M ^>t f- .,J :<*} ^^^^ '>*i jl'^y ...w- : * » v^^ "t^ ! ■ r.^-^ 11^ MONITORE ZOOLOGICO ITAIiAKO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFFICIALE BELLA UNIONE 200L0GICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia comparata e di Zoologia Del R. Istituto di Studj Suiierion lu Fireiize nelJa R. University di Pisa Vol. XVI — Anno XVI — 1905 (CON 46 FIGURE E 1 T A VOL A) IN FIRENZtl MDCCCCV INDICE DEL VOL. XVI (Anno XVI, 1906). BIBLIOGRAFIA N.B. — In questo volume e contenuta la Bibliogra6a dell'annata 1905 e la continuazione di quella delle annate precedent!. I. Scritti general! di^Zoologia e diAna- tomia. Pag. 1, 141, 321. II. Evoluzionismo biologico. Filogenia. Pag. 322. III. Ontogenia (Embriogenia — Organo- genia). Pag. 2, 143, 323. IV. Istologia. Pag. 3, 145, 324. V. Tecnlca. Pag. 4, 146, 326. VI. Protozoi. Pag. 57, 177, 32G. VII. Spongiari o Poriferi. (Vacat). VIII. Celenterati. Pag. 327. IX. Vermi. Pag. 58, 177, 327. 1. Parte generale. Pag. 177. 2. Platodi o Platielminti (Tur- bellari. Trematodi. Cestodi). Pag. 58, 178, 327. 3. Nematodi o Nematelrainti. Pag. 58, 178, .827. 4. Acantocefali. Pag. 328. 5. Chetognati. (Vacat). 6. Nemertini. ( Vacat). 7. Rotiferi. Pag. 58. 8. Briozoi. Pag. 178. 9. Brachiopodi. (Vacat). 10. P^nteropneu.sti. (Vacat). 11. Gefirei. (Varat). 12. Anellidi (Archianellidi. Oli- goclieti. Policheti. Irudinei). Pag. 58, 178, 328. 13. lurertae sedis. ( Vacat). X. Artropodi. Pag. 59, 178, 328. 1. Parte generale. Pag. 178, 328. 2. Pantopodi. (Vacat). 3. Tardigradi. (Vacat). 4. Crostacei. Pag. 59, 178, 328. 5. Aracnidi. Pag. 59, 178, 328. 6. Onicofori. (Vacat). 7. Miriapodi. Pag. 179. 8. Insetti o Esapodi. Pag. 59, 179, 329. a) Parte generale. Pag. 59, 179, 329. b) Tisanuri. Pag. 179. c) Ortotteri. Pag. 59, 179. d) Paeudoneurotteri. Pag. 179, 329. e) Rincoti. Pag. 59, 179. /) Coleotteri. Pag. 60, 179, 329. g) Strepsitteri. (Vacat). h) Neurotteri. (Vacat). i) Lepidotteri Pag. 60, 180. k) Imenotteri. Pag. GO, 181. I) Ditteri e Afanitteri. Pag. 60, 181. XI. Echinodermi. ( Vacat). XII. Moiluschi. Pag. 61, 181. 1. Parte generale. Pi\g. 181. 2. AnEueuri. (Vacat), 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi, Opistobranchi. Pte- ropodi, Polraonati). Pag. 61. 4. Scafopodi. Pag. 182. 5. Laraellibranchi, Acefali o Per lecipodi. (Vacat). 6. Cefalopodi. {Vacat). XIII. Urocordati o Tunicati. Pag. 61. XIV. Cefalocordati o Anfiossidi. (Vacat). XV. Vertebrati. Pag. 85, 117,253,293, 369. I. Parte generale. {Vacat). II. Parte anatomica. Pag. 85, 253i 369. 1. Parte generale. Pag. 85, 253, 369. 2. Tegumento e produzioni te gumentarie. Pag. 258, 370. 3. Sistema nervoso ceiitrale e periferico. Pag. 86, 254, 870. 4. Organi di senso. Pag. 87, 254, 372. 5. Scheletio e articolazioni. Pag. 87, 255, 372. 6. Appareccbio muscolare. Pag. 87, 255, 373. 7. Apparecchio cardiaco-vasco- lare. Milza. Pag. 88, 256, 378. 8. Tubo digestive e glandule an- nesse. Peritoneo. Pag. 88, 256, 374. 9. Appareccbio polmonare. Bran- chie. Timo. Tiroide. Pag. 89, 375. 10. Appareccbio urogenitale. Capsule surrenali. Pag. 89, 257, 375. 11. Teratologia. Pag. 90, 257, 376. III. Parte zoologica. Pag. 117, 293, 877. 1. Parte generale. Fauna. Pag. 293. 2. Pesci. Pag. 117, 293, 377. 3. Anfibii. Pag. 118, 294. 4. Rettili. Pag. 118, 377. 5. Uccelli. Pag. 118, 294, 377. 6. Mammiferi. Pag. 119, 295, 377. 7. Antropologia ed Etnologia. Pag. 119, 295, 377. Appendice: Antropologia ap- plicata alio studio dei pazzi, dei criminali, ecc. Pag. 297, 377. XVI. Zoologia applicata alia Medicina, aH'Agricoltura, alle Industrie ecc. Pag. 120, 297. SUNTI E RIVISTE LSovero A. — Ghiandole sebacee libere: nota di morfologia comparata. — Pag. 30. Chiarini P. — Cambiamenti morfologici cbe si verificano nella retina dei vertebrati per azione della luce e della oscurita. — Pag. 147. Favaro G. — Contributi all'angiologia dei Petromizonti. 1. I vasi e le cavita sanguifero delle lamelle branchiali. II. I vasi segmentali del tronco. Ill Alcune particolarita concernenti la disposizione dei vasi caudali. Con 4 figure. — Pag. 121. Fusari R. — Sulla divisione e sulle fessure marginali deH'osso parietale nella specie umana. — Pag. 121. Geronzi G. — Sulla presenza di gangli nervosi intramuscolari in alcuni mu- scoli intrinseci della laringe. — Pag. 31. Righetti. — Contributo alio studio dell'anencefalia e dell'amielia. — Pag. 31. Rossi G. — Sopra una via efferente encefalospinalo nell' Emys europaea. — Pag. 121. Sala L. — Intorno ad una particolarita di struttura delle cellule epiteliali che tappezzano il tubo ovarico e spermatico degli Ascaridi. — fag, 29. Sanzo L. — Tiasforraazione sperimentale delle uova lecitiche diffuse in uova teloleciticlie e susseguente modificazione della segmentazione uguale in segmentazione oloblaslica disuguale. — -f^ag. 147. Scafjidi V. — Sulla preseuza di fibre eflerenti nelle radici posteriori e suUa origine delle fibre vasomotorie che si trovano in esse, — Pag. 30, COMUNICAZIONI ORIGINALI. Alfieri e Lacroix. — Come si devono fare gli originali per le riproduzioni fotomeccaniche. — Pag. 76 e 111. Balducci E. — Osservazioni e considerazioni sulla pigmentazioue dell'iride dell'Athene Chiaradiae. Con una figura. — ^'ag. 258. Baiichi A. — Cuneiforme I bipartite. II I cuneitornie comprende il tarsale distale del prealluce? Con 3 figure. — Pag. 70. Banchi A. — Fasoio accessorio del m. pronator teres e spostamento del nervo mediano e della arteria omerale alia regions del gomito. Con una figura. Pag. 134. Banchi A. — Un muscolo manidio a due fasci. Con una figura. — Pag. 138. Banchi A. — Situazione non frequente del colon pelvico e spostamento late- rale del mesocolon pelvico e dell' uraco. Esiste un mesenterio ventrale dell'intestino terminale? Con una figura. — Pag. 314. Cherie Ligniere M. — Sulle arterie della fossa temporalis nell'uomo: ap- punti di Anatomia descrittiva e topografica. Con 4 figure. — Pag. 273. Chiarugi G. — Della regione parafisaria del telencefalo e di alcuui ispessi- menti del corrispondente ectodorma tegumentale in embrioni di Torpedo ocellata: nota preliminare. — Pag. 182. Coggi A. — Le ampolle di Lorenzini nei Gimnofioni. — Pag. 49. Coggi A. — Sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei vertebrati e su una nuova classificazione dei principaii orgaui di senso. — Pag. 298. Corti A, e Ferrata A. — Di una totale inversione dell' affinity coloraute col rautare del liquido fissatore: nota di tecnica, — Pag. 310, Cutore G. — Frequenza e comportamento dei canali pertoranti arteriosi nella squama temporale dell'uomo. Con 6 figure. — Pag. 16 e 32. Ferrata A. — Sul nucleolo della cellula nervosa: nota preliminare. — Pag. J70. Frassetto F. — Per un parietale tripartite supposto inesistente. Con figura. — Pag. 186. Giannelli L. — Ancora suirocchio parietale dei liettili. — Pag. 4. Giannelli L. — Contributo alia migliore conoscenza dello sviluppo delle ghian- dole genitali nei Mammileri (Lepus cunioulus). l'^ Nota: sviluppo deH'o. vario. — Pag. 354. Giufifrida Euggeri V. — Gli psoudo-parietali tripartiti del Frassetto. — Pag. 64- Giuffrida-Ruggeri V. — Discussioni di anlropologia geuerale. Con figura. — Pag. 148. — VI — Livini F. — Abbozzo deU'occhio parietale in embrioni di Uccelli (Columba livia dom. e Gallus dora.): nota preliminare. Con 3 figure. — Pag. 123. Livini F. — Forinazion? della volta del proencefalo in embrioni di uccelli: nota preliminare. — Pag. 399. Levi G. — Eicerche sul volume delle cellule. — Pag. 381. Lugaro E. — Sulla tecnica del metodo di Nissl. — Pag. 11. Marchi E. — II policerismo negli ovini. — Pag. 103. Montanelli G. — Sulla presenza del grasso nel sincizio dei villi coriali della placenta umana: nota preventiva. — Pag. 9. Piana G. P, — Eraatopojesi embrionale mielogena e placentare. Con tav. 1 e 6 figure nel testo. — Pag. 159. Pitzorno M. — Eicerche di raorfologia comparata sopra le arterie succlavia ed ascellare: Selaci. Con 3 figure. — Pag, 94. Staderini K-. — I Saurii e il loro occhio parietale. — Pag. 61. Tenchini L. — Di un eraissario anomalo orbitofrontale. — Pag. 90. Trinci G. — Le radici ed i gangli dei nervi spinali dei Teleostei nelle loro varie disposizioni : ricerche anatomo-comparative. Con 11 figure. — Pag. 330 e 386. Vastarini-Cresi G. — Sul significato morfologico delle arterie cerebrali an- turiori e sulla interpretazione di alcune loro varieta. — P»g- 378. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA Varia. — Pag. 28, 56, 84, 116, 251, 292, 320. Cougresso federativo internazionale di Anatomia. — P 96 » » » Ferrara » > 83 » » » Firenze » » 225 » » » Genova » » 50 » » » Padova » » 30 » » » Pavia » » 30 » » » Perugia » » 29 » » » Pisa » » 31 » » » Sassari » » 3 » » » Siena » » 53 Prof. T. D' Evant di Napoli » » 20 R. Ispettorato di Sanity Militare » » 167 Totale N. 887 UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA II distintivo della U. Z. I. (deliberato dal Consiglio direttivo) come dalla qui annessa figura trovasi in vendita presso la Segreteria della U. Z. I. (Istituto zoologico R. University di Napoli) al prezzo di costo L. 3.50. (Aggiungere le spese di posta L. 0.15). II distintivo e in argento con piede a tergo per mettersi alia bottoniera (volendo si puo avere anche con spilla a tergo). I soci che desiderano fame acquisto si diri- gano al Segretario della U. Z. I. II distintivo si da gratis ai Socii che pagheranno cinque annate anticipate. CosiMO Chbrubini, Amministratorb-responsabile. Firenze, iy05. — Tip L, Niccolai, Via Faeuia, 44. MonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Etnbriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIBKTTO DAI DOTTOEI GIULIO OHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umaua Prof, di Anatomia comp. e Zooloi mayyio 1904), An. 36, Trim. 12, pp. 3-4. Firenze 1904. - 60 - f) Coleotteri. Brunelli Gustavo. — La metamorfqsi degli Insetti e la filogenesi dei Coleotteri. — Vedi M. Z., XV, 12, 375. Griffini Achille. — Sui Lucanidi e sulla grande v'ariabilita dei loro maschi. — Boll. Naturalista, An. 25, N. 2, pp. 11-19, con p,g. Siena 1905 {Continua). i) Lepidotteri. Bisson E. — Influenza delle condizioni esterne di allevamento sulle proprieta tisiche del bozzolo. XVI. E,azza Majella. — Annuario Staz. hacoloy. Pa- dova. Vol. 32, pp. 91 105. Padova 1904. Quajat E. — Sveniatura autunuaie iuterrotta da temporanei ritorni a piu elevate calore. — Annuario Staz. bacolog. Padova, Vol. 32, pp. 33-42. Padova 1904. Q,uajat E. — Nuove ricerche dirette a constatare il sesso nelle uova e con- siderazioni sul inetodo Ishiwata per la separazione delle larve. — An- nuario Staz. bacolog. Padova, Vol. 32, pp. 110 124, con tav. e figure. Padova 1904. Cluajat E. — - Esperienze sulla colorazione artificiaie dei bozzoli. — Annuario Staz. bacolog. Padova, Vol. 32, pp. 43-50. Padova 1904. Ronna Antonio. — Cio che occorre ad un raccoglitore di Lepidotteri. — Boll. Naturalista, An. 25, N. 2, pp. 9-11. Siena 1905. Rostagno Fortunato. — Contribute alio studio della fauna romaua : Una aberrazione della Pieris rapae L. ed un' altra della Melitaea didyma D. attinenti alia fauna della campagna roraana. — Boll.Soc. Zool. Hal., An. 13, S. 2, Vol. 5, Fasc. 4 6, pp. 161-110. Roma 1904. Verson Enrico. — Dei segni esterni atti a rivelare nel Boinbix m. il sesso della larva. - Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, T. 64 {S. 8, T. 1), An. Accad. 