90% ALPIGHIA* RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA d REDATTA. DA : O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova ANNO XXII- — Fasc. I-II. MARCELLO MALPIGHI Vis M 1625-1694. : GENOVA “TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMIN D LHP UO 1908, MALPIGHIA RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova ANNO XXII — VOLUME XXII MARCELLO MALPIGHI 1627-1694. GENOVA TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 1908. lio, BOL Garden 1909 L. NICOTRA E G. CAMPAGNA ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA (Questo piccolo componimento, anni sono annunciato quasi prossimo a comparire (*), fu redatto in latino, come l'altro (*) memorato insieme ad esso, in parte publicato in una effemeride francese (*), ed ora inne- stato tutto quanto allo stesso, per la ragione che troppo grande è l'affi- . nità del contenuto suo con quello dello seritto eui s'innesta, e nessun diritto ha l'opera, cui come Auctarium si riferiva, per vantare una non mediocre importanza. Si è lasciato il titolo tal quale fu dapprincipio imposto, per far ve- dere subito di che lavoro si tratti; quantunque poi si sia adoperata pei i due lavori così riuniti la redazione italiana; e quantunque, ben adatto alla esiguità del contenuto primitivo, appaia ora disadatto per la fusione successa. i In questi ultimi anni parecchie pubblicazioni si son. fatte relative alla | flora di quelle parti della Sicilia, cui la nostra riguarda; sicchè noi n fenendole presenti, cercheremo di evitare le ripetizioni, con I escludere : | Quanto di giunte al numero delle ubicazioni esse importano, come evi- . teremo di indicare località nuove per piante non rare. Cureremo di no- ! | tare però quelle importanti ubicazioni, che sorgono dai documenti con- TÉ ; : . : : i UE 4) ‘ servati nel nostro erbario, e che non ci costa siano finora conosciute (*), o () L. NicorRra, L'erbario di G. Seguenza (Boll. d. Soc. bot. ital 1903) — () Ip. Auctarium (del suo Prodrom. fl. mess.) C) In. Excerpta ex schedulis ad meum Prodr. augendum ac espolien- citare, nod ci inse fossero elementi per. dra supplemento, Ue t EI TAR , ] E L. NICOTRA E G. CAMPAGNA | 1 Ci siamo messi in due intanto, per condurre a termine quest'Ad- denda; affinché esso vedesse la luce in un tempo più breve: un solo di noi non avrebbe raggiunto questo scopo, o si avrebbe dovuto appropriare indebitamente il frutto dello studio altrui. Il Dott. Zodda, che sarebbe stato il collaboratore più competente, impegnato ceom'é. presentemente in ricerche briologiche , rinuncia a tal collaborazione; però egli ci ha dato cortesemente comunicazioni parecchie, dovute alle sue escursioni ed alle sue osservazioni; i eui risultati ha in buonissima parte reso pubblici, o lo saranno da chi possiede parte delle raccolte di lui, e spet- tano principalmente alla flora della eatena peloritana, del centro della provineia di Messina, delle isole Eolie, di Lampedusa e Linosa. Abbiamo ereduto opportuno di chiedere pel nostro seritto ospitalità nella Malpighia, essendo questo il giornale ehe ha dato già posto alle più numerose Addenda per la flora da noi studiata (7). : La flora siciliana molto potrebbe ancora aspettarsi di Addenda , se si WV ERRE CCI REA TOM potesse agevolmente consultare quanto l’ erbario di Gussone custodisce di inedito ad essa spettante, cioè quanto sorge dalle collezioni fattesi dopo la pubblicazione della Synopsis florae sieulae , e già tenute sepa- ratamente nell’ Istituto botanico napoletano, come ebbe a vederle lo Strobl, che ne usufruì, scrivendo una flora etnense ed una nebrodense, e le citò sotto] il titolo di Nachträge. Durante la direzione del Prof. Delpino, tali collezioni vennero intercalate fra le usufruite per quella Classica opera gussoneana ; sicchè ora torna malagevole il consultarle, sebbene potrebbero cadere sotto l'attenzione di chi, rovistando tutto quel- - 4 I erbario siciliano, intendesse alla compilazione della Curae posteriores, eui certamente la detta opera meriterebbe. Sperando che questa lacuna deplorevole qualche volentieroso la colmi però astenuti dal citare gl'importanti esemplari di Lojacono, sapendo che |. egli sta appunto scrivendo l ultimo volume della sua Flora, ove precisa- mente verranno descritte le monocotiledoni, dalle quali noi abbiamo co- | minciato il nostro catalogo di angiosperme. Qualche ripetizione accade solo — - = per qualche pianta, e rarissimamente. i e L. NicorRa, Note sopra a oni piante di Sicilia (Vol. V, VII, VII); A si ad italicam (Vol. X); Pteridophytarum messanensium con- n spectus (Vol. VID, sono gli scritti più copiosi di notizie siffatte. ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA ; 9 un bel giorno, godiamo che una grandissima massa di notizie illustri ora la flora dell'isola nostra, eon l'opera di gran mole allestita dal Prof. Lojaeono; la quale di notizie ce ne procurerà ancor altre, poiehé il suo autore sin d'ora s'impromette di lavorarvi intorno ulteriormente, facen- dole raggiungere un bel grado di perfezione. I. PTERIDOPHYTAE. 1. POLYPODIACEAE. Cheilanthes fragrans Webb. — Non è tanto rara: Mandanici (Borzì!) Artolia, Tremestieri nel fondo Stagno A Saponara, Etna al Milo (Netra.) ed altrove in altri punti, Francavilla, Taormina (Zodda). Blechnum Spicant Sm. — Antennammare e tutti i picchi montani da 900 m. in su. Athyrium filix-foemina Bernh. — Non è tanto raro. NB. I saggi seguenziani (Mandanici, Fondachelli) piuttosto spettano alla var. elatum Tod., come pure alcuni di Borzi (Salice); altri del Borzì istesso (Antennammareé) e dello Zodda (S. Lucia del Mela) spet- cd tano invece alle var. nebrodense Tod. x Aspidium hastulatum Ten. — Antennammare, S. Lucia, Serro al bosco - di Musolino (Zodda!), Etna al Castagno dei cento cavalli (Netra), — Lipari a Monte S. Angelo (Bzì!). di Aspidium rigidum Sw. — Rometta (Seguenza !), Etna al Castagno e al — E. Milo (Netra). (d Pteris longifolia L. — Meri (Zodda), fra Galati e S. Stefano (Bzì!); x : e ETE Ru idu ; Taormina (J. Hadamard). z Gymnogramme leptophylla Desv. — E Torre (Seg. !) o NB. E meglio però si tenga come specie non rara. . Asplenium obovatum Viv. — Lipari (Bzi!). ; .. NB. È specie però piuttosto comune nel messinese. Non è vero che in Sicilia (come dice Todaro) questa specie presentasi sempre con La stessa forma. Ci pare d’ avervi potuto talvolta riconoscere la forma sato 6 L. NICOTRA E G. CAMPAGNA dium Luerssen (saggi d’Acireale, Mascalucia, Zafferana etnea, raccolti da | Nicotra); tal'altra la forma divisissimum (saggi raccolti dallo stesso alla — Scala di Acireale); finalmente forse la forma Virgilii (saggi raccolti dallo stesso a Randazzo). Il vero obovatum ci pare meglio reso da saggi veduti da esso raccoglitore a Mascalucia, nel Vallone Ulli, a S. Tecla presso Acireale. Cystopteris fragilis Berhn. NB. Presso noi esiste pure la forma alpina, che non è da dirimersi dalla specie. L’ esemplare di Todaro (Madonie) rende meglio la var. f pinnatifida. La var. pinnatipartita K. fornisce passaggio alla regia, e specialmente Vangustata (Sm.), che da alcuni si crede regia addirittura. Delle due località riferite nel Conspectus Pteridophytarum | messanen- sium , la esistente nella più alta località (ov'é stata veduta anche da Zodda e da Nicotra) rende la forma che potrebbe dirsi regia. 2. OSMUNDACEAE. SIRENE nn BA I Osmunda regalis L. — Ciccia presso Messina (Trombetta !). | 3. OPHIOGLOSSACEAE. Ophioglossum lusitanieum L. — Gravitelle (Zodda e Netra). 5 . NB. Si può tenere come quasi comune sui colli marittimi attorno Messina fino a 400 metri. : 4. EQUISETACEAE. . Equisetum Telmateja Ehr. — Rometta (Seg. !), Mandanici, Fondaco | di tavole (Netra), S. Lucia, Itala, Camaro e altrove, da Maniaci a Montesori, Bareellona, Antennammare (Zodda). NB. Nyman esclude dalla Sicilia questa specie, cui ascrive alle ver. nali, includendovi però il vero ffuviatile (limosum) e Y arvense, che sarà il nostro Zelmateja. Essa è diffusa lungo i corsi d’acqua della regione collina e montana. A Montesori abbonda presso il Biviere. ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA T: 5. ISOETACEAE. Isoetes Durivei Bary — Castanea a Ravelli (Zodda e Netra), Scoppo, Ca- sazza, Camaro (Zodda !), Isoetes Hystrix Dur. — Castanea a Ravelli (Zodda e Netra). NB. È una forma ridotta, dovuta alla stazione troppo apriea ed espo- Sta ai venti secchi del nord, in cui trovasi la pianta nell’ Aabifat su in- dicato. II. GYMNOSPERMAE. t | 6. CONIFERAE. Taxus baccata L. — S. Fratello e Naso (Bzi), Tortorici a Mangalavite, . Aleara li fusi, Longi a Barrilà (Zodda). Juniperus macrocarpa Sbth. — Noto (Bianca !). Pinus halepensis Mill. — Falde dell’ Etna (Tod !). NB. A Lampedusa questa specie può considerarsi come scomparsa del — - tutto (Zodda). 7. GNETACEAE. Ephedra vulgaris Rich. NB. Le località della zona settentrionale di Sicilia si sono andate moltiplicando per le ricerche di Borzi, che ha trovato tal pianta a Capo Calavà, Olivieri, Patti, Naso. Lojacono non le cita, e intanto adduce Modiba come località dubbia, citando nondimeno lo stesso Bo: rzi. Noa è dunque questa una specie tanto rara. III. ANGIOSPERMAE. 8. GRAMINACEAE. Anthoxanthum odoratum L. var. nanum Gss. — Mandanici (Huet e ‘Seg.!), Larderia (Bzi!) Messina sui colli (Zodda!) (*). (C; Non possiamo convenire nel ritenere questa specie come tutt’ una con la seguente, e molto meno nel fare lo stesso per l' A. aristatum. — — . hA Puelii vive anche in Alta Italia: ne abbiamo nel nostro erbario esem- x plari di Lodi (l. Mazza ) e di Pe E Venzo!). L aresta ne 2 bicolor E ` L. NICOTRA E G. OAMPAGNA Anthoxanthum Puelii Lec. Lmt. — Antennammare (Bzì!), altrove. Phalaris truneata Gss. — Sclafani (Tod.!). Phalaris minor Retz. — Barcellona (Zodda). Phalaris nodosa L — Messina a Scirpi (Seg.!) Phalaris canariensis L. — Lampedusa (Zodda). Phleum felinum Sm. — Novara a Fondachelli (Seg.!), Mandanici (Ba), i Francavilla (Netra), Montesori (Zodda !). Pleum asperum Jacq. — Mirto (Tod.!), Montesori e Mangalavite (Zodda), Novara (Netra). Phleum pratense L — Busambra (Tod.!), Bronte a Serrapina (Zodda). Crypsis aeuleata Ait. — Trapani (Tod.!) Messina (Bzi! Piccioli !). Crypsis sehoenoides Lk. — Milazzo agli Archi (Zodda). Alopecurus utriculatus L. — Messina a S. Raineri e a Terranova (Netra), | Siracusa (Bianca !). NB. Trovasi nell’ erbario di Seguenza, e probabilmente raccolto in A Messina. Alopeeurus genieulatus L. — Montesori al Biviere (Zodda !). Alopeeurus pratensis R. S. — Caronia ed altrove in Valdemone (Tod.!). Coix Laeryma L. — Palermo a S. Ciro (Tod.!), Meri fra le piante di Zea Mays (Zodda !). Lygeum Spartum L. — Trapani (Tod.!), comune tra Porto Empedocle e Realmonte (Zodda !). . Panicum compressum Biv. — Messina al Faro e Tremonti (Seg.!). - Panicum zonale Gss. — Altrove nel messinese oltre a Milazzo (Netra). Tragus racemosus Hall. — Milazzo? (Bzi!). NB. Nell’ erbario di Seguenza ne esistono esemplari raccolti nel Mes- sinese da Ippolito Blanc, naturalista piemontese, amantissimo della bo- z . tanica e molto bravo conoscitore della flora nostrale. — — Tricholaena Teneriffae Parl. — Trovasi anche nel versante occidentale dei Peloritani, eome a Salice (Bzi!); ma nell' orientale oltrepassa Itala (dal lato Sud) ed è stata raccolta a S. Alessio (Huet e Seg:!), a Taormina (Netra). Oltremodo abbondante è nella fiumara di Pagliara sulla sinistra vieino alla strada Messina-Catania. Saeeharum aegyptiacum Wld. — Vedesi in pià punti presso Messina f 1 È ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA i 9 e a Giampilieri (Netrá); ma è più abbondante nella zona setten- trionale della provincia da Ortora (Piccioli!) sino a Giojosa e forse anche più in là (Netra). Imperata cylindrica P. B. — Palermo a Mondello (Tod.!). Erianthus Ravennae P. B. — Salina (Zodda). Andropogon pubescens Vis. — Messina, Alì, Taormina (Zodda !). Heteropogon Allionii R. S. — Palermo a S. Martino (Tod.!). NB. Artologo è la località messinese, nelle colline quaternarie presso Pace del Faro, ove Seguenza ha raccolto questa bella gramigna abbon- dantissimamente. Aristella bromoides Bert. — Palermo a monte Grifone (Tod.!), S. Lucia del Mela a monte Lando (Zodda). Stipa pennata L. — Montalbano d’ Elicona a S. Stefano (provincia di Messina) (Corica!), Palermo a monte Falcono (Tod.!). Stipa Calatajeronensis Tin. — Palermo a Villafrati (Tod.!). Stipa Lagascae Gss. — Palermo (ex hb. Seguentiae !). Milium Montianum Parl. — Etna alla Cava Catalana ( Fichera 1); a Roc- cella nei boschi di Marabotto (Netra). Milium multiflorum L. — Linosa (Zodda), Bronte a Serrapina, 1500 m. (Zodda !). Milium effusum L. — Casazza del Re (Zodda !). Milium eaerulescens Dsf. — Messina alla Casazza, ma raro (Zodda !). Agrostis alba L. NB. Un esemplare dello Zodda (S. Lucia, a 600 m.) pare s'avvii verso la var. patula Gaud. per la riduzione della pannoechia. : Lagurus ovatus L. — Linosa (Solla !). Lagurus ovatus var. nanus Gss. NB. — Gli esemplari raccolti alla Lanterna di Messina (ove prima è stato indicato da Prestandrea, poi da De Medici, e dove è frequente!) S'avvieinano più o meno a questa varietà, ma non pare la rendano | perfettamente. Nello stesso caso sono quelli di Borzì raccolti presso a- . Messina e a Lipari. | . Polypogon maritimum Wlld. var. aeutiflorum Gss. — Messina. Antinoria insularis Parl. — Montesori al gurgo Basano. (Tod.!) al hr i viere, 1300 m. (Zodda !). 10 L. NICOTRA E G. CAMPAGNA Corynephorus Fontanesii Nctra (Aira articulata Dsf.) ('). — Etna a Nicolosi (Netra). Aira Cupaniana Gss. var. incerta Ces. — Messina alla Guardia, a Sa- lice, a Mandanici (Bzì!), Etna (Aloi!), Acireale (Netra). Aira caryophyllea L. — Etna a Rinazzi (Netra), Castroreale, Vulcano (Bzì!), Messina (Seg.!, Netra), al Telegrafo e al Cammaro (Prestan- | drea), in tutti i monti Silicei (Zodda). Aira caryophyllea var. anceps Ces. — Lampedusa (Solla !). Avena australis Parl. — Novara (Seg.!). Trisetum splendens Prsl. — Palermo a San Martino (Tod.!). Trisetum neglectum R. S. — Messina (Bzi!). Deschampsia caespitosa PB. Messina (Bzi!), Avenella flexuosa Parl. — Sugli alti monti di S. Lucia del Mela (Zodda). Meliea uniffora Retz. — Mangalavite a 1500 m. , Barrilà a 1300 m. (Zodda!) forse anche a Rocella (Netra). Melica major S. S. — Castelmola a S. Venera (Zodda !). Melica minuta L. — Linosa (Zodda !). Echinaria capitata Dsf. — Palermo a Villafrati (Tod.!). Koeleria villosa P. — Lipari (Bzi !). Koeleria splendens Prsl. — Novara (Seg.!). Cynosurus elegans Dsf. — Messina (Seg.!). NB. Notiamo questa località, perchè la specie non è comune, come | parrebbe da quanto scrive Gussone. Poa bulbosa L. var. vivipara Parl. NB. Ci sono esemplari dell’ Etna (Netra) e di Mandanici (Bzi!) che ricordano la concinna Gaud. | Poa Bivonae Parl. — Ficuzza (Tod.!). Poa sylvieola Gss. — À NB. Probabilmente va esclusa la località S. Agata, perchè l'esemplare 1 che vi ha raccolto il Prof. Seguenza non pare vi si riferisca. Puccinellia Gussonii Parl. — Girgenti ai Macalubbi (Tod.). Glyceria spicata Gss. () Stabilito il genere da Palisot de Beauvais, il nome specifico di pesto E taines rendesi superfluo. ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA H NB. Un esemplare raccolto a S. Venera presso Acireale (Netra) pre- senta i rami solitarii, e costituisce perciò una forma depauperata. Catabrosa ochroleuca Dum. — Lipari (Bzi!), Mistretta (Seg.). Sphaenopus divaricatus Rchb. — Porto Empedocle (Zodda e Sturniolo!), Linosa (Zodda). Eragrostis pilosa PB. — Tortorici (Tod.!). Eragrostis poaeoides PB. — Torrente Mazzarrà (Seg.!), Messina ai Cap- puccini (Seg.!), a Gazzi, Meri (Zodda !). Briza minor L. NB. É specie non già rara come parve a Gussone e a me. Trovasi nelle vicinanze di Messina in molti luoghi (Seg.!, Gajulli! Zodda, Pic- cioli !), al Salice (Bzì ), a Milazzo, Barcellona, Meri (Zodda !), a Mortelle (Seg.!), alla base dell’ Etna, come presso Acireale a S. Venora (Netra) , a Patti (Fichera), a Fondachelli (Seg. !) ece. Serrafalcus mollis Parl. var. depauperatus Netra. 5) NB. Così è stata chiamata una varietà, che il Borzì ha trovata a 8. Stefano di Briga e alla Casazza e ereduto forse una specie nuova. È glabrescente , con poche e ridotte spighette, col fusto gracile assai ed allungato, con le foglie ristrette. Vive tra le biade, o nei pascoli delle r colline. M. Serrafaleus mollis var. nanus Parl. — Lampedusa (Solla !). sò Serrafaleus macrostachys Parl. — Palermo (Tod.!). I, NB. Probabilissimamente sarà erroneo che tal pianta cresca nella pra 8 È vineia di Messina. | iN Serrafaleus racemosus Parl. — Montesori a Barrilà (Zodda!). Di Serrafaleus intermedius Parl. — Montesori a Barrilà {Zodda!), fra. Mirto e Capri (Tod.!), Porto Empedocle (Solla !). È Serrafaleus alopecuroides Parl. — Sclafani (Tod.!), Lampedusa e Porto — Empedocle (Solla!). d -. . NB. Forse a questa specie sono da riferirsi tanti esemplari creduti da a i. raccoglitori siciliani come rappresentanti del S. intermedius, che è pianta | i piuttosto rara, mentre essa è, se non comune, conforme eredesi da bota- . nici autorevoli, per lo meno non tanto rara quanto la precedente, È . Bromus sterilis L. — Fondachelli e Novara (Seg.'). 12 | L; NICOTRA E G. CAMPAGNA Bromus Madritensis L. var. depauperatus Netra. — Montesori a Bar- rilà (Zodda! ). NB. E’ forma nana, con pannocchie impoverite, reste rigidette e corte. Bromus Madritensis var. monandrus Parl. — Lampedusa (Zodda). Bromus asper L. — Palermo al Parco (Tod.! ). Bromus tectorum L. — NB. Erroneamente il Prodromus florae messanensis porta questa spe- eie come rara, mentre essa è stata raccolta da molti (Seguenza, Borzì, Fichera) in varii punti della Provincia di Messina. Bromus rubens L. — Palermo a Villafrati (Tod.! ). Bromus fasciculatus Presl. — NB. Gli esemplari lopadusani raccolti da Zodda, e più alcuni fra quelli raccoltivi da Solla, rappresentano una varietà depauperata, nana. Bromus maximus L. — Linosa (Zodda). Bromus Gussonii Parl. — Montesori a Barrilà (Zodda). Bromus Sehraderi K. ; NB. Sotto questo nome esiste nell erbario di Seguenza una specie, che egli dice coltivata in grande quantità nella Piana di Milazzo per com- . porvi delle vantate praterie artificiali. Avellinia Michelii Parl. — Terranova (Bianca !), Porto Empedocle (Solla e Zodda! ). | Vulpia aetnensis Tin. Montescuderi (Netra). NB. E’ da escludersi l esemplare raccolto a Pietra Cannone (Etna), è riferitavi erroneamente nelle Addenda ad floram italicam (efr. Malpighia, anno X, p. 561). Studiato meglio, esso rende una forma peculiare di V. ciliata, per qualche riguardo tendente a quella da dirsi var. Z'inet. Vulpia Myurus Gml. — Linosa (Zodda). Vulpia setacea Parl. — Pizzuta (Tod.!). Vulpia tenuis Parl. — Porto Empedocle (Tod.!). Mandanici e Monte- seuderi (Bzì ! ). Vulpia sicula Lok. — Pizzuta (Tod.! ). Yulpia uniglumis Rchb. — Lampedusa e Linosa (Zodda). SEMAINE rta grietas nce Festuca duriuseula L. — Pizzuta (Tod.!), Fondachelli e Salvatesta (Seg.!), — Mandanici (Seg.!, Bzì!, Netra); Messina, Catarratti e altrove ^ (Zodda! ). ADDENDA AD FLORAM SICULAM NONNULLA 18} Festuea pratensis Savi. — Ficuzza (Tod.!). Festuca elatior L. — Piana dei Greci (Tod.!), Messina (Seg.!), Rocca del Corvo (Bziì!), Bimare (Zodda), tra Francavilla e Roccella (Netra), Trapani (Netra). Vulpia bromoides Sm. — Messina e Casazza (Zodda). Aeluropus repens Parl. — Siracusa ai pantani (Bianca!). NB. Nelle Schedule speciografiche di Nicotra (Saggio IX, efr. Natu- ralista siciliano, anno X, 1890) è stato erroneamente determinato come varietà dell'A. Zitoralis presa alle Saline di Trapani. Dactylis glomerata L. genuina Netra. — Castroreale (Bzì!). Seleropoa rigida Grs. var. patens Prsl. — Carini alla Foresta (Tod. " Fondachelli (Seg.?), Lipari (Bzi). Seleropoa rigida var. peloritana Netra. — Dinnammare (Ntra). NB. Si avvicina alla var. glaucescens Gss. Seleropoa rigida var. Zwierleinii Loj. — Girgenti (Zwierlein!). Seleropoa hemipoa Parl. — Girgenti e Porto Empedocle ( Zodda e Sturniolo!). Catapodium siculum Lnk. — Mazzara (Bzì e Franke!), Trapani (Tod.!). Brachypodium pinnatum PB. — Lipari (Bzi!). Br. pinnatum var. involutum Nctra (Br. phoeníicoides Gss. non Lak.) — Messina Seg.! Br. ramosum R. S. — Palermo tra Ficarazzi e Bagheria (Tod.!), Mes- sina (Bzi!). Br. distaehyon R. S. — Linosa (Zodda). Br. distaehyon var. monostachyum Gss. — Messina (Bzì!, Zodda!). Br. distachyon var. minus Parl. — Lampedusa tra le fessure delle rupi a contrada Madonna (Solla! ). Agropyrum caninum R. S. — Madonie (Bonafede! ). Ag. panormitanum Parl. — Piana dei Greci (Tod.! ). Triticum villosum PB. — Lampedusa (Solla ! ). Aegilops triuncialis L. — Etna (Aloi!), Messina (Deleo!, Zodda), Fran. cavilla (Seg.!), Naso (Tod.!). : Aegilops triticoides Reg. — Caltavuturo (Tod. !), Messina a Casazza m 3 (Zodda). 14 L. NICOTRA E G. CAMPAGNA Hordeum secalinum Schrb. — Messina (Zodda), Busambra (Tod.! ). Hordeum maritimum With. — Fra Maletto e Manicei (Zodda). Elymus erinitus Schrb. — Etna a Pietra Cannone (Fichera!), Bronte (Citarda ! ). Lolium rigidum Gaud. -— Taormina a Veneretta (Zodda!). L. temulentum L. — Lipari (Bzì!). L. temulentum var. speciosum MB. — Alì (Netra). L. maximum Gss. — Mandanici (Bzì). L. Gaudini Parl. var. muticum Netra. — Mazzara (Bz e Franke! ). L. perenne L. var. complicatum Netra « Foliis complicatis, subarcuatis; glumis angustioribus; spieulis rigidiuseulis » — Mandanici (Bzì), Messina a Gravitelle e a Castellaccio (Bzi). Lepturus cylindricus Trin. — Sclafani ai bagni (Tod.!); Milazzo (Netra). . NB. Gli esemplari raccolti in quest’ ultima località s'accostano alla forma già tenuta quale specie, e detta stricta dal Presl. Lep. incurvatus Trin. var. decumbens Tod. — Palermo (Tod. ! J Psilurus nardoides Trin. — Naso (Tod.!), Barcellona, Mandanici, Sca- letta, Milazzo (Zodda). NB. E' abbondantissima per lo più in Messina, ove è stata segnalata per primo da Prestandrea. : VE Mom v No. e UK ur NUR Ia da E Dorr. ANTONIO VACCARI Medico nella R. Marina Aggiunte alla Flora dell'Arcipelago della Maddalena (Sardegna) Pubblicando nel 1899 (Malpighia anno XIII) il 2.° Supplemento e l Indice alla mia « Flora dell’ Arcipelago della Maddalena (Malpighia 1894-1896, anni VIII e X) non prevedeva che una ulteriore residenza di più che tre anni (1904-1907) in quella località mi avrebbe offerto occasione di erborizzare di nuovo in quelle isole, estendendo e comple- tando le mie ricerche anteriori, spesso insufficienti per difficoltà di tempo e di mezzi. : Oltre al permettermi di meglio precisare la distribuzione nell’Arcipe- lago delle diverse specie e sopratutto di quelle meno comuni, le mie. escursioni entro i limiti già accennati nella mia prima pubblicazione, hanno portato alla Flora di questa regione un aumento di 30 entità. Nello stesso tempo uno studio più accurato del materiale già raccolto, ha portato alla correzione di qualche errore di determinazione. Così per esempio si deve togliere dall’ elenco delle specie dell’ Arcipelago la Ro- nulea Bulbocodium, la quale è sostituita invece dalla sua vicariante R. | ligustica in tutta la Sardegna. | bero Docente di botanica nella R. Università di Padova, al quale ete ELE cla determinazione e T illustrazione critica di diverse es e varietà. - : Sono convinto che una esplorazione continuata e pùù rigorosa dalle rebbe ancora a migliori risultati, sopratutto per quanto riguarda forme . e varietà, vicarianti, ecc. In ogni modo credo opportuna la pubblica- zione, fin d'ora, di queste Aggiunte, per le quali le specie dell’ Ar- - | cipelago di Maddalena sommano a 722, delle quali 236 raccolte per la prima volta da me nell’ Arcipelago, e fra eui 9 nuove per.la Flora sarda. Seguirò nell'enumerazione il sistema usato noi precedenti contributi. Mi è grato esprimere sentiti ringraziamenti al Dott. A. Béguinot, Li Venezia, 1. Marzo 1908. . 16 A. VACCARI la. — Clematis Flammula L. Luoghi selvatici rupestri marittimi ; presso Spalmatore nell’ Isola Maddalena! Giugno. NB. Questa specie è abbastanza rara nell Arcipelago, poichè in diversi anni e ripetute escursioni questa è appena la seconda località in cui mi fu dato di osservarla. 27. Matthiola tricuspidata R. Br. — Arene marittime della costa sarda a Tre Monti! Isolotti Barettini e Corcelli ! Giugno. NB. Sparsa qua e là nelle isole e nel litorale sardo, mai molto ab- bondante. Più abbondante invece negli isolotti ove cresee sui m marittimi, associata a una folta vegetazione di Daucus hispidus Fl. Atl | $ I f 35. Brassica adpressa Mönch. — Arene marittime della costa sarda à Porto Pollo! Aprile. Frequente. 4l. Alyssum maritimum L. — Isola Bisce! Novembre (in fiore). A bondante. NB. È strana la localizzazione in questo isolotto di questa specie che | è rara nel resto dell'Arcipelago. Io la trovai altre volte al Golfo di Ar - sachena e all’ Isola Budelli, ma limitata a pochi esemplari. Trattasi di. pianta nota come calcicola, e forse essa trova nell’ Isolotto Biscie mi- | gliore ambiente per il suo sviluppo, per quanto la costituzione geolo- gica dell'isolotto stesso sia identica a quella di tutto l'Areipelago e del vicino Capo Ferro, ossia di natura silicea, primitiva. In ogni modo la sua distribuzione nell'Arcipelago è eminentemente saltuaria. 62 (*). Silene sericea All. £ crassifolia Moris. — Luoghi aridi marit- timi nell’ Isolotto Giardinelli (Isola Maddalena)! Aprile. NB. Semplice variazione alofila di S. sericea All. . 66. Silene nieaeensis All. — Arene marittime a Cala Partese nell’ Isola Caprera! Maggio. «Ho segnate coll’asterisco le specie e forme che non erano ancora inort segnalate per la Florula della Maddalena. Bar AEE a AGGIUNTE ALLA FLORA DELL'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA 17 NB. Mentre questa specie è comune nelle arene marittime del litorale sardo, questa è l’unica eir insulare in cui io l’ ho trovata. 80 a. Spergularia maerorhiza Gren. e Godr. — Isolotti Concelli e Ba- rettini! Abbondante. Giugno. 97 a (^). Lavatera arborea L. — Isolotti Corcelli e Barettini! Isola Maddalena alla Fornace sopra Cala Chiesa! Maggio. NB. Molto probabilmente sfuggita alla cultura. Se però ciò è facile a spiegarsi per la località di Maddalena, non lo è così per quella degli isolotti posti quasi in mezzo alle Boeche di Bonifacio. Probabilmente la disseminazione si deve al vento od agli uccelli. Del resto questa spe- cie è già stata trovata in parecchi isolotti dell’ Arcipelago Toscano dal Sommier, il quale fece rilevare la strana predilezione della pianta per tali rocce marittime isolate (cfr. Sommier F. ta Toscano in Nuovo Giorn. Bot. It., IX (1902) e X (1903). 97 b (*). Lavatera cretica L. — Presso le case e lungo le vie all’ Isola Maddalena! Comune. Maggio. 118 a (*). Spartium junceum L. — Abbondante e vigorosamente svi- luppato in una località presso la Chiusedda sopra Cala Chiesa nell’ Isola Maddalena! Maggio. NB. Questa specie è certamente frutto della cultura ed importata dal continente. Pianta indicata come calcicola preferente, essa manca asso- lutamente in tutto il prossimo litorale sardo di natura silieea. Però la sua diffusione nella località sopra citata mostra che si adatta bene e ——— prospera anche fuori dei terreni calcari. 120, Lupinus angustifolius L — Costa sarda a Tre Monti! Luoghi de aridi arenosi alla Peticchia nell' Isola Maddalena Aprile. 140. Trifolium suffocatum L. — Isola Maddalena. ee arenosi aridi 3 sulle colline presso l'Ospedale di Marina! Sai 2. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. 18 C A. VACCARI 140 a (*). Trifolium ornithopodioides Sm. (Trigonella ornithopodioides DC.) — Luoghi arenosi umidi nell' Isola Maddalena a Cala Ca- miciotto presso il fabbricato dell'antiea compagnia di disciplina! Maggio. NB. Questa specie ehe ha potuto passare da me inosservata per tanto tempo, deve trovarsi nelle isole in molte altre località che realizzino eon- dizioni di substrato, di umidità e di esposizione analoghe a quelle di eui è fornita la località sopracitata. Ritengo che essa debba far parte dell'associazione isoétofila e sia uno dei principali costituenti dei prati- celli erbosi frequenti fra la macchia bassa, nell'inverno e primavera e sui quali poi spiccano i fiori del Bellis annua, delle Romulee, delle Or- chidee accompagnate dalle fronde degli Zsoéfes. 167 a (*). Dorycnium rectum Ser. — Frequente lungo i ruscelli e nei luoghi umidi della costa sarda. Manca assolutamente nelle varie isole del gruppo. Presso al mare a Mucchi bianchi presso Tre Monti! Arsachena al Canigione! Golfo Saline presso Capo d’Orso! Giugno. NB. Pianta caratteristica di stazioni igrofile e nota sopratutto per i territorii calcari. Cfr. Béguinot in I. It. ezsicc. (Cent. II, n. 103). 171. Ornithopus ebraeteatus Brot. — Arene marittime a Porto Pollo nella costa sarda! Aprile. 178. Lathyrus angulatus L. — A Capannaccia lungo la via Parau- Tempio! Aprile. 180 a (*). Lathyrus Cieera L. — Lungo la via Parau-Tempiora Capan- nuccia! Aprile. 222 a (*) Smyrnium rotundifolium Mill. — Colline boscose fra Bara- bisa e Capannueeia presso la foce del fiume Liscia! Aprile. 223. Bupleurum glaucum Rob. — Isola Maddalena a punta. vM r Isolotto Corcelli! Giugno. AGGIUNTE ALLA FLORA DELL'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA 19 225. Apium nodiflorum B. et.H. — Luoghi palustri a Barca bruciata | nella costa sarda! Giugno. 237. Daucus gummifer Genn. (1870) (D. hispidus Fl. Atl.). — Isolotti Coreelli, Barettini e Spargiotto! Giugno. Abbondante. NB. Per la determinazione critica e la determinazione geografica di questa specie efr. Fiori in FZ. Ital. ezsicc. Cent. VI, n. 593. 242 a (*). Thapsia garganiea L. — Pianure alla foce del fiume Liscia nella costa sarda! Maggio-Giugno. NB. Questa ombrellifera, comune a Capo Figari (calcare) e all Isola Mortorio (silice) nel Golfo Congianus, non si trova in nessuna delle isole del gruppo di Maddalena, ove è invece frequente la Ferula nodi- Hora. Anche nel litorale sardo adiacente non l'ho osservata che nelle pianure arenose alla foce del fiume Liscia. 246 a (*). Galium palustre L. 5 elongatum Presl. — Luoghi palustri a Barea Bruciata. Costa sarda! Giugno. NB. Corrisponde a G. marzimum Moris, varietà che tende a sostituire il tipo nella sua area di rai meridionale. Cfr. Béguinot in FI It. ersico., n. 360. 247 a (*). Galium parisiense L., $ aaglicwm Huds. — Isola Madda < lena! Aprile. 247 b (*). Galium parisiense 6 lifigiosum DC. — Isola Maddalena ! - Aprile. 257 a. Bellis sylvestris L, — Abbondantissima nell’ isolotto le Biseie > presso Capo Ferro! Novembre (in fiore). NB. Unica località insulare nella quale ho potuto trovare questa spe- | cie, la quale per contro è largamente diffusa nella vicina costa sarda. se y : 1 : 303. Cnieus Casabonae W. (Chamaepeuce DC.). — Gruppo di Monte 20 A. VACCARI Moro fra Capo Ferro e Tre Monti. Dirupi sopra Liscia di Vacca alla Turitta Ovest! Luglio. 307 a (*). Bidens tripartitus L. — Luoghi paludosi inondati d’inverno e secchi in estate, alla foce del fiume Liscia! al padule delli Mon- toni vicino al ponte sul Liscia! a Porto Pollo! Ottobre, 331. Laurentia Michelii DC. — Lungo i ruscelli e nei luoghi umidi all’ isola S. Stefano !, Caprera a Punta Galera !, nella costa sarda a Tre Monti! Maggio. 353 a (*). Lithospermum minimum Moris (Z. lenviflorum L.). — Arene marittime nel Golfo di Arsachena alla foce del Rio omonimo presso il Canigione! Arene marittime in Porto Pollo! Marzo. NB. Nel Comp. FI. Sardoae del Barbey (1882) questa specie figura raccolta in una sola località della Sardegna: a Capo S. Elia presso Ca- gliari. 365 a (*). Plantago Weldenii Rchb. (P. Coronopus L. {3 pusilla Moris). — Isolotto Giardinelli in Maddalena! Giugno. NB. Da considerarsi come variazione stagionale e stazionale di P. Co- ronopus. Cfr. Béguinot in FI. Ital. ezsicc. Cent. VII, n. 662. |. 365 b (*). Plantago ceratophylla Hoff. et Link. forma angustifolia- EC glabrescens Bég. — Caprera all’ istmo di Punta Rossa. Luoghi umidi arenosi marittimi! Giugno. NB. Variazione alofila di PI. Coronopus. Cfr. Béguinot l. c., n. 658. - 377a (') Linaria aequitriloba Dub. — Luoghi arenosi, umidi, om- n breggiati fra le rupi granitiche nell’ isola Maddalena a Punta Marginetto, in Caprera a Punta Galena, nella costa sarda a Tre - Monti! Maggio. | A NB. Sono convinto che siano da riferirsi a questa specie la Linaria — .. alsinaefolia citata dal Moris per le isole intermedie e la Zizaria pilosa AGGIUNTE ALLA FLORA DELL'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA 2l che il Gennari avrebbe trovato in Caprera, ma che non furono mai da me rinvenute. 390 a (*). Orobanche speciosa DC. — Isola Maddalena. Campi lungo la via per Punta Villa! Maggio. (Parassita sulla Vicia Faba). NB. Nuova per la Flora Sarda. 408. Teucrium marsiliense L. — Gruppo di Monte Moro fra Capo Ferro e Tre Monti. Dirupi sopra Liscia di Vacca alla Turitta Ovest! Giugno. NB. Il Moris cita questa specie di Maddalena, ma io non l'ho mai trovata in alcuna delle isole del gruppo, mentre è relativamente fre- quente nella costa sarda. Secondo le osservazioni del Béguinot (Fl. I. exsice., Cent. IV, n. 347 e Revisione monogr. dei Teucrium , Sez. Sco- rodonia. Padova 1906) questa specie sarebbe da considerarsi come una - differenziazione xerofila di 7. Scorodonia. 422 a (*). Polygonum romanum Jacq. — Arcene marittime a Barca - Bruciata. Costa sarda! Luglio. NB. Nuova per la Flora Sarda. Per la distribuzione peu di questa specie Cfr. Béguinot in FI. Ital. ezsicc., n. 525, Cent. VI. 434 a (*). Chenopodium ambrosioides L. — iesus alla foce del fiume — vt Liscia! Costa sarda. Ottobre. 438. Urtiea atrovirens Req. — Costa sarda. Nelle macchie di Pistacia " Lentiscus lungo il fiume Liscia! Marzo. ; 469 a (*). Mereurialis corsica Coss. — Frequente nelle arene fluviali. : del fiume Liscia presso la foce! Febbraio. 484. Serapias occultata Gay. — Luoghi erbosi aridi a Calacamicia 3 presso la casa penale nell’ Isola Maddalena! Aprile. d 22 "A, VACCARI 486. Tinea cylindrica Biv. — Isola Maddalena nei pressi dell'Ospedale di marina a Calacamieia ! Aprile. 487 a (*). Orchis Bornemanni Asch. (0. papilionacea X longicornu) — Frequente nelle isole di Caprera e Maddalena assieme alle spe cie stipiti! Aprile. 490 b. Ophrys Speculum Lk. — Isola Maddalena nell’ isolotto Giardi- nelli ! NB. È questa l’ unica località delle isole del gruppo ove finora ho potuto raccogliere in pochissimi esemplari questa graziosa Orchidea che | : é poco comune anche sulla costa sarda. | 494 a. Romulea ligustiea Parl. — Prati umidi presso il Parau nella | costa sarda! Aprile. NB. Questa specie non si trova in alcuna delle isolette dell'Arcipelago, | mentre è frequente sul vicino litorale sardo limitatamente però alle sta zioni igrofile. Essa funge da vicariante di A. Bulbocodium per la Sar- degna. (Cfr. Béguinot: Osservazioni intorno ad alcune Romulee della FI. sarda. Bull. Soc. Bot. Ital., 11, VI, 1905 e Fl Ital. exsicc. Cent. III, n. 243). 494 b. Romulea Bulboeodium L. — Da cancellarsi perchè di erronei classificazione (Cfr. Béguinot l. e.). 494 e (*). Romulea Rollii Parl. — Isola Maddalena! Arene marittime alla foce del fiume Liscia! Febbraio (Cfr. Béguinot l. c.). 494 d (*). Romulea Parlatoris Tod. — Luoghi umidi delle isole di Ca- prera e Maddalena! Aprile. NB. Questa entità raccolta nell’Arcipelago fino dal 1893 era stata dal me confusa eon R. ramiflora (Cfr. Béguinot l. c.). — 494 e (^). Romulea insularis Somm. — Isole Maddalena e Caprera Marzo. i E | i AGGIUNTE ALLA FLORA DELL'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA 23 NB. Scambiata da me per l'addietro con R. Columnae (Cfr. Béguinot l. c. e Sommier, Nuovo Giorn. Bot. Ital. vol. V, 1898, p. 132). 494 f (*). Romulea Columnae Seb. e Maur. var. discreta Mog. — Isola Maddalena! Lungo il Rio di Arsachena! Febbraio. NB. La R. Columnae è specie eminentemente polimorfa, e questa va- rietà si trova mista al tipo ehe é molto diffuso nell’ Arcipelago (Cfr. Béguinot 1. e. e Fl. Ital. ersice. Cent. VI, n. 518. 494 g (*). Romulea ramiflora Ten. — Isola Maddalena! Isola Caprera! Arsachena al padule Salone! Luoghi umidi. Marzo. (Cfr. Bégui- à not FJ. Ital. ewsice. Cent. VI, n. 520). 499. Paneratium maritimum L. — Isola Biscie! Agosto. 501. Narcissus Tazzetta L. — Isola Biscie! Novembre. (In fiore). 519 b. Colehieum neapolitanum Ten. & corsicum Bats — Campi a Li- scia di Vacca sopra gli stazzi Orecchioni (fra Tre Monti e Capo Ferro) nella Costa sarda! Isola Caprera a Cala Cotiecio ! Settem. 593 a. Vulpia uniglumis Rchb. — Isole intermedie. Herb. Moris 1837. (Cfr. Berbey Fl. Sard. Comp. 1882). Luoghi arenosi marittimi a — Cala Battistone presso Tre Monti. Costa sarda! Giugno. 611 a (*). Corynephorus canescens P. B. — Arene marittime a Cala — Battistone presso Tre Monti. Costa sarda! Giugno. ‘612 b (*). Crypsis aculeata Ait. — Luoghi paludosi salmastri a Barca x Bruciata. Costa sarda! Giugno. NB. In Sardegna finora questa specie non è stata citata che del Am 5 S. Elia presso Cagliari. (Cfr. Barbey I. c.). 616. Asplenium obovatum Vis. Nolla costa sarda a Tre Monti! Giugno. 24 i A. VACCARI 621 a (*) Ophioglossum lusitanieum L. — Comune nelle isole Caprera, | Maddalena e S. Stefano ! NB. Per la sua esiguità questa specie ha potuto passare a lungo inosservata, ma essa è abbondantemente diffusa nelle diverse isole del gruppo e nella costa sarda. Tuttavia nel Comp. Fl. Sardoae del Barbey non si trova altra indicazione che quella di Tempio (Reverchon 1881). Dorr. ARMANDO VILLANI Contributo allo studio della Flora Campobassana NOTA QUARTA. Le erborazioni da me fatte nella provincia di Campobasso nell’ anno passato furono eseguite quasi tutte nella stagione estiva, e le piante, elencate nel presente contributo, furono raceolte nel bosco duel a Monte Vairano e sui monti di Frosolone e del Matese. In luoghi vicini alla città trovai alcune specie non ancora notate, e ne raecolsi diverse indicate di altre località della provincia dai botanici che la visitarono. i Nella così detta chiusa Salottolo, fra altro, vidi crescere in luoghi umidi e boschivi, I’ Hypericum hirsutum L., da Tenore trovata nei pa- S scoli di Trivento e del Matese. Dal bosco Fajete, le cui massime altezze superano di poco i 900 m., mi recai a M. Vairano, che si eleva a 996 m. sul mare. È incolto per la maggior parte e verso la cima alcuni ruderi sono a testimoniare es- [sere stati luoghi abitati in anni passati. Trovai un discreto numero di piante da me rinvenute specialmente in altre due località : a Monteverde, che, con la Rocca, s' innalza a 1000 m., e nei pressi del Castello Mon-: forte, che è posto a 794 m. sul mare. — Tralasciando le specie non ancora elencate nei aicibuti precedenti , e di cui mi oceuperó in ultimo, raccolsi Melicà ciliata L. B Magnolii Us : (Gr. et Godr. ) Bromus arvensis L., Brachypodium silvaticum (Huds) P B., Reseda lutea L., Arabis Turrita L. tra i crepacci di un rudero, Del — Lphinivm peregrinum L. y verdunense (Balbo), Sedum rupestre L., Hev \Aquifolium L., Convolvulus Cantabrica L., Digitalis ferruginea L., Di- n (Jitalis micrantha Roth., Euphrasia pectinata Ten., Marrubium candidis- | | simum L., Satureja graeca L., Xeranthemum ea Wa Centaurea B f xr L. var. ed altre più comuni. ise 26 A. VILLANI [ Nei primi giorni di agosto mi portai sui monti di Frosolone. Trovasi | il paese a 894 m. sul mare in luoghi alpestri, presso le sorgenti del Du- rone, uno degli influenti di destra del Trigno. Per la sua posizione è attraentissimo, i suoi bei monti, che curerò di visitare più volte, si pre | sentano all’occhio dell’ osservatore maestosi ed imponenti. Aspri ed erti sono i sentieri, il terreno è fertilissimo ed è fornito di folti e fitti boschi, riechi ed ubertosi sono i pascoli, le acque fresche ed abbondanti rendono molto gradito il passaggio ai visitatori. Dista 4l km. da Campobasso e 23 km. cirea ad Est di Isernia. A riguardo P. Al bino (*) nella sua Corografia Molisana a pag. 63 dice « il Matese, il monte di Frosolone, e quello di Sessano formano tra loro una continua zione divisa da due valli intermedie, e fanno supporre ehe ognuno ab bia avuta la sua, propria e particolare origine. Il monte di Frosolone occupa il mezzo tra quello di Sessano al suo nord-ovest, ed il Mates al suo sud-est col quale forma un angolo ottuso poco maggiore del retto » ed a pag. 65 « Si stende il monte di Frosolone per cirea 7 miglia dalle falde settentrionali alle meridionali, e per cirea 4 dalle occidentali alle orientali, dove è situata in alto Civitavecchia. Una valle lo separa dal monte ove trovasi Sessano, a fronte del quale si elevano i monti Totoro Rocca, S. Bernardo, e poco lungi Laccaro e Maiuri. » Dopo una salita abbastanza faticosa, e, dopo aver attraversato Colle Croce (m. 1031) e S. Egidio (m. 1123), arrivai ad una località detti Murgia Quadra o, come la chiamava una persona del luogo che era in mia eompagnia, Murgia Quadrata (m. 1042). È un sito alpestre, per buona parte incolto, in eui si nota una grand massa rocciosa, accompagnata da altre di proporzioni minori; tutte di calcare magnesiaco. Quivi mi fermai e raccolsi sulle rocce ed in luoghi erbosi un discret? numero di piante. Tra tante noto: Agrostis alba L. à vulgaris (With) Dianthus Caryophyllus L. (8 virgineus (L.), Helianthemum Chamaecisti* Mill, Delphinium fissum W.et K. b. velutinum (Bert.), Potentilla hir! L., Epilobium montanum L., Pimpinella Tragium Vill., Chaerophyliu® C) P. ALBINO, Corografia Molisana. Campobasso 1876. | | | | | : . falde orientali del Matese. Il suolo, molto fertile , è fornito di estesi 9 CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FLORA CAMPOBASSANA 27 : aureum L., Lavatera thuringiaca L., Gentiana cruciata L., Linaria pur- | purea (L.) Mill., Veronica Chamaedrys L., Veronica persica Poir., Rhi- nanthus Alectorolophus (Scop.) Poll., Teucrium Chamaedrys L. b. hirsu- tum Celak., Galium Cruciata (L.) Scop., Crepis lacera Ten. ed altre più comuni. Proseguendo la mia gita arrivai alla Fontana di S. Ono | frio, tutta ripiena di Potamogeton densa L., e, dopo aver visitate le con- - trade dette Cervaro e Murgie della Comare, percorsa la Valle dei Frati, ove copiose vegetano Delphinium Jissum W. K. b. velutinum Celak e Valeriana officinalis L. e, trovata una seconda fontana, detta Fonte dei Frati, pervenni in luoghi boschivi denominati Melazza o Contessa. Attraversato il bosco di Civitanova, arrivai alla Fonte dell Oppio nei j pressi del Zago di Civitanova, nelle cui acque raccolsi Ranunculus aqua- | dilis L. e trichophyUus Chaix. Mi meraviglió il fatto che questo lago, il quale, almeno come mi dis- sero alcuni dei luoghi vicini, si essicca quasi completamente nella sta- | gione estiva, quando lo visitai io, in agosto, era pieno di acqua. Ha proporzioni rimarchevoli e si presenta quali uno dei più ameni e ridenti . Siti — è circondato quasi del tutto da folti boschi di robusti ed alti 1 faggi. Dopo essermi alquanto riposato, ritornai per il bosco di Civita- nova, e, proseguendo sempre per luoghi boschivi per le contrade dette Colle Castrati e Colle dell'Orso (m. 1393), trovai: Cynosurus cristatus EL, Brachypodium silvaticum (Huds) P. B., Chelidonium majus L., Epi- . lobium angustifolium L., Malva moschata L., Senecio nebrodensis L. d. — rupestris (W. K.), Chrysanthemum Leucanthemum L., Lamium garga- nicum L. p grandiflorum (Pourr.) ed altre. Da Colle dell’ Orso nel ri- . tornare a Frosolone, passai per una via che porta al lago dei Castrati. Questo Laghetto era anche esso fornito di acqua e tutto coperto di Po- tamogeton natans L. Forse la grande quantità di neve caduta nell" in- | verno e le continue pioggie della stagione primaverile furono le cause | per eui i denominati laghi dei monti di Frosolone serbarono per Te l'estate scorsa grande quantità di acqua. d Nel settembre ritornai sui monti del Matese e questa volta incomin- 3 ciai la salita da Roccamandolfi, paese posto ad 850 m. sul mare sulle ; : 28 Mv A. VILLANI fitti boschi e di pascoli abbondanti. Dista 42 km. da Campobasso e poco | più di 22 km. a S. E. di Isernia. Raccolsi varie piante in luoghi detti | Masseria Petrale, Guado della Melfa, Acqua la Tocca, nelle vicinanze di Monte Acerone, a Valle dei lupi a Campitello, Freccella, Orto Catena, vei pressi di Monte Morsone e specialmente sul Colle Tamburro (m. 1984). Le prime piante che incontrai furono: Erysimum hieracifolium L. Y | lanceolatum (R. Br.), Sedum hispanicum L., Geranium macrorrhyzum L. Malva moschata L., Galeopsis Tetrahit L., Galeopsis Ladanum L. var., Salvia glutinosa L., Galium Cruciata (L.) Scop., Campanula glomerata | L., Doronicum Columnae Ten., Centaurea dissecta Tèn., Y, virescens Ten. (*), Crepis aurea (L.) Rchb., 6 Columnae Froel. ‘e qualche altra. Da luoghi erbosi e ricchi di vegetazione per salite rapide e scoscese mi portai sull’ alta cima di Colle Tamburro. È questa una vetta del Matese, di poco più bassa di Monte Miletto, ma non meno imponente _ e superba. i Lo spettacolo che offre è immensamente maestoso. Sebbene molto ' . lontano è visibile il lago del Matese. Dalle falde ed in luoghi er bosi alla cima nuda di vegetazione di Colle Tamburro raccolsi : Sagina Linnaei Prsl. b. glandulosa Lge, Alsine graminifolia (Ard.) J. F. Gm, | Cerastium tomentosum L., Silene sazifraga L. Y multicaulis Guss., Ri- | nunculus geraniifolius Pourr. b. gracilis (Schlenb.), Epilobium angusti- folium L., Pimpinella Tragium Vill., Geranium Robertianum L., Linum | Javum L. y capitatum (Kit.), Euphorbia Myrsinites L., Veronica oficina- lis L., Zuphrasia officinalis L. & pectinata (Ten.), Teucrium Chamaedrys L. b. hirsutum Celak., Lamium garganicum L. 6 grandiflorum (Pourr.), Lamium maculatum L. b. rugosum (Ait.), Hedraeanthus graminifolius (L.) DC. £, Senecio nebrodensis L. à rupestris (W. et K.), Chrysanthe- mum ceratophylloides All. y tenuifolium Fiori, Carlina acanthifolia All, Carlina acaulis L. B alpina Jacq., Hypochaeris cretensis (L.) Hone à m natifida (Cyr. ex Ten.), ed altre. () La Centaurea dissecta Ten. \ Pur/atoris (Heldr) indicata del Ma- | tese nel primo contributo allo studio della Flora Campobassana è ©. dissecta Ten. Y virescens Ten, CONTRIBUTO ALLO STUDIÒ DELLA FLORA CAMPOBASSANA 29 Ritornai a Roccamandolfi seguendo quasi le stesse vie tenute nell’ a- | scesa e di sopra indicate. i Tra le nuove specie raccolte nella provincia di Campobasso, che' figu- rano nel seguente elenco, se ne riscontra anche qualcuna abbastanza | comune. Sento intanto il dovere di ringraziare il prof. A. Fiori ed il prof. V. - Calestani, cui mi rivolsi per la determinazione di aleune piante, ed il | prof. F. S. Belli, al quale si devono tutte le notizie riguardanti le specie i di Trifolium (Tourn) L. e di Hieracium L., riportate in questa nota. . Polypodium Dryopteris L. 6 Robertianum (Hoff) Monti di Frosolone sulle mura della cosidetta Fontana dei frati a circa 1300 m., i agosto. | Aspidium Lonchitis (L.) Sw. Rocce calcaree di Colle Tamburro a cirea : 1900 m., settembre. i . Cystopteris fragilis (L.) Bernh. Sulle mura della lata dei Frati e [ della fonte di S. Onofrio (monti di Frosolone) | a circa 1300 m., ; agosto. : Cystopteris fragilis (L.) Bernh £ alpina (Dev.). Abbastanza copiosa | tra le rocce calcaree di Colle Tamburro, m. 1800-1900 circa, set- | tembre. — - Asplenium Ruta-muraria L. Monti di Frosolone: sulle mura di Mur- | gia Quadra (calcare magnesiaco) m. 1042 e su quelle della Fon- tana dei frati e della Fonte di S. Onofrio m. 1300 circa, agosto. - * Setaria viridis (L.) P. B. (!). Luoghi incolti nei pressi del Molino È Valerio, e nei campi nelle vicinanze di S. Maria di Fuori, agosto. | Phleum alpinum L. Sul Matese nei pascoli presso Campitello, alle falde 1 di monte Miletto a circa 140) m., luglio. 1 Phleum pratense L. b. nodosum (L.). Luoghi erbosi dei monti di Fro- 1 solone presso Colle Castrati e Colle dell'Orso a circa 1300 metri, agosto. campestri nelle vieinanze di S. Giovannello, luglio. - * furono raccolte in luoghi vicino . (') Le specie contrassegnate con un t alla città, * Lolium perenne L. Comune nei campi e lungo i margini delle strade m 30 ` A. VILLANI Potamogeton natans L. Questa specie da me raccolta in frutto, rico- priva interamente le aeque del così detto « Lago dei Castrati » sui monti di Frosolone, agosto. Veratrum album L. (*). Luoghi sassosi nei pressi di monte Meta a cirea | 1900 m., agosto 1906. * Crocus biflorus Mill. c. lineatus (Jan.). Luoghi boschivi di Bosco Fa- iete e lungo una strada eampestre a Colle Lungo, marzo. Daphne Mezereum L. Luoghi boschivi sul Matese nelle vicinanze di monte Miletto, luglio. * Lychnis Flos-eueuli L. In luoghi erbosi presso la « chiusa Salottolo », . luglio. Viola ealearata L. % gracilis (S. et S.) e. Aeterophylla (Bert. p. p.) Luoghi erbosi di Murgia Quadra (m. 1042) sui monti di Froso lone, agosto. * Nasturtium officinale R. Br. Comune nei corsi d’acqua, aprile-agosto. * Draba verna L. Comune in luoghi erbosi e sassosi, marzo. Ranunculus bulbosus L. Monti di Frosolone in luoghi boschivi ed er- bosi della località denominata Melazza o Contessa, agosto. Saxifraga rotundifolia L. Monti di Frosolone in luoghi ombrosi e bo- schivi a Colle Castrati ed a Melazza, agosto. Sedum rupestre L. Luoghi sassosi presso la sommità di monte Vairano (m. 996), e sul Matese nelle vicinanze di Colle S. Giorgio a eirca 900 m., luglio. Sedum album L. Monti di Frosolone sulle mura ed in luoghi sassosi di Murgia Quadra, agosto. Geum urbanum L. Monti di Frosolone in luoghi ombrosi e boschivi delle località detta Melazza, Colle Castrati e boseo di Civitanova, agosto. * Cytisus triflorus L'Her. (1785). Nella « chiusa Salottolo », luglio. * Genista tinetoria L. Chiusa Salottolo, luglio. (') Questa e qualche altra specie furono da me raccolte nell’ agosto del 1906 nei pressi di monte Meta, e non vennero indicate nel precedente cón- | tributo. