MONITORS ZOOLOGICO ITALIAN) (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO DAI DOTTORI Giulio Chiarugi Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof, di Anat. comparata e Zoologia nel Pi. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Universita di Casliari Vol. IV. — Anno IV. 1893. (CON 18 FIG. E 3 TAV. ) IN FIRENZE MDCCCLXXXXIII, Sipnn 1S!W Tin S. Bernardino INDICE DEL VOL, IV. (Anno IV. 1803) BIBLIOGRAFIA. N. B. Tn questo volume e contenuta la Bibliografia dell' annata 1893, e il residuo di quella relativa alle precedenti annate. II in IV V VI. VII VIII. IX. X XI XII XIII Scritti d' indole generale. Pag. 1, 81, 113, 173. Zoologia applicata Pag. 173. Embriogenia e Organogenia. Pag. 2, 82, 114, 176. Istologia. Pag. 2, 82, 115, 17fi Tecnica. Pag. 3, 83, 115, 177. Protozoi. Pag. 21, SI, 115. Spongiari. (Vacat). Celenterati. Pag 21. S4, 116. Echinodermi Pag. SI, 116. Vermi. Pag. 21, 84, 116. 1. Parte generale. Pag". 21, 84, 116 2. Diciemiui e Ortonnettidi. Y. Chiamgi G.. Varieta nolle radici del ganglio oftalmico. Pag. 1 . F. .Midler, dall' uovo alia bipinnaria. — Vedi M. Z.. An. Ill, X. 12, Pag. 233. IV. Istologia. Bergonzini C. — Sulle forme degenerative dei globuli rossi <■ bianchi del san- gue. — Estr. tt. Nov. Die. X. /<> 11, 12. /'a;/. 21. Casteilino P. — Ricerche sperimentali sui globuli bianchi del sangue. — Genova, tip- Sordomuti, 1892, 8°., //. 12. Estr.d. Ho//, d. //. Accad. Medicadi Genova, Anno 7(1892), Fuse 2. Daneo G. — Contribute alia conoscenza delle reazioni istochimiche della car- tilagine ialina fisiologica e patologica. — Gazzetta medica di Torino , Anno /.v, N. 42. Pag. 821 -832. Torino 1892. Paladino G. — Delia continuazione del nevroglio aello scheletro mielinico delle fibre aervose e della eostituzione pluricellulare del cilindrasse. — Estr. d. Rendic. d. J,', .[rend. ]i]iostu emisfero e fatto da una sola serie In questo tempo la blastosfera diventa ciliata, rompe la membrana blastodermica e nuota liberamente portandosi alia superficie del- l' acqua. A.llora le cellule del polo vegetativo cominciano a scindersi dando origine ad altre cellule tondeggianti e di grandezza varia le quali si spargono in '11a cavita blastocelica. Questi elementi rappresentano il eosi dettomesenchi- nia. Contrariamente alle vedute di altri osservatori, i medesimi, secondo 1' A., hanno principalmente tin valor nutritivo per 1' embrione essendoche si distrug- gono, prima che avvenga I'invaginazione gastrulai*e, per formai*e una sostanza gelatinosa. Questo fatto si verifica nella Cucumaria planci; nell" Echinus microtuberculatus una parte del mesenchima si dist'a, mentre un' altra e de- stinata a formare le spicule calcaree caratteristiche della larva. Nell' Aste- rias glacialis, quando la gastrula si e formata e il mesenchima completamente distrutto, le cellule del fondo della invaginazione, dapprima molto grosse e tondeggianti, cominciano ad allungarsi ed a scindersi dando luogo ad ra. della radice posteriore. Sommati insieme i ilue t'aiii, ne restano confermate le osservazioni di Edinger, seeondo cui una parte delle fibre radicolari posteriori, appena entrata nel modollo spinale, s'incrocia appunto nella commessura per proseguire in alto Lungo il cordone contro laterale. E. Tanzi. - 7 — RIASSUNTI ORIGINALI E NOTE CRIT1CHE Fusari R. — Contribuzione alio studio dello sviluppo delle capsule surrenali e del simpatico, nel polio e nei mammiferi. — Archivio per le scienze me diche, Vol. XVI, N. It. Torino 1892. L' A. ha studiato lo sviluppo delle capsule, surrenali e del simpatico in una serie uou interrotta di embrioni di polio < I a i primi momenti dello sviluppo alia 120 ova di incubazione, in tnolti embrioni di sorcio e di pecora, in alcuni di vitello, di gatto, del mus musculus, ed in uuo di uomo al secondo mese. Iu seguito alle diligenti ricerche eseguite sbpra gli embrioni di polio viene ad appoggiare L'antica teoria
  • >•//,■ in corrispondenza del 3° medio del corpo di Wolff, fra il rigonfiamento sessuale e la radice del mesenterio, rappresentino dei rudiment] della meta- meria primitiva delle capsule surrenali; ma di quelle rilevatezze non da al- (.•una spiegazione. Spesse volte nel suo ini ■ lavoro l' A. ricorda le ricerche da me pubblicate piu di '■'> anni ■■ >. sullo sviluppo delle capsule surrenali; e poiche mi sembra di non essere stato beau iateso in quale he punto, e d'altra parte aon tatti i *uoi resultati appariscono identici ai miei, mi sento in dovere di dare alcuue spiegazioni supra alcune parti del mio lavoro, mentre colgo I'occasione per intrattenerini un poco sopra quelle eoaclusioni dell' A., ehe forse --* » 1 1 troppo premature, nella speranza ehe egli vorra accettare le mie osservazioni con lo stesso buon animo con il quale io vengo a farle A cio sono spinto auche perche da piu di un anno sto praticando alcuhe ricerche, ehe fra non molto potro pubblicare, sullo sviluppo del simpatico nel polio e nei mammiferi, mentre nel lavoro supra ricordato non mi sono occupato
  • U''> dirsi che la costituiscauo integralmente. Fra le ragioni che I" A. adduce per non considerare Le capsule surreuali come organi rudimentali, potrebbe avere un certo valore la maggior compli- canza della Loro struttura aei vertebrati superiori e specialmente nei uiam- miferi; ma per giudicare del grado di complicauza di struttura * I i un organo uon abbiamo che criteri relativi, i 1 specie quando lo studio di questa ha dato origine a molte divergeuze d'opinioni; e d'altra pane vediamo che que- sorgono piu faeilmente quando si tratta di organi rudimentali che di or- gani ben funzionanti. Non credo che abbia gran valore, per aon considerare come rudimentali le capsule surreuali, il fatto della lom trasformazione da organi segmentali come aei pesci ed anfibi, in organi pari e centralizzati come aei ver- tebrati superiori, sebbene debbasi riconoscere nella centralizzazione di un or- gano un uarattere di superiority. Non potrebbero int'atti questi organi, aello so modo che i corpi di Wolff primitivamente segmentali e funzionanti, e poi centralizzati e rudimentali), aver compiuto, o quasi, il loro ciclo evolutivo, nei mammiferi, dopo aver raggiunto il massimo sviluppo in altri animali, ad es. nei rettili ? L' A. aon accetta L'ipotesi, emessa del resto con molta riservatezza aei mio lavoro, che la disposizione metamerica primitiva delle capsule siainmodo rudi- mentale rappresentata nei polio da quelle rilevatezze epiteliari gia descritte da lanosik all'angolo fra il mesenterio ed il corpo di Wolff, simili a quelle che danno origine alle note delle capsule surreuali. Egli dice che tali rilevatezze aon possono lappresentare una disposizione metamerica essendo molto iucostanti e non ripetendosi regolarmente. Ma, e sempre aecessario che una disposizione metamerica vada regolarmeate riducendosi ? Nun sono forse la iucostanza e la irregolarita, delle buone ragioni per considerare quelle rilevatezze stesse come qualcosa di rudimentale? La loro irregolarita nei ripetersi non pub forse spiegarsi colla loro piu precoce scomparsa in certi punti piuttosto che in al- tri? — L'A. soggiuug*e che ueppure quelle rilevatezze situate verso il terzo medio del corpo di Wolff debbono avere tutta quella importanza che lanosik e Volenti hanno loro attribuito, poiche I'epitelio che le costituisce non con- corre che molto parzialmente alia produzione delle capsule surreuali. le quali veng'ono formate anche dall' epitelio germinativo prossimo alia radice del me- senterio e da quello che riveste la plica genitale. Ma e da osservare clie tale epitelio aon e qualcosa « I i essenzialmente distinto da quelle rilevatezzw, for- mate da un sun inspessimento; ae I'importaaza loro e delle altre rudimenta- li, ma simili, mi sembra che possa venir meno per il fatto della semplice partecipazione a costituire le note delle capsule. G. Valenti. — 11 — COMUNICAZIONI ORIGINAL! Sopra alcune varieta del cranio osservate in feti umani ed in altri mammiferi. Nota DKL DOTT. SlAXlSLAll BlANCHI i 'i e il ' A n. a niia I An. iii.i Normale in S en Ricei 'it". -I 1 /' 'cembrt 1892. I Ossa accessorie Id feti di mammiferi. II Cornevin (1) avendo osservato in crani di bovi, di pecore, di capre e di suini (feti, neonati, giovani) che il piu giovane cranio presen- tante ossa accessorie era di toro di 31 mesi, e'che queste ossificazioni erano piu sviiuppate negli animali piu avanzati in eta,'fu portato ad ammeltere « que les wormiens sont des os lamineux formes chez des sujets deja avances en age .. » . Le ricerche pero fatte in questi ultimi ami l dal Maggi (2) e dallo Staurenghi (3) vengono a scuotere 1' asser- zione, prematura, del Cornevin, mettendo fuor di dnbbio I'esistenza di quest' ossa anche nei feti di mammiferi: il che fa ragionevolmenle am- meltere che il processo evolutivo delle ossa accessorie, nei crani dei mammiferi, tenga dietro a quello delle ossa normali , non presentando differenza alcuna con eio che si verifica nei cranio umano. Ne a me sembra stia in contradizione il falto del presentarsi le ossa accessorie piu sviiuppate negli animali adulli che in quelli di tenera eta, giacche anche queste ossificazioni secondano in parte, col loro estendersi, lo svi- luppo ulteriore del cranio, dimodoche nei cranio umano notiamo una differenza molto sentita tra lo sviluppo che le ossa accessorie presentano nei crani di feti e in quelli degli adulti. Per confermare viemeglio questi resultati rendo di pubblica ragione due casi di ossa accessorie riscontrati nella mia collezione di cranii di feti d' animali. 1) Corneoin, VahA*. sur les os wormiens Jes animaux domestiqnes, Revue d' Anthropologic, 2. Serie, Tom. 6, pay. 661, Paris 1883. 2 Maggi, Fontaaelle nello sclieletro cefalico di alcuui mammiferi, Nota I. fiend. 1st. Lomb. ditSc. e Let. Serie II, Vol. XXII, fas. X, pag, 439, Milano 1890. '. Fontanellc nello scheletro cofal'co di alcuni mammiferi, Nota II. Rend. 1st. Lomb. di • Lett Serie II, Vol. XXIII, fuse. Xlll, pag. Milano 1890. (3) Staurenghi, Varieta anatomio'ie (con due tavole) Osso fronto-parietale (Ficalbi) nell' Ovit uriei I.. Milt, in is:' I 12 A. — Feto 'I i Bos Taurus d i 5 me si circa — 0 s- s i li c a z i o u i a c c e - s o r i e f r o n t o-n a s o-l a c r i m a I i . Lo sche- letro cefalico di questo feto e lungo centimetri 13, largo millimetri 51, alio millimetri H. La massima larghezza tra la parte superiore d' una areata orbitale e I' altra e di millimetri 57. 1 I'm.. 1 . — e-«" oss i iccessorie frouto i aso ■ lacrimal! - b-1>' iissa u is i h - e-c' ossa lacrimaii — d-d ossa frontah — <■-■' ossi zig'omarticlie - -j ossa mas llari sunerio - ssa intermascellari. La figura che presento mi dispensa dal dare una particolareggiata de- scrizione sulla forma e sui rapporti delle ossa soprannumerarie in parola. Esse occupano la fonlanella naso-fronto-lacrimale, cosi ben descritta dal Maggi nei feli di Bos Taurus di 75 giorni, di 121!, di 168, di 196; conservano la forma triangolare (curvilinea) propria di questa fonlanella. L' ossificazione di sinistra e un po phi eslesa di quella di destra: la base (frontale) a sinistra misura 9 miHimetri, I' altezza e di 7 millimetri: la base (frontale) a destra e di 8 millimetri, I' altezza di •> millimetri. Gia- scun osso goile di una certa mobilita, e questa e dovuta al modo con on i si articola colle ossa vicine: infatli [come ha giustamente fatto rile- vare il Maure iono state prese a seconda delle norme dettate dal tfaggi noil < sua prima e seconds Noia sopracitate. 2) Staderini, Osservazioni anatomiche — Imorno alia fontanella medio-irontale del cranio umano. — Aiti delta ft. Acr. dex Fuiocritici in Siena, fasc. 5-6. Siena 1890 - 13 - i margini delle ossa frontali, lacrimali e nasal i in. connessione coll' osso fontanellare presenlano una leggerissirna incavatura entro cui si adattano i margini degli osselti anormali Non esistono le fontanelle naso-fontanello-maxillo-lacrimali descritte dal Maggi nel cranio sopranolato. La forma delle ossa nel mio esemplare e perfettamente uguale a quella osservata dal Maggi; il Comevin invece afterma che la forma e le di- mension! di queste ossa accessorie sono molto variabili. Questa variabilita ili forma e tli dimensioni riscontrale dal Comevin nei bovini adulti deve certo attribuirsi al vario e successivo sviluppo che possono presentare i wormiani e le ossa vicine: nei primi periodi essi assumono la forma e le dimensioni della fontanella in cui si originano. Le ossa fronto naso lacrimali si rilrovano con una frequenza piuttosto notevole nei crani dei bovini. II Comevin da la proporzione dell' 1 su 10 nell' adulto; il Maggi regislra due casi su nove crani di feti; il mio esemplare e 1' unico di una serie di 23 crani di feti. La bilateralila della ossificazione e stata osservata dal Comevin due voile su cinque casi; una volta dal Magf/i. II Maggi poi in tin felo di 105 giorni ha potuto os- servare la fontanella naso-fronto-maxillo-lacrimale chiusa a sinistra da due ossa fontanellari, uno piu grande dell' all.ro. Queste ossificazioni accessorie, per quanto e a me nolo, si sono so- lamente ritrovate nei crani dei bovini e degli ovini. (Comevin- Maggi . Riguardo al significato che si deve attribuire a queste ossa, a me pare si possano ammetlere soltanto due ipotesi. K un osso fontanellare, destituito d'ogni valor morfologico ? Oppure ci sta esso a rappresentare una duplicita del nucleo d' origine dell' osso lacrimale? Nel feto e nel maggior numero dei casi noi ritroviamo, nel luogo occupalo da queslo osselto, una fontanella (fontanella fronto-naso-lacrimale del Maggi) la quale sui primi periodi e molto ampia poi man mano che si sviluppa il cranio \a sempre piu restringendosi per l' estendersi non solo deir osso lacri- male, ma anche del frontale e del nasale del proprio lato, conservando presso a poco la sua forma primitiva. Se noi teniamo conto poi del luogo occupato da queste ossificazioni vediamo come i margini di tulle e lie le ossa limilanli la fontanella non si presenlano come di norma, ma Ibrte- ineiile incavati per ricevere ciascuno una parte dell' ossificazione acces soria Ira loro sviluppatasi. L'altro fatlo che tanto nel bove come nella pecora, ove solo con una cerla frequenza vengono a mostrarsi quest'ossa, I'osso lacrimale si origina con un unico punto d'ossificazione, come nella maggior parte dei mainniit'eri compreso I' uonio, mi fanno escludere trat- taisi di una iluplicita del oucleo d' origine del lacrimale, ma di un sem- plice, accidentale, nucleo fontanellare. In appoggio a queslo modo di 14 — uonsiderare le ossa fronto-naso lacrimali sla anche 1'osservazione latta dal Maggi di due ossificazioni sviluppatcsi nella stessa fontanella Bos Tau- rus ill 105 giorni . II. — Feto il i Felix rains, di .~>n giorni circa- Ossifica- zioni accessorie medio-frontali. Lo schclelro cefalieo di questo feto e lurigo '>\W iinllini largo -I a alto 18. Fig II - ' ossifi i i iliu fruiil ili - '< V ossa f tali - d d' ossa parietali — c sutura medio frontal) o metopica t sulura biparii tale. ('nine vien rappresentato dalla figura la parte superiore delta sulura bifrontale e occupala da due piccole ossificazioni; quella posta a sinistra della linea sagittate e molto piu piccola dell' altra, pern entrambe ben distinle Ira loro e dalle ossa irontali tanlo nella superficie eso- che nel- I endocranica. Le due ossa, riunite, presentano una forma presso a poco losangica: i due estremi, anleriore e posteriore, vengon dati dall'ossetto di destra e distano 7 millimetri; nel (ratio piu largo le ossa riunite mi- surano 3 millimetri: I'estremo posteriore tocca i I bregma: I'estremo ante- riore dista 6 millimetri dalla sutura naso-fronlale. Sul uioilo di conside- rare queste ossa, se medio-frontali, o fronto-parietali (Ficalbi), a mc sembra non possa nascere dubbio alcuno : rs^e si sono sviluppate nella sulura bifrontale. Che in alcune specie di animali esista una fontanella medio frontale e stato dimostrato dal Maggi (op. cit.) in un cranio di led) di Cynocephalus hamadryas, in due cranii di feli di Sus scrofa e in un feto di Ovis ariex: di piu ne hi trovata traccia in altri feli di Sits scrofa. Lo Staderini poi (I) ha provata I' esistenza della fontanella me- dio-IVonlale, sebbene rara, nei crani di feli umani, ed ha descritto due casi in ein nella fontanella metopica s'era sviluppato un osso aucessorio: sulla frequenza della fontanella accessoria nel cranio umano Egli ci da la percenluale di 1,66; sulla frequenza dell'osso fonlanellare medio-fron- lale 0,33. La forma della fontanella e dell'osso fonlanellare medio-fron- talc osservate dallo Staderini nei leli umani, e perfettamente uguale a Id, Sull' osso fontanellare medio-froalale. Nota. Monitor* Zoologicu, Anno IL, N. /:', Firm** — 15 - quella delF osso metopico nel mio esemplare. t\vendo solo ptto crani ili feti ili Felix eatus (3 di 50 giorni e 5 di 10 drca) non posso assicu- rare die nei primordi dello sviluppo esisla anche in questa specie di a ii i ma I i la fontanella mediofrontale; me lo la supporre pero il cranino deseritto ed il ritrovare, in quelli un po' piu giovani, l' ossificazione ri- fcardata nella parte posleriore dei margin i metopici delle ossa frontali, in confronto della lore parte anteriore, mentre il bregma e completamente ossificato. L' importanza e la rarita di questa anomalia ossea risiede: 1.° nel ri- scontro die ha con una varieta del cranio iimano; 2.° nel presentare i crani d'animali con una frequenza di gran lunga superiore wormiani I'a- ciali die cranici (Corneviri); •'>.' n :l non aver trovato registrato alcun caso consimile; i." nella sua duplieita. II. Mancanza delle ossa Interparietal! in un feto di Bos Bubalus L. It Ficalbi (I) nella sua pregevolissima memoria sulle ossa aceessorie aoeenna al I'allo, da me pure constatato in feti a termine ili Bos Taurus, •lif in questi animali non esiste una sutura biparielale, perclie le ossa parietali, col loro estremo postero-superiore, appuntato, non arrivano lino alia linea mediana del cranio articolandosi le ossa frontali, pei loro au- goli posteriori, per un brevissimo tratto cogii interparietal. In due crani di fetini di Bos Bubalus, su c i n q u e della mia raccolta, in' ha sorpreso il vedere die i parietali, presentando uno sviluppo maggiore della loro parte posleriore, si articolavano tra loro ed escludevano cosi dalla forma- zione della fontanella oceipitale, o posteriore, le due ossa frontali. Nel cranio piu avanzato in eta (lungo 63 millimelri, largo 36, alto 27) la sutura biparietale era gia manifesta per un tratto di 7 millimetri; i mar- tini sagittali del parietali allontanandosi poi posteriormente formavano la parte superiore della fontanella o cipitoparielale. di forma triangolare. (Hire a questa parlicolare conformazione dei parietali, che si allontana dalla norma nel Bos Taurus, esisteva in questo cranio un' allra varieta cioe la mancanza completa delle ossa interparietal!, dimodoche il I a to inferiore, o base della fontanella otfcipiloparietale veniva dato esclusiva- mente dal margine superiore del sovraoccipitale. Nel cranio piu giovane (lungo 35 millimetri, largo 19, alto 18) i parietali si univano tra loro anteriormente lungo la linea mediana per 3 millimetri escludendo cosi le 1 Ficalbi, Ossa aceessorie comparativamente s'udiale nel cranio deH'uonio e dei rimanemi aiamini feri, Atti della Societd di Scienze Naiurali in Pisa. 1885, — 16 — ossa fronlali dalla formazione della fontanella posteriore: se in questo o no le ossa interparietal! non lo posso dire perche nella macerazione ando disgraziatamente perduto il sovraoccipitale e parte della membranella fontanellare. Negfl alt ii Ire cranii sono ben svilup- pate le ossa interparietal! e le ossa parietali non differiscono e per lo sviluppo e per la loro eonformazion i da quella del Bos Taurus. II fatto cli''. alia prima, appare d una certa irnportanza nei due cra- nii descritti e la presenza della sutura biparietale, la quale da un aspetto particolare alia loro parte posteriore, molto differente da quello che pre- senla di norma il cranio del ll Taurus. Per I' articolazione infatti del due parietali, lungo la linea mediana, apparisce nel B. Bubalcs la fonta- nella fronto-parietale, la quale scompare nel J!. Taurm per la sua fu- sione coll'occipito parietale ; lusione dovuta al grande sviluppo dei Iron tali e corrispondente atrofia dei parietali. Pero dall' avere ritrovata que sia configurazione dei parietali due volte su cinque crani non mi sento autorizzato a concludere per una differenziale frequente Ira le due specie del genere Bos ben sapendo che da piccole serif, specialmente come la mia, non si possono, ne si debbono trarre conclusioni generali. K tanto piu me nc astengo inclinando a ritenere die questa disposizioue dei pa- rietali, anziche rappresentare un semplice fatto concoraitante alia man- canza delle ossa interparietal! (die solamente ho potuto verificare nel cra- nio pin avanzato in eta sia ad essa correlaliva. A n che lo Staurenghi ( 1 ) che ha descritto un caso di mancanza d' ossa interparietals in un feto di Ovis aries L. lungo nun. Ii ci fa sapere che le ossa parietali erano conformate come di norma, ma piu grandi delle co- mum. Solamente altre e piu numerose osservazioni, che m'auguro ven- gano fatte, potranno far stabilire se veramente la particolare configurazione dei parietali sia dovuta, o no, alia mancanza delle ossa interparietal! e se queste varieta costiluiscano un fatto puramente anormale del cranio del J!. Bubalus, ovvero una differenziale molto notevole e frequente Ira le due specie bovine. In ogni mod) rimnne sempre I' importante fatto della mancanza delle ossa interparietal!, importante per la sua rarila. giacehe un solo caso, per ora, e stato registrato, nell' Ovis aries, dallo Stau- rengh i. III. Ossa accessorie squamo-ctndiloidee in an feto umano di 7 mesi. All osservazione regislrata dallo Staurenghi (2) di un cranio di neo- 1 1 a I . i presentanle ossificazioni accessorie squamo-condiloide, ai tre casi gia I -v, ,,,,-, mih i . |. c. ■1 Stturcngki. Rsra varieli nei punti d' ossificazione dell' occipilalc- <3an», degli Ospitali 1889, Qennaio, N. '■> , /""/■ 27. — 17 — dame descritti (l)debbo aggiungerne un altro riscontrato ultimamente in mi feto i i di 7 mesi. Ai lati del nodulo kerkringiano, ben sviluppalo, esistono due ossificazioni di forma discoide, uguali presso a pnco per vo- lume, grosse quanto una lenticchia, perfettamenle ricoperte da un sot- lile slrato delta carlilagine interposta Ira I' estremita posleriori degli exoccipilali ed il margine inferiore del sovraoccipilale. La bilateralita, la forma, I' ubicazione, i rapporli ili qucste ossa accessories! presentano colic stesse modalitrj osservale uegli altri cfanii, solo sono piu piccolo e ricoperte sempre da carlilagine, pcrclie osservate in un felo di 7 mesi. Faro uolare che sui cinque casi conosciuli sino ad ora di ossificazioni squamo condiloidee, uno solamcnte presenlava una sola ossificazione, qiiindi la bilateralita sembra la norma nello sviluppo di queste ossa, ed in ul- timo che quest ultimo esemplare I' ho trovato tra :!."> crani di feli c noo nah inn, un ricevuti nell annata. IV. Ossa preinterparietali sviluppatesi tra le interparietal! in un feto umano di 3 mesi e mezzo circa. Vila inia memoria sullo sviluppo della squama occipitale (2) ho descritto e figuralo un esemplare di ossa preinterparietali originatesi tra le interparietali che m'era stalo dato di vedere in un fetino umano di 5 mesi: registro ora un' altro caso osservato in un feto di 3 mesi e mezzo. Men- tre nel primo la fusione delle due ossa preinterparietali s' era gia ini- ziata ; in questo, per esser mono inoltrato il p'rocesso ossificativo, le due ossa sono perfetlamente distinte. Lo sviluppo poi che presentano tanto le ossa inter- che preinterparietali confermano pjenamente cio che ho con- cluso nel la inia memoria, cioe che i nuclei preinterparietali si originano pom dopo a quelli interparietali ed in sp cie quando si sviluppano in mezzo a questi 3). Lo stesso cranino presenta la rara divisione del centro osseo del parielale sinistro. Siena I Decemlire 1892. mtrate in an cranio ili Cemmina nata da 17 giorni. Boll.d. R Ace. Me- dtcadiR ma. Anno, XV 1888-89, Fascicolo VIII. S. Bianchi. Ossili izioni |uarao-condilo;de e lell'occipiUle umaao. Lo Sperimentale. Anno A'/./r, (juglio 1890 Firt 2 >'. Bianchi. Sullo sviluppo le la squ ima i xipilale e sal modo di originarsi delle varie forme delle ossa interparietali e preinterparietali »''l cranio umano. Monitor* Zoologico. Anno II, Aprils e Maggio 1891. Firenze 1891. m so mm a compiacenza nolo qui che la maggior parte dei resultati ottennti in Italia dallo stu- dio Jelk- ossa inter- e preinterparietali vennero recenteraente confermate in Ge'raania da Hermann Slie- ia Die anoraalien der menschliclien Hinterhauptsschuppe. Wiesbaden I — 18 — i Generate del li. Utituto di Studi Superiori in Fii diretto dal Prof. V. I ustig. Sulla presenza dei corpuscoli polari. della sfera d' attrazione e del fuso acromatico nelle cellule di un tessuto umano patologico. Nota preventive). del Dott. Gimo Galbotti A.ssistente. /: cei uta il I? Gennaio 7893. Mi occupo da qualche tempo di uno studio di citologia sui tumori, particolarmente per quel che ne riguarda il processo cariocinetico, e in special modo ancora studio il centrosoma e i filamenti acromalici. Ora mi e occorsu di vedere in un carcinoma alcuni fatti di carioci- nesi che per la chiarezza e la forma lipica delle figure mi son parsi meritevoli di divenir soggelto della presente comunicazione. Inollre, per quanto e a mia conoscenza, e questo il primo caso in cui si siauo evidentemente dimostrali in una cellula umani i corpuscoli po- lari e la sfera di attrazione. Nella letteratura ho solo trovalo Heidenhain Martin li che in leucociti ed epiteli esfoliati di polmoni lolli dal cada- vere di un polmonitico, vide vicino ai nuclei una zona piu chiara con in mezzo un corpuscolo enormemmte piccolo: secondo lui la sfera di attrazione e il centrosoma; pen') nun ha mai visto i due corpuscoli polari nclla lorn posizione caratteristica al momento della divisione, ne il fuso acromatico. II tumore immediatamente dopo I' estirpazione In fissato dal Prof. Luslig con la soluzione forte di Flemming. I piccoli pezzi lavati e pas- sail negli alcool successivi furono poi serbati nel liqnido conservatore di Flemming (alcool, glicerina ed acqua in parti uguali) e da me poi in- clusi in paraffina. Ho colorato le sezioni sia i;ol primo sia col secondo nielodo di Flemming, speciale per il centrosoma. Pero migliori resultati li ho avuli con una colorazione doppia di safranina (soluzione idroalcoolica di Flem- ming) c di indulina (soluzione acquosa). Le sezioni trattate in questo modo mi hanno presentato una colorazione diffusa azzurra per il corpo cellulare e la parte acromatica del nucleo ; spiccando su questo londo azzurro vivamente colorate in rosso tutte le parti cromatiche. In lutli quest i preparati ho poluto osservare parecchie figure cario- cinetiche assai evidenti e caratteristiche e perfettamente rassomiglianti a quelle che sono state anche da me osservate nei tessuti degli anlibi. Tulle le particolarita descritle in tali grosse cellule dal Flemming-, dal- P Hermann, dal Rabl, sono stale da me in questo caso riscontrate. Ag- giungero ancora che tali figure sono (anche a delta di persone compe- lentissime e pratiche in materia, che ebbero occasione
  • \r physiologic n 1' ficole \ ■< '■ii'-i inaire tie Lyon Pi* thee I'M! le professeur C DARESTE 1 vol. in-ls jesus de 512 pages avec 272 figures 8 IV. LA CELLULE ANIMALE SA STRUCTURE ET SA VIE ETUDE BIOLOGIQUE ET PRATIQUE Par J. CHATIN Professeur d' histologic :i la Faculty lies science.-, de Paris 1 vol. in Hi de 304 p., avec 149 Rg. {Biblioth. scient. coniemp.) ...:'> IV. 50 ENVOI FRANCO CONTRE [IN MANDAT POSTAL En distribution : (Gratis el Franco ;i tonte persoiine ipii en fern In demandu) Catalogues dc livres snr 1' Entoniologie — Oriiithologie — [cthyologie e1 Erpetologie Malncologie et Znopliji tologie. Lezioni Elementari di Anatoraia Generale i) a i. Prof GIULIO CHIARUGI CON MOLTB INCISION! MM. TESTO Fascic. 1, 2 e 3. — L. 4,50 Prezzo della intiera opera L 6,00. Tip S Beroardim Siena mcii.i is'.';;. I ,, S I'.iiiu rili.o ooloaicQ Italians (Pabblicazioni italiane di 2oologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai J) o 1 1 o r i Glulio Chiarugri Eugenio Ficalbi Prof, di Anatomia umana Prof. di Anat. coraparata o Zoologia nei R. Istituto ili Stutfi Super, in Firenzo. nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e A:iuninistraziorie: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri nil' anno — Abbnoname ito annuo L. 10. IV. Anno. Firenze, 28 Febbraio 1893. N. 2. SOMMARIO. — BIBLIOGRAFIA, pag. 21 a 25. — SUNT! E RIVISTE : Zoja, Salle sostanze cro- matofile del nucleo di alcani ciliali. — Monticelli, Sul nucleo vitellino dell.: uova dei Trematodi. (Gomupicazione preliminare). — Paladino, Delia contiuuazione del nevioglio nello scheletro niieli- nico delle fibre oervose e della costituzione pluricellulare del cilindrasse. Nola- — Morpurg-o e Tlrelli, Sullo sviluppo dei gangli intervertebral del coniglio. — Fianese, I nervi, le reli , e le Lerminazioni nervose d*l pericardio. — Rufflni, Sulla presenza dei nervi nelle papille rascolari della cule dell'uomo. (Comunicazione preventiva). — Bizzozero, Sulle ghiandole lulmlaii del tubo gastro-enlerico e sui rappoiti del loro epitelio coll'epilelio di rivestimento della mucosa. — Catta- neo, Sulle papille esofagee e gastriche del Luvarus imperialis. — Danes, Contributo alia cono- scenza delle reazioni istocliimiche della cartilagine ialina fisiologica e patologica. — Calori, Sopra due processi nasali anormali dell'osso frontale nell'uomo, aventi il loro riscontro nei mammiferi spe- ci.ilmeale carnivori. — Calori, Sull'analomia del palato duro. — Kazzaiidsr, Sui muscoli altul- lente ed attraente del padiglione deU'orecchio. — Pag. 26 a o7. COMUNICAZIONI ORIGINAL! : A. Lustigr e©. Galeotti, Sulla presenza del corpo intermedio (Zwi- sclienkoiper) nei tessuti umani. Nola preventiva. — Tag. 38 a 39. NOT1ZIE: Oaoranze al Prof. AdolfoTargioni-Tozzetti. — \1° Congresso medico internazionale. — Pag. 4J. BIBLIOGRAFIA. VI. Protozoi. Zoja R. — Sulle sostanze cromatofile del nucleo
  • l modenese Nota. — Modena, lip. Vincenzi, 1892, 8,° Pag. 3. Estr. d. Atti d. Soc. d. Naluralisti di Modena, Serie 3. Vol. 11. g) Lepidotteri. Spada L. — Contribuzione alia fauna Marchegiana. I Lepidotteri finora tro- vati nel territorio di Osimo. — 11 haturalista Siciliano, Anno 12, X. 3, Pag. 58-63; X. 4, Pag 90-91; X. 5, Pag. 109-114. Palermo 1892-93. (Con- tinua). /;) Zmeuotteri. Magretti P. — Di alcune specie d'imenotteri, raccolte dall' ing. L. Bricchetti Robecchi nel paese dei Somali — Geneva tip. Sordomuti,1892, 8°, Pay. 11. Estr. cm., larghe non piu di 1, e in parte provviste di piccole appendici superficiali, cilindro- couiche o fogliacee; le piccole papille, pure munite di appendici superficiali, mi- surano pochi mm. di lunghezza. Le grandi papille del 1.° stomaco, di forma co- nica con base circolare od ovale, senza appendici superficiali, misurano circa 4 cm. di lunghezza e 2 di diametro medio; le papille minori, prive anch'esse di appendici superficiali, sono meno numerose che quelle dell' esofago. II 2.° stomaco e privo di papille, munito soltanto di pieghe longitudinali, attraver- sate qua e \k da pieghe circolarl. Le glandule tubulari delle papille esofagee sono mucose mentre queste vanno diminuendo nelle papille gastriche verso il 2.° stomaco per essere sosti- tuite da altre alquanto piu lunghe con il carattere di glandule peptichc. 'Panto I' esofago quanto il 1." stomaco posseggono due strati muscolai'i, uno longitudinale esterno e uno circolare interno, composti di fibre striate. Non avendo potuto osservare la vescica natatoria, 1' A. non sa se la striatura — :J5 dci muscoli gastrici abbia un rapporto con la funzione idrostatica come pro- babilmente lo ba nella tinea, in cui lo stomaco provvisto di muscoli striati comunica cou la vescica natatoria merce il dotto pneumatico. E. Giacomini. Daneo G. — Contribute alia conoscenza delle reazioni istechimiche della carti- lagine ialina fisiologica e patologica. — Gazzetta medica di Torino. Anno XLIII, N. 42. Torino 1892. La cartilagine ialina si comporta in maniera speciale verso certc sostan- ze coloranti e tal fatto puo essere utilizzato per la migliore conoscenza isto- cbimica del tessuto. Tra i vari colori sperimentati si e trovato che 1' inda- co , il violetto di metile , la tropeolina e il rosso di anilina danno partico- lari ed interessanti reazioni. Molto bene servono le colorazioni doppie : cosl trattando, ad esempio, con tropeolina e violetto di metile una sezione di car- tilag-ine costale di adulto, la sostanza fondamentale (rete albumoide) si colori- sce in giallo e nelle maglie di questa si osservano dei campi azzurri {condri- masse), che contengono capsule e cellule cartilaginee. Si hanno quindi due parti nettamente differenziate per il colore. Nella cartilagine ialina si trovano secondo Morner una sostanza condro- mucoide, un acido condroitico (ac condroitinsolforico di Schmiedeberg), una sostanza colfagena ed un albumoide speciale. La sostanza condromucoide e I'acido eon droitico si trovano esclusivamente (Morner) nelle condrimasse. Di questo acido, che ha nella cartilag-ine grande importanza, si e occupato spe- cialmente V A. ed ha osservato che ad esso e dovuto con probability il colo- re delle condrimasse; che la quantita dell' acido cambia a seconda della eta della cartilagine ed anzi le differenze di colorazione sono solo dovute al di- verso stadio di sviluppo del tessuto. Indagini praticate su cartilagini ixmane (cart, fetali, costali e tracheali) non rivelano presenza di rete albumoide, nessuna parte colorandosi in giallo con la tropeolina. Lo stesso reperto si ha dalle cartilagini epifisarie ed articolari umane, come anche dalle estremita diaflsarie di fete di coniglio. Da cartila- gini tracheali di bambino si rileva che verso il 9° o 10° anno apparisce un tenue reticolo, che separa le condrimasse, ma non e che al 20° anno che queste si differenziano per mezzo della rete albumoide, donde la colorazione caratteristica. La differenziazione non avviene contemporaneamente nelle di- verse cartilagini: la cartilagine costale precede nel suo sviluppo la cart, tra- cheale: la cart, del setto non si differenzia che in epoca inoltrata della vita. Nelle cartilagini articolari le condrimasse non appariscono che ad una certa profondita, per cui mentre mancano affatto alle superficie, si osservano ben distinte piu profondamente. II fatto che la sostanza colorabile in azzurro dal violetto di metile e in maggior proporzione nell' arte superiore che in quello inferiore si deve alia maggiore o minore distruzione di acido condroitico, la quale e in rapporto col lavoro e colla pressione della cartilagine. Cio dimostrano le cartilagini che hanno un lavoro flsiologico minimo (cart, del setto), come anche le ricer- clie proprie dell' A. sopra cartilagini in preda ad alterazioni degenerative (degenerazione adiposa, rammollimento, deposite di sali calcarei . Hanno con- fortato questo reperto degli esami sopra altri processi patologici della cartilagine — 30 — anchilosi osteo -fibrosa, artrite fungosa etc. e da tutto cio pu6 rilevarsi cho 1' inattivita e la mancanza di pressione nella cartilagine favoriscono la forma- zione e la diminuzione di distruzione dell'ac. condroitico, e che alia j)roduziono sono necessari non solo questi due fattori, ma che anche la cartilagine sia normale e non sia alterata 1' attivita del protoplasms cellulare. Che l'integri- ta chimica fisiologica della cellula sia indispensabile per la produzione dell' ac. condroitico e provato anche dall' esame dei condromi, in cui si ha completa assenza della sostauza colorabile in Men dal violetto di metile. La presenza dell' acido <'■ legata quindi al normale funzionamento della cellula. LA. ha sperimentato in ultimo il modo di comportarsi di quest'acido nelle alterazioni generali dell' organismo ed ha potuto osservare che in animali trattati con floridizina (Mehring) insieme al glicogene viene intaccato anche 1' ac. condroitinsolforico. Quindi appare giusta 1' ipotesi che per il inodo identico di comportarsi del glicogene e dell'acido condroitico rispetto alia floridizina 1" acido stesso costituisca una sostanza di riserva depositata nella cartilagine, la quale possa essere usufruita solo quando sia esaurita la provvista di glicogene. R. Staderini. L. Calori. — Sopra due processi nasali anormali dell'osso frontale nell' uomo, aventi il loro riscontro nei mammiferi specialmente carnivori. — Mem. Ace. d. Sc. d. Bologna, 1892. Serie 5, Tomo 3. II piii antico e sempi'e invidiabilmente attivo anatomico nostro , continua ad illustrare alcune particolarita importanti del corpo umano: in tre memo- rie egli illustra varie singolari disposizioni dello scheletro del capo. In que- sta accennata, l'A. descrive certi processi del frontale che si staccano da quest' osso dai lati della porzione nasale sua e discendono tra la apofisi mou- tante del mascellare superiore e l'osso nasale di ciascun lato: sono lunghi 11 e larghi 5 mm.: le ossa nasali sono phi corte e strette, massime in alto, le apo- fisi dei mascellari sono normali. L' A. non trova menzionata questa varieta uinana che e certamente assai rara, almeno nei crani nostri, e studiandone la comparazione, crede che si trovi nei carnivori, esempio ncl gatto: neH'orso sono tanto sviluppati che si articolano con gli ossi incisivi. La Xota e accompagnata da una tavola. G. Romiti. L. Calori. — Sull' Anatomia del palato duro. — Mem. Accad. d. Scienze di Bologna, 1892, Serie 5, Tomo 3. In questa seconda Memoria 1' A. toglie in esame le doccie o solchi va- scolari della volta ossea del palato, la cresta trasversale che e nella super- lice inferiore della porzione orizzontale del palatino, e il rilievo medio-pala- tino o tore palatini). Dei primi ammette ve ne possano essere anche tre, e trova allora corri- spendentemente divisa 1' arteria palatina anteriore ed il nervo. Circa la cresta trasversale, 1' A. riferendosi al recente lavoro di Stieda, ricorda come questi, descrivendo la fossetta situata al davanti di delta cresta, non ricorda il Verga che 1' ha notata per il priino, donde il nome di fossetta glandular* di Verga, - ::7 - che il nostro A. le da, perche e occupata nel fresco da un ammasso di glan- dole palatine. Inline assai estesameute e minutamente discorre del toro pa- latino e di varie particolarita del palato osseo: trova talvolta invece del toro o rilievo, un incavo: in esso sono wormiani palatini rari e non descritti: in un altro caso ha visto una sutura incisiva doppia. Ma, relativamente a que- sta, 1' A. non crede sia analoga a quella nota dalla dottrina di Albrecht sulle ossa incisive umane, ma credo, debba essere caso differente, sia cioe uno degli incisivi o intermascellari che prende una particella del processo palatino e dell' alveolo del canino. (Forse pero puo essere spiegata ancora con la dot- trina di Albrecht, R.). Ma quello che e migliore e che il nostro A., ammet- tendo la nota teoria di Albrecht, della duplicita degli intermascellari, da a tutti, od anche al Rel. che lo ignorava, una buona lozione di storia sull' ar- gomento, poiche mostra che la duplicita degli intermascellari umani aveva esso A. sostenuta nel 1836, ed esso aveva gia trovato che lo Spix (1815) l'at- tribuiva a G. F. Meckel. Per altro particolarita del palato duro e della muccosa sua, veggasi 1' ori- ginale, ove una tavola illustra tutte lo cose esposte. G. Romiti. Kazzander G. — Sui muscoli attollente edattraente del padiglione dell' orecchio. — Aus tier internabionalen Monatschrift f. Anat. u. Phys., 1892, lid. IX, Heft 7. In un mio lavoro vl) affermai che devonsi considerare muscolo auricolare anterior e tutte quelle fibre che dagli anatomici sono descritte come muscolo auricolare anteriore superficiale e muscolo auricolare anteriore profondo. II Prof. K. si e spin to piu innanzi su questa via, fa un muscolo solo (attollente- attraente) delle fibre che io descrissi come muscolo auricolare anteriore e di quelle che sono conosciute comunemente con il nome di auricolare superiore. E un fatto, ed anch' io l'affermai nel mio lavoro, che l'auricolare anteriore ed il superiore sono eccezionalmente divisi; pero la questione se le fibre dell' at- traente e dell' attollente debbano considerarsi come due muscoli o come uno, non puo essere risoluta che con ricerche di anatomia comparata. Ruge che fece dei muscoli auricolari estrinseci ricerche nei Primati, ammette nell' uo- mo 1' auricolare anteriore ed il superiore come fa del resto Gegenbaur. Nelle figure che accompagnano il lavoro del Prof. K. non sono disegnati nella parte anteriore ed inferiore del suo attollente-attraente fasci che nati sulla aponevrosi epicranica ove si inseriscono in alto le fibre piu esterne del muscolo frontale, hanno andamento nel primo tratto del loro decorso, paral- lelo alle fibre di questo muscolo; tali fasci esistono sempre. D. Bertelli. (1) II muscolo auricolare anteriore. Pisa 1889. - 38 - LABOHATOHIO Dl PaTOLOGIA GENIRALE DEL It. 18TITUTO DI 8TUD1 3UPEI\:0HI IN FIHENZB. Sulla presenza del corpo intermedio (Zwischenkorper) nei tessuti umani. Nota preventiva dbi Prof. Alessandro Liistig e Dott. Gino Galeotti Bicevuio il 13 Febbraio 1893. E' nolo ai cullori di studi citologici die il F lemming descrisse qualche tempo fa [Arch. f. Milcr. Anal, Bd. 37,pag. 600) in cellule di vertebrati, e precisamenle nel periodo di dispirema avanzato in corrispondenza del piano di divisione delle cellule, un corpo colorato, da lui chiamato corpo intermedio ed equiparato alle piastre cellulari dei vegetali. — II F lem- ming si occupo anche della genesi di cotesto corpo e della lelteiatura relativa all' elemento in discorso. Piu tardi il Geberg vide questo corpo negli elemenli epiteliali della cornea del Irilone nel periodo del diaster, ed in quello di passaggio dal diasler al dispirema. Anche il Solger, M. Heidenliain, Van der S trie lit si occuparono del corpo intermedio in cellule animali. Da due anni uno di noi si occupa di studi citologici in tessuti umani patologici, e negli ultimi mesi avemmo campo di osservare, usando il metodo del Fie mining (Safranina, Genziana, Orange), la presenza del corpo intermedio nolle cellule epiteliali di alcuni carcinomi. In una im- minente pubblicazione illustrata da figure ci eslendcremo di piu su tale argomento : in questa breve nota ci sia dato di ricordare i seguenti re- sultati. Le cellule epiteliali dei carcinomi sono un ottimo elemento per lo studio del corpo intermedio. Nel diaster, nel piano equaloriale si vedono, alcuni piceoli corpuscoli di varia grandezza ( ![3 — 'la di centrosoma) piu pallidamente colo- rati clie la sostanza cromatica, i quali sono disposti uno accanto all'altro lungo le fibrille acromatiche. Alle volte questi corpuscoli stanno a doppia serie. Spesso si vede nello slesso periodo del diaster, sempre nel centro del piano equatoriale, un unico pallido corpicciuolo rotondo (della gran- dezza del centrosoma) circondato da un accumulo di pallida sostanza. Questo corpicciuolo e in intima connessione col fuso centrale. - 39 - Nel periodo del dispirema piu o mono avanzato polemmo osservare, sempre nel piano di divisione, nn eorpuscolo di caratterislica colorazione e di varia forma in corrispondenza delle fibrille del fuso centrale. Tal vol la invece di un corpo inlermedio se ne vedono due, uno sovrap- poslo all' altro e di grandezza u'guale alia meta di un eentrosoma. Due volte avemmo campo di osservare, nell' islessa fase cariocinelica, e Iungo il piano di divisione, una serie (5 o 0) di piccoli granuli colorati, invece di un unico eorpuscolo, il quale, come e noto, deriva piobabil- mente dalla fusione di simili granuli. Piu spesso ci si presentarono due corpuscoli posli uno accanto aU'altro e circondati da un alone, non gia nel centro del piano di divisione, ma da una parte di esso. In questa breve nola non ci occupiamo a chiarire la genesi di questi corpi, ne i loro rapporti con le fibrille riunenti o col fuso centrale : questo ci proponiamo di fare nel nostro lavoro particolareggialo. Dopo aver stesa questa nola ci pervenne 1' ultimo fascicolo della Ana- tomische Hefte 1892, nel quale vi e un un lavoro di V. Kostanecki sul fuso centrale nelle diverse cellule animali. — Questo autore vide ancbe egli nelle cellule epiteliali di un carcinoma il corpo inlermedio. Visto 1' importanza dell' argomento e le particolarita die risultano dalle noslre ricerche, le quali amplificano e in alcune parti sono divergent da quelle del citato autore, non abbiamo esitato punto a pubblicare la presente nota. Firenze, 13 Febbraio 1893. - 40 - N 0 T I Z I E. <>XORANZE AL PROF. AdOLFO TaRGIONI TOZZETTI. Al professore Adolfo Targioni Tozzetti, ordinario di Anat. comp. e zoolo- gia degli Invertebrati aell' Istituto di Firenze, in occasione del 70.