1904-905, Disp. 3, pp. 491-501, con fig. Venezia. Vedi anche : An- nuario Staz. bacolog. Padova, Vol. 32, pp. 125-130. Padova 1904. Verson E. — Del variabile colorito die possono presentare i bozzcli di certi Lepidotteri. — Annuario Staz. bacolog. Padova, Vol. 32, pp. 92-96. Pa dova 1904. Verson Enrico. — Manifestazioni rigeuerative nelle zampe toracali del B. mori. — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, Tomo 64 {S. 8, T. 1), An. Accad. 1904-905, Disp. 3, pp. 431-469. Venezia. Vedi anche : Annuario Staz. ba- colog. Padova, Vol. 32, pp. 51 91. Padova 1904. Vitale Francesco. — I Cossonini Sicilian!. Nota VllL — Naturalista Siciliano, Ann. 11, N. 1, pp. 14-11 e N. 2-3, pp. 26-41. Palermo 1904. k) imenotteri. Ducks Adolfo. — Revisione dei Crisedidi dello Stato Brasiiiano del Para. — Boll. Soc. Entomol. ital.. An. 36, Trim. 1-2, pp. 13-48. Firenze 1904. Emery Carlo. — Le affinita del genere Leptanilla e i liiuiti delle Dorylinae. Con 9 figure. — Arch. Zoologico, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 101-116. Napoli 1904. Zavattari Edoardo. — Contribulo alia conoscenza degli Imenotteri dei Pire- nei. — BvU. Musei Zool. e Anal, compar. Univ. Torino, Vol. 19, N. 482. Torino 1904, pp. 12. I) Dilteri e Afaniileri. Condorelli Mario. — Caso di myasis nell'uoiuo per larva cuticoiare di Hypo- - 61 - derma bovis (De Geer). — Boll. Soc. Zool. ital., An. 13, S. 2, Vol. 5, Fa.sc. 4-6, pp. 111-181. Roma 1904. Tuccimei Giuseppe. — Nota preveiitiva sopra i Ditteri dulla proviuoia di Ko- ma. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 13, S. 3, Vol. 5, Fasc. 7-8, pp. 218-222. Roma 1904. XII. Molluschi. 3. Gastekopoui (Prosobranchi. EiEROPODi Opistobranchi. Pteropodi, Po;.monati). Bellini Giulio Cen. — Sulla rigenerai-ioiie dell'epitelio tegutnentale dell'Aply sia limaciua. — Vedi M. Z., XV/, 1. 2. Mazzarelli Giuseppe. — Couiributo alia couosceuza delle larve libere degli Opistobranchi. Con tav. IIIV. — Arch. Zooloyico, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 19-78. Napoli 1904. XIII. Urocordati o Tunicati. Eniiques Paolo. — Delia circolazione sanguigua uei Tunicati (Ciona intesti- nalis). — Arch. ZooUnjico, Vol. 2, Fasc. 1, pp. 11-11. Napoli 1904. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTII'lll) A.NATOMK.U UKI.l/ UNIVEKSITA IJl CATANIA PuoF. RUTILIO STADEEINl I Saurii e il loro occhio parietale fi vietata la riproduzione. Mi sia peniiessa una breve replica all' ultima nota del Gian- nelli " ancora sull'occhio parietale dei rettili „ (Monit. Zool, gen- naio 1905). II mio egregio contradittore vuole anzitutto dimostrare di non aver troppo generalizzato asserendo che I'occhio parietale di molti Saurii ha il signiticato di un orgauo rudimentale, dappoichu egli sa che la scomparsa del iiervo die coH'organo stesso e in connessione, oltre che nella Seps chalcides, e stata osservata in Anguis fragilis, - 62 - Iguana tuberculata, Podarcis muralis, Lacerta vivipara. E che per- cio? ma non sa dunque il Giannelli che il nervo parietale e stato riscontrato iutegro in ogni periodo della vita in un numero non mi- nore di Saurii, e cioe nella Lacerta agilis (Studnicka), nella La- certa ocellata e Varanus giganteus (Spencer), in Pseudopus Pal- lasii (Studnicka), nello Scincus officinalis (Pr en ant)'? Sono dunque trascurabili questi risultati positivi ? Ed e anclie da trascurarsi clie appunto in base a tali fatti positivi, che colle nuove osservazioni son venuti man mano crescendo di numero, siasi oggi, intorno al- I'occhio parietale e alia sua funzionalita, resa prevalente una opi- nione affatto opposta a quella che si aveva in proposito alcuni anni addietro, a quella stessa cioe cui vuol rimanere fedele il Gian- nelli? II Prenant, al quale nessuno certo vorra negare una profonda conoscenza dell'argomento da lui esplorato anche con ricerche ori- ginali, precisamente cosi si esprime in un'opera che porta la data del 1904 : " I'orgajio parietale, quest'organo quahficato rudimentale e in realta dotato di funzioni enigmatiche, sul quale si e gia tanto scritto, e sviluppatissimo nei Saurii e nei Ciclostomi „. Lo Studnicka in una bella e recentissima monografia (Die Parietalorgane. Jena 1905) passa in rassegna tutti i lavori princi- pali concernenti I'organo parietale dei vertebrati, dai ciclostomi sino ai mammiferi. Per riguardo ai Saurii riferisce i molti casi che la letteratura registra, in cui I'occhio e il nervo parietale sono stati trovati integri per tutta la vita e un tal reperto egh avvalora con osservazioni sue personali, corredate da figure. Non solo, ma in fine della monografia, come a riassumere i fatti piii importanti emer- genti da un complesso cosi numeroso di osservazioni e a metter meglio in vista le piii notevoli differenze che esistono tra i vari vertebrati, lo Studnicka con 8 figure riunite in una tavola fa una rappresentazione schematica della regione e dell' organo parietale, alio stato definitivo, nei singoli gruppi dei vertebrati. Or bene lo schema n. 5 dei Saurii e disegnato, a differenza di altri rettili, col- I'occhio e il nervo parietale completamente sviluppati. Se dunque per consenso di Autori che hanno fondate le lore conclusioni su un gran numero di fatti ben accertati, si deve rite- nere che I'occhio parietale dei Saurii in genere e un organo che si mantiene durante tutta la vita, e assolutamente inammissibile che sulla base di un minor numero di elementi di fatto si possa, come pretende il Giannelli, generalizzare il concetto della rudimentahta di un tal organo dei Saurii. — tio - E passicimo ora dai Saurii in genere a considerare il caso in specie del Gongylus ocellatus, Anche a questo riguardo il Gian- nelli persiste nell' idea che il Gongylus dev'essere compreso tra quel lettili di cui il nervo parietale e destinato a cadere in atrofia, e alia obiezione da me mossagli che diftlcilmente si arriva a spie- gare come un processo atrofico possa distruggere un nervo nella sua parte centrale e non agli estremi (tale e appunto il caso mio del Gong.), egli dichlara di non trovarsi punto in imbarazzo, clie anzi ripensandoci su ancora un poco si sente sempre piii forte nel suo convincimento. Ed ecco perche. Le fibre del nervo parietale, riferisce il Giannelli, secondo al- cuni hanno la loro origine reale neH'occhio parietale, secondo altri nel cervello e secondo altri infine per una parte nascono nell'occhio e per una parte nel cervello. La questione e dunque tuttora inso- luta, ma nemraeno percio si trova nell' imbarazzo il mio oppositore e dovendosi scegliere una via, infila com' e naturale quella che a parer suo piii speditamente lo condurra in porto e senza ambagi dichiara che fino a prova certa in contrario egh si schiera dalla parte di colore che ammettono la duphcita di origine del nervo pa- rietale. Cosi egli crede di avere in mano la chiave per spiegare in mode inoppugnabile il mio reperto nel Gongylus. Difatti, cosi argomenta il Giannelli, se con una prima ipotesi si ammette che il nervo risulti di due fasci di fibre, dei quali uno nasca da un nucleo oculare I'altro da un nucleo cerebrale e se con una seconda ipotesi si ammette che il processo d'atrolia in un fa- scio nervoso si inizi nelle parti piii lontane dal suo centre trofico, si finira coll'arrivare alia conseguenza che i due fasci che compon- gono il nervo parietale si atroflzzeranno in direzione opposta, e cioe in sense oculo-cerebrale quelle che ha il suo centre di origine nel cervello, in senso contrario I'altro che ha il suo centre di origine nell'occhio. Giungera quindi un momento in cui il nervo sara com- pletamente distrutto nella sua parte di mezzo, conservato parzial- mente ai due estremi distale e prossimale, in corrispondenza dei quah il processo atrofico non si sara esteso che a uno dei due fa- sci componenti il nervo. Ura pur mettendo da parte Toriginalita della trovata, di un nervo cioe che si atrofizza mezzo alia volta perche in esse il pro- cesso atrofico, come fanno le secchie in un pozzo, da una parte va e dall'altra viene, e tralasciando pure che una siffatta origi- nalita potrebbe esser presa in qualche considerazione solo quando fosse provata la duplicita di origine del nervo parietale (cio che - 64 - non e), io voglio per un momento ammettere come giusta la ipo- tesi del Giannelli. Nel mio caso del Gongylus si dovra. allora ritenere che nei due tratti nervosi, distale e prossiraale, da me descritti noii e conte- nuta la totalita delle fibre che primitivamente compongono il nervo parietale, ma solo una parte. Cosi ad esempio il tratto prossimale non contiene piia i suoi due fasci, ma solo quelle composto di fibre provenienti dal cervello, o per usare i precisi termini del Gian- nelli, esso e rappresentato dalla porzione non ancora