.^*^r*-. •%'. >S» >• I ,- k ■^-r^ l MONITORE ZOOLOGICO ITALIA!) (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFFICIALE DELLA UNIONE Z00L0GICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comparata e di Zoologia nel R. Istituto di Studj Superiori in Firenze nella R. Universita di Padova Vol. XIV — Anno XIV — 1903 (CON 22 FIGURE E 8 TAVOLE) IN FIRENZE MDCCCCIII INDICE DEL VOL. XIV (Anno XIV, 1903). BIBLIOGRAFIA N.B. — In questo volume e contenuta la Bibliografia dell' annata 1903 e la continuazione di quella delle annate precedent!. I. Scritti general! di Zoologia e di Ana- tomia. Pag. 1, 97, 229. II. Evoluzionismo Mologico. Filogenia. Pag. 2, 98. III. Ontogenia (Embriogenia — Organo- genia). Pag. 2, 98, 231. IV. Istologia. Pag. 3, 100, 233. V. Tecnica. Pag. 4, 100. 234. VI. Protozoi. Pag. 21, 125. 257. VII. Spongia i o Poriferi. (Vacat). VIII. Celenterati. Pag. 21. 253. IX. Vermi. Pag. 21, 125, 253. 1. Parte generale". Pag. 258. 2. Platodi o Platielminti (Tur- bellari. Trematodi. Cestodi). Pag. 21, 125, 253. 3. Xernatodi o Xematelminti. Pag. 22, 126, 25S. 4. Acantocefali. Pag. 126. 5. Chetognati. (Vacat). 6. Xemertini. (Vacat). 7. 'Kotiferi. ( Vacat). 8. Briozoi. Pag. 22, 126. 9. Brachiopodi. (Vacat). 10. Enteropneusti. (Vacat). 11. Gefirei. Pag. 258. 12. Anellidi (Archianellidi. Oli- gocheti. Policheti. Irudiuei;. Pag. 22, 126, 258. 13. lncertae sedls. (Vacat). X. Artropodi. Pag. 22, 126, 259. 1. Parte generale. Pag. 22. 2. Pantopodi. (Vacat). 3. Tardigradi. (Vacat). 4. Crostacei. Pag. 126, 259. 5. Aracnidi. Pag. 22, 126, 259. 6. Onicofori. (Vacat). 7. Miriapodi. (Vacat). 8. Insetti o Esapodi. Pag. 22, 126, 259. a) Parte generale. Pag. 126, 259. 6) Tixanuri. (Vacat). c) Ortotteri. (Vacat). d) Pseudoneurotteri. Pag. 22, 259. e) Rincoti. Pag. 22. 127, 259. f) Coleotteri. Pag. 23, 127, 259. g) Strepsitteri. (Vacat). h Xciirottrn'. (Vacat). i) LepidoUeri. Pag. 23, li'T. _ k) Imenotteri. Pag. 23, 127, 260. /; Ditteri e Afanitteri. Pag. 23, 260. XL Echimdermi. Pag. 23. 127. 260. XII. Moliuschi. Pag. 23, 127, 260. 1. Parte generale. Pag. 127, 260. 2. Anfineuri. (Vacat). — IV — 3. Gasteropodi ( Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Pte- ropodi. Polmonati). Pag. 23, 128, 260. 4. Scafopodi. (Vacat). 5. Lamellibranchi, Acefali o Pe- lecipodi. Pag. 261. 6. Cefalopodi. {Vacat). XIII. Urocordati o Tunicati. Pag. 24. XIV. Cefalocordati o Anfiossidi. ( Vacat). XV. Vertebrati. Pag. 49, 149, 281. I. Parte generale. {Vacat). II. Parte anatomica. Pag. 49, 149, 281. 1. Parte generale. Pag. 49, 149, 281. 2. Tegumento e produzioni te- gumentarie. Pag. 50, 149, 282. 3. Sistema nervoso centrale e periferico. Pag. 50, 150, 282. 4. Organi di sense Pag. 51, 150, 284. 5. Scheletro e articolazioni. Pag. 52, 151, 284. 6. Apparecchio muscolare. Pag. 53, 151, 286. 7. Apparecchio cardiaco-vascc- lare. Milza. Pag. 53, 152, 286. 8. Tubo digestivo e glandule an nesse. Peritoneo. Pag. 53, 152 287. 9. Apparecchio polmonare. Bran chie. Tirno. Tiroide. Pag. 54 153, 288. 10. Apparecchio urogenitale. Cap sule surrenali. Pag. 54, 153 288. 11. Teratologia. Pag. 55, 153, 289 III. Parte zoologica. Pag. 56, 154 289. 1. Parte generale. Fauna. Pag 289. 2. Pesci. Pag. 56, 289. 3. Anfibii. Pag. 56, 290. 4. Rettili. Pag. 290. 5. Uccelli. Pag. 56, 154, 290. 6. Mammiferi. Pag. 57, 154, 291. 7. Antropologia ad Etnologia. Pag. 57, 154, 291. Appendice: Antropologia ap plicata alio studio dei pazzi, dei criininali, ecc. Pag. 57, 155, 292. XVI. Zoologia applicata alia Medicina, ah'Agricoltura,alle Industrie, ecc. Pag. 292. SUNTI E RIVISTE — Nota di tecnica micrescopica. — Pag. 101. Bizzozero E. — liicerche sperimentali sul trapianto del polmone. — Pag. 206. Bovero A. e Calamida U. — Canali venosi emissarii temporali squamosi e petro-squamosi. — Pag. 208. » Catola G. — Sulla presenza di nevroglia nella struttura dei plessi coroidei. — Pag. 25. Clivio I. — Di alcune particolarita anatomiche osservate in ovaje infantili. — Pag. 209. Cristalli G. — Contributo alia istogenesi del corpo luteo della donna. — Pag. 157. Donaggio A. — Su speciali apparati fibrillari in elementi cellulari nervosi di alcuni centri dell'acustico. — Pag. 156. Donaggio A. — Una questione istofisiologica riguardante la trasmissione ner- vosa per contatto della terminazione acustica di Held alle cellule del corpo trapezoide. — Pag. 156. Dorello P. — Osservazioni macroscopiche e microscopiche sullo sviluppo del corpo calloso e dell'arco marginale nel Sus scrofa. — JPag. 26. Evant (dJ) T. — Intorno alle omologie del canale di Malpighi — Gartner. — Pag. 63. Fusari R. — Alcune osservazioni di fina anatomia nel campo del sistema nervoso periferico. — JPag. 62. Ganfini C. — Le cellule interstiziali del testicolo negli animali iberuanti. — Pag. 157. Kiesoio I. — Sulla presenza di calici gustativi nella superficie linguale dolla epiglottide uniana, con alcune riflessioni sugli stessi organi che si trovano sulla mucosa della laringe. — Pag. 207. Mangiagalli L. — Rapporto fra mestruazione e fecondazione. — Pag. 206. Marzocchi V. — Ricerche sperimentali sul trapianto delle ghiandole salivari e del pancreas fetale. — Pag. 205. Marzocchi V. e Bizzozero E. — Sulle conseguenze della legatura del dotto di Stenone. — Pag. 207. Mocchi D. — Alterazioni prodotte nella macula lutea e nell' organo di Ja- cobson del coniglio mediante la distruzione dei bulbi olfattivi per vedere se quest'organo e in rapporto col senso dell'odorato. — Pag. 208. Morpurgo B. — Ricerche sulle alterazioni osteomalaciche iniziali dei ratti albini. [Modificazione al metodo di Schmorl per la colorazione delle mem- brane limitanti dei corpuscoli ossei]. — Pag. 101. Negri A. — Osservazioni sulla sostanza colorabile col rosso neutro nelle ema- zie dei vertebrati. — Pag. 58. Paladino G. — Per la genesi degli spazi intervillosi e del loro primo conte- nuto nella donna. — Pag. 4. Parodi U. — Dell'innesto della capsula surrenale embrionale. — Pag. 206. Perroncito A. — Studi ulteriori sulla terminazione dei nervi nei muscoli a fibre striate. — Pag. 207. Personali S. — Sulla rigenerazione del cervello del tritone. — Pag. 157. Rebizzi R. — Non esiste una commessura interretinica. — ' Pag. 27. Rosa D. — II canale neurenterico ed il blastoporo anale. — Pag. 156. Sacerdotti C. — Sugli eritrociti dei mammiferi colorabili a fresco con 1' az- zurro di metilene. — Pag. 207. Tricomi-Allegra G. — Sulle connessioni bulbari del nervo vago. — Pag. 59. Volenti G. — Sopra il significato delle apofisi laterali delle vertebre lombari e delle masse laterali dell'osso sacro. — Pag. 209. Vanzetti. — Del trapianto della tiroide embrionale. — Pag. 205. Veratti E. — Ricerche sulla fine struttura della fibra muscolare striata. — Pag. 24. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Acquisto V. — Particolarita di struttura della membrana amuiotica della cavia. Con 5 figure. — Pag. 173. Armenante Z. — Protrodrilus ypoleucus n. sp. Nota preliminare. — Pag. 221. Banchi A. — Contribute* alia raorfologia della Articulatio genu. II. Rett!:. ; III. Uccelli. Con tav. V-VI. — Pag. 132 e 235. Bertelli D. — Lo sviluppo del diaframma nella Testudo graeca. Nota prev tiva. — Pag. 5. Carazzi D. — La perforazione del Lythodomus dactylus Cuv. — Pag. 73* Carazzi D. — Vi sono Gastreadi? — Pag. 167. Corti A. — La minuta distribuzione dei nervi nella milza dei Pipistrelli uo- strali. Con una figura. — Pag. 247. Cutore G. — Caso rarissimo di mammella soprannumeraria nella donna, in vicinanza del ginocchio destro. Con 2 figure. — Pag. 128. Drago U. — Sulla emissione delle ova in alcuni Oligocheti. Nota rettificativa. — Pag. 183. Facciola L. — Idea succinta dell'organizzazione dei Leptocefali. — Pag. 185. Favaro G. — Intorno ai muscoli dorsali dei Lacertidi. Con 2 figure. — Pag. 28. Favaro G. — Sopra lo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco nei Cheloni. Con 4 figure. — Pag. 102. Favaro G. — Intorno al sacco dorsale del Pidvinar pineale nelP encefalo dei Marnmiferi. — Pag. 275. Giannelli L. — Sulle prime lasi di sviluppo del pancreas negli Anfibii anuri (Rana esculenta). Con 8 figure. — Pag. 33. Giannelli L. — Contributo alio studio della origine filogenetica delle gbian- dole del Brunner. — Pag. 198. Giuffrida-Ruggeri V. — Considerazioni antropologicbe sull'infantilismo e con- clusioni relative all'origine delle varieta umane. — Pag. 80 e 116. Giuffrida-Ruggeri V. — Sulla plasticita delle varieta umane. — Pag. 158. Giuffrida-Ruggeri V. — La maggiore variabilita della donna diinostrata col inetodo Camerano (coefficiente somatico) — Pag. 294. Livini F. — La doccia ipobranchiale negli embrioni di Anfibi anuri {Bufo vulgaris). Con tav. I-II. — Pag. 6. Massa D. — Contributo alio studio del genere Trochopus. Nota preliminare riassuntiva. — Pag. 252. Pasini A. — Sulla presenza dell'orlo a spazzola nelle gbiandole sudorifere. Con tav. IV. — Pag. 111. Pepere A. — Sulla penetrazione delle capsule surrenali accessorie nei paren- chimi degli organi addominali. Con tav. VIII. — Pag. 261. Pierantoni TJ. — La emissione delle uova in alcuni Oligocbeti. Poche parole di risposta al dott. Drago. — Pag. 274. Pighini G. — Nuovi metodi e nuove ricerche sul primo difierenziamento delle cellule e delle fibre nervose. Nota preventiva. — Pag. 223. Pitzorno M. — Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis. Con tav. III. — Pag. 64. Pitzorno M. — llisposta alle Note critiche fatte dal dott. G. Sterzi alia mia nota: < Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Me- dulla spinalis ». — Pag. 143. Pitzorno M. — Ancora sopra le note criticbe fatte dal dott. Sterzi al mio la- voro « Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Me- dulla spinalis ». — Pag. 277. — VII Rossi G. — Ricerche sui miotomi e sui nervi della testa posteriore della Sa- lamandrina perspicillata. Con tav. VII. — Pag. 210. Staderini R. — I lobi laterali dell'ipofisi negli Anfibii. Nota preventiva. — Pag. 70. Sterzi G. — Intorno al lavoro del dott. Marco Pitzorno « Di alcune partico- larita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis » : note criti- che. — Pag. 75. Sterzi G. — In risposta al dott. Marco Pitzorno. — Pag. 217. Tenchini L. — Sopra il canale infrasquamoso di G-ruber nell' uomo. Cornunica- zione preventiva. — Pag. 202. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA — Varia. — Pag. 46, 70, 95, 123, 147, 172, 204, 228, 255, 279. Rendiconto della quarta Assemblea ordinaria e del Convegno deirUnione Zoologica italiana in Rimini (12-16 settembre 1903). Seduta inaugurale. — Pag. 305. Saluto del Sindaco di Rimini. — Pag. 305. Parole del presidente del Comitato ordinatore. — Pag. 306. Discorso del presidente dell' Unione prof. Romiti. — Pag. 306. Seduta pomeridiana del 13 settembre. — Pag. 313. Seduta antimeridiana del 14 settembre. — Pag. 327. Seduta pomeridiana del 14 settembre. — Pag. 351. Seduta antimeridiana del 16 settembre. — pag. 361. Adesioni. — Pag. 375. Elenco delle Comunicazioni scientifiche e delle Conferenze. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE Alzona C. — Sulla fauna delle caverne del Bolognese. — Pag. 328. Alzona C. — Sulla fauna cavernicola dei Monti Berici. — Pag. 328. Ariola V. — Rigenerazione dell'oftalmopodite in due Decapodi. — Pag. 316. Ariola V. — Fecondazione del citoplasma ovulare anucleato con produzione di larve. — Pag. 316. Chiappi T. — II Leuciscus Fucini Bp. — Pag. 352. Damiani G. — Di una Selache maxima a Portoferraio. — Pag. 351. Enriques P. — Sulla cosidetta « degenerazione senile » dei Protozoi. — Pag. '349. Gay M. — Sopra un caso di parziale adermogenesi in un piccolo rumi- nante. — Pag. 339. Giacomini E. — Sui resti del sacco vitellino nelle testuggini. — Pag. 340. Giacomini E. — Sulle glandule cutanee dorsali (* organi dorsali » Voeltz- kowj dei Coccodrilli. — Pag. 342. Ghigi A. — Sui generi Gallus L e Creagrius Gloger. — Pag. 319. igi A. Sui modo di formazione degli ocelli nelle penne di alcuni galliformi. — Pag. 328. — VIII — Manicastri N. — Osservazioni sulla rigenerazione e sull'accrescimento delle code delle larve di Anuri. — Pag. 317. Manicastri N. — La rigenerazione di parti laterali delle code di larve di Anuri. — Pag. 318. Mazzarelli G. — I reni primitivi dei Molluschi. — Pag. 354. Mazzarelli G. — La detorsione negli Opistobranchi e la voluta primitivita del gen. Actaeon. — Pag. 357. Monticelli Fr. Sav. — Per una nuova classificazione degli Heterocotylea. — Pag. 334; Piana G. — Ematopoesi dell'utero desunta dagli elementi morfologici del mestruo e sangue spremuto dalla placenta di donna. — Pag. 361. Pierantoni TJ. — Sopra un nuovo Protodrilus d'acqua dolce. — Pag. 324. Piovanelli S. — I Rotiferi commensali della Telphusa fluviatilis Lmk. — Pag. 345. Polara G. — Sull'organo genitale e sulle lacune aborali della Synapta inhae- rena. — Pag. 336. Pondrelli M. — Sull' influenza dell'ambiente nell'accrescimento degli animali. — Pag. 330. Sterzi A. I. — 1 gruppi peritonei della midolla spinale dei Rettili (Cheloniani e Ofidiani). — Pag. 338. Supino F. — Considerazioni sul cranio dei Teleostei. — Pag. 313. Trinci G. — Sulla questione di un' attivita fagocitaria esercitata dall' uovo verso le cellule follicolari. — Pag. 314. Veneziani A. — Note sulla struttura istologica e sul meccanismo di escre- zione dei tubi di Malpighi. — Pag. 322. Vignoli T. — Studi sulla psicofisiologia comparata nel regno animale. — Pag. 360. CONFERENZE Faggioli F. — Giovanni Bianchi (Janus Plancus) da Rimini, come natura- lista. — Pag. 364. Mozioni. Voti. Proposte. Ficalbi E. — Proposte riguardanti la bibliografia del Catalogo internazionale della letteratura scientifica (parte zoologica). — Pag. 372. Monticelli Fr. Sav. — Per l'ammissione della lingua italiana nei Congressi zoologici intornazionali. — Pag. 372. Monticelli Fr. Sav. — Per un Repertorio annuale dei generi, delle specie e delle varieta e forme nuove per la Fauna italiana. — Pag. 373. Monticelli Fr. Sav. — Per la costituzione di un' Associazione nazionale fra i prof'essori di Scienze natur'ali d' Italia. — Pag. 373. Setti E. — Per 1' insegnamento delle Scienze naturali nelle Scuole Seconda- rie — Pag. 373. NOTIZIE E VARIETA Premi e Concorsi. — Pag. 94. Nuove nomine. — Pag. 94. Varia. — Pag. 47. HW=.i»Z6-TII».».UlUI NiuufiLAJ Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIBKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARDGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all' anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, G-ennaio 1903 N. 1 SOMMARIO : BlBLiOGRAFiA. Pag. 14. Sunti e Riviste: Paladino G-., Per la genesi degli spazi intervillosi e del loro primo contenuto nella donna. — Pag. 4-5. Comunicazioni originali: Bertelli D., Lo sviluppo del diaframma nella Testudo graeca. — Livini F., La doccia ipobranchiale negli embrioni di Anfibi anuri (Bufo vulgaris). Con tavole I-II. — Pag. 5-19. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da, notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. 0 Barpi U. — L' Istituto di Anatomia normale della R. Scuola superiore di Me- dicina veterinaria di Napoli e Catalogo dei preparati del Museo. Con 3 tav. — Napoli, tip. Gucrrera, pp. 54, 1902. Bottazzi F. — Leonardo da Vinci filosofo-naturalista e fisiologo. — Estr. di pp 23 d. Arch. Antropol. e Etnol, Vol. 32, Fasc. 2. Firenze 1902. Camerano L. — Contributo alia storia delle teorie Lamarckiane in Italia. II corso di Zoologia di Franco Andrea Bone Hi. — Atti Accad. Scienze, Vol. 37, (1901-1902), Disp. 12-18, pp. 311-320. Torino 1902. Camerano L. — Ricerche somatometriche in zoologia. — Estr. di pp. 18 d. Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 11, N. 431. Torino 1902. - 2 - Chiarugi G. — L' insegnamento dell'anatomia dell'uomo secondo i nuovi Re- golamenti universitarii. — Monit. zool. ital., An. 13, N. 10, pp. 270-277. Firenze 1902. Maggi L. — La tachigenesi e gli studi universitarii. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 35, Fasc. 17, pp. 819-834. Milano 1902. Morpurgo. — Rodolfo Virchow : Commemorazione. — Estr. di pp. 8 d. Atti Accad. Fisiocritici Siena, adunanza 26 novembre 1902. Siena 1902. Rcsa D. — II Rev. Padre Kircher trasformista. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 17, N. 421. Torino 1902, pp. 5. Todaro F. — Adolfo Targioni-Tozzetti : Commemorazione. — Estr. di pp. 2 d. Atti Accad. Lincei, Vol. 11, Sem. 2, S. 5, Fasc. 9. Roma 1902. Todaro F. — Sopra il movimento scientifico della Zoologia : discorso inau- gurale. Ill Congresso zoologico in Roma. — Estr. di p. 11 d. Nuova An- tologia, 1° dicembre 1902. Roma 1902. Tua P. M. — Nozioni di anatomia e fisiologia comparate. Con 12 tav. — To- rino, Castellotti e Scrivano edit., 1903, pp. xj, 176. Vanzetti — Del trapianto della tiroide embrionale. — Rendic. 1* Riunione Soc. ital. Patologia, in: Gazz. med. ital., An. 53, N. 45, p. 458. Torino 1902. II. Evoluzionismo biologico. Filogenia. Giuffrida-Ruggeri V. — Qualche contestazione intorno alia piu vicina filo- genesi umana. — Monit. zool. ital., An. 13, N. 10, pp. 257-270. Firenze 1902. III. Ontogenia (Embriogenia. Organogenia). Coggi A. — Nouvelles recherches sur le developpement des ampoules de Lo- renzini : le et 2e Note. — Arch. ital. Biologie, T. 38, Fasc. 2, pp. 321-333. Turin 1902. Favaro G. — Ricerche sulla morfologia e sullo sviluppo dei muscoli gracili del dorso (muscidi supracarinales) dei Teleostei. Con tav. XXX- XXXII. — Vedi M. Z., XIII, 11, 281. Fragnito O. — Lo sviluppo della cellula nervosa nel midollo spinale di polio. Con 3 tav. — Estr. di pp. 21 d. Annali Nevrologia, An. 20 (1902). Napoli, tip. Pesole 1902. Giannelli L. - Sullo sviluppo del pancreas e delle ghiandole intraparietali del tubo digestivo negli Anfibi urodeli (gen. Triton), con qualche accenno alio sviluppo del fegato e dei polmoni. Con tav. XXVI-XXIX. — Vedi M. Z., XIII, 11, 281. Orrii E. — Sullo sviluppo della milza. Con tav. V. — Vedi M. Z., XIII, 11, 281. Paladino G. — Per la genesi degli spazii intervillosi e del loro primo conte- nuto nella donna. — Estr. di pp. 11 d. Rendic. Accad. Sc fis. e matem% Napoli, Fasc. 8-11 {agosto-novembre 1902). Napoli 1902. Petraroja L. — Sulla struttura e sullo sviluppo del rene. Con figg. — Na- poli, tip. Pierro e Veraldi, pp. 34, 1902, - 3 - IV. Istologia. Aggazzotti A. — Sulla terminazione nervosa motrice nei muscoli striati de- gli insetti. Coa tav. — Atti Accad. Scienze, Vol. 37 (1901-1902), Disp. 15, pp. 532-540. Torino 1902. Ceccherelli G. — Sulle piastre motrici e sulle fibrille ultraterminali nei mu- scoli della lingua di Rana esculenta. — Monit. zool. ital., An. 13, N. 9, pp. 246-247. Firenze 1902. Donaggio A. — La rete fibrillare della cellula nervosa dei vertebrati supe- riori. — Rendic. P- Riunione Soc. ital. Patologia, in : Gazz. med. ital., An. 53, N. 45, pp. 461-462. Torino 1902. Donati A. — Sulla neoformazione ossea indipendente dal periostio : ricerche sperimentali. — Estr. di pp. 7 d. Atti Accad. Fisiocritici Siena, S. 4, Vol. 14, Siena 1902. Vedi anche: Rendic. 1& Riunione Soc. ital. Patologia, in: Gazz. med. ital, An. 53, N. 45, p. 461. Torino 1902. Engelmann Th. W. — Microfotografie di fibre rauscolari a luce semplice e polarizzata alio stato di riposo e di contrazione. — Atti Accad. Lincei (Rendic), CI. Sc. fis. matem. e not., An. 299, S. 5, Vol. 11, Fasc. 7, 1° Sem., pp. 284 285. Roma 1902. Galeotti G. — Sulle difierenze fisico-chimiche che sussistono tra i protopla- smi viventi e i protoplasmi morti. — Rendic. i& Riunione Soc. ital. Pato- logia, in: Gazz. med. ital., An. 53, N. 45, p. 449. Torino 1902. Giani R. e Ligorio E. — Le alterazioni della cellula nervosa nell'avvelena- mento acuto e cronico da iodoformio. Con figg. — Riv. Patologia nerv. e mentale, Vol. 7, Fasc. 9, pp. 390-400. Firenze 1902. Lugaro E. — Sul significato delle modificazioni patologiche della parte cro- matica delle cellule nervose. — Estr. di pp. 9 d. Atti XI Congresso Fre- niatr. in Ancona (29 settembre-3 ottobre 1901). Reggio Emilia. Marenghi G. — Alcune particolarita di struttura e di innervazione della cute ieWAmmocoetes branchialis. — Rendic. 1& Riunione Soc, ital. Patolo- gia, in : Gazz. med. ital.. An. 53, N. 44, p. 452 e N. 45, p. 453. Torino 1902. Messina-Vitrano S. — Ricerche sulla fine struttura della cellula nervosa. Con tav. — Pisani, Giorn. Patologia nerv. e ment., Vol. 23, Fasc. 2, pp. 178- 199. Palermo 1902. Motta-Coco A. — Contributo aMo studio della colorabilita degli elementi cellulari viventi. Sulle attitudini funzionali degli epitelii ciliati della rana verso il bleu di metile. — Estr. di pp. 7 d. Rassegna Internaz. Medicina moderna, An. 3, N. 19. Catania 1902. M-tta-Coco A. — Sul movimento vibratile degli epitelii ciliati. — Estr. di pp. 14 d. Volume in omaggio al prof. Salvatore Tommaselli. Catania, tip. Di Mattei 1902. Negri A. — Osservazioni sulla sostanza colorabile col rosso neutro nelle ema- zie dei Vertebrati. Con 2 tav. — Estr. di pp. 12 d. Mem. Istit. lomb. Sc. e Lett. (CI. Sc. fis., matem. e nat), Vol. 19 (S. 3, Vol. 10), Fasc. 8. Mi- lano 1902. Perroncito A. — Studi ulteriori sulla terminazione dei nervi nei muscoli a fibre striate. Con 2 tav. — Estr. di pp. 33 d. Boll. Soc. med.-chir. Pavia, adunanza 4 luglio 1902. Pavia, tip. coop., 1902. - 4 - Petraroja L. — Metaraorfosi del modello cartilagineo primitivo delle ossa. — Napoli, tip. Salvati, pp. 4, 1902. Petrone A. — Altre ricerche sulla reazione microchimica del globulo rosso. — Estr. di pp. 8 d. Atti Accad. med.-chir. Napoli, An. 56, N. 4. Napoli 1902. Petrone A. — Studi complementari sulla reazione ferrica del globulo rosso. — Atti Accad. med.-chir. Napoli, An. 56, N. S., N. 2, marzo-maggio 1902. NapoU 1902. Veratti E. — Ricerche sulla fine struttura della fibra muscolare striata. 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Fisiocritici Siena, S. 4, Vol. 14. Siena 1902. Ruffini A. — Un metodo di reazione al cloruro d'oro per le fibre e le espan- sioni nervose periferiche. — Estr. di pp. 4 d. Atti Azcad. Fisiocritici Siena, S. 4, Vol. 13, N. 1-2. Siena 1902. SUNTI E RIVISTE Paladino G. — Per la genesi degli spazi intervillosi e del loro primo conte- nuto nella donna. — Rend. d. R. Accad. d. Sc. Fisiche e Mat. di Napoli, Fasc. 8-11, 1902. L'A. riferisce in questa Nota alcuni nuovi suoi studi in proposito, occa- sionati dall'importanza dell'argomento e da alcune pubblicazioni di ricercatori esteri quali il Marchand sullo stesso subbietto. Mette in rilievo che il mate- riale proveniente dagli aborti e improprio a far prendere la retta via in si- mili studii. Invece riescono soltanto utili le indagini eseguite su embrioni in sito ed al principio del processo gravidico, come si puo ottenere in casi spe- ciali. ft — Intimamente collegate alia questions della genesi degli spazii intervillosi e del loro primo contenuto sono quelle dell'impiauto dell'uovo sulla mucosa uterina nella donna e l'altra dei caugiatnenti, che subisce la mucosa uterina nel trasformarsi in decidua. Con un esame breve e completo, l'A. ha ragione di ribadire le sue precedenti indagini e di venire alle seguenti conclusioni, cioe : 1° che deve considerarsi come erroneo tutto quell'insieme di contra- state opinioni tradizionatosi sui rapporti dell'uovo con l'utero e per la cui conoscenza si metteva a base l'approfondarsi dei villi del corion nella mucosa uterina ali'esempio di una radice qualunque in un terreno ; del pari per er- roneo dev'essere ritenuto il modo di vedere che tuttavia non pochi ripetono ritenendo gli spazii intervillosi per capillari materni dilatati, il cui endotelio finirebbe per distruggersi. 2.° Sul principio negli spazii intervillosi non vi e sangue sgorgato dai vasi materni, e cio e bene perche altx-imenti non andrebbe innauzi alcun pro- cesso gravidico. In cambio, il primo contenuto degli spazii intervillosi e una" sorta di emolinfa sui generis prodotta dalla formazione deciduale alio scopo di fornire il primo nutrimento all'embrione, e nella quale si raccolgono elementi diversi, consistenti in cellule linfoidi della decidua, qua e la alcuni normo- blasti e nei prodotti della cospicua istolisi che invade una parte dei compo- uenti di qnella, nonche dell'epitelio delle glandole sformate ed in via di di- struzione. Oltre a tutto cio si trovano cellule gigantesche plurinucleari di doppia origine. L'A. COMUNICAZIONI ORIGINALI Prof. D. BERTELLI Lo sviluppo del diaframma nella Testudo gi*aeca Nota preventiva Kicevuta il 3 Feblu-aio 1903. fi vietata la riproduzione. In un lavoro sullo sviluppo e sulla conformazione delle pleure negli uccelli 0, affermai: " La unione tra polmoni e diaframma richiama alia mente l'intimo rapporto che e nei cheloniani tra pol- (') Monilore Zooloyico ltaliano. Aprile e Alaggio, 1901. - 6 - moni e quel setto di tessuto connettivo che loro e unito ventral- mente. Rouget, Milne-Edwards, Huxley hanno accennato ad omologie tra la topografia dei polmoni dei cheloniani e quella degli uccelli, ma i loro argomenti, basati esclusivamente su osservazioni di morfologia, non sono sufficienti a risolvere la interessantissima questione. Resta ancora da determinare il significato del setto che trovasi in corrispondenza della superficie inferiore dei polmoni ; tale significato non pud essere stabilito che da ricerche d'embriologia „. Ho studiato lo sviluppo dei legamenti polmonali-epatici nella Testudo graeca ed ho potuto osservare che questi prendono parte alia costituzione del setto limitante ventralmente i polmoni, pro- prio come negli uccelli, ed ho potuto dallo sviluppo indurre che a questo setto della Testudo graeca deve attribuirsi valore di dia- framma. I8TITUTO ANATOMICO DI FIRENZE, DIRBTTO DAL PROF. G. CHIARUGI, Dott. F. LIVINI. La doccia Ipobranchiale negli embrioni di Anfibi anuri [Bufo vulgaris^ (Con tavole III). Kicevuta il 2 gennaio 1903. ft vietata la riproduzione. Al 3° Convegno della Unione Zoologica Italiana, tenutosi in Roma ai primi di Novembre dello scorso anno, rendevo noti i re- sultati di ricerche da me praticate nella regione branchiale dell'in- testino in embrioni di Polio (2), resultati che, nella loro parte essen- ziale, possono essere cosi brevemente riassunti : (*) I resultati di queste ricerche vennero comunicati all'Accadeniia medico -ftsica fiorentina nel- l'adutianza del 14 gennaio 1902. (z) Livini F. — La doccia ipobranchiale negli embrioni di Polio. — Rendic. del .?" Convegno d. Unione zooil. ital, in\ Monitore zool. ital., An. 13, supple mento. Firenze 1902. — II lavoro completo, corredato di figure, e contenuto nel 1° fascicolo del Vol. II (1903) dell'Arrft ivio itnt. di Anat. e di Embriol, - 7 - " Esiste negli embrioni di Polio, in stadi precocissimi dello svi- luppo, una doccia longitudinale, situata sulla linea di mezzo della parete ventrale della faringe, che, dal limite posteriore della mem- brana faringea, si spinge, in diefcro, fin presso al limite posteriore della regione branchiate. Questa doccia, che e tappezzata da un epitelio particolarmente differenziato, permane per un tempo bre- vissimo ; rapidamente subisce un processo di involuzione' e scorn- pare. Si puo, con fondamento, ritenere che essa rappresenti, in forma rudimentale, la doccia ipobranchiale deW'Amphioxus e dei Tu- nicati. — Quando gia nella doccia sono riconoscibili segni di involu- zione, in un determinato punto di essa, che corrisponde circa a livello della 2a tasca entodermica branchiale, ha luogo una attiva pro- liferazione dell'epitelio che la tappezza, donde la formazione di un ispessimento, di una gemma epiteliale solida, che rappresenta il primo Le Tavole 1-11 relative al lavoro del Dott. Livini compariranno nel prossimo numero. la tiroide dei Vertebrati sarebbe l'equivalente morfologico della doc- cia ipobranchiale dei Tunicati. Mi riserbavo di prendere in partico- lare esame tale questione del significato della tiroide dopo che avessi indagato se anche neH'intestino branchiale degli altri Vertebrati si riscontra qualche cosa di simile a quelle che e stato da me consta- tato negli embrioni di Polio. Riferisco frattanto, in questo scritto, quanto ho osservato in un Anfibio anuro, il Bufo vulgaris. A chiunque abbia avuto occasione di sezionare embrioni giova- nissimi di Anuri sono note le difficolta che si incontrano per otte- nere delle preparazioni perfette, a cagione della straordinaria fragi- lita che gli embrioni stessi presentano, e molti lamentano siftatto inconveniente. Io sono riuscito ad ottenere preparazioni molto buone seguendo questo metodo. (*) Quando parlo di tiroide, intendo, qui ed in seguito, la tiroide, di alcuni Mammiferi (Monotremi, Marsupiali) e dei Vertebrati delle altre Classi piu basse,© la tiroide mediana della piu parte dei Mammiferi. - 6 - moni e quel setto di tessuto connettivo che loro e unito ventral- mente. Rouget, Milne-Edwards, Huxley hanno accennato ad omologie tra la topografia dei polmoni dei cheloniani e quella degli uccelli, ma i loro argomenti, basati esclusivamente su osservazioni di morfologia, non sono sufficienti a risolvere la interessantissima questione. Resta ancora da determinare il signiflcato del setto che trovasi in corrispondenza della superficie inferiore dei polmoni ; tale signiflcato non puo essere stabilito che da ricerche d'embriologia „. Ho studiato lo sviluppo dei legamenti polmonali-epatici nella Testudo graeca ed ho potuto osservare che questi prendono parte alia costituzione del setto limitante ventralmente i polmoni, pro- prio come negli uccelli, ed ho potuto dallo sviluppo indurre che a questo setto della Testudo graeca deve attribuirsi valore di dia- framma. La doccia ipobranchiale negli embrioni di Anfibi anuri {Bufo vulgaris f] (Con tavole III). Kicevuta il 2 gennaio 1903. ft vietata la riproduzione. Al 3° Convegno della Unione Zoologica Italiana, tenutosi in Roma ai primi di Novembre dello scorso anno, rendevo noti i re- sultati di ricerche da me praticate nella regione branchiale dell'in- testino in embrioni di Polio (2), resultati che, nella loro parte essen- ziale, possono essere cosi brevemente riassunti : (!) I resultati di queste ricerche vennero comunicati all'Accademia medico-fisica fiorentina nel- l'adunanza del 14 gennaio 1902. (*) Livini F. — La doccia ipobranchiale negli embrioni di Polio. — Rendic. del .?° Convegno d. Unione zool. ital, in ; Monitore zool. ital., An. 13, supplements. Firenze 1902. — II lavoro completo, corredato di figure, e contenuto nel 1° fascicolo del Vol. II (1903) AelYArchivio ital. di Anat. e di Embriof, - 7 - " Esiste negli embrioni di Polio, in stadi precocissimi dello svi- luppo, una doccia longitudinale, situata sulla linea di mezzo della parete ventrale della faringe, che, dal limite posteriore della mem- brana faringea, si spinge, in dietro, fin presso al limite posteriore della regione branchiale. Questa doccia, che e tappezzata da un epitelio particolarmente differenziato, permane per un tempo bre- vissimo ; rapidamente subisce un processo di involuzione' e scorn- pare. Si pud, con fondamento, ritenere che essa rappresenti, in forma rudimentale, la doccia ipobranchiale dell' Amphioxus e dei Tu- nicati. — Quando gia nella doccia sono riconoscibili segni di involu- zione, in un determinate punto di essa, che corrisponde circa a livello della 2a tasca entodermica branchiale, ha luogo una attiva pro- liferazione dell'epitelio che la tappezza, donde la formazione di un ispessimento, di una gemma epiteliale solida, che rappresenta il primo abbozzo della tiroide (') „. Veniva in tal modo dimostrata in un alto Vertebrato, nel pe- riodo embrionale, la presenza di un organo transitorio che e ben sviluppato e permanente neli'Amphioxus e nei Tunicati, la doccia ipobranchiale. E poiche la tiroide si sviluppa in un punto limitato di tale doccia, mentre questa per massima parte scompare, con- seguiva che, almeno per quanto riguarda il Polio, non era piu ac- cettabile l'ipotesi, oggi generalmente adottata, secondo la quale la tiroide dei Vertebrati sarebbe l'equivalente morfologico della doc- cia ipobranchiale dei Tunicati. Mi riserbavo di prendere in partico- lare esame tale questione del significato della tiroide dopo che avessi indagato se anche nell'intestino branchiale degli altri Vertebrati si riscontra qualche cosa di simile a quelle che e stato da me consta- tato negli embrioni di Polio. Riferisco frattanto, in questo scritto, quanto ho osservato in un Anfibio anuro, il Bufo vulgaris. A chiunque abbia avuto occasione di sezionare embrioni giova- nissimi di Anuri sono note le difficolta che si incontrano per otte- nere delle preparazioni perfette, a cagione della straordinaria fragi- lita che gli embrioni stessi presentano, e molti lamentano siftatto inconveniente. Io sono riuscito ad ottenere preparazioni molto buone seguendo questo metodo. (l) Quando parlo di tiroide, intendo, qui ed in seguito, la tiroide di alcuni Mammiferi (Monotremi, Marsupiali) e dei Vertebrati delle altre Classi piu basse , e la tiroide mediana della piu parte dei Mammiferi. - 8 - Gli erabrioni venivano fissati nel liquido di Gils on o nel li- quido di Kleinenberg, e passati direttamente in alcool a 50°, e successivamente in alcool a 70° e a 80° ove erano conservati. Quando si voleva includerli, dopo averli colorati in tutu con carmi- nio boracico, si facevano i seguenti passaggi : in alcool a 90°, per 5 minuti ; in alcool a 95°, per 5 minuti ; in alcool assoluto, per 10 minuti ; in una miscela, a parti uguali, di alcool assoluto e di solfuro di carbonio ('), per 10 minuti ; in solfuro di carbonio puro, per 10 minuti ; in solfuro di carbonio nel quale era stata previamente disciolta una certa quantita di paraffina a basso grado di fusione, per 1-2 ore, e, nella stagione fredda, nel termostato a 25"; in paraffina fusa, per 10 minuti. Con questo procedimento ho sezionato, con buoni resultati, una quarantina di embrioni di Bufo vulgaris da mill. 2,5 a mill. 6 di lunghezza totale. Per embrioni piu avanzati nello sviluppo, i vari passaggi si facevano un po' meno rapidamente, tenendo pero sem- pre gli embrioni per un tempo breve (non oltre mezz'ora) in paraf- fina fusa. — I tagli sono stati condotti quasi sempre in direzione trasversale. Prima di esporre i resultati da me ottenuti, credo necessario richiamare la descrizione die De Meuron (2) da sulle prime fasi di sviluppo della tiroide negli Anuri. " La cavite pharyngienne des jeu- nes larves (3) est spacieuse, plus large en avant, attenuee en ar- riere . . . . Sa partie dorsale est regulierement arrondie en forme de voute.La portion ventrale presente une gouttiere profonde et lar- gement beante dans la cavite pharyngienne a la partie anterieure de celle-ci. Cette gouttiere se retrecit d'avant en arriere et ses pa- rois se rapprochent de plus en plus sur la ligne mediane. Arrivee a peu pres au tiers anterieur de la cavite du pharynx elle se ter- mine brusquement. Le fond de la gouttiere presente, dans la partie posterieure et retrecie de celle-ci, un epaississement qui va en aug- mentant rapidement d'avant en arriere. La gouttiere presente pres de son extremite deux sillons longitudinaux qui la separent de l'e- (*) L'uso del solfuro di carbonio per inclusioni. in sostituzione del] xilolo. . . . , fu proposto da Heidenhain. (•) De Meuron P. — Reclierches sur le d^veloppement du thymus et de la glande thyroi'de. — Recueil Zool. Suisse, Tome 3, If. 1. Genece-Bcde, 1S86. (3) Larvo di Bufo e di liana, delle (juah 1'*. non precisa il grado di sviluppo. - 9 - paississement du fond. L'epaississement se continue en arriere plus loin que la gouttiere elle nieme .... Cet epaississement de l'epithe- lium est le rudiment de la glande thyro'ide. „ Piu avanti De Meuron accenna al fatto che la doccia viene in contatto coll'ectodernia cra- nialmente al tratto ove nasce la tiroide. Ma sul significato della doccia egli non fa cenno alcuno ; aggiunge soltanto che essa spari- sce ben presto senza lasciar traccia. Anche tutti coloro che dopo De Meuron si sono occupati dello sviluppo della tiroide, per quanto io mi sappia, tacciono in propo- sito; soltanto Gujart 0 nella sua tesi sullo sviluppo della tiroide nei Vertebrati, parlando del significato morfologico di quest' organo, ricorda la doccia descritta da De Meuron negli Anuri, e confron- tandola colla tiroide di Ammocoetes nelle prime fasi di sviluppo, senza portare nella questione alcun contributo personale, afferma senza piu la " identite absolue des deux formations „. Dopo questi ncordi, vengo senz'altro ad esporre i resultati delle mie ricerche. Esiste negli embrioni di Bufo vulg., come in quelli di Polio, un organo rudimentale sotto forma di doccia, omologo alia doccia ipo- branchiale dell' Amphioxus e dei Tunicati. Quest'organo ha breve du- rata. Appena e comparso, talvolta quando non e ancora completa- mente delineato, in un determinato punto di esso si costituisce un ispessimento epiteliale che rappresenta l'abbozzo della tiroide. In se- guito, mentre questa prosegue nel suo sviluppo, la doccia scompare. Da queste poche parole gia si rileva una differenza tra cio che avviene nel Polio e cio che avviene in Bufo. Mentre infatti nel Polio l'abbozzo della tiroide compare allorche nella doccia gia sono apprezzabili segni di involuzione, in Bufo e riconoscibile quando appena la doccia e deliueata. Altre differenze tra la doccia del Polio e quella di Bufo appariranno nel seguito della descrizione ; si av- verta pero, fin d' ora, che queste differenze non sono tali da far sospettare che non si tratti di formazioni omologhe tra loro e alia doccia ipobranchiale deiY Amjihioxus e dei Tunicati. — E scendo ai particolari: Come nel Polio, anche in Bufo la doccia presenta, nei vari in- dividui, variazioni notevoli, anzi piu accentuate che nel Polio, e si (') Gujart. — Etude sur la glande thyro'ide dans la s^rie des v^rtebrgs et en particulier chez les Selaciens. — Paris. 1896. - 10 - verificano fin dai primi momenti della comparsa della doccia. A di- mostrazione di questo asserto, illustro successivamente quattro em- brioni, tutti della stessa lunghezza (mill. 3) e, molto approssimati- vamente, dello stesso grado di sviluppo. La cavita faringea e in tutti molto ampia. In uno dei quattro embrioni la parete ventrale della faringe, a procedere dal limite posteriore della membrana faringea in dietro fino a livello delle fossette acustiche, mostrasi leggermente e regolar- mente incurvata a convessita ventrale. Subito al di dietro delle fos- sette acustiche, vi compare, corrispondentemente al suo terzo medio, una doccia longitudinale larga e poco profonda, e separata dall'ecto- derma per un certo inter vallo (Fig. 1). A misura che si procede in dietro, la doccia si restringe alquanto e si avvicina, col suo fondo, aU'ectoderma, finche viene con questo in intimo contatto (Fig. 2). La lunghezza della doccia e di circa 150 [j.. In diretta continuazione col- l'estremo caudale di essa sta un tratto di epitelio ispessito, una piccola gemma epiteliale (Fig. 3) che ha una lunghezza di circa 60 j*, e che entra, essa pure, in intimo rapporto coll'ectoderma. Questa gemma rappresenta il primo abbozzo della tiroide. — Determinare in questo momento con esattezza a che livello esso abbozzo corrispoiida non e possibile, poiche non e ancora riconoscibile alcuna delle tasche en- todermiche branchiali. — Subito al di dietro della gemma tiroidea, la parete ventrale della faringe acquista un contorno regolarmente curvo a convessita ventrale, mentre che la cavita faringea si va re- stringendo. Poiche, come vedremo in seguito, la doccia non si spinge, nor- malmente, in dietro oltre l'abbozzo tiroideo 0, mentre in avanti raggiunge il limite posteriore della membrana faringea, si puo dire che in questo embrione si e abbozzata soltanto la meta caudale della doccia, e gia e chiaramente riconoscibile l'abbozzo della tiroide. In un altro embrione esiste, nella parete ventrale della faringe, un accenno di doccia longitudinale, mediana, nel tratto che va dal limite posteriore della membrana faringea fino verso l'estremo po- steriore delle fossette acustiche (Fig. 4). Qui la doccia cessa, e ue un breve tratto in corrispondenza del quale la parete farin- gea mostrasi regolarmente convessa. La doccia torna poi a com- (') Tenendo conto di quello che si osserva in stadii pin avanzati, si pud dire che questo abbozzo si costituisce circa a livello della 2« ta*ca entodermica, e possiamo quindi considerare questo puDto 1 limite caudale d.ila doccia. - 11 - parire larga e poco profonda. II suo limite posteriore corrisponde all'incirca alio stesso livello come nell' embrione precedentemente illustrato; tanto e resultato da opportuni raffronti tra i due em- brioni. Non si avverte alcuna traccia di abbozzo tiroideo. Qui dunque la doccia e accennata per un tratto piu esteso che nel caso precedente, mentre non e riconoscibile l'abbozzo della tiroide. In un terzo embrione si nota la esistenza di una doccia assai ben manifesta, piu ristretta in avanti, meno in dietro, doccia che comincia al limite posteriore della membrana faringea e si spinge alquanto al di dietro delle fossette acustiche. Nel tratto piu cau- date viene in molta vicinanza dell'ectoderma. E evidente, almeno in alcune sezioni, che l'epitelio che tappezza la doccia ha uno spessore alquanto maggiore del rimanente epitelio della parete ventrale della faringe. Dell'abbozzo tiroideo non esiste traccia. In un quarto embrione esiste una doccia presso a poco cogli stessi caratteri come nel caso precedente, forse meno manifesta, specialmente in dietro. In questo caso, pero, al suo estremo caudale corrisponde un piccolissimo ispessimento epiteliale che entra in rap- porto coU'ectoderma, e che rappresenta senza dubbio l'abbozzo della tiroide. Noto che questo ispessimento e assai piu piccolo di quello che abbiamo veduto esistere nell'embrione che e stato per primo illustrato, sebbene quest'ultimo sia un pochino meno avanzato nello sviluppo di quello che ora consideriamo. A complemento di quanto riguarda le prime fasi di sviluppo della doccia e della tiroide, debbo aggiungere che in nessuno degli embrioni da me esaminati, oltre i quattro ora descritti, mi e occorso di osservare che gia esistesse l'abbozzo della tiroide, senza che fosse presente la doccia, questo abbozzo corrispondendo in ogni caso al- l'estremo caudale della doccia stessa. Riassumendo, si puo dire adunque : 1° Che la formazione della doccia avviene in maniera irregolare. 2° Che non esiste corrispondenza fra il grado di sviluppo della doccia e quello della tiroide, tanto che da un lato puo verificarsi il caso che la doccia sia abbozzata solo in parte e gia esista un distintissimo abbozzo della tiroide ; e dall'altro che la doccia sia abbozzata in totalita e quest'ultimo non sia ancora riconoscibile. 3° Infme, che, essendo la doccia gia nettamente delineata, - 12 - l'epitelio che la tappezza o e appena appena differenziato, rispetto al rimanente della parete ventrale della faring©, o non lo e affatto. Seguiamo ora la evoluzione della doccia. I cambiamenti che in questa hanno luogo consistono principal- mente in cio : nel farsi essa man mano piu profonda e piu ri- stretta, e quindi meglio manifesta; nel rendersi meglio evidente il differenziamento dell'epitelio che la tappezza, in confronto di quello che riveste la rimanente parte della parete ventrale della faringe. Questi mutamenti non avvengono pero secondo un piano determi- nate ; cio e tanto vero che, se volessimo tener conto dei particolari, per ciascun embrione si richiederebbe una descrizione a parte. Poi- che pero l'importante sta nel fatto, sicuramente constatato, della grande variabilita della doccia, mentre i particolari non potrebbero avere che un interesse puramente descrittivo, cosi io mi limito ad alcune indicazioni sommarie, desunte dallo studio di numerosi embrioni da oltre 3 mill, lino a 4 mill, di lunghezza totale. Gia ho detto come, in stadi precoci, la doccia si estenda dal limite posteriore della membrana faringea fino circa a livello della 2a tasca entodermica branchiale. In questi limiti rimane compresa, normalmente, anche in questi stadi piu avanzati che ora consideriamo. Relativamente alia forma, in alcuni casi la doccia e ben mani- festa in tutta la sua lunghezza; ora pero (e questo si osserva piu di frequente) e piuttosto larga e discretamente profonda in avanti (Fig. 5), piu ristretta e piu profonda in dietro (Fig. 6) ; ora invece e assai profonda in tutta la sua lunghezza, ma piuttosto ristretta ai duo estremi, craniale e caudale, molto larga nel tratto medio, e cosi via. In altri casi, sempre entro i limiti della regione branchiale di sopra indicati, non esiste traccia di doccia nel tratto anteriore, quivi la parete ventrale della faringe mostrandosi regolarmente incur vata a convessita ventrale ; in dietro invece esiste una distintissima doccia, larga e profonda. Queste ed altre modalita, che mi sembra superfluo descrivere singolarmente, si incontrano senza stretto rapporto col grado di sviluppo dell'embrione. Quanto al rapporto che abbiamo veduto esistere fra il tratto piu caudale della doccia e l'ectoderma, esso si perde molto presto, e la doccia, sebbene si faccia sempre piu profonda, si allontana grado a grado dall'ectoderma medesimo. Relativamente alia struttura della doccia, e sufficiente il ricor- dare che l'epitelio che la tappezza e alquanto differenziato rispetto a quello delle parti vicine della faringe nel senso che ha uno spes- - 13 - sore un poco maggiore ; cio e specialmente vero per 1' epitelio che corrisponde al fondo di essa doccia. Questo ispessimento e in al- cuni casi abbastanza uniforme per tutta la lunghezza della doccia ; in altri, invece, a tratti piu e a tratti meno evidente. Ho, ad esem- pio, osservato un caso nel quale era assai distinto nel tratto cra- niale, mentre non lo era affatto nel tratto caudale. In un altro caso, poi, in nessun punto esso era apprezzabile. Finalmente, per quello che riguarda la tiroide, si puo dire che in questo frattempo essa si accresce in lunghezza, pero in misura assai varia nei varii individui, spingendosi caudalmente e un po' ven- tralmente. Prestissimo essa perde il rapporto coll' ectoderma, dal quale grado a grado si allontana ; sotto forma di gemma solida rimane, per una larga base, in connessione colla matrice. La doccia e, come sappiamo, destinata a scomparire ; seguia- mone ora la involuzione. Incomincia questo processo nel tratto craniale della doccia. Cio dimostra chiaramente l'osservazione fatta in diversi embrioni, da oltre 4 mill, a 5 l/2 di lunghezza totale, nei quali la doccia, nel tratto anteriore, era appena accennata, o anche di essa non si riconosceva traccia (Fig. 7); era invece molto profonda e molto ben circoscritta nella porzione caudale (Fig. 8). Un particolare che interessa di far rilevare in questi embrioni e il seguente, che 1' epitelio che tappezza la doccia e ora molto evidentemente ispessito (Figg. 8 e 10), e anche in quel tratto della parete ventrale della faringe, dal quale la doccia e scomparsa, si nota un epitelio piu spesso di quello immediatamente vicino (Fig. 7, t). In seguito il processo di involuzione si propaga anche alia por- zione posteriore della doccia, che si fa via via meno profonda, fin- che scompare del tutto. Cio avviene ora piu presto, ora piu tardi, senza regola: traccie della doccia ho osservato in larve della lun- ghezza di 6 millim. e piu. Al posto occupato dalla doccia rimane un ispessimento dell' epitelio, come uno zaffo solido ; esso, in dietro, si continua direttamente coll' ispessimento, di maggior volume, che rappresenta 1' abbozzo della tiroide, per modo che, in questo mo- mento, non si puo determinare con esattezza dove 1' uno termini e dove 1' altro incominci. Questa specie di zaffo, dapprima molto ma- nifesto, rapidamente si attenua, e piu presto o piu tardi finisce collo sparire del tutto. Quanto alia tiroide, essa ha intanto continuato ad accrescersi in lunghezza, rimanendo sempre sotto forma di gemma solida (Fig. 9, t). - 14 - Si e andata poi assottigliando all- estremo prossimale, sicche, al me- mento della scomparsa della doccia, rimane collegata colla faringe soltanto per un sottile picciuolo. In seguifco si rende indipendente e si mostra allora come un piccolo basfconcello solido, alquanto affi- lato ai due estremi. Lo si riconosce facilmente per la notevole ric- chezza in pigmento bruno, cio che del res to si osserva anche in stadi piu precoci dello sviluppo, e, anche piu manifestamente, in stadi piu avanzati. Dopo il suo distacco la tiroide aumenta di volume, sopratutto in larghezza, sicche il suo diametro trasversale viene a superare molto quello dorso-ventrale. Questi cambiamenti incominciano all'e- stremo caudale dell' organo e gradatamente si propagano verso quello craniale. La lamina epiteliale, che in tal modo si forma, si incurva poi con convessita ventrale, e allora, nelle sezioni tra- sversali, la tiroide apparisce a forma di semiluna. Anche questo processo di incurvamento ha luogo dapprima air estremo caudale dell' organo; alio stesso estremo si inizia pure la sua divisione in due lobi, precisamente come abbiamo veduto veriflcarsi nella Sala- mandrina perspicillata (J): ho infatti un esemplare nel quale la ti- roide si presenta in avanti sotto forma di lamina piuttosto stretta, convessa ventralmente; si va slargando in dietro, e verso 1' estremo caudale e divisa in due parti, destra e sinistra. Poiche lo sviluppo della tiroide ci interessa solo in quanto e legato alia doccia, oggetto principale di questo studio, cosi, per quello che alia tiroide si riferisce, mi arresto a questo punto. E passo invece al raffronto fra la doccia degli embrioni di Polio e quella degli embrioni di Bufo. Da tutto quanto e stato precedentemente esposto resulta che le due formazioni concordano tra loro nei punti essenziali, . e sol- tanto dift'eriscono in alcuni particolari, cosa, quest' ultima, che non puo recar meraviglia, trattandosi di organi rudi men tali e conside- rati in animali appartenenti a differente Classe. — Ecco le rasso- miglianze. Negli embrioni di Bafo, come in quelli di Polio, abbiamo una doccia longitudinale, situata sulla linea mediana della parete ven- trale della faringe, in corrispondenza della regione branchiale ; nel- l'uno e nell'altro caso la doccia e tappezzata da un epitelio par- 0) Li villi F. — Organi del sistema timo-tiroideo nella Salamandrina perspicillata : ricerche ana- tomiche ed emliriologiche. Con tav. I-VII e 5 fig. nel testo. — Arch. Hal. anal, ed ernbriol, Vol. 1, Fasc. I. Firenze l'.><>\'. - 15 - ticolarmente differenziato; nell' uno e nell'altro caso la doccia com- pare in periodi molto precoci dello sviluppo, permane per un tempo breve e finisce collo scomparire del tutto; nell' uno e nell' altro caso la doccia presenta variazioni piu o meno notevoli che, insieme ad altri fatti, ne dimostrano il carattere rudimentale; finalmente, in ambedue i casi, prima che la doccia scompaia, in un determinate punto di essa, che corrisponde circa a livello della 2a tasca ento- dermica branchiale, si costituisce un ispessimento epiteliale che rap- presenta l'abbozzo della tiroide. — Vediamo ora le differenze. Ricordo anzitutto la forma della doccia, che e un po' differente nei due casi, cosa della quale si intende subito la nessuna importanza. Si potrebbe poi aggiungere, a tale proposito, come non in tutti i Tunicati la doccia ipobranchiale si presenti collo stesso aspetto: in alcuni infatti ha una forma molto somigliante alia doccia degli em- brioni di Polio (larga e superflciale ai due estremi, craniale e cau- dale, stretta e profonda nel tratto intermedio); in altri invece so- migliante alia doccia come si osserva piu spesso negli embrioni di Bufo (piu larga in avanti e che si va restringendo e approfondando in dietro) (Fol (')). Ricordo, in secondo luogo, che, nel Polio, il differenziamento dell' epitelio che tappezza la doccia precede la iormazione della doc- cia stessa, e si attenua prima che questa abbia raggiunto il mas- simo sviluppo, per scomparire di solito contemporaneamente alia doccia; in Bufo esso si mostra piu tardivamente, per lo piu quando la doccia e gia ben delineata, si accentua in seguito, e rimane per un certo tempo assai distinto dopo la scomparsa della doccia. Si tratta, come si vede, di differenze di un valore molto relativo, poiche re- sta il fatto fondamentale che, nell' uno e nell'altro caso, la doccia e rivestita da un epitelio differenziato. Si puo, in terzo luogo, rilevare che nel Polio l'abbozzo della tiroide compare piu tardivamente, quando gia nella doccia sono ri- conoscibili segni di involuzione ; mentre in Bufo, sebbene non costan- temente, appena la doccia e accennata, gia l'abbozzo in questione e riconoscibile. Anche questa differenza ha un 'importanza molto secon- daria dal punto di vista che ora consideriamo ; e invece interessante il fatto che si verifica negli Anuri da un punto di vista generale in quanto ci fa avvertiti dell' intimo legame che esiste fra doccia e tiroide, legame sul significato del quale e possibile che ci illumi- nino ricerche praticate in piu bassi Vertebrati. (') Fol, — Ueber die Schleiiudrtise oder den Endostj'l der Tunicaten. — Morphol. Jahrbuch, i. - 16 - Finalmente devesi ricordare la estensione in lunghezza della doccia, che e assai differente nei due casi. Nei Polio, infatti, la doc- cia si estende per tutta o quasi tutta la lunghezza della regione branchiale dell'intestino, mentre in Bufo corrisponde, normalmente, solo al tratto anteriore, dal limite posteriore della membrana fa- ringea fino circa a livello della 2a tasca entodermica. Ho detto pero: normalmente; c'e infatti ragione di ammettere che in qualche caso la doccia, anche in Bufo, possa spingersi piu in dietro, fin verso il limite posteriore della regione branchiale. Illustro, a prova di cio, tre embrioni nei quali non esisteva la disposizione normale. In uno, della lunghezza totale di mill. 5, subito al davanti della gemma tiroidea si osservava una doccia ben manifesta; essa pero non cessava in dietro come di consueto, sibbene continuava, quan- tunque poco profonda, corrispondentemente al tratto ove la tiroide si impiantava sulla faringe, e alquanto al di dietro di questo punto (Figg. 11 e 12). All'estremo caudale della doccia, poi, faceva seguito in dietro, sulla stessa linea, un piccolo tratto ove 1' epitelio faringeo appariva ispessito. — Anche un'altra particolarita notavasi in questo embrione. Di regola l'abbozzo della tiroide e sotto forma di una gemma perfettamente solida, come sopra ho fatto rilevare; ora, nei caso in questione, questo non era, ma la cavita della doccia si pro- lungava nella parte centrale dell'abbozzo tiroideo (Fig. 11), sicche questo si mostrava come un diverticolo cavo (con parete spessa e cavita piccola) della doccia stessa. Quest' ultimo reperto ci rende ragione della affermazione di qualche Autore (W. Muller 0) che la tiroide si sviluppi, negli Anuri, sotto forma di diverticolo cavo. Presso a poco la stessa disposizione si osservava in un altro embrione della lunghezza totale di mm. 5,5. Finalmente, in un terzo embrione, lungo mill. 6, al davanti del- l'abbozzo tiroideo, che si mostrava come una gemma solida, non esisteva traccia di doccia, ma soltanto uno sprone epiteliale al po- sto da essa prima occupato. In corrispondenza del tratto dove la tiroide si impiantava sulla faringe esisteva una doccia larga e poco profonda, che si continuava, in dietro, fin verso il limite posteriore della regione branchiale. Queste osservazioni dimostrano all' evidenza la possibility che anche in Bufo, come nei Polio, la doccia si estenda per tutta la lunghezza della regione branchiale. D'altra parte si puo aggiungere, (l) Muller W. — Ueber die Entwickelung der Schilddrfise. — Jenaische Zeitschr.,f. Med. und Xalu ncissensch ., 1871. -. 17 - sempre a questo proposito, come, prendendo pure il caso normale nel Bufo che la doccia occupi soltanto un tratto della regione branchiale, tale disposizione trovi il riscontro in una disposizione che si osserva in alcuni Tunicati, cosi nei Gen. Oikopleura, Anchinia (Del age e Herouard (')), nei quali appunto la doccia ipobranchiale non occupa tutta la lunghezza del sacco branchiale, ma soltanto una parte di questo. In conclusione, tenuto conto dei punti, di importanza fonda- mentale, nei quali la doccia del Polio e quella di Bufo tra loro con- cordano, le differenze non sono tali dal trattenerci di ammettere che si tratti di formazioni omologhe. E poiche abbiamo affermata la omologia fra la doccia del Polio e quella dei Tunicati e dell'J.m- phioxus, per le stesse considerazioni, che sarebbe qui inutile di ri- petere e per le quali rimando al mio precedente lavoro (*), omologa alia doccia dei Tunicati e de\Y Amphioxus devesi ritenere anche quella di Bufo. Se a questo punto si confrontano, per quanto riguarda i dati di fatto, i risultati delle mie osservazioni coi reperti di De Meuron, che ho riferito al principio di questo lavoro, apparisce anzitutto come la sommaria ed incompleta descrizione che egli da della doccia, og- getto delle presenti ricerche, corrisponda ad uno dei diversi aspetti sotto i quali essa puo mostrarsi. Si puo, in secondo luogo, rilevare che mentre De Meuron so- stiene che soltanto la doccia entra in rapporto coll' ectoderma, non l'abbozzo della tiroide, come W. Muller (3) aveva affermato, in realta, rapporto coll' ectoderma contraggono e la doccia, nel suo tratto caudale, e l'abbozzo tiroideo. Questo rapporto si stabilisce in periodi precocissimi dello sviluppo e si perde prestissimo, doccia e tiroide allontanandosi in seguito gradatamente dall' ectoderma mede- simo. Qual signiflcato abbia questo rapporto, non saprei ora indicare. Finalmente e giusto quanto afYerma De Meuron che la ti- roide si sviluppa come gemma solida; che nasca sotto forma di di- verticolo cavo, come sostiene W. Muller, e eccezione. (J) Delage et Herouard. — Traite de Zoologie concrete, Tome VIII: Les Procordes. ~ Paris i89S. (2) Li villi F. — La docoia ipobranchiale negli embrioni di Polio. Con tav. XI e 1 fig. nel te- sto. — Arch. Hal. Anal, ed Embriol. Vol 2, Fasc. 1. Firenze 1903. (») Muller — Lor. cit. - id - Ed ora riassumendo, possiamo, da tutto quanto e stato esposto, concludere : Negli embrioni di Bufo vulgaris, in precoci stadi dello sviluppo (generalmente fra i 3 ed i 6 mill, di lunghezza totale), esiste una doccia longitudinale, situata sulla linea di mezzo della parete ven- trale della faringe. Normalmente essa si estende dal limite poste- riore della membrana faringea fino circa a livello della 2a tasca en- todermica branchiale; per variazione puo estendersi, in dietro, fin verso il limite posteriore della regione branchiale. La sua forma e assai varia nei diversi individui. Dapprima essa, nel suo tratto caudale, entra in rapporto coll' ectoderma; tale rapporto persiste pero per breve tempo e prestissimo si perde. La doccia e rivestita da un epitelio differenziato nel senso che ha uno spessore maggiore di quello che riveste la parte vicina della parete ventrale della fa- ringe. Tale differenziamento dell'epitelio e chiaramente apprezzabile soltanto quando la doccia e ben sviluppata. Questa doccia permane per breve tempo; rapidamente va in- contro ad un processo di involuzione e scompare. Al posto da essa occupato resta un ispessimento epiteliale, che pero sparisce, esso pure, ben presto. La doccia in questione rappresenta, in forma rudimentale, la doccia ipobranchiale dell' Amphioxus e dei Tunicati. Appena la doccia e comparsa, talvolta quando non e ancora completamente delineata, al suo estremo caudale si costituisce un ispessimento epiteliale che e V abbozzo della tiroide, abbozzo che, allorquando e meglio sviluppato, apparisce come una appendice del- 1' estremo caudale della doccia medesima. Nei primi momenti, 1' abbozzo tiroideo, come avviene per il tratto caudale della doccia, entra in intimo rapporto coll' ectoderma. Tale rapporto pero si perde prestissimo. Normalmente 1' abbozzo tiroideo e sotto forma di gemma solida, e come tale si separa dalla matrice; eccezionalmente, quando la doccia si estende in dietro piu della norma, la cavita della doccia si puo prolungare nell' interno di esso abbozzo, che assume allora la forma di un diverticolo cavo. Questi reperti ci autorizzano ad affermare con sicurezza che anche - 19 - in Bufo, come nel Polio, la tiroide non e 1'equivalente morfologico della doccia ipobranchiale dell' Amphioxus e dei Tunicati 0). (J) Posso fin d'ora annunziare che anche in un Mammifero (Gavia cobaya), in periodi precocissimi dello sviluppo, ho constatato la prssenza di una doccia ipobranchiale, omologa a quella dell' Amphio- xus e dei Tunicati. Spiegazione delle Tavole MI. I contorni delle figure sono stati disegnati colla camera ctrara di Abbe. Tutte le figure sono state ritratte da preparati di embrioni di Bufo vulgaris fis-^ati o nel liquido di Gilson o nel liquido di Kleinenberg, e coloriti in loto con carminio boracico. Fatta eccezione pi r la Fig. 10, in tutte le altre (che sono semischematiche) si e tralasciafo, per- semplicita, di nprodurre alcune parti che non avevano pel nostro scopo un interesse speciale. Indicazioni comuni a tutte le Figure. cm, canale midollare; d, doccia ipobranchiale ; f, faringe; t, abbozzo della tiroide; w, vescicola acu- stica. Fig. 1. — Sezione trasversale di un embrione di Bufo vulgaris, della lunghezza totale di mill. 3 : corrisponde subito al di dietro delle fossette acustiche. - Ingrand. 37 d. Fig. 2. — Sezione c. s. : corrisponde 60 p. al di dietro della precedente. — Ingrand. 37 d. Fig. 3. — Sezione c. s. : corrisponde 30 (t. al di dietro della precedente. — Ingrand. 37 d. Pig. 4. — Sezione trasversale di un embrione di Bufo vulgaris, della lunghezza totale di mill. 3 : corrisponde un poco al davanti delle fossette acustiche — Ingrand. 37 d. Fig. 5. — Sezione trasversale di un embrione di Bufo vulgaris, della lunghezza totale ai mill. 3,8: corrisponde alia porzione media delle vescicole acustiche. — Ingrand. 37 d. Fig. ij. — Sezione c. s. : corrispo"de 80 ja al di d'etro della precedente. — Ingrand. 37 d. Fig. 7. — Sezione trasversale di un embrione di Bufo vulgaris, della lunghezza totale di mill. 4,5 : corrisponde circa un quinto di millira. caudalmente al limite posteriore della membrana faringea — t'i ispessimento epiteliale al posto primitivamente occupato dalla doccia ipobranchiale. — Ingrand. 37 d. Fig. 8. — Sezione c. s. : corrisponde 100 |a al di dietro della precedente. — Ingrand. 37 d. Fig. 9. — Sezione c. s. : corrisponde 50 p. al di dietro della precedente. — Ingrand. 37 d. Fig. 10. — £ riprodotto a piu forte ingrandimento il tra'to della parete ventrale della faringe, com- preso (approssimativamente) fra x ed y della fig. 8. — Ingrand. 110 d. Fig. 11. — Sezione trasversale di un embrione di Bufo vulgaris della lunghez»a totale di mill. 5: corrisponde un po' cranialmente alle vescicole acustiche. — Ingrand. 37 d. Fig. 12. — Sezione c. s. : corrisponde 50 p. al di dietro della precedente. — Ingrand. 37 d. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. S0CIETA EDITRICE LIBRARIA - MILAN0 Prof. GIULIO OHIARUGI IDirettore dell' Istit\xto -A.natoxan.ico di Firerxze IST1TUZIONI DI ANAIOMIA DELL' - 20 - CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUE DE FLORENCE, DIRIGE PAR LE PROP. G. CHIARUGI. D.r FERDINAND LIVINI 1" Assistant et Libre Docent d'Anatomie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1ER MEMOIRE. Sa distribution dans l'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). F*rix: L. 12. Milano - Via G-. Revere, 3 - Milano UNICA FABBRICA NAZIONALE Dl MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITEICE di tntti i Gabinetti UnWersitari del Regno MICR0SC0PI0 GRANDE M0DELL0 con cremagliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, uno ad immersione omogenea Via") due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nuoyo oHeitfto 7«* Semiapocromatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua duiata (Vedi Zeit- schrift furwissenschaft. Microscopie del 12 setteinbre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensatori 4 ed 8. catalogcTgenerale gratis a seraplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1903. - Tip. L. Niccolai, Via Fueiua, 44. row, ^/^JLA\Jj Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana DIHKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, cli Anatomia com p. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. University di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Febbraio 190S N. 3 SOMMABJO: Bibliografja. Pag. 21-24. Sunti B Riviste: Veratti E., Ricerche sulla fine struttura della fibra mu- scolare striata. — Catola G-., Sulla presenza di nevroglia nella struttura dei plessi coroidei. — Dorello P., Osservazioni macroscopiche e microsco- piche sullo sviluppo del corpo calloso e dell'arco marginale nel Sus scrofa. — Rebizzi R., Non esiste una commessura interretinica. — Pag. 24-27. Comunicazioni originali: Favaro G-., Intorno ai muscoli dorsali dei La- certidi. Con 2 figure. — G-iannelli L., Sulle prime fasi di sviluppo del pancreas negli Anfibi anuri (Rana esculenta). Con 8 figure. — Pag. 28-40. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 46. Notizie. — Pag. 47. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. VI. Protozoi. Silvestri A. — La Siphogenerina columellaris B. (Brady). Con fig. — Atti Accad. Pontif. Nuovi Lincei, An. 55 (1901-1902), Sess. 4, pp. 101-104. Roma 1902. VIII. Celenterati. Marchese B. — Osservazioni sul Tetraplatia volitans Busch. Con tav. — Mes- sina, tip. deWEpoca, 1902, pp. 12. IX. Vermi. 2. Platodi o Platielminti (Turbellari. Trematodi. Cestodi). Drago TT. — Sull'attacco e sul parassitismo del Distomum contor turn : Sunto. — Boll. Sedute Accad. Gioenia Sc. not. Catania, 1902 (N. S.), Fasc. 14, p. 20. Catania 1902. - 22 - 3. Nematodi o Nematelminti. Barbagallo P. — Sugli elminti parassiti dell' intestino del polio. Con fig. — Vedi M. Z., XIII, 10, 252. Parona C- — Catalogo di elminti raccolti in vertebrati dell' isola d' Elba. Se- conda nota. — Vedi M. Z., XIII, 10, 252. 8. Briozoi. Neviani A. — Materiali per una bibliografia degli studi sui Briozoi viventi e fossiii dal 1800 al 1900 (Continuaz. continua). — Boll. Naturalista, An. 22, N. 8 e 9. Siena 1902. 12. Anellidi (Archianellidi. Oligocheti. Policheti. Irudinbi). Cognetti L. — Un nuovo genere della Fam. Glossoscolecidae : ricerche ana- tomiche e zoologiche. Con tav. — Atti Ace. Scienze, Vol. 37 (1901-1902), Disp. 11, pp. 292-306. Torino 1902. Pierantoni U. — L'ovidutto e la emissione delle uova nei Tubificidi (Contri- bute alia biologia degli Oligocbeti marini). Con tavola 5a. — Arch. Zoolo- gico, Vol. 1, Fasc. 1, pp. 108-119. Napoli 1902. X. Artropodi. 1. Parte generalc Issel R. — Studi sulla fauna termale euganea: nota prev. — Vedi M. Z., XIII, 10, 252. 5. Aracnidi. Berlese A. — Descrizione e figura della Trombella otiorum, n. sp. — Vedi M. Z., XIII, 12, 308. Leonardi G. — Una nuova specie di Trombidium rT. debilipes). — Vedi M. Z., XIII, 12, 310. Leonardi G. — Prima lista di Acari raccolti a Portici. — Vedi M. Z., XIII, 12, 310. Mariani M. — Di una nuova specie di acaro dell'ordine dei Metastigmata gen. Argas (Argon Andresi n. sp.). — Camerino, tip. Savini, 1902, pp. 6. 8. Insetti o Esapodi. d) Pseudoneurotteri. Ribaga C. - Contributo alia conoscenza dei Procidi italiani. — Vedi M. Z.. XIII, 12, 312. Ribaga C — Osservazioni sull'anatomia del Trichopsocus Dalii, M. Lachl. Nota preventiva. — Vedi M. Z, XIII, 12, 312. Ribaga G. — Descrizione di un nuovo genere e di una nuova specie di Pro- cidi (Psocathropos Lachlani). — Vedi M. Z., XIII, 12, 312. Ribaga C. — Osservazioni circa l'aratomia del Trichopsocus Dalii, M. Lachl. — Vedi M. Z., XIII, 12, 312. Ribaga C. — Una specie nuova di Procide (Ectopsozus Berlesii) trovata in Italia. — Vedi M. Z., XIII, 12, 312. e) Rincoti. Leonardi G. — Sistema delle Parlatorie. — Vedi M. Z., XIII, 12, 310. - 28 - f) Coleotteri. Leardi-Airaghi Z. — Di una Melolontha mostruosa (Melolontha vulgaris Fab). Con fig. — Atti Soc. ital. Sc. Nat e Museo civ. St. Nat. Milano, Vol. 41, Fasc. 3, pp. 853-356. Milano 1902. Vitale F. — Osservazioni su alcune specie di Eincofori messinesi. Continuaz. continua. — Riv. ital. Sc. nat., An. 22, N. 9-10, pp. 140-143 e N 11-12, pp. 153-155. Siena 1902. Zodda G-. — I Bolitobiini d' Italia. Saggio di un Catalogo descrittivo dei Co- leotteri italiani. Continuaz. e fine. — Riv. ital. Sc. nat., An. 22, N. 9-10, pp. 137-140. Siena 1902. Zodda G. — Specie e localita da aggiungere al catalogo dei Coleotteri d'lta- lia del Bertolini. — Boll. Naturalista, An. 22, N. 11, pp. 125-121. Siena 1902. Continua. i) Lepidotteri. Cannaviello E. — Osservazioni sulle Fhalaenae dell' Italia meridionale. — Riv. ital. Sc. nat, An. 22, N. 11-12, pp. 149-153. Siena 1902. Continua. k) Imenotteri. Emery C. — Studi sul polimorfismo e la metamorfosi nel genere Dorylus. Con 2 tav. — Mem. Accad. Sc. lstituto Bologna, S. 5, T. 9, Fasc. 3. Bo- logna 1902. Ghigi A. — Note biologiche e faunistiche. Con fig. — Vedi M. Z, XIII, 10, 253. I) Ditteri e Afanitteri. Berlese A. — L'accoppiamento della Mosca doraestica. — Vedi M. Z, XIII, 12, 308. Bordi A. — Contribuzione alia sistematica dei Culicidi con speciale riguardo alia diSusione della malaria umana. — Rendic. accad. Lincei (CI. Sc. fis., matem. e nat.), An. 299, S. 5, Vol. 11, Sem. 2°, Fasc. 11, pp. 318-324. Ro- ma 1902. XI. Ecliinodermi. Enriques P. — Digestione, circolazione e assorbimento nelle Oloturie. Con tav. 1-2. — Arch. Zoologico, Vol. 1, Fasc. 1, pp. 1-58. Napoli 1902. XII. Molluschi. 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Pteropodi. Polmonati). Enriques P. — Ricerche osmotiche sulla Limnaea stagnalis. — Atti Accad. Lincei (Rendic), CI. Sc. fis., matem. e nat, An. 299, S. 5, Vol. 11, Fasc. 10, 1° Sem., pp. 440 448. Roma 1902. Kwietniewski C. — Alcune osservazioni intorno agli Pteropodi Gimnosomi del Mare Mediterraneo. — Atti Soc. Veneto-trentina Sc Nat. resid. Pa- dova, S. 2, Vol. 4, Fasc. 2 (1900-1902), pp. 39-58. Padova 1902. Mirabella P*. — Pucerche sullo accrescimento di Helix aspersa. — Palermo. tip. Verzi, 1902, pp. 40. - 24 XIII. Urocordati o Tunicati. Todaro F. — Sur les organes excreteurs des Salpides (Salpidae Forbes) : note prevent, avec fig. — Arch. ital. Biologie, T. 38, Fasc. 1, pp. 33-48. Turin 1902. SUNTI E RIVISTE Veratti E. — Ricerche sulla fine struttura della fibra muscolare striata. Con tav. VIII-XI. — Estr. di pp. 41 d. Mem. Istit. lomh. Sc. e Lett. (CI. Sc. matem. e nat.), Vol. 19 (S. 3, Vol. 10), Fasc. 6. Milano 1902. Materiale di studio. — Vertebrati : Topo (Mus decumanus), cavia, coni- glio e pipistrello, tra i mammiferi ; polio e piccione, tra gli uccelli ; lucertola, ramarro, Tropidonotus natrix, tra i rettili ; rana e tritone, tra gli anfibi; Cy- prinus carpio, Hyppocampus brevirostris, tra i pesci. In molti casi le ricerche oltre che negli individui adulti vennero praticate anche in neonati, in feti immaturi, in embrioni. — Invertebrati : Carcinus maenas, Astacus fluviatilis tra i crostacei ; Hydrophilus piceus, Ditiscus marginatus, larve di Gastrophilus equi e di alcuno specie della famiglia Muscidae, tra gli insetti. Tecniea. — Metodo di Apathy (distinto colla denominazione di Nachver- goldung) e metodo di Heidenhain all'ematossilina ferrica, previa fissazione in sublimato o subliraato e acido osmico. — Metodo della doppia impregnazione di Golgi. A proposito di quest'ultiino metodo l'A. da queste indicazioni pra- tiche : Constatato che la reazione e avvenuta, i pezzi devono essere disidra- tati rapidamente, ma completamente nella serie degli alcool ; non nuoce se nell'alcool rirnangono anche per parecchie ore (fino a 36). Appena disidra- tati i pezzi si passano in olio di legno di cedro denso, ove possono rimanere parecchi giorni senza danno, e poi in paraffina a 52° non piu di 5 o 6 ore, cam- biandola almeno un paio di volte. Una volta inclusi i pezzi si possono conser- vare per un tempo indefinito senza che si alterino. Le sezioni si attaccano sul vetrino, e si scioglie poi la paraffina in xilolo, nel quale le sezioni devono rima- nere il tempo strettamente necessario. I preparati cosi ottenuti si conservano poco. L'A. propone di conservare le sezioni attaccate sul vetrino senza togliere la paraffina ; in queste condizioni la colorazione si mantiene perfettamente e si hanno sempre sotto mano dei preparati per dimostrazione ; al momento di usarli, naturalmente si deve sciogliere la paraffina con un rapido bagno in xi- lolo. La montatura si fa con olio di cedro denso. Conclusions : « 1.° Nelle fibre musco'ari striate esiste un apparato reticolare costituito d:i filamenti anastomizzati c! ;ttivamente colorabili colla reazione nera. Tale apparato e .situato nel sarcoplasma e si deve ritenere un prodotto di differen- ziazione del protoplasraa primitivo della cellula muscolare : esso si estende sia nelle trabecole sarcoplasmatiche occupanti gli interstizi fra le colonnette muscolari, sia negli ammassi di sarcoplasma situati al di fuori delle colonnette stesse, quando tali ammassi esistono. - 25 - 2.° L'apparato reticolare ha semplici rapporti di contiguita colle colon- nette muscolari e coi nuclei, sembra assumere piu intiini rapporti col sarco- lemma sulla interna superficie del quale singoli fili costituenti l'apparato tal- volta si impiantano con espansioni triangolari. 3.° L'apparato reticolare (almeno nei mammiferi, uccelli e rettili) pre- senta delle moditicazioni nelle diverse fasi dello sviluppo. Nelle fibre in via di sviluppo e costituito da filamenti anastoraizzati decori'enti nel sarcoplasma interstiziale senza regola in tutte le direzioni, nelle fibre a completo sviluppo invece la direzione e la disposizione dei filamenti costituenti l'apparato e re- golata secondo un piano architeUonico preciso e costante nelle linee generali : l'apparato reticolare nell'adulto si puo considerare formato da una serie di reticoli piani trasversali riuniti insieme da filamenti longitudinali. I reticoli trasversali occupano nelle fibre posizioni determinate in rapporto colla stria- tura. Si trovano fibre presentanti un solo reticolo in corrispondenza della li- nea di Amici, fibre con due reticoli trasversali agli estremi del disco biri- frangente e fibre presentanti contempoi*aneamente un reticolo nella linea di Amici e due reticoli ai limiti del disco birifrangente. E probabile che tutte le fibre posseggano in realta tre reticoli per ogni unita muscoiare e che la man- cata colorazione dell'uno o dell'altro reticolo dipenda dalle condizioni nelle quali la reazioneavviene. All'atto della contrazione l'aspetto dell'apparato reticolare si modifica pro- fondamente : fra le varie modificazioni, delle quali non e stato possibile sta- bilire le leggi, la piu costante e l'avvicinamento dei reticoli trasversali tra loro ; non accade mai durante la contrazione la fusione di due reticoli adia- centi in uno. 4.° E escluso che l'apparato reticolare che si colora colla reazione nera nei muscoli degli arti degli insetti e che fu gia descritto da Kamon y Cajal sia da interpretarsi come un sistema di capillai-i tracheali e cio perl'identita di forma e di disposizione fra l'apparato reticolare negli insetti e gli appa- rati corrispondenti in animali, nei quali non esistono trachee. 5.° La ragione sopra esposta non vale per i muscoli dissociabili delle ali, pei quali non vi e un preciso termine di confronto in animali non tra- cheal; ma ragioni di analogia portano con tutta probability ad escludere che anche l'apparato reticolare dimostrabile colla reazione nera in questa ca- tegoria di muscoli sia da considerarsi un sistema di capillari tracheali e cio sebbene esistano rapporti fra l'apparato reticolare ed i rami tracheali decor- renti fra le colonnette muscolari. 6.° Esiste una analogia morfologica fra l'apparato reticolare dei muscoli e gli apparati descritti da Golgi e dai suoi allievi in varie categorie di cel- lule di natura epiteliale e connettivale, ma le analogie non sono tali da auto- rizzarci per il momento ad affermare l'identita delle due serie di formazioni. 7.° Non vi sono dati sui quali sia possibile fondare una ipotesi sul si- gnificato funzionale dell'apparato reticolare delle fibre muscolari >. Catola G. — Sulla presenza di nevroglia nella struttura dei plessi coroidei. — Eiv. di Patol. nerv. e merit, Vol- VII, Fasc. 9. Firenze 1902. Col metodo di Weigert per la nevroglia, l'A. trov6 costantemente nei plessi coroidei dell'uomo adulto, al disotto dell'ependima, 4un sottilestrato di - 26 - nevroglia costituito da fibrille ondulate in maggioranza con direzione longi- tudinale rispetto all'asse longitudinale dei villi ; alcune poche erano dirette trasversalmente rispetto all'asse dei villi. Altre fibrille si trovano disposte circolarmente intorno ai vasi. Queste fibrille non erano sfuggite all' indagine degli antichi anatomici, ma erano state ritenute di natura connettivale. Per quel che riguarda il rivestimento nieningeo dei plessi coroidei, l'A. ritiene che solo la pia, e non anche l'aracnoide, come vogliono Obersteine r ed altri, rivesta i plessi. Dorello P. — Osservazioni macroscopiche e microscopiche sullo sviluppo del corpo calloso e dell'arco marginale nel Sua scrofa. Con tav. 10 e 11. — Ricerche Laborat. Anat. nor male Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 3. Roma 1903. In un lavoro precedente l'A. forniva alcuni dati sullo sviluppo del corpo calloso ; esso si svolge dapprima nel solco fimbrio-dentato, ma piu tardi (in embrioni di maiale da 12 cm. in su) lo splenio non segue piu quel solco (che si porta verso 1' apice del lobo piriforme) ma progredendo nel suo accresci- mento all' indietro, sospinge in quella direzione il giro dentato ; in seguito, com' e noto, quest' ultimo si trasforma in parte in fasciola cinerea e nervi laterali di Lancisi. Nel presente lavoro l'A. estende e studia piu davvicino questi dati, i quali concordano del resto con quelli che ci forniscono i la- vori di Zuckerkandl, Blumenaujed altri. Le ricerche macro- e micro- scopiche, furono sempre eseguite su embrioni di maiale. II solco arcuato si estende dall' apice del lobo piriforme fino al davanti dell'estremita anteriore del corpo calloso ; il distinguere la porzione anteriore di quel solco dalla posteriore o solco dell' ippocampo come fanno gli AA., e giustificato da differenze di sede e di rappoiti, ma non da differenze di strut- tura, poiche in origine quest' ultima e la stessa in tutta l'estensione del solco. Dapprima il fondo del solco arcuato e diretto perpendicolarmente, in se- guito tende a farsi obliquo, dirigendosi verso il centro dell'arco percorso dal solco e cio e in special modo evidente nella parte posteriore del solco ar- cuato ove si produce cosi l'arrotolamento della forraazione ammonica. II solco fimbrio-dentato e pure continuo in tutta la sua estensione dal- l'apice del lobo piriforme sino all'estremo anteriore del corpo calloso ; la por- zione sottocallosa di esso si riduce nello sviluppo. Da questi due solchi e delimitato l'arco marginale esterno, il quale ha identico volume e struttura in tutta la sua estensione fino in embrioni di 14 cm., ma piu tardi si trasforma nel modo a tutti noto. L'arco marginale interno, delimitato dal solco fimbrio-dentato e dalla fessura coroidea, da origine ventralmente alia fimbria ed al pilastro ante- riore del fornice, dorsalmente alia commessura anteriore ed al corpo calloso. Le fibre del corpo calloso per incrociarsi, passano in un ispessimento della parte superiore della lamina terminale fra ependima della lamina ed il resto della sua parete, che rappresenta la continuazione dei due strati corticali e della terza zona dello strato grigio centrale delle pareti emisferiche ; questi strati, molto ridotti, formano 1' indusio dei fasci callosi. II corpo calloso accrescendosi all' indietro e sempre situato nell'arco mar- ginale interno, ma per la riduzione dell' indusio sembra che percorra il solco - 27 - fimbrio-dentato ; pero esso e sempre nettamente distinto dal giro dentato, che vieDe ad essere spinto all' indietro dallo splenio, in modo che finisce col formare un' ansa (futura fasciola cinerea) intorno a quest' ultimo. L'A. ritiene probabile che quest' ansa, piu che all'avanzamento del corpo calloso all' indietro, debba la sua origine al procedere in avanti del lobo tern- porale, cio che si osserva in tutti gli animali in epoche diverse dello sviluppo ; nell' uomo 1'ansa suddetta non si formerebbe perche lo spostamento in avanti del lobo temporale avverrebbe in un periodo piu precoce dello sviluppo, quando il corpo calloso e appena abbozzato. L'accrescimento del corpo calloso si produrrebbe per apposizioni di nuovi elementi soltanto nella sua parte anteriore, in tutto il rimanente per intus- suscepzione. L' indusio del corpo calloso, dapprima presenta la stessa costituzione della parete raediale dell'emisfero (gli strati pero sono molto ridotti) ; poi le cellule scompajono e sono sostituite da tibre longitudinali riunite in due fa- scetti ; piu tardi ancora, i nervi laterali di Lancisi si spostano medialmente e ricoprono i nervi mediali spingendoli nella inassa del corpo calloso (in em- brioni di 14 cm.). I nervi mediali non hanno nulla di comune col giro den- tato dal quale sono separati per mezzo del solco fimbrio-dentato anteriore. La cavita del ventricolo di Verga si forma fra porzione diretta e ri- flessa del corpo calloso soltanto in embrioni di 20 cm. per confluenza verso la linea mediana di piccole lacune formatesi nel tessuto (che deriva da fu- sione dei margini mediali dei ventricoli laterali). La cavita del ventricolo sud- detto e rivestita da cellule eguali a quelle del tessuto circostante. Rebizzi R. — Non esiste una commessura interretinica. — Riv. di Patol. nerv. e ment, Vol. VIII, Fasc. 2. Firenze 1903. Se esistano cellule gangliari della retina d'un lato che mandino il loro cilindrasse, attraverso il chiasma, nella retina dell'altro lato, e una questione tuttora aperta. L'A. si propose di risolverla col metodo delle degenerazioni nei Mam- miferi, coll'osservazione anatomica diretta nella Rana. La distruzione della retina d'un lato, preferita dall'A. al taglio del n. ot tico, non provoco alcun processo degenerativo ne nelle fibre del n. ottico dell'altro lato, ne alcuna reazione (col metodo di Nissl) nelle cellule gan- gliari della retina dell:altro lato. II metodo di Ehrlich nella Rana diede risultati nello stesso senso. Ne nei Mammiferi, ne negli Anfibi esistono adun- que fibre commessurali interretiniche. 28 COMUNICAZIONI ORIGINALI I8T1TUTO ANATOMICO DI PADOVA DIRETTO DAL PROF. D. BERT ELL I. Dott. GIUSEPPE FAVARO, aiuto. Intorno ai muscoli dorsali dei Lacertidi (Con 2 figure). Ricevuta il 2 febbrajo 1903. E vietata la riproduzione. G-egenbaur (l) ha recentemente affermato che nella filogenesi la differenziazione dei miomeri primitivi del dorso in muscoli d' in- serzione scheletrica apparisce ormai completa nei lettili (escluso il tratto caudale), mentre ancora negli urodeli si ha la disposizione metamerica primitiva. Divide ppi la muscolatura dorsale dei rettili, e principalmente dei sauri, seguendo Stannius (2), in un tratto mediale ed in uno laterale. Al primo attribuisce carattere di trasverso-spinale, al se- condo di trasverso-costale, e suddivide quest' ultimo longitudinal- mente in due porzioni, delle quali l'esterna corrisponde ad un ilio- costalis. Le apofisi trasverse delle vertebre servono di base a tale divisione. Osservazioni da me eseguite nei lacertidi (Lacerta muralis Me it.; L. viridis L.) m' hanno condotto a conclusioni in parte differenti da quelle di Gegenbaur, sicche credo opportuno esporre brevemente i risultati delle mie indagini. Per la rimanente bibliografia nei lacertidi mi riferisco ai dati forniti da Hoffmann nella compilazione dei lavori intorno alia mio- logia dei sauri cionocrani, sebbene nessuno di questi lavori riguardi in particolare il genere Lacerta, nonche alia monografia di Vogt sulla Lacerta viridis. Secondo Hoffmann (;j) vengono distinti nei detti sauri, proce- (') Gepeabaur C. — Zur SysUiuatik der RUckenmuskeln. — Morph. Jahrb., XXIV Bd., 1896, pay. iJ05 e seg. id. — Vergleichende Anatomie der Wirbelthiere rait BurUcksichtigung der Wirbellosen. — / Ihl,, Leipzig, 1898, pay. 647-648. (4) Stannius H. — Lehrbueh der vergleichende a Anatomie d"r Wirbelthiere. — Berlin, 18 10, pag. n. 1-174. (3) Hoffmann C. K. — Reptilien — II — Eidechsen uad Wasserechsen — Bronn's Klassen und Ordnungei des Tierre'cha. — VI lid., Ill Abth., Leipzig, 1S90, pag. 616 e seg. 29 - dendo dall' esterno all' interno, un sacrolumbaris o iliocostalis, inse- rito alle coste e confuso piu o meno con il longissimiis, il quale da taluni Autori (Sanders) viene suddiviso in una porzione esterna o longissimus propriamente detto, ed in una mediale o sphincter o spinalis dorsi. Stannius (*)• divide va questa porzione interna in fasci omolo- ghi alio spinalis, al semispinalis, al multifidus dei vertebrati supe- riori, e vi aggiungeva gli interspinals e gli intertransversarii. Vogt(2) considera nella Lacerta viridis un muscolo dorsale unico, che nella porzione distale del dorso chiama sacro-lombare o ilio- costal, nella anteriore lungo dorsale, e ammette questo inserito alle neurapofisi. Ritiene tutti i muscoli appartenenti al cletto sisteraa e designati dagli Autori con nomi speciali come fasci piu o meno separati dal muscolo anzidetto. Le mie ricerche sulla morfologia dei muscoli propri del dorso della Lacerta si fondano quasi esclusivamente sulla osservazione di sezioni seriali, condotte secondo i vari piani del corpo, in segmenti di dorso di individui adulti. Fig. I (Spiegazione nel testo). Serbo la suddivisione di Stannius e Gegenbaur e mantengo per quanto e possibile la vecchia nomenclatura, senza pretendere di stabilire per ora con essa omologie. Le due figure schematiche, qui annesse, rappresentanti una sezione, la prima trasversale, la seconda frontale (a meta altezza delle neurospine), di un tratto di segmento dorsale del tronco di Lacerta muralis Merr. adulta (ingr. =z 10 D.), valgano a chiarire la descrizione. (*) Stannius H. — Op. cit., loc. cit. (') Vogt C. et Yung E. — Traits d'Anatomie compare pratique. pag. ijd'J-670, Tome II, Paris, 1894, - so - Per quanto concerne anzitutto le apofisi trasverse, prese da Gegenbaur come criterio di divisione dei due tratti muscolari, diro come nella Lacerta non ne abbia trovato traccia al tronco, mentre ho veduto bene sviluppate le zigapofisi. Vogtpure afferma ({) che eccettuate le regioni sacrale e caudale, nel ramarro le aponsi tra- sverse sono rudimentali o assenti. 