° anniver- sario della sua nascita, caduto il di 13 dello spirante febbraio, fu fatta una dimostrazione di stima e di affetto. Telegram in i e lefctere recarono in quel giorno al Targioni le felicitazioni di molte Societa scientifiche nostrali e straniere, di moltissimi uomini insigni di vari paesi, e quelle dei colleghi, degli aniici e dei discepoli; talche la di- raostrazione riusci, per la sua spontaneity e larghezza, solenne riconoscimento di una rara operosita sempre nobilmente spesa e degno omaggio alia dottrina dello scienziato e del maestro, alle qualita del suo carattere e del suo cuore. II Signor Ministro della P. I. felicemente interpretava il sentimento co- mune inviando il suo saluto al Prof. Targioni che « onora uella seienza un casato caro ed illustre in Toscana per antiche benemerenze verso gli studi e la coltura ». Ancbe il Signor Ministro di Agricoltura mandava telegrarica- mentc i suoi auguri al Targioni, ricordandone i tanti titoli di benemerenza verso 1' agricoltura. Gli studeuti salutarono, per mezzo di apposita rappresentanza, il riverito maestro. I colleghi dell' Istituto poi gli offrirono un banchetto, alia line del quale il professore Ugo Schiff, con forma originale e grande erudizione, accennati i casi piu notevoli di continuity dello stesso genere di lavoro in- tellettuale nella medesima famiglia, ricordo lo splendido esempio presentato dalla famiglia Targioni, dal XVI secolo ad oggi, da Luca Targioni, alfesteg- giato , concludendo per questi, e tra gli applausi, col rituale ad multos aim js. II Monitore, nel dare notizia delle nieritate onoranze , saluta anch'esso 1' insigne zoologo, e ripete cordialmente ad multos annos. XI." Conguesso Medico Intern azion ale A preSidente del Coinitato ordinatore della sezione di Anatomia e stato eletto l'On. Senatore Prof. Francesco Todaro. Giui-i" Chiarugi, responsdbile. AVVERTENZA. Si invitano i Sigg. Abbonati a mettersi sollecitamente in regola col- V abbonamento; altrimenti sara loro sospeso P invio del giornale. Siena ls'JJ, Up, S. Bernardino Monitore Zoolofico Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai Do 1 I nri Giulio Chiarugi Prof, di Anatomic umana nol R. [stituto di Stmli Super, in Firenze. Eug'emo Ficalbi Prof, di Anat. coroparata e ZoologU nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all' anno - Alilntonnuicnto annuo L. 10. IV. Anno. Firenze, 30 Aprile 1893. N. 3. SDMMARIO — SUNTI E RIVISTE: Sonsino, Stmli sui parassiti di molluschi di acqua dolce nei ilintorni ili Caiio in Kgdto. — Calderara, Conlributo alia conoscenza dello sviiuppo della fibia muscolare striata. — Pag. i I .1 13. COMUNICAZION1 ORIGINALI: S. Bianchi, Sul lulu kerckringiano e sua relazione ron la fossetta pilale media na. Rieerclie anatomo-comparativc Con I incisii ni . — G. P, Piana, hi una speciale liisposizioD ■ della tnusculatura nelle radici della vena porta del Cavallo e nelle radici delle v. Mir puimonari del Bae. (Con I incisioni). — P. Sonsino, Sul Distomum ovocandatum Vulpian. No- li. — Pag. I.: a ill. SUNTI E RIVISTE Sonsino P. — Studii sui parassiti di molluschi di acqua dolce nei dintorni di Cairo in Egitto con taw). — Festschrift zum siebenzigsten Geburtstage Ru- dolf Leuckart 's. Leipzig, 1892. Pag. 131 a 140. L' autore prese in esame i segtienti molluschi: Cleopatra bid/ mottles, Cleo- patra cyclostomoides, Vivipara unicolor, Melania tubercolata, Physa alexandri- na. Physa micjropleura; qualche Unio, Curbicula, Spatha. Nei Molluschi unisessuali (Melania, Cleopatra) sono piu frequentemente infestati di larve di trematodi i maschi. — In Vivipara unicolor trovo larve di trematodi sol tan to in stato di incistidamento, e raramente, a differenza di ein (die accade in Europa per Vivipara fasciata molto Frequentemente infe- stata. Vi trovo pero frequented Tetracotyle larva degli Holostomidae), nonche 1' As/ndogaster conchicola Baer. Trovo dieci forme di Cercarie, quattro sole riportabili a specie conosciute. In Cleopatra bulirnoides trovd sei delle forme, di cui tre a comune con .i/< Inula tubercolata: e sono Cercaria microcotyla De ETilippi, a comune; Cer carta cristata De la Vail. S. George, a comune; Cercaria vivax, sp. inq.; — i'2 - Cercaria pleurolophocerca, sp. inq. a comune; Cercaria distomatosa, sp. jnq.5 Cercaria capsalaria. Tre in Physa alexandrina: e sono: Cercaria fissicauda De la Vail. S. • '■.: Cercaria {agilis De Filippi?) del Distomum recurvatum Linstow; Cercaria pigmentata di Ampnistomum (sp.?) . Una in Limnaea na- talensis, cioe Cercaria obscura sp. inq. — Una Cercaria echinostomatom, di cui fcutte le fasi si offrirono in Physa alexandrina si sarebbe presentata, ma soltanto alio stato di incistidamento, anche in Paludinidae. — Delle dieci cercarie quattro appartengono certamente a Distomidae, e di queste una ad Echinostoma, che I'autore riuscl ad allevare artificialmente in conig'li e nel- 1' anatra, e riferl al Distomum recurvatum Linstow. Due apparterrebbero ad Amphistomidae. Tre a Monostomidae. Nota I'autore, a proposito della opinione emessa da Leuckart che le cellule a bastoncini della cercaria del Distomum hepaticum siano organi di formazione dei muscoli, che nella Cercaria pigmentata quando I'animale esce dalla ciste 1<( cellule a bastoncini non esistono piu, mentre i bastoncini si trovano sullc pareti della ciste. M. Calderara 6. — Contributo alia conoscenza dello sviluppo della libra muscolare striata (con 2 incisioni). — Archivio per le Scienze MedicJie, Vol. 17, Fasc. 1. Torino 1893. Come materiale di studio FA. si e servito di embrioni di coniglioe di larve di Eana agilis\ tanto negli uni, quanto nelle altre, dal momento, in cui la fibra muscolare si presenta come alcunche di morfologicamente differenziato, non ha mai trovato alcuna forma di divisione nucleare, ne diretta, ne indiretta. I risultati, ai quali e giunto l'A. con le sue ricerche, sembra stiano in favore della ipotesi, secondo la quale nelle fibre muscolari in \ia di sviluppo avver- rebbe una moltiplicazione nucleare in un modo tutto speciale. lnfatti esami- nando embrioni di conigiio si trova che la distanza tra nucleo e nucleo diminuisce via via che la libra si allung-a, cio che puo solo spiegarsi con una moltiplicazione nucleare. Di piu ad attestare una speciale attivita dei nuclei, nelle fibre muscolari si osservano anche delle figure sotto forma di fibre iugrossate, granulose, che appariscono come intercalate nel decorso delle, fibre normali. Esse si colorano piu intensamente degli altri elementi e contengono numerosissimi nuclei di aspetto assai particolare, ravvicinatissimi fra loro, piu fortemente colorabili dei nuclei normali. Laddove una di queste, fibre ingros- sate si continua in una fibra di diametro piu sottile e di struttura regolare, invece dei nuclei oi*a detti si trovano nuclei normali. Nella parte della fibra, che sia in immediata vicinanza del tendine si presentano degli ammassi di nuclei, i quali si distinguono dagli altri per la forma maggiormente roton- deggiante; il tratto di fibra che li contiene e alquanto ingrossato e forse anche qui e da riconoscersi un' altra pi'obabile sede di moltiplicazione nu- cleare. Nelle larve di rana si presentano delle fibre con aspetto simile a quelle degli embrioni di conigiio. I nuclei per6 hanno una forma quasi rettangolare, e non occupano solo dei bratti di libra, ma tutte iniiere le corte fibre, che costituiscono i metameri muscolari della coda del girino. Anche qui le fibre 43 — mano a mano che sono piu sviluppate presentano i nuclei modificati nella loro forma, con una colorazione piu chiara e situati fra loro a una distanza sempre maggiore. Non erode. l'A. die le forme sopra descritte possano considerarsi come stadi involutivi della fibra muscolare. Nelle code di girini di rana in stadi diversi di regressione'non si incontrano mai i nuclei caratteristici, ill cui sopra. e aemmeno aotasi un qualsiasi aumento dei nuclei muscolari. /.'. Staderini. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Sul nodulo kerckringiano e sua relazione con la fossetta occipitale mediana. Ricerche anatomo-comparative DEL Doit. Stanislao Bianchi Professorc d'An.it ia Umana Norm ale in Siena ( Com 4 hn ision it Ricevuta it IS Febbraio 1893 E ben nota ai cultori dell' analomia I' importanza data all' ossiculo kerckringiano per spiegare la formazione della fossetla occipitale mediana nel cranio umano e come da laliiui anche si ammetla ch'esso rappresenli un rudimenlo del proatlante nell'uomo. Leggendo pero le numerosissime pubblicazioni sull'osso occipitale e spe- cialmente le ancor piu numerosc sulla fossetla occipitale fa meraviglia il ri- sconlrare come ben poco siasi aggiunto, riguardoall'embriologia ed alia mor- fologia di quesla ossificazione, a quello lasciato scritto dal Kerckringio nel 1670, e come nella maggior parte dei classici traltati d'anatomia non lie venga I'alla menzione. E per vero, nessuno ha cercato di accertare se questo yerme osseo, piuttostoche nel condrocranio primitivo, si svi- luppi in una membrana connettivale : se rappresenti un nucleo proprio del cranio umano o si sviluppi anchc nei mammiferi: lien poco e slain scritto sulle varie modalila di forma ch' esse puo presentarc nel suo - 44 — sviluppo: discordi poi sono tultora le opinioni degli Anatomici sull'epoca in cui si mostra questo cenlro; se debbasi annoverarlo tra i nuclei co stanti <»il accessorii dell' occipitale umano; se la sua mancanza generi la formazione delta fossetta occipitale, o il suo vario modo di svilupparsj determini le diverse forme che la delta fossetta pu6 presentare nel cra: mo umano. Ricerche da me fatte su una numerosa serie di cranii di feti e neo- nati iiinani e di animali mi meltono in grado di rispondere a quesli diversi quesiti e di stabilire il significalo morfologico di questa ossifica- zione. II Kerckringio (1) cosi descrive il nodulo da lui trovato in mi Ifh) umano al termine del 3.° mese, in cui lutli i punti d' ossificazione della squama erano gia uniti: « post banc coalitionem perfectam sue- crescit huic triangulare novum — ossiculum tricuspidale, in perfectum quoque efformatum triangulum. Tangit autem una cuspide os triangulare jam dictum, dum vero alias extendit versus xop&vae, quas plerumque octavo mense tangit, et nono, nisi quandoque natura variare amet, cum iis et osse triangulare, jam saepius nominate, in uniini coaluit. » Egli poi da un disegno dell' ossiculo, tolto da un cranio di feto di 7 mesi nella tab. XXXVI fig. 2.a del suo lavoro. aggiungendo che in quest' epoca spesso si presentano irregolarita. Sembra poi ch' egli rite nesse come coslante quest' ossificazione. I ricercatori posteriori, Ira i quali audio Meckel, non rammentano questa ossificazione dell' occipitale umano. II Nicolai (2) regislra brevemente, in un feto al 5.° mese, la pre- senza di un prolungamento nel mezzo del margine inferiore del la squa- ma, die senza dubbio alcuno era il nodulo kerckringiano gia fuso colla squama. II Virkow (3) ritiene che si possa riguardare I'ossetto del Kerckrin- gio, come 5.° nucleo d' ossificazione della squama, ch' egli denomina manubrium squamae occipitalis. Ha mli a ml e Kenan It (4) rilrovarono, in un feto alia line del 3° (1) Tlieodori Kerkkringi, Doctoi is Medici - Spicilegium Anatomicum — Ostcogcnia Foetum — :i.', Caput I V — Amslelodami 1670. (2 Nicolai — Bescbreibung der Knoclien dts nscblicben Fotus Miirister 1829. (3) Virchow — Untersaehungen fiber die Entwickelung des Scliiidelgrundes. — Berlin 1 -sr.7 . i Rambaud et Renault — Origine et developpemcnl des os — Paris 1804. avec alias: pag. 103 e seg. — 45 - mese ed in un altro al I", I1 ossiculo kerckringiano in forma di gra- nule separato dalla porzione inferiore dalla squama per mezzo di carti- lagine lav. Ml, fig. 2, 3, 4, 5, 6, 7). Secondo questi osservalori il nodulo il piu spesso si allunga, prende la forma di un apofisi stiloide e s'infossa Ira le due mela della parte inferiore dell'occipilale. [n un feto a termine osservarono detto nucleo in forma di stiletto. II Ro mili (I) afferma di non aver potuto osservare I'ossetlo del Ker- ckringio come granulo, ma di averlo trovato frequentemente fuso col- la squama; nella lig. 2.a della sua pregevole memoria rappresenta poi qucsl' ossificazione ricavala da un feto umano di I mesi e mezzo. 11 Lucy (2) non ha mai riscontrato I' ossiculo kerckringiano avanti il termine del I ° mese, menfre ma manifeslissimo al 5° mese; in Ire casi gia saldato al margine inferiore della squama e ben visibile soltanto nella laccia endocranica deli' occipitale. In un feto di 6 mesi ha osser- valo un esemplare di ossiculo kerckringiano perfettamente libero. Secondo Lucy il nodulo puo presentarsi sotlo due forme; quella piu frequente e di un prolungamento linguiforme, visibile il piu spesso sulla laccia inter- na; altra volta si appalesa sotto forma di granulo. Egli ammelle poi die l'ossiculo si trovi nella maggior parte dei casi sia in intiero, sia rudimenlale. Lo Stieda (3) ha osservalo il nodulo kerckringiano solamenle in feli di 5 mesi ( 2 su 8 casi ) : la squama presentava ncl mezzo del suo margine inferiore un prolungamento lungo 2 millimelri e largo o die era concresciuto (verwachsen) con la squama, ma eh' era chiara- mente riennoscibile nei suoi conlorni, specialmente alia sua faccia inter- na. Golla stessa apparenza ha osservato il nodulo in 2 feli di 7 mesi ed in uno a termine (in tutto 5 casi su 17). L'llamy (4), il Pozzi (5), il Lombroso ((>), il Debierre (7;, it Testu! (8), rammentano brevemente la presenza dell' ossiculum kerckringi nello sviluppo della squama occipitale, riguardandolo come un punto acccssorio die si sviluppa alia line del 3-° mese della vita embrionale. 1 Romiti — I.D svi!u|i|i i e le variola dell'osso occipitale nell'uomo — Siena 1881. 2} Lucy — Les anomalies il e 1'occipital expliquces par I'Anatomie com pa i I'' developpement. I yon I (3) Slieila — Die Anomalieo der Menscblichen Hinterliauptsscliuppe — Wiesbaden 1892 li Hamy — Ricerche >ulle fontanelle, etc. Archivio per I' Anlropologia e per I' Ktoologia — Man- trgazza — Firenzc 1S72. (5) Pozzi — Dictionnaire encyclopedique des sciences medicales. Arlicl Crane. Tom. XXII 1." serie. (G; Lombroso — Delia fossetta occipitale mediana m rapporto eollo sviluppo del vermis cerebellare. Rivista sperimentale di freniatria e di Medicina Legale — Reggio Emilia 1876: pag. 1.7. 7 Debierre — Traite elenientaire d' Anatomie de 1' liomme. Tom. 1 — Pars 18 (H) Testut — Traite d'Aoatomie liumaine — Tom. I, Paris \Mi — deuxieme edition. 'Hi - Questa ossificazione viene pure ricordata nei numerosi scritli del Lombroso sulla fossetta occipitale, dal Chiarugi I , dal Marimo (2), dal Rossi 3 . eec: essi ripctono die questo o:i<\ in specie sviluppafce il sovraoccipitale e gli interparietali, 1 Cliiarugi Uell nologie e dei rapporti re iproci lei la rossetta occipitale media e del lobo media lei cervelletti Il'uomo e negli altri mammiferi. Alti i; Accad. Fisiocritici, Serie 1, Vol III. Siena 1885. : Marimd — Contributo alio studio della fossetu occipitale e della cresta frontalc nel cranio uma- no. — Arch, pei I'Antropologia e la Etnologia Vol. XVII Fasc. 2.° Firenze 18S7. 1,3) Rossi — I'n caso di mancanza del lobo medi; del cervelletto con presenza della fossetta occi- pitale media. — Sperimentale i o XLV, (memorie originali, fas. 5 (*) Lusiiika — c it . dal Chiarugi. - 47 questi erano sempre divisi tra loro sulla linea mediana. II margine in- feriore, o basale, del soyraoccipitale si prolungava nella linea mediana in una piccola punta ossea, come viene rappresentato dalla qui sotto ri- porlala figura, la quale faceva corpo col sovraoccipitale, ne alcuna traccia esisteva, nolle due sue superficie c>n- ed endocraniche, che potesse far sospettare ad un' origine indipendentc di questa punta e ad una conse- cutiva sua fusione col sovraoccipitale. Per il modo col quale comune- mente suole apparire il nodulo kerckrmgiano, per Pubicazione e per la forma di questa punta ossea e per il periodo di sviluppo del felo esa- minato, io sono convinlo, die delta punta ci rappresenti il nodulo ker- ckringiano di quel sovraoccipitale nei suoi primordi, non gia sviluppatasi indipendentemente, ma formata dallo stesso sovraoccipitale sotto forma di un prolungamento osseo, posto sulla linea mediana. Le ricerclie compa- rative da me intraprese e che saranno piu sotto registrate, vengono tutte a confermare questa mia interpretazione. Fig. I. — Occipitale (faccia endocranica) ili un feto umano di I mesi circa. a a' interparietal] — // sovraoccipitali — c prolungamento del sovraoc- cipitale (manubrium squamae occipitalis) d tuembrana spinosa occi]>i tale (Hannover) — e cartilagine primordiale — / exoccipitali — g basioccipitale — h foro vertebrale. Vi ha dunque, a mio giudizio, nello sviluppo della squama occipitale 'sovraoccipitale) una particolare disposizione del tessuto osseo sulla linea mediana (fino ad ora riguardata come nodulo kerckringiano sviluppatosi e saldatosi alia squama stessa) che e semplicemente formata da una emanazione, da un prolungamento del sovraoccipitale, e che ha percio un'altra origine del vero nodulo kerckringiano, il quale si sviluppa per un proprio centro d' ossificazione. Per differenziare questi due elementi ossei e per non introdurre nuove denominazioni io proporrei che al semplice prolungamento della squama fosse conservata quella datagli dal Virchow di manubrium squamae occipitalis e si continuasse a chiamare nodulo kerckringiano il nucleo osseo sviluppatosi indipendentemente dal sovraoccipitale. — 48 — Delia membrana spinoso occipitale Hannover) — L' Hanno- ver (I) fa nolare nella sua memoria sulla cartilagine primordiale del cranio umano e nelle figure che 1' aceompagnano, che Ira il contorno posleriore del gran foro vertebrale dell' occipitale umano, tra il margine inferiore (osseo) del sovraoccipitale e tra i margini interni cartilaginei) degli exoccipitali non si estende la cartilagine primordiale, ma viene colmato invece questo spazio da una membrana connettivale, a Qgura trapezoide, ch' egli chiama spinoso- occipitale. Non solo io ho potufo conslalare I'esistenza di questa membrana nel felino sopradescritto (vedasi la fig. I.) ed in altri feti umani, a sviluppo piu inoltrato, ma I' ho osservata anche in tulti i < rani di feti di Sus scrofa, di Bos Taurus, di Felis catus, di Canis familiards, di Ovis aries della inia collezione. II Maggi (2) nelle sue pregevolissime pubblicazioni sulle fontanelle dello scheletro cefalico dei mammiferi, no! a la presenza di quesla mem- brana clic chiude posteriormente il gran foro vertebrate. Si puo quindi affermare che quesla membrana trovasi in una maniera generate e coslante pressq moll i mammiferi, compreso 1' uomo. DalT esame di molti feti umani, a vario periodo di sviluppo, mi consta die questa membrana, molto ampia nei primordi dell'ossiGcazione del cranio, va sempre piu restringendosi per I' estendersi della cartila- gine primordiale (exoccipitali) verso la linea mediana e per il prolungarsi in basso deH'ossificazione del sovraoccipitale. Al 5.° mese esiste sempre sulla linea mediana una striscia di tessuto connettivale leso tra i due margini cartilaginei e questo viene a costituire i! punto posleriore me- iliano (opistion) del foro vertebrale. Una parlicolarita degna di rilievo e data dal modo di estendersi della cartilagine primordiale verso la linea mediana sulla parte posteriore al foro vertebrale. La fusione della car- tilagine sulla linea mediana avviene infatti prima nella porzione che trovasi a contatto col margine inferiore (osseo) del sovraoccipitale poi a poco a poco va estendendosi verso la parte anteriore (vedi fig. [.). Le figure dell' Hannover in cui la membrana e sempre mollo eslesa, sono
  • '. 34 Xarzo 1893. Le radici delle vene pulmonari sono provvedulc di una lonaca mu- scolare relativamentc spessa, in guisa die, stantc ancora la relativa sot- ligliezza della medesima tonaca nei corrispondenli rami arteriosi, puo aceadere di scambiare, all' esame di pezzi di puhnone, le vene per le arterie 1 1. Nel pulmone poi dei bovini queslo errore riesce anche mag- giormente facile, lo stesso incorsi in simile errore nel 1880, descrivendo una particolarita di struliura rilevata nei piccoli vasi del pulmone dei bovini, dei suini e degli ovini (2 . attribuii cioe tale particolarita ai vasi arteriosi., mentreche invece riguardava le vene. In seguito mi e occorso di riscontrare la me lesima particolarita di struttura nelle radici microscopiche della porta derivanti dalle, reti capil- lari della mucosa intestinale del cavallo e, dopo lo studio di una porzione di pulmone di bovino, nella quale tutti i veri vasi arteriosi erano ostruiti da una neoformazionc encondromatosa e i vasi venosi presso ehe vuoti di sangue, mi apparve manifesto I' errore in cui ero incorso n?l citato. mid lavoro. Ora poi la particolarita di struttura trovata nelle radici delle vene pulmonari dei bovini, degli ovini e dei suini e nelle radici della vena porta nella mucosa intestinale del cavallo, apparmi tanto piu importante, inquantoehe sembrami stare evidentemente in rapporto eoll' assenza di valvule nelle medesime vene. Ecco perlanto in che consiste il falto. — Tanto le piu piccolo vene del pulmone dei bovini e di altri animali, quanto le piu piccole vene della mucosa dell' intestino tenue del cavallo sono provvedute di un apparato muscolare notevolmenle differente dalla lonaca muscolare degli altri vasi- Esso e costituito da anelli formati da fibroeellule muscolari riunite in fascio circolare, i quali sono posli di tratto in tratto Lrasver- salmente o quasi trasversalmente nell'inlerno del lume vasale, al di sotto i ii i nulilo anclie dal Sus sdor r nell' Isl ipparato della respirazioue inserita nella \ le H ; I" E 1 1 e o 1» er ge r. — Berlino l^sT. alive iiitoiDn alia strultira delle ulUme diramazioni delle arterie pulmonari — Memorie dell'Accaderaia delle scienze dell' Istituto di Bologna — Serie IV, Tomo I. — Bologna 1880. — Gl — pero dell' endotelio, e da fascetti di fibrocellule muscolari decorrenti obliquamente attorno al lume vasale in modo da formare un tratto di congiunzione fra i diversi aneili. Quesla disposizione fa pensare che la muscolatura in questi vasi sia rappresentata da un unico fascio di fibre muscolari avvolto attorno al lume vasale a guisa di viticcio: ove i giri del fascio si sovrappongono si ha 1'apparenza di aneili, e ove essi sono disgiunli quella di trafti di unione fra anello e anello, ossia di fascetli decorrenti obliquamente attorno al lume vasale. In conseguenza di cio si vede il lume vasale diviso in tante concamerazioni posie in serie, comu- nicanti fra di loro mediante il fun) centrale dei singoli aneili. Questa disposizione di strultura nel polmone dei bovini .si trova nei minutissimi vasellini venosi che derivano immediatamente dai capillari, e si estende lino a quelli meno minuli die risullano dalla confluenza di sctle oil olio vasellini primitivi. Nell' inlestino del cavallo si Irova nei vasellini venosi situati a livello dello strato muscolare della mucosa e nella parte piu superficiale della sottom ucosa. Nel punto di congiunzione di due vasellini colla muscolatura cosi di- sposta mancano gli aneili, ma i due fiiscelti obliqui, provenienti dai vasel- lini stessi, si congiuugono fra loro per formare un fascio unico nel va- sellino derivante. Ove poi simili vasellini si congiungono con vasi meno sottili e prov- veduti di una tunica muscolare continua mancano ugualmente gli aneili e il fascetto obliquo va a congiungersi coll' indicata tonaca. Propagandosi adunque dalla periferia verso il centro la contrazione delle fibre muscolari nei fasci obliqui e negli aneili dei piccoli vasi ve- nosi ne segue che il sangue viene spremuto eon maggiore efficacia nei vasi venosi piu grossi, di quello che si verificherebbe se gli indicali pic- coli vasi fossero provveduti di una tonaca muscolare conlinua. I diaframmi formati dagli aneili muscolari a Ira verso il lume vasale si oppongono al rilluire del sangue verso Ic reli capillari. Per lo studio della speciale disposizione della muscolatura delle pic- cole win' polmonari dei bovmi e di altri animali e dell' inlestino dei cavalli possono servire delle sezioni fa lie sopra pezzi (issati con qual- siasi dei raetodi comunemcnte in uso e colorate colle ordinarie misci alle a lingere eon speciale intensila i nuclei cellulari. Tutlavia notero che nell' intestino del cavallo si otlengono delle preparazioni molto di- mostralive da sezioni falte col microtomo, previa coloritura in massa col- I' cmatossilina e inclusione o nella celloidina o nella parafina, dirette nel piano orizzontale alia mucosa, di porzione di intestino in istato di iperemia, fissale col liquido di Miill.er e coll' alcool secondo le regole di tecnica microscopica. - 62 — ■ Fie. 2. ma- nifesti gli strozzainonti prodotti lungo il luine vasale dagli anelli muscolari. — 63 - Sul Distomum ovocaudatwm Vulpian. Breve nota DEL DOTT. P. SONSINO. Ricevuta il 19 Aprilt 1893. In una mia recente comunicazione alia Societa toscana di scienzo naturali (1) residonle in Pisa sui Trematodi di rettili e di anfibii della cottezione del Mnseo di Pisa parlai del Distomum ovocaudalum Vul- pian e diversamente da ([uanto ne dissero Autori precedenti (Vulpian (2) e Creustzburg) (3) feci rilevare due lalti di una cerla importanza; 1.° Che il venue invece di avere sede costante nella bocca, vive ugualmente e forse pin I'requentemente nello stomaco e anche nella prima parte dell' inte- stino. 2.° Che il lilamento basale di cui h ornato 1' uovo di queslo tre- malode digenetico e spesso molto piu lungo di quelle- che fu notato sinora. Nuove osservazioni falte in questi giorni mi permettono non solo di con- rermare questi due fatti; ma altresi di annunziarne un altro in contrario a quanto si era ritenuto sinora. In 10 rane esculente di media grandezza che esaminai in questi giorni non potei trovare neppure una volta alcun esemplare di D. ovocaudalum nella eavita buceale. Ma da una di queste rane ne raccolsi diversi esem- plari dallo stomaco ed uno dallo intestino, e da un' altra ne raccolsi uno dallo stomaco. In tutli i casi erano fortemente aderenti alia mucosa, alio stesso modo die si trovano fortemente aderenti alia mucosa buceale. Per rispelto alia lunghezza del (Ilamento basale dell' uovo trovai che essa e variabiles ma che e pero sempre maggiore della lunghezza del corpo dell' uovo e che spesso arriva e supera 5 o 6 volte quest' ultima. L'errore in cui sono caduti gli osservatori precedenti dipende o dall'ave- re misurato soltanto dei filamenti tronchi, oppure da che il lilamento si va sempre piu assoltigliando, tino ad arrivare ad un'estrema sottigliezza e non mantenendosi sempre nello stesso piano per tutto il suo (ratio, non piio essere distinto in lulta la sua lunghezza senza focheggiare. Ma un'allra particolarita I' ho polula constatare nello stesso embrione, diversamente da panto e asserito da Vulpian. Egli dice che le larve non sono inunite di ciffli vibratili. E CreuUburi: non lo contraddice. lo I Vedi Processo verbale. Adun. :< Febb. 1893. (2) Vul|>ian, Compte rendu Soc. Biol. 1859 Tom. 1. pi. XI, fig I. :!j Creulzburg, Untersucltungen fiber den Ban und die Entwicklung von Distomun, \caudt pian. Inaugural Dissertalion, Leipzig lx.o. - (34 — linn sono riuscito a vedere I' uscita spontanea dell' embrione dall' uovo, ma come hanno fatto Vulpiane Creutzburg sono riuscito ad ottenere la fuori uscita dell' embrione colla otmpressione piu o meno forte del cuopri-oggetto. Ora nel grande numero di embrioni che riuscii a fare sboc- ciare dall'uovo, piu o ineno inlalti, ma privi di vita, riuscii spesso a dislinguere un rivestimento tegumental il piu delle volte incompletOj » lie era guernito di lunghi filamenti che avevano lutla l' apparenza di ciglia immobili. Perseverando pero nella osservazione ottenni inline un embrione dotato di una languida vita, che pero mi oflVi evident! i njovimenti della ciglia di cui era ricoperto lulto il corpo. Quest o rivestimento pare pero che si distacchi colla massima prontezza appena 1' animate viene fuori morto. Le mie osservazioni adunquc mi pongono in grado di asserire quanto segue: 1.° Che il Distomum ovocaudatum parassita della Rana esculenta (e della Rana temporaria) vive non solo nulla bocca, ma anche nello sto- maco e inlestino e forse e piu comune nello stomaco che non nella bocca. 2.° Che i filamenti basalt delle uova raggiungono e sorpassano la lunghez- za anche di I, 5 a 6 volte quella dell' uovo e terminano assotligliandosi in estremo finissimo che non ha nulla del pungiglione 3° Che Tembrione, che e singolarissimo per una corona di bastoncini all' estremo anleriorc come descrilto da Vulpian, e pero anche provvisto di ciglia e queste sono molto piu lunghe di quelle del D. cygnoides. Queste partieolarila mi pare die meritino di essere tenule in conto da chi si occupa del ciclo vita lo di questo parassita delle rane inlcrcs- santissimo per molti rispetti e percio mi affretto a pubblicarle. ( riULio < 'in \im gi, respoiiscibile. AVVERTENZA Si rinnuova ai Sigg. Abbuonali I" invito di mettersi in rcgola coll" Abbuonamento. Siena L8*J3, Tip. S Bernardino Aloiitore Zooloiico Italiano (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D o 1 1 o r i Oiulio Chianxgi Prof, di Anatomia umana nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze. Eugenio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoologla nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 Humeri all' anno Abbuonamento annuo L. 10. IV. Anno. Firenze, 31 Maggio 1893. N. 4. SOMMARIO — BIBLIOGRAFIA, pag. G5 a 72. — SUNTI E BIVISTE: Bizzozero, Sulle ghian- dole tubulari del tubo gastro-enterico e sui rapporli del loro epitulio coll'cpitelio di rivestimento del- la mucosa. — Mori, Sulle variazioni di stiuttura del la ghiandola mammaria durante la sua attivita. — Bajardi, Contrihuto alia istologia comparala dell'iiide. — Ferrarini, Sulle varieta dell'aper- lura piriforme umana. — Pag. 72 a 70. COMUNICAZIONI ORIGINALI: R. Staderini, Di un metodo per attaccaie in serie e colorire sezioni in celloidina — Pag- 77 a 80. NOT1ZIE: Sociela roniana di antropologia. — In memoria di Filippo Pacini. — Pag. 80. BIBLIOGRAFIA. XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. 1. PARTE GENERALE. — L' Anatomia e la Fisiologia nel secolo XIV.0 — Gazzetta elegit Ospitali, Anno 14, N. 15. Milano 1893. Carbonelli G. — II perineo sotto il rapporto ostetrico-ginecologico. Tesi. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 56, N. 3, Pag. 133-194. (Conti- nua). Torino 1893. Lefert P. — Manuale a" istologia, di anatomia (osteologia, splacnologia e or- gani dei sensi) e di embriologia. Prima traduzione italiana antorizzata del Prof. P. Polli. — Milano slab. tip. F. Vallardi edit. 1892. 16.° fig. p. 256. Romiti 6. — Trattato di anatomia dell'uomo: mannale per medici e studenti. — Milano, stab. tip. F. Vallardi. 8.° fig. (In corso di pubblicazione). G(J 2. Tegumento e proouzioni tegumentarie. Ruffini A. — Sulla presenza dei nervi nelle papille vascolari della cute del- l'uoino. — Atti d. R. Accad. d. Lincei. Rendie. d. CI. di Sc. Fisiche Mat. e Xat., Serie 5, Vol. 1, F.asc. 8, Sem. 2. Roma 1892. Con fig. Pag. 299-301. Ruffini A. — Sur la presence des nerfs dans les papilles vasculaires de la peau de 1' homme. Com. prev. — Archives ltal. d. Biol., Tome 18, Fasc. 3, Pag. 435. Turin 1893. Avec fig.. 3. SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. Antonini A. — La corteccia cerebrale nei mammiferi domestici. 2.» Nota pre- ventiva: Suini. — Monitore Zool. ltal., Anno 3, X. 11, Pag. 224-232 e X. 12, Pag. 213-248. Firenze 1892. Brazzola F. — Sul decorso endocranico delle vie di senso neH'uomo e piu spe- cialmente dei fasci spinali posteriori, studiati con dati anatomo-patologici. — Boll. d. Sc. Mediche di Bologna, Serie 7, Vol. 3, Fasc. 2, Pag. 103. Bo- logna 1892. [in: Rend. Accad. d. Soc. Medico- Chirurgica']. Chiarugi 6. — Sullo sviluppo del nervo olfattivo nella Lacerla muralis. — Monitore Zool. ltal., Anno 3, N. 10, Pag. 211-212. Firenze 1892. Chiarugi G. — Sur le developpement du nerf olfactif chez la Lacerta murfilis. Note prel. — Archives ltal. d. Biologie, Tome 18, Fasc. 3, Pag. 363-364. Turin 1893. Colella R. — Sulla istogenesi della nevroglia nel midollo spiuale. — Vedi M. Z., Anno 4, N. 1, Pag. 2. Coggi A. — Un' anomalia in un embrione di selacio. — Vedi M. Z., Anno 4, X. 1, Pag. 2. 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M trpurgo B. e Tirelli V. — Sullo sviluppo dei g'angii intervertebrali del coni- g-lio. — Vedi M. Z '., Anno 4, N. 1, Pay. 2. Morpurgo B. e Tirelli V. — Sur le developpement des g-anglions intervertebraux du Lapin. — Archives ltal. d. Biol., Tome 18, Fasc. 3, Pag. 413-435. Turin 1893. Pianese G. — Vedi in questo X., a pug. 67. Sala L. — Sur la line anatomie des ganglions du sympathique. (Con fig.). — Archives ltal. d. Biol., Tome 18, Fasc. 3, Pag. 439-458. Turin 1893. — 67 4. Organi di senso. Alblni 6. — Di alcune eminenze alia faccia interna della retina del cane e del capretto. Con fig". — Rendic. d. Accad. d. Sc. Fisiche e Matematiche, Serie 2, Vol. 6, Fasc. 6, Pag. 132-134. Napoli 1892. Bertelli D. — Sulla membrana timpanica della liana escidenta. — Monitore Zool. Ital., Anno 3, N. 10, Pag. 203-207. Firenze 1892.. Bertelli D. — Sur la membrane tympanique de la Rana escidenta. — Archi- ves Ital. de Biol., Tome 18, Fasc. 3, Pag. 458-462. Turin 1893. Leone A. 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Roma- na per gli st. zool., Anno 1, N. 6", Pag, 215. Roma 1892. Manzone F. e De-Fiore C. — Nota illustrativa su di un antico atlante oriiito- log-ico inedito conservato in Roma. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool., Anno 2, Fasc. 1-2-3, Pag. 44-49. Roma 1893. Martorelli G. — Le mute regressive degli uccelli migranti e il loro scam bio tra gli emisferi nord e sud. — Atti della Soc. Ital. di Sc. Nat., Vol. 34, Fasc. 1, Pag. 37-97. Milano 1892. Paolucci L. — \uovi contribute sulle migrazioni dell' avifauna marchigiana, raccolti nell'ultitno veutennio. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool., Vol. 2, Fasc. 1-2-3, Pag. 36-43. Roma 1893. - 71 — Patrlzl F. — Sopra un Cavpidacus erythrinus (Kaup.) e una Monti f ring ilia nivalis (Brehm) catturati nella Provincia Romana. — Boll. d. Soc. Ro- mana per gli st. zool. , Anno 1, Vol. 1, N. 6 , Pag. 242-243. Ro- ma 1892. 7. Mammifbri. Picaglia L — Mammiferi del Modenese. — Atti d. Soc. d. 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In questi numerosi germogli, in cui sono frequenti le mitosi mentre esse mancano nell' epitelio superficiale, stanno gli elementi che servono alia rigenerazione dell' epitelio dell' intestino medio. D i t i s c u s m a r g i n a 1 i s e G y b i s t e r R o e s e 1 i i . Xel ditisco 1' intestino medio 6 tappezzato di un epitelio cilindrico sempli- ce, il quale senza modificarsi si continua a rivestire le numerosissime horse ventricolari a fondo cieco di cui esso e fornito. Le horse, piu grosse, fitte e lunghe nella meta anteriore deH'intcstino, cominciauo leggermente ristrette, acquistano rapidamente il loro massimo diametro, poi vanno assottigliandosi e terminano il piu delle volte con estremita leggermente rigonfiata a capoc- chia. Di solito nel lame delle horse si altcrnano dilatazioni e ristringimenti per cui si formano concamerazioni separate 1' una dall' altra median te sepimenti di lunghe cellule epiteliari. All' apice dei fundi ciechi trovasi un epitelio in - 73 — cui le mitosi sono assai frequenti, mentre nell' epitelio che riveste 1' intestino e le borse non esiste traccia di elementi in mitosi. E nei bottoni terminal! delle borse che si trova il focolaio di rigenerazione dell' epitelio dell' intesti- no: le cellule prodottesi per scissione mitotica, man inano che da altre suc- cessivamente generate vengono spinte verso 1' intestino, aumentano di vo- lume ed acquistano i caratteri di cellule epiteliali perfette. Lo stesso avviene nell' intestino del Cijbister lioeselii, Le borse ventricolari di questi insetti potrebbero essere considerate come corrispondenti alio g'hiandole fcubulari dei mammiferi contribuendo esse alia secrezione e rappresentando il focolaio di rigenerazione dell' epitelio inte- stinale, A c r i d i i . Le osservazioni furono fatte sopra larve di Pezotettix pedestris, di uno Stenobothrus e nel Pachytylus stridulus, Nel Pachijtijlus la rigenerazione dell' epitelio ha luogo per mezzo di un processo cariocinetico che si svolge nel profondo dell' epitelio in punti circoscritti, centri germinali: quando un centro germinale e ingrossato pel moltiplicarsi e il crescere di volume de'suoi elementi, deprime la parete intestinale dando luogo ad una sporgenza sulla superficie esterna dell' intestino. I centri germinali si trovano tanto nell' epi- telio dell' intestino medio quanto in quello delle borse ventricolari. Nell' inte- stino essi stanno generahnente nella parte profonda di insaccamenti rassomi- gliabili alle ghiandole tubulari dei mammiferi. — Nel Pezotettix e nello Ste- nobothrus si riscontrano in generale gli stessi fatti, soltanto i centri germi- nali non fanno sporgenza sulla superficie esterna dell' intestino, poiche il gruppo degli elementi che li costituisce si scava una nicchia nell' estremita profonda delle cellule cilindriche. La rigenerazione dell' epitelio intestinale degli Acridii e molto vivace. Dalle osservazioni eseguite sulla genesi delF epitelio intestinale degli in- setti e posto in evidenza che anche negli insetti la rigenerazione per mitosi dell'epitelio ha luogo con varie modalita, come nei vertebrati. Da Frenzel prima e da Faussek poi i centri germinali furono ri- guardati come ghiandole ove 1' epitelio si rigenera per mitosi ed 6 indi- pendente dall' epitelio intestinale che si rigenei'a invece per scissione di- retta. I risultati dell' A. sono quindi in opposizione con quelli di Frenzel e Faussek, mentre si accordano con 1' opinione di II. E. Ziegler e 0. vom Rath secondo la quale le « Drusenkryptexi » non sono altro che « Regenerationsherde » per 1' epitelio intestinale. Nella nota settima 1' A. riassurne i resultati ottenuti con le ricerche sul- l'epitelio intestinale, e tratta specialmente di quanto riguarda i vertebrati prendendo dapprima in considerazione le cellule protoplasmatichc e poi le mucipare. Dalle indagini dell'A. risulta questo principio generale che nei bertebrati I' epitelio intestinale si rigenera sempre per mitosi. Le differenze fra una classe e l'altra consistono soltanto nelle varie complicazioni presentate dallo strato epiteliare e nella varia sede dei focolai di generazione. Ed infatti da una struttura assai semplice quale ci viene offerta dal Pctromyzon^ passiamo per gradi alle varie complicazioni dell' epitelio intestinale della rana e del _ 74 - rospo, della lucertola e de\V Aug ids fragitis, fino all' importanti modiflcazioni che I' epitelio intestinale presenta negli Anfibii urodeli (Triton, Salamandra maculosa, Sprferpes fuscus, Salamandrina perspicillata ed Axolotl) ove esi- stono numerosi germogli che si spingono nel connettivo della mucosa e sono costituiti da numerose giovani cellule protoplasmatiche, fra cui stanno qual- che mitosi, qualche cellula mucipara giovane e alcuni leucociti a grossi gra- nuli. In ultimo nell' intestino dei mammiferi per un'ulteriore modificazione ha luogo la formazione di vere ghiandole tubulari, le quali, pur contribuendo alia funzione secretoria, rappresentano piu specialmente il focolaio di rigene- razione dell'epitelio rivestente la superficie libera della mucosa. Rispetto alle cellule mucipare 6 assodato che esse hanno origine per mi- tosi da element! giovani c che nelle cellule neofonnate avvengono mutamenti morfologici e chimici del secreto durante i varii periodi della loro vita. E da questi fatti principali che si puo arguire la evoluzione progressiva delle cellule mucipare ed il loro spostamento sulla superficie che le sopporta, non dai cambiamenti di grandezza e di forma che sono d' importanza secondaria per 1' origine e la funzionalita delle cellule mucipare. Le cellule mucipare funzionano fino dal principio della loro vita. Le cellule mucipare e le protoplasmatiche sono due tipi cellulari perfet- tamente distinti l'uno dall'altro, poiche da quando incominciano a presentare i loro caratteri specifici le due forme cellulari, quantunque vivano l'una vi- dua all' altra e di conserva si spostino dal fondo delle ghiandole fino alia superficie dell'intestino, non hanno piu rapporti genetici fra di loro. L' A. in questa affermazione prescinde dalla possibile supposiziono che le mitosi con- tenenti muco derivino a loro volta da element! indifferent! che esse avrebbe- ro a progenitori in comune colle cellule protoplasmatiche. Potrebbe darsi che questi elementi indifferenti, vivacemente moltiplicandosi, forniscano delle generazioni di elementi che, pur continuando a moltiplicarsi, si avviano in due direzioni divergent!', e formano da una parte cellule protoplasmatiche, dall' altra cellule mucipare: neH'intestino deU'embrione non ci sono che cel- lule protoplasmatiche, sicche le cellule mucipare devono aver origine da un successivo differenziamento di alcune di queste. E. Giacomini Mori A. — Salle variazioni di struttura della ghiandola mammaria durante la sua attivita. — Lo Sperimentale, Mem. Orig., Anno 46, Fasc, 5 e 6. Firenze 1892. Con tav. Pag. 444-455. I la portato le sue osservazioni sulla ghiandola mammaria della cavia, in stat« di gravidanza inoltrata e durante 1' allattamento; in quest' ultimo caso 1 animale veniva ucciso dopo 8 giorni dal parto, e o si lasciava che 1' allat- tamento continuasse fino all' ultimo oppure si faceva cessare da 1-18 ore prima della morte. Ha trovato che quanto piu lungo c il tempo, in cui 6 stato impedito lo svuotameuto del secreto, tanto maggiore e la dilatazione degli alveoli ghian- dolari e 1' abbassamento del loro epitelio; in conformita di quanto fu ammes- so da Bizzozero e Vassale, crede che cio sia dovuto all'azione meccanica del secreto, che si Taccoglie nel luine degli alveoli. Peru 1' alte«za maggiore 0 minore dell' epitelio, ritiene coi precitati A., che sia anche da mettere in - 75 - relazione col grado di riempimento delle cellule da parte dei prodotti di se- crezione. —I nuclei delle cellule ghiandolari non mostrano mai, tranne duran- te la gravidanza, forme cariocinetiche. ne presentano fenomeni di distruzione. II loro numero nelle cavie cho danno latte non varia negli alveoli piccoli, in confronto ai grandi, solo in questi sono a maggior distanza fra loro. — Notevole e 1' abbondanza dei leucociti nella parete e nel lume degli alveoli delle ghiandole, in cui da 6 ore era stato interrotto l'allattamento; essi pro- vengono dal connettivo interstiziale. Czerny vide molti leucociti nel latte delle gliiandole in cui era da parecchie ore stato interrotto 1' allattamento; ma 1' A. li ha trovati nelle gliiandole attive. Se il fatto fosse confermato in altri animali, potrebbe indicare, egli dice, che i leucociti abbiano parte nella formazione del latte. — Ha veduto i cosl detti globi di N is sen quasi esclusivamente nelle ghiandole in cui da 18 ore era stato interrotto 1' allatta- mento e in cui le cellule sono schiacciate e non hanno che un nucleo che occupa tutto lo spessore della cellula. Nessuna relazione ammette fra i globi ed i nuclei; e crede che si formino nel protoplasraa cellulare. Gia prima del- la comparsa di questi globi e conternporaneamente ad essi numerose goccio- line di sostanza cromatica si vedono nel lume e nella parete dell' alveolo. Quando T allattamento e stato sospeso da molte ore e si vedono i glohuli di Nissen, non si trovano piu i leucociti; per cui 1' A. si domanda se non potrebbero i globi di Nissen esser prodotti da una distruzione di leucociti. Bajardi P. — Contributo alia istologia comparata dell'iride. — Gazzetta medico, di Torino, N. U, 1893. In questa comunicazione'pi*eventiva 1' A. riferisce i resultati di alcune ri- cerche da lui fatte nell' intento di rischiarare la questione ancora oscura del meccanismo della dilatazione pupillare. Come e noto, 1' esistenza di un mu- scolo dilatatore della pupilla, antagonista dello sfintere, composto di fibre rag- giate e innervato dal gran simpatico, e ammessa da alcuni, piu che altro per necessita fisiologica, mentre e negata da altri, i quali spiegano la dilatazione della pupilla con la elasticity della membrana limitante posteriore, che entre- rebbe in azione quando lo sfintere cessa di contrarsi. Esiste poi una terza teoria, secondo la quale i movimenti dell' iride sarebbero dovuti alle varia- zioni di calibro dei suoi vasi. L' A., accettando 1' opinione di coloro, i quali ritengono che tutti gli elementi di queste diverse teorie possano concorrere nell' esecuzione dei movimenti pupillari, ha preso in esame uno di tali ele- menti facendo delle ricerche comparative nell' uomo e negli animali sulla quantita e la distribuzione del tessuto elastico nell' iride. Per porre in evi- denza le fibre elastiche si e servito del metodo del Martinotti — acido cro- mico e safranina — e della colorazione colla orceina proposta da Unna. L' iride degli uccelli, che e fornita di due ordini di fibre muscolari striate. circolari e raggiate, e ricchissima di fil>re elastiche, alcune delle quali si por- tano in direzione radiata dal corpo ciliare verso la pupilla, altre sono dirette obliquamente e piu o meno arcuate ed altre si dispongono circolarmente tra le fibre dello sfintere. Nei mammiferi il tessuto elastico dell'iride e pure molto sviluppato, ed abbondano specialmente negli strati posteriori i fasci di fibre elastiche che decorrono nella direzione dei meridiani dalla zona pupillare fino ai processi ciliari. Nell'uomo esiste fra lo strato dei \rasi e la limitante poste- 7G - riore uno strain di fibre elastiehe raggiate, chc percorrono I'iride in tutta la sua larghezza dai processi ciliari fino alio sfintere pupillare, formando dei fasci «■ delle maglie. Considerando dunque la disposizione e la quantita con- siderevole delle fibre elastiche licll'lride, l'A. ritiene che esse abbiano una parte importance nella dilatazione della pupilla. Silvestri. Ferrarini C. — Salle varieta dell' apertnra piriforme umana. — Archioio per V Antrop. e la Etnol., Vol. 22, Fasc. 3, Firenze 1892, Con 2 tav. L' A. ha studiato con diligenza in 817 crani, 577 dei quali di varia razza ed eta, gli altri 240 di alienati [italiani], i caratteri dell' apertura ])iriforme. Riconlati alcuni precedenti lavori sull' argomento e particolarniente quelli di Topinard e di Mingazzini (1), riunisce le principali forme da lui rinvenute in 6 tipi principali. Di questi il 1.° ed il 2.° corrispondono, an- che per dichiarazione dell'A., rispettivamente alle forme anthropinaed infan- tilis di Mingazzini. Distingue il 3.° tipo col nome di fossa endonasale, il 1" col nome di fossa ]>renasale completa ed incompleta, il 5.° col nome di doccia spinomaxillare, il 6." infine con quello di clivus naso-alveolaris (di primo e di secondo grado), coriispondente a quello descritto col medesimo nome da Mingazzini. — La fossa endonasa/e, la fossa prenasale c la doccia spinomaxillare ci sembrano in fondo variazioni del tipo fossa prenasale, di M i n- gazzini. Ma a differenza di questo A. che considera la fossa prenasale come una varieta della forma anthropina e non le attribuisce alcun particolare si- gnificato filogenetico, distaccandola nettamente dal clivus naso-alveolaris che invece considei'a come un' anomalia atavica, il Ferrarini ammette che dalla forma anthropina si arrivi per gradi al clivus naso-alveolaris. La fossa endonasale, abbastanza frequente nelle razze alte, che quasi mai ri- scontriamo nelle basse, e il tipo che piu si accosta alia forma anthropina, come quella che per trovarsi nel pavimento delle fosse nasali, permette l'esi- stenza di un limite nettissimo all' apertura delle narici. La fossa prenasale completa e poi la incompleta stanno a rappresentare un gradino piu basso mosbrando un leggero accenno alia formazione del clivus, pel dirigersi piu in basso e obliquamente dei margini laterali, accenno che e reso poi am-or piu manifesto nella doccia spinomaxillare, in cui si ha an vero principio di comunicazione fra il pavimento delle narici e il piano alveolo sottonasale e da cui si passa al clivus quando si abbia prognatismo ed a questo si associ T atrofia dei processi della spina e 1' allontanamento dei margini laterali, che in qucsta forma scendono obliquamente sul piano alveolo-sottonasale verso la linea mediana. il. Vedi il riassaalo di questa iqemoria in .'/. Z., Anno I, 1890 P*ig. 109. — 77 - COMUNICAZIONI ORIGINALI. Di un metodo per attaccare in serie e colorire sezioni in celloidina del Dott. Rutilio Staderini Aiuto nell' Istituto Anatomico di Firenze. Ricevuta il SO Maggio 189 3. Se e molto facile e sicuro, grazie ai huoni metodi di Giesbrecht, M ay er, Scaellibaum, F r e n z e 1 etc., attaccare sul vetrino delle serie, finche si voglia numerose, di tagli in paraltina, non altrellanto puo dirsi per cio che riguarda le sezioni in celloidina. Non gia die abilissimi tecnici, cito Weigert per il primo, non abbiano studiati i mezzi piu acconci all'uopo, ma per quanto essi abbiano fatto, a me pare che siamo ancora ben lungi dal possedere un metodo per le sezioni in celloidina paragonabile per la semplicita e per la buona riuscita a quelli sopra rammentati per i tagli in paraffina. Weigert (ricordo primo il metodo che corrisponde meglio ed e piii generalmente adottato) consiglia (1) di raccogliere dal coltello bagnato di alcool le sezioni in celloidina e ordinarle in ilia, con una manualita invero molto delicata, sopra una striscia di carta (Closet-papier): di qui trasportare le sezioni in un vetro spalmalo di un soltile strato di col- lodion, e ripetere poi un' altra volta la stessa manipolazione, per avere cosi due file di sezioni in uno stesso vetrino. Cio fatto si stende un altro strato di collodion sulle fettine, si lascia seccare e poi si immerge il vetrino o nel liquido colorante o nell' alcool. — Nel liquido i due strati di collodion e le sezioni comprese in mezzo ad essi si distaccano in una unica e sottile lamina, ed e su questa che bisogna fare lutte le manipolazioni successive. Io ho sperimenlato piu di una volta questo metodo, ma ho veduto che non e senza difficolta racco- gliere le fettine sulla carta, che non e privo di inconvenienti il dover fare i diversi passaggi sopra una cedevole lamina di collodion e che e (1) Weigert, Uglier Sehnittserien Von Cellnidin - praparaten des Centralnervensystem zum Zivecke d-!r Mirk. Vol. 1, Fasc. 9, Son. l\ Pag. 310 315, e Fasc. 10, Pag. 35 l-::.~>s. Roma 1892. Lilienfeld L. e Monti A. — Sur la loea/isation inicrochimique du phosphore dans les tissus. — Archiv. Ital. d. Biologie, Tome 19, Fasc. 1, Pag. 13-26. Turin 1893. Lustig A e Galeotti G. — Sulla presenza del corpo in termedio (Zwisehenkorper) nei tessuti umani. Xota preventiva. — Monitore Zool. Hal.. Anno .'. X. 2\ Pag. 38 39. Firenze 1893. Maragliano E. e Castellino P. — Sur la necrobiose iente des globules rouges en conditions normales et pathologiques. Sa valeur semiologique et clinique. — Archives Ital. de Biologie. Tome 19, Fasc. 1, Pat/. 