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FLORA CAMPOBASSANA 31 Trifolium pratense L. Forma o varietà villosissima quasi irsuta di 7. pratense L. che sta tra la var. collinum Belli e la var. nivale Kock. Luoghi boschivi sul Matese nelle vicinanze di Costa alta a circa 1600 m., agosto. Trifolium pratense L. var. nivale Koch. forma. Luoghi ombrosi a Valle Pagana presso monte Meta a circa 1800 m., agosto 1906. Trifolium resupinatum L. 5 Clusii (Gr. et Godr.) forma. Lungo un viottolo nelle vicinanze di Frosolone, agosto. Trifolium repens L. forma. Pascoli del Matese a circa 1500 m., presso Campitello, luglio. Trifolium repens L. B minus Gib. et B. ( T. Biasolettianum Steud. et Hochst.) forma. Pascoli del Matese a Campitello ed alle falde di monte Miletto, luglio. Astragalus glycyphyllos L. Tra cespugli a Montevairano, luglio; monti di Frosolone in luoghi erbosi nei pressi di Murgia Quadra e sul Matese nelle vicinanze della Costa Civitavecchia, e 1400), agosto. ." Colutea arborescens L. Tra le macchie di Maria Nera, settembre, ed alla chiusa Salottolo, luglio. * Coronilla Emerus L. Nella chiusa Salottolo, luglio. . Vieia sepium L. Monti di Frosolone a Colle dei Castrati in luoghi er- bosi e boschivi, agosto. Oenothera biennis L. Luoghi erbosi del così detto « iosas di Campo- basso » nei pressi della cascina del p , luglio e set- tembre. Sison Amomum L. Nel bosco Fajete a eirea 900 m., dient * Falearia saxifraga (L,) Rchb. f. Luoghi erbosi lungo la via di 8. Gio- vannello, agosto. Aegopodium Podagraria L. Monti di Frosolone a Colle Castrati a circa 1300 m. in luoghi boschivi, agosto. , Seseli Libanotis (L.). Koch. Monti di Frosolone in luoghi erbosi nei pressi di Murgia Quadra, agosto. ` Angelica silvestris L. var. nemorosa Ten. In luoghi umidi e presso i rigagnoli a S. Maria di Fuori, settembre. “dd * A. VILLANI | * Pastinaca sativa L. Luoghi umidi e lungo i corsi d’acqua a S. Ma- | ria di Fuori, agosto. | * Cornus sanguinea L. Comune lungo le siepi e nei boschi, agosto. | * Evonymus latifolius (L.) Mill. Nella chiusa Salottolo, luglio. | Acer campestre L. Monti di Frosolone presso il lago di Civitanova alla | così detta Fontana dell'Oppio (m. 1100 circa), agosto, qua e là | nei boschi della provincia, abbastanza comune. | Linum catharticum L. Monti di Frosolone in luoghi erbosi presso Mur- | gia Quadra, agosto. Malva moschata L. y Orsiniana (Ten.). Sul Matese in luoghi boschivi nelle vicinanze della località detta Guado della Borca (m. 1555), agosto. Malva silvestris L. y erecta (Gilib. [1781] Prost.) Luoghi sassosi di monte Vairano, luglio. * Primula acaulis (L.) Hill., Jacq. Comune in luoghi erbosi e boschivi, marzo. Primula Auricula L. 5 Balbisii (Lehm. 1817). Sul Matese a Colle Tam- “burro a circa 1900 m., settembre. Gentiana campestris L. 5 neapolitana Froel (1796) Wettst. Sul Matese tra dirupi e luoghi sassosi di Colle Tamburro quasi alla cima | (1800-1900 m.), settembre. . * Convolvulus arvensis L. Comune magy i margini dei campi. ed in luoghi erbosi, agosto. * Hyoscyamus niger L. Luoghi erbosi del Castello Monforte e nelle vi- cinanze della « Fontana vecchia » lungo uma via DIRO che mena a S. Maria di Fuori, luglio. Atropa Belladonna L. Monti di Frosolone in luoghi ombrosi della le calità denominata Melazza, abbastanza copiosa, agosto; sul Ma tese in luoghi boschivi al Guado della Melfa, settembre. | * Linaria spuria (L.) Mill. Comune nei campi e fra le stoppie, agosto. | ` Seutellaria peregrina L. y Columnae (All) In luoghi erbosi e be | schivi della chiusa Salottolo e del bosco Fajete, luglio. Stachys recta L. « /ypica. Tra le rocce di Colle Tamburro a circa 1800 metri, settembre. » AN x CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FLORA CAMPOBASSANA 33 Galium lucidum All. (1770-73). Monti di Frosolone in luoghi sassosi di Murgia Quadra, agosto. * Sambueus nigra L. Comune lungo le siepi, aprile. * Tussilago Farfara L. Comunissima in luoghi incolti, erbosi, nei campi e lungo i fossi, marzo. Senecio Jacobaea L. darbareaefolius (Krock) b. erraticus (Bert). Nella chiusa Salottolo, luglio, e nel bosco Fajete, settembre. Senecio nemorensis L. à Cacaliaster (Lam.). Sul Matese a Valle dei . lupi in luoghi ombrosi; e lungo un fosso ed in siti erbosi alle falde di Colle Tamburro, settembre. Anthemis arvensis L. Monti di Frosolone in luoghi erbosi e coltivati nei pressi di Murgia Quadra, agosto. Anthemis brachycentros J. Gay. Monti di Frosolone in luoghi colti- vati nelle vicinanze della località detta Murgia Quadra, ed alle falde del Matese nella valle di Campochiaro, agosto. Anthemis Triumfetti (L.) DC. Nella valle di Campoebiaro alle falde del Matese, agosto. Calendula officinalis L. 5 micrantha (Tin.). In luoghi incolti presso la stazione ferroviaria di Termoli, marzo. Leontodon hispidus L. Monti di Frosolone in luoghi erbosi ed ombrosi del sito detto Melazza, agosto. Crepis foetida L. Luoghi incolti e sassosi di Monte Vairano, luglio. * Crepis neglecta L. Luoghi erbosi del Castello Monforte a cirea 780 m., luglio. Hieracium Pilosella L. var. depilatum Belli (forma glandulosa a glan- dole piccole giallastre). Luoghi sassosi, aridi, di monte Vairano a circa 900 m., luglio. H. Pilosella L. var. depilatum Belli forma. Sul Matese tra le rocce di Colle Tamburro a cirea 1900 m., settembre. H. Pilosella L. var. depilatum Belli forma. Sul Matese a Costa alta a — cirea 1600 m., agosto. H. Pilosella L. ad var. tardantem N. et P vergens Jorma. Monti di ; Frosolone in luoghi erbosi nelle vicinanze di Murgia Quadra a — cirea 1400 m., agosto. 8. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. e Fi Jorma. | | calità detta La bes » settembre. DE ribes imita e E EE TERRENT ORAT © ST PRINCIPI PAOLO CONTRIBUTO alla Flora fossile del Sinigagliese. Le filliti, che sono state oggetto del presente studio, furono raccolte nel settembre del 1874 dal prof. Luigi Guidi, che ne fece poi dono al . Museo botanico di Firenze. Della flora fossile sinigagliese, il a fu il primo ad occuparsi: nel 1854 pubblicò un Prodromus Florae senogalliensis; nel 1857 la Let- tera a Scarabelli sulla flora fossile di Sinigallia; nel 1858 la Synopsis Florae fossilis Senogalliensis, e finalmente nel 1859, in collaborazione - collo Searabelli, la grandiosa opera Studi sulla Flora fossile senigalliese. Certamente quest’ultimo lavoro è una delle opere più importanti della paleofitologia italiana, quantunque essa non sia priva di difetti, sopra tutto per una esagerata distinzione delle forme, che condusse l'Autore a. creare specie nuove, fondandosi spesse volte su caratteri troppo incerti — e variabili. E perciò, seguendo anche il criterio del prof. Paolucci, ho Spesse volte unito sotto una sola denominazione forme, che dal Massa- : longo furono ritenute distinte. MN Cosi ho ereduto opportuno riferire alla Gingko biloba vivente tanto la a | Salisburia dell’ Unger come quella del Massalongo : onde risulta che tra | | le specie mioceniche giunte nuove a noi è da annoverarsi anche la Sa- lisburia adiantifolia. n Inoltre, dalle presenti ricerche, risulta come la Flora sinigalliese ab : p 1 : - bia acquistato altre quattordici specie, di eui quattro non ancora co is | Dosciute, Le specie già descritte per altre località sono le seguenti : Alnus nostratum Jung. Carpinus ostryoides Goepp. Fagus pristina Sap. “San 36 Hu Li P. PRINCIPI Quercus furcinervis Paol. » mediterranea Ung. > ethymodrys Ung. Populus attenuata A. Br. Eugenia anconitana Paol. Le specie nuove sono: Fagus lanceolata - Laurus Guidii Persea brachyphylla Ligustrum senogalliense. È notevole il fatto, già precedentemente notato, dell’ affinità, che la Flora sinigagliese presenta, colle flore del miocene inferiore dello Spitz- berg, Islanda e della Groenlandia. Inoltre, dall'esposizione del quadro sinottico, si deduce la grande ana- logia, che la flora senigagliese ha con altre flore, appartenenti a piani geologici diversi. Questa comunanza di specie in terreni differenti si può spiegare mediante le immigrazioni e le dispersioni avvenute; ma ci dimostra nello stesso tempo come le piante, più lungamente degli animali, conservino le identiche forme specifiche, e che perciò sia assai minore la variabilità delle flore nel passare da un periodo geologico ad un altro, in paragone alle faune, le quali si mostrano invece variabi- ` lissime. : La formazione dei gessi del Sinigagliese corrisponde a quella aneoni- tana per tutte le sue earatteristiche; ed il suo valore cronologico fu di- mostrato dal Capellini ('), il quale fece notare, che la formazione ges- sosa, sovrastando alle marne a fucoidi e trovandosi sotto alle molasse à Congerie, appartiene senza dubbio al miocene superiore. La flora, poi, ci fornisce anche un concetto del clima che dovette regnare in quelle re- gioni fin dal miocene; e poichè accanto a generi predominanti in climi (Œ) CAPELLINI, « Gli strati a congerie e le marne compatte mioceniche dei dintorni di Ancona. » Reale Accad. dei Lincei, Anno CCLXXVI. CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 37 temperati, sono presenti dei generi propri delle calde regioni (Persea, Cinnamomum, Cassia, ecc.) si può dedurre, come il clima in quell epoca fosse temperato-australe, tanto da dar luogo alli suddetta mescolanza di generi viventi in latitudini diverse. DESCRIZIONE DELLE PIANTE FOSSILI. l. Pinus (?) sp. ind. — Riferisco a questo genere una piccola im- pronta, che rassomiglia ad una squammetta di pino, ma ritengo incerta anche la determinazione generica, dato il eattivo stato di conservazione in eui trovasi la fillite. 2. Sequoia Langsdorfii Heer. — Chamaecyparites Hardtii, Massa- longo, Flora fossile del Sinigagliese, pag. 150, Tav. V, f. 8, 9; Tav. VI, f. 4, 8, 9, 11, 12. — Sequoia Langsdorfii, Massalongo, FI. foss. d. Sinig. p. 157, Tav. VI, f. 2, 13, 15. — Sequoia Langsdorfi, Schimper. Traite - de Paléontologie végétale, II, p. 316. — Sequoia Langsdorfi, Pabluecet, Piante fossili terziarie dei gessi di Ancona, p. 5, Tav. I, f. 3, 4. — Sequoia Langsdorfii in Sordelli, Flora fossilis insubrica, p. 103, Tav. XV, f. 8, 10. — Sequoia Langsdorfi in Peola, Flora tongriana di Pa- vone d'Alessandria (Boll. Soe. Geol. ital., 1900), pag. 543. Questa specie rimane assai ben distinta per i caratteri delle foglie al- lungate e decorrenti, abbraecianti il caule e quasi appuntite all’ apice. A prima vista, sembra assai difficile distinguere le foglie di questa spe- ve cie da quelle del Tazodium distichum-miocaenum, ma esaminando atten- d tamente le varie foglie, si scorge subito, come le foglie della Seguoia Langsdorfii sono sessili, mentre quelle del Tasodium pM pur hanno un pieeiuolo piccolissimo, ma ben distinto. E Il Massalongo, seguendo l’ Endlicher, separò da questa specie sli n filliti, che attribuì alla Chamaecyparites Hardtii , sostenendo che esse - Presentano le loro foglie semplicemente sessili e non abbraccianti i rami. x Schimper, invece, riunì le due specie in una sola, ed anche il Paolucei | Segui lo stesso criterio , essendo troppo incerto il carattere dirai dal Massalongo, SE noA E ATEM ME |P. PRINCIPI Questa conifera di tipo americano doveva essere abbondantissima nel miocene, come si può dedurre dai suoi numerosi esemplari che si rin- vengono. Inoltre, come nota il Paolucci, ebbe un’area di diffusione assai estesa, comprendendo le regioni dalla Groenlandia fino all’ Italia' ed alla Grecia. Oltrechè nel miocene, questa specie è stata rinvenuta anche nel plio- cene presso Varese e nel Vicentino, 3. Sequoia Couttsiae Heer. — Flor. arct. p. 94, Tav. XLV, f. 19; Schim- per Op. cit., II, p. 318, Tav. LXXVII, f. 3, 4. — Arawcarites Sternbergi Goepp. in Massalongo Fl. foss. d. Sinig., p. 154, Tav. V, f. 1-7; Tav. VII, f. 14, 15, 17, 20 (secondo Paolucci); — Sequoia Couttsiae in Pao- lucci, Op. eit.,.p. 7, Tav. I, f. 5-7; — Sequoia Couttsiae in Peola Fl. tongriana di Pavone d Alessandria p. 40. . Anche di questa specie sono conservati solo dei ramoscelli, le cui fo- glie si mostrano molto variabili, ora lanceolate, ora aeute, ora ellittiche, . ma tutte colla base abbracciante più o meno il ramo. Dai suoi numerosi resti si può facilmente dedurre che ERA fosse, durante l'epoca miocenica, uno dei vegetali più abbondanti. . Confrontata colla flora vivente mostra analogie sopratutto coll’ Arau- caria excelsa. Braun che cresce attualmente nel Giappone, N. Scozia, eec. 4. Taxodium distiehum-mioeenum Heer. — Zazodium distichum-mio cenum Heer., Die mioc. Flor. Spitzberg , p. 32, Tav. III, f. 29-35; — Taxodium dubium Heer., Flora tertiaria helvetica, I, p. 49, Tav. XVI f. 13, Tav. XVII, f. 5, 15; — Massalongo, Op. cit., p. 149, Tav. V, £ 11, Tav. VI, f. 1, 5, 7, 10; — Tazodium dubium in Gaudin et Strozzi, Contribution à la Flore fossile italienne, 2"»* mémoire, p. 35, T. II, f. 1, 10, 11; — 7. distichum-miocenum in Schimper, Op. cit., II, p. 323; Meschinelli e Squinabol, Flora terziaria italiana, p. 108; Paolucci, Op. tit, p DA T. ILI S14; M id. in Peola, Florula messiniana di M. Ca- ~ stello di Alessandria (Boll. Soc. Geol. Ital., 1892, p. 45; 7. distichum | in Peola, Flora del Langhiano torinese Riv. ital. di Pal., 1895, fase. V, s cp. 96). i REA UM i CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE. © 39 Numerose sono le impronte di questa specie, le quali, però, consistono unicamente in foglie. Esse, come osserva il Massalongo , variano mol- tissimo, ma però tutte presentano un cortissimo dun ed una costa mediana ben distinta. Anche questa fillite ha un'area di diffusione assai ampia, che va dalle : latitudini polari (Spitzberg, Groenlandia) fino alle nostre regioni. 5. Salisburia adiantifolia Smith. (fig. 1). — Salisburia adiantoides Ung. Synopsis plantarum fossilium, p. 211. — Salisburia adiantoides in Massalongo, Op. cit.,-p. 163, Tav. I, f. 1; Tav. VI, f. 18; Tav. VII, f. 2; Tav. XXXIV, f. 12; — S. Procaccinii Mass., Op. cit., p. 165, Tav. XXXIV, f. 1. — Gingko adiantoides in Sordelli, Flora fossilis insubrica, p. 100, Any XV t7 ; Foliis late Habelliformibus, apice undulato-sinuato-lobulatis, nervis te- nuissimis, parallelis, dichotomis. Il Massalongo accetta la specie Salisburia adn: toides, mostrando come la lamina della S. adianti- Jolia è divisa sempre in due all'apice da un piccolo e solo onduleggiata nell'apiee. Ed inoltre istituisce la nuova specie S. Procaccinii per l'esame di alcune Pie dt foglie fossili, nelle quali sopratutto si nota che la partizione della fronda arriva quasi fino alla base della foglia. Ora, avendo avuto modo di osservare numerose foglie di Salisburia adianti- folia nell'Orto botanico di Firenze, ho potuto notare, che aleune di esse mostravano la loro lamina intera, come appunto si riscontra nelle figure . date dal Massalongo per la S. adiantoides ; altre si mostravano divise da un solco; infine, alcune presentavano appunto il carattere, che, secondo l'A. sopra ricordato, sarebbe propriò solamente della S. Procaccinii. Anche il Carriére (*) nel descrivere la Salisburia adiantifolia nota , ? come i lobi possono variare assai nella loro profondità, ed inoltre se os- — serviamo le illustrazioni date dal Gouan nella « Description du Ginko — hue E ri ME C) CARRIERE, Traité général des. Coniféres. solco, mentre nella fossile la foglia sarebbe intera 40 ie | P. PRINCIPI biloba » troviamo benissimo rappresentati tutti e tre i tipi di foglia de- seritti. Per tutte queste ragioni erediamo opportuno riunire in sinonimi la S. adiantifolia colla S. adiantoides di Unger e colla S. Procaccinii di Massalongo. iL DICOTILEDONI. 6. Alnus nostratum Ung. — Alnus aostratum Ung. in Heer., Fl. tert. holo. II, p. 37, Tav. LXXI, f. 13, 15. — Alnus Castaldi, Massalongo, Op. cit, p. 174, Tav. IX, f. 15. — A. nostratum in Schimper, Op. cit., II, p. 580. — A. nostratum in Paolucci, Op. cit., p. 32, T. IV, f. 32. — A. nostratum in Peola, Flora fossile dell Astigiano (Rivista It. di Pa leont., 1896, T. III, p. 144). — A. aostratum in Peola, FI. messiniana di M. Castello d' Alessandria, p. 48. Di questa fillite si ha un'impronta e la controimpronta, non ben con- servate; pur tuttavia i caratteri specifici si sia della lamina, sia delle ner- vature appaiono abbastanza evidenti. È da osservare come, mentre in tutte le figure dell’ Heer i nervi se- eondari hanno generalmente un andamento curvilineo, nella figura data dal Paolucci, al contrario, essi si mostrano retti, e l'A. stesso, nella de- scrizione, insiste su questo carattere. 7. Carpinus ostryoides Goepp. — Carpinus ostryoides Goepp., FI. v. Schossnite, p. 13, T. IV, f. 8-10. — C. ostryoides in Schimper, Op. cit., II, p. 532. — C. ostryoides in Paolucci, Op. cit., p. 36, T. IV, f. 36. Questa fillite si distingue specialmente per le foglie ovali-aeeuminate, dentate ai margini e per le nervature secondarie rette e parallele. Essa presenta strette analogie col gen. Carpinus vivente ed è stato rinvenuto, oltrechè in Sinigaglia, anche ad Ancona ed a Schossnitz. 8. Fagus pristina Sap. — Fagus pristina Saporta, Etude sur la vé getation du S. E. de la France. Ann. Se. Nat. III, p. 69, T. VI, f. 13. TT RT CU OE TR RI PASTE E RE PE EN CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 41 — F. pristina in Schimper, Op. cit., II, p. 604, T. LXXXV, f. 29. — F. pristina in Paolucci, Op. eit, p. 38, T. V, f. 38 (cum syn.) — Fa- gus Marsilii in Peola, Flora del Fossaniano di Sommariva in Piemonte (R. it. di PaL, 1899, fase. IV, p. 123). Il Paolucci riferisce a questa specie il Fagus Marsilii ed il Fagus be- tulaefolia, ambedue di Massalongo. E certamente tra queste filliti non vi sono tali differenze da autorizzare la formazione di due specie di- | stinte. Come lo stesso Paolucci avverte, lo studio del polimorfismo fo- gliare negli alberi viventi insegna di non dover fare un conto esage- rato delle minute differenze, ehe talora si possono riscontrare sui mar- gini delle foglie, qualora esse non siano accompagnate da altri caratteri. Questa specie, paragonata colla flora attuale, mostra stretti rapporti col Fagus ferruginea Ait. dell'America settentrionale. 9. F. lanceolata sp. nov. (f. 2, 3). — Fo- È ^ liis oblongis elliptico-lanceolatis , penniner- viis, margine integris , costa valida, ner- viis secundariis sub angulo acuto orientibus. Le impronte di filliti, qui esaminate, ap- partengono senza dubbio al gen. Fagus , Y però non corrispondono esattamente a nes- sta ragione ho creduto indiearle con un nuovo nome specifico. La lamina fogliare presenta assai allungata e coll’ apice acuto. La costolina mediana ha un andamento rettilineo, e così pure le nervature secondarie sono dirette e parallele. La lunghezza della la- to ENDE FiG. Mina, non compreso il picciuolo, è di circa em. rr em. 27; l'angolo che le nervature secondarie fanno colla costola prin- cipale è di circa 46°, e tutte quante le nervature giungono fino al mar- Sine della foglia, il quale si mostra intero. Quest' ultimo carattere, $o- — pratutto , differenzia la specie ora descritta dalle altre fossili fd er noseiute, o 1 suna delle specie fossili finora descritte, nè ad alcuna delle specie viventi; per que- 5; la larghezza di f 4° P. PRINCIPI” i Essa presenta strette analogie col Fagus incerta Mass. ma se ne dit ferenzia, sia per la forma assai più allungata, sia per la mancanza di ondulazioni nel margine. Si può anche ravvieinarla al Fagus betulaefo- lia; ma in questo i margini della foglia sono erenato-dentieolati. - 10. F. dentata Ung. — Fagus dentata Unger. Fossil. Fl. v. Gleichen- berg, p. 19, T. XI, f. 11. — 7. dentata in Strozzi e Gaudin: Op. Cit; l'e mém., p. 32, T. VI, f. 5. — F Gussonii Mass., Op. cit, p. 202, T. XXV, f. 2, 5. — F. dentata in Schimper, Op. cit., IT, p. 605. — F. den- tata in Paolucci, Op. cit, p. 40, T. V, f. 4l. | La fillite da me esaminata presenta delle dimensioni alquanto più grandi di quelle della figura data dal Paolucci; tuttavia, per la forma e per la direzione delle nervature, credo opportuno riferirla al F. den tata. Confrontata , poi, colle figure date dal Massalongo per il Fagus Gussonii corrisponde perfettamente ad esse in tutti i suoi caratteri; e ciò conferma l'opinione del Paolucci di porre in sinonimia il F. dentata Ung. col F. Gussonii Mass. 11. F. palaeosylvatica L. — Fagus palaeosylvatica Paolucci, Op. cit. p. 39, T. V, f. 39-40 (cum syn.). — Il Paolucci riunisce sotto questa denominazione varie specie di altri autori, fra cui il Fagus Chierici Mass. ed il Fagus Deucalionis Ung. in Massal., notando la grande af - finità che queste forme hanno col Fagus sylvatica L. vivente nell’ Europa. 12. Quercus groenlandica H. — Quercus groenlandica Heer. Die miog. Fl. Spilzbergens, p. 56, T. XXI, f. 1-4. — 74. id. in Schimper, Op. cit., p. 650. — Id. id. in Paolueci, Op. cit., p. 45, T. VII, f. 50, 51 (cum syn.). | Fillite ben caratterizzata per la forma dei lobi marginali e per l'a damento dei nervi secondari, alternanti, raramente opposti. Paragonata colla forma vivente offre somiglianze col Quercus Prinus | L. del’ America settentrionale, e col Quercus Robur L. dell Europa. È stata rinvenuta nel miocene inferiore dell'Alaska, nel miocene me dio della Groenlandia e dello Spitzberg, e nel miocene inferiore di Si | nigallia e di Ancona, CONTRIBUTO ALLA FLORA FORSILE DEL SINIGAGLIESE 43 13. Q. proteifolia Paol. — Quercus proteifolia Paolucci, Op. cit., pia 46, T. VI, f. 4648; T. VII, f. 49 (cum syn. excep. Quercus Cardanti | Mass. Op. eit., p. 182, T. XXII, f. 24). Il Paolucci riunisce sotto questa denominazione parecchie specie di - Quercus, fra cui il Q. entelea, Q. microdonta, Q. Cornaliae, Q. Fallo- . piana, stabilite dal Massalongo , che si basò su caratteri troppo varia- bili, considerando specialmente il. grande poliformismo fogliare, offerto . dal gen. Quercus. Credo, però, opportuno escludere dalla sinonimia del Paolucci la Quercus Cardanii Mass. per le notevoli differenze che le foglie di questa fillite mostrano, sia. riguardo alla forma generale, sia per i caratteri delle nervature secondarie, le quali nella Q. Cardanii . partono dal nervo mediano con un angolo più ottuso, e sono alquanto | più rette e più numerose. ... Confrontata colla flora attuale offre analogie colla Q. Robur L. vivente ora nell’ Europa. È stata finora rinvenuta nel miocene di Sinigaglia e di Ancona, nel | pliocene della Toscana, del Piemonte e del Modenese. 14. Q. Cardanii Mass. — Quercus Cardanii Mass., Op. cit., p. 182, . T. XXILXXIII, f. 2, 4. — Q. proteifolia in Paolucci, Op.. cit., p. 46, | T. VI, f. 48. js | Abbiamo già detto precedentemente che escludiamo questa specie —— 2» dalla sinonimia stabilita dal Paolucci per la Quercus proteifolia , e ne | abbiamo esposte le ragioni principali. Fra le specie viventi si avvicina alla Quercus Prinus dell'America del Nord. È stata rinvenuta nel miocene superiore di Sinigaglia e di Ancona. | 15. Q. etymodrys Ung. — Quercus Etymodrys. Ung. Fossil. FI. von È Gleichenb., p. 174, T. III, f. 3. — Id. id. in Gaudin et Strozzi, Op. eit, | Sme mém., p. 13, T. III, f. 1. — 24. id. in Schimp., Op. eit, p. 650. — dd. id. in Ristori, Flora fossile del Valdarno, sup., p. 25. — Id. id. ci in Paolucci, Op. eit, p. 50, T. VIII, f. 52.53. — Id. id. in Sordelli, Op. | zi cit, p. 129. T. XXII, f. 1315. — Zd. id. in Peola, Fl. dell eocene pie- | montese, p. 544. 3 44 P. PRINCIPI Come avverte lo stesso Paolucci, questa fillite per la forma si avvi- cina ad una Castanea ; ma il carattere dei nervi marginali impedisce ! che possa venir confusione tra i due generi. La stessa fillite per le dentature e per i nervi si assomiglia assai alla | Q. drymeja; ma, se si osserva diligentemente, le foglie di quest'ultima | appaiono assai piü ristrette ed allungate. | Fra le specie viventi somiglia un poco alla Quercus prinoides Wild. dell’ America boreale. È stata rinvenuta particolarmente nel miocene di Gleichenberg, di Si- nigaglia, di Ancona, di Casino presso Siena, di Castellina Marittima, di Montemasso e della Puzzolente; e nel pliocene di Foresta presso Figline. 16. Q. drymeja Ung. — Quercus drymeja Unger. Die tert. Fl. v. Sotzka, y. 163, T. XXX, f. 1. — Id. id. in Massalongo, Op. cit., p. 186, T. XXIV, f. 7. — Id. id. in Herr. Flora tert. helo. II, p. 50, T. LXXV, f. 18, 19. — Jd. id. in Gaudin et Strozzi, Op. cit., l'e mém., p. 17, T VI-VII, f. 4; 2* mém., p. 44, T. IV, f. 7-10 (escluse le altre). — /4 id. in Schimper, Op. cit., II, p. 638. — Jd. id. in Paolucci, Op. cit., p. 5l, T. VIII, f. 54. — Id. id. in Sordelli, Op. cit, p. 125, T. XXI, f. 14 de ld. id. in Peola, Flora dell'eocene piemontese, p. 544. Unger paragona questa fillite alla Quercus scalapensis Humbold yi vente ora nel Messico. Essa è stata rinvenuta abbondantemente nel mio | cene di Parschlug, di Oeningen, Sinigaglia, e del Piemonte; nell’ oligo cene di Sotzka e della Groenlandia, e nel pliocene del Valdarno. 17. Q. furcinervis H. — Quercus furcinervis Heer., FI. tert. helv. Il p. 51; III, p. 179, T. CLI, f. 12-15. — 74. id. in Schimper, Op. cit. P | 649 (ex part) — Jd. id. in Meschinelli e Squinabol, Op. cit. p. 218. —]| Id. id. in Paolucci, Op. cit., p. 52, T. VIII, f. 55. — M. id. in Peola, Flora del tongriano di Bagnasco, Nuceto, ecc. (Riv. it. di Paleont. 1900, | fasc. II, p. 83). | Questa fillite si differenzia dalle altre specie di Quercus sopratutto per il earattere ehe presenta la lamina alla base, essendo ivi lungament? | cuneata, CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE ` 45 La fillite esaminata corrisponde pienamente alle figure dell’ Heer. Essa . è stata rinvenuta nel miocene della Svizzera, del Piemonte, di Ancona, . Sinigaglia. Li 18. Q. mediterranea Ung. — Quercus mediterranea Heer., PI. tert. helv. II, p. 51, T. LXXV, f. 13. — ? Id. id. in Massalongo, Op. cit., p. . 190, T. XXXIV, f. 23. — Id. id. in Gaudin et Strozzi, Op. cit., 2»* mém. . p. 46, T. IV, f£. 8. — Id. id. in Schimper, Op. eit. II, p. 646. — Id. id. in Paolucci, Op. cit., p. 52, T. VIII, f. 56. — 4. id. in Peola, FI. del- l’elveziano torinese (Riv. it. di Pal, 1899, T. IV, p. 33). L'esemplare di fillite che riferisco alla specie sopra indicata, concorda abbastanza bene colla figura e deserizione del Paolueci; e dalla searsità | dei campioni raccolti nel Sinigagliese e nell’Anconetano si può dedurre | che sia stata una specie poco frequente in queste località. Mostra attinenze colla Quercus Hex L. dell Europa meridionale; ed | è stata rinvenuta nel miocene di Kumi, di Svizzera, di Parschlug, di 1 Torino, del Valdarno, di Ancona e di Sinigaglia, e nel pliocene del Vi- | centino e del Bolognese. 19. Q. Scarabellii Mass. — Quercus Scarabellii Mass., Op. cit., p. 187, T. XXXEXXXII, f. 1, — Zd. id. in Schimper, Op. cit, II, p. 626. — Id. id. in Paolucci, p.05 T, IX, E 30 Non é del tutto sicuro il genere a cui questa fillite vien riferita, . poiché per alcuni caratteri può ravvicinarsi anche ad alcune forme di . Amentacee, IL p. 45, T. XXIV, f. 1-6. — Td. id. in Massalongo, Op. cit., p. 188, — La sua diffusione geografica comprende Bilin, Ancona, Sinigaglia. 20. Q. neriifolia A. Br. — Quercus neriifolia in Heer., FI. tert. helv. T.XXXLt 6 — M M. ia Schimper , Op. cit., p. 621. — Td. id. in [ Gaudin e Strozzi, Op. cit., 6"* mém., P 12, T. I, EL — M td. in | Paolucci, Op. cit, p. 55, T. IX, f. 60, 61 (cum syn). — Td. id. in Ri- 2 Mor, Op. eit, p. 21. — Id. id. in Peola, FT. del langhiano torinese, | Peola, F7. dell'eocene piemont., p. 545. P. 101. — 74. id. in Peola, Fl. dell Elrez. torinese, p. 34. — Id. id. in * 46 - - P. PRINCIPI L esemplare esaminato è identico alla fig. 61e data dal Paolucci; se ne discosta solo leggermente per essere un poco più largo in paragone alla lunghezza della lamina. Questa specie, confrontata colla flora vi- vente, mostra somiglianze colla Quercus laurifolia Michx. dell’America settentrionale e colla Q. lancifolia Schlet, del Guatemala. La sua diffusione geografica comprende sopratutto il miocene di Oenin- gen, Parschlug, Sotzka, Torino, Ancona, Sinigaglia ed il RS. di Gaville nel Valdarno (ARPA 21. Salix minima Paol. — Saliv minima Paolucci, Op. cit., p. 61 : T. IX, f. 70, 71 (cum syn). 5 Il Paolueei riunisce giustamente sotto questa uniea denominazione due specie fossili del Massalongo: la Banksia Arkippae e la Nemopan tes Pareti. AUN Gli esemplari di filliti, riferiti alla specie suindicata, concordano bene ‘ colla descrizione e figure del Paolucci; solamente alcuni presentano di- mensioni alquanto maggiori. Le foglie di questa specie offrono grande analogia con quelle del Saliz incana Lehr. dell’ Europa. Questa specie è stata finora rinvenuta solo nel miocene della Toscana, di Ancona e di Sinigaglia. 22, S. tenera Al. Br. — Salis tenera Heer. Fl. tert. helv. II, p. 32, T. LXVIII, f. 7-13. — Id. id. in Schimper, Op. cit., II, p. 674. — J. id. in Paolucci, Op. cit., P. 62, T. X, £. 72, 73 (cum syn). — Jd. id. in Sordelli, Op. eit, p. 138. — W. id. in Peola Flora sein di Pavone — d'Alessandria, p. 48. Il Paolucci uscrive al gen. Salig la filite, che il Massalongo riferì al gen. Zwcalyptus, mostrando l'incertezza delle classificazioni precedenti basate sul semplice carattere delle foglie, e mettendo in evidenza, So pratutto il fatto, che mentre il gen. Salig è abbondantemente rappre | sentato nel miocene d'Europa ed è largamente superstite nella flora vi . vente dell'emisfero boreale, il gen. Zwcalyptus, invece, ha scarsi rappr? sentanti in Europa ed è oggi limitato solo nell'Australia. "use: specie mostra analogie col Salig rubra Huds. Hatana ora nel | CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 47 l'Europa; e la sua distribuzione geografica comprende il miocene ar . Oeningen, del Piemonte, di Ancona e Sinigaglia. .. ?3. Populus attenuata A. Br. — Populus attenuata in Heer., Flora | tert. helv. II, p. 15, T. LVII, f. 8; T. LVIII, f. 1-3. — 24. id. Shimper, Op. eit, p. 683, IL. — Zd. id. in Paolucci, Op. cit., p. 66, T. XI, f. 77. .. Tra la flora vivente piante che hanno foglie simili alla specie fossile . ora nominata, sono il Populus nigra L. ed il Populus tremula L.. del- l'Europa. Essa é stata rinvenuta ad Oeningen, Kumi (Grecia), Ancona, Sinigaglia; tutte località mioceniche. | | 24. P. balsamoides Goepp. — Populus balsamoides Goepp. Tert. Fl. i Schossnitz, p. 23, T. XV, f. 5, 6. — Id. id. in Heer. Flora tert. helv., | Il, p. 18, T. LIX-LX, £ 1. — Id. id. in Massalongo , Op. cit., p. 246, | T. XIX, f. 4?; T. XXVIII, f. 1? — d. id. in Strozzi et Gaudin , Op. | Cit, 17 mém., p. 29, T. III, f. 1, 3, 4. — Id. id. in Schimper, Op. cit. II, p. 699. — Id. id. in Paolucci, Op. cit., p. 64, T. X, f. 14 (cum syn). | — d. id. in Sordelli, Op. cit., p. 141, T. XXV, f. 3. — Jd. id. in Peola, | FI. fossile dell Astig., p. 151. ; i Riferisco a questa specie due filliti, le quali sia per i caratteri delle | nervature, sia per la forma generale della lamina corrispondono bene alla figura data dal Paolucci. Al contrario, le figure che dà il Massa- ; | longo differiscono alquanto da quelle degli altri autori. : .. Questa fillite mostra analogie eon il Populus balsamifera dell’ Asia e dell'America settentrionale, ed è stata rinvenuta nel miocene della Sviz- | zera, di Schossnitz, del Piemonte, della Toscana, di Sinigaglia e di An- Cona e nel pliocene di Montesecco presso Cuneo. ' | ^. P. latior A. Br. — Populus latior in Heer. PI. tert. helw., II, p. Hi i LVI, f. 4, 5, 6. — Id: id. in Schimper, Op. cit, II, p. 681. — Ia. id. in Paolucci, Op. cit, p. 65, T. X, f. 35. T. XL f. 76. — Id. id. in Sordelli, Op. cit, p. 142, T. XXVI, f. 6. KA | Questa specie si distingue dal Populus dalsamoides oltrechè per la — forma generale della foglia, anche per l'andamento dei nervi secondari, + 48 P. PRINCIPI > che nel P. latior sono diretti àssai più spiccatamente verso la parte su- periore della lamina e molto spesso sono biforcati alla loro estremità, Presenta strette analogie col Populus canadensis Des. vivente attual mente nell America del Nord , e la sua distribuzione geografica com- prende il miocene di Oeningen, Parschlug, Svizzera, Vienna, Ancona, e di Sinigaglia ed il pliocene di Montesecco presso Cuneo. 26. Platanus aceroides (Goepp.) H. — Platanus aceroides Goepp.; Tert. FI. v. Schossnitz, p. 22, T. IX, f. 1-3. — 74. id. in Heer. Fl. tert. helo. II, p. 71, T. LXXXVI, f. 14, T. LXXXVIII, f. 5, 15. — Id. id. in Gaudin et Strozzi, Op. cit., 2»* mém., p. 47, T. V, f. 4. — Jd. id. in Schimper, Op. cit., p. 706, II, T. LXXXIX, f. 18. — 74. id. in Paolucci, Op. cit, p. 68, T. XI, f. 78-79, Tav. XII, f. 80 (cum syn). Numerosa è la serie dei sinonimi riferibili a questa specie; noteremo fra esse T Acerites. deperditus, Platanus Ettingshauseni, Acer Heeri (in parte) tutte del Massalongo. . La fillite esaminata, benchè sia incompleta, pure mostra distintissimi i caratteri dei nervi primari, delle nervature secondarie e dei lobi; onde non vi è alcun dubbio sul suo riferimento. Tra la flora vivente, l al bero che per le foglie più si avvicina a questa specie è il Platanus ot- cidentalis L. dell’ America del Nord; e la sua area di diffusione com- prende la Groenlandia, lo Spitzberg, l’ Islanda, Oeningen, Schossnitz, il Valdarno, Ancona, Sinigaglia, tutte località mioceniche. 27. Zelkova Ungeri Kov. — Zelkova Ungeri in Goepp., Op. cit., P- 32, T. XII, f. 3, 10. — 74. id. in Massal, Op. cit., p. 216, T. XXI, f L5, 7,101417, 292, 94; T. XXXV. £95) T. XXXVI, F.M. = Plata Ungeri in Schimper, Op. eit, p. 714, vol. II (eum syn). — Jd. id. in Ristori, Op. eit, p. 30. — Zelkova Ungeri in Paolucci, Op. cit., p. 71: T. XII, f. 81, 82 (eum syn.). — Zd. id. in Sordelli, Op. cit., p. 14 T. XXVI, f. 7-11, 13, 14. — Z4. id. in Peola, Fl. foss. dell Astig. p. 15} — Planera Ungeri in Peola, FI. tong. di Pavone d'Aless. p. 49. Questa specie presenta in grado assai rilevante il poliformismo fogliare — tanto che riesce assai difficile distinguere le foglie di questa fillite da | quelle dei vicini Ulmus. Così uno dei miei esemplari mostra parecchie | CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINÎGAGLIESE 49 analogie di forma coll’ U/mus minuta Goepp., ma un diligente esame ci fa subito accorgere, come le foglie di quest’ ultima specie abbiano i denti assai più minuti e siano più slargate verso la base. Fra le specie viventi si può ravvicinare alla Zelkova crenata Spach. del Caucaso; e la sua area di diffusione comprende il miocene di Sviz- zera, Germania, Croazia, Grecia, Francia, Groenlandia e d'Italia (Li- guria, Piemonte, Garfagnana, Sinigaglia, Ancona), il pliocene del Val- darno superiore e il postpliocene di Monsummano e Poggio Montone. 28. Ulmus antiqua Paol. — Ulmus antiqua Paol., Op. cit., p. 73, T. XII, f. 84-87; T. XIII, f. 88, 89 (cum syn). ; Sotto questa denominazione il Paolucci comprende numerose forme fossili di Ulmus, tra eui Y Ulmus elegans Goepp., l Ulmus Braunii H., lU. plurinervia Ung., VU. prisca Mass. e l U. Samniorum Mass. La fillite esaminata mostra una perfetta somiglianza colle figure del Paolucci, e ne concorda anche la descrizione. Ed inoltre, quantunque . possano facilmente confondersi le foglie appartenenti ai generi Olmus, Zelkova, Betula, tanto vicini tra loro, tuttavia l'esemplare studiato pre- senta dei caratteri così evidenti nelle nervature e nei denti marginali, da eseludere quasi ogni incertezza ‘sul riferimento esatto del fossile in — questione. 2 Esso si puó paragonare, tra le specie viventi, e Ulmus dip L. dell' Europa. 29. Ficus lanceolata H. — Ficus lanceolata Heer., FI. tert. helv., II, P. 62; T. LXXXI, f. 2, 5, III, p. 182; T. CXLI, f. 34, 35; T. CXLII, f 13. — M. id. in Massalongo, Op. eit, p. 223, T. XXX, f. 8; T. X, f 7. — ld. id. in Schimper, Op. cit, II, p. 733, T. XC, f. 5, 6. — 4d. id. in Paolucci, Op. cit, p. 76, T. XIII, f. 90, 9l. — Id. id. in Peola, - | FI. del Langhiano Torinese, p. 104. L'esemplare esaminato consiste in un frammento della porzione infe: riore della lamina fogliare; tuttavia presenta ben distinti i caratteri ne- cessari per una determinazione specifica. Il lungo e grosso picciuolo, la : base assai attenuata, il nervo principale ben rilevato e la puce 4 Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. wg gor paia 4 50 l ; P. PRINCIPI delle nervature secondarie, che partono sotto un angolo di circa 50°, sono caratteri così importanti, da non lasciare incertezza su questa de- terminazione. La sua area di diffusione comprende la Svizzera, il Piemonte (To- rino), Ancona e Sinigaglia, tutte località mioceniehe, ed il pliocene di Bassano e di Pordecchio. \ 30. F. obtusata Heer. — Ficus obtusata Heer., Op. cit. IL, p. 65, T. LXXXII, f. 5, 6; T. C, f. 14. — 7d. id. in Mass. , Op. cit., p. 227, T. XXX, f. 2. — Jd. id. in Paolucci, Op. cit, p. 77, T. XIII, f. 92, 93. Foglia lunga cirea 8 em. non compreso il picciuolo, e larga circa 33 mm., di forma ovale allungata e con forte costola.’ La fillite da me presa in esame, in confronto colle figure date dal Mas- salongo, si mostra alquanto meno attenuata e decorrente nel picciuolo; mentre corrisponde perfettamente alle illustrazioni del Paolucci. Secondo il Massalongo questa impronta si avvicinerebbe più al genere Rododendron che al genere Ficus per le grandi analogie che essa mo- stra con alcune varietà del Rodendron ponticum, ma d'altra parte la forma e la disposizione delle nervature la fanno più sicuramente riferie al gen. Ficus. Questa fillite è stata rinvenuta nel miocene della Svizzera, di Ancona e di Sinigaglia. 31. F. Columellae Mass. — Ficus Columellae Mass., Op. cit., a 222, E X, AL E 0, 13. Foglia ovato-ellittiea, attenuata alla base e leggermente mucronata , i nervi secondari sono opposti ed attenuati. Questa specie si avvicina al Ficus rubra Fuch., ed è stata rinvenuta solamente nel miocene superiore di Sinigaglia. 32. Laurus tetrantheroides Ett. — Zaurus tetrantheroides Etting- Tert. FI. v. Haering, p. 47, T. XU, f. 2. — L. heliadum Ung. in Mas- salongo ; Op. eit, p. 203, T. XXVI, f. 97. — Diospyros incerta Mass, Op. cit, p. 295, T. XXV, f. 6, 19. — Cupanoides Zartardinii Mass., OP- | | 1 d 3 ] CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 5l eit, p.361, T.. XX VÀ, £ 3 4. tetrantheroides in Paolucci, Op. cit., XX, p. 80, T. XIV, f. 96, 97. La fillite da me esaminata è incompleta, ma presenta i distinta la parte basale della lamina, ed è evidente l’ andamento delle nervature secondarie, che si ramificano verso il margine. i La sua area di diffusione comprende il miocene di Haering, di An- cona e di Sinigaglia. 33. L. primigenia Ung. — Laurus primigenia Ung., Fl. v. Sotzka, p. 168, T. XL, f. 1-4. — d. id. in Heer, Op. eit. II, p. 77, T. LXXXIX, f. 15, IH, p. 184; T. CXLII, f. 10; T. CLIII, £ 3. — Jd. Tenorii Mass. Op. cit., p. 255, T. XXV, f. 1. — 24. primigenia in Schimper, Op. cit.. II, p. 818. — 74. id. in Paolucci, Op. cit, p. 82, T. XIV, f. 98. — d. id. in Peola, Fl. dell'eoc. piemontese, p. 545. — Id. id. in TN FI. del longriano di Bagnasco, ece., p. 84. Foglia allungata, lanceolata, colla costola mediana ben rilevata e di- ritta, e le nervature secondarie rare e poco marcate. La fillite in esame coincide perfettamente, tranne che per le dimensioni, colla figura data dal Massalongo per Zaurus Tenorii. È stata finora rinvenuta nel miocene di Sotzka, FISinantoy Te Sinigalia. . 34. L. Guidii sp. nov. (fig. 4). Foglia di forma ellittica, arrotondata inferiormente, aeuminata all'apiee, interissima, i nervi assai pro- specie fossili finora conosciute si differenzia sopra- la parte superiore della lamina. Fio. 4 o^ 35. Laurophyllum Notarisii Mass. — midi pe Foliis breviter petiolatis , obovatis , apice acutis ^ costa mediana valida; nervis secundariis parallelis —— sub angulo acuto egredientibns, prominentibus. ec. tutto per la disposizione dei nervi secondari e m minenti si mantengono sempre paralleli e sono leg- — germente incurvati verso il margine. Dalle altre x DE. b. PRINCIPI lum Notarisii Mass, Op. eit, p. 261, T. XXVI, XXVII, f. 7; T. XCHI, . Di questa specie si conservano due esemplari, uno dei quali, intero, misura em. 6,7 di lunghezza non compreso il pieciuolo, e em. 2,8 di larghezza. La foglia si presenta ellittica, col margine intero, colla co- stola mediana ben rilevata ed i nervi secondari arcuati e tendenti ad unirsi fra loro verso il margine. Tra la flora vivente si può ravvicinare al Lawrus Barbusano L. del- l America settentrionale; è stata rinvenuta solo nel miocene superiore di Sinigaglia. i 36. Persea brachyphylla nov. sp. (fig. 5). Foliis petiolatis, ovatis, integris ; nervo me- diano valido, nervis secundariis subparallelis, inaequidistantibus, furcato-conjunetis, ab an- gulo:60-85° exorientibus. Questa fillite è ben caratterizzata per la for- ma delle sue nervature; si avvicina alla Per- sea mirabilis Paol.; ma la fillite aneonetana si presenta assai più ristretta, più esattamente ellittica, ed ha le nervature secondarie assai più ravvicinate tra loro. 37. Benzoin antiquum H. — Benzoin an- tiquum Heer. , Op. cit. II, p. 81, T. XV, f. 18. — Jd. id. in Mass., Op. cit, p. 270, T. XXVI, f. 22. —- Id. id. in Schimper, Op. cit., III, p. 836. — Zd. id. in Paolucci, Op. cit., p. 89, T. XV, f. 107. — d. id. in Peola, Flora dell Elveziano Fic. 5. torinese, p. 36. Riferisco a questa specie un frammento di fillite, che però mostra ben chiari i caratteri della parte inferiore della foglia, euneato-attenuata, ? quelli delle nervature che partono dalla eostola mediana sotto un an- golo assai acuto. La sua area di diffusione comprende Oeningen, Radoboj, Torino, An- .. cona, Sinigaglia, tutte località mioceniche. tace ec iii ii RE iii tai i ori: UM SET SO SOR EN in Peola, Fl. d. Elvez. terza, p. 37. — Jd. id. in Pinta, FI. tong, di. —. gaglia, ed il pliocene di Toscana e di Cuneo. CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE:DEL SINIGAGLIESE 93 38. Banksia giesekiifolia Mass. — Banksia giesekiifolia Mass., Op. cit., p. 276, T. XXIX, f. 11, 12, 30; T. XLIII, f. 3. — Pimelea oenin- gensis A. Br. in Heer. , Op. cit., p. 93, II, T. XCVII, f. 2 (escluse le altre). Questa fillite così denominata dal Massalongo, si mostra regolarmente spatolata e col margine intero. Offre somiglianze colla Banksia Arkip- pae, ma se ne distingue per essere quest’ultima assai più ristretta verso la base e più arrotondata nella parte superiore. Presenta anche molte analogie colle foglie del Saliz minima Paol., ma queste, però, hanno una forma più spiccatamente ellittica-lanceolata. La sua diffusione geografica comprende il miocene della Svizzera e | di Sinigaglia. 39. Cinnamomum Schéuehzeri H. — Cinnamomum Scheuchzeri Heer, Op. cit; IL T: XCI, f. 4-24; T. XCII, XCIII, f. 1-5. — 74. id. in Mass. Op. eit, p. 266, T. XXXV, f. 22. — d. id. in Gaudin et Strozzi, Op. - cit., Que mém., p. 49, T. VII, £. 5, 7. — Id. id. in Schimper, Op. cit., p. 840, vol. II. — Jd.: id. in Paolucci, Op. eit; p. 53, T. XVI, f. 111, 112 (eum syn). — Zd. id. in Sordelli, Op. cit, p. 151, T. XXVIII, £ °° 11-14. — Jd. id. in Peola, Fl. del langhiano torinese, p. 105. — Id. id. | °-° t tm Pavone d'Aless., p. 51. | È la specie di Cinnamomum rappresentata da un maggior numero di esemplari, ed in uno di essi si scorgono facilmente i nervi secondari , che partono dalle tre nervature primarie. Può paragonarsi al C. pedun- culatum Th. vivente ora nel Giappone; e la sua area di diffusione com- prende il miocene di Kumi, Svizzera, Torino, Sanzanello, Ancona, Sini- ure 40. Cinnamomum lanceolatum Heer. — Cinnamomum lanceolatum Heer. Op. cit., II, p. 86, T- XCIII, f. 6, 11. — Zd. id. in Mass., Op. cit. p. 265, T. VIII, f. 24. — d. id. in Schimper, Op. dt, H, p. 846 — < ld. id. in Ristori, Op. cit, p. 33, T. VIII, f. 22-23. — 4d. id. in Paolucci, - Oy. cit; p. 99, T. XVI, f. 113, In (cum syn) — AH. id. in Poola PE : 54 P. PRINCIPI dell’ Astigiano, p. 153. — Zd. id. in Peola, FI. del langhiano torinese, p. 104. — Jd. id. in Peola, Flora dell'Elvez. torinese, p. 36. — ld. id. in | Peola, FI. tongriana di Pavone, ecc., p. 50. — Id. id. in Peola, FI. del tongriano, ecc., p. 84. Questa fillite è assai ben caratterizzata per la sua forma spiccatamente lanceolata e per la disposizione dei nervi laterali paralleli al margine e non giungenti all’ apice. La sua area di diffusione comprende l'eocene del Veronese, l'oligocene del Vieentino, il miocene di Kumi, Torino, Ancona, Sinigaglia, ed il pliocene del Valdarno superiore e di Mongardino presso Bologna. 4l. C. polymorphum A. Br. — Cinnamomum polymorphum in Heer. Op. cit, II, p. 88, T. XCIII, f. 25, 28; T. XCIX f. 1.26. — d. id. in Mass. Op. cit, p. 263, T. VII, f. 11, 13; T. VIII, £. V; T. XXXVIII, f. 19 (secondo Paolucci). — Jd. id. in Schimper, Op. cit. II, p. 842. — Id. id. in Ristori, Op. cit., p. 36, T. VIII, f. 21. — 74. id. in Paolucci, Op. cit., p. 91, T. XV, f. 108-110 (cum syn). — Id. id. in Sordelli, Op. cit., p. 152, T. XXXIII, f. 7-10. — Id. id. in Peola, Flora del? Eleez. torinese, p. 36. — Id. id. in Peola, Flora del Fossaniano di Sommariva in Piemonte, p. 194. — Id. id. in Peola, Flora tongr. d. Pav, ecc., p. dI. — Id. id. in Peola, Fl. dell'eocene piem., p. 545. Heer fu il primo a mettere in evidenza il vero carattere, per cui que sta fillite si distingue dalle altre congeneri, e cioè l'apice della foglia di questa specie è subitamente acuminata, tanto che alle volte la foglia appare caudata. Tra le specie viventi quella che maggiormente si avvicina alla fossile ora ricordata è il Cinnamomum camphora Nees dell'Asia orientale. È stata rinvenuta nel miocene della Svizzera, del Piemonte, del Vicentino, del Bo- lognese, di Sinigaglia, di Ancona, e nel pliocene del Valdarno superiore. 42. Ligustrum senogalliense nov. sp. (fig. 6). P Foliis ovatis, integerrimis; nervatione pennata ; costa mediana calida, nervis secundariis sub angolo 21*-23* orientibus , apice et divisio- es nibus EN ian omis, CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 55 A questa fillite sono costretto attribuire una deno- - minazione nuova, non rispondendo a nessuna delle forme fossili finora descritte. Confrontata colla flora vivente mostra strettissime somiglianze col Ligustrum japonicum Th.; inoltre, pei caratteri generali, si ravvicina assai alla descrizione che lo Schimper dà per il gen. Olea, quantunque non coincida ad alcuna delle specie di Olea conosciute. Fic. 6. 43. Apoeynophyllum Sismondae Mass. — Apocy- nophylium Sismondae Mass., Op. cit., p. 286, T. XXXII, f. 3. — ld. id. in Schimper, Op. eit, II, p. 907. — 4. id. in Paolucci, Op. eit, p. 101, T. XVII, f. 124. SI Riferisco questa fillite alla suindicata specie sui per la disposi- . zione delle nervature, non potendo esaminare rigorosamente i caratteri | della forma e del contorno della lamina per il cattivo stato di conser- vazione del fossile, ‘La sua area di diffusione comprende solamente il miocene superiore di Sinigaglia e di Aneona. 44. A. Rutulorum Mass. — i Rutulorum Mass., Op. cit., p. 287, T. XXX, f. 5. — Id. id. in Schimper, Op. cit. II, p. 908. — e id. in Paolucci, Op. cit, p. 101, T. XVII, f. 123. La fillite, da me esaminata, corrisponde pienamente alla beca data dal Massalongo ; ; ma, come osserva il Paolucci, essa presenta troppe relazioni con altre specie indigene ed esotiche, per poter essere certi sul riferi- mento generico. È stata rinvenuta nel miocene di Sinigaglia e di Ancona. 4. Apoeynophyllum sp. ind. x Riferiseo a questo genere un’ impronta in cattivo stato di conserva- zione, tanto che manca la parte superiore della lamina e sono appena visibili le nervature. Per quanto si può giudicare dai caratteri, che sono ancora visibili, presenterebbe qualche somiglianza coll ssaa 4 Sismondae Mass. 56 | P. PRINCIPI 46. Arbutites dorieus Paol. — Arbutites doricus Paolucci, Op. cit., p. 106, T. XVIII, f. 130 (cum syn). Il Paolucci riunisce sotto questa denominazione parecchie forme del- l'Unger, del Weber e del Gaudin, e fa notare come questa fillite da sé sola non é suffieiente per una esatta determinazione generica, avendo essa rapporti di somiglianza con altre foglie di piante Mure. a famiglie molto lontane. Può paragonarsi coll Arbutus Andrachne L. vivente nell'Europa orien- tale e meridionale; e la sua area di diffusione comprende il miocene di . Sotzka, Toscana, Ancona e Sinigaglia. 47. Cornus (?) Benthamioides Goepp. — Corzus Benthamioides Goepp. FI. foss. v. Java, p. 80, T. XIII, f. 79. — Id. id. in Mass. Op. ciks p. 306, T. XXVI, f. 4. — Id. id. in Paolucci, Op. eit, p. 109, T. XVIII, EIB ; | Lo stesso Massalongo dubita sul riferimento generico di questa fillite; tuttavia essa presenta molte analogie eol Cornus alba L. vivente nelle regioni nordiche dell'Asia e dell'America. È stata finora rinvenuta nel miocene di Sinigaglia e di Ancona. 48. Liriodendrum Procaccinii Mass. — Ziriodendrum Procaccinii Mass. Op. cit., p. 311; T. VII, f. 23; T. XXXIX, f. 3, 6. — d. helveticum Fisch. in Heer. Op. cit., III, p. 23, T. CVIII, f. 6. — 7d. Procaccinii in Schimp., Op. cit., p. 77, T. HI. — 24. id. in Paolucci, Op. cit., p. 110, T. XVIII, f. 134. Di questa fillite, assai ben caratterizzata, ho un'impronta in ottimo stato di conservazione, che corrisponde perfettamente alle figure ed alle descrizioni degli A. precedenti. Presenta strette analogie col Zirioden- drum tulipifera L. ora vivente nell'America del Nord; e la sua area di diffusione comprende il miocene dell’ Islanda, della Svizzera, della To- seana, del Piemonte, di Ancona e di Sinigaglia. 