5 4 3 2 Fig. II (Spiegazione nel testo). II muscolo piu laterale, che designo con gli Autori, Vogt escluso, con il nome di iliocostalis (1), presenta fondamentalmente la disposizione miomerica, che riscontriamo nei muscoli del dorso dei pesci e degli urodeli. I miocommi, in rapporto profondamente con le coste (C), sono in forma di lamine trasversali, dirette dal- 1' intern o e dall'avanti all'esterno ed all'indietro: i miomeri, aventi eguale orientazione, sono costituiti di fibre dirette dall'avanti al- 1' indietro e leggermente dall' esterno all' interno, le quali si inseri- scono ai miocommi. Miomeri e miocommi hanno forma di triangolo, di cui un lato e convesso e corrisponde alia superficie del dorso, gli altri due sono concavi e sono in rapporto l'uno con la conves- sita degli archi costali e con la porzione mediale indifferenziata de- gli intercostales (6), l'altro con la superficie esterna del muscolo, che descriveremo con il nome di longissimus. L'iliocostalis e avvolto superficialmente da una fascia aponevrotica (fascia lumbodorsalis), (*) Vogt C. et E. Yung. — Op. tit., pag. 654. - 31 - cui aderiscono i miocommi, la quale si continua verso 1' interno, al di sopra dei muscoli che giacciono medialmente, sino ad attaccarsi all'apice delle neurospine ed a iondersi con il legamento sopraspinoso. A questo prolungamento mediale della fascia si inseriscono le fibre del latissimus dor si (7). Procedendo medialmente, incontriamo un muscolo che, avuto riguardo alle precedenti avvertenze, diremo longissimus dorsi (2), sebbene, astrazion fatta dalla sede, non presenti, del pari che l'al- tro, i caratteri attribuitigli da G-egenbaur. Questo muscolo appa- risce autonomo ed in sezione rappresenta una semiluna, la quale con la convessita, rivolta all' esterno, e in rapporto con 1' iliocosta- lis; con la concavita abbraccia medialmente il muscolo, che descri- vero appresso; il corno superiore aderisce alia superficie profonda della fascia lombo-dorsale, 1' inferiore s' inserisce all' apice della ziga- pofisi, costituendo la sola inserzione diretta del muscolo a parti ossee. In seno al longissimus trovansi rudimentali miocommi, aventi direzione vicina alia longitudinale e solo un po' obliqui dall' avanti all' indietro e dall' esterno all' interno ; le fibre s' inseriscono in parte alia fascia d' invoglio del muscolo, in parte alle zigapofisi, dalle quali, con direzione caudo-craniale, si recano ai miocommi come a tendini di muscoli pennati. Considerando i caratteri dei muscoli anzidetti e principalmente dell' iliocostalis, vediamo come, contrariamente all' affermazione di Gegenbaur, nella Lacerta la differenziazione dei miomeri primitivi in muscoli d' inserzione scheletrica non sia ancora completa, e co- me il tratto laterale non presenti affatto carattere di trasverso- costale. La porzione mediale dei muscoli del dorso o trasverso-spinale di Gegenbaur occupa 1' insenatura tra zigapofisi e neurospine. E costituita di tre ordini di fasci meno individuati di quelli del tratto laterale, ma tuttavia facilmente riconoscibili 1' uno dal- 1' altro. II muscolo piu laterale e anche il piu voluminoso, corrispon- dendo circa ai quattro quinti dell' intero tratto mediale, di cui oc- cupa la porzione superiore, 1' esterna e i due terzi esterni dell' infe- riore ; per mezzo di questa e in rapporto con la zigapofisi e con un tratto di arco neurale. Le fibre componenti il fascio si recano dalle dette porzioni os- see cranialmente e dorsalmente e convergono quasi tutte in un setto verticale longitudinale, concavo medialmente, che trovasi in seno al muscolo e con il margine superiore s' inserisce al legamento sopra- - 32 - spinoso. Diremo questo muscolo, in luogo di transversospinalis, zygo- spinalis o semispinalis dorsi (3). II secondo muscolo del tratto mediale e separato dal precedents per mezzo di un setto fibroso che si inserisce all'arco neurale in corrispondenza di una corta apofisi, giacente di lato alia base della neurospina. E un fascio un po' schiacciato trasversalmente e le sue fibre si recano dalle basi delle neurospine cranialmente, dorsalmente e medialmente, in corrispondenza della superficie laterale di neuro- spine anteriori. Chiameremo questo muscolo mulUMus (4). L' ultimo fascio, situato tra le neurospine, riunisce, con fibre dirette caudo-cranialmente e medio-lateralmente, il margine anteriore di una neurospina e la membrana interspinosa giacente al davanti di essa con la fascia che separa il muscolo in questione dal multi- fidus, e con il margine caudale della neurospina prossima anteriore. Questo muscolo corrisponde ad un interspinalis (5). A livello del collo Y iliocostalis diminuisce a poco a poco di volume (cervicalis adscendens), e nel tratto superiore della colonna cervicale scompare. II longissimus dorsi perde i miocommi, piega al- 1' esterno e ventralmente e si inserisce al processo parietale {lo?igis- simus capitis s. complexus minor) ; apparisce talora in parte confuso con la continuazione dello zygospinalis, che si allarga notevolmente a ventaglio, giungenclo sulla Jinea mediana a mutuo contatto con quello del lato opposto, per inserirsi principalmente alle ossa parie- tali {semispinalis capitis s. complexus major). In corrispondenza delle prime vertebre, in luogo del multifidus e dell' inter spinalis, troviamo Y obliquus ed il rectus capitis posteriores. Siccome la serie dei miomeri dell' iliocostalis s' arresta nelle parti superiori del collo, cosi possiamo dire che appena nel tratto craniale di questo i muscoli dorsali dei lacertidi siano completa- mente differenziati in fasci d'inserzione scheletrica. In corrispondenza della coda, il tratto laterale ed il mediale sono rappresentati ciascuno da un solo fascio metamerico. Ho eseguito ricerche anche in altri generi di sauri (Seps, Gon- gylus), ottenendo risultati fondalmentalmente eguali a quelli avuti nella Lacerta. Del resto Cuvier ('), successivamente dimenticato, vedeva nel coccodrillo una consimile disposizione. Concludendo adunque, dobbiamo ammettere, a differ enza di quanto sostiene G-egenbaur, che la differenziazione dei miomeri (') Cuvier G. e* Dumeril M. — Lemons d'Anatomie compare. — /// iid., Tome I, Bruxelles. 1819 pag. 1 12. - 38 - primitivi in muscoli d' inserzione scheletrica non sia ancor com- pleta nei rettili, ma come in alcuni di questi il cosidetto muscolo iliocostalis possieda la disposizione miomerica primitiva e il Ion- gissimus dorsi presenti ancora tra le sue fibre traccie di mi- ocommi ne s' inserisca alio scheletro che per un solo estremo di alcuni suoi fascetti. Ne l'uno ne l'altro di questi muscoli presentano quindi carattere di trasverso-costali. I muscoli del tratto mediale zygospinalis e multifidus corrispon- dono invece fondamentalmente nei lacertidi, per la direzione delle fibre, ai dati forniti da G-egenbaur. Appena nei tratto anteriore del collo, con la scomparsa del- 1' iliocostalis e con 1' inserzione del longissimus al cranio, si ha la completa differenziazione dei miomeri primitivi in muscoli essenzial- mente scheletrici. Possiamo quindi affermare che in corrispondenza dei primi metameri spinali tale differenziazione, iniziatasi gia in alcuni olo- cefali e teleostei (con la comparsa del muscolo da me chiamato spino-occipitalis (l) ) e rimasta all'incirca alio stesso stadio negli urodeli, e ormai completa nei rettili. dall' istitoto anatomico di ferrara. Sulle prime fasi di sviluppo del pancreas negli Anfibii anuri (fiana esculentaj Nota del prof. LUIGI GIANNELLI (Con 8 figure) Hicevuta il 25 febbraio 1903. & vietata la riprodnzione. Come complemento alio studio da me fatto sullo sviluppo del pancreas negli Anfibii urodeli (1) credo utile pubblicare anche i re- sultati, che ho ottenuti da ricerche praticate in larve giovamssime (') Favaro G. — Ricerche sulla morfologia e sullo sviluppo dei muscoli gracili del dorso de Teleostoi, — Arch, di Anal, e di Embr. Vol. 1. 1002, pay. 476. - 34 - di Eana esculenta sullo sviluppo dello stesso organo, resultati che nella parte essenziale collimano con quelli ottenuti nelle larve di tritone, e che portano inoltre alia conoscenza di alcuni fatti del tutto nuovi. E generalmente ammesso, dopo gli studii del Goette (2), del G-oeppert (3) e dello Stohr (4), che negli Anfibii anuri primitiva- mente ciascuno dei tre abbozzi pancreatici e fornito di uno speciale condotto, e che dei tre condotti quello appartenente all'abbozzo dor- sale sbocca direttamente nell'intestino, mentre quelli degli abbozzi ventrali sboccano nel condotto epatico. In seguito dello sviluppo il condotto dell'abbozzo dorsale si distaccherebbe dall'intestino previa una fusione che e necessario ammettere, per spiegarci tal fatto, tra il condotto di questo abbozzo e quelli degli abbozzi ventrali; di piu, i due condotti pancreatici ventrali si riunirebbero tra loro prima di sboccare nel condotto epatico, in modo che infine, di tre condotti primitivamente separati, si ha soltanto uno sbocco del pan- creas nel condotto escretore del fegato. E nell'ulteriore evoluzione che si stabilisce il fatto ormai noto della molteplicita dei condotti pancreatici, che isolatamente sboccano nel condotto coledoco. Ed anzi a tal riguardo credo utile di modificare questa ultima asserzione, perche, stando ai miei resultati, non e conforme al vero. Io ho praticato delle sezioni serial i del fegato, pancreas ed in- testino tolti insieme dalla rana adulta ed insieme fissati e sezio- nati, ed in tali serie ho potuto benissimo seguire il decorso dei condotti epatici e pancreatici. Dal fegato fuoriescono cinque con- dotti epatici, dei quali uno si unisce al condotto cistico per costi- tuire in tal modo il condotto coledoco. Tutti questi condotti pene- trano nella ghiandola pancreatica, e la percorrono per varia esten- sione nel senso cranio-caudale. Nel mentre il condotto coledoco si avanza nell'mterno di essa, per raggiungere il suo punto di sbocco nell'intestino, riceve mano a mano, ed a distanze variabili, gli altri quattro condotti epatici divenendo cosi gradatamente piu grosso. I condotti pancreatici, di dimensioni molto piccole di fronte agli epa- tici (ed in numero di 11 nei due soggetti, in cui ho praticato un simile studio), sboccano sul contorno di uno di quei condotti epa- tici, che secondariamente si aprono nel coledoco, il che e diverso da quanto viene confermato da tutti i trattatisti (che mi e stato possibile consultare) di Anatomia comparata. Circa alle vedute sul modo di originarsi degli abbozzi pancrea- tici, accennero qui brevemente quanto nel citato mio lavoro con maggiore diffusione riferii, che cioe, lasciando da parte lo Stohr, - 35 - che prese solo in considerazione lo sviluppo dell'abbozzo dorsale, nel mentre il Goette ed il G-oeppert li ritengono quali estrofles- sioni della parete intestinale e del peduncolo epatico, il Weysse (5) afferma che i tre abbozzi primitivi del pancreas non sono estrofles- sioni di membrane epiteliali, ma sono invece costituiti da cellule vitelline indifferenti, circostanti al tubo intestinale, che in seguito si trasformano in cellule pancreatiche. Eccomi ora ad una breve descrizione delle ricerche da me pra- ticate su larve di Bana dalla lunghezza di mm. 2,9 alia lunghezza di mm. 6. Larve di mm. 2,9. — In esse non si ha accenno alcuno di abbozzi ventrali, e quando, procedendo indietro nelle sezioni seriali, non si ha piu traccia di fessura epatica nell'ammasso vitellino, A. V. I. fig. 1, che chiude ventralmente il lume intestinale, L. I., le cellule vitelline, che dorsalmente limitano quel lume, dapprima scarse, si a.v.i- Sezione trasversa di larva di mill. 2,9 A. D., abbozzo dorsale del paDcreas; L. I., lume intestinale; A. V. L, ammasso vitellino in- testinale. fanno numerose, e costituiscono un cercine, A. D., non scavato da alcuna cavita, cercine, che si addentra nel mesentere dorsale. E desso l'abbozzo dorsale del pancreas, che si segue air indietro per circa 200 u.. Dopo la sua scomparsa il lume dell' intestino, irrego- lare, prosegue il suo tragitto, situato sempre al lato dorsale (e sulla linea mediana) deH'ammasso vitellino intestinale. In queste larve l'abbozzo epatico e rappresentato da quella parte deH'ammasso vitellino intestinale, in cui si estende una larga fessura ampiamente comunicante con l'intestino. Al lato craniale soltanto questo abbozzo e separato per breve tratto dall' intestino - 36 - a mezzo del seno venoso, ma nel resto tlella sua estensione le cel- lule vitelline, che lo costituiscono, sono in continuazione diretta con le cellule vitelline intestinali. La fessura epatica, futuro condotto epatieo, appare per circa 70 u. in continuita diretta col lume inte- stinale, ma si prolunga all'innanzi per breve tratto in mezzo a quella parte dell'abbozzo epatieo che e separata dall' intestino per il seno venoso, ed all' indietro per circa 60 ., abbozzo dorsale del pancreas ; A. I". J)., abbozzo ventrale destro; V. /'., vena porta A. V. I,, ammasso vitelline intestinale. - 41 - dotto epatico, e si vede che, mentre l'abbozzo ventrale sinistro si continua nell'ammasso vitelline* intestinale, il destro, alia parte de- stra della semiluna, si rende nuovamente indipendente, e prosegue il suo decorso aH'indietro posto a destra della vena porta. In queste larve ci e dato osservare che l'abbozzo dorsale del pancreas cranialmente si e separato dalla parete intestinale situan- dosi al lato destro dell' intestino, il quale abbiamo detto spostarsi verso il lato sinistro e ventrale della larva. Dopo un breve tratto dacche l'abbozzo pancreatico ventrale destro decorre indipendente compare infatti dorsalmente alia vena porta, fig. 6a, V. D., un am- masso compatto di cellule vitelline, che e l'abbozzo dorsale del pan- creas, A. D., e, nel mentre, procedendo indietro, questi ingrossa, l'altro, l'abbozzo ventrale destro A. V. D., va scomparendo, senza che in precedenza sia avvenuta alcuna fusione tra essi. Dopo circa 70 [A dalla sua comparsa, l'abbozzo pancreatico dorsale si fonde con la parete destra intestinale, e, cosi fuso, prosegue il suo tragitto indietro sotto forma di un cercine abbastanza grosso di cellule vi- telline, applicato dapprima a destra dell' intestino, e poi dorsalmente ad esso. Si estende, dal suo inizio alia sua terminazione, per circa 260 [*, e mai compare nel suo interno alcuna fessura comunicante col lume intestinale, mantenendosi sempre a guisa d'ammasso, pieno, di cellule vitelline. Quindi nelle larve esaminate si e assistito alia separazione del- r abbozzo ventrale destro dall'abbozzo epatico, e si e pure veduto come dei due abbozzi ventrali solo il sinistro si continui caudalmente con 1' ammasso vitellino intestinale, mentre il destro, dopo una pre- cedente fusione col sinistro, si rende di nuovo indipendente. Inoltre si e notata la separazione dell' estremita craniale dell' abbozzo dor- sale del pancreas dall' intestino, l'assenza in seno di questo abbozzo di ogni traccia di fessura comunicante con il lume intestinale, e la presenza di un unico condotto pancreatico sotto forma di un pro- lungamento del lume del condotto epatico nell' abbozzo ventrale destro. Larve da mm. 5 a mm. 6. — In esse 1' abbozzo dorsale del pancreas si e esteso dall' indietro all' innanzi, e, facendosi strada tra condotto epatico ed intestino, si e fuso cranialmente con 1' abbozzo ventrale sinistro nel modo, con cui ora andro accennando. Intanto 1' intestino in queste larve non solo si sposta da destra a sinistra e dal lato dorsale al ventrale, ma costituisce anche un'ansa a con- cavita dorsale, giacche, raggiunto a sinistra il lato ventrale della larva, si porta allora da sinistra a destra e leggermonte di basso - 42 - in alto. Tale ansa si puo dire svolgersi in uno stesso piano verti- cale. Quando 1' intestino si porta verso il lato ventrale, a sinistra della larva, l'abbozzo epatico, nei di cui trabecolati, costituiti sempre da cellule ben provviste di granuli vitellini, si scorgono evidenti pic- coli canalicoli, e spostato a destra, e contiene nel suo mezzo il con- dotto epatico. Poco dopo, a sinistra ed a destra di questo condotto, compajono, nel mentre va scomparendo il tessuto epatico, i due abbozzi pancreatici ventrali, dei quali il sinistro, situato tra intestino e condotto epatico, si mantiene sempre in continuity con i cordoni epatici, ed il destro invece ne e del tutto indipendente. Dico sin d' ora, per non incorrere in ripetizioni inutili, che tutti e tre gli abbozzi pancreatici, ventrali e dorsale, sono costituiti da cellule piu piccole che negli stadii antecedenti, sempre ben provvi- ste di granuli vitellini, e presentanti talune delle figure cariocineti- che. In mezzo a questi ammassi di cellule cominciano ora ad os- servarsi delle anguste fessure, che ci rappresentano i futuri lumi dei tubi secernenti. Fig.l. AM Sezione trasversa di larva di mm. 5. V. P., vena porta; C. E., condotto epatico; 7. intestino; A. D., abbozzo dorsale del pancreas; A V. D., abbozzo ventrale destro ; A. V. S., abbozzo ventrale sinistro. Procedendo indietro, quando nelle sezioni non si ha piu traccia di abbozzo epatico, si vede che 1' intestino corre, a sinistra della larva, dal lato dorsale al ventrale, e che alia destra dell' intestino vi sono i due abbozzi pancreatici ventrali divisi tra loro dal condotto epatico e dalla vena porta, situata dorsalmente a quel condotto. L'abbozzo ventrale sinistro ha assuntoin questo momento una con- - 43 - siderevole estensione, e si vede poco dopo scindersi in due segmenti, l'uno, ventrale, che, comparato nel suo comportamento al compor- tamento che negli stadii precedenti presenta l'abbozzo ventrale pan- creatico sinisfcro, deve ritenersi quale suo rappresentante, e l'altro dorsale, che, avato riguardo al modo suo di presentarsi nelle sezioni consecutive, dobbiamo considerare quale abbozzo dorsale del pan- creas. Cio mostra che quest'abbozzo, estesosi cranialmente, e an- dato a fondersi con 1' abbozzo ventrale sinistro facendosi strada tra intestino e condotto epatico. Quanto ho descritto viene dimostrato dalla fig. 7., la quale e tolta da una sezione praticata circa 40 u. dietro al punto, dove l'abbozzo dorsale A. D. era fuso con l'abbozzo ventrale sinistro A. V. S. tra 1' intestino I. a sinistra, ed il condotto epatico G. E. e la vena porta V. P. a destra. A destra di questi due organi vedesi l'abbozzo ventrale destro A. V. D. per ora indipendente. Continuando l'esame delle sezioni seriali, e sempre andando dall'innanzi all'indietro, si vede che l'abbozzo dorsale del pancreas, facendosi sempre piu grosso, portasi al lato dorsale della vena porta, verso il qual lato estendesi pure l'abbozzo ventrale destro. Dopo poco essi si fondono tra loro, nel mentre con l'abbozzo ventrale destro uniscesi al di sotto del condotto epatico l'abbozzo ventrale A. VS. Sezione trasversa di larva di mm. 5. A. D., abbozzo dorsale del pancreas ; A. V. D., abbozzo ventrale desfro; A. V. S , abbozzo ventrale sinistro; /., intestino; V. P., vena porta; C. E., condotto epatico; C. P., condotto pancreatico. sinistro. Per tale fatto i tre abbozzi pancreatici (fig. 8, A. D., A. V. S., A. V. D.) formano, insieme uniti, un aramasso di sostanza ar- - 44 - cuata con concavita volta a sinistra, ed abbracciante la vena porta V. P. ed il condotto epatico G. E. E in questo momento che il lume del condotto epatico invia un promngamento notevole nell' in- terno di quella parte del citato ammasso corrispondente all'abbozzo ventrale destro, e che e il condotto pancreatico C. P., I'unico condotto pancreatico che priraitivamente si sviluppi. Dopo 20 u. dalla sezione rappresentata nella fig. 8, scompare il condotto pancreatico, ed il condotto epatico sbocca nell' intestine Questi, abbandonato il lato dorsale della larva, si svolge al suo lato ventrale da sinistra a destra, accavallato daH'ammasso degli ab- bozzi pancreatici. Ma contemporaneamente a questo naovo orien- tamento dell'intestino scompare quella parte di tale ammasso che formava il suo segmento inferiore, e che era costituito dall'abbozzo ventrale sinistro e dalla sua fusione con il destro, mentre va au- mentando quella parte situata al di sopra della vena porta e che proviene dall'abbozzo dorsale. Noi possiamo dire che, procedendo in- dietro a partire da questo punto, l'abbozzo pancreatico resulta unica- mente costituito dall'abbozzo dorsale. Esso e situato dorsalmente all' intestino, e nessun rapporto di continuita osservasi in tutto il suo tragitto tra i suoi elementi costitutivi e la parete intestinale. II che ci rende certi che l'abbozzo dorsale del pancreas, dalla sua prima comparsa fino al momento in cui ha perduto ogni rapporto di continuita con 1' intestino, mai osservasi con il lume di questo, comunicante a mezzo di una qualche fessura, che da quel lume in esso si prolunghi. Nelle larve quindi ora studiate noi abbiamo veduto la fusione dell'abbozzo dorsale sia con l'abbozzo ventrale sinistro (che avviene cranialmente) sia con l'abbozzo ventrale destro (che avviene piu al- l'indietro); la fusione degli abbozzi ventrali tra loro al di sotto del condotto epatico, tantoche ad un certo momento l'abbozzo pancrea- tico e rappresentato da un ammasso resultante dalla fusione dei tre abbozzi primitivi; la separazione dell'abbozzo ventrale sinistro dal- l'ammasso vitellino intestinale, e la persistenza di rapporti di con- tinuita tra gli elementi cellulari di quest'abbozzo e quelli dei cor- doni epatici. Ecco dunque le Conclusions, cui possiamo giungere dietro le precedenti ricerche: la II pancreas nella liana escuknta si sviluppa per 3 abbozzi, uno dorsale e due ventrali, che costituisconsi a spese delle cellule vitelline che accerchiano il lume intestinale. - 45 - 2a L'abbozzo dorsale, dapprima sotto forma di un cercine di cellule vitelline estendentesi nel mesentere dorsale e fuso con la parete dorsale dell' intestine, si separa da questa gradatamente in senso cranio-caudale, e mat ci e dato scorgere prolungarsi nel suo interno il luine intestinale, tantoche puo dirsi che esso abbozzo in nessun periodo della sua evoluzione e fornito di un condotto escre- tore proprio. 3a L'abbozzo dorsale si fonde ben presto con i due abbozzi ventrali, con il sinistro cranialmente per separarsene dopo poco, e piu indietro con il destro. 4a I due abbozzi ventrali si formano alia dipendenza delle cellule vitelline che sono poste ai lati dell'estreinita posteriore della primitiva fessura epatica. In un periodo molto precoce di sviluppo si continuano entrambi al lato craniale con l'abbozzo epatico, ed al lato caudale con l'ammasso vitellino intestinale. Sono in questo pe- riodo anteriormente separati per breve tratto, ma fusi in un solo abbozzo nel res bo della loro estensione, e si prolunga in entrambi (ma piu nel destro che nel sinistro) il lume della fessura epatica. 5a In larve piu evolute l'abbozzo ventrale destro si separa dall'abbozzo epatico, mentre seguita ad avere con esso rapporti di continuita l'abbozzo ventrale sinistro, e dei due abbozzi ventrali quello sinistro e l'ultimo a separarsi dairammasso vitellino intesti- nale. I due abbozzi ventrali poi continuano ad essere indipendenti l'uno daH'altro all'innanzi, e sono fusi nel resto del loro decorso. Ho gia detto della loro fusione con l'abbozzo dorsale, fusione che effettuasi all' intorno del condotto epatico (primitiva fessura epatica) e della vena porta. 6a Dei due prolungamenti, osservati in larve giovanissime, del lume della fessura epatica nei due abbozzi ventrali permane e si accentua solo il destro, tanto da poter dire che in larve piu evolute si ha un solo condotto pancreatico, il quale sbocca nel con- dotto epatico, e si addentra nell'abbozzo ventrale destro fuso, lad- dove compare quel condotto, con gli altri due abbozzi pancreatici. Quindi dei tre abbozzi pancreatici non possiede ciascuno fino dall'inizio un proprio condotto, come generalmente si ammette, giacche l'abbozzo dorsale se ne presenta sempre privo, e dei due condottini, di cui dapprima sono forniti gli abbozzi ventrali, per- mane e si sviluppa solo quello dell'abbozzo ventrale destro. Comparando ora i resultati ottenuti in larve di Bana esculenta con quelli, cui giunsi dalle ricerche praticate in larve di tritone, ve- - 46 - diamo che in entrambi questi diversi Anfibii le cose si svolgono pressoehe in identico modo. Tanto nella rana come nel tritone si ha: 1° che gli abbozzi pancreatici si sviluppano a spese di deter- minati accumuli di cellule vitelline, che attorniano l'intestino, se- gnatamente il suo lato ventrale; 2° che a spese del segmento posteriore del primitive abbozzo epatico si vanno sviluppando i due abbozzi pancreatici ventrali ; 3.° che di questi due abbozzi ventrali il destro si distacca ben presto dai cordoni epatici, mentre il sini- stro vi rimane connesso; 4.° che i due abbozzi ventrali, dapprima continuantisi caudalmente senza linea di demarcazione con l'am- masso vitellino intestinale, ben presto se ne separano del tutto; 5.° che l'abbozzo dorsale del pancreas si fonde non solo con l'ab- bozzo ventrale destro, ma anche col sinistro. Nelle linee essenziali percio si ha identita di sviluppo del pancreas nella rana e nel tritone. Vi e pero diversita nel modo di presentarsi dei primitivi condotti pancreatici, giacche, mentre nel tritone ho dimostrato esisterne primitivamente uno per ciascun abbozzo, nella rana invece ab- biamo veduto avvenire altrimenti. Bibliografia (1) Giannelli. — Sullo sviluppo del pancreas e delle ghiandole intraparietali del tubo digestivo negli anfibi uredeli (gen. Triton) con qualche accenno alio sviluppo del fegato e dei pol- moni. Arch, di Anat. e di Embr., Vol. 1, fasc. 3. (2) Goette. — Entwicklungsgeschichte der Unke. Leipzig, 1875. (i) Goeppert. — Die Entwicklung. und das spatere Verhalten des Pankreasder Amphibien. Morph. Iahr. Bd. XVII. (4) Stiihr. — Ueber die Entwickluug der Hypochorda und des dorsalen Pankreas bei Kana tempo- raria. Morphol. Iahr. Bd. SS, 1895. (5) Weysse. — Ueber die ersten Anlagen der Hauptanhangsorgane des Darmkanals beim Frosche. Arch. f. mikr. Anat. 46, 1895. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AVVISO. Si pregano caldamente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale dell'anno 1902 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per cartolina vaylia) al Segre- tario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. NOTIZIE II di 24 febbraio moriva in Palermo il Prof. Francesco Randacio, Ordi" nario di Anatomia umana normale in quella Universita. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. .A.IR,0:E3:i"\riO ZOOLOG-IOO PUBBLICATO SOTTO GLi AUSPICI DELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CURA DEL CONSIGLIO DIRETTIVO Lo studio delle scienze biologiche e della zoologia in particolare ha acqui- stato in Italia, durante 1' ultimo mezzo secolo, sempre piu numerosi cultori. Col numero di questi, e cresciuto sempre piu quello dei lavori scientifici. Ma i mezzi per pubblicare in Italia quei lavori sono ancora insufficienti. Per quanto importanti pubblicazioni vengano fatte a cura di singoli istituti e musei, accogliendo anche lavori di estranei, e non ostante il prof. Todaro abbia generosamente aperto agli scienziati di tutte le scuole il periodico de- stinato in origine ai soli lavori del suo laboratorio di Anatomia, buona parte della produzione zoologica nazionale e tuttora costretta ad emigrare all' e- stero, dove i giornali scientifici, massime tedeschi, le concedono larga ospi- talita. UUnione Zoologica Italiana, costituitasi or sono due anni, ba vivamente sentito quella mancanza ed ha formulato il voto che un nuovo periodico possa presto vedere la luce ed essere l'espressione del lavoro Zoologico italiano. Abbiamo raccolto quel voto: sotto gli auspici dell' Uniono Zoologica ci proponiamo d'incominciare la pubblicazione di un Archivio Zoologico destinato ad accogliere lavori scritti in lingua italiana o latina e riferentisi a tutti i rami della zoologia iutesa nel suo piu ampio significato, qualunque sia il loro indirizzo. Avremo cura che la forma tipograficaj e 1' esecuzione delle tavole siano tali da sostenere il confronto con le piu reputate pubblicazioni estere del genere. L' Archivio Zoologico si pubblichera a fascicoli senza periodo determinato; questi fascicoli saranno messi in vendita ad un prezzo che verra fissato volta per volta, secondo il costo della stampa e delle tavole. Tre o quattro fasci- coli formeranno un volume di circa 400 pagine con numerose tavole. L'accoglienza che il primo fascicolo ricevera dal pubblico, se, come ci lu- singhiamo, sara favorevole, varra ad assicurare la vita dell' Archivio e c' in- coraggera a continuare nella nostra impresa. • In tale caso apriremo associazioni a pagamento anticipato per 1' intiero volume, il cui prezzo sara inferiore a quello dei fascicoli acquistati separa- tanente. La casa libraria W. Junkdi Berlino N. W. 5 assume l'esclusiva rappresen- tanza e commissione dell' Archivio Zoologico per 1' estero. Per 1' Italia la ge- stione e provvisoriamente afifidata al Segretario dell'Unione Zoologica Italiana. - 48 E stato gid pubblicato il 1" fascicolo di pag. 120, con cinque tavole. Prezzo Lire 12 (pei soci dell'Unione Lire 9). Enriqubs P. — Digestione, circolazione e assorbimento nelle Oloturie. Tav. 1-2 e due incisioni. Coggi A. — Sviluppo degli organi di senso laterale, delle ampolle di Loren- zini e loro nervi rispettivi in Torpedo. Tavole 3-4. Pierantoni U. — L'ovidutto e la emissione delle uova nei Tubificidi (contri- bute alia biologia degli oligocheti marini). Tavola 5. Coloro che desiderano fame acquisto ne facciano richiesta al Segretario delta Unione Zoologica Italiana, Istituto Zoologico R. Universita Napoli. a $f, ||u?f$fla Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNIGA FABBRICA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITBICE di tiitli i Gabinetti UniYersitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con cremagliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3e 7*, unoad immersione omogenea Via"' due oculari 2 e 4; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nuoyo olMeitlTo Vis- Seiiiianocroniatico IMMERSIONE OMOGENEA ttivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata ( Vedi Zeit- schrift filrwissenschaft.Microscopie del 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensator! 4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a seraplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg- Ufficiali sanitari comunali. Pirenze, 1903. — Tip. L. Niccolai, Via Faenta, 4J. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGi EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Fadova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all' anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Marzo 1903 N. 3 SOMMARIO : Bibliografja. Pag. 49-57. Sunti B Rivistb: Negri A.., Osservazioni sulla sostanza colorabile col rosso neutro nelle emazie dei vertebrati. — Tricomi-Allegra G-., Sulle coa- nessioni bulbari del nervo vago. — Fusari R., Alcune osservazioni di fina anatomia nel campo del sistema nervoso periferico. — D'Evant T., Intorno alle omologie del canale di Malpighi-Gartner. — Pag. 58-63. Comunicazioni originali: IPitzorno M., Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis. Con tav. III. — Stade- rini R., I lobi laterali dell'ipofisi negli anfibii. — Pag. 64-70. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 70. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XV. Vertebrati. II. PAETE ANATOMICA. 1. Parte generale. Sfameni P. — Sul peso delle secondine e del feto a termine e sui rapporti reciproci. — Vedi M. Z, XIII, 1, 3. Szymonovicz L. — Trattato di istologia e anatomia microscopica. Traduz. del dott. P. Chiarini, con note del prof. G. Magini. — Milano, F. Vallardi edit., 1902. In corso di pubblicazione. - 50 - Testut L. — Compendio di anatoraia umana : Repetitorium per la prepara- zione agli esami degli student! di medicina, tradotto, aumentato e modi- ficato dal prof. R. Fusari. — Torino, Unione tipogr.-editrice. In corso di pubblicazione. 2. TEGUMBNTO B PRODUZIONI TEGUMENTAR1E. Cecca R. — Sulla glandola maramaria senile. Con tav. — Bull. Sc. mediche, An. 13, S. 8, Vol. 2, Fasc. 12, pp. 569-580. Bologna 1902. Cecca R. e Del Nunzio V. — Sulla biologia della mamraella maschile. — Cli- nica moderna, An. 8, N. 49, pp. 519-582. Pisa 1902. D'Evant T. — Intorno alia genesi del pigmento epidermico. Con 3 tav. — Estr. di pp. 49 d. Atti Accad. med.-chir. Napoli, An. 56, N. 3. Napoli, tip. Tocco e Salvietti 1902. Migliorini G. — La fibrillazione protoplasmatica nelle cellule dell'epidermide ed in quelle dei tumori di origine ectodermica. — Giorn. malattie veneree e pelle, Vol. 43, An. 31, Fasc. 6, pp. 133-148. Milano 1902 (continua). Orlandi S. — Contribuzione alio studio della struttura e dello sviluppo della glandula uropigetica degli uccelli. Con tav. II. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Orlandi S. — Contribuzione alio studio della struttura e dello sviluppo della glandula uropigetica degli uccelli. Con tav. II. — Estr. di pp. 15 d. Atti Soc. ligustica Sc. not. e geogr. Genova, tip. Ciminago 1902. Spampani G. — Terminazioni nervose nella pelle degli orli nasali del cavallo: nota. — Pistoia, tip. Flori, 1902, pp. 8. 3. SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFBRICO. Carucci V. — II cervelletto: studio anatomico sperimentale. Nota prev. — Camerino, tip. Savini 1902, pp. 28. Carucci V. — II trigemino : studio anatomico sperimentale. Nota prev. — Camerino, tip. Savini 1902, pp. 20. Catola G. — Sulla presenza di nevroglia nella struttura dei plessi coroidei. Con figg. — Riv. Patologia nerv. e mentale, Vol. 1, Fasc. 9, pp. 385-390. Firenze 1902. Cecca R. — Sopra una nuova varieta nella innervazione delle dita del piede e considerazioni sulla patogenesi del morbo di Morton. Con 2 figg. — Bidl. Sc. mediche, An. 13, S. 8, Vol. 2, Fasc. 9, pp. 461-465. Bologna 1902. Dorello P. — Osservazioni sopra lo sviluppo del corpo calloso e sui rapporti che esso assume colle varie formazioni dell'arco marginale nel cervello del majale e di altri mammiferi. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Dorello P. — Osservazioni macroscopiche e microscopiche sullo sviluppo del corpo calloso e dell'arco marginale nel Sus scrofa. Con tav. 10 e 11. — Bicerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 3, pp. 111215. Roma 1903. Ferrari G. — Ricerche di topografia cranio-cerebrale. Con fig. — Atti Accad. Sc. med. e nat. Ferrara, An. 16, Fasc. 1-2. Ferrara 1902. Fusari R. — Alcune osservazioni di fina anatomia nel campo del sistema nervoso periferico. I. Sulla natura delle cellule gangliari che trovansi sul decorso dei filetti nervosi della lingua ; II. Su alcune apparenze di cellule nervose che si possono osservare col mezzo della reazione nera nelle pa- pille della lingua e della cute dei mammiferi ; III. Sullo sviluppo delle placche nervose motrici nelle fibre muscolari striate dei vertebrati supe- - 51 - riori ; IV. Sulla terminazione delle fibre nervose nelle ghlandole sebacee dei Mammiferi. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 65, N. 8-9, pp. 426- 428. Torino 1902. Motta-Coco A. — Sul potere osteogenetico della dura madre. Contribute) al- l'istologia della dura madre encefalica in alcuni vertebrati. — Estr. di pp. 5 d. Rassegna internaz. Medicina moderna, An. 3, N. 15. Catania, tip. Perrotta 1902. Panizza M. — Compendio di morfoJogia e fisiologia comparate del sistema nervoso, ad uso delle scuole universitaiie di filosotia. — Roma, E. Loe- scher edit, 1902. In corso di pubblicaz. Rossi U. — Sopra i lobi laterali della ipofisi. Parte l.a Pesci (Selaci). Con tav. XXI-XXV. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Salvi G. — L'origine ed il significato delle fossette laterali dell' ipofisi e delle cavita premandibolari negli embrioni di alcuni Sauri. Con tav. XIII-XIV e 10 figure nel testo. — Vedi M. Z, XIII, 9, 225. Scaffidi V. — Sui rapporti del simpatico con il midollo spinale e con i gan- gli intervertebrali. Con tav. e fig. nel testo. — Estr. di pp. 58 d. Boll. Accad. med. Roma, An. 28, Fasc. 7-8. Roma, tip. Centenari 1902. Spagnolio They G. — Ricerche sperimentali ed istologicbe sulle fine altera- zioni trofiche e funzionali del sistema nervoso simpatico. Con tav. — Pisani (Giorn. Patologia nerv. e ment.), Vol. 23, Fasc. 2, pp. 119-141. Pa- lermo 1902. Sterzi G. — Recherches sur l'anatomie comparee et sur l'ontogenese des me- ninges. Resume de l'A. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Tarulli L. e Panichi L. — Contributo alio studio delle alterazioni delle cel- lule nervose del midollo spinale dopo il taglio delle radici posteriori. Con tav. 3a e 4". — Ricerche Labor. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 2, pp. 91-113. Roma 1902. Tarulli L. e Panichi L. — Contributo alio studio delle degenerazioni conse- cutive al taglio delle radici dorsali. Con tav. — Riv. Patologia nerv. e menlale, Vol. 7, Fasc. 11, pp. 4H1-497. Firenze 1902. Ugolotti F. — II fascio di Pick. Con figg. — Riv. Patologia nerv. e mentale, Vol. 7, Fasc. 9, pp. 408-417. Firenze 1902. 4. Organi di senso. Addario C. — Sulla struttura del vitreo embrionale e de' neonati, sulla ma- trice del vitreo e sull'origine della zonula. Con tav. — Vedi M. Z., XIII, 9, 224. Cirincione S. — Sui primi stadi del cristallino umano. Con tav. I-IV e 12 fig. nel testo. — Estr. di pp. 39 d. Ricerche Patol. e Glinica oculare, Vol. 3. Napoli, edit. V. Pasquale. Coggi A. — Nuove ricerche sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini. Nota I. — Vedi M. Z., XIII, 9, 224. Coggi A. — Nuove ricerche sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini. Nota II. — Vedi M. Z., XIII, 9, 224. Martuscelli G. — L'organo di Jacobson considerato come organo olfattivo. Con figg. — Boll, malattie orecchio, gola e naso, An. 20, N. 12, pp. 265-271. Firenze 1902. Salvi G. — Estesiologia. - Milano, edit. F. Vallardi, 1902. II Medico di casa : Biblioteca medica popolare, N. 66. 52 - 5. SCHELBTRO E ART1COLAZION1. Bahr F. — L'osso femorale come problema statico. — Polizlinico, An. 9, Vol. 9-C, Fasc. 10, p. 482. Roma 1902. Barpi U. — Varieta della colonna vertebrale e delle coste nei Solipedi. Con fig. — Estr. di pp. 31 dal Nuovo Ercolani, An. 7. Pisa, tip. Simoncini 1902. Bovero A. — Mancanza quasi completa della Squama temporalis nel cranio umano, associata ad altre anoraalie. Con 2 fig. — Estr. di pp. 13 d. Arch. ital. Otologia, Vol. 14, Fasc. 1. Torino, Unione lip.-editrice, 1902. Carucci V. — Scheletro di una testa di capretto ciclope : studio anatomico. Con tav. — Camerino, tip. Savini, 1902, pp. 28. Citelli S. — Studio sulle dimensioni, forma, direzione e simmetria delle coane nei crani umani adulti. Con figg. — Arch. ital. Laringologia, An. 23 Fasc. 1, pp. 1-19. Napoli 1903. Coraini E. — Le varieta della articolazione bigemina palato-mascollare stu- diate nell'uomo e confrontate fra loro e con quelle deH'articolazione bi- gemina del bregma degli stessi crani. Con tav. e tabelle. — Estr. di pp. 39 dai N. 3-6 del Giomale la Stomatoloyia. Milano, tip. Cogliati, 1903. D'Ajutolo G. — Ancora della cifosi e della lurdosi sternale. Con figg. — Vedi M. Z., XIII, 3, 54. De Blasio A. — Anomalie multiple in un cranio di prostituta — Vedi M. Z., XIII, 11, 284. Frassetto F. — Contributo alia teoria dei quattro centri di ossificazione nel- l'osso parietale dell'uomo e dei Primati. Con fig. — Boll. Musei Zool. ed Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 17, N. 423. Torino 1902, pp. 3. Frassetto F. — Sul loro epitrocleare (foramen supra-condyleum internum) nell'omero dei Primati. Con fig. — Boll. Musei Zool. ed Anat. comp. Univ Torino, Vol. 17, N. 424. Torino 1902, pp. 10. Ghillini C. e Canevazzi S. — Sulle condizioni staticbe del femore : osserva- zione addizionale. — Policlinico, An. 9, Vol. 9-C, Fasc. 10, pp. 483-484. Roma 1902. Masi. — Saggi di radiografie stereoscopicbe del cranio. — Rendic. XI Con- gresso Soc. Freniat. ital., in : Riv. sperim. Freniatria, Vol. 28, Fasc. 1, pp. 177-179. Reggio Emilia 1902. Nicola B. — Su la sutura zygomatico-maxillaris. Con fig. — Estr. di pp. 24 d. Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 65, Vol. 8, Fasc. 6-7. Torino, Unione tip.-editrice, 1902. Paravicini G. — Asimmetrie cranio-facciali in un cane. Con tav. — Atti Soc. ital. Sc. Nat. e Museo civ. St. Nat. Milano, Vol. 41, Fasc. 3, pp. 349-352. Milano 1902. Paravicini G. — Illustrazione della collezione craniologica del Manicomio provinciale di Milano in Mombello. Morfologia dell'osso trontale. Con tav. — Atti Soc. ital. Sc. Nat. e Museo civ. St. Nat. Milano, Vol. 41, Fasc. 3, pp. 379-398. Milano 1902. Paravicini G. — Di un interessante cranio microcefalico. Con tav. — Atti Soc. ital. Sc. Nat. e Museo civ. St. Nat. Milano, Vol. 41, Fasc. 3, pp. 323- 348. Milano 1902. Patellani-Bosa S. — II bacino osseo dei vertebrati, specialmente dei mam- uiit'eri : studio di anatomia. Con tav. — Arch. Ostetr. e Ginecol., An. 9, - 53 - N. 10, pp. 645-651 ; N. 11, pp. 719-726 e N. 12, pp. 765-827. Napoli 1902 (Gontinuaz. e fine). Staurenghi C. — Ricerche di craniologia degli uccelli. Comunicaz. prev. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. hat. Milano, Vol. 41, Fase. 3, pp. 373-378. Milaao 1902. Supino F. — Ricerche sul cranio dei Teleostei. II. Macrourus. Con tav. 5a — Bicerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol, 9, Fasc. 2, pp. 115-127. Roma 1902. Supino F. — Ricerche sul cranio dei Teleostei. III. Ruvettus. Con tav. 6a! — Ricerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 2, pp. 129140. Roma 1902. Supino F. — Ricerche sul cranio dei Teleostei. IV. Pomatomns, Hoplostetlius. Con tav. 12. a — Ricerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 3, pp. 217-232. Roma 1903. Tenchini L. e Zimmerl U. — Di un nuovo processo anomalo delTos sphenoi- dale dell'uomo. Con tav. IV. — Riv. sperim. Freniatria, Vol. 28, Fasc. 4, pp. 469-483. Reggio Emilia 1902. Tenchini L. e Zimmerl U. — Sopra i cosi detti « worraiani » della Fossa cranii anterior nell'uomo. Comunicaz. prev. — Parma, tip. Bartoli, 1902, pp. 5. 6. Apparecchio muscolarb. Favaro G. — Cenni anatomo -embriologici intorno al Musculus retractor ar- cnum branchialium dorsalis nei Teleostei. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Pardi F. — La morfologia comparata dei niuscoli psoas minor, ilio-psoas e quadratus lumborum. Con tav. VII-IX. — Estr. di pp. 95 d. Atti Soc. To- scana Sc. nat. Pisa, Memorie, Vol. 19. Pisa, tip. Nistri 1902. Urso G. — Sopra una anomalia dei muscoli della gamba. — Gazz. Ospedali, An. 24, N. 2, p. 18. Milano 1903. 7. Apparecchio cardiaco.vascolare. Milza. Barpi XJ. — Di una particolare disposizione delle arterie cecali e delle arte- rie coliche nel solipede. — Estr. di pp. 4 d. Moderno Zoojatro, 1902. Bertelli D. — II condotto mentale mediauo. L'arteria sottolinguale. L'arteria sottomentale. Con tav. I-II. — Estr. di pp. 30 d. Arch. ital. Anat. ed Em- briol., Vol. 2, Fasc. 1. Firenze 1903. Bossi V. — Contributo alia morfologia delle arterie dell'arto toracico di mam- miteri domestici. — Pisa, tip. Simoncini, 1902, pp. 24. Meoni C. — Un caso di due valvole nell'orifizio polmonare del cuore di un cavallo. Con tav. — Perugia, Unione tip. coop., 1902, pp. 4. Peli G. — U calibro delle principali arterie alia base dell'encefalo nei sani di mente e negli alieuati. Con 4 tabelle. — Bidl. Sc. mediche, An. 73, S. 8, Vol. 2, Fasc. 11, pp. 537-547. Bologna 1902. Peserico L. — Delia persistenza del l'arteria jaloidea. — Vicenza, tip. Bin- nello e Pastorio, 1902, pp. 10. 8. TUBO DIGEST1VO E GLANDOLE ANNESSE. Alagna G. — La tonsilla faringea studiata in alcuni mammiferi. Con tav. — Arch. ital. Laringologia, An. 22, Fasc. 4, pp. 157-165. Napoli 1902. Anile A. — Le glandole duodenali o del Brunner : Studio anatomo-istologico. Con 8 tav, — Napoli, tip. Di Gennaro e Morano. 1903, pp. 127. 54 Anile A. — Gangli nervosi compresi nella spessezza della muscularis muco- sae dell' intestine Con tav. — Estr. di pp. 7 d. Atti Accad. med.-chir. Na- poli, An. 56, N. 4. Napoli, tip. Tocco e tialvietti, 1902. Barpi U. — Della distribuzione della muscularis mucosae nello stomaco del cavallo, del majale e del couiglio : ricerche istologiche. — Napoli., ti- pogr. Guerrera, 1902, pp. 17. Giannelli L. — Sopra due casi (uno dei quali accentuato) di biloculazione dello stomaco con un contributo alia morfologia dello stomaco nei mammiieri. Con figg. — Atti Accad. Sc. vied, e nat. Ferrara, An. 76, Fasc. 1-2. Ferrara 1902. Monti B. e Monti A. — Le ghiaudole gastricbe delle marmotte durante il letargo invernale e l'attivita estiva. Con tav. 8a e 9a. — Ricerche Labo- rat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 2, pp. 149173. Roma 1902. Olivetti B. — Un caso raro di diverticolo esotageo sopradiaframmatico. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 65, N. 8-9, pp. 442-444. Torino 1902. Ottolenghi D. — Ricerche sperimentali sul trapianto della ghiandola salivare sottomascellare. Con fig. — Vedi M. Z., XIII, 9, 224. Spampani Gr. — Morfologia della cellula epatica : la Nota. — Pistoia, tip. Flori, 1902, pp. 8. 9. Apparecchio polmonare. Branchie. TlMO. TlROlDE. Barpi U. e Alberti F. — Intorno alia perforabilita del mediastiuo posteriore nei Solipedi : ricerche anatomiche ed istologiche. — Estr. di pp. 14 d. Giorn. Ippologia,1902. Pisa, tip. Mariotti 1902. Barbera A. G. e Bicci D. — Contributo alia conoscenza delle modificazioni che il digiuno apporta negli elementi anatomici dei varii organi e tessuti dell'economia animale : glandola tiroide. — Estr. di pp. 10 d. Rendic. Adun. Soc. med.-chir. Bologna, Seduta 24 gennaio 1902, in: Bull. 8c. rned., . S. 8, Vol. 2. Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1902. Kiesow F. — Sulla presenza di calici gustativi nella superficie linguale del- l'epiglottide umana, con alcune riflessioni sugli stessi organi che si tro- vano nella mucosa della laringe. Nota prelim. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 65, N. 1011, pp. 485-488. Torino 1902. Kiesow F. — Sur la presence de boutons gustatifs a la surface linguale de l'epiglotte humaine, avec quelques reflexions sur les memes organes qui se trouvent dans la muqueuse du larynx. — Arch. ital. Biologie, T. 38, Fasc. 2, pp. 334 336. Turin 1902. Pensa A. — Osservazioni a proposito di una particolarita di struttura del timo : nota prev. Con tav. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, 1902, N. 3-4, pp. 188-202. Pavia 1902. 10. Apparecchio uro-genitale. Capsule surrenali. Alfieri. — Su alcune particolarita di struttura dell'endotelio peritoneale del- l'utero puerperale. — Rendic. IV Congresso internaz. Ginecol. e Ostetr. in Roma, in: Arch. Ostetr. e Ginecol., An. 9, N. 10. p. 661. Napoli 1902. Antonelli I. — Contributo alio studio anatomico e clinico delle ectopie renali. Con figg. — Gazz. med. lombarda, An. 61, N. 49, pp. 481-485 ; N. 50, pp. 491-495 ; N. 51, pp. 501-504 e N. 52, pp. 511-515. Milano 1902. D'Erchia F. — Contributo alio studio dell' utero gravido e partoriente. — Rendic. IV Congresso internaz. Ginecol. ed Ostetr., in : Arch. ital. Ginecol., An. 5, N. 5, pp. 450-452. Napoli 1902. Vedi anche : Arch. Ostetr. e Gine- col., An. 9, N. 10, pp. 655-656. Napoli 1902. - 55 - D'Evant T. — Intorno alle omologie del canale di Malpigbi-Gartner. Note istologiche su alcuai residui embrionali paraovarici. Con tav. — Giorn. Assoc. Napolet. Medici e Naturalistic An. 12, Punt. 5, pp. 287-303. Napoli 1902. D'Evant T. — Intorno ad un' appendice peduncolata del meso-salpinge. Con- tribute alia embriogenia delle parasalpingi. Con tav. — Estr. di pp. 15 d. Alti Accad. med.-chir. Napoli, An. 56, N. 3. Napoli, tip. Tocco e Sal- vietti 1902. Ganfini C. — Struttura e sviluppo delle cellule interstiziali del testicolo. Con tav. XV XVIII. — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Giacomini E. — Sopra la fine struttura delle capsule surrenali degli anfibii e sopra i nidi cellulari del simpatico di questi vertebrati : Contributo alia mortologia del sistema delle capsule surrenali. Con 3 tav e 1 fig. nel te- sto. — Siena, tip. S. Bernardino, 1902, pp. 84. Giuranna G. D. — Contributo alia fisio-patologia delle capsule surrenali. — Ctinica moderna, An. 8, N. 51, pp. 601-610 e N. 52, pp. 611-620. Pisa, 1902. Levi G. — Sullo sviluppo del pronefros degli anfibi — Vedi M. Z., XIII, 9, 225. Levi G. — Dei corpi di Call ed Exner delPovajo. Con tav. VI. — Monit. Zool. ital, An. 13, N. 11, pp. 298-304. Firenze 1902. Meneghetti A. e DalVArqua U. — Disoesa anomala del testicolo. Con tav. IV. — Vedi M. Z., XIII, 11, 282. Pabis G. — Su un raro caso di ectopia renale congenita. — Vedi M. Z., XIII, 11, 282. Paravicini G.— Di una non coraune configurazione vulvare. — Boll. Musei Zool. ed Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 11, N. 430. Torino 1902, pp. 12. Sfameni P. — Sul modo di terminare dei nervi nei genitali esterni del la femmina, con speciale riguardo al significato anatomico e funzionale dei corpuscoli nervosi terminal!. — Monit. Zool. ital., An. 13, N. 11, pp. 288- 291. Firenze, 1902. Tarufp, C. — Deformita uretro-sessuali. — Vedi M. Z., XIII, 11, 283. T. C. — Bibliografia storica sopra un fenoraeno della clitoride. — Estr. di pp. 7 d. Bull. Sc. med., S. 8, Vol. 2. Bologna, tip. Gamberini e Parmeg- giani 1902. T. C. — Note bibliografiche intorno all'ectopia del rene ed al rene mobile. — Estr. di pp. 8 d. Bull. Sc. med., S. 8, Vol. 1. Bologna, tip. Gamberini e Parmeggiani, 1901. 11. Teratologia. Carucci V. — Caso di mostruosita doppia nel gen. Ovis. Con figg. — Came- rino, tip. Savini, 1902, pp. 28. Cova. — Due casi di malformazione dei genitali muliebri. — Boll. Soc. to- scana Ostetricia e Ginecol., An. 1, N. 6-1, p. 132-131. Firenze 1902. De Arcangelis E. — Absentia uteri et vaginae in due donne maritate. Con fig. — Arch. Ostetr. e Ginecol., An. 9, N. 12, pp. 129-151. Napoli 1902. Fontana V. e Vacchelli E. — Sopra quattro casi di deformita congenita della mano di cui tre famigliari. — Arch. Ortopedia, An. 19, Fasc. 2. pp. 119- 123. Milano 1902. Qelli. — Un caso di ipospadia femminile. — Boll. Soc. toscana Ostetr. e Gi- necol., An. 1, N. 6-1, pp. 131-139. Firenze 1902. - 56 - Ghisleni P. — Un caso di pseudo-ermafrodismo in un Equus asinus. Con figg. — Giinica Veterinaria, An. 25, N. 39, pp. 457 460. Milano 1902. Lai E. — Polidactilia ed epilessia. — Arch Psich. Sc. pen. ed Antropol. cri- min., Vol. 23, Fasc. 6, pp. 555-560. Torino 1902. Minardi A, — Pario di mostro celosomico. — Giinica Veterin., An. 25, N. 42, pp. 501503. Milano 1902. Orlandi S. — Sopra un caso di ermafroditismo nel Mugil chelo Cuv. Con fig. - Estr. di pp. 4 d. Atti Soc. ligustica Sc. nat. e geogr. Genova, tip. Cimi- nago, 1901. Pianetta C. — Nota anatomica sopra un caso di deformita dell'arto superiore destro osservata in un frenastenico. Con 2 figg. — Arch. Psich., Sc. pen. ed Antropol. crim., Vol. 23, Fasc. 6, pp. 546-554. Torino 1902. Rugani L. — Contributo alia fistola auris congenita — Gazz. Ospedali, An. 23, N. 120, pp. 1245-1246 Milano 1902. Taruffi C. — Ermafroditismo esterno: Invirilismo. — Estr. di pp. 4 d. Rendif. Sess. Accad. Sc. Istit. Bologna, An. Accad. 1900-1901. Bologna, tip. Gam- berini e Parmeggiani. III. PARTE ZOOLOGICA. 2. Pesci. Castiglioni A. — II pesce persico e l'arborella. — Milano, tip. Milanese, 1902, pp. 13. 3. Anfibii. Parona C. — Sulla corologia italica dolle varieta deWHyla arborea : nota prev. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Genova, 1902, N. 117. Ge- nova, 1903, pp. 5. 5. Uccblli. — Cacce e passaggi di uccelli, catture di specie rare od avventizie, varieta, mostruosita, ibridismi ed altre note ornitologiche. Vedi in : Avicula, Giorn. omit, ital., An. 6, N. 57-58, 59 e 60. Siena 1902. Arrighi Griffoli G-. — Note ed appunti di un cacciatore sui nostri uccelli mi- gratori. Parte seconda : Continuaz. continua. — Avicula, Giorn. omit, ital., An. 6, N. 57-58, pp. 130133 e N. 59-60, pp. 145-156. Siena 1902. Arrigoni degli Oddi E. — - Atlante ornitologico : uccelli europei, con notizie d' indole generale e particolare. — Milano, U. Hoepli edit. 1902, pp. xviiij, 566. Bonizzi P. — I colombi domestici e la colombicultura. 2a ediz. — Milano, U. Hoepli edit, 1902, pp. x, 211. Ghidini A. — Note sull'avifauna della Svizzera italiaua. Continuaz. e fine. — Avicula, Giorn. omit, ital, An. 6, N. 57-58, pp. 137139 e N. 59-60, pp. 160- 163. Siena 1902. Ronna E. — Gli uccelli nidiacei : Allevamento. Educazione. Malattie. Cure (Appendice). — Avicula, Giorn. omit, ital., An. 6, N. 57-58, pp. 121-126 Siena 1902. Untersteiner L. — I nostri minori uccelli canori : loro caratteri e costurai, modo di abituarli e conservarli in schiavitu ecc. — Milano, U. Hoepli edit,, 1902, pp. xij, 175. Vallon G. — Note ornitologiche per la provincia del Friuli durante l'anno 1902. (dal 1° gennaio al 1° agosto). Continuaz. e fine. — Avicula, Giorn. ornitol. ital, An. 6, N. 57-58, pp. 126-130. Siena 1902. - 57 - Zodda G. — Contribute* alio studio degli uccelli siciliani. Continuaz. continua. — Avicula, Giorn. omit, ital, An. 6, N. 57-58, pp. 133-131. Siena 1902. 6. Mammiferi. Camerano L. — Ricerche intorno alle renne delle isole Spitzberghe. — Mem. Accad. Scienze Torino, S. 2, T. 51. Torino, C. Clausen edit, 1902. Camerano L. — Materiali per lo studio delle Zebre. Con tav. — Atti Accad. Scienze, Vol. 37 (1901-1902), Disp. 15, pp. 420-432. Torino 1902. Lucifero A. — Mammalia Calabra. Elenco dei Mammiferi calabresi. Conti- nuaz. continua. — Riv. ital. Sc. nat., An. 22, N. 9-10, pp. 131-137 e N. 11-12, pp. 155-159. Siena 1902. Ninni E. — Sulle catture di alcuni Cetacei nel mare Adriatico ed in parti- colare sul Delphinus tursio. — Vedi M. Z., XI II, 12, 311. 7. Antropologia ed Etnologia. De Castro L. — Brevi cenni di Antropologia normale e criminale delPAbis-- sinia. Con tav. — Arch. Psich. Sc. pen. ed Antropol. crimin., Vol. 23, Fasc. 6, pp. 529-537. Torino 1902. Frassetto F. — Osservazioni comparative sul foro olecranico. — Vedi M. Z., XIII, 11, 280. Giuffrida Ruggeri V. — Sul cosidetto infantilismo e sull' inferiorita soma- tica della donna. — Monit. Zool. ital., An. 13, N. 12, pp. 316-321. Fi- renze 1902. Livi R. — Antropometria : I. Metodologia antropometrica : a) antropometria individuale; 6) antropometria statistica — II. Alcune leggi antropome- triche — III. Identificazione antropometrica — IV. Tavole di calcoli fatti. Con 33 incisioni. — Milano, U. Hoepli edit, 1900, pp. 237. Mochi A. — Sopra una proposta di studio collettivo sul peso dell'encefklo negli italiani. — Vedi M. Z., XIII, 11, 280. Morselli E. — II precursore dell'uomo {Pithecanthropus Duboisii): nota rias- suntiva. — Estr. di pp. 19, corredato di note, d. Antropologia generate (Lezioni sulVuomo secondo la teoria dell' evoluzione) in corso di stampa presso la Unione tip.-edit. Torino. Genova, tip. Carlini, 1901. Viola G. — Descrizione di una tecnica antropometrica ad uso clinico. Con figg. _ Vedi M. Z., Xllf, 9, 226. Appendice: Antropologia applicata allo studio dei pazzi, dei cr1m1nali 6cc. Bertini T. — II contorno facciale e sue anomalie negli epilettici, nei para- noid e negli idioti. Con tav. — Vedi M. Z., XIII, 11, 284. Paravicini G. — Di un'idiota microcefala e di alcune pieghe poco note del cuoio capelluto: nota clin. ed antropol. — Estr. di pp. 35 d. Gazz Ma. nicomio Prov. Milano in Mombello. Milano, stab. Civelli, 1902. Sanna Salaris G. — Una centuria di delinquent sardi : ricerche comparative sui banditi e sui loro parenti prossimi. Con 2 tav. — Torino, edit. Bocca, 1902, pp. 137. 58 - SUNTI E RIVISTE Negri A. — Osservazioni sulla sostanza colorabile col rosso neutro nelle ema- zie dei vertebrati. — Estr. di pp. 12 d. Mem. lstit. lorrib. Sc. e Lett. (CI. Sc. matem. e nat), Vol. 19 (S. 3, Vol. 10), Fasc. 8. Milano 1902. Per mezzo della colorazione col rosso neutro, da alcuni Autori fu con- st.'itata nelle emazie dei Mammiferi l'esistenza di una speciale sostanza che, abbondantemente diffusa nel periodo embrionale, e invece scarsa nei globuli rossi del sangue circolante dell'adulto, nel quale gli elementi che presen- tano questa particolarita di struttura si sono localizzati specialmente in al- cuni organi. Negli altri vertebrati le ricerche sono scarse ; infatti soltanto il Giglio-Tos riferisce di aver ottenuto, oltre che nei Mammiferi anche in altri Vertebrati piu bassi, la colorazione della sostanza colorabile col rosso neutro nei globuli rossi di alcuni embrioni e nei globuli rossi giovani del sangue circolante dell'adulto. Negri ha estese le ricerche alle varie classi dei Vertebrati ed e venuto a queste conclusioni. Nei Mammiferi ha confermato i reperti dei precedenti osservatori. Quanto agli altri vertebrati ha veduto : 1) che nel sangue dei girini di rana, come in quello degli embrioni di polio, i corpuscoli rossi contengono nel loro interno una sostanza la quale si presenta di solito sotto forma di filamenti granulosi che assumono la co- lorazione con il rosso neutro formando un ricco intreccio che occupa tutto il globulo rosso ; 2) che questa sostanza, con gli stessi caratteri, sebbene in quantita varia, rimane nella rana e nel tritone adulti in tutti i globuli rossi del san- gue circolante, anche in quegli elementi che dobbiamo ritenere come corpu- scoli rossi completamente sviluppati ; 3) che i globuli rossi dei rettili, dei pesci e degli uccelli adulti pos- siedono nelle linee generali ia stessa particolarita di struttura. Nei pesci e negli uccelli si possono anche riscontrare dei globuli, il cui proto plasma rimane perfettamente indifferenziato ; ma cio forse e solo da ri- ferirsi ai titoli delle soluzioni che si adoperano nell'esame. Come conclusione generalo si puo dire che in tutti i globuli rossi nu- cleati esiste una particolare sostanza endoglobulare, che invece eccezional- mente si presenta nei globuli rossi anucleati del sangue circolante dell' in- dividuo perfetto, nel quale tale particolarita di struttura si trova specialmente nei globuli degli organi emato-poietici. Relativamente al significato di questa sostanza. i reperti che si ottengono col rosso neutro dlmostrano che il corpo del globulo rosso contiene per lo meno due sostanze tra loro difierenziabili, con tutta probability per caratteri ohimici diversi. Passando ora in rassegna le diverse ipotesi che sono state fatte sulla natura e sull'origine in quella delle due parti che si colora con il • - 59 - rosso neutro, si trova che quasi tutti gli autori sono concordi nel ritenerla proveniente dal nucleo. E' un residuo del disfacirnento di questo, secondo l'Israel 6d il Pappenheim, e invece un prodotto dell' attivita nucleare per il Giglio-Tos, il Foa ed il Cesaris-Dem e 1. La coesistenza del nucleo e dei granuli colorabili nei globuli rossi em- brionali dei mammiferi, come ha gia notato il Maxiraow, e quauto si puo osservare nei globuli rossi dei vertebrati ovipari, nei quali la sostanza cro- matoiila rimane per tutta la vita accanto al nucleo, permettono, secondo Negri, di escludere la prima di queste iutepietazioni. Per altre considerazioni egli crede cbe non sia sostenibile la ipotesi del Giglio-Tos che il nucleo secerna la sostanza cromatofila. Dal canto suo l'A. non affaccia per ora al- cuna nuova ipotesi. Tricomi-Allegra G. — Sulle connessioni bulbari del nervo vago. — Giorn. Pa- tologia nervosa e metitale, Vol. 8, Fasc. 2. pp. 67-71. Firenze 1903. In questa nota (*), dopo alcuni ricordi storici, l'A. riassume i resultati delle sue ricerche. Per lo studio di preparati normali si e servito dei metodi di Golgi e di Weigert. Ha poi adoperato i metodi di Nissl,Marchi, Weigert in bulbi di gatti e di conigli ai quali era stato precedentemente pra- ticato lo strappamento unilaterale del vago nel collo al disopra del ganglio nodoso. Resultati : « Col metodo Nissl lurono notate costanti e precoci alterazioni cromo- litiche nelle cellule costituenti il nucleo dorsale ed il nucleo ventrale del vago, e nelle cellule della parte piu caudale del nucleo del XII paio. Simili alterazioni ha presentato un' altra piccola colonna di grosse cellule lateral- mente situate e dorsalmente al canale centrale dell' ependima in corrispon- denza del colletto del bulbo, al limite della sostanza bianca e grigia. Le cellule della colonna dorsale si presentarono tutte colpite dal pio- cesso di cromolisi. Non cosi fu per quelle costituenti il nucleo ambiguo, di cui un piccolo gruppo, postero-interno, si presento inalterato in parocchie sezioni cefaliche a cominciare ad 1 l/a cm. al disopra del becco del calamo. II nucleo dell'ipoglosso si inostrd normale in tutta la sua lunghezza, salvo che nell' estremita caudale. In un piccolo coniglio, del peso di grammi 465, la colonna ventrale si presento della lunghezza di circa 4 mm., la dorsale di mm. 7 ijs; le cellule alterate nella colonna del XII si riscontrarono per un'estensione di mezzo mm.; e la piccola colonna di cellule, situata dorsolateralmente al canale dell'epen- dima, non misurava in tale coniglio piu di 1750 \x. Tanto questa piccola colonna che quella del nucleo ambiguo hanno pre- sentato asimmetria laterale. Dall'altra parte del bulbo queste stesse masse grigie non hanno fatto vedere neppure una sola cellula colpita dal processo cromolitico. II nucleo di Staderini, il nucleo dell' VIII e del fascicolo solitario, la ra dice discendente sensitiva del V, il nucleo del cordone laterale, del rafe e di (!) II lavoro complete con illustrazioni, sara pubblicato neWArchivio Hal. di Anatomia e di Embriologia. -.60 - Roller, le olive bulbari, la sostanza gelatinosa di Rolando, non hanno pre- sentato tracce di cellule alterate d'ambo i lati del bulbo. II metodo Marchi, debitamente applicato, ha fatto notare segni evidenti di degeuerazione nel fascicolo solitario, nel nucleo dello stesso fascicolo, nel nucleo dorsale del vago, nel nucleo di Staderini, in quello dell' ipoglosso e nel ganglio commissurale di Ramon y Cajal. Degenerate e tinte in nero si sono presentate le fibre radicolari del vago, le quali, penetrando nel bulbo, attraversano il segmento posteriore della radice discendente sensitiva del quinto e la sostanza gelatinosa di Rolando, dirigendosi in dietro ed in dentro. Di quest e fibre una parte si mette in rapporto diretto con le sezioni piu craniali del fascicolo solitario degenerato, un'altra, passando ventralmente al fascicolo suddetto, si volge in direzione delle masse grigie posteriori del bulbo, nucleo dorsale del vago, nucleo di Staderini, nucleo dell' ipoglosso. Ancora un'altra piccola porzione si vede dirigersi in avanti verso il nucleo ambiguo dello stesso lato. Alcune fibre radicolari inoltre passano in avanti del nucleo del- 1' ipoglosso e si vedono giungere fin quasi all' estremita posteriore del rafe, senza oltrepassarla. II fascicolo solitario si presento alterato nella sua porzione caudale. Non si e potuto riscontrare affatto la presenza di un fascio di fibre radi- colari soffermarsi nella radice discendente sensitiva del quinto. Dalla parte opposta del bulbo nessuna traccia di degeuerazione e stato possibile rilevare, ne nelle masse grigie, ne nelle fibre radicolari corrispon- denti. II metodo Weigert-Pal fu applicato in bulbi di conigli e di gatti sa- crificati 4-6 mesi circa dopo l'operazione. In questi bulbi le fibre radicolari del vago sono scomparse ; 1' area del nucleo dorsale del vago e notevolmente ridotta. Le cellule che occupano quest' area sono in fase di atrofia piu o meuo progredita secondo che si esaminano i bulbi di animali sacrificati 4-6 mesi dopo 1' operazione. II fascicolo solitario in gran parte e atrofizzato. E quasi scomparso 1' intreccio di sottili fibrille, di cui e provvisto il nucleo del fasci- colo solitario, ed e molto ridotto quello, che si trova nel ganglio commissu- rale Frattanto si vedono persistere le fibre arcuate interne posteriori, che attraversano 1' area del nucleo dorsale del vago. II metodo Golgi, applicato per lo studio di bulbi normali, ha dato le prove di una diretta connessione tra le cellule costituenti i nuclei dorsale e ventrale con le fibre radicolari del vago. Le conclusioni, che sembrano sorgere da questi fatti, si possono riassu- mere brevemente. Le fibre radicolari motrici del vago si trovano in rapporto diretto : a) con un nucleo ventrale; b) con un nucleo dorsale; c) con un piccolo nucleo dorso- lateral; d) con la parte piu caudale del nucleo dell' ipoglosso. Le cellule costituenti la colonna dorsale, dietro la resezione del vago al collo, si mostrano tutte in fase cromolitica. Ci6 prova, che esse sono affatto indipendenti da qualunque altro fascio nervoso, che non entri a far parte del nervo vago del collo. Questo nucleo dorsale deve considerarsi di natura motrice. Invero la precoce alterazione e l'atrofia delle sue cellule in seguito alia resezione del nervo vago, e la connessione diretta tra queste cellule e le fibre radicolari - 61 - del nervo messa in evidenza con il metodo Golgi, fauno acquistare la con- vinzione, che la nuova teoria di Marinesco avrebbe ragion di essere. II nucleo ventrale si trova per la sua maggior parte ia connessione con il nervo vago. E solo una piccola parte cefalica, postero-interna, indipendento da questo nervo. Anche del nucleo dell' ipoglosso un gruppo di cellule, le piu caudali, man- dano i loro prolungamenti a far parte del tronco del vago. La costante alte- razione nei bulbi di conigli e gatti del nucleo dell' ipoglosso in seguito alio strappamento del vago al collo, potrebbe dimostrare come sia costante in que- sti animali 1' anastomosi che il nervo ipoglosso scambia al vago. Fra le cellule alterate nella porzione piu caudale del nucleo del XII paio e le fibre degenerate, che si osservauo in corrispondenza delle sezioni piu cefaliche dello stesso nucleo, si potrebbe ammettere una stretta relazione. Sembra che il fascio in parola sia costituito normalmente da fibre, le quali, uscendo dalla parte antero-interna del nucleo dell' ipoglosso, si volgano tosto quasi trasversalmente in fuori per unirsi alia massa principale delle fibre del vago. Cosi si potrebbe pensare, che il prolungamento nervoso di tali cellule si porti in senso prossimale percorrendo nn eammino ascendente lungo 1' asse maggiore del nucleo prima di disporsi in senso e trasversale, scorrere in avanti di detto nucleo per raggiungere il fascio radicolare del vago. Questa ipotesi riceve una conferma nel fatto, che nel gatto sono scarse assai le cellule alte- rate in corrispondenza dell' estremita caudale del nucleo dell' ipoglosso (me- todo Nissl), e sono scarsissime le fibre degenerate, che si vedono passare in avanti dell' estremita cefalica dello stesso nucleo (metodo Marchi). Fra le fibre radicolari motrici del vago e le cellule degli altri nuclei del bulbo non esiste rapporto diretto. Non esiste incrociamento delle fibre radicolari motrici del vago. Le fibre radicolari sensitive concorrono alia formazione della maggior parte del fascicolo solitario. La colonna grigia interna (nucleo dorsale sensitivo del vago di v. Ge- huchten), la colonna grigia interstiziale di questo fascicolo ed il ganglio commissurale di Ramon y Cajal devono considerarsi come nuclei di termi- nazione delle fibre radicolari sensitive del vago, nei quali esse terminano ra- mificandosi attorno alle cellule. Simile rapporto di contiguita esiste tra le fibre radicolari sensitive sud- dette e le cellule del nucleo di Staderini, probabilmente anche con quelle di altri nuclei (nucleo principale dell' acustico, ipoglosso, radice discendente sensitiva del quinto). Esiste incrociamento di una parte delle fibre radicolari sensitive del vago, e questo incrociamento ha luogo nel ganglio commissurale. Le fibre radicolari motrici del vago sono indipendenti del fascicolo soli- tario ; esse passano al suo lato ventrale dopo avere attraversato la radice discendente sensitiva del V e la sostanza gelatinosa di Rolando in avanti di quelle sensitive. Ne per le fibre radicolari motrici, ne per le sensitive si e potuto confer- mare 1' esistenza di un fascio esterno o trigeminale (coniglio, gatto). Le fibre radicolari del vago, sia motrici che sensitive, non partecipano afiatto alia formazione delle fibre arcuate ». - 62 Fusari R. — Alcune osservazioni di fina anatomia nel campo del sistema ner- vtne ,te- La Tavola III, relativa al lavoro del Dott. Pitzorno nte comparird nel prossimo numero. ■ ,„,,• /lit' col microtome*, aicune piu spesse, aiue pm suiom. Un esame anche superficial di questi preparati ci dimostra su- bito quanto sia erronea 1' after mazi one di Testut. In quelli meglio riusciti, per essere 1' iniezione avvenuta completamente, quali ap- punto si presentano i preparati di Mustela, si vede come la distri- buzione arteriosa sia egualmente ripartita nella sostanza gelatinosa del canale centrale e nelle commissure, quanto nel rimanente della sostanza grigia, anzi nelle commissure esistono vasi, alcuni dei quali hanno un lume maggiore di quello delle rimanenti regioni. Non e vero quindi che la sostanza gelatinosa manchi completamente xo sia scarsa di vasi. Incominciamo ad esaminare donde originano tali vasi. Le arterie che si distribuiscono alia parte centrale del midollo possono avere due distinte fonti : Varteria sulco-commissuralis e V 'arteria fissurae posterioris, pero mentre la prima si distribuisce ad entrambe le com- missure, l'arteria fissurae posterioris non si distribuisce che alia commissura grigia posteriore. Per procedere con ordine seguiamo un' arteria centralis nel (') Testut — Trattato di Anatomia umana — Tra(puz. italiana. (') In Poirier e Charpy — Traite d'Anatoinie liumaine. 64 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI SASSARI DIRETTO DAL PROF. G. 8 A I. VI. Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione del la Medulla spinalis Nota del Dorr. MARCO PITZORNO 1° SETTORE E L1BERO DOCENTiS (Con tav. III). succef rilievo un gran numero di particolarita sulla fine circolazione della medulla spinalis, pure l'argomento non pud dirsi completamente esau- rito da non meritare ulteriori ricerche. Cio non pud in alcun modo meravigliare se si pensa alle diffi- colta di tecnica da superare affin di ottenere buoni e completi pre- parati. Mentre dalle ricerche dei due citati A A., si ha una conoscenza perfetta sul modo di distribuzione delle arterie nella sostanza bianca, e nella sostanza grigia delle due meta laterali del midollo, non si hanno che vaghe indicazioni sul modo con cui le arterie si com- portano nella parte centrale, vale a dire nelle commissure e nella sostanza gelatinosa del canale centrale; essi si limitano semplice- mente a constatare la presenza di qualche vaso, che originatosi dall'arteria sulco-commissuralis o dalYarteria sulci posterioris, giunge sino a quella regione. Ne migliori indicazioni si ritraggono dal lavoro di Ho che de- stinato piu specialmente a delimitare i territori di distribuzione delle singole arterie le quali penetrano nella medulla spinalis. C1) Adamki e wi cz — Die Blutgefasse des menschlichen RUckenmarkes. — Wien {881. Kailyi — Ueber dip Bl'ifp-pfii^op dps mensrhlichan Rnckenmarchc:. — Lembefg 1889. - 65 - Tutti i trattatisti d'Anatomia, non facendo altro che riportare le osservazioni di Adamkiewicz e di Kadyi, tacciono anch'essi sulla circolazione delle commissure, e Testut (3) giunge perflno ad asserire che la commissura grigia e relativamente povera di vasi, e la sostanza gelatinosa che circonda il canale deU'ependima ne e totalmente sprovvista. Kadyi da alle arterie midollari il significato di arterie termi- nali nel senso di Cohnheim, e come tali le ritiene anche Charpy (4) ; Kadyi percio divide il midollo in territori vascolari indipendenti l'uno dall'altro, sicche implicitamente, dato il modo di comportarsi delle arterie sulco-commissurales e sulci posterioris, ammette anche 1' indipendenza vascolare delle due meta del midollo. Una serie di felici preparazioni ottenute tutte mediante inie- zioni di gelatina al carminio, mi hanno permesso di fare su questi vasi delle osservazioni che credo di qualche importanza, come quelle che rivelano la singolare disposizione dei vasi attorno alia porzione centrale e per cosi dire primitiva della medulla spinalis. II mate- rial di studio del quale mi sono servito si compone esclusivamente di mammiferi : Homo sapiens, Felis catus, Mustela furo, Lepus cuni- culus, Ovis aries. Le sezioni furono fatte parte a mano, parte col microtomo, alcune piu spesse, altre piu sottili. Un esame anche superficiale di questi preparati ci dimostra su- bito quanto sia erronea raffermazione di Testut. In quelli meglio riusciti, per essere 1' iniezione avvenuta completamente, quali ap- punto si presentano i preparati di Mustela, si vede come la distri- buzione arteriosa sia egualmente ripartita nella sostanza gelatinosa del canale centrale e nelle commissure, quanto nel rimanente della sostanza grigia, anzi nelle commissure esistono vasi, alcuni dei quali hanno un lume maggiore di quello delle rimanenti regioni. Non e vero quindi che la sostanza gelatinosa manchi completamente ^o sia scarsa di vasi. Incominciamo ad esaminare donde originano tali vasi. Le arterie che si distribuiscono alia parte centrale del midollo possono avere due distinte fonti : Varteria sulco-commissuralis e Varteria fissurae posterioris, pero mentre la prima si distribuisce ad entrambe le com- missure, l'arteria fissurae posterioris non si distribuisce che alia commissura grigia posteriore. Per procedere con ordine seguiamo un' arteria centralis nel (') Testut — Trattato di Anatomia umana — Tra^uz. italiana. {*) In Poirier e Charpy — Traite d'Aimtoinie Iiuiname. - 66 - suo decorso. Quest' arteria, dopo la sua, origins- dall' arteria spi- nalis anterior si dirige dorsalmente per diventare nel fondo del solco mediano ventrale arteria sulco-commissuralis. Questa penetra nella sostanza grigia ai lati del canale centrale sul limite della commissura, ma in un piano alquanto anteriore, ove, dopo aver dato delle collaterali che si distribuiscono in senso orizzontale, si divide in un ramo ascendente ed in un altro discendente che si inosculano con rami simili delle arterie superiori ed inferiori. Quantunque Adamkiewicz insista che le aa. centrales si dividano regolarmente in due arterie sulco-commissurales, destra e sinistra, pure non posso che confermare quanto ha detto Kadyi, cioe che la suddivisione dell'arteria centrale e possibile notarsi solamente nella regione lom- bare, mentre in tutto il resto della medulla spinalis le arterie cen- trali dei due lati originano indipendentemente dall' arteria spina- lis anterior, volgendo successivamente Tuna a destra e l'altra a si- nistra. Dai miei preparati, particolarmente da quelli di Felis catus e Lepus cuniculus si rileva che due arterie sulco-commissurales suc- cessive non sono assolutamente indipendenti Tuna dall'altra, esse comunicano tra loro a mezzo di un ramo anastomotico trasversale (Fig. 1, b), che si comporta nel seguente modo. Non appena l'arteria sulco-commissuralis ha raggiunto la so- stanza midollare, invia un ramo collaterale, che diretto verso il lato opposto percorre tutta la commissura fino a raggiungere la base del corno anteriore dell'altro lato, ove si anastomizza con uno dei rami dell' arteria sulco-commissuralis opposta. In questo tragitto detto ansa anastomotica da anche dei rami collaterali aventi una direzione identica al tronco principale (fig. 3, /'). Questi pero non sono i soli rami che si distribuiscono alia com- missura anteriore, frequentemente l'arteria sulco-commissuralis, avanti la sua entrata nella sostanza midollare invia direttamente alia com- missura un ramo, che la percorre in senso antero posteriore, diretto verso il canale centrale, ove concorre alia formazione di una rete vasale che si trova tutt'attorno al canale medesimo. Durante il suo tragitto anche quest' arteria distribuisce numerosi rami alia commissura (fig. 3, &, fig. 2, a). Penetrata nella sostanza midollare 1' a. salco-commisuralis pro- segue il suo decorso. Prima di dividersi nei suoi rami ascendenti e discendenti invia un ramo diretto dorsalmente che raggiunge la commissura poste- riore, per ripiegarsi poi verso 1' interno e, passando dorsalmente al - 67 - canale centrale, raggiungere la base del corno anteriore del lato op- posto (fig. 3, f). Talora questo ramo giunto in prossimita del canale centrale si ripiega verso 1' esterno formando un' ansa che circonda il canale medesimo, e cosi contribuisce alia formazione della rete sopra ac- cennata. Anche le biforcazioni ascendenti e discendenti deH'arteria sulco- commissuralls inviano rami a tutta la parte centrale del midollo. Questi vasi dalla periferia emettono dei robusti rami collaterali, il cui comportamento quantunque identico in tutte le regioni della medulla spinalis, pure nell'aspetto grandemente si differenziano. Nella regione cervicale, in cui la commissura e estesa in senso trasversale, queste arterie inviano nella commissura anteriore del sottili rami che a decorso irregolare si anastomizzano in tutti i sensi cogli altri rami provenienti dal tronco principale, formando cosi una rete a grandi maglie orientate in senso trasversale. Nella commissura posteriore al contrario si vedono dei grandi vasi che con un decorso trasversale si portano da una meta all'altra del midollo. Questi vasi cosi caratteristici, in numero di uno e due per sezione, che provengono come gia dissi dai rami ascendenti e di- scendenti, rappresentano per la loro grossezza una vera e propria comunicazione tra i vasi delle due meta, e li ho specialmente osser- vati nell'uomo, nel coniglio e nel gatto (fig. 1, c). Nella commissura posteriore della regione dorsale, dove essa si presenta molto alta ma corta trasversalmente i vasi assumono un diverso aspetto.Quelli trasversali sopra descritti mancano completa- mente, poiche le diramazioni provenienti dai rami ascendenti e discendenti assumono come l'arteria principale, un decorso longitu- dinale, invece di diventare trasversali. In Mustela ed in Ovis si osserva una singolare disposizione (fig. 2, h). "Questi vasi a decorso longitudinale dividendosi e suddi- videndosi formano una specie di corona arteriosa tutt'attorno alia parte centrale del midollo, i rami che da essi originano si anasto- mizzano abbondantemente formando un cerchio vascolare che cir- conda a qualche distanza il canale centrale. Talora si vedono vere e proprie anse vascolari originarsi dalla rete di una meta abbracciare un segmento di canale centrale ed andare a disperdersi nell' altra meta (fig. 2, k), questi vasi ripiegati ad ansa sono omologhi a quelli trasversali. Essi, come gia dissi, provengono dalle arterie sulco-com- missurales, o, per meglio dire, dai rami di queste, che giunte ad un certo punto si dividono in rami ascendenti e discendenti. - 68 - Questo fatto sta esattamente in rapporto con quello che ho osservato e descritto nella porzione cervicale, con la differenza che in quest'ultima i vasi longitudinali per la conformazione della com- missura trovansi spostati sui conflni di questa, mentre nella dor- sale l'altezza della commissura permette ai vasi di disperdersi tutto all' intorno della porzione centrale. Quanto ai vasi trasversali essi non rappresentano che le anastomosi fra quelli longitudinali allun- gatisi insieme al cambiamento di configurazione della commissura stessa. II campo di distribuzione dell'arteria fissurae posterioris e molto ristretto, e si limita alia parte dorsale della commissura posteriore. Detta arteria, dopo aver raggiunto la commissura, per lo piu si di- vide in due rami opposti che si portano lateralmente verso l'esterno fino a raggiungere la base del corno posteriore, ove si confondono colla rete vasale che si trova in detta regione. L' arteria fissurae posterioris invia pure qualche ramo che si distribuisce all' intorno del canale centrale (fig. 4, d). Per completare la descrizione della circolazione delle commis- sure della medulla spinalis e mestieri accennare ai vasi che si di- stribuiscono nelle parti vicine del canale centrale ed alia loro dispo- sizione. Premetto anzitutto che all' intorno del canale ependimario la vascolarizzazione e abbondantissima, ed e formata da una nume- rosissima quantita di vasellini, i quali si dirigono verso il canale centrale, e giunti al disotto dell' epitelio ependimario si dispongono parallelamente a questo. in modo da formare un cerchio completo. L'origine di questi vasellini e multipla; alcuni nascono direttamente dal tronco principale dell'arteria sulco-commissuralis per mezzo di quel vaso, che originandosi prima della sua entrata nella sostanza midollare va a distribuirsi alia commissura anteriore (fig. 3 e fig. 4, e) ; altri si originano dall'anastomosi di due arterie sulco-commissur ales ; altri ancora dai rami ascendenti e discendenti della medesima arte- ria ; ed altri inflne dali'arteria fissurae posterioris. In complesso tutte queste arterie originano direttamente o indirettamente dali'arteria sulco-commissuralis e dali'arteria fissurae posterioris. Le disposizioni che assumono questi vasellini sono le piu va- rie. Talvolta si vede un vasellino raggiungere la periferia del canale, e qui cambiare direzione per decorrere parallelamente alia sua cir- conferenza. Talvolta il vasellino si divide in due che piegano l'uno da una part*', L'altro dalla parte opposta. Speciale disposizione ho poi trovato nel midollo spinale di Mustela e particolarmente nel segmento dorsale del canale. (^uivi si vedono spesso due vasellini - 69 - provenienti rispettivamente dalle due meta della midolla raggiungere la linea mediana ed ivi cambiare bruscamente direzione ripiegando ad 8, e lasciando fra di essi uno spazio vuoto. Quello che rende piu caratteristico questo cerchio vascolare e il trovarsi esso subito al disotto dell'ependima, onde a ragione merita il nome di rete va- scolare sub-ependimale. Per la presenza di queste anastomosi e di questi rami tra- sversali devesi quindi ampliare il campo di distribuzione dell'arteria sulco-commisuralis, poiche essa invia rami anche alia sostanza ge- latinosa del canale centrale ed alia sostanza grigia del lato opposto. E ben vero che un'arteria centrale si distribuisce prevalentemente nella sostanza grigia del lato verso il quale si ripiega, ma essa seb- bene non in gran numero, invia pure dei rami nel lato opposto. Spiegazione della Tavola III. Fig. 1. — Sezione trasversa ili midollo cervicale di Lepus cuniculus; a arteria sulci; b, ramo anastomotico tra due aa. sulco-commissurales ; c, ramo arterioso della commissura posteriore prove- nieute dalle branche ascendenti dell'a. sulco-commisuralis d, a. fissurae posterioris. Fig. 2. — Sezione trasversa di midollo lombare di Oris aries; a, a. sulco-commissuralis ; g, col- lateral delle biforcazioni longitudinal! ; h, anse vascolari del canale centrale. Fig. 3. — Sezione trasversale di midollo cervicale di Lepus cunictttw; a, a. sulco-commissu- ralis; b, collaterale dell'ar. sulco-commissuralis che si distribuisce alia commissura anteriore; f, ramo trasversale della commessura anteriore; e, ramo trasversale della commissura anteriore. Fig. 4. — Sezione trasversa di midollo di Mustela furo; a, a. sulco-commissuralis; 6, suo ramo collaterale che si distribuisce al canale centrale; d, a. fissurae posterioris; se, rete sub-ependimale. 