55-72. Turin is1.):;. Paladino G. — Deila confcinuazione del nevroglio nello Scheie tro mielinico delle fibre nervose e della costituzione pluricellulara del cilin liasse. Con tig-. — Rendic. d. Accad. d. Sc. Fisiche e Matematiche, Serie 2, Vol. 6, Fasc 7 -12. Napoli 1892. Paladino G. — De la continuation de la uevrogiie dans le squelette myelinique des fibres rrerveuses et de la costitution pluricellulaire du cylindraxe. — Arcliir. Ital. d. Biologie, Tome 19, Fasc. 1, Par/. 26-32. Turin Is'.):;. Sandulli A- — Le terminazioni dei nervi nei niuseoli striati volontarii e le loro alterazioni dopo la recisione dei tronchi nervosi, studiate nella rana. — (Horn. d. Assoc. Napoletana di Medici e Naturalisti, Anno 3, Punt. 2, Pag. 105135. Napoli 1892. Con tav. Zoja II. — Sulle sostanze cromatofile del nucleo di alcuni Ciliati. — Vedi M. Z., Anno I. X. 2, Pay. 21. V. Tecnica. Longhi P. — L' eserina nella tecnica protistologica. — [Boll. dei\ MuseidiZoo- logia e Annf comp. della R. Univ. di Genova. X. 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  • . Fasc. 9, Pag. 193-209. Roma 1893. VI. Protozoi. ! Maggi L Alcuni nuovi protisti. — Boll. Scientifico, Anno /.",, .V. /, Pag. 13-17. Pari, i t89S. | Maggi L. — Protistologia. i'1 ed. rifatta. Coa 93 inc. — U. Hoepli ed., Milano t893. (Manuali HoepH 39 Int.] Mingazzini P. — Contribute) alia conoscenza degli sporozoi. Con tre tav. — lli- cerche fatte nel Labor, di Aunt. Norm. ta. — Boll. Scientifico, Anno 15, X. I, Tag. 1s. Pavia 1893. VIII. Celenterati. Zoja R. Sur quelques particularity de structure de 1' Hydre (systeme ner- vcux . (Resume). A.vec 1. pi. — Archives Ital. de Biologic Tome 18, Fasc. .'.', Pag. 350-362. Turin 1893. IX. Echinodermi. Monticelli F. S. — Xotizia preliminare intorno ad alcuni inquilini degli ll<>- lothurioidea del Golfo di Napoli. - Monitore Zool. Ital., Anno 3, X. 12. Pag. 248-256. Firenze 1892. Russo A. — Specie di Echinodermi poco conosciuti e nuovi viventi nel Golfo di Xapoli. ^Rapporto e breve sunto). — Rendic. d. Accad. d. Sc. 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Fea. — Atti d. Soc Hal. di Sc. Nat. Vol •'>'/, Fasc, 1, Pag. 123-135. Con tar. Milano 1892. >/) Lepidotteri. Verson E. — Dei canali aeriferi ehe attvaversano nel filugello il guscio del- l'uovo. — Boll, mensile di Bachicoltura, Sari< 2, Anno 10, X. 11. Padova 1893. Pag. 159-162. (un tar. Spada L. — I lepidotteri finora trovati nel territorio di Osimo. — Contribu- /.ione alia fauna Marchegiana. — II Naturalista Siciliano, Anno 12, X. 6, Pag. 133143, N. 7-8, Pay. 184-193. Palermo 1893. (Continuaz.-Continua). h) Imenotteri. Andre E. — Sul catalogs descrittivo degli imenotteri europei. — 11 Naturali- sta Siciliano. A a no 12, X. 7-8, Pay. 164-167. Palermo 1893. Manzone F. — Sugli imenotteri delta provincia di Roma. — Boll. d. Soc. Ro- mana per gli st. zool , Vol. 2, Fasc. 1-2 3, Pag. 19-35. Roma 189:>. t i Coleotteri. Candeze E. — Elateridae recueillis par M. Modigliani dans 1' ile d' Engano, ••n Maj et Juin L891. - Annali di St. Nat. di Genova, Serie 2. Vol. 12 (32) Pag. 801-805. 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  • !>7. Reitter E. — Zwei neue Triplax-Arten. — 11 Naturulista Siciliano, Anno 11, X. 12, Pag. 257. Palermo 1892. Vitale F. — Cataiogo sinonimico e topografico dei Cureulionidi di Sicilia. 11 Naturalista Siciliano, Anno 12. X. 7-8, Pag. 155-163. Palermo 1893. (Continuazione e fine). k) Rincoti. Bergroth E. — Commentarius secundus de Aradidis in Burma et Tenasserim a L. Fea collectis. (Viaggio di L. Fea in Birmania e regioni vicine, 47). — Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Genova, Serie 2 , Vol. 12 (32) Pag. 710-717. Genova 1892. XIV. Molluschi. 5. Gastbropodi. Mazzarelli G. — Sur le pretendu oeil anal des larves des opisthobranches. — Archives Ital. d. lliol., Tome 18, Fuse. 3, Pag. 373 379 Turin 1893 Trinchese S. — Descrizione del nuovo genere Hose/tut (Bosellia mimetica). — Rend.it. Sess. d. li. Accad. d. Sc. di Bologna. Anno 1890 91, Pag. 119-120. Bologna 1891. Trinchese S. — Descrizione del nuovo genere Bosellia. — Bologna, tip. Gam- be rini e Parmeggiani, 1891, I., p. 8. Con tav. Estr. d. Memorie affatto penetrati nel disco proligero; tanto i primi che i secondi sono in via di degenerazione. In uova raccolte nell'interno dell'ovidutto in prossimita dell' ostio perito- neale ha trovato la fecondazione giunta al suo termine. Nel posto prima oc- eupato dal pronucleo femminile si trova il primo fuso di segmentazione di- sposto trasversalmerite rispetto all'asse dell'ovo. II fuso ecomposto di fili aero- matici numerosi e sotdlissimi, riuniti nei due poli ai centri di attrazione, dai quali si parte I' irradiazione polare. La figura cromatica occupa I'equatore del fuso ed e fat. fa. corrisp mdentemente al gran numero di lili acromatici, da piccoli bastoncini cromatici, disposti circolarmente, in numero quasi doppio di quelli trovati nella piastra equatoriale did fuso di direzione; da questo il fuso di segmentazione si distingue anche per la estrema pallidezza. In un uovo i cromosomi erano gia scissi in due file. — Gli spermatozoi sono completamente scomparsi. Non esiste nell'uovo alcun' altra formazione nucleare. Conclude 1" A. che Le sue ricerche sulle uova meroblastiche della Sejw con- fermano la legge che regola la fecondazione delle ova oblastiche e per cio stesso contraddicono alia teoria della polisperma iisiolog-ica delle ova mero- blastiche dei vertebrati messa innanzi da J. Riickert e sostenuta ]>oi da i ) p p e 1 . che I'invocario a spiegare l* origine dei nuclei merocitici. Questi de- rivano secondo I' A. non da test s di spermatozoi, ma tutti dal primo fuso di segmentazione. C G)lgi. — [ntorno all' origine del quarto uervo cerebrale (patetico o tro- cleare) e di una questione di isto-fisiologia generale che a questo argo- mento si collega. — Atti della 11. Accademiadei Lincei. Serie 5. Rendicon* ti. Vol. 2.o , Fasc. '■>, Semestre I Is'.!;;. L1 A. ricorda dapprima come in una comunicazione alia Societa Medico- Chirurgica di Pavia, parlando delle minute alterazioni degli organi nervosi ni'lla rabbi a, aveva tat to menzione di una speciale categoria di cellule, sede di particolari alterazioni, che si scostavano affatto dal tipo generale delle cellule nervose centrali, considerandole, come De iters, quali element] di origine del patetico, anziche riferirle alia radice discendente del qninto ; ri- puria la descrizione che Deiters stesso da di queste cellule e riassume quindi le opinioni di varii autori (Meynert, Huguenin, Uenle, — 91 Schwalbe, Stieda, Duval sulla morfolog'ia e sui loro normali rap porti. Secondo le rieerche dell' A. sono dette cellule rotondeggianti, globose o piriform], del diametro di 60 a 80 u,., contenenti pigmento in quantita di- versa a seconda dell1 eta degli animali, con nucleo relativamente grande a doppio contorno e nucleolo bene spiccato ; rietiiamano per la ftsonomia d' in- sieme le cellule nervose dei gangli cerebro-spinali in genere ; mancano com- pletamente i prolungamenti protoplasmatic] e con regola costante esse sono prowedute di un solo prolungamento che presenta i caratteri di prolunga- mento nervoso; cio e dimostrato dalla maniera eolla quale questo prolunga- mento preude origine dalla cellula, dal suo decorso, dal suo aspetto e inoltre dal fatto che a poca distanza dalla sua origine esso acquistaun rivestimento mielinico. Sififatta dimostrazione, piu facile perd e piu frequente negli animali nei quali e in corso L' infezione rabbica, 1' A. I' ha potuta ottenere an- che mediante gli usuali procedimenti di disgregazione e all' uopo si e servito dell' alcool al quarto (alcool a GO." parti 1, Acqua p. 1), immersione in questo liquido per 2-3-4-5 giorni, scuotimento dei pezzetti di tessuto in provettacon soluzione normale di CINa legarermente tinta con picrocarminio ; aggiunta alia goccia di sedimento raccolta mediante pipetta e depositata su portiog- getti, di piccola quantita di glicerina ; applicazione del coprioggetto dopo pa- recchie ore di evaporazione. Data ia singolare analogia di queste cellule monopolari con le cellule dei gangli cerebro-spinali, I' A. si domanda, se ol- tre alia fisonomia di insieme ed alia monopolarita, esse abbiano anche un'in- volucro pericellulare di protezione e limitazione. A questo quesito non puo dare una risposta precisa ; solo nei casi in cui queste cellule vanno incontro a particolari alterazioni per opera dell' infezione rabbida, ha potuto osservare una zona periferica del corpo cellulare avente aspetto omogeneo, contenente qual- che volta evidenti nuclei, qualche volta piccoli cumuli di granuli, che assumono intensamente le sostanze coloranti ; nei casi normali e nei preparati per di- sgregamento, in generale i corpi cellulari appariscono nudi e solo in un certo numero di essi, anche nelle sezioni, in seguito a colorazione carminica, si puo qualche volta scorgere, strett'amente applicati alia superficie, di piatto o sui margini, quindi facenti lieve sporgenza, uno o due nuclei, circondati da un' areola di estreraa delicatezza. Nell' intento di meglio conoscere i ca- ratteri di insieme, i rapporti, ed il modo di comportarsi dell' unico prolunga- mento, 1' A. ha tentata anche 1' applicazione dei suoi metodi di colorazione nera, seguendo tutte le modificazioni che per la buona riuscita poteva giu- dicare opportune. Ma queste cellule vi si sono mostrate eccezionalmente ri- belli, comportandosi anche in cio in modo conforme alle cellule nervose dei gangli spinali. Nei pochissimi casi in cui ebbe risultati positivi, ha potuto determinare: 1.° Che 1' unico prolungamento, portandosi all' indiet.ro, va ad unirsi al fascio del quale, col metodo di Weigert, ha direttamente constatata 1' uscita dalle eminenze bigemine per entrare nei velum medullary donde come e noto, emerge il patetico ; 2." che da esso emanano ad angolo retto scarse fibrille collateral, di estrema finezza, Le quali suddividendosi a poca distan/.a dal punto di origine, vanno a perdersi uella circostante sostanza gri- gia. Le osservazioni fatte per verificare se il prolungamento fibra-nervosa ofifra la divisione in due rami con opposta destinazione, hanno dato finora risultato negativo. Finalmente nei preparati per sezione, trattati coi comuui — 92 — spedienti, <> col metodo di Weigert, 1' A. ha veduto il corpo delle cellule strettamente abbracciato da una rete capillare insolitamente distinta dalla fete capillare delle parti vicine; reperto ehe uon ba riscontro nelle grandi cellule sia di questa che di altre regitni del sistema uervoso centrale. I '. Rossi. C0MUN1CAZI0NI ORIGINALI. Laboratorio di Patologia Generate del R. [stituto «1 i Studi superiori in Firenze diretto dal Prof. A. Lustig. Sulle anomalie del processo cariocinetico provocate sperimentalmente da varie sostanze chimiche. Nota preventiva del Dorr. Gino Galeotti Assistente. Ricevula il SO Qiugno 1S93, Dopo aver studiato le anomalie do! processo cariocinetico quali si presentano in alcuni tessuti patologiei, pensai di riprodurrc arlilicialmente delle alterazioni nella cariocinesi mediante la continuata presenza di dif- ferent! sostanze sciolte nell' acqua. Scelsi a questo scopo gli epiteli della epidermide di salamandra in rigenerazione, come quelli che presentano la divisione indiretta con frequenza ed in modo da poterla bene studiare. A (juesto scopo ho lollo via parte della epidermide della coda ad nn gran numero di salamandre, ed ho poi tennto questi animal i (issi enlro tulti aperti alle due estremita e collocati in bicchieri in cui avevo messo tanto liquido quanto bastasse a coprire la lerila della coda. In (juesto initio evitavo di tenere inimerso lutlo l' animate net liquido da speri- menlarr. Dopo tin tempo piu o meno lungo tagliavo il pezzo in cui era awe- nula la rigenerazione e lo lissavo in Flemraing. Lo includevo poi in pa- raffina disponendolo in modo da aver nelle prime sezioni dei tagli in piano degli strati epiteliali. Per la colorazione ho usato ambedue i mc- todi di 1; lemming. Ilo trovato non lievi dillicolta nello stabilire le dosi delle soslanze che volevo adoperare; perocche non avevo per questo nessun punto di partenza; e cosi soluzioni troppo forti mi hanno ucciso gli animali, o liauno prodotto riel luogo della lesione dei processi di infiammazione o di necrobiosi per i quali gli epiteli erano troppo alterali o in gran parte distrutti ; d' altra parte soluzioni troppo deboli non raggiungevano lo scopo prelisso. — 93 - Stabilite poi quesle dosi, le ho entro certi limili variate, come pure ho variato il tempo, duranle il quale soltoponevo i tessuli ;ille diverse soslanze. Eceo !c soslanze da me scelte e il modo con cui le ho adoperate. Joduro di polassio Sol. al 1 0[o per 6 giorni « « 0,5 °io per 12 giorni « « 0,5 °{o per un mese Solfalo di zinco Sol. al 0,07 0[0 per H giorni « « 0,05 °[0 per 12 giorni « '• 0,02 u[0 per 21 giorni Potassa caustiea Sol. al 0,05 °\o per 10 giorni « « 0,02 °[o per 15 giorni Acido cromico Sol. al traccie per 10 giorni « « « per 15 giorni Antipirina Sol. al 0,10 <>io per 6 giorni « « 0,05 °jo per 12 giorni « « 0,02 oj0 per tin mese llisolfato di chinina Sol. al 0,05 0[0 per f> giorni « « 0,05 op) per 12 giorni « <.< 0,01 °{o per un mese Idroclorato di cocaina Sol. al 0,10 °[o per 6 giorni « « 0,05 "[,, per 12 giorni € « 0,02 "|„ per un mese Peptone Sol. al 1 °io per 8 giorni « « 0,5 ojo per 20 giorni - 94 — Le delle soluzioni vennero falle in acqua distillata. [\iserbandomi di esporre nel mio lavoro complelo in modo particola reggialo le osservazioni che ho poLuto fare per ogni esperienza, riassu- mero brevemente in qucsta nota le conclusioni che lio potulo Irarne. Le varie soslanze da me adoperale producono in real la eon la lord eonlinuala presenza delle allerazioni nel processo cariocinetico. Qucsle allerazioni sono diverse a scconda ilella sostanza impiegata, del lilolo della soluzione e del tempo durante il quale la sostanza ha agito. Si possono si in I iarc queste variazioni nel processo di cariocinesi sollo il rapporlo: del numefo delle cellule in milosi; della forma com p less iva della figura cariocinefica; della costituzione morfologica e della composi- zione chimica dei vari elementi delle cellule in riproduzione. Le variazioni nella quantila delle cariocinesi si polrebbero esprimere numericamente col rapportu fra le cellule in divisione e quelle in riposo, ma, anclie sen/a far cio, queste variazioni si possone approssimativamente apprezzare, poiche menlre ad es. in un tessulo epiteliale in rigenerazione normale si vedono 1-2 figure cariocinetiche, nel campo di un obbieltivo Reichert I[12, nel Lessuto che e stato nn mese in presenza di 0,5 °[0 di IK, ho poluto contare frequentemente 7-9 cariocinesi Al contrario negli epiteli in conlatto per vario tempo con soluzioni al 0,05 % di potassa caustica, le cariocinesi erano rarissime 1. 1 o 2 per ogni -"> o 6 sezioni) o in qualche caso mancavano assolutamente. L' aumento nel numero dei processi cariorinetici e lino ad un certo punto in rapporto con I' intensita dello stimolo, intensita rappreseniata ilal lilolo della soluzione adoperata e dal tempo per il quale essa ha agito. — La diminu'zione e spesso unita a processi degenerative non sempre pero, poiche ad es. 1' uso di una soluzione di peptone al 0,45 °|0 menlre e causa di allerazioni degenerative, produce audio un lieve au- mento nel numero delle cariocinesi. — L' aumento nel numero delle cariocinesi e spesso accompagnato dalle allerazioni di forma delle quali adesso vado parlando. Le allerazioni nella forma complessiva delle figure cariocinetiche si manifestano come dipendenti da reazioni ad uno slimolo piu intenso ed anormale, ed allora somigliano a quelle descrittc nei tcssuli patologici a rapido sviluppo^ oppure dipendono da processi degenerativi appena ini- ziati. Li> prime allerazioni appaiono come forme multipolari o come cariocine- si asimmelriche, le quali hanno poi per resultato la produzione di cellule che in successive divisioni mitoliche presentano un numero di anse mag- giore o minore del normale (secondo il Klebs cellule ipercromatiche e 95 ipocromatiche). Senza ripetere qui quale sia il probabile meccanismo per cui avvengono lali anomalie nella divisione, diro come esso mostri di es sere identico a quello descrillo per le cariocinesi anormali sponlanee, e conic capitate importanza abbia la divisione irregolare del cenlrosoma e la repartizione irregolare delle Qbriblle acromatiche per i nuovi cor- puscoli polari. Ho Irovalo divisioni tri- e tetrapolari nei lessuli soltoposti all'azione il' una sol. di 0,10 °f0 di antipirina per 6 giorni, di acido cromico per 10 g-iorni. (Jueste forme pero sono abbaslanza rare Piu frequenti sono invecc le divisioni asimmetriche e le cellule ipercromatiche ed ipocro matiche chc ne derivano. Le allerazioni di forma nolle figure cariocineliche dipendenti da processi degeneralivi appena iniziali, consislono dapprima in una diso- rientazione negli elementi cromalici, poi in una vera dispersione ili essi per il citoplasiiia. Pud questo fatto estendersi a tulta la (igura carioci- netica o esser limitato a parte di essa; ed e notevole per es. ve- tlero in un monaster disordinate e disperse cenlrifugamente le anse del quadrante corrispondente alia parte ove ha agito il liquido, o in un ilia- ster scompigliata la stella die pure si Irovava piu periferica. Cosi ho potuto frequentemente osservare net'le cellule esposte all'azio- ne di una soluzione di solfato di zinco al 0, 03 °[0 per 21 giorni, e di antipirina al 0, 05 °[0 per 12 giorni. Questi falti sono accompagnali da scomparsa di lutte le fibrille acro- matiche nel caso di completa dispersione, da parte delle fibrille, e spe- cialmenle da quelle corrispondenli alle anse disordinate, nel caso di di- spersione parziale; e cio mi ha fatto credere che dipendano appunto dalla distruzione lotale o parziale di esse fibrille. Questa interpretazione e con- sona alia teoria delta spiegazione meccanica della cariocinesi, nella quale teoria viene appunto assegnata alle fibrille acromatiche la parte piu im- portanfe nei nioviinenti delle anse. Le allerazioni nella costituzione morfologica dei vari elementi che com- pongono la c^llula sono pure notevoli ed imporlanti. — Si riferiscono al citoplasma il quale appare in taluni casi (ioduro di polassio. cocaina) assai ingrandito e omogeneo, in allri come rimpiccolilo e retratto (peptone, antipi- rina) in modo da far comparire assai dilalati gli spazi intercellulari; alia membrana nucleare che certe volte si conserva ancora durante la cariocinesi (peptone), alle anse crornatiche che appaiono ora piu grosse e piu corle (chinina), ora piu sottili e piu lunghe come se avessero subito uno stira- menlo (peptone ), ora sono irregolari e nodose (chinina), ora presentano vacuoli (potassa), ora finalmente sono in preda a processi degenerativi che in ultimo le riducono ad ammassi granulari amorfi (solfato di zinco, chinina). OG — Le alterazioni nella costituzione chimica si rivelano come variazio- ni nel poteredi acquislare il colore. - La diminuzione nella colorabilita e frequentissima in tutli i casi in cui predominano processi degeneralivi. Talvolta sonoanche invertite le reazioni istochimiche in modo che la cro- matina perduta ogni affinita per le aniline basiche, ne acquista una per le aniline acide. Cosi ho potuto osservare negli epileli Lrattati con bisolfato di chininaal 0, 05 °[0. Inline cerli processi degenerativi possono giungere tino alia meta- moribsi grassa. — Le minutissime goccioline di grasso si riscontrano al- l' intorno della figura cariocinetica nel citoplasma piuperiferico dapprima, poi anche Ira le anse. — Mediante parlicolari osservazioni mi son potu- to assicurare anche die il processo cariocinetico si poteva compiere in cel- lule che presentano una degenerazione grassa appena iniziata. Giulio Chiarugi, responsabile. Lezioni Elementari di Anatomia Generale DEL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTB INCIS10NI NEL TESTO Prezzo della intiera opera in 4 Fascicoli L 6.00 Tip. S. Bernardino Si en, 'i Siena 1893, Tip. S, Bern; no Monitore Zoolofico Italian (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai I) n 1 1 o r i Glulio Chlarugri Prof, di Anatomia umana nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze. Eug-enio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoolojjla uolla R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 nitmeri a//' anno — Abbnonamento annuo L. 10. IV. Anno. Firenze, 31 Luglio 1893. N. 6. SOMMARIO — BIBLIOGI'.AI'IA, pag. 97 a 102. — SUNT! li RIVISTE: Cavazzani, Contratti- lita delle emazie dei mammiferi. — Sacerdotti, Intoino alle piaslrine del sangue. — Colella, Sulla istogenesi della nevroglia nel midollo spinale. — Romlti, Sui caratteri sessuali nel bacino del neonato. — Cattaneo, Sull'anatomia dello stomaco del « Pleropns mtdius ». — Golgi, Sulla fina organizzazionc delle ghiandule peptiche dei inammiferi. — Zoja, Le cellule colorate dell' ecto- derma di alcuni idroidi. — Mazzarelli, liicerche sulle Ptllidae del goll'o di Napoli. — Marto relli, Le mute regressive degli uccelli migranti e il loro scamhio tra gli emisferi Nord e Sud. — Pag. 102 a 110. COMUNICAZIONI ORIGINALI: C- Falcone, Sopra una parlicolarita della corteccia del cervelletto nel Tlujnnns vulgaris. — Pag. 110 a 112. NOTIZIE. — Societa tra i cultori delle Scienze medicbe e naturali in Sardegna. — Pag. 112. BIBLIOGRAFIA. XVI. Vertebrati. II. PARTE ANATOMIC A. 1. PARTE GENERALE. Carbonelli G. — II perineo sotto il rapporto ostetrico-ginecologico. — Giorn. d. R. Accad. di Medicina di Torino, Anno 56, N. 5, Pag. 323-416. Torino 1893. Con tav. (Continitaz e fine). 2. TEGUMENTO E PRODUZIONI TEGUMENTARIE. Mori A. — Sullc variazioni di struttura della ghiandola mammaria durante la sua attivita. — Lo Sperimentale, Anno 46, Fasc. 5 e £, Pag. 444-456. Con tav. Firenze 1892. 3. S1STEMA NERVOSO CENTRALE E PER1FERICO. Breglia A. — Sulla possibile provenienza e funzione delle fibre a mielina della commessura grig-ia posteriore nel midollo spinale dell'uomo. — Giorn. d. Assoc. Napoletana di Medici e Naturalistic Anno 3, Punt. 3-4, Pag. 268-289. Con tav. Napoli 1893. - 98 Colclla R. — Sulla istogenesi dcll.'i novroglia nel midollo spinale. — Gazzetta mjediqa *di Paoia, Anna -, X. -, Pap: 32-36. Pavia 1893. D'Antona A. — Li nuova chirurgia del sis tenia nervoso ce.ntritle. Vol. 1. Ana- tomia, Fisiologia, Topografia. — VflHdibile pvesso la Amministrazione del- la Hi for ma Medici, Napoli. — [1893]. Falcone C. — Su la niorfologia coropauata del cervelletto. — Giorn. d. Assoc. Napoletan'a di Medici e Natdralisti, Anno 3, Punt. 3-4, Pag. 265-267. Napoli 1893. Giannelli L. — Xuovo processo di topografia d'ella scissura di Rolando con un cenno storico ed esame critico dei processi uoti di topografia cranio-cerebrale. — Siena, tip. Sordomuti. 1893. Pag. 88 in 8°. Con tav. Marchesini R. — Sul decorso dellc vie psicomotorie nella rana. Con 2 tav. — Holt. d. Soc. Itomana per gli st. zool., Vol. 2, Fasc. 1-2 -3. Pag. 71-76. Roma 1893. Mingazzini G. — Sulla fine struttura del midollo spinale dell' uomo (Un caso di sclerosi laterale amiotrofica). Con tav. — Uivista sperim.di Freniatria e di Medicina Legale. Vol. 18. Fasc. 3 1. Pag. 469-482. Heggio-Emilia 1892. — Appendice alia precedente Memoria. — Ibid. Pag. 680-681. 4. OROANI Dl SBNSO. Bajardi P. — Contribute alia i.stologia comparata dell' iriJe. — Gazzetta Me- dica di Torino. Anno II, X. It. Pag. 261-265. Torino 1893. Bajardi P. — Contribution a 1' histologie comparee de l'iris. — Archives Ital. de Biologic, Tome 19, Fasc. 2, Pag. 210-213. Turin 1893. Bertelli D. .— Contribuzione alia struttura dello strato medio della membra* un tiinpanica nella cavia. — Atti d. 14" Congresso Generate d. Assoc. Me- dico Ital. Siena t893. Pag. 2 10 211. Ciaccio G. V. — Du mode de formation des vescicules primaires des yeux et pourquoi elles se fcransformenl en secondaires; origine, formation et tex- ture interne de l' humeur vitree*. — Archives Ital. d. Diohgie, Tome 19, Fasc. 2, Tag. 232-210. Turin 1893. 5. .SCHELETKO B ARTICOLAZIONI. Baraldi G. — A proposito dell' osso sfenotico. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat. Proc. Verbali. Vol. 7. Pag. 183-184. Pisa 1890. Bianchi S. — Sul nodulo Kerkringiano e sua relatione colla fossetta occipi- tale media. Ricerche anatoino comparative (con 4 inc.) — Monitorc Zool. Ital., Anno 4, X. 3, Pag. 13 59. Firenze 1893. Bianchi S. — Sopra alcune varieta del cranio osservate in feti umani edin altri mammiferi. — Monitore Zool. Ital., Anno /, X. /, Pag. 1117. Firenze 1893. ('<>n fig. Calorl L. — Sopra alcuni notabili doll' osso sfenoide e della porzione basjlare dell ' osso occipitale. //. Acoad. d. Sc cr t'Autro/K c la Etnologia, Vol. 22, Fuse. 3, Pag. 449-457. Con 2 tav. Fi- renze is 92. !)!) — Lombroso C. — La fossette occipitale selon M. Debierre. — Arch, di Psichia- tria Sc. Pencilled Antrop. Criminate, Vol. //, Fasc. •>', Pag. 289-290. Torino 1893. Peli G. — Solchi dell' arteria mcningca media nell' endocranio in 100 sani e 200 iafenni di mente. — Rivista sperim. di Freniatria e di Medicina Lejale. Vol. 18. Fasc. 3-4. Pag. 626-635. Rejgio Emilia 1892. Penta. — Sul significato onto- e lilogenetico del processo frontale. — Boll, d. li. Accad. Medico- Chir. di Napoli, Anno 3, N 7-8-9, Pag. 158-16 1 . Na- poli 1891. Romiti G. — • Sui caratteri sessuali nel bacino del neouato. — Atti d. Soc. Tosc. di Sc. Nat. res. in Pisa. Proc. Verbali, Vol. 8, Pag. 167-169. 6. APPARECCHIO MUSCOLARE. D' Evant T. — Fasci anomali del m. sternomastoideo. — Giorn. d. Assoc. Na- pot. di Medici e Naturalisti. Anno 3, Punt. 2, Pag. 149-158. Napoli 1892. Con tav. 7. APPARECCHIO CARDIACO-VA SCOLARE. Fusari R. — Sur le mode dc se distribuer des fibres nerveuses dans le paren- chyme de la rate. — Archives Ital. de Biologie, Tome 19, Fasc. 2, Pag. 288-292. Con fig. Torino 1893. Pacinotti G. — Nota su di un cuore con due semilunari aortiche. Con tav. — Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 4, Fasc. 4. Pag. 273-280. Bologna 1893. Plana G. P. — Di una speciale disposizione della musculatura nelle radici della vena porta del cavallo e nelle radici delle vene pulmonari del bue. — Monitore Zool. Ital. Anno 4, N. 3, Pag. 60-62. Con 4 fig. Firenze 1893. 8. TUBO DIGESTIVO E GHIANDOLE ANNESSE. Bizzozero G. — Sulle ghiandoie tubulari del tubo gastro-enterico e sui rap- porti del loro epitelio coll' epitelio di rivestimento della mucosa. Nota 6.» e 7.« — Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 28, Disp. 2, Pag. 103-117; Jjisp. 4, Pag. 233-251. Con tav. Torino 1892-93. Golgi C. — Sulla fina organizzazione delle ghiandoie peptiche dei Mammiferi. — Gazzetta Medica di Pavia, Anno 2, N. 11, Pag. 241-247. Con fig. Pavia 1893. 9. APPARECCHIO POLMONARE. Bianchi S. e Cocchi A. — Sui rapporti dell' albero bronchiale colla parete po- steriore del torace. — Atti d. 14° Congresso Generate d. Assoc. Medica Ital. Siena 1893. Pag. 237-240. 10. APPARECCHIO URO OEN1TALB. Casini M. — La situazione e i rapporti dell' utero nelle condizioni normali, e negli spostamenti patologici. — Genova, tip. Sordomuti, 1893. 11. TBRATOLOGIA. Bergonzoli G. — Di uu caso di ermafrodismo. Con tav. — Boll. Scicntifico, Anno 15, X. 1, Pag. 9-13. Pavia 1893. - 100 — Giuliani M. — Contribute) alio studio della Macrosomia. — Ricerche fatte nel Lab. di Anat. Norm. <). Pag. 581-589; N. 32, Pag. 621-629. Torino 1892. Tarnowski P. — Fisionomie di prostitute russe. — Archivio di Psichiatria. Se. Penali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fasc. 1-2, Pag. 141-142. Torino 1893. Con tav. Tarnowski e Lombroso. — Fotografie di criminali russe — Archivio di Psichia- tria, Sc. Penali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fasc. 3, Pag. 213 275. Con tav. Torino 1893. SUNTI E RIVISTE. Cavazzani A. — Contrattilita delle emazie dei mammiferi (con figura). — Ar- chivio per le Scienze Mediche, Vol. 17, Fasc. 1, Torino 1893. In uno studio intrapreso intoruo alia coagulazione, l'A. ha potuto anche osservare quale azione esercitino sugli (dementi istologici del sangue quelle sostanze, che facilitano od ostacolano la coagulazione. II fenomeno piii im- portante preso in esame e la contrattilita dei corpuscoli rossi dei mammiferi, la quale si manifesta per mezzo di ciglia, die sono talvolta cos! numerose da dare al globulo un aspetto spinoso, mentre talora non se ne vedono che uno o due; la loro luughezza, come la grossezza, e variabile e la loro forma e paragonabile a quella di un pelo. Le ciglia hanno movimenti vibratori partico- lari, ben distinti e possono compiere anche, sebbene In grado minore, movi- menti di retrazionc e di protrusione. Se le ciglia si muovano contemporanea- mente, e se abbiano una direzione determinata non si riesce a stabilire. L'aspetto dei globuli rossi cigliati varia molto: dalla forma pura cigliata delle emazie si arriva per gradi alia forma stellata o spinosa e poi a quella di mora. Per ottenere costantemente e con la massima intensita il fenomeno della con- trattilita usa 1' A. la soluzione di cloruro sodico con aggiunta di una soluzione di ferrocianuro di potassio. Che i fenomeni osservati dall'A. siano dovuti ad un'attiva contrazione dei globuli si rileva dal fatto che con alcune sostanze si possono ricondurre alia forma primitiva le emazie in state di contrattilita, assistendo direttamente alia retrazione delle gibbosita, dei dentelli e delle ciglia. 103 Una prova poi, che secondo l' A., ha valore indiscutibile, si pu6 dttenere con la cocaina. Con questa sostanza l'A. ha potuto uon solo riportare le emazle dallo stato di contrattilita in quollo di viposo, ma nelle medesime eraazie ha potato poi con mezzi appropriati provocare di nuovo i fenomeni attivi della contra - zione. Le osservazioni dell' A. si riferiscono al sang'uedell'uomo sano e del cane. Col sangue delle rane e degii uccelli non si ebbero risultati parimente pq? sitivi. 7?. Staderini. Sacsrdotti C. — Intorno alle piastrine del sangue. — Archivioper le Scienze Me- diche, Vol. 11, Fasc. 1. Torino 1893. Incomincia l'A. col rammentare le prime ricercho di Bizzozero sulle piastrine del sangue e dopo aver passato in rassegna i principali osservatori, che si occuparono della questione ed aver fatta la critica dei loro lavori, ri- leva 1' importanza dei resultati ottenuti dal Laker, il quale dalla osservazione dei Vehnenherzen dell' ale dei pipistrelli pote ricavare che le piastrine esistono nonnalmente nel sangue civeolante e che il loro numero, niaggioce di quello dei leucociti, e minore di quello dei globuli rossi. A queste conclusioni del Laker essendosi opposto con nuovi studi il Lowit, l'A. ha voluto ripetere le esperienze del Laker e, cercando con ogni attenzione di eliminare qua- lunque causa di errore, ha potuto riconoscere la presenza di piastrine, che sono piu numerose dei leucociti e, come gia noto Bizzozero, non hanno predilezione per la periferia o 1' asse della corrente sanguigna. Quanto alia forma, le piastrine, anziche biconcave, come direbbe il Laker, sono bicon- vesse, paragonabili ad un grano di riso. Circa 1' affermazione di Lowit che le piastrine siano scarsissime quando si raccolga il sangue in una soluzione di cloruro di sodio (12-25 °[„), 1' A. ha verificato invece che anche in questo mi«cuglio le piastrine si presentano numerose quanto cogli altri metodi di ricerca. Contro la ipotesi di Welti che le piastrine siano il prodotto della distruzione dei globuli rossi stanuo gli studi del Salvioli. In ultimo l'A. ha voluto eontroilare anehe le ricerche. recenti di Lilienfeld, il quale avenio messo a contatto nel siero di cavallo, privo di forme riferibili a piastrine, una goccia di sperma di maiale, ha ve- duto i nema,spermi cambiarsi in elementi molto simili alle piastrine e da cio e sulla base della costituzione chimica delle piastrine ha creduto potersi indurre che »iueste siano semplici derivati della distruzione dei leucociti. Ma le esperienze di controllo non hanno confermati questi risultati. Devesi ammettere dunque la preesistenza delle piastrine nel sangue dei mammiferi, in appoggio della quale sta il fatto importante che nei vertebrati iuferiori (uccelli, rettili. anfibi e pesci) si trovano nel sangue elementi cellu- lari perfettamente paragonabili alle piastrine dei mammiferi. Rispetto alia questione se le piastrine siano elementi indipendenti o siano piuttosto stadi di sviluppo di altre cellule, l'A. riassume e mette a confronto fra loro le diverse, vedute degli osservatori ed espone in ultimo le ricerche da lui fatte alio scopo di eontroilare uno sjteciale processo di cariocinesi delle piastrine degli anfibi descritto da Mondino eSala. Queste ricerche dettero riguardo alle piastrine un reperto negativo, ma valsero a dimostrare che le - 104 — emazie non si riproducono da cellule bianche, che la riproduzioae del sangue nei vertebrati inferiori nel midollo dello ossa ha realmente luogo o che non e vero, come vorrebbe Hay em, che le emazie entrino in cariocinesi solo negii estremi stati di anemia, per cio che g-li esperimenti dell' A. sono stati fatti sulle rane in condizioni organiche opposte, R. Staderini Colella R. — Sulla istogenesi della nevroglia nel midollo spinale. - Gazzclta Medico, di Pavia, Anno cm. La lunghezza straordinaria dell' esofago dipende dalla forma allungata del torace e dalla posizione assai bassa del diaframma. — Trapassato il legato 1' esofago si allarga rapidamente e mette nella 1." cavita dello stomaco senza valvola cardiaca. Questa prima camera e un tubo ~- 106 — di forma affusata, lungo cm. 2,5, con un diainetro minimo di 5 mm. e massimo di 8. Esso e disposto sulla linea mediana, leggermente spostato a destra nella parte inferiore, la quale giunge tanto in basso da arrivare al margine inferiore dei reni. In questo punto la porzione longitudinale del- 1' organo sbocca nella trasversale, di eui una parte si dirige a sinistra ed in alto, costituendo il fondo cieco, e 1' altra a destra e in basso, costituendo la regione media e la pilorica. 11 fondo cieco e un tubo Lungo circa 30 mm. o del diametro di 7. alquanto piegato ad arco su se stesso , con la concavity rivolta verso il piano mediano del corpo. Si estende in alto e a destra flno a toccare con la sua estremiti la faccia inferiore del fegato : e di forma cilindroide con I'estremita arrotondaia e alcuni ristringi- menti. Nel punto di comunicazione fra il tubo cieco e la porzione cardiaca 6 un notevole ristringimsnto di lume e ispessimento di parete senza una vera valvola. Forse nello stato di replezione il tuln cieco si trova diviso in due cavita da uno strozzamento mediano come e figurato da Home e Owen. — La parte mediana e pilorica, in continuazione diretta con le due precedent!, decorre trasversalmente ad arco per un cratto di circa H2 mm. con la convos- sita all' esterno, con un diametro di 7 mm.; poi'si rivolge in alto, e torna a discendere e ad innalzarsi come un tubo a tre anse principali della lunghezza complessiva di 60 mm. e di diametro assai ristretto (4-5 mm.) nella prima nieta, mentre nella regione propriamente pilorica si allarga assai formando due o tre rigonfiamenti, separati da profondi solchi. A questo punto, dopo una stretta valvola pilorica, comincia 1" intestino lungo m. 1. 25 e privo di uu cieco e di un crasso. — Le pieghe della mucosa si trovano in tutte le regioni dello stomaco, generalmente longitudinali, ma qua e la intersecate da pieghe trasversali e oblique, specialmente grosse e namerose (6 a 8) nel tubo cieco per tutta la sua estensione ccmpreso il fondo. — La stru'tura minuta dimostra die il tubo cardiaco longitudinali! non e una dilatazione dell' esofago, ma un vero stomaco prowisto di numerose glandule peptiche, distribuite sulle pieghe della mucosa. Alia base delle glandule sta una sottile muscolaris mucosae, iudi un connettivo di sostegno che entra anche nolle pieghe, finalmente uno strato muscolai*e esterno, piuttosto grosso, di fibre liscie (quelle dell' esofago sono striate!, prevalentemente circolari. La sie- rosa Limitante e sottile e liscia. II tubo cieco di sinistra ha glandule peptiche assai numerose e sviluppate in forma di lunghi tubi stipati sulle pieghe mu- cose, con un breve colletto rivestito di epitelio cilindrico, una parte mediana tappezzata di epitelio glandulare a cellule rotonde e granulose con grosso nucleo, e un fondo cieco costituito da cellule principali tdlauptzellen). qua e la ricoperte da cellule piu grosse (Belegzellen). Nella regione trasversale e nella regione delle anse le glandule peptiche vanno facendosi di mano in mano piu piccole, con fondo cieco piu breve, finche si hanno glandule tubulari con epitelio granuloso ma senza cellule peptiche. La struttura del resto della pa- rete non si BCOSta da quella della porzione cardiaca. Al piloro le glandule sono sostituite da brevi cripte mucose : qui lo strato muscolare, composto di fibre longitudinali, circolari e oblique, s' ingrossa assai. — La regione pin attiva nella digestione 6 il fondo cieco di sinistra e la ragione di questo fatto devesi ricercare nell',abitudine delle. rossette di star sospese ai rami degli al- beri per uno dei piedi posteriori, in stazione capovolta, e nella natura piuttosto liquida (parte piu liquida di frutta fresche succose) del loro alimento, il quale fluisce necessariamente nel sacco cieco ove avviene prevalentemente la di- — 107 - gestione. Noi chirotteri lo stomaco ha subito estreme ed ossenziali modifica- zioni in adattamento al divorso regime o a svariate condizioni di esistenza. E. Giacomini. Goltji C. — Sulla fina organizzazione dello ghiandole peptiche dei maramiferi, Con fig1. — Gazzetta meclica di Pavia, Anno 2, N. 11, Pavia 1893. Le osservazioni dell' A. sono state eseguite su preparati ottenuti coll' ap- plicazione dei metodi di colorazione nera. Tra qucsti il piu semplice (aziona successiva del bicroinato di potassio e del nitrato di argento) da i migliori resultati. L'A. dimostra 1' esistenza di una rete di estrema finezza e di natura ve- rosimilmente canalicolare, di cui le singole cellule delomorfe delle ghiandole peptiche sono per intero rivestite. Questa rete, per ciascuna cellula, verso il lunie ghiandolare vedesi confiuire in due o tre canalicoli, i quali nelle se- zioni direbbersi emergenti dai lati delle stesse singole cellule; essi, obliqua- mente decorrendo, subito si riuniscono per for mare un canalicolo unico. Tale canalicolo a brevissima distanza immette ad angolo retto nel canale centrale della ghiandola, specie di canale collettore, decorrente vcrticalmente nello stesso tubo ghiandolare, dal suo fondo fino alio sbocco. Da siffatta disposi- zione risultano- immag'ini, le quali danno 1' idea che ciascuna cellula secretrico delomorfa sia in certo modo provveduta di un proprio ben in livid ualizzato canalicolo escretore (risultaute dalla ricomposizione della finissima reticella ca- na licolare, pericellulare) il quale immette nel canale collettore generale di cia- scuna ghiandola. La reticella ora ricordata quasi con regola costante ha la sua sede alia superficie del corpo delle cellule e negli strati periferici del proto- plasma. Ma in via eccezionale, e con maggior frequenza quando la reazione accade in speciali condizioni (miscele osmiche), si incontrauo forme le quali inducono a ritenere che 1' apparato reticolare interessi tutto intiero il corpo cellulare colla sola esclusione della zona immediatamente circondante il nu- cleo. In alcuni casi, che sembrano in massima parte caratteristici degii animali giovani, si osserva che il rapporto fra la rete peri- ed endocellulare ed il ca- nale collettore della ghiandola si effettua, non mediante un unico canalicolo, ma col mezzo di 4, 5, t> e piu tenuissimi canalicoli sboccanti separatamente I' uno vicino all' altro, di guisa ehe i corpi delle cellule delomorfe o meglio i loro apparati reticolari si presentano in connessioue estesa col canale collet- tore verticale. Esistono differenze nell' aspetto della rete pericellulare secondo il diverso stato fisiologico dello stomaco. Xello stomaco digerente le trabecole della maglia sono di gran lunga piu grosse e piu fitte che in quello digiuno; nel primo lo sviluppo e cosl notevole che gli spazii tra le maglie sono ridotti ad un minimo; non e raro anzi che si verifiehi quasi un contatto fra le trabe- cole, derivandone una colorazione nera dell' inticra cellula. — Un corrispon- dente maggiore sviluppo si osserva nei canalicoli di ricostituzione della rete. i quali spesso appariscono anche gozzuti. — Ancora piu accentuate sono le differenze nel canale collettore centrale, il quale si presents in generale piu voluminoso, ma non girt uniformemente dilatato, bensl a gozzi, ora piu dif- fusi ora piu circoscritti. K una parziale espressione dei sistenii canalieolari dimostrati dalla reazione nera il fat to descritto da Stohr e confermato ila alfcri, die le cellule delo- - |H8 — morfe, cho hanno forma piramidale colla base verso la parete della ghiaudola, posseggono un prolungamento apicale, che, emanando dal eorpo della cellula si insinua, attraverso alio cellule adelomorfe, fino al lume ghiandolare. Come Erik Mttller (del quale ricorda le osservazioni sul medesimo argomento) l'A. trova che i rapporti che le cellule delomorfe hanno col lume ghiandolare per mezzo del sistema di canalicoli e della rete sopra descritta e caratteristico di queste cellule e. piu di qualsiasi altra propriety vale a distingucrle dalle cellule principali. Questo roperto, 1' A. aggiunge, e uno dei piu validi argo- rnenti eomprovanti che la specifica attivita secretoria delle ghiandolo pepticho risiede nelle cellule parietali di Heidenhain. Zoja R. — Le cellule colorate dell' ectoderma di alcuni idroidi. (Sunto dell'A.). — Dai Hendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, Serie 2, Vol. 26, Fasc. 15. Milano 1898. rag. 568 569. La colorazione dei vari idroidi e attribuita gencralmente alle inclusioni colorate che si trovano nell' entoderms di questi organismi; uell' ectoderma di essi non furono mai descritte, a quanto so, cellule distintamente colorate e solo s' indicarono colorazioni diffuse e pallide di qualche cellula ectoder- mica [p. e. al cono boccale ed al disco pedale dell' Hydra vulgaris}. O.sser- vando alcuni esemplari viventi di Sertularella polyzonias L., presso la stazione zoologica di Napoli vidi nell' ectoderma di questo idroide, che presents una colorazione paglierino-verdiccia, una grande quantita di cellule granulose, spiccatamente colorate in verde; queste cellule si trovano abboudanti tanto nell' ectoderma dell' idranti, che in que'.lo del cenosarco e particolarmente distinte si riconoscono nelle tenuissime espansioni ectodermiche che rivestono la superftcie interna del perisarco e della idroteca. La osscrvazione ad un forte ingrandimento mostra che la colorazione verde risiede nei granuli r -go- larissimi che riempiono le cellule e che la struttura e 1' aspetto di esse, pre- scindendo dal colore, le fa assomigliare assai alle cellule 'ghiandolari ecto- dermiche ben note in altri idroidi ed anche nella Sertularella polyzonias. Cel- lule simili, con qualche differenza specialmente rispetto alio dimensioni, alle granulazioui interne, alia disposizione trovai nella Sertularella Gayi Lamou- roux, nell' Halecium tenellum var. mediterranea Weismann (?), nella Aglao- phenia pluma L., che presenta appunto una spiccata colorazione verde la dove piu abboudanti sono le dette cellule. Non le trovai in alcuue campa- nularie, ol>elie, nelle autennularie e nella Gonothyrea Loveni Allman, m'1 in al- cun idroide gimnoblastico. Coll' acido osmico le cellule verdi, anzi le loro grauulazioni, si tingono piu o meno spiccatamente in nero e per tal modo si puo meglio riconoscerne la forma, che nella Sertularella polyzonias e quella di tanti dischetti di uguale dimensione disposti parallelamente alia superftcie della cellula. L' acido osmi- co mette in evidenza cellule di uguale costituzione anche nella Gonothyrea, dove a fresco non si puo riconoscere nulla di simile. Colorate coll' acido osmico, queste cellule richiamano in modo notevole quelle descritte come nervose nc\Y Eudendrium dal Jickeli, le quali pero si distinguono dalle cellule verdi, oltreehe per la raancanza di colore, anche per la presenza di parecchi prolungamenti taloraramificati. Quanto alia funzione ili queste cellule, non posso per ora avanzare alcuna ipotesi; le cellule verdi hanno, come dissi , una notevole analogia colle cellule ghiandolari ecto- — 10!) — dermiche degli idroidi; ne po.sso dire di pi u. della sostaaza colorante dei gra- nuli. Solo noto clie V alcool sembra avere un azione solvente non sui gra- nuli stessi, ma sulla sostanza colorante di essi. Questa fa probabilmente la causa per la quale, osservandosi special mente del materiale conservato, non fu prima d' ora notata la presenza delle cellu- le verdi. Mazzarelli 6. — Ricerche sulle Peltidae del golfo di Napoli. — Dal Rendi- conto dell' Ace. delle Scienze fisiche e matem. Serie 2. Vol. 7. Anno 32. Fasc. 5. Napoli, Maggio 1893. {Santo d. A.). Questo lavoro e diviso in due parti: V una sistematica, 1' altra anatomica. Nella prima e descritta una miova specie di Pelta dell' isola di Capri [P. ca- preensis), nella seconda sono particolarmente studiati i vari apparati organici delle due peltide del golfo [Pelta coronata, Quatref., e P. capensis, n. sp.). Dalla conoscenza precisa dell' insieme dell'organizzazione di questi tectibran- chi, fin qui pochissimo e inesattamente conosciuta, 1' A. 6 venuto alia conclu- sione che essi, ben lungi dall' essere delle forme primitive (von Jhering) ovvero delle forme di transizione tra Bulloidee e Pleurobranchi (Vayssiere) sono semplicemente dei pleurobranchi ridotti. Martorelli G. — Le mute regressive degli uccelli migrant! e il loro scambio tra gli emisferi Nord e Sud. — Atti della Soc. ital. di Sc. nat. Vol. 34, Fasc. 1. Milano, Decembre 1892. L1 autore cosl conclude questo lavoro, che sarebbe stato piu apprezzato, se in esso il lucid us ordo (che neppur brilla nel titolo) fosse stato piu curato nel contesto: l.o La facilita ad emigrare, a cui per la loro speciale organizzazione gli uccelli sono predisposti, e stata la causa delle migrazioni che sono divenute regolari ed ereditarie. 2." I cambiamenti innegabili avvenuti nel clima delle regioni artiche 0 per refrigerazione secolare, o per eflfetto di speciali periocii glaciali, hanno potentemente influito sulla distribuzione e differenziazione delle specie ornitiche. 3.° La temperatura non determina direttamente le migrazioni, ma queste sono imposte dalla necessita di luce, di cibo e di sicurezza. 4.° 11 numero delle specie ormai ricosciute come migranti e cosi grande che la migrazione puo ormai ritenersi la regola piuttostoche una eccezione. 5.° La migrazione non si compie constantemente, ne ugualmente per tutti gli individui di una stessa specie. 6.o Le mute sono in strettissimo rapporto colle abitudini migratorie degli uccelli e coi luoghi che si recano ad abitare. 7.o II colorito della maggior parte delle specie migranti (almeno nel nostro emisfero) o e poco vistoso, o diviene vistoso soltanto dopo compiuto il viaggio per la nidificazione. 8." Quando tra i due scssi di itna specie migrante la differenza di colorito e considerevole, i maschi adulti, prima che cominci il viaggio verso i quar- tieri d' inverno, assumono un piumaggio tale che si confonde con quello piu piotettivo dei maschi giovani. -HO- li." Gli uccelli nidiflcanti in an emisfero nnn nidiflcann nell' altro ma vanno a passarvi il seeon lo estate. in." I.fi scambio, |><'1 quale possono godere i benefizii di questo doppio estate, si fa tra la regions artica e le porzioni australi dei continenti e tra queste e la regione artica. 11." Gli uccelli nidiflcanti nei tropici, o non migrano, o compiono migra- zioni molto limitate. 12." La maggior parte dclle migrazioni verso il Nord, sono per le cove e il maggior numero di quelle verso il Sad per il nutrimento, per il calore e la luce. 13." 11 luogo dove si reca a nidificare una specie non e necessariamente la sua patria originaria. ll.° Non e sempre vero che la regione ove si reca a nidificare una specie sia quella che ha clima piu freddo tra quelle che visita. 15.° Generalmente le specie, o gli individui che si spingono piu al Nord in uno dei due viaggi, si portano piu al Sud nell' altro. 16.° Occorre un tempo lunghissimo, perche le migrazioni conducano a dif- ferenziazione
