RIVISTA DI i PATOLOGIA VEGETALE SOTTO LA DIREZIONE DEI PROFESSORI Dott. AUGUSTO NAPOLEONE BERLESE mR e ‘Libero docente di Patologia Vegetale e Prof. di Botanica nella Università di Camerino E Dott. ANTONIO BERLESE Prof di Zoologia generale ed Agraria nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici VOL. VII. Num. 1-4, Marzo-Giugno 1898 Giornale onorato della sottoscrizione del R. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio FIRENZE TIPOGRAFIA DI FERDINANDO MARIANI Piazza Santa Croce, 23 SOMMARIO del Fascicolo I., Volume VII. — 1898. (Pubblicato, 15 Ottobre 1898) SISSI A. Berlese, — Fenomeni che accompagnano la fecondazione in taluni insetti. Memoria II. (Data della eran degli estratti, 10 Luglio 1898). Pag. <+ A. N. Berlese. — PIA delle sereno ( Conti- nuazione). #19 G. Leonardi. — Monografia del fune ippidiola ( Conti- nuazione). » 588 - Massalongo. -- ire clugiorosio oaerto stila Zieria dana di n fi G. Cecconi. — Di nai casi ficpetiogiai ceseriati ‘nella flora dei dintorni di Fan » 90 P. Buffa. — Contributo allo sala Laico della Heliothrips haemorrhoidalis. i » 94 e di lavori & aaa Aa ( Continuazione). 3 >» 109 Letteratura entomol. agraria È » ll : Rassegne di lavori di Loti applicata da 5 È È » 116 LITOGRAFIA DEL RICORDI DI ARCHITETTURA | di A. RUFFONI n° dito del R Istituto di Studi Superiori e e & Perfezionamento di Firenze. WET n ALS Ù) vie . pPUTPRIVISTA di DI SOTTO LA DIREZIONE DEI PROFESSORI Dott. AUGUSTO NAPOLEONE BERLESE Libero docente di Patologia Vegetale e Prof. di Botanica nella Università di Camerino E Dott. ANTONIO BERLESE Prof. di Zoologia generale ed Agraria nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici VOL. VII. Co ara s e TIPOGRAFIA DI FERDINANDO MARIANI INDICE DEL VOLUME VII. Lavori originali . A. Berlese — Circa il mesointestino di alcuni aracnidi (dat BAHASA a ‘A. Berlese — Gli acari agrari (A Continuazione) A. Berlese e G. Leonardi — Cocciniglie americane che minacciano la frutticultura europea. |A. N. Berlese — Monografia delle LI ti ( Con- linuazione). . E A. N. Berlese — Studi fotonici È sui mogli AN. ae — Fecondazione e sviluppo dell’ Ooospora Oedogonium vesicatum Link (Tav. XI-XII) A. N. turi — Il Cladochylrium violae n. sp. e la ma- lattia che produce (Tav. X). P. Buffa — Contributo allo studio anatomico delta Helio- tn hrips RS V-VI-VII-VIII- cc Cecconi — Di alcuni casi ‘fitopatologici osservati nella flora dei dintorni di Fano @. Leonardi -— Genere e specie di diaspiti. Monagnlia del genere Aspidiotus (Continuazione). . . #3 C. Massalongo — Nuovo elmintocecidio sui sulla vi Zieria julacea (Tav. IV). . A Trotter — Contributo alla conoscenza sg Entomocecidi | italiani con la descrizione a di Andricus (Carr. = E. Verson — Una infezione parassitaria del sa non descritta ancora (Tav. X 3 . . Rassegne di lavori di Botanica applicata. Rassegne dei lavori di Entomologia agraria Pagg» 116; 387 109 ; 345 nera pagg. 110; 5) Diptera pag. 383: Pi pag. ; Hymenoplera aa 360 ; Leptaopierts pagg. 109; 144 Ncuropiera pag. 369; Or optera pag. 359; Thysanoptera pag. 386 ; Varia pag. 345; (Ve etmes) pole ‘ag 386. Letteratura di Entomologia agraria LR pa DE FENOMENI accompagnano la fecondazione i In taluni insetti MEMORIA II. DI ANTONIO BERLESE Nella mia prima nota ho promesso di ricordare altri esempi in- torno a questo argomento, ed ho brevissimamente accennato alla parte che prendono le spermoteche nella distruzione di quegli spermatozoi che, superflui all opera della riproduzione, le ingombrano di soverchio. . Nè di più ho detto allora, di quelle cose che qui espongo e che pure, all’ atto in cui scrivevo la prima nota erano già in gran parte a mia conoscenza, giacchè, dovendo procedere, come la più elementare prudenza consiglia, colla massima oculatezza in questioni così minute e delicate, ho voluto moltiplicare siffattamente le osservazioni che nes- suna, dubbio circa le cose da esporsi, rimanesse più nell’animo mio, tanto che l’ osare mi fosse permesso, dopo l’ esser proceduto guardingo nel- l’ analisi. D'altronde, anche difficoltà d’ indole assai più pedestre, mi hanno impedito di dire di più nella prima nota e riserbare altre cose per la presente e per quelle che spero di poter accomodare per l’avvenire. è un fatto però, che nulla ho da mutare alle conclusioni di al- lora, ma, anzi, dovrò aggiungervi alcunchè. mi dirò ora si riferirà, sia alla Cimice dei letti, come, paratamente, a quelle selvatiche, le quali ho veduto, pertinenti ai ” ner Grap Soil toma, ‘hochoris ed altre ancora di cui al | sopraindicate. Il divario, però, tra la specie domestica e le selvatiche ò grane dissimo, quanto ai mezzi per raggiungere lo scopo, ue cioò di uti lizzare, da parte delle ‘mercio altrimenti che per la fecon e del ia = A = e - Lu mi sfugge il nome, ma er sollecitamente esaminate, hanno. mostrato strutture e Ratei identiche o conformi a quelle delle specie 2 ‘°° ‘’‘’ANTONIO BERLESE 1 ovulo, l' eccesso di spermatozoi superfluo, ma identico il fine, me- diante il quale, parte di gran lunga massima degli spermatozoi, che il maschio inietta negli organi sessuali femminili, pare intesa per servire a nutrire ed eccitare |’ organismo femminile, e la sue funzioni sessuali, anzichè a fecondare le poche uova. Merita il conto di conoscere, adunque, anche questi altri proce- dimenti ed i mezzi per raggiungerli, oltre quanto si è detto di uno dei mezzi che la cimice domestica impiega. Ritornando adunque, primieramente, all’Acantria lectularia dirò che, ricordando come quegli spermatozoi che in gran numero dal seno tra l’ ovidutto comune e la spermoteca stravasano nella cavità visce- rale (1), per questi si è già detto come trovino accoglienza nella borsa già des-ritta dal Ribaga, ma, ora aggiungerò, che moltissimi altri, pene- trano, invece, veramente nei sessuali femminili. Di questi una parte, e non è la più notabile, se ne va nelle sper- moteche, un’ altra si incammina innanzi, per entro agli ovidutti. È certo inoltre che le spermoteche, turgidissime dapprimo, per via di spermato- zoi assunti nella copula, ne perdono poi continuamente, sia che per la solita via già indicata stravasino nella cavità viscerale, sia che si in- camminino, con non interrotto procedimento, negli ovidutti, dove si vedrà quel che ne accade. Ora, nella Acanthia in discorso, la fabrica della spermoteca è totalmente oa da quella delle cimici selvatiche sopraricordate. Nella specie domestica si tratta soltanto di un semplice sacco, riunito per Rara però è divisa in due annelli, (se si vedesse in sezione trasversa fig. 14) per via di una membrana chitinosa, (e) che par- tendo dalla pito a della vescicola, procede liberamente fino nel tubulo. Questa membrana fa delle curiose anse grandi nel suo mezzo e nel tubulo poi delle minute pieghe trasverse. Così questa membrana (e) separa una camera più interna (e) limitata internamente da quel complesso epitelio di cui si è detto già. Nella parte superiore (9) di questa seconda camera, vengono a retina; quelle ghiandole tubuli- formi (%) del 1 paio, che segregano quelle sopradette gocciole dense, | come si vede a destra della nostra figura. Nel tubulo poi di scarico, | «questa seconda camera, fa un controtubo, che abbraccia il più ricava cu 10 ANTONIO BERLESE Siccome, però, la membrana e che limita le due camere periferiche si La nel tubulo, distinta anche quì dall’ epitelio esterno della ve- a, così anche.la terza camera y, conpresa tra le pareti esterne della vescicola e la membrana e, fa nel tubulodi scarico un terzo vana circolare, agli altri due più esterno. (Vedi questa disposizione nella se- zione @ tg nella camera assile « si è detto che stanno gli spermatozoi all’ “i dell efflusso, nella camera Di P, stanno in grande quan- tità quelle guttule di sostanza densa che derivano delle ghiandole tu- buliformi el 1. paio, e nella camera periferica y scorrono i liquidi derivati dalla secrezione delle borse (c) e delle ghiandole tubuliformi del 2. paio. Questi due segreti, adunque, si mescolano fra di loro, ma non cogli altri, se pure la membrana e, è atta ad impedire l’osmosi. Ma le guttule derivate dalle ghiandole del 1.0 paio (2) scorrono sempre, nella camera loro destinata 8, distinte da tutti gli altri prodotti. Quanto agli spermatozoi, si vede che, nei testicoli e nei. eferenti, non sono mai accompagnati da altra sostanza coagulabile, ma entro alla vescicola spermatica, si mescolano, nella camera assile, col segreto dell’ epitelio più interno d, il quale segreto è rappresentato da guttule piccole, di sostanza poco densa e che si colorano assai scarsa- mente coll’ emallume e poco o nulla colla reazione Heidenhain e si vedono derivare dall’ apice delle cellule epiteliari, nel solito modo. Si vede adunque una grande attenzione, da parte dell’ organi- smo, a far si che il prodotto abbondantissimo delle ghiandole del 1. paio non si mescoli collo sperma vero. Vediamo ora come le cose stieno negli organi sessuali femminili. Si hanno due ovarii simmetrici, con sette ooteche trisperme cia- scuno, e sulla faccia dorsale dell’ ovidutto comune, assai vicino alla vulva, si apre la spermoteca. Questa (11) è impari, e nel suo comples:0 forma un organo ovalare, con una appendice piriforme apicale, diretta in basso, e che sta alla facciainferiore della spermoteca, e tutto l’or- gano misnra circa 2 millimetri di lunghezza per 1 di grossezza (quando sia turgida). La borsa poi si annette all’ ovario per via di un pedun- colo esile, ripiegato ad S. Ora, per descrivere questo complesso organo è d’ uopo distinguerne le parti principali, che al di fuori del peduncoto, sono una grossa borsa ovale (A), dal cui apice estremo pende, all’ in- giù, una parte claviforme (B) che racchiuderà il vero receptaculum seminis. : La borsa A, rappresenta una larga tasca, rivestita da tunica propria esilissima, da epitelio alto, cilindrico, al quale si addossa unw intima abbastanza robusta. FECONDAZIONE INSETTI ll Inoltre la borsa è tutta traversata, nel suo asse, da un robusto tubo (f) chitinoso, cilindrico, che prende origine nel peduncolo dopo la parte ripiegata ad S, e si reca all’ apice della borsa e quivi si salda coi suoi orli alle pareti della borsa stessa. Questo tubulo è rivestito, #2/erna- mente, da sottile strato di epitelio pavimentoso. Ma questo tubulo mae- stro reca nel suo interno un secondo tubulo (d), assai più esile, con cui si salda all’apice che sta nel peduncolo, il quale tubulo più esile, traversa tutto il maggiore, ne esce fuori per la parte più alta, si dirige poi in basso e conduce alla vera spermoteca, penetrando in una specie di lente chitinosa (c) (di cui è particolari si vedono a fig. 6) e quindi in un più spesso tubulo chitineo (4) spirale, e finalmente in una capsu- la (a) a pareti chitinose molto robuste, ovale e con un orlo rilevato alla base, che somiglia quindi, presso a poco, ad un cappello a cilin- dro, alle cui tese si attacca una serie di muscoli (72), che fanno un annello attorno al tubulo chitineo, per attaccarsi all’orlo di quel pezzo lentiforme sopraricordato. Tra questi muscoli (vedi fig. 12) ed il tubulo spirale (5) si adagia un corto strato di epitelio (ep), addossato alla por- zione meno dura del tubulo chitineo spirale, nonchè del tessuto adi- poso (97). Inoltre, tntta la tasca spermatica (a), è coperta, al di fuori, da un grosso epitelio ghiandolare (9%), con cellule grandissime e nuclei rotondi assai grossi, il quale aderisce (o comunica) colla tasca del seme, per via di molti tubuli esilissimi, chitinei, che ne irradiano, ma che io non vidi mai traversare la grossa parete chitinosa della spermoteca che mi è sembrata impervia (1). Inoltre un grosso strato di tessuto adi- poso (97) avvolge la base della spermoteca, tutto il tubulo spirale, i muscoli circostanti, il pezzo lentiforme, nonchè la parte del tubulo esile che sta fuori della borsa, fino all’ apice di questa. Dirò, in fine, che il tubulo (4, 4°) esile, assile che penetra nella vera spermoteca è tutto rivestito, esternamente, da epitelio abbastanza alto e denso. Si può dunque dire, che tutto l'organo risulta da una borsa che per due volte vi è introflessa in se stessa, formando, dopo compiuto un sacco chiuso all’apice, la prima volta un largo tubo chitinoso mediano e la seconda l’ esile tubo comunicante col fondo di sacco, 0 spermoteca che dire si voglia. In CRCR, si hanno qui due cavità distinte “ fra loro non co- IC, Il diaser nella Monogr. del Pafiachara apterus, mostra questi tu- tro la teca del receptaculum. Nella specie di cui io qui parlo lo coem sno dui camente nl a dipizione de intorno al 7 cellule sia a si spdatra me no regolare in 12 ANTONIO BERLESE municano affatto, cicè una borsa più grande, traversata dal condotto della spermoteca la quale si ritrova al di fuori. nn esterno poi le due cavità comunicano separatamente, l’ una (spermoteca) per via del tubulo suo proprio, e l’altra (borsa basilare) per via del controtubulo che abbraccia l’ ingresso nella prima parte. Ora è facile vedere che gli spermatozoi contenuti nella vera spermoteca, compongono una massa di filamenti distesi o aggomitolati su se stessi con modeste anse, e fatta quasi esclusivamente di nema- spermi soli, o raramente in contatto con qualche guttula di quelle de- rivate dall’ interno epitelio «della vescicola spermatica, ma non mai în contatto col segreto delle ghiandole accessorie del 1° paio, quello che si disse essere in forma di guttule dense, nè credo neppure con quello dei sacchi (tig. 10, €) perchè si scorgerebbe esso pure coagulato. Invece, nella borsa (fig. 11, A) è ben altra cosa. Quivi concor- rono tutte le secrezioni degli organi sessuali maschili e inturgidiscono grandemente la borsa che ha pareti dilatabili e così entro a questo sacco si trovano, durante l’accoppiamento o dopo tale atto : 1. Una sostanza densa (fig. 11, #), omogenea, molto rifrangente la luce, che non si colora colle solite tinture, né colla reazione Hei- denhain. Questa sembra essere una particolare sostanza secreta dalla fem- mina e presente nella borsa anche prima della copula. La quantità di «questa sostanza è discreta, occupando essa circa una quarta parte della borsa. Non si scioglie coi solventi delle sostanze grasse etc. 2. Grandi masse di guttule minute, di quella densa sostanza se- creta dalle ghiandole tubulari del 1° paio nei maschi e che si disse .colorarsi con grande intensità, sia in violetto coll’ emallume, sia in nero colla reazione Heidenhain. Questa sostanza occupa talora una buona metà della capacità del- Ja borsa e si dispone più specialmente alla sua base e lungo le pareti. 3. Gran numero di spermatozoi, non aggomitolati in grandi masse, ma più o meno densamente diffusi. Questi nemaspermi si vedono im- paniati entro le due sso ang anzidette e tutti grinzosi e con aspetto “di cosa morta. . Sembra doversi ammettere ancora la presenza di un terzo li- quido, questa volta molto fluido, e che deve sciogliersi e scomparire . coll’ impiego dei solventi delle sostanze grasse, degli idrocarburi etc., forse derivato dalle ghiandole tubulari del 2’ paio ; e ciò si deve am- mettere, considerando i larghi vani che tra le dette sostanze più dense .ed insolubili nei surriferiti liquidi, si vedono nelle sezioni al microtomo. Pareti della borsa. Ho detto che una tunica propria esilissimari- | — 4 RI FECONDAZIONE INSETTI 13 veste al di fuori la borsa, e su questa si dispongono numerosi rami tra- cheali (fig. 11. #r.). Su questa membrana é disposto un ben curioso epiteiio, del quale dirò tosto, e al di sopra di questo sta una tunica intima, chitinosa e continua, la quale, presentando numerose e fitte. strie obligne le quali la rilevano all’ esterno in costole, ed anche per- chè si colora abbastanza intensamente, sembra, nelle sezioni, assai più spessa di quello che realmente ella sia, mentre la sua grossezza è di poco superiore a quella della tunica propria. L’intima non è molto difficilmente staccabile dal meta epitelio. Questo epitelio poi (figg. 7, 8), è composto di cellule cilindriche alte, le quali, ad un terzo della Pre dalla tunica propria all’ inti- ma, si prolungano in un ciuffetto di cigli, a guisa di pennello, coi quali raggiungono l’ intima. Ora è singolare questa somiglianza di fabrica tra questo epi- telio e quello appunto del mesenteron, come di tutte le altre parti del- l’ intestino nelle quali avviene un’ attivo assorbimento dei liquidi ela- borati nell’ intestino. Le così dette cellule ad orletto, le quali non sono che modificazioni temporanee delle cellule comuni dell’ epitelio, rap- presentano lo stito di assorbimento, come le stesse gonfiate in sferule o aperte a calice, rappresentano lo stato di secrezione. Quì, in questa borsa, come in quelle parti dell’ intestino nel'e quali la tunica intima è spessa e non caduca, ma solo si può sollevare dal sottostante epi- telio (come il Visart primamente vide negli acridii ed io confermo in altro lavoro già pronto) |’ epitelio non si eleva mai assumendo lo” stato di secernente, ma solo quello di assorbente. Io dimostro nel precitato lavoro che |’ assorbimento dei liquidi elaborati, si fa sempre attraverso ad una membrana intima di uno spessore discreto, non esa- gerato, ma la secrezione, si fa sempre (meno per i liquidi più tenui come è nelle salivari) quando non vi sia tunica intima e questa è la ragione della mancanza costante o periodica dell’ intima nulla o caduca nel mesenteron e nei malpighiani. Or dunque, queste cellule epiteliari della borsa, col loro lungo pennello di cigli, si possono paragonare al- le cellale con orletto cigliato, e conforme si può ritenere la. attività assorbente. La reazione dell’ Heidenain poi insegna molte altre cose. Cioò : i 1. La sostanza contenuta nelle borse, granulare e che si tinge intensamente in nero, si vede fluiditicarsi, SOA tinta anche più intensa (fig. 11, 2) alla periferia, specialmente in contatto dell’ intima che perciò essa pure si tinge bene, ma ancora si vede che nerissimi diventano, almeno alla base, i ciuffetti di cigli dell’ epitelio, come io- | segnai a fig. sa) e che poi, nell’ interno. delle celata spent come” 14 ANTONIO BERLESE negli spazi intercellulari, specialmente alla base, si raccoglie abbon- dante ur fluido che si tinge in nero intensamente. Adunque la rea- zione conferma quello che il ragionamento, venuto in seguito all'aspetto di questo epitelio, consiglia, cioè che la sostanza contenuta nella borsa, fluidificandosi, forse per reazioni complesse che avvengono tra tante sostanze assieme mescolate, si reca a contatto della tunica intima e di quà viene assorbita dall’ epitelio, per passare poi nella cavità viscerale senza più. Una funzione dunque analoga a quella del mesointestino in attività assorbente e del postintestino. Le cellule poi dell’ epitelio si moltiplicano, i divisione amito- tica, frequente, del nucleo, come si vede a fig. 13. ra, degli spermatozoi contenuti nella borsa, avviene che essi si distruggono e quasi direi si sciolgono entro la sostanza nella quale sono impigliati e con questa (fig. 11, #) che lentamente si mescola (come la reazione Heidenhain lo dimostra) con quella segnata in «, vie- ne la sostanza loro componente assorbita dall’ epitelio della borsa. Anzi, quella grande cura di ottenere che dagli organi sessuali. mascolini le sostanze fluide o semifluide scorrano nelle vie genitali femminili sempre separatamente dagli spermatozoi, ed il non trovare mai queste sostanze mescolate agli spermatozoi entro la spermoteca vera, mi fanno sospettare che appunto l’azione delle dette sostanze sugli spermatozoi sia quella di ucciderli e squagliarli (per così dire), ma le cose sieno aecomodate in modo che questo negozio non possa avvenire altrove che nella borsa, mentre i pochi nemaspermi che rag- giungono la spermoteca, non debbono essere altrimenti distrutti, ma si dr solo alla Escomduzione delle uova. ì non si trovano mai cellule dell’ovidutto o della base dei padano rd spermatozoi, come si è veduto invece essere mfemmente, dopo la copula, nella cimice dei letti, poichè in queste pera zi distruzione degli spermatozoi eccessivi si effettua in am- biente apposito. uesti sono i dati di fatto in appoggio al concetto dell’ assorbi- ‘mento, da parte dell’ organismo femminile, della maggior porzione del segreto mascolino, vediamo ora come altre considerazioni concorrano con questi fatti. Si dice comunemente, quando si descrivono organi sessuali ma- schili di insetti, che vi hanno, oltre ai testicoli, delle ghiandole acces- sorie, ma non si ritroverà ficilmente «chi accenni al segreto speciale di queste ghiandole od all’ ufticio suo. Eppure esse sono talora così vi- stose che superano di gran lunga, per volume ed attività, i veri testicoli. Nel nostro caso, le ghiandole accessorie raggiungono un volume MT TR TSI 2 PER ui per 1 mill. al. FECONDAZIONE INSETTI 19 di circa dieci o dodici millimetri cubici, il che non è poco, se il testi- colo ne raggiunge una trentina e la borsa femminile non giunge a dieci, ed ancora si vede che nessuna delle sostanze segregate dalle ghiandole ac- cessorie, a meno che il solo liquido fluidissimo di quelle del secondo paio si sottragga alla regola, viene ad occupare la s spespotooa:: ma tutte queste sostanze vanno al di fuori della spermoteca, nella boi non prendono quindi alcuna parte all’ opera della fecondazione nel senso stretto, ma con tutta chiarezza, si vedono passare nell’organismo femminile ad altro scopo, che non può essere se non se quello della nutrizione e forse di un certo eccitamento. abbiamo prova diretta, considerando più femmine, merceè il quale esame è facile riconoscere che in quelle femmine dove la borsa è vuota, per quanto la spermoteca sia piena di saint gli ovarii sono poverissimi e le uova molto immature. A fig. 1 io disegno i ses- suali femminili di una di queste femmine, e si vede la borsa dai e grinzosa, contenente so'o quella sostanza densa che sembra essere di origine femminile, ma non tutte le altre che derivano dal maschio, ma che però presenta la spermoteca piena di nemaspermi. Per confron- to, disegno, collo stesso ingrandimento, a fig. 2, una femmina subito dopo la In altre invece (P. Lamti, P. Chrysosp'enii, P. Valerianellae etc.) questa parte si mantiene liscia, e giustifica l’ aggettivo di %aeve colla quale si definisce il perinio delle oospore di alcune specie. Da quanto è stato detto fin quì, a proposito degli organi sessuali e della fecondazione nelle Peronosporacee, possiamo trarre le seguenti ira alcune delle quali riflettono fatti già noti, altre mi sem- no originali, conclusioni che io riporto tutte, allo scopo di rendere completa anche questa parte. elle Peronosporacee ha luogo un atto sessuale in seguito all’ in- torrenti di due organi molto bene distinti e dimorfi (anteridio ed oogonio). II. Quest’ atto sessuale non va mai inteso secondo il concetto debarvano, cioè anche di una possibile fusione per via osmotica dei due elementi, bensì risiede nella unione di due nuclei maschile l’ uno, (o spermatico) femminile l’ altro, (od ovulare). è II. Il nucleo embrionale si divide ripetute volte (nei casi stu- diati, cinque volte almeno) fino a maturità dell’ oospora. Ciascun nu- cleo figli o ha un numero doppio di cromosomi dei singoli nuclei ses- suali. In questi però non è mai avvenuto un processo di riduzione. Questo ha luogo bensì (almeno nei easi stia). allorquando la cospora estra nel periodo germinativo. Allora ciascun nuvieo subisce la ridu- zione a metà nel numero dei cromosomi, ed i nuclei figli vanno cia- scuno in una zoospora IV. In parecchie. specie la parete dell’ oogonio si conserva sottile durante tutta la vita dell’ cogonio stesso, ed in tal caso il periplasma si differenzia in perinio a struttura più o meno complessa. 7. Le parti esosporio ed endosporio, anche dove esistono ambe- due nettamente differenziate, non possono essere interpretate come or- gani analoghi alle parti omonime che si osservano in generale nelle spore perduranti dei funghi. L’ esosporio, per la sua origine prat smatica, per la sua evoluzione e struttura, vuol essere piuttosto derato analogo ed omologo al perinio di alcuna Pteridofite (Sateimia, zolla etc.) laddove Vl’ endosporio riesce Diegho iii come esosporio (od esina). ec VI. In molte altre specie la parete dell oogonio si ispessisce Pi spese del periplasma, così da riuscire, non di rado, una robusta mem- brana, che acquista anche una colorazione gialliccia, gialla, o giallo- © bruna. Quivi non ha luogo la formazione di un perinio veramente diffe- renziato, talvolta Di periplasma residuale rimane nello stretto can sg intercede fra la e interna della n sogoniale | e la 00s 20 A. N, BERLESE sotto forma di tenue ed irregolare strato di rivestimento, di aspetto gra- nulare, e di colore giallo più o meno carico. In altri casi 1’ oogonio si addossa interamente od in parts almeno (Sclerospora qualche Plasmo- para etc.) all’oospora, ma non contraendo con questa una unione intima. VII. Allorquando l’ oogonio ha la parete ispessita, esso rimane aderente all’ oospora anche a maturità della medesima e durante la germinazione, per cui, mancando il perinio, si deve concludere che la detta parete lo sostituisca nelle sue funzioni protettive. 2. Modo di vita delle Peronosporacee e loro influenza sull’ ospite. Le Peronosporacee, salvo rare eccezioni (qualche 2y//i72) sono veri parassiti. È bensì vero che di qualche specie si ottenne uno svi- luppo saprotitico, come della peronospora delle patate che il Brefeld è riuscito a coltivare in Laboratorio in liquidi nutritivi particolari, però è soltanto per eccezione che ciò accade poichè noi vediamo che, in natura, lo sviluppo del micelio si arresta allorquando le condizioni del substrato cominciano a diventare sfavorevoli , per deperimento dello stesso. Anche nei tuberi di patata infetti dalla peronospora,il micelio continua nel suo sviluppo fin tanto che il tubero è sano, ma poi, man mano che esso per l’ azione del parassita, e per quella di altri funghi che |’ ac- compagnano, cade in gangrena, il micelio stesso va via, via, scom- parendo, poichè cade distrutto. Le Peronosporacee intaccano tutti gli organi erbacei delle piante sulle quali vivono, e talvolta anche i semilegnosi, come la peronospora della vite che fu rinvenuta nei tralci suberbacei. Preferiscono gli organi clorofilligeri laminari. Intaccano regioni limitate sulle quali a poco @ poco determinano delle macchie gialle che passano poi al bruno e dis- seccano. Quali alterazioni subiscano gli organi intracellulari per V a-. zione del micelio, non è ancora ben noto. Qualche studio in proposito fu fatto per le specie più interessanti, quali la Re della vite e quella delle patate, ma siamo ancora ben lungi dal possedere quel la- voro di microchimica che può dare la soluzione del problema. Per la. peronospora della vite il Cuboni, il Viala ed altri parecchi asseriscono che nella forma larvata dei grappoli ha luogo « un imbrunimento della polpa del feutto ». Per quella delle patate è noto che nei tuberi infetti e nelle sezioni fogliari intaccate si avverte uno speciale annerimento . dovuto allo accumularsi nel succo cellulare, in seguito forse a dei fe- nomeni di diffasione tra il micelio e le cellule dell’ ospite, di un pre- cipitato bruno granulare, nettamente avvertibile, specialmente nei tuberi, NPPEROSTO VAT TORO ERE - PERONXOSPORACEE 21 dove i granuli d’ amido restano inalterati, o si limitano a perdere sol- tanto la stratificazione caratteristica. Meglio studiate furono invece le alterazioni anatomiche che qual- che peronosporacea induce negli organi erbacei ed in via di sviluppo delle piante assalite. Queste alterazioni sono delle ipertrofie bene spesso molto appariscenti, e che allontanano oltre modo | organo intaccato dalla forma e dalla struttura normali. Specialmente sì occuparono di questo argomento il Peglion ed il Wakker che fecero accurati studi sopra le ipertrofie prodotte dal Cyslopus candidus e dalla Peronospora para- sitica in parecchie Brassicacee. In generale le Peronosporacee non determinano la morte dei- l’ ospite. Raramente avviene che ripetute e violente infezioni in piante perenni apportino un indebolimento cosi profondo dell’ ospite da con- durlo a morte dopo qualche anno. Fatti simili si sono osservati nella vite, in località dove le viti per parecchi anni furono fortissimamente assalite dalla /lasmopara viticola. Anche nelle piantagioni di patata si osservò, non tropp» raramente la distruzione degli organi epigei per effetto di violente infezioni di Phytophthora, occorrono però delle condizioni meteoriche estremamente favorevoli allo sviluppo del parassita affinchè ne derivi la morte del- ’ ospite. Questa invece succede più frequentemente nelle piantine in germinazione di Faggio e degli altri ospiti della Phytophthora omni- rora, intaccati da questo parassita. Nelle piante selvatiche (e molte ve ne hanno intaccate da peronosporacee) non fu fissata I attenzione sopra questo argomento, ma non è improbabile che qualche volta possa avvenire rapa quivi la morte di qualche individuo fortemente assalito. a ordinaria però, questi parassiti si limitano a determinare un Sgale ‘disseccamento degli organi attaccati, cosichè nei casi di forti infezioni si verifica un distarbo nelle funzioni della pianta che viene così a soffrire. Nella vite, a mo’ d’ e sempio, le forti infezioni nelle foglie, determinano un dissecenfiionto. - e la precoce caduta delle medesime, cosiché la vite, priva di foglie, è impotente a portare a ma- turità l’ uva che rimane piccola, acerba e mancante di zucchero, men- tre i tralci non lignificano, bensi restano erbacei e coi freddi invernali muoiono. Allorquande invece è intaccato il grappolo, sia nelle prime fasi di sviluppo, che presso la maturità, succede la morte totale o pac- ziale dei fiori o degli acini che disseccano, o marciscono e cadono. Nella famiglia delle Peronosporacee troviamo specie polixeniche, mentre altre (ed il loro numero va riducendosi di giorno in giorno) | sono strettamente monoxeniche. Però dobbiamo dire che le specie po- lixeniche lo sono in un senso pogne ristretto. Infatti anche le Pe- 22 i A. N. BERLESE . ronosporacee diffuse, non per facilità di riproduzione o per grande cheap delle piante ospiti, (come è il caso delle Peronospore pa- e delle nostre piante agrarie più importanti), ma per vegetare so- at un gran numero di ospiti, bene spesso intaccano piante che appar- | tengono tutte ad una sola famiglia od a famiglie affini. Anche la pe- ì ronospora della vite, non rifugge dall’ invadere i Cissus e le Ampe- lopsis, quella delle patate cresce pure sul pomodoro e sulla dulcamara, e sopra altri Sol4nuza, e (strano a dirsi)anche sopra qualche serotula- riacea esotica 3 Così la Bremia Lactucae vive sopra molte composite, oltre che sulle comuni insalate coltivate, il Cys'opus candidus si rinviene sopra moltissime crocifere ed a quanto sembra, anchs in piante d’ altra fa- miglia. Strettamente legato alle composite pare invece il Cystopus iù Tragopogonis, ed alle Amarantacee il C. Bziti. Nelle Ombrellifere ab- biamo diffusa assai la Plasmopara mnivea, nelle Ranuncolacee la Pi. | pygmaea, nelle Graminacee la Sclerospora graminicola, e così via. Invece specie strettamente monoxeniche si mostrarono fin qui la Ba- sidiophora enlospora che vive sull’ Erigeron canadense, la Plasino- para ribicola sul Ribes rubrum, la PI. obducens, sull’ Impatiens no- litangere, la Peronospora Hotostei, sull’ MWolosteum umbeltatum, la P. Arthuri sull’ Oenothera biennis ed altre che è inutile ricordare. Invece, per quanto in moltissime vi sieno due forme di fruttifica- zione, pure non vi ha un solo esempio di eteroecia. Che una forma pre- diliga in qualche raro caso determinati organi, è pur vero, e vanno ricordati qui il Cystopus candidus, il C. Bliti, la Peronospora Are- nariae ed altre di cui abbiamo più sopra parlato ed in cui la formazione i oogoni avviene, di preferenza (ed in qualche ospite anzi esclusiva- mente) negli organi fiorali, laddove la conidiale ha luogo nelle foglie. PIREO 3. Condizioni che favoriscono od ostacolano lo sviluppo delle Peronospore Anche per questa parte dobbiamo attenerci a quanto fu esposto per le specie meglio studiate, poichè per le altre poco o nulla sappiamo. Le condizioni che favoriscono lo sviluppo della maggior parte dei funghi sono ben note a tutti; esse sono : elevato grado di calore e di umidità. Le peronospore rispondono pure a questa norma e noi ne segnaliamo lo sviluppo allorchè si verificano le particolari condizioni | meteoriche cui prima accennai. Però non è raro il caso imbattersi in | rigogliose vegetazioni di IO fecaiieno Custopus, ‘Pe: PERONXOSPORACEE i pl ronospora e Breinia) allorquando la stagione corre asciutta e calda. Particolarmente favorevole è anzi la stagione calda e asciutta al- lorchè nella notte cadono abbondanti rugiade, oppure al mattino la nebbia persiste fino a che il sole è piuttosto alto sull’ orizzonte. To ho spesso osservato dei forti sviluppi di questi parassiti quando si verifi- carono le condizioni anzidette, dip da molti e molti giorni non fosse caduta una goccia di piogg Per la peronospora della sn si hanno dati precisi sulle condi- zioni che favoriscono od ostacolano il suo sviluppo, e non è errato il ritenere che essi possano valere anche per altre specie. Cito qui quanto esposi qu sull’ argomento. Si è veduto i de arie della vite è andata anticipando nei nostri vigneti la sua apparsa, cosichè mentre nei primi anni in cui fu scoperta in Italia (1879-1580), si rinvenne più specialmente in autunno, in seguito apparve anche nella primavera, e nel 1889, fece la sua prima apparsa nella seconda metà di maggio. Le cause del rapido e precoce sviluppo della malattia sono : I. La grande diffusione dei germi peronosporici. II. Il gran numero di germi invernali che si formano nella infezione autunnale, e che servono a riprodurre la malattia nella primavera successiva : III. Il verificarsi di condizioni meteoriche favorevoli allo sviluppo dei detti germi. Tra le condizioni meteoriche favorevoli allo sviluppo dei germi ed al rapido propagarsi, quindi, dell’ infezione, citeremo, anzi tutto, il grado di STE al quale i i conidi si sviluppano. $ noto che ad una temperatura inferiore ai 20,° C. non yerificasi sviluppo di peronospora, mentre vi è un op'im2wn tra 20° - 25° C. Tale temperatura realmente esiste verso |’ epoca della fioritura della vite, specie nelle regioni dell’ Italia, media e meridionale, nelle quali non di rado anzi è oltrepassata in date ore del giorno Inoltre, i detti germi non si sviluppano che a contatto dell’acqua. | Si rende quindi necessario un ambiente umido, quale sì riscontra nelle giornate di piogge prolungate e di nebbia. Anzi la nebbia offre le più favorevoli condizioni al rapido diffondersi della infezione pero- nosporica, poichè l’ ambiente è allora carico d’ peg Se in giorni nebbiosi l’aria si mantiene calda e quieta, i conidi s trovano nelle più Saar condizioni a peraagiare: e È. infzione si POPSEA e- pace I caso di cielo. ‘sereno, e i in amì 33 — 24 A. N. ,BERLESE umido, non riescono sempre a germogliare, in causa del difetto di tem- peratura conveniente. Il vento, poi, se da un lato favorisce la diffusione dalla malattia, col trasportarne a notevoli distanze i germi, tende dall’altro ad osta- colare lo sviluppo degli stessi, sia impedendo che rimangano sulle fo- glie che vengono continuamente sbattute, sia ancora facendo evaporare l’acqua esistente sulle foglie stesse e contenente dei conidi pronti a germogliare od in germinazione. Così la luce diretta ostacola la germinazione dei conidi, laddove questa, come risulta da esperienze condotte anche sopra altri funghi, è favorita dall’ oscurità Quando all’ epoca delle pioggie primaverili ed estive succede alla caduta di queste, un tempo asciutto, ciò che ha luogo generalmente in parte del Giugno e nel Luglio ed Agosto, l’ infezione decresce e tende ad arrestarsi del tutto, in causa della siccità dominante, che è un fattore nega- tivo allo sviluppo delle peronospore. Allorquando poi nel Settembre ed in parte dell’ Ottobre, a motivo delle piogge autunnali, l’ ambiente ri- torna umido, l'infezione si riaffaccia. L’ esposizione dei luoghi, o per meglio dire la posizione topo- grafica può agevolare od ostacolare lo sviluppo delle peronospore, nel senso che rende più accentuate le condizioni meteoriche ambienti. Così, per esempio, nei luoghi di collina esposti a tramontana, ) umidità e maggiore. Ossservazioni ripetute molte volte, hanno dimostrato che il Maggio piovoso è estremamente favorevole ad un largo sviluppo della perono- spora delle patate e con essa naturalmente anche di altre peronospore che vivono nella medesima regione. Egli è precisamente in causa della decisa azione che hanno le nebbie nella diffusione delle malattie pro- dotte da questi funghi, che gli agricoltori attribuivano (e molti attri- buiscono tuttodì) il disseccamento delle foglie all’ azione della nebbia, anzichè alle peronospore. 4. Sostanze impiegate nella lotta contro le peronospore e metodi di cura I danni determinati da qualche specie di peronosporacea parassita di importanti coltivazioni, sono noti e lamentati da tempo. Già nel 1845, in più parti dell’ Europa si sviluppò la malattia delle patate (probabil- mente provenuta dal Chilì) ed intorno al 1850, in qualche regione del- l Europa del Nord le devastazioni furono così gravi e ripetute da de- terminare, in qualche località, l’ abbandono della coltivazione delle patate + “slim aida arie SI PORRE A PERE VE ao TRS TE Re Pe CORERRI GR SIVORI PRO POE ASTE E ME SIETE e —_ _—rr——:> > h (fb )gzqz1'&zÙzp©i:spÒpaaa; = 3 seeds n PN a srt nia asta PERONOS PORACEE 25 quantunque fosse molto rinumeratrice. La peronospora della vite ormai da 19 anni serpeggia nei vigneti della Europa viticola, e quali danni abbia apportato ogni buon viticoltore non ignora. 1 tentativi per com- battere questi malanni risalgono a molti anni addietro. Così contro la peronospora delle patate furono esperimentati i metodi di difesa più diversi, dall’ epoca in cui apparve la malattia. Dove però maggiore è stato l’ accanimento, dal lato agrario e scientifico, fu nel ricercare un metodo efficace per combattere la peronospora della vite. Parlare delle numerosissime sostanze che vennero sperimentate contro lo sviluppo di questo parassita è affatto fuor di luogo quì. Il lavoro, lunghissimo e faticoso, non avrebbe che una limitata importanza e soltanto nella storia della iotta contro la peronospora. Però il parlare dei principali rimedi, che sebbene abbandonati oggi, pure ebbero un tempo importanza e diedero buoni risultati, può tornar utile, anche pel fatto che una simile ‘esposizione, mostrando la via seguita ed il cammino percorso, può riu- scire di guida nelle ulteriori ricerche intese a rendere più adatti ì rimedi attualmente in uso. llorchè la peronospora fece sentire i suoi effetti in Francia ed in Italia, fu un gareggiare, nel campo agricolo e scientifico, nella ricerca di quei rimedi che potessero scongiurare i danni che ogni anno prende- vano più estese proporzioni. La lettura delle numerosissime memorie, specialmente italiane francesì e tedesche che apparvero sull’ argomento dal 1883 a tut- t' oggi e che sono ricordate nella Bibliografia, mi hanno inspirato i seguenti concetti. Sui primi tempi, cioè dal 1880 al 1884 gli sforzi degli ‘esperimentatori furono rivolti a trovare una sostanza che distruggesse il fungo allorchò si era sviluppato nelle foglie e queste restituisse a sanità, coms suol avvenire per |’ Oidivn. Col progredire delle ricerche sulla morfologia e sulla biologia del parassita, e col diffondersi delle co- gnizioni sopra questi argomenti, si riconobbe la necessità di abbando- nare un simile sistema di lotta, poichè si comprese che trattandosi di un fungo endofita e di una resistenza maggiore di quella dei tessuti della pianta ospite dallo stesso invasi, una sostanza atta a distruggere il parassita doveva necessariamente apportare prima la distruzione de’ tes- suti medesimi con maggiore danno dell’ ospite. Da qualcuno si pensò allora ad impedire, con adeguati ripari, la germinazione delle oospore melle foglie e si ebbe allora, da un lato, in America, la copertura delle viti allo scopo di impedire il soffermarsi della rugiada sulle foglie e la conseguente germinazione dei conidi nelle goccioline di rugiada, e dal- ’ altra, in Italia, e più precisamente nel Veneto ed in qualche altra località dell’ Italia superiore si ebbero i trattamenti col latte di calce, 26 A. N. BERLESE I il quale da idrato che è, trasformatosi rapidamente in carbonato, forma, disseccando sulla foglia, una crosta, che per quanto sottile non può essere attraversata dalle zoospore, e fund le foglie rimangono pre- servate dall’infezione. Oltre a ciò la calce spiega anche unaazione | chimica sui conidi e sulle zoospore ed impedisce lo sviluppo di que- st’ ultime. I trattamenti a base di latte di calce, sostenuti da alcuni speri- mentatori, furono, come suole avvenire spesso e qualche volta non per convinzioni, ma per personale vantaggio, combattuti strenuamente da | altri che alla loro volta avevano specifici proprii da sostenere e nei ; quali nutrivano cieca fiducia o fondavano mire particolari. Però ad |. onore del vero, conviene dire che, durante gli anni 1884-1886, per cura specialmente dei Professori Cuboni e Cerletti, e dei Fratelli Bellussi, furono fatti a Conegliano degli esperimenti i cui risultati deposero as- ‘9 sai in favore per l’ uso del latte di calce, al punto che il Ministero di Agricoltura il 9 Novembre 1885 indisse, in quella città, un concorso internazionale per pompe e strumenti di innaffiamento, irrorazione © polverizzazione, all’ intento di promuovere e facilitare specialmente Puso del latte di calce contro la peronospora della vite. Ed in se- guito pure il detto Ministero sostenne e facilitò le applicazioni di questo rimedio. Contemporaneamente a queste prove collatte di calce, venivano in Italia ed in Francia sperimentate moltissime altre sostanze, che sarebbe lungo enumerare. Da noi furono particolarmente appoggiati gli zolti . acidi, le polveri a base di calce e cenere ; ma tutti questi trattamenti dovettero poi cedere il campo al solfato di rame che in breve detro- nizzò tutti gli specifici, anche quelli più in voga, e da quasi undici anni tiene un primato assoluto ed incontestato. Nel Medoc, da tempo immemorabile, si usa aspergere i filari di. viti prossimi alle strade, con una mescolanza di calce, solfato di rame ed acqua allo scopo di impedire il troppo facile furto delle uve da parte dei viandanti, e togliere la necesssità di una troppo faticosa e costosa sorveglianza. , Allorquando nel 1881 in quella regione comparve la. peronospora, i coloni s’ avvidero che essa risparmiava le uve trattate con quella mescolanza, nota da tempo in quei luoghi col nome di pol- liglia bordolese. Fu questo un raggio che condusse alla conoscenza di un efficace metodo di difesa che quei viticultori adottarono senz’ altro. Fin dal 1882 il Millardet aveva osservato gli effetti dalla mesco-. lanza di solfato di rame e calce, e ne aveva dedotto (a quanto dice egli stesso) «l’ attuale trattamento contro la pena ora > Del pari il Sig. Skawinski, nello stesso anno, faceva preparare, Isa combattere questo parassita, a pasa all’ vidium, dello È PERONOSPORACEE 27 zolfo addizionato del 10 ,)° di solfato di rame. Da quell’ epoca in poi parecchi sperimentatori si occuparono dell’ argomento, e già nel apparvero pubblicazioni attestanti 1’ efficacia dei trattamenti a base di solfato di rame, di cui |’ applicazione andò in breve diffondendosi. Soltanto nel 1856 fu nell’ Alta Italia presa in seria conside- razione questa sostanza, ed esperimentata |’ efficacia che ad essa veniva attribuita dagli sperimentatori francesi. Per essere esatti però dobbiamo ire che coloro i quali ebbero una netta visione dei vantaggi che si potevano trarre dall’ uso di questa sostanza, convenientemente prepa- rata ed applicata, furono principalmente il Prof. G. Cantoni ed il Prof. Cavazza. Infatti nel 1886, quando una pubblicazione ufficiale del Mi- nistero sosteneva sprloniezizonte il latte di calce, il Prof. Cantoni scriveva « Solfato di rame e latte di calce, separati 04 uniti, allo stato liquido o polverulento, ed applicati preventivamente al principio di giugno, ripetendone, ove occorra, l’ applicazione fra il finire d’ Agosto ed i primi di Settembre, e non trascurando le opportune concimazioni, conserveranno le uve ».. Nello stesso anno il Cavazza scriveva «I sali di rame (solfato) sono incontestabilmente il rimedio più sicuro, più efticace, più econo- mico che ora si possegga. » D'altra parte, pure nello stesso anno il Briosi, concludeva, dalle sue esperienze che «i rimedi a base di rame sono di efficacia sicura, di facile e generale applicazione e non molto costosi, però sono som- mamente antipatici, e qualche volta per imperizia potrebbero anche di- ventare pericolosi, tanto alla vite, che ai consumatori del vino » uestò egregio autore era invece d’ opinione che il rimedio il quale meritava « di essere su larga scala tentato, era il solfo acido’ mescolato a piccolissima dose di solfato di rame». Era opinione di questo autore che tale sostanza dovesse riuscire « il rimedio di più fa- cile, più generale, più economica e meno disturbatrice applicazione e nello stesso tempo di grande efficacia » Dal canto loro, sempre nello stesso anno, ma però in principio, i Proff. Carletti e Caboni scrivevano «In Francia sono stati ottenuti. buoni risultati contro la peronospora, aspergendo le foglie, con una me-- scolanza formata da 8 chilogrammi di solfato di rame e 15 chilogrammi di calce, disciolti in 130 litri di acqua. L’ efficacia di tale miscela viene aftribuîta, dagli scrittori francesi, al solfato di rame, la cui virtù anti- settica è saran riconosciuta, Tuttavia. non possiamo dare una speciale importanza al rimedio propugnato dai francesi, dal momento che sappiamo che la calce sola dà risultati identici, ‘con Hama sa ni di nel v si costare molto meno di non on ‘28 A. N. BERLESE Invece alla fine del medesimo anno lo stesso Prof. Cuboni, in ‘seguito ad esperimenti da lui condotti, veniva alla conclusione che «il latte di calce, convenientemente applicato, e il solfato di rame, sono i .due soli rimedi mercò i quali, si riesce a preservare totalmente le viti. » Da quest’ epoca in poi l’ applicazione di rimedi a base di solfato di rame andò diffondendosi largamente nell’Alta Italia, talchè nel 1890 moltissimi viticoltori avevano riconosciuto la necessità di fare i tratta- menti antiperonosporici, allo scopo di salvaguardare il prodotto. La formola Millardet venne passo a passo modificata e subì una notevo- lissima riduzione nelle proporzioni del solfato di rame e della calce. .Ciò ebbe il doppio risultato di rendere la miscela meglio applicabile, per la sua diminuita densità, ed assai meno costosa. Anzi sorsero, pos- siamo dire, poltiglie di proporzioni molto diverse, ma però tutte sul medesimo principio di riunire il latte di calce alla soluzione di solfato di rame. Una poltiglia che si allontanò alquanto da queste e che anche oggi sì conosce sotto il nome di i formola Cavazza, e quella nella quale alla soluzione di solfato di rame si aggiunge 1 acqua di ralce in luogo del latte di calce. Si è na discusso sulla preferenza da darsi a questo o quel tipo di poltiglia. La poltiglia Cavazza avrà dato e continuerà a dare dei buoni risultati, ma più largamente usata certamente e più sicura, e di più facile e sollecita preparazione, è quella che si ottiene unendo il latte di calce alla soluzione di solfato di rame. A} giorno d’ oggi la formola ufficiale è la seguente : Solfato di rame Kili 1 Calce spenta » 1 Acqua totale litri 100. La preparazione di una simile poltiglia, le regole ed i tempi nei quali deve essere applicata, espongo allorchè tratto della peronospora della vite in particolare. A quella parte rimando il lettore se questi argomenti. Quì giova ricordare ancora altri due liquidi a base di solfato di ‘rame, i quali per qualche tempo trovarono in F rancia, ed anche da noi, una larga applicazione cioè : /a soluzione semplice di solfato di rame ed @l liquido cupro-ammoniacale. ai Audoynaud, mn comunemente noto sotto il nome di acqua celeste. La soluzione semplice venne applicata la prima volta in Fi rancia. i 1885 da Miintz, da Perey, da Bouchard e da altri. La proporzione impiegata dal Miintz fu del 10 0,00 pa Lina autore stesso avvertiva PERONOSPORACEE 29 che essa era troppo elevata. Perey impiegò il 5 °;0o e Bouchard il 3 °oo attestando di aver ottenuto gli stessi risultati di Miintz. In seguito le soluzioni semplici trovarono larga applicazione sem- pre nelle proporzioni di 3-5 9:00, allo scopo di evitare le facili ustioni alle foglie, specialmente se tenere. Oggi questi trattamenti sono quasi abbandonati, e si fanno soltanto nei casi di forte intezion®8 per trascurata applicazione della poltiglia bordolese. Hanno allora lo scopo di arrestare, colla loro pronta azione, la malattia, ma devono però essere seguiti da una larga applica- cazione di poltiglia. Ilo scopo di rendere più adesivo il rame alle foglie della vite l’Audoynaud propose di impiegare l’acqua celeste a titolo conveniente, poiché lasciando questa precipitare, per formazione di solfato di am- moniaca, il rame allo stato di ossido di rame idrato ed in forma colloi- dale, procura una fortissima aderenza del rame stesso alla superficie fogliare. Anche per questa miscela le proporzioni variarono coll’ uso. At- pose in Italia non è affatto impiegata, od assai raramente. e poltiglie diverse nelle quali in luogo della calce si pensò di unire al rame il carbonato di soda o di potassa (poltiglia borghignona, poltiglia cupro-sodica) oppure di quelle zuccherate, è il caso di par- lare perchè diedero in Francia eccellenti risultati contro la peronospora delle patate, specialmente per il loro alto potere adesivo alle foglie di queste piante. Più importante è quella zuccherata che si ottiene ag- giungendo 1-2 chilogrammi di melassa ad ogni ettolitro di poltiglia. Quest’ aggiunta determina la formazione di un saccarato di rame solubile che da più aderenza, e più solubilità alla poltiglia stessa. Na- turalmente questa aggiunta di zucchero si può fare anche alla poltiglia borghignona. Una poltiglia che in questi ultimi quattro anni è vigorosamente so- stenuta in Francia, e trova pure forti propugnatori anche tra noi, è quella ottenuta pina 1-2 chilogrammi di acetato bibasico di rame. ino li i acqua. Non è ancora risoluta la questione se sia ‘preferibile questa polti- pità alla ordinaria bordolese, per cui, pel momento almeno, non insisto nè sul modo di preparazione e di applicazione, né sui vantaggi ed în- pilo che fin qui ha presentato. ; Noi abbiamo fino ad ora prese in considerazione sostanze liquide alliaiionaia Ve ne hanno però anche di pulverulente. Trattando - delle sostanze liquide i io, a bella posta, ho omesso di parlare di mol- - tissime de, ‘vennero © lo so tuttodì poste in coi mercio Sos pa 30 A. N. BERLESE ;non troppo onesti e coscienziosi speculatori; lo stesso farò per le pul- verulente, per cui il lettore che non trovasse alcun cenno di quelle non poche sostanze chiamate anticrittogamiche, delle quali si leggono le meraviglie nelle quarte pagine dei giornali od in foglietti-reclame che rappresentano tutt’ altro che una seria referenza, non mi tacci di Lapp nere o di dimenticanza. a le polveri che diedero buoni risultati ANTE lotta contro la SS le prime, (oserei dire xe uniche) sono le cupriche e più precisamente gli zolfi ramati al 3-5 01°. Anche la zolf»-steatite a è bene sostenuta in Vranda. in Germania, e qui da noi, e non si può negare che non dia soddisfacenti risultati, in tutti quei casì nei quali li danno gli zolfi ramati:; però è assai costosa, per cui non se ne può troppo raccomandar l'applicazione. Fuvvi grande discussione per l’ addietro, se gli zolfi ramati fos- sero da preferirsi alla poltiglia bordolese, ed in linea più generale, se i trattamenti pulverulenti offrissero maggiori vantaggi e più pratici ri- sultati dei liquidi. L’ esperienza (che suole farsi strada attraverso a tutte le contestazioni più o meno interessate) ha dimostrato che sono da preferirsi i rimedi liquidi, e che la poltiglia bordolese nella lotta contro la peronospora è un rimedio più sicuro e più efticace degli zolfi ramati. Si sostenne, e si sostiene ancora, essere utile applicare la poltiglia bor- dolese alle foglie e gli zolfi ai grappoli, ma anche qui |’ esperienza ha com che la poltiglia bordolese, convenientemente applicata, è tta da sola a salvaguardare grappoli e fo oglie. Però nei luoghi dove È acqua fa difetto, è giuocofotza sostituire i trattamenti agsagni a quelli liquidi. Così pure non è fuor di luogo il sostituire agli zolfi semplici nelle ordinarie dra zolfi ramati al 3-5 is . or: scopo. di meglio salvaguardare i grappoli in epoche in cui la vigilanza, per la facilità con cui può accadere una infezione repentina di peronospora, non riesce mai soverchia. Tutte le altre polveri, almeno dai risultati fin qui ottenuti, sono. da escludersi. De Sebbene, come dissi, l’uso del solfato di rame per combattere la peronospora anche prima del 1832, fosse in vigore, e negli anni succes- sivi poi sia andato sempre più estendebdosi, pure non era noto in qual modo agisse contro il parassita. L'esperienza dimostrava che le parti in- fette non risanavano nemmeno coll’applicazione del solfato di rame, bensì «questo impediva nuovi assalti da parte del parassita stesso. Si venne così a stabilire la pene di applicare i trattamenti prima che la pe- ronospora fosse com Di quì lo studio delle sea nelle saggi in ciascuna regione suole WET TT RR RRPR>>RRRVRVR>RePPPPOAOAO!I!! E E Roo 7 N e ti N eee SN, TRE i , 4° Pi PERONOSPORACEE 31 comparire la peronospora delle viti e quella delle patate, che sono, an- che sotto questo rapporto, le specie di cui più interessa conoscere il primo apparire. Questa apparsa però, almeno per la peronospora della vite, come più sopra dissi, andò in generale anticipando d’ anno in anno. L’ esperienza di parecchi anni condusse alla conclusione che conviene fare il primo trattamento piuttosto per tempo, come vedremo parlando dei trattamenti in particolare. Intanto valenti chimici si diedero a studiare 1’ azione che poteva spiegare il solfato di rame negli organi riproduttori della peronospora e le modificazioni che andavano subendo la calce ed il solfato di rame nel riunirsi per comporre |’ ordinaria poltiglia bordolese Sono noti, sulla prima parte, gli studi di Millardet, e Gayon (con- fermati poi da Wutrich, e da parecchi altri osservatori) dai quali ri- sulta che seminando dei conidi in un volume conosciuto di acqua di- stillata, e lasciando che questi emettano le zoospore, si ottiene |’ ucci- sione delle medesime mediante l’aggiunta di dosi intinitamente piccole di calce o di zoltato di rame o di ferro. Il limite di concentrazione di queste soluzioni, e che non permette la vita alle zoospore, è vario se- ondo le sostanze. x _1_ è sufficiente ad Così, per la calce, una soluzione al titolo di uccidere le PO, laddove pel solfato SR di ferro basta una soluzione di . e pel solfato di rame poi una soluzione che contenga 00,000 appena __?8 __ di rame. a Però è facile il supporre che riunendo soluzioni di una sostanza fortemente acida e di una basica, tali quali sono il solfato di rame e la calce, i due corpi non dovevano rimanere inerti. Non sono ancora d’ fara suile reazioni che hanno luogo per l unione del latte di calce alla soluzione di solfato di rame, gli autori che ne trattareno, e per esempio qualche autore tedesco dando la formola. Padot a Ca (0H)? = Cu(0 H)? + Ca SO 4 sadica una formazione di ossido idrato di rame e di solfato di calce i quali non rappresentano che una parte della reazione e nemmeno la più im-. portante. Formento, Besta , Tripodi e Sostegai hanno da tempo dimo- strato la presenza di sali. basici di rame nelle poltiglie bordolesi, talchè una soluzione di solfato di rame, cui si aggiunga del latte di calce assai À diluito, fino a che si abbia una debole reazione alcalina, dà una pol- 3 RE bordolese ir egg cal sn "aa sedi (Vedi | 1: 32 A. N. BERLESE b Berlese e Sostegni Ricerche sul comportamento di alcuni sali di rame in rapporto alla vite ed al terreno p. 4 Ca (0 H)? ; CaSs04(Cu0)?; Ca SO04(Cu0)4; Ca SO 4 Ca (0 H) ? Se la proporzione di calce non è in eccesso, rimangono in solu- peri per qualche tempo, delle piccole quantità di sali di rame e, come: mbra, in parte allo stato di solfato doppio di rame e di calce del mò della liellite, avente per formula Cu (0H)6$04+ 2 Ca $04, 4H2 0, ed in parte allo stato di bicarbonato, formato in presenza dell’ acido carbonico, che si sprigiona dal carbonato di calce costantemente mesco- lato alla calce ordinaria da costruzione. Lu proporzione di solfato basico di rame contenuto in questa poltiglia, varia in grado sensibile, secondo il modo di preparazione. La presenza di questi solfati basici ha una grande importanza, poichè essi sono assai sensibili, non solamente alla azione dei sali ammoniacali, ma anche a quelli dell’ acido carbonico dell’ aria, e di quello pure che emettono le foglie durante la notte ; per ultimo, sopratutto nell'acqua di rugiada che si deposita, come è SA precisamente di notte, costi- tuisce un solvente assai energico, pèr cui, nelle goccioline di rugiada andrebbero a trovarsi delle piccole quantità di sale di rame. Ora se st considera che i conidi della peronospora, per produrre le zoospore de- vono trovarsi precisamente in una goccia d’acqua, e se si considera che ordinariamente avviene questa germinazione precisamente nelle gocce di rugiada che si vanno formando sulle foglie durante la notte, si comprenderà anche come questa germinazione non possa aver luogo tutte le volte che le dette gocce di rugiada tengono in soluzione dei sali di rame. ’ altra partè riesce facile il comprendere come la poltiglia bor- dolese applicata alle foglie non abbia un potere d’ azione immediato @ di breve durata, ma piuttosto costituisca sulla foglia una riserva di rame che va sciogliendosi a poco a poco, gradatamente ad ogni cader di rugiada — o di pioggia impedendo in tal modo |’ infezione peronosporica per tutto: | il tempo durante il quale rimane sulle foglie e può cedere rame. Riesce da ciò evidente la necessità che la poltiglia bordolese si trovi sulla foglia prima della germinazione «dei conidi, e che quindi il trattamento: deva essere preventivo. E riesce ancora evidente che la calce ha i doppio scopo di rendere aderente alle foglie la poltiglia e di concorrere nella costituzione di quei composti basici |’ esistenza dei quali ha tanta importanza nella difesa contro la peronospora. PERONOSPORACEFE 33 Da quanto dissi risulta evidente che la poltiglia bordolese alcalina non spiega la sua azione sui conidi della peronospora appena venga applicata (almeno rispetto ai rame) bensì dopo un tempo più o meno lungoe quando intervengono sostanze (acqua, acido carbonico, ammoniaca) che si trovano fuori della poltiglia stessa. Ad ovviare a questo fatto che si traduce in un inconveniente, nei casi nei quali è d’ uopo arrestare una infezione peronosporica, il Prof. Sostegni propose | aggiunta di 125 grammi di cloruro di ammonio per ogni 100 litri di poltiglia. Questo sale ha per iscopo di rendere la poltiglia più prontamente attiva, e diede buonissimi risultati, così che ne fu consigliata l'aggiunta anche dal Ministero d’ Agricoltura. Invece, in Francia, allo scopo di avere una poltiglia che spieghi la sua attività tostochè è applicata, si consiglia da qualcuno di lasciare in eccesso il solfato di rame in luogo della calce. Si ottiene in tal modo la cosidetta polizia acida nella quale il solfato di rame 6 in eccesso, per uno o due millesimi rispetto alla quantità di acqua im- piegata. Per ottenere simile poltiglia basta aggiungere 200 grammi di solfato di rame sciolto in poca acqua, ad un ettolitro di poltiglia, nel momento in cui la carta di tornasole, venia ndo da rossa azzurra, in- dica che la poltiglia è neutra. Si avrà così una poltiglia che secondo Millardet e Gayon riunirà tutti i vantaggi della poltiglia ordinaria e del- la soluzione semplice di solfato di rame, cioè azione pronta e duratura. Però sopra questo argomento ancora non fu pronunciata l’ultima parola. 5. Azione della poltiglia bordolese sulle piante ospiti. Chi abbia esaminato un vigneto, ben trattato con poltiglia bor- dolese, specialmente in Settembre ed in Ottobre, sarà rimasto certa- mente colpito dal vedere una vigorossima vegetazione, un più abbon- dante fogliame e di un verde carico, quasi nereggiante, anche nella a- vanzata stagione, quando cioè le foglie delle viti sogliono ingiallire e cadere. Evidentemente questo osservatore avrà attribuito il rr ad un azione esercitata sulla pianta dalla poltiglia vana e sarà andato errato poichè, tanto la calce che il rame, determinano, nella vite e nelle altre piante alle quali vengono applicati, quei Pampa vigorosa vegetazione cui prima accennai. Per la calce 1’ osservazione era stata fatta molto tempo addietro, e specialmente allorquando erano in vigore i trattamenti al latte di calce ; pel rame la cosa è più recente. 3 34 A. N. BERLESE Parecchi autori cercarono di spiegare la causa del fenomeno, sorsero delle ipotesi diverse. Millardet, Gavon, Alessandri, Sestini, so- stengono che il rame viene fissato dalle foglie cui venne applicato, Rumm, Frank, Kriiger, al contrario, negano |’ assorbimento e la tissa- zione del detto metallo, e spiegano la sua azione sulla vegetazione in- vocando lo st7m20/0 chemotattico del Pfeffer In un lavoro fatto in collaborazione col Prof. Sostegni {!) e pub- blicato in questa stessa vista, io ho dimostrato che gli autori che si sono occupati della E dell’ assorbimento del rame da parte delle piante, non hanno impiegato un metodo rigoroso di ricerca, per constatare se questo metallo poteva essere realmente assorbito. In que- sto lavoro abbiamo trattato anche l’argomento dell’ innesto preventivo a base di solfato di rame, della resistenza dei miceli e dei tessuti, ai sali di rame, dell’ azione pre questi esercitavano sulla vegetazione etc. Le numerose esperienze condotte, e per le quali rimando il lettore al citato lavoro, ci portarono alle seguenti conclusioni : I. I miceli della peronospora sono meno sensibili dei tessuti fo- gliari all’ azione del solfato di rame, talchè i primi possono continuare a vivere, allorchè i secondi mostrano già caratteri di sofferenza. II. È assolutamente impossibile creare nell’ interno della vite delle condizioni inopportune allo sviluppo della peronospora e ciò pel fatto che la peronospora si dona 0) continua a svilupparsi, anche sopra foglie che contengono molto e radici giovani delle ara in genere, sono sensibilissime all’ azione del zolfato di rame, e assorbono il metallo sotto forma di sale solubile, ma in minime dosi. Invece nelle radici vecchie il rame si fissa energicamente nei tessuti corticali morti. IV. Le foglie della vite trattate coi rimedi cuprici, fissano quan- tità infinitamente piccole di rame, e tali da non renderle affatto re- frattarie all’ infezione peronosporica. Le foglie stesse non rimangono immuni che pel tempo durante il quale i rimedi restano sulle foglie. . Fra i diversi tessuti degli organi erbacei della vite, quello che presenta più spiccata la proprietà di fissare il rame. quando si trovi allo stato di solfato in soluzione acquosa, è il collenchima. La cuticola, il libriforme, e le fibre meccaniche, non lo fissano affatto. VI. Nelle cellule verdi il rame esercita un’ azione sulla ciano- filla, e forse si combina con questa sostanza, in modo da aumentarne la pa pone e rendere così le foglie più intensamente e cupamente si (1) Berlese e Sostegni, Ricerche sul comportamento di alcuni sali di ram@ — ete., (Riv. di Pat. Veg. Anno III.) . PERONOSPORACEE 35 VII. L’ azione esercitata dal rame, non è uno stimolo chemo- tattico, bensì deve essere considerata simile a quella di certi veleni sull’ organismo animale, i quali, mentre in dosi elevate riescono dan- nosi, a minime dosi esercitano una influenza benefica. I risultati pratici che si possono ricavare da questi studi si de- sumono principalmente dalla conclusione IV, la quale ci indica che è ‘errata l’ idea che un trattamento di poltiglia bordolese possa preservare la pianta dagli assalti del parassita anche quando il trattamento è scom- parso, così la refrattarietà, contrariamente alle idee di Millardet e Ga- yon, le foglie non la ottengono nemmeno negli spazi rimasti esenti da ‘poltiglia e quando questa ancora è bene evidente sulle altre parti della foglia sulle quali venne a cadere. erciò l’ agricoltore sarà accorto nel somministrare il rimedio tutte le volte che la pianta ne è sprovvista, e la stagione fa temere in in una infezione repentina. 6. Sistematica La prima peronosporacea di cui troviamo menzione nelle opere di micologia, è il Cystopus candidus che Persoon nel 1791 descrisse sotto il nome di Aecidium candidum in Gmelin Syst. seta Linn., II, Îi (2) indi di Uredo candida nella Synopsis methodica fungorum. 223. {n seguito, cioè nel 1796, questo medesimo nate illustrò la Peronospora parasitica nelle Observationes (I, p. 96, tab. 5, fig. 6.) È facile comprendere come da quell’ epoca in poi molte osservazioni sieno state fatte sopra un gruppo di funghi bere diffusi, e di cui la scoperta e lo studio (almeno nelle parti vegetative agame) sono com- piti abbastanza facili. Perciò in moltissimi lavori micologici vediamo fatto cenno di specie appartenenti. a questa famiglia. Però esse vennero per molto tempo considerate come ifomiceti, e parecchie ascritte pi POS Botrytis (B. cana, B. parasitica, B. nivea etc.). Il genere onospora, fondato dal oo pel 1837 (Icones Fungor. I, p. 20) inni secondo quest’ autore, agli Ifomiceti, e come tale venne accettato fino a che gli studi del De Bary, a cui si devono importan- tissimi lavori (!) sopra questo gruppo, non dimostrarono la grande diver- sità che esisteva tra le Peronospore e Cysfopus ete. ed i veri Ifomi- De Bary, Ueber die Geschlechtsorgane von Peronospora (Bot. Zeit. 10 Dl 1861) e Recherches sur le developp. de quelg. champ. paras. (in Ann. sc. Maks IV Ser. Bot. Tome XX 1863) e Zur Kenntnis der peronosporeen (Beitr. zur morph. und ui der Pilze tego ‘36 A. N. BERLESE ceti. Fu specialmente la scoperta degli organi sessuali che fece stac-. care, questi pat dagli Ifomiceti, e costituire una famiglia a se, cioè le Peronosporacee. Però, n: senso del De Bary il genere Peronospora racchiudeva. anche gli e Bremia, Plasmopara e Basidiophora dei quali quest’ul- timo ed il primo erano già stati fondati l’ uno prima (1843) l’ altro du- rante (1896) le ricerche del De Bary. Il genere Pythiwm si considera dai più come una Peronosporacea, però non possiamo nasconderci che si stacca alquanto da tutte le altre specie appartenenti a questa famiglia. di Infatti è l’ unico che comprenda specie parassite, che abbiano conì- diofori non differenziati dal tallo, e che sia provveduto di sporangi. Il modo di formazione delle oospore, gli cogoni monospermi, il comporta- mento dei conidi nella germinazione indicano una peronosporacea ; però il genere di vita (abbiamo specie subacquee viventi sopra animali) la scarsa evoluzione dei conidiofori, la presenza di conidi perduranti, etc. sono altrettanti caratteri che indicano una palese vicinanza di que- sto genere alle Saprolegnacee, cui qualche autore l’ascrive. Noi e per queste considerazioni, e pel fatto che il genere PY- thium offre meno importan za dei rimanenti dal lato agrario, ne dispo- niamo la trattazione in fine del lavoro. Col suddetto genere Py/ium vanno a formare la famiglia delle Peronosporacee gli altri Cystopus, Basidiophora, Plasmopara, Sclero- spora, Bremia, POTE e gli altri meno noti Drepanoconis e Chlorospora. In questi ultimi tempi si sollevò la questione di sostituire il nome di 4290 dato da Persoon ad una sezione di Ustilago ed a cui ascrisse la Uredo candida. È vero infatti che il Persoon chiamò A/#%g0 candida il Cystopus candidus, ma è altresi vero (come espone anche il Saccardo) che il nome 47790 appartiene a quei nomi comuni che già il Linneo sostenne non dover essere mai adebiti a designare un genere. D'altra parte (quantunque realmente ciò non sia decisivo) il no- me Cystopus è così largamente entrato nei trattati scientifici nelle 0- pere micologiche non solo, ma anche nei lavori di patologia vegetale, è cost ben noto agli studiosi, che il volerlo cambiare ora potrebbe apportare confusione, specialmente pel fatto che non tutti gli studiosi accette- ero questo cambiamentò. Si può dire che le Peronosporacee sieno diffuse in quasi tutto il mondo. Abbiamo specie (Cystopus cirad che furono ritrovate in. PERONOSPORACEE 37 Europa, Asia, Africa ed America. Nell’Australia fin’ ora non furono ancora raccolti esemplari di questa famiglia. a pipi Dora nel Cystopus tropicus, nella Plasmopara Hi ella Per spora Borreriae etc., mentre altre ne abbiamo gia DA sthora n: stans, Cystopus candidus, Bremia Laclucae, Peronospora grisea, P. Ficarine, Plasmopara densa, P. nivea etc. etc.) che si spingono fino nelle più nordiche regioni d’ Europa. ome altrove dissi, la maggior parte delle Peronosporacee vive sopra piante erbacee, soltanto la Plytophthora omnivora vive anche sopra piantine appena germogliate di Ficus, Acer, Robinia, Fraxi- nus, Pinus ete. La Plasmopara viticola visi invece, sulla vite, e la Plasmopara Viburni, affine a questa, cresce dalle foglie del Viburnum, mentre la Peronospora Celtidis vive sulle foglie del Celtis occidentalis in America. 38 G. LEONARDI (*) 2-74. Aspidiotus (Evaspidiotus) Betulae (Biirrensp.) Aspidiotus betulae Birensp., Journal d’ Alton et Burm, 1849. » tiliae Bouchè, Ent. Zeit. Stett., XII, 1851, 111, 6. » betulae Targioni-Tozzetti, Catal. 1868, pag. 43. » » Signoret, Essai, 1869, pag. » hippocastani Ri i, 1869, pag. » oxyacanthae >» , Essai, 1869, pag. 187. DI » iliae - » ; Essai, 1869, pag. 187. PI. IV, fig. 7. — » spurcatus x ssai, 1869, pag. 138. PI. IV, fig. 8: © dA » betulae Comstock, Bedonia Report, 1883, p. 73. ; » oxyacanthae ? » , Second Report, 1883, p. 80. » ‘ spurcatus » , Second Report, 1883, p. 82. » hippocastani » ; Second Report, 1883, p. TT. » tiliae , Second Report, 1883, p. 88. » spurcatus PRIA e Leonardi, Chermotheca italica, 1895, asc. » (Diaspidiotus) betulae, hippocastani,; oxyacanthae, spurcatus, tiliae, È Cc ockerell, The San Iose Scale and. its nearest allies (U. S. Dep. 9 of Agric. ; Div. of Ent; Tecme. | Ser. N. 6, Washéngioa 1897). pag. 13 e 19. ; Foemina /lavo-citrina, rotundata, globosula, anterius latior, po stice strictior, conica. Trullae paris medii tantum bene evolutae, Ce .-terae obsoletae. Pectina pauca, brevia, delicatula, se 2 vel 3 in. cisa. Pili simplices sino Disculi ciripari in 4 ve agmina di- spositi, numero Enia do n agmine antico numero di vel 7 vel 1 ele. abdominalia distinctiora. Ad 1,400 p. Habitat super plantas varias-Europa Femmina, corpo di forma rotondata alquanto globosa, largo ante riormente, ristretto e conico posteriormente. Pigidio (fig. 18) provves ali di un paio di palette mediane assai bene sviluppate, quasi tanto lun che larghe, aventi il margine anteriore rotondato e il laterale estern (*) Segue il lavoro di G. Leonardi sugli Aspidiotus. (Vedi ila precedenti da pag. 18-78). ASPIDIOTUS 39 profondamente inciso. Le palette del secondo e terzo paio sono invece affatto rudimentali e separate l’ una dall’ altra da profonde insenature. Pettini pochi, brevi, stretti non robusti e muniti solamente di due o tre incisioni. Di questi pettini ve ne hanno due fra le palette mediane, due tra una di queste e una del secondo paio e tre fra quest’ ultima e quella del terzo paio. Al di là dell’ ultima paletta il contorno del segmento, fino al precedente corre leggermente ondulato, presentando una uni- forme crenulatura dai cui angoli partono finissime strie che si dirigono verso l’ interno dell’ area del segmento. Sull’ orlo del pigidio si notano we N Fig. 18 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus e ancora i soliti peli semplici che sono assai robusti. Attorno alla vulva stanno quattro o cinque gruppi di sagra ciripari, persa: numerosi. Ecco alcune formole : - il, na i -13,9-12 10-11 Me: adi $ La segmentazione dell’ addome è assai distinta. Lunghezza del corpo cìrca 1400 y. Colore giallo di zolfo. | Follicolo femmbnile, quasi circolare, discretamente convesso, di colore variante da un giallo pallido ad un grigio molto oscuro. Velo ; ventrale poco Aaa, pre: pinaro. 40 G. LEONARDI Diametro del follicolo da 1600 &. a 2000 p. Follicolto maschile, molto più piccolo, allungato e con le esuvie situate ad un’ estremità ; colore simile a quello del follicolo femminile. Diametro maggiore circa 1500 p. Habitat, fa raccoito su molte e svariate piante, in Europa. 25, Aspidiotus (Bvaspidiotus) Juglans:regiae Conaistock,. Aspidiotus Juglans-regiae Comstock, cara Dep. of Agr. 1880 (PI. XIV, 300, 8g. <) pag. » Iuglandis Colvée, Nuevos estudios sobre algunos inse- » ctos de la familia de los Coccidos (Impr. de Nicasio Ruis Monfort) : 1882, pag. 5. » Iuglans-regiae Comstock, Second Report, 1883, pag. » » Cockerell, Miscellaneous notes on Coccidae (The Canad. Entom.) pag. 260 » » » » Notes on some Scale Insects of the subfamily Diaspinae (The Canad. En- : tom.) pag. 131. » » » » A Check-List of the neartic Coccidae m. X E > » » Howard, Some scale insects of the Orchard (Repr. from the Yearbook of the U.S. Depar. Agr., 1894, pag. 263. » » » » Some scale insects of the Orchard, 1895, pag. 264. » » » Cockerell, Notes on the geograph. distrib. of Scale Insects (Proc. of the U. S. na- tional museum, Vol. XVII, pag. dica N. 1026) Washington 1895, . pag. 6: » » » » A So of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. Hist., Urbana. Illinois, Vol. IV, 1896) 333. pag. 333. » Iuglandis » Ibidem. » — (Diaspidiotus)) Iuglandis, Tage Cockerell, The San Iose Scal its nearest allies (U.S. Dei. of Agrie., Div. of Ent., Te- chn. Ser. N. 6, \iugnae 1897) pag. 18 e tx ASPIDIOTTS 4l Foemina pallide flava, corpore vt Diaspiditi aneyli. Truzae mediae bene evolutae, marginibus sinuosis ; secundi paris trigonis, externe 2-incisis ; tertii paris obsoletae, apice acutae. Pectina tantum inler trullas disposita, exiliora, delicatula, subspiniformia. Pili sim- plices pauci numero sed robustuli. Disculi ciripari in agmina 4 vel 5 dispositi, sive 12 — 12 in agmine antico 6 vel 8 numero. Ad 8-99 4,100 L. long Folliculus foemineus griseo-brunneus, circularis, complanatus, exruvs esxcentricis, brunneo-rufescentibus. Diam. 2,600 ad 3 mill. Habitat super ramos et truncos Funglandis: regiae California. Femmina, col corpo simile, per forma, a quello del Diaspidiotus Ancylus. Pigidio con tre paia di palette, le mediane molto sviluppate, con contorno più o meno sinuato ; il secondo paio, di forma triangolare e e con il lato esterno inciso due volte, raggiunge in altezza circa la metà delle palette mediane, il terzo paio di palette è molto meno robusto, quasi rudimentale, puntuto all’apice. utte le palette convergono in direzione dell’ asse longitudinale dell’ insetto, per modo che gli spazi compresi fra le singole palette sono assai stretti, ciò non pertanto nel vacuo lasciato libero sorgono dei Fig Pigidio, dal dorso, di feromina adulta di Aspidiotus I st 42 G., LEONARDI pettini, sotto forma di esili ed acute spine. Due pettini brevi, non fa- cili a vedersi, stanno piantati fra le palette mediane ; altri due fra una di queste e la paletta del secondo paio, due o tre frà quest’ ultima e quella del terzo paio. Il resto del contorno del pigidio non presenta traccia alcuna di pettini ; esso è finamente dentellato, con una incre- spazione più accentuata in prossimità délle palette. Sul pigidio ancora, come pure sul contorno di tutto il corpo, scor- gonsi pochi, ma robusti peli. Attorno alla vulva stanno quattro o cinque prop! di dischi ci- ripari così disposti : 8 6 8—- 89 8-4 8 s_- ll 8— 10° Lunghezza del corpo 1100 p. Colore giallo pallido. Follicolo femminile, circolare, piatto, colle spoglie larvali appena eccentriche coperte in orisine da secrezione, quello di colore grigio bruno, queste con tinta brario rossiccia. Velo ventrale delicato, che I aderente alla corteccia. Diametro lungo da 2000 p. Follicolo maschile, nel sta rassomiglia a quello della femmina, la forma però è alquanto più allungata, colla spoglia larvale nera, si- tuata all’ estremo anteriore; in questo punto il follicolo ha la massima convessità, al lato opposto esso si mostra, invece, del tutto piatto. Lunghezza del follicolo 1250 w. a 1300 Hcbitat sui rami e sui tronchi di Juglans-regia a Los Angelos (California etc., America). bbi esemplari tipici dal Comstock e dal Newstead. ia li — 10, dC ii — 12 26. Aspidiotus (Evaspidiotus) J rgonecogiae (var. pruni Ck1l.) Aspidiotus figlie var. pruni Ceckerell, Notes on some scale insects the subfamily Diaspinae (The Canad. Entom.) pag. 131. » » » » >» A Check-List of the Coccidae (Bull. Se of the Illinois State Lab. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, Vol, 1896) » (Diaspidiotus) “» » The San lov Scale and its nearest al- lies (U. S. Depart. of Agricolt ; Li . of Ent., Technie. Series N. 6; $ susan pesi pag: Mm. 7 ASPIDIOTUS 43 Differt a typico praecipue numero foraminum (glandul. serici- par.) quartae seriei (exterioris), in pygidio, ad dorsum manifestarum, quod numero sint ad 20, duin in lypico pauciores sint. Habitat super ramos Pruni domesticae-America. Femmina, gialla, ovale. Palette mediane piuttosto larghe, ottuse e rotondate, avvicinate fra loro, incise al lato esterno. Secondo paio di palette piccole, ma chiaramente visibili, incise pure come le prime. Terzo paio rudimentali. Un paio di pettini, simili a spine, situati tra le incisioni che stan- no lungo il margine del pigidio. Quattro gruppi di dischi ciripari at- torno alla vulva, così disposti 6 — 7 il quinto gruppo, quando è b_- 719 presente, è rappresentato da un sol disco. Quattro serie di orifici isolati da ciascun lato del segmento anale, le quali fanno distinguere questa varietà dalla specie tipica. La serie più esterna conta ben 20 orifici, mentre nella forma tipo non se ne enumera che da tre a otto. Follicolo femminile, circolare ; colore variante dal grigio pallido’ al bruno. Esuvie in origine coperte da un leggiero strato di secrezione, la larvale di color arancio, la ninfale bruno nera, piuttosto grande, ovale subcircolare, non puntuta. lina del follicolo lungo 2500 p Nicolo maschile prinngera e più pioosie di quello femminile, di coda identico ital. Sopra i rami del prugno a Los Cruces, New Mexico (America), La diagnosi è tolta dagli scritti del Cockerell. coca SA rione Iuglans-regiae var. al s CK Aspidiotus Iuglans-regiae var. albus Cockerell, pre on somé Scale Insects the 44 G. LEONARDI Differt a typico folliculum propler candidissimum, nivewmn . Habitat super Pyrum, Malum, Prunum — America. Femmina. Nel complesso anche questa varietà corrisponde esatta- .mente alla forma tipica, per cui dirò solo poche parole intorno ai suoi caratteri. I pettini sono brevissimi, semplici e terminati in punta acuta. | Attorno alla vulva vi sono quattro o cinque gruppi di dischi ciripari : 6 pi, st 10-12’ 8_ 109 generalmente il quinto gruppo è rappresentato da un sol orificio. Su ciascuna metà del pigidio si trovano quattro serie di orifici sericipari isolati. Follicolo femminile, piatto, circolare totalmente bianco, con le esuvie rosso-arancie coperte da secrezione bianca. Habitat, trovato sopra il melo, pero e albicocco nel circondario .di Mesilla e Las Cruces, Mexico. Bellissimi campioni ebbi in dono dal «Cockerell. 28. Aspidiotus (Evaspidiotus) Cyrdoniame mst. Aspidiotus ba prc Report Depart of Agric. 1830, pag. 295. Sec 61. » ond Report, 1883, pag. » » Targioni. ident Annali d’Agricoltura 1884. » » ine, Trans. N. Z. Inst., 1891, pag. 13, » » Trans. N. Z. Inst., 1894, pag. 3. » » ii A Check-List of The Nearcetic Coccidae (The Canad. Entom., 1894, Vol. XXVI, N. 2). » » » Notes On The Geograph Distrib. of Scale Insects (From the Pi the U. S. Nation. Mus., pag. 33. Vol. XVII, pag. 615- 625. (N° 1026) Washington 1895) pag. 621. » » Green, The Coccidae of Ceylon (Part. I, PI. XIV) pag. 46. » » Cockerell, n Check-List of the Coccidae (Bull of e Illinois State Labor. of Nat. gp ua Illinois j Vol. IV, 1896) pag. » (Hemiberlesia) Cockerell, The San Iose "Sha and its nearest fo (U. S. Depart. of Agricult, Div. of Entom.; Technie. Series N. 6, Washington 1897) pag. 21. Foemina /lava, nitida, ovalis, postice strictior, antice. latiuscula, tus planiuscula, superne converiuscula. Trullae mediae latae, în- ASPIDIOTUS 45 tersese adproximalae, sed non contiguae, laleribus incisis ; secundi lerliique paris trigonoe, obsoletae. Pectina longiuscula, stririuscula. Disculi ciripari in ogmina 4 dispositi, 8-9, Vutva inter postica” ò—- 7 agimina aifaggini aperta. ici n pygiaii callis quatuor auclum. : ‘00 ad 1000 p. Pollici foemineus a/bidus vel albido-flavescens, primitus cir- cularis, denique oblongulus, converus ; eruviis eacentricis (in folli- culis bene evolutis) flavescentibus ; velo ventrali delicatulo, albido. Diam. 1000 ad 1500 p. Habitat super Ficus carica, Citrus decumana, Cycas, Cactus, Thea, super palmam quamdam Ceylon; super Cydonia- Florida; super Arenga saccharifera- Britannia. Feminina, col corpo di forma ovale, ristretto all’ indietro, largo al- l’ innanzi ; la - ventrale si mostra piana, mentre la dorsale è leg- giermente conv Segmenti dell a dome ben definiti. Pigidio, colle palette mediane larghe, serrate assieme, però non contigue, anteriormente rotondate ed incise sul lato esterno profondamente ; le palette del secondo e terzo paio sono affatto rudimentali e di forma triangolare. Lo spazio che corre tra una paletta e |’ altra è segnato da una profonda insenatura, dalla quale sorgono dei pettini lunghetti, piuttosto stretti ed aventi il mar- gine esterno più o meno seghettato. Di tali pettini due stanno fra le palette mediane, i quali sono esi- lissimi e brevi ; due, ch ‘unghetti e larghi, stanno nell’ insenatura se- guente e tre, di dimens@oni i pressochè eguali agli ultimi nominati, ca spazio tra la” paletta del secondo paio e ‘quella del terzo. Lateralm all’ ultima paletta vi sono ancora da due a tre pettini, sotto fonia di acute e strette spine, più brevi e meno robusti dei precedenti. 46 G. LEONARDI Peli semplici, al lato dorsale se ne vede uno di fianco a ciascuna paletta più altri quattro a due a due appaiati e piantati l’ uno al ventre 1 altro al dorso lungo il restante orlo del pigidio, il quale si presenta liscio, senza accenno a creste chitinose o ad incisioni di sorta. ttorno alla vulva vi sono quattro gruppi di dischi ciripari così 8x9 composti 5 x 7° L’ apertura sessuale sì apre all’ altezza dei gruppi posteriori. Sul dorso dell’ ultimo segmento si notano Li quattro callosità. Colore del corpo giallo lucido. Dimensioni: Lunghezza del corpo da 750 #. a 1000 w. Maschio sconosciuto. Follicolo femminile, da principio circolare, in seguito un po’ ob- lungo, convesso, colore bianco o giallo pallido. La tinta del follicolo, del resto, è variabilissima, a seconda della pianta su cui vive l’ insetto. Esuvie giallo brune o giallo pallide, situate da un lato, nei follicoli che hanno raggiunto il completo sviluppo, le spoglie in origine sono ri- parate da se bianca. Velo ventrale delicato, bianco, che rimane aderente alla piant Diametro del ilicolo da 1000 w. a 1500 gp. Follicolo imaschile sconosciuto. Habitat. Fu trovato la prima volta in Florida, sopra piante di co- togno, in seguito fu raccolto ancora a Punduloya sopra piante di Ficus carica, di Citrus decumana, di Cicas, di Cactus, sopra i gambi della pianta del thè e sulle foglie di una piccola palma. Ta Inghilterra fu rac- colto a Londra, nel Royal Garden sopra l’Arenga saccharifera. Mi in- .viarono campioni il Comstoch, il Newstead, il Green. $ 20. Liga Racovra CSnc) xeisus Gre Aspidiotus excisus Green, The Coccidae of Ceylon (Part. I, PI. X, fig. 7-9) pag. » » cenni A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois Stat. Labor. of Nat. Hist.; Ur- a, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. 339. » » Cockerell, The San Iose Scale and its nearest ‘alto a " Dep. of ri Div. of Entom ical Series N. 6, Washington na pa 27. ASPIDIOTUS 47 Foemina /lava, late obpyriformis. Pygidiuim in medio excavatum, trullis medtis profunde în exrcavatione rectangula infossis ; celerae minores, extra excarvalionem în cetero pyyidii margine prominulae. Pectina numerosa, pluries incisa. Anus prope marginem posticum gilera Vulva inter disculos post'icos ciriparos. Discuti ciripari (e gie vera A Long. 600 ad 800 È. Folliculus foemineus /eniter converiusculus, margine irregulari, ewilis, pellucidulus, albicans ; pilis numerosis, longis obtectus ; ewuriis vix excenlricis, flavis. Diam. ad 1,000 Habitat super Cvanotis pilosa ef Comelina sp. — Ceylon. Femmina largamente piriforme. Pigidio apparentemente tronca- to nella porzione terminale, armato di tre paia di palette, di cui Je me- diane, bene sviluppate, sono poste in una larga insenatura rettangolare per modo che col lato posteriore sorpassano appena il limite del seg- mento ; le altre paia di palette sono molto piccole, strette, ma promi- nenti, specialmente quelle del secondo paio che sono piantate agli an- goli posteriori dell’ insenatura che raccoglie le palette mediane.. ueste ultime, che lasciano un vano assai angusto tra loro, stanno due stretti pettini, incisi più volte al lato posteriore, così pure altri due pettini occupano tutto lo spazio che corre tra una paletta me- diana e l’ orlo laterale della insenatura che è prolungato dall’ orlo in- terno della paletta del secondo paio, questi due pettini sono incisi più profondamente dei primi nominati e sorpassano in lunghezza un tantino le palette mediane. Tra una paletta del secondo paio e quella del terzo paio stanno altri tre pettini, pure con numerose incisioni al lato esterno ed infine al di là dell’ ultima paletta havvi ancora una serie di 6 a 7 pettini, i quali vanno decrescendo in lunghezza procedendo lungo l’ orlo marginale verso il segmento preanale e questa diminuzione di sviluppo è pure accompagnata da un minor numero di incisioni nei lati dei pettini. Il restante orlo del segmento corre uniformente e minutamente crenulato. I peli semplici, tanto sul pigidio che sul contorno del corpo sono brevi e delicati. Attorno alla vulva stanno quattro gruppi di dischi en così composti: 8 — 15 250 br 9 ; Apertura EA situata al nu » gruppi di dischi ciripari posteriori, apertura anale collocata in prossimità dell’ orlo terminale del segmento. Colore si corpo giallo. — i RAI Lunghezza del Spi a 800 F. aa 48 G. LEONARDI Maschio sconosciuto. Follicolo femminile leggermente convesso, col margine irregolare, spesso lobato, assai sottile, semitrasparente, bianco o molto pallido, o- craceo, coperto da numerosi e lunghi peli che non hanno rapporto al- cuno con quelli di cui è fornita la foglia. Esuvie appena eccentriche, gialle. Diametro circa 1000 Follicolo maschile piccolo e allungato, del resto simile a quello femminile. Diametro maggiore da 500 |. a 800 & Habitat. Fu trovato a Punduloya (Ceylan), sopra le foglie di Cyanotis pilosa è Commelina sp. Gli esemplari tipici mi furono inviati dal Green. #30. Aspidiotus (Evaspidiotus) patavinus Berl Aspidiotus patavinus Berlese, Nota di A. Berlese e G. Leonardi, Dia- gnosi di Core Nuove (Estr. Riv. Pat. Veget., Anno IV, N. 7-12) 350, pag. 350. » » Cockerell, A. Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. #4 Hist.; Urbana, Illinois; Vol. IV; a 1896, pag. 334. (o » (Diaspidiotus) » >» —TheSanloseScaleand its nearest al- lies (U. S. Depart, of Agrie. ; Div. 0 Entom.; Technical Series N. 6, shington 1897) pag. 19. Foemina pallide flava, ovalis, antice rotundata, postice subacuta. Trullac mediae bene evolutae, secundi et tertii paris mediis. multo minores. Pectina pauca numero, delicatula. Discuti ciripari in aff--.- mina 4 vel 5 disposita 7 — 6. antico agmine disculis num. 2 tan- | 84 tum composito vel nullo. Long. ad 800 &. Folliculus foemineus /onge ovalis, fuligineus ; ecuriis ercentricis 7 saepe epiderinide plantae obtectus. Long. ad 1450 p. Habitat super (runcos Pruni cerasi — Italia (Padova). ASPIDIOPUS 49 Femmina. Corpo ovalare rotondato all’ innanzi, conico acuto po- steriormente. Pigidio con tre paia di palette, le mediane bene svilup- pate, assai larghe, il secondo paio, invece, con dimensioni notevolmente minori, il terzo paio affatto rudimentali. ettini, due, esili e dentati compresi fra le palette mediane ; due nello spazio che corre fra una di queste e una paletta del secondo paio, un poco più robusti; tre compresi fra Ja paletta secondo e quella del terzo paio, di sviluppo presso a poco eguali ai precedenti, ma con in- cisioni più profonde. Al di jà dell’ultima paletta talvolta un pettine o due. Rimanente del pigidio dentellato, e ciò più grossolanamente in vi- Fig. 21 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus patavinus. cinanza delle palette. Peli semplici, oltre che sul pigidio, anche sul ri- manente contorno del corpo. Dischi ciripari attorno alla valva da quattro a cinque gruppi, il quinto, quando esiste è rappresentato da peo o due dischi. cco alcune formule : der 10-99) 7-7 9-8. 9_-8 Colore giallo pallido. Lunghezza del corpo 800 3 La rghezza » » Follicolo femminile, asd pale nero fuligineo. Spoglie larvali eccentriche. Lo seudo è spesso ( coperto dalla ‘pellicola ET, della corteccia, così chi riesce difficilissimo lo dr Follicolo lungo ph, si i » largo 1150 w wu Habitat. — Sulla vence del | ciliegio (Prunus cerasu), i n ispecie alla hog del Cono: a salta. a pe i li 50 G. LEONARDI 31. Aspiddiotus (Bvaspidiotus) onvexus Conaust. Aspidiotus convexus Comstock, Report Dep. of Agricolt. 18380 (PI. XII, fig. 8 » » » Second Report 1883, pag. 59. Cockerell, Further notes on Scale Insects, Coccidae The Canad. Entom.) pag. 287. » » » A Check-List of the neartic Coccidae (The Canad. Ent. 1894, Vol, XXVI, N.2) pag. 32. » » » Notes on the geographical distrib. ot Scale Insects (from the Proced. of the U. S. Na- tional Museum, Vol. XVIL pag. 615-625 (N. 1026) Washington 1895) pag. 624. » (Hemiberlesia) » » The San Iose Scale and ita nearest allies. (U. S. Depar. of Agric. ; Divis. of Ento Technic. N. 6, Washington 1893) pag. 20. Foemina /lava, latior, postice conico acuta, anterius rotundata. Pygidium ut in Hemiberlesia Camelliae. conformatum. Disculi ciri- pari 6 — € Pectina ut în Aspidiotus aneylus Long. 1 mul. 4 4° —- be Folliculus foeminus sui 7#n Hemiberl. Camelliae sed magis opacus. Diam. ad 1,500 Habitat super ramos el truncos Saticis sp. — America. Femmina, col corpo assai largo e globoso, conico acuto all'indietro, rotondato sul davanti. Il pigidio è in tutto conforme a quello dell’ /7e- miberlesia Camelliae, V unico carattere saliente, stando alla diagnosi data dal Comstock consiste nella presenza di quattro grappi di dischi ciripari attorno alla vulva, così costituiti 6 — 7, a questo carattere 4-- 49 differenziale ne vanno aggiunti gens riguardanti le minori dimen- sioni dei pettini in confronto dell’ Hem. Comelliae, i quali invece sa- rebbero più conformi a quelli del Braal ancylus, dal quale diffe- risce la specie intestata per forma e colore dello sendo nonchè per avere il maschio ali molto più lunghe. Lunghezza del corpo 1 mill. Follicoto femminile, per forma e fabbrica identico a quello dell’Z/e7. Camettiae. Colore alquanto più nereggiante e aspetto molto più opaco. FRI Sea 2 a: SIR SE A ERORER ht D,ARRN IIAN E SESTA SIMPATIE ASPIDIOTUS 5I Diametro del follicolo 1500 & Habitat. Molto comune sui rami e sui tronchi dei salici di California. 32. mcr entire perpeaicigò Palmae More. et C Aspidiotus palmae Morgan et Cockerell (ubi ?) » » Cockerell, Notes on some Trinidad Coccidae (Reprind. m the Jornal of the Trinidad Field Na- » » » A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Lab. of Nat. Hist., Urbana, pag. >» (Hemiberlesia) » » The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., Te- chnic. Series N. 6, Washington 1897) pax pi Foemina /lavo-fusca, subcircularis, anterius latior. Pygidium trullis mediis validis, intersese valde discretis, ochraceis, secundi ter- tiique paris minoribus, incoloribus, subhyalinis, secundi paris penta- gonis, tertii vero trigonis ; pectinibus longioribus et latis, ramosulis. isculi perivulvares in agmina quatuor dispositi, sive È = È ; . ad 650 p. Folliculus foemineus circularis, valde converus, pallide Nave- scens, exuviis centralibus vel subcentralibus, nigricantibus. Velum ventrale exrile, albicans. Diam. 1700 p. Habitat. sn Urich, super Bananos ; Madeira, AIR, folias Caprifotii cuiusda nmina, corpo quasi circolare, un poco più largo è nella peatone da che nella regione terminale. i Segmento anale provveduto di tre paia di palette, il paio medio, ; | assai discoste tra loro, bene sviluppate tanto in” lunghezza che lar- ghezza, intensamente clara in giallo ocraceo e incise profond amente ad ambo i lati; quelle del secondo e terzo paio, incolore, sono assai de Lan Lon meno aan e presentano lat differente ; su: i i e se p il lato e. - 52 G. LEONARDI SA x del pentagono, vediamo che questo è il lato più breve, mentre i lati sd adiacenti a questo, paralleli tra loro, sono i più lunghi di tutti ; gli angoli di questo pentagono sono più o meno acuti; le seconde invece: sono le meno sviluppate. Quanto ai pettini, essi, nella presente specie, sono rimarchevoli pel loro enorme sviluppo, essi sono assai i larghi, divisi ognuno in più rami, che alla lor volta sono più o meno è denticolati. Tali pettini 3’ innalzano da profonda insenature dell’ orlo estremo del segmento anale, essi sono situati tra gli spazi che cur- rono tra una paletta e |’ altra e esternamente alla paletta del terzo paio. Fig. 22 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Palmae. Del loro numero e disposizione ecco quel che se ne può dire : due sono tra: le palette mediane, due tra una di queste palette e la seguente, tre tra quest’ ultima ed una del terzo paio e quattro o cinque all’ esterno di questa. Anche i peli semplici sono discretamente lunghi e robusti e di questi se ne osserva uno piantato al lato ventrale dal lato esterno di cia- scuna paletta e un’ altro al lato dorsale, colla sua base quasi in esatta corrispondenza alla base di quello situato alla faccia ventrale ; un’ altro” paio di peli, con identica disposizione, è collocato subito dopo il limite del margine occupato dai pettini e finalmente un’ unico pelo, più lung® di tutti gli altri sta situato in prossimità del segmento preanale. Pochi altri peli stanno sul contorno del corpo. Attorno alla vulva si trovarìo quattro gruppi di dischi ciripari poco numerosi, così disposti: 4 — 6 ba 6 . Colore del corpo giallo oscuro. Lunghezza del corpo 650 &. circa. Follicolo femminile circolare, molto convesso, di colore veriabiley da un giallo pallidissimo a giallo più oscuro. Rae A Si i è disorstamente distinti. da con sei ei ricuspi ASPIDIOTUS 53 Le esuvie sono situate al centro o appena fuori di questo, nere. Il velo ventrale è bianco, delicato e rimane quasi per intero aderente all’ organo su cui è beva il spine Diametro del follicolo 1700 w Habitat. Fu raccolto a Catherine Hall (Jamaica) a Port-of-Spain (Urich) sulla banana. Mi inviarono campioni il Cockerell, il Newstead ed il Sign. James Yate Johnson ; i campioni di quest’ ultimo provenivano da Madeira e si trovavano sopra foglie di una specie «i caprifoglio. 