MONITORS ZOOLOGIGO ITALIANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI Giulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Universita di Cagliari Vol. I. — Anno I. 1890. ( CON 4 FIG. B 2 TAV. IN FIRENZE MDCCCLXXXX. iciia lt>y..Tij-, S. BoioaiU.nu INDLCE DEL VOL. 1 (Anno I. 1800). BIBLIOGRAPIA1889-189 0. N B La Bibliografia relativa agli anni 1889-1890, in massima parte conte- * nuta in questa prima annate del Monitore, continue* anche nei prossi- mi fascicoli dell' annata seguente. I. Scrltti general! di Zoologia e di Anatomia. Pag 1, 81, 165. II. Zoologia applicata. Pag. 83. III. Embriog-enia e Organogenia Pag. 2, 84, 16G. IV. Istologia. Pag. 4, 85, 166. V. Tecnica. Pag. 8, 86, 168. VI. Protozoi Pag. 07, 189. VII. Spongiari. (Vacat) VIII. Celenterati. 189. IX. Eohinoderml. (Vacat) X Vermi. Pag. 9, 98, 190. 1. Parte generate. Pag. 9, 98, 190. 2. Diciemidi e Ortonnettidi ( Vacat) 3. Platielminti. Pag. 10, 98, 190. 4. Rotiferi. j t) 5. Chetognati i 6. Nematodi. Pag. 11, 99. 7. Acantocefali. (Vacat) 8. Irudinei. Pag. 11, 190. 9. Anellidi. Pag. 11, 99, 191. 10. Geflrei 11. Enteropneusti XI. Brlozol XII. Braohiopodl XIII. Artropodi. Pag. 29, 100, 191. 1. Parte generale. Pag. 29, 100. (Vacat) ( Vacat) 2. Pantopodi. (Vacat) 3. Crostacei.Pag.30,100,191. 4. Onicofori (Vacat) 5. Aracnidi. Pag. 30, 100. 6. Miriapodi. Pag. 101, 191. 7. Insetti. Pag. 30, 101, 191. a) Parte generate. Pag. 30, 191. 5) Tisannri Pag. 30, 101. c) Ortotteri. Pag. 30, 101, 191. d) Pseadoneurotteri. Pag. 31, 191. e) Neurotteri. Pag. 192. /) Strepsitteri. (Vacat) ' g) Lepidotieri. Pag. 31, 101, 192. h) lmtnotteri. Pag. 31, 101, 192- i) Coleotteri. Pag. 32, 19:3. k) Rincoti. Pag. 33, 102, 193. I) Bitteri. Pag. 33, 10?, 193. XIV. Mollusohi. Pag. 33, 102, 194. 1. Parte generale. Pag. 33, 102, 194. 2. Anfineuri. (Vacat) 3. Lamellibranchi. Pag. 34, 102. 4. Scafopodi. (Vacat) 5. Gasteropodi. Pag. 34, 102, 194. 6. Pteropodi. (Vacat) 7. Cefalopodi. Pag. 34. XV. Tunlcatl- Pag. 34. XVI. Vertebratl. Pag. 35, 103, 213. I. Parte generale. (Vacat) i r ►**- ri — IV II. Parte anatomioa. Pag-. 35, 103, 213. 1. Parte generale. Pag-. 35, 103, 213. 2. Teg'umento e produzioni tegumentarie. Pag. 36, 113, 213. 3. Sistema nervoso centrale e periferico. Pag. 45, 113, 214. 4. Organi di senso. Pag. 47, 115, 214. 5. Scheletro e articolazioni. Pag. 48, 115, 214. 6. Apparecchio rnuscolare. Pag. 49, 116, 215. 7. Appareczhio cardiaco-va- scolaro. Pag. 50, 117, 216. 8. Tubodigestivo e ghiandole annesse. Pag. 51 , 117, 216. 9. Apparecchio polmonare - Branchie - Timo - Tiroi- de. Pag. 52, 216. 10. Apparecchio urogenitale - Capsule surrenali. Pag. 52, 118, 216. 11. Teratologia. Pag. 53, 118. 229. III. Parte zoologica Pag. 65 , 137. 230. 1. Parte generale - Fauna. Pag. 137. 2. Anfiossidi. (Vacat) 3. Pesci. Pag. 65, 137, 230. 4. Anfibii; Pag. 66, 138. 5. Rettili. Pag. 66. 6. Uccelli. Pag. 66, 138, 230. 7. Mammiferi. Pag. 67, 231. 8. Antropologiaed Etnologia. Pag. 67, 139, 231. Appendicc: Antropologia ap- plicata alio studio dei pazzi, dei criminali etc. Pag. 68,140, 231. SUNTI E RIVISTE. (1) Acconci L. — Contributo alio studio deH'anatomia e fisiologia dell' utero ge- stante e partoriente. Pag. 217. *Antonelli A. — Coutributo alio studio del significato morfologico e della strut- tura del ganglio ciliare. Pag. 70. Bergonzini E. — Sopra alcuui nuovi metodi di colorazione multipla in istolo- gia. Pag. 143. Bergonzini C. — Contributo alio studio della struttura e delle alterazioni ex- travasali dei globuli rossi del sangue. Pag\ 37. Bianchi S. — Alcune particolarita della cariocinesi studiate negli inviluppi fetali dei mammiferi. Pag. 14. Bizzozero 6. — Sulla derivazione dell' epitelio dell' intestino dall'epitelio delle sue ghiandole tubulari. Pag. 12. Bizzozero 6. — Struttura del midoilo delle ossa negli uccelli. (Parte tecnica). Pag. 72. Emery C. — Studi sulla morfologia dello scheletro delle cstremita dei verte- brati terrestri. Pag. 104. ** Fusari R. — OsservaZioni sulle terminazioni nervosa e sullo sviluppo delle capsule surrenali. Pag. 106. Giacomini C. — Sul eervello di un Chimpanze. Pag. 14. Lachi P. — Contributo alia istogenesi della nevroglia nel midoilo spinale del polio. Pag. 141. (1) Sono distinti con asterisco i Sunti fatti dall* A. — V Lanzillotti-Buonsanti A. - Contribuzioni all' anatoifiia degii animali domestici. Intorno all'osso basiotico di Albrecht o prebasioccipitale. Pag". 106. Martinotti G. — L' iperplasia e la rigenerazione degli elemeati ghiandolari in relazione colla loro attitudine funzionale. Pag-. 169. Mingazzini G. ~ Sul significato onto e filogenetico delle varie forme deWaper- tura pyriformis. Pag. 109. Monti A. — Una nuova reazione degli elementi del sistema nervoso centrale. Pag. 73. Morselli E. — Sulla fossetta vermiana nei primati. Pag. 142. Negrini F. — Intorno al tessuto adenoide nella mucosa gastrica nel majale. Pag. 37. Negro C. — La terminazione nervosa motrice nei muscoli striati. Pag. 73. Paladino G. — Dei primi rappofti tra l'embrione e l'utero in alcuni mammiferi. Pag. 12. Paladino G. — Di un nuovo processo per le indagini microseppiche del sistema nervoso centrale. Pag. 38. Pansini. — Intorno alia costituzione della cartilagine ed alia origine delle fi- bre elastiche nella cartilagine reticolata od elastica. Pag. 169. Pianese G. — Nuovo metodo di colorazione doppia (carminio e picronigrosina) Pag. 143. Romiti G. — La fossetta faringea nell'osso occipitale dell'uomo. Pag. 107. Rossi U. — II nucleo nelle uova dello Spelerpes fuscus o Geotriton fuscus. Pag. 108. Salvioli I. — Alcune osservazioni intorno al modo di formazione e di accresci- mento delle glandule g-astriche. Pag. 108. Sperino G. — Sul midollo spinale di un vitello dicephalus dipus dibrachius. Pag. 217. Tedeschi A. — Contributo alio studio della circolazr'one cerebrale. Pag. 218. Tenchini L. — Sulle varieta numeriche vertebro-costali neH'uomo. Pag. 13. *Valenti G. e D' Abundo G. — Sulla vascolarizzazione cerebrale di alcuni mam- miferi. Pag. 13. Vassale G. — Una modificazione al metodo Weigert per la colorazione dei cen- tri nervosi. Pag*. 73. Vicarelli G. — Sulla migrazione esterna dell'uovo. Pag. 218. Zoja R. — Sulle fibre della porzione maggiore del muscolo adduttore delle valve nella Ostrea edulis. Pag. 110. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Bianchi S. — Sul muscolo interdigastrico. Ricerche anatomiche. Pag. 39. Bianchi S. — Sopra un raro caso di Os trigonum del Bardeleben. Pag. 171. Chiarugi G. — Sui miotomi e sui nervi della testa posteriore e della regione prossimale del tronco negli embrioni degli anfibii anuri. Pag. 22 e 59. Chiarugi G. — Per la storia dell'articolazione occipito-atlo-assoidea. I. Di alcuni noduli ossei o cartilaginei nel ligamento occipito-odontoideo mediano della cavia. Pag. 90. — VI — II. I ligamenti alarm minora o atlo-odontoidei e il loro significato morfo- logico. Pag1. 226. III. Significato morfologico della sinostosi cccipito-atloidea. Pag*. 243. Ficalbi E. — Considerazioni riassuntive sulle ossa aecessorie del cranio dei mammiferi e dell'uomo (con 3 fig.). Pag. 119 e 144. Ficalbi E. — La Taenia rotundata, Molin, e il suo ciclo vitale; breve cenno preventivo. Pag. 211. Ficalbi E. — Sul preteso parassitismo delle larve di Culex pipiens. Pag. 219. Fusari R. e Panasci A. — Sulla terminazione dei nervi nella mucosa della lin- gua dei mammiferi. Nota preventiva. Pag. 74. Giacomini E. — Sulle glandule salivari degli Uccelli. Ricerche anatomo-em- briologiche. (Con tav.K Pag. 158, 176 e 195. Mibelli V. — Di un metodo semplice per la dimostrazione delle fibre elasticbe nella pelle. Pag. 17. Oddi R. e Rossi U. — Sulle degenerazioni consecutive al taglio delle radici posteriori. — Contributo alio studio delle vie sensitive nel midollo spinale. Pag. 55. Romiti G. — Sull'anatomia dell'utero gravido. I. Pag. 15. Rossi U. e Vicarelli G. — Sulla struttura degli ovidutti dello Spelerpes fuscus e della Salamandrina perspicillata. Pag. 222. Staderini R. — Di un ossetto soprannumerario del carpo nell'uomo. Pag. 77. Staderini R. — Contributo alio studio del tessuto interstiziale di alcuni nervi craniensi nell' uomo. Con tav. Pag. 232. Valenti G. — Varieta del nervo lacrimale, (con fig-). Pag. 88. NOTIZIE E VARIETA. Personale Universitario: Pag. 28, 79, 110, 136, 164, 188, 228, 248. Premio Riberi: Pag. 64. Necrologie: A. Tafani, Pag. 80, 95. — A. Viti, Pag. 136. Concorsi: Pag. 96, 112. Durata della Gestazione nei mammiferi; Pag. 94. Le Nov Latin del D. Daniele Rosa: Pag. 227, 248. Errata-Corrige: 112. Monitore Zoolofico Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatdmia, Embriologia) DIRETTO dai D o 1 1 o r i Giulio Chiarugi Prof, di Anatomia umana nella R. Universita di Siena. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico del/a B. Universita di V2 numeri nil' anno — Abbuo>inmento annuo L. 10. Engenio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoologia nella R. Universita di Sassari. I. Anno 30 Gennaio, 1890. N. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 1 a 11. — SUNTI e RIVISTE : Bizzozzero, Derivazione dell' cpitelio dell' intestino dall' epitelio delle sue ghiandole tubulari. — Faladino, Primi rapporti fra 1' embrionee 1' utero in alcuni mammiferi. — Valenti e D' Abun lo, Vascolarizzazione cerebrate in aleuni mammiferi. — Tencliini, Vaiiela numeriche vertebro-costali nell ' uorao, — Giacomini, Cer- vello di un Cbimpanze. — Bianchi, La Gariocinesi studiata negli inviluppi fetali dei mammiferi. — pag. 12 a 14. COMUNICAZIONI OR1G1NALI : G. Romiti, Sull' anatomia dell' utero gravido. — V. Mibelli, Di mi inetodo semplice per la dimostrazione delle fibre elastiche nella pelle. — G. Chiarugi, Sui miotomi e sui nervi della testa posteriore e della regione prossimale del tronco negli embrioni degli Amfibii anuri. — pag. 15 a 28. NOTIZIE e VARIETA, pag. 28 BIBLIOGRAFIA Avveutenza. - II presente giornale incomincia con la Bibliografia del 1889, die occupera queslo e qualche altro numero, e sara poi ininterrottamente seguita da quella del 1890. — Siccome i volumi di molte pubblicazioni di Societa e Accademie scientificbe escono assai dopo die gia sono entrati nel pubblico dominio gli eslratti delle singole Memorie, cosi figureranno in questa Bibliografia molti lavori, die in estratto uscirono prima del 1889; e non vi potranno figurare per ora alcuni, die gia sono usciti "in estratto, a meno clie la gentilezza degli autori non ce ne dia avviso. I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. Ambrosi F. — Naturalists Trentini. Ricordi biografici. — Bull. d. Societa Ve- neto-Trentina di Sc. Waturali, Padova, T. IV, N. 3, Luglio 1889, pag. 139-167. Bianchi A. — Relazione e Catalog-o dei Manoscritti di Filippo Pacini esistenti nella R. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. —Soma 1889, in 8° pag. 288, con tar. (Vol. 10." degli Indici e Cataloghi del Ministero delta Pub- blica Istruzionc.) Bizzozzero. — f Gaetano Salvioli. — Archives Italiennes de Biologie, Turin 1889, Vol. XL pag. 205-211. C. E. — f Joseph Bellonci — Archives Italiennes de Biologie, Turin 1889 Vol. XI. pag. 341-344. Fano — Ceci — Campana — Giuria. — In memoria dei Professori Gaetano Salvioli e Torquato Beisso. -- Genova 1889, pag. 44. (Pubbl. della B.Ac- cademia Med ica . ) 0 ... L' Alto Vallespir — Note di un turista e naturalista. Bivista italiana di Sc. Naturali e BoH. del Natural^ta, Siena 1889, N. 6-7, pag. 79-82, N. 10-12, pag. 133-134, X. 15, pag. 187-188. [Continuaziont v. i N.preced.) Batelli A. — Delle Scienze naturali nell' Umbria. Discorso inaug'urale letto alia solenne riapertura degli studi per 1' anno scol. 1888-89 — Univ. lib. di Perugia. — Perugia, tip. di V. Santucei, 1889, 8.° p. 48. Calandruccio S. — Animali parassiti dell' uomoin Sicilia. Sunto di una Memo- ria. — Bollett. mensile della Ace. Gioenia di Sc. Nat. Nuova serie. Fuse. /;. ( 'atania, Gennaio 1889. Damanti P. — I criterii istologici in systematica. — B Naturalista siciliano, giornale di Sc. naturali. Anno 8, N. 4. Palermo, Gennaio 1889. Pag. 98 a 104. Morselli E. — Contributo alia Storia delle dottrine scientifiche — Le teorie deil'eredita secondo G. C. Vanini. — Bivista di Filosofia Scientifica. Tori- no-Mil a no 1889, Serie II, Vol. VIII, pag. 500-506. Palumbo A. — Note di zoologia e botanica. Sulla plaga selinuntina. — 11 Naturalista siciliano, giorn. di Sc. Nat. Anno 8, N. 12. Palermo, Set- tembre, 1889; Anno 9, N. 1, Palermo, Ottobre 1889 (continua.) Pavesi Pietro — Notes physiques et biologiques sur trois lacs du Bassin Tessi- nois. — Bibliothequi universelle. Archives des Sc. phys. et natur. 3 Ser., Tome 22. Geneve 1889. Varii — Notizie di caccia e note zoologiche. — Bivista Ital. di Scienze Na- turali e Boll, del Naturalista, Siena 1889, N. 1-9, 13. 16 e 18. II. Zoologia applicata. (La Bibliografia relativa si rimanda ai fnturi fqscicoli.) III. Embriogenia e Organogenia. Bellonci r< ' . et Stefani A. — Contriimtion a 1' histogenese de l'ecorce cere- bellaire. — (V. Cap. XVI. Parte II, 3.j Bianchi S. — Sul modo di svilupparsi dell' osso "wormia no epipterico nell 'uomo — (V. Cap. XVI, J 'arte II. 5.) Chiarugi 6. — Anatomia di un embrione umano della lunghezza di mm. 2, 6 in linea retta (con 2 taw) — Atti d. Soc. Toscana di Scienze Naturali, Memorie, Vol. 10, pag. 66-94. Pisa 1889. Chiarugi G. — Anatomic dun embryon humain de la longueur de mm. 2, 6 en ligne droite (avec une planche). — Archives Italiennes de Biologic. Tu- rin. i889, T. XII, fasc. Ill, pag. 273-291. Chiarugi 6. — Sullo sviluppo di alcuni nervi eerebrali e spinali. — Anato- ni isc/ier Anzeiger, Jena, 1889, N. /, pag. 31-32. Chiarugi G. — Lo sviluppo dei nervi vago, accessorio, ipoglosso e primi cer- vicali nci Sauropsidi e nei Mammiferi. - Atti d. Societa Toscana di Sc. Naturali, resit, in Pisa. Proc. verbali, Vol. VI, ad. del 12 Maggio 1889, pag. 223-22 1. Chiarugi G. — Lo sviluppo dei nervi vago. accessorio, ipnglossoe primi cervi- — 3 — cali nei Sauropsidi e nei Mammiferi (con due tav.) — Atti d. Societa Toscana di Seienze Naturali, Memorie, Vol. 10, pag. 149-250, Pisa 1889. Chiarugi G. — Sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei Mammiferi (Nota preventiva.) -• Atti d. Societa Toscana di Sc. Naturali, Processi Verbali, Vol. 7, pag. 11, Adunanza del 11 Nov. 1889, Pisa 1889-91. (Si accenna alia esistenza della Zwischenrinne di His.) Cuccati (r. — Istogenesi ed Istologia del becco e della lingua dei polli, delle anitre e delle oche. (V. cap. IV.) Della Valle A. — Deposizione, fecondazione e segmentazione delle uova del Gammarus pulex — Atti d. Soc. dei Natural isti di Modena. S. Ill, Vol. VIII, Anno XXIII, f. lo , pag. 107-121, Modena 1889. Fasola G. — Di alcune anomalie della linea primitiva nei polio — Contributo perl'interpretazione filogenetica di essa. — Archivio per le Seienze Medi- che, Vol. XIII, f. 3." Torino 1889, pag. 245-265. Filomusi Guelfi. — Sul nucleo epifisario femorale. — Societa Medico-chirur- gica di Par in, seduta del 1. (ling no 1889. Pendiconto in Gazzetta degli Ospitali, Milano 1889, N. 85 pag. yi 5-6 7 6, e Bollett. d. societa, Milano 1889, N 2, pag. 25-2 7. Giacomini C. — Su alcune anomalie di sviluppo deU'embrione umano. Con 1 tav. — Atti delta B. Accad. delle Sc. di Torino. Vol. 24. Dispensd 12. Torino, 1889. Pag. 576-600. Giacomini C. — Sur quelques anomalies de developpment de l'embryon humain (avec uneplanche). 2. a Communication. — Archives italien ties de Biologic, Turin 1889. T. XII. fuse. Ill, pag. 178. Giacomini C. — Teratogenia esperimentale 7iei mammiferi. {V. Cap. XVI. I II, 11.) Griffini e Marehib — Sulla rigenerazione totale della retina nei tritoni. — Sur la regeneration totale de la retine chez les tritons. — (V. Cap. XVI, P. II, 4.) Lachi P. — Contributo alia istogenesi del midollo spinale del polio. Due Comunicazioni. (V. Cap. XVI, P. II, 3.) Lcgge F. — Sui rapporti dei canali e cordoni segmentali dell'ovaio coll'epi- telio germinativo e coi follicoli di Graaf. (V. Cap. XVI, P. II, 10.) Lombardini L. — Sulla Placenta — Annotazioni. — Estratto dal giorn. di Ana- tomia, Fisiologia e Patol. degli Animali. N. V. Pisa 1889. (pag. 19.) Luchi S. — Influenza paterna nella gravidanza gemella. — La Riforma Me- dica, Napoli 1889, N. 53, pag. 318. Luzi F. — Sulla provenienza degli element! cellulari della decidua. — Boll. d. Soc. di Nat. in Napoli. Serie 1, Vol. 3, Anno 3, Fasc. 1. Napoli, 1889. — Pag. 72-78. Marcacci A. — Influence du mouvement sur le developpement des oeufs de poule. (V. Cap. XVI, P. II, 11) Mariacher G, — La riproduzione del Bufo viridis. — Pivista ital. di Sc. Na- turali e Boll, del Naturalista, Siena 1889, N. 3, pag. 29-31. Mingazzini P. — Ricerche sul canale digerente delle larve dei Lamellicorni titofagi. (V. Cap. XIII, 7, i.) Mondino C. e Sala L. — Sui fenouieni di maturazione e fecondazione nelle uova degli ascaridi. In Resoconto del XIII Congresso dell'Associazione italiana, — 4 tenuto in Padova nel settembre 1889. Riforma Medico, Napoli, 1889, N. 243 par/. 1456-1457. Paladino G. — Dei primi rapporti tra l'embrione e 1' utero in alcuni mammi- feri — con tavola. — Giornale della Associazione dei NaturalisM e Me- dici di Napoli. Anno I, 1889, Punt. I. e II, pag. 1-15. V. anche ibid. pag. 202. Sanquirito. — Sulla rigenerazione del corpo tiroide. — (V. Cop. XVI, P. II, 9.) Stnurenghi C. — SuH'ossificazione del frontale. — (V. Cop. XVI, P. II, 5.) Tafani A. — Intorno ad alcune particolarita della fecondazione, studiate spe- cialmente sni topi bianchi. — Atti della Accademia Medico-Fisica fioren- tina nel (Horn, lo Sperimentale, Firenze 1889, f. 1 pag. 103-101 . Discus- sione fro i Proff. Tafani e Luciani, ibid. pag. 110-111. Tafani A. — Prime i'asi dello sviluppo dei Mammiferi. — Atti dell' Accademia Medico-fisica fiorentina nel Giorti. lo Sperimentale, Firenze 1889, f. 4. pag. 452-453. Tafani A. — La fecondation et la segmentation etudiees dans les oenfs des rats. — Archives Italiennes de Biologic, Turin 1889. Vol. XI, pag. 112- 117. (Comunicaz. preventiva fatta all' Accademia medico-fisica fiorentina.) Tafani A. — I primi momenti dello sviluppo dei Mammiferi. Studi di mor- fologia normale e patologica esegniti nelle uova dei topi. — Rendiconti delta R. Ace. dei Lincei. Vol. 5, Fasc. 2, Sem. 1, pag. 119-125, Roma 1889. Tafani A. — I primi momenti dello sviluppo dei mammiferi. — Studi di mor- fologia normale e patologica, eseguiti sulle uova dei topi, (con fig.) — Firenze 1889. Pag. 60. (Pubblic. del R. 1st. di Studi Superiori in Fi- renze — Sez. di Med. e Chir.) Truzzi E. — Sperienze intorno al glucosio nelle acque amniotiche, rielT urina, nel sangue del feto e nel meconio : studio critico sperimentale. — Milano, tip. 3,o Torino 1889, pag. 281-290. Salvioli I. — Contributo alio studio dell' accrescimento del tessuto connettivo e in particolare della cornea e del tendine. Con 1 tav. — Atti della R. Ace. d. Scienze di Torino, Vol. 24, Disp. 13, Torino, 1889. Pag. 641-660. Schenk S. L. — Elementi di Istologia normale dell' uomo per medici e stu- denti. Trad, del Dr. Achille Monti con note originali di Camillo Golgi. — Punt. 1-5. Milano, Dr. Fr. Vallardi ed. 1889, So fig. V. Tecnica. A. P. — Determinazione dello spessore del vetrino copri-oggetti nei prepa- rati microscopici gia montati. — Bivista italiana di Scienze Naturali e Bollettino del Naturalista, Siena 1889, N. 13, pag. 158. Breglia A. — Contributo ai metodi di colorazione del sistema nervoso centrale — Giornale della Associazione dei Naturalisti e Medici di Napoli, Anno 1, 1889, Punt. I. e II, pag. 169-172. V. anche Boll. d. B. Accad. Medico- Chirurgica di Napoli, Anno I, N. 5. e 6. Napoli, Maggio-Giugno 1889. Tag. 102-106. Boccardi G. — Sulla tecnica delle sezioni microscopiche. — La Pi forma Me- dica, Napoli, 1889, N. 175 pag. 1047-1048. Campani D. — Nuovo processo di imbalsamazione. — Pisa, 1889, pag. 7. Dionisio I. — Nuovo metodo per lavare nei varii liquidi e nelle soluzioni coloranti le sezioni microscopicbe, adatto specialmente per le serie fatte coll' impregnamento in celloidina. (Horn, delta 11. Ace. di Medicina di To- rino. Anno 52, N. 1. Torino, Gennaio 1889, pag. 66 a 67. Magini G. — Colorazione artificiale delle emazie circolanti. Con 1 tav. — Bui. 9,o lo sem,} 2xig. 705-709, Boma 1889. Poli A. — Note di Microtecnica. Genova, tip. di A. Ciminago. 1889, 8.° p. 8. — Estr. d. Malpighia Anno. III. vol. 3. Rossi — Cblorazionfc del sistema nervoso centrale. — Atti dell' Accacl. Medico- Fisica fin rent inn in Giorn. Lo Sperimentale, Firenze 1889, f. 6, pag. 683-684. Sanfelice F. — Dell'uso dell'iodio nulla colorazione dei tesssuti con la ematossi- lina. — Boll. d. Sac. di Naturalisti in Napoli. Serie 1, Vol. 3, Anno 3, Fasc. 1. Napoli 1889, pag. 37-38. Sanfelice F. — Dell'uso dell' ematossilina per riconoscere la reazione alcalina o acida dei tessuti. (pag. 3.) — Napoli, Staz. Zoologica, Settembre 1889. Tornatola S. — Modificazione al metodo di colorazione di Ehrlich col bleu di metilene per lo studio dei nervi della congiuntiva. Messina 1889. VI. Protozoi, VII Spongiari, VIII Celenterati, IX Echinodermi. 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Anno 21, Trimestn l -■ De„ - Sopra alcuni caSi di cisticerco oeulare (con tav ) - Boll, della Pol, lmM,uL, anno 2', N. 7-8, „. 177-202, MUano 1889 : _ firifB.f R^G. - into™ aUo svdnppo dei Cestoidi. -*%>£% ' ). Baudi F. — Note Entomologiche — P Naturalista siciliano, giorn. di Sc. na- turali. Anno 8, N. 9. Palermo, Giugno 1889. Pag 197-200. Costa A. — Miscellanea entomologica. Memoria seconda. Con 1 tav. — Atti d. R. Ac. d. Sc. Fisiche e Matematiche. Serie 2. Vol. 3. Najjoli, 1889. Pag. 1-119. Riggio G. — Materiali per una fauna entomologica dell' Isola d' Ustica. II Naturalista siciliano. Giorn. diSc. Naturali. Continuaz. (Vedi iNumeri precedenti all' Anno 8) ; N. 1 e 5 (fine) dell' Anno 8, Palermo, 1889. b) Tisanurl Grassi B. e Rovelli G. — Tavola analitica dei Tisanuri italiani da noi finora riscontrati. — Bullett. della Soc. entomologica italiana. Anno 21. Trimestri 1 e 2. lirenze 1889. Pag. 3 a 8. c) Ortotteri Calloni S. — Noterelle entomologiche: II Thamnotrizon Chabrieri a Rivera — Bollett. della Soc. entomologica italiana. Anno 21. Trimestri 1 e 2. Firenze, 1889. — 31 — Riggio G. — Alcixne notizie sui progressi attuali dell' Entomologia in Sicilia — Considerazioni sull' ordine degli Ortotteri e scoperta di alquante specie 110- velle di quest' Ordine in Sicilia. — Atti della R. Accad. di Sc, Let- ters e Belle arti di Palermo. Nuova serie. Vol. 10. Palermo, 1889. Pag. 3-42. d) Pseudcneurotteri Calloni S. — Noterelle entomologicke: Straordinario passo di Efeniere a Cor- teolona. Bollett. della Hoc. entomologica italiana. Anno 21. Trimestri 1 e 2. Firenze 1889. Grassi B. — Intorno alle Termiti. — Sunto di una memoria. — Bull, men- sile della Ace. Gioenia di Sc. Nat. in Catania. Giugno 1889. Fasc. 8. Ca- tania 1889. Pag. 3-4. Grassi B. — Ein weiterer Beitrag zur Kenntnis des Termitenreich.es. — Zoo- logischer Anzeiger, Leipzig 1889. N. 311, pag. 355-361. g) Lepidotteri Calloni S. — Noterelle entomologiche: Bombyx divorato da Planarie. (V. N. 1, Cap. X, 3). Del Sere A. — Sul modo di conservare le larve e le crisalidi dei Lepidotteri. — Rivista ital. di Sc. Naturali e Boll, del Naturalista, Siena, 1889, fasc. 18, pag. 225-226. Mina-Palumbo e Failla Tedaldi. — Materiali per la fauna lepidotterologica della Sicilia. — II Naturalista siciliano, giomale di Sc. Naturali. Comincia dal N. 12, Anno 6 {Palermo, Settembrc 1887), prosegue nei N. 1, 2, 3, 4, 6, 7, 9, 10, 11, 12 dell' Anno 7, e nei N. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, dell' Anno 8; termina nei N. 8, Anno 8 (Palermo, Maggio 1889). Mina-Palumbo e Failla-Tedaldi. — Materiali per la fauna lepidotterologica della Sicilia. Aggiunte e Correzioni. — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. Naturali. Anno 8. N 9, Palermo, Giugno 1889. Mina-Palumbo F. e Failla-Tedaldi L. — Materiali per la Fauna lepidotterologica della Sicilia. 1 Vol. Estratto dal Naturalista siciliano (vedi sopra). An. VII- VIII. Pag. 148. Palermo, 1889. Ragusa E. — Note lepidotterologiche. — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. not. Continuaz. {Vedi Anno 4.). Anno 8, N. 10, 11, 12; Anno 9, N.l. Palermo, 1889. Wocke F. — Lepidotteri nuovi della Sicilia — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. naturali. Anno 9. N. 1. Palermo, 1 Ott. 1889. Pag. 1-3. //) Imenotteri Costa A. — Imenotteri italiani. — Famiglie Pompilidei, Dolicuridei, Scoliidei, Sapigidei, Tifiidei, Mutillidei. Con 3 tav. — Atti d. R. Ace. di Sc. Fisiche e Matematiehe. Serie 2. Vol. 3. Napoli 1889. Pag. 1 a 12. Costa A. — Di un nuovo genere di Pompilidei — Rendiconto dell' Accad. ddle Sc. fisiche e matematiehe di Napoli. Serie 2. Vol. 3. Anno 28. Fasc. 4. Napoli, Aprile 1889. Pag. 79 a 80. De Stefani Perez. E. — Cinipidi e loro galle. — Atti della R. Accad. di Sc, 32 — Lettere, e Belle Arti di Palermo. Nuova serie. Vol. 10. Palermo, 1889. — Pag. 3-12. De Stefani T. — Miscellanea imenotterolog'ica sicula. — II Naturalista sicilia- no, giorn. di Sc. naturali. Vedi i Numeri precedenti all' Anno 8 ; vedi N. 6, 7, 8, 9, 10, 11 e 12 (fine) dell' Anno 8, Palermo, 1889. De Stefani T. — Una nota sulla Chalets Dalmanni, Thms. — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. not. Anno 9. N. 1. Palermo , 1. Ott. 1889. — Pag. 11-12 Emery C. — Alcune formiche della Repubbliea Argentina, raccolte chl D.r C. Spegazzini. Genora , tip. Sordomuti 1889. 8.° p. 7. (Est.r° dagli Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Geneva, Serie 2, Vol. 6.° ). i) Coleotteri Baudi F. — Listadei Pselafidi e Scidmenidi viventi in Italia. — 11 Naturalista siciliano, giorn. di Sc. naturali. Anno 8, N. 7. Palermo, Aprile 1889. Pag. 165 a 173. Baudi F. — Osservazioni sul Carabus morbillosus. Fabr. e sue varieta. — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. Naturali. 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Milano 1889. 2. — Tegumento e produzioni tegumbntarie. Ficalbi E. — Osservazioni sulla istologia della pelle dei rettili cheloniani (con tav). — Atti d. jj.a Accademia dei Fisiocritici, Siena 1889. S. JF,a Vol. 1, Fasc. 1-2. pag. 39-88. Ottolenghi S. — Fattori della canizie. — Arch, di Psichiatria, Sc. Penali ed Antropologia Criminate. Vol. X, fasc. V. // num-ri nil' anno - Abbuoiameuto annuo L- 10. I. Anno 30 Marzo, 1890. N. 3. SOMMARIO — BIBLIOGRAFiA, pag 45 a 54. COMUNICAZIONI ORIGINALI : R. Oddi e U. Rossi, Sulle degenerazioni consecutive al taglio uel- le ratlici posteriori. Gontributo alio studio delle vie sensitive nel midollo spinale. — G. Chiarugi. Sui miotomi e sui nervi delta testa posteriore e della regione prossimale del tron.;o negli embnoni degli Anfibii anuri (ConMnuaz. e fine). — pag. 55 a 04. NOTIZIE E VAP.1ETA, pag. 04. BIBLIOGRAFIA XVI. Vertebrati II. PARTE ANATOMICA (Continuaz. V. N. 2) 3. — SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. 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Glacomini C. — Sul cervello di un Chimpan.se. (eon tav.) — Atti d. R. Ace. d. Scienze di Torino, Vol. 24, Disp. 15. Torino, 1889. Pay. 798-820. Giacomini C. — Studio anatomieo della microcefalia. I Cervelli dei microcefali (con fig-, e tav.) Giom. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 52, Vol. 87, N. 8, 9, 10, pay. 449-519, e N. 11-12, pay. 58 9-598, Torino 1889. (Continuaj. Lachi P. — Contributo alia istogenesi del midollo spinale del polio. — La mol- tiplicazione cellulare nel tubo midollare. — Prima comunicaz. — Atti e Rendiconti della Accad. Medico-chirury . di Perugia. Vol. 1, Fasc. 1, Pe- rugia, 1889. Pay. 89 a 44. Lachi P. — Contributo alia istogenesi del midollo spinale nel polio. — Sulla origine della sostanza gelatinosa di Rolando. Con 1 tav. — Atti e Rendi- conti della Ace. Medico- Chirurgica di Perugia. Vol. 1, Fasc. 4, Perugia, 1889. Pag. 129-139. Lachi P. — Di alcune particolarita anatomiche del rigonfiamento sacrale nel midollo degli uccelli. — Atti d. Soc. toscana di Sc. naturali. Processi ver- bali, Vol. 6, Adunanza del Luglio 1889. Pisa, 1889. Pag. 268 a 270. Lachi P. — Alcune particolarita anatomiche del rigonriainento sacrale nel mi- dollo degli uccelli (con tavola). — Atti della Soc. Toscana di Sc. Natu- rali. Memorie, Vol. X, pay. 268 a 295. Pisa, 1889. Magini G. — Ricerche istologicbe sui proluugamenti delle cellule epiteliali deirependima. — (V. N.» I, Cap. IV.). Martinotti C. — Contributo alio studio della corteccia cerebrale ed all'origine centrale dei nervi(con tav). — Torino 1889. Est. dagli Annali di Freniatria e Scienze Affini del R.° Manicomio di Torino. Vol. ly (Pag. 22). Martinotti C. — Contributo alio studio della corteccia cerebrale ed all' origine centrale dei ncrvi. (Riassunto). — Soc. Medico-Chi ruryica di Pavia, Se- duta del 15 Giuyno 1889. Rend, in Gazzetta deyli Ospitali, Milano 1889, N.° 87, pay. 692, e Boll, della Societa, Milano 1889, N.» 2, pay. 86-38. Martinotti C. — Di alcuni nnovi gruppi di cellule cerebrali simili ai cosl detti granuli del cervelletto. — Soc. Medico- Chirurgica di Pavia, Seduta del 19 Genu. 1889 — Rendiconto in Gazzetta deyli Ospedali Anno 10,° N.° 19, pay. 148-149, Milano 1889; <■ /!<>//. de' niedici e degli Studenti «li medicina. — Roma, Piccolo ed. 1889. Pay. 12 1, in 8,P con fit/. — 47 - Mingazzini G. — Intorno ai solchi e le circonvoluzioni cerebrali dei Primati e del feto umano. Con 1 tav. — Atti d. R. Ace. Medica di Roma. Anno 15, Vol. 4, Serie 2, Roma, 1889. Pag. 9-52. Mingazzini G. — Intorno ai nuclei piramidali anteriori del cervello umano. No- ta prev. — Bullett. delta R. Accad. Medica di Roma. Anno 15, Fasc 2 e 3, Roma, 1889. Mingazzini G. — Intorno alia fina anatomia del nucleus arciformis e intorno ai suoi rapporti con le fibrae arciformes externae anteriores. Con 1 tav. — Atti delta R. Ace. Medica di Roma. Anno 15, Vol. 4, Serie 2, Roma, 1889. Pag-. 421-432. 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Egli pero, nel citato Iavoro, non si trattiene atFatto a descrivere i resultali istologici e ne parla soltanto en passant nei reperti necroscopici, riserbandosi di occuparsene piu estesa- mente in una nota a parte. L'anno appresso il Rossolimo (3) per studiare il decorso delle vie sensitive nel midollo spinale taglio diverse radici po- steriori del plesso sacrale destro a sei porcellini d' India. Egli trovo le seguenti microscopiche alterazioni nel midollo spinale degli animali uccisi dopo un certo tempo : 1.° Le alterazioni si concentrano nel rigonfiamenlo lombare; le por- zioni superiori del midollo sono normali. 2.° Esse si limitano soltanto alia parte destra. Le alterazioni, secondo il Rossolimo, consisterebbero nella degenera- zione del cordone di Goll, nella degenerazione completa dei fasci delle radici posteriori sezionate, fasci che secondo lo stesso autore metterebbero capo alle cellule giacenti nel corno posleriore; infine nella degenerazione delle cellule nervose tanto del corno anteriore che del posteriore, ma piu specialinente di quest' ultimo. Riassume i resultati delle sue ricerche nelle se-ruenti conclusioni : (1) Comnnicazione preventiva fatti all' Accademia Medico-Fisica Fiorentina, nell'adananza del di y Marzo 1890. (2) Baldi D. Sujli effetti dijlla recisiine delle radici posteriori sui movimenti. (.*!) Rossolimo. Zur Frage iiber dea weiteren Verlauf der Hiiiterwurzell'asera im P.uckenmarke. Neurolog. Ce.itralljl , I <>i i, \. 17. S. 3)1. 56 — « 1.° Le fibre delle radici posteriori spinali cessano dopo il loro ingresso nel corno posteriore, poiche esse probabilmente mettono capo alle cellule che vi si trovano. « 2.° Dunque nel porcellino d' India non vi sono nelle radici po- steriori fibre, le quali si proseguono ininterrotte nelle fibre del cordone di Goll del medesimo lato o dell'opposto. « 3.° Le fibre dei cordoni di Goll non hanno il loro centro trofico nel ganglio spinale, ma sibbene in qualsiasi altro, lino ad ora scono- sciuto luogo. « 4-.° II significato fisiologico dei cordoni di Goll rimane in seguito alle mie ricerche oscuro, » II Wagner (1) confermo pienamente i risultati del Rossolimo, limi- tando egli pure le degenerazioni al solo tratto e lato dell'operazione. — A noi sembro molto interessante continuare queste ricerche, per vedere se con uno studio piu accurato eseguito con i metodi che ora sono pin raccomandati per mettere in evidenza le degenerazioni, ci fosse possibile di limitare piu esattamente le alterazioni consecutive al taglio delle ra- dici posteriori, per trarne poi partito per il difficile studio delle vie sensitive nel midollo spinale. Queste ricerche sono state eseguite nei cani ed il metodo operatorio fu quello stesso che il Dott. Baldi accuratamente descrive nel lavoro gia citato. In un primo cane tagliainmo sei radici posteriori del plesso lombo- sacrale sinistro. Dopo una settimana circa dall' operazione l'animale era quasi perfettamente guarito, e presentava nella deambulazione tutti i di- sturb]' tipici che io non staro a descrivere essendo ormai noti dai Iavori del Baldi. Dopo 15 giorni cominciarono a manifestarsi i disturbi trofici a carico dell'arto posteriore sinistro, che era perfettamente anestelico. Al 21 ° giomo fu ucciso l'animale, ed alia necroscopia ci potemmo accertare che erano state perfettamente tagliate cinque radici posteriori del plesso sa- crale sinistro: la cicatrizzazione della ferita era quasi completa, se si ec- celtua un piccolo tratto inferiore, da cui uscivano i prodotti del processo infiammatorio di riparazione non ancora completamente cessato. Estratto il midollo spinale fino al pavimento del quarto ventricolo, fu poslo ad indurire in una soluzione di bicromato al 2 °{0 e quindi passato, dopo un quindici giorni circa, nella miscela osmica del Marchi. Per queste prime ricerche e stato scelto il metodo del Marchi, come quello che, per quanlo non esente da critiche, meglio di ogni altro si presta a sve- lare e circoscrivere le degenerazioni specialmente di recente data, riser- (1) Wagner. Zur Anatomic ties Riickenmarkes und tier Medulla oblongata. Ceniralnl. 1. Xervenheilk. 1880. S. !I9. — 57 — bandoci pero di controllare in seguito i nostri risultati tanto con il metodo del Weigerl die con quello del Martinotti alia picronigrosina. Riassumeremo brevemente i risultati dell' esame istologico di questo primo caso. Nel panto dell' operazione le degenerazioni sono sparse in lutta la snperlicie di sezione del midollo; sono pero pin evidenti per la sostanza bianca nei cordoni posteriori, e per la grigia nei corni tanto anteriori che posteriori a carico degli elementi cellulari e delle fibre. Nel tratto che sovrasta immediatamente il punto dell' operazione, per cio che ri- guarda la sostanza bianca rimangono identiche le condizioni sopra de- scritte; in rnpporto poi alia sostanza grigia le alterazioni appariscono alquanlo minori. Procedendo in alto, le alterazioni sono segnate dai se- guenti fatti. A carico della sostanza bianca rimangono limitate ai cordoni posteriori, e precisamente a quel la porzione che viene descritta sotto il norne di cordone di Goll: in grado manifestissimo dal lato dell' opera- zione, in grado minore, ma serapre evidente dal lato opposto; e cosi pure da ambo le meta del midollo le alterazioni appariscono evidenti in quella porzione dei cordoni postero-laterali, che e immediatamente con- tigua at fascio di fibre costituenli le radici posteriori. La sostanza grigia non presenta alterazioni di sorta e gli elementi cellulari, in particular modo quelli delle corna anteriori, appariscono ben conservati. Queste modificazioni scemano d' intensita rimanendo sempre per luogo le slesse in tutta la porzione cervicale, punto a cui siamo giunti coll'esame del midollo. Nella parte phi bassa del rigonfiamento lombare, il cordone posteriore corrispondente al lato dell' operazione presenta numerose fibre degenerate: qualcheduna ne esiste pure nel cordone omonimo del lato opposto ed anche nei fasci piramidali dei cordoni anteriori: e intatta la sostanza gri- gia. Nel tratto inferiore all' operazione ed anche nella coda equina, e dato di poter rilevare alterazioni d' indole degenerativa a carico della parte piu interna del cordone posteriore dal solo lato dell' operazione. Per sfuggire alio critiche mosse al metodo del Marchi special- mente da Singer e Miinzer (1), noi non abbiamo tenuto conto che delle degenerazioni le piu evidenti, tralasciando di considerare quei pochi punti neri sparsi qua e la sulla superficie di sezione e che sarebbero da considerare come piccole goccioline di mielina, che hanno assunto tale aspetto per la reazione osmica. Le zone che noi abbiamo descritto come degenerate presentavano dei veri ammassi di punti neri, dove an- che ad occhio nudo, dalla differenza del colorito si potevano scorgere delle alterazioni. Del resto gli stessi Singer e Miinzer riconoscono il me- todo del Marchi adattissuno a svelare e eircoserivere le degenerazioni, ed (1) Singer, u. Miinzer. Beitriige zur Kenntuiss der Sehenervenkreuzung. Wien 1888. 58 — essi stessi se ne sono serviti per le loro ricerche suU'incrociameiito delle fibre dei nervi otlici nel chiasma. — Una piccolissima porzione di que- slo midollo (tratto dorsale), ehe era stato poslo ad indurire nel liquido del Miiller, fu esaminato col metodo del Martinotti alia pieronigrosina. Le alterazioni da noi riscon trate, sebbene non evidenti e dimostrative come quelle ottenute con il metodo del Marchi, furono precisamenle le stesse che abbiamo gia descritto nella relazione dell'esame islologico di que- sto primo caso. In un secondo cane, che mori al 0° giorno dall' operazione ed al quale erano slate tagliate cinque radici posteriori del plesso sacrale sini- stro, si rinvennero lievi alterazioni d'indole degenerativa nel Iratto ope- ralo a carico dei cordoni posteriori; pin evidenti dal lato dell' operazione, molto meno dal lato opposto. Nelle porzioni tanto superior! die inferiori al tratto operato, queste degenerazioni sempre lievissime e per luogo le stesse, vanno scomparendo a mano a mano che ci si allonlana dalla porzione lombare (porzione dell'operazione). Da queste prime ricerche appaiono adunque evidenti due falti che ci sembrano molto importanti e che sino ad ora, alineno per quanto noi sappiamo, non sono stati veriticati da alcuno: 1.° — In seguito al taglio delle radici posteriori si riscontra nei cor- doni posteriori una degenerazione pin inlensa dal lato dell' operazione; meno inlensa, ma sempre evidentissima, dal lato opposto. Questa dege- nerazione, nella porzione dorsale e cervicale, si limita pin specialmente ai cordoni di Goll. 2.° — Oltre la degenerazione ascendente, nel caso nostro, abbiamo po- tuto riscontrare anche una degenerazione discendente, che pero si limita al solo cordone posteriore del lato dell'operazione. Questa degenerazio- ne discendente si cstendc anche alle porzioni piu lontane dall'operazione (coda equina), dove piu specialmente si limita alia porzione piu interna del cordone posteriore. In questa breve comimicazione prevenliva non intendiamo di entrare nella intricatissima quistione delle vie sensitive nel midollo spinale, ne a discutere delle ipotesi sui presunti centri trofici delle parti degenerate. Noi ci riserbiamo di occuparci di tullo cio quamlo avremo raccolto un abbondante maloriale, che ci sara fornito dagli animali che abbiamo gia operato e da altri che abbiamo in animo di operare. Intendiamo anche di eseguire il taglio delle radici posteriori in tulle le diverse porzioni del midollo spinale, per verificare se le degenerazioni che ne conseguono sono sempre per sede le stesse. Firenze, 10 Marzo 1890. — 59 — Sui miotomi e sui nervi della testa posteriore e della regione prossi- male del tronco negli embrioni degli Anfibi anuri. del Prof. Giulio Chiarugi (Continuaz. e fine — V. N. 1, pag. 22.). Ora le radici nervose, le quali corrispondono primitivamente alia superficie dorsale del tubo midollare e di la, proliferando, scendono ai lati del medesimo, non possono nel territorio spinale esimersi in alcun modo dal decorrere al lato mediale dei segmenli mesodermici o dei mio- tomi respettivi, sopravanzando il livello super iore di quesli il punto di origine delle radici. Nel territorio cefalico invece la radice gangliare die si sviluppa e proliferando si prolunga veritralmente, sco'rre ai lati del tubo nervoso, ma e libera qui di ogni rapporto coi miotomi, perche essendo questi assai ridotti di volume non risalgono sui lati del tubo nervoso. Solo arrivato die e il nervo a livello della base dell' encefalo incomincia il suo rapporto coi miotomi. Per potersi collocare alia loro superficie interna dovrebbe il nervo seguire un assai strano decorso; dovrebbe dalla superficie laterale del tubo midollare scorrere lungo la superficie ventrale di questo per poi abbandonarld e insinuarsi fra la corda e il miotomo. Molto piii naturale e che il nervo continui nella primitiva direzione e decorra lateralmente al segmento muscolare. Se ora passiamo ad esaminare embrioni di Sauropsidi e consideriamo i rapporti che hanno nel tronco i miotomi col tubo midollare, li vediamo risalire ai lati di questo e col loro mirgine dorsale avvicinarsi al tegu- mento. Le radici nervose dorsali debbono cosi anche in questi animali rimanere nel tronco al lato mediale dei respettivi miotomi. Ma poiche la disposizione di questi si manliene perfettamente uguale anche nei pin anteriori, cioe negli occipitali, ne consegue che anche il vago, che cor- risponde al 1° miotomo occipitale, dovra rimanere applicato, come le radici dorsali spinali, alia faccia interna del segmento muscolare. 6.° — Qual' e il miotomo, al quale il vago corrisponde colla sua radice? La risoluzione di questo problema ci dara modo di mettere in vista alcimi fatti interessanti, in parte accennati, senza sufficienle dimo- strazione, nelle pagine precedenti. Gli scbemi qui intercalati faciliteranno la intelligenza delle cose che esporremo. Incominceremo dallo studiare il rapporto, che ci preme di slabilire, in embrioni della lunghezza da i a 5 mm. sezionali in serie secondo un piano sagittale o secondo un piano dorsale (Schema 1°). II nervo vago nasce dalle pareti del tubo midollare per una radice conica con base — CO — assai estesa, nella quale si distinpiono due fasci principal!, uno anteriore a oomune colla radice del n. glosso-faringeo, uno posteriore die assotti- gliandosi si prolunga assai indietro. Cosi originatosi il n. vago scende ventralmente e incrocia il lato esterno delta prima placca muscolare. II prolungamento in dietro del fascio posteriore di origine del vago ri- corda la continuazione, verificabile in ombrioni di vertebrati superiori, della radice del vago col n. accessorio del vago, residuo della primitiva commessura longitudinale fra le radici nervo.e dorsali. Cio e tanto vero che il detto prolungamente oltrepassa indietro il limite segnato dal 1° miotomo e invade anche la regione corrispondente al 2° miotomo. — Al di dietro della l.a placca muscolare, che e incrociala come abbiamo detto dal n. vago, si trova una placca muscolare di contro alia quale non decorre alcuna radice nervosa (1). Al 3° miotomo corrisponde una radice gangliare spinale assai sottile, al 1° una radice provvista di gan- glio voluminoso come i susseguenti (2). In uno stadio successive di sviluppo, cosi in embrioni della lunghezza di 6 mm. (Schema 2.