  • :,.;;<>*. Valenti G. — Lezioni elementari di Embriologia applicata alle scienze mediche. — Torino, Unione tip. editrice, 1893. 8.1) pag. t98. Con tav. e fig. — 115 — IV. Istologia. Bergonzini C. — Le scoperte recenti sulla istologia dei centri ncrvosi. Lezione raccolta da P. L. Bosellini. — La Rassegna di Sc. Mediche, Anno 8, N. 7, Pag. 27.1-281. Modena 1893. Bizzozero G. — Sulle ghiaudole tnbulari del tube gastro-enterico e sui rap- porti del loro epitelio coll'epitclio di rivestimento della mucosa. Nota <;a e 7. a — Vedi M. Z., Anno 4, N. 0, Pag. 99. Calderara G. — Vedi M. Z., in questo N.°} pag. 114. Cavazzani A. — Contrattilita delle emazie dei mammiferi. — Archivio per le sc. mediche, Vol. 17, Fasc. 1, Pag. 57-74. Torino 1893. Fusari R. — Sur le mode de se distribuer des fibres nerveuscs dans le pa- renchyme de la rate. — Vedi M. Z., Anno 4, N. 6, Pag. 99. 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Con tav. — II Naturalista siciliano, giorn. di Sc. Xat. Anno 12, N. 9. Palermo, Giugno 1893. Pag. 208 a 216. (Cont. e fine). Monticelli F. S. — Notizia preliuiinare intorno ad alcuni inquilini degli Ho- lothurioidea del Golfo di Xapoli — Vedi M. Z., Anno /, X. 5. Pag. 84. Parona C. e Perugia A. — Note elmintologiche. — Atti d. Soc. Ligustica di Sc. Xaturali e Geografiche, Anno 1, Vol. 4, X. 2, Pag. 198-201. Geno- va 1893. 3. Platielminti. Diamare V. — II gen. Dipylidium Lt. (Breve sunto d. A.). — Rend. [atematiche, Serie 2, Vol. 7, Fasc. 5. Napoli 1893. - 150 SUNTI E RIVISTE. Stauranghi C. — Corpimamillari laterali nol cervello umano. —Com. fat 1 1 alia Assoc. Medica Lornb. nellcsed. del 30 Nov. e 15 Die. 1892. [Milano]. L' A. descrive alcuni casi di corpi mammillari laterali nel cervello umano. Si presentano questi come due piccole prominenze biancastre situate, una per lato, lateralmente ed accosto ai eorpi mammillari propriamente detti. Talora sim- metriche e di ugual grandezza; qualche volta con differente volume nei due lati; qualche volta infine con esistenza unilaterale. — La frequenza di tali formazioni 6 del 10 °[0. — Non risulta che le medesime siano state da altri osscivate e descritte nel cervello umano. L' A. incidentalmente fa notare come non sia giusto quello che general- mente si afferma che i corpi mammillari propriamente detti solo nell'uomo e nelle scimmie superiori siano distinti e che negli altri mammil'eri si riuniscano in una massa impari mediana. II c. mammillarc ('; distintamente duplice nel gatto, nella lontra e nel cane. L' A. pote sorprendere nelle prime fasi la scissione sagittale dei c. mammillari in un Sus scropha down. Tra i primati riconobbe la duplieita dei cm. nell' Hapale peiricillata e nel Macaeus sinicus. Cio premesso e tornando ai c. mammillari laterali, osserva che i medesimi sono accennati in forma di globuli ai lati del margine superiore del corpo mammillare unico o mediate del ratto, del ghiro e della cavia; sono poi evi- denti nel coniglio e di color bianco che contrasta col grigio dele. m. mediano. Nel cane sono d' ordinario pochissimo sviluppati; si vedono meglio nel gatto; li ha anche osservati in una pecora. Nel coniglio, nel gatto e nel ghiro mette capo al c. m. late rale il pedunculus corporis mamillaris . L' esame microscopico ha dimostrato che la tessitura dei c. in. laterali del cervello umano erappresentata da una capsula di fibre nervose che racchiudono un ganglio, denominabile i proceduto per la conservazione di molte uova di Tropidonoius natrix che mi erano state deposte da fenmine, cattuiate all'epoca degli amori, tcnule ed alimentale con rane in una grande vasca di terra cotta, coperta di una graticciuola in ferro e col fondo in pendio in maniera da avere acqua nella parti' p u bassa, sassi anfraltuosi e terra umida con borracina nella parte piu alta ove furono deposte una cinquantina di uova. -' Monitore Zoologico Italiano, Xn.no III, S. 6-9, Firenee 1893. — 126 — tro il cordone ombellicale. Scostato il sacco vitellino, ponesi in evidenza il punto in cui I'amnios, dopo aver rivestito il cordonc ombellicale (lungo inin. 2,5-3 circa), si riflette suH'cmbrione, cd ivi stesso apparisce una stretta apertura, nettamenlc limitata, dalla quale enlra nel cordone ombelicale, per allraversarlo liberamente, il peduncolo del sacco vitellino: voglio con cio dire die mentre il rivestimento ammiotico e da una parte saldato al peduncolo al- lantoideo per lutla la lunghezza del cordone ombellicale, dall'altra non fa die circondare, senza aderirgli, il peduncolo vitellino, il quale trovasi cosi situato isolatamente tral'aninios ed il peduncolo allantoideo. Da que- st' ultimo sono sopportale due vene, die poi si riuniscono in una, e due arterie ombellicali. In corrispondenza dell' ombelico addominale il peduncolo forma to dai vasi onfalo-mesenterici passa, pure liberamente, attraverso apposito orifizio nella cavila dell' addome, e si dirige verso I' ansa formata dall'intestino medio : i suoi vasi correndo nel mesenterio di quest' ansa, situata quasi di rimpetto all'ombelico, si porlano l'uno, l'arleria, direttamente all'aorta, 1'altro, la vena, al fegato, dopo esser passata dorsalmente all'ansa e sa- lila Ira I' ultima porzione dello stomaco ed il pancreas. II peduncolo dai- 1' inserzione distalc alia prossimale misura 5 mm. circa. II peduncolo allantoideo si continua con la vescica ai lali della quale passano le arterie ombellicali, mentre la vena ombelicale si dirige an- teriormente verso il fegato. Esiste una stretta comunicazione tra I' allan- toide e la vescica. Adunque il sacco vitellino a queslo stadio e conlenuto in una bursa alia cui formazione concorrono lamina interna dell'allantoide ed amnios, e po- trebbe soltanlo passare da essa nella cavila dell' addome attraverso un canale che occupa il cordone ombellicale per lulla la sua lunghezza. Queslo hanno pure rivelato le sezioni microscopiche in serie con- dotle sia perpendicolarmente sia parallelamente all' asse maggiore del cordone ombellicale. Dallo studio di queste sezioni risulta pure die dal contorno dell' ombelico addominale passano sulla parete del cordone fi- bre muscolari liscie, longiludinali e trasversali, situate al disottodel ri- vestimento epiteliale amniotico. Fibre muscolari liscie passano anche dall'apice della vescica sul peduncolo allantoideo, aderente alia parete del cordonc. E inoltre da ricordare che I'arteria e la vena onfalo-mesenteriche sono comprese entro una comune tunica, nella quale esislono fibre mu- scolari liscie longitudinali e trasversali. II rivestimento epiteliale amniotico si continua, inspessendosi, con il comune integumento. Dallo stadio ora descrilto si passa a stadii successivi (embrioni tra i 55 e i ('><> mni.) nei quali il sacco vitellino, collocandosi sempre piu ven- — 127 - tralmente, s' incammina verso il canale del conlone ombellicale e vi penetra nel mentre- questo si dilata. Inoltrandosi sempre pin, il sacco vilellino rimane tra la parete del cordone e la lamina interna dell' al- lantoide che chiude distalmente il canale. Le relazioni vascolari Ira vasi onfalo-mesenterici ed allantoidei si mantengono sempre. Fratto.nto il sacco vitellino guadagna strada, tmche raggiunge I' orifizio addominale del ca- nale, e si accinge a penetrare nella cavita dell' addome. Quando il sacco vitellino e per buona parte penelralo, 1' embrione lacera gl' involucri laddove essi si trovano in contallo con la sua cslremita cefalica ed a poco a poco se ne libera, scnza ledere menomamenle la borsa formats, ora dalla parete del cordone ombellicale e da una porzione della la- mina interna dell' allantoide. I lembi dell' amnios e dell'allantoide, lace- rali, si raccolgono, contraendosi, verso quel punto in cui la lamina interna di quest'ultima aderisce all' amnios per contenere il sacco vitellino. Questo, pur mantenendosi in intimo rapporlo di anastomosi vasco- lari con l'allanloide, viene sempre piu sospinto nella cavita addominale sino a die vi penetra completamente. L'allanloide non abbandona mai I'orga- no del vitello e si trova quindi costrelta a seguirlo enlro la cavita del- 1' addome, ove cssa passa insieme alia parete del cordone ombellicale die si rovescia come d i to di guanto verso la cavita peritoneale, accogliendo in se i residui dell'allantoide e dell' amnios. Nel mentre si stanno eompiemlo quest' ultimi falti, il guscio incomin- cia ad aprirsi per fessure lineari in quclla delle sue estremila a cui corrisponde la testa dell'embrione die a poco a poco viene alia luce. I neonali della Lacerta non vengono alia luce con un cordone om- bellicale, ed in quelli esemplari da me raccolti pochi islanti prima del- l'uscita dal guscio e nei quali era qualclie parvenza di cordone ombel- licale, I'esame microscopico ha dimoslrato essere questo costiluito soltanlo dagli ultimi lacerli di allantoide, che erano per penetrare nella cavita addominale. L' esame del c'ontenuto dei gusci appena abbandonati dalle lucertoiine mi ha mostralo die sold qualche piccolo lembo della lamina esterna dell'allantoide con I'involucro sieroso va perduto. lo ho sorpreso nova nei differenti sladii che mi hanno servito a farmi una cliiara idea del processo col quale avvicne, presso la Lacerta, la re ccziom' del sacco vitellino e dell'allantoide nella cavita peritoneale, ed ho qui riassunto quanto ho veduto sia con la dissczione sia cm In studio dei lagli seriali, i cui schemi riproduno in un lavoro completo. So dissechiamo lucertoiine uscite di fresco dal guscio (la loro lun- gbezza e attorno ai (50 mm.) e ne apriamo la cavita addominale aspor- tando la parete anteriore, troviamo che al lato deslro, abbracciato dal- 1'ansa deH'inlcslino medio o tra I' ultima porzione di questo e I'mizio del — 128 - crasso, sla il sacco vitelline in connessione, prossimalmenle, con il suo peduncolo, accorciatosi quasi della meta, raisurando ora 2-3 mm. circa, e distalmente con nn corpo piriforme inserito all'ombelico per mezzo di mi breve picciuolo (veggasi l' annessa figura). M& J2. J'Yy. R sac. v-ii. all. zvs. a. a Fig. A. — Porzione posteriore del fcronco ill Lamia muralis appena ascita dall'uovo . veduto dal lato ventrale. V. statu tolta la parete anteriore dol- l'addome e per semplicitii mm sunn stati disegnati gli altri visceri. ve». ve- st ica, ". ". arterie ombellicali, sac. vit. sarin vitellino veduto li Tropidonolas natrix ,i sladi cosi avanzati da vedere le diramazioni vascolari sanguifere, phe dalla lamina interna dell' allantoide si getlano Mil sac-.o vitellino, farsi piu numerose e piu cospicue. Nelle uova con embrioai lunghi tra i IS5 e i l'."1' , ho scnipre veilulo partire dal lascio vascolare, che scorre snlla lamina interna dell' allantoide, p diramazioni arteriosc e venose, ipiestc piu numerose e ili maggior calibro 'li quelle, e getlarsi in due " in' punti sul sacco vitellino. Negli ultimi stadi da mc esaminati il luogo in cui le diramazioni i gevano il sacco vitellino crasi scostaU dal polo inferiore per avvicinarsi al superior'1. Deh avvcrtiie che nel Troptdonotns natrix la connessioue tra allantoide >■ saci o \ tellino, stabilila median te i rammen- l.ili rappoili vascolari, non moslrasi sempre ci si intima come Delta Lacerta, dove coslanlemenle un di numerosi e grossi vasi passano dal sacco vitellino sull' allantoide. — 13-2 - del cordone. [qci'so I' amnios e svoito 1'embrione, si e mcravigliati dal vedere che la parete del cordone ombellicale, lungo 10-12 mm. circa, esegue moli spontanei simili a quelli di un' ansa intestinale e per essi si rac- corcia della mela avvolgendosi stretlamente a spira: mentre il cordone si rilascia e si allunga, il peduncolo vitellino si retrae ed il sacco im- bocca nel canale del cordone. Aperta la cavita addominale dell' embrione, il peduncolo del sacco vitellino puo seguirsi cranialmente per una estensione di -i2 mm., par- tendo dall' ombellico, fino in vicinanza della regione pilorica ove esso si getta con i suoi vasi nel mesenlerio. La vena si dirige al legato, l'arteria all' aorla. Per tulta la sua lunghezza il peduncolo vitellino scorre liberamente e 1' onda di contrazione vedesi propagare in esso fino alia sua inserzione prossimale: il peduncolo si raccoreia, s' ingrossa, i vasi si fanno tortuosi e fraltanto il sacco e altratto verso la cavita addominale. Le sezioni microscopiche seriali, condotte attraverso al cordone ombel- licale ed al peduncolo vitellino, dimostrano, cosi nell' uno come nell'altro, 1' esistenza di una tunica muscolare discretamente spessa costituita di fibre liseie longiludinali e trasversali. II peduncolo allanloideo adcrisce alia parete del canale del cordone, mentre la sezione del peduncolo vi- tellino e situata nel mezzo del lume piuttosto ampio. Sollanto in due o tre fra i diversi peduncoli vilellini di Tropidono- tus natrix, che io sezionai o isolalamente od insieme agli altri compo- nent! il cordone ombellicale, bo trovato residui del canale vitellino, rappre- senlato intcrrottamente, per qualche breve Initio, da uno stretto tubo ri- veslito all' intcrno da un semplice strato di elementi epiteliali cilindrici assai bassi. Nella Lacerta non mi capito finora di incontrare tracce di canale vitellino: questo mio reperlo ncgativo si accorda con quello di altri osservalori. La prova pin cvidenlc, irrefragabile per il descrilto meccanismo di recezione del sacco vitellino nella cavita peritoneale, ci viene offerta da una buona serie di osservazioni che io bo praticate su feti di Vipera us/>is prossiml a termine. Queste mie osservazioni datano tin dall1 anno scorso i' furono adesso completate. In diverse Vipere dissecale Ira gli ulliiui di agosto ed i primi di setlembre trovai nova con feti lunghi dai 180 ai 185 mm., in alcuni dei quali il sacco vitellino era gia passato entro la cavita [teritoneale od era in procinto di passarvi trovandosene gia denlro una buona meta, in al- cuni altri iniziavasi allora la presa. II cordone ombellicale ha una lun- ghezza di 10-12 mm., una parete fornita di una ben manifesta tunica — 133 — muscolare di fibre liscie circolari eslerne e longitudinali interne, un canale ampio attraverso al quale scorre liberamente il peduncolo vitellino costi- tuito dall'arteria e dalla vena onfalo-mesenteriche insieme comprese in una tunica muscolare, relativamente spessa, di fibre liscie circolari e lon- gitudinali: il peduncolo allantoideo, con i suoi vasi che decorrono a spira, aderisce ad un lalo delta parete del cordone. II peduncolo vitellino se guesi per enl.ro la cavita peritoneale fin verso la regione pilorica, vale a dire verso quel (ratio dell' intestino medio die fa subilo seguito alio sloniaco, e quivi si gelta nel mesenterio: la vena si continua dirigendosi al legato, 1' arteria va a raggiungere 1' aorta. Non esiste un cana- le vitellino (canalis vitello-inlestin.ilis) che metla I'organo del vitello in comunicazione con 1' intestine come il Dutroeliet ed il Cams (1) credettero di vedere e riprodussero nelle figure. 11 peduncolo vitellino, quando il sacco non ha ancora incomincialo a penelrar nel canale del cordone, misura claH'inserzione prossimale alia distale circa i(> nun. in media; quando invece il sacco incomincia ad insinuarsi nel canale, quando e in parte entralo nella cavita peritoneale, il peduncolo si raccorcia linclie, entrato completamente il sacco, esso non raggiunge pin dei 10-15 mm.: la sua tunica muscolare apparisce ora alquanto pin spessa nelle sezioni. II sac- co vitellino si alloca a sinistra dell' intestino medio e dorsalmente : le sue di- mension! sono di circa 35 mm. in lunghezza e -1-7 in larghez/.a (non di- sleso): con il suo estremo posteriore dista circa 12 mm. dall' ombilieo. Nel tempo che il sacco vitellino si avanza verso il canale del cordone ombelticale, la lamina interna deli'allantoide, che gli e addossata, aderisce intimamente aH'amnios laddove quest'ultimo lasciando il corilone si rillette sull'embrione. La parte del sacco vitellino che prima enlra nel canale del cordone e che prima si avanza nella cavita addominale, sinche il sacco non sia del lotto pe- netrato, e sempre quella a cui s' inserisce il suo peduncolo, segno evident is- simo che in quel punto si esercila una trazione, come prova anche il raccorciamenlo del peduncolo stesso. Acqiiistala che abbia il sacco vitel- lino la sua posizione nella cavita peritoneale, generalmente presenta 1'in- serzione del peduncolo piu o meno al di sopra della meta delta sua lunghezza. L'orifizio addominale del canale del cordone durante il passaggio del sacco vitellino si dilata, ma non arriva a misurare piu di mm. 2,5-3 in lung, e mm. 2 in larg. La progressione e l'entrata in cavita del sacco vitellino vienc forte- mentc coadiuvata dalle conlrazioni della parete muscolare del canale ombellicale e dal retrarsi della lamina interna dell' allantoide che, nel (1) Cilati anche da II. Vircbow in: Das Detterorgan iler Wirbellhiere. Separat - Abdruck aus; ZeiUchr ift fur wits. Zoologie. LI II. Suppl. Pag. 186, — 134 — mentre chiude il canale dislalmente, vi sospinge il sacco cil impedisce che questo, costrelto dalla parete del canale, si arret ri. Ricevuto che sia il sacco vitelline- nella cavita del peritoneo, il cor- done ombellicale ritorna ad acquistare le sue dimension! primitive, anzi mostrasi alquanto pin sottile: alia sua estremita distale si conlinua con una membranella raggrinzata, ordinariamente di Qgura triangolare, piu o meno regolare (lunga circa mm. 15 e larga 1-7), la quale nelle sezioni in serie e secondo l'asse maggiore del conlone, si rivela per una parte della lamina interna dell' allantoide die chiude distalmente, a cul di sacco, il canale evasato, ed ora vuoto, del cordone ombellicale. I! sacco vitellino, anclie qualche tempo dopo il suo soggiorno nella cavita del peritoneo, mostra le numerose appendici parietali. lo ho tro- vato, sebbene slraordinariamente ridolto, il sacco vitellino nella cavita addominale di uri viperino ucciso dopo un mese dalla nascita e lenulo a digiiino: nel breve peduncolo scorsi una vena che si gcltava sulla mc- senterica ed un arleria che derivava dall'aorta. Con i tatti surriferiti mi sembra di aver dimostrato a sulFieienza quale sia il mcccanismo, fino ad ora sconosciuto, mediante il quale penelra nella cavita dell'addome il sacco vitellino degli embrioni vicini al termine del loro sviluppo nei Rettili da me studiati. Non e improbabile che un simile meccanismo in cui entrano come faltori principali il peiluncolo vitellino, la parete del canale did cordone ombellicale e la lamina interna dell' allantoide, si ripeta in all r i Rettili e possa quindi ritenersi come applicabile a questa classe di Vertebrati. A conferma della mia asser- z i o ri o ricordero che il meccanismo da me descritto nei Rettili e simile a quello conslato nel polio da II. V i re h o w die trovo « als die treibende Kraft die " Nabelhaut „ , cinen muskulosen Sack, welcher durcli einen von der distalen Seite her wirkenden Druek den Dottersack in die Bauch- hohle liineingebierl > (1). II. Virchow parlando della recezione del sacco vitellino nella cavita addominale dei Rettili e dichiarando die il meccanismo, col quale avviene, gli e completamente ignoto, rammenla come il K a I h k e nel Coluber ne trovassc la causa « in den Stammen der Dottcrgefasse (Arterie und Vene), die sich gegen Ende des Fruchtlebens offenbar bedeulend verkiirzen » ed il V i r c h o \\ aggiunge: « aber bewie- sen isi dieser Zusammenhang nicht ». Le mie ricerche provano invece come il Rat like con quella sua asserzione mostri di aver intraveduto qualche cosa di vero. I'er cio che riguarda la recezione dell' allantoide nella cavita addo- minale della Lacerla muralis non trovo che altri osservatori se ne siano occupali precedenlemente; ma ricercando la bibliografia riguardante l'ar- gomento che e slain soggetto di questa nota, mi desto interesse un re- (1) II. \' i r clio w . — i.. c — 135 - ccntissimo lavoro di Carl B e r sc h dal tilolo « Die Riickbildung des Dot- tersackes bei Lacerla agilis » (1) eseguito nell'Istituto anatomico di Mar- burg sotto la direzione dcllo S t r a li 1. In questo suo lavoro il B e r s c li con i minuti processi di regressione die si svolgono nell' inlcrno e nella pa- rete del sacco vitellino, dopo che e slalo ricevuto nella cavita addomina- le, prende anche in con.siderazione uno zaffo vescicale (Hamblasenzapfcn) die serve a congiungere il sacco vitellino con la vescica. « Der Dot- tersach ist nach seiner Aufnalnne in die Bauchhohle mit der Hamblase durch ein Strang verbunden, der an seinem distalcn Endc ansilzt ». 11 Bersch ha osservato die quella produzione, da lui chiamata zaffo vescica- le, non solo si conserva molto a lungo, ma puo anzi rinvenirsi in qualclie esemplare adulto come piccola appendice della vescica. Evidentemente il Bersch si riferisceal corpo allantoideo da me sopra descrillo, ma egli, non avendolo probabilmente studiato in lucertoline appena uscite dal guseio, non vi polelte riconoscere gli elementi dell' allantoidc no i vasi onfalo-mesenlerici che dal sacco vitellino passano ncl corpo allantoideo, mantenendo le intime relazioni che il detlo sacco aveva con I'allanloide, gia prima della sua entrala nella cavila addominale; ed infine non poletle nolare la connessione che a principio il corpo allantoideo ha con 1'ombilico addominale. Per il Bersch lo zaffo vescicale consta soltanlo di unaso- stanza connellivale ricca in nuclei, con vasi discretamente numerosi e che nell' cstremila superiore dello zaffo contiene cellule vitelline (cellule parablastiche) emigratevi dal sacco vitellino. fo ho invece ammesso, cosa molto piii probabile, che anche quest i elementi vi si trovino perche gia csislenti nell' allanloide (2) prima che questa enlri nella cavila addominale c si converta in corpo allantoideo. II B e r s c h, nel cercare una spiegazione della formazione dcllo zaffo vescicale, rammenta le relazioni vascolari tra allantoide e sacco vitellino e dice che e questa un'intima connessione « von der aus es spater zur Bildung des Blasenzapfens komnen konnte ; macontinua: « wie und ob es geschicht wissen wir allerdi.ngs his jetzt nicht », e linisce col ricor- dare che non e finora nemmeno manifesto il meccanismo della recezione del sacco vitellino nella cavila addominale. I l.i 1 1 i da me esposti in questa nota avrebbero, mi sembra, risoluto cotesli quesiti, dimostrando abbastanza chiaramente in quale maniera il sacco vitellino entri nella cavila addominale e come si formiil corpo allantoideo. Nel dar termine a questa nota debbo rammentare che leggendo la memoria del Lereboulle t sullosviluppo della Li.cerlola (3) si pun credere come l'A. nello studiare gli ullinii stadi, abbia veduto qualche cosa in- torno all'entrata deH'allanloiile nella cavita addominale; ma egli vi ac- fli Anatomishe Hefh. Erste Ahteilung. 17-17/ 11,// ,11 Bd. Ue/t III IV . 2) Veggasi la mia nota nel M. Z. I.. An. Ill, Pag TS3. (3) Lcreboullet M. — Embriologie 'In Lezaril. Ann. d. sc. nal. te. j< r Zool. T. A 17/. Paris 7Stf~. - 136 - cenna in modo cosi incer!o ed oscuro die sollanto a chi abbia falto spe- ciali ricerche inlorno a quest'argomento pin') saltare agli occhi l'allusione del Le re b o u 1 1 e I al fa I to da me illustrato. In ultimo aggiungero die inlorno al signilicato della recezione del- I' allantoide nella cavita addominale della Lacerta, pud supporsi die essa ii stia a rappresentarc una condizione primitiva dei rapporti c delle fasi degli annessi fetali negli Amnioti pin bassi. [Nel fraltempo che correggevo le bozze della presenle nola, ho segui- talo ad esaminare nova di Tropidonotus natrix con embrioni lunghi Ira i !!)<) e i 196 mm., prossimi a venire alia luce, e sono stato anche in grado di dissecare feli appena usciti dal guscio. Tra le nova ne ho rin- venute alcune nelle quali il sacco vitellino erasi molto rimpicciolito, lasciando scoperta la maggior parte dell' embrione, ed altre in cui era gia scomparso. Nelle prime l' organo del vitello s' avviava enlro la ca- vila addominale o vi era gia per un certo Iralto pcnelrato; tanto nell'uno quanto nell' altro easo trovavasi contenulo in una borsa o sacca rotraltile, tormata dalla parete del canale ombellieale, da quella porzione dell'amnios die le fa subito seguito e dalla lamina interna dell' allantoide che rag- giunto I' amnios ad esso aderisce sul conlorno del sacco vitellino. Nelle seconde I' organo del vitello, penetrato nella cavila peritoneale del fclo, presentava presso a poco gli stessi rapporti descrilti per la Vipera: il suo peduncolo erasi considerevolmenle raccorciato non raggiungendo ora che 8 mm. circa se conlratlo, 15 mm. se disteso. In quesfe uova il gu- scio incomincia ad aprirsi, Tallanloide e 1'amnios sono gia lacerati ed i loro residui pendpno dal cordone ombellieale sollo forma di u\\ lolui- lello lungo 7 mm. circa e largo 1-5. Nel Tropidonotus i rapporti vascolari Ira allantoide e sacco vilellino non sono sempre (I' ho gia fatto osservare) cosi intimi da provocare la penelrazione dell' allantoide in cavila c da condurre, immancabiimenle, alia formazione di un corpo allantoideo, come nella Lacerta'. lalvollaessi si perdono menlre il sacco vitellino sta per passarc nella cavila dell'addome. Corrispondenlcmente a cio, sollanto alcuni dei feli di Tropidonotus, venendo alia luce, non moslrano aU'esterno alciin reslo di cordone om- bellieale. Aperta in essi la cavita dell' addome ci si ofl're alia vista un voluminoso corpo allantoideo, diretlo cranialmcnle, composlo di un ro- bnslo picciuolo (Umgo 7 mm. circa), riconoscibile a prima giunla per il cordone ombellieale rovesciato, e di un lobuletto (lungo 7 mm. c largo 1-5 circa^ costituilo in parte dall'allantoide ed in parte dall'amnios. Sul corpo allantoideo, che stimolato si conlrae ancora, spiccano i vasi ombellicali.J Giulio Chiaruqi, responsabile. > Siena 1S'J3, Tip. S.Bernardino MonitorG Zooloiico Italiano (Pubblicazioni italiane di Soologia, Anatomia, Embriologia) DIRETTO dai D 0 t t (i r i Giulio Chiarugri Prof, di Anatomia umana n<>l R. Istituto di Stu.li Super, in Firenze. Eugenio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoolojjia nella R. Universita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. V! numeri. nil' mum — Abbuonameato intuitu L. Id. IV. Anno. Firenze, 31 Ottobre 1893. N. 8. SOMMARIO. — SUNTI E RIVISTB: Monticolli, Treptoplax reptans, n. g. ii. sp. Nota prelimi- nare. — Zoja, Contribuzione alio studio delle soslanze cromatofile nucleari ili Auerbach nella ovogenesi e nella fecondazione dell' Ascaris megalocephala. — Fusari, Terminazioni nervose in diversi epilelii. — Bertelli, Aualomia r.omparata della membrana del timpano. — Pag. 137 a 143. COMUNICAZIONI ORIGINALI: Q. Vignolo, Sulle funzioni osteogeuetiche della dura madre. — E. Giacomini, Sul meccanismn di recezione del sacco vitellino nella cavita addominale degli Uccelli paragonato a quello dei Rettili Cum incis. — Pag. lil a 156. SUNTI E RIVISTE. Monticelli F. S. — Treptoplax reptans, n. g\ n. sp. Nota preliminare. — Atti della R. Accad. dei Lincei Rendic. Classe di scienze fis., mat. e nat. Serie F, Vol. 2, Fasc. J, Sem. 2. Roma 1893. Pag. 39-40. Col nome di Treptoplax (-cpsicxog mutevole, -?.i= lamina), per il suo incessante mutar di forma, indica, I'A. un nuovo e curioso essere semplieissimo, di colorito bianco-latteo, misurante qualche millimetro ed appiattito a lamina, cho. vive strisciando lungo i vetri degli acquarii dalla Stazione Zoologica di Napoli, e che percio 1' A. chiama speciflcamente reptans. E un metazoo semplieissimo che brova il suo posto accanto al Trichoplax adhaerens di Schultze. Esso non presenta traccia d' organ i di sorta ne una muscolatura somatiea; e fatto di fcre strati di cellule, due esterni fra loro different! ed uno interno, medio, le cui celhtle molto differiscono da quelle di entrambi gii strati esterni. Dei due strati di cellule esterni, dei due epitelii, il ventrale, col quale il Treptoplax striscia sui vetri degli acquarii, h fornito di lunghe ciglia; il dorsale »'■ sprovvisto di ciglia, mentre nel Trichoplax anche la superficie dorsale ha ciglia numerose. Nel Treptoplax mancano i corpi a guisa di noduli [hockerigen Knollen) colorati in giallobruno verdastro, descritti e figurati dallo Schultze nel Trichoplax. L' epitelio della faccia ventrale, fatto di caratteristiche cellule allungate, for- nite ciascuna di un lungo ciglio , ricorda molto quello del Trichoplax. Assai diverso e 1' epitelio dorsale, addosati al quale si trovano numerosissimi - 138 — corpicciuoli, o sferule, rifrangenti fortemente la luce, simili a quelle che si trovanonel Trichoplax (Glanzkugeln). Differentissimo da quello di quest'ultimo fi lo strato di cellule intermedin ai due epiteli esterni, fatto di belle e graudi cellule, a contorni irregolari, con citoplasma formato di granuli grossi e nuclco colorantesi intensamente. Anche per le sue dimension] si distingne inline il Treptoplax dal Trichoplax; ma, come questo, esso si moltipliea per semplice divisione in due (Architomia) di ogni individuo con processo analogo a quello col quale si compie la divisione del Trichoplax. E. Giacomini. Zoja R. — Contribuzione alio studio delle sostanze cromatofile nucleari di Auerbach nella ovogenesi e nella fecondazione dell' Ascaris megaloce- phala. — BoUettino scientifico, Anno /:>, X." 2. Pavia, Giugno 1893. Dopo gli interessanti risultati delle ricerche di Auerbach che dimostro il nucleo degli spermatozoi essere totalmente cianofilo ed eritrofilo quello del la cellula uovo, 1' A. ha voluto vedere come fossero distribute le due sostanze nei due pronuclei e come si unissero a dare il nucleo della prima cellula embrionale. A questo scopo si e servito dell' Ascaris megalocephala, sia per le cono- scenze assai particolareggiate che si hanno sui fenomeni di fecondazione in questo nematode, sia per la facilita con la quale si possono trovare i varii stadi di maturazione e fecondazione dell'uovo, come pure per il fatto dimo- strato da Van Bene den che cioe in esso non ha luogo generalmente la coniugazione dei due pronuclei. Per quello che riguarda gli spermatozoi, si trova 1' A. in accordo con Auerbach, avendo notato che il nucleo degli spermatozoi maturi e spiccatamente ed esclusivamente cianofilo, il corpo pro- toplasmatico invece eritrofilo. Rispetto alle nova, nella « Keimzone » di H e r t w i g, durante le fasi eario- cinetiche ha veduto che il filamento cromatico nucleare ed i cromosomi indi- vidualizzati sono cianofili ; durante lo stadio di spirema pero entro il nucleo si vedono anche alcuiii nucleoli parietal! eritrofili. Nella parte piu elevata della zona di accrescimento ( Wachstumszone di Hertiwg), dove le uova hanno la caratteristica disposizione radiale, i nuclei, piuttosto piccoli, presentano una fina trama probabilmente eritrofila, entro la quale sta pero un grosso corpo pressochc sferico cianofilo, centrale ed a ton torni alquanto irregolari. In una regione piu avanzata della stessa zona i nuclei sono piu grandi, in complesso eritrofili, ma presentano il corpo sferico cianofilo, a contorno piu regolare, avente attorno una trama eritrofila, e con uno o due corpicciuoli intensamente eritrofili (nucleoli), spesso appoggiati alia sua superficie. La membrana nucleare e eritrofila. Negli stadi successivi lino a dove le uova si staccano dal rachide centrale ed hanno la forma di clava, il corpo cianofilo perde la sua forma regolare; talvolta lo si vede foggiato a corto filamento variamente contorto e come formato di varii arti- coli staccati. E sempre aderente al corpicciuolo rotondo rosso ma si 6 fatto piu parietale. Condizioni simili si osservano anche dove le uova hanno presa una forma ovoidale e mostrano evidente il disco polare e sono comorese in una porzione del tubo femminile dove ancora non si trovano spermatozoi. Giunti alia porzione dell' ufero dove compaiono gli spermatozoi, quando lo spermatozoo e appena fissato sull'uovo, rimangano immutate le condizioni — 130 - della vescicola germinativa; il corpo cianofilo ha tin aspetto complesso, ed il corpicciuolo eritrofilo in alcune nova soltanto riinane ancora aderente agli elementi cianofili; in altre non e pin riconoscibile, come pure negli stadi susseguenti. Nella prima figura pseudo-cariocinetica il corpo cianofilo prende i varii aspetti della sostanza cromatica rappresentati nei disegni di Van Be- neden. Durante questi stadi il nucleo dello spermatozoo eutro l'uovo spicca sempre per La sua bella eolorazione azzurra. — II primoglobulo polare presen- ta alcuni corpi vivamente cianofili circondati da scarsa sostanza eritrofila. Durante gli stadi complessi della seconda figura pseudo-cariocinetica i cro- mosomi mantengono spiecatissima sempre la natura cianofila, cosl pure gli elementi del secondo globulo polare e quelli che andranno a costituii'e il pronucleo femminile. Negli stadi dove il (ilamento cromatico e ben disegnato nei duo. pronuclei, che si avvicinano senza fondersi ed hanno presso di se le sfere di attrazione, il filamento stesso <'■ cianofilo in entrambii pronuclei. L' A. non ha potuto osservare con sufficiente esattezza no la prima figura carioci- netica che da luogo alle due prime cellule, no gli stadi successivi, special- mente per la difficolta grande di averesezioni sottili diquesteuova a tegumento I, into ispessito. L' A. pensa che le sue ricerche, per quanto incomplete, val- gono a dimostrare che, almeno nell' Ascaris megalocephala, anche il nucleo dell' novo, quaudo esce dallo stato di riposo per dar luogo tanto ai glo- buli polari, quanto agli elementi cromatici che devono prendere parte alia prima figura cariocinetica, presenta la sostanza cianofila. Anche nelle uova di questo nematode pero troviamo lo spiccato carattere eritrofilo di quasi tutto il nucleo durante la zona di accrescimento , benche il corpo cianofilo non scompaia mai del tutto. Questi risultati potrebbero far ritenere che fra il nu- cleo dello spermatozoo e quello dell' uovo, quali generalmeute si osservano e quali servirono di base agl' importanti studii di Auerbach, ci sia una differenza di stato per cosi dire, piuttosto che una differenza sostanziale. Lo stato eritrofilo del nucleo dell' uovo, stato che non si presenta in altre cellule e neppure nelle uova a sviluppo partenogenetico, sarebbe quindi una condi- zione speciale che si osserva nei nucleo delle uova a differenzazione sessuale completa in un determinato periodo del loro sviluppo. [A questo proposito mi piace rammentare che Strasburger (1), contra - riamente alle idee espresse da Auerbach, Jiosen e Schottlander sulla cromatofilia dei nuclei, ammette che la natura della reazione colorata anzi- che ad una diflerenziazione sessuale, sia dovuta ad una differenza di nutri- zione, avendo osservato che il nucleo della cellula maschile allora che questa penetra nell' uovo, perde 1' elettivita per la materia colorante bleu e diventa rosso. Itel.] Eossi. R. Fusari. — Terminazioni nervose in diversi epitelii. Comunicazione fatta all'Accademia delle Scienze Mediche e Naturali di Ferrara nella seduta del 28 .Maggio 1893. — Memorie dell' Accademia delle Scienze Mediche e Na- turali in Ferrara. Anno LXVI, Fasc. III.0 Luglio 1893. I felici risultati che. 1' A. ha ottemiti per mezzo della reazione nera di (lolg-i nello studio delle terminazioni nervose della lingua, delle ghiandole (1) Ueber das Verbal ten des Pollens uml die Befruchtungsvorgange bei den Gymnospermen — Analyse* el com/ito, rendus. Bulletin 4* hi. Sociele Belgi de Microscopie, 19" anno, 1892-93, X. ■">. — 140 — sierose, delle cassule surrenali e della milza, lo lianno in dot to ad estendere consimili ricerche ad altri organi, quali : 1." L' epidermide. •2." La mucosa nasale. 3.° La mucosa laringea. I.' L'organo delP udito. 1." Tevminazioni delle fibre nervose nell' epidermide. — 1 reperti dell' A. veng-ono a confermare in generate i dati degli osservatori precedenti. I t'a- scetti nervosi dopo avere formato un ricco e complicato plesso nella parte profonda del corion, si spogliano
  • . Ilanno membrana timpanica gli Uecelli ed i Mammiferi. 1. La membrana timpanica e nella sua faccia laterale "concava ne^-li A- nuri e nei Mammiferi, eonvessa nei Rettili e negli Uecelli. 5. La periferia della membrana timpanica e in rapporto negli Anuri con la eartilagine timpanica : nei Sauri con il quadrato, con la mandibola, con parti molli, con 1' apparecchio joideo ; nei Cheloni con il quadrato ; negli Ue- celli con il quadrato. con 1' occipitale laterale e con il basi-occipitale ; nei Mam- miferi con il timpanico. 6. La membrana del timpano in tutta la serie e costituita da tre strati die sono : lo strato esterno cutanto . lo strato medio (fibroso'\ lo strato interno (mucoso). 7. Lo strato esterno e in tutta la serie una dipendenza della pelle la quale si modifica piu o meno per divenire atta ad una nuova funzione, ne, a que- st,., legge si sottrae la membrana timpanica degli Anuri come risulterebbe dalla descrizione cbe ne fanuo gli anatomici. Nella Pecora per breve tratto trovai nello strato cutaneo della membrana timpanica papille dermicbe bene sviluppate. 8. Nello strato cutaneo uraano esiste un plesso sotto-epiteliale dal quale sorgono terminazioni infra epiteliali. 9. Lo strato medio e di natura connettiva in tutta la serie, tranne cbe ne- gli Anuri nei quali, alia periferia della membrana del timpano, i lasci del connetivo si mescolano con le fibre muscolari lisce del tensore della membra- na timpanica. K> Nello strato medio degli Anuri la direzione delle fibre e raggiata ; nei Sauri e raggiata ed esistouo poche fibre circolari riunite in fascetti ; nei Che- loni le fibre non banno andamento regolare, ma si iucrociano in vario senso; del resto quelle in direzione raggiata prevalgono ; negli Uecelli si hanno fi- bre connettive raggiate a contatto dello strato cutaneo ; sotto queste esistouo fibre, che si incroclano in vario senso, poste trasversalmente al di dietro delle raggiate e che corrispondono alle circolari dei Mammiferi, di piu, come nei Rettili, si hanno fibre connettive raccolte in fascetti che partono dall' a- pice dei rami della columella; uno pero di questi fasci sorge dalla parte an- teriore della periferia. Nei Mammiferi le fibre raggiate sono all' esterno. le — H3 - circolari all' interne L' aver trovato nei Rettili e negli Uecelli fascetti che a costituire la membrana propria sorgono dai rami della columella, fa- rebbe ragionevolmente supporre che anche nei Mam mi fieri il periostio dell'os- setto che e in stretto rapporto con la membrana propria contribuisca a for- marla. Negli individui adulti della classe dei mammiferi perd questa di- mostrazione non e possibile a farsi, .solo le ricerohe embriologiche porteranno la luce su tale argomento. Draispul accenna al passaggio del pericondrio del martcllo nella membrana propria, m.i la critica fatta da Dreyfuss a questa ricerca dimostra che necessitano in proposito nuove, piu accurate indagini. 11. Le fibre circolari dei Mammiferi resistono lungamente all'azione della potassa caustica al 10 per cento e lunghissimamente all' azione dell' acido acetico; le fibre raggiate resistono meno all'azione di questi reagenti; hanno quiudi le fibre circolari e le raggiate carat teri clie le avviciinno alle fibre elastiche. 12. In tutta la serie le fibre raggiate sono pin fitte e piu grosse in eorri- spondenza della columella e del manico del martello, souo piu sottili alia pe- riferia; alia periferia le fibre, raggiate vengono rafTorzate da fibre lnusco- laii liscie negli Anuri, da fascetti di connettivo nei Sauri, dalle, fibre; circolari negli Uecelli e nei Mammiferi. 13. In tutti i Main' m feri che ho esaminati si senrge piu o meno chiara- mente 1' intimo r- pporto della membrana propria col periostio delPosso tim- panico, nei Sorer vulgaris e nei hhinolophus ferruni equinum e manife- st issi mo. 14. In tutta la serie esistono tra le fibre raggiate spazii occupati da cel- lule fisse del connettivo le quali devono chiamarsi corpuscoli di Tro 1 tsch per- che analoghi a quelli descritti da Troltsch nell' uomo. Nei Mammiferi oltre queste cellule ne ho mtsse in evidenza altre poste traversalmente sulla l'ac- cia esterna dello strato medio, inunite di numerosi prolungamenti che si ana- stomizzano tra loro. 15 I corpuscoli di Trol tsch in vicinanza del manico del martello (Pecora, Cavia, Coniglio, Cane) sono accolti in capsule cartilaginee e costituiscono una formazione che dovrebbe chiamarsi cartilaginea, non comprendsndo in questa denominazione quello strato di cellule cartilaginee che tro van si sul manico del martello quale residuo della cartilagine embrionaria. K>. Nello strato medio non qsiste tessuto elastico. 17. Alia periferia della membiana timpanica e un ispessimento anulare che deve chiamarsi naelln fibro-muscolare negli Anuri. fibroso nei Sauri e negli Uecelli, fibro cartilagineo nei Mammiferi. Questo anello in tutta la se- rie dei Mammiferi contiene cellule cartilaginee. 18. Osservai le formaziani dentritiche nei Cheloni, nei Polio, nell' Uomo. 1!'. La columella negli Anuri, nei Sauri, neg-li Uccelli.il manico del mar- tello nei Mammiferi non fanno rilievo nella superficie laterale della membra- na timpanica, sporgono invece nella cavita del timpano. 20. Lo strato interno della membrana timpanica e una dipendenza della mucosa che riveste la cassa timpanica, V epitelio di questo strato e pavi- mentoso semplice in tutta la serie. 21. Xello strato interno della membrana timpanica uniana e un plesso nervoso sotto epiteliale che da origine a termii\azioni infmepiteliali. -22. Non esiste il forame di Rivinio; nella membrana timpanica non bo mai trovato aperture normal'. - 144 — COMUNICAZIONI ORIGINALI. [stitnto
  • . — Sacco vitellino {gae. oit.) > eorpo allantoicleo all.) di Tropidonotti* nalrix ap- pena uscito dall'uovo, insierae eongiunti i>it mezzo iii mi lungo e sottile ponte, ove cor- rono i vasi clie dalla lamina interna dell'al- lantoidc si gottavano sul sacco vitelline pi-, peduncolo vitellino. f, intestino medio-! [ngrandimento poco ]>iii < 1 i una volta e mezza. I [g, 2. — Porzione posteriorc del tronco ili Tro pidonotus natrix . appena uscito dall' uovo, veduta un po'