atroflzzata delle fibre nervose appartenenti ai nevroni i cui centri risiedono nel cervello. L'altro fascio risultante di fibre che si originano nell'oc- chio, che hanno cioe piii lontano dalla regione il lore centre troflco, ha gia risentiti gh effetti dell'atrofia ed e scomparso. In conclusione il nervo parietale, nel tratto di cui e parola, si e gia in parte atro- fizzato. Quando in realta cio fosse avvenuto noi dovremmo per ine- luttabile conseguenza trovare il nervo diminuito di volume. Or bene a tal proposito nella mia prima pubbHcazione sul nervo parietale del Gongylus, molto tempo prima che il Giannelli inter- loquisse sul mio reperto, io mi esprimevo in questo precise mode: " E merita attenzione il fatto che il nervo in questo suo prime tratto non si mostra in confronto agli stadii precedenti in alcun mode ridotto come fosse la parte residua di un fascio nervoso ca- duto in atrofla, ma presenta caratteri normaU eguali a quelli riscon- trati in embrioni piii giovani ed e anzi proporzionatamente piu svi- luppato „. DoTT. v. CxIUFFBIDA-RUGGERI OOCKNfK DI ANTROPOLOGIA NELLA B. UNIVRKSITA DI KOMA li pseudo-parietali tripartiti del Frassetto l5 vietata la riiirodiizione. Leggo una Nota del Frassetto {% che veramente e un fron- tespizio con molte figure gia conosciute, ne tutte cosi dimostrative come crede I'A. La Nota e accompagnata da un'annotazionc in cui l') Krassetto. Parietali tripartiti in crani uiiiani e di sciiniiiie. Monti. ZooL Ital. decembre i904. - 65 - si ripete quasi, mutatis mutandis (poiche I'argomento e un altro), cio che io ebbi a dire dell'A. nello scorso settembre (Monit. Zool. 1904 p. 303). Allora dissi che se I'A. fosse piii diligente nella let- tura dei miei lavori non gli succederebbe di passare per cosi poco originale da ristampare (nonostante il suo motto : unicuique suura, che diventa un'ironia) cio che io avevo pubblicato alcuni anni fa. EgU adesso, a proposito di me, scrive che mi sarebbe grato se volessi occuparmi con maggiore attenzione delle sue idee per non svisarle. La differenza in questo rimbeccamento (a parte la diversita dei fatti) sta in cio, che io ho precisato in modo inconfutabile in che consisteva il suo plagio (o, se vogliamo, dimenticanza) a mio danno, mentre egli non dice affatto in che modo ho svisato le sue idee. Dice, e vero, di rifuggire dalla polemica; ma questa dichiarazione fa molto comodo, quando non si puo fare altrimenti per mancanza di buone ragioni da far valere. Passando alia parte essenziale della Nota, che nel concetto del- l'A. e costituita dalle figure, ho gia detto che queste non sono tutte cosi dimostrative come sembra all'A., e confermo cio che scrissi tempo fa (^), cioe che prima, dei casi recenti illustrati dal Maggi (') — che il Frassetto mi accusa pure di aver male interpretato, senza dire, al solito, in che consista il mio equivoco C) — non esistevano per I'uomo dei casi cosi evidenti di parietah tripartiti come quelli trovati nelle scimmie. Difatti : passiamo in rivista gh esempi addotti dal Frassetto. I casi di Zoja e di Fusari, figurati dal Frassetto, si possoiio interpretare altrimenti, e io I'ho provato C). La mia opinione in proposito resta la stessa, tanto piii che ne il Frassetto, ne altri, ha dimostrato che io abbia torto : del resto del caso di Fusari m'intratterro in fine. II caso di Ranke C) e dal Ranke stesso designate come (•) G ill ff ri (la- K ugge r i. — Le ossificazioni di spazi siitnrall e i jia'-ielali divisi. Monit. Zoo). Jtal. maggio 1904. (*) Mag(;i. — Suture ed ossa intrapariutali nel cranio iiiiiano di liaiiiliino i- ili adnlio. Rend. R. 1st. Loinh. di sc. e lelt. Serie II, vol. XXXVIl (I'indicazione data dal Frassetto c sitagliata) 1904. (3) luvitiamo il Frassetto a non proseguire in qiiesto sistema di atTennazioni gratuite, sistetiia che sari originale ma certaiiiente 4 poco corretto. {*) Loc cit. p. 18. (5) Figurato in Frassetto, Loc. cit. (ig. 12. Clr. Kanke. Die Uherzdiitjen Haulkiiochen des inenschlichen Schadeldachs. Ahhandl. der k. buyer. Akademie der Wiss. CI. 11, Ud. XX, Ablli. 11. Miinr/ien 1899 (auche qnesta iudicazione non 6 data esattamente dal Frassetto), p. 301 {p 30 delVestralto). - 66 - " Schadel mit typischen Spitzenknochen des Lambdawinkels „, che corrispondono, come si sa, ai comuni preinterparietali, e tale e an- che rinterpretazione dello Schwalbe C). lo non ne ho paiiato nella mia Nota critica, perche non credevo che potesse venire in mente ad alcuno di travisare sino a questo punto i fatti morfologici : e proprio vero quello che io scrissi allora, che " i parietah tripartiti possono molfciphcarsi secondo rinterpretazione personale „. Resta il caso del cranio Egiziano del Museum di Parigi, Ad esso io accennai appena, perche il Frassetto lo dava come dub- bio ; ma ora che si e incoraggiato a far tacere i suoi scrupoli, e lo da senz'altro come parietale tripartite, mi corre I'obbhgo, per amore della verita scientifica, di precisare in che cosa esso consiste. Giac- che non si tratta veramente, come dice neH'ultima comunicazione, di due " suture infraparietali determinanti I'autonomia della coppia anteriore „, ma bensi di una sola sutura che separa I'angolo pte- rico del parietale. Questa sutura al sue terzo posteriore e incon- trata da un solco, a proposito del quale I'A. stesso ebbe a dire : " Si le sillon etait la trace de la suture parietale verticale, ce qui est possible, il separerait alors le centre d'ossification anterieur-su- perieur ou bregmatique du couple des deux centres posterieurs et on aurait un parietal tripartite qui serait le troisieme connu dans la litterature anatomique, car on en connait deja un signale par Fusari et I'autre par Mondio (') „. Ora di tali solchi in corri- spondenza delle bozze parietali io ne ho visti, e non mi e sembrato che fossero traccie di suture preesistenti. Ad ogni mode il tenta- tive di far passare un caso cosi estremamente dubbio, per un vero parietale tripartite, sic et simpliciter, senza nemmeno quelle riserve che altra volta I'A. aveva creduto di dover fare, e un sintomo di- rei patognomonico, che indicherebbe poca sincerita scientifica, se non avessi del mio amico una stima migliore. Si fa presto ad ac- cumulare dei fatti, quando non si guarda tanto per il sottile, e non si ribattono gli apprezzamenti e le censure degli altri ; ma chi e abituato ail'analisi critica, ed io da tempo ho fatto I'abitudine men- tale del critico per la redazione degh Atti della See. E,om. di Antrop., trova che le osservazioni del Frassetto sono piene, nessuno puo negarlo, di ardore e di buona volonta, ma lasciano molto a desiderare (*) Schwalbe. — Ueber getheilte Scheitelbeine. Zeit. f. 3forph. ii. Anthrop., Band. VI. Heft. 3, 1903, p. 417. (*) Frassetto. — Notes ) e plantare (P) del cuneiforme sinistro bipai'tito vedute dalla faccia izWs. quale si articolano fra di loro. an) late anteriore — jis) posteriore — 1) laterale — m) mediate — s) superficie di articDla^ione tra le due nietii. Senza voler entrare a discutere a fondo la vexata quaesUn della morfologia del tarso aggiungo alia descrizione del caso qual- che considerazione del caso stesso suggeritami. Di siffatta divisione del P cuneiforme si ebbero notati casi fin dal 1863 per opera del Griiber, e questo stesso autore ne riporto sempre di nuovi, sinche nel 1879 era al numero di 22. In questo frattempo Smith e Stieda ed il Ledentu pubblicavano altre os- servazioni, I'ultimo autore anzi spiegava la anomalia " en se rap- - 73 - pellant que les cuneiformes se developpent par deux points d'ossi- fication, qui ne se reunissent que a 4 ans „. Senza dilungarmi sui casi simili breveraente riferiti in appresso da Delmas, Friedlow- sky, (citati da Cliauvel e Poulet), da Turner, Black, Thane e piu recentemente da Bianciii, note che Hartman e Morderet nel 1889, riportando i risultati di estese ricerche, non convennero col Ledentu sul modo di ossificarsi del P cuneiforme, nel quale videro sempre un solo centro ossificativo, che solo una volta era strangolato e poteva far pensare a due centri in via di fusione. In accordo con questi ultinii autori sono i trattatisti, ed altri ricerca- tori per es. Gegenbaur, Poirier, Testut, Quain, Debierrc, Ptambaud et Renault, Sappey, ecc, i quali tutti ammettono pel cuneiforme un solo centro ossificativo, tra i 2 e 3 anni di eta. Non e quindi possibile invocare per lo sdoppiaraento osservato, come per altre parti dello scheletro, la spiegazione della mancata fusione di due centri normali di ossiflcazione. Neppure si puo spiegare il fatto col mancato saldamento di due abbozzi, risalendo alio stadio cartilagineo e precartilagineo, se si accetta la morfologia del tarso come dai piii e oggi accettata, c tra gli altri da Flower, Wiedersheim, Thane, Romiti, Chia- rugi etc., percho secondo questi autori il primo cuneiforme e il rap- presentante del P tarsale soltanto, e non consta quindi che di un solo elemento morfologico, e non si puo pensare quindi alia perma- nente indipendenza di due elementi, come si puo invece nel case di divisione del cuboide C). Una spiegazione di tal genere potrebbe affacciarsi soltanto am- mettendo col Bardeleben che il P' cuneiforme contenga in se due elementi morfologici distinti, due tarsali, dei quali il mediale, o plantare, rappresenta il tarsals del prealluce, od il laterale, o dor- sale, quello deH'alluce. Se questa soluzione. Tunica razionale, non si accetta, altro non rimane che ammettere una casuale divisione del- I'abbozzo, sempre pero nel periodo precartilagineo di esso. Infatti anche se il Ledentu fosse nel vero ammettendo due centri ossificativi, quando I'abbozzo cartilagineo fosse unico non si potrebbei'o avere le due meta articolate per una vera articolazione, come nel caso nostro e di altri, tutt'al piu si potrebbero avere due meta unite da cartilagine, come le epifisi con la diafisi ; noi sappiamo infatti che la cartilagine nello sviluppo normale dello scheletro non (') Blundin ne osservo uu caso, ed un altro sappiamo ne aveva osservato in quel tempo uu settore di Palermo. - 74: - regredisce, o si