33. Aspidiotus (Evaspidiotus) Cranophylli Signoret. Aspidiotus Cyanophylli. Signoret, Essai sur les Cockenilles, 1869, pag. 119. » » Comstock, Second Report, 1883, pag, 59. » » Cockerell, A Check-List of e neartic Coccidae i Can. Entom. 1894, (Vol. XXVI. N. 2) . 32. Green, The uri of Ceylon Patt Lo PA » » Cockerell, A Ch più of Costitae “Ball of the Illinois State Labor. ot Natur. Histor. ; Urbana Illinois. Vol. n 1896, pag. 334. The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entomol. ; Tecnic. Serie N. 6, Washington 1897) pag. 29. osnin pallide flava, elongata, bene arlticulata. Pygidiuin trul- lis tricuspidatis, lateraliter incisis ; mediis ceteris. valde latioribus, obscurioribusque ; pectinibus numerosis, valde incis. a it agle perivutvi in agmina 4 dispositi, sive: 5 - A. 5-4, vpi Pe 3: PE -- } * 1000 pw. ‘ad 1500 w. Folliculus foemineus ovalis valde elongatus, aliquando percon- vexrus, cocuviis eascentricis, Nlavo-micantibus. Velum ven Salito Long. 1500 pR. ad 2000 p. Habitat super CyanophyWlwm magnificum - — Vaneita; super Ficus. TR — Stati Unitî; Cicas sp. Palma sp., Thea ete. — Ceylon. na, col corpo di forma allungata, coi i corner addominali Di ite; di cui ledue. 54 G. LEONARDI mediane molto larghe, e più intensamente del secondo e terzo paio ; invece più ristrette e con l’ apice puntuto invece che rotondo, come vedesi nelle palette mediane. di oi 23 Pigidio, = dorso, di femmina adulta di Aspi idiotus piaga ylli. Le palette ai lati sono incise piuttosto profondamente. Di fianco a ciascuna paletta notasi una profonda incisione dalla quale sorgono dei pettini largamente ramificati. I pettini sono così disposti: due fra le palette mediane, due fra una di queste e quella del secondo paio, tre fra questa e quella del terzo paio e quattro o cinque laterali alla terza paletta. Attorno alla vulva quattro gruppi di dischi ciripari poco nu- merosi: eccone alcune formule 3a sati. bt 5 — 5 Colore gial- . AIA 8% E-5 lo pallido. Dimensioni : lunghezza del corpo da 1000 w. a 1500 p. argh Bia BOO 700 d. Maschio adulto sconosciuto. Follicolo femminile. In principio di formazione rotondo, appen@ ovale, in seguito decisamente ovale allungato. Se l’ accrescimento del follicolo è ostacolato, allora esso s’innalza verso il centro, divenendo assai convesso ed in tal caso questa parte si distingue molto bene dalla zona marginale, caratterizzata da linee concentriche, che rimane DOS tra- sparente, senza colore o leggermente colorata in giallo oc Esuvie eccentriche, giallo brillanti, trasparenti. Velo ventrale molto fine e delicato, che rimane aderente alla foglia quando si tolga il follicolo. Dimensioni : legs 1500 L a 2000 p. larghezza 750 4 a 1000 p, ASPIDIOTUS 55 Follicolo maschile simile al femminile, ma più allungato. Habitat. La specie tipica fu descritta da esemplari tolti di sopra una pianta di Cyanophylum magnificum trovata nel Venezuela. In seguito fu raccolta sopra altre piante come ad es. dal Comstock negli Stati Uniti, sopra una specie di Ficws ;a Ceylan dal Green sopra piante diverse, come 7hea, Cicas sp., una specie di palma, e Mi procurarono esemplari di questa specie il Giu e il Newstead. 34. Aspidiotus (Evaspidiotus) Latastei CKIL Aspidiotus Latastei Cockerell, The tvventieth netropical Aspidiotus, 1894, 3 pag. 35. » » » , Notes on the geographical Distribution roced. of U. (N. 1026) Washington 1895) pag. 623. » » » ,A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. Hist.; Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896), . 334. » (n. subg.?) » >» The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom. Technic. Series N. 6, Washington 1897) pag. 24. Foemina... Pygidium truliis mediis latis, intersese calde discretis, incoloribus, ad latera incisis ; tertii paris subrudimentalibus. Pectina vix evoluta, iisdem A. Hederae subsimilia.. Disculi ciripari in agmina 4 dispositi, sive: 5 — 5) Folliculus foemineus circularis, PAID: albicans ; exuvis excentricis, pallide flavidis. Diam. 1650 w Habitat Chilî, super plantam haud Roinéhe suo dignotam. Femmina (dopo bollita in soda caustica) di forma ordinaria, incolora, colle parti rostrali molto-larghe. Palette mediane larghe, prominenti, molto discoste, incolore, rotondate ed incise a ciascun lato. Secondo paio di palette piccole, alquanto rotonde ; terzo paio di palette piccolissime, quasi rudimentali. Pettini fra le palette poco sviluppati e non molto evidenti, simili n Toe di forma assai prossima a quelli dell’ Aspid. Hederae ; altri tre oo stanno lateralmente all’ ultima asa e di fianco. al più va 56 G. LEONARDI esterno havvi ancora una spina. Quattro gruppi di dischi ciripari, cia- scuno composto di dischi ; talvolta un solo disco rappresenta il quinto ppo. Sulla superficie dorsale dell’ ultimo segmento, verso i lati, vi sono numerosissime aperture di ghiandole, da ciascuna delle quali si parte un filamento che procede in basso Follicolo femminile, fortemente convesso, circolare, concentrica- mente rigato, bianco, con le esuvie giallo pallide, coperte e situate da un lat prete lungo circa 1600 Follicolo maschile più DIRI di quello della femmina, allungato, a lati paralleli; esuvie appena eccantriche, poste verso un lato. Habitat. Fu raccolto a Banos de Chanquenes, Chili, nel febbraio 1894, sopra una pianta rimasta indeterminata. Oss. « Questa specie, per forma e colore, somiglia all’A. Hederae, che si trova anche nel Chili, ma pel suo follicolo particolarmente con- vesso e per l’ aspetto generale è è affatto distinto da ogni altro a me noto ; potrebbe darsi che essa fosse stata confusa con qualche Diaspis, ma fortunatamente, il follicolo del maschio essendo conosciuto, la po- sizione generica delle specie è fuori di questione ». Così parla di questo insetto l’Autore, al che noi non possiamo aggiungere ne 0s- servare nulla, giacchè non ci fu possibile avere in esame campioni di sorta, 35 Aspidiotus (Evaspidiotus) spinosus Conust. o °° Comstock, Second Report, 1833, fig. 7, pag. Cockerell, A. Check-List of the neartic Coesidao (The Canad. Ent., 1894, Vol. XXVI, N. 2) p. 82. » » » , A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Lab. of i Hist.; Ur | Illinois, Vol. IV, 1896) pa » » » .. , The San Iose Scale RE gt ;to nearest allies De (U. S. Dep. Lo Agric., Divis. of Entom.; Techn. Series N. 6, Washington 1897) pag. 30. Foemina .. Pygidium trultis “medita tantum bene conspicvis, 0- _ pice subito perstrictis. Pectina modiocria, numerosa, inter trullas. insita nec non utrinque ultra trullas numero 6-7. Pili simplices ino SPOT, tai ASPIDIOTUS 5I margine eodem pygidii, ad dorsum longiores. Disculi ciripari in ag- mina 4 coadunati, sive: 3 — 6° Long. 600 p 4 — 6 * Folliculus foemineus circularis, obsolete albidus, exuviis cen- tralibus. Habitat super folias Cameliae — America. Femmina, vi sono quattro gruppi di dischi ciripari, i cefalo-la- terali composti ciascuno di tre a sei, i caudo laterali da quattro a sei. Il pigidio porta un sol paio di palette, bene visibili e queste sono ambedue bruscamente ristrette verso l’ estremità libera, sul lato esterno. I pettini sono di mediocri dimensioni, tutti più o meno egualmente incisi; di questi, due stanno tra le palette mediane, due laterali a que- ste e tre fra la seconda e terza paletta ; lateralmente a quest’ ultima d’ ordinario ve ne ha una serie di sei a sette. I peli situati alla faccia Fig. Pigidio, dal ventre, di e adulta di Aspidiotus spinosus. dorsale del segmento sono da rimarcarsi per la loro forma; Quanto alla. loro lunghezza rispettiva osservo che: quelli situati da ciascun lato sono così: il primo cioè quello situato dalla parte laterale esterna della paletta mediana è un pò più lungo della paletta stessa, il secondo e terzo sono posti rispettivamente sulla seconda e terza paletta, essi sono molto larghi e sopravanzano le palette ; i laterali ai pesos più esterni sono simili invece a spine. I tre peli ultimamente descritti sono i più done ch'i io abbia visto in sr di cpr e Un 58 G. LEONARDI quinto pelo è piantato all’ incirca alla metà del tratto del margine che corre tra il segmento preanale e il quarto pelo più sopra descritto. I peli della faccia ventrale sono di dimensioni usuali e facendo eccezione pel più interno che non ha riscontro al dorso, gli altri peli sono situati al lato esterno del corrispondente pelo della faccia dorsale. Lunghezza del corpo circa 600 w. Folticolo femminile, circolare, colle esuvie ventrali e coperte da secrezione. Colore del follicolo bianco sporco Habitat. Raccolto in grande quantità sopra le foglie e i rami di Camellia,enello stabilimento del Dipartimento d’Agricoltura. Questa dignosi è tratta dalla descrizione data dall’ autore, essendomi risscito impossibile avere esemplari di questa specie. 336. Aspidiotuts (Evaspidiotus) fimbriatus Masi. Diaspis fimbriata ge: x Z. Trans., an 1892, pago 208. » » a NZ . 1894, pag. Aspidiotus fimbriatus Cocker: E on some La Insects of the Sub- , family Diaspinae (The Canad. Entomol.) pag. 120. » » » , A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illin. State Labor. of Nat. Hist., Ur- bana, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. 334. » » » , The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Depart. of Agric, Div. of Entom.; Technic. Series N. 6, Washington 1897) pag. 26. Foemina. favida, elongata, cephatothorace ab abdomine distincto propter incisionem Traina sat profundam. Articuli abdominales perconspicui. Pygidium trullis mediis ceteris sal maioribus. Pectina. SI. tata, preti Disculi ciripari in agmina 4 «sposili, sive : il — 12. Long. 1500 u. » ii 4 10 — 129 ll — 13* Folliculus foemineus circularis, depressus, exilior, albicans vel gris escens, exuviis excentricis, fiavidis vel viridescentibus. Diam. 1950 Habitat, super Eugenia Smithii - Austratia. ASPIDIOTUS 59 Femmina gialla, allungata, colla regione cefalica larga, distinta dal resto del corpo per una profonda strozzatura laterale, l’addome poste- riormente è ristretto e mostra i segmenti distinti fra loro. Pigidio or- nato di sei piccole palette, non contigue ; fra queste le mediane sono un poco più larghe delle altre. Margine del segmento anale minuta- mente crenulato e provveduto di notevoli e larghi pettini, aventi l’ orlo posteriore seghettato, così da sembrare altrettante frangie. Di questi pettini ve hanno due fra le palette mediane, due fra una di queste e quella successiva, tre fra quest’ ultima e quella del terzo paio e una Fig. 25 Pigidio,daldorso, di femmina adulta di Aspidiotus fimbriatus. serie di dieci esternamente a quest’ ultima. Il tratto del margine del pigidio che rimane libero dai pettini è ornato di pochi peli semplici. — Attorno alla vulva vi sono quattro gruppi di dischi ciripari 2-14 1-12 10 -139+ il — 13 è Maschio sconosciuto. - i Folticolo femminile circolare, piatto, molto sottile e d’ aspetto cartacceo, bianchiccio o grigio bruno, colle esuvie rioni gialle o verdognole. Diametro lungo circa DÒ Di Follicolo maschile sco Habitat. Sydney (srt) sul Eugenia Smrittii. | 60 G, LEONARDI Oss. Sia per i caratteri dell’ insetto, come pure per quelli del tollicolo sono condotto a dividere pienamente )° opinione del Cockerell nel ritenere questa specie non una Diaspis, che come tale venne de- scritta dal Maskell, ma bensì per un vero Aspidiotus, affine, come bene osserva il Cockerell, al Nerti, al destructor e specie consimili. otei studiare da vicino di questa specie, per via di due pre- parazioni microscopiche di femmine adulte, comunicatemi cortesemente, l'una dal Newstead, 1’ altra dal Green. ‘37. Aspidiotus (Evaspidiotus) bitforimis CKIL Aspidiotus biformis Cockerell, Notes on some Scale Insects of the subfa- myli Diaspinae (Canad. Entom.) pag. 131. » » var. cattleyae » Gard. Chron., May 6, 1893, p. 548. » » >» odontoglossi » Gard. Chron,, May 6, 1893, pag. 548. » biformis » otes on same Trinidad, ftà natural. Club, Vol. I, N. XII, 1894) pag. 307. A Check-List of the doc "Ball. of the Illinois State Lab. of Natur. Hist., Urbana, Illinois, Vol. IV, 1898) pag. 334. » (Chrysomphalus) » » The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., Te- chn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 23. v v % Foemina obscure flavescens, anterius rotundata, postice via ob- tusior. Pygidium trullis omnibus bene erolutis. Peclina pauca, bifurca- ta, apicibus intersese convergentibus. Margo pygidii ad trultas elevatu- lus, cristas chitineas conficiens, ex quibus partes duae sunt inagis con- Spicuae. Disculi cripari in agmina qualuor, sive 4 — 5, Long. 900 x. 4 4 Folliculus foemineus circularis, vir ovalis, vir converus, niger vel fuscescens, exuviis excentricis, Jester vel rufo-brunneis. Velum ventrale robustulum, albicans. Diam. circiter 2000 p Habitat super plantas ex Suna cullis ra — Trinidad, Jamaica. Femmina, col corpo rotondato, circolare anteriormente, appena ovale posteriormente. Pigidio con tre paia di palette tutte bene sviluppate quasi equidistanti le une dalle altre, di forma rettangolare ad ang oli lati ASPIDIOTUS 6l smussati. Delle palette quelie che possiedono maggiori dimensioni sono le mediane, le minori quelle del terzo paio. I pettini non numerosi e’ di mediocre sviluppo, sono per lo più solamente biforcati, coi denti in- Fig. 26 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus biformis. curvati l’ uno verso |’ altro. Lateralmente alla paletta del terzo paio il margine che corre rialzato in leggiere creste chitinose, presso a poco’ di identico sviluppo, ad un dato punto si rialza bruscamente, quasi ad angelo retto, dando luogo ad una punta triangolare, fortemente chiti- noso, il cui esterno si continua nell’ orlo del segmento, che procede. anche quì sempre rilevato in leggiere creste, giungendo così sino in prossimità del segmento preanale, ove da luogo ad un altro rialzo chi- tinoso un tantino meno pronunciato che non sia il primo. Al lato in- terno del primo rialzo chitinoso del margine sorge un pettine biforcato. I peli semplici del pigidio, come quelli del contorno del corpo sono di mediocre lunghezza e non molto robusti. Attorno alla vulva i quattro” gruppi di dischi ciripari sono poco numerosi e così composti = Lo Lunghezza del corpo 900 w. Colore giallo oscuro. Follicolo femminile circolare o appena ovale, leggermente con- vesso, bruno oscuro o nero vie oscure o rosse > brune, eccentriche. Velo ventrale bian- chiccio, consistente. Diametro del follicolo circa 2000 g. | Follicolo maschile assai più piccolo di quello femminile, senato, allungato, con le esuvie situate ad un’ estremità ; cous identico al fol- © licolo della femmina. i ae ana 150 w. circa. 62 G. LEONARDI Habitat. Fu raccolto sopra diverse specie di Orchidee coltivate a «San Fernando (Trinidad) e in Giamaica. Oss. Rigaardo alle varietà Call/eyae e Odontoglossi ch’ io mi ‘permisi di passare. in sinonimia dirò, dopo aver osservato che queste forme non potei studiarle da vicino, nè ancora consultarne le diagnosi relative, per mancanza del boliettino in cui sono pubblicate, ma basandomi solo su quanto dice il Cockerell stesso circa i caratteri specifici delle ‘medesime notati nel suo ultimo lavoro (1), che tali varietà non sono da ritenersi per buone, giacchè il colore delle esuvie non è un carattere ‘ fisso, Sin conca ma al contrario più o meno variabile e dipendente .dall’ Mabitat. Mi comunicaroro-campioni di A. diformis il Cockerell e il Newstead. 305, Aspidiotus (Evaspidiotus) destruotor Signoret. e destructor Signoret, Essai 1869, pag. 120. » Comstock, Second Report 18833, pag. 75. » » Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1891, pag. 12. » cocotis Newstead, Observations on Coccidse (N. 5) (Repr. from the Ent. Mon. Mag., Sec. Ser., Vol I "1898, pag. 186. » destructor Cockerell, A Check-List of African Coccidae (Psyche. 1894,) pag. 178. » » » Notes on some Trinidad Coccidae (Repr. from. the Journal of the Trinidad field Natur. Club, Vol. I, N. XII, 1894, pag. 307. » » » On the Coccidae (Scal. Ins.) of Trinidad, 1895 p. VII. » » » Notes on the geographical distrib. of Scale Insects (Repr. the proced. of the U. S. national Mus., XVII, pag. 615-625 (N. 1026) Washington 1895, pag. 619, » » » On a small collection of Coccidae from. the Island of Grenada (Journal of the Trinidad field natur. Club, N, 2, N. 12, 1896, pag. 307, (1) The San Iose Scale and its nearest ale (U. S. Dep. of Agr, Div. of Ent., Technical series N. 6, Washington 1897) pag. 23. ASPIDIOTUS 63 Aspidiotus destructor Cockerell A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Lab. ot Nat. Hist; Urbana, pipe i IV, 1896, pag. » cocotis » A Check-L ‘of the Coccidae (Bull. of the Illinois Sul Lab. of Nat. Hist; Urbana, 4 Illinois, Vol. IV, pag. 334. » destructor » e San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agricol., Divis. of Entom.; Technic. Series N. 6, Washington 1897) pag. 29. Foemina pallide flava, rotundatula. Trullae pygidii parvulae ; primi paris ceteris minus productae, tantum esterne incisae. Pectina lst delicatula, pluries incisa. Discuti ciripari 10 — 10, 8 — 10 Long. 600 wu. pe ga pregr > Folliculus foemineus cirewlaris, albicans, subhyalinus, esruriis pallide flavis, pellucidulis. Diam. 7 Habitat super folias Bananae — Port of Spain (Urich), Trinidad — Demerara. Femmina. — Corpo rotomilato, di color giallo pallido. Il pigidio porta tre paia di palette non molte svilu uppate, di cui il paio mediano più breve degli altri due e con una sola incisione al lato esterno. sa secondo e terzo paio con palette più larghe del paio mediano, sono quasi identiche fra loro e differiscono solo per essere quelle del secondo paio appena più sviluppate di quelle del terzo. Pettini, due esili fra le palette mediane, due un po’ più svilup- pati fra una di queste e la successiva, tre di uguali dimensioni fra Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di. 64 G. LEONARDI questa e quella del terzo paio. Al di là dell’ ultima paletta sei o sette pettini più robusti e con un numero di incisioni superiori a quelle dei pettini precedenti. Sul contorno del pigidio e sul resto dell’ orlo del corpo si contano pochi peli semplici Dischi ciripari, quattro gruppi attorno alla vulva, così disposti : 10. Lunghezza della femmina 600 p Follicolto femminile circolare, di colore bianco trasparente, colle spoglie larvali giallo bianche pure trasparenti. Diametro del follicolo 700 p. Habitat. — Sulle foglie di banana a Port-of- Spain (Urich). Tri- nidad e a Demerara. Anche la pianta dei datteri è attaccata da questa. specie, nonche la Goyavius psidium. Mi inviarono campioni tanto il Cockerell che il Newstead. 39 Aspidiotus (Evaspidiotus) virescen Mask. Aspidiotus virescens Maskell, Trans. N. Z. Inst. PI. XVIII, fig. 7-10, 1895, . | pag. 384. » (subg.?) » Cockerell, The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric.; Divis. of Entom.; Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 27. Foemina..... Pygidium trullis basi strictis, in medio dilatatulis, i Pectina plura, multidenticulata inter trullas et in cetero pygidii margine. Disculi ciripari VT — 21. Long. 1270 p. S—- 13 Folliculus foemineus sabcircularis, depressus, albido-grisescens ; exurviis ercentricis, larvali viridi, nymphati virescenti in medio, mar- ginibus flavidis. Diam. 2500 p. Habitat super Eugenia Smithii — Austratia. Femmina della usuale forma conica acuta, colore giallo, con tinta verdastra. Addome terminato da sei palette non eguali, discoste le une alle altre, ciascuna paletta è stretta alla base, allargata alla metà © ristretta nuovamente verso l’ apice. Tra le palette e esternamente @ queste, lungo quasi tutto l’ orlo del pigidio vi sono numerosi e larghi ASPIDIOTUS 65 pettini che presentano il margine posteriore profondamente inciso. Vi sono quattro gruppi di dischi ciripari, i superiori composti da 17 tino a 21 orifici, gli inferiori di 8 a 13. Sal dulvò vi è un gran numero di tubi sericipari. Lunghezza circa 1270 Maschio giallo con tinta verdastra. Lo stilo non presenta nulla di speciale, la sua lunghezza raggiunge circa Ja metà della lunghezza del corpo. Lunghezza del maschio, escluso lo stilo circa 635 « Follicoto femminile subcircolare, piatto, bianco sane Esuvie eccentriche, la larvale è vr duna verde, la ninfale verdastra nel mezzo e gialla verso i marg La porzione secreta del follicolo è formata da tessuto sottile e cartilaginoso. Diametro circa 2500 w. Follicoly maschile subcircolare, bianco come neve, piatto : le singole esuvie subcentrali sono di color verde. La tessitura del follicolo è molto sottile e d’appatenza cartacea. Diametro circa 1270 | Habitat. In Australia : sopra la Eugenia Smithii I campioni furono comunicati all’autore dal Sig. Froggatt; località sco- nosciuta, però molto probabilmente raccolti nelle vicinanze di Sydney. ss. Questa specie può essere distinta tanto pei lobi terminali, quanto pei pettini, nonchè per gli scudi cartacei e sottili e per le spoglie larvali distintamente verdi. Non potei esaminare da vicino esemplari di questa specie per cui ricorsi per la diagnosi alla traduzione della descrizione offerta dall’autore. 40. Aspidiotus (Evaspidiotus) coloratus CockerelL sui uvae var. coloratuz Cockerell, A Check-List of the neartic Coc- cidae (The Canad. Entom. 1894, » » » » » , A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Lab. of Na- tur. Hist., Urbana, Illinois, Vol. 3) . 334 » coloratus » ì Hecanpi slo Notes on two Coc-. * de E from the. Ent.) 1396, Lu Lil ; = " La 66 G. LEONARDI Aspldiotus (Diaspidiotus) coloratus Re The San Iose Scale and its arest vr (U. S. Dep. of Agric.; iv. of om. ; Technie. Ser. N. 6 i 1897) p. 20. Foemina pallide flavida, subcircularis. Pygidium trullis primi secundique paris bene conspicuis, primi paris tantuin utrinque inci- È sis, secundi paris tantum externe incisis ; tertiù paris obsoletis, tri- 3 gonis. Pectina ut în A. Uvas, sed maiora ; sunt autem pectina inter trullas medias. Pili pygidii robustuli, octo numero in ventre, codem- que numero în dorso. Disculi ciriparî 6 — 8, Long 1000 #. A 4-5 o) Folliculus foemineus delicatus, circularis, eruriis excentricis, flavido-micantibus, cetero scuto subroseo, pallidiori colore insignito. 4 Diam. 41750 p. a Habitat super Chilopsis sp. — America. Femmina col corpo leggermente circolare. Colore giallo pallido. Pigidio con tre paia di palette, le mediane bene sviluppate e incise ai lati, il secondo paio anche molto appari- scente, ma con una sola incisione al lato esterno, il terzo paio, invece, quasi rudimentale e di forma triangolare. Fig. 28 nad dal dorso, di femmina adulta di peri coloratus. | Pettini dn; esitisator, fra le ian toertene, gli altri invece cor- | rispondono, tenenendo conto delle loro maggiori Giriesioni. sia per i numero come per posizione, a quelli portati dal pigidio del Diaspi- diotus uvae. ci do ; 3 I a ASPIDIOTIS 67 Oltre che per questo carattere, queste due forme si corrispondono per la robustezza numero e posizione dei peli ae Quattro gruppi di dischi ciripari perivulvari, ecco la formula : Lunghezza del corpo 1009 y. Follicolo femminile circolare, delicato, colle spoglie larvali eccen- triche, colorate in giallo brillante e coperte in origine da secrezione bianca. Il colore dello scudo è roseo sporco, molto pallido. Velo ven- trale bianco che rimane sempre attaccato all’ organo su cui è fissato lo scudo. Diametro del follicolo 1750 w. Habitat; fu raccolto nel Mexico (America) a Mesilla Valley, sopra un Chilopsis sp. I signori Newstead e Cockerell mi comunicarono gli esemplari. 41. Aspidiotus (Evaspidiotus) Abietis Schila, (1) Coccus abietis Schrank, Beitr. zur Naturg., 43,5, tav. II, fig. 16-20 ni 76). » atta >» ; (nec Geoffr.) Enum. Ins. Aust., 295, 585, (1781). pine » Ri Boica, II, 146, 1269 (1801). Le Vai Hot, Jahresherg., I, 642 (1837). pini » , Iahresbere., I, 642 (18537). ».. » Caiaiitoi: Report, Dep. of Agric. 1880 (PI. XV, fig. 2; PL. XVI, fig. 2; PI. XXI, fig. 7) pag. 306. » abietis F. Lòw, Wiener ent. Zeit., I, 270 saga » pini Comstock, rave Report 1883, pag. 67 » abietis. » » » , fig. I, pag. dI. » pini "Pargioni Tozzetti, Annali di A giroitirà 1881. » » Cockerell, A Check-List of the neartic Coccidae (The Ca- nad. Ent. 1894, Vol. XXVI, N. 2) pag. 32. » abietit ‘» —A Check-List of the neartic pass (The Canad. Ent. 1894, Vol. XXVI, N. 2) pa » » Newstead, into on Coccidae (N. 8) dn e Ent, Mont. sr second series, Vol. V, 1894) pag. 179. E, Cocker, A A Oheok-List of Coccidae (Ball. sb di Illinois Labor. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, Vol. IV 160) pag. ni SA Nella tavola dicotomica inserita a pagina 76 è incorso un errore si pr ga di vo > zeri a al E abietis fu scritto A. Howardi.. 68 G. LEONARDI Aspidiotus abietis Cockerell, The San Iose Scale and its nearest allies U. S. Dep. of Agric of ., Te- chnic. Ser. N. 6, Wackington 1897) p. 18. Foemina #avida. Pygidium trullis omnibus bene Li ad marginem undulalulis, non acute denticutalis. Peclina pauca, latiu- scula, paucis profundioribusque incisionibus sculpita. Disculi ciripari 3 LESSE a Ad 1200 FR. long. Y L per le] ; Pollicuas Loi ovalis, marginibus subparallelis, nigrescens, superne exiliori strato grisescenti obteclus ; exuviis fiavido micantibus. Velum ventrale perconspicuum. Diam. 1500 Habitat super Acer rubrum, Abies sylvestris, Pyrus sylvestris — America. Femmina. La forma del corpo è simile a quella del maggior numero delle specis. Il pigidio presenta tre paia di palette assai dis- simili per la forma da quelle delle altre specie congeneri : quel- le a differenza di queste, e ciò vale specialmente per le palette del secondo e terzo paio, hanno forma più o meno rotondata col margine sterno leggiermente ondulato, ma senza che dia luogo ad incisioni formanti angoli acuti. Le dimensioni delle palette sono anche diverse, Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Abietis però in piccol grado e sono maggiori quelle del paio mediano, minori di tutte, quelle del terzo paio. I pettini sono larghetti e col margine posteriore più volte inciso profondamente. Essi sono così disposti : Due tra le palette mediane, due al lato esterno di esse e tre tra la paletta FEE CE PLESSO IO DI A POSERO REESE PI PELO A ASPIDIOTUS 69 del secondo paio e quella del terzo e finalmentedue o tre, variabili in lunghezza, ma semplici o tutt’ al più biforcati, situati all’esterno di questa. Peli semplici discretamente robusti, poco numerosi : non presen- tano però nulla di caratteristico. Attorno alla vulva quattro o cinque gruppi di dischi ciripari : Ecco due formule 3 8_- 12 9-1 fi Ù . 9 Corpo lungo circa 1200 w. Colore giallo. Folticoto femminile alquanto convesso, più o meno vario nella forma a seconda della posizione sulla foglia a cui si è fissato l’insetto : generalmente presenta forma ovale, coi margini laterali quasi paralleli, leggiermente rotondati. Il colore del follicolo è nero, coperto di un sottile strato di sostanza grigia, che fa assumere al vero follicolo appa- rentemente tale tinta. Le esuvie sono eccentriche, giallo brillanti. Il velo ventrale è bene sviluppato e rimane aderente all’ organo della pianta quando si rimuove la porzione superiore. Diametro maggiore del follicolo lungo circa 1500 Follicolo maschile ovale, simile, per colore, a su della fem- mina con le esuvie situate ad un’ estremità. Habitat. Fu raccolto sull’ Acer rubrum a Washington sull’Abies canadensis a Ithaca, sul Pinus canadensis in Bohemia, nei dintorni di Praga ecc. I signori Cockerell, Comstock, Newstead mi inviarono numerosi campioni di questa specie. #2. Aspidiotus (Evaspidiotus) Lataniae Signor. Aspidiotus RIA Signoret, Essai sur les Cochenilles, 905, pag. 124 » Comstock, Second Report 1833, pag. © » ida Green, Insects Pests of the Tea Plant, 1890, pag. 22. » » Cockerell, Notes on the Geographical Distrib. of Scale Insect 61 (N. 1026) page 1895) pag. 618. » Lataniae Green, The Coccidae of Ceylon (Part. L PL VIII, 1896) pag. > transparens Cockerell, A fa of the Coccidae Le of e Ill. Stat. Labor. of Nat. Ur- ua Ulinois, Vol. IV, 1896) pag. di ce 70 G. LEONARDI Aspidiotus Lataniae Cockerell, The San Iose Scale and its nearest al- = (U. S. Dep. of Agric., Div. of En- tom., Technic. Ser. N. 6, Washington 1897), pag. 29. Foemina pallide flavo-micans, pyriformis, anterius latior, postice elongatula. Pygidium trullis primi paris robustis, tricuspidatis, vie secundi pariîs longioribus ; secunui tertiique paris exrilibus, pellucidu- lis, delicatulis, incoloribus. Pectina numerosa, late laciniata. ta simplices minuti, pauci numero. Disculi ciripari 8 — 9 toa Bet bo ba Long. 750 vt. ad 1000 vw. Folliculus foemineus circularis, depressus, albicans ; eeuviis fla- vidis, raga hyalinis, viv excenlricis. Diam. 1500 L itat super Dalbergia Championi, Saprosma CICEr Lo- sa ete. — Ceylon ; supra Latania sp. — Africa. Femmina piriforme, molto allargata nella regione toracica, co- nica allungata posteriormente. Il pigidio presenta tre paia di palette, di cui il mediano robusto dubbiamente tricuspidato, di colore arancio scuro e appena più lunco del secondo paio. Secondo e terzo paio sot- tili, trasparenti, molto delicate, incise al lato esterno e ristrette verso Fig. 30 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Lataniae la base. Margine al di là delle palette per un certo tratto grossolanamente dentellato. Due deboli pettiai separano le palette mediane, due forte- mente frangiati stanno fra una di queste e la seguente del secondo paio, tre fra questa e quella del terzo paio, una serie di sei a sette lateralmente ASPIDIOTUS rai a quest’ ultima, pure frangiati, ma ciò solo sul lato esterno, rimanendo l’interno integro. Alla base d’ ogni paletta sta piantato un paio di mi- nuti peli semplici, di cui uno è fissato alla faccia ventrale l'altro a quella dorsale; oltre questi ve ne sono ancora pochi altri sul margine del pigidio, come pure sul contorno del corpo. Quattro se dischi ciripari attorno alla vulva, così disposti : 8 — 9 ida LESSE Pe 1 Dimensioni: Lunghezza del corpo 750 w a 1000 w. arghezza » >» 5001. a 750 pw. Colore, giallo pallido lucente. Follicolo femininile circolare, piatto ; sostanza superficiale del fol- licolo trasparente, bianca o incolora. Spoglie larvali gialle, molto pallide, trasparenti, appena eccentriche. Velo ventrale delicato, che rimane aderente alla superficie della foglia. Diametro lungo 1500 & Follicolto inaschile site al femminile, però più piccolo e di forma ovale. Diametro lungo da 750 4 a 1000 w. Habitat. Fu raccolto a Ceylon su varie specie di piante, come la Dalbergia Championii, Tea, Saprosma Ceinanica, Loranthus ecc. a descrizione data dal Signoret fu fatta sopra esemplari che infestavano una specie di palma (Latania), proveniente dall’ Africa. 8. Questa specie è assai aftine all’ Aspidiotus Neri e se ne differenzia solo per pochi e minuti caratteri, quali sarebbero le inci- sioni meno profonde ai lati delle palette, le palette del terzo paio coll’ orlo posteriore arrotondato invece che foggiato a punta, pettini del pigidio meno robusti, però quelli posti al di là delle palette del terzo paio proporzionalmente più larghi e più minutamente frangiati, per le dimensioni del corpo e del follicolo minori. Mercè la cortesia del Green e del Newstead potei studiare questa specie sopra esemplari tolti da tutte le piante or ora menzionate. 43. Aspidiotus (Evaspidiotus) Hederane (Vailot) Bouehéè Chermes hederae Vallot, Mém. Acad. Dijon (1829). Aspidiotus neri Bouchè, Schadl. Gart. Ins. 1833-52. » » >» Naturgesch. (1834) i , = A ind ta. » palmarum » Naturg. Ins. (1834) 1, » » Burm., Handb. Entom. (1835) x È 69, 3. 72 G. LEONARDI Aspidiotus neriî Burm., 1885, II, 1, 67, pl. 1, fig. 10. » » Blanch, 1840, 2 | » palmatum » Hist. Hai cu 215. | » genistae West wood, Synop. Gen. na Ins. (1840) 118. » Di Bouchè, "En t. Zeit. "Si, 1844, pag. 293. » nei +. Curtis, Ruric. Gard. Ohsfém:, 1863, III, 583. Diaspis in Costa , Faun. Nap. i 2, pl. 6, fig. 6-13, 13. Chermes nerii Saliorek Ann. Soc. Ent. Fr., Bull., LVI '1852) » ericae Boisduval, Ent. Hortic., (1867), Ibidem. pagg. 330, 327, 3) i 9, 340, 344, (aloes, camelliae, epidendri, nerti, cyca- dic Diaspis Bouchei Targioni Pozett, Studi sulle Coccin. (186 1). Aspidiotus » » Ca atalogo (1868) 45, 1. Ibidem. 43, 45. SITA villosus, affinis). Chermes nerii Boisduval, Insectol. (iii 1868) 1. vol., 381 avec pl. Aspidiotus budleiae Signoret, Ann. de la Soc. Ent. de France, 1868, pag. 115. : » epidendri » Ibidem pag. 121. È Aspidiotus hederae, Signoret, Essai, 1869, pag. 22, Ibidem pagg. 118, PI. IV, x i; fig. 2. 119, 121, 122, 123, 126, 125, 181, 182, 183, PI. IV, ) fig. 6. 134, (ceratoniae, cycadicola, epidondiri, ericae, n genistae, gnidii, budleiae, vali nerii, myricinae, limo- Ò nii, palmarum, ulicis, villosus, vriesciae). 5 » lentisci, Essai, 1876, pagg. 601, 670, a p. 670, (mirsinae). 3 » epidendri Maskell, N. Z. Trans., 1878, pag. 197, Ibidem pag. 198. n (budleiae). 0 » ulicis Signoret, Essai, 1879, pag. 676. Ibidem (genistae). I » nerti Comstock. Report of the Entomol. (1830) pag. 301. » ceratoniae Colvée, Estudios sobre algunos insectos de la familia de los Coccidos Tsi de Nicasio Ruis, Monfort) Valencia pag. » corinocarpi ? Colvé, Lun sobre algunos insectos de la familia de los Coccidos (Impr. de Nicasio Ruis, Monfort) Valencia 1881, pag. 39. » nerii Maskell, N. Z. Trans., 1881, pag. 217. » oleastri Colvée, Nuevos estudios sobre algunos insectos de la fa- i 1882, pag. » hederae Comstock, bond Report, 1883, pag. 77 Ibidem. pag. 63, 2, n "4; {b, 716, Tl, 718, 719, 81, 98, 84 (affinis, aloes, bu- dleiae, ceratoniae, eycadicola, denticulatus, epidendri, ilicis, ericae, genistae, gnidîi, nerii, mir,inae, limonii, len- tisci, palmarum, Ullonia , vriesciae). » nerii msn rear Nati d’agricoltura, » Bouchei Annali d’agricoltura, dr ci (cera lai ioni oleae, villosus). 0 milia de los Coccidos (Impr. de Nicasio Ruis, Monfort) Va- 2 1 3 $ ASPIDIOTUS 73 Aspidiotus son Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1884, pag. 21, Scale Insects of , 1887, Ibidem. pag. 44, 40, 41, 44. (budleiae, car- P A » neriù Penzig. Annali di agric. (Stud. bot. sugli agrumi e piante affini, pag. 485, tav. LIII, fig. 7-13, 1887). » » Targioni-Tozzetti, Annali di agricoltura, 18%8. Ibidem. (ilicis, limonii). » » Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1£94, Ibidem. pagg. 2, 3, 4, (carpodeti, epidendri, budleiae). » » Zentisci Cockerell, A Check-List of African Coccidae (Psyche) 1894, pag. 178. Ibidem of LS neartie Coccidae (The Canad, Ent., 1894, Vol. XXVI, N. 2) pag. 32. Ibidem. Notes on some Trinidad Field Naturalist Club, Vol. V, N° XII, 1894) Ibidem pag. 812. (nerdi). » » Douglas, Notes on some perizia Coccidae (Repr. from the Ent. Mont. Mag., Vol. XXIII, 1896, N. 5) pag. 151. » » Cockerell, On a small collection of Coccidae from the I- sland of gr nade (Journ. of the Trinidad Field Naturalist Club, V IL N. 12, 1896 » » Zimonii = Le cocciniglie italiane, ia III, i Diaspiti (Estr. Riv. pat. veg., Anno IV, N. 1-12, Anno V, N. 14) 1396, pag. 211. » » nerii Berlese e Leonardi, Chermotheca italica, fasc. II, N. 26. 1896. » » nerii Cockerell, The San Tose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric, Div. of Ent., Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) Ibidem pag. 18, 19, 25, 30. (palmarum, genistae, epi- endri, ericae, aloes, cycadicola, iculatus, affinis, len- Hsci sint oleae budleiae, ceratoniae, qnidii, mirsinae, » ae su Cockerell, nt ni Jose Scale p,. 18 e 19. Ibi- dem ilicis (subg ?) ol Foemina /aete Niavida, obovata vel ZA anterius votun- data, poslerius acutula. Pygidium trullis mediis saturate ochraceo- badiis, robustis, utrimque incisis; secundi paris minus evolutis, tan- tum exlterne incisis ; tertii paris minoribus, trigonis, acutis, eterne incisis. Pectina numerosa, sat evoluta, pluries incisa. Disculi ciri- pari . — 9 Long. 1400 wu. (£-$ * Vee foeminens depressus, circularis, via converus, esilis, colore terreo plus minusve dealbato depictus; esruviis centralibus, vel vix excentricis, luteo-rufescentibus. Vetum ventrale exillimuin albicans. Diam. 2000 vel 2200 pw. Habitat no user e plarimas. T4 G. LEONARDI Femmina. — Corpo obovata, piriforme, discoidale, rotondato an- teriormente, acuto di dietro. (*li orli del corpo sono provveduti di scarsi e brevi peli, facil- mente caduchi. Il pigidio è ampio, conico, arcuato all’ innanzi, acuto rotondato all’ indietro. Vi sono tre paia di palette, il primo mediano più robusto, di color ocra fosco mostra ciascuna paletta con un’ inci- sione in ogni lato. Un secondo paio, esterno a queste, con le palette un poco più ristrette delle mediane, aventi un’ unica incisione al lato esterno ; un terzo paio di palette meno colorate delle altre e meno svi- luppate, acute, triangolari, con una sola impressione, anche questa al Fig. 31 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Hederae. lato esterno. Quanto ai pettini ve ne ha due fra Je palette mediane, con orlo all’ estremità dentellato ; due più lunghi, situati nello spazio compreso fra la paletta mediana e quella del secondo paio, incisi come i primi; tre compresi fra le palette del secondo e terzo paio con il solo orlo interno integro ; sei o sette al di là dell’ ultima paletta, de- screscenti in dimensioni, aventi solo l’ orlo interno liscio, mentre gli altri sono pr ofondamente seghettati. Il resto dell’ orlo del pigidio è | appena ondulato e hpnamente dentellato. Attorno alla vulva vi sono quattro gruppi di dischi ciripari, in media così disposti : 8 — 9 5 — 6* Dimensioni della femmina ovigera, lunghezza 1400 p. larghezza 1300 p. aida 1 ASPIDIOTUS Colore giallo paglierino o giallo di zolfo. Follicoto fernminile piatto, circolare, di color giallo terreo più o meno pallido, con le spoglie larvali al centro o leggiermente eccentri- che. Porzione superiore dello scudo sottile, appena convessa, porzione ventrale esilissima, di color bianco. Diametro del follicolo da 2000 # a 2200 w. Spoglie larvali, colorate in giallo rossastro, coperte in origine da escrezioni biancastre. aa ninfale 380 w per 300 w. larvale 750 @ >» 620 L. Follicolo maschile bianchissimo, ovale, delicatissimo, trasparente, molto schiacciato, con spoglie larvali giallastre. Dimensione, lunghezza 14 » larghezza 900 w, Habitat. Fra i Diaspiti è questa la specie più diffusa. Fu raccolto in Europa, America, Africa ecc. sopra un grandissimo numero di piante diverse. Oss. Dallo studio minuto fatto su questa specie, fui condotto a ritenere che molte forme fino ad ora tenute distinte dagli autori, non sono che sinonime della presente e a tale convinzione giunsi dietro le se- guenti osservazioni : accolsi e studiai un abbondante materia'e raccolto in ispecial modo sulle seguenti piante : Camellia japonica, Lonicera caprifolia, Ligustrum darei! reno longifolia, Nerium oleander, Hedera helix, Citrus Limon, cupa japonica, Agave mexicana, Syringa vulgaris, Ceratonia Pat Veronica officinalis, Iasminum grandi- orum, Ruscus racemosus, Saxifroga crassifolia, Iucca tricolor, Formium tenax, Phoenix sylvestris, Grevilia robusta, Olea fragrans, Olea europea, Urvularia chinensis, Viburnum Tinus, Smilax asper, Myrlus communis, Burus sempervirens, Pinus cedro, Ribes gros- sularia, Evonymus japonica, Morus alba. Con tutto ciò non mi sono trovato in grado di poter rilevare fra le forme di diverso habitat, carat- teri che per la loro stabilità servissero a distinguere le diverse forme tra di loro. Ho fatto ricorso al confrunto delle medie che potrebbero fornire alcune misure date dal corpo e le parti che lo costituiscono ed ancora quelle delle uova e del numero dei dischi dei gruppi ciripari peri- vulvari. A questo fine scelsi il materiale fornitomi dalle prime 12 piante e presi a studiare, per ciascuno, 12 individui femmine al loro massimo grado o maturità, facendo per ogni femmina le seguenti misurazioni: Lunghezza e larchezza del corpo, Stia tra le palette del terzo ne distanza dell’ orlo anteriore dell’ gg anale Se margine | Tio del 76 G. LEONARDI pigidio, lunghezza e larghezza delle pallette mediane, langhezza dei tubi sericipari, diametro longitudinale e trasverso dell’ uovo maturo, diametro medio dei gruppi di dischi ciripari perivulvari. Ultimato questo paziente lavoro, ebbi campo di rilevare, dal confronto delle medie otte- nute, che anche ricorrendo a questo computo restava preclusa la via di avere dati possibili con cui distinguere le specie in discussione, giacchè le accennate medie corrispondevano esattamente fra loro 0 tutt’ al più differivano solo di pochi micromillimetri, quantità insomma trascurabile, tenendo conto che non era fuor di luogo il credere questa differenza dovuta ad errore di misura, ingenerato dalla difficoltà di avere prepara- zioni microscopiche tutte di egual perfezione. Non ostante adunque la convinzione che avevo di essere davanti ad una sola specie, non trala- sciai però di tentare un’ ultima prova, il risultato della quale certamente doveva persuadermi meglio d’ vgni altro della bontà del mio giudizio. La prova consiste nel vedere se la forma che vive su una pianta si adatta a cambiar dimora e prosperare egualmente bene su altra e viceversa se l’osp'te della seconda passerebbe sulla prima mantenendo sempre quelle condizioni di vita rigogliosa. Scelsi perciò una pianta di edera invasa dal- l’ Aspidiotus, e tre altre piante, una di limone, |’ altra di olivo e la terza di Nerium oleander, le quali ebbi la avvertenza di esaminare ac- curatamente per essere certo non portassero già il parassita e le misi di poi in contatto colla pianta di edera, in luogo appartato, sopra una terrazza ove non v'era pericolo d’infezione alcuna per parte di altre piante. Scelsi inoltre una pianta di Nerum: infettata pure con |’ Aspidiotus ed altre di edera, di limone e di olivo, tutte e tre immuni, le misi in con- tatto fra loro, isolandole per bene come era stata mia cura di fare pel primo gruppo. Dopo trascorsi alcuni giorni, giunta 1’ epoca della schiusa delle larve, un esame a tutte le piante mi mostrò come esse ne albergassero di già abbondantemente, ancora allo stato libero non solo, ma che più d’ una di queste larve si era già fissata, sopra le diverse piante, scegliendo quella posizione al parassita abitualmente più confacente, cioè la pagina inferiore della foglia, lungo la nervatura mediana. L’ insetto, per nulla contrariato dal trovarsi in a habitat, crebbe con- tinuamente ed ultimò il suo ciclo di sviluppo, raggiungendo lo stato di maturità nella stessa epoca che lo raggiunsero gl’ individui fissatisi sulla pianta che servì a provocare l’ infezione. In questa circostanza tei persuadermi ancora di un’ altro fatto importante, cioè, che più ‘che altro è il follicolo quello che va soggetto a qualche ave modifica- zione di colore e aspetto, perchè, ad esempio, gli individui fissatisi sul- l’ olivo presentavano scudi alquanto più convessi, pelosetti e affatto bian- chi, mentre i follicoli di quelli che erano fissati sul Neréwm, sul limone ASPIDIOTUS Card e sull’ edera erano meno convessi, a superficie più l'scia e di color va- riabile da un bianco traente al grigio ad una tinta giallo pallida, molto pronunciata. , dopo quest’ u!tima prova, credetti dimostrata a suffic'enza l’ identità di tutte quelle forme che passai in sinonimia, e come anche che non sia corretto assegnare valore soverchio a certe minime varia- zioni che si possono incontrare nei follicoli dei Diaspiti e tale da rite- nere questo carattere sufficiente a distinguere la specie, nè il partico- lare dell’Rabitat ha, da solo, diritto a maggior considerazione. 44. Aspidiotus (Evaspidiotus) Osbeciziae Green. Aspidiotus Osbeckiae Green, Catalogue of Coccidae (Ind. Mus. Notes, Vol. IV, N. 1 1896). » » » , The Coccidae of Ceylon (Part. I; pl. VII, 1896) pag. 34. * >» Cockerell, A Check-List of the Coccidae (Bull. ot the Illin. State Labor. ot the State Labor. of Nat. Histor. ; Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) 334. » (Diaspidiotus) » >» —,The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric.; Div. of Ent. ; Techn. Ser. N. 6. Washington 1897) pag. 28. Foemina pallide flavescens, denique obscurior, ovalis. Pygidium trullis tricuspidatis, primi secundique paris utrinque incisis; tertit paris celeris minoribus, externe biincisis. Pectina sat numerosa, sat evoluta, laciniata. Pili simplices în corpore dissiti, itsdem pygidii ma- tores. Disculi ciripari 1 — 9 vet a Long. 1000 #. ad 1500, 4-5 6-8 * 4 - 3 “olliculus foemineus converiusculus, plerumque circularis, co- lore variabili, ad margines pallidiori depictus ; exuriis vir ercentri- cis fiavidis vel rufescentibus. Velum ventrale obsoletum. Diam. 1600 p.. Habitat super fustices Osberiae — Ceylon. Femmina. Prima della deposizione delle uova la femmina ha for- ma largamente ovale, coi margini più o meno distintamente lobati e segmenti addominali nai dopo la deposizione, i segmenti addominali sono contratti cosicchè 1’ ultimo, colla sua base, viene a contatto col seg- 18 G. LEONARDI mento toracico. 1] pigidio presenta tre paia di palette tricuspidate, il paio mediano largo e inciso ad ambo i lati, così conformato è pure il secondo paio, solo conta dimensioni minori, il terzo paio, più piccolo Fig. 32 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Osbeckiae. col margine esterno inciso due volte. Pettini bene sviluppati, due fra le palette mediane, due fra una di queste e la paletta del terzo paio, due o tre fra questa e quella seguente e infine da due a quattro all’ esterno dell’ ultima paletta. Tutti questi pettini, fatta eccezione per l’ultimo laterale, sono incisi profondamente, così chè appariscono come altrettante frangie. Peli semplici alla base di ogni paletta, tanto al lato dorsale che ventrale, più alcuni altri sul resto del margine del pigidio e contorno del corpo, i quali ultimi sono più lunghi e robusti dei E menzionati. Dischi tac o alla vulva quattro o cinque gruppi. così d_- disposti: 4 — 5 : , = Go pet Colore giallo pallido che si fa più oscuro coll’ età. mensioni : Corpo lungo da 1000 . a 1500 p. pena femminile. Convesso, in via generale di forma cir- colare, dico in via Soon giacchè può presentarsi anche allungato, quando ne sia impedito il regolare espandersi per opera di altri scudi che gli siano ammucchiati addosso, esso è più o meno irregolare nel contorno. Colore bruno, più pallido ai margini, variamente colorato per I immedesimarsi più o meno con la osteria fibrosa del ramo stesso su cui poggia. Spoglie larvali gialle o rossiccie, in origine coperte da secrezione, appena eccentriche, Velo ventrale affatto radimentale, bianco che resta aderente al ramo. LA Sert era ASPIDIOTUS 1 [=] Diametro lungo circa 1600 & Follicolo maschile. Simile al feinioialie ma più lungo, per mo- do che il diametro trasverso non è lungo quanto la metà del longitudinale. Dimensioni : SA longitudinale lungo 1300 trasversale » 500 Habitat. Fu GAS sui gambi di Osbeckia a Punduloya, Questa specie è spesso associata con |’ Z7emiberlesia Camelliae e con la Chio- naspis biclavis ; è difticile a scoprirsi per il colore dei suoi scudi, in tutto conformi alla tinta della corteccia dell’ albero su cui vive V in- setto in discorso. Il Green ed il Newstead mi comunicarono esemplari tipici. 45. Aspidiotus (Bvaspidiotus) orientalis Netvoest. Aspidiotus orientalis Newstead., Scale Insects in Madras (Ind. Mus. Notes, Vol. III, pl. III, fig. ni 1894) pag. 6. » > Cockerell., A Check-List of the cena (Bull. of the Hlinois State Sa of- Nat. Hist; » (Subg. ?) » » . The San Iose Scale and its nearest pria p chnic. Series N. 6; Washington 1897) pag. 23. Foemina circularis rel vin ovalis. Pygidium trullis bene evotu- lis : primi secundique paris ulrinque incisis ; tertii paris minoribus, strictioribus, eterne lantum incisis. Pectina mediocria. Disculi ci- ripari 5 — 5, * IR 3 — DI Prese a Folliculus foemineus circularis, vel vir etongatus ; esuviis ex- centricis, brunneo-flavidis vel flavescentibus. Diam. 1000 u ad 1500 p. Habitat super plantam iîgnotam — India. Feminina di forma circolare od appena ovale. Pigidio con tre paia di palette bene sviluppate, primo e secondo paio larghe ed incise ad ambedue i lati; terzo paio di palette pir piccole, strette, terminate a punta e incise solo al lato esterno. Pettini di mediocri dimensioni, di- Scretamente larghi e digitati. Di questi pettini ve ne hanno due tra le palette mediane e fra una di queste e quella del secondo paio, tre in- 80 G. LEONARDI vece nello spazio compreso fra una paletta del secondo paio e una del terzo, lateralmente poi a quest’ ultima altri tre o quattro, molto più Fig. 33 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus orientalis. stretti dei precedenti, con minor numero di incisioni, ma, per lo con- trario, un tantino più lunghi. Sul pigidio e sull’ orlo marginale del cor- pui soliti peli semplici. Attorno alla vulva sono disposti quattro gruppi di 5 1 È dischi ciripari 3 — 5» 4— 4 3 il quinto gruppo, quando è presente, non è mai rappresentato da più di un disco. Lunghezza del corpo 900 w. Pos sconosciuto. colo femminile circolare od appena allungato ; tale variazione nella ini del follicolo è da ascriversi alla posizione più o meno fa- vorevole all’ espandersi del follicolo, scelta dall’insetto per fissarsi. Esuvie un poco eccentriche. Colore dello scudo giallo bruno 0 giallo paglia. Diabetrò del follicolo da 1000 pf. a 1500 w. Follicoto maschile simile al femminile, ma più piccolo. Habitat. Fu raccolto a Seven Pagodas (Madras, India) sopra una pianta rimasta indeterminata. polo tipici m’ inviarono tanto il Newstead che il Green. 46. Aspidiotus (Bvaspidiotus) | Theae Mask, spione art resa est degna notes, Vol. II 1896, pl. XI, fig. 3, pag. 59. s. N. Z. Inst. 1891, 1892 pagg. 11, 207. RR Ce pe ar II ASPIDIOTUS SI Aspidiotus theae Cockerell, Notes on the geographical distrib. of Scale In- sects (from the proced. of the U. S. Nation. Mus., Vol. XVII, pag. 615-625 (N. 1026) Washington 1895) pag. 619. » » » A. Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illi- nois State Lab. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, Vol. IV 1896) .8 » (Pseudoaonidia)» » The San Tose Scale pr: its nearest allies (U. S. Dep. ot Agr.; Div. of Entom. ; Techn. Ser. N. 6, ep. ST. Washington 1897) pag. 28. Foemina saturate brunneo-flava, ovalis ; cephalothorace ab poris. Segmenta abdominalia distinctiora. Pygidium margine suo ulrinque in partes tres propter incisiones diviso , trullarum paribus quatuor, ex quibus mediae fiavo-ochraceae, valde evolutae ; ceterae incolorce, valde minores. Disculi ciripari 30 — 38 Long. 1800 w. 20 — 21° Folliculus foemineus robustus, circularis, couvesciusculus, exu- viis excentricis, minoribus, flavidis. Veluim ventrale delicatu'um, albi cans. Diam. 2500 Habitat super Thea — India. Femmina, col corpo ovale, assai largo e rotondato anteriormente, leggermente conico all’ indietro. La regione cefalica è molto ampia e distinta dal restante del corpo per due profonde strozzature esistenti sui fianchi dell’ insetto. Segmenti addominali ben detiniti. Il pigidio, a causa della presenza di due rimarchevoli incisioni, presenta ciascuna metà divisa intre porzioni di varia misura. Sulla porzione maggiore, LI î INA î Val si RAY ie, pen ORI si ana Fig. 34. Da Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus Theae che è la più interna e che si prolunga colla successiva dell’ altra metà del pigidio, stanno quattro paia di palette, di cui il paio mediano, co- lorato intensamente in cus ora è bene ica e con diametro al- 6 82 G. LEONARDI ni l’incirca eguale tanto in lunghezza che larghezza, le altre paia invece, che si mostrano incolore, sono assai meno appariscenti, avendo dimen- sioni moito minori, specialmente nel senso della lunghezza. Esse hanno forma di un rettangolo che abbia gli angoli smussati. Le singole pa- lette sono tenute separate, le une dalle altre, dalla presenza di pettini i quali non sopravanzano in altezza le palette stesse. Essi sono poco nu- merosi, piuttosto stretti, cogli orli laterali integri, mentre il lato poste- riore si gua con alcune poche incisioni. ali pettini ve ne hanno due tra le palette mediane, due tra una di dt e la successiva, tre tra quest’ ultima e quella del terzo paio e tre ancora tra questa e quella del quarto paio. Di fianco a ciascuna paletta, al lato dorsale, sta piantato un pelo semplice, discretamente lungo e robusto, pochi altri si trovano sparsi sul rimanente contorno del corpo. L’ orlo del pigidio, esternamente al- V ultima paletta, è rialzato più o meno in numerose creste chitinose. Attorno alla vulva, che si presenta come una fessura trasversa assai lunga, stanno quattro gruppi di dischi ciripari, così disposti: | = 38 20 9 Il pigidio, dal lato del dorso, presenta la superficie centrale areolata con macchie più o meno gradi. inoltre, anteriormente, in corrispondenza dei gruppi di dischi ciripari cefalici stanno due robusti calli. Colore del corpo giallo bruno oscuro. Dimensioni : Se: del corpo 1800 p. » Lar. ghez » 1600 w. Maschio sconosciuto. Folticolo femminile robusto, circolare, leggermente convesso. Esu- vie eccentriche, molto piccole, giallo pallide. In origine il follicolo è coperto da i, straterello leggiero di secrezione bianca. Velo ventrale bianco e delica ; Diametro da follicolo lungo circa 2500 ollicolo maschile ultagato, colle esuvie ‘poste ad un’ estremità. Colore simile a quello femminile. Habitat, sulla pianta del tè nell’ India (Assam Valle di Kangra.) Il Maskel mi inviò esemplari tipici di questa bellissima specie. 47, Aspidiotus (Evaspidiotus) trilobititftormis Green, Aspidiotus tribolitiformis Green, Catalogue ot Coccidae (Ind. Mus. Notes, Vol. IV, N. 1, 1896). di. » » The Coccidae of Ceylon (Part. L, 1896). PI. IV) pag. 31. ASPIDIOTUS 83 Aspidiotus trilobitiformis Cockerell, È Check-List of — gio (agi the Illinois State Labor. Nat. si ; Urbana, Illinois Vol. eg 1896), pag 834 » Pseudaonidia » » The San Iose Scale and its nearest al- lies (U. S. Dep. of. Agric., tom. ; Techin, Ser. N. 6., delinea T) pag. Foemina grisescens, elongata, anterius rotundata, postice conico- acultula. Margines corporis profunde incisi ita ut cephalothorax a ce- tero abdomine bene distinguatur. Segmenta abdominalia distincta, laleraliter in lobulos producta. Trullarum paria quatuor. Discuti ciri- pari 21 — 24 Long. 1500-1800 p. 16 — 27° IDR ce Dalbergia Championi. — Ceylon Femmina di forma oblunga, rotondata anteriormente, conica acuta posteriormente. Superficie dorsale piana, marcata da due profonde stroz- zature laterali che segnano la divisione della regione cefalica da quella del torace ; superficie ventrale leggiermente tumida. Segmenti addomi- nali distinti e prolungati lateralmente in distinti lobi. Ai lati del rostro si osservano due larghe depressioni coperte con secrezione cerosa, bian- x ca. Dette depressioni segnano la posizione 3 delle aperture stigmatiche. Di queste aperture tanto a destra che asinistra, havvi un gruppo di è’ dischi ciripari, composto da 12 fino a 20 dischi. I Pigidio con quattro paia di palette più 0 s meno tricuspidate. Le palette del paio mediano x sono robuste, ma un poco più brevi di quelle Fig. 35 Loto. - dorso, di femmina dita di ‘pidiotus trilobitiformis. del secondo paio, le = al contrario, e così pure ;_ del terzo e ea paio, sono or oro delle mediane. Pettini copi fra dei sap 84 G. LEONARDI compresi dalle palette di mediocre sviluppo e con numerose incisioni. Margine del pigidio laterale alle palette diviso da due profonde incisioni e tutto E, “Siggricae Attorno alla vulva quattro gruppi di dischi ciripari : 21 — 24, il quinto gruppo, quando è presente, non 16 — ZA ’ conta più di uno o due dischi. Peli semplici poco numerosi, brevi e de- licati. Alla superficie dorsale del pigidio si vede 1’ area mediana dell’ epi- dermide tutta reticolota e questa porzione si estende dall’ apertura anale in avanti, mantenendo una giusta proporzione col crescente allargarsi del segmento. L'apertura sessuale è posta all’ altezza dei gruppi di dischi ciripari posteriori ; 1’ ano, invece, alla metà circa del tratto che corre fra il margine posteriore del segmento alla vulva. Lunghezza del corpo da 1500 w a 1800 #. Colore bruno chiaro. Maschio sconosciuto. Follicoto femminile largo, piuttosto piatto e generalmente di forma semicircolare o deltoidica. L’ insetto preferisce fissarsi alla pagina in- feriore delle foglie e specialmente lungo la nervatura mediana, questa scelta probabilmente è la ragione delle forme sopracitate del follicolo, - il quale trova un ostacolo al suo completo sviluppo nei rialzi dati dalle nervature sporgenti oltre la superficie laminare delle foglie. Colore rosso bruno pallido. Esuvie gialle, la ninfale usualmente depressa. Diametro del follicolo lungo da 3000 # a 4300 u. Follicolo maschile sconusciuto. tria alla pagina inferiore delle foelie di Da/bergia Cham- e sopra un’ altro albero rimasto indeterminato, a Punduloya ou I Sigg. Green e Newstead mi inviarono Gsomplati di questa specie. ; 4$. Aspidiotus (Evaspidiotus) subrubescens Masi Aspidiotus subrubescens Maskell, Trans. of the New Z. Inst. 1891. (Plat. I, fig. 1, 2) pag. 9. . ARI » Trans. New Z. Inst. 1892, pag. 207. » ‘Trans. New Z. Inst. 1894, pag. 5 » Corkorsti, A pane Sn the Coco “Bull. i f the Ill. Stat. Labor. of Nat. Hist.; Urbana, uv IV, 1806, pag. 335. vw ASPIDIOTUS 85 Aspidiotus subrubescens Cockerell, The San Iose Scale and its nearest al- lies (U. S. Dep. of. Agric.; Div. of Entom. ; Techn. Series. N. 6, Washin- gton 1897) pag. 27. Foemina brunnea, ovalis, anterius latior. Pygidium trullarum paribus quatuor, ex quibus mediae rectangulae, integrae, postic? si- nuatae ; secundi tertiique paris minoribus, externe incisis; quarti pa- ris obsoleti, apice acutis. Pectina inter trullas maiora, longe ramo- sula, ultra trullas pectina strictiora sunt, tantum uni vel biramosa. Disculi ciripari 16 — 18 0 — i Folliculus foemineus subcircularis, depressus, laevis, rufobrun- neus ; exuriis concentricis, parvulis ; albido- Men Diam. 1100 p. Habitat super Eucalyptus sp. — Australi Femmina. Corpo ovale, allargato anteriormente, conico rotondato posteriormente. Pigidio con quattro paia di palette. Il paio mediano largo, rettangolare, con l’ orlo anteriore verso il mezzo un pò rientrato e coi margini laterali integri ; il secondo e terzo paio sono più pic- cole, con l’ orlo anteriore rotondato e quello esterno ìnciso una sol iii PISA Pigidio, dal dorso, di femmina di practice subrubescens. volta ; il quarto paio, di più esiguo sviluppo, si presenta puntuto al- I’ apice. Pettini assai grandi e larghi, profondamente divisi in robuste | ramificazioni. Di questi pettini due sorgono fra le palette mediane, due fra una di Pas e ana) pre del secondo paio, tre fra questa e pro 86 ARPIDIOTUS quella del terzo, tre ancora fra quest’ ultima e quella del quarto paio. Lateralmente all’ ultima paletta altri quattro o cinque pettini, molto più stretti dei precedenti e costituiti solo di uno o due rami lunghis- simi. Sul pigidio e sul contorno del corpo i soliti peli semplici. Quattro gruppi di dischi ciripari attorno alla vulva ; ecco la formula : 16 — 10 — io» Colore bruno. Maschio adulto sconosciuto. Follicoto femminile di forma subcircolare, piatto e liscio, di colore rosso bruno. Esuvie concentriche, piccole, bianco giallognole. Diametro del follicolo lungo 1100 # Follicolo maschile bianco, leegerment allungato. Lunghezza del follicolo 13 Habitat. In Australia, So sad specie di Eucalyptus. Studiai la specie sopra un preparato microscopico comunicatomi dal Newstead ; stante che la porzione anteriore dell’ esemplare era al- quanto sciupata, mi fu impossibile prendere la misura del corpo del- l’ insetto (Continua) EN SI INIT CASINA NUOVO ELMINTOCECIDIO scoperto sulla ZIERIA JULACEA Schimp. COMUNICAZIONE DEL Dott. C. MASSALONGO Parecchie specie di anguillule o nematoelminti spettanti ai generi Tylenchus, Heterodera ed Aphelenchus vivono parassite sopra nume- rosi vegetali di cui alterano i processi vitali, e sono perciò causa di gravi malattie. A tale riguardo basterà rammentare i danni arrecati a diverse piante, sia coltivata che selvatiche, specialmente dall’ ZZete;rodera radicicola, Tylenchus Agrostidis, T. devastatrix, T. graminis, T. Millefolii, T. Phalaridis, T. Havensteinii ed Aphelenchus Fragariae, A. Orinerodis, per tacere di numerose altre forme riferibili all’ uno od all’ altro dei generi sopra citati, ma delle quali però, al presente, non si conoscono i caratteri distintivi. Fra le specie di parassiti menzio- nate, alcune provocano sull’ ospite la produzione ancora di galle, che possono interessare i vari organi del vegetale. In questo luogo merita essere ricordato che la massima parte dei zoocecidii, attualmente noti, sono propri alle piante fanerogame, men- tre il numero di quelli segnalati sulle crittogame vascolari è, al para- ‘ gone, assai limitato. In quanto alle crittogame cellulari, pochissimi tipi di galle conosciamo e forse soltanto i cecidìi seguenti, che sarebbero inoltre da attribuirsi esclusivamente all’ azione di elminti cioè : “ galle provocate dal rotifero Notommata Werneckiî Erhrenb., che rassita sopra varie specie di Vawcheria, fra le alghe; II. pr carat- terizzate dalla produzione di gemme ipertrofiche che sì sviluppano sul- I’ Hypnumn cupressiforme e Didymodon alpigenus e sono dovute al- l'impulso di nematoelminti refiribili al genere Lgs s (1). (1) Fra le tallofite della classe delle alghe, vennero di recente, da E. S. tton, scoperte galle prodotte da vermi ancora sopra le tre alghe marine Seguenti cioè: Rhodymenia palmata, Ascophylium nodosum e Desmarestia 2 SNA C. MASSALONGO In considerazione di questa straordinaria rarità di zoocecidii re- gistrati per le alghe e muscinee, credo riuscirà di qualche interesse la descrizione ed illustrazione dell’ elmintocecidio, oggetto della presente nota, che venne scoperto sulla Zieria julacea, nel dominio delle Alpi Pennine (!) , dall’ esimio ed infaticabile botanico Cav. Ab. A. Carestia. Gli esemplari di questa briacea, infetti dalla galla in questione, furono in precedenza già esaminati dal compianto briologo G. Venturi di Trento, che primo vi constatava l’ esistenza di anguillule entro alcune forma- zioni anormali. Ultimamente 1’ Abate A. Carestia ebbe la cortesia di inviarmi numerosi altri saggi galliferi dello stesso musco, ed ho così potuto controllare l’ esattezza delle osservazioni del predetto G. Venturi. escrizione del cecidio. — Gli esemplari di Zieria julacea infetti da anguillule sono caratterizzati dalla presenza di corpicciuoli anormali, compatti, gemmiformi. subovati o globosi (un mill. circa di diametro), situati, generalmente, all’ estremità di rami sterili, che di solito appari- scono più allungati dell’ ordinario, oppure inseriti nell’ ascella delle foglie, nel qual caso sono pressochè sessili e di minori dimensioni. Que- sti corpicciuoli gemmiformi o galle, risultano costituiti di numerose fo- glie, più o meno ipertrofizzate e densamente embriciate, di cui le peri- pus sì presentano ovato-acuminate, nonchè fornite di nervatura me- na; esse rassomigliano a quelle della così detta chioma pericheziale pars comalia) che sono proprie alla specie. Tali foglie, nel loro insieme formanti una sorta di involucro, sono variamente concave e pluriseria- te; vanno aumentando in grandezza, nelle serie successive, in direzione centripeta. Esse bo un areolazione di cellule allungate, con pareti o membrane sinuoso-undulate, analogamente a quanto si osserva sopra gli organi aaa di esemplari normali. Va però notato che la costa o nervatura mediana delle medesime, si arresta ad una di- stanza del loro apice, che è tanto più ‘grande man mano si procede dalla periferia verso il centro della galla, in guisa cioè che detta costa mediana, nelle foglie della serie più interna, è limitata alla loro base . soltanto. Al disotto di queste foglie, che, come si disse, vengono a rappre- “sentare una specie di inv gtucro della galla, giaciono altre foglioline, molto più ridotte e cuccullato-concave, le quali insieme connivendo, aculeata (Cont: Rothert, Ueber die Gallen der Rotatorie, Notommata Wer- necki auf Vaucheria Walzi; Separatabdr. aus den Jahrb. wissenschaftl. Bot. Bd. XXIX, Heft 4, p. 591; ‘Berlin 1896. - (1) Alagna di Valsesia mt. Stovol 25 Agosto 1832. NUOVO ELMINTOCECIDIO 89 circoscrivono la cavità del cecidio : esse sono generalmente arrotondato- ottuse, nonchè sfornite di nervatura. a loro struttura differisce da quella delle foglie sopradescritte, essendo formate da cellule al paragone più piccole, submeristematiche, poligonali, di solito subisodiametriche, e colle membrane sottili. colore di dette foglioline è verde oscuro e perciò viste attra- verso delle foglie circostanti, fanno, nel loro insieme, l’ impressione di un frutto o capsula sessile, immersa nelle rispettive foglie comali o del perichezio. Ritengo molto probabile che le foglioline in parola sieno ‘essenzialmente destinate a fornire al cecidiozoo le sostanze alimentari. Nell’ interna cavità o loggia della galla si annidano vari individui adulti di una specie di anguillula del genere 7y/enchus, spesso in so- cietà di larve ed uova del parassita, in differenti fasi di sviluppo. Tutti gli esemplari di Zieria jwacea galliferi, da me studiati, erano sterili, nè ho potuto verificare se le galle si fossero preferibilmente generate all’ apice di germogli fioriferi; io, almeno, non riscontrai ve- runa traccia di pistillidii ed anteridii sulle piante che erano a mia disposizione. Spiegazione della Tavola N. IV. Zieria julacea Schimp. — Fig. 1. Due rami allungati, uno dei quali si termina con una galla gemmiforme ; fig. 2, estremità di ramo gallifero ; fig. 3, esemplare portante tre galle, una ascellare, e due al- l apice di corti rametti ; fig. 4, ramo fogliifero con una galla ascellare ; fig. 5, sezione mediana longitudinale di un cecidio; fig. 6, tre foglie dell’ involucro della galla rappresentate successivamente (a. b. e.) dalla periferia all’ interno e fig. 7 areolazione delle stesse ; fig. 8, tre foglioline successive (a. b. c.), limitanti la cella della galla e fig. 9 loro areolazione ; fig. 10, due anguillule ; fig. 11, porzione posteriore di un individuo maschile di anguillula per mostrare l’ organo della copula ? ; fig. 12, un’ovo entro il quale si è già sviluppata la larva del parassita. N. B. — Le fig. 1-6, 8 sono ingrandite 50 volte cirva ; fig. I, 9, 11 ingr. 300 volte, e fig. 10, 12 ingr. 801. DI ALCUNI CASI FITOPATOLOGICI osservati nella Flora dei dintorni di Fano PER IL DOTT. GIACOMO CECCONI In questi ultimi anni, avendo preso un certo sviluppo le ricerche sui danneggiamenti causati da animali sulle piante e vedendo registrati nelle mie note alcuni di questi casi patologici da me raccolti nei din- torni di Fano, trovandomi per ora nella impossibilità di aggiungerne dei nuovi, ho creduto opportuno, quantunque in piccolo numero, di pubbli- carli, tantopiù che trattasi di una regione quasi del tutto sconosciuta sotto questo punto di vista. Fatta eccezione del Phytoptus Vitis, i casi patologici da me os- servati in quei dintorni si debbono attribuire tutti ad insetti i quali 0 producono galle in parti diverse delle piante, o scavano gallerie fra la corteccia e il legno o nella massa legnosa stessa, come risulta dall’ e- lenco che segue : Fam. Cupuliferae Quercus CeRRIS L. Aphelonix cerricola Mayr — Massalongo C. Le galle nella flora italica. Memorie dell’ Accademia d’ Agricoltura, Arti e Com- mercio di Verona vol. LXIX della serie III, fasc. I, 1893, n. 120, tav. XXVII, fig. 2-4 Le galle caratteristiche, prodotte da questa specie si incontrano abbastanza frequentemente sulle piante che si trovano quà e là sparse lungo le vie di campagna e specialmente verso il Ponte Metauro, la Chiusa ecc. Cerambyx ce Questo coleottero, allo stato di larva, arreca danni abbastanza rile- vanti colle gallerie ampie che scava nella massa legnosa. Spesso queste gallerie sono così numerose che, quantunque non si abbiano a deplo- rare dei casi di morte della pianta, tuttavia riescono fortemente dannose pel deprezzamento che ne proviene al legname, il quale spesso dev’ es- sere impiegato come legna da ardere. Osservai questi danni in qualche cerro che si trovava nelle vicinanze della località detta il Fosso di Pe- saro e ancora su tronchi di Quercus pubescens W. an 3 : 2 3 ELSE x Sea Sp ele, Lee Dia ia ATE 1 pie, e io denis odono nniinn o. GIACOMO CECCONI 91 QUERCUS TUBESCENS W. Cynips argentea Hart. — Massalongo op. cit. n. 135, tav. XXIX, fig. 3. Le galle ad urna, prodotte da questa specie le trovai, non troppo numerose, su piante abbastanza giovani, verso la Chiusa, Cynips coriaria Haimh. — Massalongo op. cit. n. 138, tav. XXX, fig. 1. Raccolsi in gran numero, su piante piuttosto giovani, le galle ca- ratteristiche di questa specie, verso la Chiusa Cynips Kollari Hart. — Massalongo op. cit. n. 139, tav. XXX, fig. 2-5. Questa specie produce galle sferiche, uniloculari, che nel fanese vengono chiamate gole, e si trovano abbastanza frequenti verso la Chiusa e nelle poche quercie vicino alla città, sulle quali i ragazzi si arrampi- cano per impadronirsi di queste gole e per farne oggetto di giuoco. Cynips polycera Gir. Massalongo op. cit. n. 140. Galle a forma di cono rovesciato, numerose sulle piante verso la Chiusa, dove d’ inverno trovai una pianta dell’altezza di poco più di due metri, coi rami ricoperti, molto abbondantemente, di queste galle, le quali, essendo la pianta priva di foglie, si vedevano chiaramente anche a distanza. Cerambyx cerdo L. Vedi dietro Quercus cerris L. Fam. Salicaceae PopuLus mnIGRA L. Pemphigus bursarius L. — Massalongo op. cit. n. 15, tav. IV, fig. 5, tav. VI, fig. 6 b Le galle vescicolari, più o meno grosse, prodotte da questa specie le trovai numerose verso la Chiusa e nel passato inverno le osservai molto frequentemente in molti alberi giovani, lungo le sponde del fiume Metauro. Fam. Urticaceae UrtIca DpIoICA L. Cecidomyia urticae Perr. — Massalongo op. cit. n. 103, tav. XXXVII, Le piccole galle salbtubios o irregolari, ispide, che trovansi ge- neralmente sulle foglie e sui cauli, le trovai numerose verso la di dicembre, in un piccolo orto, dentro la città, vicino alla Polveriera. 92 CASI FITOPATOLOGICI Ficus caRICA L. Hypoborus ficus Er. Posso accertare che questa specie trovasi su quasi tutte le piante «di fico che vengono coltivate, in numero di una o più, nelle vicinanze delle case coloniche. Le gallerie caratteristiche di questo scolitide non «compromettono seriamente le piante, ma il danno si limita a un certo tratto dell’ estremità di qualche ramo che secca. Fam. Ulmaceae ULMUS CAMPESTR:S L. Schizoneura lanuginosa Hart. — Massalongo op. cit.n. 29, tav. X, fig. 1. Le galle vescicolari, spesso molto voluminose, si trovano su quasi tutte le piante dei diotoroi e si vedono anche a distanza, specialmente quando la pianta è priva di foglie. Hylesinus vittatus Y. Questo scolitide attacca, non raramente, i rami principali degli olmi e vi scava, tanto allo stato larvale che a quello di insetto perfetto, numerose gallerie fra la corteccia e il legno, facendo così seccare quei rami. In alcuni di questi, che io raccolsi verso la Chiusa, trovai nu- merosi insetti già sviluppati. Scolytus scolytus F. Trovai alcuni individui, già sviluppati, di questo grosso scolitide su gallerie caratteristiche di questa specie, scavate fra la corteccia e legno sui rami superiori di nna grossa pianta dei viali, lungo il Ca- sg fuori Porta Mazzini. Scolytus multistriatus Marsh. Nella legna da ardere vidi parecchi pezzi di rami principali intac- cati da questo scolitide, Sollevata la corteccia si vedevano tanto sulla superficie interna di essa, quanto sulla superficie del legno numerosis- sime gallerie, molto vicine fra loro, le quali, ostacolando il corso dei succhi, avevano fatto seccare quei rami. Una caratteristica di queste gallerie sta in questo che le gallerie larvali sono riempite di tarlatura di colore rossastro, come ben si vede in un ramo che ora figura nelle nici di questo Istituto. Lungo le gallerie trovai numerosi in- tti perfetti. La legna da ardere proveniva da un fondo situato nelle vicinanze del Fosso di Pesaro. ! GIACOMO CECCONI 93 Yam. Rhamnaceae VITIS vINIFERA L. Phytoptus vitis Land. — Canestrini, Prospetto dell’Acarofauna italiana, parte V, famiglia dei Phytoptini, Atti della Società Veneto-trentina di scienze naturali, serie II, veg ù ‘asc. I, pag. 614-15, tav. 59, fig. 3-8. Determina abbastanza frequentemente. sulla pagina inferiore delle foglie, delle chiazze più o meno grandi di peli bianchieci dapprima, poi tulvi e in seguito di color castagno scuro. Cecidomyia go! Haimh. — Massalongo op. cit. n. 110, tav. XVIII, ; tav. XIX, Produce le note pit siblenticolari-confohà, ricoperte di peli e sporgenti sulle due pagine della lamina fogliare. Non molto frequente. Ricevetti alcune foglie provviste di queste galle dal Sig. Filippo Cima- domo, raccolte nella villa Gilardoni a pochi chilometri da Fano. Fam. Araliaceae HeDERA HELIX L. Asterolecanium pn A. T. Tozz. — Massalongo op. cit. XI, fig. 1-2. Trovai due soli casi del dit caratteristico prodotto da questa specie sul picciuolo delle foglie, verso il Fosso di Pesaro. Kissopagus hederae Schmitt. Nella stessa località raccolsi un fusticino con numerose gallerie e parecchi fori piccoli, circolari, prodotti da questa specie. Dal Gabinetto di Storia Naturale del R. Istituto Forestale di Vallombrosa. Luglio 1898. CONTRIBUTO ALLO STUDIO ANATOMICO DELLA HELIOTHRIPS HA:MORRHOIDALIS £@0r. nota del D.r Pietro BUFFA Assistente al Laboratorio di Entomologia agraria presso la R. Scuola Superiore di Agricoltura in PORTICI a La specie che ho preso in esame per conoscerne la particolare fabrica del corpo, è tra le più ovvie e lo sanno gli agricoltori e gli orticultori ai quali è notissima sotto il nome di 77rips, e reca, talora, danni gravissimi a molte piante, specialmente d’ ornamento edin parti- colare modo ai sempreverdi. vendo io in animo di studiare, specialmente dal lato sistematico tutto il gruppo dei F7sapodi, per aver notizia delle forme che si trovano delle altre che molte pure si devono trovare quì in Italia, nulla sap- piamo, nè quali e quante il nostro paese ne nutra, nè come questo gruppo da noi sia rappresentato) ho creduto convenfento di apprendere con sufficiente precisione, dapprimo come questi animali sono fatti, anche allo interno, e ciò ancora può servire ad avere buon concetto dei ca- ratteri più salienti e dei quali si terrà o si tiene già conto in siste- matica. i Molte delle cose che io ho viste e riporto nelle pagine seguenti altri prima di me ha veduto, e, come ad es. : il Jordan, talora molto bene, per altre poi, la diligenza, da parte degli scrittori che ne hanno «detto, mi è parsa, nel riferirne, alquanto minore e su queste parti ho insistito nell? esame, per averne, finalmente, una più esatta. cognizione. Deploro intanto, che mi sieno venuti meno i maschi di questa ‘specie, che sono sfuggiti alle mie ricerche, come del resto a quelle di altri, e però del maschio nulla posso dire. Valgano queste mie esercitazioni nella anatomia di questi sa- podi per quello che possono aggiungere alla migliore cognizione di torme cotanto interessanti. 95 SISTEMA TEGUMENTALE Tutto il tegumento che ricopre il corpo della Heliothrips haemor- rhoidalis è molto spesso e, quanto alla sua struttura, si vede elegante- mente ornato di impressioni poligonali, a guisa di areole, limitate da orli rilevati più densi e più oscuri, di guisa che ne risulta una retico- lazione, la quale è manifesta su quasi tutta la superficie scoperta del- l’ epidermide. La reticolazione del tegumento del capo, torace, ed addome è marcatissima, quella, invece, delle zampe e delle antenne è meno cospi- cua, mantenendo però sempre la stessa configurazione veduta al dorso. e aree poligonali, lungo gli orli posteriori degli archi dorsali pertinenti all’ addome sono aperte sull’ orlo del segmento stesso ed i lati loro si elevano in costolette, parallele fra di loro ed al diametro lon- gitudinale dell’ insetto, le quali costole, ben rilevate, terminano final- mente in una corta spinetta. Nè così fatta scultura, nè reticolazione alcuna si osserva nella parte ventrale degli archi addominali, come del resto liscie sono ancora le faccie ventrali dei segmenti toracici. i Rari ed esili peli semplici si vedono sparsi sulla superficie del corpo. CAPO Il capo è formato da un solo involucro chitinoso, nel quale non si distinguono affatto quei solchi accennanti a divisioni in pezzi di- versi, come invece, talora, si vedono in altri insetti. sso è tanto lungo quanto largo, convesso nella faccia superiore, più pianeggiante inferiormente e va leggermente ingrossando verso il protorace. Sul davanti, invece, si restringe quasi repentinamente, for- mando un angolo molto ottuso ; sui lati di quest’ angolo si inseriscono le antenne, di cui parlerò più sotto. 1 Nelle 7Wrips manca l’ occipitale, a meno che non si voglia con- siderare per tale la parte dorsale della testa, la quale, piuttosto, sl do- vrebbe ascrivere ai parietali. tappresenta il foro occipitale quella apertura (fig. 2072) che sta fra l’ orlo posteriore del capo e la base del rostro. n ; La regione che corrisponde al clipeo è troncata, là dove Viene a contatto col rostro, da una linea non perfettamente normale all’ asse longitudinale del capo, ma che si innalza verso destra, formando un angolo, e questo sta in rapporto coll’ asimmetria del rostro, particolare in questo gruppo. mer Gli occhi composti si trovano ai lati anteriori della testa e spor- 96 gono più verso l’ innanzi che lateralmente ; gli occhi semplici, invece, che sono tre, sono posti sulla parte superiore del capo e si dispongono a triangolo. Il capo, nella = pa inferiore, si allunga sul prosterno in un cono, il quale è il r A esile tea tutt’ affatto nascosta, rappresenta il collo. ANTENNE Le antenne che sono filiformi, appuntite all'apice, misurano 250 p. di lunghezza e sono composte di 8 articoli, che differiscono fra di loro per for- ma e dimensione. Il basilare è breve, tronco-conico, tanto lungo che largo ;. il secondo è globoso e presenta 1° epidermide segnata di poligoni, men- tre il 3°, 4°, 5° e 6° si vedono ornati da rilievi trasversali. Questi seg- menti hanno forma clavata e vanno diminuendo in grandezza fino al 6° segmento ; il 7° è piccolissimo, strettissimo e leggermente conico è serve di base Li ottavo, che è lungo quant» il terzo, ma prende la sti I colore è pet nella generalità, ma diventa più oscuro nei due primi segmenti e fuligineo nella parte superiore dell’ ottavo segmento. carsi, brevi ed esili peli si scorgono sulla superficie delle antenne. PROTORACE (Tav. V. Ph 1-2-3, B) Il protorace, nella specie in descrizione, è chiaramente distinto, anche per la configurazione generale, dal metatorace ed è rappresentato da un anello chitinoso, due volte tanto largo che lungo, a torma di tronco di cono, il quale è leggermente ondulato alla sua superficie. Quest’ anello è aperto nella sua parts inferiore mediana ed in questo punto viene a riposare il rostro. Il prosterno, dunque, manca ed è sostituito da una pelle delicata, che è interposta fra l’ inserzione delle zampe del primo paio. MESOTORACE (Tav. V. figg. 1-2-3, C) Questa parte del torace è divisa meno distintamente dalla suc- cessiva di quello che non sia dalla precedente. AI dorso si vede un pezzo impari, convesso, che può essere cir- coscritto da un esagono molto largo in senso trasverso, che corrisponde al mesoscuto (tig. 1, 2, e). I due lati anteriori, simmetrici, e questo seudo si trovano a con- tatto con gli orli superiori degli epim Altri due pezzi uguali fra di ian Hop 1, 2, 3, d), che sono posti ai lati del sopraccennato, formando i lati del mesotorace, si uniscor © fra di loro A parte ventrale. a line den P. BUFFA 97 Questi sono gli epimeri del mesotorace. Inoltre due pezzi triangolari ed isolati, (figg. 1, 2, d) posti sopra l’ inserzione del secondo paio di zampe vengono a completare il meso- torace, e questi sono gli episterni. Il mesosterno (fig. 3, @) è confuso, ai lati, cogli epimeri e cogli episterni propri a questo segmento, nè vi ha distinzione di sorta: ma nel mezzo, verso il suo orlo posteriore, il mesosterno, il quale può es- sere considerato come un pezzo perfettamente rettangolare, presenta una profonda foveola triangolare, («) attorno alla quale la sostanza chi- tinosa si dispone per dar corpo ad un processo, da chiamarsi processo del mesosterno e pertinente allo scheletro interno. METATORACE Il dorso del metatoraco è occupato dal metascuto in forma di piastra triangolare (figg. 1, 2, f) colla base all’ innanzi e aderente al lato inferiore del mesoscuto. due epimeri, (fig. 2, %, é) che, come nel meso si scono al ventre in un pezzo n formano i lati es a "del ipiibiaco e sono discosti per largo tratto dallo scudo mediano, il quale spazio è occupato da esile Lasi e 2, 4) su cui vengono a disporsi le inserzioni catena ali (fig. L’ episterno forma” ino 1 È ha forma triangolare ed è più piccolo di quello pertinente al mesotorace. ra |’ epimero posteriore e 1° episterno abile (d’) si trova una placca ot portante lo stigma del 3° pai Fra l’ apice posteriore del metascuto e |’ or » anteriore del primo segmento addominale si trova il metafragma (fig. 2, 72), in forma di piastra pleno ente e tre volte più larga che lunga. Sul metasterno (fig i), pi usizione analoga a quella” che si è vista già pe: il i si su una conforme a (fig. 3. £) che si a, internamente, al processo del 2° ster i a parte ventrale, adunque, non esiste de ‘un solo pezzo, il metasterno che ripieguiidosi verso il ua si continua negli epimeri. ADDOME 1° addome è presso a poco fusiforme e va leggermente allargan- dosi fino al 4.° segmento e poi restringendosi fino al 10 ed ultimo, che è molto ristretto e tronco-conico. Gli ultimi tre segmenti, nelle femmine, sono concavi, nella loro parte ventrale e servono ad accogliere e pro- teggere l’ ovopositore, che si inserisce fra 1’ ottavo ed il nono segmento. ZAMPE Le zampe, che per gli speciali organi di adesione che portano alla ss estremità caratterizzano quasi insetti, sono abbastanza robuste, ri- 7 Lo 98 HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS si spetto al corpo, e raggiungono la lunghezza media di 360 u. L’ anca è ‘tronco-conica ed ha un rivestimento chitinoso dello stesso spessore di quello del torace, a differenza di tutto il resto della zampa che è più esile e quindi più trasparente. Il trocantere è breve e quasi si confonde col femore, che riesce alquanto ingrossato verso il mezzo. La tibia ha forma cilindrica, e si inserisce al tarso, che nel nostro caso è di un solo pezzo è porta l’ or- gano di adesione, che il Iordan ha descritto molto esattamente e con- forme al vero. Quest’ organo consiste in una vescica, che viene distesa coll’ a- prirsi di un fermaglio a due branche alle quali essa è aderente. Questo fermaglio si apre in seguito ad un movimento di trazione, fatto dal bastoncino chitinoso interno, che è comune ai tarsi di altri insetti, e che nel nostro caso è in rapporto colle branche del fermaglio per mezzo di due tendini. La vescica, così allargata, si riempie, non del tutto, di un liquido che parte dall’ interno del corpo e non da una vescica speciale come altri autori hanno creduto. La vescica non completamente riempita di liquido si addatta fa- cilmente ai corpi sui quali cammina |’ animale e serve così di ottimo organo di adesione. ALI Le ali (in numero di quattro) differiscono ben poco fra di loro. Esse sono costituite da una lamina lunga e stretta che termina arro- tonda all’ apice, a margini paralleli, salvo che alla base circoserivono uno spazio più larghetto ovale. Questa lamina, nel secondo paio, pur conservando presso a poco la medesima lunghezza, è è un poco più ri- stretta di quella delle ali anteriori ed in tutte e due è divisa longitu- dinalmente da una nervatura in rilievo, e di colore più oscuro, portante delle lievissime e rare spinette. In tutte e due le paia 1’ orlo esterno e posteriore e fornito di una serie abbastanza fitta di forti peli lunghi quanto la metà dell’ ala; sull’ orlo interno, invece, si inseriscono peli disposti regolarmente in serie, i quali sono più brevi dei sopradetti. Su ambi i lati sono anche disposti dei cortissimi peli fitti ed alcuni di agio ma più radi, si vedono irregolarmente distribuiti su tutta la lamina. rensioni > Lunghezza dell’ ala vs sita paio coi peli 1.100 wu. ella lam 800 L. Luglio dell’ ala di secondo paio coi peli LL D00 Lunghezza della lamina 900 p. Larghezza alla base della spanna 120 pw. > alla metà > 6g P. BUFFA 99 SISTEMA MUSCOLARE MUSCOLI DEL CAPO E DEL TRONCO I movimenti della testa nell’ animale in descrizione sono poco estesi, ma però si svolgono con spostamento verso l’ alto, verso il basso, verso destra e verso sinistra. Per l’ effetto si hanno muscoli disposti nel protorace e sono i seguenti : 1. L’elevatore del capo (fig. 9, 12 d) è un muscolo piuttosto ro- busto .di forma conica, il quale si inserisce, da una parte sull’ orlo po- gi del protorace e dall’ altra all’ orlo posteriore dell’ occipite. . If motore laterale del capo (fig. 12 c, fig. 11 d) è un muscolo Di esile, che si inserisce sui tubercoli anteriori del prosterno e si attacca agli orli laterali inferiori dell’ occipite. I muscoli sono adunque due, uno per ciascun lato e mossi indipendente 1’ uno dall’ altro danno probabilmente al capo il movimento verso destra o verso sinistra, ma, mossi assieme, debbono flettere all’ ingiù il capo, siena così il vero abbassatore speciale il quale manca in questi inse MUSCOLI DEL PROTORACE I muscoli che servono ai movimenti del protorace sono i seguenti : 1. Il retrattore superiore del protorace (tig. 9-12 mm) è un mu- scolo largo e piatto, composto di tre strie parallele bene distinte, che vanno dall’ orlo anteriore del protorace a quello del mesotorace. Sic- come il pezzo meso-metatoracico è meno facilmente mobile del proto- race, così si comprende che, contraendosi questo muscolo, viene a re- trarsi, superiormente, il protorace. . Il costrittore del protorace. (fig. 12 n) è un muscolo composto di due strie che si inseriscono, da una parte alla faccia superiore del protorace ed inferiormente a quella ventrale, non mi è però bene chiaro il suo ufficio. 3. I rotatori del protorace (fig. 9 2 ; tig. 12 2). Si tratta di un certo numero di fasci muscolari con dubbio ufficio, alcuni dei quali (fig. 12, 2) si confondono ancora coi motori delle anche del 1.’ paio ; ma altri ne sembrano indipendenti, e forse destinati a dare la rotazione del protorace, poichè alcuni di essi si inseriscono al dorso del proto- race, verso i suoi orli laterali e si attaccano all’ orlo anteriore del mesosterno. Muscoli del primo paio di zampe. protrattore dell'anca (fig. 12, c) è un muscolo di forma | conica, ‘che si parte dalla faccia superiore laterale del protorace e va ad inserirsi all’ orlo superiore anteriore dell’ anca. 100 HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS 2. Il retrattore dell'anca. (flg. 12 ©) è un muscolo della stessa forma e robustezza del sopradescritto e va dalla faccia superiore del protorace all’ orlo superiore posteriore dell’ anca. Muscoli del trocantere 1. Il grande abdauttore del trocantere (fig. 9-12, «) è un muscolo cilindrico, composto di due strie, che, partendo dalla faccia superiore del protorace, attraversano verticalmente tutto il protorace e l’ anca e si e all’ orlo superiore posteriore del trocantere. . Gli adauttori del trocantere. (tig. 12, 6) sono brevi ma larghi CA che vanno, alcuni dalla faccia interna anteriore dell’ anca, altri dalla cresta chitinosa, che divide parzialmente l’ interno dell’anca stessa in due vani artaccandosi all’ orlo superiore posteriore del trocantere, accanto alla inserzione del precedente. 3. I piccoli abauttori del trocantere (fig. 9, #) sono muscoli che hanno la stessa forma e dimensione del sopradescritto, e che si inse- riscono, sia alla faccia interna posteriore dell’ anca, sia alla cresta che divide in parte il vano interno dell’anca, e sia all’orlo anteriore supe- riore del trocantere, dando un movimento opposto a quello che pro- ducono i due precedenti. MUSCOLI DEL MESOTORACE Il mesotoraca contiene, oltre agli accennati, ancora muscoli che servono al movimento del primo paio di ali e del secondo paio di zam- pe e sono i seguenti : Muscoli motori delle ali del 1° paio : 1. Il retrattore del mesoscuto (tig. 9-12, d) è un muscolo molto robusto, che si attacca alle due superfici interne ed opposte del meso- i procede nella direzione della linea mediana del corpo e col suo mento serve ad abbassare le ali del 1.° paio. co L’abbassalore det mesoscuto (tig. 9, 11, 12 e) è un muscolo molto forte, che va dal mesoscuto al mesosterno e serve ad alzare le ali del primo pajo. 3. IL secondo elevatore delle ali del 1.° paio (fi. 9, 11 2) è un forte muscolo, che si attacca, da una parte a-1 una singolare squama chitinea, in formia di piatto, la quale si trova in vicinanza alla parte su- iore ed a contatto colla superficie interna dorsale del mesotorace e dall’altra al mesosterno; anche quest» serve ad alzare ]e ali del 1. pajo. 4. Il protrattore anteriore del mesoscuto (fig. 12, R} è un breve muscolo, che va dall’ orlo anteriore del mesoscuto ai tubercoli anteriori del prosterno (tiz. 11-12 2) e serve a protrarre la parte dorsale del me- sotorace, 0, se a resiste, a fonia la parte antero-inferiore deli mesosterno. P. BUFFA 101 5. Il protrattore posteriore del mesoscuto (fig. 9-11-12 f) è un muscolo che va obbliquamente verso 1’ esterno, dal processo interno posteriore del metascuto (fig. 9-12 9) all’ orlo anteriore del mesoscuto. 6. Il retrattore inferiore del protorace (fig. 11-12 p) è un mu- scolo che unisce le parti più esterne S processo del mesosterno (fig. 11 9) coll’ orlo posteriore del proste Muscoli doll’anca del II va +74 soumnpe. 1. 72 protrattore dell'anca (tig. 11 72) è un muscolo di forma «conica, non molto forte, che si inserisce internamente alla parte esterna del Liga del mesosterno e si attacca all’ orlo anteriore dell’anca. . Il retrattore dell'anca (tig. 11 n; fig. 12, è) è un muscolo Sa di forma e robustezza al sopradescritto, si attacca però, col suo tendine più esterno all’ orlo posteriore dell’ anca. Muscoli del trocantere. 1. Gli adauttori del trocantere (fig. 11 0) sono brevi muscoli larghi, divisi in più strie, i quali si inseriscono alla parete interna dell’ anca ed alla cresta chitinosa già soprannominata e si attaccano all’ orlo su- ci anteriore del trocantere 2. I piccoli abdulttori del trocantere. (fix. 11, t) sono muscoli della stessa forma e dimensione dei precedenti ed hanno la stessa in- serzione dei corrispondenti nel primo pajo di zampe. 3. Il grande abduttore del trocantere (fig. 11-12 £) è un muscolo di forma conica, che attraversando internamente |’ anca, si inserisce da un lato al processo del mesosterno e dall’ altro si attacca all’ orlo po- steriore superiore del trocantere. MUSCOLI DEL METATORACE Nel metatorace si trovano, oltre ai muscoli propri al movimento di quest’ ultima parte del torace, i muscoli motori del secondo pajo di ali e di zampe, che si denominano : 1. Il protrattore del metalorace. (fig. 12 #) è un muscolo ven- trale, formato di tre striscie che vanno dal processo del mesosterno al- orlo superiore anteriore del metatorace. 2. Il retrattore inferiore del mesotorace. (tig. 11-12 q) è un mu- scolo ventrale, piuttosto esile, che unisce il processo del mesosterno con quello del metasterno. . L’ abbassatore dell’ ala del secondo pajo. (fig. 9-12 s) è muscolo dorsale, che va divergendo dal processo posteriore interno del metascuto all’ orlo posteriore del metatorace. . L’ elevatore dell'ala del secondo paio. (fig. 12 «) è un muscolo piuttosto robusto, diviso in due striscie, che vanno dal mesoscuto alla parte ventrale laterale posteriore del metatorace. 102 HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS 5. L’ elevatore comune delle ali. (tig. 9, 11, 12 a) è un potente muscolo cilindrico, diviso in tre strie, il quale nnisce il processo poste- riore interno del metascuto colla parte laterale posteriore del metasterno. Questo 3 serve ad alzare tutte e due le paja di ali. Muscoli delle zampe del terzo pajo È, » paia dell’ anca (tig. 11 Ò è un muscolo conico, diviso in due strie, un poco più piccolo di quello che serve a protrarre l’anca del II° pajo e va dal processo del metasterno all’ orlo anteriore supe- riore dell an . IL corato dell'anca (fig. 11-12 =) è un tenue muscolo co- nico ba si attacca, al di sopra del precedente, al processo del metaster- no e va all’ orlo superiore posteriore dell’ anca. Muscoli motori del trocantere. 1. Gli adduttori del trocantere. (fig. 11 €). 2. I piccoli abduttori del trocantere. (fig. 11 d). 3. I grande abduttore del trocantere. (fig. 11-12 n Questi muscoli corrispondono, per forma fanzione edi inserzione, a quelli del secondo pajo di zampe. MUSCOLI DEL ADDOME Nel ventre vi sono i muscoli motori dei singoli segmenti, più quelli che servono ai movimenti dell’ ovopositore ani motori dei segmenti sono i seguenti : 1. Z retrattori seta dei segmenti (fig. 9 :), sono du gruppi di siussoti "divisi in due serie, la più interna composta di 6, |’ esterna di 4 strie che divergono un poco verso l’ indietro nei primi segmenti, per diventar parallele nei successivi. ssi attaccano l’ orlo anteriore di un segmento coll’ orlo corri- spondente del segmento prossimo. Questi muscoli permettono all’ ani- male di alzare l'addome quasi ad angolo retto, forse come in atto di difesa. 2. I retrattori inferiori dei segmenti (fig. 11 3) sono muscoli pure composti di due serie di fasci che hanno la stessa inserzione dei so- pradeseritti. 