  • te anteriore e latorale dell'addomo. "<■. m i- dutto siui>tro. m'. ovid. destro, r. rene si- nistro, /'. rene destro, i. ultima porzione del- 1 intestino medio, it. intestino tenninale. ". ombollico. nil. voluminoso corpo allantoideo, diretto cranialmente, composto ili un robusto picciuolo lungo mm.7 circa (peduncolo soniati- iM rovesciato) e ili un lobuletto, lungo 7 mm. e largo 4-f> mm. circa, costituito in parte dal- l'allantoide ed in parte dell' amnios, Qui il corpo allantoideo rappresenta la sacca musco- lair, die circondava il sarin vitellino, rove- sciata all' interne; su ili esso spiccano i vasi bellicali. ur. (ves.) urachus o rudimento di \ rsrira miliaria COngiuntO al COrpO allalilni- ilrii; n. a. arterie ombellicali. I Qgrandiinentu tre volte circa. Qucsla mia supposizione, che scaturiva come naturale conseguenz^ dalle considerazioni addolte, trovava poi la sua conferma nelle dissezioni da me eseguite sopra pulcini di piccione e di polio appena usciti dal gu- scio. Gia il Gadow, nel suo « Versuch einer vergleichenden Analomie lies Verdauungssystems der Vogel », aveva notato die il sacco vitellino entrato nella cavita addominale rimane in connessione con 1' ombellico cutaneo (Haulnabel), e ne rappresenlava la disposizione per il Gallus do- mestictts e per la Columba domestka nelle Fig. <'». 7 ed S della Tav. XVI, senza darne pero altra illustrazione o nel testo o nella spiegazione delle figure, chesono principalmente destinate a dimostrare in quali rap- 151 porti stanno i grossi vasi sanguiferi del tronco e dell' intestino con gli onfa- lo-mesenterici e con gli allantoidei. II. V i r c h o w, descrivendo I'cmbellico del corpo (der Kopernabel) nella sua monografia « Dor Doltersack des llulines »., riferisce che « der Naliel des Huhnes isl eine zusammenge- setzte Bildung; es gehen in ilmi ein die Nabelhaut, der Bindegewebsring, der Allantoisrest, der Rest des Eiweisssakes, und ausserdem isl der Dol- tersack mit ihm verbunden. Der Rest der Allantoisunddes Eiweisssackes wird bald abgestossen, indeni der Nabel u sich reinigt ", der Bindege- websring und der Nabelhaut verkleinern sich mit erstaunlicher Schnel ligkeit, der Dottersack aber bleiht, so lange er iiberhaupt bcsteht, mil dem Nabel in Verbindung ». Nel riportare qui sotto quanto ho riscontrato in pulcini di piccione, io sono state guidato non solo dall' inlendimenlo di convalidare le osser- vazioni di II. Vi re how sul polio, ma anche specialmcnte dal deside- rio di porre a eonfronto le mie ricerche su neonali di Lacerta e di Tropidonotus con le disposizioni constate net pulcini. Preso mi piccioncino [Columba livia var. domestica) appena uscito dal guscio nolai subito che nessuna traccia di cordone ombellicale comunque al- terato pendeva dell'ombellico addominale : sollanto qucslo. avendo una (i- g'ura crateriforme con un iliametro di mm. 3,5-3 ed essendo delimilaoq da un rilievo a cercine (ausseres Nabelfeld), lasciava scorgere nel (un- do dell' infossamento centrale (inneres Nabelfeld con la Nabelgrube.) uno zaiYo d' una soslanza dal color giallognolo e quasi disseccala. Ineisa e lolta lateralmenle e posteriormente alPombellico la pare- Fig. i. 1~"~'TTHilMf™ Fig. i. — Tr :o di un picci ;ino (Columba livia var. domestica) receutemente uscito dal un- scio. E stata tolta la parete addominale laterahnente e posteriormente all' ombellico. /. legato: ■ stomaco; i d, ansa duodenale; i, altre anse dell'intesrj edio; o, ombellico; sac. vit. sacco \i bellino niiito per un breve peduncolo al corpo allantoideo indicate con all; nr. " urachua che fa -■ _ u 1 1 . . caudalmente al coi po allanl i rrandezza naturale. - 152 — te dell1 addome , si presenla il sacco vitellino di color giallo aran- ciato, avvizzito, ripiegato piu volte su se stesso e raccolto in quattro lobi nella parte posteriore delta eavita aidominale al di dietro dello stomaco e delle anse inteslinali (vedasi la figura I, sac. vit\ disposto tra- sversalmente con la sua piu gran parte contenuta a destra della li- nea mediana ed il rimanente a sinistra : le sue maggiori dimen- sion! sono di ram. 2:2 in senso trasversale e mm. 10 circa in senso anlero-posteriore. Esso per mezzo di nn ponle cho, lungo mm. 1,5 e largo quasi 2 mm., risalta anche a causa del suo colorito roseo, trovasi congiunto con un corpo rotondeggiante della lunghezza di mm. 5-5,5 e della larghezza di mm. i-4,5, situato longitudinalmente sulla linea me- diana e largamente inserito alia parete anteriorie dell' addome in cor- rispondenza dell' ombellico. Questo corpo (all.), che io ritenni subito per un corpo allantoideo simile a quello descritto nella Laeerta e nel Tropidonotus, trovasi a sua vol la in connessione caudalraente con uno strello cordoncino (ur.), lungo mm. 4,5-5, cavo e contenente una so- stanza bianco-gialliccia, il quale passando ventralmente al sacco vitellino, giunge lino alia parete inferiore della cloaca: piu brevemente il corpo allantoideo e situato all' apice dell' urachus (die ad esso si unisce con il suo estremo anteriore mentre con r* estremo caudale si apre ncll' uro- daeum. Sulla superficie del corpo allantoideo si possono distinguere due zone I' una prossimale (piu vicina al sacco vitellino) 1' altra distale, dif- ferenziabili Ira di loro per il diverso aspelto, essendo la prima di un colorito carnicino, la seconda d' un bianco grigio e piu opaca. Le due zone sono delimitate Ira di loro per mezzo di un cercinelto che dorsal- menle forma due arcate a concavila rivolta verso la parte prossimale, mentre ventralmente decorre in senso circolare. Alia superficie del corpo allantoideo si scorgono pure nettamente diramazioni dci vasi sanguiferi allantoidei. Le arterie ombellicali decorrono ai lati dell' urachus e la vena ombelhcale si dirige dal corpo allantoideo verso il t'egato. La parete del sacco vitellino in prossimita del ponte che la connette al corpo allantoideo, forma parecchie pieghe piccole e sottili da qualcuna delle quali vedesi partire qualche vasellino sanguifero per dirigersi atlra- verso il tratto reuniente. Le disposizioni che siamo ora venuti descrivendo nel piccione si mo- sliauo anche piu nianil'este in pulcini di polio {Gallus domesUcus, Fig. 51 poco dopo I' uscita dal guscio 1 1 . 'lj Anclic nel polio verso il punto in cui il >.nf« vitellino trovasi in connessione coll' orgauo del- I'albuuie, e quindi coll' allantoic . ao, provenicnti ilalla parete del sacco vitellino, alcuni vasi ri die pef mezzo di nn ponte pass; sulla lamina interna dell' allanloide. Ho voluto richiamare I' attenzionc su tale particolarita perclie scubrami meritarc qualche considerazione, ricordando essa le anastomosi Ira vasi onfalo-mesenterici ed allantoidei descritte in nlcimi liettili. 153 — Fig. 5. „?M? '-a// \. m—ao ^s*ir .<:■ H ! M&rW- -- U/:( IV5) JCU. v/f. \ I'm:. 5. _ *]',,„,,.,, ,ij nl, puicini, (Gallus domestieus) appena usoito dal guscio. t stata tolta la parete anteriore e laterale dell'addome. s stomaco; id ansa duodenale; i altre anse <1<-I1" intestino medio; i'c intestino cieco: it intestino tenninale. o. ombellico; sac. »#., sacco vitellino unito per mi breve peduncola nl corpo allantoideo indicate con all.; ur. vex.), uraelms die fa seguito caudalmente al eoi-po allantoideo; a. o., arterie ombellicali. L' intestino terminate e l'uraco erano in qnesto esem- plare ripieni di escrementi. Le dimensioni del corpo allantoideo sono ili 4,5-5 nun. in largbezza e di 5,5-6 nmi. in lunghezza. L'tirachns e lnngo nun. Id circa e largo I mm. circa. i frandezza naturaJe. L' organo del vitello nel piccione e poi congiunlo prossimalmenlft nil un'ansa dell'inteslino medio per mezzo del suo peduncolo lungo mm. 7,5-8, cosliluito da un canale vitellino (canalis vitello-intestinalis) e dai vasi onfalo-mcsenterici, due arterie ed una vena, che girano a spira attorno al canale, come e anche rappresentato dal Gadow nella Fig. 7 della Tav. LII in: Ilronn' s Klassen und Ordnungen des Thier-Beiths, Ares (I). II punto in cui il canale vitellino apresi neir intestino medio dista 17:> mm. circa dallo stomaco muscolare. I vasi vitellini corrono poi ne! mesenterio dirigendosi la vena verso il fegalo e l'arterie, riunitesi in un unico vaso, verso I'aorla. Le descritte apparenze (2) presto cambiano per il rapido regredire e riassorbirsi cosi dell' uraco come del sacco vitellino, e per la scomparsa del corpo allantoideo in seguito alia formazione della cicatrice ombelli- cale, in guisa che dopo un mese circa dall' uscita del pulcino dal guscio non si risconlra piu alcuna traccia ne dell' uraco ne del corpo allantoi- deo, del quale ultimo in qualche caso soltanto rimane un vesligio sollo forma di un corto lilamenlo inserito alia cicatrice ombellicale. II sacco vitellino perde finalmente i suoi rapport i ion 1'ombellico cuianeo e si rimpic- (1) VeJasi pur.' la Fig. 7 Tav. XVI della memoria gia citata. 2) Avverto che nella descrizione ho tralasciato di accennare alle variazioni indivldnali. 154 ciolisce tan to da ridursi ad an globelto v<>s. 1893. Tanzi E. — Sulle curve del midollo spinale nell' uomo. —Reggio-Emilia, tip. Calderini, 1893. Estr. d. Rivista di Freniatria e di Medicina Legale. Vol. 19, Fasc. 2-3, 1893. 4. Organi di senso. Bertelli D. — Anafcomia comparata della membrana do! timpano. Con tav. — Estr. d.Annalid. Universita Toscane, Parte 2, Scienze Cosmologiche, Vol. 19. Pisa, tip. Nistri, 1S93. 4." Pag. 47. — 159 — 5. SCIIBLBTRO E ARTICOLAZIONI. Calori L. — Appunti sull'anatomia del palate duro. — R. Accad. d. Sc. di Bo- logna, llendiconti. l.a Sess. 20 Nov. 1892. Vedi Boll. d. Sc Mediche, Serie 7, Vol. 4, Fuse. 5, Pag. 368-370. Bologna 1893. Calori L. — L'esistenza di due processi nasali anormali deirossofrontalouma- no aventi riscontro ncl ci*anio dei mammiferi specialmente carnivori. — R. Accad. d. Sc. di Bologna. Rendiconti. 1& Sess. 20 Nov. 1892. Vedi: Boll, d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 4, Fasc. 5, Bag. 370-371. Bologna 1893. Staurenghl C. — Esistenza di parecchi centri ossificativi del basioccipitale in alcuni f'eti di Sus Scropha e considerazioni sull' osso basiotico (P. Alb- recbt). — Com. fatta alia Assoc. Medica Lomb. Sed. d. 30 Nov. e 15 Dec. 1892. Pag. 18. Con tav. Tamassia A. — Sul centro d' ossiflcazione dell'epifisi inferiore del femore, del- 1' astragalo e del calcagno. — Atti d. R. 1st. Veneto di Sc, Letter e ed Arti, Serie 7, Tomo 4, Disp. 6, Pag. 815-828. Venezia 1892-93. 8. TUBO DIGEST1VO E GHIANDOLE ANNESSE. Cattaneo G. - Sull' anatomia dello stomaco del Pteropus medius. — Atti d. Soc. Ligusticadi Sc. Nat. eGeografiche, Vol. 4, Anno 4, N. 2, Pag. 142-149. Genova 1893. Con fig. Cattaneo G. — Sull' anatomia dello stomaco del Pteropus medius. — Mu- sei di Zool. e Anat. Comp. d. R .Univ. di Genova, N. 10, 1893. Genova, tip. Ciminago, 1893. 9. Apparecciiio polmonare, branchie, timo, tiroide. Capobianco F. — Di un reperto rarisslmo o della presenza di fibre muscolari striate nella glandola tiroide. Con tav. — Boll. d. Soc. di Naturalisti in Xapoli, Serie 1, Vol. 7, Anno 7 (1893), Fasc. 1-2, Pag. 29-39. Napo- li 1893. 10. Apparecchio urogenitals, capsule surrenali. D'Anna E. — Sulla spermatolisi nei vertebrati. Con tav. — Ricerche fattenel Labor, di Anat. Norm.d. R. Univ. di Roma edinaltri Labor, biologici. Vol. 3. Fasc. 2. Pag. 127-171. Roma 1893. Crety C. — Sulla degenerazione fisiologica primitiva del vitello delle ova dei mammiferi. Con tav. — Ricerche fatte nel I^abor. di Anat. normale d. R. Univ.di Roma ed in altri Labor, biologici. Vol.3. Fasc. 2. Pag. 173-183. Lioma 1893. Ferrari T. — Qualche osservazione agli appunti fatti dal Dott. G. Ferruta al lavoro « Contribute alio studio dell' istologia normale e patologica delle. trombe falloppiane. » — Annali di Ostetricia e Ginecologia, Anno 15, N. 7, Bag. 343-346. Milano 1893. — Risposta del D. Ferruta. — Ibid. N.5, Pag. 443. Fusari R. — Sullo sviluppo delle capsule surrenali. Risposta al Prof, G. Valenti letta all' Accademia d. Sc. Mediche e Naturali di Ferrara, nella sed. d. 25Qiugno 1893. [Vedi M. Z. Anno 4, N. 1.]. Mingazzini P. — Corpilutei veri e falsi dei Rettili. --Ricerche fatte nel Labor. di Allot. Norm. d. R. Univ. di Roma ed in altri Lab. biologici. Vol. 3, Fasc. 2, Pag. 105-126. Con 2 tav. Roma 1893. - 1G0 - 11. Teratologia. Antonelli A. — Osservazioni di corectopia bilaterale. — Oiorn. d. Assoc. No- pol. di Medici e Naturalistic Anno 4, Punt. 1, Pag. 41-73. Napoli 1893. [La- voro in gran parte clinicoj. Corrado G. — Intorno ad un caso di cospicue anomalie cardiache. Teratoge- nesi e considerazioni medico -legali sulla vitalita. — Giorn. d' Assoc. Napol. di Medici e Naturalisti, Anno 4, Pant. 2. Pag. 130-160. Napoli 1893. Ferminl — Caso di vagina doppia completa (Utero semplice). — Boll. d. Po- liambulanza di Milano, Anno 6, Fasc. 3-4, Pag. 55-59. Milano 1893. Isnardi L. — Sopra un caso di cisti congenita sacro-coccigea guarita coll'ope- razione di Kraske. — Giorn. d. Ii. Accad. di Medicina di Torino, Anno 56, A. 6- 7, Pag. 488-491. Torino 1893. Lachi P. — Una anoinalia di sviluppo dell' uovo umano. Con fig. — Vcdi M. Z.. Anno 4, N. 7, Pag. 114. Staderini R. — Anomalie congenite di conformazione del sistema nervoso cen- trale in un caso di idromeningo-encefalocele, con particolare riguardo alle alterazioni di struttura del midollo spinale. — Lo Sperimentale, Anno 47, Fasc 3 (Mem. Orig.), Pag. 170-185. Firenze 1893. Con 2 too. Taruffi C. — Raro esempio di parassita entro l'addome (engastro amorfo). — R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bologna, liendiconti, 8°. Sess. 26 Febb. 1893. In Boll. d. Sc. Mediche, Serie 7, Vol. 4, Fasc. 8, Pag. 561-562, Bologna 1893. III. PARTE ZOOLOGICA. 3. Pesci. Facciola L. — Le metamorfosi del Conger vulgaris e del Conger mistax. — II Naturalista Siciliano, Anno 12, N. 10, Pag. 254-259. (Continuaz. Conti- nua). Palermo 1893. Grassi B. e Calandruccio S. — Ulteriori ricerche sui Leptocefali. — Atti d. Ii. Accad. dei Lined, liendiconti. Serie 5. Vol. 2. Fasc. 10. 1. Sem. Pag. 450-452. Roma 1893. Maurolicl F. — Tractatus per Epistolam ad I'etrum Gilliiim: De Piscibus Si- cnlis. — 11 Naturalista Siciliano, Anno 12, N. 10, Pag. 259-262. Palermo 1893. {Continuaz. Continua). 4. Anpibi. Mina-Palumbo F. — Rettili ed Anfibi Nebrodensi. — 11 Naturalista Siciliano, Anno 12, N. 1<>, Pag. 262 261. Palermo 1893. {Continuaz. Continua). ;"> Rettili. Mina-Palumbo F — Vedi M. Z. in questo A., Pag. 160. (I. Uocblli. Ales8andrini G. — Prime notizie anatomiche di un Tragulus morto in Roma. — Boll. d. Soc. Iiomana per gli st. zool. Anno 2, Vol. 2, N. 4 5-6, Pag. Ill- 149. Roma 1893. Arrighi-Griffoli G. — Sulla comparsa accidontalc della Chetusia gregaria in - 161 — Val di Chiana. — Boll. d. /.toe. Romano, per gli st. zool., Anno 2, Vol. 2, N. 45-6, Pag. 138-140. lioma 1893. Carruccio A. — Sulle diverse specie di aquilo aggiuntc al Museo Zoologico della R. Universita di Roma. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool. Vol. 2, Anno 2, N. 4-5-6. Pag. 182-194. Roma 1893. Cipolla F. — II Beccofrusone nel territorio veronose. — Atti d. R. 1st. Veneto di Sc. Leltere ed Arti, Serie 7, Tomo 4, Disp. 6, Pag. 845-846. Ve- nezia 1892-93. Falconieri di Carpegna 6. — Sulle diverse livree dei maschi della specie Ma- chetes pugnax detto volgarmente uccello muto. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool. Anno 2, Vol 2, N 4-5-6, Pag. 180-181. Roma 1893. Paolucci L. — Nuovi contribute alia avifauna migratrico dello Marc he raecolti nel!' ultimo ventonnio. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool., Anno 2, Vol. 2, N. 4-5-6, Pag. 110-125. Roma 1893. Pavesi P. — Calendario ornitologico pavese 1890-93. — Boll. Scientifico, Ajuio 15, N. 2, Pag. 33-42. Pavia 1893. Pavesi P. — Un ibrido naturale di Anas Boschas e Chaulelasmus Streperus ucciso nel Pavese. — Boll. d. Soc. Veneto -Trentina di Sc. Nat. Tomo 5, N. 3, Pag. 124-127. Padova 1893. Silvestri F. — Nuova contribuzione alio studio dell'Avifauna umbra. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool., Anno 2, Vol. 2, N. 4-5-6, Pag. 155-179. -Roma 1893. 7. Mammiferi. Condorelli Francaviglia M. — Notizie anatomiche sul Bradypus trydactylus L. var. ustus Lesson. — Boll. d. Soc. Romana per gli st. zool. Anno 2, Vol. 2, N. 4-5-6, Pag. 126-137. Roma 1893. Parona C. e Cattaneo G. — Note anatomiche e zoologiche suH' Heterocephaius, Riippel. Con tav. — Estr. d. Annali d. Museo Civico di St. Nat. di Ge- nova, Serie 2, Vol. 13 (33). Genova 1893. Pag. 32. 8. Antropologia. Moschen L. — Quattro decadi di crani moderui della Sicilia e il metodo natu- rale nella determinazione delle varieta del cranio uniauo. — Padova, tip. Prospering 1893. Estr. di pag. 53. dagli Atti d. Soc. Veneto- Trentina di Sc. Nat. Serie 2, Vol. 1, Fasc. 2. Con fig. Moschen L. — La statura dei Trentini confrontata con quella dei Tirolesi e degli Italian! nelle Prov. venete, lombarde e piemontesi. — Torino, tip. Bruno, 1893. Estr. di pag. 10 dagli Atti d. Societa Romana di Antropolo- gia, Vol. 1, Fasc. 1, 1893. Nicolucci G. — Sguardo sull' etnologia dell' F,gitto. Con 2 tav. — Atti d. R. Accad. d. Sc. Fisiche e Nat. Serie 2, Vol. 4. Napoli 1891. (N. 6). Penta P. — L' uomo preistorico, neolitico, in provincia di Avellino, e una importante anomalia del mascellare inferiore. — Nuova rivista di psichiatria neuropatologia etc. Anno 1, Num. 21-22. Napoli 1893. Sergi G. — Catalogo sistematico delle varieta umane della Russia- — Boll, d. Soc. Veneto- Trentina di Sc. Nat. Tom. 5, N. 3. Pag. 137-151. Pado- va 1893. Sergi G. — Varieta umane microcefaliche e pigmei di Europa. — Boll. d. R. Accad. Medica di Roma, Anno 19, Fasc. 2, Pag. 117-156. — Roma 1893. — 162 — Appendice: Antkopologia applicata allo studio dei pazzi. DEI CKIMINALI, ECC. Bergonzoli G. — Note eraniometriche su 20 cranii di prostitute (con tav.). — Archivio di Psichiatria, Sc. Pcnali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fu- se. 4-5, Pag. 321-330. Torino 1893. Bianchi S. — I seni frontali e le arcate sopracigliari studiate nei crani dei delinquenti, degli alienati e dei normali. Ilicerche antropologiche. — Vedi M. Z., Anno 4, N. 6, Pay. 101. Fano G. — Criminali e prostitute in Oriente. Lettera aperta al Prof. C. Lom- broso. — Torino, Bocca ed. 1893. Estr. di pay. 20 dall' Archivio di Psi- chiatria, Sc. Pcnali ed Antrop. Criminate, Vol. 15, Fasc. 1. Luco A. — Anomalies cranienues dans cinq crimineis de Santiago. — Archi- vio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fasc. 4-5, Pag. 333-344. Torino 1893. Mingazzini G. — Contribute) alia eraniologia degli alienati. — Torino, tip. Bruno, 1893. Estr. di pag. 62 dagli Atti d. Soc. liomana di Antropolo- gia, Vol. 1, Fasc. ln 1893. Con fig. [Cristiani A. — Una famiglia di degenerati nol Canis avicularius (Cane brac- co). — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fasc. 4-5, Pag. 345-349. Torino 1893.} [Lombroso C. — I delinquenti nati fra gli animali. — Archivio di Psichiatria, Sc. Penali ed Antrop. criminate, Vol. 14, Fasc. 4-5, Pag. 419 451. To- rino 1893.] SUNTI E RIVISTE. Crety. — Sulla degenerazione fisiologica primitiva del vitello delle ova dei mammiferi. — Ricerche fattc net Laboratorio di Anatomia normale delta /»'. Universitii di Roma ed in altri Laboratori biologici. Vol. Ill, Fasc 2. 1893. L'A., osservando sezioni in serie di ova ovariche di « Vesperus Bona- jtartii » Savi , ha veduto apparire nel vitello corpuscoli di varia grandezza, forma e dimensione; questi corpuscoli si colorano piu intensamente del vitello nei preparati a doppia colora?ion(!, ematossilina alcoolica e carminio boracico, liauno nel maggior numero dei casi una forma pressoche ovalare, se ne os- servano lino a tre o quattro in ciascuna sezione, il loro contorno assume una tinta piu intensa, come se fossero circondati da una membrana, 1' aspetto e perfettamente omogeneo e non presentano struttura apprezzabile. Le loro dimensioni variano da |i 1,7 di diametro a ji lie 23, si trovano in qua- luiKiuo parte della superficie del vitello, alia periferia, verso il centro e vicino alia vescicola germinativa e possono osservarsi in ovra e follicoli gio- vanissimi come in quelli in via di sviluppo, ed il grado di degenerazione, nel maggior numero dei casi, e in ragione diretta del grado di sviluppo dell' ovo e del follicolo. Nel maggior numero dei casi questi corpuscoli sono circondati da una larga zona di sostanza chiara, trasparente, perfettamente omogenea e col vitello non sembra essorvi alcun rapporto diretto; in alcune uova pero si osserva che questi corpuscoli, per un tratto piu o meno grande della loro — 163 — superficie, sono in rapporto diretto col vitello. IL vitello in tutte le ova in degenerazione, presenta una struttura piii o mono nettamento roticolaro. La zona pellucida, non presenta alterazioni se non in un periodo molto avanzato; la vescicola germinativa, nolle ova in cui i corpuscoli sono piccolissirni, si mantiene intatta; ma avanzando la metamorfosi del vitello ed ingrandendosi i corpuscoli, incomincia a mostrare tracce evidenti di degenerazione; prima a scomparire, nel maggiov numero dei easi , e la macula germinativa ed osservasi in sua vece una sostanza omogenea (che si colora in viola pallido con 1' Ematossilina) che occiipa una parte del reticolo cromatico che ancora mostrasi pressoche inalterato; il contorno della membrana mostrasi irregolare ed in qualche punto increspato. Finalmente nelle ova in avanzata degenera- zione non scorgesi piu reticolo ne macula ed al loro posto osservasi una so- stanza che si colora con la stessa intensita dei corpuscoli vitellini e che pre- senta dei granuli oscuri e tracce di ftlamenti. Questa sostanza occupa una buona parte del contenuto della vescicola; La membrana rimane pressoche inalterata come pure la zona pellucida. Non di rado osservasi che la macula germinativa persiste in ova in degenerazione molto avanzata e che non presentano pin 1' epitelio follicolare. In ova ovariche di giovani capre l'A. ha potuto osservare lo stesso processo regressivo, con la differenza che i corpuscoli intravitellini del « Vesperus » sono un poco piu grandi. In seguito alia regressione dell' uovo, avviene anche la regressione e la totale scorn parsa dell' epitelio follicolare e contemporaneamente la tumefa- zione e proliferazione degli elementi della teca del follicolo. Sembra adunque che l'nlteriore processo di involuzione sia il medesimo di qnello descritto da V. Beneden e S 1 a vj a n sk y e chiamato da quest'ultimo — atresia del follicolo — . A questo proposito l'A. riassume brevemente quanto ha veduto V. Beneden noi chirotteri, le osservazioni di Paladino, di Rouget, di Slavjansky, di Balbiani, di Henneguy, diLeydig e dopo aver fatto vedere la differenza col processo regressivo sopradescritto, ed il significato da darsi a certe produzio- ni indicate, da alcuni dei suddetti autori, come nuclei vitellini, segnala alia attenzione degli osservatori una speciale metamorfosi della vescicola germi- nativa osservata nel « Vesperus » in casi di follicoli atresici, la cui grami- losa era totalmente scomparsa e le ova nude. In una di queste la vescicola germinativa non mostra piu reticolo cromatico ne macula; invece per gem- mazione ha prodotto due altre vescicole una piu grande e I'altra piii piccola ancora in rapporto con la vescicola madre; stadii ulteriori di questo processo di divisione della vescicola germinativa, rappresenta 1' A. nelle figure 8 e 9 in cui le vescicole figlie sono in numero variabile, ciascuna indipendente dair altra e con la medesima struttura. In altre ova la vescicola germinativa si presenta ridotta di molto del suo volume primitivo; si osserva ancora una membrana ed un reticolo cromatico le cui maglie sono ripiene di una sostanza omogenea, intensamente colorata. Rossi. — 164 — COMUNICAZIONI ORIGINALI Varieta nelle radici del ganglio oftalmico. Nota del Prof. Giulio Chiarugi. L' osservazione die descrivero fu eseguita in un uomo adulto. A destra le radici sensitiva e simpatica del ganglio oftalmico si presen- tavano coi caratteri consueti. La radice motrice si distingueva per la sua lunghezza (misurando circa 1 cmo.) e per la maniera della sua origine. Per intenderci su questo punto, occorre notare che il ramo della branca inferiore del III0 paio destinato al piccolo obliquo, emetteva in questo soggetto una diramazione che, dopo aver fornito alcuni ramuscoli al in. retto inferiore, rientrava nel ramo dal quale era provenuta, prendendo origine cosi una specie di occhiello nervoso sul decorso del ramo per il piccolo obliquo (1). Ora appunto la radice motrice prendeva origine per varii filamenti dalle due branche che limitavano il detto occhiello. — Ma, pin che in quanto ho esposto, 1' importanza della osservazione sta nel fatto che uno dei filamenti di origine della radice motrice prove- niva molto piu di lontano e da una sorgentc insolita. Era un ramuscolo lunghissimo e gracile che descriveva un' ampia curva in basso e in die- tro, ricoperto dal rotto esterno, si dirigeva verso la fessura sfeno-ma- scellare, raggiungeva ivi il n. mascellare superiore e gli si univa. La oatura nervosa del filamento in parola fu confermata dalla osservazione microscopica. Adunque in questo soggetto la radice motrice del ganglio oftalmico aveva una duplice origine: in massima parte dal III0 paio, in piccola parte dal n. mascellare supe- riore. Anche dal lato sinistro la radice motrice era assai lunga e per la maniera di origine si assomigliava a quella dell'altro lato. Inlatti la branca inferiore del n. del III0 paio si risolveva come di consuelo nei suoi tie rami : per il piccolo obliquo, per il rotto inferiore, e per il retto inlerno; ma il ramo per il retto inferiore toslo si biforcava e delle due diramazioni una continuava verso il m. retto inferiore, I' allra si ana (l) Va pure notato die il ramo do! piccolo obliquo, ricostitnitosi nel modo che abbiamo accennati oltre a fomire il m. piccolo obliquo, dava anche rami al m. retto inferiore. — 165 — stomizzava col ramo per il piccolo obliquo. Cos! anche qui prendeva origine un occhiello, piu lungo anzi di quello del lato destro, e dalle du» branche delimitanti questo occhiello nascevano i Pilamenti di origine delta radice molrice. Nel punto di loro eonvergenza esisteva un piccolo rigontiamento, ed ivi fu osservato al microscopio qualche piccolo cuinulo di cellule gangliari. — Da questo lato il lilamento anomalo proveniente dal n. mascellare superiore non esisteva o sfuggi all' osservazione. La radice accessoria del ganglio oftalmico ehe esisteva dal lato destro e veuiva dal n. mascellare superiore, puo essere identificata con quel la che Valentin descrive come radix media inferior (1), segnalata da Tiedemann e ligurata da Arnold. Secondo Valentin tale radice accessoria nasce o dal lato interno del n. mascellare superiore o dal ganglio sleno-palatino. Di questo filamento egli ammette, in base alia osservazione microscopica fatta in due casi, la natura nervosa, mentre Hyrtl lo ritiene per un fascetto di tessuto fibroso, appoggiandosi al- 1' esame microscopico delle sue fibre. — Nel nostro caso la sua reale esistenza come lilamento nervoso, fu comprovata dall' esame istologieo; e poi degna di nota la sua associazione con una variela nella maniera di origine della radice motrice, dipendente probabilmente dall' insolita maniera di ramificarsi della branca inferiore del n. oculomotore comune. Per gli opportuni confronti deve essere ricordato che nella peeoni, secondo Kazzander (2), la radice sensitiva del ganglio oftalmico puo talora, pur nascendo come di consueto dalla prima branca, addossarsi alia seconda e nascere apparentemente da quest' ultima. E nel majale la ra- dice sensitiva del ganglio puo nascere dalla branca ol'talmica o dalla sopramascellare del trigemino e spesso anche da ambedue. (1) Valentin, Trattato di Nevrologia. Veraione itaJ. Napoli 1882, pag, 202 e 226, Cf. andhe: Henle, Handb. d. Ajiatomie, Braunschweig 1876, III lid., I! Abtli. S. 406; 11 \ r tl, Ajiat. d. ■ono, 5. ed. Ltal. Pag. TK(. (2) Kazzander, Sulle conneasioni nervoso e sui rapporti morfologici del ganglio ciliare Am d. R. 1st. Veneto di Sc. Letten ed Ani. Tomo 7 Serie 6, Venczia 188s. — 166 — (Istituto Anntomico 'li Fironze diretto dal Prof. G. Chiarugi) Contributo alio studio delle alterazioni di struttura del midolio spinale negli amputali, e a quello delle eterotopie della sostanza grigia del midolio spinale. del Dr. Alberto Coc< hi, Aiuto < Ion tav. I. Che nel midolio spinale di individui mutilati non tardino a inani- festarsi modificazioni di siruttura, e la loro comparsa avvenga in un tempo piu o meno lungo a seconda dell' eta dell' amputato (Horn en), si e ormai gia osservato e studiato da molti ricercatori sulP uomo e sperimentalmenle sugli animali; nondimeno sin per le discrepanze che csistono Ira i reperti dei varii osservalori, sia per la possibilila di dedurre nuove cognizioni dall' esame istologico di midolio spinale palo- logico di uomo, tanto piu <;he: « les experiences phisiologiques sur I 'animal « soul beaucoup moins profitables que 1'observation des phenornens palho- « logiques » (\), ho ritenuto non doversi trascurare il materiale che e capitato in questa sala anatomica. Si liatla di un uomo di anni 70 amputato al terzo inferiors della coscia deslra e morto per hroncliite nel Giugno 1St)i2. Per quanto io abbia domandato e fatto ricerche su questo individuo non sono riuscito ad appurare con certezza I' epoca della sua amputazione. Solamente ho saputo in modo non dubbio che egli era domiciliato da 2.*> anni a Fi- renze, dove esercitava il mestiere di armaiuolo, e che il Ire Giugno 1884 I'u ammesso, gia mutilato, tra i ricoverati della Pia Gasa di lavoro. Riguardo alia sua amputazione, egli iliceva essere stato operato a Torino, cioe avanti la sua venuta a Firenze. Percio il tempo da lui vis- suto dopo I'operazione, se pure non I'u di 25 anni, certo non fu minore di otto. Tale particolare non !> trascurabile perche risulta da indagini sperimentali che le atrofie nei midolli spinali di amputati stanno in rap- porto col tempo piu o meno lungo di vita, trascorso dopo I'operazione. II midolio spmalc I'u lissalo nel liquido di K click i e le sezioni colorite coi metodi di Pall, Weigert, V as sale o col carminio di Beale. Non debbo qui mancare di dichiarare che usando l'ultimo metodo di Weigert quale si trova descrilto nella Deutsche Med. Woch. (N.° i% 13 Oct. 1891) ho avulo eccellenti preparazioni. Nelle sezioni convenientemente (1) E dinger. Anal. Cent. Ner». 1889, pag. 172. — 167 - sottili, queslo metodo da, senza liquido decolorante, la difTerenziazione (Idle due sostanze ed una finissima ed intensa colorazione delle fibre. Passo ad esporre le modificazioni strutturali che ho osservato alio esame microscopieo delle sezioni. Nella porzione distale del rigonfia- mento lonibare ho trovato : A destra il cordone posteriore e ridotlo molto in larghezza, ma talc impiccolimento e solo notevole in prossi- mita della periferia del midollo, cioe il solco laterale posteriore si e avvieinato molto alia fessura posteriore. La zona delle fibre radicolari interne prevalentemente, e la zona limite del Lyssauer in modo piu leggero sono piu piccole da questo lato. Nella sostanza grigia, parimente a destra, vi e una atrofia del corno posteriore, dove si osserva una forte diminuzione delle fibre arciformi che vi penetrano. II eorno anteriore e pure diminuito di volume, e la sua atrofia comparisce principalmente a carico del corno laterale; tanlo che si e I'alto piu accentuato i' incavo Ira il corno posteriore e 1' anteriore. II gruppo cellulare postero-laterale mostrasi piu degli altri deficiente di cellule (tig. 1). Nella porzione media del rigonfiamento lombare aumenta 1' impiccoli- mento del cordone posteriore, dippiu si scorge una rarefazione nelle fibre in vicinanza del margine interno del corno posteriore (fig. 2). A quaslo livello 1' atrofia del corno posteriore destro e notevolissima, tanlo che presenta una deformazione nel suo contorno, cioe il suo margine interno si e fatto rettilineo e parallelo alia fissura posteriore, e per l'a- trofia del cordone posteriore si e a questa avvieinato. Nel corno anteriore prevale l'atrofia del prolungamento laterale; le cellule pero oltre cbe in esso, anche nel gruppo latero-ventrale e in quello centrale si presentano defi- cienti. Alcune sono impiccolite, prive di nucleo e di prolungamenti, e il loro protoplasma e carico di granuli di pigmento. Nella porzione pros- simale del rigonfiamento lombare questa differenza di volume tra la so- stanza grigia di un lato e quella dell'altro erano attenuate, ma rimaneva sempre molto notevole la dilTerenza tra i due cordoni posteriori (fig. 3). Avvicinandosi alia regione dorsale si trova che il corno anteriore de- stro differiva poco dal sinistro, solo nel corno e nel cordone posteriore esisteva una differenza apprezzabile (lig. 4). Poco piu in alto la sostanza grigia tornava simmetrica, mentre il cordone posteriore destro era piu piccolo del sinistro (fig. 5 . L' impiccolimento della colonna di Clarke era evidente nella por- zione inferiore della uegione dorsale e andava scomparendo nelle sezioni piu alte (lig. 6). II cordone posteriore non solo si conserva atrofico, ma vi si riscontra ancora una rarefazione delle fibre nervose in una stretta zona, adiacente alia fessura posteriore, che originatasi dalla commessura posteriore giunge in vicinanza della periferia della midolla. — 168 — A livello delta regione cervicale 1'atrofia e esclusivamente limitata al cbrdone di Goll: diminuzione nel suo volume e nella quantita di tibre nervose sono due fatti evidentissinii che risallano anche ad occhio nudo. Per I'aumcnto di tessulo interstiziale si differenzia nella colorazione da ijiiello dell' altro lato; e cio e molto accentuato in una zona mediana, parallela alia fessura posteriore che non raggiunge la commessura, e si slarga alquanto in vicinanza della periferia del midollo (fig. 7). Tale aspetto del fascio di Goll si mantiene in tufta la regione cervicale, e per quanto leggcra pure e manifesta anche nel bulbo, nel quale vi corrisponde un impiccolimento del nucleo del fascio di Goll. Queste sono Ie modificazioni osservate microscopicamente; ma ho cre- duto utile spingermi ancora piii oltre nella valulazione delle difterenze di grandezza esistenti tra le due meta del midollo spinale. A tale scopo ho usato di un espediente di misurazione abbastanza semplice. Golla mag- giore esattezza possibile ho eseguito, all'embriografo di His, il disegno di ciascuna sezione, e l'ho riportato sulla carta divisa in mm. q. Ho deter- minate I'area di soslanza grigia spettante ai qualtro corni con due linee sccanti il canal centralc e fra loro pcrpendicolari; di poi ho fatto le somme ilei mm. q. che ricoprivano ciascun corno, ed i cordoni posteriori. In questo modo ho potuto rilevare, almeno approssimativamente, le super- fiei quadrate di dettc parti per molte sezioni della regione lombare, che ho riunite in tre gruppi principalis cioe 1." per l* estremita distale, %° per la parte media, e 3." per il tratto vicino all' estremita prossimale. Dai calcoli necessari per avere la grandezza reale, resultano le se- guenti cifre: i." ennui anteriorc corno posteriore cordone posteriore / lato sinistro mmq. 6. 86 4. 26 5. 02 < » destro > 6. 09 3. 32 4. 09 \ Differenza » 0. 77 0. 94 0. 93 ' lato sinistro mmq. \ » destro » 8. 74 4. 71 (i. 00 8. 04 3. 46 4. 61 \ Differenza » 0. 70 1. 25 1. 33 / lato sinistro mmq. 6. 13 1. 32 7. •_>o \ > destro » 5. 12 3. 38 ."). 66 \ Differenza •• 1. 01 0. 94 1. 54 Da queste cjfre, al le quali naturalmente non intendo dare che un va- lore approssimativo, si possono trarre le segucnti conelusioni: - 169 — V La differenza di superficie tra il corno anteriore sinistro e destro (a tutto vantaggio del primo) raggiunge un grado minore di quel la tra i corni posteriori e tra i cordoni posteriori. 2° II rapporto tra il corno posleriore ed il i'ascio posteriore del lalo sano si mantieie da! lato dove le due parti sorio rimpiecolite. Riassumendo : nel midollo spinale di questo amputato si aveva: nella regione lombare, atrofia del cordone posteriore destro che si prolungava in alto lino albulbo, localizzandosi nel cordone di Goll; l'a- trofia del corno posteriore ed anteriore destro era limitata alia regione lombare; 1'atrofia della colonna di Clarke era molto leggera, e limitata alia porzione piu bassa della midolla dorsale. Perehe appariscano piu evidenti le difierenze esistenti tra i miei re- sultati e quelli di allri osservatori, espongo succintamente e per ordine cronologico i reperti dei principal! e piu recenti ricercatori, senza la pretensione pero di fare una completa ed estesa esposizione bibliogra- fica. (1) Vulpian insieme aPhilippeaux sperimentarono sui conigli l'effetto del taglio dei nervi sciatico e crurale ed ottennero le modificazioni che gia avevano descritto in amputati, vale a dire atrofia della sostanza gri- gia e del cordone posteriore dal lato operate Hay em (1873) ripete que - ste ricerche sperimentali e risconlro prevalente 1' atrofia nei cordoni, e corno posteriore e nelle radici; si localizzava nel corno anteriore al gruppo latero dorsale; ma era molto lieve nelle radici anteriori. In otto casi studiati suir uomo da Dejerine e Major era diminuita tutta la meta del midollo corrispondente al lato amputato. Nel caso di Dreschfeld era il corno anteriore piu atrofico che il posteriore mentre la sostanza bianca e le radici crano normali. Erlitzhy (1880) che fece le ricerche sui cani, ha constatalo atrofia nel corno, cordoni e radici posteriori; deficiente di cellule il corno anteriore. Interessantissimo e il caso pubblicato da Edinger. Si tratla di un individuo con mancanza congenita dell'avambraecio sinistro il cui mi- dollo tra il i.° cervicale ed il 2.° dorsale presentava a sinistra un assot- ligliamento dei cordoni bianchi tranne il fascio piramidale incrociato, del corno posteriore e del corno anteriore con diminuzione di numero ed atrofia delle cellule dei gruppi esterni anteriore e posteriore. L'osservazione di Hay em e Gilbert si discosta da tutte perche al- 1' atrofia della sostanza grigia e del cordone posteriore dal lato amputato, si aggiunge quella del cordone antero-laterale dall' allro lato. Tanto le radici ant. che posteriori erano egualmente lese. (1) La bibliograQa trovasi estesamente esposta nel lavoro del 1' el I i 7.7. i: Sulle modificazioni die avvengono nel midollo spinale degli amputati. Riv. sperim. di Frenialria Vol. XVIII. fasc. 1. 1892. — 170 — Dudley trovo diminuila solo la sostanza grigia dal lalo nmpiitato e degenerate le radici anterior!. Le conclusioni, cui sono venuti Friedlander e Krause dopo l* e- same di otto casi, furono riconfermate poi dagli osservatori successivi. — Essi hanno stabilito i seguenti fatti: nelle fibre nervose non vi e alterazione istologica degenerativa; si ha assoltigliamento del corno posteriore in rela- zione coll'impiccolirsi del cordone posteriore; impiccolimento del corno an- teriore nel suo segmento lalerale dove sono deficienti le cellule del gruppo postero-laterale; diminuzione di numero delle cellule della colou- na di Clarke; atrofia nelle radici posteriori. Homer) ha opcrato cani molto giovani, di poclie settimane, ed ha constatato atrofia nel cordone posteriore, e nella sostanza grigia dello stcsso lato specialmente nel segmento laterale del corno anteriore. Le modificazioni cellulari erano piu spiccate, ma non esclusive, nel gruppo postero-laterale. Diminuite le fibre radicolari posteriori, menlre nell' an- teriori cio non era ben dimostrabile. Riconfermo I' atrofia della colonna di Clarke. A tati resultati le ricerche di Big n ami e Guarnieri aggiungono un impiccolimento del cordone antero-laterale del lato opposto per atrofia del cordone di Gowers. I casi riferiti da Pellizzi sono due: Nel primo si tratta di un individuo morto undici anni dopo l'ainputazione al 1|3 inferiore dell'ome- ro destro, nel quale sono alrofici il corno anteriore, e il posteriore, la colonna di Clarke nel lato amputaio. II gruppo cellulare postero-la- terale e quello maggiormente leso. Nel cordone posteriore e diminuito di volume solo il fascio cuneato, dippiu e diminuito il cordone anteriore del lato opposto, ed anche ridotto il processo reticolare. Nella continuazione delle radici posteriori nel midollo spinale non trova atrofia maggiore nei fasci piu interni, ma ora in questi ora negli esterni. — Per le fibre radicolari anteriori non descrive difterenze. Nell' altro midollo spinale appartenente ad uomo morto dieci anni dopo I'amputazione al terzo inferiore del femore destro, ha riscontralo nel rigonfiamento lombare atrofia del gruppo latero-ventrale del corno anteriore, del posteriore, e della colonna di Clark e; impiccolimento del fascio di Goll, e leggera atrofia del cordone anteriore del lato opposto, e dei fasci di fibre della zona laterale limitante. iMarineseo (I) pubblica due casi, uno dei quali riguarda un uomo che mori venti anni dopo I'amputazione della coscia sinistra. — Egli scrive i he nella regione lombare tulla la sostanza grigia, dal lato amputaio, era (1) Uebei Veraoderung dei Nerven und des Ruckenmarkcs oachAmputationen. Neurol. Cbl. 1892. N. 15. 171 - atrofica; della bianca solo il cordonc posleriore era impiccolito. Questa atrolia verso I' alto scompa'riva e si constatava solo nel cordone di Go II. In quanto alle corna anteriori ha riscontrato le allerazioni piu essenziali nel gruppo latero-posteriore. Fa osservare pern che nella regione sa- crale ed anche lombare l' alterazione non e rigorosamente limitata nel gruppo Iaterale-posteriore poiche una nnmerazione delle cellule dei ri- manenti gruppi del eorno anteriore presenta ugualmente una considerej vole mancanza di esse nel lalo malato. Nella parte superiore della mi- dolla lombare, e nell' inferiore della dorsale si mostrava una diminu- zione numerica delle cellule della colonna di Clarke. Per quanto il tragitto delle fibre radicolari posteriori sia ancor meno conosciuto che quello delle fibre radicolari anteriori, si puo avere con esso la sanzione anatomica, se non di tulte, ma almeno della maggior parte delle modificazioni suddescritte. Edinger dice che nella sezione di un midollo spinale si possono distinguere per le fibre radicolari posteriori due gruppi fra loro di- stinti: uno interno, e 1' altro esterno. Le fibre di questo quasi tutte esili vanno in parte nel eorno posteriore, dirigendosi in alto; la mas- sima parte lermina tra le fibre e le cellule gangliari del eorno posteriore, alcune poi arrivano in vicinanza dell' origine delle radici anteriori in parte dello stesso lato in parte del lato opposto. La zona limite del Lyssauer che ho riscontrala diminuita di volume, si forma merce una speciale disposizione delle fibre piu esterne, le quali penetrate nel mi- dollo piegano dapprima in direzione longitudinale, e nelle sezioni riman- gono tagliate trasversalmente. Dopo breve tratto abbandonano la direzione longitudinale e s' intlettono penetrando orizzontalmente nella sostanza gelalinosa di Rolando. Male fibre radicolari esterne non tutte arrivano direttamente alle loro cellule di origine, ma un certo numero di esse segue nella sostanza gelalinosa un tragitto quasi rettilineo e costituiscono quei fasci bianchi longitudinali, nella sostanza grigia, di Hugenin, siluati tra la sostanza gelatinosa e il resto del cordone posteriore, die io ho veduto diminuito dal lato amputato e che, secondo Hugenin, sarebbero vie di conduzione delle impressioni dolorose. La maggior parte delle fibre del gruppo interno penetrano nel cordone di Hurdach; alcune, in piani della midolla sempre piu alti, sono spostate dalle fibre sopravenienti verso la linea mediana, e arrivano progressivamenle nei cordoni di Goll. Molte invece dopo un breve tragitto longitudinale, con decorso arci- lurme penetrano nella sostanza grigia del eorno posteriore. Una parte di queste fibre arrivano nella colonna vescicolare di Clarke. Aggiungo poi che sccondo Becterew le fibre interne, le quali si mielinizzano al quinto mese della vita intrauterina, avrebbero una doppia lunzione; leune, di- — 172 - relte ai corni anteriori, sarebbero vie di conduzionc pei movimenti riflessi, 1' altre ciie vanno ai fasci di Go II avrebbero una parte impor- tante nella lunzione dell' equilibrio del corpo; mentre 1' esterne esili, e die si mielinizzano poco tempo avanti la nascita, per la massima parte sarebbero vie conduttrici delta sensibilita cutanea. Nel midollo spinale di amputati secondo alcuni e maggiormente alrofico il gruppo interno, secondo altri il gruppo esterno; cosi dalP osservazioni di Ho men ri- sulta maggiormente assottigliato 1' interno; mentre da quella del P e 1 - lizzi, 1' atrofia di questo gruppo coesisterebbe con quella del gruppo esterno. Nel caso da me riferito era prevalente I' assottigliamento del gruppo interno, ed in conseguenza anche di quelle parti del midollo che sono formazione di esso. Infalti lieve era I' atrofia nella zona limile del Lyssauer, nei fasci di Hugenin, derivanti tutti dal gruppo esterno, mentre, scomparse molte delle fibre arciformi del corno poste- riore, ridotto fortemente in grandezza il cordone posteriore, parti che sono costituile da fibre del gruppo interno. (Cont //>(((( i. Giulio Chiarugi, respon.sabile Lezioni Elementari di Anatomia Gen er ale DEL Prof. GIULIO CHIARUGI CON MOLTE INCISIONI NEL TESTO Prezzo clella intiera opera in 4 Fascicoli L. 6, 00 Tip. S. Bernardino Siena Siena 1803, Tip. S. Bernardino oiitore (Pubblicazioni italiane di 2oologia, Anatomia, Embriologia) ^^^^^^> DIRETTO dai J) o 1 1 o r i Glulio ChiaruR-i Prof, di Anatomia amans qbI R. Istituto di Studi Super, ia Firenze. Eug-enio Ficalbi Prof, di Anat. comparata e Zoologist aella It. Uuiversita di Cagliari. Ufficio di Direzione e Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all' a into — Abbiionamentu annuo L. 10. IV. Anno. Firenze, 31 Decembre 1893. N. 10 II 12. SOMIViARIO — BIBLIOGRAFIA: Pag. 173 a 177. - SUNTI E HI VISTE: Cavazzani, Metodo di colorazion i multipla. — Tartitferi, Sail' impregaazione metallica, che si ottiene coll' iposolfito di soda e col cloruro di argento. — Pag. 177 a 179. COMUNJCAZlOiNI 0RI6INALI: A. Mori, Sulla disposizione dell'aitcrie della base dell' encefalo nei mrmali e negli alienati. — E. Giacomini, SuH'ovidiitto dei Sauropsidi. Ricerche istologiche (Tav. I-ll . — A. Cocchi. Contribute, alio studio delle alterazioni di struttura del midollo neg^li amputati, e a qnello deile eterotopie della soslanza grigia del midjilo spinale (Tav. III). (Cont. e fine) — Pag. 179. BIBLIOGRAFIA. I. Scritti a" indole generate. Bianchi S. — Paolo Mascagni. Commemorazione. — Atti d. P. Accad. d. Fi- siocritici di Siena, Serie 4, Vol. 5, Fasc. 5-6, Pag. 271-277. Siena 1893. Camerano L. — Dell' azione dell'acqua corrente e della luce nello sviluppo degli Anfibi anuri. — Vedi M. Z., Anno 4, N. 7, rag. 114. 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Per molte quistioni e notizie cli Zoologia agraria vedi il giornale La Di- fesa dai Parassiti, Milano. — Nel Vol. 3, Anno 3, (Milano 1892) si tro- vano articoli sull' Apicoltura ; sulla Bachicultura; sul Bestiame; sulla Fil- lossera; su molti altri Insetti dannosi all' agricoltura; etc. .... Una interessante enumerazione di molte Pubblicazioni italiane di entomo- logia applicata si trova in : Boll, delta Soc. ent. italiana. Anno 25 , 1893 Pag. 62-80. .... Notizie di Zoologia agraria trovansi in Bollettino di Xotizie agrarie pub- blicato dallaDirezionegen. dell'Agricoltura del Ministero di Ag. Ind. eComin. (Roma, Fill. Bocca^. Nei tre volurai del 1892 trovansi notizie sul Bestiame; sulla Bachicultura; sulla Piscicullura; sulla Entomologia agraria, compresa la Fillossera. .... Notizie di Entomologia agraria trovansi in: Rivista di patologia vegetale. Vol. 1. Padoca 1892. .... Nell' Italia agricola, giornale di agricoltura, Anno 2D. Milano-Piacenza- Bologna, 1892, trovansi notizie di Apicultura, Bachicultura. Bestiame, Fill ssera e altri Insetti nocivi, Vermi parassiti, Talpe, Topi campagnoli, etc. Molti degli articoli sugli Insetti dannosi sono accompagnati da ta- vola. — Ministero di Agricoltura — Apparecchio Durand per distruggere le caval- lette. — Roma 1892. Op- in 8." di pag. 7. — I Parassiti animali del formaggio. — U Italia agricola, Anno XXIX. Mi- lano 1892. — Relatione sui provvedimenti contro la Fillossera attuati nel 1891, presentata dal Ministro ecc. nella tornata del 15 giugno 1892 — Roma 1892. (Con carta delle infezioni). — Contro l'Acaro della vite. — L'Agricolfore di Trento, 1892 e Giornale vi- nicolo italiano, Anno XVIII. — Sul Pidocchio degli agrumi. — Pa Rivista agr. , 1892 ed 11 Picentino Anno XXXV. Anon. — Biografia del Sacerdote Giotto Ulivi [distinto apicultore]. — Torino 1892. opuscolo in 8.° di 15 pag Banti A. — Cocciniglie dannose a piante utili. 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Tartuferi F. — Sull' impregnazione metallica, che si ottiene coll' iposolfito di soda e col cloruro di argento. — Bullettino delle Scie?ize Mediche. Serie 7, Vol. 4, Fasc. 10. Bologna 1893. Vanghettl G. — Nuovo apparecchio per disegnare e fotografare (Iconografo). — Monitors Zool. Ltal., Anno 4, N. 7, Pag. 122-124. Firenze 1893. SUNTI E RIVISTE. Tecnica Istologica. Tartuferi F. — SiuT impregnazione metallica, che si ottiene coll' iposolfito di soda e col cloruro di argento. — Bullettino delle Scienze Mediche, Serie 7, Vol. 4, Fasc. 10. Bologna 1893. L'impregnazione metallica dei tessuti, che propone 1' A., puo ottenersi in due modi: 1. Processo. Imrnersione del pezzo di tessuto freschissimo in una soluzio- ne di iposolfito di soda al 10, 15, 30 | ll(>1* untev po variabile, secondo la gran- dezza del pezzo e la struttura del tessuto, da un giorno a 7, ad 8 epiu. Sono da evitarsi immersioiii molto prolungate. Imrnersione, per 1, 2, 3 o piu giorni, del pezzo, trattato come sopra, in una piccola quantita di acqua distillata (appena sufiSciente per coprirlo), in cui sia sospeso del cloruro d'argento. Temperature della stufa 2B.°-36.o — 178 — Avvenuta la reazione, lavaggio, che pu6 prolungarsi fino a due giorni, in acqua; poi induramento colle solite norme in alcool. 2. Processo. — hnmersione del pezzo di tessuto tolto daH'aiiimale appena ucciso in una soluzione di iposolfito di soda all' 1-2 % per 1-8 giorni, o piu. Immersione successiva del pezzo in una soluzione di iposolfito all' 1 °i0, nella quale sia stato sciolto e posto in eccesso del cloruro d' argento. Temperatura della stafa 26.°-36.° Avvenuta la reazione, lavaggio e induramento come nel primo processo. Le impregnazioni metalliche col nietodo sopra descritto possono ottenersi anche in pezzi di grandi dimensioni, come ad es. in un' intiera cornea di bue. Le sezioni si conservano tanto in damar, che in glicerina. Cavazzani A. — Metodo di colorazionc multipla. — Contributo alia tecnica isto- logica. — La Riforma Medica, Anno 9, N. 201, Napoli 1893. II metodo, che secondo 1' A. si presta nel modo il piu soddisfacente per tutti i tessuti, comunque siano flssati e induriti, consiste: i. Nella colorazione preventive dei nuclei con 1' ematossilina diEhrlich, 2. Nella colorazione col iniscuglio di ematossilina, fucsina acida e orange, 3. Nel differenziamento con 1' acido picrico. Per la prima colorazione e da preferirsi la ematossilina acida dell' Ehrlich esideve preparare secondo le regole indicate dal Kahlden. In qnesto colore le sezioni si tengono piu o mono a seconda dei diversi tessuti e poi si Lavano in acqua, finche abbiano assunfo una tiuta azzurra. Dall' acqua si portano per 1 ip-8 minuti in un m'scuglio a parti eguali di ematossilina acelica c delle soluzioni acquose di fucsina S (acida) e di orange, le quali devono es- ser preparate da qualche giorno e filtrate o decantate al momento di adope- rarle, II potere colorante di questa miscela diminuisce presto fino a scompa- rire dopo alcuni giorni: ma con 1' aggiunta di qualche goccia di acido ace- tico si ripristina in modo duraturo. Le sezioni dalla miscela si trasportano in acqua, dove si trattengono finche non perdano piu fucsina (1x2-1 minuto). Poi per ottenere il differenziamento con 1' acido picrico, si passano nella so- luzione satura di acido picrico nell' alcool assoluto, diluita con due volumi di acqua (processo diAltmann). La reazione di questo liquido, per cui il con- nettivo assume un colorito rosso vivo, e il tessuto rimanente un colore varia- bile, ma di tono per lo piu brun astro, avviene in un tempo che oscilla ordinaria- mente fra pochi secondi e due minuti. Finito il terzo tempo della colorazione non rimane che lavare abbondantemente in acqua le sezioni, disidratarle, d;a- fanizzarle e montarle secondo le regole consuete. II metodo si puo applicare in pezzi inclusi in celloidina e in paraffina ed anche in sezioni attaccate sul vetrino col metodo M ay er. I risultati migliori si hanno con oggetti fissati in sublimato. Le tinte che si otteugono con questa colo- razione multipla non sono costanti per tutti gli element! istologici, ma sono assai caratteristiche per alcuni, come ad esempio, per quelli del tessuto con- nettivo (rosso), del tessuto muscolare liscio (giallo), per le cellule gangliari (bruno), le emazie (giallo arancio) e le fibre nervose (rosso arancio). 1 nuclei si colorano pure in modo diverso e tale da poter dififerenziare i cianofili dagli eritrofili. I nucleoli delle cellule gangliari si tingono in un rosso vivo spe- ciale. Per lo studio della cariocinesi con 1' applicazione di questo metodo si ha poi il vantaggio importante di poter colorire diversaraente le figure cario- — 179 — einetiche ddi diversi elementi istologici. la molti altri organi e tessuti che 1' A. enumeia, e assai utile la colorazione multipla, la quale e pure racco- mandabile per La nefctezza dei contovni, per La vivezza e coutrasto dei colori, qirindo si vo^liano osservare a piccolo ingrandimento preparati di insieme, come si richiede assai spesso in embriologia. Staderini. I>iitutn A n.it miiic » di Firenze, diretto ilal Prof. •('.• 7.