sdifferenzia, per formare legamenti, o lasciare aperte cavita articolari; quesfce forraazioni, caratteristiche delle articola- zioni, nel senso ristretto della parola, sono trasformazione del bla- stema primitivo, e non della cartilagine, che dal blastema stesso per trasformazione deriva. Non e neppure da discutere se si tratti di un sesamoide (vero, tendineo). Quanto a quella spiegazione del fatto, che ammette una divisione senza causa e senza significato morfologico dell'abbozzo pre-cartila- gineo del cuneiforme, essa e in contrasto col concetto, ormai accettato ed ogni giorno confermato dai fatti, che la disposizione del l)lastema scheletogene a questo stadio e morfologicamente fissa e determinata, in modo che permette anzi di leggere in essa, come in un documento genealogico, il valore di quelli stessi elementi dello scheletro, che in stadii ulteriori in vario e diverso modo appariscono trasformati; ma queste stesse trasformazioni avvengono per fusione di elementi primordiali diversi in un solo pezzo scheletrico secondario, non per divisione degli elementi primitivi. Noi dovremmo abbandonare ogni pretesa alia conoscenza morfologica del tarso se non si cre- desse di poter leggere negli abbozzi primordiali di esso la disposi- zione dei pezzi elementari che lo compongono ; e, lo ripeto, e in opposizione diretta con questo concetto fondamentale la ipotesi sopra accennata che 1' abbozzo precartilagineo del 1" cuneiforme possa, senza ragione morfologica, aversi diviso in due. Oltre a cio i casi conosciuti di 1° cuneiforme bipartite, e sempre nello stesso modo, non sono pochi. Secondo Hartman e Morderet la divisione completa si presenta colla frequenza del 2 7o? ^^ ^^ivi- sione incompleta, come nel lato destro del nostro soggetto, e molto piii frequente. ■ Questa frequenza relati v^amente grande del fatto (poiche dal punto di vista del significato morfologico, divisione completa ed in- completa si equivalgono), sta decisamente anche essa contro la detta ipotesi di un effetto del case, e contro questa esumazione del lusus naturae. Concludendo adunque: poiche il prime cuneiforme puo trovarsi a comploto sviluppo diviso in due meta articolate tra di lore; poiche questa articolazione e indice che la divisione risale al periodo precartilagineo dell'abbozzo del cuneiforme; poiche una divisione in due abbozzi distinti, a questo stadio, non puo esistere senza avere un valore morfologico ; e duopo ritenere che il T cuneiforme, a completo sviluppo, ■r- iO — racchiude in se due elementi morfologici, senza poter pensare a sesaraoidi ; e che (j[uello di essi che e mediale rappresenta vera- m elite il tarsale del prealluce. Non credo che sulla questione del chirotterigio a sette raggi sia stata detta Tultima parola, e per mia opinione questa dobbiamo attenderla dai risultati di ricerche sistematiche sugli stadii precar- tilaginei dello schelefcro degli arti nolle specie piu basse dei mam- miferi, p. e. nei marsupiali e negli edentati, ed anche negli inset- tivori. 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Se per I'incisione su legno poco importa die il di segno o la foto- grafla da incidere abbiano difetti di trascuratezza, macchie, ecc, o che I'effetto sia ottenuto con I'una o con I'altra tinta, i)er le riproduzioni mec- caniche cio non e ammissibile e puo avere conseguenze dannosissime. In tutti i rami dove rillustrazione coUa sua Ibrza esplicativa accompagna la parola, o serve a constatare un fatto, Tarte fotomeccanica ha potulo sostituire i vecchi metodi, ed in molti casi ha permesso di fare delle riproduzioni, che sarebbero state impossibili coi metodi antichi. diascun genere di riproduzione richiede che gli originali presentino speciali requisiti, allinche la riproduzione a])])ia una buona riuscita tecnica ed economica. La vastita del campo d'applicazione di quest'arte non permette di entrare ad esporre i dettagli dei singoli casi, e dobbiamo limitarci ad indicazioni generali. LA ZINCOGEAFLl Con questo nome s'indica un processo chimico di incisione, che, in stretta analisi, nulla ha a che fare coi processi fotomeccanici, mancando in esso I'essenziale, la riproduzione fotograflca. La zincografla non e al- tro che I'applicazione dei si::;temi litografici ad ottenere, per mezzo del- I'incisione ad acido, dei cliches per la stampa tipografica. Per questo pro- cesso i disegni devono essere fatti su carta spociale da trasporto con inchio- stro chimico (grasso); o, se si adoperano carte rigate o granite, bisogna disegnare con matita litografica (anch'essa composta con materie grasse). Le carte da adoperarsi per disegni a penna sono carte da trasporto tra- sparenti, dette carte pelwes, carte nif/f da trasporto, ecc. Queste carte hanno uno strato di amido, e prima di disegnarvi su bisogna veriflcare quale i; il lato preparato, perche il discgno fatto sul lato non preparato riescirebbe alfatto inutile. L'inchiostro litografico per il disegno a penna si trova gia liquido in conmiercio, ma e assai meglio prepai'arlo da se usando i bastoni d'iu- chiostro Utografico che si trovano in tutti i negozi d'articoli per lito- grafia. - 77 - Per cio fare si prende iin piattino da cafTe, si scalda leggermonte, e vi si stempera a secco un po' d'inchiostro ; indi, a goccia a goccia, vi si aggiunge acqiia distillata, scioglieiido col dito rinchiostro e procurando d'evilare le bolle d'aria. Quando rinchiostro ha la densita voluta (che si riconosce Tacendo un tratto sulla carta e osservando se rimanga lucido e secco, mentre se le linee si spandono V inchiostro e troppo liquido), si versa rinchiostro in bottigliette, che bisogna ben turare, per la conser- vazione del liquido. Per due o tre giorni quest'inchiostro riraane servibile ; per lavori fini pero e preferibile farlo nuovo tutti i giorni. Le penne da disegno Jevono essere fini, niolli e non adoperate per inchiostro comune da scrivere. Bisogna avere tutti i riguardi onde la carta non riceva impronte grasse. come impression! delle dita, ecc; ne vi cada la forfora dei capelli; perche essendo questo processo basato sulle qualita dello zinco pei preparati grassi, ogni raacchia grassa di- venta, dopo il trasporto e I'inchiostratura, una macchia nera. I decalchi che debbono servire per preparare il disegno a inchiostro od a matita per la zincografia si possono fare con qualsiasi colore, basta che questo non contenga materie grasse. Le carte granite o reticolate pel trasporto. hanno un rilievo ottenuto mediante impressione su lastra di metallo: su questo rilievo si disegna con la matita litografica, avendo presente che I'effetto di questi disegni diventa piii forte nel trasporto. I contorni ed i neri assoluti si possono fare con la penna e con rinchiostro grasso, ma sempre dopo fatto il la- voro a matita, mai in senso inverse. Questi disegni, mediante torchi 11- tografici o special!, vengono trasportati su zinco per essere incisi. FOTOINCISIONE Con questo nome indichiamo la riproduzione di disegni a tratti, di stampe a tratti e punti, di disegni su carte speciali granite, punteggiatt^ (Gillot), ecc. La riproduzione in questo processo viene fatta con negative seniplici. generalmente a collodio, senza intermissione di reticolati o granulature. Queste negative sono fatte in mode che hi linee schiettamente nere nel disegno risultino assolutamente trasparenti nella negativa, ed il bianco delta carta completamento opaco : le mezze tinte spariscono su queste ne- gative. E percio necessario che ogni effetto, in un disegno a tratti per questo gcnere di riproduzioni, sia oltcnuto con tratti e i)unti. piii fini o pill grossi, ma assolutamente neri, esclusa ogni niezza tinta omogenea. Mentre i disegni fatti per le incisivina dalle gambe lunghe (ov. ar. longipes Fitzinger) e in tutta la sua area geografica e nella zona di influenza della medesima ("). lo non I'ho osservata che in ani- mali di questo tipo e nei loro mefcicci C). Riguardo alia forniazione di queste corna plurime, nolle capre e piii specialmente nelle pecore H. Nathusius osserva giustamente che e differente da quella della Antilope quadricera, perche qui le 2 paia di corna emergono fra loro distante e restano disposte in due fill ; mentre nelle pecore e nelle capre il pohcerismo si mani- festa per bipartizione del normale paio delle cavicchie dei Corni, dimodoche questi animali portano non gia diverse paia di corna, ma " un solo paio in piii parti diviso „. La spiegazione di Nathusius deve essere corretta in questo sense : che la bipartizione, talora la tripartizione uni o bilaterale, non si inizia nella Cavicchia, ma bensi nel Cheratogeno dei corni. II fatto da me registrato della esistenza, non di rado, di corna plurime cutanee e cioe senza nucleo osseo; (^) e le cognizioni che si hanno suhe correlazioni di sviluppo tra corno e nucleo osseo ; C) e quelle relative alia genesi delle corna C^) nei Ruminanti, ci indu- cono a ritenerlo. La facile trasmissione ereditaria di questo pohcerismo ovino e regi strata da Nathusius da me, (^*)daDurst. Lydekker segnala a quest' ultimo 7 allevatori inglesi di greggi ovini policeri. La fre- (') Zootecnia generale. Encid. Aijr. Hal. Torino U. T. E. T. (*) Zootecnia Manuali Hoepli, Milano 1895. C) Traits de Zootechnie G6n6r. Paris if<9i. (<) Precis de Teratologie, i8i)4. (5) Schafzucht. Berlin iSOS. C) I. Ulr. Durst — Die Tierweli der Ansiedelungen am Schlossberge zii Burg an de Spree. Ai-chiv. f. Anthrop. 