19, Acer eontroversum Paol. — Acer controversum Paol., Op. cit., P- 113, T. XXI, f. 137-140 (cum syn). lai i ir Ain CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 57 Il Paolucci riunisce sotto quest'uniea denominazione, numerose forme | fossili di Acer, tra cui l’Acer triaenum e VA. trimerum, ambedue di Massalongo; ed infatti, esaminando le specie poste in sinonimia, non vi | si scorgono caratteri differenziali di valore specifico. Questa fillite può paragonarsi sopratutto coll’ Acer campestre L. vi- ^ è 2 pae i à vente nell’ Europa; ed è stata rinvenuta in alcune località mioceniche . della Svizzera, Francia, Austria, Ancona, Sinigaglia; e nel pliocene di . Mongardino (Bologna) e di Gaville. 50. A. integerrimum Mass. — Acer integerrimum Mass., Op. cit., p. ELT XVIII, f. 3. — Ziquidambar Scarabellianum Mass., Op. cit., p. . 239, T. XV, £. 7; T. XX, f. l; T. XXXVIII, f. 7. — Acer integerrimum . in Gaudin et Strozzi, Op. cit., 6% mém., p. 20, T. IV, f. 7. — Id. id. in Schimper, Op. cit., p. 139, III. — 24. id. in Meschinelli e Squin., . Op. eit. p. 349. — Id. id. in Paolucci, Op. cit., p. 115, T. XIX, f. 141. Questa specie fossile di Acer presenta molte somiglianze coll’ A. Leo- | belii Ten. vivente attualmente nell'Europa meridionale. La sua area di diffusione comprende la Stiria, Val d' Era, Ancona, Sinigaglia, sempre Í in terreni miocenici. 9l. A. Heeri var. tricuspidatum Mass. — A. Heeri var. tricuspidatum Mass., Op. cit, p. 349, T. XVIL, £ 2, T. XVIII, f. 1 (escluse le altre). Il Massalongo istituisce questa varietà basandosi sulla forma dei lobi, ` che si presentano acuminati, formanti un angolo acuto, di cui quello mediano è appena più lungo dei due laterali. Però il Massalongo com- Prende sotto questa denominazione delle forme, le quali, per la disposi - zione delle nervature, debbono indubbiamente riferirsi al gen. Platanus ; e perciò, seguendo il Paolucci, ho riferito a questa varietà solo la f. 2. dela T. XVII e la f. 1 della T. XVIII fra quelle che il Massalongo de- à Scrive come Acer Heeri var. tricuspidatum. E stato rinvenuto solamente nel miocene di siii 22. Celastrus elaenus Ung. — Celastrus elaenus Ung. PI. v. Lotzka, P. 177, T. LI, f. 19.21. — Jd. id. in Heer, Op. cit., III, p. 69, T. CXXI, — 580 P. PRINCIPI f. 45; T. CLIV, f. 27? — M. id. in Mass., Op. cit., p. 369, T. XXXIV, f. 15, 16, 22. — d. id. in Schimper, Op. cit. III, p. 189. — Id. id. in Paolucci, Op. cit, p. 193, T. XX, f. 149-151. Questa fillite, per la sua forma eomune a tanti e svariati generi di piante e per la scarsità dei caratteri visibili, non permette una determi- nazione sicura; e lo stesso Paolucci confessa di accogliere la determina- zione di Unger « semplicemente per dare un nome ad una forma di fo- glia fossile, senza alcun altra pretesa ». La sua area di diffusione comprende l oligocene di Sotzka e del Vi- centino, ed il miocene della iii di Parschlug, di Sinigaglia e di Ancona. 53. €. oreophilus Ung. — Celastrus oreophilus Ung., FL. v. Soteha, p. 41, T. XXX, f. 11-13. — 4. id. in Ettingsh., Fl. v. Hoering, p. 72, T. XXV, f. 1. — Jd. id. in Mass., Op. cit, p. 368, T. XXXV, f. 3E. — Jd. id. in Schimper, Op. cit., III, p. 191. Ha parecchie analogie col Celastrus acuminatus Th. e col Celastrus pterocarpus DC. viventi ora nell’ Africa meridionale. È stato rinvenuto nell’oligocene di Sotzka, nel mioeene di Haering e di Sinigaglia. 54. €. (?) Redii Paol. (Mass). — Microtropis Redii, Mass., Op. cit» p LI VOLE LT XXIX £A T: SAXULT 2 TAN 7. — ld. id. in Meschinelli e Squin., Op. cit, p. 882. — Celastrus (?) Rt dii, in Paolucci, Op. cit, p. 122, T. XX, f. 148. Il Massalongo riferì questa fillite al gen. Microtropis; ma il paalde invece, lo pone sotto il gen. Celastrum, facendo, notare come quest ul timo ha sempre un vero valore nella flora miocenica, mentre ciò non si verifica per il gen. Microiropis. : La sua area di diffusione comprende il miocene di Toscana, di An cona e di Sinigaglia. 55. Elaeodendrium rosaefolium Mass. — Zlaeodendrium rosaefolium. Mass. Op. cit., p. 375, T. IX, f. 16. — Id. Strozzi, Mass., Op. cit, P 4/5, T. X XXV. fd T. KEV, £. 9L. CONTRIBUTO ALLA FLORA FOSSILE DEL SINIGAGLIESE 59 Il Massalongo distingue le due specie poste in sinonimia, basandosi sul margine fogliare, che nel’ Z. rosaefolim sarebbe più accuminatamente | dentato, e sulle nervature, alquanto più spesse nella stessa specie. Ma queste differenze sono di così poco valore, che nelle stesse figure date . dal Massalongo non si possono esattamente rilevare. Presenta affinità col Celastrus ovatus Eck. e col gen. Elaeodendrium, viventi ora nell' India oceidentale e nell'Afriea meridionale. Ep. 378, ..EXIV, E S T XbE 3-4 Foglia cordata alla base, e con margini leggermente ondulati, spinosi. . Tra le specie viventi può paragonarsi all’ Meg aquifolia ; è stata rinve- nuta solo nel miocene superiore di Sinigaglia. 57. Rhamnus Decheni Web. — Rhamnus Decheni Web. Paleontol. | | II, p. 204, T. XXIII, f. 2. — 74. id. in Heer. Op out, HESSE CXXV. f. 15? — Mi. Massal, Op. cit, p. 382; T. XXVI, f. 3k; T-.XXX, t7; T. XXXI € 1L. — M d dn Gaudin et Strozzi , Op. it., lre mém., p. 39, T. VI, f. 6. — Jd. id. in Schimper, Op. cit., III, p. 229. — Id: id. in Paolucci, Op. eit, p. 125, T. XX, f. 153; T. XXI, f J54 — 4d. id. in Sordelli, Op. cit., p. 164, T. XXXII, f. 5. — 24. id. in Peola, Flora dell’ Elvez. torinese, p. 37. — Id. id. in Peola, Fl. del tongriano di Bagnasco, ecc. p. 86. Tra la flora vivente può paragonarsi al Rhamnus lanceolata Parsch - dell'America del Nord. La sua area di diffusione comprende il miocene - di Svizzera, Austria, Boemia, Piemonte, Ancona, Sinigaglia, ed il plio- — cene di Mongardino e del Vicentino. 56. Ilex mahoniaefolia Mass. — Zez mahoniaefolia, Mass., Op. cit., Jj WIL TEES PETRONE 58. Juglans Ginannii Mass. — Juglans Ginannii Mass. , Op. cit., T XAXI f. 2, T. XXV, f. 6, p. 399. La forma della foglia à lanceolata ellittica; la costola è ben distinta, — i nervi secondari sono quasi sempre paralleli, equidistanti e ramifican- ^ tisi verso il margine della lamina. Può paragonarsi alla Juglans ui E ci mosa P. vivente nell’ America settentrionale, 60 | P. PRINCIPI 59. Juglandites carpinifolius Paol. — Curpinus producta Ung., Fl. Joss. v. Lotzka, T. XXXII, f. 9. — Fagus Marsilii Mass., Op. cit., T. IX, | £19. — Juglandites carpinifolius Paol., Op. cit., p. 132, T. XXII, f. 163. Benchè i margini della fillite esaminata non siano ben distinti, tut- tavia, per i caratteri della nervatura, molto evidenti, credo di riferirla con certezza alla specie del Paolucci. La sua area di diffusione comprende l’ oligocene di Sotzka e il mio- cene di Ancona e del Sinigagliese. 60. Eugenia anconitana Paol. — Zwgenia anconitana Paol., Op. cit. p. 14l, T, XXII, f. 172. Riferisco a questa specie una fillite incompleta , la quale, però, pèr l'andamento dei nervi secondari, tenuissimi, e per la forma della parte basilare della lamina, euneato-attenuata, si accorda assai bene colla de serizione e la figura data dal Paolucci. La sua area di diffusione comprende il miocene superiore dell’ Anco- nitano e del Singagliese. 61. Cassin vuleanica Etting. — Cassia vulcanica Etting. Foss. Pl. v. Heilog, p. 13, T, II, f. 18, 19. — 74. id. in Massalongo, Op. cit, P 430, T. XXXIV, f. 24, T. XXVI, f. 36. — Id. id. in Meschinelli e Squi- nabol, Op. eit, p. 149. — 24. id. in Paolucci, Op. eit., p. 148, T. XXIV, f. 180. L'impronta, che riferiseo sotto questa determinazione, si assomiglia moltissimo ad una fogliolina di una foglia composta; e, per la forma della lamina ovato-oblunga , per la costola mediana assai stretta e per le nervature secondarie poco rilevate, corrisponde abbastanza bene alle figure di Massalongo e del Paolucci. Può paragonarsi alle foglie di Cassia stipulacea Alt. ora vivente nel Chili; e la sua area di diffusione comprende il miocene di Heilingen: Vicentino, Ancona e Sinigaglia. i | RS ii REA RIONE e a T aen QUADRO SINOTTICO COMPARATIVO DELLE SPECIE DESCRITTE 28 | emer CREATA ECO È [omne] 111EITEL LETT 1L T1114 14111 oos LHHREETEVEEELEEE E ERTI One | OPEEEEEITIECETTEEECET! Z eweeg] IIIKIFII+{IIrI[H{IH}i S emo] IITIFITIFILITTI{ {+++ z csonupast) | 416111 EE EL 1 11111111 (one BETTI Toson Point ERA ITALI T omma! II {1I+FIVI{IT{1{IILBIT{1T+ gqueqosx | IIIIITIIIITIITITITEITI] Dau ies VIETATE LIEVE CEDE pu I LA LALA LE ELE E CF emu LIPPI VIALE E cuwons {AL 4 PLEASE (GRE I o ewouy]| ++1++++++1++11[+1++#| Š ompor | |1J+1++1+I{{{{{T11++] F rcu IFITI+T ELI LL LL 9-9 1] gin Po PEER RIESI ciomuagl [14i ECLTEU E + wsom | --id4-1EFEPFEELL EL SL IG wwetl-fttirliti tutt E 611 wXeqaade| 1 0E 0E LE EET ELE tI] www II FEAET BL BB B1 1 14 e e RIE S ens] ELIITI 4 x44 4 2 tI] 8 siva È LI Lii) dpi i get de s a Aiii daret z RE H e. S S hboosbsEpoEB^t225 z sa5555ziz35ESG5 SÈ Ar PNT ss #858%€3 Mosia | MULIMOSHO WIOHdS WTIHG OALLVUHVdWOO ODLLLONIS OUAVNO CE ovedvevS V" EI cia 2 Firsccis "U EAR AUHER 3 CLEMEEEBEHEERETEREHME Q em ESEP om SL m SRLR 2 IE S OR TT [FEFIIF+FILIIIT+[+1}1+ [Bee {8 EFREFTIFELEETLITUERLI [oo E bibi LE LL Z NENNEN ELEEEEEEIEE T LEE DL ILH] Gg | Spietebergen DEECETEEELF TV JL PERE ALLEE. 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[13 LARA LEPRE] vavuuzosevò a d: 4-4 PE bHA LLLI a [111 Li -— p ALEF TERT] GERA LIETA RAI "n" va MIOCENE LANE ewm] 111101 E ELLE ELE L IL 4 1 1 Hoqureqoquof PIFI FTIIT] CS a pens EEESESENNESEENNE owe] LLELLL LLL LLL A d I+ "Jum ami] LILIIFITITITK+4W{L] gi [ibid EE RTÀ mme sl AITITI++I+ [III GL EI FEEEE REEF IT UF IB FL E] wowwo|] |L11IEEELEEE LL TJ 1 1 1 11 epuejsT LFIITTASPIPETITEETTI HETERELEBREEEL PIT I | VIOZZIAS uoqzaoqzjordg I] CENE QUADRO SINOTTICO COMPARATIVO DELLE SPECIE DESCRITTE OLIGO- SPECIE | vIpuv[uo01:) EFTPS PITI IIT (ourguoor A) | I OUBSSET | vwettibb ILE LT E. E LTF.L ; Rutulorum Mass, Arbutites doricus Paol. integerrimum Mass, . . > Neeri var. tricuspid. Mass. Celastrus elaenus Ung. .., orophilus Ung. , Redii Paol, . . .. Elaeodendrium rosaefolium Mas. » » » Eugenia anconitana Paol.. , . Juglandites carpinifolius Paol, Cassia vulcanica Et: Apocynophyll. Sismondae Mass. » Ligustrum senogalliense sp, n. A. TROTTER — — Ulteriori osservazioni e ricerche sulla Flora irpina. l. OSSERVAZIONI FITOGEOGRAFICHE. Il presente Contributo, che è il quarto ('), aggiunge alla Flora irpina cinquanta circa tra specie nuove e varietà notevoli. Non è però questo l’unico risultato delle esplorazioni metodiche che io vado compiendo da „sei anni nell’ Avellinese. Come si potrà vedere, le mie ricerche portano un contributo, sia pur tenue, anche alla floristica italiana con la segna — lazione di alcune forme sin qui non descritte, come Orchis ustulata Le | var. angustiloba, Digitalis Di-Tellae (D. ferrugineo X micrantha), He draeanthus graminifolius (L.) var. macranthus, Chrysanthemum segetum (L.) var. integratum, Helichrysum litoreum Guss. var. apulum. . Le numerose esplorazioni compiute anche durante l'annata 1907 hanno | poi valso ad aumentare il contingente di osservazioni sulla fitogeografia dell'Avellinese, intorno alla quale ho già presentato da un anno un primo e modesto saggio (°). Le nuove indagini ed i nuovi fatti raccolti mi hanno vieppiù convinto sull'opportunità, meglio sulla necessità di dover distinguere nell’Avellinese due distretti botanici (mesozoico e terziario), la eui ragione di essere, più di quanto io non abbia potuto fare sin | qui, sarà compiutamente chiarita in un futuro lavoro. Che lo stesso fe . nomeno fitogeografico debba sussistere anche in altre parti dell'Italia | peninsulare, laddove queste formazioni si mostrano spiccatamente sepa- | rate come nell’ Avellinese, ed a parità di ogni altra condizione geogra- fica e fisica, per quanto sia supponibile, non può essere accertato senza ricerche più minute, da doversi subordinare sopratutto ad un tale eri- terio comparativo. Del resto per tutta T Italia, all'infuori delle zone ak (!) Per i precedenti cfr. Bull. Soc. bot. it. an. 1905, p. 20-98, 32-42: ibid. - an. 1906, p. 9-24; Malpighia v. XX, an. 1906, 16 pagine. | (*?) Atti Congresso Naturalisti italiani, Milano 1906, p. 430-456. Mts irr. ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA ÍRPINA 65 titudinari, pur queste a limiti tuttora incerti, mancano quelle ricer- che analitiche e sintetiche le quali ci mostrino in modo preciso quali sono i limiti e quali i caratteri delle diverse flore. Un altro fatto d'interesse fitogeografico ch’ io credo di poter desumere dalle osservazioni sin qui fatte, è quello della persistenza nell Appennino meridionale di elementi littoranei sporadicamente sparsi nelle parti più centrali e talora notevolmente elevate, in stazioni cioè attualmente più o meno distanziate dal mare. Questi elementi littoranei sono rappresen- tati da specie per lo più rupestri ed arenarie, oppure, in qualche caso, anche debolmente alofile. Le prime diffuse lungo le coste marittime in ragione delle influenze termiche e meteoriche collegate alla bassa alti- tudine ed alla presenza del mare, le altre invece perchè adattate, in modo più o meno pronunciato, all' influenza diretta del cloruro di sodio. Nella seguente tabella ho riunite le specie a me note, quelle sopra- tutto ch'io stesso ho raccolte nell’ Avellinese. Per talune di esse la lo- ^ calità citata non è unica, ma solo quella che offre maggior interesse — — per il mio assunto: 5. Malpighia, Anno XXII, Vol. XX. T 66 EUN s + | A. TROTTER : ; Distanza rettilinea NOME DELLA PIANTA ; LOCALITÀ : : : ed altitudine km. m . Agropyrum litorale Dum. Ariano di Puglia 70.500 650-700 . Ampelodesma tenax . . .| Benevento ‘| 50.000 | 100-150 Hordeum maritimum . . Volturara Irpina 25.000 691 Lagurus ovatus (1), . .. Montecalvo Irp. 70.000 | 500-550 | Scilla maritima ().... Melfi 53.704 T— Atriplex Halimus (). ..| S. Agata di Puglia 710.000 795 Beta maritima ...... : Aquilonia 67.500 | 300-350 . Alyssum maritimum. . .| - Montoro ‘ 45.000 200 Brassica incana. . . . .. S. Agata di Solofra 19.700 | 550-600 Tribulus terrestris var. i inarimensis Guss. (?) . Forenza 27.778 ? Myrtus communis . . . .| Discesa, della Laura 18.000 400 . | Pistacia Lentiseus . . . .| S. Arcangelo Trim. 60.000 | ‘250-300 Heliehrysum litoreum . . Ariano di Puglia . 70.500 650-700 Se la presenza e la persistenza di tutte queste specie è sufficiente mente giustificata dal clima marittimo, dal quale è beneficato l'Appen- nino meridionale, non così facilmente può essere spiegata la loro prove- C) Il Longo indica questa specie di una località, presso Lungro in Ca- labria, situata a circa 800 m. sul mare. Qui però le condizioni di una mag- gior elevazione sono neutralizzate dalla piü bassa latitudine e dalla mag- gior vicinanza alla costa , la quale dista circa km. 26 (cfr. Annali di Bo- tanica, vol. I, 903, p. 91). (3) si N. Su di alcune piante cg Flora napolitana, in Ann. Acc. Asp. Nat. di Napoli, ser. III, vol. VI, an. 1866. (*) Trovasi come elemento costitutivo delle siepi. É pianta forse solo in- selvatichita o subspontanea, almeno attualmente, né del tutto fuori d' ogni litri (a 500 m. s. m.), a Candela (515 m.), Deliceto (600 m.), tutte stazioni situate in parti centrali dell'Appennino. ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPINA 67 nienza, trovandosi esse in stazioni sporadiche , . talora separate da estesi tratti di territorio dalle zone littoranee ov’ esse crescono di pre- ferenza. Cem'é ovvio pensare, due sono le ipotesi possibili: o si tratta di re- moti reliquati marittimi, oppure di elementi, più o meno avventizii, di più recente immigrazione. Purché non sia poi possibile dimostrare, in seguito ad esplorazioni più minute, che in realtà nel Mezzogiorno que: ste stazioni sono meno sporadiche di quello che si erede e che perciò l'attuale flora littoranea sia ad esse collegata da una serie di stazioni le i quali si vanno facendo però sempre meno dense dalla periferia al centro ed in tal easo, a mio modo di vedere, le stazioni più interne sarebbero egualmente le più antiche. Per ora mi accontento di aver solo richiamato l'attenzione sopra questi fatti fitogeografici , affinchè altri possano portare il loro contributo di osservazioni, le quali varranno a dare o no consistenza nia Peas vedute. 2. Nuovo CONTRIBUTO. * Ampelodesmos tenax (Vahl) Lk. — Questa bella Graminacea dà un'impronta earatteristica alla vegetazione lungo il fiume Calore, tra Benevento e Casalduni ,0ve é eomunissima , entrando anche come un. elemento frequente nella formazione nemorale (querceti). Abbondante. sopratutto lungo la riva destra, più rara invece sulla sinistra, cioè en- tro il dominio della flora irpina, secondo i confini da me in altro lavoro assegnati (*). Là località ora ricordata dista a volo d'uccello non meno di 50 km. dalla costa tirrena; perciò è questa una delle stazioni più in- terne per questa specie la quale è invece assai diffusa lungo le spiagge - marittime. In fiore nel giugno 1907. () TROTTER A., La nio rigata dell’Avellinese, in Atti Congr. Nat. ital. mas > Milano, 1906. i pt À. TROTTER Festuea elatior L. sp. — Casali, FI. irp. pa 22. * B Fenas (Lag. — Luoghi arenosi, erbosi, presso la Stazione di Apice-S. Arcangelo, 5 maggio 1906. Sesleria caerulea (L.) Ard. y argentea (Savi). — Tenore, Syll. p. 36. La forma * b. elongata (Host.) nelle boscaglie, sui conglomerati alla « Stretta di Barba »; ottobre 1905. Typha angustifolia L. — Acquitrini presso le sorgenti di Serino, ter- reni umidi argillosi presso la « Scafa di Vitulano » in vicinanza del Calore. La Typha angustifolia già stata indicata nella « Flora Irpina » (p. 16), secondo il Ferraris (*) che la raccolse, è da escludersi per Y u- nica località ivi indicata, trattandosi invece di Z. minima. * Potamogeton densa L. — Abbonda nelle acque freschissime e ve loci che nascono presso Cassano; raccolta nel maggio 1907. * Potamogeton pusillus L. x. — In un fossato alla « Sciorta » presso Avellino; giugno 1907. * Allium nigrum L. z. — Margine dei campi. presso Santa Paolina; pochi esemplari in fiori e frutti nel maggio 1907. * Ornithogalum comosum L. y tenuifolium (Guss). — Aridi, are nosi, presso il Cimitero di Avellino e presso Bisaecia; aprile 1905. * Gladiolus communis L. æ. — Seminati presso Montella assieme a Gl. segetum ; primavera 1907. Iris germanica L. — Tenore, Viaggi, I, p. 159. * 6 illyrica (Tomm.). Luoghi erbosi rupestri a S. Agata di Sopra- .. (5 FERRARI T., Nuove aggiunte alla Flora avellinese, in Giorn. bot. it. N. S., vol. XIII, n. 1, anno 1906. ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPINA . 69 t Loroglossum hircinum Rich. — Un unico individuo in un ceduo al « toppo Monticchio » presso Montella sul versante di mezzodì ; in piena fioritura il 17 maggio 1907. Orchis latifolia L. — Tenore, Syll., p. 457, n. 31. « In nemoribus Hirpinorum: Montevergine », secondo Tenore. Questa specie non é riportata dal Casali in « Fl. irpina ». * Orchis ustulata L. var. angustiloba mihi. Habitu, calcare bracteisque ad Orchid. ustulatum accedit, foliis vero et florum characteribus, excluso calcare, magis ad Orch. Simiam nutat. Pianta di 3-4 dem.; spiga cilindrica, allungata, di circa 40 fiori; foglie lanceolate, acuminate , sprone brevissimo arcuato, */, circa dell’ ovario, brattee lanceolate , le infe- riori più lunghe dell'ovario, le superiori subeguali 0 poco più brevi; labello lungo, profondamente tripartito; lacinia mediana bifida a laciniette divaricate, più brevi delle lucinie laterali, ta- lora più o meno distintamente smarginate o troncate all'apice, senza mu- crone interposto. Sembrerebbe quasi un ibrido tra Orchis ustulata ed O. Simia; però l’unico esemplare fu da me raccolto in una località ove non trovavansi né l'una nè l'altra di queste specie, anzi 0. ustulata è ora indicato per la prima volta dell’ Avellinese , ed 0. Simia non vi fu mai raccolta. Il portamento, lo sprone, le brattee sono di O. «ustulata, mentre per le fo- glie ed i fiori s'aecosta di più ad O. Simia. Raccolta il 6 giugno 1907, in luoghi erbosi sul Monte Faggeto presso Avellino. * Parietaria lusitanica L. — Fenditure di vecchie muraglie ombreg- — giate nella piazza del R. Liceo di Benevento; aprile 1907. * Rumex obtusifolius L — La varietà corrispondente a Rumes acutus Es L, = R. pratensis M. et K. (=? R. crispo X obtusifolius) ho rinvenuto ; nel luglio di quest'anno in stazione umida ed ombrosa al « Vallone i 70 vt I A. TROTTER delle brecce » nella zona montana sopra Caposele. É specie rarissima per la flora meridionale. — Il Rumes pratensis M. et K. riportato in Casali, FI. irpina, p. 40 ex Tenore (Viaggi, I, p. 169 sub R. acutus Ten. nec L.), dallo stesso Tenore poi riferito a œ. zemolapathum (Syll. p. 182, App. II, p. 596) e più tardi a R. glomeratus Schr. (sic) (App. IV, p. 14) è per certo da riferirsi a R. conglomeratus Murr., specie assai comune e che difatti non figura con tal nome nella Sylloge tenoreana. Chenopodium ambrosioides L. — Cassitto, Fl. irp., p. 40. — Ma- cerie lungo una strada presso Preturo (Montoro Inf.), giugno 1907. * Chenopodium murale L. — Letto arido di un torrente e macerie presso Mercato S. Severino ; novembre 1906. * Silene ? catholica Ait. — Boschi al « Vallone delle brecce » sopra Caposele, luglio 1907. Determinazione incerta, gli esemplari non avendo ancora iniziata la fioritura. ` Silene nocturna L. «. — Luoghi aridi arenosi presso Morra Irpino a circa 600 m. s. m.; 26 giugno 1907, in frutto. Ho motivo a dubitare che la Silene nocturza, data come frequente per i campi intorno Avellino (FI. irpina, p. 47), sia invece altra specie. Alyssum campestre L. — Tenore, Viaggi, I, p. 141. — Luoghi aridi arenosi od anche rupestri nell’ Appennino terziario: Bisaccia, Paterno- poli, Monte Ogliano presso Nusco. Questa specie sembra essere partico- larmente diffusa sui terreni terziarii, non solo dell'Avellinese ma anche di tutta la penisola. Alyssum saxatile L. «, b. leucadeum (Guss.). — Rupi calcaree presso Caposele, luglio 1906 in frutto, assieme a Celtis australis, Viburnum Tinus, Carpinus orientalis, Triticum villosum, Melica ciliata, eec. * Brassica frutieulosa Cyr. — Luoghi erbosi icc presso Mer- j È ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPINA 71 cato S. Severino verso Montoro e lungo la via ferrata presso la Stazione di Solofra; in fiori e frutti nel novembre 1906 e maggio 1907. * Cardamine graeca L. — Boscaglie, luoghi erbosi rupestri, siepi, ecc., della zona montana, a S. Lorenzo presso Bagnoli Irp., Monte Ogliano presso Nusco, Monte Faggeto presso Avellino, aprile 1907. La var. erio- carpa DC. comune nel Bosco di Sassano presso la Stazione di Aquilo- nia, in terreno argilloso; in fiori e frutti nell' aprile 1907. * Sisymbrium Irio L. — Su vecchie muraglie a Benevento, prima- vera 1907, * Paeonia officinalis L., ? 3 mascula L. — Un solo esemplare nel Bosco di Sassano presso la Stazione di Aquilonia, aprile 1907. ‘ Sedum sexangulare L. x mite (Gilib). — Luoghi aridi, arenosi od argillosi sotto Foglianise sul Taburno; raro, primavera 1907. * Geum molle Vis. et Pane. — Arenosi, erbosi, a monte Vergine al Campo di Virgilio. Comunicatomi gentilmente dall’ Ing. M. Guadagno che lo raccolse sin dal 1897, e recentemente raccolto di nuovo da w e dal Prof. Fr. Cavara nella stessa località. Pirus communis L. * var. angustata Arc, Fl. it., I Ed., p. 232, Borzì, Comp. FI. for., p. 61. — Luoghi aridi rupestri soleggiati sopra Castel- franci, 19 maggio 1906. La var. Achras (Gaertn.) frequente nel bosco di Sassano presso Aquilonia. Pirus Malus L. — Casali, Fl. Irpina, p. 63. Sue * var. eriostyla Moris. — Frequente in bellissimi esemplari nei | : boschi situati alla periferia del Piano Laceno (= P. comm. var. Achras — Trotter 1905, p. 32), e così al « Vallone delle brecce » verso M ' Rosa alpina L. 5 pyrenaica (Auct. n. Gonan). — er elevati a A. TROTTER rupestri calearei, oltre i 1000 m. d'altitudine, sul Monte S. Michele presso Solofra, Monte Terminio presso la « Scala », e sul Monte Acellica ; maggio-giugno 1905-1906. * Lathyrus digitatus (M. B.) Fiori. — Frequente nel bosco di Sas- sano presso la Stazione di Aquilonia; in fiore, nell’ aprile 1907. * Lathyrus hirsutus L. — Aridi, arenosi, argillosi, campi, ece., presso . la Stazione di Aquilonia, a Morra Irpino, Caposele, Piani di Serino; primavera-estate 1905-1907. * Medieago seutellata (L.) Mill — Luoghi aridi, arenosi, margine dei campi presso la Stazione di Montemiletto; pochi esemplari, in fiori e frutti nel maggio 1907, Trifolium glomeratum L. — Tenore, Viaggi I, p. 175. Pochi indi- vidui in terreni arenosi, argillosi presso Torrecusi alle falde del Taburno nel giugno 1907. * Trifolium ligusticum Balb. — Boscaglie sopra Montoro; 16 giugno ‘1906. * Vicia cassubica L. x. — Boscaglie al « Vallone delle brecce » tra il Vado dell’Asta e Caposele; luglio 1907. * Lythrum Graefferi Ten. 5 Preslii (Guss.). — Terreni argillosi, per lo più umidi ed acquitrinosi, sotto Foglianise presso la « Scafa di Vitu- lano » poco lungi dal fiume Calore e lungo la strada tra Caposele e Lioni; primavera 1907. Apium nodiflorum (L.) Rchb. — Sium nodiflorum, Tenore, Viaggi 1. et p. 172. Cassitto, Fl. irp., p. 132. La forma * b. ochreatum DC. nei luoghi *. umidi e lungo i fossati alla « Sciorta » presso Avellino; giugno 1907. - E ps forma e. repens (Rchb. fil.) fu indicata dal Cassito, 1. e., p. 132. ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPINA 73 * Smyrnium perfoliatum L. 2. — Boschi sotto il S. Salvatore di Mon- f tella: una piccola colonia in un'unica stazione, in fiore I'11 giugno 1907. Torilis arvensis Lk. — Caucalis arv., Tenore, Viaggi I, p. 130. : Ro typ. — Luoghi aridi sui conglomerati alla « Stretta di Barba », luglio 1904. 1 "i purpurea (Guss.). — Aridi arenosi presso Tufo, primavera 1906. La forma b. heterophylla (Guss.) tra Serino e Solofra, fine di giugno .1904, in Iuoghi aridi arenosi, forma già indicata anche dal Ferraris (1. e.). * Erodium cicutarium L'Her. — Casali, FL irp. p. 79. * Y chaerophyllum DC. — È la varietà che più frequentemente si rinviene nell'Avellinese, per lo più nelle stazioni arenario-xerofite od Lin quelle rupestri. L'ho raccolta nei dintorni della città di Avellino, sui t conglomerati alla « Stretta di Barba », presso Tufo, alla discesa della Laura presso Montoro, eee, * Linum eorymbulosum Rchb. — Frequente nei luoghi aridi, calcarei, arenosi o rupestri, tra Serino e Solofra (= Z. gallicum Trotter, Bull. P Soc. bot. it. anno 1900, p. 36), bosco di Sassano presso la Stazione di Aquilonia, Caposele, sotto Foglianise alle falde del M. Taburno. Linum gallieum L. — Tenore, Viaggi I, p. 166. Luoghi erbosi bo- schivi sotto Morra Irpino, in fiore il 26 giugno 1907. Le località già indicate per questa specie dagli Autori della Flora Irpina sono da rife- rirsi a Z. corymbulosum e L. catharticum. ; * Geranium lanuginosum Lam. — Abbastanza comune lungo un ru- scello che da Nusco scende ai « Serroni » di Cassano; in fiore, giu- gno 1907. Tri Malva moschata L. x — Tenore, Viaggi I, » 141, Syll. p. 336, Re. fazione escurs. Terminio, p. 324. p * Y Orsiniana (Ten.). — Una colonia di yea individui in sta i 74 Pe È | A. TROTTER zione erbosa rupestre presso il Vado dell’Asta (Cervialto), a circa 1200 m. s. m.; in fiore, nel luglio 1907. Questa bella varietà pare sia stata indicata in Italia una sola volta; fu scoperta dall'Orsini a Pizzo di Sivo (loc. class.). Cynoglossum cheirifolium L. — Tenore, Syll., p. 83. Luoghi aridi arenosi presso la Stazione di Paternopoli, in fiori e frutti il 2 maggio 1907. | . Bartsia viscosa L. — Rhinanthus palustris Cyr. ined., Tenore, Viaggi | I, p. 168. — Aridi, arenosi, erbosi, tra Benevento e Foglianise, poco bs dal fiume Mp primavera 1907. Bartsia Trixago L. — Tenore, Viaggi I, p. 168; Trotter, Bull. Soc. bot. it., anno 1905, p. 37. Diffusa in tutto l Appennino terziario nelle due forme /ufeg Wk. et Lge. e versicolor (W.); nei terreni aridi are nosi od argillosi, per lo più tra le messi; rarissima nelle stazioni rupe stri. Da me raccolta presso Salza anche in stazione rupestre (la f. lutea - = Bar. viscosa Casali, in FI. irpina, p. 115), inoltre a Rocca S. Fe lice, Montecalvo, tra Benevento e Foglianise, Aquilonia, Conza, S. An- gelo dei Lombardi. * Digitalis Di-Tellae mihi (D. ferrugineo X micrantha). — Questo nuovo ibrido da me raccolto in fiore il 18 luglio 1907, in una radura di un bosco lungo il « Vallone delle brecce » tra il Vado dell'Asta e iet posele, ove ereseeva assieme ai genitori, offre i seguenti caratteri : tepali come in D. ferruginea, solo un po meno seariosi al margine; co” olla per dimensioni intermedia, di colore giallo o giallo-rossigno come 5 D. micrantha ; di forma tozza e gozzuta come in ferruginea, solo il lobo inferiore è meno lungo e meno barbato; fusto robusto, verdognolo, nè rossiccio come in Dig. ferruginea; foglie come in D. micrantha. È affine all’ ibrido D. ferrugineo X lutea (Focke). | Dediéo questo ibrido all’ egregio amico sig. Giuseppe Di Tella, Sotto- - Ispettore forestale, assieme al quale lo raccolsi, e che mi fu caro com pagno in molte escursioni botaniche nell'Avellinese. ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPINA 75 Linaria Elatine (L.) Mill. — Casali, ZL irp., p. 112. * E Sieberi (Rchb.) — Arenosi, erbosi presso Montoro Inf., aprile 1907. Lycopus europaeus L. — Tenore, Viaggi I, p. 161. Luoghi arenosi, umidi presso Prata. Raro, primavera 1906. Salvia pratensis L. — Casali, Fl. ipina p. 108. * y haematodes (L.). — Radure del bosco di Sassano presso la Stazione di Aquilonia in terreno argilloso, giugno 1906. Satureja Calamintha (L.) var. x typ. — Casali, FZ. irp. p. 106 e 109 (sub Nepeta Nepetella, Calamintha officinalis, Calamintha silvatica). Nelle boscaglie lungo le siepi e le strade, presso Avellino, Bagnoli, ecc. * Acanthus spinosus L. « spinulosus (Host.). — Boschi presso Mon- toro Inf, presso la strada della Laura, primavera 1907. Forma a sepali laterali cigliati nè calvi! Peres lanceolata L. — Casali, Fl. irp., p. 118. * 8 maritima Gr. et Godr. — Rupi lungo la ferrovia presso la Stazione di Montoro, 11 luglio 1907. Galium parisiense L. — Ta Viaggi Y, p. 155. * B. divaricatum (Lam.). — Terreni argillosi soleggiati sotto Morra Irpino; raro, il 26 giugno 1907. Galium vernum Scop. — Milani, Klenco piante Princip. Ult. p. B Boscaglie sul monte S. Salvatore, abbastanza frequente; 11 e ugno 1907. * Valerianella eriocarpa Desv. — Campi presso Morra a in frutto, il 26 giugno. 1907. Hedraeanthus graminifolius DC. f. var. maeranthus mihi. A typo 76 ; A. TROTTER differt floribus tertia parte longioribus ed ultra. — Fiori più grandi, lunghi sino a 35 mm., fusto parcamente foglioso. Rupi soleggiate, alla vetta del monte S. Salvatore presso Montella, 11 giugno 1907. Cephalaria transylvaniea (L.) Schr. -- Tenore, Viaggi I, p. 170, Syll. p. 64. Terreni arenosi od argillosi presso Benevento, settembre 1906 ed al | bosco di Sassano presso la Stazione di Aquilonia, aprile 1907 (residui secchi dell’ annata precedente). Cardopatium corymbosum (L.) Pers — Carthamus corymbosus L., Tenore, Viaggi I, p. 147; Fiori, FI. anal. v. III, p. 308. — Questa spe- cie, la quale figura bensì nel rapporto di Casale e Gussone ma è om- messa nella Sylloge, non appare poi nella Flora irpina del Casali, se non come sinonimo di Carlina corymbosa, ma ciò evidentemente per un errore. Questa specie, che è caratteristica della regione centrale e meri- dionale adriatica, l’ ho raccolta nei terreni aridi presso Morra Irpino nella primavera 1907 non ancora completamente sviluppata. * Carlina acanthifolia All. x — Pascoli elevati nel gruppo del M. Cer- vialto; da me raccolta al Piano del « Vado dell’Asta » nel luglio 1907. Carthamus lanatus L. — Tenore, Viaggi I, p. 147. — Luoghi aridi arenosi presso Benevento; in fiore, ottobre 1906. * Chrysanthemum eoronarium L. — Avventizio, lungo i binari, presso la Stazione di Avellino. . Chrysanthemum segetum L. — Casali, FZ. irpiza, p. 129. * var. integratum mihi. Mox dignoscitur foliis caulinis omnibus subintegris. — Forma a foglie cauline tutte subintegre. Luoghi erbosi umidi presso Montoro Inf.; pochi esemplari in fiore, F 11. luglio 1907. Crepis bulbosa (L.) Tausch. — Hieracium bulbosum L., Tenore, Viaggi ULTERIORI OSSERVAZIONI E RICERCHE SULLA FLORA IRPÍNA Ti I, p. 137. — Luoghi erbosi rupestri, lungo le siepi, scarpate delle stra- de, ece., a Sant'Agata di Sopra, Montoro Infer. tra Tufo e S. Paolina, maggio 1907. * Crepis setosa Hall. — Luoghi arenosi, erbosi, soleggiati, tra Bene- vento e Foglianise, Morra Irpino, Bagnoli; primavera 1907. - * Crepis tectorum L. x. — Luoghi aridi erbosi presso Caposele , lu- glio 1907. : ^" Echinops Ritro L. y siculus (Strobl). — Aridi arenosi tra Capo- : sele e Lioni; un solo esemplare, in fiore, nel luglio 1907. T Helychrysum litoreum Guss. var. apulum mihi. A typo differt, foliis angustioribus minusque lanosis. — Differisce dal tipo per le foglie meno larghe e meno lanuginose che ricordano, salvo la loro notevole lun- ghezza, le foglie di Helychr. italicum. — Questa specie riesce oltremodo interessante per la località ove l'ho raccolta, cioè nel cuore dell'Appennino a circa 700 m. sul mare, in luoghi arenosi; presso il Cimitero di Ariano di Puglia; in fioritura, ai primi di luglio 1906. Lupsia Galactites (L.) O. Kutz. — Centaurea Galactites, Tenore, Viaggi I, p. 148. Luoghi aridi, arenosi, incolti, presso Tufo, Torrecusi sul Monte Taburno, tra Benevento e Foglianise; primavera 1906-1907. Pieris hieracioides L. — Casali, Fl. irp., p. 134. * & typ., f. d. ruderalis (Schm.) in W.). — Luoghi incolti presso | Mercato S. Severino; ottobre 1906. Sonchus oleraceus L. — Casali, FZ. irp., p. 137. * var. glaucescens (Jord.). — Terreni argillosi presso Calitri, campi presso Paternopoli e probabilmente altrove. 78 A A. TROTTER eta porrifolius L. * e eriospermus (Ten.). — Pochi individui in luoghi rarpestri al Vallone delle brecce presso il Vado dell'Asta a cirea 1100 m. s. m.; lu- glio 1906; comune nelle argille presso Salza, S. Angelo dei Lombardi eec. (è il Trag. nebrodensis da me riportato in un precedente Contributo). * Xeranthemum inapertum W. — Aridi, arenosi presso Morra Irpino. Specie da doversi per ora escludere dalla Flora irpina. Vicia sativa L. var. macrocarpa Mor. — Casali, FL irp., p. 76. — È invece Vicia sepium ; ciò in seguito alla revisione del materiale con- servato nell’ Erbario della R. Scuola di Viticoltura di Avellino. Nepeta Nepetella L. — Casali, F7. irp., p. 106. — È invece Saturej0 Calamintha var. 4. Ritengo che Nepeta Nepetella, almeno per ora, sia da escludersi non solo dalla flora avellinese ma anche dalla flora del l'Italia meridionale. L'altra località del Mezzogiorno indicata per que- sta specie, cioè la Basilicata, riportata anche nella Flora analitica, v III, p. 25, non ci sembra perfettamente sicura. Essa è desunta da un lavoro del Giordano ("), il quale indica Nepeta Nepetella dei paesi di Po marieo, Tricarico, Miglionico e come stazione la dice raccolta « nelle siepi delle vigne. » Salvia argentea L. — Casali, Z/. irp., p. 108. — Trattasi invece di individui ineompletamente sviluppati di Stachys germanica o S. italica. Avellino, marzo 1908. (©) Contributo all’ illustrazione della Flora lucana. ds ali R. Ist. tecnico di Napoli, anno IH. 1886, p. 83. T Y El specie italiane del genere Calypogeia Raddi È MONOGRAFIA DEL Dorr. C. MASSALONGO. Nei generi di epatiche fogliose si sono effettuati i più svariati adat- . tamenti allo scopo di proteggere da condizioni sfavorevoli dell'ambiente il giovane sporogono, e specialmente onde provvedere affinchè durante il suo sviluppo non venga a far difetto Il’ umidità necessaria. In non Pochi casi lo sporogono è difeso da foglie involuerali soltanto, le quali derivano da quelle vegetative variamente modificate; piü di sovente però al medesimo intento, tali foglie involucrali trovansi associate ad un organo protettore speciale o colesula, di forma la più diversa, che a mo’ di guaina tutto all’ intorno chiusa, immediatamente lo circonda. Ad ogni modo nelle epatiche cormofite, attualmente si raggiunse a tale riguardo il massimo grado di perfezionamento, colla produzione di un . Deriginio, il quale a guisa di ascidio sacciforme, pendulo, si sviluppa in corrispondenza del talamo fiorale, sottoposto all'arehegonio fecondato. | Quest'ultimo infatti per l’acerescimento geotropico positivo del periginio, a poco a poco viene immerso nel suolo, e così finalmente a trovarsi sul fondo di una cavità tubulosa, dove compierà la sua evoluzione. Si ag- giunga che spesso la superficie esterna di quest'organo è rivestita di un fitto feltro di rizoidi, i quali provvedono abbondantemente all’ assorbi- Mento dell’acqua ‘e degli alimenti in essa disciolti, che verranno perciò direttamente utilizzati a vantaggio dello sporogono in via di sviluppo; mentre d’altra parte, il più delle volte, la sua interna parete è tappez- zata da produzioni tricomatiche obliquamente rivolte verso l'apertura — dello stesso, impedendone così l’accesso a vari piccoli animali viventi nel - Suolo, i quali potrebbero riuscire dannosi all’ evoluzione di detto sporo- Sono. Va notato che i generi di epatiche forniti di periginio, relativa- Mente ai caratteri del loro apparato vegetativo, spettano a tipi di deri- B6 °_° © MASSALONGO vazione filogenetica differente, ragion per la quale rivelarebbero una | spiccata convergenza rispetto al complesso degli adattamenti intesi a mettere lo sporogono nelle condizioni più convenienti di sviluppo e pro- tezione. In taluni di questi generi esiste solo un periginio, ma altre volte è desso coronato ancora dalla colesula (Arzellia); in quest'ultima evenienza si può constatare che in qualche specie il periginio è ancora rudimentale, perchè rappresentato soltanto da una gibbosità più o meno manifesta, sottostante allo sporogono, ciò che si verifica p. e. nell Alicu- laria minor (= A. geoseyphus), la quale appunto per ciò costituirebbe | un tipo di passaggio fra le epatiche cormofite, fornite di sola colesula e quelle provvedute di un periginio ben evoluto. Fra i generi caratte- rizzati dalla presenza di detto organo, il genere Calypogeia Raddi, 0€ cupa nel sistema una posizione affatto isolata, vuoi per le foglie incube, vuoi per lo sviluppo notevole degli anfigastri, nonchè per lo sporocarp? | deiscente lungo linee spirali. In considerazione però dell'abito delle sue | specie, come pure dell'areolazione delle foglie, credo che più opportuna- mente almeno, si deva collocare nella famiglia delle Cephaloziaceae, forse accanto del genere esotico Alobiella (Spr.) Schiffn., che per alcuni epè tologi costituirebbe una semplice sezione o sottogenere del Cephalozia. Se infatti, si faccia astrazione dalle foglie succube, le specie di Alobiella, | per l apparato vegetativo, ricordano moltissimo le Calypogeia. | Le mie rieerehe intorno alle specie europee di quest'ultimo genere ? | quelle particolarmente finora segnalate nella Flora Italica, ricerche delle quali il risultato presento al lettore in questo articolo, furono di molto ‘agevolate dall’esame di esemplari archetipici inviatimi da vari eminenti | j epatologi, fra i quali ricorderò i signori Professori C. Douin, C. vali | * V. Schiffner, C. Warnstorf, ed in i sempe H. Arnell, che in quest? occasione pubblicamente ringrazio. | Ferrara, giugno 1908. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEÍA #abbt 81 CALYPOGEIA Rappr. Jungermanniogr. Etr. in Mem. Mat. Fisica Soc. It. Mod. XVIII, p. 42 (ed. Bonn. p. 19) sect. B, tav. VI, fig. 3-4 (1820 ex typo Junger- mánnia calypogea Raddi, in Atti Acc. Fisiocritici, Siena IX, p. 230-240, tab. III, fig. 4-6 [1808]. — Kantia Gr. in Gray Natur. Arrang. Brit. pl. I, p. 706 (1821), nomen emend. S. O. Lindb. Musci Seandinav. p. 4 (1879). — Cincinnulus Drmt. Comm. Bot. p. 113 (1822). — Maium (fis- sum) L. ex p. Sp. PI. ed. I, vol. II, p. 1114 (1753). Jungermannia terrestris repens foliis ex rotundate acuminatis bifidis, apertura pene visibili, Mich. Nov. PI. Gen. p. 8. — Conf. etiam : Lévier E., Remarques à propos des genres Calypo- geia, Kantia-Kantius ete. in Bullet. Soc. Bot. It. p. 92, Firenze 1902 — Meylan C., Recherches sur le Calypogeia trichomanis Cda. et les for- mes affines, in Revue Bryol. 1908, p. 67-74. Caulis prostratus radicans, radieulas prope foliolorum basin edens, pa- x rum ramosus, ramis posticis, raro flagelliformibus. Folia ineuba alterna, convexula, subovata , vel subdeltoidea , apice rotundato, aut acutato, Saepe bidentato; cellulae foliorum polygonae. Foliola optime evoluta sub- triplo, quadruplo foliis minora, biloba, dentata, raro emarginata aut in- - tegra. Inflorescentiae cladogenae in ramulis brevissimis, ex axilla folio- lorum, exortis. Perigynium carnosulum, sacciforme, cylindraceum, pen- dulum, superficie radiculis hirsutum ; calyptra pro maxima parte cum perigynio concreta. Capsula, setula longa suffulta, cylindracea, usque ad ^ basin Spiraliter in valvas quatuor dehiscens, valvae contortae , elateres bispiri, utrinque attenuati, decidui. Perigonia spicata, foliis multo mi- | nora, subeonduplicato-biloba, basi gibba, lobo antico dente inflexo aucto; | antheridia subglobosa, breviter stipitata. — Plantae statura sat robusta, —. vel parvae. A Oss. Nella flora europea, per l’addietro, al genere Calypogeia venivano - ascritte soltanto la C. arguta e C. Trichomanis, comprendente quest'ul- . tima, secondo alcuni epatologi, differenti forme o varietà. Dopochè ms 9- Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. e$ e C. MASSALONGO ^ — $ particolarmente per opera di S. O. Lindberg, allo scopo di- meglio cir- coscrivere le specie di epatiche, ai caratteri morfologici si aggiunsero ancora quello dedotto dalla diversa distribuzione delle infiorescenze dei due sessi, le varietà della surriferita C. Zrichomanis, sottoposte a revi- sione critica, si è creduto, in base essenzialmente al detto carattere del- l'infiorescenza, di doverle riferire, per la massima parte almeno, a spe- | eie autonome, mettendo quasi in seconda linea gli altri earatteri mor- fologiei. Con analoghi criteri ancora di recente, cioè dopo il 1900, ven- nero ereate aleune altre specie europee di questo genere, che fino allora, come forme, erano state comprese nell'ambito delle modificazioni della C. Trichomanis. Nelle pagine che seguono oltre della descrizione delle Colypogeia note per il nostro paese, il lettore troverà ricordate ancora tutte le altre en- tità tassonomiche congeneri, proprie della flora d'Europa, con indicazioni | relative alle loro affinità e differenze rispetto a quelle nostrali. Devo però | ; in questa occasione constatare, che non è detta ancora l'ultima parola intorno all'autonomia di tutte le specie europee, attualmente come tali descritte, per questo polimorfo genere. Variabilissimi infatti sono i ca- ratteri dell'apparato vegetativo del gamofita, come del resto ciò si veri- fica spesso ancora rispetto a quelli dell’ infiorescenza, ragione per la quale la massima parte delle supposte specie, si trovano insieme collegate da | termini di passaggio, ciò che rende la loro distinzione cosa sovente as- sai ardua. In tali condizioni di cose, in avvenire, forse più opportuna- mente si potrebbe ammettere nella flora del nostro continente, quali spe- ` eie, almeno meglio definite, soltanto le seguenti cioè: la C. arguta, C. | Neesiana, C. suecica e C. Trichomanis, riferendo a quest'ultima, quali sottospecie, varietà o forme, fra loro però congiunte da sfumature in- termediarie, tutte le restanti entità. Conspeetus synoptieus specierum. ^ l. Foliolae plurimae integrae aut retuso-emarginatae : | V Caule 10-25 mill. longo , foliis utplurimum ovato-ligula- ; tis, cellulis 35-45 » in diam. -. . . . . . . QC. Neesiana. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEÍA RADDI BE S V Caule 4-6 mill. longo, foliis rotundato-ovatis, cellulis parum- per minoribus contextis; foliolis imbricatis €. Neesiana v. minor Foliolae semper ad medium aut ultra bifidae vel. bilobae, lo- bis saepe extrorsum unidentatis . . . . . . . . . 2 .2.. Foliolis in laciniis subulatis divisis, foliis oblongis, apice bi- dentato, dentibus vulgo divergentibus, cuticula minute papillatostriatula .. . . . $03. tex i Foliolis in lobis subovatis divisis, cuticula foliorum levi . . 3 .3. Cellalae ad medium foliorum 35-50 u. in diametro €. Trichomanis l I. Caule haud capillari, foliis imbricatis vel saltem conti- guis, foliolis caule Jatioribus : X Foliis- convexulis subrotundo ovatis , apice rotundato , raro retuso bidentulo; foliolis caule duplo latioribus, bilo- bis, lobis subotusis; infl. paroica. . . . var. x communis XX Foliis convexulis subovatis, apice acute-bidentato, raro integro, acutato; foliolis subduplo, caule latioribus, sub- bipartitis, lobis extrorsum, mere unidentatis; infl. au- toica o i e VA. fusa XXX Foliis distico. abs solai vel dimidiato- ovatis, margine inferne magis decurrentibus, apice inte- gro, obtuso, aut acutato, rarius bidentulo; infl.? var. y Sprengelii | I. Caule subeapillari, foliis parvis plus minus dissitis, dimi- diato-ovatis, apiee saepe bidentato; foliolis laxis minutis, caule subaequilatis; inf? .. .. . . . . . . var à graeilis Cellulae ad medium foliorum 25-35 win damo <: 4, 9 4. Cellulis ad foliorum medium 30-35 w. circiter in diam.; foliolis bilobis, lobis rotundato-obtusis, lateribus integris C. Miilleriana E i | * Cellulis ad foliorum medium 25-30 p. circiter in diam., folio- lis bilobis, sinu angulari, lobis utplurimum acutis, late- ribus saepe angulatis vel unidentatis (pl. lignicola) C. suecica - ; 84 È, C. MASSALONGO C. Trichomanis (L.) Nees (ex Cda.) Hep. Europ. III, p. 8 emend. excl. Mart. Fl. Crypt. Erl. tab. 3, fig. 7 et x 3 (5 (1838); G. L. N. Syn. Hep., p. 198. — Cincinnulus Dmrt. Comm. bot., p. 113 sed per errorem (1822). — Mrium L. Sp. Plant. ed I, vol. II, p. 1114, (1753) reform. Monoica; caule longitudine variabili, interdum usque ad 30-40 mill, prostrato, parum ramoso, postice ad foliolorum insertionem erebre radieante. Foliis incubis, convexulis magis minus dense im- brieatis, oblique adnexis, margine inferne varie decurrente, ovato- l suborbieulatis, ovatis, vel fere dimidiato-ovatis, integris, apice ro- | tundato, subacuto, aut breviter bidentato; cellulis pellucidis, sub- leptodermicis, ad fol. medium 35-50 p. in diam.; cuticula levi. Fo- liolis optime evolutis, tri-quintuplo foliis minoribus, vulgo utrinque caulem excedentibus, late subovato-rotundatis, bifidis, subbipartitisve, segmentis extrorsum saepe angulatis vel unidentatis. Capsula cylin- dracea, castanea, setula longissima suffulta; sporis 10-12 p. in dia- metro, elateribus bispiris 8-10 p. crassis. Spicis c! ex axilla foliolo- rum egredientibus; perigoniis minutis concavis, inaequaliter 2-3-den- tatis, antheridiis vulgo binis ternisve, breviter stipitatis. Ramis pro paguliferis sursum attenuatis, saepe adscendentibus ae foliis folio- lisque subaequalibus, sensim extremitatem versus diminutis, prae ditis; propagulis catenulatis, globosc-ellipticis, 1-2-cellularibus. — z. communis Nees in l. s. c. — Calypogeia. Trichomanis Cda. in — Sturm Fl. Germ. Crypt. II, Abth. Heft. 19-20, p. 38 (1820). — C Sissa B, integrifolia Raddi Jungermanniogr. Etr. in l. s. c. p. 44 (1820). Icon. Raddi in l. s. e. tab. VI, fig. 4 (rudis); Cda. in l. s. e. tab. 10; Hook. Brit. Jung. tab. 79; Donin in Revue Bryol. 1904, ic. p. 109 et p. 113. Ersice.: Massal. C., Hep. It.-Venet. exsiee. n. 44 (eum formis ad var Jíssam aec.). Foliis subrotundo-ovatis, confertis, apice rotundato aut breviter retuso-bidentulo ; cellulis ad fol. medium 35-45 v. in diam.; foliolis | subrotundis, vix duplo caule latioribus, ad medium bilobis, sint | vario, lobis saepius obtusis, lateribus interdum sinuato-angulatis ; | infl. paroica. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEIA RADDI 85 — & fissa (L.?) Raddi! Jungermanniogr. Etr. in l. s. e. p. 44 (1820). — Jungermannia calypogea Raddi in Atti Ace. Se. Fisiocritici Siena in l. s e. — Kantia calypogea S. O. Lindb. Musci Scandinav. p. 4. — Calyp. Trichom. a 2 repanda Nees Europ. Leberm. III, p. 9 et G. L. N. Syn. Hep. p. 198. — Maium fissum L.? Sp. PI. ed. I, vol. IL p. 1114 (1753). — Jungermannia terrestris repens foliis ex ro- tundate acuminatis, bifidis apertura pene visibili, Mich. Nov. Gen. p. 8. Icon: Raddi in Atti Ace. Fisioerit. Siena in l s. c, tab. III, fig. 4-6 et ejusdem Jungermanniogr. Etr. in l. s. c., tab. VI, fig. 3 (rudis); Micheli in l. s. c., tab. V, fig. 14. Foliis subovatis, vel dimidiato-ovatis, apice evidentius bidentato, sinu vulgo angusto , raro integris, acutatis; cellulis ad medium fol. 38-50 p. in diam.; foliolis duplo caule latioribus, magis latis quam longis, ultra medium bifidis vel subbipartitis, segmentis, sub- : triangularibus, lateribus saepe 1-2 dentatis; infl. autoica. ES aeu E Sprengelii (Mart). — Jungermann. Mart. Fl. Crypt. Erlang. p. : 133 (1817). dcon.: Mart. in l s. c. tab. III, p. 6. Foliis ovalibus vel dimidiato-ovatis, disticho-subexplanatis, apice subrotundato, acutato, interdum bidentulo, margine inferne, magis decurrente; cellulis ad medium fol. circiter 35-48 p. in diam.; fo- liolis subovatis caule. parum latioribus, bilobis, lobis saepe plus minus acutis, lateribus rotundatis (pl. caule vulgo elongato , foliis dissitiusculis); infl. ? — è. gracilis! — Kantia Trichom. forma Carest. et. Massal. in Re- vue Bryol. 