- (12) Duret. — Uecherclies. anatomiques sur la circulation le I'eucepliale Jans I'Archives de physiologic di Brown- Sequard etc. (Paris 1S7I. p. 71. (13) Henle. — op. cit. pag. i">.">. (11) Krause. — op. cit. (15) Hyrtl. — op. cit. pag. 778. (10) Gegenbaur. — op. cit. p. 79(3. - i9i - Essa presenta spesso variazione di calibro nei due lati: ora e piu pic- cola dell'ordinario, come ha veduto il Barkow (1) ed il Barbie ri (2) — (in un demenle di 20 anni); — ora, invece, e piu voluminosa. Spesse volte si osserva die la cerebrate posteriore, piccola nel primo tratto, di- viene del volume ordimrio, dopo che ha ricevuto la comunicante poste- riore, la quale, in questi casi, suole essere assai sviluppata. Tale disposi- zione si Irova ricordata dal Barkow (3), dal Dubrueil (i), dal Cruveil- hier (5), dal Barbieri (6), dal Duret (7), dal Krause (8), il quale af- ferma che I' arleria cerebrale posteriore segue inversamente lo sviluppo della comunicante posteriore. Essa puo essere sottilissima, quasi atrofica, ed allora la circolazione del lobo temporo-sfenoidale e falta da un'arteria proveniente dalla caro- tide interna (Oss. 17a degli alienati.) Qualche volta si trova divisa in due grossi rami, e questa divisione suole avvenire poco dopo la sua origine (Osserv. 21.a e 22. a degli alienati). Varieta della carotide interna e sue dipendenze. Oarotide interna. — - Puo presentare una differenza di volume nei due lati. Una volta (Osserv. oia degli alienati) notai che la carotide interna, dopo 1' origine della coroidea, dava alcuni rami, i quali si distribuivano direttamente alia parte anteriore della circonvoluzione occipito-temporale interna. Comunicante posteriore. — Spesse volte quest' arteria acquista un volume molto maggiore dell'ordinario, e questo fatto ora si nota da un sol lato, ora da ambedue. Questa particolarita, che si osserva piu frequentemen- te di ogni altra varieta, fu ricordata dal Morgagni (9), dal Meckel (10), dal Sommering (11), dal Sappey (12), dal Dubrueil (13), dal Gru- (1) Barkow. — citato da llenle. ivi. (2) Barbieri — op. cit. pag. GO. osserv. 8. (3) Barkow. — citato in Henle. (4) Dubrueil. — op. cit. p. 98. e 99. (5) C r u v e i 1 li i e r. — op. cit. vol. 2. pag. 67. (6) Barbieri — op. cit. p. 53. (7) Duret. — op. cit. pag. GS. (8) Krause. — op. cit. ivi. ('.)) Morgagni — De seJibu- et causis morborum - de morhis capitis, lib. I. rap. 30 %. 10 p. 39. Ebroduni in Helvetia 17?'.». (10) Meckel — op. cit. pag- 109 - vol. 3.« (11) Sommering - op. cit. vol. 1 p. 122. (12) Sappey — op. cit. vol. 2.0 el. - I I Dubrueil — op. cit. pag. 98, 99 - - 102 - veilhier (1). dal Barbieri (2), dal Duret(3\ dall'Henle (4), dal Krause (5), dal Beaunis e Bouchard (6), dal Tenchini (7), dal- l'Hyrll (8), dal Gegenbaur '•> . II Giacomini — citato dal Lorn- broso (10) — ha riscontrato sovcnle questa variela nei delinquent!'. L'A n- tonelli (11) a proposito dclla variazionc di questa arteria scrive: « Quari- do una comunicante posteriore e mollo voluminosa, allora dimihuisce il calibro di quel tratto iniziale della cerebrale posteriore, die e com'pre- so tra lo sbocco della comunicante c I' a. basilare, sicche pare die la profonda del cervello derivi da essa ». Questa afTermazione dell'Anto- nelli, pero none vera die in qualclie caso. Essa puo mancare del lutto, oppure essere sostiluita da un artcriuzza, che bene presto si ramifica in piccoli ramuscoli, come a pennello, i quali pero, non servono a chiudere il circolo del Willis. La mancanza totale della comunicante posteriore e siala nolata dal Morgagni (12) dal Meckel (13), che la dice anomalia rarissima, dal Barclay (14), dal Barkow (15), dal Barbieri (16) (in uno slupido, in deliranli ecc.) dal Verga (17), dall' Obersteiner (18), dal Beaunis e Bouchard (19), dall' Hoclistetter (20), dal Giacomini (21) e da Max Flechs (22) in delinquent! , dall' Hyrtl (23) e dal Gegen- baur (24). E stata veduta sostituila da piccoli ramoscelli varie volte anche dal Barbieri (25). (!) C ru veil hie r — op. cit p. (351 * (2) Barbieri — op. cit, pag- 5(5 - osserv. 3 " (3) Duret — op. cit. pag. 08 - (4) Henle — op. cit. vol. 3.0 - pag. 255. (5) Krause — op. cit. ivi. (6) Beaunis e Bouchard — op. cit. libro i° (7) Tench in i (L) — Deli' encefalo umano • pag. 101). (8) Hyrtl — op. cit. p. 788 - (9 Gege nb a nr — op. cit. p. 796, 10 1. 1 a com in i — I- tato dal I i broso nell' opera ricordata - p. 201. (11) Antooelli — En:icl pedia Medici italiana del Va lardi - Art. C rolide pag. 325 (12) Morgagni — op. cit. libr. I. lett. :t. pag. 39. (13) Meckel — op. < it. vol. 3. p. 109. (li Barclay — Descripl. of l'ie art. of. the hum. liody. 15>H, p. 47. (15) Barkow — citato dall'Henle p. 255. (16) B a rbie ri — op i 65, 6 >, 67 (17 Verga - citato d il B i bi ■ i. 66, ossei t, 19.° (18) Obersteiner — citato lal I ul .1 i ir.nluz. ital'ana. 'l''i li e a» ii i s e i; ouchai d. — op. cit. M no I. c ip. 3. (20) Hochstet let — A ru \.n kd I I'hys / ■ 15. p. 396. '-'I Gia c n in i ni — citato dal Lomln so, udaia p. 201. (22) Flechs Max. — Archiv. liii Anatomie nil i»hys. 1886. p. 151. (23) Hyrtl — op. cit. pag. 778. (24) Gegenbaur — op. cit. pag. 796. (.'5) Barbieri — op. cit. pag 04. oss. 16. — 1!»J — Cerebrate media o arleria del Silvio. — Presenla non raramente una differcnza tli volume nci due l*ati, essendo ora piu piccola, ora piu voluminosa dell' ordiaario. l)i questa particolarita fa menzione il Bar- bieri (1) e I'll en le (2). Non senipre nelle sue branchc di divisione segue quella regolarita descritta dagli autori, specialmente dal Duret; ma assai di sovente si nota una asimmetria evidentissima nci due lati, come piu volte abbiamo osservato nci cervelli di alienati. Cerebrate anterior?. — Questo vaso puo olTrirc variazioni nel suo volume. Gosi 1' ho trovata piu volte piccola da un lalo, tal'altra molto svilnppata : raramente una delle cerebrali anterior] e ridotla atrofica. In questo casit il ramo del lalo opposto c assai voluminoso e, giunto sulla linea mediana, nel punlo dove normalmente dovrebbe trovarsi la comu- nicante anteriore, si biforca in due rami, di calibro eguale, dei quali uno si porta alia faccia interna deU'emisfero destro, I' altro dell' emi- sfero sinistro. Ho notato pure una differenza di lunghezza fra le due cerebrali an- teriori, e la differenzi sta in quel I: alio, che corre dalla origine alia comunicanle anteriore. La cerebrate anteriore piccola da un lato fu osservata, a destra, due volte dal Barbieri (3): egli osservo pure una volta il ramo sinistro piu voluminoso dell' ordinario. L' atrofia di questo vaso, ridotto per lo piu ad un sottilissimo fila- mento da un lato soltanto, e stata notata prima di noi dal Somniering (4), dall'ArnoId (5), dal Quain (6), dal Barkow (7), dal Max Flechs (8), dall'Hyrll (9). Pero, ad eccezione del Sommering, tutti gli altri au- tori ricordati osservarono questa variela esclusivamente nel lato sinistro; noi, invece trovammo quatlro volte a destra, due a sinistra atrofica la cerebrale anteriore. Alle volte, al di la della comunicanle anteriore, come ha notato anche 1'Henle (10), il Giacomini (11), l'Antonelli (12) e lo Staderini (13), (ij sommering — up. en. vol. 6 p. i.16. (5) Arnold — Benierk uber deu Bau des Hlrues ect. 1883, tav. 2. (6) 0 ua i n — On. cit. o .. 5H. (] Barbieri — op. cit. pag. (>'> osserv. 17. (2) Ilenle — op. cit. pat,'. 255. (3) Barbieri — op. cit. pag. 56. (-!,) Sommering — Op. cit. vol. 3 p. 123. (5) Arnold — Benifrk uber i (6) Quain — Op. cit. p - (7) Barkow — citato da Ilenle p 255, (8) M ax r' lee lis — Arcliiv. fur Anatomie etc. 1880 p. 151. (9) II yrtl — Op. cit. p. 77v (10) Ilenle — Op. cit. p. 225. (11) Giacomini — Guida alio studio delle circonv. cerebrali. Torino 188*. (12) Anton e Hi — Op. cit. p. 327. (13) Staderini — Op. cit. p. 23. — 194 - un ramo dell'arteria callosa di un lato puo andare a distribuirsi alle cir- convoluzioni dell' emisfero opposto. In generate I' arteria cerebrale anteriore, al di la della comunicante, striscia sul corpo calloso, facendo una curva legg-iera a convessita supe- riore: dalla convessita partono le diramazioni, che si distribuiscono alle circonvoluzioni della faccia interna. Ora talvolta ho notato che, mentre da un lato la distribuzione avveniva nel modo ordinario, dall' altro lato l'arteria si divideva, dopo la comunicante, in due rami voluminosi. L'uno, strisciante su! corpo calloso, veniva a lerminare con poche diramazioni al lobulo quadrato, 1' altro scorrendo nel solco fronto-parietale interno, veniva a formare la legrgiera curva a convessita superiore, da cui, come di solito, partivano le ramificazioni per le circonvoluzioni della faccia in- terna. Comunicante anteriore. — Essa qualche rara volta e doppia, cnme fu osservato dal Meckel (1 ), dal B i c h a t (2), dal S a p p e y (3), dal B a r- kow (4), dal Jarjavay (5), dall' Obersteiner (6), dal Gru veil- hie r (7), dal Krause (8), dal. Giaco mini (9), dal Beaunis e Bou- chard (10) e dal Tenchini (11). Talvolta e doppia solo per meta, cioe nasce da un lato con due radici. Quesla partieolarita e ricordala dal Mec- kel (12) e dall'Antonelli (13). Puo mancare una vera e propria comunicante ed allora le due cere- brali anteriori si riuniscono, si saldano insieme sulla linea mediana for- mando un ramo unico, che dopo un certo tratto, di lunghezza variabile, torna nuovamente a biforcarsi. 11 Barkow (14), il Dubrueil (15), il Bar- bieri (16) e il Beaunis e Bouchard (17) hanno fatto mcnzione di que- sta varieta. Altre volte essa e ridolta ad un Bio sottilissimo, come ricorda anche il Barbieri (18). In un caso (osserv. 10'1 degli alienati) nolai la presenza di due co- (1) Meckel — Op. cit. vol. 3 p. 111. (2) Bichat — citato dal Testut — Anatomia traduzione italiaua. (3) Sappey — Op. cit. vol. 2 arlerie. (I) Barkow — in Ilenle p. 255. (5) Jarjavay e (0) 0 l> ersteine r — Citati dal Testut -- Anatomia, trad, ita liana. (7) Cruveilhier — Op. cit. p 650. (8) Krause — Op. cit. i'.m i; ia co ii) i ii i — citato dal Lombroso neW opera ricordata, p 201. (10) I! eaun i s e Boa chard -- op. cit. lib. i cap. 3. (II) T e n ch in i — Op. cit. pa;;. 108 (12) Meckel -- Op. cit. vol. 3. pag. 111. (13) Anion el li -- Op. cit, pag. 3°7. (14) Barkow -- in Uenle pag. 225. (15) Dubrueil -- Op. cit. pag. 98-99. (16) Bar b ieri - Op. cit. p. 56 57 osserv. 3. 4. (17) Beaunis e Bouchard*- Op. cit. ivi. (IS) Barbiuri — Op. cit. pag. 67 osserv. 20. — 1U5 — municanti auteriori, riunite da nn rarao trasversale, come la diagonale di nn quadrilatero. In alcune delle nostre osservazioni abbiamo veduto che dalla eomu- nicante anteriore, oltre i due rami callosi, I'uno per il lato destro, I'allro per il sinistro, si stacca un vaso mediano, assai voluminoso. Questo ramo si porta dall' avanti all' indietro, dopo aver girato, in- torno al ginocchio del corpo calloso ; striscia sulla faccia superiore di esso, lungo la linea mediana e, giunto tra il terzo medio e il terzo posteriore del corpo calloso, si divide in due tronchi, uno per l'emisfero destro, 1' altro per il sinistro. Questi si suddividono poi in rami molte- plici, che vanno a distribuirsi al lobo parietale o quadrilatero. Questa varieta, assai rara, e ricordala dal Barkow (1), e fu trovata una volta sola dal Barbie ri (2), c dal Gi acorn in i (3), che la dice molto sin- golare, e due volte dallo Staderini (4) in due pazzi. A questa arteria soprannumeraria si potrebbe dare il nome di arteria mediana del cor- po calloso, o calloso-mediana. AHe volte questo ramo e appena accennalo: altro volte invece die dalla comunicante anteriore ha origine da una delle cerebrali auteriori: ma per il decorso e per la regione, a cui va a distribuirsi, deve qualiticarsi per la mediana del corpo calloso. IV. Quale corrispondenza esiste tra le variate disposizioni che abbiamo descritto nelle arterie cerebrali dell'uomo e le disposizioni che si incon- trano normalmente nei vertebrati ad esso inferiori ? Le osservazioni di Anatomia comparata sulle arterie cerebrali sono cosi scarse ed incomplete, che non ci permettono ancora di fare uno studio esatlo, come 1' imporlanza dell' argomento lo richiederebbe. Solo in questi ultimi anni son comparse alia luce alcune monografie sulla cir- colazione cerebrale dei mammiferi, dalle quali cercheremo di trarre tutto quanto si altiene al nostro argomento. « La disposition des arteres de la tete — aveva detto Milne Edwards (5) — est en general au peu prcs la meme dans toute la classe des mammiferes ». Infatti l'appareechio circolatorio in questi ani- mali superiori e sempre costituito sopra un piano medesimo, piano che (1) Barkow — citato da Heule. p. 255. (1!) Barbieri — op. ctt. p. 61 — osserv: 11. 0 (3) Giacomini — op. cit. pag. 183. (1) Staderini — op. cit. pag. 23. (5) Milne Edwards — Lemons sur la physiologic et I'anatomie compared de I'homme ei des ani- maux. Paris 1858 — torn, troisiem: p. 531. - 106 - si modifiea perfezionandosi coll' ascendere nella serie zoologica. Ma e un fatto innegabile, e die resulta evidente anche dai pochi sfcudi die sono stati falli, come certe forme, die nell'uomo si trovano per anomalia co- stituiscano la forma lipica e permanente negli animali a lui piu vicini. Abbiamo trovato, nelle nostre osservazioni, la basilare dar luogo alia formazione di una specie di isola, dovuta alia sua divisione in due rami, che ben presto nuovamente si ricongiungono. Nel cavallo, « subito al davanti della protuberan.za anulare — scrive lo S t a d e r i n i (I ) — il tronco basilare si divarica in due rami non sempre uguali per volume, i quali si riuniscono dopo breve tratto limitando cost una fig ura ovalare col diametro maggiore diretfo in senso longitudindle. » La cerebellare inferiore e posleriore, come abbiamo veduto, puo na- scere dal tronco basilare, invece che dalla verfebrale. Questo modo di originarsi e stato descritto dallo Stader ini (2) nella pecora, ed an- che per lo C h a u v e a u (3) le cerebellari posteriori, nel cavallo, « nais- sent ordinairement du tronc basilaire ». La cerebellare superiore unita ad altri rami accessorii si riscontra in verlebrati inferiori all' nomo. Cosi lo C ha uve an (i) ricorda che quest' arleria e accompagnata, nel cavallo, da uno o due altri rami, e lo Stader ini (5) ha pure notato questa disposizione nella pecora e nel cavallo. L' originc della cerebellare superiore dalla cerebrale posleriore fu osservata alle volte nel cavallo dallo Ghauveau (6): questo fatlo sarebbe costante negli equini secondo gli ultimi studi del T e n c h i n i e Neg.rini (7). La cerebrale posleriore, assai frequentemente, nasce neH'uomo dalla carotide interna. Questa disposizione si troverebbe costantemente negli equini, secondo il Tenchini e Negri n i (8), per i quali « le ce- rebrali posteriori, nel cavallo, tengono il posto dejle omonime e delle comunicanti posteriori, che si hanno nell'uomo »; per lo S I a d eri ni (9), invece, la comunicante posleriore, moltissimo sviluppata, darebbe questa apparenza, ma la cerebrale posleriore avrebbe la sua origine dalla ba- silare. (I) Staderini — Ricerche anntomo-comparative ecc. Siena 1889. p. II. (2 Sta (I erini — op. cit. p, 10. (3) Chaveau a Arloing — Traitd d'anal larace des an maux domesliguej - Pa Is is7 p. 616. (4) Chaveau — op. cit. p. 616. (5) Stader ini — op. cit. p. 10 e 14. (fi) Chaveau— op. cic. p. 616. (7) Tenchini e Negrini — Sulla corteccia cerebrate degli equini c bovini - Parma 1889 p. 218. (8) Tench i n i e N eg ri n i — op. cit. p. 218, (9) Stader ini — op. cit. pag. 12. — 197 - Nella pocora quest' arleria puo avere indifferentemente le due origini, secondo quello die afferma lo S t a d e r i n i (I). Nei bovini, lo afferma il Tench ini e Negrini (2) e negli altri ruminanti, come ha veduto lo Ghauveau (3), la cerebrale poste- riore nasee dalla rete mirabilis, die corrisponde alia carolide interna. In qualche caso osservammo la cerebrale posteriore dividers! in due grossi rami subito dopo la sua origine: quesla particolarita e stata os- servala nel cavallo, « in cede circosianzc », dal Negrini e T e n- chini (i); per lo Staderini (5) questa divisione della cerebrale posteriore, poco al di fuori della anastomosi coll a comunicante posterio- re, avviene di regola. In una delle nostre osservazioni abbiamo riscontrato la preseaza di due cerebrali posteriori per lato; una piu voluminosa, che nasceva dalla carotide interna, V altra assai piu piccola dalla basilare: esse erano riu- nile fra loro da un breve e sotlile ramo arterioso. Identica osservazione fu fatta dallo Staderini (6) nel cavallo. La comunicante posteriore spesse volte si presenta nel!' uomo di ca- libro maggiore dell' ordinario. Questo fatto si trova coslantemente nella pecora, nel cavallo e nel gatto, secondo lo Staderini (7). Riguardo alia cerebrale media abbiamo notalo la sua irregolarita nel modo di diramarsi: anche nella pecora le arterie silviane « sotio sempre per la loro disposizione molto irregolari e non sarcbbe certamente pos- sible fame una descrizione particolareggiata (Staderini) (8) — : la me- desima osservazione si pud fare riguardo al cane (Staderin i) (9). Comunicante anferiore — Negli alienali abbiamo trovato spesse vol- te quest' arleria doppia. Nella pecora « I'arteria cerebrale anteriore — mi serviro delle stesse parole Hello Staderini (10) — abrevissima di- stanza dalla sua origine e riunita a quella del lato opposto per mezzo di due o ire delieati} brevissimi flletti anastomotic}, diretti trasversalmen- te, che stanno evidentemente a rappresentare V arleria comunicante an- teriore del circolo del Willis. » In una delle nostre osservazioni abbiamo veduto le due cerebrali an- teriori convergere sulla linea mediana e riunirsi a pieno canale formando I ta fieri n i — op. cit. pag. '■"•. 2) Tencliin e Negriui — op cit. pag. 812. (3) C li aveau — op I) S egr ini e T e nch in i — op. cit. pag. 218, (5 Staderini — op. cit. pag. 13. >; tader i n i — op. cit. p. II. I?) Staderini — op. cit. p. 5. 12. 18. si Staderini — op. cit. pag. 8 I'J) Staderini — up. cit. pag. 17. (10) Staderini — op. cit. pag. 8, 198 un vaso unico: questo vaso ben presto si divideva nuovarnente iu due ra- mi, che andavano a distribuirsi alle cireonvoluzioni della faccia interna dei due eraisferi. Tale disposizione, descritta prima dal Barkow (1), che trovo V a- nalogia coll' Ursus arctos, e normale nelle scimmie (Semnopytecus e Cercopitecus), secondo gli studi dello Stad eri n i (2): come pure e il fatto costante nel cane, nell'asino e net cavallo, per quanto si rileva dalle osservazioni dello Ghauveau (3), dello Staderini (i), del Tenchini e Negri ni (5). Nel cavallo lu Irovata la presenza di una vera comu- nicante anteriore, come nell'uomo, in un caso dello Staderin i (6) e in uno del Tenchini e Negrini (7). Cerebrali anteriori — In varie osservazioni riscontrammo la cere- brale anteriore di un lato ridotta ad un sottilissimo filamento , quasi atrofica: quella del Into opposto, in questi casi, era invece voluminosissi- ma, si divideva in due rami sulla linea mediana e suppliva cosi alia defieenza di irrigazione sanguigna. Nel cane « tra le diverse osservazio- ni— scrive lo Staderini (8) — mi occorse di notare la seguente varieta. Sid lato destro la cerebrale anteriore, normale per la sua origi- ne c per ilsuo andamento, era assai piii sviluppata che d'ordinario, e giunta al davanti del cliiasma nella scissura inter emisf erica si divi- deva nel penetrare tra i due emisf eri nelle due arterie callose, che si di- stribuivano nel modo consuelo. Dal lato sinistro siaveva in luogo della cerebrale anteriore soltanto un piccolo ramo, che si distaccava indietro dalla carotide e con direzione rettilinea percorreva la faccia inferiore del lobo olfattivo alia quale si distribuiva: era riunito al davanti del chiasma coir arteria cerebrale anteriore delValtro lato. » Alle volte un ramo dell' arteria cerebrale, come abbiamo veduto in due alienati, incrocia il corpo calloso e passa nell'emisfero opposto. Que- sto fatto si verifica sovente nei bovini, come ricordano il Tenchini e N e g r i n i (9). Con una certa frequenza abbiamo riscontrato nel cervello di alienati la presenza di un ramo aeeessorio, che abbiamo chiamato arteria me- diana del corpo calloso. Questo vaso, originatosi dal punto mediano (1) Barkow — Schlagadern der Saugetliierc, 1866. (2) Staderini — op. cit. p. 19. (3) Chaveau — op. cit. 619. (4) Staderini — op. cit. p. 12 e 15. (5) Teachini e Negrini — op. cit. pag. 212. (6) Staderini — op. cit. pag. 14. (7) Tenchini e Negrini — op. cit. pag. 112 note. (8) Staderini — op. cit. pag. 17. (9) Negrini e Tenchini — op. cit. pag. 215. tav. 42. — 199 — della comunicante anteriore, con una curva a convessita anteriore si porta nella fnccia superiore del corpo calloso, che pcrcorre dall' avanti all' indietro. Giunto fra il tcrzo medio e il lerzo posteriore di esso, que- st' arteria si biforca in due rami, che, suddividendosi ancora, vengono a distribuirsi al lobo quadrato di destra e di sinistra. Tale disposizione, forse, potrebbe ritrovare la sua omologia nel Otocephalus, omologia che non mi sembra strana, quando penso che nei due casi identico e il terrilorio di distribuzione. Nel Cynocephalus. infatti, l'arteria del corpo calloso, dopo che si e originata per la riunione delle due cerebrali anterior!, « rimane indivisa in tutto il suo tragitto — come scrive lo Staderini (1) — fmo al cercine del corpo calloso : di qui con due rami ierminali, uno per lato, si prolunga ancora indietro fhio alia scissura perpendicolare in- terna, nella q'lale penctra con qualche branca secondaria. » Gli altri rami che nascono lungo il decorso dell' arteria callosa forniscono tutta quella parte della superficie interna, che sta al davanti della scissura perpen- dicolare. Da queste poche note di anatomia comparata si rileva dunque che le varieta delle arterie dell'encefalo umano corrispomlono a disposizioni co- stanti in vertebrati inferiori. A determinare il valore morfologico delle anomalie possibili ad incon- trare nelle arterie cerebrali, non ci soccorrono precisi dati embriologici. Ci sembra peraltro che possano utilmente essere applicati alio studio anatomico di questo distretto vascolare i fatti che sono stati presi in esame per la spie- gazione di altre anomalie arteriose. II G i a c o m i n i — come ricorda nel suo lavoro sulla « Prematura divisione dell 'arteria omerale » ed alcuni altri osservatori, hanno notato che in stadi precoci di sviluppo, innanzi che siano comparse le principal! diramazioni arteriose, si trovano sparse per ogni dove delle reti vascolari, costituite da numerosi e sottili vasi sanguigni. I vasi del terrilorio periferico « non si sviluppano a mo do di un albero, il cui tronco precede le branche, e queste i rami, come scrive il Sappey (2): ma si sviluppano dalla periferia verso il cen- tro: i rami precedono le branche, queste precedono i tronchi. » Du- rante lo svolgimento dell' embrione molti di questi fini ramuscoli si ridu- cono, si obliterano, e vanno man mano scomparendo; altri invece, au- (1) Staderini — op. cit' pag. 12. (k) Sappey — op. cit. vol. 2 [-. 51 1. - 2u0 - menlano di volume, prendono nuovi rapporli colle parti circostanti, mandano propaggini nuove, finche per evoluzione conlinua e progressiva si fciunge alia forma definitiva, die si fissa e si fa permanente. Ma prima di giun- gere al termine della sua organizzazione perfetta, la rete vascolare e dovuta passare a traverso a tanle fasi transitorie, a lanti stadi intermedi, sladi inter- medi che rappresentano il fatto morfologico completo e costante nella serie zoologiea. On noi possiamo supporre, che in determinate circoslanze du- rante lo sviluppo embrionale la rete vascolare sia disturhata nel suo decorso progressivo, per cui le trasformazioni successive di essa non seguiranno piu I' andamento ordinario. Cosi, pertanto, puo accadere che alcuni ramu- scoli, destinati a scomparire, proseguano, invece, il loro accrescimento e si facciano permanenti: alio ra il ramo principale della rete, non aequislera piu il volume ordinario, e si slabiliranno nuovi rapporli per la legge di adatlamento. Cosi puo avvenire che il ramo, il quale normalmente devc svolgersi e costituire tulla la circolazione di una data regione, si arresli nel suo svolgimenlo: allora altri rami della rete si avranno in compenso per riparare alia deOciente irrigazione sanguigna: allora, percio, sorgeranno le varie e diverse anomalie, diverse a seconda della fase, in cui si Iro- vava T embrione, quando fu sorpreso dal momento etiologico, che modi- fico la normale evoluzione. VI. Fin qui abbiamo studiato le arterie dell' encefalo dal Into puramenle anatomico, senza preoccuparci degli individui, sui quali le noslre osser- vazioni furono islituile. Ma a queslo punlo si affaccia alia mente nostra questa domanda. Le anomalie dei vasi arteriosi del cervello si trovano esse relativamente pin frequenti negli alienati o nei normal i? Da un riassunto numerico eseguito risulta evidente la sproporzione che passa fra le anomalie arleriose, che si riscontrano nei normali c nei pazzi. Infalti su 35 alienati abbiamo trovalo in 32 individui varietd nolle arterie cerebrali, in uno soltanto varieta delle cerebellari: due volte il reperto anatomico fu negativo. Invece nei cadaveri di individui, che in vita non furono soggetti a disturbi psichici, in 13 casi si presentarono anomalie nei vasi del cervello, 0 in quelli del cervelletto, e 13 volte la sezione nulla ofl'ri di notevole. x\Ia la sproporzione risalta ancora piu evi- dente, se noi tralasciamo di considerare le variazioni localizzate alle ar- terie del cervelletto, perche, in verita, a queste non puo essere attribuita troppo grande importanza, quando si pensi che esse consislono o in modifica- zione di volume non molto notevole, o in precoce divisione delle varie Jjranche, o in asimmetrie di origine nei due lati. Allora 35 alienati avreb- — 20t — bero offerlo anomalie in 32 casi, c in 3 I'esanu anatomico sarebbe riu- scito negalivo; 35 normali, invece, avrebbero ilato 13 casi con anomalie, e 122 casi con reperlo ncgativo. Se poi noi prendiamo a sludiare aceuratamente in die cosa consi- slano 1(3 particolarita delle arterie proprie del cervello, che abbiamo messo in evidenza sia negli alienati, sia nei normali, un altro falto ancora vena a richiamare la nostra attenzione. Nei normali le variazioni piu frequen- temente notate riguardavjino differenze di calibro, in piu o in meno, nolle arterie comunicanti posteriori. Nei pazzi piu volte fu nolata la coesislenza in un medesimo cervello di molleplici anomalie arteriose e spesso que- sle si presenlarono cosi gravi da dover far sentire la loro inlluenza sulfa circolazione cerebrate. Nei nostri alienati died voile abbiamo de- scrilto la cerebrale posteriory cbe nasceva dalla carotide interna; abbiamo nolalo cinque volte la mancanza della comunicantc posleriore ; nove volte la comunicanie anteriore doppia: cinque la presenza di un' arleria accessoria del corpo oalloso, ed allre anomalie, inline, abbiamo ricordato, le quali, ad eccezione della prima variela, non furono riscontrale mai nelle osservazioni noslre su cadaveri di soggetti normali. Possiamo, pertanto, concludere che fra i pazzi ed i normali non solo esiste differenza numerica nelle variazioni delle arterie cerebrali, ma clie esiste ancora differenza grande nell.i importanza di queste forme, che deviano dal tipo ordinario , presentandosi le anomalie piu gravi con maggior frequenza nei pazzi. Sebbene il numero delle osservazioni da me istituite non sia certo molto rilevante, pure credo che la mia con- clusione non sia troppo precipitata, quando ricordo che « il valore po- sitive, come scrive il Ferri , comincia subito colle prime osserva- zioni ». VII. Da quanto siamo andati fin qui e*ponendo tre fatti resultano evidenti: I." Le arterie della base dell' encefalo presentano spesso variazioni dal tipo normale. II.0 Queste varieta sono generalmente la riproduzione di un tipo, che e normale in vertebrati inferiori all' uomo. HI.0 Le anomalie delle arterie encefaliche sono piu frequenti e in genere di maggiore entita nei pazzi che nei normali. Se le anomalie delle arterie cerebrali possano essere considerate come indi/.io di un turbamento che abbia avutj luogo nello sviluppo dell'organo encefalico, potranno decidere ulteriori osservazioni, alie quali spettera an- - 202 — die di valutare I' influenza che le anomalie stesse sono alia loro volta capaci di esercitare sullo sviluppo e sulla nutrizione dell' encefalo. Sara allora il caso di decidere in qual senso e per qual motive abbia impor- tanza la maggior frequenza e gravita delle anomalie delle arlerie del- 1' encefalo nei pazzi. Sull'ovidutlo dei Sauropsidi (1). Ricerche istologiche DEL DOTT. ErCOLE GlACOMINI Settore nell'lslituto anatomico ill Siena. (Con tav. 1—11} Se oggi, grazie alle ricerche in « Contribuzione alTistologia dell'ovi- dotto dei Sauropsidi » pubblicate, pochi anni or sono, dalla signora Maria Sacchi negli Atti della Societa italiana di Sclenze naturali, ed ac- colte con molto favore in alcuni trattati di anatomia comparata e zoolo- gia, non vi ha pin, certamente, chi col Balbiani5 voglia ripetere che nei Rettili e, specie, negli Uccelli « la structure histologique de I' ovi- ducte est fort mal connue »; non vi puo tuttavia essere chi si periti di af- fermare che le nostre conoscenze intorno all'argomento siano cosi estese e precise da permetterci un giusto concetto intorno alia prodnzione dei secreti forniti daU'ovidutto dei Sauropsidi. — Qual'e la costituzione delle cellule secernenti ? Quale il meccanismo di secrezione ? Gome giunge il secreto dalla parete mucosa nei lume dell'ovidutto ? E verosimile che il prodotto di secrezione si faccia strada attraverso a piccoli vani intercel- lular!? Quale struttura possiede I'epitelio di riveslimento della mucosa? Ecco una serie di domande che noi possiamo ancora rivolgerci dopo la lettura del lavoro della signora Sacchi. Ed in vero, T osservatrice non si trovo in grado di risolvere tali quesiti a causa del metodo di studio adoprato: I'esame a fresco, I'indurimento ncll'alcool, le preparazioni in gli- cerina sono buoni mezzi di ricerca, ma non bastano, net caso nostro, a porre in evidenza molte delle particolarita di struttura che facilmente si sottraggono anche ad un attento esame. (1) Delia preeente memoria in data oomonicaBione proventiva alia 7?. Accad. dei Fisioerttici nei'.' rliuianziv ordinaria del 28 Gingno 1893. - 20:; — D' altra parte, non e ancora definita la queslione, gia lungamente di- battuta, che concerne la fonnazione degli involucri accessori nelle uova dei fSaurops'di. Se presentemente non viene piu da alcuno ammessa I'ati- tica opinione di Meckel1'5 e di La ndois:i;\ secondo la quale sarebbero enlrate a far parte delta membrana testacea e del guscio caleareo porzioni della mucosa e persino della parete muscolare dell' ovidutto; v' e pur sempre chi considera gl' involucri accessori delle uova quali organism i che si accrescono e non quali apposizioni meccaniche dei secreti dell'ovi- dutto, come ad altri sembra piu giuslo ritenere. Mentre le osservazioni del Nasse48e del Blasius9 riuscirono ad abbattere quasi d'un tratto le vedute del Meckel e del Land o is ; le esperienze del T arch an off01, le ricerche della Sacchi non valsero a modificare I'avviso del Nathu- sius51 il quale, in un suo recentissimo lavoro riguardante lo sviluppo del guscio caleareo e della membrana testacea dell' uovo di Gallina nell'ovi- dutto, torna a sostenere la sua antica ipotesi concludendo che « die Hiillen des Vegeleies ein gewachsener Organismus sind , und zwar ge- wachsen aus der Anlage, welche schon die Hiille des Eierstockeies bot, also aus der Membran, mit welcber der Hotter den Follikel verlasst », quantunque cio non escluda che « die StofFe zum Aufbau dieser Orga- nismen selbstverslandlieh vom Eileiter geliefert werden ». La membrana testacea, che e pure « ein in und aus sich wachsenden Organismus », si accresce, secondo la supposizione del Nathusius, per nuova forma- zione di fibre alia faccia interna di essa non all'esterna. Anche nell'al- bume ha luogo un processo di sviluppo. II guscio caleareo e la cuticola che lo riveste esternamente esistono gia in forma di rudimenti nelle uova non perfette. L'insieme degl' involucri rappresenlerebbe, adunque, una parte vivente, inseparabile, della cellula uovo alia quale e organicamente collegata e si organizza con la vitale cooperazione della medesima. Parimenti Gegenbaur26 emise l'ideache le membrane accessorie del- T uovo derivino da queir involucro con il quale Tuovo maturo lascia il follicolo. La membrana vilellina (zona pellucida) che, stando all' ipotesi del Nathusius, dovrebbe notevolmente modificarsi e scomparire in seguito alia fonnazione dell' albume e del guscio, nei quali essa si evolve, fu invece dal Duval'-1 ritrovata con le sue caratteristiche anche dopo iniziato lo sviluppo del' embrione. Milne-Edwards47 ed Agassiz1 non vanno tanto ollre come il Nathusius, ma nemmeno si schierano fra i sostenitori della semplice teoria rneccanica, tendendo essi a riconoscere che gli involucri accessori, seb- bene traggano la loro soslanza dai prodotti di secrezione dell' ovidutto, si coslituiscono e crescono come parti organizzate viventi. - 204 - Che le produzioni accessorie, destinate in parte alia nutrizione in parte alia difesa dell'embrione die si sviluppa nelle uova deposle dai Sauropsidt, debbano riguardarsi cnmc produzioni periplasliche apposte meccanicamente al tuorlo che atlraversa I'ovidutto, e fermamente creduto c 1 alia maggioranza degli autori, quanlunque molte e disparate siano le ipotesi emesse, onde spiegarsi la formazione dell' albume e del guscio, sia membranoso sia calcareo. Io mi risparraio per ora di enumeraiie, poi- che non mi manchera I' occasione di rammeritarle piuavanti. Del resto, damlo unosguardo ai lavori del Cos te17, del Lereboullet39, del Nasse, del Blasius, del Loos43, della Sacchi, a quantoci riferiscono il Leu- ckart41 ed il Leydig+2,a cio che Irovasi riportato dall'Hoffmann e dal Gadow in Bronn's Klassen mid Ordnungen des Thier-Reichs, riesce facile persuadersi die noi siatno ancora ben lungi dal possedere, come io diceva in principio, un' esatta idea sul meccanismo che presiede alia formazione degli involucri accessori, i quali pur furono cosi accuralamente studiati nella loro intima struttura e nelle loro proprieta fisico-chimiche da farci desiderare poco di piu a tale riguardo. II Tarchanof f, riprendendo le ricerche di Valenciennes e F r e m y w, di J o h n 1) a v y 19 giunse a stabilire che in generate 1'albmni- na degli Uccelli con prole precoce gode di proprieta fisico-chimiche diverse da quelle presentate dall' albumina degli Uccelli con prole inetta. A que- st'ultima albumina la quale coagula piu difficilmehte all' azione del ca- lore e, coagulata, rimane trasparente con aspetto vilreo, la quale e assai piu presto digerita e convertita in peptone, da V autore la denomina- zione di tataalbumina (Tataeiweiss) per distinguerla dall' allra albumina ordinaria che egli chiama semplicemente Eiweiss. La tataalbumina si converte in albumina ordinaria durante lo sviluppo del gernie, nmane invece stabile nelle uova non fecondate, sicche potrebbe mcritare anche il nome di protoalbumina (Eiprotoalbumin). — In che cosa risiede la causa di simili dilferenze? E in connessione soltanto con altre cause fi- siologiche, ancora poco note, che distinguono gli Uccelli con prole pre- coce da quelli con prole inetta, o dipende insieme da una diversita di struttura anatomica dell' apparato glan lulare secernente 1' albume nelle due divisioni di Uccelli? 11 Tarchanoff richiama I'attenzione sull'in- teressante questione, avendo provato che tanto ('albumina ordinaria quanto la tataalbumina si secernono gia dall'ovidutto con le loro proprieta speciali. Garatteristiche simili a quelle della tataalbumina olTre 1' albume delle uova di Tartarughe, ed il naturalista arelino Giovanni G a 1 d e s i13 fin dal 1687 faceva notare che « la chiara » di queste uova « riman semprc quasi liquida, e non s' assoda mai, » anche con la cottura in acqua bol- lenle, come fu successivamenle comprovato da altri ricercatori (Goste). — 205 — In cio die precede, si contengono le ragioni dalle quali fui indotto a rivolgere le mie indagini sopra I' ovidutto dei Sauropsidi, alio scopo, particolarmente, di studiare con la maggiore accuratezza possibile le sue parli secernenti, ricorrendo a I sussidio dei migliori mezzi di osservazione che oggi ci offre la tecnica inicroscopica, e di contVontare i miei risul- tali con quelli ottenuti sinora da altri osservatori, convinto die soltanto per questa via sarei giunlo, se non a vedere qualche cosa di nuovo, al- meno a dare una base piu solida al gia nolo intorno all'argomento. Materiale di studio. Era mia prima intenzione di estendere la ricerca ad un numero piul- tosto grande di specie appartenenti a vari ordini, ma per le difficolta in- contrate nel procurarmi un materiale di studio adatto alio scopo prefisso, mi vidi costretto a limitare le mie osservazioni a poche specie tra le piu comuni. Ebbi cura di scegliere Ira gli Uccelli alcune specie con prole precoce [Gallus domestieus Briss., Meleagris gallopavo Lin., Anas bo- schas Lin.) altre con prole inelta (Columba livia var. domestica Lin., Turtur risorhts Sws.), affine di rilevarne le evenluali differenze. Tra i Rettili non potei avere a mia disposizione che femmine di Testudo graeca Lin., per i Cheloni; di Lacerta muralis Merr., L. viridis Lin., L. ocellata Baud., Seps chalcides Cuv. Bp., Anguis fragilis Lin., Pla- tydadylus muralis Dum. Bibr., per i Sauri; di Vipera aspis Merr., Za- menis viridiflavus Wagl. , Elaphis quaterradiatus Gm., Tropidonotus natrix Gesn., Coronella austriaca Laur., per gli Ofidi. Esaminai ovidulti alio stato di attivita, alio stato di riposo, ovidulti durante il tempo della gestazione e dopo la deposizione delle uova, e linalmente ovidulti in via di sviluppo- Metodo di studio. Non sentii il bisogno di escogitare metodi speciali per le mie ricerche. I mezzi che al presente si pongono comunemente in uso per 1'esame mi- croscopico di epiteli rivestenti le superlici mucose, di elementi ghiando- lari, corrisposero soddisfacenlemente al mio scopo. Sotloposi all'osserva- zione sempre materiale freschissimo lolto daU'animale appena ucciso. In ogni caso alio studio delle sezioni feci precedere 1'esame a fresco delle diverse porzioni di ovidutto sia per dilacerazione, con o senza liquidi di aggiunta, sia per dissociazione dopo macerazionc in alcool al terzo (Ran- vier) o in liquido di Miil ler allungato, e colorendo succcssivamente con i colori di anilina piu indicati al caso. Per la lissazione e PindurimentQ - 2C6 - mi servii dell'alcool assoluto, della soluzione satura di aeido picrico, del liquido del Kleinenberg, del liq. di M filler, della miscela eromo-ace- tica, della soluzione satura di bicloruro mercurico addizionata di acido acetico, dell'acido osmico o in soluzione od in vapori, e finalmente mi servii con preferenza del liquido di F lemming e del liq. di Hermann che meglio di tutti gli altri reagenti riuscivano a darmi preparazioni as- sai dimostrative. Per la colorazione delle felte, otlenule dai pc-zzi inclusi o in paraf- fina od in celloidina, mi valsi in parlicolar modo deU'emalossilina e dei piu convenienti colori di anilina, di doppie colorazioni con safranina ed ematossilina, con emalossilina ed eosina, procedendo poi alia montatura in glicerina od in resina a seconda dei casi (1). Non rifiutai il soccorso dei tagli in serie che mi agevolo grandemente lo studio di certi tratti intermedi tra una porzione e I'altra dell'ovidulto. Esposizione delle ricerche e dei loro resultati. Riportero in un primo capitolo le osservazioni suH'ovidutto degli Uc- celli, in un secondo diro partitamente di quelle suH'ovidutto nei tre or- dini di Rettili; faro preoedere, all'uno ed all'altro, brevi cenni storici che raccolgano quanto fu veduto da precedent'! osservatori, e giovino al con- fronto da istiluire con i resultati che verro traendo dalle mie ricerche. U C C E L L I. Sebbene gia Aldrovandi 2, Regner de Graaf -s ed altri avessero parlato di quel tratto genitale femminile piu sviluppalo, cioe dell'ovidulto sinistro, negli Uccelli, devesi giungere al Tiedemann62 per trovarne un'accurata descrizione con la quale vengono in esso dislinte, come sin- gole porzioni, l'ovidutto con 1' iafundibulum, l'uterus e la vagina, com- poste ciascuna di un esterno rivestimento peritoneale a cui susseguono una membrana muscolare, una membrana vasculare e la mucosa interna. La strultura ghiandolare della mucosa e specialmenle rammenlata da Span- genberg58 che descrive minulamenle 1'apparalo genitale della Gallina. Cuvier ls e Gurlt30 non aggiunsero nulla di nuoyo. Verso la parte inferiore deH'ovidutto fu dislinlo da Coste l7 un breve tratto in cui le pieghe della mucosa si elevano assai poco in confronto alle parti situate superiormenle ed inferiormenle. II Coste ammise spe- i Molto mi attenni oi metodl posti in pratica da] Bizzozero aeUe sue ricerche •• Salle ghiandole tubulari del fcnbo gastro-en1 iripo <■ sui rapporti del loro epitelio coll' epil »lio di rivesti' mi,'iito della mucosa ». — 207 — ciali glandule per la sccrezione dei colori. La membrana testae non sarebbe per il Coste chimicamente differente dall' alhume coagulato, e come tale era gia stata riguardata dal Purkinje r'3 e dal von Baer '. II Lereboullet '"' nola la considerevole ipertrofia dell'ovidutto di Gal- lina durante la deposizione delle uova, e, con i! corredo di figure, da un'esat- ta descrizione dei suoi mezzi di fissita, dell'aspetto macroscopico della sua mucosa; riconosce l'esistenza del tratto dislinto da Coste. Per il Le- reboullet l'ovidutto di Gallina si compone realmente di due porzioni essenziali: l'ovidutto secretore in cui si forma 1' albume, e 1 'uterus od ovidutto incubalore (Duvernoy), in cui l'uovo si contorna di sostanza calcarea. L'ovidutto incomincia con una parte evasata die sopporta il pa- diglione, riveslito internamente fino al suo orlo marginale da un epitelio vibratile. La mucosa delle porzioni secernenti e costituita da una massa compatla, divisa in una moltiludine di corpi sferici che sembrano formati dall'agglomeramento di vescicole trasparenti: la mucosa dell'uterus pre- senta dei corpuscoli globosi ripieni di granulazioni elementari. Martin Saint-Ange15 rivolse le sue osservazioni all' ovidutto di Picciona senza peraltro ottenerne buoni resultati, avendo sludialo 1' or- gano ad uno stadio molto giovane, come facilmente si arguisce dalla de- scrizione che egli ne da. Leuckart 41, che ricerco l'ovidutto nelle femmine del genere Passer, fuori e durante l'epoca degli amori, riferisce che esso possiede dapprima un epitelio pialto semplice (ein einfaches Pflasterepithel) il quale poi, con l'ispessimento della mucosa, e sostituito da un nuovo epitelio cilindrico vibratile e da numerose ghiandole per la secrezione dell'albume e della calce. 11 Leuckart suppose, nonostanteche gliene fosse mancata la prova, l'esistenza di speciali ghiandole che con il loro secreto, solidifi- canlesi all'uscire dagli orifizi delle medesime, fornisse le fibre della mem- brana testacea. Meckel von Hemsbach "' alia descrizione dell'aspetto macroscopico unisce un esame piu accurato della struttura istologica della mucosa, ac- cennando alia presenza nel corno uterino (ovidutto del Tiedemann, ovidutto secretore del Lereboullet) di follicoli glandulari semplici (glandulae utriculares), stretlnmente addossati, che secernono per fusione delle loro cellule epileliali una poltiglia finameiite granulosa di albumina, cd alia presenza nella porzione vaginale (uterus del Tiedemann e del Lereboullet) di glandule ramificate, il cui epitelio contiene grannli calcarei che si atlaccano al giisciodeiruovo.il Meckel ritenne il tratto a basse pliche, intermedio Ira le due porzioni e gia descritto dal Co sic dal Lereboullet, come dovulo, nelle Calline deponenli uova, ad un distacco della mucosa, simile alia formazione deciduale dei Mam mi fori, dal quale derivcrebbe il ffuscio. — 1108 — Vi fa qualche autore (Strieker 60) che nego l'esistenza di ghiandole nell'ovidutlo degli Uccelli. Al Leydig41 fu imnossilule di vedere glandule propriamenle delte nella mucosa dell' ovidullo dell' Ardea cinerea e del Canarino, dove pero durante lacovatura tulle le cellule dell'epitelio sono distese da globuli d'albuniina. il Nasse 48, nei suoi studi sulla mucosa delle parti genitali interne femminili dei Vertelirati, dice che negli Uccelli la tuba, la quale fa se- guito al padiglione, possiede brevi ghiandole otricolari secernenti sostanza albuminosa ed e rivestita internamente da unepitelio vibratile. II Nasse, come gia il Coste ed il Lereboullet, riconobbe nell'ovidulto di Gal- lina, tanto alio stato di riposo quanto alio stato di attivita, quel Initio ristretto in cui le pieghe della mucosa divengono gradalamenle piu basse fino a cessare" quasi del tutlo in una linen decorrente cireolarmenle, e per cui si distinguono due porzioni dell'uterus (ovidullo del Tiedemann, ovidutto secretore del Lereboullet), Tuna superiore I'altra inferiore, le quali non sono per altro da riguardarsi come parti speciali, poiche la strut- tura della mucosa rimane in entrambe essenzialmente la stessa. In cia- scuna si trovano semplici ghiandole elaviformi stipale e ripiene di albume finamenle granuloso, resosi libero per roltura dei loro e i e 111*3 11 tL epiteliali, soltanto in corrispondenza del tratto di sopra ricordato esse sono meno sviluppate e meno addossate tra di loro, sicche la mucosa diviene quasi trasparente lungo una linea circolare, senza ma i distaccarsi come pensa il Meckel. II Nasse ammise per tutta la mucosa dell'uterus un epitelio vibratile le cui cellule, ripiene di piccoli granuli, si lacererebbero onde fornire dell' albume. Nella porzione vaginale (uterus del Tiedemann, del Lereboullet) la mucosa possiede ghiandole composte il cui epitelio, come quello cilindrico vibratile rivestenle la mucosa stessa, e ripieno di molti granuli calcarei scuri che divengono liberi con la roltura delle cel- lule. II Nasse non nega la partecipazione di un punto appropriato alia formazione della membrana testacea, ma non e in grado di dare alcun i'ondamento all' importanza di questo punto. in cui la secrezione dovrebbe essere differente. Dal Nasse l'u inoltre constatata l'esistenza di ghiandole neU'ovidutto del Canarino. Per il Nasse non sono dimosfrabili speciali ghiandole destinate alia secrezione dei colori, II Landois 35 riporla la descrizione che della struttura anatomica del- l'ovidutto fu data dal Van der Hoeven65. Egli parla di un epitelio vi- bratile che ricopre la mucosa delle diverse porzioni dell' ovidullo, e di ghiandole le quali sarebbero aperte solamente allorche manifestasi la loro capacita a secernere. Le ghiandole dell' ultima porzione, distaccandosi, entrerebbero a far parte del guseio cilcareo dove formano lo strato delle ghiandole uterine, mentre le fibre della membrana testacea deriverebbero — 209 — per massima parte dallo slrato muscolare dell' oviduito: corrispondente- mente a queslo fatto avrebbesi poi una neoformazione degli elemenli perdu I i. II Hlasius ;' distinse noH'ovi(Ui!to di Gallina e di Picciona la vagina, 1' uterus, I' oviduito (in istrelto sense-) eon la tuba: suddivise Futerus in tre parti: la prima, inferiore, detta isthmus (lunga 9 cm., larga 1 cm.); la seconda, media, alquanto piu stretta (lunga 1 cm.), dove le pliche spor- gono assai poco; la terza, superiore, pin larga (lunga 20 cm.), corrispon- dente alia porzione albuminifera. Istologicamente il Blasius ammette l'epitelio vibratile rivestente la superficie della mucosa di tutto l'ovidulto fino alia cloaca; descrive le ghiandole uterine e non trovandone gli shoe- chi erede die il secreto venga all' esterno dopo la rottura del loro in- volucro: le cellule epiteliali vibratili sono spesso riempite da una quan- tity di piccoli granuli, i quali forse vengono direttamente versati nel- l'ovidutto. II Loos13, avendo veduto che le ghiandole si originano per inva- ginazione dell'epitelio, nega la mancanza di canali escretori, ma aggiun- ge che la presenza straordinariamente scarsa di essi nell'adulto puo aver fatto cadere in errore il Landois ed il Blasius. Gli otricoli glan- dulari decorrono biforcati. Nell'ovidulto di Anatra al disopra dell'epi- telio cilindrico trovo il Loos un considerevole strato di secreto fibroso senza che nelle cellule si osservasse traccia alcuna di cambiamento, per cui si avrebbe una secrezione continua e nelle cellule epiteliali cilindri- che sarebbe da riguardarsi il focolaio per la formazione del gu- scio (Schalenhaut) e delle membrane separanti i diversi strati di albume. II Loos e d'opinione che le ghiandole esistano al tempo degli amori, trascorso il quale, scompaiono per poi riprodursi: il vecchio epitelio si distaccherebbe completamente, ma alio stesso Loos rimane oscuro, anzi ignoto, donde derivi phi tardi il nuovo. Un po' piu di luce sulla struttura istologica dell'ovidutto degli Uccelli si fece con le ricerche della signora Maria Sac chi57, estese ad un buon nu- mero di specie (Strix flammea, Asio accipitrinus, Chelidon urbica, Seri- mis canarius, Meleagris gallopavo, Numida meleagris, Gallus domesti- cus). Seeondo la S ace hi distinguonsi generalmente nelFovidutto degli Uc- celli « sei parti caratterizzate da particolarila di struttura e funzioni speciali; cioe un imbuto, una tromba, un condotto albuminifero, un istmo, un ricet- tacolo o camera del guscio, detta utcro, una corta porzione di sbocoo detta vagina. » L'osservatrice descrisse l'aspetto macro- e microscopico di ciascuna di queste parti in ogni specie sludiata. Io riassumero quanto ella ne disse particolarmente nel Meleagris e nel Gallus, sul cui ovidutto piu a lungo si intrattenne. — Le due prime parti i imbuto e tromba), non secernenti, sono — 210 — rivestite internamente daun epitelio cilindrico vibratile die segue tulte le sinuosita delle pliche della mucosa. — La porzione albuminifera possiede ghiandole costituile da moltissiini tubi di iigura irregolare formati da un gran numero di piccole cellule secernenli, tondeggianti, del diametro di 2-3 n, con 'nucleo oscuro; nel Melcagris, come nel Gallus, 1' eliminazione dell'albumina avviene per trasudamento attraverso a piccolissimi pori in- terposti fra le cellule delFepilclio cilindrico chc riveste la superficie della mucosa. — Nell'istmo, in cui ha luogo la secrezione della membrana anista o membrana testacea, « si trovano ancora glandule albumin ifere sebbene assai mono sviluppate die nella regione supcriore e con un con- tenuto assai piu denso e oscuro : l'epitelio poi presenla un tale svi- luppo ed una cosi complicala superficie da assumere il caraltere delle glandule mucose. Sono circa una ventina di profondissime pieghe di- sposte in senso radiale, le quali si dividono ciascuna in Ire o quattro di- ramazioni principali, ramificafe a loro volla in due o tie. Ciascuna di queste suddivisc glandule mucose e completamente rinchiusa, come in un astuccio, enlro lo slrato delle cellule albuminifere. Secondo ogni proba- bility la densa albumina secreta da queste ultime, attravcrsando lo strato di cellule mucose, si mescola al prodotto di secrezione di questa e cosi si forma la membrana testacea ». — Nell' utero la mucosa presenla una rete connettivale « nelle cui maglie sono racchiuse le cellule secernenti , di forma tondeggiante del diametro di 3 n, con nucleo scuro non piu largo di 1 [j. ». « Esse sono dunque un po'piu grandi delle cellule albuminifere. » « L'epitelio interno e formalo di cellule cilindriclie lunghe circa 15 p. e larghe circa 3 p ». « Anche qui, come nella parte albuminifera, il prodotto di secrezione deve attraversare lo strato epiteliare, insinuandosi in pic- coli vani intercellulari »• — Nella vagina le pieghe della mucosa nel loro complesso si presentano come glandule mucose. Il Gadow, in Bronn's Klassen mid Ordnungen des Thier- Beichs, non fa die riporlare i dali del Tiedemann e della Sacchi. Dalla rapida esposizione storica consegue che se le ultimo ricerche sopra la struttura istologica deU'ovidutlo degli Uccelli tendono a stabilire definitivamente l'esistenza in esso di porzioni deputate a secernere le diverse sostanze componenti gl'involucri accessori delle uova, non rispon- dono ai quesiti, che io poneva in principio, rillcltenli la costituzione delle cellule ghiandolari, i! meceanismo di secrezione, il modo col quale giunge il secreto dalia parete mucosa nel lume delTovidutto, la struttura dell'epitelio di rivcstimento. Alia dilucidazione di tali quesiti furono dirette le mie indagini, dei cui resullati io passo ora a discorrere. 