1904 N. F. Bd. II, p. 260. (') E. Marchi — Alcnne osiervaz. sulla (iroduzione ovina di Valdicliiana ecc. Slaz. agr. spettm. Hal. 1899, XXXn, p. .?.?. (*) I" c. ^^ \ P A-;^ n Cfr. E. Marchi. Ezoognosia ; e DUrst Versuch. einer Entwilkliing ecc. citato avanU^O^V^' ^' >'* ' , (»0) Ibidem; e Weber. Die San gtiere 1»J04. A^ ^'- •f' (") ^- C. /^ C " , - 108 - quenza di pecore policere nelle isole Ebridi, Faroe, Shetland, Orkney, ill Islanda, nell' isola di Man, di St. Kild o di Uist, ci fan ritenere che la segregazione naturale, come la artificiale, e un potente au- siliare della eredita, per la fissazione di questo carattere. III. Veniamo ai resultati degli accoppiamenti tra ovini e ca- prini. Ignore se fu proprio I'Abate Molina che nella sua Hist, na- tur. du Chill (Bologna 1810, II ediz.) sia state il primo a raccon- tarci la storia del Chabins deiivati dall' incrocio della specie caprina con I'ovina " cosi frequent© nel Peril, specialmente sulle cordigliere delle Ande, nei pressi di Cerro de Pasco „. Di certo e state uno dei primi. Diversi naturalisti ci hanno creduto : Buffo n dice per- fino di aver ottenuti sperimentalmente di questi " Muli „. Ma chi sa quale sentimento fosse nell' intimo deU'animo sue ? Non crede sospetta la esistenza del jumart, mentre piii oltre cita il case degli amplessi scambiati tra un tore e una giumenta del mugnaio del sue feudo ? Pero non avendo questa concepito, con- clude che " almeno nel nostro clima il tore non ingenera con la giumenta „, mentre non ha fatti positivi da opporre centre i jumarts nati dall'asino e dalla vacca! I chabins furono creduti legittimi bastardi fecondi anche da Colin C), da Sanson {% dal Claus O, da E. Morselli-O, da Vogh O, da Baron {% da Bohm C) Cornevin (*) fu dub- bioso; H. Nathusius(®) non vi credette mai, quantunque gli man- cassero tutti gU elementi necessarii per negare I'origine ibrida dei chabins nel Chili. " Non e conosciuta, egli dice, nessuna ricerca sulla prodazione di questi animali, la quale abbia le vere proprieta di un esperimento scientifico „. Osserva che degli animah a lui pre- sentati come bastardi tra pecora e capra, nessuno aveva le minime proprieta di Bastardo. Narra di avere allevato lui stesso dei Chabins ottenuti dal Giardino Zoologico di Amburgo, ma che tali animali avevano tutte le caratteristiche delle pecore. Prudentissimo, non andava al di la di questa asserzione : che i chabins da lui veduti e allevati erano (*) Colin. Tralte de Physiologic com. des anim Paris, II, 942. 1888. i^) Traite de Zootechine, V. (3) Trattato di Zoologia. p. 137, iSi>U. C) Antropologia Generale. Torino, V. Tip. ed. Tor. p. 110. (5) VorlesuDg Uber dein Menschen. (6) M^thodes de reproduction en Zootechnie, 1888. (') Die Schafzucht ecc. Berlin 1884. (•) Op. cit. (9) Op. cit. - 109 - pecore ; non escludeva la possibilita della produzione di tali bastard! nel Chili. Si noti che Settegast C) lino dal 1878 ci fece conoscere i re- sultati negativi ottenuti negli esperimenti da lui fatti a Proskau " con I'osservanza di ogni cautela „ e uguali resultati dice che si erano ottenuti a Eldena dal Fiirs ten berg. Bohm credette portare un notevole contributo alia soluzione dell'argomento, mediante la deposizione giurata davanti al Tribu- nale ordinario, fatta dal Pecoraio dell'Azienda di Skludzewo nella Prussia occidentaJe. Se questo sia un metodo scientiflco di ricerca si rilascia al ghidizio dei competenti, non senza ricordare che la credulita non difetto mai nei buon' uomini : tra cui uno zootecnico Che credette airaccoppiamento fecondo di un canino da salotto con una gatta! I " bastardi „ del gregge di Skludzewo, anatomizzati dal pro- fessor Zurn, si dimostrarono tutti con caratteristiche puramente di tipo pecorino. Nathusius aveva gia terminate, il suo hbro, quando conobbe dal naturalista Philippi la dubbia origine degU Oreias Linas o cha- bins perfino nel Chili. EgU riporta, in appendice, quanto dice il Philippi ("'): che cioe se vi sono persone, al Chili, che dicono questi animali di origine bastarda, altre ve ne sono, non degne di minor fede, le quali riten- gono gli " Ovejas Linas „ o Chabin, una particolare razza di pecore. Cornevin e Lesbre C) studiando gh scheletri di chabin, lore favoriti dal prof. Bernard della Scuola Agraria di Santiago, ebbero gli stessi risultati del Nathusius e dello Ziirn: trovarono la esi- stenza cioe caratteri puramente ovini. Questo non e tutto. Rossignol e Dechambre (^) raettendo in dubbio la esistenza di questa ibridazione, notaiio che nei greggi della Brie pecore e capre vivono in stretta proiniscuita, senza che mai siasi segnalata la nascita di ibridi delle specie. Le esperienze del prof. Besnard (^) troncarono la testa al tore. Egh le condusse a Santiago Chili ; (juindi nella patria di Chabin. Fece 4 gruppi : (>) Up. cil. (*) Der Zoologische Garten .Win. lahrgun;) i^77, iS77. O Lavoro citato. (*) El(5ment8 d'hygi^ne et ile Zoot. /, .y./5, iSV t. (5) Exp<5rience3 et en(|ii(He sur I'origine des oliabiii';. (fr. Journ de MM. Veler. el Zootech.p. 533. Lyon, 1896. - no - PI Becco e 4 pecore ; •2" 1 Chabiii 5j 1 9 merina, 1 capra ; 3° 1 becco, 1 9 chabin, 1 pecora ; 40 1 Ariete, 2 capre, 1 y chabin. Ecco le nascite : nessuna nei gruppi 1 e 3 ; la 9 merina del 2" gruppo figlio un agnello ; la 9 chabin del 4^ gruppo fece 2 agnelle. Saccessivamente la 9 chabin del 4^ gruppo fu posta insieme con un ariete merino e concepi e figlio 2 agnelli ; la 9 merina del 2o gruppo concepi nuovamente con lo stesso 0 chabin. Besnard rende noto che avanti a questa esperienza e per la durata di due anni, aveva gia tenuto insieme un becco e delle pe- core, che cambio successivamente 3 volte il becco e 3 volte le pe- core ; che 2 nuove agnelle aggiunse al gruppo n. 1 ; ma niun resul- tato positive ottenne^ Egli ha cosi sperimentata non sulla riproduzione dei chabins ; ma ha provato che la produzione chabins non si ottiene con la ibri- dazione. I becchi si accoppiavano con le pecore ; ma il loro accop- piaraento e sterile. Egli ha consultato un gran numero di proprie- tarii delle regioni chilene dove si producono chabins, ma nessuno gli ha affermato di ottenere gli chabins median te pecore fecondate dal becco. Cornevin commentando la comunicazione di Besnard nota che la origine ibrida dei chabins fu una mistificazione scientiflca pari a quella della origine ibrida dei Leporidi ! Riepilogando : P il policerismo per ripartizione pel nuclei cheratogeni deUe coma normali, e fenomeno non raro nolle capre, frequentissimo nolle pecore del tipo " longipes „ Fitz. 0 assiro di vSanson ; 2^ I'accoppiamento di riproduttori del genere " Capra „ e del genere " Ovis „ e possibile, ma e sterile. Ne viene di conseguenza che il soggetto osservato dalla signora dottoressa Norsa non poteva riferirsi ad un ibrido Caprox ovino ad ovi — * — caprino ; se sia di individuo caprino 0 di individuo arie- tino, potra decidere la signora Norsa, ristudiando nei pezzi ossei le carattestiche differenziali. Perugia, marzo 1905. - Ill - Come si devono fare gli original! per le riproduzioni fotomeccanichs (Gonttnuaz. e fine. Vedi N. 3, 1905, pp. 76-78). Per i diseg-ni a peiina occorrono carte e cartoni lisci ed inchiostro di china, misto con un poco di color rosso per dare una leggera tinta calda fovorevole alia riprodnzione fbtoo-rafica semplice. La carta granu- losa rende i tratti ruvidi ed interrotti. Le linee spezzate ed interrotte sono intollerabili in un disegno di natura puramente tecnica, invece pos- sono dare un sapore speciale e sirapatico ad un disegno di valore arti- stico. Abbiamo voluto dare quest'esempio per dimostrare die nelFillu- strazione artistica. anche la meccanica puo avere un'assai maggiore la- titudine die non nei lavori di natura tecnica e decorativa. Per disegni ornamentali, carte geograflclie e topograliclie, macclii- ne, ecc, si adopera con successo il cartoncino riinL Questo cartoncino ha uno strato di bianco liscio ; il disegnarvi su richiede escrcizio, ma una volta acquistata la leggerezza di raano sufliciente a non intaccare lo strato di bianco, si ottengono linee di tale finezza da gareggiare col Iratto di un'incisione in rame. Inoltre si puo ottenero maggior finezza ronipendo col raschietto le linee fiiiali e trasformandole in punteggiati. I decalchi per preparare i disegni definitivi per riproduzioni (bto- moccaniche devono essere fatti in bleu chiaro. clie nella fotogralia sem- plice sparisce. Come per la zincografia, anche per la fotozincogralia esislono delle carte granite e reticolate. Queste carte, dette comunemente carte (Jillol (dal nome di un benemerito inventore di un sistema di Ibtoincisione), hanno uno strato mat, sul quale sono fatte impression! con last re di me- tallo granite o reticolate e vi sono anche, stampate prima dell' impres- sione, delle linee o roticolati in nero. Queste lineature si adopcu'ano come tinta; per ottenere delle tinte piu leggere si deve semplicemente raschia- re con un temperino, riducendo i j)unti sempre piu fini, finche, arri- vando con la raschiatura al fondo delTimpressione, rimangono dei bian- clii assoluti. Per le tinte piu forti di (juelle del piauo generate si adopera lapis litografico, e i)er i neri assoluti inchiostro di China. lienche con questi disegni si possano ottenere bellissimi elleiti lo sviluppo deirincisione a mezza tinta ba diminuito assai tale applicazione stante una certa difiicolta nella tecnica del diseuno. - 112 - In iiltiiiio vogliamo ancora accennare ad un bellissimo processo. una specie di acqna forte per la tbt()incisi()n(% die merita di esser maggior- niente conosciuto. Si adoperano per (jucslo delle lastre di cristallo sottile coperte di un leggero strata di ))ianc(). Gondizione necessaria e che sii qiiesto strato si possano incidere delle linee. incrociate in tutte le direzioni, senza che lo strato si scrosti. Questo strato di bianco dev'essere sulflcientemente forte onde potervi schizzare su e farvi i decalchi. Per questi decalchi si puo adoperare qualunque colore. Per lavorare si mette un pezzo di carta nera o di vel- luto nero sotto la lastra, poi si comincia a disegnare, con punte di me- t illo 0 d'osso, di diverse grossezze, raschiando lo strato, cosa facilissima, molto pin facile ch(; non disegnare a penna. La carta nera sotto la la- stra permette di vedere imniediatamente reffetto d'ogni linea, che de- v'essere nettamente nera : ritocchi si possono fare con la medesima composizione dello strato bianco ; per piccoli ritocchi basta sciogliere con un pennellino inumidito d'acqua un poco di colore bianco dei bordi dello stesso vetro. Si disegna diritto, cioe come si vuole avere la riproduzione. Questi disegni si anneriscono chimicamente e servono direttaniente come