°), i rapport i del n. vago sono cambiati; esso colla sua radice non corrisponde piu decisamente ?1 1° miotomo, ma si trova sul limite fra il 1° e il 2°, anzi si puo dire che in maniera quasi esclu- siva corrisponde a quest' ultimo e ne incrocia la direzione. Si verifieano conlemporaneamente altre particolarita : anzi tutto, ri- guardo ai miotomi, I'estremita anteriore del 1° e distante dalla estremita anteriore della notocorda di un intervallo assai piu breve che nello stadio precedente, ed oltrepassa di un tratto piu lungo il contorno posteriore della otocisti. Rispetto poi alle radici spinal i si trova che una piccola radice gangliare corrisponde al 2° miotomo, che nello stadio precedente ne era sprovvisto; anche la 2a radice gangliare, che corrisponde al 3° minlomo e inferiore per volume, sebbene piu sviluppata della la , alle radici susseguenti, come principalmente si desume dal confronto dei respettivi gangli. Si osserva inoltre che le prime due o tre radici dorsali mostrano nel loro decorso una differenza rispetto alle susseguenti, che piu chiara divenla in ulteriori stadi di sviluppo: mentre, in generate, la radice gangliare decorre perpend icolar-mente rispetto alia direzione del miotomo e corrisponde alia parte di mezzo di esso, nelle prime radici vi e una obliquita di decorso dall' indietro in avanli e dall'alto al basso, (1) Astrazion fatta da i|u«l prolungamento in dietro ilella radice del vago, lungo il quale non e ve- rificabile alcun rigonfiamento gangliare, paragonabile a quel I i che si incontrano lungo l'accessorio del vago di altri vertebrati. (2) Osservero una volta per scmpre che in stadi precoci la costalazione delle radici ventral i presenta grandi difllcolta, oml' e die mi sou limitato alio studio delle radici gangliari. (il — tale che il punto ove la radice emerge dal midollo non corrisponde alia parte di mezzo, ma al margine posteriore del miotomo respettivo. II cambiamento di rapporti sopra deseritto in che cosa ha la sua en- gine? Varie ipotesi sono possibili: o si e formate- un miotomo al davanti di quelle, che era il 1° della serie nello stadio preeedente, o e avvenuto uno spostamento degli organi da noi presi in esame, e in questo secondo case o si e spostato in dietro l'attaeco della radice del vago, o la serie dei miotomi si e spinta a un livello pin craniale. Un sempliee sposta- mento in dietro della radice del vago non puo essere ammesso, perche la serie dei miotomi raggiunge un limile piu anteriore, non solo relati- vamente alia posizione del vago, ma anche in modo assolulo; del resto e per noi inconcepibile il cambiamento del punto di attacco di una ra- dice nervosa al midollo, in special modo in stadi di sviluppo relativamente inoltrati. Ci sembra anche poco probabile la formazione di un miotomo nuovo al davanti di quello che era il 1° nello stadio preeedente e cio per le eondizioni sotto le quali si presentavano in detto stadio gli de- menti cellulari nella regione ove questo nuovo miotomo avrebbe dovuto eostituirsi, che non eran tali da far credere alia possibility di una loro trasformazione in cellule muscolari. Resta 1' ultima ipotesi: che, eioe la serie dei miotomi, o meglio, i primi miotomi della serie, si siano spinti a un livello piu craniale. Que- sta ci sembra la pfeferibile, come ci viene principalmente dimostrato dalla direzione speciale assunta dalle primi radici gangliari, le quali per le connessioni abbastanza intime coi miotomi respeltivi hanno dovuto, per quanto potevano, seguirli in questo movimento di progressione e percio, rimauendo fermo e posteriore il punto del loro attacco al midollo, si son fatte oblique in basso e in avanti. II n. vago piu indipendente dal miotomo, al quale topogralicainente corrispondeva, e rimaslo lutto quanto a uu livedo piu posteriore rispetto ad esso, quando il miotomo si e portato piu cranialmente. La piccola radice gangliare, che nello stadio ora deseritto corrispon- de al 2.° dei miotomi,. puo darsi che esislesse anche nello stadio pre- cedent e che sia sfuggita alia nostra osservazione, per la sua esiguila; ma puo anche essere che si sia formata piu tardi delle altre; cio sarebbe in armonia col suo carallere di formazione rudimentale, destinata a presto sparire nel corso dello sviluppo. Procedendo airesame di embrioni della lunghezza di 8 mm. (Sche- ma 3.°), troveremo che la serie dei miotomi non si spinge cosi in avan ti come nello stadio preeedente, come ci e dimostrato dalla maggior lunghezza, non tanto assoluta quanto relativa all'allungamento del corpo, - 62 — di quel tratto di corda dorsalc che rimane libera dal rapporto coi mio- tomi, di piu dal fatto che la serie delle placche muscolari raggiunge appena, ma non ollrepassa il contorno posteriore della otocisli. Quesla modificazione ha la sua origine nella atrofia, nella quale e cadulo il 1.° miotomo, i cui elemenli sono in preda a degenerazione grassa, la quale puo essere cosi progredita da non rimanere di essi traccia manifesta Ne consegue che e divenuto o sta per diventare il piu craniale dei miotomi quelle che era il 2.° della serie. II n. vago colla sua radice fusa con queila del n. glossofaringeo, espansa a ventaglio e risullanle di varie radicole secondarie, corrisponde a questo miotomo. Non ho potuto rin- tracciare la radice gangliare spinale, che nel precedente stadio esisteva di contro alia faccia interna di questo miotomo; invece ne esiste chiara- mente una corrispondente al miotomo successivo; essa possiede un gan- glio poco voluminoso , in confronto agli altri gangli spinali; e mostra molto tiistinta la caratteristica obliquita di decorso gia presa in conside- razione; tali particolarita si verificano in grado minore anche nella ra- dice successiva. SCH EMI X c2 C3 c4 111 Mi M-> M3 Ml X ci c2 C3 Q& m Mi M2 M3 Mi X d C3 Ci m Mi M2 M3 M4 V.'^SX c* C,3 C4 > M2 M3 M* X 1 C2 1 C3 1 c4 M^ M3 M* o v» V2 V3 5. Doppia linea punteggiata — ■ miotomo cefalico (m). Semplice linen punteggiata = miotomo cef. atrofico. Doppia Unci =■ miotomo del tronco (ikP =a 10 miot., Mi = 2l) miot., etc. ). X = radice del vago. c^ , c% , etc. = nervo spinale del 1(] , del 20 segmento etc. 0 = occipitale basilare. V i , V- , = corpo della /a , della 2* vertebra, etc. — G3 — In embrioni della lunghezza di mm. 40 (Schema 4.°) Iroviamo questo di particolare : un altio miolomo, quello che nel precedente stadio era divenuto il 1.° della serie, si e atrotizzato ed e scomparso ; e cosi il n. vago die col la sua radipe ad esso corrispondeva, e divenuto libero da ogni rapporto colle placche muscolari. Quella di esse, die nei primi stadi era la terza della serie, e che ora, per I' atrolia di quelle che le slavano mnanzi, e divenuta la prima, e assai voluminosa e con elemenli muscolari ben formali. A questo miotomo corrisponde il primo dei nervi spinali. Non occorrerebbe tener parola di un ulteriore stadio di sviluppo, quale si osserva in embrioni della lunghezza di mm. 16 (Schema 5.°), se, essendo a questo punto ben distinto I'abbozzo dello scheletro assile, che e entrato netla fase eartilaginea, non fosse utile determinare il rapporto, che col medesimo hanno le placche muscolari ed i nervi, rimasli dal precedente stadio senza moditlcazioni apprezzabili. Nello scheletro assile cio che sopra tutto va notato e la condizione nella quale si trova il corpo della prima vertebra: minore un po' per volume di quello delle vertebre susseguenti, esso non e separato dalla estremita caudale dell'oc- cipitale da un intervallo sufficientemente esteso, costituilo da lasso tes- suto connettivo, come si vede fra vertebra e vertebra, ma si trova invece ravvicinato e strettamente aderente all' occipitale, al quale e con- giunto da connettivo serralo, ricco in elemenli cellulari; cio specialmente in vicinanza del piano mediano. Nessuna placca muscolare corrisponde di contro all' intervallo fra 1' occipitale e questa prima vertebra, ma il 1.° miotomo sta nell' intervallo fra la l.a vertebra e la 2.a Gosicche il primo miotomo spetta effettivamente al secondo segmento del tronco. Ma al davanti di questo miotomo allri due ne esistevano, come sappia- mo, in piu precoci stadi di sviluppo; possiamo ora affermare che il po- steriore di essi era il primo segmento muscolare del tronco, e I' anle- riore era un miotomo della testa, Yunico che sia riuscito a differenziarsi. — II i.° dei nervi spinali di questo stadio si fa strada fra la l.a e la 2.a vertebra; e dunque effettivamente il nervo del secondo segmento, e con Filrbringer e con Wiedersheim dobbiamo chiamarlo non 1.° ma 2.° nervo spinale; fu detto anche n. ipoglosso. Un vero 1.° nervo spinale manca in questo stadio, ea piu forte ragione, manca, come e noto, nell'adulto. Nel Bombinator la sua mancanza nel periodo embrionale erastata notata da Gotte. Peraltro noi abbiamo vedulo come nel rospo, in una determinata fase di sviluppo (la seconda descritta). esistesse un rudimento di nervo spinale di contro al 2° dei miotomi, cioe al 1° miotomo del tronco. Questo nervo ha una vita fugviee e losto sparisce nello stesso modo che si alrotizza il miotomo respeltivo. E nolevole questo parallelismo ed anche come esso 64 coincida con quella specie di concrescenza della 1* verlebra coll'occipi- lale, die peraltro dura solo he] periodo embrionale. Riassumendo: Negli embrioni di Bufo vulgaris la serie dei miotomi si presenta con caratferi di riduzione al suo estremo craniale. Un solo miotomo corrisponde alia regione della lesta, ma tanto esso, come il 1° del tronco, spariseono nel corso dello sviluppo. La serie dei miotomi nei primi stadi raggiunge o oltrepassa il contorno posteriore della oto- cisti. 11 n. vago decorre al lato esterno dei miotomi; esso primitivamente incrocia colla sua radice la la placca muscolare, ma per uno sposlamento in avanti che la serie dei miotomi subisce, viene a corrisponder pin tardi. alia 2" placca muscolare, finche per i' atrofia die colpisce questi due segmenti muscolari, rimane libero da ogni rapporto coi miotomi. Esiste a un determinate stadio I'abbozzo del 1° n. dei tronco, ma hen presto si atrofizza senza lasciar tracce, e cosi riman primo della serie dei n. spinali quello spettante al 2° segmento. Gi dispensiamo dal rilevare tutte le differenze die corrono fra le di- sposizioni che si hanno negli embrioni degli Amfibii anuri e quelle pro- prie degli embrioni dei Sauropsidi e clei Mammiferi. Gi sembra sopra tutto notevole il minor numero delle placche muscolari cefaliehe negli amfibii, la mancanza in questi di radici nervose occipitali e la rudimen- talita del 1° nervo del tronco, la quale va tant'oltre, die questo nervo non fa che una fugace apparizione, il fatto che il miotomo, al quale il vago primitivamente corrisponde, e situato immediatamente al dinanzi del 1° del tronco, ineiitre nei Sauropsidi fra 1'uno e l'altro ne sono inter- posti 3 e 2 nei Mammiferi. Questo studio ci ha sempre piii persuasi die alio stato delle cose il determinare le omologie dei singoli segmenti mesodermici in vertebrati di differente classe, e pieno di difficolta e sono in genere da conside- rare come prematuri i tentativi fin qui falti in proposito. NOTIZIE E VARIETA II Premio Riberi di L. 20,000 e stato dalla E. Accademia di Medicina di Torino aggiudicato all' illustre Prof. Guglielmo His della Universita di Lipsia. II tema prescelto era: « Sull' anatomia e fisiologia dell'embrione con speciale riguardo alia storia dello sviluppo doll' uomo. » II vincitore con no- bile generosita ha destinato che una parte del premio ( 5000 lirej sia di visa fra due giovani medici italiani, allievi della Universita di Torino, che intendono perfezionarsi negli studi di anatomia, di fisiologia, di istologia o di embriologia Giulio Chiarugi, responsabile. Siena. 1890. Tip. S Bernardino, uogia. Monitor!! Zoolopo Italian (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Prof, di Anatomia umana nella R. Universita di Siena. Eugenio Ficalbi Prof, di Anat. comparata o Zoologia nella B. Universita di Sassari. UfRcio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico della H. Universita di Siena 12 numeri all' anno — Abbuo-iamento annuo L. Jo. I. Anno 30 Aprile, 1890. N. 4. 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  • 74 Piii il liquido riniane esposto all'aria ed inveechia, piu e efficace. I migliori resultati si ottengonvi sulla fcerminazioni riervose motrici dei ret tili. Si distende e si dilacera sul portoggetti il lacerto muscolare fresco ; si copre con poche g'occe della soluzione ematossilica;dopol5'-20' si lava accurata- mente il preparato senza staccarlo dal portog'getti; poi si ricopre con qualche goccia di una miscela a parti eguali di G-lieerina e acqua e si ehiude col vetrino coprioggetti, imparaffinando i margini di questo. I preparati si conservano assai a lungo. — II metodo puo esser modiflcato ncl senso di prolungare a 24-48 l'immersione dei frammenti di muscplo ncl reattivo, Lavarli con acqua, immer- gerli nella miscela di glicerina e acqua e successivamente dilacerarli e moniarli ncl solito modo. Se la colorazionc t'osso riuscita troppo intensa prima di dilace- rare convicne per 10' '-12" far passare il preparato nella seguente miscela a- cida : Glicerina pura - parti 40. Acido cloridrico del commercio - parti 1. Acqua distillata - parti 20. C0MUNICA2I0N! ORIGINALI Sulla terminazione dei nervi nella mucosa della lingua dei mammiferi Nota preventiva di R. Fusari ed A. Panasci' Settori nell ' Istituto Anatomico della R. Universita di Messina Ricevutaill9 Marzo 1890 Applicando la roazione ncra del Golgi per lo studio dei nervi della mucosa linguale di parecchi mammiferi (sorcio, coniglio, gatto, capretto), noi ottenemmo i risultati che qui brevemente esponiamo, riservandoci di pubblicare ben presto sull' argoraento un lavoro per esteso eol necessario corredo di figure. 1 nervi che si diramano nella mucosa della lingua possiedono, come e nolo, la parlicolarila che nel decorso dei loro rami si trovano cellule ner- vose isolate o riunite in gruppi. Quanto piu i fascetti di nervi si fanno piccoli, maggiore e il niimero delle cellule gangliari che s' incontrano nel loro decorso. Queste cellule appartengono in gran parte alle fibre di Remah contenule in detti nervi, le quali colla reazione del Golgi si fanno assai disliiite colorandosi esse sole in nero, mentre le fibre midollate appaiono in bruno per 1'azione del soluto osmio-bicromico. Dette cellule di forma e di- mensione varia posseggono due o piu prolungamenli, i quali o decorrono - 75 in compagnia delle altre fibre nervose del fascio, oppure si anastomizzano con altri prolungamenti di cellule ncrvose vicine. Alcuni ramuscoli posti sia solto la mucosa, sia fra le fibre muscolari striate appaiono interamente composti di fibre amidollate, ed allora dette tibrecompongono una vera rete eon punti nodal i ingrossati o format] da una piccola cellula nervosa. Nella mucosa linguale alia superficie del corion i nervi fonnano una tina rete, in cui sono frapposte cellule di diversa dimensione. Da questa rete nervosa si spiccano verso l'epitelio fibre isolate o in piccoli gruppi, che entrano nell' epitelio separatamente approfondandosi nello strato malpi ghiano e nello strato granuloso. Quivi einettonopochi rami finissimi che dopo breve decorso cessano. Non abbiamo mai ottenuto nell' epitelio linguale i corpi stellati di Langerhans. Nelle papille filiformi piu piceole entrano solo filamenti nervosi isolati che si portano fino all' estremita appuntata dove terminano , op- pure penetrano anche nello strato epiteliale sovrastante. Nelle papille filiform! piu grandi vi ha alia base un rilievo conico del plesso ner- voso della mucosa , in cui sono talora interposte una , due e perfino tre cellule nervose. Dal plesso si partono filamenti che penetrano nello strato profondo epiteliale della papilla sia all'apicc, sia nelle parti laterali. Nelle papille fungiformi e circonvallate entrano fascetti di fibre mi- ste midollate e pallide. Queste ultime specialmente si dividono molteplici volte presentando talora divisioni a ciuffo, cioe in uno stesso punto una sola libra si risolve in 4-5 filamenti ciascnno dei quali poi si suddivide di nuovo. Nelle papille fungiformi i fascetti di fibre stanno per lo piu nel- l'asse della papilla, nelle circonvallate ai fasci centra li si aggiungono altri fasci periferici. I plessi nervosi risultanti in queste papille dalle divisioni ed anastomosi dei fascetti nervosi che vi penetrans, presentano due forme di cellule nervose; le une stanno alia base della papilla ed in mezzo al plesso, le altre alia som- mita della papilla sotlo alle papille secondare. Le prime sono piceole cel- lule gangliari comuni, le seconde iuvece posseggono alcuni caratteri per cui ci pare che si avvicinino in eerto modo alle cellule del sistema nervoso centrale. Queste infatti hanno un prolungamento distinto dagli altri, sottile, per il quale si mettono in rapporto colle fibre del plesso, ed un numero vario di altri prolungamenti piu grossi che si portano verso l'epitelio diramandosi dicotomicamente. Le ultime ramificazioni di questi ultimi prolungamenti attraversano gli strati epiteliali giungendo a toccare le lamelle cornee. Nelle papille fungiformi e nelle circonvallate, astrazione fatta in queste della regione del vallo, le fibre nervose cessano prima di raggiun- — 70 gere I' epitelio sia liberamente sia con un piccolo rigonfiamento; oppure en tiario nell* epitelio come nelle papille (iliformi. Assai piu imporfcante e il contegno degli elementi nervosi nella re- gione del vallo e nelle lamelle della papilla fogliata. Noll' una e nell'altra localita convengono rami nervosi da diverse parti, alcuni dai fascetti cen- Irali della papilla, altri dai fasci decorrenti nello strato profondo della mucosa, allri, piu grossi, dai tronchi ehe si -trovano piu profoudamente fra le fibre muscolari. 1 divers! rami amano amano che.si avvicinano alia re- gione gustativa si Fanno sempre piu ricchi di fibre amidoHate e di cel- lule gargliari, e sotto aU'epitelio le fibre pallide formano un plesso svilup- patissimo ed assai intricato. Immediatamente sotto all' epitelio nella cosidetta regiqne nucleare il plesso ecompostodi fibrille varicose decor- renti in buona parte a fasci parallelamenfce alia direzione dello strato epiteliale. Da tuttele parti del plesso si staccano lilamenti die penetrano nell'epitelio. I lilamenti piu robusti vanno a mettersi in rapporto ossia si contiimano colla eslremila profonda delle cellule gustative, di cui si notaho lanlo le forme a punta die quelle dlvdslone {Stiff chcu - e Stabzellcn di Schwdlbe). Spesse volte I'estremita profonda delle nominate cellule presenta division! laterali le quali vanno a continuarsi con altri (ilamenli del plesso nervoso. Nei bulbi gustativi entrano inoltre dai plesso sottoposto altri (ila- menli nervosi, i quali non vanno a mettersi in rapporto con alcuna cellula, ma scorrerido fra le cellule eopritrici terminauo all' eslremila libera del Imlho, ed in prossimita di essa con un piccolo bottone. Ogni Imlbo poi esternamenle e cireon lato da una lilla rete regolare di lila- menti nervosi, la ifiial rete disegna nellaineule la forma del bulbo. Null meiio ricco di fibre nervosi1 e I' epitelio ehe occupa lo spazio esistente fra bulbo e bulbo nelle indicate regioni gustative, come fugia iKilalo da Sertoli nella lingua del cavallo. I nostri reperti variano da quelli di Sertoli solo iu cio ehe i lilamenti i quali si trovano in questo epitelio e die sempre derivano dai plesso sottostante , non presentano die rarissime volte anastomosi fra lore; essi decorrorio per lo piu iso- lati run parecchie tortuosita e terminario piu o meno in vicinanza alia superficie libera dell' epitelio eon un bottone. Per alcuni si puo dire die protendono col bottone terminate alia superficie libera dell' epitelio. Dobbiamo qui notare die nell'epitelio il quale sta attorno ai bulbi gustativi, die si rinvengono isolati nolle papille fungiformi, e (nel sorcio) allasuperficie dorsale delle papille circonvallate non abbiamo potato rilevare una speciale ricchezza in fibre nervose. Anche injteressante ci pare il seguente fatto, eioe die dai plesso piu volte citato delle regioni gustative si stacca un sottile cordone plessiforme — 77 di fibre pallide, it quale si porta nolle ghiandole sierose che stanno sot- to la mucosa Ira le fibre muscolari in prossimila delle papil'e eireonval- latee fogliate, e ivi si mette in relazione coi plesso nervoso proprio ili queste ghiandole. All' innervazione di tali ghiandole sierose concorrono nervi di cli- versa provenienza. Oltre ai sottili eordoni provenienti dalla regione gu- staliva vi giungono fasci compost i in gran parte di grosse fibre midol- late decorrenti Ira i muscoli, e numerose fibre del simpatico che aeeom- pagnano le arterie. Tutte queste fibre nervose formano un ricchissimo plesso frai diversi lobi ghiandolari anastomizzandosi variamente fra loro e presentando cellule gangliari di diversa grandezza. Le piu grandi cel- lule appartengono alle fibre midollate e sono provvedute di due, Ire, quat- tro prolungainenti, che poi si suddividono in (ante ramificazioni. Rami ancora abbastanza robusti delle fibre midollate si mettono in rapporto coi singoli lobuli e biforcandosi comprendono i medesimi fra le due branche; poi ciascuna liranca si divide e si suddivide i'ormando tanti filamenti brevi che si anaslomizzano fra loro a rete con punti nodali variamente svilup- pati. Gosi avviene che non solo ciascun acino, ma ciascuna cellula ghian- dolare resta contornata e chiusa in questa impalcatura nervosa. In alcuni preparati essendosi colorata alquanto la sostanza interstiziale fra le cellu- le g-hiandolari sipote con sicurezza notare l'indicato rapporto. Altre volte collastessa reazione e nelle stesse ghiandole sierose otte- nemmo colorati in nero i soli lumi dei dotti e degJi acini ghiandolari, cosi che in sezioni abbastanza spesse si pote osservare in elegantissima forma l'arborizzazione dei canalicoli di tutta la ghiamlola. Tali preparati ricsco- no assai ulili per la dimostrazione scolastica, dando essi un idea molto pre- cisa dell' arehitettura delle ghiandole a grappolo in genere. Di un ossetto soprannumerario del carpo nell uomo del Dott. Rutilio Staderini Settore Anatomico nell' lstituto di Siena Ricevuta il dl 19 Marzo 1890. Nell' avambraccio sinistro di una giovane donna potei osservare la vaiieta anatomica seguente: II lendine di inserzione del muscolo lungo abdultore del pollice, nell' incrociare i due radiali, si divideva in tre fasci secondarii, dei quali uno era in coritinuazione con le fibre mu- scolari dell'abduttor breve, uno s' inseriva, come di solito, sull'estremita superiore del primo rneiacarpo e I'altro, situato piu in I'uori, andava ad attaccarsi nel lalo radiale del carpo, in corrispondenza della parte piu in- 78 feriore ed cslerna del trapezio. Quest' ultima inserzione non si faeeva pero diretlamenle sulla superficie ossea del 1.° carpale, ma sivvero sopra un pic- colo ossetto addossato al trapezio e riveslito da una tenue capsula fibrosa. Questo nucleo osseo era del volume di un grano di veccia, aveva forma discoide ed era leggermente inclinato d' alto in basso e da II' inluori al- 1' indentro. E per la presenza di quest' ossetto soprannumerario clie meritad'es- ser preso in considerazione il punto d' attacco pin esterno del m lungo abduttore. Per gl'imporlanti e recenti sludii sulla organizzazione del carpo (Bar- deleben, Wiedersheim, Kehrer, Leboucq, Baur, Kollmann) si ammetle da molti che anche nella mano dell'uomo, come in quella dialtri vertebrati (batraci, rettili, mammiferi) esistano tutt'ora i resti di un raggio ulnare e radiale, che sono aiidati scomparendo nel corso tilogenetico. Tali sareb- bero il pisitonne dell' uomo e tutte quelle produzioni sopranumerarie del carpo, ossee o cartilaginee, che Bardelebcn (I) afferma esistere nelle scim- mie, proscimmie, sdentati ecc, e che desorive Kehrer (2) in tutti i che- loniani. La riduzione avvenuta nellato radiale e ulnare del carpo, della quale si avrebbe una prova nei rudimenti ora detti, ha suggerita 1' idea che primi- tivamente la mano fosse composta di sette dita e che poi nel corso della filogenia i due ditipiu estremi sianoandati riducendosi lino a scomparire completamente o quasi. Secondo questa teoria, validamente sostenuta da Bardeleben, sono questi stessi due diti, di cui in generate non si riscontra- no che piccolissime traccie, che possono eccezionalmente, in casi di iper- dattilia, riprodursi in un grado maggiore o minore di sviluppo. L'aumento delle dita, che si verifichi sul lato radiale o cubitale, e per un tale con- cetto un ritorno verso il tipo primitivo della mano e quindi la iper- datlilia deve considerarsi come fenomeno d'atavismo (3). (1) Bardeleben C. — Hand and Fuss — Tagblatt der Berlinernat. 188 nuiH ri n//' itnnu — Abbuo amenta annuo L. 10. I. Anno 29 Maggio, 1890. N. 5. S3:. Concoisi, pag. 96. BIBLIOGRAFIA I. 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Mi e avvenuto di osseryare in un cadavere di uomo adulto una va- rieta riguardante il nervo lacrimale di destra, ehe voglio brevemente descrivere non trovandola ricordata fra le molte altre gia notate in que- sto nervo dal Meckel, (1) dal Soemmering, (2) dallo Schlemm, (3) dal CruveilMer, (i) dal Bock, (4) dal Valentin, (5) dallo Svitser, (6) dal Voight, (8) dal Turner, (9) MYHyrfl, (10) e dal Krause (11); ed anche perche, per essa, senza ricorrere a ricerche embriologiche od a metodi sperimentali possiamo stabilire, almeno per quanto a me sembra, il inodo di formazione del filamcnlo anastomotic fra questo nervo ed il ramo or- liilnrio del mascellare superiors II nervo iacrimale, come si vede nell' annessa figura (I), era diviso in due rami poco dopo la sua origine dalla branca otfalmica (bo), nel modo die il Bock descrive per normale disposizione: il ramo esterno (e) veniva attraversato nel suo terzo anteriore da un filamento (x), che partendo dal ramo orbitario (o) del nervo mascellare superiore si portava internamente ed indielro, linche, dopo essersi unito per un breve tratto con il ramo interno (i), si sperdeva all' angolo di biforcazione del tronco principals Tal filamento anastomotico non si manteneva defla slessa grossezza per tut to il suo decorso ma si mostrava un poco piu sottile dopo avere attraversato il ramo esterno, e piu sottile ancora dopo la sua anastomosi con il ramo interno. Nel punto d' incrociamento con il primo di questi rami si notava un leggiero rigonfiamento avente 1' ap- (1) Meckel. — He quinto pare nervorum cerebri. -- GSttingen, 1748. (2) Soemmering. — Icon. hum. oculi — Francfort, 1804. (?,) Schlemm — Observ. neurol. — Berol. 1834. (4) CruveilMer. — Anatomic desc. — Bruxelles, 1837. (5) Bark. — Beschreibung des 5 N. paares. s. 14. (6) Valentin. — Traiti do Nevrologie. — Paris, 1843. (7) Soitzer. — Von einigen nicht haulig vorkommenden Variationen der Augennerven. — Kopcnha- gen, 1845. (8) Voight. — Beitrage zur Dermatoneurologie. — Vien, 1864. (U) Turner — Journal of Anatomy. VI. Id!. ,|0) Eyrtl. — Med. Jahrb. des Ssterr. Staats. XXVIII. s. 14. (11) Krausi e T. Telgmann. — Us anomalies dans I'1 parcours des nerfs chez l'homme— Paris, 1809. Trad. - 89 parenza di un piccolo ganglio, nel quale ho praticato delle sezioni per ricercare, secondo il metodo del Golgi, se vi fossero degli elementi cel- lulari nervosi. Mentre questa ricerca mi ha dato un resultato negativo, ho potato studiare esattamente i reciproci rapporti dei due filamenti. Pro- cedendo dair esterno all' interno nell' esame delle sezioni fatte, ho no- tato che il filamento anastomotico, nell' incontrare il ramo esterno del nervo lacrimale, si divideva in due parti, delle quali una passava sopra di questo, essendone separata da tessuto connettivo, mentre 1' altra pre- sto vi si immedesimava per riuscire poi dal lato opposto, ricongiungersi alia prima parte e formare di nuovo un filamento unico, piu piccolo che innanzi 1 incrociamento come si era notato anche coll'osservazione gros- solana. Questa modalita di anastomosi fra il ramo orbitario del nervo ma- scellare superiore ed il nervo lacrimale dimostra evidentemente che il filamento anastomotico si e sviluppato dopoche il ramo esterno del nervo lacrimale era gia formato, essendo dovula la sua divisione in corrispon- denza di queslo all' ostacolo incontrato, come avviene in altri nervi sia normalmente (nervo auricolo-temporalc) che per 1' esistenza di anomali organi che ostacolino il loro sviluppo (1). — Per lal fatto, messo in rap- (I) Vedi; RomHi — Di una rarissima varieta delle ossa nasali e di alcune varieta nervose e rausco- lari. Siena, 1883, — Tenchini — Sopra una particolare disposizione dei nervi pal mar i dell' uomo. Pavia, 1878, — e sopra un caso di prematura divisione dell' aiteria onierale. Pavia, 1883, — Valetit/ — Nota SOpra una duplice varieta anatomica. — Atti della Soc. Tosc. di Scienze nat., Pisa 1888. - 90 porto con il minor volume presentato dal filamento anastomotico stesso alia parte interna dell' inerociamento, mi pare debbasi giustamente rite- nere che queslo nervo rappresenti una diramazione del ramo orbitario anziche una diramazione del lacrimale come viene descritto da Cru- vheilier col nome di nervo malare. Procedendo quella diramazione, nel suo sviluppo, verso il nervo lacrimale, si unisce normalmente ad esso nella parte anteriore dell'orbita, mentre nel nostro caso e giiinta sino al punto della sua abnorme divisione dopo aver lasciato qualche libra tanto al suo ramo esterno che a quello interno. Per la storia dell' articolazione occipito-atlo-assoidea del Prof. Giulio Chiarugi I. Di alcuni noduli ossei o cartilaginei nel ligamento occipito-odontoideo medlano della cavia. Lo studio deg'i elementi scheletrici, che possono eventualmente in- contrarsi fra Y occipitale e 1' atlante, e divenuto molto interessante da che Albrecht (1), ed altri anatomici dopo di lui, hanno avanzato la ipo- tesi che i medesimi rappresentino in forma rudimentale una vertebra (pro atlante) secondo loro intercalate primitivamente fra 1' occipitale e l'a- tlante nei vertebrali amnioti. A molte critiche si presta la idea di Al- brecht e a molte discussioni ha dato luogo (2). Quand'anche, cosa forse non improbabile, si dovesse concludere col non ammettere la nuova en- tita morfologica da lui proposla, non rimarrebbero meno degni di nota i fatti, in base ai quali ne e stata sospettata la esistenza. Nella Cavia cobaya, come ho avuto ultimamente occasione di veri- ficare, si trovano delle particolarita anatoiniche, che potrebbero dai se- guaci della teoria del proatlante esser prese in qualche considerazione. Le descrivero brevemente. Aperto in una cavia adulta lo speco vertebrate e messo alio scoperto, disseccando sott'acqua al microscopio semplice, il ligamento sospensore del dente, fui colpito dalP osservare in questo due piccoli punti di un aspetto opaco e gialliccio, uno quasi immediatamente soprastante all' apice del (1) Albrecht, Ueber den Proatlas etc. Zool. Angeizer 1830. Bd. III. (2) V. la polemica recente fra Cornet. (Note sur le pretendu proatlas des Mammiferes et de Hatteria punctata, in Boll. Acad. Belg. Tome 15, 1838) e Dollo (Sur le proatlas, in Zool. Jalirb. Morph. Abth. 3 Bd. 1888). — 91 - dente, Paltro poco al di sopra. Isolato il ligamento e distaccato dalle sue inserzioni lo esaminai a piu forte ingrandimento e mi persuasi della esi- stenza di due piccoli nuclei ossei. L inferiore di forma ovale era lungo mm 0,7 e nel punto di massima larghezza misurava mm. 0,3; il supe- riore, piu piccolo, era lungo mm. 0,6, largo solo mm. 0,1. Mi proposi di praticare delle sezioni trasverse nel nucleo piu voluminoso; sottopo- si percio il ligamento sospensore all' azione dell' acido picro-nitrico e dopo i necessari trattamenti, lo inclusi in paraffina e lo sezionai al mi- crotome. Trovai die la soslanza ossea costituiva lo strato corticale del nu- cleo che al centro risultava di tessuto cartilagineo. Nessuna traccia di corda dorsale. In un' altra cavia adulta trovai parimente nel ligamento sospensore del dente un piccolo nodulo osseo. Stava immediatamente al di sopra del pro- cesso odontoideo ed era piu voluminoso dei descritti precedentemente misurando in lunghezza mm. 0,8, in larghezza mm. 0,6. In animali neonati non ho mai verificato la esistenza di noduli ossei nel ligamento sospensore, ma di noduli cartilaginei di volume proporzio- nalmente corrispondente a quello dei noduli ossei gia descritli nell'adulto, generalmente in numero di due, uno inferiore piu grosso, uno superiore piu piccolo, di forma ovale talora con uno strangolaniento alia parte me- dia. A risultati consimili mi ha condotto la osservazione in animali giovani, onde e a credere che la ossificazione nei piccoli noduli cartila- ginei non si stabilisca che a eta avanzata. La cartilagine di questi nuclei e a scarsa sostanza fondamentale, e le capsule cartilaginee, piuttoslo pic- cole, sono aggruppate in serie dirette secondo la maggior lunghezza del nucleo. Debbo dire che in alcuni casi la osservazione e riuscita del tutto negativa, ma debbo anche aggiungere che qualche volta cio deve esser di- peso daU'aver male eseguito la dissezione. Mi sembro che, prima di stabilire il significato di questi piccoli de- menti scheletrici contenuti nel ligamento sospensore del dente, fosse neces- sario conoscere se la ossificazione della seconda vertebra si facesse nel modo consueto e particolarmente se si trovasse 1' ossiculo terminale dell'odon- toide, per prevenire la obiezione che quei nuclei ossei da me rinvenuti nell'adulto lo rappresentassero in forma rudimentale. Descrivero breve- mente il resultato di queste ricerche, anche per dimostrare che nella cavia la ossificazione dell' asse rappresenta in modo chiaro la costituzio- ne primitiva di questa vertebra. In numero di sette sono i centri ossificativi, che nella cavia neonata concorrono a costiuire 1' epistrofeo. Due sono situati sui lati e corrispon- _ 95 dono all' arco neurico della 2a vertebra vera e propria, cinque sono situati sulla linea mediana. Di questi il piu posteriore e sotto forma di disco sottile e rappresenta il nucleo epilisario caudale del corpo della 2a vertebra; somiglia del tutto, anche per la forma ai nuclei simili delle vertebre successive. Subito al dinanzi viene il centro ossificafivo del corpo della 2a vertebra ; poi un nucleo relativamente sviluppato in altezza, die rappresenta 1' epifisi craniale del corpo della 2a ver- tebi'a e 1' epifisi caudale del corpo dell' atlante (sincpifisio di Al- brccht); segue un grosso nucleo osseo che corrisponde al corpo del- 1' atlante; esso colla sua base assai larga riposa nella parte di mezzo sul sinepifisio e sui lati sulla radice degli archi vertebrali; si assottiglia al- 1' apice per formare il processo odontoideo ed ivi presenta una incisura, alia quale corrisponde I' ossiculo terminate dell' odontoide, che viene ge- neralmente considerato come la epifisi superiore del corpo dell'atlante. Mollo istrultive riescono sezioni sagittal! pratic:ite attraverso l'-epi- strofeo, specialmente perche dimostrano che il sinepifisio rappresenta realmente due entita morfologiche ora fuse tra loro ma primitivamente distinte. Ho eseguite queste sezioni, dopo la decalcificazione del prepa- rato, e le ho colorale con carminio d' indaco e safranina, metodo del quale ci si puo valere con profitto tutte le volte che si voglia studiare il tessuto cartilagineo e il tessuto osseo insieme congiunli in un medesimo organo (1). Ho osservato anzi tutto che il sinepifisio e percorso tanto ven- tralmenle che dorsalmente da un solco trasversale, nel quale si insinua la carlilagine circostante. Di piu esso presenta nella sua parte centrale un rigonfiamento della notocorda, che si mostra con quelle particolarita di struttura che caratterizzano il nodo polposo dei dischi intervertebral!; intorno a questo rigonfiamento della corda esiste come un astuccio di sostanza cartilaginea a. capsule pic-cole e con abbondante sostanza fondamen- tale che si continua con altro tessuto cartilagineo a capsule piu voluminose e piu fitte. Si puo dire pertanto che 1' epifisi craniale del corpo dell' asse e la caudale del corpo dell' atlante non si son fuse nel sinepifisio in modo cosi completo da essere scomparsa ogni traccia del primitivo disco inter- vertebrale che separava la la dalla 2a vertebra (2). (1) Ecco come pratico questa doppia colorazione: si tengono le fette per pochi rainuti in una soluzione di Carminio d' Indaco (formula di Thiersch) molto diluta cob acqua; si lavano in acqua poi in alrool e si immergono per pochi minuti in soluzione di Safranina (Pfihsner); si seiacquano di nuovo in acqua, poi si decoloia con alec) e si completa la decolorazione con olio di garofani. Questa deve essere spinta tant' oltre che il color d' indaco torni a mostrarsi molto nettamente. Si lava in xilolo, si monta in lial- samo al xilolo. II tessuto cartilagineo colorito in aranciato spicca molto bene sul tessuto osseo colorito in bleu, sul connettivo colorito in celeste etc. (2) Vedi a proposico della duplicka primitiva del sinepifisio (come appunto per tale duplicita e stato da \lbrecht denominato il nucleo osseo del quale ci occupiamo) la csservazione di Bergmann (*) in un — 93 - Dopo questa digressione, tornando al nostro argomento, rimane di- mostrato che gli elementi schelelrici rinvenuti nel ligamento sospensore del dente della cavia sono veramente sovrannumerari. Dovremmo ora determinare il loro significato. Non e questo il momento opportuno per discutere a fondo la teoria del proallante e quindi per decidere in modo assoluto se i nuclei da me descritti nella cavia siano o non siano piccoli rudimenti spettanti a questa vertebra. Una sola considerazione desidero esporre, che mi rende molto dubbioso sulla reale esistenza di tale vertebra. E regola generate che quando in una serie di organi con disposizione segmentate soprav- vengono fenomeni di riduzione, che conducono alia scomparsa di qual- che segmento, cio avviene agli estremi della serie e non nella conti- nuity di essa. Ora noi sappiamo che gli organi con disposizione segmen- tale che si trovano nel tronco (placche muscolari, nervi spinalis vertebre) non vengon meno improvvisamente sul limite craniale del tronco, ma continuano, con graduale riduzione, nella regione occipitale della testa, per andare respetlivamente a costituire i miotomi occipitalis le radici dell' ipoglosso, la vertebra occipitale di Froriep. In conseguenza, se fosse scomparso un segmento (proallante) sul limite craniale del tronco, cio non avrebbe avuto luogo alia estremita anteriore della serie, ma nella conti- nuita di essa, contro la regola generale. E di tale avvenuta scomparsa non si avrebbero del resto evidenti segni nella ripelizione onlogenica. Alio slato delle cose mi sento piu inclinato a considerare queste produzioni schelelriche nel ligamento sospensore del dente come del tutto accessorie e senza determinata importanza morfologica. Tutt' al piu si puo dire che sono frammenti dell' ossiculum terminate, rimasti di- stinti dalla massa principale del medesimo ; oppure che rappresentano tracce di un disco intervertebrale secondariamente invase dalla ossifi- cazione. Cos! pensando mi uniformo alia opinione di Cornet (1) che ha di recente descritto una piccola ossificazione nei ligamenti che uniscono porco, e di Albrecht (**) in una giovine iena tigrata. E anche da ricordare come Cunningham (***) abbia descritto nell' uomo un nodulo di cartilagine ialina fia il corpo dell'asse e l'apofisi odontoide, al quale Sutton (**•*) attribuisce il valore di rudimenio di un disco intervertebrale. * Berg maun C, Einige Beob. u. Reflexionen. fiber die Skeletsyst. d. Wirbelthiere. Gbttingen 1846. ** Albreht Ueber die Wirbelkorperepiphysen u. 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(2) Placentaria C e t a c e a Dalaena mysticetus (300?) 660-720 Delphinus delphis 300 Edentata Tatusia peba 28 Perissodactyla Equus zebra 331 Equus asinus 331 Equus caballus 331-360 Rhinoceros unicornis 540 Artiodactyla (Bunodonta) Sus scropha 119 (Selenodonta) Bos taurus 275-290 Bos urns 287 Ovis aries 147 Copra ibex 147 Capra hircus 154 Antilope gozella 154 Antilope rupicapra 154 Antilope picta 270 Cervus capreolus 168 Cervus elaphus 240 Cervus tarandus 260 Cervus alces 280 Auchenia gloma 168 Camelus bactrianus 390 Camelopan lalis g iroffa 365 Proboscidea Elephas africanus 720 Rodentia Cavia patagonica 21 Mus musculus 21 Mus decumanus 35 Spermophilus citilhis 24 (1) Gestazione intrauterina. (2) Gestazione intrauterina e nella borsa, 95 — Cricetus vulgaris 28 Sciurus vulgaris 28 Lepus cuniculus 28 Lepus timidus 28 Arctomys marmotta 35 Castor fiber 119 Insectivora Erinaceus europaeus 49 C a r n i vo r a Mustela vulgaris 35 Mustela furo 42 Mustela martes 54 Mustela putorius 63 Lutra vulgaris 63 Canis vulpes 63 « Canis familiaris 64 Canis lupus 70 Felis catus 54 Felis lynx 63 Felix leo 108 Felis tigris 108 Hyaena striata 90 Meles vulgaris 70 Gulo arcticus 119 Ursus arctos 201 Pinnipedia Calocephalus caspicus 240 Trichechus rosmarus 270 Macrorhinus elephantus 300 Chiroptera Sp. 35 a 42 Primates Piccole scimie 201 Grandi scimie 252 a 280 Homo sapiens 275 (Dal Bollettino Scientifico, Pavia 1889). ALESSANDRO TAFANI Cenni Biografici Alessandro Tafani nacque in Firenze il 21 Ottobre del 1851. Fece gli studi medico-chirurg'ici nella Universita di Pisa e li completo nell' Istituto Superiore di Firenze, ove consegui nel 1876 il diploma di libero esercizio. Fu per breve tempo Assistente alia Clinica Chirurg'ica di Firenze, poi Assistente ed Aiuto alia Cattedra di Anatomia Patolog'ica flno al 1882. Sul principio di quest' anno fu nominato Aiuto alia Cattedra di Anatomia Topografica e di Istologia, tenuta da Filippo Pacini. Alia morte di lui sul flnire del 1883, fu chiamato a succedergli come Professore straordinario, e in tal grado fu con- fermato a tutto l'anno scolastico 1885-86. Nell' anno 1886-87, riuscito vin- citore del concorso, fu Professore ordinario di Anatomia umana normale nella Universita di Genova e col successivo anno ottenne il trasloco a Fi- 96 renze, ove ebbe la Direzione dell'Istituto Anatomico e Pinsegnamento deUa Anatomia Pittorica. In Firenze si spense nelle ore pomeridiane del 20 Aprile di quest' anno per malattia polmonale. Principali pubblicazioni 1877 (in collab. con V. Brigidi) Notizie preventive sullo sviluppo del sangue e dei vasi (AM d. Societd Toscana di Scienze Naturali in I'isa, Vol. 111. fuse. 8.) 1878 Studi di Anatomia patologica sopra alcune importanti malattie della retina umana (Archivio d. Scuola di Anatomia Patologica, Firenze, Vol. I ). 1879 L' oi-gano del tatto studiato nell' uomo ed in altri vertebrati (Firenze. Tip. Cooperative^. 18S0 (in cjllab con V. Bngidi) Del rosso della retina (Oiorn. lo Sperimentale, Firenze). it (in collab con V. Brigidi) Della attivita formatrice dei nuclei cellulari studiata nei tessuti normali e specialmente in un sarcoma a nuclei giganti {Oiorn. lo Sperimentale Firenze). » (in collab. con V. Brigidi) Sulla embriologia del Ciprinus auratus. (Pnbbl. d R. 1st. Superiors di Firenze). » Di alcune forme eruttive vaccinali modificate ((Horn, lo Sperimentale, Firenze). 1881 (in collab. con C. Pellizzari) Malattie delle ossa da sifilide ereditaria (Arch. d. scuola di Anato- mia Patologica, Firenze). 1882 Gli epiteli acustici (Oiorn- lo Sperimentale, Firenze) 18 3 Lcs epitheliums acoustiques (Archtves italiennes de Biologie, Turin). » Andamento e terminr.zione del nervo ottico nella retina dei coccodrilli (Bollett. di Oculistiea). 1884 Parcou s et termination du nerf optique dans la retine des crocodiles (Ciamsa lucius] (Archives italiennes de Biologie, Turin). » I preconcetti e la loro verificazione nelle scienze biologiche (Firenze, Up. Cooperativa). i) L'organo del Gorti nelle sciinmie (Boll. d. malattie deU'orecchio, della gola e del naso, Fi- renze). » Disposizione variata e simmetricaraente ripetuta di molti muscoli brachiali dell'uomo (Oiorn. lo Spe- rimentalt , Firenze) . 1885 L' orgine de Gorti cliez les singes (Archives italiennes de Biologie, Turin). • Delia presenza di an terzo condilo occipitalc nell' uomo (Archivio per la Antropologiu e la Etnologia, Firenze). » La ciicola/.ioue nella placenta di alcuni mammiferi (Oiorn. lo Sperimentale, Firenze). » II tessuto delle ossa e fibre perforanti o dello Sharpey (Oiorn. lo Sperimentale, Fire-ize). » L' organo dell' udito. Indagini anatomiclie comparate (Archivio della Scuola di Anatomia Patolo- gica, Firenze). 1880 Sulle coudizioni utero-placentari della vita fetale (Pnbblic. del R Ist'luto Superiore, Fi- renze) . 1887 II moderno avviamento delle scienze anatomiche (Riforma medica, Napoli). » Le tissu des os . Les fibres perforantes oil de Sharpey ( Archives italiennes de Biologie Turin. » La circulation dans la placenta de quelques mammifei es (Ibidem). 1888 I microrganismi e la medicina raoderna Discorso. (Firenze. Success. Le Monnier) . Delle ultimo pubblicazioni relative alia fecondazione e alle prime fasi dello sviluppo delle uova dei mammiferi, v. 1' Klenco in questo Giornale a pag. i. CO NCORSI E apei'to il concorso a Professore Ordinario di Anatomia umana nor- male nella K. LTniversita di Cagliari e nella R. Universita di Genova. Sca- denza: il 31 Luglio 1890. Giulio Chiarugi, responsabile . Siena 1890, Tip. S, Bernaid-.n-j Monitore Zoolonico Italian (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Eugenio Fioalbl Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nella R. Universita di Siena. nella R. Universita di Sassari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico della R. Universita di Siena 12 moneri all' anno — Abbuonamento annuo L. 10. I. Anno 30 Giugno, 1890. N. 6. SOMMARIO — BIBLIOGRAF1A, pag Tt a 103 — SUNTI E RIVISTE : Emory, Sulla morfologia dello scheletro delle estremita dei vertebrati — Fusari, Sulle terminazioni nsrvose e sullo sviluppo delle capsule surrenali (Sunio dell' Autore). — Lanzillotti Buonsanti, Intoruo all' osso basiotico di Albrecht o Prebasioccipitale. — Roaiiti, La fossetta fariugea nell'osso occipitale dell' uomo. — Rossi, II nucleo nelle uova dello Spehrpes fuscus o Geolriton fuscits. — Salvioli, lntorno al modo di forraazione e di acciescimeuto delle glandole gastriche — Mingazzini, Sul signiflcato onto e lilo-jenetico delle varie forme dell' apertura pyriformis. — Zoja R., Sulle fibre della porzione maggiore del muscolo adduttore delle valve nell' Ostrea edulis. — Pag. 104 a 110. Personale universitario. — Concoisi. — Pag. 110 a 112. BIBLIOGRA F I A VI. Protozoi. Cattaneo 6. — Note tassonomiche e biologiche sul Conchophthirus anodontae, (Ehr.) — Rend, del R. Istituto Lombardo di Scienze e lettere. Serie II. Vol. XXII. Fasc. XIV. Pag. 604-614. Milano, 1889. Cattaneo G. — Note sui protozoi lacustri. — Pavia, stab. tip. succ. Bizzoni, 1889. In 8.o p. 11 (Estratto dal Bull. Scientifico, 1888. N. 3 e 4). Fiorentini A. — lntorno ai protisti dello stomaco dei bovini. — Pavia tip. flli. Fusi, 1889, in 4fi , p. 27, con 6 tav. Fiorentini A. — lntorno ai protisti dell'intestino degii equini (con 2 tav.) — Bol- lettino Scientifico. Anno 12. N. 1. Pavia, 1890. Pag. 7-17 {continua). Maggi L. — Protisti nello stomaco del cane durante la digestione di specia- li alimenti. — Rend, del R. Istituto Lombardo di Scienze e lettere. Serie II. Vol. XXII. Fasc. IX. Pag. 372-383. Milano 1889. Maggi L. — Protisti nello stomaco del cane durante la dig-estioue di speciali ali- menti (con tav.) — Gazzetta medica Lombarda Vol. 48. Serie 9. T. 2. N. 30, pag. 295-297 e N. 31, pag. 305-306. Milano 1889. Maggi L. — Distribuzione delle vampirelle e loro posto tra gli esseri organizzati secondo Dangeard. — Pavia, stab. tip. succ. Bizzoni, 1889. 