8. I costrittori dell'addome (fig. 9, 11 )) sono brevi muscoli, ci- lindrici, che si inseriscono alla faccia interna dei segmenti addominali, tanto al lato ventrale che a quello dorsale, nello spazio fra le due serie dei retrattori dell’ addome, e servono, contraendosi, a diminuire il vo- lume dell’ addome nei movimenti per la respirazione. Gli ultimi due segmenti sono occupati, al ventre, da muscoli de- stinati a muovere l'organo che serve alla deposizione delle uova, 0s- sia la terebra, Non conoscendo il maschio di questa specie, di cui ui si discorre, non “dia cin imagen nell’ rei termi- lets P. BUFFA 103 nale subisca questo sesso, e quello che dico si riferisce, adunque, alle sole gr e. È singolare che la terebra non ha muscoli speciali che vi si an- nettano dirstine nte, ma i movimenti suoi dipendono da quelli dei dino ultimi archi ventrali, i quali si sa che sono spaccati per lo lungo, e le loro valve laterali, si possono, sia contrarre, quasi in parte accartoc- ciandosi su se stesso, cioè avvicinando |’ orlo anteriore al posteriore, ed anche l’ orlo interno a confine della spaccatura, all’ orlo laterale che si continua poi coll’ arco dorsale, sia sì possono distendere per elasticità, riprendendo la primitiva posizione. Per quel che riguarda poi l’ ultimo segmento, esso ha solo movimenti che dipendono dall’ avvicinarsi del suo margine interno contiguo alla fenditura, col margine laterale, ma manca il movimento di accartocciamento dall’ avanti all’ indietro. Ciò si vede per l’esame dei muscoli motori. Intanto, îl movimento di distensione, anche per quest’ ultimo segmento si effettua per via di elasticità. I movimenti di contrazione e di accartocciamento laterale dei due mezzi archi ventrali, sieno del penultimo come dell’ ultimo seg- mento, determinano la dilatazione della fessura longitudinale, per cui la terebra esce all’ esterno, e quelli di accartocciamento dall’ innanzi al- l’ indietro, del penultimo dsl mettono allo esterno ed allo sco- segmento sulla sua ge ventrale, ed un solo pianto incnigicnta sulla faccia ventrale delle valve dell’ ultimo articolo. Cioè : 1. Il protrattore della terebra (fig. 11, mtb è un Jungo ed esile mu- scolo, inserto nell’ orlo laterale nel terzo posteriore dell’ articolo 9° e diretto all’angolo antero-interno della vulva e là attaccato. Contraendo- si determina la protrazione della terebra, poichè accartoccia la valva gra, innanzi all’ indietro. 2. Il grande dilatatore della fessura genitale (fig. 11 mt.) è inserto al rimanente orlo laterale della valva anzidetta, ed attaccato ad una buona metà anteriore della valva stessa, lungo l’ orlo che costeggia la fessura. Il suo ufficio si comprende facilmente. 3. Il piccolo dilatatore della fessura genitale (tig. 11. mt.) ha lo stesso ufficio e la stessa direzione del precedente, ma appartiene al- l’ultimo segmento ed è molto piccolo. i muscoli che muovono il rostro e le sue singole parti parlerò nel capitolo del rostro, perchè è necessario prima dire qualche cosa circa le Lola stesse. ORGANI DELLA DIGESTIONE APPARATO BOCCALE L'apparato boccale, che è decisamente succhiatore, occupa, presso 104 HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS a poco la terza parte della testa, ha una forma conica, ed è alquanto complicato, specialmente nella sua parte interna. Esso è involto esternamente dal labbro superiore e dal labbro ip- feriore ed internamente racchiude molti pezzi chitinosi, alcuni dei quali mobili, altri destinati a dare appoggio ai muscoli, altri a sostenere la sa ecc. ecc. labbro superiore (fig. 19. @), che si unisce colla sua parte più larga su fronte, per mezzo di una membrana chitinosa trasparente (fig. 19, 0), che si atenilo fra una mascella e 1’ altra va leggermente atte- nuandosi verso l'apice e viene a formare, con un orlo rilevato (fig. 19 €) la parte ua dell’ orificio boccale (fig. 19 4), da cui escono gli organi pungent erso la ni del labbro superiore si osservano due peli. A destra ed a sinistra del labbro superiore stanno due lamine chitinose (fig. 19 e), disposte simmetricamente, ma disuguali fra di loro. Per comprendere bene la natura di questi pezzi è necessario ri- chiamarsi, come di ragione, all’ apparato boccale masticatore, per con- frontare ì singoli pezzi, e per venire così a cognizione delle modifica- zioni avvenute Noi sappiamo che la mascella di un apparato masticatore è for- mata dalla branca discendente che ha il pezzo palpifero, dalla branca trasversa e dalle due apohsi che a questo si attaccano, cioè la galea e la premascellare. Ora ritornando all’ apparato boccale della POL haemorrhoidalis noi vediamo che il pezzo palpifero (fig. 19, e; fig. 22) è spostato in avanti e viene a situarsi ai lati del labbro superiore, co- ga Ù questo, quasi tutta la faccia superiore del rostro. Quanto alla branca trasversa, siccome vediamo un ramo della ma- scella dna trasverso e che ritornando in avanti viene a situarsi contiguo al pezzo palpifero, così noi dobbiamo ritenere che questo cor- risponda precisamente alla branca trasversa della mascella. Le due galee poi, che si sono ripiegate verso l’ interno dell’ ap- parato, prendendo la forma di ago piatto, rappresentano le due apofisi della mascella, mentre |” e, premascellare si può ritenere signifi- cata da alcuni dentelli (fig. 22 4; fig. 19. 7) che si trovano all’ apice ristretto” del pezzo palpifero. — Come si deve notare, il mio modo di vedere circa alla natura ed ‘origine Gi tutti questi pezzi, differisce notevolmente da quello del Ior- dan e del Bohls, poichè questi autori ammettono che i due stiletti pari corrispondano alle mandibole dei masticatori e le mascelle sieno rap- presentate esclusivamente da quelli che io ho chiamato pezzi palpiferi. Così questi i esprimono » loro LR per. trovare pei uno P. BUFFA 105 stilo impari che non ha riscontro in altri insetti. Ma se si voglia rite- | nere, come io faccio, che lo stilo impari o pungiglione risponda ad una 8. mandibola, essendo l’ altra scomparsa, e che i due stili pari corrispon- dano a parte delle mascelle, Ja difficoltà tutte saranno più facilmente rimosse. In seguito allo spostamento dei singoli pezzi del!’ apparato boc- cale noi osserviamo da ambo i lati, superiormente ai sopradeseritti, due altri pezzi chitinosi disuguali, ma corrispondenti, che si prolungano verso l’ esterno in due tano (fig. 19 g: fig. 20 9) e che si possono riferire ai temporali dei masticatori (fig. 19 /). palpi mascellari (fig. 19 9 ; fig. 21 î; fig. 22 db; fig. 23 a) sono i composti di un articolo basilare piuttosto grosso e di un secondo arti- i colo lungo quasi 3 volte il primo e portante all’ estremità 4 brevissimi peli. ll labbro inferiore è molto più grande di quello superiore, anzi si 1 può dire che questo riposa in una incavatura di quello, tanto è vero che, visto il rostro di fianco (fis. x a mala pena si scorge un piccolo | pezzo del labbro superiore. (fig. 3 4). [‘ labbro inferiore si attacca di sotto all’ occipite con una larga membrana trasparente, cha va da un temporale all’ altro e dai pezzi del capo al prebasilare (fig. 20 &; fig. 21 f.) che è Ja prima delle tre squame chitinose che abbracciano tutta la parte inferiore dell’ apparato boccale e si ripiegano coi loro orli all’ insù, in guisa da formare una doccia (fig. 19 2). Queste tre squame, nel loro insieme, formano una figura triangolare e sono divise fra di loro da tenue striscie di trasparenti membrane. Riferendosi all’ apparato masticatore, la prima squama cor- E risponde al pezzo prebasilare, la seconda (fig. 20 b; fig. 21 9) al basi. su ii lare, (fig. 20 c ; fig. 21 ”) la terza al corpo del labbro ed i lobi labiali "i 1) sd, » A4Icerya ou Cochonilha da Australia eo sen can Novius Cardinalis. (Archivo Rural, N. 24, 23 de de- mbro 1897. Volume II. | Leonardi G. La ii Purchasi Mask. (Boll. di Notizie Agrarie, Min. Ag o 1898). grie. Ind. e Commercio N. 6, Marz Lignières M. J. 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Il micelio di questi funghi forma croste che spesso rivestono tutta la pagina superiore elle foglie. Alcune forme di germi riproduttivi si sviluppano in grande ab- bondanza e vengono diffuse dal vento. La Fumaggine è probabilmente un fungo saprofita che ricava il suo nutrimento dal liquido zuccherino secreto a certi insetti che invariabilmente si rinvengono colla fumaggine stessa. L’attento esame però dimostrò una Li olce negli agrumi, simile a quella osservata da Guinier, e la quale serve efficacemente di nutrizione al fungo, però non si potè rintracciare la causa di simile essudazione. La Fu- maggine si sviluppa anche sopra molte altre piante coltivate, i suoi effetti sono veramente gravi, la assimilazione è ostacolata, le frutta ammalate non ma- turano bene, e rimangono piccole e scadenti. La Fumaggine segue un buon numero di insetti molesti agli Agrumi, però nella Florida produce serii guai soltanto quando conviva coll’ A/eyrodes Citri. Vennero sperimentate numerose sostanze, tra cui diedero migliori risultati le resin vash e resin compound, la emulsione di kerosene e piretro, e la resinvask unita a decozione di ta- bacco. I trattamenti devono essere fatti durante l’ inverno, in Maggio, e du- rante l’ Agosto e nella prima parte del Settembre. Nella irrorazioni contro la Fumaggine è di primaria importanza trattare la pagina inferiore delle fo- io) confinati di acido cianidrico diedero eccellenti risultati. Il tempo più adatto per le fumigazioni è l’i inverno, da dicembre ai primi di Marzo. Furono sco- perti alcuni. funghi i quali. probabilmente s sono di cado aiuto nella. lotta importante, è saio cl sonia Aleyrodis nuova per la scienza (1) che vive nelle larve fa upe dell > Aleyrodis lavoro del ' Webber È una assai pregevole contribuzione allo stu- dio doh Fumaggine e sopratutto ai metodi di difesa contro questa malattia, e mentre offre una nuova prova della notevole attività che esplica la Divi- sione di Patologia vegetale del Ministero di Agricoltura degli Stati Uniti costituisce un altro importante saggio della serietà degli studi che si com- piono in detta Divisione. (1) Di questa specie l'A. dà una dettagliata diagnosi a pag. 21 e figure nella tav. IV. pi TERE ft de SARA Fg Len. £ o) PRETESE Dc a e Ta arne e da vita RASSEGNE 117 Ritzema Bos J. en Staes G. Fijdschrift over sbrima iv SL P0000, Annuncio ai lettori della Rivista questo periodico redat Signo I. Ritzema Bos e G. Staes, senza dare i resoconti dei numerosi aiticoli che principalmente i due summentovati fitopatologi hanno inserito nel Pi puenia Questi articoli per la maggior parte riflettono parassiti e morbi a tempo noti e sono quindi piuttosto trattazioni sommarie delle principali malattie che infestano le piante utili, trattazioni rivolte allo scopo di diffon- dere tra le persone che si occupano di cose agrarie, le cognizioni di fitopa- tologia necessarie a ben combattere i parassiti. La ritengo perciò una pub- blicazione che dovrà riuscire assai bene intesa nel c campo agricolo. È quindi una lodevole iniziativa del Laboratorio di Patologia vegetale di Amsterdam, (diretto dal valente Ritzema Bos) che con tanto vantaggio del paese già fun- ziona da diverso tempo Roze E. Quel est le nom scientifique è donner au Black-Rot ? (Bull. Soc. L’A. fa la sinonimia del fungo ic. Piga del Black-Rot e trovando che il primo nome è Nemaspora ampelicida (Engelmann 1861) e 1’ ultimo quello di Guiguardia Bidwillii v iala et II 892) propone di chiamare la specie Guignardia ampelicida. Sotto un certo riguardo l’ A, potrebbe avere ragione (Eurotium Aspergillus offre un buon esempio) ma conviene intanto esaminare se l’ istituzione del genere Guignardia è pienamente giustificata, e se sia conveniente poi dare alla forma perfetta un nome specifico che venne assegnato ad una forma imperfetta. Per seguire questo concetto sempre, nel caso della Puccinia del frumento a mo’ d’ esempio, converrebbe chiamare la forma perfetta, e che vive nel grano, col nome di Puccinia Berberidis. Può stare ciò ? Trotter A. Zoocecidi della Flora mantovana I-II (Atti Soc. Nat, Mod. Ser. III. Vol. XIV e XV Un notevole risveglio si verificò nello studio della cecidiologia, in Italia più specialmente per il forte impulso dato dall’ egr. Prot. C. Massalongo. Un nuovo frutto lo abbiamo nelle memorie del Sig. Trotter le quali costituiscono due pregevoli contribuzioni alla cecidiologia del territorio mantovano. I nu- merosi zoocecidi raccolti dall'A. ed i dati diagnostici e critici, e le citazioni bibliografiche di cui è corredata ciascuna specie, sono una buona garanzia per la serietà del lavoro, che lA. di certo continuerà alacremente. con grande profitto della cecidiologia italica. 20 Peglion V. Una nuova malattia i; canapa (Bacteriosi. dello stelo) * (In Malpighia X Finora la malattia, secondo l’A., ia assai poco diffusa essendo s 0s- servata soltanto sopra alcuni steli dal'Sig. Prof. Poggi nel Polesine. di detti steli si osservano delle pustoli e irregolarmente ovali, a superficie disquamata, di color bia e leggermente rialzate sulla superfice dello stelo 118 A. N. BERLESE stesso; sono esse strette e lunghe così da occupare ordinariamente una limi- tata parte della periferia dello stelo e raggiungere invece od oltrepassare anche 10 em. in lunghezza. In coltura, in camera umida, le sa suddette diventano tumescenti, si fendono longitudinalmente e dalle strette fessure sgorgano delle goccioline di color giallognolo che all’ esame rara mo- strano una notevole quantità di zooglee pure di batteri. Le alterazioni ana- tomiche degli steli ammalati nulla offrono di interessante. I bacteri che sì ge cm pustole si coltivano agevolmente nei substrati La Il loro c ento e le colonie cui danno i; ricordano assai da vicino quelli "del simrcni Cubonianus che vive ne so. Le inoculazioni artificiali della malattia non furono tentate dall’A., il ud si promette di eseguirle appena gli sì presenti l’ occasione favorevole. QD Magnus P. ine adi egg pei pri auf Panicum Crus Galli (In Ber. Bot. Ges Bd. XIV). Dal Sign. A. B. Seymour l’ A. ricevette una ustilaginea che sporifica negli internodi superiori dei culmi eretti di Panicum Crus Galli. Questi culmi così ammalati, ordinariamente non fiorivano. Il fungo é molto diffuso nell’ Ame- rica del nord. Dopo aver posta in dubbio l’ asserzione xe Winter che cioè la Ustilago ‘Panici miliacei sia stata rinvenuta in Europa. l’ A. espone il con- cetto che il fungo da lui esaminato appartenga al genere Cintractia e costi- tuisca una specie nuova che egli chiama C. Seymouriana. Le pustole del png ica raramente negli internodi distanti dall’apice del culmo, o nelle ù spesso, appariscono negli internodi superiori, L’ A. descrive queste pustole spola loro forma e struttura, dettagliatamente e dà delle stesse assai nitide figure in una bella tavola che correda il lavoro. Passa poi a trattare della posizione sistematica e dell’ affinità che questa specie presenta con altre e mediante acute e dotte osservazioni agesiad viene a concludere che essa deve essere considerata come una specie nuov. Tracy S. M. and Earle F. S. Mississippi Fungi (In Miss, Agr. and Mech. oll. Exp. Stat. Bull. n. 34 et 88). Sono due pregevoli contribuzioni alla flora micologica del Mississipìi. Le Famiglie sono pieni - nasi tutte, alcune anzi egregiamente. I generi sono 133 e le specie 430, tra cui alcune nuove (specialmente del genere Lem- bosia) altre corredate di osservazioni critiche e di diagnosi redatte con molta accuratezza. Magnus P. Dritter aging zu dem Verzeichnisse der in Botanischer en zu Berlin beobachteten Ustilagineen undjUre- dini (Abhandl. Bot. Ver. Prov. Brand. XXXVI) Nelle Annate XXIX e XXXII dello stesso periodico il Magnus pub- blicò le due prime aggiunte al quadro delle Ustilaginee ed Uredinee osser peccato e RASSEGNE 119 vate nel giardino botanico di Berlino, e nel Vol. XXXVI pubblicò la terza aggiunta, nella quale figurano parecchie specie, alcune anche studiate critica- mente. Tognini F. Caso teratologico nella germinazione d’ una castagna (Mal- pighia IX). Si tratta di un caso di germinazione anormale d’una castagna, nella quale la e ge anzichè uscire dall’ apice stilare, aveva forato la buccia della castagna a circa due terzi della totale sin è dalla apice. Secondo 1 A il fatto è dovuto probabilmente alla irregolare segmentazione dell’ oosfera per cui la radichetta, anzichè essere staccata in corrispondenza del cospensore si differenziò ad una distanza angolare di circa 90° da questo. Galloway B. T. Observations on a development of Uncinula spiralis (Bot. Gaz. Vol. ; Dopo aver descritto accuratamente e figurato il micelio, i conidiofori e conidi ed i periteci dell’ Unc:nula spiralis, l’ A. passa all’ oggetto ri delle due ricerche, cioè lo sviluppo del fango durante l’ inverno, la germina- zione delle ascospore ed il modo nel quale avviene l’ infezione in ata In foglie di Ampelopsis e Vitis portanti i periteci dell’ Uncinula e con- venientemente collocati a riparo in autunno, l’ A. osservò che i periteci anda- vano via via scomparendo. Prime a scomparire erano le appendici, di guisa che in dicembre è raro trovare un per ritecio che sia provveduto di questi organi. emessi attraverso a fenditure che si formano nella parete periteciale stessa. Indi gli sporidi vengono posti in libertà. L’uscita degli aschi sian già in dicembre, 5) la germinazione degli sporidi non ha luogo Feb- braio e Marzo. Le semine di sporidi fatte dall’ A. sopra foglie sane di Ampe- lopsis e Vitis non diedero fin qui risultati soddisfacenti. Miyabe R. Note on Ustilago esculenta (Bot. Mag. Vol. IX, n. 99. Di questa specie, descritta già da Hennings, si occupa diligentemente l’A. ponendo in rilievo gli effetti che essa provoca nella pianta ospite, effetti che si rivelano all’ esterno mediante ipetrofie, delle giovani infiorescenze. I fiamenti ipertrofici hanno forma allungata, fusoidea o conica; le dimen- sioni loro sono varie. I maggiori roaiee dall’ autore misuravano 11.5 cm. in lunghezza so sopra 2,2 cm. di diametro trasverso, i minori avevano le dimen- sioni seguenti: lunghezza 5 cm., Ln 1,1 cm. Un carattere assai impor- tante nella vita del fungo, è la biaiine delle spore. Queste si sviluppano, raccolte in massa nell’ interno di piccoli scompartimenti separati 1’ uno dal- l’altro da porzioni di tessuto fondamentale attraversate da cordoni fibro-va- scolari scarsamente lignificati. Il micelio incolore del fungo, porta austori globulosi. Le spore sono sferoidali od ellipsoidee e misurano 5,5 — 8 v 5,56 p. L’ episporio è liscio, grosso e bruniccio. 120 A. N. BERLESE Department of Agriculture. Yeardook of the United States. 1895, 1896, 1897. Washington. Sono tre grossi volumi che rispecchiano in modo pati la grande atti- vità che esplica il Ministero di Agricoltura degli Stati Uni Nel 1849 il Rapporto di detto Ministero venne per = prima volta pub 110,000 esemplari. L’ edizione andò poi gradualmente aumentando coll’ au- mento della popolazione e collo sviluppo della agricoltura, così chè nel il Rapporto fu pubblicato in mezzo milione di esemplari che vennero larga- mente disiribuiti. La tiratura ordinaria è ora alla cifra sopra indicata. I Rap- porti di questi ultimi anni sono dei volumi di 600-700 pagine con numerose tavole ed incisioni. Lungo sarebbe parlare dettagliatamente del contenuto anche di uno solo di questi Volumi, ma non posso tacere dal far conoscere somma- riamente al lettore l’ ultimo Rapporto, cioè N: del 1897 il quale, come precedenti, riesce un libro interessante a chi seriamente si occupa dell’ ani mento delle cose agricole italiane. Le ‘fonia circa lo scopo delle diverse Divisioni, Sezioni ed uffici, la loro sfera d'azione ed i vantaggi che dai me- desimi gli agricoltori ne possopo trarre, sono esposte nella prima parte del Volume per cura dei Direttori di ciascuna divisione. La divisione di Fisiolo- gia e Patologia vegetale, diretta dal valente Sig. B. T. Galloway, e quella di Entomologia di cui è capo il celebre Howard, offrono, a mo’ d’ esempio, delle utilissime nozioni sull’ importanza e modo di combattere i parassiti che neggiano le piante coltivate. A queste esposizioni seguono dei lavori di vario argomento, i quali hanno per iscopo di diffondere tra gli agricoltori cogni- zioni atte a migliorare le condizioni agrarie. Leggo interessanti lavori tra cui “ The Fruit Industry and Substitution of Domestie for Foreîgn-grown Fruits, di W. A. Taylor; Some Edible and Poisonous Fungi, di W. G. Far- W. E ting insect Pest, di L. O. Howard etc. ete. » lavori corredati da belle e nu- merose tavole ed incisioni. Appendice poi sgno esposti argomenti di natura varia e che tifiditono la organizzazione dell’ importante Ministero di Agricoltura e statistiche varie ed informazioni. Questi Rapporti che il suddetto Ministero pubblica con vantaggio pratico degli agricoltori americani, sono la migliore testimo- nianza, oltrechè dei larghissimi mezzi di stadio e di ricerca di cui dispone, anche dell’ interesse che destano negli Stati Uniti le questioni agrarie e gli studi scientifici intesi a dare incremento e sviluppo all’ Agricoltura. Pollacci Gino. ly So (gl è gen (Atti Soc. Ligustica di Sc. Nat. e Geogr. V VII-VII). Lo scopo di questa uti è quello di riunire i materiali mico» logici che riguardano il territorio della Liguria. L'A. quindi si è proposto: il compito di raccogliere tutte le contribuzioni alla fiora micologica della RASSEGNE 121 Liguria, le quali erano sparse in numerose opere di varia data. Così potè avere un complessivo numero di circa 800 specie cui ne aggiunse un centi- naio raccolte e determinate da lui medesimo e fra le quali 13 egli dà come nuove. Naturalmente le opere di Viviani, Barla, Baglietto etc., fanno primeg- i iare i macromiceti che raggiungono la notevole cifra di circa 600. Però è fuori di dubbio che estendendo adeguatamente le ricerche ai micromiceti si avrebbe ben presto un numero di rappresentanti che romeno di gran lunga quello dei macrofunghi. E simili ricerche consiglio all’ egregio Autore di condurre allo scopo di poter offrire un quadro completo della Flora mico- logica ligustica, il quale indubbiamente riuscirà oltremodo interessante. E nel fare questo nuovo lavoro desidererei che 1’ Autore adottasse un piu esatto modo di esposizione nella sinonimia e nella citazione delle opere, canta nella pubblicazione di cui è qui parola, trovo in questa parte seguito u quale suggerisce al lettore un falso CONROREA Infatti l’ultima Vul citata a mo’ d’ esempio) in ciascuna specie, è la ,Sy/oge Fungorum omnium ce adottato segue un sinonimo, ed a questo la citazione di più opere, si laaone che in queste la specie figura sotto il sinonimo suddetto. Presento, per mag- giore chiarezza un esempio del modo di dizione adottato dal Dott. Pollacci. DIATRYPE STIGMA (Hoffm). Fr. Summ. V. S. p. 385. Sphaeria Coryli D. Sace. Syll. I, p. 193. Risso FI. Nice p. 547. Il che signifiea che nella Sqiloge del Prof. Sacc. la Diatrype Stigma è descritta a p. 193 del I Vol. il nome di Sphaeria Coryli, il che è inesatto. E similmente per tutte tei nt ridotte a generi moderni, le citazioni della Sy//oge ed altre opere sono fatte in modo da indurre nel concetto che dette specie in queste opere militino sotto i cel vecchi, il che non è. Anche delle identità nettamente dimostrate (per non accrescere inutil- mente ni numero delle specie) desidererei che più rigorosamente fosse tenuto conto. Così a mo’ d’' esempio basta nominare la Pleospora phragmospora, omettendo quindi la P/. Agaves che è identica alla prima. De sto anche I con queste piccole mende, il lavoro è apprezzabile ed io vorrei che l’ egregio | utore ci offrisse presto un seguito riguardante principalmente i microfungi. TPeglion V. Il mal ite PIT delta barbabietola. (Cent. f. Bakt. t. u. Infektionkr. IL Abt. III Band. 1897). L’ Autore in questa breve nota informa di aver rinvenuto in fittoni di Rigi coltivate nel territorio di Terracina, la Ihizoctonia violacea la uale produceva nelle medesime il mal vinato. Usservò il micelio e gli scle- po cui questo dà origine, riusci a colorarlo convenientemente con bleu Poi- rier acidificato con acido lattico, ottenne la riproduzione della malattia in bar- babietole sane, collocando, accanto al fittone pezzi di barbabietola infetti da ri- 123 A. N. BERLESE calcinatura le barbabietole ammalate, ed a titolo di prova propone di sterì- lizzare il terreno con calce o solfuro di carbon a memoria del Dott. Peglion quindi lu aggiunge di nuovo a quanto da molto tempo si sapeva intorno al ciclo di sviluppo della Ahizoctonia, non indica contro la malattia un rimedio efficace basato sopra esperienze ripetute e concludenti. ® Tognini F. Sopra un Lison nuovo, probabile causa di malattia nel Frumento. (Rendic. R. Ist. Lomb. Sc. e lett. Se- rie II, Vol XXIX). In esemplari ammalati di frumento, provenienti dal territorio milanese, l'A. rinvenne un fungillo che considerò come nuovo e lo chiamò Acremoniella verrucosa, corredandolo della diagnosi seguente: Hyphis sterilibus repenti- bus, septatis, drag maculis atris, prope nodos culmorum insidentibus ; ramis alterno-rectagulariter Dgr A in ramunculos vario ordine divisis ; cia ea saepius continuis, rectis vel subinde vix curvatis, apicice acutis, 18 «xb_- 6; sndidiio. sciura obovatis avellaneis, maturitate epi- sporie crasso vorraeosò praeditis, 22 — 27 — 18 v 22. Hab in culmis et va- ginis Tritici vulgaris et Avenae sativae, Cantalupo et Zunico (Milano). è fermamente assodato che la causa della malatttia sia dovuta a questa de poichè il frumento ammalato, e che presentava si i ana loghi a quelli delle affezioni conosciute coi nomi di arrabbiaticcio o di calda-fredda, portava molteplici infezioni, il cui olfatto ultimo, secondo l’A. fu l’intristimento delle piante ; però è probabile che il fungillo in discorso sia da annoverarsi fra le cause na del male. Saccardo P. A. e Mattirolo O. Contribuzione allo studio Set etnie ci sig i Sacc. nuovo parassita della Barbabie ; la (In Malpighia X). E Nell’ estate del 1894 gli egregi A.A. ricevevano dal Sign. Prof. Trabut della Scuola Sup. di Medicina in Algeri, e precisamente da quella località, alcune radici di barbabietola attaccate da un parassita fungino che da uno degli autori fn ritenuto un nuovo genere di ustilaginee da chiamarsi Oedo- myces (1). Nelle radici la malattia si appalesa esternamentecon numerosi tu- mori e nodosità tubercolari principalmente al livello dell’ inserzione delle foglie. Una sezione interessante il tessuto di neoformazione, tra nume- spore di colore Fuligineo-badio, quasi emisferiche superiormente, concave nella faccia inferiore dove si attaccano ordinariamente all’ apice di filamenti mi- celici, ed accompagnate da granulazioni plasmatiche ed amilacee. Ogni cisti (1) Il Vuillemin ritiene invece che si tratti di una Mueorinea. RASSEGNE 109 risulta dallo sviluppo ipertrofico di una cellula invasa dal parassita ed è tappezzata da una membrana continua, leggermente stratificata, assai rifran- gente che ai reagenti si comporta come la cellulosa tipica. Gli A.A. hanno compiute numerose reazioni sul micelio e sulle spore allo scopo di porre in evidenza la struttura di queste parti. Tentarono Sa ma con successso ne- gativo, la riproduzione delle malattie in radici san Una bella nba egregiamente disegnata dal Prof. Mattirolo, chiude la’ interessante memo Wehrner C. Die Pilzkrankheiten der Kartoffelpflanzen ene d Uebersicht der letzten drei Iahre erschienenen teleratae. (Centr. Bet. Palattas. u. Inf. II in II Band - 1896). Come lo indica il titolo, si tratta di un quadro riassuntivo delle opere che nelle malattie delle Patate apparvero negli anni 1892-95. Interessante special- mente è la « Letteratura » posta infine del lavoro. L’A., ad ogni malattia, rammenta le ricerche degli autori che della me- desima si occuparono nel suddetto periodo. Ecco l’ ordine seguito dall’ A. nella peter sara materia: an te di tg» della malattia d) cura ; 2. S angren ume dei cauli prodotto dalla Botrytis 5 i delle ‘foglie per dal Li e Phoma ; 6. Increspamento; 7. Bacteriosi e gangrena umida; 8. Gangrena secca; 9. Altre malattie. Penzig O. et Saccardo P. A. Diagnoses Fungorum novorum in insula Java collectorum. Serios I et II (Malpighia XI). Queste due Memorie illustrano le specie di pirenomiceti raccolte dal Prof. O. Penzig durante i quattro mesi di suo soggiorno nell’isola di Giava, e più precisamente nelle vicinanze di Buitenzorg e nella località detta Tji- bodar en importanza di questa contribuzione micologica è data, più che dal nu- mero di specie (sono queste in tutto 203) da quello dei generi nuovi e delle entità specifiche non per anco conosciute ai micologi. beygpne delle 208 specie raccolte, ben 141 figurano per la prima volta descritte. Oltre a ciò sono nuovi i seguenti tipi generici; Cryptothecium, sca Melchioria, Hormosperma, Boerlagella, Leptosporella, Bactrosphaeria, Oxydothis, Hete- ronectria, Tubeufia, Thuemenella, Erikssonia, Synplonium. S. Savastano Note di Patologia arborea. (Boll. Soc. Nat. Napoli Vol. XI). Scopo di queste note, come dice l’ A. si è quello di recare un contributo alla patologia vegetale, in particolar modo degli alberi. L’ A. tratta delle seguenti malattie: I. Del marciume del Fico d’ India nel Catanzarese, II. IZ marciume batteriaceo dell'uva e lo spampinamento, III. Olivellatura, IV. 124 A. N. BERLESE Marciume e gommosi nel Nespolo del Giappone, V. Cancro det Pioppo, VI ‘Mal della California nella vite della Penisola sorrentina, VII. Epoca di svi- luppo della Fumaggine del Fico nella Campania, VIII. Rossore delle Viti nella penisola sorrentina, IX -Insolazione dei grappoli nella regione vesuviana e sorrentina, X. Degradazione dei limo evole il concetto dell’A. di iero le malattie delle piante utili, però a mio credere non è raggiunto lo scopo colle Note suddette. La trattazione delle dieci malattie od alterazioni dall’ A. è fatta, parmi, in modo inadeguato agli argomenti ed alle esigenze della moderna fitopatologia che richiede larigi conoscenza, oltrechè dei ire anche della più fine tecnica microscopica. Non di rado sono esposte, nel corso del lavoro, conclusioni ab- bastanza ardite e suffragate da dati ed osservazioni che mi sembrano insuffi- .cienti, la conduzione del lavoro si risente troppo dell’ arboricoltore anzichè del vero botanico e patologo, per cui in attesa di più profondo lavoro sull’ ar- gomento, io rimango nel concetto che il chiaro Prof. Savastano abbia consa- crato troppo lungo tempo alla arboricoltura (nella quale ha incontestabile va- lore) per aver potuto compiere studi interessanti nel campo della patologia vegetale, secondo le attuali esigenze di questa scienza e tali che meritino la pena della stampa. I. A. Biumler nni zur Cryptogamen-Flora des Pressburger Co- tates (In Verhandl. d. Vereins fiir Nat. und Heil in rain 1897). La parte della quale è qui parola, tratta principalmente degli Ascomi- ceti. Soltanto in appendice sono annoverati alcuni Basidiomiceti, Ipodermei, Mixomiceti, Funghi imperfetti etc., tra cui figurano le seguenti specie nuove eptoria Pantocsekii, Rhabdospora Clinopodii, Gloeosporium Louisiae. Aprono la serie le Gimmuascacee, e sono noverate poche specie. Seguono i Pirenomi- dalle citazioni delle principali opere e di frequente corredati di dati miero- metrici che confermano l’ esattezza delle determinazioni. Il sistema seguito nella distribuzione delle specie è quello della Sylloge del Prof. P. A. Sac- .cardo, cioè quello che ormai adottano quasi tutti i moderni e migliori micologi sistematici. Fra i discomiceti troviamo ricordate specie interessanti e qual- cuna anche nuova (Humaria Sebranskyana, Cenangium Maydis). Altre sono corredate di nuovi ed interessanti dati diagnostici. Tutti i fanghi raccolti nel micologiche. Il lavoro del Baiimler è quindi una preziosa contribuzione alla micologia del territorio di Pressburg. Lione Norton I, B. S. pali, of the Kansas Ustilagineae, especially with, ard to theis germination (Trans. of the Acad. of. Szieno: of. St. Louis Nov. 1896). RASSEGNE 125 Le Ustilaginee fin qui trovate nel Kansas appartengono ai Generi Usti- lago, Tilletia, Entyloma, Sorosporium, Uroc ystis, Doassansia. L’ A. studiò la germinazione in specie dei generi Ustilago, Tilletia e Sorosporium. Adoperò la soluzione nutritiva del Cohn modificata, e quella del Pasteur, come pure la decozione impiegata dal Brefeld per le colture di funghi di questo gruppo. Cinque nitide tavole rappresentano il diverso comportamento nella germina- zione delle ‘specie studiate dall’ autore. Nutall S. W. Flora of dt Virginia. (Field Columbian Museum - Botany Vol. I). In questa bella pubblicazione i funghi occupano una parte notevole, ed appartengono a tutti i gruppi.. Le specie nuove sono ben 111 e vennero de- scritte dagli egregi micologi Ellis ed Everhart in loro anteriori lavori. Se- guono poi le altre Crittogame, indi le Fanerogame. Oudemans C. A. J. A. 1° Sur une maladie du Perce-neige (Galanthus nivalis) 2.° Sur une malad'e des Pivoines (Paeonia). (Amsterdam. 1897. Akad. v. wetensch). L’egregio Autore trovò che la malattia delle piante di Galanthus ni- valis, apparsa con grande violenza nel Febbraio 1397 a Li era prodotto dalla Botrytis galanthina, un fango assai affine alla Botrite comune, e con- cluse ancora che il parassita sverna per mezzo di uno ul dal quale non = ancora ad ottenere la forma ascigera. Foonia prora da una malattia che riconobbe dovuta ad un fungo affine trytis galanthina, l’autore ci diede assai accurate e dettagliate descrizioni tine. DOSE NA NANA DANA ES Chesnut V. K. Principal poisonous plants of the United States. (U. S. Depart. of Agriculture; Divis. of Botany. Bullett. N. 20. Washington 1898). Con lodevolissimo intento il Ministero d’Agricoltura degli Stati Uniti ha impreso a far conoscere e divulgare fra il popolo una conoscenza pratica delle piante velenose nel suo territorio. L’ opuscolo comprende solo una ses- santina di pagine, ma è seritto molto chiaro ; partendo dai caratteri esterni delle piante, ne espone le località dove fatiho, e tratta quindi, dal lato chi- mico e fisiologico, 1° azione venefica che esse producono nell’ organismo. Au facilitare la ricognizione delle più velenose fra le - ‘specie; Y opuscoletto è a- 126 SOLLA dorno pure di semplici ma caratteristiche toccanti incisioni. Sono descritte 40 specie di Di delle diverse famiglie (non esclusi i funghi), e ben 34 d esse sono illustra Tale ci impresa meriterebbe realmente di essere imitata. SOLLA La Stazione sperimentale per la tutela delle piante ad Halle. Il nuovo rapporto annuo di questa Stazione, pubblicato or ora dal direttore il Dott. M. Hollrung, prese (N lo) < (°) E d dA [er] D lu ° (N lo) n ) d Fo zione sperimentale per la distruzione dei Nematodi), durante il decorso anno 1897, tre importanti lavori. Il primo di questi si occupa di ricerche sul contenuto del ventricolo del corvo nero (Corvus frugilegus L). È vecchia, ma tuttora pendente la que- stione se il corvo sia utile o dannoso all’agricoltura. stione vennero iniziate, in Germania, fin da maco di corvi appena uccisi : il prelodato direttore continuò anche il 1897 tale serie di ricerche; ma mentre dapprima veniva valutato il peso del pasto, animale o vegetale, ingerito, il dott. HoMrung iniziò un’ analisi seggio e numerica del cibo rinvenuto ; la qualità del cibo è sempre dipen- dente, più o meno, dalla libera scelta del corvo; la quantità viene determi- nata invece dalle circostanze. Aiutato da diversi altri destri cacciatori, li arrivò ad analizzare il ventricolo di 532 corvi, che vennero uccisi, in luoghi fissi, ad intervalli regolari; dal febbraio al decembre Dalle liste particolareggiate prodotte risulterebbero complessivamente per a) un cibo animale: I. di animali superiori una totalità di 20 individui 10 e, inferiori 1. molluschi . è Ù 2 » « 2. insetti a) Coleotteri. i A > 4936 » b) Imenotteri é è a 791 » c) Lepidot Sa 484 » ) Di “ ‘ > 706 » e) Rincoti . : 8 » eu ri é h 10 » dp) eletti >... D-_x 3. Miriapodi dn i 9 » 4. Aracnidi SLA a ‘ 36 » 5. Vermi . 4 » d) un cibo vegetale : Cariossidi di cereali. 7 6778 in tutto Chicchi di granturco 181 RASSEGNE 127 Semi di ombrellifere . 47 in tutto » >» Zeguminose. Ù 0) » » >» grano saraceno. 276 » >» >» erbacee ; 9 45 » Le cifre addotte non offrono però una base sufficiente per risolvere la uestione; mentre però sono in corso idonei esperimenti a questo scopo, du- rante il 1898, giova far rilevare fin d’ ora che, oltre ad un buon numero di insetti dannosi se ne rinvengo hi anche di utili, a non parlare per l'agricoltura. Questi animaletti si trovano, come una buona parte dei semi di granturco e di orzo non germinato, nel ventricolo del corvo in una stagione (nel febbraio) nella ng) l’ uccello stenta a trovare nutrimento o per lo meno non raccoglie il suo cibo sui campi, ma altrove. Donde l’ im- portanza di tener conto anche pe lla ui prima di pronunciarsi sulla vc L’ autore ha dimostrato pertan on chiarezza, che il semplice i pesare il cibo sia del tutto rar ear co chiarire la tai son a o dei danni na: il corvo nero apporta ai campi. Il se lavoro è una esposizione delle mallazzte delle piante osservate in Sassonia durante il po, e piante prese in considerazione sono piante colturali e vengono considerate partitamente, con le indicazioni dei nemici che le afflissero e con le considerazioni sull’ entità dei danni prodotti da questi. In generale però, dipendendo lo sviluppo dei parassiti (nel senso più largo) notevolmente dlandinone ella stagione, si può dire che l’ anno 1897 è stato poco disastroso per le coltivazioni, stante un SI decorso delle condizioni meteorologiche durante tutto l’anno in Sassoni n particolare si rileva che la dardadietola da zucchero diodo un red- dito tane ne l’ estate fosse alquanto asciutto ; ma questa siccità, se da una parte estinse lo pa normale delle piante, lo preservò dal. l’altra parte da una serie di nemici. Di questi uno de’ più seri n’ è rappre- sentato dalle sue: di elateridi, ata i quali sono insufficienti le concima- zioni con la calce o con la cainite. Nella parte meridionale della provincia si notò un’ invasione di dormentoni (Melotontha), contro i quali sembra non ebbero effetto le infezioni artificiali con le spore della Botrytis n e neppure la disseminazione del solfuro di carbonio in capsule di «OI danni causati da nematodi (Heterodera Schachtii) restarono medioc molto più rilevanti quelli indicati per carie delle radici, causati e dall'Afo- maria linearis e dalle condizioni ‘sfavorevoli del terreno. Assai localizzati furono i danni provenienti dal puivanar o Rhizoctonia violacea, dalla Peronospora betae e della Cercospora bdeti I cena ali hanno rig singole località, gravi riduzioni, principalmente per effetto delle larve di diversi ditteri, In qualche luogo riuscirono rilevanti i danni prodotti dallo hamster, in altri dalle larve del gobbo (Zadrus gibbus), opera di piccole chiveciole campestri, L' avena subi delle decimazioni da parte dell’ Heterodera Schachtii. 1a malattie prodotte da funghi (carie, ruggine, ecc.) non presero grandi estension 128 ie SOLLA Le patate vennero molestate sensibilmente dalla larva delle Tipula 0- leracea e dalla peronospora (Phytophthora infestans). Piuttosto estesa si presentò pure so ‘nei nota per Tappe delle patate, dipendente dalle con- dizioni del terri Le c oltivazioni di leguminose ed i trifogliai subirono dei danni consi- derevoli, più che da parte di insetti, per opera di un fungo, l’Ascochyta pisi, oltremodo difficile ad essere esti scr Con esso si presentò, abbastanza fre- quente, anche la ScZerotinia trifoli Poco sarebbe a dire dei dandia derivati alle piante orticole ed agli al- beri da frutto. Fra quest’ ultimi sarebbe a notare la vite; nelle vigne di male : il resto andò distrutto dalle larve della Conchylis ambiguella. Altrove venne ridotto il raccolto dell’ uva specialmente per l’' invasione della Pero- nospora viticola e dello pneniri amplinum, contro i quali nemici non viene il trat con i di rame con quell’ sol e su quel piede che sarebbe richiesto. Fra le piante forestali vanno ricordati due casi ingenti: uno è lo glio quasi totale dei boschi di quercia a Schénebeck sull’ pra da parte dei bruchi della Tortrix viridana. L'altro concerne la perdita massa dei nuovi getti del salicone (Sali Caprea L.), deformati in cecidii delle larve di un Nematus e di una Cecidomya. Nel terzo lavoro viene descritta la nuova pompa «Renania », della fabbrica Krevel di Colonia s. R., la prima pompa che agisce automatica- mente, producendo i fungicidi nel proprio interno in via chimica. Il concetto Sodimaziie consiste nello sviluppare, nella pompa, una sufficiente dose di gas carbonico, che preme sul liquido e ne determina la emissione del getto. La pompa, in forma di cilindro, è alta 65 cm., con un diametro di 20 cm. da portarsi a spalla. Vuota pesa circa 9 kg. e mezzo: riempita del liquido necessario pesa 18 172 kg. SOLLA MONA NINA La Continuazione nel prossimo numero. DA è PZL I COS ANYSI * = MOLA È C) ® eo a © a 10 a lalelala) PIENO Pao II Pia, Y7 0 ala | DIST. i i i aio ct iti ica i * RR T1 1 TV upon "atte za a ct San "hag Sim, da n à se a_S n be i 4A Là 0 SI È È i è nie LO s . è » ft i e i . . gfat a (UNML N INA Pret etto COLI \ a » r di TI ESE sesà "in a STETOE, cele RIE AP n s DÌ y +» » | LE Par * Si, È lf f | x» wa 3 i i + = n è A = 7 MeÈ RIO A RIV PATOL.VEGET. ANNO VII C Massatongo adnat del A Berlose i Elmintocecidio sulla ZLierta julacea Schimp. renze Lit A Reffoni Pazza S Croce PA s x: ni i st) “ DI w° n sg Ed her cel Su rr $ espe re salto do! Finmiilaze ca + nen CHERMOTHECA ITALICA CON TINENS exiccata (in situ, Coccidarum plantis, praecipue cultis, în Italia occurrentibus, obnoriarum. Il primo secondo, e terzo fascicolo dì questa pubblicazione del Prof. Berlese e Dottor Leonardi, sono già usciti alla luce da tempo ed hanno incontrato il generale favore dei Botanici, Entomologi, e studiosi di Pa- tologia Vegetale. I fascicoli contengono ciascuno 25 specie di cocciniglie, in sito, sulla parte della pianta su cui stanno in natura, opportunamente dis- seccate. È aggiunta, per ciascuna specie, la sinonimia e un breve cenno dei dannî che arreca alla pianta, del modo di evitarli e circa all’ habitat preciso. I venticinque fogli in (4.° ) sono assieme custoditi in apposito cartolaro e disposti secondo l’ indice contenuto nel fascicolo. Nel terzo fascicolo si sono inirodotte anche due specie esotiche della massima importanza, cioè |’ Aspidiotus (Aonidiella) per- miciosus e la Icerya Purchasi che si sono fatte venire di fuori. Prezzo di ciascun Fascicolo Lire it. 10 (dieci). A. BerLEse E G. LeoxarDI i RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE si occupa delle malattie delle piante, delle cause che le pro- ducono, sieno queste dipendenti da parassiti vegetali od animali, oppure da altre origini. . Perciò gli studi di micologia ed entomologia occupano larga parte nel giornale. | Seguono numerose rassegne dei lavori, sullo stesso argomento, pubblicati altrove. RIVISTA DI PATOLOGIA VEGETALE SOTTO LA DIREZIONE DEI PROFESSORI Dott. AUGUSTO NAPOLEONE BERLESE Libero docente di Patologia Vegetale e Prof. di Botanica nella Università di Camerino E Dott. ANTONIO BERLESE Prof. di Zoologia generale ed Agraria nella R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici VOL. VII. Num. 5-8, Luglio-Ottobre 1898 Giornale onorato della sottoscrizione del i R. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio FIRENZE TIPOGRAFIA DI FERDINANDO MARIANI Piazza Santa Croce, 23 SOMMARIO sd | | del Fascicolo II., Volume VII. — 1899. (Pubblicato, 10 Marzo 1899) Ln DA i daygtir a. — Contributo allo studio anatomico della Heliothrips Bu haemorroidalis. (Continua) . + Pag. 129 A. N. Berlese. — Studi citologici sui fogli (Data pabbi ica- zione estratti, 15 Novembre 1898 i è » 143 A. N. Berlese. — Fecondazione e 5 svlupibo dell Uvepom in Oedogonium vesicatum Link. (Data della STE Di È: teca 15 Novembre 1893. . . » > 153 A..N. Berlese. — Il Cladoc Hair Viotae n. Sp. la 08 che produce (Data pubblicazione estratti 15 ricercato invano nelle zampe del primo pajo altri organi del o come quelli che Trybom (1) crede riferibili ad altri che si trovano e zampe delle Locuste. | SISTEMA SESSUALE Ho veduto solo femmine, poichè il maschio di questa specie è così raro che se pure è stato veduto, tuttavia non è mai stato descritto, nè per mie ricerche ho potuto vederlo. Quel che si ha da dire, per mio conto è così poca cosa che ne tacerei, se spesso, nei disegni, non avessi accomodato a loro luogo i sessuali interni. Si tratta, richiamandosi adunque alle femmine, di un ovidutto impari, in rapporto colla terebra, che sopra la inserzione di questa da origine ai due ovidutti divergenti, (1) Vedi Trybom. — Uber in den Beinen der Blasenfiisse befindliche Or- gane, die au das Gehòrorgan von Locusta erinnern. in Ent. Tidskrift Arg. 17. p. 102-104. 4 Figg. (1896). P. BUFFA 135 brevi essi pure, divisi poi ciascuno in quattro capsule ovariche (fig. 11, 4) ordinariamente quadrisperme e lunghette tanto che coi loro apici finiscono nel torace, dove si prolungano ciascuna in un csile filamento. I quattro para di ciascun lato, riuniti poi.in un comune filo di sostegno, ree- gono così le capsule, ed il filo unico si salda all’ apice della ghiandola alal rotonda (o del secondo pajo) come bene vide | Uzel in altr specie. Ho notato, non solo la poca differenziazione tra le cellule vitel- logene e quelle dell’ epitelio proprio dell’ uovo immaturo, tanto che male si distinguono se non per la posizione, questi elementi fra loro, ma ancora la tinta carica bruna e l’ orlo grosso e perfettamente circo- scritto della grossa macchia germinativa entro la vescicola pallida e ad esile membrana. spermoteca, con peduncolo brevissimo, è di forma subsferica e si vede difficilmente. avvegnachè si trova sempre sprovvista di vagano La ho disegnata in sito a fig. 11 rs, ed in sezione a fis. SISTEMA RESPIRATORIO Il sistema tracheale non merita una lunga descrizione per ciò che riguarda la nostra Heliothrips, inquantochè non differisce gran fatto da quello che gli autori hanno detto in proposito per altre specie di Fisa- podi. Vi ha un pajo di stigmi nel mesotorace e nel metatorace e se ne vede pure uno per ogni segmento addominale. Lo stigma più grande è quello situato nel mesotorace, sulla prominenza omerale e 1’ epider- mide che circonda l’ apertura stigmatica si mostra marcata di tante areole chiare, punteggiate nella superficie. Da questo maggiore stigma partono due tubi maestri, diretti all’innanzi, disposti di qua e di là dalla linea mediana, tubi che recano |’ pr al protorace ed alla testa e che in corri- spondenza del primo pajo di zampe mandano a questi un grosso tronco. Questi due tubi maestri agita sono assieme riuniti da un tubo trasverso situato presso alla base del protorace. Altri due tubi, in con- tinuazione dei precedenti, si dirigono verso l’ addome e lo percorrono fino all’ estremità caudale, e questi addominali icone origine dal grosso stigma del metatorace. Da questo poi, e dai cinque primi addo- | minali, sorge un altro tubulo, più ventrale, parallelo al dorsale sopra- descritto e che con questo si congiunge ben cinque volte, per via di cinque rami trasversi, arcuati, cioé paralleli al fianco. i Le zampe del secondo pajo hanno ramo tracheale dipendente diret- | tamente dallo stigma del mesotorace e quelle del terzo paio similmente ricevono aria da trachea derivata subito dallo stigma del metatorace. 136 HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS AUTORI CHE HANNO TRATTATO PARTICOLARMENTE DELL’ ANATOMIA DEI Tisa- NOTTERI, CONSULTATI NEL PRESENTE STUDIO. 1885. Schneider, A. Die Entwicklung der Geschlechtorgane der In- secten (1. Bd..Zool. Beitrage p. 257-300. T. 32.33). 1888. Jordan Karl. Anatomie und Biologie der Physapoda (Zeitsch. fiir wiss. Zool. 47 Bd. p. 541-620. T. 36-38). 1891. Bohls J. Die Munarerkzevge der Physapoden. (Dissert. Got- tingen. 35 pag.). 1891. Garman H. The Mouth parts of the Thysanoptera. (Bulletin of Essex Instit. Vol. 22 Str. 24-2 1894, Nagel WIl. Suna physiologische und ARRE Un- tersuchungen ‘ber den Geruchstund Ge- dirt und ihre Organe mit einlei- tenden Betrachtungen aus der allgemeinen rergleichenden Sinnesphysiologie. (Bibl. (Chu et Leuckart) 18. Heft 207 pag. Fig. 7 Taf. Autorreferat in Biol. Centralbl. 14 Bd. . 543-955. 21, 49, 56). 1894. Jablonowsky J. Aqditamentn ad cognitionem Thysanoplero- 2. (Természetr. Fiizetek, Vol. 17, p. 93-99). 1895. Uzel H. nio der Ordnung Thysanoptera. (Ausz. von. Neri “RIE Zool. Centralbl. 3 Jhg. N. 24 1896. Garman H. The Ei of the Mouth-parts of Thysano- piera (Ameri. Natural. Vol. 20. pag. 591-593). 1896. Trybom Filip. 1. Finige Bemerkungen itber die Fligel der Physapodeni (Festskrifi Lilljeborg Upsala. pag. 213-229). 2. Uber în den Beinen der Blasenfusse befin- dliche rgonie die an das Gehòrorgan von a erinnern. (Ent. Tidskritt. Arg. 17, p. 102 104, 4. Figg.). SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tavola V. 1. Parte anteriore del corpo, vista di fianco. A capo; B protorace ; C mesotorace e metatorace ; D addome. a antenna ; d occhio composto ; e occello; d epimero del mesotorace : d’ episterno anteriore ; e mesoscuto ; 7 santa g origine delle ali del I. pajo; © piastra. stigmatica ; è epimero del metatorace ; / episterno posteriore ; m. metafragma ; n» primo arco dorsale dell’ ide ; 0 se condo arco dorsale ; p terzo arco dorsale ; 9 primo pajo di zampe; 7 secondo pajo di zampe ; s terzo pajo di zampe (5 98_\ Ù 19 Parte mediana del corpo, vista dal dorso. B protorace ; C mesotorace ; €’ metatorace ; D addome. d epimeri del mesotorace ; d’ episterno anteriore ; e mesoscuto ; f meta- scuto ; g asa delle ali del I.° pajo; è piastra stigmatica ; î epimeri del metatorace ; 7 episterno posteriore ; 72 metafragma ; » primo arco dorsale dell’ addoto me; o secondo arco dorsale; # membrana su cui vengono a disporsi le inserzioni delle ali ; « origine delle ali del IL° psjo (È. 3. Mesotorace e metatorace visti dal ventre. C mesotorace ; 0” metatorace; D addome. d mesosterno ; î metasterno ; » zampe del II° pajo ; s na del Xbbr pajo ; a fovesla: del mesotorace; : foveola del metatorace. (4 / A. Mesointestino in sezione a estremità dell’ esofago che termina nel cardias; cellule epiteliali del mesointestino (4 he 5. Postintestino nella regione che racchiude le ghiandole rettali. a involucro esterno colle strie muscolari trasverse; d parte esterna cu- puliforme delle ghiandole ; # trachee proprie delle ghiandole ff ", 8. Lo stesso in sezione longitudinale. a Strie muscolari trasverse ; b una ghiandola (2). È Spermoteca i in sezione (3). 8. Primo e secondo articolo dell'antenna in sezione per mostrare i nervi © Che vi pena 138 ' P. BUFFA A ganglio cri vB DE: ione dell’ sai lrcsani, C primo articolo dell’ a 3 D secondo articolo dell’ antenna a nervi prio n gigli nervosi ; € nervi dd; ne dipiaono ;m mu- scoli motori del secondo articolo ; #r trachea. Tavola VI. 9. Sezione, in piano, della parte anteriore del corpo, mostrante i muscoli el dorso. A capo; B protorace ; C meso — metatorace ; D addon a elevatore comune delle ali; d elevatore del capo ; a sotrabbore del mesoscuto ; e abbassatore del mesoscuto ; /protrattore posteriore del mesoscuto ; g processo interno posteriore del metascuto ; % costrittori dell’ addome ; Z secondo elevatore delle ali del primo pajo ; m retrattore superiore del protorace ; s abbassatore dell’ ala del secondo pajo ; 2 ro- tatori del protorace ; « grande abduttore del trocantere ; e retrattori superiori dei segmenti addominali De 10. Sezione, in arr mostrante il tubo digerente, le ghiandole salivali etc. A testa; B proto ; C meso — metatorace ; D addome. e sedime ; ghr ghiandole rettali ; gs sbliaziola salivale del primo pajo ; gst iaia salivale del terzo pajo ; gsr ghiandola salivale del secondo pajo ; ma muscoli elevatori delle sli ; mat mesointestino anteriore ; Mg muscolo elevatore comune delle ali; mp mesointestino posteriore ; mpa malpighiani anteriori ; mph Hinaioii della faringe; mpo malpighiani : posteriori ; mr muscoli del rostro ; mz muscoli delle zampe a ov ovarii ; ovf apice degli ovari che terminano nei fili ovarici ; ps postin- testino. a ganglio sopraesofageo ; £ ganglio sottoesofageo; y nervo ottico; 3 lobo antennale; : muscolo protrattore posteriore del mesoscuto ; a) 1l. Sezione, i in piano, mostrante i muscoli della regione ventrale nonchè gli organi sessuali. A capo; sr meso — metatorace ; C' addom a elevatore comune delle ali; b motore iaia del capo; € addutturi del trocantere del III pajo di zampe; d abduttori del "n antere del III pajo di zampe ; e abbassatore del mesoscuto ; / pro e poste- riore del mesoscuto ; Y processo del mesosterno ; Paentary gel ad- dome ; ? tubercoli anteriori del prosterno ; 7 Saronio elevatore delle ali del primo pajo ; m protrattore dell’ anca del II pajo di zampe; » re- trattore dell’ anca del II. pajo di zampe ; 0 adduttori del trocantere ; p retrattore inferiore del protorace ; 9 retrattore inferiore del mesoto- race ; r processo del metasterno ; # abduttori del trocantere del secondo a di zampe ; v protrattore dell’ anca del III.° pajo di zampe; 2 re- fd (ns HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS 139 trattore dell’ anca del III° pajo di zampe; y retrattore inferiore del metatorace ; ga ganglio addominale; mf muscoli della ;m muscoli brevi della terebra; m# muscoli lunghi della terebra; ov ovarii ; rs spermoteca ; fd tubo digerente; tr terebra. f grande abdut- ionidlel ngeantare del secondo pajo di zampe; ò retrattori inferiori dei segmenti ; « grande abduttore del trdcaniaie del terzo pajo di zam- pe ; w ultimo segmento addominale (7 - 2. Sezione longitudinale mediana della parte none del corpo. capo ; B protorace ; C meso — metatorac a elevatore comune delle ali ; d elevatore del capo; c motore laterale. del capo ; d retrattore del inci e abbassatore del fnesoscuto ; f protrattore posteriore del mesoscuto ; 9 processo interno posteriore del metascuto ; & protrattore anteriore del mesoscuto ; î tubercoli anteriori del prosterno ; Z rotatori del protorace ; m retrattore superiore del pro- torace ; n Capitano del are p retrattore inferiore del proto- race ; Q retrattore inferiore del mesotorace; r protrattore del metato- race ; 8 abbassato delle ali del ss pajo ; # protrattore dell’ anca el pri pajo di zampe ; « elevatore dell'ala del secondo pajo; v re- trattore dell anca del primo pajo di zampe ; 2 retrattore dell’ anca del terzo pajo di zampe ;.y retrettore inferiore del metatorace. x grande abduttore del trocantere del primo pajo di zampe ; 8 gr. ab- duttore del trocantere del secondo pajo di zampe ; y retrattore dell’anca- del secondo pajo di zampe ; ò adduttori del trocantere del primo pajo di zampe ; e piccoli abduttori del trocantere del primo pajo di zampe ; (CP). Tavola VII. 3. Sezione longitudinale mediana del co rpo. A testa ; B protorace; C meso — metatorace ; D addome. a TA semplice ; d slbimna e cardias; d ados dell’ antenna; e muscoli della faringe; 7 rostro; g ghiandola salivale ; & muscolo re- trattore del mesoscuto ; # l'sigiscità abbassatore delle ik del secondo pajo ; ce collare esofageo ; ghr ghiandole rettali; gr grasso; mat me- soititestivo anteriore ; mp mesointestino posteriore ; mg elevatore comu- ne delle ali; @ eliofago ; ov ovario ; pms processo de sprone. ; pmt processo del metasterno ; ps postintestino ; ri muscoli retra infe- riori dei segmenti addominali; rs muscoli retrattori superiori dei seg- menti addominali ; vp valvola del piloro. a ganglio sopraesofageo; 2 ganglio sottoesofageo ; 8° primo ganglio’ toracico ; y secondo ganglio toracico ; $ terzo ganglio toracico ; : gan- glio ventrale (I). 14. Sezione longitudinale mediana della parte avena del corpo. A capo; B protorace; C mesotorace ; D ros 140 P. BUFFA a ganglio sopraesofage ; d ganglio sottoesofageo ; ’ lobo nervoso di- pendente dal ganglio sottoesofageo ; e primo ganglio toracico ; e’ secondo SERE toracico ; d ganglio proprio del labbro superiore del rostro ; e esota- : f faringe; g grande dilatalore della faringe; % epiglottide ; î labbro iidsciore; ? palpo labiale ; m muscolo retrattore superiore del protorace ; n stat del mesoscuto; 0 elevatore comune delle ali; p occhio semplice qu motore del grande muscolo dilatatore della faringe ; » ganglio dell occhio Liuptas: s gangli propri del labbro gi 3 4 antenna. 15. Sezione para mediana della parte sin del postintestino. A e preghiandolare ; B porzione ghiandolar a ACATA del piloro; d secondo valvola della porzione preghiandolare c ghiandole rettali ; d malpighiani ; e mesointestino ; f fibre sin trasverse ch 1 16. Ghiandola salivale del primo pajo. a canale di scarico ; d nuclei ; e strie trasverse del protoplasma (Po), «17. Porzione di ghiandola salivale del terzo pajo. A parte contenente il condotto escretore ; B parte ghiandolare secer- nente ; a condotto di scarico della parte 4; d ngi di scarico della parte B; c nuelei ; d cellule formanti la parte 2. (3° 18. Ghiandola del secondo pajo. a condotto di scarico esterno ; d nuclei ; e canale di scarico interno ; d filamento dove si attaccano i ‘tubi ovarici. (220, CA Tavola VIII. ‘19. Rostro visto di faccia. A clipeo ; B rostro a labbro superiore ; è membrana trasparente che unisce il labbro su- periore alla fronte; e orlo La del labbro superiore ; d orificio boc- cale ; e pezzo palpi o ; f pezzi temporali ; g palpi ai: h doc- ie frei dal plbbasilare ; ; î lobi labiali; / palpi labiali: m mandi- rita n insenatura al margine del clipeo ; 0 inserzione della mascella ; p stiletti ovverosia mascelle ; g tubercoli dei pezzi temporali; » den- telli del pezzo palpifero (e -20. Rostro visto da tergo. a pezzo prebasilare ; dò basilare ; c corpo del labbro; d palpi labiali ; scellare e postmascellare ; / zie m foro occipitale ; (i) -21. Rostro visto di fiane a labbro superiore ; 5 lobi labiali ; € squame pertinenti al corpo del HELIOTHRIPS HAEMORRHOIDALIS 14l labbro ; d palpo labiale ; e mandibola ; 7 pezzo prebasilare ; 9 basilare ; h sil del labbro ; è palpa vci; m pezzo palpifero (DI À 22. Pezzo palpifero visto dal di dentro. a dentelli ; d palpo ; e areola d’ inserzione del palpo. a 2 Y 23. Sezione longitudinale del palpo mascellar ganglio del palpo ; € misera ‘aglio; ; d pelo sensorio; e nervo del medesimo ( int ) Tavola IX. 24. Sezione di sparsa 3° testa. A testa; B ante ; C rostro. a primo articolo dello antenne ; a’ secondo articolo o antenne ; d' occhio osto ; © cresta Siae d cresta sopramasce are ; € pen ZZ0 sin: 33 biro aut 9g, h,î muscoli motori dea oto» 53 muscolo adduttore dell’ antenna; m REATI abdutt dell’ antenna ; n muscolo adduttore del poni articolo dell’ aiar o muscolo ab- prata del nona articolo dell’ antenna ; p muscolo teso fra le due ; q protrattore dello stilo ; r sbdoti dell epiglottide; s re- ani dei a del labbro iafeciana + ; & organo di nutrizione della man- dibola ; # trachea ; v dini nervoso dell’ esita ; z ganglio proprio. del labbro inferiore ; y retrattore della mandibola. « ipofaringe; £ epiglottidle; y mandibola; ò tendine della fa- i ; 300 ringe. (9° 25. Sezione longitudinale mediana del rostro. (Questa figura è in posizione rovescia rispetto alla fig. 26 e rispetto alla comune delle altre figure, A labbro ii ; B labbro inferiore. a ipofaringe ; è mezzo anello formato dall’ estremità anteriore dell’ ipo- faringe ; € > esiglaigit d cp orale ispessito dell’ Pte e man- dibola ; f grande sollevatore della faringe ; 9 piccolo dilatatore della ha; h abbassatori dell’ epigoni; ; i retrattore dei lobi del labbro inferiore ; / stilo; m protrattore dello stilo; » abbassat dell’ glottide ; o re; Hriogitoni dell’ LL DO, piniilate ; ; q basilare; r corpo del labbro ; s branca sinistra dell’ ipofaringe. = ganglio orale dipendente dal sottoesofageo (corrisponde a 4 della fig. 14); £, y nervi del labbro = na è ganglio sottoesofageo ; e nervi del labbro inferiore i 26. Sezione Fonni mediana Ù rostro. superiore ; B labbro inferiore. a i ipiaringe; db mai c muscolo AREA dello stilo; d abbassatori - 142 1 i P. BUFFA i epiglottide ; si f muscoli che si attaccano all’ epiglottide; g mu- si attacca all’ esterno apice dell’ ipofaringe ; f_ prebasilare ; è ione ; l corpo del oo m palpo mascellare ; n ‘palpo labiale ; 0 areola del pezzo palpifero ò ganglio sottoesofageo ; è A nervi del labbro inferiore. ed -27. Sezione di un occhio com a bastoncini ; 6 nuclei celle cellule che sostituiscono il cristallino : € piccol selbule interposte fra i bastoncini; d grandi cellule interposte i bastoncini ; e cornee; ci nervo ottico CE (Il pigmento è figurato na tra i tre primi bustonsi STUDI CITOLOGICI SUI FUNGHI © RicercHk DI A. N. BERLESE II. Fecondazione e sviluppo delle ascospore in TUBER BRUMALE Già fin dal 1896 avevo intraprese le ricerche che ora rendo di pubblica ragione, ma la scarsezza di adatto materiale, mi impedì quel largo controllo che è necessario specialmente in questo genere di studii. Nel settembre di quest’ anno ebbero buon fine le reiterate raccomanda- zioni che andavo da tempo facendo si cercatori di tartufi di queste regio- ni, di apprestarmi, cioè, alcuni esemplari immaturi delle specie di cui essi sogliono andare in traccia per commercio, e potei avere in gran copia il Tuber brumale in tatti gli stadi di sviluppo dedi aschi e dello asco- spore : fui quindi in grado di condurre a fine le ricerche incominciate. Sull'argomento da me fatto oggetto di stadi, trattò abbastanza recentemente il Dangeard (2), non però sul 7uder brtonale, bensì sull’af- fine 7. melanosporum ed io non avrei forse trovato opportuno di pub- blicare tutte le mie osservazioni, se esse fossero state perfettamente concordanti con quelle di questo egregio autore ; però lo studio accu- rato di copioso ed adatto materiale (mancante al Sig. Dangeard, che aveva a disposizione soltanto esemplari maturi) mi costrinse a dissen- tire in alcune cose e mi permise di meglio e più dettagliatamente de- scriverne altre, appena accennate dall’ autore, di guisa chè reputo non fuor di luogo esporre qui brevemente i risultati delle mie ricerche, non senza però aver prima accennato ai metodi seguiti per l’ indurimento, fissazione e colorazione del materiale da studio. Metodi di ricerca Il materiale, del quale, con un primo esame microscopico, avevo rilevato lo stato di sviluppo, venne diviso in piccoli pezzi ed immerso parte in alcool assoluto, parte in soluzione alcoolica satura di sublimato trosivo parte in liquido di Flemming, parte in soluzione acquosa al- l’ 1°°[ di acido cromico, ed il rimanente in detta soluzione alla quale venne aggiunto del bicloruro di platino in ragione del 0,5 °[o. Nei quattro ultimi (1) Vedi Riv. di Patol. veg. Vol. VI, (2) Dangeard, La reprod. sexuelle des scono. (Le Botaniste Ser. IV). 144 STUDI CITOLOG.CI SUI FUNGHI liquidi l'immersione durò 24 ore. Una buona fissazione ottenni però sol- tanto col secondo liquido, ed ottima 1’ ebbi allorquando in detta soluzione immersi le sezioni ottenute col microtomo dal materiale indurito nell’ al- l’ alcool assoluto e ve le lasciai per 24 ore. L’ esperienza mi dimostrò che la fissazione sulle sezioni è più sicura e riesce meglio che nel ma- teriale 7 oto, anche impiegando liquidi dei quali facilmente il materiale s’ imbeve, come alcool o sublimato, per cui consiglio a chi voglia con- durre analoghi studi |’ indurimento del materiale, e la fissazione della sezioni. Io ho voluto anche in queste ricerche nsare il metodo classico dell’ inclusione in paraffina, però questa operazione deve essere con- dotta per lungo tempo in causa della compatezza che presentano i tessuti dei giovani Tuber. Col rasoio del microtomo, ben affilato, io ottenni a- gevolmente, da materiale semplicemente indurito, sezioni assai sottili. Queste, con delicatezza trasportate nell’ acqua, si stendevano perfetta- mente, indi lavate con cura erano pronte per la colorazione, però più delicate sezioni ottenni tagliando i pezzi inclusi in paraffina. Ho impie- gato anche qui varie sostanze coloranti, ma i migliori risultati : ebbi colla ematossilina Bohemer, allungata assai con acqua, e col ca mino alcoolico di Grenticher pure allungato. Nell’ uno e nell’ ino liquido le sezioni devono rimanere 24 ore almeno, quindi è ne- cessario che queste soluzioni sieno poce colorate, specialmente quella di ematossilina. Attraversati i diversi alcool, le sezioni si trasportano alla fine in olio di garofano, indi si montano in balsamo del Ca- à. e a queste sostanze impiegai pure la saffranina, il vio- letto di Genziana e |’ Orange G.. secondo il metodo consigliato dal Flem- ming, e da me pure altre volte seguito in ricerche analoghe alle presenti. . Risultati delle ricerche In esemplari immaturi, punto odorosi di Tuder brumale, e nei quali un taglio netto mostra la venatura appena accennata ed ancora di colore grigio o gialliecio assai pallido, si trovano in grande quantità aschi e sporidi in tutte le fasi di sviluppo. Già il Dangeard nel citato lavoro descrisse e figurò lo stato iniziale degli aschi. Sono speciali fi- lamenti riccamente ramificati, quelli che producono gli aschi, e questi possono formarsi od all’ estremità di questi filamenti medesimi o dei rami e ramuscoli nei quali essi si dividor intro in maggiori particolari sopra questo punto, poichè è mia intenzione condurre ricerche comparative sulla struttura e sviluppo del peridio nelle tuberacee, allo scopo sopratutto di convalidare le idee circa l’ affinità e possibile parentela di questi runghi coi discomiceti, idee nellle quali mi fissai, oltre che per la lettura del lavoro del Bu- ‘asc TIA A. N. BERLESE 145 choltz (1) lo studio della struttura di questo 7uder, e di poche altre specie che potei avere. La forma delle estremità dei filamenti le quali si svilupperanno in aschi è, quando queste si sono differenziate dai filamenti stessi, as- sai varia. Sulle prime l’ estremità si rigonfia leggermente a clava, poi a vescicola più o meno regolare, può anche ripiegarsi sopra se mede- sima (Tav. X, fig. 1). È caratteristici in questi minuti rigonfiamenti la pre- senza di un ‘aucleo, cui poi se ne aggiunge.un secondo, e talvolta anche un terzo. Quivi avviene la fusione dei due nuclei otterrete dal Dan- geard (® in 7uber melanosporum ed in altri ascomiceti e confermata per alcune specie dall’ Harper (8). Certo si è che allorquando il primor- dio dell’ asco ha la ia presentata dalla fig. 2, e la grandezza che questa stessa figura mostra, in rapporto a quella della fig. 1, noi troviamo Gasatogianio un solo nucleo, relativamente grosso. Quando l’ asco è già individualizzato come in fie. 3 8 ed in tutti gli stadii (e ne osservai qualche centinaio) che intercedono tra queste due figure esiste pure un solo nucleo con cromosomi granulari ed uno o due nucleoli. a poco la vescicola che costituisce la fase prima di svi- luppo dell’ a asco si ingrandisce, si separa dal rimanente filamento me- diante un setto basilare, 1’ asco in una parola va individualizzandosi. Il citopiasma finamente granuloso che la riempie per intero va a poco a poco diradandosi cosi da presentare prima una o due. indi un mag- gior numero di vacuole. Tutte le ricerche intese a dimostrare se esiste in questa epoca un differenziamento nel plasma fondamentale non mi diedero alcun risultato positivo ; egli è soltanto in seguìto che vedia- mo intorno al nucleo andare continuamente aumentando un plasma più denso, grossamente granuloso, che assorbe le sostanze coloranti ed il quale e ricongiunto collo strato di analogo plasma parietale mediante trabecole che formano una rete di filamenti che vanno diventando sem- pre più sottili quanto più si sviluppa il giovane asco. (Tav. X. fig. 4). In seno a questo plasma si divide poi il nucleo. Non una volta io ebbi occa- sione di verificare tale divisione allorquando il citoplasma suddetto non era comparso. Il Dangeard nel citato lavoro ha pure constatato la pre- senza di questi due plasmi, e così si esprime al proposito : « La pre- miere division du noyau peut s’ opérer sans aue le proplasma ait chan- (1) grin zur Entwickel-rgesch. der Tuberac. (Berichte d. deutsch Bot. Ges. (2) i 1. ce. et La reprod. sexuelle des Ascomye. (Botan. Ser. IV). | (8) Harper Beitr. z. Kernth. und Sporenbild. im Ascus. — (Bot. Gesel- 146 STUDI CITOLOGICI SUI FUNGHI gé de caractére : toutefois, frequemment, la differenciation en deux couches est déjà commencòe ; 1’ une reste formée d’ un protoplasme grossierement granuleux à large trabécules ; la seconde est constituée par un amas de substance plus dense, plus homogéne, depourvue de vacuoles ». Qualche cosa però posso aggiungere a quanto è sopra esposto. Nell’asco assai giovane come sopra dissi, esiste un citoplasma fonda- mentale a granulazioni sottili, e che presenta un maggiore o minore numero di vacuole secondo l’ età dell’ asco. Qualche granulazione mag- giore, più rifrangente si nota quà e là in seno al plasma stesso, però un vero differenziamento nella massa citoplasmatica circa la struttura della medesima, non si avverte. Il nucleo, ordinariamente centrale, è cinto dal suddetto citoplasma fondamentale. Osservai talvolta intorno al nucleo stesso un area pellucida, ma niun altro differenziamento. Col- l’ ulteriore sviluppo dell’ asco, intorno al nucleo comincia a formarsi un plasma grossamente SHialoso il quale mediante trabecole numerose e bene evidenti è in comunicazione col rivestimento citoplasmatico parietale. Le prime tracce di questo nuovo citoplasma granuloso, più lenso e più rifrangente del fondamentale potranno derivare da un dif- ferenziamento del primo, però la grande massa di esso è di neoforma- zione. Il plasma fondamentale (od almeno quella parte di esso che ri- mane inutilizzata nella prima formazione del citoplasma secondario) si conserva tuttavia, anche quando le ascospore sono in via di sviluppo, e lo si vede colle sue sottili granulazioni, e colla sua poca densità oc- cupare gli spazi lasciati dalle grandi trabecole che il plasma secondario forma, e va a costituire il così detto epiplasma. Intorno al nucleo vi è quindi un rapido e copioso accumulo di materiali plastici che costitui- scono una massa Ayer in seno alla quale ben presto si veri- ficheranno importanti fenom Allorquando il nucleo è è în riposo, questa massa citoplasmatica non presenta agi nelle preparazioni meglio riuscite e fissate e colorate col metodo di Flemming, che meglio si presta per lo studio della strut- tura del atobliai traccia alcuna di filamenti cinoplasmatici, però questi non tardano a comparire allorquando il nucleo entra in divisione, il che succede tosto chè intorno ad esso si è accumulata una certa quantità di quel citoplasma grossamente granulare e denso cui ho so- pra alluso. Anzitutto il nucleo aumenta un po’ in volume, indi in due punti opposti o lontani della sua membrana, nel citoplasma con essa 4 contatto si differenziano dei filamenti radianti da quei punti stessi, e nei quali dovrebbero esistere due centrosiere che però io non riuscii a porre in evidenza nemmeno coi più adatti metodi all’ uopo indicati. Contem- poraneamente si avvertono la scomparsa del nucleolo, ed una graduale Col A. N. BERLESE 147 disposizione dei cromosomi in placca equatoriale, mentre un bene di- stinto fuso ricongiunge le sue estremità colle radiazioni polari, e si ha un tipico aster. È alquanto difficile vedere nettamente tutte queste diverse parti in un solo nucleo in divisione, poichè bene spesso l’ asse longitudinale del fuso non coincide col piano di visione, e quindi il fuso stesso ap- pare più o meno obliquo. In causa della piccolezza estrema dei cro- mosomi non riuscii a constatare nei medesimi la divisione longitudinale, e nemmeno a numerarli esattamente, poichè nella placca equatoriale bene spesso sono avvicinati così da toccarsi. Nettamente però seguii il loro cammino ai poli del fuso, e la graduale scomparsa della mem- brana nucleare. A poco a poco poi le fibre del fuso pure si rendono evanescenti, indi una nuova membrana appare intorno a ciascuno dei nuclei figli. Le osservazioni mie, se coincidono con quelle che Harper, esposte nei citati lavori, non corrispondono però affatto con quanto al proposito il Dangeard avrebbe rilevato in Tuder melanosporum. Infatti così si esprime l’ egregio autore (p. 81). « Los divisions du noyau ont lieu sui- vant le mode directe par simple bipartition ». A dire il vero il 7uber melanosporum è troppo vicina speciesal 7. brumale per ammettere che le cose si passino tanto diversamente, ma non avendo avuto agio angeard espone Ì materiale della specie dal medesimo studiata, io 3 limito a riportare quì i suoi ed i miei risultati, avvertendo però che il modo di divisione diretta esposto dal Dangeard sarebbe il primo caso osservato nel nucleo ascale an Ascomiceti. priva di interesse mi sembra la relazione che esiste tra la SR dello strato limitante, o parietale che rs si nino delle a- scospore di questa specie e della Erysiphe comm Peziz za rvensoniana ed Ascobolus furfuraceus studiate dal” Haspe (1), ilo quando il nucleo primitivo dell’ asco in 7uber brumale si è diviso, i due nuclei della seconda generazione ripetono il processo divisorio, e così i quattro risultanti. Alla fine quindi abbiamo anche qui otto nu- clei dei quali uno, due, tre o quattro, raramente di più vanno a for- mare le capraia, gli altri rimangono inutilizzati nel citoplasma, ed a poco a poc mpariscono. inlomo a ciascun nucleo attivo esiste abbon- dante il citoplasma, nel punto corrispondente all'apice del fuso, riescono visibili i filamenti cinoplasmatici, mentre essi rapidamente svaniscono nei Auca: che non vengono alii nella formazione delle ascospore. (1) Harper mail. ete. 1. c. 148 STUDI CITOLOGICI SUI FUNGHI Ciascun nucleo attivo nel punto di contatto coi filamenti radianti di cinoplasma si allunga in un collo sottile (Tav. X. fig. 7), mentre i fila- menti suddetti vanno a poco a poco incurvandosi intorno al nucleo stesso, e costituiscono come lo scheletro di una calotta regolare, la quale individualizza la parte superiore dell’ ascospora, cioè la rende distinguibile dal trofoplasma circostante. In seguito il differenziamento: si spinge anche alla parte inferiore, e riesce distinta la intera ascospora in seno alla massa trofoplasn matica. La cromatina del nucleo si mantiene mediante il collo, in relazione col trofoplasma, per cui conviene mettere che il processo formativo dello strato limitante dell’ ascospora sia in diretto rapporto oltrechè col cinoplasma anche col nucleo stesso. L’ascospora in questo momento è sferica, però ben presto diventa ovoide. Lo strato periferico di essa non è però ancora distinto in mem- brana, e per nulla diversifica dalla sostanza che forma il corpo dell’a- scospora. Però un differenziamento non si fa attendere lungamente. Spesso quando |’ ascospora è ancora sferoidale, vediamo lo strato pe- riferico differenziarsi in una sottilissima membranella, di uniforme spes- sore. (fig. 8). Il nucleo allora rapidamente si divide e di origine a 4-6 piccoli nuclei che occupano per qualche tempo la regione centrale del l’ascospora. In causa della rapidità colla ian avvengono queste divi- sioni e dell’ estrema piccolezza dei nuclei non mi fu dato assodare, se esse abbiano luogo direttamente e per via cariocinetica. Differen- ziatasi la membranella verso l’ esterno, si formano sulla medesima nu- merose papille assai delicate mentre l’ ascospora assume un deciso con- torno ovoide. Mano mano che questa aumenta in volume vediamo ispes- sirsi anche la membrana ed ingrossarsi le papille le quali vengono ad allontanarsi sempre di più una dall’ altra quanto più aumenta la superficie della membrana ‘fig. 10-15) anche nel materiale trattato nei modi anzidetti, si osserva che nella fase di sviluppo rappresentata dalla (fig. 10), il corpo protoplasmatico dell’ ascospora è strettamente unito alla membrana, però nelle fasi successive si nota un distacco del pro- pa pene ec parete stessa, tanto più pronunciato quanto maggiore è il grado viluppo raggiunto dall’ ascospora. Il Diaieari nel più volte citato lavoro, osservò un analogo fenomeno: nelle ascospore di 7. melanosporum, e V’ espresse nel seguente modo : (p. 84). « L’endospore reste incolore; à maturite, dans nos preparations, cette. membrane interne était, le plus frequemment, séparée de la membrane externe par un large intervalle ». Io vorrei tentare una spiegazione del fenomeno. Anzitutto è opportuno dire che questo intervallo fra 1’ en- dosporio e l’ esosporio io invano lo cercai in materiale fresco. Esso quindi sui un fatto dipendente dai trattamenti cui vanno soggette nia A. N. BERLESE 149 le sezioni per riuscire dimostrative. È bensì vero che in tal caso do- vrebbero tutte le ascospore presentare questo fenomeno, ma siccome l’età delle stesse non può essere desunta dalla loro grandezza, che co- me è noto varia a seconda del loro numero in ciascun asco, così è probabile che in due ascospore parimente grandi quella nella quale si avverte il fenomeno sia più giovane dell’altra e quindi ancora in grado di presentarlo sotto l’ influenza dei liquidi disidradanti e contraenti cui fu rn o che il distacco del protoplasto dalla membrana è graduale ded l’ età dell’ ascospora. Nella fig. 11 si avverte la pri- ma fase di questo distacco, e si può vedere quindi che uno spazio as- «sai ristretto intercede fra la membrana e la superficie del protoplasto, e nemmeno esso è continuo. Però, anche lasciando da parte le dimen- sioni, (sebbene io abbia cercato di seguire il fenomeno in ascospore che a maturità dovevano avere la stessa grandezza) si avverte agevol- mente POR il confronto dello stato delle papille, che 1° ascospora alla fig. è più avanzata di quella alla fig. 10. L’ osservazione più attenta ci pata inoltre che al centro della prima è manifesta una va- cuola che in quest’ ultima è appena in via di formazione. Nella fig. 12 poi, abbiamo già due vacuole, ed uno spazio maggiore fra protoplasto : Lira è agevolmente visibile. Anche qui lo stato delle papille deno- un maggiore sviluppo. Le vacuole sono aumentate in numero ca fig. 13 e con esse lo spazio, e finalmente nel'a fig. 14, ui le papille dell’ ascospora denotano una maggiore età, quantunque il rn sto sia più piccolo, un largo spazio intercede fra quest’ ultimo e la pa- rete, e si osservano numerose e grandi vacuole al centro. Io ho parlato di vacuole poichè l’ aspetto che psesentano queste parti nelle preparazioni trattate nei modi indicati, è quello di spazi scavati in seno al citoplasma, però nelle sezioni tratte da materiale fresco ed osservate semplicemente nell’ acqua, l’ aspetto del contenuto dell’ ascospora è assai diverso. Nelle ascospore allo stadio rapprese tato dalla fig. 10 si avverte nel centro una regione pellucida zolla quale coll’ ulteriore sviluppo si scorge una gocciola di sostanza di a- er oleoso, che si concreta poi in un eorpo di aspetto solido, glo- re ed a questo, crescendo l’ascospora così Ga raggiungere le dimen- sioni della fig. 11-12, altri corpi simili si aggiungono talchè negli stadii rappresentati dalle fi. 15, 14 abbiamo un buon numero di Lions corpi pressochè sferici, piuttosto grandi, che vengono a contatto lu el. l’ altro e si mantengono nettamente distinti, il che depone da in fa- vore del loro stato solido, ed assumono l’ aspetto di un grappolo. Il Dangeard parlando del contenuto dslle ascospore si esprime in tal guisa. 150 STUDI CITOLOGICI SUI FUNGHI « L’ existence simultanée, dans les spores des noyaux et des vacuoles, explique certaines erreurs de descriptions des auteurs ; mais il est cer- tain que les globules ègaux, disposés en forme de grappe dont parle Tulasne (1), correspondent aux noyax des spores ; cela est si vrai, que malgrè !° imperfection de ses moyen d’ observations, il est tentà de leur attribuer une membrane speciale ». Però io, al contrario sono con- vinto che i globuli osservati e descritti dal Tulasne, sieno precisamente quei corpi solidi cui prima ho fatto cenno. L’ errore del Sig. Dangeard, proviene dal non aver fatte osservazioni in materiale fresco. Poichè è un fatto ch'io assodai agevolmente che i detti corpi sono prontamente solubili nell’ alcool, tantochè con rapidità scompariscono subito che questo liquido viene a contatto di una sezione ottenuta da materiale fresco. Allo stato di soluzione la sostanza che costituiva i globuli suddetti, viene attratta ener- gicamente dall’ alcool ed il protoplasto si contrae più o meno energica- mente, a seconda della quantità di globuli che esso conteneva, Così si spiega come allorquando | ascospora si trova nello studio della fig. 10, la contrazione sia lieve, e ad essa possa tener dietro la membrana ancora esile, mentre è più forte detta contrazione quando (come in fig. 11-14) i corpi globulari sono in grande quantità. La membrana del- l’ ascospora è ormai resistente e quindi si determina il distacco da questa del corpo protoplasmatico I fenomeno della contrazione si avverte anche quando si è for- mata rio pan la parete interna dell’ ascospora, come lo indicano le fig. 13, 14, però tostochè questa parete è divenuta così robusta da non «da l’ azione contraente dell’ alcool e dell’ essenza di garo- fano, vediamo scomparire i corpi globulari mano mano che l alcool agisce, ed ivi numerose vacuole, però le due pareti, esosporio ed en- dosporio rimangono strettamente unite |’ una all’altra. maturità dell endospora la parete esterna colle sue numerose papille ha un colore gialio-ocraceo, mentre 1’ interna rimane jalina. Questa parete si sviluppa molto dopo della prima ed a spese dello strato periferico del protoplasto. Le ricerche rivolte a dimostrare se anche questa parete si formava coll’ intervento del cinoplasma, mi die- dero risultato negativi. Questo, dopo la individualizzazione della asco- spora non è più visibile, però i nuclei che si trovano nell’ ASCOSpora, non mi sembra che partecipino alla formazione di questo secondo in- dumento. È bensì vero che essi trovansi alla periferia immersi nello strato parietale, però il loro aspetto contratto, la scarsezza di cromatina che presentano, non depongono troppo in favore di un nuovo momento» (1) Tulasne Fungi hypogaci p. 48. A. N. BERLESE 15I d di attività. Del resto essi sono estremamente piccoli, e riesce oltremodo Pi, difticile vederne le particolarità di forma e struttura. Fi Da quanto ho sopra esposto si possono trarre le seguenti conclusioni. # I. Nell’ asco di Tuber brumale appena individualizzato dal filamento À che lo regge esistono due nuclei che ben presto si fondono in 3 uno, in guisa che già quando l’asco ha forma cis i ve- h- scicolare si trova costantemente un nucleo soltant È II. Questo nucleo per via indiretta si divide. Si i tre genera- Po i zioni di nuclei figli, tutti formati per via cariocinetica. B III. Nell’ asco prima che il nucleo si disponga alla divisione, DE cumula una notevole quantità di citoplasma, il quale è destinato a alla formazione e sviluppo delle ascospore. In seno a questo ci- Di toplasma si dividono il nucleo primario e quelli delle fa che derivano dalla divisione di questo. All’ atto della mitosi nu- cleare è distinguibile il cinoplasma dal trofoplasma, sotto forma di filamenti radianti da due punti che andranno a costituire i poli del fuso IV. Il cinoplasma determina poi la formazione dello strato parietale plasmatico dell’ ascospora, ed individualizza quindi questa in seno al trofoplasma. Nell’ interno dell’ ascospora il nucleo si divide in guisa da dare origine a quattro o sei nuclei figli. Dopo ciò si ha luogo in seno al citoplasma della stessa un accumulo di materiali di riserva che, spe- cialmente nell’ ascospore in via di sviluppo e nelle quali ancora |’ e- sosporio è incolore, riescono bene evidenti sotto forma di corpi globulari solidi ed assai rifrangenti, raccolti a grappolo. VI. Detti materiali di riserva sono solubili nell’ alcool, che, asportatili, determina una contrazione del protoplasto la quale produce il di- stacco di questo dalla parete esterna dell’ ascospora, di guisa che rimane tra questo e quella uno spazio tanto maggiore quanto più avanzato è il grado di sviluppo dell’ ascospora. Se però questa ha raggiunta la maturità, od è prossima alla medesima, questo di- stacco non ha più luogo in causa della resistenza opposta dal- l’ endosporio all’ azione contraente dell’ alcool. "i Orto botanico dell’ Università di Camerino. Ottobre 1893. pd I DO SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA X. N. B. Le fig. 1-4, 6, 8-15 sono tratte da preparazioni ingrandite col sistema « Koritzka_4_ . > Per le fig. be 7 invece fu adoprato l’ oculare 5 e l’ob- biettivo 115 ad imm. omog. Tutte poi furono eseguite coll’ ajuto della ca- mera lucida di Ab G Fig. 1. Estremità a filamenti ascogeni ingrossate in rudimenti di aschi. SI » 2. Una di dette estremità dopo la fusione dei due nuclei. » 3. Un asco giovanissimo e nel quale il citoplasma è differenziato. > 4. Asco giovane in cui il plasma è differenziato in citoplasma propria- }. mente detto epiplasm 5. Asco dana con nucleo in divisione. (Sono visibili le radiazioni polari di cinoplasma). » 6. Asco con due nuclei. 7. Giovane ascospora cinta da trofoplasma e nella quale i filamenti di " cinoplasma hanno individualizzato lo strato periferico » 8. Asco con due ascospore giovanissime in cui il alias si è già diviso e la membrana è ancora uniforme » 9. Asco con tre ascospore la cui parete cada un rivestimento di % v Sp » 11-12. Ascospore nelle quali la membrana esterna è staccata dal proto- sen alla cui periferia ancora non si è sviluppata la membrana terna. » 814 Ascospore in cui la cai interna è già visibile. In una di ueste il nucleo è rimasto indiviso » 15. Ascospora quasi matura. Fecondazione e sviluppo dell’ Oospora in QDEDOGONIUM VESICATUM Link. Osservazioni di A. N. Berlese (CON TAV. XI, XU). Anche nei dintorni di Camerino cresce abbondante, specialmente mella primavera e nel primo estate, nelle acque stagnanti od a lentis- simo corso, l’ Oedogonium vesicatum. Sopra questa specie, della quale fin qui invano si erano ricercati gli anteridii, ancora |’ anno scorso in- trapresi alcuni studi rivolti a constatare in seguito a quali processi si formavano le oospore. Soltanto ora va i risultati delle mie ricerche, poichè la via seguita fu lunga, e lo studio, interrotto I’ anno scorso al cader della vegetazione di questo na fu ripreso quest’ anno al primo apparire di questa e condotto fino ad oggi sopra materiale opportu- namente raccolto per poter seguire passo passo lo sviluppo della pianta nelle diverse stagioni. primo obbiettivo, nello studio presente, fu la ricerca degli ante- tidi, e questa, continuata ass'duamente dal Maggio al Luglio, cioè per ‘tre mesi, e sopra materiale proveniente da varie località, e cresciuto nelle condizioni le più diverse, ebbe alla fine esito positivo. n questa ricerca mi imbattei assai frequentemente in oogoni ed ‘oospore a diverso grado di sviluppo, e ciò mi suggerì I’ idea che I’ 00- «spora anche in questa specie dovesse formarsi per via sessuale. Gli studi del Pringsheim ©, del Juranvi (2), del Wittrock ® e quelli di più fresca data, ed assai concludenti, del Elebhal (4, seda un lato dimostrano che in parecchie specie esistono organi sessuali maschili e femminili in buon grado di sviluppo, e non di rado anche pengono in evidenza un vero e proprio atto ui non escludono d'’ altra parte 1) Pringsheim Morphologie der Oedogonieen in Jahrb. f. wiss. Bot. Bd. L Juranyi in Pringsheim’s Jahrb. Bd. IX. (8) Wittrock Prodromus Monographiae Oedogoniaear. Nova Acta scient. Ups. Ser III, Vol. IX. (4) Klebhan Studien ueber Zygot. II. Pringsheim’s Jahrb. Bd. XXIV. Soddisfo al grato dovere di rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti a questo ‘.@gregio e competente scienziato, il quale si compiacque confermare i principali — -datomaa di queste mie cea in preparazioni che all’ uopo gli spedii. 154 A. N. BERLESE che in determinate specie, registrate tra le dioiche, ma nelle quali l’an- teridio venne fin qui inutilmente ricercato, possa avvenire lo sviluppo partenogenetico dell’ oospora. Ed è perciò che il Wille nella trattazione dell’ Odogoniacene per le ‘ue Pfianzenfamilien di Engler e Prantl (I Teil, 2 Abteil., p. 110) così si esprime al riguardo: « Als Parthenogenesis sind seat nifch jene Fiille zu deuten, in welchen membranbekleidete Eizellen direct, ohne zu Oosporen zu werden, zu neuen Ptlanzen auswachsen ». È noto d’ altra parte anche nelle vicine Cylindrocapsaceae uno sviluppo partenogenetico di oosfere, che spesso si dividono in 2-4 cellule figlie le quali direttamente si accrescono e danno nuovi filamenti, oppure, con tutta probabilità, originano le cellule perduranti. L’ Oedogonium vesicatum è così frequente e diffuso, che fu oggetto di ricerche da parte di non pochi algologi. Il non aver quindi fin quì trovati gli anteridii, deponeva con molto peso in favore di uno sviluppo partenogenetico dell’ oosfera. Però a stabilire netta- mente che lo sviluppo dell’ oospora in questa specie avviene senza un previo atto fecondativo, non bastando il carattere negativo della mancata scoperta degli anteridii, conveniva seguire il comportamento del nucleo femminile dal primo sviluppo dell’ eogonio alla maturità della oospora. I criteri che mi dovevano guidare nel presente studio erano danani icerca degli anteridii. II. Sviluppo dell’oogonio e dell’ oospora. La tecnica seguita per giungere a porre in evidenza il nucleo femmi- nile è abbastanza complessa, poichè ho dovuto ricorrere a lunghe e delicate operazioni di fissazione, colorazione e schiarimento, che sento il dovere di render qui note. METODI DI RICERCA (1) Anzitutto è necessario di esaminare al microscopio, direttamente in acqua, il materiale raccolto allo scopo di scegliere quella parte nella quale i filamenti presentano oogoni a diversi gradi di sviluppo e ciò al fine di evitare l’ inconveniente di assoggettare a lunghe e delicate pratiche, materiale inadatto. . Fissazione. Il materiale, che 1’ esame microscopico dimostrava adatto, veniva fissato o con soluzione alcoolica satura di sublimato cor- rosivo, od acquosa abbastanza concentrata, oppure con acido eromico all’ uno per 100, od anche con una soluzione acquosa di acido eromico (1) Tengo a disposizione di chi voglia, abbondante materiale convenien- temente fissato ed altro anche già colorato con ematossilina, RSS FECONDAZIONE IN 0EDOGONIUM 155 al 0,5 per 100 e di bicloruro di platino pure al 0,5 per 100, o, finalmente, con alcool assoluto. Tutti questi liquidi fissatori mi diedero buonissimi risultati, per cui ometto di ricordare gli altri coi quali non ebbi il medesimo successo. II. Colorazione. I migliori risultati li ottenni colla Ematossilina di Boehmer e con quella di Grenticher. Il materiale fissato con sublimato, veniva trattato accuratamente coll’ iodio in soluzione alcoolica concentrata, indi coll’ alcool fino a che era asportato completamente l’ iodio, poi veniva ripetutamente lavato con acqua distillata, indi immerso ir acqua alla quale avevo aggiunta tanta ematossilina Boehmer o Greniicher da rendere il liquido di un bel violetto non carico. Dopo 20-24 ore la colorazione, d’ ordinario, era al grado voluto, cioè il materiale si presentava di colore azzurro-violaceo oscuro, 0 leggermente traente al rubino, a seconda che si era adoperata l’ ematossilina Boehmer o Grenàicher. Se la colorazione non era al grado voluto, prolungavo 1’ immer- sione nel liquido colorante, o trasportavo il materiale in nuovo liquido se nel primo la ematossilina era già precipitata od alterata. Accuratamente lavato e risciacquato in acqua, il materiale tra- sportavo poi in glicerina diluita, indi in più concentrata, ed a poco a poco in pura assolutamente nentra, di quì in fenolo, va allungato con glicerina, poi in fenolo puro, indi in creosoto, poi in balsamo del canada avicole in creosoto (3 parti di creosoto ad una Pa balsamo) poi in balsamo con poco creosoto (L parte di creosoto e 2 di balsamo) ed alla fine in balsamo puro. Con questo procedimento si riesce ad evitare abbastanza soddi- sfacentemente la contrazione della membrana cellulare, ed il filamento apparisce disteso, e molto nitidamente mostrano le cellule il loro con- tenuto. Per la visione netta delle cose, si presta il materiale già quando è stato per qualche tempo nel fenolo, o nel ereosoto, ma per la sua conservazione, occorre che il preparato sia montato al balsamo. Anche un’ adeguata permanenza nella glicerina concentrata pura (dopo che si sono passate le glicerine a concentrazione diversa, come sopra è esposto) dà risultati per la visione dei nuclei, ma non si ot- tengono la chiarezza, e nitidezza dell’ imagine che si hanno coi chiarifi- canti sopra ricordati. Così pure passando alla carta bibula il materiale impregnato di glicerina concentrata, indi immergendolo in fino olio di oliva, si ot- tengono risultati abbastanza buoni. Altri liquidi coloranti che adoperai sono : Carmino alcoolico di 156 A. N. BERLESE Mayer, Carmino boracico di Grenticher, miscuglio di soluzione in al- cool a 50 °[o di verde di metile e fucsina acida di Weigert, fino ad a- vere un liquido di un bel colore violaceo, safranina alcoolica, violetto di metile, safranina ed orange G. secondo il metodo di Flemming per la tripla colorazione ete. etc., ma (se si tolgono il miscuglio di verde .di metile e fucsina acida e la saffranina) non ebbi risultati così soddi- amaro da rendere preferibili quei metodi di colorazione. r preparazioni da conservare impiegai utilmente anche il vaso di Schulze (1) AI fondo, e per un quarto del vaso stesso, collocai uno «strato di Balsamo del Canadà sciolto in xilolo ; sopra al balsamo versai uno strato di xilolo doppio di quello di Balsamo ed al disopra del xilolo versai alcool assoluto, indi immersi in questo ultimo il materiale co- lorato coll’ ematossilina, e passato attraverso ai diversi alcools graduati. orquando il detto materiale era andato al fondo del vase, il che succedeva ordinariamente dopo 24 ore, aprivo il rubinetto, e la- -sciavo scorrere il xilolo e l’ alcool, indi raccoglievo il materiale e ne facevo preparazioni. II. SVILUPPO DELL’ 00GONIO Il processo di formazione dell’ oogonio è quello tipico descritto dal Pringsheim nel citato lavoro a pag. 29. Una cellula del filamento, .che hon differisce dalle altre, e che costituisce la cellula madre del- - Con: i; divide con un setto trasverso ; delle due cellule figlie la eriore va a formare l’ oogonio, e si presenta ricca di contenuto P inferiore, pn talvolta raggiunge dimensioni tali da distinguersi netta- mente dalle rimanenti, si accresce e va a formare la cellula-stipite AStiitzzelle). La cellula che andrà a costituire 1° oogonio, allorchè comincia a differenziarsi col presentare un lievissimo accenno di gonfiamento nella ‘sua regione apicale, è piena di citoplasma granuloso (2) in seno al quale vanno formandosi delle vacuole. Ordinariamente nel centro, più di rado verso la periferia, si osservano un nucleo ed uno, o più raramente due, pirenoidi. Facilmente si riesce in un filamento fertile a rilevare le cellule che andranno a costituire l’ oogonio, anche se non hanno cominciato a differenziarsi, poichè queste sono ricche di plasma, come sopra dissi, (1) vai gni Bot. Pract. III. Auf. p. DE (2) Sice io descrivo l’ aspetto del ialpluen a come si presenta dopo i tra a Arona peo per porre in evidenza il nucleo, così non parlo qui che di quelle parti le quali riescono meglio manifeste. Il lettore quindi non mi ‘accia carico se non vede nominati i cromatofori ete. FECONDAZIONE IN 0EDOGONIUM 157 mentre nelle altre del filamento, poche e larghe vacuole riducono il ci- toplasma a sottili trabecole, che spesso sostengono al centro il nucleo’ ed il pirenoide. Inoltre nelle cellule oogoniali il nucleo è notevolmente più grosso che nelle altre, almeno quando queste ultime hanno ter- minato di crescere, ed hanno i nuclei in riposo. Circa la struttura del nucleo oogoniale, e di quello delle cellule vegetative, devo dire che essa è in ambedue la medesima. Questi nuclei constano di cromatina granulare equamente distribuita, di una membrana abbastanza visibile, ed assai sottile, e racchiudono spesso un nucleolo piuttosto grosso, spit) più raramente due, di cui uno alquanto’ maggiore. (Tav. XI, fig. a forma ordinaria t; questi nuclei è sferoidale. Del resto niuna particolarità ebbi a notare nel nucleo 0ogo- niale, il quale è, e rimane, unico in ciascun oogonio dal primo sviluppo di questo alla piena maturità dell’ cospora. Con ogni cura ricercai le centrosfere, e seguii in ciò il metodo, più sopra accennato, della fissazione con acido eromico e bicloruro di platino e colorazione colla mescolanza di verde di metile e fucsina, con- sigliato dal Guignard (1), e col quale questo autore ottenne risultati tanto soddisfacenti neila ricerca di queste ale anche in Psilotum trique- trum, ma non riuscii, a porle in eviden Mano mano che l’ ocogonio va anna differenziandosi dalle rima- five cellule del filamento, vediamo apparire più manifeste e più nu- rose le vacuole, mentre lentamente il nucleo diminuisce di dimen- ad (fig. 2). E mano mano a l age si sviluppa, anche il suo” contenuto viene modificandosi. Ciò non si rileva bene nelle preparazio- ni che hanno subìto quegli poeta nati suindicati, rivolti a por- re in evidenza il nucleo, e nelle quali il citoplasma degli oogoni si resenta ridotto a sottili trabecole, ma riesce invece assai manifesto coll’ esame di materiale vivo, poichè in questo gli oogoni appariscono carichi di corpi clorofilliani. Allorquando 1’ oogonio ha raggiunto il pieno sviluppo, comincia la formazione dell’ oosfera. Come primo fatto si osserva l’ apparsa di granuli d’ amido, ovoidali assai più piccoli del nucleo, i quali rapidamente vanno crescendo in numero fino a che’ riempiono quasi tutto l’ oogonio Si mostrano essi piuttosto equa- mente distribuiti, e riescono bene evidenti anche negli oogoni che furono sottoposti a fissazione, colorazione etc. Questa grande quantità di amido è però fugace, e noi la vediamo a poco a poco scomparire, (1) Guiguard. Sur l origine des sphéres direetriees (In Journ. de Bot.