nega- tive. Con questo sistema si possono ottenere lavori di carattere assai artistico. Adoperando questo sistema si devono faro i disegni nella stessa grandezza voluta i)er i cliches. INCISIONE A MEZZA TINTA Questo processo viene anche chiamato autotipia. Con I'incisione a mezza tinta si riproducono originali a tinte omogenee, come acquerelli, folografie, ed anche direttamente oggetti dal vero. Le negative per questo processo si ottengono attraverso reticolali a linee incrociate, o cristalli granulati. Le tinte omogenee degli originali vengono, merce questi intermedi, trasformate in linee, o punti, o gra- nulature. Come abbiamo gia delto con questo processo si possono riprodurre originali di qualsiasi natura. ma essendo lo scope nostro di most rare come si devono, eseguire i disegni apjiositamente per questi processi, dobbiamo occuparci solo di questo. Anche per questo processo 1 disegni devono essere generalmente fatti su carta o carlone liscio, ma anche qui, come nella foloincisione, in certe riproduzioni artistiche la ruvidezza delle ombre, prodotta dalla grana delta carta, e cercata dalTartista appositamente per raggiungere certi eiretti (bi lui dcsidcrali. c solo allora Pnso di carte ruvide e giu- stificato. (]ome nei disegni a trait i. si adoiuM-a Tinchiostro di (^hina, la cui tinta va resa leggermentc calda colTaiigiunta di un po' di rosso. Bisogna - 113 - astenersi daH'adoperare colori a terapra ed airacquerello sul medesimo originale. i disejj-ni cosi fatti raramomente riescono bene, la trasparenza deiracquarello non si accorda con I'opacita dei colori a tempra, e le ri- produzioni riescono sempre stonate stante la difFerenza di valore delle due tecniclie nella riproduzione fotografica. Nei disegni a tempra si deve specialmente tener conto della facile diminuzione della tbrza quando il disegno non ha un'intonazione legger- mente calcla. Quando I'artista vuole adoperare carta tinta per i disegni alFacquerello ed alia tempra, deve delimitare il suo disegno con bianco, o non obbligare rincisore a contornare i disegni. II disegno dev'essere finito dalfillustratore in tutto e j^er tutto ; il Ibtoincisore non deve che riprodurre ; ma purtroppo succede nella pra- tica, che i fotoincisori, per la frequente deficienza degli originali, sono costretti a fare anche quello che loro non spetterebbe, senza ottenere che all'atto della consegna di eccellenti cliches si voglia riconoscere il lavoro straordinario che si e dovuto fare. I disegni a carboncino sono quasi sempre su carta granita. ma il carattere stesso di questi disegni fa si che la ruvidezza non danneggi la riproduzione: la riproduzione di disegni a lapis e sempre diflicile, e non e mai possibile rendere la linezza degli originali ; piu nero e il lapis, mono difficile e la riproduzione. II riflesso metallico di questi disegni, ol- tre la finezza delle tinte, e il raassimo scoglio per la riproduzione. Le fotogralle fatte per la riproduzione a mezza tinta dcvono avere il fuoco perfetto ed essere molto ricche di mezze tinte, ossia le luci massime devono essere nette e ristrette, ed i neri perfetti limitati alle ombre assolute. La stampa delle positive fotograflche da riprodurre deve essere fatta colla massima cura percho i dlfetti di trascuratezza, (prove chiazzate, screpolate ecc.) creano grandi (lillicolta al riproduttore, non sempre ri- mediabili. Le carte da adoprarsi per la stampa delle positive fotograflche de- stinate ad essere riprodotte a mezza tinta (riproduzione reMcolata) de- vono venir scelte a seconda del carattere delle negative : quando occorre molto ritocco e preferibile usare carte mat. opache, carte al platino, ecc. Le carte granite sono le peggiori per la riproduzione. Le tinte legger- mente fredde sono da preferirsi a quelle calde. e bisogna possibilmente escludere le tinte gialle e rosse, come pure le bluastre e troppo fredde. Le tinte troppo calde rendono la riproduzione pesante e nera, le bluastre danno un risultato grigio o, vuoto. 8e lavori a colori devono essere rijirodotti in incisioui a mezza tiiila, in molti casi o meglio fare prima delle fotogralle ortocromatiche e lasciar ritoccare questo daH'autorc delToriginale. II ritocco delle fotogralle dev'essere fatto con colori della medesima intonaziono della fotogralia stossa: per rendere oscure le parti troppo - 114 - chiare s'adoprano lacche e nero avorio: per le parti da schiarire si ado- pera bianco china, bianco d'argento, ecc; per i neri assoluti si aggiimge airinchiostro di china un \)o' di gomnia e rosso. Per la gomma sono necessarie \e cautele nelle dosi, onde il ritocco non abbia poi a scrostarsi. Per le carte opache (carte diamante, salata. ecc), un poco di gomma acquosa, data col pennollo sulle ombre, basta ad aumentare sensibilmente gli effetti. Gome fu giii detto, le negative per incision! a mezza tinta si otten- gono attraverso ad un reticolato. Questi reticolati consistono general- men te in due cristalli diagonalmente rigati in nero, e messi uno sopra I'altro con le linee in senso inverso, in modo da formare I'incrocio re- ticolare. Nelle riproduziuni a mezza tinta non si hanno in via normale dei bianchi assoluti. Nella riproduzione di un acquarello, di un disegno a carboncino, ecc, questo fatto e di nessuna iinportanza. La sensazicme del bianco e egualmente raggiunta. Diverso si presenta il quesito quando il disegno e fatto a chiaroscuro con tocclii a penna. Finche i tratteggi si trovano uel campo della mezza tinta, nulla importa: ma quando questi tratteggi escono dalla tinta omogenea e continuano il disegno senza chia- roscuro per loro conio, come un disegno qualunque a penna, la cosa di- venta diflicile pel riproduttore ; in questo caso si deve unire alia nega- liva reticolata per la mezza tinta, un'altra negativa a tratti come per la fotoincisione, formando una pellicola che si aggiunge alia negativa reti- colata. Piu e spezzato questo attacco, piii I'esecuzione e diflicile. Abbia- mo esposte queste condizioni per far comprendere come, in molti casi. Tartista pu«") facilitare assai la riproduzione conoscendo la tecnica dei processi. TRICROMIA L'ultimo e piii importante acquisto dell'arte fotomeccanica e la ri- produzione degli originali a colori per mezzo del processo della tricro- mia. Queste riproduzioni si basano sulla selezione dei fre colori Ibnda- mentali (sintesi sottrattiva) giallo, rosso, bleu. La divisione dei colori vienci fatta su lastre sensibilizzate ai colori della sintesi addizionale dei tre colori ; viola, verde e rosso, facendo le negative attraverso a schermi aventi i colori di questa sintesi, o con lastre pancromatiche adoperando i medesimi schermi. Le negative corrispondono al giallo. rosso e bleu contenuli nelTori- ginale, in tutte le gradazioni della miscela. Le riproduzioni in tricromia si possono ottenere da originali fatti secondo tutte le tecniche, I'acque- rello pero si j)res[a piii di tutti. La piltura ad olio presenta, dinicolta per i rifiessi spesso inevilabili. Anche in (juesto processo e assai difli- - 115 - cilo riprodurro (^rioinali eseguiti con due tecniche riunite sopra un solo lavoro, comi' per esempio racquarello ed il pastello. La tricromia non rende tutti i colori ; il cosi detto verde inglese, per esempio e un colore die e impossibile ottenere con la miscc^la. Nel caso clie questo verde sia necessario, si deve fare un clicJie speciale per que- «to colore. Se neg"li originali sonvi delle parti bronzate di qualsiasi colore, si devono Tare anche per queste c/icl/e.s special!. QUATTBOCROMIA In certi casi, per Tintonazione generale deH'originale, la presenza di un nero o grigio puo avvantaggiare la riuscita della riproduzione, e si dove allora consigliare di servirsi di questo processo; e cosi pure se gli originali contengano scritti o tratteggi neri isolati, molto ditlicili da ot- tenere coi tre colori per la sovrapposizione esatta richiesta in questo caso. Infatti il nero nella tricomia si ottiene con la sovrapposizione dei tre colori pieni, ed e facile immaginare quanto brutta riesce la stampa se uno di questi colori esce dal registro, cosa cbe e quasi inevitabile, per una quantita di ragioni tecnicbe inerenti alia stampa, quando vi sieno dei tratti fini. BICROMIA La bicromia e un bellissimo processo per illustrazioni decorative a due tirature. In questo processo la divisione dei colori viene fatta foto- graficamente. Nella confezione degli originali, I'artista deve adoperare solamente due colori, dei quali uno almeno sia trasparente. Tutti gli ef- fetti che Tartista puo ottenere con due colori nell'originale si possono avere nella riproduzione. Con questo processo si possono raggiungere effetti sorprendenti. Benche anche nella bicromia I'acquarello sia la tec- nica pill adatta alia riproduzione, si possono riprodurre anche originali fatti con qualunque tecnica. FOTOLITOGRAFIA Tutto cio che si e detto nei precedent! articoli, per la confezione degli originali destinati alle riproduzioni dei diversi process! fotomecca- nici riguardo alia tipogralia. ha ugualc valore per I'applicazione alia li- tografia. A titolo di notizia aggiungiamo soltanto che le riproduzioni a tratti e tutti i sistemi che per la tipogralia abbiamo compresi nel ramo foto- - 116 - incisioni, si eso<:?uiscono per la litogTafia sonza incidere. Si fanno sola- mente delle starape fotograliche ad inchiosiro g-rasso sii carta fbtolito- grafica che servono direttamente a I litografo pel trasporto su pietra o su zinco appositainente preparato. II secondo sistema su zinco e assai piii pratico avendo ii iitografo in questo caso una lastra originale a propria disposizione dalla quale si possono tirare delle copie da trasporto in (^ualsiasi quantitii e in (jua- lunque tempo, come se fosse da una pietra litogralica. Per le riproduzioni litografiche di disegni a mezzatinta od in colori 0 di qualunque altro modo che richiederebbe I'uso del reticolato non riesce bene la fotolitografia se non e.aiutata colla incisione a mano della pietra litogralica. L'incisione oltre a dare delle copie piii nilide e morbide, ha anche il