1883, p. 102 in Obs. ad K. azgutam. Caule graciliore subfiliformi; foliis parvis magis minus laxis, di- midiato-ovatis, utplurimum bidentatis; cell. ad medium fol. 35-50 p. in diam.; foliolis distantibus minutis, caule aequilatis, bifidis UT steril. habitu fere C. argutae). Hab. Ad terram saepe siliceam, humoso-turfosam, rupes nee non inter museos et alias hepaticas e regione collina usque ad alpinam, P plerumque tamen in nemorosis montanis; a: Piemonte in variis lo- 86 C. MASSALONGO eis alpium Penninarum prov. Novara (Carestia), et alpium. Zepon- tine (Rossi!); Liguria (Bert., De Not.); Lombardia (Garovaglio); prov. Bergamo (Rota), Como et Sondrio (Anzi); Veneto: prov. Pw dova e collibus Euganeis ( Massal,!), prov. Treviso in sylva Mon- tello (Saec.!) et Cansiglio (Spegazz.!), Vicenza supra Asiago (Mas- salongo!), Verona e mt. Baldo « Valle delle Pietre, Acque Negre » (C. Massal), Udine e mt. Ghiacciaat supra Pontebba (C. Massal.); | Svizzera prope Zugano (Mari); Tirolo merid. e mt. Grande di Per- | gine et ex loeo « Paganella » (Vent.!); Toscana, prov. Firenze (Raddi, Micheli), ex alpibus Apuanis et prope Seravezza (Rossetti!), prov. Pisa (Barsali!); Calabria prope Reggio (Macchiati), mt. Alto haud | proeul Aspromonte (Martelli, Barsali!). — Q, ad terram humidam | vulgo argillosam prov. Firenze (Raddi!), mt. Argentario (Somm.!), Valsesia (Carest.) — y, in loeis udis, stillieidiosis et inter sphagna, prov. Novara supra Riva- Valsesia, mt. Ripa ex alpibus Apuanis (Rossetti!); prov. Firenze prope Poggio Adorno (Lev.!). — ò, ad parietes fodinarum ex loco « La Vanna » dicto, prope Riva Valsesit prov. Novara (Carest.!). — 9| ; fruct. vere. Area distrib. : Europae, Asiae et Americae borealis. xd Oss. Intorno al carattere dell’ infiorescenza di questa specie, non pota discrepanza esiste presso gli autori; il Douin ritiene che ciò sì deve attribuire alla sua variabilità. Il Douin infatti ( Revue Bryol., 31 année, 1904) avendo esaminato un abbondante materiale, è venuto, | a tale riguardo, alla conclusione che detta infiorescenza si incontra alle volte paroiea o sinoiea, nonchè autoica, oppure dioica (forse più esattamente pseudo-dioica). Sembra però che nella C. Tricho- manis var. a communis, sia predominantemente almeno paroica, ed invece nella var. & fisse autoica. Che se poi veniamo a considerare i caratteri morfologici riferentisi all'apparato vegetativo del gamofita della specie in questione, si deve riconoscere che le molteplici forme da esso offerte, rispecchiano ancora la loro diretta dipendenza dalle | mutabili attuali condizioni di ambiente. A motivo di questa pl | sticità, frustranei riescono i tentativi, in base ai loro caratteri ; di y LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEIA RADDI distinguerne, delle varietà nel vero senso della parola, e ciò in con- seguenza delle numerose sfumature che gradatamente collegano le molteplici modificazioni in cui si risolve la specie. Questo era ne- cessario di rilevare onde mettere in guardia il lettore, relativamente. al valore tassonomico delle supposte varietà, che abbiamo anche noi qui ammesse. Le quali piuttosto non rappresenterebbero che le più salienti modificazioni della specie, eoneretatesi in diverso grado in - taluni saggi, ragion per la quale nulla offrendo di costante, molto difficilmente si riesce di circoscrivere le une di fronte alle altre. A ciò si aggiunga che alle volte si verifica anche il caso di esemplari cioè, nei quali mentre il fusto porta foglie corrispondenti alla v. a, quelle dei suoi rami rispecchiano la forma che predomina invece nella — var. 6 o Y. . Qui noto che sebbene non abbia potuto esaminare esemplari ori- ginali della €. Zrichom. v. Sprengelii, tuttavia ritengo, a quest'ul- tima varietà si devano attribuire i saggi che ad essa ho qui riferiti. Nei luoghi stillicidiosi e lungo i ruscelli, cresce una forma sterile, - piuttosto robusta di €. Zrichom. v. v, di color verde cupo, a foglie flaccide, e coi rami del fusto più o meno ascendenti, Questa forma o modificazione, a giudicarne dagli esemplari originali, corrisponde alla C. adscendens (Nees) Warnst. var. rivularis Warnst! (Vegeta- tionsskizze von Schreiberbahn im Riesengebirge ete. in Abhandl. : Bot. Vereins Prov. Brandenb. II « 1907 » p. 170), la quale fu tro- 3 vata ancora in Corsica « mt. Rotondo » (Martelli, Barsali). i La C. submersa! (= Kantia Arnell in Revue Bryol. 1902, p. 30 et ie. p. 31) che si conosce soltanto allo stato sterile, è pianta acqua- tica, e viene caratterizzata dal caule gracile filiforme, molto allun- gato (4-5 cent.), dalle foglie distico-piane, lasse ed obliquamente ovate, che sono formate da cellule ampie, leptodermiche, dalle fogliole di- vise in due lobi sub-triangolari ottusi, subdivergenti e separati da un'insenatura semilunare. Ritengo peró che questa supposta specie in realtà non sia che una forma anomala e degenerata della var. Sprengelii o v. gracilis di C. Trichom., forma da attribuirsi. ati fluenza del mezzo anormale in cui si è Sieb ce | 88 e Fg C. MASSALONGO 1 bis. €. Mülleriana Schiff! in Müll Ueber die in Baden im 1902- 1903 gesamm. Leberm. Beihefte Bot. Centralbl, Bd. XVII (904) p. 224. — Kantia Schiff. in « Lotos » 1900, n. 7, Sonderabdr. p. 23. Monoica (paroica); caule 10-20 mill. longo; foliis e glauco-viridi- bus, olivaeeis, convexis, late eordiformi-ovatis, apice rotundato, in- terdum bidentulo aut subacuto; cellulis polygonis ad fol. medium circiter 30-35 p. in diam., cuticula levi; foliolis vulgo magis latis quam longis, caule subtriplo latioribus, bilobis, sinu obtuso, vel an- gulari, lobis pro more rotundato-obtusis, lateribus rotundatis, inte- gris, rarius subangulatis. Hab. Ad terram muscosam humidam ; prov. Vicenza e mt. Spitz supra Recuaro; prov. Udine e mt. Ghinccinat et Pozzetto supra « Pontebba » (C. Massal.); Toscana prov. Firenze, in valle del Se- stajone prope Boscolungo (Lév. !); prov. Reggio di Calabria in sylvis mt. Alto prope Aspromonte (Martelli, Barsali!). — 9| ; Fruct? Area distrib. — Europae. Oss. Il Müller (Separatabdr. aus Bot. Centralbl. Beihefte Bd. X « 1901 », p. 5) ha distinto per questa specie? una var. erecta! che scostereb- besi dal tipo per i seguenti caratteri: majore, caule recte crescente, 5-7 cent. longo, foliis Aaccidis, latioribus, magisque basi decurrenti- bus (habitu Chiloseyphi polyanthi v. rivularis). Paragonata alla C. Trichomanis var. x, la C. Mülleriana oltre- chè per le fogliole più grandi, circa il triplo, più larghe del caule: e divise quasi fino a metà in due lobi ottusi, al lato esterno interi, essenzialmente se ne distingue per le cellule delle foglie più piccole. Devo però osservare che il carattere della grandezza delle cellule, entro certi limiti, è suscettibile di variare, a seconda dello sviluppo delle foglie, loro età, nonchè subordinatamente alle condizioni di umidità della stazione. Per questi motivi, in molti casi, riesce assai difficile di rilevare le differenze fra C. Miülleriana e C. Trichom. v. x communis. A parte forse le minori dimensioni delle cellule delle foglie, la C. Milleriana var. erecta, potrebbe paragonarsi colla C. adscendens : Warnst. v. rivularis Warnst. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEIA RADDI 89. Relativamente ai caratteri distintivi della C. Mülleriana in. con- fronto della C. svecica, veggansi le osservazioni aggiunte a quest'ul- tima specie. 2. €. Neesiana (Carest. et Massal.). — Kantia Trichom. var. Neesiana Carest. et Massal. Ep. Alp. Penn. in Nuovo Giorn. Bot. It. XII, p. 351 (1880) — Calyp. Trichom. x 3 Ø Nees Europ. Leberm. IIl, ` > p. 9 (1838). — Maium Trichomane L. Sp. Pl. ex p.? de lc. Carest. et Massal. in l. s. c. tab. XI, fig. 3; Mart. FI. em Erl. tab. 3, fig. 7 (sub Jung. Trichom.). Ersicc. Massal. C. Hep. It.-Venet. exsiec. n. 116; Erb. Critt. It. ser. II, n. 912 (sub Colyp. Trichom.). Paroica; caule 10-25 mill. longo, prostrato radicante; foliis pallide- viridibus, subglaucescentibus, ovatis, ligulatis, rarius subrotundis, - apice rotundato-obtuso, interdum bidentulo, margine inferiore plus minus decurrente. Cellulis polygonis leptodermieis, ad fol. medium ‘circiter 35-45 p. in diam., cuticula levi. Foliolis caule duplo-triplo latioribus, suborbiculatis, sed parumper magis latis quam longis, retuso-emarginatis, integris, raro ad quartam vel quintam partem solum subbilobis, lobis rotundatis. Capsula cylindracea, castanea. Spicis c? gemmaceis a floribus 9 terminatis, in axilla foliolorum - insertis ; perigoniis 5-6-jugis minutis, inaequaliter 2 2.3-dentatis, cu- cullatis; antheridis 2-3 (?), stipitatis. xs cutenulatis, ad | n extremitatem ram r-attenuato-adsurg , globoso ovoideis 1-2- n eellularibus. — f minor — (. suecica var. repanda Müll. Beihefte Bot. Centralbl. Bd. XVIII (1904), p. 225? - Ezsicc. Massal. C., Hep. It.-Venet. exsice. n. 117. | Caule 4-6 mill. longo, foliis rotundo-ovatis, et foliolis dense im- bricatis, cellulis parum minoribus eontextis. Hab. AA terram, rupes, ligna emarcida, inter mu in regione montana et subalpina: prov. Novara e mt. Plaida , ai Lanconi supra Riva- Valsesia (Carest. ), prope Campello Mo nti in Sylva Valdo (Lév.!); prov. Como et SOMIT (Ans ie Verona © e OT UR op E Ya I per ut n scos et hepaticas alias, -90 C. MASSALONGO mt. Baldo « Valle delle Pietre e Buse »; prov. Belluno prope Borca (Massal.); prov. Udine in nemorosis mt. Slenzer supra Pontebba (o; Tirolo merid. prope Fiemme in valle « Cadino » (Vent.!). — f. mi- nor: mt. Plaida (Carest. !), mt. Baldo (!); prov. Trento ex loco « Pa- ganella » (Vent.!) — 9|; Fruct. vere? (Julio in Fennia). Area distrib.: Europae. | Oss. Questa specie venne dapprima ritenuta dal Nees quale semplice forma della C. Zrichom., ed io più tardi eredetti opportuno di. in- diearla sotto il nome di var. Neesiaza. Ora però la considero come . specie autonoma e ciò in conseguenza delle mie pazienti ricerche intorno a tutte le forme europee congeneri. La C. Neesiana è ca- ratterizzata da fogliole suborbiculari le quali sono affatto intere, re- tuso-smarginate o subtroncate all’ apice, qua e là se ne incontrano però frammiste delle altre le quali sono divise in due lobi o denti, separati da un’ insenatura che arriva appena alla quarta o quinta parte della lunghezza delle rispettive fogliole. Per contrario in C. Trichomanis e sue varietà, come pure in C. Mülleriana, C. suecica, C. sphagnicola , C. adscendens e C. submersa, le dette fogliole pre- sentansi sempre divise, almeno fino alla loro metà cirea, in due lobi (spesso sono subbipartite). In tutte queste ultime specie però non incontrarsi che eccezionalmente e rarissimamente fogliole retuse od 2 intere, come invece quasi sempre succede nella C. Neesiaza. B t za ‘E probabile che Linneo nelle Sp. PL, sotto il nome di Maium ue Trichomane abbia collettivamente deseritto aneora forme corrispon- denti in parte a C. Neesiana, come non può escludersi, data la bre- vità delle diagnosi, che nella stessa opera il Maium fissum sia pure in parte da riferirsi a C. arguta. In relazione a questi miei dubbi rilevo intanto che gli esemplari da me posseduti o studiati degli erbari di S. O. Lindb. ed Arnell, determinati per C. ( Kantia) Tri- chom., devono, in massima parte, invece aseriversi alla C. Neesians. Devo anehe notare che non di rado in uno stesso cespuglio incon- transi frammiste la C. Trichom. var. fissa e la C. arguta. LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEIA RADDI 91 13, C. suecica (Arnell et Pers.)! Müll. B. Ueber die in Baden in 1902, u. 903 gesamm. Leberm. Beihefte Bot. Centralbl. XVII (1904), p. 224. — Kantia Arnell et Pers. in Revue Bryol. 1902, p. 29. leon. Arnell et Pers. in l. s. e. p. 29. Ersice. Massal. C., Hep. It.-Venet. exsice. n. 98 (saltem p. m. p., planta lignieola?. Dioica, minuta caespitosa; caule 5-10 mill longo; foliis e pallide- viridibus, rufescenti-subluteolis, aut olivaceis, imbricatis, subovatis, convexulis, apice rotundato vel retuso-bidentulo; cellulis polygonis ad fol. medium circiter 25-30 p. in diam., parietibus ad angulos parum incrassatis, interstitiis trigonis minutis. Foliolis magis latis quam longis, duplo-triplo eaule latioribus, ad medium bilobis, sinu saepe triangularis, lobis vulgo plus minus acutis, lateribus haud raro angulatis aut unidentatis; caetera non vidi. Hab. ad ligna emarcida e mt. Slenzer supra Pontebba, prov. di Udine (C. Massal.), nec non.in sylva Cansiglio, prov. Treviso (Spegazz.), inter. hepaticas alias et museos. — 9L; Fruct. ? Area distrib.: Scandinaviae , Germaniae. Oss. I. Premetto ch'io considero la C. Mülleriana una modificazione 0 tutto al più forse una sottospecie della C.. Triehomanis, e che non prendo in considerazione il carattere dell’ infiorescenza dioica, asse- - gnato alla C. svecica, poichè al suo valore, credo non si deva attri- — buire troppa importanza. Ciò premesso di fronte alla C. Mülleriama — distinguerebbesi la €. suecica per le sue dimensioni, un poco mi- nori, per le foglie verso la loro metà, formate da cellule più piccole. circa 25-30 p. di diametro (in C. Milleriana sono 30-35 w), colle loro pareti un poco ispessite agli angoli, dove scorgonsi dei minuti intercalari trigoni, per le fogliole che sebbene il doppio o triplo più — larghe del fusto come in C. Mülleriana, sono però divise fino a poco più della loro metà, da un seno angolare, in due lobi subtriango- | : lari, spesso acuti, i quali al lato esterno sono sovente forniti di un dente, più o meno sviluppato (in C. Milleriana invece le fogliole i > sono divise appena fino a metà, in due lobi ottusi, sforniti al lato i de C. MASSALONGO esterno di un dente). Dalla C. Zrichomanis e sue varietà per carat- teri più salienti differisce la C. suecica; quest'ultima infatti è pianta molto più piccola, ha foglie di cui le cellule mediane misurano 20- 30 n. in diam., colle pareti agli angoli formanti dei minuti inter- calari trigoni (in C. Trichomanis e sue varietà le cellule sono 35- 45 p. in diam., e mancano gli intercalari), possiede fogliole di forma relativamente costante, il doppio o triplo più larghe del caule, e fino i a metà bilobe, a lobi per lo più acuti. Secondo il Meylan ( Revue Bryol. 1908) inoltre la capsula di C. svecica è più corta, le sue valve sono all apice fornite di un orlo jalino di 10-15 p. (in C. Zriche- manis invece di 20-30 p.), a ciò si aggiunga che le linee brune lon- gitudinali, formate dalle pareti delle loro cellule costitutive, sono separate da intervalli di 10-18 p. (mentre in C. Zrichomanis di 15- 25 p). «Oss. IL C. sphagnicola (Arn. et Pers.)! Müller K. Neues über badische | Leberm. aus den 1905-906 Beihefte Bot. Centralbl. Bd. XXII (1907), — Abth. II, p. 249. — Kantia Arn. et Pers. in Revue Bryol. 1902 p. 26 et ie. p. 27. — Calypogeia paludosa Warnst. Krypt. Fl. Mark Brandenb. Band. II, p. 1117. Questa specie che vive fra gli sfagni, non ancora segnalata nel n nostro paese, la ritengo assai eritica, e forse riferibile ad una sem- i plice modificazione stazionale del ciclo della polimorfa C. Tricho- manis, della sua varietà x communis specialmente. Ha infiorescenza autoica, le fogliole di poco più larghe del fusto, molto variabili, es- sendo divise fino a metà o poco più in due lobi ora acuti ed ora ottusi, separati da un seno pure variabile di forma. Per le sue di- mensioni ricorda la C. suecica, alla quale rassomiglia anche per le foglie costituite di cellule pressochè di eguale grandezza. Degli in- terealari trigoni minuti osservansi agli angoli delle pareti delle cel- lule, da eui risultano costituite le foglie degli esemplari archetipiei di C. sphagnicola. Però a quest’ ultimo carattere non si può dare che un'importanza molto relativa, inquantochè è desso troppo su- bordinato all'età, e sviluppo delle foglie, come pure alle condizioni R UE e d MESA È LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CALYPOGEIA RADDI ve o di umidità dell'ambiente. Per questo motivo anch'io sono del parere del Müller, che cioè della C. sphagnicola si deva considerare come sinonimo la C. paludosa Warnst. (in l. s. c.), poichè l entità de- scritta sotto questo ultimo nome, ne differirebbe soltanto per la man- canza di intercalari frapposti alle cellule delle foglie. D'altra parte la C. sphagnicola potrebbe paragonarsi ancora alla C. Milleriana , questa però è pianta più robusta, ha foglie colle cellule di dimen- sioni un poco maggiori, le fogliole più grandi e larghe, ma meno profondamente divise in due lobi rotondato-ottusi. 4. C. arguta Mont. et Nees in Nees Europ. Leberm. III, p. 24 (1838); - G. L. N. Syn. Hep. p. 199. — Cincinnulus Dmrt. Hep. Europ., p. 117. — Kantia S. O. Lindb. Hep. Hib. in Acta Soc. Se. Fenn. X, p. 507. 2 i Icon. Engl. Bot. tab. 1875 ex p. folium et ramulus furcatus ad sinixtr. latus; Cooke Handb. Brit. Hep. Plate 2, fig. 30. Ezsice.: Gott. et Rabenh. Hep. Europ. exsice. n. 167; Husnot Hep. Gall. exsiec. n. 82; Carringt. et Pearson Brit. Hep. exsicc. n. 188, 189. Dioica; caule gracili prostrato, postice plus minus flagellifero, 8- 25 mill. longo, ad foliolorum insertionem radicante; foliis alternis vix contiguis, disticho-subexplanatis, valde oblique adnexis, ovato- oblongis, integris, apice bidentato, sinu rotundato, dentibus acutis, . vulgo divergentibus, margine antico magis arcuato, postico inferne de- €urrente; cellulis amplis polygono-subparalellogrammicis, leptoder- micis, pellucidis ad fol. medium 40-58 p. in diam. ; cuticula dense, minutissime papillato-striatula. Foliolis parvis, diametro caulis sub- aequilatis, ultra medium bifidis, sinu obtuso, segmentis divergen- tibus, subspiniformibus, extrorsum valide unidentatis. Capsula cy- lindracea. Spicis c? ovato-oblongis, perigoniis minutis, cucullato-con- cavis, inflexo 2-3-dentatis; antheridiis solitariis, breviter stipitatis. Ramis propaguliferis extremitatem versus vulgo adscendenti-atte- - nuatis et decrescenti-foliatis , apice subdenudatis; propagulis flavo- | Viridibus, glomeratis, subrotundo-ovoideis, 1-2-cellularibus. A Hab. Ad terram limosam, saepe silieeam, inter museos et hepatieas alias, Es / Area distrib. Europae, ex insula Madera. Ca'ypogeis adscondens:Warnek,; os). ad | 0 e o s NET -> sfvallanio Wamst oss > 5. 5... n. 4 » arguta. M. et N. È IA A NI > —— Milleriana Schiffa . da cor NT MD P a » " ama Moll aub cuoc € i » Noesinoa: Manta] o Q5 5l UL. a s » ce minor Massal <<. e » paludosa: Watt om Iq <<». 5 5. 9 ho b sphagnicola xiu oss. II. » b ok. » submersa (Ar D. oss > » 1 » suecica MIS; ; » 3 » — repanda Müller, oss. a_i. » Trichomanis Nees i » 1 » Communis -. ; 7 s 1 » sin Had. 0. utn iro (ug e dc Tx » — gialli Cl » Bpm; ai eni ` ©. MASSALONGO. haud raro formis Calypogejae Trichomanis commixta: prov. Novara: | ex locis Arto, Vergano, Riviera d'Orta (Carestia! ); Lombardia: in pinetis prope Milano (Micheletti!), prope Bollate (Artaria!); To- scana: ex alpibus Apuanis, mt. Pisano (e. fructo), Massa Ducale, Pozzuolo, S. Romano, Seravezza, Asciano (Rossetti, Barsali, Arcan- geli!); Svizzera prope Lugano, Grovesano (Mari!); Sicilia: Medonie | (Cavara!), Messina prope Antennamare ra — Fr. vere; 9. INDICE delle specie descritte o menzionate in questo articolo | í p È E j f ] b GINO DE’ ROSSI Risposta al Dott. RENATO PEROTTI. Il signor Dott. Renato Perotti ha pubblicato nella Malpighia del Giu- gno 1907 una nota, nella quale eon grande sfoggio di caratteri corsivi e maiuscoletti critica il mio lavoro « Sui microrganismi produttori dei tubercoli delle leguminose » comparso negli Annali di Igiene del 1906 e nel Centralblatt für Bakteriologie (II Abt.) Bd. XVIII. L'A. mi faceva pervenire una copia del suo scritto solamente nel Maggio 1908: di qui il ritardo di questa mia breve risposta, nella quale passo sopra alla forma scorretta o volutamente ambigua di certe espres- sioni, nonchè al tono comicamente cattedratico che qua e là assume la prosa del Perotti. Io rispondo solo coll’ enunciazione dei seguenti dati di fatto: Non é vero che io, nel mio lavoro, voglia dare come una novità l'os- servazione del processo di vacuolizzazione dei batteroidi: basti a ciò la citazione delle seguenti parole, a pag. 507 (303 dell'edizione tedesca) : « La presenza di questi batteroidi vacuolizzati non è, come lo hanno interpretato molti altri che pure lo hanno osservato, un fatto acciden- 0 tale >, eec. ` Sostiene poi il Perotti che io pretenda essere stato il primo e il solo a coltivare il microrganismo dei tubercoli: e per dare un'apparenza di | ur realtà a quanto asserisce, egli deve ricorrere al vieto artificio di ripor- tare incompletamente le mie parole. Ma basta leggere nella loro inte- grità i due passi della mia memoria a pag. 503 (300) e 526 (483), tra- visati dalla incompleta citazione, per fare giustizia della gratuita affer- . mazione del Perotti. Da essi risulta chiaro, e chiarissimo appare ad ogni * : persona di buona fede che abbia letto senza partito preso il mio lavoro, che io intendo solo affermare di essere stato il primo a seguire eoll'os- - . Servazione microscopica, riconoscere in tutte le sue fasi e stabilire ino modo netto il processo evolutivo, per il quale si passa dalla forma ba- x 96 . | ' . &INO DÈ’ ROSSI cillare inizialmente esistente nei tubercoli, a quella di batteroide integra e vacuolizzato, e alla trasformazione di questa sui mezzi culturali, «in modo da potere sicuramente e definitivamente eliminare le enormi in- certezze e contraddizioni dei fatti in proposito asseriti dai vari autori. E che in realtà, tali incertezze e contraddizioni esistessero, e che la dia- gnosi batteriologiea del mierorganismo specifico dei tubercoli fosse fino adesso tutt'altro ehe sieura e basata su dati positivi e credibili, bastava e basta a dimostrarlo quanto io riferivo a pag. 497 (293) del mio la- voro: che cioè nelle stesse memorie del Moore che rappresentavano lul- tima autorevole parola sull'argomento non si faceva che ripetere le af fermazioni del Beijerinek con alcune varianti affatto inattendibili, par- landosi, ad esempio, di tre successive trasformazioni del microrganismo, della sua facile coltivabilità su quasi tutti i terreni di cultura, ecc. E * pub insisto sui caratteri più o meno fantastici attribuiti al microrga- nismo in questione da Prazmowski, da Gonnermann, da Smith e dallo stesso Mazé, le cui asserzioni — che sembrano stare tanto a cuore al Perotti, — nella mie memoria io ho più che legittimamente commen- . tate con un (?)! ~ Dunque nessuna ingenuità, assolutamente; nessuna mala fede, asso- lutamente, da parte mia: ma la certezza di aver portato un po’ di or- dine e di luce in un argomento che, piaecia o non piaccia al signor à r A - pi ' . Perotti, anche dopo un quarto di secolo di lavoro si manteneva ancora molto disordinato ed oscuro. . A dimostrare la giustezza di questa mia convinzione, nulla di meglio per me ehe le altre affermazioni del signor Perotti, riguardanti fatti ehe — . risulterebbero da ricerche di altri AA. e segnatamente del Mazé, e che ‘egli dice di aver ripetute. Infatti, anticipando di poco la pubblicazione di alcune delle conclusioni di un mio lavoro in corso di stampa, . posso affermare: l°. Non è vero che il mezzo nutritivo preferibile per l'isolamento del microrganismo dei tubercoli sia Yagar di fagiuoli: anzi, se questo ter- reno è preparato secondo la formula indicata dal Mazé (Ann. Pasteur 1897) il risultato della cultura è negativo o quasi negativo. La gela- RISPOSTA AL DOM. R. PHROMÜ 97 tina glucosata all'estratto di fava è invece un terreno molto adatto, pur essendo anche su di esso assai lento lo sviluppo della cultura. 2°. Non è vero che la formazione dei batteroidi nelle culture sia do- vuta all’azione della temperatura e dell’acidità del mezzo nutritivo. . 3°. Il microrganismo specifico dei tubercoli, coltivato su gelatina al- 3 l'estratto di fava o su agar all’ estratto di fagiuolo (preparato modifi- cando opportunamente la formula del Mazé in modo da renderlo adatto allo sviluppo del microrganismo stesso) zo» dá luogo a fissazione del- l'azoto atmosferico. 4. Circa l'efficacia delle culture del Moore, rimando il signor Perotti alla più recente letteratura, non senza consigliargli di andar cauto prima di trasferire i suoi entusiasmi dai preparati del Moore a quelli più recenti del Bootlemy! Dei fatti nuovi qui accennati si darà ampia documentazione nella mia memoria di prossima pubblicazione: noto intanto che se veramente ; signor Perotti ha ripetuto le ricerche dei precedenti Autori, egli pure è caduto evidentemente nell'errore di aver lavorato con culture di mi- crorganismi inquinanti, invece che con quella del Sira spe- cifico: e questo non mi meraviglia di certo! Di tutta la memoria del signor Perotti, essendo evidente la assoluta insussistenza di tutte quante le sue asserzioni, non rimarrebbe in piedi ; Ui che un inciso dell'ultimo periodo, quello in cui mi rimprovera « aleuni errori di tecnica, che, dopo il già detto, sarebbe ingeneroso addebitare » (sic). A questo sempliee aecenno, dato e non concesso che il signor Pe- rotti avesse competenza e autorità sufficienti per addebitarmi errori di tecnica batteriologica, non mi sarebbe possibile rispondere. A meno che non si tratti di quelli stessi errori di eui mi incolpava il suo collega ze Rodella in una memoria pubblicata sui primi del 1907; memoria che. Îl suo autore (comportandosi in ciò differentemente dal Perotti) mi in- viava appena pubblicata, ma alla quale non eredetti conveniente né di- É gnitoso De me di rispondere. Gg 02077 0 Gino DE' rossi i Il Rodella mi rimproverava di aver seguito coll’esame microscopico diretto, a forte ingrandimento, lo sviluppo delle colonie del mierorga- nismo da me studiato, sulla superficie delle piastre, dandone anche le relative immagini microfotografiche!! Sono questi forse gli errori di teeniea che anche il signor Perotti mi attribuisce? In tal caso, che altro potrei fare, se non ripetere il detto del poeta: Risum teneatis!? : Prof. Gino pe’ Rossi. Perugia, dal Laboratorio di batteriologia dell Istituto Superiore Agrario, Giugno 1908. Dorr. ENRICO MUSSA Deviazioni di Struttura fiorale in Gagea Liottardi In un esemplare di Gagea Liottardi Roem. et Schultes, da me raccolto al Cenisio fra lo stradone nazionale ed il lago, ho riscontrato una note- vole deviazione nella struttura del fiore. L'esemplare in questione presentava tre fiori, di cui uno completa- mente libero e normale, e gli altri due quasi affatto fusi insieme e por- fati da un unieo peduneolo lanosetto. Gli elementi perigoniali di questo sistema fiorale di fusione erano 12, ‘corrispondenti adunque, in totale, al numero normale caratteristico delle Liliacee in genere, cioè 2 (3 X 3) P; però di questi 12 elementi 8 for- mavano un involucro esterno di due verticilli, gli altri 4 invece costi- tuivano un cielo interno asimmetrico, non distinguibile in più verticilli, inserto superiormente da una parte a mo’ di cerchio, privando per tal guisa il complesso fiorale d'uno. dei suoi assi di simmetria. © Alla forma tipica già accennata, tenuto il debito conto delle inserzioni, si dovrebbe per tanto sostituire la seguente: [3 + Riguardo all’ androceo gli stami erano ridotti a soli 10 senza traccia aleuna dei due mancanti , raccolti tutti nella concavità grande perigo- "lale ed attornianti 2 ovarii liberi perfettamente, sviluppati normalmente ed avvicinati tra di loro, convergendo colle loro basi. all’ apice del pe- duneolo. : Normalmente conformato in tutto il resto l' esemplare osservato. RASSEGNE A. ENGLER — Das Pflanzenreich (Regni vegetabilis Conspectus; fase. 33, Liliaceae — Asphodeloideae — Aloineae, di A. | BERGER; Lipsia, 1908. È Questa grande pubblicazione, che segue il suo corso normale, si è ora arricchita d’un volume, di cui sarà superfluo fare un elogio minuto; come tutte le parti dell’opera è eseguito secondo un disegno prestabilito, chiaro e pratico; è riccamente corredato e fu affidato alle mani più esperte. Ol- | tre 357 pagine di testo, vi sono 141 figure nitidissime, quasi tutte origi- | » nali ed eseguite dall’ autore. Sono descritti 9 generi e 275 specie. Sia per le regioni in parte poco note o solo recentemente esplorate di cui proven gono, sia perchè la conservazione di elementi sufficienti, specialmente delle f aloinee succulenti, non è cosa affatto semplice, si trattò più volte di rile- | vare nomi indebitamente trasferiti da una specie da tempo descritta ad un’altra, oppure di nominare specie distintissime trovantisi in coltura, n di provenienza malsicura. In genere, le Aloinee, più ancora di molti al gruppi naturali, si studiano bene soltanto usando materiale fresco, e quindi se possibile sulle piante viventi. Difficilmente uno avrebbe meglio potuto accingersi all’arduo lavoro che il sig. Berger, direttore del rinomato gar dino del compianto comm. Hanbury alla Mortola , ove crescono all’ aria aperta in ottimi esemplari moltissime tra le specie qui descritte. Inutile dire che l’ Autore visitò anche le altre collezioni e consultò gli | erbari che potevano aiutarlo nell'impresa. Certo si scopriranno ancora altre i Aloinee. Ma ora già abbiamo un lavoro fondamentale su questo gruppo ben delimitato di piante per lo più vistosissime, oltremodo caratteristiche per la flora che si potrebbe chiamare paleafricana. F. MADER. i < CONDIZIONI La MALPIGHIA sì pubbliea una A al mese, in fascicoli Mi 3 fogli di di stampa almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. A 1 L'abbonamento annuale importa L. 25, M alla ricezione del n * fascicolo dell' annata. L'intiero volume annuale (36 fogh i in 8° e con circa 20 tavole) P messo in vendita al prezzo di L. 30. . Non saranno venduti fascicoli PO Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal pata 15 giorni dopo la pubblieazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto. alle tavole »upiepéntert 3 occorrerà soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. | à Le associazioni si ricevono presso il Prof. 0. Penzio in Geneva e presso le $ principali Librerie Italiane | e dell” Estero. S SARI n= = Ai Librai è è accordato lo sconto. del 20 y e ata Pus 1 manoscritti e le corrispondenze “€ destinate alla Mains tor indirizzato al Pret. o. Panis i in 1 Genova. Sr i x. fr na taniche, ep Su Per annunzj 8. inserzioni i rivolgersi u sità, Genova, . Tariffa delle inserzioni Agfa: copertina per ogni. inserzione. Ss E pagina . . Li 30 ES i PEN » Lai g i, annessi ial feno, is SOMMARIO. Lavori originali. T. Nose e G: CAMPAGNA: deed d ad Flora Siculàm non- ulla Ai AI A gta ote: alla Tiori dell 'kecipelago della Madia- lena (Sardegn na) A; VILLANI: duna allo aa della Fas Campobassana quarta i] P. PRINCIPI: ol alla Flora fossile agi Sinigagliese ni testo ) A. TROTTER: p Rerióri TSE FERRA vidie eiit piiradi pini C. MassaLoNGO : Le specie italiane del genere .Ca/uypogeia Raddi G. bE Rossr: Risposta al Dott Renato Perotti. E. Mussa: Deviazioni di struttura fiorale in duna Liottardì. í Rassegne. A. ENGLER: Das Pflanzenréich (Regni vegetabilis Conspectus); . fasc. 33, Liliaceae — PESE — Aloineae, na A. BERGER; L ipsia, 8. È foga St * . . 100 RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA -- p REDATTA DA O. PENZIG Prof. all’ Università di Genova Anno XXII — Fase. «HIV: T MARCELLO MALPIGHI : 1627-1694. Dorr. ANTONIO VACCARI Medico nella R. Marina - MI. “Osservazioni ecologiche sulla Flora dell'Arcipelago di Maddalena (Sardegna). L'Areipelago di Maddalena comprende un gruppo di isolette poste al- l'imboecatura orientale dello Stretto di Bonifacio e addossate alla costa settentrionale della Sardegna, colla quale alcune di esse formano un vero pe canale. Esso costituisee la parte meridionale delle isole intermedie fra la l si Sardegna e la Corsica che sono da considerarsi come le vestigia del- 4 l'istmo ehe molto probabilmente, prima del periodo terziario, univa la — — P Corsica alla Sardegna. Infatti l'isola S. Stefano, la più vicina alla costa sarda, l'isola Maddalena, gli isolotti Barettini, S. Maria, Razzoli, La- Vezzi, Cavallo eec. (queste due ultime dipendenti dalla Corsica e quindi | di dominio francese), formano una specie di siepe che chiude l’ imboe- catura orientale dello stretto di Bonifacio, e dimostrano di essere come | gli anelli separati di una catena. iud z Le isole che formano l'Areipelago di Maddalena sono in numero di T5 Maddalena, Caprera, S, Stefano, Spargi, Razzoli, S. Maria, Budelli, eui : f si agg iungono pareechi isolotti, o meglio scogli battuti dal mare, quasi di continuo mosso in questi paraggi per il vento impetuoso di ponente: . Spargiotto, La Presa, Corcelli, Barettini, Monaci, Pecora, Porco, Disce. Lo Stretto di Bonifacio nel suo punto più ristretto, fra Punta Sprono (Corsica) ? Punta Falcone (Sardegna), misura circa 9 miglia marine. Procedendo da questo punto verso E., la sua larghezza va aumentando, SYasandosi man mano le due sponde a guisa di imbuto, fino che a Capo Ferro la Costa sarda volge bruscamente a Sud. Le più orientali delle — . isole dell'Areipelago di Maddalena (Caprera, Monaci e Bisce) non oltre- - Passano, verso Est, la linea di Capo Ferro. (9° 32° long. E. G.). Le più Occidentali, Spargiotti e Budelli, non vanno oltre una linea che attra- versi lo Stretto, a livello della foce del fiume Liscia (Sardegna) e della Secca Perduto (Corsica) 9° 19' long. E. G.). Infine le più settentrionali T Malpighia, Anno XXII, Vol. XXIL 102 A. VACCARI Razzoli, S. Maria, La Presa, arrivano a metà dello Stretto di Bonifacio (41°. 19 circa L. N.) mentre il limite meridionale (sotto l'isola Biscie) arriva a 41» 9° 40" circa L. N. Le isole dell’ Arcipelago di Maddalena sono divise fra loro da bracci di mare non molto larghi (al massimo due miglia) e che sono mento- - vati da Plinio sotto il nome di « Fossae ». I canali maggiori sono fra Caprera, S. Stefano e la Costa Sarda, fra Maddalena e Spargi, fra Spargi e Budelli, fra Maddalena e S. Maria. Passi minori sono quelli fra Mad- dalena e S. Stefano, fra S. Maria, Razzoli e Budelli. Si può dire anzi che le isole sono ben distinte in due gruppi: 1.° Maddalena, Caprera, S. Stefano; 2." Budelli, Razzoli, S. Maria, rimanendo isolata Spargi. Degli isolotti alcuni sono uniti al primo gruppo: Porco, Pecora, Monaci, rimanendo piuttosto isolata e molto vicina a Capo Ferro, le Bisce. Altri sono intermedii ai due gruppi: Barettini, Corcelli; uno (La Presa) va aggregato al secondo gruppo giacchè può considerarsi come un'appen- dice di S. Maria, potendovisi passare a piedi asciutti a bassa marea; uno (Spargiotto) è dipendenza di Spargi. Le isolette Chiesa e Giardi- nelli, Abbatogia, ecc., sono censiderate come facenti parte dell’isola Mad- dalena, colla quale del resto hanno stabile comunicazione. La maggiore delle isole è l'isola Maddalena (41° 13° 21" lat. N. 9 24' long. E. G., a Guardia Veechia, Semaforo) che dà il nome all'Arci- pelago. Essa misura cirea 25 miglia di circonferenza ed è sede di paese e municipio omonimo che conta attualmente circa 10,000 anime. La © . Maddalena era nota nell'antichità sotto il nome di Insula Ilva (Spanu, La Marmora) ma pare non fosse abitata ai tempi romani. Furono però trovate nel Passo della Moneta, fra Caprera e Maddalena, nella località detta Arcacciù, delle anfore vinarie foggiate a punta, di cui una è vi- sibile ancora attualmente presso il Comando Militare Marittimo, e, à quanto afferma lo Spanu, anche delle monete romane. Ciò fa pensare al citato Autore che queste isole fossero abitate anche ai tempi romani. Si comprende però che questa ipotesi non è abbastanza fondata, potendo ic tali resti provenire da navi naufragate, o che si trovassero di passaggio in quella località di transito per il traffico dei porti romani più vicini: Olbia (Terranova) e Tibula (S. Teresa: Gallura). Del resto nessun altro. 1 i : i [ i i [ | ! OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA — 103. documento è stato trovato ad avvalorare tale ipotesi. Non si hanno nemmeno tracce del passaggio dei Saraceni quando, dopo Carlo Magno, invasero Sicilia, Sardegna e Corsica. L'isola era però certamente abitata nel 1283, quando vi si rifugiarono i Pisani battuti dai Genovesi. I Pisani eressero una torre sulla sommità dell’isola (Guardia Vecchia) e si stabilirono in Cala Chiesa ove esistono ancora i ruderi di una chiesa ed una fonte che il La Marmora (Vedi La Marmora Itinerario dell isola di Sardegna con note di G. Spanu, — — Cagliari 1868, pag. 700); considera come avanzi di quell'epoca (*). La popolazione primitiva dell’isola sembra venisse dalla Corsica e fosse dedità alla pastorizia. Essa si stabilì sulla parte più elevata del- i l'isola, nella località ove attualmente trovasi una piccola Cappella dotia — - della Trinità. | L'Arcipelago di Maddalena, affatto trascurato, non fu però conside- rato parte del reame di Sardegna fino al 1767, epoca in cui il vice-re di Sardegna, Des Hayes, mandó una flotta sarda a prenderne possesso in nome del re. Queste isole erano allora appena abitate da qualehe famiglia di pastori, originari di Corsica, i quali, dotati di costumi dolci, passarono senza difficoltà sotto il nuovo governo alla vita sociale (La-. Marmora l. e. pag. 701). Anzi, prosperando la colonia e dedicandosi al Commercio marittimo, il paese venne a svilupparsi sulla spiaggia Sud dell'isola .ove ancora trovasi. Non è ben certo se le incursioni dei cor- - si sari barbareschi toccassero anche l'Areipelago di Maddalena: tuttavia il. — La Marmora afferma che nel secolo XVIII gli abitanti di Maddalena costrussero un forte per difendersi dagli attacchi barbareschi, e sono pure significativi molti dei nomi dati alle punte o cale principali delle diverse isole, così: Guardia del Turco, Turco morto, Punta Banditi, Punta Galera, ecc. in Nel 1793 la Repubblica Francese, che aveva dichiarato guerra al Pie- .. monte, volendo impossessarsi della Sardegna , spedì contro Cagliari la , nare ree 2T () Per maggiori particolari sulla storia dell'Arcipelago di Maddalena. si puó consultare l'interessante pubblicazione del capitano di vascello cav. Garelli: « L'isola Maddalena - Appunli Storici » edita in Venezia 1907 pu cura del Municipio di Maddalena. t 104 A, VACCARI flotta comandata dall’ ammiraglio Truguet, combinando in pari tempo contro la parte settentrionale dell'isola, un attacco diretto dal generale Colonna-Cesari, comandante in secondo delle guardie nazionali di Cor- sica. Sottordini a questi si trovava anche Napoleone Bonaparte, capitano di artiglieria, eomandante un corpo di volontari Corsi. | I francesi sbarcarono all'isola S. Stefano (22 febbraio 1793) e vi si fortifiearono, mentre già la Maddalena erasi posta in stato di difesa e le milizie della Gallura erano accorse in aiuto alla truppa della guar- nigione. Comineió il bombardamento del paese, diretto in persona dal Bonaparte, con danno abbastanza rilevante, ma i difensori persistettero ostinati; ed essendo riusciti a piantare una batteria al Parau e a dan- neggiare il naviglio dei francesi, questi il 25 febbraio abbandonarono l'isola di S. Stefano e tornarono in Corsica. Si dice che il Bonaparte, certo della vittoria, facesse osservazioni al generale Cesari che ordinava la ritirata, ma, per quanto a malineuore, il futuro vineitore di Auster- litz dovette inchinarsi alla disciplina militare. Nel primi anni del secolo XIX, al tempo del blocco continentale, la Maddalena prese notevole sviluppo per il soggiorno quasi costante che vi faceva la squadra Inglese comandata da Nelson, il quale teneva i suoi ancoraggi preferiti nella rada d' Agineourt fra il Parau e Punta Sar- degna e nel Golfo di Arsachena. Si dice che l'Ammiraglio Nelsòn avesse fatto voto di non scendere da bordo se prima non avesse sconfitto i ne- mici (i francesi); e il suo soggiorno sulle coste di Sardegna era inteso, non solo a spiare il passaggio delle navi francesi, quanto ad istruire ed | allenare i suoi equipaggi che dovevano poi portarlo alla vittoria di Tra- falgar. Come ricordo del soggiorno di Nelson si conservano nella chiesa parrocchiale alcuni candelieri d'argente e un Cristo, dono dell’ Ammi- raglio, con lettera autografa, nella quale dice di offrirlo « in segno di stima verso gli abitanti di Maddalena e in memoria del trattamento ospitale da loro ricevuto ». La popolazione di Maddalena da quell’ epoca andò sempre più dedi- candosi alla vita di mare e forni alla flotta sarda ottimi marinai. La . Vita nell’isola si concentrava quasi esclusivamente nel paese. Ogni fa- . miglia però possedeva il suo pezzo di terreno, la sua « vigna » e lo de, coltivava in modo primitivo. Buona parte dell’ isola rimaneva tuttavia ‘incolta, o esclusivamente addetta al pascolo. Nel 1885, iniziatisi i la- vari per la fortificazione di Caprera e Maddalena, si ebbe naturalmente un aumento della popolazione; vennero espropriati i terreni e molti di questi, prima addetti a coltivazione, vennero assoggettati a servitù mi- litare. L’acereseimento della popolazione. negli anni seguenti ebbe per conseguenza laumento dell'abitato e anche un certo risveglio della col- tura agricola degli orti, vigne e piccole proprietà, mentre in pari tempo primo » £ Pa > ry 1 P. ; us t Sorene WE OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MÀDDALENA 105 si notavano gli effetti dannosi della vicinanza dell’ uomo sul dumeto e sulla macchia che coprivano la maggior parte dell’isola. Attualmente si può dire che la metà Sud di questa, solcata da vie militari, è abbastanza abitata e coltivata; la metà nord rimane allo stato naturale o quasi. L'isola Caprera (Insula Phintonis, degli antichi) ha una circonferenza di circa 22 miglia (lat. N. 41° 12" 48". Long. E. G. 9° 18° 30” al Te- Jalone). Anche per questa non è certo se fosse o no abitata ai tempi | romani. Dapprima colonia di pastori Corsi, divenne poi, pian piano, pro- prietà di abitanti di Maddalena, che se ne servivano per tenervi bestiame. Verso la metà del secolo XIX vi si stabilì un inglese (Riccardo Co- lens) chè vi morì; e più tardi Giuseppe Garibaldi, il quale ne acquistò buona parte, vi si fabbricò una casa e cercò di adibire alla coltivazione. la parte migliore (tratto compreso tra la punta Moneta e Cala Garibaldi). Ancora sono visibili le traccie di questa coltivazione alla quale si de- dicò con tanto amore l’Eroe leggendario. Gli olivi, i pini, i fichi, 1 man- dorli, gli aranci che ancora ornano la vallata che si stende dalla mo- desta sua casa fino all'insenatura ove egli ormeggiava le sue imbarca- sioni (Cala Garibaldi) furono da lui piantati; e ancora si notano le ci- sterne, i pozzi e le condutture di aequa colle quali egli aveva tentato di fornire ai suoi orti il contingente di acqua necessario. Alla morte del buono e prode Generale tutto cadde in abbandono e per parecchi È > anni quel suolo, che egli aveva dissodato colle sue mani, non vide più ombra di coltura. Al 1885 essendo, come si è detto, Caprera. compresa > i nei lavori di fortificazione, una diga portante una strada carrozzabile congiunse quest'isola a Maddalena. Caprera ebbe così strade che la per: + E SIGG A. VACCARI corsero per lungo e per largo. Nella pianura di Stagnali si stabilì una. compagnia di disciplina, per cui nell'isola crebbero assai e popolazione e traffico. Negli ultimi anni poi la coltivazione degli orti e dei terreni annessi alla casa Garibaldi fu ripresa per cura dei fratelli Canzio nipoti del generale Garibaldi. Inoltre alla compagnia di disciplina agli Stagnali è stato sostituito un battaglione di Bersaglieri, il quale, fra le altre bonifiche, ha impiantato anche un campo sperimentale. Ancora attual- mente però buona parte dell’isola, specie il suo versante orientale e la parte settentrionale, è esclusivamente addetta al pascolo e coperta da folta macchia. L'isola Spargi (Insula Nymphaea , lat. N. 41° 14' 28". Long. E. G. 9° 20° 52") ha forma pressochè circolare e misura cirea 6 miglia di cir- ‘conferenza. È separata dall’ isola Maddalena da un canale di circa un miglio. È abitata da una sola famiglia di pastori ed è solo in piccola parte coltivata. Uguale grandezza all'ineireà ha l'isola di S. Stefano posta fra la parte Sud di Maddalena e la costa di Sardegna (lat. 41° 1)’ 50". Long. E | .G. 9° 24° 48”). Quest’ isola rimasta incolta fino a pochi anni fa e adi- ^ bita solo al pascolo, è stata da qualche anno oggetto delle eure dell'at- vi tuale proprietario di buona parte di essa, signor Pasquale Serra, il quale .. ne ha dissodato buon tratto eoltivandola a vigna, a prato artificiale di erba medica, a giardino di agrumi ece. Le isole S. Maria, Razzoli e Budelli erano nell'antiea geografia note sotto il nome di Insulae Cuniculariae (V. carta della Sardegna antiqua unita all’Zfizerario del Lamarmora e Note del Canonico Spanu allo stesso itinerario) per l' abbondanza di conigli i quali al presente sono | ridotti a pochi rappresentanti confinati sull'isolotto Corcelli. L'isola S. | | Maria (lat. N. 41» 17° 52". Long. E. G. 9 22^ 35") è stata in altri tempi — ; coltivata a grano; ora è adibita al pascolo. È abitata da una famiglia . .. di pastori. L'isola Razzoli (lat. 4l° 1° 20". Long. E. G. 9» 20° 54") rot- | ciosa e brulla più delle altre, è occupata alla sua estremità settentrio- nale dal faro omonimo, nel cui fabbricato vivono le famiglie dei fana- ~ fist che vi sono addetti. Pochi, piccoli orticelli, limitati da muri a secco, UN OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 107 d eireondano l’edificio del fanale; il resto dell'isola non offre traccie di col- tivazione. L'isola Budelli (lat. N. 41° 17° 10". Long. E. G. 9° 21° 58”) pare che in tempi antichissimi possedesse un monastero di Benedettini, essendo stata trovata una Bolla diretta da Innocenzo III nel 1198, al- labate di detto Monastero (Spanu, l. e.). Nelle mie escursioni non potei però mai trovare in quest'isola aleun rudero che potesse confermare il fatto. Attualmente l'isola non è abitata nè coltivata e serve eselusiva- mente al pascolo. Degl isolotti minori solo le Biseie e Spargiotto vengono utilizzate per : il pascolo in primavera, gli altri non sono che accumuli di scogli, ri- fugio di uccelli marini e temporaneo ricovero ai pescatori di aragoste. Costituzione geologica dell’ Arcipelago. — Il Lamarmora (op. €. p. 700) afferma che Maddalena è esclusivamente granitica come lo sono tutte le isole di questo Arcipelago. Il Réclus nella sua Geografia Uni- cersale, afferma che le isolette del gruppo di Maddalena non sono che, | la continuazione della catena principale granitica della Corsica diretta — da Nord a Sud, che si prolunga nella Sardegna, per far capo al mas siecio del Limbara, pure granitico. Nessuna zona calcare fra tutte queste - masse granitiche. Il calcare fa capolino solo a Capo Figari e a Tavo- lara. Anche il Lamarmora (l. e.) afferma che: « i soli luoghi di tutta la Gallura ove la natura ha collocato la pietra calcare sono il promòn- — - torio di Figari e l’isola Tavolara ». A Capo Testa, che è pure principalmente di formazione granitica, compatta, e ove esistono ancora ruderi di colonne sbozzate ai tempi — romani, si trovano depositi di terreno marnoso e sabbioso di formazione terziaria e quaternaria (gres conchigliaceo) che passano poi in dune di | sabbia. Questi depositi sono identici al terreno su cui è fabbricato Bo- nifaeio, sulla sponda opposta dello Stretto. Ora il Lamarmora ritiene . prima ambedue unite al con- i 5 terziarii — che la separazione fra Corsica e Sardegna, tinente Africano, sia avvenuta in epoca posteriore ai depositi e anteriore alla deposizione del gres quaternario, ossia in un'epoca geo- logica abbastanza recente, contemporanea alla comparsa dell’ poco a lui paesano (forse allo stesso tempo della PER dell’ istmo i uomo, o di up cu e A La c 108 > A. VACCARI di Gibilterra) come lo provano l’esistenza nelle due isole del muflone proprio di Cipro e delle montagne dell'Atlante, la presenza di una per- ‘nice propria dell’Africa settentrionale, « Perdriz saratilis » che non si trova nella penisola Italica, e infine la mancanza del lupo, emigrato da paesi freddi quando detta separazione era già avvenuta. Il professore D. Lovisato, insegnante di mineralogia nella R. Univer- : sità di Cagliari, che con speciale competenza ed amore si occupò della geologia dell'Arcipelago della Maddalena e di Caprera in ispecie (eui lo lega il sacro ricordo del venerato suo Duce) da me richiesto di un cri terio sommario in proposito, con molta cortesia mi scrisse quanto segue: < L’ Arcipelago appartiene tutto al periodo primitivo, colle sue roccie « granitico-porfiriche, che lasciano vedere alla penisola di Punta Rossa, « al fatidico scoglio e all isola della Pecora, la zona arcaica, con gneiss « e micaschisti gneissiei, tormaliniferi e granitiferi, mancando assoluta- mente in tutto il gruppo, non solo i calcari, ma anche ogni sorta di. roccie secondarie, eecettuati i filoni di roccie lamproritiche di cui, ab meno in parte, si può ammettere la eruzione nel periodo secondario (triasico) ». A ^ ^ A In conclusione si può ritenere che l’ Arcipelago di Maddalena appar- tiene esclusivamente al terreno primitivo, terreno siliceo per eccellenza. Tale costituzione geologica è identica in tutto il gruppo di isole, va- riando solo da un punto all’altro delle diverse isole la maggiore o mi- nore compattezza del granito e la maggiore o minore frequenza od estensione dei filoni sopra eitati ehe l'attraversano. Della stessa natura è il terreno della vicinissima Costa Sarda da Capo Ferro fino a Capo. Testa e delle isolette dipendenti dalla Corsica, che si continuano nello stretto colle più nordiche delle isole del gruppo di Maddalena (I. La- vezzi, I. Cavallo, ece.). All’ Ovest sulle due sponde dello Stretto (Capo Testa e Bonifacio) e al Sud (Capo Figari e Tavolara) si hanno aree li- mitate di terreno calcare. Orografia e Idrografia. — L'isola Caprera possiede una vera catena v montuosa longitudinale, diretta da Nord a Sud, che, dalla Punta Ga . lera, arriva fino alla penisola di Punta Rossa. Questa catena, vera spina ^ OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 109 | dorsale, divide l'isola in due versanti: orientale ed occidentale. La ca- tena comprende una serie di punte ben distinte, le più alte dell’isola, anzi una fra esse, la più alta di tutto l'Areipelago: Becco di Vela, 139 - metri s. m. » Messa del Cervo 160, Tejalone 212 (il La Marmora lo | chiama Teggeroni e vi piantò un segnale trigonometrico), -Poggio Raso . 