- VIII n. 14-15). 158 A. N. BERLESE .0d almeno diminuire mano mano che va formandosi la parete della 00- spora. Intanto il contenuto dell’ cospora si va facendo olivastro, indi passa al rosso scuro (negli oogoni trattati coi reagenti tissatori e chia- rificanti anzi è un bel rosso mattone) ed alla fine diventa brunastro. a parete dell’ oogonio, dapprima assai sottile, e strettamente ad- «dossata al citoplasma, va poi a poco a poco ispessendo lo strato peri- ferico che al microscopio apparisce come una linea netta, oscura, L° 00 - sfera formatasi si stacca in alcuni punti dalla parete (specialmente agli spigoli che l’ oogonio forma al punto di inserzione delle cellule del filamento) ; essa è pronta alla fecondazione e nella parete oogoniale in alto, si forma una apertura stretta, imbutiforme se veduta di lato e fusoidea se veduta di fronte, come si osserva in 0edog. ciliatum, O. ro- stellatum ete. Questa apertura ha luogo pel distacco della parete 0ogo- niale lungo una determinata linea, e per l’ allontanamento del lembo superiore di detta parete, il quale, a fecondazione avvenuta, ritorna a contatto del lembo inferiore a guisa di coperchio, si salda strettamente con questo così da chiudere in modo ermetico l’ apertura stessa. Lungo la linea d’ apertura pare avvenga una gelificazione della parete e quindi si rendono possibili il distacco delle due parti, e la formazione della fendi- tura, che va poi allargandosi in seguito al dislocamento suddetto della parte superiore dell’ oogonio, per cui bene spesso questa ed il sovra- stante filamento, non si trovano più sull’ asse delle parti sottostanti. III. ANTERIDI I filamenti maschili, per la forma e dimensioni, non differiscono dai femminili prima della costituzione degli anteridi ; soltanto le loro cellule pra poco protoplasma, scarsa ronnie di clorofilla, men- tre appariscono bene provvedute di amido. I nuclei sono alquanto più piccoli di quelli delle cellule vegetative dei filamenti femminili, e quindi, a maggior ragione anche di quelli oogoniali. La cromatina è raccolta in granuli rotondeggianti. Il nucleolo è presente ed assai bene distinto. In questi filamenti, maschili non vidi mai oogoni, per cui devesi rite- nere che sieno affatto distinti dai femminili, e cho l’ Oedogonium ve- sicatum sia una specie dioica ; pei caratteri che presenta essa deve ascrivere al sottogenere Pringsheinia con 0edog. capillare. O Boschii ete. a prima manifestazione che nella cellula vegetativa di un fila- mento maschile va ad indicare che questa darà origine a cellule ante- ridiali, è l’apparsa dell’ anello cellulosico in prossimità di un setto (il superiore rispetto all’ apice del filamento). Poco discosto da questo anello, dopo avvenuta la divisione del nucleo, si forma poi un setto trasverso e si hanno quindi due cellule figlie, una ‘minore pesta supe- si FECONDAZIONE IN 0EDOGONIUM 159 riormente, ed una assai maggiore posta al di sotto della prima. La SESS del nucleo avviene con molto rapidità, ma per a indiretta, come san osservare più volte, e come del resto ha constatato an- che il “Klebha . A questa prima divisione della en enddetta, segue la rottura uh membrana della cellula madre, e la formazione di una cappa intorno alla cellula minore, che va alquanto crescendo in lun- ghezza in seguito alla distensione dell’ anello. Indi un’ altra cellula viene limitata, nel modo antidetto, alla parte superiore, dalla maggiore delle cellule figlie, poi una terza ed infine non di rado anche una quarta. Si hanno quindi 3-4 cellule madri degli anterozoidii, sovrapposte in serie rettilinea, e delle quali la superiore è la più vecchia. (Tav. XII, 13). In anale cellule anteridiali. nelle quali la parete è interrotta esternamente in corrispondenza dei setti, si formano gli anterozoidi. Contengono ciascuna un corpo protoplasmatico ricco in granuli amila- cei, un relativamente piccolo pirenoide ed un nucleo pure piccolo, denso, e mancante di nucleolo. Non ho potuto osservare ulteriori divisioni in queste cellule, quindi non so se in esse appariscano quegli esilissimi setti trasversi indicati dal Pringsheim (1) in 0ed. gemelliparwin, e che andrebbero a limitare in ciascuna cellula due piccole cavità, in ognuna delle quali sì forme- cu e un anterozoidio, oppure se PR si formino a due a due libera- nte in c'ascuna cellula, come è il caso in 0edog. Boschi, a quanto riferisce il Klebhan nel Giusi sei ed in altre specie. Non ebbi occasione di vedere anterozoidi liberi, e nemmeno per- fettamente maturi entro a cellule anteridiali, e non li posso quindi det- tagliatamente descrivere. Quelli che vidi a nta coll’ ocsfera avevano forma ovoideo-acuminata, cioè piriculata, contenevano un plasma assai finamente granuloso, trabecolato che attorniava un nucleo bene distinto, ovoide mancante di nucleolo. Numerose sono pure nell’ anterozoidio le gra- nulazioni amilacee, le quali per forma e grandezza ricordano quelle del- l’ oosfera. Non mi venne fatto di constatare la presenza di cigli, poichè la parte anteriore di questi anterozoidi era già confusa coll’ oosfera. IV. FECONDAZIONE E SVILUPPO DELL’ 00OSPORA È assodato da queste mie osservazioni che anche in Oedogoniwm tesicatum esistono quindi anteridi ed anterozoi. Questi compiono un proficuo atto di fecondazione. Infatti in questa specie | |’ ante- rozoidio, portatosi in corrispondenza dell’ «pertura oogoniale, introduce la sua ottici anteriore attraverso all’ apertura stessa e viene a con- da } Erfigabeli I, c. p. 35. 160 A. N. BERLESE tatto colla superficie dell’oostera la quale in questo punto è, come dirò, gelificata per un tratto abbastanza grande, cosichè si ha quivi uno spazio, sulle prime ancora piattosto ristretto, ma che va continua- mente allargandosi, ed il quale è occupato da una sostanza omogenea fluida, che ha tutto l’ aspetto della gelatina. Allorchè l'estremità anteriore dell’anterozoidio si è saldata all’oosfera, comincia la migrazione del citoplasma di questo nell’ oosfera medesima. Col citoplasma anterozoidiale passa pure il nucleo, mentre la borsa gelati- nosa dell’oosfera in questo momento è così ampia, da ricevere agevolmente queste parti, e da riuscire a contatto del nucleo femminile, il quale bene spesso, se non si è spinto almeno un poco verso questa borsa medesima, quasi costantemente si è allungato in quella direzione. Tal- volta però esso è alla span dell’ oosfera, mentre la sostanza gelati- nosa è scomparsa, l’ oogonio è aperto e la fecondazione non ebbe luogo Si ict San “agisfone per partenogenesi ? io di un possibile sviluppo partenogenetico dell’ oospora in ALn vesicatum potrebbe essere avvalorato da alcuni fatti. Anzitutto i filameati anteridiali (che non portano mai oogoni, e forse appartengono a talli speciali), sono molto rari, di guisa che non vi è affatto proporzione fra il numero Gi cogoni, straordinariamente gran- de, e quello incomparabilmente più piccolo (sempre relativamente alle osservazioni che io condussi) degli anterozoidii. Io ho calcolato che fra parecchie centinaia di filamenti, per la maggior parte copiosamente 00- goniferi, esisteva uno solo (o forse due) filamento anteridiale con poche decine di anteridi. Ora sta il fatto che gli oogoni portano tutti a maturità il loro prodotto. Sta ancora il fatto che in molti io non vidi formarsi la macchia d’impregnazione, o per meglio dire quella speciale sostanza gelatinosa che all’ apertura dell’ oogonio si versa anche un po’ al di fuori, e che, con tutta probabilità, esercita la stessa azione chemotattica che esplicano determinate sostanze in piante diverse, pel ri- pn degli elementi maschili. Oltre a ciò io dovrei dire che, a stretto , la apertura oogoniale sembra che non si formi costantemente, sin mentre negli oogoni evidentemente fecondati, questa apertura ancora è bene manifesta allorquando l’oospora, non solo è stata fecon- data, ma ben anco è rivestita di una distinta parete, in altri, nei quali la fecondazione dovrebbe essere avvenuta, sia per la loro grandezza, e la natura del loro contenuto, e più ancora per essere 1’ oosfera rivestita già da una sottile membrana quale si osserva nelle oosfere che hanno subîta la fecondazione, la parete oogoniale è assolutamente continua, nè presenta traccia di una preesistente apertura. In questi cogoni il nucleo bene spesso è allungato verso il luogo dove dovrebbe esistere FECONDAZIONE IN 0EDOGONIUM 161 l’ apertura, e dal quale dovrebbe provenire il nucleo maschile, e non di rado anzi questo nucleo femminile ha migrato verso quella parte e lo si scorge alla periferia dell’ cosfera addossato alla membranella suin- dicata. Del resto con queste osservazioni non intendo affermare decisa- mente la esistenza di fenomeni partenogenetici in Oedogonium vesica- tum, soltanto accennare, con qualche fondamento, alla possibilità dei medesimi pr lin caso forse non troppo raro. ità che presenta la sostanza omogenea alla ematossilina, t "an prime fasi del passaggio del citoplasma e del nucleo maschile nell’ 00- sfera, però con osservazioni accurate ed adeguatamente ripetute, si riesce alla fine a constatarle con tutta sicurezza. Allorquando poi avvenuta totalmente la migrazione dei prodotti maschili, e questi sono andati a rimpiazzare la sostanza suddetta, che va via via scomparendo, il nucleo spermatico è bene evidente nell’ oosfera (tig. 5-7). L’ antero- zoidio che ha perduto il nucleo ed il citoplasma che l’ avvolgeva, si presenta sotto forma di una delicata membranella, e nell’ interno mostra una sottile rete di fili plasmatici, largamente intrecciati e perfettamente incolori, (fig. 4) mentre il plasma che accompagnò il nucleo nell’ oosfera presentava una leggera colorazione violacea. i piuttosto cosa rara vedere |’ anterozoidio a contatto dell’oosfera pel fatto che venendo esso a fondere con quest’ ultima soltanto la estremità anteriore attenuata, rimane per la maggior sua parte fuori dell’ oogonio e non ostante alla. tenacia colla quale si mantiene saldato, pure agevol- mente esso viene staccato dalle manipolazioni molteplici cui è duopo assoggettare il materiale per ottenere immagini soddisfacenti. Oltre a ciò appena avvenuto il passaggio del nucleo maschile e del citoplasma nel- l’ oosfera, la spoglia dell’ anterozoidio si stacca bene spesso dall’ oosfera stessa nella quale si chiude |’ orificio mediante un tappo gelatinoso. Indi pure l’ apertura oogoniale si chiude, quindi non vi ha più traccia della presenza dell’ anterozoidio. Con tutta probabilità la fecondazione avviene di notte, ed in una sola notte si compiono tutte le fasi relative all’ attacco vuotamento e distacco dell’ anterozoidio, perciò riesce più difficile, e raro, il sorpren- dere l’anterozoidio nell’ apertura oogoniale in materiale raccolto di gior- no, 0 nelle prime ore della sera, e tosto fissato, come è quello che mi servì. Il nucleo nell’ oogonio immaturo, come dissi, non ha una posi- zione fissa, spesso è cen Questa posizione raggiunge costantemente allorquando apparisco- 3 162 - .< Ae N. BERLESE no le granulazioni amilacee nell’ interno Sag oogonio stesso, poichè alla fine si porta al centro del terzo superio Non è raro il caso di vederlo pira verso l’ apertura, od al- meno allungarsi in quella direzione ; esso è in questo momento assai I grosso, rotondeggiante, e non assorbe tanto energicamente la sostanza i colorante, per cui nell’ interno dell’ oogonio apparisce meno colorato dei prada delle residuali cellule del filamento, che si mostrano anche più compatti. Il nucleolo, non pertanto, vi è sempre bene manifesto. E° In ae A dell’ apertura la oosfera a poco a poco acquista ca- ratteri tutti particolari. Apparisce nel punto in cui avverrà Ja rottura della membrana in luogo delle granulazioni amilacee e della rete pla- ; smatica che le avvolge, quella sostanza fluida di struttura omogenea, È: che sopra ricordai, la quale assorbe energicamente |’ ematossilina, tanto da tingersi in violaceo oscuro (fig. 4). Questa trasformazione ha luogo, (almeno nei casi in cui l’ ho os- servata), prima che si formi |’ apertura, e quindi prima che il contenuto dell anterozoidio entri nell’ oosfera ; rimane però la sostanza gelatinosa per un certo tempo visibile, per cui è difficile come dissi, poter sorpren- dere nell’oosfera al primo momento della migrazione dei prodotti sessuali maschili, questi prodotti stessi nell’ oogonio, in causa della forte colo- razione che acquista la sostanza gelatinosa suddetta, a contatto colla ematossilina. Però in seguito la colorazione va gradualmente diminuendo alla fine scompare colla sostanza stessa, ed allora i prodotti sessuali sand specialmente il nucleo, riescono meglio manifesti. Ed a id eni dell’ apparsa di questa speciale sostanza, giova notare che non sono d’ accordo gli autori sulla natura delle modifica- zioni che si virile nel punto dell’ oosfera, corrispondente a quella parte della paréte cogoniale nella quale avverrà poi l’ apertura. H Pring- sheim (1) ed il Iurany ‘) accennarono, in altri Oedogoniwm, alla forma- zione di una speciale macchia di impregnazione (Empfiingnissfleck, Keim- fleck) analoga a quella che si riscontra in altre alghe e funghi. Il primo così si esprime al proposito, « Die grosse Anzahl dicht aneinandergereihter Chlorophylikòener, welche diesem inhalt bilden, machen die Befruch- tungskugeln fast vòllig undurehsichtig. Aber in Folge einer bemerken- swerthen Anordnung bei ibrer Bildung, fehlen die Chlorophyllkérner an der Eintritts6ffaung der Samenkirpar zugekehrten Stelle jedes Mal giinzlich. Wie bei den Vaucherien zeigt sich daher auch bei den Be- HO i der Oedogonieen, eine in den verschiedenen Species ungleich grosse, farblose Stelle, welche nur von einem noch nicht ge- stalteten ca vollig farblosen Protoplasma gebildet wird. An dieser Stelle der Befruchtung«kugel findet die xemmse) hung ‘der Samenkòrper FECONDAZIONE IN 0EDOGONIUM 163 mit ihr statt.... >» In qualche specie è fatto cenno dal Pringsheim alla presenza di protoplasma jalino che sporge a guisa di papilla dall’aper- tura dell’ oogonio ((0edog. ESISTA, oppure all’ accumulo di una massa gelatinosa che va a formare poi un più o meno sviluppato tubo di fscondazione (Bsfraclitahguschianish) (0edog. ciliatum, O. rostellatum). D’ altra parte il Iurany (l. c. p. 17-18) avrebbe constatato in 0edog. diplandrum, che una parte dell’ epiplasma esce dall’ apertura oogoniale e si scioglie nell’ acqua. Al contrario il Klebhan (I. c. p. 24) asserisce con sicurezza che in Oedog. Boschii kein Protoplasma aus dem Ei ausgestossen wird. Tnolire secondo questo egregio autore la macchia di impregnazione dell’ oosfera, non sarebbe pro odobta altro che da un semplice ritiro dei cromatofori, e non dall’ accumulo di uno speciale protoplasma. n 0edog. resicatum, come vedemmo, si nota l’ apparsa di una sostanza incolora di aspetto gelatinoso, e che può benissimo consi rarsi di natura epiplasmatica, però essa evidentemente si forma in seno all’ oosfera, non intercedendo al tempo della sua formazione, sor spazio fra la superficie di questa e la parete cogoniale. Potrebbe anche que- sta regione gelatinosa venire considerata come analoga al fnbo di fe- «condazione, o rispondente allo scopo cui questo è destinato, poichè certo «essa ha il compito di facilitare 1’ entrata del nucleo maschile nell’ oosfera ed il contatto di questo con quello di quest’ e in prossimità del quale viene a terminare la borsa gelatinosa stes ad ogni modo degno di nota il tatto dhe ‘questi accumuli di sostanza gelatinosa, organizzati o meno in tubo fecondatore, si rinven- gono in quelle specie in cui 1’ oogonio si apre mediante fenditura, in guisa da limitare una parte superiore più piccola e foggiata a coperchio. Relativamente al grandissimo numero di osservazioni eseguite, devo dire che mi venne fatto non troppo frequentemente di sorprendere l’anterozoidio presso l’ apertura dell’ cogonio ed a contatto dell’ oosfera. In tutti i casi però nei quali mi si presentò tale fortunata occasione, constatai che |’ anterozoidio viene bensì in contatto PIVA e materiale coll’ oosfera attraverso dell’ apertura oogoniale, come in molte altre specie si osserva, però esso non entra totalmente nell’ oogonio, bensì spinge attraverso alla fenditura la sua parte anteriore attennata, e con essa si fissa all’ oosfera. Nella fig. 3 io ho rappresentato un anterozoidio che da poco si è saldato all’oosfera e nel quale la migrazione del contenuto ha già avuto principio. Il nucleo però e 1’ amido rimangono ancora nell’ anterozoidio, mentre nell’ oosfera lo spazio vuoto è limitato soltanto ad uno stretto canale che si spinge verso il nucleo femminile. 164 A. N. BERLESE Nelle fig. 6-7 la migrazione del citoplasma e del nucleo spa diale ha avuto luogo non solo, ma il nucle> maschile nella fig. 7 è contatto col femminile e nella fie. 8 esso è in parte fuso con que di L’ anterozoidio, ridotto a quella vescicola che sopra ho ricordata, riesce ancora visibile in quest’ ultima figura, poichè, eccezionalmente, non ha abbandonato l’ oosfera sulla quale osservasi tuttora inserito. iamo ora brevemente quali ge fenomeni succedono nell’ 00- sfera dall’ entrata del nucleo maschile in essa fino alla maturità. Il nucleo spermatico, lasso sian nell’ anterozoidio ed irregolar- mente ovoide, per passare attraverso all’ estremità attenuata di quest’ul- timo, allo scopo di recarsi nell’ oosfera, si contrae ed assume una forma nettamente ovidale. In queste eGndizioni assorbe energicamente le sostanze coloranti, per cui entrato nell’ oosfera esso è agevol- mente visibile, specie se la sostanza amorfa gelatinosa è scomparsa 0 quasi, come è spesso il caso allorquando il citoplasma dell’ anterozoidio è tutto passato nell’ oosfera e ne ha riempito lo spazio occupato dalla sostanza omogenea stessa, come sopra ricordai. Entrato il nucleo sper- matico nell’ oosfera, si ingrandisce a poco a poco, mentre migra verso il nucleo femminile, ed alla fine viene con questo a contatto, (fig. 6-0). La necessità di adoperare materiale fissato, colorato ed egregia- mente rischiarato, per seguire questi processi intimi, della fecondazione non mi permise di constatare il tempo che rendesi necessario al com- piersi di questi fenomeni e della fusione dei due nuclei sessuali. Certo è che questa fusione avviene, e, con tutta probabilità, assai rapida- mente (come constatò il Pringsheim per altri Oedogonium) ed in modo perfetto. Infatti dopochè il nucleo spermatico è così aumentato in volume da raggiungere la metà ed anche i due terzi dei nucleo femminile, ed è venuto con questo a contatto, vediamo che a puco a poco si va con- fondendo col medesimo, come lo mostrano le figure 8-9. In questo mo- mento i due nuclei presentano poca affinità per le sostanze coloranti da me impiegate, di guisa che occorre attento e ripetuto esame per constatare questa fusione. Io la seguii però in non pochi casi. Le di- mensioni che hanno raggiunte questi nuclei sessuali nel momento in cui sono uniti | uno all’ altro, sa Latera densità che presentano,. rilevabile anche dalla scarsa coloraz ne che assumono, devono certo costituire le migliori condizioni i; una graduale fusione delle due so- stanze nucleari. A poco a poco questa fusione è resa completa ed intima. Compiutosi il processo fecondativo, il nucleo presenta le dimen- sioni, la forma e la struttura che aveva prima di disporsi alla fecon- dazione, è cioè rotondeggiante e riesce bene colorato dall’ ematos- E PO altre. FECONDAZIONE IN 0EDUGONIUM 165 silina. Però questa forma conserva per breve tratto di tempo. Forse per la pressione che sopra esso determinano le granulazioni amilacee (1) che vanno crescendo assai rapidamente in numero e dimensioni, perde la forma sferoidale caratteristica, e va allungandosi nei senso trasverso diventando a poco a Lun di una forma fusoidea assai irregolare come lo mostra la ia Il, a-g. Il nucleolo può conservare la posizione cen- trale però non di Here esso trovasi lateralmente e talvolta presso una delle osi. In questo stato il nucleo colorasi molto intensamente coll’ ematossilina per cui riesce bene distinguibile. Esso, colla graduale diminuzione dell’ amido, poi si rigontia ed a maturità dell’ oospora rag- giunge la forma e le dimensioni primitive. La membrana dell’ oospora comincia a mostrarsi appena che è avvenuta la fusione dei due nuclei : ed in questo momento |’ oospora è strettamente addossata aila parete ora che si è ermeticamente rinchiusa nel punto in cui erasi for- nata l’ apertura pel passaggio dei prodotti sessuali maschili. La mem- tra dell’ oospora si ispessisce a poco a poco (fig. 12) mentre il con- tenuto va assumendo una tinta olivacea sempre più carica, che poi passa al giallo rossastro cupo, come sopra dissi, ed alla fine imbrunisce colla magie stes l picmai le mie ossesvazioni le quali mi permettono quindi di scale le seguenti conclusioni. . Anche in Oedogonium vesicatum esistono anteridii ed anterozoidii in speciali filamenti distinti da quelli che portano gli oogoni. Gli anterozoidi fissano la loro parte anteriore all’ oosfera in cor- rispondenza della fessura oogoniale, non entrano però nell’ oogo- nio, bensì versano il loro contenuto nell’ cosfera medesima, indi cadono distru III. Avviene la aeraitona del nucleo maschile verso il femminile e la fusione di ambedue questi nuclei, per cui nemmeno in 0edo- gonium vesicatum la oospora si forma per via partenogenetica, bensì essa è il prodotto di un vero e proprio atto sessuale. Orto botanico di Camerino; Ottobre 1898. (nr La (1) Parlo sempre di granulazioni amilacee, poichè i trattamenti hanno a. i corpi clorofilliani etc. mentre io non credetti opportuno assogget- in ad accumularsi in essa, in grande quantità, pure i corpi clorofilliani, è essa diviene assolutamente opaca, se veduta direttamente nell’ acqua, od in diga indi si forma nell’ internc una sostanza bruna che l’ impregna esi spinge fino sa rasa Ciò del resto è già ben noto anche nelle specie. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. i (Tutte le cao meno 5, 10 e 12, furono tratte ds; e ani Ko- taria e fio. , 10 e 12, sono coll’ ingrandim j Per tutte fi adoperata la camera lucida di Abbe. Per lo studio dei fenomeni intimi della 3 L fecondazione, struttura dei nuclei etc. fu adoperato l’ obbiettivo 1/16 ad -im- 1 È mers. OMOg Tav. XL Fig. 1-2 Giovani oogonii. » 8. Oogonio nel quale ]’ apertura si è già formata ed attraverso alla medesima un anterozoidio ha spinto l’ estremità anteriore, che si è saldata all’ oosfera. ogonio in cui va formandosi la sostanza gelatinosa in corrispondenza del luogo della parete cogoniale dove avverrà l’ apertura. » 5. Oogonio in cui è avvenuta la migrazione del conteauto dell’ ante- rozoidio. È ancora visibile la sostanza omogenea gelatinosa, in seno iù. quale bene si distingue il nucleo maschile. » 6. Uno stadio poco più avanzato del precedente ed in cui la sostanza omogenea è totalmente scomparsa e l’ oosfera ha acquistati i pri- mitivi caratteri e racchiude il nucleo sessuale maschile, che sta per venire a contatto col femminile. v Tav. XII. » 7. Il nucleo maschile, notevolmente ingrossato, è a contatto col fem- minile, » 8. Incomincia la fusione dei due nuclei. (Eccezionalmente la spoglia | dell’anterozoidio trovasi ancora sete all’ oosfera). » 9, La fusione dei due nuclei è più avanzata. » 10. Avvenuta la ciale comincia a svilupparsi l’ cospora, mentre il nucleo si sform » 11. Diverse forme di ser dell’ rn a durante la rapida formazione “Pd dell’ amido. - DA » 12. Oospora quasi matura. dI x » 13. Anteridii in via formazione.’ ee te Ri a le dii Na CASINI E Aa Il CLADOCHYTRIUM VIOLAE Berl. n. sp. e la malattia che produce NOTA DI A. N. BERLESE Fino dall’ Aprile 1897 avevo osservato una mortalità inquietante nelle piante di Viola tricolor culta, che crescevano in alcune ajuole dell'Orto botanico. rimi sintomi del male si manifestano con un avvizzimento di buona parte delle foglie, indi anche gli steli e le ultime foglie subiscono la medesima sorte. Le piante hanno |’ aspetto che presentano quelle che muoiono per siccità. Tentando di strapparle dal terreno però, si avver> tiva che dal medesimo con tutta facilità usciva soltanto un breve tratto di fittone, mancante affatto di radici secondarie, e sfibrillato nel punto in cui si era staccato, così da dimostrare d’ essere marcito affatto in quel punto. Evidentemente, quindi, il male risiedeva nelle radici e si palesava a prima vista con un completo infracidamento del fittone. Esaminando al microscopio tagli fatti nel mozzicone di radice principale suddetto, vidi che le cellule degli strati corticali interni, e sopratutto quelle della zona cambiale e le pericicliche, erano invase da una grande quantità di filamenti miceliali, ramificati riccamente scorrenti in tutti i sensi, e per- foranti le pareti cellulari. Le cellule, vuote di contenuto, sotto l’azione del micelio suddetto, cadevano in una specie di putrefazione, di guisa che gli elementi a pareti ispessite del corpo legnoso, vasi etc. con grande facilità si potevano isolare dal rimanente tessuto più o meno alterato o' totalmente distrutto. Queste le ragioni per le quali succedeva facilmente la rottura del fittone, quando ‘si tentava di estrarre una pianta dal terreno. Ciò che appare caratteristicamente, si è la distruzione completa della zona cambiale, di guisa che l” socie della corteccia riesce cosa assai agevole. Nelle cellule o degli strati interni corticali, della regione cam- biale, o degli strati più esterni del cilindro legnoso, e nei casi di malattia avanzata, anche in quelle più interne di detto cilindro centrale e perfino nei vasi legnosi, si scorgono spesso numerose le frut- tificazioni del micelio suddetto, sotto forma di grossi corpi ovoidi o glo- bulari, con parete ‘ispessita e ss ed inelusi in un sacco vescicolare sostenuto da un peduncolo che } nent dal micelio cui sopra. 168 A. N. BERLESE . accennai. Hanno l’ aspetto questi organi di oogoni di peronosporacea colla loro oospora nell’ interno, però 1’ esame attento ci dimostra che sono ben distinti da queste parti. Niun altro organo riproduttore mi venne dato riscontrare. Io ritengo che il parassita da me studiato, non possa essere allontanato dal sottogenere Physoderima di Cladochyirium e siccome tra le mero note, più o meno accuratamente studiate e de- scritte, non mi pare che una vi sia la quale corrisponda esattamente a quella che vive cala Viola, così propongo per questa un nome nuovo, cioè Cladochytrium. Violae. 1a diagnosi ne sarebbe la seguente : Cladochy!rium Violae Berl. Mycelio intracellulari, filamentoso, ramoso, ramis ramulisque apice clavulatis; sporis perdurantibus globosis, tunica crassa praeditis, in sporangio 36-40 = 30-34, crasse tunicato for- matis, 22 26 w. d., dein lutescentibus. ab. în radicibus, quas corrumpit, Violae tricoloris cultae in Hor'o botanico camerti Italiae mediae. Subgeneri Plysoderma adscribendum. Morfologia e Sviluppo del Cladochytrium Violae L’ infezione avviene evidentemente quando le piante sono ancora assai giovani, e queste se ne risentono soltanto allorquando il paras- sita, avendo distrutto una porzione del fittone e delle radici secondarie, le ha irremissibilmente condannate. Col disfacimento delle parti radi- ‘cali intaccate, le spore perduranti vengono poste in libertà e svervano nel terreno, esse germogliano nella primavera ed intaccano le giovani piante di Viola, na Suns coltura si ripete nelle medesime aiuole del- l'annata preceden Per rinvenire i calo gli stadi diversi di sviluppo del parassita conviene sterrare piante ancora vegete, ma prossime ad altre che pre- sentano sintomi decisi di malattia, poichè con tutta probabilità anche le prime, trovandosi in terreno evidentemente inquinato da spore, po- tranno essere infette. L’ esperienza dimostra infatti che anche in queste piante, piaga sane, il fittone spesso, a poca distanza dal colletto, non ha la consistenza che presentano i tessuti sani e normali. Questo asta è ottimo per lo studio del micelio e dello sviluppo degli sporangi e delle spore, ed io ad esso mi affidai. Raccoltone in quantità, e lavatolo accuratamente, l’immersi in so- luzione alcoolica concentrata di sublimato corrosivo e ve lo lasciai 24 ore. Col solito metodo, indicato in precedenti lavori, poi asportai il sublimato e colorai coll’ eraatossilina Bohemer, o dirotizanionto i pezzi. di fittone inquinati, oppure le zezioni longitudinali dai medesimi otte- CLADOCHYTRIUM VIOLAE 169 nute mediante microtomo. Trovai superflua l’ inclusione in paraftina poichè potei ottenere sezioni sottili, ed assai dimostrative, direttamente includeado un piccolo pezzo di fittone in midollo di sambuco e sezio- nondolo al microtomo. Nelle preparazioni convenientemente colorate si avvertono benis- simo il micelio e gli sporangi in tutti i gradi di sviluppo. Le oospore mature, ricche di materiali di riserva sotto forma di gocciole d’ aspetto oleoso, sono refrattarie alla colorazione coll’ ematossilina. Il micelio filamentoso intracellulare non presenta setti. Esso è ramificato abbondantemente ed assai copioso, presenta all’ apice dei rigonfiamenti clavulari. Analoghi rigonfiamenti sono inseriti lateralmen- te, e con ogni probabilità sono austori (fig. 1). Contengono essi nel- l'interno un plasma assai fine, due o tre nuclei piccolissimi. Quà e là, ove il micelio e più ricco di contenuto e più denso, si formano gli sporangi, più spesso entro alle cellule della zona corticale interna o nella regione cambiale, o nel periciclo e strati sottostanti del cilindro centrale. Le estremità di rami miceliali, che per nulla differiscono dai cir- casi, si rigonfiano ad ampolla. Al di sotto di ciprag ra non oolari (fig. 2) però più spesso osserviamo una sola Sn iatale Questa he lo sporangio in via di formazione. cato di assodare se nelle papille che si trasformeranno poi in Sea passavano due nuclei, e questi si fondevano poi nell’ u- nico che riesce nettamente visibile in seno al plasma del giovane spo- rangio, però non posso con tutta sicurezza asserire che avvenga in questa specie un atto fecondativo, poichè le vescicole sporangiali sono di grandezza varia come pure gli sporangi stessi, e questa loro gran- dezza non è costantemente in relazione coll’ età. In sporangi assai gio- vani, piccolissimi per essersi sviluppati negli spazi intercellulari, o per altre” cause che non mi venne fatto appurare, rinvenni non di rado due o quattro nuclei, mentre in sporangi maggiori, e quindi apparen- temente più vecchi, si scorgeva un solo nucleo ciale arie grosso. Assai spesso io vidi due soli nuclei in giovanissimi spora talvolta anche avvicinati 1’ uno all’ altro, però in causa dell’ esignità loro (misurano essi in media 2-3 p. di diametro) non mi fa dato con- statare se si trattasse di un principio di fusione o della fine di una prima divisione. L’ unico fatto che deporrebbe in favore della fusione di due nuclei nell’ interno dello sporangio, è la maggiore grossezza del nucleo unico che si osserva nei giovanissimi sporangi, in confronto a quelli dal micelio, (fig. 3) però è noto ancora che all’ atto della di- 170 A. N. BERLESE visione il nucleo aumenta spesso alquanto di volume, se prima trova- vasi in assoluto e lungo riposo. Ad ogni modo, quantunque un pro . cesso di fusione io non abbia nettamente potuto seguire, pure lo ritengo probabile in questa specie. Nell’ interno dello sporangio si osserva un citoplasma finamente granulare, denso, in seno al quale non tardano ad apparire numerose vacuole. Ben presto questo primo nucleo si divide. Anche in prepara- zioni egregiamente riuscite è difficile stabilire se la divisione sia diretta od indiretta stante l’ eseguità del nucleo, però dall’ insieme presentato dal nucleo in divisione parrebbe che la via tenuta fosse la cariocinetica. Certo è che il nucleo si divide (fig. 4) ; parimente si dividono i nuclei della seconda generazione. È abbastanza frequente il caso della pre- senza di 4 nuclei nell’ interno degli sporangi in via di formazione (fig. 5) talchè parrebbe che dopo questa seconda divisione succedesse un periodo di riposo nella vita del nucleo, In seguito sig quattro nuclei di seconda generazione alla loro volta si dividono (fig. 6). nuclei figli, assai piccoli si spargono in tutto il citoplasma, e si divi- dono nuovamente (fig. 7). Si hanno quindi 16 nuclei nell’ interno del plasma oogoniale Un fatt tto, ch’ io ho assodato con ripetute osservazioni, si è quello riferibile alla posizione che parecchi di questi nuclei vanno ad assu- mere durante lo sviluppo dell’ oogonio. ftià allorquando vi sono otto nuclei, è agevole vedere come essi, od almeno alcuni di essi, tendano a portarsi alla periferia della massa citoplasmatica n qualche caso io vidi un solo nucleo alquanto maggiore al centro e parecchi minori alla periferia. Una spiccata migrazione di nuclei alla periferia della massa citoplasmatica in seno alla quale si sono formati, confermai io anche in parecchie Peronosporacee (1). In quel caso e nel presente però, non mi fu dato di constatare se esisteva un qualsiasi rapporto tra la formazione dello strato parietale del citoplasma stesso ed i Sn: come accade nelle ascospore di alcuni funghi studiati dall’ Harper (2) e da me (8), ne potei porre in evidenza, nemmeno durante la divisione dei nuclei, i filamenti cinoplasmatici che tanta parte hanno nella delimitazione di questo strato periferico di citoplasma. Un leggero rivestimento a guisa di sottilissima membranella si av- verte alla periferia del corpo citoplasmatico il quale dopo le ultime di- (1) Berlese Saggio Monogr. Peronosporac. (Riv. Pat. 1898). (2) Harper Kerntheil. und freie Zellbildung. im Micra (Jahrb. wiss. Bot. XXX). (3) Berlese Studi citologici sui funghi IL (In questo stesso fascicolo). CLADOCHYTRIUM VIOLAE 171 visioni dei nuclei si stacca dalla parete dell’oogonio, mentre va crescendo in ispessore e si differenzia in una robusta tunica che a poco a poco acquista un colore giallo d° oro (fig. 8). La spora è allora matura, e per la rottura dello sporangio ed il disfacimento dei tessuti radicali, essa viene sp in libertà. Non ho potuto seguire la germinazione di queste spore, poichè le ssi ii allo scopo di provocare questo fenomeno, ebbero re- sultati negativi. È probabile che sia necessario alla germinabilità un periodo di riposo, come si osserva per altri organi di simile natura. Rimedi La malattia prodotta da questo parassità, è abbastanza grave, poichè nelle ajuole nelle quali si sviluppa, continua durante tutta la fioritura delle viole, intaccando incessantemente nuove piante. Si formano quindi delle radure mano mano che le piante vengono uccise. Però la piante morte non costituiscono centri di infezione per l’ annata, poichè vedia- mo che piante, anche prossime a quelle ammalate, possono conservarsi sane mentre la malattia si mostra saltuariamente in punti diversi del- l’ajuola. Non dici quindi che vi fosse una forma di riproduzione de- stinata alla immediata diffusione del male, però questa ipotesi ha bisogno di nuovi studi, e di conferma. Tutte le ricerche che condussi allo scopo di rinvenire zoospore 0 qualche altra forma di rapida diffusione, ebbero risultati negativi. La malattia si ripresenta invariabilmente ogni anno, in quelle ajuole nelle quali si è manifestata una prima volta, perciò è necessario nelle me- desime abbandonare la coltura della Vioza tricolor. Occorre avere somma oculatezza nel trapianto delle piantine dalle cassette, ove questa pratica si segua, e cioè essere sicuri che il terriccio delle cassette è perfettamente sano, altrimenti le piantine già infette, che si trasportano nelle ajuole, al- l’atto della fioritura muojono. Siccome la malattia suole manifestarsi, co- me dissi, allorquando la pianta è bene sviluppata, così allo scopo di con statare se le cassette contengono terreno sano, sarà opportuno all’ atto del trapiantamento, lasciare nelle medesime alcune piante sparse qua e là, per vedere se vengono intaccato dal male. Va da sò che questa pratica tornerà utile per le piante che nelle cassette spunteranno nèl- l’anno successivo, ma una volta fatta, le cassette possono servire per parecchi anni alla prima coltivazione delle Viole. Dall'Orto dae di na dii 1993. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE (Fig. 1, Koritska La fig. 2 Koristka Ca tutte le altre Koristka 4" 9 9 Camera lucida Abbe). Fig. 1. Due sun corticali di Viola tricolor invase dal micelio del Clado- ch > 2. Tre ott in via di ne e a diverso grado di sviluppo. » 3. Uno sporangio uninuclea » 4-7 Sporangi nei quali i er si sono successivamente divisi. >» 8 Sporangio con spora matura. viale ei _ Lan RS G. Leonardi SAGGIO DI SISTEMATICA DEGLI ASPIDIOTUS (Seguito; vedi Numero precedente). #O. Aspidiotus (Evaspidiotus) dupiex Cockerell. Aspidiotus duplex Cockerell, Prelimin. rg of new Coccidae (Suppl. to Pyche) 1896, p » » » Some new species of Iapanese Coccidae with notes (U. S. Dep. of Agr., Div. of Ent., Te- chn. Series N.° 4, 1896) pag. 52. » » Craw, Injurious Insect pests found on trees” and eg of California 1895-96 (PI. VIII, fig. 11) » » Cockerell, A Check- List of the Coccidae (Bull..ot the neu State Lab. of Nat. Hist., Urbana, Illi- ois, Vol. IV, 1896) p. 353. » (Pseudaonidia) » >» ni erell, The S Ag Scale and its nea- rest allies (U. S. e of Agrie., Div. of Ent., Techn. Ser. N° 6, Washington 1897) pag. 20. Foemina aurantiaca, lale ovalis vel subcircularis, marginibus profunde incisis, ila ut cephalothorax a cetero abdomine bene distin- gqualur. Rostrum latius. Pygidium trullarum paribus quatuor, es quibus mmediae laliores, rotundae, postice utrinque incisae, intersese proxrimatae sed non contigua? ; ceterae parvulae, strictae. Pectina vix trullis longiora, intersese contigua, ila ut laciniam continuam simulent. Disculi ciripari 39 — 42. aliquando cliam oginine unico 28 — 909 antico _ als uno rel duobus composito. Disculi ciripari peristigm. ti ad.2 VoauRI PARERI subcircularis, convexiusculus, nigrescens 7 exrutiis excentricis, aurantiaceis. Diam. 2000 p. ad 2750 w. Habitat supra Cameliam, Laurum Canforam, Theam, Citros, 0- leam fragrantem — Giappone ; super Azaleam — America. 00 mina. Il corpo presenta forma largamente ovale o subcirco- Femi i lare, colla larga porzione cefalica separata dal resto del corpo da una | notevole strozzatura laterale. Le parti del rostro sono molto sviagpole. La peile del dorso posteriormente è solcata di traverso. Quattro I one SPOSI sono dea attorno alla in ed hanno dischi se S. 174 G. LEONARDI condo la formula : 39 — 42 . il quinto gruppo mediano è rappresentato 28 — 30 3 talvolta da due dischi. Oltre questi gruppi di dischi ciripari ve ne sono altri due, uno per ciascun lato delle parti rostrali, e sono questi stig- matici a contorno ovale, composti ciascuno da 17 a 22 dischi. è circa al livello dei gruppi di dischi ciripari posteriori. Vi sono quatto (due per ciascun lato) lunghi tubi o dotti, che prea- dono origine presso la regione compresa fra i gruppi posteriori e lano, i quali si dirigono all’ indietro, con direzione, in via generale, parallela al contorno del corpo. Sulla superficie dorsale i segmenti mancano delle serie di pori ovali. Il pigidio mostra alla superticie del - un’area reticolata, come nell’ Aspidiotus Theae e Ischnaspis filiforn Le palette mediane sono di color Lo molto larghe, arrotondate all’ estremità e incise ai lati, cosicchè si mostrano trilobate. Dette pa- lette sono molto avvicinate tra loro, però sono distintamente separate e non presentano alcuna divergenza. e palette laterali, al contrario, in numero di tre paia, sono molto piccole, strette, rotonde all’ estremità, col lato esterno distintamente seghettato ; le incisioni sono grossolane. Pettini poco più lunghi delle palette, a contatto fra loro, così da formare come una frangia continua che lontana dalle palette va rapidamente restringendosi e cessa prima di giungere alle profonde incisioni indicanti un’ altro segmento. L’ in- setto, quando viene bollito in potassa, presenta color arancio pallido. Follicolo femminile subcircolare, mediocremente convesso, nero bruno, con una larga esuvia rotonda presso un lato, di color arancio. Rimosso il follicolo dal ramo, rimane sulla corteccia una larga macchia bianca rappresentante il velo ventrale. Diametro del follicolo lungo 2009) # a 2750 Habitat. La prima volta fu trovato nel Giappone a Tokio, sopra piante amen, come la camellia, la canfora, la pianta del the: gli agrumi, l’ Olea fragrans ecc., in seguito fu raccolto anche in America, a Washington sopra | Afalosi. Questa diagnosi è tolta dalla descrizione fornitaci dal Cockerell. GeENUS AONIDIELLA BERL. ET LEON. | Aspidiotus (ex p.) Auct. Aonidiella (ex p.) Berlese et Leonardi, Le cocciniglie italiane viventi su- gli agrumi. Parte III, I Diaspiti (Estr. Riv. vel maiores ; Tian bene evolutae Pygidium trulla- rum pa- ribustri- bus. Paraphyses numero utrinque non ultra < Trulla ca paris ceteris maiores. Paraphyses DREI Fagagna numero u- Finque saltem sex pizina mediae ceteris ue ” umero amplius quam | Trullarum Lose uno Trullae mediae ceteris minores. Paraphyses breviores.. Margo pygidii ultra trullas in cristas vel squamas attenuatus. Margo pygidii ultra trullas non in cristas vel squamas attenuatus aut du- PY aio COR ! Trullae omnes bene evolutae; Pec- tina longa, multidentata. Trullae tertii paris obsoletae. Pe rt brevia, stricta, parce den ti Trullarum pari unico. Paraphyses utrinque duae . ‘ Trullao primi paris ceteris minus evolutae; Paraphyses utrinque tres numero . . . ite | Super ramulos praceipue obvius . . . ian fructuus prc AL non ri ra- Î os inquirenda O (foem.) circularis.. . . . . H Folliculus (foem.) ovalis, elongatulus. . vel duobus Pygidium trullarum Lar \ Trullarum paribus duobus. Paraphyses numero amplius utrinque quam duae . . . . . us numero tribus, vel ‘duobus, vel ; : pari unico Cephalothorax anterius in tuberculum latum expansus. Pectina curtula, bifarca. . . . . Trullarum paribus nu mero amplius quam tribus. Cephathorax fabrica communi. Pectina lata, contigua, postice margine vix undulato. . . . . » . 175-176 A. Bromiliae A. tenebricosa °A. Mimosae A. Smilacis A. Aurantii (typica). A. Aurantii var. citrina, A. fusca A. perniciosa A. cerata A. albopunctata A. personata A. Cladii ASPIDIOTUS 177 cp veget., Anno IV, N. 1-12; Anno V, Aonidiella (ex p.) Leonardi, taria, del Ì genen au (Nota =» ventiva) Estr , Auno V, N. 9-12 perte: ‘1906, esa 1897, Sa 281 Pygidiuim des peclinibusque aucium. Deficiunt omnino disculi ciripari perivulva Adsunt nto manifestiores. Margo pygidii ultra trullas plerumque in squamam chitineam durior factus. Celerum ul in Aspidiotus. Le specie finora note sono segnate nell’annessa tabella (pag. 175-176). 50. Aonidiella Bromiliae (Nevvst.) Leon. Aspidiotus bromiliae Newstead (In litt) Foemina /lavida. Pygidium trullarum paribus tribus, ex qui bus mediae ad marginem rotundatae, ceteris minores, integrae, cete- rae verum incisae. Pectina exillima, perbrevia, lateribus paralleltis, poslice minute denticulata. Margo pygidii ultra trullas undulatus, totus crenulatus. Paraphyses utrinque 7 numero, breves, latiores. Pili simplices minutissimi, delicatuli. Anus nes qraesa di Long. 1500 Folliculus foemineus subcircularis, converus, brunneus ; exuriis nigris, excentricis. Velum ventrale etna aper Diam. 2500 pw. Habitat super Ananas quemdam in Britannia cultam. Femmina. Corpo ovalare conico, acnto posteriormente. I segmenti del corpo sono sufficientemente distinti. Pigidio con tre paia di piccole pe delle quali le mediane si mostrano coll’ orlo esterno rotondato ed ntegro, quasi tanto lunghe che larghe e misurano minori dimensioni i tutte le altre. Quelle del secondo e terzo paio assai più larghe delle prime sono pressochè eguali fra loro e differiscono ancora da quelle «el primo paio perchè possiedono ambedue il margine libero marcato di due incisioni. I pettini sono esilissimi. assai brevi, a lati paralleli, . aventi quello posteriore segnato di qualche minutissima incisione. Di i pettini ve ne hanno due tra Je ren mediane e due a ciascun 178 G. LEONARDI lato esterno delle stesse, come pure a quelle del secondo e terzo paio. Il rimanente orlo del pigidio, fino al penultimo segmento, corre leg- Fig. 37 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella Bromiliae. germente ondulato e mostrasi uniformemente dentellato. e parafisi sono in numero di sette per ciascun lato, tutte brevi e non molto larghe. Queste sono così disposte : due corrispondenti agli angoli basali di ciascuna paletta, la settima compresa tra Ja seconda e terza paletta. I peli del pigidio sono tutti minutissimi e delicati. L’ apertura anale è posta molto in alto, quasi al livello della apertara sessuale. Colore del corpo giallo. Lunghezza della femmina eguale a circa 1509 Follicolo femminile quasi circolare, convesso, di color bruno 0- scuro con le spoglie eccentriche, nere. Velo ventrale delicato, bianchis- simo, che resta aderente alla pianta quando si stacca la porzione supe- riore del follicolo. Diametro del follicolo circa 2500 Habitat. Raccolto a Chester Aagliterre) sopra una pianta di ana- nasso 2a giaree I Chiaris. Sig . Newstead, il quale io debbo sempre ringra- ziare del larg go e said aiuto prestatami a ciò potessi condurre a ter- mine il presente lavoro, mi comun'cò questa muova specie, prima ancora di averne pubblicata la dsninti relativa. Ù) 51 Aonidiella tenebricosa (Conast.) Leon» Aspidiotus tenebricosus Comstock, Report Departem. of Agricult. 1880 (PI XH; Be &; PL XL fig PI 308. ASPIDIOTUS 179 cagare tenebricosus Comstock, Second Report, 1883, pag. T1. » Targioni-Tozzetti, Annali di Agricoltura 1884. » » Cockerell, A Check-List of the Nearctic Coccidae he Canad. Entom., 1894, Vol. XXVI, V. 2) pag. 32. » » » s A Check-List of vs sa (Ball. ot the Illinois State Labor. of Nat History ; Urbana, cen Vol. IV, 1898) pag. » (Chrysomphalus) » » The San Iose Scale and its nearest al- > si S. Dep. of Agric., Div. of En- s Technic. Ser. N. 6, Washington pre pag. 22. Foemina brunneo-fiava, vix longior sun lata. Pygidium trul- larum paribus tribus, bene evolutis, externe incisis. Pectina breviora, vix postice denhculata. Margo pygidii ultra Lu denticulato undu- latus. Pili simplices în toto corpore sunt, passim prg în dorso pygidii sat longi. Paraphyses statura variae. Long. Folliculus foemineus circularis, perconvexrus, nigrescens; exruviis centralibus. Velum ventrale robustum, ad marginem robustius et nigrescens, in medio albicans. Diam. 1000 K Habitat super Acer rubram — TARE Femmina. Leggermente circolare, appena un poco più lunga che larga. La segmentazione del corpo è poco distinta. L’ ultimo segmento presenta i seguenti caratteri : vi sono tre paia di palette bene sviluppate. Le palette mediane sono rotondate poste- riormente, con una sola incisione al margine esterno, posteriormente sono foggiate a punta smussata. Le palette del secondo paio hanno forma triangolare, con dimensioni minori delle mediane, il lato esterno di queste è pure inciso; conformate similmente sono le palette del terzo paio, però presentano minore sviluppo. Pettini due, esilissimi e difficili a vedersi fra il paio mediano, due pure poco sviluppati fra una paletta del primo paio e una del secondo, due fra questa e la paletta seguente del terzo paio e due bidentati e più larghi al di là di quest’ ultima. rocedendo lungo l’orlo del pigidio si può ‘osservare, imme- disraionne susseguente ai pettini, una serie di cinque creste chitinose più o meno sviluppate e con un numero variabile di intaccature. Peli semplici sono lungo tutto il contorno del corpo ; fra questi i più notevoli sono i pochi piantati al lato dorsale del pigidio. oliva con vario deu. fra i alcune con dimensioni insignificanti, altre 4 180 G. LEONARDI invece sviluppatissime, sia in lunghezza che larghezza. Il numero com- plessivo delle parafisi è di otto per ogni metà dell’ orlo del pigidio. Sei di queste sono di sostegno alle palette, le due supranumerarie, che Fig. 38 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella tenebricosa. sono anche fra le più sviluppate, sboccano |’ una fra lo spazio com- preso fra la seconda e la terza paletta, l’ altra subito al di là di que- st’ ultima. Al dorso del pigidio si notano le callosità, delle quali le due mediane si trovano fuse assieme per modo che si offrono alla vista come un’ arco spesso, soprastante all’ ano. Colore, giallo bruno. Lunghezza del corpo 1100 wp. Follicolo femminile molto convesso, circolare, con le spoglie si- tuate al centro ; colore grigio nero, molto oscuro. Velo ventrale robusto ed ispessito al margine, nero lungo gli orli, bianco al centro. Que- st’ ultima parte rimane aderente al ramo quando si rimuova lo scudo. Diametro 1000 p. Follicolto maschile. Ovale, di colore eguale a quello della femmina, con la secrezione che copre la spoglia larvale, nera; le spoglie sono situate ad un’ estremità. Velo ventrale bianco, simile a quello della femmina, ma meno ispessito al margine. Habitat. Sui rami e sui tronchi dell’ Acer rubrum a Washington. (Esemplari tipici mi furono inviati dal Comstock e dal Newstead). Poe ae RODI Di SR ai tare: Ne SR pira “ii EST STI RIC SS La ERE SEDI DOCS IO SME ao RA MABICIARA E CT i air ADE ASPIDIOTUS 181 52. Aonidiella Mimosae (Conust.) Leon. Aspidiotus Mimosae Comstock, Second Report 1883, fig. 3, pag. 6: » Cockerell, A Check-List of the Coccidae Sh of the Illin. Stat. Labor. of Nat. seni Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896, pa « (Chrysomphalus) » » The San Iose Scale and its nearest al- lies (U. S. Dep. of Agric., Div. of En- tomol.; Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 24. Foemina... Pygidium trullarum paribus tribus, bene evolutis, uries utrinque incisis. Pectina minora, vix conspicua, brevia e simplicia, inter trullas medias nulla. Pili simplices delicatuli, bre- viores, pauci numero. Paraphyses utrinque oclo numero, claviformes, statura variae, maiores. F olliculis foemineus circularis, convexus, migricans, exuviis centralibus. Habitat super Mimosa sp. — America. Femmina. L’ ultimo segmento presenta i seguenti caratteri: Vi sono tre paia di palette bene sviluppate ; le mediane sono posteriormente arrotondate ed in via generale incise due volte sul margine laterale, 0) Fig. 39 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di ° Aonidiella Mimosae. anteriormente invece terminano in punta smussata. Ciascuna seconda ea due, spes volta tre incisioni sul saro laterale ‘ 182 G. LEONARDI esterno, quelle del terzo paio, che sono più larghe delle seconde, pre- sentano invece l’ orlo con tre incisioni. A breve distanza dalla terza paletta il margine del segmento si eleva in una quarta paletta trian- golare. I pettini sono assai poco sviluppati, tanto che in molti esem- plari non riesce possibile vederli; essi sono brevi e semplici, e in nu- mero di due tra ciascuno spazio che corre fra una paletta e l’altra, fatta eccezione A lo spazio compreso tra le palette mediane che ne è affatto privo. AI del di ciascuna paletta del primo, secondo e terzo paio sta piantato un pelo e uno ancora trovasi al margine laterale vicino al segmento anale ; alla faccia ventrale vi hanno altri peli che colle loro basi corrispondono quasi con quelli situati al dorso, solo sono situati un poc» più esterni a quelli. Vi sono due parafisi clavifotvai. tra la prima @ seconda paletta, di cui la più interna è la più lunga ; tre ba la seconda e terza paletta, di queste la mediana è la più lunga e talvolta può man- care e tre tra la terza e quarta paletta. Follicolo sia Il follicolo di questa specie è molto simile a quello dell’A. tenebricosa. isso è i bra dello stesso colore del ramo a cui aderi- sce "tatoo convesso, con ie esuvie al centro. La protuberanza indi- cante la posizione delle spoglie è marcata da un punto bianco e da un anello concentrico, Habitat. Fu raccolta sopra un ramo di mimosa a Tampico (Mexico). Oss. Disegno e diagnosi sono tolti dal lavoro del Comstock. 53, Aonidiella Similacis (Conaist.) Leon. Aspidiotus Smilacis Comstock, Second Report, 1883, fig. 6, pag. 69. » Cockerell, A Check-List of the Nearctic Coccidae (The Canad. Entom. 1894, Vol. XXVI, N. 2) pag. 33. » » » , A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Natur. zi - Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) pa » (Chrysomphalus) » 1» The San Iose Scale and its nearest a (U. S. Dep. of Agrie,; Div. of Entom.; Tech. Series N. 6, Washington 1897) pag. 22. Foemina /rularum paribus tribus, mediis perparvulis, rotundis; secundi paris lalîs, externe incisis ; tertii paris latioribus, SITE . ASPIDIOTUS 183 biincisis. Margo pygidii ultra trullas dure chitineus, squamiformis. Paraphyses tantum tres utrinque numero, sat breves. Pectina pauca numero, curlulo, tantum postice incisa. Pili simplices brevissimi. Folliculus toemineus circularis, fuscescens vel nigricans ; eruviis centralibus. Habitat super Smilax sp. — America. Femmina. L'ultimo segmento presenta i seguenti caratteri: vi hanno tre paia di palette ben sviluppate. Le mediane sono piccolissime e roton- de, quelle del secondo paio sono larghe e incise al lato esterno, quelle del terzo paio simili nella forma a quelle del secondo, ma alquanto più larghe portano due incisioni invece che una. Il margine laterale alla terza paletta è rialzato in leggiere creste chitinose. Vi sono sei parafisi claviformi situate lungo il margine del pi- gidio e precisamente tre su ciascuna metà del segmento. La prima di ciascun lato è la prolungazione della paletta a ; la seconda, ri- stretta fortemente nella porzione posteriore, è situata esternamente alla base della paletta mediana, la terza, invece, larga circa quanto la secon- da, finisce fra la seconda e terza paletta. I pettini sono piccoli e usual- . 40 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella Smilacis mente incisi solo al margine posteriore, ve ne sono due tra le palette Nascar e due esterni alle stesse e alle palette del secondo paio. I 184° G. LEONARDI peli sono brevissimi. Ciascuna paletta ne porta uno al lato dorsale, piantato nel mezzo della paletta stessa, un’ altro è situato, esclusa la paletta mediana, al lato ventrale verso l’ esterno delle palette del se- condo e terzo paio. Un pelo alquanto più robusto sta piantato ancora lungo il margine del pigidio, in prossimità del segmento preanale. Follicolo femminile circolare, con le esuvie al centro coperte di secrezione. Il colore varia dal bruno al grigio oscuro, alquanto nero. La posizione delle spoglie è segnata da un punto bianco e da un anello RR pure dello stesso colore. Habitat. Raccolto a Woods-Holl Mass. sopra una pianta di Smiax. Oss. Non ebbi in esame la specie ; mi servii per la diagnosi della. descrizione e disegno dati dal Comstock. 54. Aonidielia Aurantii (Masl.) Berl et Leon. Aspidiotus aurantii Maskell, N. Z. Trans. 1878, pag. 199. » citri Comstock, The Canadian Entomologist, T. 13, pag. 8. » aurantii Idem, Report U. S. Dep. Agrie. 1880 (Tav. XII, fig. 1, tav. XIV, fig. 1) pag. 293. » » Maskell, Trans. N. Z., 1881, pag. 217. » coccineus Gennadius, Sur une nouvelle espèce de Cochenille du enre Aspidiotus (Ann. de la Soc. Entomol. de France, » » Risso, Hist. Nat. des Oranges, pr aurantii Comstock, Second Report, 1883, pag. 59. Aonidia Gennadii Targioni-Tozzetti, Annali di ii 1881, pag. 151. » ——aurantii Idem, Annali di Agricoltura, 1884; pag. 383 e 386 Aspidiotus >» Maskell, Trans. N. Z., 1883, pag. 120. » » Hubbard, Insects affecting the orange pagg. 32-84, 1895. » » Maskell, Scale Insect of N. Z., 1887, pag. 42. Aonidia Gennadii Penzig, Studi botan. sugli agrami, pag. 497, tav. XLIX, 3g. bé tai LIV, figg. 8-16. Aspidiotus aurantii nt Report of the fluted scale of the Orange and its natural enemies in Australia (U. S. Dep. of passe Divis. of Entom., Ball,, N. 21) Washington 1890, 0. » » Riley et "Baroni Insect Life, Royal Gardens Kew, Bull., Sep. 1891, pag. 221. Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1891, pag. 12. Idem, Trans. N. Z. Inst., 1892, pag. 206. » » Idem, Trans. N. Z. Inst., 1894, pag. 40. vu v v ASPIDIOTUS 185 Aspidiotus aurantii Cockerell, A Check-List of the Nearctic Coccidae (The Canad. Entom., 1894, Vol. XXVI, N. 2) pag. 33. » » Idem, Notes on the Geographic. Distrib. of Scale Insects (from the Proced. of the U.. S. Nation. Mu- seum, Vol. XVII, pag. 615-625 n 1026) Washington 1895), pag. 616. Aonidiella » Berlese et Leonardi, Chermotheca italica. » Berlese, Le Cocciniglie Italiane, Part. III, I un . Patol. Veget., Anno IV. N. 1-12, Anno V, ) ( 1896, pag. 212. Aspidiotus » Green, The Coccidae of Ceylon (Part. I, PI. XII, 1896) pag. 42. » » Cockerell, A Check-List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Laborat. of Natur. Hist. ; Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. 334. Aonidiella » Idem, The San Iose Scale and its nearest allies(U. S. Dep. of Agric., Divis of Entom.; Techn. Ser. N. 6, Wa- shington 1897) pag. 29. Foemina rufa, corporis fabrica variabilis secundum aetatem, denique reniformis. Pygidium trullarum paribus tribus, ad margi- nem incisis. Pectina bene evoluta, multiincisa. Paraphyses utrinque quinque, bene evolutae. Pili simplices pauci numero. Ceterum mar- ginis pygidii sat în crislas elevatulus. Calli quatuor în dorso pygidii. Long. foem. extensae 1200 p. Folliculus foemineus Zatior quam longus, terreus, subhyalinus, propter foeminam subtus maturam in medio rufescens. Velum ven- trale sat robustum, scutulo dorsuali sat arcie adnexum. Diam. long. 1700 p.; lat. 2500 pw. Habitat - Citrus — Australia, America, Europa, (Spagna, Grecia); super Taxus — Italia. Femmina. La forma del corpo è variabilissima, in generale può essere obovato-clavata, e ciò si ha quando |’ animale è disteso e le uova nel suo interno sono lontane dall’ esser mature, o è di forma semilunare per essersi ritirati i segmenti addominali, e per |’ ampiezza assunta dalla regione cefalotoracica. Il pigidio, presenta tre paia di palette, bene sviluppate, le PS due paia con incisione ad ambo i lati, il terzo paio invece con sola incisione, e questa al lato esterno. Circa ai pettini dirò che ve ne sono due fra il paio mediano, due fra una paletta mediana ed una del secondo paio, tre. fra quest’ ultima. e quella del terzo paio ; al di là di questi sono ancora uattro pettini DoS q come i precedenti bene seno e tutti come quelli ramificati solo al 186 G. LEONARDI lato esterno ; fanno eccezione a questa regola i pettini di mezzo che hanno inciso solo il lato anteriore, mentre i laterali sono integri. Pa- rafisi in numero di dieci, due per ciascuna paletta del primo e secondo paio e una per ognuna di quella del terzo paio, delle quali le maggiori misurano circa 30 w. Peli semplici poco numerosi. Il resto dell’ orlo del Fig: Pigidio, dal dorso, di ai adulta di Aonidiella Aurantii pigidio rialzato in mediocri creste chitinose. I segmenti dell’ addome sono SOR prodotti in lobi molto pronunciati e provvisti al loro tre denti acuti, di cui quello prossimo al pigidio è il meno ciali o dorso dell’ ultimo segmento si trovano le quattro callo- sità ben distinte. ‘Colore giallo arancio molto carico. Lunghezza del corpo di una femmina matura 1200 p. a » 1550 K. .Follicolo femminile. Di forma ovale, più largo nel senso tra- sverso che nel longitudinale. Colore giallo terreo, con una macchia cen- trale rossastra, data dall’ epidermide dorsale della femmina giunta al suo massimo sviluppo, che va ad attaccarsi alla pagina superiore del follicolo ; quella essendo colorata intensamente di rosso badio-cinnabarino si lascia intravedere per trasparenza. Il foglietto ventrale del follicolo non resta, come nel maggior numero delle specie, aderente del tutto all’ organo su cui poggia, ma si stacca affatto o diversamente solo la rte centrale vi rimane appiccicata, mentre il rimanente, in forma di più o meno cospiqui frammenti, resta unito al follicolo. ASPIDIOTUS 187 Dimensioni del follicolo, lunghezza 1700 w. rghezza 2500 p. De ninfale 800 « per 950 y. larvale 300 ® >» 400 p. Follicolo maschile. Decisamente ovale, però più lungo che largo con colore simile a quello della femmina, solo più pallido. Spoglie Jarvali verso un’ estremità. Dimensione : lunghezza 1400, larghezza 700 p. Habitat. In Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Sandwich Islands, Samoa, Tonga, Nuova Coledonia, Spagna, Grecia, ecc. sul Citrus. In Italia fu raccolta questa specie tanto nel Napoletano, che nell’ Avel- linese sopra una specie di Taxus. 35. Aonidiella Aurantii var. citrina (Coquillet) Leon. î Aspidiotus aurantii var. citrinus Howard, The hymenopterous parasites of È the California (Insect Life, Vol. VI, N. 8, 1894) pag. 228. Questa varietà, di cui mi riescì impossibile avere campioni, stando alle notizie date dal Sig. Howard differirebbe dalla tipica per avere la porzione ventrale del follicolo saldata più tenacemente alla porzione superiore dello stesso follicolo. Inoltre un’ altro fatto che av- valora l’ opinione della differenza esistente tra l’ una e l’ altra forma consisterebbe in questo, cioè, che la varietà, infestando pure come la tipica le piante di arancio, invade sempre solamente le foglie e i frutti e mai si può incontrare sui rami e sui tronchi delle piante, mentre la forma tipica, che si diffonde, sia pure su tutti gli organi della pianta, sceglie però tra questi, a preferenza, i rami e i tronchi nonchè le foglie ed i frutti. Tolte queste differenze, le due forme sono perfettamente eguali anche nei più piccoli particolari. Habitat. Sopra le piante di arancio a San Gabriel Valley in Ca- lifornia e nel Giappone. #46. Aonidiella fusca (Maskell) Leonardi Aonidia fusca —Maskell, Trans. N. Z. Inst. (PL I, f. 8,9. 1894) p. 43. » » Cock erell, A prg of the Coccidae (Bull. of the Il- ‘ linois State Lab. of Nat. Hist., Urbana, Illi- nois, va at 1896) pag. 338. 188 G. LEONARDI Foemina /avo-aurantiaca, subovalis, anterius dilatatula, postice acuta. Pygidium trullarum paribus tribus, ex quibus mediae latae, rotundatae, marginibus incisis ; secundi paris trigonîs, apice obtuso, basi latioribus, mediis minoribus ; tertii paris ommnino obsoletis. Pec- tina perstricta, sat longa, delica'ula. Margo pygidii ultra trullas în cristis parvulis chitineis elevatutus. Pili simplices parce numerosi, longiores, iidem in margine dorsuali pygidii insiti. Paraphyses bre- ves. Long. 750. Folliculus foemineus circularis, vir converus, grisescens vel nigricans ; exuviis centralibus, larvali minima, nymphali fere totum folliculum Po flavidis. Diam. 800 H. abitat super Persica vulgaris — Australia. Femmina. Corpo leggermente ovale, allargato anteriormente, acuto all’ indietro. Pigi caratterizzato da tre paia di palette, di cui il terzo paio è affatto rudiment Le palette del paio o sono larghe, rotondate, con leggiere incisioni al lato esterno, esse sono avvicinate fra loro così da lasciare, fra se, un angusto spazio appena sufficiente per capire due esilissimi e semplici pettini. Le palette del secondo paio sono di forma triango- I © Fig. 42 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella fusca. lare, con l’ apice ottuso e con base molto larga, oltre ciò sporgono molto meno dal margine del segmento, che non le mediare. Gli spazi che corrono fra queste e le palette del secondo paio sono occupati 0- gnuno da due pettini gracili, dentati. Susseguenti alla paletta seconda, si notano altri sasa pettini, lunghetti, molto stretti e dentati su ambo i lati. Ai pettini ultimi nominati fa seguito la terza paletta dopo la quale , 1% rn: ec ia Li ASPIDIOTUS 189 sì incontrano tre appendici, a forma conica ed ognuna uni o bi-dentata ;- per ultimo havvi ancora una leggiera cresta chitinosa situata a metà percorso dell’ orlo del pigidio compreso tra il segmento preanale, e una paletta mediana, questa cresta manca di denti. Peli semplici poco nu- merosi tanto sul contorno del corpo come pure sull’ orlo del segmento ultimo, di questi, quelli piantati al lato dorsale sono più lunghi e ro- busti ce Lv che sorgono al lato opposto. , poco sviluppate, molto brevi, ed in numero di due per ognuna sale palette del primo e secondo paio. Colore giallo arancio. Lunghezza del corpo 750 w. Larghezza » >» 650 |. Follicolo femminile circolare, leggermente convesso, di colore molto grigio o nero opaco. La spoglia larvale è molto piccola, situata al centro, la ninfale invece è molto più grande così da occupare quasi tutto il follicolo Detta spoglia, quando il follicolo non è avariato, resta invisibile, diver- samente si presenta bene manifesta per la sua marcata tinta giallastra. In origine le spoglie sono coperte da secrezione nera. Diametro lungo 800 &. Follicolo maschile di colore grigio, giallo sporco, irregolarmente ellittico, colle spoglie situate vicino ad un’ estremità, leggermente con- vesso, quasi largo come quello della femmina. Dimensioni : lungo 900 w, largo 600 £ Habitat. In Australia sul Persica vulgaris. (Sopra esemplari tipici inviati dal Maskell). 57. Aonidiella perniciosa (Const) Berl et Leon. (*) Foemina /aete aurantiaca, lata, postice acutula. Pygidium trut- larum paribus tribus, ex quibus mediae maiores, tertii paris verum minimae, omnes ad marginem incisae. Pectina sat evoluta, acutula, parce denticulata. Paraphyses parce numerosae, breves. Pili simpli- ces, numerosi. Long. 1000 w. (#) La sinonimia abbastanza lunga delle presente specie è stata già pub- © blicata in questo stesso giornale al Num. 11, 12, anno VI pagg. 330-337 e no a risparmio di spazio non si ripete qui. 190 i G. LEONARDI sian foeminens circularis, depressus, exuviis centralibus vel vix excentricis, grisescens, vel fuscescens ; exuviis nigricantibus, vel, si “a pallide flavidis vel Niavo-refescentibus. Diam. 2000 w. bitat super plantas varias, praecipue Pyrus, Prunus, Amygda- lus efe. America, Australia etc. Femmina col corpo largo, rotondato all’ innanzi, acuto posterior- mente. Pigidio provveduto di tre paia di palette, di cui le mediane sviluppatissime, rotondate posteriormente ed incise al margine esterno ; quelle del secondo paio, alquanto più piccole delle precedenti, hanno l’ orlo esterno più volte inciso ed inoltre una marcata inclinazione verso l’asse mediano del corpo, per modo che lo spazio fra esse e le palette mediane è assai angusto e appena tale da poter capire due stretti, de- licati e brevi pettini. Le palette del terzo paio ancor meno pronun- ciate delle precedenti e direi rudimentali in confronto con quelle del primo paio, mostrano anch’ esse 1’ orlo esterno più volte dentato. 0 spazio compreso tra le palette del secondo e terzo paio è oc- cupato da tre distinti pettini, semplici e foggiati a punta a guisa di altrettante spine. Esternamente poi alla terza paletta ve ne sono parec- chi altri dei quali tre o quattro brevi e delicati e solo leggermente den- Fig. 43 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di onidiella perniciosa tati; altri, invece, generalmente in numero di due, molto più larghi e con l’orlo anteriore più volte inciso. Le parafisi sono poco numerose e brevi; di queste ve ne hanno due per ciascuna paletta del primo secondo paio, e una all’ angolo interno, presso la base delle palette del terzo paio. Il numero dei peli semplici è maggiore ché nelle specie congeneri. Mancano le ssp al dorso del segmento anale. Lunghezza del corpo ph. Follicolo femminile perte; piatto, con le spoglie al centro 0 appena eccentriche. Il colore del follicolo è grigio, eccettuata quella parte al centro ASPIDIOTUS 191 che ricopre le esuvie, che è nera. Il colore delle spoglie può variare ed' essere giallo pallido o rosso-pallido. Il follicolo, sia pel suo colore, sia ancora per essere nascosto entro le screpolature dell’epidermide super- ficiale della corteccia degli alberi, riesce piuttosto difficile a vedersi, senza prestare un’ attenta osservazione. iametro del follicolo circa 2000 Follicoto maschile allungato e di color grigio nero. La spoglia larvale, coperta da secrezione, è situata tra il centro del follicolo e la estremità anteriore. Habitat. La prima volta fa raccolto a Santa Chiara County (Cali- fornia) sopra alberi di frutto, quali il melo, pero, prugno ece. p sente si constatò la sua perniciosa diffusione in quasi tutti gli Stati Uniti d’ America, nella Columbia Inglese, in Australia nelle isole Sand- wich. ll numero straordinario di memorie seritte su questa specie, in così poco volger di tempo, credo sieno più che sufficienti a dare una un'idea di quanto rapida ne sia stata la sua diffusione, quanto gravi possano essere i danni portati all’ agricoltura e come tutti cerchino d’in- gegnarsi a trovare un metodo acconcio per difendersi. (Esemplari tipici ci comunico lo stesso Comstock). 58, Aonidiella cerata (Masl.) Leon. Aspidiotus ceratus Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1894 (Plate I, fig. 1) pag. 39. Cockerell, A check-list of chi Coccidae (Bull. ot the pin State Labor. of Natur. Histox,; Urba- ,s Illinois; Vol. IV, 1896, pag » (Subg ?) » Cockerell, The San Iose Scale and its nba rest ai [Rio p. of Agric., Div. of Entom.; Technic. Ser. N. 6, Wasgington 1897) pag. 28, Foemina auratiaca, obovata, postice acuta. Pygidium trullarum pari unico, sive medii lantum bene itis, intersese subeontigwis marginibus incisis. Paraphyses tantum duae. Peclina brevia, spini- formia, exceptis duabus celeris maioribus, apice sp Long. 850 + Folliculus foemineus circularis, conrvexrus, robustus, luride albi cans ; exuriis centralibus, flavescentibus. Diam. 1150 Ù Habitat super Acacia stenophylla — Australia. Feminina di colore arancio, di forma conica acuta. Pigidio terminato - da due palette adiacenti, rotondate ed incise ai margini, rinforzate da due parafisi. Il contorno dell’ addome è seghettato e provveduto di. qualche corta spina, tra queste ve ne è una da ciascun lato, non molto discosta dalle palette, la quale è fortemente biforcata. 192 G. LEONARDI Lunghezza dell’ insetto circa 850 p. Maschio sconoscinto. Follicolo femminile bianco sporco, circolare, convesso ; tessitura -del follicolo robusta ; esuvie centrali leggermente giallognole, coperte in origine da cera bianca. Gli scudi usualmente sono ammassati così «che riesce difficile il poter misurare con esattezza la lunghezza del dia- metro loro. Lunghezza del diametro circa 1150 p. Follicolo maschile bianco, piccolo, e più allungato di quello della 3 femmina. pria Habitat a Murray River (Australia) sull’ Acacia stenophyla. DI Oss. Descrizione secondo la diagnosi data dal Maskell. 509. Aonidiella albopunectata (Cockerel1) Leon. Aspidiotus albopunctatus Cockerell, Prelim. Diagnos. of new Coccidae (Suppl. Psyche, 1896) Pag. 20. » » Craw, Injurious Insect. Pests found and tre. horticult. of the state of California 1895-96, Pl VIII, f. 9) pag. 83. » » Cockerell, Some Coccidae found by Mr. A. work at San Francisco (U. S. Dep. ot agr. Div. of Enton, Techn. series 4, 1896) p. 43. » » _ » A Check Listofthe Coccidae (Bull. ofthe Illinois State Labor, of Nat. Hist; Ur- bana, Illinois, Vol. IV, 1896.) pag. 333. CT vare perniciosus var albopuncetatus Cockerell, The San Jose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of agr., Div. of Entom. Techn. Ser. N.° 6, Washington 1897) p. 20. Foemina pallide-flava, subcircularis. Pygidium trullarum tan- lum paribus duobus, medîis intersese adproximatis, secundi paris perparvulis, ommibus bene externe incisis. Paraphyses utrinque qualuor numero. Pectina spiniformia. Margo pygidii ultra trullas Incisus, in incisura bispinus. pi ASPIDIOTTS 193 Folliculus foemineus circularis, depressus, perparvulus, ochra- ceo-brunneus ; ecuviis matoribus, aurantiaceis. Diam. 1000 wp. Habitat super ramulcs Citrorum - Giappone. Femmina gialla pallida, in via generale circolare, con l’ area del pigidio striata. Due sole paia di palette ; le mediane larghe, avvicinate, ma non contigue, rotonde incise in alto al lato esterno, profondamente, . molto meno verso la base; secondo paio di palette assai piccole e non pertanto incise pure fortemente al margine esterno. Parafisi in numero di quattro su ciascuna metà del pigidio, due comprese fra la paletta mediana e quella del secondo paio e altre due esterne a quest'ultima. Pettini simili a spine, non molto larghi. Al di là delle palette il mar- gine presenta tre o quattro insenature le quali, in esemplari completa- mente sviluppati, comprendono delle appendici simili a pettini. Follicolo femminile, circolare, piatto, moltu piccolo, bruno pallido ocraceo più o meno oscuro. Esaminando questi follicoli dal dissotto si vedono le esuvie larghe e di colore arancio. Probabilmente questi scudi non appartengono all’ adulto. 1l dia- metro del follicolo è di circa 1000 p. Follicolo maschile molto piccolo, appena più di 500 & largo, cir- colare, un po’ allungato da un lato, così da raggiungere in questa dire- zione circa 1000 w ; leggermente convesso, nero smorto traente al grigio ; Spoglie segnate da un punto bianco compreso in un anello nero. To- gliendo il follicolo dal ramo a cui aderisce rimane una macchia bianca circondata da anello nero. Habitat. Nel Giappone sui ramoscelli di giovani piantine di arancio. . La descrizione è tolta dalla diagnosi data dal Cockerell. Non vidi esemplari di questa specie. 60. Aonidiella personata (Comist.) Leon. Aspidiotus personatis Comstock, Second Report, PI. III, fig. 2 e 2 a, » pag. bb. » » Cockerell, A Check list of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, ol. IV, 1896 pag. 334. « (Mycetaspis) » » The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., Tech series, N. 6 Washington 1897) pag. 24 194 G. LEONARDI Foemina g/obosula; cephalothorace late anterius quasi in luber- culum expanso. Pygidium trullarum paribus lribus, varie evolutis et varîe incisis. Pectina curtula. Pili semplices perpauci numero, dedicatuli. Folliculus foemineus circularis, perconverus, fuscescens vel ni- grescens ; exuviis centralibus nigromicantibus. Velum ventrale bene evolutum. Habitat super arbores varias - Cuba. Femmina, col corpo alquanto globoso, così da riempire il follicolo non molto convesso. Il più spiccato carattere distintivo della specie è dato però da una larga protuberanza all’ estremità cefalica del corpo ; il nome specifico dato alla specie ricorda questo carattere. L’ ultimo segmento presenta i seguenti caratteri: Vi sono sei paia di palette ;. oltre le tre paia di palette vere, si notano su ciascuna metà del pigidio tre rialzi chitinosi situati lungo l'orlo marginale, molto simili ad altret- tante palette. Le palette da ciascun lato sono come segue: La prima o paletta mediana è puntuta e presenta, spesso, una incisione al lato esterno ; la seconda è più piccola della prima e generalmente porta due incisioni pure al lato esterno, la terza è più larga che la prima, e porta tre incisioni; la quarta e più larga di tutte e porta dalle quattro alle otto incisioni; la quinta è più piccola della terza ; la sesta è pura- mente una punta. merose parafisi vengono a finire lungo l’ orlo del pigidio, quelle di ciascun lato sono le seguenti : La prima e la seconda paletta sono molto prolungate all’ innanzi, la terza e quarta paletta ciascuna hanno due prolungamenti più brevi ; tra la prima e seconda paletta. vi ha una parafisi stretta che si estende anteriormente, più che ogni altra ; tra la seconda e terza paletta un’altra, alquanto più breve della precedente ; tra la terza e quarta paletta ne stanno due più brevi ancora e lateral- mente alla quarta paletta una-serie di parallele tra loro, tutte brevissime- I pettini sono corti ed esili, ma ciò non ostante decisamente costanti in forma e numero. Di questi vi ne ha uno tra le palette mediane, che è biforcato ; due laterali a ciascuna paletta mediana e del secondo paio, pure in via generale biforcati e tre laterali alla terza paletta, di cui il più interno semplice. Vi sono due peli esili piantati uno alla faccia dorsale l’ altro a quella ventrale, lateralmente alla sesta paletta. I peli delle altre palette non hanno il corrispondente e possono mancare. Follicolo femminile. Lo scudo della femmina è circolare, molto convesso, colle spoglie centrali. Il colore è bruno nero o molto oscuro, con le esuvie nere brillanti. La posizione delle spoglie è generalmente A SPIDIOTUS 195 segnata da un punto bianco e da un anello concentrico a questo, dello stesso colore. Il velo ventrale è molto sviluppato. Habitat. Fu raccolto sopra diverse specie di alberi ed arbusti nel giardino Aran di Avana (Isola di Cuba). lesta è una specie tra quelle che disgraziatamente non ci fu dato di poter studiare da vicino, per il chè dovemmo, per darne l’il- lustrazione, ricorrere interamente a quello che ne scrisse 1’ autore, uno fra i più dotti e diligenti nel riportare minute ed esatte diagnosi di così interessanti parassiti, il quale ha tuttavia il merito di avere ritratto sem- pre colla massima fedeltà e chiarezza i più salienti caratteri specifici delle forme da lui studiate. 61 Aonidiella Cladii (Mask.) Leon. Aspidiotus Cladiî Maskell, Trans. N. Z., Vol. XXVII. 1890, pag, 3. , Trans. N. Z. Inst., 1892, pag. 205. » » » , Trans. N. Z. Inst., 1893, pag. 67. » » » Siena Ni 4 n° 1894, pag. sì » » , Trans. N. Z. Inst., 1895, pag. » » Cockerell, A Check: List x the Coccidae Ball of theIlli- nois State Labor. of Natur. History; Urbana, Illinois ; Vol. IV, 1896, pag. » (Chrysomphalus) » Cocherell, The San Tose Scale as its nearest allies (U. S. Dep. of Agrie., Div. of Entom. ; Te- css Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 26. Foemina /lavo-fusca, late obpyriformis, poslice acuta. Pygidium Irullarum paribus quatuor, cx quibus secundi et tertiù paris inter- sese contiguis, et intersese diversis. Paraphyses numerosiores, nonnul- lae sat evolutae, celerae minus bene conspicuae. Pectina lala, rectan- gula, inarginibus integris, vix undulatis. Pili simplices parce nume- rosi, in pygidio verum nonnulli longi et robustuli, setuliformes. Margo pygidii ultra trullas incisionibus signatus. Long. 1400 p Folliculus foemineus circularis, converus, colore ‘dat vet bhrunneo vel rufo-sa ineo ; exuriis centralibus, aurantiaceis. Velun ventrale albicans, robustum. Diam. 1 pH. Habitat super Cladium, “sir Xerotes — Australia. Femmina col corpo largamente piriforme, conico, acuto verso l’ e- stremità posteriore. Pigidio terminato da quattro palette più larghe nel- la porzione basale, alquanto ristrette e di forma pressocchè rettango- 5 G. LEONARDI lare superiormente. Le dimensioni di queste palette sono mediocri e non differiscono molto tra di loro. I margini liberi loro sono più © meno leggermente sinuati. Siffatte palette mostrano la disposizione se- guente : il paio mediano, il secondo e il quarto corrisponderebbero alle tre paia di palette al solitamente si incontrano nelle specie affini, mentre le palette del terzo paio, meno pronunciate di quelle del se- condo paio, sono situate ciascuna al fianco esterno di quest’ ultime e così avvicinate ad esse che i loro margini interni sono contigui o me- | glio comuni. Lateralmente alla paletta del quarto paio, il margine del pigidio, fino al segmento preanale, si mostra tutto irregolarmente se- gnato di più o meno profonde incisioni. Le parafisi sono assai nume- rose e fatta eccezione per poche, tutte quante poco sviluppate. Partendo Fig. 44 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella Cladii dall’ asse longitudinale dell’ ga ecco la disposizione di questi ispes- simenti epidermici, per ciascu le parafisi Innghette agli sio basali della paletta mediana, di cui la più interna un tantino più lunga; due agli angoli della base della paletta del secondo paio, di cui la più interna misura quasi i doppio della esterna, di più queste due sono un poco più larghe delle prime menzionate. Tra la paletta mediana e quella del secondo paio havvi una quinta parafisi che sopravvanza in lunghezza le altre, mante- nendosi però presso a poco eguale a queste, riguardo al diametro tra- sverso, una breve all’angolo esterno della paletta contigua alla seconda, due ieuvissinio agli angoli basali della paletta più esterna e tra questa ECO, LR n Mit" iste ASPIDIOTUS 179 @ la paletta precedente, altre due, di cui la più vicina alla paletta più interna, brevissima, mentre l’altra, assai robusta, riesce ad essere la maggiore tutte. Lateralmente alla paletta ultima ve ne ha una serie di circa dieci, tutte brevissime, indi una molto larga e lunga e di poi po- che altre strette e brevi. Pettini assai larghi, quasi rettangolari, piut- tosto brevi, non sorpassando mai il limite esterno delle palette; |’ orlo libero di questi pettini non è inciso, ma solamente più o meno ondu- lato. Il loro numero, costante, è di due tra ciascun spazio che corre tra una paletta e l’ altra, naturalmente fatta eccezione per le palette seconda e terza che sono contigue tra loro. Tutta 1’ area del pigidio è percorsa da strie più o meno robuste, assai bene appariscenti. Fra i peli semplici ve ne hanno tre su ciascuna metà del margine del pigidio, molto rimarchevoli per la loro lunghezza @ robustezza. Essi sono così disposti: uno è piantato susseguentemente al ter- mine delle parafisi, un’ altro presso il segmento preanale e il terzo in- termedio a questi due, ° apertura anale e sessuale sono poste molto in alto verso il penultimo segmento. l colore del corpo è giallo oscuro. Lunghezza del corpo circa 1400 w Follicolo femminile circolare, convesso, di color variabile dal bruno mero al rosso sargue. e esuvie sono situate al centro e danno luogo ad un piccolo cappezzolo intensamente colorato in arancio. Velo ventrale bianco e robusto che in via generale resta aderente alla porzione superiore quan- do si rimuova questa dalla pianta, però su di essa rimane sempre una macchia bianca ad attestare la passata presenza, in quel punto, del l’ insetto. svi i del follicolo 1800 p. circa. at. Fu raccolto a Victoria (Australia) sopra una specie di Lula tum, a Semaphore sopra una specie di Lepidosperma, e a New South Sales sopra una specie di Xerotfes. s. Questa bellissima specie, pel solo carattere delle palette del sara e terzo paio, che sono contigue, si distingue assai facilmente da tutte le altre. (Campioni tipici mi mandò il Maskell, come pure il Newstead; quest’ ultimi in origine appartonenti all’ex coll. del Tecnological Museum di Sydney). 198 G., LEONARDI GENUS CHRYSOMPHALUS ASHM. Aspidiotus (ex p.) Auctor. Chrys ii us (ex p.) Ashmead, American Entomologist 1880, pag. 267. Berlese , Le Cocciniglie Italiane pie H,3 iaspiti ; Estr. Riv. pat vet. Anno» V 212. » >» >» Berlese e Leonardi, Diagnosi di Cocciaiglie Nuove (Estr. Riv. patol. veget., N. 7-12) pag » MERO » . BAT. » »Chermotheca Italica (fasc. I, N. 4) 1395-96. Corpus pyriforme, postice acutum, anterius rotundatum. Py- gidium trullarum paribus tribus bone evolutis, rarius quatuor (a- men quarto pari obsoleto). Adsunit paraphyses manifestiores, ple- rumque longae. Adsuni semper pectina, varie evoluta. Disculi ciri- pari perivulvares in agmina quatuor vel quinque sitio Pili sùn- plices ad margines corporis rari sed longiusculi. o pygidii vl- tra pectina el trullas, saepius durior faclus, A Mas ul in Aspidiotus Folliculus datore plerumque circularis, rerius elongalulus, converiusculus vel perconverus, conovideus, robustus, varie depiclus, excuviis ini vel vio api i larvali in medio umbilicala. Foll. masculinus elongatul e specie finora dina sono indicate nella tabella a pagg. 199-200. 62 Chry 1 (Masiz.:) Cocolikzil. 1 | " D-4 a Aspidiotus fodiens ’’Maskell, Trans. N. Z. Inst. 1891 (PLI, fig. 3-4) pag. 10. » » » +4. Trans, N. Z. Inst, 1894, pag. 3. » » Cockerell, A sig rag of the Cosciduò (Bull. of the Ilin. $ te Labor. of Nat. Hist, Urbana, {lm * Vel: IV, 1896) pag. 3i The San Iose Scale and its alati allies: (U. S. Dep. of Agrie., Div. of Entom.,. Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag, 26. » ( Chrysomphalus ii RE. Foemina au, ‘anliaca; pygidii trullarum paribus tribus, cx ciggiaee primi et secundi paris apice rotundatis, tertii paris apice acutis, margines pluries incisis. Peclina bene evoluta et ramosula. pra pygiuii ultra trullas duriusculus, in cristam elevatulus. Paraphyses mediocres. Disculi ciripari 4 — 5 2 osso 1V. . 1-12; Anno Y, N 1- n 1896) pag- esc] © Paraphyses utrinque sex ; disculis ciriparis paucis numero... ././.0.... + S 4 | Pectina ni ai pro- o IE tas: iringue” vibra 0 ; disculis Griperia tail) 00 a n Sa B8 55 Disculi ciripari pauci numero ; paraphys. 34-50 #. long ; follic. foem. diam. 1100 y. SC mn 4 SE | piva subobsoleta, vix den- î o ieu cai È so° Trullis ad marginem bene incisis. 4 ti Disculi ciripari numerosi ; Daten non ultra 30 p a 5 a ri \ follicul. foem. diam. 3000 È Trullis ad marginem tantum undulatis. i Pectin. subobsoletis, vix denticul. ; paraph. utrirque tribus ; pilis corporis longioribus, tuberculo sustentis . . . . . | ' Pectina 7-8 ultra postremam trullam ; adsunt calli nsonigi Folliculus n doni u- | foem. violaceo-nigrescens. Long. corpor. 1000 d Wica bo} [argo py ) ; Si gidii ul- dontatus. Î Pectina 4 vel 5 ultra postremam trullam ; CARE calli is Folli- s tra tru- / Pectinibus maioribus, profunde in- culus foem. badius; Long. corpor. 550 Le a le “nori \ peri araph. saltem utrinque \ i; propter | tribus; pilis cephalothor. medio- / ge incisuras eribus haud tuberculo siste iipadiino iti maioribus ; pectina maiora, bene denticul. ultra È in partes | tra postremam numero 3-4; Follicul. foem. Sora nu Fs divisus pa er u- » 3 E sati j E o» | . pet h. Aia brevioribus ; pectina ultra trullam postremam numero STES | , tantum i interiora denticul. ., extrema a An Soi pri fi ra RE \ 5 - Es Trullis mediis ceteris maioribus ; pectina in margine libero nulla. . /./././././....... + E so = Margo preidi ultra | | trullas propter in- ! Follical. foem. elongatus, exuviis vere excentricis. . . . . . . prgicon Ù PA | Tralli mediis ceteris minoribus Ì \ cb na 4 sog Trullis secundi et tertii PI mediis multo maiori- marginis pygidii adest pecten in ne pi Folliculus i got | bus; exuviis nigris. ioribus ; exuviis excentricis. ; | Trullis secundi et tertii = mediis haud multo ma- mgbe....: Ch. sphaerioides Ch, obscurus Ch. nigropunctatus Ch, setiger Ch. Ficus Ch. minor Ch. Magniferae Ch. degeneratus Ch. Dyctiospermi Ch. Bowreyi Ch. scutiformis Ch. Perseae ASPIDIOTUS 201 Folliculus foemineus circularis, leniter convexrus, grisescens vel s'ufo-brunneus, escuriis centralibus flavo-micantibus. Umbilicus bene evolutus. Diam. 2540 p. Habitat super Acacia sp. — Australia. Femmina. Forma del corpo normale, cioè allargata all’ innanzi, conica acuta posteriormente. Pigidio armato di tre paia di palette bene sviluppate, di queste quelle del primo e secondo paio sono arrotondate anteriormente e incise una sol volta al lato esterno, quelle del terzo paio invece sono puntute all’apice e più volte incise al margine esterno. Pettini bene sviluppati e ramificati, di questi ve ne hanno due nello spazio compreso fra le due palette mediane, due nel vacuo successivo «@ tre tra la paletta del secondo paio e quella del terzo, aventi il lato Fig. 45 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus fodiens. interno integro e finalmente all’ esterno dell’ ultima paletta altri tre o «quattro. Al di là di questi pettini 1’ orlo del pigidio corre per un certo tratto rialzato in creste chitinose più o meno robuste, indi procede in avanti fino al segmento preanale, non presentando che una fine ed uni- forme dentellatura. Le palette sono rinforzate da mediocri parafisi in numero complessivo di dodici, due per ciascuna paletta. Peli ssemplici tanto sul pigidio che sul contorno. del corpo, questi ultimi però più robusti e più lunghi dei primi. sirg ciripari in quattro gruppi attorno salla vulva, poco numerosi cioè : 4 — 5 Colore del corpo arancio. 3 —1* Maschio adulto seonosciuto. 202 G. LEONARDI Follicolo femminile circolare, leggermente convesso, grigio © rosso bruno ; esuvie situate al centro, gialle, brillanti. Ombilico bene manifesto, in origine coperto da secrezione grigia. Diametro, lungo 2540 w Folticolo maschile simile in colore a quello della femmina, ma più piccolo e più allungato. Habitat. In Australia sopra una specie di Acacia. Oss. Di questa specie potei esaminare solo due preparazioni mi- croscopiche comunicatemi dal Newstead, fatte su campioni tipici avuti dal Maskell. 63 Chrysomphalus Rossi (Masliz.) Cockli. Aspidiotus rossi Maskell, Trans. N. Z. Inst., 1890, pag. 3. » » » N. Z. Inst., Vol. xiv 1891, pag. ll. ;s Trans. » » » s Trans. N. Z. Inst., 1892, » » Pi .iDrana, N. 2, Int, 1894, pa ut 4 i » Craw disoriae Insects Pests found on Trees on rom foreign Countries (ficth bien- nol cin of the Scale Board of Horticulture of the State of California, Pl. VIII, fig. 4, . BL ? » » Green, The Coccidno of Ceylon (Part. I, pl. VI, 1896) pag » » Cockerell, Hi Choi of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. Hist., Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. 333. » (Chrysomphalus) » » The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agr., Div. of Entom., Technic. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 27. Foemina 7avo-ochracea, late obpyriformis. Paraphyses nume- rosae, întersese magnitudine subpares, circiler 23 1. longae. Pygidium trullarum paribus tribus bene evolutis, mediis ad marginem pluries incisis. Margo pygidii ultra peclina in 4 vel 5 cristis duriusculis e- levatus. Pectina lata, profunde incisa. Disculi ciripari 9 — 12 Long. 8 —- 9° corporis 1 ne foemineus nigricans, vir converus, circularis, umbi- lico vix conspicuo. Diam. 1840 Habitat super Nerium oleander, Eucalyptus, Ricinocarpus. ele. — Australia. ASPIDIOTUS 203 Femmina ampiamente piriforme, allargata all’ innanzi, acuta po- steriormente. Pigidio con parafisi presso a poco di egual lunghezza, ognuna misura circa 23 #, Al di là dell’ ultima paletta havvi una serie ancora di parafisi che gradatamente vanno scemando di lunghezza, av- vicinandosi al segmento preanale. Vi sono tre paia di palette bene svi- luppate, delle quali le mediane, a differenza di quelle delle altre specie, Fig } Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus Bossi. sono distinte per avere più incisioni al lato esterno invece che una sola. Il contorno del pigidio, libero da pettini e palette, è tutto fina- mente dentellato e chiaramente distinto in più tratti di varia lunghezza per la presenza di quattro o cinque creste di identico sviluppo. 1 pet- tini sono assai larghi, poco più lunghi delle palette, ma non pertanto muniti di profonde incisioni. I gruppi di dischi ciripari attorno alla vulva sono così formati: 35 Lunghezza del corpo 1320 p. (nr giallo d’ ocra. icolo femiinile nero, appena convesso, circolare, a contorno via: dn : ombelico poco appariscente. Diam. 1840 fp. Habitat. In Australia è comunissimo sopra molte pesta quali ad esempio il Neriwm oleander, ‘yptus, Ricinocarpus Il Maskell inviò a questo laboratorio esemplari fipjoi ‘di questa specie. GA Cebit netto en Cokerell. Aspidiotus sphaeroides ’‘’Cockerell, New American Coccidas applet to Psyche I) 1895, pag: | ber ir 204 G. LEONARDI Aspidiotus sphaerioides Craw, Inj sr Insect Pests found on Trees Flants from foreign Countries ( (fieth biennal Report of the State Board of Horticulture of the State of Cali- fornia 1895-96, PI. VIII, fig. 6) pag. 35. » » Cockerell, A Check-List of the Coccidae Ha of the Illin. Stat. Labor. of Nat. Hi- stor. ; "rg Illinois, Vol. IV, 1900) pag. è » (Chrysomphalus) » >» The si Tose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agrie., Div. of Entom., Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 50. Foemina /lava, corpore obovato-rotundato, cephalothorace lato, postice acuta. Paraphyses numerosae, statura variae, vel brevissimae vel longiores. Pecitina brevia, vio denticulata, quae uttra, margo py- gidi în cristas quatuor vel quinque est etevatulus tenuiter denticula- us. Disculi ciripari 4 — 4. Long. 880 w. 3_- 4° Folliculus foemineus circw/aris, robustus, colore brunneo valde fuscescenti ; exuviis nigris ; umbilico perconspicuo. Velum ventrale robustum. Diam. 1280 p, Habitat super Linum usitatissimum — Nuova Zelanda. Femmina col corpo obovato, rotondata e larga nella regione cefala- toracica, conica acuta posteriormente. Pigidio, oltre alle ordinarie pa- ML Fig. 47 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus sphaerioides. rafisi, le quali sono variamente sviluppate, ma nel complesso di me- diocri dimensioni, recante altre in numero di sei, tre per ciascuna ASPIDIOTUS 205 metà del pigidiv. Queste sono così distribuite : due fanno capo tra gli spazi compresi fra la paletta mediana e quella del secondo paio e fra questa e quella del terzo paio, la terza, invece, finisce sull’ orlo del pigidio, esternamente all’ ultima paletta. Dette parafisi sono molto più sviluppate delle altre e le misure quì riportate ne fanno risaltare la differenza. Le parafisi rinforzanti le palette variano in lunghezza da 8 p. a 23 «x ; mentre le dimensioni delle altre tre sono le seguenti : Paratisi esterna lunga 34 p. » media >» 50 p. - » interna >» 45 p. I pettini sono brevi, quasi rudimentali, appena dentati ; al di là dell’ ultima paletta il loro numero varia dai tre ai quattro. Il margine del pigidio, privo di pettini e di palette è rialzato in quattro o cinque creste chitinose, nell’ orlo uniformemente dentellato. Dischi ciripari, di solito in quattro gruppi così disposti 4 — 4 Talvolta ol- 3 — 4 tre questi gruppi se ne scorgono altri formati da 2 o 3 aperture, dei quali non è da tener conto per le svariate posizioni in cui possono trovarsi. Colore del corpo giallo. Lunghezza del corpo della femm. 880 p. Follicolo femminile circolare, a pareti di notevole spessore, di colore bruno, molto oscuro. La cavità follicolare è chiusa da un velo robusto, che talvolta resta attaccato al follicolo, quando lo si tolga dall’ organo a cui aderisce, tal’ altra invece rimane sulla pianta con buona parte della porzione basilare del follicolo stesso. Ombelico pro- punciatissimo. Spoglia ninfale e larvale nera. Dimensioni. Follicolo femminile lungo 1280 p. scudo ninfale >» 850 p. » larvale > 480 p. Habitat. Sulle foglie del Linum usitatissimum, nella Nuova Zelanda. La località ove fu raccolto à rimasta sconosciuta. Campioni tipici mi furono inviati dal Cockerell. 