vantaggio di permettere di fare delle riproduzioni assai piu brillanti e vigorose, avendo l'incisione la possibilita di rendere alia riproduzione Tef- fetto dell'originale, effetto che facilmente diminuisce colla fotogralia re- ticolata. Nelle riproduzioni a colori poi la selezione fotografica non e quasi mai perfetta. e si richiede Tincisione per ottenere delle copie da tra- sporto che corrispondano al valore dei singoli colori dell'originale. Milano, gennaio 1905. Alfieri e Lacroix UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA A VV I S 0 . Si pregano caldameiite i signori Soci, che non hanno ancora versata la quota sociale dell'anno 1904 e dell'anno corrente 1905, di volersi mettere su- bito in regola con la cassa (a norma dell'art. 4 dello Statuto), inviandola {per vaglia cartolina) al Cassiere-Economo. Dott. Umberto Pierantoni Istituto Zoologico, Ii. Universita di Napoli. ERRATA-CORRIGE. Nelia Comunicazione del prof. Coggi, pubblicata nel n. 2 di quest'anno, a pag. 56, linea 30 invece: « prima ch'esse perdano le lore gaaine e » leggasi : * dope ch'esse han perduto la guaina mielinica e prima che » . CosiMO Chbrubini, Amministratorb-responsabile. Firenza, 19(15. — Tip; L. Niccolai, Via Faenza, 44. MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie della Unione Zooiogica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, ili Anatomia uinaua Prof, di Anatomia comp. e Zoolofjia nej R. Istituto di Stndl Super, in Kirenze nella R. Univex-sita di Pisa Ufficio di Direzioue ed Amiuiuistrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVI Anno Firenze, Maggio 1905 N. 5 SOMMARIO: Bibliografia : Paj;. 117-120. SuNTi E Riviste: — Fusari R., Sulla divisione e sujle fessure marginali dell'osso parietale nella specie umana. — Rossi G-., Sopra una via effe- rente encefalo-spinale nell'Emys europaea. — Favaro G-., Contributi all'angiologia del Petromizonti. I. I vasi e le cavita sanguifere delle la- melle branchiali. II. I vasi segmentali del tronco. III. Alcune particola- rita concernenti la disposizione dei vasi caudali. — Pag. 121-122. Comunicazioni 03IGINALI : Hiivini F., Abbozzo deH'ot-chio parietale in em- brioni di Uccelli (Columba livia dora., Gallus dom.): Nota prelim. (Con 3 figured — Banchi A., Fascio accossorio del m. pronator teres e spo- stamento del nervo mediano e della arteria omerale alia regione del go- mito. (Con una figurai. — Banchi A.., Un muscolo manidio a due fasci. (Con una figura). — Pag. 123-139. Necrologia. — Pag. 140. CONGRESSO FEDERATIVO INTERN AZIONALE DI AnATOMIA. — Pag. 140. Avvertenza Delle Comunicazioni Original! che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si del notizia soltanto dei lavori pubhlicati in Italia. XV. Vertebrati. III. PARTE ZOOLOGICA. 2. Pesci. Ariola V. — Due pesci abissali del Mediterraneo. Con tav. II. — Arquifoltura lombarda, An. 6, N. 5, pp. 125-130. Mitano 1904. Bellotti Cristotoro. — Sopra una forma ibrida di Ciprinide esistenlo nei la- glii di Varano e di Monate. — Acqulcoltura lombarda, An. (J, N o. pp. Go- ld. Milano 1904, con tav. - 118 - Borsieri Clementina. — Contribuzione alia conoscenza delie specie europee del genere Atherina. — Lavori essguUi nella li. Staz. di Pixcicoltura di Roma. Roma tip. Bertero, 1904, 8". Gatti Michele. — Ricerclie sugli organi luminosi dei pesci. — Lavori eseyuiti nella R. Staz. ill Pi.snicoltura di Rovia. Roma, tip. Bertero, 1904, 8°. Pavesi Pietro. — II Persico-sole nel Basso Tieino. — Estr. di pp. 9 d. Atti Convegno Aquicultori ital. Bre.scia {J2-13 settembre 1904). Brescia 1904. Segre Rosctta. — Res Italioae Xll. Pesci del Cadore. — Boll. Musei Zool. ed Anat. rompar. Univ. Torino, Vol. 19, N. 412. Torino 1904, pp. 18. Trois E. F. — La femmi.na del Coris julis secondo nuove ricerche. — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, T. 64 (S. 8. T. 7), An. Accad. 1904-905, Disp. 1, pp. 197-198. Venezia. 3. Anpibi. Camerano Lorenzo. — Ricerche intorno alia variazione del Bufo viridis Laur, del Bufo raauritanicus Schlegel e del Bufo vulgaris Reuss. — Mem. Ac cad. Sc. Torino, S. 2, T. 54. Torino 1904. 4. Rbttili. Camerano Lorenzo. — Ricerche intorno alia variazione del Phyllodactylus eu- ropaeus Gene. — Ball. Mnsei Zool. ed Anat.compar. Univ. Torino, Vol. 19, N. 411. Torino 1904, pp. 28. Car.uccio A. — Viaggio di circumnavigazione della R. nave Calabria. Di uu giovane Alligator sclerops proveniente dall' isola Trinidad donate al Mu- seo Zoologico della R. University di Roma. — Boll. Sac. Zool. ital., An. 18, S. 2, Vol. 5, Fas'). 4 6, pp. 182- 192. Roma 1904. Peracca M. G. — Viaggio del dott. Eurico Festa nell'Ecuador e regioni vi- cine. Rettili ed Antibi. - Bull. Afusei Zool. ed Anat. compar. Univ. To- rino, Vol. 19, N. 465. Torino 1904, pp. 41. Peracca M. G. — Viaggio del dott. A. Borelli nel Matto (Jrosso Biasiliano e iiei Paraguay, 1899. IX. Rettili ed Antibi. — Boll. Musei Zool. ed Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 19, N. 460. Torino 1904, pp. 15. Stefano (De) Giuseppe. — Sul genere Nicoria Gray. — Riv. ital. Sc nat., An. 23, N. 5-6, pp. 66-68. Siena 1903. 5. UCOELLI. .... Caccie e passaggi di uccelli, catture di specie rare ed avventizie ed altre Note ornitologiche, vedi in : Avicida, Giorn. ornitol. ttai, Ari. 8, Fa.sc 83-84. Siena 1904. Angelini Giovanni. — La Marmarouetta angustirostris ^^Meiietrier) in Puglia. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 12. 'S. 2, Vol. 4), Fasc. 13, p. 67. Roma 1903. Arrighi-Griffoli G. — Note ed appunti di un cacciatore sui nostri uccelli mi- gratori. Parte II. — Avicula, Giorn. ornitol. ital.. An. 8, N. 83 84, pp. 148- 150. Siena 1,904 {Continuaz. contimia). £o6chetti G. A. — Appunti per lo studio della avifauna ligure. — Avicula, Giorn. ornitol. ital.. An. 8, N. 83-84, pp. 151-154. Siena 1904 {Cordinua). Cartolari Gio. Batta. — La Euspizia aureola (Pallas) nel Veronese. — Atti e Mem. Agricoltura, Sc, Lett, Arti e Commercio Verona, Vol. 79 (S. 4, Vol. 4). Verona 1903 904. Chigi Francesco — Passer hispaniolensis iTeui.), Passer italiae ( Wieill), Pas ser domesticus (L.). — Boll. Soc Zool. ital.. An. 13, S. 2, Vol. 5, Fa.sc 4 6, pp. 121-140. noma 1904. - 119 - Chigi Francesco. — Contributo alio studio deiravifauna romana. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 13, 8. 2, Vol. 5, Fa.sc. 7-8, pp. 223-226. Roma 1904. Fusco Rao Alfonso. — Note ornitologiche da servire per la compilazione di una avifauna catanese. — Avicula, Giorn. ornitol. ital., An. 8, Fa.sc. 83-84. Siena 1904 {Continuaz. continual. Ghigi Alessaudro. — Osservazioni suU'alimentazione dei nidiacei del passoro. — Rendic. Sess. Accad. Sc. Istit. Bologna, N. S., Vol. 8 {1903-904;, Fasc. 4. Bologna 1904. Ninni Emilio. — Sopra un eseinplare di Soraateria spectabilis, L. ^ coltii in laguna di Venezia. — Avicula, Giorn. ornitol. ital., An. 8, Fa.sc. 83-84, pp. 159161. Siena 1904. Salvadori Tomraaso. — Nuova specie del genere Cryptoioplia. — Boll. Musei Zool. ed Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 19, N. 464. Torino 1904, p. 1. 6. Mammiferi. Bianchini Bruno. — Difierenze fra alcuni caratteri morfologici del coniglio di S. Rossore e quelli del coniglio romano. — Boll. Soc. Zool. Hal., An. 13. S. 2, Vol. 5, Fasc. 1-8, pp. 241-254. Noma 1904. Camerano Lorenzo. — Ricerche iutorno alia Talpa romana Oldfield Thomas ed altre forme di talpe europee. — Mem. Accad. Sc. Torino, S. 2. T. 54. Torino 1904. Carruccio A. — Note anatorao-zoologiche sovra un Orycteropus e due Manis non ha guari introdotte con altri animali nel Museo Zoologico della R. Universita di Roma. — Boll. Soc. Zool. ital, An. 13, S. 2, Vol. 5. Fasc. 7-8, pp. 209-217. Roma 1904. Carruccio A. — II primo Globicephalus melas preso a Porto d'Anzio (Roma). — Boll. Soc. Zool. ital. An. 13, S. 2, Vol 5, Fasc. 4-6, pp. 113126, con tav. Roma 1904. Carruccio Antonio. — Sull'Okapia donata da S. M. il Re Vittorio Eraanuele III al Museo Zoologico dalla R. Universita Romana. — Boll. Soc. Zool. ital. An. 12 (S. 2, Vol. 4), Fa.sc. 1-3, pp 120 e Fasc. 4 6,pp. 101116, con tav. Roma 1903 {Continua). Gurrieri Norsa Elisa. — Osservazioni su di uno scheletro di Cavicorr.e a quat- tro corna, disseppellito suU'Appennino Emiliano. — Vedi M. Z., XV, 12, 379. Polimanti Osvaldo. — Sulle variazioni di peso delle marmotte (Arctomis mar- raota) in ibernazione. — Bull Accad. 7ned. Roma, A)i,. 30, Fasc. 5-7, pp. 227-261. Roma 1904. 7. Antropologia ED Etnologia. Costanzo Mario. — Cocsiderazioni antropologiche su un caso di oheratoma plantare e bilaterale ereditario. — Gazz. O.spedali, An. 25, N. 136, pp. 1439- 1441. Milano 1904. Giglioli H. Enrico. — II sale-nioiieta dell'Etiopia. — Arch. Antropol et Etnol, Vol 34, Fasc. 1, pp. 183-187. Firenze 1904. Giuffrida-Ruggeri V. — Terzo contributo all'Antropologia fisica dei Siculi eueolitici (Grotta della Chiusilla, alle Madome presso Isnello, circondario di Cefalu). Con 1 tav. e 4 figg. -- Atti Soc. romana Antropologia, Vol. 11, Fasc. 1, pp. 56 103. Roma 1905. Giuffrida-Ruggeri V. — L'indice tibio-femorale e 1' iudice radio-omerale, — Arch, ital Anatomia ed Embriol, Vol. 3, Fasc. 3, pp. 546-565. Firenze 1904. - 120 - Mantegazza Paolo. — Prime linee di psicoloj^ia positiva. — Arch. Antropol. et Ktnol, Vol. 34, Fa.sc. 1, pp. 143-182. Firenze 1904. Mochi Aldobrandino. — Sui rapporti tra lo svilnppo intellefctuale e la morfo- logia craniense. — Arch. Antropol. ed EtnoL, Vol. 34, Fa.sc. /, j)p- 83 142. Firenze 1904. . Montessori Maria. — Nota preiiminare su due lavori in corso di stampa: « I caratteri antropometrici in relazione alia gerarchia intellettuale dei lan- ciulli nelle scuole » e « Le condizioni .sociali in relazione col giudizio scolastico di superiorita o inferiority intellettuale degli scolari ». — AIM iioc. romana Antropologia, Vol. 11, Fa.fc. 1, pp. 45-46. Roma 1905. Sergi Sergio. — Uii cervello di Giavauese : nota descrittiva. — Vedi M. Z., XV, 12, 378. Stasi Paolo Erailio e Regalia E. — Grotta Romanelli (Castro, Terra d'Otranto). Stazione con faune interglaciali calda e di steppa : nota prev. — Arch. Antropol. ed