101, Turco morto 69. Piccole vallate perpendicolari a detta catena si portano più o meno direttamente a mare ove formano numerose insenature o cale, bizzarra- vd mente frastagliate. Questo sistema orografico si discerne molto nettamente dalla sommità | - del Telajone, dal quale sì domina tutto l’Arcipelago e il litorale sardo . da Tavolara a Punta Falcone, mentre a Nord spiccano le alte montagne della opposta sponda di Corsica. Il versante orientale è scosceso, brullo, | erto sul mare, frastagliato da roccie aguzze e in buona parte pratica- bile alle sole capre. Il versante occidentale invece ha pendìo molto più dolce, anzi in. qualche tratto pianeggiante come sotto la casa Garibaldi wu ea Stagnali. In questo versante tratti abbastanza estesi di terreno sono AE coltivati. Meno regolare per la sua Orografia è l'isola Maddalena, la cui parte Settentrionale (Punta Marginetto, Guardia del Turco, Punta Boccarda, fino a Spalmatore e Stagno Torto) è costituita da roccie scoscese e E . quasi impraticabili. Venendo a Sud si ha una vallata diretta a O., che a ponente digrada all'Abbatoggia, a levante verso il seno della Pe- | — T. | tiechia. Si innalza poi il gruppo collinoso di Guardia Vecchia, Trinità, Punta Villa e Pontiglione, al di là del quale il pendìo scende abba- Stanza bruscamente al mare in faccia all'isola S. Stefano. Le punte più | alte dell'isola sono: Guardia Vecchia (Semaforo m. 159), Marginetto 80, | Guardia del Turco 84, Punta Boccarda 89, Trinità 139, Punta Villa 108, i Pontiglione 163. Tranne la parte settentrionale che è esclusivamente adi- - bita al pascolo, l'isola è qua e là coltivata a grano, a vigna o a orto, in aree più o meno estese, a seconda che lo permettono le nocidentalità — del terreno. | A L'isola Spargi, meno frastagliata alla sua circonferenza, è montuosa, — | on alcune punte. relativamente abbastanza elevate (Guardia Preposti > 110 A. VACCARI 155, Punta Becchi 110, Punta Banditi i26, Guardia Sarra 190) sepa- rate da anguste vallate e poche e limitate superficie pianeggianti. Qual- - che piccola coltivazione qua e là, il resto a pascolo. i Nell'isola S. Stefano le punte più alte sono: Punta dello Zucchero | 101, Guardia Moro 91, Poggio Rondo 90. L'unica area alquanto pia- | neggiante al centro dell'isola é, come si é già detto, attualmente eol- tivata. 1 Le isole Razzoli e Budelli sono brulle (specie la prima con punte 1 poco elevate) Monte Cappello 65, il Faro 86 in Razzoli, Monte Budello | 87 in Budelli) con basse vallate e roccie scoscese. 1 L'isola S. Maria, separata da Razzoli dal Passo degli Asinelli, in certe | epoche guadabile, è piuttosto pianeggiante per la sua maggiore esten- sione. La maggiore altezza raggiunta dalle sue punte è: m. 49 a Guar- - dia del Turco e m. 50 all’isolotto La Presa, che considero come facente | parte di S. Maria, poiché vi é unita da un istmo scoperto a bassa marea. 1 Nell'isola Spargi a Cala Corsara; nell'isola S. Maria sulla costa Sud, | sotto la casa Bertolioni; nell'isola Caprera a Cala Portese ecc., si notano E vasti depositi di arena marittima accumulati dal mare e dal vento. In 1 aleuni rari punti si hanno paludi ed acquitrini salmastri, dovuti parte | al basso fondo marino, parte ai ruscelli che, senza alveo ben determi- l . nato, hanno colmato la foce e allagati i terreni circostanti, così a Stagno |. torto e Spalmatore nell’isola Maddalena, a Cala Garibaldi e Stagnali | in Caprera, all'isola Budelli in Cecca di Morto, all’ isola S. Maria al i padule. i 1 In nessuna delle isole del gruppo si ha un eorso d'aequa d'una certa i o. importanza che scorra anche nell'estate. Sono tutti ruscelli che ingros | sano rapidamente poche ore dopo gli acquazzoni e hanno acqua in in- | verno e nel prineipio di primavera, mentre la perdono affatto coll’ inol- 1 trarsi di questa, nell'estate e nell'autunno. : La roccia granitica in molti punti (al mare e sulle vette più alte) cd nuda, affatto scoperta, mentre nei punti declivi e nelle vallate è rico- | perta da uno strato di humus proveniente in parte dalle disgregazioni i delle roccie stesse, per effetto degli agenti atmosferici, e in parte dalla | i decomposizione vegetale. Questo strato di Jwmus non è però mai troppe | | OSSERYAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA ll alto e basta scavare a pochissima profondità per trovare la roccia com- patta. Essendo quindi il sottosuolo quasi per nulla assorbente e non es- - sendo punto regolarizzato il corso dell’acqua verso il mare, ne viene che, mentre si hanno aree di una aridità eccezionale, si hanno allo stesso tempo, abbastanza di frequente, estensioni relativamente vaste di ter- reno inondato nella stagione invernale, e nella macchia sì incontrano gore e pozzanghere che, riparate dall'azione evaporatrice del sole e del vento, sì conservano fino a stagione inoltrata, offrendo terreno favorevole | alla vegetazione igrofila (paesaggio isoetofilo). Natura Geologica e Geografica del prossimo litorale Sardo. — Iden- tico per costituzione geologica all’Arcipelago di Maddalena è il prossimo litorale Sardo che va dal Capo Ferro alla foce del fiume Liscia. Esso appartiene tutto al terreno siliceo primitivo con assoluta eselusione del calcare. Questa identicità fece sì, che quando nel 1894 io pubblicai l'e- . lenco delle piante dell'Arcipelago di Maddalena (Vaccari, Zora dell’ Ar- cipelago di Maddalena, in « Malpighia » anno VIII, 1894) credetti poterlo senz'altro comprendere nei limiti fissati alle mie ricerche. Tuttavia oggi volendo deserivere la Flora dell'Arcipelago dal lato biologico e dovendo Prendere in considerazione i vari fattori che possono influire sulla vita. | ® distribuzione delle varie specie, ciò non è più possibile, giacchè il li- - torale sardo, per quanto vicinissimo, presenta diverso regime idrogra- fico ed orografico. In così breve percorso (13 miglia circa) sboecano a | Mare due fiumi: il Rio di Arsachena ed il Rio di Liscia (o Rio Mannu), | entrambi nascenti dal gruppo di Limbara, abbastanza importanti e prov- - visti di acqua tutto l’anno. Il sistema orografico poi si distingue per Montagne più alte, vallate più ampie e più lunghe. Ne consegue che, a differenza dell’Arcipelago di Maddalena, il litorale sardo ha maggiore | abbondanza di acqua, maggiore riparo dal vento, soffre meno l’influenza del mare, o almeno questa è limitata a punti determinati; inoltre ha Maggiore sviluppo dello strato di Aumus ricoprente la roccia granitica. Oltre quindi a un differente sviluppo delle varie stazioni, si ha nel li- A - torale sardo la presenza di una regione palustre, propriamente detta, ed | 2 una stazione di arene fluviali che non esistono - nelle isole. bes di- 112 A. VACCARI verse condizioni geografiche non potevano essere senza influenza sulla | distribuzione della Flora e infatti, scorrendo il mio citato catalogo del | 1894, e le aggiunte pubblicate fino al presente, si contano ben 84 specie | (sopra un totale di 720) che non furono da me nè da altri finora tro- | vate nelle isole, ma solo sulla costa sarda. Esse sono le seguenti: Agropyrum junceum Allium parcifloram Alnus glutinosa Anthyllis Gerardi Arabis verna Aristolochia rotunda ‘ Aster Tripolium Astrocarpus Clusii Bidens tripartitus Brassica adpressa » Napus » Tournefortii Bryonia dioica Calepina Corvini Carduus sardous Carex mierocarpa -Carlina lanata © Caucalis heterophylla Chenopodium ambrosioides Cnicus Casabonae Cory nephorus. canescens Conium maculatum Crypsis aculeata Dianthus prolifer Digitalis purpurea Dipsacus ferox Doryenium rectum Epilobium hirsutum Euphorbia Chamaesyce » Lathyris Exacum Candollei Gagea Granatelli Galium palustre ? elongatum Gastridium lendigerum Gladiolus dubius Glyceria plicata » maritima Helianthemum halimifolium Hypericum australe Imperata eylindriea Juncus maritimus Lamium bifidum Lathyrus Cicera Lepturus filiformis Leucoium Hernandezii Linària arvensis Lithospermum minimum Magydaris tomentosa Medicago denticulata » orbicularis Meliea maior Mereurialis corsica . Myriophyllum alterniflorum Nymphaea alba Orchis laxiflora Osmunda regalis Papaver obtusiflorum Paronychia argentea - Phalaris nodosa Polygonum romanum Potamogeton pusillum Pulicaria sicula Quercus suber a bullatus » Ficaria Romulea ligustica Sambucus nigra Saponaria officinalis Salix pedicellata » purpurea OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALËNA 113 Scirpus lacustris » maritimus Serophularia auriculata Silene eorsica » X Giraldii Smyrnium rotundifolium Typha angustifolia Thapsia garganica Urginea fugax Verbascum thapsiforme Vicia hybrida » gracilis » sativa - Xiphion Pseudo-acorus coli meteorologiche. — Il clima dell'Arcipelago di Maddalena è quello della regione mediterranea centrale, ossia a tipo mesotermico, con non troppo freddo d'inverno e non troppo caldo d'estate e con pro- nunciata secchezza, specie nell'estate. Ma ciò che distingue questo clima. | da quelli di altre regioni marittime e di altre isole é la continuità e la forza del vento dominante di ponente, caratteristico delle Bocche di Bo- Nifacio. Sj può quindi ritenere che nel clima dell'Areipelago di Madda- - lena tatoo tre fattori: Le Vento. — Il Maestrale che si origina nel Golfo Lione, dopo aver. traversato il Mediterraneo occidentale, trattenuto com'è dalle catene mon- tuose della Corsica da un lato e dalle montagne della Gallura, fra cui torreggia il Limbara, dall'altra, s'ingolfa rabbiosamente nello Stretto di Bonifaeio, prendendo la direzione di ponente ed acquistando il nome di. < vento delle bocche ». Questo vento soffia all'incirca una metà dei giorni dell'anno e alle volte con violenza eccezionale (lionate) sollevando ciot- toli e asportando tegole ai tetti delle case. È difficile a chi non ha abi- tato queste isole immaginare la costanza e la rabbia di questo vento. Durante l’anno e specialmente nella stagione invernale spira anche Vento di tramontana, alle volte molto impetuoso, ma capita abbastanza di rado per poter avere influenza seria sulla vegetazione naturale. 114 i | A. VACCARI vore I venti degli altri quadranti soffiano saltuariamente e senza notevole violenza. In complesso però le giornate di calma sono assai rare nell’ Ar- | cipelago (in media 1{7 circa dei giorni dell'anno). | 2° Siccità. — La siccità è normale nella Sardegna settentrionale e _ tanto più nell’Arcipelago di Maddalena, per la primavera avanzata e 1 per l'estate. Non sono rari gli anni (1898, 1901, 1903, 1905) in eui nei mesi di luglio e agosto, e spesso settembre, non cade una goceia Qac- i qua. Alle volte la siccità è tale che la vegetazione inaridisce affatto e il bestiame muore di fame. | In Maddalena nella stagione autunnale l’acqua fa pure sieh di- fetto e quasi tutte le fonti e cisterne si disseccano. L’ amministrazione | della R. Marina per il suo personale è obbligata a prendere con piro- - cisterne l’acqua dai depositi costruiti sulla costa sarda e trasportarla | all'isola. Nell'autunno avanzato e nell'inverno si hanno forti acquazzoni | e alle volte la pioggia dura varii giorni, ma una grande umidità non | si ha nemmeno per questo, giacchè lo strato di Aumus è sottile, il sot- | tosuolo è impermeabile, ed inoltre la mancanza di alberi, il vento (che | quasi sempre segue alla pioggia) ed il sole provvedono ad una rapida evaporazione, dimodochè pochi giorni dopo la pioggia il terreno è già - arido. Tuttavia nelle regioni coperte dalla macchia la densità del du- meto e la mancanza di regolare deflusso dei ruscelli al mare, si oppon- gono alla rapida evaporazione e mautengono una certa freschezza che | permette lo sviluppo di un paesaggio floristico caratteristico. La siccità estiva si rivela coll’ inaridimento totale della vegetazione - erbacea, la quale si riduce a poche labiate, graminacee e piante bul- bose, mentre i cisti colle foglie arrossate e inaridite esalano un odore particolare che si avverte anche a miglia di distanza sul mare. Se non — fosse per le conifere e per le piante sempreverdi della macchia (mirto, | corbezzolo, literno ece.) si potrebbe dire che in questa località, per la | : vegetazione, l'estate eorrisponde all'inverno dell'Alta Italia. Alle prime pioggie autunnali il paesaggio cambia: rinverdiscono le | foglie dei cisti, rinasce l'erba, e l'oechio puó riposare su un po' di verde. l 3° Vicinanza del mare. — Si comprende come l'Arcipelago, circon- | dato da ogni lato dal mare, debba risentirne l'azione, la quale influisce " OSSERYAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 115 sulla mitezza della temperatura e sull'umidità dell’ aria , senza contare gli effetti che il cloruro di sodio ha sulla vegetazione a breve distanza dalla spiaggia (piante alofite). Produco qui aleune tabelle compendianti le osservazioni meteorolo- giche per una serie di 8 anni (dal 1898 al 1905) che, grazie alla cor- tesia del tenente di vascello signor Umberto Sciacca, ho potuto compi- : lare sui registri del Semaforo di Guardia Vecchia in Maddalena (Lat. cod N. 41° 13' 21”. Long. E. G. 9° 24' 31". Alt. s. m. m. 159): : DIREZIONE E DURATA DEI VENTI | (Media complessiva 1898-1805) | | | i i | È 1.° Lt 3.0 4,9 ME quadrante | quadrante | quadrante | quadrante Gennaio..| 3 | 4 5 | 2 17 8l. "s Febbraio. .| 4 5 ca 3 wi 3 Marzo ... 2 4 | 6 4 E: Aprile .., 3 4 5 3 15 30 Maggio D 3 4 6 4 14 3l Giugno, . , 5 2 6 2 15 30 Luglio, . . 8 3 5 2 13 31 Agosto. . . 7 4 5 2 13 31 Settembre . 4 3 6 2 15 Ottobre x 5 5 5 3 13 Novembre . 4 5 5 3 13 Dicembre . 5 5 6 3: D Totale . 53 48 63 33 ^| 168 A. VACCARÌ TEMPERATURA (C.) — Media complessiva 1898-1905. MESE MEDIA MASSIMA MINIMA Gennaio Q5. ]Ii* 1 € 79 4 € Febbraio 109 3 »- Ige -" > q gy Marzo 11° 8 » lao 2: » 899 » Aprile 1304 » 15° 8 » 11° 6 » Maggio 16° 4 » 19° 9 » plo Giugno 20" 6 » 24» 6 » 15° 4 » Luglio 207» 27° 9 » 20° 6 » Agost 24» 5 » 28092 » 21° 4 » Settembre 22° 2 » se Lo» 19° 8 » Ottobre 199» 9 > 929 4 » 14° 9 » Novembre 15° 9 > 18° 9 » 11* 3 » Dicembre . MN. 14° 5 » ob» RIEPILOGO PER STAGIONI. Dicembre , * Gennaio | 10» 1 C. 13° 3 C. 8° 1 C Febbraio Marzo : | : Aprile 13° 9 > 16° 5 > IPd >» Maggio Giugno Luglio 23» 3 » 269 5 » | 19° 3 » Agosto | Settembre Ottobre | 18° 8 » 21° 1 > 15 —- >» Novembre TEMPERATURA MEDIA ANNUALE (1898-1905) 16° 7 C. STATO DEL CIELO E PRECIPITAZIONI ATMOSFERICHE (Media generale dal 1898-1905). ide SERENO | Nvvoroso | PIOGGIA | ges (Giorni) | (Giorni) | (Giorni) ja m/m Mennmio . 2 o 6 25 9 84 — Febbraio... >... B 24 7 85 — Mano... ss odi B 25 à 56 — Aprile . vx pasa 23 5 35. 1 Maggio... 9 22 4 28 — Suono S o4 12 18 13 27. llo 3. Locri i523 9. Ape i. |. | du 12 hd Settembre... . .| 10 , 20 4 59. Oe e LR 6 95 * 68. Novembre . . . . 5 25 5 63 Dicembre. |. 5 26 8 80. Totale generale . 107 258 60 996.8 i Come appare da queste tabelle, la quantità media complessiva in mm. i di pioggia è searsa e certo inferiore a quella di altre isole (come Per es. a quella portata dal Béguinot per l’ Arcipelago ‘Ponzi oN apoletano). Invece la temperatura media annuale è alquanto superiore. Debbo ipe fine aggiungere che la caduta della neve è un fatto raro e affatto pas- Kap Ape PL Ya ae 00 0200 20 2 8 D ed UM NAOCARI saggero, non però PIE tai che io stesso ho tat oari due volte, nel 1895 e nel 1905. Sguardo generale alla vegetazione dell’ Arcipelago. — In nessuna parte delle diverse isole si ha bosco di alto fusto. La forma di vegeta- zione dominante è il dumeto, più o meno denso, in cui prepondera (nei luoghi ove ancora non è arrivato a spiegare la sua influenza il fattore antropico) il Juniperus phoenicea assieme al Myrtus communis, Phylli- rea angustifolia, Pistacia Lentiscus, Euphorbia dendroides, Arbutus Une- do, Erica arborea, Erica scoparia, Rhamnus Alaternus , Cistus monspe- liensis, Cistus salviifolius, componenti tutti della macchia mediterranea tipica. Purtroppo, dopo che nelle isole di Caprera e Maddalena furono com- piuti i lavori di fortificazione, il fattore antropico ha spiegato influenza funesta a danno della macchia in genere e in specie del suo più bel- l'ornamento, il Juziperus phoenicea. Siccome esso fornisce ottima legna da ardere e da lavoro (!), in buona parte dell'isola Maddalena esso è stato estirpato completamente, e la zona compresa fra Guardia Vecchia ed il paese non offre più che tisici arbusti di Cistus ai quali pure sì “dà buona caccia come . combustibile. Altrettanto può dirsi delle vici- nanze del R. Cantiere. Nella parte Nord di Maddalena, in Caprera e nelle altre isole la ve- getazione conserva invece di più il suo tipo naturale, in proporzione della minore densità della popolazione. Un'altra causa di danno alla macchia sono gli incendii, ora fortuiti, ora dolosi che, una volta sviluppati, per la qualità resinosa delle piante a: per il soffiare del vento, prendono proporzioni considerevoli. Così pochi | anni fa un incendio casuale distrusse la macchia di buona parte del versante orientale dell'isola 8. Stefano e un altro quello del versante orientale di cana in Cala Cotiecio. (1) Coi suoi rami dritti si fabbrieano i cosi detti Bastoni di Caprera, por- tanti l’effigie del generale Garibaldi; inoltre le case antiche di Maddalena, come gli stazzi dei pastori della Gallura, hanno il tetto sostenuto da travi. fatte. eon. grandi Mone di erp para chiamata nel dialetto è alarn agacio z vajasid < Che alberi di alto fusto si possano avere anche nelle nostre isole non è da escludersi, e lo provano i pini della Villa Webber a Padule e del- l'Orto Garibaldi in Caprera, inoltre gli elei, gli olivi e i mandorli di queste stesse località. Presso Guardia Vecchia si può vedere ancora un bell'olivastro selvaggio, e se ne vede anche qualcun altro isolato in Mad- dalena e in Caprera, ma certo si è che per prosperare gli alberi di alto fusto debbono essere a ridosso del vento e in condizioni speciali che non si possono avverare per la vegetazione spontanea. Gli alberi ora esistenti sono frutto della cultura. Esisteva in origine il besco di alto fusto nel- l'Areipelago ? Per quanto nou lo si possa assolutamente escludere, lo ri- tengo improbabile. In ogni modo, se esisteva, doveva essere limitato al . fondo delle vallate e ai luoghi più riparati dal vento. Nella vicina costa Sarda fino cirea ad una trentina d'anni fa erano numerose le foreste di elei, distrutte in seguito, spietatamente e senza regola aleuna, per far carbone ed arriechire pochi speculatori, ma non si deve per questo ar- guire che altrettanto fosse dell'Arcipelago di Maddalena, e si deve in- vece tener conto della diversità delle condizioni geografiche e climatiche fra il detto litorale e le isole vicine, diversità cui ho già accennato e che porta con sè una differente distribuzione di varie specie. Vedremo inoltre in seguito, come nell'Areipelago Maddalenino la forma di vege- tazione naturale imposta dai diversi fattori (specie dal vento e dalla siccità) sia quella della macchia. Frequenti in tutte le isole sono le roccie afitoiche in tutto od in parte, costituite sopratutto dagli enormi massi di granito compatto che si ergono in forme stranissime e non presentano alla loro superficie alcuna sere- Polatura che possa dar ricetto ad una sufficiente quantità di terriccio e alle radici di una pianta. Unica vita vegetale su queste roccie, nume- msi licheni. Le roccie afitoiche si incontrano senza distinzione dal li- | Vello del mare alla sommità dei monti; e l’esser tali dipende esclusiva- Mente dalla loro struttura fisica, dal pendìo scosceso, ecc. Nelle fessure | ` the le Separano l'una dall'altra non manca però la vegetazione; dalle | felei ( Polypodium vulgare, Asplenium marinum) al Cotyledon Umbilicus, alle grosse monocotiledoni bulbose (Pancratium illyricum, anode e muscivorys) al Juniperus phoenicea e Pistacia lentiscus. OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 119 - Influenza della composizione chimica del substrato. — La costitu- | zione geologica delle isole del gruppo, sia prese singolarmente che nel loro complesso, è uniforme. Esse appartengono tutte al terreno primitivo, A. VACCARI siliceo, e non si trovano tracce di calcare in alcuna di esse. A tale uniformità di costituzione corrisponde naturalmente uniformità | di distribuzione delle specie nelle varie isole, dimodochè si può parlare 1 di esse complessivamente. Le poche loealizzazioni limitate che si osser- | vano per alcune specie, sono dovute ad altre cause (struttura fisica, man- CARA P PRAEgione O.TRETOF sviluppo di umidità in date stazioni; influenza 1 del fattore antropico, eec.). Naturalmente la assoluta prevalenza é senza dubbio delle specie in- dicate quali silicicole. Fra le meglio note a questo riguardo possono - essere citate: Aira caryophyllea Antirrhinum Orontium Anthoxanthum aristatum Arbutus Unedo Artemisia arborescens Arum pietum Asparagus albus Asplenium marinum Briza maxima Bupleurum glaueum Cerastium erectum Chrysanthemum segetum Cistus salviifolius Corrigiola telephiifolia Draeuneulus museivorus Erica arborea » scoparia 2 i Euphorbia exigua Filago gallica . Gennaria diphylla : a Gymnogramme leptophylla Helia I uthamnum paion Hypochaeris glabra Jasione montana Juncus capitatus > pygmaeus Lamarckia aurea Lavandula Stoechas Laurentia Michelii Lupinus hirsutus Lythrum bibracteatum Montia fontana Orchis longicornu Paronychia echinata Peplis erecta Pteris aquilina Radiola linoides Sedum coeruleum . Spergula arvensis Stachys arvensis Tillaea muscosa Trifolium Boceonii =» subterraneum Vulpia Myuros E SEES "t OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 121 Queste le silicicole classiche, sulla esclusività delle quali sono però già stati elevati dubbii (così per il Cerastium erectum, ecc.). È da no- tarsi il fatto che mancano alcune delle silicicole più caratteristiche come: Calluna vulgaris, Notochlaena Maranthae, Viola tricolor, Dictamnus al- bus, ecc. Quanto all’ Osmunda regalis ritengo manchi nell'Areipelago uni- camente perchè scarseggiano: le stazioni igrofile; infatti essa è comune sul litorale sardo prospiciente al gruppo, ove tali stazioni abbondano. Forse anche per la assenza delle altre specie sopracitate lą causa va ri- cercata nella mancanza o nel debole sviluppo di stazione adatta. La macchia che riveste l'Areipelago di Maddalena è caratterizzata da elementi noti sopratutto come silicicoli: Ardutus Unedo, Calycotome vil- losa , Cistus monspeliensis e salviifolius, Erica arborea e scoparia , Eu- phorbia dendroides, Genista corsica, Juniperus phoenicea, Myrtus com- munis, Phyllirea variabilis, ecc. Tuttavia anche fra queste specie, che sono quelle che per la loro larga distribuzione imprimono fisionomia alla vegetazione dell’ Arcipelago, ve n'ha alcune che vegetano egualmente bene in territorio caleare. Mancando nell'Areipelago qualunque zona calcare, non si può fare il confronto, ma questo riesce invece portandosi a una ii di mi- glia al sud, all’ isola Tavolara e a Capo Figari. Tavolara (Hermaea insula degli antichi), è una grande roccia calcare di forma rettangolare, col lato maggiore da E. a O., che sorge maesto- Samente a picco dal mare all'entrata del golfo Aranci e arriva ad una altezza di quasi 500 m. Al lato di ponente affiora la roccia granitica di cui è costituita la vicina costa sarda e l’ isola Molara distante poco più di un miglio. Capo Figari limita l'estremo N-E del Golfo Aranci . ed è pure una roccia calcare identica a Tavolara, senonchè, in luogo di — essere isolato, è unito alla costa sarda per un istmo ben delimitato ove d Sorge la stazione ferroviaria e ove comincia il terreno granitico. Ora, dalle citazioni della Flora Sardoa del Moris e dal materiale rac- colto in due mie rapide escursioni a Tavolara (Agosto 1902 e Maggio 1906) e in ripetute erborizzazioni a Capo Figari, ho potuto formare il A Seguente elenco di piante che vegetano tanto sull Arapclago, di Madda- me come sui. calcari di Tavolara e siu PRA Allium pareiflorum « Alyssum maritimum Amarantus albus Andryala sinuata Anthemis maritima Arabis Thaliana Arenaria balearica Aristolochia longa Armeria fasciculata Arum italieum Asplenium Trichomanes Buphtalmum inuloides « Cakile maritima »* Calyeotome villosa Jarlina gummifera Cerinthe aspera Chlora perfoliata Lai Cistus monspeliensis ^» salviifolius Y > creticus Clematis cirrhosa y Convolvulus althaeoides Soldanella * » Cotyledon Umbilicus Cynanchum Vincetoxieum Daphne Gnidium Echium ealycinum Erodium corsicum * . Ferula nodiflora . .. Genista corsica -x Glaucium flavum. Crithmum maritimum Eryngium maritimum Euphorbia dendroides A. VACCARI « La * »* « wo * »* Y Hypochaeris aetnensis Juniperus phoenicea Kundmannia sieula Lavatera eretica Linum gallieum Lonicera implexa Lotus creticus Maleolmia parviflora Malva nieaeensis > parviflora Matthiola tricuspidata Medicago marina > minima Micromeria graeca Osyris alba Papaver somniferum Parietaria Soleirolii Phelipaea stricta Picridium vulgare Pistacia Lentiscus Plantago crassifolia Raphanus Raphanistrum Rhamnus Alaternus Rosmarinus officinalis Rubia peregrina Salicornia macrostachya Salsola Kali Scrofularia peregrina » ramosissima » trifoliata Sedum rubens » album Silene gallica » inflata OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 123 Spergularia rubra x Thymelaea hirsuta » macrorhiza » Tartonraira Staehys glutinosa Trifolium angustifolium Stellaria media » incarnatum Teuerium Marum > lappaceum Y » capitatum Urospermum pieroides . Thapsia garganica Urtica pilulifera v Xiphion foetidissimum. Totale 82. (* = Alofile, v = Colonie eterotopiche per l'Arcipelago i di Maddalena). Da questo elenco, per quanto assai incompleto, si può ricavare che molte specie note come silicicole si comportano nella Sardegna setten- trionale come indifferenti, così per es., fra gli elementi della macchia, Cistus salviifolius, C. monspeliensis, Juniperus phoenicea, Calycotome vil- tosa, Euphorbia dendroides, eco. eec., mentre rimangono, almeno fino à nuove scoperte, calcifughe: Arbutus Unedo, Erica arborea, Erica sco- paria, Phyllirea variabilis, ece. St deve però notare che in quest'eleneo figurano ben 15 specie alofile, attirate, com'é noto, da principii salini diversi dalla calce e dalla silice. Inoltre debbo aggiungere le seguenti considerazioni: ho aggiunto Allium parciflorum all'elenco perchè, per quanto non l abbia trovato nelle isole dell’ Arcipelago, pure non è a mettere in dubbio il suo contegno indif- ferente, avendolo trovato più volte nel prossimo litorale sardo a Tre Monti ece., mentre lo raccolsi poi a Tavolara ove è abbastanza frequente. Considero inoltre come « colonie eterotopiche »: Alyssum maritimum che trovai una volta nelle arene marittime dell'isola Budelli e un'altra Volta all'isola Bisce. Buphtalmum. inuloides, copioso a Tavolara, ehe ho citato sulla autorità del Moris per la stessa isola di Budelli, ma che io non ho potuto trovare in questa località, mentre lo rinvenni abbondante nella piccola isola Mortorio (di natura silicea) posta nel Golfo di Con- - gianus, presso Capo Figari (Giugno 1906) Kwadmannia sicula che, molto diffusa a Figari, non vegeta che scarsamente in un punto. limi- : tato di Budelli, in arene granitiche. Cistus villosus var. creticus che: 124 A. VACCARI | comune a Capo Figari, è limitato nell'Areipelago alle isole Maddalena, S. Maria e Budelli. Altre specie costituenti colonie eterotopiche, perchè comuni nei terreni calcari di Tavolara e Figari, molto rare (alcune anzi da me non tro vate) nell’Arcipelago di Maddalena, sono: Convolvulus althaeoides. Silene inflata. Mieromeria graeca. Teuerium eapitatum. Parietaria Soleirolii. . Xiphion foetidissimum. Le specie rimanenti dell'eleneo sono da considerarsi come indifferenti, giacchè vegetano egualmente bene sul calcare come sul terreno siliceo. Debbo però far rilevare che il Cynanchum Vincetoricum sceglie pell’Ar- | cipelago di Maddalena speciali stazioni, ossia ama i luoghi selvatici marittimi, gli stillicidii fra le roccie, come a Punta Galera e a Punta = Marginetto, ove lo si trova sempre assieme a Dracunculus gnuscivorus > | Aristolochia longa, Erodium corsicum, Narcissus Bertolonii ecc. Inoltre . è molto più diffuso nel gruppo Razzoli, S. Maria che non in Madda- lena e Caprera. Questa pianta, da alcuni considerata calcicola esclusiva, fu dimostrata indifferente anche nel distretto dei colli Euganei (Bégui- — not). L'Osyris alba non è molto comune nell'Areipelago: il Gennari la . . cita del Telajone, io l'ho trovata pure in Caprera e Becco di Vela, m |’ punti ove la roccia granitica è disgregata; del resto essa è comunissima nelle arene granitiche di Porto Pollo e di altri punti del littorale sardo, e ciò basta a dimostrarne il carattere indifferente. Passo poi a produrre un altro elenco di specie che vegetano sui eal- cari di Tavolara e Figari e non si trovano nell'Arcipelago di Mic : ; dana quindi come qiue: i . Acer monspessulanum Carum ammoides Ampelodesmos tenax Centaurea filiformis » horrida v Cephalaria leucantha Dianthus Caryophyllus > Sk OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 125 Echium pustulatum Orchis Brancifortii Erica multiflora Paeonia corallina Ervum Lenticula Polygala monspeliaca * Euphorbia spinosa Prasium majus Hyoseris radiata v Seseli Bocconii Matthiola sinuata v » tortuosum Medicago turbinata Silene italica Mesembryanthemum nodifi. Statice sinuata Nephrodium Filix mas. Sueeowia balearica v Ononis Natrix Teucrium glaucum (Jord. e Four.) ¥ >» ornithopodioides ` Bég. (Vie. di T. flavum) Opoponax Chironium Ophrys lutea « Thapsia garganica Thesium italicum ecc. ecc. « ; | Le pecie contenute in questo elenco eostituiseono realmente la ca- Rtteristica dei calcari di Tavolara e Figari e differenziano subito il Paesaggio floristieo a chi conosce già la flora silicicola dell’ Arcipelago di Maddalena. Alcune di esse (quelle precedute da v ) come le ricerche del Bégninot hanno posto in evidenza, si comportano come calcicole anche in altri distretti floristici. i Dobbiamo da ultimo considerare un piccolo numero di specie facenti parto della Flora di Maddalena che non sono citate, o non ho raccolto u Tavolara e Figari, ma sono in ogni modo note come calcicole. Adiantum Capillus- Veneris. Da considerarsi indifferente, perchè ab- bastanza diffuso in Maddalena; limitato però strettamente alle stazioni. "upestri-igrofile. Già citato dal Biguinot (FI. di Ponza) come indifferente. 2 Allium Ampeloprasum. Da considerarsi come colonia eterotopica, essendo limitato a pochi isolotti: Corcelli, Barettini, Spargiotto eec. Vegeta bene . sul terriccio composto in gran parte dei detriti vegetali aceumulatisi ; Per lunga serie di anni. 2r Wi Asparagus acutifolius i, Non molto diffusi nell’ Arcipelago di Madda- Ruscus aculeatus lena; in ogni modo da ritenersi come indife- i Limodorum abortivum | renti, perchè si riscontrano con maggiore fre- - quenza nel vicino litorale ‘sardo. Del resto il contegno ‘indifferente € 126 l A. VACCARI queste specie è stato già rilevati dal Béguinot pel distretto dei colli Euganei. Crupina vulgaris / Comuni nell’Arcipelago di Maddalena e quindi Evax pygmaea da considerarsi nel mio distretto come indife- Anemone hortensis renti. L'Evaz pygmaea è dal Béguinot citata Tamus communis come calcicola esclusiva per l’ Arcipelago Pon- ziano e il Zamus communis come silicicola nei colli Euganei. Ranunculus parviflorus( Non molto diffusi nell'Areipelago. I due ultimi Adonis aestivalis limitati alla stazione segetale. Sono da consi- Lychnis Githago | derarsi come calcicole prevalenti, ma sono stati altre volte dimostrati in terreno siliceo. Scorzonera Columnae, Lathyrus sphaericus, Eryngium campestre, note come calcicole; nell’Arcipelago di Maddalena assai rare e da conside- rarsi come colonie eterotopiche, forse dovute ad importazioni casuali. In conclusione si può dire che l’influenza della natura chimica del terreno nell’Arcipelago della Maddalena si esplica nel predominante svi- luppo della flora silicicola, ciò ehe è in evidente rapporto con la natura silicea del nostro distretto. A questo distretto va attribuita pure la man- canza di alcune specie note come più o meno fedeli ai suoli calcarei e ‘che sono invece largamente rappresentate nell’ isola di Tavolara ed al promontorio di Figari. Qualche colonia eterotopica di queste piante | nelle isole è anche in rapporto con il detto agente. L'indifferenza addi- mostrata da molte specie note come silicicole e che tuttavia si trovano a vegetare anche nei suoli calcarei, rivela che tale influenza, pure in- negabile, si esereita peró debolmente nelle nostre isole. Ed aggiungerò finalmente che, come del resto avviene in tutti i distretti fin qui stu- diati sotto questo speciale punto di vista, le indifferenti prevalgono sulle due categorie sopranominate. Influenza della struttura fisica del substrato. — Già ho accennato | che nelle varie isole sono frequenti le roccie afitoiche e che Vesser tali . dipende dalla loro struttura fisica, essendo esse costituite da granito peau e durissimo, a pendio molto erto, oppure lavate spesso dal- i l'onda marina. Ho accennato ai licheni che numerosi invadono ui 1 OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 127 roccie e che precorrono la vegetazione di piante superiori, le quali non mancano di stabilirvisi non appena la struttura fisica della roccia di- sgregata dagli agenti atmosferici costituirà loro un terreno favorevole. Anche nell’Arcipelago di Maddalena avviene quanto il Béguinot ha os- servato per l'Areipelago Ponziano, ossia che nelle stazioni rupestri co- minciano a insediarsi prima le Graminee (Dactylis glomerata , Brachy- Podium ramosum) poi alcuni elementi della macchia: Cistus monspe- liensis, Juniperus phoenicea, Genista corsica, Calycotome villosa ecc. ecc.) Nelle stazioni rupestri igrofile prima si impiantano le felci (Asplenium marinum, A. Trichomanes, Polypodium vulgare) quindi: Cotyledon Um- bilicus, Centranthus Calcitrapa, Pancratium illyricum, Samolus Vale- randi ecc.). Anche qui si verifica il fatto che la formazione naturale della vegetazione, in relazione alla struttura fisica del suolo, è la mac- chia. Però non si ha qui la formazione boschiva con elementi arborei , mancando il terreno facilmente demolibile e il riparo dai venti. Sempre rispetto alla struttura fisica del substrato, nell’Arcipelago di Maddalena non si possono distinguere ben caratterizzate che due sta- ——— zioni, quella delle rupi e quella delle arene. | l.° Stazione delle rupi. — Molto sviluppata nell Arcipelago, senza notevoli differenze fra le varie isole o fra regioni di queste. Quella che più ne difetta è forse l'isola S. Maria. Si possono distinguere in questa stazione le seguenti associazioni : a) Rupestri alofile. — Comprende le specie che vegetano sulle roccie Prossime al mare e quindi esposte all’azione dei sali contenuti nell’ ac- qua marina polverizzata dal frangersi delle onde e trasportata dal vento. Le più comuni sono: Anacyclus tomentosus, Anthemis maritima, Ar- lemisia gallica, Artemisia arborescens, Asplenium marinum, Atriplez Ha- | limus, Crithmum maritimum, Daucus dentatus, Daucus gummifer, Bro- dium corsicum, Frankenia laevis, Matthiola incana, Plantago crassifolia, Senecio Cineraria, Senecio leucanthemifolius 5 incrassatus, Spergularia macrorhiza, Statice rupicola; S. articulata, S. virgata, Thymelaea hir- — suta, ece, Y b) Rupestri cerofile: Arbutus Unedo Arum pictum Asparagus albus Brachypodium ramosum Calycotome villosa Jv - Carduus cephalanthus > » fasciculiflorus , Cistus monspeliensis » salviifolius Dactylis glomerata Dracunculus muscivorus Erica arborea Ric » Scoparia Euphorbia Charaeias 3 ; » dendroides i Ferula nodiflora Genista corsica a Gymnogramme leptophylla e . Hyacinthus Pouzolzii | Juniperus phoenicea Myrtus communis Olea vulgaris c) Rupestri igrofile : Adiantum Capillus-Veneris Allium triquetrum Arenaria balearica Aristolochia longa obovatum a bellidioides . Cheilanthes odora .. : Cotyledon Umbilieus , ynanchum Vincetoxieum Wigs Adiantum nigrum A. VACCARI Parietaria officinalis » lusitanica Phagnalon saxatile Phyllirea variabilis Pistacia Lentiscus Polypodium vulgare Pteris aquilina Quercus Ilex Rbamnus alaternus Rosmarinus officinalis - Ruta chalepensis > bracteosa Scrophularia trifoliata » peregrina Sedum stellatum » coeruleum Stachys glutinosa Teuerium Marum Thelygonum Cynocrambe Tillaea Vaillantii Urginea undulata ece. ecc. Gymnogramme leptophylla Linaria aequitriloba Narcissus cupularis » Tazzetta Paneratium illyrieum ; Polypodium vulgare Selaginella denticulata Urginea Scilla Veronica Cymbalaria STO Xiphion foetidissimum ecc. —— LR ar | USSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA e 129. Da notarsi il fatto che nel vicino litorale Sardo il Delphinium Sta- physagria si comporta come arenario igrofilo. : 2° Stazione delle arene. — Comprende le arene marittime e quindi. più o meno ricche di Na Cl ed altri sali minerali, e gli accumuli are- nosi derivanti dal materiale di decomposizione della roccia granitica più o meno frammentata, trasportato dalla pioggia, o anche dal vento, nei punti più declivi. Queste ultime arene non sono punto salate, ma pos- , sono essere più o meno impregnate d'acqua. In questa stazione si pos- sono distinguere le seguenti associazioni : a) Arenario-alofile. — Arene marittime sottoposte alla azione dei flutti e quindi impregnate di salsedine. Nelle diverse isole del gruppo le arene marittime, abbastanza estese, con vegetazione caratteristica ben svilup- pata, sono piuttosto rare. Nelle piccole cale i depositi arenarii che si formano, essendo troppo spesso battuti dalle onde, non sono suscettibili : di vegetazione. Tuttavia arene estese, con vegetazione speciale, si tro- vano all'isola S. Maria e all'isola Spargi e anche in Maddalena, Caprera e S. Stefano, ma però più limitate. Le specie che con maggior costanza sì rinvengono in tali arene sono le seguenti: Ammophila arundinacea Daucus maritimus Diotis candidissima Echium maritimum Euphorbia Paralias Armeria fasciculata Atriplex angustissima z rosea x 6 crassifolia » Peplis » litoralis » Pithyusa Evax rotundata. Galium saecharatum Glaucium flavum Hordeum maritimum Convolvulus Soldanella Hypecoum proeumbens Corynephorus articulatus Inula crithmoides Ürepis bulbya- 5 © 3090. Juas acutus Beta maritima ` Cakile maritima | Catapodium loliaceum Clematis Flammula hA 4 = NE. 130 í ‘A. VACCARI Lagurus ovatus Polypogon monspeliense 2 subspa- Lepturus incurvatus thaceum * Lotus creticus Raphanus Raphanistrum. Maleolmia parviflora » Landra Matthiola trieuspidata Salicornia herbacea Medicago marina » macrostachya | Ornithopus ebracteatus Salsola Kali Orobanche minor Seabiosa maritima Osyris alba Seolymus hispanicus Pancratium maritimum Silene sericea | Polycarpon tetraphyllum % opposi- Thymelaea hirsuta tifolium o» Tartonraira Polygonum maritimum Triglochin Barrelieri. b) Arenario-xerofile. — Si rinvengono nei punti meno seoscesi , nelle depressioni in cui è riuscito ad aceumularsi il detrito proveniente dalla frammentazione della roccia, detrito più o meno minuto, ma sem- pre facilmente permeabile all'acqua e quindi molto secco, oppure in ter- reni che già servirono a coltivazione, e che poi furono abbandonati, Le specie più comuni di tale associazione sono : Aira incerta Arabis Thaliana » caryophyllaeea Arisarum vulgare Alchemilla mierocarpa Asparagus albus Allium Chamaemoly Asphodelus microcarpus » subhirsutum Asterolinum Linum-stellatum Ambrosinia Bassii Bartsia latifolia | Anacyelus tomentosus » Trixago Anagallis arvensis » viscosa Andryala sinuata Bellis annua Anemone hortensis Bellium bellidioides Anthemis arvensis Briza maxima » fuscata » minor Anthoxanthum aristatum * Bromus madritensis bal Calendula arvensis * Capsella Bursa-pastoris Cardamine hirsuta ps Carlina corymbosa > -gummifera Caucalis nodosa » infesta »* Centaurea Caleitrapa Centranthus Caleitrapa * Cerastium viscosum » pumilum x » vulgatum Chrysanthemum coronarium » segetum » Myconis Colchicum neapolitanum Corrigiola telephiifolia Crepis bellidifolia ` > foetida Crocus minimus Crupina Crupinastrum Cupularia graveolens Cynosurus echinatus Dactylis glomerata Daucus Carota Dianthus velutinus Echium plantagineum Erigeron linifolium Erodium Botrys Erythraea maritima Euphorbia exigua * » T * x helioscopia » pterococea Evax pygmaea : Di dE p di Es s SLI z A d cR Gro s vidis DEO SE ERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA | D Filago gallica è tenuifolia x Fumaria capreolata » officinalis Galactites tomentosa Gaudinia fragilis Gennaria diphylla Geranium molle * » Robertianum Gnaphalium luteo-album »* Hedypnois polymorpha Helianthemum guttatum Heliotropium europaeum »* Helichrysum mierophyllum Hyperieum perforatum x Hypochaeris aetnensis » glabra Jasione montana »* Koeleria phleoides »* Lagurus ovatus Lamarckia aurea Lathyrus Clymenum Lavandula Stoechas Limodorum abortivum Linaria commutata ə cirrhosa » . Pelisseriana Linum angustifolium > gallicum » strictum Lolium rigidum Lotus angustissimus Lupinus hirsutus Medicago denticulata » sphaerocarpa fear i que T A. VACCARI * Medicago litoralis Reseda luteola b crispata * » minima Romulea Columnae 5 discreta * » praecox Rumex bucephalophorus » truncatula 9 breviacu- x. Sagina apetala leata Scandix Pecten Veneris | » maculata Scilla obtusifolia i Melilotus officinalis * Senecio vulgaris » indica » lividus Moenchia erecta * Scorpiurus subvillosa Molineria minuta Serapias cordigera Muscari comosum » Lingua Narcissus serotinus » occultata | Odontites lutea * Sherardia arvensis Ononis reclinata Sideritis romana Onopordon illyricum Silene gallica Orchis longicornu » noeturna Ophrys aranifera b specularia — x Sisymbrium officinale » tenthredinifera x Spergula arvensis Orchis papilionacea Spiranthes autumnalis * Ornithopus compressus Stipa tortilis Papaver dubium ' Teesdalia Lepidium " » hybridum Thrincia tuberosa * Papaver Rhoeas Tinea cylindrica » Roubiaei Tolpis umbellata x Paronyehia echinata Tribulus terrestris | * Pieridium vulgare - Trifolium subterraneum Plantago Bellardi » glomeratum » Lagopus » scabrum x Poa annua » striatum : » rigida. i > Bocconii 2 Polyearpon tetraphyllum » ligustieum ng x Polygonum avieulare » Cherlerii Pulicaria odora » stellatum » Radiola linoides agrarium $ OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 133 Urginea undulata Vicia parviflora | Urospermum Dalechampsii » hirsuta | » pieroides Vulpia Myuros Valerianella microcarpa » geniculata Vicia atropurpurea ecc. ecc. Come si vede, questa associazione è la più numerosa ed importante, per quanto siano in essa comprese molte specie ubiquitarie che ho se- gnate con x. Come dipendenza dell’ associazione arenario-xerofila si deve qui far menzione della Mieroflora mediterranea precoce (nel senso in cui l'in- tendono il Sommier, il Del Giglio ed il Béguinot (FI. di Ponza, l. c.) ecc., che si riscontra costantemente anche nelle isole dell'Areipelago Mad- dalenense, Il nanismo e la fioritura precoce delle specie che la compongono sono — È evidentemente dovuti alla stazione che, scarsa o priva di Aumus, bat- tuta dai venti e oltremodo arida, rende stentata la vegetazione. Tale Microfora è sopratutto costituita dalle seguenti specie: Anagallis arvensis Fumaria officinalis Anthemis arvensis Gaudinia fragilis Asterolinum Linum- noo Helianthemum guttatum Bellis annua Hypochaeris aetnensis Bellium bellidioides ; > glabra Calendula arvensis Jasione montana Cerastium viscosum Koeleria phleoides » pumilum . Moenchia erecta Chrysanthemum Myconis Orchis. longicornu Crepis bellidifolia Ornithopus compressus Cynosurus echinatus ` Poa annua Erodium Botrys » rigida Erythraea maritima Plantago Bellardi Euphorbia helioscopia » Lagopus Filago gallica /$ tenuifolia » commutata 9. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. "ARI COLA SR RR MS UY P Aa 134 is EU i. VACCARI Polypogon monspeliense d subspa- ^ Trifolium Bocconii si thacaeum » agrarium | Rumex bueephalophorus i > scabrum Scorpiurus subvillosa » stellatum Senecio vulgaris » subterraneum Silene gallica Vulpia Myuros, ecc. Spergula arvensis In opposizione a questa Microflora non ho avuto mai occasione di trovare in aleuna stazione delle isole del gruppo di Maddalena una vera Macroffora. Fanno però eccezione gli isolotti Coreelli, Barettini, Spar- giotto ece., in cui sopra l'Aumus abbondante del detrito vegetale, nella | primavera s'impianta una vegetazione esuberante, costituita in gran parte da alofile: Daucus gummifer, Matthiola tricuspidata, Lotus orni- thopodivides ece., oltre a parecchie delle specie sopra nominate che assu- mono proporzieni non comuni, grazie alle buone condizioni nutritive del substrato. ^ e) Arenaricigrofile. — Poichè in tutte le isole del gruppo il corso dei ruscelli non è punto regolato, il deflusso dell’acqua dai monti al mare avviene ora rapido, ora stagnante, accumulando qua e là arena che si mantiene più o meno impregnata d’acqua, Tali condizioni sono, poco più poco meno, uguali in tutte le isole del gruppo. Le associazioni arenario-igrofile sono abbastanza numerose e caratteristiche per queste isole. Le compongono sopratutto le seguenti specie: Agrostis stolonifera Carex stenophylla ‘Alchemilla microcarpa Centunculus minimus = Alisma ranunculoides Cyperus badius ni Apium nodiflorum » longus Y » crassipes Equisetum ramosissimum | Borrago laxiflora . . Exaeum filiforme | Carex. Linkii Euphorbia pubescens » serrulata Glyceria spicata | Heleocharis uniglumis Illecebrum verticillatum Iris florentina Isoetes dubia > Hystrix > Hystrix b subinermis » Duriaei Juneus bufonius > lamproearpus ». pygmaeus » capitatus Laurentia Michelii Lychnis corsica Lythrum bibracteatum Mentha Pulegium > insularis Montia fontana Myosotis hispida » sicula Narcissus cupularis | 1 È 1 | l 1 ] i i OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA . 135 Nasturtium officinale Oenanthe erocata » fistulosa Peplis erecta Potentilla reptans Ranunculus ophioglossifolius » cordigerus » muricatus Romulea Requienii » ramiflora Salix alba Samolus Valerandi Schoenus nigricans Scirpus Holoschoenus ». Savii Selaginella denticulata Tamarix africana Tillaea muscosa Urginea Scilla Vitex Agnus castus, ecc. » Tazzetta Va compresa fra le arenarie-igrofile anche l'associazione di piante isoë- tofile che è molto ben sviluppata e caratteristica in tutte le isole del - 8"uppo, lungo i ruscelli e nei terreni arenosi che rimangono inondati | d'inverno. Le forme principali di Zsogtes (4. Hystriz e subinermis) Sono accompagnate da: Juncus bufonius, Juncus capitatus, Juncus pyg- maeus, Scirpus Savii, Romulea Columnae, Romulea Requienii, cipe tia Michelii, Sagina apetala, Triglochin Barrelieri, ece. Poche sono nelle isole le piante idrofile, mancando veri stagni o corsi d'acqua, ed esistono solo piccole gore, scavate per abbeverare il bestiame, 0 piccole raccolte d’acqua stagnante che presto disseccano. Da Fra le idrofile d'acqua dolce notiamo: Callitriche hamulata, C. obtu- o sangula, C. stagnalis , Isnardia palustris , Lemna minor, Hessen A, | aquatilis, Juncus heterophyllus. in (Br M aras CUN e ONCE MT Wa VETRO EN Cera ETE EUN ; ms 136 A. VACCARI Le idrofile di acqua salata (Talassofile) comprese sotto il nome vol- gare di « alga » sono inveee abbastanza eomuni nei bassi fondi della costa: Posidonia Caulini, Ruppia rostellata, Zostera nana, ece. Influenza della altitudine e della esposizione. — La maggiore al- tezza raggiunta dalle montagne delle isole del gruppo è quella del Tejalone in Caprera, poco più di 200 metri. Si comprende quindi come non sì possa -parlaae di influenza di altitudine. E nemmeno mi è stato dato di notare specie che abbiano particolare predilezione per le som- mità, giacchè le stesse che si trovano a poca distanza dal mare, pos- sono trovarsi verso la sommità delle colline. Tuttavia in tutte le isole si può distinguere una zona litoranea in cui predominano le associa- zioni arenario-alofile e arenario-igrofile e una zona collinare in eui pre- dominano le arenario-xerofile, rupestri-xerofile e rupestri-igrofile. Di zona montana e submontana non è il caso di parlare. Mi è acca- duto poi non di rado di trovare specie litoranee in piccole colonie alla sommità dei ridossi, cosi: ZAymelea Tartonraira, Juncus acutus, Osyris alba, Euphorbia paralias ece.; mentre poi gli elementi della zona colli- nare, o meglio gli elementi della macchia, possono ‘estendersi fino al mare, ‘specialmente dove questo non forma depositi arenarii. Quanto all’esposizione si ha un maggior numero di rupestri igrofile nel versante non o meno esposto al sole e nelle stazioni ombreggiate, sotto 0 fra le rupi, o fra i cespugli della macchia. Questa associazione di eliafobe è caratterizzata, per le rupi, da: Arenaria balearica, Asplenium obovatum, Asplenium marinum, Adiantum Capillus Veneris, Bellium bellidioides , Linaria aequitriloba, Samolus Valerandi, Scrophularia trifoliata, Sela- ginella denticulata ecc., per la macchia invece da Arum pictum, Cycla- men repandum, Gennaria diphylla, Ophrys tenthredinifera, Orchis lon- gicornu, O. papilionacea, Pulicaria odora, ecc. Nei versanti soleggiati predominano invece le rupestri ed arenarie . xerofile. Molte delle rupi a pendio scosceso e a struttura compatta presentano .. nel versante soleggiato, vero carattere di afitoicità, mentre qualche ve- getazione si ha nel versante opposto. Ciò si osserva bene in Caprera sul OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 137 L'esposizione al vento è pure di notevole importanza in queste isole. Data la quasi continuità del vento di ponente e la sua straordinaria violenza, è chiaro che la vegetazione debba risentirsene, ed infatti sono caratteristici tanto nelle isole come nel prossimo litorale sardo, gli al- beri ed arbusti piegati nel senso del vento e colle frondi sviluppate solo dal lato sottovento. Gli esemplari più caratteristici sono dati dagli oli- Vastri isolati, ma sulle creste delle colline e nelle gole aperte a ponente, ove il vento si ingolfa rabbioso e violento, alle volte al punto da get- tare a terra, non solo la vegetazione è scarsa, nana e stentata, ma tutta complessivamente curvata nel senso del vento. Parecchi anni fa fu dal Genio Militare tentato T impianto di un vi- vaio di pini in Maddalena, nelle vicinanze del R. Cantiere, ma non avendo fatto i conti col vento, gli alberi sono cresciuti deformi, rachi- tici e ineurvati, in luogo di prendere il loro ordinario sviluppo. Espe- rimenti consimili, con esito negativo, si ebbero in piantagioni di pini innanzi all'Ospedale di Marina ed entro al R. Cantiere. I primi ven- hero addirittura abbruciati dal vento in 3-4 anni e non esistono più, gli altri, contorti , nani, rachitici, sono aneora buoni testimonii della potenza del vento in questo Arcipelago. Del resto gli esempi del ge- here sono numerosi. In Maddalena nei pressi del Pontiglione, sulla cresta di una collina, esiste un muro diretto da Nord a Sud che segna il confine della Villa Webber ed è direttamente esposto al vento di po- nente. Dietro al muro sono piantati dei Pinus maritima. Questi sono ereseiuti normalmente fino all'altezza del muro, ma al di sopra le loro frondi sono come bruciacchiate e bruscamente curvate nel senso del Vento senza che alcuna di esse sia riuscita ad innalzarsi sopra le altre, come se un giardiniere si fosse preso la cura di mantenerle potate a quel modo. : Si comprende quindi come l'esposizione in luoghi fortemente battuti dal vento richieda l’ adattamento di date specie xerofile e come I in- fluenza del vento sia anche da tener presente nella spiegazione del na- nismo vegetale. i La prova, diremo, negativa, dell’azione del Jakto, l'abbiamo nell’ ot timo sviluppo delle conifere piantate a ridosso del vento tanto in Mad- i 138 gis A. VACCARI dalena nella Villa Webber, come in Caprera nella vallata sottostante alla easa Garibaldi. In questa ultima località si vedono ancora olivi, mandorli, fichi piantativi dal Generale. Il paesaggio che offre tale val- letta è tutto affatto differente da quello delle regioni contigue dell'isola, e tale differenza è unicamente da attribuirsi al ridosso del vento. Alla - Villa Webber, riparati dal vento con alte siepi, e posti a ridosso della montagna, godendo del sole di mezzogiorno e di una irrigazione arti- | fieiale, prosperano gli aranci ed i limoni. Tutti questi fatti stanno a dimostrare quanto conto si debba tenere dell’esposizione al vento per ciò che riguarda la vegetazione in questo Arcipelago. Influenza delle condizioni climatiche. — La più diretta ed imme- diata manifestazione dell'influenza dei fattori meteorologici nell’Arcipe- lago di Maddalena consiste nella formazione della macchia che è il tipo di vegetazione naturale e caratteristico delle isole del gruppo, e che solo ha ceduto dinanzi alla coltivazione o anche al vandalismo del fattore an- tropico. Nelle varie isole non si osserva formazione boschiva nè pratense. La macchia è costituita dalla consociazione di varii frutiei e suffru- tici, dominando fra tutti: Juniperus phoenicea e Cistus monspeliensis. Gli altri: Arbutus Unedo, Erica arborea e scoparia, Phyllirea variabilis, Euphorbia dendroides, Calycotome villosa, Genista corsica ecc. sono molto diffusi, ma non dominano il paesaggio eome i primi. La maechia puó essere distinta in alta e bassa. Costituiscono la prima: Juniperus phoe- nicea, Arbutus Unedo, Erica arborea, Euphorbia dendroides, Pistacia Len- tiscus, Rhamnus Alaternus, Myrtus communis ecc., mentre la seconda è zi data da Cistus monspeliensis, Cistus salviifolius, Genista corsica, Caly- . €otome villosa, Erica scoparia, Phyllirea variabilis. La macchia alta si riscontra con maggior frequenza nelle località più 3 distanti dall’ influenza del fattore antropico, mentre la seconda cresce 7: | sotto la prima o rimane nei luoghi dove la prima è stata distrutta. - 1 Inoltre la macchia alta meglio si adatta alla stazione delle rupi, quella | E bassa ai terreni aridi sassosi ed arenosi ed alle località più opn ab Dame del vento: » OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 139 i Entro la macchia trovano riparo una quantità di piante che corri- spondono alle « nemorali » delle località ove esiste formazione boschiva e che in parte ho citate come « eliofobe » parlando della esposizione, così le Orchidee in genere: Gennaria diphylla, le varie specie di Orchis * di Ophrys; le piante bulbose: Pancratium illyricum, Narcissus Taz- zetla, Narcissus cupularis e le Aracee: Arum pictum, Arisarum vulgare, Ambrosinia Bassii; inoltre: Pulicaria odora, Vicia atropurpurea , ecc. Costante nella macchia alta la presenza di rampicanti: Smilaz aspera, Clematis cirrhosa, Tumus communis, ece:; costante invece nelle radure asciutte e soleggiate della macchia bassa l’associazione arenario-xerofila, costituente la Microflora mediterranea di cui si è già parlato, mentre, nei luoghi umidi e ino:dati, abbondano le Orchidee e si localizza la associazione isobtofila. Di vero predominio dell'uno e dell'altro elemento della macchia in Modo da costituire una associazione speciale non si può parlare che per. il Juniperus phoenicea ed il Cistus monspeliensis. Queste due specie do- minano il paesaggio tanto nella stazione rupestre come nella arenosa. In molte località però non esiste più che il Cisto, essendo stato tagliato il Juniperus senza alcun eriterio, per i bisogni dei pescatori o di chi vende legna. Dove il ginepro esiste però, sotto di esso, o assieme ad esso, si ha sempre il Cisto, il quale, anche se estirpato, si rinnova rapidamente, Mentre non così avviene del Juniperus. Quanto agli altri elementi si hanno qua e là delle zone limitate in cui essi predominano, così per es. a Stagno Torto e Guardia del Turco, in Maddalena, a Stagnali, in Caprera si ha una macchia in cui domina l'Arbutus Unedo, pianta che predilige le stazioni arenose o rupestri alquanto riparate dal vento e più ricche di umus. Pure a Stagnali e ad Arbuticei in Caprera e a Spal matore in Maddalena vi sono zone di predominio delle eriche (sopra- & tutto dell’ Erica scoparia) che preferiscono le stazioni arenose. E In alcune vallette ombrose e meno aride domina invece il Mirto, men- > tre il Pistacia Lentiscus ha anch'esso qualche limitato punto di predo- ; minio, specie nei ruderati presso le case. Gli altri elementi sono. tutti pressochè uniformemente e n e là. * 140 A. VACCARI Osservazioni fenologiehe. — Cercherò di riprodurre il più fedelmente ehe mi sia possibile la successione delle fioriture, come mi è stato dato di osservarla in parecchi anni di residenza nell’Arcipelago. Non poche sono le piante che si trovano in fiore nel cuore dell’ in- verno, così: Arisarum vulgare, Clematis cirrhosa, Narcissus Tavzetta , Cardamine hirsuta, Ambrosinia Bassii ecc. In Gennaio i tappeti erbosi cominciano a ricoprirsi di numerosissimi Bellis annua, di Calendula ar- censis, Crocus minimus. In Febbraio e Marzo compaiono: Anemone hor- tensis, Romulea Columnae, Romulea Requienii, Orchis longicornu e papilio- nacea, Ophrys tenthredinifera, ecc., che coi loro smaglianti colori tolgono la monotonia del verde, mentre ovunque si ergono fra i cisti le infiore- scenze bianche degli Asfodeli che durano fino a tutto Aprile, quando anche le leguminose: Genista corsica e Calycotome villosa si coprono dei loro fiori gialli. Comincia sul finire di Aprile o ai primi di Maggio la fioritura dei cisti, i cui candidi fiori, spiccando sul verde cupo del fogliame, accrescono bellezza e varietà alla macchia, fra la quale tor- reggiano qua e là i giganteschi steli della Ferula nodiflora. In questa stagione lungo i ruscelli, fra le roccie, fioriscono : Panera- tium illyricum, Dracunculus muscirorus; sulle rupi marittime: Frodium corsicum, Delphinium Staphysagria; in questi giorni insomma la natüra sì compiace di rivestire questi scogli brulli della fioritura la più attraente. In Giugno le graziose piantine rosse del Sedum coeruleum , frequentis- simo fra le roccie, si coprono di fiori azzurri; ai piedi dei Cistussi schiu- donsi le corolle rosse e gialle dei loro parassiti: Cyfinus Hypocistis; il mirto è tutto ricoperto dei suoi graziosissimi fiori. Cominciano a fiorire le La- biate: Teucrium Marum, Stachys glutinosa, ece., all'ombra delle rupi la Scrophularia trifoliata, al mare il Senecio Cineraria, Convolvulus Solda- nella, Crithmum maritimum, Daucus ecc. Ma il sole meridionale comin- cia a far risentire i suoi effetti. A poco a poco i tappeti erbosi si dissec- cano, e.sui terreni aridi non rimangono che le specie xerofile: Labiate, Graminee, Composite, ecc., mentre ancora attiva vegetazione si ha nei punti più declivi ove tuttavia si raccoglie un po’ d'acqua stagnante , | attorno a cui crescono gli Isoëtes e le piante che formano l'associazione | isoétofila (Lychnis corsica, Laurentia Michelii, Ezacum filiforme, Seir- pus Savii, Juncus pygmaeus, ecc. OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 141 Nell'Aeosto e Settembre le foglie dei cisti inaridiscono e si fanno ros- sastre, esalando un odore tutto speciale; raramente una goccia di pioggia viene a temperare il calore della roccia infuocata. Gli animali non sanno ove trovare il pascolo e si attaccano ai cespugli della macchia. Tut- tavia in questi mesi fioriscono molte delle alofile marine, così: Statice pl. sp. Artemisia gallica, Euphorbia pl. sp., Pancratium maritimum ecc.; così pure parecchie rupestri xerofile: Carlina corymbosa, Daphne Gni- dium ecc., e varie Monocotiledoni bulbose: Urginea undulata, Urginea Scilla eec. ' : Nell'Ottobre colle prime pioggie e col rinfrescarsi della temperatura, compaiono le graziose e profumate infiorescenze degli Asparagus albus, il Narcissus serotinus; nella macchia i fiori pure odorosi della Swmilaz aspera. Nel Novembre tutto il dumeto rinverdisce, i ruscelli tornano a convogliare acqua e ricompaiono i praticelli erbosi di graminee ed altre ye Pianticelle arenofile. T Fra le macchie di Pistacia Lentiscus notevole in questa stagione la ; fioritura di Arum pictum, che si prolunga fino in Dicembre assieme a EC quella dell Arum Arisarum, Allium Chamaemoly, eec. D Così si chiude il ciclo annuale della fioritura, e per la macchia rin- verdita, l’Arcipelago riprende i suoi gai colori che, in certe belle gior- nate limpide e calme, fanno ricordare la regione dei laghi. Si verifica anche per l'Areipelago di Maddalena quanto afferma il Bé- guinot per quello di Ponza, che cioè il riposo invernale è quasi abolito © che, fatta eccezione per poche specie ed in punti limitati, i mesi estivi segnano il vero periodo di riposo. Ciò che del resto è pienamente in accordo colla natura del clima mediterraneo. Non ho fatto osservazioni speciali sulle anomalie che si possono avere |. nell'epoca di fioritura; e da questo lato non posso che citare alcuni casi di precocità, derivati in parte dalla influenza complessa di varii fattori, che danno luogo alla Microffora mediterranea precoce di cui si è già te- nuta parola. Posso tuttavia produrre un elenco delle specie in fiore nel mese di Gennaio 1907 nei dintorni della palazzina da me abitata presso l'Ospe- dale Militare Marittimo a Cala Camiciotto, località esposta a Sud: Jue A. VACCARI Allium Chamaemoly Cistus monspeliensis (rari fiori) 1907. 1:Gennàlg is Clematis cirrhosa Bellis annua x Narcissus Tazzetta 9 » ara Thrincia tuberosa Calendula arvensis | Senecio vulgaris 10 i UE c UN UL a, Anemone hortensis 9s » Cu Sonchus arvensis Crocus minimus | Corrigiola telephiifolia el » uL Matthiola ineana Senecio leucanthemifolius Gp n | Thymelaea Tartonraira Influenza dei fattori biologici. — Abbiamo già accennato alle nu- merose e svariate piante che trovano rifugio e sostegno nella macchia che è la formazione vegetale quasi esclusiva di queste isole. Si com- prende quindi come il maggiore o minor sviluppo della macchia stessa, la sua compattezza o le sue radure, la sua altezza e gli elementi che la compongono, siano tutti fattori che possono spiegare notevole influenza sulla vitalità e sul prosperare di tali piante. Ciò per quan riguarda le associazioni contigue. ; Per le associazioni continue , dal lato biologico possiamo distinguere nell’ Arcipelago di Maddalena i seguenti gruppi: a) Parassite. — Orobanche thyrsoidea (sulla Genista corsica) | Orobanche Crithmi (sull Eryngium maritimum) Orobanche minor (sulle Composte) . Orobanche crinita (sul Lotus creticus) Phelipaea stricta (sulla Ferula nodiflora) Phelipaea Mutelii e Ph. ramosa (id. id.) Cytinus Hypocistis (sul Cistus monspeliensis) . Cuscuta Epithymum (sulle Medicago) | Cynomorium coccineum (Gul Atriplex. Halimus) : OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 143 b) semiparassite; limitate all Osyris alba e all Ephedra distachya. c) Saprofite; Limodorum abortivum. d) Carnivore; Dracunculus muscivorus. Mancano le epifite e le arboricole (Béguinot e Traverso) a meno che non si voglia comprendere in questa classe i numerosi e frequenti li- cheni che aderiscono specialmente ai rami di Juniperus phoenicea. Nu- merose sono invece le Liane: Smilax aspera, Clematis cirrhosa, Tamus communis, Clematis Flammula, Rubia peregrina; Lonicera impleza, Ga- lium Aparine, Bryonia dioica, Convoloulus althaeoides e Convolvulus se- Pium. Assumono spesso il portamento lianiforme varie specie di Rubus, i quali, aggrovigliando gli arbusti del dumeto formano assieme ad essi” dei macchioni caratteristici, assolutamente inestricabili. Influenza del fattore antropico. — L'influenza positiva dell’uomo si è fatta sentire abbastanza tardi e in modo ineguale nelle nostre isole : Però non si può disconoscere, per quanto la topografia e la natura roc- ciosa del terreno poco si prestino alla coltivazione. Caprera rimase quasi incolta fino al giorno in cui vi si stabili il Generale Garibaldi , il quale, oltre al trasformare in oliveto, frutteto , Pineta, eee, ecc. la valletta che porta dalla sua casa alla Cala Garibaldi, coltivò a grano e ‘ad orto una bella estensione di terreno fertile e senza roccie, che si estende dalla Cala sopracitata fino a Punta Moneta ; ter- Teno che anche attualmente è coltivato. Santa Maria fino a 15 anni fa circa era coltivata a grano, ora è in gran parte a pascolo. In Spargi qualche piccolo campo di grano si trova- ogni anno. In Maddalena, fino da icap antichi, ogni Mois aveva la sua vi- &na, ossia il suo pezzo di terreno recinto da muro, in eui coltivava le - Specie orticole giornalmente necessarie, gli alberi di fico, di mandorlo, qualche carubba ed anche la vite. Dopo i lavori di fortificazione la col- tivazione degli orti e del grano è aumentata tanto in Caprera che m Maddalena. In quest'ultima sopratutto ha preso speciale sviluppo la cul- — tura della vite che dà abbastanza buon frutto ed è finora immune dalla. 144 A. VACCARI filossera. Le proprietà sono recinte da muri a secco, su cui si pongono rami di Calycotome e di Genista corsica onde impedire l’accesso alle capre. L’ albero di fico, vegeta rigogliosamente in Maddalena e dà ottimi frutti, così pure riescono bene l’olivo, il mandorlo e il carubbo, purchè piantati in località a ridosso del vento. Ha preso notevole sviluppo la coltura dell’ Opuntia Ficus indica di cui sono attualmente rivestiti molti tratti di terreno non utilizzabili in altro modo. I frutti di questa pianta sono qui molto ricercati. Gli aranci e limoni sono, come ho già accennato, splendidamente coltivati in Maddalena alla Villa Webber e da pochi anni anche in S. Stefano dal signor P. Serra. Un tentativo era ‘stato fatto anche in Caprera dal Generale Garibaldi, ma attualmente non ne rimangono che i tisici avanzi. Conviene riconoscere che la cul- tura degli agrumi in queste isole, per quanto possa riuscire abbastanza bene, pure esige troppo artificio e dispendio per poter essere pratica e rimunerativa. Delle piante orticole riescono assai bene : Fave Vicia Faba Piselli Pisum sativum Insalata Lactuca sativa Patate Solanum tuberosum Pomidori » Lycopersicum Melanzane » Melongena Fagioli Phaseolus (pl. sp.) Cavoli Brassica ( » ) Peperoni Capsieum annuum Citrioli Cueumis Citrullus Zucche Cucurbita (pl. sp.) Cicoria” Cichorium Intybus ecc. eec. .. L'unica difficoltà, sempre supposto che la località sia riparata dal | | vento, è la scarsezza d’acqua, ragione per cui gli orti migliori si hav no n) nelle località basse e nel fondo della vallate ove si possono scavare ci- Sterne che raccolgano l’acqua per buona parte dell’ anno, SU de Ve RN IP SN india Mos dee oM sp e ve coc Re AV Bier DANT oui f nan una: OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 145. .. Fra le piante introdotte ed acclimatate dall'uomo per la cultura o per i . ornamento, sì notano: \ | Agave americana Pinus halepensis Arundo Pliniana » Pinea 5 Ceratonia Siliqua » maritima Iris florentina Phoenix dactylifera Mesebrianthemum acinaciforme Scilla hyacinthoides Oxalis cernua Vinea major » corniculata ecc. ece. Sempre in relazione all’ influenza del fattore antropico sono poi an- che da notarsi : a) le specie segetali, proprie dei campi coltivati qui rappresentate Adonis aestivalis Lithospermum arvense Alchemilla arvensis Lolium perenne Anthemis Cotula » rigidum » . mixta Lychnis Githago Avena barbata Papaver dubium Cauealis infesta » Rhoeas Chrysanthemum segetum » hybridum Daueus maximus » somniferum > Carota | Ranuneulus murieatus Fumaria capreolata Seandix Pecten Veneris » officinalis Silene galliea Heliotropium europaeum Spergula arvensis Lamium amplexicaule Trifolium strictum Lathyrus Aphaea ^. VWalerianella microcarpa i» Clymenum . Vicia bithynica » sphaericus » hybrida Linaria commutata => angustifolia Linum gallicum 3) le specie ruderali (proprie della stazione ruderale: macerie, din- - 3 y iore i a DI SN S AR Nn EAT ao wen A x PONE ANTA, Rf i tac PANTS iri aus SM d as v see T US ETRE Ao iù Sera j46. ; A. VACCARI torni delle case, vie, concimai, ece.). Il numero delle specie appartenenti 3 a questa stazione, che è naturalmente più sviluppata in Maddalena, non l è molto alto. | : Vi appartengono : Amaranthus (pl. sp.) Lepidium graminifolium Anaeylus tomentosus Malva (pl. sp.) Atriplex (pl. sp.) Marrubium vulgare : Borrago offieinalis | Mercurialis annua | : Centaurea Caleitrapa Parietaria officinalis à Chenopodium (pl. sp.) Polycarpon tetraphyllum | Chrysanthemum coronarium Portulaca oleracea | Cynoglossum pietum Senebiera Coronopus | Datura Stramonium ^» pinnatifida | Euphorbia helioscopia Silybum Marianum | Hyoscyamus albus Solanum nigrum Lamarekia aurea . Urtica (pl. sp.) 1 Lavatera eretica L'influenza negativa dell uomo nell’ Arcipelago di Maddalena si può | dire che sì è esplicata unicamente a danno della macchia e più special- | mente delle piante legnose che ne fanno parte. 4 Ho già detto come in Maddalena il Juniperus phoenicea sia quasi to- | ; 5 . talmente scomparso dalle zone vicine all'abitato e come anche gli altri | arbusti e persino i Cisti vengano distrutti vandalicamente per la man- eanza di un regolamento in proposito. Il raggio di questa devastazione . tende ad allargarsi. Attualmente però, dopo la visita di Sua Maestà il | Re, in occasione delle grandi manovre navali (Ottobre 1905), sono stati presi provvedimenti pel rimboschimento. : . Non conosco né la portata nè i criterii direttivi del tentativo fatto, | . tuttavia posso dire che l’ esperimento è stato iniziato in un tratto di Maddalena fra il Cimitero Vecchio, Guardia Vecchia e Trinità. Le piante | usate pel rimboschimento sono: Pinus maritima, Pinus halepensis, | Quercus Suber, Quercus Ilex, Ailanthus glandulosa, Robinia Pseudo-aca- | cia. Il tempo ci dirà i risultati, che è da augurarsi siano buoni. Ino 'OSSERVAZ. ECOLOGICHE “LORA ARCIPEL. MADDALENA 147 È Caprera i danni portati alla macchia sono minori, ma certo non sono : leggieri. Nelle altre isole la macchia è abbastanza rispettata e solo di quando in quando cede il posto alla coltivazione, che é sempre molto limitata. Colla distruzione della macchia molte specie che vi trovano appoggio e difesa soecombono, tuttavia non ho potuto osservare una vera disparizione di aleune di esse dovuta a questa distruzione. Influenza complessiva dei diversi fattori. — L'influenza combinata dei fattori passati finora in rivista si può riassumere nella distinzione di tre classi di vegetazione: Xerofite, Alofite ed Igrofite. La prima è la classe dominante per estensione e per numero di specie, giacchè riassume in sè tutte le influenze dei fattori climatici ed edafici (locali) già mentovati. La macchia mediterranea rivestente le isole del- l’Arcipelago di Maddalena è la più caratteristica espressione del xerofi- tismo. Le specie che la compongono sono dotate di struttura tale da poter resistere alla siccità, sia rallentando la traspirazione (riduzione della superficie traspirante [ fog ie aciculari ], ispessimento della cuticola epidermica [ foglie coriacee], riduzione del numero degli stomi, rivesti- menti diversi, ecc.), sia provvedendosi di serbatoi acquiferi, o di mezzi adatti ad usufruire del vapor acqueo dell’ atmosfera , ecc. La classe delle alofite è abbastanza bene sviluppata nel distretto, data la estensione notevole di litorale e la varietà della sua struttura fisica. In alcuni piccoli isolotti essa anzi rappresenta l’unica classe di vegeta- zione. La struttura delle specie appartenenti a questa classe rivela chia- ramente l'adattamento alla stazione in cui vivono (foglie crasse, coria- eee, bulbi, radici lunghe ece.). Il Béguinot (l. c.) afferma che trattasi di vere strutture xerofitiche e ritiene che le alofite possano considerarsi delle xerofite adatte a terreni costantemente saturi di sali aloidi (bro- muri, cloruri, joduri ece.). La classe delle igrofile è la meno numerosa, tuttavia essa ha i suoi "appresentanti caratteristici in piante che, pur prosperando nell'umidità invernale e primaverile, possono resistere alla siccità dei mesi estivi ed. i autunnali (piante bulbose, Isoëtes, ecc.) e che, più o meno palesemente, Presentano caratteri e disposizioni xerofite. Wc ARR P A. VACCARI Per cui anche in questa classe tutto rivela, nel nostro distretto , la tendenza alla xerofilia, fatto del resto accennato anche dal Béguinot 1 per l'Areipelago Ponziano e avvalorato qui dalla mancanza, o quasi, di. vere idrofile. ; E Sono scarsi nell'Areipelago i rappresentanti della classe delle mesofile, | e l'unico contributo che le può essere riferito è dato dalle poche specie - nemorali-eliofobe. | Classificazione degli elementi floristici. — Dalle mie precedenti pub- — blieazioni sulla Flora dell'Areipelago di Maddalena risulta che il numero — delle specie vegetanti nell' Arcipelago stesso è di 694, cui se ne debbono - aggiungere altre 28 raccolte in quest’ ultimo triennio (1904-1907). Si _ avrebbe quindi un totale di 722. Come ho già accennato, si debbono però togliere da questo numero i 84 specie che si trovano nel litorale sardo ma non nelle isole. Inoltre si l deve togliere; Crepis coespitosa e Romulea Bulbocodium la cui determi- nazione era errata. Si comprende quindi come non si tratti di cifre as- | solute, ma soggette a variare col completamento della esplorazione bo | tanica delle isole del gruppo. In ogni modo, allo stato attuale delle co- _ noscenze, si può dire che la Flora dell'Arcipelago di Maddalena è rap- - presentata da 636 entità diverse, comprese in 329 generi e 82 famiglie. | Dgbbo poi far notare che alcune specie come: Bellis sylvestris, Ophrys | Speculum ecc., che nelle mie citate pubblicazioni figurano come trovate i solo nel litorale sardo, non sono comprese nella nota corrispondente, per- | ché in questi ultimi anni ho potuto trovarle anche nelle isole. Le prin- | eipali nuove specie poi (16) trovate nelle isole del grnppo sono: Lava i tera arborea, Lavatera cretica, Linaria aequitriloba, Orchis Bornemanni, | Orobanche speciosa (nuova per la Flora sarda), Ophioglossum lusitanicum, | Spartium junceum, Trifolium ornithopodioides, Romulea pl., Plantago pl. | sp. ecc. Le altre (12) raccolte solo sul litorale sardo, figurano nell'elenco + corrispondente sopra riportato. 1 . Anche per quanto riguarda la distribuzione delle varie specie nelle - diverse isole gli elenchi delle mie citate pubblicazioni non offrono leg precisione desiderabile, poichè, sia per la difficoltà delle escursioni alle | 3 OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA . isole più lontane; sia anche perchè non pensava allora di aceingermi al presente lavoro, non curai di ricercare le stesse specie in tutte le isole del gruppo, contentandomi di raccoglierle in due o tre località. Sono quindi ora obbligato di ricorrere alla conoscenza pratica della Flora lo- cale che pareechi anni di residenza mi hanno conferito, per compilare una nota delle specie reperibili ed abbondantemente diffuse in tutte le isole maggiori del gruppo (Maddalena, Caprera, S. Stefano, Spargi , S. Maria, Razzoli e Budelli): i Asterolinum stellatum Atriplex Halimus Adiantum Capillus Veneris Aira caryophyllacea » incerta ; Avena sterilis Allium Chamaemoly Bartsia latifolia > subhirsutum . » Trixago x » triquetrum » viscosa Bellis annua Bellium bellidioides Brachypodium ramosum NE Ambrosinia Bassii Anagallis arvensis Andryala sinuata Anemone hortensis Anthemis arvensis ; » maritima Antirrhinum Orontium Antoxanthum aristatum Briza maxima » minor Bromus madritensis Cakile maritima Calendula arvensis Arabis Thaliana Calyeotome villosa Arbutus Unedo Cardamine hirsuta ene Arenaria balearica Carduus cephalanthus Arisarum vulgare » fasciculiflorus Artemisia gallica . Carex serrulata Arum pictum » stenophylla Asparagus albus Carlina corymbosa Asphodelus microcarpus Catapodium loliaceum Asplenium Adiantum. nigrum Centranthus Caleitrapa | — Li Cerastium mantieum 4 erectum » marinum » obovatum . E viscosum 10. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXIL - 150 Chlora perfoliata Chrysanthemum Myconis > segetum Cistus monspeliensis » salviifolius Clematis cirrhosa Convolvulus Soldanella Corrigiola telephiifolia Cotyledon Umbilieus Crepis bellidifolia > bulbosa Crithmum maritimum Crocus minimus Cupularia graveolens » viseosa Cynosurus echinatüs Cytinus Hypocistis Daetylis glomerata Daphne Gnidium Daueus Carota » maritimus - . Dracunculus muscivorus C cum Echium plantagineum Erica arborea > scoparia Erodium Botrys > corsicum Eryngium maritimum Erythraea maritima Euphorbia Characias » dendroides » helioscopia > Paralias » Pithyusa A. VACCARI Evax pygmaea. » rotundata Ferula nodiflora Filago gallica 6 tenuifolia Frankenia laevis Fumaria officinalis Galactites tomentosa Gaudinia fragilis Genista corsica Gennaria diphylla Geranium molle Glaucium luteum Hedypnois polymorpha Helianthemum guttatum Helichrysum mierophyllum Heliotropium europaeum Hordeum maritimum » murinum Hyacinthus Pouzolzii Hypecoum proeumbens Hypochaeris aetnensis > glabra Illecebrum verticillatum Isoëtes Hystrix = 7 » b subinermis Jasione montana Juncus acutus > bufonius > capitatus » heterophyllus » lamproearpus » pygmaeus Juniperus phoenicea Koeleria phleoides LEI ao 7 Lagurus ovatus Lamarekia aurea Lamium amplexicaule Lathyrus Clymenum Laurentia Michelii Lavandula Stoechas Linaria cirrhosa > . commutata > Pelisseriana Linum gallicum Lonicera implexa Lotus angustissimus » eretieus > eytisoides Lotus edulis Lupinus hirsutus Lychnis corsica Lythrum bibracteatum Malcolmia parviflora Medicago marina Mentha Pulegium Montia fontana Muscari- comosum Myrtus communis Narcissus cupularis » serotinus » Tazzetta Olea europaea Ononis reclinata Ophrys tenthredinifera Orchis longicornu 4 papilionacea Ornithopus compressus Orobanche minor Lai se X V M. a aisi A j Word. a Mie ocn ice. RP UA E Ape RU NONEM OREEHE T a n.r MAN Ro END t TUNE OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA Paneratium illyricum » maritimum Papaver Rhoeas » dubium > . hybridum 151 > somniferum ĝ setigerum Parietaria officinalis Phelipea stricta Phyllirea variabilis Pistacia Lentiscus Plantago Bellardi » Coronopus » Lagopus Polypodium vulgare Polypogon maritimum Posidonia Caulini Pulicaria odora Radiola linoides Ranunculus aquatilis » muricatus » ophioglossifolius Rhamnus Alaternus Romulea Columnae » Requienii Rosmarinus officinalis Rubia peregrina Rumex bucephalophorus Sagina maritima Salsola Kali Samolus Valerandi Scirpus Savii Scorpiurus subvillosa Serophularia ramosissima » trifoliata fe d Sedum coeruleum Selaginella denticulata Senecio Cineraria » leucanthemifolius > lividus. > vulgaris Serapias eordigera » Lingua » occultata Serrafaleus mollis Sherardia arvensis Silene gallica » Sericea Smilax aspera Spergula arvensis Spergularia maerorhiza Stachys arvensis > glutinosa Statice articulata > virgata Stipa tortilis Teucrium Marum A. VACCARI Thelygonum Cynoerambe Thrineia tuberosa Thymelaea hirsuta iom. Tartonraira Tinea cylindrica Tribulus terrestrie Trifolium agrarium » Cherlerì » laevigatum » subterraneum Triglochin Barrelieri Urginea Scilla » undulata Urospermum Dalechampsii Urtica membranacea » pilulifera » urens Valerianella microcarpa | Vicia atropurpurea Vitex Agnus-castus Vulpia Myuros » geniculata Totale 230. Come si vede, il numero delle specie comuni alle diverse isole com- | ponenti l'Areipelago è abbastanza rilevante, sommando a più di 1/3 del totale. Il che parmi si debba con sicurezza attribuire al fatto che le isole stesse presentano una grande uguaglianza di fattori geologici, cli- matici e biologici. Le alofite sono rappresentate nell’ elenco in numero di 29 (1/7 circa del totale). Gli elementi principali componenti la mae ; x chia (Frica, Arbutus, Phyllirea, Euphorbia, Rhamnus, Myrtus, Cistus, Juniperus, Calycotome, Genista) vi sono al completo. Il resto è dato dalle | d associazioni rupestri ed arenario-xerofile ed igrofile, uguali in tutte le . isole, e dalle piante che vivono fra la macchia. OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 153 Specie limitate ad una sola isola. -- Si comprende che anche questo elenco non può avere che un valore relativo, poichè non posso ancora escludere che ulteriori esplorazioni nelle diverse isole non portino qual- che modificazione. Così per esempio mi è avvenuto di trovare nel 1906 per la prima volta l Ophrys Speculum in Maddalena, mentre fino dal 1899 affermavo che « tre anni di ricerche costanti possono far conclu- dere che probabilmente questa specie non si trovi nelle isole (V. Vaccari, 2° Suppl. alla FI. dell'Areip. di Maddalena - Malpighia XIII anno, 1899). A Isola Maddalena. Achillea ligustica Anacyclus radiatus » tomentosus Anthemis fuscata Aristolochia longa Arum italicum Ballota foetida Borrago officinalis Bunias Erucago Cardus pycnocephalus Chrysanthemum coronarium Convolvulus sepium Corynephorus articulatus Crepis leontodontoides Datura Stramonium Daucus maximus Delphinium Staphysagria Echium calycinum Eleocharis uniglumis Epilobium tetragonum Eryngium campestre Filago germanica Fumaria capreolata Gnaphalium luteo-album Gynandriris Sisyrinchium Helianthemum Tuberaria Iris florentina Lavatera cretica Laurentia tenella Lepidium graminifolium Linaria aequitriloba Lolium rigidum Lupinus albus » reticulatus Malva sylvestris Melica Magnolii Melilotus officinalis » italica. Mentha insularis Mesembryanthemum acinaciforme - Nananthea perpusilla Oenanthe globulosa Orchis coriophora Orobanche speciosa Ophrys Speeulum » fusca 154 i A. VACCARE Phoenix dactylifera ' Sedum andegavense Pinus maritima Senebiera Coronopus » Pinea » pinnatifida Portulaca oleracea Sisymbrium officinale Psoralea bituminosa Spartium junceum Pyrus amygdaliformis Stellaria saxifraga Rapistrum orientale Trisetum neglectum » rugosum ` Trifolium nigrescens Rumex conglomeratus > ornithopodioides ` » « epus >, » squarrosum Scilla hyacinthoides Vinca major Seorzonera Columnae i Xiphion foetidissimum Totale 70. | Isola Caprera. Aegilops ovata Hordeum bulbosum Alchemilla mierocarpa Isoëtes Duriaei / Ammi majus Isnardia palustris Anthemis mixta Koeleria villosa Anthoxanthum ovatum Linaria pilosa Campanula Erinus Lathyrus sphaerieus Carduus confertus Lithospermum arvense | Cerinthe aspera à ^ Melica minuta . Cnicus lanceolatus Medicago sativa Colchicum neapolitanum Melilotus elegans Crepis setosa Mentha Requienii Cyclamen repandum Nasturtium officinale Cyperus rotundus Onopordon illyricum - Digitaria sanguinalis > macranthum Echium maritimum Osyris alba Euphorbia pterocoeca Oxalis corniculata ... Glyceria spicata Parietaria lusitanica Gypsophila muralis > Soleirolii OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA Polygonum Convolvulus Salvia Verbenaca Rhagadiolus stellatus Silybum Marianum Rosa sempervirens Tillaea Vaillantii Salix alba Vicia leucantha ; Totale 44. Isola Spargi. Armeria fasciculata | — Borrago laxiflora Avena sterilis Vulpia ciliata Polycarpon tetraphyllon ĝ alsinefolium Totale 5. | Isola S. Stefano. Ajuga Iva Medicago pontificalis Plantago Psyllium Totale 3. Isola Budelli. Buphthalmum inuloides - Kundmannia sicula Sclerochloa maritima. Totale 3. Isola S. Maria. Clematis Flammula Hyoseyamus albus: Totale 2. Isola Razzoli. Per quanto a me consta, non possiede aleuna specie esclusiva. 156 A. NACCARI Isola Bisce. Bellis sylvestris Totale 1. Isolotti (Corcelli, Barrettini, Spargiotto, ecc.) Allium Ampeloprasum Elaeoselinum meoides Cynomorium coccineum Silene mollissima Totale 4. Specie finora trovate solo in 2 al massimo in 3 isole, mancanti o assai rare altrove. Adonis aestivalis i (Isole S. Stefano e Maddalena) Sr, Alyssum maritimum > Budelli e Bisce) | Arundo Pliniana » Caprera e Maddalena) Bupleurum glaucum » » >» ) » » » Ceratonia Siliqua ) » Budelli, S. Maria e Razzoli ) Cistus creticus Cynanchum Vincetoxicum » » » S. Maria, Razzoli e Isolotti ) » Echium creticum » » Maddalena e S. Stefano) » » ( ( ( ( ( ( ( Erodium malacoides ( Exacum filiforme ( Maddalena e Caprera) Inula erithmoides ( » e Bisce) Isoétes dubia ( » e Caprera) ( Barettini e roug ( S. Stefano e » ( Maddalena, Barettini e Ae ( » e S. Stefano) ( ( ( ( ( » Lavatera arborea » » » » » Caprera e Maddalena) » » » » Matthiola incana » trieuspidata Micromeria graeca Oenanthe erocata Oxalis cernua Potentilla reptans -Ruscus aculeatus bs Scolymus maculatus » » ) Maddalena e Budelli ) S. Stefano e Spargi) Maddalena e S. Stefano) OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 157 Scolymus hispanicus ( » Caprera e Maddalena) Silene noeturna ( » S. Stefano e Maddalena) » inflata (x » » ) Smyrnium Olusatrum ( » Caprera e Maddalena) Statice rupicola ( » Razzoli, Maddalena e Isolotti ) Teucrium eapitatum ( » Maddalena e S. Stefano), Verbascum conoearpum .( » Caprera e Maddalena) Verbena officinalis ( » Maddalena e S. Stefano) (Totale 29). Dagli elenehi sopra esposti risulta che l'isola che possiede maggior Numero di specie esclusive è Maddalena (70) cui segue Caprera (44) indi eon una notevole diminuzione, Spargi (5), poscia in ordine decre- sente gli isolotti (4), S. Stefano (3), Budelli (3), S. Maria (2), le Bi- se (1), Razzoli (0). Per quanto riguarda le specie localizzate in due o più isole, ma molto rare o mancanti nelle altre isole, si ha pure pres- S'a poco la stessa graduazione : Maddalena 24, Caprera 10, S. Stefano 10, Razzoli e Budelli 4, Iso- lotti 4, S. Maria 3, Bisce 2 e Spargi 1. Nell'eleneo di Maddalena. sono largamente rappresentate le specie pro- prie della stazione ruderale e dei campi coltivati, prova che l'aumento numerico si deve sopratutto al maggior sviluppo preso in quest’ isola - dal fattore antropico. Lo stesso dicasi per Caprera. Notevole in questa la presenza del Colchicum neapolitanum che è fre- quente nel prossimo litorale sardo da Capo Ferro e Tre Monti. . la diminuzione sensibile che si ha fra il numero delle specie proprie di queste due isole e quelle delle altre, credo vada anche in parte at- tribuita al fatto che esse sono state, insieme a S. Stefano, più esplorate delle altre, data la facilità di comunicazione, mentre per Spargi, Raz- | zoli, Budelli e S. Maria occorre fare i conti col vento, col mare e coi — mezzi di trasporto, che non sempre si hanno a disposizione. | In Spargi la presenza dell’ Armeria fasciculata nelle arene di Cala i TAliga è certo un fatto di vicinanza, essendo tale specie molto diffusa i Nelle arene marittime del littorale sardo posto di fronte a poca distanza ——— -— IB > A. VACCARI (Porto Pollo). La Borrago laziffora si trova isolata nel gruppo, ma è pianta propria delle isole, fra cui la Capraia. Delle specie proprie di S. Stefano la Plantago Psyllium e V Ajuga Wwa non furono più ritrovate, e forse si trattava di importazione casuale. Una certa importanza avrebbe invece Budelli, la quale presenta tre specie eminentemente calcicole, la presenza delle quali, come colonia eterotopica, non può, a mio avviso, spiegarsi che come effetto della vi- - cinanza del calcare della riva opposta dello stretto di Bonifacio. Ugualmente per effetto di vicinanza spiegherei la presenza all’ isola | delle Bisce della Bellis sylvestris, che, ben diffusa nel litorale sardo, non sì trova in nessuna altra isola del gruppo. Per quanto riguarda gli isolotti (Spargiotto, Corcelli, Barettini, Isola Porco, I. Pecora, eee.) non si può ammettere l'eleneo fondamentale delle 230 specie comuni a tutte le isole del gruppo. Di superfieie assai limitata ed esposti interamente ai furiosi assalti del vento e del mare, essi non possono ospitare che assai malamente gli elementi della macchia, mentre offrono terreno propizio alle alofite, che li rivestono di una flora caratteristica quasi uniforme. Le specie più comuni in essi sono: Avena sterilis Dracunculus muscivorus Anthemis maritima Erodium corsicum Asplenium marinum Evax rotundata Atriplex Halimus Helichrysum microphyllum Brachypodium ramosum Lotus ornithopodioides ‘Cakile maritima "Pistacia Lentiscus Crithmum maritimum | Spergularia maerorhiza Daetylis glomerata Senecio leueauthemifolius Daueus gummifer ecc, ecc. Rimane ancora un certo numero di specie, circa 200 o poco più, che comprendono quelle che hanno area di distribuzione saltuaria nelle isole dell'Areipelago , o sulla eui distribuzione non ho dati ben certi, 0 rac | colte da altri botanici eon indicazioni vaghe. ... Per molte di queste specie una accurata esplorazione botanica potrebbe i meglio precisare l'area di vegetazione. Ad ogni modo al momento non OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 159 ho dati sufficienti per classifiearle né fra quelle comuni a tutte le isole, né fra-quelle esclusive di una o alcuna di esse. Non produco interamente, per brevità, l' eleneo di dette specie ehe può essere facilmente desunto dall’ indice delle mie precedenti pubblicazioni, tenendo conto delle spe- cle che non figurano nè nell'elenco delle comuni alle varie isole prin- cipali, nè in quello delle esclusive. Cito semplicemente le principali e più importanti fra esse: Anagramme leptophylla . Anthemis Cotula Apium erassipes Artemisia arborescens Asparagus acutifolius Asplenium Trichomanes Atriplex litoralis Beta vulgaris 5. maritima Biserrula Pelecinus Brachypodium distachyum Callitriche stagnalis Carex (pl. sp.) Carlina gummifera Centaurea Caleitrapa Chenopodium (pl. sp.) Chondrilla juncea Convolvulus althaeoides Crupina vulgaris Cynoglossum pictum Ephedra vulgaris Equisetum ramosissimum Euphorbia Peplis » Peplus » pubeseens Galium (pl. sp.) Geranium columbinum Geranium dissectum Juniperus macrocarpa Lathyrus Aphaca Limodorum abortivum Malva microcarpa Marrubium vulgare Mercurialis annua Molineria minuta Montia fontana Myosotis sicula Odontites lutea Ophioglossum lusitanicum Ornithopus: ebracteatus Orchis Bornemanni Orobanche crinita > thyrsoidea Peplis erecta Phagnalon saxatile Phelipaea Mutelii Picridium vulgare Plantago erassifolia » lanceolata Polygonum maritimum Pteris aquilina Ranuneulus parviflorus Raphanus Raphanistrum | 160 Reseda crispata Ruta bracteosa » chalepensis Scabiosa maritima Scirpus Holoschoenus Scrophularia. peregrina Sedum (pl. sp.) A. VARCARI Spergularia rubra Spiranthes autumnalis Teesdalia Lepidium Tolpis umbellata Trifolium (pl. sp.) Urtica atrovirens Veroniea Cymbalaria Sideritis romana Vieia (pl sp.) ecc. ecc. . In questa categoria le isole del gruppo sono rappresentate nel seguente ordine: Caprera (172), Maddalena (166), S. Stefano (42), Spargi (22), .&. Maria, Budelli e Razzoli (7), Isolotti (4). Riepilogando il risultato dei diversi elenchi prodotti, per quanto ri- guarda la distribuzione delle entità specifiche nelle isole del gruppo e confrontandole colla estensione delle loro superfieie si ha il seguente ‘specchietto : OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 161 I. Maddal. (0) | 70 | 24 | 166 | 230 | 490 | 20,7050 $5 NUMERO 2 E g NOME E FE ANNOTAZIONI DELLE SPECIE E BH nu wp tei DI Nn E Qo Uni m Rd. EID EIS SS PLA € PE Vea li fx Boo uns n - e RR ga 2 2 : 2 {= 2m6Á|85^7 &oos $$ a [39]. $35 To cS9m $2 Bb. qve dor BA = < LEE seg a £e fo m Ss Li © B a mi dati sicuri. Ho com presa anche quella dell Isola Chiesa, o numero sarebbe aumentato in seguito a uu'esplorazione È à ^ » Caprera.. | 44 | 10 172 | 230 | 456 | 14,5863 : E a : = © » S. Stefano. | 3|10| 42 |230 |285 | 2990 [3553 55 i "oc RS » Spargi. «4 DE if 22: 1230 | 268 1,9106 | #7 32 s&8 ERSTES >» S.Maria | 2| 3| 7 |230 | 242 | 2,0330 A TE [| = 55 iw Ra » Razzoli..| o| 4| 7 [230 [241 | 140700 | 289828 LESESEO » Budelli ..{ 2| 4| 7 [230 |244 | 1940 |$22833$2 SCIL » Bisce (a) sf 51.6 4 17 32 0,3255 $37 e SA B $382434. » Spargiotto | 4| 4| 4 | 417 | 29 | 01090 |235 MEER 22952948..8 » Corcelli..| 4] 4 4 17 29 0,2152 CER 2582. > n o 95 do ^5 (d < » Barrettini | 4] 4] 4 | 17 | 29 | 0,0802 HZTMHHE : EG EEISRHEI »Poro...] 4|] 4] 4 | 17 | 29 | 0,0522 SE HHEEEM Pcd.. -f AP 4 4 17 29 0,0703 [À 334222 T —B90.4— ch NERTO (s^ zS 2 Da ultimo debbo far notare che nella compilazione degli elenchi sopra esposti ho tenuto conto anche delle specie raccolte da botanici che mi precedettero nello studio della Flora di Maddalena (Moris, Gennari, Ascherson) ma che in una serie abbastanza lunga di anni (dal 1891 al presente) non furono da me mai trovate. (*) Debbo sentiti ringraziamenti al Tenente di Vascello Signor L. Porta- luppi che ebbe la cortesia di calcolarmi la superficie approssimativa delle diverse isole. jm : 162 pe A. VACCARI 1 Il loro numero, come si può rilevare dalla lista seguente, è abba- -4 stanza notevole, però non escludo che possa essere ridotto da ulteriori accurate ricerche. Tuttavia, se per alcune si può ammettere che mi siano sfuggite, ciò è difficile per altre specie ben caratterizzate. Si deve quindi ammettere che parecchie di esse rappresentino delle avventizie per mancanza di ter- reno favorevole: Adonis aestivalis S. Stefano e Maddalena Gennari Ajuga Iva S. Stefano » Ammi majus Caprera » Anthoxanthum ovatum Caprera » Ballota foetida Maddalena » Buphthalmum inuloides Budelli Moris Campanula Erinus Caprera Gennari Carduus confertus » » Cerinthe aspera. » » Cnicus lanceolatus > > Corynephorus articulatus Maddalena Moris Cyperus rotundus Caprera Ascherson Daucus Bocconii Isole intermedie Moris Digitaria sanguinalis Caprera Ascherson Echium calycinum Maddalena Gennari Elaĉoselinum meoides Isola Monaci Moris Erodium malacoides Maddalena e S. Stefano Gennari Euphorbia pterocoeca Caprera » Glyeeria spicata » » Gypsophila muralis » Ascherson . Helianthemum Tuberaria Maddalena Moris - Hordeum bulbosum Caprera Gennari Isoëtes dubia Caprera e Maddalena » v ru ^Duriae Caprera »i o? — — Linaria alsinifolia D isole intermedie Moris () Sulla presenza in Italia della Linaria alsinifolia Spr. sono stati ele- vati dubbii dai profi . talia (Vol. Il, pag. 425). essori Fiori e Béguinot nella loro Flora Analitica d'l- OSSERYAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA Linaria pilosa Caprera À Gennari Lithosperum arvense » » Melica minuta » » Mentha Requienii » » Micromeria graeca Maddalena e S. Stefano » Nananthea perpusilla Maddalena Moris Onopordon illyricum Caprera Gennari Orchis coriophora Maddalena » Ophrys fusca » » Parietaria lusitanica Caprera » » Soleirolii » » Plantago Psyllium S. Stefano Gennari Scolymus maculatus Maddalena e S. Stefano Moris e Gennari | Scorzonera Columnae —Maddalena |. Gennari Scilla hyaeinthoides » Moris Sedum 'andegavense » ; Gennari Silene inflata Maddalena e S. Stefano Gennari >> mollissima Isola Barrettini Lisa Stellaria saxifraga Maddalena Gennari Teucrium capitatum Maddalena e S. Stefano Moris e Gennari Verbena officinalis » » » Gennari Vieia leucantha Caprera Gennari. Polimorfismo. — Ritengo ehe questo argomento, bene studiato nelle Varie isole del gruppo potrebbe dare risultati importanti, mentre invece le osservazioni mie personali in proposito sono piuttosto deficienti. Manifestazioni del polimorfismo sono le variazioni stazionali che com- Prendono le variazioni alofite : Beta vulgaris 5 maritima. Polycarpon tetraphyllum 5 alsinifolium Senecio leucanthemifolius 8 erassifolius Silene sericea 5 crassifolia Spergularia rubra macrorhiza. * 164 Sa (A. VACCARI Quelle dovute alla siccità e aridità del suolo: Cynosurus echinatus 0 purpurascens Plantago lanceolata b lanuginosa Polypogon monspeliense 4 subspathaceum Reseda luteola 5 crispata, ecc. A quest’ultima categoria vanno pure attribuite le variazioni presen- tate dalle specie costituenti la Microflora mediterranea precoce, di cui si è già parlato, la quale, sotto altro punto di vista, fa parte di un'al- tra espressione del polimorfismo: le variazioni stagionali. Per questo però, come anche per le variazioni biologiche, sarebbero necessarie ulteriori | ricerche. Le variazioni altitudinari sono da escludersi nel nostro Ar- - cipelago. | | Altro argomento degno di studio in questo Arcipelago sarebbe quello | delle specie o razze vicarianti. A me, botanico a tempo perso, è man- cato il tempo, e anche la competenza necessaria , per occuparmene se riamente. Non credo che le vicarianti possano essere molte, ma quelle | che vi sono, sono esclusive, ben diffuse in tutto l’Arcipelago e rappre- | sentano l’espressione dell'influenza combinata dei fattori climatici, geo- | logici e biologici. | | Anche nel nostro distretto la costanza e fissità di alcune di queste - vicarianti è innegabile: e forse l'interpretazione data da alcuni botanici | che trattisi di entità specifiche, a caratteri cioè ereditarii, non è del tutto | infondata. In ogni modo, a seconda del loro valore e comportamento, | esse rappresentano essenzialmente entità geografiche , da distinguersi , eome testé propose il Béguinot, a seconda dei easi, col nome di specie e razze geografiche o soltanto di varietà topografiche. Meglio scolpito nelle priwe due categorie, più attenuato nell'ultima, il carattere della |’ sostituzione delle aree è in esse predominante. . Fra le meglio distinte di queste viearianti ricordo: Calyeotome villosa vieariante di Calycotome spinosa Carex stenophylla : » » Carex divisa Cistus villosus 4 creticus “Dianthus velutinus | Heleocharis uniglumjs ri » Cistus incanus » Dianthus prolifer .» Heleocharis palustris yyy L4 OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA ` 165 Helichrysum microphyllum » » Helichrysum italicum Malva microcarpa » » Malva parviflora Senecio leucanthemifolius 5 crassifolius » » Senecio leucanthemif. Spergularia macrorhiza » » Spergularia marina Statice rupicola DU » Statice minuta Linaria aequitriloba » » Linaria pilosa. Fra le viearianti è pure da porsi la Romulea Requienii, che, come ha dimostrato il Béguinot, in un suo recente studio su materiale secco e. fresco dell'Areipelago di Maddalena, che io stesso gli ho fornito, sosti- tuisce la Romulea Linaresii. E eos pure credo si debba aggiungere Ophris aranifera specularia vie. di O. aranifera. Questa varietà da me descritta nel primo a della Flora di Maddalena (Malpighia, vol. X, anno X, 1896) fu in una seconda con- tribuzione (Malpighia, anno XIII 1899) da me sospettata come ibrido : O. tenthredinifera X, O. Speculum. Attualmente, sebbene abbia ritro- vato l'O. Speculum anche in Maddalena, sono ritornato al mio primo convincimento, che cioè questa entità, ben distinta dall O. tenthredinifera € dalla O. Speculum, è da considerarsi quale vicariante esclusiva , per l'Arcipelago di Maddalena, dell'O. aranifera, specie già nota per il suo polimorfismo anche al Parlatore. Quanto ad ibridi non ne conosco nel- l’Arcipelago che un solo esempio: Orchis Bornemanni, 0. dosis ae: Pilionacea, che si riscontra abbastanza di frequente. | Distribuzione geografiea degli elementi della Flora dell'Areipelago di Maddalena. — Le specie catalogate negli elementi sopra citati si possono raggruppare in varie categorie: quelle proprie della regione ine-. diterranea, ma che più o meno possono allontanarsi dalla costa (Arbutus Unedo, Cistus pl. sp., Cytinus Hypocistis, Erica arborea, Juniperus phoe- nicea, Myrtus communis, Pistacia Lentiscus, Phyllirea variabilis, Rham- nus Alaternus, Rubia peregrina, Smilaz aspera, Vitex Agnus castus, ece. .