21 G alius domcsticuSy Briss. Conforme al mio scopo, io non mi soflermero a descrivere la posizior.e, i rapporti, i mezzi di (issila dell'ovidutto ne troppo a lungo mi tratterro intorno al suo aspetto macroscopico, dellc quali cose gia parlarono minu- tamente econ grande precisione il Ti edemann, il Coste, il Lereboullet, il Van der Hoeven, il Milne-Edwards ed ultimamente la signora Maria Sacchi. Mi dispensano poi da un simile compito le figure illu- strative che Irovansi in quasi tutti i moderni traltati di zoologia ed ana- tomia comparata, senza dire delle figure, inspirate a quelle fornite dal Coste, che dell'ovidutto di Gallina da il Duval nella I tav. del suo « Atlas d'embriologie ». Ma, dovendo prendere in considerazione la loro strultura istologica, non posso io anzi tutto esimermi dal ram- mentare brevemente le porzioni che nell' ovidutto si susseguono dal suo ostium abdominale sino al suo sbocco neH'urodaeum, il che io faro ser- vendomi della figura 1 (tav. I) rappresentante, a 1|5 della grandezza na- turale, 1' ovidutto disteso di una Gallina deponente uova. Nel medesimo di- stinguo anch' io, basandomi parlicolarmente sulle differenze istologiche della mucosa, diverse parti: una parte evasala, imbuto (a), che sopporta il padi- glione; una parte breve, ristretta, che costituisce la tuba (b); una porzione albuminifera (c) piu larga, assai piii lunga, affusata, in continuazione per mezzo di un breve strozzamento (d) con un istmo o porzione per la mem- brana testacea (e), discretamente luuga ed ugualmente un poco affusata, ma meno larga della precedente; una camera calcigera (f) chiamata ge- neralmente utero (uterus del Tiedemann), rappresentata da una breve parte, molto slargata, di figura ovale; una porzione terminale, ristretta, denominata comunemente vagina (g) e che per il Lereboullet meglio sarebbe paragonabile ol collo dell'utero dei Mammiferi. Sebbene tutte queste parti si riconoscano facilmente cosi nell'ovidutto adulto alio stato di riposo come nel giovane che si appresti alia sua funzione, pure esse si presentano di gran lunga piu sviluppate e piu distinte alio stato di piena attivila. Gia il Lereboullet, il Nasse, la Sacchi fecero notare la considerevole ipertrofia dell' organo durante la deposizione delle uova, come emerge dalle misure che dette il Lereboullet dell'ovidutto nei due stati di riposo e di attivita. Dalle mie misurazioni sopra un buon numero di ovidutti attivi ottenni le seguenti medie, che si scostano al- quanto dalle misure fornite dal Lereboullet e dal Rlasius: — 212 — Lunghezza media dell' imbulo cm. 2,77 « < della tuba « 4.70 « « della porzione albuminifera « 28,20 c « dello strozzamento (tratto intermedio) « 0,92 « « dell'istmo (porz. per la men ibrana testacea) « 9,20 « € della camera calcigera (uterus) « 5,2 i « € della porzione (erminale (vagina) « 9,00 La lung] iezza nedia dell' intiero ovidutto e di cm. 00.00 (con variazioni da un niinimo di cm. 55 ail un massimo di cm. 67). all' in iz io n ■I mezzo al tannine Larghezza media dell' imbulo cm. 8,4 1,6 0,9-1 « < della tuba « 0,8-1 « < della porz. albuminifera « 1,1 1,38 0,85 € « dello strozzamento € 0,5 « « deU'istmo « 0,0 0,9-1 0,85 € « della camera calcigera € 3,2 « « della porz. terminate € 0,6 Ovidutto durante la deposizionc d e II e u o v a. Imbuto e tuba. — La parte evasata dell' imbulo, la quale costituisce il padiglione, e assai sottile, di colorito leggermente roseo; osservata sot- t' acqua con una lenle d'ingrandimento presenla, nella sua face i a interna, sottili delicatissime pliche della mucosa, pochissimo elevate e dirette ver- so il suo margine libero che moslrasi come un orlo ondulato, taglialo elegantemente a piccoli fesloni, rcclinato in fuori, delimitato verso I'in- fundibulum da un leggero rilievo dovulo alia cessazionp delle line pliche. La parte ristrelta dell' imbuto si fa alquanto piu spessa con pieghe della mucosa un po' piu elevate, a decorso prevalentemente longitudinale. Si passa cosi in modo quasi insensibile dall' imbulo alia tuba. La tuba hapareti, muscolare e mucosa, discretamente grosse, oflre an- ch' essa un colorito roseo the contrasta con il bianco-lalteo della seguente porzione albuminifera. Lc pieghe longitudinali ondulate della mucosa vanno facendosi di mano in mano piu sporgenli e possono giungere fino a 2 mm. circa di altezza. Seltanto con un' attenla osservazione e dato di contrassegnare un lieve cercinc indicante il punto di transizione Ira la tuba e la porzione albuminifera. Cosi nell' imbuto come nella tuba I' epitelio rivestente la mucosa e cilindrico semplice vibratile, ma nell' una e nell' altra porzione offre tali — 213 — caralterisliche da voler essere descrilto in modo speciale nolle apparenze istologiche proprie a ciascuna. Nell' iiiihulo le cellule epiteliali sono tutte simili fra di loro: isolate, appariscono di forma eilindro-conica, provviste di un lungo peduncolo assottigliato, diritto o leggermente lorluoso, termi- nato talvolta da un piccolo rigonfiamenlo: vedute di fronte hanno forma penta- od esagonale. II corpo cellulare e di aspetto finissimamente granu- loso, il peduncolo pin omogeneo, piu chiaro; il nucleo ovoidale disposto secondo 1' asse maggiore della cellula verso il mezzo di essa; le ciglia hanno una lunghezza di 5 i* circa. Nelle sezioni I' epilelio da l'immagine riproilolla nella figura 3 (tav. 1) ed in media ha un'altezza di n 3540: riposa per mezzo di una membranella basale sopra un connetlivo fibril- lare ricco di vasi sanguiferi c di piccole, rotonde, cellule linfoidi nelle quali il corpo cellulare scuro, finamente granuloso, ed il nucleo sferico, molto colorito, sono assai bene dislinguibili: alcuni dei corpuscoli linfoidi attraversano in qualchc punto 1'epitelio e cadono al difuori. L' epitelio non si modifica seguendo i sollevamenti e gli infossamenti determinate dalle pliche della mucosa. Nello slelo di ogni plica si avan- zano fibre muscolari liscie derivate da quelle costituenti la soltile tunica muscolare. L' epitelio, raggiunto il margine libero dell' imbuto, lo con- torna onde rifleltersi, manlenendo gli stessi caralteri, sulla sua faccia esterna ove puo seguirsi per l'eslensione di 1 mm. circa, finche, divenuto piu basso, si continua con 1' epitelio pavimentoso semplice della sierosa periloneale che come mesometrio avvolge 1' ovidutto. II connettivo della mucosa e la tunica muscolare, sempre piu assottigliandosi, giungono sino all'orlo marginale che nelle sezioni longitudinali, interessanti perpendico- larmente la mucosa, ofTre percio 1' immagine di un villo, immagine resa anche piu verosimile dalla presenza di cellule linfoidi e di spazi linfoidi piu o meno grandi. — lo ho riscontrato la rillessione dell' epitelio per un tratto diversamente esteso sulla esterna superficie dell' imbuto in tutte le specie di Uccelli e di Rettili esaminate, ond' e che per illustrare la de- scrizione ora datane, cito la figura 1 1 A (tav. II) rappresentante la se- zione perpendicolare all'orlo marginale dell' imbuto dell' ovidutto di Tar- taruga. — Di mano in mano che ci avviciniamo nella parte ristretta del- 1' imbuto, le pliche aumentano in altezza ed in grossezza. mamlano rami- fieazioni con insenature laterali, presenlano piu numerosi i fascetti di fibre muscolari che si avanzano nel loro stelo connettivale: una ricca rete ca- pillare sla addossata all7 epitelio. Si vengono cosi manifestando i caratteri delle pliche della tuba. Nella tuba le pliche della mucosa mentre si fanno ancora piu alte si ramiticano maggiormente e le loro ramiticazioni sopporfano sollevamenti laterali, di maniera che e possibile far la distinzione di pliche primarie — 214 — alle mm. 1,10-1,00 in media), secondarie (mni. 0,60-0,75 e terziarie (mm. 0,15-0,25), le quali ultime haano forma clavata (Fig. 4 A). I fa- scetli di fibre muscolari liscie provenienti dalla tunica muscolare seguono il ramiGcarsi dello stelo connettivale, in cui si ha iin' infiltrazione diffusa di cellule linfoidi le quali in alcuni punti, o alia base delle pliche od in corrisj)ondenza dei fornici, si raccolgono piu numerose formando degli ac- cumuli simili a piccoli follicoli linfatici clie si spingono fin solto 1' epi- telio. I capillar! sanguiferi arrivano a toccare la merabranella basale del- 1'epitelio componendo una line rete circondante lecripte comprese tra le pliche terziarie. .Vila tuba IVpitelio di rivestimento delta mucosa, esaminato a fresco e per dissoeiazione, mostra tra le cellule vibratili altri elemenli di forma presso a poco simile, ma che ne differiscono per la mancanza di ciglia e per la presenza nella loro estremita distale di un ammasserello di gra- nuli. Col soggiorno nel liquido maceralore (alcool al terzo, liq. di M filler allungalo) l'estremo distale di queste cellule si rigonlla alquanto e si pone percio meglio in evidenza. Colorendo a fresco con la soluzione acquosa di safranina, l'ammasserello prende una tinta giallo aranciata. Esaminato nelle sezioni di pezzi fissati con liq. di Flemming o di Hermann, colorite con appropriate soslanze di anilina, Y epitelio si presenta come provvisto al suo margine libero di un orletto intensamente colorito (Fig. 4 A, m, lav. I), al ' disopra del quale apparisce un altro orletto chiaro non colorito. Adoprando forti ingrandimenti (Fig. 4 B, G} tav. I) si rende subilo manifesto essere 1'epitelio costituito dalle due specie di cellule adesso rammentate e disposte in modo quasi regolarmente alterno: oioe, da cellule a ciglia vibratili (p), a cui e dovuto I'orletto chiaro, e da cel- lule on) che alia loro estremita distale contcngono una masserella co- stituita da una moltitudine di piccoli granuli intensamente coloriti, im- mersi in una sostanza omogenea. Cio mettesi nella massima evidenza con una doppia colorazione alia safranina ed all' ematossilina (come e dimo- strato dalle figure I A, B e C) per cui si ottiene che i granuli si tin- gano fortementc in violetto e la sostanza omogenea, che li contiene, leg- germcnle in roseo. II colore assunto dai granuli e inoltre rosso rubino con la safranina, violetto intenso con dalia. con violetto di genziana, azzurro vivo con bleu di metilene, nelle sezioni di pezzi fissati con liq. di Flem- ming o di Hermann: in eonsimili sezioni, osservate in acqua senza colorire, Festremita libera delle cellule a granuli apparisce bruno-scura. Nelle pre- parazioni trattate con acido picrico e con safranina si ottiene una buona differenziazione di colorito per I'estremita distale di siffatti elementi, poi- che menlre il nucleo ed il corpo della cellula si colorano in un rosso vivace, i granuli prendono invece una tinta citrina o giallo di zolfo. Nei - 215 — preparati induriti con alcool nssoluto e coloriti con dalia (meloilo Mar- tinotti) si hanno i granuli benissimo conservali, linli fortemcnte e te- nacemente in violetto. Detti granuli sono piu specialmente raccolti verso le parti laterali della eel In la, sicche in sezioni trasverse (Fig. 4 A m) appariscono talora disposti attorno ad uno spazio ccnlrale chiaro che ne e privo: essi non hanno uguali diraensioni e di solito mostransi piu grossi alia periferia che verso il cenlro, come pure piu grossi e piu stipati ver- so la parte superiore che verso la inferiore dell' estremita distale della cellula. Giammai mi accadde di vedere i granuli completamente trasfor- mati in sostanza omogenea, cioe non mi capilo mai di vedere in questa regione che dalle cellule a granuli derivassero , per successivi cambia- menti, cellule dal contenuto omogeneo. Le cellule a granuli si distinguono dalle ciliate per essere alquanto piu strette, per avere uno spongioplasma a maglift piu fide ed un aspetto piu scuro (Fig. 4 B e C, m), inoltre per il loro nucleo maggiormente allungato di forma ellissoidale: nei punli convessi delle pliche terziarie assumono la figura di calice con nucleo allungato a bastoncello (Fig. 4 C, m). L'estremo distale delle cellule cosi differenziale ha una larghezza di 5 v. in media, ed i granuli vi occupano un tratlo di 5 n all' incirca di altezza. Mentre 1' epitelio nell' insieme e alto in media .'35- 40 n e raggiunge anche i 50 n all' apice delle pliche terziarie, nei fornici (Fig. 4 A, i) esso divenla molto piu basso fino a scendere a 10 \\ con elementi similari sprovvisli sia di cigiia sia di gra- nuli. Fra le pliche si raccoglie di frequente una sostanza granulosa con zolle o goccioline che pure si coloriscono intensamente. Uopo quanto ho riferito intorno ai caratleri del materiale metaplasma- tico che sotto forma di granuli comparisce alPestremo distale di cellule intercalate alle vibratili, mi pare si possa conchiudere che l'epitelio di ri- vestimenio della tuba possiede elementi secernenti una sostanza che rive- la proprieta analogue (1) a quelle ritenute dal Bizzozero speciali del muco giovane, ma che sarebbe escreta come tale non subendo ulteriori cangiamenti in seno alle cellule dalle quali viene elaborafa. Anche nella tuba i leucociti attraversano l'epitelio per giungere alia superficie libera: non e raro il caso d'incontrare in alcuni tratti dell'epi- telio, tra le cellule vibratili, corpuscoli linfoidi die si distinguono per il (1) Ho detto a bella posta analoghe, poiche, mentre secondo i dati del Bizzozero, il muco giovane col metodo ili preparazione: liq. di Hermann • ematossilina - alcool cloridrioo-damar, rimane incoloro o quasi; nei nostro caso, qnantnnque conservi, qnale precipuo carattere, la struttura net- tamente grannlare, diventa violetto Lntenso come il muco adnlto. Ma ad onta dell'accennata difFe- ri'ii/.ii, della quale non saprei tUur per ora un' adeguata spiegazione, non conoscendo le differenze di chimica composizione che delerminano il diverso modo • I i comportarsi del muco nei suoi irari ^t :i ■ i i
  • 5). I tubuli vanno poi fa- cendosi sempre piu numerosi, sinche giunge a manifestarsi al disotlo del- 1' epilelio un potenle ed uniforme strato di ghiandole albuminipare. Ho dello essere nella porzione albuminifera le pliche della mucosa molto alte e spesse; ricordero adesso che dal connellivo submucoso si avanzano verso di esse prolungamenti che ne formano lo stelo od il fusto centrale, da cui si partono numerosi setti laterali che inviano a loro volla dei septuli fra i tubuli ghiandolari: si coslituisce cosi un' impalcalura di sostegno per le ghiandole e per i vasi sanguiferi che le bagnano. Qua e la nello spessore delle pliche o nel connettivo submucoso incontransi pic- coli follicoli linfatici (I). I tubuli, ramificali, si approfondano in senso perpendicolare alio stelo della plica, decorrendo diritli o leggermente contorti: assai slipati gli uni sugli altri lino a toccarsi, hanno membrana propria sottilissima. Negli spazi intertubulari, assai stretti, serpeggiano fmissimi capillari che giun- gono fin sollo l'epilelio di rivestimenlo formando una ricca rele. La sezione dei tubuli (Pig. 5 .1, t, lav. I) ha varia ligura, circolare, ovale od ellillica piu o meno allungala, od anche poligonale per la re- i I follicoli linfatici, dei quali <'■ compcnetrata la fcraraa glandulare dell'ovidutto, mi ricliiama- no alia mente le placche linfatiobe Qlnstrate an uu- e dal Batelli nelle gbiandole salivari degli t'c- colli, aebbene i primi difettino di 'j'" ' centre germinatiro corf manifesto nelle seconde. - 218 - ciproca pressione: talora si vedono tubuli sczionali secondo il loro asse maggiore per un' estensione piu o meno grande. Lo strato ghiandolare mostrasi piu alto all'apice che ai la ti delle pliche o nei fornici (varia da mm. 0, 55 a 0,70, e in media di mm. 0,625 . II diametro trasverso dei tubuli oscilla tra 40 e (>"> n: quindi superano di gran lunga le dimensioni loro attribuite dalla signora S a c c h i. II lume dei tubuli anche nelle sezioni comparisce assai stretlo, va- riando in ampiezza tra i 10 e i 15 v-, non di rado rimane invisibile: non e difficile trovarlo ripieno d'una sostanza finamente granulosa che si tinge appena con le sostanze coloranti adoprate. L'epitelio cilindrico semplice rivestente la mucosa della regione al- buminifera, esaminato a fresco, mostrasi costittiito da due specie di cel- lule: ciliale e mticipare. Le seconde risaltano sulle prime oltre che per la mancanza di ciglia anche per la loro forma, per il loro. aspetlo chiaro refrangente, e per la facilita di lingersi a fresco con verde di metile con vesuvina o con safranina, manifestando le caralleristiche del contenuto inucoso. Nelle sezioni di pezzi fissati con liq. di Flemming o diHer- - 219 — mann, colorile con safranina, le cellule mucipare, intercalate alle vibra- tili, prenclono una tinta paonazza: ove siasi eseguita una doppia colora- zione con safranina ed ematossilina si ottienc il loro corpo cellulare linto bellamente in violello {Fig. 5 A, cp, Fig. 5 P», m). Nelle preparazioni cosi manipolate i tagli traversi dcll'epilelio ollVono un elegante mosaico formalo da spazi chiari con nuclei sferici e da spazi rotondi, ovali o poligonali nettamente delimitati da una linea scura, co- loriti in violetto: i primi rappresenlano sezioni Irasverse delle cellule ci- liate, i secondi, delle mucipare (Fig. 5 C, m, tav. I). Le cellule vibratili, isolate, sono peduncolale, hanno aspetto finamente granuloso, ciglia lunghe oltre 5 ji, nucleo sferoidale o leggermente ovoi- (la le si lualo verso il mezzo. Gli elementi mucipari hanno nell'insieme una forma cilindrica con la teca piu o meno rigonliata assumendo allora la figura di calice; posseggono un piede soltile e breve, oppure terrainano con l'estremita distale arrotondala. II nucleo, situalo in fondo alia cellula, e allungato secondo il piede oppure schiacciato e disposto trasversalmente o foggiato a guisa di coppa. II contenuto delle cellule mucipare e piu fre- quentemente omogeneo, essendo sollanto con forti ingrandimenli possibile scorgervi un delicato reticolo nelle cui maglie stanno piccolissimi granuli: ma nei fornici delle pliclie esso e sovenle rappresentato da grossi gra- nuli (colorabili in rosso con safranina) che occupano quasi tulto il cor- po dell' elemento, simile, in questo caso, ad una cellula del Pane th. Se facessi considerare che cellule mucipare a contenuto omogeneo si rinvengono specialmente verso le creste delle pliche, mentre quelle a grossi granuli si trovano nei fornici, ed aggiungessi che il loro contenuto va fa- cendosi sempre piu omogeneo mano mano che dai fornici ci eleviamo verso le creste; potrei indurre a credere che qui assistiamo ad un processo simile a quello descritto dal Bizzozero per 1' epitelio di rivestimento dell' intestino, che, cioe, dai fornici cellule mucipare giovani si avanzino verso le creste delle pliche, nei mentre invecchiano e cambiano i carat- teri morfologici del loro contenuto (1): ma io non ardisco di affermare che (1) Le cellule del Panetfa ritenute dal Bizzozero quali forme giovani delle cellule mucipare Barebbero invece riguardate dal Cloetta come cellule in via di disfacimento, Q Cloettafu condotto a questa opposta couclusione dall'aver trovato, studiando I'epitelio ili rivestimento dell1 int. Piccione e le sue relazioui con le ghiandole tubularl, che cellule mucipare grandi contenenti granuli possono essere spinte, col moltdplicarsi ed accrescersi >li l_ 1 i elementi, dal corpo verso il fondo della cripta, e dall'aver spesso \ eduto granuli nelle cellule mucipare aU'apice dei villi dot e esse i disfanno. In. attenendomi alle mie ricercbe sull'epitelio di rivestimente deU'ovidutto e pur lasciando h dicata Li questione se qui il focolaio ili moltiplicazione delle cellule mucipai de nei fornici, condivido L'opinione del Bizzozero la quale del resto r ancbe appoggiata dal giudizio espresso in moniera generale da v. Seiller dopo i suoi studi sulh- gliiandole linguali ili J. idopus e Lacerta, che cio6 il contenuto della teca apparisce omogeneo od a granuli con una sostanza interme- diaria, <-\w il primo deriva per metamorfosi dal secondo e rappresenta uno stadio piu avanzato ili Bviluppo al quale si passa per una serie continua >li stadi intermedi. — v. Seiller afferma che le cel- lule caliciformi non si disfanno con la secrezione, cosa dunostrata da me e da Batelli peril dole salivari degli Uccelli. - 220 — cio accada realmente nel noslro caso, essendomi mancala la prova fonda- menlale, ossia la presenza di milosi piu abbondanti nei fornici che nelle creste. Soggiungero anzi che, per quanto io abbia altentamente esaminati i miei Qumerosissimi preparati, le figure cariocinetiche mi sono apparse ovunque straordinariamente rare. L'epitelio di rivestimento, alto 10 iL in media e coslituito nella maniera che abbiamo veduto, riposa sopra una membranella basale che s'interrompe in corrispondenza dei punti in cui vengono ad aprirsi alia superficie libera della mucosa i tubuli ghiandolari. Questi mancano di un condotto escretore vero e proprio, hanno soltanto un breve colletlo col quale raggiungono la superficie deU'epitelio, che a sua volta si ripiega alquanto verso il eorri- spondente tubulo per poi continuarsi, modificandosi, con I' epitelio ghian- dolare. Quando in una medesima sezione parecchi sbocchi si succedono I'uno all' allro, si stabiliscono insenature e rilievi che danno al conlorno della plica un aspetlo merlato. Altre volte in corrispondenza di un orifi- zio ghiandolare I' epitelio non s' inflette, che anzi le cellule albuminipare si porlano fino alia sua superficie ed allora nelle sezioni, che subito pre- cedono o seguono 1' orifizio, vediamo cellule albuminipare inlerposle ai suoi elementi. In una sottile sezione trasversa di plica si contano persino 25 orifizi ghiandolari. Resultati meno buoni mi hanno dato gli altri agenli fissatori adoprali, poiche le cellule ghiandolari non mostrano limiti netti e sembrano for- mare un tutto confuso, di aspetto granuloso, dove siano sepolti i nuclei. E pero sempre possibile mettere in evidenza la costituzione a cellule ciliate ed a cellule mucipare deU'epitelio di rivestimento che si rende tanto piu distinla quanto piu ci si avanza verso la parte inferiore del condotto al- buminifero. Nei preparati fissali con alcool o con liq. del Muller e co- loriti con carminio, le cellule ciliate si manifestano come spazi scuri pro- lungati verso la superficie epitelinle, come stretti spazi intercellulari simili a quelli disegnati schematicamente dalla signora Sacchi nelle figure 11, li e 15 della tavola che accompagna il suo lavoro. Suppongo che que- st'immagine abbia ingenerato nell' osservatrice la persuasione che il se- creto delle ghiandole venga all' esterno attraverso a piccoli pori inter- cellulari. Trovasi spesso dell' albume coagulato alia superficie dell' epitelio e piu specialmente nei fornici, dove si raccoglie pure abbondanle il secreto del le cellule mucipare fuoriuscito sotto forma o di granuli od anche di fila- menti, i quali partendosi dalla boccuccia delle teche vanno a formare un grossolano reticolo nella soslanza albuminosa. Procedendo verso il tratto intermedio fra porzione albuminifera e porzione per la membrana testacea, nel mentre le pliche della mucosa — 221 — si abbassano (fino a mm. 1,5 e al disotto) diminuisce la potenza dello str.ito ghiandolare (mm. 0,35 ai lali, mm. 0,50 all' apice delle pliche), ove i tubuli (diametro trasverso !<■ 45-50) sono raeno stipali, con lume relativamente ainpio essendo le cellule ghiandolari basse, quasi cubi- che (n 5-10 in altez. ed in larghez.), specialniente nella profondita delle pliche. Se noi seguiamo una serie di lagli condotti Irasversalmente al tratto inlermedio o strozzamento (Fig. 1 e 2 d, tav. I), come io Tho chiamato, osserviamo die l'epitelio di riveslimento diviene piu alto giungendo a misurare n 45-50, il contorno delle pliche irregolare dentellato, frasta- gliato; i fornici si ramificano; in corrispondenza delle profonde insenature sboccano i tubuli ghiandolari. Quanto piu ci awiciniamo alia linea cir- colare limilanle le due porzioni, tanto piu perdesi lo strato ghiandolare finche esso completamente si dilegua, ed allora ci Iroviamo di fronte a villosita ramificate nel cui stelo s' inoltra il connettivo di sostegno con r vasi e qualche libra muscolare liscia. Le villosita variano in altezza, lianno contorno sinuoso, slretta base, ingrossato 1' eslremo libero. Nello spessore ed alia base delle pliche si rinvengono frequentemente follicoli linfatici. Se esaminiamo sezioni longitudinali del tratto intermedio rappre- sentato nella figura 1 (tav. I) riceviamo I' immagine ritratta con la figu- ra 6 A (tav. I) : in c tagliate per lungo le pliche della porzione albumi- nifera die olfrono numerose insenature (x) e si terminano assottigliale laddove slanno per incominciare quelle dell' istmo o porzione perlamem- brana testacea (e);in d lo spazio fra le pliche delle due porzioni attra- verso il quale possiamo giungere sul fondo della parete mucosa (d') da cui sorgono le villosita (y) prive di ghiandole. Cio che piu interessa in queslo tratto e 1' epitelio di riveslimento il quale, divenulo piu alto, sembra totalmente costituito da cellule mucipare, poiche queste si sono accresciute a scapito delle ciliate ridotte ad ele- ment! molto stretti (Fig. G B, p), con I'eslremita distale alquanto slargata contenente il nucleo^ con V estremita prossimale affdata e notevolmente lunga interposta tra le mucipare [m). In alcuni tratti le cellule calici- formi presentano la loro estremita distale piu intensamente colorita dal- l'ematossilina a causa dell'addensamento del secrelo (1) in corrispondenza della boccuccia della loro teca (Fig. 6 (', m, tav. I). II contenuto delle cellule mucipare e omogeneo od a granuli piu o meno grandi: ordina- riamente le cellule a grossi granuli (Fig. 6 I), m, tav. I) si rinven- gono nei fornici. l si tin iii.i qui mi mefli8co pih intensamente colorito simile ;i quello veduto dnl v. S-eiller iu altuno ceUtQe mmipare ripiene del srcreto che incomincia a faorinscire, _ 522 Ho gia ricordalo die 1' epitelio di rivestimento segue le insenature nel cui fondo si aprono i tuboli ghiandolari: ora, descrilta la natura dell'epitelio, s' intends facilmente come le sezioni trasverse di tali inse- nature simulino sezioni di ghiandole tubulaii mucose immerse tra le al- buminipare; ma tenendo dielro alia serie dei tagli non tarda a capilare sott'occhio il punlo in cui I'epitelio di rivestimento infossalosi raggiunge l' orifizio d' una ghiandola albuminipara, ed allora la parole del f n hula puo presenlarsi tappezzata in parte dall'epitelio di rivestimento (Fig. 6 -£7, m, p, tav. I) ed in parte da cellule ghiandolari albuminipare (c, gh.). Alia superficie delle sezioni s'incontra in questa regione uno spesso strato di secrelo costituito per la massima parte da muco. Ma so quelle descritte snno le caralteristiche dell' epitelio in corri- spondenza dell' estremita inferiore della porzione albuminifera, altre ne acquisla I'epitelio rivestente le villosita (//) prive di ghiandole che pre- cedono la porzione per la membrana lestacea (nel tratto cV della Fig. 6 A). Qui le cellule mucipare dell'epitelio, molto alio, sono stretle con il conte- nulo granuloso esteso ad una buona parte del loro estremo distale, a cui segue prossimalmenle un lungo peduncolo filiforme, seuro, in cui irovasi situate il nucleo ailungato, scbiaccialo lateralmente (Fig. 6 F, m, tav. I). Debbo pero ranimentare che i granuli non abbondano ugiialmenle in tulle le cellule, in alcune scarseggiano inentrc aumenta la soslanza omogenea che li contiene: in preparati ove siasi eseguita la doppia co- lorazione con ematossilina e safranina 1'eslremo dislale acquista una tinta prevalenlemente rossa o violetta a seconda della maggiore o minore quantila di granuli, giacche quesli tendono a colorirsi in rosso, la sostanza omogenea in violelto. Esistc un distacco netto tra la mucosa della porzione albuminifera e quella della porzione per la membrana teslacea, le cui pliche (Fig. 6 A, e) gia al loro inizio posseggono un considerevole strato di ghiandole e si distinguono inollre per i caratteri dei loro epiteli, ghiandolare e di rivestimento. II secondo dei quali a principio scarseggia o manca quasi affalto di cellule mucipare, talche sembra formato sollanto di cellule ciliate, poco dopo ofire strelti elemenli mucipari dal conlenuto omogeneo o leg- germente granuloso alternati ai vibratili (Fig. 7 A ep, Fig. 7 D mt p, lav. T), ed in tagli parallel i alia sua superficie da immagini simili a quel- la riportala nella figura 7 C (lav. I) la cui descrizione io tralascio, po- tendo valere per essa quanto dissi a proposito della figura 5 0. II para- gone delle due figure serve anche a dimoslrare la differente grandezza degli elementi mucipari. La mucosa deH'istmo o porzione per la membrana testacea possicde la strultura generate descrilta nella porzione albuminifera. Vi si rinven- - 223 — gono moke cellule linfoidi sparse negli spazi intertubulari fin sotto 1' epitelio di rivestimento e piccoli follicoli linfatici sia alia base sin nello spessore delle sue pliclie. II contorno di quesl' ultimo e pure den- tellato a causa delle frcquenti insenature dell' epitelio di rivestimento in eonispondenza degli orifizi ghiandolari , le quali , piu profonde verso i lali (mm. 0,22-0,50) che verso 1' apice (mm. 0,04-0,19) delle pliclie, nei fornici si ramificano (Fig. 7 A, tav. I). Di solito nel fondo d'ogni insenatura si apre un sol tubulo ghiandolare, ma quando essa si biforca ve ne sboccano due oil anche tre (Fig. 2 A, a destra, o). Si possono contare fino a 25 infossamenti circa in ciascuna plica. L' epitelio inflcttendosi verso il tubulo manlicne i suoi caratteri sino in vicinanza dell'orifizio ghiandolare, ove le cellule mucipare cessano e le protoplasmatiche perdono le ciglia: mostrasi allora formato da cellule piu basse, chiare, fortemente contrastanti con l'aspetto degli elementi ghian- dolari che ad esse fanno seguito. In questa regione , per cio che ora si e detto, non succede mai di vedere le cellule ghiandolari diventar superficial! ed interporsi a quelle dell'epitelio di rivestimento. Lo stralo ghiandolare ha uno spessore medio di mm- 0, 15 nei fornici, mm. 0, 38 ai lati, 0,5-0,6 all' apice delle pliclie. I tubuli hanno in media un dia- metro trasverso di v- 31-35 (con variazioni da un minimo di v- 25 ad un massimo di v- 40), decorrono in senso raggiato convergendo verso lo stelo delle pliclie : sono meno stipati che nella porzione albuminifera e presentano quindi sezione trasversa piu regolarmente circolare, ma sopratutto differiscono essi per 1' aspetto e le proprieta delle cellule se- cernenti. Queste spiccano per il loro contenuto fortemente denso, costi- tuito da una moltitudine di granuli d' una dimensione oscillante attorno ad 1 M-, sferici o leggermente poliedrici, e che si vedono ben conser- vati tanto nei preparati in alcool quanto in quelli fissati con liq. di F lemming o di Hermann, con la miscela osmio-bicromica, con 1' a- cido osmico in vapori od in soluzione. Tali granuli si coloriscono inten- samente (Fig. 7 E, tav. I) con i colori di anilina (in rosso cupo con safranina, in azzurro vivo con bleu di metilene, in violetto con dalia) : l'acido osmico impartisce loro una tinta bruniccia. Non in tutti i tubuli le cellule ghiandolari presentano granuli cosi distinti e cosi intensamente colorabili, il che e forse collegato con il differente stato di attivita. Quanto meno sono distinti tanto meno i granuli si colorano, lasciando intravedere nel corpo cellulare uno spongioplasma a trabecole piuttosto grosse e permettendo al nucleo di porsi in evidenza (Fig. 7 D e 7 A, t) nel caso opposlo nascondono il nucleo e mascherano il reticolo protopla- smati'co nelle cui maglie essi sono compresi apparendo come circondati da un aloncino chiaro (Fig. 7 E). Quando e visibile, il nucleo presentasi — ^24 — all'estremila prossimale delta cellula assai colorilo, rolondeggiante od el- lillieo, disposto in smsn [rasversale pud avere I'asse maggiore di :• 7-8, il minore ili :i 4 5). I limili cellulari rono definibili nelle soltili sezioni aiiclic per gli elemenli carichi ili granuli: la forma delle cellule c cilin- drica o cilindro-conica; lc dimensioni medie sotio di ij- 20 circa in allez- za, ili \i 10 in larghezza, molto superiori, cioe, a quelle loro assegnalo dalla vS a cchi. II lume ghiandolare, variabile da 2-5 n ad un mas- simo di 10 i-s c di solito oceupalo da secret) denso omogenco u con granuli, colorilo assai intensamente da permettere ili seguire I'andamento del lume slesso e di vederne sottili diramazioni internale tra gli spazi intercellulari. Puo snrgere il duhhio die 1'aspetto e le proprieta del conlenuto oel- lulare siano dovute all' azione dei reagenti : ma se tiensi presente die essi danno simili risultamenli sollanlo nella rcgioae deli' islmo e che, circostanza di maggipr valore, gia con 1'esame a fresco si rivela I'aspelto denso, scuro, a grossi c dislinli granuli del conlenuto; di leggieri si ravvisa che il modi) di comportarsi degli e'ementi ghiandolari di questa regione verso i reagenti e un carallere distinlivo da riporlarsi ad una intima strultura e chimica composizione diversa da quella delle cellule albuminipare. II che inducesi eziandio dall'esame della membrana tesla- cea trattata con i medesimi lvallivi: le sue fibre (Fig. 7 G, tav. I) va- riamente intrecciate e tenute insieme da una sostanza omogenea godon.o delle stesse proprieta dei granuli o del secreto fornito dalle cellule ghian- dolari dell'istmo, e quindi (issate con liq. di Flemming o di Hermann si fcingono in rosso cupo con safranina, in azzurro vivo con bleu di me- tilene, prendono un colore bruniccio dopo il traltamento con acido osmico. lo non fui capace di scorgere canalicoli nelle fibre, ma solianto una diffe- renza di densila tra la parte centrale, che rimane piu chiara, e la periferica, piu scura, e credo a cio dovuto 1' aspetto canalicolato ad esse altribuito da alcuni autori (E i m e r, N athusi u s). Che se poi mettero a confronto i caratteri del secreto (Fig. 7 F, lav. I' rinvenuto alia superftcie della mu- cosa (nelle preparazioni che subirono il trallamcnlo con liq. di F lemming n di Hermann), con i caratteri del contenuto cellulare da an lato, con quelli delle fibre della membrana testacea dall'altro, non andro molto lontano dal vero concbiudendo che quest'ullime dcrivano dal prodotto di secrezione merce la probabile fusione dei granuli. Ed infalti nella (i- gura 7 l-\ che riproduce I' immaginc di un lembo del secreto trovato alia superficie della mucosa dell'istmo, si osscrvano, in mezzo ad una so stanza omogenea, zolle composle di granuli o gocciolelte fortemenle colo- ritc a lato di fibre, del pari ass i colonic, die per nulla differiscono da quelle della membrana testacea. Infine. se si volesse riccreara nelle pro- - 225 - priela del secrclo, clahorato dalle cellule ghiandolari dclla mucosa dell'istmo, qualche dalo inlorno alia sua costituzione ehimica, si potrebbe aver la prova per scorgervi dellc somiglianzc eon quella di un muco giovane, stando ai resullati delle ricerche del LJizzozero dirette a determinare i diversi ca ■ ratteri raorfologici e chimici dislintivi di quel complesso di sostanze che si comprende col nome di muco. Ma nou si dimentichi che una cerla somiglianza nei caratleri Pisici e nella maniera di comportarsi di Tronic ad alcune materie coloranli, non possono esser dati sufficient per acce- tare la somiglianza di natura ehimica. Io, con le denominazioni di porzione albuminifera e di porzione per la membrana tcstacm. aveva fin da principio assegnato attributi different a queste due parti dell'ovidullo; i ragguagli che ho fornito inlorno alio pro- prieta dei loro rispeUivi elementi secernenti giustificano pienamente Iadi- slinzione. Camera calcigera od utero. — La camera calcigera od ulero e breve ma in compenso molto ampia: ha parete spessa e prende l'aspelto tli mi rigonfiamento ov.ile piu o meno picgato su se slesso in senso trasversale (Fig. 1, f, lav. I). La tunica muscolare, in cui scorrono grossi vasi sanguiferi, v' e molto sviluppala con grossi fasci di fibre Usee lon- gitudinal esterni e circolari interni. La mucosa vi forma alte pliche lamellari, simili a papille o villosita compresse lateralmente , a larga base, arrotondite alia loro estremita libera che puo presentarsi anche ramificata. Le pliche hanno uno spessore di mm. 0,5 in media ed una al- tezza di 1-5 mm., sono anastomizzale tra di loro, decorrono variamente ma di preferenza in senso longitudinale. I solchi trasversali visibili all'e- slerno reparliscono le pliche in cinque o sei gruppi. Nell' insieme la mucosa di questa regione ofYre un colore rosso pallido. II limite tra la camera calcigera e 1' istmo, come ho gia fatto rilevare, non e netto, luttavia rimane segnato dalla differenza di colorilo e dalla configurazione delle pliche della mucosa: Io slesso succede tra !a camera calcigera e la porzione terminale dell' ovidutto. Le proprieta caratleristiche della mucosa dell' istmo cessano gradata- mente mentre per gradi compariscono quelle della mucosa dell'utero: seguendo una serie di sezioni dall' istmo verso la camera calcigera vediamo dapprima apparire, fra i numerosi tubuli dalle cellule a gra- nuli coloriti, rari tubuli dalle cellule con forma cilindrica o cubica, con coutenuto a granuli piu lini, meno scuri non colorabili, con nucleo sferoidale nucleolato; poi lo slrato ghiandolare formalo da isololli di tubuli dell' una e dell' altra sorla, finche i secondi prendono il predomi- nio e gli altri spariscono. Nel tralto di passaggio fra le due porzioni, le pliche della mucosa divengono piu frastagliate, 1' epitelio di rivestimento — 226 — costituito da cellule ciliate e da abhondanti cellule mucipare, si approfonda in tutte le insenature che si dividono e suddividono, massime verso i fornici. Frequenti sono i follicoli linfatici in questo tralto. Finalmente si giunge nella camera calcigera ove I'epitelio di rivesti- mento seguita ad essere alto 35-40 |x e costituito parimenti da cellule ci- liate e da cellule mucipare strette, alquanto meno abhondanti (Fig. 8 A, ep, tav. II), le quali vedute sezionate trasversalmenle lianno tigura po- ligonale (Fig. 8 B, m, tav. II). Le pliche della mucosa nelle sezioni sono sottili, molto alte, con lobi o ramificazioni a contorno abbastanza regola- re: nel loro stelo oonnettivale sono manifesti i fascetti di fibre musco- lari lisce che si partono dai fasci piu interni della tunica muscolare. Si rinvengono piccoli follicoli linfatici o nello stelo o nello spessore dello slrato ghiandolare (variabile da mm. 0, 08 a mm. 0, 15.) La rele capillare acquisla maggiore sviluppo che nelle altre porzioni: i suoi capillar!, di un discreto calibro, giungono sotto I'epitelio addossandoglisi slrettamente. Le insenature poco profonde deU'epilelio, corrispondenti agli orilizi ghian- dolari, sono piu frequenti verso i fornici che verso 1' apice delle pliche, dove si risconlrano orifizi senza inlrollessione dell' epitelio altraverso il quale si spinge allora il brevissimo colletto dei tubuli (Fig. 8 JL, o). I tubuli ghiandolari, non mollo stipali tra di loro, sono corli, poco ramifica- ti, hanno membrana propria ben dislinta, sezione trasversa circolare od ovale (Fig. 8 A, t), diametro trasverso fra i 30 ed i 40 |x. II corpo delle cellule ghiandolari (nei pezzi fissati con liq. di Flemming o di Hermann) e di forma cilindrica prismatica o piuttoslo cubica (dimensioni jx 10), con contenuto linamente granuloso quasi polverulento, non colorabile, raccolto piu specialmente verso 1' estremo distale. Tutte le cellule posseggono un nucleo sferico relativamente grande (p. 5), nucleolato. Nei preparati indu- riti con alcool assoluto o con altri reagenti (acido picrico, liq. del Klei- nenberg, liq. del Miiller etc.) le cellule, conservando aspetto piu scuro e pin granuloso, si lasciano uialamente delimitare: coll' esame a fresco e impossibile scorgere il nucleo ed i limiti del corpo ripieno di granuli splendenti. Sotto l' azione della potassa caustica i granuli si dis- sociano, in parte si disfanno, ed allora divengono visibili i limiti cellu- lari ed il nucleo. Le figure cariocinetiche. ricercate cosi nell' epitelio di rivestimento come nell' epitelio ghiandolare, mi sono apparse talmente rare da non giustificare l'opinione sostenula da alcuni autori d'una notevole desquamazione dell' epitelio di rivestimento e distruzione delle cellule ghiandolari per la formazionc dc! guscio. Nel tratto intermedio fra camera calcigera e porzione lerminale del- 1' ovidutto diminuiscono i tubuli ghiandolari. la mucosa diventa meno spessa. L' epitelio di rivestimento, alto 35-40 [i, conserva sempre i carafc- teri di un epitelio a cellule ciliate ed a cellule mucipare. — 227 - Porzionc terminate o vagina. — La porzione terminate dell'ovidulto possiede una mucosa dall'aspetto bianco con numerose (25 circa) esoltili (mm. 0/2-0,:]) pliche discretamsnte elevate (mm. 2), die dapprima hanno im decorso ondulato poi rettilineo longitudinale, seguitandosi sino alio sbocco nell'urodaeum. Ln tunica muscolare di questa porzione e molto spessa con grossi fasci di fibre liscie a svariata dirczione, circolare e longitudinale, senza essere disposti a strati distinti. Allorche la mucosa, passando dalla camera calcigera nella porzione terminate, incomincia a mostrare (telle sottili pliche longitudinali cessano i tuboli in essa descritti,e la nostra attenzione e richiamata dalla pre- senza di alcuni altri liibuli semplici o poco ramificati, rivestiti interna- mente da un epitelio cilindrico che si continua con quello di rivestimento, ma che ne differisce per la mancanza di cellule mucipare e di ciglia. 01- trepassalo questo tralto, la mucosa rimane priva di tubuli ghiandolari: ciascuna delle sue pliche e costituita da un fusto centrale in cui s'inol- tra i! connettivo fibrillare soltomucoso infiltralo di cellule linfoidi insieme a fascetti muscolari e vasi sanguiferi, e da un epitelio di rivestimento, alto 35-4-0 fi, forma to di cellule ciliate e di cellule mucipare. II eontorno delle pliche elegantemente e regolarmente sinuoso, offre da 25 a 30 in- senalure equidistant! profonde mm. 0,1 circa, pin ravvicinate tra di loro verso i fornici dove il numero delle cellule mucipare aumenta. S'intende che i! connettivo di sostegno e la rete capillare seguono le sinuosita dell'epitelio. II prodotto di secrezione di quest' ultima parte dell' ovidutto sta sol- tanto in rapporto con 1' atto di espulsione dell' uovo oppure potrebbe concorrere a formare la cuticola che ricopre il guscio calcareo? lo ritengo possibile anche questo secondo uflicio, poiche fu dimostrato non risulta- re la detta cuticola d'una membrana basale e di cellule epiteliali impian- tate su di essa (Dickie 20), ma semplicemente d'una membranella amorfa, porosa, apposta meccanicamente (Baud r i mon t e Marti n Sainl-Ange7 v Witticb68, Landois, HI as i us). Dalle mie ricerche le differenze di struttura della mucosa e dei suoi elementi secernenti nella regione albuminifera, nello strozzamento, nell' istmo e nella camera calcigera appariscono evidentemente molto phi grandi ed important di quelle che ebbe a notare la Signora Sacchi. Non si potrebbero dunque disconoscere le relazioni che devono ne- cessariamente esistere tra le varie parti dell' ovidutto ed i diversi invo- lucri da esse forniti all' uovo che le attraversa, senza dimenticare le leggi biologiche generali della divisione del lavoro e dell' intimo rap- porto tra forma e funzione, per cui le diflerenziazioni si stabiliscono. Inoltre, con la moltiplicita e la maggiore complicazione degli involucri accessori nelle uova degli Uccelli va di pari passo la piii elevata orga- — 228 - nizzazione dell' ovidutto ed il manifestarsi del le attitudini t'unzionali spe- ciali a ciascuna sua regione; aH'opposlu caratteri piu uniformi si ris- sconlrano, come vedremo, nell' oviddMo dei Uetlili le cui nova posseg- gono involucri piu semplici. Peril:] quindi ogni valore il giudizio espres- so dal Nathusius '9 die cioe « sehr voreilig war, den allerdings ganz besonders hervortretenden Bau des Vogeleies aus gewissen Structur- verhaltissen seines Oviducts erklaren zu wollen. » Ma in soccorso di questa nostra opinione vengono ancora gli esperimenti. 11 Tarchanoff 61 ottenne che una sfera d' ambra , introdolla nell' ovidutto d' una Gallina deponente uova, si circondasse deiralbume e delta membrana testacea. Malgrado peri) una prova cosi decisiva a favore della teoria meccanica, il Nathusius"'1 lorna presentemente a pro- pugnare la sua antica lpotesi. Nell'csperimenlo del Tarchanoff, poiche fu legato I'ovidutto al principio del ricellacolo (camera calcigera) non si depose il guscio calcareo sulla membrana testacea. Io volli ripelefe hi esperienza introducendo nell'ovidutto d' una Gallina assai feconda, al di- sopra dell'istnin, una sfera di paraffina, del diametro di 2 cm. circa. Ricucita la ferita dell' ovidutto e dell' addome, lasciai a sc la Gallina che al decimo giorno dall' operazione espulse, insieme al primo uovo, anche la sfera di paraffina complefamcnte awolta da una membranella ruvida all' esterna superficies ove erasi depositato un gran numero di corpuscoli calcarei. Esaminata al microscopio ed in sottili sezioni la detta membra- nella si niostro costituita da una sostanza omogenea che teneva insieme delle fibre ed impigliate tra queste delle laminetle calcaree rotondeggianti o poligonali, hughe circa 30 n. Ciascuna laminetta ha aspetto granuloso e nello slesso tempo mostra una moltifcudine di finissimi aghetti irra- diantisi dal suo cenlro, soniigliando cosi alle laminette vedute dal Thom- son'13, accuratamente descritte e disegnate dal Nathusius nei gusci cal- carei delle uova di parecchi Uccelli. L'esperimenlo convalida l'induzioni derivate dalle ricerche istologiche riferite e conferma i rapporti f'ra la struttura dell' ovidutto e gl' involucri dell' uovo. Ovid u tto in via di sv ilup po. Dalle ricerche del Gasser25e da quelle ultime dell' Hoffmann 33 risulta che il canale di Muller si forma negli Uccelli indipendente- mente dal canale di Wolff, originandosi lateralmente al rene primiti- vo da un' invaginazione dell* epitelio periloneale che in questo punlo diviene stratificato (I). Tali resultati confermano quelli di Braun l2nella Lacerta agilis e nell' Anguis fragilis, in cui specialmente la parte (1) Per il Burger " che ne studio lo Bviluppo nell1 Inasfa gchas e neU'A Utdorna la piii gran parte del canale di Muller si formerebbe a spese del canale