70 - lobi lateral! dell' ipofisi negli anfibii Nota preventiya del Prof. R. STADEPJNI Ricevuta il 25 Warzo 1903. & vietata la riproduzione. Le ricerche bibliograflche piu accurate che ho potuto fare sul- l'argomento mi inducono a ritenere che prima d'oggi i lobi laterali dell' ipofisi non siano stati descritti in alcun rappresentante della classe degli anfibi. Con la presente comunicazione preventiva intendo appunto render noto che questi vertebrati non fanno eccezione alia regola e che i lobi laterali dell' ipofisi i quali, come si sa, sono stati osservati nei pesci (selaci), nei rettili (saurii), negli uccelli (polio) e nei mammiferi (cavia, chirotteri) esistono anche negli anfibi. Io li ho veduti distintissimi in larve di triton cristatus della lunghezza di 15 a 40 millimetri, che debbo alia cortesia deH'amico e collega dott. Banchi di Firenze. Si presentano costantemente come due masse cellulari compatte addossate alia sovrastante parete dell' in- fundibulum. Queste masse cellulari da principio alquanto distanti dalla linea mediana, seguendole dall' innanzi all' indietro in tagli se- riali si vedono prolungarsi medialmente ed unirsi poi alia porzione centrale della ipofisi. Di altre particolarita relative a questo mio reperto diro nei la- voro completo che spero di pubblicare tra non molto. Dall' Istituto Anatomico di Catania, il 10 mar 20 190S. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AVVISO. Si pregano caldamente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 19Q3 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per cartolina vaglia) al Segretario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Cherubim, Ammimstratore-responsabile. - 71 - CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN JNSTITUT ANATOM1QUE DE FLORENCE, DIRIGE PAR LE PROP. 6. CHIARUGI. D.r FERDINAND LIVINI 1" Assistant et Libre Docent d'Anatoraie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1ER MEMOIRE. Sa distribution dans l'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). Prix: L. 12. ■ i 1 1 ■ ■ ■ ■ i ■ i ■ 1 1 1 * * ■ ■ ■ i ■ i ■ i ■ i ■ ■ i ■ 1 1 1 1 ■ ■ 1 1 ■ ■ i ■ ■ i > 1 1 1 ■ ■ 1 1 1 1 ■ * ■ i it i ■ 1 1 1 ■ 1 1 1 1 1 1 * * i ■ * Milano - Via G-. 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L'arteria sottolinguale. L' ar- teria sottoraentale. — Ganfini C. Le terminazioni nervose nelle ghiandole ses- suali. — Montuoro F. Sulle cellule midollari dell' ovajo del coniglio. — Ruf- pini A. Alcuni casi di spostamento in alto del tendine intermedio del m. di- gastrico, in relazione al triangolo ipoglosso-joideo o di Hueter. — Lunghetti B. Contributo alia conoscenza della configurazione, struttura e sviluppo della glandula uropigetica di diverse specie d'uccelli. — Ceccherelli G. Sulle pia- stre motrici e sulle fibrille ultraterminali nei muscoli della lingua di liana esculenta. — Carli C. Contributo alio studio della Pars mastoidal del tempo- rale umano con speciale riguardo alia conoscenza dell'antro paramastoideo. — Bianchi S. Sullo sviluppo dell'osso parietale umano. — Levi G. Dello svi- luppo del pronephros nella Salamandrina perspicillata. — Rossi U. Sullo svi- luppo della ipofisi e sui primitivi rapporti della corda dorsale e dell'intestino. — Livini F. La doccia ipobranchiale negli embrioni di polio. — Staderini R. Lo sviluppo dei lobi dell' ipofisi nel « Gongylus ocellatus ». — Pardi F. II si- gnificato dei muscoli subcostales. — Sterzi A. I. Ricerche sopra le anastomosi dei rami anteriori del plesso brachiale e loro interpretazione morfologica. — Lachi P. La « Crista petrosa » del temporale. — Sterzi G. I vasi sanguigni della midolla spinale degli uccelli. — Perna G. Uos trigonum ed il suo omo- logo nel carpo. — Di Colo F. La scissura orbitaria nei delinquenti. — Gian- nelli L. Sullo sviluppo della cavita epato-enterica negli anfibi. — Valenti G. Sopra le prime fasi di sviluppo della muscolatura degli arti. — Chiarugi G. Contribuzioni all'embriologia umana normale e patologica. V. Uovo con allan- toide vescicolare libera nella cavita del corion. — Banchi A. La minuta strut- tura della midolla spinale dei Chelonii (Emys europaea). — Manno A. Sopra le varie disposizioni, le quali possono ossarvarsi nei solchi e nelle creste che convergono nella protuberantia occipitalis interna. — Pitzorno M. Ricerche di morfologia comparata sopra le arterie succlavia ed ascellare. — Salvi G. Lo sviluppo ed il valore della cosi detta tasca di Seessel. Firenze, 1V03. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. (tut Monitope Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uniaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri a 11' anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Aprile 1903 N. 4 SOMMARIO : Comunicazioni originali: Carazzi D., La perforazione del Lythodomus dactylus Cuv. — Sterzi G-., Intorno al lavoro del Dott. Marco Pitzorno < Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis*: note critiche. — G-iuffrida-Ruggeri V., Conside- razioni antropologiche sull'infantilismo e conclusioni relative all'origine delle varieta uraane (continua). — Pag. 73-93. Notizie. — Pag. 94. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 95. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI La perforazione del Lythodomus dactylus Cuv, Nota DEL PROF. DAV. CARAZZI Ricevuta il 16 aprile 1903. E vietata la riproduzione. Nel suo recentissimo lavoro il dott. Teodoro List (1) riferen- dosi ad alcune mie vecchie ricerche (2) mi attribuisce l'opinione che 0) List T. — Die Mytlliden des Golfes von Neapel ecc. in Fauna und Flora von Neapel. Berlin i902. . , (-) Carazzi D. — La pertorazione delle rocce calcaree per opera dei datteri, in Atli Hoc. Li- ijust. Sc. Natur. Genova i89?. - 74 - la.roccia calcarea nella quale vivono i molluschi venga sciolta dal- l'acido carbonico risultante dall'ossidazione dei tessuti. Ma egli, ci- tando le mie parole, dimentica proprio le due ultime righe del ca- poverso, le quali dicono precisamente (pag. 18) : " Anche oggi, senza esserne del tutto convinto, non mi pare impossibile che la cosa av- venga in tal modo „. Per chi capisce l'italiano, questa frase e ben diversa da una affermazione recisa, quale risulterebbe dal periodo mutilato che il List riporta nel suo lavoro. Nella stessa pagina sono riferite altre due righe mie per con- cludere : " und es ist die Aussage Carazzi' s um so merkwiirdiger dass ev selbst auf Schnitten nichts von einem besonderen driisigen Organ hatte endecken konnen „. Qui il List avrebbe pur dovuto capire ch' io mi riferisco solo a sezioni attraverso le porzioni libere del mantello, come intendeva anche il Deshayes, alle cui ricerche alludo. La meraviglia del List sarebbe giustiflcata s' io avessi detto d'aver fatto sezioni attraverso al corpo dell'animale, mentre io dico: " esaminai delle sezioni sia del mantello che del piede per cercare quest'organo glandolare apposito che il Deshayes dice aver visto negli altri perforanti surricordati „. II fatto e che quando sezionai tutto il corpo dell'animale trovai anch'io e descrissi (se non sbaglio piu accuratamente del List) le glandule dell'acido, che si trovano sul dorso del corpo del Litodomo, in una Nota pubblicata contemporaneamente al volume del List, ma ch'era gia stampata mesi prima, tanto che nel maggio 1902 potei presentarne cinque copie al Ministero della Istruzione pubblica a Roma (1). Nel mio primo lavoro del '92 errai per non aver esaminato an- che il corpo del Litodomo, come avevo esaminato il piede e il man- tello. Ma e certo ch' io avevo fin d'allora dato prove sicure che la perforazione era un'azione chimica e non meccanica. II ritrovamento delle glandole dell'acido non era che la riprova della mia dimostra- zione, ed anche questa 1' ho fatta per conto mio, indipendentemente dal List. Al List rimane dubbio se il contenuto delle glandule suddette sia realmente acido, e solo indirettamente gli pare di averlo dimo- strato. Credo quindi opportuno di ricordare che nella mia Nota ul- (') Contribute all'Istologia e alia fisiologia dei Lamellibrancbi, in : Intern. Monatsch. Anat. Phys. 11 I-II, v. XX. II fascicolo fu pubblica.'o alia line del novembre 1902, ma io ebbi qui in Sassari le prime copie degli estratti lin dal 25 maggio, per cortesia del dott Kopscb, redatture del Monat- sch rift. - 75 - tima citata ho riferito un'esperienza da me fatta, e che e di una semplicita straordinaria, per dimostrare direttamente e in modo in- discutibile che il secreto glandolare e acido, anzi acidissimo. Basta far penetrare dentro il tessuto di quelle glandule delle sottili strisce di carta di tornasole azzurro per ritirarle colorate in rosso vivo, come se fossero state immerse in una soluzione di acido solforico. E " meraviglioso „ che al List non sia neppur balenata 1' idea di una cosi modesta e altrettanto decisiva esperienza. Cio che dimo- stra una, volta di piu che nessuno e in possesso della verita asso- luta e ch' e vero il vecchio detto : Ars long a, vita brevis. Sassari, R. Universita, 12 marzo 1903. 1ST1TUT0 ANATOMICO DI PAUOVA DIEETTO DAL PEOF. BEEXELLI. Intorno al lavoro del Dott. Marco Pitzorno Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis „. Note critichk del Dott. G. STERZI, Aiuto. Kicevuta il 24 Aprile 1903. l£ vietata la riproduzione. Mentre sto pubblicando negli " Anatomische Hefte „ diMerkel e Bonnet un lavoro intorno alia circolazione sanguigna nella nii- dolla spinale, e comparso un lavoro del dott. Marco Pitzorno dal titolo : " Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis, Monit. Zool. Ital., Anno XIV, n. 3, marzo 1908, pag. 64-69 ,, al quale, data la mia conoscenza dell'argomento, non credo inutile muovere alcune osservazioni. Incomincia l'A. con il ricordare come mentre dalle ricerche di Adamkiewicz (l) e di Kadyi C) " si ha una conoscenza perfetta 11) Del lavoro di Adamkiewicz il dott. Pitzorno da la seguente indicazione: « Adamkie- wicz — Die Blutgefasse des menschlichen Riickenmarkes. Wien 1881 n. L' indicazione esatta e la segueDte ; « Adamkiewicz A. — Die Blutgefasse d s menschlichen Rtlckeninarkes. 1 Theil : Die Clefasse der RUckenmarkssubstanz. Sitzungsber. d. math. - naturw. CI. d. ft. Akade/nio d. Wissen- ichaflen, Bd. LXXXIV, III Abth., Iahrg. 1881, Wien 1882 pag. 469-501 e 6 Tav. n. 12) Kadyi H. — Ueber die Blutgefasse des menschlichen Riickenmarkes. Lemberg 1889. - 76 - sul modo di distribuzione delle arterie nella sostanza bianca, e nella sostanza grigia delle due meta laterali del midollo, non si hanno che vaghe indicazioni sul modo con cui le arterie si comportano nella parte centrale, vale a dire nelle commissure e nella sostanza gelatinosa del canale centrale ; essi si limitano semplicemente a con- statare la presenza di qualche vaso, che originatosi d&W'arteria sulco- commissuralis o d&H'arteria sulci posterioris, giunge sino a quella re- gione „. Mi permetta l'A. di fargli notare che, se e fondamental- mente vero quanto asserisce per le ricerche di Adamkiewicz, non lo e per quelle di Kadyi, nella cui ■ classica monografia si trova ben altro che vaghe indicazioni sulla circolazione sanguigna della parte centrale della midolla e delle commessure ! Dalla pag. 97 alia pa- gina 103, dalla pag. 106 alia pag. 107, dalla pag. 112 alia pag. 113 e dalla pag. 129 alia pag. 130 di questo lavoro, come si vedra del resto anche da alcuni frammenti che ne riporto nella presente nota, i vasi, dei quali e ora questione, sono assai minutamente descritti. Continua poi l'A. ricordando un lavoro di Ho che, che suppongo (poiche non ne da indicazione bibliografica), sia quello dal titolo : « Vergleichend-Anatomisches iiber die Blutversorgung der Riicken- marksubstanz. Zeitschrift fur Morphologie unci Anthropologie herausg. von Prof. Schwalbe, Bel. I, Stuttgart 1899, pag. 241-257 con una Tav. „ ed affermando che sulla circolazione della sostanza centrale e delle commessure non si ritraggono da esso " migliori indicazioni „ , perche " destinato piu specialmente a delimitare i territori di distribuzione delle singole arterie le quali penetrano nella medulla spinalis „. Come risulta anche dal riassunto che ne fa Obersteiner negli Jahresbe- richte d. Anatomic und Enticiklungsgeschichte di Schwalbe (N. F., Bd. V, 1899, III Th., pag. 527-528), nel lavoro di Ho che la distri- buzione dei vasi nella midolla spinale del Ganis familiaris e del Lepus cuniculus e studiata con accuratezza, e non mancano osservazioni, come vedremo in seguito, che riguardano molto da vicino l'argo- mento studiato dal Pi tz or no. Secondo l'A. tutti i trattatisti d'Anatomia non fanno " altro che riportare le osservazioni di Adamkiewicz e di Kadyi „: ma poiche le ricerche di questi due Autori giungono a risultati per lo piu differenti, e naturale (ed infatti avviene cosi) che alcuni trattatisti seguano i risultati di Adamkiewicz ed altri quelli di Kadyi ('): (') Infatti dei due Trattati che l'A. cita in questa guisa: « Testut — Trattato di Anatomia uraana. — Trad, ilaliana n e " Poirier e Chai-py — Traite' d'Anatoinie humaine », nel priino sono accolti i risultati delle ricerche di Adamkiewicz, nel secondo invece sono segniti quelli di Kadyi: anche 1 solo confronto tra le due descrizioni puo dimostrare quanto grandi siano le differenze nei risultati delle ricerche di questi Autori. — ii — posso poi aggiungere che i recenti per lo piu accettano i risultati delle ricerche di questo ultimo, posteriori ed assai piu complete ed esatte di quelle di Adamkiewicz. Per il Pitzorno " Kadyi divide il midollo in territori vascolari indipendenti l'uno dall'altro „: ora invece Kadyi (pag. 121-122) af- ferma semplicemente l'opposto di quanto il dott. Pitzorno gli fa dire : " Wenn man alle diese Eigenthumlichkeiten der Blutgefasse des Riickenmarkes im Auge behalt, so muss man zugeben, dass eine Unterscheidung von bestimmten Gefassbezirken innerhalb des Riickenmarkes und namentlich eine Eintheilung des Riickenmarks- Querschnittes in derartige von einander unabhangige Gefass-Terito- rien in den thatsachlichen Verhaltnissen durchaus keine Begrundung fin den kann „. Poco piu innanzi, e cioe subito dopo aver ricordato che le sue ricerche furono fatte in Homo sapiens, Felis catus, Mustela furo, Lepus cuniculus, Ovis aries, il dott. Pitzorno afferma che nei preparati meglio riusciti, come quelli di Mustela, " si vede come la distribu- zione arteriosa sia egualmente ripartita nella sostanza gelatinosa del canale centrale e nelle commissure, quanto nel rimanente della sostanza grigia „. Ora nel lavoro di Ho che e per l'appunto affer- mato (pag. 251) che nel cane " das Capillarnetz in der grauen Sub- stanz lasst an vielen Stellen keine weitere Sonderung in dichtere und weniger dichte Stellen erkennen : nur die hintersten Theile der Hinterhorner sind vielfach weniger dicht von Capillaren durchstromt „ e che nel coniglio (pag. 252-253) " die graue Substanz zeigt das di- chteste Netz in den centralen Theilen „. Ho gia ricordato prece- dentemente come Kadyi si occupi a lungo dei vasi della sostanza gelatinosa centrale, ed io qui mi limito a ricordare alcune delle sue osservazioni sui capillari di questa parte (pag. 130) " Die Capillar- gefasse der Substantia gelatinosa centralis sind um ein weniges enger als jene der weissen Substanz. Der Durchmesser derselben betragt gewohnlich 0.007-0.010 mm. Ich habe besonders in der Nahe des Canalis centralis noch feinere Capillaren (von 0.005-0.007 mm. im Durchmesser) gefunden ; man muss jedoch annehmen, dass diese Gefasse durch die Injectionsmasse nicht vollstandig erweitert wa- ren, ecc •„ : riguardo ai vasi della commessura bianca (ed anche qui mi limito a riportare quanto si riferisce ai soli capillari) scrive Ka- dyi (pag. 129): " Die vordere Commissur stimmt in Betreff ihrer Vascularisation mit der weissen Substanz der Riickenmarksstrange iiberein. Auf Querschnitt-Praparaten zeigt das Capillarnetz der weis- sen Commissur nur aus dem Grunde ein anderes Aussehen als jenes - 78 - der weissen Strange, dass im ersteren die Nervenfasern eine andere Anordnung und Richtung haben, wie in letzteren. Man sieht nahm- lich an Querschnitten des Riickenmarkes in der weissen Commissur langere Stiicke von Blutgefassen, welche gegen die Basis der Vor- derhorner hin transversal verlaufen (Taf. IV, fig. 15). Das capillare Netz der vorderen Commissur wird von Arterien-und Venenzweigen versorgt, welche in dieselbe vom hinteren Jiande der vorderen Pial- falte direkt eindringen „. Lasciando da parte i vasi della commis- sura grigia, io credo di poter affermare, che, quando poche righe piu sotto a quelle innanzi riportate, il Pitzorno scrive: " non e vero quindi che la sostanza gelatinosa manchi completamente o sia scarsa di vasi „ , questo A. non fa che ripetere quanto gia avevano sta- bilito le ricerche di Kadyi e di Ho che, e che e riportato nella maggior parte dei trattati di Anatomia umana, compreso lo stesso trattato di Poirier e Charpy (pag. 259), che egli ricorda al prin- cipio del suo lavoro. Dopo la considerazione ora riportata, il Pitzorno incomincia su- bito ad esaminare le origini dei vasi, che vanno alia sostanza gela- tinosa centrale ed alle commessure, e segue il decorso di un'a. cen- tralis fino alia sua terminazione. Cosi incomincia ad affermare che questa arteria diventa " nel fondo del solco mediano ventrale ar- teria sulco-commissuralis ,, : questo nome fu introdotto in Anatomia da Adamkiewicz (loc. cit., pag. 482), il quale riteneva che le aa. centrales (che egli chiamava aa. sulci), giunte al fondo della fes- sura midollare, si dividessero in due rami, uno destro ed uno sini- stro, e li denominava appunto aa. sulco-commissurales. Ma poiche questa divisione, come dimostro Kadyi (pag. 82), non avviene, cosa che del resto e ammessa da tutti i ricercatori, compreso lo stesso Pitzorno (pag. 66), il termine di Adamkiewicz e per lo meno superfluo, e come tale ritenuto anche da Kadyi (pag. 81-82). Continuando a seguire le aa. centrales (o sulco-commissurales) nel loro cammino, il Pitzorno afferma che esse si dividono " in un ramo ascendente ed in un altro discendente che si inosculano con rami simili delle arterie superiori ed inferiori „. E questa una par- ticolarita che fa descritta da Adamkiewicz (pag. 485), ma che in seguito fu recisamente negata da Kadyi (pag. 102): £4 Eine ge- naue und aufmerksame Untersuchung muss jedoch zur Uberzeugung fuhren, dass zwischen den soeben besohriebenen Zweigbundeln der Centralarterien keine anastomotischen Verbindungen vorhanden sind, eben so wenig, wie solche zwischen anderen Arterienverzweigun^en im Piickenmarke sebst vorkommen „ : e piu sotto in nota : " Diese - 79 - Darstellung (Adamkiewicz' s) ist . . . . eine irrige „. A risultati identici e giunto Ho che (pag. 248), e mi hanno condotto anche le mie ricerche: l'affermazione di Kadyi e del resto riportata nella maggior parte dei trattati di anatomia, ed io qui mi limito a ricor- dare solo quello di Romiti ('). Potrei continuare ancora in questa critica, esaminando ordina- tamente tutto il lavoro del dott. Pitzorno, come ho fatto nelle due sole prime pagine, ma stimo inutile il farlo, perche cio impor- terebbe troppo spazio, ne sarebbe di alcuna utilita scientifica. Solo voglio ancora ricordare tre punti del lavoro predetto, che hanno piu partieolarmente attratta la mia attenzione. II primo riguarda l'affermazione del Pitzorno (pag. 66-67) di aver trovato nell' interno della midolla anastomosi tra le aa. cen- trales (o sulco-commissurales) di un lato e quelle del lato opposto. Grli Autori, che ho piu volte ricordato, tranne Adamkiewicz, hanno costantemente negata la presenza di anastomosi tra le arterie nella midolla spinale dell'uomo, del coniglio e del cane, ed a risultati identici sono giunti coloro che hanno studiata l'embolia patologica o sperimentale di questi vasi. Nelle mie ricerche non ho mai tro- vato tali anastomosi ne negli anfibi, ne nei rettili, ne negli uccelli, ne nei mammiferi. Inoltre il Pitzorno descrive brevemente Y a. fissurae posterior is con le parole (pag. 68) " II campo di distribuzione dell'arteria fis- surae posterioris e molto ristretto, e si limita alia parte dorsale della commissura posteriore. Detta arteria, dopo aver raggiunto la commissura, per lo piu si divide in due rami opposti che si por- tano lateralmente verso l'esterno fino a raggiungere la base del corno posteriore, ove si confondono colla rete vasale che si trova in detta regione. L'arteria fissurae posterioris invia pure qualche ramo che si distribuisce all'intorno del canale centrale „. Ora Ka- dyi di tale arteria, che chiama a. septi mediani posterioris, da una descrizione assai minuta (dalla pag. 112 alia pag. 114, ed an- che alia pag. 120), nella quale, insieme a molte altre particolarita, si trovano anche quelle che descrive il Pitzorno. Inflne il dott. Pitzorno asserisce (pag. 69) che attorno al ca- nale centrale si trova un cerchio vascolare, posto " subito al di- sotto dell'ependima, onde a ragione merita il nome di rete vasco- lare siib-ependimale „. Lasciando da parte la questione se il nome (') Romiti G. — Trattato di Anatomia dell'uomo. Vol. II, Parte VI, Nevrologia. Milano, Val- lardi Edit., pag. 555. - 80 - sub-ependimale sia il piu proprio per una rete posta attorno al ca- nale centrale, noto come questo cerchio vasale nell' uorao non fosse sconosciuto ad Adamkiewicz (loc. cit. pag. 478) e come anche Kadyi (pag. 130) sostenga che i capillari sanguigni giungono fino in vicinanza del canale centrale: Hoche poi (pag. 251) nel cane ha trovato che " der Gentralcanal ist iiberall von einem Ringe ganz gefasslosen Geioebes umgeben „ e che nel coniglio (pag. 253) si ha pure " urn den Centralkanal gefasslosen Ringe „. Adunque ben altro che vaghe indicazioni sulla circolazione della sostanza gelatinosa centrale e delle commessure si hanno dai lavori di Kadyi e di Hoche! Dott. V. GIUFFRIDA-EUGGERI DOCENTE DI ANTROPOLOGIA NELLA R. UNIVERSITA DI KOMA Considerazioni antropologiche sull' infantilismo e conclusioni relative all'origine delle varieta umane. Kicevuto il 20 aprile 1903. £ vietata la riproduzione. Per Manouvrier (') 1' infantilismo e " 1' arret vers 1' age de 15 ou 16 ans, avec continuation de 1' agrandissement pur et simple „. C'est encore assez, egli aggiunge, pour faire des hommes " man- ques „ a des degres divers. E da notare pero che 1' eta di 15 o 1(3 anni e data a titolo di esempio, per mostrare che anche dopo la puberta vi ha una trasformazione ben diversa dal puro accresci- mento in toto; senza volere con cio escludere che anche un simile arresto durante la puberta si possa chiamare ugualmente infantili- smo. La produzione dell' infantilismo puo comprendere un periodo che va dai 13 ai 16 anni ("). Oltre all' infantilismo generale vi sono degl' infantilismi parziali che passano ordinariamente inavvertiti, u (') Vedi God in. — Recherches anthropoin^triques sur la oroissance des divorses parties du corps' Preface p. S. Paris 1903. (*) S<: radnlescente o l'adulto presenta ingraudite le proporzioDi di tin bambino inipnbere, le par- venze sono tuti'altre che nel vero infantilismo. - 81 - tutt'al piu considerati (per lo stato " absolument rudimentaire de l'anatomie du developpement „, come giustamente dice il Manou- vrier) come variazioni individual^ cio che e troppo generico e com- prende tanto le oscillazioni in piu che le oscillazioni in meno. Per stabiiire il punto clove la semplice oscillazione individuale diventa arresto bisognava avere il quadro antroporaetrico dell' ado- lescente tipo. II recente pazientissimo lavoro del G-odi.n gia ci- tato, che s' inspira alia scuola antropometrica che mette capo al Manouvrier, ha colraato opportunamente, con indicibile vantag- gio degli studiosi, la lamentata lacuna. Una quantita di fatti sono adesso utilizzabili (non so se il Godin abbia pensato a questa utilita speciale) per poter constatare la presenza dell' infantilismo totale o parziale. Cos! le altezze rispettive della sommita sternale (che e l'estremita inferiore del corpo dello sterno) e del capezzolo. Risulta dai 100 individui esaminati dal G-odin che a 13 anni e lj2 il capezzolo e piu alto della sommita sternale di 14 mm.; a 14 anni e di 13 mm.; a 14 anni e */« e di 12 mm.; a questo punto la dif- ferenza fra le due altezze diminuisce rapidamente e negli anni suc- cessivi non e che pochi mm. Se ne puo concludere, parmi, che un adulto che presenti il capezzolo notevolmente piu alto della som- mita sternale (da non confondere con la forchetta dello sterno) mo- stra una stigmata antropometrica di infantilismo. Un altro esempio analogo al precedente offrirebbero le altezze rispettive del pube (bordo superiore della sinfisi) e del gran trocan- tere (estremo superiore). Mentre a 14 anni, secondo il Godin, il primo punto e piu basso del secondo di ben 18 mm., a 17 anni e ' ., la differenza si e ridotta a 2 mm. Pero le ricerche fatte dal Papil- lault su 200 cadaveri e pubblicate contemporaneamente al volume del Godin, danno ancora nell'eta adulta il pube piu basso di 2 cm. circa rispetto al gran trocantere, tanto nell' uomo che nella donna (') Yi e quindi a tal proposito un quesito di antropometria che aspetta la sua soluzione, e che sottopongo air attenzione dei due egregi au- tori citati. An che la distanza ischio-pubica subirebbe un notevole cambiamento, e precisamente, stando alle cifre del Godin, un au- mento tale che si potrebbe utilizzare all' ingrosso cosi : una distanza ischio-pubica sino a 60 mm. parlerebbe in favore dell' infantilismo ; oltrepassando i 70 mm. escluderebbe 1' infantilismo. Non so pero quanto il dubbio sorto superiormente circa alia posizione del pube (!) Fapillault. — L' homrae moyen ii Paris, variations suivant le sexe et. suivant la (aille. Bull, et Mt'.n. de la Soc d'Anlhrop. de Paris, {90S, Fasc. -I. p. 159, lab. VIII. - 82 - possa influire su quest' altra dimensione, che percio e da accogliere con riserva. E interessante invece questa conclusione del Go din: " la taille doit la plus grande parte de son allongement, avant 15 ans */8, au membre inferieur, apres cet age, au buste „ ('); per cui un individuo il cui accrescimento si fermi prima di 15 anni, o progredisca in toto lasciando inalterate le proporzioni di quest' eta, avra il busto rela- tivamente corto. Questa caratteristica dell' infantilismo manca nella donna, che al contrario presenta il busto relativamente lungo. Vero e che si e detto per la donna che il busto relativamente lungo & un carattere infantile, fondandosi su questo, che nel neonato il busto e proporzionalmente piu lungo che nel bambino di 11 o 12 anni, essendoche sino a quest' eta il busto va relativamente impiccolen- dosi. Occorrerebbe pero che costoro sostenessero non 1' infantilismo in cui il busto, come si e visto. presenta il fatto opposto; ma la permanenza nella donna di un carattere del neonato, e cio a propo- sito di un fatto la cui ragione fisiologica salterebbe agli occhi di un cieco. Questa osservazione ci riconduce a un nostro tema prediletto, che peraltro rientra perfettamente nel presente lavoro, cioe il pre- teso infantilismo delia donna. In una mia precedente pubblicazione (2) ho insistito su questo fatto, che la donna nascendo non ha un peso encefalico relativo inferiore a quello dell'uomo. La donna adulta invece ha un peso encefalico che e inferiore a quello che presenta 1' uomo adulto, a parita di statura. Cio nessuno pensa a contestare, essendo un fatto indiscutibile ; pero quasi tutti si contentano di questa constatazione bruta, pochi pen- sano a spiegare il deficit femminile. Ora Tunica spiegazione di que- sto deficit che sia accettabile e quella messa avanti daManouvrier e approvata altresi da Topinard, cioe che esso dipenda dalla vita meno attiva della donna. La minore attivita fisica ha per risultato (se non e essa un risultato, cio per il nostro ragionamento e indif- ferente) un minore sviluppo muscolare e scheletrico a parita di sta- tura; quindi altresi un minore sviluppo dei centri nervosi troflci e motori preposti a tali apparati. Precisamente e, in media, una di- minuzione di 12,3 °[0 di peso encefalico, che corrisponde a una di- minuzione muscolo-scheletrica di 30°{o (3). Quest' influenza della vita (*) Op. ct p. (02. (2) Giuffrid a-Rugger i. — Su2 cosiJetto infantilismo e sull' inferiority somatica della donna — Monil. Zool. Ital. Anno X1U. n. \\'. (3) Manouvrier. — Considerations sur 1' hypermegal o cerebrale et descrijition d' un encephale de 1935 grammes. Revue it.' VEcole d'Anthrop. de Paris iyO;>, N. 1 :J, p. -ios - 83 -» meno attiva della donna non si verifica soltanto per il peso ence- falico; si verifica altresi per la capacita toracica. II Manouvrier ha potuto constatare (*) che l'esiguita toracica esiste sia per rap- porto all' insieme del resto del corpo, sia per rapporto alio sviluppo del sistema muscolare. Anche qui e da prendere in considerazione il fatto che il sistema muscolare della donna non solo e meno svi- luppato, ma e anche meno adoperato — cio e tanto vero che, se- condo lo stesso Manouvrier, la donna e meno forte dell'uomo a sviluppo muscolare uguale (2) — onde il minore bisogno di essere cosi' rinsanguato come quello dell'uomo: l'intensiia respiratoria e in proporzione dei bisogni organici. Nella stessa pubblicazione ho detto in generate che il preteso infantilismo si riduce a pochissime coincidenze, che dipendono o da una utilita speciale che una data parte del corpo conservi propor- zioni piu infantili, o dal non esservi alcun bisogno fisiologico di ul- teriore sviluppo. La quistione dell' infantilismo fu pero da me piufc- tosto accennata che svolta. Essa consiste essenzialmente in questa argomentazione: l'uomo acquista, diventando adulto, nuovi caratteri morfologici, i quali la donna non acquista ; dunque, si dice, l'uomo pro- gredisce e la donna resta indietro, resta infantile. Perche quest' argo- mento abbia valore e necessario detrarre tutti i caratteri sessuali secondari che l'uomo acquista, e cio per due ragioni ovvie: sia perche non e stato dimostrato che essi costituiscano alcun progresso reale, sia perche anche la donna acquista caratteri sessuali secondari che l'uomo non acquista. Quindi se la donna resta indietro per i primi, 1' uomo resta indietro (incompleto si potrebbe dire, stando alia ter- minologia adoperata da costoro) per i secondi. Niente dunque se ne potrebbe concludere. Ma vediamo, se messi da parte i caratteri ses- suali secondari, anche la donna non acquista diventando adulta, nuovi caratteri, che viceversa 1' uomo non acquista : se fosse cosi, non si potrebbe piu dire che la donna non progredisce, ma sarebbe dimostrato, come e difatti, che l'uomo progredisce in una direzione, e la donna in un'altra, e il preteso infantilismo diventa una chimera insostenibile. E valga il vero. (l) Manouvrier. — Etude sur les rapports authropouietriques en general et sur les principaJes proportions du corps. — M4m. de la Soc. (TAnthrop. de Paris. Tome 2, (3 serie), Fasc. 6', 190;', p. 160. Forse il Manouvrier generalizza troppo a proposito dell'esiguita del diametro biacromale nella donna e delle sue conseguenze sulla capacita toracica : difatti il tipo nordico del torace femmi- nile ha certaraente un diametro biacromale il quale, caeteris paribus, e inferiore a quello cbe si ri- s-jontra nelle Europee meridirnali, ad esempio Roraane. Questo, che risulta alia semplice ispezione, i-arebbe utile constatare con opportune misure. p) La debolezza dell'apparato locomotorio si rileva anche dal iatfo che le ossa lunghe femminili sono, relativaineute a quelle maschili. piu sviluppate in lunghezza che in grossezza; come il Manou- vrier stesso pote constatare dalle misure praticate (Loc. oil. p. 121-128). - 84 - Abbiamo gia detto che la donna differisce dall' uomo per la lun- ghezza maggiore del suo busto. Cio risulta anche meglio se si con- side fa il tronco soltanto, poiehe la calotta cranica essendo relativa- mente piu bassa nella donna tende a diminmre la differenza. Ab- biamo accennato pure che questa differenza e da riferire a tutt'altra causa che all' infantilismo : cioe, in primo luogo alle funzioni della maternita ; in seconda linea alia microsomia, che esige, indipenden- temente dal sesso, uno sviluppo superiore dei visceri addominali re- lativamente alia massa dell' organism o (1). In che consista piu det- fcagliatamente la differenza fra i due sessi, si vede dalle seguenti misure che riferisco dal Papillault 0/), essendo le corrispettive nel- l'uomo = 100. Distanza dal promontorio Tronco dal for. udit. Q Statura Rachide sacr. al trocantere al trocantere 93,4 92,5 120,7 95,4 Chiaro appare che se il tronco della donna e relativamente su- periore in lunghezza a quello dell' uomo, lo deve alle dimensioni piu grandi del suo bacino, mentre il rachide e relativamente piu piccolo. Quest'ultimo fatto che si manifesta nella donna, malgrado Y inferio- rita della sua statura, la quale dovrebbe procuraiie un rachide piu lungo, e dovuto, come bene ha messo in luce il Papillault, al sesso: e una pura divergenza sessuale. Dove il sesso invece non esercita alcuna influenza e sulle curve del rachide che sono uguali nell'uomo e nella donna, e sul segmento lombare che ha le stesse proporzioni nei due sessi, mentre gli altri due segmenti sono diffe- renti, cioe il dorsale piu lungo e il cervicale piu corto. Queste con- clusion! del Papillault sono della piu grande importanza, special- mente per cio che riguarda il segmento lombare. Difatti smentisce cio che ritenevasi per certo: basti il dire che il Manouvrier nella sua memoria gia citata, pubblicata contemporaneamente a quella dei Papillault, scriveva " en meme temps que la colonne lombaire est relativement plus longue chez la femme, elle est aussi plus in- cur vee „. Egli si fondava specialmente sulle ricerche del Soularue (:!); ma questi aveva avuto i suoi risultati addizionando le altezze dei corpi vertebrali : in cio risiede la causa del doppio errore, che ha fatto credere alia maggiore lunghezza e al maggiore incur vamento (') Manouvrier. — Etude sur les rapports anthropomelriques ecc. hoc. cit. p. 10X. (*) Loc. cit. p.46i ■ (*) Soularue. — Etude des proportions de la colonne vertebrate, Bull, de la Soc. d'Anthrop. de Paris. 1900, pag. 143. - 85 - del segmento lombare femminile. II Papillault difatti ha trovato che i corpi vertebral! del segmento lombare femminile sono relativa- mente piu sviluppati dei maschili (altra divergenza sessuale) a spese delle flbro-cartilagini intervertebral! ('). Abbiamo detto che il segmento cervicale del rachide e piu corto nella donna, pero il collo e piu lungo: difatti abbiamo, secondo il Papillault per il rachide cervicale la cifra di 89, e per il collo, cioe la misura che va, in proiezione, dal forame uditivo all'acromion, la cifra di 94,9, essendo le corrispettive nell'uomo = 100. Questa uo- tevole differenza di comportamento delle due misure, le cui cause sono analizzate dal Papillault, costituisce una caratteristica diver- genza sessuale senza alcun rapporto con 1' infantilismo. Cio risulta chiaramente prendendo in esame i dati di Go din, dai quali risulta che il collo nel sesso maschile non e modiflcato affatto dall'accresci- mento, e resta costantemente '/10 della statura da 13 anni e l/2 sino all'eta adulta (2). Ora se a 13 anni e 1/2, quando le proporzioni sono ancora infantili, non risulta che il collo sia relativamente piu lungo, se ne puo dedurre senz' altro che la maggiore lunghezza del collo femminile non e un carattere d' infantilismo. Un'altra divergenza sessuale e costituita dalla distanza maggiore dello spazio costo-iliaco : il Papillault con la sua minuta analisi ha potuto constatare che cio e dovuto unicamente al poco sviluppo in altezza che presenta la parte superiore del bacino femminile. In complesso per il tronco femminile non abbiamo trovato altro che : o fatti di divergenza sessuale, o eguaglianza col sesso maschile. Nessuna inferiorita morfologica si e manifestata : anzi l'ossificazione piu avanzata dei corpi vertebrali lombari e ben contraria all' infan- tilismo, e pone la donna alia sommita della scala gerarchica quanto all'indice lombo-vertebrale di Turner e Cunningham, che si ot- tiene, com'e noto, dividendo l'altezza posteriore del corpo vertebrale per l'altezza anteriore ("'). Passiamo agli arti. — Riguardo agli arti inferiori la conclusione del Papillault e, che essi sono in generate piu corti nella donna, tanto lelativamente al rachide che relativamente al tronco; ma e il segmento superiore soltanto che subisce questa diminuzione, e questo fatto gli sembra dovuto al maggiore sviluppo del bacino che eser- cita sulla coscia un'azione inibitrice (4). Rollet invece era gia ve- H Loc. cit. p. 4.J4 e 44V. (*) Op. oil. p. 77. (8) Per maggiori particolari vedi : Papillault. Loc. cit. p. 4. {') Loc. cit. p. 47 i. - 86 - nuto alia conclusione che la donna ha !a tibia piu corta relativa- mente al femore (•): Ci troviamo anche qui di fronte a un quesito di antropometria che sottoponiamo al Papillaulte al Manouvrier, che condivide C) 1' opinione di Rollet. Comunque sia si tratta di pure divergenze sessuali. Dove la divergenza sessuale si tocca, per cosi dire, con mano, e paragonando, come ha fatto il Manouvrier, gruppi maschili e gruppi femminili della stessa statura. A parita di statura si trova che l'arto inferiore e piu lungo nelle donne e il busto piu corto. Come si vede la regola comune si trova invertita: nessun esempio puo dimostrare meglio di questo come i due sessi si comportino in un modo che e proprio a ciascuno di essi, e il pa- ragone reciproco dia luogo alle piu strane contraddizioni, che peraltro sono state brillantemente spiegate dagli antropologi francesi. Se facciamo il paragone con gli arti superiori abbiamo nuove prove di autonomia. Cosi, secondole ricerche delPapillault (3), l'arto superiore e, relativamente all'arto inferiore, piu corto nella donna che nell'uomo, compresi gli uomini di bassa statura, che a prima vista par- rebbero piu paragonabili alle donne ('). Ora la minore lunghezza delle braccia, caratteristica della donna, e precisamente l'opposto dell'in- fantilismo : di che possiamo portare una prova piu dettagliata. II punto che corrisponde all'apofisi stiloide del radio, e che possiamo chiamare polso, discende nel ragazzo in media 70 o 80 mm. al disotto del margine superiore del pube, pertanto, dice il Go din, notevolmente piu in basso che nella donna aduita (5), in media, cioe la donna che il Manouvrier chiama mesatischela, in cui lo sviluppo degli arti rispetto al tronco non e in difetto (brachischelia), ne in eccesso (ma- croschelia). Ora il Go din da studi fatti ha potuto assodare che l'arto superiore dell'uomo adulto si comporta per riguardo ai rap- porti antropometrici ne piu ne meno che l'arto superiore dell'ado- lescente a 13 anni e l/2 " dans l'immense majorite des cas „. Onde si puo concludere che l'arto superiore della donna si allontana nei suoi rapporti antropometrici non solo dall'uomo adulto, ma anche (contemporaneamente) dallo stato infantile. Inutile aggiungere che la brevita degli arti superiori, e della grande apertura delle brac- cia, sono caratteri di superiori ta : per tale riguardo l'evoluzione ha raggiunto il suo apogeo nella donna Europea (6). (') Rollet. — De la mensuration des os longs des membres dans ses rapports avec l'anthropo- logie, la clinique et la medecine judiciaire. Lyon 1889. (~) Manouvrier. — Etude sur les rapports anthropometriques ecc. Loc. cit. p. 78. (3) Loc. cit., p. 473. (*) Manouvrier. — Etude sur les rapports anthropometriques ecc. Loc. cit., p. 194. (6) Op. cit., p. 02. Cfr. Manouvrier, — Etude ecc. Loc. cit., p. 139-140. - 87 - Cio che e meno noto, e per la nostra tesi non pud essere tra- lasciato, e che nel feto umano l'avambraccio e molto lungo rispetto al braccio, e in seguito si va riducendo : ora questa riduzione si avvera in proporzione maggiore nel sesso femminile che nel ma- senile 0). La palma della mano sviluppatissima nelle scimmie, e uguahnente molto sviluppata nel bambino, e meno estesa nella donna che nell' uomo: cio risulta dagli studi di Birkner 0 e del Papillault citato. Inline la torsione dell'omero, l'abbiamo gia detto altra volta, dalla nascita in cui misura 133° cresce mano mano, a misura che si perfeziona l'abitudine alia stazione verticale, ma non raggiunge nell' uomo adulto la cifra che raggiunge nella donna adulta, che rappresenta l'apice della scaia ascendente. Dopo cio mi sembra che poco si possa dedurre in contrario dal fatto che nella donna manchi piu frequentemente che nell' uomo T incontro della piega prossimale di llessione delle dita con la piega di opposizione del pollice (') : il che si spiega per essere minore lo sviluppo dell'eminenza tenare nella donna, in correlazione al minor sviluppo generale del sistema muscolare. Uguahnente l'obliquita del- l'avambraccio sul braccio maggiore nella donna e dal Papillault giustamente spiegata per il fatto che l'avambraccio e respinto in fuori dalla maggiore ampiezza delle anche nel sesso femminile. In complesso gli studi piu recenti che abbiamo esaminato non potevano riuscire piu favorevoli alia nostra tesi, a favore della quale registriamo anche quest'osservazione del Manouvrier: " les pro- portions rustiques sont remarquablement analogues aux proportions masculines comparees a celles des femmes (4) „. Sull'encefalo non ritorno: soltanto voglio riprodurre queste cifre che Topinard de- sume dai registri di Broca, e che mi giovano per la quistione del preteso cranio infantile della donna. Pesi relativi dei lobi da 16 a 91 anni. — Emisfero = 1000 Lobi Frontale Temporoparietals Occipitale 427 473 100 431 469 100 6 9 Da queste cifre si vede che il lobo frontale e piu sviluppato (cio e ammesso altresi da Manouvrier) nella donna che nel- (») Cfr. Papillault. — Loc. cit., tab. XIX. (2) Birkner. — Zur Anthropologic der Hand, ecc. — Beitr. zur Anthrop. u. Urgesch. Bayer ns- Munchen. 1895. (3) Papillault. — Loc. cit., p. 481-483. <*) Manouvrier. — Ktuile ecc., Loc. cil., p. 1U.J. - 88 - l'uomoO); le proporzioni cambiano in diverse maniere contradit- torie a seeondo le eta, ma cio evidentemente dipende da insuffi- cienza delle serie, cosi suddivise : quindi non e da tenerne conto. Queste proporzioni dei lobi cerebrali, che sono ben lontane dall' indi- care alcuna inferiorita per il sesso femminile, spiegano l'aspetto del cranio femminile. Difatti la superiority del lobo frontale e condi- zione sufficiente (\) a produrre la fronte diritta con bozze sporgenti; mentre 1' inferiore dimensione del lobo parietale (legata a minore sviluppo delle zone psico-motorie (3), correlativamente al minore svi- luppo dell'apparato di locomozione) deve necessariamente produrre la minore alt ezza cranica e l'appiattimento bregmatico caratteristico. Infine lo sviluppo rilevante del lobo occipitale e quello ancora piii ragguardevole del cervelletto devono provocare, nei crani poco lar- ghi, la sporgenza dell'osso occipitale in dietro e in basso. Ecco spie- gato l'aspetto generale del cranio femminile senza ricorrere all' in- fantilismo : anche qui, come pel caso sopra esaminato del maggiore sviluppo del tronco, si tratta di pure coincidenze. Quando una coin- cidenza e inevitabile, e naturale che venga mantenuto lo stato an- teriore grosso modo(4) ; ma questa persistenza utile e ben diversa (*) Topinard. — Elements d'Anthropologie g£ne>ale. — Paris 1885, p. 080. — II Mingaz- zini (II cervello in relazione con i fenomeni psichici. — Torino 1895, p. 69) dice che i variS osser- vatori sono in aperta coDtraddizione per quanto concerne lo sviluppo relativo del lobo frontale ri- spetto al lobo parieto-occipitale nei due sessi : e da avvertire per6 che egli allude alle sole misure lineari, anzi alia semplii e lunghezza, dimensione che non ha una costante relazione con lo sviluppo ivale complessivo del lobo misurato ; onde si spiegano i risultati contra dittorf ai quali ha dato ori- gine. Vedasi altresl: Chiarugi. — La forma del cervello umano e le variazioni correlative del cranio. — Siena 1886. (3) Condizione sufficiente, ma non necessaria, potendosi avere lo stesso fatto morfologico come couseguenza di altre cause. Appunto nei neonato si ha la fronte diritta, nonostante che il suo lobo frontale sia relativamente meuo sviluppato che neU'adulto (P a pi i 1 au It). (3) Cfr. Papillault. — La suture metopique et ses rapports avec la morphologie cranienne. — Mim. de la Soc. d'Antlirop. de Parii, I. II {3 se'rie), 1° fuse. i896, p. 85. « Nous avons vu, egli dice, que la force musculaire ne repre-sente guere, dans le sexe feminin, que la moitie do celle de riiomme ; cette i'ifference enorme reteut.t necessairemeut sur le substratum anatomique de la region motrice, dont raffaissernent entralne le bregma en bas, malgre le beau developpement de la region frontale qui teudrait a le maintenir •■,. A unesto fatto abbiamo sempre accennato tutte le volte che ci siamo occupati del cranio femminile. (4) Indagando niinutamente si scorgono sempre delle d fferenze : la stessa fronte femminile e ri- stretta in alto in modo cospicuo (Papillault. — L'homme moyen ecc. — Loc. cit., p. 5 09), il che non e un carattere infantile. Seeondo lo stesso P a p il 1 au 1 1 flbideiii p. 5 01-50^) « cht-z les entants, la ngion anterieure est beaucoup plus dfivelopptSe que la posterieure (jjaragonando i due diametri sleno-iniaco e sfeno-frontale) ; un rapport exactement inverse se rencontre chez les adultes de petite taille et chez les femmes ». Cio non e in contraddizioue eon ieura n. All'a)- lun^amento del diametro sfeno-iniaco contribuisce inoltre potcntemente il maggiore sviluppo eerebe]- - 89 - dalle vere persistenze infantili, arresti, cioe, dello sviluppo ontoge- netico, imperfezioni che in nessun caso possono essere utili, e quindi in nessnn caso sono normali. Di cio ci siamo intrattenuti nel nostro precedente lavoro. Termino citando l'opinione dell'eminente flsiologo Burdach, che trovo riferita da Havelock Ellis 0) : " it is a very common but a very gross error to consider age as a scale of perfection and to regard the child as absolutely imperfect as compared to the adult (*). It is not imperfection but simply certain childlike characteristics which women preserve „. Cos! il Burdach rispondeva alia vecchia teoria di Meckel, secondo la quale la donna era piu primitiva del- T uomo, risultando essa da uno sviluppo arrestato a un grado infe- riors II Meckel u a profound student of anatomy, but not a very luminous thinker „, dice 1' Havelock Ellis, meritava di trovare minor numero di aderenti ad un'opinione, che non ha per se, ora- mai l'abbiamo dimostrato a sazieta, nemmeno l'ombra del vero. Fu invece piu fortunato del Burdach, lusingando il povero orgoglio maschile. Non possiamo fare a meno di emettere una conclusione. Di- strutta la pretesa gerarchia dei sessi, il cui caposaldo era il peso encefalico (*) ; dimostrato insussistente 1' infantilismo femminile, quale argomento resta che sia favorevole al sesso maschile nel campo so- matico? Resta la quistione se la variability sia maggiore nell' uomo o nella donna. Darwin e con lui 1' Havelock Ellis (che peraltro non am- mette la vantata superiority morfologica del maschio) pensano che sia piu nell' uomo " in the majority of the groups of data investi- gated „; il prof. Karl Pearson (4) invece coi moderni metodi bio- lare. Se negli uomini di bassa statura questo fatto si avverasse ugualmente, come sembra dall'allun- ^amento del detto diametro verificato dal Papillault, cio confermerebbe il nostro concetto che il maggiore sviluppo cerebellare delta donna sia dovuto a necessita funzionali, 1' impiccolimento di un organo potendo urtare contro un liiuile funzionale. Cfr. G i u fir i d a- R u g ge r i. Sulla pretesa infe- riorita somatica della donna. — Arch, di Psichiatria e Antrop. criminate. Vol. XXI Fasc. IV-V. (') Havelock Ellis. — Variation in man and woman. — Popular Science Monthly. Jan. l'.)03, p. 337. (2) Difatti it Papillault ha dimostrato a esuberanza che per molti rapporti il cranio infantile e tutt'altro che imperfetto : « par suite du volume 6norme de son cerveau compare' a celui du corps, i'enfant, comine le jeune anthropoi'de, exagere presque tous les caracteres de superiority qu'on peut d^couvrir chez i'adulte (La sut. metop., p. i)4) n. II cne e da avvicinare a quest' altra conclusione dello stesso A. : " En r^alite le crane femiuin, si Ton . Mahrizio Bufaljni Scadenza: 31 ottobre 1904, ore 15. — Premio L. 6000. (i) II tenia scritto nel suo testamento rial Prof. Bufalini deve esser riproposto di vententro in \f\\- tennio e percio l'illustre Professore parla del tempo trascorso dal concorso ultimo, il quale fu ertet- tuato pel 1884 - 95 - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AVVISO. Si pregano caldamente i signori Socii che uon hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per cartolina vaglia) al Segretario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. II Anatomy a a.i, smbnologia FIRENZE E pubblicato il 1.° fasc. del vol. II. Con tavole 33 e 35 figure nel testo. SOMMARIO : Bertelli D. II condotto mentale mediano. L'arteria sottolinguale. L' ar- teria sottoraentale. — G-anfini C. Le terminazioni nervose nelle ghiandole ses- suali. — Montuoro F. Sulle cellule midollari dell' ovajo del coniglio. — Ruf- fini A. Alcuni casi di spostamento in alto del tendine intermedio del m. di- gastrico, in relazione al triangolo ipoglosso-joideo o di Hueter. — Lunghetti B. Contributo alia conoscenza della configurazione, struttura e sviluppo della glandula uropigetica di diverse specie d'uccelli. — Ceccherelli G. Sulle pia- stre motrici e sulle fibrille ultraterminali nei muscoli della lingua di liana esculenta. — Carli C. Contributo alio studio della Pars mastoiden del tempo- rale umano con speciale riguardo alia conoscenza dell'antro paramastoideo. — Bianchi S. Sullo sviluppo dell'osso parietale umano. — Levi G. Dello svi- luppo del pronephros nella Salamandrina perspicillata. — Rossi U. Sullo svi- luppo della ipofisi e sui primitivi rapporti della corda dorsale e dell'intestino. — Livini F. La doccia ipobrancbiale negli embrioni di polio. — Staderini R. Lo sviluppo dei lobi dell' ipofisi nel « Gongylus ocellatus ». — Pardi F. II si- gnificato dei muscoli subcostales. — Sterzi A. I. Ricerche sopra le anastomosi dei rami anteriori del plesso brachiale e loro interpretazione morfologica. — Lachi P. La < Crista petrosa » del temporale. — Sterzi G. I vasi sanguigni della midolla spinale degli uccelli. — Perna G. Uos trigonum ed il suo omo- logo nel carpo. — Di Colo F. La scissura orbitaria nei delinquenti. — Gian- nelli L. Sullo sviluppo della cavita epato-enterica negli anfibi. — Valenti G. Sopra le prime fasi di sviluppo della muscolatura degli arti. — Chiarugi G. Contribuzioni all'embriologia umana normale e patologica. V. Uovo con allan- toide vescicolare libera nella cavita del corion. — Banchi A. La minuta strut- tura della midolla spinale dei Cbelonii (Emys europaea). — Manno A. Sopra le varie disposizioni, le quali possono ossarvarsi nei solchi e nelle creste che convergono nella protuberantia occipitalis interna. — Pitzorno M. Ricerche di morfologia comparata sopra le arterie succlavia ed ascellare. — Salvi G. Lo sviluppo ed il valore della cosi detta tasca di Seessel. - 96 SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore d.elP Istitxito Anatomico d.i Firenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'UOMO Ittfa Jf, J|lJ?t$|§a Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNICA FABBRICA NAZIONALE MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA PORNITBICE di tutti i Gabinetti UuiTersitari del Regno MICROSCOPIC) GRANDE MODELLO con crem&gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, uno ad immersione omogenea 1/12", due oculari 2 e 4; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nboyo oiieitivo 7»" Semiapocromatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata (Vedi Zeit- schrift fur wissenschaft.Microscopie del 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) Ii. 200 coi due oculari compensatori 4 ed 8. catalogo"generale gratis a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1903. — Tip. L. Niccolai, Via Faeiua, 44. /Oust^vC Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana D1KETTO DAI DOTTORI GIOLIO CHIARUGI EDGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R. istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonaraento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Maggio 1903 N. 5 SOMMARIO : Bibliografia. — Pag. 97-101. Sunti b PkiviSTE: Nota di tecnica microscopica : Morpurgo B., [Modifi- cazione al metodo di Schmorl per la colorazione delle membrane limitanti dei corpuscoli ossei]. — Pag. 101-102. Comdnicazioni originali: — Favaro G-., Sopra Jo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco nei Cheloni (Con 4 figure). — Pasini A.., Sulla pre- senza dell'orlo a spazzola nelle ghiandole sudorifere. (Con tav. IV). — GiufTrida-Ruggeri V., Considerazioni antropologiche sull'infantilismo e conclusioni relative all' origine delle varieta umane (continuaz. e fine). — Pag. 102-123. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 123. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si dh notizia soltanto dei lavori pnbblicati in Italia. I. Seritti generali di Zoologia e di Anatomia. Eargagli P. — Adolfo Targioni-Tozzetti: Ricordi. — Boll. Soc. Entomol. ital., An. 34 (1902), Trim. 3, pp. 199-233. Firenze 1903. Boncmi P. — Dalla Sardegna: appunti d'escursioni. Continuaz. continua. — Avicula, Giorn. ornitol. ital., An. 6, N. 59-60, pp. 156-160. Siena 1902. Buffa P. — Sulle condizioni fisiche e biologiche di taluni laghi alpini del Trentino. — Atti Soc. Veneto-trentina Sc. Nat. resid. Padova, S. 2, Vol. 4, Fasc. 2 (1900-1902), pp. 5-32. Padova 1902. - 98 - Enriques P. — Ricerche osmotiche sulla Limnaea stagnalis. — Vedi M. Z., XIV, 2, 23. Fenizia C. — Peregrinazioai filosofico-naturali. — Boll. Naturalista, An. 22, N. 9 e 10, Siena 1902 ; An. 23, N. 2 e 4, Siena 1903. Haacke G. e Mazzarelli G. — La patria e la vita degli animali. — Milano. edit. F. Vallardi 1903. In corso di pubblicaz. Lioy P. — Commemorazione di Giovanni Canestrini. — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, T. 62 (S. 8, T. 5), An. Accad. 1902-1903, Disp. 1, Parte 1, pp. 45-67. Venezia 1902. Mazzotti L. — Necrologia del prot. Cesare Taruffi. Con ritratto. — Bull. Sc. med., An. 74, S. 8, Vol. 3, Fasc. 1, pp. 5-22. Bologna 1903. Pulle F. — Carlo Cattaneo come antropologo e come etnologo. — Vedi M. Z.. XIII, 11, 284. Saitta E. — Pesci e Molluschi dei mari della Sicilia, con aggiunta dei piii comuni Crostacei ed altri animali d' acqua salsa, e vocabolario siciliano- italiano e italianosiciliano. — Messina, tip. d. Progresso, 1902, pp. 99. Sala L. — Commemorazione di Giovanni Zoja. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 36, Fasc. 1, pp. 83-108. Milano 1903. Vignoli T. — Scienza per la scienza. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. -, Vol. 36, Fasc. 6, pp. 334-337. Milano 1903. Zodda G. — I fiori e le mosche : studio autobiologico con riguardo speciale ai Ditteri. — Accad. dafnica Sc, Lett, ed Arti in Acireale (Atti e Rendic.), Vol. 8 (1901). Acireale 1902. II. Evoluzionismo biologico. Filogenia. Banti G. — L'evoluzione nella materia e nella vita : discorso inaugurate. — Firenze, tip. Galletti e Cocci, 1902, pp. 31. III. Ontogania (Embriogenia. Organ ogenia). Bertelli D. — Lo sviluppo del diaframma nella Testudo graeca : nota prev. — Monit. Zool. ital., An. 14, N. 1, pp. 5-6. Firenze 1903. Bianchi S. — Sullo sviluppo dell'osso parietale umano. Con 2 figg. — Arch. ital. Anat. e EmbrioU Vol. 2, Fasc. 1, pp. 94-96. Firenze 1903. Bizzozero E. — Sullo sviluppo dell'epitelio dei dotti escretori delle ghiandole salivari : nota prelim. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 2-3, pp. 207-208. Torino 1903. Chiarugi G. — Contribuzioni all'embriologia umana normale e patologica. V. Uovo con allantoide voscicolare libera nella cavita del corion. Con tav. XXVII. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 281-290. Firenze 1903. Cirincione S. — Sui primi stadi del cristallino umano. Con tav. I-IV e 12 fig. nel teste — Vedi M. Z., XIV, 3, 51. Coggi A. — Sviluppo degli organi di senso laterale, delle ampolle di Loren- zini e loro nervi rispettivi in Torpedo. Con tav. 3-4. — Arch. Zoologico, Vol. 1, Fasc. 1, pp. 59-107. Napoli 1902. Cristalli G. — Contributo alia istogenesi del corpo luteo della donna. Con 2 tav. — Giorn. Assoc, napolet. Medici e Naturalisti, An. 12, Punt. 6, pp. 323-340. Napoli 1902. D'Evant T. — Intorno ad un'appendice peduncolata del meso-salpinge. Contri- buto alia embriogenia delle parasalpingi. Con tav. — Vedi M. Z., XIV, 3, 55. - 99 - Dorello P. — Osservazioni macroscopiche e microscopiche sullo sviluppo del corpo calloso e dell'arco marginale nel Sus scrofa. Con tav. 10 e 11. — Vedi M. Z., XIV, 3, 50. Fiori P. — Sopra la struttura di un gozzo tiroideo accessorio e delle glan- dole paratiroidi nell'uomo. Ricerche d'embriologia, istologia ed anatomia patologica. Con tav. — Clinica chir., An, 11, N. 2, pp. 100-121. Milano 1903. Frassetto F. — Contributo alia teoria dei quattro centri di ossificazione nel- l'osso parietale delPuomo e dei Primati. Con fig. — Vedi M. Z., XIV, 3, 52. Giannelli L. — Sulle prime fasi di sviluppo del pancreas negli anfibi anuri {Rana esculenta). Con 8 figg. — Monit. Zool. ital., An. 14, N. 2, pp. 33-46. Firenze 1903. Giannelli L. — Sullo sviluppo della cavita epato-enterica negli Anfibi. Nota prev. — Arch. ital. Anat. e EmbrioL, Vol, 2, Fasc. 1, pp. 264-271. Firenze 1903. Levi G. — Dello sviluppo del pronephros nella Salamandrina perspicillata. Con tav. 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L'A. e riuscito ad ottenere dalle ossa dei ratti ottimi preparati e ben coloriti, nonostante la subita decalcificazione, valendosi del seguente metodo che e una modificazione a quello dello Scbmorl. I pezzi scheletrici da esaminare erano fissati in bicromato potassico e formolo, o col metodo di Keiserling; seguiva la decalcificazione con gli acidi, e dopo venivano inclusi in celloidina e tagliati. Le sezioni erano sotto- poste a questo trattamento : 1.° Lavatura in acqua distillata; 2.° Bagno per alcuni minuti in soluzione satura acquosa di bicarbonato di sodio ; 3.° Immersione diretta in soluzione idro-alcoolica fenicata di tionina (Nicolle) e leggero riscaldamento del liquido colorante per 5-10 minuti. 4.° Lavatura in acqua ; 5.° Scoloramento rapido in alcool a 70 °\0 finche cessano di partirsi dalla fetta dense nubi violette ; 6.° Lavatura in acqua, finche la fetta cessa di perder colore ; 7.° Immersione in soluzione satura in acqua di acido fosfo-volframico ; in questo liquido le sezioni cambiano in celeste il primo colorito violetto ; 8.° Lavatura in acqua per 10 minuti ; 9.° Bagno in soluzione satura acquosa di bicarbonato di sodio; in questo le sezioni prendono un colorito roseo- viola; 10.° Passaggio diretto in alcool a 75 °[0 e scoloramento sotto 1' esame del microscopio ; 11.° Passaggio in alcool a 90 °[0 ; 12.° Disidratazione e rischiaramento in xilolo-fenolo ; 13.° Lavatura in xilolo puro, quando la fetta e sul porta oggetti .; 14.° Balsamo di Canada. - 102 - Per effetto di questa coloritura le cellule ossee compajoao rosso-araaranto, i loro nuclei restano chiari con contorno violettc; le capsule, o membianeli- mitanti dei corpuscoli ossei, ed i loro prolungamenti, staccano in azzurro scuro, quasi nero, sul fondo grigio pallido della sostanza fondamentale, i limiti fra le laraelle si distinguono per linee piu cariche dello stesso colore. Con questo nietodo si puo usare, oltre al materiale fissato in bicromato e forrnolo, anche quello prepai-ato col metodo di .Keiserling, e si ha il van- taggio di poter confrontare i preparati cosi ottenuti con altre sezioni dello stesso pezzo e colorite con emateina ed eosina, carminio, metodo di v. Gieson e tutti gli altri possibili sui pezzi fissati col Keiserling. II metodo qui descritto da poi come si e detto ottimi risultati nei pezzi decalcificati completamente con l'uso degli acidi, a differenza di quelli prima conosciuti. II metodo primitivo di Schmorl, da esso applicato a pezzi trattati con bicromato al 5 °[0 piu forrnolo al 10 °[0, e decalcificati in liquido di Ebner o bicromato con 1 °[0 di acido nitrico, diede all'A. buoni risultati, anche su pezzi in Keiserling, non pero nei ratti, ma nelPuoino. C0MUNICAZI0NI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI PADOVA BIRETTO DAL PROF. D. BERTELLI, Dott. GIUSEPPE FAVARO, aiuto. Sopra lo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco nei Cheloni. (Con 4 figure). Kicevuta il 6 aprile 1903. K vietata la riprodazione. Lo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco nei rettili fu stu- diato da Maurer ('98) in Lacerta agilis. Nei cheloni nei quali, per la speciale rigidita dei tegumenti, la detta muscolatura trovasi limitata al tratto posteriore del tronco ed e assai ridotta nei suoi strati, rispetto ai molteplici che si riscontrano nei sauri, non esistono in proposito che scarsissimi cenni. Spetta poi all'embriologia il cornpito speciale di risolvere, in - 108 - base a criteri ontogenetic^ la questione concernente la esistenza nei cheloni di un muscolo obliquus externus abdominis. E noto che la muscolatura ventrale del tronco nei cheloni e costituita di tre muscoli pari e simmetrici ; due latero-ventrali, l'uno esterno, l'altro interno (transversus abdominis) ed un ventrale me- diano, un po' di lato alia linea mediana (rectus abdominis). II muscolo latero-ventrale esterno e stato variamente interpe- trato dai differenti Autori. Bojanus ('19) lo considera semplicemente un obliquus abdominis; Meckel ('28) lo ritiene il muscolo esterno dell'addome in contrapposizione all' interno ; Rathke ('48) nega l'esi- stenza di un obliquus externus e considera lo strato anzidetto come un obliquus internus; Stannius ('54) lo chiama obliquus internus et externus; Owen ('66) obliquus externus, senza far menzione di un internus; Gadow ('82) lo ritiene un obliquus internus e crede che V obliquus externus sia scomparso nei cheloni a motivo del forte sviluppo dello scheletro dermico ; Hoffmann ('90) si associa all'af- fermazione di Bojanus; Goette ('99) da ultimo ritiene che Yobli- quits externus possa esser migrato dorsalmente a costituire la mem- bran a vertebro-costale (vertebro-costale Verbindungshaut). Per quanto concerne lo sviluppo dei muscoli ventrali dei che- loni, Rathke ('48) noto, nell'embrione di Emys europaea, che alia meta circa della vita fetale si possono riconoscere certamente delle fibre muscolari, ma che i vari muscoli non si lasciano ancora di- stinguere. Hay craft ('90) affermo che mentre negli altri vertebrati le placche muscolari danno origine ai muscoli intercostali, nei cheloni invece esse mancano. Goette ('99), in un feto di Qhelone imbricata di cm. 1 osservo i muscoli intercostali, (che chiamo esterni senza accennare alia esi- stenza di interni), i quali sono separati dai dorsali per mezzo del nervo intercostale esterno ; noto poi, ad una certa distanza al di so- pra di quelli, sul loro terzo superiore, un sottile strato di tessuto denso, piu spesso a livello delle coste, che egli giudico potersi rite- nere il rudimentale abbozzo di un obliquus externus; vide che que- sto va a costituire quindi la membrana vertebro-costale. Ho studiato lo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco dei che- loni nella specie Testudo graeca L., iniziando le ricerche da embrioni molto piu giovani di quelli esaminati dai precedenti Autori e po- tendo quindi osservare anche la costituzione del miotomo. Respingendo senz'altro la opinione di Hay craft, posso after- - 104 - mare che, tra i rettili, nei cheloni, contrariamente alle osservazioni di Kollmann ('91) nei sauri e di Kaestner ('92) nei sauri ed ufidi, ed a conferma di quelle eseguite da Maurer ('94; '98) nei sauri ed ofldi, la lamella laterale dei miotomo (gia costituito nelle due lamine primitive al quindicesimo giorno dalla deposizione del- 1' uovo) subisce completa involuzione anzitutto in corrispondenza della linea laterale, poi dei margini dorsale e ventrale neU'embrione al ventiquattresimo giorno. Alio stadio di trentadue giorni (Fig. 1) il miotomo e definitiva- mente costituito. 1 . ' • fltflt ,' ... u'lf- u>< p#l Fig. 1. Embrione di Tesludo Graeca L. al 32* giorno dalla deposizione dell' uovo. — Lungh=zza lvttilincu dal vertice df 1 capo alia radice della coda - mm. 7. — Distaoza tra arti pross-mali e distali — mm. 3,8. — Sezioae trasversa a nieta lunghezza del tronco. Ingraiidinientu L). i'O. Nie = Nervo intercostale esterno di Goette. Sd = Segmeuto dorsale del miotomo. Sv ~ Seg- mento ventrale del miotomo; So, — corpo del segmento; So,, - prooesso ventrale. A Aorta, tip =z Keni primitivi. Osservo che, a differenza di quanto venne notato in altri ret- tili, non si ha la formazione di una lamella laterale secondaria di- stinta, ma questa rimane sin da principio confusa con la mediale primitiva in un unico blastema. Tale disposizione coincide con quella descritta da Engert ('00) nei polio e conferma ancora una volta gli stretti rapporti ontogenetici che corrono tra cheloni ed uccelli. Al detto stadio il miotomo, considerate a livello del tronco, si niostra molto allungato sagittalmente. E nianifesta 1' incisura in cor- - 105 - rispondenza della linea laterale, ove il nervo intercostale esterno di G-oette stabilisce il limite tra segmento dorsale e ventrale del mio- torao. II primo segmento, disposto pressoche sagittalmente, concave in direzione mediale, presenta all' esterno limite netto, mentre all' in- terno, verso il tubo midollare, i suoi elementi "si mescolano ai me- senchimali che avvolgono la detta produzione ectodermica. Nel segmento ventrale possiamo distinguere una porzione supe- riore, corta e ingrossata, il corpo del segmento; una inferiore, sottile, allungata sagittalmente, costituita di elementi piuttosto radi, il proces- so ventrale. Questo penetra nello spessore della somatopleura presen- tando, in corrispondenza dell'estremo libero, un leggero rigonfiamento. A livello dell'arto toracico questo processo si dispone intorno al plesso brachiale dapprima al suo lato esterno, poi, piu ventralmente, anche all' interno, senza tuttavia penetrare, a differenza del plesso, in seno all'abbozzo mesenchimale dell'arto. Fig. 2. Rmbrione di Testudo Graeca L. al 37" giorno dalla deposizione dell'uovo. — Lunghezza rettilmea dal vertice del capo alia radice della coda • mm. i>. — Distanza tra arti prossimali e distal) _ mm. 4. Sezione trasversa a meta lunghezza del tromo. — Ingrandimenio : D. gl. — Ip =z Abbozzo inter- costale primitive Oes =z Abbozzo del muscolo Obliquus exlernus super ficiali $ . Pv zz Processo prevertebrale. Sd Abbozzo dei muscoli dorsah. Sv„ = Abboazo primitivo dei muscoli larghi d«ll'addome. F -sz. Fegato. 1 zr Intestiuo. Le rimaoenti spiegazioni come nella Fig. 1. Nell'embrione al trentasettesimo giorno dalla deposizione del- 1' uovo (Fig. 2) il segmento dorsale apparisce disposto obliquamente in direzione media tra la sagittale e la trasversale. - 106 - Nel dominio del segmento ventrale, mentre il processo si e avanzato ulteriormente in seno alia somatopleura e presenta Festre- mo libero ad intervalli leggermente ingrossato, il corpo del segmento s' e disposto invece tra la radice degli archi neurali e le coste, for- mando abbozzi metamerici cbe ricordano la disposizione degli inter- costali indifferenziati dei lacertidi. Esso presenta tanto in corrispondenza della superficie esterna che della interna un rilievo egualmente metamerico. Di questi l'esterno e diretto dorsalmente e medialmente, e tor- mina libero in seno al mesenchima che giace tra miotomo ed ecto- derma. II rilievo interno si dirige medialmente al di sotto dei corpi delle vertebre, costituendo il processo o abbozzo prevertebrale. Nel tratto posteriore del tronco il margine libero del processo ventrale e piu ingrossato e diretto ventro-medialmente. Questo pro- cesso in vicinanza al corpo del segmento si presenta suddiviso in due lamine ; Festerna, piu sottile, termina dorsalmente a margine libero e in basso si fonde con F interna ; questa, piu spessa, si con- tinua superiormente con il corpo del segmento, vale a dire con Fab- bozzo intercostale primitivo. A livello dell'arto toracico il processo ventrale apparisce inter- rotto da una profonda insolcatura, che dalF ectoderma si avanza negli strati sottostanti dorsalmente all'abbozzo dell'arto. Yentral- mente all' insolcatura (che e in rapporto con lo sviluppo del cara- pace il cui margine si differenzia subito al di sopra di essa) il processo si dispone di contro all'abbozzo scheletrico dell'arto inspes- sendosi un poco dorso-medialmente e ventro-medialmente ad esso. Nell'embrione al quarantunesimo giorno (Fig. 3) Fabbozzo inter- costale primitivo si continua senza limiti netti con il processo ven- trale ; questo, che puo considerarsi ormai come Fabbozzo primitivo comune dei muscoli larghi dell'addome, s' e avanzato ancora ven- tralmente sino a poca distanza dal livello delFombellico cutaneo ed apparisce relativamente piu sottile. II margine libero non presenta piu ingrossamento, solo di tratto in tratto si suddivide in due corte lamine. II processo esterno del corpo del segmento ventrale s' e spinto ancor piu dorsalmente e medialmente al di sopra del sistema epaxo- nico. Esso corrisponde all'abbozzo, ritenuto da Goette un obliquus extemus. In base alia disposizione, che si osserva nello stesso embrione piu caudalmente, noi dobbiamo ammettere che Fabbozzo di Goette - 107 - non possa corrispondere ad un obliquus externus propriamente detto. Esso infatti, anziche dal processo, si sviluppa dalla porzione infe- riore del corpo del segmento ventrale, e nelle fasi evolutive pre- senta riscontro quasi perfetto con lo sviluppo, da me studiato nei mammiferi, dei serrati posteriores ('03). Conciliando quindi l'opinione di Goette con le omologie dei serrati posteriores, e avuto riguardo alia disposizione, che si osserva piu caudalmente, ammetto che l'ab- bozzo in questione possa ritenersi un obliquus externus super ficialis, corrispondente a quello, che esiste anche alio stato adulto in altri rettili, sebbene, rispetto a questi, si trovi spostato piu dorsalmente. Enibrione di Testudo graeca L. al 41° giorno dalla deposizione dell'uovo. — Lunghezza rettiLnea dal vertice del capo alia radice della coda — mm. 10. — Distanza tra artiprossimali e distali ±z mm. 5. Sezione trasversa a meta lunghezza del tronco. — Ingrandimento D. 15. — Vc Ventricolo cai-diaco. Le rimanenti spiegazioni come relle figure precedent!. L'abbozzo prevertebral ha perduto i primitivi rapporti con il corpo del segmento ventrale. Esaminando lo stesso embrione in corrispondenza del terzo cau- dale del tronco (Fig. 4), notiamo che gli abbozzi derivati dal segmento ventrale sono differenziati in grado maggiore. Anzitutto e visibile in alcune sezioni una parziale suddivisione dell'abbozzo intercostale primitivo, nel tratto esterno, in uno strato superficial ( inter costalis externus) ed in uno profondo (intercostalis interims). Ricordo come Goette abbia chiamato intercostale esterno - 108 - l'abbozzo intercostale primitivo, senza accennare mai alia esistenza di un intercostale interno. Fig. -J Lo stesso embrione della Fig. 3. — Sezione trasversa al terzo caudale del tronco. — Lo stesso in- grandimento. — Ie. =; Abbozzo del muscolo intercostalis extermes. Ji — Abbozzo del muscolo intercostalis inlernus. Oep z_ Abbozzo del muscolo obliquus externus profondus. Oi = Ab- bozzo del muscolo obliquus intemus. Ji - A.bbozzo del muscolo rectus abdominis. T _ Ab- bozzo del muscolo transversus abdominis. V — Urocisti. — Le rmanenti spiegazioni come nelle figure precedenti. II processo ventrale apparisce separato in tre strati, essendosi lo strato interno dello stadio precedente staccato daU'esterno e di- viso a sua volta in due lamine, mentre il suo margine libero in- grossato si mostra metamericaraente autonomo. Lo strato interno, contiguo alia cavita celomatica, termina dorsalmente a margine li- bero e rappresenta il transversus abdominis. Lo strato intermedio si continua dorsalmente con l'abbozzo degli intercostales ; esso cor- risponde tiN obliquus intemus. Lo strato esterno, molto esile, termina libero tan to dorsalmente quanto ventralmente e rappresenta un em- brionale obliquus externus profundus. II margine ventrale autonomo e l'abbozzo del rectus abdominis. Vediamo quindi come ad un dato periodo dello sviluppo la pa- rete latero-ventrale dell'addome possieda nei cheloni i tre strati mu- scolari fondamentali di altri sauropsidi. A livello dell'arto toracico, dorsalmente e ventralmente alia base dell'abbozzo, la muscolatura estrinseca si e difterenziata ed estesa notevolmente in direzione craniale e caudale. Al quarantaseesimo giorno dalla deposizione dell' uovo gli ab- - 109 - bozzi dorsali ed i laterali appariscono costituiti di fibre muscolari. A livello del tratto medio del tronco, mentre 1'abbozzo intercostale accenna in qualche sezione a suddividersi in due strati, Yobliquus externus super ficialis e invece quasi completamente trasformato in tessuto fibroso, costituendo la vertebro-costale Verbindungshaut di Goette. Alio stesso livello 1'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome presenta i grossolani caratteri dello stadio precedente, pero e in gran parte sostituito da tessuto fibroso. In istadi successivi osserviamo le seguenti modificazioni. Gli abbozzi dorsali e gli intercostali vengono invasi da giovani elementi connettivi, i quali separano ed allontanano fra di loro i fascetti e le singole fibre muscolari (quarantottesimo e cinquantu- nesimo giorno) ; successivamente gli elementi muscolari stessi subi- scono involuzione o trasformazione connettivale, in rapporio con la mancata funzione dovuta al saldamento tra scheletro assiale e ca- rapace. Al settantacinquesirao giorno sono ancora visibili alcune fibre dei muscoli dorsali, mentre gli intercostali sono pressoche scomparsi al cinquantesimo giorno, rimanendo solo in vicinanza al bacino il tenue quadratus lumborum. L'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome subisce com- pleta involuzione anzitutto nel tratto di mezzo, poi nel ventrale, poi, al cinquantanovesimo giorno, nel dorsale. Relativamente ai muscoli addominali differenziati, mentre gli abbozzi delYobliquus interims, del transversus e del rectus si svilup- pano ulteriormente e subiscono involuzione solo nel tratto piu cra- niate, Yobliquus externus profundus si trasforma invece gradatamente in tessuto fibroso, quanto piu i tegumenti si fanno rigidi, e scorn- pare verso il cinquantanovesimo giorno dalla deposizione dell'uovo. Concludendo adunque : Nel miotomo dei cheloni (Testudo graeca L.) si ha come negli altri vertebrati (Maurer) la completa involuzione della lamella esterna primitiva ; pero, contrariamente agli altri rettili ed egualmente a quanto si osserva negli uccelli, non si ha la formazione di una la- mella laterale secondaria distinta, ma i margini della lamella me- diale si inspessiscono uniform-em ente. La Testudo graeca L. possiede nel periodo embrionario lungu tutto il tronco propriamente detto, oltre a muscoli dorsali (dei quali in alcune specie rimane vestigio anche in giovani individui (Rathkfe)) e ad intercostali primitivi (Goette), abbozzi di intercostales externi - 110 - ed inter ni, di un obliquus externus superficialis (serratus posterior) e l'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome. Nel terzo poste- riore del tronco questo abbozzo si scinde nel transversus, hqW obli- quus internus, ne\Y obliquus externus profundus e nel rectus abdominis. Successivaraente si ha completa involuzione o trasformazione in tessuto fibroso dei muscoli dorsali, degli intercostales (rimanendo l'esiguo quadratus lumborum), de\Y obliquus externus superficialis, del- l'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome e de\Y obliquus externus profundus. II muscolo latero-ventrale esterno dell'addome nell'adulto deve quindi ritenersi, con Rathke e con Gadow, un obliquus internus. 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('92) Kaestner S. — Ueber die allgemeine Entwickelung d«r Rumpf- und Schwanzmuskulatur bei Wirbeltieren — Mit besonderer BerilcksicLtigung der Selachier. Arch. f. Anat. u. P?n/s., Anat. Abt., 1892. ('94) Maurer K. — Die Elemente der Rumpfmusculatur bei Cyclostomen und hoheren Wirbeltieren. Em Beitrag zur Phylog^aie der quergestreiften Muskelfaser. Morph. Jarb, XXI Bd., 1894- ('98) Id. — Die Entwickelung der ventralen Rumpfmusculatur bei Reptilien. Morph. Jahrb., XXVI Bd., 1898. ('991 Goette A. — Ueber die Eutwicklung des knokernen Ruckenschildes (Carapax) der Schildkrbtan. Zeitschr. f. wiss. Zoo!., LXVI Bd., 1899. ('00) Engert H. — Die Euwicklung der ventralen Rumpfmuskulatur hei Vdgeln. Morph. Jahrb. XXIX Bd., 1900. ('03) Favaro (t. — Ricerche intorno alio sviluppo dei muscoli dorsali, laterali e prevertebrali ne- gli amnioti. In corso di stampa ntll'Archivio di Anatomia e di Embriologid, Vol. II, 190." - Ill CLINICA DKRMOSIFILOPATICA DELLA R. UNIVERSITA DI PARMA DIRETTA DAL PROF. V. MIBKLLT Sulla presenza dell'orlo a spazzola nelle ghiandole sudorifere (*) Nota DEL Dott. A. PASINI (Con tavola IV). Kicevuta il 17 Maggio 1903. E vietata la riproduzione. L'analogia fisiologica e, per buona parte, anche anatomica che ravvicina la ghiandola rene alle ghiandole sudorifere, mi indusse a La Tavola IV, relativa al lavoro del Dott. Pasini comparird nel prossimo numero. struttura anatomica ed il meccanesimo funzionale di queste ultime, avrebbe potuto contribuire a dare una retta interpretazione circa 1' ufficio dello apparecchio stesso nella ghiandola renale. Le mie ricerche non fallirono alio scopo, inquantoche ho potuto mettere in evidenza che l'epitelio dei tubuli secretori delle ghian- dole sudorifere e provvisto, verso il lume ghiandolare, di un orlo a spazzola, simile a quello che esiste nei tubuli contorti del rene. Per le mie ricerche mi sono servito del cavallo, essendo questo uno dei pochi animali nei quali l'apparecchio ghiandolare sudorifero e bene sviluppato. Tolsi il materiale dal cavo ascellare, subito dopo la morte deH'animale, e mi servii, come liquido fissatore, di quello del van Gehuchten, sia puro, che con la modificazione introdottavi dal Monti I1). Per quanto riguarda le colorazioni ritrassi i migliori risul- tati usando, come si fa pel rene, 1' Ematossilina Ferrica dell' He i- denhain, il metodo del Sauer (2), delle miscele di Ematossilina e Ru- (*) I preparati microscopic! relativi a questa nota furono presentati alia Associazione Medico- Chirurgica di Parma, nella adunanza del 15 maggio 1903. (*) A. Monti. — Sull'anatomia patologica del rene. Gazz. Med. Hal. n. 7. 1903. (*) Sauer. — Neue Untersuchungen iiber das Nierenepithel und sein Verhalten bei der Har- n nbsonderung. Arch. f. mikr. Anatoinie, Bd, 46. S. 109, 1895. - 110 - ed interni, di un obliquus externus superficialis (serratus posterior) e 1'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome. Nel terzo poste- rior del tronco questo abbozzo si scinde nel transversus, neW obli- quus internus, ne\Y obliquus externus profundus e nel rectus abdominis. Successivamente si ha completa involuzione o trasformazione in tessuto fibroso dei muscoli dorsali, degli intercostales (rimanendo l'esiguo quadratus lumborum), dell' 'obliquus externus superficialis, del- l'abbozzo primitivo dei muscoli larghi dell'addome e delYobliquus externus profundus. 11 muscolo latero-ventrale esterno dell'addome nell'adulto deve quindi ritenersi, con Rathke e con Gadow, un obliquus interims. Bibliografla. ('19) 1 (•28) I ('48) 1 ('54; ft (•be) < CS2) ( cyo) i reichs. VI Bd , III Abt., Leipzig, 18V0. ('SO* Haycraft J. B. — The Development of the Carapace of the CheloDia. Trans. JR.. Soc. Edin- burgh, Vol. XXX VJ, Part II, {890-1891. i*91) Kollmann J. — Die Rumpfsegmente menschlicher Embryonen von 15-35 Urwirbel. Arch. f. Anal. n. Pltys., Anal. Abt., 1891. ('92) Kaestner S. — Ueber die allgemeioe Ent-wickelimg d«r Rumpf — und Schwanzmuskulatur bei Wirbeltieren — Mit besonderer Berucksichtigung der Selachier. Arch. f. Anat. u. Phys., Anat. Abt., 1892. ('94) Maurer K. — Die Elemente der Rumpfmusculatur bei Cyclostomen und hoheren Wirbeltieren. Eiofieitrag zur Phylag-snie der quergestreiften Muskelfaser. Morph. Jarb, XXI Bd., 1894. ('98) Id. — Die Entwickelung der ventralen Rumpfmusculatur bei Keptilien. Morph. Jahrb., XXVI Bd., 1898. ('99) Goette A. — Ueber die Eatwicklung des knokernen Rtlckenschildes (Carapax i der iSchildkrotan. Ztitichr. f. voiss. Zoo!., LXVI Bd., 1899. ('00) Engert H. — Die Euwicklung der ventralen Runipfmuskulatur bei Vtfgeln. Morph. Jahrb. XXIX Bd., 1900. ('03) Pavaro (t. — Ricerche intorno alio sviluppo dei muscoli dorsali, laterali e prevertebral ne- gli amnioti. In corso di stamp" nttt'Archivio di Anaton>ia e di Embriologid, Vol. 11, 1903. Ill - CLINICA DKRM08IFIL0PATICA DELLA R. UNIVERSITA DI PARMA DIRETTA DAL PROF. V. MIBKLLT Sulla presenza dell'orlo a spazzola nelle ghiandole sudorifere (*) Nota DEL Dott. A. PASINI (Con tavola IV). Hicevuta il 17 Maggio 1903. £ vietata la riproduzione. L'analogia fisiologica e, per buona parte, anche anatomica che ravvicina la ghiandola rene alle ghiandole sudorifere, mi indusse a ricercare se anche in queste ultime sieno presenti alcune partico- larita istologiche, che con tanta diligenza ed esattezza furono stu- diate in questi ultimi anni nel rene. In modo speciale rivolsi la mia attenzione alia ricerca dell'orlo a spazzola. E tanto piu mi parve interessante tale ricerca, inquantoche la presenza di tale speciale apparecchio nelle ghiandole sudorifere, oltre a chiarire meglio la struttura anatomica ed il meccanesimo funzionale di queste ultime, avrebbe potuto contribuire a dare una retta interpretazione circa V ufficio dello apparecchio stesso nella ghiandola renale. Le mie ricerche non fallirono alio scopo, inquantoche ho potuto mettere in evidenza che l'epitelio dei tubuli secretori delle ghian- dole sudorifere e provvisto, verso il lume ghiandolare, di un orlo a spazzola, simile a quello che esiste nei tubuli contorti del rene. Per le mie ricerche mi sono servito del cavallo, essendo questo uno dei pochi animali nei quali l'apparecchio ghiandolare sudorifero e bene sviluppato. Tolsi il materiale dal cavo ascellare, subito dopo la morte dell'animale, e mi servii, come liquido flssatore, di quello del van Gehuchten, sia puro, che con la modiflcazione introdottavi dal Monti I1). Per quanto riguarda le colorazioni ritrassi i migliori risul- tati usando, come si fa pel rene, 1' Ematossilina Ferrica dell' He i- denhain, il metodo del Sauer (2), delle miscele di Ematossilina e Ru- (*) I preparati microscopici relativi a cjuesta nota furono presentati alia Associazione Medico- Chirurgica di Parma, nella adunanza del 15 maggio iy03. (') A. Monti. — Sull'anatomia patologica del rene. Gazz. Med. Jtal. n. 7. 