8.° p. 4. (Estr. dal Bollettino scientifico 1888, N. 3 e 4.) Messea A. — Primo contributo alio studio deH'ambiente in rapporto alia vita degli Infusori ciliati. Ricerche speriment. — Lo Spallanzani, giorn. di — 98 — Med. e Sc. not. Anno 18 della Serie 2. Fasc. 4. Roma, 1889. Pag. 114 a 183. Mingazzini P. — Contribute* alia conoscenza delle gregarine (con fig.). — Atti d. E. Accad. d. Lincei, Serie 4, Vol. 5, Sent. 2, pag. 234-239. Roma 1889. Mingazzini P. — Ricerche sulle Diclvinophydeae. — Atti d. R. Accad. d. Lincei Serie 2. Vol. 5. Sem. 2. Pag. 365-368. Roma 1889. Sacchi Maria. — I Protozoi terricoli. Nota preventiva. — Bollett. scientifico. Anno 11. N. 3. Pavia, Settembre 1889. Pag. 65 a 68. Visart 0. — Ricerche sulT Euglena sanguined di Ehremberg. — Atti d. Soc. Toscana di Sc. Naturali in Pisa. Proc. verb. Vol. 7. Pag. 43. (Adunanza del 19 Gennaio 1890). X. Vermi. 1. Parte generale Calandruccio S. — Parassiti dei polmoni del maiale e del bue (Strongylus. Pentastomum. Distomum. Larva di Dittero.) — Bollett. mensile della Ac- cad. Gioenia di Sc. nab. in Catania. Nuova serie. Fasc. 10. Catania, De- cembre 1889. Pag. 8 a 9. Carruccio A. — Parassitologia. — Quesiti pel corso libero di Lezioni e di prati- che esercitazioni, dato dal Dr. A; Carruccio. — Lo Spallanzani, giornaleper le Scienze biologiche. Serie 2. Anno 19. Fasc. le 2. Roma 1890. Pag. 72-83. Parona C. — Elmintologia italiana (Bibliografia-Sistematica-Storia) Bollettino scientifico, Pavia 1890. Anno 12. N. 1. Pag. 29-32. (Continuazione V. I'An- nata preced. — Continua.) Stossich M. — Vermi parassiti in animali della Croazia. Con. 2 tav. — Agram (Zagreb) 1889. Stossich M. — Elminti Veneti raccolti dal Dr. A. C. De Ninni. — Boll. d. Soc. Adriatica di Scienze Naturali. Vol 12. Pag. 49-56. Trieste 1890. Stossich M. — Brani di Elmintologia tergestina. Serie 7 (con tav.) — Boll. d. Soc. Adriatica di Scienze Naturali. Vol. 12. Pag. 39-47. Trieste 1890. 3. Platielminti Brusaferro S. — Due casi di Cysticercus bovis. — Giorn. di Medicina Veteri- naria Pratica e di Zootecnica, Anno 38, fasc. 6, pag. 350-353. Torino 1889. Crety C. — Contribuzione aH'anatomia del sistema muscolare e nervoso del Di- bothriorhynchus Benedenii, Crety (Tetrarhijnchus tenuis, van Bened.). Nota preliminare. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Napoli. Serie 1. Vol. 4. Anno 4. Fasc. 1. Napoli 1890. Pag. 39-44. Crety C. — Ricerche anatomiche ed istologiche sul genere Solenophorus , Cre- plin, (con 2 tav.). — Memorie d. Classe di Sc. Fisiche Matematiche e Na- turali della R. Accad. dei Lincei. Serie 4. Vol. 6. Pag. 383-413. Roma, 1890. Galvagno P. — Un nuovo caso di Tenia Nana. Nota — Bollett. mensile — 99 — della Accad. Gioenia di Sc. nab. in Catania. Nuova serie. Fasc. 10. Ca- tania, Decembre 1889. Pay. 4 a 7. Grassi G. B. - Frequenza dell' Echinococco in Sicilia. Nota di 8 linee. — Bollett. mensile dell' Accad. Gioenia di Sc. nat. in Catania. Nuova serie Fasc. 10. Catania, Dicembre 1889. Grassi e Rovelli. — Sviluppo del cisticerco e del cisticercoide. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendiconti. Vol. V. Sem. 1. Fasc. 3, pag. 165-174. Roma 1889. Monticelli F. — Alcune considerazioni biologiche sul genere Gyrocotyle. — Atti d. Soc. Italiana di Soc. Natitrali, Vol. 32, fasc. 4, pag. 327-329. (Mar- zo 1890). Pubbl. in estratto net 1889. V. M. Z. p. 10. Parona C. e Perugia A. — Di alcuni trematodi ectoparassiti di pesci marini. — Genova. tip. Sordomuti, 1889, 8. fig, p. 8. — Annali d. Museo Civico di Storia naturale di Genova. S. 2. Vol. 7 (27). Estratto 1889. Parona C. e Perugia A. — Mesocotyle Squillarum, n. sub-gen. n. sp. di trematode ectoparassita del Bopyrus Squillarum. Nota. Con tav. — Bollett. scientifico. Anno 11. N. 3. Pavia. Settembre, 1889. Perugia e Parona. — Di alcuni trematodi ectoparassiti di pesci adriatici (con 2 tav.; — Annali del Museo civico di Genova. Serie 2. Vol. 9. Genova 1890 Pag. 16-32. Trevisan A. — Un nuovo caso di panicatura nei bovini. — La Clinica Veteri- naria. Anno 13 {Serie 2, Anno 3), N. 2. Milano, Febbraio 1890. 6. Nematodi Canali e Riva. — Sull' Anchilostomiasi nella Provincia di Parma e sopra un dittero parassita dell' intestino umano. -- Giornale della R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 52, 1889, N. 11-12, pag. 535-537. Fiorentini A. — Sull' ossiuride vivipara (Oxyuris vivipara, ProbstmayerJ; con tav. - Bollettino scientifico. Anno 12. N. 1. Pavia 1890. Pag. 21-25. Mondino C. e Sala L. — Sui fenomeni di matm-azione e fecondazione nelle uova deg'li ascaridi. — ; V. M. Z. pag. 3 e 85). Parona C. — Intorno sdVAscaris halicoris, Owen, e a qualche altro Nematode raccolto in Assab dal Dott. V. Rag-azzi (con tav.) — Annali del Museo civico di Genova. Serie 2; Vol. 7. Genova, 1889. Sonsino P. — Sull' Anchilostoma duodenale nell' uomo nella Provincia di Pisa. — Giornale della Societa fiorentina di Igiene. Firenze 1889. Stossich M. — II genere Trichosoma, Rudolphi. Lavoro monograflco. — Boll. d. Soc. Adriatica di Scienze Naturali. Vol. 12. Pag. 3-38. Trieste 1890. 9. Anbllidi Rosa D. — Moniligastridi, Geoscolecidi ed Eudrilidi (con tav.). — Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Serie 2. Vol. 9 (29). Estr. di pag. 36. Genova. Tip. Sordomuti, 1890. (Viaggno di L. Fea in Birma- nia e regioni vicine). — 100 — XIII. Artropodi 1. Parte generale Berlese A. — Acari, myriapoda et scorpiones hucusque in Italia reperta. — Fasc. LIV-L VI. — Padova, tip. del Seminario, 1889. 8.o p. 19. con died tav. — (V. M. Z. pag. 29). Grassi G. B. e Rovelli G. — I progenitori dei Miriapodi e degii Iusetti. — Memoria VI. 11 sistema dei Tisanuri foudato sopratutto sullo studio dei Tisanuri italiani. Con tavole. — II Naturalista siciliano, giornale di Sc. nat, _ Comincia nel N. 2, Anno 9, Palermo, Novembre 1889. Continua net N. 3, 4. Termina nel N. 5, Palermo, Febbraio 1890. Grassi G. B. e Rovelli G. — Opera suddetta in Estratto; Palermo, Tip. Vizzi, 1890. 3. Crostacei Cano G. — Specie nuove o poco conosciute di Crostacei Decapodi del Golfo di Napoli (con tav.). — Boll. d. Societa di Naturalisti in Napoli. Serie 1. Vol. 4. Anno 4. Fasc. 1. Napoli 1890. Pag. 33-39. Cano G. — Viagg'io della E. Corvetta Vettor Pisani attorno al globo. — Cro- stacei Brachiuri ed Anomuri. Con tav. — Bollett. della Soc. di Naturali- sti in Napoli. Serie 1, Vol. 3, Anno 3, Fasc. 2. Nap>oli, 1889. Pag. 169 a 268. Della Valle A. — Intorno agii organi di escrezione di alcuni Gammarmi. Nota — Bollett. della Societa di Naturalisti in Napoli. Serie 1. Vol. 3. Anno 3. Fasc. 2. Napoli, 1889. Pag. 269 a 273. 5. Aracnidi Boeris G. — Aracnidi raccolti nel Sud-America dal Dott. Vincenzo Ragazzi — Atti d. Soc. dei Naturalisti di Modena. Serie 3. Vol. 8. Anno 23. Fasc. 2. Pag. 123-135. Modena 1889. Calandruccio S. — Parassiti dei polmoni del niaiale e del bue (Pentastomum). — {V. M. Z. in questo N. Pag. 98) Canestrini G. — Nota sopra una nuova specie di Leiognathus {L. Berlesei, n. sp.). — Atti d. Societa Veneto-Trentina di Scienze Naturaii. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 142-143. Padova 1889. Canestrini G. — Prospetto dell' Acarofauna italiana (con 4 tav.) — Atti d. R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Tomo 7. Serie 6. Disp. 5. Venezia 1888-89. Thorell T. — Sti;di sui ragni malesi e papuani. Parte IV. Ragni dell' Indo- Malesia raccolti da 0. Beccari, G. Doria, H. Forbes, I. G. H. Kinberg ed altri. Vol. I. — Genova, Tip. Sordo Midi, 1889-90, in 8°. Pag. 420. Estratto dagli Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, se- rie 2. Vol. 8. (28) 1889-90. Thorell T. — Aracnidi artrogastri birmani, raccolti da L. Fea nel 1885-87, — 101 Genova, tip. Sordomuti, 1889. 8.° p. 213, con tav. Estr. d. Annal d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, S. 2, Vol, 7 (27). 1889. 6. Miriapodi. Latzel R. — Sopra alcuni miriapodi cavernicoli italiani, raccolti dai sigg. Vac- ca e Barbieri. Genova tip. Sordomuti, 1889, 8.o fig. p. 3. Est ratio da An noli d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova S. 2. Vol. 7- (27) 1889, 7. Insetti. h) Tisanuri. Grassi G. B. e Bovelli G. — I progenitori dei Miriapodi e degli Insetti. — Me- moria VI. II sistema dei Tisanuri fondato sopratutto sullo studio dei Tisa- nuri italiani. — (V. M. Z. in qicesto N.Pag. 100). c) Ortotteri. Cobelli R. — Contribuzioni alia fauna degdi Ortotteri delTrentino. — Verhand- lungen der k. k. zoologisch-botanisehen Gesellschaft in Wien. XXXIX Bd. Wien 1889 Grassi 6. B. — Intorno al g-enere Embia. Nota. — Bollett. mensile delta Ac- cad. Gioenia di Sc. not. in Catania. Nuova Serie. Fasc. 9. Catania, No- vembre 1889. Pag. 6 a 8. '■/' Lepidotteri. Calberla E. — Elenco dei Lepidotteri raccolti in Sicilia nel Giugno e Luglio 1889. — B naturalista siciliano, giornale di sc. nat. Anno 9; N. 2. Pa- lermo, 1 Novembre 1889. Pag. 42 a 49. Ragusa E. — Note lepidotterologiche. Continuaz. — E naturalista siciliano giorn. di Sc. nat. Anno 9, N. 4; Palermo, 1 Genn. 1890. V. N. preced. Verson E. — La spermatogenesi nel Bombyx mori. Con tav. — (V. M. Z. N. 5. Pag. 86). Verson E. — La formazione delle ali nella larva del Bombyx mori. Con 2 tav. — Puhblicaz. delta Stazione bacologica sperimentale. Padova, 1890. Pag. 20. Verson E. — Di una serie di nuovi organi escretori scoperti nel filugello. — Pubbl. d. B. Stazione Bacologica. Padova 1890. Pag. 30. Con 4 tav. ft) Imenotteri. Emery C. — Formiche di Birmania e del Tenasserim, raccolte da Leonardo Fea (1885-87). — Genova tip. Sordomuti 1889, 8.° p. 36, con 2 tav. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2. Vol. 7 (21) 1889. Emery C. Intorno ad alcune formiche della fauna paleartica: nota. — Genova tip. Sordomuti, 1889. 8." p. 5. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2, Vol. 7 (27) 1889. 102 — k) Rlncoti. Targioni Tozzetti A. e Franceschini F. — La nuova cocciniglia dei gelsi (Dia- spis pentagona, Targ.) Con Tav. — Bollett. della Soc. entom. italiana. Anno 21. Trimestre 3 e 4. Firenze, 1890. I) Ditteri. Calandruccio S. — Parassiti dei polmoni del maiale e del bue. (Larva di dittero). — {V. M. Z. in qaesto N. a pag. 98). Canali e Riva. — Sull' anchilostomiasi nella Provincia di Parma e sopra un dittero parassita dell'intestino umano. — (V. M. Z. in questo N.pag. 99) Giglio Tos. — Nuove specie di Ditteri del Museo Zoologico di Torino. — Atti d. R. Accad. d. Scienze di Torino. Vol. 25. Disp. 9. Pag. 457-461. Tori- no, 1889-90. XIV. Motluschi. 1. Parte generale Monterosato (Di). — Mollusehi del porto di Palermo. — Boll. d. Societa Mala- cologica Italiana, Vol. 14, pag, 75-81, Pisa 1889. (Continuaz. V. Vol. 13, pag. 161-180). Monterosato (Di) — Conchig-lie delle profondita del mare di Palermo. — 11 Na- turalista Siciliano. Anno 9. N. 6. Palermo, Marzo 1890. Pag. 140-151 (continua). Suliotti G. R. — Comunicazioni malacolog-iche. — Boll. d. Soc. Malacologica Italiana, Vol. 14, pag. 25-44 e pag. 65-75. Pisa 1889. 3. Lamellibranchi Zoja R. — Sulle fibre della porzione maggiore nel muscolo adduttore delle valve nell' Ostrea edulis (con 1 tav.). — Bollettino Scientifico. Anno 12. N. 1. Pavia 1890. Pag. 18-21 5 Gasteropodi Mazzarelli G. F. — Ricerche sulla glandola nel Bohadsch nelle Aplysiidae (Glandola opalina del Vayssiere). Nota riassuntiva. — Boll. d. Soc. diNa- turalisti in Napoli. Serie 1. Vol. 4. Anno 4. Fasc. 1. Nap>oli 1890. Pag. 29-33. Mazzarelli G. F. — Ricerche sulla Morfologia e Fisiologia della Glandula del Bohadsch nelle Aplysiidae (glandola opalina del Vayssiere) e Diagnosi di una nuova specie di Aplysia (Aplysia Lobiancoi) Con 2 tav. — Atti della R. Accad. delle Sc. fisiche e matematiche. Appendice. Vol 4; Serie 2; N. 1. Estratto: Napoli, 1890. Zuccardi R. — Ricerche sull' apparato digerente delle Aplysiae del Golfo di Napoli (con 2 tav.) — Boll. d. Societa di Naturalisti in Napoli. Serie 1. Vol. 4. Anno 4. Fasc. 1. Napoli 1890. Pag. 5-14. — 103 — XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. 1. PARTE GENERALE Antonelli G. — Istituzione di Anatomia topografica. — Napoli 1890. (Incorso di pubblicazione.) De Albertis 0. — Misura di alcuni visceri addominali. — La Rivista, Giornale Medico- Chirurgico. Anno 8. N. 8 e 9, pag. 225-265, (Continuazione e fine. V. N. 6 e 7.) Genova 1889. De Giovanni A. — Studi morfologici del corpo umano a vantaggio della clinica. Lettura III. (Sunto dell'Autore.) — Atti del R. Istituto di Scienze Letter -e ed Arti. (Tomo XXXVIII.) Serie 7. Tomo I. Disp. 1. Pag. 39-43. Vene- zia 1889-90. Lanzillotti Buonsanti A. — Contribuzioni all' Anatomia degli animali dome- stici. — La Clinica Veterinaria. Anno 13. N. 1. Bag. 11-16; N. 2. Pag. 56-61, con tav; N. 5. Pag. 209-212. Milano 1890 (Continuazione e fine. V. i N. preced.) Sangalli — Una questione di proprieta scientifica: Nel museo di anatomia pa- tolog-ica dell'Universita Ticinese non si trovano esemplari dell 'illustre Prof. B. Panizza. - Rendic. d. R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Se- rie 2. Vol. 23. Fasc. 8. Milano 1890. Pag. 360-372. Segue la risposta del Prof. Zoja. Soffiantini G. — Section mediane longitudinale antero-posterieure obtenue, au moyen de la congelation, sur une femnie au sixieme mois de grossesse. — XIII Congres de V Association Medicate italienne. Compte rendu in Ar- chives ital. de Biologic T. XII. fasc. III. Pag. XLVIII-XLIX. Turin 1889. Staurenghi C. — Esame topografico degli organi toraco-addominali nel se- Sto mese lunare della gravidanza rilevata dalla sezione mediana di un cadavere congelato. Sunto di una memoria. — Bollett. Scientifico. Anno 11. N. 3. Pavia, Settembre 1889. Titone M. — I nervi e le arterie con tutte le loro anastomosi. — Palermo 1889. Zoja G. — Cenni storici sopra il Gabinetto di Anatomia umana della R. Univ. di Pavia. — Boll. Scientifico. Anno 11. N. 3 e 4. Pavia 1889. (Continua- zione e fine.) Zoja G. — II Gabinetto di Anatomia umana della R. Uuiversita di Pavia (Ragguagiio dei Cataloghi ed indice.) Fasc. VIII ed ultimo. — Pavia. Stab. Tipografico Successori Bizzoni 1890. Pag. 449 a 523. — 104 - SUNTI E RIVISTE. C. Emery. — Studi sulla morfologia dello scheletro delle estremita dei ver- tebrati terrestri (Nota preliminare). — Atti della R. Accademia dei Lincei. Readiconti Vol. VI. Fasc. 7. Sedutct d. 14 Aprils 1890. Nella prima parte del suo lavoro l'A. si occupa del carpo e del prepollice degli Anuri. II carpo degli Anuri risulta composto di due pezzi a contatto delle ossa dell'antibraccio, generalmente detti radiale e uluar'e, di un pezzo situato ra- dialmente e che per lo piu non raggiunge il radio (detto scafoide dai vecchi anatomic! e riguardato dai moderni ora come radiale, ora come centrale) ed infine di quattro carpali componenti la serie distale del carpo, 1' ultimo dei quali fuso con uno, con due o con tutti i restanti carpali. L'opinione di Howes e Ridewood, secondo la quale gli Anuri soli fra tutti i vertebrati possederebbero tipicamente nel loro carpo due centrali, sembra al- 1' A. fondata su dati incerti; poiche questi osservatori, valendosi nelle loro nume- rose ricerche comparative della sola dissezione hannd potuto studiare soltanto delle forme gia molto sviluppate eel hanno tralasciato affatto lo studio delle prime fasi di sviluppo. A stabilire il signiflcato morfologico dei vari element! del carpo e del tarso, sostiene l'A. debba esser necessaria guida la ontog-enesi. L'A. studiando col mezzo di serie microtomiche la mano di g'irini di Rana esculenta ha potuto riconoscere che quello dei due pezzi basali, che e situato al lato radiale, e composto di due elementi, uno in rapporto con la estremita del radio, l'altro piu centrale ricongiunto con l'estremita dell 'ulna per un tratto di tes- suto embrionale. Interpretando questo reperto sulla guida delle osservazioni di Goette e Lebotieq, per le quali si sa che l'intermedio e il centrale sono in rapporto nel loro sviluppo coll'estremita dell'abbozzo embrionale dell 'ulna o della fibula, l'A. ne deriva che il radiale di Gegenbaur e degli autori inglesi consta di due ele- menti fusi tra loro cioe di un radiale e di un centrale, quest'ultimo essendo con- giunto con l'ulna per mezzo di un abbozzo, che rappresenta l'intermedio, ma che non diventa mai cartilagineo. Lo scafoide e il pezzo ulnare distale non hanno nei giovani stadii alcuna relazione diretta col vero centrale: circa il loro signifl- cato e d'avviso l'A. che lo scafoide della mano e il navicolare del piede (cen- trale di Gegenbaur e tarsale del prealluce di Wiedersheim) siano omologhi. Tenuto quindi conto dei rapporti che il navicolare ha col prealluce, deve lo scafoide riguardarsi come un carpale della serie distale e convien chiamare prepollice il dito rudimentale, cui esso appartiene. L' ultimo dito del piede non ha omologo nella mano degli Anflbi alio stato adulto. Quanto al pezzo distale ulnare crede l'A. che esso rappresenti il carpale dell' anulare e del mignolo (scomparso negli Anflbi), senza escludere pero che in alcuni anflbi possa questo pezzo contenere un elemento centrale, che sarebbe un cen- trale secondo. Riassumendo, ecco quali sono gli elementi componenti il carpo degli anuri : A. Elementi prossimali e centrali. b centrale Precocemente fusi insieme in un radio-centrale — 105 — . , j. \ semplicemente accenuato nellc giovani larve e che non di- c. mtermmio\ yiene mai cartiiagiue0f d. ulnare. B. Elementi distali. e. carpale del prepollice {scafoide degli autori). f . J g. > carpali del pollice, indice e medio, h. ) i. voluminosa cartilagine corrispondente ai carpali dell'anulare e del mi- gnolo (uneinato dei mammiferi). Lo sviluppo rag-guardevole del prepollice e del prealluce degli anuri, induce a considerare le loro estremita come derivate da un tipo a sei raggi. Nella seconda parte della memoria l'A. si occupa del prepollice dei rosi- canti. Nel Musdecumanus l'A. ha trovato un pezzo osseo bene sviluppato, intima- mente connesso con la fascia palmare, il quale sopporta una piastra tendinea, che a sua volta sostiene il cuscinetto tattile radiale : nel coniglio poi (cosa finora da nessun anatomico osservata) ha notato nella palma un' appendice glabra e dura, la quale, asportando la pelle di cui e rivestita, apparisce so- stenuta da una piastra tendinea, unita al margine radiale del carpo pe r una sottile striscia di cartilagine, corrispondente al pezzo osseo del topo. Questa cartilagine termina in corrispondenza dell'articolazione tra scafoide e trape- zio ed e intimamente unita all'aponevrosi palmare. Siffatte formazioni del co- niglio e del topo tra loro omolog*he sono parag'onabili a quei residui di pre- pollice, i quali secondo Bardeleben. sono rappresentati nel Pedetes capensis da due pezzi ossei, di cui il distale provveduto di unghia. L'A. ha studiato lo sviluppo di queste produzioni nel coniglio ed ha po- tuto dedurne che la cartilagine del coniglio, l'osso unico del topo, il primo osso del Pedetes son formazioni omologhe e rappresentano un raggio schele- trico rudimentale, cioe un prepollice. II pezzo distale del Pedetes, la piastra tendinea del coniglio e del topo sono probabilmente d'altra natura e da rite- nersi come produzioni cutanee, anziche componenti lo scheletro del prepollice. Quindi e d'accordo l'A. con Bardeleben nel considerare l'osso prossimale del Pedetes un rudimento di prepollice, ma non crede che la sporgenza ester na rivestita di epidermide cornea sia un vero dito, ma rappresenti bensi il cu- scinetto tattile radiale dei muridi e di altri rosicanti, trasformato in organo atto a scavare il suolo. Non conviene con Baur nel considerare lo scafoide dei mammiferi come un centrale e come vero radiale il sesamoide radiale; e cio perche il sesamoide e sempre, almeno nell'embrione, separato dal radio e non e costante, come dovrebbe esserlo, se fosse veramente un elemento pros- simale del carpo. Circa la forma primitiva della mano dei mammiferi e degli Ammioti in generale, anche ammesso che il pisiforme rappresenti un rag"gio rudimentale, non ritiene l'A. che essa derivi da un tipo a sette dita. Ma si deve piuttosto ammettere che le estremita a 5 dita dei vertebrati terrestri, derivate da pinne di pesci multiradiate, possono conservare rudimenti piu o meno vistosi dei raggi ridotti; rudimenti che non sono del tutto svaniti per aver assunto nuove — 106 — funzioni, o per essere entrati in rapporto con tendini in qualita di ossa o car- tilagini sesamoidee, come ad esempio l'osso falciforme della talpa e il cosi detto prepollice del Pedetes. Qualunque produzione in rapporto con lo sche- letro del prepollice o col pisiforme e percio da consider arsi una nuova for- mazione o in altri termini un nuovo sviluppo di un germe atavico latente. La mano e il piede degli ammioti han no avuto per punto di partenza una forma primitiva pentadattila. B. Staderini R. Fusari. — Osservazioni sulle terminazioni nei*vose e sullo sviluppo delle capsule surrenali (Nota preventiva), — Bendic, d. B. Accad. d, Lincei 1890. L' A. col mezzo della reazione nera di Golgi e riuscito a mettere in evi- denza la terminazione delle fibre simpatiche nelle capsule surrenali. Nella sostanza corticale di questi organi le fibre nervose accompagnano i capillari, poclie fibre isolate decorrono obliquamente e vanno a terminare nelle zone esterne. I fasci nervosi che vanno alia sostanza midollare cominciano a bifor- carsi nella zona reticolare e formano nella sostanza midollare un esteso ples- so irregolare, di cui le maglie piu grandi sono occupate dai cordoni cellulari midollari, le maglie piu piccole da poche cellule midollari o da un vaso. Fi- bre numerose che si staccano dal detto plesso penetrano in mezzo ai cor- doni cellulari dove si dividono e suddividono per terminare finalmente in ri- gonfiamenti a sfera o a disco innestati sulla superficie delle cellule midollari. Talora tre e piu rigonfiamenti appaiono uniti da fibrille, per cui 1' A. sospet- ta che esista nei cordoni midollari un reticolo nervoso finissimo di cui i ri- gonfiamenti accennati costituirebbero i punti nodali. L' A. per trovare la spiegazione del modo m olto diverso di comportarsi coi nervi delle due sostanze delle capsule surrenali ha intrapreso una serie di ricerche embriologiche (polio e fra i mammiferi specialmente sorcio e ca- pra). Contrariamente ai dati di Gottschau, JanOsik, Mihalkovics e Volenti, egli trova due note embrionali per le capsule surrenali, una di derivazione dal simpatico, l'altra dall'epitelio peritoneale nella parte prossimale delle ghian- dole genitali. Nel polio le due note restano separate e sviluppandosi produ- cono la prima la sostanza midollare, la seconda la sostanza corticale; nei mammiferi esse si fondono presto insieme per poi riordinarsi di nuovo in modo che gli elementi epiteliali vanno a costituire la sostanza corticale, gli de- menti nervosi entrano a formare la sostanza midollare. Lobuli epiteliali isolati tanto nel polio che nei mammiferi non prendono parte alia formazione delle capsule surrenali e restano inclusi fra i g'angli del plesso solare. L' Autore A. Lanzillotti Buonsanti. — Contribuzioni all' Anatomia degli animali domestici. Intorno all' osso basiotico di Albrecht o prebasioccipitale. — La Clinica Veterinaria. Anno 13. N. 2 e 5. Milano 1890. Richiamati i piu importanti lavori che trattano di questa rara varieta della porzione basilare dell' osso occipitale, consistente, come e noto, nella divisione — 107 — trasversa della medesima, riassunte le diverse forme e gradi della divisione, che sono stati fin qui osservati, 1' A. descrive il caso da hii trovato nel cra- nio di un puledro ciclope. Si aveva la divisione completa, trasversale dell'oc- cipitale basilare in due pezzi separati che avevano press' a poco la stessa forma rettangolare ed orano quasi della medesima grandezza; insieme consi- derati eguagliavano le dimensioni della porzione basilare dell' occipitale in crani normali di corrispondente eta. II caso e interessante sia perche la va- rieta si presenta nella forma la piu completa, sia perche e il primo che viene descritto nel cavallo e quindi negli animali domestici; infatti le note os- servazioni di Albrecht relative ai due crani di maiale ciclope e di maiale norma- le non possono considerarsi se non come tracce leggere di divisione della apofisi basilare. L'A. passa in seguito a studiare il valore morfologico della anomalia e scende alle seguenti conclusioni: Anzitutto bisogna ammettere, egli dice, che, in gene- rale, la divisione della base occipitale dipende da un'esuberante attivita dei suoi nuclei di ossificazione. In casi anomali, per cause a noi sconosciute, questa attivi- ta ha per risultato quasi sempre una nuova formazione ossea piu o meno indipen- dente, mentre in quelli normali i punti ossei si confondono assai presto e rimangono come residuo di tale iperattivita delle incisure o dei fori, ora su- perficiali, ora profondi, situati in punti diversi della porzione basilare. In se- condo luogo, stando ai principii scientifici della teoria vertebrale del cranio, non vi e dubbio che 1' apofisi basilai-e rappresenti un complesso di centri vertebrali; percio risultando essa di due pezzi, come lo dimostrano i casi de- scritti, e chiaro che il segmento anteriore rappresentera un numero maggio- re o minore di questi stessi centri vertebrali a seconda che una parte piu o meno estesa di essi si sia staccata per fondersi col basipostsfenoide. G. Romiti — La fossetta faringea nell' osso occipitale dell' uomo (con tav.) — Atti d. Societd Toscana di Sc. Naturali in Pisa, Vol. XI, 1890. (Estr.) Si puo chiamai'e fossetta faringea una speciale incavatura che esiste co- me varieta anatomica nella faccia inferiore della porzione basilare dell' osso occipitale nell' uomo. Accennata da Tortical col nome di fovea bursae pha- ryngeae, fu ricordata da Henle, ma non da altri trattatisti. L' A. nel 1886 si imbatte nel primo caso di ampia fossetta faringea, che chiamo allora fossa basilare inferiore ed accenno che ne poteva essere importante il significato come quello dei cosi detti canall basilari dell' occipitale. W. Gruber ne ha scritto di recente, ma non si e occupato di determinarne il valore compara- tive e il significato morfologico. In questa memoria 1' A. descrive alcuni casi di fossetta faringea; fa notare che egii comprende sotto questa denominazio- ne vere e profonde incavature (in un caso ad es. la fossetta era lunga mm. 8, larga mm. 5, 5 e profonda mm. 5) e non i piccoli forellini da riportare ai cosl detti canali basilari; la forma delle fossette puo essere differente e cio non ha importanza; la posizione e costante, al davanti del tubercolo faringeo. E rara ad incontrare. In 700 crani di Senesi 1' ha trovata 5 volte; in 290 di Pisani 2 volte ampia e distinta, 2 altre volte appena accennata; in 76 crani di Boliviani 1 sola volta. In quanto al significato morfologico-comparativo della fossetta faringea dimostra l'A. come essa corrisponda alia perforazione — 108 — del basioccipitale che si incontra in taluni- Phocidae (vitulina, f/roenlandica, foetida) , che dipende da un difetto di ossificazione. Ne indaga poi la ra- gione embriologica. La supposizione piu ragionevole e di amraettere che la fossetta faringea nell' uomo si sia formata per up abnorme diverticolo farin- geo posteriore alia tasca di Rathke, analogo al diverticolo di Seessel. Sicche si potrebbe paragonare questa fossetta faringea col canale cranio faringeo altra volta dall' A descritto. In qnesto era il vestigio del passaggio per la tasca di Rathke, in quelle e la traccia di un diverticolo faringeo abnorme o accessorio. A proposito della persistenza del canale cranio-faringeo nell 'uomo l'A. giustamente reclama la priorita per le sue osservazioni in confronto a quelle analoghe di Suchannek. U. Rossi. — II nucleo nelle uova dello Spelerjies fuscus o Geotriton fuscus. I. Nota. — Giom. ho Sperimentale. Firenze, Marzo 1890. Nelle primissime fasi di sviluppo in alcune uova dello « Spelerpes fuscus » la vescicola germinativa risulta per un terzo costituita dal succo nucleare e per il rimanente da un irregnlare voluminoso ammasso di sostanza cromatica intensamente tingibile dal carminio. In un gruppo di fasi successive, 1' am- masso si dissolve in nucleoli che presentano gli stessi caratteri di que Hi stu- diati nelle uova di altri anfibii. II nucleo occupa, sempre nelle prime fasi, il centro dell'uovo, ed e circondato da un' area flnamente granulosa, chiara, data da elementi del vitello non ancora bene sviluppati. In fasi ulteriori spa- risce quest'area, il nucleo si sposta verso la periferia, si nota una riduzione nel numero dei nucleoli ed un agglomeramento dei rimasti nel centro della vescicola germinativa a forma di piccola ellissi. In fasi sempre piu avanzate di maturita si incomincia a notare una perdita nel succo nucleare, che puo manifestarsi contemporaneamente a due poli opposti della vescicola, o da un polo soltanto. I nucleoli che sono riuniti a foggia di piccola ellissi, sono pro- babilmente destinati a formare il fuso di direzione ; mentre degli altri al- cuni subiscono una dissoluzione nel nucleo stesso, altri passano inalterati fi'a gli elementi del vitello. Altre uova invece non presentano la caratteristica del corpo cromatofilo descritto, ma si presentano nel loro nucleo costituite dal succo nucleare appena appena distinguibile, e da un abbondante insieme di sostanza cromatica sparso nel succo ed in apparenza costituito come dalla riunione di molti corpicciuoli ed assai piu debolmente tinto dal carminio. In fasi successive questo abbondante insieme di cromatina si risolve in veri cor- picciuoli di forma allungata piu o meno irregolari ed irregolarmente dispo- sti nel succo nucleare e da cui originano dei nucleoli. I Salvioli. — Alcune osservazioni intorno al modo di formazione e di accre- scimento delle glandole gastriche — Atti d. R. Accademia d. Seienze di Torino. Vol, 25. Disp. 9. 1889-90. Le ricerche dell' A. sono state eseguite in embrioni di coniglio. Le con- clusion! alle quali e pervenuto sono le seguenti : II primo abbozzo delle glandole gastriche e dovuto a rialzi o germogli epiteliali i quali limitano tanti piccoli infossamenti imbutiformi contenenti — 109 — elementi celhilari un po'differenziati da quelli che costituiscono i germogli. II connettivo nei primi periodi 11011 partecipa affatto, e solo piu tardi prende una parte attiva all' accrescimento della glandola. Appena la glandola si e diffe- reuziata nelle sue varie parti, noi vediamo che le cellule all' apice del ger- mogiio perdono la proprieta di scindersi; sono invece numerose le mitosi nelle cellule dell' inlbssainento. Ad un dato periodo dello sviluppo, dal fondo dell'in- fundibolo si elevano dei gettoni epiteliali, i quali dividono l'infundibolo primiti- vo in tanti tuboli secondari , e probabilmente anche forniano nuove individualita glandolari. Le glandole aumentano molto in lunghezza, piu le peptogastriche, che le mucogastriche. Lo stesso dicasi per quanto riguarda illoro aumento in lar- ghezza. L' accrescimento e dovuto parte all' aumento dei vari diametri delle cellule costituenti la glandola, parte ad un aumento del loro numero. Quest'ul- timo fatto lo si verifica sempre nelle glandole mucogastriche; per le peptoga- striche, invece, solo nei primi periodi della vita, giacche ben presto le mitosi scompaiono dalle cellule del tubo glandolare. Percio si e costretti ad ammet- tere, che nei colletto si formino continuamente tanto delle cellule che sosti- tuiscono gli elementi mucipari della superflcie dello stomaco , quanto delle cellule, che per successive trasibrmazioni diventano poi, o cellule principali, o cellule di rivestimento. G. Mingazzini. — Sul signiiicato onto- e iilogenetico delle varie forme del- V apertura piriformis (con tav.) — Atti d. R. Accad. Medica di Roma. Anno 16. Vol. 5. Xerie 2. Roma 1890. M. da principio alia sua Memoria con un largo riassunto delle osservazioni e delle conclusioni degli autori relativamente alia varia maniera di presen- tarsi neH'uomo del margine inferiore dell'apertura piriforme. Sono citati gli studi di Topinard, di Ranke, di Kollmann, di Hovelacque ed Herve. Secondo l'A. i tipi principali che meritano di essere stabiliti sono i seguenti: 1. Forma anthropma: V apertura pyriformis e limitata in tutta la sua periferia da un margine acuto; 2. Fossa praenasalis: il margine inferiore dell 'apertura piri- formis presenta a partire dalla spina nasalis anterior un infossamento. limitato da due processi, dei quali 1' anteriore e continuazione del margine laterale dell' apertura pxriformis, mentre il posteriore parte dalla spina nasalis an- terior e si porta indietro, raggiungendo assai spesso la faccia posteriore del processus nasalis dell' os maxillare superius; 3. Forma infantilis, nella quale il margine, che liinita il piano nasale dal piano alveolo-sottonasale, e smusso e arrotondato; 4. Clivus naso-alveolaris: e rappresentato da una specie di piano leggermente inclinato, che, limitato indietro da un leggero rialzo posto al dinanzi dei foramina incisiva, si continua insensibilmente alio innanzi col piano alvcolare sottonasale. — Riguardo alia interpretazione che meritano queste diverse forme, l'A. dimostra come nella eta infantile si abbia costan- temente la forma che corrisponde a quella descritta come forma infantilis. Ma la medesima e in generale transitoria e collo sviluppo del cranio faciale si couverte gradatamente nella forma anthropina, che e la piu comune ad in- eontrarsi nei popoli europei. Questa trasformazione puo talora non verificarsi, e rimanere persistente nell'adulto la forma infantilis, che rappresenta cosl un semplice arresto di sviluppo e non ha che fare con ricordi filogenetici. In — 110 — quanto alia fossa praenasalis, qualunque sia la sua profondita e la sua forma, non trova il suo equivalente in altri animali; non ha percio alcun significato filog-enetico e rappresenta semplicemente una varieta della forma anthropina. Infine il clivus naso-alveolaris puo esser considerato comeun'anomalia atavica, die ha il suo corrispondente nelle disposizioni che si incontrano nei crani di Gorilla. In ultimo l'A. studia la frequenza delle diverse forme del margine infe- riore dell' apertura piriformis nei crani di alcune popolazioni e in quelli di alienati e di criminali italiani. Negli italiani in 273 osservazioni si ebbe la forma anthropina in 202 casi, la fossa praenasalis in 23, la forma infantilis in 27, il clivus naso-alveolaris in 21 casi. Nei crani di delinquent^ e di alie- nati, nei quali le anomalie ataviche sogliono presentarsi con assai maggior frequenza che nei normali, 1' apertura piriforme conserva prevalentemente la forma anthropina. R. Zoja, — Sulle fibre della porzione maggiore del muscolo adduttore delle valve nell' Ostrea edulis (con tav.) — Bollettino scientifico. Anno 12. N. 1. Pavia 1890. E noto come nei molluschi sia stata descritta una singolare varie^ di fi- bre muscolari che si dissero fibre con striatura a losanga, fibre a striatura obliqua, a doppia striatura incrociata, a fibrille avvolte a spira. Fol, adottando la spiegazione data da precedenti osservatori, ammette si tratti di fibre lisce, nelle quali la parte fibrillare corticale si attorcigli a spira intorno all' asse granuloso; Tomeux e Barrois attribuiscono tale apparenza all' andamento ondulato delle fibrille; Blanchard le considera come fibre lisce con ornamenti superficiali, dei quali il significato gli sfugge. Alcune osservazioni praticate dall' A. sulla porzione maggiore del muscolo adduttore della valve dell' Ostrea edulis, gli permettono di risolvere il pro- blema. La doppia striatura obliqua e prodotta, secondo lui, da vere fibrille attorcigliate a spirale. Non riconobbe che in modo dubbio l'asse granuloso, del quale parla il Fol, mentre chiaramente vide il nucleo parietale. Le fi- brille sono assai saldamente connesse fra di loro e talora sembrano anche in- trecciate, quasi si abbiano due spirali, che corrano in senso in verso e si in- treccino. L'azione prolungata di alcuni reagenti rende le fibrille meglio indi- vidualizzate. Cosl una soluzione di acido cromico al 0,025 °{0 od una miscela di alcool assoluto, glicerina ed acido nitrico a parti uguali allungata con 2 vol. di acqua, nei quali reattivi il tessuto sia lasciato immerso 2-3 giorni. In conseguenza della loro struttura queste singolari fibre muscolari lisce meritano il nome di fibre a fibrille spirali. PERSONALE UNIVERSITARIO PER LA Z00L0GIA E LA ANATOMiA. R. Universita di Messina Istituto di Anatomia CoMparata e di Embriologia i Prof. Nicolaus Kleinenberg, Direttore Dott. Ettore Bargoni, Assistente. — Ill - Istituto di Anatomia Umana : Prof. Antonio Zincone, Direttore Dott. Romeo Fusari, Settore Dott. Angelo Panasci, Settore. INSEGNANTE LIBERO CON EFFETTI LEGALI Dott. R. Fnsari pred. di Istologia. R. Universita di Padova Istituto di Anatomia umana : Prof. Giampaolo Vlacovich, Direttore Dott. Everardo Bonetti, Assistente Dott. Giulio Kaazander, Assistente Italo Antonelli, Assist, onorario. Istituto di Zoologia, di Anatomia e Fisiologia comparate: Prof. Giovanni Canestrini, Direttore Dott. Riccardo Canestrini, Assistente Enrico Sieher, Assistente Dott. Giuseppe Signorini, Assist, onorario Dott. Giovanni Castelli, Assist, onorario. Insegnanti liberi con effetti legali : Prof. G. P. Vlacovich pred. di microscopia teoRICO-pratica Prof. G. Canestrini pred. di Antropologia Dott. R. Canestrini pred. di Zoologia R. Universita di Siena Gabinetto di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparata Prof. Achille Quadri, Direttore Dott. Arnaldo Ricci, Aiuto. Istituto di Anatomia umana : Prof. Giulio Chiarugi, Direttore Dott. Rutilio Staderini, Dissettore Dott. Ereole Giacomini, Prosettore. Insegnanti liberi con effetti legali : Prof. G. Chiarugi, pred. di Embriologia Prof. E. Ficalbi, di Anat. comp. e Zoologia, — 112 — R. Universita di Torino MUSEO DI ZoOLOGIA ED ANATOMIA COMPARATA : Prof. Michele Lessona, Direttore, insegnante di Zoologia Prof. Lorenzo Camerano, insegnante di Anatomia comparata Prof. C. Tommaso Salvadori, Vice- Direttore Dott. Daniele Rosa, Assistente Dott. C. Mario Giacinto Peracca, Assistente aggiun'o Dott. Ermanno Giglio-Tos, id. id. Pio Baraldi, Settore Zootomico. Lstituto di Anatomia umana : Prof. Carlo Giacoinini, Direttore Dott. Giuseppe Sperino, Settore capo Dott. Serafino Varaglia, Settore Odisio Lorenzo, Aiuto ai settori. Prof. Edoardo Perroneito, insegnante di Parassitologia Insegnanti Liberi con effetti Legali : Prof. Giulio Bizzozero, cZe'IsTOLOGiA Prof. C. Giaeomini, pred. di Storia dello sviluppo dell'uomo Dott. G. Sperino, pred. di Anatomia applicata Dott. G. Varaglia, pred. di Introduzione allo studio de lla ANATOMIA Prof. L. Camerano, pred. di Eirbriologia comparata. r. scuola sljperiore di Medicina Vbterinaria. Prof. Tommaso Longo, insegnante di Anat. normale e Fisio- LOGIA VETERINARIA 6 di ISTOLOGIA TEO- RICO-PRATICA. Dott. Luigi Varaldi, Assistente. Concorsi E aperto il Concorso a Professore Ordinario di Zoologia ed Anatomia Comparata nella R. Universita di Cagliari. Scadenza: il 25 Settembre 1890. ERRATA-CORRIGE; N<-1 N. 5, pag. 03, verso 22, invece di avrebbefo leggi hanno. Giulio Chiarugi, responsabile. Siena 1«1»0, Tip S U.mu, rdi.o iiitore Zooloiico Mm (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Eugenic Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nella R. Universita di Siena. nella R. Universita di Sassari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico della R. Universita di Siena 12 maiieri all' anno — Abbuo lamento annuo L. 10. I. Anno 30 Luglio, 1890. N. 7. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 113 a 118. COMUNICAZIONI ORIGINALl : E. Ficalbi, Considerazioni riassuntive sulle ossa accessorie del cranio dei mammiferi e dell' uomo (con 3 fig ), pag. 119 a 135. Pei'sonale universitario. — Necrologia : Arnaldo Viti — Pag. 136. BIBLIOGRAFIA XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA {Continuaz. V. N. 6.) 2. TEGUMENTO E fftODUZIONI TEGUMENTARIE. Bossi V. — Dell'apparecchio teg'iimentario del piede nel cavallo (con tav) — Giornale di Anatomia, Fisiologia e Patologia degli Animali. Anno 22. Fasc. 1. Pag. 3-33. Fasc. 2. Pag. 74-91. Fasc. 3. Pag. 121-139. Pisa 1890. Giovannini S. --— Delle alterazioni dei follicoli nella depilazione e del modo di g'enerarsi dei peli nuovi. — Giorn. d. R. Accademia di Medicina di To- rino. Anno 53. N. 4-5. Pag. 338-342. Torino 1890. (Nota riassnntiva) . Oehl E. — Indaginudi Anatomia microscopica per servire alio studio dell'e- pidennide e della cute palmare della mano. — Annali universali di Medi- cina, Vol. CLX. Fasc. di Aprile, Maggio e Giugno. Milano 1857 (Me- moria di pag. 176, con 8 tav.). — Traduzione di P. G. Unna in: Dermato- logische Studien, 2. Reihe, 2. Heft, sotto il titolo : Zwei vergessene Ar- beiten aus der klassischen Periode der Hautanatomie (con prefazione del traduttore). Hamhourg. it. Leipzig. L. Voss, 1889. 3. SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. Antonelli Alberto — Contribute alio studio del sig'nificato morfologico e della struttura del gang'lio ciliare. Con tav. — Giorn. della Associazione dei - 114 - Naturalisti e Medici di Napoli. Anno 1; Puntata 3. Napoli 1890. Pag. 209-264. Bertelli D. — II solco intermediario anteriore del midollo spinale umano. — Pisa, Tip. Nistri, 1890. f>.t/?. Fig. 2. — Segmento occipitale di un cranio di feto umano a termine veduto dalla superfice an- teriore (faccia intracranica); piuttosto in piano. — fo foro occipitale; — bo basiocci- pitale; — es.o, es.o' esoccipitali; — s.oc sopraoccipitale; — kr modulo del Keikringio; — int.p, int.p' interparietali; — pip, pip' preinterparietali. (I) Qui mi preme fare una avvertenza. I casi normali di essere degli interparietali e dei preinterparie- tali sono quelli nei quali gli elementi lianno la poiizionc rappresentata nella fig. 1. Ma come anche le ossa *ormali dei crani normali, *pecie quelle conuettivali, possono variare per estensione reciproca, cosi pos- 131 Ora suH'apprezzamento diagnostics circa a molte ossificazioni dell'ac- cennata regione, in alcuni casi particolari, io non concordo con altri osser- vatori, che torse non tennero ben presenti i casi, che si avvicinano a quello della tig. 2, e che possono intereedere tra quello delta fig. 1 e delta fig. 2, nei modi, che tratteggiai nella seconda tesi. Gosi specialmente (1) it Marimo (2), per spiegare certi casi nei quali tra i due interparietal! esi- ste nn pezzo intercalato, che arriva at sopraoccipilale, ammette che si tratti di nn interparietale tripartite, alto svilnppo del quale abbia con- tribuito, oltre i due laterali, un cenlro accessorio mediano. Ma, come Chia- rugi ha ormai ammesso (3), quel nucleo accessorio e di natura preinter- parietale e la fig. 2 lo spiega bene; ed anche che siasaldato al sopraoccipi- tale non vi e ragione di crederlo di natura diversa. Centri di ossificazione impari e mediani non devono, almeno tanto facilmente, ammettersi per le ossa del teymen, se si eccettuano wormiani di poca importanza. Le fig. 4 e 5 portate dal Marimo lungi dal persuadermi dell' interparietale tripar- tito,mi persuadono che il preteso nucleo accessorio sono gli elementi pre- interparietali, ai quali nei cranio della fig. 5, come anche ammette Chiarngi, si sono aggiunti in avanti dei piccoli wormiani, presi da Marimo per preinterparietali. Che pensare quando in avanti del preteso nucleo acces- sorio si trova anche (come dimostrano la fig. 8 di Sergi, e la fig. 0 di Marimo) un altro osso ben svilnppato ? Non oso decidermi, ritenendo che solo osservazioni fatte nei feto (casi in via di sviluppo) potranno dar luce per la interpretazione di questi casi (4). 5.. In quanto alia quinta tesi, sul significato ontofilogenetico e quindi morfologico degli elementi preinterparietali, la cosa e pin difficile a stabi- lire che per gli interparietal!. — I preinterparietali, lo sappiamo, di regola sono solo in un piccol gruppo di mammiferi (cavallini), sono relat. fre- quenti, ma sporadici, negli altri mammiferi, e, cosa notevole, 1'uomo li presenta non solo piu sovente (a quel che io ho veduto) degli altri mam- sono rariare i suddetti elementi; ed ecco che si avranno diverse clelle varieta implicitamente accennate per la seconda tesi. Ma, mi si dira, le oss a normali non variano mai come implicitamente nello svolgimento della seconda tesi si ammette possano fare gli interparietal! e i preinteparietali. E vero; ma non si deve dimenticare che spesso la mancanza di cenogenesi, per la quale si viene a conservare la individuality degli interparietal!, e l'altra influenza, diro cosi, per la quale si vengono ad avere i preinterparietali, si linnno piii spesso in crani, o in individui, in cui si ha pur qualche altro di sordine; ed ecco perche inter- parietal! e preinterparietali possono dimo9trarsi (pure essendo tali) relativamente ad altri crani, piii di- S ordinate. (I) Anche in un suo primo lavoro il Sergi (Bill- N. 24); ma non vi ha poi insistito (Bibl. N. 38.) (2) Bibl. N. 29. (3) Veili tutto cid che a questo proposito ha giustamente scritto Chiarugi nei suoi lavori: Bibl. N. 22 e 30. [i) Si potrehbe pensare, ma non oso recisamette afl'ermarlo, che si tratti (e la Jig. 6 di Marimo me lo fa pensare) di un grosso wormiano ante-prointerparietale. 