— (e quelle che servouo a caratterizzare la zona mediterranea , litoranea e insulare, a carattere alofilo più o meno spiccato, quali : Anthemis ua RR Stoechas 11. Malpighia, Anno XXI, Vol XXIL — 000 ut m ta à E eg , Ld 166 A. VACCARI Artemisia arborescens Lotus eretieus ur gallica Matthiola tricuspidata Cakile maritima Medicago marina Calyeotome villosa Paneratium maritimum Catapodium loliaceum Polygonum maritimum Centranthus Caleitrapa Posidonia Caulini Daphne Gnidium Rosmarinus officinalis Eryngium maritimum Ruppia (pl. sp.) Euphorbia dendroides Salicornia (pl. sp.) » paralias Salsola Kalì » Pithyusa Silene sericea » Peplis Statice articulata Frankenia laevis » virgata Juneus aeutus Zostera marina, ecc. Si deve poi aggiungere una categoria abbastanzà numerosa di specie cosmopolite, ben distribuite anche in territori fuori del bacino mediter- VANCO. Aegilops ovata Lepidium graminifolium Alchemilla arvensis Marrubium vulgare Arabis Thaliana Mentha Pulegium Borrago officinalis Papaver Rhoeas Calendula arvensis Poa annua Cardamine hirsuta » rigida Chenopodium urbicum Samolus Valerandi » Vulvaria Scandix Pecten-Veneris Dactylis glomerata Trifolium agrarium Daneus Carota Urtiea urens Fumaria officinalis : Verbena officinalis Heliotropium europaeum Vinea major, ecc. . Koeleria phleoides Viene quindi una categoria di specie a distribuzione discontinua e e frammentaria in tutta l’area o almeno nei territorii prossimi all Arci- pelago di Maddalena. e E A Pa t s Y ym , S OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 167 Questa categoria può essere suddivisa in 4 gruppi: a) Specie a distribuzione sopratutto meridionale : Aira Cupaniana Lychnis corsica » intermedia Matthiola tricuspidata Ambrosinia Bassii Oxalis cernua Asplenium acutum Phelipaea stricta Carduus confertus Phoenix dactylifera Carlina gummifera Scorzonera callosa Cerastium manticum 4 erectum Thymelaea Tartonraira Cynomorium coccineum Urginea undulata Gennaria diphylla » Scilla, eec. Linum strietum b) Specie a distribuzione sopratutto orientale meridionale : Cistus villosus 5 creticus Silene corsica ece. Scilla hyacinthoides c) Specie a distribuzione sopratutto occidentale-meridionale (specie se- gnate con * = proprio delle Baleari). * Arenaria balearica Linaria aequitriloba Armeria fasciculata » cirrhosa Arum pictum Lychnis corsica » Asparagus albus Orchis longicornu Bellium bellidioides Paneratium illyricum Croeus minimus Silene mollissima ecc. Gennaria diphylla . d) Specie a distribuzione prevalentemente settentrionale, o almeno nor- dica rispetto all' Arcipelago di Maddalena : : La 168 A. VACCARI Adonis aestivalis Carex microcarpa Alisma ranuneuloides Isnardia palustris Glyceria spicata Cynanchum Vincetoxicum , ecc. Appare da questi elenchi che la flora dell’ Arcipelago di Maddalena presenta un numero assai maggiore di elementi meridionali e occiden- tali che non orientali o settentrionali. Rimane infine la categoria delle specie endemiche. L’ Arcipelago di Maddalena non possiede alcuna specie sua propria esclusiva, tuttavia possiede buon numero di elementi che sono endemici per la Flora ita- liana, avendo un’area di distribuzione ristretta (almeno secondo le odierne conoscenze) all’Italia e relative isole. Molte di esse anzi, all'in- Fuori delle isole intermedie, non si trovano che nella Corsica e nella porzione settentrionale della Sardegna, ossia nelle due sponde dello stretto di Bonifacio, nel mezzo del quale ha sede l'Arcipelago di Maddalena. Appartengono a quest’ultima categoria: Dracunculus muscivorus (Sardegna, Corsica e isolette vicine) Erodium corsicum . (Sardegna, isole intermedie e Corsica) — Evax rotundata (Sardegna settentrionale, isole intermedie, Cor- sica a Portovecchio) Genista corsica (Sardegna, Corsica e isole intermedie) Hyacinthus Pouzolzii (Corsica, Sardegna e isole intermedie). Nananthea perpusilla (Sardegna all’isola S. Pietro e isole interme- die. Corsica nelle isole Sanguinarie e La- vezzi) Orobanche thyrsoidea (Corsica, Sardegna e isole intermedie) Sono state invece raccolte finora solo nelle isole intermedie e nella - Sardegna: Buphthalmum inuloides (Sardegna a S. Teresa Gallura e all'isola Ta- | : volara. Isola Budelli nell'Areip. di Mad- Figari. Vaccari. ; Verbaseum eonocarpum (Sardegna e isole intermedie). dalena. Moris. Isola Mortorio presso Capo . pt | VS OSSERVAZ. ECOLOGICHE FLORA ARCIPEL. MADDALENA 169. i | Infine le softonotate specie, oltre che alle località sarde, corse e dell Ar- cipelago di Maddalena sono state citate anche dell Arcipelago Toscano e di DN località della penisola italica. Borrago laxiflora Carduus cephalanthus > . fasciculiflorus Crepis bellidifolia Linaria pilosa Mentha Requienii Parietaria Soleirolii Serophularia trifoliata Stachys glutinosa Urtica atrovirens (Sardegna, Corsica, Isole intermedie) (1. Spargi e Capraia). Monte Argentaro e Arcip. Toscano, Sardegna, Corsica, isole intermedie). (Sardegna, Corsica, isole intermedie, Monte- cristo). (Toscana (Livorno), Elba, Gorgona, Capraia, Corsica, Sardegna e isole intermedie). (Abbruzzo, Lazio, Terra di Lavoro, Salerni- tano, Gargano, Sardegna, isole interme- die, in Caprera. Gennari). (Corsica, Sardegna, Montecristo, Isole inter- medie, in Caprera. Gennari). (Sardegna, Corsica, Capraia, isole intermedie, in Caprera. Gennari). (Sardegna , Corsica, Gorgona, Montecristo , isole intermedie). (Sardegna, isole Tavolara e Asinara, isole in- — termedie, Corsica, Capraia). (Maremma toscana, Arcipelago toscano, Sar- degna, Corsica, isole intermedie). Genesi della Flora dell'Arcipelago di Maddalena. — Conclusione. — Riassumendo ora quanto sopra ho esposto dettagliatamente, eredo si possa concludere che l’Arcipelago di Maddalena è geologicamente costi- tuito esclusivamente da terreno primitivo, siliceo, con Flora corrispon- - dente alla natura chimica del suolo e poche colonie eterotopiche, con predominio di tipi xerofili e con paesaggio isoétofilo caratteristico, pre- - dominio del dumeto sulle erbe e sugli alberi, buon numero di Mono; , cotiledoni aa vues fra cui molte dne di o. tendenza al. mi- 170 : A. VACCARI erofitismo e alle altre modificazioni morfologiche che rivelano l’ adatta- ! mento della Flora ai tre principali fattori climatici della regione: vento i impetuoso, siccità e vicinanza al mare. Quanto alla genesi di questa Flora, la natura stessa antichissima del terreno fa escludere l’immigrazione, o l’invasione da territori vicini (come ha ammesso il Béguinot per l'Areipelago Ponziano) e fa piuttosto incli- nare verso la ipotesi della « Tyrrhenis » del Salvi e di altri autori, so- stenuta ed illustrata di recente dal Forsyth-Major, ipotesi che, ad onta delle numerose obbiezioni che le sono state mosse, non può essere an- nientata, come giustamente osserva il Béguinot (l. c.). Confermerebbero in questa ipotesi gli endemismi già citati (endemismi . di conservazione ) che l’ Arcipelago di Maddalena ha in comune colle isole madri, Corsica e Sardegna, mentre non possiede aleuna specie au- toetona esclusiva, quasi a ben certificare di non essere altro che un avanzo dell'istmo eongiungente le due isole, sprofondato in un' epoca geologica in eui già esisteva la Flora che attualmente riveste e le sponde dello stretto di Bonifacio e le isole intermedie. Sempre ad avvalorare l'ipotesi della « Tyrrhenis », ossia della antica unione di Corsica, Sar- degna e Baleari col continente africano e della disgregazione posteriore alla comparsa della Flora (che in buona parte dev'essere l'attuale) stanno le affinità riscontrate nella Flora dell'Arcipelago di Maddalena colla Flora meridionale, o meglio della costa Nord dell’Africa (Ambrosizia Bassii, | Biserrula Pelecinus, Cynomorium coccineum, Delphinium Staphysagria, Gynandriris Sisyrinchium, Juncus acutus, Kundmannia sicula, Malcol- mia parviflora, Matthiola tricuspidata, Narcissus serotinus, Ophrys Spe- culum, Orchis longicornu , Sedum coeruleum, Thymelea Tartonraira , Urginea undulata e quelle, pure numerose , eoll'Oecidente meridionale . (Spagna e Portogallo): (Armeria fasciculata , Asparagus albus, Asple- ; , nium marinum , Clematis cirrhosa, Euphorbia pterococca. Gennaria di- -~ Phylla, Orchis longicornu, Pancratium illyricum) e infine colle Baleari (Arenaria balearica, Arum pictum, Bellium bellidioides, Crocus minimus, Linaria aequitriloba, Silene mollissima). | Quanto all' influenza antropica, i pochi cenni storici premessi a que- | sto lavoro, ci dimostrano che si è fatta sentire piuttosto tardi e in mi- sura-non eccessiva sulle isole del gruppo. di one - | ossa e anci i — territorio. Tuttavia da qualehe tempo, specie dopo i la ri di zione, essa è stata danneggiata e ristretta, specie nell” isola Maddalena, a vantaggio della coltivazione. i Venezia, Gi ides 1908. 172 | A. VACCARI BIBLIOGRAFIA A. DeLLa Marmora. Itinerario dell’ Isola di Sardegna. Traduzione eon note di G. Spanu, Cagliari 1868. Dnups. Die systematische und geographische Anordnung der Phanero- gamen. Berlin, R. Friedlaender & Sohn, 1887. — A. GniskBACH. La végétation du globe d'aprés sa disposition suivant les clitaats. Paris, Guérin & C. 1876 Roux. Traité historique, eritique et rae me des rapports des plan- tes avec le sol. Paris, Masson & C. 1900. A. BéguiNOr. L'Areipelago Ponziano e la sua flora. Appunti di geogra- fia storica e di topografia botanica, Bollettino della Società Geo- grafica Italiana, fase. 2-4. 1902. Ip. Ip. La vegetazione delle isole Ponziane e Napoletane. Studio bio- geografico e floristico. 1905. In. Ir. Contribuzione alla Briologia dell Arcipelago Toscano. Nuovo Gior. ue Bot. ItaL, n. 3-4. 1903. Ip. In. Saggio sulla Flora e Fitogeografia dei colli Euganei. Roma, Ci- velli. 1904. Warming. Lehrbuch der oekologischen Pflanzengeographie. Bestia: 1902. S. Sommier. L’ Isola del Giglio e la sua Flora. Torino, C. Clausen. 1900. A. Vaccari. Flora dell'Arcipelago di Maddalena. Malpighia, anno VIII. 1894. . Ip. In. Supplemento a detta Flora. Malpighia, vol. X. 1896. Ip. In. Secondo Supplemento id. id. Malpighia, anno XIII. 1899. Ip. Ip. Terzo Supplemento id. id. Malpighia, anno XXII. 1908. UBALDO RICCA I movimenti d’ irritazione delle piante. Il fatto che l'organismo nei processi d’ irritazione risponde alla lieve azione di uno stimolo con fenomeni di loro natura complicati e spesso vistosi (rientranti nell’ orbita dei vitali), suggerisce un confronto con quanto avviene in ordigni costruiti dall’uomo che, pronti a funzio- nare, vengono resi attivi solo da semplicissime operazioni, per esempio nelle locomotive con girare una manovella. Le attività dei meccanesimi si devono all’ energia che hanno a propria disposizione e le azioni ac- cennate li pongono soltanto in condizione da poter funzionare; nelle macchine a vapore lo spostamento della manovella permette al vapore di precipitarsi neì cilindri, mentre se la strada a questi resta chiusa, è impossibile qualunque effetto. Così pure nelle strutture viventi infini- tamente fini e complesse, gli stimoli entrano in giuoco solo come de- terminanti e non forniscono nè i materiali nè l’energia che occorrono; | essi non hanno altro effetto che creare una condizione speciale data la quale, coi mezzi di cui dispone l'organismo, possono aver luoge contra- zioni, determinarsi o intensificarsi secrezioni, svegliarsi o modificarsi fatti di crescenza, svolgersi attività formative, ecc. (reazione o sempli- cemente azione), fenomeni i quali benchè questi abbia a propria dispo- sizione i mezzi energici e materiali necessari alla loro realizzazione, non Possono esplicarsi senza lo stimolo (/). Fra i processi d'irritazione, ai quali sono da ascriversi tutti quanti i vitali, giacchè le attività degli organismi, coordinate armoniosamente, non potrebbero concepirsi senza azioni determinanti interne (che scaturiscono da altre) od esterne atte a suscitarle, modificarle ecc., un numero note- vole appariscono sotto forma di movimenti. Il concetto comune che la mo- tilità è propria degli animali e non delle piante esprime il fatto che in quelli generalmente il movimento è rapido e corrisponde in certo modo allo stato abituale, il che non ha luogo nei vegetali ‘(superiori), ma 174 E U. RICCA nulla più. Anche questi compiono moti, solo che nelle piante fisse al substrato non possiamo avere naturalmente spostamento di tutta la massa del corpo e.consistono solo in curve (anche torsioni) e del resto curvature (o piegamenti ad angolo nei vertebrati ed artropodi) permet- tono la locomozione degli animali (*); inoltre se nei vegetali i moti riescono generalmente assai lenti e non vengono nella maggior parte dei easi ripetuti con frequenza da uno stesso organo, si può però af- fermare che anche per essi la vita non sarebbe possibile senza la capa- cità a movimenti. E si noti che non abbiamo in mente quelli dovuti a cause puramente fisiche, come l’ aprirsi delle antere, degli sporangi delle felci, di numerosi frutti, ecc., nei quali non entra in giuoco il plasma, movimenti che pure hanno la loro importanza. Come potrebbe vivere una pianta, svolgentesi dal seme colla radice all'insü e il fusti- cino entro terra? il che avverrebbe ben di frequente, senza la capacità di rispondere a un particolare stimolo della gravità, con curvature in modo da ricondurre gli organi nella posizione normale. E parti epigee è d'uopo assumano pure una certa orientazione di fronte alla luce; le foglie della gran maggioranza delle Dicotelidoni devono riceverla per- pendicolarmente alla lamina (affine di compiere nelle condizioni migliori l'assimilazione) e per raggiungere la posizione voluta sono obbligate assai spesso a curvature e torsioni sotto lo stimolo di questo agente. Le radici si inflettono verso i punti ove è maggiore l’ umidità, ece.; i vitiechi di eui sono dotati molti vegetali rampicanti venendo a toccare - rametti di altre piante subiscono dal detto contatto (vedi pag. 186) una irritazione e si incurvano avvolgendoli, e per mezzo di questi organi la pianta può giungere in alto, bene esposta alla luce, il. che altrimenti sarebbe impossibile, dato l’ esile caule; e gli esempi si potrebbero mol tiplicare. Non mancano nemmeno assolutamente alle piante superiori moti rapidi da potersi paragonare a quelli degli animali, come i noti movimenti della Mimosa, dei filamenti staminali di Cyzaree e di al tre piante, della celebre Dionaea catturante insetti, le inflessioni di certi vitiechi (Cyclantera, Sicyos, Passiflora gracilis, ecc.) che si seguono be- i nissimo ad occhio nudo. Inoltre zoospore, spermatozoidi, un gran nu- duis mero di vegetali inferiori microscopici sono dotati di locomozione come I MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 175 gli animali, assai rapida, tenuto conto delle dimensioni minime del corpo e in grado di modificarla sotto lo stimolo di agenti chimici o fisici. E possono riuscire attive stimolazioni assai deboli. Nei eirri di Sicyos angulatus si può ottenere il movimento con una piccola ansa di filo di cotone applicata sull'organo, del peso di mg. 0,00025 (°) e nei ten- tacoli dell’ insettivora Drosera ponendo sulla eapocchia un ses di capello umano lungo '/, di mm. e di peso inferiore a rar di mg. (*), e questi stimoli sulla lingua, una delle parti più sensibili del corpo umano, passerebbero inavvertiti. Sulle stesse capoechie nelle foglie più irritabili agirebbe come stimolo il fosfato ammoniacale alla diluizione di 4555999 (). Le foglie perigoniali di Crocus che, come è noto, si aprono e si chiudono eol variare della temperatura, accennano già a reagire per un aumento di */, grado C. (*); certi fusticini rispondono a stimoli luminosi debolissimi, inferiori a -gp di candela normale (*). Il peculiare stimolo della gravità a cui si è già accennato, si esplica con azioni che ad ogni modo, tenendo conto di certe condizioni cellulari, appariscono deboli (vedi nota 5) e con esperienze a mezzo della forza centrifuga, la quale agisce come la gravità, sarebbe stato constatato in certi casi che è in grado di riuscire attiva, sia pure in piccola misura, ridotta a si del valore di quest’ ultima (ê). E fine sensibilità a sti- moli chimici incontriamo in spermatozoidi, baeteri, ecc. ; gli spermato- zoidi dei Pferidofiti vengono, come è noto, già deviati per effetto di un malato neutro all'l °/,, contenuto in tubetto capillare, introdotto. con un estremo nella goccia ove trovansi gli spermatozoidi, e diffondendosi non giunge in contatto loro se non molto più diluito. La soglia d'ec- citazione, come chiamano i fisiologi il valore minimo dello stimolo ca- pace di provocarla, può quindi come negli animali assumere valori estremamente piccoli. Ma anche lasciando da parte l'esame di casi par- ticolari, noi dobbiamo ammettere in generale nelle piante un grado di irritabilità assai notevole; la lentezza con cui si compie la gran mag- gioranza dei loro movimenti in un col discreto lasso di tempo d'azione dello stimolo richiesto affinchè abbiano luogo (considevolmente più tardi tardi questo trascorso) (°), non escludono affatto una squisita atti- tudine nelle strutture irritabili a ripereuotere variazioni nel mondo č 176 | U. RICCA esterno. Ed è stato riconosciuto che durate minime d'esposizione allo stimolo della gravità, della luce, cioè alle stimolazioni che agiscono più di frequente sulle piante, di gran lunga inferiori a 1", non riescono senza effetto sulle dette strutture, quantunque se singole non in grado di condurre l' organo a una eurvatura, e lo deduciamo dal fatto che ri- petute ad intermittenza possono sommare i loro effetti e ne risulta l’inflessione (!°). Quanto sopra è dovuto ai limitati mezzi motori di cui dispone la pianta e a speciali finalità biologiche; che indipendentemente dal grado di sensibilità si richieda negli organi una durata di sposta mento notevole dalla posizione normale per essere posti in grado di rea- gire allo stimolo della gravità, è molto importante in natura, in caso contrario le brusche deviazioni dovute al vento condurrebbero a curva- ture d’ irritazione. Come negli animali, in generale col crescere l intensità dello stimolo aumenta il movimento, fino ad un certo limite (il che si potrebbe otte- nere anche in meccanesimi) ed è a notare che può raggiungersi la misura maximale per quest’ ultimo quando si accertò (vedi pag. 193) non per anco assunta dai processi plasmatici determinati direttamente dallo sti- molo, non ancora appartenenti ai motori (eccitazione). L'aumento delle azioni provocate segue una ragione più lenta che non quello della sti- molazione e in un certo numero di casi si delinea la nota relazione di Weber; data una intensità dell'agente stimolante, affinchè si manifesti l’effetto di un ineremento, questo deve stare in un rapporto costante col primo valore (!') Nella Mimosa ed è possibile in altri casi di irritabi- lità ad urti, in condizioni favorevoli, se uno stimolo per quanto debole è attivo agendo sul lato sensibile degli organi motori, provoca sempre l'ampiezza maximale del movimento. Come era da aspettarsi, anche la durata della stimolazione può avere effetti sulla grandezza della rea- zione nello stesso senso dell’ intensità dello stimolo, e anzi in alcuni casi si è riscontrato che si equivalgono aumenti proporzionali dei due elementi come avviene a proposito della luce sull’ occhio umano e del . Testo in riguardo alla sua azione fotochimiea. (!?). Naturalmente mancano nelle piante gli organi complicati di recezione | di stimoli necessari agli animali; per la pianta non è utile reagire in RT O 1 MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 177 È 3 ‘qualche modo se non a mutamenti di natura molto semplice nel pro- | prio ambiente, a variazioni pure molto semplici nelle relazioni fra il mondo esterno e la posizione degli organi; anzi si può dire che non ap- pariscono in generale particolarità istologiche in relazione colla recezione. Possiamo però trovare differenziate istologicamente strutture tendenti a facilitare l’azione di stimoli meccanici, come ad esempio nelle tre setole di ciascuna metà fogliare della Dionaea ; le papille plasmatiche adden- trantesi nello spessore della parete esterna epidermiea in certi cirri, è - probabile abbiano importanza sotto questo punto di vista, ece. (°). E dato il piecolo numero di movimenti che i diversi organi. sono chia- mati a compiere e la maggiore indipendenza delle varie parti, non esiste un sistema nervoso, quindi mancando degli organi accentratori nervosi sede negli animali e nell' uomo dei fenomeni subbiettivi delle sensazioni (individuali), non possiamo aseriverli alle piante e questo senza pregiudicare la questione che tanto nel mondo organico quanto nell’ inorganico esista sempre una facies subbiettiva modificantesi lo- calmente ad ogui mutamento nelle condizioni, nell'attività. Del resto anche negli animali abbiamo un gran numero di movimenti d'irrita- zione (viscerali) che restano estranei alla coscienza e nei gradini infimi del mondo animale ci avviciniamo alle condizioni realizzate nelle piante. Le espressioni sensibilità, percezione degli stimoli, écc., che ci fa comodo adoperare, le riferiamo sempre a fenomeni di rispondenza obbiettiva. Non possiamo ancora paragonare i movimenti delle piante ai riflessi degli animali, ma piuttosto a quelli più semplici nei quali l'eccitazione motrice è indotta nei punti stimolati, senza il bisogno di un organo nervoso speciale (centrale, ganglio), come ad esempio nelle note espe- rienze di contrazione del muscolo gastroenemio di rana, stimolando il suo nervo 0 direttamente il muscolo. Il primo caso trova riscontro nei movimenti vegetali a zona recipiente lo stimolo separata dalla motrice, come avviene nel labello dell’ Orchidea esotica Masdevallia muscosa ove la sensibilità (a stimoli meceanici) risiede in una cresta del detto la- bello e viene determinato il sollevamento dell’ organo, inflettendosi una - porzione da questa ben distinta, a forma di laminetta (‘*), e cosi pure — o nei tentacoli. delle foglie di Drosera ove solo le capocchie sono irritabili - ES 178 ti. RICCA * mentre il moto é eseguito dai pedicelli e anzi dalla loro parte infe- riore. Non cito l' esempio notissimo di trasmissione lontana del movi- mento nella Mimosa, quando si recide o si ustiona in qualche parte, giacchè pare l' impulso non venga arrestato da zone uccise (Haberlandt, Mae Dougal, Fitting) e quindi non consisterebbe in fenomeni plasma- tici (vitali); i tagli, le bruciature non provocherebbero direttamente una vera eccitazione, ma azioni fisiche le quali propagantisi (si è pensato, come è noto, a fenomeni idrodinamici) agirebbero poi come stimoli negli organi di moto a cui giungono successivamente, ciaé nei pulvini situati alla base del picciuolo primario, dei secondari e delle foglioline (^). Nei casi citati sopra pensiamo che una eccitazione deve trasmettersi dalla zona sensibile fino alla parte atta a compiere il movimento come nel preparato animale, colla differenza che non v'ha specializzata isto- logicamente, in maniera a noi percettibile una via di conduzione (nervo) (19); l'eccitazione dal plasma di una cellula alla successiva segue le vie dei plasmodesmi e il propagarsi come nei nervi lo immaginiamo quale un'azione (irritante) di parti già eccitate su parti non ancora eccitate. Al secondo caso possiamo paragonare la maggioranza dei movimenti delle piante in eui la regione sensibile non è separata dalla motrice , ma anche qui come nei muscoli, essendo generalmente la stimolazione limitata a una data parte della massa che reagisce, deve aversi una trasmissione dell’ eccitazione alla rimanente. E anzi, come vedremo, le condizioni d’ordinario sono più complicate che non in un museolo. Ricorderò qui che, come risulta dagli studi di Burdon-Sanderson (‘), nelle foglie della Dionaea vengono provocati per effetto della stimola- zione perturbamenti nello stato elettrico, precedenti la reazione, che si trasmettono in punti più lontani, compresa l'altra metà fogliare, ed è verosimile che a somiglianza dell’ onda di negatività nei nervi e mu- scoli animali, segnino il cammino percorso dall’eccitazione. L'autore ne determinò la velocità del propagarsi partendo dal fatto che punti cor- rispondenti della faccia superiore e inferiore non sono allo stesso poten- ziale e che stabilito un arco elettrico fra l'uno e l’altro può venir molto |. bene avvertito il sopraggiungervi delle dette perturbazioni ; gli elettrodi . venivano fissati in corrispondenza del mezzo di una data metà fogliare MEE EP 1 MOVIMENTI D IRRITAZIONE DELLE PIANTE © 179 ove sono inserite le setole sensibili, e irritava ivi in un certo numero di esperienze, mentre in altre lontano nella seconda metà fogliare. E il metodo di Helmholtz gli diede il valore medio di 200 mm. al se- condo; come è noto cifre simili si possono avere per nervi di animali inferiori (velocità di trasmissione dell’ eccitazione). Negli animali ove in relazione col grande sviluppo della vita di moto esistono ben differenziati tessuti adibiti a fenomeni d'eecitazione e alla loro conduzione che mancano nelle piante, è pure specializzato, come si sa, un tessuto per la funzione motrice, il muscolare, e ogni movi- mento è ottenuto con contrazioni delle sue fibre, tessuto non rappresen- tato nelle piante. Nei vegetali superiori non pare esistano casì di movi- menti d'organi dovuti a contrazione attiva di protoplasti. Le piante che crescono fisse al substrato utilizzano i fenomeni di ereseenza nel com- piere la maggior parte dei loro tardi movimenti d'inflessione, sia inten- sificandola verso il lato che dovrà riuscire convesso, sia elevandola ivi meno (o affatto) e deprimendola dalla parte opposta; per necessità meccanica, come è noto, deve risultare una curvatura. E si comprende, essendo lento l’ accrescimento, che l'iniziarsi della curva richieda un notevole lasso di tempo, spesso un’ora e più, ad onta, come si è vi- sto, di un grado squisito di sensibilità. Però in certi cirri, organi sot- tili, nei quali quindi ad ottenersi una curva di dato raggio basta una eccedenza assai lieve nella lunghezza del lato convesso sul concavo, com- binandosi questa condizione con un forte intensificarsi della crescenza (prima debole) verso il lato convesso, si può avere, come fu già ricor- dato, un movimento di curvatura assai rapido ('*). Questi moti dovuti ad accrescimento rappresentano una specialità dei vegetali ('°). Non mancano esempi fra le piante di inflessioni ottenute con contrazioni al lato concavo, dovute a fenomeni reversibili a somiglianza degli animali, come i noti moti della Mimosa, quelli degli stami di certe piante (Cy- naree, Berberis, eec.), ma quantunque sia tutt'altro che ben definito il processo della contrazione nei muscoli, si può giudicare che i mezzi con cui è ottenuta nei vegetali superiori rieseono differenti e viene utilizzata una condizione speciale delle loro cellule. Come si sa, in queste ad ec- cezione dei tessuti meristematici, la maggior parte del volume è occupato r $ bs 180 4 U. RICCA . dal sueco cellulare, ben distinto dal plasma, il quale sta alla periferia, 1 addossato (utrieulo plasmatieo) alla membrana cellulare che non manca | mai e contro la quale viene premuto, distendendola elasticamente, dalle - forze osmotiche del succo che raggiungono d'ordinario pareechie atmosfere | (turgore cellulare). Di queste, dovute a composti sciolti, possiamo ren- : derci ragione molto bene colla teoria cinetica, secondo la quale le mo- 1 lecole dei corpi allo stato di soluzione premerebbero come le molecole - di un gas, ma si spiegherebbero pure volendo ammettere solo un'azione - attrattiva dei detti composti sull'aequa. Le qualità diosmotiche (per- | meabilità all'aequa e impermeabilità a molte sostanze solubili e quindi . impedimento alla loro fuoruseita dal sueco) che permettono la pressione, | risiedono a quanto pare nello strato plasmatico estremo, confinante sia eol succo, sia colla membrana, mentre quest'ultima lascia diffondere i | composti allo stato di soluzione. Se si immerge un tessuto in una, se- - luzione salina, la pressione osmotica di questa equilibra una parte della - pressione regnante nell' interno delle cellule; il volume degli elementi diminuisce e se la soluzione è abbastànza forte, annullata la distensione elastica della membrana, l’utriculo plasmatico continuando a restrin- gersi si stacca dalla parete cellulare (plasmolisi) e la contrazione ces- serebbe quando il volume del succo è ridotto per modo da ugua- gliare la sua, pressione osmotica quella della soluzione salina esterna. | Nei tessuti con le membrane cellulari non notevolmente ispessite, la solidità, la consistenza è dovuta principalmente alla pressione dei succhi cellulari ; è noto che le foglie, i giovani getti quando traspirano in- tensamente, senza avere a propria disposizione aequa in quantità sufti- ciente, diventano flosci e ricadono. È provata in organi motori di cui sopra all atto del movimento una fuoruseita di liquido dalle cellule che si riversa negli intercellulari e la contrazione di queste si attribui- - sce naturalmente a un improvviso deprimersi della pressione osmotica così da non essere più in grado di equilibrare la tensione elastica | della membrana ; per effetto di quest’ ultima vien ‘schizzato fuori una i certa quantità di liquido dalle singole cellule. Riguardo alle modalità 2 con eui può essere ottenuta la brusca diminuzione della pressione, esi. Mano. diverse Jenn, ad Mempo che sostanze fiipatiomnente attive i 1 MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE E nel sueco (sotto l' azione diretta o indiretta del plasma) si- trasformino in altre dotate di minor potere; il lento ritorno alla condizione iniziale che segue la reazione si spiegherebbe col riformarsi' dei detti composti. Come si vede, in relazione coll'organizzazione speciale delle piante, que- sti movimenti ottenuti a mezzo di contrazioni, sarebbero differenti dai muscolari degli animali. L' ammettere una parte attiva del plasma nel fenomeno della contrazione non è in accordo con le condizioni cellulari che conosciamo pei vegetali superiori ed incontra I ostacolo della poca consistenza del plasma, nella maggior parte della cui massa (anche du- rante i detti moti) si possono osservare correnti (*°). Variazioni del tur- gore riescono anche attive in movimenti d' irritazione anzichè con de- pressione, con aumento di questo, in prevalenza al lato convesso, come avviene nei pulvini di cui son dotate le foglie di un certo numero di piante, quando assumono la posizione di notte; eec. (**). E d'altra parte in condizioni speciali sono a prevedersi contrazioni non dovute affatto ad abbassamento del turgore, ma piuttosto al fenomeno contrario, nelle quali le cellule allargandosi in senso trasversale si accorciano longitu- dinalmente, come nei vitiechi delle Supindacee, ove le nuove condizioni resterebbero fissate dall'aggiunta di sostanza alla membrana (^) (del resto in un caso di curvature d' irritazione con allungamento, dovute a fenomeni di crescenza, pare che il processo venga pure iniziato da un aumento del turgore; vedi nota '*;. Ed ora un cenno intorno all’ induzione dei processi motori che ab_ biamo scorsi, nelle varie parti della regione motrice. Nei movimenti ottenuti con depressione del turgore in una data massa di tessuto al lato concavo, le cui cellule reagirebbero con intensità non troppo dif- ferente, ricordando le fibre dei muscoli negli animali, nessuna difficoltà ad intendere ché l’eccitazione dovuta allo stimolo meccanico agente in un punto, induca il moto propagandosi a tutta quanta. Ma meno sem- plici si diseoprono le condizioni quando la curvatura risulta da gm diversi di attivita di parti dell'organo situate fra la superficie convessa e la concava, agenti armonicamente. Se lo stimolo è diffuso, non essendo ben inteso il membro suscettibile di eurvarsi che in un dato — senso, come ha luogo nei movimenti di un buon numero di foglie | 42. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. i * Kos SS dire y BO y Mea 1a E iis ee i SET 182 : ' UU. RICCA dovuti -all' alternarsi diurno della luce e dell’ oscurità, di parti fiorali in seguito a variazioni nella luce o nel calore, si ammetterà che pro- voeata direttamente l' eccitazione tutto intorno alla superficie dell’ or- gano motore (è dimostrato, almeno in un certo numero di casi, che la sensibilità non risiede in un dato tratto) (°°), si comunichi all’ in- terno oppure sia ottenuta anche ivi in via diretta (il che è possibile quando è in giuoco il calore) e trovi gli elementi predisposti a deter- minati gradi d'azione, a seconda della posizione che occupano, ai quali vengono da essa indotti. E quando lo stimolo opera unilateralmente, se l'organo è anisotropo si potrebbe ancora ricorrere ad attività speci- fiche localizzate, il che non è concesso nei casi estremamente diffusi d'inflessioni dirigibili. comunque è seconda la direzione dell’ agente sti- molante. Si può pensare per esempio che l eccitamento da questo de- terminato, provochi in via più diretta i fenomeni motori maximali in corrispondenza del lato convesso (o del concavo) e che alle induzioni delle attività scaglionate negli strati longitudinali abbiano parte azioni correlative. Meno verosimile sembra l'ipotesi che l' eccitazione trasmet- tentesi nell'organo in senso trasversale, che ogni strato di elementi a sua volta induce nel seguente, chiami direttamente a misura che si propaga (modifieandosi) i graduali fenomeni motori. Del resto nel giu- dicare l'azione delle varie parti bisogna tener conto delle tensioni re- lative dei tessuti e non è detto che tutte riescano attive (?*). A somiglianza di quanto avviene nei muscoli animali che si contrag- gono per effetto di svariate stimolazioni sia dei loro nervi, sia dei mu- -scoli stessi, può nelle piante un organo di movimento essere indotto æ compiere il particolar moto a cui è destinato, oltrechè dallo stimolo spe- cifico attivo in natura, anche da altri che per lo più vengono provati . nei laboratori. Ad esempio i vitiechi reagiscono ugualmente con gli. stessi processi motori, oltrechè al peculiare stimolo meccanico ehe li in- duce ad avvolgersi intorno a sostegni, a variazioni brusche e notevoli del calore, ad agenti chimici, a correnti d’induzione; in seguito a ferite profonde, ecc. Lo stesso dicasi a proposito della Mimosa che risponde nella . stessa maniera ad urti e scuotimenti e ad altre svariatissime stimolazioni come sopra (vedi nota *). Che sia possibile giungere al medesimo risul- PP RS Won 1 MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 183 tato in maniera differente si potrebbe itum in evidenza con ordigni costruibili. Gli effetti immediati dei detti stimoli sul plasma sono senza dubbio diversi (possono anche agire in punti differenti) e vengono a corrispondere nell’ attività plasmatica inducente direttamente ì processi motori e forse anche prima. E che così svariate azioni riescano efficaci accennerebbe ad una certa instabilità della condizione di non movi- mento. Però non dobbiamo considerare come generale l’identica reazione di un dato organo motore a stimoli vari; una stessa parte può essere adibita a due movimenti d'irritazione di natura differente, per opera di due diverse stimolazioni che agiscono in natura, abbiano pure luogo nello stesso senso, come avviene a proposito della Mimosa pei moti di eui sopra e per quelli dovuti all’ alternarsi diurno della luce — — e dell’oscurità che conducono alle medesime posizioni, ma si compiono con fenomeni motori differenti (e assai più lentamente). In quanto ai movimenti di orientazione degli organi, degli organismi microscopici dotati di locomozione sotto lo stimolo della gravità, della luce, di composti chimici, ecc., hanno luogo con processi motori simili (si veda però a pag. 196) e se ne sperimentarono anche con stimolazioni non attive in natura. In alcuni casi si è potuto accertare che sovrapposte le azioni di due diversi agenti, non entra in campo la legge di Weber, il che avviene quando si accresee uno di questi e il fatto si spiega con differenti eceitazioni provocate. D'altra parte è prevedibile che talora per stimoli aventi analogie molto strette, anche gli effetti immediati possono riuscire identici, l’ organismo non sia in grado di distinguere l'uno dall'altro, come avviene ad esempio per il cloruro potassico e il cloruro ammonico sullo Spirillum rubrum, le cui azioni si influenzano secondo la relazione di Weber (°°). Già si è accennato alla reversibilità dei moti dovuti a variazione nel : turgore; eome i muscoli degli animali, gli organi eompiuto il movi- : mento d'irritazione ritornano nella condizione primitiva (il moto in- verso è assai più lento), ma anche le curve dovute al modificarsi del- - l’intensità della erescenza tendono a ritendersi se cessa l'azione inflettente dello stimolo; l’ acereseimento va distribuendosi in senso contrario ri- — spetto a quanto ebbe luogo quiate l'incurvarsi, il lato. prima concavo i 184 y U. RICCA cresce di più e il convesso meno (°°). Senza dubbio il fenomeno è do- vuto ad una tendenza insita in molti organi a conservarsi rettilinei e siamo in presenza di uno degli infiniti easi di autoregolazione dell’ or- ganismo; fu osservato anche in seguito a curvature ottenute con sem- plici mezzi meccanici senza che sia in giuoco un processo d’ irritazione. (7). E non è escluso affatto che la ritensione si ottenga in certi casi anzichè con fenomeni di erescenza, con altri mezzi di cui gli organi dispongono ; in radici che subiscono una contrazione longitudinale nella regione non più in via di allungamento, parrebbe possa venir utilizzato questo fenomeno, accentuandolo di più al lato convesso (°°). Ricorderò che talvolta nella ritensione la condizione rettilinea viene subito alquanto sorpassata, poscia l’ organo vi ritorna definitivamente avendo compiuto una oscillazione (°°). Molte volte come nella Mimosa, nei tentacoli della Drosera, nei vitiechi, nei perigoni di certi fiori che si aprono con un elevamento di temperatura ecc. (movimenti dovuti a variazione del tur- gore, a fenomeni di erescenza), la ritensione ha pure luogo perdurando ad agire lo stimolo ad intervalli suffieientemente brevi o in continuità e lorgano in quelle condizioni non risponde ulteriormente alla stimola- zione. Ciò può essere dovuto ad affaticamento delle strutture irritabili, come pure allo stabilirsi di una specie di adattamento alla stimola- zione (??). Qualche cosa di simile si verifica anche nei muscoli sotto- posti a stimoli solo moderatamente forti che si ripetono ad intervalli brevissimi (?'). Affinchè abbiano luogo i movimenti d'irritazione sono necessarie, come per le altre funzioni della vita, certe condizioni fra cui principalmente un dato grado di calore; se la temperatura è inferiore a un certo nu- mero di gradi, variabile a seconda dei easi, si ha uno stadio di insensi- bilità, così pure non deve superare un massimo e si danno le temperature optimum. Naturalmente negli organismi aerobii è d'uopo la presenza di ossigeno libero e fra questi si conosce con certezza solo il caso della Dro- sera, i cui tentacoli possono inflettersi per un certo tempo in ambiente | privo del detto gas. E la quantità minima di ossigeno richiesto varia a i. seconda dei casi (**). Avremo occasione di accennare ad esempi di con- |. dizioni molto particolari che richiedonsi talvolta per una data maniera I MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 185 di rispondenza, e mutate, questa si modifica. A somiglianza di quanto avviene per gli animali, sostanze conosciute col nome di narcotici, come il eloroformio, l'etere, ecc., se adoperate a dosi.non troppo forti, possono avere la capacità di deprimere o sospendere temporaneamente l’irritabi- lità, come del resto in generale anche le altre funzioni della vita. In riguardo ai moti dovuti a depressione del turgore, ehe si compiono con grande rapidità, la narcosi si ottiene abbastanza prontamente. Così collocando un vaso di Mimosa sotto una campana, esposta all’azione dei vapori di etere o di eloroformio, si può riuscire in pochi minuti a farle perdere l’ irritabilità e se l'azione non si protrae troppo a lungo, la pianta non ne soffre e dopo qualche tempo .che ne è stata allontanata ritorna ‘sensibile. Interessanti sono le recenti ricerche del Rothert il quale ha mostrato che in organismi vegetali inferiori dotati di locomozione, lef- fetto narcotizzante di questi composti sui movimenti d' irritazione (do- vuti a stimoli chimici, all’ azione della luce) può esplicarsi già ad un tenore al quale riescono inattivi o poco attivi sui fenomeni del movi- mento autonomo; però il detto effetto non è generale e in certi casi può riuscire invertito riguardo ai due ordini di moti (?*). Un certo numero di movimenti nelle piante, dovuti a processi vitali, come sarebbero quelli. di locomozione in microorganismi , le nutazioni di radici, cauli, le cireummutazioni di getti cirriferi e di cirri che fa- cendo percorrere a questi ultimi un certo tratto tutto intorno, li pongono in condizione favorevole per incontrare un sostegno, i moti periodici di foglioline, celebri nel Desmodium gyrans, ma che assai più lenti hanno pure luogo in numerose altre specie, per esempio nei Trifolium, si com- piono anche mantenendo costanti le condizioni esteriori; non sono de- terminati da stimoli esterni, ma interiori, che è assai difficile definire. ~ Noi ci contentiamo di accennare a questi moti che anch 'essi trovano il loro riscontro in un gran numero di movimenti animali, per occuparci | di quelli dovuti a una stimolazione che provviene dal mondo ambiente. i E cominciamo nelle m superiori, dai moti di curvatura che hanno 186 | U. RICCA luogo sempre nello stesso senso, essendo definiti morfologicamente il lato concavo e il convesso, sia che lo stimolo consista in un agente dif- fuso (calore, luce) o abbia natura meccanica, nel qual caso riesce at- tivo in generale al lato che diverrà concavo (lato sensibile). Solo in certi casi di stimoli diffusi, sorpassando questi una data intensità, può invertirsi il senso del movimento (ad esempio in perigoni di Crocus e Tulipa, dovuto ad aumento nel calore) (?*). Gli organi che li compiono possono essere adibiti esclusivamente alla funzione di moto, come i cu- scinetti delle foglie e foglioline della Mimosa pudica e di altre piante, la parte motrice nel labello della Masdevallia , ecc., e vi riscontriamo naturalmente strutture anatomiche in relazione coll’ufficio loro. Lo stesso puó dirsi a proposito dei vitiechi, ma solo transitoriamente; una volta afferrato un sostegno intervengono modifieazioni anatomiche, le pareti . . . . . . . . . * cellulari si ispessiseono e i eirri funzionano come perfetti organi d'at- tacco. Altre volte le parti motrici, pur offrenti spesso strutture visibil- mente correlative a questa loro funzione, servono nello stesso tempo a - un altro ufficio più generale nella pianta, come le foglie di Dionaea, di Aldrovanda, gli stimmi sensibili. Questi movimenti che costituiscono il gruppo delle nastie, stabilito da Pfeffer, e corrispondono a moti in animali, servono a scopi particolari, come sarebbe di preservazione, à favorire F impollinazione, alla cattura di piecoli animaletti in piante in- | ‘ settivore, ecc. Abbiamo i seguenti tipi di grgani nastiei : a) Reagenti ad urti unici di corpi sia solidi, sia liquidi. Caratterizzati inoltre, almeno nei casi studiati, dal compiersi con depressione del tur- gore cellulare (nei filamenti staminali delle Cyzuree e di altre Composte il movimento anzichè in una curvatura, come negli altri stami sensibili " e in generale nei movimenti vegetali di eui ci occupiamo , consiste in i nella contrazione di tutto l'organo in corrispondenza dei vari punti della sezione trasversale) (**). 3) Reagenti ad un contatto con corpi solidi in condizione di non im- E mobilità, traducentesi in una serie abbastanza rapida di urti distinti, í anche deboli; molto attivi riescono sfregamenti (aptonastie) (^*). e) Reagenti a variazioni nella luce o nel calore (nietinastie) (*). In certi. casi uno stesso organo rientra in due dari differenti P I MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 187 come i pulvini della Mimosa. Oltre gli stimoli specifici si è già accen- nato possono essere attivi altri che per lo più non agiscono in natura, mentre talora assumono una considerevole importanza biologica, come in organi dei due primi gruppi a proposito di stimoli chimici (Dionaea, Drosera, ecc.) (?*). us | Ma immensamente piu diffusi e si puó dire che hanno la eapaeità di compierli i eauli, le radici, ecc. di tutte le piante, senza essere estranei nemmeno alle inferiori (fisse al substrato), sono altri moti di curvatura, d'ordinario lenti, che possono aver luogo in qualunque senso a seconda della direzione dell'agente stimolante, d'orientazione di fronte ad esso, e costituiscono la vasta classe dei tropismi. Si è già avuto occasione di “accennare alla loro importanza pei vegetali, assieurando agli organi la posizione (stabile) più favorevole al compimento delle funzioni loro; te- nuto conto delle condizioni biologiche differenti, rispondono alla gran maggioranza dei movimenti esterni degli animali. . Esistono dei passaggi fra le nastie e i tropismi; per esempio nei eirri delle Passiflore i quali mentre, come è noto, reagiscono se irritati al lato morfologicamente inferiore, curvandosi colla concavità da questa parte, non solo rispondono con movimento, in grado minore, se sfregati lungo - un fianco, ma anche, sia pure in maniera non molto accentuata, se lo stimolo agisce al lato superiore, inflettendosi dalla parte stimolata. In certi filamenti staminali la direzione normale del movimento può mo- dificarsi alquanto collo spostarsi la stimolazione, eee. (?