1903. (*) Sauer. — Neue Untersuchungen Uber das Nierenepithel und sein Vcrhalteq bei der Har- nabsonderung. Arch. f. mikr. Anatomic Bd, 46. S. 109, 1S95. - 112 - bina, il metodo del Van G-ieson: otteimi pero buoni risultati anche con altre colorazioni alia Ematossilina ed Eosina, alia Tionina ed Eritrosina, e coi metodi al Bleu policromo. E necessario usare una tecnica molto rigorosa e delicata nella inclusione dei pezzi, ad evitare ch'essi induriscano eccessivamente, e per ottenere delle sezioni sottili, che pennettano di osservare la fine struttura istologica delle singole cellule. Mi limitero a descrivere il modo di presentarsi dell'epitelio dei tubuli secretori, essendo solamente questo provvisto della partico- larita di struttura, che richiama in questo momento la mia atten- zione. Le cellule epiteliali della porzione secernente delle ghiandole sono disposte in uno strato unico, all' interno della membrana con- nettivale basale e delle fibre muscolari liscie che formano loro una guaina di rivestimento e di sostegno. Ogni cellula epiteliale ha forma cilindrica o cubica : il nucleo e situato per lo piu nel terzo basale della cellula, piu di rado al terzo medio ed eccezionalmente al terzo supenore ; ogni nucleo ha forma irregolarmente rotondeggiante, ed e provvisto di un reticolo cromatinico non sempre bene distinto, e di grossi nucleoli in numero variabile. II protoplasma cellulare e co- stituito da filamenti granulosi, i quali formano una rete a maglie irregolari ed intrecciantesi in diversa guisa : la rete protoplasmatica varia talvolta un poco in densita da cellula a cellula in una stessa sezione di lume ghiandolare : essa e generalmente piu abbondante in prossimita del margine libero delle cellule. Verso il lume del canalicolo la cellula epiteliale e ricoperta da un orletto, il quale assume le colorazioni del protoplasma, ma con una intensita maggiore di quest' ultimo. Tale orletto e costituito da ciglia ben distinte, rettilinee o appena ondulate, alte quanto un terzo della cellula, ed aventi una direzione perpendicolare al margine li- bero di essa : le ciglia sono fittamente addossate fra di loro ed in- serite sopra un bordo stretto piu colorato : questo, con forti ingran- dimenti, sembra sia costituito, come nel rene, da un ingrossamento del piede delle ciglia : la parte di queste che corriaponde al tratto medi-mo di ogni singola cellula epiteliale, e generalmente un poco piu lunga della parte che corrisponde ai due terzi laterali : cio fa si, che il margine interno e libero dell'orlo cigliato assuma verso il lume ghiandolare una forma leggermente festonata. Usando le norme date dal Sauer l'apparecchio cigliare ora de- scritto, e che io chiamero — per la sua somiglianza con quello esi- stente e dimostrato nel rene — orlo a spazzola, si colora elettiva - 113 - mente in rosso, prima che il protoplasma della cellula assuma tale colorazione. Nell' uomo e difficile mettere in evidenza, in modo tanto bril- lante quanto nel cavallo, Yorlo a spazzola ; pero anche neh" uomo esiste indubbiamente, verso il lume ghiandolare, un orletto alto quanto un terzo della cellula epiteliale, finamente striato, e che si tinge elettivamente in rosso col metodo di colorazione del Sauer. In molti punti dei canalicoli secernenti tale orletto e distaccato, ora in parte ora in totalita, dalle cellule epiteliali, senza che queste ab- biano perduto la loro integrita come cellule, e forma nell' interno del lume ghiandolare un anello tingibile elettivamente in rosso col metodo del Sauer. Tali modiflcazioni deM'orlo a spazzola io credo debbansi riportare : o alia insufficiente freschezza del materiale ana- tomico, quando questo si toglie dal cadavere, o ai traumatismi della disinfezione locale, quando si ricorra ad una biopsia : forse anche la fissazione coi liquidi finora usati non e, per i pezzi tolti dall' uomo, sufflcientemente rapida ed efficace. Uorlo a spazzola si estende a tutta la porzione secernente della ghiandola sudorifera e cessa, con un rapido decrescere in altezza delle ciglia, la dove il condotto ghiandolare diventa escretore. # # # La particolarita anatomica da me osservata interessa sotto due punti di vista : Y uno anatomico, l'altro lisiologico. Dal punto di vista anatomico, inquantoche aumenta e perfeziona le nostre conoscenze sulla fine struttura di un importante apparec- chio degli annessi cutanei. Forse tale particolare anatomico era stato intravveduto nel 1898 da Zimmermann 0, il quale, studiando le ghiandole sudorifere nella scimmia, osservo in alcuni punti, verso il margine libero delle cel- lule epiteliali secernenti, un — Stdbchenformiges Gebilde — . II pre- detto A. pero si limito ad accennare alia possibility che il margine libero delle ghiandole sudorifere avesse una struttura anatomica par- ticolare, ed emise la ipotesi che, in cio ch'Egli aveva osservato, fosse in giuoco la funzionalita della cellula. Nella incertezza dei suoi reperti si astenne da ogni affermazione, ed ammise che erano ne- cessarie nuove ricerche. (*) h. W. Zimmermann. — Beitrage z Kenntniss eioiger Drllseo un Epithelien. Archiv. f. mikroskop. Anatomiel S. 685, 1898. - 114 - Ora i miei reperti, accertati sopra una sicura osservazione ana- tomica, mi autorizzano ad affermare che Yepitelio dei tubuli secretori delle ghiandole sudorifere e provvisto, al suo margine libera, di un orlo a spazzola, e che tale apparecchio costituisce una parte integrante t costante delle ghiandole stesse. Io infatti ho osservato indifferentemente tale apparecchio, sia in tubi ghiandolari nei quali era contenuto del materiale di secre- zione, e l'epitelio era evidentemente in attivita secernente, sia in tubi il cui lume era vuoto, e nei quali l'epitelio aveva tutte le ap- parenze di essere in istato di riposo. Noto subito che la secrezione del sudore essendo, al pari della renale, continua, non si pud am- mettere che le ghiandole sudorifere, e gli elementi che le compon- gono, si trovino normalmente in condizione di riposo assoluto : pero questa circostanza non mi sembra sufficiente a fare delYorlo a spaz- zola una manifestazione della attivita secretoria della cellula: parmi piu naturale il pensare, ch'esso costituisca una parte anatomica inte- grante delle cellule destinate ad una attivita secernente, ma senza alcuna dipendenza da questa. La presenza di un orlo a spazzola nelle ghiandole sudorifere ci permette alcune deduzioni sul fisiologico funzionamento della ghian- dola renale. Intorno al processo della secrezione urinaria si contrastano tut- tora il campo due dottrine : quella fisiologica o vitalistica del Bow- mann e dell'Heidenhain, e quella meccanica del Ludwig e del Sobie- rawski. Secondo la prima teoria i glomeruli del rene presiedono alia filtrazione dell'acqua, la quale diviene urina ricevendo dall' epitelio dei tubuli contorti i principii caratteristici dell'urina. Secondo l'altra teoria, il primo atto sarebbe un fenomeno di filtrazione pura a li- vello del glomerulo, filtrazione che darebbe passaggio a siero di san- gue, cioe a urina con, in piu, dell' albumina : a questo fenomeno puramente meccanico succederebbe un lavoro vitale da parte degli elementi cellulari dell'epitelio dei tubuli contorti, lavoro che deter- minerebbe il riassorbimento della albumina. Riassumendo : secondo la teoria vitalistica l'epitelio dei tubuli contorti ha una attivita fisiologica secernente : secondo la teoria meccanica esso ha, al contrario, una attivita assorbente. A definire quale delle due dottrine corrispondesse alia verita, in questi ultimi anni alcuni fisiologi ed istologi si soffermarono a considerare diligentemente la struttura citologica degli elementi epi- teliali del rene. - 115 - II Sauer, nel laboratorio di Heidenhain, studiando i tubuli con- torti postglomerulari di molti mammiferi in svariate condizioni, giunse al risultato che le cellule di detti tubuli sono costantemente provviste di un orlo a spazzola, e che questo e una formazione fi- siologica costante. Contro le idee del Sauer sorse il Trambusti, il quale sostenne che Yapparecchio a spazzola rappresenta una tempo- ranea manifestazione della cellula. L'opinione del Trambusti O fu dime-strata erronea dalle successive ricerche di Wace Carlier (2), dei fratelli Monti (3) e dello Zoja (4), ricerche che convalidarono 1' affermazione prima del Sauer. Ulteriori ed importanti conoscenze alia questione aggiunsero i fratelli Monti, dimostrando : nelle mar- mo tte ibernanti che Yorlo a spazzola esiste nel rene sia durante il riposo che durante l'attivita renale, ed in reni patologici ch'esso si mantiene anche in cellule epiteliali profondamente alterate. Ora la circostanza che nelle ghiandole sudorifere, le quali sono con certezza ed unicamente secretrici, esiste normalmente un orlo a spazzola, uguale a quello che pure normalmente esiste nel rene, messo in rapporto con le note esperienze dell' Heidenhain e del Dreser(5), parmi ci dia un nuovo e valido criterio atto a stabilire che le cellule dei tubuli contorti sono dotate nella loro attivita flsiologica di un potere secernente. Le ghiandole sudorifere sono, entro un certo limite, flsiologica- mente vicarianti della ghiandola renale : difatti, mentre nel cane la maggiore quantita di acqua viene eliminata daH'organismo per mezzo della urina (il 70°io secondo il Luciani(6)), nel cavallo, animate a se- crezione sudorale attivissima, la quantita di acqua emessa con 1'urina e solo del 30 °io. Non ci meravigli pertanto che, in ragione della maggiore attivita funzionale, si trovino principalmente sviluppate e dimostrabili nel cavallo quelle particolarita di struttura istologica, che al funzionamento fisiologico della ghiandola sudorifera sono in- timamente collegate. (•) Trambusti. — Untersuchungen uber den Mecanismus des Secretionen uud Excretionen der Nierenzellen.... Centtallb. f. ally. Pathol, und pathol. Anat. Bd. 10. S. 8. 1899. (2) Wace Carlier. — Note on the presence of ciliated celles in the human adult Kidney. Journal of Anat. and Phis, normal and comparative. Biriningam. 1900. (3) Rina c. Achille Monti. — Su l'epitelio renale delle marmotte durante il sonno. Congresro di Anatomia in Pavia. Aprile 1900t (*) Zoja. — Sulla patogenesi dell' albuminuria e dei cilindri renali. Gazzetta Medica di To- rino, n. 22, 1901. (5) Dreser. — Zeitschr. f. Biologie. Bd. XXI. 1885. — Arch. f. exper. Pathol, und Pharm. Bd. XXIX. 1892. (*) Luciani . — Fisiologia dell'uomo. Vol. I. pag. 909 e seguenti. .S'oc. Editr. Milano. 190 i, - 116 Spiegazione della Tavola IV. Fig. 1 Glomerulo sudoriparo del cavo ascellare di cavallo osservato a piccolo ingrandimento. Color. col metodo del Saner. Si vedono cinque tubuli secretori tagliati trasversalmente e provvisti, al margine litero delle cellule, dell'orlo a spazzola. Fig, 2. — Tuglio trasversale di un tubo secretore di una ghiandola sudoripara del cavo ascellare di cavallo, osservato a forte intrrandimento. Color, col metodo del Sauer. L' orlo a spazzola e. verso il Jume ghiandolare, ]eggerni".nte festonato. Dott. V. GIUFFEJDA-RUGGERI BOCKNTB DI ANTROPOLOGIA NULLA R. UNIVKRSIT\ DI ROMA Considerazioni antropologiche sull' infantilismo e conclusioni relative all'origine delle varieta umane. (Contmuazione e fine. Vedi N. 4, 1903, pp. 80-93). Kicevuto il 20 aprile 1903. fi vietata la riproduzione Metchnikoff e d'opinione che le particolarita cosi caratteri- stiche dell' occhio mongolico siano dovute alia persistenza di uno stato fetale (1). Anche la forma rotondeggiante dell' orbita mongo- lica ricorda quella infantile. Hovelacque e Herve danno come ca- rattere fetale " qui rapproche les races en question (razze gialle) de 1' enfant des autres races „ la grande larghezza dell' intervallo oculare. G-li stessi antropologi scrivono : " la profondeur du canal vesti- bulaire (sinus uro-genital) serait plus grande chez la Negresse en general, par suite de la situation plus reculee de la membrane hy- men, placee a 4 cm. environ de 1' entree de la vulve: cette dispo- sition peut efcre considered comme la persistence de l'etat foetal de ces parties dans les races blanches (:). Quanto all'encefalo Huschke, Pruner-Bey e molti altri dopo (') Revue d'Anthrop. 1872, p. 79. (*) Hovelacque et Herve1. Op. cit., p t05, - 117 - di loro, hanno fatto notare che il cervello del Negro per i suoi lobi anteriori accorciati, i suoi lobi posteriori ridotti, i lobi parietali spor- genti e i lobi temporali molto sviluppati, per il grande volume del verme, del cervelletto e della glandola pineale, e per altre disposi- zioni rassomiglia all' encefalo del bambino Europeo. Terminiamo no- tando come favorevole al concetto dell' infantilismo questa conclu- sione generale alia quale viene il Mingazzini: " in generale, egli dice, nei cervelli delle razze cosidette inferiori, stigmate di arresto di sviluppo si osservano con straordinaria frequenza „ 0). Come si vede, i fatti esposti non sono pochi, ne lievi : in ogni caso sarebbe puerile non tenerne conto. Essi pongono all' antropo- logo nettamente il quesito : si tratta di veri e proprii caratteri in- fantili ? L' infantilismo, come arresto dello sviluppo ontogenetico, non potrebbe essere un fatto normale, nemmeno se circoscritto ; percio abbiamo gia sostenuto che non bisogna mai far intervenire 1' infan- tilismo nei fatti morfologici normali. Ora i fatti riferiti sono, quasi tutti, normali per le razze in cui si osservano. Pero queste razze sono piu o meno inferiori, cioe sono delle unita somatiche (Deniker) che non hanno mai raggiunto lo stadio ulteriore al quale sono per- venute le razze superiori : lo sviluppo ontogenetico si ferma li nor- malmente. Se 1' ontogenesi non e mai andata piu in la, non vi e dunque un vero arresto nell' evoluzione : si tratta quindi di un in- fantilismo piu comparativo che reale. In questo senso, data appunto la gerarchia delle razze, e permesso di parlare di un infantilismo normale, sempre beninteso circoscritto ; poiche un infantilismo to- tale non e concepibile se non per un individuo patologico, non per una razza intiera. Tanto e vero che non si tratta di veri e proprii caratteri infantili nei fatti morfologici esposti, che questi si confon- dono coi caratteri etnici, ed e soltanto da un punto di vista, diro cosi, filosoflco, che possiamo chiamarli infantili. Diversificano quindi da quelli che possiamo osservare sporadicamente nelle razze su- periori, e la loro interpretazione e tutt'altra. Questa distinzione, alia quale gli antropologi non avevano sinora posto mente, mi sem- bra abbastanza limpida e interessante. Non posso esimermi dal trarre alcune conseguenze dalle consi- derazioni esposte, Difatti la gerarchia delle razze umane con rela- {}) Mingazzini. — Op. cit., p. ~'J - 118 - tivo infantilismo parziale butta a terra quell' edifizio delle forma- zioni parallele che i poligenisti a oltranza avevano ediflcato sulla sabbia. Le fondamenta di quest' edifizio sono quasi totalmente spe- culative; nessun conto essendosi tenuto dei fatti reali sopra riferiti, e che pure in gran parte erano noti (*) agli stessi autori e soste- nitori della detta teoria. L' origine di questa e dovuta alia difficolta che si e incontrata nello spiegare ]' origine delle razze umane. E noto che Darwin, vista la permanenza delle razze, ossia dei tipi antropologici, cosi lontano per quanto possiamo risalire nel loro passato, ammise che la divergenza dei tipi umani, e l'acquisto dei loro caratteri distintivi, doveva essere avvenuto in un periodo tran- sitorio, estremamente remoto, in cui i nostri antenati erano ancora semi-umani (2). Ad esempio, ciascun maschio scegliendo le sue fem- inine secondo un certo suo concetto di bellezza, alia lunga, coadiu- vando l'isolamento e l'ambiente diverso, sarebbero sorte delle di- vergenze somatiche sensibili. Cosi Darwin e Wallace conciliavano il monogenismo e il poligenismo mediante un trasformismo unitario. I poligenisti intransigent! oppongono a questo concetto la difficolta di potersi avere in tal mode delle variazioni comuni ai due sessi, in modo da originare delle razze (3); pero questa difficolta scorapare se si ammette una grande plasticita della specie al suo inizio (4), con- forme le piu recenti vedute evoluzionistiche (5). Ultimamente il We- st er mar ck (6) ha opposto al concetto della scelta sessuale quello della scelta naturale, che egli crede sufficiente a provocare la forma- zione delle razze umane, senza bisogno di alcun poligenismo. Pero una grande plasticita e anche in questo caso necessaria. Queste vedute mancavano allora, e i poligenisti per ovviare agli ostacoli trovarono una via molto comoda. " Presque toutes les difficultes ausquelles s'est notamment heurte le transformisme, quand il a du rendre compte (') Segnatamente ati Hovelacque e Hervi, che frequentemente fanno notare gl* infantilism! circoscritti osservabili nelle razze inferior! (vedi ad esempio Op. cit. p. 299, 303): ora se in una razza una disposizione niorfologica e infantile relativamente ad un'altra razza, questa implicitan.ente viene afl'ermata pift evoluta. Quindi cadond in contraddizione uuaudo, facendo eco a Topinard, ne- gano la gerarchia delle razze (Op. cit. p. 298). Ne minore e la contraddizione coi fatti, che essi stessi notaoo accuratamente, di seriazioDe dei caratteri somatici (Op. cit. p. 241, 253, 276, 277 * pay. segg. passim). (*) Darwin. — La descendance de 1' homme Vol. 11, pag. 388. (8) Hovel acgue et Herve. — Op. cit p. 200. (*) Cfr. Giu ff ri da-R u gg er i. — Qualche contestazione intorno alia piu vicina filogenesi umana. Monit. Zool. I tal. 1902, p. 267. (5) Kosa. — La riduzione progressiva della variabilitk e i suoi rapporti coll' estinzione e col- l'origine delle specie, Torino 1899. — Secondo De Vries (Die Mutationstheorie, Leipzig 1901) vi sono dei periodi di mutabilita della specie e dei periodi di imniutabilita: quest 'ultima condizione e di gran lunga prevalente. Nel pieno vigore del periodo di mutabilita si originano le nuove varieta e le nuove specie, piu presto di quello che sinora si sia creduto. [*) West ermarck. — Origine du mariage dans Tesjece humaine. Paris 1895, p. I'C e seyy. - 119 - de la formation des races humaines, disparaissent, si Ton admet que les grandes divisions naturelles de 1' humanite se sont develop- pees isolement, en des centres geographiques separes, a plusieurs epoques, et qu' elles descendent d'especes ou de genres diffe rents 0) „. Esse sarebbero discese da antropoidi differenti; ma cio non basta. " II y a lieu de penser qu' ils (gli antropoidi nostri antenati) for- maient plusieurs groupes, d'especes ou meme de genres differents, a habitats separes, et derivant eux-memes d' autant de tormes di- stinctes de singes pitheciens. Ainsi s' expliquerait, par la pluralite des origines, la diversite des types humains „. Questo il trasformismo poligenico, che ancora trova grazia presso agli occhi di parecchi an- tropologi, abbastanza acciecati da non vedere l'assurdo al quale esso conduce. Difatti : noi stessi abbiamo sostenuto per le diverse branche dei Primati la serie polifiletica (z), ma non siamo cosi eccessivi da esten- derla anche alle razze umane, quale ci viene presentata nell'esposta teoria. II principio, che in questa e sostenuto, e il seguente : " la di- versite des types (attuali) implique celle des origines „, per la ragione che questi tipi sono immutabili nel tempo o " tout au moins extre- mement tenaces „, ne sono influenzati dall'ambiente, da incroci o da altro (3). Si cadrebbe quindi nell'antico dogma dell' immutabilita delle specie; ma a questo disastro si ripara " si Ton accepte la multi- plicite des formes ancestrales de l'homme (4) „. Certo che il trasfor- mismo e salvato ammettendo l'origine delle razze umane da specie, e tanto piu da generi, difterenti ; ma il rimedio e peggiore del male : difatti ci conduce nientemeno a questo, cio'e a dover ammettere che i discendenti differiscono meno fra di loro che i nspettivi progeni- tori. II che e assurdo; indipendemente dall'altra quistione di fare en- trare gli antropoidi nella filogenia diretta dell'uomo, fatto che a me, come pure al Mingazzini (5) e ad altri, sembra insostenibile. I poligenisti, e vero, per quanto acciecati da non vedere cio che di paradossale conteneva la loro tesi, non furono peraltro inabili nel sostenerla, e a cio si valsero egregiamente esagerando le differenze fra le razze umane. A ogni pie sospinto troviamo in essi 1'arTerma- (J) Hovelacque et Herve. — Op. cit. p. 202. Cfr. Carlo Vogt. Lemons sur l'homme. Paris 1878. p. 631. (2) Gi u f fri d a-litig ge r i . — Qualche contestazione ecc. Loc. cit. (*) Hovelacque et Herve . — Op. cit. p. 108, 208, 212, 221. (') Ibidem p. 211. (5) Mingazzini. — Op. cit. p. 49. — Fa notare, ed e certamente un fatto eloquente, ehe nel mantello cerebrale umano compaiono spesso disposizioni rilogenetiche proprie di seimie americane ele- vate, come sarebbero per esempio i Cebus, mentre raramente si osservano disposizioni che ricordano quelle del cervello di antropoidi. Ci6 e da aggiungere a quanto io scrissi sull' argomento nel Monit, Zool. (1902, .\. iO). - 120 - zione che queste differenze sono " au moins egales a celles qui se- parent les especes zoologiques „ ; o quest'altra " les differences sont de celles que les zoologistes recormaissent entre les especes ,. ; op- pure " des differences moins profondes suffisent souvent en zoologie pour distinguer des especes, voire meme des genres „. Ma anche qui il criterio messo avanti e capzioso. Se nella sistematica zoolo- gica basta a volte una differenza minima, come il colore o la lun- ghezza di una penna, ecc, per distinguere due specie, non bisogna dimenticare che la differenza flsiologica correlativa si presume im- mensa. Esiste una barriera che le separa, e le garantisce da ogni miscela C), sebbene di questa barriera l'esponente morfologico sia minimo. Non avremmo quindi difficolta di accettarecome sufficiente a determinare le specie umane anche un solo carattere, ad esempio le differenze morfologiche del cranio, quando queste fossero corre- lative ad altre piu profoncle fisiologiche. Mancando queste, ci sembra che si possa parlare soltanto di varieta umane, varieta che possono avere una forma cranica piu o meno persistente, e sino a un certo punto caratteristica, senza che in quasi tutto il resto deH'organismo siano anatomicamente e flsiologicamente cosi differenziate da potersi chiamare vere e proprie specie zoologiche, come vorrebbero l'Hove- lacque e l'Herve per giustificare il loro polifiletismo a oltranza. E invero che cosa e la specie? La specie zoologica e la riu- nione di esseri somiglianti fra di loro e fecondi fra di loro ; o, se- condo la deflnizione evoluzionistica del Gaudry, 1' insieme degli individui che non sono ancora abbastanza differenziati dal cessar di dare dei prodotti fecondi (2). Pero siccome in pratica, dice il Deniker (3) la fecondita e dif- ficilmente constatabile, sia per le piante e gli animali che per Tuomo, ad esempio nessuno ha constatato se sono fecondi fra di loro gli Australiani e i Lapponi, o i Boschimani e i Patagoni, ecc, cosi in realta la sistematica si fonda unicamente (per necessita di cose, non per deliberato proposito) sul criterio morfologico, cioe la rassomi* glianza, salvi beninteso tutti i diritti dell'altro criterio, che nei casi in cui puo intervenire affermativamente ha un'efficacia risolutiva (*). (l) Non ignoro le eccezioni al criterio della fecondita ; ma le eccezioni nou infirraauo la regola. (J) Gaudry. — Essai de paleontologie philosophique. Paris, 1896, p. 2<>1- (3) Deniker. — Les races et les peuples de la terre. Paris 1000. Introduction. (4) Tranne le eccezioni. alie quali ho gia alluso. — L'idea di Agassiz che bisogna unicamente doraandare alia struttura morf'ologica la deflnizione della specie senza tener conto dei fenomeni di riproduzione non 6 stata accolta nella scieuza. Al contrario il Perrier animette die talora individui appartenenti alia stessa specie difi'eriscono fra di loro piu che non serabrano diflerire da individui ap- partenenti ad altra specie. Sulla persistenza delle differenze morfologiche si fonda molto bene invece il concetto della razza. Per altri particolari vedi : Perrier. La philosophic zoologique avant Dar- win. Paris 1884, p. 21iJ. — : 121 - La sistematica fondata sulla rassomiglianza fa constatare che esi- stono delle unita somatologiche relativamente diverse le une dalle altre ; ma la quistione e di sapere se questi aggruppamenti sono delle semplici varieta, o se sono differenziate morfologicamente e fisiologicamente a tal punto da doversi chiamare specie. Per la parte fisiologica non vi sono che delle presunzioni, inquantoche, come fa notare il Deniker medesimo, l'accoppiaraento dei Bianchi con altre razze e riuscito fecondo e gli ibridi alia loro volta sono riusciti fe- condi, sebbene si sia constatata in certi casi la tendenza a eliminare in seguito uno dei progenitori primitivi. Questo dimostrerebbe che le principali varieta umane (che sono anche le piu divergenti fra di loro) oramai sono fisse, e che nuove varieta non si formano piu, per la legge di Rosa, cioe per la diminuzione progressiva della va- riability, ossia la diminuita plasticita della specie ; pero non sono differenziate a tal punto da avere prodotti infecondi e tanto meno da essere infeconde fra di loro, come le vere specie. Sarebbero delle specie in via di formazione. Quanto alle diff'erenze morfologiche, queste sebbene innegabili, non sono sufficient a risolvere il problema piu in un senso che nell'altro : basta osservare ad es. che fra i cani o fra i cavalli si trovano le stesse diff'erenze o maggiori. Cio di- pende dalla plasticita della specie al suo inizio che non e la stessa per tutte le specie O, e da una quantita di circostanze. Volendo ritenere che i diversi tipi umani attuali siano delle specie in formazione, bisogna pero avvertire che la diversi ta attuale dei tipi non implica, come credono i poligenisti, la diversita delle origini. Anzi risalendo indietro e evidente che i tipi attualmente divergenti vengono a convergere : cosicche le origini prossime dei tipi attuali sono meno distanti tra loro, e inline l'origine remota si puo ritenere unica. E cosi che il Keane concilia i monogenisti e i poligenisti ammettendo un precursore al pliocene, e parecchi, deri- vati da quello, al pleistocene (2). Un'altra spiegazione meno ipote- tica delle diverse varieta umane si puo mettere avanti : cioe che in origine la specie umana, come piu o meno tutte le specie ani- mali, abbia presentato una grandissima variabilita, della quale sono rimaste come documento le svariate forme craniche e le svariate proporzioni degli arti. Alia variabilita segui il differenziamento e il fissamento delle diverse unita somatiche, alle quali essa aveva dato origine ; per cui taluni gruppi furono dotati di certe forme craniche (») Cfr. Perrier. Op. cil. p. 272. (*) Keane. — Ethnology. Cambridge i896, e Man past and present. Cambridge lsyy. - 122 - e di certe sproporzioni scheletriche, e perdettero la possibility di averne altre. Cos! si costituirono, come in tubto il regno animale, le varieta umane piu o meno flsse, che attualmente si comportano per la limitata variability quasi come specie. A questo, che e stato gia da noi detto anche altra volta, abbia- mo voluto aggiungere: che queste varieta o subspecie umane, o razze che dir si voglia, non sono somaticamente sul piede d'uguaglianza fra di loro ; che la gerarchia constatata delle razze umane e il relativo infantilism o (parziale) delle inferiori rispetto alle superiori riducono a niente le speculazioni dei poligenisti, cosi premurosi di porre alia pari le diverse razze, escogitando le cosidette formazioni parallele ; che infine il trasformismo poligenico, unica base delle dette iorma- zioni parallele, e, applicato all' uomo, un' ipotesi cosi assolutamente gratuita quanto imbarazzante. I fatti dicono ben altro. Sopratutto 1' infantilismo, che chiameremmo comparativo, e eloquente nel senso dell' evoluzione monogenica. Vuol dire, difatti, che il fissamento dei rispettivi caratteri somatici risale a epoche differenti, durante le quali 1' evoluzione dello stesso philum e proseguita : a mo' d' esem- pio, l'Australiano o il Negro furono fissati nei loro caratteri soma- tici a un periodo piu remoto dell' evoluzione umana; mentre invece le razze elevate furono fissate a un periodo in cui 1' evoluzione aveva realizzato altri progressi ('). Onde giustamente lo stadio rag- giunto dai primi, e da loro non piu oltrepassato, appare rispetto a quello raggiunto dalle seconde, come inferiore, piu vicino air anima- lesco, e in taluni punti infantile o primordiale. Un altro genere di documenti e rimasto a confermare la tar- diva fissazione dei caratteri somatici nelle razze superiori. Alludo ad alcune mie ricerche sulle ossa lunghe appartenenti ai Siculi del- l'epoca del rame o eneolitica (2). Sebbene quest'epoca sia relativamente recente si puo affermare con sicurezza che i caratteri morfologici delle diafisi femorali e tibiali (sezione trasversale) non erano ancora fissati. Non solo cio, ma ad un' epoca ancora piu recente, cioe all' epoca Etrusca, il Sergi ebbe a constatare, tempo addietro, la piu grande varieta nelle sezioni trasversali latte a meta delle diafisi femorali e tibiali (3). Un anatomico di quell' epoca si sarebbe trovato alquanto (J) Cid spiega altresl perche nelle razze inferior! i due sessi differiscono poco fra di loro, mentre nelle razze superiori sono molto pid differenziati: fatto che alia sua volta conferma (se una conferma occorresse) la gerarchia. (*) Giuf frida-Ruggeri. — Nuovo materiale scheletrico della caverna di Isnello. — Atti delta Soc. Rom. di Antrop. Vol. 9, Fasc. 1-2, 1903. (*) Sergi. — Polimorfismo e anonialie delle tibie e dei femori degli scheletri Etruschi di Bologna. — Mem. dell'Accad. delle acienze di Torino, 1H84. - 123 - impacciato a dare la figura normale della sezione di un femore o di una tibia. Vero e che i caratteri morfologici dei crani, grosso modo, si sono conservati da epoche anche piu antiche, e inalterati persi- stono tuttora, ragione per cui vengono adibiti cosi felicemente (cio e merito del prof. Sergi) a identificare una data razza attraverso il tempo : cio non dimostra altro se non questo, che non tutti i ca- ratteri somatici vengono fissati contemporaneamente. Difatti, se e vero che la plasticita di una specie o di una varieta diminuisce mano mano che essa invecchia, niente vieta di ammettere che essa si conservi piu a lungo in quegli organi o sistemi in cui essa riesce piu utile. Pertanto sara riuscita piu utile una plasticita maggiore nell' apparato passivo di locomozione, che nella scatola cranica, la rigidita della quale non impediva d' altra parte la plasticita del con- tenuto. Nonostante dunque 1' invariabilita delle forme craniche, che e da intendere nei limiti di tempo delle nostre osservazioni e con le dovute riserve, si puo sempre sostenere, in base alia variability delle ossa lunghe, che le razze superiori sono relativamente giovani, altrimenti avrebbero perduto da tempo la loro plasticita. Questa conclusione e da aggiungere alle altre relative alia gerarchia, al- 1' infantilismo e al trasformismo unitario. II presente scritto, come qualche altro da me pubblicato, ha, ai miei occhi, il piccolo merito di fare si che coloro, i quali credono che all' antropologo basti il solo compasso, o la sola ispezione del cranio, volgeranno forse un po' la mente alia complessita dei pro- blemi antropologici, nemmeno lontanamente paragonabile alia sem- plicita delle ricerche tassinomiche. Alio stesso modo che in zoologia nessuno si limita a conoscere se si trova in presenza, a mo' di esem- pio, di un' aquila reale, o di un' altra varieta di aquila, 1' antropolo- gia generale col sussidio della tecnica piu progredita e dell' anatomia. e utilizzando una mole di studi a torto trascurati, ha davanti a s& un campo geniale di ricerche di eccezionale valore per la biologia. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA A V VISO. Si pregano caldamente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola {per cartolina vaglia) al Segretario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Chbrubini, Amministratore-responsabile. - 124 - SOCIETA EDITRICE LIBRA RIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI XDirettore dell' Istitxato Anatomico di Firenze ISTITUZIONI DI ANAIOMIA DELL'UOMO Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNIGA FABBRICA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti UniTersitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con cremt>gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3e 7*, unoad immersione omogenea i/18", due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diatnetri) Ndoyo oMneiflYO V»" Seniiapcromatico IMMEKSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata ( Vedi Zeit- schrift fiir wissenschaft. Microscopie del 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensator! 4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1V03. — Tip. L. Niocolai, Via Faeiua, 44. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, G-iugno 1903 N. 6 SOMMARIO : BibliOGRAFIA. — Pag. 125-128. Comunicazioni originali: — Cutore G-., Caso rarissimo di marnmella so- prannumeraria nella donna in vicinanza del ginocchio destro. (Con 2 figg.). — Banchi A.., Contribute alia morfologia della « Articulatio genu ». II. Rettili. (Con tav. V-VI) (Continua). — IPitzorno M., Risposta alle Note critiche fatte dal dott. G. Sterzi alia mia nota : Di alcune particola- ritd sopra la fitie vascolar izzazione della « Medulla spinalis » . — Pag. 128-146. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 147. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si d<% notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. VI. Protozoi. Enriques P. — Sull'adattamento degli Infusori marini alia vita nell'acqua dolce. — Atti Accad. Lincei (Rendic), CI. Sc. fis., matem. e nat, An. 300, S. 5, Vol. 12, Fasc. 3, Sess. 1, pp. 82-88. Roma 1903. Silvestri A. — Lageninae del mar Tirreno. Con figg. — Mem. Accad. pontif. Nuovi Lincei, Vol. 19, pp. 133172, Roma 1902. IX. Verrni. 2. Platodi o Platielminti (Turbellaki. Trematodi. Cestodi). Ariola V. — Sono i Cestodi polizoici?. — Estr. di pp. 11 d. Atti Soc. ligustica Sc. nat. e geografi., An. 13, Vol. 13. Genova, tip. Ciminago 1902. - 126 - Drago U. — SulFattacco e sul parassitismo del Distomum contortum. Con fig. — Atti Accad. Gioenia Sc. natur. Catania, An. 19 (1902), S. 4, Vol. 15. Catania 1902, pp. 4. 3. Nematodi o Nematelminti. Perruiicito E. — Sullo sviluppo degli Oxyuridi, loro ubicazione e conseguenze. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 1, pp. 79-82. Torino 1903. 4. ACANTOCEFALI. Parona C. — Catalogs di Elminti raecolti in vertebrati dell' isola d'Elba: Seconda nota. — Vedi M. Z., XIII, 10, 252. 8. Briozoi. Neviani A. — Materiali per una bibliografia italiana degli studi sui Briozoi viventi e fossili dal 1800 al 1900. Continuaz. continua. — Boll. Naturalista, An. 23, N. 2, pp. 11-15, N. 3, pp. 3134 e N. 4, pp. 46-50. Siena 1903. 12. Anellidi (Archianellidi. Oligocheti. Policheti. Irudinei). Cognetti de Martiis L. — Res Italicae V. Contribute* alia conoscenza degli Oligocheti della Liguria. — Boll. Musei Zool. e Anat. compar. Univ. To- rino, Vol 18, N. 443. Torino 1903, pp. 6. Cognetti L. — Contributo alia conoscenza degli Oligocbeti cavernicoli. — Estr. di pp. 10 d. Atti Soc. Naturalisti e Matematici Modena, An. 36, S. 4 Vol. 5. Modena 1902. 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Marucci v. — Ricerche sperimentali sui mascbi polimorfi di alcune forme di Acari Cryptostigmata. Con tav. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11, S. 2, Vol. 3, Fasc. 1-3, pp. 69-78. Roma 1903. Police G. — II nervo del cuore nello Scorpione. — Boll. Soc. Naturalisti Na- poll, S. 1, Vol. 16, An. 16 (1902), pp. 146-147. Napoli 1903. 8. Insetti o Esapodi. a) Parte general^. Vitale F. — Chiacchierata bio-entomologica. — Riv. ital. Sc. nat., An. 23, N. 3-4, pp. 29-33. Siena 1903. - 127 - e) Rincoti. Del Guercio G. — Contribuzione alio studio dei Diaspini dell'olivo. Con figg — Boll. Soc. Entomol. ital., An. 34 (1902), Trim. 3, pp. 179188. Firenze 1903. Soresi G. — La Diaspis pentagona del gelso : norine per combatterla. Con tav. — Milano, tip. Agraria, 1902, pp. 20. f) Coleotteri. Gestro R. — Materiali per lo studio delle Hispidae. XVIII : Prirao saggio sulle Hispidae di Borneo. — Boll. Soc. entomol. ital., An. 34 (1902), Trim. 3, pp. 134-151. Firenze 1903. Senna A. — Brentidi delle regioni dei Batacchi indipendenti (Sumatra). — Boll. Soc. entomol. ital., An. 34 (1902), Trim. 3, pp. 152-178. Firenze 1903. Vitale F. — Osservazioni su alcune specie di Rincofori raessinesi. Continuaz. e fine. Con figg. — Biv. ital. Sc. nat., An. 23, N. 1-2, pp. 12, Siena 1903. Zodda G. — Specie e localita da aggiungere al « Catalogo dei Coleotteri d' Italia del Bertolini » . Continuaz. e fine. — Boll. Naturalista, An. 23, N. 1, pp. 1-5. Siena 1903. i) Lepidotteri Cannaviello E. — Osservazioni sulle Phalaenae dell' Italia meridionale. Con- tinuaz. continua. — Biv. ital. Sc. nat, An. 23, N. 1-2, pp. 5-11. Siena 1903. Perlini R. — Contributo alia fauna dei Lepidotteri d'ltalia: Alcune seconde apparizioni inavvertite o dubbiose. — Boll. Naturalista, An. 23, N. 2, pp. 9-11 e N. 3, pp. 35-37. Siena 1903. Quajat E. — Studio sperimentale sulle principali razze pure ed incrociate del bombice del gelso. — Padova, Soc. tip. coop., 1902, pp. 145. Rostagno F. — Classificazione descrittiva dei Lepidotteri italiani. Continuaz. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11, S. 2, Vol. 3, Fasc. 1-3, pp. 108-128. Boma 1903. k) Imenotteri. Mantero G. — Enumerazione delle Mutille raccolte nell'alto Paraguay da Guido Boggiani. - Boll. Soc. Entomol. ital., An. 34 (1902), Trim. 3, pp. 120-125. Firenze 1903. XI. Ecliinodermi. Checchia G. — Osservazioni sull'appareochio apicale di alcuni Echinidi ap- partenenti alia famiglia degli Spatangidae. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11, S. 2, Vol. 3, Fasc. 1-3, pp. 70-84. Boma 1903. Russo A. — Studii su gli Ecliinodermi. Con 3 tav. e 5 figg. nel testo. — Atti Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, An. 79 (1902), S. 4, Vol. 15. Catania 1902, pp. 93. XII. Molluschi. 1. Parte generate. Bellini R. — I molluschi del Lago Fusaro e del Mar Morto nei campi Fle- grei. Con figg. — Boll. Soc. Naturalisti Napoli, S. 1, Vol. 16, An. 16 (1902), pp- 20-27. Napoli 1903. - 128 - 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Etbropodi. Opistobranchi. Pteropodi. Polmonati). Kwietniewski C. — Contribuzioni alia conoscenza anatomo-zoologica degli Pteropodi gimnosomi del Mare Mediterraneo. Con tav. 14 e 15 e 2 figg. nel tesfco. — Ricerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 9, Fasc. 3, pp. 245-282. Roma 1903. Contiuua. COMUNICAZIONI ORIGINALI IST1TUTO ANATOMICO DI CATANIA DIKETTO DA), PROF. R. STADERINI, Dottor GAETANO CUTOEE Aidto. Gaso rarissimo di mammella soprannumeraria nella donna, in vicinanza del ginocchio destro. (Con due figure) Kicevuta il 9 Marzo 1903. fi vietata la riproduzione. Villi ams (14), dalle differenti sedi che le mammelle sopran- numerarie sono solite di presentare, ha ideato un soggetto ipotetico nel quale si trovano rappresentate sette paja di mammelle, di cui il 4° corrisponderebbe a quelle normali deiruomo, mentre le altre si svilupperebbero in ugual numero al di sopra ed al disotto di queste. Non e certamente opportuno ch'io riferisca qui tutta la lette- ratura suirargomento (*). A me basta ricordare soltanto il concetto di maggiore importanza che risulta dallo studio di essa: Le mam- melle soprannumerarie non si sviluppano in qualsiasi regione del- l'organismo, ma in determinati punti che negli animali son sedi di mammelle normali, cioe lungo una linea che dalla parte acromiale della clavicola obliquamente discende, passando per il capezzolo normale, fino alia sinfisi del pube (Chiarugi (1)). Lungo questa li- nea {linea lattea dello Schultze (10), Milchlinie) nell'embrione si mo- strano una serie di piccole rilevatezze (punti lattei, Milchpunkte) i quali vanno oltre nello sviluppo o cadono in atrofia in numero va- (*) Per la letteratnra v. Laloy. J/Ant/irnpo'n;iio, 1892, i trattati di Anatomia del Test tit, del It o m iti e del Poirier e la Storia della teratologia del Taruffi. - i29 - riabile secondo la specie animale. Nell'uomo, in cui normalmente ne persiste uno per lato, la polimastia rappresenta dunque la ricom- parsa di tipi che sono costanti e normali in altri individui della scala zoologica. Fino a questo punto i pareri sono concordi. Sono stati riscontrati inoltre dei casi veramente rari di mammelle in so- prannumero impiantate in punti piu o meno lontani dalla linea pre- cedentemente indicata, le quali hanno percio ricevuto il nome di mam- melle erratiche. Di alcune di esse, riferentesi ad osservazioni molto antiche ed incomplete, non possiamo tener conto, altre meritano di essere ricordate. II caso di Klob (4) e molto interessante. Si tratta di un uomo portante una mamrnella conica, situata immediatamente sotto l'acro- mion sinistro, sul deltoide, provvista di capezzolo rudimentario, senza areola. Quest'osservazione e confortata dall'esame istologico. Puech (7) ha osservato un caso analogo in donna con mam- rnella rudimentaria sulla spalla destra. Son noti tre casi di mammelle situate sulla linea mediana del corpo. Uno e del Qorre (2) e si riferisce ad una donna portante due mammelle soprannumerarie situate al disotto ed indentro delle normali ; fra le due prime si notava il rudimento di una quinta mamrnella, situata 10 centimetri circa sopra l'ombelico. Un caso analogo osservo il Bartels nell'uomo. La terza osservazione e del Percy e si riferisce ad una donna con mamrnella mediana rudimen- tale, situata un po' sopra le ghiandole normali. Un medico sassone, L'Hartung (3), osservo in un caso, nel grande labbro sinistro, una tumefazione sormontata da un capezzolo rudimentario e pote riconoscere, mediante l'esame istologico, trat- tarsi di ghiandola mammaria. Un caso di mamrnella crurale osservo il Testut (12) nel 1885. Si trattava di una donna presso ai quarant'anni, la quale portava una mamrnella soprannumeraria situata sulla faccia antero-interna della coscia destra, 65 millimetri sotto la piega dell'in- guine, sul tragi tto di una verticale abbassata dalla spina del pube. Un'altra osservazione notevole e quella del Robert (8), il quale ha osservato una donna portante una mamrnella sulla faccia esterna della coscia sinistra, poco al disotto del gran trocantere. La ghian- dola aveva il volume d'un piccolo cedro, possedeva un capezzolo e segregava latte. Questo caso, quantunque descritto nel 1827, ri- mane tuttora unico nella letteratura. Ed infine il Romiti (9) ricorda di avere osservato, in un uomo, una mamrnella accessoria del volume di un arancio, posta nella regione corrispondente al triangolo di Scarpa. - 130 - Le mammelle crurali costituiscono pertanto delle vere rarita se finora son note soltanto quelle .descritte clal Testut, dal Robert e dal Romiti. Son lieto pertanto di poterne descrivere un caso da me osservato pochi giorni or sono in un cadavere pervenuto in questo Istituto Anatomico. II cadavere di una donna di 46 anni, nata in Catania, ben con- formata, oltre alle mammelle toraciche normali, presentava in cor- rispondenza del terzo inferiore dalla faccia laterale della coscia de- stra una sporgenza conica in forma di mammella sormontata da un capezzolo (Fig. 1). Nella mammella crurale (Fig. 2) manca l'areola ed il capezzolo e molto sviluppato, piu che non quelli delle mammelle toraciche. La ghiandola, la cui base di forma eliittica ha il maggior diametro, corrispondente all' asse della coscia, lungo 9 centimetri ed il piccolo di 6 centimetri, e spostabile sull'aponevrosi femorale e sotto la pelle, tranne in corrispon- denza del capezzolo, col quale e in diretta connessione. II capezzolo e posto 10 centime- tri sopra la tuberosity esterna del femore, lungo la perpendicolare abbassata dal gran tro- cantere medialmente nella faccia esterna della coscia. L'esame istologico ha messo in evi- denza delle particolarita di struttura molto importanti. In mezzo ad abbondante connettivo fibrillare ed a tessuto adiposo, si osservano nu- merosi tubuli tappezzati da epitelio ghiandolare. L'esame di pezzi asportati dalle ghiandole toraciche ha mo- strato le stesse particolarita istologiche, con minor quantita di tes- suto adiposo. Non ho potuto avere notizia alcuna riguardo alia funzionalita di questa mammella crurale, la quale e ricoperta da pelle liscia, a differenza delle mammelle toraciche le quali dovettero avere un vo- lume assai piu grande dell'attuale per mostrarsi ora ricoperte da pelle molto increspata. Questo caso di mammella erratica, di cui non vi ha l'uguale nella casistica, ha importanza tutta speciale perche relativo ad una mammella impiantata in sito tanto lontano dalla linea lattea da non potere attribuirle il significato di fenomeno di reversione atavica. Sappiamo che si sono volute considerare anomalie reversive - 131 - tutti i casi di polimastia, compresi quelli di maramelle erratiche. Si sono invocate percio le seguenti conoscenze di anatomia compa- rata. Le mammelle dorsali sono caratteristiche di alcuni rosicchianti (Myopotamus coypus); le mammelle sulla spalla (casi di Klob e di Puech) sono state constatate dal Be cldard nell'Hapalemur griseiis; quelle situate sulla linea mediana del corpo (casi di Gorre, di Bar- tels e di Percy) si ritrovano nel Didelphus virginiana ed in qualche altro marsupiale; le mammelle in corrispondenza delle grandi lab- bra (caso di Hartung) ricordano la disposizione che hanno questi organi nei cetacei ed in un insettivoro, il Sorex crassicaudatus, il quale oltre a due paja di mammelle inguinali, ne possiede un'altra alia base della coda, presso l'ano, e cosi di seguito. Financo la mammella osservata dal Robert sulla faccia esterna della coscia troverebbe riscontro nella serie zoologica nella ghiandola femorale deH'Ornitorinco, Fig. 2. In tal guisa tutte le ghiandole mammarie erratiche flnora note troverebbero riscontro in mammelle normali in alcuni individui della scala zoologica. Posso pensare ugualmente per il caso da me osservato ? Esiste o sara mai esistita una specie animale provveduta di mammelle in prossimita delle ginocchia? E questo mancato riscontro dipend - 132 - forse, come vorrebbe il Laloy(5), dalla mancata conoscenza della serie completa dei nostri lontani progenitori? 0 non devo meglio ritenere, poiche la ghiandola mammaria rappresenta uno degli an- nessi cutanei, che alcune mammelle erratiche, anziche anomalie re- versive, abbiano semplicemente il significato di eterotopie? Bibliografia (1) Chiarugi. — Anatomia dell'uomo (in corso di pubblicazione). (2) Uorr6 e Percy. — Diet, des sciences mid. Tomo XXXI V. Art. Multimarnmae. Paris, 1819. (3) Hartung. — Ueber einen Fall von Mamma accessoria. Tesi inaug. Erlangen 1875. (4) Klob. — Zeitschrift der K. Gesellsch. der Arzte in Wien, 1858. (5) Laloy. — Un cas nouveau de polymastie. L' Anthropologic, 1892. (6) Poirier. — Anatomie humaine, Tomo 5°. Rieffel-Appareil genital de la femme. (7) Puech. — Les mamelles et leurs anomalies. Paris. 1876. (8) Robert (di Marsiglia). — Journal de Physiologie par Magendie. Tomo VII, n. 2. Gazel. de Sante, 5 juillet 1827. (fi) Romiti. — Anatomia deU'uonio. Vol. II. (10) Schultze. — Ueber die erste Anlage des Milchdrusenapparates. Anal. Anzeiger, 1892. (il) Taruffi. — Storia della teratologia. Tomo III, IV ed VIII 1884-94. (12) Testut. Anatomie humaine. Tomo III. (13) Idem. — i>ur Uu cas de mamelle crurale. Bull, de la Soc. d'Anthrop., 1891. (14) Williams. — Polymastism with special reference to Mammae erraticae. Journal of Anatomy and Physiology vol. XXV, Londra 1891. 18TITUTO ANATOMICO DI FIRENZE 1MRETTO DAT, PROF. G. CHIARUGI. Dott. AB/TURO BANCHI AIUTO E LIBERO DOCBNTE Contributo alia morfologia della « Articulatlo genu » (*) II. - RETTILI (Con tav. V-VI) Sauria Ricevuta il 2 Febbraio 1903. E vietata la riproduzione. Di questo ordine esaminai le specie ; Lacerta viridis, Lacerta muralis, Platidactylus mauritanicus, Gongylus ocellatus. Per lo studio (*) Di questa Ha parte, gik pronta da molto tempo, fu ritardata fin ora la pubblicazione; della Ilia parte relativa ai Maramiferi ed all' Uomo, e contenente inline le considerazioni e le conelusioni pin generali e la bibliografia completa, ho gia pronta gran parte del materiale. Essa seguira pin sol- lecitamcnte la Ila parte di quel che non abbia questa seguita la I*. - 133 - dello sviluppo scelsi la Lacerta viridis, guidato dalle stesse conside- razioni di opportunity che nella scelta del Triton e del Bufo. Lacerta viridis — Adulta Ossa. — Lo scheletro dell'articolazione e costituito dal femore, dalla tibia e dalla fibula, la quale ultima prende parte diretta al- l'articolazione anche in questo ordine di vertebrati. Non posso no- tare tra gli elementi dello scheletro articolare la rotula, quantunque presente, perche in questa specie e solo un nucleo ossificato incar- nito nel mezzo del tendine del m. ext. cruris, e non prende nessun rapporto diretto, ne coi capi, ne colla cavita articolare. Vorrei piuttosto, stando all'origine loro, alio sviluppo grande, e all'ossificazione quasi completa, che presentano nel caso attuale, vorrei noverare nello scheletro i due menischi. Novero poi, senza alcun dubbio, quel nucleo osseo piramidale, che gia prima fu da me descritto in una breve nota f), dico la Parafibula. L'estremo inferiore del femore, ingrossato, ed appiattito dal- l'avanti all' indietro, presenta le superficie del capo articolare rico- perte di cartilagme levigata e lucente. In questo capo possiamo di- stinguere perfettamente un rilievo, o condilo esterno, ed uno interno, separati da una stretta zona depressa, che rappresenta la fossa in- tercondiloidea, dove 1' inserzione di molti legamenti e fasci fibrosi so- stituisce la cartilagine a superficie liscia. II condilo esterno, piu rilevato, si protende piu in basso che l'altro ; colla sua curvatura antero-posteriore descrive quasi un cer- chio in un piano un po' obliquo infuori e indietro, la curvatura tra- sversale del condilo e a sesto acuto, di modo che il condilo risulta quasi tagliente. La superficie interna e convessa nel tratto anteriore, nel po- steriore leggermente concava, trapassando per gradi ; la superficie esterna e pianeggiante. II condilo interno, con la curvatura posteriore ellissoide, sporge meno in basso dell'altro e, colla sua porzione posteriore, fa promi- nenza sulla faccia corrispondente del femore. La curva trasversale e dolce, specialmente in avanti, dove il condilo non si solleva molto dal piano anteriore dell'osso. Su di ambedue i condili, ma specialmente distinto su quello (*) Rudimenti di un terzo elemento soheletrico (Paratibula) nella gamba. di alcuni rettili. Moni- tore Zoologico Italiano, Anno il, n. 7, pag. 231. Firenze 1900. - 134 - interno, si nota un rilievo lineare die, partendo dal margine late- rale respettivo, traversa i condili stessi per una linea curva concava indietro e convergente indentro verso la fossa intercondiloidea. Questo rilievo raggiunge la detta fossa al terzo anteriore, separando in tal modo su ciascuno dei condili il terzo anteriore dai due terzi poste- riori della superficie articolare condiloidea ; questa superficie si pre- senta quivi appunto, subito dietro al rilievo descritto, un po' ap- piattita. La fossa intercondiloidea, e, come dissi, occupata nel tratto medio e posteriore dalle inserzioni legamentose ; nel tratto anteriore si fa libera, coperta da cartilagine lucente e levigata, e si continua colle superficie dei condili, in quella porzione anteriore ora detta, delimitata dal rilievo trasversale. Piu oltre si confonde con esse in una superficie unica, che per posizione puo dirsi fossa patellare, quantunque non abbia nessun rapporto colla patella, ma sibbene col tendine che la contiene. II capo superiore della tibia, ingrossato anch'esso ed appiattito dall'avanti all' indietro, presenta la superficie articolare distinta in due porzioni ; 1' una esterna, l'altra interna ; ambedue sono coperte di cartilagine levigata e lucente. La superficie esterna, fortemente convessa, e quasi condiliforme, ovoidale, coll'asse maggiore antero- posteriore. Col tratto posteriore esterno di questa superficie si ar- ticola la fibula. La superficie interna si presenta pure come un largo rilievo convesso ; esso decorre dall'avanti all' indietro, nel primo tratto quasi orizzontalmente, nell' ultimo curvandosi, con convessita in alto, si- mile ad un condilo anch'esso. Verso il solco che lo separa dall'altra superficie articolare tibiale, questo rilievo scende con piu dolce in- clinazione che non sul margine interno, e presenta in avanti una piccola depressione, ed indietro un' impronta che serve di attacco a fasci legamentosi. Fra le due superficie articolari predette e un solco netto e di- stinto, il quale in avanti si divide in due rami divergenti, e di que- sti ognuno separa la rispettiva superficie articolare da quel tratto anteriore della tibia, (tuberosity ant.), su cui prende attacco il ro- busto tendine del m. est. cruris. La fibula presenta il capo superiore un po' rigonfiato, e tagliato a becco di flauto per un piano inclinato da sopra in basso e da fuori in dentro. Questa faccia in scarpata e ricoperta da cartilagine levigata e lucente, e con essa si articolano, in alto il femore per il condilo esterno, faccia esterna, in basso la parafibula. - 135 - Questo terzo elemento scheletrico dell'articolazione si presenta come un ossetto piramidale coll'apice rivolto in dietro, la base in avanti ; e articolato per le tre faccie, die son coperte da cartilagine, colle tre ossa, femore, tibia, e fibula, tra le quali si incastra ; colla base corrisponde alia faccia anteriore dell'articolazione, ed entra in rapporto colle parti molli antistanti. NeH'animale adulto (lunghezza totale cm. 25-30) i capi artico- lari si presentano costituiti da un nucleo di osso spongioso (nucleo epifisario) il quale e ricoperto da cartilagine iaiina, ed unito alia dia- flsi per mezzo di una cartilagine interposta (epifisaria) che presenta i caratteri della cartilagine seriata. Questo nucleo osseo epifisario e bene sviluppato ed esteso in tutte e tre le ossa, femore, tibia, fibula. E da notare che nel capo femorale, regione posteriore, anche nel- l'adulto rimane traccia di un arrovesciamento del capo articolare cartilagineo sulla diafisi, e che in questo punto si verifica la pene- trazione dei vasi principali del nucleo epifisario, i quali seguono la via del periostio, o pericondrio, rimasto incluso tra le due masse in seguito aH'arrovesciamento. La paraflbula nell'adulto si mostra costituita da un nucleo cen- trale di tessuto osseo spongioso coperto da cartilagine iaiina, non piu spessa di quella che riveste i capi articolari, e molto ricca di cellule. La base e priva di veste cartilaginea ; per essa passano i vasi che penetrano nell'osso, e su di essa si attaccano larghi fasci fibrosi. Oltre la rotula, di cui accennero piu avanti, abbiamo, nella re- gione dell'articolazione, due piccoli sesamoidi uno per lato, corri- spondenti alia regione posteriore dei condili femorali L'articolazione tra tibia e fibula ha luogo molto limitatamente tra il margine esterno della corrispondente superficie tibiale, ed il margine inferiore della superficie articolare della fibula, specialmente indietro, per quel tanto che questa superficie fibulare e lasciata sco- perta dalla paraflbula interposta. Menischi inter articolari. — Sono essi molto sviluppati e distinti in questa specie. II menisco interno si svolge di contro la corrispondente por- zione della superficie articolare della tibia. Esso ha la forma di un cercine ellissoidale, ed il suo margine periferico e spesso, arroton- dato; il margine centrale e tagliente e sottile, come porta la forma del menisco, la sezione del quale disegna un cuneo a faccie concave. II menisco e notevolmente piu massiccio sul margine interno, o me- diate, ed ivi e fornito di due nuclei ossificati ; 1' uno anteriore, l'al- - 136 - tro posteriore, che lungo lo spessore di questo margine stesso si vengono incontro per un prolungamento sottile, come due virgole colle loro code. Al centro il menisco e forato per dar passaggio ai fasci legamentosi intrarticolari femoro-tibiali, ed il rapporto diretto tra il femore e la tibia, che qui potrebbe avvenire e, per la pre- senza di questi fasci, ridofcto ad un minimum. Le superficie che limitano superiormente ed inferiormente il menisco si presentano dall' uno e dall'altro lato concave, e quali ap- punto debbono essere in un vero menisco biconcavo ; e questa in- fatti e la forma del menisco interno, che per tal modo ristabilisce l'armonia tra le superficie, ambedue fortemente convesse, tibiale e femorale che qui si affrontano. Pel menisco esterno dovremmo ripetere la medesima descrizione aggiungendo pero che esso non e centralmente interrotto, ma si stende completo a separare il femore dalla tibia. II nucleo della ossificazione e molto piu sviluppato in questo menisco, e si stende lungo tutto il margine esteriore prendendo nel- 1' insieme la forma di un C. I menischi sono costituiti nella loro massa principale, e cioe nel margine periferico, da cartilagine ialina, sostenuta da nuclei os- sei, la disposizione dei quali gia ho accennata, e meglio si vede nelle figure ; la struttura cartilaginea si conserva ancora per quell a sottile lamina che rende completo il menisco interno nella sua por- zione centrale. Nel rimanente, e cioe nel margine corrispondente all'asse tibiale, essi sono costituiti da fasci di connettivo denso? come tendineo, che rappresentano poi anche i legamenti d'attacco degli stessi menischi. I menischi prendono ampie e molteplici connessioni coi capi articolari. Vediamo infatti che il menisco esterno, nella sua porzione anteriore e in connessione colla capsula e per essa colla tibia e col femore, ma piu strettamente colla tibia ; nella sua porzione laterale esterna corrisponde prima alia parafibula, e vi si connette per molti fasci trasversalmente, poi rimane libero e riposa sull'interlinea fibulo- tibiale; posteriormente infine e di nuovo in rapporto colla capsula molto robusta, e rinforzata da numerose fibre del tendine del m. ischio -tibialis sublimis poster., delle quali fibre alcune scendono anche direttamente sul menisco. Questo poi termina posteriormente al livello del solco che divide le superficie tibiali, e da qui manda un largo e spesso fascio fibroso quasi tendineo, che si dirige in avanti e va ad inserirsi sulla tibia, nella porzione anteriore del solco ora rammentato. - 137 - In questo solco medesimo, ma un po' piu innanzi, si attacca ancora il grosso e breve fascio fibroso che forma anteriormente il capo del medesimo menisco esterno, e vi ha scambio di fibre tra questo e il fascio prima descritto. II menisco interno prende attacco anteriormente alia tibia, nel solco divisorio gia detto, subito accanto all' inserzione dei due fasci emanati dal menisco esterno ; anzi il fascio d'attaceo dell' interno scambia numerose fibre con i due fasci del menisco esterno. Oltre questa inserzione propria assai estesa, il menisco e in rapporto stretto colla tibia per mezzo della capsula periarticolare lungo i propri margini interno e posteriore. Dall'estremo posteriore del menisco interno si stacca un fascio fibroso per dirigersi in avanti e raggiungere 1' inserzione del fascio proveniente dal capo anteriore, col quale fascio in parte si confonde. II menisco interno non e completo ma tra i fasci d' inserzione ora descritti e il cercine cartilagineo rimane uno spazio libero, at- traverso al quale passano i legamenti intrafticolari che in seguito saranno descritti. Legamenti ed inserzioni muscolari e tendinee. Abbiamo in questa articolazione ; /. I legamenti laterali; l'uno interno, o femoro-tibiale che dal terzo anteriore del condilo corrispondente, faccia interna, scende sul margine della superficie articolare della tibia, internamente; e a forma di nastro e quasi indipendente dalla capsula; l'altro esterno, o fe- moro-fibulare, che dal condilo scende sulla faccia esterna del capo fibulare ; all' inserzione al femore e nastriforme, poi in basso si slarga e termina espanso a ventaglio. In questo ultimo tratto specialmente e intimamente unito alia capsula. II. II legamento posteriore femoro-tibiale che rappresenta le in- serzioni femorale e tibiale del m. plantare femorale o gastrocnemio. Si trova teso dal condilo esterno del femore, margine posteriore, alia tibia, nel punto in cui posteriormente cessa il solco che separa su di questa le due superficie articolari. Questo legamento circa alia meta del suo decorso riceve sulla faccia posteriore l'attacco del ten- dine che direttamente si continua nel m. gastrocnemio^ e su quella anteriore parecchi fascetti fibrosi che lo collegano al menisco esterno. III. II legamento speciale femoro-menisco-interno., che dalla fossa intercondiloidea, porzione anteriore, scende al margine interno del menisco interno. - 138 - IV. Inflne i legamenti intrarticolari ^'moro-tibiali, che qui si pre- sentano distinti nei due fasci e possono dirsi legamenti crociati; l'uno di essi, Y interno, origiua dal margine posteriore del condilo interno del femore, e poi, decorrendo in avanti ed in basso, raggiunge la tibia sulla faccia articolare interna, regione posteriore; l'altro, 1' esterno, nasce dalla fossa intercondiloidea, circa la meta di questa, subito indietro del legamento femoro-menisco-interno ; di la scende in basso ed indietro, e raggiunge la tibia, un po piu avanti e piu in dentro del precedente. V. Vengono quindi i legamenti che uniscono la paraflbula alle parti vicine e cioe : anteriormente una specie di legamento a V costituito da larghi fasci, che da un lato collegano il margine in- feriore, faccia anteriore dell'osso, colla capsula periarticolare della regione della tibia, dall'altro uniscono la stessa faccia col margine anteriore del capo della fibula. Dal lato posteriore poi e un lega- mento robusto che dall'apice della paraflbula passa sulla fibula al margine posteriore della superficie articolare; un altro legamento simile ha la stessa inserzione sulla paraflbula, indi passa sulla faccia esterna del condilo femorale esterno, nel tratto posteriore di questa. Ambedue questi legamenti entrano in rapporto per molti fasci di fibre col legamento femoro-fibulare laterale. La faccia anteriore della paraflbula da inserzione anch'essa ad un fascio largo e sottile, che trasversalmente raggiunge poi il me- nisco esterno nella sua porzione anteriore. Muscoli e tendini. — In rapporto con l'articolazione sono ancora alcuni tendini e tra questi noto ; Quello del m. pubo-ileo-bifemoro tibialis. (Hofmann), o m. ext. cruris, che scende dal bacino e dalla coscia sulla faccia anteriore del capo tibiale con un largo tendine e robusto, nello spessore del quale si trova un nucleo ossiflcato, rotula, che pero non e in rap- porto immediato, ne colla cavita articolare, ne con alcuno dei capi dell'articolazione, e non e in nessun punto a superficie scoperta cartilaginea, ma circondato d'ogni parte dal tessuto del tendine. Quello del m. ext. digit, longtts o m. epicondilo-metatarsalis, dor- scdis, medius (III. IV.) (Fiirbringer). Questo muscoletto fusiforme della regione anteriore della gamba si attacca in alto con un ten- dine sottile, ma robusto e ben distinto, al condilo femorale esterno, sul margine anteriore, quindi discende, si alloggia in una doccia poco profonda della estremita superiore della tibia e termina in basso sulle faccie dorsali dei capi prossimali del III-IV metatarsale. Sono pure in rapporto coirarticolazione alcuni muscoli tra i - 139 - quali noto : il m. femoro-metatar sails dor salts V. (Hoffmann), che incomincia in alto inserendosi colle sue fibre muscolari, con dispo- sizione penniforme, su di un fascio tendineo, i) quale raddoppia in- dietro il legamento laterale esterno, pure in alto si attacca al con- dilo femorale accanto alio stesso legamento ; questo muscolo scende in basso sul V metatarsal e sul tarsale fibulare. II m. femoro-plantare o gastrocnemio, il quale si attacca al fe- more ed alia tibia, posteriormente, con un tendine a T, la branca trasversale del quale costituisce il legamento femoro-tibiale po'ste- riore ; si attacca anche per questo stesso tendine parzialmente al menisco esterno. II m. flexor tibialis internus (Gadow) o pubio-ischio-tibialis (Fur- bringer), il quale discende dall' ischio, lungo la faccia flessoria della coscia, ed alia altezza dell'articolazione del ginocchio in gran parte si attacca al tendine del m. flex.-tibial. extermis, in parte si getta sul margine interno e posteriore del menisco interno. Sviluppo. Ho seguito lo sviluppo dell'articolazione nella Lacerta, perche piu facile la raccolta di materiale abbondante, perche in essa me- glio che in altre specie viventi avrei potuto seguire lo sviluppo della paraflbula, e perche infine giudicava che piu facilmente altri avrebbe potuto ripetere in essa questa ricerca e verificare i miei resultati. In un primo stadio e precoce, di 3 mm. di lunghezza totale, l'abbozzo dell'arto inferiore e rappresentato da una gemma appena sporgente, coperta dal comune integumento, e riempita da elementi cellulari rotondeggianti, fittamente stipati, senza differenziamento tra loro. In uno stadio successive), di 5 mm. di lunghezza, la gemma si e allungata ; e come un'escrescenza conica, e nell'insieme presenta la stessa costituzione di prima ; se non che, nel suo tratto basale, si nota un accumularsi delle cellule prima dette in un nocciolo cen- trale, assile, allungato che si spinge anche alquanto nella parete del corpo dell'embrione; questo nucleo si distingue dalle parti circostanti, perche gli elementi che lo costituiscono sono strettamente addossati tra loro, tanto che si fanno a contorno poligonale ; nella regione circostante invece gli elementi si diradano, si espandono quasi, ed inline lasciano passaggio ai primi abbozzi dei vasi sanguigni. Ad uno stadio successive- di (5 mm. l'abbozzo dell'arto ha pro- - 140 - ceduto molto, ed il blastema assile, che lo percorre, presenta gia i primi abbozzi cartilaginei del femore della tibia e della fibula, ri- petendo quasi la flgura che ho data del Bufo vul. alia Tav. XII, fig. 15 0). Non sono ancora comparsi i muscoli dell'arto, salvo che nella regione del bacino, ove abbiamo il primo abbozzo di essi rappresen- tato da poche cellule allungate incompletamente differenziate ; cio- nonostante abbiamo gia, nella regione dell'articolazione del ginocchio, la setniflessione della gamba sulla coscia, e la caratteristica disposi- zione che ne consegue negli abbozzi cartilaginei e nelle linee di cellule nel blastema indifferenziato interposto. Nel corpo degli ab- bozzi cartilaginei le cellule piu vecchie sono disposte a strati tra- sversali. Piu avanti ancora nello sviluppo a 7 mm., queste disposizioni si sono fatte piu evidenti; nella regione del ginocchio i pezzi car- tilaginei, circondati e tenuti assieme da masse di blastema primi- tivo, si vanno completando ed isolando dalle parti circostanti, e prendono sempre piu, specialmente per i capi articolari, la forma ed i rapporti che avranno in definitiva. La disposizione delle cellule del blastema e della cartilagine si mantiene sempre distinta ed evi- dente. Non vi e accenno di menischi interarticolari, e soltanto si riconosce sul lato esterno del capo femorale, al disopra dell'abbozzo della fibula, un addensamento di elementi del blastema in un nucleo a strati concentrici, che ripete l'aspetto presentato a questo stadio dagli abbozzi degli elementi del tarso; e questo il primo accenno della parafibula. (Tav. VI, fig. 1, P). Ad uno stadio ulteriore, 9-9 72 mm. questi fatti, in questa no- stra regione, sono piu evidenti ancora; i capi articolari si fanno piu grossi e si abbozzano nelle linee fondamentali ; incomincia la tra- sformazione in cartilagine nel nucleo della parafibula ; non compare ancora accenno dei menischi interarticolari. Progredendo oltre, a 10 mm., i capi articolari sempre piu si av- vicinano, nella forma e nei rapporti, alio stato definitivo, ed abbiamo completamente abbozzata la parafibula. (Tav. VI, fig. 2). (In una serie di embrioni alio stesso stadio essa presenta evidenti variazioni di volume). Ad uno stadio piu avanzato, 11-12 mm., sempre nella regione del ginocchio, la massa del blastema primitivo interposta, incomin- cia, in corrispondenza dei futuri legamenti crociati, a disporre le (1) Contribute) ecc. Monitor e Zoologico Hal. Anno XI, n. 8,9, i 1. - 141 - cellule nella direzione che avranno i fasci dei legamenti stessi. Si disegnano anche, in quesba stessa massa del blastema, gli ab- bozzi dei menischi, e tosto attorno alia articolazione compajono, abbastanza distinti, gli abbozzi dei rauscoli. Di questi pero le fibre non sono ancora completamente differenziate. A questo stadio e iniziata la ossificazione periostale nel corpo delle tre ossa, femore, tibia e fibula. Corrispondentemente in quelle regioni si fa disordinata la disposizione delle grosse e vecchie cel- lule cartilaginee, la disposizione a file trasversali di queste cellule si ritira sempre piu verso i capi articolari. Ad una lunghezza di 12-13 mm. gli abbozzi dei menischi co- minciano ad avere nel centro un nucleo di poche cellule cartilaginee, di recente trasformazione. L' ossificazione intanto progredisce nelle ossa dell'arto, e lo strato periostale raggiunge quasi i capi artico- lari ; la dove esso termina, ed al disopra, le cellule cartilaginee man- tengono la disposizione per file trasversali, al di sotto sono disposte nella maggior confusione. A 14 e 15 mm. di lunghezza la trasformazione in cartilagine dei menischi e quasi completa; l'ossificazione ha progredito nel corpo degli abbozzi delle ossa dell' arto, e li ha completamente invasi al centro della diafisi. Piu oltre ancora, a circa 16 mm., si puo dire che l'articolazione consta ormai di tutti i suoi elementi; i menischi sono completa- mente cartilaginei, i legamenti dell'articolazione, i tendini ed i mu- scoli che vi prendon rapporto sono nettamente e separatamente ab- bozzati ; Y ossificazione ha invasa quasi tutta la diafisi, e resta li- bero solo il capo articolare, a modo di un prolungamento cartilagineo che si impianta entro il guscio osseo della diafisi. Le cellule di questo pezzo di cartilagine superstite sono grosse ed irregolarmente disposte nel tratto diafisario ; al limite del guscio osseo conservano la dispo- sizione a file trasversali, e sono cellule fitte piccole cellule giovani. Manca tuttora la cavita articolare. La parafibula e molto grossa in raffronto con gli altri elementi della articolazione, e si mantiene perfettamente separata e indipen- dente, ne dimostra alcun rapporto coi muscoli e coi tendini, che ormai son gia tutti presenti. Alio stadio di circa 20 mm. 0) tutto naturalmente ha progre- (*) La misura di 20 mm. e presa come sempre dal vertice al coccige del- l'embrione ripiegato su se stesso, come quando enell'uovo; questo embrione disteso misurava in lunghezza totale, dal vertice all' estremita della coda 50 mm. - 142 - dito ; ora comparisce la prima cavita arfcicolare, pel solito meccani- smo che abbiamo veduto nel Bufo ; a questo stadio ancora abbiamo i] principio deH'arrovesciamento della cartilagine del capo articolare sulla diaflsi ; che avviene in questa specie limitatamente alia por- zione posteriore del femore ed e accennata anche nella stessa re- gione della tibia. In una giovane Lacerta gia fuori uscita dall' uovo e della lun- ghezza totale di cm. 7 circa, la diaflsi delle ossa lunghe e comple- tamente ossificata ; i capi articolari (epiflsi) sono ancora cartilaginei ; il fenomeno del rovesciamento della cartilagine del capo articolare e sempre piu evidente, e con esso 1' imprigionamento, nella ripie- gatura che si forma,- del periostio e pericondrio corrispondente. L'epifisi cartilaginea e separata dal tessuto spongioso dell'estremo diafisario per un basso strato di cartilagine seriata, racchiusa tutta attorno dal guscio deH'ossificazione periostale, la quale si spinge pro- prio fino a questo punto. Subito al disopra della cartilagine seriata vi ha lo strato delle linee trasversali di cellule della cartilagine, appiattite, irraggianti dal limite dell'osso periostale stesso. Fonda- mentalmente si ripete qui il fatto che vedemmo nel Bufo, con mi- nore nettezza ed abbondanza delle linee cellulari. II rimanente del capo articolare e di cartilagine jalina semplice, e cosi pure i meni- schi e la parafibula ; soltanto un attento esame dimostra, nel centro delle epiflsi e della parafibula, una rarefazione della cartilagine stessa una minore attitudine ad assumere i colori ; fatti che ne indicano la tendenza ad ossificarsi. Esaminando poi un esemplare di un anno di eta questo fatto, delTavviamento aH'ossiflcazione, si ha evidente e contemporaneo nelle epiflsi e nella parafibula. A questo stadio dello sviluppo non e ancora disegnata la rotula, e meno che mai i sesamoidi della re- gione posteriore. (Cotitinua) - 143 - IST1TUT0 ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI SASSARI D1RETTO DAL PKOF. G. SAL VI. Dott. MARCO PITZORNO 1° SETTORE E L1BERO DOCENTE Kisposta alle Note critic/ie fatte dal Dott. 6. Sterzi alia mia nota : Di alcune particolarita sopra la fine vascolariz- zazione della " Medulla spinalis „. Ricevuta il 7 giugno 19C3. fi vietata la riproduzione Sin dal 9 giugno 1902 inviavo all' Onorevole Direzione del Mo- nitore Zoologico Italiano una breve e modesta nota dal titolo " Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spi- nalis „ , nella quale io' prendevo piu specialmente in esame i vasi che si distribuiscono all'intorno del canale centrale. Tale nota, che era la prima di un lavoro piu esteso e completo, veniva inserita nel fasc. di marzo, n. 3, 1903 del detto periodico, e mi fruttava subito, prima ancora della pubblicazione della tavola la quale com- parve nel numero successivo, alcune cosi dette " note critiche „ per opera del dott. Giuseppe Sterzi. 10 so gia che quello che andro dicendo in questa mia risposta non puo non esser saltato agli occhi di chiunque abbia letto quelle note con qualche attenzione ; rispondo quindi solo per debito di convenienza. 11 dott. Sterzi nelle sue note critiche si propone di dimostrare semplicemente che quanto io vengo esponendo come risultato clelle mie ricerche, era stato gia detto da precedenti ricercatori, e piu spe- cialmente da Adamkiewicz, Kadyi, ed Hoche, ed a prova di cio riporta alcuni brani dei citati AA. Ora, ognuno sa quanto questo metodo, pur cosi impressionante per chi legge, si presti al- l'artificio ; talvolta difatti una frase isolata, accennante solo ad un concetto, ove sia abilmente collocata, puo facilmente far credere che si tratti di una cosa realmente e sostanzialmente osservata e - 144 - descritta. Io credo di non andar errato dicendo die con questo me- todo e col trattato di Gegenbaur alia mano si potrebbero dimo- strare inutili gran parte dei lavori di Morfologia comparata com- parsi in quest' ultimo ventennio. E lo Sterzi si vale assai volen- tieri di questo metodo. Valgano alcuni esempi. Io prendendo le mosse da un' asserzione che si iegge nel trat- tato di Testut, per la quale la sostanza gelatinosa centrale sarebbe totalmente priva di vasi, subito dopo dicevo (pag. 65) : " Un esame anche superficiale di questi preparati (i miei) ci dimostra subito quanto sia erronea V affermazione di Testut. In quelli meglio riusciti per es- sere V iniezione avvenuta completamente, quali appunto si presentano quelli di Mustela, si vede come la distribuzione arteriosa sia egual- mente ripartita nella sostanza gelatinosa del canale centrale e nelle commissure, quanto ecc. „. II dott. Sterzi sapientemente rivolge in- vece questa mia frase, scritta solo a confutazione di Testut, a Kadyi e ad Hoche, che io avevo citati in un precedente capo- verso, e con manifesta ironia mi riporta i brani di questi A A. i quali, secondo lui, direbbero precisamente il contrario. Ma io mi riserbo di dimostrargli in seguito e colle sue stesse citazioni, che se anche queste mie parole fossero state realmente rivolte ai succitati Autori, io avrei avuto nello stesso modo ragione. E non e qui tutto. Io, nel mio lavoro, a pag. 68 descrivevo, e nella fig. 2, 3 e 4 della tav. rappresentavo i vasi che si distribuiscono all' intorno del canale centrale, prendendone in considerazione le origini, e fermandomi piu specialmente su quella che io chiamo rete vascolare sub-ependimale, ed egli pretende di distruggere tutto cio riportando il seguente pe- riodo di Kadyi (pag. 130): Die Capillargefasse der Substantia ge- latinosa centralis sind um em weniges enger als jene der weissen Substanz. Der Durchmesser derselben betragt gewohnlich 0,007 0,010 mm. Ich habe besonders in der Nahe des canalis centralis noch feinere Capillaren (von 0,005 0,007 mm. im Durchmesser) ge- funden ; man muss jedoch annehmen, dass diese Gefasse durch die Injectionsmasse nicht vollstandig erweitert waren „. E evidente per chi sa capire il tedesco, e lo dovrebbe essere in modo speciale per il dott. Sterzi che sta pubblicando negli " Anatomische Hefte „ di Merckel e Bonnet, che Kadyi in questo periodo e negli altri dello stesso capitolo per quanto ci dia anche le dimensioni dei vasi che decorrono nella sostanza gelatinosa centrale, ci dice solamente che essi arrivano in vicinanza del canale centrale, ne ci parla che io mi sappia della loro peculiare disposizione, ne di una qualsiasi rete sub- ependimale, simile a quella da me descritta. Ed a proposito di cio mi - 145 - piace fare un confronto. Sterzi nel suo lavoro " I vasi sanguigni della midolla spinale degli uccelli „ (Arch. Ital. di Anat. e di Embr., vol. II, fasc. I, 1903) a pag. 224-225 parlando dei vasi della sostanza gelatinosa dice : " I capillari della rete ora descritta si spingono fino in vicinanza del candle midollare „ ; e piu avanti a pag. 228 " Nel tessuto gelatinoso che circonda il canale centrale ed in quelle- situato cranialmente e caudalmente alia holla i capillari provengono da quelli della sostanza grigia vicina o dalla commissura ventrale „. Se io invece di aver studiato i vasi spinali dei mammiferi avessi studiato quelli degli uccelli, e se iiell' introduzione del mio lavoro avessi dovuto riprodurre il concetto di Sterzi a proposito dei vasi che circondano il canale centrale, che altro avrei dovuto dire, se non che egli a proposito di questi si esprime assai vagamente ? Egli si che in que- sto punto ripete addirittura le parole di Kadyi, non io che dei vasi stessi indico non solo la provenienza ma altresi la distribuzione. Piu oltre Sterzi abbandona alquanto questo suo metodo di cri- tica, diro cosi " bibliografica „ e scende a combattermi sopra alcuni miei risultati, ed il modo col quale egli fa cio, e cosi singolare che io non posso fare a meno di intrattenermici alquanto. Egli mi fa un torto di desenvere io delle anastomosi fra le aa. sulco-commissu- rales dei due lati, anastomosi che avvengono attraverso la commis- sura anteriore, e niente di meno cosi si esprime : Gli Autori che ho piu volte ricordato (tre in tutto) tranne Adamkiewicz, hanno co- stantemente negata la presenza di anastomosi tra le arterie nella mi- dolla spinale dell' uomo, del coniglio e del cane „ e piu avanti an- cora : " Nelle mie ricerche non ho mai trovato tali anastomosi ne ne- gli anfibi, ne nei rettili, ne negli uccelli, ne nei mammiferi „. Egli cioe per combattermi non fa che dirmi : " i tali AA. hanno detto come voi, i tali altri, me compreso, in quest'altro modo „ dimenti- cando che quando si combattono dei fatti, il portare le opinioni di altri vale nulla specialmente quando tali opinioni sono discordi, e dimenticando altresi che, quando si entra personalmente nella que- stioned fatti bisogna contrapporre altri fatti e non semplici affer- mazioni. Sterzi dimentica poi anche che io ho studiato generi di mammiferi differenti da quelli degli A A. ricordati. Ma anch' io mi accorgo, come Sterzi fa nel suo lavoro, di an- dar troppo per le lunghe. Egli, nelle sue note critiche, assai mode- stamente ed assai cortesemente, a pag. 79 dice : " Potrei continuare ancora in questa critica, esaminando tutto il lavoro (la mia nota e appena lunga quattro facciate) del dott. Pitzorno, come ho fatto nelle due sole prime pagine, ma stimo inutile il farlo, per che cio im- - 146 - porter ebbe troppo spazio, ne sarebbe di alcuna utilitd scientifica. Solo voglio ancora ricordare ire punti del lavoro predetto die hanno piu jHtrticolarmente attratto la mia attenzione „. Ed io voglio concedermi il piacere di dimostrare a Sterzi che se egli, nell'interesse della scienza che si strenuamente difende, si fosse fermato qui sarebbe stato ancora meglio per lui. Egli, in fondo alle sue note critiche a pag. 79, scrive : " Infine il dott. Pit z or no asserisce (pag. 69) che attorno al candle centrale si trova un cerchio vascolare, posto " subito al disotto delV epen- dima, onde a ragione merita il nome di rete vascolare sub-ependi- male „. Lasciando da parte la questione se il nome di sub-ependimale sia il piu proprio per una rete posta attorno al canale centrale, nolo come questo cerchio vasale nelV ' uomo non fosse scouosciuto ad Ada m- kiewicz (loc. cit. pag. 478) e come anche Kadyi sostenga che i capil- lari sanguigni giungono fino in vicinanza del canale centrale „. E per darmi il colpo di grazia aggiunge : Ho che poi (pag. 251) nel cane HA TROVATO CHE " DEB, CENTRALKANAL 1ST UBERALL VON EINEM RINGE GANZ GEFASSLOSEN GEWEBES UMGEBEN „ E CHE NEL CONIGLIO (pag. 253) SI HA PURE " UM DEN CENTRALKANAL GEFASSLOSEN RINGE „. Arrivato a questo punto nella lettura delle note critiche di Sterzi io mi sono domandato se da vero meritasse il conto che io rispondessi. E infatti cosi evidente l'errore grossolano nel quale e caduto Sterzi, che chiunque ha letto e sa una parola di tedesco non pud non averlo notato. Egli infatti mi riporta queste frasi per dimostrare che Ho che nel cane e nel coniglio avea gia osservato l'anello vascolare sub-ependimale da me ora descritto, mentre le parole che egli mi sottolinea, e cioe : RlNGE GANZ GEFASSLOSEN CjEWEBES vogliono dire in buon italiano precisamente il contrariu e cioe: Zona di tessuto completamente priva di vasi ! II lettore giudichi. Le conclusioni alle note critiche di Sterzi sono dunque le se- guenti : 1° Che io avevo ragione quando affermavo che dalle prece- denti ricerche non si avevano che notizie vaghe suH'argomento. 2° Che le mie ricerche sono originali ed io avevo pienamente ragione di intraprenderle. Sa^sari, 4 giugno 1903. - 147 - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AVVISO. Si pregano caldamente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per cartolina vaglia) al Segretario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Chbrubini, Amministratore-responsabile. AROHIYIO ZOOLOGICO Uscira fra breve il secondo fascicolo. Contiene: Diamare V. — Metaplasma e secrezioni nelle capsule soprarenali. (Con due tavole doppie). Police G. — Sul sistema stomatogastrico dello scorpione. (Con una tavola). Rosa D. — Le valvole nei vasi dei Lombricidi. (Con una tavola). Emery C. — Quale e l'omologo dell'osso quadrato nello scheletro dei mam- miferi? (Con 3 incisioni). E in vendita: Per 1' Italia: presso il Segretario della Unione Zoologica Italiana (1). Per 1' Estero: esclusiva rappresentanza e commissione presso la Libreria W. Yunk, Berlin N. W. 5 Rathenowestrasse 22. E in corso di stampa il fascicolo seguente. (') Attualmente: Istituto Zoologico della R. Universita di Napoli. CHARLES CLAUSEN, Libraire-^diteur — TURIN 1NSTITUT ANATOMIQUE DE FLORENCE, DIRIGE PAR LE PROF. G. CHIARUGI. D.r FERDINAND LIVINI 1" Ass;stant et Libre Docent d'Anatomie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1ER MEMOIRE. Sa distribution dans l'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). Prix: L. 12. - 148 - SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore dell' Istiiiato -A.n.atomico d.i Firenze ISTITUZIONI DI AMTOMIA DELL'UOMO Milano - Via G-. Revere, 3 - Milano UNICA FABBRIGA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tiitti i Gabinetti Universitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con cremagliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, uno ad immersione omogenea Via"' due oculari 2 e 4; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametn) Nuoyo oMieitivo Vm- Semiapcromatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata (Vedi Zeit- schrift fiir wissenschaft. Microscopie del 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) Ii. 200 coi due oculari compensatori 4 ed 8. CATALOGO GENERATE GRATIS a semplice ricbiesta Pagamenti rateali mensili pel Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1903. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. lonitope Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIEETTO DAI DOTTORI GIDLIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel K. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Luglio 1903 N. *? SOMMARIO : Bibliografia. — Pag. 149-1B5. Sunti b Eiviste: Rosa D., II canale neurenterico ed il blastoporo anale. — Donaggio A.., Su speciali apparati fibrillari in .elementi cellulari ner- vosi di alcuni centri dell'acustico. — Idem., Una questione istiofisio- logica riguardante la trasmissione nervosa per contatto della termina- zione acustica di Held alle cellule del corpo trapezoide — !Personali S., Sulla rigenerazione del cervello del tritone. — G-anfiiii C, L9 cellule interstiziali del testicolo negli animali ibernanti. — Cristaili G-., Con- tribute alia istogenesi del corpo luteo della donna. — Pag. 156-157. Comunicazioni originali: — G-iuifrida-Ruggeri V., Sulla plasticita delle varieta, umane. — Carazzi D., Vi sono Gastreadi? — Pag. 158-171. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 172. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si dd, notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XV. Vertebrati. II. PAETE ANATOMICA. 1. Parte generale. Fossataro E. — La regione temporo-sfeno-mascellare e le fratture della base del cranio. Con tav. e figg. nel testo. — Annali Medicina navale, An. 9, Vol. 1, Fasc. 1-2, pp. 78-99. Roma 1903. 2. Tegumento e produzioni tegumentarie. Cascella F. — Raro caso di polimastia in un degenerate Con fig. — Nuovo Raccoglitore med., An. 1, Fasc. 10, pp. 449-453. hnola 1902. - 150 - Marenghi G. — Alcune particolarita di struttura e di innervazione della cute deWAmmocoetes branchialis. — Vedi M. Z., XIV, 1, 3. Migliorini G. — La fibrillazione protoplasmatica nelle cellule dell'epidermide ed in quelle dei tumori di origine ectodermica. Con tav. — Giom. ital. malattie veneree e pelle, An. 38, Vol. 44, Fasc. 1, pp. 73-88. Milano 1903. Continuaz. e fine. 3. SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. Banchi A. — La minuta struttura della midolla spinale dei Chelonii (Emys europaea). Con tav. XXVIII-XXXI. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 2, Fasc. 1, pp. 291-301. Firenze 1903. Caradonna G. B. — Ricerche originali sulla forma normale del cervello del cane ed i suoi rapporti col cranio, con la eta e col sesso, con la esten- sione della superficie cerebrale, con lo sviluppo del lobo frontale e con alcune particolarita delle scissure, solchi e circonvoluzioni cerebrali. — Perugia, Unione tip. coop., 1902, pp. 103. Crisafulli E. — Ricerche speriraentali sulla fisiopatologia del cervelletto. Con tav. — Estr. di pp. 27 d. Giom. Assoc. Napol. Medici e Naturalisti, An. 10, Punt. 2. Napoli, tip. Di Gennaro 1900. Giannelli L. — Sistema nervoso periferico. — ■ Milano, edit. F. Vallardi 1903 , pp. 136. II Medico di casa: Biblioteca med. popolare, N. 67. Lcmbroso C. — Sul vermis ipertrofico e sulla fossetta occipitale raediana nei normali, negli alienati e nei delinquenti. Con 2 figg. ■ — Arch. Psich., Sc- pen. ed Antropol. crimin., Vol. 24, Fasc. 1-2, pp. 34-56. Torino 1903. Pitzorno M. — Contributo alio studio delle fibre arciformi esterne anteriori della Medulla oblongata dell'uomo. Con 4 tav. — Studi Sassaresi, An. 2, Sez. 2, Fasc. 2, pp. 165-204. Sassari 1902. Rebizzi R. — Non esiste una commessura periferica inter-retinica : Studio d'istologia sperira. Con fig. — Riv. di Patol. new. e ment, Vol. 8, Fasc. 2, pp. 60-67. Firenze 1903. Spagnolio They G. — Ricerche sperimentali e istologicbe sulle alterazioui trofiche e funzionali del sistema nervoso simpatico. Con tav. — Annali Clinica malattie mentali e nervose Univ. Palermo, Vol. 2 (1900-1902), pp. 253-270. Palermo 1903. Sterzi A. I. — Ricerche sopra le anastomosi dei rami anteriori del plesso brachiale e loro interpretazione morfologica. Con tav.XVI-XVII. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 178-205. Firenze 1903. Tricomi-Allegra G. — Sulle connessioni bulbari del nervo vago. — Riv. Pa- tol. nero. e ment, Vol. 8, Fasc. 2, pp. 67-71. Firenze 1903. Zimmerl U. — Sulle curve del midollo spinale e della colonna vertebrale Con tav. — Parma, tip. Bartoli, 1902, pp. 17. 4. Organi di senso. Cirincione. — Sull'origine del vitreo. — Estr. di pp. 6 d. Rendic. ufficiale XVI Congresso Associaz. ital. oftalmol. in Firenze. Siena, tip. Nava 1902. Cogyi A. — Nouvelles recherches sur le developpement des ampoules de Lo- renzini: le et 2e Note. — Vedi M. Z., XIV, 1, 2. Kiesow F. — Sulla presenza di calici gustativi nella superficie linguale del- l'epiglottide umana, con alcune riflessioni sugli stessi organi che si tro- vano nella mucosa della laringe. Nota prelim. — Vedi M. Z., XIV, 3, 54. Mocchi D. — Alterazioni prodotte nella macula lutea e nell'organo di Jacob- son del coniglio mediauto la distruzione dei bulbi olfattivi per vedere se - 151 - quest'organo e in rapporto col senso dell'odorato. Con fig. — Arch. ital. Laringologia, An. 23, Fasc. 2, pp. 57-68. Napoli 1903. Monesi L. — Sulla morfologia delle vie lacrimali dell'uomo nella vita fetale: nota prev. — Bull. Sc. med., An. 74, S. 8, Vol. 3, Fasc. 2, pp. 65-70. Bo- logna 1903. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZION1. Bertelli D. — II condotto mentale uiediano. L'arteria sottolinguale. L'arteria sottomentale. Con tav. III. — Vedi M. Z., XIV, 3, 53. Bovero A. e Calamida XT. — Canali venosi emissarii temporali squamosi e petrosquamosi : ricerche morfologiche. Con 3 tav. — Estr. di pp. 102 d, Mem. Accad. Sc. Torino, S. 2, T. 53. Torino, tip. Bona 1903. Carli C. — Contributo alio studio della Pars mastoidea del temporale umano, con speciale riguardo alia conoscenza dell'antro paramastoideo : osserva- zioni prelim. — Arch, ital Anat. e Embriol., Vol. 2, Fasc. 1, pp. 87-93. Fi- renze 1903. Cascella F. — Della fossetta occipitale media. — Arch. Psich., Sc. pen. ed Antropol. crimin., Vol. 24, Fasc. 1-2, pp. 28-33. Torino 1903. Giuffrida-Ruggeri V. — Nuovo materiale scheletrico della caverna di Isnello. Con 2 figg. — Atti Soc. romana Antropol., Vol. 9, Fasc. 1-2, pp. 5-14. Roma 1903. Lachi P. — La Crista petrosa del temporale. Con tav. XVIII-XIX. — Arch. ital. Anat. e Embriol., Vol. 2, Fasc. 1, pp. 206-215. Firenze 1903. Manno A. — Sopra le varie disposizioni le quali possono osservarsi nei solchi e nelle creste che convergono nella protuberantia occipitalis interna. Con 12 figg. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 308-323. Fi- renze 1903. Nicola B. — Su la sutura zygomatico-frontalis. Con figg. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 2-3, pp. 209-224. Torino 1903. Paravicini G. — Di alcune nuove ossicina suturo-fontanellari del cranio umano giovane ed adulto, appartenente ad alienati ed a normali. Con tav. — Rendtc. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 35, Fasc. 20, pp. 1005-1023. Milano 1902. Paravicini G. — Interparietal! e preinterparietali paralambdatici e postobe- lici della collezione craniologica del Manicomio di Milano. Con tav. — Rend. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 36, Fasc. 2-3, pp. 129-149. Mi- lano 1903. Paravicini G. — Di un interessante cranio deformato. Con tav. — Estr. di pp. 24 d. Gazzetta Manicomio Prov. Milano in Mombello. Milano, tip. Ci- velli 1903. Perna G. — h'os trigonum ed il suo omologo nel carpo. Con tav. XXI. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 237-254. Firenze 1903. Rossi Doria T. — Lo sviluppo del bacino in rapporto con la data della prima mestruazione. — Roma, tip. Righetti, 1902, pp. 6. (J. Apparecchio muscolare. Parnabo V. — Di tre anomalie muscolari dell'arto toracico (M. piccolo ro- tondo e M. bicipite). Con fig. — Boll Soc. Zool ital, An. 11, S. 2, Vol. 3, Fasc. 1-3, pp. 85-107. Roma 1903. Cabibbe G. — Note anatomiche sulle aponevrosi della regione ascellare e sul legaineato del Gerdy. Con tav. — Atti Accad. Fisiocritici Siena, S. 4, Vol 14, An. Accad. 211 (1902), N. 3-5, pp. 133-150. Siena 1902. - 152 - Cabibbe G. — Sopra una rara anomalia simraetrica dei flessori del piede ri- scontrata in un pazzo. — Atti Accad. Fisiocritici Siena, S. 4, Vol. 14, An. Accad. 211 (1902), N. 8, pp. 353 359. Siena 1902. Favaro G. — Intorno ai muscoli dorsali dei Lacertidi. Con 2 figg. — Monit. Zool. ital, An. 14, N. 2, pp. 28-33. Firenze 1903. Pardi F. — II significato dei muscoli subcostales. Ricerche anatomo-compara- tive. Con tav. XV. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 164- 177. Firenze 1903. Ruffini A. — Alcuni casi di spostamento in alto del tendine intevmedio del muscolo digastrico in relazione al triangolo ipoglosso-joideo o di Hueter- — Atti Accad. Fisiocritici Siena (Proc verb.), S. 4, Vol. 14, An. Accad. 211 (1902), N. 6, pp. 191-192. Siena 1902. Ruffini A. — Alcuni casi di spostamento in alto del tendine intermedio del m. digastrico, in relazione al triangolo ipoglosso-joideo o di Hueter. Con 1 fig. ■- Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 59-65. Firenze 1903. Ruffini A. — Sul muscolo interdigastrico di Bianchi e sull'aponeurosi sopra- joidea ed intermedio joidea. — Atti Accad. Fisiocritici Siena (Proc. verb.) S. 4, Vol. 14, An. Accad. 211 (1902), N. 6, p. 191. Siena 1902. 7. Apparecchio cakdiaco-vascolare. Milza. Minervini R. — Sulla possibility di giudicare [dalla disposizione dei vasi] della direzione delle anse dell' intestino tenue dai loro caratteri anatomici. Con fig. — Boll. Accad. med. Geitova, An. 17, N. 4, pp. 161175. Genova 1902. Piana G. P. — Vasi arteriosi e vasi venosi nel legamento largo delle cavie. — Estr. di pp. 4. d. Moderno Zoojatro, N. 10, mayyio 1903. Pitzorno M. — Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis. Con tav. III. — Monit. Zool ital, An. 14, N. 3, pp. 64-69. Firenze 1903. Pitzorno M. — fticerche di morfologia comparata sopra le arterie succlavia ed ascellare. Con 7 figg. — Arch. ital. Anat. e Embriol, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 324 343. Firenze 1903. Sterzi G. — I vasi sanguigni della midolla spinale degli uccelli. Con tav. XX. — Arch, ital Anat. e Embriol, Vol 2, Fasc. 1. pp. 216 236. Firenze 1903. Vastarini-Cresi G. — Le anastomosi artero-venose nell'uomo e nei rnarnmi- feri : studio anatomo-istologico. Con 6 tav. — Napoli, tip. Sanyiovanni 1903, pp. 176. 8. TUBO DIGESTIVO E GLANDOLE ANNESSE. Cabibbe G. — Contributo alia conoscenza della struttura della cistifellea e del coledoco in alcuni vertebrati inferiori e nelTuomo. — Atti Accad. Fi- siocritici Siena, S. 4, Vol 14. An. accad. 211 (1902), X. 8, pp. 361-396 Siena 1902. Monti R. — Le funzioni di secrezione e di ussorbiniento intestinale studiate negli aniraali ibernanti. Con due tav. — Estr. $., r. 1, p. i'6.r>, t8"!8. (6) Lankester. — The structure of H. T umanow i czii, in Quart,Journ. micr, Sc. (S) v. IV, p. 476, i879. - 169 - tutto diversi dagli or-ganismi studiati dai naturalisti inglesi e dal Mobius. Chi poteva dare una risposta decisiva era l'Haeckel, e percio il Lankester si rivolge al suo amico e lo prega " earnstly „ a presentare il materiale necessario per il confronto. E veniamo al filosofo di Jena. Nel 1875 1' Haeckel descrive lo sviluppo di un " gastreade „ 0), che chiama Gastrophysema, e in un successivo lavoro (2) istituisce due generi diversi (Haliphysema e Gastrophysema), con parecchie specie. Vedremo piu sotto, ripor- tando le sue stesse parole, quale notevole importanza. attribuisca l'Haeckel a questi suoi " Gastreadi „. Per adesso ricordo ch'egli afferma di aver potuto osservare a Smirne una di queste specie con gli spermatozoi e di aver seguito la segmentazione dell'uovo flno alia gastrula. Ed e appunto tale sviluppo che troviamo figurato nella tavola 25 ,del lavoro del 1875, gia citato. Nessuna indicazione e data sull' habitat e sulla preparazione deH'animale e delle sue uova. E quanto alio sviluppo ulteriore della larva l'autore dice che " Konnte ich leider nicht verfolgen „ ; tuttavia egli continua: " Wahr- scheinlich wird dieselbe folgenden Gang einschlagen „ : e prosegue descrivendo quel che non ha visto, ma che " probabilmente „ dovra succedere (3). Per quanto io abbia cercato, non mi' risulta che 1' Haeckel abbia risposto una sola parola ai due lavori del Kent e del Lan- kester, ultimi citati, malgrado quest' ultimo lo pregasse " viva- mente „. Ma nel 1885, in un nuovo lavoro (*) trovo una breve nota sull'argomento : " Die Physemarien werden neuerdings hauflg mit almlichen echten Rhizopoden verwechselt (z. B. in der vortref- flichen Darstellnng der Foraminiferen von Mauritius, in Mobius 1880). Die Aehnlichkeit zwischen beiden Formen ist rein dusserlich und beweist ebensowenig ihre Identitat, als die vollstandige aussere Aehnlichkeit vieler Caementskelett von Rohrenwurmern und Phry- ganidenlarven ecc. „. E ancora in un altrp lavoro dell'anno precedente (5) egli parla di " Neue Gastreanden de Triefsee mit Cemcntskelett „ ma nean- che qui e recata una qualunque prova contro le ricerche inglesi, anzi esse non sono neppure accennate. Ricorda che foraminifere (') Haeckel E. — Die Gastrula und die Eifurchung der Thieren, in Jenaische Zeit. r. 9, p. 402, 1875. (2) Haeckel iC. — Die Physemarien, in Jen. Z. v. 11, p. 1-54, 1X77. (3) I. c. p. 35 e seg. (*) Haeckel E. — Ursprung und Eotwicklung der thierischen (jeweben, in Jen. Z., v. IS p. 257, 1885. (5) Nei Sitzungsb. Gesellsck. Naturw. Jena, p. 81-89, 1884, in appendice al 17 vol. della Jenai- sche Zeit, - 170 - sono state scambiate con veri, (" echten „) G-astreadi, e son cosi simili " so dass man geradezu aus mimetischer Anpassung (oder Mimecry) ihre Uebereinstimmung erklaren konnte „ , ma aggiunge che naturalmente con accurate ricerche i due gruppi sono tosto dif- ferenziati. Finalmente, pochi anni dopo, l'HaeckelO sostiene di aver di- mostrato a sufflcienza nella Monografia dei Physemaria che que- st' ultima opinione (quella cioe ch'essi sieno dei foraminiferi) non pud esser provata „. E piu avanti ripete che la somiglianza fra la sua Haliphysema e quella del Mobius " is merely external „. Qui il lettore vede per quali strane dimenticanze sia passato 1' illustre filosofo di Jena. Prima di tutto dimentica che dopo pub- blicata la Monografia dei Physemaria, che e del 1877, uscirono i la- vori del Kent e del Lankester, i quali dimostravano che i " Ga- streadi „ altro non erano che i foraminiferi del Carter. Egli dimen- tica anche la preghiera dell'amico Lankester e non manda e non chiede materiale di confronto. Citando il Mobius, afferma che i suoi G-astreadi hanno solo una somiglianza puramente esterna e che si tratta di un adattamento mimetico ; ma della strana supposizione nessuna prova egli reca, anzi neppure una parola per dimostrarci 1' utilita di tale singolarissimo caso di mimetismo. Ma la dimenticanza piu grave risulta dalla lettura della notis- sima Antropogenia dell'Haeckel stesso. II quale nella quarta edi- zione tedesca di tale opera (2) torna a parlare dei suoi Physemaria con le seguenti espressioni : " Specialissimo interesse per questo lato della nostra teoria della gastrea ha il fatto che ancora oggidi vi- vono dei gastreadi, cioe dei metazoi inferiori la cui semplice orga- nizzazione non si eleva che di poco al disopra di quella dell' ipote- tica gastrea ; cosi le piu semplici spugne, gl' infimi cnidari e Phy- semaria. A questi ultimi io riferisco due piccole forme animali fin qui poco studiate e che fra tutti i viventi sono i piu vicini alia ve- tustissima gastrea e che noi possiamo addirittura chiamare gastreadi del presente. Uno di questi animali (Prophysema, fig. 239, 240) e stato descritto dal Bowerbank come una spugna, l'altro fu de- scritto dal Carter come un rizopoclo. L' intioro corpo maturo del- 1' individuo sviluppato e rappresentato nel Prophysema da un sem- plice sacco cilindrico od ovale la cui parete risulta da due strati di cellule. La cavita del sacco e la cavita gastrica e l'apertura supe- O Haeckel E. — Report on the deep-sea Keratosa, in Challenger, vol. S3, p. 26, 1889. (2) La quarta ediz. tedesca dell'Autropogenia e del 1891. Io cHo dalla tradiizione italiana del 1895, p. 358 (Torino Viaone tipogr.-edt'tricej. - 171 - riore di esso e l'apertura boccale ecc. „ In nota l'Haecke] ricorda, a conf'erma del testo, il suo lavoro del 1876 (dal quale son tolte le figure 239 e 240) e aggiunge : " Cfr. il mio Report on the Deep-sea Keratosa of Challenger, London 1889, p. 26 „. Precisamente il la- voro ch' io ho citato poco sopra. Qui dunque, volendo generosamente ammettere la buona fede dell' Haeckel, ci troviamo davanti a delle curiosissime dimenticanze. Si cita il lavoro del 1876 e se ne riportano due figure, senza aver presente che quel lavoro era stato distrutto dalle ricerche del Kent e del Lankester. Si ammette esplicitamente 1' identita dei Gastreadi con le forme descritte dal Bowerbank e dal Carter, diraenticando che quelle due forme erano foraminiferi, come avevano dimostrato Mobius, Kent e Lankester; e dimenticando (cio che e ancora piu strano) che per ben tre volte, nel 1884, nel 1885. nel 1889, si aveva affermato altamente che si trattava di organismi isomorfi alle forme descritte dagli autori inglesi e dal Mobius, ma ben diverse da quelle ! Non e dunque esagerato concludere che i G-astreadi della lon- tana Smirne (il paese dell'oppio e quindi dei facili sogni) non hanno mai esistito, come tali, e che si tratta semplicemente di Foramini- feri monotalamici arenacei. Perche Delage et Herouard, che nel 1° volume (Protozoi) avevano respinto le forme dell' Haeckel, riconoscendole per fora- miniferi, nel II volume tornano ad esumarli come Gastreadi, inse- rendoli nel gruppo dei Mesozoi? Essi si basano sulla dichiarazione fatta dall' Haeckel nel 1889, nei Reports del " Challenger „ e che ho piu sopra citata, cioe che si tratta di una somiglianza " frap- pante „ ma puramente esterna. Abbiamo gia visto che questa e una semplice affermazione dell' Haeckel, da lui stesso esplicita- mente contraddetta posteriormente nell'Antropogenia. Possiamo quindi riporre i Gastreadi con altri supposti organi- smi creati dalla fantasia dell' Haeckel: le Monere, la Magosphaera, la Ctenaria, per esempio, e raccoglierli in un Museo che si potrebbe intitolare della mitologia zoologica. Degni compagni, quei Gastreadi, della Salinella, della Kunstleria e di altre fantastiche forme con le quali Delage et Herouard imbottiscono il magro gruppo dei Me- sozoi ! Sassari, R. Universita, 30 maggio 1903. - 172 - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA A V VISO. Si pregano caldamente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente auno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola {per cartolina vaglia) al Segretario-Cassiere Prof. Fr. Sav. Monticelli Istituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Cherubim, Amministratore-responsabile. Iijfidlls Milano - Via G-. Revere, 3 - Milano UNICA FABBRICA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tutti i Gabiiietti UiiiTersitari del Regno MICR0SC0PI0 GRANDE M0DELL0 con crem&gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, unoad immersione omogenea Via") due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) too oMieitiYo V»- Semiapocromatlco IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua diuata (Vedi Zeit- schrift filr wissenschaft. Microscopie dej 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) Li. 200 coi due oculari compensatori 4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1903. — Tip. L. Niccolai, Via Faenia, 4J. W /L/C/ < - atSXJlsC^S^ Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana DIBETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Atiatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Agosto 1903 N. 8 SOMMARIO : Comunicazioni originali: — -A-cquisto V., Particolarita di struttura della membrana amniotica della cavia. (Con 5 fig.). — Drago U., Sulla emissions delle ova in alcuni Oligocheti: nota rettificativa. — Facciola L., Idea succinta dell' organizzazione dei Leptocefali. — G-iannelli L., Contributo alio studio della origine filogenetica delle ghiandole del Brunner. — Tenchini L., Sopra il canale infrasqua moso di Gruber nell'uomo. — Pag. 173-203. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 204. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI LABORATORIO d' ISTOLOGIA DELLA R. UNIVERSITA DI PALERMO Prof. VINCENZO ACQUISTO Particolarita di struttura della membrana amniotica della cavia (Con cinque figure) Ricevuta il 5 giugno 1903. E vietata la riproduzione. La particolarita di struttura che ebbi occasione di osservare nella membrana amniotica della cavia, mi sembra degna di una breve nota per la sua rarita e per la sua genesi. . — 174 — Nel corso di alcune ricerche di embriologia, avendo avuto a mia disposizione diversi mammiferi in periodo vario di gravidanza, credetti opportune di utilizzare oltre gli embrioni, anche la mem- brana amniotica, clie trattai con varii metodi di fissazione e di co- lorazione alio scopo di ricavarne osservazioni comparative sulla struttura. E fui sorpreso che fra tutte quelle membrane, che mi fu possibile di procurarmi (uomo, bue, pecora, maiale, cane, gatto, co- niglio) sola quella della cavia presentava nel suo spessore una ricca rete elastica, di cui non trovo fatta menzione alcuna da parte de- gli osservatori che si sono occupati di ricerche sulla struttura delle membrane fetali. II metodo di tecnica che ho adoperato per i miei preparati e semplicissimo : alcuni pezzi di membrana amniotica si distendono sopra vetri coproggetti o su tavolette sottili di legno e si fissano in alcool a 96° o in soluzione di sublimato. Questi lembi di membrana gia flssati si sottopongono all'azione di reagenti coloranti, ma piu specialmente per la colornzione elet- tiva della sostanza elastica io mi sono servito dei metodi di Wei- gert, di Unna-Tanzer modificato dal Livini, che danno la piu delicata e sensibile reazione. La membrana amniotica, gia colorata con orceina per la sostanza elastica, si puo successivamente trattare con ematossilina o con pi- crocarminio per mettere con la doppia colorazione in evidenza an- che gli elementi cellulari, che entrano nella costituzione del suo spessore. Dopo disiclratazione e trattamento con xilolo od olio di origano si chiude in balsamo e si ottiene il preparato di una tra- sparenza molto opportuna, per osservarla in superflcie anche con ingrandimento discrete (Koristka oc. 3 obb. 8*). Quando occorrono dei preparati in sezione trasversa, basta in- cludere la membrana gia colorata in paraffina o in celloidina, e pra- ticarne sezioni sottili. L'amnios appartenente alia cavia in periodo di gravidanza avanzato, quasi a termine, nei preparati per distensione (Vedi fig. I) osservati al microscopio, presenta una rete molto ricca di fibre ela- stiche, che attraversano in tutte le direzioni la membrana, ma che si mantiene costantemente ad una certa distanza dalla base delle cellule epiteliali, che la rivestono alia faccia interna. Osservando le sezioni trasverse apparisce chiaro che la rete e situata quasi in un unico piano, ed occupa soltanto una parte dello spessore, di cui e costituita la lamina connettivale, corrispondente alio strato reticolare dell' amnios umano. Ma mentre nell' amnios - 175 - della maggior parte dei mammifen questo strato si trova costituito da fasci connettivali circoscriventi spazii linfatici, da elementi cel- lulari fusati e da cellule rotondeggianti (leucociti), nell' amnios di cavia si presenta ricca la rete di fibre elastiche, e come vedremo in seguito vi si riscontrano piu numerosi gli elementi cellulari. (Fig I). Un reperto piu caratteristico ci offre invece l'amnios di cavia appartenente ad un periodo di gestazione meno avanzato ; in esso si constata anzitutto che la reazione con l'orceina e piu lenta e oc- corre quindi di prolungare Y immersione dei pezzi in questo colore per un tempo che deve oltrepassare le 24 ore, afflnche si possa mettere in evidenza la sostanza elastica. Ottenuta in tal modo la reazione si vede che si presenta con caratteri ben diversi : in luogo della rete di fibre elastiche si riscon- trano soltanto piccolissimi granuli, ma con colorazione specifica molto spiccata, i quali sono disposti in linee con direzioni diverse, che corrispondono per numero, per intreccio, per topografia esatta- mente alle fibre della rete gia descritta nell'amnios a completo svi- luppo. Questi fatti si trovano tanto piu spiccati quanto piu la mem- brana studiata si avvicina al termine della gravidanza, difatti e cosi che i piccoli granuli, man mano aumentano di volume e di numero e appariscono disposti a rosario, finche toccandosi fra di - 176 - loro si fondono e formano delle vere e proprie fibre elastiche e quindi anche la rete. (Vedi fig. II). (Fig. II). Osservando questi preparati per distensione con 1' ingrandi- mento, che e ancora compatibile con lo spessore piuttosto notevole della membrana (Oc. 3 Obb. 8*), si nota che questi granuli corri- spondono quasi sempre al contorno di cellule connettivali di forma leggermente allungata, che si trovano piuttosto nuraerose in questa regione (Vedi fig. III). Fig. III). - 17? - I granuli evidentemente rappresentano il primo grado di svi- luppo della sostanza elastica elaborate dalle cellule stesse destinate a costituire verso il termine della gravidanza una rete ricca, come quella che abbiamo descritta. Le sezioni trasverse, con doppia colorazione di orceina e di ematossilina, si prestano meglio per lo studio della disposizione e dei rapporti fra i granuli elastici o le fibre con gli elementi morfo- logici, che si riscontrano nella forinazione connettivale. A questo punto stimo opporfcuno di ricordare che generalmente nei trattati di embriologia piu recenti l'amnios si considera come una membrana, la quale comprende nella sua struttura due parti distinte : 1° un epitelio a cellule pavimentose; 2° una lamina con- nettiva costituita da due strati, dei quali il piu profondo reticolato contiene dei muscoli. Per quanto riguarda 1' amnios umano gli studii accurati del Meola O, del Viti (2), e piu recentemente del Ferrari (3) hanno distinto in sezione su e giu 4 strati : 1° una lamina epiteliale, 2° una lamina connettivale, 3° una sostanza intermedia, 4° una membrana limitante ; ma tutte le divisioni e suddivisioni si pos- sono in ogni caso ridurre a due strati principali: l'interno epite- liale, l'esterno o connettivale. In tutte le membrane amniotiche da me osservate si trova una struttura quasi identica per quanto si riferisce agli elementi costi- tutivi dei due strati principali ; soltanto nella cavia osservato in se- zione trasversa l'amnios offre delle notevoli modificazioni, che ri- guardano specialmente lo strato esterno o connettivale. Lo strato interno anche qui e costituito di cellule epiteliali, che hanno caratteri morfologici analoghi a quelle dell'amnios umano, se si eccettua una sola differenza che nella cavia osservato con lo stesso ingrandimento si presentano complessivamente piu piccole e piu stipate. Lo strato esterno o connettivale e rappresentato da uno spes- sore notevolmente piu ristretto, ma questa differenza e, si pud dire, a scapito esclusivo dello strato di sostanza fondamentale di aspetto granuloso, che si trova piuttosto cospicuo nell'amnios umano a ter- mine di gravidanza. Nella cavia a sviluppo completo questo strato e sottile e con- (1) Meola — Sulla struttura degl' involucri del feto umano. — Rivista internazionale di Medicina i8S4. (2) Viti — L'amnios umano. — Siena 1886. (3) Ferrari — Sulla struttura della membrana amniotica nei varii mesi della gravidanza. — Lo Speri men tale. Anno XLIX, 1895. - 178 - tiene numerose cellule allungate, fusiforrai, che si toccano per le loro estremita e formano una catena disposta in linea parallela alio strato interne- di cellule epiteliali; a poca distanza da questa prima fila di cellule se ne trova una seconda fila con nucleo piu grosso e con corpo cellulare fusato, che ricordano le fibro-cellule muscolari giovani con protoplasma completamente differenziato. In questa zona intermedia occupata, oltre che dagli elementi ora descritti an- che da qualche cellula rotonda (leucocita), si trovano scarse fibrille connettivali e molti spazii linfatici. (Yedi fig. IV). 1 ^R*^,> -"^5K= (Fig. IV). Nella regione piu esterna esistono invece altre cellule connet- tivali con nucleo meno schiacciato, con corpo protoplasmatico pic- colo, fra le quali cellule e sviluppata la rete elastica, che comprende con le fibre piu interne le fibro-cellule muscolari. La sezione trasversa di amnios di cavia a termine trattata ol- treche con orceina anche con un colore nucleare, ricorda a prima vista l'aspetto di una sezione trasversa di un'arteria in via di svi- luppo, paragonabile per esempio alia carotide di polio di 12 giorni, quanclo nella tunica media cominciano a formarsi le fibre elastiche fra gli elementi elasto-formatori e le fibro-cellule muscolari. Nello spessore occupato dalla rete elastica si trova qualche rara cellula rotonda, mentre queste sono piu numerose in tutto lo spes- sore dello strato connettivale dell'amnios umano. Devo ancora far notare che l'amnios nella cavia presenta le stesse particolarita di struttura in tutta la sua estensione, tanto alia regione cefalica, quanto in quella caudale. Solo nella parte che si continua con il cordone ombelicale le fibre elastiche diventano piu robuste, piu vicine fra loro e si intrecciano quasi con la ricca rete, che si trova nelle pareti dei vasi sanguigni contenuti nel cor- done; si direbbe quasi che partendo dal cordone ombelicale la mem- brana amniotica si allarga per rivestire tutto il feto, conservando nel caso della sola cavia la struttura di una parete arteriosa a larga cavita, ma di spessore sottile arrestatasi, per quanto concerne la struttura della lamina connettivale, in una fase evolutiva embrionale. 179 Fu notata dal dott. Raineri 0) la presenza di fibre elastiche in forma di reticolo nella tonaca interna e media dei vasi, che at- traversano il cordone ombelicale umano dal 6° mese di gravidanza in poi, e questo osservatore insiste nel rilevare che manca ogni traccia di fibre elastiche nella sostanza mucosa del cordone, come manca nelle varie epoche della gravidanza in tutti gli annessi fe- tali da lui studiati. Invece nel cordone ombelicale della cavia a termine di gravi- danza non solo la tunica interna e media dei vasi che lo attraver- sano contengono fibre elastiche ma vere lamine che si continuano anche all'esterno con lamine piu sottili o con fibre, le quali occu- pano in parte il tessuto perivascolare del cordone, e specialmente nel centro della sezione attraversato dai vasi piu grossi. Da que- sta rete elastica perivascolare si passa quasi direttamente in quella che occupa lo strato connettivale della membrana amniotica, con vera dipendenza di continuita. Ho potuto constatare che i primi granuli di sostanza elastica nello strato connettivale della membrana compariscono in vicinanza del cordone e si estendono in seguito piuttosto rapidarnente in tutto l'amnios con direzione centrifuga e che con lo stesso ordine procede poco piu tardi la formazione delle fibre e della rete elastica. II cordone ombelicale, visto in una sezione longitudinale, che comprende la porzione cutanea, presenta con molta chiarezza il pas-, saggio diretto fra le fibre elastiche del derma e quelle che vengono a trovarsi nel foglietto esterno dell'amnios. La fig. V disegnata ap- Fie. v. punto sopra una sezione longitudinale del cordone, trattata con or- (*) P. G. Raineri — — II tessuto elastico ne^li annessi fetall a varie epoche della gravi- danza. — Tipo-iitog. Gallardi e Ugo Verctlli 190i. - 180 - ceina, presenta alia regione periferica ben distinto lo strato mucoso del Malpighi con il sottostante derma, in cui e gia sviluppato il reticolo elastico ; seguendo questa linea periferica si arriva ad un punto in cui gli strati multipli dell'epidermide si riducono ad un solo strato pavimentoso, ed al disotto di questo si riscontra il re- ticolo esile di fibre elastiche, che rappresenta come una continua- zione di quelle che occupano il derma. La figura e disegnata a pic- colo ingrandimento (Koristka oc. 3 obb. I) per dimostrare come in tutta la massa del cordone ombelicale anche in mezzo alia sostanza mucosa si riscontra la presenza delle fibre elastiche, piu abbondanti nelle pareti dei vasi, ma che si continuano quasi senza interruzione soltanto diradandosi dal centro alia periferia della sezione, finche nel derma costituiscono un intreccio piu ricco e vanno nello strato sottoepiteliale deiramnios a formare il reticolo gia descritto. La particolarita che si riscontra neH'amnios di cavia si pud considerare come eccezionale, dappoiche essa manca completamente negli altri mammiferi da me osservati, si pud inoltre ritenere che essa rappresenta evidentemente un fatto di vera e propria sostitu- zione di una sostanza connettiva piu evoluta ad un'altra, che per legge istogenetica la precede. Questo fenomeno non potrebbe spiegarsi senza ammettere che alcune delle cellule connettivali che entrano nella costituzione dello strato esterno amniotico invece di elaborare sostanza fondamentale e fibre connettivali, come avviene in tutti gli altri mammiferi, acqui- stano nella cavia il valore di elementi elastoblasti, producendo una certa quantita di sostanza elastica; potrebbe anche darsi che queste cellule siano provenienti per migrazione diretta da quelle che si tro- vano a costituire la tunica elastica dei vasi della circolazione pla- centare che attraversano il cordone, data la continuity della rete anche in mezzo alia sostanza mucosa e il passaggio diretto dal derma alio strato esterno deiramnios. II processo evolutivo della sostanza elastica, cosi come si pre- senta nell'amnios di cavia, offre un esempio che conferma con mag- giore chiarezza le conclusioni che io credetti di poter formulare sulla genesi della sostanza elastica in un lavoro recentemente pubblicato sull'argomento (l). Accertata questa singolarita di struttura neH'amnios di cavia ') V. Acquisto. Genesi e svilnppo della sostanza elastica. Atti delta B. Arcade>aia di Scienzc Mediche di Palermo Anno t'JOi, - 181 - resta ad esaminare quale possa esserne l'origine, o a quale differenza funzionale possa rispondere questa particolarita morfologica. A quesfco punto stimo opportuno di ricordare breve men te la questione dibattuta da autorevoli embriologi sullo sviluppo della cavia. E stato dimostrato che sopratutto la formazione dell'amnios e deU'exoceloma nella cavia offre un processo modificato da parti- colari complicanze delle prime fasi di sviluppo, che lo rendono com- pletamente diverso da quello, che si osserva negli altri mammiferi, conducendolo a rappresentare quasi un tipo speciale (*). Le modiflcazioni consistono nel fatto che il cono ectoplacen- tare, prima di presentarsi una cavita centrale, si divide in una parte esterna ed in una parte interna, nelle quali vengono a formarsi le due cavita separate fin dal principio, la cavita ectoplacentare e la cavita dell'amnios. La prima e costituita da ipoblasta e da uno strato di ectoblasta caduco ; la seconda e rivestita dalle cellule ectoblastiche in mezzo alle quali si sviluppa. Merita speciale atten- zione la comparsa e lo sviluppo del mesoblasta, che appare in corri- spondenza della linea primitiva nel modo ordinario, cioe fra 1' ecto- blasta e 1' entoblasta. Una lamina di mesoblasta splancnico si at- tacca alia faccia interna della parete esterna ipoblastica dell'uovo, una lamina somatica all'epiblasta della vescicola interna, ed una massa di mesoblasta penetra nella cavita della grande vescicola, formando il principio dell'allantoide. E chiaro dunque che a questa fase di sviluppo la cavita in- terna e circoscritta da una parete sottile, formata da epiblasta e da mesoblasta somatico, e che la cavita ricopre esattamente la faccia dorsale dell' embrione, come 1' amnios degli altri mammiferi, onde anche nella cavia viene indicato effettivamente col norae di amnios. Infatti 1' embrione della cavia si isola dal sacco vitellino nel modo ordinario, ma viene ad essere situato non fuori di lui, come nelle forme ordinarie, ma nel suo interno, e ad esso viene collegato mediante un peduncolo ombelicale. II sacco vitellino si sostituisce in tal modo ad una parte della membrana subzonale degli altri mammiferi (Turner). Pertanto il preteso amnios, secondo il suo modo di sviluppo e la sua posizione, corrisponde piuttosto alia parte non embrionaria della parete epiblastica (vera membrana subzonale) della vescicola (') Oscar Schultze. — Grundriss der Entwicklungsgeschichte des Menschen und der Sauge- thiere. Leipzig 1897. - 182 - blastodermic^ delle forme ordinarie dei mammiferi, che al vero amnios. Sembra dunque secondo Balfour 0 che non si sviluppi un vero amnios. In questo tempo lo strato ectoblasta esterno caduco dell' ovo e del tutto scomparso, cio che determina l'apparente inversione dei foglietti embrionarii, perche 1' entoderma viene a trovarsi all' e- sterao. L'interessante questione, che rignarda 1' apparente inversione dei foglietti in alcuni roditori e stata oggetto di numerose ricerche ed osservazioni; ma finora non ha ricevuto una spiegazione esau- riente. L'ipotesi generalmente accettata e quella dell'Hensen che cioe nel corso della fissazione dell'ovo alia parete dell'utero si pro- duca una rottura della parete della vescicola blastodermica, per cui lo strato intern o resta scoperto al di fuori. Come si vede dalla breve esposizione fatta lo sviluppo a tipo speciale che si riscontra nella cavia rappresenta una questione tut- tavia discussa; ma fra i fatti accertati, per quanto riguarda l'ar- gomento di cui mi occupo nella presente nota, si rileva che effet- tivambnte la comparsa del mesoderma nella formazione della mem- brana amniotica, e diversa di cio che si osserva nelle forme ordinarie dei mammiferi. Anzitutto in questi troviamo un vero amnios, cioe un annesso fetale indipendente nel suo sviluppo dal blastoderma em- brionale ; mentre nella cavia l'amnios, non rappresenta piu un an- nesso, dappoiche prende origine in quello stesso gruppo di cellule, dal cono ectoplacentare, dal quale si sviluppa anche l'embrione. Ne consegue che la stessa comunanza di origine si riscontra fra il mesoderma deH'amnios e quello somatico, e quindi ci riesce facile spiegare l'uniformita di struttura fra lo strato connettivale esterno dell'amnios e il reticolo elastico del derma; di cui si pre- senta in continuity diretta, e si spiega altresi l'analogia dei carat- teri morfologici delle cellule epiteliali deH'amnios e delle superflciali epidermiche deU'embrione, passanti sul primo tratto del cordone om- belicale. Invertendo i termini della questione si potrebbe anche affermare che nella particolarita di struttura dell'amnios di cavia, si trova un altro dato di fatto che spiega la speciality della sua formazione in confronto con il tipo ordinario dei mammiferi. I1) Balfour. — Traitt d'Embryologie et d'Organogdnie compares. Tome II. Parts iS85. 183 - ISTITUTO DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. DNIVERSITA DI CATANIA. Sulla emissione delle ova in alcuni Oligocheti. NOTA RKTT1FICATIVA DI UMBERTO DEAGO. Ricevuta il 12 Giugno 1903. E vietata la riprotluzione. II Pierantoni in un suo recente lavoro sull' " Ovidutto e la emissione delle uova nei Tubificidi „ (*), nel riferire un fatto da lui riscontrato in una specie di questa famiglia di Oligocheti, sfornita di ovidotto, cioe l'emissione delle ova per lacerazione della parete del corpo, lo presenta come un fenomeno nuovo negli Oligocheti. Siccome io ho descritto e dimostrato nel 1899 (2), in una nuova specie d'Enchitreide, lo stesso fenomeno, riportandone la figura nella tavola annessa al lavoro, credo regolare intervenire sul soggetto, non per sollevare una questione di priorita, ma per dimostrare che se 1' osservazione del Pierantoni e nuova pei Tubificidi, non lo e del pari per tutti gli Oligocheti. Ecco come il Pierantoni presenta il risultato delle sue ricerche, nel capitolo u Deposizione delle uova „ del citato lavoro : " Intanto nelle continue sezioni che andavo facendo per co- gliere stadi sempre piu avanzati di formazione dell'uovo, il non aver trovato traccia di pori femminili, fece sorgere in me la supposizione che anche fra gli Oligocheti, come in qualche altro ordine della classe degli Anellidi, potessero darsi casi di fuoruscita di uova per lace- razione della parete del corpo. a " Gli animali tenuti in questo ambiente in stadi assai avan- zati di maturita sessuale e con uova nei segmenti successivi al clitello, restavano qualche giorno senza mostrare notevoli cambia- menti; le uova pero che prima non avevano una forma definitiva, (!) L'ovidutto e la emissione delle uova nei Tubiticidi (Contribute ;illa bio'ogia degii Oligocheti niarini) — Ricerche del dott. Umberto Pierantoni — Archivio zoologico, Vol.1, Fasc. I. NapoH-Berlino, 1902. (2) R.cerche su una nuova specie d'Enchitreide (Pachydrilus calanensis Drago) del dottor Umberto Dra^o — Ricerche fatte nel Labor alorio di Analomia nor male della R. Universita di Roma ecc. Vol. VII. fasc. I, 1899. - 184 - ma mutabile a norma delle contrazioni del corpo, andavano acqui- stando forma e consistenza sempre maggiore fino a divenire sferi- che. Acquistata tale forma e continuando i movimenti rapidi del- T animale, ben presto la parete dorsale del corpo posta a contatto con l'uovo si vedeva sotto la spinta della parete di questo piu tesa, piu sottile e piu sporgente. Questo fatto risultava come conseguen- za diretta della maggiore consistenza acquistata dall'uovo, il quale se prima per la sua compressibilita poteva adattarsi a prender la forma della cavita del segmento, nelle contrazioni occupandola intera, ora, non potendo mutar di forma, esercitava tutta la sua pressione contro la parete piu debole limitante essa cavita: in que- sto caso la parete dorsale. Per tale pressione questa parete finiva per formare quasi una gemma od ernia in cui era contenuto l'uovo, non tardando inline a lacerarsi lasciandolo venire fuori. La fig. 4, presa dal vero mostra il Phallodriliis in questo momento „. Riferisco ora quanto io scrivevo nel 1899 sullo stesso fenomeno constatato nel Pachydrilus catanensis Br ago : C) " Dell' esistenza di un vero ovidotto non possiamo parlare man- candone assolutamente ogni accenno anche a maturity completa dell' animale. " D'onde ha luogo adunque l'emissione delle. uova? " Questo fenomeno, rimasto finora sconosciuto per tutte quelle specie di Oligocheti limicoli sfornite di ovidotto, trova, nella specie da me studiata, una spiegazione semplicissima, dovuta a ripetute osservazioni,- in quanto die all' epoca della completa maturita, quando l'uovo e gia pronto per essere fecondato, si forma al XII segmento, dal lato in cui sta 1' uovo maturo, o da tutti e due i lati, se dalle due parti ve ne stanno, dapprima un leggiero sollevamento esterno a spese del tegumento e della guaina muscolo-cutanea, il quale si va sempre piu accentuando sino ad acquistare l'aspetto d'unaprotube- ranza cupoliforme che in seguito diviene conica ad apice smussato (fig. 5). Alia formazione di questa protuberanza, cui internamente corrisponde una cavita in continuazione della cavita del segmento, partecipa il tegumento e la guaina interna peritoneale che si con- formano cosi a canale. La protuberanza si assottiglia quiiidi all' api- ce, e finalmente si rompe determinando un canale destinato a dar passaggio all' uovo che vi acquista nel tragitto la forma elissoidale allungata. Subito dopo l'orifizio viene per lo piu chiuso da un turac- l1) Loc. cit. p. 16, - 185 - ciolo mucoso, e quando questo non si forma, attraverso 1' apertura fa ernia l'intestino „. II confronto fra la figura riportata dal Pierantoni, e quella fornita da me, mette in rilievo, meglio che qualunque descrizione l'a- nalogia del fenomeno, e sta a testimoniare che gia prima di lui l'osservazione negli Oligocheti era stata fatta. Idea succinta dell'organizzazione dei Leptocefali (l) per LUIGI FACCIOL'A da Messina Ricevuta il 23 gingno 19C3. fi vietata la riproduzione I Leptocefali (Leptocephalus Gron., Helmichthys Raf., TUurus KM., Hyoprorus KOU.) sono larve di Murenoidi. Embrioni molto pic- coli non capitano mai nel mare perche il primo sviluppo ha luogo a grandi profondita. Quali s' incontrano nelle acque, non inferiori ai 5 cm., prima di giungere alio stato perfetto passano per 4 fasi prin- cipal! di sviluppo. ia fase o tenioide. Corpo nastriforme, trasparente, in gran parte gelatinoso. Capo piccolo, piu corto dell'altezza del corpo eccetto nei piccoli esemplari, muso acuto, mascelle eguali, annate di denti. Dor- sale e anale brevi, presso l'estremita posteriore del corpo, sostenute da una piega cutanea verticale. Intestino lungo il margine di una piega simile che si continua con quella che porta l'anale, ano presso l'estremita caudale, tronco piu lungo della coda. Corda depressa in conformita del corpo, in tutto membranosa nei piu immaturi co- mincia a segmentarsi nei piu cresciuti. G-lobuli rossi scolorati. Es. Leptocephalus stenops del Conger vulgaris. 2* fase o intermedia. Corpo trasparente, meno assottigliato per aumento degli strati muscolari. Capo piu grosso, pressoche lungo quanto il corpo alto, muso ottuso, una delle due mascelle piu breve [}) Le ricerche originarie di A. Ko Hiker (Ban vo,i Leptocephalus und He'niic/tli/s, Zeitschrit- wiss. Zool. B. 4, Leipz. iS35. Weitere Bemerhungen iibere die Helmichthyiden. Verhandl. der pbyt sik. medic. Gesellsch. in W.urzb. B. 4. 1854) e di G. V. Carus {Veber di,' Leptocephaliden, Leipz. iS6i) sono nio'to incora:jlete e in alcuni punti inesatte. Fra l'altro non pu<> accettarsi che la co- lonoa vertebrale sia cartiloginosa e lo stomaco un largo sacco cieco, che non esistano vescica Data- toria e organi generativi. - 186 - dell'altra, tutte e due sdentate. Dorsale estesa per circa 2/3 della lunghezza del corpo. Intestino piu corto, ano un poco innanzi la meta del corpo, tronco piu breve della coda. Segmentazione della corda piu inoltrata in avanti. Al principio di questa fase il corpo cessa di crescere in lunghezza, indi si accorcia e si restringe. Es. L. Morrisii del detto Conger. 3a fase o elmintoide (Helmichthys). Corpo semifcrasparente, ful- viccio per l'avvenuta colorazione del sangue, cilindrico. Miomeri piu grossi. Sostanza gelatinosa scarsa. Capo piu allungato, piu lungo dell'altezza del corpo, mascelle sdentate o comincia la 2a dentizione. Dorsale piu avanzata, desinente nel 3° anteriore della lunghezza del corpo, a poca distanza dal capo. Piega dorsale e ventrale da verti- cali trasformate in trasversali per la nuova forma acquistata dal corpo. Intestino piu accorciato e percio anale piu lunga. Corda ci- lindrica, segmentata per tutta la sua lunghezza e presso l'estremita posteriore le vertebre non solo di forma definitiva ma pure con prin- cipio di ossiflcazione. II corpo continua ad accorcia rsi e a, restrin- gersi mentre il capo si allunga. Es. L. punctatus del detto Conger. 4a fase o semilarvale. Corpo opaco, estremita dei miomeri di un lato unite a quelle dell'altro lato sulla linea addominale. Capo piu allungato. La dorsale raggiunge in avanti il punto definitivo. Ano piu in avanti. II capo continua ad accorciarsi e a restringersi. L'animale di una fase non puo trasformarsi in quello della fase seguente che per passaggi graduati. Si aggiunga che la la fase puo comprendere piu di una forma tenioide (L. Haeckelii, Yarrellii, Ge- genbauri del Conger mystax). Da cio una grande variability nei ca- ratteri esterni, onde il Car us si avvisava che i Leptocefali non si possono distinguere specificamente. Nei Leptocefali l'accrescimento del corpo non e adeguato alio sviluppo. I Tiluri, p. es., raggiungono lunghezze considerevoli, flno a 39 cm., senza un evidente progresso nei loro organi. Questa condizione agevola lo studio anatomico e istologico delle parti in uno stato molto immaturo. Procedendo daU'esterno verso 1' interno nel corpo dei Leptocefali troviamo : 1" La cuticola, menomissima nei tenioidi, piu grossa negii elmitti. 2° L'epiderma con due strati semplici di cellule, nell'esterno piu grosse, rotonde, ovali, ecc, nei tenioidi in mutuo contatto fra esse o con scarsa sostanza intermedia, negli elmitti separate verso la superficie libera da sostanza piu abbondante, che si continua con la cuticola, alcune specializzate in cellule mucose col plasma raccolto al fondo ; nello strato interno cilindriche, col nucleo spinto verso l'estremita interna. Negli elmitti lungo i due proflli del corpo vi sono - 187 - piu di due strati di cellule. In embrioni di circa 1 cm. le cellule epidermiche presentauo una struttura tipica, il citoplasma granu- loso, un grosso nucleo con 1-2 nucleoli e il centrosoma in contatto con la membrana nucleare, circondato cla un ammasso di granuli o microsomi. 3° II derma molto piu sottile dell'epiderma, fatto di fibrille incrociate. I punti neri che ornano il corpo sono corpuscoli di tessuto connettivo appartenenti al derma, pigmentati, ramiflcati, inerti ; se il pigmento e trasportato nei prolungamenti e manca nella parte centrale della cellula i punti a occhio nudo si presen- tano come cerchietti (L. stenops); la loro disposizione sul corpo va- ria secondo le specie ed essendo costante in tutti gli esemplari di una stessa specie ha molto valore per la diagnosi. 4° La muscolare del derma, ricca di nuclei, piu grossa del derma propr. detto. 5° Una lamina di tessuto connettivo sottocutaneo omogeno o fascia super ficialis. 6° I muscoli laterali aderenti ai tegumenti, separati dalla corda da sostanza gelatinosa, divisi da quelli dell'altro lato lungo il profilo superiore e inferiore del corpo dalla piega notata. Comunemente ogni segmento o miomero e composto di 4 porzioni a zig-zag con i'angolo medio coincidente con la corda. Nei Tiluri e fatto soltanto delle due porzioni medie come \\e\Y Amphioxus. In uno stato piu an- teriore ogni segmento e rappresentato da unico tratto rettilineo e trasversale al corpo, che apparisce in corrispondenza della corda. Negli esemplari piu sviluppati di L. taenia i miomeri della parte di mezzo del tronco ovvero i piu larghi misurano lmm,5 nei senso della lunghezza del corpo, nei successive L. diaphanus sono di meta piu stretti. Primitivamente ogni segmento e formato di un solo strato di fibre. Nei piccoli dei L. stenops ed Haeckelii queste for- mano soltanto 2-3 strati di fasci primitivi, nei L. punctatus circa 8 strati. Nei L. Yarrellii questi fasci sono grossi 0mm,028. Nei tenioidi le fibre di un segmento sono in rapporto con quelle dei due segmenti adiacenti per semplice contatto, negli elmitti tra un seg- mento e l'altro vi e un sottilissimo ligamento inter muscolare, dipendente dalla fascia superficiale e profonda, il quale porge attacco alle fibre di due segmenti. In questo caso i segmenti muscolari si dicono me- glio miocommi. II numero di questi segmenti varia secondo le specie, ma corrisponde esattamente a quello delle future vertebre ed e gia stabilito fin dai primordii della fase tenioide. 6° Una membrana di connettivo o fascia profonda. 7° II sacco della sostanza gelatinosa pure di connettivo omogeneo. 8° II tessuto gelatinoso formato da una parte amorfa e da fili trasparenti che si attaccano alia corda e sono i prolungamenti delle cellule mucose preesistenti. Nei Tiluri queste - 188 - cellule tuttavia abbondano. 9° La corda nel mezzo della sostanza gelatinosa, prolungata in avanti in uno stilo iprostilo) cbe si con- giunge col basisfenoide e termina in dietro a foggia di calamo scrip- torio (urostilo, Huxley) in rapporto con 1' ipurale, costituita di due guaine, di cui l'esterna di connettivo e 1' interna o membrana pro- pria senza struttura, e della sostanza fatta di cellule vescicolari che nei tenioidi si trovano spesso in via di divisione. Questa so- stanza forma l'asse comune agli involucri concentrici del corpo, di cui soltanto il muscolare rimane aperto sulla linea dorsale e ven- trale. Nei Tiluri la maggiore altezza della corda e di lmm,3. La sua guaina esterna si continua in alto per chiudere la midolla spi- nale, in basso l'arteria e la vena che scorrono sotto la stessa corda, sui lati porta una serie di pieyhe trascersali che sembrano a oc- chio nudo tante linee di segmentazione, piu numerose der miomeri. Tale e lo stato della corda nei piccoli della la fase. Nei tenioidi piu cresciuti (L. Haeckelii, taenia) in coincidenza con le dette pie- ghe si trova una serie di maglie che sono vegetazioni interne della membrana propria. Nel successivo sviluppo i singoli giri confluiscono per produzione di nuovi tramezzi che ha luogo anche nel senso trasversale della corda. Ne risulta inline una massa di reticolo che riempie la corda lasciando un canale centrale e nelle cui maglie vengono comprese le cellule della sostanza di quest'organo, le quali infme perdono il nucleo e fanno corpo coi tramezzi. Nel L. breviro- stris il contenuto delle cellule si solidifica, puo essere scalzato con un ago dalle maglie del reticolo senza la membrana e mostra ancora 1-2 nuclei con 1-3 nucleoli rifrangenti. In modo analogo dalla guaina esterna della corda si sviluppa un sistema reticolato a ma- glie piu grandi — Sopra la corda scorre la midolla spinale, piu stretta. L'una e l'altra nei piccoli embrioni terminano precisamente alio stesso punto, presso l'estremita della membrana caudale come neW'Amphioxus. In tutti i piccoli tenioidi (p. es. piccoli di stenops) la midolla va piu in dietro della corda e giunge al margine poste- riore della placca cartilaginosa, gia presente, della coda. Nell'ulteriore sviluppo larva le la sua estremita posteriore puo accorciarsi tanto che lasci in dietro l'estremita corrispondente della corda. Nei Lepto- cefali del Conger mystax e 6e\VA?iyuiUa quest'accorciamento della midolla non succede e la sua estremita anche negl' individui com- pletamente trasformati e adulti rimane in direzione del bordo po- steriore deH'ipurale. La porzione superiore o midollare della guaina esterna della corda, dapprima semplice, si sdoppia in seguito in due foglietti, di cui 1' interne costituisce la meninge spinale e 1'esterno - 189 - e destinato a trasformarsi in arco neurale osseo. Su quest' ultimo foglietto spesso vi sono cellule pigmentate e ramificate. Nei piccoli Tiluri il tratto terminale della midolla si trova ancora formate di due cordoni ciascuno con un canale proprio e anche nei piu lunghi questa porzione manca di radici spinali. In uno stato molto imma- turo dei Leptocefali e presso l'estremita posteriore dei Tiluri la parte nervosa della midolla e rappresentata dalla sola sostanza gri- gia intorno al canale centrale. Nei Leptocefali di ordinaria grandezza questa sostanza sopra sezioni trasversali della midolla ha figura di triangolo la cui base e rivolta verso la corda e l'apice giunge fino al solco mediano superiore, ma verso questa regione e piuttosto dif- fusa. In parte e forma ta da cellule nervose poliedriche, gigantesche nei Tiluri, in parte da corpuscoli allungati di tessuto connettivo. Le fibre della sostanza bianca hanno intorno ai 0mm,0014 nei dia- metro tras verso, alcune pero sono notevolmente piu grosse. Le ra- dici dorsali e ventrali dei nervi spinali si uniscono sui lati della corda, in alto, immediatamente dopo il rigonfiamento ganglionar e globuloso, nei Tiluri fusiforme, della radice dorsale. Nei Tiluri que sta e molto esile in confronto alia ventrale come ueWAmphioxus. II nervo spinale che ne deriva si divide pure sui lati della corda in due branche, una diretta in alto e l'altra in basso, destinate alle due meta del corpo. Nei Tiluri e rimarchevole la presenza eccezionale di grosse cellule ganglionari nei punto di biforcazione del nervo spinale — All' estremita caudale del corpo si trova Yipurale (Hux- ley) composto di pezzi cartilaginosi che sono interspinosi modifi- cati. Questi pezzi in avanti sono in connessione con 1' estremita della corda, in dietro sostengono i raggi caudali piu o meno artico- lati, presenti in tuttii Leptocefali tenioidi, assenti negli elmitti degli Ophichtlujs. Ad essi fanno seguito in avanti gl' interspinosi normal i {interneurali ed interemali) cartilaginosi, occupando un tratto di lun- ghezza del corpo variabile secondo il grado di sviluppo raggiunto dal- Tanimale. La loro estremita interna rimane libera nella sostanza gelatinosa senza rapporto con le neuro ed ematospine tuttora assenti. L'estremita opposta articola coi raggi dorsali e anali che si svilup- pano pari passo coi detti processi, ma i raggi dorsali terminano sem- pre piu in avanti degli anali. I raggi pinneali embrionali di cui parlo sono semplici, fitti molto piu numerosi dei raggi definitive Nei piu imraaturi Leptocefali si vede che sono continuazione dei fili della so- stanza gelatinosa e quindi produzioni del mesoderma. I raggi defini- tivi si formano da fasci di raggi embrionali. — Lo scheletro assile nei piu allungati della la fase comincia a manifestarsi sull' estremita - 190 - posteriore della corda con la formazione di processi cartilaginosi, come verghe, sulla sua meta dorsale, diretti in alto ai lati del mi- dollo fipinale. Dopo che alcuni di questi processi sono abbozzat] altri simili appariscono sulla meta opposta della corda, diretti in basso ai lati dei due vasi sanguigni. Io li chiamai apofisi primitive, neurali ed email. A questo punto comincia il differenziamento della sua membrana propria con la produzione di placche dorsali, piu dure, in corrispondenza delle apofisi primitive. Sul margine opposto della corda succedono le placche ventrali. Una placca dorsale e una placca ventrale opposta si congiungono sui lati esterni della corda per costituire il corpo vertebrate primitive- o protovertebra senza struttura istologica. Questo differenziamento s'inizia pure dall'e- stremita posteriore e si ripete verso il capo. Dalle apofisi primi- tive si devono distinguere le lamine neurali ed email che si ma- nifestano dopo la formazione dei corpi vertebrali primitivi e come quelle derivano dalla guaina esterna della corda. Esse si svilup- pano ai lati delle apofisi primitive con cui si compenetrano e cre- scendo le une in alto e le altre in basso e congiungendosi con quelle del lato opposto formano un anello chiuso o arco vertebrate. Ma le lamine si estendono anche sui lati esterni della corda in modo che due opposte si raggiungano e saldanclosi col corpo verte- brale primitivo che sta piu all' interno formano la vertebra. Alia produzione di questo corpo concorrono dunque le due guaine della corda (strata scheletrogeno). Le porzioni molli (corda inter vertebrate) comprese tra le porzioni dure (sclerotomi), sono da principio piu lun- ghe di queste, in seguito si riducono sempre piu, si per l'accorcia- mento che subiscono nella 2a e 3a fase come per l'estensione che i corpi vertebrali guadagnano in lunghezza. Si vede intanto che la segmentazione della corda non solo e posteriore ma pure subordi- nata alia produzione dei miomeri. La capsula craniana e indipen- dente dalla corda, fatta di cartilagine embrionale tranne la volta (regione dei parietali) che e di tessuto connettivo omogeneo e forma una fontanella. Questa pero non e un avanzo della capsula mem- branosa primitiva, bensi una trasformazione della cartilagine ivi preesistente. Essa persiste negli elmitti e si ossifica tardi. La detta capsula forma un tutto continuo e si prolunga in avanti in un ro- stro conoideo pieno. Presenta sui lati la cavitd auditiva piccola e non sporgente all'esterno, contenente le due otoliti, la cavitd orbita- ria e la cavitd nasale separate da un setto cartilaginoso corrispon- dente al frontale anteriore. — Attraverso la capsula si vedono i lobi olfdttivi, cerebrali e ottici. Dietro i lobi ottici vi e il cervelletto co- - 191 - municante col 4° ventricolo, dietro il cervelletto vi sono i lobi po- steriori menomissimi e la midolla allungata che ha 1' aspetto di un lobo encefalico, relativamente piu sviluppata negli embrioni piu ira- maturi dei comuni Leptocefali. Sotto i lobi ottici sono i lobi infe- riori. I lobi olfattivi e cerebrali sono pieni, i lobi ottici, il cervel- letto e i lobi inferiori cavi. I lobi olfattivi sono uniti ai lobi cere- brali da una commessura di sostanza grigia. Lo strato corticale dei lobi olfattivi, cerebrali e ottici e formato da sola sostanza bianca. Nei lobi ottici la sostanza grigia e condensata intorno alia loro ca- vita comune o 3° ventricolo. E abbondante nel cervelletto. Le cel- lule di questa sostanza sono poliedriche. Fra gli emisferi e i lobi ottici vi e la glandula pineale, avanti i lobi inferiori vi e 1' infun- dibulo, a cui e sospesa la glandola pituitaria. Fra la midolla allun- gata e i lobi inferiori vi e il sacco vascolare. Glandola pineale, pituitaria e sacco vascolare sono ricchissimi di capillar] sanguigni e contengono utricoli chiusi, rotondi, ovali, ansiformi, formati da una membrana omogenea aU'esterno e da grosse cellule cilindriche nell'interno, aventi 0ram,0168 di lunghezza e 0m,n,0070 nel diametro trasverso. Nella midolla allungata la sostanza grigia e intorno alia sua cavita (seno romboiclale o 4° ventricolo) che si continua col canale centrale della midolla spinale ed e tappezzata come questo da cel- lule cilindriche. II globo ocular e, coperto dal comune tegumento, nei L. taenia, brevirostris, ecc, e rotondo, nei Leptocefali del C. vulgaris e mystax (L. stenops, Haeckelii, Yarrellii) e allungato e ristretto a punta inferiormente. La membrana esterna o sclerotica e sostenuta da due sottili lamine cartilaginose. La media o coroide si compone di una lamina esterna o membrana argentea straordinariamente svi- luppata, fatta di fibre rettilinee stipate aventi 0mra,0014: nel diame- tro trasverso, e di una lamina interna od uvea con uno strato esterno di cellule esagonali pigmentate e uno interno di granuli pig- mentarii. La membrana interna o retina ha uno strato esterno di bastonetti {membrana di Jacob) in forma di prismi esagonali a cui succedono 3 strati granulari e lo strato delle cellule sensitive con un solo grosso nucleo. II corpo vitreo ha uno stroma reticolato i cui fcramezzi sono grossi e resistenti, le maglie piccole e rotonde, piu serrate e allungate in prossimita del cristallino. Questa lente e fatta di una capsula omogenea e di fibre non dentellate. La cartilagine basilare si continua con la capsula craniana. Essa e percorsa sulla faccia inferiore da tre prolungamenti, il prostilo della corda, il ba- sisfenoide e il vomer e, connessi insieme, il primo membranoso e gli altri due piu o meno fibrosi nei piu immaturi Leptocefali della la - 192 - fuse, piu o raeno ossificate negli elmitti. II basisfenoide e il vomere sono produzioni del pericondrio della stessa cartilagine. — La mascella superiore appartiene alia capsula e rappresenta un arco craniano. Essa infatti si sviluppa dal pericondrio del rostro e si trova semios- sificata (osteoide). I suoi denti sono acuti, in due serie semplici da ciascun lato, una dietro l'altra, un paio piu grossi suH'estremita, un altro paio piu in alto (denti etmoidali). Manca un pezzo distinto co- me intermascellare. Lo scheletro viscerale del capo si compone di una serie di archi piu o meno cartilaginosi provvisti ciascuno di ap- pendici. La mandibola e formata all'esterno di uno strata vitreo os- teoide e della cartilagine di Meckel all'interno, armata di un paio di denti suH'estremita e di una serie semplice sui lati cue sono come quelli della mascella superiore produzioni del pericondrio, articolata con una grande lamina cartilaginosa (sospensorio mandibolare) che e disposta ai lati della capsula e rappresenta la serie delle ossa timpa- niche. Con questa forma il 1° arco o mandibolare o timpanico. Questa articolazione nei piccoli tenioidi succede senza 1'intermediario di un pezzo corrispondente all'articolare, che si'separa in seguito. II palatino e la stessa mandibola sono due branche di biforcazioue della grande lamina timpanica. Questa e attaccata al cranio dal muscolo temporale, allargato in alto (1 l/2 mm. nel L. Morrisii), ri- stretto in basso, dove s'inserisce sul bordo superiore della mandi- bola dietro i denti. II 2° arco od joideo e costituito dalle due lamine del corpo deU'joide, semplici nei tenioidi, piu o meno divise in 4 pezzi negli elmitti. Alia coda cleU'joide od uroiale, fibroso nei primi, osteoide nei secondi, si attacca validamente il 1° segmento dei muscoli laterali. La copula di quest'arco e il glossoiale ed e sospeso alia lamina timpanica per mezzo di un piccolo stiloiale. Le sue appendici sono i raggi branchiosteghi , derivati dal peri- condrio. II 3°, 4°, 5°, 6° arco o archi branchiali, formati ognuno di piu pezzi, sono sospesi alia base del cranio da muscoli, si uni- scono inferiormente a una serie di pezzi cartilaginosi impari [sin- branchiali), portano una serie di appendici cartilaginose {endobran- chiali) che sostengono le lamelle branchiali. Queste hanno un epi- telio cilindrico corto e contengono un ramo afferente o arterioso con sangue venoso e un ramo efferente o venoso con sangue arterioso. Manca la branchia accessoria come nei Murenoidi adulti. Al di sotto del lu e 2° basibranchiale vi e l&glandola tiroide con follicoli chiusi, formati di una membrana omogenea e di un rivestimento di cellule prismatiche brevi, circondati da cormettivo fibrillare, nei tenioidi di- sposti piuttosto in istrato, negli elmitti riuniti in un corpo piu com- - 193 - patto. Nel L. Yarrellii se ne contano circa 25, nel diaphanus una quindicina, nel Tilurus una diecina e sono piu piccole. II 7° arco e fatto di un solo pezzo, il faringeo inferiore, nei comuni Leptocefali non porta branchie, ma primitivamente funziona da arco respiratorio come i 4 precedents Sono presenti i 4 pezzi opercolari, piu o meno membranosi nei tenioidi, membraniformi ma osteoidi negli elmitti. L'arco omerale non e sospeso al cranio, e ossificato negli elmitti, anch' esso provvisto di appendici che sono i raggi pettorali. Questi raggi esistono in tutti i Leptocefali in un certo peiiodo dello svi- luppo, ma se l'adulto della specie va privo di pinne pettorali {Net- tastoma, Muraena) si atrofizzano e si distruggono piu o meno presto. Manca l'arco pelvico. — II cuore si compone di un atrio, di un ven- tricolo ovale e del bulbo aortico. L'atrio e il ventricolo hanno fibre mil- scolari striate, ramificate e anastomizzate che si attaccano alia faccia interna del pericardio viscerale e formano un sistema di trabecole che rendono spugnose le loro cavita. L' orificio atrio-ventricolare e sprovvisto di valvole, semplicemente limitato da fibre muscolari anulari, striate, a guisa di sfintere, che lo chiudono contraendosi. Le pareti del bulbo arterioso sono fatte di fibre muscolari liscie, bianche, elastiche, ma non contrattili. — I visceri addominali, molto distanti dal fascio assile (midolla spinale, corda e vasi) nei tenioidi, sono ripartiti in due listerelle longitudinali, divise in corrispondenza della gola, unite nel resto della lunghezza. La sinistra si compone del tubo digestivo, del fegato, del tronco efferente della vena porta e di altri vasi, la destra di una grossa vena e di tubi urinarii e ge- nitali che scorrono, i primi lungo la sua parete superiore, distanti T uno dall'altro, e i secondi lungo i suoi margini. Questa listarella di destra nei tenioidi termina innanzi il mezzo della lunghezza to- tale dell'intestino, negli elmitti la sua estremita si trova in corri- spondenza dell'ano per l'accorciamento subito dall'intestino insieme al canale addominale, ma i reni per raggiungere questo punto si sono un poco allungati. Alle due listerelle e interposto il pancreas molto sviluppato. II canale intestinale nel corso della sua lunghezza offre un rigonfiamento o bulbo che ricorda quello di alcuni Vermi (Mer- mis), da cui prende origine lo stomaco nella fase semilarvale. Nella sua porzione anteriore o intestine boccale la muscolare e fatta di un solo strato di fibre circolari piu o meno striate, soltanto nei Tiluri di due strati di fibre circolari liscie, e la mucosa ha uno strato semplice di cellule cilindriche. Questa porzione nel L. Yarrellii ha un diametro trasverso di poco piu di 0mm,3. Nella porzione retro- bulbar o intestino propr. detto (intestino medio e terminate) la - 194 - muscolare e fatta cli fibro-cellule trasversali pallide e l'epitelio della mucosa risulta di due strati di cellule, di cui le esterne piu grosse, piu o meno rotondate, del diametro di 0ram,0070 o intorno, con 1-3 nuclei, una cuticola canalicolata alia superficie libera, al- cune caliciformi con un grosso nucleo e con parecchi nucleoli, ana- logue alle cellule mucose dello strato epidermico, esterno ; le cellule dello strato interno cilindriche, nel L. Yarrellii larghe 0mm,0032 e lunghe il doppio, nei Tiluri in forma di tubi cosi lunghi (0mm,0315) da restringere notevolmente il lume dell'intestino. Questa seconcla porzione del canale digerente e piu larga e nei tenioidi molto piu lunga della precedente, nei Tiluri, p. es., e lunghissima, piu di 20 cm., incli si accorcia tanto cue divenga piu breve dell'altra. Nel L. Yarrellii e larga 72 nim., nei Tiluri 1 mm. In corrispondenza del bulbo vi sono 1-2 ciechi destinati a scomparire, la loro cavita e tappezzata da epitelio cilindrico e sono sprovvisti di fibre muscolari. Col bulbo nei Leptocefali dei Conger e in rapporto un organo tubu- loso, configurato ad Y, costituito da un denso involucro peritoneale, dal connettivo sottomucoso molto sviluppato e dalla mucosa con epi- telio cilindrico. Nel L. Yarrellii e lungo 2 i/2 mm., nel successivo Kol- likeri 3 mm. II suo corno anteriore destro porta due pacchetti ovoi- dali di capillari sanguigni e comunica col bulbo per un orifizio provvisto di valvola. Questo tratto di comunicazione e il condotto pneumatico. Nell' ulteriore sviluppo dell' animale la sierosa dell' organo si sma- glia e si dilata, i tessuti sottostanti per seguirla si assottigliano e si forma cosi la vescica natatoria. II corno destro si trasforma nei carpi rossi. In embrioni di 1 cm. manca ogni vestigio di bulbo pi- lorico, di cieco, dell'organo tricorne ora detto e l'intestino e uni- forme in tutto il suo corso con uno strato semplice di epitelio cilin- drico. II fegato bandelliforme termina al bulbo pilorico, i suoi mar- gini -sono piu o meno piegati in alto per abbracciare il tubo dige- rente. Nel L. stenops e lungo 17 mm., largo 1 mm., e le sue cellule hanno il diametro di 0"lin,0126. I suoi lobuli si compongono di 5-10 cellule e nei Tiluri sono piii o meno allungati. E bianco opaco, al microscopio si vede gialliccio. In piccoli embrioni e un sacco ovoi- dale attaccato all'intestino come nelYAmphioxus, e le sue cellule non sono ancora poliedriche e non formano lobuli. La cistifellea e relativamente enorme, incastrata nel fegato, presso l'estremita po- steriore di quest'organo, dove Moreau ed io la prendemmo per ve- scica natatoria. E vero pero che nel L. longirostris la vescica nata- toria e dentro il fegato. Nel L. Yarrellii e lunga 3 V2 mm- La bile e incolora. La milza e discoidale, attaccata all'origine dell'mtestino - 195 - propr. detto, a sinistra, nel L. Bibroni il suo maggior diametro e di 0mm,395, le sue cellule sono grosse, del diametro di 0ram,0126, con 1-4 nuclei, lo stroma e le trabecole della polpa sono sparuti. II pancreas comincia dietro l'estremita anteriore del fegato e termina piu indietro di questa glandola, e nastriforme, di aspetto omogeneo, non lobulato nei tenioidi, al microscopio apparisce grigiastro e in certi punti e sottile come la sezione istologica di un organo, con gli acini globulosi, serrati, aventi nel L. Yarrellii il diametro di 0,mm026, le cellule subrotonde, della grandezza di 0mm,0084 a 0mm,0098, piu piccole delle cellule epatiche, e il connettivo scarsissimo. I reni per la massima parte del loro corso sono due tubi semplici e rettilinei, il cui diametro trasversale nei comuni tenioidi varia da 0mm,0422 a 0mm,063, nell'ultimo tratto, che e disposto al disopra dell'intestino propr. detto, si piegano in anse trasversali e si uniscono in un corpo claviforme che va un poco oltre l'organo tricorne suddetto. Nei Ti- luri in quest'ultimo tratto invece di formare anse trasversali sono aggomitolati. Si compongono di una tunica propria anista e di un epitelio cilindrico i cui elementi misurano 0mm,0158 in lunghezza. I glomeruli di Malpighi sono pochi, tappezzati da epitelio cilindrico. Nei tenioidi gli ureteri, due sottilissimi tubi che decorrono lungo la parete superiore delFintestino propr. detto, sono piu lunghi degli stessi reni che terminano nella meta anteriore del canale addominale, negli elmitti sono quasi del tutto annullati perche l'ano in seguito all'accorciamento dell'intestino si trova spostato in avanti flno al- l'estremita dei reni. Le glandole genitali, credute assenti da Kolliker, sono pure due tubi longitudinali, formati da una membrana propria senza struttura e un epitelio di cellule rotonde, cubiche, ecc, tra cui alcune molto piu voluminose. — II sistema dei vasi sanguiferi e molto sviluppato. L' 'aorta principale gia dalla sua origine invia rami import an ti ai visceri addominali. Correndo sotto la corda (aorta ad- dominale e caudate) oltre ai rami destinati ai lati del corpo e alia sostanza gelatinosa manda in alto da ciascun lato a regolari distanze una serie di rami che si distribuiscono alia corda e alia midolla spi- nale. I vasi di ritorno di questi due organi costituiscono uno spe- ciale sistema venoso rappresentato da una serie di archi da ciascun lato della midolla spinale presso il suo margine superiore. Ogni due di questi archi confluiscono in un tronco che scende sui lati della corda e si getta nella vena sottostante a quest' organo. I rami venosi dei lati del corpo si gettano a preferenza nella grande vena notata nell'addome. Questa nell'animale trasformato si trova addossata alia - 196 - rachide e costituisce la cardinale posteriore destra, l'altra piu lunga che decorre sotto la corda e la cardinale posteriore sinistra. Lo sviluppo dei raggi dorsali e anali, degli interspinosi, dei mu- scoli laterali, la complicazione e il differenziamento della corda, 1' ac- corciamento e 1' arrotondamento del corpo cominciano dall'estremita posteriore e procedono verso il capo. Nei comuni Leptocefali lo sche- lefcro e in parte gelatinoso, in parte membranoso e in parte cartilagi- noso, osteoide ed osseo. II tessuto gelatinoso non e suscettibile di ulteriori trasformazioni e viene completamente assorbito. Alio sche- letro membranoso spettano l'astuccio della corda e la sua guaina esterna. I corpi vertebrali primitivi che ne derivano si ossificano senza essere preceduti da cartilagine e molto tardi. Lo scheletro car- tilaginoso e piu semplice nei tenioidi, negli elmitti si complica per segmentazione di pezzi maggiori in pezzi minori disuguali. La grande lamina timpanica, p. es., nei tenioidi e un solo pezzo, negli elmitti divisa da una linea sigmoidea di articolazione in due pezzi, di cui 1' inferiore corrisponde &\Yipotimpanico. Nei punto dove la cartilagine si deve scindere aumenta il numero delle cellule e scema la sostanza fondamentale. II pericondrio non prende parte alia scissione che e percio soltanto encondrale. L'ossificazione comincia negli elmitti, si avanza nei semilarvali, ma non e completa nei piccoli con aspetto definitive Questo processo nella cartilagine s'inizia sempre dal pe- ricondrio. Le cellule del tessuto osteogeno prima di trasformarsi ne- gli ordinarii corpuscoli ossei hanno numerosi prolungamenti radianti dal centro e caratterizzano il tessuto osteoide, che nei Leptocefali forma la mascella superiore, lo strato esterno della mandibola e al- tri pezzi in cui pero la sostanza fondamentale e gia indurita in sottili lamelle. Ma veri corpuscoli ossei possono gia trovarsi negli elmitti nei prostilo della corda, nei vomere, nei basisfenoide, nell" o- percolo, ecc. La capsula craniana si ossifica piu tardi. Tale e in breve 1' organizzazione dei Leptocefali. La loro esi- stenza in vita libera in uno stato molto immaturo (piccoli tenioidi) dipende dalla quantita del tuorlo nutritive, che e insufficiente al completo sviluppo. Nell'uovo il processo nutritivo va pari passo col processo evolutivo. Divenuti liberi e provvisti di un perfetto sistema dentario s'ipernutriscono e crescono sproporzionatamente alio svi- luppo. Cascati i denti cessano di alimentarsi dal mondo esterno per tutto il periodo della metamorfosi e vivono a proprie spese consu- mando lo scheletro gelatinoso e la sostanza fondamentale dei tessuti. Percio vediamo che questa sostanza nella cartilagine dei tenioidi supera le cellule e negli elmintoidi, al contrario, e piu scarsa di que- - 197 - sti elementi. Cos! avviene che impiccioliscono in progresso di eta e ehe gli elmintoidi sono piu corti e piu stretti dei tenioidi che li precedono. II Conger balearicus quando assume l'aspetto definitive e giunto ad accorciarsi 4/s di quelle che era alio stato di L. taenia. Avanti che abbia luogo la formazione dell'ipurale e dei raggi pin- neali corrispondenti l'estremita membranosa della coda somigiia per- fettamente a quella dell'organo natatorio delle Appendicularie nella forma e nella struttura. In quella condizione dei Leptocefali come nelle Appendicularie la detta membrana si continua sul resto della coda con una piega cutanea in alto e in basso. La corda piu o meno complicata dei comuni Leptocefali primitivamente e molto semplice, fatta di un astuccio omogeneo e di un contenuto cellulare. In que- sto stato concorda perfettamente con l'asse solido (urocorda) che scorre nell'organo natatorio delle Appendicularie e come in queste arriva presso l'estremita della membrana caudale. Un'altra somi- glianza si osserva nei muscoli laterali. Nelle Appendicularie questi sono divisi in miotomi, disposti a destra e a sinistra della corda e ognuno e formato di due porzioni, una superiore e una inferiore, come nelle piu immature larve dei Murenoidi. Inflne non si pub di- sconoscere una concordanza di questi due tipi d'animali nel sistema nervoso. II nervo caudale laterale delle Appendicularie, primitiva- mente dorsale, che si continua col ganglio cerebrale ed e provvisto nel suo corso di gangli da cui emanano nervi secondarii, ricorda il midollo spinale dei Leptocefali con la sua metameria ganglionare. Nei Leptocefali la corda, il tubo nervoso dorsale e il tubo intesti- nale cadono sopra una stessa sezione trasversale del corpo. Cio non si ottiene nelle Appendicularie in cui quest' ultimo tubo non penetra nell'organo caudiforme. Tuttavia questa dififerenza ha poco valore e non pub infirmare i rapporti di parentela ammessi tra i Vermi e i Vertebrati. Infatti se consideriamo che nei Leptocefali gli organi della respirazione, gran parte della massa nervosa centrale e il prin- cipio dell' intestino sono contenuti nel capo, che l'organo centrale della circolazione e collocato sotto la stessa estremita, presso la quale prendono anche origine le glandole genitali e urinarie, siamo portati ad ammettere che il tipo dei Vertebrati sia derivato da una forma inferiore in cui gli organi piu essenziali si trovavano riuniti in una massa comune dalla quale si e sviluppato un prolungamento che probabilmente aveva dapprima il semplice ufficio di un organo di locomozione, quale si trova nelle Appendicularie e nelle larve delle Ascidie, e nel quale quasi tutti gli organi racchiusi nella massa primitiva del corpo si sono continuati sotto forma di tubi - 198 - (nervoso, intestinale, vascolari, renali e genitali). Secondo questo modo di vedere tutta la porzione retrocefalica del corpo dei Lep- tocefali e paragonabile all' organo natatorio delle Appendicularie. ISTITUTO ANATOMICO DI FERRARA. Contributo alio studio della origine filogenetica delle ghiandole del Brunner Nota del Prof. LUIGI GIANNELLI. Kicevuta il 8 ]u«lio i903. fi vietata la riproduzione. E noto che le ghiandole del Brunner appartengono esclusiva- mente ai Mammiferi, e le ricerche praticate flno ad ora negli altri vertebrati niente di sicuro ci dicono sul luogo e sul tnodo con cui esse possono sorgere. Nessuno in questi ha rinvenuto formazioni che rappresentino realmente quelle ghiandole. II Leydig, negandole, come il Middeldorpf, nei bassi verte- brati, riconosce pero nelle chimere, razze e squali una formazione ghiandolare analoga situata aU'estremita opposta dell' intestino, e che e la ghiandola digitiforme. Ma basta pensare alia sua situazione, e basta leggere la descrizione che di essa ci da il Leydig per con- vincersi che nulla ha che fare questa ghiandola con le ghiandole del Brunner. L'analogia il Leydig la basa sull'aspetto del liquido di secrezione, molto simile a quello del liquido stomacale, e sull'allon- tanamento dei tubi secernenti dalla parete intestinale. Oltre il Middeldorpf ed il Leydig, delle formazioni rappre- sentanti nei vertebrati inferiori le ghiandole del Brunner dei Mam- miferi si sono occupati altri ricercatori. Per i Pesci l'Oppel ci dice che in essi in generale nulla ha trovato che potesse accennare al primo inizio di quelle ghiandole, e riguardo ai Kettili egli nota que- sta bizzarra condizione rinvenuta in Testudo graeca, che cioe le ul- timo ghiandole piloriche si dilatano nei fondo divenendo sferiche, ed hanno un epitelio molto piu basso; non osa pero l'Oppell far valere — 199 — questa speciale apparenza per la storia dell' origine delle ghiandole del Brunner, giacche quelle speciali ghiandole piloriche in Testudo giammai passano la muscularis mucosae. Risultati pure negativi fu- rono ottenuti per gli Anfibi da Oppel e Pestalozzi, e per gli Uc- celli da Oppel, Basslinger e Cloetta. Ho voluto anch' io ripetere questa ricerca, e sono stato piu for- tunato dei miei predecessori, giacche negli Anfibi anuri (Rana escu- lenta, Bufo vulgaris) ho trovato realmente delle formazioni, le quali senza dubbio rappresentano il primo stadio dello sviluppo filogene- tico delle ghiandole del Brunner. In Rana esculenta le ghiandole piloriche vanno a mano modifi- candosi coH'avvicinarsi all' intestino, tanto che il breve tratto della regione pilorica, che precede V intestino, si differenzia per i carat- teri della mucosa, e segnatamente delle sue ghiandole, dal resto della regione stessa. Gia questo fatto non era passato in parte inos- servato a Langley, il quale aveva notato che " die nahe dem Darm gelegenen Driisen sind unregelmassig in irher Form, und werden mehr und mehr einfache Einsenkungen des Oberflachene- pithels „. E percio che credo debbasi nella zona pilorica dello sto- maco di Rana esculenta distinguere questa porzione differenziata dalla porzione pilorica propriamente delta. La mucosa della porzione pilorica propriamente detta nella Rana e poco spessa, ed e provveduta di una muscidaris mucosae resultante di due strati di nbrocellule muscolari, l'uno interne circolare, esilissimo, e l'altro esterno longitudinale abbastanza sviluppato. Nello spessore del corion della mucosa sono annidate delle corte ghiandole tubu- lari, rivestite da cellule apparentemente mucose, le quali sboccano nei fondi delle fossette gastriche. Queste a lor volta sono rive- stite dallo stesso epitelio, che tappezza la superficie della mucosa stomacale, e che resulta di elementi cellulari cilindro-conici, in cui e bon distinguibile un segmento distale foggiato a calice e conte- nente muco, ed uno prossimale, assottigliato, formato da citoplasma non differenziato, in cui risiede il nucleo. Se veniamo alia porzione differenziata della zona pilorica osser- vasi anzitutto che aumenta lo spessore della mucosa per l'accresci- mento in lunghezza delle ghiandole contenutevi, e cio appare eviden- tissimo nelle sezioni longitudinali comprendenti la zona pilorica e 1' inizio dell' intestino; ma all' accrescimento della mucosa non e proporzionale l'accrescimento della sua muscidaris, la quale al con- trario subisce una riduzione, scomparendo del tutto le fibrocellule circolari e diminuendo in numero le longitudinali. Pero questa mu- - 200 - scularis la vediamo passare dallo stomaco nell' intestino, dove va gradatamente perdendosi. L'epitelio di rivestimento della mucosa di questa porzione differenziata e identico a quello del resto della zona pilorica, ed al solito di tratto in tratto s' infossa nel sottostante corion onde costituire le fossette gasiriche. Ma qui le fossette non rice- vono piu le corte ghiandole piloriche dianzi descritte, ma invece a ciascuna di esse fanno capo uno, due ed anche tre tubuli lunghi e molto slargati, segnatamente alia loro estremita cieca, e talora bi- forcantisi, tappezzati da uno strato di cellule epiteliali cilindriche molto basse tanto che in alcuni tubuli, ed in special modo nei piu slargati, assumono forma cubica. Queste cellule, almeno nei prepa- rati ottenuti con i metodi comuni di ricerca istologica, dei quali mi sono valso per la presente nota, non sembrano avere carattere secretorio, ma sembrano formate di puro protoplasma apparente- mente omogeneo, Si trova intercalata in mezzo ad esse qualche cellula mucosa caliciiorme. Tutti i descritti tubi con le loro estremita cieche avvicinano la muscular is mucosae, mataluni, maggiormente sviluppati in lunghezza, o respingono infuori a dito di guanto la muscularis stessa, oppure l'attraversano presentandosi allora in parte annidati nella sottomu- cosa. Anzi debbo aggiungere che questa tendenza ad attraversare la muscolaris mucosae e piu accentuata in quei tubi, che trovansi proprio nel limite tra stomaco ed intestino. In una delle diverse rane sottoposte ad esame ho potuto rin- venire queste speciali formazioni tubulari, giacenti con le loro estre- mita cieche nella sottomucosa, anche all' inizio dell' intestino, im- mediatamente dietro lo sfintere pilorico. Esse sboccano nei fondi tra le pliche della mucosa, e per la loro struttura e conform azione sono identiche a quelle descritte. Quindi nella Rana esculenta le ghiandole della zona pilorica dello stomaco vengono in prossimita dell'intestino sostituite da formazioni tubulari che hanno perduto del tutto i caratteri delle ghiandole piloriche, e delle quali talune con i loro fondi ciechi traversano la muscularis mucosae ponendosi nella sottomucosa. Simili formazioni possono ritrovarsi anche all'inizio deH'intestino. In Bufo vulgaris, come in Rana esculenta, ci e dato pure di- stinguere nella zona pilorica dello stomaco una porzione differen- ziata in prossimita dell'intestino, nella quale, anziche le pure ghian- dole piloriche a forma di corti tubi, notansi invece far capo alle - 201 - fossette gastriche delle formazioni tubulari identiche a quelle de- scritte nella Rana, con la differenza che l'epitelio, il quale e desti- nato a rivestirle, contiene in maggior quantita delle cellule mucose. Talune di queste formazioni, segnatamente di quelle che sono pros- sime al punto di passaggio dello stomaco nell'intestino, attraversano la muscularis mucosae per annidarsi nella sottomucosa. Vi e pero da osservare che, mentre nella Rana in tutta quanta la porzione differenziata della zona pilorica l'epitelio di rivestimento e della superflcie libera della mucosa e delle fossette gastriche e identico all'epitelio di rivestimento del resto della superflcie libera dello stomaco, in Bufo cio non avviene, giacche laddove alcune di quelle formazioni tubulari attraversano la muscularis mucosae, vale a dire nella parte limitrofa al passaggio dello stomaco nell'intestino, l'epitelio di rivestimento di quella porzione ha assunto i caratteri dell'epitelio di rivestimento intestinale, mostrandosi formato da uno strato di cellule cilindro-coniche, protoplasmatiche, in mezzo alle quali sono sparse delle cellule mucose, caliciformi. Alcuni tubi assai ampi e talora biforcati, con lo stesso rivesti- mento epiteliale di quelli descritti, e giacenti con le loro estremita cieche nella sottomucosa, ritrovansi anche in Bufo vulgaris nella porzione iniziale dell'intestino che segue immediatamente alio sto- maco, e sboccano nei fondi delle pliche intestinali. Da quanto precedentemente ho esposto mi sento autorizzato a concludere : 1° che le formazioni tubulari da me rinvenute nella porzione differenziata della zona pilorica dello stomaco negli Anfibi anuri (Rana esculenta e Bufo vulgaris), talune delle quali, attraversata la muscularis mucosae, si pongono con le loro estremita cieche nella sottomucosa, sono formazioni rappresentanti le ghiandole del Brun- ner dei Mammiferi, delle quali starebbero ad indicare lo stadio ini- ziale del loro sviluppo filogenetico ; 2° che, essendo esse non altro che ghiandole piloriche dello stomaco modificate nella loro struttura ed eccessivamente svilup- pate, pud dirsi che le ghiandole del Brunner filogeneticamente si sono originate alia dipendenza delle ghiandole piloriche. Considerando poi che quelle formazioni tubulari, rappresentanti le ghiandole del Brunner, ritrovansi anche nella porzione iniziale dell'intestino, e per di piu che in Bufo vulgaris la porzione differen- ziata della zona pilorica in prossimita del punto di passaggio dello - 202 - stomaco nell'intestino e tappezzata da un epibelio identico all'epi- telio di rivestimento intestinale, puo supporsi che con la prima for- mazione delle ghiandole del Brunner a speso delle ghiandole pilo- riche si colleghi pure una graduale trasformazione della mucosa ga- strica della porzione dirrerenziata pilorica in mucosa intestinale. Mi sono dato cura di ricercare anche in altri vertebrati infe- riori le speciali formazioni da me rinvenute negli Anfibi anuri, ma i resultati sino ad ora ottenuti sono negativi. Ho esaminato per gli Anfibi urodeli il Triton taeniatus, per i varii orclini di Rettili il Tro- pidonotus natrix per gli Ofidii, la Lacerta muralis, per i Sauri, e la Testudo graeca per i Cheloni. Voglio pero estendere, e cio sto facen- do, il mio studio ad un numero assai grande di specie di questi vari vertebrati inferiori, non che agli Uccelli, e spero in epoca non molto lontana di poter riferire in proposito. Se mi sono affrettato a rendere di pubblica ragione i resultati ottenuti negli Anflbii anuri devesi al fatto che io li ho reputati, non so poi se giustamente, di una certa importanza per la storia fllogenetica delle ghiandole del Brunner. Bibliografia (1) Ley dig. — Tra'te' d'H'stologie de l'homme et des animaux. Paris, 1866. (2) Middeldorpf. — V. in Leydig. (3) Oppel. — Lehrbuch der verghichenden mi.croskopischen Auutomie der Wirbeltiere, 1897. (4) Pestalozzi. — V. in Oppel. (5) Basslingei1. — V. Oppel. (6) Cloetta. — Beitrage zur mikroskop. Anatomie des Vogeldarmes. Arch, f mihrosk. Anal. 1893 (7) Langley. — V. in Oppel. L. TENCHINI Sopra il canale infrasquamoso di G ruber nell'uomo. Gomaiiicazione prerentiva Kicevuto il 18 agosto 1903. ft vietata la riprodnzione Con un materiale di oltre 400 teschi di criminali, intrapresi alcune ricerche sul canale arterioso infrasquamoso, che, da chi primo lo illustro rieH'uomo adulto, deve giustamente intitolarsi al nome del G-fuber. - 203' - Senza entrare in minuti particolari, dei quali spero di poter presto rendere conto colle necessarie figure illustrative (*), confermo la rarita dell'anomalia per se stessa nell'adulto, per quanto mi sia apparsa un po' piu frequente di quello che comunemente si crede (almeno nei criminali : 1 su 106). La riscontrai in quattro teschi (due volte bilateralmente, e due solo a sinistra). Non credo che il canale insolito possa accogliere un' arteria temporalis profunda (ne la posterior, come si afferma comunemente ; ne Y anterior, e nemmeno una temporalis soprannumeraria), si da ritenerla, in questi, casi originata dslY arteria meningea media, anzi che dalla maxillaris interna. Credo trattarsi della persistenza di un ramo meningeo perfo- rate, onde la varieta va attribuita ad arresto di sviluppo. Ne ebbi la prova dal fatto che il canale di Gruber e costante nei bambini in sui primi mesi di vita autonoma (fino ad un anno, o poco piu). II canale poscia e l'arteria contenutavi di solito scompa- jono, come di solito, piu tardi, vengono mono altre arterie perforanti (descritte dall'Hyrtl) della fossa temporale. II ramo perforaate persistito va ritenuto esclusivamente perio- steo, ed e forse, come tale, esente da anastomosi colle arterie tem- poral! profonde, mentre probabilmente mantiene comunanza d'ufficio e vicarieta di circolo coll'arteria temporale media. La cosi detta sutura soprannumeraria (Gruber), che spesso ac- compagna il canale, non ha valore di vera sutura: essa pure va attribuita ad arresto di sviluppo, e non e che la conseguenza del persistere del canale, il quale ostacola la riunione dei raggi ossei, che vanno depositandosi durante l'ossificazione della squama tempo- ralis. Dall' Istituto di Anatomia normale della R. Universitd di Parma. Agosto 1903. {}) II lavoro in estenso verra pubblicuto neWArchivio Italiano di Anatomia e di Einbrioloyia. Ci e pervenuta una Comunicazione del Dott. Giuseppe Sterzi, dal titolo " In risposta al Dott. Marco" Vitzor no „. La pubbliche- remo nei prossimo numero. - mi - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AVVISO. Si pregano caldarnente i signori Socii che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi niettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per vaglia cartolina) al Cassiere-Economo. Dott. Umberto Pierantoni Istituto Zooiogico, R. Universita di Napoli. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNICA FABBRIGA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FOKNITRICE di tutti i Gabinetti UiiiYersitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con crem&gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, uno ad immersione omogenea Vis"? due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nuovo oiieitivo V*- SemiapocroBiatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua duiata (Vedi Zeit- schrift fiir wissenschaft. Microscopie de[ 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari conapensatori 4 ed 8. CATALOG^ GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pel Siyg. Ufficiali sanitari comunali. Fireuze, \Wi. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'auno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Settembre 1903 N. 9 SOMMARIO : Sunti b Riviste: Vanzetti., Del trapianto della tiroide em- brionale. — Marzocchi V., Ricerche sperimentali sul trapianto delle ghiandole salivari e del pancreas fetale. — IParodi U., Dell' innesto della capsula surrenale embrionale. — Bizzozzero E., Ricerche speri- mentali sul trapianto del polmone. — Mangiagalli L. Rapporto fra mestruazione e fecondazione. — Sacerdotti C, Sugli eritrociti dei Mam- miferi colornbili a fresco con l'azzurro di metilene. — M!arzocch.i V. e Bizzozzero E., Sulle conseguenze della legatura del dotto di Stenone. — Kiesow I., Sulla presenza di calici gustativi nella superficie linguale della epiglottite umana, con alcune riflessioni sugli stessi organi che si trovano sulla mucosa della laringe. — JPerromcito A.., Studi ulteriori sulla terminazione dei nervi nei muscoli a fibre striate. — Mocchi D. Alterazioni prodotte nella macula lutea e nell'organo di Jacobson del coniglio mediante la distruzione dei bulbi olfattivi per vedere se quest'or- gano e in rapporto col senso dell'odorato. — Bovero A., e Calami- da XJ., Canali venosi emissarii temporali squamosi e petrosquamosi. — Valenti Q., Sopra il significato delle apofisi laterali delle vertebre lom- bari e delle masse laterali dell'osso sacro. — Clivio I., Di alcune par- ticolarita anatomiche osservate in ovaie infantili. — Pag. 205-210. Comunicazioni original! : — Rossi G-., Ricerche sui miotomi e sui nervi della testa posteriore della Salamandrina perspicillata. (Con tav. VII). — Sterzi G-., In risposta al Dott. Marco Pitzorno. — Armenante Z., Protodrilus ypoleucus n. sp. — IPighini G-., Nuovi metodi e nuove ricerche sul primo differenziamento delle cellule e delle fibre nervose. — Pag. 210 227. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 228. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. SUNTI E RIVISTE Vanzetti. — Del trapianto della tiroide embrionale. (Giorn. della R. Accad. di Med. di Torino. Anno 66, n. 6, 1903). Marzocchi V. — Ricerche sperimentali sul trapianto delle ghiandole salivari e del pancreas fetale. — Giom. della R. Accad di Med. di Torino, anno 66, n. 9, 1903. - 206 - Parodi U. Dell' innesto della capsula surrenale embrionale. Ibidem. Bizzozzero E. — Ricercbe sperimentali sul trapianto del polmone. — Ibidem. I risultati di queste ricerche sono in concordanza con quanto fu dimo- strato per questi ed altri organi da Lubarsch, Ribbert, Foa etc.: che frammenti di organi fetali trapiantati sotto la cute di animali adulti della stessa specie, a differenza degli organi corrispondenti di adulti, attecchiscono quasi in totalita; gli acini ed i dotti delle gbiandole salivari e del pancreas si dilatano ed i loro elementi dopo breve tempo si appiattiscono e poi s'atro- fizzano ; nella resistenza all'atrofia dell'organo trapiantato si osservano diffe- renze da specie a specie ed anche fra individui della stessa specie. Negli animali neonati l'attecchimento e piu completo e l'evoluzione del- l'oi'gano e maggiore ; pero s'arriva serapre dopo qualcbe tempo all'atrofia. Nel polmone fetale trapiantato l'epitelio da cilindrico si fa cubico e quindi piatto, diventando simile a quello del polmone aclulto. La tiroide di piccoli feti di coniglio, trapiantata fra i muscoli della pa- rete addominale di coniglio adulto, atteccbisce completamente ; nei primi giorni la parte centrale si necrotizza, ma poi i follicoli sopravvissuti prolife- rano attivamente ed invadono la parte centrale necrotica. Dopo 26-28 giorni la reintegrazione dell'organo e quasi completa. II trapianto dello stesso organo embrionale, nel midollo osseo riesce an- che meglio, probabilmente per le migliori condizioni circolatorie. In quanto alia capsula surrenale embrionale, il suo attecchimento e sera- pre parziale ; la corticale atteccbisce totalmente, mentre la sostanza para- ganglias non atteccbisce affatto : il suo comportamento e identico in un am- biente ontogeneticamente affine. jiagalli L. — Rapporto fra mestruazione e fecondazione. Rendiconti R. Isti- tuto Lomb. Serie II, v. 36, f. 15-16, 1903. Sono troppo note le due teorie sui rapporti cronologici fra mestruazione ed ovulazione percbe io le esponga qui. Secondo 1' ipotesi piu antica ecco come si concatenano i fatti : Ovulazione, Mestruazione, Fecondazione, Soppressione della mestruazione. Secondo 1' ipotesi piu recente invece abbiamo: Mestruazione, Ovulazione, Fecondazione, Soppressione della niestruaziono. La seconda ipotesi, cbe e quella accettata dall'A., ammette adunque cbe il seme versato dopo la mestruazione abbia fecondato l'ovulo maturato prima dell' ultima mestruazione. Mentre per l'ipotesi piu antica, bisogna supporre, se teniamo conto delle statistiche, le quali ammettono il massimo di frequenza di fecondazione nella prima settimana del periodo intermestruale, cbe 1' uovo possa conservare per lungo tempo la sua vitalita, l'ipotesi piu moderna porta implicitamente in se una conservazione della vitalita degli spermatozoi per un periodo pure lungo; ed e appena necessario aggiungere cbe tanto l'anatomia comparata cbe le ri- cercbe sperimentali dimostrano cbe gli spermatozoi banno una maggior vita- lita delle uova. Possiamo adunque definire col Simpson, la mestruazione come la nascita di un uovo non fecondato. - 207 - Sacerdotti C. — Sugli erifcrociti dei Mammiferi colorabili a fresco con l'azzurro di raetilene. — Arch, per le scienze mediche. Vol. 27, T. 2", 1903. Studiando la colorabilita degli elementi del sangue fresco in presenza del bleu di metilene, l'A. ha notato, che i globuli rossi quando si trovano per un certo tempo in vicinanza di leucociti vivi, diventano suscettibili di assumere quel colore ; e parimenti le eraazie incluse nei fagociti hanno la proprieta di essere intensamente colorabili. La colorazione delle eraazie si aveva pure iniettando sangue e sostanza colorante in cavo peritoneale. Ed iniettando in circolo il bleu di metilene riesci a colorare delle emazie contenute nei fagociti della milza (per ottenere una piu abbondante fagocitosi era stata fatta una trasfusione di sangue di un ani- mate d'altra specie). Marzocchi V. e Bizzozzsro E. — Sulle conseguenze della legatura del dotto di Stenone. Arch, per le scienze mediche, vol. 21, f. 2, 1903. La legatura del dotto di Stenone porta una dilatazione degli acini e dei dotti glandolari, ma mai una formazione di cisti: le cellule epiteliali impiccio- liscono perdendo i caratteri di elementi specifici. La ghiandola poco dopo l'operazione e invasa da leucociti a nucleo poli- morfo, i quali diminuiscono senza pero scomparire mai completamente ; la proliferazione connettivale e lentissima. Kiesow I. — Sulla presenza di calici gustativi nella superficie linguale della epiglottite umana, con alcune riflessioni sugli stessi organi che si trovano sulla mucosa della laringe. {Giom. della R. Accad. di Med. di Torino. Anno 65). I bottoni gustativi si trovano in gran numero sulla faccia linguale del- Pepiglottide in feti al 7°-8° mese di vita intrauterina, scompaiono gradata- mente dopo la nascita, sebbene se ne possa conservar qualcuno in singoli casi ; scomparsa che dev' essere attribuita probabilmente all'accrescimento dell'organo, il quale fa passare i bottoni dalla parte linguale alia parte interna. I bottoni che si trovano sulla faccia interna della laringe sono certamente gustativi, come fu gia dimostrato in passato dall'A. I recenti risultati (di Stahr) confrontati coi reperti dell'A., fanno ritenere probabile che la grande estensione delle superfici gustative nella cavita orale e nella laringe del feto, siano una ripetizione ontogenetica dello sviluppo filo- genetico. Perroncito A. — Studi ulteriori sulla terminazione dei nervi nei muscoli a fibre striate. Boll, della Soc. medicochir. di Pavia, luglio 1902. II metodo al cloruro d'oro (e piu precisamente la modificazione di Ruffini) permise all'A. di dimostrare nelle terminazioni nervose dei muscoli striati dei rettili, oltre alia tipica arborizzazione proveniente dalla fibra mielinica, un secondo sistema di finissime fibrille nervose, situate piu all'esterno della placca, che sono fornite da divisione di una o tutt'al piu 2-3 finissime fibre, decorrenti al disotto della guaina di Henle della fibra mielinica. Piu di rado - 208 - quest'esile fibra arriva da altra direzione, non seguendo il corso della fibra midollata. Non fu osservata dall'A. continuity fra le fibrille terminali summenzio- nate e l'arborizzazione della placca ; qualche rara fibrilla si spingeva talora oltre i limiti della placca. Tali disposizioni erano completamente sfuggite finora ad AA. precedenti ; poiche le placcbe a 2 fibre descritte da Bre- mer e da Grabower non hanno nulla di comune colle medesirne ; ma sono indubbiamente il risultato di una divisione di una fibra mielinica. Le stesse esili fibrille si riscontrano pure nei fusi neuro-muscolari. Un altro punto e illustrato dall'A. in quest'interessante lavoro, il quale era stato trattato dallo stesso A. piu in esteso in una nota precedente : quello delle fibrille ultra-terminali; queste furono viste dall'A., a conferma di quanto era stato osservato da Ruffini, staccarsi da una placca e terminare per lo piu in una fibra muscolare vicina con un piccolo rigonfiamento ; contraria- mente a quanto aveva affermato Ruffini, non vi sarebbero anastomosi fra una tale fibrilla ultra-terminale ed altre provenienti da altre placcbe motrici. E' discusso ancbe dall'A. la questione della sede della placca motrice (se epi od ipo-lemmale), senza giungere ad un risultato sicuro. Mocchi D. — Alterazioni prodotte nella macula lutea e nell'organo di Jacob- son del coniglio mediante la distruzione dei bulbi olfattivi per vedere se quest'organo e in rapporto col senso dell'odorato. (Arch. ital. Laringoloyia An. 23, Fasc. 2, Napoli 1903). La distruzione dei bulbi olfattivi porta con se la distruzione delle cellule olfattive bipolari (1° neurone olfattivo) della macula lutea e ci6 contrariamente a quanto era stato osservato da Colasanti. Col metodo di Golgi ba messo in evidenza nell'organo del Jacobson del coniglio normals, a conferma di un' osservazione di Lenhossek, cellule olfattive tipicbe bipolari (cbe l'A. cbiama erroneamente terminazioni nervose), e terminazioni costituite da fibrille varicose, le quali terminano con un ri- gonfiamento a bottone. L'asportazione dei bulbi olfattivi conduce alia distruzione delle cellule bipolari della macula lutea non solo, come ho gia ricordato, ma anche di quelle dell'organo di Jacobson. Bovero A. e Calamida U. — Canali venosi emissarii temporali squamosi e pe- trosquamosi. (Memorie della R. Accad. delle Scienze di Torino, Serie 11, Tomo 53). II materiale di cui disposero gli AA. e molto ampio; per quel che ri- guarda 1' uomo ebbero fra le mani 2472 temporali di adulti, 150 di feti e neo- nati ; inoltre furono esaminati molti rappresentanti di quasi tutti gli ordini di vertebrati. Nei Primati e specialmente nell' uomo e nelle scimmie antropomorfe i canali venosi temporali squamosi e petro-squamosi, tributarii della vena giu- gulare esterna sono per lo piu rudimentali, e si possono classiticare fra le vie emissctrie, in quanto quei vasi suppliscono in parte la via principale rap- presentata dalla vena giugulare interna. In altri ordini di Mamrniferi invece - 209 - la via principale di deflusso del sangue venoso endocranico e rappresentata anziche dalla v. giugulare interna dalla v. giugulare esterna che si riunisce alia porzione ventrale del seno laterale attraverso il canale temporale; la la rappresenta una via sussidiaria. Le forme di passaggio da quella dell' uomo a quella degli altri animali in cui la via principale e costituita dalla giugulare esterna si trovano prin- cipalmente negli Arctopiteci ; ed ancora in altri ordini di Mammiferi fu da- gli AA. osservato un aumento nell' importanza delle vie clie attraversano il temporale. Confrontando questi fatti con quelli dimostrati da altri AA. nello sviluppo embrionale, l'A. giunge alia conclusione che nell' uomo, e nei Primati supe- riori si mantengono delle condizioni che appartengono ad un periodo piu pri- mitivo dello sviluppo, mentre nei Primati inferiori e nella maggior parte de- gli altri Mammiferi si fissano delle disposizioni rappresentanti un grado di evoluzione superiore. I numerosi fatti riguardanti le variazioni e gli spostamenti dei singoli canali non possono essere riassunti in poche parole e per questo rimando al lavoro originale ; mi accontentai di riassumere qui le conclusioni d' indole generale. Valenti G. — Sopra il significato delle apofisi laterali delle vertebre lombari e delle masse laterali dell'osso sacro. Ricerche embriologiche — Mem. Ac- cad. Sc. Istituto Bologna, X Maggio 1903. con 2 tavole. L'opinione generalmente ammessa fino ad oggi che l'apofisi laterale delle vertebre lombari rappresentasse un rudimento di costa, si fondava principal- mente sull'osservazione di Rosemberg, che ventralmente alle apofisi tra- sverse, si trova in embrioni giovani un nucleo cartilagineo distinto, il quale in seguito si riduce e si salda alle apofisi medesime, costituendo l'apofisi laterale. II Valenti estese le sue ricerche a 6 embrioni umani (fra 15 e 18 mm.) ; dapprima tanto le vertebre dorsali, che le lombari e sacrali presentano una identica forma; esiste cioe in tutte le vertebre una forma indifferente, dalla quale si differenzia la forma definitiva per sviluppo maggiore o minore di parti analoghe. Sarebbero analoghe secondo l'A., le apofisi trasverse delle vertebre dorsali, i processi mammillari ed accessori delle lombari, la porzione dorsale delle masse laterali del sacro. All'incontro l'apofisi laterale (o costi- forme) delle vertebi-e lombari, sarebbe omologa alia fossetta costale delle prime 10 vertebre dorsali (e non alia costa come si riteneva finora) ed alia porzione ventrale della massa laterale del sacro. Anche l'anatomia comparata offre argomenti in favore di questa suppo- sizione ; negli Artiodattili per es. i tubercoli delle apofisi trasverse si ridu- cono gradatamente dalla regione cervicale alia lombare, ove si confondono colle apofisi articolari superiori, mentre i tubercoli ventrali sono in rapporto colle coste formando le articolazioni costo-trasversarie e nella regione loin- bare assumono un maggiore sviluppo formando le apofisi laterali. Clivio I. — .Di alcune particolarita anatomiche osservate in ovaie infantili. — Ann. di Ostetr. e Ginecol. Anno XXV, N. 6, 1903. II materiale di studio fu limitato ad ovaie di bambine neonate od al piu - 210 - di 7-22 mesi : i'A. si propose di risolvere vari problerai dell'istologia normale dell'ovaio. Le conclusi'oni a cui egli giunge sono le seguenti : Nelle ovaie infantili e dimostrabile una completa indipendenza fra i re- sidui del cordone sessuale del mesonefros ed il restante dell'ovaio. Le introflessioni epiteliali che si riscontrano nelle ovaie infantili sono un indice dell'attivita rigeneratrice dell'ovaio e non sono affatto d'attribuirsi a fatti infiammatori, come era stato detto. Le cellule della granulosa derivano indubbiamente dall'epitelio che rive- ste l'ovaio. Nelle ovaie infantili molte uova gia vicine alia maturazione regrediscono, la sede profonda del follicolo impedendone la deiscenza. La zona pellucida dell'uovo deriva da cellule follicolari. L'A. attribuisce al corpo luteo un'origine connettivale ; egli crede che la formazione del corpo luteo falso presenti molta analogia con quella del corpo luteo vero. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITOTO ANATOMICO DI FIRENZE, Dott. GILBERTO ROSSI. Ricerche sui miotomi e sui nervi della testa posteriore della jSalamandrina perspicillata (Con tav. VII) Ricuvuta il 15 Maggio 1903. K vietata la riproduzione. I lavori che riguardano piu o meno direttamente queste mie ricerche sono numerosi ed assai important! ; non li riassumo, perche il farlo sarebbe cosa inutile, dopo le recenti pubblicazioni del Gaupp negli Ergebnisse cler Anatomie unci Entwickelungsgeschichte (14). In queati lavori si pud trovare chiaramente ed ampliamente esposta tutta la bibliografla dell'argomento. - 211 - , Per queste mie ricerche mi potei servire di un ricchissimo ma- teriale esistente nel Laboratorio di Anatomia di Firenze ; moltissimi preparati mi furono forniti dal prof. Chiarugi, altri molti dai dot- tori Livini e Levi, cosicche potei avere a mia disposizione tutta la serie dei vari stadi di sviluppo della Salamandrina perspicillata. Comincerd senz'altro a descrivere quanto si riscontra nei vari periodi di sviluppo. In stadi molto precoci, nei quali i segmenti mesodermici si mo- strano ancora distintamente cavi, si vede che essi non arrivano fino al margine posteriore della vescichetta uditiva, ma il phi cra- niale ne dista di una lunghezza uguale presso a poco a quella di mezzo segmento. Lo stesso segmento craniale dista dalT estremo craniale della corda dorsale, di una lunghezza uguale a quella di due segmenti. In embrioni della lunghezza di 5 millimetri, il segmento meso- dermico piu craniale arriva al margine posteriore della otociste, senza pero oltrepassarlo, e dista dall'estremo craniale della corda di una lunghezza eguale a quella di un segmento e mezzo (fig. 1). I seg- menti piu craniali hanno gia cessato di essere cavi, mentre qUelli piu caudali lo sono ancora. In questo stadio dunque la serie dei segmenti sono posti, tanto rispetto alia otociste, che rispetto al- l'estremo craniale della corda dorsale, in una posizione piu craniale; questo fatto non si puo attribuire ad una parvenza, dovuta ad uno spostamento della otociste in senso caudale, come Froriep (13) rinvenne nella Torpedo, perche il cambiamento di posizione oltre che notarsi rispetto all'otociste si nota anche rispetto alia corda dorsale. In embrioni di 6 mm. il primo segmento si spinge oltre il mar- gine posteriore della otociste ed arriva a ricoprire tutta la meta po- steriore di essa ; la sua distanza dall'estremo della corda, e uguale alia lunghezza di un miotomo. II n. vago prende origine in un punto che corrisponde tra il primo ed il secondo miotomo ; il ganglio del vago corrisponde alia parte laterale dal secondo miotomo. Nella radice del vago, come il prof. Chiarugi (10) riscontro anche nel Bufo, si vedono due fasci uno dei quali e comune con il glossofaringeo, l'altro si continua con la cresta nevrale. II primo ganglio spinale corrisponde alia meta circa della faccia mediale del 3° miotomo ed e meno sviluppato di quelli piu cau- dali. II miotomo piu craniale e diviso in due porzioni, una parte posta dorsalmente alia otociste e all'origine del vago, una parte posta ven- tralmente e a diretto contatto con la corda dorsale. Volendo espri- - 212 - mere piu chiaramente questi fatti potremo dire : che aU'estremo craniale della serie dei miotomi esiste un'incisura, diretta dall'avanti all' indietro, die divide interamente il primo miotomo, ed intacca il secondo, in questa incisura e come incastonata la otociste e dietro ad essa e accolto il vago. Questa disposizione si studia bene in se- zioni trasverse, nelle quali andando dall'estremo craniale verso quello caudale, si vedono dapprima comparire i miotomi come due ammassi di cellule muscolari, uno posto lungo la corda, l'altro dorsalmente al vago e all'otociste e al di dietro del n. vago le due porzioni si riu- niscono. Nella figura 2 si vede da una parte, dove la sezione e ca- duta piu anteriormente, il miotomo diviso, dall'altra il miotomo intero. Passiamo ora ad uno stadio piu avanzato, ad un embrione, cioe, lungo 6,50 mm. II contorno posteriore della otociste e oltrepassato da un miotomo che dorsalmente e il piu craniale. Lungo la corda dorsale avanti a questo esiste un' altro miotomo assai ridotto in volume, e che si presenta in sezioni trasversali (fig. 3) come un piccolo ammasso di cellule muscolari situato lungo la notocorda. II n. vago in questo stadio (fig. 4) non passa piu davanti al secondo miotomo, ma davanti al terzo il quale mostra un'incisura nel suo margine anteriore per dar passaggio al nervo. II primo ganglio dor- sale corrisponde al 4° miotomo (fig. 5). In embrioni di 7 mm. nulla si nota di essenzialmente mutato. Prima di avanzarmi a studiare stadi piu inoltrati di sviluppo, mi pare opportuno fare alcune osservazioni sui fatti gia riscontrati. Troviamo che il segmento mesodermico craniale, in stadi molto precoci dista della lunghezza di due segmenti dall'estremo della corda e di mezzo dal contorno dell'otociste (fig. I1), poi esso arriva all'o- tociste e dista dall' estremo della corda di un segmento e mezzo (fig. I2), poi l'otociste viene oltrepassata e la distanza dall'estremo della corda e di un miotomo (fig. I3), infine un miotomo ridotto si vede arrivare fino all'estremita della corda (fig. I4). II nervo vago che in embrioni di 6 mm. passa davanti al 2° miotomo, in embrioni di 6,50 passa davanti al 3°, e il primo ganglio dorsale che prima corrisponde al 3° miotomo, in seguito corrisponde al 4°. II Chiarugi nel suo studio " Sui miotomi e sui nervi della testa posteriore e della regione prossimale del tronco degli embrioni degli anfibi anuri „ (10) trovo nel Bufo alcuni fatti che gli fecero supporre uno spostamento in direzione craniale della serie dei mio- tomi durante la ontogenesi. Nella Salamandrina perspicillata sono spinto ad ammettere un fatto simile. - 213 - Da quanto sono venuto esponendo risulta evidente o che du- rante lo sviluppo si ha una formazione di segmenti all'estremo ce- falico, o che, sia per una riduzione in lunghezza del tubo nervoso e della corda dorsale all'estremo cefalico, sia per una vera progressione in avanti delle placche muscolari, si ha un cambiamento di rapporti tra i segmenti e la notocorda. Una formazione di placche muscolari all'estremo cefalico du- rante gli stadi studiati, non mi pare possibile, perche le cellule che si trovano nel territorio dove si verrebbero a formare queste nuove placche, non presentano un aspetto tale da poter minimamente giu- stiflcare questa trasformazione. Anche il Chiarugi nel Bufo dovette scartare una simile supposizione. Resta 1' ipotesi di un movimento in avanti delle placche muscolari. Questo spostamento sarebbe lun- go la corda dorsale della lunghezza di 2 miotomi. Le placche nello spostarsi in avanti si riducono e di esse ri- mane solamente la parte addossata alia corda. Tenendo presente il lavoro del Froriep sulla Torpedo (13), ho cercato se fosse possibile dimostrare nella Salamandrina uno sposta- mento in senso caudale della otociste ; non ho potuto dimostrare in alcuna maniera tale spostamento, almeno negli stadi da me stu- diati, ma non posso certamente escludere che si mostri in stadi piu precoci. Del resto, che il cambiamento di rapporti delle placche muscolari con la otociste non sia dato da uno spostamento in senso caudale di questa, e dimostrato dal fatto che esso e parallelo al cambiamento di rapporti delle placche con la estremita craniate della corda dorsale. Altri fatti militano in favore di uno spostamento in avanti delle placche, cioe il modo di comportarsi di queste rispetto al vago ; che prima passa per farsi esterno ai miotomi, al davanti del 2° mio- tomo, poi passa davanti al 3° ; e la posizione del 1° ganglio dorsale, che prima corrisponde al 3° poi al 4° miotomo. Si presenta ora la questione se questa progressione dei miotomi sia reale o soltanto apparente, cioe se si tratta di un vero sposta- mento dei miotomi o di una riduzione in lunghezza delle parti che compongono l'estremo cefalico dell' embrione, riduzione che non avrebbe un equivalente anche nelle placche muscolari. Servendomi di ricostruzioni grafiche fatte con sezioni sagittali di embrioni a vari stadi di sviluppo, e prendendo la distanza tra i punti piu vicini della otociste e della vescicola ottica, risulta evi- dente che questi organi si vanno avvicinando tra di loro; ripetei queste misurazioni piu volte e in piu embrioni per ciascun periodo - 214 - di sviluppo, trovando costantemente un progressivo ravvicinamento di questi due organi fino a embrioni di 7 mm. di lunghezza ; dopo questo periodo, dati i cambiamenti di forma profondi che si comin- ciano a veriflcare nell'abbozzo dell'organo dell' udito, le misurazioni non avrebbero avuto nessun signiflcato. Naturalmente, per esclu- dere che il ravvicinamento fosse dovuto all'accrescimento delle ve- scicole ottica ed uditiva, feci le stesse misurazioni tra i punti piu lontani degli stessi organi, trovando pure un notevole ravvicinamento, sebbene un po' minore che per i punti piu vicini ; la differenza e certamente dovuta all'accrescimento dei due organi maggiore di quello delle parti vicine. Un'altra serie di misurazioni feci fra l'estremo craniate della cor- da dorsale e il margine posteriore dell'abbozzo dell'occhio: anche tra questi due punti si ha un sensibilissimo ravvicinamento; una dimi- nuzione progressiva di distanza si ha inflne tra il contorno posterio- re della otociste e il punto di origine del vago, in proporzione mag- giore di quello che potrebbe essere dato dallo sviluppo della otociste. Tutti questi fatti mi pare che avvalorino assai 1' ipotesi che la progressione dei miotomi sia soltanto apparente, e dovuta ad una riduzione in lunghezza delle altre parti che formano l'estremo cra- niale deU'embrione. Gli stadi ulteriori di sviluppo, per quanto non rientrino diret- tamente nel mio argomento, pure presentano interesse perche co- mincia ad essere distinto lo scheletro assile cartilagineo. In embrioni di 9-10 mm. di lunghezza vediamo che un segmento muscolare si spinge a ricoprire, dorsalmente, l'organo dell' udito per circa la meta della sua lunghezza. Lungo la corda dorsale esiste davanti a questo, un altro seg- mento muscolare assai ridotto in volume. L'origine del vago corri- sponde alia parte anteriore del terzo segmento, il ganglio del vago e posto all'esterno di questo segmento. II primo ganglio spinale cor- risponde al 4° segmento muscolare ed e meno sviluppato di quelli situati piu caudalmente. In sezioni sagittali si vede, tra un segmento muscolare e l'al- tro, un pezzo cartilagineo che manca tra i primi due segmenti muscolari, si vede pero in suo luogo un piccolo addensamento di sostanza connettiva. In embrioni di 11 mm. anche tra la la e la 2a placca si e svi- luppato un pezzo cartilagineo. Le cartilagini paracordali si esten- dono lu])go i primi tre segmenti. - 215 - II primo ganglio dorsale e le prime radici ventrali corrispondono al 5° segmenta; l'abbozzo di ganglio spinale che in stadi piu pre^ coci corrisponcleva al 4°, si e dunque atrofizzato, e caudalmente al- l'ultimo arco occipitale esiste un segmento al quale non corrispon- dono radici nervose. Passando ad embrioni di 16 mm. vediamo che i primi nervi spinali nascono in corrispondenza del segmento posto subito dietro l'arco occipitale piu caudale, quindi o si sono formate delle radici nervose piu anteriormente o l'occipitale si e assimilata una nuova vertebra. Che si sieno formati dei nervi a questo stadio non sem- bra assolutamente possibile; quindi non resta che la seconda ipotesi, la quale viene del resto completamente confermata dal fatto che lungo la notocorda si possono ancora contare i segment! muscolari che hanno preso parte alia formazione della testa, segmenti che sono quattro mentre nei precedent! stadi erano solamente tre. E da notare che il ganglio dorsale e le radici ventrali del primo segmento del tronco hanno subito una grandissima riduzione. In individui a completo sviluppo tra l'occipitale e la prima ver- tebra non esistono radici nervose, le prime radici nervose dorsali e ventrali si trovano tra la prima e la seconda ; cio dimostra che il ganglio e le radici che nello stadio precedentemente descritto erano i primi della serie e che gia mostravano un forte grado di riduzione, terminano con lo scomparire. CONCLUSION! Nella Salamandrina perspicillata la serie dei miotomi mostra al suo estremo craniale caratteri di riduzione. La serie dei miotomi, in un primo periodo di sviluppo non rag- giunge l'estremo craniale della corda dorsale, lo raggiunge pero in seguito ; la otociste posta prima piu innanzi del primo miotomo viene da questo raggiunta e oltrepassata in parte. II n. vago decorre al lato esterno dei miotomi passando, prima davanti al 2° miotomo, poi davanti al 3°. In corrispondenza del 4° segmento muscolare si trova un ab- bozzo di ganglio spinale che poi si atroflzza ; in corrispondenza del 5° si formano un ganglio e delle radici che pure nel corso clello sviluppo si atrofizzano. Nella posizione dei segmenti muscolari si avrebbe uno sposta- mento in senso craniale, corrispondente alia lunghezza di due segmenti dimostrato dai cambiamenti di rapporti con la notocorda, con i - 216 - gangli spinali, con la otociste e con il n. vago. Questa progressions sarebbe dovuta ad una riduzione in lunghezza nell'estremo craniale dell'embrione, riduzione che non sarebbe accompagnata da una corri- spondente nei segmenti muscolari. I segmenti muscolari che pren- dono parte alia formazione della testa sono quattro, tre primitiva- mente e uno secondariamente. Bibliografia (I) St6hr. — Zur Entwickelungsgeschichte des Urodelenschadels. Zeitschr. f. wissenschaft, Zool. Bd. 33. (i) *>t6hr. — Zur Entwickelungsgeschichte des Anurenschadels. Zeitschr, f. wissenschaft. Zool. Bd. 36. (3) Gaupp. — Beitrage zur Morphologie des Schadels I Primordialcranium und Kieferbogen von Rana fusca. Morph. Arb. herausg. von Schwalbe, II, 2. (4) Sewertzoff. — Die Entwickelung der Occipitalregion der niederen Vertebraten im Zusam- menhang mit der Frage liber die Metamerie des Kopfes. Bulletin de la Socie'te" iinperiale des Naturalist es de Moscou. (5) Sewertzoff R. — Zur Frage Uber die Segmentierung des Kopfniesoderms bei Pelobates fuscus. Bulletins de la Socie'te' impiriale des Naturalistes de Moscou n. 1 . (6) Sewertzoff. — Beitrag zur Entwickelungsgeschichte des Wirbeltierschadels. — Anal. Anz. Bd. i3. (7) Hoffman. — Zur Entwickelungsgeschichte des Selachierkopfes. Anat. Anz. Bd. 9. (8) Flatt S. B. — The development of the cartilaginous skull and of the branchial and hypoglossal Musculature in Necturus. Morph. Jahrb Bd. 25. (9) Goette A. — Entwickelungsgescichte der Unke (Bombinator igneus). Leipzig. (10) Chiarugi G. — Sui miotomi e sui nervi della testa posteriore e della regione prossimale del tronco negli embrioni degli Anfibi anuri. Monitore Zoologico itahano, vol. I, anno I, p. 23 e 59 1890. (II) Peter C. — Uber die Bedeutung des Atlas der Amphibien. Anat. Anz. Bd. X. (12) Flirbringer. — Uber die spino-occipitalen Nerven des Selachier und Holocephalen und ihre vergleichende Morphologie. — Festschrift fur C. Gegenbaur. Leipzig. (13) Froriep A. Zur Entwickelungsgeschichte des Wirbelthierkopfes. Anatomischer Anzeiger Bd XXI, p. 35, 1902. (14) Gaupp E. — Die Metamerie des Schadels. Ergebnisse der Anatomie und Entwickelungsgeschi- chte, VII, Band. Wiesbaden 1897. (15) Iohstons B. — Das Gehirn und die Cranialnerven der Anamnier. Ergebnisse der Anatomit und Entwickelungsgeschichte, XI, Band. Wiesbaden 1902. (16) Gaupp. — Alte Probleme und neuere Arbeiten obar den wirbeltierscbadel Ergebnisse der Anatomie und Entwickelungsgeschichte. X Band. Wiesbaden 1901. - 217 IiTITUTO ANATOMICO DI PADOVA DIRETTO DAL PROP. D. BERTELLI Dott. GIUSEPPE STERZI In risposta al Dott. Marco Pitzorno. Ricevuta il 1° Agosto 1903. fi vietata la riproduzione. " Per solo debito di convenienza „ il Dott. Pitzorno voile rispondere ad alcune critiche, da me fatte ad un suo lavoro sulla fina vascolarizzazione della midolla spinale, in cui questo Autore asseriva che intorno ai vasi della sostanza gelatinosa centrale e delle commessure i lavori di Adamkiewicz, di Kadyi e diHoche non danno che " vaghe indicazioni „, e per cio ne faceva argomento di studio. Ponendo sott'occhio al lettore i necessari confronti io so- stenevo che, almeno per qnanto riguarda i lavori di Kadyi e di Hoche, talora il Pitzorno faceva dire a questi Aa. cose differenti e perfino opposte a quelle da essi affermate, talora invece ne ripe- teva le osservazioni ed inline talora asseriva fatti, che ignorava fossero stati da essi concordemente negati. Per tutta risposta egli asserisce che il metodo di critica da me tenuto, — di porre cioe a confronto le sue affermazioni con quelle degli Aa. da lui citati — e censurabile, e dal suo punto di vista nessuno gli puo dar torto, perche colui, che e colpito da critica sif- fatta, non puo rispondere direttamente. Ed infatti egli e costretto ad immaginare cose che io non ho dette o ad alterare profondamente il significato di qualche mia asserzione, per poi combatterle e menar vanto della facile vittoria. Esaminiamo punto per punto la sua rtsposta. Egli anzitutto asserisce di aver sostenuto che nella sostanza gelatinosa del canale centrale e delle commessure sono vasi sangui- gni, solo per confutare un'affermazione di Testut, e soggiunge (e qui mi permetta il dott. Pitzorno, malgrado sia cosi degno delle sue censure, che io segua il mio solito metodo, di riportare cioe in- tegralmente le sue parole): " II dott. Sterzi sapientemente rivolge invece questa mia frase, scritta solo a confutazione di Testut, a Kadyi e ad Hoche, che io avevo citati in un precedente capoverso, - 218 - e con manifesta ironia mi riporta i brani di questi Aa. i quali, se- condo lui, direbbero precisamente il contrario. Ma io mi riserbo di dimostrargli in soguito e colle sue stesse citazioni che se anche queste mie parole fossero state realmente rivolte ai succitati Autori, io avrei avuto nello stesso modo ragione „. Anzitutto faccio notar'e al Pitzorno che se egli aveva veramente in animo di ribattere un'affermazione di Testut, non doveva dimenticare che prima di lui l'avevano contraddetta le ricerche di Kadyi e di Ho che, che egli affermava di aver consultati. Nessuno avrebbe infatti potuto fargli alcun addebito quando egli avesse scritto: " Testut nega la presenza di questi vasi, io invece ve li trovo, e prima di me li hanno descritti Kadyi ed Ho che, il primo dei quali non ne ha date " vaghe indicazioni „, ma ne ha determinato l'origine, il modo di comportarsi e ne ha perfino misurato il calibro „. In quanto poi al sostenere che io (a parte " la manifesta ironia „) gli cito dei brani diKadyiediHochei quali conterrebbero precisamente il con- trario di quanto egli afferma, gli rispondo che io li ho riportati per dimo- strare che questi Aa. dicono lo stesso (e non il contrario!) di quanto egli afferma. Eppure a me sembra di essere stato chiaro ! Infatti, dopo aver trascritto questi brani, asserivo: " Io credo di poter affermare che, quando poche righe piu sotto a quelle innanzi ripor- tate, il Pitzorno scrive: " non e vero quindi che la sostanza gelati- nosa manchi completamente o sia scarsa di vasi „, questo A. non fa che ripetere quanto avevano gia stabilito le ricerche di Kadyi e di Ho che „. Inflne il Pitzorno promette una certa dimostrazione, fatta a base di mie citazioni, che ho cercato invano nel resto della sua risposta alle mie critiche: forse l'ha dimenticata ! II secondo punto della risposta di Pitzorno riguarda unbrano di Kadyi, da me citato per pone in chiaro che 1' esistenza dei vasi nella sostanza gelatinosa centrale era un fatto ben noto prima delle ricerche di Pitzorno, ed egli sostiene invece che questo brano sia stato da me trascritto per distruggere quanto egli ha osservato a proposito di una rete, da lui chiamata rete vascolare subependimal ; e natu- ralmente mi dimostra che quel brano non distrugge affatto i suoi risultati! Ora io osservo solo questo, che le parole di Kadyi in questione nelle mie note sono riportate a pag. 77, e che della rete di Pitzorno io mi occupo invece a pag. 80! Nel terzo punto della risposta il Pitzorno asserisce, che pet combattere la sua affermazione della presenza di anastomosi tra le arterie delle due meta lateiali della midolla io gli riporto le opi- nioni di AA., le quali sono discordi e per cio non hanno valore. Nella - 219 - mia critica io sostenevo invece come " gli Autori, che ho piu volte ricordato (Kadyi ed Hoche), tranne Adamkiewicz, hanno costan- temente negata la presenza di anastomosi tra le arterie nella mi- dolla spinale dell'uomo, del coniglio, e del cane „. Sembra al Pitzorno che io con cio abbia asserito che Kadyi ed Hoche ne- ghino la presenza delle anastomosi trovate da lui, e che invece Adamkiewicz le ammetta? Pero egli lo sostiene. E non gli pare invece io qui dica che Kadyi ed Hoche negano la presenza di anastomosi tra ogni arteria della midolla e che Adamkiewicz invece abbia trovato anastomosi tra qualche arteria, senza specifl- care quale essa sia? Quando scrivevo cio io supponevo che il dott. Pitzorno, il quale arrermava di aver consultato il lavoro di Adamkiewicz, sapesse che le sole anastomosi trovate da questo Autore sono quelle tra i rami ascendenti e discendenti di ogni singola arteria sulco-commissuralis. Adunque non opinioni discordi, ma per quello che si riferisce alle anastomosi trovate da Pitzorno, opinioni tutte concordi nel negarle, e quindi degne di un certo valore ! In base alle mie ricerche aggiungevo poi di poter negare ogni anastomosi tra le arterie della midolla negli anfibi, nei rettili, negli uccelli e nei mammiferi, ed egli mi ribatte, non so quanto a proposito, che le mie sono " semplici affermazioni „. Affermazioni, senza dubbio, ma basate su fatti! Yeniamo ora alia chiusa della risposta di Pitzorno. A pro- posito della rete vasale che il Pitzorno avrebbe trovato attorno aU'ependima, io facevo notare " come questo cerchio vasale nel l'uomo non fosse sconosciuto ad Adamkiewicz „ (loc. cit., pa- gina 478), e come anche Kadyi (pag. 130) sostenga che i capillari sanguigni giungono rlno in vicinanza del canale centrale: Hoche poi (pag. 251) nel cane ha trovato che " der Gentralcanal ist iibe rail von einem Binge ganz gefdsslosen Geivebes umgeben „, e che nel coniglio (pag. 253) si ha pure " um den Centralkanal gefasslosen Ping „. A nessuno sara certo passato per la mente che io, riportando le parole di Hoche (il quale secondo il Pitzorno non avrebbe dato che vaghe notizie sui vasi posti nella sostanza gelatinosa centrale) volessi dire che il cerchio vasale trovato da Pitzorno sia una stessa cosa col " Ping ganz gefasslosen Gewe- bes „ di Hoche, ne ho bisogno di aggiungere che riportavo queste parole solo per dimostrare come Hoche avesse delle idee assai diffe- renti da quelle di Pitzorno intorno ai vasi preriependimari del cane e del coniglio. Eppure il dott. Pitzorno, con il suo solito bel me- todo, non esita a farmi dire una enormita di questo genere, per aver - 220 - la soddisfazione di salire in cafctedra ed insegnarmi che gefdsslosen vuol dire privo di vasi! Pero egli non si arresta qui nel voler dar saggio della sua grande padronanza della lingua tedesca, ma si ac- cinge a voler tradurre tutta la frase : " Ringe ganz gefasslosen Gewe- bes „, (che mi attribuisce di aver posto in corsivo, senza sapere che io non ho fatto altro che riportarla qual'e nel testo tedesco), la quale in buon italiano, secondo lui, vorrebbe dire: " Zona di tessuto comple- tamente priva di vasi „. II saggio, di cui il Pi tz or no chiama giudice il lettore — senza accorgersi di cadere in parecchi errori nella tradu- zione di quattro parole di tedesco — non e del resto privo d'impor- tanza, poiche, messo insieme alle interpretazioni errate dei lavori di Adamkiewicz, di Kadyi e di Hoche, spiega come il Pitzorno possa aver letti questi lavori non comprendendoli af fatto o compren- dendoli a rovescio. « * Queste, esaminate una per una, sono le risposte che il Pitzorno fa ad una parte assai esigua delle critiche, che io gli ho mosso, per il resto delle quali, forse " per debito di convenienza „ conserva un religioso silenzio, per quanto con il suo metodo non gli dovesse riuscir difficile rispondere a tutte. Le giudichi i) lettore. Io voglio solo far notare due arTermazioni che il Pitzorno fa prima di co- minciare le sue risposte, evidentemente per impressionare l'animo di chi legge. La prima e la seguente : " Io so gia che quello che andro di- cendo in questa mia risposta non pud esser saltato agli occhi di chiunque abbia letto quelle note (le mie) con qualche attenzione „. Dopo aver visto quale sia il sistema tenuto dal Pitzorno nel ri- spondere, mi sembra che egli con questa affermazione dimostra di avere una stima assai limitata del lettore, poiche presuppone in esso l'abilita di farmi dire cose che non ho detto o di alterare il significato delle mie parole, quando invece sono assai chiare. In secondo luogo egli scrive che " ognuno sa quanto questo metodo (il mio), pur cosi impressionante per chi legge, si presti al- l'artificio ; talvolta difatti una frase isolata, accennante solo ad un concetto, ove sia abilmente collocata, puo facilmente far credere che si tratti di una cosa realmente e sostanzialmente osservata e descritta „. Con queste parole e con qualche altra frase che qua e la trovo nel resto della sua risposta, il Pitzorno vuol far credere che io abbia cercato di ingannare il pubblico, non so per qual ra- - 221 - gione, riportando citazioni che in realta con il suo lavoro non hanno niente a che fare. Per dimostrare che l'accusa e tanto grave quanto infondata basta il fatto che il Pitzorno, volendo avvalorarla con qualche esempio, ha dovuto ricorrere all'artifizio, che ho sopra po- sto in evidenza. Per cio non credo di doverla prendere in conside- razione, e preferisco che la giudichi il lettore, confrontando, se sara cosi paziente, sulla guida della mia critica il lavoro e la risposta di Pitzorno con i lavori di Adamkiewicz, di Kadyi e di Hoche. E poiche ho la coscienza di aver usato nelle critiche mosse al Dott. Pitzorno la piu scrupolosa esattezza, tanto da essere certo che ad esse non si potra mai rispondere direttamente, ma solo per mezzo d'artifizi o d'altro (come si e gia veduto nel tentativo di risposta sopra esaminato), dichiaro per parte mia d'ora innanzi chiusa la polemica. Protodrilus ypoleucus n. sp. NoTA PRELIMINAKE DELLA DOTT. ZOE AKMENANTE Kicevuto il 18 agosto 1903. ft vietata la riproduzione. Questo Protodrilus si rinviene nel golfo di Napoli nella sabbia, a pochi metri di profondita. Misura in media mm. 6 di lunghezza per 78 mm- di spessezza. Ha corpo trasparente, subcilindrico, allun- gato, alquanto appiattito ventralmente, senza traccia di segmenta- zione esterna e senza corone di ciglia segmentali. Cammina strisciando sulla faccia ventrale ; ma talora ha anche movimenti serpentini molto rapidi, che ricordano quelli del Poly- gordius. L'estremita anteriore, leggermente rigonfia, costituisce il capo, che porta due tentacoli allungati e molto mobili ; l'estremita poste- rior termina forcuta per due appendici di forma caratteristica che servono come organi di adesione. Una gronda, rivestita di ciglia vibratili, decorre venlralmente per tutta la lunghezza del corpo, a cominciare dalla bocca. La cuticola presenta ornamenl.azioni irregolari. In vicinanza dei tentacoli si notano come organi sensoriali due fossette ciliate allungate disposte di traverso sul lato dorsale del- - 222 - l'estremo cefalico ed oltre a questi due corpi gialli che ricordano quelli interpretati da Hatschek quali organi di senso e da lui in- dicate co] norae di " hellen korper ,. e che Uljanin e Langher- hans designano addirittura come organi uditivi. La bocca si apre ventralmente ed e rivestita di ciglia vibratili. II faringo fortemente muscoloso appare come una massa gialliccia che si continua coll'esofago cortissimo, il quale mena nell'intestino, visibile sul vivo per ia colorazione verde gialliccia derivante dalle particelle nutritive che esso contiene. II tubo digerente termina nel- l'apertura anale tra le due appendici terminali : esso e tutto rive- stito internamente di ciglia vibratili. II corpo del verme e ricoperto di una cuticula piuttosto resi- stente. L' ipoderma e fatto di cellule cilindriche con grosso nucleo, tra le quali si notano frequeuti cellule mucipare, che sono piu nu- merose e sviluppate nelle appendici adesive terminali. II sacco mu- scolare cutaneo e sviluppatissimo. Esiste una distinta segmentazione interna della cavita celoma- tica. Non mi e riuscito fin'ora di riconoscere gli organi escretori. II sistema circolatorio si comporta come negli altri Protodrili. Questo Protodrilus e ermafrodito : gli elementi sessuali sono rappresentati da grosse cellule situate ai lati dell' intestino : i ma- schili si trovano solo lungo la meta posteriore del corpo ; quelli fem- minili si estendono per tutta la lunghezza di questo. Entrambi mancano nell' ultimo segmento. Di tutte le specie di Protodrilus finora note la forma da me studiata si avvicina di piu a quella descritta da Hatschek (V. Leu- ckarti), dalla quale differisce principalmente per la mancanza di ci- glia intorno ai segmenti e su qualunque altra parte del corpo che non sia la gronda ventrale e il cavo boccale, e per gli elementi ses- suali che si trovano lungo tutto il corpo, mentre nel P. Leuckarti sono limitati ai segmenti anteriori. Queste caratteristiche e 1' insieme dell'organizzazione mi auto- rizzano a considerare il Protodrilus in esame differente dagli altri del genere e ritenerlo, conseguentemente, come una nuova specie che propongo di chiamare Protodrilus ypoleucus, riservandomi di de- scriverlo e illustrarlo completamente in un prossimo lavoro accom- pagnato da tavole. Jstituto Zoologico della R. Universita di Napoli, 30 luglio 1903. - 223 - LABORATORIO ANATOMO-PATOLOGICO DELL'lSTITOTO PSICHIATRICO DI REGGIO EMILIA. Nuovj metodi e nuove ricerche sul primo difFerenziamento delle cellule e delle fibre nervose NOTA PREVENTIVA DEL DOTT. GIACOMO PIGrRINT Ricevuta il 25 agosto 1903. fi vietata la riproduzione. Dopo tante ricerche embriologiche ed istologiche rimane ancora oggi aperta ed insoluta la quistione della origine delle cellule e delle fibre nervose. Alia classica teoria dell' His e del Ko Hiker per cui ogni cel- lula nervosa deriva da un neuroblasta, e da origine in seguito, per escrescenza, a quei prolungamenti che diverranno le fibre nervose, altre teorie si sono contrapposte in questi ultimi anni le quali at- tendono ancora una sanzione definitiva. Molte e rigorose osservazioni sugli invertebrati e sui vertebrati (Balfour, van Wijhe, v. Kuppfer, Beard, Gotte, Dohrn, Apathy, Capobianco e Fragnito) male s'accordano colla ipo- tesi della escrescenza delle fibre nervose, e sembrano stabilire come principio generale che ogni fibra derivi da un graduale uifferenziarsi di catene di cellule le quali, originariamente, congiungono anatomi- camente e funzionalmente i varii organi del sistema nervoso cen- trale ; vi ha inoltre chi voile opporre alia teoria classica una genesi pluricellulare della cellula nervosa (Fragnito, Kr on thai). La numerosa serie di ricerche che serve di tyase a questi studi fu condotta col sussidio dei piu svariati metodi della tecnica isto- logica ; e si pud asserire che il progredire delle ' nostre cognizioni, anche in questo campo, si svolse parallelo al perfezionarsi dei mezzi di ricerca. Ma nessuno di questi mezzi ha permesso ancora di mettere in chiara evidenza le connessioni che si stabiliscono fra le cellule del- l'ectoderma sin dall' inizio della sua formazione, e dei suoi primi momenti differenziali ; e ben si comprende il giovamento che sa- rebbe per dare tale metodo alia soluzione dei problemi sopra ac- cennati, se si pensa che per tali connessioni si pud seguire l'ecto- - 224 - derma in tutte le sue fasi di sviluppo, dalla originaria lamina poco differenziata alia formazione del tubo midollare e dei nervi peri- ferici. Credo quindi opportuno rendere nota la felice applicazione di un mezzo che permette appunto di rendere appariscenti certi pro- lungamenti per cui si connettono fra loro le cellule dell'ectoderma. II metodo non e che semplice modificazione di altri gia noti, ma poco usitati nella tecnica istologica applicata aU'embriologia. Dal Be the in poi si sa come il molibdato di ammonio abbia la proprieta di fissare i colori di anilina sul tessuto nervoso, e di formare con essi un composto insolubile negli alcooli. Di questa proprieta si era valso il Be the per fissare il bleu di metilene sulle fibrille nervose che aveva colorato per mezzo della iniezione vitale. II Donaggio (1896) modificando questo metodo, colorava i pezzi freschissimi di sistema nervoso con una soluzione molto al- lungata di bleu di metilene, e li fissava quindi col molibdato. II Fragnito (1902), modificando ancora piu i procedimenti di Donaggio, li applicava per la prima volta alia ricerca embriolo- gica. Egli fissa gli embrioni (di vertebrati superiori) nel sublimato, indi li colora in toto col bleu di metilene o colla tionina (soluzioni allungate), fissandoli tosto col molibdato al 4 0/0? ma"i includendoli ; oppure li include in paraffina, conduce le sezioni, le colora, le fissa col molibdato, e le monta coi soliti passaggi negli alcools, xilolo, balsamo. E con questo mezzo che il Fragnito ha ottenuto buona co- lorazione dei neuroblasti mentre, tra il settimo e il decimo giorno di incubazione — secondo le sue vedute — si raggruppano perdendo la propria individuality e danno origine alia cellula nervosa defini- tiva ; ed e lavorando con quello che io ho ottenuto di colorare i prolungamenti dei neuroblasti e, — negli stadii molto anteriori, — delle cellule che costituiscono lo strato ectodermico. La mia modificazione consiste nel far precedere alia colora- zione delle sezioni un mordensaggio dell'embrione nella soluzione di molibdato di ammonio. Io fui condotto a questo trattamento pre- ventive del pezzo col molibdato dal concetto di rendere gli de- menti embrionali piu affini ai colori di anilina, e dall' intendimento di rendere appariscente ogni parte costitutiva delle cellule embrio- nali, che sfugge alia semplice colorazione col bleu di metilene e colla tionina. Potei poi riscontrare che il molibdato di ammonio serve, in tal modo, come fissante degli elementi e come mordente; gli ele- - 225 - menti nucleari subiscono, per esso, un lieve processo di disgrega- zione, per cui la massa protoplasmatica riesce poco colorata, mo- strando evidente solo 1' intima struttura ed i contorni ; mentre offrono la maggiore evidenza i prolungamenti protoplasmatici su cui si fissa elettivamente il colore. Pegli embrioni di polio dai due ai tre giorni di incubazione — su cui per ora ho maggiormente sperimentato — il procedimento da me usato e il seguente. L'embrione vien fissato immergendolo in una soluzione al 2 % di sublimato corrosivo per 2-3 ore ; si lava ripetutamente con acqua distillata ed acqua iodata, indi viene mor- denzato per 2-3 ore in una soluzione al 3 °/0 di molibdato di am- monio. Dopo un accurato lavaggio in acqua si compiono rapida- mente i passaggi negli alcooli e xilolo, e si include in paraffina nel minor tempo possibile. Condotte le sezioni ed incollate sul vetrino con acqua semplice, si liberano dalla paraffina col solito procedimento, e si colorano con una soluzione molto allungata di bleu di metilene (1 °/00) ° di tio- nina. II tempo di immersione nella sostanza colorante varia a se- conda della concentrazione di questa ; ad ogni modo e bene osser- vare di quando in quando le sezioni sotto il microscopio per co- gliere il giusto momento in cui la colorazione sia avvenuta. Io ho usato prevalentemente della tionina, e questa mi ha ser- vito ottimamente taiito nella soluzione allungata sino all' 1 per 1000 quanto nella soluzione all' 1 per 50 della comune tionina fenica di Micolle. Quest' ultima soluzione ha il vantaggio di colorire in molto minore tempo della prima: basta infatti una immersione di pochi minuti, che deve essere attentamente sorvegliata al microscopio. Dopo un breve lavaggio in acqua — che si prolunghera nei casi di ipercolorazione — le sezioni vengono passate per qualche ora nella soluzione al 4 °/0 di molibdato di ammonio che completa la fissazione del colore, indi sono ripetutamente lavate in acqua, di- sidratate rapidamente negli alcools, rischiarate in xilolo, montate in balsamo. Dopo la colorazione, in vece di una prolungata immer- sione nel molibdato semplice, si pud fissare piu rapidamente il co- lore immergendo la sezione, per pochi secondi, in una vaschetta di molibdato cui si siano aggiunte poche goccie di acido cloridrico (1 goccia per 20 cm3 di molibdato) ; allora si compie rapidamente il lavaggio, il passaggio negli alcools, e si monta. Con questo metodo io ho cercato, per ora, di sorprendere nel- l'embrione di polio quei momenti in cui fanno la loro prima appa- rizione le fibre nervose, tanto centrali che periferiche. II piu inte- - 226 - ressante di questi momenti e quello che va dalla fine del 2° alia fine del 3° giorno di incubazione ; ed e dall'esame di numerosi em- brioni di quella eta che mi permetto trarre per ora le conclusioni che seguono. (Piu ampia illustrazione verra data nel lavoro completo che uscira prossimamente nella " Rivista di Freniatria „). l.°) Le cellule che compongono la doccia midollare nei primi stadi della sua formazione hanno aspetto fusato, e presentano ai due poli un prolungamento che si continua col prolungamento op- posto di altre cellule poste negli strati limitrofi. Cosi si forma una catena di cellule che si inizia dal canale ependimale, ove si osser- vano numerose cariocinesi e si continua sino alia periferia del tubo midollare. 2.°) Alia periferia il prolungamento esterno dei neuroblasti si piega ad angolo retto, e si congiurige e si continua coi prolunga- menti viciniori degli altri neuroblasti. Si viene cosi a costituire un cordone reticolato, tangenziale al tubo midollare, il quale segna la prima comparsa delle fibre nervose centrali. 3.°) Lungo questo cordone si incontrano, nella regione latero- dorsale, i gangli sensitivi costituiti di tante cellule parimenti con- ginnte fra di loro pei prolungamenti bipolari. Le median' tra queste mandano il loro prolungamento interno verso il cordone fibrillare esterno della doccia midollare, e si congmngono con esso. 4.°) II cordone periferico, costituito da prima di un unico strato di fibre, in uno stadio di poco piu avanzato appare formato di piu strati. Esaminando attentamente le nuove fibre formatesi si vede come esse non siano che neuroblasti trasformati. Sono i neurobla- sti che occupano gli strati piu esterni della catena cellulare i quali hanno assunto da prima una forma piu allungata, la sostanza nu- cleare al centro si e in parte riassorbita, e da ultimo e scomparsa. Si possono benissimo osservare tutti i gradi di questo passaggio dalla cellula fusata (neuroblasto) alia fibra ; cio e special mente evi- dente alle parti laterali del cervello posteriore. 5.°) Le cellule dei gangli spinali, congiunte da prima con quelle del tubo midollare pel semplice prolungamento polare, prendono parte anch' esse alia formazione delle fibre. Si possono infatti ve- dere le cellule che continuano, medialmente, la catena cellulare del ganglio allungarsi, perdere il nucleo, e trasformarsi in quelle fibre che negli stadi piu inoltrati costituiranno le radici posteriori. 6.°) I gangli spinali, alia fine del secondo giorno, sono costi- tuiti di cellule congiunte coi prolungamenti bipolari nel modo sud- - 227 - ■ detto ; tali catene sono estese dal lato dorsale del tubo midollare alia epidermide. E particolarmente interessante il modo di termi- nazione nell'ectoderma tegumentale. Nel punto ove la catena ner- vosa raggiunge l'epidermide si ha un accumulo di cellule cui pren- dono parte i neuroblasti e le cellule epidermiche. La disposizione di queste cellule non segue un ordine determinato ; regola generale e solo la congiunzione di ciascuna cellula coll'altra per mezzo dei pro- lungamenti bipolari, in modo che la catena dei neuroblasts si con- tinua colle cellule ectodermiche piu periferiche senza che si possano differenziare queste da quelle e viceversa. 7.°) Ai lati di questi ispessimenti 1' ectoderma riprende grada- tamente la sua forma, la quale consta di un solo strato di cellule fusate come i neuroblasti, disposte 1' una all' altra parallela, e con- giunte fra loro pei prolungamenti bipolari che si piegano ad angolo retto, formando un duplice cordone fibroso. 8.°) In uno stadio piu avanzato — alia fine del 3°, e al principio del 4° giorno — si puo osservare che molte delle cellule fusate degli ispessimenti epidermoidali si sono trasformate — con molte forme di transizione — in fibre, le quali a loro volta si continuano coi cordoni cellulari del ganglio. E cosi, piu innanzi, si osserva come gli elementi cellulari nettamente distinguibili si siano raggruppati nei gangli, ed i prolungamenti di questi fino all' epidermide siano formati di elementi fibrillari tra cui si distinguono dei nuclei fusati, residuo degli originari neuroblasti. 9.°) La congiunzione degli elementi ectodermici fra di loro per mezzo dei prolungamenti bipolari si osserva sino dal primo diffe- renziarsi del foglietto esterno in doccia midollare, gangli spinali, ectoderma tegumentale : onde si conclude che quegli organi, derivati da uno stesso foglietto embrionale, sono fra di loro congiunti sino dal loro primo dhferenziarsi, e nella loro successiva evoluzione prendono ciascuno di loro forma individua, pur rimanendo anatomica- mente e funzionalmente congiunti. - 228 - TJNIONE ZOOLOGICA ITALIANA AV VISO. Si pregano caldameute i signori Soci che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola (per vaglia cartolina) al Cassiere-Economo. Dott. Umberto Pierantoni Lstituto Zoologico, R. Universita di Napoli. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. Milano - Via G-. Revere, 3 - Milano UNIGA FABBRIGA NAZIONALE DI MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FOKNITRICE di tutti i Gabiuetli UniTeisitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con cremtigliera, apparato Abbe, diairamma ad hide, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, unoad immersione omogenea Via"? due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 (ingrandimenti ftno a 1000 diametri) Nuoyo olMeitlYO Vi5" Seiuiapocromatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata (Vedi Zeit- schrift fur wissenschaft. Microscopie de[ 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensatori fc»4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali menaili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenze, 1903. — Tip. L. N crolai. Via Faenia, 44. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIBKTTO DAI DOTTOEI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia eonip. e Zoologia nel K. istituto di Studi Super, in I' irenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Ottobre 1903 N. 10 SOMMARIO : Bibliografia. — Pag. 229 234. ComunicaziOni Originali: Banchi A.., Contributo alia morfologia della « Articulatio genu ». (Con tav. V-VI). (Continuaz. e fine). — Corti A.., La minuta distribuzione dei nervi nella milza dei Pipistrelli nostrali. (Con una figura;. — Massa D., Contributo alio studio del genere Trochopus: nota preliminare riassunt. — Pag. 235-255. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 255. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si dct notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. I. Scritti generali di Zoologia e di Anatomia. Atti della Societa per gli studi della malaria. Con 13 tav. — Roma, tip. Ber- tero, 1903, pp. ay, 519. Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare di S. A. R. Luigi Amedeo di Savoja, duca degli Abruzzi, 1899-900. — Milano, editore Hoepli, 1903, pp. 123. Studi compiuti nell' [Istituto Zoologieo della P. Universita di Roma, diretto dal prof. A. Carruccio] e lavori pubblicati dall'anno 1897 al 1902. Vol. III. — Roma, tip. Mariani 1903. - 230 - Barbera A. 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La parafibula e presente, ma (alraeno nei 3 esemplari adulti (?) da me esaminati) ridotta assai di volume, e rappresentata da un nueleo cartilagineo contenente un nucleo osseo piccolissimo. Per i lapporti colle parti vicine si deve no tare come essa ri- manga piu libera verso 1'interno ed in alto, che non nella Lacerta, a similitudine di quanto avviene nel Gecko. La struttura delle parti componenti l'articolazione non presenta notabile differenza da quanto vedemmo nella Lacerta. Platidactylus Mauritanicus. — Adulto. In questa specie l'articolazione rimane fondamentalmente la stessa che nella Lacerta, ed ivi pure e presente il terzo elemento, la parafibula. I rapporti che questa ha colle altre ossa sono di poco differenti, - 236 - e, come si vede dalle figure (Tav. fig. 5), essa rimane soltanto uri po' piu libera, in alto ed in fuori, e conserva quindi, piu che nella Lacerta, quella che fu la sua primitiva posizione. E bene sviluppata ed ossificata. I rimanenti elementi dell'articolazione mantengono la struttura che vedemmo nella Lacerta. Chelonia Poche specie e pochi esemplari potei esaminare di questo or- dine di rettili ; ecco in breve i risultati ottenuti. Nei Chelonia l'articolazione tende ad una maggiore semplicita nelle forme dei capi articolari, specialmente nelle specie a vita acquatica, pur mantenendo il tipo fondamentale comune. Testudo graeca. — Adulto. Ossa. — In questa specie abbiamo all'articolazione le tre ossa tibia, femore e fibula, manca la rotula. II capo femorale presenta i due condili ben distintamente for- mati, l'interno e piu sporgente in basso ed indietro arrotondato : l'esterno e meno esteso, presenta anteriormente ed in fuori una re- gione depressa, specialmente destinata ad articolare colla fibula, ed e piu tagliente. La fossa intercondilea e bassa, rivestita da cartilagine artico- lare, e si continua dolcemente colle superficie laterali corrispondenti dei due condili; in avanti e in alto si arresta con esse alia inser- zione della capsula, che si fa appunto quivi; manca il prolunga- mento nella superficie patellare. La tibia mostra la superficie articolare distinta in due porzionj, per opera di un rilievo smusso sagittalmente diretto, poco sentito nel suo tratto mediano. Di queste superficie, la interna, incavata, risponde aH'impronta del condilo femorale, la esterna invece e pia- neggiante ed un po' convessa. La testa della fibula, tagliata leggermente a scarpa, in basso e indentro, e coperta quasi totalmente di legamenti, a vece di me- nischi interarticolari, dei quali diropiu sotto. MeniscM interarticolari. — Dei menischi interarticolari quello interno e rappresentato da un cercine cartilagineo intimamente saldato colla tibia, ed unito al femore per la capsula articolare ; e sviluppato specialmente lungo i margini anteriore ed esterno, quello esterno e rappresentato solo in avanti e lateralmente, per quel legamento che unisce la tibia con un particolare trigono fibro-carti- lagineo posto piu all'esterno. - 237 - Legamenti eel inserzioni muscolari e tendinee. Tra i legamenti dobbiamo considerare : I. La capsula fibrosa periarticolare, robusta, specialmente di- stinta ed isolata nella regione anteriore dell'articolazione. II. I legamenti laterali ; Y uno, il femore tibiale, robustissimo con le consuete inserzioni al femore eel alia tibia, e che scende in basso lungo quest' ultima con robusti fasci fibrosi ; esso e facilmente isolabile e distinto dalla capsula. L'altro, il femore fibulare, e pure un robusto fascio, che dal so- lito punto del condilo esterno scende sulla faccia esterna della te- sta della fibula ; si puo isolare assai bene lungo il suo tratto me- dio, verso le inserzioni confonde in parte le sue fibre, in alto come in basso, coi legamenti che vanno al trigono Hbro-cartilagineo. III. Un altro legamento, dal condilo esterno, ove prende at- tacco, al disopra del I. femoro fibulare laterale descritto, fin presso alle inserzioni del m. gastrocnemio, e teso fino al margine esterno della porzione piu alta della tibia. Questo legamento passa sopra a tutti quelli descritti in questa regione, incrociando all' innanzi l'ar- ticolazione femoro-fibulare, e si mantiene in tutto il suo decorso indipendente dai legamenti vicini. IV. Abbiamo poi il legamento femoro-fibulare posteriore, che nasce all'angolo superiore ed interno della fossa intercondiloidea, e con direzione obliqua infuori ed in basso raggiunge il capo della fi- bula al limite posteriore della superficie articolare che quest' osso offre al femore. V. Dalla medesima inserzione femorale, e nel primo tratto fuso col precedente, si stacca un legamento che, penetrando nel- l'articolazione, lungo la linea del contatto fibulo tibiale, raggiunge nella regione anteriore della articolazione stessa il triangoletto fibro cartilagineo di cui diro appresso. VI. Un triangoletto fibro-cartilagineo e interposto tra la ti- bia e la fibula ed il femore, nella regione piu anteriore ed esterna dell'articolazione del ginocchio. A questo triangoletto fanno capo : 1° il legamento descritto sopra (V) che scende dalla regione posteriore del capo femorale; 2° un legamento o fibro-cartilagine, che proviene dalla spina anteriore della tibia ; 3° un fascio ispessito della capsula tesa tra questo triango- letto e la faccia anteriore del capo della fibula ; - 238 - 4° un legamento che seende dal femore, ove si attacca su- bito inferiormente al legamento femoro-fibulare ; (II) 5° un legamento che viene dal margine posteriore della te- sta della fibula, la dove si attacca il femoro-fibulare posteriore. Questo triangoletto e intimamente unito per la sua faccia an- teriore colla capsula articolare, e per essa, per mezzo di un fascetto di rinforzo, colla tibia, margine esterno. Muscoli e tendini — Dei muscoli e tendini, che han che fare coll'articolazione, rammentero il m. exten. comm. digit, pedis (Boia- nus), che dal condilo esterno del femore, faccia anteriore, seende al piede per dividersi in cinque tendinetti, uno per ciascun dito, alia prima falange ; ed il largo tendine del m. extensor cruris, privo di sesamoide, e simile a quello del Bufo. L'articolazione tibio-fibulare avviene pel bordo della tibia con- tro il margine inferiore della superficie articolare della fibula ; il contatto diretto e minimo, ma l'articolazione e ampliata pei lega- menti e i cercini che la circondano. Emys (lutaria) europaea. — Adulto. Ossa. — Nell' Emys la forma dei capi articolari e ancora piu semplice che nella Testudo; il femore appena accenna ai condili e alia fossa interposta; ben distinta e pero la superficie propria della articolazione colla fibula, sul lato esterno del corrispondente condilo femorale. La tibia e la fibula si presentano simili a quanto vedemmo nella Testudo, con questo che la fibula risale un po' piu 'in alto, e che la superficie tibiale interna e divisa trasversalmente dalla inser- zione di un legamento femoro tibiale. L'articolazione fibulo tibiale ha luogo tra le due ossa, non per superfici articolari, neppur minimamente, scoperte e libere, ma per l'interposizione di iasci legamentosi interossei. Menischi inter articolari. — I menischi sono rappresentati anche qui, l'interno da un cercine cartilagineo ben saldato alia tibia, e sviluppato specialmente in avanti; 1' esterno dal tratto anteriore del legamento femoro tibiale posteriore (V) che ivi si ispessisce per un nucleo cartilagineo che contiene. Legamenti. — I legamenti present! sono: I legamenti laterali, uguali a quelii della Testudo. I legamenti posteriori femoro fibidare (IV) e femoro tibiale (V) sono pure simili, con l'aggiunta che quest' ultimo anteriormente, su- bito prima di inserirsi alia spina della tibia, si ingrossa in un noc- ciolo di cartilagine. - 239 - Vi e poi un largo legamento femoro tibiale, che si inserisce sul condilo interno del femore trasversalmente per tutta l'estensione del condilo stesso, e ne divide in due porzioni la superficie articolare; quindi, sempre mantenendosi trasversalmente come un largo nastro scende un po' obliquo in avanti sulla tibia, e si attacca al terzo anteriore della di lei superficie articolare ; al limite interno della inserzione alia tibia vi e su questa un rilievo cartilagineo. Muscoli e tendini. — Dei muscoli e tendini abbiamo una dispo- sizione identica a quella della Testudo, e l'estensore fornito di un tendine largo e robusto, manca di rotula e non scava una doccia, neppur lieve, sul femore pianeggiante. Riassumendo, dallo studio dei Rettili abbiamo potuto vedere : 1.° Che, come era giusto presumere, lo scheletro dell' arto e 1' articolazione si sviluppano per le stesse origini e collo stesso mec- canismo fondamentale che negli Anfibii. 2.° Che le epifisi si sviluppano dai capi articolari cartilaginei, in un dato rapporto colla zona a linee cellulari trasverse osservate negli Anfibii, e anche qui, negli stadii embrionali ; 3.° Che le forme articolari si fanno piu complicate nei Saurii mentre nei Ghelonii si mantengono, o forse meglio ritornano, verso le forme piu semplici e primitive. 4.° Che la fibula va perdendo, a vantaggio della tibia, il suo rapporto diretto col femore. 5.