65 Chrysomphalus obscurus (Conast.) Leon. i Aspidiotus obscurus Comstock, Report Depart of Agricul 1880 (PI. XII, fig. 4, PI. XIII, fig. 4) pag. 303. » » » , Second Report, 1883, pag. ug, 6. » » Targioni Tomsetti; Annali di agli 1886 » 206 G. LEONARDI Aspidiotus obscurus Cockerell, A Check-List of the Neartic Coccidae (The Canad. Entomol. 1894, Vol. XXVI, 2) pag. » » » A Ufieok-List of the mne =“ of the "Efibdia Illinois State Labor. of Nat. Hist.; Urbana, Illinois, Vol. IV, Da pag. 334. » (Melanaspis) » » , The San Iose Scale and its nearest allies, (©. S. Dep. of Agricolt., Div. of Entom., Technic. Ser. N. 6, siii 1897) pag. 21. Foemina brunneo-flavescens, si maxrime sit evoluta reniformis, fere latior quam longa. Trullae bene evolutae, mediae postice rolun- datulae, secundi et tertiù paris subtrigonae. Margo pygidii ultra trul- las în crislas plures, chilineas elevatulus. Paraphyses bene evolutae. Pectina brevia, fere obsoleta. Disculi ciripari in agmina quinque di- spostti, sive 3 —Long. 1500 p. 8_- 11° 5D— Folliculus foemineus subcircularis, vix convexrus, brunneo-gri- sescens, corticis arboris concolor ; exuviis excentricis. Velum ven- trale albicans, valde delicatum. Diam. 8000 p. Habitat super Quercus phellos — America. emmina. Questa, raggiunto il massimo del suo sviluppo, pre- senta il contorno del corpo reniforme, con una lunghezza eguale a 4[5 della larghezza massima del corpo stesso. Fig. 4 a dal dorso, di lu adulta di Chysomphalus obscurus. | Pigidio con tre paia di palette bene sviluppate; le mediane al- poste eriormente, _ IA vr orlo esterno inciso una sola ASPIDIOTUS 207 A sir È st ; È , ) volta, quelle del secondo e terzo paio di forma presso a poco triango- lare e coi lati esterni più tro incisi. Il rimanente dell’ orlo del pigi- dio chitinizzato e rialzato in tre o quattro creste, di cui quella prossima alle palette, ca sviluppata per modo da figurare quasi un quarto paio di palette. Le parafisi sono in numero d’ otto, tutte con notevoli dimensioni, fatta eccezione per la più interna sulle palette me- diane, la quale è brevissima e poco robusta e può anche mancare af- fatto. Le due parafisi sopranumerarie, cioè quelle che con concorrono a rinforzare le palette, finiscono, 1 una fra lo spazio che corre tra la paletta del secondo paio e quella del terzo, |’ altra fra quest’ ultima e la cresta chitinosa successiva. Pettini brevi, quasi rudimentali, i più lunghi non sorpassando mai |’ altezza delle palette. Di questi pettini ve ne ha uno tra le palette mediane, un’ altro fra una di queste e quella successiva, due fra quest’ ultima e quella del terzo paio e infine altre due fra la cresta chitinosa che segue e la paletta del terzo paio ; I primi quattro sono semplici e troncati, gli altri bifidi, a rami disuguali. Sul pigidio e contorno del corpo si trovano i soliti peli sem- plici. Cinque gruppi di dischi ciripari attorno alla vulva, così com- posti : 3 È È —e. D11* 5— TT liizà del corpo 1500 Colore del c corpo i saibigoolo: Follicolo femminile grigio, molto oscuro, simile alla corteccia del- l’ albero infestato, poco convesso, difficile a veduta. leggermente cir- colare. Le spoglie sono eccentriche coperte in origine da secrezione bianca. Velo ventrale bianco, molto delicato che rimane aderente alla pianta quando si toglie il follicolo. Detto follicolo somiglia assai allo scudo dell’Aonidietta tenebricosa dal quale differisce solo per la minore” convessità Mipivstco del follicolo lungo 3000 # Follicolo maschile ovale, con tinta identica a quella della fem- mina. Le spoglie larvali sono situate ad un’ estremità. Dimensioni : lunghezza 1000 p., larghezza 300 w. bitat. — Sulla corteccia dei rami della Quercus preZlos a Wa- shington. Mandarono esemplari tipici il Comstock, Cockerell e Newstead. 66, Chrysomphalus nigropunetatus (Ck11.) Leon. Aspidiotus nigropuncetatus Cockerell, Prelimin. Diagn. new Coccidae (Supplem. to Perche) cana pag. 20. 208 G. LEONARDI Aspipiotus nigropunetatus Cokerell, Notes and Descriptions of the new occidae collected in Mexico by Prof. C. H. T. Townsend (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom.; Technical Se- ries, N. 4, 1896) pag. « « « =, A Check-List of the RS (Bull. of thelIllin. State Labor. of Nat. Hist.; Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. 35% 3: « (Melanaspis) « « , The San sg Scale and its nearest ai DE S. Dep. of Agric.; Divis. of Ent ; Technical Heliioa Ni 6; Wa dist 1897) pag. 24. Foemina drunneo-aurantiaca, ovalis. Pygidium trullarum pa- ribus quatuor, ex quibus primi paris valde evolutis, robustius Cchi- tineis, laete ochraceo-fuscis ; secundi paris lalis, conspicuis. Margo trullarum rolundatus, hawl incisus. Paraphyses utrinque 8 vel 9, maiores. Margo pygidii ultra trullas chitineus, în cristas 4 elevatu- lus. Pectina breviora, simplicia, apice truncata. Pili simplices pauci ‘mumero, sed robusti. Disculi ciripari in agmina 5 dispositi, sive : T In dorso pygidii adsunt calli manifestiores ; medii simul confusi. Long. 950 p. Folliculus foemineus circularis, vir subovalis, vix. convexus, grisescens ; exuviis, marginibus rufescentibus, vix excentricis. Diam. p. Habitat supèr plantas plures — Mexico. Femmina col corpo ovale, allargato all’ innanzi, conico rotondato di dietro. Il pigidio porta tre paia di palette bene diari fortemente chitinizzate e con tinta giallastra molto fosca, più quarto paio non molto pronunciato, tuttavia con diametro A Pa largo. Le palette mediane hanno dimensioni maggiori delle altre e sono poste- riormente rotondate ; quelle delle altre paia, che, come dissi, sono più “piccole, presentano pure il margine senza incisioni, però esso è più o meno ondulato. Le palette sono rinforzate da parafisi ossai larghe e piuttosto lunghe, specialmente l’esterna alla paletta del paio mediano e le più brevi, invece, sono quelle che reggono il quarto paio ; com- plessivamente su ogni metà del pigidio si trovano dalle otto alle nove parafisi. Le due parafisi che non concorrono direttamente a sostenere Je palei*e sviluppatissime e larghe, come quella menzionata del paio ASPIDIOTUS 209 mediano terminano, una fra la seconda e terza paletta, l’altra fra questa e quella del quarto paio. Procedendo oltre la paletta ultima, il margine Fig. 49 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus nigropunctatus si mostra, da prima rialzato in quattro creste chitinose bene appari- scenti, di poi, fino al segmento preanale, prosegue presentando una sem- plice ed uniforme dentellatura. I pettini sono senno brevissi- mi e troncati all’apice, essi sono così disposti : due fra ciascun vacuo” lasciato tra una paletta e l’altra ed uno al fianco PA delle tre” prime creste chitinose che si susseguono alle palette. Sul contorno del corpo vi sono radi ma robusti peli semplici ; eccone la loro distribuzione sul margine del pigidio : ve ne hanno cinque dal lato del dorso, per ciascuna metà del segmento dei quali uno, discretamente lungo, piantato alla base, verso |’ angolo interno della paletta mediana, tre, uno per ciascuna paletta susseguente, fissato nel mezzo della paletta stessa e questi sono brevissimi e per ultimo il quinto, lungo come il primo, si- tuato subito avanti l’ ultima cresta chitinosa. Dal lato del ventre ve ne hanno quattro piantati al fianco ester- no, presso la base di ogni paletta, tutti brevi e di egual lunghezza. È dischi ciripari raccolti in Se eruppi attorno alla vulva si presentano secondo queste formule: 7 Sal dorso del icone come’ nel Chrys. Ficus ed altre specie, si osservano i calli chitinosi, dei quali i d_ due mediani sono fusi assieme. 5 Lunghezza del corpo 950 w. Larghezza del corpo 350 n n Colore giallo arancio molto oscuro. A 210 G. LEONARDI Follicolo femminile quasi circolare, tutt'al più leggermente subo- ‘vale, appena convesso, grigio sporco colle spoglie larvali un pochino ‘eccentriche, nere DI pece, coi margini rossicci, in origine coperte da secrezione biane Pireo del follicolo circa 3000 bitat. A San Luis Potosi, ai sui rami di molti alberi, as- bg al Chrysomphalus obscurus. Dal Cockerell ebbi esemplari tipici di questa specie. 67. Chrysomphalus setiger (Masl.) Leon. Aspidiotus setiger Maskell, Transactions of the New Zeoland Institute, 1396, Plate XVIII, fig. 3, pag. 298 Foemina va/de brunnea. Pygidium marginibus undulatis, trut- larum paribus tribus, externe minute serrulatus. Paraphyses utrin- que sex numero, mediae longiores, Pectina curta, parce incisa, pauca nwmero. Disculi ciripari 10-14 Pili simplices în cephalothorace longi 10-12* depressi, tuberculo sustenti. Long. 1700 Folliculus foemineus circularis, convexus, compacius, robustus, valde brunneus vel niîgrescens, ad marginem rufescens : erxrvuris lar- valibus, minusculis, nigricantibus, umbilicatis. Diam. 2800 w. Habitat super Quercus sp. — Giappone. Femmina col corpo di forma normale, coll’ addome conico coi lati piuttosto ondulati, armato di sei palette disuguali, aventi il margine esterno obbliquo e molto minutamente seghettato ; tra le due palette mediane vi sono due corte parafisi chitinose e lateralmente fra gli spazi com- presi dalle altre palette ne stanno altre quattro più grosse e più larghe. Il margine del pigidio, al di là delle palette, è seghettato, marcato da molti orifici allungati e stretti, avvicinati fra di loro. Fra le palette vi sono alcuni pettini corti e appena dentati. Attorno alla vulva stanno quattro gruppi di dischi ciripari così composti : 10-14 10-12 Sulla regione cefalica e toracica si osservano varii peli piuttosto lunghi, infissi ognuno su un tubercolo assai pronunciato. Ludlan del corpo 1700 p. Colore bruno molto oscuro. Maschio adulto sconosciuto. ollicolo femminile circolare, di convesso, col colore bruno molto ‘oscuro oppure intensamente nero smorto. La spoglia larvale è centrale, ASPIDIOTUS 211 molto piccola, nero lucente, foggiata ad ombilico. Il tessuto dello scudo è grosso e solido. La superficie inferiore del follicolo è liscia, nera, col margine rossastro. Diametro del follicolo circa 2300 w Follicolo maschile subellittico, piuttosto piatto, bruno-chiaro. Esuvie giallognole. Lunghezza del follicolo circa 105 Habitat. Nel Giappone a Yokohama, sopra una specie di quercia. La descrizione è tolta dalla diagnosi data dal Maskell, al quale debbo osservare che egli nel suo scritto assegna solo quattro gruppi di dischi ciripari, mentre nella figura ne disegna cinque Gs. Chrysomphaltis Ficus Ashn. Chrysomphalus Ficus Ashemead, American Entomologist. 1880, pag. 267. Aspidiotus « Comstock, a socia of Agricult. 1880 (tav. III 2 pag. 296-300. Second Report 1833, pax 61. % « Targioni-Tozzetti, Annali di Agricolt. (loe. cit.) € « Hubbard, Insect Affecting the Orange, pag. 28. bu « Penzig, Ann. d’Agricolt. (Studi bot. sugli agru- mi e sulle piante affini (tav. VIII, fig. 1-6) pag. 483. < « Maskell, N. Z. Trans. 1894, p > « Cockerell, A Check-List of L° Sa Coccidae (The Canad. Entom, Vol. XXVI, N. 2) o. 38. » « « A Check-List of African Coccidae (Sup- i plem. Psyche) 1894, pag. 178. ta i « —Miscellaneus’ Notes on —* (The | Canadian Entom.) pag. 21 < « Canadian Entomol., Vol. a pagina 8. * « Maskell, Trans. N. Z. Inst. 1895, pag. 881. ‘ « Craw, Injurious Insect Pest found on Trees and Plants from foreign Countries (fieth bienn. Rep of the Stat. Board of California 1895-96) PI. VII, fig. 2) pag. 34 a Chrysomphalus « Berlese, Le Cocciniglie Ttaliane (Par II, E ni Diaspiti, Estr. Riv. Pat. t. Veget. Anno IV, N. 112, Anno Ve TRA 1896, 212. DN Rei RE e n i i ul Re VARIE Di MS e 212 G. LEONARDI Crysomphalus ficus —Berlese et Leonardi, Chermoteca Italica, 1898. Aspidiotus « Cokerell, Descri Notes on two Coccidae sa pr ad pù the Entomologis) 1896, 14. pag. « « Green, The Coccidae of Ceylon Part I, pl. V, 1896,) pag. 82. « « Cokerell, A Check-List of the Coccidae (Bull the Illinois State Labor. of Nat. Hist. Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896) pag. SI4. Aspidiotus (Chrysomphalus) ficus me Sia San Iose Scale and its nea- s (U. $ Depart of Agricolt. ata a Entom. Technic. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 23 Crysomphalus ficus ’‘’—A. Berlese e G. Leonardi, Cocciniglie Americane che minacciano la frutticaltura Europea (Ann. Min. Agrie. 1898). Foemina aurantiaca, obovata. Pygidium paraphysibus bene evo- lutis, circiter 20-25 p. long. Peclina numerosa, bene evoluta. Margo ultra trullas crasse crenulatus. Lobuli postici cephalothoracis laleri- bus in dentem robusium retrorsus producti. Disculi ciripari8t Ad 43» dorsum pygidii adsuni calli quatuor. Long. 1000 p. Folliculus foemineus conicus, calde elevatus, brunneo-violaceus, marginibus albicantibus ; exuviis centralibus, rufescentibus, umbili- catis. Diam. 2000 w. o Habitat super Citrus - America ; Rhodendron arboreum - Ceylon : Ruppelia grata ef Arthabotrhis odoratissima - Italia ‘Femmina. Corpo obovato, conico, acuto posietitimngbio. rotondato e largo all’ innanzi. Pigidio con parafisi bene sviluppate, aventi in media una lunghezza tra i 20, 25 p. Al di là dell’ ultima paletta tro- vansi dai sette ai otto pettini, più o meno dentellati. Le palette al lato dorsale portano, nel loro mezzo, un pelo semplice; un’altro pelo sta pure piantato nel mezzo dello spazio che corre fra le palette mediane e quelle del secondo e terzo paio, esternamente a queste, in prossimità loro, ne sorge un’altro ed ultimo pelo. Il resto dell’orlo del pigidio è quasi uniformemente seghettato con denti appariscenti. Lobi della regione cefalotoracica muniti di un robusto dente di- retto all’ indietro, con curvatura interna. Dischi ciripari cosi dispo- sti: 8x7 ba TORE III TEO TE ORO SOTA ri ASPIDIOTUS 313 Al dorso, alla base del pigidio, scorgonsi quattro callosità chiti- nose, disposte su nna linea parallela all’orlo anteriore del segmento stesso, Fig. 50 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus Ficus Colore del corpo giallo ranciato, uniforme. Dimensioni : Femmina con uova non mature lunga 1000 w. « « larga 820 bd. « « « mature lunga 1400 p. « « « « « larga 1200 E. Follicolo femminile. Violetto-bruno, molto oscuro, con orlo bian- co 0 assai chiaro, a forma conica convessa. Diametro del follicolo 2000 w. Follicolo larvale e ninfale rosso bruni; l'ombelico, rappresentato dallo scudo larvale molto pronunciato, è protetto in origine da ammassi di fili sericei bianchissimi. — Dimensioni : Scudo ninfale 740 # lungo, 680 p. largo. « larvale 370 fp « —350p. «. Habitat. In America, nella Florida dove riesce un vero alla coltivazione degli agrumi. In Italia fu rinvenuta a Firenze su piante di serra quali la Ruppelia grata e V Artabotris odoratissima. — Il signor cali Green lo ebbe da Sr su mag di z ode don adi Si cea ee e i e e a NR i patiti 214 G. LEONARDI 69 Chrysomphalus minor Berl Chrysomphalus minor Berlese., Nota di A. Berlese e G. Leonardi, Dia- h. gnosi di Cocciniglie Nuove (Estr. Riv. È Patol. Veg. Anno IV, N. 7-12) pag. 340. Cockerell., A Check-List of the Coccidae «Bull of the Illin. Stat. Lab. of Nat. Hist.; Urbana, Illinois, Vol. IV, 1896, pag. Aspidiotus « 334. « (Chrysomphalus) « = « The San Jose Scale and its nearest allies E (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., f sE Technic. Series N. 6, "DEA 1897) pag. 30. Foemina /avida, obpyriformis. Paraphyses statura conforimes. Pectina bene evoluta. Margo ullra trullas bene crenulatus. Lobulus quisque cephalothoracis în denticulum retrorsus directum ad latera productus. Disculi ciripari 3 — 4. 3 —4 — Long. 550 p. 2-33) 2-1* Folliculus foemineus conico-converus, basi circularis, badius. Diam. 1100 p. Habitat super Pandanus graminifolia — Italia. Fig. 51 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus minor. Femmina gialla, piriforme, acuta posteriormente. Pigidio con parafisi su per giù di egual lunghezza, misuranti dai 15 ai 18 p. Pet- n È 1 ASPIDIOTUS 215 tini al di là dell’ ultima paletta in numero di tre a quattro, con larga base e muniti di una o due lunghe lamine semplici o seghettate. Resto dell’ orlo unitormemente dentellat Lobi della regione ‘e Ris terminati da duo spine corte e rigide, meno robuste che non quelle del CArys. Ficus. AI dorso del segmento ultimo mancano i calli. Dischi ciripari & ; a 3X 81 2x1° Lunghezza del corpo circa 550 « Follicolo femminile di colore badio, di forma conico convessa con base discoidale. Diametro lungo 1100 # Habitat. Raccolto sopia le foglie di Pandanus graminifolia nell’ Orto Botanico di Firenze. YO Chrysomphalus Mangiferae (CK11.) Leon. Aspidiotus mangiferae Cockerell, Notes on some Scale Insects of the sub- family Diaspinae (The Canad. Entom.) pag. 129. « « « A Check-List of the sai fia of the Illinois State Labor Hist.; Urbana, Illinois; V chi " î mi pag. 334. Crusomphalus » Leonardi, Monogr. del genere Aspidiotus. Nota preventiva. (Ent. Riv. Pat. Veg. Anno II. 1896-97) pag. 286. « (Chrysomphalus) « Cocherell, The San Josè Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 24 Foemina pallide flava, obpyriformis, in medio dilatatuta. Para- Physes statura variae. Pectina bene evoluta. Margo pygidii ultra peclina minule el aeque crenulatus. Discuti ciripari ® — 4 Long. 650 u. Folliculus foemineus circularis, în margine irregularis, delica- tulus, luride albicans ; umbilico obsoleto. Diam. 1200 w. itat..... — Iamaica. Femmina. Corpo piriforme, allargato nel mezzo, colore giallo ENER Ti è ME ” 216 G. LEONARDI pallido. Pigidio con parafisi di varia lunghezza, la maggiore misurando 18 #, la minore da 5 a 6 #. Al di là dell’ ultima paletta tre pettini Fig. 52 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus Mangiferae. larghi alla base, seghettati, divisi in una o due branche svilupatissime, panciute, ad orlo esterno uniformemente seghettato. Resto del pigidio appena ondulato e, come il solito, minutamente dentellato. Dischi ciripari 3 — 4 Lunghezza del corpo 650 w. Follicolo femminile circolare, con contorno irregolare, non molto robusto, di colore bianco pallido. Ombilico mediocremente visibile. Dia metro del follicolo 1200 & Scudo ninfale e larvale ia in r° arancio carico, Diametro dello scudo ninfale 600 « « » larvale 320 . Habitat. Venne raccolto a Giamaica. Il Cockerell mi comunicò dei campioni. NI: vie lee in degeneratus Leon. Chrysomphalus degeneratus Leonardi, Nota di A_ Berlese e G. Leonardi, Diagnosi di Cocciniglie Nuove. (Est. pet dai tol. Veg. Anno IV, N. 7-12) Aspidiotus degeneratus Cockerell, A; ChaabLai of the Coccidae (Bull. of the Illin. Stat. Labor. of Nat. Hist.; Ur- CA, fieno Heil * bana, Minois, Vel. IV, 1596) pag. 834 RE aa Al > ie i e e le ei n ia sce e ; A up fu È 3 o A k4) Macron MENA TERZI I, EI AAC o OI ASPIDIOTUS 217 (Chrysomphalus) « « The San Iose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agric. Div. of En- tom.; Technical. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 29 Foemina pallida. flava. Pygidivwim paraphysibus omnibus brevis- sîmis. Pectina sat evoluta et numerosa. ped pygidii ultra trullas aeque crenulatus. Disculi ciripari 2 — di pino, 3. i=1, 3_-43»74— Long. 750 w Folliculus foemineus dasi circularis, conico-converus, virescens, umbilico bene manifesto. Diam. 1250 Habitat super Camelia japonica — Italia. Femmina. Corpo piriforme, acuto posteriormente, di colore gial- lo pallido. Pigidio con tutte le parafisi brevissime. Pettini al di là dell’ ultima paletta poco sviluppati, in numero di cinque a sette, solo i più interni muniti di leggiere incisioni, gli altri semplici del tutto, foggiati a guisa di acute spine. Il rimanente contorno del pigidio pre- senta una uniforme e fine dentellatura. Dischi ciripari 2 AE a. 1-2 2--8 e=4@" VELE LI VR4 Lunghezza del corpo 750 #. f È Ò È 7 Fig. 5 Pigidio, dal dorso, di ini nn di ù, Chrysomphalus degeneratu i i Follicolo femminile conico, convesso a base gii con log: -gera tinta verdastra. Ombilico bene manifesto. vrmnie del follicolo 1250 w « bla 500 4 « « larvale 374 Ù ita varca te 218 G. LEONARDI Habitat. Raccolto a Portici nonchè a Napoli sulle foglie di Ca- mellia japonica, mescolato all’ Aspidiotus Hederae e alla Parlatoria Proteus var. Camelliae Comst. 72 Crywywsomphalus Dictyosperimi (PIorg-) Leon. a dictyospermi Morgan, Ent. Mon. Mag., 1339, pag. 352. var. arecae Newstead, Observations on 2isvamg: N.5 (Repr. ‘rom the Entom. Mont. Mag., Second Series, Vol, IV, 1893) pag. 185. « dictyospermi Cockerell, On the Coccidae (Scale Insects) of Trinidad, 1895, V, pag. 7 « « « Notes on some Scale Insects of the subfamily era agn (The Canadian Entom.) pag. « « var. arecae « Notes on some gr Insects of the subfamily Diaspinae (The Can. Entom.) ag. 123. « « var. jamaicensis « Notes on some Scale Insects of the subfamily Diaspinae (The Canad. En- tom.) pag. 129. Chrysomphalus Dycetyospermi Leonardi, Monografia del genere Aspidiotus ota preventiva. (Estr. Riv. Pat. Veget. Anno V, 1896-97, pag. 296. « (Chrysomphalus) dictyospermi The San Jose Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agr., Div. of Entom., Technic. Ser. N, 6, Washin- gton 1897) pag. 23. Foemina /Navida, obovata. Paraphyses sat breves, pariter lon- gae, maxima ultra 14 x. Pectina bene evuluta, profunde incisa. Trul- lae inediae ceteris maiores. Margo pygidii vece bi tare bis profunde incisus, acque crenulalus. Disculi ciripari Long. i Ca » ‘ pei n 850 p. Folliculus foemineus minus regularis quam in ceteris speciebus, vin elevatutus, ellipticus. Color flavido-luridus, perpallens. Umbiticus bene conspicuus. Exurvia nymphalis rufo-aurantiaca, larvalis palli- dior, flevescens. Foem. 1120 p bitat super Areca triandra, ich album — Parnnizita Citrus, Rosa — Iamaica o PEOTTIZIE ASPIDIOTUS 219 Feminina col corpo rotondato all’ innanzi, acuto posteriormente. Pigidio con parafisi di varia lunghezza e piuttosto brevi, non mi- surando le maggiori che 14 w. Pettini, al di là dell’ ultima paletta tre o quattro. bene sviluppati, seghettati e divisi in più rami da profonde incisioni. Le palette del paio ‘imnediano superano in dimensioni quelle Fig. 54 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysom halo Dietyosperm del secondo e terzo paio. Margine del pigidio, libero da pettini e palette, diviso in tre va disuguali da due notevoli incisioni, tutto uniforme- mente dentellat Dischi ciipari in quattro gruppi attorno alla vulva, così compo- sti: B—-53 i=3 ; Lunghezza del corpo 850 x. Colore giallognolo. Follicolo femminile meno regolare che nelle specie affini, di for- ma ellissoidale, poco elevato. Colore paglierino sporco, assai pallido. Ombelico discretamente pronunciato. Dimensioni, lunghezza 1120 p. arghezza 920 pu. Esuvia ninfale di color rosso arancio carico; esuvia larvale con tinta più pallida traente al giallo. imensioni delle spoglie : ning ace nea i #3; larga 480 p. larv. gia 240 Habitat. i foglie pa Arec1 btandia;: e di Diigo al- burn a Demerara, sulla Cicas è sulla rosa a Giamaica Oss. Dal Cockerell e dal Newstead ebbi alcuni ‘pochi esemplari della forma tipica, nonchè dal secondo altri della var. Arecae. Esami- nati serupolosamente, gli uni e gli altri, potei convincermi, che fra gli insetti non ssstavana caratteri che servissero a poterli differenziare in RA OE RE ENT n eg DT EN] ut + 220 G. LEONARDI modo assoluto e chiaro, giacchè sono insufficienti, a mio giudizio, quelle minime differenze che si incontrano tra,i follicoli del parassita vivente su luna o sull’ altra pianta e consistenti nella diversa colorazione, che va dal grigio al rossastro o al bruno arancio, e nella forma quasi cir- colare a quella ‘un pò allungata, diversità dovute, molto probabilmente, torno a ripetere, al diverso habitat. di ig considerazioni trovai Sitia di passare la varietà in sinon seconda varietà jamaicensis, istituita dal Cockerell per la for- ma va vive sulla pianta di rosa a Giamaica, distinta pure per piccole differenze greta stando a quanto ne dice in proposito l’autore, giac- chè io non ho a l’ opportunità di esaminarla da vicino, ! ho pas- sata senz altro ii in sinonimia per le ragioni sopra dette. 73 Chrysomphaluts Bovvreyi CK1L Aspidiotus Bowreyi Cockerell, A New Scale Insects on Agave (Entom. News) 1894, pag. 59. « « « Notes on the geographic. distrib. of scale mR insects (from the proced. of the U. Nat. Mus., Vol. XVII, pag. 615-625 (N. 1026) eis na on 1895, pag. 625.) « € « A Check-List of the CUoccidae (Bull, of the Illinois i Labor. of Natur. Hist. Urbana, Illinois; Vol. IV, 1896) pag. 334. « (Chrysomphalus) « « The San Josè Scale and its nearest allies (U. S. Dep. of Agr., Divis. of Entom., Rig Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 23. Foemina padlide flava, subpyriformis. Pygidium trullarum pa- ribus tribus sat evolutis, ex quibus mediae intersese adproxrimatae, vix prominulae, apice rotundatae, marginibusque integris ; | secundi et tertiî paris latioribus, extremi paris tamen ter ad marginem ex- lernum incisis. Pectina exilia, parum incisa. Margo pygidii post trullas incisionibus 4 vel 5 profunde signatus. Paraphyses ant spicuae, mediocres. Pili simplices È TREE corporis robustior quam pygidii. Disculi ciripari 6 — — 6. Anus valde a mar- TB “ ’ 3 -—- 6° gine libero discretus. Long. 850 u usque ad 1000 pw. olliculus foemineus elongatulus, grisescens; exruviis. nigromi- cantibus, excentricis. Diam. 2000 pw. Habitat super Agave rigida — Iamaica. ASPIDIOTUS 221 Feminina con forma del corpo assai prossima alla piriforme, es- sendo larga all’ innanzi, ristretta posteriormente. Pigidio armato di tre paia di palette non molto sviluppate; di queste, ie mediane sono avvicinate fra loro, poco pronunciate, ar- rotondate anteriormente e senza incisioni ai lati, quelle de condo e terzo paio sono larghe, e differiscono fra loro, per avere 1’ ul- tima il margine esterno incise tre volte invece che una volta sola. Pet- tini deboli e poco incisi, di questi, due sono fra le palette mediane, due nello spazio compreso fra una di queste e la successiva, due fra Fig. 55 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus Bowreyi. quest’ ultima e quella del terzo paio e lateralmente a questa un nu- ‘mero variabile da tre a quattro. Il rimanente margine del pigidio è suddiviso in più tratti da cinque distinte e profonde incisioni, da al- cune delle quali si vede sorgere un corto pettine rettangolare, avente l’ orlo posteriore leggiermente dentato. Le parafisi, benchè in ge- nerale di mediocre lunghezza, sono bene distinte e in numero di sette, così distribuite : Due per ciascuna paletta, di cui 1’ interna è la più breve, e la settima compresa fra la seconda e terza paletta. Peli semplici tanto sul pigidio che sul rimanente contorno del corpo, quest’ ultimi sono pù cn e robusti dei primi. I gruppi di ssa ingr cireumvulvari sono composti secondo queste fogna è oi t. L’ orificio anale è situato a conside- a : —_ nu revole distanza dall’ orlo marginale. Corpo lungo da 850 w a 1000 w. Colore giallo mito sal G. LEONARDI Follicolo femminile allungato, grigio, con le spoglie larvali nere, lucenti, situate ad un’ estremità. La spoglia larvale è coperta da se- crezione. Diametro maggiore del follicolo lungo 2000 p. Habitat sull’Agave rigida a Giamaica Oss. Questa specie rassomiglia assai, pei caratteri del pigidio, al Chrysomphalus Perseae ; ma il follicolo molto dissimile è più che suffi- ciente per distinguere le due specie. Il Cockerell mi inviò esemplari di questa specie. 74 Chryrsomphalus sceutiforinis CKIL Aspidiotus scutiformis Cockerell, Si A Check-List of the Coccidae of the ‘2 fieairà pioli Region. (Repr. from the Journal of ea Trinidad Field Natural. Club, Vol. I, N. XII, 1894) pag. 811. « « « ; A_ Check. Sa of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Labor. of Nat. Hist.; Urbana Illinois; Vol. IV, 1896) pag. 384 HI (2A (0°) (02) [=] tu (©) D D ol |] Ds toni ni n sè (°) © hi (e) Maj er 9) arpa « (Chrysomphalus) « « Techn. Series N. 6, Washington 1897) pag. 25. Foemina obpyriformis. Pygidium trullarum paribus tribus bene evolutis, ex quibus par medium apice rotundatum, ceteris minus ; lertius autem inler omnes maximum. Margo pygidii ultra trullas crenulatus el pluries incisus. Peclina subobsoleta, parce numerosa. Paraphyses numerosae et mediocres. Pili simplices in pygidio breves et exiles, în celero corporis margine sat longi et robusti. Disculi ci- ripari 15 — 16 Long. 1200 p. i è eng Le Folliculus foemineus ciucularis, nigrescens vel saturate fuscus ; eruviis centralibus, ochraceis. Velum ventrale robustum, albicans. Diam. 2500 p. Habitat super Citrus aliasque plantas — America. Femmina col corpo largo anteriormente, conico acuto posterior- mente. Pigidio con tre paia di palette bene sviluppate, le mediane sono più piccole delle altre, rotondate e con una sola incisione al lato esterno ; quelle del secondo paio sono più larghe ed hanno |’ orlo più volte in- ciso, quelle del terzo paio più larghe ancora hanno |’ orlo libero per | un numero maggiore di incisioni. ASPIDIOTTS 223 Al di là delle palette, 1’ orlo uniformemente dentellato fino al seg- mento preanale, si mostra ancora diviso in sei parti pressochè eguali e 56 Pigidio, dal dorso, di a mina adulta di Ch pelare scutiformis. per la presenza di cinque profonde incisioni. Pettini esili e rudimentali ; ve ne sono due in ciascun spazio compreso fra le palette, due subito al di là dell’ ultima paletta, e poi uno per ciascuna delle quattro ultime incisioni poste verso il segmento preanale. Paratisi in numero di quat- tordici, tutte di mediocri dimensioni, fatta eccezione per 1’ esterne del- le palette mediane che sono notevolmente lunghe e le due sopranume- rarie, che finiscono tra le seconde e terze palette le quali sono le più lunghe di tutte. Peli semplici sul pigidio, brevissimi, esili e pochi. Il rimanente con torno del corpo, invece, è provveduto di peli molto più lunghi e robusti. I ui di dischi ciripari corrispondono all’ incirca a questa for- mula: 2 5. ae del corpo 1200 p. Colore giallo pallido. Follicolto femminile circolare, nero o grigio bruno molto oscuro, colle esuvie al centro, di color giallo ocra. Velo ventrale robusto, bianchiccio. Diamétro del follicolo 2500 p. Habitat. Fu raccolto nel Messico, sopra diverse piante, tra le quali itrus I campioni tipici mi furono mandati dal Cockerell. 75. Chrysomphalus Perseae (Conust.) Leon. Aspidiotus perseae Comstock, Report Depart. of Agricult. 1880 (PI. XII, fig. 3, PI. XIII, fig. 3) pag. 305.- 224 G, LEONARDI Aspidiotus perseae Comstock, Second Report 1883, pag. 65. » » Targioni-Tozzetti, Annali Lepioa 133 » » Cockerell, A _Check-L f the nevtia Coccidae (The Carsd. pa 1894, vol. XXVI, N. 2) pag. £ » » » s Notes and descriptions of the new Coc- cidae collect. in 3 en by prof. C. H. T. Townsend (U. S. Dep. of Agrie. Div. of. Ent; Techn. =“ 4, 1896) pag. 35. » » » pg A Cher Lii of the peo ge ot the Illinois State Lab. of. « Hist.g Urbana, Illinois, Vol. IV, ARR pag. i 334 Chrysomphalus Perseae —Leonardi, Monogr. del genere Aspidiotus, Nota preventiva. Estr. Riv. Patol. Veg., Anno , 1896-97 (pag. 285. » (Chrysomphalus) » Cockerell, The San Iose Scale and its nearest al- lies (U. S. Dep. of Agric., Div. of En- tom; Techn. Ser. N. 6, Washington 1897) pag. 22. Foemina avrantiaca subcircularis, postice acutula. Pygidium irullarum paribus tribus, bene ervolutis, mediis ceteris minoribus, t- rolundatis ; tertiis sett maioribus; externe pluries incisis. rgo pygid.i ultra trullas crenulatus, pluries incisus. Paraphyses meta bene da Peclina parvula el exiliora, vix incisa. Pili simplices breves, pauci numero. Disculi ciripari 10 — - Lo Mo 1150 p. Folliculus foemineus circularis, vir converus, valde brunneus, viis nigris, vie. excentricis ; umbilico bene manifesto. Velum ven- exuvi trale perdelicalum. Diam. 1500 K. ad 2000 p. Habitat super Persea carolinensis — Florida. ‘ Femmina,col corpo piuttosto circolare, rotondato anteriormente, co- nico acuto posteriorm lente. L’ ultimo segmento presenta i seguenti caratteri : Vi sono tre paia di palette bene sviluppate, di cui il paio mediano presenta le estremità inferiori rotondate e larghe, il secondo paio più sviluppato del-primo e meno del terzo, mostra le palette incise in grado minore che non le palette del terzo paio. Aldi là delle palette il margine appare dentellato e suddiviso in tratti, pressochè eguali, per la presenza di quattro o cin- que profonde incisioni. Le parafisi sono sette. su ogni metà del pigidio, alquanto claviformi e bene rape, le più lunghe sono quelle che NI 4 PA dia dA i la a e dn A e n° IRA ear Ti E o Miri ea ae era Rie i Mo la gi ASPIDIOTUS 225 concorrono coll’ estremità posteriore all’ angolo esterno della base delle palette ; la settima, che è la più esigua, tanto per lunghezza che per larghezza, viene a terminare tra la seconda e la terza paletta. Pettini due per ciascun vano tra una paletta e l’altra, piccoli e irregolar- mente incisi, e due o tre fra la paletta ultima (terzo paio) e |’ incisione seguente. Peli semplici esili e poco numerosi su tutto il contorno del Fig. 57 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Chrysomphalus Perseae corpo, di questi, su ciascuna metà del pigidio, ve ne ha quattro al lato dorsale e quattro al lato ventrale a due a due appaiati. Le tre pala più interne sono fissate una su ciascuna paletta, mentre il quinto paio viene a stare circa alla metà della distanza che eorre tra il segmento preanale e le palette mediane. I gruppi di dischi ciripari cireumvulvari corrispondono su per giù a questa formula : == > Colore del corpo palo arancio. Lunghezza del corpo 1150 Follicolo femminile circolare, poco convesso, di color rosso bruno molto oscuro, con le spoglie larvali nere, un criar eccentriche, coperte in origine da secrezione grigia oscura, talvolta L’ ombelico nella prima esuvia è assai bene manifesto. Velo pene delicatissimo che resta sempre aderente alla pianta quando si toglie il follicolo. Que- sto, nell’ insieme, somiglia allo scudo del Chrysomphalus Ficus, pe ne differisce per essere più piccolo, meno convesso e per le esuvie nere. Diametro del follicolo variabile da 1500 w. a 2000 > Habitat. Fu trovato sulle foglie di Persea po a Cedar eys (Florida). Foo Esemplari tipici di questo Diaspite mi furono inviati dal Comstock e dal Cockerell. SA i A e ag Da z®3 n E TT MM LE rea ARRE TEA T9I pre x RSTU EE: ARE è CIRCA Ik MESOINTESTINO DI ALCUNI ARACNIDI NOTA di A. BERLESE Nella mia memoria sugli organi e sulle funzioni della digestione negli acari (!) ho quà e là accennato ad alcune particolarità anatomiche e ad alcune funzioni dell’ intestino di altri aracnidi e degli insetti. Per quel che riguarda questo ultimo gruppo di tracheati ne dirò in altra occasione, quando mi sembrino mature alcune mie osserva- e zioni in proposito ; per ora desidero solo approfondire meglio lo studio di alcuni fenomeni digestivi in altri aracnidi che non sieno esclusiva- mente gli acari. A questa pubblicazione, che è il frutto di non breve lavoro con- dotto fino dal tempo in cui mi occupavo dei processi digestivi negli a- «cari, sono indotto di presente, non solo dalla convinzione di poter ar- recare qualche altro materiale a queste ricerche sulle funzioni digestive singolari degli aracnidi, oltre quanto gli autori che ricorderò ne hanno detto, ed io stesso ne ho riferito, ma ancora dal desiderio di attenuare la rigidità di un giudizio sul mio lavoro, il quale giudizio se non fosse ‘pubblico non mi commuoverebbe di soverchio, in cui è detto che molte .delle cose da me esposte altra volta, con vedute originali, meritano di essere dimostrate. Non sono adunque sufficienti nemmeno le conclu- sioni del Bernard in lavori egregi, le quali convengono, nella massima parte dei fenomeni, con quello che io ho detto; mi lusingo però che l’attuale mio ritorno sull’argomento convinca i più increduli. i quali, “a resto, potrebbero esserne meglio persuasi dall’ esame diretto dei esame facile e che io consiglierei sempre prima di esporre pub- rin un giudizio, del quale sta, chi giudica, per assumere tutta la responsabilità in faccia agli studiosi delle cose della natura. è posso essere tacciato, con fondamento, neppure oggi di sover- chia impazienza nell’ esporre le cose esaminate e vedute, poichè cone tuttociò che io abbia usato la massima diligenza e pazienza in questi esami, e vi abbia impiegato ben due anni, mi è d’uopo confessare @ (1) Riv. di Patologia vegetale, Vol. V.° p. 129. A. BERLESE 227 lo fo volentieri, che circa i fatti generali da me enunciati nell’altra mia no- ta, e per molta parte intravveduti in altri aracnidi dal Bernard, nulla ho trovato da modificare e ben poco da aggiungere, tanto che questa mia memoria seconda, di una serie che intendo proseguire, potrà sem- brare tutto al più come una più minuta relazione di particolarità ana- tomiche e fisiologiche, in parte vedute da altri, in parte da me, e nel loro complesso già palesi, colla correzione di alcune altrui viste ed in- terpretazioni che non concordano col vero. APPUNTI STORICI Dal tempo nel quale il Treviranus, e con lui il Dujardin ritene- vano che negli acari mancasse il tubo digerente ed i succhi assorbiti cadessero nel corpo come in un sacco senza più, fino ad ora, la strada fatta è molta. Ma per gli aracnidi maggiori, si hanno egregi scritti, più vecchi di quello che sia per gli acari è più ricchi di particolarità ana- tomiche ed istolegiche. Già il Plateau nel 1877, dava ampie notizie (1) circa l’ anatomia, anche fine, del tubo digerente negli aracnidi, e circa le sue funzioni, come nel 1876, ne aveva detto dei falangidi @). Si è già avvertito altra volta, ed il Bernard non mancava di farlo nel 1893, che il Plateau, considerando il mesointestino degli aracnidi da lui studiati come un fegato, od una ghiandola pancreatica, correva all’ errore che i globuli contenuti abitualmente nelle sue cellule fossero niente più che i succhi gastrici elaborati dalle cellule stesse per tra- sformare in materia assimilabile il contenuto del tubo digerente. È inutile insistere su questa falsa interpretazione e sulle osserva- zioni, brevi del Bernard, ma diffuse da parte mia, a questo riguardo. Nella stessa idea del Platean concorreva il Bertkau, in uno scritto d’altronde notabile (3) e nel quale vi sono osservazioni esatte ed utili. L’autore riconobbe che il cibo ingerito si può trovare fino in fondo ai diverticoli dei ciechi, studiò accuratamente lo strato matricale (cellule peritoneali del Bernard) pur considerandole come un’ involucro grasso ; esaminò con pazienza i varii globuli contenuti nelle cellule dell’ epitelio ed in quelle ancora della matrice, riconoscendone alcuni, quelli in maggior abbondanza, non solubili nell’alcool e nell’etere, ma sr (1) Recherches sur la structure de l’ appareil digestif et sur le phéno- mènes de la digestion chez les aranèides dipneumones. (Bull. Ac. R. Bruxelles). (2) Notes sur les phénomènes de la digestion chez les Phalangides. | (Bull. Acad. Belg.) (3) Uber den Bau u. die Function der sog. Leber bei den Spinnen (Arch. Î, Mikr. Anat. XXIII, 1884). 228 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI bensì nella glicerina e nell'acqua; e trovandone altri diversi, a_ zone concentriche, insolubili nei detti reagenti. Di questi, quel che veramente sieno, si dirà poi. In oltre, mercè accomodate esperienze, cioè fornendo acqua ai suoi animaletti, dove erano sospesi granuli di carmino, riconobbe il passag- gio di questi granuli ricnli le cellule dell’ epitelio, sicchè ne rilevò il grande potere ingloban Osservò i ricchi 290 di granulazioni nella superficie del me- sointestino delle epeire, in contatto colla pelle, e mediante saggi chi- mici constatò trattarsi di guanina e molte altre osservazioni fece degne di considerazione. ernard, in parecchi scritti, studiò con grande cura l’anatomia fine e la fisiologia del tubo digerente negli aracnidi di gruppi diversi, poco dicendo degli acari e dei falangidi, ma molto, e spesso egregia- mente, dei Chernetidi, degli Scorpioni e dei Galeodidi. Mida special- mente è una breve nota pubblicata nel 1893 (1). Merita il conto di ac- cennare per sunto alle sue conclusioni. L’autore sopralodato riconobbe che il cibo introdotto, che egli chiama non elaborato (#20) si trova in grandi coaguli entro i ciechi del mesointestino. Inoltre che tutte le cellule dell’ epitelio del meso- intestino si caricano di globuli, dei quali, pur non detinendo la natura osserva che dapprimo sono finamentegranulosi, quindi più grossamente granulosi, e che finalmente si risolvono, abbandonando minute concre- zioni pesa che egli chiama fecazi. Questi globuli, negli stati indi- cati non sono solubili nell’ alcool e nell’ etere e quindi non sono glo- buli grassi, anche perchè non anneriscono coll’acido osmico, ma sono, invece, solubili nella glicerina e neli’acqua. Quanto ai cristalloidi residuali egli constatò assai bene il loro accumularsi nella base delle cellule epiteliari e quindi il loro esodo attraverso alla parete cellulare fino nel lume delle tasche cieche, di dove procedono nell’ intestino posteriore per essere espulsi. L’ osservazione di questo passaggio attraverso alla parete cellulare negli scorpioni è esattissima ed io stesso la Da molte volte riconosciuta e finalmente di- segnata, in modo affatto conforme. Così pure è esatta la descrizione dell’ aspetto delle cellule ai scorpioni, le quali presentano un grande. vacuolo ove si accoglie più specialmente il cibo ingerito dalla cellula, e una larga massa protoplasmatica periferica. È ben degno di nota ! paragone fatto dall’autore tra le cellule epiteliari nel modo che si com- (1) Notes on some of the Digestive Process. in Arachnids. (Journ. of the Royal Microscopical Society, 19, April). SÈ TI E rr ——" ia zE er rss A. BERLESE 229 ortano rispetto alla ingestione ed escrezione ed i fatti osservati dal Moore nelle Amebe, dove il cibo assunto si raccoglie in guttule iden- tiche a quelle che pur si osservano nelle cellule dell’ epitelio del me- sointestino, e finalmente nelle amebe stesse avviene la produzione di cristalloidi escretivi, che traversando |’ ectosarco si raccolgono alla su- perficie di questo, e che richiamano in tutto i cristalloidi delle cellule del mesointestino. Anche le osservazioni in ragni neonati che non avevano assunto cibo alcuno, ma contenevano variamente elaborato il tuorlo embriona- le, dimostra che le funzioni sono le stesse a puntino in tutti i casi, e che il tuorlo si comporta identicamente al cibo ingerito più tardi, anche nel suo aspetto al microscopio. Egli chiama decisamente ce/lele dige- renti quelle che tapezzano il mesointestino. Per quello che riguarda lo strato matricale e per altre osservazioni l’autore è certo meno felice. Infatti, l’accumularsi di globuli elaborati anche negli strati matricali (cellule peritoneali) è dallo autore spiegato come un provvisorio deposito in caso di soverchia abbondanza di cibo. Inoltre fuori del credibile e del verosimile affatto è la teoria che egli espone che, cioè, le cellule libere che sì trovano in gran numero cadute nel lume delle tasche cieche o dell’intestino, sieno per tp fuoriu- scendo attraverso alle pareti epiteliali, addirittura globuli sangue, ed ancora che i nuclei loro, compiute funzioni isiimiib nel lume delle tasche, passino attraverso alla membrana epiteliale per compiere nella matrice funzioni escretive, cioò asportando finalmente nei malpi- gliani i prodotti escretivi raccolti nella matrice stessa dal suo lavoro di elaborazione, Anche quando avverte che i cristalloidi nei Chernetidi fuori escono attraverso le pareti laterali della cellula per accogliersi in vani inter- cellulari, l’autore è fuori del vero, giacchè le cose stanno invece come io le ho brevemente indicate nella memoria sulle funzioni digestive degli acari, dove succintamente dico dei Chernetidi. In seguito, nella mia nota sopraricordata, io ho confermato le osservazioni del Bernard su parecchi punti, cioè riconoscendo la na- tura proteica dei globuli contenuti nelle cellule epiteliari e dimostrando la trasformazione entro la cellula degli-albuminoidi assorbiti i in peptoni solubili, e perciò proclamando la digestione intracellulare. Ho avvertito la gna assoluta delle cellule del ingiateroi nelle funzioni escretive, tanto che in alcuni animali privi di Malpighiani (Oribatidi) la detta Liv; > del tutto aftidata alle cellule epiteliari del mesenteron. Ho riconosciuto per urati e per guanina le eserezioni. anzidette : ho constatato la grande attività delle cellule anche nell’ i in “a 230 MESOINTESTINO D' ARACNIDI globare corpi solidi, come il Bertkau aveva riconosciuto peri suoi gra- nuli di carmino, ed ho dimostrato che negli acari più bassi tutti 1 tes- suti escretavano guanina che rimaneva affatto talora in sito. Ciò pel solo mesointestino. Ora, ho voluto rivedere le stesse funzioni negli aracnidi superiori e riconoscerne meglio il processo con più minute osservazioni. Questo è lo scopo del presente lavoro Avverto però che nulla io dico circa il rinnovamento dello epi- telio del mesenteron, poichè di ciò mi riservo a parlare in altra nota, essendo argomento che comparato con ciò che avviene in altri antropodi merita il massimo riguardo. TECNICA Ho esaminato una grandissima quantità di individui dei generi Patti. v T. domestica); Epeira (E. diadema); qualche Tomisus, nonchè | rn 04 flavicaudis, il Phalangiwmn opitio, e qualche altra specie e tra gli acari il Trombidium fuliginosum e V Hyalomma aegyplium. Di dor questi studiai esemplari bene pasciuti ed altri te- nuti in digiuno più o meno lungo, alcuni tino quasi alla morte per fame, quando, cioè, avevano ormai perduto quasi completamente la facoltà di locomuoversi. osì ho avuto idea chiara dello stato di queste cellule e degli altri organi della digestione in questi diversi stati. Anche questa volta ho fatto ricorso ai più solleciti mezzi di uc- cisione delle cellule, O) gli animali in alcool ordinario, mezzo saturo di sublimato c vo ed addizionato di un poco di acido ni- trico, come Lu rei il Frenzel, e talora anche nel- lo stesso alcool riscaldato. Molte volte ho fatto uso del liquido Carnoy {per le uova) e non solo sugli organi liberati dallo involucro epidermico dell’ animale, ma ancora sull’ addome non toccato altrimenti. Nel primo caso la immersione deve durare fino a che l’ organo da galleggiante, come è in principio, affonda gradatamente, nel secondo caso si può calcolare di tenere immerso |’ addome stesso od il ragno intero se non è soverchiamente grande, per dieci a quindici minuti. Un poco meno per i Trombidium interi ed un poco più per gli Ixodini, che hanno pelle robusta. In questi casi poi, cani lasciavo l’ cpidermide dell’animale in- tatta, avvertivo a ferirla dopo l’ immersione nel liquido Carnoy, in tre o quattro punti col mezzo di un’ ago di platino e quindi immergevo la parte ca studiarsi in liquido di Gilson addizionato di un poco di liquido Frenzel per renderlo più penetrante. i i A. BERLESE 231 Ho sempre usato poi la coloritura delle fette e la ho praticata in più modi. Colorazioni semplici ho ottenuto col carmino boracico, col picro- carmino, coll’ emallume, colla ematossilina. Però più dimostrative sono alcune colorazioni doppie o più complesse. La colorazione doppia coll’ emallume per pochi minuti e col picro- carmino per dodici o ventiquattro ore è molto dimostrativa, poichè mentre i nuclei e lo strato matricale assumono solo colore violetto dali’ emallume, invece i globuli albuminoidi acquistano una tinta verde olivastra o rosea, molto appariscente a colorazione col metodo di Heidenhain è molto efticace per met- tere in rilievo, non solo i nuclei, ma ancora la diversa natura dei glo- buli albuminoidi assorbiti ed agisce in modo diametralmente opposto a «Eoiga usato dalle coloriture ‘ntsidette. Infatti si vedrà che col car- no, emallume, ematossilina ete. si colorano intensissimamente i glo- buli albuminoidi appena formati e giovani nelle giovani cellule, così intensamente che si pena assai a distinguerli dal nucleo della cellula, nè ciò si può fare che coll’ esame della struttura, mentre colorano as- sai poco i globuli più vecchi o nulla affatto. Invece col metodo Hei- «denhain avviene tutto 1’ inverso, essendo poco o nulla colorati i globuli neoformati, e nerissimi diventando invece i più vecchi. Questo metodo giova dunque non solo a togliere di mezzo dubbio che quei giovani globuletti sieno frammenti del nufeleo della cellula, ma ancora a riconoscere bene questo nucleo o i suoi detriti ‘entro la cellula stessa, frammezzo i globuli di recente formazione. La colorazione doppia col metodo Biondi mi ha appreso ben poco. (1) : MESOINTESTINO E SUO EPITELIO Negli ni sasa Falangidi, Cheliferi ed in alcuni Acari (Prostigmati) la ghiandola (per chiamare brevemente quella parte del me- sointestino che occupa quasi tutto l’interno dell’addome) è plurilobata e ciò è notissim Questi lobi si vedono internamente perforati da grandissime quan- tità di canali, fra di loro comunicanti, rivestiti da un denso ed alto strato di cellule epiteliari, addossate alla tunica propria. Manca l' in- tima e così sì potranno paragonare questi saccoli a fondo chiuso alla (1) Per le tavole ho scelto figure tolte da vecchi preparati tinti col picrocarmino, perchè le colorazioni così ottenute si prestano meglio alla di- stinzione dei varii contenuti cellulari e sono meno uniformi che non quelle ‘ottenute coll’ emallume ed ematossilina. Quelle col metodo an sono speciali per determinate ricerche. 230 MESOINTESTINO D' ARACNIDI globare corpi solidi, come il Bertkau aveva riconosciuto peri suoi gra- nuli di carmino, ed ho dimostrato che negli acari più bassi tutti i tes- suti escretavano guanina che rimaneva affatto talora in sito. Ciò pel solo mesointestino. Ora, ho voluto rivedere le stesse funzioni negli aracnidi superiori e riconoscerne meglio il processo con più minute osservazioni. Questo è lo scopo del presente lavoro. Avverto però che nulla io dico circa il rinnovamento dello epi- telio del mesenteron, poichè di ciò mi riservo a parlare in altra nota, essendo argomento che comparato con ciò che avviene in altri antropodi merita il massimo riguardo. TECNICA Ho esaminato una grandissima quantità di individui dei generi Tegenaria (T. domestica); Epeira (E. diadema) ; qualche Tomisus, abc V Euscorpio flavicaudis, il Phalangiwin opilio, e qualche altra ecie e tra gli acari il Trombidium fuliginosum e | Hyalomma tini: Di tutti questi studiai esemplari bene pasciuti ed altri te- nuti in digiuno più o meno lungo, alcuni fino quasi alla morte per fame, quando, cioè, avevano ormai perduto quasi completamente la facoltà di pat Così ho avuto idea chiara dello stato di ina cellule e degli altri organi della digestione in questi diversi sta Anche questa volta ho fatto ricorso ai più solleciti mezzi di uc- cisione delle cellule, sventrando gli animali in alcool ordinario, mezzo saturo di sublimato corrosivo ed addizionato di un poco di acido ni- trico, come raccomanda opportunamente il Frenzel, e talora anche nel- lo stesso alcool riscaldato. Molte volte ho fatto uso del liquido Carnoy {per Je uova) e non solo sugli organi liberati dallo involucro epidermico dell’ animale, ma ancora sull’ addome non toccato altrimenti. Nel primo caso la immersione deve durare fino a che l’ organo da galleggiante, come è in principio, affonda gradatamente, nel secondo caso si può calcolare di tenere immerso |’ addome stesso od il ragno intero se non è soverchiamente grande, per dieci a doni minuti. Un poco meno per i 1 Frombidram interi ed un poco più per gli Ixodini, che hanno pelle robusta In questi casi poi, lai lasciavo l’ cpidermide dell’animale in- tatta, avvertivo a ferirla dopo l’ immersione nel liquido Carnoy, in tre to) rg pes col mezzo di un’ ago di platino e quindi immergevo la parte da studiarsi in liquido di Gilson addizionato di un poco di liquido Frenzel per renderlo più penetrante. A. BERLESE 251 Ho sempre usato poi la coloritura delle fette e la ho praticata in più modi. Colorazioni semplici ho ottenuto col carmino horacieo, col piero- carmino, coll’ emallume, colla ematossilina. Però più dimostrative sono alcune colorazioni doppie o più complesse. a colorazione doppia coll’ emallume per pochi minuti e col picro- carmino per dodici o ventiquattro ore è molto dimostrativa, poichè mentre i nuclei e lo strato matricale assumono solo colore vieletto dali’ emallume, invece i globuli albuminoidi acquistano una tinta verde olivastra o rosea, molto appariscente. a colorazione col metodo di Heidenhain è molto efticace per met- tere in rilievo, non solo i nuclei, ma ancora la diversa natura dei glo- buli albuminoidi assorbiti ed agisce in modo diametralmente opposto a a usato dalle coloriture ‘atzidetto. Infatti si vedrà che col car- mino, emallume, ematossilina ete. si colorano intensissimamente i glo- buli bario appena formati e giovani nelle giovani cellule, così intensamente che si pena assai a distinguerli dal nucleo della cellula, nè ciò si può fare che coll’ esame della struttura, mentre ara as- sai poco i globuli più vecchi o nulla affatto. Invece col me Hei denhain avviene tutto 1’ inverso, essendo poco 0 nulla colorati i “globuli neoformati, e nerissimi diventando invece i più vecchi. Que at metodo giova dunque non solo a togliere di mezzo il dubbio che quei giovani globuletti sieno frammenti del nueleo della cellula, ma ancora a riconoscere bene questo nucleo o i suoi detriti entro la cellula stessa, frammezzo i globuli di recente formazione. La colorazione doppia col metodo Biondi mi ha appreso ben poco. (1) . MESOINTESTINO E SUO EPITELIO Negli Araneidi, Scorpioni, Falangidi, Cheliferi ed in alcuni Acari CSS, la ghiandola (per chiamare brevemente quella parte del me- esti e occupa quasi tutto l’interno dell’addome) è plurilobata e atà è notissimo. Questi lobi si vedono internamente perforati da grandissima quan- tità di canali, fra di loro comunicanti, rivestiti da un denso ed alto strato di cellule epiteliari, addossate alla tunica propria. Manca l’ in- tima e così si potranno paragonare questi saccoli a fondo chiuso alla (1) Per le tavole ho scelto figure tolte da ‘vecchi preparati tinti col ottenute coll’ emallume ed ematossilina. Quelle col metodo Heidenhain sono | ‘“peciali per determinate ricerche. 232 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI porzione ghiandolare del tubo digerente degli insetti (mesointestino). Ma oltre a questo paragone, circa poi alle funzioni, si vedrà, secondo il dubbio già espresso altra volta, che queste sono ben diverse nei due gruppi, e mentre negli aracnidi la digestione intracellulare è da mettersi fuori di discussione, per gli insetti questa è ancora sub iudice ed io non la ritengo affatto uffi né comune. Ora i saccoli minori sono riuniti assieme in grossi lobi mercè di n lasso parenchima, composto di cellule poligonali, con molto scarso colmo. ma però con bello e visibilissimo nucleo ciascuna, ed in questo parenchima sono frequenti dei vani ed anche scorrono e si in- tiltrano, fuorchè negli acari anzidetti, numerosi canaletti malpighiani, i quali, come è noto, vanno a sii nel retto estremo, in forma di grande borsa ovale. Per procedere con ordine, io dirò prima delle cellule epiteliari della Aia delle funzioni loro e delle loro escrezioni, e poi degli altri tessuti e delle altre parti dell’ intestino e delle escrezioni loro speciali.. EPITELIO NELL’'ANIMALE PASCIUTO Le cellule grandi, molto distese, contengono, come ho riferito al- tra volta le seguenti sostanze, oltre al citoplasma ed al nucleo : A) Globali albuminoidi (insolubili nell’acqua) o più o meno pep- tonizzati (fino alla solubilità). B) Fermenti. C) Cristalli o cristalloidi o conerezioni escrementizie. Circa ai globuli di sostanza albuminoide, ho già detto abbastanza: nella precedente nota e quì dirò meglio come si formino, secondo ciò che a me sembra, ed abbastanza ho parlato anche dei fermenti, ma non così delle concerezioni escrementizie in queste cellule negli araneidi e scorpioni. È difficile sezionare una Tegenaria domestica, anche appena presa, senza trovarvi le cellule dell’ epitelio in questa parte dell’ intestino più o meno occupate, sia presso la parte loro libera, sia presso la base, da una grandissima quantità di cristalli minutissimi, perfettamente ia- limi ed incolori (figg. 3, 4, 5, 6, 10, 16) i quali affettano egregiamente la particolare forma dell’ acido urico. Anzi, altra volta, nella predetta nota (tav. ns 6, 7), ho disegnato queste cellule libere. o detto che questi cristalli (fig. 10, 2) affettano la forma di quelli dell'acido urico, ma questo non è sempre, perchè alcuni hanno forma decisamente di tavolette con una faccia quadrata, altri con una faccia esagonale ed i più sembrano ammassi di cristalli allungati, riuniti per i lati più lung ghi. Ho tentato per molto tempo il saggio per via chi È A. BERLESE 233 mica, onde riconoscere la natura della sostanza in discorso, ma non ho potuto concludere molto, e solo ho notato la sua quasi insolubilità nell’ acqua, mediante la quale sono costretto ad escludere si tratti di qualche fosfato, come dalla forma di taluni cristalli si potrebbe credere, «ed ancora da ciò che io ho appreso esaminando, in questo senso, alcuni insetti. Ma ciò che mi è sembrato ben degno di nota si è che, primie- ramente, le cellule più prossime al contorno della ghiandola sono sem- pre prive di così fatti cristalli, i qualì occupano solo le cellule più vi- cine al centro, e in ciò differisco diametralmente da quanto afferma il Bernard che considerando solo l’ Epeira è deviato nel giudizio. Il caso della Epeira è speciale e }’ accumulo di granuli escretizi solo periferico, ma non interessa lo strato della ghiandola immediatamente successivo. In secondo luogo prolungando il digiuno abbastanza, non soltanto ‘scompaiono dalle cellule gli albuminoidi i peptoni ed i fermenti, ma ancora tutti questi cristalli (Vedi tig. 19). altro canto, negli ammassi escretivi cat cellule ormai morte, dei quali dirò tosto sbbastabya, (fige. 14, 15) non ho mai veduto que- sti cristalloidi che pure vi dovrebbero essere in Ta numero, ma in- vece soltanto urati, in concrezioni sferiche, a zone concentriche. Se fossi certo che si tratta di acido urico, avrei ben facile la spiegazione di questi fatti, ammettendo la dicirusione dei aa per via di solu- zioni alcaline, la conseguente formazione di urati che si concretano nell’ interno stesso della cellula, od, in più Pon nel lume del- l'intestino, e questo converrebbe colla teoria della neutralizzazione dei liquidi contenuti nell’ intestino, da me altra volta esposta. Un effetto analogo potrebbe essere di continuo peidanio attorno alla ghiandola per ‘opera del liquido sanguigno, e ciò varrebbe a dimostrarmi la ragione «della mancanza di cristalli, 0 SR tg: sieno, così fatti, presso ‘la superficie esterna della ghiandola st Però nelle Epeire ho veduto a concrezioni solo in individui «che avevano sopportato un modesto digiuno e non in quelli bene pasciuti. egli scorpioni le cose procedono diversamente. Negli individui «di recente presi io non ho potuto ritrovare mai simili forme cristalline .ed in quelli che ho sezionato, dopo che avevano sopportato un lunghis- «simo digiuno, ho notato cilratzizenta depositi di conerezioni grosse, co- ime dirò tosto. Attività per via della membrana cellulare Intanto bisogna. ammettere una grande facilità di passaggio per sostanze diverse attraverso la membrana cellulare, Lana nella parte libera della cellula. 234 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI È notevole come così fatto lavoro possa essere egregiamente di- mostrato dalla osservazione diretta, specialmente negli scorpioni. Il ‘Bernard ne parla assai bene e dà una figura molto esatta di quel che si vede comunemente, cioè mostra tre cellule (fig. III) nelle quali quel- la di destra lascia passare attraverso alla sua membrana le concrezioni cristalloidi e la figura sua SO esattamente a quella che io do, ed alla Vba delle cose (vedi 11). L’ opera della Hein coo e “quella precedente dell’ assorbimento, si ovini con maggiore vigoria specialmente nella parte apicale del- la cellula e quivi (figg. 11 @, c) si vedono in abbondanza le guttule di fermenti, le quali hanno un colore olivastro-oseuro e sono molto ri- frangenti la luce e trasparenti, SE ai globuli albuminoidi adden- sati Arena in questa regione. Li e peptonizzate na una tinta esse pure olivastra, e perciò questa finta spicca gagliardamente sulla incolore (o colorata ar- tificialmente nelle sezioni) della membrana cellulare e del resto della cellula. Orbene, in queste cellule in cui l’attività fermentizia è al suo ultimo lavoro, quello cioè «di rimettere nel Inme dello intestino la so0- stanza elaborata, in queste si vede, con tutta chiarezza, le membrana stessa perforata da innumerevoli canaletti foschi, come io ho segnato nella fig. 11, @ ed è cosa questa facilissima a riconoscersi. Ma vi ha di più. Attraverso questi pori canali si vedono anche impigliati (fig. 11, d, f.) alcuni granuli o piccole concrezioni ovali, al- lungate, così piccole che si possono appena riconoscere coll’aiuto del- l’ obbiettivo ad immersione, e queste rifrangono gagliardamente la luce e sono meglio manifeste se si esaminano collo specchietto del microscopio arrovesciato, poichè allora si vedono bianchissime nel campo nero. ueste concrezioncelle sono adunque quelle stesse, a capello, che si incontrano sparse nel lume di tutto |’ intestino e poi raccolte in nu- mero sterminato nella vescica terminale, formano, cioè, quei bianchissi- mi ammassi di de Lal volte e da molti autori bene descritti e nua chimicame a grande San RR della guanina che si trova nelle escre- zioni del retto deriva direttamente dalle cellule epiteliari del mesoin- testino. L’ altra parte viene da’ malpighiani, i quali si vedono occupati nel loro lume da concrezioni straordinariamente piccole, (fig. 8) della stessa natura (a quel Do se ne può giudicare dai caratteri fisici), ma di forma giare a punt Quei calcoletti delle. cellule sono adunque un prodotto urico che deve essere ritenuto, più che altro, come una conseguenza del lavoro digestivo intracellulare cioè la vera e propria escrezione della cellula, feno dalla sua attività vitale. A. BERLESE 2535 Quando però la digestione riesca attivissima di subito, o molto prolungata nelle stesse cellule, come avviene nei lunghi digiuni, allora le cose possono mutare aspetto, inquantochè si possono formare grosse masse rotondeggianti, per concrezioni a zone, attorno ai primo piccolo corpiccinolo (fig. 22, 2) ovale, così come io ho disegnato a fig. 25 e 26 4 della mia precedente nota ; pallottole che non escono guari attraverso la membrana cellulare senza lacerarla, e se questa resiste, tutta la cellula si stacca dalla sua matrice e col nneleo suo 0 meno, se ne cade nel lume dell’ intestino per essere espulsa. Vedasi ciò nella fig. 20, 21, 22: dove è riportato un frammento di ghiandola d’ uno scorpione che aveva digiunato per oltre due mesi e nel quale |’ epitelio si trovava appunto in questo stato. Anche quì, rovesciando lo specchietto del microscopio. appariranno ben nette l’ opacità e la bianchezza di queste particolari concrezioni. Ma l’attività della cellula non si limita certo a questa ultima fase della sua opera, mediante la quale vengono portati all’ esterno i pro- dotti escretivi derivati dal lavoro digestivo intracellulare se non da più esteso assorbimento dal circostante plasma sanguigno. Desidero dar ragione Gi questo mio dubbio, poichè mentre di certo una parte, e forse massima, delle escrezioni uriche contenute entro le cellule dell’epitellio della ghiandola dipende dalle reazioni chimiche nelle cellule stesse av- venute, per cui gli albuminoidi sono alterati in peptoni, è anche pro- babile ua pai ificante del tessuto epiteliare in prò del plasma sanguigno che circola nel parenchima fra i saccoli della ghiandola, poichè anche i prodotti escretivi e forse di natura bene urica che di- pendono dal tessuto sottocutaneo e ni: fra le cellule di questo formano il pigmento, essi pure sono gagliardamente attratti fra le cel- lule e dentro ancora le cellule opitelliari della ghiandola, quelle più prossime all’ epidermide e vi si infiltrano in densi e spessi ammassi conici (fig. 12, b’). Vedasi ciò bene specialmente nella Epeira diadema, nella quale specie, tolta la pelle dell'addome, rimane la ghiandola in- tera bianchissima alla superficie, e questa bianchezza dipende da una ga infiltrazione di minutissimi granuli rotondeggianti, prodotto escre- tivo del tessuto ipodermico, non asportato per nulla o in modestissimo grado dai malpighiani e fermo tra le cellule ipodermiche e lo strato ma- tricale della ghiandola, nelle cellule di questa si infiltra in numerosi e lunghi conì. Adunque ugualmente possono le cellule della ghiandola, altrove situate, sottrarre escrezioni uriche dal parenchina fra i saccoli, aiutando così nell’ opera escretiva i troppo poveri malpighiani. Con ciò io ho affermato ed affermo tuttavia due fatti che richia- 236 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI merò ancora nelle conclusioni, e che, cioè, i prodotti urici escretivi del tessuto ipodermico rimangono in posto ed essi concorrono a costituire quello che volgarmente si dice pigmento. a prima parte dell’ attività cellulare si riferisce all’ assorbimento degli albuminoidi, come la seconda alla loro fissazione e deposito nel- l'interno della cellula, e la terza alle reazioni chimiche fermentizie, e la quarta alla espulsione di peptoni, come l’ultima a quella della for- mazione ed espulsione di prodotti escrementizii e di quest’ ultima già è detto abbastanza. Assorbimento degli albuminoidi Questa funzione è accompagnata da particolari moditicazioni del nucleo, le quali ho studiato a lungo, senza però ritrarre la convinzione di aver tutto veduto il processo singolare secondo il quale si esplica questa parte della attività cellulare (!. Dirò quello che ho riconosciuto con certezza. Esaminando le sezioni di glandule addominali negli scorpioni ed araneidi, specialmente quelle colorate con tinture carminiche o di ema- tossilina, emallume etc. Si vedono i nuclei colorati intessissimamente, il SA nel maggior numero di cellule, assai debolmente o punto (fig. 16, f) e poco colorati i globuli albuminoidi. Ma fra queste più grandi cellule ‘ché così poco reagiscono alle tinture, altre cellule di minori di- mensioni stanno, intessissimamente colorate, più piccole delle precedenti e che fra queste spiccano gagliardamente per la tinta loro. (fig. 16 c, d). i ha una certa regola e misura nella distribuzione e nel numero di queste minori cellule così intensamente colorate, tra le maggiori a debolissima tin Si può dire, che, quanto a numero, le minori corrispondono ad una quinta parte delle maggiori e tra queste sono intercalate abbastanza regolarmente, ma tutte o quasi tutte stanno molto accosto od in con- tatto della tunica propria. “esame più attento di queste cellule dimostra che esse conten- gono ordinariamente un nucleo alquanto diverso da quello delle altre maggiori, nonchè, d’ ordinario, anche un maggiore o minor numero di globuli albuminoidi, però d i natura distinta da quelli che si trovano nelle grandi cellule. (1) Per avere esatto concetto della parte principalissima che nella fer- mentazione degli i albuminoidi raccolti nella cellula ha il nucleo, preparando esso solo gli enzimi necessari è bene riccorrere, come io ho fatto, allo studio di particolari fenomeni che avvengono in certe epoche della vita degli in- ungo assai in una prossima memoria ora sotto stampa. | setti, e di ciò dirò a 1 A. BERLESE 237 ò degli uni e degli altri. È facile riconoscere, fra i crag ne elei dello cellule maggiori (fig. 4, 6), tutti fra di loro di eguale dezza e mediocremente ripieni di granuli di cromatina, altri pratica nuclei ovali o pressochè rotondeggianti, (@) nel maggior numero dei casi con nastro di cromatina molto denso e così grossi che superano tre o quattro volte quelli sopradetti, pertinenti ciascuno ad una cellula maggiore. Ora questi grossi nuclei si vedono occlusi in i cellule che sono quelle che si colorano gagliardamente (fig. 4, 6 In principio queste cellule sono piccolissime e tali ua il grosso nucleo vi si contiene poco a suo agio, ed in questo caso il nucleo stesso è gagliardissimamente colorato. utto il resto della cellula è più o meno ripieno (fig. 1) di un citoplasma uniformemente distribuito, per quanto più denso attorno al nucleo, minutissimamente granuloso e che si colora egregiamente colle tinture carminiche e di ematossilina. o ho chiamato questa sostanza citoplasma, però avrei dovuto dire che si pa invece, di albuminoidi raccolti dal di fuori, per parte della cellula stessa. In altri termini, nella piccola cellula che si è formata attorno al nucleo suo, comincia anzitutto lo ingrandimento notevole di questo, certo per via di una abbondante nutrizione, quindi; continuando l'assorbimento di sostanze albuminoidi per parte della cellula, queste si distribuiscono, in copia, attorno al nucleo e sono quelle che bene sì colorano, e quando ve ne sia abbastanza, comincia entro la cellula la coagulazione della detta sostanza in globuli sterici, (fig. 2, fig. 16, 4) e aumentano di numero coll’ aumentare, per distensione, della capa- cità della cellula. e questi globuli, che si colorano col carmino in roseo e colle tinture di emallume ed ematosilina in violetto carico, mostrano la sostanza loro tutto affatto uniforme ed omogenea, e circondata da esile membranella. Anzi, nelle manipolazioni precedenti i tagli, questa sostanza si raccoglie e condensa abbastanza per staccarsi largamente e su tutta la sua superficie dalla circostante membranella, e questo non succede quando i globuli albuminoidi, già vecchi, si trovano nelle grosse cellule. Adunque bisogna ammettere che gli albuminoidi appena rac- colti sieno ben fluidi e contengano molto umore che nelle deacquifi- cazioni viene asportato, ma che, in seguito, coagulati igioni sufficien- mente non subiscano più, colle d ile costrizione. ntanto il nucleo subisce notevoli modificazioni. Dapprimo, re conservando la sua grossezza già accennata, perde, via via, abbastanz cromatina per colorarsi ognor meno intensamente, ed in fine, nel » gior numero dei casi, sembra diffondersi completamente fra i globuli albuminoidi dovunque, nella cellula, ed in fine anche questa intensa 238 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI colorazione scompare e del nucleo non si rileva più traccia, poichè tutti i globuli albuminoidi e la sostanza fra questi interposta si colorano debolissimamente. Ma il nucleo non deve essere scomparso, poichè lo si ritrova poi nuovamente nella successiva evoluzione della cellula, cioè quando ormai i globuli albuminoidi bene coagulati sono contenuti con tutto agio iu un citoplasma che non si tinge colle colorazioni, cioè la cellula ha ormai raggiunto la definitiva massima grandezza. In questo stadio ho già detto che il nucleo è piccolo e non troppo ricco di gra- nuli di cromatina. Or dunque la dissoluzione del nucleo non deve essere stata to- tale, ma si deve ammettere solo una parziale uscita di sostanza e una successiva riduzione del nucleo stesso a minori dimensioni. (1) È probabile che in questo momento avvenga ancora lo sdoppia- mento del nucleo, rimanendone una parte assieme ai granuli albumi- noidi, nella cellula ormai grossa che si disporrà all’ opera della dige- stione ed un’ altra parte a costituire una nuova cellula piccolissima la quale, secondo il processo sovraesposto, ricomincierà tutto questo cammino. Quivi la osservazione diretta mi è venuta meno perchè in mezzo ai globuli albuminoidi giovani, che così intensamente si colorano, è difti- cilissimo, nò, a me è riuscito, scorgere più il nucleo e seguire le sue modificazioni. È bene porre grande attenzione nello studio di tutti questi con- tenuti cellulari, perchè colle sole tinture carminiche o di emallume © di ematossilina, facilmente |’ osservatore può essere tratto in inganno. Infatti, nelle cellule giovani, dove gli albuminoidi sono appena raccolti in sferule, queste si colorano così gagliardamente da simulare altrettanti nuclei, tanto che può sorgere il sospetto che il grande nucleo della cellula si sia frazianto in molti nucleetti minori. Ma la vista di alcune di queste cellule in cui assieme ai globuli molto tinti sta ancora il grosso nucleo della cellula, toglie subito di mezzo il sospetto. Del resto, per avere cognizione esatta delle cose. è utilissimo ricorrere all’ uso della reazione Heidenhain. Con questa bel- lissima reazione si apprendono molte cose. In primo luogo si vede che i globuli maturi e peptonizzati che si trovano nelle cellule avanzate, si I (1) Questa è la descrizione obbiettiva di quanto si vede in questi arac- nidi, ma lo studio di elementi che su insetti si comportano egualmente, come ho detto, e di cui riferirò a suo tempo, dimostra che la parte uscita dal nucleo sono sapersi i fermenti e nulla più, per quanto il nucleo, in que- sti “nega come re nei miriapodi, rimanga poi assai puvero anche di cro- to che Wwe tisuonta ho detto ora degli aracnidi richiamerò a suo tempo più Allie» A. BERLESE 239 colorano tutti intensissimamente in nero uniforme. Invece, quanto più giovani sono i globuli albuminoidi raccolti dalle cellule, tanto meno si tingono, diversamente affatto cioè da quello che fanno le tinture di carmino, emallume od ematossilina, anzi in modo diametralmente op- posto. Taglbre: nelle cellule giovani nelle quali il nucleo ha ormai emesso î suoi fermenti tra i giovani ‘globuli raccolti, e che non si tingono, si vedono gli enzimi i quali si tingono in nero assoluto intiltrati nei vani lasciati tra i globuli stessi e chiaramente. È poi. degno di attenzione quello che si osserva coi globuli ai nelle cellule a diverso grado di digestione. Infatti, mentre quelli ormai pep- tonizzati si tingono in nero uniforme, e quelli ancora non elaborati non sì tingono affatto, si vede che quelli che stanno subendo 1° opera dei fermenti mostrano, nel loro interno, su un fondo non colorato, delle macchie nerissime, talora puntiformi e diffuse uniformemente, tal’ altra sferule nere più grosse e tal’ altra ancora una figura nera allungata e complicata e tale che può essere scambiata con un filamento di nu- cleina. Adunque questa ottima reazione mette in chiaro n la sostanza elaborata od albuminoidi peptonizzati che dire si vogliano, rientrano nel gruppo delle sostanze melanofile o siderofile, mentre quelle non elaborate, da ritenersi come rgart insolubili, non hanno la me- desima affinità pel ferro stess neora si apprende bene ‘che in realtà, del nucleo, come si disse ipetrofico, dopo una prima ingestione di albuminoidi per parte della cellula, avviene una vera e propria diminuzione e notabile, mediante la quale gli enzimi che rendevano prima il nucleo ipertrofico effluiscono nella cellula, attorno agli albuminoidi già coagulati in sferule. Appena avvenuta questa effusione, i globuli albuminoidi cominciano ad al- terarsi al loro interno e si mostrano neri in parte © ran colla reazione dell’ Heidenhain. Richiamo l’attenzione del lettore sulla figura intercalata, (pag. seguente) la quale mostra gli aspetti delle cellule e ei nuclei ete. colla reazione Heidenhain. Negli scorpioni, più che nei ragni da me sezionati, ho potuto se- guire coll’ occhio tutte queste attività della cellula, considerandone in div versi Hr enti del loro lavoro. taluni casi (fig. 11 C) e’ è anche la parvenza di uno stretto orletto per a quello dell’ epitellio analogo degli insetti, per quanto. molto meno sviluppato. Però è bene esaminare con cura grandissima questo sottile strato di sostanza che pur si colora colle tinture, collo- cato fuori della cellula, e disposto sulla sua superficie libera. Infatti, l’ esame accurato toglierà di mezzo il dara che si tratti | di un vero e proprio orletto, ed ancor quello che questa sostanza dosso della cellula sia citoplasma Teena per. quei pori minutissimi: i li N rai 240 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI ‘che si sono detti esistere nella membrana cellulare sempre od estem- poraneamente, e fuoriuscito per provvedere all’ assorbimento. Questi depositi a sottile strato, esistenti sulla porzione libera della parete cel- lulare io li attribuisco a sostanza ingerita, venuta in contatto delle cellule ed a queste strettamente addccraia: solo per virtù dell’energica azione assorbente delle cellule stesse. Difatti, più volte ho veduto e bene che coagulata questa sostanza per effetto dei dacquificanti, essa si separa abbastanza dal superiore margine della cellula, (fig. 11, 4) vi aderisce solo per molti fili esilissimi, disposti ad intervalli regolari e che toccano la membrana stessa, quasi a segnare le vie di ingresso nella cellula, attraverso a quei tolti pori che io ho riferiti, e quivi, in posto resta coagulata nelle preparazioni. F F Cellule dell’ epitelio di una Tegenaria, da col db Heidenhain A matrice; B cellula col nucleo ipetrofico che comincia ad assorbire albuminoi- di; Ci in stadio più avanzato cogli albuminoidi coagulati in globuli; D in io ancora più avanzato, mentre il nucleo comincia ad emettere enzimi fra i globuli albuminoidi ; E cellula ancora più avanzata, gi enzimi sono or- mai diffusi tra i globuli ed all’apice della cellula si vedono alcuni di questi che cominciano ad annerire nel loro interno ; F, F cellule mature con globuli alla base in via di digestione, all’apice tutti peptonizzati. A. BERLESE 241 Inoltre queste cellule cosi attive hanno generalmente un notevole deposito di sostanza ingerita, disposta appena sotto la loro cuticola a- picale e quivi le tinture la colorano. Tutto ciò esplicherà meglio la i da. Fermentazione, escrezione, esodo delle cellule. I fermenti compaiono subito che la cellula è ripiena di globuli albuminoidi bene coagulati. Tanto questi che quelli occupano, di perferenza, la parte estrema, libera della cellula, mentre nella infe- riore si raccolgono più volentieri i prodotti escretivi dipendenti da tutto questo lavoro e dal successivo ei fermenti in cenere e del come si presentano ho già detto nell’altra nota. Ricorderò quì che nel 7rombidium fuliginosum. si sta diano anche meglio che non sia negli araneidi e scorpioni qui esami- nati. Non è possibile confondere queste minute guttule (tig. 11 e) con prodotti escretivi, poichè nai ultimi sono bianchi ed opachi, e come tali spiccano egregiamente. n ispecie a campo totalmente buio, mentre. le guttule di fermento, scali olivastre, sono trasparentissime. o già avvertito che i globuli albuminoidi, peptonizzandosi, acqui- stano una tinta olivastra assieme alla solubilità nell’acqua. ra, quel che io rilevai di molto singolare nella Epeira diadema. a contronto delle Tegenaria, si è che l’opera della fermentazione sem- bra avvenire, nella cellula, entro un ben circoscritto e definito spazio, e così ben definito che si ha quasi 1’ illusione di una membrana che circondi queste limitate zone, entro le quali tutte le granulazioni sono’ intensamente olivastre e nettamente separate dal restante citoplasma ialino, incoloro. Ho potuto notare fino a quattro di così fatte camere sferiche occupate da granulazioni olivastre in una sola cellula, ma più comunemente ve ne ha una sola. Questi sono quei vacuoli che ram- menta bene anche il Bernard a proposito degli scorpioni. In questi vacuoli poi, si trovano, in seguito, le granulazioni escrementizie, ab- bondantemente raccolte e più attorno al limite di confine col rimanente citoplasma incoloro. In questo momento è difticile il non voler am- mettere una membrana limitante il vacuolo che fu sede della fermen- tazione ed ora racchiude i prodotti escretivi, e il rimanente citoplasma che tutto all’ intorno lo avvolge. Ma nella Zegenaria domestica ed in altri, non vi ha limite deciso tra il luogo della fermentazione ed il re-- sto del contenuto cellulare, ma in tutta la massa sono sparsi i fermenti e gu roni i dura loro sui globuli albuminoidi raccoltivi. sisto su questo punto, giacchè si è voluto farne cagione di dub- bio, olio, pa le cellule, compiuta l’ opera dell’assorbimento e digestione 242 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI delle sostanze ingerite, si stacchino dalla tunica propria e cadano nel lume dei saccoli della ghiandola, per poi essere espulse cogli escrementi e questo dubbio è rimasto tuttavia dopo le precise osservazioni del Ber- nard e quelle che io pure ho riferito. Le cellule di cui ho detto sopra, con un vacuolo che quasi nella loro totale grandezza le occupa internamente e racchiude i fermenti e poi gli escrementi, come è nell’ Epeira, o quelle pure libere della Te- genaria le quali hanno i fermenti in tutta la loro massa diffusi, Sì trovano libere (fig. 14) edincamminate verso lo sbocco della ghiandola nel rimanente intestino. Ma finchè queste stesse cellule si trovano ancora entro i diverti- coli della ghiandola, esse sono, per la massima parte, ancor provviste di qualche poco di citoplasma attorno ai fermenti e di più hanno ancora il loro nucleo (fig. 14). erò questo nucleo, in tutte, ha un’aspetto molto povero, nè reca che pochissima cromatina raccolta in un punto, e sopratutto contiene sempre, 0 nella grandissima maggioranza dei casi, una 0 più grosse con- ‘crezioni rotondeggianti, assolutamente della stessa natura (guanina) di quelle che si troveranno nei nuclei e nelle cellule del parenchina (ma- trice) della ghiandola e di cni si dirà abbastanza. Adunque si vedono bene due cose, la prima si è che la cellula libera è una vera cellula, provveduta del suo nucleo (e talora di più nuclei) e non una parte di cellula, la seconda che mostra i caratteri di un grande impoverimento e disfacimento, sia per la scarsezza del citoplasma che va sempre sce- mando, sia per lo stato del nucleo, povero ed occupato da sostanze e- scretive. In questo stato nelle cellule non vi sono più globuli albumi- noidi, ma vi possono essere globuli di sostanza solubile. Procedendo nell’intestino rimanente, compreso tra lo sbocco della ghiandola e la vescica terminale, si trovano tuttavia le cellule libere, ma molto peggio condotte ed ormai morte del tutto. Il nucleo, come tutto il citoplasma già ricordato è scomparso e la cellula è totalmente ripiena solo di granuli moltissimi di sostanza escretiva, come è dimo- strato dalla sua opacità e dagli altri caratteri. Così le disegnai a fig. 15. Ma procedendo ancora, fino nello interno della vescica, (fig. 13) sarà ben facile trovare, specialmente in esemplari che abbiano digiunato per più giorni, molte grosse pallottole (c) più o meno ovali, immerse in una densa massa di minutissimi granuli di guanina (2) (come dirò in appresso) le quali pallottole sono tutte composte da cellule dell’inte- stino ormai esaurite e ripiene di granuli escretivi, e compresse e stipate le une contro le altre. Tale è la fine di queste cellule dopo un così lungo lavoro. (Vedi anche fig. 12 che mostra una sezione longitudinale RA a ur i | di contenuto e con più nuclei nell’ intestino. Evidentement n A. BERLESE 243 mediana di Epeira che ha digiunato : @ genitali e ghiandole sericipare, d ghiandola, c vaso sanguigno, 4 vescica anale ; e masse di cellule in- testinali esaurite; f guanina in granuli, 9 intestino posteriore in cui sì trovano cellule staccate dalla ghiandola e via via sempre meglio esau- rite quanto più si procede verso la vescica anale). Da questa osservazione molto ovvia si può trarre una importante conclusione, ed è questa : Nel lume della ghiandola, la cellula libera, per quanto pevera- mente, pure contiene ancora citoplasma e nucleo ed ha l’ aspetto di essere viva, ma nell'intestino medio tubulare (fig. 129) da paragonarsi a quello de io chiamai Colon negli Acari, e dove dissi avvenire spe- cialmente |’ assorbimento, in questa parte dell’ intestino, ripeto, la cel- lula libera è morta certamente e non reca che sostanze ine sotto il suo involucro, ne ha più nè nucleo nè citoplasm uesti ultimi adunque debbono essersi disfatti, anlviaiaie di- geriti poi dai fermenti contenuti nella cellula, ed il Prodotto della dige- stione deve essere stato appunto esaurito, ir parte nel Colon. Non mi pare possibile altra esplicazione. EPITELIO NEGLI ANIMALI CHE HANNO DIGIUNATO Ho tenuto molti ragni delle suddette specie e scorpioni in lungo digiuno, ciascuno ineluso in un tubetto di rete metallica, chiuso da due tappi di sovero, e in ambiente abbastanza umido ed aerato. Ho sezionato le Epeire dopo 15 giorni, le Tegenarie dopo 20, 40, 65 giorni e quando stavano per morire, movendo ormai a stento gli arti ed essendo ridotte «ol loro addome a volume piccolissimo e tutte depresse e grin- zose, e gli scorpioni essi pure dopo un mese e due mesi. Ho rilevato i fatti seguenti : .° La quantità di gioltali albuminoidi contenuti nelle cellule va med col tempo, finchè tutti sono esauriti, allora le alte cellule sono allungate (tig. 19, 20) smilze, stipate e ripiene di cristalli come quelli che ho indicato. a morte per inanizione globulì albuminoidi non si trovano più, nè solai di sostanza peptonizzata, nè fermenti. Tutta la ghiandola è ripiena di sostanze esceretive, di detriti di cellule ete. Si vedono raris- sime le piccole, con grosso nucleo, quelle cioè giovani che debbono compiere tutta la loro evoluzione ed il lavoro digestivo, e sonovi, in quella vece, cellule molte, addossate alla tunica propria, oggi ann i a suo tempo la trapassa penetrando fra |’ epitelio, sorge il nido di cellule piccole pronto a trasformarsi, dove occorra, in mazzetto di cellule epiteliari. Alcune preparazioni della Tegera. domestica, di cui un brano è disegnato scrupolosamente a fig. 16, sembrano mostrare il passaggio di nuclei dalla tunica propria, allo interno di questa, cioè verso il lume della ghiandola e quivi arricchirsi intorno di citoplasma e di A Spabiana e preparare le nuove cellule epiteliari. i ha dunque differenza notabile tra il modo di rigenerazione e- IR nei Trombdium in pina di quello veduto soll Tegenaria, altri ragni e scorpioni, poichè nel primo caso, vi ha la formazione di grossi ammassi (nidi) di’ o giovani, alla parte interna della tunica propria, le quali tutte insieme poi crescono al punto voluto e formano il mazzetto, mentre nel secondo caso, la rigenerazione dell’ epitelio non | Segue attraverso a questa preliminare moltiplicazione entro l’ involuero i “i una st cellula. 3 246 MESOINTESTINO D’ ARACNIDI ATTIVITÀ ESCRETIVA Di ALTRI TESSUTI Del tessuto ipodermico si è già detto come, colle sue escrezioni, in forma di granuli estremamente piccoli, le quali, in talune specie in- ‘per ancora nei tessuti della tasca intestinale (Epeira) (vedi a fig. , dove nella porzione di intestino medio, segnata in D’ si vedono Îe ari dba su spazii conici, di granulazioni escretizie derivate dall’ ipo- derma), componga in massima parte il pigmento. Dunque, per questo tessuto abbiamo il deposito di sostanze uriche (1) le quali rimangono in sito, attorno alle cellule o ne vengono rimosse assai adagio. ‘atti analoghi avvengono altrove, tanto che io mi sono fatto la convinzione che i malpighiani non tolgano che i prodotti urici del pla- sma del sangue, ma certo per la grossa ghiandola, come pel tessuto ipodermico, le escrezioni uriche non si trovino ad aver mai rapporti coi malpighiani. ®) uel che facciano le cellule dell’ epitelio deile tasche si è già detto, ma è ben degno di nota che nel tessuto parenchimale (matrice) disposto fra i sacchi della ghiandola, vengono a depositarsi, fisiologica- mente, dei prodotti urici in grande quantità. (Vedi fig. 5, 4; 16, d e 19, 2 Questi sono in forma di granuli più o meno rotondeggianti, com- posti di una sostanza che rifrange gagliardissimamente la luce cd è incolora e trasparente. Questi corpuscoli, di grandezza varia, ma sempre piccoli si tro- vano disseminati entro tutto il parenchima anzidetto, ma più abbon- danti negli animali Murder araneidi) che da lungo tempo sono stati in digiuno (come fig. È ancora degno ai ‘Role il fatto che simili concrezioni stanno nu- merose anche nell’ interno dei nuclei (del parenchima) (vedi dette figure e figg. 17), e assai numerose e forse quivi hanno la loro prima origine. Certo è che all’ esame attento e con amplificazioni fortissime, si vedono questi calcoletti essersi formati per deposito di sostanza, in zone con- centriche (non però molto manifeste) attorno a pochi granuli minutissimi di quelli stessi onde sono pieni i malpighiani e la vescica, e sono di guanina (Vedi fig. Le reazioni chimiche danno a divedere che siffatte concrezioni sono esse Lo composte di guanina e perciò corrispondono appieno a Gi la, per primo riconobbe che queste granulazioni sono costi- tuite di quani (2) Vedasi e come io una in questa opinione dalle ipotesi espresse dal Bernard. A. BERLESE 24/ quei cristalloidi degli Hstiostcma, e d’altri sarcoptidi, da me già de- scritti, e figurati nella memoria sulla digestione negli acari (pag. 36 LE ediz. Portici). uesti calcoli non possono essere rimossi per virtù dei malpighiani, stante le dimensioni loro, e perciò rimangono in posto ed inquinano la i ghiandola nella quale inducono una decisa affezione gottosa. P Con ciò si vede che tali depositi non sono affatto esclusivi degli Histiostoma, ma sì trovano normalmente anche negli araneidi e scor- pioni, ma quivi i calcoli sono subsferici e non cristalliformi come negli acari anzidetti. Del rimanente intestino, cioè del colon e del retto, come ancora di tutto il rubo digerente negli opilionidi io dirò in altra nota, giacchè ho rilevato particolarità che meritano di essere ricordate. Per ora, le conclusioni che mi sembra poter trarre dalle cose so- vraesposte, in riguardo agli araneidi e scorpioni sono le seguenti : Le cellule epileliari della grossa ghiandola 0 tasca epatica : a) assorbono sostanze albuminoidi e le coagulano nel loro interno dove rimangono più o meno lungamente in deposito (1). b) trasformano, nel loro 1aterno le dette sostanze in peptoni. c) da questo lavoro fermentizio si ottengono prodotti urici e- ‘scrementizi. ) questi vengono espulsi nel lume della tasca attraverso la mem- brana cellulare o si mantengono nella cellula stessa. e) finita la digestione intracellulare la cellula si stacca ed i pro- dotti digeriti che contiene vengono assorbiti o nella ghiandola stessa o nel colon seguente. (1) Insisto sul processo che seguono queste cellule in tale funzione, an- che perchè, come si vedrà in altro lavoro a cui attendo, tale funzione, con tutti i suoi particolari trova un singolare riscontro in elementi speciali in determinate epoche della vita degli insetti metabolic Cioè : 1° = cellule assor rbona albuminoidi non solubili, dal di fuori, e li dei ro la loro parete, in sferulette. 2°. Il sn delle n emette gran numero di guttule piccolissime di enzimi, le ca hanno oltrepassato la membrana nucleare e dipendono da una più grossa goccia che GA il centro del nucleo. 3°. I globuli i albuminoidi si peptonizzano 4°. La cellula abbandona alla avidità di altri elementi la Sata elabo- rata pu proprio. Fogg ny 1 ; 5°. La reazi idenhain conduce all'annerimento della sostanza ela- > borata, ma gli albuminoidi insolubili, di recente acquisto, non si tingono affatto. i ° inversa cosa accade colle tinture di carmino, ematossilina etc MESOINTESTINO D'ARACNIDI f) le cellule così staccate procedono in ammassi dalla ghiandola al colon. g) in questo e nella vescica sono assieme appallottolate e queste pallottole giacciono in un denso letto di ca minutissimi di guanina, derivati ti dalle stesse cellule o dai malpighian Il parenchima intercalato fra i + sr? della ghiandola, è pro- babilmente la matrice dell’ epitelio e dalla sua attività si ottengono dei ricchi depositi di sostanza urica in forma di calcoli rotondeggianti i quali rimangono in posto e non vengono espulsi altrimenti. Durante il digiuno l’animale vive a spese dei depositi di sostanze’ albuminoidi contenute nelle cellule della ghiandola intestinale e questi, a digiuno prolungato scompaiono completamente, mentre, invece, au- mentano notevolmente la formazione ed il deposito di sostanze uriche in forma di calcoletti diversi fra loro per dimensioni. Tutte queste escrezioni, sembrano esse composte di guanina, ma per quelle cristalline dell’ interno delle cellule, la natura chimica è an cor dubbia, per quanto talora aftettino le forme dell’acido urico. Portici, Luglio 1897. i SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE Tav. XIII più Fig 1. sa della ghiandola di Tegenaria, isolata, la quale mostra il 3 rosso leo ed attorno la sostanza VAS da assimilarsi, as- mia "di recente. / 500 e 9 ro Altra cellula idem., isolata, nella quale gli albuminoidi cominciano ad essere coagulati (stesso ingrand.). Fig. 3. Apice di due cellule di Tegenaria, in una (a) sono depositi cristallini b ed un globulo di sostanza elaborata, nell’altro si vedono globuli di si sostanza di recente assorbita ed ancora enzimi diftluiti, così come H apparisce col mezzo delle tinture carminiche (colla reazione Hei- “ denhain, e coll’ emallume le parvenze sono più precise). (e Fig. 4. Tre cellule agent di Tegenaria dom. a cellula con nucleo - trofico che sta assorbendo ed in parte ha già coagulato af; D cellule con paia all’ ana ed una grossa guttula di sostanza elaborata ; e strato matricale. Doe Fig. 5. Idem. nuda ce) ns le cellule grandi 9 mostrano più di un nu- cleo ; nella rice si vedono concrezioni sferiche di guanina (stesse lettere e da ani ene della precedente). Fig. 6. Altre tre cellule dello stesso aracnide ; stesse lettere come a fig. 5 ; a rappresenta una giovane cellula in cui il nucleo ipertotico sitio a raccogliere albuminoidi intorno a se togliendoli dal lume della tasca, ( 600. ) 1 Fig. 7. Particolare e raro aspetto di un nucleo della matrice in via di dege- nerazione, da una Tegenaria (+ Si 1 . Fig. 8. Sezione di piano di un minuscolo malpighiano. Si vedono le sostanze escretive all’ interno. /1200 Fig. 9. Porzione dell’ epitelio della borsa nel Trombid. fuliginosum. a nido di cellule; d lo stesso aperto verso il lume interno ; e cellule ormai adulte ; x muscoli TOR, addossati all’ ipoderma e compresi tra questo e la ghiandola. (*P Tar XIV Fig. 10. Porzione di cellula epiteliare in una Zegenaria appena presa. Si ve- Fig. 11. Fig. 12. tea Fig. 14. Fig. 16. Fig. Ti. Fig. 13. Fig. 15. "ca t ES dono il nueleo a ; i cristalloidi è in gran numero, i fermenti c ed i globuli di sostanza già elaborata in d. | 1 Tre apici di cellule epiteliari di “Euscorpio favicaudis in diversa attività, a cellula con globuli già elaborati (d) che però assorbe al- buminoidi dal di fuori ; e cellula nella stessa funzione ; d cellula che espelle cristalloidi (f) di guanina da tutta la superficie libera ; € fermenti. 