  • ed un lume di mm. 0,170-0,23, rive- slite di cellule ghiandolari e ripiene di secreto: a queste cavita io do i! nome di cisterne, perche esse ricevono il secreto dai tubuli che vi sboccano (Fig. !> .U o) onde riverrarlo poi alia superficie dell' epitelio verso quale si aprono. In vcro soltanto alcuni dei tubuli mettono capo alio ci sterne, mentre altri numerosi si aprono indipendentemente alia superfive e di 35 p., raggiungendo il massimo di i0-50 p. in cor- rispondenza dello strozzamenlo. Nello strozzamento inlermedio tra la porzione albuminifera e la por- zione per la membrana testacea, la mucosa, infiltrata di cellule linfoidi, ofifre caralteri simili a quelli descritti nella Gallina, tranne la maggiore eslensione del tralto privo di ghiandole. (iiiiuti sulla porzione per la membrana teslaeea (lunga cm. 1.5 si nota che le pliche della mucosa sono diminuile in grossezza non ollrepassando mm. 0,5-0,7. Lo strato ghiandolare ha in media ram. 0,25-0,3 di spessore. L'e- pitelio di rivestimento, alto p. 25-30, pure coslituilo da cellule ciliate e da cellule mucipare slrette (p. 3 L), s' in fossa per 50-70 p. in corrispon- donza ,:. vhi dei tubuli ed infossandosi diventa piu basso, perde le ciglia e le cellule mucipare per continuarsi poscia con I'epitelio ghian- dolare. I lubuli hanno dimensioni minori die nella porzione albumini- fera, non superando essi col loro diametro trasverso la media di ;- iO (variazioni da 35 a 15 p. : il loro lume oscilla Ira i 5 ed i 10 p.. - 234 — Inoltre nella mucosa di questa regione mancano quelle cisterne descritte nella precedente. Le cellule ghiandolari misurano |x 15-20 in altezza, [x 8-10 in larghezza, e si caricano d' un materiale metaplasmatico intensa- mente colorabile con alcune sostanze di anilina, risultanle di minutissimi granuli che fondendosi danno Iuogo a gocciolette di varia grandezza. Uopo che abbia ricevuto lo stesso trattamento della mucosa che la se- cerne, la membrana testacea presenta le sue fibre fortemente colorite manifestando in tal maniera le proprieta delle quali gode il contenulo delle cellule ghiandolari. Cio prova che il fatto, gia posto in rilievo con lo studio dell' ovidutto di Gallina e di Tacchina, e costante anche per altre specie d' Uccelli. Per gradi si passa alia camera calcigera (lunga cm. 3,5) che relaliva- menle alle porzioni precedent non e cosl slargata come nell'ovidutlo di Gal- lina. L'aspetto della sua mucosa (spessa mm. 0,25 in media) con pliche molto conlorte nel senso longitudinale, varia specialmente a causa delle nuove proprieta che le cellule ghiandolari acquistano ed a causa della dispo- sizione dei tubuli. Questi stanno molto strettamente avvicinati, sono piut- tosto brevi poco ramificati e decorrono quasi diritti: il loro diametro trasverso misura in media n 23-25, il loro lume raggiunge raramente 5 [jl. Le cellule ghiandolari di forma pressoehe cubica hanno [a 10 in altezza e 7-10 (jl in larghezza; nucleo sferico nucleolato, del diametro di 5 n; contenuto simile a quello descritto nella Gallina. L'epitelio di rivesti- menlo, a cellule ciliate ed a cellule mucipare strelte, ha un' altezza di {a 30-35. 11 reciproco comportarsi dei due epitelii, di rivestimento e ghiandolare, in corrispondenza degli orifizii dei tubuli, descritto nella ca- mera calcigera deH'ovidulto di Gallina, si ripete qui con le stesse modalita. Dalla camera calcigera passando gradatamente nella porzione terminale le pliche della mucosa si fanno piu basse e piu regolari, le ghiandole scompariscono. Ma all' inizio della vagina s' incontrano rari tubuli o cripte, semplici o poco ramificati, del diametro di 40-50 |i, rivestiti da cellule cilindriche alte jx 15 circa, prive di ciglia vibratili e di conte- nulo mucoso, mentre Y epitelio di rivestimento, alto 30-35 n, e coslituito da cellule ciliate e da numerose cellule mucipare larghe 7-8 \i. Le pli- che della mucosa, riccamenle vascolarizzate, hanno un' altezza di 1 mm. circa ed una grossezza di mm. 0,5: il loro stelo conneltivale e molto infiltrato di cellule linfoidi. Ovidutto alio stato di riposo. Apparenze assai diverse offre 1' ovidutto di Picciona alio stato di riposo- In generate le pliche della mucosa diminuiscono in altezza — 235 — ed in grossezza. L' epitelio della tuba possible scarsc cellule a gra- nuli Ira le ciliate. Anche nella porzione albuminilera appariscono mo- no numerose le cellule mucipare o fori>e soltanto meno distinfe, dao che il conlenuto mucoso si circoscrive verso I' estremita distale. I tubuli ghiandolari sono meno ainpi, mantencndosi il loro diametro trasverso fra i 30 ed i40jx; le cellule che li rivestono, considerevolmente ridotte di volume, non misurano che 5-10 n in allezza e 5 |x in larghezza, hanno aspetto chiaro all' estremita distale, scuro protoplasmatico alia prossi- male, dove e situato il nucleo rotondo, povero di sostanza cromatica. E pero da rammenlarsi che le cellule dei tubuli situati profondamente nella mucosa dei forniei conservano ancora i earatteri di elementi secernenli attivi. La vascolarizzazione della mucosa rimane molto ricca. In corrispondenza dello strozzamento la mucosa ed il suo epitelio di rivestimento mantengono piu che altrove earatteri simili a quelli che hanno neH'ovidulto alio slato di attivita. Nella porzione per la membrana testacea i tubuli hanno diametro trasverso di [x 25 e piccole cellule ghiandolari ( tx 7-10 in altezza, |x 5 in larghezza), scure, con nucleo sferico situato nel mezzo del corpo . Anche qui 1' epitelio di rivestimento apparisce con scarse cellule mucipare. Nella camera calcigera i tubuli ghiandolari sono piu corti, stretti (diametro [x 15-20) con cellule molto piccole (|x 7 in altezza, 5 in lar- ghezza), il cui nucleo sferico ne occupa quasi tutto il corpo: il loro lume a mala pena si scorge. Turtur risorius, Sws. Della Tortora col collare ho esaminalo 1' ovidutto nei due stadi di attivita e di riposo, riscontrandovi in generate le medesime particolarita che in quello di Picciona. L' intiero organo ha in media una lunghezza di 19-20 cm. L' epitelio dell' imbuto, alto |i 25 in media, si riflefte, al margine libero, per mm. 1,5 sulla faccia esterna. Nella porzione albuminifera (lunga cm. 9-10) le pliche della mucosa sono una dozzina, con un' altezza di mm. 4,5 al massimo ed uno spessore di mm. 0,5-1. I tubuli ghiandolari^ relalivamenle ampi, misurano in media |x 80. Le cellule albuminipare hanno un aspetto simile a quelle della Picciona siano esse considerate ripiene di secreto od in parte vuolate come dimostrano le figure 10 A e 10 B (tav. II): in ciascuna maglia del loro reticolo possono essere comprese una o piu sferelte. L' epitelio di rivestimento, costituito di cellule ciliate e di cellule mucipare, va aumentando in altezza quando si proceda puste- riormente giungendo da 30 [x a 35-iO^x ed a livello del tratto intermedio — 236 — tra porzione albuminifera cd istrao lino a 50 p.. Nella porzione per la mem* brana testacea (lunga cm. 3,5) le pliche della mucosa sono 10-12, alle mm. 1,5 circa, grosse poco meno di 1 mm. 1 Lubuli ghiandolari hanno un diame- Iro di [a 40 in media. Tra le pliche e raccolto un secreto di aspetto denso, lenace, a slrullura fibrosa. Nella camera calcigera (lunga cm. 3) 1' epi- telio di rivestimento ha pure p. 30 circa in altezza ed e fonnato come nel- I' istmo di cellule ciliate e di cellule mucipare slrette. I tubuli ghiandolari hanno in media p.30 di diamelro, decorrono diritti e sono rivestiti da cellule mollo ben distinte. Colpisce in questa parte la ricca vascolariz- zazione della mucosa ed i grossi vasi die, decorrendo i'ra i tubuli, giun- gono a ramificarsi sotto I' epitelio di rivestimento. II passaggio dalla camera calcigera alia porzione terminate si fa in mode graduate Le pliche della mucosa, una ventina principali ed allret- lante secondarie, hanno contorno non molto sinuoso. L' epitelio di rivesti- mento, alto Ira i oO ed i iO ;jl, e ricco in cellule mucipare. II l'uslo delle pliche contiene molti fascelli di fibre muscolari liscieede fortemenle inliltrato di cellule linfoidi come tutto il connettivo sottomucoso. La slrullura dell' ovidutto di Uccelli con prole precoce {Gallus do- mesticus, Meleagris gallogavo, Anas boschas) paragonala a quella del- I'ovidulto di Uccelli con prole inetta [Columba Uvia, Turtur risorius) permetie di scorgere alcune apprezzabili differenze riguardanti la regio- ne albuminifera. Lascio da parte la maggiore ampiezza dei tubuli ghian- dolari, la presenza di cisterne, spiegabile, nella Picciona ad es., con l'a- dattamento dell' organo ad una funzione periodica che si esplica du- rante quasi tulle le stagioni in epoclie ricorrcnti ad uguali intervalli di tempo, e pongo in considerazione I' aspetto dell' elemento ghiandolare alio stadio di plena attivita secretiva. A tale stadio le cellule albumini- pare di Uccelli con prole precoce (Gallina, Tacchina) differiscono da quelle di Uccelli con prole inetta (Picciona, Torlora) tanto per le mi- nori dimensioni quanto per i caratleri morfologici del contenuto, poiche il materiale metaplasmatico che incomincia a comparire cosi nelle une come nelle altre alia loro estremita distale per invaderne di la tutto il corpo lino atlorno al nucleo contralto e spostato verso l' cstremo pros- sunale, si mantiene nelle prime sotto forma di linissimi granuli, mentre nelle seconde si raccoglie sotlo forma di sferetle o di goccioline relativa- mente grandi, entro un relicolo a maglie piu laighe ed assai piu rego- larmente disposte, per cui le cellule nell' insieme rassomigliano agli ele- ment i albuminipari degliAnfibii sludiali ilal Hottclier n,dal Neumann e Qrunau "-', dat Loos, dallo Slitve';,|:i:, dal Hossi e Vicarelli :'6 ed ullimamenle dal Le br u n ;!S. Puo questo diverso aspetto assunto dal secreto in scno alia cellula che lo prepara, avere qualche rapporto con — 237 — le differenze fisico-chimiche nolate dal Tarchanoff fil fra 1' albumina degli Uccelli con prole precoce e quella degli Uccelli con prole inetta? Io non mi trovo in grado di affermarlo positivamente non essendo riu- scito a trarre sicuri dati dillerenziali dalle reazioni microchimiche alle qnali ricorsi, ma quando penso alia complessa composizione chimica del materiale elaborato dagli elementi die ci occupano, non mi sembra troppo azzardato 1' attribute, in soslegno dei resnltati a cui giunse Tarchanoff, qualche importanza alle diverse apparenze morfologiche del contenuto cellulare. II materiale accumulato nelle cellule albuminipare e riversato diret- tamente ncl lume ghiandolare per la loro estremita libera che al mo- mento dell' escrezione si presenta largamente aperta. Avendo poco fa accennato alia somiglianza che gli elementi albumi- nipari particolarmente di Picciona e di Tortora possono avere con quelli degli Antibi, credo opportuno di avvertire che lo spongioplasma dei suddetti elementi alio stato di attivita quantunque acquisti una disposizione assai caratteristica, non lascia mai scorgere un centro da cui le sue trabeco- le prendano origine e si irradino verso la periferia, come quello de- scritto dal Rossi e Vicarelli col nome di « condensamento del pro- toplasma » nelle cellule ghiandolari dell' ovidutto di Spelerpes (Geotri- ton) fuscus e dal Lebrun (I) col nome di « centre cytoplasmique » nelle cellule, albuminipare di altri Anfibii (Rana temporaria, Bufo vul- garis, Ahjtes obstetricans.) R E T T I L 1. > Per la classe dei Rettili come per quella degli Uccelli i diversi au- tori posero mente piu agli involucri accessori delle uova che alia strut- tura deir ovidutto; nondimeno osservatori di qualche secolo fa ci lascia- rono descrizioni anatomiche abbastanza esatte di quest'organo in alcune specie dei tre ordini di Rettili. II M i 1 n e - E d w a r d s 17 nelT ovidutto dei Rettili ricorda in maniera generate: una prima porzione assai evasata corrispondente alia sua aper- tura addominale; una seconda, stretta, la cui mucosa e coperta di epite- lio vibratile, ed una terza in cui le pareti s' ispessiscono, si piegano e si arricchiscono d' una moltitudine di ghiandole i cui prodotti servono a completare Tuovo. (1) 11 Lebrun non avendo eo deUe ricerche di Rossi e Vicarelli, credette >li c-- sere stato il primo a segnalare aelle cellnle albuminipare degli A.nfibii il centro citoplasmatico, ma la prioiita ili quest' 03servazione spetta senza dubbio :i Rossi e Vicarelli il coi laToro data »l:xl Novembre 1890. — 238 — Cheloni. — Degli ovidulti della Tartaruga terrestre scrisse Gio- vanni C a 1 d e s i 13 dislinguendo in essi una parte anteriore corrugata ed increspata con pareli sottilissime c quasi Irasparenli, ed una parte posteriore (utero) dilatafca, liscia non increspata, con « pareti mollo grosse, composte di quattro tuniche, 1'esterna delle quali e intessuta di iibre longitudinali; la susseguenle di fibre circolari, la terza glandolosa, la quarta, che e Tinterna sottilissima, e rugosa gentilmente spalmata di una materia isdrucciolevole^ che genie dalla tunica glandolosa per facili- tare l'esito delle uova ». Bojanus 10 studio l'ovidulto della Cistudo europaea dividendolo in Ire regioni: la prima, a partire dalla tromba, e longitudinalmente striata con pareti che, dapprima molto sottili, s'ispessiscono successivamente a poco a poco; la seconda e granulosa d' aspetlo glandulare; la terza notevole per i suoi solchi tortuosi e profondi. II Gar us 14 awerte la grandc somiglianza che esiste Ira l'ovidulto dei Cheloni e quelle degli Uccelli. II La taste"7, per risolvere la questione concernente la formazione delle parti dell'uovo esterne alia membrana vitellina, intraprese delle ri- cerche sull'ovidutto della Cistudo europaea, studiandone accuratamente la struttura istologica nelle tre porzioni distinte dal Bojanus. — La prima porzione e formata del peritoneo, di uno stralo muscolare e con- giuntivo, della mucosa il cui epitelio si compone di cellule a ciglia vi- bratili e di cellule caliciformi: situate quest' ultimo nel fondo delle pli- che misurano 32 n di altezza, 8 \i di larghezza, hanno margini rettilinei e paralleli, nucleo grande (5 a 7 \i di diametro). regolarmente ovale, a gran diametro verticale situato verso il mezzo della cellula. — La se- conda porzione, all'interrio dello stralo muscolare, presenta uno strato congiuntivo e ghiandolare ricoperto da un epitelio composto di piccole cellule vibratili intercalate a gramli cellule caliciformi piu alle nella parte superiore che neH'inferiore. Le ghiamlole sono mucose di forma elliltica talvolta quasi tubulari, slipatc le une sulle altre: ciascurta di esse si com- pone di grandi cellule coniche a pareli eccessivamenle sottili, a contenuto chiaro o leggermenle granuloso, a grande nucleo arrotondito, rilenute da La las to quali cellule caliciformi con boccuccia circolare simili a quelle descritle da Neumann e G run an nella Bana. Le ghiandule hanno orilizio estremamente piccolo, poiche nessuna parte dell'epitelio della supei ficie apparisce interrotta; si aprono direttamente senza 1' intermezzo di un canale od anche senza restringersi in forma di collo. — La terza porzione e pure provvista, all'interno delle tuniche muscolari, d'uno stralo congiuntivo c ghiandolare: I'epitelio e uguale a quello della precedente porzione, le ghiandole hanno aspetlo differente. Sono quesle tubolose, dap- — 239 — prima diritte e verticali all'epitelio, si incurvano poi e divengono legger- mente tortuose ; opache e letteralmente riempite da piccole sfere (2 y. di diametro) molto refrangenti, si direbbero sacchi ripieni di gra- nuli. II loro orilizio e poco apparente. Medianle trattamcnto con acido acetico diminuisce l'opacita delle gliiandole ed appariscono i nuclei ed i limiti delle cellule, le piccole sfere sono rese piii traspa- renti. — Le piccole sfere brillanti , allineate e qualche volta riunite sotto forma di fibre die Agassi z ha trovalo nel bianco dell' uovo di Tarlaruga e nella sua membrana, somigliano mollo a quelle vedute nelle gliiandole die loro dauno origine. II La last e non avendo oltenuto sviluppo di gas con acido acetico non crede doversi ricercare nelPovi- dutto degli Organ] incaricati in modo speciale della secrezione dei pro- dotti calcarei, i quali disciolti nei different liquidi deH'ovidutto si radu- nerebbero e deposilerebbero negli strati esterni dell' uovo. Hoffmann 3- studio la struttura dell'ovidutto nella Clemmys caspi- ca e nell' Emys europaea arrivando a resultati che non si accordano del tutto con quelli ottenuli dal Lataste. La parete dell'organo, tanto piu spessa quanto piu si va posterior- mente, si compone: di un involucro peritoneale, d' uno strato di fibre muscolari, d'una mucosa, in parte molto ricca di ghiandole, e di un ri- vestimento epiteliale. V ostium abdominale e guarnito di epitelio vibra- tile basso- Nella parte anteriore dell'ovidutto mancano completamente le ghiandole, il riveslimento epiteliale si compone di cellule cilindriche alte 30 p., prive di ciglia vibratili; nella parte media le cellule epiteliali sono alte 50 a 55 {x e larghe 12 a 14 n, hanno protoplasma fortemente gra- nuloso, nucleo ovale; la mucosa finamente pieghettata contiene numerosi otricoli ghiandolari ramificati che sboccano tra le cellule epiteliali. Le cellule ghiandolari sono grandi con protoplasma finamente granuloso, nucleo piccolo parietale. Nella parte posteriore I' epitelio rivestente la mucosa si compone di cellule cilindriche molto piccole (alte 16-18 (jl, larghe 8-9 \x) con protoplasma finamente granuloso, nucleo ovale relati- vamenle grande: lo strato ghiandolare possiede otricoli (lunghi mm. 0,16-0,18) non ramificati, ripieni di cellule piccole, rotonde, grossolana- mente granulose. tiauri. — II Lereboullet 3j 1^4. :;7. Lataste l\. 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M it Bemerkungen fiber einige andere Reptdlieneier uml die Genesis dieser Eihaute. Zeitschr. f. wiss. /.mil. Bd. 38. Pag. 584-620. 51. . Die Entwicklung von Schale uml Schalenhaut des Euhnereies im Oviduct. Zeitschr. f. wiss. Zool. lid. LV. Pag. 576 584. Altri lavnii del X at li h si u s suU'argomento e ion le medesime vedute si trovano pure in: Zeitschr. f. wiss. Zool. Bd. XVIII, XIX, XXI; Canabis 'Journ. 1. Ornith. 1883 e 1885: /.ml. A.nzeiger 1887. 52. Neumann u. Grunau, Die Beziehung des Flimmerepithels der Bauchhohle zum Eileitere- pithel iii'im Erosche, mit einem Anhang die Drfisen der Froscheileiter ». Arohiv f, mik. Anal. Bd. XI. 1875. 53. Purkinje, Simbolae ad ovi avium historiam ante incubationem. Lipsiae 1825- "ii. Bathke, Entwicklungsgeschicte der Natter. Konigsberg 1839. 55. . Dntersuchungen fiber den Korperbau uml die Entwickelung der Crocodile. 18fi(>. 5i;. Rossi r. r Vicarelli *'•■. 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Pfliiger 's Archiv t'. d. ges. Physiologie, Bd. 33. Pag. 303. Bonn 1884. 62. Tiedemann, Zoologie, Bd. II. Anatomie und Naturgeschichte der Vogel Heidelberg 1810. Pag. 172. — 263 63. Thomson A., Article Ovum, in Cyclopaedia of Anatomy and Physiology, Supplement 1R46. 64. Valenciennes el Fremy, Recherches sur la composition des oeufs et des muscles dans la serie des animaux. Annates de Chimie el Physique, 3 S6r. T. 50. 1857. 65. Van der Uneven, llandliucli iler Zoologie, Bd. II. 66. V ol k in a n n, De Colubri Natricis evolutione. Lipsiae 1834. 67. AVei nl and, CTebei den Eizahn der Kinuelnaller, in: Wiii leiuli. Jalireslicft des Vereins f. vaterl. Naturk. 185G. 68. v. Wittioh, Uelier Pilzbildung im Hiihnerei. Zeitschr. f. \\ iss. Zool. Bd. III. Spiegazione delle figure contenute nelle tavole I e II. AVVRETBMZA. — 'J'utte le figure dalla 3'x alia 2V vennero ritratte eon la camera luiida della grandezza naturale, l'ovidutto disteso affine di mostrarne le diverse porzioni elie nel medesiinu si SUSSegUOno dal 8UO ostium abdominale al 8U0 sboc- co nell'urodaeum. aimbuto col padiglione; b tuba; c porzione albuminifera; d breve stroz- zamento intermedio tra la precedente porzione o 1' istmo o porzione per la membrana te- stacea e; /camera calcigera uterus): ;/ porzione terminale (vagina). Fig. 2. — Rappresenta 1' aspetto macroscopico offerto dalla mucosa ml tratto d della Fig. 1. <• estremo inferiore della porzione albuminifera; e estremo superiore della porzione per la membrana testacea; d luogo in cui cessano le pieghe della mucosa della prima porzione eil incominciano quelle della seconda. (Grandezza naturale). Fig. 3. — Epitelio cilindrico semplice vibratile rivestente la mucosa dell'imbuto. (Zeiss, ob. ap. 4,(1 mm., oc. comp. 18). Fig. 4 A. — Epitelio rivestente la mucosa della tuba. Xella figura e rappresentato 1' epitelio die riveste una serie di pliche terziarie. m orletto intensamente colorito formato dalle estre- mita distali delle cellule a granuli interposte alle cellule ciliate: al disopra di questo or- letto se ne vede nn altr > cliiaro nou colorito dovuto alle cilia viluatili. i fornici tra le pliclio terziare nei quali gli elemeiiti dcll'epifelio divengono simili tra tli loro, privi cosi di ciglia come di granuli. (Zeiss, ob. 8,0 mm., oc. 8). Fig. 4 B e O. — H medesimo epitelio. p cellule a ciglia viluatili. m cellule a granuli. I corpu- scolo lhifoide. (Zeiss, ob. imm. oruog. 3,0 nun., oc. comp. 18.) Fig. 4 I). — II medesimo epitelio veduto in sezione parallels alia sua superficie. m estremita distali delle cellule a granuli tagliate brasversalmente. (Come sopra). Fig. 5 .1. — Parte della sezione fcrasversa di una plica della mucosa in corrispondenza della porzione albuminifera (regione media). <7< epitelio di rivestimento costituito di cellule ci- liate c di cellule mucipare. t tulmli gbiandolari. o oriflzio di tin tubulo. (Zeiss, ob. 8,0 mm., oc. 8). Fig. 5 Ji. — Ejiitelio rivestente la mucosa della porzione albuminifera. m cellule mucipare in- tercalate alle ciliate p. (Zeiss, ob. ap. 4,0 mm., oc. 8). Fig. 5 O. — II medesimo epitelio veduto in sezione parallela alia sua superficie. m cellule mu- cipare tagliate trasversahnente. (Come sopra . Fig. 5 £>. — Epitelio ghiandolare cellule albuminipare) rivestente on tratto di tubulo sezionato longitudinalmente aella porzione albuminifera. (Reich ert, ob. 8a, oc. 4). Fig. ti A. — Sezione longitudinale dello strozzamento intermedio tra porzione albuminifera e por- zione per la membrana testacea, rappresentato nella Fig. 2. c pliche dell' estremo inferiore della porzione albuminifera con numerose insenature x. e pliche dell' estremo superiore dell' istmo o porzione per la membrana testacea. d Io spazio tra le pliche delle due porzioni attraverso il quale si ginnge sul fondo della mucosa d' da cui sorgono le villosita y prive di ghiandole. pm parete muscolare. (Fissaz. in sublimato) (Reichert, ob la, oc. 3). Fig. 6 li. — Ejiitelio rivestente le pliche della mucosa n ell' estremo inferiore della porzione al- buminifera. Esso e notevole per la grandezza delle cellule mucipare m e per la forma delle ciliate p. Reic b ert, ob. 8a, oc. 4). Fig. t'< i". — Epitelio della ste>sa regione con cellule mucipare m che presentano la boccuccia della loro teca intensamente colorita per 1' addensaiueuto del secreto, ;/ cellule ciliate. (Come sopra). - 264 — Fig. 6 T>. — Epitelio dei fornici iiella stessa regione. Le sue cellule mucipare m sono notevol per il contennto a grossi granuli. p cellule ciliate. Come sopra). Fig. ti E. — Sezione trasversa
  • . — Sezione trasversa dun tubulo ghiandolare dell1 istmo, ove le cellule secernenti sono uotevoli per il loro contennto fortemente denso costdtuito da una moltitudine di granuli. (Come sopra). Fig. IE. — Sezione longitudinale d'un tratto ili tubulo ghiandolare nella regione media del- 1' istmo. i granuli del materiale ili secrezione che riempie le cellule sono coloriti in rosso cupo dalla sat'ranina. (Come sopra). Fig. 7 /•'. — Secreto trovato alia superficie della mucosa dell' istmo: vi si osservano, in mezzo ad una sostanza omogenea, zolle composte di granuli o gocciolette fortemente colorite a lato di fibre del pari assai colorite. (Come sopra). Fig. 7 0. — Memhrana testacea le cui fibre colorite intensamente dalla safranina mostrano di godere dollo stesse propriety del secreto fornito dalle cellule ghiandolari dell' istmo. (Co- me sopra). Tav. II. Fig. 8 2, — Parte della sezione trasversa d'una plica della mucosa in corrispondenza della ca- mera caleigera. ep epitelio di riveatimento. t tubuli ghiandolari. o orifizio d' un tubulo. (Come sopra). Fig. 8 B. — Epitelio rivestente la mucosa della camera caleigera veduto in sezione parallels alia sua superficie. m cellule mucipare tagliate trasversalmente. (Come sopra). Ovidutto di Picciona [Coluniba livia var. domettica, Lin.) durante la deposizione delle nova. Fig. 9 A. — Parte della sezione trasversa d'una plica della mucosa in corrispondenza della por- zione albuminifera. t tubuli ghiandolari. " orifizi dei tubuli che sboccano in una cisterna. (Reichert, ob. 5, oc. 3). Fig. !» />'. — Cellule albuminipare che si sono in parte vuotate del loro secreto. (Kei chert, oli. 8a. oc. 4). Fig. it (.'. — Cellule albuminipare ancora ripiene did loro secreto. (Come sopra). Ovidutto ili Tortorella col collare (Turbur risorius, Sws.) durante la deposizione delle nova. I ' hi .1. — Cellule albuminipare cariche di secreto. (Reichert, oh.imm. omog. N. X, oc. 4). Fig. 10 //. — Cellule albuminipare (he si sono in parte vuotate del loro secreto. (Come sopra). Ovidutto di Tartaruga (Testudo graeca, Lin.) durante la deposizione delle nova. Fig. 11 A. — Sezione vcrticale e longitudinale del padiglione ove 1' epitelio di ri vestimonto ep, rag- giunto il margins libero, si riflette all'esterno per l'estensione dl nun. 2-2,5. (Reichert, oh. la, oc. 3). Fig. 11 B. — Epitelio rivestente la mucosa dell' imlmto. p cellule ciliate. » Cellule chiare aggrup- pate aell' insenature dell'epitelio. (Reichert, oh. 8a, oc. 4). Fig. 12 A. — Una cripta della mucosa della tuba, i cellule chiare che ne rivestonoil fondoed i lilt i. p cellule ciliate. in cellula muci])ara. (Reichert, oh. ">, OC. '■!). Fig. 12 />'. — Cresta d'una plica della stessa mucosa. Qui 1' epitelio e costdtuito di cellule mucipa- re in e di cellule ciliate //. (Come sopra). — 565 Fig. 13 .1. — Farte della sezione trasversa d'una plica della mucosa in corrispondenza della por- zione albuminifera (regions media) esaminata qualche tempo avanti la deposiziono delle uova, ep epitelio di rivestiiuente costituito
  • '. — Epitelio rivestente la mucosa della porzione albuminifera durante la piena attivita. ■in cellule mucipare, p cellule ciliate. (Come sopra). Fig. 13 C. — Lo stesso epitelio in corrispondenza della convessita d'una plica. (Come sopra). Fig. 14. — Parte della sezione longitudinale d'un tubulo gbiandolare in corrispondenza della camera calcigera. Le cellule contengono granuli tntensamente coloriti dalla sat'rauina. (Come sopra). Ovidutto di Lacerta prima della diseesa delle nova. Fig. 15 ,1. — Epitelio rivestente la mucosa della tuba (regione media) di L. muralis. costituito di cellule ciliate p o di cellule mucipare in. (Keiclicrt, ob. <>. oc. 3). Fig. 15 B. — Mucosa della regione inferiore della tuba I/., muralis). Xel fondo delle pliche in- cominciano a comparire corti tubuli gliiandolari t. ((.'nine sopra). Fig. lti. — Piccolo tratto della mucosa dell' utero di L. viridis. ep epitelio di rivestimento. t tubuli gliiandolari. v orifizio d'un tubulo. (Come sopra). Fig. 17 -1. — Cellule gliiandolari rivestenti un tubulo della mucosa dell'utero di L. muralis poco prima della diseesa delle nova. (Keiclicrt, ob. 7, oc. :!). Fig. 17 B. — Cellule gliiandolari (come sopra) all' imminente diseesa delle nova. (Reiehert, ob. 8, oc. 4). Fig. 18. — Parte d'uua sezione trasversa della porzione terminate dell'ovidutto di L. muralis. (Reiehert, ob. 5, oc. 2). Ovidutto di Lacerta durante la gestazione. Fig. 19 A. — Parete dell'utero disteso in corrispondenza della parte media di una camera in- cubatriee (L. muralis). (Fissaz. in sublimate). (Keiclicrt, ob. 6, oc. 3). Fig. 10 B. — l'n tratto della medesima parete maggiormente ingrandita. L' epitelio ep conside- revolmente appiattito si mautiene vibratile, i tubuli t sono schiacciati e le cellule gbiando- lari vuote di secrete, v vasi sanguiferi. (Reiehert, ob. 8a, oc. 4). Ovidutto di Lacerta dopo le deposizione delle nova. Fig. 20. — Piccolo tratto della mucosa dell'utero di L. ocellala. ep epitelio vibratile. t tubuli ghiandolari ridotti di volume, rivestiti di piccole cellule, v vasi sanguiferi. (Reic hert ob. 6, oe. 3). Ovidutto di Yipcra aspis, Merr. e di filaphis qualcrradiatus Cm. Fig. 21. — Epitelio rivestente la mucosa della tuba nell'ovidutto di Elaphis. m cellule mucipare, p celllule ciliate. (Kei chert, ob. 8a, oc. 4). Fig. 22 A. — Mucosa dell'utero di Vipera poco prima della diseesa delle uova. ep epitelio vibra- tile. t tubuli ghiandolari. o orifizi dei tubuli. (Kei chert, ob 4, oc. 3). Fig. 22 B. — Cellule ghiandolari rivestenti un tubulo della mucosa dell'utero di Vipera qualche tempo avanti la diseesa delle uova. (Keiclicrt, ob. 8a, oe. 4). Fig. 22 C. — Cellule ghiandolari (come sopra) all' imminente diseesa delle uova. (Come sopra). Fig. 23. — Sezione trasversa della porzione terminate dell'ovidutto di Elaphti. pm la spessa parete muscolare, ep 1' epitelio rivestente le pliche della mucosa. (Kei chert, ob. la, oc. 1). Fig. 24 A. — Epitelio rivestente la mucosa dell'utero gestante di Vipera. La figura iuostra i rappoiti Era l' epitelio ep ed i capillari sanguiferi v. (Reiehert, ob. 8a, oc. 4). Fig. 24 B. — Sezione tangenzialo dell'cpitelio (conn- sopra). — 166 — [stitnto Anatomico
  • c nllro, *6noi - luogo), si distinguono quegli spostamenli c Iraslochi della sostanza grigia per i quali porzioni, anche piccole, di essa stanno in parti dove normalmente non debbono trovarsi; e die sonosempre causalida disturbi avvenuti durante lo sviluppo (Krontal-Otto- Y irchow. Cosicche non sono da considerarsi come eterotopie quelle alterazioni di configurazione die puo assumcre la so- stanza grigia in seguilo ad un' infiammazione cstesa. Premesso cio, descriverd le raolteplici e varianti figure formate dalla sostanza grigia nella regione cervicale, die a maggior intelligenza ho riprodotte nella tavola annessa. A livello dell' oltavo nervo cominciano le disposizioni anormali della sostanza grigia. Gia ad occhio nudo si scor- geva die la massa grigia sinistra era asimmetrica, ed in superficie straor- djnarjamente ridolta. Esaminata al microscopio si trova la sostanza grigia del lato deslro configurata normalmente, menlre a sinistra il eorno late- rale e soslituito da un prolungamento, che, provveduto di cellule piccole, rotonde, sporge nel cordone laterale. Esso e identico al prolungamento laterale caratteristico della regione dorsale. (Vedi fig. 8). Nei midolli normali, il rigonfiamenlo cervicale che avea conservalo fmo al 7° nervo il maximum di sviluppo, a livello dell' otlavo nervo cervicale si riduce rapidamente di volume, la sua sostanza grigia premie una configurazione speciale, ed un fallo saliente e la scomparsa del pro- eesso cervicale medio. Scendendo ai primi nervi dorsaH si trova che la figura della sostanza grigia si cambia totalmente, cioe il corno laterale assottigliandosi grandemente costituisce solo una piccola spcgenza nel margine laterale della sostanza grigia che forma una figura ad II. Nel midollo spinale da me esaminato sembra invece che le due meta non aliliiano avuto uno sviluppo parallelo: la deslra ha conservato il volume e la configurazione normale quale si trova nella regione cervicale; I'altra invece ha gia assunta la disposizione propria della regione dorsale. Anche il corno posleriore sinistro e mollo meno sviluppato dell'allro, e si puo osservare che tale alrofia e a carico specialmente del corpo, menlre il collo e alqiianlo ingrossato. I solchi lateral i a sinistra sono molto profondi. Nelle sezioni superior! il prolungamento laterale di sinistra s'ingrossa, si foggia a triangolo, e colla base giunge lino al corpo del corno posle- riore; e menlre nelle sezioni inferiori sta a livello della commessura bianca, occupa ora un livello piu posleriore (fig. 9). 11 corno anteriore viene a prendere una figura di parallelogramma col lato esterno alquan- to concavo, c dal cui angolo inferiore ed inlerno staccasi il corpo del - 271 — corno poslcriorc. Un pnco piu in alto Ira i! cbrno anteriore ed il corno postoriore prende origine una sporgcnza digitiforme di sostanza grigia, la quale inflessa Ieggermente in avanti penefra nel cordone lalerale per un tratto considerevolc. Nella sua porziono piu interna e formata esclusiva- mente di fibre, e contiene alia sua estremita periferica cellule nervose che sembrano identiche a quelle delle corna anterior!. Si nota poi die il corno anteriore a forma di lancia nella sua punla ventrale, al di sotto della commessura presenla un ingrossamento nel diametro trasverso dove sta un grosso gruppo di cellule. II corno postoriore sinistro rimane mollo addielro in grossezza in confronto con quello dell' altro lato. (V. fig. 10). La sostanza reticolare normalmente sviluppata si trova fra il corpo del corno postoriore ed il suddescrilto prolungamento. In sezioni successive questa sporgenza presenla un lieve strozzamento in corrispondenza della sua parte mediana, in modo che la meta esterna, disseminata di cellule, si rigonfia alquanfo, e da a questa appendice la forma di una clava. A destra i solchi Intern li si conservano mollo accentuati; ma in modo note- vole lo e il postoriore, nel cui fondo comparisce la sezione delle fibre radicolari quasi che il corno posteriore si fosse retratto. Dopo poche se- zioni il prolungamento a'ceessorio sinistro scompare ed al suo posto torna la sostanza bianca, le cui fibre restano sezionalo in vario senso cio che dimostra il loro andamento non piu perfettamente longitudinale. In seguito (fig. 11) il corno anteriore sinistro si allunga ventralmente e prende una configurazione molto irregolare: la sua estremita anteriore di forma qua- drangolare riposa per un lato piu slretto sulla rimanente porzione del corno piu rigonfiato; ed e in corrispondenza della commessura che il corno si slarga, ed il suo margine esterno descrive una convessita. Qui in gran numero stanno disseminate le cellule senza ordine, e non sono piu distinti i loro gruppi. Anche i corni posteriori hanno una figura spe- ciale, ed il sinistro ha superato in grossezza quello dell' altro lato, quasi per compensare la perdita di sostanza grigia nel corno anteriore. Nella fig. 12 la sostanza grigia di sinistra torna ad aumentarc in quantita a detrimento della bianca. II corno lalerale ingrossato si spinge nei cordo- ni laterali, menlre un piccolo pizzo di sostanza grigiastra sta in vicinanza della fissura anteriore. Da questa disposizione ne resulta che il maigine anlero-laterale del corno anteriore descrive una eurva a forte concavila. II corno posteriore sembra, da questo lato, fuse coll'anteriore. — Nella figura 13 quella piccola punla di sostanza grigia situata anteriormente va sempre diminuendo di volume, mentre si arrotonda e si ingrossa il corno laterale che manda un prolungamento a forma di uncino dentro il cordone antero-laterale. II corno posteriore pure e molto rigonfiato, la sostanza bianca aumentata notevolmente, sicche la meta sinistra della midolla di gran lunga supera in grandezza la destra. — 27-2 - Nella fig. 14 e aumentata invece la meta destra della midolla, poiche il corno anteriore sinistro foggiato a forma di quadrato, si e impiccolito, parimente il corno posteriore chc sembra relratlo. E da notarsi come nel corno anteriore destro prende uno sviluppo anormale il processo cervicale medio. Sono giunto ormai colla descrizione al settimo nervo cervicale dove 1' anormali disposizioni della sostanza grigia da sinistra si trasportano a destra facendosi ancora piu singolari. II corno anteriore destro rimane trasversalmente diviso in due parti da un forte strato di sostanza bianca die vi si e fatla strada. II nucleo distaccato si e ravvicinato alia periferia del midollo, ma per una sottile striscia di sostanza grigia situata alia sua estremila esterna rimane an- cora unilo alia sostanza grigia cenlrale. Questa connessione pero si fa ancora per mezzo di fibre nervose isolate che attraversano la soslanza bianca interposta (fig. 15). 11 corno anteriore sinistro ha una forma ab- bastanza regolare sebbene non completamente normale. I eorni posteriori hanno una figura impossibile a descriversi, il destro sembra un po piu piccolo del sinistro. Quel frammento distaccato di sostanza grigia s' isola completamente nella fig. 16 per assottigliamento e scomparsa della striscia di connessione. In esso si trovano numerose le cellule, mentre sono piuttoslo deficienti nel corno anteriore; inoltre bencke spinto quasi alia periferia del midollo pure e sempre rivestito nel suo lato esterno da uu sotlilissimo strato di sostanza bianca. Nella figura 17 torna questo nucleo per un suo estremb a riunirsi alia massa ccntrale. I corni posteriori molto irregolari nel loro contorno sono raccorciati e retratli nel senso della loro lunghezza. La quantita di sostanza grigia e maggiore a destra. II contorno periferieo del midollo non descrive la ben conosciuta figura ellissoide, ma e fortemente depresso in corrispondenza del corno posteriore sinistro. Nelle sezioni praticate piu in alto la sostanza grigia di destra divenla inferiore in quantita alia sinistra. Talc fatto si accentua nella fig. 18 corrispondente al seslo nervo cer- vicale dove il corno anteriore destro e molto ridotto nei suoi diainetri, e contienc poche cellule sparse nel suo margine laterale. Anche il corno posteriore destro e molto raccorciato ed e piu piccolo del sinistro. II solco laterale posteriore si trova, come nelle allre sezioni piu distali, molto pro- fondo, a destra invece e seomprno affalto e Ira I'apice del corno poste- riore e la periferia del midollo sta uno strato di sostanza bianca. La fissura posteriore sposlala dapprima verso destra, nel suo terzo interno s'incurva per ritornare suila linea mediana. In tal modo viene — 273 - aumentata molto la sostanza bianca del cordone posleriore. E notevole il fatto che a questo livello le fibre del cordone laterale destro non hanno tutte un decorso longitudinale ma alcune sezionate parallelamenle alia loro lunghezza dimostrano un andamento irregolare ed areuato. Questa spe- ciale disposizione era accompagnata da un' esuberante produzione di tes- sulo interstiziale. A livello del 5° nervo cervicale (fig. 19) nella configurazione della sostanza grigia non si trovava niente di particolare da descrivere, ben- che non vi fosse da constatare un' assoluta regolarita e simmetria. Nel rimanente rigonfiamento cervicale e nel bulbo cessavano affatto 1' anormali disposizioni della sostanza grigia. Non debbo lasciare inosservato che nel tratto anormale la sostanza bianca del midollo era ricca di setti connettivali, e conteneva anche pic- cole aree di tessuto interstiziale. Trascorrendo la lelteratura su tale argomento ho veduto che il caso da me descritto presenla una lieve forma di eterotopia che non e certo da paragonarsi con quelle riferite da Jacobs on, Feist, Kronthal ecc. Cosi per es. quest' ultimo scrive che a livello dei primi nervi dorsali la so- stanza grigia era quasi completamente scomparsa, solo esisteva una pic- cola porzione incurvata ad uncino. In altre sezioni non pote giudicare quale fosse il corno anteriore e quale il posteriore. Arrivato al termine di questo mio studio dovrei tener parola delle cause e della maniera di formazione di tali eterotopie, ma le cogni- zioni attuali sono appena sufficienti per formulare un' ipolesi. Non sono le eterotopie da considerare come arresti nello sviluppo embrio- genico del midollo, ne come reversioni ataviche ; debbono piuttosto ritenersi come deformazioni, mostruosita per disturbato sviluppo. Secon- do le ricerche di His (1) si puo pensare che 1' eterotopie nel midollo spinale originino da questo che gli spongioblnsti della zona marginale (Kandschleier) penetrino nel territorio dei neuroblasti, in modo che que- sli, i quali dovrebbero formare una massa compatta, si sparpaglino disordi- natamente oppure che i nevroblasti impediti di spandersi uniformemente, si sviluppino maggiormente verso questo o quel lato, e penetrino nella zona degli spongioblasts Gome causa prima di questa o di quella maniera possono immaginarsi vari impediment o cause meccaniche. Da alcuni autori e stato dimostrato quanta sia 1' imporlanza di queste anormalita per la palologia del midollo spinale. Cosi Krontal (2) in una sua conferenza tenuta alia Societa psichialrica di Berlino il 15 Giugno 18(.):2 ha parlato sopra i casi fino allora pubblicali, di simili deformazioni della sostanza grigia. (1) Die Xcurohlasten Leipzig 18S9. (2) Neurolog. Central. 1892. Pag. 730. — 274 — Smo l'.t i casi chc ha raccollo dalla lelteraiura e sono slali de- scritti da : 1. Bramwel- Weiss. Krankeiten des Rikkenmarskes — Wien 1883. 2. Drummond. id. p. 200. 3. Pick. Prager Medicinische Wochenschrift 1881. p. 93. 4. Pick cs. p. 95. 5. » cs. p. 19."). 6. Fiirtsner und Zacher. Archiv. fur Psichiatrie Bd. XII. p. 373. 7. Fiirtsner. cs. p. 391. 8. Schiefferdecker. Archiv fur Mikroskopische Anat. Bd. XII, (eterotopia nel midollo spinale di animate nato deforme che morl quasi subitoV 9. Kahler. Pick. Vierteljahreschrift fiir Hcilknnde — 1879 Bd. II. p. 17. 10. Pick. Archiv. fiir Psichiatrie Bd. VIII. 11. Kronthal. Neurol. Central. 1888 p. 97. 12. Kronthal. cs. 1890 p. 392 (eterotopia nel midollo spinale di manzo). 13. Jacobson. cs. 1891. p. 38. 14. Brosch. cs. 1891. p. 489. 15. Chiari. Deutsche mod. Vochensch. 1S91. N. 42. 16. Feist. Neurol. Central!). 1891 p. 713. 17. Turner. Bericht in the Brit. med. Journ. N. 2. 1891. 15 Aprile. 18. Howard Tooth. cs. 19. Turner cs. (eterotopia nel midollo spinale di coniglio). A quest i ecrli potrebbe ora ap^iun^ere il caso da me descritto e quello del Rossi che descrive un como accessorio e simnielrico nel midollo cervicale di un cane. (1). Poiche alcnni ritencrono pofersi parlare di eterotopia anche quando esiste formazione doppia del midollo spinale, accennero ancora ai casi di Bonome (2) che riferisce sopra uno sdoppia- mento parziale del midollo spinale in un bambino di due anni con afro- fia del piede sinistro; e a quelle di Foa (3) dove si tratta pure di sdoppia- mento parziale del midollo spinale in una vecchia di 76 anni con de- formita scbelelriche congenite nedi arti inferiori. (1) Lo Sperimentale — Firenzc Maggio 1889. (4) Archivio per le scienze mediclie. Vol. XI- p. 123. (3) Rivista di Freniatria — Reggio-Emilia 1878. - 275 - Per esaminare la questione se quesle deformazioni hanno una impor- tanza nella patologia del midollo, Kronthal esclude dalla considerazione i tre casi appartenenti agli animal i, e quello di Pick perehe il paziente mori per trauma del.'a colonna vertebrale con mielite da compressions Gli altri quindici rimanenli lutti mostrarono oltre all' eterotopia, anche una evi- denle istologica degenerazione del midollo spinale, cioe lutti andarono incontro a malatlie di esso. Per questa circostanza molto rimarchevole Kronthal si associa a Pick nel considerare i midolli spinali eterotopici come luoghi minoris resistentiae', quando, cioe, « 1'individuo con midollo « cosi difettosamenle organizzato e colpito da malaltie che secondo la « esperienza o secondo considerazioni teoriche possono influenzare il « sislema nervoso (come le malatlie d' infezione) allora il midollo spi- « nale reagisce ammalandosi. » Jacobson combatte quest'opinione e tre sono le ragioni che ne adduce: 1. II numero minimo di casi simili osservati e diligentemenle studiati — 2. Nei midolli di animate (manzo, etc.) non esistevano insie- me aU'elerotopia allerazionijpatologiche — 3. Nel caso da lui descritto il paziente fu sano fino a 55 anni. Se la seconda e la terza , come Krontal dimostra, non sono suf- ficienli ad abbattere la sua opinione, la prima obbiezione e solidissima e tale da metterla in dubbio. E' necessario per dedurne solide conseguenze, aumentare il numero dei reperti , esaminando, sotto questo punto di vista, un gran numero di midolli spinali siano patologici o no. Kronthal stesso si augura che taluno intraprenda questo lavoro. Gercando poi una spiegazione a questa diminuila resistenza nel luogo dell'eterolopia egli dice che per la posizione anormale della sostanza gri- gia, le fibre bianche debbono attraversarla o girare intorno ad essa con andamenlo arcuato, si potrebbe dunque ammettere che il corso arcuato di queste fibre renda piu difficile la loro attivita. E' innegabile che organi i quali lavorano in condizioni sfavorevoli si ammalano piu facilmente; ma non sembrami molto soddisfacente la spiega- zione di Kronthal. Ammeltendo come confermata questa importanza etiologica dell' ete- rotopie nella patologia del midollo spinale, sembrami piu probabile spie- garla, supponendo che quelle cause, quell'influenze anormali, a noi scono- sciute, che agiscono nel midollo spinale durante il suo sviluppo embrioge- nico e sono capaci di dare origine all'eterotopie, abbiano ancora un'azione sull'intima struttura del tessuto nervoso in modo da diminuirne la resi- stenza organica. GiULio Chiarugi, re8j>on8dbile Siena 1893, Tip. S. Bernardino. - 4 Vfollilul-i- /'•> !"ijiM, |l;iJi;incj-.-\nilH IV Tiiv.l. Fig i I " V'V Fig i S s ft/ ,. 7A A*- «? ■ Monitor; ZoplogTi-o lialiauo-.l/uiu IV Ta\ II F„,fn: ;' Fiff.SA $>,. Fig ii I ' Fig. ///; • !9 Fig inn I 't ~ t£ Fi912B I ■■-. Firj.UR * v.;.- ■ »>/ /./A Fig. '.'/ B» f, ^ foiutore Zed. Utal. Anno IV.TavM. \.Gocchi. I *- ' <%Jj ■ fMV ,yp-H ^ I % -j MBL WHOI Library • Serials !!!!!! mi ii i i 5 WHSE 01230