° Che nei Saurii entra nell'articolazione un nuovo elemento la Parafibula, di cui in altra memoria (') discussi il valore morfolo- gico, e intorno alia quale intendo ricercare ancora. Abbiamo veduto anche presentarsi una certa varieta nei lega- menti e nei muscoli e tendini che prendono rapporto coll' articola- zione, ma da cio non si deve trarre conclusione alcuna prima di aver completata la serio di queste osservazioni comparative. Ill - UCCELLI. Di questo ordine osservai varie specie e ■famiglie, cercando se e quali differenze vi fossero nella articolazione a seconda della dif- ferente funzione, in quantita e qualita di movimento, cui per le (J) Monitore Zoolog. Ital. Anno XI, n. 7. - 240 - molto differenti abitudini di vita degli uccelli e chiamato Y arto inferiore. Cosi presi in esame alcuni camminatori, Gallus domesticus, Maleagris gallopavo ; alcuni volatori, Chelidon urbica, Passer itcdicus, Coracias gamda: alcuni nuotatori, Anser niveus, Fulica atra, ed un rampicatore Gecinus viridis. Salvo differenze di interesse specifico, e molto secondario per noi, trovai fondamentalmente, e con molta costanza mantenuto un unico tipo, che descrivo quale mi risulta dan" insieme di tutte que- ste osservazioni. Ossa — All'articolazione prendon parte il femore, la tibia e la fibula, qualunque sia il grado di riduzione che questa ultima subi- sce, nelle varie specie, nel suo tratto distale. Si aggiunge la pa- tella, phi spesso cartilaginea che ossea, ed incarnita nel tendine, ed il cui sviluppo varia nei diversi uccelli, specialmente in rapporto colla importanza che prende la grande apofisi muscolare della tibia. II capo articolare del femore e ingrossato, slargato, e vi sono rilevati e quasi taglienti i due condili, separati da una doccia pro- fonda e molto larga, la fossa intercondilea. II condilo esterno e sca- vato sulla faccia esterna da una profonda doccia longitudinale, che ricetta, come vedremo, il capo fibulare. Anteriormente la fossa intercondiloidea si prolunga assai in alto, diminuendo via via di profondita, e va a costituire la fossa patellare ; questa e separata inferiormente dalla fossa intercondiloi- dea per un rilievo smusso, sottile, ma distinto in ogni caso, che decorre trosversalmente : su questo rilievo si attaccano i legamenti intra-articolari ed il rilievo stesso si continua sui due condili, obli- quando in fuori e leggermente in avanti. Sul condilo esterno corri- sponde a questo rilievo l'attacco del tendine del m. ext. digitorum. L'estremo superiore della tibia, oltre 1' epifisi articolare, pre- senta alcune apofisi o creste, piu o meno sviluppate secondo le specie, che con essa epifisi si confondono, ed hanno il valore di apo- fisi da inserzioni muscolari. La superficie articolare della tibia, molto estesa, pud essere di- visa anche qui in due sezioni ; 1' una interna, e di un buon quarto piu ampia che l'altra, e da questa e separata: ah'innanzi per mezzo di un tubercoletto smusso e di un rilievo ; all' indietro : per mezzo di un solco posto in seguito a questi in direzione sagittale. Questa superficie interna e I aente incavata in senso laterale, mentre in direzione antero-posteriore riesce un po convessa, causa 1' ab- - 241 - bassamento rapido del suo margine posteriore. La superflcie artico- lare esterna, piu piccola, si presenta convessa in tutti i sensi, come una testa articolare, e si stacca, per un profondo solco, da quella apofisi muscolare, clie in avanti rialza la tibia e contribuisce invece sul lato interno ad ampliare la superflcie articolare corrispondente alia quale si riunisce insensibilmente. La fibula offre al femore una testa articolare che, nell'insieme, rassomiglia ad un condilo : questo capo e diretto col maggior asse sagittalmente, e con superflcie quasi orizzontale in questo senso, mentre la curva trasversale e generalmente molto sentita, quasi a settore di circolo, e qualche volta piu acuta. Per l'articolazione flbulo-tibiale la fibula presenta la faccia in- terna, del suo capo articolare fatta appena un po' concava, e che si adatta alia convessita della superflcie tibiale di questo lato. Menischi inter articolari. — I menischi interarticolari sono bene sviluppati e distinti ; il menisco, interno, incompleto, incomincia posteriormente per un largo e robusto fascio che, dalla tuberosity posta al limite divisorio delle superfici tibiali ricorre indietro fino al margine posteriore della superflcie articolare interna (tibiale) ; quivi volge indentro, passa sopra l'attacco tibiale del I. crociato posteriore, e lungo lo stesso margine posteriore tibiale si fa piu spesso e fibro-cartilagineo, acquistando nettamente la forma a cuneo a faccie concave, caratteristica dei menischi. II menisco costeggia poi il margine interno della stessa superflcie tibiale, indi il mar- gine anteriore, passando sopra l'inserzione del legamento crociato an- teriore, e si unisce col menisco esterno all'angolo anteriore interno dello stesso. Nel suo percorso il menisco e in intimo rapporto colla capsula, e per essa, col margine tibiale ; e in rapporto anche col legamento laterale femoro-tibiale, la dove lo incrocia ; al suo angolo posteriore interno riceve un largo fascio che scende dal femore, parallelo e po- steriore al /. crociato posteriore. In avanti il menisco riceve, proprio al suo attacco col menisco esterno, un altro fascio, che nasce dal margine anteriore della superflcie tibiale, corre indentro sotto il me- nisco, e vi si getta al punto indicato. II menisco esterno, forma un setto completo, fibro-cartilagineo, interposto tra il femore e la superflcie esterna articolare della tibia. Ha forma di vero e proprio menisco biconcavo, e ristabilisce, l'ar- monia tra la superflcie del femore e della tibia, fortemente disarmo- niche in questa parte dell'articolazione. E in connessione, lungo il margine posteriore, colla capsula pe- - 242 - riarticolare e per esso colla tibia e colla fibula, e col leg. femoro fibulare posteriore ; in avanti si connette, come vedemmo, col meni- sco interno pel proprio angolo interno, per quello esterno invece si unisce ad un largo e robusto fascio fibro-cartilagineo che viene dal- l'interno lungo il margine anteriore della fibula e si fa molto spesso, a modo di un menisco interarticolare C), a livello dell'interlinea fi- bulo tibiale ; questo fascio origina e si attacca in fuori al legamento femoro-fibulare laterale. Sulla struttura dei capi articolari dell'adulto non hanno luogo speciali note. Essi capi sono costituiti da tessuto osseo spongioso, a larghe cavita, e ricoperti da un sottile strato di cartilagine ialina sulla superficie articolare. L'epifisi nell'adulto e separata dalla diafisi per un sottile disco di cartilagine epifisaria che scompare dopo il primo anno di vita, in generate. I menischi hanno struttura fibro-cartilaginea e non vi trovai, nei vari individui esaminati, calcificazione ne ossificazione alcuna, non ne escludo la possibilita, cosa che del resto non ha gran valore. Legamenti — Muscoli e Tendini. Oltre i due I. laterali femoro-tibiale e femoro-fibulare ed i lega- menti connessi coi menischi e gia rammentati abbiamo : I. Un legamento femoro-fibulare posteriore, che e in rapportu col menisco esterno e che scende obliquamente dalla fossa intercondiloi- dea, angolo esterno posteriore, sulla fibula. II. Una coppia di legamenti interarticolari, legamenti crociati, che originano ambedue dal femore; l'uno nasce nella fossa inter- condiloidea, al limite posteriore della stessa, e sulla faccia corrispon- dente del condilo esterno ; di qui scende obliquo in avanti, passa pel vuoto lasciato centralmente dal menisco interno, entra sotto a questo, e raggiunge in tal modo il tubercolo gia descntto al limite tra le due superficie tibiali, in avanti. L'altro legamento nasce dalla fossa intercondiloidea, al limite colla fossa patellare, scende indie- tro, passa, pel foro centrale, sotto il menisco interno, e raggiunge la tibia verso il suo margine posteriore. III. Un legamento robusto, che dal tubercolo tibiale detto sopra raggiunge l'angolo anteriore interno della superficie articolare della fibula, rimanendo indipendente ed isolato in tutto il suo decorso. (') Attendo di avere materiale adatto per chiarire il significato di questa formazionc. - 243 - Tra i tendini e degno di nota quello del m. exten cruris, che si attacca sulla tibia ad una apofisi che rialza e fa sporgere innanzi, in vario grado secondo le specie, il margine anteriore del capo ti- biale; esso tendine contiene incarnita la rotula, vero sesamoide, pero piu spesso cartilaginea che ossea. Abbiamo poi l'attacco del tendine del m. ext. digit, comun al condilo esterno, esso tendine scende sulla tibia e si scava una doc- cia profonda, tra l'apofisi muscolare anteriore della tibia stessa, e la superflcie articolare tibiale esterna; questa doccia contribuisce molto a dare a questa ultima superflcie la sua spiccata forma convessa. II tendinetto che corre dalla coscia sulla gamba, incrociando la rotula, e perforando il tendine dell' estensore, e talvolta la rotula stessa, non mi interessa. Sviluppo. Scelsi per materiale di studio il Passer italicus, facile assai ad aversi, e che presenta nell'adulto un tipo di articolazione che non si scosta molto dal tipo medio degli uccelli. Lo scheletro dell'arto origina anche qui in maniera identica e percorre i primi stadii come negli altri ordini esaminati. Non descrivo quindi queste prime fasi, perche non riuscirei ad altro che ad una noiosa ripetizione, rammento soltanto che le dif- ferent! fasi si percorrono molto rapidamente, e brevissimo e il pe- riodo durante il quale, in una sezione dell'arto, trovasi differenziato il solo abbozzo dello scheletro perche, quasi in un tempo, si ag- giungono i primi abbozzi dei vasi, dei muscoli, e d.ei nervi. Anche nel Passer, nella regione dell'articolazione del ginocchio, l'abbozzo unico del femore si confonde nella massa di tessuto pri- mitivo ivi persistente, a cui fan capo dal basso gli abbozzi della tibia e della fibula ; ed in questa massa di tessuto abbiamo, fin dai primi stadii la speciale disposizione degli elementi cellulari secondo determinate linee parallele. Ad uno stadio assai precoce, di 11 mm. circa, mentre gli abbozzi delle parti scheletriche gia accennano alia forma dei capi articolari, noi riscontriamo inoltre che i capi stessi si dispongono l'un contro l'altro, facendo un assai forte angolo di flessione, ed in questo stesso tempo le linee di cellule del tessuto primitivo interposto, tuttora ab- bondante, segnano tale disposizione; ne puo, neppure in questo caso, attribuirsi il fatto all'azione dei muscoli per le stesse ragioni che vedemmo in simil frangente valere nei precedenti ordini di animali. - 244 - Anche negli abbozzi cartilaginei e manifesta la stessa disposi- zione delle cellule die si e riscontrata nelle stesse nostre precedent] osservazioni. L'accrescimento degli abbozzi cartilaginei nei successivi stadi, non avvenendo in egual misura su tutti i punti, ma prevalendo nei capi articolari, porta al fenomeno gia indicato dell'arrovesciamento di questi capi sulla diafisi ; cosi e infatti specialmente nei capo femo- rale sul lato posteriore. A 13 mm. di lunghezza dell'embrione com- paiono i primi accenni dei menischi interarticolari, ed a 14 cm. gia incomincia in essi la trasformazione in cartilagine : mentre nei ri- manente tessuto interposto si disegnano i fasci dei legamenti del- l'articolazione. Fino da questo stadio il tendine del m. estensore della gamba e piu degli altri nettamente disegnato da fasci compatti di connettivo denso, scarso di cellule, fasci che si attaccano alia tibia, sulla quale gia si disegna l'aponsi muscolare d'inserzione ; fasci che contengono, su in alto, verso le prime fibre muscolari, un nucleo cellulare, ove si accenna alia trasformazione del connettivo in cartilagine (rotula). II primo abbozzo di cavita compare a 15 mm., tra il menisco interno e il femore, all'innanzi, poi questo abbozzo si estende a tutta l'articolazione. In questo e nei successivi stadi si vede come per 1' interstizio creato dal rovesciamento deU'epifisi femorale, pren- don la via i vasi per penetrare nella epiflsi stessa. L'ossificazione periostale non e cosi rapida in questa specie come nelle gia osservate, ed alio stadio di 24 mm., in cui la penetrazione dei vasi nei capo articolare e gia notevole per estensione, l'esile osso periostale, di una sola lamella, non giunge ancora al limite del capo articolare. In altre parole l'ossificazione della epiflsi incomincia molto avanti che sia terminata la prima fase di quella della diafisi. Nei Passer neonato abbiamo finalmente la costituzione dell'ar- ticolazione completa, nella forma, e nella disposizione delle parti ; riguardo alia struttura i capi articolari hanno gia avanzata la ossi- iicazione endocondrale deU'epifisi, che rimane separata dalla diafisi, nella residua cartilagine per una zona di elementi cartilaginei ap- piattiti in file trasverse molto ben distinte. * * Riassumendo; oltre ad avere, anche per questo ordine, confer- mata l'origine, e il modo di svilupparsi della articolazione, abbiam potuto riconoscere ; - 245 - che anche negli Uccelli le epifisi sviluppano come nei Sauri ed hanno lo stesso valore, che la fibula mantiene, per quanto limibato, sempre impor- tant^, il suo rapporto col femore, che la forma dei capi articolari presenta alcune disposizioni speciali, o specialmente accentuate. Abbiamo veduto anche una certa varieta nella disposizione dei legamenti, di cui sara luogo a valersi al termine delle nostre osser- vazioni. Conclusioni Ora come avanti (4) non se ne posson trarre molte, ma a mio parere dopo aver osservati concordi i risultati delle ricerche sopra due (Ictiopsidi e Sauropsidi) dei tre tipi dei vertebrati ; per quattro specie di quattro differenti ordini {Anfibia-Sauria-Chelonia-Aves) si pud e si deve concludere ; che la forma dei capi articolari non si plasma individualmente, per effetto delle azioni meccaniche immediate, ma sibbene aH'infuori di ogni influenza esteriore all'articolazione stessa, per l'impulso e l'attitudine che risiede nei tessuti embrionali da cui deriva, l'uno e l'altra trasmessi ad essi tessuti dalla eredita. Non si puo ne si deve negare che, nella specie, per una serie di adattamenti funzionali, la funzione meccanica abbia modellato i capi dell'articolazione procedendo per gradi di variazioni, via via fissati poi nei blastema primitivo per mezzo dell'eredita. E questo un meccanismo che a noi e lecito ammettere nei suo insieme e che possiamo anche tentare di spiegare, per ipotesi, nelle sue particola- rita ; ma non credo che possiamo pretendere di rivelarlo, punto per punto, oggi coi nostri mezzi di indagine. Troppo a lungo agirono, sulle forme attuali, le forze conservatrici della eredita per permettere ad esse una evoluzione, anche parziale, tanto rapida ed estesa da poter- cene fare accorti nella ontogenesi delle singole forme. E cio si pub a priori concludere anche ricordando la legge biogenetica perche nelle ontogenesi si riassume soltanto in compendio lo sviluppo della forma specifica. Quello che si deve percio negare ad ogni modo e che i capi degli abbozzi scheletrici, contrapponentisi nell' articolazione, si mo- dellino in forme differenti, soltanto perche i muscoli li spingono gli uni contro gli altri, ripetendo in ogni individuo, per questa sola ra- gione meccanica attuale, la creazione della forma articolare. La ingegnosa spiegazione delle forme articolari, e la geniale espe- (r) Contributo alia morfologia ecc, Anfibi. Monit. Zoolog. Italiauo, anno XI. n. 9. - 246 - rienza del Fick R. (*), se sta bene, e con matematica esattezza gui- da i bastoncelli di gesso e pomice nella loro evoluzione morfologica, non sta egualmente bene, e non guida nel loro sviluppo i bastoncelli cartilaginei di elementi vivi che formano l'abbozzo scheletrico del- l'arto. Basta infatti ricordare, come abbiamo veduto, che la forma dei capi articolari si disegna prima che azione meccanica vi sia. Del resto, ripeto, sara prezzo dell'opera, al termine di queste osserva- zioni, riandare tutte le opinioni emesse, nell'im senso e nell'altro, sulla origine delle forme articolari, quantunque fin d'ora a me sem- bra che talune debbano gia ritenersi come scartate. (4) Fick R. Ueber die Form der gelenkflachen. Arch. f. Anat. u. Phys., 1890. Nota — La bibliografia sull'argomento, la recensione della letteratura e la critica troveranno il loro posto, insieme colle considerazioni piu generali, al termine della esposizione di queste ricerche. Spiegazione delle Tavole. Tavola V. Fig. 1. — Scheletro dell'articolazioi.e del ginocchio destro di Lacerla viridis adulta, veduta dal di nanzi; estensione completa : F. femore. T. tibia. /. fibula. Pf. parafibula. m. in. ossetti dei menischi interarticolari. Fig. 2. — Femore di Lacerta viridis, adulta ; veduta posteriore e un po' dal basso. e, condilo esterno. i, condilo interne r. r. rilievo al limite posteriore della fossa rotulea. Fig. 3. — Tibia di Lacerta viridis superficie articolare dall'alto. e, superficie esterna. i, interna, a, regione anteriore, che da inserzione al tendine del m. estensore della gamba. Fig. 4. — Kemore di Passer italicus ; veduta posteriore. e, condilo esterno. d, doccia per la testa della fibula, i, condilo interno. r. r, rilievo che li- mita indietro la fossa patellare. Fig. 5. — Tibia di Passer ital. ; superficie articolare veduta dall'alto e posteriormente. a, apofisi muscolare anteriore pel tendine rotuleo. e, superficie esterna a sfera. d, doccia per il m. extern, digit eomm., i, superficie articolare interna, t, tuberosity, o spina, tra le su- perficie tibiali. Tavola VI. Fig. 1. — Embrione di Lacerta viridis di mm. 7 ; sezione frontale trasversa rlspetto all' asse della 100 gamba ; regione dell'articolazione del ginocchio — — . F, femore. T, tibia, f, fibula. P, parafibula. 100 Fig. 2. — Embrione di Lacerta viridis di mm. 10, sezione come sopra ; lettere cs. — r— . Fig. 3. — Embrione di Lacerta viridis di mm. 14; sezione sagittale all'arto; I. m., menisco interarti- 100 colare interno, le altre lettere come sopra 35 Fig. 4. — Sezione sagittale dell'arto inferiore di Lacerta viridis adulta; regione esterna — = — . O, tessuto osseo ; tp., epifisi con nucleo osseo epifisario; O. p. /"., parafibula con nucleo os- seo; »', legamenti femoro-fibulo-parafibulari posteriori, c. a., cavita articolare; le altre lettere come sopra. - 247 - Nella preparazione i capi articolari si sono allontanati alquanto, senza per6 che abbiano avuto ]"ogo lacerazioni ne altre alterazioni nel preparato Fig. 5. — Sezione frontal e (trasversa rispetto all'asse) della gamba di un Platidactylus Mauritanicvs, 70 , auulto . Lettere come sopra. 35 Fig. 6. — Sezione sagittale dell'arto posteriore di Passer italicus; appena uscito dall'uovo --. — . I, regione delle linee trasverse di cellule; ro, rotula, I. t. f, ligamento libio-ftbulare anteriore a. r, regione dell'arrovesciamento della cartilagine del capo femorale. ISTITUTO DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVERSITA DI PARMA DIRETTORE PROF. A. ANDRES La minuta distribuzione dei nervi nella milza dei Pipistrelli nostrali. Nota del Dott. ALFREDO COKTI. (Con una figura). Kicevuto il 18 agosto 1903. fi vietata la riproduzione Ebbi occasione, anche per ragioni di tecnica, di occuparmi della minuta distribuzione dei nervi nella milza dei Chirotteri nostrali, ed espongo ora brevemente alcune mie osservazioni, non facendo nep- pure menzione di quanto rilevai in perfetto accordo con i dati che i ricercatori ci hanno di gia fornito in proposito per altri Mammiferi. Gli animali studiati appartenevano in gran parte alia specie Vesperugo noctula Schreb. Sperimentai, sempre con la reazione cromoargentea, con vari metodi. Risultati completamente negativi mi diede il metodo lento con flssazione in semplice bicromato potassico al 3 °j0, sia usato di- rettamente, che con materiale da lungo tempo flssato cui avevo fatto subire il processo del ringiovanimento. Dei pezzi di milza fissati nella sola soluzione di bicromato e dopo il ringiovanimento sotto- posti all'azione della miscela osmiobicromica mi diedero impregna- zioni buone in pochi e brevi tratti del plesso periarterioso. Per il metodo rapido con la miscela osmiobicromica mi attenni alia formula di G-olgi (1883) con la leggiera modificazione di Ra- mon y Cajal, e cioe bicromato potass, al 3 °t0 parti 80, acido osmico all' 1 °{0 parti 20 ; usato pero sia su pezzi freschi e diretta- mente che su materiale da tempo flssato e ringiovanito, ottenni sempre impregnazioni povere e non costanti. - 248 - Completamente negativo fu un tentativo con la miscela osmio formolbicromica secondo la formula ed i suggerimenti del professor P. Lachi ('). Figure buonissime e costanti ebbi invece usando la doppia im- pregnazione secondo il consiglio di Ramon y CajaleLuigi Sala. I risultati furono pero negativi per materiale da tempo fissato e sottoposto al ringiovanimento. I pezzi freschi immersi per 1-2-3-4 giorni nella miscela, e successivamente portati per 24 ore nel solito bagno di nitrato d'argento al 0,75 °|0, e di nuovo immersi per al- tre 24-36 ore nella prima miscela per poi rimetterli per un' altra giornata nel bagno di sale d'argento, mi diedero invece, come dissi, impregnazioni buone e costanti. La reazione ando rapidamente sce- mando per pezzi lasciati piu a lungo nella prima miscela, per ces- sare completamente alia sesta giornata. Per il processo del ringiovanimento usai sempre, seguendo i consigli del Golgi stesso che lo ideo, soluzione di solfato di rame. Guglielmo Miiller fu primo ad indicare per i nervi della milza cellule aventi l'aspetto delle usuali cellule gangliari, che Kolliker e Billroth non poterono poi rintracciare. R. Fusari tra hoi de- scrisse e figuro (2) per la polpa splenica nel ratto e nel vitello delle piccole (20 ft) cellule nervose poligonali. GL Retzius (3) nel suo la- voro contemporaneo a quello del Fusari dice di avere a lungo ma invano cercato cellule nervose nella milza del coniglio e del topo. Nel 1899 Ebner (4) neltrattato di istologia del Kolliker, in base a nuove ricerche compiute sul bue ribadisce il concetto dell' assenza di cellule nervose nella polpa splenica. Ad identico risultato venne la signorina Rina Monti (5) nel suo studio accurato e completo su la fine distribuzione e le termina- zioni dei nervi nella milza degli uccelli. Nei preparati ottenuti con i miei animali fu assoluta 1' assenza di corpi cellulari; forse dei noduli, delle varicosity specialmente se osservate al forte ingrandimento con cui il Fasari ritrasse le sue (') Ahatomisch. Am. Bd. X, nuw :JI, 1895. (•) Kusari prof. Romeo. — Sul modo di distribuirsi delle fibre nervose nel parenchima dello milza (con 4 incisioi.i). Mjnilore Zool. It. An. Ill . IV. 7-S. Firenze IS93. (3) Retzius prof. Gustav. — Zur Keontniss der Nerven der Milz und dor Niere, mit tav. XXI in Biologisch. Vntersuch. Neue folge, III, Stocholm, ISO?. (4) Koelliker's Handiuch der tiewebelhere des Menschen. Driltet Band von V, r. Ebner. Sechsle Auflage. Leipzig 1899. (5) Monti Rina. — mi ia line distribuzione e le terininazii ni 'ei nervi nella milza dej/li Uc- celli (cou 7 fig.) llollett. Scient, Pavid, Ann. ls'Js num. 1 ■■ Ann tS99 n. I - 249 - figure avrebbero potuto indurre in sospetto ad una prima osserva- zione, ma ad un esame minuto il comportamento ed i rapporti loro toglievano ogni dubbio circa la natura non cellulare. I risultati fin qui ottenuti nello studio deH'innervazione della polpa splenica nei mammiferi mi sembrano potersi accordare. II Fusari invero, trattandone, non espresse alcun giudizio sulamag- giore o minors abbondanza dei nervi nel parenchima splenico; la figura 1 della sua nota non da pero certamente l'idea di una rete molto ricca, che del resto se fosse stata presente nei preparati sa- rebbe stata senza dubbio anche rilevata dall'A. II Retziuse chiaro in proposito, e appone anche un " jedenfalls „ alia dichiarazione che la polpa della milza degli animali studiati (coniglio e topo) e povera di nervi. Nessuna notizia abbiamo, per i mammiferi ancora, di nervi scioglientisi nel tessuto proprio dei corpuscoli di Malpighi. Studiando 1' innervazione del parenchima della milza degli uc- celli la signorina Monti giunse a risultati affatto differenti. Ottenne essa " un plesso di una ricchezza incredibile, nella polpa splenica e nei corpuscoli di Malpighi „ ; e davvero la figura che secondo l'A. non pub rende're " neppure una pallida idea „ dell'abbondanza delle fibrille nervose e di gia ricca testimonianza. Quanto chiaramente e sicuramente vidi nei miei preparati non e certo in accordo con la recisa affermazione del Retzius. La polpa della milza dei Chirotteri nostrali e ricca di nervi; non quanto ne- gli uccelli, ma in ogni modo viene percorsa e avvolta tutta da una rete plurifibrillare a larghe maglie, probabilmente seguenti i sepi- menti connettivali. Sono fasci di 2-3 fino a 5-6 fibre varicose che con decorso non eccessivamente tortuoso si sciolgono ai punti d'in- crocio in grosse aree di reti secondarie minori, con vere, evidenti anastomosi tra i ramuscoli. Le piccole maglie di questa rete seconda- ria hanno per lo piu contorno poligonale con angoli molto aperti e lati di sviluppo poco differenti; in alcuni casi pero, e per estensioni re- lativamente grandi, gli angoli delle ramificazioni dicotomiche che in quelle fin ora osservate erano, come dissi, molto ampie, si vanno facendo acuti, e le fibre nervose perdono ad un tempo del loro ca- rattere tortuoso e delle loro varicosity ; la intima connessione, anzi la continuity di questo modo speciale di rete con il rimanente della struttura sopradescritta toglie del resto ogni dubbio che questa trarna possa essere di altra natura che nervosa. Non riuscii pero a - 250 - rilevare quali siano le cause possibili di tale modalita, e nemmeno a poter stabilire se esistano speciali localizzazioni nell'organo. Lungo il decorso dei fasci costituenti le grosse maglie princi- pal! osservansi poche ramificazioni ; alcune partentisi in senso nor- male e sottili sciolgonsi subito nel parenchima dell'organo finendo in terminazioni libere ; le altre, phi o meno grosse, decorrono paral- lelamente al tronco donde sono originate e vi si reinnestano dopo un tratto piu o meno lungo, oppure vanno a mettersi in rapporto con le reti secondarie. Eccezionalmente osservai dei sottilissimi ra- muscoli nervosi attraversare tutta una maglia della rete primaria e congiungersi con gli elementi del lato opposto a quello ond' erano originati. R. Monti, come sopra riportai, trovo negli uccelli un ricco plesso nervoso non solo nella polpa, ma anche nella sostanza co- stituente i corpuscoli di Malpighi. Nei Chirotteri studiati, almeno da quanto risulta dai miei pre- parati, manca una rete nervosa endocorpuscolare. Negli stessi corpuscoli, che nei nostri animali sono molto grandi, numerosi, ben delineati ed evidenti, ottenni invece splendide impre- gnazioni del plesso periarterioso. II Retzius (1. c.) ha ben ritratto il comportarsi dei nervi di questo plesso; il Kolliker nel suo trattato ci fa anche cono- scere ulteriori particolari. Poco resta a me da aggiungere a quanto gia si conosce ; accennero solo che la rete periarteriosa e, in con- fronto ai disegni di Retzius, nei miei animali molto piu ricca. Os- servai anche due speciali differenziazioni che dubitai prima trattarsi di differenti stadi di impregnazioni, ma che poi vidi ripetersi con discreta frequenza in preparati dove 1' impregnazione era si pud dire al completo. Generalmente i rami trasversi, cioe normali alia dire- zione del vaso, sono scarsi quando le fibre che costituiscono il plesso sono molto numerose e di vario calibro, da alcune di no- tevole spessore fino ad altre esilissime, e tutte decorrenti con po- che tortuosita. Qualche volta pero questi rami trasversi sono molto piu numerosi e si anastomizzano fra loro a costituire una rete a maglie poligonali, in cui verosimilmente dominano le forme ad angoli aperti e a lati di sviluppo subeguale ; allora le fibre costituenti il plesso, che e meno ricco che nel primo caso, sono a decorso tor- tuoso e notevolmente varicose. Entro i corpuscoli malpighiani le arterie quasi sempre sono ac- compagnate a distanza e con decorso non sempre parallelo dai tron- chi nervosi che si ramificano in corrispondenza delle ramificazioni - 251 - delle arterie stesse, e che mandano di tanto in tanto al plesso pe- rivasale delle branche, che, come gia fu rilevato, si adagiano per il primo tratto indivise sul medesimo. Dal plesso perivasale si allon- tanano spesso delle fibre per tratti piu o meno estesi, e decorrono poi parallelamente al vaso per ritornare piu o meno presto e in- divise al plesso stesso. Talvolta escono dal corpuscolo e vanno a mettersi in relazione con la polpa ; mai pero li vidi sciogliersi nel tessuto del corpuscolo che a me apparve sempre, ripeto, privo di nervi. Rete nervosa nella polpa della milza di Vesperugo noctula Schreb. — Doppia impregnazione cromo- argentea — Ingrandim. circa 200 diametri. II punto rappresentato 6 di media ricchezza. Alia capsula della milza arrivano molti nervi, fibre isolate op- pure fascetti di 2 o 3 fibre ; vi si inseriscono sempre in direzione nor- male alia superficie interna, e non potei mai studiarne il comporta- mento ulteriore. Questi nervi sono in intimo nesso con la rete della polpa e non mi pare si possa parlare di propri nervi della capsula. Delle mie ricerche e notevole il reperto della ricca e diffusa„rete nervosa della polpa della milza dei pipistrelli, rete che se era gia stata descritta per gli Uccelli, non era pero finora stata mai rilevata per i mammiferi dai numerosi e abili sperimentatori che del nostro ar- gomento si sono occupati. 252 - Contributo alio studio del genere Trochopus Nota pveliiuinare ria>suntira del dott. DONATO MASSA Ricevuta il 3 setteinbre 1903. fi vietata la riproHuzione. I Professori Parona e Monticelli hanno recentemente dimo- strato che il genere Placunella, creato dal Van Beneden ed Hesse nel 1863, non e altra cosa che il genere Trochopus del Diesing (1856). Cosicche il primo rientra fra i sinonimi del secondo, che viene in tal modo ad accrescersi di tutte le specie del genere Placunella 0, ad eccezione della P. vallei Parona e Perugia che, secondo il Parona e Monticelli rappresenta il tipo del nuovo genere Ancyrocotile (2). Sulla pelle e sulle branchie delle Trigla corax del golfo di Na- poli vive una specie di Trochopus non peranco descritta della quale il prof. Monticelli voile affldarmi lo studio, per portare un primo contributo alia conoscenza dell' interna organizzazione del genere Trochopus finora del tutto sconosciuto. Per condurre a termine questo studio ho creduto opportuno un esame comparative della nostra specie (Troch. heterachanthus) in esame con le altre del genere, come questo oggi va inteso. Cio mi ha spinto ad una revisione sistematica dei Trochopus, che mi e stata possibile grazie alle collezioni messe a mia disposizione dal profes- sor Parona e dal prof. Monticelli. Riassumo in questa nota i principali risultati delle mie ricerche, che esporro prossimamente in un lavoro completo accompagnato da tavole, nelle quali, oltre alia parte che riguarda l'organizzazione, sono particolarmente illustrate tutte le specie del genere Trochopus attualmente note. II genere Trochopus e caratterizzato specialmente dalle due ven- (!) Parona e Monticelli. — Sni generi Placunella e Trochopus. — Rend. 3il Ass. U. Z. I. in: Monit. Zool. Ital , Anno XIII, n. { iJ Supp. p. 46-48. (*) Parona e Monticelli. — 6ul genere Ancyrocotile (a. n ) — Archiv, de Parasit., vol, 7 1903 p. n. 7 PI. 3. - 253 - tose anteriori ora indipendenti, ora coalescenti col lembo anteriore e da una grande ventosa posteriore discoidale orlata di fine mer- letto e provvista di raggi muscolari che variano da 6 a 10, carat- teristicamente disposti, convergenti sull'arco d' unione dei due raggi posteriori : lungo i quali si trovano allogati in serie longitudinali 2 o 3 paia o coppie di uncini che variano di lunghezza, di forma e di graridezza secondo le varie specie. La forma del corpo e allun- gata ellissoidale o talora surrettangolare : ha d'ordinario color bianco lattiginoso che talvolta tende al roseo (T, tubiporus secondo Son- sino). La bocca e anteriore e ventrale, prefaringe distinto, faringe robusto, intestino bene sviluppato le cui braccia molto ramose ar- rivano fin presso l'attacco della ventosa posteriore col corpo. L'ap- parecchio genitale, bene sviluppato, sbocca all'esterno sul lato sini- stro della faccia ventrale per due aperture molto ravvicinate Tuna all'altra e situate marginalmente o submarginalmente dietro il mar- gine latero-inferiore della ventosa anteriore del lato corrispondente: l'apertura anteriore e comune al pene ed al tratto terminale del- l'ovidotto (metrateron), in quella posteriore si termina la vagina. I testicoli sono due e collocati dietro l'ovario sul limitare della meta anteriore del corpo : 1' unico deferente nato dalla fusione dei brevissimi singoli efferenti dopo aver descritto molte circonvoluzioni raggiunge la tasca del pene nella quale s' immette dorsalmente nel suo primo terzo. La tasca del pene e molto lunga, disposta da destra verso sinistra e con la sua base rigonfia, che accoglie la vescicola spermatica, si spinge fino all'ovario disponendosi a destra di questo. II pene s' inizia oltre il bulbo, e cilindraceo, assai lungo e protrude molto all'esterno quando svagina, ritirandosi in se stesso quando e ritratto nella tasca. Dall'ovario dorsalmente parte l'ovidotto, che ri- salendo innanzi decorre parallelamente alia parte basale della tasca del pene, e dove questo comincia a restringersi quello si slarga ad ampio fuso per costituire l'ootipo, circondato alia base dalle glan- dole del guscio il quale rasentando la tasca del pene si restringe per contmuarsi in uno stretto ovidotto che s' immette in essa. La tasca da questo punto rappresenta una cavita comune per l'uscita delle uova e per contenere il pene : tratto che potrebbe interpre- tarsi come una cloaca generale molto profonda e tubulare corri- spondente funzionalmente a quella che pud osservarsi in altri Tre- matodi, ma non paragonabile a questa morfologicamente. La vagina, di calibro considerevole, dal suo sbocco all'esterno decorrendo obli- quamente in diagonale da sinistra a destra, raggiunge l'ovidotto poco oltre la sua origine dall'ovario, e restringendosi bruscamente s'im- - 254 - mette per uno stretto canale nell'ovidutto accanto alio sbocco del vitellodutto impari. Sparsi per tutto il corpo sono i vitellogeni, nu- merosi aciniformi: distinti e turgidi si mostrano i vitellodutti lon- gitudinali e trasversali che si fondono in un distinto ricettacolo vi- telline dal dorso del quale si parte il vitellodutto impari, che tro- vasi disposto ventralmente innanzi all'ovario. Le uova sono piramidate con un lungo prolungamento unipolare. Le specie oggi accertate del genere Trochopus secondo le mie ricerche sono nove : di queste, tre nuove. Esse possono per comodo raggrupparsi nel modo seguente : A. Ventosa posteriore con died raggi. a. con raggi accessor!. 1. Trochopus lineatus, Scott. 1901. Ventose anteriori coalescenti col lembo anteriore. Fra i due raggi poste- riori della ventosa posteriore due raggi accessorii incompleti evanescenti. Due paia di uncini : gli anteriori piu grossi ensiforrai, i posteriori molto pic- coli a crescenti — Lugh. 3 mm. Sulla Trigla lineata (dalla collez. Scott.). b. senza raggi accessori. Due o tre paia di uncini lungo i raggi posteriori. 2. Trochopus heterachanthus n. sp. Ventose anteriori coalescenti col lembo anteriore. Tre paia di uncini nella ventosa posteriore; quelli anteriori grandi robusti, quelli delle due paia po- steriori allungati bacillari terminati a gancio. — Lungh. 7 mm. Sulla Trigla corax (dalla collez. Monticelli). 3. Trochopus diplachanthus n. sp. Ventose anteriori del tutto indipendenti dal disco. Due paia di uncini sulla ventosa posteriore, grandi, lunghi quanto il raggio sul quale sono attac- cati : gli anteriori e posteriori fra loro ravvicinati e contigui. — Lungh. 6-8 mm. Sulla Trigla hirundo (dalla collez. Scott [Placunella pint] ). 4. Trochopus pini Van Bened. Hesse, 1863. Ventose anteriori indipendenti dal lembo. Due paia d'uncini nella ?entosa posteriore : gli anteriori piu piccoli, i posteriori molto grandi e falcati a punta in fuori. — Lungh. 8 mm. Sulla Trigla pini. 5. Trochopus tubiporus Diesing 1836. Ventose anteriori indipendenti dal lembo. Due paia d'uncini nella ventosa posteriore : gli anteriori piu grandi ed a forma di coruo : posteriori piu pic- coli ed a forma di cetriolo. — Lung. 8 mm. Sulla Trigla hirundo. - 255 - 6. Trochopus differens. Sonsino 1891 ('). Ventosa anteriore Due paia di uncini nella ventosa posteriore : quelli del primo paio rnolto grossi. Lungh Sul Cantharus lineatus. 7. Trochopus micrachanthus n. sp. Ventose anteriori coalescenti col lembo. Due paia di uncini nella ventosa posteriore ; gli anteriori grandi a testa di piccone, i posteriori piccolissimi sigmoidali. — Lungh. 8-9 mm. Sulla Trigla hirundo (dalla collez. Parona). B. Ventosa posteriore con meno di 10 raggi. a. con sei raggi. 8. Trochopus Ehombi. Van Bened. e Hesse 1863, Ventose anteriori indipendenti dal lembo. Due paia di uncini nella ven tosa posteriore, gli anteriori piu. piccoli, i posteriori molto piu grandi allun- gati a punte in fuori. — Lungh. 10-12 mm. Sul Rhombus maximus. b. con sette raggi. 9. Trochopus exachanthus, Parona e Perugia 1889. Ventose anteriori quasi del tutto indipendenti dal lembo. Tre paia di un- cini nella ventosa posteriore, gli anteriori grandi, cuneiformi a punta acuta; quelli del secondo paio a punta ricurva : quelli del terzo paio piu robusti dei precedenti e terminati a gancio. — Lungh. 6-7 mm. Sul Serranus gigas (dalla Collez. Parona). Htituto Zoologico della R. Universitd di Napoli. (*) La descrizione e iucompleta perche, malgrado le insistenti preghiere rivolte al Prof. Richiardi direttore del Museo Zoologico dell'Ateneo Pisano, questi non ha voluto accondiscendere a mandarmi in esame uno degli eseinplari della specie conservati in quel Museo, per permettermi di completare ]0 studio sommario di questa forma, evidentemente distiata dalle altre, fatto dal Prof. Sonsino. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA A VVISO. Si pregano caldamente i signori Soci che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola {per vaglia cartolina) al Cassiere-Economo. Dott. Umberto Pibrantoni Istituto Zoologico, B. Universita di Napoli. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile, - 256 CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUE DE FLORENCE, DIRIGB PAR LE PROF. G. CHIARUGI. D.r FERDINAND LIVINI 1*' Assistant et Libre Docent d'Anatomie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1ER MEMOIRE. Sa distribution dans l'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). JP?*ix: L. 12. ■ Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNICA FABBRICA NAZIONALE Dl MICROSCOPI ED ACCESSORI DITTA FORNITRICE di tntti i Gabinetti UniTersitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con crem&gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3e 7*, unoad immersione omogenea 1/]2", due oculari 2 e 4 ; il tutto posto in elegante armadietto in mogano J_. 400 (ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nuoyo oiieitiyo V^ SeiiapocroMtico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata (Vedi Zeit- schrift furwissenschaft.Microscopie de[ 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensator! 4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Kir«nM, 1903. — Tip. L.. Niccolai, Via Faenm, 44. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIKETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R. Jstituto di Studi Super, in Kirenze nella R. University di Fadova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Novembre 1903 N. 11 SOMMARIO : Bibliografia. — Pag. 257 260. Comunicazioni originali: IPepere A.., Sulla penetrazione delle capsule sur- renali accessorie nei parenchimi degli organ! addominali. (Con tav. VIII). — IPierantoni U., La emissions delle uova in alcuni Oligocheti. — Pavaro G-., Intorno al sacco dorsale del Pulvinar pineale nell' encefalo dei Mammiferi. — Pitzorno "NL., Ancora sopra le note critiche fatte dal Dott. Sterzi al mio lavoro « Di alcuno particolarita sopra la fine vasco larizzazione della Medulla spinalis. — Pag. 261-279. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 279. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. VI. Protozoi. Ciuffi. — Picerche sugli Sporozoi. — Rendic. Ill Assembled Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 42-43. Firenze 1902. Znriques. — Adattamento degli Infusori marini alia vita nell'acqua dolce. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 49-50. Firenze 1902. Foa. — Sui Citoryctes vaccinae. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Sup- pl., p. 34. Firenze 1902. - 258 - Sereni S. — Sulla trasmissibilita, dei parassiti della malaria dalla madre al feto. Con tav. — Boll. Accad. med. Roma, An. 29, Fasc. 1-3. pp. 55-88. Roma 1903. VIII. Celenterati. Trinci. — Di una nuova medusa gemmante del Golfo di Napoli. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 52-53. Firenze 1902. IX. Vermi. 1. Parte generals. Parona C. — Elminti : materiale scientifico di Zoologia ecc, raccolto dal dot- tor P. A. Cavalli-Molinelli. Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi. — Milano, edit. Hoepli, 1903. 2. Platodi o Platielminti (Turbellari. Trematodi. Cestodi). Ariola. — Sono i Cestodi polizoici ? — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in : Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., p. 15. Firenze 1902. Parona e Monticelli. — Sui generi Placunella e Trochopus. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Suppl., pp. 46-48. Firenze 1902. 3. Nematodi o Nematelminti. Maurizi A. — A proposito di un nuovo caso di Ascaridi nel fegato. Mono- grafia dell'ascariasi con speciale riguardo alle migrazioni dell'^lscam lum- bricoides ed alia parte interessante l'ottalmologia. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, pp. 198-223. Roma. Polverini G-. — Sopra un caso di Filaria medinensis. — Rendic. Accad. medico- fisica fiorentina, Adunanza 12 febbraio 1903, in : Sperimentale (Arch. Bio- logia norm, e patol.), An. 57, Fasc. 3, p. 362. Firenze 1903. 11. GEFIREI (ECHIURIDI. SlPUNCULIDI. FORONIDl). Enriques. — Note fisiologiche sui Sipunculus nudus. — Rendic. Ill Assem- blea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre 3 novembre 1902) in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 51-52. Firenze 1902. 12. Anellidi (Archianellidi. Oligocheti. Policheti. Irudinei). Armenante Z. — Protodrilus ypoleucus n. sp. : nota prelim. — Monit. Zool. ital, An. 14, N. 9, pp. 221-222. Firenze 1903. Drago TJ. — Sulla emissione delle ova in alcuni Oligocheti : nota rettificativa. — Monit. Zool. ital, An. 14, N. 8, pp. 183-185. Firenze 1903. Pierantoni. — Sui Scyllidi gestanti nel Golfo di Napoli. — Rendic. Ill Assem- blea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Suppl, pp. 40-42. Firenze 1902. Rosa D. — Nefridii di Eotifero in giovani Lombrichi. Nota prelim. — Boll. Musei Zool e Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 18, N. 440. Torino, 1903, pp. 3. - 259 - Rosa D. — Le valvole nei vasi dei Lombrichi. — Boll. Musei Zool. ed Anat. compar. Univ. Torino. Vol. 18, N. 441. Torino 1903, pp. 2. Vedi anche : Arch. Zool., Vol. 1, Fasc. 2, pp. 201-222. Napoli 1903. X. Artropodi. 4. Crostacei. Lepri. — Nota preliminare sopra una forma cieca di Asellus. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. itdl. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Suppl., pp. 37-38. Firenze 1902. Monticelli e Lo Bianco. — Su la probabile larva di Aristeus antennatus Risso. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novem- bre 1902), in : Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 30-32. Firenze 1902. Nobili G. — Crostacei: Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. Osservazioni scientificbe eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi. — Milano, edit. Hoepli, 1903. 5. Aracnidi. Garneri A. — Contribuzione alia fauna sarda. Aracnidi. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, pp. 51-103. Roma. Marucci. — Nota preliminare sugli Idracnidi del lago di Castel Gandolfo. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., p. 35. Firenze 1902. Police G. — Sul sistema nervoso stomatogastrico dello scorpione. Con tav. 8.a — Arch. Zool, Vol. 1, Fasc. 2, pp. 119-200. Napoli 1903. 8. Insetti o Esapodi. a) Parte generalo. Einaudo G. — Principali insetti e fungbi nemici delle piante coltivate e da selva : Monografie III. — Torino, tip. S. Giuseppe degli Artigianelli, 1903. Veneziani A. — Sulla sostanza colorante dei tubi malpigbiani degli insetti. Scritti biologici pubblicati dagli allievi pel giubileo del prof. Aristide Ste- fani. — Ferrara, tip. Zuffi, 1903. d) Pseudoneurotteri, Bentivoglio. — Sul valore sistematico delle varieta della specie Platycnemis pennipes Pall. (Sunto). — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902) in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., p. 22. Firenze 1902. e) Rincoti. Soresi G. — La Diaspis pentagona del gelso : norme per combatterla. Con tav. — Milano, tip. Agraria, 1903, pp. 18. f) Coleotteri. Fiori A. — Revisione delle specie italiane del gen. Ampalpus Lat. — Riv. Coleotterologica ital., An. 1, N. 1-2. Camerino 1903. Griffini A. — Sulla variazione di caratteri sessuali secondari negli Scarabeidi. — Rendic. e Mem. Accad. Sc, Lett, ed Arti Zelanti Acireale (CI. Sc.) (1901- 902), S. 3, Vol. 1. Acireale 1902. - 260 - Iiuigioni P. — Note ed osservazioni s\x\V Anthypna Carcellii Laporte (roraana Duponchel). — Rendic. Ill Assembled Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre- 3 novembre 1902), in : Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl, pp. 20 22. Firenze 1902. Vitale F. — Specie e varieta nuove di Curculionidi siciliani. — Riv. Coleotte- rologica ital., An. 1, N, 1-2. Camerino 1903. i) Lepidotteri. Rostagno F. — Classificazione descrittiva dei Lepidotteri italiani. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, pp. 178-192. Roma (Continuaz.). k) Imenotteri. Benetti. — Ricerche biologiche sui Bombi. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl, pp. 38-40. Firenze 1902. I) Ditteri e Afanitteri. Giglio-Tos E. — Chironomus fuscipes Meig. della baja di Teplitz : Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. Osser- vazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi. — Milano, edit. Hoepli, 1903. Tiraboschi G. — Sulla Sarcopsylla gallinacea Westw : sunto. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, p. 112. Roma. XI. Echinodermi. Nobili G. — Echinodermi : Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi. — Milano, edit. Hoepli, 1903. Russo A. — Gruppo di Echinodermi viventi e iossili e loro filiazione : con- ferenza (Sunto). — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (3l otto- bre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl, pp. 54-58. Firenze 1902. Russo A. — Sul significato delle idrospire e degli spiracoli dei Blastoidi Con 2 figg. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 no- vembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Suppl, pp. 22-24. Firenze 1902 XII. Molluschi. 1. Parte generalb. Pollonera C. — Molluschi : Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi. — Milano, edit. Hoepli, 1903. Vinassa de Regny P. — Osservazioni delia variability della conchiglia nei Molluschi. — Mem. Accad. Sc. Istituto Bologna, S. 5, T. 10, Fasc. 1. Bo- logna 1903. 8. Gasteropodi (Prosobranchi. Etbropodi. Opistobranchi. Ptbropodj. Polmonati). Ghigi A. — II nidamento della Tiedemannia neapolitana van Ben. Con 2 figg. — Rendic. Ill Assemblea Unione zool Ital Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in : Monit. Zool ital., An. 13, Suppl, pp. 24-21. Firenze 1902. - 261 5. Lamellibranchi, Acefali o Pelecipodi. Carazzi D. — La perforazione del Lythodomw dactylus Cuv. — Monit. Zool. ital., An. 14, N. 4, pp. 73-75. Firenze 1903. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ANATOMIA PATOLOGICA DELLA R. UN1VERSITA DI PISA (PROF. MAFFCCCl). Dott. ALBEETO PEPERE, Aiuto. Sulla penetrazione delle capsule surrenali accessorie nei parenchimi degli organi addominali (Uon tav. VIII) Kicevuta i] 2 novembre 1903. £ vietata la riproduzione. Dopo che Marchand (1) ebbe posto in evidenza, meglio di os- servatori precedents, la freqaenza con cui si trovano disseminati nell' addome germi di capsule surrenali accessorie, ora comprendenti una sola, ora entrambe le sostanze di cui normalmente la glandula e costituita, e dopo che questo fatto fu largamente confermato e completato da numerosi ricercatori, un tale reperto non e rimasto una sterile osservazione di vizi organogenetici della glandula stessa, ma ha assunto una speciale importanza an che in patologia: trag- gono infatti da esso le moderne dottrine sopra una categoria di neoplasmi che pel passato venivano considerati con criteri contra- dittori e che ora concordemente vengono attribuiti a particelle della surrenale distaccatesi dalla glandula principale e migrate nell' addo- me. E dair osservazione che questi germi aberrati, oltre che disse- minati nella cavita dell' addome, possono ancora addossarsi agli or- gani e fin penetrare piu o meno profondamente in essi, risultano le - 262 - recentissime vedute su alcuni neoplasmi del rene (Grawitz), del fegato (Pep ere), ecc. Mi ha dato occasione difatti alle ricerche cli cui e oggetto que- sta nota il fatto che occupandomi di un caso di tumore maligno primitivo del fegato sorto da germi di capsula surrenale accesso- ria (2) e volendo interpretare il meccanismo col quale le piccole particelle di glandola avevano potuto annidarsi nello spessore del parenchima epatico, io non trovavo nelle ipotesi di altri osservatori dati abbastanza convincenti. Fino a quando le surrenali accessorie si trovano alia superficie degii organi, e facile immaginare come cid avvenga; ma come esse entrano nei parenchimi? Veramente sono pochi gli autori che se ne preoccupano. Pel rene, che pub dirsi la sede prediletta di queste inclusioni, oltre che invocare il vizio di sviluppo non e detto altro, per quanto io sappia, lasciando presupporre che le intime relazioni che passano fra i due organi spieghino a sufficienza l'anomalia. Cos! ancora per le glandole genitali, e Marchetti(3) riferisce brevemente l'inclusione embrionale di capsula in ovaia di donna e in ovaia di coniglio: in quella e in questa si accompagna- vano formazioni cistiche. In riguardo al fegato lo Schmorl (4) dal fatto che ne ritrovo piu frequentemente in localita assai prossima alia glandola surrenale destra e dal fatto che spesso con la presenza di corpuscoli surrenali nel fegato coincideva la eterotopia congenita del rene destro, crede che l'accrescimento limitato che debbono avere queste particelle di glandola distaccate, permetta al fegato, dotato di poteri accrescitivi piu alti, d'inglobarle rapidamente. Pero se e vero che venuti meno i contatti naturali e mutui che esistono fra gli organi e che concorrono fino a un certo limite a regolare il re- ciproco sviluppo, possono accadere degli spostamenti fra i visceri superstiti, la supposizione di Schmorl non e sufficiente a spiegarci la presenza di una surrenale lontano dai punti di contatto fra le due glandole. Assai meno probabile e la artiflciosa supposizione di Obendorfer (5) pel quale le particelle della capsula surrenale sareb- bero state strappate- dalla glandola principale e trasportate nel fe- gato da un processo di epatite interstiziale. Se cosi fosse la proli- ferazione inflammatoria avrebbe dovuto rapidamente cancellare ogni traccia di questi corpuscoli inclusi tardivamente e percio impossi- bilitati in simile terreno a vivere una vita parassitica. L'opinione mia era diversa e mi pareva fondata su osservazioni di fatto. Io ritrovai in una porzione di fegato immune dalla neoplasia, molto lontano dalla soprarenale (parte anteriore del lobo destro) e affondato profondamente nel parenchima, un piccolo nodulino con - 263 - tutti i caratteri che riportano i germi surrenali aberrati quando sono costituiti di sola sostanza corticale: il nodulo formato di pochi cor- doni e pochi gruppi di cellule era circondato da una capsula di con- nettivo denso, fibroso, in cui oltre a numerosi piccoli vasellini san- guigni si apriva un vaso di calibro considerevole, con pareti assai spesse, il quale si mostrava nei tagli seriati sempre in rapporti as- sai stretti col nodulo. Da cio e dalla considerazione che general- mente le capsule succenturiate che si ritrovano neU'addome fuori degli organi, hanno ogni volta impianto sulle tuniche dei vasi, come resulta da quasi tutte le osservazioni, e che su esse vengono spesso trascinate assai lungi dal loro punto di origine (plesso pampinifor- me), io sostenni che con grande probability nel mio caso i germi surrenali avevano dovuto penetrare nel fegato per la stessa via, disseminati cioe sulle tuniche dei vasi epatici, in un periodo piu o meno precoce di formazione della glandola. Da cio fui tratto a perseguire in questa ricerca per tutti gli organi addominali ; stabilire cioe, qualora ne avessi avuto l'occa- sione, se e quale valore avesse la mia ipotesi in riguardo alia pe- netrazione di germi surrenali accessori nei parenchimi sulle guaine dei vasi. Queste ricerche datano da 18 mesi periodo nel quale ho po- tuto osservare 428 cadaveri di adulti e 43 di bambini. A me inte- ressava sopratutto indagare sugli eventuali rapporti che le surre- nali aberrate assumono con gli organi, tralasciando di occuparmi di quelle disseminate nella cavita del peritoneo, anche perche assai volte la ricerca, per ragioni di opportunity e di tecnica, non poteva essere fatta con grande diligenza. Tuttavia per quanto poco inte- ressanti al mio scopo e limitandomi alle osservazioni fortuite in cui le particelle di glandula erano appariscenti cosi da non sfuggire anche ad un esame un po' superficiale, ho potuto per 13 volte tro- varne fuori degli organi in adulti e 3 volte in bambini; ed erano cosi localizzate : 3 volte sull'a. renale (2 volte a destra, 1 a sini- stra), 2 sulla v. renale sinistra, 1 sul tronco celiaco, 1 su un piccolo tronco dell'aorta add. che non fu identiflcato, 1 su un ramo della v. mesenterica superiore, 1 sull'a. spermatica sinistra, 1 sull'a, iliaca esterna di destra, 2 nel legamento largo sui tronchi dell'a. utero- ovarica, 1 in vicinanza dell'anello inguinale superiore (coincideva criptorchidia bilaterale) ; infine 4 volte furono ritrovate in vicinan- za della glandula- principals (3 a destra, 1 a sinistra) sui rami del plesso solare e fra il tessuto adiposo della loggia renale : in uno di questi ultimi casi anzi trovai cinque noduli di varia grandezza (da - 264 - un chicco di granturco ad un cece) e sempre disposti in vicinanza dei vasellini della regione o dei tronchi arteriosi, che penetrano nella surrenale. Questi reperti mostrano che i noduli surrenali nella cavita dell'addome sono relativamente frequenti e che s'accompa- gnano sempre ad un vaso. Tralascio ogni accenno alia maggiore fre- quenza di queste stesse anomalie nei comuni animali di laboratorio (cani, gatti, conigli, cavie, ecc), nei quali l'ho constatata un grandis- simo numero di volte, e una volta ancora in una vitella. I noduli constavano per lo piu esclusivamente di sostanza corfcicale della capsula ; alcune volte di sostanza corticale e midollare insieme, ra- ramente (4) di sola midollare. In riguardo ai parenchimi degli organi la ricerca, perche per me piu interessante, l'ho eseguita sempre con grande diligenza tagliuz- zando l'organo in pezzi assai piccoli dopo averne osservata con grande cura la superficie; posso percio dire che la mia ricerca che ha avuto esito positivo solo 8 volte (7 a carico del rene, 1 sola a carico del fegato) da una cifra assoluta del 1.7 % d'inclusioni sur- renali nei parenchimi. Non mi fermero sui caratteri macro- e micro- scopici di queste surrenali aberrate, giacche essi non aggiungono nulla a cio che e gia noto ; si trovavano sempre al disotto della capsula fibrosa dell'organo e di ogni caso e stato fatto l'esame isto- logico. Ogni volta ho esaminato accuratamente le glandule surrenali principali e le ho sempre trovate integre, salvo che nei VI caso ove, come diro in seguito, mancava affatto quella di sinistra. Nei I caso (U. di 30 a. — tifo-pneumonite fibrinosa, degenera- zione grassa del rene) il nodulo di sostanza surrenale grosso quanto una ciliegia (20 mm.) s'affonda per gran parte nei polo superiore del rene destro, un po' spostato verso la superficie posteriore, e si sosti- tuisce ad una eguale zona di sostanza renale corticale, spingendosi fin oltre la base delle piramidi sottostanti; alia superficie esterna il nodulo si solleva irregolarmente dal tessuto renale (fig. 1). Una cap- sula di connettivo fibroso, molto spessa sui limiti fra tessuto sur- renale e tessuto renale, lo ravvolge completamente e addossato ad essa decorre un vaso sanguigno con pareti grosse e beanti che cir- condando intimamente per un lungo tratto il nodulo si perde piu oltre nei tessuto renale. Istologicamente il nodulo risulta di sola sostanza corticale della surrenale, nutrita, pare, per gran parte dalle diramazioni dell'arteriola che lo accompagna. II II caso (D. di 46 a. — endocardite valvolare, embolismo ce- rebrate, rene da stasi) e presso a poco simile al precedente per la grandezza del nodulo (18 mm.) e identico ad esso per la sua strut- - 265 - tura ; si trova nella superficie anteriore del rene sinistro nella sua parte phi alta e nell'interno non oltrepassa la zona glomerulare. Dall'esterno, sui limiti nettamente segnati dai contorni del nodulo, in una insenatura relativamente profonda di questo, s'approfonda un vaso sanguigno di discreto calibro (arteria) proveniente dalla cap- sula fibrosa del rene (fig. 2). II vaso non entra col suo grosso tronco nella piccola surrenale, ma manda ad essa piccoli rami per poi di- sperdersi nella corteccia del rene. Anche nel III caso (U. di 56 a. — tubercolosi cronica del pol- mone, rene da stasi) distaccando la capsula fibrosa del rene destro si trova un vasellino sanguigno capsulare, che nel punto di penetrazione nel rene, circa nel terzo medio della superficie anteriore, aderisce alle pareti di un piccolo nodulo di surrenale (13 mm.) immerso per gran parte nella sostanza corticale (fig. 3): anche profondamente il vaso non si distacca dal nodulo, aderendo alia sua capsula, attraverso la quale gli manda numerosi ramuscoli. Come nei due precedenti an- che qui e la sola sostanza corticale della surrenale, quella che co- stituisce il nodulo. In un altro caso, il IV, (D. di 22 a. — avvelenamento da ■clorofor- mio, degenerazione grassa acuta del rene) le particelle di surrenale non appariscono aU'esterno del rene, ma si trovano sul punto di passag- gio tra la zona corticale e quella midollare, nella meta superiors del- l'organo : sono due ed entrambe rotonde, Tuna di 8 mm. di diame- tro con tutti e due i tessuti della surrenale, 1' altra di soli 3 mm. (cosi che fu accertata al microscopio) e fatta di sola sostanza cor- ticale (fig. 4). Nel poco spazio che intercede fra i due noduli si trova un vaso sanguigno le cui pareti si confondono col tessuto fibroso che incapsula le due surrenali. Anche qui il vaso proviene dalla cap- sula fibrosa avendolo potuto seguire fino alia superficie del rene. Diversifica dagli altri il V caso (D. di 65 a. — ateromasia diffusa, nefrite interstiziale cronica) per le gravi alterazioni esistenti nel rene. II nodulo surrenale, costituito normabnente di sostanza cor- ticale e di sostanza midollare nella disposizione nota, ha forma al- lungata di un piccolo fagiuolo (12 mm.) e s'e disposto trasversalmente alia superfice del rene in un avvallamento di questa, occupando sul terzo medio del suo margine convesso un breve tratto della corteccia renale assai ridotta dal processo interstiziale cronico (fig. 5) Ancora qui accompagna il nodulo ed ha intima connessione con la sua capsula fibrosa un'arteria ; di piu in un piano posteriore si ri- trova un'altro vaso sanguigno, probabilmente una vena. L' infiam- mazione cronica diffusa nel rene si arresta alia capsula del nodulo - 266 - alquanto spessa, e la scarsa impalcatura connettiva del nodulo non risente in alcun modo delle alterazioni gravi esistenti nell'organo ospite. II VI caso presenta una maggiore importanza tanto per le mie ricerche, come ancora dal punto di vista delle anomalie congenite della glandula surrenale principale. Si tratta di un uomo di 72 a. morto per focolaio emorragico del corpo striato sinistro (atero- masia grave e diffusa — aut. n. 3041). La capsula surrenale di sini- stra e completamente inclusa nella stessa capsula fibrosa del rene dello stesso lato e per due terzi affondata nel suo polo superiore, egualmente ripartita sulla superficie anteriore e posteriore e sosti- tuentesi ad an egual volume di sostanza renale. La porzione che protunde dal rene ha forma grossolanamente quadrangolare e si allunga verso il margine convesso dell'organo (fig. 6). Internamente a questo la surrenale occupa quasi in totalita la sostanza corti- cale del terzo superiore della glandola e gran parte dell' area corri- spondente delle piramidi malpighiane (fig. 7). Presa nell' insieme, e per quanto deforme, il volume della surrenale e presso a poco equivalente a quella normale del lato opposto. La delimitazione, fra sostanza renale e sostanza surrenale vien fatta da una capsula fi- brosa molto sviluppata ma irregolare e da una insolcatura del tes- suto renale immediatamente all'esterno di questa, che permetterebbe con una certa facilita l'enucleazione di un organo dall'altro. La di- sposizione dei vasi sanguigni presenta notevoli e importanti ano- malie. Dall'a. renale, che si trova affetta da grave ateromasia, a circa 1 ctm. dal suo ingresso nell' ilo della glandola, si distacca un tronco relativamente voluminoso, che risalendo in alto e percorrendo un tratto della superficie renale in un solco profondo che quasi in* teramente lo ricopre, raggiunge il margine inferiore della surrenale ed entra in essa immediatamente al disopra della sua capsula fibrosa (fig. 6, a, a1) in una depressione dei tessuti (ilo?) e si perde con rami piu piccoli nel suo tessuto : non si vedono sulla superficie libera di essa altri vasi e pare che questa debba essere Tunica arteria che arrivi alia glandola, almeno daU'esterno. Dalla superficie risultante dal taglio del rene si trova un. grosso tronco venoso, che dal cen- tro della surrenale attraversando la capsula fibrosa e la zona delle piramidi del rene immediatamente sottoposta ad essa imbocca un ramo della v. emulgente proprio nell' ilo renale (v. centrale della surrenale) (fig. 7, v, v1): lungo il percorso di questa vena ed addos- sato ad essa si ritrova un nodulino rotondeggiante di sostanza sur- renale esclusivamente corticale affondato nel centro di una piramide. - 267 - I tessuti di cui la surrenale consta, non differiscono da quelli nor- mali, anche confrontati con quelli della surrenale di clestra. II tes- suto renale, oltre una leggera compressione degli elementi cellulari e un po' di disordine nella disposizione dei tubuli e dei glomeruli che sono in vicinanza della capsula fibrosa, non presenta altro d'imputabile alia inclusione della surrenale ; si ritrovano in esso lo note del rene ateromasico. La localita ove normalmente questa risiede era occu- pata da zolle adipose che vennero esaminate con esito negativo ri- guardo a presenza di residui di sostanza surrerjjale. Un altro caso (VII) riguarda un grosso nodulo surrenale infisso nella sostanza dell'ilo del rene destro (U. di 45 a. — meningo-ence- falite cronica, rene da stasi): anch'esso e capsulato da tessuto fl- broso, interrotto pero in alcuni punti, ove sostanza renale e sostanza surrenale sono in immediato contatto. La ricerca della connessione del nodulo coi vasi sanguigni e in questo caso disturbato dal fatto che nel tessuto surrenale si sono stabiliti degli iniziali processi di proliferazione neoplastica (ipernefroma) e delle telangettasie vasali considerevoli, che guastano questi rapporti. Cio nonostante la pre- senza di vasi sanguigni di calibro relativamente grosso e con pareti spesse, airintorno della capsula fibrosa, e innegabile. L'ultima osservazione (VIII) riguarda il fegato (U. di 32 a. — otite, meningite purulenta): nel lobo di Spigelio, e ricoperto dalla glissoniana, e infossato per 2/3 del suo diametro un nodulino di so- stanza corticale surrenale, dello spessore di circa 8 mm., circondato da una sottile listerella di connettivo fibroso (fig. 8) : il vasellino che gli si trova accosto entra nel fegato nel punto in cui il tessuto epatico che circonda il nodulo e piu depresso ; forma airintorno di esso un'ansa e si disperde di nuovo nella capsula fibrosa del fegato stesso. II punto essenziale di queste ricerche, e che a me preme piu che ogni altro di mettere in evidenza, e l'intima connessione che i noduli di surrenale aberrati ed inclusi nei parenchimi assumono coi vasi sanguigni. Cio che ora ho dimostrato pel rene e pel fegato l'avevogia io supposto (2) fondandomi su osservazioni collaterali: cio, e naturale, va esteso ancora per tutti quegli organi i quali eventual- mente potranno trovarsi a racchiudere di tali particelle migrate dalla glandola soprarenale. Perche e giusto notare che riferendosi piu specialmente al rene, le mie osservazioni definiscono in modo piu completo la questione di quanto non lo sarebbe stato per altri or- gani, giacche pel rene appunto, come ancora per gli organi geni- - 268 - tali, potevano avere un maggiore valore, per queste inclusioni, i rap- porti embriogenetici in parte comuni con la capsula surrenale. Senza diminuire l'importanza che questi rapporti possono avere in tali anoraalie, io ritrovo in essi una ragione in piu del per- che queste avvengono qui con maggior frequenza che negli altri or- gani; ma con cio la causa prima del fatto resta invariata, la parte cioe che hanno i vasi sanguigni nella disseminazione e nell'entrata degli organi delle particelle glandulari aberrate. Le otto mie osservazioni stabiliscono il fatto con grande chia- rezza. Siano i corpuscoli surrenali superftcialmente o profondamente infossati nei parenchimi, ogni volta resta ad essi aderente un vaso sanguigno, per lo piu un'arteria, il piu delle volte proveniente dalla capsula fibrosa dell'organo (arterie renali e epatiche accessorie) d'un calibro eccezionale a volte, per la localita in cui si trovano. Che questi vasi poi abbiano un rapporto assai intimo e di antica data coi noduli surrenali lo dimostra il fatto che la vascolarizzazione di essi e fatta quasi esclusivamente dal vaso che lo accompagna come ho potuto con l'esame istologico sempre convincermene, senza che i vasi parenchimali dell'organo in cui albergano entrino per gran parte. Pare dunq\*e che il nodulo surrenale viva nell'organo ospite di un parassitismo parziale, provvedendo da se completamente o quasi alia sua nutrizione. Da cio risulta anche che esso puo restare nel- l'organo senza risentire molto dei processi patologici che vi si svol- gono come risulta chiaro nel mio V caso; il nodulo surrenale vi- vendo d'una vita propria/restava immune dai fatti di sclerosi avan- zata diffusi in tutto il rene. Senza dubbio piu interessante di tutti gli altri e il caso VI in cui e manifesto il fatto che le anomalie di posizione della glandula soprarenale vanno intimamente legate alle anomalie dei vasi La cap- sula surrenale e irrorata generalmente da tre arterie ; i'a. capsulare superiore, ramo della diaframmatica inferiore; l'a. capsulare media che nasce dall'aorta; l'a. capsulare inferiore, che costituisce di so- vente il tronco arterioso piu ragguardevole, si dirama dall'a. renale: io stesso ho potuto pero constatare che di frequente le aa. capsu- lari superiore e media provengono entrambe dall'aorta con tronchi separati o piu spesso unico. Quanto alia vena centrale della surre- nale, senza far parola delle altre di calibro minimo e a decorso va- riabile, essa immette a sinistra nella v. renale immediatamente fuori dell'ilo dell'organo, quella di destra nella v. cava inferiore. Nel mio caso abbiamo una disposizione assolutamente anomala: Tunica arte- - 269 - ria che va alia surrenale tiene il posto dell'a. capsulare inferiore e decorre in una profonda insolcatura del rene: la vena arriva in un ramo della vena renale non dall'esterno, ma decorrendo per tutta la sua lunghezza nello spessore del parenchima renale, trasportan- do ancora con se delle particelle di surrenale. Ora da tutto cio ap- pare chiaro come daH'anomala posizione dei vasi sia stata tutta la glandola surrenale trascinata nel rene. Prevalgono nei miei casi i noduli costituiti di sola sostanza cor- ticale: e cio e d'osservazione comune, giacche anche fra quelli che restano nell'addome fuori degli organi si ha lo stesso rapporto: in 2 casi le due sostanze, corticale e midollare, erano compenetrate ; in un solo caso si ha un nodulo di sola sostanza midollare. Cadrebbe qui opportuno riprendere qualche considerazione di embriogenesi della glandola surrenale, se a queste osservazioni -non volessi dare maggior valore di una nota anatomica descrittiva e se non mi fossi gia estesamente occupat© deH'argomento nel lavoro che ho piu so- pra citato. Mi basta qui solo accennare che la stessa conformazio- ne dei primi e numerosi abbozzi della glandola soprarenale, formati di gruppi e di cordoni cellulari provenienti dal celoma (terzo supe- riore o medio del corpo di Wolff), i quali in parte non entrano nella definitiva costituzione di quest'organo (Fusari (6)), spiega perfetta- mente la presenza di noduli surrenali corticali isolati, con inclusio- ne o non di elementi simpatici: di piu la prevalenza di uno solo dei tessuti della surrenale nei noduli aberrati, la sostanza corticale, e piu favorevole alia dottrina dualistica suH'origine della glandola (Remak, Ko Hiker, Fusari, ecc.) che non a quella unitaria (Ja- nosik, Mihalkovies, Yalenti, ecc.) come ho gia altrove con maggiori particolari dimostrato: infine dal fatto che possono pur trovarsi noduli aberrati che comprendouo tutti e due i tessuti, bi- sogna inferirne che la disseminazione e la inclusione puo ancora avvenire in un tempo relativamente tardivo, quando gia le due so- stanze hanno gia dato l'abozzo completo della glandola. Che i noduli surrenali inclusi possano persistere nella vita adulta, e spiegato da] fatto a cui ho gia piu sopra accennato, che la loro vascolarizzazione e indipendente da quella dell'organo ospite, e cio permette ad essi di persistere anche quando le condizioni nutritive dei tessuti all'intorno sono tutt'altro che confacienti alia loro con- servazione. E percio che io fondandomi sulle mie osservazioni, du- bito un po' su quanto altri autori assicurano, che il reperto di cap- sule surrenali accessorie, sia piu comune nell'eta infantile, e diventi raro negli adulti, perche esse tendon o a scomparire. E difatti in tutti - 270 - i miei casi le surrenali succenturiate cosi quelle extra- che quelle intra- parenchimali presentavano sempre i loro elementi cellulari in uno stato di conservazione nutritiva assolutamente norraale. Diro di piu che frequentemente ho incontrato in essi fasi indubbie di accresci- mento cellulare con figure mitotiche. E vero che su 43 cadaveri di feti a termine di neonati e di bambini al disotto di 5 anni le ho ritrovate 3 volte, cio che porta ad una percentuale piu alta che negli adulti (6,9 °\0) ; ma, come ho gia detto piu sopra, le mie cifre in riguardo a questi ultimi (4,9 \ — volendo tener conto della pre- senza extra- ed intra- parenchimale dei noduli surrenali aberrati) non hanno un valore assoluto, mentre nei bambini, che in massima non fanno parte del material e di dimostrazione alia scolaresca, la mia ricerca ha potuto esser fatta con maggior diligenza. In fondo voglio dire che una differenza assai grande, almeno per quanto ri- guarda le osservazioni mie, non esiste fra adulti e bambini ; bisogna credere piuttosto che in questi ultimi siano proprio le particelle glandulari che non si trovano in buone condizioni di nutrizione quelle che tendono a sparire completamente assai presto, persistendo solo quelle che assicurate da una vascolarizzazione sufficiente, pos- sono continuare nel loro sviluppo come un qualunque altro organo norm ale. A questo proposito voglio qui notare che se gli innesti speri- mentali di cellule e porzioni di organi embrionali in organi adulti, siano questi anche ontogeneticamente affini, non danno i resultati che la patologia sperimentale s'aspettava, assai probabilmente accade proprio pel fatto che in questo parassitismo provocato non possiamo, nello stesso tempo creare l'ambiente adatto quale lo ritrovano per cause diverse le inclusioni diro naturali ; ambiente che deve dipendere in gran parte da difetti di nutrizione diretta. Quando mi occupai di quella neoplasia che si originava da germi surrenali dispersi nel parenchima epatico(2), volli ten tare nei conigli e nei cani l'innesto di tessuto surrenale embrionale nel fegato, che fino allora mi pare nes- suno avesse scelto ancora e provato come terreno d'impianto. Non che sperassi resultati positivi tali da poter contrapporre alle forme neoplastiche diffuse nel legato, giacche oggi si sa a che cosa presso a poco portano questi tentativi, ma era mio scopo seguire il destine delle cellule soprarenali, quando sono trasportate nel parenchima epa- tico. Voglio ora accennare brevemente a queste mie antiche ricerche sperimentali non perche esse portino un qualche contributo al capitolo delle conclusioni e degli innesti sperimentali che ancora appassiona i patologi, ma perche mi pare che tralasciate allora, quando i resul- — 271 — tati nulla aggiungevano alia mia osservazione, trovino piu adatto posto qui in ricerche strettamente afflni. Non descrivero la tecoica che fu quella comunemente adope- rata per simili tentativi e che mette a riparo da ogni inconveniente che possa disturbare in qualche modo l'esperimento e le osservazioni ulteriori. Ho cercato d' innestare tessuto surrenale embrionale di varia eta, ma diro subito che i resultati non furono gran cosa di- versi. Quando la surrenale era appena percettibile con l'aiuto di una lente, lasciavo insieme ad essa un po' del connettivo lasso che ia circonda, alcune volte innestando la glandulina intera, altre volte, specie se piu grossa, dilacerandola prima o riducendola in fine pol- tiglia, il piu delle volte operando nell' uno e nell'altro modo in due punti diversi del fegato. Di 5 in 5 giorni, fino a 40, esaminati i punti d' innesto si trovava che nei primi periodi, fra il diffuso infiltramento linfoide e di corpuscoli rossi e fra le trabecole epatiche compresse, le cellule surrenali conservavano i loro contorni e i caratteri morfo- logici del citoplasma e del nucleo; pero gia alcuni elementi cellulari appartenenti alia sostanza midollare manifestavano caratteri regres- sivi e cio tanto se trattavasi d' innesto di glandola integra che di- lacerata. Questi caratteri di regressione cellulare si accentuavano (cromatolisi, atrofia semplice, vacuolizzazione, degenerazione grassa, necrosi per coagulazione) negli elementi midollari col progredire del connettivo neoformato, fino alia loro completa scomparsa. Le cellule corticali all'opposto avevano un periodo piu lungo di sopravvivenza, permettendo al connettivo gia organizzato in fasci di fibrille di ag- gregate in piccoli nidi : in alcune cellule anzi si producevano scis- sioni dirette, figure cariocinetiche e produzioni di pigmento giallo ; ma ben presto con la trasformazione fibrosa del tessuto connettivo e con la sua retrazione a tali deboli tentativi di proliferazione su- bentravano japidi e progressivi fatti di necrobiosi : gia dopo 25-30-35 giorni dall' innesto, nel tessuto di cicatrice non appariva piu traccia di cellule surrenali. Alcune volte quando con la minutissima capsula surrenale integra portavo nel fegato una parte relativamente abbon- dante di tessuto connettivo lasso che lo avvolge, gli elementi cellulari soprarenali conservavano una vitalita relativamente maggiore seb- bene la reazione del tessuto ospite fosse a volte piu accentuata : in uno di questi casi dopo 35 giorni il nodulino di tessuto surrenale, per quanto modificato nella forma dall' invasione del connettivo fibroso, persisteva ancora con 4 o 5 gruppi di cellule (uno di essi delimitava una piccola cavita cistica) modificate anch'esse sensibil- mente nella loro morfologia (forma prevalentemente piccola roton- - 272 - deggiante, citoplasma con contorni ancora ben definiti ma denso con granuli irregolari, nuclei deformi, picnotici o con masse croma- tiche diffuse), cosi che appena si riconoscevano ancora dalla persi- stenza dei caratteri di poche cellule soltanto. Se questo reperto pro- venga forse dalla difesa che un tessuto meno differenziato porta agli elementi superiori glandulari contro 1' invasione del tessuto reat- tivo circostante o se esso sia puramente accidentale, non cerco nep- pure d' interpretare, non avendo avuto agio di ripetere le stesse condizioni dell'esperimento in un maggior numero di casi. Queste stesse esperienze per un diverso ordine di indagini ri- petute, da altri nel rene, in quest'anno nel nostro Istituto, hanno dato presso a poco gli stessi resultati, e in parte simili a quelli del Graleotti(7). I resultati ottenuti recentemente dal Parodi (8) sopra un maggior numero di esperienze praticate nel fegato, non mi pare, dal breve riassunto che l'A. ne da, che differiscano molto dai miei. Riassumendo : queste mie ricerche dimostrano, a conferma di quanto gia avevo in altra occasione supposto, che: 1° alcune particelle di glandula surrenale, le quali probabil- mente non entrano a far parte della glandola principale, emigrano con frequenza nella cavita dell'addome sempre sulle pareti dei vasi sanguigni: essi come spesso le trasportano in punti assai lontani dalla loro sede d'origine, cosi talvolta entrando nei parenchimi degli organi ve le annidano piil o meno profondamente, continuando a conservare rapporti assai intimi col loro involucro fibroso ; 2° la nutrizione di queste capsule surrenali aberrate e fatta quasi esclusivamente dai tronchicini vascolari che penetrano con esse nei parenchimi, il che permette loro una vitalita indipendente an- che in terreni apparentemente poco adatti al loro sviluppo; quelle che non dispongono di circolazione propria sono rapidamente elimi- nate dall'attivo lavorio proliferative dei tessuti dell'organo ospite; 3° la capsula surrenale principale per un vizio di sviluppo imputabile ad un'anomala disposizione dei suoi vasi sanguigni pud essere completamente inclusa nel rene dello stesso lato ; 4° la topografla e la disposizione dei primi abbozzi della glan- dula surrenale e gli intimi rapporti embriogenetici che corrono fra essa e il rene facilitano nel parenchima di questo 1' impianto di no- duli surrenali succenturiati i quali vi penetrano nel maggior numero dei casi con i vasi sanguigni della capsula fibrosa (arterie e vene renali access or ie) ; 5° 1' innesto omoplastico della glandula surrenale embrionale - 273 - nel fegato attecchisce solo parzialmente e per un periodo di tempo assai breve : i deboli tentativi di accrescimento riguardano esclusi- vamente una parte degli elementi innestati (cellule corticali) capaci di perdurare ancora in alcune delle loro proprieta fondamentali di morfologia, di aggregazione cellulare, di formazione di pigmento, l'altra (cellule midollari) tendendo rapidamente a sparire assai prima che l'organizzazione del tessuto di cicatrice cancelli ogni traccia (30-40 giorni) del tessuto eterogeneo innestato. Al mio illustre Maestro prof. Maffucci che con somma bene- volenza segue le mie ricerche,' rivolgo i sensi della mia profonda e affettuosa riconoscenza. Bibliografia (1) Marchand. — Virchow's Arch. Bd. 92, 1883. (2) P^pere. — Arch, de me"dec. expirim., XIV, n. 6, 1902. (3) Marchetti. — Giorn. della R. Ace. di Medicina di Torino, LXVI. n. 7-8, 1903. (4) Schmorl. — Ziegler's Beitrdge, IX. 1891. (5) Obendorfer. — Centralbl. f. allg. Path. u. path. Anal. Bd. 11, 1900. (6) Fusari. — Arch, per le Scienze Mediche, XVI, 1892. (7) Galeotti. — Arch. f. Entvoickelungsraechanik der Organismen, XIII, H. 2, 1901. (8) Parodi. — Giorn. della R. Ace. di Medicina di Torino, LXVI, n. 6, 1903. Un piu largo cenoo bibliografico sulle c. s. accessorie e sull'embriogenesi della c. s. e riportato in un mio lavoro precedente (2). Spiegazione della Tavola VIII. (figure schematiche) Fig. 1 — Rene destro — superficie di taglio, meta anteriore. II nodulo surrenale occupa una parte della sostanza corticale del rene e si spinge fino alia base della piramide malpighiaoa sotto- stante. Ad essa immedatamente accosto corre il vasellino arterioso. F'g. 2 — Rene sinistro — superficie anteriore. II nodulo surrenale 6 accompagnato da un'arteriola della capsula fibrosa del rene. Fig. 3 — Rene destro — superficie anteriore. Come nel caso precedente un vasellino sanguigno pro- veniente dalla capsula fibrosa del rene si accompagna al nodulo surrenale. Fig. 4 — Rene destro — superficie di taglio, meta posteriore. Ambedue i noduli surrpnali sono an- nidati fra la sostanza corticale e midollare del rene. Fra l'uno e l'altro trovasi il vaso san- guigno. Fig. 5 — Rene sinistro — superficie di taglio, meta posteriore (nefrite interstiziale cronica). II nodulo surrenale 6 impiantato a meta circa del margine convesso del rene. 11 vaso che si trova sotto di esso e l'arteriola che 1' accompagna. Fig. 6 — Inclusione nel rene dell'intera capsula surrenale. Rene sinistro — superficie anteriore — a) arteria renale, a') unico tronco arterioso della capsula surrenale, il quale decorre in un solco scavato nella sostanza renale. Fig. 7 — Lo stesso rene — superficie di taglio, meta posteriore — v) vena renale, v') tronco venoso proveniente dalla sostanza midollare della capsula surrenale (vena centrale della capsula) sul cui percorso si tr.iva un nodulino di sostanza surrenale impiantato nel centro di una piramide malpighiana. Fig. 8 — Kegato — parte della superficie del lobo di Spigelio. II vasellino sanguigno che accom- pagna il nodulino surrenale e situato in una depressione della superficie iinmediatamente accosto al nodulo stesso. ~ - 274 - Dott. UMBERTO PIERANTONI. La emissione delle uova in alcuni Oligocheti. POCHE PAROLE DI RISPOSTA AL DOTT. DRA.GO. Ricevuta 1* 8 novembre 1903. ^ vietata la riproduzione. Nel num. 8 del Monitore Zoologico Italiano dell' anno corrente il dott. U. Drago pubblica una nota rettificativa nella quale, ripor- tando un brano del mio lavoro " L'ovidutto e la emissione delle uova nei Tubificidi „ 0) ed un altro del suo sopra un nuovo Enchi- treide (2) (lavoro che io non conoscevo quando feci le mie ricerche) vuol dimostrare come le due osservazioni siano analoghe. Egli mi accusa di presentare il fenomeno della emissione delle uova per la- cerazione dei tegumenti come nuovo, e dice, alludendo al suo lavo- ro, che se il fatto e nuovo nei Tubificidi non lo e negli Oligocheti ; per tal modo afferma implicitamente di essere stato lui il primo a vederlo in questi animali, e mette, pur dichiarando di non volerla fare, una questione di priorita; la quale, per chi conosce la biblio- grafia dell'argomento e legge con attenzione quanto io ho scritto, non ha ragione di essere ne per lui, ne per me. Tirato in ballo con accuse che meritavano di esser meglio pon- derate prima di venir date alle stampe, son costretto a rispondere per mettere le cose a posto e per rilevare il metodo di polemica del dott. Drago, lasciando su questo al lettore ogni apprezzamento. Egli infatti nel trascrivere il brano del mio lavoro sostituisce con puntini proprio quel tratto che rende vana la sua accusa, e nel quale io fra l'altro riporto le seguenti parole della classica memoria del d' Udekem sul Tubifex (1854): " Nous ne sommes pas pervenu " a observer comment se faisait la sortie des oeufs du corp de " l'animal ; nous croyons qu'ils sortent par une dechirure spontanee " des teguments externes „.... e piu giu, dopo aver accennato a que- sto modo di emissione in altri vermi.... " Nous l'avons observe (!) Archivio Zoologico. Vol. I, 1902, pag. il4. (2) Ricerche fatte nel Laboratorio di Anatomia normale della K. Universita di Roma. Volu- me VII, 1899. - 275 - egalement chez le Chaetogaster diaphanus „, la quale ultima osser- vazione sul Chaetogaster e poi riportata in un lavoro del 1861 C), anche questo da me citato. Nello stesso brano soppresso dal Drago io cito altresi un' analoga osservazione del Dieffenbach (1885) (2) quantunque data dall'autore con qualche riserva. Come si vede, io non ho preteso di dare il fatto come nuovo ne nei Tubificidi ne negli Oligocheti in genere, di che mi accusa il Drago per avere ignorato il suo lavoro; ho solo confermato con personali osservazioni quanto era stato gia da lungo tempo affermato nei clas- sici lavori del d'Udekem e del Dieffenbach; i quali, per nonaverli citati, evidentemente il Drago doveva ignorare quando pubblico la sua osservazione. Cade cosi di fatto ogni rivendicazione di priorita da parte del Drago. E con cio per me ogni polemica e chiusa. ISTITDTO ANATOMICO DI PADOVA DIRETTO DAL PROF. D. BERTEI.LI Dott. GIUSEPPE FAVARO, aiuto. Intorno al sacco dorsale del Pulvinar pineale nell' encefalo dei Mammiferi. Ricevuta il 10 novembre 1903. fi vietata la riproduzione. E noto, per le recenti ricerche di Morfologia comparata e di Em- briologia, che nei Mammiferi il recessus suprapineal^ e omologo alia cavita del sacco dorsale del pulvinar pineale (il cosidetto Zirbelpolster) di altri vertebrati e che la lamella posteriore di questo sacco appa- risce autonoma nei periodo embrionale e talora perflno alia nascita (D'Erchia, in cavia; M. Z. I., 1896). (J) D'Udekem J. Notice sur les organes genitaux d' Aeotosoma et des Chaetogaster. Bull. Acad. Sc. Belg. (3) Tome 12, p. 143, 1861. (s) Dieffenbach O. Anatoraische und systeinatische Studien an Oligochaela limirolae, Ber. Oberhess. Ges. Giessen., 24 Bd. 18S5, p. 65. - 276 - Non e fatta menzione della detta lamella nell'adulto. Nei piu recenti trattati di Anatomia umana e affermato soltanto che la tela coroidea superiore s' inserisce con il foglietto inferiore sulla faccia anteriore dell'epifisi ; in Anatomia comparata la lamella e ricordata tuttavia da qualcuno: cosi B ur ckardt (Morph. Arb., 1895) in uno schema dell'encefalo umano la rappresenta fusa con la superficie anteriore del corpo pineale. A titolo di varieta, sempre nella specie umana, Henle notava che la stria medullaris puo estendersi sino al plesso coroideo ; pro- babilmente trattavasi soltanto di un maggiore sviluppo della taenia thalami di His. Charpy invece afterma, senza tuttavia dar ragione del fatto, che la commessura dei peduncoli " s'avance quelquefois assez loin sur la toile choroidienne „. In una serie di ricerche da me intraprese alio scopo di risol- vere la controversa questione della esistenza di fibre nervose d'ori- gine centrale nell'epifisi dei Mammiferi (e posso aft'ermare che que- ste fibre, nelle diciotto specie da me finora studiate, esistono e pe- netrano nell'organo sia per la commissura superior sia per la po- sterior) ho trovato che in alcuni ordini anche alio stato adulto la parete posteriore ed una parte delle laterali del sacco sono auto- nome e rappresentano una lamella di sostanza bianca, la quale si continua in basso con la commissura superior e con il tratto po- steriore delle striae medullares ; si reca in alto e posteriormente addossandosi, sulla linea mediana, aU'epiflsi, ma scostandosene ai lati in avanti, e si confonde finalmente con la tela coroidea del terzo ventricolo. La lamella e quindi convessa trasversalmente e ri- volta con la convessita in avanti ed in alto. Tale disposizione si osserva nei Perissodattili e negli Artio- dattili. Nei Carnivori la lamella, pur conservando gli stessi caratteri, e aderente per esteso tratto alia superficie anteriore dell'epifisi. Nei Roditori, negli Insettivori, nei Chirotteri e nell'uomo la la- mella del sacco dorsale e molto esile e confusa con l'epifisi ; tutta- via negli individui molto giovani e, come varieta, nell'adulto, puo aversi, almeno parzialmente, la disposizione propria ad ordini piu bassi. Nello spessore della parete del sacco dorsale ascende un fascio di fibre nervose midollate, che io chiamo fasciculus praepinealis ; esso e bene manifesto ed autonomo nei Perissodattili, negli Artio- dattili e nei Carnivori ; negli altri ordini, non escluso in via d'ecce- zione quello dei Primati, il sistema e rappresentato da pochi fascetti - 277 - dispersi e spesso confusi con quelli della parete anteriore del corpo pineale. Lotheissen (Anat. Hefte, 1894), tra un grande numero di Mam- miferi studiati, ricorda soltanto che talora nel topo „ entsendet die obere Schichte (der Zirbelkommissur) audi einige Fasern in die Tela chorioidea „. Altri accenni non trovo nella letteratura al fasciculus praepinealis. Nel lavoro complete-, che pubblichero tra non molto, esporro Torigine, il decorso e la distribuzione non solo delle fibre pineali, ma anche di quelle del sacco clorsale e cercherd d'interpretare il loro significato. I8TITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI 8ASSARI Ancora sopra le note critiche fatte dal Dott. Sterzi al mio lavoro « Di alcune parlicolarita sopra la fine vascolaris- za2tone della Medulla spinalis ». C1) del Dott. MARCO PITZORNO 1° SETTORE E L1BERO DOCENTe! Kicevuta il 19 novembre 1903. K vietata la riproduzione. II dott. Sterzi ha voluto replicare alia risposta che io feci alle note critiche colle quali mi attacc6, e lo ha fatto nella maniera di coloro i quali, sentendosi mancare le carte in raano, cercano di arruf- fare la matassa pei* stornare in tal modo l'attenzione del lettore. Io non sento davvero il bisogno di difendermi ancora, ma siccome egli mi ha attaccato senza ragione ed in una maniera che e fuori delle consuetudini, e siccome per sua disgrazia e stato lui che ha sbagliato, lo tengo e non voglio che possa sfuggirmi neanche nell'opinione del lettore che meno ha seguito la questione. Ecco perche replico adesso, ecco perche replicher6 sempre, volendo che 1' ultima parola sia per (') Colla pubblicazione della presepte replica, s'intende definitivamente cbiusa, per noi, la pole- mica ch«, a uostro modesto avviso, si e prolungata ancbe di troppo g. c. - 278 - me che sono stato attaccato, e che ho la ragione. Cio nell' unico in- tento di rimetter sempre le cose a posto, affinche il lettore abbia sott'occhio, nel modo piu semplice, lo stato deila questione. Sterzi, nelle sue note critiche, si prefisse lo scopo di dimostrare che io non avevo letto gli A A. che citavo, e cioe : Adamkiewicz, Kadyi e Hoche, e che percio venivo ad illustrare fatti gia da que- sti ampiamente dimostrati, ed a conferma della sua asserzione mi ri- porta una serie di brani di detti autori. Oggetto principale del mio lavoro era stata una fitta rete vasco- lare da me osservata subito all'intorno del canale dell'ependima nei generi Homo, Felis, Mustela, Ovis, e che io chiamai rete vasco- lare subependimale, affermando come sopra i vasi della porzione di midolla spinale che e all'intorno del canale centrale, non si avessero fino a qui che notizie vaghe ed incerle. * Ed egli voile dimostrarmi essere questa mia asserzione comple- tamente falsa, dicendomi: questo cerchio vasale non era sconosciuto ad Adamkiewicz; Kadyi sostiene che i capillari sanguigni giun- gono fino in vicinanza del canale centrale : Hoche poi, nel cane ha trovato che « der Centralcanal ist uberall von einem Ringe ganz gefdsslosen Gewebes umgeben » e che nel coniglio si ha pure « urn den Cerdralkanal gefdsslosen Ringe ». 