281, Sezione longitudinale mediana di scan diadema, che mostra diversi organi, digiuna da 15 giorni dopo presa. A addome, B capotorace ; a genitali e ghiandole sericipare ; d jeeioni di ghiandola ; d’ infil- trazioni di escrezioni dell’ ipoderma ; e vaso sangui E - uu e teliari (fig. 15) già esaurite ; 7 ammassi di cristalloidi di guanina g para pra (E ) Sezione trasversa di vescica urinaria di Epeira diadema ; a epitelio ; D ammassi di granuli di guanina ;.c ammassi ovali di cellolo epite- liari ormai esaurite (stesse taizioni del precedente) [AS Cellule libere che si trovano nella prima parte dell’ sedeniino Laenrt riore 4g della fig. 12), non ancora completamente esaurite, ma ostrano di non avere più citoplasma, di possedere un nucleo 4 or- mai poverissimo di vite e contenente un grosso calcoletto di guanina, inoltre nel vacuolo d e Age ricchi depositi di sostanze uriche da espellersi. gaia iileno) (i Altre cellule più avanzate entro il tubo divani posteriore, e che sono ormai assolutamente prive di citoplasma e di nucleo e conten- gono solo i prodotti urici entro il vacuolo prc ragno a 1 . Tav. XV. Porzione di ghiandola di Tegenaria domestica mostrante cellule e- piteliari a varii gradi di sviluppo. Cioè : a parenchima matricale ; d calcoletti di guanina che contiene disseminati; c cellula giovane che ha ormai raccolto e coagulato albuminoidi, ma che presenta ancora manifesto il nucleo ; d cellule giovani più avanzate, con das nasco- sto dai globuli aliaminolii; e nuclei della matrice contenenti un cal- coletto tto di guanina ; f cellule molto avanzate aventi pinete nel loro interno ; ; g una di queste cellule staccata e caduta nel lume della ghiandola (Tegenaria de 20 giorni di o, dal gm in cai fa presa). Mancano, pel 1 Nuclei contenenti concrezioni di guanina e che si trovano nelle cel- lule epiteliari o nella matrice ; a della matrice ; d delle cellule epi- teliari deg si staccano o che tino già comipiali l’opera loro (Te- genaria. 1 A. BERLESE da 251 ig. 18. Calcoli molto ingranditi di guanina, come si vedono nel parenchima matricale ; si vede che si sono formati per deposizione attorno a granuli centrali minori. (I 1 Fig. 19. Porzione di ghiandola in una Tegenaria dom. che dopo venti giorni di digiuno stava per morire di fame. Le cellule non contengono più nulla (e) all’ infaori di nana granulazioni appena percettibili. A sezione trasversa di un diverticolo ; B strato matricale molto in- quinato di calcoletti di guanina ; a vasi malpighiani; calcoletti come si è detto. (7) uu) Fig. 20. rea di ghiandola di uno scorpione dopo due mesi di digiuno, ostrante grossi ammassi urici non solo nelle cellule, ma ancora nel du dei diverticoli. (È . Fig. 21. Porzione Rx ingrandita della stessa. Vi si vede la matrice molto carica di paloalesti di guanina ; in d le daliate senza conte- nuto siga digerito, ma ripiene di calcoli minuti e altri più grossi, sferici, a zone concentriche, d ammassi di escrezioni eguali nel lume del diverticolo, mostrante in e i calcoletti più grossi a zone concen- triche. , 600 Fig. 22. Le suddette concrezioni più ingrandite ; a minute; d maggiori sfe- riche, stratificate COCCINIGLIE Di che minacciano la Frutticultura Europea (A. BERLESE E G. LEONARDI) 3 a 4. STORIA DELLA SCOPERTA E DIFFUSIONE. Il prof. Comstock nel Report of the Entom. U. S. Dep. Agr. del- DA l’anno 1880, descrisse assai bene una specie di cocciniglia dannosissima di agli alberi da frutta che chiamò Aspidiotus perniciosus (1) e ne assegnò ; za come patria la California. Prince William, Fairfax, Franklio, Bockineham: Pittsvlvan Est VIraIsia, — Ciltà : W tai Georgetown — Contee i Berkeleng. WASHINGTON. — E pan dovunque. Nei singoli Stati sono poi ciali leggi che ordinano, più che altro, i mezzi per combattere | "insetto dannoso. Di questa speciale legislazione, come ancora dei mezzi di lotta. usati in America ed altro-. ve, non crediamo sia il caso di riferire qui, trattandosi che per noi si deve solo conoscere l’insetto, i danni che esso produce, la estensione 0e- cupata ed i mezzi di proteggere il paese nostro dalla possibile invasione. 5. DIFFUSIONE DELLA AONIDIELLA PERNICIOSA IN RAPPORTO AL CLIMA. I signori Howard e Marlatt, tra i più valorosi entomologi ame- ricani, hanno fatto una osservazione ben degna di nota Mi circa alla diffasione della Aonidiella perniciosa in rapporto al clim Essi accennano ad alcune zone biologiche, quali iL dott. Hart (1) Yhe San José Scale, ete. (U. S. Dep. Agricot. Bull. n. 3, 1896, pag. 33. ali e I: COCCINIGLIE AMERICANE Merian le aveva definite, nelle quali particolari specie animali e vege- tali rispondono ad un dato clima, oltre al quale la vita loro è stenta e difficile. Essi così circoscrivono e definiscono queste zone nell’Ame- sica del Nord, cioè : 1° Zona tropicale, con aree limitate in Florida e nel Texas del Sud; 2° Zona australe inferiore e superiore, comprendente la mag- gior parte degli Stati Uniti; 3° Zona di transizione tra la precedente e quella borea/e del Canadà e del Nord. Ora, nel caso della Cocciniglia di San Josè, è da rilevarsi il fatto che, benchè per 6 o 7 anni sieno stati da vivai infetti mandate piante in regioni variatissime, dove pure sono frutteti molti, pure la coccini- glia si è stabilita solo nelle zone australi o vicino a queste. Gli autori sopralodati portano una ricca serie di osservazioni in proposito della Aonidiella in discorso. Convenuto adunque che nè nella zona tropicale, né in quella bo- reale e solo ai limiti di quella di transizione si trova la perniciosa cocciniglia, per conto nostro è ovvio fare un raffronto colle condizioni nostre di clima, in relazione a quelle dell'America del Nord, al di sotto della zona boreale. Dell’esame delle linee isotermiche ( si può vedere che la media temperatura annuale dell’ Europa, varia tra i 0 gr. (Capo Nord) ed i -20 gr. (Africa Nord, lungo le coste del Mediterraneo) e queste stesse medie comprendono quella parte di America settentrionale che è oc- clusa da una linea scorrente attraverso il Canadà, al disotto della pa d’ Hudson ed al nord della Columbia (0 gr.) ed una seconda (20 g che passa attraverso la Florida, pel le ed attraverso la California, tra la regione settentrionale e meridionale di quest’ ultimo Stato. La . zona però di transizione per l’ America del Nord, si trova appunto con una media annuale di 5 gr. secondo una linea la quale in Europa scorre attraverso la Russia, poco al di sotto di Mosca e di Pietroburgo, comprende l’estremo sud della Svezia e Norvegia, la Danimarca tutta e tutta l’ Inghilterra. Però, le medie temperature invernali dànno un risultato alquanto . diverso, poichè mentre la media di gr. 0 in gennaio, corre attraverso l’America del Nord presso a poco come quella di gr. 5 media annuale, invece per l'Europa esclude tutta la Russia al nord del Caucaso, e- -sclude gran parte della Ungheria, passa per Vienna e Berlino, comprende (2) Secondo il WorIkor, Die Klimate der Erde, Iena, 1887. A. BERLISE E G. LEONARDI 257 oltre a tutta l’ Europa, una maggior porzione dell’ Africa setten- trionale. 1 Nè troppo diversi, per quanto le linee isotermiche sieno più acci- dentate, sono i risultati che si hanno dall’ esame delle temperature medie in luglio. Dalle quali si vede che due linee, di cui una con temperatura media di 25 gr. passante attraverso il mezzo della zona ce 08 australe, cioò dove la cocciniglia fa meglio, ed un’altra di 15° che in America decorre ai limiti inferiori della boreale, comprendono in Eu- ropa lo spazio che acclude l'Irlanda e SI (esclusa la Scozia), tutta la Svezia, gran parte della Russia ed una linea che decorre attra- i verso il Mediterraneo, lungo le coste d’Africa, arno della Grecia 5 solo l’apice sud. er queste cifre, dato che solo i freddi invernali sieno condizioni atte ad infrenare la diffusione della Cocciniglia in discorso, ben si vede E tuttavia il pericolo per 1’ Europa, se altre ragioni, che non si possono di: certo prevedere, non pongano ostacolo, nel vecchio continente, alla diffusione della specie. È certo che corrono serio pericolo molte regioni i d'Europa, quali sarebbero l'Irlanda, l'Inghilterra, il sud della Russia, la Danimarca, la Germania occidentale, 1’ Austria occidentale, la Bosnia, Serbia, Rumenia, Bulgaria, Turchia, Grecia, Cipro, Candia, Italia, - Francia, Spagna ed il sud dell’Africa. VIII. Specie di Diaspiti italiani che possono essere ° confuse coll’ « Aonidiella perniciosa. » I Diaspiti sono tutti conformi fra di loro, per ciò che riguarda la presenza di un follicolo avvolgente quasi tutti gli stati dei due sessi. Ma per la forma di questo stesso scudo non sarà possibile con- fondere gli Aspidioti con quei Diaspiti a scudo allungato o decisa- - mente virgoliforme quali sono i Mytilaspis, ecc. Però fra le forme a scudo rotondo, colle spoglie larvale e ninfale disposte nel centro dello scudo, molte ve ne ha in Italia, le quali, ad occhio nudo, o dal sem- plice esame dello scudo, possono essere confuse colla cia perniciosa. la Danimarca e solo l’apice sud della Norvegia e inelude tutta V In- ghilterra. Ma la linea isotermica colla media di gr. 15 in gennaio, che in America, come nel'vecchio continente si protende poco al disotto di quella che nell’annata PEA una media di 20 gr., comprende: Losi 5 .258 COCCINIGLIE AMERICANE Per riconoscere esattamente la specie è d’uopo ricorrere all'esame delle femmine adulte e più specialmente a quello della armatura del pigidio. Si è già detto che nè le larve, nè tutte le forme della serie lip. 99°. Fig. 40°. Mytilaspis citricola Pack. Chrysomphalus Ficus Riley. mascolina possono aiutare seriamente al riconoscimento della specie quale essa si sia, ed ancora che a questa regola neppure la Aonidie/la perniciosa ta eccezione. Fig. 41°. Fig. 42°, Aspidiotus Hederae Vall. Aonidiella Aurantii. Mask. Ma i caratteri presentati dall’ultimo segmento della femmina a- dulta, per quanto minuti e di ricerca paziente, sono però di assoluta NT ; A. BERLESE E G. LEONARDI 259 sicurezza, per distinguere fra di loro le specie affini e così ancora la Aonidiella in discorso dagli altri Diaspiti, a cui occhio nudo puo avvicinarla, dietro il solo esame dello scudo suo. Preparata adunque una femmina, già rischiarata a mezzo dell’acido acetico, nel modo anzidetto, si potrà tosto riconoscere : l° Lungo l’orlo del pigidio se o meno esistono pettini veramente laciniati o denticulati, disposti tra le palette ed oltre a queste ; 2° Se questi pettini si trovano sull’orlo del pigidio, SANS: anche sull’orlo laterale degii ultimi segmenti che precedono il pigidio : 3° Se, dal lato ventrale, la femmina presenta attorno alla vul- a (1) i dischi ciripari disposti in gruppi : 4° Se ai lati delle palette si vedono, prolungate all’ interno, ap- pendici clavate, chitinose e lunghette, dirette pressochè parallelamente all’asse longitudinale del corpo e tutte di un giallo intenso, le quali | sono le parafisi (2). Dall’esame dei caratteri secondo il N. 2 si vedrà se si tratti di Partatoriae oppure di Aspidioti e ciò secondo le tabelle disposte in principio del presente lavoro. Infatti, la Parlatoria calianthina ha uno scudo orbicolare simile a quello della Aonidiela perniciosa, sebbene la parte sericea sia nella rima specie alquanto più chiara. La detta Parlatoria si trova molto frequente, oltrechè su molti altri alberi, ct su parecchi da frutto ed ancora sulle frutta stesse, in tutta Ita In seguito all'esame dei caratteri, secon ta il N. 1, si potrà rico- | moscere se si tratta di Diaspides (Chyonaspis, Diaspis, ecc.) giacchè la Diaspîs rosae è è frequente sulla Rosa e sui CO ecc. la D. ostrae- formis è comune sui peri, meli, peschi, . Infine, se mancano veramente nella pie adulta i dischi ci- ripari, saremo certi che non si tratterà già di un Aspidiotus, nel senso stretto dato ora al genere, poichè questi hanno appunto quattro o cin- que gruppi di dischi ciripari, di cui le Aonidielle e quindi anche la (1) Siccome le Aonidiella non hanno dischi ciripari, così sarà bene assicu- | pertura rotonda, con orli chitinosi di l’ano), nel qual caso si tratta vera- | mente di femmina adulta. Tanto meglio se nel corpo si vedono uova. i (2) Possono essere confuse colle filiere sericipare, cioè coi tubuli di sca- rico chitinosi di queste pai che negli Aspidioti sono assai lunghi. Per | le differenze, del resto cospicue a chi abbia pratica di questi organi, vedi A. BeRLESE, Cocciniglie italiane viventi sugli agrumi - Diaspiti. COCCINIGLIE AMERICANE A. perniciosa mancano affatto. Questo perchè alcuni etegirssle come lA. Hederae, è comunissimo sopra uno stragrande numero di piante ed in ogni sua parte richiama strettamente la Aomidiella da itosrcanil remo così certi che, per le esclusioni soprariferite, i sieno verificate, i nostri esemplari appartengono ai generi Aonidiella Aspidites i quali differiscono per i caratteri esposti al N. 4, Gioò be la presenza o mancanza delle parafisi, le quali sono lunghetto nelle Aonidiella e così pure nella A. perniciosa e brevissime, DISSI nulle, negli Aspidites. ‘esame scrupoloso poi del pigidio, con tutte le accidentalità sue, farà bene riconoscere la Aonidiella perniciosa di fronte alle congeneri che pure sono in Italia, come di fronte a tutte le altre specie, sia del genere Aspidites che Aspidiotus (s. s.), ecc. Ecco perche qui sembra del caso disporre le figure e brevi diagnosi dei pigidii delle specie no-, strali, appartenenti, a generi diversi, le quali possono confondersi, a prima vista, colla Aomidiella perniciosa, di cui si teme, a ragione, la presenza, anche perchè occorrono sulle piante stesse, più che altro da frutto, sulle quali è da ricercarsi la specie esotica. 1. — PARLATORIA CALIANTHINA Ber/ese e Leonardi A. BerLEsE e G. LEONARDI, Diagn. Coccin. nuove (Riv. Pat. veg., 1895,. pag. 546). — CocEssLI, Check-list of the Coccidae. (Bull. of. the Illinois State Labor. of Nal. Hist., Urbana. Illinois, vol. IV, 1896), pag. 335. i di un colore violetto intenso, bellissimo. Pigidio (fig. 43) n con pettini e palette come nelle altre specie del genere. Dischi ciripari. | attorno alla vulva in numero grande, disposti in cinque gruppi, di cui due in ciascun lato della vulva ed uno anteriore, cioè gli anti- | colaterali 11-23 ; î peste latenti 11-20 : quelli del gruppo anderiore ; in i numero vario fino a _ Polticolo della femmina tanclegg AL RIV DI PAT VEG VOL VIL ” - Firenze bt 4 Auffee è Bozza 9 lrocell = L. TAV RIV DI PAT VEG VOL.VII 13 ARIE, LE, 4 PBuffa del ABerlese bt End I nb PBaffa dl ri. disc surginie 1 @ DAI TRAN ‘RIV.DI PAT. VEG ANNO VIL s! ABerlese Lth. PBaffia del (1 DB ER nse LUA. Apo RIV.DI PAT.VEG. VOLI... da i TAV. IX. 925 If i | f ; } l6eD 6 VA, a: Col G0° / be d 3 ARR fr SH i i A ABerlese lit PBolfi del RIV DI PAT VEG ANNO VII. SE SEL "TAV. X. 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» 282 A. Berlese. Gli acari agrari (Continuazione). . . ..... >» 3812 Rassegne di lavori di Entomologia agraria. . . . ...... >» 845 Rassegne di lavori di Botanica applicata . . ... ...... >» 587 LITOGRAFIA DEI RICORDI DI ARCHITETTURA di A. RUFFONI Litografo Gel R. Istituto di Studi Superiori e di Perfezionamento di Firenze Laboratorio apposito, con l’ opera di provetti disegnatori e litogra- fi per la riproduzione dei disegni in nero e a più colori per pubblica zioni d’ indole scientifica ed artistica. Officina di incisione chimica a riproduzione diretta dai disegni. F'irenze, Piazza S. Croce N. 20. Deposito delle pubblicazioni dei Proff. Antonio ed Augusto Berlese e dei loro assistenti. LL" = n sci i; : A; BRR "Ri 201 Di * Fig. 43 Pigidio di femmina adulta di Par/atoria calianthina. dorlo, Pesco, Ramnus, ecc. 2. — Draspis ostraEFORMIS (Curtis) Sign. Agr. Wash., 1880, p. 311, fig. 4, tav. XV. Fig. 44 Ultimo segmento addominale, dal ventre, di femmina adulta di Diaspis ostraeformis. : larvali olivaceo-foschi : quasi rotondo od appena orale ; ‘ombiticato È comune su molte piante, quali la Rosa, Pero, Melo, Man- Curmis (Ruricola) — Gardiner’'s Chronicle, 1843, p. 803 (Aspidiotus ostraeformis); — Ficht, Annual Report N. Y. State Agr. Soc. . 1856, p. 426, (Aspidiotus communis); — Comstock, Rep. Dep. Femmina gialla ochracea. Pigidio (senza pettini con soli peli fi- liere cilindrici 0 ricurvi all'apice a guisa di uncino), con due paia | COCCINIGLIE AMERICANE & di palette medianme, fra le quali non è interposto pettine alcuno ; D quelle del 2° e 3° paio poco visibili, appuntite, tra le quali esistono due peli filiere. Altri peli filiere runcati stanno, @ a regolari intervalli, sull’ orlo del pigidio, dopo la o la ed ancora sui lobi del penultimo segmento (figg. 44. e Pigidio di Diaspis ostraeformis, femmina adulta. Dischi ciîripori disposti in cinque gruppi, dei quali i postero- laterali sono formati di 8-9 dischi, gli antero-laterati di 12- 14 e l’unico eri anteriore di circa 8-9 dischi. sie è frequentissima sui peri, meli, peschi, ecc., dove fa ni notevoli, ma difficilmente visibili, in tutte le accidentalità sa della corteccia dei rami maggiori e tronchi. Non ci è occorso mai di ve- dere peri o meli abbastanza avanzati in età che non fossero attaccati — da questa cocciniglia. 3. — ASPIDIOTUS HEDERAE (Vallot) Sign. tar SA doda. Dijon, 1829 (Chermes Hedernae) — BovcaÈ, i, Scrum pes Ins., 1833-52 (Aspidiotus N. erti) — Costa, Faun. No). 21, 2 tav. 6, fig. 6-13 (Diaspis obliquus) — Boispuvar, Entom. hor- tic. 1867 (Chermes Ericae, Aloes, Camelliae, Epidendri, Neri, Cyca- s Zu _ Tareroni-TozzettI, Studi sulle Coccin. 1867 (Diaspis. Bou- chei) — Inex, Catalogo (1868) Lair Bouchei, denticulatus, vil- losus, affinis) - cari Sicsorer, Am. Soc. Ent. Ligrosi 1868 (spidioluè A. BERLESE E G. LEONARDI 263 Budileiae, Epidendri) — Ipew, Essai sur es Cochenilles, 1896 (Aspîd. affinis, Aloes, Budleiae, Ceratoniae, cycadicoia, Epidendri, Ericae, Genislae, Gnidii, Hederae, Ilicis, Nerii, Myriciniae, Limoni, pata rum, Ulicis, villosus, Vriesciae, Lentisci, Mirsinae) — Covre, Estu- dios sobre algunos insectos de la familia de los Coccidos, 1881 (Aspid. Ceratoniae, Corinocarpi) — Inv, Nueros estudios sobre algunos in- «sectos de la familia des los Coccidos, 1882 (Aspid. Oleastri) — Com- stock, Second Report, 1883, (Aspid., Nerti, affinis Aloes, Budteiae,' Ceratoniae, cycadicota, dentliculoatus, Epidendri, Ilicis, Ericae, Geni- stae, Gnidti, Hederae, Mirsinae, Limoni, Lenlisci, palmarum, villo- sus, Vrisciae) — Tarcioxi-TozzettI, Annati di agricoltura, 18S4 (Aspid. Nerti, Bouchei, Ceratoniae. Limoni, Oleae, villosus). — MASskELL, Fine. N. Z. Inst., 1884 (Aspid., carpodeti, Epidendri) — Pexzis, Studi botanici sugli agrumi, \SST (Aspid. Nerii) — Taacioxi-Tozzetti, Annali di agricoltura, 1888 (Aspîid. Nerii, Ilicis, Limoni) — MASKELL, Trans, N. Z. Insl., 1894 (Aspid. Budleiae, Carpodeti, Epidendri, Nerii) — CockereLi, A. Check-List of african Coccidae, Psyche, 1894 (Aspid. Lentisci) — Inen, Notes on some Trinidad Coccidoe, 1894 (Aspid. Nerîi) — Ipew, A. Check tist of Neartic Coccidae, 1894 (Aspid. Nerîi) — DougLas, Notes on some British Coccidae, 1896 (Aspid. Nertî) — BerLese, Le cocciniglie italiane viventi sugli agrumi, 1896 (Aspid. Limoni) — BerLese e Lroxarpi, Chermotheca italica. 1896 {Aspid. Neri) — CockereLL, The San Josè Scale and its nearest allies, 1897 (Aspid. Nerii, palmarwm, Epidendri, Ericae, Alves, cycadicota, denticulatus, affinis, Budleiae, Ceratoniae, Gnidii, Mirsinae, Lentisci, Carpodeti, Oleae). Femina. — Corpo obovato obpiriforme, discoidale. rotondato an- teriormente, acuto di dietro. Gli orli del corpo sono provvedauti di scarsi e brevi peli, facilmente caduchi. Il pigidio (fig. 46) è ampio, conico, arcuato all’ indietro. Vi sono tre paia di palette, il primo, mediano più robusto, di color ocra tosco, mostra ciascuna paletta un’ incisione in ogni lato. Un secondo paio, esterno a i a con le palette un poco più ristrette delle mediane, aventi un’ unica incisione al lato esterno; un terzo paio di palette, | meno colorate delle altre e meno sviluppate, acute, Mai con una + sola impressione, anche questa al lato esterno. Quanto a i pettini ve ne hanno due fra le palette mediane, con orlo alle estremità dentellato ; due più lunghi, situati nello spazio compreso fra la paletta mediana © quella del secondo paio, incisi come i primi, tre compresi fra le pa- lette del secondo e terzo paio, con il solo orlo interno integro, sei 0 264 COCCINIGLIE AMERICANE ETC. sette al di là dell’ ultima paletta, decrescenti in dimensioni, aventi solo L'orlo interno liscio, mentre gli altri sono profondamente seghettati. Il resto dell’ orlo del pigidio è appena ondulato e finamente dentellato. Fig. 46 Pigidio di Aspidiotus Hederae, femmina adulta. Attorno alla vulva vi sono quattro gruppi di dischi ciripari, così disposti : S_- 9 è — 6° Dimensioni se sica ovigera : Lunghezza 1 Larghezza 1300 Colore giallo paglierino o giallo di zolfo. Follicolo femminile piatto, circolare, di color giallo terreo più o meno pallido, con le spoglie larvali al centro o leggermente eccen- triche. Porzione superiore dello scudo san appena convessa, por- zione ventrale esilissima, di color bianc Diametro del follicolo da 2000 p a 2200 w. Spoglie larvali colo- rate in giallo rossastro, coperte, in origine, da escrezioni biancastre ? spoglia larvale 380 4 per 300 u : spoglia ninfale 750 4 per 620 #. maschile : bianchissimo, ovale, delicatissimo, traspa- Follicolo rente, molto schiacciato, con spoglia larvale giallsstra. Dimensione: Lunghezza 1400 #; Larghezza 900 &:; Habitat. — Fra i Diaspiti è questa la specie più diffusa. Fu rae- colto, sia in Africa, Europa, America, ecc., sopra un grandissimo DUr «mero di piante le più disparate. A. BERLESE E G. LEONARDI 265 4. — AovxipreLLa Avuranti (Maskell), Berlese e Leonardi. MaskeLL, N. Z. Trans, 1878 (Aspid. aurantiî) — Covsrock, The Cunadian Batomologist (Aspid. citri) — Inem, Report U. S. Dep. Agric., 1880 (Aspid. aurantii) — MaskeLi, N. Z. Trans., 1881 (Aspid. aurantity — GeNxxADIUS, su” une nouvelle espéce de Cochenille du gen- re « Aspidiotus » 1881 socia coccineus) — Cowxsrock, Second Re- port, 1883 (Aspid. aurantiî) — Tarroxi-Tozzerti, Annali di agric., 1881 (Aonidia Gennadii). Ipem, Ibidem, 1884 (Aonidia auranti) — MaskeLr, N. Z. Trans, 1883 (Aspid. aurantii) — Husparp, Insect affecting the Orange, 1885 (Aspid. aurantii) — MaskeLL, Scale in- .sect of N. Z., 1887 (Aspid. aurantiî) — Prxzio, Studi botan. sugli agrumi, 1889 (Aonidia Gennadii) — KorBrLe, Report of the. Fluted «scale of the Orange and its nat. Enemies în Australia, 1890 lago: avurantii — RiLey et Howarp, /rsect. life, Royal Garden Rew., 1891 {Aspid. aurantiî) — MaskeLL, N. Z. Trans, 1891 (Aspid. patata — Ipex, Ibidem, 1892 (Aspid. aurantiî) — Inew, Ibidem, 1894 (Aspid. aurantiij — BerLese e LeoxarpI, Le cocciniglie italiane, 1896 (Aoni- diella aurantii) — GrEeEN, The Coccidae of Ceylan, 1896 (Aspid. au- rantii) — Green, The Coccidae of Ceylan, 1896 (Aspid. aurantii — A. Berkuese e G. LEONARDI, stia Italica, fasc. I, (Aonidiella Au- rantii) — CockerELL, The San ast Scale and ils nearest allies, 1897 (Aonidiella aurantii) — Leo , Generi e specie di Diaspiti — Saggio di sistematica degli ia "1897 cli Aurantii). Fig. 47 Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aonidiella Aurantii. Femina. — La forma del corpo è variabilissima, in generale può essere obovato — clavata e ciò si ha quando l’animale è disteso e le e | COCCINIGLIE AMERICANE ETC. uova nel suo interno sono lontane dall’ esser mature, o è di forma semilunare, per essersi ritirati i segmenti addominali e perl’ ampiezza assunta dalla regione cefalotoracica. Il pigidio (fig. 47), presenta tre paia di palette bene sviluppate, le prime due paia con incisione ad ambo i lati : il terzo paio, invece, con una sola incisione e questa al lato esterno. Circa ai pettini dirò che ve ne sono due fra il paio mediano di palette e quelle del secondo paio, tre fra quest’ ultima e quella del terzo paio,.al di là di questi sono ancora quattro pettini, come i pre- cedenti bene sviluppati, e tutti, come quelli, ramificati solo al lato esterno : fanno eccezione a questa regola i pettini di mezzo che hanno inciso solo il lato anteriore, mentre i laterali sono integri. Paratisi in numero di dieci, due per ciascuna paletta del primo e secondo paio e una per ognuna di quelle del terzo paio, delle quali le maggiori misu- rano circa 30 «. Peli semplici poco numerosi. Il resto dell’ orlo del pigidio rialzato in mediocri creste chitinose. I segmenti dell’ addome sono lateralmente prodotti in lobi molto pronunciati e provvisti al loro estremo di tre denti acuti, di cui il più vicino al pigidio è il mene prominente. Al dorso dell’ ultimo segmento si trovano le quattro cal- losità DE distinte. Colore giallo arancio. molto carico. imensioni sono assai variate na del corpo di una temimdina. circa 12 0 p; Larghezza 1550 L. Folticolo femminile. - - Di forma ovale, più largo nel senso tra- sverso che nel longitudinale. Colore giallo terreo, con una macchia centrale rossastra, data dall’ epidermide dorsale della femmina giunta al suo massimo sviluppo che va ad attaccarsi "e pagina superiore del follicolo. La femmina, essendo colorata intensamente di rosso badio- cinnabarino si lascia intravedere per a ll foglietto ventrale del follicolo non resta, come nel maggior numero delle specie, aderente del tutto all'organo su cui appoggia, ma si stacca 5 talora, diver- |_°‘’samente, solo la parte centrale vi rimane appiccicata, mentre il rima- a nente, in forma di più o meno cospicui frammenti, resta na al follicolo. da Dimensioni del follicolo : Lunghezza 1700 pi Larghezza 2500 & : Spoglia ninfale 80) w per 400 w. Follicolo inaschile. — Decisamente ovale, però più lungo che largo, con colore simile a quello della fornai solo più pallido. Se | glie larvali verso un’ estremità. A. BERLESE E 6. LEONARDI 267 Dimensioni Lunghezza 1400 w Larghezza 700 p. Habitat. — In Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Sandwich Islands Samoa, Tonga, Nuova Caledonia, Spagna, Grecia, ecc., sul Citrus. In Italia fu raccolta questa specie tanto nel Napoletano, che nell’ Avellinese sopra una specie di 7axus IX. Proposte di provvedimenti per impedire lo ingresso alle cocciniglie esotiche temute, nel nostro paese. Fortunatamente, per ora, |’ Italia si trova ancora a poter pensare ai mezzi per prevenire |’ ingresso delle temute cocciniglie nella penisola e nelle isole. Per verità si deve però confessare che noi non sappiamo affatto uesto ingresso possa essere avvenuto e le specie di cui si teme a la presenza qui, non siano già entro i nostri confini. nfatti si è sempre veduto che le forme più dannose e dalle quali poi si sono lamentati i maggiori guai all’agricoltura, sono arrivate in nuove regioni, importate con piante, da parte di coloro che hanno vi- vai e giardini d’orticoltura, colla maggior possibile raccolta di forme esotiche. Su queste appunto entrano gli insetti forestieri. È meno facile questo desiderio di novità e meno diffuso fra gli agricoltori od ha i suo compimento quasi Sprpre mediatamente, per via degli stabili- menti anzidetti. Si è già più volte citato l’ esempio recente del Digione Ficus che in Florida, sugli agrumi, produce danni grandissimi e € qui si è trovato nell’ Orto dei Semplici a Firenze, cioè nel cu Botanico del R. Istituto di Studi superiori, assai diffuso su due piante di serra la Ar/abothris odoratissima e la Ruppetia grata e che tra- sportato a Portici e coltivato in serra chiusa, sugli agrumi, si è mo- sfrato come una delle specie più invadenti e pericolose a queste piante. Ora chi può affermare che su Acacie od altre piante, giacchè sono in così grande numero quelle su cui vive la Zcerya Pur È, non sia già questo insetto stato importato presso di noi, o con piante varie non sia venuto | Aspidiotus perniciosus? Il non sentirne parlare attualmente, nè averne lamenti da parte di chicchessia non è prova 268 COCCINIGLIE AMERICANE ETC. sufficiente che le specie, di cui si teme la presenza, non gna qui, poichè il tempo di incubazione, diremo così, del malanno, è È uopo vi sia, per quanto grande possa essere l’attività della specie e d'altronde è notorio che i lamenti, da parte di CO per malanni nuovi, qui da noi vengono tardivamente, anche se non così tardi come per la California si è visto, dove dal 1868, data Ù importazione, bisogna sa- lire al 1880 ed oltre, per aver notizie delle prime lagnanze. Inoltre, un altro fatto di importanza capitale si affaccia subito all’ entomologo che ha pratica di questi insetti e su quello che qui si esporrà è bene che chiunque ha interesse al buono stato dell’agricoltura nostra porga orec- chio. Noi abbiarao segnato e ricordato molte altre forme di cocciniglie esotiche le quali possono essere qui importate da paesi esteri dove vi- vono su piante da frutto, con danno, colà, mediocre. Ora questo essere altrove poco dannoso non deve far credere per nulla che altrettanto poco nocive debbano essere qui. Gli esempi di specie parassite, in al- tre regioni con effetto dannoso trascurabile ed in altre, invece, diverse dal loro luogo di origine, seriamente pericolose, sono molto ovvii e basterebbe citare quello comune della tillossera, che in America, sua patria, è trascurata come merita il suo interesse pratico, ed in Europa, invece, è micidiale alle viti. Ma per non uscire dal campo delle coc- ciniglie, nè tampoco da quello geografico dell’ Europa, io citerò altri esempi degni di nota. In Grecia vi ha sugli agrumi l’.Aonidiela Aurantii od Aspidio- tus Aurantii degli autori e reca danni intensi ed è considerata come uno dei più gravi flagelli di queste preziose piante. Orbene, noi, qui in Italia, abbiamo appunto la medesima specie e vive sui Zaxus, ma non è mai riuscito a noi di farla attecchire sugli agrumi. Anzi dirò che neppure da pianta a pianta di Taxus ci è stato possibile diffondere la specie in dircorso. Eppure, oltre che in Grecia, ancora in America ed Australia essa è considerata come uno dei più grossi, se non il più grosso malanno, nel campo entomologico, delle Auranziacee. L’Aspidiotus Hederae o Nerii che dire si voglia è tra i più dannosi agli agrumi in Sicilia e regioni più meridionali della penisola, ma, nel resto d’ Italia, sebbene sia comunissimo su grandissimo nu- mero di piante e sul Nerzu: ancora intensamente, pure non attacca gli agrumi affatto od in misura insignificante, In America, la Par/atoria Pergandi è annoverata fra le più dannose agli agrumi, specialmente in Florida. Qui la stessa specie si va, ma assai scarsa ed attacca le Camelie, solo qualche raro esem- pose si può raccogliere ancora sulle Auranziacee, ma non si è mai A. BERLESE E G. LEONARDI 269 veduto che acquisti, la specie, sugli agrumi, colla diffusione intensa, carattere di vero e proprio malanno, meritevole di considérazione. Nella nostra serra noi abbiamo allevato più volte la Pulrinaria camelicola avuta su piante di Camelia e di Eronymus japonica, ma non ci è mai riescito di pae attecchire la specie sulle dette piante, mentre, invece, essa è riuscita ad invadere, con incredibile intensità, tanto da farla perire in breve ora, una pianta di Podocarpus elongata, esistente nella serra stessa. Molti e molti altri Do conformi si potrebbero citare, coi quali si dovrebbe concludere che noi dobbiamo temere per tutte le cocciri- glie esotiche enumerate nel prioni scritto, e quanto alla misura di questa temenza, a nostro credere, essa dov rebbe essere per tutte poco dissimile, poichè è possibilissimo che da noi sia per mostrarsi assai più dannosa dell’ Aspidiotus perniciosus, ad esempio, qualcun’ altra di quelle specie di coccidei che in America fanno danni Do piante da frutto eci ln n minori dell’ Aspidiotus anzidet o queste considerazioni e quanto sopra si è gere circa la na che le forme temute al presente sieno già in Italia nei giar- dini d’acclimatazione di orticoltura, nei vivai, ecc., è ovvio ritenere che i provvedimenti intesi a difendere la nostra frutticultura contro la minaccia, debbono essere di due specie, l’uno inteso ad ostacolare l’in- gresso delle cocciniglie anzidette da altre regioni a noi, nella supposi- zione che ancora in Italia non sieno giunte, l’altro per assicurarci che non sono nel nostro paese ed ancora per conoscere quali forme esotiche esistono vu importate ormai. o alla prima serie di proposte, noi riteniamo che sarebbe del caso una immediata visita estesa a tutti gli orti botanici, a tutti i vivai o giardini d’orticultura, ecc., e fatta, questa, da persona che co- nosca gli insetti in discorso, si rediga un elenco delle specie di coc- ciniglie incontrate e dove ed in quali circostanze e si tenga presente per i provvedimenti del caso. Noi abbiamo troppa pratica dell’effetto che si ottiene incaricando i proprietari e direttori stessi dei vivai, giardini di orticultura, ecc., di ispezioni sulle loro piante ; questo effetto è pressochè nullo e non si raggiunge mai, nemmeno a gran pezza, l’ intento di sapere qualche cosa od avere qualche notizia circa lo stato delle piante. D'altronde è l’occhio dello specialista quello che si richiede e che sa scoprire facil- mente il malanno, per quanto bene nascosto : nè dietro a sè, purchè concorra la dovuta diligenza, lascia alcunchè di inesplorate od inco- gnito, a punto di vista delle sue ricerche. Si potrà obbiettare che tutto ciò importa spesa e disagio, non 270 COCCINIGLIE AMERICANE ETC. che altre difficoltà. Noi intanto osserviamo che se questa difesa del paese nostro si vuole realmente fare, allora è necessario sia fatta bene, perchè l’impedire 1’ ingresso oggi alle piante o parti di pianta sospette, quando si può avere già in casa il nemico, è totalmente fuori di ogni utilità e saggio consiglio, e d’altronde il lasciate inesplorati tanti cen- tri di acclimatazione di piante estere, ma ancora di insetti esteri per- niciosissimi, sarebbe grandissima mancanza di prudenza. e proposte in altro ordine di idee, cioè intese a difendere il paese dalla invasione possibile futura devono essere considerate alla stregua di alcuni fatti di importanza capitale che noi riportiamo qui, disponendoli in ordine ad ognuna delle due specie più interessanti ora, ‘ma che converranno ancora alle altre qui accennate. La Icerya Purchasi non alberga sulle frutta delle Auranziacee nè forse su altre frutta delle piante che invade. Non può quindi essere importata che su piante o parti di piante. Ma l’Aspidiotus od Aonidiella perniciosa, come meglio va detta, $i può trovare così bene sulle parti verdi della pianta, come sui rami, come sulle frutta, e noi abbiamo già mostrato il disegno di una pera attaccata dal detto parassita. Sulle frutta però la ricerca di questo mi- nuto organismo è assai difficile, anche quando esso sia adulto, se si nasconda all’ombilico od intorno al pieciuolo delle frutta od altrove, bene riparato, come sempre si ingegna di fare. Anzi, frutta che sem- brano affatto monde di qualsiasi insetto parassita in tutta Ja loro super- ficie più manifesta, si vedono poi albergare, all'esame attento e minuto, talora, alien cocciniglie annidate nei punti più nascosti anzidetti. Ora, 1’ impedire 1’ importazione delle piante per permettere intanto quella delle frutta è un mettersi al rischio di fare opera vana affatto, anche quando si permetta l’entrata delle frutta, previo esame dello i; specialista, poichè senza una diligenza estrema non si può essere certi | della immunità delle frutta stesse e non sempre neppure con questa. D'altronde è un commettere troppa fiducia e troppa responsabilità ad una persona e la salute ancora delle piante del paese alla diligenza od all’ occhio di un individuo, che se tradisse, per incuria od inscienza 0 | caso avverso, questa fiducia, se ne potrebbero avere così danni gravis- simi, non ostante tutte le cure e le spese avate per impedire, coscien- ziosamente, altrove, l’ ingresso agli insetti temuti. ‘ Sembra quindi del caso che non solo per le piante, o parti di pianta ma ancora per le frutta si debba negare | importazione in - pe Da ui dei a Vial piante si dovrà negare Haro presso di noi? Si è 3 già visto che per |’ aa Harpe piante sono al caso, e oltre a quelle A. BERLESE E G. LEONARDI 271 che sì sono indicate nella circolare del Governo Portoghese, altre si trovano citate nei lavori di entomologi Americani e Australiani, come ad es., il Melagrano, Mela cotogna, Noce, e da noi, nella serra nostra si è l’ insetto diffuso bene sul!’ Edera, e sull’ Evonimo del Giappone. Quanto alla Monidie!la perniciosa, il numero delle piante su cui essa vive è, oltre al pero che le è più gradito, notevolissimo e ne abbiamo” dato già l’ elenco. Ora, tutto sommato, noi abbiamo dinanzi un grandissimo numero di piante di cui riesce sommamente pericolosa l’ importazione e, quanto alle frutta, le mele, pere e prugne, ecc., sono da mettersi nel novero. Ma l importazione stessa potre rebbe in seguito essere (REL quando si avessero, nei porti ed alle dogane, nei punti cioè di dove entrano le merci forestiere del nostro paese, convenienti nat disin- fezione, da essere sicuri che assieme alle parti vegetali importate non passano insetti od uova loro, viventi. Questi mezzi di disinfezione non sì devono ricercare in soluzioni insetticide le quali hanno troppo dubbio effetto sulle cocciniglie, poichè sempre qualche individuo riesce a sal- varsi e d'altronde male sî presterebbero al caso attuale, mentre avreb- bero un grave effetto sulla vita delle piante e sulle frutta recherebbero quasi sicuramente qualche deturpazione. È d’ uopo ricorrere a sostanze aeriformi le quali abbiano un deciso potere insetticida, senza troppo grave pericolo per le piante. Già da tempo il Koénig proponeva Lia dell'acido cianidrico in’ ambiente chiuso, per la disinfezione delle vit Senonchè, applicando |’ esperimento hg cocciniglie, il professore” Franceschini trovò che, su gelsi rimasti per 45 minuti in aria inqui- nata dai micidialissimi vapori, molte Diaspîs pentagona erano soprav- vissute. D'altronde Vuso della velenosissima sostanza non è consiglia» bile, per il grande pericolo che presenta, nè potrebbe essere alla mano di TE “arse orveduto. a sostituire l’acido cianidrico coi vapori di sol- DR di Gini. e si devono al prof. Franceschini sopralodato le pri- e prove in questo senso ed i dati che se ne hanno, ristretti però ai da, ed alla Diaspis pentagona (1). I risultati finali si possono riassumere nella seguente tabella, e tutti hanno dato mortalità completa delle Diaspîs con effetto nullo o trascurabile sulla salute delle piante. (1) FraxcescHINI, Esperimenti per combattere la « Diaspis penta- gona » - Bollettino Notizie agrarie. 1894, ) Ipem, Esperimenti per combattere la « Diaspis pentagona » Xi, 1895. «SIT COCCINIGLIE AMERICANE ETC. Grammi 120 di CS? per me., con un trattamento durato ore 15 0 id id. » È ta; id. : ) Id. 180 id. id. > 5 dd, 300 id. id. è CD vu risultati sono un vero acquisto alla pratica delle disinfezioni. prof. Franceschini ha fatto costrurre per le sne sperienze un ui apparecchio, forse di soverchio complicato e costoso, almeno per trovare larga applicazione, integralmente, nella pratica, ma certo conveniente per esperimenti rigorosi. Anche varie prove analoghe, da noi qui fatte, con maggior semplicità di mezzi, su piante viventi al- l’aperto ed in vaso, hanno a noi dimostrato chiaramente che si può ben trovare un limite entro il quale stanno egualmente bene la morte delle cocciniglie colla salute o danno trascurabile delle piante. Ma queste prove che si hanno per un limitato numero di piante e limitatissimo di cocciniglie, possono, tutto al più, mostrare la via da ciega o caso della Aonidiella perniciosa e della Icerya Purchasi, ma no rono dato nessuno preciso da applicarsi a queste specie. Non consoneno forse introdurre qui, per fare queste prove, la Aonidiela rniciosa vivente, si può intanto sperimentare la resistenza delle piante ifnto dalto insetto e di quelle molte che più attacca ! Icerya, per riconoscere il limite massimo a cui si può giungere di concentrazione dei vapori di solfuro di carbonio in ambiente chiuso, senza danno del- le piante, ed inoltre, sperimentando su grande numero di cocciniglie affini alla Aonidiella, delle quali qui molte sono ed ancora affini alla Icerya, si può rinvenire il limite opportuno di densità dei vapori per ottenere la morte di tutti, sicuramente, gli insetti e delle uova loro. Per le frutta, si comprende subito che si può innalzare assai il limite di solfuro di carbonio, tino ad essere sicuri di certa morte degli insetti che potessero esservi sopra annidati, poichè per le frutta non si deve pensare al pericolo di danno alla salute loro, da parte del solfuro di carbonio. Cotali camere di disinfezione da lsblicani: del resto, su tipo più semplice di quello proposto dal prof. Franceschini, dovrebbero es- sere pronte nei porti e nelle dogane di dove entra a noi la merce dal di fuori, e quando si tratti di piante o frutta si dovrebbe sempre pro- cedere alla disinfezione, secondo le norme ed i dati da rinvenirsi colle ricerche sopraindicate. icapitolando, noi crediamo del caso ed urgente per la prote- zione della nostra frutticultara ed agrumicultura i seguenti provve- .dimenti : i l° Esame di tutti gli stabilimenti di orticultara e frutticultura, A. BERLESE E G. LEONARDI 273 giardini di acclimatazione, orti botanici, ecc. del Regno, e ricognizione” esatta delle specie di Coccidei che albergan 2° Divieto di importazione dagli Stati Uniti e dal Portogallo di piante e frutta. 3° Costruzione gi camere per la disinfezione delle piante e frutta, presso i porti e le dog 4° Studio delle ce condizioni per ottenere la sicura disin- fezione delle piante ©. mezzo dei vapori di solfuro di carbonio senza danno spice piante stes ehte che il o provvedimento, che è anche il più grave, viene ad essere abrogato, quando sieno pronte le camere di disinfezione e si conoscano bene le pratiche e le misure da seguirsi per la disinfezione stessa. Noi non ci nascondiamo la gravità dei provvedimenti da pren- dersi e proposti (1), Rav di quello secondo, ma conosciamo ancora bene e ci siamo sforzati di mostrare, del nostro meglio, la gra- vità dei malanni che minacciano | agricoltura nostra e specialmente l’agrumicultura, la quale, se occupata da questo nuovo malanno, po- vera come ormai è, dovrebbe senza dubbio essere totalmente abban- donata nel nostro paese, e questo non è avvertimento esagerato, ma voce di sicura coscienza, da parte di chi, per anni parecchi, ha stu- diato la vita e l’attività delle cocciniglie, e l'Zcerya, in particolare, ha veduto attentamente all’opera, e questa è tale che spaventa ogni più sicuro animo, per quanto agguerrito dalla cognizione d’altri danni che pure le cocciniglie fanno. uguriamoci, pel benessere della agricoltura nostra, che queste nostre modeste voci non sieno invano. Portici, dal Laboratorio di entomologia agraria, 25 marzo 1898. AxTONIO BERLESE. Gustavo LEONARDI. ) Del resto il primo e secondo di questi provvedimenti sono già stati 500% tav d’ Italia, secondo decreti dei quali è forse bene tener parola in altra circostanza, quando si debba dire della legislazione provocata dalle due cocciniglie, non solo in America, ma ancora in Europa; nel primo caso’ per ordinare la distruzione degli insetti dannosi, nel secondo caso per im- pedirne l’ ingresso negli Stati immuni. UN'AFFEZIONE PARASSITARIA ‘DEL FILUGELLO, NON DESCRITTA ANCORA CRFAMLTXI) Mando fuori queste brevi note, sebbene ancora molto incomplete, perchè l’interesse dell’ argomento induca anche altri osservatori compe- .tenti a estenderle o a correggerle, in tempo utile, ora che una nuova DARDEAA serica sta per iniziarsi. Occupandomi di certe indagini anatomiche sul filugello, la mia attenzione rimase colpita da una serie di fette microscopiche che pre- .sentavano anche a leggero ingrandimento un aspetto ben strano, e af fatto diverso dall’ ordinario. Si trattava di una crisalide appena sbuc- ciata dalla spoglia larvale che, fissata al bicromato potassico (3 O[o con aggiunta di acido acetico 5 5 010), era stata ridotta in fette e colorata call’ ematossilina del Kleinenberg. Allo stato vivo essa si era mostrata «quasi affatto bianca ancora, nè aveva presentato alcun che di insolito nel suo aspetto generale: ma passata dal liquido di fissazione nell’ al- cool, diventarono palesi sul suo integumento addominale delle larghe macchie irregolari di colore brunastro che, siccome fu in seguito ac- certato, avevano sede profonda nel tessuto ipodermico senza impegnare la buccia ninfale. Nelle sezioni microscopiche ho dovuto poi subito riconoscere che, dove più dove meno, ma quasi tutti i tessuti interni ‘portavano segni di gravi alterazioni sofferta. Osservando anche con leg- gero ingrandimento, si vedono le fibre muscolari deformate da nodi ed escrescenze sporgenti ; : il tessuto adiposo apparisce irregolarmente picchiettato, in quanto le singole lamine e fogliuzze di esso. hanno as- .sorbito in certe parti divenute opache un eccesso di materia colorante, «mentre in certe altre serbano tutta la chiarezza della struttura normale ; opachi del pari e fortemente tinti si riscontrano moltissimi. elementi -del tessuto ghiandolare ; fra le cellule dell’ ipoderma se ne notano che, dove isolate, dove a gruppi più o meno confluenti, hanno assunto i ma enfiata ed aspetto torbido o granuloso. Ma la vera causa che __—fermina così strani fenomeni, ci è rivelata solo dall’ applicazione di forti ‘ a PERA da 500 a 1000 diametri. Ed io devo limitarmi ad espe E. VERSON 275 per intanto brevemente ciò che con essi mi è riuscito di scorgere in preparazioni fissate ed indurite, giacchè la stagione corrente non ottre ancora acconcio materiale vivo. Incomincio dunque dalle fibre muscolari le quali, nella . crisalide che diede occasione immediata alle presenti osservazioni, sono tuttora di origine larvale pur manifestando segni non dubbi di avviata involu- zione. La striatura caratteristica ne è generalmente svanita ; la materia fibrillare si va struggendo a vista d’ occhi: e il sarcolemma allentato e sgonfio si restringe e si raggrinza sul contenuto ridotto, segnando tfre- quenti pieghe trasversali. Questa relativa abbondanza, questa ricchezza d’ involucro deve consentire facili espansioni circoscritte e prominenti all’ esterno, quando sotto e di tratto in tratto si vengano sollevando cumuli di una materia qualunque. E tale è appunto il caso delle fibre muscolari nella crisalide in discorso, le quali per ammassi eterogenei racchiusi entro al sarcolemma, quà mandano fuori protuberanze che si stendono per lungo tratto, là portano sconci tumori di forma quasi e- misferica, in altre parti si mostrano come varicosi e bernoccoluti per successione frequente «li escrescenze minori Nella fig. 1 ho disegnato una di siffatte gibbosità in profilo : viste di fronte, le ‘medéelitio prendono tra le fibrille divaricate aspetto di infarti ad estremità coniche allungate, che ricordano vivamente i tubi o gli otricoli psorospermici onde vanno infestati non di rado i muscoli di molti mammiferi. Merita tuttavia di essere espressamente rilevato che mentre questi ultimi si trovano ravvolti entro una propria guaina membranacea, al contrario non mi è mai riuscito di scorgere intorno agli infarti iaia del filugello altro involucro che non sia il sarco- lemma comune. (fig. 2). Ora di che natura sarebbero gli infarti stessi ?... ei casi d’ infezivne piuttosto avanzata, essi diventano facilmente visibili in toto, se trattati con |’ ematossilina per la quale manifestano un singolare potere assorbente. Si scorgono allora masse più o meno estese di aspetto finamente .granuloso, che presentano viva rassomi glianza con certe zooglée di bacteri ben noti. In fette molto sottili di muscoli colpiti dall’ alterazione in discorso mi è poi riuscito per la rima volta di distinguervi con ingrandimento intorno ai 1000 diametri due differenti forme organiche, delle quali luna sembra internarsi ag nelle parti semplici ed elementari onde i tessuti si compon- ono, per crescervi ed avviarsi a maturità ; l’ altra si localizza imman- uLiune alla periferia dei tessuti che l' alberzano, in prossimità im- | mediata degli involucri membranacei dei medesimi, quasi che il bisogno di attingere agli umori nutritizi circolanti dell’ ospite o la comodità di pure per altri lidi, la inducessero a cercare stazione più esposto. * GEIE ag) 256 AFFEZIONE PARASSITARIA DEL FILUGELLO Così, puntando un buon obbiettivo ad immersione omogenea (Zeiss 112} sul vertice di una protuberanza muscolare, tig. 3 B, sotto al sarcolem- ma scZ espanso si scorgono disseminati numerosi corpicciuoli gr, & tinta molto carica ; abbassando lievemente il tubo del microscopio, i corpiccinoli gr Ronan affatto, ed entrano in campo pallide sferule di Ce sf, ti este sferule misurano, al massimo 4 w di diametro. Sono cir- DA da un contorno molto sottile, ma netto e scolpito. Nel centro ortano un nucleino intensamente colorato dall’ ematossilina, intorno a cui vaneggia per lo più una zona chiara; |’ ectoplasma ne apparisce invece leggermente granuloso (v. anche la fig. 2.). Fra le sferule _ che si potrebbero dire di pieno crescimento, ve ne ha però molte di minori dimensioni sebbene sferiche ancora; e pur altre piccolissime masse ci- todiche, forse ameboidi e di forma più irregolare vi sono frammiste, che non lasciano più distinguere nemmeno la presenza di un granello colorato al centro. Più di una volta ho incontrato anche sferule che sembravano racchiudere nel proprio seno due nucleini, variamente di- scosti l’ uno dall’ altro. Ma data la natura delle preparazioni e la pic- colezza dell’ oggetto, io non oserei davvero escludere che quella par- venza possa essere imputabile ad una parziale sovrapposizione di due 0 di più sferule accostate. I corpicciuoli avidi di ematossilina che ho significato nella fig. 1 e fig. 3 B col distintivo gr perchè sembrano meritare il nome generico di germi — stazionano, come sopra ebbi a rilevare, esclusivamente alla superficie dei tessuti contaminati, restando in certo qual modo a galla sotto la membrana avvolgente dei singoli elementi o degli aggrogati elementari che li compongono. Hanno forma piuttosto allungata, con due o talvolta anche più estremità acuminate; racchiudono una maco- letta chiara simile a vacuolo ; il loro diametro maggiore non arriva ad 1 &. Dove si presentano spaziati e sg largamente, come nella fig. 3 B, si avverte intorno ad essi n’ alone diffuso che a modo di nimbo circolare li cinge tutto i: avvicinati e stretti insieme ren- dono invece la impressione come se stessero immersi in un tenue plas- ma confluito. Ancora voglio accennare alla presenza di singole ima- gini nelle quali si potrebbe essere tentati di ravvisare un fenomeno di divisione (fix. 3 B, gr 1). Ma su ciò sarebbe assai imprudente il vo- lersi pronunciare innanzi tempo : tanto più che in mancanza di forme acconciamente isolate, io mi trovo ancora impotente a decidere altri particolari non pochi, quali sarebbero il quesito se le estremità acumi- nate dei Linden si prolunghino v meno in filamenti liberi ; se quelli che chiamo. senz’ altro germi, non possano rappresentare per avventura E. VERSON 277 formazioni a loro volta già complesse per stretta unione di più ele- menti Li (polisporate ?) ; e parecchi altri consimili. e fibre muscolari, anche negli altri tessuti contaminati sì i bara ene sferule e germi : quelle internate nella so- stanza propria dei medesimi, questi alla superficie quasi lambita dagli umori circolanti. Dacchè nola graduale involuzione dei muscoli larvali le fibrille si assottigliano, s’ incurvano e si scostano aprendo numerosi vani poc’ anzi ricolmi, le sferule vi si disseminano assai rade ; i prestano così molto meglio alla osservazione microscopica che nelle ghiandole, nell’ adipe, nell’ i ipoderma dove stanno addossate e confuse in dense masse. È rimarchevole per di più che mentre i germi s° in- contrano, per quanto radi, anche liberamente sospesi nelle lacune in- terstiziali fra i singoli visceri, le sferule si trovano al contrario inecce- pibilmente entro a cellule tipiche o a derivati delle medesime. E qui sta probabilmente la ragione che d’ordinario le alterazioni pineto dei tessuti non si mostrano diffuse per larghe estensioni, se non hanno ancora raggiunta tutta la intensità di cui sono capaci. Comunemente la contaminazione non passa da una cellula infetta ad una sana, se |’ in- farcimento della prima non è completo in ogni sua parte. È così avviene che le ghiandole unicellulari, anche se voluminose (v. la cellula ipostigma- tica fig. 6), possono essere sede di una infezione lieve o grave, ma l’hanno sempre eguale ed uniforme da un capoall’ altro ; che nell’ipoderma una sola cellula ammalata apparisca circondata tutta intorno da cellule perfetta- mente sane (fig. 7 4 e db); che in una laminetta adiposa singole cellule immuni formino isola in mezzo a larghi tratti di tessuto opaco da cui traspariscono ancora a mala pena pochi residui nucleari (fig. 4); che viceversa si presentino altre laminette adipose con apparenza di piena immunità, salvo in una sola o in poche cellole (fc? fig. 5) dove la infe- zione sembra aver messa radice intorno al nucleo, e da esso si espande in giro fino ad invaderne tutto il citoplasma. o ciò, e con piena riserva per tutte quelle conclusioni mi- gliori che dovessero scaturire da più esatte indagini praticate su mate- a vivo, io penso che allo stato odierno delle osservazioni sia forza mettere un organismo unicellulare, che mena vita parassitaria nei I del tilugello sotto forma delle sferu/e e dei germi piaggio uanto sieno tuttora manchevoli le nozioni intorno ad acquisite, si fuori di ogni dubbio che i germi discendano imme- diatamente dalle sferule, o piuttosto dal nucleino perfezionato delle me- loi — forse a spese dello stesso citoplasma che finisce per stemperarsi in un tenue sostrato comune. Ad essi spetterebbe il compito di diffon- dere e di propagare anche a maggiori distanze l’ infezione parassitaria, 4 - 278 AFFEZIONE PARASSITARIA DEL FILUGELLO con l’ attitudine che sembra loro essere propria di emigrare dalla sede primitiva e, trascinati dagli umori circolanti, di portarsi in altre regioni non contaminate ancora, dove sotto la influenza di propizie circostanze sì convertirebbero in masse citodiche prima, in sferule nucleate poscia. È da ritenersi tuttavia che la presenza di questo essere. parassi- tario nei tessuti del filugello, non sia niente affatto un caso singolo e fortuito. Perchè, svegliata l’attenzione dai preparati molto appariscenti che hanno dato origine a queste ricerche, ho voluto trascorrere in ra- pido esame tutto il sor materiale microscopico che possediamo nelle nostre collezioni: e vi ho scoperto con grata sorpresa parecchie crisalidi e farfalle dra sebbene in grado meno avanzato, manifestano però chiari indizi della stessa affezione morbosa. Non nego che mi ha recato qualche meraviglia il trovarla in sole crisalidi e farfalle. Ma senza tener conte che questo primo risultato negativo non esclude an- cora la si accerti in ulteriori e nieno superficiali ricerche anche allo stato larvale, non sarebbe fuori di luogo il congetturare che la istolisi cui si accompagnano i processi evolutivi della crisalide, ovvero l’ aftievoli- mento vitale dei tessuti condannati a parziale o totale demolizione, possa agevolare potentemente |’ attecchimento del parassita. Su tutto ciò fa mestieri il riserbare ad ogni modo ogni ulteriore giu- dizio per quando, in seguito a ben dirette sperienze di contaminazione arti- ficiale, saremo in grado di avvalorarlo con migliore fondamento di ragioni assodate. Intanto mi sia lecito di aggiungere in via di conclusione solo questo ancora, che la nuova malattia parassitaria di cui ho voluto dar subito una breve notizia anticipata, sembra palesarsi anche all’ esterno con segni che i pratici conoscono già da lungo tempo, sebbene sia loro mancato il modo d'’ interpretarli a dovere. Fra i tessuti maggiormente esposti alla medesima, abbiamo men- ato l’ipoderma dove, a male inoltrato, lunghi tratti di cellule appa- riscono- profondamente lesi nella loro conformazione e struttura. Siffatte razioni materiali si rivelano anche all’ occhio disarmato sotto forma di macchie più o meno larghe, più o meno confluenti, che traspariscono dalla cuticola ninfale intatta. Ora sanno tutti i pratici come macchie affatto consimili si mostrino abbastanza frequenti sulle crisalidi di certe partite di dubbia sanità, ed assumano poscia una singolare e specifica tinta plumbea allo stato imaginale. Così doveva tosto sorgere il sospetto che il ben noto fenomeno delle farfalle more andasse collegato alla pre- senza del nuovo parassita svelato. Si analizzarono allora subito alcune di tali farfalle disseccate che per caso ebbi a trovare fra i materiali di esercizio riserbati alla scuola. E poichè 1’ esame microscopico vi mostra ancora ben conservati di aspetto e in grande abbondanza i presunti de ia at TETI VERSON germi che furono sopra descritti, io credo di non essere fuori di stra- da se ritengo assai verosimile che ad essi debba risalire la vera causa di quelle alterazioni organiche, onde viene determinato l'aspetto ca- ralteristico delle fafalle MoRE 0 PLUMBEE. E. VeRSON. Padova il 5 aprile 1899. SPARA DTNE Va SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TavoLa XVI {I contorni delle imagini microscopiche furono ricalcati col sussidio di una camera d’ Oberhaeuser a distanza di 110 mm. dal prisma riflettore). Fig. 1 — Nella fibra muscolare fbr il sarcolemma allentato sel si solleva in. protuberanza ptò, riempiuta di presunti germi RL gr. Hart nack, og. 8. — Una fibra muscolare intarcita di sferule parassitiche sf: for fibrille parzialmente consunte e divaricate dall’ infarto ; n. ms nucleo mu- scolare; sel sa ma iss, i i Fig.3 — Porzione di un tumore parassitario ( più) che solleva il lg (seD)di una fibra muscolare (fr): all’ interno del medesimo (tubo abbassato del PESI si incontrano sferule protoplasmatiche nucleate sf, ovvero piccole masse citodiche ma irregolare :. alla superficie (tubo nera spesseggiano invece i presunti germi gr. — Zeiss, immers. omogenea 1[12”. — Una laminetta di tessuto pagina invasa dal parassita nella sua. stra e a sinistra le sue estremità sono occupate da cellule ancora immuni. — Hartnack. og. Fig. 5 — Un’ altra laminetta di tessuto adiposo, ceca in due sale cel- ule. Il focolajo d’infezione (fc7) è ancora localizzato intorno al nu- cleo cellulare che s’intravvede a mala pena ; si presenta al micro- scopio come una massa sferica di parassiti che dal centro si espande gradatamente verso la periferia. Hartnack 0g Una ghiandola ipostigmatica con infarto parassitico : ne nucleo ramificato della ghiandola ; mdr membrana ectoplasmatica della suddetta. Hartnack og. 8. Una sezione d’integumento : ct cuticola ninfale : ip cellule ipoder- miche, fra le quali la a e la db appariscono gravemente infette, — Hartnack Fig. 6 — nr srt di IRGLI, ER CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA degli ENTOMOCECIDI ITALIANI CON LA DESCRIZIONE DI DUE SPECIE NUOVE DI ANDRICUS (CON DUE TAVOLE) Nella presente Memoria illustro 50 galle vegetali dovute all’ azione «di Insetti, Ditteri ed Imenotteri in maggior copia; un certo numero di calle interessanti, prodotte da Acari (Friophyidae) (1), riserbo ad altro lavoro. Queste gyalle sono nella massima parte nuove per l’ Italia, poche soltanto trovandosi indicate in precedenti pubblicazioni cecidologiche, mie o d’altri, sulle quali ultime ho creduto però utile dovere ritornare sopra o perchè in precedenza furono solo elencate senza alcuna descri- zione, 0 perchè la descrizione loro fa o imperfetta o insufficiente. Delle galle qui descritte, 21, o per il substrato o per i caratteri morfologici, figurano come nuove per la Scienza : con un asterisco (*) ho distinto i nuovi substrati, con due (**) le nuove galle. Do inoltre la diagnosi di due nuove specie di Cinipini, Andricus Beîjerinchi e A. hystrie, il primo, produttore di un piccolo cecido degli amenti ma- schili di Quercus Cerris, l’altro, di una curiosa galla delle gemme di (. pubescens, già segnalata in un mio precedente lavoro, ma il cui produttore ho potuto allevare soltanto quest'anno. La maggior parte delle galle descritte in questo lavoro furono raccolte da me in varie località del Veneto, quasi tutte durante l’anno 1898, alcune poche soltanto mi furono aftidate per lo studio da gentili Botanici, i cai nomi si troveranno indicati a sto luogo, ed ai quali mi è grato rinnovare qui i miei vivi ringraziamenti. CR. Istituto Botanico dell Università di Padora, Febbraio 1899). ACER CAMPESTRE L. 1. Cecidomyinae — Cfr.: Kieffer, Diptérocécidies de Lorraine, n. 4 @ : To È sia nuovo nome, sostituito a quello di Phytoptidae, avendo la pre- «cedenza il Gen. Eriophyes (Th. v. Siebold, 1850) sul Gen. Phyfoptus (Du- Jardin, 1851). i (2) « Feuille des Jeunes Nat. », Rennes-Paris 1891, p. 181. 282 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI Schlechtendal, Gallbildg. deutsch. Gefiisspfl. Zweiter seri p. 23 (554) a (1); Martel, Cécid. des environs d’ Elbeuf, II Liste, n. 134 (? Leggero ingrossamento del picciolo (5-10 m m. gi 2.5 largo), sensibilmente unilaterale, leggermente affusolato, situato d’ sso in prossimità della lamina : nell’ interno, vi ha un’ unica cavità larvale, eccentrica, assai piccola, abitata da una larva biancastra, globosa, la quale si trasforma in terra. Tale deformazione, che è colorata in rosso- violastro o rosso-bruno, appare in maggio raggiungendo in agosto il suo completo sviluppo. A Verona, fuori P. Vescovo, alla « Biondella », e nelle vicinanze di Caprino; nel bosco del « Fagarè » presso Cornuda (Treviso). (8) Estate 1898. 2. Cecidomyinae — Ctr.; F. Léw, in Verhandl. zool.-bot. Gesell., 1585 p- 498. taf. XVII, tig. 3; Schlechtendal, Gallbildg. etc. n. 555 ; Kieffer, Dipté- rocécid. ete. n. 3; Martel. Cécid, d’ Elbeuf, II Liste, n. 133. Piccole estroflessioni della lamina verso la pagina superiore, lar- ghe ed alte circa 1 mm. Nella pagina inferiore corrisponde una cavità interamente occupata dalla larva, che è bianca e di forma molto tozza. Questa, ai primi di giugno, si lascia cadere al suolo ed ivi si trasforma. ale deformazione, la quale, assieme ad altre consimili descritte per altre piante, costituisce un tipo detto di « galle a fossetta » (Grii- bchengallen, Thomas, Beobacht. iiber Muckengallen 1892, n. 17-18), Osren-Sackex la riscontrò pure sull’ Acer rubrum, Ehrh. nell’ America Settentrionale. Secondo Grarp (Bull. Soc. Entom. de France, 27 déc. 1893) (4) l’ insetto apparterebbe ad un nuovo sotto-genere di Diplosis da lui aan Drisina (Dr. glutinosa n. sp.) di cui non dà però diagnosi alcuna. (1) Nel « Jahresbericht d. Vereins fiir Naturkunde » Zwickau 18915 Zweiter Nachtr. id. 1895. (2) Bull. Soe. Sc. Nat. d’ Elbeuf, 1891-94 e 1896. (3) Ho trovata pure questa galla sugli lingue dell’ Uetliberg presso Zu- rigo (Svizzera) ove è molto comune (agosto 98). (4) Questa nota, come pure alcune altre dello stesso A. che avrò forse occasione di citare, riferentisi ad argomento cecidologico, trovansi anche ri- portate nell’ « Exposé des titres et travaux scientif. (1869-1896) de A. Giard » ; Paris, Lahure 1896. » PES = prize ne Si Si 3 PE adi rn i s Resi BREST e ona SE: Sa ea ALESSANDRO TROTTER 283 Secondo lo stesso Autore vi sarebbero due generazioni per anno, la prima in giugno (cecidogena), l’altra in agosto (non cecidogena). Monie Baldo a « Spiazzi », lungo la scalea che conduce alla Madonna della Corona (prov. di Verona) ; 1 giugno 1898. ACER PSEUDO-PLATANUS L. 3. Liga aceris (Férst.) Mayr 1882, Europ. Arten gallenbew. Cy- nip., p. 2., Bathyaspis, Forster 1859, Verh. Jooli -bot. Ges., p. 332; Mayr, Cynip. er mit Ausschluss der auf Eichen vorkomm. Atten 1876 p. 21, n. 18, taf. III fig. 18; Hieronymus, Beitrige etc. n. 610 (1) IERI niCA, Gal- lbildg. n. 569. e 571; Kieffer Hynénoptérocécid, de Lorraine 2) n. Cynipides (8) p. 64, n. 2, e p. 273, pl. X. fig. 2; Riedel, Gallen und dbitoni (4) p. 59, n. 87, tav. V fig. 57 (sub. P. Pseudoplatani) ; Peglion, Zoocecid. Flora Avellinese, (5) n. 23. Cecidi ipofilli, sporgenti però anche dalla pagina Hina a guisa delle galle di Newrot:rus Zaccaruim, tondeggianti, 4-8 m diametro, giabri, verdi da giovani, bruni invecchiando, di con- crescenti. Queste galle si sviluppano talvolta anche sul picciolo. L’ insetto esce in luglio sotto la forma sessuata. femmina depone tosto le sue uova nelle piccole radici di questa stessa pianta. Le larve che se ne sviluppano vi producono delle galle legnose, solitarie od in glomeruli, della grossezza di un pisello, dalle quali, nella successiva pri- mavera, si sviluppa la forma partenogenetica descritta da TrscHser col nome di /. Sorbi avendo creduto, certo per un errore d’ osservazione che la pianta, sulla quale si producevano queste galle, fosse un Sordus (S. Aucuparia) anzichè un Acer. La conoscenza che queste due specie dovessero esser comprese in uno stesso ciclo biologico la si deve al- l’ Illustre Dr. G. Mayr (Genera d. gallenbewohn. Cynip. 1881, p. Nota); il fatto fu poscia confermato esperimentalmente anche da ADLER (La géneration alternante chez les Cynipides, Supplément; traduz. di Li- chtenstein, 1881). Nel bosco del « Fagarè » presso Cornuda (Treviso) ; ottobre 1898. (1) Jharesb. d. Schles. Gesell., Breslau 1890. (2) Feuille des Jeunes Nat., Rennes-Paris, 1891. 3) « Species ca) Hyménopt. d’ Europe et d’Algerie » dell’André : Paris, rd 1897- (4) Rim 1896 i 5) Riv. Pat. duetta vol. III p. 29-33, 1895. "4 RE Valtaro I v- Ma RO MU SCNPINI RN FENE, 284 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI AEGOPODIUM PODAGRARIA L. ii 4. Aphis sp. — (Schlechtendal, Gallbildg. n. 608(?) La lamina si increspa, si accartoccia verso la pagina inferiore, su ‘ cui vivono gli afidi, presentando anche, qua e là, delle insaccature più o meno pronunciate. Padova, nel R. Orto Botanico, maggio 1898. ARTEMISIA CAMPHORATA L. 5. #* Cecidomyinae. — (Tav. I fglela). Le gemme le quali dovranno dar luogo ai singoli capolini fiorali in seguito all’ azione cecidogenetica della larva, si trasformano in una galla ovoide (4-7 mm. lunga) verde o rossiccia, sessile, glabra, forte- mente acuminata. La regione più interna della galla mostrasi ditteren- ziata in un tessuto sublegnoso costituente un involucro non continuo, aperto invece nella porzione superiore, cosicchè viene a formarsi una specie di « camera larvale » entro cui vive una larva bianchiccia, s0- litaria, sprovveduta di spatula sternale. A Vallurbana nel Modenese, 7 settembre 1898 (Prof. Adr. Fiori!) CARPESIUM CERNUUM L. 6. ## Cecidomyinae. — Cecido costituito da una deformazione dei germogli. Questi cioè in seguito all’ azione cata larve subiscono un arresto di sviluppo, tra- sformandosi invece in una agglomerazione abbastanza compatta di foglie ipertrofiche, Hiventito iporiatgriato alla base ed alla loro parce esterna, da fitta pubescenza Anche i fiori si mostrano spesso attaccati dal parassita ed in que- sto caso gli elementi che li costituiscono si trasformano più o meno od abbortiscono affatto. Questa galla presenta una notevole rassomoglianza con quella prora dalla Perrisia Lychnidis (Heyd.) Kieff. sulla Lychnis alba, Miill. Debbo inoltre osservare che sopra i Carpesium non era stata doserita sino ad ora alcuna palla ; Fin dall’ anno passato m’ era nota questa interessante galla di cui mi erano stati comunicati due esemplari, dal Ch.mo Prof. A. Gorran ALESSANDRO TROTTER 285 che la scoperse, e che allora non resi nota sperando di poterne trovare quest’ anno di fresche per allevarne il produttore. Di fatti me ne pro- curò lo stesso Prof. Gorran quest’ estate in buon numero ma, disgrazia- tamente, tutti gli insetti avevano di già (2 settembre) abbandonata la galla e non potei allevare che alcuni parassiti o inquilini. 1l vero au- tore deve certamente prendere il volo circa la metà di agosto. In uno dei due esemplari però dell’anno precedente, raccolti questi ai primi di agosto, ho potuto invece trovare una larva rosso-aranciata di Ceci- domyine chiusa entro un bozzolo bianco, indizio certo ch’ essa si tra- sforma nell’ interno della galla (Tav. I fig. 9: spat. stern. della larva). Valle di Caprino, sotto il colle S. Michele (agosto 1897) e alle Valdoneghe (settembre 1898). ? CARPINUS BETULUS L. (4) 7. #* Cecidomyinae. — (Tav. II fig. 10: spat. stern. della larva). Le larve del parassita vivono nell’ interno delle gemme ibernanti di questa pianta e la loro azione, leggermente cecidogenetica, si ma- nifesta con un’ anticipazione di sviluppo della gemma stessa, la quale perciò mostrasi sul principio turgescente , in seguito le foglioline, tut- t' ora informi, fuorescono dalle squammette protettive, che anzi que- st ultime più spesso si staccano e cadono, finchè da ultimo le foglio- line stesse, cessando l’azione delle larva (trasformantisi in terra) ed in seguito agli agenti atmosferici, essendo la stagione avanzata, si dissec- cano e muoiono. Abbiamo così da parte del vegetale una reazione non continua ma soltanto iniziale. Fenomeno analogo ho osservato anche per le gemme fiorali di Salix purpurea, e dovuto egualmente al parassitismo delle larve di una Cecidomyine (Vedi n. 46). Presso Pontebba (Friuli) e nel bosco del < ra » presso Cornuda (Treviso), ottobre 1898. o_o. ® Ho messo un punto interrogativo dinnanzi a questa. pianta essen- domi venuto il sos tto, non avendola potuta ben studiare in causa della sta- . gione, che alle volte non si tratti dell’ Ostrya carpinifolia Scop. che molto le assomiglia, molto più che su quest’ ultima ho notato pure deformazione consimile, ma senza però avervi riscontrate le larve, forse perchè troppo tardi (dintorni di Verona, ultimi di ottobre 1898). Può anche darsi, come penso, che questa deformazione esista realmente su ambedue queste specie. i i E Pt A T r S < ATEO FEGLO E DRE PERIERETAA A 0 286 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI CENTAUREA NIGRESCENS WILLD. 8.8? Loewiola centaureae (F. Lòw) Kieffer 1898, Synopse (1) p. 36, Diplosis F., Low 1875, Verh. zool. — bot. Gesell., p. 20. Leggero rigonfiamento subcilindrieo o subfusiforme della costa della foglia o delle nervature secondarie, — più di raro del picciolo — il quale trovasi ordinariamente nel centro di un’areola scolorata limi» tata da un cercine rossastro. Nell’ interno vi ha una piccola cavità oc- cupata dalla larva la quale si trasforma in terra. Il produttore di questa deformazione è con molta probabilità la Lariola Centavreae (F. Liw) Kieft., (I. c.) già allevata, come autrice a: Earn consimili a quella qui descritta, da C. amara, jacea, -—- Cfr. anche :.Kieffer, Diptérocécid, 1. c., n. 36 ; Schlechten- dal. gaia. n. 1227 : Martel, Cecidies d’ Vibeafo. 149; Hieronymus, Peo n. 406-407; Liebel, Zeitschr. Naturwiss. d. Ver. fiîr. sa . Thir., Bd. LIX. 1886 p. 539 n. 61; I Bull. Soc. bot. 1895, p. A A 5: Massalongo, Galle FI. it Nei prati a Formigine nel Modenese, Tr 1898 (Prof. Adr. Fiori !). CORYLUS AVELLANA L. 9. Stictodiplosis corylina (F. Léw) Kieffer 1898, nice c., p.32, e p. 64 « Rectifications », Diplosis F. Liw, 1878 Verh. zool.-bot. Gesell, p. 396 tat. IV fig. 5; Kieffer, Diptérocécid, n. 44; Liebel, i c., p. b4I n. 70; Schlechtendal, Gallbildg, n, 122; id. Zweiter Nachtrag, p. 9; Hieronymus, Beitrige n. 410. Amenti maschili ipertrotici: subglobulosi o subpiriformi. Qualche piccolo cai però dell’amento rimane d’ ordinario intatto. Nell’ in- torno, tra le squamette, vivono parecchie larve biancastre. Trasforma- zione in terra. Questa deformazione appare alla fine dell’ estate. Gli a- menti, abbandonati dal parassita, si disseccano e cadono. Presso Pontebba (Friuli), e net bosco del « Fagaròè » presso Cornuda (Treviso), ottobre 1898. (1) Synopse des Cecidomyies d’ Europe et d’Algerie : Extrait du Bull Soc. d’ Hist. nat. de Metz 20e cahier (2e série, VIII) 1898. — Sono lieto di segna- lare e di dar il benvenuto tra noi a questo importante lavoro del Prof. Kieffer, il quale ha servito a togliere la confusione e le tante incertezze che “prima regnavano nella sistematica di questo interessante gruppo di Ditteri. 3 ALESSANDRO TROTTER 287 ELAEOSELINUM ASCLEPIUM BERT. 10. #? Lasioptera carophila, F. Lòw 1874, Verh. zool.-bot. Gesell., p. 149 tat. II fig. 7; Schlechtendal, Gallbildg. n. 605 et seq. passim ; id., Zweiter Nachtrag p. 27; Hieronymus, Beitriîge n. 472; Massalongo, Bull. Soc. en- tom. it. 1894, p. 59 n. 6; Liebel, l. c. p. 541, n. 79 e p. 651, nn. 146 e 1651; Kieffer, Diptérocécid. n. 48 e 105; id, Synopse p. 3; De Stefaai T., Prodilé, patologiche sulle piante, in « Ag Calabro- Siealo » anno XXIII, 1898. Rigonfiamento globuloso od obconico in corrispondenza all’inser- zione dei raggi dell’ ombrella principale o anche delle secondarie. Nel- l'interno del rigonfiamento, vive solitaria la larva, di color rosso, la quale trasformasi entro la galla nell’anno successivo. Tale cecido fu osservato finora sopra varie specie di Apiacee ripar- tite in generi diversi, cioò, Bupleurum, Carum, Daucus, Falcaria, Feru- ta, Foeniculum, Laserpitium, Petroselinum (?), Peucedanum, Pimpi- nella, Siler, Torilis, Trinia e dovuto ugualmente alla Lasioptera caro- phila. Questo fatto, non comune tra gli animali galligeni,i quali si mostrano anzi molto restrittivi riguardo al substrato, è forse da ascriversi più ad una torte affinità protoplasmatica tra questi vari generi di piante piuttosto che ad una maggior facoltà di adattamento dell’ insetto. È ciò credo di tro- varlo confermato dal fatto che anche un altro gallinsetto, la Schizomyia pimpineltae (BE. Lòw) Riibs, proprio delle Umbellifere, mostra fa- coltà somigliante. Al Gargano (M.e S. Angelo « Valle’ delle macchie »), giugno 1898 (Prof. Adr. Fiori !) ERYSIMUM HIERACIFOLIUM L. VAR. RHAETICUM DC. 11. Cecidomyiînae. — (Tav. I fig. 2-3). Deformazione dei fiori, i quali si mostrano chiusi e molto infros- sati, in conseguenza di una forte ipertrofia di tutti i loro elementi (1). Nell interno, vivono sparse numerose piccole larve giallastre le quali sì trasformano in terra. Queste larve sono dotate della facoltà di sal- tare, ciò che fu già osservato per molte altre larve di Cecidomyinae. Le larve produttrici della galla qui descritta potevano spostarsi in (1) ( Galla somigliante, prodotta da Dasyreura raphanistri, Kieff. su va- . rie specie di Raphanus, fu studiata e figurata da Molliard nel suo bel lavoro ; « Recherches sur les Cécidies florales ». Paris 1895 (Ann. Sc. Nat. - Bot. 8° Ser. T. I) pag. 161, pl. VII, fig. 1-12. 288 DEGLI ENDOMOCECIDI ITALIA NI un solo salto di 20 sino a 309 centimetri. Tale proprietà è certamente molto utile per la conservazione della specie poichè oltre favorire, come scrisse già Arr. Grarp (1), la sua diffusione, può costituire anche, se- condo me, un mezzo giovevolissimo di protezione contro gli anima- lucci insettivori che numerosi si trovano nel terreno. sservazione. — Credo di dover rapportare questa galla a quella già descritta, - stessa rigo: per la a volta dal Prof. C. Mas- saLoxGo (Nuovo (ior. Bot. it. 1895, p. 45, 24), benchè egli dica di aver siaio in ciascuna pen una a ARI (Tav. L.fig-S: spat. stern. della larva). Sopra Fumane, lungo lo stradale che conduce a Uavalo (prov. Verona), 15 luglio 1898. . GENISTA TINCTORIA L. 12.? Cynipidae. — Cfr.; Schlechtendal, Beitrige zur Kennt. der Pflan- .zengallen, in « Bericht. d. Ver. fiir Naturk, Zwickau 1835; id., Gallbildg, n. 853. Ingrossamento subgloboso del fusto. Nell’ interno vi sono più ‘cavità distinte. Non posso aggiungere maggiori ragguagli avendo tra mano un unico esemplare raccolto, per di più, molti anni fa. Secondo il Prof. Kierrer (Cynipides p. 67 e Nachtrag. zu den Zoo- .cecid. Lothrings. p. 20 )) tale deformazione, che lo ScHLECATENDAL at- tribuisce ad nn Cinipide, sarebbe piuttosto dovuta ad una Contarinia (Cecidomyide) come difatti egli ha potuto constatare per galle consimili rinvenute in Lorena. Colli Veneti, amno ?, nell’ Erbario dell’'Orlo bot. di Padova (Spranzi). GLECHOMA HEDERACEA L. 13. Perrisia glechomae Kieffer 1889, Wiener Entomol]. Zeit. p. 263; id., Synopse p. 10; id., Diptérocécid., n. 70; Hieronymus, Beitriige n. 443; Schlechtendal, Gallbildg. n. 1080. Le due fogliette dell’ estremità dei germogli rimangono drizzate, combaciando tra loro a guisa delle due valve di una conchiglia, e si colorano generalmente in rosso. Nell’ interno vivono più larve bianca- (1) Bull. So». Entom. de France, 22 février 1893. (2) Berliner Entomol. Zeitschr. Bd. XLII, Heft. I u. II, 1897 p. 17. VR AE pil IRE TSO TRO RIO Sini dtt CSR RI Re e RE a È, TREE ia È Co i ci ALESSANDRO TROTTER 289 stre che si trasformano in terra. — La larva di questa specie gonfia: anche i fiori di questa medesima pianta e ne impedisce lo schiudersi. Quest’ ultima deformazione però non ho ancora potuta osservare. Padova, nel cortile delle Scuole Mediche a S. Mattia, maggio 1898. MEDICAGO SP. 14. #* Cecidomyinae. — (Tav. I fig. 7-8). Le due metà delle foglioline, o talvolta delle stipole, che costitui- scono i germogli, si ripiegano all’ ins, verso la pagina superiore, dive- nendo fortemente ipertrotiche, specialmente in prossimità della costa, e costituendo così un cecido cavo, turgido, bacelliforme, leggermente: talcato. , Ogni germoglio può contare un numero di galle proporzionale al numero delle foglie di cui è costituito. Nell’ interno vivono alcune larve roseo-aranciate le quali si tra- sformano molto probabilmente in terra (Tav, I tig. 8: spat. stern. della larva). M. Baldo, a « Spiazzi » (prov. Verona), 1 giugno 1898. PIRUS COMMUNIS L. 15. Perrisia piri (Bouché) Kieffer 1898, Synopse p. 12, Cecidomzyia, Bou-" ché 1833, Naturgeschichte der Garteninsekten, Berlin; Hieronymus, Beitriige n. 474; Kieffer, Diptérocécid. n. 110; Schlenchtendal, Gallbildg. n. 736; Lie- bel, I. c., p. 555 n. 184; De Stefani T., Produz. pat. ete. in L. c. Stretto arrotolamento marginale delle foglie verso la pagina supe- riore. Nell’ interno vivono numerose larve biancastre che si trasformano in terra. Padova, nelle vicinanze del R. Orio Botanico, maggio 1898. PRUNUS DOMESTÌCA L. 16. Putoniella marsupialis, (Fr. Lòw) Kiefter 1395, Synopse p. 27, Di- plosis, F. Lw 1889, Verh. zool.-boot. Gesell., Wien, p. 536; id., 1875 in I. e p. 30, taf. II fig. 3; Schlechtendal, Gallbildg. Zweiter Nachtrag p. 32 ; Kief- fer, Diptérocécid. n. 121; Liebel, Die Zoocecid. des Holzgewiichse Lothring.- 1892, p. 14. n. 188, . Galle somiglianti a quelle che più comunemente si trovano sul Pr. spinosa L., sulla qual specie furono già rirvenute m Italia (Cfr. Massalongo, Galle FI. it. n. 81; Cecconi, « Malpighia > 1897 p. 433). A S. Mattia Extra alle « Are, » presso Verona, ottobre 1898. 290 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI PRUNUS SPINOSA L. 17. Perrisia tortrix (F. Léw) Kieffer 13898, Synopse p. 14, win F. Lòw 1877, Verhand. zool.-bot. Good: Wien, p.:6;° id taf. II fig. ©; Schlechtendal, Gallbildg., n. 808. + Le foglie che costituiscono i germogli rimangono tra loro accar- tocciate costituendo così un cecido allungato, conico, verde o rossa- stro. Nell’ interno vivono numerose larve bianche che si trasformano in terra. Talvolta quaiche singola foglia cessa di far parte del cecido, ed allora le larve vivono in un arrotolamento marginale della foglia stessa verso la pagina superiore. Verona, alla « Biondella » ed al Bosco Mantico, aprile 1898. QUERCUS CERRIS L. 18. #*# Andricus Beijerincki nov. sp. J $ Niger, 1.5-1.7 mm.; pedibus, squamulis antennisque (serapicalibus ar- ticulis exceptis) flavo-testaceis ; mesonoto coriario, scutello magis rude sculpto, cum foveolis nitidissimis ; metathoracis suturis in arcum dispositis. Antennis 13-art.: Virili omnibus magis crassis quam longis; articulo tertio quartum longitudine superante ; spinula ventris 3 132 Tongiore quam ‘ lata. J Antennis 14-art. : articulo tertio quartum valde excedente atque ab la- tere excavato. È un piccolo insettuccio di movenze assai vivaci. Le sue ali sono tutte ciliate sul margine. Assieme all’ Andricus ostreus (Gir.) G. Mayr, e come mi riferisce il Prof. Kierrer anche col suo Andr. Mayeti (1) differisce da tutti gli altri Amdricus per le suture del metatorace le quali sono arcuate anzichè parallele come d’ ordinario. L’ uovo non è conformato però come nell’A. Mayetî (a cui devesi aggiungere |’ A circutans, G. Mayr, ed in parte l'A. durgundus, Gir.) il cui pedicello cioè forma un angolo quasi retto con il corpo dell’ uovo, ma come nella più parte delle specie di Cinipidi, con questa differenza che nel- PA. Beijerinchi il corpo dell’ uovo è leggermente più rigonfio da un lato, e la sua estremità sip è un po’ strozzata, come si può ri- levare dalla figura (Tav. I fig. 6 È molto probabile, per non dir certo, che questo Lai tr abbia SC) ) d) Bull Soc. Baton, de France 1896 p. 370. ALESSANDRO TROTTER 291 una sta generazione agama la quale forse sverna in qualche galla delle tale riguardo non oso fare dei giudizi un po’ troppo ars egg Se mi riusciranno gli allevamenti che intendo fare, ciò solo potrà decidere. Ho dedicato questa nuova specie all’ dciagai "ca olandese M. W. BeWERINcK così benemerito degli studi cecidolog Galla -— (Tav. I fig. 4-5). Il 27 aprile del PA anno (1898), os- servando le infiorescenze dei Cerri che si trovano al Bosco Mantico presso Verona, colla speranza di trovare qualcuna delle galle che sono loro proprie, diedi l’occhio in una curiosa galletta che, lì per lì, giudicai fosse l’ Andricus Cerri, Beijerinek, una interessantissima specie per la sua eteroecia e generazione alternante con la Cynips calicis, Bargsdorf, e di recente descritta (®. Ma poi, pensando meglio, dubitai si trattasse di una nuova specie, per il fatto che al Bosco Mantico non si trova la Cyniîps calicis —- non essendovi Quercus pedunculata Ehrh, — sul- la quale soltanto, come è noto, si sviluppano le galle di C. calicis. Il giorno stesso, dopo 8-10 ore che io l'avevo raccolte, nell’aprir la scatola entro cui avevo chiusi parecchi amenti galliponi, osservai già usciti dalla loro galletta numerosi Andricus. Ciò continuò nei tre giorni successivi. L'esame della specie mi fece tosto convinto che il mio dubbio non era errato e che si trattava realmente, malgrado la rassomiglianza della galla, di una specie di Andricus, ben distinta dal- VA. Cerri, come pochi giorni dopo lo stesso Prof. BewerIxck mi seri- veva, nell’ inviarmi alcuni smi della galla e del produttore del- } interessante specie da lui descr La galla dell'A. n è “longl in media 2 mm., 1.5 circa la sua maggior larghezza : è perciò leggermente più drnuido dell’ A Cerrî, E di forma ovale leggermente acuminata nella sua estremità libera. Il suo colore, quando è fresca, è giallo-rossustro, più accentuato nella porzione superiore. Ogni fiorellino porta d’ordinario due di queste galle, talvolta però se ne osservano di più, talaltra invece una sola. Nel caso se ne trovino più di due, il fiore è più o meno deturpato, mentre negli altri casi si mostra perfettamente normale. Le pareti del cecido, nella porzione mediale, sono esilissime (3-4 strati di cellule a pareti sottili, le superiori esterae mamellonate), più spesse nella porzione superiore. La loro superficie, osservata con leggero ingrandimento, si mostra ruvida, granulosa e (2) M. W. Beijerinek : Sur la cécidiogénèse et la generation alternante chez le Cynips calicis. Observations sur la galle de 1’ Andricus circulans. rate gini « Archives Neerlandaises » Tom. XXX, p. 387-444, pl. XVI-XVII. : F FASE DE SUI PR a Pri ni Vili ga SI * Leo à 292 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI sparsa qua e là di brevi peli. Il foro di uscita trovasi nella parte su- periore della galla, poco sotto dell’ estremità. 19. Andricus circulans G. Mayr 1870, Mittelleurop. Eicheng. p. 30 7 ia., Europ. Arten der gallenbew. Cynip. Wien 1882, p. 17; S Boliabioniai: Gallbildg. n. 147; Kieffer, Cynipides p. 79, n. 55; T. De Stefani, in « Na- tur. Siciliano » settembre- ottobre 1894, n. 9 fig. 9; id., Produz. pat. ete. in l. c. Piccole galle subovali, lunghe 2 ip mm. circa, con )' estremità libera un po’ acuminata e talvolta leggermente incurvata. Sono glabre, lucenti, giallastre o giallo-brune, con pareti assai sottili, ma abbastanza consistenti. Osservate con ingrandimento mostrano una superfice mi- nutamente old Il foro di uscita trovasi nella porzione superiore, poco sotto l’ estrem Queste galle si a a spese dell’ asse di una gemma termi- nale o laterale. Si possono osservare due modalità di sviluppo, a se- conda che esse prendono origine o da una gemma dormente o dà una destinata ad aprirsi. Nel primo caso la galla trovasi più o meno rac- chiusa tra le squammette della gemma, nel secondo si mostra invece più o meno indipendente essendosi formata a spese di organi già in via di sviluppo. La galla d’A. circulans è molto saniiliaio all’ A. bur- gundus, Gir., quest’ ultima però si sviluppa a spese dei fiori. Un dili- gente raffronto tra queste due forme fu fatto da Wackri {Verh. zool.- bot. Gesell. Wien, 1880 p. 544). L'A. circulans è una specie a generazione bisessuata e diretta, primo esempio tra i Cinipidi delle Quercie, almeno di quelli di cui fino ad oggi fu studiata la biologia. Dobbiamo la conoscenza di ciò al Ber JERINCK che ne seguì e studiò lo sviluppo (1. e Al Bosco Mantico (Verona), giugno 1898. 20. Neuroterus glandiformis (Gir.) G. Mayr 1882, Europ. Arten etc. p. 41. Spathegaster, Givaud 1859 Verh. zool. bot. Gesell. vien p. 365; Schle- chtendal, Gallbildg. n. 142; Kieffer, Cynipides p. 83 n. 69. Le larve di questo Cinipide vivono nei frutti giovanissimi, il cui sviluppo è perciò arrestato, ed anzi, uscitone il parassita, essi si dis- :eano e cadono. Nella costituzione del cecido vi concorrono la cu- pola >» la ghianda formanti insieme un'unica massa carnosa. Solo alla sommità si vede la ghianda sporgere appena o talvolta non la si vede affatto, mentre le ngi naturali, proprie della cupola del Cerro, st sviluppano normalmente Nell’ interno vivono numerose larve le quali si trasformano ancora ALESSANDRO TROTTER 293 in primavera. Io ho ottenuto l’ insetto allo stato d’ immagine ai primi di maggio. Questa galla fu già segnalata, non però descritta, dalla Marchesa MiscrareLLI (Bull. Soc. Bot. it. 1895, p. 84 n. 43) che la pone « sopra le infiorescenze femminili della Quercus pedunculata > il che mi sem- bra poco probabile, se pur non si tratti di altra galla anzichè del N. glandiforinis, il quale è proprio della Q. Cerris e deforma, non le in- fiorescenze femminili, bensì il fruito quand’è già in via di sviluppo. Verona, al Bosco Mantico, maggio 1898. 21. ## Cecidomyinae. Estroflessioni allungate della lamina verso la pagina superiore, d’or- dinario colorate vivamente in rosso. Nella pagina inferiore vi corrisponde una insaccatura del pari allungata entro cui vivono delle larve di color Toseo, sprovvedute di spatula sternale, le quali si trasformano in terra. Tali defezioni trovansi più spesso lungo il margine delia foglia od in corrispondenza dei seni, per modo che una piccola porzione del mar- gine stesso della foglia si riflette leggermente in basso dando così mag- gior protezione alla larva. Verona, al Bosco Mantico, 27 aprile 1898. di 22. Cecidomyinae. Gemme ipertrofiche. Kisaltano facilmente all’ occhio poichè in pa- ragone delle normali sono due o tre volte più grandi. Nell’ interno, verso la base della gemma, trovansi alcune larve di color vitellino-gial- i lastro, 15 per ogni gemma (Tav. II tig. 1: spat. stern. della larva). Non so se questa galla possa esser la stessa che lo SCHLECHTENDAL riporta a pag. 2 della sua nota: < Gallbildg. ecc. Nachtrige tn Be- richtigungen » (Zwickau 1892) dietro comunicazione di Kark ta larve però sarebbero rosso-aranciate anzichè vitali Anche F. Léw (Verh. zool. bot. Gesell. 1885 p. 507) descrive una galla somigliante, ma le larve da > osservate erano però ancora troppo giovani. A? Bosco Mantico (Verona), autunno 1898. QUERCUS COCCIFERA L. 23. Plagiot rochus cocciferae (Licht.) G. Mayr 1881, Die Genera der gallenbew, Cynip. p. 32, Europ. Arten etc. p. 33, Andrieus, Lichtenstein 1877, ll. Soe. Entom. de France p. 102; Hieronymus Beitrige n. 528; Kieff 3 204 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI Cynipides p. 84 n. 74; Karsch, Neue Zoocecid. und Cecidoz. n. 6, tav. VI fig. 6. (1). Galle subglobose, irregolari, leggermente appiattite, legnose, brune, (da giovani di color rosso vivo), 4-8 mm. lunghe, formantisi a spese della foglia che attraversano d’ambo i lati. L'intera fogliolina concorre talvolta alla formazione della galla ed in modo che soltanto il margine aculateo di quella sporge leggermente tutto all’intorno della galla. Nell’ interno vivono più larve in celle distinte. Alle < Quattro strade » presso Bari, maggio 1896 (Prot. Alf. Pa- lanza !) QUERCUS ILEX L. 24. Contarinia ilicis, Kieffer 1893, Synopse p. 61. (Tav. IL fig. 9). Piccola galla conica sporgente per circa 1 mm._ dalla pagina inferiore della foglia. Sulla pagina superiore si mostra in- vece sotto forma di un leggero sollevamento sublenticolare, circoscritto talora da un tenue solco. Nell’ interno vi è un’ unica cavità larvale allungata. Il foro di uscita trovasi all’apice del cono. Ho trovato queste galle nell’ Erbario di piante friulane, messo insieme dal compianto Prof. G. B. Piroxa, il quale si conserva nel R. Istituto Tecnico di Udine, e che ho potuto esaminare mercè la cor- tesia del Prof. A. TeLLini, quindi, pochi giorni or sono, anche nell’ Er- bario privato del Dr. Prof. ApRriano Frort. Questa rarissima galla fu descritta e figurata per la prima volta da Fr. Lòw (Verh. zool.-bot. Gesell. 1878 p. 398, n. 5 taf. IV fig. 6) sopra esemplari che Licwrexster gli inviò da Montpellier {Francia me- rid.). Fu trovata di nuovo soltanto recentemente, in Algeria, e la de- scrizione dell’ insetto tu fatta dal Prof. Krerrer (l. ©.) sopra un unico individuo ottenuto dalle galle atricane. A. Duino (Friuli orientale), anno ? (G. B. Pirona) ; al Gargano IL. meria.), agosto 1887 (Andrea Fiori! in Herb. Adriano Fiori) ; nef bosco dei Nordi presso Chioggia, luglio 1896 (Adr. Fiori! in Herb. Horti Patavini). QUERCUS PEDUNCULATA EHRH. 25. ## Andricus Panteli Kieffer var. fructuum mihi nov. var. (1) In Zeitscher fiir die gesammt. naturwiss. Bd. LIII 1830 p. 288. ALESSANDRO TROTTER 295 Nella mia prima Memoria sui « Zoocecidii della Flora mantovana » (i. c.) ho descritta questa galla attribuendola all’Andricus Mayri, Wa- chtl. Avendo però, in seguito, ottenuto |’ insetto, ed avendo anche meglio studiata la galla stessa, ho riconosciuto trattarsi di altra specie, cioè dell’ Andricus Panteli, Kieffer, specie assai rara e soltanto da poco descritta. Differendo però, tanto l’ insetto che la galla, in qualche par- ticolare, dalla forma tipica descritta dall’A., ho creduto necessario do- verla distinguere come varietà, il che meglio apparirà dalla descrizione : ANDRICUS PANTELI A/EFFER! Bull. Soc. Entom. de France 1896, p. 370; « Cynipides » p. 97 n. 107. (Syn.: A. Mayri, T. De Stefani 1839 (nec Wachtl) in « Nat. Sic. » anno VIII, 1889 p. 265 tav. III fig. 7, in Boll. R. Orto Bot. di Palermo 1897, Vol. I n. 3-4, e « Nat. Sic. » 1898 p. 166, n. 14). Insetto — Bruno rossastro, parti laterali dell’ addome un po’ più chiare ; neri la parte centrale delle mesopleure, una fascia sul mezzo della parte anteriore del mesonoto, i due solchi parapsidali e |’ estre- mità dei tarsi. Testa e torace villosi. Fossette dello scutello separate soltanto da una stretta cresta. Terzo segmento addominale liscio. An- tenne di 13 art. bruno-chiare ; più oscuri, soltanto i tre ultimi articoli. Statura 3-4 mm. Forma agama. sa prossima ad A. Kirchsbergi, Wachtl. — Si forma a spese delle gemme, è subarotondata, del dia- metro s circa 10 mm. È provveduta di prolungamenti lunghi 5-7 mm., larghi 2 mm., compressi, striati, leggermente ricurvi, a sommità ottusa, coperti di sostanza glutinosa, verdi sul principio dello sviluppo, quindi bruni. Fu trovata sinora su Quercus /usitanica Lk. var. faginea nei dintorni d’ Ucles (Spagna) e su Q. Robiwr in Sicilia (De Stefani pei) Osservazione: Questa galla s'assomiglia a quella d’A. Mayrî, Wachtl (Entomologisch-biologische Studien 1 Ser. Wien 1878 taf. IV fig. 3) la quale però si sviluppa sulle infiorescenze maschili di Quercus pedun- culata, mentre VA. Panteli è galla delle gemme. Inoltre i prolunga- menti che rivestono quest’ ultima galla sono molto più lunghi e diversi per forma da quelli dell'A. Mayri, il cui produttore è inoltre di colore interamente nero. ANDRICUS PANTELI A. VA. FRUCTUUM TROTTER. (Syn ca Mayri Trotter (nec Wachtl), Zoocecid, Fl. mant. in «Atti Soc. Nat. di Modena » 1896, p. 149, al n "e ERANO a MARE Ml crt, A e e ia SA e Phi FU a ga SCA 5 ci ee 296 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI Insetto — Come nel tipo, soltanto le parti laterali dell’ addome- sono un po’ più oscure, e le antenne sono interamente brune, quasi nere. Ho ottenuto l’ insetto in marzo del secondo anno. — Oss. : Nel marzo del terzo anno, ho ottenuto dalla stessa galla qualche nuovo indi- viduo in cui la colorazione generale del corpo si mostrava notevolmente più oscura da quella degli individui usciti nel secondo ‘anno, cosicchè questo si avvicinava di più all’A. Mayr: che al Panteli. — Ho aperta proprio ora (11 gennaio 1899), onde osservarne la struttura interna, una galla della var. fructuwn, dalla quale avevo già ottenuti nella passata primavera (marzo 1895) cinque individui, e vi ho trovato vivente an- cora un altro Andricus a colorazione pi oscura il quale sarebbe uscito nel marzo di quest’ anno, cioè il III, essendo stata raccolta la galla nell’ autunno del 1897. Questo fatto mi sembra di qualche interesse per la biologia e la sistematica dei Cinipidi. Galla — (Tav. II fig. 5). Si forma a spese del frw/lo ®, concorrendo. nella formazione del cecido tanto la cupola che la ghianda. Mi è oc- corso anche di trovare tre o quattro volte questa galla in un rapporto. più o meno stretto di contiguità con la Cynips calicis, Burg. Al « Bosco Fontana » presso Mantova, autunno 1896-98. Q UERCUS PSEUDO-SUBER SANTI. 26. # Nenroterus minutulus, Ro 1859, Verh. zool.-bot. Gesell. p.. 353; Trotter, Zoocecid. FI, mant. 1897, n. 6; Kieffer, Cynipides p. 80 n. 58. Le stesse galle che su Q. Cerris. Nei monti Lessini veronesi, dicembre 1898 (Prof. A. Goiran). Neuroterus saltans Giraud 1859, Verli. zool.-bot. Gesell. p. 351 ; 27, + Kollar, Verb. zool.