°). Fra i tropismi abbiamo geotropismo (dovuto allo stimolo della gra- vità), eliotropismo, idrotropismo, chimotropismo (*°), traumotropismo (radici ehe subiseono un trauma all'apice unilateralmente si inflettono in senso contrario nella successiva zona di elongazione, atta a curva- ture, in modo da sfuggire quanto è capace di danneggiarle) (*'), apto- tropismo (**), termotropismo, reotropismo (dovuto a una moderata cor- . rente, in senso contrario a questa; si osserva in radici in culture acqua- tiche) (**), galvanotropismo (indotto nelle radici in culture acquatiche attraversate dalla corrente elettrica ; ‘sono in giuoco azioni stimolanti chi miche da parte di ioni) (**), ecc. Solo in un piccole numero raf casi si se con variazioni del tur. v 188. Pa -.U. RICCA gore, nelle foglie provviste di cuscinetti motori, e vengono poscia fissati da fenomeni di erescenza. In generale sono dovuti ad accrescimento ed "hanno luogo in parti ancora giovani in via di crescenza, però è stata constatata in certi casi una erezione geotropica di organi già adulti (*°). Per l’addietro î tropismi furono considerati come dovuti all’azione di- retta degli agenti tropistici sulla crescenza o ad un effetto loro ancora più immediato. Sull'esempio di A. P. De Candolle (*5) F eliotropismo si at- tribuiva al fatto che il lato rivolto alla luce essendo più illuminato si allunga in misura minore dell’opposto per il noto effetto deprimente di questa sulla erescenza longitudinale; di qui l'inflessione. verso la luce. Una spiegazione dello stesso genere fu data a proposito del termotropismo. Il Van Tieghem (**) pensava che se l'organo termotropico è esposto al- l'azione unilaterale di una sorgente di calore in modo che due facce op- poste vengano disugualmente scaldate, nel caso che le temperature di ambedue riescano superiori all’ optimum per l’ accrescimento, deve cur- varsi verso la detta sorgente, perché essendo al lato opposto la tempe- ratura (meno elevata) più vicina all'optimum, la crescenza ivi sarà più forte che dall’altra parte, e se per contro le temperature delle due facce sono inferiori al detto optimum , si infletterebbe in senso contrario. Ri- | guardo al geotropismo dominarono per lungo tempo le vedute del Knight (**), che come è noto, per il primo lo dimostrò sperimentalmente ; egli. riteneva che radichette poste orizzontali si inflettono all’ ingiù diret- tamente per effetto del proprio peso, considerandole presso l’apice come più o meno plastiche, e in quanto ai fusticini i quali nelle stesse con- dizioni si incurvano in senso contrario, era condotto ad ammettere che nella posizione orizzontale i succhi nutritivi si accumulino di preferenza allato inferiore, il quale meglio nutrito erescerebbe più dell’ opposto , e provocherebbe per conseguenza meccanica l'inflessione verso l alto. Ma già un 30-40 anni or sono le ricerche principalmente di Frank e Sachs ebbero ragione di questa ‘maniera primitiva di considerare uno t dei più importanti processi d'irritazione. La radice che si curva non possiede le qualità che vi si attribuivano e se ne viene equilibrato il : peso attaceandovi un filo che si fa passare sopra una carrucolina e reca all'estremità un pesetto , anche assai superiore a quello della porzione — + | | | ; | | 1 I MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 189 x radicale che si infletterebbe, il tropismo ha luogo ugualmente; non è un fenomeno passivo, ma si produce attivamente colla capacità a vin- cere delle resistenze esterne; così si è ottenuta la penetrazione della ra- dice, nel curvarsi geotropieamente, entro il mercurio, che ha un- peso specifico. assai più elevato del corpo radicale (e le dette inflessioni av- vengono pure entro il terreno) (‘°). Distrutta la concezione che ammet- teva l' intervento diretto della gravità nel geotropismo delle radichette, cade da sé anche la spiegazione data. per il geotropismo dei fusticini che ha.luogo in senso contrario. In quanto all' ipotesi Candolleana sul- l'eliotropismo, venne. del tutto scalzata eol riconoscimento che certi or- gani (radici di parecchie specie, ecc.) sulla erescenza longitudinale dei quali la. luce. esplica lo stesso effetto ritardante, reagiscono di fronte ad essa eurvandosi dalla banda opposta (5°) e colla scoperta che. certe parti le quali normalmente si inflettono verso la luce, si ineurvano in senso contrario se questa sorpassa una certa intensità (*). Il fatto di- mostrato che in piantine di Gramizacee e anche in. numerosi altri casi può venire esposta alla luce solo una breve porzione apicale, e ciò non ostante l’ inflessione eliotropica si trasmette verso la base in regioni te- nute oscurate (Darwin, Rothert), non potrebbe più in generale venir in- vocato contro .l’ ipotesi Candolleana, ora che le ricerche di Fitting hanno provato che anche gli effetti della luce sull’ intensità della erescenza pos- sono espliearsi indirettamente in parti non illuminate; però il caso delle piantine per esempio di Panicum nelle quali, raggiunto che hanno un certo sviluppo, solo il breve organo apicale a ferro di lancia, il così detto cotiledone, riesce sensibile (tropicamente) e la curvatura non avviene che nella regione inferiore (ipocotile), suscettibile ben inteso di rallen- - tare il proprio accrescimento se esposta sola alla luce, individualizza l'azione tropistica (5). E nemmeno sussiste la concezione simile per il termotropismo. Wortmann (5) ha provato che in realtà gli organi ter- motropici (radici) si comportano inversamente a quanto ammetteva il Van Tieghem, come era da aspettarsi, dato che questo tropismo abbia una utilità per la pianta; le radici si curvano verso una moderata sor- gente di calore e se ne allontanano se troppo forte. Come l'aptotropismo dei cirri, in eui nemmeno a prima vista si offre la possibilità di trarre 190 U. RICCA in campo un'azione non peculiare dello stimolo meccanico (l aceresci- mento si intensifica andando dal lato stimolato all’ opposto), gli altri tropismi non sono affatto dovuti agli effetti generali degli agenti tro- pistici sulla erescenza spiegati localmente; i detti agenti provocano spe- ciali eccitazioni e ne conseguono, come si è già accennato, fenomeni motori coordinati per modo da inflettere 1’ organo. Naturalmente an- che le azioni generali di cui sopra, possono condurre in certi casi a curvature. Così in armonia coi principi di Van Tieghem, il Vochting (^*) ha descritto che i bottoni fiorali di specie di Magnolie, i quali in pri- mavera stanno per aprirsi, si inflettono, in condizioni favorevoli, verso il nord, venendo il calore del sole dalla parte opposta. Queste curvature non possiamo paragonarle agli altri movimenti d’ irritazione di cui ci occupiamo e non sono da allogarsi fra i tropismi. Le azioni stimolanti cessano quando gli organi vengono ad assumere determinate orientazioni rispetto all’ agente tropistico e quindi si arre- stano in quelle posizioni (talvolta dopo averle. alquanto oltrepassate) ; così i fusticini illuminati da un lato si inflettono verso la sorgente di Tuce e pervenuti paralleli alle radiazioni non ha più luogo il loro ef fetto irritante, i fusticini, le radichette se disposti orizzontali si curvano perchè stimolati dalla gravità, fino a raggiungere la stazione verticale, i fusticini diretti in alto, le radichette all’ ingiù. L'azione della gravità parallelamente all'asse longitudinale dell'organo (sia che venga conside- rato il suo peso complessivo o la pressione di corpuscolini solidi conte- nuti nei protoplasti, a somiglianza degli statoliti di animali inferiori) | eorrisponde in questi casi alla condizione di equilibrio tropico ; in qua- .lunque altra direzione si traduce in una stimolazione (5). La gran maggioranza delle foglie delle Dicotiledoni lavac è in equilibrio di fronte alla luce quando il lembo riceve perpendicolarmente le radiazioni. Possiamo quindi distinguere gli organi che reagiscono. tropisticamente in ortotropi o parallelotropi quando tendono a disporsi paralleli alla di- rezione dell'agente stimolante e in diatropi se si orientano normalmente ad essa; clinotropi sarebbero. se formano con questa un certo angolo. I due. ultimi orientamenti. sono compresi nella denominazione di plagio: M. Were osservare che è me dung: dall'essere Lai il 5 I MOVIMENAI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 191 plagiotropismo corrisponda in tutti i casi semplicemente a un equilibrio tropistico, come avviene per il parallelotropismo, anzi allo stato attuale delle nostre conoscenze pare che in un buon numero di casi (plagiogeo- tropismo) sia ottenuto dalla combinazione di un ortotropismo con un’altra causa efficiente, anch'essa in relazione coll’agente tropistico e ai vocaboli di eui sopra non attribuiamo che un significato empirico (55). Spesso gli N organi diatropi hanno struttura dorsiventrale e per il loro equilibrio sì richiede non solo sieno normali alla direzione dello stimolo, ma che rivolgano ad esso una determinata faccia (foglie, ecc.) (9°). I parallelotropi si distinguono in positivi e negativi a seconda che son diretti verso l'ori- gine dell’ agente stimolante o in senso contrario (si possono pure desi- gnare coi prefissi pro e apo) e lo stesso dicàsi dei clinotropi. Per gli or- gani geortotropi è stato dimostrato che l'azione stimolatrice va crescendo successivamente allontanandoli dalla stazione normale verso l'orizzon zontale, ove riesce massima; le posizioni ad angoli uguali sopra e sotto. l'orizzonte si equivalgono e pare che l' orientamento ortotropo inverso , | cioè pei fusticini diretti verso il centro della terra, per le radichette . verso lo zenith, corrisponda pure a una condizione d’ equilibrio , ma molto instabile; ogni piu lieve deviazione dovuta per esempio a cause interne (nutazioni), porterebbe questi organi nel campo d'azione tropi- stico della gravità. Si può ritenere che alle varie inclinazioni è attiva come stimolo la componente della gravità normale all’asse dell'organo (**). In quanto all'aptotropismo e al traumotropismo, data la natura speciale della stimolazione, non può parlarsi tutto al più che di un tropismo in senso positivo nel primo caso e negativo nell'altro; la posizione che lor- gano viene ad assumere in natura nell’ aptotropismo è la curva, appli- cata intorno al sostegno, nel traumotropismo un’ orientazione lontana. dalla causa traumatica, più o meno a seconda F ri della stimola- zione. A Nelle esperienze, non potendosi eliminare un dato Lage tropistico La (non è mai possibile per la gravità), se ne neutralizzano gli effetti, al- meno nel caso dell’ ortotropismo e del diatropismo (5°), facendo ruotare lentamente (non deve svilupparsi forza centrifuga sensibile giacchè agi- : x rebbe come poc) la dues intorno a un asse a përpändicoiais alla di- E f 192 U. RICCA rezione del detto agente (clinostrato) in modo che due lati opposti ven- gano successivamente a trovarsi nelle stesse condizioni di fronte ad esso. Per il geotropismo l’asse sarà orizzontale, per l'eliotropismo verticale, se come per lo più avviene, la luce giunge orizzontalmente. Notevolissimo e di grande importanza biologica è il fatto già accen- nato che certi agenti, i quali provocano tropismi positivi per condurre le piante, gli organi ad usufruirne nelle migliori condizioni , la cui azione entro certi limiti aumenta col crescere della loro intensità (come si può constatare mettendoli in conflitto con un altro stimolo che non vari, per esempio l’ eliotropismo che tenda a condurre organi orizzon- tali, col geotropismo, essendo questi geoortotropi negativi; risultano di- verse inclinazioni sull'orizzonte) e sorpassato quest'ultima un eerto va- lore, va scemando e poi si annulla, ad intensità ancora piu elevate de- terminano rispondenza negativa; l’ organo sfugge il tropistico divenuto dannoso. L'induzione dei fenomeni motori maximali verrebbe in que- st'ultimo caso spostata in punti diametralmente opposti rispetto a quanto ha luogo nella reazione positiva; però devesi notare che mancano studi comparativi fra .i processi delle due rispondenze. Di questi comporta- menti furono riconosciuti nell’ eliotropismo (°°), nel termotropismo, nel chimotropismo (e anche nel galvanotropismo). In quanto all’ aptotro- pismo, al traumotropismo e senza dubbio all'idrotropismo delle radici, non é compatibile con l'utile della pianta ehe una sola maniera di ri- spondenza ; nel geotropismo l'agente stimolante conserva sempre la stessa intensità (il reotropismo non pare abbia importanza biologica; vedi nota ^). Si'é visto che inversioni della rispondenza non sono estranee nem- meno a certe nastie. Ricordo qui che si osserva frequentemente in certi organi modificarsi l’orientazione verso un dato agente tropistico, principalmente la gravità, (passaggio da ortotropi in plagiotropi e viceversa, variazione dell’angolo. nel clinogeotropismo, ecc.) senza. che vari l intensità di quest'ultimo, in concomitanza con diversi stadi di sviluppo, mutate condizioni esterne , come ha luogo in getti di piante che prima eretti si reelinano e diven- " gono striscianti (Rubus caesius, Veronica officinalis, ece.) o che striscianti, nella ron successiva si continuano eretti ( Veronica apane La. i MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE ` 193 mium Galeobdolon , ecc.) : negli stoloni sotterranei di Adora e di altre specie i quali illuminati si reclinano senza che 11 senso della curvatura offra alcuna relazione con quello della luce, nei rami che spesso non offrono nel proprio decorso la medesima inclinazione, ecc., fenomeni che biologicamente possono essere di una grande importanza, e non riesce difficile trovarne i riscontri negli animali. È probabile che almeno in un certo numero di casì entrino in campo anzichè variazioni in un tro- pismo propriamente detto, in un’ altra componente del des gon une di cui si è già accennato (vedi. nota 5°). In alcuni tropismi come nel geotropismo, nell’aptotropismo, lo stimolo in natura spiega sempre la sua azione unilateralmente, mentre questo può non avvenire in altri. E quando gli stimoli agiscono su contrari lati , non parrebbe abbia luogo una combinazione di due opposte reazioni (eur- vature), ma piuttosto la risultante (differenziale) dei due processi d' irri- tazione si stabilisca già allo stadio di eccitazione. Infatti si è riscontrato nei viticchi (Fitting) che irritati in queste condizioni con la medesima intensità, non solo manca la curvatura, ma la cerescenza longitudinale non si modifica affatto, mentre i movimenti hanno luogo con notevole accelerazione dell’ accrescimento, non solo al lato convesso ma anche lungo la linea media fra questo e il concavo. E siecome può osservarsi un'azione inibitriee sopra una curvatura da parte di stimolazione con- traria operata quando quella è gia iniziata, bisogna pensare. come era del resto verosimile, che anche fenomeni d’eccitamento, determinanti i motori, perdurino almeno per un certo tempo a compiere la detta fun- zione. Inoltre si è avuto occasione di sperimentare in tutti i numerosi casi studiati (Fitting) che stimolazioni non uguali di un medesimo agente tropistieo, la gravità, le quali peró si traducono nella stessa grandezza di eurvatura, maximale (si eompie dopo che irritati gli organi per tempi uguali, si fanno ruotare al clinostato; se lo stimolo perdurasse ad agire. unilateralmente sarebbe da aspettarsi, in ogni caso, il ragg giungimento | della posizione di equilibrio tropistico), ripetute ad intermittenza per uguali durate in opposti sensi, non equilibrano affatto i loro effetti e si ottiene sempre una inflessione nel senso dell’ irritazione più forte, il che mostra questo movimento si andò determinando in uno stadio che precede | S / $ 3 xU x ya" Vie nc N E dI 19400 | U. RICCA la fase motriee nel quale non hanno luogo i valori maximali, almeno per ambedue le stimolazioni. In quanto agli esempi di fatti di erescenza svolgentisi al clinostato ove la gravità agisce in contrari sensi, come se si sommassero i processi motori delle irritazioni indotte, il che altre volte non si verifica, è verosimile che i detti fenomeni (intensificarsi o anche addirittura ridestarsi dell’ accrescimento in nodi caulinari) non sieno in relazione con processi tropistici ma dovuti a una nuova condizione nella quale viene a trovarsi l’ organo; è noto che anche nella stazione verti- cale inversa si modifica la erescenza (?'). La sensibilità tropica è frequentemente localizzata o almeno più squi- sita nella regione apicale estrema degli organi (la quale può venire prima esposta all’ azione del tropistico), per modo da rendersi necessaria una ‘trasmissione d’ eccitamento oltrechè in senso trasversale anche in senso longitudinale. (??); in condizioni favorevoli (eliotropismo di piantine di Graminacee, ecc.) è dato seguire il procedere dell’ inflessione in senso basipeto lungo tratti non stimolati. E la propagazione dell’ eccitazione e quindi dei processi motori avverrebbe armonicamente in tutti i punti delle sezioni trasversali, fra i quali dobbiamo ammettere un’ intima cor- | relazione. Fitting con numorose esperienze ha mostrato che in piantine di Avena la curva eliotropiea si propaga orientata normalmente anche "se lungo il suo cammino è praticato un taglio interessante la metà e più della sezione trasversale, dalla parte rivolta alla sorgente della luce o dall’ opposta (in regione tenuta allo scuro, solo l’apicale veniva esposta alle radiazioni) (9). Risultati dello stesse genere si ebbero a proposito del traumotropismo delle radici (Pollock, Fitting) (**). Questa maniera di trasmissione assai lenta (velocità non superiore nei casi studiati a 2.2 '|, em. l'ora) (°) lungo zone motrici costituirebbe ùna specialità di tropismi e sarébbe ben distinta dai casi accennati nella prima parte del nostro studio, di propagazione abbastanza rapida dell’ impulso mo- ‘tore dalla regione sensibile alla motrice. L’ apice può partecipare alla reazione come nella maggior parte dei casi di eliotropismo a eui si ac- cennava sopra, altre volte l estremità sensibile non é in grado di com- piere i processi motori (o in minima misura), sia per esaurita crescenza, come ha o ad un certo cain di sviluppo in pustine + di Panicum, aaa ae cioa i t i î MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 195 | Setaria, già da noi ricordate (eliotropismo), sia perchè non vi, si estende - normalmente la zona di elongazione atta a curvarsi, come avviene per le radici (vari tropismi); solo nel tratto successivo, all’eccitazione che ivi giunge dall'apice seguono propriamente i processi motori (9°). Già si è avuto occasione di accennare a torsioni con cui possono es- sere ottenuti orientamenti di organi dorsiventrali come sarebbero foglie, fiori zigomorfi (si combinano anche spesso con curvature) e parrebbe che almeno in certi casi sieno dovute veramente alla stimolazione di un dato agente, la gravità o la luce (specialmente la prima), a somi- glianza di tropismi (tortismi) (°°), ma stimiamo inutile occuparcene par- ticolarmente, giacchè troppa oscurità regna ancora intorno a questi pro- cessi, e veniamo senz'altro, dopo aver trattato dei movimenti delle piante fisse al substrato, a quelli d’orientazione di fronte a stimoli degli or- ganismi microscopici vegetali dotati di locomozione, conosciuti col nome di tassie, che offrono una analogia ancora maggiore coi moti degli animali. È noto che le zoospore verdi delle Alghe sciamano verso la luce (o in senso contrario) (*), gli spermatozoidi dei Pterodofiti verso i sali dell'aeido malico, quelli dei Muschi verso lo zucchero di canna, le quali -Sostanze li attraggono verosimilmente in natura negli organi femmi- nili, ecc., e si può osservare al microscopio il loro cambiamento di di- rezione sotto l'azione dei detti stimoli. Così se. in una goccia d’acqua, ove corrono in tutti i sensi in gran numero spermatozoidi del comune Adianthum cuneatum, introduciamo l’ estremità di un capillare conte- nente una soluzione di malato neutro di sodio, passando in vicinanza dell’ imboeeo, irritati dal chimotattico che si diffonde, si piegano verso il tubetto, corrono ad esso e quindi vanno rapidamente raccogliendovisi. Bisogna pensare ad una stimolazione unilaterale (non raggiungendosi al lato opposto la soglia d’eccitazione) o almeno ad un eccesso di que- sta in corrispondenza di un fianco sull’ opposto e non vi riesce d'osta- colo il moto rotatorio di cui pure son dotati, se si ammette la rispon- - denza segua assai rapidamente allo stimolo (°°). | Peró non sempre nei mieroorganismi il loro aeeumulo in eerti punti dovuto a movimenti d’ irritazione, è ottenuto attivamente con una de- . viazione del primitivo moto; in un buon numero di casi, per esempio — I 196 | | U. RICCA ; nella chimotassia dei Bacteri lo scopo vien raggiunto in una maniera differente, con un movimento sempre lo stesso, consistente in una im- provvisa inversione del moto, come scopersero alcuni anni or sono il Rothert e gli americani Jennings e Crosby (7°); lo stimolo non è più necessario agisca assimetricamente sul corpo. I Bacteri vengono adu- nati in gran copia per esempio da estratto di carne che costituisce per essi un ottimo alimento, pure offerto in un capillare alla goccia che li contiene; i microorganismi procedono indisturbati nel loro moto e se naturalmente sono condotti ad avvicinarsi al tubetto, indi se ne allon- tanano proseguendo nella direzione primitiva, ma giunti ad una certa distanza dove il chimotattico diffondentesi è molto diluito o non più contenuto nel liquido, bruscamente tornano indietro, si approssimano di nuovo al capillare e poi discostandosene, alla medesima distanza dall'im boeco nuovo sbalzo all' indietro e il giuoco si continua. Come si vede, agisce quale stimolo il passaggio da una certa concentrazione ad una inferiore. I mieroorganismi restano in tal modo prigionieri di un' area tutto intorno al tubetto, dalla quale non possono sfuggire e siecome il loro moto non è assolutamente rettilineo e nell'invertirlo per lo più non eonservano esattamente la primitiva direzione, finiscono eol penetrar nel capillare; ad ogni modo l’accumulo intorno all'imboeco precede il loro riunirsi nell' interno del tubetto. Questi improvvisi moti all' indietro per effetto di stimoli, pure conosciuti in organismi inferiori non vegetali (in- fusori ciliati), si considerano, tenuto conto della loro finalità, come tas- sie, distinguendole col nome di fobotassie (fobismi) da quelle di eui so- pra nelle quali è in giuoco una deviazione dell'asse del corpo, dette to- potassie. E le une e le altre possono anche cooperare al medesimo scopo, il che è stato constatato negli spermatozoidi dei Pferidofifi; una volta ottenuto l'accumulo nel capillare sono impediti di sfuggirne con fobismi e al principio non raramente è dato osservare individui i quali anzichè dirigersi direttamente entro il tubetto, ne sorpassano l'imboceo fino ad una certa distanza, tornano indietro e prima ehe vi penetrino il feno- meno può anche ripetersi più volte (**). E oltrechè fobismi dovuti a sti- A. moli chimici, ne abbiamo anche determinati per esempio da variazioni si . nella luce (repentina diminuzione), come-nel Chromatium photometricum LN So I MOVIMENTI D'IRRITAZIONE DELLE PIANTE 2.497 e in altri Bacteri purpurei, noti assai prima delle fobochimotassie per opera di Engelmann; i detti microorganismi vengono adunati in pie- cole areole luminose proiettate nella goccia di cultura (°). In quanto alle modalità con eui si compie il movimento fobico, nei Bacteri in cui non è distinta un’ estremità anteriore dalla posteriore (per es. Bacillus Solmsii, Amylobacter), come era da aspettarsi, non ha luogo inversione dell’ asse del corpo, ehe si produce negli spermatozoidi ; in quanto alle fobofototassie dei Baeteri di cui sopra provvisti di cigli solo ail’ estre- mità anteriore, detta inversione non avviene, quindi abbiamo uno sbalzo all'indietro solo per breve tratto (con rotazione del corpo in senso con- trario al primitivo) e subito riprendono il cammino allo avanti. Altri studi decideranno come si comportano precisamente nelle fobochimotas- sie i bacteri unipolari (??). Le tassie hanno pei microorganismi la stessa importanza che spetta ai tropismi delle piante fissate al substrato. Come in queste può avve- nire che sorpassando l’ intensità dello stimolo un certo valore, in modo da riuscir dannoso all’organismo, la tassia diventi negativa (apotassia, contrapposta a protassia, tassia positiva) e i microorganismi sono indotti a fuggire. Nelle chimotassie sembrerebbe che tutti i casi di apotassie consistano in fobismi, anche quando la tassia positiva è di natura to- pica (Shibata) (75); l’ eccitazione al movimento all’ indietro vien provo- cata con giungere ad una concentrazione troppo elevata, ed anzi in un buon numero di casì il composto agirebbe non per le sue proprietà chi- miche, ma osmoticamente, assorbendo acqua (osmotassia) (‘°). Del resto, a somiglianza di quanto avviene in tropismi, si conoscono esempi di apotassie a cui non corrispondono tassie positive per intensità minori dell’ agente stimolante, il quale riesce sempre dannoso. Non è però da aspettarsi che questi mieroorganismi abbiano la capacità di preservarsi in ogni caso da agenti nocivi. Cosi secondo Pfeffer il Bacterium Termo | e lo Spirillum Undula entrano in capillari che contengono oltre a 0,02 */, n di cloruro potassico, eccellente chimotastico positivo, anche 0,01 °/, e perfino 0,05 °/, di sublimato corrosivo, sostanza quest’ultima che non hanno | occasione di incontrare in natura, benchè vi trovino tosto la morte (7°). La qualità della rispondenza tattica in certi casi può modificarsi col 13. Malpighia, Anno XXII, Vol. XXII. Ar Mu dm CEU T I MEL ZAN e M UE a pO ON M 198 f U. RICCA. variare di condizioni interne od esterne, come per esempio sì può osser- vare in zoospore verdi che coll’età tendono a sfuggire la luce nelle loro naturali stazioni, portandosi al fondo dove si fissano, mentre nello sta- dio giovanile sciamano alla superficie (‘"). Una inversione della fototassia ‘ha luogo pure in certe zoospore a basse temperature; per esempio quelle di Haematococcus mentre a 16-18° C. si raccolgono al margine della goc- cia rivolto alla finestra, se vengono esposte al freddo di 4° d’ ordinario quasi tutte passano all’ opposto (Strasburger) (7°). ‘Pochissimo ci è noto intorno alla localizzazione della sensibilità. En- ‘gelmann (7?) ha dimostrato che nel fobismo dell’ Eugleza, indotto da variazione nella luce, non è sensibile che la parte anteriore ialina del corpo. Spostando per esempio lo specchio del microscopio, faceva vagare il confine dell’ ombra sul corpo dell’ Eugleza dallo indietro allo avanti ed ebbe per risultato che non avviene la reaziene se non quando arriva alla detta porzione ialina. Ivi esiste, come è noto, una macula colorata (stigma) e si riteneva che ad essa fosse dovuta la recezione dello sti- molo, ma l’autore, sperimentando su individui molto grossi e a moti re- lativamente lenti, ebbe modo di constatare il fobismo comincia prima che venga colpita dall'ombra. Nell'aptotassia (fobismo) (°°) del CAlamy- domonas Pulvisculus i flagelli sono sensibili. . . Date le nozioni poco precise che in generale si hanno intorno alla. meccanica della locomozione in questi microorganismi, tralaseiamo di occuparci dei fenomeni motori eon eui sono ottenute le descritte reazioni. Oltre le tassie alle quali si è avuto occasione di accennare, si cono- scono geotassia (*), termotassia, galvanotassia, reotassia, idrotassia, que- ste due ultime in plasmodi di Mixomiceti. E possiamo collegare alle ca tassie, nei vegetali non dotati di locomozione, i moti d’orientamento di 4 eloroplasti di fronte alla luce, ed anzi è noto ehe i tabulari delle Meso- | carpee, se questa è moderata si dispongono normalmente alle radiazioni, : avremmo quindi diatassia; inoltre anche gli accumuli unilaterali del È plasma e spostamento del nucleo che hanno luogo nelle cellule di tes- . suti in seguito ad azioni traumatiche, entro una piccola area intorno | agli elementi colpiti, dalla parte di questi ultimi (traumotassia) (**), eec. _ RASSEGNE A. KoLToNsKI. Ueber den Einfluss der elektrischen Ströme auf die Kohlensüureassimilution der Wasserpflanzen (Beihefte Bot. Centr. 1908 Maggio, pg. 204) con 4 figure. Dopo un rapido sguardo ai lavori riguardanti l’azione generale delle correnti elettriche sugli organismi vegetali, l'A. nota che, per ciò che riguarda l'assimilazione clorofilliana , solo due autori si occuparono di questo argomento: il Thouvenin e il Pollacci, dei quali riassume i ri- sultati. Basandosi poi sulla considerazione che l’energia assimilatrice di una pianta si può misurare dalla quantità di ossigeno che essa emette, fa passare una corrente elettrica di intensità e di durata variabile attra- verso una pianta acquatica, e, tenendo conto del numero di bolle ga- - sose che il fustieino emette, ricava la relativa energia di assimilazione. L'A. conferma così le precedenti ricerche del Thouvenin, e cioè, che, se per un certo tempo si fa passare una corrente attraverso una pianta ac- quatica, questa assimila meglio; ma aggiunge che questa influenza è proporzionata alla vitalità della pianta. Da un numero abbastanza grande : di esperienze l’A. trae poi le seguenti conclusioni generali: I. Facendo passare una eorrente elettrica attraverso una pianta aequa- tica, si osserva che: — Le Tanto più lunga è la vitalità della pianta tanto maggiore è il nu- mero di bolle gasose emesse da essa durante un determinato tempo e per una determinata quantità di corrente 2.» Una corrente di lunga durata deca dapprima la pianta e poi ne provoea la morte. Fanno solo eccezione le eorrenti molto deboli per- do chè, eo far diminuire il numero delle bollé gasose emesse, lo fanno aumentare 3.* Le seront attraversanti le piante dall’apice alla base hanno una dii negativa sull'assimilazione, al contrario di "e che le attra- x versano nella direzione opposta; AE L'influenza negativi. PePe correnti sull'energia assimilatrice è pro- LX porsiobufe alla loro durata vi Tra l'azione delle conventi sui diversi individui vegetali e le vario : Ee 200 RASSEGNE intensità delle stesse, non sussiste in generale alcun rapporto, tuttavia correnti più intense provocano maggiori diminuzioni nell’ energia di as- similazione; 6.° Se si fa passare una corrente elettrica di intensità variabile attra- verso una stessa pianta nella direzione: base —> apice, e per un breve periodo di tempo, si osserva che ciascuna volta che si fa passare di nuovo la corrente, si ottiene un aumento nel numero delle bolle gasose svol- gentesi durante un dato tempo, poichè l’ intensità della corrente è ap- prossimativamente proporzionale, per ciascun individuo, a un determi- nato maximum. Ogni interruzione nel passaggio della corrente, durante le ricerche, provoca una diminuzione nel numero delle bolle gasose, numero che è approssimativamente proporzionale all’intensità della corrente. Per questa ragione l'energia assimilatrice viene ad essere diminuita, e la pianta entra da questo momento nello stadio letale, e non può più essere ri- chiamata in vita. S' intende che ciò si verifica — nei diversi individui — con correnti di diversa intensità. II. Facendo passare una corrente elettrica attraverso il liquido nel quale la pianta è immersa, si osserva che: 1.° Se si fa attraversare per pochi minuti dalla corrente elettrica il liquido nel quale la pianta è immersa, e si intensifica questa corrente, (quando l’intensità di essa non superi un determinato valore per ciascun individuo) il numero di bolle emesso dalla pianta in un determinato empo, per una intensità di corrente molto forte, diminuisce corrispon- dentemente alla brevità di azione della corrente ; 2.° Sottoponendo per lungo tempo le piante all’azione del campo elet- co, con correnti molto piccole, si aumenta in esse l'energia di assimi- i. che é approssimativamente proporzionale alla durata di questa azione. Per azione di forti intensità di eorrente, l'influenza di tale campo ‘elettrico di ugual forza diventa negativa, mentre l'intensità di questa azione cresce corrispondentemente alla durata della stessa; 3.° Restando costante l intensità della corrente, le diminazioni ent dette dell'energia di assimilazione sono dipendenti dalla quantità di cor- rente, e stanno con essa in un rapporto determinato. Variando invece - l'inteusità della corrente, esse sono approssimativamente dipendenti dal otto: intensità di corrente X quantità di corrente. <= hai passare le correnti elettriche attraverso il lapide che reonda la pianta, in modo che le linee della corrente siano P ens VR e di anien m essa, si osserva ehe: ! RASSEGNE | Là if 1.° Dipendentemente dall'azione delle intensità delle correnti e della loro durata, si hanno in questo caso gli stessi rapporti che si hanno quando la direzione della corrente è perpendicolare all'asse della pianta; 2.° Le correnti che attraversano le piante nella direzione: apice —> base, esercitano un'influenza negativa sulla loro energia di assimilazione, con- trariamente a quelle che le attraversano in direzione opposta. Questi risultati confermano quindi le esperienze precedenti di Pollacci che arrivò alle stesse conclusioni. Dott. Eva MAMELI. Fn. L. UsHER e I. H. PniksrLEY. The Mechanism of Carbon Assimilation in Green Plants; the Photolytic Decomposition of Carbon Dioxide in vitro (Proc. of the Royal Soc. 78, 1906). Gli A. che già in una precedente memoria (vedi recensione in Mal- pighia, Vol. XX, pag. 525) si occuparono di questo argomento, ripetono e in parte ee in questa seconda contribuzione, le conclusioni della prima, e ne aggiungono alcune, riguardanti la decomposizione fo- tolitica del biossido di carbonio in vitro: l. Za decomposizione fotolitica dell'acido carbonico può aver luogo, in presenza di clorofilla, indipendentemente dall'attività vitale o dalla enzi- matica, dato che le necessarie condizioni fisiche e chimiche siuno rigoro- samente seguite. Un’ originale esperienza dimostra, secondo gli A., questa conclusione. Delle lastre di vetro di 5 x 4 pollici vengono coperte con una soluzione acquosa di gelatina per uno strato di 1-2 mm. di spessore. — z ua e messa ix. una soluzione di clorofilla in etere di petrolio o benz modo ottenere una membrana nettamente uniforme di clorofilla, Mettendo la lastra così preparata in una soluzione di anidride carbonica, ed esponendola alla luce, si ottiene, secondo gli A. « una ri- produzione della disposizione essenziale delle condizioni nella cellula vi- vente ». Il risultato è che in capo a parecchie ore la clorofilla è com- | pletamente decolorata, e la gelatina si colora in rosso se viene trattata ua p S ; con il reattivo di Schiff. 2.» È possibile ricostruire il processo di fotosintesi al di fuori d pianta verde, fino alla produzione di aldeide formica e ossigeno, intro- ducendo un conveniente enzima cutalizzante nel sistema, e fino alla pro- — duzione di ossigeno e amido, introducendo, assieme all'enzima, un deter- Ilia queste conclusioni sono le seguenti : es alla p roduzione PRI minato protoplasma vivente non clorofilliano. Le esperienze venni a di t Fi 202 ' RASSEGNE geno: Sopra una striscia di ferro stagnato lungo 60 em. e largo 3 em., viene spalmata una gelatina, fatta, anzichè con acqua pura, con una soluzione aequosa di catalasi ottenuta da fegato di pecore. Si viene così ad introdurre nel sistema un enzima catalizzante. Sulla gelatina viene poi spalmata una soluzione di elorofilla, e la lastra viene messa entro un tubo di vetro, chiuso ad una estremità, e terminante all'altra in un tubo capillare, che per mezzo di un tubo a T, comunica con una sor- gente di anidride carbonica e con una pompa. L’ anidride carbonica , completamente priva di O, viene fatta passare parecchie volte nel tubo, che viene in ultimo riempito di tale gas e suggellato. Analogo tratta- mento vien fatto a un tubo simile, ma privo di enzima, ed entrambi vengono esposti alla luce solare. Secondo gli A. dopo un'ora la gelatina del tubo contenente l'enzima si lacera e rigonfia per l'emissione di bolle di gas, e l’analisi del gas contenuto nel tubo rivela, dopo due giorni, | traccie non indifferenti di ossigeno: 0,6ec. una volta e 2ec. un'altra. Il pa loi di enzima non dà luogo invece a nessuno svolgimento di O. ciò che riguarda la produzione di amido, gli A. mettono dei pe- tali bad di Sazifraga Wallacei, privi di amido, in una soluzione di aldeide formica al 0,001 °/, oppure spalmano tali petali con una solu- zione di clorofilla e li mettono a galleggiare in aequa satura di ani- | dride carbonica, poi li espongono alla luce. In entrambi i casi, dopo un giorno, trovano amido entro le cellule di questi petali, e gli A. ne concludono: « in questo caso noi abbiamo, ciò che è essenziale, costruito una foglia verde, quantunque ciò sia, naturalmente, un sostituto molto insufficiente dell' organo naturale ». d 3." I prodotti della decomposizione sono aldeide formica e acqua ossi- genata, essendo l'acido formico un prodotto intermedio. Se la presenza . della formaldeide è, secondo gli A., dimostrata dall'esperienza precedente, nel corso del lavoro non è portata al contrario nessuna prova sperimen- tale riguardante la presenza del secondo prodotto della fotolisi: l’acqua ‘ossigenata. Per accertarsi se l'acido formico è realmente un prodotto in- termedio della riduzione fotolitica dell’ acido carbonico in formaldeide , li A. ripetono l’esperienza precedente dei tubi spalmati di gelatina e. | clorofilla, sciogliendo però la gelatina in una soluzione di bicarbonato di so tto il carbonato viene convertito in formiato, mentre in una soluzione di acido formico al 0,02 °/,, sì ottiene sviluppo ossi- gico formazione di amido; al contrario non si forma amido né si svi- — — ge dall Zlodea tenuta all'oscuro, Sr jesse i ch. ite esclusa i in tal caso. - Sia o gl v r ri yi RASSEGNE AT 4° Si ha la prova sperimentale diretta che l'acido formico è un pro- dotto della decomposizione fotolitica dell anidride carbonica in presenza di sali di Uranio inorganici. Infatti, preso un largo tubo di Petten- kofer, gli A. lo riempiono con un litro di solfato di uranio al 2 */,, e fanno passare attraverso questa soluzione una lenta corrente di anidride carbonica; tenendo il tubo esposto alla luce solare. Dopo un’ora il con tenuto del tubo è divenuto considerevolmente torbido, e, fattane l’analisi dopo una quindicina di giorni, esso svela nel liquido la presenza di acido formico. Il residuo solido, convenientemente trattato, si trasforma in una sostanza, già ottenuta dal Butlerow con formaldeide e latte di calce, e chiamata da lui « metilenitane ». Ciò prova, secondo gli A., che l'a- cido formico è uno dei prodotti dell’azione della luce solare sull’ ani- dride carbonica. p 5." L'aldeide formica non è stata isolata nè identificata nel caso di un sale di Uranio inorganico, ma uno studio della reazione porta alla con- clusione favorevole all ipotesi che essa venga formata come un prodotto — transitorio intermedio. Dott. Eva MAMELI. Gino Pottacci. Elettricità e vegetazione: Parte 1.2 Influenza dell’ elettricità sulla fotosintesi clorofilliana. (Atti dell’ Istit. Bot. della R. Univ. di Pavia, n. serie, XIII), con 4 tavole,. 1907. Che l’elettrocultara abbia un'influenza favorevole sullo sviluppo ge- nerale delle piante è stato dimostrato da un numero grande di speri- mentatori, mentre ben pochi sono quelli ehe si mostrano incerti o con- trari a quest'azione benefica. L'A. si domanda quindi: « perchè tale in- puro è benefica, ed in che cosa consiste precisamente il suo benefizio? » . Varie ipotesi erano state già enunciate su quest'argomento: da quella di patta sostenuta anche da Chodat e Le Royer, Bertholon, hee Vollet, Lemstroem, che ammettevano che l'elettricità accelerasse il m vimento dei suechi nei vasi delle piante, a quella del Giglioli che atti : buisce all'energia elettrica somministrata artificialmente al terreno la- x zione di una lenta elettrolisi, mercè la quale vengono lievemente stimo- — lati i processi di decomposizione nelle particelle minerali ed organiche | che costituiscono il suolo; e all'elettrieità atmosferica quella di stimolante — una più attiva alimentazione ed un più rapido Meereorento beo piante. do 204 RASSEGNE Dopo aver passato in rassegna le ipotesi principali, l'À. si propone di studiare l'influenza dell’elettricità specialmente in rapporto all'assimila- zione elorofilliana. ra la lunga serie degli A. che si occuparono del problema. riguar- dante l'influenza esercitata dall'elettrieità sulla vegetazione, uno solo, il - Thouvenin, si limita a quella parte del quesito che interessa l'assimi- lazione clorofilliana, e più precisamente studia il rapporto dell'emissione dell'ossigeno fra piante acquatiche elettrizzate e non elettrizzate. Il Pol-' lacci invece, servendosi di vegetali acquatici e terrestri prende in esame i composti carbonati derivati dalla sintesi clorofilliana, dosando l'amido che sì forma comparativamente in piante sottoposte all’ influenza elet- | trica, e in piante sottratte a tale influenza, restando invariate tutte le altre condizioni di esperimento. Per l’analisi quantitativa dell'amido l'A. usa più iat. il me- todo della saccarificazione, risalendo poi alla quantità di esso dal glu- ` cosio determinato con il reattivo cupro-alcalino Rödecker -Allihn. Da una lunghissima serie di esperienze l'A. infine conclude: 1.° Che l’elettricità, convenientemente somministrata alla pianta verde facilita ed aumenta uno dei processi più importanti della vita vegetale, e è appunto la fotosintesi clorofilliana ; ° Che l'aumento dell'attività fotosintetica in piante elettrizzate si ve- fira solo eon correnti deboli, e incomineia a verificarsi quando il gal- vanometro indiea un'intensità attraverso la foglia di cirea 100 cente- simi di mieroampéres; cessa di verificarsi quando l intensità raggiunge circa 700 centesimi di microampères. Viene poi addirittura ad essere | ostacolata se lintensità oltrepassa questo limite; 3." Che la direzione della corrente ha una grande influenza sulla turge- scenza delle foglie e sulla formazione degli idrati di carbonio, poiché se l'elettrodo positivo è attaccato alla punta della foglia ed il negativo alla base, il lembo fogliare (ad una data intensità di corrente) assimila meno di quello che faccia una foglia eguale tenuta come confronto, e che sia percorsa in senso inverso da una corrente di ‘eguale intensità; .. 4° Che nelle prime ore del secondo giorno di osservazione su una data foglia, si nota un sensibile aumento delle deviazioni ehe presto seom- pare per dar luogo al eostante e regolare aumento di resistenza. Per questo fatto l'A. diee di non aver trovato aleuna valida spiegazione; .5.' Che durante il passaggio della corrente nelle foglie assimilanti non fu mai notato aumento di calore determinabile; . 6^ Che la resistenza delle varie foglie al passaggio: della corrente varia. a seconda. dell: la mr e dello stadio di sviluppo di esse; — | RASSEGNE 205 7.° Come considerazione generale, poichè è noto che gli atti chimici inerenti alla vita della pianta sono sempre accompagnati da fenomeni elettrici e che le varie azioni elettriche, luminose, calorifiche e chimiche — si trasformano le une nelle altre in seno alla materia, l'A. conclude che - una delle azioni benefiche esercitate dall'energia elettrica sulla cellula del vegetale superiore, è quella di eccitare ed intensificare l' azione del- l'energia luminosa nei fenomeni fotosintetici ; 8.° Le radiazioni elettro-magnetiche, essendo simili a quelle luminose dalla quale differiscono solo per la lunghezza d'onda, sono probabil- ` mente analoghe, noe all’azione fisiologica, con le radiazioni lumi- nose, ed è probabile che tali radiazioni abbiano sulle piante un’ azione fisiologica ancora più sensibile di quella esercitata da correnti continue. L'A. si riserva con ulteriori esperienze di avvalorare questo asserto, somministrando alle piante in osservazione, dell’ elettricità sotto forma di onde hertziane. Dott. Eva MAMELI A. I Ewart. On the supposed extracellular |. Photosyntesis of Carbon Dioxyde by Chlorophyll (Proced. of the Royal So- ciety, 80, 30) di E una critica ai lavori di Usher e Priestley « Sull’ assimilazione del carbonio nelle piante verdì ». . dopo aver accennato alla parte pu- ramente chimica del lavoro dei due A. inglesi, e nella quale, egli dice, i non vengono date prove soddisfacenti dell'asserzione che l'aldeide for- mica sia un prodotto intermedio, passa a considerare le originali espe- — . rienze della seconda memoria. in in contraddizione a quanto Usher e ; Priestley affermano, egli o l’imbiancamento della clorofilla, anzichè essere dovuto a for- mazione di acqua ossigenata, va invece attribuito all’azione della luce solare in presenza di O libero o di aria completamente priva di anidride carbonica; di 2." Che la presenza dell’ aldeide formica nella pellicola di gelatina n d è affatto sorprendente, perché qualunque gelatina dà di per se stessa 1 reazione della formaldeide con reattivo di Sehiff; i 3.° Di non aver mai ottenuto omai da pellicole di clorofilla gal- | leggianti sull'acqua ed esposte alla luce in puesta di anidride car- nica; E 4° x bona all'esperienza con i ene di Sazifraga, " seta ; da 206 |. RASSEGNE dn Sa a due serissime obhialidgi l.e) i petali sono cuticularizzati, e l’aldeide formica diffusa attraversa solo molto debolmente la cuticula, anche quando essa sia relativamente sottile; 2.*) eccetto nel caso delle Composite, i plastidi del maggior numero dei petali bianchi contengono deboli ma distinte traccie di clorofilla , o lungo le venature o in tutto il petalo; .° Che nessuna prova concludente è stata data per dimostrare che le cellule delle piante viventi contengono anche una quantità apprezzabile di acqua ossigenata, tanto più che Pfeffer ha dimostrato esauriente- mente in molti casi, per lo studio di cellule contenenti pigmenti ossi- dabili o cromogeni, che nessuna traccia di acqua ossigenata viene a formarsi in esse; 6.° Che neanche la presenza di un enzima catalico prova che le piante . ae o producano acqua ossigenata ; vari fermenti essendo stati isolati da molte piante; fermenti che non possono avere per esse aleun valore, o ne hanno uno molto dubbio; 7.° Di non aver mai ottenuto svolgimento di ossigeno, sia ripetendo | l'esperienza delle lastre di ferro stagnato spalmate con gelatina enzima- tica e clorofilla, sia usando il metodo di prova dei bacteri. : ‘Conclude col dire che la produzione dell'aldeide formica non rappre- senta necessariamente il primo stadio della fotosintesi, ma è, o uno degli ultimi, o un fenomeno più o meno accidentale, che si dimostra in cel- lule o tessuti privi di clorofilla, ‘anormali o morte, o nella clorofilla estratta. In ogni caso, secondo l'A., noi non abbiamo per ora prove sod- disfacenti che la produzione dell'aldeide formica nelle cellule morte o nella clorofilla estratta quando vengono esposte alla luce, sia accompa- gnata o da una decomposizione di anidride carbonica, 0 da produzione di ossigeno e di acqua ossigenatà. | Dott. Eva MAMELI. 2 -Luret MonTEMARTINI. Sulla trasmissione degli stimoli nelle foglie = ` e in modo particolare nelle foglie delle leguminose (Atti . Istit. Botan. di Pavia, serie I vol. XVIII) 1907. a È noto per i lavori del Pouillet, dell'Hermanu, del Burdon-Sanderson e, specialmente in questi ultimi tempi, del Waller, del Querton, del ; Dubois e del Bose, che correnti elettriche accompagnano sempre latti- - vità sala o de che gli atti chimici inerenti alla vita delle - iante sono ac ti da fenomeni elettriei De pes servire m ug A È (07 BASSEGNE | de; fino a misurarli. Ma anche gli stimoli indotti artificialmente in una pianta (scottature, tagli, scosse, ecc.) danno luogo, secondo l'A., ad una produzione di corrente, che non supera mai gli 1,9 centesimi di mi- eroampére in intensità ei 15-20 minuti di durata. L'apparecchio adoperato è costituito da una ideni di elettricità (pila o accumulatore), da un commutatore, uno skunt, ed un galvanometro De Deprez d'Arsonval, le cui deviazioni, misurate su una seala, ven- ono lette con cannoechiale. Per evitare i fenomeni di polarizzazione degli elettrodi comuni a contatto con i tessuti vegetali, l' A. fa uso di elettrodi impolarizzabili sistema D’Arsonval costituiti da una lamina - d'argento ricoperta da uno strato di cloruro d'argento, e immersa in un tubetto contenente una soluzione fisiologica di cloruro di sodio. Le foglie, scelte in piante di tandis diverse, sia staccate che attae- cate alla pianta, vengono messe in contatto con gli elettrodi, poi scottate in punti di esse fuori della linea d'unione dei due elettrodi, e per lo piu sulla saga mediana, al di sopra o al di sotto di essi. L'A. const: -L° Che l'oonitatione proveniente da una scottatura viene trasmessa lungo la nervatura mediana delle foglie con velocità diversa a seconda della specie e degli individui, e che durano più a lungo quelle generate e trasmesse verso il basso che quelle generate e trasmesse verso l'alto 2." Che le foglie giovani conservano più a lungo l’eccitamento, e quando hanno i tessuti già differenziati lo ricevono anche più intenso e lo tra- smettono più rapidamente alle parti lontane ; 3.° Che la trasmissibilità varia da stagione a stagione: (è minore in estate che in primavera); e nei diversi periodi della giornata (massima nel dad io fino a notte, minima al mattino); 4». luce ed il calore favoriscono la trasmissione degli stimoli; 55 di l’azione degli anestetici arresta la produzione del fenomeno; 6.° Che una debole corrente elettrica che attraversi per pochi minuti la i funziona da eccitante; ungo le cina laterali e nella pagina inferiore la tra- smissione degli stimoli è gian E uesto, in generale, per un numero abbastanza grande di specie. Ma — singolari ed nia St eq l'A. osserva nelle foglie delle le- - guminose. E cioè, sperimentando con foglie (Phaseolus, Rhyneosia), pon troppo vecchie, ma che abbiano buds o stiano per raggiungere le . dimensioni definitive, l'A. conelud da 1.° Che le fogliette laterali delle leguminose sono antisiminetriche e : 25 cioè. trasmettono correnti elettriche in senso oppos rs a RASSEGNE 2.° Che rispondono pure con correnti contrarie agli stimoli che et scono la foglietta terminale; e la foglietta terminale trasmette spesso gli stimoli in modo più accentuato delle laterali; ." Che l’apice di tutte e tre le fogliette è più sensibile della loro base; 5.° Che i cuscinetti motori hanno la proprietà di capovolgere, rinfor- zandola, la direzione della corrente. «L'A. esclude che tali fenomeni siano dovuti a semplice trasmissione termo-elettrica, sia perchè essi avvengono, per quanto più debolmente, anche per l’azione di ferite o di schiacciamento, sia perchè vengono so- spesi per azione degli anestetici (vapori di etere o di cloroformio), o in- - terrompendo con taglio di rasoio netto la continuità biologica dei er suti, senza interromperne la continuità fisica. Dott. Eva MAMELI. T CONDIZIONI | La MatpicgIA Si pubblica una volta al mese, in fascicoli di 3 fogli di stampa — ^.^ E almeno, corredati, ‘secondo il bisogno, da tavole. AE ; L' abbonamento annuale importa L. Se RARE alla ricezione ‘del I? fascicolo ; ox dell” Annata. ! ni ps intiero volume annuale (36 fogh i in ge con cirea 20 tavole) s sarà 1 ia vendita al. prezzo di L. 30. : : p xd d ‘Non saranno venduti fascicoli separati. PE dr 4% SA Agli Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 ERE e dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto: un maggior ; numero di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al : 4; "foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole dere cin occorrerà” Qua soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratara. Cota Le. associazioni si ricevono presso il. Prof. 0. Penzio in. Genova. e prose m ; principali Librerie Italiane e dell Estero. Ai Librai é accordato lo sconto del 20 "/,. E 3 ca T manoseritti. e le corrispondenze. destinate alla” Marpionia dovranno „essere Y WE iadirizzate al Prof. 0. Penzig. “in. ‘Genova. : È Fa e Si accetta lo scambio « con ltre pubblicazioni periodiche esclusivaniente ju is taniche. ` 2 Per annunzj- e i IMNOrZIONI rivolgeria a Redattore ‘Prof. 0. CN R. Univer- sità, Genova. ' . SI e Tariffa. delle inserzioni. “sulla coper tina pet ogni inserz ione. Pages pee Par L3 ho ET pagina. i L: 20 x PIOS id TEE 3/4 di pegina. - re p di i pagina, > i. da n topi sparati, a annessi al 1 fascioto, a a prozai yos convenirsi. A NS l che sulla a Flora dell'Arcipelago | sg r Ricoa 1mo imenti D irritazione. dell piante, - E