0 in altri casi (fig. 8 di Sergi?) che il terzo pezzo sia elemento sopraoccipitale, e preinterparietale quello che gli sta innanzi. — 132 - miferi, ma e oggi eonstatato che li presenta piu di sovente che non presenti individualizzati gli interparietali (1). Si ha dunque questo nel mam- mifero superiore: Che in esso i preinterparietali non si sviluppano di regola, ma piu frequentemente pero che negli altri mammiferi, e quando si sviluppa- no permangono piu facilmente degli interparietali. — Ora questi fatti osser- vabili nel mammifero superiore farebbero credere che menlre gli inter- parietali, per quanto di filogenia recente, sono di regola gia affetti di cenogenesi, che fa loro perdere la individuality i preinterparietali siano di filogenia attuale, e quindi non ancora fissati; e la loro giovinezza fi- logenetica (come ossa, cioe, che solo ora andrebbero aggiungendosi alle aitre del legmen cranii) spiegherebbe perche, quando esistono, siano piu refrattarii alia cenogenesi comune (sinostosi) delle ossa craniche (2), Ma d'altra parte poi il trovarli nei cavallini farebbe credere che non fos- sero poi tanto reeenli, e la loro presenza nell' uomo dovesse spiegarsi per quelle maniere di ricordi o similitudini, che per comodo di spie- gazione chiamai (in una precedents nota) (3), patruelismi ed omomorfismi, Ira cui quelli per convergenza di caratteri (4). Non mi pare agevole ri- solvere alio stato delle cognizioni la quistione; speriamo che ricerche e reperti ulteriori permettano di chiarire tali quistioni ontofilogenetiche. Oggi dobbiamo , circa al significato morfologico dei preinterparietali, li- mitarci a dire, come ho ridetto, che essi sono elementi del fegmcn cranii dei mammiferi relativamente assai costanti, e quindi aventi la loro im- portanza tra le ossa di ricuoprimento, per quanto siano elementi piu ac- cessori degli interparietali. 6. Circa alia sesta tesi, invio ai lavori ilaliani, anteriori al presente. Osso frontoparietale. — Cos! nel mio primo lavoro, volendo adot- tarc una denominazione anatomica giusta, chiamai quell' osso, che nelle scimmie dedla famiglia dei cebidi, non dico costantemente, ma con molla frequenza si trova, e che puo trovarsi talvolta nel cranio di altri mam- miferi, compreso Tuorno, nel sito delta fontanella anteriore, o bregmatica, o frontoparietale. — Diverse denominazioni (5) ebbe (nell' uomo) que- (!) Per quanto spesso preinterparietali e interparietali individualizzati si consociano tra loro. f2) Vedi cid che dissi a pag. 110. (3) Vedi la nota a pag. 121. (i) In ogni modo la presenzadei preinterparietali nell' uomo non pud spiegarsi mai come un atavismo perarresto di sviluppo, come inclino a ritenere alcuuo, (e Bianchi, bibl. N. 'J7, molto razionalmente si op] i e nemmeno come atavismo per non intervenuta cenogenesi, come si puo ritenere a propositi) degli interparietali. Circa poi a ritenere che, come dice il Sergi « tanto gli interparietali che i preinterparietali siano in via di disparizione come ossa distinte del cranio utnano, » io dico che occorre bene ponderare la pri- ma delle due ipotesi, che sopra ho em esso. (5) Nei lavori citali nella bibl. est. ai N. .r>.">, 61, 03, 68, 73; e Hal. ai N, 32 e 35, e specialmente negli scritti ill Gruber, (tra i quali ipiello segnato nella bibliograia est al N. 55) che si e assai accupalo di questa ossifica- i nell' uomo enei mammiferi, si parla di quest' osso e della bibliografiarelativa. Esso fu appellato: {Ossi- culum antiepilepticum daParacelso; Ossiculum verticis triangulares* Guintero; Os frantale da Blan- — 133 — st' osso, a cominciare da Paracelso, ma, come ho detto, in considerazione deJla posizione sua, la denominazione piu adatta mi sembra quella, che ho adottato. Le ricerche fatte dimostrano che quest' osso e molto raro non solo nei mammiferi (eccetto le scimmie ricordate), ma anche nell' uomo. Dagli scritti del Gruber, del Ghambellan, del Gentonze, del Bianchi si puo sapere quale percentuale abbia nei vari crani umani ; e si vedra come sia sempre molto raro. Per quanti centri si. sviluppa? In complesso (almeno cosi sembra) per un solo centro, impari ; ma non manca qualche caso nei quale appare sviluppato per due centri7 bilalerali, e cio da una qualohe importanza a quest' osso, che almeno talvolta mostrasi originato nei modi consueti delle ossa del tegmen. In questo caso si hanno due vere ossa frontoparie- tal!. — Ma chi ha parlato di quest' osso ha detto che puo essere doppio o triplo, succedendosi i pezzi d' avanti in dietro, ossia essendo essi im- pari e mediani. Ora questo fatto (e non v'e bisogno ch' io ne spieghiil perche) dimostra subito che si e l'atta confusione considerando i singoli pezzi parti dello stesso osso frontoparietale; essi sono entita diverse, che possono chiamarsi primo, secondo, terzo osso frontoparietale ; non sono, come invece sono i due centri bilateral!, parti di un solo e medesimo osso. Circa alia forma deli' osso irontoparietale (lasciando di pnrlare degli altri mammiferi) diro che, quando e classico, nelle scimmie e nell' uomo, si presenta di forma romboidale. Ma questa forma, specie nell' uomo, puo variare, (vedi Gruber e Gentonze) e cosi possono variare i suoi li- miti; in generate esso e sempre piu interparietale che interfrontale. Non mi estendo di piu su quest' osso, riconcludendo che la ossifica- zione frontoparietale, che puo trovarsi con frequenza nei cebidi, e spo- radica e rara negli altri mammiferi, compreso 1'uomo, ci sta a dimostrare un osso accessorio, di minore dignita delle ossa accessorie indietro ricor- date, ma non ancora da riporsi nei veri wormiani — (e la sua presenza, tuttoche sporadica, nei mammiferi di tutti gli ordini, oltreche la sua fre- quenza nei cebidi dimostra cio), — per quanto possa dirsi che esso segna passaggio dalle ossa accessorie piu elevate ai wormiani. * » Si entra ora nei dominio delle ossa wormiane, in grande maggioranza pertinenti al cranio dell'uomo. (1). din; Os interfrontale da Boianus ; Os interparietale anterius da Cuvier; Os fonUculi frontalis da Gruber; Osso bregmatico da Gentonze ; e taccio di qualche altra denominazione. (1) Rarissimi sono i wormiani negli altri mammiferi (specie sotto le scimmie) ; cosi ha costatato Corvenin, ed ho coustatato anch' io. - 134 - Anche tra le ossa wormiane se ne hanno delle superiori, o piu ele- vate, caratterizzate speeialmente da una certa regolarita nella forma, nella sede, nel modo e nella freguenza di comparire; e delle inferiori, o pin basse, nelle quali si ha sempre irregolarita e accidentalita. La importanza morfologica di tutte queste ossa per quanto un po' maggiore per le supe- riori, non e mai grande. — Possono deiinirsi: Ossitlcazioni che per essere pertinenti piu speeialmente al solo cranio umano, sono fuori di ogni cagione ereditaria, e che, anche nel cranio delPuomo, rappresentano sempre nuclei ossei accidentali, e senza valore morfologico. (1). Mi riporto, circa alle ossa wormiane (2), alia tabella, che gia ne detti, e ch'e la seguente: I worm, regoi.l^- ^ssa epipteriche (worm, epipt.). Ossa wormiane o ) 'III. Ossa crotatali (worm, crot.) access! trie infer. iworm. infer. Jill. Worm, dell'obelion. — Worm, mediofrontale, f ed irregol. I — Altri worm, fontanellari o suturali irregolari. Ossa epipteriche. — Riguardo a queste ossa che tra le wormiane, sono le superiori, dibattero, lo dico subito, anche qualche problema, che si e- leva dalle ossa wormiane. Sulla faccia esterna del cranio umano, in corrispondenza del la re- gione temporale, ad ambo i lati, e nolo che esiste nel feto una fontanella, che dicesi sfenoidale da molti anatomici, e che piu propriamente puo dirsi sqiiamo-sfeno-fronto-parietalc. Nell'adulto poi, in corrispondenza di quesla fontanella si costituisce il cosi detto yterion dell'antropologia, il quale e quella « regione della fossa temporale, ove n'incontrano quatlro ossa: frontale, temporale (queste due generalmente a distanza), parietale e sfe- noide. (3). » II limite inferiore della fontanella e dato dal margine supe- riore della grande ala sfenoidale (osso alisfenoide). Ora in corrispondenza di questa fontanella (nella quale, come ho anch'io eonstatalo, non gi estende affatto la cartilagine alisfenoidea, e ch'e per conseguenza pretlamente membranosa, e di cio vedremo 1'importanza) puo nel feto originarsi una ossificazione, che nei casi tipici, quasi ne prende la forma, e che deve dirsi ossificazione epipterica. (4). (1) Pozzi (Diet encycl. Sc. m.) divide i wormiani in veri e falsi I primi sono punti di ossificazione accidentali e sopraggiunti: e sla bene. I secondi sarebbero centri di ossificazione, che invece di saldarsi all' osso, dal quale dipendono, rimaagono indipendenti; tali gli interparietal!. Din'i che questi wormiani sono realnienle tanto falsi, cbe nun sono wormiani. (2) Delle parti superiori o lateral] del ttgmen. (3) Topinard, Anthrop. (4i Se iii.ii erro, ebbe questa denominazione da Flower. — 135 — Ho istituito nell'uomo ricerche su crani di feto e di neonato a propo- siti) delle ossificazioni della fontanella sfenoidale, ed ecco le conclusioni, alle quali sono giunto. Su 42 crani (1) di feti da4mesi divita intrauterina alia nascita, e di bambini dalla nascita all'eta di circa un anno, ne trovai otto, die pre- sentavano ossificazioni accessorie nella fontanella sfenoidale. Noto subito die quesli crani sono o di feti molto vicini alia nascita, o di bambini dalla nascita a un anno. II che dimostra che le ossificazioni accessorie della fontanella sfenoidale sono tardive a formarsi (2). Noto anclie che nella serie dei 42 crani esaminati (o in qualcun altro esaminato dopo) alcuni ne ho trovati che nella fontanella presenta- vano varie granulazioni ossee, che non erano veri epipterici ma che do- vevano avere la loro importanza, unendosi ai vari ossi confluenti, nella chiu- sura della fontanella; ho, cioe, constatato che da granulazioni ossee da non potersi prendere in considerazione si passa ad ossificazioni fon- tanellari pin concludenti, e da queste via via all1 epipterico tipico. Gio premesso (ed ha la sua importanza) vengo agli otto crani, che presentavano ossificazioni accessorie ben nette. Uno presentava un nucleo fontanellare ben sviluppato, e che jo consi- dero V epipterico tipico] esso, per quanto si estenda un po' phi posterior- mente, sia, cioe piu compreso nell'angolo fontanellare squamoparietale, tocca tutte e quattro le ossa limitanti la fontanella. Slabilisco che carattere dell 'epipterico tipico e di toccare tutte e quattro le ossa del pterion, a- lisfenoide, frontale, parietale, squamoso. Due altri crani — (e due altri veduti poi) — presentavano un nucleo ben sviluppato, che toccava tre ossa sole, cioe non il frontale. Lo chiamo epipterico posteriore. E stabilisco che carattere dell' epipterico posteriore e di toccare tre ossa del pterion, ma non il frontale. Un altro degli otto crani presentava un nucleo ben sviluppato subito sopra al margine dell'alisfenoide, ma molto anteriore, in modo che era siluato tra alisfenoide, frontale e parietale, ma non toccava lo squamoso. Lo chiamo epipterico anteriore E stabilisco che carattere dell' epipterico anteriore e di toccare ire ossa del pterion, ma non lo squamoso. (Continua) (1) Sono crani appartenenti al Museo anatomico di Siena, messi a mia disposizione dalla gentilezza del Prof. Chiarugi. (2) II che e confermato anche dalle ricerche di Bianchi (bibl. N 31); ed io direi che in media si for- mano dal settimo raese alia nascita. — 136 — PERSONALE UNIVERSITARIO PER LA ZOOLOGIA E LA ANATOMIA R. Universita di Pisa ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA : Prof. Guglielmo Romiti, Direttore Dott. Giulio Valenti, 1. Dissettore Dott. Dante Bertelli, 2. Dissettore. Prof. G. Romiti, pred., insegnante di Anatomia topografica. Gabinetto Zoologico-Zootomico : Prof. Sebastiano Richiardi, Direttore Prof. Giovanni Baraldi, Aggregate Dott. Oscar De-Visart, Aiuto. SCUOLA SlJPERIORE DI MEDICINA VeTERINARIA Gabinetto di Anatomia dei Vertebrati Domestic! : Prof. Luigi Lombardini, Direttore Dott. Virginio Bossi, Aiuto. Con quel dolore, che viene da una lunga ed intima amicizia, annunziamo che il 13 del corrente mese cessava di vivere, appena trentenne, in Siena, sua patria, il Dottcre ARNALDO VITI Aiuto e Incaricato dell' inseg'namento delle Istituzioni di Anatomia Patologica in questa R. Universita. Buon nome si era gia acquistato nella seienza e le piu liete speranze aveva fatto concepire di se per 1' ingegno, per la cultura, per la ferrea volonta, per la tenacia dei propositi. A molti pregevoli scritti di Anatomia patologica e raccomandata la me- moria del nostro amico. Qui ci limiteremo a eitare due lodati lavori di Mor- fologia normale da lui eseguiti nell' Istituto Anatomico di Siena, diretto allora dal Prof. Romiti, del quale era carissimo allievo : 11 nervo depressore nell' uonio e negli altri mammiferi. Ricerche di morfologia comparata; con 7 tav. — Memorie della Soc. Tosc. >Ji Scienze NaturaU. Pisa. Vol 6. 1SS4. — V. anche in. Archives Italii nnes de Bixslogie. Turin 1884. V amnios umano nella sua genesi e struttura, in rapporto all' origine del liquido amniotico. Tesi. Cor una tav. — Siena 1x80. Vanno pure ricordate di lui, come attinenti alle nostro materie, le seguent memorie : Nuove osservazioni e considerazioni salle anomalie congenite delle valvule serailunari del cuore (con fig. j. — Lo Sptrimentale, Firenee 1880. Contribuzione alio studio dei vi/.i di conformazione per persistenza ilel condotto onfalo-mesenterico. Con tav. — Alii della ffi. Accademia dei Fisiocritici. Serie 3. Vol. 4. Siena 1887. Giulio Ciiiarugi, responsabile. Siena 1890, Tip S Bernardino Monitors Zoolonco Italian (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Prof, di Anatomia umana nella R. Universita di Siena. Engenio Ficalbi Prof, di Anat. coroparata e Zoologia nella R. Universita di Sassari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istttuto anatomico delta P. Universita di Siena 12 numeri all' anno — Abbuouamento annuo L. 10. I. Anno 30 Agosto, 1890. N. 8. SOMMARIO — BIBLIOGRAF1A, pag 119 a 141. — SUNTI E R V1STE : Lachi, Contributo alia istogenesi della nevroglia nel midollo spinaJe del polio. — Morselli, Sulla fossetta vermiana nei primati. — Note di tecnica istologica : Bergonzini, Nuovi metodi di colorazione multipla in istolo- gia. — Fianese, Nuovo metodo di colorazione doppia (carminio e picronigrosina). — Pag. 14t a 144. CO.MUNICAZIONI ORIGINALI : E. Ficalbi, Considerazioni riassuntive sulle ossa accessorie del cranio dei manimiferi e dell' uomo, con 3 fig. [Coniinuaz . e fine). — E. Giaoomini, Snlle glandule sali- vari degli Uccelli. Ricerche anatomo-embriologiclic; con tav. — Pag. 144 a 103. Personale universitario, pag. 104. BIBLIOGRAFIA l. XVI. Vertebrati. {Continuaz. V. N. 6 e 7.) III. PARTE ZOOLOGICA. ■ Parte Generale. — Fauna. Galli V. B. — Materiali per la fauna dei vertebrati valtellinesi. — Sondrio tip. E. Quadrio, 1890. 16 o p. 179. 3. — Pesci. Doderlein P. e Riggio G. — Rinvenimento del Callionymus phaeton, Giinther, nelle acque del g-olfo di Palermo (con tav.). — II Naturcdista Siciliano Anno 9. N. 6. Palermo, Marzo 1890. Pag. 133-139. Levi Morenos D. — Notizie ed appunti algo-ittiologici. — Notarisia, Commen- tarium phycologicum, Eivista bimestrale. Anno 5. N. 18. Venezia, 30 A- prile 1890. Ninni A. P. — Sopra nn pesce forestiero (Gadus aeglefinus) comparso sul mer- cato di Venezia. — Boll. d. Societa Adriatica di Scienze Naturali. Vol. 12. Pag. 1-2. Trieste '1890. V. anche Eivista Italiana di Sc. Naturali. Anno 10. N. 3. Pag. 32-33. Siena 1890. Vinciguerra D. — Viagg-io di Leonardo Fea in Birmania e reg-ioni vicine. — 138 — Pesci. — Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Serie 2. Vol. 9. 1890. Con tav. Vinciguerra D. — Intorno ad alcune specie di pesci raccolte dal Dott. E. Stas- sano presso la costa occidentale del Sahara. — Roma, tip. Botta, 1890. {Annali d. Minist. di Agricoltura, Industria e Commercio, N. 172.) 4. — Anfibii. Boulenger G. A. — Description of a new Batrachian of the genus Leptobra- chium, obtained by M. L. Fea in the Karens mountains, Burma. — Ge- nova, tip. Sordo-Muti, 1889. 8.° p. 3. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova. Serie 2. Vol. 7. (27) 1889. 6. — Uccelli. Arrigoni Degli Oddi E. — Notizie sopra un melanismo dclla quaglia comune (Coturnix communis, Bonnat. — Si/noicus Lodoisiae, Verr. et 0. Des Murs.) con tav. — Atti d. Societd Veneto-Trentina di Scienze Naturali. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 136-141. Padova, 1889. Arrigoni Degli Oddi E. — Notizie sopra un ibrido rarissimo (Dafila acuta, Linn. X Querquedula crecca, Linn.); con tav. Atti d. Societd Veneto-Trentina di Scienze Naturali. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 132-135. Padova 1889. Arrigoni Degli Oddi E. — Studi sugli uccelli uropterofasciati (con 3 tav.) — Atti d. Soc. Veneto Trentina di Scienze Naturali. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 240- 259. Padova 1889. Arrigoni Degli Oddi E. — Un ibrido nuovo nella famiglia delle anitre (Mareca penelope, Linn, e Querquedula crecca, Linn.) con tav. — Atti d. Societd Italiana di Scienze Naturali. Vol. 33. Fasc. 1. Pag. 17-19. Milano 1S90. Arrigoni degli Oddi E. — Notizie sopra un Ligurinus chloris L. ed una Alauda arrensis L. anomali nel rostro; con 5 fig1. — Rivista ital. di Sc. Naturali e Doll. d. Naturalista. Anno 9. N. 21. Pag. 260-261. Siena 1889. Arrigoni degli Oddi E. — Notizie sopra le peregTinazioni autunnali della Ghian- daja (Garrulus glandariics, Linn.) nella Provincia di Padova, in un quin- quennio di osservazioni, 1885-89. - Boll. d. Naturalista, Suppl. alia Rivista italiana di Scienze Naturali. Anno 10. N. 6. Siena 1890. Arrigoni degii Oddi E. — Su di un maschio adulto Ai Hirundorustica'Lmn. colle timoniere esterne straordinariamente allungate (con fig.) — Rivista Ital. d. Scienze Naturali. Anno 10. N. 5. Siena 1890. Bonomi A. — L'invasione dello storno roseo (Pastor roseus L.) in Europa, nella state del 1889. — Boll. d. Naturalista, Suppl. alia Rivista Italiana di Scienze Naturali. Anno 10. N. 5. Siena 1890. Bonomi A. — Notizie ornitologiche, raccolte nel Trentino durante il 1889. — Boll. d. Naturalista, Siqyp. alia Rivista Ital. di Sc. Naturali. Anno 10. N. 1. Siena 1890. Brogi S. — Tordo dorato o tordo a squame capitato nei dintorni di Siena.— Rivista ital. di Sc. Naturali e Boll, del Naturalista. Anno 9. N. 22. Pag. 272-274. Siena 1889. Dei A. - Lacolombella (Columba oenas, Lin.) ed il piccione torra,io\o (Columba livia, BrissJ — Rivista Ital. di Sc. Naturali e Boll. d. Naturalista. Anno 10, Fasc. 6. Estr. Siena 1890. — 139 — Gasparini V. — Sulle specie piu rare della avifauna marchigiana; descrizioni e ricerche. — Fano tip. Cooperativa, 1889. 8.0 p. 40. Mariacher G. e Dal Nero V. — Due Tetraonidi veronesi che scompaiono. — Rivista ital. di Sc. Naturali e Boll. d. Naturalista. Anno 9. N. 23. Pag. 288. Siena 1889. Lessona M. — Storia naturale illustrata. Gli uccelli. — Milano, tip E. Son- zogno ed., 1890. 8.0 fig. Pag. 863. Martorelli G. — Nota ornitologica sopra alcuni esemplari del gen. Limosa, appartenenti alle specie L. Lapponica, Linn, e L. uropygialis, Gould (con tav.). — Atti d. Societa Italiana di Scienze Naturali. Vol. 33. Fasc. 1. Pag. 21-40. Milano 1890. Pavesi P. — Calendario ornitologico pavese 1889-90. — Pavia, 1890. Tip. Succ. Bizzoni. 8.° pag. 12. Estr. dal Bollettino Scientifico. Anno 12. N. 2. Salvadori T. — Descrizione di tre nuove specie di uccelli, raccolte nei monti Carin da Leonardo Fea. — Genova, tip. Sordomuti, 1889. 8.0 p} 2. Estr. da Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova. S. 2, vol. 7 (21) 1889. Salvadori T. — Uccelli raccolti nei monti Carin a Nord-Est di Tounghoo nel Pegu presso Rangoon e Tounghoo e nel Tenasserim presso Malewoon. — Genova, tip. Sordomuti, 1889. 8.® p. 12. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova. S. 2. Vol. 7 (21) 1889. Salvadori T. — Aggiunte alia ornitologia della Papuasia e delle Molucche. Parte I, (Accipitres, Psittaci, Picariae); Parte II, {Passeres). — Torino, E. Loescher ed. 1889. 4.° p. 161. Est'-, d. Memorie d. R. Accademia d. Scienze di Torino. Serie 2. Tomo 40. Sappa M. — I colombi Reggianini, le piche danesi . — Mondovl, tip. Ghiotti, 1889. 8.0 p. 19. con tav. Vallon G. — Escursioni ornitologiche nel Friuli. 2. Serie. — Boll. d. Societa A - driatica di Sc. Naturali. Vol. 12. Pag. 59-121. Trieste 1890. 8. — Antropologua ed Etnologia. — Rendiconti d. Societa Italiana di Antropologia, Etnologia e Psicologia com- parata. — Archivio per la Antropologia e la Etnologia. Vol. 19. Fasc. 3. Firenze 1889. Pag. 541-565. — Si notano in particolare: le osservazioni di Regalia, a proposito di un « caso di sacralizzazione incompleta fra la 6. e la 7. v. cerv. » comunicato da Bianchi ; la comunicazione di Danielli intorno ad alcuni metodi di misurazione della capacita craniale; osservazioni di Modigliani intorno agli abitanti di Nias; una discussione intorno alia razza papuana fra Mantegazza, Giglioli e Sommier. Bodio. — Cenno bibliograiico dell'opera del Prof. E. Levasseur, intitolata « La population franchise. » — Atti della B. Accad. d. Lincei. Rendiconti. Vol. 6. Sem. 1. Fasc. 8. Pag. 213-280. Roma 1890. Galeno A. — Crani saraceni: nota prev. — Padova, tip. f.lli Salmin, 1889. 8.0 p. 13. Giglioli E. H. — Alcune notizie intorno agli ariani primitivi " Siah Posh „ abitanti il Kafiristan. — Archivio per V Antropologia e la Etnologia. Vol. 19. Fasc. 3. Pag. 441-448. Firenze 1889. — uo - Marconi G. — Studio comparative tra l'organismo dell' uomo e quello della donna in rapporto alia anatomia, flsiologia e patologia. Fasc. 1-3. — Civitanova-Marche, Natalucci ed. 1889. 8.0 p. 1-96. Ottolenghi S. — Nuovi studi sull'identita (Canizie, Calvizie, Rug'he). — Rivi- sta Sperimentale di Freniatria e Medicina Legale, Vol. 15, fasc. 2-3, parte 2., pag. 217-252. Reggio Emilia 1889. Sergi G. — Sopra un cranio deformato scoperto nel Bolog'nese. — Boll. d. R. Accademia medica di Roma, Anno 16, fasc. 2-3, Roma 1890. Pag. 115. Sergi G. — Sopra un cranio deformato (con 1 tav.). — Roma Tip. Fratelli Centenari, 1890 (Estratto dagli Atti della R. Accademia medica di Roma. Anno XVI, Vol. V, Serie II. ) Pag. 7. Sergi G. — Crani Siamesi (con fig-.). — V. M. Z. N. 7 Pag. 116. Appendice. — Antropologia applicata allo studio dei pazzi, DEI CRIMINALI, ETC. Arno C. — Principali anomalie riscontrate su 151 minorenni detenuti alia Ge- nerala (Torino). — Arch, di Psichiatria, Scienze Penali ed Antrop. cri- minale. Vol. 11. Fasc. 1. Pag. 97. Torino 1890. Belmondo E. — L' antropologia criminale di fronte ad una recente critica. Rassegna critica. — Rivista speriment. di Freniatria e Medicina Legale, Vol. 15, fasc. 2-3, parte 2, pag. 259-272. Reggio- Emilia, 1889. De-Albertis 0. — Cervelli di suicidi e di tatuati. — Arch, di Psichiatria, Scienze Penali ed Antrop. criminale. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 205-206. Torino 1890. Ferraz de Macedo F. — Capacite cranienne dans 3 categories d'individus por- tugais contemporains — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antro- pologia Criminale, Vol. X, fasc. V, pag. 527. Torino 1889. Ferraz de Macedo F. — Notes sur quelques anomalies craniennes dans une serie de 1000 cranes portugais contemporains. — Archivio di Psichiatria, Scienze Penali ed Antropologia criminale. Vol. X, fasc. III-IV, pag. 392. Torino 1889. Giacomini C. — I cervelli dei Microcefali (con tav. e fig.). — V. M. Z. N. 3. Pag. 46, e N. 7. Pag. 114. Lombroso C. — Rughe anomale speciali ai criminali. — Arch, di Psichiatria, Scienze Penali ed Antropologia Criminale. Vol. 11. Fasc. 1. Pag. 96. To- rino 1890. L. C. — Anomalie di Carlotta Corday e del Generale Ramorino. — Arch, di Psichiatria^ Scienze Penali ed Antrop. criminale. Vol. 11. Fasc. 1. Pag. 96-97. Torino 1890. Mingazzini G. — Osservazioni intorno al cervello di un idiota (con fig.). — V. M. Z. N. 7. Pag. 114. Morselli E. — Anomalie dell'osso occipitale in 200 crani di alienati. — V- M. Z. N. 7. Pag. 116. Ottolenghi S. — 11 maneinismo anatomico nei criminali. — Arch, di Psichia- tria, Scienze Penali ed Antrop. Criminale. Vol. 10. Pag. 619-620. To- rino 1889. — 141 — Oltolenghi S. — Caratteri antropologici di 100 rci per rivolta. — Arch, di Psichiatria, Scienze Penali ed Antrop. criminate. Vol. 11. Fasc. 2. Pag. 204-205. Torino 1890. Riccardi P. — Programma del corso libero di Antropologia e Sociologia eri- minale. — Modena, 1889-90. Venturi S. e Pellegrini R. — I piedi nei pazzi. — Giomale inter nazionale delle Scienze mediche. Anno 12, Fasc. 5. Napoli, Marzo 1890. Zampa R. — Delia comparazione dei caratteri fisici dei delinquenti e dei non delinqxienti. — Rivista di Discipline carcerarie. Anno 20. N. 4. Pag. 73-105. Roma 1890. SUNTI E RIVISTE P. Lachi. — Contribute* alia istogenesi della nevroglia nel midollo spinale del polio — Memorie della Societd Toscana di Sc. Naturali . Vol. 11. Pisa 1890. L' Au tore si propone di stndiare 1' origine embrionale della nevroglia e a tale oggetto, fatta una rassegna delle idee che ban dominate su tale argomento, dimostra che alio stato attuale della scienza le opinioni trovansi ancora in discrepanza. In un capitolo espone la tecnica adoperata per le sue ricerche, la quale ba consistito nel processo di Golgi colle modificazioni di Ramon y Cajal e in vari proeessi di fissazione e colorazione. Descrive poi quali sono le maniere varie di presentarsi della nevroglia e dei suoi elementi nel midollo spinale del polio adulto e infine le varie fasi, che attraversano gii elementi di nevroglia per raggiungere lo sviluppo completo dai primi giorni di cova- tura sino ad alcuni giorni dopo la nascita. Risulta da queste ricerche che vi sono due fasi nello sviluppo della inte- laiatura del midollo spinale; la prima rappresentata dai primi otto o nove giorni di covatura, nella quale puo dirsi esistere una nevroglia embrionale, di origine ectodermica rappresentata dagli spong-ioblasti. La seconda fase comincia verso 1' ottavo o nono giorno di covatura e seguita fino dopo la nascita. In questa sono elementi mesenchimali, quelli cioe che costituiscono la pia meninge, che si insinuano nella sostanza bianca e che dalla periferia si diffondono verso il centro nervoso; questi in parte per penetrazione dai di fuori, in parte per via di scissione indiretta aumentano in modo notevolissi- mo e vanno cosi a sostituirsi agli spongioblast! di origine ectodermica. Dopo la nascita a questa specie di elementi se ne aggiungono anche altri di ori- gine vascolare (leucociti e cellule endoteliali). L' autore non si pronunzia sulla sorte ultima degli spongioblasti, dei quali pero ha potuto osservare una specie di disfacimento. Percio secoudo 1' Autore la nevroglia nel midollo spi- nale del polio adulto sarebbe di origine mesenchimale e di natura connet- tivale. L. — 142 — E. Morselli. — Sulla fossetta vermiana nei prima ti. — Atti d. Societa Ligu- stica di Scienze Naturali e Geografiche, Vol. 1, Fasc. 2. Genova 1890. L'A. riassume nel seguente modo le sue osservazioni: " L' Albrecht non e nel vero quando afferma che tutte le scimie, salvo le tre grandi antropo- morfe presentano la fossetta vermiana. Non solo si danno casi di Ibssetta anche Ira i gorilla e gli orang (tralaseio i chimpanze, dove forse non ne vidi esempio, stante la scarsezza numerica dei cranii esaminati), ma vi sono pure gibboni e altre scimie catarrine che ne possono eventualmente mancare. Tut- tavia, e verissimo che la fossetta mediana dell'occipitale deve considerarsi come una peculiarita morfologica propria solo dei mammiferi inferior! : nei primati sembra che essa vada facendosi sempre meno frequente e meno di- stinta di mano in mano che noi ci eleviamo verso il tipo antropomorlb, e giunti a questo tipo noi la veg-giamo presentarsi pin raramente sino a che non si incontra piu che per anomalia. Qualora si disponessero in serie tutte le varie categorie di mammiferi, si avrebbe questa scala discendente per rispetto alia frequenza della fossetta il- lustrata dal professore Lombroso: 1. Fossetta costante, e quindi da considerarsi come conformazione normale : mammiferi inferiori, cioe: monotremi, marsupiali, sdentati, ungulati, sirenidi, carnivori, roditori, insettivori, chirotteri (proboscidei ? ). 2. Probabilmente sempre costante : primati del sottordine degli esperopitecini o platirrine; e sottofamiglia dei cercopitecini nel sottordine degli eopi- tecii o catarrini. 3. Costante con qualche rarissima assenza: sottofamiglie dei cinomorfi e dei semnopitecini. 4. Ordinariamente presente, ma non senza numerose assenze : sottofamiglia degli ilobati. 5. II piu delle volte mancante, ma con numerosi casi di presenza : gorilla, chimpanze, orang, razze umane inferiori, uomini degenerati di razza superiore (pazzi, delinqnenti, idioti). 6. Quasi sempre mancante, e solo rappresentata da rari casi anomali : uo- mini di tipo alto. In conclusione, siccome il tipo antropoide si specifica neU'encefalo me- diante una progressiva scomparsa dei caratteri morfologici inferiori, e chiaro che la diminuzione del vermis cerebellare e la conseguente cessazione di rap- porti suoi colla superficie interna del cranio, debba cominciare gia nelle grandi scimie antropomorfe del genere Simla e Troglodytes, ed accentuarsi nelle stcsse razze o sottospecie del genere Homo, di mano in mano, dalle piu basse alle piu alte. » [Come si vede, l'egregio A. e della opinione che la origine della fossetta occipitale media sia, in ogni caso, da l'icercare nei rapporti fra il verme ce- rebellare e la superficie occipitale. Per i mammiferi all'uomo inferiori consen- tiamo in questa idea, ma neH'uomo non pochi casi di fossetta occipitale me- dia si costituiscono invece per l'esistenza e l'esagerato sviluppo del nodulo del Kerkringio, che si insinua piu del consueto fra le due meta del sovraocci- pitale. In qucsti casi la fossetta occ. in. non puo, come altrove cercammo di dimostrare, esser considerata omologa a quella degli altri mammiferi e ad U3 — essa non si pud attribuire il valore di carattere atavico. Negli altri casi, quando cioe il suo sviluppo e dovuto ai rapporti col verme ipertrofico , ed e quindi omologa alia f. occ. m. degli altri mammiferi, possiamo considerarla come anomalia atavica, non in se, ma in quanto e variazione correlativa ad un fcnomeno di atavismo, alia riconiparsa cioe di un verme ipertrofico. Chiarugi.] NOTE DI TECNICA iSTOLOGICA 1. — E. Bergonzini — Sopra alcuni nuovi metodi di colorazione multipla in istologia — Atti delta Societd del Naturalisti di Modena. Serie III. Vol. IX. Anno XXIV. Fasc. 1. Modena 1890. 2. — G. Pianese — Nuovo metodo di colorazione doppia (carminio e picro- nigrosina) — La Biforma Medica. Anno VI. Num. 153. Napoli 1890. 1. L'A., alio scopo di trovare un metodo di colorazione multipla, che fosse di facile attuazione, ha istituite numerose ricerche, sia adoperando i co- lon coinponenti il liqnido d' Ehrlieh, sia ripetendo i metodi di colorazione multipla consigliati da Griesbach. Con tal mezzo ha potuto veriflcare che fra le colorazionl suggerite da Griesbach sono preferibili quelle col verde di metile e giallo di metano, o soli, o uniti ad altri colori basici (safranina, vio- letto cristallizzato). Quanto ad altri mezzi di colorazione multipla, i risultati migliori si ottengono nel modo che segue : Si preparano tre soluzioni acquose separate di verde di metile, di fucsina acida (Weigert), e di arancio oro (Griesbach) nella proporzione di 20 centigr. di sostanza colorante in 100 gT. d'acqua. Si mescola una parte della soluzio- ne rossa con due parti della verde e due della gialla: si filtra poi la miscela a traverso al cotone e si ha cosi un liqxiido limpidissimo, color bruno verda- stro, che si conserva per molto tempo anche alia luce e che si adopera senza altra aggiunta. Le colorazioni riescono nel miglior modo possibile quando i pezzi siano fissati con alcol assoluto, o con sublimato corrosivo o colla mescolanza di a- cido picrico nitrico; mentre si hanno risultati meno soddisfacenti, se la fissa- zione venne fatta con bicromato o peggio ancora, con liquido di Flemming. — Le sezioni, siano libere, o attaccate sul vetrino devono restare nel colore dai 3-10 minuti e non piu; si lavano quindi in acqua per 1 o 2 minuti, si di- sidratano con alcool assoluto (minuti 2-2 1x2), poi, rischiarate con creosoto (lp2 minuto) e lavate in esssenza di trementina per togliere il creosoto, si montano in balsamo al cloroformio. Per la buona riuscita del processo avverte 1* A. che le sezioni devono esser trattenute assai brevemente nel creosoto, se non si vuole che scompaia ogni traccia di verde metile, e non deve adoperarsi olio di garofani ne bal- samo al xilolo. Con il metodo suesposto si possono avere delle bellissime colorazioni mul- tiple, che riescono assai eleganti e molto istruttive, in specie se si tratti di — 144 — organi dell'apparato digerente, respiratorio etc. Assai meno si presta questo metodo per lo studio del cervello e midollo spinale, mentre puo dare buoni risultati per preparazionl embriologiche, puo esser di sussidio in osservazioni anatomo-patologiche, e puo inflne riuscir molto utile perl'esame a fresco del sangue umano, ed in particolare per lo studio dei globuli bianchi, i quali mostrano con evidenza le loro diverse forme. Puo avvenire talora clie la preparazione apparisca prevalentemente colo- rata in verde, sia per scarsezza di connettivo, sia per abbondanza di nuclei, sia anche perche il connettivo, come in molti tessuti embrionali, non prende il suo colore caratteristico (rosso porpora). In tal caso si dovra modificare il processo, tenendo le sezioni da cinque minuti ad un' ora in allume carminio ordinario e lavandole poi ripetutameute in acqua stillata, prima di passarle nel colore gia detto. 2. Per questa doppia colorazione si coloriscono prima le sezioni con car- minio di Beale e con quelle litico di Orth, o con quello neutro; quindi dopo averle decolorate in alcool acido, lavate ia acqua e disidratate con alcool assoluto, si passano in una soluzione alcoolica di picronigrosina preparata nel modo, che segue. Si mescolano due parti della soluzione di picronigrosina Martinotti con una parte di acqua di anilina; si lascia evaporare la miscela. Dopo due giorni si depositano dei cristalli lunghi, quadrangolari, nerastri, i quali van- no ridisciolti per ogni grammo in 100 di alcool rettificato. Da questa nuova soluzione, pure per evaporazione, si ottengono dei cristalli quadrangolari, levigatissimi, di color verde oliva, solubili in alcool, in acqua ed etere. E con questi cristalli che si prepara una soluzione alcoolica all1 1 0[0, da scrvire per la doppia colorazione, di cui sopra. Le sezioni si tengono in questa soluzione alcoolica di picronigrosima, tin- che non abbiano presa una tinta tra il marrone ed il rossastro, si decolorano in una soluzione alcoolica all' 1 0[0 di acido ossalico Schron , si disidratano in alcool assoluto, si rischiarano in olio di bergamotto o di garofani e si mon- tano in balsamo. Staderini. C0MUN1CAZI0NI ORIGINALI. E. FlCALBI C0.NSIDERAZ10N1 RIASSUNTIVE snlle ossa accessorie del cranio dei mammiferi e dell' uomo. (Continuaz. e fine. V. N. preced.) Un quinto cranio presentava (!) duo ben sviluppati nuclei subito so- pra al margine dell'alisfenoide. In qucslo cranio si avcvano i due epip- (1) Da mi lato. Dall'allro aveva un nucleo solo ben sviluppato. - 145 - teric-i, l'anteriore'e il posteriory ed esso sta anzi a dimostrare la reale esistenza di queste due unita ossee, die ora van separate, ora unite. Restano, degli otto, tre crani, i quali han la loro importanza. — Uno, di feto prematuro, presentava in una gTande fontanella, un nueleo, (che crescendo sarebbe divenuto un epipterico tipico), cosi ben posto nel mezzo del margine dell'alisfenoide, e cosi sul punto di saldarvisi, che benis- simo dimosfrava come le ossificazioni epipteriche siano nuclei complemen- tari di ossificazione del margine fontanellare delV alisfenoide. — Gli allri due crani mostrano nella fontanella I'uno due, Faltro un nueleo osseo; ma sia i due, come 1' unico nueleo osseo appaiono non essere ossifica- zioni epipteriche, sibbene, per la posizione loro appaiono con tut la evidenza come nuclei complcmentari di ossificazione dell'angolo infero- anteriore del parietale. Dunque nella fontanella sfenoidale oltre le vere ossilicazioni epipte- riche, che sono nuclei complement ari di ossificazione dell'alisfenoide, — si puo avere uno o due nuclei ossei, da non confondersi con gli epip- terici, dei quali sono molto pin rari, che sono nuclei complement ari di ossificazione dell'angolo del parietale. Qui, per incidenza, prima di seguilare, devo aceennare a un altro falto riscontrabile nella fontanella sfenoidale: l'angolo posteriore o fonta- nellare del frontale, appare in un cranio dei 42 come un pezzetto quasi stac- cato, e in tutti quasi come un ossetto da poco saldato al frontale, dal quale e diviso da un solchettino. Che e questo apparente centro osseo ?Lo diro poi. Nei feti umani adunque, per riepilogare, possono nella fontanella sfe- noidale svilupparsidelle ossificazioni epipteriche, o come epipterico tipico, o come epipterico anteriore, o come epipterico posteriore, o come due epip- terici, anteriore e posteriore. Queste ossificazioni sono relativamente fre- quenti, ma non costanti. Dall'epipterico tipico si pud passare per gradi a granulazioni ossee non degne di considerazione. Per natura loro gene- tica le ossificazioni epipteriche sono (e in cio concordo pienamente con Bianchi (1) e con Marimo e Gambara (2), ed avevo espresso gia prima dei loro scritli a chi di interesse la mia opinione a voce) di origine connettivale o membranacea. Lo scopo di tali ossilicazioni appare, almeno tipicamente, come ho delto e come hanno merito di ammettere molto ra- zionalmente Marimo e Gambara, quello di costituire punti ossificativi com- plementari membranacei del margine superiore delle ossa alisfenoidi, che cosi si completano in alto nella fontanella. — Nella fontanella sfenoidale (1) Vedi Hihl. N. 31 e 42. (2) Bihl. N. 33. — 14-6 - poi possono trovarsi raramente nuclei oomplementari di ossificazione del- I'angolo parietale, e 1'angolo del frontale puo sembrare originato da un nucleo speciale. E tutto cio non deve esser confuso con le ossificazioni epipteriche. Nella fig. 3, die devo alia cortesia del Prof. Baraldi, si vede be- nissimo quelle, die per me e Tepiplerico:essoeTossificazionesegnatas/b(l). Fig. 3. — Cranio di feto a termine visto di lato./ frontale; p parietale; s squamoso ; osf orhito- sfenoide; as/ alisl'enoide ; sfo osso epipterico tipico. Gosi e veduto come passan le cose nel feto umano. — Ora si presenta una quistione, die ha attinenza alia imporlanza da darsi alle ossificazioni e- pipteriche: Le ossificazioni epipteriche si sviluppano anche nei feti degli aitri mammiferi? Che possano svilupparsi lo ammetto, ed io stesso l'ho veduto; ma che (sia pur soltanto in certi mammiferi) if loro sviluppo sia costante, io non credo, od almeno ritengo non completamente dimostrato; e mi par troppo assoluto lo Schloker quando parla quasi come di cosa costante dello sviluppo di un nucleo ossificativo nella fontauella sfenoi- dale dell'uomo edei mammiferi; mentre ha ragione Anoulchine dicendo che non e normale la formazione delle ossa wormiane nella fontanella sfenoidale. — Che normale non sia nel feto umano ho abbastanza detto; e dimostro anche Bianchi (2), il quale su una trentina di crani fetali trovo questi nuclei solo due voile (3). E cio intanto dimostra che l'ossificazione epipterica non ha l'importanza di altre ossificazioni acces- sorie, per esempio degli interparietal!, che si sviluppano di regola. Ma ho detto che non mi pare almeno sufficicntemente dimostrato che nep- pure in altri mammiferi (nemmcno in quelle scimmie, nolle quali esistenor- (1) Per il Prof. Baraldi, come vedremo, questa ossificazione corrisponderebbe alio sfenotico. (2) Bill. N. 31. (1) Nella sua nuova nota, Bibl. N. i2, dice Bianchi die su 2-20 crani di feti e neonatl ne ha trovati U Con ossificazioni epipteriche. Io ho avuto il piacere di osservare questa intercssante serie di 14 crani, che preaentavano i vari tipi di ossificazioni epipteriche da me indietro accennati. - 147 - male V apofisi Irontale dello squamoso (1), delta quale tra poco diro) costan- temente si sviluppino ossificazioni epipteriche. Solo ricerche ulteriori, pra- ticate specie sulle scimmie fetali, potranno dare una risposta definitiva; e se almeno in qualche mammifero l'epipterico alio stato fetale si svilup- passe costantemente, quest'osso dovrebbe esser tolto dai wormiani, e po- sto accanto ai preinterparielali. Ma per ora, ripeto, non si puo fare delle ossilicazioni epipteriche nulla piu che il superiore dei wormiani. Andiamo all'uomo adulto. — Crescendo in eta il cranio, le ossilica- zioni epipteriche, che potevano essersi formate nel feto, di regola si saldano all'alisfenoide. Ecco perche sono piu frequenti nei feti che nell' adulto. Ma queste ossificazioni possono anche o saldarsi ad uno degli altri ossi del pterion, e tra questi di preferenza alio squamoso, o rimanere indipendenti anche nelPadulto. Quando un ben sviluppato osso epiplerico (tipico) si salda alio squamoso, da luogo ad un prolungamento osseo di quest'osso, che va fino al frontale, e che si chiama apofisi frontale dello squamoso; essa e costante, o presso che, in taluni mammiferi (molte scimmie), e fu nei crani umani molto studiata, tanto che io rimando al lavoro di Marimo e Gambara, (2) e alia bibliografia ivi accennata; e non ne parlo qui piu oltre. — Diro avere, specie in un caso, constatato la indubbia natura epipterica dell'apofisi frontale dello squamoso. Ma mi parrebbe esagerazione e inesattezza dire che tutte le apofisi frontali siano di tale natura (3); io non lo direi e fraucamente non lo ritengo; e con Anoutchine e con Marimo e Gambara ammetto che essa puo anche essere un vero e proprio prolungamento dello squamoso, che giunge al frontale. — Puo l'ossilicazione epipterica rarissimamente saldarsi al frontale, dando origine alia apofisi squamosa del frontale stesso. Quando le ossificazioni epipteriche non si saldano a nessun osso dello pterion, le troviamo nell'adulto. Ho voluto esaminare 50 crani adulti (4), ed ecco quello che ho trovato. In uno solo (giovane di 15 anni) ho tro- vato l'osso epipterico tipico; quest'osso, per quanto occupasse il sito del- l'antica fontanella, tuttavia si estendeva un po' piu indietro, tra squamoso (1) Nel museo di Anat. comparata di Pisa esiste an cranio di un giovine Orango (Simia satyrus I, .), nel . 