-bot. Ver. 1857, p. 518 tab. XI; Mayr, Mitteleurop. Ei- chengallen, n. 68 taf. VI fig. 63; De Stefani T. « Natur. Sicil. » 1898, Zoo-- (1) In più anni di ricerche, nel Bosco della Fontana, presso Mantova,. non Do. trovato che un’ unica galletta formatasi a spese di una gemma. Di reg galla fa cenno il Prof. KierrEr, al quale la comunicai, nella già ci- Monografia « Les Cynipides » a pag. 118 (Nota 1) del fasc, II ; la galla in gin fu raccolta nell’ inverno del 1898. Il Prof. KieFrFER la tenne pres: so di sè in allevamento sino al 1898 senza ottenerne il produttore; quindi me la rese. Nel Marzo di quest'anno invece (1899), da quella stessa galla, ho ottenuto l’ insetto, il quale perciò è uscito nel IV anno. La sua colorazioae è» | quasi talalazente bruna. A tale “proposito si confronti l’ osservazione fatta. più so pra. ALESSANDRO TROTTER 297 ‘cecid. Q. Robur e Suber, n. 2 ; Trotter, Zoocecid. Fl. mantovana 1897, n. 7; id. Secondo contrib. 1898, n. 3: Kieffer, Cynipides p. 77 n. 45 e p. 8 In rapporto a questa galla, già segnalata del resto più volte in Italia e fuori, solo però su QQ. Cerris, debbo dire che non mi fu mai dato di poter constatare il caratteristico loro saltellamento causato ‘da violenti e bruschi movimenti della larva nell’ interno della galla — benchè io ne abbia raccolte sino ad oggi in grande quantità ed in lo- «calità diverse. Siccome d’altra parte non vi ha dubbio alcuno sull’ au- tenticità ed esatezza delle osservazioni di Grraup e di KoLrar, così ‘convien dire, che da noi le larve abbiamo perduta tale facoltà. Su Q. Pseudo-Suber, oltre Neuroterus minutulus e N. saltans, fu- Trono sino ad oggi indicate le seguenti galle di Cinipidi : Aprelonya ‘cerricota (Gir.) G. Mayr. (Cecconi, 1. c. a Vallombrosa (11), Synophrus politus Hart. (Cecconi, id.). In comune di Bersano prov. di Alessandria (Piemonte), ottobre 1896 (E. Ferrari). 28. # Arnoldia Szepligetii (Kieffer) 1893, Synopse p. 16, Janetia, K. 1896, Bull. Soc. Entom. de prg p. 236; Trotter, Zoocecid. FI. nt. Se- «condo contrib. 1898, n. 40-41 ; id. Zoocecid. flora modenese e Ada n. 25, «n Atti Soc. Nat. di Modena 1898, p. 118. Pustole lenticolari delle foglie. Ho già descritta questa galla per il Q. Cerriîs (Trotter, 1. c.). Dissi allora che tali pustole erano abitate ora da larve rossastre ora da larve bianche, e dubitavo si trattasse per quest'ultime forse di specie diversa. Ora il Prof, KierreR mi scrive d’aver ottenuto l’ Imagine anche dalle larve bianche, e d’ aver ricono- sciuto trattarsi ugualmente di Arno/dia Szepligetii. Oltre VA. Szepligetii furono sino ad oggi segnalate su Q. Psewdo- .«Suber, Santi, le seguenti altre galle di Cecidomyine: Arno/dia Cerris {Koll.) Kieff. (Massalongo, Galle FI. it, n. 86) e Dryomyia circinnans XGir.) Kieff. (Massalongo, id. n. 87). Si Presso Caprino alle < Valdoneghe » e sui Lessini (prov. Ve- r0na), settembre 1898 (A. Goiran!). QUERCUS PUBESCENS WILLD. 29. #*# Andricus hystrix nov. sp. 2 (1) Anche a me furono recentemente (settembre 1898) comunicate dal Prof. A. Goiran aleune galle di A. cerricola io Q. Pseudo-Suber, raccolte salle « — » presso Caprino nel Veronese. 298 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI Ferrugineo-rufus, parce pubescens, 3-4 mm. long. ; mesonoto valde coria- io, spinula ventris sexies longiore quam lata, segmento tertio abdominis istin:te punctato ; antennis 13-articulatis, Antenne villose. Mesonoto a pubescenza scarsa, un po’ più densa sui lati che sul mezzo, solchi parapsidali raggiungenti il margine an- teriore. La superticie del mesonoto è fortemente rugulosa, mentre quel- la dello scutulo è grossolamente raggrinzata. Spinula ventrale lunga sei volte la sna larghezza. L’ insetto esce dalla galla nell’ agosto dello stesso anno, Affine ad A. serotinus, Giraud : ne differisce per il terzo seg- mento dell’addome distintamente punteggiato e per il colore del me- tanoto uguale a quello di tutto il resto del corpo. Galla — (Tav. II fig. 13). Questa si forma a spese di una gemma ; abbondante su giovani ramoscelli di esemplari cespugliosi. Rassomiglia ad un piccolo riccio di mare o ad un istrice in attitudine di difesa. Il diametro di una singola galla, compresi gli aculei. (3-4 mm. lunghi) è di 5-10 mm. circa. Dico di ogni singola galla, poichè è comune il tro- vare due o più galle, sviluppatesi da una stessa gemma, e così stret- tamente unite tra loro, da rassomigliar quasi una sola grossa galla. Ho già descritta del resto più a lungo questo cecido al n. 22 dei miei « Zoocecid. della FI. mantovana. Secondo contributo » |. c. ; il Cinipide però non mi era noto, ed attribuivo allora dubbiosamente questa galla all A. serotinus, Giraud (1), ueste xalle appaiono in maggio. Da giovani, gli aculei si mo- strano colorati in verde, rosso, o rosso-violaceo, specialmente alla loro base. Tale colorazione sparisce però a maturità, cioè alla fine di luglio, sostituita da una tinta uniforme, bruno-violacea o bruno-scura. Al bosco Fontana presso Mantova (1897) ; alle « Valdoneghe » presso Caprino, e al Bosco Mantico (comunissima) ve Verona), estate 1898. 30, #* Andricus Trotteri, Kieffer 1898, Bull. Soe. Entom. de France, p. 142. scoperta questa specie nell’ autunno del 1897. L’ insetto uscì dalla pat in Febbraio (!) del ’9S, probabilmente il secondo anno, già però nel novembre, rompendo quialetio galla, vi ho trovato l’ insetto gia perfettamente conformato. Questa specie fu descritta dall’ Illustre ceci- | (@) La galla dell'A. serotinus possiede delle appendici lineari molto più lunghe, inoltre riflesse e fornite lateralmente di peli. ALESSANDRO TROTTER 299 dologo Prof. J. Kierrer (I. c.) che gentilmente volle dedicarmela, e di cui ne trascrivo la descrizione, così dell’ insetto che della galla : Insetto — « Noir: tibias antérieurs et intermediaires, ainsi que l’ extrémitè des cuisses, bruns; dessous de 1’ abdomen brun sombre. Téte et thorax mats, vertex luisant, mésopleurs, fossettes et abdomen brillants. Mésonotum et scutellum finement ridés et finement pubescents ; abdomen non ponctue, glabre, à l' exception d'une petite tache depu- bescence de chaque coté de sa base. Antennes de 14 articles. Toutes les ailes ciliées sur leur bord. Fossettes séparées seulement par une mince arète. Arètes du métanotum divergentes en arrière. Épine ven- trale six fois aussi longue que large, ciliée en dessous. Long. £ 3 mill. Galla. (Tav. Il fig. 2) « Ce Cynipide occasionne sur les jeunes rameaux de Quercus pubescens une galle fort jolie, formée aux dépens d’ un bourgeon latéral et avant l’ aspect d’ un petit uf posé sur un coussinet. La forme de cette galle est ellipsoidale, sa paroi mince et subligneuse, sa longueur mesure 3 mill., sa largeur 2 mill., ou bien 2-5 mill. avec le coussinet. Sa surface est mate, faiblement rugueuse, de eouleur sombre, avec des bandes transversales sinueuses, irrèégulié- res, blanches ou grises. Elle est fixée par |’ extremité de son petit diamètre au centre du coussinet, dont la base, a contour elliptique, est munie d’ un pédicule à peine visible, rattachant la galle au rameau. La surface du coussi- net est d’ un braun sombre et plus ou moins couverte, sur le dessous comme sur le dessus, de productions piliformes blanches, courtes et appliquées. Quant an bourgeon aux dépens duquel cette Caioioni s’ est formée, on en voit à peine un vestige. En décembre (1), le Cynipi- de perfore un des pòles de la galle et apparait an dehors. Vers la méè- me époque, le coussinet se détache du rameau et la galle tombe à terre ». Per parte mia aggiungo che le pareti della galla, grosse appena 40- 50, micromill., e verso i due poli od estremità laterali ancor meno, sono costituite, quasi per intero, da alcuni strati (6-8) di cellule fortemente mn giallognole ; goltanta sulla superficie interna si nota qualche ndello sottilissimo del tessuto nutritivo, tuttora con qualche granulo da i sulla superticie esterna si osservano invece due o tre strati di cellule, egualmente di natura sclerosa, benchè meno evidente, bian- castre in via di disfacimento, staccandosi esse facilmente le une dalle altre, o in via naturale, oppure raschiando leggermente, con una sottile lame. la superficie della galla. Tali cellule superficiali si mostrano qua e là con un contenuto colorato fortemente in bruno, e ciò forse con- (1) Io ho ottenuto l’insetto sempre in Febbraio. 300 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI corre a dare alla superticie della galla quell’aspetto screziato, molto e- vidente in alcune, in altre affatto impercettibile (Tav. II fi A? Bosco Mantico presso Verona, dicembre 1897 e sr 8. 31, #* Cynips ptrix Schlechtendal var. ambigua, mibi nov. var. Ho già segnalata su Quercus pedunculata la forma tipica di que- sta galla, quale fu descritta dallo ScHLECHTENDAL prima ‘ Di PAC °.); e quindi dal Wacnri (Entomolog.-biolog. Studien p. 7 tab. IV Su @Q. pubescens ho poi trovato una nuova forma di du che ho creduto dover ravvicinare a C. corruptrix. Sch. e della quale faccio qui. una varietà che chiamo ambigua. Da questa nuova forma di galla ho ottenuto anche |’ insetto. Questo non differisce affatto, se non per la statura — ciò che del resto le maggiori dimensioni della galla lo faceva supporre — da C. corruptrix, Sch., il quale d’altronde come è noto, non si distingue in nulla da C. galeata, KoMlari, caliciformis, aries, lignicola, tinctoria, avendo gli Autori di questa specie fondata la di- stinzione specifica unicamente sul fatto bio-fisiologico di poter produrre, questi insetti, galle diversissime e tipicamente costan Avevo già descritta (Zoocecid. Fl. mant. Secco contrib., n. 2-4) come dovuta a Cynips sp. (non conoscendone allora !’ autore) la galla della A. corvuptràr var. ambigua per cui mi limito ora a figurarla ed a riassumerne i caratteri differenziali in raffronto col tipo. C. corruptrix, Schlechtendal. i C. corruptrix Sch. var. ambigua, {Stettiner mpg Zeit. Bd. XXXI, p. 339, Trotter. nno 1870). Galla. — ( Tav. Il. fig. 4) Ha una | Galla. — (Tav. II fig. 8) Di forma certa rassomiglianza con una gemma. d’ordinario obconic: È x rzi 3 orzione ale: nen distinta dai ; prolungamenti. Questi in numero di 4-6, non u- guali tra loro, sollevantisi assai poco dal corpo della galla, sormontati per 1-5 (per lo più 2-3) sollevamenti cu- poliformi, lunghi 24 mm. Superficie della galla abbastanza omogenea. Il ramo, in corrispondenza dell’in- Superficie i ata serzione della galla, è molto ingrossato. (specialmente intorno ai lobi della Fino ad ora fu trovata soltanto su galla) somigliante a pn della C. A. pedunculata. lignicola. Il ramo, in corrispondenza dell’ i inserzione dana galla, è normale Su pa Tor setto. — Tung: 4-6 mm. Insetto. — Lung. 3.3-5 mm. Cynips galeata, G. Mayr 1882, Europ. Arten etc. p. 30 ; €. gal. no- men Giraud 1859, Verh. zool shot. Giesell. pH? 1: Aebieehtenda, Gallbildg. mn —= ALESSANDRO TROTTER 301 238; Riedel, Gallen u. Galwesp. p. 39 n. 43; Kieffer, Cynipides p. 117 n. 175; De Stefani T., Cat. Im sno di Sicilia, « Nat. Sic. » 1895 ; id., Zoocecid. Q. Ro- bus e Suber, i; 1898 (Tav. II, fig. 6) n galle si formano sui ramoscelli di piante gio- vani o annose, a spese di una gemma laterale e terminale, Nella descri- zione della galla possiamo distinguere due parti. Una parte inferiore, le- gnosa, bruno-rossiccia, lucida, lobata inferiormente, alta circa 3 mm. aderente al ramo; una parte superiore a forma di gemma o meglio di bulbo, alta circa 5 mm., a superficie bianchiccia, tomentosa, solcata per il lungo, più 0 meno distintamente laciniata alla sommità. La camera larvale trovasi nella porzione inferiore della galla; il foro di uscita trovasi lateralmente, presso il solco o strozzatura, limitante le due parti, inferiore e superiore, della galla ora descrit o ottennto l’ insetto nell’ agosto del "98 da galle dello stesso an- no (!) Secondo G. Mayr l’ insetto uscirebbe invece nell’estate del se- condo anno. Al Bosco Mantico presso Verona, estate 1898 (comunissima). 38. Neoroterus albipes Schenck 1865, Ver. f. Naturk. Nassau p. 85; Mayr, Mitteleurop. etc. tav. VI, fig. 72, pag. > n. 72; Adler, Génération alternante, traduct. de Lichtenstein (1) p. 15 tav. X, fig. 2 a ; Schlechtendal, ‘Gallbildg, n. 272; Riedel, Gallen u. ci. p. 47 n, 64, taf. IV fig. 43; Kieffer, Hi rabiiopibpioio. de Lorraine 1. c., n. 48; id., Cynipides, p. 120, n. 187; Hieronymus, Beitriige n. 654. Piccola galla ovoide, a pareti esili, piajio verdastra o giallo-rosea, a superficie sparsa di radi peli. È lunga 1.52 mm., situata sul bordo della foglia (la quale in corrispondenza della galla si mostra più 0 meno intagliata) e disposta in modo che il suo grande asse é parallelo al piano della foglia. ) insetto, metagenetico, appare sotto la forma bisessuata, ed al- terna la generazione con la forma agama N. /aeviusculus, Schenck, la cui galla fu già segnalata in Italia. Vat di Caprino alle « Vi rai » nel Veronese, settembre 1898. 34. Neuroterus sp? — Piccola galla ovoide, giallastra, alta cira 1.5 mm. infossata nella (1) Montpelte - - Paris, 1881, — Il testo tedesco trovasi nel « Zeitschr. - £. wiss, s. Zoolog. » XV. 302 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI gemma con la sua metà inferiore, a pareti sottili, somigliante a quella di Andricus circulans. Galla consimile, se non la stessa, fu già segna- lata da G. Mayr (Finmiethler etc. p. 678-79 in Verh zool.-bot. Gesell. 1872) e da Kierrer (Cynipides, p. 114, nota 1). AI Bosco Mantico ed al Bosco delle Ferrazze presso Montorio (prov. di Verona) estate 1898. 35. Phylloxera coccinea, Heyden 1837, Mus. Senckenbergianum, T. 2 pag. 289 ; Kaltembach, Die Pflanzenfeinde etc. p. 677, n 506, Stuttgart 1874 ; Balbiani, « Mém. sur la reproduct. du Phylloxera du Chino » Mem. Acc. du Sciences, T. XXII, n 14, Paris 1874 ; Schlechtendal, Gallbildg. n. 173; Kieffer Hémiptérocécid* n. 58; Martel, Cecid. d’ Elbeuf., II Liste n. 210 ; Liebel, Zoo- cecid. der Holzgw:ichse etc. 1892, p. 21 n. 193. La forma attera primaverile produce un ripiegamento del lobo fogliare. verso la pagina inferiore con leggera ipertrotia della nervatura mediale del lobo stesso. La forma estiva, la quale vive libera sulla pa- gina inferiore della foglia, produce invece soltanto delle piccole macchie scolorate Questa specie di filossera era già nota in Italia. Il Prof. Ap. Tar- aroni Tozzerti ne parla a lungo cen le altre specie affini in un’ estesa appendice al suo lavoro « Della malattia del pidocchio nella vite » (An- nali Ministero di Agricoltura, anno 1875). A me interessa solo di met- terla ora in evidenza come specie, almeno in parte, galliyena. Monte Baldo a « Spiazzi » (prov. di Verona), 1 Giugno 1898. (i). eliozela stanneella, Fr. — Cfr. Kaltembach, lc. p. 661n. 359; Schlechtendal, Gallbidg. n. 251; Kieffer, Lepidoptèrocècid. n. 6 (2). Ingrossamento del picciolo il quale è inoltre colorato in rosso bluastro o rosso bruno. Nell’ interno, lungo tutto il cecido, ed un po’ eccentricamente, è scavata una stretta galleria. Spesso si osserva che una metà soltanto del picciolo è alterata dall’ azione cecidogenetica mentre l’ altra rimano normale. Al Bosco. Mantico presso Verona, luglio 1898. 37. Lepidopterocecidum. — Questa galla, di cui non mi è noto ancora il produttore allo stato (1) L’ Ing. O. Massalongo ha già segnalato l’ insetto nel Veronese (Pro- spetto ragionato degli insetti della Provincia di Verona in Atti Ace. Arti € Comm. di Verona 1891, Vol. LXVII p. 307). : (2) In « Feuille des Jeun. Nat. » 1892 n. 265. _ form ALESSANDRO TROTTER 303” d° ingrata fu descritta e figurata per la prima volta da Maurisni (De Gallis, in « Anatome Plantarum » 1686 pag. 28 fig. 41) ne da allora fa più bios Solo recentemente, cioè nell’estate del 1897, scoprimmo questa produzione nel Veronese, quasi contemporaneamente, il Prof. C. MassaLoxGo ed io — Consiste in una alternazione d’ un giovane’ germoglio. Questo cioè, anzichè svilupparsi normalmente in lunghezza, si Mostra raccorciato (2-6 cm.) e spesso più o meno ricurvato. In com- penso però s’ ingrossa assai di più, specialmente nella parte basale, mentre, verso |’ apice, si va man mano assottigliando. L’ interno è per- corso, pressochè in tutta la sua lunghezza, da una ristretta galleria. ed il foro di uscita trovasi alla base del cecido, presso alla sua inserzione. Il braco deve certo uscire molto per tempo, poichè agli ultimi di aprile si trovano queste galle già disabitate. A{ Bosco Mantico, sur colli presso Montorio (Prov. di Verona) (comune). estate 1897-1898. ROSA SEMPERVIRENS L. 38. # Rhodites rosarum, Giraud, 1859, Verh. zool-bot. Gesell. pag. 366 ; G. Mayr, Cynipiden-Gallen mit Ausschluss ete. 1876 p. 18, n. 14, tab. III fig. 14; Hieronymus Beitriige n. 709 e 722 ; Kieffer, Hyménoptérocécid. n. 60; id, Cynipides p. 71 n. 30 e p. 262, pl. V. da 4 ; Riedel, Gallen u. Gallwesp., + Yi, tab V. 0g GI; Bebilachtendd), Gallbilag. n. 818; Pit Galle FI. it. n. 163, tav. XXXII fig. 3; Cecconi, Primo conti, ete. pì Malpighi, De Gallis, tab. VIII fig. 23 , tre che sulle foglie ho osservato che alcune di queste galle si erano sviluppate anche sulla faccia esterna dei sepali. Bisceglie (Bari), 4 Giugno 1898 (Prof. Adr. Fiori !). SALTX ALBA L. 39. deidiro bprioa (H. Léw) Kieffer 1898, Synopse p. 13, Ceci- domyia H.Lòw 1850, Dipterologische Beitrige, Posen Th.IV, p. 27 e 35; Fr. Léw, Verh. a Gesell. 1875 p. 28 tab. II fig. 2; Hieronymus, Beitrige n. 509; Schlechtendal, Gallbildg. n. 320; Kieffer, Dipterocécid. n. 140 ; Liebel,- Die PAS und ihre Erzeuger in iaia 1886 p. 568, n. 259. Le foglie, che costituiscono l'estremità dei germogli, rimangono diritte e saldate insieme, costituendo così un cecido allungato, subfusi- e. 21 ) Nell’ interno vivono sparse numerose larve rossastre che si tra-" 304 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI -sformano nello stesso anno, parte, nell’ interno della galla, parte in terra. Ne ho ottenuta | Imagine dai 10-15 di maggio. Comune nei dintorni di Verona e Padova, maggio 1898. 40. #*# Cecidomyinae. — (Tav. II, fig. 14-15). Leggero rigonfiamento dei giovanissimi ramoscelli, unilaterale, subglobuloso o subcilindrico, spesso situato al disotto di una gemma la quale però rimane normale. La larva, quasi sempre solitaria, raggiunto il suo completo sviluppo, trovasi in una cavità ben distinta nell’ interno del rigonfiamento : esce, d’ordinario in autunno, attraverso ad un pic- colo foro per trasformarsi in terra. Ha moltissima rassomiglianza con la larva della Cec adoro Ga _Zicîs, Schr. (Tav. II, fig. 16: spat. stern. della larva). Dintorni di Verona, autunno 1897-98, e dintorni di Manto- ra, autunno 1898. SALIX AURITA L. dl. Nematus gallicola, Westw. Sopra questo salice non era ancor stata segnalata in Italia. Monte Baldo, alla Madonna della Corona (prov. Verona), giugno 1898. 42, Nematus sp. — Cfr: Hieronymus, Beitrige n.746 ; Kieffer, Hyméno- ptérocéeid. n. 70; Schlechtendal, Gallbildg. Zweiter Nechtrag . 15 ; Martel, .Cecidies d’ Elbeuf, II Liste n. 224 ; Liebel, Zoocecid. der Holzgewiichse etc. ni 218. Il margine della foglia si ripiega verso la pagina inferiore per la lunghezza di 23 em. con debole ipertrofia e senza alcuna decolo- razione. Diverse specie di Nematus, secondo i vari substrati, sono state perni come autrici di tale deformazione. Così N. pinetî, Hart. (S. alba), N. prussicus, Zadd. (S. cinerea), N. politus, Zadd. (S. purpurea). £ nigr: olineatus, Cam. e N. prussicus, Zadd. (S. viminalis). Per S. aurita, caprea e fragilis non è ancor nota la specie Monte Baldo, alla Madonna della Corona (Verona,) e presso Pontebba (Friuli), estate 1898. ALESSANDRO TROTTER 305 SALIX NIGRICANS Xx SALIX SP. 45, #*# Nematus sp. Galle ipofille, irregolarmente subglobose o subpiriformi, di 1 cm. circa di diametro, verdi, glabre, con la superficie sparsa di verruche. Queste galle sporgono leggermente anche dalla pagina superiore e trovansi inserite lateralmente alla nervatura mediana. Le pareti del cecidio sono sottilissime, mm. 0.2-0.3 appena, differendo in questo no- tevolmente dalle galle di Nematus gallarum, le quali hanno inoltre forma sferica abbastanza regolare. Avendo conservato per qualche giorno le galle su descritte in un vascolo, un po’ umido nell’ interno, ho potuto osservare, quando ne le levai, che dalla superfice di talune di esse, ed anche nell’ interno della cavità gallare, si erano sviluppate delle radichette. Questo curioso fe- nomeno ta già osservato da Beerisck per le galle di Nematus gal- Zarvin (), ed anzi egli riescì a conservare in terra umida alcune di queste galle durante tutto |’ inverno e fino alla successiva estate, ben- chè le foglie portanti le galle si fossere già nell’ autunno precedente disseccate e marcite, mostrando esse in tal modo una vitalità autonoma e indipendente da quella del resto del vegetale. La straordinaria formazione eterologa di radici e anche molto sin- golare e meriterebbe ricerche più complete. Presso Pontebba (Friuli), ottobre 1898. SALIX PURPUREA L. 44. Cecidomyia pulvini, Kieffer 1891, Zur Kennt. d. Vera Berliner Entom. Zeitschr. Bd. XXX XVI p. 244 taf. IX fig. 21 ce; id, D rocécid. n. 137 ; id., Synopse p. 6; Liebel, Zoocecid. d. Holzgewlichse st 1892, p. 23, n. 224; Sehiechiendal Gallbildg. Nachtrige und. Bericht. p. 3; id., Zweiter Wechine i . 14; C. salicina Gir., nec Schr., Girau | apinonte” entomol., Verh. zool. e Gesell. 1861 p. 477, taf. XVII fig. 3; Ha, Beitriige n. 542 e Berichtigun. und Susiitze (ultima pagina). Rigonfiamento del cuscinetto di una foglia con ipertrofia delle parti circostanti del ramo. Nell’ interno, alla base della gemma, vive (1) M. W. Beijerinck : Ueb. das Cecidium von Nematus capras i Salia amygdalina, in » Bot. Zeitg. » 1883 N°. 1-2, t % -306 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI una larva rossastra che si trasforma nell’interno della galla nella se- guente primavera. Bosco del Fagarè, presso Cornuda (Treviso), ottobre 1898. 45. Cecidomyia salicis De (ieer: Hieronymus, —_ n. 545 ; Kief- fer, Synopse p. 6, Dipterocécid. n. ; Liebel. Zoocecid. etc. 1886 n. 254 ; Sch- foclilneta canta g. n. 830; id., ara und. Ls p. 4: Misciatelli, in Ball. Soc . it. 1895, p. 121 n, 38; De Stefani T., Produz. pat. etc. l. c. Sa ia dei aa rami, globosi, subcilindrici 0 subfusiformi, accompagnati talvolta da un incurvamento nel ramo; la loro superfice è leggermente rugosa e bitorzoluta. Nell’ interno, poco sotto la corteccia, vivono in celle distinte le larve rossastre del parassita. Lungo il Panaro a S. Anna, presso Modena, estate 1892 (Prot. Adr. Fiori !) bosco del Fagarè, presso Cornuda (Treviso), (A Trotter !) e vol di Caprino (Verona), estate 1898 (A Goiran !). 46. #*# Cecidomyinae, — Ipertrofia nelle gemme fiorali o per meglio dire dell'aumento i- bernante, il quale in seguito all’azione del parassita, antecipando il proprio sviluppo, luoresso per un certo tratto dalle squamette protettive le quali anzi in seguito si staccano e cadono. Tutto intorno all’amento, tra i peli bianco-sericei ond’ è rivestito, aderiscono parecchie larve ros- sastre, abbastanza grandi, le quali si trasformano in terra. L’ amento cosi deformato, dopo esser stato abbandonato dalle larve, si secca e. finisce per cadere. Si rinviene questa deformazione ancor fresca, con larve tuttora aderenti, durante la prima quindicina di ottobre. (Tav. II, fig. 11: spat. stern. della larva. Presso Pontebba (Friuli), ottobre 1898. SILENE INFLATA DC. 47. Cecidomyinae. — (Tav. II, fig. 12: spat. stern. della larva). Le foglie che costituiscono i germogli rimangono diritte, applicare le une contro le altre, diventano inoltre più o meno ipertrotiche, for- così un cecido allungato, subfusiforme, entro cni vivono sparse numerose larve biancastre le quali si trasformano in Galla somigliante sicia in SCHLECHTENDAL ( < Gallbilàg. » n. 407) e Kreerer, (Dipterocécid. n. 1 i Padcva, nel Cortile delle Scuole Mediche a S. Mattia, maggio 1898, dintorni di Verona, giugno 1898. ALESSANDRO TROTTER 307 SPIRAEA ULMARIA L. 48. Perrisia ulmariae (Bre.) Kieffer 1898 Synopse p. 14, Cecidomyia Bremi 1847, Beitrige zu ein ner Monogr. der Gallmiick p. 52 (insetto), p. 16 n. 6 taf. I fig. 15 (galla) (1); Kieffer, Dipterocécid. n. 171; Schlechtendal, frenare n. 830; Martel, Dead. d’ Elbeuf, I Liste n. 106 ; Liebel, Zoocecid. othr. 1886 n Galle fogliari, dure, uniloculari, appariscenti d’ ambo i lati della foglia, (2-5 mm. lunghe, 2 mm. larghe). Verso la pagina superiore sono emisferiche, rossastre, glabre, verso l’ inferiore invece, subconiche, biancastre, pubescenti. Nell’ interno vive una larva rossastra la quale ri trasforma nella galla. Questa specie era già stata segnalata in Italia, però solo sulla Spiraea Filipenduta ®, sulle cui foglie però, per essere queste più pic- cole e molto divursamente conformate, i cecidii hanno anche un aspet- to pen diverso, in causa specialmente della loro frequente concrescenza. Torre di Zuino (Friutî), giugno 1898 (Dottor Dom. Saccardo !) TRIFOLIUM SUBTEBRANEUM L. 49. ** Coleopterocecidum. — (Tav. II, fig. 7). Deformazione nei fiori. — Devo premettere che in questa pianta esistono due sorta di fiori : fiori sterili e fiori fertili. L’ insetto preferisce quest’ ultimi, i quali vengono deformati profonda- mente dalla larva del parassita, probabilmeate una per ogni galla. Il fiore si trasforma in un corpo carnoso, verdastro, subgloboso 0 subovoi- de, glabro, 6-8 mm. lungo 4 mm. largo. Nell’ interno di questo cecido ho trovato una larva che per i suoi caratteri mi sembra corrispondere a quella di un coleottero. Non posso aggiungere maggiori notizie in- torno a questa galla avendo avuto a mia disposizione SIR pochi esemplari diseccati. Una maggiore illustrazione riuscirebbe certo inte- ressante per il fatto che il suo sviluppo è forse connesso alla iu biologia di questa specie di trifoglio. esta stessa galla mi sembra facciano cenno i signori G. Gr- BeLLI e S, Berti nella loro monografia : « Rivista critica della specie di 3 Neue denkschr. allg. sehweiz. Gesell. Bd IX, Neuenburg 1847. (2) Massalongo C. in « Bull. Soc. Bot. it. » 1897 p. 91 al n. 59 308 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI « Trifolium » italiane » @) a pag. 19 (nota 1). Trascrivo integralmente il passo : « Soventi volte ci accadde di trovare i capolini appena fecon- dati del 7. subterraneum attaccati da un insetto (Phytoptus ?), il quale li deforma riducendo il capolino intero ad una specie di sacco ovoideo rigontio della grossezza di una cariosside di grano. esto capolino così deformato non si interra più, ed il processo evolutivo dei calici sterili si arresta. Anche negli Erbarii trovammo talvolta questi saggi attaccati dall’ insetto, p. e. in quelli del Prof. Pep:cixo di Roma. Ivi è fatto cenno nel cartellino che non tutti i fiori vanno sotterra e A a sono epigei quelli deformati dall’in- setto ». Melfi (Basilicata), 9 giugno 1898 (Prot. Adr. Fiori!) VIBURNUM COTINIFOLI UM D. DON 50. # Aphis sp. (an ? Aphis viburni, Scop.) Le giovani foglie che costituiscono l’ estremità dei germogli, in seguito all azione degli afidi, viventi sulla pagina inferiore, si incre- spano, si decolorano, accartocciaadosi anche più o meno verso il dorso della foglia. Tale deformazione era nota sino ad ora soltanto per il V. Lantana ed Opulus. A tale proposito debbo notare che di due piante viventi attigue nel R. Orto Botanico di Paaova, |’ una di V. Lantana V altra di V. co'inifolivm, V ultima sola presentava la deformazione ora descritta. Nel R. Orto Bot. di Padova, maggio 1898. DITTERI (Cecidomyinae) Arneldia Szepligetii K, « i ; i ; ; n. 28 lingarto0i sp. ira: campestre) + È » ) i 3 3 : x e” | » ( E camphorata) . x gir ì » 5 > (barpesne COmmuen) <<. i... >» 6 » (Carpinus Betulus ?) . I »_ È » (Erysimum hieracifol. var. l'in i si » (Medicago sp). i da o e (1) Mem. R..Ace. delle Sc. di Torino Ser. II, T. XLIII, 1892. ALESSANDRO TROTTER 309 Cecidomyinae sp. (Quercus tg — foglie). i ; - » 21 » (1% — gemme) . 3 : » 22 » (Salia alba) : * } , ì i >» 40 » (S. purpurea) . ; ; ; i ; >» 46 | (Silene inflata) . i i A ; : > 47 È desdbania pulvini. anta Ae » 44 » salicis. À : ì : ; : - | » 45 Contarinia ilicis K. 5 A ‘ , î A ò i >» 24 ? Lasioptera carophila . . A DR DO » 10 | ? Loewiola centaureae . ì ; i x : A ; Re Perrisia e, i ; È i ; ; è : >» 13 » piri . È i è i ; ; A ‘ >» 15 » lavniazio ; i : : i ; ; i ù » 39 » tortrix ì 3 ; P ; ; x ; i > 17 » ulmariae , i ; : i i i é > 48 E opecila maren alte Te » 16 Stictodiplosis corylina . ; é ; } x | » 9 IMENOTTERI (Cynipinae) diana Bogenmela Di M » ie ans . : ; > ‘ i 4 ; i » 19 hys i 4 » 29 » Le var. bara i . j » 25 rotteri . Hi i : è è » 30 : ? Cynipide sp. (Genista tincloria) . ì : ; ‘ . » 12 Cynips corruptrix var. ambigua . . a . à > 31 » galeata ; i i * , > i i >» 32 Neuroterus albipes . i 3 . : pei a » 33 » glandiformis. . ‘ ; . i , : >» 20 » minutulus. . ì . : i È ; ; » 26 > sulla i a » 27 : Sp. © n ù i A s Ù i i > 34 Pediaspis aceris . ca cs susa è . > 3 Plagiotrochus A i . ì ; } : F î » 23 Rhodites rosarum . pi ta RIE » 38 (Tenthredinidae) » > dl Nematus gallicola . é È ; i pina . 310 DEGLI ENTOMOCECIDI ITALIANI Nematus sp. (Sali aurita) ; ; , 3 x A w 42 » sp. (Salix nigricans) . è i i i è » 43 EMITTERI Aphis (Aegopodium Podagroria) . 7 * ; 4 i > 4 » (Viburnum rise s > 3 i i : >» 50 Phylloxera coccinea : » , ù i x ? » 535 LEPIDOTTERI ? Heliozela stanneella . ; i È i » 36 Lepidopterocecid. (Quercus pubescens) . i Ò 5 ; | COLEOTTERI Coleopteroceeid. (Trifolium subterraneum) . <<... . >» 49 SNANINANINANININAI Fig. » V Y Y U v Y Y Y % Y w% % % Y Y x SPIEGAZIONE DELLE FIGURE TavoLa XVII. 1. Estremità di un rametto fiorifero di Artemisia camphorata con al- cune galle (a) (gr. nat.). 1% Sezione semischematica di una galla ingrandita: 4 tessuto interno sublegnoso, 6 larva 2. Erysimum hier acli L. var. rhaeticum De. ; a fiori normali, .@ fiori deformati (gr. na 2 db. . e; elementi di n un fiore normale ; bd. ec. d. e. ; rispettiva- m “A gli stessi, ma appartenenti ad un fiore deformato (gr. nat.) 3. Spatula sternale della larva (ingran 4. Sez. di una galla di Andricus Beijerind4 : a cellule mamellonate, b lacinie del perigonio, ec rachide dell’ infiorescenza (molto ingr.). Fiore con due gallette (leggermente ingranditi.). Apparato sessuale 9 di Andricus Beijerincki : a uovo [0Fk ingr.). Medicago sp.: a, germogli con DES deformate (gr. nat.) Spatula sternale della larva (in Spatula sternale di una larva delle gallo di Carpesium cernuum (ingr.) Tav. XVIII. Spatula sternale delle larve deformatrici delle gemme di Quercus Cerris (ingr.) Galla di Andricus Trotteri (gr. nat.) Sezione delle pareti di questa galla adulta (molto ingrand.) Ciymips corruptrix (galle in gr. nat.) Galla di Andricus Panteli var. fructuum. (gr. nat.) 6. Galle di Cynips galeata (gr. nat.) 7, Apparato sessuale ? di Andrieus hystrix ; a, uovo (fort. ingr.) 8. Galle di Cynips corruptrix var. ambigua (gr. nat.) 9. Sez. di una galla ingrandita di Contarinia Ilicis. 10. Spatula sternale di una larva delle gemme di ? Carpinus Betulus. (ingr.) ul. » » >» degli amenti di Salix purpurea ®) 12. > >» delle galle di Si/ene înflata. (ingr.) 13. Gallo di ia hystrix (grand. nat.). 14. Rametto di Salix alba con due rigonfiamenti. (gr. nat.) 15. Sezione di uno di tali cecidii (legg. ingrand.). 16. Spatula sternale della larva (ingr.). 17. Galle di Trifolium subterraneum (gr. nat.). ETA pH < pp po 312 GLI ACART AGRARI III — ORDINI, FAMIGLIE E GENERI DEGLI ACARI Senza entrare a fare la storia della classificazione degli Acari, e le vicende che ha subito dal secolo decorso al giorno d’ oggi, il che sarebbe troppo lungo e fuor di luogo quì, mentre chi desidera averne notizia la può trovare in un recente lavoro del Trouessart spesso lodato (12), dirò che gli Acari, considerati come una Classe, oggidì, da molti valenti studiosi della mate eria, si dividono in ordini, contrassegnati da caratteri molti, ma si tien conto del più appariscente, per comodità del | sistematico e questo carattere si riferisce alla mancanza o presenza e posizione degli stigmi. Esporrò quì, in alcuni quadri, il sistema degli acari, mediante il quale questi piccoli esseri, sono distribuiti in ordini, famiglie e generi, in questo ancora riferendomi alla classificazione in parte già esposta negli Acari, Miriapodi e Scorpioni italiani. ORDINI DEGLI ACARI / / Stigmi situati ai lati del pr INDI le TOO del icmata Stigmi bene = pe lenta visibili in am- < edue a SR Lala : ra Stiemi dorsali, situati alla base del rostro tra \ AI questo ed il capotorace. . Prostigmata Corpo glo- | boso, addo- / me non an- nulato. +, È trachee nella Stigmi man sola Agi . . Heterostigmata canti almeno | visibili perchè ' disposti nelle Supra è trachee o man- | fosse peda canti menare in ambe- due i sessi . a . Cryptostigmata \ Corpo allungato vermiforme: addome annulato . . . Vermiformia A. BERLESE 313 Ciascuno poi di questi ordini si deve suddividere in sottordini, se- condo il sistema che segue, nel quale si procede dal gruppo d'’ acari meno elevati per raggiungere poi i più alti nella scala. ORDINE 1. VERMIFORMIA Quattro paia di. piedi: ll. a piena AO BAOGA CATA Mie pela di cpiodio Lo il dat ATO Oa ORDINE 2. CRYPTOSTIGMATA Mancano trachee e stigmi. . . . . .. - + . +. Sarcoptida / Corpo bene diviso in capoto race ed addome, o) col capotorace piedi in tube le paia” in numero eguale. Oribatida . Esistono le trachee e , gli stigmi Corpo con capotorace ed ad- dome totalmente confusi. Capo- torace pot innanzi quadricorne. Zampe anteriori con e sonni Soste niari toivigalo colat Nicoletiellida ORDINE 3. HETEROSTIGMATA Questo ordine si compone di poche specie, nella loro anatomia e biologia ancora non bene note e sembra che tutte possano rientrare in una stessa famiglia, quella dei 7arsonemidae. ORDINE 4 MESOSTIGMATA ; Mascelle conformate a cornicolo, sue oa denti rivolti all’ indietro) e molto brevi . . . a amasida Mascelle allungate, provviste di molte serie di ti rivolti all’ indietro, cioè trasformate in radula . . . . Ixodida 314 GLI ACARI AGRARI ORDINE 5 PROSTIGMATA Meteo Pei da 4 ra CL] Terrestri E e an ie RPOMEDIGLAR Le famiglie, in ciascun sott’ ordine, sono le seguenti : 1. DEMODICIDA Unica famiglia Demodicidae, coll’ unico genere Demodex. 3. PHYTOPTIDA Unica famiglia Phytoptidae, con più generi. 3. SARCOPTIDA ad afferrare i Esistono le pi i dell pi sg Mammalicoli Do . Listrophoridae ventose ge- nitali in am- bedue i sessi. i fat o Aia di qualche paio tra- Mascelle e ( Insetticoli . . . . . Canestrinidae de iedi normali. | Liberi . +... . Tyroglyphidae Ambulacri sessili. Qusti acari non pro- ducono scabbia (Avicoli). . . . . . . Analgesidae Maschio diverso dalla femmina per lo sviluppo | dei piedio per la forma Ambulacri Y del corpo ete. (Avicoli 0 sostenutida un } mammalicoli) . . . . Epidermoptidae lungo pedun- | 4 | Dimo rfismo sessuale nei soli ambulacri; tutti psorici perno emam- Sarcoptidae \ matlico: i “na Si ione anche gli Alacaridi. Di questo sott’ ordine non ci 0e- cuperemo. affatto, giacchè racchiude tutte forme acquatiche. Capotorace saldato all’ addome A. BERLESE 315 4. ORIBATIDA f { Addome provveduto di squame i aliformi (Pteromorphae). . . . Pterogasterinae f Mir / Scudo dorsale ligere all’ api- convesso Derma ce od almeno levigato . . . . Leiosomidae coi peli lamel- Addome Teri senza pro- ; car Scudo dorsale piano 0 Derma scabro, con grossi punti © \ areolato . « . + Tegeocranidae molto visibili, h per sÎrz Lon Capotorace sen- P dissimi. . È . Damoeidae za e o peli lamella \ Tutti i tectopedii (1) sono T_T et [SE ® fara bet) °° (1 ZE per \ Mancano i tectopedii. . . Nothridae Capotorace articolato coll’ addome. . . . . . .., Hoplophoridae 5. NICOLETIELLIDA Comprende una sola famiglia: Nicoletiellidae (1) I fectopedia ra n certe lamelle, od appendici altrimenti con- formate, che sporgono dai lati del capotorace fra la base dei piedi e circon- dano, in parte, il Ses segmento dei piedi stessi ed hanno forma e sviluppo variabile nei diversi generi. 316 GLI ACARI AGRARI 6. GAMASIDA ! Forame genitale della femmina tutto circondato dallo ster no, giacchè si apre in mezzo a questo. . . . . . Uropodidae ; Pep e- bi 3 ile maschi Chela delle mandi- le situa ta. Vulva tra- f bole in pig i RECRPTA 5 \ sessi ornat 1 ap- pendici a forma di dallo nafta { Hagelli, car nitale, di so- | setole ci igliat . Antennophoridae \ n pra dello ster- Gola senza IE dici mbedue \ sessi , +. +. . Zerconidae Scudo gra delle femmine Taito di due valve late . Celuenopsidae itale maschile iugulare (tra Stigmi dor- [od Parassiti \ sali . . . Pteroptidae | î ES dei verte- £ 3 brati. eri ven- 24 98% SUN rali . Dermanyssidae s (Cab o da TN Dn O. N OGgGC8 (= ni Si de Sa MESSO Se © pg © Pt ri OPS èoa e Ko Ce Se doc. £38 J #25 _.\g3565S Bo Caggd |a got Liberi, attaccati ad altri pe.b: o'=£ |&s8=! animali solo lapo ragioni 9 | SEN ESE \ di diffusione . +. +. Laelaptidae <5 | B825f o\GEE£ e in Piedi del secondo paio nei maschi più robusti che non nella femmina e provvisti di sproni . . Gamasidae oe IXODIDA Palpi cilindrici, manca lo scudo cefalotoracico. . . Argasidae Palpi compressi, figuranti mezza valva, esiste uno scudo cefalotoracico più o meno esteso . . . . Ixodidae 8. HYDRACHNIDA Molte famiglie con moltissimi generi. ‘sngnufo;dfis) o10ues 1 079900] (1) eppoi 5 de + ie ae) vw OUOS @|ogIpuRui a] 2(2ULON [jeu) oqtur -03 v 190901d 1d]ud ‘pepooinSun e]oqrpuezy E OBPHI®PY % * © * 03gSun[[jv ora ‘0 odioo ! euto;ijnqns ‘odun[ 0gjour 019s0Y onordsuogui Queq ‘Imup ded (outro “un % po) 01981] I OUPIUOHV * * * * * * oqgipenb | -049 ojoqipuey ‘0Qnpu,] “que ‘oA04q 03jowr ouo09 “8 rus 098 IP WuLIO] UI 039SOY , 91 ou ‘opod -8S0 VAIVT ‘00udi[nj Opui ip 1vss® ‘oud . a RA È 4 s OBpioBIgzAI | viySun ep i \ inizi ieliani QpUUrtuI9] — A]Oqrpuezf PEADOJ le 3 04 BOU, -1[I3S Uou QU197S ‘ostop x ve i ; "9 2199IpuS N Bp o eIquea our FISP MOIS) HI (1) OUPHBUTIYAVH * ‘0799198 È e[OqUpuey DAI i —- liodo | -ISIA QQUEUL[Totgip Patria i dana peg oqour 0 1]0q9p : 4 ei i Ri, IRSSV Ipnos too OBpport9uo * *ImIoso ‘1031198 ‘0UI@ZUI [OqIpueyy À n oi OUprudo [0 UO nAY ‘119901991 0 119781904d ‘1utt0]1]13s A[Oqrpuen ) IQupu t[9Vp ostoAtp oz[ott GALE Î OBPIPIQUIO.I], * ouI99so ‘dun vp oggururto) 0[0qrpueyt \ } espidordoti RIRPORIE. MICHAEL, British Oribatidae, p. 1896 » A. BERLESE, Ac. Mir. Scorp. ital. is LXXVIII, N. 10. Capotorace del tutto senza lamelle, peli interlamellari e lamellari. Tectopedii del secondo e terzo paio molto conspicui, in forma di au- ricole. Addome ovale, colla pelle granosa, areolata od altrimenti sca- brata. Notogastro convesso, non mai marginato, ma piegato fino sotto il ventre, così da occupare anche le parti laterali del ventre stesso. Derma del ventre siro alano. cogli epimeri molto manifesti. Piedi piut- tosto brevi, coi secondi articoli ingrossati, coi tarsi molto piccoli, al- l’apice muniti di tre unghie. L’ unghia mediana è più robusta delle laterali. l genere racchiude poche specie, e ne è tipo 1° E. oblongus Koch. Una sola forma, molto piccola, si rinviene sulle piante ed è la seguente : Eremaeus brevipes Mich. (British. Oribatidae, p. 475, tav. XLIV, figg. 12-19) 1891 » Fockeui Moniez. 1891 » minimus A. BeRLESE, Ac. Myr. Scorp. ital., fase. LVII, N. 9. Molto piccolo, assai più che non le specie congeneri. Corpo lar- gamente ovato, anteriormente e posteriormente rotondato. epidermide a larghe areole profonde, convesso. Setole dell” addome e (2) Dicasi lo stesso delle altre due decantate specie di acari, Tigrogly- phus Phylloxerae (Rhyzoglyphus echinopus innanzi ricordato) e Hop/aphora arctata. (3) Dagli Acari dannosi alle piante coltivate. 340 GLI ACARI AGRARI del capotorace piccolissime, appena visbiili, assai rade. Capotorace co- nico, senza rilievo chitinoso alcuno, tutto zigrinato. Setole pseudostig- matiche in forma di clava cortissima, ossia piriformi. Fig. 49 Eremaeus brevipes 1 Dal dorso ; 2 dal ventre ; 3 se- tola pseudostigm. ; 4. tarso; 5 epi- dermide. chael. Io credo la forma quasi esclusivamente planticola. Abbonda sulle piante malate per via di coccini Piedi tutti piut- tosto brevi, con pelle coperta di minuti granuli. Tibie anteriori pro- langate in breve corno sopra il tarso, sul quale corno sta un lungo elo. Tarsi triunguicolati, coll’ un- ghia di mezzo appena più robusta delle laterali. Colore fuligineo, quasi nero, uniforme. Ninfa (descritta e figurata dal Michael, loc. cit.) È di color terreo- rossastro, uniforme. Corpo di forma ovale, alquanto più largo di dietro, dove finisce sotondala. | dorso, sull’ addome, nella prima metà è segnato da alcune rughe transverse od oblique molto grandi, di poi è liscio, ma con una lunga plica me- diana longitudinale. Capotorace pressochè liscio. Sull’ orlo dell’ ad- dome, presso al margine posteriore, stanno, di quà e di là, tre appen- dici clavate, cortissime e a breve distanza fra di loro. Tarsi uniungui. Dimensioni. Adulto circa 330 # lungo. Habitat. Questa specie fu da me sempre raccolta sugli alberi e ve la raccolsero anche È Moniez ed il Mi- anche e. Certo è uno degli oribatidi che dui più spesso si incontrano sugli alberi. Non so precisamente che causi danni degni di considerazione. GEN. Crmbaeremaeus Berl. 1896 (Acari, Myr. Scorp. ital. fase. LXXVIII N. 1). 1855 Eremaeus (ex p.) NicoLet, Hist. nat. Acar. env. Paris, p. 451. 1877 » » CANESTRIN 1887 » » INI è FANZAGO, Acar. it. p. 22. MicHaEL, British Oribatidae, p. 470. RETTA SETE REA, Reg SESSI A) A. BERLESE 341 Cefalotorace largamente saldato coll’ addome, nel dorso pianeggian- te, del tutto sprovvisto di lamelle o peli lamellari. Epidermide scabra assai, rugosa, foveolata. Setole interlamellari piccolissime o pressochè nulle. Tectopedii del secondo e terzo paio molto grandi e bene visibili, in forma di orecchiette. Addome pianeggiante, oppure scavato nel dorso, col notogastro abbastanza convesso, e con larghi margini rilevati at- torno. Piedi mediocri, coi secondi articoli leggermente ingrossati, coi tarsi molto piccoli, foto di tre unghie, di cui la mezzana è molto più forte delle laterali, ehe sono quasi setiformi. Epidermide del ventre rugosa, più tenera della dorsale, Epimeri poco visibili. Lartve e ninfe a forma di Murcia, di sopra piane, col dorso tutto rugoso e striato di traverso, col ST protetto da pelle più dura e punteggiata. Una sola unghia ai pie na sola specie del genere, che è ta seguente : Cymbaeremaeus Cymba (Nic.) Berl. 1855 Eremaeus Cymba NicoLet, Hist. nat. acar. digli Paris, p. 452, tav. 10, fig. 3. 1877 » » CANESTRINI e FanzaGo, Acar. it. p. 90 18852 Nothrus ovivorus HusBarp, Insects affecting the orange, pag. 85 fig. 42. 1885 Eremaeus Cymba G. CANESTRINI, Acarof. ital. I, p. 27. 1886 Patella A. BeRLESE, Acari dann. piante colt. p. 31. (Ad- denda) 1887 Eremaeus Cymba Ipem, Ac. Mir. scorp: ital. fasc. XXXII, N. 10 1887 Non syn. Erema-us cymba MicHarti, British Oribatidae, tav. XLIV, fig. 1-11. Varia alquanto i specie nostra dalle descrizioni del Nicolet. Con- tuttociò non ho creduto di separarvela. Addome di dietro appena più largo che non dinanzi, anteriormente tagliato ad arco, sul dorso recante una macchia giallastra; nel mezzo del dorso stesso pianeggiante, cir- - condato dai margini alquanto elevati, serrulati e muniti di corte appendici elevate. Rugosità dense sono nell’ epidemide dell’ addome, special- mente al dorso, ma non fanno u un reticolo ; nei margini le pliche sono disposte silalrcoto. ; apotorace pela all’ innanzi di uno scudo poco manifesto, qua- drangolare, rugoset Sotto alla inserzione delle gambe do secondo paio nasce una ro- 6 342 GLI ACARI AGRARI busta apofisi diretta all’ esterno e allargata a mo” d’auricola (tectopedio secondo Mich.). Piedi coi femori molto ingros- sati, globoso-piriformi, colla tibia lunga quasi il triplo del tarso. I tarsi sono cortissimi, superando ap- pena il processo tubercoliforme, piligero in cui è prodotto |’ orlo su- periore della tibia ; essi sono presso- chè cubici, armati di tre unghie, delle quali la mezzana è più robusta, nera e le laterali esilissime, poco diverse da peli, ialine. Setole pseu- dostigmatiche corte, piriformi. Aper- ture pseudostigmatiche non laterali, ma veramente dorsali, elevate, tra loro congiunte da una specie di cre- sta elevata, lineare, retta. Colore nero fuligineo naiformé anche sulle zampe; solo è da notare, sul dor- so, la macchia pallida anzidetta. a ninfa, di cui in parte ho detto nel genere, è di color terreo, i: collo scudo del capotorace più oseu- Fig. 50 e piedi anche foschi. L’ addome, Cipubazremains Cymba da contorno; reca molte appendici I Dal ded alcoli ; dog n forma di brevissime spatole an 4 tarso ed apice tibia clave. del 1. Dimensioni ; lungo circa 450 p. Habitat. Ho trovato questa specie sugli alberi, dapprimo attorno a Fi- renze, ma più tardi la ho raccolta in molti altri luoghi. E’ facile rinvenirla sulle piante d’ agrumi infestate da cocciniglie e da fumaggine ed anche su altre piante nelle stesse condizioni. Non mi pare d’aver mai trovato questo acaro nel musco. L’ Hubbard (loc. cit.) ritiene che questa specie si nutra delle uova di coccidei etc. Ciò contrasta colle ben note abitudini vegetariane di tutti gli | Oribatidi. Io eredo che la forma in discorso viva più volentieri delle produ- | zioni fungine, dipendenti o meno da insetti sulle piante, anziché a spese ve- ramente delle piante stesse e molto meno di uova od altre sostanze animali. A. BERLESE 343 FAM. TEGEOCRANIDAE BERL. (Cryptostigmata II, p. 44) La famiglia contiene i seguenti generi : Carabodes Koch (1842); Scutoverte» Mich. (1879); ce rtcriggro Berl, (1895); Tegeocranus Nicolet (1855); Cepheus Koch (184 Non si conoscono generi esclusivamente esotici. GEN. Cepheus Koch, 1842 ((ex p.), Uibersicht des pmi Age III, p. 104.) 1855 pr NicoLeT, Hist. Acar . Paris, p. 444. 1877 CANESTRINI e ua Mana it. 1885 » G. CANESTRINI, Acarof, it. LL p. 7. 1886 > A. BERLESE, Acari dann. piante coltivate, p. 13. 1888 » MicHAEL, British Oribatidae, p. 284 1894 » A. BERLESE, Ac. Mir. psi it. fase. LXXIV, N. 8 1896 >» Ipem, Cryptostigm. II, p. Corpo rotondato, col dorso convesso, coll’ epidermide punteggiata. Addome collo seudo dorsale anteriormente troncato, non circondato da alcuna cresta chitinosa rilevata. Piedi più corti del corpo, coi tarsi for- niti di tre unghie, coll’ unghia di mezzo più robusta delle laterali. Ca- potorace nel mezzo pianeggiante, coi lati sollevati in creste o carene che formano il fectuma, e prolungate abbastanza all’ innanzi. Mandibole con robusti denti. Ipostoma quasi rettangolare, all’ indietro appena roton- dato, anteriormente tagliato da linea quasi diritta. Palpi cilindrici, cogli articoli 2 e 6. eguali in lunghezza agli altri presi insieme; coll’ arti- colo 5. cilindraceo, conoideo, all’ apice assottigliato. Dimensioni cospicue. Si contano poche specie italiane, di cui le due seguenti si pos- sono raccogliere sulle piante. Cepheus tegeocranus (Herm.) C. et F. 1804 Notaspis tegeocranus HERMANN, Mém. Apt. p. 93, tav. 4, fig. 3. 1842 Carabodes cephalotes Koca, C. M. A. Deutsch]. fase. 3, se. 16. 1885 Cepheus vulgaris Nicoret, Hist. nat. Acar. envir. Paris, p. 445, tav. (, fig. d. 1877 Cepheus tegeocranus CANESTRINI e FANZAGO, Acar. it. p. 1984: >» » Micuart, British Oribatidae, p. tata tav. XV I, fig. 9, % »- 344 GLI ACARI AGRARII 1877 CA tegeocranus G. CANESTRINI, Acarof. ital. p. 24. 886 di » » FA Fig. 51 Cepheus tegeocranus 1 dal dorso; 2 dal ventre ; 3 tarso 1° paio; 4 apice della tibia del 3° paio; 5 setola pseudostigmat. 6. setola del corpo. a 1500 w » A. BERLESE, Acari dann. piante coltivate p. 15. IpEM, Ac. Mir. Scorp. it. fasc. XXXVI, N. 2 Corpo di colore fuligineo op- pure terreo-fosco, colle lamine del tectum pallide. Capotorace largo e corto, terminato da un’ angolo ot- tuso. In mezzo del capotorace si vede una leggiera carena longitu- dinale. Setole pseudostigmatiche claviformi. Peli del vertice diritti e rigidi. Addome largo, subqua- drangolare-rotondato, troncato an- teriormente od appena sinuato, di dietro rotondato. Tutta 1’ epidermi- de del dorso è rilevata per via di granuli regolarmente distribuiti e fitti. L’addome, sui margini e di dietro, è provvisto di una serie di peli bene visibili, disposti a regolari intervalli, all’apice troncati. Alcune serie di consimili.peli si vedono an- che sul dorso. Piedi lunghetti, rosso-badii. Dimensioni molto ‘ variabili, poichè si hanno esemplari molto piccoli ed altri assai più grandi; anche la forma del corpo varia, potendo essere più o meno acumi- nata, posteriormente. Lungo fino Habitat. Si può raccogliere su molte piante, specialmente sulle conifere. Talora si rinviene anche fra le erbe da foraggio, ma é pure comunissimo nel musco, specialmente dei boschi e degli alti monti. Cephens latus Nic. non Koch (Hist. nat. acar. envir. Paris, p. 466, tav. 7, fig. 9) 1877 Cepheus latus CANESTRINI e FANZAGO, Acar. it. 7 87. 1885.» » G. CANESTRINI, Acarofauna it. I. 37. cari ragno e coltivate P 13. > 1886 » » A. BEBLESE; A. 1888» >» Inem, Ac. Mir. Scorp. i 1884 » » Mic®aet, British LOribatide, P. 295, tav. EVIL der 12. dea Rassegne di lavori di Patologia Vegetale ENTOMOLOGIA AGRARIA - VARIA (1) Allen, Blunno, Froggatt, Guthrie. — Insect and Fungus Diseases of Fruit-trees and their Remedies (Agric. Gazette, New South Wales, Vol. IX, part. 6, pag. 665; part. 9, p. 1028; part. 10, pag. 1216; part. 12 pag. 1426; vol. X, part. 1 pag. 26). Questa monografia, corredata da molte figure, è importante, perchè pre- senta uno specchio delle malattie e delle forme di insetti e funghi più dan- nosi, in Australia, alle piante da frutto, ed è inoltre corredata oltre chè dalla storia dei malanni e delle forme che li producono, ancora da bellissimi e nu- merosi disegni, in tavole ed intercalati. cco di quali specie e di quali malattie è detto. 1. MeLo aio pomonella L.; per questa farfalla gli autori racco- mandano la seguente miscela, da spargersi sui fiori e sui giovani frutti, cioè: una libbra di verde di Parigi; una libbra di calce spenta ; 180 galloni d’acqua; Mytilaspis pomorum Bouché ; Schizoneura laginera Haasm. ; Aspidiotus perniciosus Comst.; Tephritis Tryoni Frggtt; Lepto- pus Hopei ; Metadoticus pestilans Olliff ; Cacaecia responsina Walk. ; postvittana Walck. Antheraea Eucalypti Scott.; Prodenia littoralis Bol Bern dv.; Lecanium Oleae ar Funghi. — Podosphaera Kiekoi Lev.; Pron panacrongt B. et C.; Fusicladium dendriticum Fuckl.; Ondata: Mouldy-core 2. Pero. Selandria Cerasi L.; Cryptophasa i Du Phytoptus Pyri Scheut.; Bryobia pratensis Garm. Funghi. — Tuateladi pyrinum Fckl; Rogna. 3. CoroGno. Lecanium Oleae; Carpocapsa pomonella ; TEPpaEta Tryonii ; Selandria Cerasi. unghi. — Entomosporium RAI Lev.; Roestelia aurantiaca Pk. Mplideropeis malorum Pech; 4. MaxporLo. Insetti, nessuno. unghi. cri circumscissa Sace 5. Pesco. Aphis Persicae-niger Smith.; Hattophera capitata Weidm.; Nysius vinitor Bergroth.; Lecanium Oleae ; Aspidiotus perniciosus; Diaspis A- mygdali Thryon; Termes lactis Froggat; Conogethes punctiferalis Gn.; Macronistria angularis Germ. e Cyclochila Australasiae Arayot.; Ca- ndra Oryzae L. (1). Le rassegne di Entomologia Agraria non firmate od altrimenti contros- segnate si intendono compilate da A. Berlese, 346 RASSEGNE Funghi. — Monilia fructigena Pers. — Vaiuolo; Podosphaera Oxryacan- thae ary ; Puccinia Pruni Pers; Eroascus deformans Fuckl. 6. ALBicocco. Anoplognathus analis Boisd:” Uracanthus acutus Blackl.; ratifera vulnerans Lewin.; Lophodes Gilatraria Gn.; Lecanium Oleae ; Aspidiotus perniciosus. Funghi. — Phyllosticta circunscissa. ©. CieLiEGIo. Cryptophasa dosgrnin Don.; Peltophora picta Germ.; Aspidio- tus perniciosus ; Selandria Cer Funghi. — Monilia drei Ci ylindrosporium Padi Karst.; Podo- sphaera Oxyacanthae 8. PrUGNO. Lecanium Oleae e; Aspidiotus perniciosus. 9. AGRUMI. Papilio erechteus Don.; Uracanthus cryptophaga Olliff. Monole- pta Rosae Blackb.; Tephritis Tryoni ; Oncoscelis sulciventris Stal.; Rhym- chocorus sp.; My sore symbolica 3 Siphonophora Citrifolii Ashm.; Icerya Purchasi Mskll. Aspidiotus Aurantii Mskll. Mytilaspis Glowerii Pack. M; sagrenzin cit icola Back.; Chyonaspis Citri ; Lecaniwum Oleae ; Ceropla- eriferus Ashm.; Phytoptus oleovorus Abs 10. Ven pr Her glycine Lewin.; Thyridopteryx pera richii Westw.; Chaero- campa oldenlandial Fabr.; das sipoda Macleayi Baly ; Toviapue Hopei asc. ; Orthorchinus Klugii Schòn.; Perperus innocuus Bohem.; Meri- mnectes aequilifrons Blackb.; Lecanium Ribis Fitch; GryUus Servillei Sauss.; Pachytilus qustralie Brunn.; PhylMoxrera vastatrix Planch. Funghi. — Oidium ; Marciume delle india « Broussin », Colpo di sole ; Apoplessia ; Usiipoli piccoli. Barbieri G. A., I Nemici dell’ Olivo (Boll. di Entomol. Agraria, Anno V, 7, 8, Padova, 1898). L’ Autore in questa nota enumera le specie che seguono, dando .di cia- scuna alcuni pochi caratteri esterni dei varii insetti, nonchè notizie sulla loro biologia e sui modi di offen orli. Phlaeothribus Oleae ; Hylesinus Oleae ; Eu- phyllura Oleae ; Phylippia Oleae; Lecanium Oleae ; Pollinia Oleae; Thrips Oleae 3 Tinea oleaella; Dacus Oleae ; Cantharis vescicatoria. . B. Barrows et R. H. Pettit., Some insects of the year 1897. asi Sta. Bul. 160, pp. 339-436, con 29 figg. Gli insetti di cui è detto in questa relazione sono 28 specie, cioè : Me- lanoplus sli ay et M. Atlantis ; Psylla pyricola ; Aphis prunicola ; Myzus Cerasi; M. Mali; Aphis Persitae niger ; Schizoneura lanigera ; Aspi- diotus eros. As spidiotas anculus : Mytilaspis pomorum ; Chionaspis pinifolii ; Ch. furfurus ; Lina ic sog bi Lecanium Ribesii ; Anisopte- ryx Powetaria ; Paleacrita vernata ; Teras minuta cinderelta ; Tmetocera ocellana ;} Leucania unipuneta ; Noct ua fennica; Mamestra picta ; ; Pulex sertaticepe : Amphicerus bicaudatus ; Galerucella cavicollis ; Crioceris Aspa- ragi ; Eriocampa Cerasi ; Lophyrus Lecontei. Berlese Antonio., Insettì agrari della presente stagione. (Boll. di Ento- mologia Agraria, Anno V, N. 5, Padova, 1898), A. BEBRLESE 347 Sono ricordate le seguenti specie: RAynchites Ami Miill., Othiorhmehus armatus, Anomala vitis Fabr., Tinea oleaella Fabr., Cochylis ambiguella Hbn., Hyponomeuta malinella L., Ocneria dispar L., Liparis chrysorrea. Bezzi Mario., Primo contributo allo studio delta Cezidiologia Trentina, con note sopra alotina altre galle. (Estr. dagli Atti dell’ I. R. Accad. di Sc. Lett. ed Arti degli Agiati in Rovereto, Serie III Vol. V, Fascicolo I, Anno L’Autore, tanto favorevolmente noto ormai per i suoi egregi studi intorno ai ditteri, cosi che anche questo gruppo di insetti ha tuttavia presso di noi un valente cultore e specialista, enumera in questa rassegna ben 97 piante, cecidiî sono nuovi per la scienza o per la regione, come una singolare pro- duziona sulla Calluna vulgaris L.; un Ditterocecidio sul Doryenium herba- ceum Vill. ; un altro sul Srglna maritinum L.; un spanriza seregno mit Linaria purpurea Mill. ; un ditterocecidio sulla Prunella vulgari un cz sulla Rubia Bocconii Pet. ; un ditterocecidio sul Salle alpi: cans In tatto sono gno Cecidii tas a Coleotteri; N. 5; ad Imenot- teri, N. 17; a Lepidotteri, N. 2; ad Emitteri, N. 28; a Ditteri Dida: Fitoptidi, N. 48; a Fanghi N. 9. Bordage E., 7.co parasites of Sugar-Cane (Rev. Agr. Reunion 2; (1898, N. 4 pp. 400-403). Ricorda l'Autore, la presenza e gli effetti delle larve della Deudroneura Saccari e Grapholitha schistaceana’salla canna da zuechero Cavanaugh G. W., Some spraying mixtures BRICOE Cornell Sta. Bul. 149. pp. 719-721 Sono discusse varie formule tutte contenenti composti arsenicali o fosforici. Chittenden F. H., Insects that affect asparagus ( U. S. Dept. Agr. Di- vision of Entomology, Bul. 10 n. ser., pp. 54-62 fig. 1) Si tratta di brevi note circa molte specie di lepidotteri ed emitteri che si trovano sull’Asparagus, e più diffusamente è detto della Crioceris Asparagi C. 12 punctata. Chittenden F. H., The larger apple-tree borers., U. S. Dept. Agr, Division of Entomology, Circe. 32, 2. ser., pp. 12, figg. 3). È detto della storia naturale, danni e modo di combattere le seguenti tre specie : Saperda candida ; S. eretata ; ta ysobothris femorata. Chittenden F. II., Some insects injurious Garden and Orchard Cro- Ps ; a series of articles dealing with insects of this class. (U.S. Dep. of Agric.; i Dir. of Entom; Bull. N. 19, New Series; Washington 1899). È un i insetti ch ccano le piante sopraddette. Gli insetti sono, per la massima parte ip ed assai bene, e per ciascuno vi è indi- 348 RASSEGNE cato, oltre il modo di vita, ancora i mezzi per combatterlo e spesse volte anche la bibliografia in proposito. Gli insetti illustrati sono i seguenti : Anasa tristis D. S.; Anasa appa Say ; Melittia satyriniformis Hbn.; Marga- ronthia nitidal is Cram argaronthia hyalinata Linn. ; Leptoglossus oppo- situs Say ; Leptoglossus pri Linn. ; Diabrotica vittata Fabr.; Halticus Unhleri Giard ; Epicaerus imbricatus Say ; Euphoria inda Linn. ; Ladiuviafon na arcuata Sm. ; gia ranthomelaena Dalm.; Epitrix parvula Fabr.; Epitria facto Cr. ; Epitrix cucumeris Harr.; Galerucella caricollis Lec Nodonota tristis 01.; ; Nodonota puncticollis tori ; Scolytus rugulosus RE, Chion cinctus Dru. ; Amphicerus Say.; Oberea ocellata Hald. Cockerell F. D. A., Some notes on the entomology of Prunus (New Mexico va Bull. 27, pp. 132-134). Sono ricordati tre insetti che infestano il Prunus capollin, cioè ; Antono- mus gs) sua Feat Clisiocampa fragilis var.; et Coleophora sp. Uorbett L. C., Spray calendar (West. Virginia Sta., folio). si bois “diana oste in forma di tavole pei trattamenti contro gran numero di insetti, colle formule per la preparazione di alcuni insetticidi e — a , Injurious insect pests found on trees and plants from foreign ARA ii Bd. Hort. Rpt.1895-96 pp. 33-55, pls. 6 figs. 6). sa escritti e figurati 40 insetti. ville E. E. and Parrott P. J. Some iînjurious insects 0f the or- ar Keinsas Sta Bul. 77. pp. 25- da , figg. 32). Sono notizie popolari circa i i seguenti insetti dannosi : Paleacrita ver- nata ; Carpocapsa pomonella ; iocampa americana ; Conotrachelus nenu- miro Coccotorus scutellaris ; Sanni ina exritiosa; Cr} ysobothris femorata ; Saperda candida ; depidictue perniciosus ; bnclitersa cingulatus. Felt E. P., Notes on some of the Insects Year in the State of New- Jork, (Bul. 17, New-Series, Proceed. of the Annual Meeting of the Assoc. of Economie SEE pag. 16). È detto dei seguenti insetti : Eriocampoides limacina Retz. ; Byturus uni- color Say ; Elaphidion ni Fabr.; Galerucella luteola Mill. Su quest'ul- timo insetto l'Autore si diffonde init. arrecando un cumulo di osservazioni proprie, molto importanti specialmente circa la biologia; Galerucella cavi- collis Lec. ; Notolophus Paganini Sm. Abb. ; Mamestra picta Haw.; Xilina laticinerea o X. cinerea ; Pulvinaria inhimerabilis Rathv. ; Lec nn arme- niacum Craw.; L. cerasifex Ficht ; Aspidiotus dado Com Felt E. P., 14th Report of ‘the State Entomologist on ù and other insects of the state #- New York (Bull. of the New York State Mu- seum, vol. 5, N. 23, 1898. Questi rapporti, arricchiti di eccellenti e numerose figure, sono davvero specie : Byturus unicolor Say; Trypeta canadensis Loew. ; Notolophus lewu- A. BERLESE - ve 30 costigma Sm. et Abb. ; Clisiocampa americana Fabr.; CI. disstria Hiibn.; Mamestra picta Hairis ; Xylina antennata Walker; Lecanium Tulipiferae Cook; Lepisma domestica Pack. ; Eurypelma Heutziù Gir. Ne e note su alcuni insetti apparsi nell'annata, sono ricordate le se- guenti specie : Eriocampoides limacina Retz; silvanus surinamensis Linn. ; Bytirus ta pg i Elaphidion villosum Fabr. ; ina luteola Miller ; G. cavicollis Lec. ; Noto np leucostigma Sm amestra picta Harr.; Xylina dstennata « Minatrice dan: * Oni strobilo- bius Kalt.; Pemphigus Vasca cht ; Pulvinaria innumerabilis w Lecanium drmeniottii Craw ; L. cer ira Ficht; Aspidiotus perniciosus Comst. ; . E. P., Collection, preservation and Distribution of New York in- sects (alle of the New York State Museum, vol. 6, N. 26 (1899). È un breve trattatello che insegna a raccogliere, preparare e conservare gli insetti. Fel . P., Shade Tree Pests in New York State (Bull. of the New York tara Mis vol. 6, N. 27, 1899). La memoria è accompagnata da tavole ed incisioni intercalate, assai belle. Particolare interesse destano le tavole che si riferiscono ai mezzi per recare sui grandi alberi il getto delle ne a vapore, per combattere specialmente la Galerucella calmariensis, nonchè quella che si riferisce ap- punto a questo insetto, disegnato egregiamente in tutti i suoi stati. È detto delle seguenti specie dannose: Nofolophus leucostigma Sm. et Abb. Galeru- cella luteota Mill; Gossyparia Ulmi Geoff.; Clisiocampa disstria Hubn.; CI. americana Fbr; Hyphantria cunea Drary.; Tremex Columba Linn.; Zeuzera Pyrina i Pulvinaria innumerabilis Rathv.; Plagionotus speciosus ; Saperda triden, Fernald C. H., Insects injurious to the cranberry and other ren (Agr., Massachusetts, 1397, pp. 144-162). In gran parte i danni sono attribuiti alle seguenti forme di insetti: Rhopobota vacciniana (frate) Mineola vaccini; Ematura Faxonii. È de- Scritta la vita degli insetti e sono riferiti i modi per combatterli. Fletcher I., Report of the ii and botanist (Canadà Exper. Farms Report. 1897, p. 187-230, con 18 figuri Sono ricordatì i danni ae ai PA insetti; Isosoma sp. Siphono- phora Avenae ; Bruchus Pisi ; Semasia nigricana ; dna Rosae ; Silpha bitu- dberosa ; Myjtilaspis pomorum ; Xyleborus dispar ; a pomonella; Ar- gi salta coniugella ; Tyloderma foveolatum; pai canadensis; Gianon 1y- chus dARI Aspidiotus perniciosus. gatt W. W., Notes on Insects attacking Dried Fruit, Seeds and other Veg Matter (Agricultural Gazette, New South Wales, vol. IX, part. 10, p. 1103). La accompagnata da una bellissima tavola, tratta dei seguenti in- * n LS 350 RASSEGNE setti che attaccano frutta secche etc.: ser elutella Hubn.; Tenebrioîdes mauritanicus ; nonchè del Tyroglyphus longior Rob. Froggatt W., W. Insect Pests rt. Gazette, New South Wales, vol. X, part. 4, pag. 268). bt girato parola dei "dna insetti: Hylesinus porcatus Chapuis ; Tor- thria innsngitino Meyrie Froggat W. W., i Growth of Vegetable Galls (Agricultaral Gazette New Sout Wales, part 4, pag. 885 ; part, 5, pag. 488). Sono descritte e figurate gallo prodotte dalle seguenti specie di insetti : Cynips Acaciaelongifogliae Frog.; (su Acacia longifolia) ; Cynips Maideni Frogatt (sulla stessa pianta); Cynips Acaciae discoloris Frogatt (su Acacia discolor) ; Cynips sp. ; Cecidomyia Acaciae longifoliae Skuse (su Acacia longif.); Diplosis Fi sinata Skuse (su Cipresso del deserto) ; Hormomyia Omalanthi Skuse (su Omalanthus populifolius ed Eucaliptus robusta) ; Try- peta sp. (su Aster ramulosus) ; Agromyza sp. n Eucalyptus corymbosa) ; mips sp. (su Calestemon) ; i affine L. et G. (su Pultenaea stipularis) ; Paracephala cyanipennis Blaekb. (su Casuarina disbjla ); Ethon corpulentum (su Dillwymia ericifolia) } Brach; pai munita Schrd. (su Eucalyptus robusta); Br. duplex Schrd. ; Br. apo sa ca Aperta et E. siberia- leni Frggtt; Br. strombylosa Tepper (su Eucalyptus siepi); Dr pomi- formis Frggt; Br. variabilis Frggtt. (su Eucalyptus diversi); Br. conica Frggtt; Br. depsaciformis Frggtt ; Br. sessilis Frggtt ;(Eucalyptus sp) ; Br. calycina Tepper (su Ewucalyptus) ; Br. Neumanni Tepper; Br. urnalis Tepper; Br. Fletcheri Olliff; Br. (Apiomorpha) Karaschi Ribs.; Br. pedun- culata Olliff. (su Eucalyptus sp.) ; Br. phalerata Schrader (su Eucalyptus siberiana) ; Br. orutoni Frggtt ; Br. rosaeforma Frggtt; Frenchia Ca- suarinae Mskll. (su Casuarina quadrivalvis) ; Fr. semioceulta ; Ascelis prae- mollis Schrd.; A. Sehraderi Frggtt.; A. attenuata Frggtt; Opistoscelis su- brotunda Schrd. (su Eucalyptus capitellata); O. Maskelliù Frggtt. (su Eucaly- ptus siderophila) ; 0. maculata Frggtt. " "aipaatr sd O. ser- rata Frggtt; 0. mammularis Frggtt; 0. fibularis Frggtt; 0. verricula Frggtt; 0. spinosa Frggtt ; (su Mali: ; 0. pisiformis Frge d; Cylin- drococcus amplior Mskll; (su Casuarina quadricornis) ; Cyl. rta Maskl (sa Casuarina) ; ; C. Casuarinae Mskll. (su Casuarina quadricornis ; Sphae- rococcus pirogallus Maskll. (su Leptospermum flavescens) ; Sph. < Egg MSkIL (su Melaleuca linifotia). Frogatt wW. W., Fruit, tree and Vine Pests (The agreniiara) Gazette of New Sout Wales, vol. IX, Part. 1, pag. 41). È tenuto parola dei seguenti coleotteri: Orthorrhinus Klugii Schòn ; Leptops Hopei Schoen ; Perperus “item Ferme ; Perperus insularis Bo- a, it acquilifrone Bachb ; acanthius acutus Blackb. i y F. L., Notes on the pas cé the year (Maine sta. Rept. 1897, Lai 105178 con tar A. BERLESE 251 CI È detto dei seguenti insetti: Mamestra pieta; Gortyna nitela s Eu- proctis chrysorrhaea ; Dendroctonus rufipennis. Hedrick U. P., Orchard pests, (Utah Sta. Zul. 55. pp. 157-168, pls 6, figs. 2). 1; autore da una breve descrizione del metodo che egli suggerisce pel trattamento degli insetti e dei funghi dannos Howard L. O., A Study in Insekt Parasitism (In. Unit. Stat, Deptm. of ante Bull. 1898 Washington). à l’ elenco dei nemici e dei parassiti dell’ Orgyia Zeucostigma, la RC da 20 anni a questa parte si diffuse negli Stati Uniti in maniera quasi minacciosa per la frutticultura. L’ autore ascrive questa grande diffusione, all’ introduzione in America del passero. Quest’ uccello non assale i bruchi pelosi dell’ Orgyia, ma bensi i suoi obo cosicchè lascia a quelli la via libera. Fra i Parassiti trovò 15 Imenotteri, tra cui i Lara pericolosi per il bruco sono la Pimpla inquisitor e la Chalcis ovata, e 6 Ditteri. Howard L. O., Danger Li fai insect pests. (U. S. Dept. Agr. Yearbook 1897, pp. 529-552, figs. 1 L’illustre Autore afferma che E° 73 specie degli insetti più dannosi ne- gli Stati Uniti, ben 37 sono stati indubbiamente importati dall’estero. La maggioranza delle specie importate viene dall'Europa. L’ autore considera le spedizioni di piantine come i più en mezzi di importazione di insetti dannosi. Gli insetti importati sono illustr. ward L. O., The nitrati insects Sinferggoa the Tobacco Plant. Aa =“ Fontbodk. of. Dep. of. Agric, for. Gli insetti dannosi al tabacco, senza DL il numero ricordato nel Sea del Targioni-Tozzetti, sono però abbastanza ed anche abbastanza dannosi, e benissimo ha fatto l’Howard descrivendoli e ARIDI nella me- moria qui ricordata. Or dunque le forme illustrate sono le seguen pitrix parvula F; Protoparce celeus Hubn; P. carolina L; Heliothix rhexia S. et A.; H. armiger Hubn; Dicyphus minimus Unler; Euchistus va- riolarius ; dillo solanella Bois: Peridromia saucia; Agrotis hypsilon; Agrotis annera; Plusia Brassicae Riley; Mamestra legitima Grote; Thrips ta- baci Lindeman; Aleyrodes Tabaci prgn Oecanthus fasciatus; Dactylopius Citrì Risso; Lasioderma serricorne F. (che attacca il tabacco secco, perfino quello lavorato in sigarette); Bilo panicea F., ed ancora il Limax Kirklando A. IL, Three shade-tree insects, (Agr., Massachusetts, 1897, pp. 238-247, fi AE i ; L’ autore parla degli insetti seguenti; Plagioniotus speciosus ; Elaphi- dion villosum ; Gossyparia Ulmi. “Kirkland A. H. and Bungess A. F., Experiments with insecticides (Agr. Massachusetts, 1897, pp. 37 Si discute circa la efficacia e vagina di varie misture composte di 252 RASSEGNE sostanze venefiche minerali. Da tabelle riportate l’autore conclude favorevol- mente circa parecchie di siffatte miscele. Kitchen., Insecticides. (Floriss’ neri 10, 1898, N° 52 p. 1258). È una discussione circa i metodi per licare varii insetticidi e la loro azione sud insetti e le piante trattate e Sugli operatori. Joh ., Hydrocyanic Acid Gas as a Remedy for the San Jose Scale pico sibar dui (Bul. 17 New-Series. Proceed, of the Tenth Annual Meeting of the Association of Economic. Entomologists. pag. 39). È un molto importante articolo sugli effetti di questa sostanza sia sugli insetti che sulle piante. Lampa Sven., Berdttelse tilt Kongl Landtbruksstyrelsen angaende resor 0 och forrittniugar m. m. for 1897 of forestandar en fr statens entomo- E} n questa relazione si tiene parola dei seguenti insetti; Tinea granella L; Phylloperta horticola L;} Hyponomeuta; Cheimatobia brumata L; Agriotes lineatus L; Apion apricans Hbst.; Phyllotreta nemorum L; Phyli. vittula Redt; Cinzia nebulosa L; Sesia myopiformis Borkh; Dasychira pudibunda L; Agrotis segetum L; Hadena basilinea Fabr.; Ephestia Kiihmiella Zell; Nematus Ri- besii “= .; Lophyrus dala Klug.; a iolanori adumbrata Klug.; .; Oscinis frit L; Cleigastra armillata Zett.; Psila Rosae Fabr.; Anthomyia Brassicae Behè; fina perire Lu Psyjlla Mali Soliaidha Aphis sp.; Crysopa Sp. Lea A. M., Three serious insect pests of castern Australia, (Producers Gaz and Settlers’ Rec. [West. Australia], 5 (1898), N.° 3. pp. 171-174 fig. 1). Si parla dei seguenti insetti: Caspocapsa pomonella ; Tephritis. T'ryo- ni ; Cacoecia responsana. Leonardi G., Sdppapee dannosi al tabacco in erba (Boll. di Entomol. È detto alle ia specie : Pentodoa punetatus, Agriotes lineatus, Locusta vividissima, Gryllotalpa vulgaris, Agrotis segetum. Lintner T. A., 13 th Report of state Entomologist on Iniurious and other insects of the state of New York (Repr. from. 51 st ann. Rep. of the New Se State Museum 1898). La memoria, accompagnata da aan tratta delle seguenti specie : Tenthredo rufopectus Norton; Uroce ilbicornis Tbr ; U. Cressoni Norton ; Eacles imperialis Pa : Laghi patri Linn. ; Pyralis costalis Fabr.; Cecidomyia aussi Lintn.; Anthrenus Scrophulariae Fabr. ; Elaphidion villosum Fabr.; Cyllene pictus Drary ; Galerucella luteola Muller; Blissus Leucopterus Bay ;Pemphigus Populi transversus Riley; Caitophorus sp. ; Cal- lipterus Ulmifolii Monell; Drepanosiphum Acerifolii Thos; Aphis Mali Fabr.; Myzus Cerasi Fabr.; M. Ribis Linn.; Rhopalosiphum sp.; Thrips Tabaci Sizinn sumura. M., 7wo Japanese insects injurious to fruits i. S. Dept. Agr, Division of Sovnnsnizn. Bul, 10, n. ser. bo 86-40, fig. 2), A. BERLESE 353 Sono ricordati due insetti, cioè l’uno che danneggia le frutta del melo (Laverna herellera); l’altro le frutta del pero (Nephopteryx rubrizonella). Palumbo ara Parassiti della vite e Ampelopatie (Boll. di Entom. agraria, Anno V, N. 7 e 8 Padova 1898). Sono dati i seguenti parassiti: Phytoptus vitis Duj, Giardius vitis etranycus telarius Sm., Tetranychus pilosus C. tica della vite ; € ochefis ambiquella Hub., Baueriella phyltireae Low, Perrisia rufescens De Stef. Dal) Piaz M., Die Rebenschéidlinge aus dem Tierreiche. In « Stein der Weisen » 1898 Fase. 7; p. 138-146 con 17 Fig. (Da una recensione nell’ Ill, orge f. Entomologie Vol. III, 24). in questo lavoro con 17 figure, parla dei parassiti animali della vite, a sito metà del medesimo alla Fillossera. Spiega i danni che questo terribile emittero apporta alla vite e dice che le viti americane sono preser- ue punture degli animali. Parla quindi dei mezzi di distruzione, dicendo che fra tutti, solo il solfuro di carbonio ed i solfo carbonati hanno dato risultati sod- disfacenti ed osserva che dal punto di vista economico sarebbe stato meglio che le somme stanziate per distruggere la fillossera, lo stato le avesse impie- gato per ] TIRI dì viti ian Degli a vemente i segue riv pilleriana, Cochylis ambiquella, Procris ampe- lophaga, Agrotis x ra Melolontha vulgaris, Lethrus cephalotes Eumolpus vitis, Rhynchites betuleti, Otiorrhynchus armatus, Cecidomyia oeno- phila, Phytoptus vitis. iper C. V. et Doane R. W., /nsects injurious to currant and g00- sirio (Washington sta. Bull. 36, pp. 16 ; con 8 figg.). ” Uva spina e il Ribes sono danneggiati nelle frutta da tre insetti, cioè : Rhagoletis ribicola, Epochra canadensis, Dakruma convolutella. Le fo- glie poi sono offese dalle seguenti specie: Gymmnonychus appendiculatus, Eubyia cognitaria, Myzus ribis, Sesia tipuliformis, Pulvinaria innumerabilis occidentalis. Piper C. V. et Doane R. W., Miscellaneous injurious insects (Wa- shington Sta. Bull. 35, pp. 24, con 13 figg). Gli autori dicono della rapidità con cui l’Aspidiotus perniciosus si è diffuso nello stato e ricordano la biologia dell’insetto, raccomandando i mezzi di lotta già co nunemente accolti. Per la Tmetocera ocellana consigliano la. I insufflazione di verde di Parigi, nei primi momenti della vita larvale. E | descritta ancora la Sesia rutilans e la Sphinx albescens (attaccata da un imenottero il Rhogas fumipennis) da combattersi colla stessa sostanza. Quaintance A. L., Some Strawberry insects (Florida Sta. Bul. 42. Pp. 551-600, figs. 23.) | L'autore reca le sue osservazioni circa la biologia della Thrips; della P amera cincta 3 Lygus lineolaris ; Leptoglossus phyllopus ; Corimelaena puli- 354 RASSEGNE caria ; Agrotis hypsilon; Lachnosterna sp; Haltica ignita ete. e circa i modi di combattere i detti nemici. Quaintance A. L., Three injurious insect (Florida Sta, Bul, 45, pp. 53-74, pls. 3 detto, molto largamente, circa la biologia, danni etc. dell’Eudamus proteus, Delphax maidis ed Hydrocampa cannalis. n A. L., Some injurious insects (Florida Sta. Rept. 1898, pp. 56-72, pis “na pro seguenti insetti; Prodenia Comelinae ; Chionaspis minor (su Melia azederach); Asterolecanium pustulans (su Fico, Gelso ed Oleandro) ; Mytilaspis alba (su Canne); Tribolium ferrugineum (nelle case e nei musei) ; Aleurodes ruborum (su Rubus trivialis) ; Pyrausta theseusalis (su Ramîe); Pyrameis Cardui. mpon €C., Les ennemies de l’agriculture. (Paris et Nancy; Ber- ger-Levrault et Cie, 1898, pp. 408, fig. 140). Il libro tratta di insetti dannosi, di funghi e di piante ugualmente nocive all'agricoltura. Saunders D. A., Four injurious insects (South Dakosa Sta. Bul. 57. pp. 30-52, figs. 19). L'autore prende in esame il Me/anoplus spretus ; l afide dei grani, Si phonophora avenae ; il coleottero Epicauta maculata ; e l’emittero Lioderma Unhleri. G. Saussine., La of sugar cane in the Antilles (Bull. Agr. Mar- tinique, na jo Si t dei SALO insetti: Diatrea saccharalis, Xyleborus perforans, dprgesozor us Saccari; Cocciniglie, Afidi ete. (Dall’Exp. Station Record 1899). . Schilling v., Die Schidlinge des Gemiisebanes und deren Bekimpfung (I parassiti degli ortaggi e modo di distruggerli) 4 Tav. col. 8° 641 pag. (2 marchi) Trowitzsch e Sohn, Frankfurt a. O. 1899. ome lo dice il titolo, in quest’ opera vengono illustrati i dirai degli ortaggi descrivendone tre di nuovi e vengono indicati i metodi per combat- terli. Le 77 figure colorate facilitano la determinazione dei medesimi. Scott W. Ma Legislation against Crop Pests. II Dangerous Pests prescribed by the Board with remedial Suggestions. (Georgia State Board of Entomology. Bull. N.° 1 jÀ Oltre alla legge che RZ le malattie delle piante prodotte dai pa- rassiti ricordati nella memoria, pubblicata in Georgia (1897), sono descritti appunto gli animali ed i funghi autori dei danni lamentati, cioè Aspidiotus perniciosus; Diaspis Amygdali; Hellula leggi: - Plowrightia morbosa; Peach Yellows; Peach and Plum rosette. Phoradendron favescens. Sirrine F. A., 4 spraging mixture for caulifower and cabbage wo:m (New York State Sta. Bull. 144. pp. 26-47). i pocnigna la Pie'is Rapae e Pluzia Brassicae l’autore raccomanda la solu . A. BERLESE ROD zione di un sapone di resina. Un’altra miscela efficace si ottiene aggiungendo alla emulsione resinosa, del verde di Parigi. Smith J. B., Report of the entomologist. (New Jersey Stat. Rpt. 1897, Pp. 397-492, pls. 8, figs. 19). Oltre dla Cecidomyia Tritici ed all'Aspidiotus perniciosus, autore tratta ancora dei seguenti insetti: Coptocyla clavata; Lecanium Tulipiferae; Crio- cerîs 12, punctata; Selandria Caryae; Procris americana; Monahammus titillator. e Stefani Perez T., / Zoocecidii della vite e del fico. (Nuovi Annali di Li Siciliana; Fasc. III e seg. 1899). L’egregio autore parla lungamente dell’imenottero deì fico Blastophaga psenes, nonchè della Fillossera e della Perrisia oenofila Haimh, nonchè del- l’Eriophyes Vitis Land. ebster F. M., A contribution to a Knowledge of the faunistic En- tomologg of Ohio. (From. Entomological News, Vol. X, 1899). questa una relazione circa la distribuzione geografica di alcuni dan- nosì insetti nell’Ohio, accompagnata da Mappe. Gli insetti ricordati sono i seguenti: P ytonomus punctatus; pitti Tri ifolit; Diabrotica longicornis; Thyriodopteryx ephemeraeformis; Murgantia histrionica; Crioceris Asparagi. Webster F. M., A serviceable Insec'a y.(The Canadian Entomologist; Vol. XXXI, N.° 4, London 1899. L’autore accenna alla necessità di avere sotto mano, in un'ambiente quanto più é possibile simile al naturale, gli insetti da studiarsi, e ci da quindi notizia dell’/nsettario eretto nella Stazione Agricola Sperimentale del- l'Ohio. Dalle due annesse tavole si ha un’idea ancora dell’ampiezza della serra in cui si coltivano gli insetti, sia su piante libere, sia su piante racchiuse in apposite grandi cassette con pareti di vetro e di rete metallica. Per verità è così appunto che si può giungere a conoscere la vita degli insetti tanto bene quanto gli americani ottengono. Io penso che il primo piccolo Insettario, a scopo entomologico-agrario, sia sorto in Italia nel Laboratorio di Portici, per sussiCii speciali accordati anni fa a questo scopo ed ha già dato eccellenti frutti per diverse ricerche su cocciniglie nostrali ed esotiche. Certo però, la ristrettezza dei mezzi non ha permesso di emulare gli impianti americani. Io ritengo che un bene appropriato insettario debba essere la prima e loci pale cura di una Stazione entomologica-agraria. Webster F. M., Some economic features of international Entomology. The ‘ ollecto» and its Relation to pure and applied Entomology. (From. Re- port of Entomological Society of Ontario 1898). È detto delle seguenti specie: Mu-gantia histrionica; Blissus leucopte- rus; Carpocapsa pomonella; Pieris Rapae; Aspidiotus perniciosus; Siphono- p'ora Avenae; Spilosoma virginica; Icerya Purchasi. Webster F. M. and Mally C. W., Insects of the Year in Ohio (Bull. 17, New Series Proceed. of the Teuth "Aia Meeting of the Assoc. of Eco- nomic Entomologists pag. 95). 356 RASSEGNE Sono ricordate le seguenti specie: Pomphopoea aenea Say; Anomala un- dulata, Hoplia trifasciata; Loxrotaenia clemensiana; Pyralis cost.lis; Ampe- loglypter sesostiis; Ichthyura Apicalis; Pyratis farinalis; Trogoderma o nata; Chelymorpha argus; Hydnocera verticalis; Madgalis olyra; Adalia bipuncta; Anatis 15 - punctata; Lixus mucidus; Rhyssematus palmacollis; Brachytarsus alternatus; Chramesus icoriae; Orgya leucostigma; Pyrria umbra; Gryllus abbreviatus; Oecanthus niveus nonchè (l’acaro) Phytoptus phlaeocoptes. ster F. M. and Mally C. W.. The Army Worm and other inse- cis. (ali of the Ohio Agricultur. Edxperim. Station, 1898). bollettino in discorso, accompagnato da assai belle figure o in- setti te tratta delle seguenti specie; Leu ania unipunc ta Haw., molto diffusamente illustrata e ai cui sono citati numerosi nemici; Pack pena extensicornis Nort.; Heliothis armigera Hubn.; molto diffusamente illustrata; Cyllene ico Drury; Oberea bimaculata Oliv.; que Amygdali Tyron. : ntner., The sugar-cane borers of di a, (U. S. Dept. Agr. Division oi “20% Zal 10 n , pp. 82-36 È un riassunto dei risultati ‘degli studi della vt sperimentale di Pisverit a Giava, durante lo scorso anno. 1 risultati sono guri nel Mededeelingen van het Proefstition Oost Java. Sono studiati i seguenti in- setti: Diatraea striatalis, Scirpophaga intacta, Chilo infuscatellus e sia litha Schislaceana. Zehntner L., A review of entomological work on sugar cane in Java, (Meded. Proefstat. Oost Java, n. ser., 40. pp. 25 ; abs in Zool. Centbl., 5 (1898), N. 23-24 pp. 803-804). no enumerati gli animali nocivi alle canne da zucchero e le proposte per combatterli. La lista include 9 mammiferi ; 3 uccelli ; 8 coleotteri ; 29 lepidotteri ; 2 ditteri ; 3 22 rincoti; 16 ortotteri; 3 termiti; 7 fisapodi ; 3 afidi e 3 vermi. È descritto un numero di specie nuove. (Dal U. 8. Exp. Stat. Record. io en nsect pests and tree diseases, (California Bd. Hort. Rpt. 1895-96, a, 93.32 pis. 5. fig. 1). ‘. Sono descritti e figurati gli insetti e le più comuni malattie delle piante negli stati dell'Est ed altrove e che possono essere introdotti in California. ono considerazioni relative al commercio ed al pericolo che con questo | mezzo viene alla regione, per parte di insetti e malattie forestiere. . General notes. si 8. Dept. Agr, Division of Ento- molog Bull. 10 n. ser. pp. 87-97. fig. 1 uno speciale danno ale frutta del melo da parte di una specie ag € pura minatrice. Si tratta poi della Ieerya Purchasi in Portogallo e nelle Azzorre ; è inoltre tenuto parola di una piccola farfalla (scambiata pe Tinea nea Granell), nonchè della PhyMotreta pusilla ; Allorhina nitida © A. BEBLESE 357 COLEOPTERA Berlese A., La Gallerucella calmariensis Fabr. (Bull. di Entomol. Agraria, Anno V, N. 8, 1898, Ova), Dette alcune cose riferentesi ai corsi e alla biologia dell’insetto, l’Aut. dice del mezzo migliore di lotta da mettersi in uso, che sarebbe quello di annaffiare, largamente, il terreno con soluzioni acquose di Pittellina al 3 per Oro, annaffiatura da praticarsi (e che varrebbe bene anche di ripetere quando nel terreno si trovino già tutte le larve, le quali ivi vanno a rifugiarsi per attendere alle ulteriori trasformazioni. Burgess A. F., Notes on predaceous beetles (Agr., Massachusetts, 1897, pp. 402-411). È detto della storia naturale e costumi di alcuni coleotteri nemici della Ocneria dispar, Chittenden F. H., Notes on Cucumber Da (U. S. Dept. Agr., Di- vision of Entomology Bul. 10 n. ser, pp. x È descritta la vita ed i costumi della Diabrotica n e D. 12-punctata. Chittenden F. H., The tobacco ere (U.S. Dept. Agr. Division of Mtsiog Bul, 10 n. ser., pp. 79 g L’Antore descrive la vita ed i fosialai PIT Epitrix parvula ed i danni che la larva di questo coleottero produce alle piante del tabacco. Chittenden F. H., Trwig Pruners and allied species. (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entomol., Bull. N. 18, New Series, Washington 1898). È detto dei seguenti Cerambicidi : quasi villosum Fabr. ; El. iner- me Newm.; Elaph. subpubescens Lec.; Elaph. ona K tectum Lec.; Elaph. cinereum OL; Elaph. De Fbr. ; Elaph. unicolor Rand ; Elaph. imbelle Chittenden F. H., A destructive Borer Enemy of Birch Trees, with Notes on Related species (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom., Bull. N. 18, New Series, Washington 1898). L’Autore tratta dei danni arrecati a varie specie del genere Betula per parte dell’ Agrilus anzius ed A. bilineatus ed altre specie che pure attaccano altre piante da bosco. t A., Sur un Xyleborus parasite d’une Orchidée des serres européennes rar Soc. Entom. France, Avril 1898, p. 261 Si tratta del Xy/eborus morigerus BlandI., trovato nelle serre sul Den- drobium Snai var. Schoederianum, non soltanto in Francia, ma ancora in Inghilterra ed in Hopkins A. hi Notes on Scolytidae with descript. of new pg (abstract) (Proceed. of the Entomological Soc. of Washington, Vol. IV. pag. 81). L’autore descrive l'adulto del Pityophtorus frontalis n. sp. ; P. Fagi n. Sp. Thysanoes querciperda n. sp. e T. obscurus n. sp. T nell’ Il: Zeitscheift. A nn Vol. III N 18). 358 RASSEGNE Howard L. O., The fig ssi or green June beetle (U. S. Dept. Agr”, Division of Entomology Bul. 10 n. ser. pp. 20 26 figs. 1). Sono interessanti note Ghia alla Allorhina nitida. Hubbard H abits of Phodaga alticeps Lec., 186 } On Thalassa montezumae Muls. (family Coccinelidoie) (Proceed. of the Entomological Soc. ‘of Washington, Vol. IV ag. 297 L’Autore descrive la iva della suddetta Coccinella, che vive a spese della cocciniglia io mirabilis Cock. okisch C., Ein einfaches und probates Mittel gegen den Apfelbliiten- stecher. In « Der obstficanà » N. 12, 1898. L’ A. reputa inutile dipingere con calce gli alberi per combattere l’ An- thonomus pomorum, poichè tal metodo non giova nulla ed invece consiglia d’ irrorare le piante con latte di calce, ciò che diede buoni risultati, poichè l' A. pomorum evita gli alberi così trattati. Si deve fare 1’ irrorazione due volte all’ anno ; in primavera, 8-14 giorni prima della fioritura ed in Novem- bre, Questo metodo dà buoni Se anche contro |’ A. pomorum var pyri e contro la dal rn pre pomonell Leonardi G., /’hleosinus pre Perris (Bull. di Entomologia Agraria, Anno V., N. 6, Padova 1898). Aut. dà alcune notizie biologiche intorno a questo insetto ed altre riguardanti i danni che il detto insetto produce ; consigliando ancora quanto vi ha di nea - il mezzo di combatterlo. Lowe V. H., Cottonwood-leaf beetle ; green arsenite (New York State Sta, Bull. a pp. 23, pls. 6. Sono questi i liana di anni di osservazione sulla Lina scripta, che pro- duce serii danni. Per combattere l’insetto 1’ Autore raccomanda la miscela di 1 libbra di arsenito verde in 100 case d’ acqua. Sono figurate e descritte le spago Pigna e per le irrorazion riportate anche altre totale. con miscele analoghe. F. Niaie., A new eneny of wheat (Bol. Inst. Agron. Sao Paolo 9, 1898. N. 6, p. 261, 262). Il nuovo nemico, veramente dannoso, sarebbe la larva del Aeolus pyro- blaptus. (dallExp. Station Record, 1896). ò K., Balaninus glandium Marsh. (Ill. Zeitschrift fiir Entomolo- gie Vol, IV, N. 2). L’ A. dice che in un suo giardino, quasi la metà delle ciliege erano i state bucate nel Maggio 1898 dal Balaninus glandium Marsh, (venosus Germ.) che in gran quantità si trovava colà. Egli ben sapendo che questo Balanino, non era mai stato trovato parassita dei ciliegi, ne cercò la causa e venne sapere che in un comune vicino era stata distrutta una selva di quercie per sostituirla con una di acacie e quindi i balanini, che si trovavano ivi, dalla fame furono costretti ad emigrare, e non trovando altro, si gettarono sulle ciliegie. Questi sono quindi parassiti forzati. ie» (von) Ein enni frecher Rosenbeschidiger (In Der Ob Gartenbau 1898 N. E (Da una recensione A. BERLESE 259 L'A. segnala l’ Otiorrhynchus singularis L., conosciuto prima come danneggiatore dei lamponi, giovani quercie, meli e peri, quale nemico anche delle rose. Esso di notte fra le dodici e le una, esce dai suoi nascondigli, e rosicchiando spiralmente la corteccia dei getti, specialmente di quelli di cal- ma, li fa morire. Non avendo questo coleottero ali atte al volo è facile di- fendersi dai suoi danni, circondando i singoli tronchi di rose con degli anelli di sostanze attaccaticce, che costituiscono per lui un ostacolo insormontabile. Slingerland M. V. The quince Curculio, (New-York Cornell Sta. Bul. 148, pp. 605-715, figs. 10). Si parla del Conotrachelus Crataegi che deve essere considerato come un serio nemico del Melo dog nello Stato di Mew Yor. Slingerlund M. V., The Grape-Vine Flea-Beetle. Cornell Univers. Agric. Exper. Stat.; sai 157, Ithaca N. Y., L'autore descrive ed illustra, con molte ife relative all’ insetto ed ai danni suoi sulla vite, la HMaltica chalibea Hubner, diffusa nei vigneti si New York. La memoria è accompagnata da una ricca bibliografia in propos febster F. M., Some notes on the Grape-Cane Gall-Maker, dtpeto Ibypter Sesostris. peer ve mological News and pe ceed. the Entomol. Section, Acad. ne., Philadelphia, Vol. "N 3, de È descritto. e i nità 1a in una buona tavola, 3 insetto in di- scorso ed i suoi parassiti, che sono: un dittero, (Myiophasia aenea; due ime- notteri, cioè: Catolaceus tylodermae ; Calyptus tibiator. ORTHOPTERA unter S. I., A/falfa, Grasshoppers, Bees, their migunzata (Bull. of “Ra Deport. of (ao Univers. of Kansas, Lawre }a Do qui l’ indice dei capitoli di cui si compone questo tel lavoro, corre- «dato da bellissime incisioni, come sono specialmente quelle che mostrano il grande collettore tratto da cavalli montati o meno. I capitoli sono i seguenti : Cavallette in asia ; specie native nel Kansas (Melanoplus bivittatus : M. mia — .. «elle differenti cavallette; Misure preventive; Sommario; legge sulle caval letta; Bibliografia sul M. differentialis ; descrizione PRATI delle diverse ca- i vallette. SE ere: Sa The Orthopiera of Minnesota svga Sha 55 pp. 91- 360 RASSEGNE Il Bollettino tratta della distribuzione, struttura e costumi delle più dannose specie di locuste, coi metodi per combatte noltre notizie circa i parassiti ed altri nemici naturali delle cavallette raola bivittatus) ; osservazioni circa la struttura interna e metamorfosi delle cavallette, e la classificazione e descrizione delle specie ai ortotteri che si trovano nel Min- nesota. Circa ai rimedii per combattere le locuste Ì’ Autore osserva ; Il vero rimedio consiste nelle arature ed è meglio in autunno per far morire le uova che non in primavera. IL’ A. parla anche del Melanoplus Athlantis che si trova associato al sopradetto. NEUROPTERA Banks N., Three new species of unta (Proceed. of the Ento- mological Soc. of Washington Vol. IV, N. 2, 173). e tre specie sono le seguenti ; i sof doo n. sp.; Chr. fraterna n. sp.; Leucochrysa americana n. sp. HYMENOPTERA Ashmead, W. H., cepiprora of Lit new A parasites on Canarsia soi 124; A new species of Roptronia (Proceed. of the Entomological Soc. of Wialiiagion Vol. IV, N. 2, pag. 132 k Appartengono al genere raro Roptronia Prov. e sono le seguenti: A. Garmani n. sp.; R. californica n. sp.; la prima trovata a Lexington ; la seconda in California. Così il genere, colla R. pediculata Prov., contiene tre specie. Ashmead W. H., and Dimmock, G., Notes on some parasitie Hymenoptera, with descriptions of new species (Proceed. of the Entomological Soc. of Washington, Vol. IV, N. 2, pag. 1 L'elenco enumera 70 specie delle famiglie Proctotrupidae, Cynipidae, Chaleididae, Braconidae, Ichneumonidae. Nella prima famiglia è descritta la peepente specie nuova : Telenomus Dimmocki (Canobia, sulle uova di Emitteri ; ae famiglia Cynipidae : Allobria bian n. sp; di Aphis (su Am- rosia Natta famiglia Chalcididae : Encyrtus thryeodontis n, sp. ; (su Tryeodon morio Fabr., Cambridge); Habrocitus Phycidis n. sp. (su Phycis otirifaacialit Canobia ; EZachistus Cidariae n. sp. (dalla larva di Cidaria div legni Campritgat ; Cratotechus Smerinthi n. sp. (Dalla larva di Smerinthus catus, Canobia); Eulophus incongruus n. sp. (dalla larva di TAyreus puede Cambridge). Nella famiglia Braconidae : Apanteles Euchaetis n. sp. (dalla larva di Euchaetes egle, Canobia) ; A. murtfeldtae n. sp. (Canobia); A. nemoriae n. Sp. (dalla larva di a gratasia, Canobia) ; A. Parorgyae n. sp. (dalla larva dif Spilosoma ere e Parorgya clintonia Canobia) A. Schizurae n. SP- A. BERLESE 391 {dalla larva di SchRizura unicornis Canobia); A. radiatus n. sp. (larva di lepi- dottero i cogsstarsi x, urp Ephyrae n. sp. (dalla Ephyra pedicularia, Canobia); Pr. Tortrici sp. (da larva di Tortricide indeterm., Canobia): “ric Pi n. sp. (dalla larva di Myphantia cunea, Cambridge etc.) ; ‘re sigg ibis n. sp. (su Aphis Ribis). Ila famiglia Jeneumonidae ; Hypothrentes Geometrae n. sp. ; (su Geo- La della Betula alba, Arlington) ; Ischnoscopus Synchlorae n. sp. (da larva di Synehlora sp., Canobia); Mesochorus Tachinae n. sp. (su larva di ‘fortricide, Canobia); Neoeryma Lophyri n. sp. (d'a larva di Lophyrus sp., Canobia) ; Sychnoportus rufopectus n. sp. (da larva di Teutredinide, Canobia) ; hoegenes Phycidis n. no (da larva di Phycis rubrifasciella, Canobia); Acro- ela Tachine n. sp. (da un pupario di Tachinide di una specie non conosciuta di Geometride, dui de Fani ragîs pulcherrimus n. sp. (da una larva scono- sciuta di Tortricide, Cano bia). Ashmead W. H, Classification of the horntails and sawffies or the suborder Phytophaga, (Canad. Ent., 30 (1898) N. 7 pp. 173-183). esto secondo lavoro tratta dei Xylophagi. L'Autore ricorda, nella fa- miglia a idae, 4 generi; Siricidae 5 generi ; Xiphidiidae con due sotto- famiglie (Derec suvifiae 1. genere Xip/idrinae, 4 generi); Cephidae con 10 generi. È descritta una nuova specie, il Cephus Graenicheri del Wisconsin. Chittenden F. H., On the parasites of adult ansi (Procced. ‘of the Agro Soc. of Washington Vol. IV°, N.° 2. ). no frequenti i casi di insetti adulti, e specialmente coleotter Zi a grylloctena ed il caso della Sarcophaga carnaria che talora esce dall’adulto dell’ Orycetes nasicornis e Polyphylla fullo e la Helicobia Helicis che sorte talora dalla Allorhina nitida, riferisce ancora un caso di Eutrixa masuria Walk., ottenuto da un adulto di Lachnosterna arcuata a Washington ; i casi altra volta rammentati di Calosoma peregrinator inquinati sen Biomyia Georgiae Br. e Ber rg. che si ottenne ancora dal Calosoma calidum. — Intanto l’Autore descrive il caso di un Piionie sezioni ai un Coc- ronnie “mura Si tratta della Megilla maculata D. G. attaccata dal pa- rassi ritilus americanus Ril. L’altro parassita è un minuto Chalcidide ( decides Piaevtciti Ashm.) ottenuto dal ale frontalis OI. L’ Autore poi ricorda molti altri casi rammentati in altre occasioni da altri, di coleot- teri cima da siena etc. ward L. O., Two beneficial Insects introduced from Europa (illu- strate) 5 ( (Bal. 17 peer Proceed. of the Tenth Annual Meeting of the iation of Economic Entomiologiets; pag. 13) L Autore riferisce di aver ricevuto la Seutellista cyanea Moltsch. dal. l’Europa (A. Berlese e G. Leonardi) sviluppatasi dal Ceroplates Rusci e subito pensò di di ffonderla in America, specialmente in Florida dove la cocciniglia è molto dannosa. Nel Giugno 1893 ebbe nuovi esemplari di Ceroplastes, che RR ROIO TRI ” 362 RASSEGNE un giorno dopo l’arrivo dettero molti Tetrasticus (che sono deuto parassiti) e si temeva che la Scutellista ne fosse stata distrutta, ma queste poi finalmente schiusero ; furono accuratamente spedite a Washington, dove farono fatte eporre le uova su Ceroplastes di alberi in parte ricoperti di garza ed anche all’aperto, di guisa che si crede ormai attecchisca bene a Washington. Si attende ora il risultato. L’altro imenottero parassita è l'’Hadro/epis Dalmanni Wastw. introdotto RL clAsterottazp quercicola. ., Some notes on the parasites of Orgyia leucostigma a dom parasites of Coccidae, with descriptions of two new genera of para (Proceed. of the Entomological Soc. ot Washington Vol. IV, N.° 2, pag. 133). L’Autore istituisce il nuovo genere Archeonomus, per la specie A. bicolor trovato dal Dr. ) cagna a Dici: sulla Diaspis ostraeformis ; nonchè il ge- nere nuovo Azotus per la specie Azotus Marchali n. sp., ottenuto da esem- plari della dun i e dar da Parigi ed anche da un Aspidiotus Nerii avuto dal Maskel (Sidn Kieffer I. I., Uber x iI bekannte Cynipiden (Wiener Entomol. Zeit. XVII, 1898, p. 257). “Autore tratta dell’ Au/ax Latreillei nom. nov. (Confuso sino allora > al a Hart. sulla G/ecoma hederacea); Aulax Glecomae L. non ulax Pigeoti n. sp. (sul Tragopogon atti atei) ; Aulax sp. (sul- Lig Rie: glabra L.); Biorrhiza pallida Ol. ; Cynips tozae Bose. (sul « Toza » dei Pirenei molto affine al Quercus cerris L.); Andricus ostreus Gir. ; Synergus incrassatus Hart. ; S. umbraculus “ ; S. pomiformis Fonse. : Dryophanta foliù (L.); Neuroterus baccarum (L.); N. lenticularis (01); por seri Fonse ; Homalaspis notata ( “a a rugosa (Hart.). V_F. W., Veber die Tentrediniden Gattung Amasis Leach (Wiener intimi. Zig XVII, 1898 p. 185). Ric ta la posizione del genere Amasis negli Abiides, l'Autore espone la tabella cme delle specie, a cui aggiunge alcune sue nuove che sono : nn Moricei, (Algeria) ; A. orientalis (Asia min. Mardin); A. Andrei (Oran Lampa Sven., Krus bérrssrgste keln (Nematus Ribesii Scop.) In (Up- psatser i Praktisk Entomologi N. 7, 1897, p. 76-80 con 1 tav.) (Da una re- censione nell’ Ill. Zeitschrift fiir Entomologie, Vol. III, N. 19). L’ A. dopo aver data tutta la biologia di questo nemico del Ribes, pro- pone i mezzi per distruggerlo. Si consigliano irrorazioni della pianta, com soluzioni al mezzo per cento di Parigi, nell’ acqua. Per il pericolo però, de- rivante dalla de potenza venefica della soluzione sono da preferirsi altri mezzi come sarebbero: I. 150-170 g. d’ Allume o di Salnitro, si sciolgono nel- l’ acqua calda e poi si diluiscono in 20 litri d’ acqua. II, 250 g. di sapone verde ed un litro di succo di tabacco. si diluiscono pure nella medesima quan- tità d’ acqua. III. Soluzioni acquose contenenti l’ 118 Ojo d' Antinonnina. Per I’ irrorazioni sì prestano bene le pompe Vermorel. A. BERLESE 363 Wachtl F. A., Cephaleia lariciphila n. sp. Lane Entomol. Zeit.,. XVII, Iahrg. 