10 nella mia risposta mi limitai a far notare a Sterzi che: Ring ganz gefasslosen Gewebes umgeben, in italiano voleva dire « anello di tessuto completamente privo di vasi » e che percio egli aveva frain- teso Hoche appoggiandosi su di lui per dimostrarmi che il mio anello subependimale era gia stato descritto. Ed egli ora replica per dirmi che ha citato la frase di Hoche nel suo giusto significato, e solo per dimostrarmi che attorno al canale centrale non poteano esservi vasi. 11 che vuol dire che Sterzi fra T accusa di fraintendere il te- desco e quella di fraintendere 1' italiano ha scelto quest' ultima. E va benissimo. Solo per6 vorrei che adesso Sterzi mi dicesse su che cosa basa ora la sua critica. Egli, infatti, vuole dimostrarmi che il cerchio vascolare da me descritto era gia conosciuto, e che io ho avuto torto a parlare di nolizie vaghe ed incerle. E per far cio mi dice : Adamkiewicz e Kadyi conoscevano dei vasellini che si avvicinano al canale centrale; Hoche nega invece che attorno al canale cen- - 279 - trale esistano vasi. Ma, allora che cos'e questa critica? Due AA. ac- cennano vagamente, uno nega recisamente. In che cosa ho io errato credendomi autorizzato a far nuove ricerche? No, no, non e questo. Io lo coraprendo Sterzi, e con me lo hanno compreso ormai quanti hanno seguito la questione. Egli, nel dilemma in cui T ho messo, ha preferito far credere che scrivendo in italiano confonde il poi coII'invece, ma egli avrebbe fatto meglio a sciegliere la prima parte del dilemma, che in questo caso la sua critica, per quanto basata sopra un errore, avrebbe potuto sembrare, almeno subbietti- vamente, giustificata. Sassari, Novembre 1903. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA A VVISO. Si pregano caldamente i signori Soci che non hanno ancora versata la quota sociale del corrente anno 1903 di volersi mettere subito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto) inviandola {per vaglia cartolina) al Cassiere-Economo. Dott. Umberto Pierantoni Istituto Zoologico, E. Universita di Napoli. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore dell' Istitiato -A.natom.ico d.i IPirenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'OOMO 280 CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOM1QUE DE FLORENCE, DIRIGE PAR LE PROP. G. CHIARUOI. D.r FERDINAND LIVINI 1" Assistant et Libre Docent d'Anatomie humaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1ER MEMOIRE. Sa distribution dans l'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). jRrix: L. 12. Milano - Via G-. Revere, 2 - Milano UNICA FABBRICA NAZIONALE Dl MICROSCOPI ED ACCESSORl DITTA FORNITRICE di ttitti i Oabinetti Universitari del Regno MICROSCOPIO GRANDE MODELLO con crem&gliera, apparato Abbe, diaframma ad iride, tavolino in ebanite, revolver, due obbiettivi a secco 3 e 7*, uno ad immersione omogenea Vis") due oculari 2 e 4; il tutto posto in elegante armadietto in mogano L. 400 {ingrandimenti fino a 1000 diametri) Nuoyo olttitiyo V^ Semiapocromatico IMMERSIONE OMOGENEA Obbiettivo raccomandato per la grande po- tenza e per la sua durata (Vedi Zeit- schrift fur wissenschaft. Microscopie del 12 settembre 1894, Band XI, Heft 2) L. 200 coi due oculari compensatori 4 ed 8. CATALOGO GENERALE GRATIS a semplice richiesta Pagamenti rateali mensili pei Sigg. Ufficiali sanitari comunali. Firenza, 1903. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. / ■ / Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIBETTO DAI DOTTOBJ GIULIO CfflARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Kirenze nella R. Universita di Padova Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XIV Anno Firenze, Decembre 1903 INT. 13 SOMMARIO : Bibliografia. — Pag. 281 294. Comdnicazioni originali: Griuffrida-rtuggeri V., La maggiore variabi- lita della donna dimostrata col metodo Camerano (coefficiente somatico). — Pag. 294-304. RENDIC0NT0 DELLA QUARTA ASSEMBLEA CRDINARIA E DEL CONVEGNO DEL- L'UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA IN RIMINI. (13-16 Settembre). — Pag. 305. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la. riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da, notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XV. Vertebrati. II. PARTE ANATOMICA. 1. Pakte generale. Robecchi P. — Presentazione di sezioni di un cadavere di donna gravida al sesto mese. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 9, pp. 605-606. Torino 190S. Russo Travali G. — Note di anatomia topografica per 1' innesto della vena porta con la cava ascendente. — Riforma med., An. 19, N. 15, pp. 404- 405. RomaNapoli 1903. - 282 - Salvi G. — Manuale della dissezione : manuale della sala del taglio ad uso degli studenti di medicina, con prefazione di Guglielmo Romiti. — Mi- lano, edit. Vallardi, 1903, pp. xv, 475. Sobotta I. — Atlante e compendio di istologia e anatomia microscopica del- l'uomo. - Vedi M. Z., XIV, 5, 100. 2. Tegumento e produzioni tequmentarie. Cutore G. — Caso rarissimo di mammella soprannumeraria nella donna, in vicinanza del ginocchio destro. Con 2 figg. — Monit. Zool. ital, An. 14, N. 6, pp. 128-132. Firenze 1903. Evant (d') T. — L'epitelio sensitivo dei raggi digitali delle trygle : tnorfolo- gia ed istologia. Con tav. — Giorn. Associaz. napolet. Medici e Naturalisti, An. 13, P. 1, pp. 3-29. Napoli 1903. Fano L. — Sulle glandole cutanee degli anfibii. — Rendic. Ill Assembled Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl.,pp. 61-62. Firenze 1902. Fano L. — Sull'origine, lo sviluppo e la funzione delle ghiandole cutanee degli anfibi. Con tav. XXXV. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 2, Fasc. 2, pp. 405-425. Firenze 1903. Lunghetti B. — Contributo alia conoscenza della configurazione, struttura e sviluppo della Glandula uropiyetica di diverse specie di uccelli. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Paravicini G. — Casi di polimastia e plejomazia in indiviJui di sesso ma- scbile. — Arch. Psich., Sc pen. ed Antropol. crimin., Vol. 24, Fasc. 3, pp. 249-251. Torino 1903. Pasini A. — Sulla presenza dell' orlo a spazzola nelle ghiandole sudorifere. Con tav. IV. — Monit. Zool. ital, An. 14, N. 5, pp. 111-116. Firenze 1903. Perusini G. -- Contributo alio studio dei vortici dei capelli. — Arch. Psich., Sc. pen. ed Antropol. crimin., Vol. 24, Fasc. 3, pp. 214-221. Torino 1903. Regalia E. — Unghie ai diti I e II della mano in uccelli e in altri. — Estr. di pp. 19 d. Proc. verb. Soc. toscana Sc. Nat, adunanza 1° luylio 1900. Pisa 1900. 3. SlSTEMA NERVOSO CENTRALE E PERIFERICO. Banchi A. — Sulle vie di connessione del cervelletto : ricerche anatomo- comparative e sperimentali. Con tav. XXXVI-XLVII e 6 figg. nel testo. — Arch. ital. Anat. ed Embriol, Vol. 2, Fasc. 2, pp. 426 517. Firenze 1903. Barpi U. e Fraenza A. — II nervo depressore negli Equini domestici : ricer- che anatomiche. Con tav. — Napoli, tip. Guerrera 1903, pp. 13. Caradonna G. — liicerche originali sulla iorma normale del cervello del cane ed i suoi rapporti col cranio, con la eta e col sesso, con la estensione della superficie cerebrale, con lo sviluppo del lobo frontale e con alcune particoiarita delle scissure, solchi e circonvoluzioni cerebrali. — Annali Facoltd Medicina Perugia, S. 3, Vol 2, Fasc. 1, pp. 5103. Perugia 1902. Collina M. — Sulla minuta struttura della ghiandola pituitaria nello stato normale e patologico. — Riv. Patologia nerv. e merit., Vol. 8, Fasc. 6, pp. 267 273. Firenze 1903. Colo (di) F. — La ssissura orbitaria nei delinquent!. O.sservazioni e note morfologiche su 90 emisferi. Con tav. XXII-XXIII. — Vedi M. Z., XIV, 7, 155. - 283 - Donaggio A. — Una questione isto-fisiologica riguardante la trasmissione nervosa per contatto della terrainazione acustica dell'Held alle cellule del nucleo del corpo trnpezoide. — Riv. sperirn. Freniatria, Vol. 29, Fasc. 1-2, pp. 311-315. Reggio Emilia 1903. Donaggio A. — Su speciali apparati fibrillari in elemen'ti cellulari nervosi dl alcuni centri dell'acustico (ganglio ventrale, nucleo del corpo trapezoidej. Con 4 figg. — Vedi M. Z., XIV, 10, 233. Ferrio L. e Bosio E. — Sur le mode de se comporter des reflexes chez les vieillards, specialement par rapport aux fines alterations de la moelle epiniere dans la senilite. — Arch. ital. Biologie, T. 39, Fasc. 1, pp. 142- 144. Turin 1903. Forll V. — Sulla mielinizzazione del lobo frontale. Con tav. — Annali Isti- tuto Psich. Univ. Roma, Vol. 2 (1902-903), pp. 152-215. Roma 1903. Franceschi F. — Polinevrite eel arterio sclerosi nel sistema nervoso centrale e perifeiico. Contributo alio studio delle degenerazioni secondarie nel lemnisco, nel fascio centrale della callotta e nel fascicolo longitudinale posteriore. Con figg. — Riv. Patologia new. e ment., Vol. 8, Fasc. 5, pp. 193-215. Firenze 1903. Gemelli E. — Nuove ricerche sull'anatomia e sull'embriologia dell' ipofisi. — Vedi M. Z., XIV, 10, 232. Giannelli L. — Note anatomiche ed anatomo-comparative sui plesso sacralc e sopra alcuni suoi rami. Con figg. — Atti Accad. Sc. nied. enat. Ferrara, An. 11, Fasc. 3-4, pp. 287-308. Ferrara 1903. Grazia (de) F. — Contributi alle degenerazioni secondarie delle vie otticbe nell'uomo. Con figg. — Ricerche di Patologia e Clinwa oculare eseguite nella Clinica privata del Prof. G. Cirincione, Vol. II, pp. 281-316. Napoli, edit. V. Pasquale. Guizzetti P. — Rigenerazione delle collaterali riflesse delle radici posteriori nel cane : nota prev. — Parma, tip. Pellegrini, 1902, pp. 8. Panichi L. — Sulla sede del centro psichico della visione nelle scimmie. Con tav. III. — Arch. Sc. med., Vol. 21, Fasc. 2, pp. 141-112. Torino 1903. Paoli (de) e Varaldo. — Ricerche istologiche sui gangli del simpatico addo- minale di cagne castrate e di cagne gravide : nota prev. — Arch. ital. Ginecol., An. 6, N. 2, pp. 92-91, Napoli 1903. Vedi anche : Bull. Accad., med. Genova, An. 18, N. 1, pp- 60-65, Genova 1903. Personali S. — Sulla rigenerazione del cervello nel tritone. — Vedi M. Z , XIV, 10, 232. Perusini G. — Contributo sperimentale alio studio delle localizzazioni moto- rie spinali e la metameria secondaria degli arti. Con fig. — Riv. Patolo- gia nerv. e mentale, Vol. 8, Fasc. 5, pp. 215-221. Firenze 1903. Purpura F. — Contributo alio studio della rigenerazione dei nervi periferici. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Eighetti R. — Contributo clinico e anatomo-patologico alio studio dei gliomi cerebrali e all'anatomia delle vie otticbe centrali. Con 16 figg. — Riv. Patologia new. e meut, Vol. S. Fasc. 6, pp. 242-261 e Fasc. 1, pp. 289-312. Firenze 1903. Rossi G. — Ricerche sui miotomi e sui nervi della testa posteriore della Sa- lamandrina perspicillata. Con tav. VII. — Vedi M. Z., XIV, 10, 232. Rossi U. — Sullo sviluppo della ipofisi e sui primitivi rapporti della corda dorsale e dell: intestino. Parte II: Antibi urodeli. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. - 284 - Sanctis (de) S. — Ricerche intorno alia mielinizzazione del cervelletto uraano. Con tav. 16. — Vedi M. Z., XIV, 10. 233. Sergi S. — Contributo alio studio anatomo-clinico del leranisco principale. Con fig. — Riv. Patologia new. e merit., Vol. 8, Fasc. 4, pp. 154110. Fi- renze 1903. Staderini R. — I lobi laterali dell' ipo'fisi negli Anfibii. — Vedi M. Z., XIV, 5, 100. Staderini R. — Lo sviluppo dei lobi dell'ipofisi nel Gongylus ocellatus. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Ugolotti F. — Nuove ricerche sulle vie piramidali nell'uomo (a proposito di una recente pubblicazione di P. Marie e G. G-uillain). Con fig. — Riv. Patologia nerv. e ment., Vol. 8, Fasc. 4, pp. 145-154. Firenze 1903. Veneziani A. — Conti-ibuto alia fisiologia dei plessi coroidei cerebrali. — Arch. Farmacol. sperim. e Sc. affini, An. 2, Vol. 2, Fasc. 2, pp. 5411. Roma 1903. 4. Organi di sbnso. Addario. — Sull' apparente membrana limitante della retina ciliare. — Ren- die III Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in : Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 16-18. Firenze 1902. Addario. — Sulla istogenesi del vitreo nell'occbio dei Selaci. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Cirincione. — Sulla genesi del vitreo dei vertebrati : comunicaz. e dimostraz. fatta al Congresso anatomico tedesco in Heidelberg, giugno 1903. — Estr. di pp. 16 d. Clinica Oculistica, luglio 1903. Siena 1903. Coggi A. — Sviluppo degli organi di senso laterale, delle ampolle di Loren- zini e loro nervi rispettivi in Torpedo. — Vedi M. Z., XIV, 5, 98. Colombo G. — Sulla dirnostrazione delle fibre elastiche nella cornea di al- cuni mammiferi. Con 2 tav. — Mem. XVI Congresso Assoc, oftalmol. ital. in Firenze (12-16 ottobre 1902), in: Annali Ottalm., An. 32, Fasc. 5-6, pp. 383-401. Pavia 1903. Monesi L. — Sulla morfologia delle vie lacrimali dell' uomo. — Mem. XVI Congresso Assoc. Oftalmol. ital. in Firenze (1216 ottobre 1902), in : Annali OttalmoL. An. 32, Fasc. 5-6, pp. 316-321. Pavia 1903. Puglisi Allegra S. — Sui nervi della glandola lagrimale. — Riforma vied., An. 19, N. 29, pp. 195-196. Roma 1903. Stefani A. — Della funzione non acustica o di orientamento del labirinto dell'orecchio. la Comunicaz. Studio critioo. — Atti IsUt. Veneto Sc, Lett. ed Arti, Tomo 62 (S. 8, T. 5), An. Accad. 1902-903, Disp. 8, pp. 931-1019. Venezia 1903. Stefani A. — Della funzione non acustica o di orientamento del labirinto dell'orecchio. 2a Comunicaz. Contributo sperimentale. Movimento di tor- sione del capo e rapporti del labirinto non acustico coi centri nervosi encefalici. Con tav. — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, Tomo 62 (S. 8, T. 5), An. Accad. 1902-903, Disp. 9, pp. 1122-1151. Venezia 1903. Tomatola S. — SulPorigine del vitreo. — Vedi M. Z., XIV, 5, 100. 5. SCHBLETRO B ARTICOLAZION1. Banchi A. — Contributo alia morfologia della articulatio genu. II. Rettili. III. Uccelli. Con tav. V-VI. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Bianchi S. — Sullo sviluppo dell'osso parietale umano. — Vedi M. Z., XIV, 5, 98. - 285 - Camerano L. — Osservazioni intorno ad alcuni crani di Thalassarctos mari- timus Linn: Materiale scientifico di zoologia ecc, raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. — Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi (1899-900), pp. 565-579. (Con 2 figg.). Mi- lano, edit., Hoepli, 1903. Camerano L. — Osservazioni intorno ad alcuni crani di Odobaenus rosma- rus Malmg. e di Odobaenus obesus (Illig), Allen: Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dott. P. A. Cavalli-Molinelli. — Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare del Duca degli Abruzzi (1899-900), pp. 555-563. Milano, edit. Hoepli, 1903. Emery C. — Quale e l'omologo delPosso quadrato nello scheletro dei tnammi- feri ? : proposta di una nuova ipotesi. Con 3 figg. — Arch. Zoologico, Vol. 1, Fasc. 2, pp. 223-229. Napoli 1903. Frassetto F. — Sulla genesi del foro coracoideo (foramen scapulae). Con figg. — Boll. Musei Zool. ed Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 18, N. 450. Torino 1903, pp. 9. Giuffrida-Ruggeri V. — Crani e mandibole di Sumatra. Con 5 figg. — Atti Soc. romana Antropol , Vol. 9, Fasc. 3, pp. 203-264. Roma 1903. Lombroso C. — Sul vermis ipertrofico e sulla fossetta occipitale mediana nei normali, negli alienati e nei delinquents Con 2 figg. — Vedi M. Z., XIV. 7, 150. Maggi L. — Intorno ai prefrontali degli Ittiopsidi e Sauropsidi. — Rendiz. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 36, Fasc. 15-16, pp. 903-918. Milano 1903. Paravicini G. — Prebasioccipitale in cranio adulto appartenente a mente- catto. — Estr. di pp. 8 d. Gazz. Manicomio Prov. Milano in Mombello. Mi- lano, tip. Civelli 1903. Paravicini G. — Sulla fossetta occipitale mediana. — Arch. Psich., Sc. pen. ed Antropol. crimin., Vol. 24, Fasc. 3, pp. 437-438. Torino 1903. Paravicini G. — Fori e canali del basioccipitale nei 296 crani del Manicomio di Milano in Mombello. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 36, Fasc. 9, pp. 480-488. Milano 1903. Santini C. G. — Varieta delle ossa della testa. Con figg. — Annali Facolta medirina Perugia, S. 3, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 133-138. Perugia 1902. Staurenghi C. — Comunicazione preventiva di craniologia. — Gazz. med. lomb., An. 62, N. 29, p. 283. Milano 1903. Staurenghi C. — Craniologia comparata. Nota intorno ai processi post-sfe- noidei delle rocche petrose ed alia loro sutura in alcuni Sciuromorpha (Sciurus vulgaris, Xerus erythropus, Arctomys marntotd). — Gazz. med. lomb., An. 62, N. 34, pp. 331-332. Milano 1903. Staurenghi C. — Comunicazioni di craniologia comparata. — Gazz. med. lomb., An. 62, N. 37, p. 364. Milano 1903. Staurenghi C. — Foramen dorsi sellae (S. dorsi Ephippii) in alcune specie dei mammiferi, Fossula hypophyseos nei dorsum sellae dell'uomo. Con tav. — Estr. di pp. 24 d. Atti Soc. ital. Sc. Nat., Vol. 42. Milano 1903. Staurenghi C. — Formazione ordinaria di ossicula petro post-sphe?ioidalia epi- fisarii del Canalis nervi trigemini nei L. cuniculus e L. timidus ; forma- zione eventuale di ossicula petrosphenoidalia epifisari del dorsum sellae, e di ossicula petrobasioccipitalia nei L. cuniculus. E,udimenti del Canalis nervi trigemini neWE. caballus. Con tav. — Estr. di pp. 17 d. Atti Soc. ital. Sc. Nat, Vol. 42. Milano 1903. - 286 - Tenchini L. — Sopra il canale infrasquamoso di Gruber nell'uomo : comuui- caz. prev. — Monit. Zool. Ital, An. 14, N. 8, pp. 202-203. Firenze 1908. Volenti G. — Sopra il significato delle apofisi laterali delle vertebre lombari e delle masse laterali del sacro. — Vedi M. Z., XIV, 10, 233. Zimmerl U. — Sulle curve del midollo spinale e della colonna vertebrale. Con tav. — Vedi M. Z., XIV, 7, 150. 6. Apparecchio muscolare. Bertelli D. — Lo sviluppo del diaframma nella Testudo graeca. — Vedi M. Z., XIV. 5, 98. Favaro G. — Sopra lo sviluppo dei muscoli ventrali del tronco nei Cbeloni. Con 4 figg. — Vedi M. Z , XIV, 10, 232. Favaro G. — Ricerche intorno alio sviluppo dei muscoli dorsali laterali e prevertebrali negli amnioti. Con tav. XLVIII-L. — Arch. ital. Anal, ed Embriol, Vol. 2, Fasc 2, pp. 518-577. Firenze 1903. Orru E. — Osservazioni morfologiche sui muscoli spinali posteriori. — Spe- rimentale (Arch. Biologia norm, e patol.), An. 57, Fasc. 4, pp. 435-448. Fi- renze, 1903. Volenti G. — Sopra le prime fasi di sviluppo della muscolatura degli arti. Ricerche embriologiche eseguite in larve di Amblystoma (Axolotl) : Arti cefalici. — Vedi M. Z., XIV, 5, 100. 7. Apparecchio cardiaco vascolarb. Milza. Banchi A. — Le variazioni delle aa. coronariae cordis e la inorfologia di questi vasi. — Rendic Accad. medico-fisica Fiorentina, Adunanza 12 Marzo 1903, in: Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.), An. 57, Fasc. 3, pp. 367- 369. Firenze, 1903. Bianchini B. — Osservazioni anatomicbe sulle arterie encefaliche corticali del cavallo e del cane in rapporto a quelle degli altri mammiferi domestic]. — Boll. Soc. Zool. Ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, pp. 21-55. Roma. Corti A. — La minuta distribuzione dei nervi nella milza dei Pipistrelli no- strali. Con una fig. — Monit. Zool. Ital., An. 14, N. 10, pp. 247-251. Fi- renze, 1903. Ferrari G. — Anomalie di rapporti e distribuzione dell' arteria ascellare. — Atti Accad. Sc. med. e nat. Ferrara, An. 77, Fasc. 3-4, pp. 259-262. Fer- rara, 1903. Funajoli G. — Varieta anatomica rara del poligono arterioso di Willis. Con fig. — Giorn. med. Esercito, An. 51, Fasc. 3-5, pp. 301-304. Roma 1903. Petraroja L. di V. — Le arterie sopra-piramidali del rene ed i sistemi arte- riosi da esse iorniti. Con 16 figg. — Napoli, tip. Ferrante, 1903, pp. 19. Petraroja L. di V. — Le arterie raggiate del rene ed i sistemi arteriosi da esse forniti. Con 37 figg. — Napoli, tip. Ferrante, 1903, pp. 42. Petraroja L. di V. — Le arterie lobari del rene ed i sistemi arteriosi da esse forniti. Con 10 figg. — Napoli, tip. Ferrante, 1903, pp. 12. Pitzorno M. — Risposta alle « Note critiche » fatte dal dott. G. Sterzi alia mia nota: < Di alcune particolarita sopra la fine vascolarizzazioue della Medulla spinalis ^. — Monit. Zool. Ital., An. 14, N. 6, pp. 143-146. Fi- renze, 1903. - 287 - Sterzi G. — Intorno al lavoro del dott. Marco Pitzorno « Di alcune partico- larita sopra la fine vascolarizzazione della Medulla spinalis » : note criti- che. — Monit. Zool. Ital, An. 14, N, 4, pp. 75-80. Firenze, 1903. Sterzi G. — In risposta al dott. Marco Pitzorno. — Monit. Zool. Ital, An. 14, N. 9, pp. 217-221. Firenze, 1903. Tricomi-Allegra G. — Un caso di Caput Medusae per mancanza della vena cava superiors. — Policlinics, An. 10, Vol. 10-C, Fasc. 4, pp. 176-180. Ro- ma 1903. Vanzetti e Sotti. — Sulla presenza di cellule gigantesche nelle ghiandole emolinfatiche. - Qiorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 7-8, pp. 517- 518. Torino, 1903. Versari. — La morfogenesi dei vasi sanguigni nella retina umana : comunic. prey. — Vedi M. Z., XIV, 10, 233. Zimmerl U. — Sopra due casi di origine anomala deWarteria facialis neWE- quus asinus. Con figg. — Parma, tip. Zerbini, 1903. pp. 18. 8. TUBO DIGESTIVO E GLANDOLE ANNESSE. Badiali G. — Di un caso di diverticolo di Meckel contenuto in un ernia in- guinale. — Raccoglitore med., An. 2, Fasc. 7, pp. 312-317. lmola, 1903. Barpi U. — Della distribuzione della muscularis mucosae e dello strato di Zeissl nello stomaco del gatto: ricerche istologiche. — Napoli, tip. Guer- rero, 1903, pp. 14. Bizzozero E. — Sulla rigenerazione dell'epitelio intestinale nei pesci. Con tav. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Bizzozero E. — Sullo sviluppo dell'epitelio dei dotti escretori delle ghiandole salivari. — Vedi M. Z., XIV, 5, 98. Cattaneo G. — Intorno alle cripte glandulari e alia mucosa gastrica dei Den- (iceti. Con figg. — Rendic. Istitut. Lomb. Sc e Lett, S. 2, Vol. 36, Fasc. 1516, pp. 943-948. Milano, 1903. Corti A. — -Ricerche su l'anator.iia dello stomaco dei Vespertilionidi. Con tav. XXXIV. — Arch. Ital. Anat. ed Embriol., Vol. 2, Fasc. 2, pp. 369-404. Firenze, 1903. Drago U. — Sulle anomalie dentarie nei Roditori. Con figg. — Estr. di pp. 9 d. Boll. Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, Fasc. 77, aprile, 1903. Catania,1903. Giacrnini. — Relazione tra il pancreas dell' Ammocoetes e del Petromyzon. — Rendic. Ill assemblea. Unione Zool. Ital. Roma (31 Ottobre-3 Novembre 1902), in: Monit. Zool. Ital., An. 13, Suppl., p. 49. Firenze, 1902. Giannelli L. — Contributo alio studio della origine filogenetica delle ghian- dole del Brunner. — Vedi M. Z., XIV, 10, 232. Giannelli L. — Sulle prime fasi di sviluppo del pancreas negli Anfibi anuri (Rana esculenta). — Vedi M. Z, IV, 5, 99. Giannelli L. — Note anatomiche sull' appendice cecale. — Atti Accad. Sc. med. e nat. Ferrara, An. 77, Fasc. 3-4, pp. 203-212. Fe> rara, 1903. Marzocchi V. — Ricerche sperimentali sulle conseguenze della legatura dei vasi principali delle ghiandole salivari sierose. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 66, N. 9, pp. 553-562. Torino, 1903. Marzocchi V. — Ricerche sperimentali sul trapianto delle ghiandole salivari e del pancreas fetale. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Monti R. e Monti A. — Les glandes gastriques des marmottes durant la lethargie hivernal et l'activite estivale. Resume des auteurs, — Arth. ital. Biol, T. 39, Fasc. 2, pp. 248-252, Turin 1903. - 288 - Ottolenyhi D. — Recherches experimentales sul la transplantation de la glande salivaire sou3-maxiJlaire. Avec figg. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Perusini G. — Sul significato dei diasterai dentari. Con 4 figg. — Atti Soc. romana Antropol., Vol. 9, Fasc. 3, pp. 281-301. Roma, 1903. 9. Apparecchio polmonarb. Branchie. Timo. Tiroide. Barbara A. G. e Bicci D. — Contribution a la connaissance des modifications que le jeune apporte dans les elements anatomiques des ditterents orga- nes et tissus de l'economie animale : glande thyreoide. Note histologique. — Vedi M. Z, XIV, 10 230. Bizzozero E. — Ricerche sperimentali sul trapianto del polmone. — Vedi M. Z., XIV, 10, 230. Durante L. — Contributo alio studio delle tasche gutturali del cavallo : ana- tomia, fisiologia ecc. — Pisa tip. Simoncini, 1902, pp. 22. Fiori P. — Sopra la struttura di un gozzo tiroideo accessorio e dello glan- dole paratiroidi nell'uomo. Ricerche d'embriologia, istologia ed anatomia patologica. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Livini F. — La doccia ipobrancbiale negli embrioni di Polio. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Livini F. — La doccia ipobranchiale negli embrioni di Anfibi anuri [Bufo vulgaris). — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Porcile V. — Sopra alcune minute alterazioni della tiroide successive alia estirpazione delle paratiroidi. — Boll. Accad. med. Genova, An. 18, N. 2, pp. 205-224. Genova 1903. Vanzetti. — Del trapianto della tiroide embrionale. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. 10. Apparecchio uro-genitale. Capsule surrenali. Clivio I. — Li alcune particolarita anatomiche osservate in ovaje infantili. Con 3 tav. — Annali Ostetricia e Ginecol., An. 25, N. 6, pp. 426-455. Mi* lano 1903. Diamare V. — Metaplasma ed immagini di secrezione nelle capsule soprare- nali. Con tav. 6-7. — Estr. di pp. 57 d. Arch. Zool., Vol, 1, Fasc. 2. Na- poli, tip. Giannini 1903. Diamare V. — Sullo sviluppo e morfologia delle capsule soprarenali : nota riassuntiva. — Vedi M. Z., XIV, 10, 232. Iohnstone A. V. — L'anatomia dell'utero dei quadrupedi dimostra la neces- sity della mestruazione nei bipedi. — Arch. ital. Ginecol., An. 6, N. 2, pp. 100-101 Napoli 1903. Levi G. — Lello sviluppo del pronephros nella Salamandrina perspicillata. — Vedi M. Z., XIV, 5, 99. Marenghi G. — Sull'asportazione delle capsule surrenali in alcuni mammi- feri. — Rendic. Istit. Lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 36, Fasc. 10, pp. 543- 562. Milano 1903. Parodi U. — Dell'innesto della capsula surrenale embrionale. — Vedi M. Z., XIV, 10, 231. Politi G. — Contributo alio studio istologico della tromba e della decidua uterina nei primi periodi di gravidanza extrauterina. Con 3 tav. — Vedi M. Z., XIV, 10, 232. Ragnotti G. — Contributo alia istologia dell'ovaja dei mammiferi. L'origine e il significato dei corpi di Call ed Exner. Con tav. — Annali Facoltd medicina Perugia, S. 3, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 105132, Perugia 1902. - 289 - Rebustello G. — Un caso d'anomalia di formazione e posizione del testicolo. — Scritti biologici pubblicati dagli allievi pel ginbileo del prof. Aristide Stefani, Ferrara tip. Zuffl, 1903. Rondino A. — Sulla struttura del centrosoma delle cellule ovariche di mam- miferi e specialmente delle loro modificazioni in seguito ad intossicazioni sperimentali. Con 2 tav. — Vedi M. Z., XIV, 10, 234. 11. Teratologia. Campione F. — Intorno ad un caso di ematocolpo superiore ed ematometra cervicale. (Arresto di sviluppo della vagina ed assenza d'imene). — Arch. Ostetricia e Ginecol, An. 10, N. 6, pp. 329-340. Napoli 1903. Caterina E. — Gravidanza in utero bicorne seguita da grave ernorragia del secondamento. — Arch. Ostetricia e Ginecol., An. 10, N. 5, pp. 212 219 e N. 6, pp. 363-310. Napoli 1903. Fenizia C. — Su di un mostro triplo risultante di una notomelia e di una eterodelfia combinate con un autosita. — Rendic. e Mem. Accad. Sc, Lett. ed Arti Zelanti Acireale (CI. Sc), An. Accad. 230-231 (1901-902), S. 3, Vol. 1, Acireale 1902. Garbini G. — Tricosi loin bo-sacral e e spina bifida occulta. Con fig. — Riv. Patol. nerv. e ment., Vol. 8, Fasc. 9, pp. 413-423. Firenze 1903. Lamari A. — Situs viscerum inversus. — Gazz. Ospedali, An. 24, N. 62, pp. 656 659. Milano 1903. Pacilio S. — Un caso di utero unico probabilmente uniloculare con du9 colli completamente separati, complicato alia presenza in vagina di un sepi- raento occludente l'orifizio esterno di ciascun collo. — Arch. ital. Ginecol., An. 6, N. 4, pp. 261-263. Napoli 1903. Tricomi-Allegra G. — Un caso di piedo equino congenito. Con tav. — Poll- clinico, An. 10, Vol. IOC, Fasc. 3, pp 133140. Roma 1903. III. PARTE ZOOLOGICA 1. Parte Generals. Issel R. — Studi sulla fauna termale euganea : nota prev. — Vedi M. Z., XIII, 10, 252. Morgana M. — Contribuzione alio studio della fauna di Montecassino. — Boll. Naturalista, Anno 23, N. 3, pp. 26-30. Siena, 1903. 2. Pesci. Borsieri — La forma giovanile del Cenlrolophus pompilus (Cuv. Val.) — Rend. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital, An. 13, Suppl., pp. 35-31. Firenze 1902. Camerano "L. — Osservazioni intorno al Gadus saida Lepechin della baja di Teplitz : Materiale scientifico di zoologia ecc. raccolto dal dote. P. A. Ca- valli-Molinelli. — Osservazioni scientifiche eseguile durante la spediz. polare del Duca degli Abruzzi (1899-900), pp. 609-620. Milano, edit. Hoepli, 1903. Castiglioni A. — Conferenza [sulla tinea]. — Milano, tip. Milanese, pp. 15, 1902. Chiappi. — Sopra una forma idrida di ciprinide esistente nei laghi di Varano e Monate. — Rendic. Ill Assemblea Unione Zool. ital. Roma (31 ottobre-3 novembre 1902), in: Monit. Zool. ital., An. 13, Suppl., pp. 28 30. Firenze 1902. - 290 - Facciola L. — Tdea snccinta dell'organizzazione dei Leptocefali. — Monit. Zool. ital., An. 14, N. 8, pp. 185198. Firenze 1903. Griffini A. — Ittiologia italiana. Descrizione dei pesci di mare e d'acqua dolce. Con 244 incisioni. — Milano, U. Hoepli, edit., 1903. Griffini A. — Ittiologia italiana elementare. — Milano, edit Hoepli, 1903, pp. xij-475. 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M. il Re Vittorio Emanuele III al Museo Zoologico della R. Universita di Roma. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4-6, pp. 158159. Roma. Arrigoni degli Oddi E. — Materiali per una bibliografia ornitologica italiana. — Atti 1st. Veneto Sc, Lett, ed Arti, Tomo 62 (S. 8, T. 5), An. accad. 1902-903, Disp. 1, pp. 803-853. Venezia 1903. Carruccio A. — Sovra un palmipede rarissimo e di gran valore (Plautus im- pennis) donato da S. M. il Re Vittorio Emanuele III al Museo Zoologico della R. Universita di Roma. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol. 3, Fasc. 4 6, pp. 1-20. Roma. Carruccio A. — Sovra un Gypdetus barbatus adulto del Piemonte preso nel febbraio 1902 e donato da S. M. il Re Vittorio Emanuele III. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol 3, Fasc. 4-6, pp. 104-119. Roma. Falconieri di Carpegna G. — Sulla cattura del VEmberiza me.lanocephala Sco\). nell'agro romano. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 11 (1902), S. 2, Vol 3, Fasc. 4 6, p. 56. 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Questa e la lungliezza base. - 295 - 2.° Si misurano le altre parti dell' individuo esprimendole pure in unita del sistema metrico decimale. 3.° Si ottiene il coefflciente somatico, che corrisponde al va- lore della lunghezza base, vale a dire quel numero pel quale e d'uopo moltiplicare le lunghezze assolute delle varie parti di un individuo per rendere le lunghezze stesse comparabili con quelle di altri individui di dimensioni diverse calcolate nello stesso modo. Cos! il prof. Camerano 0), dal quale ho riferito quanto pre- cede. Io ho pensato di applicare il metodo del coefflciente somatico all'antropometria, utilizzando le misurazioni fatte dal Peli (2) su 120 cadaveri di Bolognesi, 60 maschi e 60 femmine ; che io ho ri- dotto rispettivamente a 55, scartando i 5 uomini e le 5 donne piu avanti in eta, per evitare quella sensibile alterazione dei rapporti fra le diverse parti del corpo che si ha nella vecchiaia (3). Come lunghezza base ho scelto la lunghezza del tronco ; per ottenere il coefflciente somatico ho diviso 360 per la lunghezza del tronco, caso per caso. Per il coefflciente somatico cosi ottenuto ho molti- plicato le altre lunghezze dello stesso individuo che ho voluto pa- ragonare alia lunghezza base ; queste altre lunghezze, delle quali ho cosi ottenuto le variant^ sono : la lunghezza degli arti inferiori, quella degli arti superiori, e la distanza biacromiale. Quanto al modo come sono state prese le misure riferisco quanto scrive il Peli a p. 423. " II tronco ho misurato in ogni caso con isquadri orizzontali, attenendomi al sistema piu facile e anche piu in uso, vale a dire a quello del Gould, il quale parte dalla settima vertebra cervicale e arriva al piano della tuberosity ischiatica. La sommita deH'omero e l'estremo del dito medio mi servirono per la totale lunghezza dell'arto superiore.... Rispetto agli arti inferiori, la lunghezza com- plessiva venne determinata dall'apice del trocantere e dal piano della pianta del piede „. Le tabelle da me ottenute sono le due che seguono: in esse gl'individui sono nello stesso ordine che in quelle del Peli, omessi 5 individui per ciascuna tabella, per la ragione di cui sopra. Forse avrei dovuto ometterne di piu, ma cio facendo avrei (}) Bollettino dei Musei di Zooloyia ed Anatomia comparala della R. Universita di Torino. Vol. XVIII, N. 436, 1903. (*) Peli. — Sulle misure del ccrpo nei Bolognesi. — Mem. della Accad. delle Scienze del- Vhtituto di Bologna. Serie IV. Tom. II. Fasc. 3. 1881. (8) Cfr. Manouvrier. — Etude sur les rapports anthropometriques en general et sur les principales proportions du corps. — Mim. de la Soc. d'Anlhrop. de Paris. Tom. II (3.e tirit), 3* fasc. 1902. - 296 - troppo assottigliato le serie ; in modo che dei due mali ho seel to quello che, per lo scopo mio, ho valutato essere il minore. Serie u | VARIANT1 o VARIANTI o (valori c facendo i he si ottengono 1 tronco — 3fi0) 2 o (valcri facendo che si ottengono 1 tronco = 3t0) E o 2 o u a o .- ,2 1 .9 .2 p ■ N .2 a = 2 o .22 o 5 .2 12 a .2 'o B V o O o a o h H ■- o < £ a .- .2 < | a 1 I a «s '2 V a 2 '5 S V o O 35 710 461 1 398 153 0,507 40 655 496 430 167 0,550 42 665 487 414 163 0,541 51 678 476 406 167 0,531 36 690 483 402 164 0,522 34 634 474 435 165 0,568 41 660 474 425 175 0,545 62 712 457 416 165 0,506 60 680 461 418 151 0,529 55 665 443 424 168 0,541 45 675 498 432 170 0,533 44 650 451 421 173 0,554 36 615 407 351 177 0,585 30 635 456 408 167 0,567 60 680 466 413 127 0,529 48 672 468 423 161 0,536 50 650 521 454 173 0,554 40 700 450 414 149 0,514 42 634 444 360 158 0,568 45 675 450 401 161 0,533 35 705 436 398 161 0,511 58 686 414 391 189 0,525 38 647 503 439 171 0,556 33 633 446 407 167 0,569 40 610 514 449 163 0,590 35 665 466 419 152 0,541 63 663 479 412 176 0,543 53 630 482 446 200 0,571 35 678 457 4C4 149 0,531 50 627 487 434 164 0,574 40 705 492 426 153 0,511 57 604 483 441 175 0,596 34 639 512 439 161 0,566 41 645 511 436 170 0,558 35 689 476 426 148 0,522 40 700 428 378 148 0,514 37 690 468 414 143 0,522 46 653 604 448 175 0,551 60 715 478 417 159 0,503 60 646 466 430 184 0,557 52 742 473 400 14b 0,485 52 625 490 435 165 0,576 50 720 453 388 168 0,500 43 680 470 412 166 0,622 41 694 442 408 145 0,519 47 575 526 459 175 0,626 45 645 478 405 169 0,558 30 692 438 403 159 0,520 40 730 426 370 153 0,493 32 656 453 404 154 0,549 32 612 531 466 173 0,588 50 595 445 440 179 0,605 35 650 458 396 158 0,554 34 703 460 428 172 0,512 38 663 473 383 158 0,543 - 297 - Seme 9 a VARIANTI (valori che si ottengono facendo il tronco = 360) VARIANTI (valori che si ottengono facendo il tronco = 360) 53 600 508 423 144 0,600 42 626 507 426 131 0,575 44 591 518 447 174 0,609 34 605 409 374 147 0,595 61 633 503 420 161 0,569 51 610 437 375 159 0,590 32 608 412 366 159 0,592 35 603 457 406 170 0,597 51 600 535 399 175 0,600 50 645 449 381 150 0,558 33 650 418 366 153 0,554 48 609 479 408 171 0,591 53 623 453 390 150 0,578 36 605 452 418 170 0,595 35 600 474 426 155 0,600 40 590 476 415 159 0,610 50 577 145 417 177 0,624 36 585 499 391 172 0,615 56 626 450 434 159 0,575 45 644 425 391 165 0,559 40 610 386 358 175 0,590 34 620 444 397 163 0,581 40 588 458 412 177 0,612 36 570 521 458 174 0,632 39 580 460 407 155 0,621 57 650 449 393 172 0,554 45 605 446 363 152 0,595 40 617 416 388 156 0,583 629 610 568 615 626 618 640 610 600 645 590 633 569 616 520 550 625 590 602 635 578 605 617 660 603 630 580 455 490 525 464 481 469 455 462 498 463 469 482 553 480 554 502 429 520 481 442 520 500 491 431 487 474 494 389 410 432 422 395 402 414 421 430 430 415 422 475 416 474 423 376 473 419 403 440 440 426 387 419 414 425 162 163 211 173 160 165 174 169 211 182 173 212 170 149 172 160 167 173 176 169 178 165 157 156 173 160 183 0,572 0,590 0,634 0,585 0,575 0,583 0,563 0,590 0,600 0,558 0,610 0,569 0,633 0,584 0,692 0,655 0,576 0,610 0,598 0,567 0,623 0,595 0,583 0,545 0,597 0,571 0,621 Dalle tabelle risulta che abbiamo le seguenti varianti degli arti inferiori, indicando . con un numero piu piccolo, a lato e in basso della cifra maggiore, il numero di volte che una variante si trova ripetuta. - 298 - 5 - 407, 414, 426, 428, 436, 438, 442, 443, 444, 445, 446, 4502, 451, 4532, 456, 4572, 458, 460, 4612, 4663, 4682, 470, 4732, 4742, 4762, 4782, 479, 482, 4832, 4872, 490, 492, 496, 498, 503, 504, 511, 512, 514, 521, 526, 531. 9 - 386, 409, 412, 416, 418, 425, 429, 431, 437, 442, 444, 445, 446, 4492, 450, 452, 453, 4552, 457, 458, 460, 462, 463, 464, 4692, 474,, 476, 479, 480, 4812, 482, 487, 490, 491, 494, 498, 499, 500, 502," 503, 507, 508, 518,~5202, 521, 525, 535, 553, 554. Allora indicando con C il numero delle classi di varianti, cioe il numero delle classi effettivamente osservate, con A 1' indice di variability, cioe il numero delle classi possibili, compresi fra le classi estreme delle serie, con a Y indice di variazione, che si ot- tiene dividendo il primo numero (C) per il secondo numero (A), con C e le classi estreme delle serie, con M la classe media della serie, che si ottiene sommando le estreme e dividendo il totale per due, con FM 1' indice di frequenza delle varianti superiori alia media, cioe i rapporti fra le somme rispettive di frequenza e il numero totale delle varianti della serie (che corrisponde al numero totale degl' individui), con - 1' indice di deviazione, per la cui spiegazione rimando al Camerano 0) ; abbiamo questo risultato riassuntivo per gli arti inferiori dei due sessi : Casi 55 6 Casi 55 9 C 42 49 A 125 169 a 0,3360 0,2899 C e 407-531 386-554 M 469 470 FM 0,4727 0,4909 2 1953 3570 La variability degli arti inferiori risulta per la donna notevol- mente maggiore che per l'uomo: Tindice di variability A che nella donna e rappresentato da 169, nell'uomo e 125; anche se si volesse escludere, come caso eccezionale, la variante minima 386, il divario fra gli estremi resta sempre molto maggiore nella donna. L'indice di variazione a e naturalmente piu piccolo nella donna, poiche piu grande e il campo di variability, piu piccolo deve risultare il rap- (') Camerano. — Studio quantitativo statistico degli organismi. — Boll, dei Musei di Zoul. e Anat. comp. della R. Univ. di Torino. Vol. XVI. 1901. N. 413. - 299 - porto fra le classi realmente osservate (C) e le classi possibili (A), comprese cioe fra gli estremi della serie. L'indice di deviazione 2 in- vece, per la medesima ragione, e molto piu grande nella donna, es- sendo gli estremi della serie femminile molto piu lontani fra di loro, che gli estremi della serie maschile. Gli altri dati non indicano dif- ferenze apprezzabili. Se passiamo agli arti superiori abbiamo le seguenti variant! nei due sessi. i - 351, 360, 370, 378, 383, 388, 391, 396, 3982, 400, 401, 402, 403, 404,, 405, 406, 407, 4082, 4122, 413, 4143, 416, 417, 418, 419, 421, 423, 424, 425, 4262, 428, 4302, 432, 434, 435,, 436, 4392, 440, 441, 446, 448, 449, 454, 459, 466. • 9 - 358, 363, 3662, 374, 375, 376, 381, 387, 388, 389, 390, 3912, 393, 395, 397, 399, 402, 403, 406, 407, 408, 410, 412, 4142, 4152, 416, 417, 418, 4192, 420, 421, 4222, 423,, 425, 4263, 4302, 434, 4402, 447, 458, 473, 474, 475. II risultato riassuntivo per gli arti superiori e il seguente Casi 55 6 Casi 55 9 C 45 44 A 116 118 a 0,3879 0,3729 Ce 351-466 358-475 M 408,5 416,5 FM 0,6182 0,4545 1 1682 1740,50 L'indice di variabilita e anche per gli arti superiori maggiore, sebbene di poco, nel sesso femminile. La tendenza aH'accorciamento cosi caratteristica dell'arto superiore femminile, notata da tutti gli antropologi, deve esercitare un'azione contraria alia variabilita. Tutti gli altri indici rispecchiano la stessa lieve differenza nei due sessi, tranne gli indici di frequenza che sono molto differenti: mentre nel- l'uomo predomina una frequenza notevole al disopra della media, nella donna prevale invece il fatto opposto. Cio probabilmente e dovuto a quella tendenza all'accorciamento che essendo, come ab- biamo detto, caratteristica dell'arto superiore femminile, si verifi- chera in un numero maggiore di donne che di uomini. Se passiamo infine alia distanza biacromiale abbiamo le seguenti varianti: j - 127, 143, 145, 146, 1482, 1492, 1512, 152, 153,, 154, 1582, - 300 - 1592, 1614, 1632, 1642, 1653, 1674, 1682, 169, 1702, 171, 172, 1733. 1754, 176, 177, 179, 184, 189, 200. O - 131, 144, 147, 149, 1502, 152, 153, 1552, 1562, 157, 1594, 1603, 161, 162, 1632, 1653, 167, 1692, 1703, 171, 1723, 1734, 1743, 1752, 176, 1772, 178, 182, 183, 2112, 212. e il se- 11 risultato riassuntivo per la distanza biacromiale guente : Casi 55 5 Casi 55 Q C 30 31 A 74 82 a 0,4054 0,3781 Ce 127-200 131-212 M 163,5 171,5 FM 0,5273 0,3818 V 684,50 840,50 Notiamo anche qui la maggiore variabilita del sesso femminile. Quanto agli altri risultati, come per l'arto superiore la prevalenza di FM nel sesso maschile verrebbe spiegato per il fatto op- posto, cosi si puo pensare che anche per la distanza biacromiale la minore lunghezza che si ha in generale nel sesso femminile, pro- duce in questo la prevalenza di Fgli elementi, per la trasparenza in certe condizioni, degli organi stessi, per la pos- sibility di osservarne anche a fresco minuti particolari, potra quindi essere di grande vantaggio all'interpretazione generale del meccanismo deJl'escrezione. Pierantoni, U. — Sopra un nuovo Protodrilus d' aequo, dolce. Nella vasca ripiena d'acqua dolce corrente, in cui vivono i Pe- tromyzon che vengono portati alia Stazione Zoologica di Napoli dal fiume Sarno, raccolsi fin dalla primavera del 1901 della sabbia, per (') Monti, A. e R. — i>u l'epitelio renale della marmotta durante il letargo: Verhand. Anat. Ge- sell. 1900. (2) Veneziani, A. — La sos*anza colorante dei tubi malpighiani degli insetti. Volume per le onoranze giubiluri del prof. A. Stet'ani, i'J03. - 325 - cercarvi delle piccole forme d'oligocheti che in essa vivono, e la posi in grossi bicchieri, in cui avevo cura di rinnovare spesso l'acqua ; di questi feci trasportare alcuni all'istituto zoologico dell'Universita, ma non avendo avuto tempo di occuparmi subito di tale studio, tenni circa un anno e mezzo quel materiale a giacere. Senonche, sul finire dello scorso anno 1902, nel rinnovare l'acqua dolce nei bicchieri che avevo alia Stazione Zoologica, mi accorsi della presenza, nel liquido smosso, di un verme assai piu grande degli aitri. Osservatolo con una lente scorsi con grande meraviglia che trattavasi di un Protodrilus, note- vole per le dimensioni di gran lunga maggiori di quelle riscontrate nelle altre specie finora note. La presenza di un Archianellide nelle acque dolci costituendo un fatto veramente strano e del tutto nuovo, mi misi subito alia ricerca1, nella speranza di rinvenire altri esemplari, che mi permettessero un accurato studio deH'animale, ed infatti nello stesso bicchiere ed in altri ancora (sia di quelli della Stazione Zoologica chediquelli che avevo aH'Universita) potetti rinvenire in tutto quattro individui che studiai sul vivo e fissai per fame dei tagli ; mentre le piu accurate ricerche fatte nella vasca in cui avevo raccolto la sabbia nmasero infruttuose. Intanto poiche mi fu detto che per formare l'ambiente ai Pe- tromyzon era stata messa in quella vasca della sabbia d' origine marina, mi venne il sospetto che invece di una specie propria d' ac- qua dolce, potesse trattarsi di una forma marina adattatasi all'am- biente, quantunque tale sospetto fosse escluso dal fatto che la sabbia marina, prima d'esser posta nella vasca, era stata ripetutamente la- vata in acqua dolce, perche non potesse conservare alcuna trac- cia di salsedine, e disseccata. Tuttavia per maggior sicurezza feci delle ricerche di controllo nella sabbia marina tolta dalla stessa lo- cality d'onde quella era stata presa, a fine di vedere se vi si trovas- sero animali simili : ricerche che ebbero risultato negativo. Inoltre, pensando che per poter passare bruscamente dallo am- biente marino alia vita d'acqua dolce 1'animale in esame avrebbe do- vuto disporre di uno spiccato potere di adattamento, volli tare delle esperienze sopra qualche specie affine dello stesso genere, che vive nel nostro golfo (Pr. hypoleucus Armen. recentemente descritto (*), e un'al- tra specie nuova di cui presto mi occuperd) e potetti accertarmi che il potere di adattamento di questi animali al l'ambiente d'acqua dolce e limitatissimo. Le due specie su cui sperimentai non resistettero al cambiamento neppure sostituendo lentissimamente l'acqua dolce alia marina: al massimo gli animali potettero rimanere in vita in una mi- scela col 40 °/0 di acqua dolce, ottenuta aggiungendo alia quantita (*) Armenante, Z. — Protodrilus hypoleucus, a. sp. : Monitors Zoo!. Hal., Anno i5, n. 9. - 32t> - iniziale di 600 cc. d'acqua salata 10 cc. al giorno di acqua dolce, per 40 giorni. Aggiungendo quest'ultima piu rapidamente la morte avve- niva anche prima. In un cristallizzatore di controllo con acqua ma- rina gli animali vissero invece lunghissimo tempo. Dovetti percio con- cludere che il Protoclrilus in questione era originario del flume Sarno come del resto sono tutte le altre specie animali che si rinvengono nella stessa vasca e che sono puramente di acqua dolce (Oligocheti, Rabdoceli). Mi limito percid a constatare il fatto, riservandomi di far presto delle ricerche dirette nel flume, per rinvenire nuovo materiale per lo studio di questo Archianellide. Intanto riassumo qui tutto quello che ho potuto fino adesso ve- dere intorno ai caratteri di questa nuova specie che ho chiamato Pro- lodrilus spongioides. Caratteri esterni — Misura 15 a 18 mm. di lunghezza, e poco meno di l/s mm. di larghezza. II corpo, di forma subcilindrica, conta circa 80 segmenti negli esemplari meglio sviluppati; il colore e bianco semiopaco; non vi e un notevole ingrossamento cefalico ; il lobo an- teriore e discretamente sporgente e porta le due macchiette sensitive frequenti nei Protodrili. I tentacoli sono lunghi e mobilissimi ; non vi sono fossette ciliate. La coda si termina con una duplice appendice adesiva, come in altre specie del genere. Nessuna traccia esterna di ciglia vibratili, salvo il rivestimento della gronda ventrale e del cavo boccale. Qualche breve ciglio rigido trovasi sulle appendici codali. Tutta lapelle, anche sul vivo, si vede attraversata da numerosi canalicoli cir- convoluti piu radi dorsalmente, fittissimi su tutta la superficie ven- trale ed anche sul dorso dei segmenti posteriori. Quest! canalicoli danno all'animale un aspetto spugnoso, semiopaco, del tutto caratte- ri stico. Caratteri anatomici — L'ipoderma, ricoverto da una sottilis- sima cuticola, e assai spesso, e lascia vedere anche nei tagli il sistema di canali che in esso corrono e che sboccano nella superficie ventrale, ai lati e nella gronda ciliata, e persino nei tentacoli. 11 sistema nervosoe epidermico e si presenta con un ganglio apicale e due cordoni ventrali riuniti da rami trasversi. Come or- gani di senso si rinvengono soltanto le due accennate macchiette, sul ganglio apicale. La muscolatura del corpo, fatta da un solo strato longitudinale, non raggiunge un notevole sviluppo in rapporto alle dimensioni del- l'animale, e cosl anche i muscoli obliqui ventrali, che si riducono a sottili fasce fra la linea ventrale e le laterali. II tubo digerente corre in linea retta lungo tutto il corpo e si protrae anteriormente alquanto in avanti oltre la bocca, con una specie di diverticolo cieco; nei cavo boccale esso forma un bulbo mu- scolare di struttura complicata. - 327 - II sistema circolatorio ha anteriormente tre vasi, due ven- trali ed uno dorsale; quest'ultimo, con parete cellulare alquanto spessa e slargato e funziona da cuore. T due vasi ventrali si riuniscono in un solo nella regione postfaringea. Del dorsale si perde traccia poco dopo il faringe, scomparendo per successiva riduzione del lume e ad- dossandosi alia parete intestinale; il ventrale invece conserva la sua individuality per un lungo tratto del corpo. Rami vasali vanno ante- riormente, dal punto di confluenza dei vasi ventrali col dorsale, nei tentacoli. L'intestino e circondato da una lamina peritoneale che forma dorsalmente e ventralmente una duplice lamina mesenteriale : nello angusto spazio com[)reso fra l'intestino e le due lamine corrono dor- salmente il cuore e ventralmente il vaso ventrale, e, dove i vasi piu non vi sono, liberamente il sangue. Non vi e una vera cavita del corpo, ma fra l'intestino e la guaina muscolare della parete somatica si nota un tessuto a cellule stellate, lascamente lacunare, simile a quello descritto da Fraipont nel Saccocirrus. I nefridi hanno un aspetto del tutto diverso da quanto si rin- viene in animali affini. Lungi dall'essere compresi nello spessore della parete del corpo, si protraggono molto all'interno, fin presso l'inte- stino. Sono formati ciascuno da una serie unica, moniliforme di cel- lule, nel cui interno e scavato un canalicolo, e sono due o tre volte circonvoluti. Essi sboccano ai lati del corpo. I sessi sono distinti. Gli ovari sono disposti ventralmente nei primi segmenti del corpo, dopo il faringe. I testicoli invece si estendono fino alia regione codale. Dopo la seduta i congressisti visitano i monumenti cittaclini, guidati dal prof. Cesare Fagnani, il quale poi li invita corteseraente al Casino Civico, ove vien loro ofFerto un vermouth d'onore. Lunedi 14 Settembre Seduta antimeridiana (Nel Salone dello Stabilimento Balneario) Aperta la seduta, Ghigi comunica un telegrarama del prof. Cori, Direttore della Stazione Zoologica di Trieste, ohe invita l'Unione Zoologica a visitarla nella sua gita a Trieste. - 328 - Da inoltre lettura cli una lettera del prof. A. Valle colla quale questi annunzia che la Sociota Adriatica di fc'cienze Naturali di Trieste sara lieta di poter ricevere i soci dell'Unione Zoologica Italiana. Monticelli comunica che e stato fatto omaggio al Congresso del primo fa- scicolo della Rivista Italiana di Speleologia. II Presidente da poi la parola ai socii per le Comunicazioni scientificlie Ghigi, A. — Sul modo di formazione degli ocelli nelle penne di alcuni galliformi. L'A. fa vedere alcane serie di penne di varie specie di Tragopan e di Pavo muticus per mostrare come gli ocelli terminali in questi animali si formino per cambiamenti nella disposizione ed estensione di una stria longitudinale mediana e di una stria subterminale trasversa. Mostra inoltre una serie di copritrici caudali di Numida meleagris, ove si puo seguire il processo della graduale riduzione nel numero delle macchie, fino alia loro totale sparizione. Alzona, C. — Sulla fauna delle caverne del Bolognese. L'A. riassume brevemente i caratteri della speciale fauna delle caverne, ponendoli in relazione con l'origine geologica delle grotte bo- lognesi. Delle forme osservate una sola e caratteristica della regione ; il Machaeriles cavemicola Fiori. Delle altre solo quattro sono proprie della fauna cavemicola. In tutto l'A. ha osservate trenta forme, appartenenti ai Vermi, ai Molluschi, e agli Artropodi (Crostacei, Aracnidi, Miriapodi, In- setti). Alzona, C. — Sulla fauna cavemicola dei Monti Berici. (Comu- nicazione preliminare). Nel settembre dei 1901 alcune rapide ricerche, compiute col dot- tor Vire nelle caverne dei Monti Berici, avevano dato un ricco raa- leriale zoologico, tra cui tre forme nuove: un lumbricide, Allolo- bophora spelaea Rosa, un mollusco Lartelia virei Locard, e un coleottero Glyptomerus ancora inedito. Sapendo per esperienza quanto tempo richieda la diligente esplo- razione anche di una sola caverna, nell'agosto scorso ritornai nei Monti Berici per continuarvi le ricerche. Limitandomi ad un gruppo di caverne tra loro assai vicine ho potuto adunare materiali in rile- vante quantita. - 329 - Proponendomi di descrivere dettagliatamente in un prossimo la- voro Ja fauna cavernicola dei Berici e di riferire i dati biologici rac- colti, mi limiterd per ora ad un brevissimo cenno sulle forme osser- vate. Data la scarsita del tempo che ho avuto a mia disposizione per lo studio del materiale, devo dire che le indicazioni numeriche sono per qualche gruppo ancora approssimative. Vermi. Lumbricidi, 3 forme delle quali una, Allolobophora spelaea, tipica di una grotta. Nematodi, 1 forma. MOLLUSCHF. Prosobranchi, 4 forme: una, Lartelia virei, tipica; le altre subcavor- nicole comuni ad altre grotte. Lamellibranchi, 1 forma nuova (*). Crostacei, Isopodi Anftpodi Artropodi. 4 forme delle quali : L 1 tipica (Coecosphaeroma bericum), scoperta e descritta dal dott. Fabiani. I 2 nuove: un Tithanetes e un Trichoniscus. \ 2 forme comuni ad altre caverne, del genere I Niphargus. Aracnidi. Araenidi 4 forme comuni ad altre grotte. Chernetidi 3 forme Acari 4 forme Miriapodi. Chilopodi 3 forme Chilognali 4 forme Insetti Tisanuri 4 forme Ditteri 6 forme, delle quali una flno ad ora trovata solo ad Adhelsberg; la Phora aptina. Coleotteri 8 forme: una tipica. In tutto ho riscontrato nelle caverne dei Colli Berici 54 forme animali costituenti una fauna molto considerevole e interessantissima. Delle forme raccolte due sole erano note: un coleottero YAnophthal- (') Durante la stampa della presente comunicazione, dal chiaro malacolopo R. Locard, furono descritte {Bivista Italiana di Speleologia, Anno I, fuse. 4) due nuove tonne di molluschi, da me tr<>- vati nelle caverne beriche. Esse sono: Laterlia Alzonae Loc. e Pisidium baratronense Loc. am- bedue viventi in un ruscello sotterraneo (Grotta della guerra). - 330 - mus Fabiani, tipico della regione e un isopodo: il Coecosphaeroma bericum, pure speciale ai Berici e alle Prealpi vicentine. Col materiale raccolto e possibile di stabilire da ora alcuni ca- ratteri della fauna e di trarre qualche confronto con le faune analo- ghe di regioni da lunghi anni studiate. La fauna cavernicola dei Monti Berici, a differenza di quella del Bolognese, presenta una bella serie di forme nelle quali sono evidenti i caratteri della fauna sotterranea. Pure ricordando i generi Ano~ phlhalmus, Antisphodrus, Gyptomerus Niphargus, Blothrus e Tisa- nuri e Miriapodi, certo la specie piu notevole e 1' isopodo Coecq- sphaeroma o Vireia berica, forma arcaica, la cui origine decisamente marina risale all'epoca terziaria, quando la catena dei Berici sorgeva isolata tra paludi salmastre. Lo studio delle cavita che numerose si aprono sulle baize calca- ree oligoceniche dei Berici dimostra. quanto intimamente legata sia l'origine della fauna cavernicola all'origine geologica delle caverne. Esse sono antichissime e molte presentano un ambiente invariato certo dal principio del quaternario : quindi le forme animali hanno potuto assumere caratteri relativamente assai stabili, dato l'isola- mento e le speciali condizioni biologiche. Riassumendo in una definizione generale la fauna cavernicola dei Berici, possiamo dire che essa e molto simile a quella delle celebri grotte della Carniola. In scala ridotta le due faune si equivalgono ; qualche specie come il dittero Phora aptina, e comune. Se nei Be- rici e minore varieta di forme, dobbiamo pensare che l'ambiente e assai piu ristretto e il nutrimento molto piu scarso, mancando i grandi corsi d'acqua sotterranei. La strana somiglianza delle faune cavernicole, la correlazione dei tipi, i medfisimi in regioni tra loro lontanissime, divise dai piu diversi terreni geologici e piu che mai evidente. Come il Proteo della Car- niola e della Dalmazia ha da pochi anni il suo omologo nella Tiphlo- molge Rathbuni dei pozzi della California, come gli Asellus d'Europa corrispondono alle Coecidotaea del Kentucky, cosi le Vireia, e gli Spliaeromides della Francia e dei Berici corrispondono alle Mono- lislra e alle Proaega della Carniola. Terminerd queste brevi note invitando gli Zoologi qui convenuti ad osservare una piccola collezione comprendente nove tra le forme piii caratteristiche ed interessanti delle caverne beriche. Pondrelli, M. — Sulla influenza dell' ambiente nelV accrescimento degli animali. Riferisco dei risultati di alcuni miei esperimenti diretti alio scopo di spiegare la dipendenza dello sviiuppo degli animali dalle variazioni dello spazio concesso ad ogni singolo individuo. - 331 - Ho ripresa una ricerca, iniziata da Carlo Semper(') « sulla condizione di accrescimento della Limnea stagnalis », estendendola anche ad altre specie di animali, che si prestassero bene a tal genere di studi : i rospi e le trote, sui quali finora non erano state studiate da nessuno le variazioni di crescenza prodotte dall'ambiente. Esperienze sui girini di rospo. Collocati i girini, appena usciti dall'uovo, in numero diverso en- tro vasi di ugual volume, con una quantita proporzionata di piante, ricche di diatomee, piu che sufficiente per la nutrizione e per la re- spirazione, dopo cinque settimane potei constatare che lo sviluppo dei girini era inversaraente corrispondente al numero degli animali con- tenuti in ciascun recipiente. Ma, oltre al volume dell'acqua concessa ad ogni individuo, ebbe influenza la forma del vaso, poiche nei vasi piu stretti e piu alti i girini crebbero assai meno che in quelli piu bassi e piu larghi, conte- nenti lo stesso numero di individui, sebbene, come ho avvertito, tutti i vasi contenessero la stessa quantita d'acqua. L'ostacolo a muoversi sulla superficie del vaso fu probabilmente la causa di questo fenomeno, il quale, secondo il Semper, non si ve- rified per le Limnee, io credo appunto perche, a differenza dei girini, le limnee vivono pressoche stazionarie. Lasciando da parte questo ri- sultato secondario, dato dai vasi piu stretti, coi dati raccolti in questa esperienza, costruii alcuni diagrammi che mi permisero di determi- nare con esattezza le variazioni di sviluppo prodotte sui girini dalle differenze della quantita d'acqua, le quali variazioni si manifestano fino dal principio, e vanno accentuandosi sempre piu durante il corso dell'accrescimento. Ma quale la causa di queste differenze ? Non il nu- trimento, che io curai di mantenere sempre nei recipienti una sovrab- bondante quantita di diatomee; non la respirazione giacche le piante. sempre fresche, pronte ad assorbire l'acido carbonico, fornivano ossi- geno agli animali a sufficienza ; non il movimento giacche i girini, an- che Ik dove erano piu numerosi, potevano muoversi liberamente a loro agio (non considero qui i vasi di minor diametro) ; non la tempera- tura, che era in tutti i vasi uguale, giacche li tenni tutti sui terrazzo dell'Istituto, a contatto dell'aria esterna, e nella stessa posizione ri- guardo al calore solare. Da questi risultati dunque io poteva argomentare per esclusione che la causa che modifica lo sviluppo si trovi nell'acqua; e cioe che i gas che si sviluppano dallo stereo o dal muco abbiano ad inquinare (') Semper, C. — Ueber die Wachsthnms-Bedin^ungen des Lymnaeus stagnalis: Arbeiten Zoo- togisch-Zootom. Institut, Wurzburg.. tsii. - 332 - 'acqua cosl che gli animali ne vengano danneggiati ; oppure che, in una quantita d'acqua troppo piccola, questi animali abbiano a soffrire (co- me suppone anche il Semper per le Limnee) la scarsezza di una spe- ciale sostanza, contenuta nell'acqua stessa, a loro necessaria per svi- lupparsi. Ipotesi c !ie io mi propongo di verificare con altre esperienze, non appena io potro avere a mia disposizione altre uova di rospo, e che e stata poi dimostrata giusta dalle esperienze sulle Limnee. Esperienze sulle trote. Diviso, mediante setti di rete metallica, un incubatore in quattro parti, io aveva posto in tre di esse, disuguali fra loro (per modo che ciascuna era il doppio dell'altra), un ugual numero di animali, e nella quarta, uguale alia piu piccola delle altre, un numero doppio. Gli in- dividui, che avevano a loro disposizione una minore quantita d'acqua, raggiunsero una lunghezza minore degli altri. Ma io non credo che queste variazioni di sviluppo dipendano dalla stessa causa che quelle delle limnee, e attribaisco soltanto le prime aU'impedimento recato dai setti al movimento. E le trote, ancor piu dei girini, hanno bisogno di movimento. Esperienze sulle Limnee. La prima esperienza sulle limnee fu diretta a controllare i risul- tati giaottenuti dal Semper sulle Limnee stesse e da me preparata in modo analogo alia prima fatta sui girini; e anche a me riuscl ot- timamente poiche diede, per le differenti quantita d'acqua, concesse ai singoli individui, notevoli differenze di sviluppo, come si puo rilevare dalla seguente tabella, che ho potuto costruire valendomi degli esem- plari da me conservati: per 800 cmc. d'acqua — mm. 21 » » 17 » » 16 » » 14 » » 13 » » 10 » » 9 » » 8 » » 7 > » 6 Altre esperienze, dirette a verificare queste variazioni mi diedero un esito soddisfacente; ma alio scopo di determinare la causa, appa- recchiai un esperimento alquanto piii complicate), il 200 i> 133 » 100 » 80 > 66 » 57 » 50 » 44 » - 338 - primo lasciai crescere gli animali sempre nella stessa acqna, che ri- maneva stagnante ; nel secondo procurai invece che, per mezzo di due tubi di gomma, l'acqua venisse delicatamente rinnovata ogni mattina; nel terzo, che ogni mattina venisse aerata per un paio d' ore, facen- dovi gorgogliare l'aria in sottili bollicine. Questo esperimento era di- retto a ricercare : 1.° Se la causa modificatrice dello sviluppo fosse nell'acqua (nel qual caso non avrebbe agito nel 2° vaso, dove l'acqua si mutava). 2.° Se, essendo nell'acqua, consistesse nella scarsezza dell' aria, oppure nella presenza di veleni ossidabili o volatili, l'effetto dei quali nel terzo vaso sarebbe stato eliminato per 1' interna aerazione. Gia dopo poco tempo da che l'esperimento fu iniziato era evi- dente questo risultato, che venne poi sempre piu accentuandosi, e cioe che gli animali del 2° vaso crescevano di piu di tutti gli altri, che quelli del terzo crescevano meno di quelli del 2°, non solo, ma non crescevano nemmeno di piu di quelli del primo. Evidentemente dunque gli animali del 3° vaso, che, posti nelle stesse condizioni di quelli del primo e soltanto ricevendo piu aria, raggiunsero lo stesso sviluppo di quelli del primo, non risentivano nessun vantaggio dalla maggiore quantita dell' aria. E resta dunque chiaramente provato : 1.° Che la causa modificatrice dello sviluppo sta nell'acqua. 2.° Che non si tratta di scarsita d'aria, ne di presenza di veleni ossidabili o volatili. Ma s' ha da credere allora che la causa che impedisce la crescenza sia la presenza di un veleno non ossidabile, ne volatile, oppure la de- ficienza di una sostanza necessaria alio sviluppo? Per ricercare se si trattasse di qualche veleno, prodotto dallo stereo o dal muco, io gia precedentemente aveva fatta la seguente espenenza. Presi 10 bicchieri di ugual volume e di ugual forma e li feci comunicare fra loro per mezzo di tanti sifoni di vetro. In ciascuno di questi recipienti posi 10 Limnee con Elodea canadensis in abbondanza. Da un grande vaso di Mariotte l'acqua scendeva a goccie nel primo bicchiere, e successivamente, per mezzo dei sifoni, passava a goccie dal primo nel secondo, poi dal 2° nel 3°, e cosi via fino al 10°. A que- sto modo 1' acqua del 1° bicchiere doveva essere necessariamente la piu pura, e quella dell' ultimo, se veleni esistevano, la piu ricca di queste sostanze. Dopo alcuni giorni, a perfezionare la prova, raccolsi in un vaso di maggior volume l'acqua uscente dall' ultimo vaso, che conteneva i rifiuti di tutti gli altri; e ivi misi, con Elodea canaden- sis, tre Limnee, tolte l'una dal sesto e le altre due dal settimo vaso. Anche qui un tubo di vetro ad S manteneva il livello costante. Al termine dell'esperimento le limnee in tutti i bicchieri di egual volume - 334 - avevano raggiunta la stessa lunghezza, e solo quelle tre del grande vaso erano cresciute maggiormente, cioe 1' ambiente piu vasto aveva esercitata una benefica influenza su di esse, sebbene piu ricco di sostanze fecali. II che prova chiaramente la inesistenza di sostanze nocive pro- dotte dallo stereo o dal muco degli animali. Tuttavia, per controllo, ripetei la prova, e conservando la stessa disposizione dell'apparecchio, variai solo il numero degli animali. Entro i vasi, divisi in3gruppi, li di- sposi cosi che in ciascuno dei vasi del 1° gruppo, che riceveva l'acqua piu pura, vi fosse un maggior numero di animali che in quelli del 2° ; che in quelli del 2° questo numero fosse alia sua volta maggiore che in quelli del 3°. Al termine dell'esperienza, !e Limnee dell'ultimo gruppo erano cresciute di piu di quelle del secondo, e quelle del 2° alia lor volta di piu di quelle del 1°. Cid che eonferma pienamente il risultato precedente. Le esperienze che ora ho in animo di intraprendere per compiere questo studio saranno dirette a ricercare nell'acqua la causa di queste variazioni di sviluppo. Pertanto le conclusioni che posso trarre, alle quali sono giunta per prove sperimentali, sono le seguenti: 1.° Che la causa delle variazioni di sviluppo e nell'acqua. 2.° Che non si tratta di mancanza d'aria. 3.° Che non si tratta di sostanze venefiche, prodotte dagli escre- menti o dalle secrezioni degli animali stessi. Emery osserva che i risultati esposti devono considerarsi come prelimi- nari ed abbisognano ancora di controllo e ulteriore ricerca sperimentale. Monticelli, Fr. Sav. — Per una nuova classificazione degli « Hete- rocotylea » Riassumo una mia proposta di una nuova partizione dei trema- todi Heterocotylea ; dai quali ora escludo di fatto le Temnocefale, senza, per altro, entrare a discutere questa esclusione e conseguen- temente la loro posizione sistematica. Nel 1892, nell' istituire il nuovo sottordine degli Heterocotylea — rompendo cosi la antica tradizione di un aggruppamento generale di queste forme (Monogena Auct.), secondo il numero di tre o piu ventose invalso finallora — dimostrai come, quale che sia il numero delle ventose, gli eterocotili potevano ripartirsi in famiglie fra loro equivalenti, e come e quanto arbitraria fosse l' antica classificazione. Conseguentemente proposi un primo smembramento delle due grandi famiglie dei Tristomeae e Polystomeae — che per esser troppo com- prensive avevano poi, effettivamente, il valore di due sottogruppi — neile quattro dei Tristomidae, Monocolylidae, Polystomidae e Gyro- dactylidae (con relative sottofamiglie). Ora per le attuali nostre cono- - 335 - scenze su questo gruppo, metto innanzi la opportunity di un nuovo e piu largo smembramento di esso in molte distinte famiglie (e cor- rispondenti sottofamiglie, quando e il caso) i*ra loro equivalenti, a spese delle quattro ammesse nel 1892; e propongo insieme un riordinamento delle nuove famiglie secondo i rapporti di maggiore affinita fra loro. Ben vero pur considerando autonome, indipendenti e fra loro equiva- lenti in valore sistematico le famiglie che vengon fuori dal proposto smembramento, sarebbe anche possibile, se si volesse un aggruppa- mento di queste in due sottogruppi. Che, quando si attribuisca impor- tanza al numero delle ventose, dando ad esso valore sistematico, si potrebbero distinguere, nel sottordine degli Heterooolylea, due tribii o sezioni : degli Oligocotylea, per quelle famiglie che comprendono ge- neri con poche ventose. o del tutto senza; e dei Polycotylea, per quelle famiglie comprendenti tutti gli altri generi di eterocotili con piu e molte ventose. La qual partizione, se non di gran valore sistematico, pud, dal punto di vista pratico, ritenersi utile per condurre piu facil- mente alia identificazione delle famiglie, e, quindi, senza attribuirle grande importanza, essere adottata. La classificazione da me proposta e la seguente (*) ; per essa i quattro gruppi istituiti nel 1892 si smembrano in dodici famiglie, risultanti sia dalla trasformazione di molte delle preesistenti sottofa- miglie, sia dalla creazione di nuove altre. Ora mi limito alia semplice enumerazione seriale di queste dodici famiglie, secondo l'ordine di affi- nita che ho creduto di poter riconoscere dagli studi fatti. Esporrd poi, criticamente discutendola nelle singole sue parti, questa nuova parti- zione in un lavoro completo. SOTTORDINE HETEROCOTYLEA MONTIC. [1892]. (Sezione: Olyocotylea). 1, Famiglia: Tristomidae Van Beneden [1858] (n.) (2). Sottofamiglie: 1. Tristominae (g. Tristomum, Trochopus [=Placunella] (3). — 2. Acanthocotylinae * (g. Acanthocotyle). — 3. Ancyrocotylinae (g, Ancy- rocotyle, Epibdella [=Phyllonella\ (4), Nitzschia). — 4. Encotyllabinae (g. En- cotyllabe). 2. Famiglia : Monocotylidae Tasch. [1879]. Sotiofamiglie : 1. Monocotyliaae * (g. Monocotyle). — 2. Pseudocotylinae * (') fi inutile fermarmi qui a ricordare che I'Aporocolyle siniplex dell'Odhner (n. g. n. sp. E\a newer Typus ektoparasitischer Treniatoden; Centralbl. Baku Paras. 27. Bd. 1000, pag. 02-00) se vive ectoparassita non 6 un Eterocotile : per tutte le sue caratteristiche trova posto nei Malacocotili. {-) Le sottofamiglie elevate a famiglie sono contraddistinte da (n) ; le nuove famiglie proposte da (nn) : un asterisco distingue le nuove sottofamiglie. (3)Paroua, 0. e Monticelli, i?1 r. Sav. — Su i generi Placunella e Trochopus : Rend. Conveg>io Roma U. Z. I, 1902. Mon. Z. Ital., anno 13. Supp Becembre 1903, pay. 40. Massa, D. — II genere Trochopus. Nota preliminare riassuntiva : Monit. Z. Ital., anno 14, n. 1 0, pag. 235. (4) Monticelli, Fr. Sav. — A proposito di una nuova specie di Epibdella: Boll. Soc. Nat, Napoli, Vol. 15, pag. 137, con 3 figure. - 336 - (g. Pseudocotyle [= Microbothrium] ). — 3. Calycotylinae * (g. Calicotyle). — 4. Anisocotylinae * (g. Anoplodiscus, Merizocotyle, Lophocofyle, Dionchus). 3. Famiglia : Udonellidae Van Beneden & Hesse [1863] (n). Sottofamiglie : 1. Udonellinae * (g. Udonel/a, Echinella, Pteronella). 4. Famiglia : Calceostomidae. Par. Perugia [1890] (n). Sottofamiglia : 1. Calceostominae (g. Calceostoma, Fredericianella). 5. Famiglia : Gyrodactylidae Van Beneden [1863] (n). Sottofamiglie : 1. Gyrodactylinae (g. Gyrodactylus, Dactylogyrus). — 2. Te- traonchinae * (g. Tttraonchus [= Ancyrocephalus = Amphibdella = Dacty- lodiscus]). — 3. Diplectaninae * (g. Diplectanum). 6. Famiglia : Dicotylidae (nn). Sottofamiglia: 1. Dicotylinae * (g. Sphyranura). (Sezione: Polycotylea). 7. Famiglia : Polystomidae Van Beneden [1858]. Sottofamiglia : 1. Polystominae * (g. Polystomum). 8. Famiglia : Octocotylidae Van Beneden & Hesse [1863]. Sottofamiglie : 1. Onchorotylinae (g. Squaloncocotyle, Onchocotyle [= ;lcj. di lunghezza. Ciascun ramo ha due denti dei quali uno piu piccolo (formula 1 -j- V1 + 1), ed ha la lunghezza di 29a, e la larghezza massima di 12ku . II piede e molto caratteristico, di cinque segmenti, sottile, molto lungo (132^-); il secondo segmento alquanto piii lungo, ed avente un ingrossamento anulare di ipo- dermide verso il mezzo. II piede sembra anche piu lungo per la for- ma stretta ed allungata dei segmenti preanale ed anale. Gli speroni sono cortissimi (3y.), molto discosti (spazio intermedio 2\entate nou- che delle mozioni di indole pratica discusse ed approvate. Fa osservare come per quanto non siasi raggiunto lo scopo presso i Ministeri cui le mozioni erano indirizzate, pure esse attestano l'interessamento della Unione a tutto quanto concerne la Zoologia, il suo insegnamento e le sue applicazioni. Ri- leva come il numero clei soci sia ia continuo aumento e come il bilancio, ben- che modesto, assai florido, abbia permesso di erogare un rilevante residuo attivo in favore dell' Arch ivio Zoologico. Termina con augurio di prospe- rity dell' Unione. Monticelli svolge una sua proposta per l'ammissione della lingua italiana nei Congressi Zoologici internazionali. Monti si associa di cuore, ma nota come gli italiani non parlino mai nei congressi la lore lingua : bisognerebbe assicurarsi che gli italiani parlassero italiano. Emery mentre appoggia la proposta Monticelli e la trova opportuna in con- siderazione del prossimo congress** di Berna, ove l'ltaliano e lingua ufficiale dello Stato, non conviene col Monti e ritiene che si debba lasciare a ciascuno arnpia liberta di parlare quella lingua che meglio crede. Monti replica e propone che si chieda almeno la noraina di un Segretario che sappia la lingua italiana, nei congressi internazionali. Poste a partito, le proposte Monticelli e Monti sono approvate all'unanimita. Ficalbi svolge alcune proposte riguardanti la bibliografia del Catalogo In- ternazionale della letteratura scientifica per la parte che riguarda la Zoolo- gia, di cui egli e compilatore per 1' Italia. Propone innanzi tutto che si in- cluda una rubrica per la tecnica ; chiede la nomina di una Commissione che studii le modificazioni da introdursi nella compilazione del Catalogo; racco- manda agli autori di fare in modo che i titoli delle loro pubblicazioni siano (') Lavori consultati: Giovenardi. — Orazione funerale in lode di Mon. Giovanni Bianchi, Venezia, Sim. MDCCLXXVII Occhi. Mazzucchelli. — Scrittori d'ltalia Vol. 2°, Par. 2« pag. 1138, Brescia, G. B. Bassini MDCCLX. Novelle Letterarie pubU. in fr'irenze, MDCCXLV, Tom. VI col. 842. Tonini. — t.a Culturu Letteraria e Scientifica in Rimini dal Sec. XIV ai primordi del XIX. Ri- mini, Tip. Danesi, 1884. Cams. — liistoire de la Zoologie (trad. Hageniiiullei1) Talis, Bailliere, 1880. - 373 - il piu possibilmente consoni ai metodi bibliografici, evitando lavori e titoli promiscui, lavori tassonoinici riferentisi a gruppi proraiscui, evitando descri- zioni di specie e generi nuovi in lavori che non siano strettamente specio- grafici. Termina col pregare gli autori di inviare al compilatore del catalogo una copia dei loro lavori, od almeno il titolo dei raedesimi. Parona ed Emery fanno alcune osservazioni, opinando che il lavoro biblio- grafico debba seguire quello scientifico, non questo debba adattarsi a quelle Risponde il Ficalbi e le sue proposte sono approvate. Si nominano a far parte della commissione i professori Ficalbi, Camerano, Emery e Monticelli. Monticelli svolge una sua proposta circa la redazione di un t Eepertorio annuale dei generi, delle specie, delle varieta e forme nuove per la fauna italiana » da inserirsi nel Rendiconto. Damiani chiede che nel repertorio vengano elencate anche le specie ita- liane che fossero pubblicate da autori esteri. Emery e favorevole alia proposta Damiani, ma trova conveniente si facciano due elenchi distinti. La proposta Monticelli coll'aggiunta Damiani modificata da Emery ed accettata dal relatore, e approvata. Monticelli comunica la costituzione della Associazione nazionale fra i pro- fessori delle Scienze Naturali d' Italia e presenta il seguente ordine del giorno : « L' Unione Zoologica Italiana ba appreso cou piacere la costituzione « dell'associazione nazionale fra i professori delle Scienze naturali d' Italia « per sollevare le sorti di questo insegnamento e tutelare gli interessi de- « gl' insegnanti e, approvando 1' iniziativa presa, fa voti perche la nuova € associazione possa raggiungere i nobili scopi che si propone ». L'ordine del giorno e approvato. II Presidente pone a partito l'ordine del giorno Setti sull' insegnamento delle Scienze Naturali nelle scuole secondarie: « Gli zoologi italiani, adunati a Rimini nel loro IV convegno nazionale, € considerando che all'incremento delle discipline naturali in genere e di « quelle biologiche in ispecie non si puo efficacemente provvedere, senza € prima riordinare 1' insegnamento nelle scuole medie con norme piu ra- « zionali delle vigenti; rammentando che ora per l'appunto si stanno pre- < parando radicali riforme per tutto 1' insegnamento secondario, mentre rile- < vano l'opportunita di una azione sollecita e concorde di tutti i naturalisti < per illuminare l'opinione pubblica sulla importanza delle Scienze Naturali « come fondamento della cultura generale, si rivolgono pure direttamente al « Governo affincbe in ogni eventuale modificazione dei programmi scolastici « e delle condizioni generali dell' insegnamento voglia tenere conto delle se- « guenti proposte : « 1.° Scegliere e distribuire le materie d'insegnamento in modo da fa- < vorire lo sviluppo dello spirito di osservazione dei giovani e di indirizzare « il loro pensiero sulla via del positivismo, sfrondando i programmi di tutto « cio che e superfluo e sovraccarica senza vantaggio la mente degli allievi. « 2.° Coordinare i programmi delle Scienze Naturali con quelli delle « scienze affini (Filosofia nei Licoi, Fisica e Chimica negli Istituti). « 3.° In luogo del minacciato abbinamento di cattedre, contrario al dif- « f'erenziamento scientifico sempre progrediente, estendere al maggior numero - 374 - € possibile di Istituti la provvida distinzione del i-anio biologico da quello mi- « neralogico, almeno in quegli Istituti con numerosi studenti ove sonvi inse- « gnanti aggiunti » . L'ordine del giorno Setti e approvato. Esauriti in tal modo tutti gli argomenti d' indole pubblica, il Presidente apre la seduta privata per trattare gli affari amministrativi della Unione. II Presidente dichiara aperte le urne per la nomina di un Vice Presidente e nomina scrutatori i soci Damiani e Magretti. II risultato della votazione e il seguente. Votanti 55, dei quali 19 di pre- senza. Maggioranza 28: II Presidente visto il risultato della votazione proclama eletto per un triennio a Vice Presidente il prof. Giacomo Cattaneo. Giacomini e Ficalbi, revisori dei conti, presentano la loro relazione sul ren- diconto esposto dal Segretario, ed accettando il bilancio come esso e stato impiantato dalla presidenza, ne propongono all'Assemblea l'approvazione che e votata all'unanirnita : risulta in tal modo approvata Perogazione del residuo attivo a beneficio dell'Archivio. Monticelli in base al bilancio consuntivo approvato, presenta a nome del Consiglio quello preventivo per l'anno corrente 1903, che dopo breve discus- sione di modalita, viene approvato, cosi come e proposto dalla presidenza, la quale e autorizzata a trattare alcune modificazioni al contratto col Monitors Zoologico. II Presidente propone e l'assemblea appro va la nomina di Arrigoni e Setli a revisori dei conti per l'anno 1903. Emery da lettura di una confortante relazione sulla pubblicazione del- l'Archivio Zoologico e comunica, a nome della Commissione, che e stato au- mentato a cinquanta il numero degli estratti da distribuirsi agli autori. II Presidente apre la discussione per la designazione dell'epoca e del luogo della quinta adunanza annuale dell'Unione. Damiani propone Portoferraio e svolge le ragioni che dovrebbero determi- nare simile scelta. Osserva come dopo quattro convegni in citta continental^ per la maggior parte ricche di laboratori e di musei, sarebbe conveniente in- spirarsi ad un criterio chiaramente espresso nello statuto sociale, quello cioe di promuovere gite, escursioni zoologiche per una sempre migliore diretta conoscenza della fauna del nostro paese, studiandola sul posto. E sotto que- sto aspetto, un convegno all'isola d'Elba col supremo fine di dedicarsi ad un maggiore possibile numero di gite in terra ed in mare, organizzando pesche nel modo piu efficace, sarebbe praticamente di sicura riuscita. Accenna alia facilita e comodita delle comunicazioni fra l'isola ed il continents e termina coll'assicurare l'assemblea che, ove la scelta cada su Portoferraio, porra tutta l'opera sua a vantaggio della buona riuscita del convegno. Emery appoggia la proposta di Damiani ed esprime il desiderio che dopo l'Elba sia scelta la Sicilia. II Presidente e d'accordo e pone a partito la scelta di Portoferraio a sede della quinta assemblea ordinaria dell'Unione. L'assemblea approva alia una- nimita, fissandone la data all'autunno 1904. II Presidente facendosi interprets dei sentimenti dell'Assemblea, ringra- zia il Comitato ordinatore del Convegno per l'opera prestata e particolarniente - 375 - il suo Presidents ing. Leopoldo Tosi; rivolge cortesi parole di ringraziamento alia citta di Rimini ed alle autorita cittadine, con particolare riguardo al Sindaco ed all'avv. Pugliesi, cui tanto si deve per la buona riuscita del Conve- gno, al Casino Civico, alia Direzioue della Biblioteca per le cortesie da tutti usate ai congressisti ; invia un caldo e riverente saluto alia Secolare Repub- blica di S. Marino. Riassume, infin9, il lavoro compiuto dall'Assemblea non inferiore a quello dell'anno precedente ; e, con un saluto ai soci presenti ed assenti, dichiara cbiuso il quarto Convegno Zoologico Nazionale, bene augurando all'av venire dell'Unione Zoologica Italiana. G-ita a Trieste Dato il tempo cattivo la gita collettiva a Trieste non fu potuta effettuare. Si recarono cola a rappresentare l'Unione: il Presidente prof. Romiti, il segre- tario Prof. Monticelli, il Cassiere Economo dott. Pierantoni ed alcuni socii. Fu- rono cordialissimamente ricevuti dal Podesta ed accolti fraternamente dai collegbi di Trieste e dalla Societa Adriatica di Scienze Naturali. Visitarono il Museo Civico e la Stazione Zoologica assai ben ricevuti dal Direttore pro- fessor Cori che se ne occupa cOn tanto zelo, il quale fece squisitamente gli onori di casa. La Societa Adriatica ed i colleghi di Trieste offrirono un ban- cbetto ai rappresentanti deli' Unione al quale prese anche parte il prof. Cori e gli altri membri della Stazione Zoologica di Trieste. Aderirono al Convegno i seguenti signori : a) Soci dell'Unione. ~ Altobello dott. G., Andres prof. A., Ariola dot- tor V.*, Arrigoni Degli Oddi Conte £.*, Banchi dott. A., Bignotti dott. G., Bo- relli dott. A., Brian dott. A., Camerano prof. L.*, Cascella dott. F., Cattaneo prof. G-., Cbiappi dott. T., Cecconi dott. G.*, Damiani prof. G .*, Emery prof. C.*, Euriques dott. P., Faggioli dott. F.*, Festa dott. E., Fiocchini dott. C.*, Ficalbi prof. E.*, Ghigi prof. A.*, Giacomini prof. E.*, Giardina dott. A., Livini dott. F.*, Magretti dott. P.*, Mazza prof. F.*, Mazzarelli prof. G.*, Monti prof. A.*, Monti prof. R.* Monticelli prof. Fr. Sav.*, Nobili dott. G., Parona prof. C.*, Patroni dott. C, Picaglia prof. L.*, Pierantoni dott. U.*, Polara G., Raffaele prof. F., Romiti prof. G.*, Russo prof. A., Rosa prof. D., Sandias prof. A., Senna prof. A., Setti prof. E.*, Sordelli prof. F., Sterzi dott. I., Supino dott. F .*, Tosi dott. A., Trinci dott. G., Vignoli prof. T., Vinciguerra prof. D. b) No?i socii. — Alzona C.*, Angbera cav. A.*, Brusina prof. S.*, Bosi M .*, Cutolo dott. A.*, Cardi prof. G., Cbiarini prof. V.*, Be Rosa prof. Fr.*, Facchi- netti aw. G.*, Frizzati dott. G.*, Galli prof. I.*, Gasparri prof. E., Lazzari - 376 - dott. A., Manicastri dott. N., Meli prof. R., Piana prof. G.*, Piovanelli dott. G.*, Pondrelli M.*, Pugliesi aw. C. M.*, Ren?,i ing. A.*, Sampolo L.*, Sangui- netti V.*, Tamburini prof. G.*, Tarquini avv. F.*, Tosi ing. L., Valle prof. A., Veneziani prof. A., Zannini Masetti ing. A*. N. B. — I nomi degli intervenuti sono contraddistinti da un *. Cosimo Cherubini, Amministratore-responsabile. Milano - Via Gr. 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"V lwJ&m^$K^ €■-■ \. i '> & 1 i I A w , ,<,^' I j*r Doll Pegoraro dis Firenze, luMtifflmifaiu S.Crece I A.Pasini.— Oi-lo a spa* xola ndle ghiandole. sudorifere, . Honiiore Zooloffico It (ilia no -Anno . XIV. Tav.K (r. (rllidi Ji.-, . tfonitore Zoologico Italia no -. liuio . MY. Tav.Vl. i . ;% \ p Eo f ep F "/'/' f» F Pf Eep F \ W ep ep 6. G. (niitli Jis. • Honitore Zooloaico ftalidno. . In no Mi' TavV/1 Mom tore Zootogicolta/ww AwoXft' Tavl'M f ■ lenti-Pua DiS-lnc-O.- MBL WHOI Library - Serials 5 WHSE 01322 if^^wM?^ En<* | *^- Ml ^aS '■'!£