1 a a I e sono sviluppati due bellissimi (uno per lato) epipterici tipici perfettamente delimitati da ogni lato ; lo squamoso di un lato ha tuttavia una apofisi frontal?, che passa sopra all'epipterico (cioe interessa il solo tavolato esteino) : essa dimostra all evidenza, quindi , die una tale produzione puo essere propria al frontale senza che vi prenda parte l'epipterico. (2) Bibl. N. 33. (3) Ho detto poco sopra come una icimmia antropoide presentasse e questa apofisi, e un osso epip- terico ben delimitate (4) Del Museo anat. di Siena. — 148 - e parietale. II die fa seinpre, ed e nalurale che lo faccia, perche appunto in- dietro si prolunga e permane di piu la fontanella. Sugli stessi 50 erani altri set avevano osso epipterico molto piu piccolo, e di quella specie, die chiamo posteriore, cioe si fcuato aeH'angolo squamoparietale; di questi sei, tre lo avevano unilateral^ tre da ambo i lati. Questi crani, e quell i di feto prima esaminati dimostrano che tra le ossilicazioni epipteriche la piu frcquente a trovarsi e I' epipterico posteriore. Fin qui i fatti, e quello che mi pareva potersene dedurre. — In Ilalia si trovano sul tema, oltre ad una breve, ma succosa, nota di Bianchi (1), che giustamente dimostra esser di origine membranaeea la ossificazione e- pipterica, il lavoro di Marimo e Gambara (2), e diverse note di Ba- raldi (3). II lavoro di Marimo e Gambara, (gia diverse volte citato), ben con- dotto e degno di considerazione, ha il merito di dimostrare che l'osso epip- terico non e un volgare wormiano, ma ha la sua importanza anatomica, ed ha il merito di ben trattare molte questioni anatomiche ed anlropologiche, che a tale ossificazione si riferiscono(i). Riman'do a questo lavoro il lettore, che volesse dettagliate notizie sulle ossificazioni epipteriche dell'adulto. Qualche parola sugli scritli di Baraldi. — Nel 1885 in una sua nota (5) accenno di avere scoperto all'estremita superiore dell'orbitosfenoide dei feti di pecora un nucleo osseo, di origine cartilaginea, non ancora descritto. Lo considero omologo all'osso nei pesci chiamato sfenotico da Parker, e cosi lo denomino. In un secondo lavoro (6), non solo ribadi le prime vedute, ma ag- giunse che qualcuna almeno (non dico tutte) delle ossificazioni considerate osso epipterico dell'uomo dovevano invece farsi omologne dello sfenotico della pecora, e quindi dei pesci teleostei. In una terza nota (7) risposc ad alcune osseryazioni I'attegli dal Bianchi (8), ripetendo che almeno alcuni dei cosi iletti wormiani epipterici dell'uomo corrispondono al suo sfenotico (1) Bibl. N. 31. Altra nota 6 quella della Bill. N. 42. (2) Bibl. N. ::::. (3) Bibl. N. 23, 29, 34. (4) II riconoscimento di questi meriti, mi autorizzi a dire die il ricordato lavoro sarebbe slato piu perfetto se si fossero evitate diverse inesaltezze ili linguaggio, clio non sono piu Lollcrabili oggi die la erudizione anatoraocomparata e zoologica (cui gli aulori indirizzaao, parmi, una, benche ln'- iiigna, punta), non deve essere solo ornaraento, ma fondamento di qualunque antropotomista e ili qua- laaque antropologo. Pud darsi che io sia un pedaute, ma, per citare nu solo esempio, espressioui come questa » ... lo ossa del cranio nel regno animate intero si 'livid. mo in due gruppi nettamente stabilili... » un fanuo lirutia impressione; regno animate intero, so nemmeno tutti i vertebrati hanno cranio ossi- ficato ! Cosi I'ostin aare animali inferiori i vertebrati sotto i mammiferi, c magari i mamrai- feri sotto all'uomo, come e vizio di molti scrittori di antropotomia, e allontanarsi un po' troppo dallo sl'oggio dell'erudi/.ione zoologica. (.".) Bibl. N. 23. (6) Bibl. N. 2!i. (7) Bibl. N. 34. {H) II llianclii In lispostu a sua volla a queslc osservazioni: vodi B piu costante a cui potrebbe essere applicato il nome di sfenotico proposlo da Baraldi...)) Sarebbe davvero un bello e clitaro metodo di morfologia.se dopo negata la omo- logia di due organi, per vezzo si applicasse loro lo stesso nome, tanto piu quando gia ne lianno un altro ormai d'uso e accettabile ! (■2) Alia obiezione della natura membranacea, fper quanto di grandissimo valore^, potrebbe opporsi die la cenogenesi puj rendere connettivale un osso primitivamente cartilagineo (e questa opinione e stata sostenutaj; ma io porlo obiezioni anche piu fondamentali. (3) Trovo che qualcuno (e lo stesso Baraldij dice : dei teleostei e dei reltili. I rettili mai hanno sfe- notico. II po-.tfrontale dei rettili fmegho da dirsi postorbitarioj, osso membranaceo, 6 ben alien cosa del cartilagineo sfenotico dei pesci, pur da qualcuno detto postfrontale. (i) So anch' io che dai vecchi anatomici non fu inteso sempre ugualmentc l'alisfenoide, e qualcuno considero alisfenoide quello, die oggi si chiama prootico. Ma quei tempi mi paiono passati, e credo che il Baraldi non vorra farli rivivere. Non sarebbe un bel metodo die le inesattezze vecchie dovessero servile di base, o di scusa, alle inesattezze nuove. — 150 — tra lo sfenolico dei teleostei, c il cciUro prettamente orbitosfenoidco delta pecora. Che poi I'osso epipterico dell' uomo, neppure nei casi classici voluli da Baraldi, sia omologo alia ossificazione della pecora asse- rico in base (anehe astrazione lathi dalla origine membranacea) ai suoi rapporli : nella pecora e in rapporto con I'orbitosfenoide, svilup- pandosi nella cartilagine orbitosfenoidea, come si e ridetto, nell' uomo, in voce, e in rapporto con I'alisfenoide, al di sopra, ed anche un po' in- dietro del quale si forma: ora anche l'egregio Baraldi (cui e nola questa diversa posizione), converra die e troppo forte, per essere posta tra i naturali . spostamenti, che si hanno confrontando mammiferi ed uomo: orbitosfenoide, e alisfenoide, anche pei vecchi analomici, differivano pcr- iino come segmento cranico. Ecco dunque che mentre il centro orbi- tosfenoideo della pecora non e omologo al vero sfenotico, l' epipterico dell'uorao non lo e al centro suddetto della pecora. — Cosi e distrutto, a mio credere, il passaggio che Baraldi voleva vedere tra sfenotico dei pesci teleostei e epipterico delFuomo, passaggio ch'egli appunto ripone'va nel centro orbitosfenoideo della pecora. Ne mi si dica che Pepipterieo ilcll'uomo, avendo rapporli un po' pin posteriori, si avvicina di pin al vero sfenotico dei teleostei; poiche davvero sarebbe un po' troppo grosso il salto diretto dai pesci teleostei aH'uomo; e poi la sporadicita dell'e- pipterico nelPuomo stesso, e il fatto eloqiiente che da granulazioni os- see senza importanza si, giunge per gradi agli epipterici tipici — (il che tanto bene fa vedere come queste ossificazioni siano nuclei membra- nacei di chiusura della fontanella, e special mente di ossificazione com- plementare del margine deH'ala sfenoidale), — ci dimostra come nemme- no in quei casi classici, che Baraldi vorrebbe, (e che, del resto, non ha mai definito), si tratli nell'uomo di osso sfenotico. — Questo io ho voluto dire, e mi pare dimostri che fin troppo si e disclisso su questione, che peccava nella base; riconcludo colritenereche leossa della fontanella sfenoidale sicnosem- pre epipterici inembranacei, nuclei compleinenlari di ossificazione fontanel-, lare del margine alisfenoideo, e mai sfenotici, ne omologlii a quell o preteso della pecora, e tanto meno al vero sfenotico dei teleostei. (1). Vengo ora a dire due parole su una quistione, che incidentalmente rammentai: I'angolo posleriore o fontanellare del frontale puu apparire come un pezzetto staccato. (1) Cio non loglic meritoa Baraldi ili aver trovato nella pecora un nuovo centro ossco cranico, la cui importanza potra esser meglio precisata. 151 Prima di lutto chiediamoci: Nell' uomo e quesla una mera acciden- lalita, n I' espressionc di un fi I to coslante? Che neli' uomo ciascun frontale si sviluppi oltre die peril centro classico sopraorbitale, (della bozza fron- tale), anclie per qualche allro centro secondario in piu, hanno asserilo diversi anatomici: citero il Serres, il Rambaud e Renault, il Lecurfcois, il Jhering, il Geg«?nbaur. Tra quesli, specialmente da Rambaud e Re- nault (I), da Jhermg (2) e da Gegenbaur (3), e ammesso come cenlro imporlante di ossiflcazione (gli altri convengo anch' io die sono punti ossilicativi destituiti di valore) uno, die si forma all' angolo inferiore e poslcriore dell' osso; a farla breve, e puoi vedere cio espresso in Ram- baud e Renault, (die Io chiamano frontale posteriore), in Jhering, ed anche, con un po' diriserva, in Gegenbaur, questo cenlro fu considerate omolo- go al postfrontaledei vertebrati inferiori ai mammiferi. Altri anatomici ammisero un solo centro ossificativo per ogni frontale: in Italia citero Baraldi (4), e Staurenghi; quest'ultimo in una molto interessante nota (5), eui deve seguire, credo, un lavoro, si occupa dell' ossiflcazione del fron- tale e dice: « II frontale umano inizia dal 45° al 50° giorno per un solo centro di ossiflcazione per lalo. » Io ho voluto esaminare feti umani e feli di mammifero per rendermi conlo delle cose. Nei feti umani mi sentirei piuttosto portato aconcordare con Rambaud e Renault, Jhering, e Gegenbaur, ritenendo die in corrispon- denza dell' angolo posteroinferiore di ciascun frontale si formi un centro osseo, che merita una certa considerazione, per quanto non indugi a saldarsi al frontale; i limiti suoi, ossia la sua distinzione dal frontale, conserva anche qualclie anno dopo la nascita, come un solchettino, talvolta con tracce di denlellatura, die si vede nella porzione pterica del frontale. Lo Staurenghi ha benissimo veduto questo solchettino, ed ha anzi I'allo sapere che sparisce verso i 6 o 7 anni di vita; ma ad esso, ed al nucleo, die lo genererebbe, non ha vjluto concedere importanza; per lui, sc ho ben compreso, si tratta di una depressione obliqua, dovuta a sviluppo di lamelle ossee senza importanza, depressione, die, quando il frontale si completa nella sua ossiflcazione, resta accennata dal solchettino. Ora, io ripeto, alle lamelle e al solchettino dello Staurenghi sarei por- tato a dare un po' piu importanza di quello che egli non dia. Circa ai mammiferi, ho esaminato una serie completa di embrioni di bove, e di maiale, oltre a qualche embrione di pecora e di cane. Devo, (l)Bibl.e: N. 40. (2) Bibl. c. N. 54, (3) Bibl. e. X. 711. ;t) Bibl. N. 6. (5) Bibl. N. 37. — 152 — circa a questi, confermarc cio che ha avuto merito di dimostrare Slau- renghi: non ho trovato nulla , che accennasse a un ccntro di ossifi- cazione. Questo fa I to della mancanza del discusso centro nel frontale di mam- miteri piu bassi dell' uomo inceppa (e uopo riconoscerlo) qualunque in- terpretazjone si volesse tentare pel cenlro, se e realmente ammissibile, dell' uomo. Quindi, lo ilico subito, non intendo concrelare nulla. Tuttavia, dato che una interpretazione si volesse tentare (dico tentare, e non stabilire), per il centro (dato che sia realmente ammissibile) del fron- tale dell' uomo, io inclinerei naturalmente per quella di Jhering. — Pero stimo necessnrio porre in termini esatti la quistione: nei pesci e nei rettili si parla dai vari autori di postfrontale; ma non lutti i postfrontali ilei vari autori sono omologbi. Intanto quello cosi clef to da molti (per es. da Huxley) postfrontale nei pesci teleostei va escluso affatto; quindi il suddetlo centro nulla vi ha di comune. Nei rettili pure si e fatto un po' di confusione tra i diversi postfrontali; ma in questi vertebrati puo esistere (vcdi i lacerliliani) at di dietro dell'orbita, in rapporto con la porzione posterior^ del frontale e complessivamente al di sopra del giugale un osso che, chiamato sovente postfrontale, puo invece (per evitare inesat- tezze omologiche) definitivamente appellarsi, come pure da qualcuno e stato appellato, osso postorbitario. La posizione del centro discusso ricorde- rebbe bene quella dell' osso postorbitario di molti rettili (1), e una cor- rispondenza potrebbe non sembrare irrazionale (2), specialmente quando qualche reperto ulteriore potesse un po' colmarc il salto dai rettili al- 1' uomo. — E qui faccio fine sopra una quistione, che ho toccato perche intcressante, ma sulla quale non ho potuto e voluto esprimere altro che u n giudizio molto relative) e remissivo. Ossa crotatali o wormiani crotatali. — Questi worraiani si sviluppano nella sutura tra squamoso (cosi detta parte squamosa del temporale) e parietale; quindi carattere del crotatale tipico e di aver siluazione nella sutura squamoparietale (3) ed essere per conseguenza sempre piu o meno allungato nel senso anteroposteriore. I crotatali tipici sono piu (1) Omologie tra rellili c mammiferi sono sempre razionali. No:i imporla clie si abbia passaggio ecu gli uccelli. Questi noa hanno, in complesso, ossa postfrontali o postorbitarie ed ecco perclie Stauren- ghi iKin ve lo trovu. \i) Devo ricordare che Itollu in on sua lavoro del 1883 (On the malleus of Lacertilia ami the malar and quadrate boors of Mammalia Quart, •). of mier. Sc. Vol. 2!) diallo zigomatico dei mammiferi que^ s'o significato; zgomatico == postfrontale -\- giugale -\- quadra to giugale. (:.!) Dico squamoparietale, e non temporoparietal , come si usa dire in antropotomia , perche nella sutura temporoparietal dell' antropotomia e compreso il silo dell'antica fontanella del Casserio, e quindi la sulura periotico-parietale. rari degli epipterici; ma tuttavia non sono estremamente rari, e sono discretamentc bene specificabili; ed eccoperche li ho messi tra i wormiani superiori. — Si possono avere certe volte due, o (re, o niolli crotatali in serie neila sutura squamoparielale (1). — Non vi e dubbio che eerie voile possono mancare crifceri netli di differenzazione nella diagnosi tra elementi epipterici e crotatali, ma in casi lipici quesla diagnosi differenziale puo tarsi (2). Su 50 crani di adulti ne ho trovati tre con crotatali, cosi : uno con crotatale nello ad ambo i lati, a I uno dei quali bellissimo ; uno con molti crotatali da ambo i lati; un terzo con molti crotatali da un sol lato. — Allro non dico su quesli wormiani. Sui wormiani inferior! ed irregolari poche parole. Possono apparire in qualunque fontanella o sutura, specie delle parti superiori c laterali del legmen: si distinguono, quindi, in fontanellari e suturdlL I suturali sono sempre i meno important!, ad eccezione del noto crotatale. Tra i rari puo ricordarsi quello della sutura mediofrontale o metopica (3). Tra i fontanellari, ben inviluppato puo essere quello della fonta- nella del Gasserio o asterica. — Nella accidentale fontanella medio- frontale pare possa aversene uno. E cosi nella accidentale fontanella dell' obelion o sagittale. Prima di terminare voglio ricordare che i wormiani possono inte- ressare uno solo dei tavolati del cranio, e qualche volta veggonsene dei bellissimi solo internamente (wormiani endocranici). Su altre nozioni circa ai wormiani, e sulle cause (anche patolqgiche) di loro produzione, invio ad altri lavori (i). E faccio fine a questc con- clusion! riassuntive sulle ossa accessorie del cranio. (h Vedi Marimd e Gambara, bibl. N. 33. (-2) Forse non e stata sempre ben fatta nel lavoro di Marimd e Gambara. (3) Parlarono di un Lai wormiano Simon (1873) e Chambellari (1883). (H I nuclei ossei detti squamocondiloidei da Bianclii (B>bl. N. 35 c 43) appaiono di origine car- tilaginea; concordo con Bianchi circa a ritenerli nuclei accessoii di ossifieazione dcglj elcinenti ossei occipitali. BIBLIOGRAFIA ITALIANA I. — Ruini C. — Anatomia del Cavallo. Bologna, 1508. -2. — Calori L. — Sulla struttura dell' Eelamys caffer . Mem. A. Ace. d. Sc. dell' Islituto di Bologna. ToiaoJ. Bol gnu. 1854. 3. — Calori L. — He' wormiani occipitali ed interparietal! post riori dei crani nostra! i, etc. Mem. ieWA.cc. 'hi/, Scienie dell' lstitutodi Bologna. Serie 2. Tomo 7, Bologna, 1868. 1. — Calori L. — Delle anomalie pii'i important di ossa, vasi, nervi, c muscoli. Mem, dell' Ace d, Sc deU'Istituto di Bologna. Serie '3. Tomo 8. Fane. 4. Bologna, 1860, — 154 — 5. — Inooronato A. — Sullo scliclctro e cranio del Papua. Arch. soc. 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Nel seguire la storia delle glandule salivari degli Uccelli apparisce come il concetto delle omologie speciali, quantunque, per diverse ragioni, sempre molto difficile a precisarsi in organi di tal generc, sorto con i primi criteri comparativi, ricavati dalla sola topografia, siasi venuto poi fondando, col progresso delle cognizioni, sopra a falti ritenuti general- mente di grande importanza nella determinazionc delle equivalenze mor- I'ologiche. II Cuvier (2) ricerco la forma e la disposizione delle glandule salivari degli Uccelli limitandosi ad illustrare pin specialmente le pavimentali, e tentando dei paragoni con quelle dell'Uomo e di allri Mammiferi. (1) A. Batelli ed E. Giacomini, Sulle glandule salivari degli Uccelli. Est ratio dal proeesso ver- balt ihllu Son. Tosc.
  • 'hir. di Perugia Vol. 11. fasc 1. A. Balelli, Glandule saliv.iri dei Trampolicri. lh. vol. H- .fasc. 8. 1800. (2) Cuvier, Lecons d'Aaatomie comparee, recueillies etpublie'es par C. L. Duvernoy. T. Ill con- tenanl la pramierc par tie des organes de la digestion. Paris, Crochard. Ann. XIV. 1805. — 159 — Le sue osservazioni furono mollo ampliate clal Tiedem.ann (1), il quale dimostro Pesistenza delle glandule collocate nella piega membranosa dell'an- golo delta bocca, ricordanti le velenifere dei Serpenti ed omologhe alia pa- rotide dell'Uomo, e ci forni, con 1' idea, die e'gli ebbe per primo, della somiglianza tra le glandule salivari degli Uccelli e quelle dei Ucttili, un altro legame per tenere uniti i varii rappresentauti del lipo sauropside. Al Tiedemann segui il Meckel [% che stabili una nomenclatura ana- tomica delle glandule salivari negli Uccelli distinguendone quattro gruppi: 1.° Le glandule linguali, situate ai lali della lingua in tutta la sua lunghezza, costituite da una serie semplice di sacche glandulari disposte pcrpendicolarmente al suo asse longitudinale, ed omologhe alle sottolin- guali dei Mammiferi. 2.° Le glandule sotto-mascellari anteriori, che, collocate dietro l'an- golo della mandibola tra la membrana buccale e la pelle, immediatamente al disotto di quella, s'incontrano anterionnente verso la linea mediana ed ai suoi Iati si aprono nella bocca per un piccolo numero di orifizi, po- sti sopratutto al davanti della lingua. 3.° Le glandule sotto-mascellari posteriori, situate piu indietro e piu profondamente. Queste e le precedent furono dal Meckel identificale alle sotto-ma- scellari dei Mammiferi, ritenendone la divisione in due gruppi come av- venuta per l'eccessiva lunghezza presa dal mascellare inferiore degli Uc- celli. L° Le glandule della commessura labiate, sottoposte alia pelle distesa Ira la mascella superiore e l' inferiore, lungo il margine ventrale dell'osso giugulare, aperte verso la cavita della bocca per mezzo di uno o piu ori- fizi. Nell'omologarle il Meckel non si trovo d' accordo col Tiedemann, poiche le reputo corrispondenti solo alle glandule delle gote e delle labbra dei Mammiferi, non alle parotidi. 5.° Le glandule del palato e della base delta lingua, simili ai foUicoli mucipari dei Mammiferi. Se tutti o semplicemente alcuni dei follicoli mucipari, osservati dal Meckel nel palato degli Uccelli, corispondessero alle amigdale dei Mam- miferi, si propose di risolvere in una breve memoria pubblicata nel 1 813 (1) Tiedemann Ft. Zoologie, Bd. II. Anatomie und Naturgescliichte der Vogel. Hcidelbert} 1810. Ne riferirono DMe Chiaje St. Notoraia comparata, Xapoli 1825 ed il Cams, Traite element. d'Anat. com p. Paris 1885. — Lehrbuch dei vergl. Zootomie, Leipzig 1834. (2) Meckel 1. V. System der vergleich. Auat. — Traite general d'Anat. comp., iraduit de I' alle- mana et augmente de notes par Alpk. Sanson et Th. Schuster. Paris, 1838. — 160 — il Rapp (I), che gia qualche anno prima, cioe nel 1839, erasi occupato delle tonsille di alcuni Mammiferi in allra memoria inserila negli Archi- vi del Miiller. II Rapp dimostro l'esistenza delle tonsille anche negli Uecelli, nei quali subiscono un cambiamento di posto eollocandosi in vici- nanza delle coane presso l'apertura delle tube d' Eustachio, che pure si e spostata; ma egli sembro non avere un'esalta imagine di quello che sono le tonsille in genere, dacche parla di tubi glandulari aperli aU'esterno e di secrezione salivare viscida glutinosa, ausiliare all'atto della degluti- zione, e quindi venne facilmente contradetto dal Kalhbaum (2), che non fece in nulla differire quelli organi, dal Rapp descritti negli Uecelli come tonsille, dalle rimanenti glandule mucose della cavita orale. Noi, allontanandoci un po' sia daH'opinione del Rapp sia da quella del Kalh- baum, dimostrammo (3) che veramente negli Uecelli in due punti del palato, presso l'apertura delle coane ed in tutto il contorno della fos- setta eustachiana, si hanno delle amigdale palatine, ossia una consocia- zione di piccole glandule mucipare con follicoli circostanti sviluppatissimi. A questo primo periodo della storia (4), nel quale le omologie erano state dedotte solo dalla relativa posizione delle glandole, tenne dietro un secondo, die potrebbe dirsi moderno, in cui le somiglianze di strut- tura e massimamente quelle d' innervazioue e di sviluppo embriogenico si slimarono a ragione di sommo valore per la giustezza dei confronti. Siebold e Stannius (5) raccogliendo nel loro traltato le idee anatomi- che del Meckel e quelle istologiche del Miiller proposero una classifi- cazione, accetlata ancora oggi dal Gadow (6), con iseguenti gruppi: 1.° Follicoli linguali — semplici sacche tubulose, disposte ai lati della lingua. 2.° Glandule sotto-mascellari — composte, con molti canali escretori nello spazio compreso Ira leduc branche del mascellare inferiore. (1) Rapp. W. 7., Ueber die Tonsillen der Vdgel, Miiller' s Arch to. f. Anal. u. Phys. 1843. p. 10. (2) Kalhbaum C , Ue avium tractus alimentarii ana torn ia et histologia nonnulla, Diss, inaug. Hero- lint 1So4. (3) A Batelli ed E. Giacomini, Struttura istologica etc. (i) Al primo periodo possono conuettersi i Iavori del Ritzcl (Gommeniatio de nervo trigemiho el glosso- pharingeo, Fuldae 1843), dd Bonsdorff (1. Nervi cerehrales Corvi Cornicis, Acta Soc. Scieniiarum Fennicae T. II. Helsingfors 1852. Nervi cerebrales Gruis cinereae, ih. — Ambedue le parti sono comprest in Simbolae ad anatomiam comparatam nervorum auimalium vertebratorum) e del Bamberg (l>r avium nervis rosins atque linguae, Dissertatto. 'Halts, typis Scht'mtnelpfenning , 1843), per qnclla parte che riguarda i rapporti contratti dalle glandule con rami del sistema nervoso periferico. (5) Siebold et Stannius: Nouveau manuel d'Anatomie ipi :,traduit dt I'Allemand par Spring et Lacordaire. Paris i&'.O. — Neues Haudbuch der vergleich. Anat. (G)H.G. Broon's Klassenund Ordnungen des Thier-Reichs, Fortgesetzt von Hans Gadow. Sechster 17. Abtfieilung. Vogel, Leipzig und Heidelberg 1889 pag. 60S. - 161 — 3.° Glandule sublingual — composte, situate lateralmente al disotlo della lingua o sui corni dell'osso ioide, ordinariamenfe aperte ciascuna con un canale escretore innanzi o vicino alia lingua. 4.° Glandule parotidi o dell'angolo buccale — composte, collocate di so- lito dielro 1'arco jugale, phi raramente proprio nell'angolo della bocca, ed aprentisi in coirispondenza di questo con un canale piu o meno lungo. II Reichel (1) fu quegli die negli ultimi tempi del secondo periodo tratto piu largamente il nostro soggetto, ma non in lale maniera da non confermare il difetto gia avverlilo da Milne Edwards (2), e da non mo- slrare percio nuovamente che negli Uccelli gli sludi erano manchevoli , e che sarebbe stato bene rifarli, spingendoci cosi a riprendere la tralta- zione deirargomento. II Reichel si estende molto sul raffronto delle glan- dule salivari degli Uccelli con quelle di Vertebrali sottoposti ed in modo speciale con quelle dei Saurii giungendo al le seguenti conclusioni : l.a Le glandule linguali si corrispondono nei Sauri e negli Uccelli, con la differenza che esse negli Uccelli tendono a sboccare lateralmenle alia lingua, nei Saurii in ogni parte di questa. Tra l'una forma e 1' altra non esistono limiti netti. II Reichel trova dei passaggi nella lingua del Gamaleonte ed in quella di alcuni Urodeli, dove si ha per le glandule il carattere dello sbocco laterale; ma avrebbe potuto aggiungere che ordinariamente negli Uccelli dietro la serie di pa- pille poste alia base della lingua e talora al davanli di esse, e per con- seguenza nei corpo stesso della lingua , come per il caso del Gufo, dei Pappagalli (3) ed anche del Rondone (4), si hanno glandule con lo sbocco superiore. 2.a Le glandule sotto-mascellari anteriori e posteriori sono ambedue corrispondenti alle sotto-linguali dei Saurii. A conforto del suo parere il Reichel ricorda che la divisione delle suddette glandule in due gruppi , sebbene frequente , non e propria di tutti gli Uccelli, e che al contrario negli Ofidii si ha la divisione in due famiglie successivamente disposte; per le quali ragioni i due gruppi di glandule avrebbero uri eguale signiflcato morfologico , e deriverebbero dalla scissione di un gruppo unico, come penso anche il Meckel, ma non rappresenterebbero in complesso la sotto-mascellare dei Mammiferi, che corrisponderebbe invece ad una sola delle numerose glandule pavi- (1) Reichel PI OPBRAZIONI. Giulio Chiarugi, responsabile. Siena 1890, Tip. s. Bernardino Monitore Zoolonico Italian (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarug-i Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologja nella R. Universita di Siena. nella R. Universita di Sassari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico clella R. Universita di Siena 12 numeri all' anno — Abbito ininento annuo L. 10. I. Anno 30 Settembre, 1890. N. 9. SOSIMARIO — BIBLIOGP.AFIA. pag 105 a 1(58. — SUNTI E RIVISTE : Martinotti, L' iperpla- sia e la rigenerazione degli dementi gliiandolari in relazione colla loro altitudinc funzionale. — Fansini, Iatorno alia costituzione della cartilagine ed alia oiigine delle fibre elastiche nella cartilagine retico- lata ed elastica. — Pag. 109-170. COMUXIGAZIONI OP.IGINALI : S. Bianchi, Sopra un raro caso di Os trigonwn del Bardeleben. — E. Giacomini, Sulle glandule salivari degli Uecelli. Ricerche anatomo-embriologiclie; con lav. (Continuazione). — Pag. 171 a 188. Personale universitario, pag. 188. BIBLiOGRAFI A I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. Beccari 0. — Fioritura dell' ' Amorphophallus Utanum. — Boll. d. JR. tioc. Toscana di Orticoltura, 1889.— (Citiamo questo lavoro, sebbene su axgo- mento botanico, percbe contiene una discussione relativa ai fenomeni di eredita, e l'esposizione di una teoria in proposito dell'A.) Bordi L. — Sulla impovtanza dello studio e deH'insegnamento della storia na- turale. — Osimo 1889. Calloni S. — La fauna nivale, con particolare riguardo ai viventi delle alte Alpi: memoria. — Pavia. tip. f.lli. Fusi, 1889. 8,* p. 478-XX. Moratiis (De) P. F.— Darwin e la teoria dell'evoluzione: scritti vari. — Agnone, tip. Gab. Bastone, 1889. 8.<> fig. p. 64. Marchi E. — I fenomeni di atavismo sono un fatr.o di eredit&. — Arezzo, tip. B. Pichi, 1889, _ 171 — COMUNICAZIONI ORIGINAL! Sopra un raro caso di Os trigonum del Bardeleben OSSERVAZIONE FATTA DAL Dott. Stanislao Bianchi Incaricalo di Auatomia dcscrilliva ncl P«. lsti tul > > di Studi Saperiori in Firenze. Ricevuta il 51 At/onto 1890. In un preparato dell' arto inferiore sinist.ro di un adulto, depositato nel nostro Museo dall'egregio mio amico e collega Dott. Adolfo Berri, notansi due disposizioni anomale : una che riguarda il sislema museolare, data da un muscolo peroneo laterale soprannumerario, anomalia che si riscontra eon una certa frequenza; l'altra, assai rara, del sistema osseo consistente in un osso soprannumerario del tarso. I. Muscolo peroneo calcaneare esterno {Testut). II Testut, in un interessantissirno articolo del suo aureo trattato sulle anomalie muscolari, riporlando tutte le svariate forme di fascii accessorii che presenta la regione dei muscoli peronei nell'uomo ad una disposizionc tipica del sislema museolare di un gran numero di mammiferi, al mu- scolo cioe peroniero del 5.° dito (peroneus quinti digit i- Huxley), divide queste forme in complete ed in incomplete, stabilendone diverse varieta e logliendo cosi la confusione e di nomi e di interpretazioni che ha re- gnato fino a questi ultimi tempi sopra tutti questi fascii accessorii. II muscolo peroneo laterale soprannumerario che presenta il nostro preparato e da riportarsi alle forme incomplete, a quelle cioe nelle quali per mancato sviluppo, i' tendine inferiore non trovasi inserito alle falangi del quinto dito, ma si e arrestafo su una delle ossa metatarsee del margine esterno del piede, al calcagno. Secondo la classificazione data dal Testut esso appartiene alia terza variela : muscolo peroneo calcaneare esterno. L'anomalo muscolo ha forma affusata, e grosso un centimetro e mezzo circa, posto all' indietro ed alio esterno del corto peroneo laterale; prende in alto inserzione, all' unione del terzo medio col terzo in- — 17-2 — feriore della gamba, sulla faccia esterna. del perone, per un tratto di 7 centiraetri circa; in avanti alcung sue fibre si confondono con quelle del corlo peroneo Iaterale; indictro una striscia aponeviotica lo divide dal {lessor proprio del dito grosso. A livello del malleolo peroneale il corpo muscolare si continua con un tendine sottile, cordoniforme, il quale, dopo aver decorso per un breve tratto entro la guaina osteofibrosa dei mu- scoli peronieri, situato all'indietro di questi, 1' abbandona per dirigersi quasi verlicalmente in basso e fissarsi sulla parte posteriore del tuber- colo esterno del calcagno, al disotto ed all' indietro del legamento pero- neo-calcaneare. Questo muscolo accessorio peroneale rappresenta una varieta neH'uomo del peroneo del quinto dito dei mammiferi, il quale, per incomplete svi- luppo, non raggiunte le falangi del dito esterno del piede, si c fissato all'osso calcaneare. II. OS TRIGONUM DEL BARDELEBEN La faccia posteriore dell' astragalo, o meglio, come la chiama anche il Sappey, il suo margine posteriore presenta notevolmente ingrossato il processo posteriore diviso obliquamcnte in basso ed aH'intenio per mezzo del solco per il lungo flessor proprio deH'alluce in due tubercoli, il me- diale o interim, e Vesterno. E quest'ultimo che non solo richiama la nostra altenzione per il suo grande sviluppo, ma anche perche e costituito interamente da un ossi- ficazione indipendente, addossata all'astragalo e la di cui mobilila e ma- nifesla. Quest' osso ha presso a poco la forma di una piramide triangolare, sdrajata con una delle sue faccie, 1' inferiore, sul calcagno; la sua base, tagliata obliquamenle dall* indietro all' avanti, dall'eslerno verso l'interno, e rivolta verso il tubercolo mediate. Questa base, leggermente concava, prende parte alia formazione della gronda per il lungo (lessor dell'alluce. L' apice appuntato e rivolto esternamente eil un po' in basso. La faccia anieriorc riguarda la parte posteriore dell' astragalo, e leggermente con- cava nel senso longitudinale e presenta un' aspetto parlicolare; la sua superficie non e fatta da una sottile lamella di tessuto osseo compatfo, ma ha tutte le apparenze del tessuto spugnoso. La faccia inferiore ri- posa, come ho detto, sulla parte superiore del calcagno al di dietro della faccia articolare posteriore che quest' osso presenta per 1' astragalo; e concava, rivestita di cartilagine e questa si continua senza intcrruzione — 173 - di sorta con quella della faccia inferiore dell'astragalo. 11 calcagno pre- senta in corrispondenza di questa faccia una supertlcie articolare, con- vessa, incroslata di cartilagine, separata per mezzo di una cresta, diretta obliquamente indietro ed all' esterno, dalla sua faccia articolare posteriore per l'astragalo. La faccia superiore o posteriore e convessa nei due sensi, liscia. I margini, all'infuori dell' anterior e inferiore rettilineo, sono convessi, irregolari, La distanza die separa la base dall' apice di quest' ossetto segna il suo diametro longiludinale ed e di 19 mm. e mezzo : il suo diametro massimo traversale e dato da un punto medio delta sua faccia anteriore alia maggior convessila della postero superiore e misura 41 mm. e mezzo; il suo diametro verticale e dato dalla sua faccia anteriore ed e di li mm. I mezzi d' unione di quest'osso soprannumerario all' astragalo ed al calcagno erano forniti primieramente dalla continuazione dello strato cartilagineo della sua faccia inferiore con quello della faccia articolare inferiore posteriore dell'astragalo; dal legamento peroneo astragalico po- steriore che con buona parte delle sue fibre s' inseriva sull' apice del- 1' ossetto; dal legamento cassulare dell' arlicolazione libio astragalica, e da quello astragalo-calcaneare; dalla guaina fibrosa del ilessor proprio dcH'alluce. Come si puo vedere consultando la bibliografia dell' argomento e queslo uno dei piu grossi esemplari di Os trigonum del Bardeleben. Sebbene nob fino nel 18ii {Cloauet (1)) pure alcuni si limitarono a riguardarlo come un frammento dell'astragalo, anticamente fratturato e non consolidate ( Cloquef, Hyrtl (2), Sphepherd (3)); altri invece, pur riconoscendolo per un osso di nuova formazione, lo ritennero semplice- mente per un astragalo secondario}unottavo osso deltarso (Pigne'(A), Gruber (5), Sclwegel (6), Stieda (7) memoria l.a ), Friedlowscki (8), (1) Cloquet — Ball, de la Soc Anat. de Paris, An. XIX, 1814, N. 3. p. 131. (2) Hyrtl — Uber Trochlearfortsatze der menschlichen Kajchen, Denksclirii't der k. Akademie der Fissenschaften, Bd. XVIII, Wien I860, S. 144-155. (3) F. I. Shepherd — A hitherto undescrihed fracture of the astragalus — Journal of Anatomy, Vol. XVII, pag. 79-81, An. 1882-83. (1) Pigne — Bull, de la Soc. Anat de Paris, An. XIX, 1884, N. 3. p. 131. (■">) W. Gruber — Vorlaufige Mittheilung uber die sekundaren Fusswurzelknochen des Menschen — Reicherfs Archiv. 1864, S. 280 bis 290. (G) Schwegel — Knochenvarietuten — Zeitsschrift fiir rationel'e Medicin, dritte Reihe, V. Bd. 1859, S. 318. (7) L. Stieda — Uber sekund.ire Fusswurzelknochen — Reichert's Arcliiv. fiir Anat mie, 1869, S. 108-111. (8) Fri'dlowski — Uber Vermehruug der Handwurzelknochen durch ein os carpale intermedium und uber sekundare Fusswurzelknochen, Wiener ak.-d. SitzungsbericMe, Bd. LXI, 1870, S. 587, 59(3. — 174 — Turner (1)); alcuni poi lo distinsero da altre phi piccole ossificazioni, che avevano pero gli stessi rapporti coll' astragalo, riguardando queste come ossa sesamoidee (Gruber, Friedlowscki). Baur (2) inline, ricono- scendo nell' astragalo un solo elemento (1' intermedio), t'ece dell' os trigo- num un sesamoide. E innegabile die le apparenze macroscopiche sotto cui si presenta la faccietta anteriorc di quest'osso, in contatto coll' astragalo, arreslano per un momento il nostro pensiero su una avvenuta fraltura; ma a parte che malegevolmente si potrebbe spiegare il meccanismo di questa, reste- rebbe sempre a dimostrare come il processo posteriore dell' astragalo debba in certi casi presentare uno sviluppo cosi abnorme. La distinzione poi fatta dal Gruber, principalmente basata sulla grossezza, in astragalo secondario ed in ossa sesamoidee, non e in oggi ammissibile, prima perche le parti legamentose della parte posteriore del piede non sono poi tanto sviluppate da poter dar luogo a sesamoidi, poi perche e stato dimostrato prima dal Bardeleben e poi anche dallo Stieda (3) che queste variazioni in volume dipendono solamente dal fatto che il tubercolo laterale puo, o per una sua piu o meno grossa parte, od in totalita ossificarsi, indipendentemente dall' astragalo e che nell'em- brione umano di circa due mesi due nuclei cartilagineiben distinti rap- presentano 1' astragalo, i quali ordinariamente si fondono insieme {Gru- ber, Gegenbaur (4) Bardeleben). Spetta al Bardeleben il merito di aver data un' interpretazione di questo osso soprannumerario del tarso. Egli nel 1883 e nell' 84 con piu lavori (5) (a complements dell'opinione emessa da Gegenbaur che nell' astragalo dell' uomo sieno uniti 1' osso tibiale e F intermedio, senza determinare pero qual parte dell' astragalo sia l'omologo dell'iino e del- T altro) dichiarava che il tubercolo laterale, o esterno, del processo po- steriore dell' astragalo era 1' osso intermedio del tarso, perfettamente se- (!) W. Turner — A secundary Astragalus in the human foot — Journal of Anatomy, Vol. XVII, pag. 82-83, 1882-83. (2) Biur — Bemerkungen iiber den Astragalus und den Intermedium tarsi der S.'iugctliiere — Morpholog. Jahrbuch, XI Band, Leipzig 1886, S. 408-183. (3) L. Stieda — Der Talus und das Os trigonum Bardcleben's beim Menschen — Anatomischer An- zieger, IV. Jahrgang 18811, N. 10, (4) Gegenbaur — Ilntersurhu'igen zur vergleiclienden Anatomie der Wirbeltliiere. 1 Heft. Carpus und Tarsus. Leipzig 18G4, S. 12/. Lehrbuch der Anatomie des Menschen — Leipzig 1883. (5) K. Bardeleben — Das intermedium tarsi beim Menschen.— Sitzungsberichte der Jenaischen Gesell- schaft fiir Medizin, Jahrgang 1883, 1 Marz. l'7 April 1883 und Zoologischer Anzeiger 1883, N. 130, S C78-280. 8 luni — Sitzungs. der Jenaischen Gesellschaft. 1883. Has Intermedium tarsi der Saugethiere und des Menschen, in Biolog. Centralhlatt, IV Band, N. 12 15 August 1881 S. 371-378. — 175 — parato in alcuni vertebrati inferiori (marsupiali), omologo del semilunare del earpo e lo denominava o* trigonum. Wiedersheim (1) e Merhel (nella terza edizione della sua Anatomia dell'uomo (2)) si espressero analogamente a Bardeleben. Albrecht (3) dapprima confermo 1' opinione del Bardeleben, poi nel Congresso Chirurgico di Berlino (1885) dette all' os trigonum un signi- ficato diverso facendolo omologo del triquetro, non del semilunare del carpo. In seguito lo stesso Bardeleben (4) emise altri due giudizii sulYos trigonum, ritenendo in ultimo ch' esso rappresenti non tutto il semi- lunare del carpo ma una sola sua parte, cioe il semilunare ulnare. Non avendo potuto fare rieerche speciali per scarsita di mezzi e di tempo io non entrero in quesla quistione di omologia estremamente complicata, come risulta anche dai lavori riassuntivi del Baur e dello Stieda. Per me Y os trigonum; qualunque ne sia la grossezza, risulta dal- la non avvenuta fusione e dall' ossificazione indipendente dei due elementi cartilaginei che compongono primitivamente l'astragalo umano e non si puo quindi parlare ne di frattura? ne di sesamoidi. Questa anomalia del tarso nell'uomo sta a rappresentare una disposizione permanente di al- cuni vertebrati; infatti in certi batraciani due ossetti distinti rimpiazzano 1' astragalo, in molti marsupiali si ha la stessa disposizione; nei mono- tremi poi e negli sdentati le due ossa sono imperfettamente fuse (Blan- chard (5)). Avendo assodato Gegenbaiw con rieerche comparative ed embriologiche che 1' astragalo dell' uomo risulta dal tibiale e dall' inter- medio, sarei proclive ad ammettere con lo Stieda e con Bardeleben che il corpo dell' astragalo sia il tibiale e l'osso trigono 1' intermedio del tarso. (1) Wiedersheim — Lehrbuch der vergleiclicnden Anatomie der Wirbelthieren, 2 Aullage. Jena 1886, S. 225. (2) Merkel — Anatomie des Menschen — Braunschweig 1388, S. 38 und 51. (3) P. Albrecht — Das Os intermedium tarsi der Siiugethiere — Zoolog. Anzeiger 1883 N. 115, S. 419-420. Sur les homodynamies qui existent entre la main et le pied des Mammiferes. — Presse mod. beige, N. 4-2, 19 Oct. 1884. (4) K. Bardeleben — Zur Entwichelung der Fusswurzel. — Sitzungsber. der Jenaischen Gesellscliaft, 6 Febb. 1885. tier neue Bestandtheile der Hand und Fusswurzel der Siiugethiere, sowie die normale Anlage von Piudimenten « (iberzahliger » Fingar und Zehen beim Menschen — Sitzungsb. d. Ienais. Ges. HO Oktober 1885. (5) R. Blanchard — L'atavisme chez l'homme — Revue d'Anthropologle, SeconUe Serie, Tom. Vlll, 1885, pag. 456. - 176 - Spero che gli studii di morfologia sullo schelelro delle estremita dei verlebrati terrestri cosi bene iniziati dal nostro illustre Prof. C. Emery (1) verranno a delucidare anche questo punto importante e tanto controverso. Sulla i'requenza di questa anomalia non mi posso pronunciare, non avendo fatto una serie di ricerche in proposito. Lo Stieda pero da una percentuale abbastanza grande : il 6 Ojq. Credo importante il caso descritto anche per la eoncomitanza dell'altra anomalia muscolare, per me, indipendente da quella ossea. Sulle glandule salivari degli Uccelli RICERCHE ANATOMO-EMBRIOLOGICHE (con two.) del Dott. Ercolb Giacomini Prosettore nell' Istituto Anatomico di Siena. (Continuaz. V. N. precedente) Jlicevuta il di 4 Agosto 1800. II. Noi gia nel 1888, in una prima comunicazione preventiva (2), pub- blicammo le conclusion^ alle quali eravamo giunti dopo indagini eseguite sopra un grande numero di specie di Uccelli. Le nostre osservazioni da quel tempo si sono andate moltiplicando, ed insieme alle embriologiche ci hanno condotto a modificare in parte cid, che allora fu da noi scritto. Dovendo far precedere una particolareggiata descrizione delle glan- dule salivari del Polio, onde t'acilitare 1' esposizioae dei resultati offertici dalla storia del loro sviluppo, le daremo qui posto traendone profilto per illustrare ampiamente quello dei tipi di disposizione, al quale esse appartengono, e per notare in qual senso le nostre idee hanno dovuto modificarsi. (1) C. Emery — Stmli sulla raorfologia dello scheletro delle estremita dei 'crtcbrati terrestri — Nota preliminary. — Atti della R. ^Iccad. dei Lincei. Volume VI, Serie IV, Semestre 1, pag. 229-236. (2) A. BatelH cd E. Giacomini, Sulle glandule etc., Est. dal proces. verb, della £oc. Tosc. di Sc. Nat. Lwjlio 1888. — 177 - I cormi glandularis ovvero i gruppi determinati e tra loro distinti d' individui glandulari, esistenti nella cavita orale degli Uccelli noi re- parlimmo con Meckel e Reichel in quelli del pavimento, della lingua, delta commessura labiale e del palato. Glandule del pavimento. — Le glandule del pavimento sono riunite o in sul cormo mediano in varia maniera costituito (Strix flammea L., Athene noctuaBoie, Falco tinnnneulus L., Ci/pselus apus III, Anas Boschas L.) , o in due cormi uno per lato (Coccothraustes vulgaris Vieill.), od in quatlro due per lato come, ad es., nei Gallinacei ed in alcuni Passeracei. (1) La distinzione in due cormi per parte, 1' uno anteriore e laterale l'altro mediate e posteriore, e manifestissima nel Gallus domesticus Briss. II primo (Fig. 1), molto piu sviluppato, appiattito, di forma affusata con una lunghezza di 25-27 mm. in media ed una maggior larghezza di 5 mm. circa, si compone di tanti tubi, ciascuno con orifizio proprio, addossati gli uni agli altri e piu o meno lunghi. Nella sua porzione anteriore, in vicinanza degli orifizi, i tubi sono disposti su due piani con alcuni assai piccoli situati dorsalmente, in addietro si trovano sopra uno stesso pia- no. I tubi laterali (un paio) ed i mediali sono piu corti, ma essi diffe- riscono tra di loro per cio, che i primi hanno gli sbocchi anteriormente e con 1' estremo posteriore non oltrepassano la meta della lunghezza totale del gruppo glandulare, mentre i secondi hanno gli sbocchi piu indietro e con I'estremita loro non raggiungono 1' apice della glandola, donde la figura affusata di questa. Dai tubi piu lunghi, partono, a varie altezze e ad angolo piu o meno acuto, pochi e brevi rami di primo e secondo ordine. II margine interno del cormo glandulare in avanti aderi- sce ad un selto connettivale mediano in connessione, ventralmente, col rafe aponevrotico del muscolo milo-ioideo {Gadoiv) dorsalmente, col derma della mucosa, dalla sinfisi del mascellare inferiore al punto in cui quella comincia a riflettersi per formare il frenulo della lingua, in dietro prende rapporto con il cormo pavimentale posteriore senza aderirgli; il margine esterno segue la direzione del mascellare inferiore mettendosi dapprima in rapporto con la sua faccia mediate per 1' intermezzo del (1) Nella prima comunicazione preventiva qui sopn citata si era scritco a p- 106: « Le glandule del pavimento o sono riunite iu un solo cormo mediano o in due cormi laterali, od in quattro due per lato od in sei tie per lato ». Mi ora abbiamo ridotto a tre soltanto i tipi di disposizione delle glandule pa- 's: mentali eliminando l'ultimo, die e da riportarsi al penultimo, perclie il paio interno di cormi glan- dulari pavimentali, allora descritto nel Lanius minor Gm. e nel Tardus musicus L., deve essere i\- guardato, nella maniera che tra poco diremo, come costituito da glandule linguali. — 178 — muscolo milo-ioideo (Gadow), poi con il suo margine inferiore per 1' intermezzo del muscolo genio-ioideo (Gadow), alle cui fibre piii inter- ne lassamente aderisce accompagnandole per meta del loro tragitto. 