1898, p. 93). L’Autore descrive i due sessi di ir nuova specie di tentredinea tro- vata sul Larix europaea a Trieste. Webster F. M., Or the relations of a species of ant (Lasius america- nus) fo the peach-root louse (Canad. Entom. 81 (1899) PI 5-16). L’ autore riferisce che non potè osservare il trasporto degli afidi da parte delle formiche fino alle radici, ma sui rami e ata non dubita che: potrsbbero essere trasportati anche sulle radici. Le form rodono inten- zionalmente le barbe delle radici dove mancano Geni capaci di alimen-- tare gli afidi LEPIDOPTERA Aigner-Abafi Lv., Thalpocares communimacula Hb. (I Rovartani' Lapok, IV, 137). Unadb utilissimo lepidottero, comune in Ungheria, vive pure in Grecia, Dalmazia ed anche isolatamente in Austria. Il bruco è convesso, molle, al- quanto rugoso, quasi vermiform e di solore rOSso-rosa Pagzialia Passa tutta che il guscio ann Zio vi suo orlo inferiore, scudi o parti di scudi di coc- ciniglie, Jom di eg sabbia e perfino il proprio sterco, Il guscio viene di pena, assomigliando ora, più di prima, ad un rigonfiamento della scorza. questo guscio sul dorso il nostro bruco va in cerca di nutrimento, che consiste non solamente di Lecanium Persicae, come si credeva prima ; ma anche di altre specie di Lecanium, tutti dannosi alle piante, come pure degli acari rossì, pira telarius, parassita della vite e del pesco. L’ A. ha potuto osservare, che alberi sui quali non riscontrò questo brueo, erano letteralmente coperti da cocciniglie, mentre invece gli alberi visitati da uasi immuni. L’ A. crede che il guscio serva a proteggere le larve in discorso dagli assalti delle formiche e d’ altri animali. n simile modo di vita mostr il bruco di rasiria scitula, che pure si nutre di cocciniglie, che in Italia, Francia meridionale ed Andalusia, danneg- giano gli alberi da pe fichi, ulivi, agrumi ed altre piante. L’ attività di questo bruno è tanto più importante, in quanto chè ha quattro generazioni. Attesa l’ utilità, che sata questo bruco distruggendo le cocciniglie, in Ame- sarebbe bene, che anche in Europa si facessero tali esperimenti colla 7. com- 364 RASSEGNE munimacula, che, riusciti, sarebbero di grande vantaggio all'agricoltura. L'A. crede che questo lepidottero abbia tre generazioni annuali. am D., Sehr starker Raupenfrass in Buchen durch, DREPANA UNGUICULA nedbst £ Eafromos ANGULARIA, AGLIA TAU und einigen anderen Ar- ten. pen fiir Forst-und Iagdwesen Ann. 802, Fasc. 6, p. 352-363. L'A. dopo aver rilevato i danni ai quali sono soggetti i faggi nella loro crescita, parla di dannose invasioni, avvenute in Germania, nell’anno 1897, per parte di bruchi di specie per solito senza importanza. La specie più dannosa fu -la Drepana unguicula Hb., poi 1’ Ennomos angularia Brkh, Aglia tav Le indi a Harpyia cia L, Stauropus fagi L. Sion a asinana L, Demas coryli L, Notodonta camelina L, Tortrix sp, Tinea Ba lio: .. Sperimento sulla tignuola fatto nel itigainto della . Scuola sup., anno 1896. (Bull. di Entomologia Agraria, Anno V, N. 3, 4, 5.) Autore descrive una ricca collezione di esperimenti da lui condotti cana le viti con zolfo reso fetido per mezzo di una soluzione al 2 p.0/0 di Bubina. Egli ritrae la conclusione che con questa polvere, usata due o tre volte nell'anno, si ha, sulle viti trattate, una notevole diminuzione di Cochylis. . D. A., Preliminary notes on the codling moth, (New lc Da “i 25, pp. 47-68). Il bollettino racchiude i risultati di un anno di osservazioni sulla Car- a pomonana, nel Messico. A Mesilla, la farfalla appare verso la fine di aprile e depone le uova sulle giovani mele. Poche larve si trovano nella seconda settimana di Maggio, ma verso la fine del mese sono numerose ; al- cune maturano in questo tempo. Alla metà di Giugno la maggior parte delle larve della prima schiusa ha lasciato le mele ed alle fine del mese appaiono alcune farfalle. i Circa il 10 Luglio la seconda schiusa di larve è all’ opera ; nella secon- da settimana di Agosto esse sono mature e nella terza già pupe. In settem- si ha un’ altra schiusa. ipe si trovano nelle screpolature dei tronchi e dei rami; poche . nelle de apra °° frutta e fra due frutta adiacenti. i nemici naturali, cioè (Uccelli) Calaptes cafer e Picus SA ea (Coeoster) Cymatodera ceylindricollis ; (Funghi) Sporothrichum globuliferu lo) Da ricordati i mezzi di difesa ; più che altro irrorazioni colle so- se misture arsenicali. Dougall S., The pine geometer moth (Fidorcia piniaria), (Trans. Mac Highland and Agr. Soc. Scotland, 5, ser., 9 (1897). pp. 106-123, figs. 3). Descrizione, storia della specie e mezzo di lotta contro il dannoso insetto. | Fernald CU. H., The Brown-tail Moth (Euproctis chrysorrhaea) (Bul. 17 - New-Series, Proceed. of the Assoc. of Economic Entomologists pag. 24) una monografia della Euproctis chrys ea Linn. L'Autore parla della sua introduzione in America, del modo come è ttuta in Euro) b pa, della sua attuale distribuzione nel nuovo grigi della biologia, delle piante offese e del modo di combattere l’insetto. A. BERLESE 365 Gillette C. P., Lepidoptera at light and sugar (Proc. Soc. Prom. Agr. Sci. 1897, pp. 64-68). L’autore fa menzione di farfalle prese alla luce e col zucchero, dal 1890 in poi. Un sa computo mostrò #35 44 Ojo erano maschi e 55 Ojo fem- mine; di queste 87 Oo avevano uova nel geni ovario. La maggior parte erano Cao ridagrotis rai introferens P: agres Kirkland A. H., The Work against * Gipsy Moth 1897. (In: Annual Report of ts Entomological. Society of Ontario 1898. p. 34-36). - una recensione nell’ Ill, Zeitschrift. f, Entomologie Vol. IMI. N. 22). iguardo alla lotta contro l’ Ocneria dispar negli Stati Uniti, di cui ‘si parlò all’ articolo 5 pag. 3 del Prof. Pabst, 1’, A. descrive il metodo adope- rato. La commissione ebbe 150,000 dollari invece dei 200,000 domandati. Un «di 120 ettari di bosco vennero accuratamente ripuliti, tagliando i rami, nettando il suolo e bruciando tutti i residui. Le larve che malgrado questi lavori uscirono ancora in quantità, si cercò distraggerle irrorando le foga con arseniato di piombo e così peri il 60-80 Of delle medesime. Sì e far incrisalidare i bruchi in ue speciali ; ma invece molti prata rimanere, sulle estreme punte dei rami. Allora fu giocoforza di arrampicarsi lassù ed ucciderli con le mani. bbiria al tempo della maturità, molte lar- ve ancora discesero per incrisalidare ed anch’ esse furono uccise. Con questo lavoro farono occupati tutta l’ estate, 366 uomini. Appena in autunno inco- minciarono a cadere le foglie si incominciò di bel nuovo a raccogliere ì nidi. Così, in questo modo si riusci a contenere la diffusione dell’ Ocneria entro certi limiti, ed in dati luoghi a distruggeria completamente. Kirkland chiede, che per alcuni anni sia stanziata una somma, non troppo piccola, per continuare con successo la lotta contro il parassita ed impedirgli di diffondersi oltre gli attuali confini. Marlatt C. L., The gag borer, (U. S. Dept. Agr., Division of Pedology, Bal. 10, n. ser., pp. gs. rticolo discute V'origiua e » dit buzioni della Anarsia spreigna nonchè le sue caratteristiche, la vita, costumi, parassiti naturali, e rim *Autore raccomanda le emulsioni di Kerosene, il per veg erla. SI Sono ancora di resina ed altre simili miscele, purchè raggiungano la larva. consigliate le miscele arsenicali. Segue la bibliografia circa il detto insetto. Marlatt C. L., The true Sepe moths (U. S. Dept. Agr. Division of Li, Gir 86, 2. ser., pp. 8, figs. 3). ; Si tratta specialmente e dilatato delle due specie di tignuole do- ‘mestiche, Tinea pellionella è Trichophaga tapetzella. i S., Ancora sul sistema duazintna contro la tignuola dell’ uva. ova 1898). rtin (Bull. di ava Agraria, Anno V, N. 9, ‘egregio Autore, che può vantarsi a avere per primo Pac ciare | bene e proposto il metodo insettifugo contro la Cochylis ambiguella, e mezzo di una mescolanza di poltiglia bordolese e Rubina (Calce 1, Solfato n 366 RASSEGNE e 1, Rubina 1,50, Acqua 100) riferisce gli esperimenti dell'annata e le confortantissim conclusioni, mediante le quali egli dimostra che la Cochylis e debellata. L'Autore irrora i soli grappoli colla detta mi- scela, nelle pei in cui si trattano le viti per combattere la peronospora» È notevole che parecchi anni di esperienze hanno dato sempre le stesse ot- time conclusioni ed hanno dimostrato che anche le uova dell’insetto peri- scono per effetto della miscela, la quale fuga le farfalline che vorrebbero posarsi sui grappoli a deporvi nuove uova. Crediamo che ua lunga e diligente del Martini, pei risultati suoi ormai vera accettati, secondo un sistema che moltissimi ora in Italia vsano come eccellente risultato, sia una delle principali conquiste della En- tomologia agraria in questi ultimi anni. Mecarthy G., Tobacco-leaf miner (Pennsylvania Dept. Agr. Rpt. 1897,. Pp: 721- 126, fig. 1). un articolo popolare divi l’insetto ed i mezzi per combatterlo.. Pabst D., Der Kampf gegen den « Schwammspinner » in Massachu- tenlaube » 1898 N. 27, 5 45 . (Da una recensione nel. 869, secondo il Prof. Riley jo la poca precauzione d’ un entomo- logo ni che a scopo di studio s’ era fatto venire delle uova di Ocne- ria dispar, questo dannoso lepidottero fu diffaso nel Massachusetts (Stati Uniti d’ America). Si diffuse sempre più, sicchè mel 1890 il governo impen- sierito per i danni sempre crescenti istituì una commissione pel temuto bruco e le sogna 50,000 dollari. Il bruco, ad onta degli sforzi della commis- sione continuava ad allargare il “niprg d’ infezione, nel 1892 furono accor- dati ancora 75,000 dollari, nel 1893 altri 100,000. In quest’ anno il bruco si era diffeso su un territorio che su va 220 miglia quadrate inglesi. Nel 1894 furono spesi altri 150,000 dollari, i 1895, 170,000, 1896, 140,000. Nel 1897 la Commissione avanzò una domanda per ottenere altri 200,000 dollari, che non fu però esaudita intieramente, pure — secondo le relazioni del capo della sezione ministeriale d’ agricoltura del Massachusetts — ebbe > Sensi che facevano sperare in una lotta efficace contro i bruchi d’ Oen ter E., A serious attack on the apple fruit by rg conju- gella în Europe (Canad. Entom. ; 31 (1899), N.° 1, pp. 12-14). La presenza di questo ua malanno contro il melo nella Columbia inglese era stato ricordato nel Report of the Canadian Esperimental Farms del 1896 (pi 856», ed è stato detto che i danni Peace a cai prodotti dalla Trypeta buinomelta; cioè gallerie nella polpa del fru Nell’ estate del 1898, si ebbe un’inaspettato e violento pets dell’insetto sui meli in Fi ia. In questo paese l’insetto vive, ordinariamente, sui frassini di monte e su altre piante, le quali essendogli però venute meno; esso aggredì, con molto danno, ed in grandissimo numero, le mele. Schiile W., Ein neuer Obetbaumschikditng. (Wochenblatt des landwir-. = Vereins im Grossherzogtum Baden. 1898, N. 20 p. 304). - Schiile W., Die Vernichtung der Apfelbaumblatter biabier durch Bonea SY c la us A. BERLESE 367 SIiMAETHIS PARIANA CL. (Pomologische Monatshefie 1898 N. 7 p. 153-154. (Da recensioni nell’ Ill. Zeitschrift fiir Entomologie Vol. IlI N. 14, 17). L’ A. descrive un danneggiatore dei frutteti, cioè Simaethis pariana CI; che quantunque fosse già conosciuto, pure per la sua forte invasione, avve- nuta nell’ Alsazia, negli 1896, 97, destò l’ interesse degli agricoltori e degli entomologi. Questo microlepidottero, appare periodicamente. La sua larva attacca in estate le foglie dei giovani rami, le accartoccia e vi vive dentro solitaria od in compagnia di altre due o tre. Divora il parenchima delle fo- glie, cosiechè queste imbruniscono. Le uova si schiudono a poco a poco, dimo- dochè si riscontrano sulle foglie larve in tutti gli stadi. Le larve, quando vengono disturbate si lasciano cadere a terra. Contro di esse furono adoperati vari mezzi di distruzione, come vetriolo di rame, sapone, soluzioni d’ etere solforico; ma senza nessun risultato, poichè il tessuto compatto impedisce al liquido di penetrare. Migliore risultato diedero le cinture con materie at- taccaticce attorno ai tronchi. Le larve venivano scosse giù dagli alberi e torni di Kéln. L’ adultò sì mostrò alla fine di Settembre. In questo territorio Tese np risultati, per la distruzione del temuto insetto, la raccolta dei che in numero di tre o quattro si trovavano nella cavità del pic- do “fette frutta. Slingerland M. V., The codling-moth (New York Cornell Sta Bul. 142 pp. 69, Tgs. 21, pl. 1 Sono molto importanti le notizie ehe l’ Autore riporta intorno ad osser- vazione proprie circa la biologia dell’ insetto. noltre, tra i nemici naturali è citato il \Prichogramma aeree che attacca le uova ; un parassita e de cioè il Macrocentrus deli s;un parassita esterno della larva, Goniozus sp.; il Chauliognathus prirnizivani ta e C. marginata ; ìil Tephorus Serigni ; la Trogosita corticalis ; T. laticollis } larve di neurotteri ; Tachinide, Hypostena variabilis e 1 imenottero Pimpla annulipes. Smith F. B., The peach borer-esperiments with hydraulice cement. (New Jersey Stas. Bul. 128, pp. 28, figs. 7 Si tratta sirene Sanninoidea exritiosa che attacca e perfora il pesco. Si sono tentati mezzi preventivi, diversi, intonacando con sostanze varie il tronco per 12 pollici dalla terra. L’ esperimento dimostra che gli alberi coperti nel tronco con carta spessa sono meglio preservati. Col cemento nia appli- cato al tronco, si ebbe un eccellente risultato, purchè sia a superficie conti- na; dove gli adulti non depongono le uova e le larve non possono penetrare. n ngo. | Stedman TI. M. The Fringed-Wing Apple-Bud Moth. Nothris ? mali- gemmella n. sp. (Univ. of. the State of Missouri, College of Agrie. an | chanic arts; Agrie. Exper. Station ; aich N.° 42, Columbia, Missouri, April, di si tratta Le una nuova specie di lepidottero, cioè : Nothris ?_ maligem- 368 RASSEGNE mella, illustrata con belle figure. Riportiamo le conclusioni dell'Autore stesso : 1. La specie è nuova e danneggia grandemente gli alberi di melo ed ancora gli erbaggi ; 2. Essa si diffonde lamianante e minaccia tutto il Missouri ed il Kansas orientale ; 3. La larva attacca le foglie ed i fiori non ancora schiusi e li manda a male ; 4. È difficile combattere l’insetto nelle parti della pianta non schiuse, ma poi si può combattere con frequenti applicazioni di verde di Parigi; 5. La mistura da adoprarsi è una libbra di verde di Parigi puro, tre libbre di calcs spenta e centocinquanta galloni di acqua. ehntner L., Leaf miners of sugar Cane, (Meded Proefstat. Oost Java, n. ser., 42, pp. 14 pl. 1, abs in Zool. Centralbl., 5. (1898), N° 23-24 p.813. Sono studiati l’ Aphanisticus Kriigeri ed A. consanguineus (Dall’ U. S. Exp. sa Record). ner L., Leaf borers of sugar Cane in Java. (Arch. Java Zui- sa mr N.° 16, pp. 12. pl. 1; abs. in Zool. Centbl. 5 (1898, N° 23-24, ag. 813). È descritta Hispella Wakkeri n. sp. (Dall’U. S. Exp. Station Record). . Report of the State Board of Agriculture ou the work of aan of the gypsy moth. a Massachusetts, 1897, pp. 307-330 pls. 4). Si contiene la relazione dell’agente finanziario, dell’entomologo e del l'agente di campo dell’ ufficio di pia del Massachussets. L’ articolo contiene la descrizione aei lavori compiuti per la distruzione dell’ Ocneria dispar e riferisce la presente condizione delle regioni infette. Report on the Work of Exterminatinga the Gypsy Moth, by the state Board of Agriculture di 1899 Ian issima memoria é accompagnata da tavole e du eccellenti, ed alcune nuove macchine e metodi speciali per combattere il dannoso lepidottero, specialmente per recare alla grande altezza degli alberi più ele- vati il getto delle pompe che lanciano le soluzioni insetticide, Io ritengo che di alcune di queste pompe, le quali portano a grandi altezze il liquido, sia bene tenere grande conto, poiché qui ancora questa specie (Ocneria dispar L.) e molti altri insetti dannosissimi albergano sulle piante altissime e si po- trebbero, con ordigni conformi, raggiungere. Io ho specialmente apprezzato un terna sostegno a tre piedi, molto alto, che reca la cannula di prolun- i ento, mobile in tutti i sensi e di questa guisa il getto esce dalla cannala a molti metri dal suolo, con tutta la sua energia. . .- . . Report of the state Board of citi on the Work of atersinalion of the Gypsy Moth, (Ian. 1898, Bosto Il Rapporto, molto particolareggiato, è assai interessante specialmente per alcuni capitoli, come sono quello latini agli e. enti con insetticidi (A. H. Kirkland, A. F. Burgess) e quello sulla digisioi delle larve ‘A. H. Kirkland, F. T. Smidt), per la quale gli autori dimostrano che il principio attivo della digestione è soprattutto una soluzione di trifosfato potassico e SAT A. BERLESE 369 gli autori estendono la conclusione anche a molti altri lepidotteri, Ecco l'elenco dei capitoli in questa memoria, accompagnata da una bella tavola ìn colori e molte altre in nero, nonchè incisioni nel testo, tatte bellissime : Breve descrizione della farfalla ; Rapporto del Comitato ; Rapporto del- l’entomologo ; Rapporto del dbettore. del campo; Appendice (Arseniato di piombo, sua composizione ; esperienze cogli insetticidi ; pericoli nell'uso del- l’arseniato ; ; digestione della larva ; note su insetti predatori ; specie di Po- disus che occorrono htc Stati ti). Bandages for Codlin Moth. (Agricultaral Gazette, New South. Walex Vol. X part. 6, pag. 496). riferita una importante notizia circa gli effetti delle fascie disposte attorno agli alberi da frutto per accogliervi le Carpocapsa pomonana che' stanno Der trasformarsi in ninfa e come ninfe sotto le dette fascie si na- 20 scondon SACRA il S.v Walsh di « Forest Reefs, » rimovendo le fascie di vecchia tela avvolte da tempo attorno agli alberi da frutto, e rimovendole ogni settimana durante la state, uccidendo poi le ninfe nascostevi per entro, Ottenne un vantaggio di frutta intatte dell’ 80 p. Oto. Consimili risultati ottenne il S.v T. Williams di Moorbank. HEMIPTERA wood W. B., The life history of Schizoneura lanigera (Science, n. ser. 2a mi N. 195, p. 400). Sono note di biologia circa l’insetto precitato. Molte femmine attere a Blacksburg, Virginia, sopravvissero durante l'inverno, in i luoghi esposti all'aria. l 12 Maggio al 20 Settembre furono osservate dodici generazioni di fem- mine agamiche, vivipare. In questo tempo compaiono anche femmine sagra vivipare, alate. In normali condizioni esse sono forme migratorire pa riscono da 4 a 6 larve di individui sessuati. Questi sono piccoli, creati di rostro e si trovano in proporzione di due femmine su un maschio o’ l'accoppiamento la femmina depone un uovo che resta in riposo durante'‘ l'inverno. Berlese A., La Aonididiella perniciosa ed il pericolo della sua impor- tazione in Europa. (The San Jose Scale). (Bull. di Entomolog. Agraria, Anno V, N. 4, Padova 1898). ) In questa nota, accompagnata da bellissime figure raccolte su una tavola, | l'Autore tratta prima della parte biologica del dannoso Coccide, indi dei danni gravissimi alle piante da frutto. Accenna al rapido modo di propagarsi e’ quindi al pericolo che l'Europa incorre mercè gli scambi marittimi, di im- portare, dai paesi infetti, il temuto parassita. i Dei numerosi nemici di questa cocciniglia enumera una coccinella (Per tilia misella) e un imenottero (Aphelinus fuscipennis). — (G. LEONARDI). | Berlese A., Minaccie dall'Estero (Bull. di Entom. Agraria, Anno V. 5 Lioni Padova, 1598) ù dia dai SR 310 RASSEGNE Lo scritto tratta delle seguenti specie di Cocciniglie : Aspidiotus perni ciosus ; Icerya Purchasi; Rhizoecus fulcifer. anno e Froggatt., Phylloxera of the Grape Vine (Agricultur. Ga- zette, New South Wales; Vol. X, part. 5, pag. LI 36 Il breve articolo è asa pagato da due blfisime tavole a colori e da altre inni in zincotipia . E., Two new species of Kermes from Kansas, (Canad. Ent., 30 er wi È p. 172). Le specie sono : Hermes pubescens (su Quercus macrocarpa e Q. prinoi- des) ; agi concinnulus (sul Quercus macrocarpa, assieme al K. Cockerelli). Chambliss C. E., Scale insects (Tennessee Sta. Bull. Vol. X. N. 4. pp. 141, 161, pa 1 fig. 1). La nota si riferisce all’ Aspidiotus perniciosus e ad altre cocciniglie 0s- te nel Tennessee. Al presente la cocciniglia di San José si trova in 4 località dello stato; attacca varie piante da frutto. Si riferiscono i mezzi per per con vantaggio, il detto insetto. Chittenden F. H., A new Squash bug (Canad. Entom. 30 1898, N. 9, p. 239-240). L’ Autore, oltre alla Anasa tristis, trova sulle Cucurbitacee, dannosa, an- cora la A. armigera, nel Kansas, Iowa, Florida. Cholotkovsky I. N., Contributions to a monograph of coniferous plant lice, (Horae Soc. Ent. Rogi [St. Petersburg]. 31 (1898) pp. 78, figs. 36; Abs. in Zool. Centbl. 5 (1898), N. 16, pp. 527-530). Il lavoro tratta delle specie di Lachknus viventi sulle conifere, cioè 6 spe- cie frequenti sul pino; 7 sull’ abete; 3 del ei 3 del larice; 2 del ginepro ed 1 del cipresso (dall’ U. S. Station Reco Cockerell D. A., Mai msp cocci colligidas pelo Dr. Noach (Revista do Museu Paulista, o III, 1893). Sono ricordate le seguenti specie: Chaetococeus Bambusae Mask. (Brazil); Asterolecanium miliaris Boisd. {Brazil); Lecanium (Calymnatus) Rhizophorae n. sp. (su innata mangle a Cubatao); Aulo aspis Boisduvalii (Sign). Cokll.; var. maculata n. var. Chionaspis minor Maskell (Brazil.); Pseudoparlatoria pecore (Comst). Fiorinia Fi driaioe (Targ ) Cockll. (Brazil.) Cockerell F. D. A., New Coccidae DE Mexico. (From the Annal, and Magazine of Natural History, Ser. 7, Vol, I, 1898). Porococcus n. g. coi seguenti caratteri : | Affine al gen. Solenophora. Femmina con antenne e zampe. Antenne composte di sei articoli, coll’ultimo articolo ue Tubercoli caudali non molto pronunciati. Anello anale con 6 setole Insetto nascos nero, che ha un’orificio nel margine posteriore. Embrione larvale con serie di spine simili a quelle che si vedono nell’Eriococcus. Le specie sono ; Porocoe- to da uno scudo cus tinctorius n. sp. (raccolto a Ameca, Mexico, sulla pianta di vischio e sulla quercia) ; P. Pergandei n. Sp. (osta a anali Mexico sulla IE del ii hio). A. BERLESE \ 371 Protodiaspîis n. g., coi seguenti caratteri : n genere di Diaspini che non segregano un distinto follicolo, ma la femmina è inviluppata in una secrezione cotondes, il follicolo maschile rasso- miglia molto a quello delle Diasp:s, ma è estremamente breve. Mancano i dischi ciripari perivulvari. La specie su rientra in questo genere è il Pro- todiaspis parvulus n. sp. (raccolto a Amecameca, Mexico sulla corteccia della quercie). A questi n. gen, e n. sp.. segue la descrizione di buon numero di altre | forme nuove, che passiamo ad enumerare : Solenophora Kochelei n. sp. (rac- Ru colta a Tulare, Mexico, sul Crataegus e sul Prunus demissa) ; Icerya (Proti- È ceria) littoralis n. sp. (raccolta sul Croton a El Faro presso Frontera, Mexico) ; Icerya littoralis var. mimosae n. var. (raccolta a Las Minas, presso Frontera, Mexico, su una specie di Mimosa); Ortonia mericanorum n. sp. (raccolta a Misebac (2), Mexico sull’Acacia Greggii (?) ) ; Kermes grandis n. sp. (raccolta a SS Mexico, sulla Quercus Engelmanni) ; Tachardia fulvoradiata sp. (raccolta a Rancho Carbonel presso Frontera, Mexico, sopra una pianta conosciuta sotto il nome di Palo de gusano); Inglisia malvacearum n. sp. raccolta a Morebos, gta sopra una specie di Malva) ; Lecanium Town- lt tera sco, i iante di rum di n. sp. (raccolta ron e Tab Mexico, su pia di i); Aspidiotus . Chr,, na albopictus n. sp. (raccolto a Cuernavaca, Me- xico, sopra foglie di arancio); Ceroplastes minutus n. sp. (raccolto a Las Minas, Tabasco, Mexico, su una pianta denominata Fiscobillo) < 3 Ceroplastes angulatus n. sp. (raccolto a “aaa Mexico, su alberi di bosco cresciuti colà) ; Ceroplastes coloratus n. sp. (raccolto a Las Minas, Tabasco, = su dn pianta denominata Cruce stat); 3 Liehtensia crescentiae n. sp. (raccolta a Frontera, Ta o sopra una pianta denominata Guanabano) ; pro «‘canium ( BAONE, saliva n. sp. (raccolta a Pensa Tabasco, Mexico, sui rami e nei tronchi di Omini) elastica); Lecanium (Pseudokermes) armatum n. sp. (raccolta a S Francisco del Peal, Tobasco, Mexico, su una pianta deno- minata Palo de gusano); Diaspis phoradendri n. sp. (raccolta a Cuantla, Mexico, sulla pianta del vischio); Aulacaspis miranda n. sp. (raccolta a uantla, Mexico, su una pianta denominata Cherimeya) ; Mytilaspis mexricana mn. sp (raccolta a Cuantla, Mexico, su una pianta di i Aspidiotus (Pseu- dodiaspis) dentilobis n. sp. (raccolto a Cuantla, Mexic n arboscello u \ «colto a vicini Tabasco, Mexico, sulle foglie di una pianta detta mango) ; Aspidiotus ( Chrysomphalus) calurus n. sp. (raccolto a Orizaba, Mexico, sulla | .corteccia dei rami di Crataegus). — (G. LEONARDI). Cockerell T. D. A., Notes on Central-American Coccidae, with De- scriptions of three new Species. from the Annals and Magazine of Natural History, Ser. 7 Vol. III, 1899). In questa nota l’ Aut. enumera parecchie specie, tra le quali sono da 2 | l gu ero» | plastes roseatus Towns, et Ckll., Parlatoria proteus var. crotonis (CkII.) Ckll.; : ea Boisduvalii (Sign.) Ckll.; Pseudoparlatoria sonni (Comst.) 372 RASSEGNE Ckll.; Aspidiotus ina 1 allot) Signoret, Aspidiotus subsimilis n. sp. rac- colta a Cuantla sulla corteccia di un albero rimasto indeterminato e a Her- mosillo sulla Lusi sas (1), Aspidiotus cyanophylli Signoret; Aspi- diotus cupressi n sp. (rtecolto a Toluca, Mexico sul Cupressus) ; SRI Crawii Ckll; sia Greenii Ckl1; Chrysomphalus rhizophorae n. sp. ra colto a Ta o Polo, Mexico, su foglie di uanigrone); Chrysom- piatt Fee (CELL); poni ysomphalus agavis (Towns, et CKII.); Chrysom- phalus dictyospermi (Morgan); Chry aa nigropunctatus (CEI); Chry- somphalus lilacinus (Ckll.). — (G. Leo ockerell T. D. A., Some new A (From the Annals and Maga- zine of day History, Ser. 7, Vol II, 1898). De e le seguenti specie nu ove: Pulvinaria ephedrae (raccolta a Me- silla Park, stra Mexico, sull’ Ephedra) ; Aspidiotus yuccarum (raccolto a Mesilla Park, alla base delle foglie di Yucca elata); Aspidiotus (Chrysom- phalus) lilacinus ‘raccolto a Dripping Sping e Organ Mts., New Mexico, sulla Quercus undulata do, acne Hinata desi subsp. simillinus (raccolto a — ostralia sulle — (G. LEONARDI). Cockerell T. s Some new spo collected at Campinas, Brazil, by Dr. F. Noack. santa da Museu Paulista, Vol. III, 1898). L’ Aut. da la diagnosi delle tre seguenti nuove specie: Lecanium per- rerum raccolto a Campinas, Brasile, sui rami di Nectandra ; Pseudopar- iatiiria Noacki trovato su foglie di alberi da foresta e Mytilaspis perlonga raccolta sui rami di Baccharis, rinvenute anche queste due a Campinas nel Brasile. — (G. LEONARDI). Cockerell T. D. A., Three new Coccidae from Brazil. (The Canadian Entomologist, pag. 43, 15 L’A. dà la diagnosi delle seguenti nuove specie : Icerya (Crypticerya) Hempeli raccolta sopra una Mimosa (?); Mytilaspis bambusicola, trovato asso- ciato all’ Asterolecanium bambusae Boisd., sui gambi di bambù; Mytilaspis argentea rinvenuta su foglie di alberi da foresta. Tutte e tre queste forme furono raccolte a Campinas nel Brasile. -- (G. LEONARDI). Cockerell T. D. A., New North-American Insects. (From the Annals and Magaz. of Natur. History, Ser. 7, Vol. II, 1898). L’A. descrive le due spec'e seguenti: Orthezia garryae trovata su foglie di Garrya e Orthezia monticola rinvenuta su radici di erbe; : raccolte ambedue nelle seguenti località: Dripping Spring e Organ Mountains a New Mexico — (G. LEONARDI). ockerell T. D. A., 7vo new genera of Lecanium. Coccinae. (Reprin- ted from. e Entomologist, 1899 I due nuovi generi sono i saponi Platinglisia n. gen. — Femm. A "nia differisce dalle Inglisia per essere affatto piatta, circolare; col dorso liscio in due parti, diviso lon- gitudinalmente nella linea miediana, Mancano piedi ed antenne. Tipo P. No4- cki n. sp. (Su piante od arboscelli mirtacei; Compinas, il). Charpochloroides n. gen. — Femm. giohoes, senza piedi ed antenne. Lar- va sul po degli Eriococcinae, . con numerose spine, e a paragone, con breve A. BERLESE 373 E articolo terminale nelle antenne. Maschio ravvolto in un sacco Sprea simile i a cotone filato. Tipo C. viridis n. sp. (Su Eugenia sp., Compin razil). Cockerell T. D. A., To new species of Lecanium past Canadùà. (The Canadian rag 1899, p. 290). Le specie s Lecanium ala caryarum n. ca sal lai cagna Gqprinse Rei tario ; Lecanium (Eulec.) maclurarum n. sp. (su , Nia na Cockelen- Ti Lo The odio pe the Prezsenità presa dpune D È; from The Entomologist, 1898). ni ono ricordate 37 specie conosciute ed inoltre una nuova cioè 1’ Aspi- diotus persearum n. sp. trovato sulla Persea persea e P. gratissima. OE ockerell 'T. D. A., The food plants of scale insects (Coccidae) (From. the Proceed. of the Unit. States National Museum, Vol. XIX, pag. 725-785, N. 1122, Washington 1897). La memoria, che non può essere riassunta, trattandosi di un elenco delle piante su cui sono state rinvenute cocciniglie (e queste sono minuta- m te, poichè mette sott’ occhio lo stato delle nostre cognizioni relativamente ai rapporti fra questi insetti ed°il regno vegetale. L’ Autore merita molta lode per questo lavoro, che non deve avere costato poca fatica. Cockerell T. I. A. and G. B. King., Sphaerococcus in Massachusetts. (Canad. Entom., 30, 1898, N. 12, p. 326). È descritto lo Sphaerococcus ata n. Sp. gia Lai bianca, Mas- ha wcag al ix vagina ma disti r le «Erra delisnreagi to ie pren of the Coc- cidae. n sn dl Toe State Labor. of Natur. Hist.; Urbana, Illinois, Vol, V, 1899). Con questo elenco, l’autore porta il numero delle specie a 1119. Cockerell T. D. A., On the habits and structure of the Coccid. Ge- nus Margarodes. Rep. of the American Naturalist, Vol. XXXIII, N. Boston 1899). È descritta una nuova specie del genere Margarodes, cioè M. hiemalis. Su radici di arboscelli, probabilmente di Atriplex canescens a Mesilla, New Mexico SERE SIR le (e) D + (e) lr), = D (el _ fi: (e) D + ® bi ble D (#5) Ò D cu: A D 5 D e] o - si Cockerell T. D. A. and Parrott P. I. Contridut. to the knowldge of . the Coccidae. (The visa ti 1899). ma La memoria, che mi è sembrata molto interessante, specialmente per la suddivisione in gruppi. del genere Lecanium, si compone di diciassette capi- toli, dei quali in alcuni si tratta della classificazione dei Lecanium, in altri — a si sente il desiderio che il Cokerell, g gra competenza a pro- | posito di questo gruppo di coccidei che ognun conoscergli, si accinga . ad ana m monografia del ricchissimo genere, sadtividendolo in sotto. generi © È gruppi, è di modo che riesca facile l’ averne il prospe 304 RASSEGNE specie occlusevi. Finora, infatti, lo studio dei Lecanium è molto arduo e pro- mette troppa fatica per impadronirsene. Accenno prima ai capitoli che si ri- feriscono a questa distribuzione delle specie del genere Lecanium. . Alcune specie del genere Lecanium con piedi ed antenne rudimentari (o) bilora assenti (La tavola dicotomica riporta 12 specie); ecie appartenenti al gruppo.» Saissetia (12 specie, tipo L’ Oleae ; LL Nenisphadrinia): specie apparterenti al giuppo Paralecanium :9 spec 4. fpecie appartenenti o as IRE al AR Cali mnatus (tipo L. tessellatum Sign., hesperidum L., 31 s cie aaa al ae ere SS um (Tipo L. bituberculatum tar). sono cito tte 15 s Negli a LE ® ri capitoli si oa una nota sul Lecanium baccaium Mask. che l’ Autore tt ccme tipo di un nvovo genere, (7; pies ; è descritta una nuova specie di Gymnococcus (G. 1uber Parrott et Ckll.. sulla Poute/o- na, eriopoda New Mexico); nonchè il Lecanium iolucanum Parrott et Cokll, n. sp. (sulle patate, New Mexico); un Er:ccoccus Larreae Parrctt et CKII. n. sp. (Su Larrea tridentata, Mesilla); Mytilespis concolcr var. viridissima Par- rott et Cokll. (alla base degli steli di A/ripZex canescens, Mesilla); Aspidio- tus (Targionia) gutiezzeziae Ckll. et Farictt (su Gutiezzezia lucida, Mesilla,; A Yuccae var. mexicanus Chl]. et Parr. (su Yweca elata, Mesilla). In seguito è tenuto parola delle seguenti specie e generi Gymmnaspis perpusilla Mask.; Lichtensia hakcarvm Fuil.; Eriochiton cafani Meskll.; Fuîwinaria : Iecrya Bi leyi Ckll. Di molte specie sono disegnati i pigidii etc ey R. A., Notes on some Massacl A Coccidce (Bul. 17, New- 1 Series, Proceed of the Tenth Annual Meeting of the Assoc. Ecomie Entomo- logist, È detto delle seguenti specie: Fseudococcus Aceris ; si; paria Ulmi ; Aspidioius pernicicsus ; Aspidicivs Forbesi ; A. cnoyivs 3 A. Fernaldi ; Dia- spis SE! : Lecanium nigrofasciatum. el A. Freikerr von: Termoomenra orLiqua Ponz. an Ge bali: i presse fir Entcmolegie Vol. III Fasc. 24 p. 2€9-870, 1 Tav.). Il f. Brimmer osservò che ùn campo di biade presso Iena era stato danneggiato da una Cicada 1elativemente grande e potè anzi fare dei prepa- rati, nei quali si vede ancora l’ animale colla proboscide conficcata nello stelo. LA., assistente del Prof. Brimmer, ora morto, fece classificare la Ci- cada, che appartiene al genere Tettigometra e può essere la Tettigometra 0- bliqua Panz., ma sicccme finora questa specie non era mai stata trovata sui ceieali e potrebbe essere vna specie nuova, Doteneck ne dà la descrizione © se è nuova propone di chiamarla F. Brummeri, in onore del suo scopritore. Froggatt W. W., Further Notes cn San Iose Kcale « Aspidiotus per - DiGio ». Ce pr Gazette, New South Wales, vol. IX, part. 11, pag ha "Dalla unita carta geografica si Sp isiar a colpo & occhio ] la diffusione. A. BERLESE 375 della perniciosa cocciniglia lungo la costa sudest dell’ Australia, dove giù oc- cupa parecchi centri. L'esempio è istruttivo, specialmente per quei paesi che, non i invasi St, Pro: ne possono temere l'importazione. Gillette C A few new species of opening and Athysanus from pi parso Sta. Bul. 48, pp. 23-29, figs. 4). Sono descritte le seguenti specie nuove ; Deltoc spia us parvulus, D. Coo- det; D. ngi D. labiata : D. atropuneta ; Altysanus ornatus . P., Second Report on the Simi Iosè Scale Mar York Cor- i Sta. pati; so pp. 159-171). ono, queste osservazioni, una continuazione di altre già prima pubblicate. L’ autore ritiene possibile 1’ uso di una mescolanza meccanica di acqua e pe- trolio. Egli sperimentò preci insetticidi ed ancora il petrolio puro che però offende le piante se queste non sono in assoluto letargo invernale. La mescolanza che gli ha dato nigi risultati è quella di acqua e petrolio, quest’ ultimo nella dose del 20 p. Green È. E., The Lantana Di (Orthezia insignis Douglas,) (Royal Botanic Gardens Ceylon, Circular, Ser. I, N. 10, 1899). È una breve monografia circa questa dieta, che al Ceylon sembra ‘essere assai perniciosa. Merita rilievo l’ elenco di piante pertinenti a ben 15 famiglie, che sono attaccate da questa bellissima Orthezia, che qui in Italia noi abbiamo raccolto solo sni Coleus. Green E. E., Description of a new Scale Insect of the Genus Wal- keriana. (From the Annals and Magaz. of Nat. Hist., Ser. 7, Vol. III, 1399). a specie è Walkeriana Andeae, trovata al pae su pianta non iden tificata. La memoria è accompagnata da una bella tavola Green E. E., The Coccidae of pai ia. et C. 1899. London). Della magnifica opera è apparsa la seconda parte, corredata di trenta bellissime tavole e riguarda più specialmente i Diaspiti del gruppo Diaspi- «des. Infatti, dopo alcune pagine riserbate alla enumerazione dei rimedi per combattere i detti insetti, l' Autore descrive e i egregiamente le seguenti . forme; Gen, Cnioxaspis ; Ch. Aspidistrae Sign.; Ch. Theae Mskll.; Ch. Albiz- | ziae n. sp.; Ch. Mussendae n. sp.; Ch. Rhododendri n. ne Ch. scrobicularum n. sp.; CA. Graminis Green; Ch. elongata Green; Ch. Arundinariae n. sp.; ; Green; CA. Polygoni n. sp.; Ch. Herbae n. sp.; Ch. acuminata Green; Ch. Eleagni “Greca i Ch. Vitis Green; Ch. Hedyotidis n. sp.; Ch. Lit- | 2ae n. sp.; CA. varicosa n. sp.; Ch. dilatata n. sp. Ch. fava n. sp.; Ch. biclaris Comst; Ch. fodiens n. sp. Ch. galliformens n. sp.; Gen. PARLATORIA ; P. my- w farina n. sp.; P. cingala n. sp.; P. aonidiformis n. sp. i Come lavoro speciografico, non vi ha dubbio 'che non si può desiderare di meglio, non solo per ricchezza, ma ancora per la diligenza nelle descrizio- - ni e per la grande cognizione che l’ Autore ha delle forme che imprende a: più SERE essere > desiderato per ciò che riguarda il sistema, poi- una tavola cena, secondo una classificazione SR non può dercilià conti lr rse forme, che a Ual Ica CSA U bb PL 376 RASSEGNE é poi la traduzione pratica delle affinità fra le singole specie e probabil- ne rispecchia dei rapporti filologenetici che non sono affatto da trascu- rarsi. Questa è la parte meglio scientifica e che arricchisce sempre e dà va- lore al lavoro zoologico. reen, che ha innanzi a se così ricco materiale e così larghi mezzi per illustrarlo, credo che non possa accontentarsi di rinunciare ad un titolo di merito, pel suo lavoro, così notevole come è quello certamente di un buon sistema naturale. Io credo inoltre che il lavoro altrui, in questo campo dei Coccidei, non possa essere totalmente trascurato, e quel pochissimo che per noi italiani si è fatto reclama pur sempre un posto, sia pure modestissimo, nella storia di rage magi e de: modo di combatterli. Per ciò che riguarda no- stre proposte, a il sisteraa, non accettate dal Green, io non ripeto qui quello che all’ funi da Cockerell ebbe già occasione di scrivere il Dr. Leonardi, per quanto il Cockerell ora, con molta ragione, ammetta doversi i grandi generi di coccidei scindere in gruppi. Il sopralodato Green, a dubitare del valore di alcuni generi, sembra che si accontenti, di considerazioni dirò. così, troppo facili ad atterrarsi, poichè, ad es., a proposito della Chionaspis biclavis, che il Dr. Leonardi ed io, colla Howardia elegans, introducemmo nel genere Howardia appositamente istituito, il Green non ammettendo il ge- cagieda si ica di dire; vugh I think that the general characters of the insect are such. as Sona: warrant its separation from Chionaspis-should other closely allied forms be discovered. I have for the present retained it in its original genus ». Howard L. O., The San Iosè Scale in 1896 an1 1897, (U. S. Dept. Agr. Division of Entomology Bal. 12, n. ser., pp. 31, fig. 1). Questa memoria è da tenersi presente da coloro su» si occupano del progresso della perniciosa Cocciniglia sulla faccia del £ L’ Autore, infatti, enumera tutte le località degli. cine Uniti dove l’ in- setto è stato raccolto ed ancora tutte le piante su cui è stato trovato, e ciò. reca molta luce intorno agli ospiti di questo insetto e dimostra come deb- bono essere estese lo precauzioni per impedirne l’ importazione in stati im- muni. Seguono notizie su altre cocciniglie dannose, la relazione sugli esperi- menti per combattere i detti insetti e le leggi in proposito pubblicate in gen sono seztegoo qui. ard L. O., Pulvinaria acericola (W et R.) and P. innumerabilis ora dia sed 17 New-Series, Proceed of the Teuth Annual Mee- ting of the Assoe. Economie Entomologists pag. È il Lecanium acericola di Walsh e Riley, che l’ Autore introduce nel suo vero genere e figura egregiamen nte. Ba ritiene possibile la seguente si- nonimia: Palvinaria acericola, = P. i numerabilis, = Lecanium Maclurae. Howard L. O., The Work nei Icerya Purchasi in Portugal, with an account of the introduetion from America of Novius cardinalis. (U. S. Dep+ of. Agrie, Div. of Entom., Bull. 18, New Series, Washington 1893). do Riferita la storia della dale del Novius cardinalis in Porto - A. BERLESE 377 «gallo, per la sollecitudine del Sign. Le Cocq, storia che già i nostri lettori «conoscono per essersene detto lungamente, in altra occasione, nel nostro pe- riodico, il Sig. Howard, riporta una ulteriore comunicazione del Sig. Le Cocq, dalla quale si apprende che già nel Settembre , il Novius era stato lar- gamente diffuso tra gli agricoltori e orticultori del Portogallo, infestati dalla Icerya Purchasi e che se ne erano ottenuti, per verità, eccellenti effetti. Hubbard H. G. and Pergande Th., A New Coecid. on Birch. (U. S. Dep. of Agric., Div. of Entom. Bull. N. 18, New Series, Washington 1898). Gli Autori le ed illustrano, con 8 bellissime ua, una nuova «e rimarchevole Nt cioè il Xylococcus ata (sulla Bet Hunter » The Coccidae of Kansas, IT. sg rib. pr the Ento- mol. “i ca i» “a Univ. Quar., Vol. VI II, N. 2, 1899, Ser. A... memoria contiene alcune nuove forme ed nta già digli sodi Leca- mium sona ae n. sp. (Sull’« osage-orange »); Lec. canadense Ckll.; Lee. Kansasense n. sp. (Su Cersis canadensis L.); Lec. Cokerelli n. sp. (su Ulmus ri Lec. Oleae Bernard.; aggio ie (2) Parrotti n. sp. (su Aesculus glabra); Lecanodiaspis « elti «ll, var. perniciosus nov. var. Le specie nuove nr alcune di quelle già note sono figurate in tav ole. Hunter S. I. The Coccidae of Spina afro de om the Entomolog. Labor. N. 64. (Kans. Univ. Quar., Vol. VIII, N. 1., 1899, S s). Sono descritte, con molta Vasca le «het specie: Solo For- ‘besî Tohns.; A. aneylus Putnam; U. Urae Comst. (ed una sua varietà); A. Osborni Nowell and Ckll.; A. Ulmi ug A. Fernaldi var. albiventer n. var. A. obscurus Comst.; A. Iuglans Vira mst. A. perniciosus Comst. ; A. Gree- init Ckll.; A. Hederae Vall.; A. Aes 5 ole var.; Mytilaspis pomorum Bou- ‘chè; Diaspis Snorvii n. sp. (sul ua nigra). La memoria è accompagnata da numerosi disegni dei pigidii di tutte le specie indicate e sono bene figurati. Tuttavia si può trovar modo di dolersi che l’autore non abbia Pira conto dei iù recenti lavori per la suddivisione del genere Aspidiotus, quali sono quelli del Cockerell e del Leonardi, ed ancora che egli facilmente accolga specie «che sono ormai abbandonate. King Geo B. Tinsley I. D., A New Ant-Nest Coccid. (Psyche 1898). Si tratta del Dactylopius Cockerelli n. sp., trovato and Andover Mass., nei nidi di Lasius flavus. Kirkland A. H., The species of Podisus tedio. in the United Sta- tes. (Agr. Massachussets, 1897, pp. 412, 439, pl. 1). i ha la diprtizione delle specie di Padisus che si trovano negli Stati Hali con note sui loro costumi, la Synopsis delle specie. sinonimia etc. Kuhlentz,, Scale însects on Cacti, (Monatsschr. cu 8 (1898), i 1h N. 11. pp. 166-170, pl. È ri ). ® rtata una serie di articoli sulle cocciniglie ed è aggiunta la de- «serizione del Rhizococcus multispinosus n. sp. [ablonowski I., Deltocephalus striatus L. In Kòoztelek ‘Budapest) Y, N.85. (Da una recensione nell’ Ill. Zeitschr. f. Entomologie Vol. IMI N. 24). 37S RASSEGNE L’A. parla di una cicada (Deltocephalus striatus L.) che in Ungheria: devastò intieri campi di frumento. Nei primi stadi, questa cicada salta da: una pianta all'altra, come le cavallette e poi divenuta alata; essa vola anche, a per brevi tratti. Dopo la mietitura, la cicada rimane nei campi e si dif- at sulle erbe; ma se germogliano le biade, si raccoglie di nuovo. in grandi schiere e sverna, per proseguire poi in primavera la sua opera distrug- gitrice. Per combatterla si fecero ultimamente della prove con un emulsione preparata nel seguente modo: Si riscalda un litro di latte fino a 30° C. vi si aggiungano due litri di petrolio e si riscalda finchè si ha una massa com- patta. Questa emulsione si diluisce con 12-20 litri d’acqua od anche più e si getta sui campi intestati dal Deltocephalus, con una pompa per la Perono- spora. Johnson W. 1., Report on the San Iosè Scale in Maryland and re- medies pe its tari and Control (Maryland Sta. Ball. 57, pp. 116, con L’ autore tratta diffusamente della introduzione, presente diffusione, e biologia dell'insetto ; indi egli tratta dei mezzi per impedire la importazione’ della cocciniglia in luoghi immuni e per combatterla. Ritiene, più che altro insetticida, efficaci le fumigazioni con acido cianidrico ; però riporta sperienze fatte con guri gono Lea » Scale insects (Producers Gaz. and Settlers' Rec. [West usw . / Ss N. 6, pp. 465-485. pls. s. 15). attato delle seguenti hisons Aspisiotu» ‘Arasiato us ; A. Aurantii ;' A. ps È. A. Rossi; Mytilaspis pomorum ; M. c. : Lecanium Oleae ; L. Hesperidum ; Icerya Puiichasi 5 Dacti, eda sn Leonardi G., Gti afidi (Bull. di Entomol. Agraria, Anno V, N. 5, Padova, 1898. È detto dei caratteri esterni degli Afidi, della loro biologia e del modo- di riprodursi e di vivere, nonchè dei - perniciosi effetti alle piante. Circa il modo di combatterli si A l’uso di irrorazioni con solazioni acquose di rubina, dall’ uno al due per n° io che le dette irrorazioni vanno» ripetute alla distanza di due o tre giorni, onde togliere di mezzo quei pochi sa de potessero essersi Sato colla prima lavatura. ardi G., Parlatoria Zizyphi (Boll. di Entomologia Agraria, Anno hi «i a Padova, 1899). In questo scritto è detto dei caratteri, della biologia, del metodo di cura e dell’ epoca più propizia per praticarla, onde ovviare ai danni della temuta: cocciniglia. Leonardi G., La Pulvinaria ara Sign. ed it modo di combat- terla (Ann. R. Scuola Sup. Agr. Portici, Anno I fase. II). È descritta minutamente la nl in discorso, in tutti i suoi stadii, i danni che = ed è detto come possa essere combattuta. La nota è ac- compagnata da 11 figure nel testo. debe lano. peoription of two new Australian Coccids (Repr- from The Wombat). A. BERLESE S79 Le specie sino: Aspidiotus myoporii (probabilmente ieri arci trovato sul Myoporum deserti a Myrniong-Vietoria; Polyaspi: Casuarina su pini suberosa nella stessa località. t IJames., Notes et Observations on some Victorian Coccidae. (epintoi pot The Wombat). È u catalogo, accompagnato da due tavole, delle Cocciniglie della re. gione. Vi è annoverata una specie nuova, cioè: Dactylopius similans, specie sotterranea, vivente sulle radici di Daphne. xv we V. H., Plant percio enemies, and treatment, New York State Sta. sal 139 pp. 646-664, pis. 4). La memoria prende in esame da classificazione e la storia naturale de- gli afidi, le piante ospiti, i nemici loro naturali ed i mezzi per combatterli. Le specie su cui versano maggiori osservazioni sono )° Hyalopterus Pruni e Myzus Ribis, molto comuni ed abbondanti. Tra i nemici naturali degli afidi, l'Autore ricorda i seguenti insetti: Anatis ocellata ; Coccinella 9 - notata ; Adalia bipunctata ; Mesilla maculata ; una specie di coleottero indeterminato; larve di Syrphus ; Chrysopa, ed ime eri parassiti, cioè Aphidius polygo- naphia ; Pachymeuron aphidivorus ; paesi vulgaris. Segue la relazione di esperimenti con emulsioni di sapone. Marlatt M. S., The Periodical Cicala, an acconut of cicada septede- cim, its natural enemiens and the means of preventing its injury, together with a summary of o distribution of the different broods (U. S. Depart. mol., Ball. D E questa una pay frequenti, belle monografie che gli pbicao ame- ricani usano pubblicare e per le quali non si sa se più lodare la larghezza dello studio, la riechozza delle notizie o la bellezza delle numerose figure originali. L’ etto in raso della Cicala in questione, riconosce due, va- rietà o razze, lusso appare in numero straordinario, in periodi di dicias- Sette in diciassette anni, l’altra di tredici in tredici, contraddistinte, la prima . col nome di Licada septendecim, l’altra con quello di ‘. tredecim. L’ Autore ritiene ancora Lee una varietà nana della sepfedecim, la C. Cassinii Fischer. ed importante, specialmente per gli agricoltori np è il capitolo ai sn distribuzione geografica delle covate negli Stati dell’ Unione, e non sono neppure escluse le previsioni fino al 5, ciò che può farsi, data la notevole regolarità delle apparizioni a periodi precisi. Il capitolo circa la posizione sistematica e le particolarità di struttura dell’ insetto, esa con amore e diligenza, è molto istruttivo, tanto più che lo ornano nasa me figu- re, e così pure quello che si riferisce alli biologia. Si leg Spucai lare interesse quello che l’ Autore riferisce a proposito dei n nemici dell’ Omot- terò in discorso, tra i quali egli enumera, ditteri (un Caciara; allo stato di larva’; imenotteri eran Cicadae e soprattutto il grosso zUS sbeciorus che depone le ta nova sul ventre della cicala, e le larve schiuse | divorano lentamente v rata - i parassiti delle uova, alcuni acari, Or? datella sp.; Oripoda elongata ; nn pilosa ; Pediculoides ventricosus ; Ty- | roglyphus sp.; Iphis ovalis ; Cheyletus sp. Bdella sp. 380 RASSEGNE Circa ai rimedi, l’ Autore accenna alla lotta contro gli adulti che stanno per schiudersi e che si può fare con polvere di piretro, o miscele contenenti il detto insetticida o miscele con petrolio ; nonché distruzione. degli insetti allo stato sotterraneo, mercè il sar di carbonio e soluzioni contenenti es- tratti del tabacco. icchissimo è poi l’ultimo capitolo, relativo alia bibliografia intorno al isp insetto. (148 pagine ; tre tavole e 101 incisioni nel testo). (1). à Palumbo., € occiniglie della Vite (Boll. di Entomol. Agraria, Anno Vi ie 9, Palo. 1898). Sono passate in rassegna le seguenti specie; Aspidiotus vitis Signor.; 4- spidiotus uvae Comst.; Aonidia aurantii Mask. Ceroplastes Rusci L.; Dacty- lopius vttis Nied,; Dactylopius longispinus Targ., Dactylopius adoaziuta Sign., Guerinia serratulae Sign. Margarodes vitium Giard= Pulvinaria vitis Lin. Rhizoecus fulcifer Kunckel. — (G. LEONARDI). Newstead R., Observations on Coccidae (N. 17). (Repr. from the En- iis ale Magaz., Second Ser., Vol. IX pag. 92, 1898). Gymnaspis n. gen. coi seguenti caratteri : Pupario della femmina senza esuvie larvali o Ri an composto in- tieramente peo ina spoglia ninfale. Follicolo maschile con l’esuvia lar- vale avente, lungo i margini della secrezione, come si ni nelle Aonidie. Specie dani Aechmeae n. sp. (raccolta nel Royal Gardens, Kew, sul- I Aechmea aquilega). Altre specie nuove descritte dall’ Aut. in questa nota sono; Aspidiotus britannicus n sp. (raccolto a Teddington, Londra sull’ Ilex aquifolium); Ce- roplastes personatus n. sp. (raccolto a Lagos, West Africa); Lecanium vi iride n Salterton, Devon); Ripersia filicicola n. sp. (raccolta a West Indian su foglie di Trich omanes spicatum); Ripersia montana n. sp. (raccolta. sulle radici Ile erbe a Argentières, Haute Savoie); inoltre sono ricordate quest’ altre forme: Mytilaspis citricola Packard; Ischnaspis filiformis Douglas; Dacty- lopius longifiliz Comst. — (G. Leox tan), Osborn Herbert., Notes Viagra occuring în Iowa Repr. from., ) Proc. Iowa Academy of Science; Vol. 8). specie citate sono le seguenti ; pn americana Walk. Dactylo- | pius trifolii cima Kermes galliformis Riley, Lecanium hesperidum. Leca- nium hemi: argioni, Lecanium olede Bernard, Pulvinaria innume- rabilis Rathvon, VALID ziziphi Lucas, Mytilaspis pomo-um Bouchè, My pura citricola Pack., Chionaspis salicis Linn., Chionaspis ortholobis Comst., is pinifoliae Fitch., Chionaspis furfurus Fitch., Diaspis rosae, Dia- Aspidiotus ancylus, Aspidiotus ancylus var. serratus Newel and Cockerell n. var., Aspidiotus forbesi Tohns, Aspidiotus osborni Newel and IU 7yroglyphus è dall’ autore ritenuto assai affine al 7. Jongior, nè io saprei distin- guernelo ; il Seco si avvicina molto al mio Ch. doctus e la lalla alla Bd. vulgaris. A. BERLESE 4 381 Cockerell n. sp., Aspidiotus juglans-regiae Coms., Aspidiotus nerii Bouchè, rita ficus Riley, Aspidiotus raparx Comst. — (G. LEONARDI). orn Herbert., Additions to the List of Hemiptera of Iowa vare deep of new species. (Repr. from Proceed Iowa Aead. of Sciences, È 8 L’autore, in seguito ad un ricco elenco di specie couosciute, descrive e figura egregiamente alcune interessanti forme o nuove, cioè; Coquilletia mimetica n. sp., Sericophanes ocellatus Reut.; Paramesus stramineus n. sp ; Scaphoideus ochraceus n. sp ; Scaphoideus pichivente n. sp.; Thamnotettia ciliata n. sp.; Th. suipdrnini n. sp.; 7h. pallidula ; Chlorotettix Balli n. sp. Phlepsius lobatus n. Sp. tetzande T., A new plant louse on tobacco (Canad. Entom. 30, 1898, SDN.14; pp: Si tratta della Nectarophora Tabaci che fu trovata, oltre che sul ta- ‘bacco, ancora sul Rumex crispus, Leucanthenum nanna, Forsytia viridissima. Perganode Theo., The Peach Lecanium [Lecanium nigrofasciatum]. 5 - e of Agric., Div. of Entom. Bauli. N. 18, Now Series, Washington - specie nuova, descritta lungamente e con molta diligenza, è stata sifolia sulle seguenti piante: Prunus Simonii : Acer Saccharinum ; Acer pseudoplatanus ; er rubrum-Drummondi ; Lindera bezoin ; in varie loca- lità degli Stati Un Powell G. na Report of the entomologist,. (Delaware Sta. Rpt. 1897, pp. 198-210). E’ una breve nota circa l’Aphis Fordesii. Quaintance. A. L.. New, or little-known, Alida (Canad. Entom. 31, 1899, N. 1, pp. 1-4, pl. 1 figg. L’Autore descrive e figura, nelle sue varie fasi, una nuova specie, che «chiama A/eurodes Mori, che si trova in grande abbondanza sulle foglie’ di Morus a SER Florida ; fu trovato ino su foglie di altre piante. Stedman I. M., The San Josè Scale in Missourì, (Missouri Sta. Bul. 41, pp vpi figa. 8). Oltre alla descrizione e figura dell’insetto, l'Autore parla della sua dif- fusione nello stato, rilevando come egli lo abbia rinvenuto in parecchi vivai specialmente, di cui alcuni sono ormai distrutti. si (De) Stefani Teod., Una nuova specie galligena di Pemphigus Hart. (Estr. Miviata italiana di scienze naturali, Anno XIX, N. 1-2; Siena 1899). n una nuova galla, trovata su piante di Pistacia atlantica Desf., nel- l'orto botanico di Palermo. L’egregio Autore intitola l’insetto nuovamente | scoperto Pemphigus Riccoboni e lo descrive lungamente, confrontandolo spe- cialmente col Pemphigus semilunarius Pass. vivente su altre specie di Pistacia. |Thiele R., Eine Kriuselkrankheit bei Arama SieBsoLDI und ihre Ur- che (In Ill. Zei tserift fiir Entomologie Vol. III, N. 21). s Da aveva un era invaso Meheto Cerasi F. Egli cosperse la pianta 382 RASSEGNE con calce zolfonaftalina e gli afidi allora fuggirono dal ciliegio n attaccarono una pianta d’Aralia, che l'A. riusci a liberare col medesimo Tinsley I. D., Contributions to Coccidology, I. (The ca Ento- mologist, 45, 1 L’A. da la diagnosi di una specie nuova, Eriococceus Gillettei trovato sul- l Iuniperus virginiana è fa delle Ligorio intorno ad una specie, il Da- ctylopius sorghiellus Forbes. — (G. DI Tinsley I. D., Notes on essi with description of new species (Canad. Entom., 30, 1898, N. 12, pp. 317 320, con due figg.). Sono descritte le due nuove specie, Phenacoccus solenopsis e Dactilopius Azaleae Townsend C. H. T. and Cockerell T, D. A., Coccidae collected in Mexico by Messrs Townsend and Koebele in 1897. CART New York En- tomological Society ; Vol. VI, pag. 165, 1898). moria è molto importante per le specie nuove che contiene. Ecco l’elenco : Icerya Purchasi Mask., I. Purchasii var. Maskellii Cokll. (Su tronchi di agrumi) ; IZ. Montserratensis Riley et How. (sul Pero); ZL Palmeri Riley et How. (su Coursetia sp.); I. rosae Riley ot How. (sui rami e sui tronchi di Prosopis sp.) ; I. littorale CkIl. (sui rami di Prosopis sp.) ; Ortonia primitiva n. sp. (su pianta indeterminata); Cerococcus corticis n. sp. (sui rami di Quer- cus engelmanni) ; Phenacoccus digg n. sp (su foglie, rami, ecc. di Mimosa sp. ; Prosophora manihotis n. sp. (sui rami dell’albero dell’ortica « Nethle tree ».); Tachardia nigra n. i (sui rami di Acacia sp.); Tachardia mexi- cana Comst. (sui rami di Mimosa sp.); Capulinia sallei Sign. (su picco oli arboscelli chiamati escobillo) ; Capulinia jaboticabae Von Jhering (sulla Myr- ciaria cauliflora); Lichtensia mimosae n. sp. (sui rami di Mimosa sp.) ; Cfe- nockiton aztecus n. sp. (sui rami e sul tronco di un albero chiamato « cafe- tilla cimarron »); Ceroplastes roseatus n. sp. sui rami e fratti ai una pianta conosciuta sotto il nome di « cojon de venado »); Sag tuberculatum n. sp. (sui rami di « cafetillo »); pini jatrophae n. sp. (sui rami di Iatropha sp.) ; Aspidiotus agavis n. sp. (sulle foglie di 7 sp); Aspidiotus Koebelei n. sp. (su foglie di Agrumi) ; Aspidiotus albopictus var. leonis n. var. (sa Sora di sent); Diaspis baccharidis n. sp. (sui rami di Baccharis glu- arlatoria serrulata n. sp. (su foglie di un albero rimasto infbienitiaio) -— (G. LEONARDI). Webster F. M., The Importation of the San Jose Scale, Aspidiotus ciesarge from Japan. (The Canadian Entomologist, Vol. XXX, London L'Autore, in vista di piante da un solo anno importate dal Giappone © | recanti l’Aspidiotus perniciosus e la Diaspis gen e dsc rapidità colla quale da queste piante (Prunus Pandula e P. ceus) si diffuse alle immuni indigene conclude che la sede di ir ui dannosa specie È | appunto il Giappone. # even TM dot af da ok 0 e (Canad. Entomol,, 81, 1899, A. BERLESE 382 L'Autore afferma che anche a distanza si sente’ un particolare odore che o le piante molto infette dalle Aonidiella perniciosa. Webster Y. M., Some recent developments in the San Iose Scale pro- blem in Hr; (Abstract from the Proceedings of the Society of Agricultural Sciencs for 1898, pages 112-119. La nota tratta specialmente degli esperimenti fatti colle emulsioni di Kerosene, per distruggere il pernicioso insetto e dei loro risultati, nonché degli altri me pae da o per la difes Webster F. M., Brood XV of Cicada septendecin in Ohio. (The Ca- nadian Entomologit Vol. ana N. 10, London 1897). memoria tratta a distribuzione CISA ca del dannoso insetto nell’Ohio ed è accompagnata da una bella tavola, nella quale sono ancora rapa gli sar sui rami, della deposizione delle uova degli insetti. ebste °. M., The Chinch Bug ; îts probable origin and diffusion, its Data and Ra elopment, natural checks and remedial and preventive mea- sures, with mention si the habits of an allied european species. (U. S. Depart. of Agricult., Divis. of Entom, Bu . 15, New Series, Washington 1898). prbiià È una delle belle uadirafia, che molto spesso riceviamo d’America e tratta vargamente del B/issu; Zeucopterus, uno degli insetti più temuti O nuovo mondo, diviso sono i seguenti : Distribuzione della specie ; ibernazione ; migrazioni primaverili, estive ed antannali ; : ovoposizioni ; : periodo delle uova e numero rali; nemici natura i (Fanghi parassiti ; tentativi con funghi diversi e collo Sporotrichium Seti ) ; un bacteride nemico dell’insetto ; il Colinus virginianus ed altri uccelli nemici del cimice ; Ia rana ; nemici fra gli inver- tebrati; rimedi preventivi e curativi; distruzione nell’i RIE ne; semina- gione di appezzamenti con grani e piante per esca nella aprano ; difficoltà di raccogliere il cimice nelle praterie ; mezzi distruttivi ; metodo per impe- dire il pro dell’insetto ; insetti scambiati col Blissus leucopterus ; sua probabile origine e dilllione; ; costumi della specie europea ZBlissus Dorà err. L. Zehntner., Some Scale insects of sugar Cane, (Mede Proefstat. Suikerriet de Java, Bul. 87 pp. 14 pl. L’ Aut _ le seguenti spe nuove; Chionaspis madiunensis ; C. segalensi car) * ed una non nominata, nonchè Physcus fiavidus. (Dall’ U. S. Exp. Biaticn. Record). (OL) 6 DIPTERA | Coquillet D. W., 4 Cecidomyiid injurious to seeds of Sorghum. (U. | S. Dep. of Agrie., Div. of Entom., Bull. N. 18, Washington, 1898). Vi sono 19 bellissime incisioni intercalate. I capitoli in cui il lavoro è- 984 RASSEGNE È descritta una nuova specie la Diplosîs sorghicola. Froggatt W. W., "Notes on Fruit-maggot Flies, with Descriptions of new Species (Agricultural Gazette, New South Wales, Vol X, part. 6, p. 498). Questa memoria, che è na ana da tre bellissime tavole, si occupa delle seguenti specie di ditt Tephritis Tryoni loggati | Halterophora capitata Weidm. (Sulle pesche e Citrus); Tephritis Psidii n.. sp; Trypeta Musae n. sp. (Su frutto di Ba- nano); ripeta pomonella Walsh. Segue la descrizione dei mezzi per combat- tere contro questi ditteri. Froggatt W. W., The crepe White Butterfly (Agricultur. Gazette, New South Wales; Vol. X, ; T4 L’ Autore descrive in can i suoi stadi e figura la Pteris teutonia Fabr. Howard L. O., Further notes on ti.e house Fly (U. S. Dept. Agr. Di- vision of Entomology, Bul. 10, n. ser., pp. 63-65). Sono riferite varie sostanze da mescolarsi al concime di cavallo per prevenire lo sviluppo delle mosche domestiche. Nessun effetto si ottenne dal- l uso della calce spenta, gesso, e calce delle distillerie. Sono stati sperimen- timo mezzo è il più efficace ed economico per trattare i depositi di letame onde spenta lo sviluppo delle mosche. . I., Ueber Dicerura Kieff. (Trydomyza Rbs.) (Viener Entom. Zeit., 0 e p. 165). L’ Autore rileva che il genere no di Riibsaamen è sinonimo del suo Dicerura. Sono descritte le due specie D. Kaltembachii ; D. Scirpi. lablonowski I., Die Halmifiltae (Chlorops ria Meig.) (In Rovar- tani Lapok (Budapest) V., p. 9.). (Da una recenzione nell’ Ill. Zeitsehr. f. Entom. Vol. IV. N. 6.). Il Chlorops taeniopus danneggia in Ungheria le biade. To autunno. la giovane larva di questa mosca, si cala lungo la foglia, specialmente del E mento, ed entra nel mezzo del giovine getto, che quindi cresce in modo anor- male e si rigonfia a guisa di cipolla. In questa parte dello stelo ici ‘la larva passa l inverno. Appena giunta la primavera, esce già la mosca. Questa assale di bel nuovo Ia seminagione invernale già indebolita e depo- . sita le sue uova sulla punta dello stelo. Esce presto la larva, che si reca im- mediatameate sotto la spiga e vi fa un canale sotto la guaina della foglia, in | seguito al quale, la spiga non esce dal suo rivestimento, lo stelo rimane bre- ; menti bruni della larva. Al tempo della mietitura esce la mosca, che emigra - salle graminacee selvatiche, dalle quali ® generazione estiva ritorna alle se- ioni invernali, appena germoglian Johnson W. G., Notes on the pati fruit worm (Proceed. of the Entomological Soc. Washington, Vol. ni N. 2 pag. 53). L'Autore tratta della Trypeta lufens Loew, di cui riferisce i gravi ) danni alle frutta di aranci a Chicago, Florida, Louisiana, California etc. c do | Minà Palumbo Mosca delle Olive (Bell di di Entomol. Agr. Anno V. N. dan. hont. 1898). del Dacus, è fatto cenno anche di alcuni nemici della temuta mosca, rientranti in questi gruppi: Cynips, Eurytoma, Ephialtes, Emontomerus, Eulophus. — (G. LEONARD). | Osborn Herbert., The Hessian Fly in the United States. (U.S. Dep. of Agric., Div. of ‘En a Ball. N. 16, New Series; Washington, ). Di questa bella ed important monografia, che sulla Cee diddora myia destructor. ci fornisce 1 Osborn, e che conta ben 58 pagine e due tavole, oltre ad incisioni nel testo, io credo di non poter fare di meglio che citare i capitoli in cui è diviso il lavoro, così che ne apparisca la sua importanza ed esten- sione. Ecco la serie dei capitoli : Tolto) ;s Importanza e storia ; Habitat d’origine ; Distribuzione ; Mezzi di distribuzione ; Apparsa nelle sini fru- Lia negli stati del nord-ovest; Descrizione e biologia ; Generazioni nnue ; Piante-cibo ; Effetti sulle con pg naturali (Parassiti pr mari : Fn destructor : Baetomus subapterus 3 Pteromalus pallipes ; Eupelmus alti ynii 3 Platygaster hevrickii ; Pol si “pen s Lygocerus triticum + arassiti secondarii; Tefrastichus ba s; Tetr. carinatus ; Utiliz- zazione dei parassiti ; ara e dell’ na epigonus. Altri nemici naturali ; (Vermi ati 3 Thrips); Rimedii (Incendio delle stoppie ; Aratura pat delle stoppie ; Distruzione del grano spontaneo ; Piante esca ; Sollecita o tardiva seminazione del grano ; Cultura intermittente ; tn con pecore; Rullamento ; Rimuovimento (del terreno); Selezione di arietà di frumento resistenti ; Ta di insetticidi ; Combinazione di misure di a difesa) Veio Rilbsnaamen Ew. H., lg Galimiicken auf Corea und Iris (Wiener Entomol. Zeit., XVIII, 1899, È descritto il nuovo genere ona colla nuova specie Thur. aqua- tica (sul Cerea paradoxa), inoltre la 7hur. uliginosa n. sp: (su Carex sp.); ‘nonchè il nuovo genere Thridomyza, colla nuova specie Trid. Kaitembachii (sul Iris Pseudacor: us). (Quest'ultimo. genere è affermato dal Kieffer sinonimo del suo gen. SE e) stefani Si Note sopra due Zoocecidii della Phyltirea variabilis Timb. (Palermo, Tipografia Domenico Puccio, 1398). lle due galle, l’una, sulle foglie, è è dovuta alla Braucriella Phyltireae Léw., ed era già nota, la seconda, cha si sviluppa ai nodi elle foglie sui rami giovanissimi della stagione, è nuova ed è dovuta ad un altro Cecidomide, - non ancora descritto e che l’Autore illustra col nome ni Perrisia rufesceus n. sp. Le piante così affette sono state raccolte a Palerm | Tubenf C., (von): Neue Beobachtnngen iibder die Cecidomyien-Galle der Lirchen-Kurztriebe. (In Forstlich-naturwissenschaft]. Zeitschrift 2. Fig. N Ta 1897). (Da una recensione nell'Ill. Zeitschrift fiir Entomologie Vol. III, - iena 386 RASSEGNE Una grande invasione di ‘ ecydomyia Kellneri, presso Bernau-Bergen, Dittero. La sua larva, rosso gialla, attacca le gemme fogliari e fiorali e forma una galla ovale sian molto più grande di quella delle foglie, la quale ultima è anche più misferica. — galle si o sui getti di due anni e le foglie, Nei getti di larice DI anno, vengono “forailate nell’estate, nell’a- scella delle foglie, delle gemme, le quali, nella primavera successiva, formano i getti brevi. Queste gemme, vengono attaccate in modo speciale dal paras- sita e così, invece di svilupparsi e produrre un rametto, si trasfosmano in galla. In seguito, cioè, all’eccitazione. prodotta dall’infezione, il getto breve ingrossa considerevolmente. Il midollo, la corteccia e le squamme della gemma aumentano notevolmente in volume e grandezza e le fogliette, che si stanno preparando e che normalmente avrebbero dovuto svilupparsi la seguente primavera, non si sviluppano. In primavera la gemma si apre a guisa di tulipano, cosicchè l'adulto può uscire facilmente. Young W. H., The Cattleya fly (Gard. Chron., 3 ser. ; N. 629, p. 23, fig. 1). È descritta la Isosoma orchidearum. THYSANOPTERA Quaintance A. L., The Strawberry Thrips and the Onion Thrips (Florida Sta. Bull. 46, pp. 77-114; con 12 figg.) L’autore rileva i danni di dalla Thrips tritici alle fragole e ad alberi da frutto. I fiori sono compromessi nei loro organi riproduttori e la fecon- dazione è disturbata e ar. Inoltre danni serii sopporta pure il fogliame. L’Autore studia, con molta cura, il ciclo vitale dell’ipsetto che impiega circa 12 giorni per essere maturo. Vari insetticidi sono utili ed efficaci contro il detto Liicenia La 7hrips tabaci recò molto danno alle cipolle. Essa si com- modo analogo alla sro ed “npione circa 16 giorni ad essere ag Si può combattere egualmen NEMATODA Cobb N. A., An Report on the fap of Stock (Agricultural G a- zette, New South Wales, Vol. IX, part. È questo un estratto da un rapporto RECARE ricco di oltre 100 fi- gure, che l’egregio Autore ha in pronto e tratta primieramente dei nematodi in generale e del metodo di studio, nonchè ng loro anatomia, la quale è liga amiga a sviluppata (part. 4°.) da pag. 491 ), ISSISSINANINSI Rassegne di lavori di Botanica applicata © D'Alemeida Iosè Verissimo., La GArra des olives: en Portugal (Bull. Soc, Mye. Fr. XV. 1899. da Da molti anni in Portogallo l’olivo è attaccato da una malattia, volgar- mente chiamata Ga/fa, che si manifesta con una depressione subcircolare nettamente limitata; l’epicarpio si vuota, sollevato da piccole pustole, dalle imile terminata da un G/oesporium, attine al G. amygdalinum e 7 A. chiama GI. Olivarum. Bargagli P., Notizie intorno alcune malattie del castagno (Atti Acad. Georgof. Vol. XXII). rattasi del Seccume e del Mal dell’Inchiostro. L’A., colla scorta di os- servazioni proprie e degli studi compiuti da parecchi patologi, i cui lavori il Bargagli consultò e citò con molta cura e diligenza, espone osservazioni circa la natura delle suddette malattie ed i più efficaci rimedi. Beauverie I., Sur Ze Polymorphisme de l’appareil conidien de Sclerot. Fuck. le pati ciner. et la malad. de la Toile. (Ann. Soc. Bot. Lyon XXIV 99). In seguito ad una lunga serie di esperimenti, condotti in condizioni fra loro molto diverse, VA. venne a concludere che nella Botrytis cinerea, a lato al polimorfismo ordinario, ne esiste uno di anormale, legato all’esistenza di condizioni particolari. L’A. ottenne un micelio permanentemente sterile (che produce in parecchie piante la nota malattia della 7oile) in un ambiente saturo di umidità ed a 30-85° c. MEP il substrato era povero di stanze nutritive, l’ammosfera era confinata e la temperatura bassa, si svolgevano le forme conidifere. Alla DrinaziA e beu Sari un’altra è da aggiungersi secondo ì dati dell'A, cioè la microconidiale che svilappa anche direttamente dalla germinazione dei conidi e si presenta costituita da catenelle di conidi inserite sessilmente o mediante uno sterigma sul conidio germinante o sopra un filamento miceliale dal medesimo prada L'A. constatò li i passaggi fra la forma sterile (Toile) e quelle conidifere lu Beijerinck M. W., Uber ein PRI virum fluidum als Ursache ; der pi agri des Tabahsblattes. (Verhandlg. d. k. Akar. von Weten- si schappen ; Amsterdam 1898, pag. 1-21, con 2 tav.). deh dell’ Aut. intorno alla malattia nota per « mosaico delle “cn » nel tabacco mettono in rilievo un fatto di somma importanza. (1) Le recensioni non firmate si intendono redatte dal Prof. A. N. Berlese. 388 RASSEGNE La chiazzatura o mosaico della foglia di tabacco è dovuta, ne’ casi be- nigni, ad un’ alterazione della clorofilla ; nei casi di maggior intensità ad un’al- terazione di tutto quanto il protoplasma cellulare. Nelle foglie giovani si presentano, in capo a 2-3 settimane, delle chiazze di un verde scuro sopr fondo più chiaro, ed il tessuto si fa, in corrispondenza delle foglie, rilevato a bozze svariate, mentre le lamine cominciano a disseccare sui bordi. Quando l’ infezione è più energica, si hanno, non di rado, dei segni manifesti di mo- struosità ; le foglie restano piccole, le loro lamine sono orbicolari e presen- tano traccie di albinismo, specialmente lungo le costole. ausa di questa malattia è dovuta ad un’ infezione, percui la ma tia stessa ve contagiosa (come lo dimostrò già nel 1885 Adolfo Mage) ma d’ indole tutt’ altro che microbica. L’ infezione verrebbe causata dalla ticolarità di un liquido che l Aut. denomina contagium virum fluidum, cai quale è capace di riprodursi Filtrando del succo di ‘piante malate attraverso porcellana, esso conser- va la sua proprietà infettiva. Tutti i tentativi di dimostrare nel succo (Bou- gie) la presenza di anerobi, andarono frustrati. Già una goccia del succo fil- trato era sufficiente per infettare, quando fosse introdotta nella pianta sana mediante una siringa Pravaz, parecchie foglie ed alquanti rami. Introdotta per tal modo la malattia in piante sane e spremendo da questa, in seguito, il succo, sì otteneva, con quest’ultimo, l'infezione di numerose altre piante sane, d’ onde risulterebbe, che il succo effettivo (contagio) subisce un aumento nel- l’ interno dei tessuti vivi. Alcuni esperimenti di diffusione assodarono il fatto che la propabilità di una compartecipazione da parte di corpuscoli aerobi re- sta perfettamente esclusa. Il filtrato da in generale un’ azione meno energica del succo estratto nta eni piante malate, e ciò per il motivo che nella filtrazione, penetra una parte del virus ne’pori della pain per cui va perduta parzialmente la sua a patologica. Il succo spremuto fresco dalle piante determina, non solo le chiazzature oriiepuda sulle foglie, che poi deperiscono, ma vi provoca pure delle alterazioni nella forma, sdoppian- done la costola mediana si che le lamine appariscono lobate. è s'è provato fare pure delle inoculazioni co’ batteri casualmente. osservati sulle foglie, oppure sviluppati nel succo spremuto da quelli: tutti questi tentativi rimasero però infruttuosi. 11 virus aumenta unicamente negli sii egg da miristemi; S® gli organi hanno Spazi la loro crescenza, contribuiranno alla pro- pagazione del virus, ma resteranno inalterati. Steli inoculati col virus presen- tarono le pala deformazioni solo nelle foglie appena sbocciate ed in na più prossime all’ apice vegetativo. Dalle inoculazioni fatte in foglie giovani, che ne vennero alterate, il virus passò al fusto e sali, attraverso — A sino alla gemma apicale, nella quale produsse i suoi effetti. Inocula- zioni fatte in foglie adulte non diedero alcun risultato. All’ incontro non si ha un aumento del virus fuori - pianta, benchè esso conservasse la sra virulenza oltre lo spazio di tre m La conduttura del virus sulla pianta ha Peso con la sorsi dell: aoque. A. N. BERLESE è attraverso î cordoni dello xilema, ma avviene principalmente attraverso il floema, insieme alla corrente delle sostanze nutritizie. precipitato alcoolico del succo virulento fresco si può disseccare a 40° 0. e conserva la sua virulenza. Anche all’ esterno ine pianta può soggiornare il virus allo stato secco, per qualche tempo, senza e della sua energia. Radici normali sembrano assorbirlo attraverso 5a cellule epidermiche. A questa stessa natura di malattie appartiene senz’ altro quella dei pe- schi dell’ America, descritta da £. E. Smith col nome di « Peach Yellows'), da non Sen n l' altra, ancor dubbia, la LL Rosette ». — (SOLLA). ubak esso genetico fra Caeoma Fu e Lk, ed una Melam- psora 2 el A (i Zeitschr. f. Lilia dii DE: mefiele iversi punti della Moravia cresce il Caeoma Fu dae specie di Corydalis. ci Autore ne raccolse Merate viatico “aaa C. cana e sulla C. + tene î prov niettare il fungo in piante di car- pino bianco e di alberello opalia frei) tenute ba Il modo di esperimentazione eta il seguente: verso sera egli inaffiò ab- bondantemente le piante legnose e vi legò, al di sopra delle gemme sboc- cianti de’ fasci della Corydalis coperte dal Caeoma; su alcune foglie giovani egli fece cadere, per scuotimento, spore del fungo in abbondanza, e per ulti- mo egli ne a altre foglie giovani con spore prelevate mediante un pen- nellino. La notte che seguì era Tres sca, ed il giorno dopo era fosco e pio- vigginoso. Le infezioni vennero tentate il 20 di aprile su ambe le piante legnose predette, ma sul carpino non si manifestò affatto uno sviluppo di fungo, mentre le foglie del pioppo manifestarono, appena il 14 di maggio, le prime finttificazioni urediche, alle quali tennero dietro numerose altre. Il ritardo nella comparsa dei ricettacoli sporigeri andrebbe ascritto allo stato ae . delle foglie da un lato, e dall’altro alla temperatura anche bassa. L’Aut. avrebbe dimostrato con ciò che il Caeoma della Corydalis sta in rapporto di sviluppo con la Melampsora dell’alberello. Riguardo alle obbie- zioni ce si protrebbero muovere, per aver egli saran allo scoperto, e l’Aut. che le piante da lui prescelte erano state, nei due anni pre- concordavano sragivanis nella struttura, con le uredospore ottenute per coltura, e lo stesso è da aggiungersi nta alle. rit e a PI tardi. SZ ._ L’Aut. indica ta forma di Melampsora come nuova, e l’anno scorso. egli ln ne fece un’ampia descrizione ® sotto il nome di M. Klebahni. Le ast n stiche di questo fungo sono: a | Ricettacoli di Caeoma su chiazze alognole (ca fusti, foglie, brattee, più di rado di frutti) disp i alcuni RASSEGNE mogoni gialli, talvolta confluenti e di colore aranciato; con le spore sferoidali ovali od ellittiche e talvolta persino prismatiche, 19-27 —10-22 p, arancione . nel contenuto, con parete incolore tinamente varicellata. iiepatacali uredici sulla pagina inferiore delle foglie, piccoli, di color arancio; le spore 20-28 per 15-20 u, remotamente echinate, d’un arancio pallido ; parafisi jaline 44-57 13-16 w. Teleutospora sulla pagina infer ‘iene: da 40 a 60 p, e per il resto consimili a quelle delle ina del Populus tremula. L’Aut. è del parere che tutte le Melampsorae indicate per 1’ alberello non siano seà che forme biologiche di una sola specie, la M. fremulae Tul al massimo si sono differenziati, fra queste forme, la Mm Laricis Hrtg., e la M. junitoryna Rostr., che non si possono considerare però quali specie a se, come non lo sarebbero nemmeno la M. ITA Wgr., la M. Rostrupii e “ale la nuova M. A/ebahni Bub. — (So r B. M., Three important rasa? diseases of the sugar Beet. a as È Agric. Exp. Stat. Ithaca N. Y. Bot. Div. Bull n. 163). I funghi sono Rhizoctonia Fetaa SITE beticola ed Oospora scabies. Il primo dei suaccennati funghi dato da un micelio prima bianco, indi bruno, vigoroso, riccamente cam ristretto ai setti, che poi da ori- gine a numerosi sclerozi, diversi da quelli della Botrytis (1). Le inoculazioni | artificiali dimostrarono che questa £hizo:fonia è veramente causa della ma- lattia conosciuta in America col nome di Root-Rot of Beets. L’Aut. constatò che il micelio si svolge vigorosamente in un mezzo acido, mentre l’alcalinità anche più lieve, ne ostacola lo sviluppo, perciò consiglia di alcalinizzare con calce il terreno. Circa al secondo fungo, l’Aut. espone dettagliati caratteri morfo-biologici, indi passa ai rimedi ed afferma che ottennero buoni risultati, le applicazioni di poltiglia bordolese. Poche osservazioni sono poi esposte circa la Oospora scabies, riferentisi ai caratteri delle parti affette dal paras- sita, alla sua azione, ed ai rimedi. Tutto il lavoro è corredato da accuratissime e nitide Dual tratte in gran parte ad fotografie assai bene riuscite e caratteristich Duggar M. B., Peach Leaf-Curl and notes on the Delio Effect of Peaches and Plana (Corn. Univ. Agric. Exper. Stat. Ithaca N. Y. Bot. Div. Ball. n. 164. Sono accuratamente descritti e rappresentati, mediante assai nitide zin- grafie, i bozzacch oni del Pesco; è pure esposta la Biologia dell’ Exoascus io che, come è noto, ne è la causa, Quale rimelio viene consigliata l'applicazione della poltiglia bordolese, la quale, da accurati esperimenti €@ prove di confronto, risultò assai efficace, capitolo speciale è consacrato alle alterazioni (causticazioni) che in- ap i cattivi trattamenti con poltiglia bordolese sulle foglie. (1) Probabilmente questa Rhizoctonia non è LEE da quel micelio illustra to Prillienx e da Peglion e che produce il così dett nal dello 2a ‘ozio della barba celio che la lettura del lavoro del Peglion mi a: ascrivere, nella mia recensione hizoctonia violacea, ma che, in seguito a spiegazioni avute Pi autore stesso, ora ritengo ‘Verso. ; ron A. N, BERLESE riksson I., Efude sur le Puccinia Ribis des Groseilliers Rouges. (Rev. Gen. Bot. X). Riporto le conclusioni; 1° La Puccinia Ribis è una vera Micropuccinia, con una sola genera- zione di spore, (teleutospore) che germinano nella primavera successiva all’e- poca di loro formazione. 2.° In questo fungo si può distinguere la forma speciale Rudri, che at- tacca il Ribes rubrum, e la var. a bacche bianche, ma non il . nigrum e probabilmente nemmeno il AR. grossularia. 3.° Una nuova malattia può provenire nella successiva primavera per stai prodotto da spore invernali in piena aria e dopo una incubazione da -39 giorni. . I rimedi profilattici da impiegare son 1.° In autunno raccogliere e seno ‘immediatamente tutte le foglie e le bacche ammalate che cadono dagli a 2.° In primavera, all’atto che gini * foglie gli arbusti di Ribes, fare un pesta con poltiglia bordolese, non solo alle gemme in svolgimento, ma ancora sul terreno circostante agli arbusti stessi. Farlow G. W., Some Edible und Poisonous Fungi. (U. S. Dep. of. Agric. Div. Veg Phys. and Pathol, Bull. n. 15). Scopo dell’Aut. è portare a conoscenza del pubblico, con adatti confronti, i caratteri che distinguono i funghi mangerecci e velenosi, e vi riusci egre- giamente, sia colle accurate descrizioni che colle diligenti illustrazioni. Vi igurano in questo utile e bel lavoretto le seguenti specie: Agaricus campe- stris, Amanita muscaria, Amanita phalloides, Agaricus arvensis, Coprinus comatus, Lepiota pro:era, Vantharellus cibarius, Marasmius oreades, Boletus subluteus, Clavaria fiava, Morchella eseulenta, Lycoperdon cyathiforme, Hy- hi pal . aloway B. T., New spraying devices. (Div. ot Veg. Path. and Phy- Agric. Circ. n. sso crive e figura un nuovo sp tore. Grout A. J., A little-known ‘ii of the Apple. (Bull. Torr. Bot. ). È una accurata illustrazione della Sphaerotheca Mali, di cui 1’ Aut. una diagnosi che riporto qui tradotta « Mycelio repente in pagina su- ore vincita è peritheciis dense aggregatis, in maculis parvis, brunneis, -95 p. d., distinete reticulatis; appendicibus 4-12 apice peritheciorum inser- tia. vix coloratis, ng nodulosis, apice parum incrassatulis, dia- “metrum peritheciorum 48: superantibus, ascis, singulis, prima globosis, 0-56; sporidiis 8, alpi 1921 # longis. Hab. in parte superiori. se Junioram Pyri Mi oning Sulla dari, detta della « agi » 0 del « mosaico » olandese - ts. E Pflanzenkrenkt., IX IX pag. 65-80, con 1 tav.) la i è con va estendend. osi ognor più nell’ Olanda ed È eo nell’ pg a seconda ; i v° leti Si SRI A a3 FRI: i RASSEGNE delle informazioni del prof. Linhart, e nelle piante ammalate dell’ Olanda riconobbe il van Breda de Haan i sintomi di una malattia, che devasta an- che gua ‘Indie Orientali le piantagioni del tabacc informazioni attinte sopra luogo l’ Aut. è adiifiottto a ritenere che la causa Ratti malattia sia da ricerc carsi in un veleno che risiede nel terreno e fino dal 1896 egli si dedicò allo studio di tale germe venefico, ma senza esito positivo. Nulla meno egli duri ora quanto potè osservare a più ri- prese nelle diverse coltivazioni e quello che gli risultò da speciali osserva- zioni e colture intraprese. Levando una pianta malata dal terreno e mettendovi, in sua vece, una sana, questa palesa ben presto i sintomi della malattia. Su terreno addetto da poco alla coltura non si avver rti la malattia, nè questa si presenta allor- quando nei terreni, sui Se: crebbero piante ammalate, si praticano degli scassi fino a 30 e 40 cm. di profondità che si riempiono poi con terra sana. AI? incontro, introducendo porzioni di foglie ammalate in una costola di foglia sana, o strofinando foglie malate fra le dita e detergendo queste sopra piante sane, od anche versando succo di foglie infette sul terreno intorno @ piante sane, si riesce in tutti questi casi a sviluppare la malattia, nell’ indi- viduo sano, entro il corso di circa tre settimane. La malattia si presenta già sulle foglie giovani con l’ aspetto di chiazze verde carico, framezzo alle costole fogliari e lungo queste. Nelle fogliegadulte le chiazze sono diffuse irregolarmente ed abbruniscono pcco a poco. Le piante muoiono perciò, ma le foglie ne vengono alterate in guisa da essere in- serivibili nel commercio. Da questo tipo generale della malattia, possono de- viare alcuni casi, ma con poca differenza, come risulta da’ particolari accen- nati dall’ Aut. Nelle piantine giovani la ma'attia si presenta, d’ estate, a stazioni va- riabili entro tre settimane; in piante più adulte apparisce più tardi. Diversa è la durata dell’ incubazione se si innesta il male nello stelo o nelle costole dello foglie : nel primo caso, se l’ inoculazione non è praticata che nei tessuti = ® pa, o Lai n (ej SE da 5 [e mn fi (©) LL et di D (e) (e) I (e) n < as = te (e) [ori d Pet te) B o dd Dv E ina ni bei = D mi (e) fm (er D- 0 p vrebbe essere precisamente il floema quello che lo diffonde nei tessuti. 1 reperto microscopico delle parti ammalate delle foglie non si rileva gran che nelle foglie giovanissime, nelle quali una differenziazione i in paren- chima a palizzata e lacunoso non ha avuto peranco luogo, si osservano, fra " or cgnen delle striscie di color glauco profondo, simili a bollicine d’aria, e però non sono tali, perchè rimangono inalterate per la forzata estrazione adulta, a mesofillo differenziato. L’ epidermide non apparisce alterata, ma os- servandola ad ingrandimento più forte, si vedrà che è scolorata, disseccata e contratta. Più tardi si osserverà la clorofilla distrutta e le pareti cellulari. scomparse, quasi come se un insetto avesse corroso il parenchima della foglia. L’ Aut. si provò ad ottenere delle colture pure di germi estratti dalla foglia, così p. es. del Rhizobium Leguminosarum e di una specie di SA A. N. BERLESE le quali colture egli poi innestò, ma non sempre con successo, in piante sane. Probabilmente il virus danneggiatore risiede nel succo fogliare; di qual na- tura possa essere il v7rus non riescì all’ Aut, giammai di dimostrare. Forse potrà essere un veleno ignoto, quanto potrebbe darsi che si tratti di un mi- crorganismo invisibile e non conosciuto. È un fatto però, che inoculando parecchie volte di seguito le colture pure ed i loro derivati in piante sane si ottiene un effetto sempre più affie- volito; fino a non raggiungere più alcuna alterazione. Inoculazioni vennero ef- ettuate con il predetto Asini con una specie di Beggiatou ed una di Streptothrix : in tutti i casi venne sviluppata la malattia nelle piante di ta- acco ; ma trasportando vo infezione dalle piante che sarvirono a questo espe- rimento su altre sane, non se ne ebbe più risultato alcuno. D’ onde l'Aut. deduce | la sua ipotesi che si tratti di un veleno invisibile, n quale, per quanto di- | stinto, rimanga anche nelle prime colture, ma poscia vada scemando affatto della sua SALA si provò ad esaminare =" pra nella ag erano cresciute piante at è isolare, con le dovute cantale, non o microrganismi, fra oa la la chromogena Gasp. Ma nessuna delle inoculazioni praticate con questi otto microrganismi palesò il benchè minimo successo. Il fatto però, che quantità anche minime del succo ottenuto da piante ammalate sono sufficienti a sviluppare la malattia in piante sane, fa supporre all’ Aut. che si tratti in questo caso di un’ aumento del virus venefico, e i che questo aumento non possa aver luogo se non con la compartecipazione i organismi più viventi. Seguono le ricerche particolareggiato, iniziate non su singole piantine, ma ciascuna su per lo meno 5 fino a 10 individui, ricerche modificate sensi- bilmente a seconda dei casi, ma che tralasciamo di riportare per esteso, tanto pot non sono diverse dal 4 cetto alquanto incerto tuttora, relativamente alla natura di questa singo- Dea malattia, che abbiamo riportato più sopra. In appoggio alle vedute del- I’ Aut. ci sono alcune fototipie di piante e foglie ammalate una tavola | doppia con i particolari dello studio anatomico. — (SOLLA). Klebahn H., Fin Beitrag zur Getreiderostfrage. (Contributo alla que- : r. fùr Pflanzenkraakh., VIII, pag. i propone' di controllare sperimentalmente quanto valore possa- AT le Lesa dell'Erisson sulla SEIT della Pagine del gra che, che la Fiadotnite passa un ASSE di vita latente celato nel sii delle cellule che l’ospitano, con il quale entra in po rppanti da timi di simbiosi, sviluppare le proprie ife a momento op o ed assumere, sotto condi- er certa n ricettacolo sporigero del Feng Il« a: RASSEGNE sma », tale sarebbe la denominazione data alla singolare simbiosi, è cus: nuto già nelle Sa che lo hanno ereditato dalla pianta madre: questa sarebbe la causa principale del manifestarsi della ruggine in qualunque pe- di vegetazione. ect è anche, se il microplasma possa formarsi dagli spontdi delle teleutospore germinanti nella pianticella di grano. Cosicchè l’in- fezione della malattia, per mezzo delle ecidio e delle uredospore verrebbe de- stituita della sua grande importanza, come si riteneva fin qui, e passerebbe solo in seconda linea riguardo al manifestarsi della malattia. i L'ipotesi dell’Eritsson, punto avvalorata da un reperto microscopico re- lativamente ad un microplasma, condurrebbe alla formulazione dei due quesiti, non affatto nuovi, ma molto ovvii; cioè: 1.° é possibile che la ruggine venga trasmessa in retaggio per mezzo delle cariossidi? 2.° è possibile che gli spo- ridi delle teleutospore sviluppino nell’ospite della fase teleutosporica la rug- gine (sia nella pianta del grano per parte della Puccinia, sia in altre piante infette da uredinee eteroiche) ? Il secondo quesito non viene risolto minimamente dall’Eriksson; ma in seregno del primo deduce egli, dagli esperimenti fatti, le seguenti asser- zioni ; sp La ruggine (sporificazione uredica) si presenta in certe piante molto sensibili di grano e di orzo, regolarmente fra le 4 a 5 settimane dalla semi- na. Ma i suoi esperimenti non comprovano nulla a questo riguardo; di essi si può dire che non v° ha nulla di singolare che le seminagioni contempora- nee vengano tutte invase, alla stessa epoca, da un fungo copiosamente vi- a gli individui un valore tanto grande, da ritenerne la causa predisposta giù nel seme, 2.° Piantine molto sensibili di orzo, coltivate in terreno sterilizzato e ratte, per tutto il tempo del loro sviluppo, entro appositi cassoni isola- lori, ad un’infezione dell'ambiente, svilupparono entro 6 ad 8 settimane la forma uredosporica della ruggine. Di fronte a questa asserzione non si può che raccomandare la precauzione massima nell’iniziare una ricerca, nel conti- nuarla e nell’interpretarla. ‘Per accertarsi che la causa della malattia risieda realmente nelle ca- riossidi, tanto che la ruggine abbia a svilupparsi normalmente in piantine accuratamente sottratte a qualunque infezione, intraprese il Klebahn, a sua volta, una serie di ricerche cultura li con riantine di 59 | rebbe però il voler dire qualcosa sul metodo sperimentale e sui particolari delle osservazioni fatte; in parte viene indicato il metodo seguito, per evi- tare qualunque infezione, da una fototipia rappresentata sulla tavola annessa al lavoro: ci limitiamo perciò a riportare le conclusioni generali alle quali arriva il K/ebahn a termine delle sue molteplici ricerche. i 1° Nelle colture fatte con orzo sensibile (Mordeum vulgare cornutum), come tale indicato dall’Eriksson non si gag nemmeno sole i A. N. BERLESE casì di infezioni di Puccinia glumarum (astrazion fatta da una seminagione che presentava dei fenomeni assai dubbii), ma nelle piante scoperte si svi- lupparono le fruttificazioni della /. simplex e di P. granimis, cioè di d specie comuni nella regione dove vennero fatte le coltivazioni etimo, 2.° Fruttificazioni urediche si palesarono solamente vidi piante che ri- masero costantemente, od anche temporariamente all’apert 3.° L’età della pianta (orzo, pai era indifferente pigri al con- | temporaneo manifestarsi della m i 4.° In nessun caso si potè osservare una produzione di ricettacoli ure- dosporici da grani supposti nell'interno delle cariossidi o di altre parti iber- nanti delle piante, nè da parte delle teleutospore germinanti. Queste le conclusioni delle ricerche dell’Aut.; per lrn delle deduzioni | più ampie ritiene egli di aver avuto anche troppo poco materiale a disposi- zione. — ar Ichiîk. R., Una malattia delle radicì del gelso. (Forstl. naturw. Zeitschrift, VII. ante 1893 pag. 423-428). 1 Giappone si conosce già da aleuni anni una malattia del gelso, sotto il nome di « mompabyo », la quale viene causata dal parassitismo di un fungo. L’ Aut. ebbe occasione di esamicare saggi di gelsi malati, fin dal 1879, e di seguire anche più tardi la biologia del fungo, di cui espone i ratteri generali nel presente lavoro che riassumiamo brevemente. a diagnosi del fungo è la seguente: Organo di fruttificazione talloideo, arrovesciato, ora tondeggiante, ora rettangolare e sovente inegualmente lo- bato, con un diametro di 5-10 cm., ed uno spessore di 2-4 mm.; sul principio — membranaceo vellutato, si fa più tardi quasi coriaceo, crostoso, lievemente convesso, rossobruno ed apparisce in ultimo bianco-pruinoso. Imenio parso basidi curvi, 1-3 cellulari, con 4 spore sopra lunghi sterigmi. Spore ovate, curve, trasparenti, 10-12—5-7 «. Per tali caratteri deve appartenere il fungi al genere Helicobasidium, ma “differisce e per il colore dell’ organo di frutti- ficazione e per le dimensioni e numero delle spore sugli sterigmi, i diametro della dd dalle due specie che sono descritte nella Syl loge del Saccardo. L’ A siria l’Aut. non ha trovato traccia sui gela attacca anzitutto le medici di un albero sano, che rami. Il tutto. si Li in capo a dna mese. i : Sradicando uno degli alberi più guasti si osservano le sue foga tutte > inn dalla Ito al basso; la loro corteccia è staccata a brandelli e rimane in gran ed aderente al terreno. L’albero aveva prodotto, nel frattempo, i avventizie, però anche queste sono cadute preda del fungo, si trovò nell’impossibilità di continuare la sua esistenza. Sulle > dell’albero non si osservano sorge le frattificazioni. 3 Dopo qualche tempo vengono formati da miceli dei lobi irregolari, piatti, che iniziano la fruttificazione; questa apparisce, dapprima, come una porzione miceliale sottile ed espansa, con contorni irregolari ma marcati, e più chiari della superficie rossobruna e vellutata. Essa si innalza, dalla base, su’ rami, fino a circa 15 cm. di altezza, racchiudendo in se sostanze divers ‘eterogenee (foglie secche, terra, ecc.). Una porzione dell’organo di fruttifica- zione si espande normalmente al ramo abbracciato dal resto di quello, e la superficie imeniale viene a svilapparsi sulla superficie libera della Frati cazione. A sviluppo completo questa ha un colore bianchiccio softuso di violetto. Staccando la fruttificazione con ogni eura dal suo substrato, si mettono in vista numerosi cordoni micelici, di ineguale spessore, i quali si partono dall’orlo un di quella e proseguono nell'interno delle radici ammalate, . dove formano un reticolo di intreccio vario. Irregolarmente ramificati, misu- “rano essi da 0,5-1 mm. di spessore e sono rossobruni, come la fruttificazione. Non possono però confondersi con i cordoni micelici dell’ Agaricus melleus. Diramazioni di questi cordoni entrano nel tronco e s’insinuano fra il tessuto suberoso della peridermide, nel cambio e nel floema, sviluppandosi a sottili bende bianchiccie, ricche di sferette d’ossalato calcico, del diametro di 0,1-0,5 mm, paragonabili, quest'ultime, alle sferette di natura analoga descritte dal liche « a selerozi tondeggianti irregolari, scuri, brunorossastri, che misurano da 1 a 4 mm. in diametro. Tali selerozi non si trovano, però , giammai alla pio dell'organo ospite, bensì nel suo interno, ed il più è: delle volte en- tro a’ cretti che si formano nella radice distratta. ; Aut. ricorda d’aver osservato pure, nell’ interno dello strato mediano | dell'organo di fruttificazione aderente . suolo, un buon numero di alghe dei I generi Conferva e Protococcus, molto simili a’ gonidi dei licheni. — (SOLLA). | __ P. Magnus., Die Erysipheen Tirole Vor naturw. medez. Ver. Innsbr. XXIV. Molte ed interessanti specie l'A. ricorda, e con cura registra le varie località in cui ciascuna venne raccolta, e le piante ospiti su cui fu rinvenuta. De 5 rado osservazioni SS assai interessanti per la sistematica accom- Agnal zi P- Meine, Zweiter dea 2. Pilz-Fiora von Franken (Abb Naturh. Paso Niirnb. Bd. XI) (MCR figurano quasi tutti i gruppi di funghi ed una specie nuova (Caeoma Coronariae) descritta colla diligenza che contraddistingue l’egregio Autore. Una nitida tavola chiude l'importante contribuzione. Dr Firenze LAA. fuffoni Pozza ® Cricedl RIV PAT. VEG. ANNO VII.