1 tubi glandulari hanno tutti una direzione lievemente obliqua caudale e laterale; i loro orifizi sono disposti su due serie una per lato del la li- nea mediana, estese dal margine posteriore delta sinfisi sino al punto in cui la mucosa si prepara a formare il frenulo, separate da un solco me- diano il cui fondo riposa nel setto sopradescritto , limitate lateralrnente dalla faccia mediate del mascellare, in dietro da una linea trasversa con- giungente l'estremita posteriore del solco al mascellare stesso: ne risul- tano due aree triangolari, ciascuna delle quali comprende gli sbocchi del corrispondente grappo glandulare, ed alia sua superficie presenta otto o nove piccoli rilievi trasversi disposti su i margini del solco mediano, ai lati del quale sotto ad ogni rilievo scorgesi l'orifizio di un lungo tubo; altri orifizi piii piccoli, dei tubi corti, stanno alia superficie delle aree triangolari negli infossamenti tra rilievo e rilievo; ed infine alcuni sulla mucosa, die tappezza la faccia mediale della mandibola. Per conse- guenza la glandula con la sua faccia dorsale sta in rapporto con la mu- cosa, cui aderirce nella sua estremita anteriore, le e invece solamente con- tigua nella posteriore, dove pero al suo margine mediale ne e separata dalf altro cormo; con la faccia ventrale riposa sol muscolo milo-ioideo. Quando essa e poco sviluppata, come in alcuni Passeracei, rimane ven- tralmente affatto ricoperta dal muscolo genio-ioideo. E innervata dal n. alveolare inferiore. II cormo pavimentalej)osfc>we (Fig. l),generalmente pure essodi forma aifusata, e assai piu piccolo dell' anteriore; non supera in larghezza i 2 mm. ed ha in media una lunghezza di 11 mm. Accollato alia base della lingua, segue il decorso del cerato-branchiale ( Wiedersheim); con la sua estremita caudale oltrepassa quella del cormo anteriore, ed e ricevuto nel- 1' angolo acuto aperto in avanti costituito dall' incrociarsi dei muscoli genio- ioideo e stilo-ioideo (Gadow); ventralmenle sta in rapporto con il milo-, ioideo. Fin qui abbiamo descritlo solo la porzione del gruppo glandulare, che apparisce lolte le parti molli superficiali, poiche sollevato il muscolo genio-ioideo mostrasi che quello non cessa in vicinanza del punto d'incro- ciamenlo dei muscoli, ma che qui soltanto diminuisce considerevolmente nel numero degl' individui glandulari, di nuovo nianifeslandosi , dopo un' apparente interruzione, con dimensioni ili poco inferiori alio primi- tive. Questa seconda porzione trovasi lateralrnente, innanzi alia parte ar- ticolare della mandibola a livello dell' inserzione del muscolo pterigoi- 179 deo (Tiedemann), dal quale rimane separata per mezzo del genio-ioideo, tra le cui fibre essa si approfonda; ha in media una lunghezza di 7 mm.; incomincia un paio di mm. in avanli dell' estremita posteriore della prima porzione, le decorre parallelamente e eessa prima die il genio- ioideo incontri lo stilo-ioideo: qualche individuo glandulare trovasi come ponte Ira la seconda porzione e la prima. Ambedue posseggono tubi mollo brevi: quelli della prima hannodirezione anteroposterioree venlrale, esono dispostisu di uno stesso piano obliquo ventralmente e medialmente, quelli della seconda sidirigono laleralmente e ventralmenle. Ciascun tubo ha un orifizio proprio, e gli orifizi nella cavita orale risiedono alia base della lingua nel solco, che si forma per la riflessione della mucosa dal- la radice della lingua sulla faccia mediate della mandibola; i piu ante- riori, quelli della prima porzione, che incominciano dietro al frenulo, stan- no sul la to interno del solco al disotto della lingua e seguono la direzione del cerato-branchiale, quelli degl'individui glandulari, che congiungono le due porzioni, sul fondo, gli altri della seconda porzione, al lato ester- no. Percio osservando dal la cavita orale riesce facile distinguore una se- rie di orifizi infero-mediale (porzione glandulare infero-mediale) ed un'altra supero-laterale (porzione glandulare supero-laterale del cormo posteriore), insieme congiunte da una breve serie intermedia. Le due porzioni sono innervate dal n. glosso-faringeo , un ramo del quale, staccalosidal tronco poco dopo la sua uscita dal cranio, cammina laleralmente al cerato-branchiale, passa Ira i muscoli stilo-ioideo e genio- ioideo, scorre su questo mandando nel senso delle sue fibre vari filuzzi,di cui alcuni raggiungono la porzione glandulare supero-laterale, ed, ollre- passalolo, arriva alia porzione infero-mediale, le lascia altri filuzzi per poi cntrare nella lingua. Glandule linguali (Fig. 2 e3). — Sono repartite in due cornii, il Un- guale inferiore ed il linguale superiore: il primo, pari, e rappresentato da una serie d'individui glandulari disposti nel corpo della lingua ai lati della me- desima, con sbocchi parimente laterali ed inferiori {gland, linguali inferio- ri); il secondo, impari, ha i suoi individui glandulari con gli sbocchi rivolti superiormente (gland, linguali superiori), disposti sulla faccia dorsale della lingua dietro le papille, che ne limitano caudalmente la base, for- mando come un semicerchio a concavita posteriore, nel cui spazio si raccoglie il maggior numero di glandule, mentre allre poche circondano f apertura laringea. Le linguali inferiori sia nel Polio sia in altri Uc- celli possono essere distinte in anteriori, piu sviluppate, ed in posteriori. Le prime stanno sulle facce laterali della lingua, ricoprendolc dal frenulo o, meglio, dal inargine posteriore della parte cornea al solco determinato — 180 — dall'impianto delle papille; hanno tre o quattro orifizi principali situati inferiormente e ad una certa distanza l'uno dall'altro; i loro corpi glan- dulari di un colorilo roseo traspariscono attraverso la mucosa, medialmente sono in rapporto con il basi-iale ( Wledersheim) e le sue appendici, al disopra delle quali si estendono alquanto, giungendo supcriormente in vi- cinanza dello spesso epitelio pavimentoso composto, che riveste il dorso della lingua. Le seconde hanno gli sbocchi, in numero di sctte od olio, sopra una linearetta, assai ravvicinati tra di loro e posli subito al disotto delle papille, che formano i corni del semicerchio; incominciano dove ter- minano le anleriori, e caudalmente oltrepassano di poco 1' ultima papilla; i loro piccoli corpi glandulari sono rivolti medialmente e ventralmente, dove si moslrano in rapporlo all' interno con i muscoli ceralo-glosso, cleido-ioideo (Gadoiv) ed ipoglosso obliquo ( Tiedemann) , verso 1' e- sterno con lo stilo-ioideo e con quel ramo nervoso sopra ricordato del n. glosso-faringeo, che portasi alia lingua dopo aver lasciato loro alcuni filetti. Le glandule linguali superiori sono specialmente concentrate nello spazio limitato dal semicerchio delle papille basilari, divenendo molto scarse oltrepassata 1' estremita posteriore del secondo basi-branchiale ( Wiedersheim). Gli orifizi, quindi anche le glandule, sono mediali e lateral! ; quest' ultimi si distribuiscono su di una linea curva a conves- sita interna e con 1' estremita posteriore rivolta verso la parte caudale, raggiungendola talvolta, della porzione infero-mediale del cormo poste- riore del pavimento. Nello spazio compreso tra le due serie di orifizi , linguale superiore laterale ed infero-mediale del cormo teste ricordato, si avanzano le glandule linguali inferior! posteriori. Una simile disposizione slarebbe in certa maniera a rappresentare la dipendenza, gia ammessa dal Gaupp, del cormo pavimentale posteriore dalle glandule linguali. I corpi glandulari delle linguali superiori laterali mostransi dal lato ven- trale fittamente aggruppati con quelli delle linguali inferiori posteriori, c si adagiano sul muscolo cerato-glosso: i corpi glandulari delle mediali, meno raccorciati e meno strettamente addossati gli uni agli altri che i precedenti, riposano nel muscolo ipoglosso obliquo in avanti e nei muscoli tracheo-ioideo {Duvemoy) e ceralo-ioideo (Tiedemann) in dietro; hanno direzione obliqua anteriore, sicche lo sbocco di ciascun individuo glan- dulare e posteriore relativamenle al suo corpo (1). (1) Nella prima comunicazione preventiva dividemmo le glandule della lingua in linguali inferiori ed in retroLnguali, senza distinguere le prime in anleriori e posteriori. Invece della denominazione di retrolinguali ci & sembrata meglio appropriata quella di linguali superiori, sia perclie indica essere gli sbocchi rivolti veno la faccia superiore della lingua, sia perche evita un possibile eijuivoco con !e linguali inferiori posteriori. L' osservazione piu accurata delle glandule linguali nel I'ollo ci lia indotti ad eliminare il cormo pa- Vtmentale interno da noi descritto nel Lanius minor e nel Tardus: muskus, e che nel Polio e costituito 181 Tulle le glandule linguali vengono innervate dal n. glosso-faringeo. Glandule della commessura labiale. — La glandula della commessura labiale e rappresenlata da un cormo glandulare allineato lungo Tosso ju- gulare, al disotto di esso ed al suo lato inlerno. frovasi tra la mucosa ed il tegumento di quella membrana, die corrisponderebbe alia gola come si pu_6 osservare mantenendo la bocca aperta, mentre a bocca chiusa essa mostrasi quale semplice piega della mucosa e del tegumenlo diretta infuori, di cui il lembo superiore sembra in continuazione della volta ed il lembo inferiore, del pavimento orale. Ha variabili la forma ed il volume. Nel Polio (Fig. 4) e raccolta in un ammasso triangolare avente una larghezza di 6 a 7 mm. in media ed un' allezza di 5 mm. circa; la sua base c interna all' osso jugale e ne segue rigorosamente la direzione, dei suoi due lati uno e postero-inferiore , 1' altro antero-superiore e guarda verso il margine libero della piega membranosa. La bocca aperta, si vede partire dal suo apice, rivolto in basso ed in avanti, il breve dutto escre- tore, che, seguendo una direzione simile, arriva alio sbocco siluato presso- che nel mezzo del margine libero della membrana., nel confine tra mu- cosa c tegumento; chiusa la bocca, l'orifizio rimane verso il fondo del solco costiluito dai due lembi della membrana medesima, che si ripiega, e preeisamenle nell' estremita posteriore del lembo inferiore; in tali con- dizioni dutto ed orifizio si volgono all'esterno, e, cio che piu imporla, que- st'ultimo viene a situarsi lateralmente al margine superiore della man- dibola: fat to questo, che riunito ad altri dimpstratici dallo sviluppo, ci da la prova diretta, mancata al Beichel, per omologare la glandula dell'angolo ad una labiale. La sua superfine cutanea apparisce irregolarc, la super- ficie mucosa lascia vedere alcuni orifizi puntiformi, i quali subito dielro ad essa nel fondo del solco, che divide il pavimento orale dalla volla, for- mando il rimanenle della gota, si dispongono in numero di una dozzina, assai avvicinati Ira loro, sopra una linea retla, eslesa lino al disopra del- 1'estremita anteriore della porzione supero-laterale del cormo pavimentale posteriore: essi sono gli sbocchi delle piccolissime glandule buccali, che a fatica si distiriguono anche sulfa mucosa rovesciata, a causa del loro colorito bianco trasparente. Alia glandula dell' angolo giungono rami del n. mascellare infjriore, come gia dimostrarono il fiiteel, il Gadow ed il Gaupp. dalle glandule linguali in/eriori posteriori, aventi dal lato ventrale uguali rapporti di quel cormo. Qnindi nel caso del Lata' us e del Tardus Don possiamo piu mantenere la distiuzione di un primo cormo pavimen- tale interno, di un secondo mediano e di un terzo esterno per ciascun lato, ma semplicemente 1' altra di un cormo anteriore e lakrale e di uno posteriore e mtdials. — 185 — Quando, come nel Todiceps cristatus, manca una vera e propria glan- ilula dell' angolo, allora le glandule buccali giungono fin presso al margine libero della commessura labiate, assumendo ancora un maggiore volume. L'esistenza delle glandule buccali sfuggite all' osservazione del JReichel ed il maggiore sviluppo, die esse prendono nel caso del Podiceps e nel easo di alcune altre specie, in cui il Meckel noto lo sbocco di parecchie glandulelle nell' angolo della bocca, stanno certamente per 1' omologia della glaiuJiila della commissura labiorum con una delle buccali e di queste con le labiali, ma non per una perfetta omologia della prima con la glandula velenifera dei Serpenti, sebbene ambedue in tesi generale debbano considerarsi come simili, per essere ugualmente 1' una e I' altra glandule delle labbra. Sulla differenza, die tra esse corre e che al Gaupp sembro forse Iroppo grande, torneremo a dire piu sotto: intanto ricor- diamo ancora die al limite interno dell' orlo superiore della mandibola, poco prima che da esso si elevi il lembo inferiore della plica commes- surale, osservando con una lente, si scorgono alcuni piccolissimi orifici di glandule, che embriologicamente possono forse interessare. Glandule palatine. — Noi le distinguiamo in tre cormi pari che sono, procedendo dalP avanli all'indielro: uno antcriore formato da due glandule piu sviluppate, ciascuna con orifizio proprio; uno medio esleso quanto la fessura delle coane e composto di numerosi individui glandu- lari raccorciati; il terzo posteriore ed ugualmente costituito. In questa divisionc noi abbiamo ienuto conlo anche del carattere fornitoci dalla strut- tura, oltre di quello daloci dalla posizione relativa delle glandule. II cormo antenore (Fig. 5 e 6) nel Polio, ugualmente che in allri Gallina- cei,nei Rapaci cd in alcuni Passeracei, dove emeglio sviluppato, si trova tra il selto delle narici e la mucosa, che ricopre lospazio compreso dai mar- gini mediali dei proCessi palatini delle ossa mascellari e del quarto an- tcriore delle ossa palatine, sta lateralmente in rapporto con esse, dorsal- mente con il selto delle narici, non raggiunge in avanti i premascellari e termina indielro presso l'apertura delle coane. E formato da due corpi glandulari distinli, ciascuno dei quali ha i! sup orifizio posto a lato della linea mediana nel punto, in cui le due grosse creste della mucosa del palato si vanno a riunire anteriormente. Dall'apice del becco superiore si diparte afiilata una cresta mediana dell' epidermide del palato, la quale va gradatamente ingrossandosi finche si divide in tre altre creste, l'una sottile seguente la direzione primitiva, due piu grosse incurvantisi lale- ralmenle per seguitarsi ben manifeste lino a quella Rnea di papille, che taglia quasi a mefca il decorso delle coane; gli orifizi delle glandule pala- tine anleriori sitrovanonel punto di divisione, circondati all'esterno dal- — 183 — Y origine delle creste laterali. I corpi glandulari traspariscono poco o nienle attraverso la mucosa, che dev' essere distaccata c royesciata rnsieme ad essi per metlerli in evidenza: decorrono parallelamente in diclro, cd alia loro superficie dorsale. uniformemente convessa non mostrano clic numerosi rilievi piccolissimi di un colorito roseo: un tenue tramezzo di connettivo separa l'uno dalraltro. La nostra descrizione nonconcorda con quella datane dal Reichel, secondo la quale il gruppo mediano delle glan- dule palatine, che corrisponde al noslro cormo palatino anteriore, sarebbe invece composto di tanto piccolo glandulette confuse nell'adulto in una sola famiglia, II cormo paiatino medio (Fig. 5 e 6) comprende tutte quelle glandule collocate nella mucosa della volta del palato, che va dall'estremita anteriore delle coane fino alia loro estremita posteriore, dove incomincia la fossetta, in cui si aprono le tube euslachianc. Abbiamo detlo che il cormo palatino medio era come gli altri pari, ora aggiungiamo che da ciascun lato sud- dividcsi in una parte mediate, che segue il margine delP apertura delle coane, convergendo anteriormente e postcriorraente con quella del lato opposto, ed una parte later die, che segue quella cresta sopra descritta della mucosa, estesa dall'oriflzio della glandula palatina anteriore alia li- nea papillare perpendicolare alle coane. La divisione in due parti e fatta dall'osso palatino situato tra loro, ed i due ammassi glandulari simanten- gono in avanli piu nettamente dislinti: essi dalla faccia muccosa lievemente si disegnano, dalla faccia opposta costituisGono ognuno un rilievo a super- ficie convessa con fini tubercolelti rotondeggianti od alquanto allungati dair avanti all'indietro, ed hanno nell' insieme un colore roseo. II mediate e a forma di semiluna, con la convessita esterna e con i due corni aifilali alle estremita delle coane; la maggiore convessita ed il maggior numero d' individui glandulari si presentano a livello della linea papillare, il bordo concavo si confonde quasi con quello delle coane, rifnanendone in avanti semplicemente separato merce le fibre del muscolo nasale medio {Gegen- hwfr), alle estremita gl'individui glandulari si (anno scarsi e tendono a con- giungcrsi con quelli opposti, come pure a confondersi quelli dell'estremo anteriore con la parte caudale del cormo palatino anteriore, gli altri dell'es- tremo posteriore con l'apice del cormo susseguenle. La disposizione degli brifizi alia superficie mucosa e simile a quella degli individui glandulari, dei quali alcuni sboccano nella fessura delle coane. L'ammasso glandu- lare laterale si estende dalla linea papillare sino in corrispondenza del- 1' estremo anteriore del mediale; ha pure la forma di semiluna a con- vessita esterna, ma dei suoi corni soiamente 1' anteriore e assottiglialo, il posteriore rigonfiandosi invece a clava va a toccare la parte mediale 184 nel suo punlo di maggiore convessila. Gli orifizi assai piccoli c molto rav- vicinati si dispongono prucisamenle ai lati della base della cresla epider- mica. In avanli della linea papillare gli orifizi dellc glandule mediali e quelli dellc laterali formano una serie continua. Questo cormo soltanto sembra corrispondere al gruppo laterale di glandule palatine dislinto dal Beichel, perche infatti di questo solamente puo dirsi, come avremo occasione di meglio dimostrare seguendone la ma- il iera di sviluppo, che dividesi da ciascun lafco in due parti decorrenti ai mar- gini dell'osso palaliuo. II cormo palatino posteriore (Fig. 5 e 6), pari, circoscrive la fossctla in cui si aprono le tube d'Eustachio. Considerato nelle due parti riunite lia una forma Iriangolare con 1' apice all' estremita posteriore delle coane e la base alia linea trasversa di papille collocata piu in dietro; i due lati del triangolo seguono la direzione delle ossa pterigoidee limitanti all'esterno con i loro margini laterali Paggruppamento glandulare, che dorsalmente e quindi in rapporto con esse con lo sfenoide basilare e con i muscoli ])[eY\gou]e\(Tiedemann). Nessunaparte del cormo glandulare, tranne 1'apice, e in relazione con le ossa palatine. La fessura eustachiana suddivide l'in- tiera superficie glandulare indue allri triangoli piu piccoli e tra loro uguali, costituenti due cuscinetti glandulari contigui, ciascuno con il suo apice all' estremita posteriore della parte interna del cormo palatino precedente. Laleralmente in questa regione sono disseminati rari e piccolissimi indi- vidui glandulari. I due cuscinetti si delineano abbastanza chiaramente al disotto della mucosa, e mostrano gli orifizi laterali su linee eonvergenti verso 1'apice ed i mediali sui margini della fossetta eustachiana; pochi a Itri orifizi stanno nel fondo di due solchi situati su ciascun lato della fos- setta e determinati da due ripiegature antero-posteriori della mucosa, Tuna inferiore, piu grande, l'altra superiore, piccola. II cormo palatino anteriore e inncrvalo dai rami elmoidali della prima branca del n. trigemino, il medio ed il posteriore dai rami palatini del n. mascellare superiore. e del plesso sfeno-palatino. Gonfronlando la descrizione, che noi abbiamo dato delle glandule apparte- nenti alia volta buccale nel Polio, con quella, che no da in generate il Gaupp, si rilevano subito alcune diiferenze. Gosi so noi volessimo chiamare le glandule col nome delle ossa con le quali esse prendono rapporto, dovrem: mo denominare le anteriori glandule mascellari, le medie palatine e le posteriori pterigoidee o sfeno-pterigoidee. Noi nou possiamo parlare di glandule premasccllari, non avendone trovala alcuna, che si ponga in re- lazione con le ossa del medesimo nome. — 185 — III. Descritta in tutti i suoi particolari la disposizione clelle glandule salivari ncl Polio e piarendoci fade seguire qualche altra considerazione relativa alia questione delle omologie, ricordiamo die se nellc varie classi di Verte- brati, come ebbe ad osservare giustamente il Beichel, le glandule della cavita orale offrono variazioni di rapporli, di forma, numero e dimensioni, e presentano quindi una grave difficolta a chi desideri studiarne le somi- glianze, cio avviene piu di frequente, anche nelle specie tra loro molto af- fini, per gli Uccelli. Tuttavia i paragoni sono meno difficili fra Uccelli e Retlili, compresi tutti nel tipo sauropsidc, die fra Uccelli e Mammiferi, nei quali riescono talora impossibili in conseguenza dell'allo valore fisio- logico e della perfetta differenziazione morfologica acquistata dalle glan- dule salivari dei Mammiferi, e della diversita grandissima tra scheletro cefalico delle due classi di Vertebrati superiori. Tutti i criteri per cui debbonsi riguardare, senza discussione, alcune glandule salivari degli Uc- celli morfologicamente equivalenti ad alcune dei Rettili ci sfuggono, quando tentiamo gli stessi raffronti tra Uccelli e Mammiferi; il die non puo sorprenderci essendo gli organi da noi presi in esame produzioni in dipen- denza unicamente della maccosa, dalla quale essi si originano in certi dati punti variabili con le modalita dello scheletro, di altri organi vicini e dei movimenti passivi piu ordinari cui quelli punti vanno soggelli, con- dizioni alle quali le glandule necessariamente si adattano in maniera di- versa, a seconda clie le trovano piu favorevoli per il loro sviluppo in uno od in altro senso. E cio noi ammelfiamo tanto piu volentieri, poten- dolo con Reichel attribuire all'abbozzarsi di queste produzioni epiteliali, in certa maniera secdndarie, in uno stadio abbastanza inoltrato di svi- luppo di ciascun Vertebrato cui esse appartengono, il qual fatto si ac- corda con 1' opinione, emessa gia dal prof. Batelli (1), clie nella classe degli Uccelli i lipidi disposizione delle glandule salivari, massime delle pavi- mentali, stanno in istretta relazione con la varia forma del becco. Inoltre, per essere 1' adattamento in correlazione con la funzione , molle voile il fatto morfologico si subordina al fisiologieo, come ce ne forniscono un esempio le glandule salivari dei Mammiferi, nelle quali certissimamente la subordinazione dello stato formate alia loro funzione si manifesta con lo straordinario aumento di volume, e percio anche in una diversita di posizione. Per tali ragioni nel caso nostro nemmeno l'embriologia puo (I) A, Batelli, Glandule salivari dei Trampolieri, Ace, Med. Cttir. diPerugia V. H,f- 2. 1890, — 18G — recarci un valido soccorso, ma essa rimane sempre la guida phi sicura, come lo e in ogni ricerca di equivalenza morfologica , e di essa pure noi dobbiamo servirci, perche ci riferisce a condizioni piii semplici, a slati in cui non sono ancora avvenute quelle raetamorforsi e complica- zioni, die tanto fanno differire tra loro gli organi alio stato adulto. In- sieme al modo di sviliippo c poi fuori di dubbio assai phi utile della semplice topografia, cbe puo ingerierare dei dubbi, nello stabilire le omo- logie prendere con il Gaupp in considerazione i nervi, che si distri- buiscono agli organi da omologare, dacche i nervi sembrano mantenere una certa coslanza nel portarsi al tcrritorio al quale sono destinati, ca- ratterizzandolo anatomicamente e talora anchc fisiologicamente. Nei Mammiferi, avverte il Wiedersheim (I), le glandule salivari non sono certamente produzioni nuove, corrispondendo a quelle poco svi- luppate dei Vertebrati piu bassi; c.osi la soltomascellare e la sublingua- le (retrolinguale di Ranvier (2), poiche ognuna possiede un solo canale escretore sono rispettivamente omologhe ad una sola delle numerose e piccole glandule sublingual dei Vertebrati inferior!, mentre quelle (alveo- lo-linguali di Chievitz (3), sublingual di Ranvier) che stanno late- ralmente alia lingua dei Mammiferi e sboccano nella cavita orale con mol- ti canali, sarebbero simili alle sublinguali degli Uccelli e dei Rettili. Non dimeno a causa della maniera d' innervazione sorge spontanea la curiosita di saperese le tre paia di glandule sopra-ioidee, per servirci di un'espres- sione usata dal Ranvier , possedute da molti Mammiferi, siano piutlo- sto da riportarsi tulle al eormo pavimentale anteriore degli Uccelli, non in parte anche al posteriore, il quale non e piu innervate dal n. mascel- lare inferiore come il primo e le pavimentali dei Mammiferi, ma dal n. glosso-faringeo; e so il secondo rientri nel gruppo delle glandule lin- guali dei Mammiferi, quando in essi si sviluppa la vera lingua. Que- st'ultima supposizione quantunque non si sostenga agevolmente, perche nella lingua degli Uccelli, che non corrisponde propriamente a quella dei Mammiferi sibbene alia loro sublingua (Gegenbaur), esistono gia altre glandule, che possono senza tema d'errore confrontarsi alle lin- guali dei Mammiferi, tuttavia non potra sembrare slrana, quando si pensi (1) Wiedersheim. Lehrbuch dei ^ergleich ad n Anatomie dur Wirbelthieie, Zmeite Auflaga. Jena 1886. pag. •■'/;J. (2) Ranvier, Etude anatomique des glanJes connues sous les noms de sous-maxillaire et sublin- guale, ch« les maramiferes laboratoire d' Histologii du Collegt dt France. Travaux des nun"'' 1888-87. ill pag. 81-64. Paris 1887. (3) Z. H. Ohievit , BaiLraje zur Entwickelu -: i der Speichcldriiscn. Arch. /. Anat. it ■ Fhys. Anat. Abth. Jahrgang. 1885. pag. 401 — 187 — al modo d'innervazione, c quando si rammenti che gli individui glandu- lari del cormo pavimentale posteriore al principio del loro sviluppo non si distinguono facilmente dalle vere e proprie glandule linguali. II Wiedersheim accettando le conclusioni del Reichel crede la parotide dei Mammiferi omologa a quella degli Uccelli, la quale a sua volta sarebbc omologa alia giandula del veleno dei Serpenti; e siccome questa risulta da una differenziazione delle glandule labia!! superiori, cosi attribuisce con Reichel la medesima genesi alia parotide. Di piii il Wiedersheim con \\ Reichel paragona le glandule buccali dei Mammiferi alle labiali dei Rettili, e quindi la parotide ad una buccale come fa il Chievitz) ugual- mente noi possiamo rassomigliare la parotide degli Uccelli ad una delle loro glandule buccali , e queste sia a quelle dei Mammiferi sia alle la- biali dei Rettili. Ma sebbene tutte e tre le glandule, parotide dei Mammiferi e degli Uccelli e velenifera dei Serpenti si trovino sotto la dipendenza del nervo trigemino, pure, variando il modo con cui esso vi giunge, poiche allla giandula del veleno arriva con rami della sua seconda branca (n. mascellare superiore), a quella della commessura labiale ed alia parotide con rami della terza branca (n. mascellare inferiore), il raffronto pare naturale solo fino ad un certo punto, ed e giustificabilc il dubbio die vi aveva il Gdupp e che noi abbiamo potuto dileguare meltendo insieme i falti d'innervazione, di posizione dello sbocco e di sviluppo della giandula commessurale, senza per altro discostarci dalle vedute del Reichel e del Wiedersheim, senza cioe pensarecon il Gaupp alia possibility di un organo nuovo. Dicemmo, descrivendo la giandula della commessura labiale nel Polio, che, a bocca chiusa, quando 1' angulus oris e spinto in fuori e risulta costituilo da una piega membranosa con un lembo superiore ed uno inferiore, 1' orifizio della giandula veniva a trovarsi verso 1' estremo po- steriore di quest' ultimo: ora se nell' omologie e di mono inleresse la posizione della giandula che quella del suo sbocco, indicante sicuramente il luogo dove essa ebbe origine, come a ragione il Reichel sostenne ed il Ranvier confermo; e se devesi al lembo inferiore della plica dare il valore di labbro inferiore, nel modo che lo sviluppo c' insegna, ne se- gue che la giandula commessurale degli Uccelli ha il significato di una labiale inferiore. E che realmente si tralti di una giandula labiale e an- che provato dal trovarsi il suo punto di apertura all'esterno del margi- ne superiore della mandibola a guisa di tutte le labiali e della veleni- fera dei Serpenti, che si.aprono al di fuori dei mascellari. Quindi la differcnza tra la giandula del veleno dei Serpenti c quella della commis- sura labiorum degli Uccelli consistc solo nell' essere Puna labiale supe- — 188 — riore l'altra labiate inferiore. Finalmente lo sviluppo di quest' ultima, cio die dimostreremo in seguilo, avvenendo in una maniera pressoche uguale tanto negli Uccelli quanto net Mammiferi, c' induce a dichiarafe la parotide di questi simile alia giandula dell' angolo boccale di quelli e probabilmente omologa ad una labiale inferiore, il che starebbe in perfetta armonia con il criterio tratto dal modo d' innervazione. ( Continua) PERSONALE UNIVERSITARIO PER LA ZOOLOGIA E LA ANATOMIA. R. Universita di Bologna Gabinetto di Anatomia Comparata e Istologia: Prof. Giuseppe Ciaccio, Direttore Dott. Vittorio Mazzoni, Dissettore. Gabinetto di Zoologia: Prof. Carlo Emery, Direttore Dott. Alessandro Coggi, Assistente. Gabinetto di Anatomia umana: Prof. Luigi Calori, Direttore Dott. Luigi Monti, Dissettore Capo Dott. Giuseppe Franceschi, Assistente. Gabinetto di Anatomia normale microscopica: Direttore (vaca) Dott. Giovanni Cueeati, Assistente. Scuola di Anatomia Veterinaria: Prof. Clemente Papi, Direttore Dott. Francesco Peli, Assistente, Incur, delta A nat. Topog. Veterinaria. iXKEGNANTI B1BERI CON EFFETTI LEGALl: Dott. L. Monti, pred. di Anatomia Umana Dott. G. Cuccati, pred. di Anat. microscopica ed Embriologia Dott. P. Peli, pred. di Anatomia Veterinaria. Giulio Chiarugi, responsdbile. Siena 18'JU, Tip. S, Bernardino Monitore Zoolosico Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nella R. Universita di Siena. nella R. Universita di Sassari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto anatomico della R. Universita di Siena l'J Humeri all' anno — Abbuo'iamento annuo L. JO. Anno 30 Ottobre, 1890. N. 10. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 189 a 194. — COMUNICAZ10NI ORIGINALI : E. Giaco- mini, Sulle glandule salivari degli Uccelli. Ricerche analomo-embriologiche; con tav. (Continua- zione e fine). Pag. 195 a 211. — E Ficalbi, La Taenia rotwndata, Molin, e il suo eiclo vitale; breve cenno preventive Pag. 211. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Buscalioni e Demateis. — Sul Trichomonas iritestinalis. — Giorn. d. R. Accade- mia di Medic ina di Torino. Anno 53. N. 1-2. Pag. 57-62. Torino 1890. Visart 0. — Contribuzione alio studio dei flagellati. Parte 1." Ricerche sul pig- mento rosso del Cromatofbri dell' Euglena sanguined di Ehremberg. Parte 2." Processo zigotico osservato in due individui appartenenti alia specie Eu- glena sanguinea di Ehremberg. {con fig.). — Atti d. Soc. Toscana di Sc. Natural/' in Pisa. Processi verbali, Vol. 7. Pag 92-99. Adunanza del 4 Maggio 1890. Fiorentini A. — Intorno ai protisti dell' intestino degli equini. (con 3 tav.). — Boll. Scientifico. Anno 12. N. 2. Pag. 51-60. Pavia 1890. (Continuaz. e fine. V. N.° preced.) VIII. Celenterati. Zoja R. — Alcune ricerche morfologiche e flsiologiche sull' Hydra (con C! tav.) — Pavia, tip.succ. Bizzoni 1890. Estr. d. Bollettino Scientifico, Anno 12, N." 3 e 4. Avvertenza. — Dal primo novembre prossimo I 'ufficio di Direzione e Amrainistrazione di queslo pe- riodico passa al seguente in Jirizzo: Qabinetto di Anatomia tun/nut del It. Istituto dt Studi supe- riori di Firense, — 190 - X. Vermi. 1. Parte generalb. Messea A. — Note di Elmintologia romana (con 7 fig-.) — Lo Spallanzani, giorn. romano per le scienze biologiche. Anno 19. Serie 2. Fasc. 5. Pag. 216-225. Roma 1890. Monticelli F. S. — Elenco degli elminti studiati a Wirmereux nella Primavera del 1889. — Bollettin Scientifique de la France et de la Belgique. Tome XXII. (Estratto) Paris, 1890. Parona C. — Elmintologia italiana (Bibliografia, Sistematica, Storia). — Boll. Scientifico. Anno 12. N. 2. Pag. 63-64. Pavia 1890 Wontinuaz. V. i N. preced. Cohtinua.) Sangalli G. —""Note emintologiche: — Ciste da echinococco del rene sinistro di straordinaria grandezza. — Pseudostrongili nel rene sinistro d' altvo uoino adulto. — Rendiconti delR. Istitato lombardo di Scienze e Ipttere. Serie 2. Vol. 23. Fasc. 6. Milano 1890. Sonsino P. — Studi e notizie elmintologiche. — Atti d. Soc. Toscana di Sc. Naturali in Pisa. Processi verbali. Vol. 7. Pag. 99-14. Ad. del 4 Maggip 1890. Sonsino P. — Anemia perniciosa, beri-beri e anchilostoma. Note critiche. — Rivista generate italiana di Clinica Medica. N. 8-9 del 15 Maggio 1890. pag. 191. 3. Platielminti. De Capitani da Sesto N. — Un caso di Cysticercus bovis, etc. — La Clinica veterinaria. Anno 13. (Serie 2. Anno 3). N. 6. Milano, Giugno 1890. Grassi B. e Rovelli G. — Embryologische Forschnngen an Cestoden. I, II. Mit 4 Fig. — Centralblatt fur Bacteriologie u. Pa^asitenkunde, lid. V. 1889. N. 11 v. 12. Monticelli F. S. — Note elmitologiche.(Trematoda: Acanthocotijle; Pscudocotyle; Tetrdonchus; Eseacotyle. — Cestoda: Dibothridae; AncMstrocephalus [g. n.]; Pyramicocephalus] Diplocotyle). Con tav. — Bollett. della Soc. di Natu- ralisti in Napoli. S. 1. Anno 4. Fasc. 2. Napoli, 1890. Monticelli F. S. — Di una forma teratologica di Bothriocephalic microcephalics, Rud. Con fig. — Bollett. delta Soc. di Naturalist! in Napolii S. 1. Anno I. Vol. 4. Fasc. 2. Napoli, 1890. - Pag. 128-130. Parona C. e Perugia A. — Dei trematodi .delle branchie di pesei italiani. - dcuoca. tip. Ciminago, 1890. In 8." p. II. Estr. . 43. Esfr. d. Annali d. Mus'eo Civieo di Storia Naturale di Genova. Serie 2. Vol 7 (27J 1889. e) Nevrotteri. Levi-Morenos D. — Ricerche sulla fitofagia delle lavve di Friganea. — Venezia 1889. g) Lepidotteri. Casagrande e Manzone. — Contribute alia fauna entomologica italiana. Lepi- dotteri della provincia di Roma. — Lo Spallanzani, Giorn. romano per le Scienze biologiche. Anno 19. Serie 2. 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Visart 0. — Elenco delle specie italiane appartenenti al g'enere Calathus (Bonelli) e descrizione di una varieta nuova del C. giganteus (Var. im- pressicollis, mihi). Con fig". — Atti d. Soc. Toscanadi Sc. Naturali in Pisa. Processi Verbali, Vol. 7. Pag. 88-92. Adunanza del 4 Maggio 1890. Vitale F. — Studi sull'entomolog-ia messinese. Nota 1. Gli Apion. — Boll. d. Societa Entomologica Italiana. Anno 21 (1889). Trim. 3-4. Pag. 141-166. Firenze 1890. /•) Rincoti. Bergrothius E. — Commentarius de Aradidis in Burma et Tenasserim a L. Fea collectis. — Genova tip. Sordomuti, 1889. In 8." p. 10, con tav. Estr. d. Annali d. Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Serie 2. Vol. 1 (27), 1889. I) Ditteri. Ciancio G. Y. — Sur la structure des facettes de la cornee et les milieux re- fringents des yeux composees des Museides. — Journal de Micographie, A. 13, 1889, N. 3. Ficalbi E. — Notizie p. sulle zanzare italiane. — Nota III. II Cidex spathi- palpis di Rondani. — IV. 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Monlterosato. — Conchiglie delle profondita del mare di Palermo. (Continuaz. e tine). — II Xaturalista siciliano, giomale di Scienze naturali. Anno 9. X. 6,7 e 8 (Tine N. 8). Palermo, 1890. 5. Gasteropodi. Mazzarelli G. F. — Intornoall' anatomia dell'apparato riprodnttore delle Apliy,- siae del Golf'o di Napoli. Xota prelim. — Zool. Anzeiger-Jahrg. 12,1889, X. 310, Pag. 830-336. Mazzarelli G. F. — Sul valore fisiologico della vescicola di Swammerdam delle Aplysiae ftasca copulatrice di MeckelJ. — Zool. Anzeiger. XII Jahrg. X. 340 Jtdi 1890. - I »^| X>o- — ]!».) COMUNICAZIONI ORIGINALI. Sulle glandule salivari degli Uccelli R1CERCHE ANATOMO-EMBRIOLOGICHE (con tav.) del Dott. Ercole Giacomini Prosettore nell' Istituto Anatomico di Siena. (Continuaz. e fine. Vedi Num. preced.) Ricevuta il di 4 Ayosto 1890. IV. II Reichel (1) ed il Chievitz (2) furono gli autori, che si occuparono dello sviluppo delle glandule salivari : quegli esegui lc sue ricerehe negli Olidii, negli Uccelli e nei Mammiferi con lo scopo principalc di vedere se la maniera di sviluppo confermava le omologie da lui stahilite, que- sti solo nell'Uomo ed in altri Mammiferi, studiandone anche minulamente 1' ulteriore elaborazione. II Reichel per le ricerehe negli Uccelli si servi di embrioni di Polio dal sesto fino al sedicesimo giorno, e conslato che lo sviluppo avveniva in modo simile a quello da lui osservato negli Olidii. « Le glandule si originano per germogli epiteliali, che si approfondano, proliferano, si ramificano piii o meno, ed acquistano finalmente un lume. I primi ab- bozzi delle pavimentali appariscono solo all'ottavo giorno, come piccole proli- ferazioni epiteliali, sia in ambedue i lati della base della lingua, sia nel solco airualo che questa forma con il pavimenlo orale, dove, essendo direlle medialmente, rimane in alcuni punti incerto se debbono riguardarsi come abbozzi delle linguali o delle sublinguali. Piu tardi aumentano in numero ed in grandezza; in avanti cominciano dietro 1' angolo della mandibola, ordinati simmetricamente ai lati della linea mediana, e si estendono in dietro lungo la base della lingua. Quando posseggono un lume sono simili ad un ampio canale, che dal suo punto di sbocco si dirige quasi dircttamente all* esterno per ripiegarsi, dopo un certo Iratto, in dietro, mandando solamente poche ramilicazioni. Le glandule collocate (i) i. (2) 1. 196 alia base della lingua si approfondano pressoche' perpendicolarmenle nil alquanlo obliquamgnte verso 1' inlerno, dove s' incontrano con gli ab- bozzi delle linguali, che, per l'ulteriore sollevarsi della lingua sul pavi- nienlo boccale, passano da ambo i lali al disopra dell' entoglosso, e si estendono eon i loro rami fin sotto la faccia superiore della lingua. In quest' ultima, osservando indietro nella porzione appartenente alle fauci, non trovasi piu aleun accenno glandulare. Una divisione in so tti lingua le auleriore e posteriore non si scorge nemmeno a stadi molto avanzali, il che da maggior ragione all' omologia delle cosi delte glandule sottoma- scellari degli Uccelli con le sottolinguali dei Hettili. » Per il Reichel fu mono decisivo relativamente all' omologie, lo sviluppo della glanduta dell' angolo, sulla quale sitrattenne pochissimo, limitandosi ad aununziare che di essa il primo abbozzo fonnasi all' angolo della bocca, e consistc in una propaggine d'epitelio nella parele laterale. Non vide accenni glan- dulari, che corrispondessero alle glandule buccali dei Mammiferi. Piu a lungo si fermo sulle glandule del palalo, per le quali distinse un gruppo mediano ed un allro laterale, come dicemmo a pag. 162. A conferma ilellc omologie Ira la parotide dei Mammiferi, la glandula dell' angolo boccalc degli LTccelU e la glandula velenifera dei Serpenti, il RSichel mo- stro la grande somiglianza, che vi e tra lo sviluppo delle labiali e quello delle buccali, cui delte un cguale valore morfologico, provando contem- poraneamente che la parotide e una delle buccali con straordinario svi- luppo ed islologicamente diflerenziala, come poi ammise anche il Chievitz. Le nostre ricerche embriologiche, le quali ci permettono di comple- tare con qualche modificazione le osservazioni del Beichel e di stabilire qualche somiglianza con lo sviluppo delle glandule salivari nei Mammi- feri, furono pure eseguite nel Polio, in embrioni dal setlimo al diciassel- tesimo giorno di covatura ed in alcuni pulcini. Ecco succintamente i nostri resiillati. Glandule pavimentali anteriori. — Al 7° giorno non sono ancora apparse, ma si puo riconoscere un solco mediano prima di raggiungere 1' apice della lingua, decorrenle daH'avanli all'indietro, nel quale esse prenderanno origine, e si accenncranno primitivamente all' 8" giorno. II solco, che in avanti e poco profondo, verso lameta del suo decorso di- viene al \)° giorno rriolto piu distinto. Quelli che saranno nell'adulio gli otricoli piu lungiii, si sviluppano simmctricamente nel solco ai lati del suo fondo (Fig. 7;, e sono abbozzati a guisa di gemme epileliali solide dirette la- teralmente, che coll'accrescersi si ripiegano indietro. All 'J I" giorno s'inco- mincia a formare unlume presso Torigine dei cordoni epileliali piu lunghi, 197 die verso il 13° o 14° giorno si aprono ai lati del solco con ampio orifizio. II (u bo non e provvislo di unacavita in lutta la sua lunghezza, mancando essa all' estremita caudale : 1' otricolo si allunga ed intanlo progredisce di pari passo la formazione della cavita con i cambiamenti delle cellule, cbe la rivestono. Sulle pareti lateral] del solco a principio non si vedono germogli epiteliali per gii olricoli corti situati dorsalmente, i quali inco- minciano ad approfondirsi in senso perpendicolare ai 10° giorno (Fig-. 11), e vanno aumentando nei giorni successivi , menlre il rilievo che limita il solco acquista l'apparenza di una plica sublingualis, poiche eslendesi per un certo tratto ai lati ed al disotto della lingua, ove da ugualmente ori- gine ad abbozzi di corti otricoli. In qualche maniera queste piccole glan- dule, per il luogo di sviluppo per il loro tardivo e non contemporaneo comparire, polrebbero essere paragonale alle alveolo-linguali {Chievits) dei Mammiferi, i lunghi tubi invece originatisi dal solco mediano, alle loro sublinguale {Chievits) e soltomascellare. Glandule pavimentali posteriori. — Compariscono molto al di diefro del frenulo, nel solco limitante da ciascan lato la radice della lingua (Fig. 13, 14). Fin dai primi momenti c possibile distinguere il cormo pavimen- tale anieriore dal postcriore, quanlunque il Reichel creda che nemmeno in istadii assai avanzati possa notarsi una distinzione in glandula sotto- Unguale anteriore e posteriore: le due localita in cui si sviluppano, in avanti, le anteriori ed, in dietro, le posteriori, sono netfamente separate da uno spazio privo di abbozzi glandulari. Le pavimentali posteriori si- tuate all* esterno del ceralo-branchiale ne seguono la direzione; e di es- se quelle della porzione infer o-mediale si portano ventralmente e verso I'interno, le altre della porzione supero-laterale, che incontrasi piu in dietro, ventralmente e verso 1' esterno (Fig. 18, 19). Glandule linguali. — Sorpassato il frenulo, cioe il punto in cui il pavimento comincia ad unirsi con la lingua, nelle facce lateral! di que- sta, poco al disopra del solco determinato dalla sua inserzione, si scor- gono all' 8" giorno da ambo i lati le»cellule proliferare in qualche punto, le prolilerazioni approfondirsi e dirigersi medialmente e verso il dorso della lingua per 1' accenno delle linguali inferiori anteriori, che al 9° giorno si mostrano come gemme epiteliali solide, ed al 10° si sono maggior- mente estese verso l'interno(Fig. 10,13,1 ij.Ncllaserie delle sezioni fronta- li all'll0 giorno s'incontrano alquanto prima di raggiungere il frenulo. In seguito i cordoni epiteliali, cresciuti e ramilicati, dal luogo d' origine si dirigono quasi perpendicolarmente verso il dorso della lingua. In dietro arrivano fino all' appendici del basi-ialo, situamlosi lateralmenlead esse: wngono poi le linguali inferiori posteriori. Al 12° giorno la formazio- — 198 — ne del lurae e avanzata anche nelle ramificazioni. Le glandule si svilup- pano e si ramificano sempre piu, si avvicinano alia faccia superiore della lingua, e si espandono in maggior superlicie (Fig. 15, 16). Le linguali inferiori posteriori, phi die le anleriori, mosirano una raedesima origine con le pavimentali posteriori (porzione inl'ero-mediale): difatti in alcuni punti nascono due gemme dirette medial mente, una infe- riore dal lato ventrale (glandule pavimentali posteriori), V altra superiore in alto verso la lingua (glandule linguali inferiori posteriori). Per il mag- giore sollevarsi della lingua al disopra del pavimento si allontanano poi le une dalle altre (Fig. 17). Le linguali superiori sono appena accennate al 10° giorno, e la lingua nella regione in cui si sviluppano non possiede ancora papille. All'ir giorno, sebbene abbiano preso un discreto sviluppo, tuttavia so- no ancora scarse e si approfondano poco: al davanti di esse incomin- ciano a formarsi le papille linguali basilar!. Piu tardi si estendono ver- so 1' apertura laringea : quelle medial i si approfondano quasi perpendi- colarmente, le laterali si dirigono obliquamente aU'esterno verso le lin- guali inferiori posteriori, confondendosi in parte con esse (Fig. 17). La loro presenza non sembra die dal Beichel venisse notata, se egli dice ctie nella porzione della lingua appartenente alio fauci non trovasi piu alcun accenno glandulare. Glandule della commesstira labiale. — Interessante e la maniera d' abbozzarsi della glandula della commessura labiale. Gia al 7° giorno la parte anteriore del solco, che possiamo chiamare geniano, risultante dall' unione della volta con il pavimento della bocca, c' indica il luogo dove verso l' 8° giorno le cellule epiteliali cominciano a proliferare ab- bondantemente, e si preparano a mandare la prima propaggine per la formazione della glandula. Al 9° giorno nelle prime sezioni, che incon- Irano il frenulo, e anche coipito l'angolo della bocca: qui la disposizione somiglia a quella descritta dal CMevitz (1) per la parotide dell' embrione umano di 8 settimane, e sulla quale egli si espiime presso a poco nel modo che segue. « La parete interna della gota e formata da due fasce geniane, collocate lateralmente alia porzione alveolare del mascellare su- periore ed inferiore , le quali appariscono per la loro posizione come parte della volta e del pavimento orale, mentre nell' ulleriore sviluppo si fanno verticali. E importante seguire 1' unione di queste due fasce con le labbra. Nelle sezioni fronlali cadute innanzi all' angolo della (l) 1. c. pag. 417. — 109 — bocca, sporgono, latcralmente alio porzioni alveolar!, le labbra molto alte, che con la loro faccia interna perpendicolare guardano verso la cavita orale. All' angolo della bocca, dove le due labbra sono vicine, 1' infe- riore e piu grosso e sporgente in dentro , dove limita in basso un solco, il quale poi dal luogo di commessura delle labbra estendesi in dietro: in questo solco si origina la parotide. Ambedue le fasce geniane all' innanzi si continuano poscia nel corrispondente labbro; in vicinanza dell' angolo della bocca conservano ancora la disposizione ripida delle labbra per farsi, sopratutto indietro, piuttosto orizzontali. » La descrizione si applica bene anche al nostro caso, come ce ne possiamo persuadere dando uno sguardo alle figure 9 e 10 , dove nella prima essendosi in vicinanza deH'angulus oris, il labbro superiore I s e poco discosto dallo inferiore I i piu grosso e fortemente sporgente verso V interno ; nella seconda, le labbra essendo riunite, vedesi verso il limite esterno dello inferiore, subito al disotto del solco risultante dalla sua unione con il superiore, originarsi la glandula della commessura. Procedendo indietro, il cilindro epiteliale solido dell'abbozzo glandulare mostrasi per qualche sezione all' esterno del solco, il che indica la direzione sua posteriore dal punto di partenza. Successivamente al 10° giorno, pur rimanendo al margine laterale del labbro inferiore, questo punto si sposta all' innanzi dell' angolo della bocca, prima del quale s' incontra quindi nella serie delle sezioni frontali. II cilindro epiteliale solido si approfonda nel labbro inferiore ed in esso decorre per un certo tratto; nell'angulus oris e la- terale ed inferiore al solco geniano, posteriormente si colloca proprio al suo lato esterno, ponendosi tra esso e l'arco jug-ale (Fig. 12,13,14). II punto di partenza della glandula, benche preceda al margine libero della commessura, pure rispetto al frenulo si e portato piu indietro. L' abbozzo glandulare si dirige in senso obliquo dorso-caudale, e si ramifica. Un lume comincia a comparire nel tronco principale alPll0 giorno, ed al 12° giorno si e gia formato 1' orifizio al margine esterno del labbro inferiore, fattosi piu sporgente lateralmente. L' orifizio guarda all' esterno e la prima porzione di condotto, che ad esso fa seguilo, ha direzione ventrale e mediate (Fig. 16). Nelle sezioni posteriori parte del canale e tagliato obliquamente a causa del suo speciale cammino in alto ed indietro; quando i due lembi della plica angolare sono diventati molto larghi, 1' angulus oris viene spinto assai verso Festerno; proseguendo indietro per alcune sezioni, avvenuta 1' unione delle due labbra, apparisce il canale inferiormente e la glandula superiormente. — 500 — II prime abbozzarsi della glandula della commessura puo anche essere paragonato a qucllo della parotide ncl Porco (1) e nel Mas musculus (2), specialmente , in cui 1' abbozzo glandulare si forma molto in avanti c praprio all'angolo boccale. La differenza tra l'abbozzarsi della parotide nei Mammiferi e la glandula dell' angolo della bocca negli Uccelli, che la posseggono , consiste principal mente in cio , che mentre nei Mammiferi il suo luogo di origine suGcessivamente si sposta in al- to ed in dietre per collocarsi dopo la commessura labiale, a cau- sa del maggiore sviluppo che prende in essi la gota , negli Uccelli non solo rimane nel labbro inferiore, ma si pone al davanti dell'angolo, il che sta in relazione col pochissimo sviluppo della loro gota. Del reslo a noi sembra che nel primitivo accenno le due glandule si so- miglino completamente, e che quindi siano da ritenersi omologhe Ira di loro ed alle labiali inferior!, come dicemmo parlando della loro innervazione, dalla quale questa nostra asserzione verrebbe a pieno confermata. Le glandule luccaU si originano dal fondo del solco geniano al di dietro della parotide, hanno direzione obliqua dorso-laterale, nel qual senso sono pure incurvali i loro abbozzi: formatosi il lume, esse mostrano i loro orifizi nelPinferiore dei due piani limitanti il solco (Fig-. 17). Gli abbozzi delle piccole glandule, che neli'adulto trovammo al limi- te interno dell' orlo superiore della mandibola, poco prima che da esso si elevasse il lembo inferiore della plica commessurale, sono evidenti al 13° e 1-4° giorno: essi partonsi dal limite interno del labbro inferiore per dirigersi a forma di clava medialmente e ventralmente (Fig. 15). Que- ste glandule possono essere ritenute come labiali inferiori rudimenlali, perche, a dirvero, il loro luogo di origine non si trova piu nel pavimen- to della bocca, ma assai all'esterno nel labbro inferiore, sebbene non sia proprio laterale all'orlo superiore della mandibola come quello della pa- rotide (3). Glandule palatine. — II luogo nel quale dovranno premiere origine le anteriori, lievemente accennato al 7° giorno nei lati della cresta me- diana, si presenta piu distinto all'8° giorno. In seguito gii abbozzi glan- dular! sono direlti dapprima dorsalmente e poi caudalmenle (Fig. 8). A1F110 giorno si viene formando un lume in vicinanza del punto di partenza, e le glandule cominciano a ramificarsi: al 12° giorno si e gia cosliluito l'ori- fizio. II cormo palatino anleriore , che non e composto di tanle piccole glandulette come vorrebbe il Reichel, deve ccrlamenle corrispondere alia (1) Chievits, 1. c. pay. 408. (2) Vag. 34. (3j Di Glandule labiali nun erasi, Pino ad ura. ossorvata alcuna traccia neyli Uccelli (Wiedersheim, o. o. pa.'/. 510), 501 glandula palatina descritta dal Born (1). Questi vide al nono giorno duo corti zaffi dell'epitelio del palato penetrare nel tessuto connettivo vieino alia linea mediana a livcllo delle aperture nasali esternc, decorrere, piu kmli, indietro sopra l'epitelio delta cavita orale, e svilupparsi nei giorni successivi come glandule del palato. Anche quando le ramificazioni sono aumentate, le due glandule rimangono sempre distinte 1'una dall'altra, mas- sime all'innanzi in vicinanza dei loro sbocchi e decorrono parallelamente in dietro, Le palatine medie si abbozzano allTl0 giorno, ossia piu tardi delle prece- dent!, e nella serie delle sezioni s'incontrano le laterali originate alfesterno e le mediali all' interno dell'osso palatino, tra esso ed il margine delle coane (Fig. 15 e 16); le ultime in avahti cominciano prima che cessino le anteriori ed ai lati di queste, confondendosi in parte tra loro. A mano a mano che si procede posteriormente, le mediali si mostrano piu numerose, formano uno strato continuo con le laterali, pure aumentale (Fig. 17): poi queste cessano , delle mediali rimangono solo le piu vicine al margine delle coane, ed anch'esse vanno diminuendo sino a quasi man- care (Fig. 18). Si arriva inline alle glandule palatine posteriori. A stadi avanzati nella regione anteriore delle mediali sono evidenti le fibre ante- roposteriori del muscolo nasale medio, i cui fasci sono attravcrsati da alcune delle glandule, che sboccano nellc coane. Anche le palatine posteriori incominciano ad abbozzarsi verso 1' undi- cesimo giorno: esse si sviluppano lateralmente alia fosselta eustachiana, che si va sempre piu pronunziando. Al disopra delle glandule stanno i muscoli pterigoidei e le ossa pterigoidee. La superficie, in cui si forma ciascun cuscinctto glandulare, e compresa tra il breve tratto di parete la- terale, che quivi esiste, e la fosselta eustachiana. Negli stadi ulteriori le glandule diventano assai numerose, e danno una discreta spessezza ai due cuscinetti. Nella fossetta si allungano e sporgono le clue pieghe mucose an- teroposteriori, e nei solehi da esse circoscritti 1' epitelio, modificatosi in cilindrico, si invagina in alcune ramificazioni, nelle quali si elaborano piccole glandulette (Fig. 19). Prima di esaminare l'ulteriore elaborazione degli organi dei quali ab- biamo veduto il primo abbozzarsi, sara bene premettere alcuni ricordi sulla struttura istologica da essi posseduta alio stato adulto. ( 1) G\ Bom, Die Nasenhohlen uiul der Thranennasengang dor amniolen Wirbelthiere, Morphol, Jahrb. Bd. V. u. Till. Citato da Gadow in Bronn' s Klassen etc. a fag. 45'J, — •202 - Noi dislinguemmo in altra comunicazione (1) le glandule salivari de- gli Uccelli, considerate dal punto di vista delta Ioro struttura isto- logica, in: 1.° Glandule a tubi semplici; 2.° Glandule otricolari semplici senza tube- di escrezione de- terminalo ; 3.° Glandule otricolari aggregate senza tubo di escrezione de- terminato ; 4° Glandule allungatissimc con tubo di escrezione determinato ; 5.° Glandule otricolari con un canale collettore comune. Basancloci su i criteri forniti dal Flemming (2) attorno alia strut- tura delle glandule in generate ed alia loro classificazione, possiamo ora, con it vantaggio d' una divisione semplificala e nel medesimo tempo piu comprensiva, ridurre i cinque tipi indicati ai tre seguenti : 1.° Glandule tubulari semplici; 2.° Glandule otricolari semplici ramificate o no, e piu o meno allungate ; 3.° Glandule otricolari composte con un otricolo o con un canale collettore comune. Le glandule del primo tipo rappresentano precisamente la forma di tubo nel senso voluto dal Flemming, e si trovano in tutlo lo spazio compreso dall'apertura posteriore delle cavita nasal i. Quando 1' epitelio pavimenloso composto della boeca si e ripiegato nelle coane, invece di cellule appiattite mostra alia sua superficie gli elementi, die costituiscono T epitelio cilindrico vibratile delle cavita nasali e nel quale subito dopo compariscono infundiboli a forma di breve tubo (glandule a tubo sem- plicc), tappezzati di cellule mucose calciformi e circondati all' orifizio da cellule eilindriche a eiglia vibratili: tale aspetto si conserva in tutta la regione delle coane (3). Le glandule degli altri due tipi non sono riferibili ad alcuna delle for- me classificate dal Flemming nei Mammiferi, poiche con il nome da noi proposto di glandule otricolari semplici non si vuole alludere a glandule costituile da forme elemenlari alveolari, ma solo alia maniera sotto la quale un insieme di tubi semplici mostrasi raccolto, contenendo tutle in ulltima analisi tubi semplici come quelli del primo tipo, raccolti at- torno ad una capsula connettivale foggiata ad olricolo. (1) A. Bate Hi eii E. Giacomitti,, Strultura istologica etc^ (2) IV. Flemming, Ueber Bau und Einlheilung der Driisen. Archiv. f. Anat. n. Phys. Anat. Abtlieil. p. :" 1 pzig, 1888. ('■$) Una disposizione simile fu nolata dal Ranvier nelle coane dei Chclonii. 203 Gi danno esempi di glandule otricolari semplici, non ramificate, le piccolo glandule buccali, di cui ciascuna risulta d'un otricolo limitato al- 1' esterno da una parete eonnetlivale piu o meno sferica ed interrotlo nell' interno da Iramezzi incompleli di conneltivo delicati sottili, die si dirigono dalla parele verso il centro, ove lasciano una cavita, nella quale si aprono i brevi tuboli a fondo cieco (iuboli primari di Mac Leod (1)), da essi circoscritti e tappezzati di cellule secernenli. Noi chiamiamo colletto della glandula la porzione dell'otricolo breve e rislretta, che serve a condurre il secreto alia superficie della mucosa, riser bando l'appellalivo di corpo al resto, che e la parte secretrice vera e propria. Nell'adulto (Fig. 20) 1' epitelio pavimentoso composto della mucosa forma in corrispondenza del collelto un cercine pervio, dal quale si accede nella cavita del corpo glandulare, e gli strati epidermici approfondendosi per tutta la lunghezza del colletto diminuiscono nel numero per ridursi fi- halmente a quello semplice cilindrico continuo aU'epitelio glandulare; le cui cellule, arrivate al limite dell'epidermide, la scavalcano per disporsi al disopra dei suoi elementi e giungere fin presso alia superficie della mucosa, senza pero raggiungerla mai e tanto meno sporgere in essa ed impiantarsi per una certa estensione su la sua faccia libera nel perime- tro dell'orifizio, al contrario di quanto avviene ad un cerlo stadio dello sviluppo. Le cellule glandulari avvicinandosi alio sbocco si modificano nell'adulto col ridursi sia in largliezza sia, piu specialmente, in altezza, fino a confondersi con le epidermiche superficiali. La lunghezza della porzione escretrice varia, stando generalmente in ragione diretta con lo spessore dell'epitelio composto attraversato: cosi negli individui glandu- lari, che compongono il cormo pavimentale posteriore, il colletto e bre- vissimo in conseguenza della poca spessezza dell' epidermide, mentre in quelli del cormo pavimentale anteriore e massime nei linguali inferiori an- teriori esso acquista una lunghezza maggiore, per avere anche 1' epider- mide raggiunta una maggiore grossezza. Talvolla pero il colletto non mantiene le proporzioni con l'epitelio della regione in cui si apre, e di- venta assai lnngo (glandule del cormo pavimentale anteriore del Turdus musicus, deW Accentor modularise Becht), Molte delle palatine medie e posteriori, le linguali superiori, quelle del cormo pavimentale posteriore, che colP ingrandire tendono ad allun- garsi e ad emettere ramificazioni, vanno comprese nel tipo delle otrico- lari semplici ramificate ; alcune altre di esse rientrano nel tipo delle otricolari semplici non ramificate, piu o meno allungate. (1) J. Mac Leod, Sur la structure de la glanrie de Harder du canard domestique, Arch, de Biol, pulliees par Ed, Van Beneden et Charles Van BambeJce, T. I. p. 45, 1880, — 204 — Alcune glandule mediali del cormo palatino medio sboccano nella re- gione anteriore delle coane, ed il loro colletto scorre tra i l'asci di fibre anteroposterior! del muscolo nasale medio, die in sezione Irasversa forma nn semicerehio a concavita ventrale, sovrastante medialmente e dorsalmente al gruppo glandulare. Nella regione posteriore delle coane le glandule mediali si avvicinano di piu ai suoi margini, e quelle che vi sboccano non attraversano fasci di fibre muscolari, gia cessale a questo punto. Nel cormo pavimentale anteriore dicemmo esislere tubi piu corti sen/a alcuna ramificazione ed altri molto piu lungbi, ramificali: ora noi possiamo considerare quelli come glandule otricolari semplici non ramificate, que- sti come glandule otricolari semplici ramificate, tipiche, dove la strullura delle ramificazioni in nulla diversifica da quella del tronco principale, a cui esse si congiungono senza diminuire di calibro. Delle glandule otricolari composte quelle con otricolo collettore co- mune stabiliscono mi termine di trasinzione alle altre con un comune ca- nale collettore. L' aspetto delle prime hanno nel Polio le palatine anle- riori. dove in sezioni sagitlali 1' otricolo molto allungato e relativamente stretto, che funziona da collettore, e circondato da altri otricoli, di mi- nori dimensioni, limitali alia superficie da una capsula connettivaie, che presso al punto d'unione all' otricolo collettore si restringe un po', dando a ciascuno di essi il carattcre di otricolo semplice con un corpo ed un col- letto, il quale pero non possiede ancora una struttura differente da quella del corpo. Gli otricoli secondari possono decorrere in avanli od in indielro, e congiungersi al principale sia perpendicolannente sia ad angolo pin o meno acute : verso la linea mediana quelli d' un lato tendono a confon- dersi con quelli dell'altro, ma nolle sezioni frontali e sempre visibile un tramezzo di conneltivo, in cui scorrono vasi e nervi, che ne segna il con- fine, e nelle sezioni sagittali cadute nel limite tra glandula e glandula vedesi soltanto qualche raro otricolo. Le linguali inferiori anteriori rappresentate da un breve otricolo prin- cipale circondato da un certo numero di otricoli secondari piu o meno allungati o rolondeggianli, che si aprono nella sua cavita, sono da ripor- tarsi al tipo preccdente. La glandula della commessura labiale costiluisce la forma piu elabo- rala, poiche essa avvicinasi alle otricolari composte con un comune ca- nale collettore. All' orilizio del suo dutto I' epidermide s'invagina come d'ordinario, e si continua poi lungo le pareti di questo; varcato 1' estre- nio anteriore un po' ristrello, lungo tanlo quanto misura la spessezza dell' epitelio composto tin' ricopre la regione, gli element] degli strati epi- — 205 — dermiei superficial! per un eerlo Initio si modificano in cilindrici piu o meno alti, ed in alcuni luogiii le cellule Iraslbrraate tendono ad appro- fondirsi in fcuboli primari. Poscia tale aspetto cambia, gli strati epider- niici superficial! riacquistano elementi appiatliti, ed il canale e rivestito da uno spesso epitelio pavimenfoso stratificato con tutti i suoi caratteri. 11 canale net suo decorso riceve cosi anteriormente come posteriormente alcuni otrieoli, die si aprono in csso a quella guisa die si aprirebbero alia superficie della mucosa orale, e, sempre tappezzato di epitelio pavi- mentoso composto, si termina con due o tre ramificazioni a cui fanno capo due o tre otrieoli colleltori di altri piu piccoli (1). La perfezione delle otricolari composte con nn comune canale col- let tore e raggiunta dalle pavimentali del Frosone (Coccothraustcs vul- garis) e del Picchio {Gegimis viridis, Bote), nelle quali esiste una vera individualizzazione degli otrieoli components provvisti ciascuno di un colletto ben diflerenziato, vale a dire di un proprio canale eserctore, ri- vestito da un epitelio cilindrico (2). I foJUcoli Unfatici intracapsulari, che fanno cioe parte della liama glandulare, abondano in tultc le pavimentali e palatine medic del Polio, scarseggiano invece per le linguali, specie per le inferiori anleriori di queste, per le palatine anteriori e per la glandula della commessura la- biale. Vi sono anche dei follicoli Unfatici extracapsular?', in rapporto di grande vicinanza con le glandule, e talora syiluppatissimi. In tutto il con- torno della fossetta euslacbiana ed all' ingresso delle coane, dopo die la mucosa orale si e ripiegata in esse ed il suo epitelio composto e giunlo alia regione delle glandule tubulari semplici, esistono quelle die chia- mammo amigdale palatine. Alle coane, verso la parte anteriore, le glandule tubulari semplici si approfondano in un ammasso linfoidc, com- preso tra loro e le fibre del muscolo nasale medio. Ad ogni lalo delta fossetta eustacbiana trovasi un altro potente ammasso linfoide, che in- vade ciascuna delle due ripiegature anteroposterior! della mucosa, e ri- mane nettamente separato dai cuscinetti glandular! ; in corrispondenza della superficie orale e circondato dalP epitelio pavimentoso composto, che introtlcttendosi nei solchi e nelle insenature laterali conducenti alle pic- cole glandule otricolari semplici, situate profondamente, si modilica in un epitelio a cellule cilindricKe : in alcuni punti l'epitelio cilindrico s'in- fossa in glandule tubulari semplici. Un fatto notevole si e la prcsenza (1) Sricondo il Rancur la glandula della commessura lahiale degli Uccelli noa e omologa alia parotide dei Mammiferi, perchc gli otrieoli clie la compongono non Iianno un canale escielore comune, ma si aprirebbero ciascuno alia superficie della mucosa. (2) A. Butclli ed K. Oiacoin/ni, 1. c. — 306 — in questi follicoli linfatici di mitosi straordinariamente numerose, massime nei loro centri germinativi, cio che sta a dimostrare la loro grande at- tivila funzionale. Riguardo alia Datura degli elemenli secernenti noi nella nostra comuni- cazione preventiva sulla « Strutlura delle glandule salivari degli. Uccelli » nel mentre constatavam:), indipendentemente dal vario momento fisiologico, l'esistenza in alcune glandule di cellule secernenti con dimensioni diverse da quelle possedute dalle cellule secernenti di altre glandule, concludevamo cssere queste tut to puramenle mucose, opponendoci all'opinione del Ran- vier (I), secondo la quale, oltre ai pari elementi mueosi caliciformi, si tro- verebbero ancora cellule a caraltere misto come quelle che tappezzano gli otricoli delta parotide del Polio, e che per il Ranvier non sono soltanto caliciformi piu piccole e molto meno alte di quelle delle glandule pavimenfali, ma ancora di natura non completamente mucosa, poiche esse, invece di pre- srnlarsi similmente alte altre chiare e ripiene di muco, hanno un aspetto granuloso, dovuto alia massa pin abondantc di protoplasma, nella quale il loro nucleo e compreso ed alle piu grosse trabecole protoplasmitichc c piu numerose, sparse nella regione del mucigenc. Secondo il Ranvier le glan-' iliile del pavimento sono tutte mucose, perch''1 tali sono (uttc le loro cellule, la parotide sarebbe invece mista, ma non per la mescolanza di cellule mucose e sierose, sibbene per il carattere misto dei suoi dementi. A noi, dopo aver vcdiiloclie, nei preparati oltenuti per dilacerazione o per macerazionc, le cel- lule della parotide, qiianlunque molto piu piccole di quelle delle glandule pa- vimentali, possedevano la stessa forma di esse ed ugualmente si coni- portavano verso i medesimi reagenti; dopo aver osservato che i cangiamenti fisiologici, provocati eccitando la loro attivita o con iniezioni ipodermichedi iilrocloralo di pilocarpina o per mezzo della cor-rente elettrica, si produ- cevano in maniera simile cosi nolle une come nolle altre, e che percio tan to nella parotide quanto nelle glandule del pavimento potevano aversi simili differenze d'aspetto in seguito ai vari stadi dinaraici, il concetto delle cellule mistc, di dementi cioe i quali fossero in parte mueosi ed in parte sierosi, quasi godessero di una doppia funzione, parve molto indeterminate: e non ci sembro nemmeno probabile perquesto piccole cellule un signi- ficato morfologico c fisiologico assolutamente dilTercnte da quello, die hanno le altre piu grandi, ancbe tenuto conto del loro reticolo a maglie piu fitte ed a trabecole piu grosse, e del rapporto inlimo, die possa esistere Ira la forma e la funzione. (1) L. it mmcr Les membranes mtiqueuscs ct le systeme glandulaire. Legons faites au Coll ,■ h Sc. M<) in d. in. con membrana esterna sottile; embrione esacanto c- n guscio a doppio contorno del diametro di circa 4 in. d. in. Uu individuo lungo 3 millim. presentava ben distinto lo scolice, con strobila non distintamente seguientata. Ho trovato la Taen'a rotundata sia nella Lacerta [Podarcls) muraUs, s'a nella Lacerta viridist e ne bo avuti sott'occlt o parecchi esemplari. Accennate le nozioni sucsposte, d ro quale credo die sia, e in base a quali fatti c ragioir, ?1 e'elo v- tale della Taenia rotundata. 11 fatlo pr. mo dal quale bo preso le mosse e questo: sezionando mo'ti individui di Lacerta muralis bo con grande frcquenza, c spesso in abbondanza, trovato nel loro stomaco individui di una specie di artropode^ die con la suddetta lucertola ba couiune 1'abitazione e del quale il nome appunto fu caratterizzalo coll' appellat vj dJ murale; alludo all' Oniscus murarius, noto e coinune crostaceo isopode tanto abbondante nelle fessure dei muri, pur tVcquentati da lucertole. — 0\lre I' Oniscus murarius ho trovato altri suoi stietti parent' nel ventricolo di lucertole, cioe il Porcellio e V Armadillo comuni. Cosi la prima constatazione da nic fatta e: Chegli oniscidi comuni, oltre a vivere assai in contato con le lucertole, sono da esse volentien mangiati.(i) Constatalo questo primo fatlo, ne bo conslatato sperimentalmente un secoiulo. L'Oniscus murarius e gli altri oniscidi non sdegnano di cibarsi di escrementi di lucertole; li mangiano anzi senza scrupolo, specie se di qualclie gioruo c mescolati a materie vegetali morte, delle quali si cibano. — Cosi la se- conda constatazione e die gli oniscidi manjiano escrementi di lucertola. Dalle due conslatazioni fatte si vede intanto come non apparispa irrazionale il ciclo vitale di un ver- me, die passi per i due ospiti Lacerta muralis e Oniscus murarius. Ricerclie dirette non bo mancato di fare (e le cunliuuo ) per averele prove maleriali del passaggio. Ho preso molii oniscidi in luogbi frequentati da lucertole, e per accrescere i supposti infetti, lio dato ad essi in paslo materie intestinali di una Lacerta affetta da tenia. — Poi lio esaminato, dissecandoli, gli oniscidi sicssi. In uno (sopra u'ia ventina) bo trovato un cisticercoide, die disgraziatamente si era guastato nella dilacerazione, die d.d crostaceo avevo fatto, ed e andato perduto, ne e stato oppoituno ad uuo studio approfondito: cio dichiarando, posso, pero, audio dire die mi e sembrato non discordance dallo scolice della Taenia rotundata. A questo punto sono or.ile mie ricerclie; naturalmente le continuo, e le controller in doppio senso; ma le cose osservate — c cioe: die la Lacerta muralis o 1' Oniscus murarius vjvono in contatto; die la Lacerta si ciba abbondanlemente di oniscidi e questi mangiano gli escrementi della lucertola; die nell' onisco si trova un cisiic rcoide, die appare noo discordante dallo scolice della Taenia rotundata; mi pare mi autorizzino ad aniiunziare, a guisa di cenno prevjntivo, essere non dico verisimile e pos- sible, ma moltissimo probabile die la Taenia rotundata, mentre alio stato perfetto vive nell'intestino della lucertola, alio stato larvale, rappresenlato da un cisticercoidet viva nell'onisco, in modo die il suo ciclo vitale sarebbe il seguente: Uova embrionate sono emesse dalla tenia madre neH'intestino della Lacerta muralis; — le uova escono con gli escrementi e sono ingerite dall' Oniscus murarius ed anche da altri oniscidi; — l'em- brione, nel tubo digerente deH'onisco, esce dal guscio e, emigrando nei tcssuli dell'ospite, si convertc in un cistrercoids; — la Lacerta muralis raangia gli onisci e ingerisce il cisticercoide, die nel suo inte- stino si sviluppa in Taenia rotundata. (1) Ho cotistatato sperimentalmente come audio la Lacerta viridis sia ghiotta di oniscidi. Giulio Chiarugi, responsabile. Siena 1890, Tip. S. Bernardino Monitore Zoolopo Italiano (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) D1RETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, ia Firenze nella R. Uuiversita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto Anatomico, Firenze. rJ numeri nil' anno — Abbuo'iamento amino L. JO. I. Anno Firenze, 39 Novembre 1839. N. II. SOMMA.RIO — BIBLIOGRAFIA. pag. 213 a 216 — SUNTI E RIVISTE: Acconci, Contributo alio studio dell'auatomia e lisiologia dell'utcro gestante e partorienle. — Sperino, Sal midollo spinale di un vitello dt'cephalu's dip us dib rachitis — Tecleschi, Ctfntributo alio studio della tircolazione ccrebrale. — Vicarolli, Sulla migrazione esterna dell'uovo. — Pag. 217 a -218. TOMUNICAZIONI ORIGINALI: E. Ficalbi, Sul preteso par issitismo delle larve di Culex pipiens . — Rossi U. e Vicarelll G., Sulla slruttura degli ovidutti dello Spelerpes fuscus e della Sala- man rina perspicillata, — G. Chiarugi, Per la storia dell' articolazione occipito-allo assoidea. — Pag. 219 a 2-27. VAR1ETA: D. Rosa, Le nov latin. Pag. 227 — Personale univei sitario, 228 BIBLIOGRAFIA XVI. Vertebrati. II. Parte Anatomica. I. Parte generale. Landois L. — Manuale di fisiologia dell'uomo, inclusa l'istologia e l'anatomia comparata. — Trad, sull'ult. ed. t<;desca del Dott. B. Bocci, con prefaz. del Prof. G. Moleschott. Parte I: — Milano F. Vallardi ed. 1889. In 8.° con fig. pp. 055. Sappey C. — Trattato di anatomia descrittiva. 2.a Ed. ital. sull'ultima francese, riveduta dal Prof. G. Antonelii. Vol. IY ed ult. — Milano, Vallardi ed. 1889. In 8.o con fig. p. 944. 2. Tegumento e produzioni tegumentarie. Ficalbi E. — Sulla architettura istologica di alcuni peli degii uccelli, con con- siderazioni sulla filogenia dei peli e delle penne. Con tav. — Atti della Soc. toscana di Sc. natural!, Melnorie. Vol. 11. Estratto: Pisa 1890. Mazza F. — Sul metacromismo delle piuine in alcuni uccelli. — Atti della Soc. Ligustica di Sc. naturali e geografiche. Vol. 1. Fasc. 3. Estr. di Pag. 20. Genova, Tip. Ciminago, 1890. Mibelli V. — Di alcuni peli defonni osservati in un ca*o di alopecia areata della barba. — Estr. d. Giorn: Ital. d. Malattie Veneree e della Pelle. Fasc. 3, Settembre 1890. Pag. 18, con tav. Milano 1890. ■ — 514 — Petrone A. — Contribuzione alia teoria dell'atavismo in un caso raro di poli- mastia maschile (6 mammelle). — II Progresso medico. Anno 3, N.° 16, Pag. 516-524 {con tav.). Napoli 1889 3. SlSTBMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. 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Con tav. — Giorn. della R. Accad. di Medicina di Torino. Anno 53. N. 7-8. Torino, Luglio-Agosto 1890, Bertacchini P. — Spermatogeuesi della Rana temporaria. — La Rassegna di Sc. Mediche. Anno 5. N. 7. Modena. Luglio 1890 Pag. 311-312. Cuccati. G. — Spermatogenesi nella rana esculenta. — Anatomischer Anzeigcr. V Jahrg. N. 12. S. 344-346. Jena 1890. Giuria P. M. — Sopra la mancanza di un rene. — Genova, Tip. Sordo-Muti. 1890.in8.°2)ag. 18. — 217 — SUNTI E RIVISTE L. Acconci. — Contribute) alio studio dell' anatomia e flsiolog-ia dell' utero ge- stante e partoriente. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 53, N. 7-8, pag. 641. Torino 1890. Ci proponiamo, non di riassumere completamente questo lavoro, che in gran parte puo interessare soltanto il fisiologo e 1' ostetrico, ma di riportare le conclusioni, che, in base ai suoi studi istologici, 1' A. ha potuto emettere sulla struttura dell' utero a termine di gravidanza, particolarmente per cm che si riferisce all' elemento muscolare ed elastico: 1. La slerosa peritoneale, ric- chissima, come tutte le sierose, di fibre elastiche, aderisce mediante esse alia sottostante tonaca muscolare molto strettamente nel corpo e nel fondo dell'u- tero, lassamente invece nel segmento inferiore. — 2. La musculatui'a uterina delle due zone superiori dell' utero, cioe del corpo e del fondo, presenta un doppio ordine di fibre, delle quali le piu esterne dirette in direzione circolare, le piu interne long-itudinali, e fra di esse sta una serie di fibre alternativamente cir- colari e longitudinali, le quali, sovrapponendosi reciprocamente, danno alia regione media della tonaca muscolare 1' aspetto di un tessuto di garza. Le fibre circolari si arrestano a livello del limite tra il corpo ed il segmento in- feriore. — 3. Le fibre muscolari del segmento inferiore sono dirette in senso longitudinale o leggermente obliquo e meno numerose che nel corpo. — 4. Le fibre muscolari nel collo sono molto scarse e si trovano piu abbondanti alia pei-iferia. II collo, quando e completamente rammollito, e scavato da un grande numero di cavita che gli danno un aspetto spugnoso. — 5. Le fibre elastiche gia numerose nel corpo e nel fondo dell' utero, lo sono di piu nel segmento inferiore e sono numerosissime e grosse nella regione cervicale. Segue un confronto fra i resultati ottenuti dall' A. e quelli di coloro che si sono precedentemente occupati dell' argomento (in particolare Htlie e Hof- meier) ed una estesa discussione in proposito. G. Sperino. — Sul midollo spinale di un vitello dicephalus dipus dibrachius. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino. Anno 53, N. 6, pag. 526. Torino 1890. Ci sembra utile riferire le conclusioni di questo studio, che e un interes- sante contributo alia conoscenza delle cosi poco conosciute correlazioni di sviluppo. Si trattava di un mostro a due teste, affatto distinte e complete, con due colli che sorgevano riuniti dall' unico tronco, al quale si inserivano quattro arti di forma regolare , due anteriori e due posteriori ed una coda. Esistevano due spechi vertebrali distinti nella regione cervicale e dorsale ed un unico speco nella regione lombare e sacrale. Fu fatto in questo mostro un particolareggiato studio microscopico dei midolli spinali e fu verificata una considerevole asimmetria nelle due meta laterali componenti ciascun mi- dollo, in questo senso: che la meta esterna di ciascun midollo era regolar- mente confonnata, mentre lo era incomiiletamente la meta interna. Tale dif- — 218 — ferenza di proporzione e di costituzione, osserva 1' A., sono evidentemente in rapporto colla costituzione del corpo. Si e visto che le differenze erano piu spiccate a livello dei rig'onfiamenti, dove cioe sono phi numerose le fibre ehe nascono dal midollo spinale o vi fanno capo. Ora il nuraero di qneste fibre, ossia il volume delle radici anteriori e posteriori, e in rapporto diretto colla estensione delle parti a cui si distribuiscono, rispettivamente colla presenza od assenza di queste parti. Se adunque vi e un rapporto fra i centri nervosi e le parti perifericbe del corpo nel senso che la distruzione o l'assenza di certe porzioni dei centri nervosi traggono dietro 1' atrofia o l'incompleto sviluppo delle parti periferiche, leg-ate a quelle per 1' intermezzo delle vie nervose, tale rapporto indubitatamente esiste anche sotto la forma inversa, cioe 1' atrofia, la distruzione, l'incompleto sviluppo e la mancanza degii organi periferici, in- ducono modificazioni morfologiche tipiche in determinate regioni dei centri nervosi. A. Tedeschi. — Contributo alio studio della circolazione cerebrale. — Atti d. Accad. Medico- Chirurgica di Perugia. Anno 1890. Dai resultati ottenuti coll' iniettare il sistema arterioso e venoso di cer- velli umani e di altri mammiferi nelle varie eta, l'A. e portato a concludere: Che le artei'ie corticali del cervello non sono arterie terminali, onde non puo parlarsi di territori vascolari ben distinti nella corteccia cerebrale; Che esi- stono comunicazioni fra le arterie della base del cei*vello e quelle della corteccia; che esistono cosi per la parte corticale come per la base, e specialmente per questa, anastomosi fra le arterie dei due lati ; che le arterie corticali cere- brali si anastomizzano con le arterie corticali cerebellar!; infine, che le arte- rie comunicano colle vene non solo per 1' intermedio dei capillari ma anche direttamente e queste comunicazioni, facilmente dimostrabili nella tela coroi- dea, lo sono anche nella sostanza cerebrale. G. Vicarelli. — Sulla migrazione esterna dell'uovo. — Annali di Ostetricia e Gimcologia. Anno 12, N. 10, Pag. 627-640. Milano 1890. In seguito a ricerche sperimentali, eseguite in coniglie e consistent nella asportazione di un ovaio e della tuba del lato opposto, l'A. e portato a con- cludere: 1. La migrazione esterna degli ovuli, benche raramente si verifichi, pure 6 un fatto incontestabile. — 2. Di tutti gli ovuli ehe abbandonauo l'o- vaio solamente qualcheduno puo giungere a penetrare nella tromba del lato opposto. — 3. L'ovulo, quantunque per portarsi da un ovaio alia tuba del- l'altro lato, impieghi maggior tempo di quando passa direttamente dall'ovaio nella tuba corrispondente, e si trovi in condizioni sfavorevolisshne, mantiene tuttavia le proprieta ad essere fecondato. — 4. La migrazione esterna degli ovuli sperimentalmente ottenuta non fu mai causa di gravidanze extrauterine. — 5. Data l'esistenza o L'integrita di un ovaio da un lato e della tromba del lato opposto a questo, e possibile non solo la fecondazione, ma anche gravidanze intrauterine. — 510 — C9MUN CAZJONI ORIGINALI. E. FlCALBI Sul preteso parassitismo DBLLE LARVB di Culex pipieiis. Da diverso tempo erano a mia cognizione due lavori del Dott. To- satto (1), pubblicati qualche anno indietro, nei quali si indicava la larva della zanzara come parassita intestinale dell' uomo, capace di arreeare special! disturbi. Pur dispiaceridomi di essere Severn, devo dire che giu- dicai basati su errore di osservazione i due lavori, e non credetti neces- sario contra pporre ad essi uno soritto. Ma ultimimeiUe e uscito in luce il Tomo sec >ndo della Zoologie medicale di R. Blanchard (2), libro die corre in molte mani, e in esso ho Irovato riespresso il concetto del parassitismo della larva della zanzara; e vi ho letto che « la larva del Culex pipiens si trova qualche volta nell' intestino, dove e penetrata con acque di cattiva qualita ». Dopo cio intendo di toccare anch' io 1' argomento, perche un gros- solano errore non acquisti credito di verita e non cominci a circolare nei libri. Passo per prima cosa in breve rivista i due scrilti italiani, che am- mettono come provato il parassitismo intestinale della larva e della ninfa della zanzara. Nei suo primo lavoro il Tosatto (3) comincia per dire: « Io credo presentare ai Colleghi un nuovo parassita animale ». Parla poi di un carrettiere, che entrava nell' Ospedale di Pisogne per essere curato della tenia. Accenna ad alcune sofferenze del malato, tra le quali tin penoso senso di punture eniro al ventre. Esaminate le fecce, ci dice V autore che non vi trove uova di tenia, ma di ascaridee di (I) Tosatto E. — Un nuovo entozoo. Rivista cUni.a di Bolof/na. Anno 18S3. N. 2. Pa;/. 114. Bologna 18SS. Larve di zanzara, Culex pipiens, nell' intestino umano. Memoria. Gazzeita medtca italiana. Pro- vince re iete. Anno 26. N. 34. Padova, Ayosto 1S83. [i) Blancliard R. — Traite de 2oologie medicale. Tome second. Paris 1890. |3 L' Egregio Dott. Tosatto deve perdonare la mia ciitica la quale non lo tocca come dislinto medico. 220 tricocefalo. Somministralo un antielmintico ebbe ascaridi e tricocefali. Ma ci dice di piu 1' autore: « Sopra la maglia dello slaccio vidi gui/.zare un animalelto vivacissimo; e presolo con cura, lo immersi in un Inrhier d' acqna. II nuovo ambiente scmbrava adalto all' entozoo, che con inovi- menti serpentini si muoveva vivamenle entro al liquido elemenfo ». 11 Tosatlo duscrive questo « entozoo », esaminato con la lente e al micro- scopio, e ne da alcune figure del complesso e di dellaglio. — Dice l'au- tore clie somministrato nuovo antielmintico, in una scarica alvina ottenne aliri due animaletti, come il suaccennato. E altri due ne trovo (un poco different!), clie descrive c figura, uno dei quali gli visse cinque gior- ni nelT acqua. — Gi fa sapere 1' autore che il malalo parti guarito. E ci dice come bevesse sovente acqua morla dei fossali lungo le strade. Facendo considerazioni sui reperti accennati, dice l' autore die il descritto animale (rovava nell' acqua il suo ambiente, e che da quella poteva aver tratto sua origine, forse sotto altra forma, per ppnetrare ncl corpo umano e subirvi ulteriori modilicazioni. Le due forme risconlrate del « parassila » dice che potrebbero essere due fasi, o i due sessi di una stessa specie. — RiconGSce la poca diligenza con cui lu studiato il caso, ma crede aver assicurato all' « entozoo » importanza, e lo eonsi- clera la causa del male del carrettiere. Dico subito che dalla tavola di quesfo primo lavoro si scorge che le due forme di « entozoo » sono la larva e la ninfa di una zanzara. Andiamo al secondo lavoro. In questo l'autore, — dopo aver ricor- dato che il Prof. Perroncito, cui lo comunico in esame, gli aveva scrilto, a proposilo del suo « entozoo », che si trattavaprobabilmente della larva di un Dittero « la cui specie non ci e nota » (!), — dice che scartabel- lando libri si c convinto trattarsi di larve e ninfe di zanzara, ch'egli sen- z'altro — (e forse troppo velocemente) — riliene il Culex pipiens. — Cio stabilito, non porta in questo lavoro nessuna osservazione nuova, ma si limita a discorrere e fare considerazioni sul fatto, che dette origine alia sua prima nota, dimostrandosi profondamente convinlo di aver avnto da- vanti un caso di para.ssilismo per larve di zanzara. — Dice come ci si possa infettarc di un tal parassila. Per esempio, cosi:« -L' acqua infetta (di nova) adoperala per bagni servira diutilissimo veicolo allc nova, cd as- sorbita per Turctra le deposilera nella vescica e bevuta condurra seco nello stomaco o nell'intestino quel germe, che, incubato, dara luogo alio svolgimento di larve ». — L' autore non sa quanto possa durare nel- l'interno del nostro corpo 1' incubazione delle larve di zanzara. Ma dice che cresciute produrranno una serie di fenomeni, che ripete tulto intiero il — 521 — quadro sintomatico offerto dalla presenza di vermi intestinali. Insiste sul « penoso senso di punture entro al ventre somigliante a dolori prodotti per punzecehiamenti inflitti da spine ». Fa molte altre considerazioni cli- niche, e igieniche, che io non riassumo, e raccomanda, come rimedio 1' estratto etereo di felee maschio. 11 Blanchard, come ho ridetto, nella Zoologia medica ammette egli pure il parassitismo intestinale delle larve di zanzara. E davvero non so in base a quali fatti lo ammetta. E verissimo, e comunemenie nolo, che le larve di alcuni ditleri esercitano realm^nte un parassitismo nei mammiferi. Ma tra i ditteri a larve parassifiche puo mettersi la zanzara? Chi conosca un tantino la organizzazione, e la biologia delle larve e delle ninfc di questi insetti, an- r.he a priori escludera ch'esse possano esercitare un qualsiasi parasili- smo intestinale. Altro che quell' adattamento de' nematodi d' acqua a vermi intestinali, che ammise qualcuno ; qui si correrebbe anche di piu! — La larva delta zanzara, che e gracilissima, e organizzata per la vita acqualica, un'acqua ferma, ricca di detriti prevalentemente vegetali e cio che occorre alle larve di zanzara per vivcre ; fuori di quest' am- biente periscono. Sarebbe proprio superfluo (e non ne ho I' intenzione) che io mi intrattenessi qui sulla organizzazione e nella biologia delle lar- ve di zanzhra. Diro senz' altro che colui che su questo soggetto abbia qualche conoscenza non potra non restar meravigliato nell' udire che le larve dei culicidi siano capaci di vivere nell' intestino umano, come ugual- mente rimarrebbe meravigliato colui, puta il caso, che conoscendo un po' il baco da seta, si sentisse dire eh' esso puo, ingerito che sia come tale, o come uovo, divenire un enterico parassita. — Ne mi intrattengo di piii su simili considerazioni. Ma nelle scienze di osservazione, si potrebbe dire , i ragionamenti non valgono: occorrono fatti. Ed io ho voluto addirittura tagliare la te- sta al toro. Ho trangugiato per diverse volte uova, larve di tutte le eta, e ninfe di zanzara. Inutile dire che ho digerito complefamente tutto cio, senza provare mai il minimo dislurbo ed andare incontro a parassitismo. Mi si chiedera: GomeilDott. Tosattotrovo larve di zanzara nelle fecce del siio ammalato? Le trovo, perche per inavvertenza ve le mise. Le zan- zare possono infettare di larve acque delle meno accessibili. Le cisterne, i cassoni delle acque potabili, le acque dei vasi domestici, anche le acque benedette delle Chiese, io ho veduto infette da larve di zanzara. II Dott. Tosatto ha diluito le fecce, che esaminava, con acqua, che conteneva larve. Oppure il vaso, col quale le fecce furono raccolte, era stato sciacquatn con acqua infetta di larve. Ecco spiegato il facile mistero. — 222 — Gome poi Blanehafd riammetta il parassitismo delle larve di zanza- ra iion so, ed egli non lo dice. Qui faccio fine, concludendo che le zanzire sono, si, insetti oltremodo noiosi, ma le loro larve e le loroninfe sono cio cli ■ li pin innocente si possa immaginare. — II parassitismo iutestinale delle larve di zanzira va relegato nel momlo delle favole. Sulla struttura degli ovidutti dello Spelerpes fuscm e della Salamandrina perspicillata Ricerche dei Bottori Umberto Rossi e Giuseppe Vicarelli 8. aiuto nell'lslituto Annt. di Firenze Medico - Ass. Delia Maternita di Perugia Ricevuta il SS Xovembr. 1890. In segnito alle ricerche pralicate sugli ovidutti degli anfibii da Bott- cher (I) Neumann e Grunau (2) Loos (3) Sliive (4) etc, ci siamo anche noi occnpati dell'argomenlo, non certo con 1'intendimento unico di con- trollare piu o meno quanto i suddetti autori avevano trovalo, che ci sa- rebbe sembrato compito troppo ozioso; ma per comparare tanto i nostri come pure quelli di altri, ai risultati ottenuti dallo studio deg-Ii ovidutti ancora del tulto inosservati, appartenenti al Geotriton fuscus ed alia Sa- lamandrina perspicillaia. — Ci indusse all'opera anche il fatto che gia uno di noi (Rossi) (5) aveva studiato i primi mutamenti che accadono nell' uovo maturante del Geotriton, ed il desiderio percio di rendere almeno in parte completa il pin possibile, la conoscenza intima di que- sto anfibio. Premcsso cio diremo, come prima di esporre le risullanze delle osservazioni microscopiche, sentiamo il bisogno di aggiungere an- cora qualche piccola cosa, dal lato macroscopico, a quanto fu detto fin qui. Si nelP uno, come neU'altro saremo brevissimi. Conveniamo piena- mente sul fatto gia da gran tempo notato dal Wiedersheim (6), cioe della pigmentazione manifeslissima nella parte inferiore delTovidutto dello (1) Bottcher - Virchow's Archiv Band I!7 - pag. 171. r'; Neumann undt Grunau — Arcbiv. fiir Mikroskopische Anatomie — Band 11 pag. 372. ['.\) Loos — Leipzig 1881. ,1) stiivt — Archiv. [fir Mikroskopische Anatomie — Band •'•! — 1889 — Settembre, (5) Rossi — Sperimentale Marzo 1890 Monitore Zoologico Iialiano Giugno 1890. (6) Wiedersheim — Anatomie der Salamandrinen etc. — LS75. — 223 - Spelerpcs e che e data dalla presenza di spazii particolari ramificaii, di yaria forma, dove il pigmento e raccolto ; conveniamo eziandio sulla ma- niera con cui 1' ovidutto si apre per accogliere le uova e sul suo sbocco; diciamo solo che in paragone ad altri anfibii, l' ovidutto e alquanto piu corto, che qua e la presenta delle strozzature rese evidenti specialmente se si inielta qualche liquido nell'mterno, che la parte superiore nel tempo della avanzata maturazione delle uova ha un' aspetlo gelatinoso, semitra- sparente, che spicca sul colorilo delle rimanenti porzioni, carattere questo che ha comuue con la Salamandrina perspicillata e con altri anfibii. Oltre a cio neltamente si veggono lungo l'asse longitudinale dell' ovidulto, delle slrie di tessuto piu chiaro e piu scuro, le' quali hanno un' andamento spirale. Queste strie, che appariscono assai evidenti qualora si distenda l'oyidutto con I' iniezione di qualche liquido, corrispondono alle pieghe dello strato interno e veramente il tessuto e disposto in guisa, che il canale risultante e leggermente da un' estremo all'altro ripiegalo a spira. Gli animali che hanno servito alle nostre ricerche furono oltre aWoSpe- lerpes ed alia Salamandrina, il Triton taeniatus e il Triton cristatus. Gli ovidutti furono tolti nei mesi di Marzo ed Aprile. Dallo Spelerpes anche in Novembre (1889) e Febbraio (1890), vale a dire qu ando uno di noi raccolse e studio il materiale per le suaccennate osservazioni. I metodi tecnici che adoperammo furono numerosi. Per le preparazioni a fresco impiegammo di preferenza l'alcool al terzo. Per cio che riguarda le sezioni diciamo subilo che i migliori risultati li abbiamo ottenuli prima per mezzo della fissazione con il liquido di Flemming (soluzionc forte) e la Safranina come sostanza colorante; vengono in seconda linea 1' Ema- tossilina ed il Picro-carminio. — Spelerpes o Geotriton fuscus — Avvi esternamente una sottile tonaca data dall' involucro peritoneale e da un'esile slrato di tessuto con- nettivo. Internamente avvi una tonaca mucosa molto sviluppata e pre- sentante neH'insieme i seguenti caralteri: Osservata appunto in sezioni trasverse, apparisce formata di tante pieghe come lo e anche nei tritoni e nelle salamandre; le pareti ed il fondo di ogni piega sono tappezzate dalle cellule appartenenti al 1. gruppo e che descriveremo minutamente in seguito; I'apice al eontrario e riveslito di poc'.ii elementi cellulari, che noi abbiamo raccolti in un 2. gruppo, provvisti di ciglia vibrabili. I. Gruppo — Viste isolate nelle preparazioni a fresco, queste cellule si mostrano assai voluminose; hanno una forma a prevalenza ovoidale piu o meno allungala; sono provviste di un nucleo molto grande, a con- torni regolari, spostato piu o meno considerevolmente verso la parete cel- lulare. — 224 — 11a forma varia, piu spesso pero ovale. II protoplasma abbondantissimo, chiaro, quasi trasparente mostra all'evi- denzaromeunsottile reticolo, che Irae origine da suoi particolari condensa- raenti, visibili assai bene a fresco, molto meno nettamente nolle sezioni. Questi che noi abbiamo chiamati condensamenti del protoplasma , occupano per lo piu la parte centrale della cellula, appariscono assai splendenti alio slato fresco , mentre invece nelle sezioni colorile si fanno dislin guere per una tinta un poco piu carica, che il rimanente della cellula. La loro forma e allungata , e dai conlorni irregolari , dentellati , parte quel reticolo che abbiamo sopra menzionato e che invade la cellula tutta quanta. Queste cellule appartenenti al 1. gruppo e che, diremo subito, pos- sono essere chiamate con 1' appellativo di glandolari sia per il loro aspetlo, sia per la loro posizione, occupando esse il fondo e le pareti di ogni piega, vedute nelle sezioni praticate sul lessuto indurito e co- lorite con i vaiii metodi indicati , si presentano egualmenle molto vo- luminose (65 n„); il nucleo e sempre spostato dal lato cellulare oppo- sto a quello che guarda il lume del condolto; mostra grande quantita di sostanza cromatica, informemente raccolta e per lo piu solto forma di numerosi ed irregolari frammenti. II protoplasma prende quasi sempre una tinta molto leggera; il nucleo invece si colora in modo intenso con tutte le comuni sostanze di diversa natura. Per quanto fosse praticata una scrupolosa osservazione pur tuttavia non abbiamo potuto sorprendere 0 vedere aperture speciali nella parete della cellula deslinate allauscita del contenulo. Con questo non vogliamo in modo assolulo negarne l'esi- stenza; spieghiamo il fatto con il tempo in cui furono studiati gli ovi- diitli; vale a dire noi non abbiamo potuto fare questa osservazione come da altri e stata praticata, per il fatto che le cellule destinate alia fun- zione della secrezione non erano giunte al loro perfetto grado di ma- turita. I contorni di ogni cellula sono perfettamente netti e distinti. II. Gruppo — Sono cellule provviste di ciglia vibratili. Occupano come gia abbiamo avuto occasione di riferire, 1'apice di ogni piega del- la mucosa. Sono in numero assai limitato. Sono scarse di protoplasma, tanto che e assai difficile anche per la sua irregolarita prendere le mi- sure del nucleo. Questo e ora piu o meno ricco di sostanza cromatica. 1 conlorni delle cellule sono abbastanza nettamente distinti. Misurano in media \i. 15 ; si addossano slrettaraente 1' una all' altra e presentano una forma elittica assai spiccata con V estremo piu slargato rivolto nel senso del lume dell' ovidutto. Si rilrovano da un' estremo all' altro del condolto. — 225 - — Salamandrina pp.rspicillata — Per cio che riguarda le ricerche istologiche istituite sui suoi ovidntti, esse hanno dato a noi tali risuHati che nessuna differenza esiste, sia negli elementi isolati che aggruppati , fra essi e gli ovidntti degli altri anfibii. Confermiamo le osservazioni di Boltcher e Stiive, dell' esistenza di vasi sanguigni nella tonaca esterna anche nello Spelerpes fuscus e del- la emigrazione dei globuli rossi. Non stimiamo giusto pero il credere che tali globuli rossi stravasati possano servire alia nutrizione dell' em- brione poiche non si ritrovano, piu o meno modificati, altro che nell' in- terno delle pieghe della mucosa, e non ci e mai riuscito di vederli liberi o di sorprenderli in vicinanza del lume dell' ovidutlo o nel lume stesso. Se regge poco la interpetrazione sopra citata, a nostro parere, stra- na ollre ogni dire ci sembra 1' altra, che essi stiano a rappresentare un fatto avente qualche analogia con la mestruazione dei mammiferi. Al- trettanto dobbiamo dire per la supposta relazionc fra il rinnuovamento del- 1' epitelio e la emigrazione dei globuli rossi. Di questo fatto poi credia- mo dare un' unica spiegazione: Che cioe i vasi sanguigni in qualunqne epoca, tanto in quella di riposo, come in quella di attivita del tessuto e quindi siano essi in numero maggiore o minore, servano unicamente alia nutrizione del tessuto sul quale hanno il loro decorso. Oltre ogni credere utile sarebbe il potere studiare gli ovidutti di questo anfibio nel momento in cui si verifica l'emissione delle uova, avuto riguardo soprat- tutto al meccanismo della secrezione e per conseguenza ai mutamenti in- timi che avvengono in seno alle cellule destinale a questo ufficio; ma per ora non ci e riuscito di farlo. In ogni modo le uova da uno di noi in precedenza studiate, rivelarono un grado abbastanza avanzato di matura- zione, per conseguenza possiamo asserire, senza tema di errore, che le cellule da noi descritte stavano preparandosi alia funzione della secrezione. Per lo studio dei preparati ci siamo serviti degli obiettivi 8* e '[to im- mersione omog : oculari 3-4- (Koristka) Gome sempre le preparazioni si conservano nell' Islituto Anatomico. Firenze, Novembre del 1890, — 22G — Per la storia dell' articolazione occipito-atlo-assoidea del Prof. Giulio Ch[aritgj (1) 11. I ligamenti alaria minora o atlo-odontoidei e il loro significato morfologico. Se si leggc nei trattati di anatomia umana la descrizione dell' arlico- lazione fra la superficie anteriore dell' apofisi odontoide e la faccetta cor- rispondente dell' arco anteriore dell' atlante, si Irova che alcuni autori si limitano a ricordare una capsula sinoviale, sen/a aceennare. a ligamenti special! che ne rint'orzino le pareti e stabiliscano piu valida unione fra le superfici articolari (Quain, Testut, Debierre); altri parlano di un liga- mento capsulare, che fortifica la sinoviale (Cruveilhier, Gegenbaur) ; 'altri (come Sappey) ricordano due lamelle fibrose sotlilissime, tese dalle parti laterali delta faccetta dell' atlante alle parti lateral! della faccetta cor- rispondente dell' apofisi odontoide ; infine da pochi [Rente, Morel-Duual) vien falta parola della osservazione di H. Meyer, il quale scrisse che la capsula ligamentosa che congiunge le due superfici articolari si ispessisce sui lati in modo da costituirsi due ligamenti distinti [lig amenta alaria minora). A me e capitalo qualche volta, in feti e in neonati, nel preparare l' articolazione occipito-atlo-assoidea, di verificare chiaramente quest' ul- tima disposizione. 1 lig. alaria minora si presentano sotlo forma di due fasci fibrosi assai robusti, che, muovendo dai margmi laterali dell' apofisi odontoide, piu in avanti ed in basso della inserzione dei ligamenti occipito- odontoidei laterali, si dirigono in avanti e in fuori, e si inseriscono sulla corrispondente massa laterale dell' atlante, immediatamente all' innanzi del punto ove si fissa il ligamento trasverso. Non avrei tenulo parola di questa particolarita anatomica, che, per quanto comunemente non conosciuta, e pur registrata in qualche trattato, se cio non mi fornisse occasione di aceennare al falto embriologico, che da ragione della possibile esistenza di questi ligamenti. Se esaminiamo in sezioni microscopiche un embrione umano della lunghezza di circa 10 nun., nel quale la colonna vertcbrale e gia enfrala nella fase carlilaginea, c prendiamo in speciale considerazione 1' abbozzo delle prime due vertebre, troviamo i fatti seguenti : il corpo della l.a come quella della 2.a vertebra sono gia costituili; essi non sono ancora completamente fusi; la fusione e avvenuta sulle parti laterali, ma non (1) 7. _ 2^7 — nella vicinanza del piano antero-posteriore, ove fra le due produzioni cartilaginee sitrova interposto del connettivo ordinario (1). II corpo della 2.a vertebra sui lati si continua col suo arco vertebrate ; in quanto al corpo della J.a vertebra, esso pure per continuity di tessuto cartilagineo si collega col respettivo arco neurico. L' abbozzo dell' arco anteriore dell' atlante non esiste ancora, almeno come produzione carlilaginea. Ma natural mente la continuity sopra nolata fra il corpo della l.a ver- tebra e il respettivo arco neurico si modifica nel corso dello sviluppo. Gostituitosi il cordone ipocordale di Froriep o arco anteriore del- 1' atlante, e esso che rimane a congiungere fra loro le due mela dell' arco vertebrale; il corpo si fa indipendente da quest' ultimo, perche il tessulo cartilagineo che corrisponde allc radici dell'arco neurico si trasforma gradatamente in connettivo ordinario; ed e appunlo a spese di questo tessuto che si costituiscono, a mio credere, i ligamenta alaria minora che in epoche ulteriori collegano appunto cio che nell' epistrofeo rappresenta il corpo della l.a vertebra col corrispondente arco neurico. Ed a conferma di cio non e fuor di luo/o 1' avvertire che la inserzione del lig. alare minore all' atlante si fa sull' eslremo anteriore della ossifi- cazione sviluppatasi nell' arco neurico e non sulF arco anteriore o sulle ossiticazioni in esso prodottesi. E cosi, per concludere, a costituire i legamenti della articolazione che, per adattamento funzionale, ha dovuto prendere orig'me fra 1' arco ante- riore dell' atlante e 1' apofisi odontoide, concorrono elemenli che facevano parte integrante della prima vertebra, ed essi, almeno in alcuni casi, si mantengono sufficientemente distinti, cosi da meritare una denominazione speciale. VARI ETA. D. Daniel Rosa. — Le nov latin. Nel Bollettino dei Musei di Zoologia ed Anatomia Comparata della Uni- versita di Torino (N. 89 del Vol. V.) il Dott. Rosa espone un suo tentativo di una lingua scientifica internazionale, fondata, come egli dice, sopra basi na- turali. Ne daremo un' idea per mezzo di alcune citazioni testuali della detta memoria, scritta in questa lingua di nuova invenzione. « Le babelic confusion de les scientific linguas star nunc ad le sui apog'e. .. . Le mal qui nascer star grand, et star urgent studer un remedi... Les remedies (IJ Questa disposizioni richiama quella che ad epoca piu inoltrata ad anche dopo la nascita offre 1' epistrofeo nello scheletro macerato, essendo in essa il corpo della 2. vertebra vera a propria e il corpo della 1. riuaiti sui lati, ma separati nel mezzo di una fessura, die poi va scomparendo per piii completa fusione delle due produzioni. - 228 - possibil star tre: i.° Adoptar un vivent lingua; 2.o Adoptar un extinct lingua; 3.o Crear un nov lingua. » Quest' ultima e la snluzione preferibile. Una lin- gua scientifica universale per sfuggire alle molte critietfe die possono essere formulate contro simili tentativi. « deber star facile lege ab onin les doctes sine praeparatibn ant jam post le iectura de pauc lineas de praeliminari ex- plication; deber star scribe sine difficultat post la Iectura de pauc pag'inas de explication et sine le necessitat de un nov lexic. > L' A. erecle di aver rag- giunto questo ideale col suo nuovo latino « qui poter star sic resume: un latin vocabulari combina cum un modern grammatica. » Auguriamo all' A., senza sperarlo, die egli possa veder coronato dal suc- cesso il suo tentativo e cbe al suo nov latin, che somiglia non poco al vec- chio latino maccheronico, non sia riserbata la medesima sorte cbe al Volapuk. PERSONALE UNiVERSlTARIO PER LA Z00L06IA E L' ANATOMIA. R. Universita di Catania Gabinetto di Zoologia ed Anatomia Comparata. Prof. Giambattista Grassi, Direttore. Albergo Francesco, Assistente. IST1TUT0 DI ANATOMIA NORMALE. Prof. Francesco Berte, Direttore. Dott. Liborio Marchese, Settore Aiuto. Rosario Messina, Settore Assistente. Prof. F. Berte, pred. insegnante di Anatomia topografica. Prof. B. Grassi « « « Istologia norm, e Parassitologia (corso libero). R. Universita di Parma. Gabinetto di Zoologia ed Anatomia Comparata. Prof. Lodovico Jung, Direttore Dott. Carlo Raschi, Assistente. Gabinetto di Anatomia Umana. Prof. Lorenzo Tenchini, Direttore. Dott. Raffaello Vivante, Dissettore. Dctt. Giuseppe Bonuzzi, Assistente, Gabinetto di Zootomia. Prof. Francesco Negrini, Direttore Dott. Attilio Antonini, Assi&tenti . Giulio Chiarugi, responsdbile. Siena IS'JU, Tip S, B»rn.ird:i;o Monitore Zooloiico Italiauo (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 1 1 o r i Giulio Chiarug'i Eugenio Fioalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Fireuze ueUa R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Redazione: Istituto Anatomico, F.irenze. 12 Humeri air anno — Ahhaonainenlo annuo L. JO. I. Anno Firenze, 31 Dicembre 1890. N. 12. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag 220 a 231. COMUNIGAZIONI ORIGINALI : R Staderini, Gontributo alio studio del tessuto iiiterstiziale dialcuni nervi cianiensi nell' uomo, (cou tav.). Pag. 232 a 242. — G. Chiarug'i, Per la storia dell'aiii- colazione occipito-allo assoidea. 111. Signifieato morfologico della sinostosi occipito-atloidea. — Pag. 243 a 248. NOTIZIE E VAP.1ETA:— Pecsonale universitario. — Le nov latin, del Dott. P.osa Pag. 248. BIBLIOGRAFIA. XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. (Continuaz. V. N. 11) 11. Teratologia. Burci E. — Di un easo di perineo-parasitus (con tav.). Estr. d. Archivzo di OrtojK-dia, Anno 7, N. 5, Milano 1890. Pay. 12. Burci E. — Di un caso di Idrencefalocele in rapporto colla fossetta occipitale media. — Estr. d. Processi Verbal? d. Societa Toscana di Sc. NaturaH in Pisa. Ad. d. 6 Luglio 1890. Pag. 6. Colucci V. — Sullo sdoppiamento complete* di tutte le vertebre cervicali e delle prime quattro dorsali, con anencefalia in un feto bovino. — Rend. d. B. Accad. d. Scienze delV Istituto di Bologna (Sess. d. 21 Aprile 1890). Se- rie 7, Vol, 1, Fasc. 7-8, Luglio-Agosto 1890. Pag. 560-561. De Toni E. — Un uovo di gallina mosmioso. — Bollett. d. Soc. veneto-trentinu di Sc, naturali. Tomo 4. N. 4. Padora 1890. Raineri G. — Un feto mostruoso in gravidanza complicata da idrammios. Con — 230 — fig-. — L' Osservatore, gazzetta medica di Torino. Anno 40. Fane. 33, To- rino, 25 Nov. 1889. Pag. 7 69-7 Id. Signorini 6. — Sopra nn cranio anomalo di Lepre. — Bollett. della Soc. ve~ neto-trentina di Se. naturali. Tomo 4. N. 4. Padova 1890. Sperino G. — Sul midollo spinale di un vitello dicephalus dipus dibrachius. — Giom. della P. Accad. di Medicina di Torino. Anno 33. N. 6. Torino, Giugno 1890. Tarufti C. — Caso di Hypognatus antistrophus in un vitello, (con fig1.) — Bolo- gna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1890. Estr. da Serie 4, Tomo 10 deity Memorie d. P. Ace. d. Scienze di Bologna. Sess. del 1 Die. 1889. Pag. S. V. anche Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, VoL 1, Fasc. 2, Pag. 125. Bolo- gna 1890. Taruffi C. — Caso di Tricuspide embrionale in un fanciullo di 12 anni (con tav.). — Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1890. Estr. da Serie. 4, T. 10 delle Memorie della P. Accad. d. Scienze di Bologna, Sess. del 1 Die, 1889. Pag. 8. V. anche Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 1, Fasc. 5-6. Pag. 398. Bologna 1890. Truzzi E. — Distocia rara per mostro doppio, autossita, monomfalo del gene-re xif'opag'o (con fig.). — Annali di Ostetricia e Ginecologia. Anno 12, X. 3-4, J'ag. 153-180, Milano 1890. III. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesci. Giglioli E. H. — On a supposed new Genus and Species of Pelagic Gadoid Fishes from the Mediterranean, With 1 Plate. — Procedings of the Zoologi- cal Societij of London for the Year 1889, Part III, Mag and Tune, S. 328-332. ' Giordano D. — Ittiologia del Golf'o di Gaeta. — Napoli, Stab. tip. lit. Piazza ( 'assazione, 1890, 4"., p. 65. G. UCCELLI. Giglioli E. H. — Primo resoconto dei Risultati della inchiesta ornitologica in Italia. --- Parte seconda. Avifaune locali. — Firenze , Tip. Lemon n if r j 1890. Mazza F. — Sul metacromatismo delle piume in alcuni uccelli. — V. M. Z. N. 11. rug. 213 Pistone A. — Disseminazione zoofila per uccelli fitofaghi. - 11 Naturalista si- ciliano, Giom. di Se. nat. Anno 9. Palermo, Giugno 1890 (continua). Salvadori T. — Collezioni ornitologiche: nota I e II (Viaggio di Lamberto Loris mdla Papuasia orientale). — Genova, fi/>. Sordo-Muti, 1890, 8° .. j>. 30,39. Estr. enora. Serie -. vol. 9. (29). Salvadori T. — II Cypselus affinis in Liguria: nota. — Genova, tip. Sordo-HM li. ix'.H), 8. />. 5. Estr. (I. A nihil i (I. Museo Civico 6,° e 40° paio. Avanti di procedere alia inlerpetrazione deifatti sopra descrilli, e indi- spensabile che ricordi, come non mancano precedenti osservazioni in pro- posito. Per il primo il Dott. B. Thomsen si occupo dell' argomento in una adunanza della Societd di psichiatria e malattie nervose di Berlino, tenu- tasi sulfinire dell' anno 4886. Nella sua comunicazione, pubblicatasi poco dopo in Mendel's Centralblatt (1), descrisse il Thomsen un particolare reperto ottenuto con I'esame del nervo oculo motore esterno, nel quale egli trovo piccole, molteplici placche rotondeggianti, situate in mezzo a tessuto nervoso, del tut-to normale, nettamenle da queslo dislinle e risul- tanti di una sostanza granulare. Avendo egli fatte queste sue osservazioni in individui venuti a morte per nevrile alcoolica multipla, fu indollo a ritenere che nelle rammentate placche del 6° paio dovessero riconoscersi particolari focolai di degenerazione. (1) Mendel Centralblatt. 1887. No. i. — 535 - Poco pi» tardi pero uti altro osservatore, Oppenheim, riscontrava c descriveva Ie stesse placche nel faciale, ma a! contrario di Thomsen giudicava trattarsi di produzioni affatto normali, senza pronunziarsi pe- raltro sul loro vero significato (1). Dopo di che lornato di nuovo sull'ar- gomento il Thomsen, constato egli pure che le delte placche, olfre che nell'abducente, si trovavano nel faciale ed anche nell'oculo mutore comune, mentre mancavano affatto nel (rocleare. In seguito a queste ultime, phi nnmerose ed accurate osservazioni, convenne anche quest' ultimo che le accennate particolarita istologiche non dovevano riferirsi a cause pa- tologit he e, modificando la opinione piu sopra espressa, fini col conclu- dere che quelle tali granulazioni, o placche [Heerde, com'egli le chiama) non erano che cellule gangliari, che avevano subita una particolare modi- ficazione, per la quale appunto potevano scambiarsi con prodotti patologici. Egli trovo infatti numerose granulazioni nellVulo motore, nel quale, come si sa, abbondano appunto le cellule gangliari ed anzi dal confronto di al- cune di queste ancora normali con altre in via di modificazione o gia com- plefamente moditicate, pote sospettare della derivazione delle une dalle altre e giunger poi alia conclusione sopra enunciata (2). Certainente i due Osservatori ricordati, Thomsen ed Oppenheim, de- vono aver studiate le stesse particolarita di struttura, sulle quali io pure mi Irattengo; sia perche sarebbe quasi impossibile, tanto sono caratteristiche, confonderle con altre, sia perche la descrizione che essi ne fanno con- corda pienamenle con la mia. Mi basti riprodurre il periodo seguente : « le placche, cosi si esprime Thomsen, sono generalmente rotondc, ma tal- volta possono essere allungate, od avere una forma un poco piu compli- cata, come se diverse si fossero fuse in una ; risullano di una sostanza gra- nulare, che si tinge in rosso carico con carminio ed in giallo con ematos- silina Weigert. » Non pno ssservi dunqne alcun dubbio sulla identita di queste produzioni con quelle, da me gia descrilte ; circa la loro intepre- trazione, non posso esser, come vedremo, dello slesso avviso di Thomsen e cio dipende unicamente dal diverso melodo di studio, che abbiamo se- guito. II Dott. Thomsen, essendosi, a quanto pare, limitato nelle sue ricerche ad esaminare isolatamente delle singole sezioni di nervi, non ha potuto (1) Oppenheim. — Ueber einen Fall von clironisclier progressiver Bulbarparalyse ohne anatomischen Befund — Mendel 's Centralblatt 1887. (2) Thomsen R. - Ueber eigenthiimliclie aus veriiuderten Ganglienzellen hervorgegang-ene Gcbililc in den Stammen der Hirnerven des Mcnschen. (Mit. 1 Tul'J. - Virchovv 's Arcliiv. Cd. 109. 1887. — 236 — g-iovarsi del mezzo migliore per la risoluzione del problcma, che si era proposlo. E assolutamente necessario, per prendere esatla cognizione delle particoiarita di struttura delle radici nervose, di cui ci occupiamo, fare un esame attento ed ordinato di una intiera serie di sezioni, falte su uno stesso nervo. Se prendiamo, ad esempio, in considerazione una contiuua serie di tagii, condotti in direzione trasversale e procediamo nella nostra osserva- zione dalla porzione piu distale del nervo verso la piu centrale, giunti che siamo alia dislanza di nun. 2 l|2-3 dalla origine apparente del nervo, incominciano qua e la a comparire i piccoli arnmassi granulosi. Scorrendo ordinatamente sezione per sezione, noliamo che questi, pur mantenendo la loro forma generalmente circolare e press'a poco anche la loro posizione, vanno grado a grado aumentando in superficie. Insieme al loro volume aumenta alquanto anche il loro numero, di ma- niera che in una stessa fetta possiamo distinguere dei piccolissimi arnmassi, i quali non erano ancora apparsi nella parte distale del nervo edaltripiu grandi, che senza interruzione abbiamo gia seguiti per un certo numero di sezioni. Nello stesso tempo che si ingrandiscono, gli accumuli moslrano nel loro interno qualche libra nervosa ed i piu vicini vanno sempre maggior- mente accostandosi fra loro, in modo che possiamo in breve vedere al- cuni fasci nervosi invasi in gran parte da simili arnmassi rotondeggianli, separati l'uno dairaltro per uno scarso numero di fibre nervose, donde ne risulta un aspetto molto caratteristico, specialmcnte in preparati coloriti con ematossilina (Fig. 1.) 1 fatti si modificano alquanto continuando ad approssimarci verso il cen- Iro, poiche dei cnmuli granulosi quelli pin vicini, nei quali intanto si e fatto sempre maggiore il numero delle fibre nervose, finiscono per con- lluire e fondersi pot in un'area unica, essa pure rotondeggiante, nella quale le fibre medesime sono contenute. Arrivali alia radice del nervo tutti quanti i cumuli dei varii fasci nervosi sono convertiti in simili aree, stretta- mente unite tra loro, di cui solo la porzione piu periferica e esclusivamenle costituita da sostanza granulo-fibrillare, mentre tutta la rimanente parte centrale risulta da questa stessa sostanza, in mezzo alia quale pero sono uniformemente distribuitc numerose fibre nervose. (Fig. 1, a) Nell' insieme, giunti che siamo al punto di emergenza del nervo dalla superficie encefalica, non troviamo pin che dei fasci nervosi, in mezzo e all' intorno dei quali e dislribuito e raccolto quel tessuto, che — 237 — componeva dislalmente i singoli ammassi granulari. E da notarsi che le libre costiluenti tali fasci non sono mollo fittamente unite fra loro ed in confronto di quelle piu periferiche si mostrano pure rimpiccolite: evidentemente siamo in corrispondenza dei fasci piu centrali o radico- lari del tronco nervoso, i quali, come si sa, risultano di fibre mancanti della guaina di Schwann. Adunque per la osservazione di una serie non interrotla di sezioni tra- sverse, riusciamo a stabilire che i piccoli ammassi granulari, che si trovano nella porzione distale del nervo sono centralmente in continuazione diretta con una sostanza della stessa nalura, situata Ira le fibre d'ogni fascio radicolare, e raccolta pure all' intorno di questo in una specie di spessa guaina. Che una tale sostanza mantenga sempre gli stessi caratteri lo prova chiaramente il reperto istologico costantemente eguale, qualunque sia il punto, che si esamini: solo dobbiamo aggiungere che verso la ra- dice del nervo il tessuto granulo-fibrillare mostrasi un poco piu compatto. Se addsso, dopo la descrizione fatta, cerchiamo di ricostruire la fi- gura d'insieme, che debbono avere quelle speciali produzioni, da noi stu- diate, situate in mezzo al tessuto nervoso, arriveremo ben preslo alia persuasione che non possono esser rappresentate che da alcuni fasci con- tinui o sepimenti, foggiati in generale a guisa di cono. L'apice di questo si perde insensibilmenle tra le fibre nervose periferiche, la base, rivolta verso il eentro, si continua nei varii fasci radicolari del tronco nervoso. E che sia veramente cosi ci viene con la maggiore evidenza confer- mato, quando in quelli stessi nervi, nei quali si Irovano le dette parti- colarita istologiche, facciamo delle sezioni dirette in senso longitudinale. Osservaiido una di queste sezioni, che comprenda la parte piu profonda della radice del nervo, si rileva che Iaddove le fibre centrali dei varii fasci radicolari si continuano nelle fibre dei fasci periferici, varii sepimenti a guisa di cono stanno insinuati tra questi ultimi. E si conferma pure che il tessuto che costiluisce tali sepimenti e verso la base di questi in continuazione diretta con quello, che divide e involge i diversi fasci centrali, mentre perifericamente va a perdersi in mezzo al tessuto nervoso (Fig. 2, d). A seconda delle varie sezioni i prolungamenti in parola possono vedersi tagliati nella loro massima lunghezza, oppure puo venirne compresa nei taglio solo una parte piu o meno grande, che si vede allora completamente isolata in mezzo alle fibre nervose periferiche e ad una varia distanza dal centre (Cf. Fig. 2)Talvolta essi terminano dopoun breve Iralto in un apice molto smusso, — -238 — che si stacca con margine netto dal cirooslante tessuto nervoso. Queslc varie apparenze si spiegano facilmente ripcnsanJo ai piani diveisi , nei quaii i sepimenti sono situati e alia forma , che essi hanno. Nel loto decorso longitudinale, ora sono in contatto immediate- con le fibre ner- vosa, che accompagnano ed ora ne sono separali per un piccolo inlci- vallo, che si vede spesso traversato da esili e tortuose fibrille, che si staccano dai prolungamenti. Per quello che riguarda la lorostruttura, pur confermandosi il reperlo piu sopra esposto , possiamo aggiungere che con i tagli longitu- dinali si mostra assai piu evidente la natura (ibrillare del tessuto. Le sin- gole fibrille, rese bene appariscenti dal canninio di Beale, sono molto esili, hanno un andamento tortuoso e sono dirette in principal modo se- condo l'asse longitndinale del nervo; in mezzo a loro si notano ai sulito dei nuclei, piultoslo grossi, di una forma rotondeggiante. Riassumendo ora le cose dette qui, sia per quello che riguarda le sezioni trasverse, come per quello che si rileva dalle sezioni longitudi- nali, possiamo affermare che in mezzo alle fibre dei nervi crar.iensi so- pra enumerati, si Irovano incuneali, verso la radice, dei sepimenti co- nici, composti da un tessuto di natura essenzialmente fibrillare. Che cosa sono questi sepimenti? Nient' allro, possiamo dirlo, die fasci di nevroglia. Abbiamo veduto infatti che la porzione estrema, piu distale dei pro- lungamenti e centralmente in continuazione diretta con la sostanza inter- posta alle fibre dei fasci radicolari, e questo, come s'intendera facilmente, e gia, per risolvere la questione, un dato molto importante. Ma anche prescindendo dall' idea che in mezzo alle fibre nervose centrali e periferiche male si concepirebbe qualche cosa di diverso da un tessuto ili sostegno, non e precisamenle la struttura dello stroma interstiziale degli organi nervosi quel la, che ci ha costantemente rivelato T esame istolo- gico ? E opinione oramai comunemente accettata dagli istologi, e cio si deve in gran parte agli imporlanti studi di Golgi, che il tessuto interstiziale in ogni parte del sistema nervoso sia essenzialmente formato dalle cellule proprie della nevroglia e dai numerosi, tiliformi prolungamenti, che da esse emanano. Questi nclla sostanza bianca si riuniscono in fasci ed hanno con prevalenza una direzione parallela alle fibre nervose (I). A (1) (tolf/i. II sistema nervoso centrale. Milano 1883. roD |lu LIBRARY ^j Monitore Zoologico Italiano. Anno I 230 •conferma di cio abbiamo gia coslatato che i varii sepimenti, di cui so- pra, risultano da un ammasso di fibrilte e da nuclei rolondeggianli, che noil possono appartenere che a cellule di nevroglia. Abbiamo e vero, lino da principio alfernnto, che insietn; ai nuclei -ed alio flbrille dovevasi riconoscere, speeialmenle neile sezioni trasverse, pure una soslanza (inamenle granulare. Ma anche questo e un argomento di piu per coufennarci che si tratta veramenle di nevroglia. Sappiamo infatti che, a coslituire uu lale tessuto si e ammesso e si ammette anche oggi da alcuni istologi, concorra, ollre alle cellule e loro prolungamenli, una sostanza libera interposta di natura granulare. Questa pero secondo i piu moderni studii (I) deve esser piuttoslo considerala, come un pro- dolto di alterazione (maltrattamento della preparazione, azione dei realtivi, alterazione cadaverica etc.) Oltre a cio nel caso noslro un' allra causa, a me pare, si aggiunge a dare ai sepimenli di nevroglia, tagliati trasver- salinente, un aspelto come granuloso, ed e che essendo le flbrille, costi- tuenti un sepimento, dirette in principal modo in senso longitudinale ed essendo moltissimo sottili, possono in sezione Lrasversa aver 1' apparenza di piccoli granuli. In appoggio alia opinionc gia espressa che il tessulp da noi sludialo non sia in realta che lo stroma interstiziale dei nervi, possiamo a maggiore .schiarimenlo aggiunger pure altri fatti. Osservando, per psempio, uno dei fasci radicolari del nervo, proprio nel punlo di sua emergenza dalla superficie encefalica, si vede, come chiaramente dimostra la Iigura2, che neH'angolo esistente fra corteccia e radice nervosa, la guaina di quest' ultima, la quale ha la slessa costitu- zione di quei cosi detti accumuli granulari, e in diretta continuazione e presenla gli stessi caralteri di quello strato piu superficiale della corteccia, il quale sappiamo esser esciusivamente costituito da nevroglia. Un'altra prova evidente dei fatti possiamo ricavare dalla dimostra- zione delle cellule di nevroglia per mezzo della reazione nera di Golgi. A tale oggetto mi sono valso con buon resultato dell' azione successiva della mescolanza osmio-bicromica e del nitrato d' argento, secondo la mo- dificazione al metodo Golgi, suggerita da Ramon y Caial (2). Facendo (1 ) Golgi (I. c ) (2) Con il mfttodo consigliato di quest' Autore, l'ogjetto da studiare si (ascia dalle 12 alle 24 ore, secondo che e piu o meno piccolo, nella solazione s-'guente: Acido osmico 1 Op) parti 1 Biciomato di potassio 3 0|o ,, 4, iiuin.li si fa, come al solito, il pissa^io n:lla soluziono di nitrato 4\ argento al 0, 75 0|O- V. Ramon y Caial — Contribucion al estu lio de la estructura de la meJula espinal — IJevista In mcstral d.i Histologia normal y patologica Barcelona 188'.'. — 240 — su questi preparati delle sezioni sia in senso frasversale, che Iongiludi- nale si metlono bene in evidenza in tulto quel tessuto, che come una guaina circonda i fasci radicolari, delle cellule aracnoidi 'Fig. 3), i cui prolungamenti filiformi formano un dehcato inlreccio atlorno alle fibre nervose. Tali filamenti, quando il nervo sia taglialo nel senso della lun- ghezza, mostrano chiaramente la loro direzione in tyrevalenza longitudi- nale e la parte, che prendono alia formazione dei varii sepimenti conici, gia deseritti. Per il complesso dei lalli, che siamo andati esponendo, possiamo dunque coucludere che in lulti i nervi encefalici, sopra rammentali lo stroma interstiziale piutlosto abbondante dei fasci radicolari, nel punto di continuazione tra fibre centrali e periferiche, si prolunga in varii se- pimenti, che si interpongono alle fibre del nervo e in mezzo a queste vanno poi dopo un certo Iratto insensibilmente perdendosi. Di questa particolare disposizione della nevroglia non ho trovala fatta menzione alcuna nei varii Autori consullali. Ultimamente pero il Weigert (1) nell' accennare ad un nuovo metodo di colorazione della nevroglia, dopo avere dichiarato che, secondo Ie vedute di Banner, non puo riconoscersi , nel tessuto gia formato , una diretta continuazione tra cellule e fibre, parla sommariamenle anche della distribuzione del tessuto interstiziale in varie parti del sistema nervoso centrale. Per quello che si riferisce ai nervi, si limita semplicemente a dire che nelle radici dei nervi periferici si insinua un piccolo fasciodi nevroglia, edio ho voluto citare questa affermazione, della quale ho potuto prender notizia, quan- do gia erano terminate le mie ricerche, solo perche essa, per quanto generica, e pur sempre in favore dei risultati sopra esposti. La interpetrazione, da noi suggerita, dei fatti istologici osservati ci permetle anche di renderci ragione di alcune apparenze, che hanno dalo luogo a poco esatte affermazioni. 11 Thomsen (2), a sostegno della sua opinione che quelle tali placche rotondeggianli, granulari delle sezioni trasverse non siano che cellule gangliari modificate, ha asserito che le placche stesse, come le cellule nor- mali, sono circondate da una ben dislinta capsula, nella quale sono dis- (1) Weigert — Bemerkungen fiber tl:is Neuvrogliageiiisl des mensclilichen Ceiitialnerveusjslems — Anatomlschcr Auzeigcr. V. Jahrg. N. 19. (i>) loc. cit. — 241 — seminati dei nuclei. Ora a chi esamini attentamcnte le cose, sara facile convincersi che si tratta non gia di una vera capsula, ma di una sem- plice apparenza. Le fibre nervose, die circondano le placche di nevro- glia piu periferiche e le racchiudono in una specie di cavita, essendo di- sposte in cerehio e slrettamente addossate le une alle altre, formano col loro margine libero, che guarda la cavita, una linea circolare conlinua, leggermente ondulata , che assume appunto l' aspetto di una capsula (Fig. 4). I nuclei, che vi si distinguono. appartengono al lessulo interstiziale, che anche al di fuori delle placche si Irova, come sappiamo, uniformemenle sparso tra le singole fibre nervose. Che non si tratti in realta di una capsula, lo dimostra il fatto che in lutti quei punti, dove non esistono gli speciali accumuli di nevroglia, ma nei quali si e arlilicialmente for- mato uno spazio vuoto, limitato da fibre nervose strettamente riunite, si ha per le slesse ragioni, che sopra, 1' apparenza di una membrana li- mitante, resa anche qui piu verosimile dalla presenza dei nuclei del tcssuto interstiziale. Del resto dall' esame di preparati analoghi in sezione longitudinale risulta evidente la mancanza di ogni membrana a limitare 1' intervallo, che in alcuni punti rimane tra fasci di nevroglia e tessulo nervoso. A spiegare come si formino quesli intervalli devesi ammeltere, a me pare, che la nevroglia, che compone i sepimenti, subisca per l'azione coagulante dei liquidi fissatori e induralnri, o forse anche per alterazionc cadaverica, un certo grado di retrazione, che puo esser maggiore o mi- nore a seconda dei diversi casi. Perehe poi gli accumuli di nevroglia possano, secondo Thomsen, va- riar tanto di forma fino ad assumere in sezione trasversa 1' aspetto di una corona liinitante un fascio nervoso, e facilmenle spiegabile con un semplice sguardo alia figura 1 (a). La corona o lamina non e che quella specie di guaina, altre volte da noi ricordata, la quale involge completamente i varii fasci della radice del nervo, composti da fibre central i. EThomsem stesso afferma che nelle placche a corona, cosi egli le chiama, si vedo- no delle fibre nervose di piccolo calibro. Spibgazione delle Figure (V. Tar. II.) Fig-. 1. — Sezione trasversa del nervo faciale, destro, di una donna di anni 2N. — 242 — Hartnack. Ocul. N. 3, Obiett. N. 2. Ingram!, diam. 45. — Fissa- zione con liquido d'Erlicku Colorazione con ematossilina Weigert. Le fibre nervose /* sono coloritc in bleu, la nevroglia in giallo. a. — fascio ncrvoso radicolare : tanto le singolc fibre nervose, die V intiero fascio sono contornati da nevroglia. />. c. d. e. — Sepimenti di nevrog-lia. Fig. 2. — Sezione longitndinale del nervo faciale, sinistro, dello stesso sog'- getto, che sopra. Hartnach. Ocul. N. 2. Obiett- N. 2. Ingrand. diam. .'50. — Fis- sazione c colorazione, come sopra* a. — polpa cerebrale. J>. — punto di continuazione tra la nevroglia, che circonda la radice del nervo e quella, che riveste la corteccia. c. c. — fasci della radice del nervo. e. — sepimenti di nevroglia. d.d. — prolnngamenti di nevroglia. f. — fibre periferiche. Fig. .'!. — Sezione trasversa di un fascio nervoso dell' Oculo motore esterno. Keazione nera di Golgi, modificaz. Ramon y Caial. — Hartnack. Ocul. N. 3, Obiett. N. 3, Ingrandim. diam. 80' Cellnla di nevroglia. Fig. 1. — Sezione trasversa di una placca di nevroglia in un fascio nervoso dell' Ocnlo motor comune. Fissazione con liqnido d' Erlickz, colorazione con carminio di Beale. Zeiss, Obiett. apocrom. dist. foe. 8, 0, Ocul. compens. X. -4. Ingrandim. diam. 150. a. — fibre nervose. c. d. — fibrille e nuclei della nevroglia. b. — nuclei di nevroglia tra le fibre nervose. X. B. Tutte e quattro le figure lurono disegnate con la camera lucida di Abbe. Monitore Zoologico Italiano. Anno I Fi] 84. Ho voluto tornarci sopraper meglio svilupparla esosteneilq dopo nuove e piu accurate osservazioni. — 246 - dice dorsale, die poi sparisce; la radice ventrale e cio che principal- mente li rappresenta; i due piu anteriori sono formati dalla sola radice ventrale. Gosi anehe in questi organi troviamo fenomeni di riduzione, che crescono in direzione craniate. Ma vi e di piu: nell'abbozzo cartilagineo dello sclielel.ro occipilale si scorge nei mammiteri, in periodi di poco avanzato sviluppo, che esso non si presenla di uniforme struttura, ma, caudalmente, offre nn vero abbozzo di vertebra (V. occipilale). Dietro tutto questo ci sembra ragioncvole supposizione la seguente: se dei segmenti, che primitivamente appartenevano senza alcun dubbio at Ironco, hanno potuto essere inclusi nella testa, della quale costituiscono ora parte integrante, nulla vi e che vieti di credere che il prime- dei segmenti del tronco attuale abbiauguahnente quesla tendenza ad essere as- sorbito o assimilate- dalla testa; in altri termini, che nello stesso modo che latesta si e aocresciuta net suo limite caudate a spese di aleuni segmenti del tronco, possa avere, auche atlualmente, tendenza a chiedere nuovi materiali alia regione immediatamente relrostante. Un indizio di questa attitudine del 1.° segmento del tronco a perdere la sua individuality per un processo simile a quelle- per il quale si e co- stituita la regione occipitale, ci e offerto dai caratteri del nervo spettanle a tale segmento. E noto come esso si presents particolarmente nell'iiomo, con una radice dorsale rudimentale, e percio con caratteri di transizione fra i rimanenti neryi cervicali e 1'ultimo dei nervi occipitali, nel quale la radice posteriore, sebbene t'orse esisla nell' uomo, nelle prime epoche dello sviluppo, come esistc in altri vertebral!, manca del tutto, di regola, nello stato delinitivo. Ora, tutte le volte che la tendenza, della quale abbiamo sopra di- scorso, si fa maggiore, lo schelctro del primo segmento (l'atlante) si salda precocemente coll'occipitale, moslrando nei casi, nei quali l'assimilazione ha luogo nella maniera la piu perfetta, una riduzione grande di volume e un incompleto sviluppo dclle sue parti. In tutti questi casi e notevole come il corpo dell'atlante rimanga come di solito congiunto colla seconda vertebra. Esso e divenuto ormai parte integrante di quesl'ultima, si e sotlralto in molta parte ai piu intimi rap- porti che doveva primitivamente avere collo scheletro occipilale ed ha ac- quistalo uno specialc adattainento funzionale. Forse perqueste ragioni sfugge alia nuova tendenza, che va manifestandosi. In quanto ai non rari casi di saldamento di alcune verlebre cervicali — m — tra loro, sono essi da considerare come fatti palologici, oppure anche ad essi, almeno qualche volta si pud applicare la ipotesi sopra formulala? Non mi pronunzio su questo proposito. Ma nel caso die la risposta po- tesse essere affermaliva si dovrebbe supporre die la tendenza nelle verte- bre alia fusione tra loro e collo scheletro delta testa non si manifesta in grado regolarmente decrescente dall'alto al basso, ma in maniera ir- rcgolare, ora piu in alcuni, ora piu in altri dei primi segment! cervi- cali. Prima di terminare e necessario che, prevenendo una dimania die potrebbe essermi rivolta, esponga in che consideri la ipotesi da me for- mulata, dilferente da quella ben nota di Albrecht (1) sulla Sacralizzazione, alia quale si e associato di recente il Lachi (2), che appunto ha cercato di estenderla ed applicarla alio studio della sinostosi occipito-atloidea. Se ho ben compreso, mi sembra che dai sullodati Autori si e fatta qui- stione del processo, col quale la fusione di segmenti vertebrali fra loro, o del primo di essi coll'occipitale, si effeltua e si e cercato di dimostrare che questo processo e idenlico sia nella regione sacrale della colonna, dove conduce alia formazione del sacro, sia nella regione cervicale. Albrecht non prende del resto in considerazione le cagioni, alle quali i fatti anatomici sopra indicati sono imputabili. Lachi va piu oltre e constata una tendenza nella colonna cervicale a uri saldamento delle vertebre tra loro e della prima di esse coll'occipitale, analogaa quella per la quale il sacro si costituisce; non determina con precisione da che questa tendenza derivi; pero, come ha i- dentificato il processo col quale nei due casi la fusione fra i vari seg- menti si effetlua, e disposto a riportare I'uno e I'altro alia influenza di azioni meccaniche (di peso, di compressionc), associata alia pocamobilita delle parti. Mi sembra cosi di aver mostrato che la teoria della Sa- craliszazione e quella da me formulata nulla hanno di comune o tutt'al piu solo la costatazione di una tendenza nelle vertebre cervicali a fondersi coll'occipitale e tra loro, non per cagioni patologiche, ma per anomalia di sviluppo. In altro punto di questo scritlo, accennando alia somiglianza die la fu- sione deH'allante coll'occipitale ha colla fusione di alcune vertebre col cra- nio, quale e frequenle ad incontrare nei pesci, ho dichiarato che non sarei dispostoa considerare la varieta umana come un fenomeno di atavismo. (I) Albrecht — Processus paracondyloideus. — Correspondanzblatt d. Deuiscken Anthr. Gesell- schaft, 1884, X. 11. (2) Lachi. — Ua caso rarissimo di processo paracondiloideo, — Perugia, Santucci ed 1888, — 248 — La ragione di cio sta nella circostanza die non e dimostrala la omologia dei metameri, die topogralicam'cnte si corrispondono, a contare dal piu craniale, nelle varie classi di vertebrali, anzi vi e qualche argomento, die fa escludere questa omologia. La testa molto probabilmente si e accresciuta durante la filogenesi a spese dei segmenti del tronco ad essa piu viciui. Se cio e vero i primi dei segmenti del tronco nei vertebrali ini'criori, deb- bono nei vertebrali superior! essere gia entrati a far parte integrants della testa. NOTIZIE E VARIETA. Personate universitario per la Zoologia e la Anatomia: Nomine e traslochi. — II Prof. P. Lacki (della Universita di Perugia) fu nominato Prof. ord. di Anatomia umana nella R. Univ. di Genova. — II Prof. G. Chiarugi dalla cat- tedra di Anat. umana della R. Univ. di Siena e passato alia stessa cattedra nei R. Istituto di Stndi superiori di Firenze — II Prof. F. Legge (della Uni- versity di Camerinoj e stato nominato Prof. ord. di Anat. umana nella R. Univ. di Cagliari — II Prof. G. Cattaneo dalla cattedra di Anat. comp. e Zoologia della R. Univ. di Cag'liari e passato alia cattedra di Anat. comp. delta R. Univ. di Genova — II Prof. F. Ficalbi dalla cattedra di Anat. comp. e Zoolog'ia della R. Univ. di Sassari e passato ord. a quella di Cagliari — 11 Dott. Bianciii Stanislao e stato nominato Prof. str. di Anat. umana nella R. Univ. di Siena. — Nella R. Univ. di Sassari e vacante la cattedra di Anat. comp. e Zoologia. Le nov latin. — Nei precedente numero abbiamo dato notizia di questo tentative di una lingua scienfciflca internazionale die dobbiamo al D.r Rosa della Universita di Torino. Esprimemnio allora i nostri auguri, pur avendo poca speranza nella riuscita. Per dovere di imparzialita ci affrettiamo a dare comunicazione oggi di alcune notizie intorno alia accoglienza favorevole che il tentativo del D.r Rosa ha incontrato. II prof. Paul Richet ha dedicate ad esso mi lungo articolo nella Revue Scientifique concludendo : nous croyons <|iiesi un de ces essais de larigue universelle doit reussir, c' est celui la. — II I).1 I. Rosenthal prof, di Fisiologia all' Universita di Erlangen ha scritto sal Biologisches Centralblatt da lui diretto ( Bd. X. N. 21, 1. Dicem- bre 1890) "...ich babe den Eindruck, als sei Herrn Rosa mehr als seiner Vorgangern geinngen, die Schwierigkeiten, welctie sich sehr notwendigen Entwickelung- einer solchen Sprache entgegenstellen, auf ein moglichst ge- ringes Mass zuruckzufiiliren und so eine Grundlage zu bieten, welche ent- \\ ikelungfiihig sein kann. » E in altro punto : " Und um audi l'iir meinen Tlieil diesen Versuch zu unterstiitzen, erklare ich mich bereit, Abhandlnngen in dieser Sprache (nov latin), falls sie irhem Inhalt und ihrer Fassung nach in das Biolog. Centralblatt passen , Aufnahme zu gewharen, sowie auch .Meinuiigsiinssernngen iil»er die zii schaffende Internationale Weltspracbe oder etwaige Abanderungvorschlage, wenn mir solche zugeben sollten, znm Abdruck brinaren ». Giulio Chiarugi, responspbile. Siena 1890, Tip, S, Bernard (do 5 WHSE 01229 .