EtnoL, Vol. 34, Fa.sc. 1, pp. 17-81, con 3 tavole. Firenze 1904. Tedeschi E. E. -- Contribute alia craniologia dei popoli alpini. — Atti Accad. Scientif. Venetotrentino istriana Sc. nat. Padova, N. S., An. 1, Fasc. 1. Padova 1904. Tricomi Allegra Giuseppe. — Sui peso dell'encefalo umano. — Vedi M. Z., XV, 12, 378. Tovo C. — Le forme del cranio nello sviluppo fetale. — Atti Soc. romana Antropologia, Vol. 11, Fasc. 1, pp. 27-44. Roma 1905. Vram Ugo G. — L'indice alveolare inferiore. — Atti Soc. romana Antropo- logia, Vol. 11, Fasc. 1, pp. 49-51. Roma, 1905. Vram Ugo G. — Una mummia frammentaria della Columbia. — Bull. Accad. med. Roma, An. 30, Fasc. 5-7, pp. 375 389, con figg. Roma 1904. XVI. Zoologia applicata alia Medicina, alia Agricoltura, alle Industrie ecc. .... Cacce e passaggi di uccelii, catture di specie rare ed avventizie ed al- tre Note ornitologiche. — Vedi M. Z.. XV, 12. Arrighi-G riff oil G. — ISIote ed appunti di un caociatore sui nostri uccelii mi- gratori. Parte 2a, — Vedi M. Z., XV, 12, 383. Carrer Gae. — Un nuovo metodo di lotta contro le ars'icole. — Vicenza, edit. Galla, 1905, 4°, pp. 65. Ferretti Uberto. — I Protozoi in rapporto all' infezione : nota prev. per lo studio di alcuni Protozoi patogeui e dei loro agenti di trasmissione. — Vedi M. Z., XVI, 3, 57. Griffini Achille. — Gli uccelii insettivori non sono utili all' agricoUura. — Siena, tip. Sordomuti, 1904, pp. 83, con figg. Guercio (Del) Giacomn. — Notizie intorno ad un altro Tisanottero nocivo ai seminati in Italia. — Vedi M. Z., XV, 12, 375. Levi Morenos Dav. — 11 primo anno di lavoro della scuola di pesca e acqui- colinra di Venezia. — Venezia, tip. Ferrari, 1904, 8", pp. 20. Montagano Gius. — Mauualetto di apicoltura. — Awona, tip. Taho.s.si, 1904, *'" t^y-1 PP- iOO. Quajat E. — Dei bozzoli piu pregevoli che preparauo i Lepidotteri seriferi. — P ad oirn- Verona, edit. Drackcr, 1904, 4", pp. vj, 170, con 50 tarule. Raggi Luigi. — L'aringa e la sua pesca. — Vedi M. Z , XV, 12, 382. - 121 - SUNTI E RIVISTE Fusari R. — Sulla divisione e sulle fessure marginali dell'osso parietale nella specie umaua. — Arch, per le scienze mediche, 1904. L'A. riporta due nuovi interessanti casi di parietale bipartite, raccolti I'uno in una barabina, I'altro in un adulto, aggiungendoli cosi ai due gia de- scritti dallo stesso A., il prinio di parietale tripartite quando era a Messiua (1889), I'altro a Ferrara (1891). L'A. ritiene che nel prirao dei due casi qui descritti si tratti di una vera « intraparietaleu Theilung > nel senso di Schwalbe, mentre nel secondo si tratta piuttosto di un os parietale accessorium. Intorno alia spiegazione del fatto I'A. richiama 1' osservazione da lui fatta a Ferrara (1891) di un cranio in cui I'area parietale era occupata da nuraerosissimi pezzi ossei. L'A. e di parere che nei casi di divisione del pa- rietale, ed in generale nei casi di ossa sopranuumorarie del cranio membra- noso, non si puo escludere che da un nucleo di ossificazione si distacchino diverse parti, spiegando in tal modo, in mode semplice, la divisione multipla del parietale. Rossi G. — Supra una via eiierente encefalo-spinale uell' « Emys europaea ». — Arcliivio di Fisioloyia, Marzo 1904. L'A. ha distrutto ed asportato a molte Emys parte del sisterna nervoso centrale, poi ha applicato, dopo due a quattro mesi iall'operazione, il raetodo di Marchi, modificato da Vassale (aggiunta di acido nitrico) per lo studio delle degenerazioni. Nelle Emys private di emisferi cerebrali non si vide degenerazione nella midolia spinale, si trovarono invece fasci degenerati nel cervello. Nelle Erays senza emisferi e senza talami vi era un fascio degenerate che scendeva fine a tutto il rigonfiamento lombare. Questo fascio talamo-spi- nale decorre nel cordone anteriore, lateralmente alia fessura longitudinale anteriore. Nelle Emys cui t'u sezionato il midoUo spinale cranialmeute al rigonfia- mento lombare, si ebbe caudalmente la degenerazione del detto fascio talamo- spinale, e di fibre del cordone laterale evidenteraente appartenenti a vie corte associative. La degenerazione di fibre nella regione limitrofa alia zona radicolare di- raostr6 giusta la interpetrazioue di Banchi suUa origine del fascio posteriore del cordone laterale dalle radici posteriori stesse. L'A. conclude: che nella Emys dopo tre mesi (estivi) dalla lesione si possano studiare le degenerazioni col metodo di Marchi; che oltre alia via talamo spinale non sembra esistere nella midolia spinale altra via lunga discendente Favaro G. — Contributi all' angiologia dei Petromizonti, — I. I vasi e le ca- Tita sanguifere delle lamelle branchiali. II. I vasi segmeutali del tronco. III. Alcune particolarit^ concerueuti la disposizione dei vasi caudali. Con 4 fig. — E.'itr. di pp. 24 dayli Atti deWAcc. Scient. veuetotrentino-istriana, CI. 1, An. II, Fa.'ic. I, 1905 {Aduaanza del 30 novenibre 1904). Nel primo capitolo I'A. apporta qualche uuovo conti'ibuto alia conosceuza della vascoiarizzazione e della struttura delle lamelle branchiali dei Petro- - 122 - mizonti, a compleraento clelle ricerclie principalmente di Giacomini e di Faussek. L'A. ha studiato lainelle branchiali iniettate di P. Marimis L. II- lustra, oltre a paiticolarita di minora importaiiza, I'apparato nutritizio delle branchie. Espone poi la struttura delle cellule a pilastro, disposte tra le due pareti delle pieghe laterali delle lamelle, dimostrando come queste cellule si piesentino, in sezione trasversa rispetto al loro asse, a contorno policiclico e come nel protoplasma esiiita un reticolo a larghe maglie, ie trabecole del quale si inseriscouo, alia periferia del corpo cellulare, airapice degli sproni formati ciascuno dall' iccontro di due seraicerchi contigui. Dimostra quiudi I'A. come in corrispondenza del margine libero delle lamelle, il sangue si versi dalle caviti di queste nel lume dell'arteria efiferente per mezzo di tre serie longitudinali di aperture. Nel second© capitolo I'A. studia I'origine, la distribuzione e la termina- zione del vasi segmentali del tronco nei Petromizonti. Le arterie segmentali non sono alio stato adulto disposte ne metauiericaraente ne simmetricamente, per il fatto che alcune hanno subito involuzioiie. altre si sono un po' spostate cranialmente o caudalmeute. Ogni arteria segraeutale si divide in un ramo dorsale ed in uno ventrale. II prirao decorre, di lato alio scheletro, sino in corrispondenza della carena dorsale; omette, come collaterali mediali, alcuni ramuscoli i)er il connettivo avvolgente la guaina della notocorda, I'a. verce bromedullaris e da ultimo I'a. tectalis per il tessuto del tetto ; come collaterali laterali le aa. musculocutaneae dorsales, le quali, decorrendo e ramificandosi nei miocorami, emettono rami penetrant! tra le lamelle muscolari dei mio- meri; questi rum! si anastomizzano costituendo fitte maglie parallele alle la- melle, senza tuttavia penetrare in seno ad esse. Giunte al di sotto 'lei derma, le arterie forraano una rete a larghe maglie, dalla quale si estrinsecano rami che vanno a distribuirsi negli strati superficiali del derma, ove del pari si intrecciano a plesso. Esistono finalmente vasi collaterali craniali e caudali del ramo arterioso dorsale, privi pero di caratteri fissi. I ramoscelli (erminali di questo si esauriscono o nei tegument! del dorso o nella pinna, di cui irrigano molto abbondantemente la muscolatura, spingendosi poi sino in corrispon- denza del margine libero. II ramo arterioso ventrale decorre medialmente al segmento omonimo della muscolatura del tronco e si dirige dapprima in basso, caudalmente e un po'all'esterno, poi ventralmente, cranialmente e medialmente. I rami collaterali laterali sono rappresentati dalle aa. musculocutaneae ven- trales distribuentisi come le dorsali ; i craniali ed i caudali da cospicue anasto- mosi tra le arterie ventrali contigue. I rami terrainali formano sulla regione me- diana del ventre, insieme con quelli del lato opposto, una rete arteriosa Ion- gitudinale. Lo vene segmentali riproducono in senso in verso e con poche dit- ferenze la disposizione stessa delle arterie, sia per la loro origine periferica, sia per il modo di riunirsi; sono pero a disposizione metamerica. L'ultimo capitolo e una semplice nota preventiva, riservandosi I'A. di trattar piu dif'fusamente I'argomento in uu prossimo lavoro intorno alia mor- fologia comparata ed alio sviluppo dei vasi, dei cuori e dei seni caudali. Nel segmento distale della coda si trovano, anziche una sola arteria ed una sola vena, quattro arterie ed otto vene longitudinali. Inoltre nel segmento pros- simale esistono arterie collaterali aortiche accessorie iudipendenti dalle seg- mentali. - 123 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZK, DIRETTO DAI. PROF. G. CHIARUGI, DoTT. FERDINANDO LIVINI Abbozzo dell'occhio parietale in cmbrioni di Uccelli (Columba livia dom., Gallus dom.). (') Nota pieliiuinare (Con tre figure) K vietata ia riproduziorie. E ormai a fine una serie di ricerche da me intraprese alio scopo di seguire, negli Uccelli, nelle varie ioro fasi di sviluppo, tutte quelle formazioni che traggono origine dalla volta del dien- cefalo e del telencefalo. Tra le questioni che con tale studio cer- cavo di risolvere eravi questa, se esista negli Uccelli an organo omologo all'occhio parietale dei Saurii, nello stesso inodo che di quest'occhio sembra esistere I'omologo in piu bassi vertebrati. In proposito, si e generalmente concordi nel ritenere che di un occhio parietale non si trovi traccia alcuna negli Uccelli ; ed invero nessun date di fatto, sicuro, e registrato che ne dimostri la presenza, come afferma anche Studnicku nel recentissimo Trattato di Op- pel C) : " Die Anlage eines vorderen Parietalorganes konnte (abge- sehen vielleicht von den eben erwiihnten pathologischen Fallen ? [uno di Saint-Remy ed uno di Hill, dall'A. in precedenza citatij nicht na- chgewiesen werden. Parker (1892, Apteryx) und Klinckowstrom (1892, Larus) erwahnen zwar vor der Epiphysenanlage sich befin- dende Ausstiilpungen, doch konnen diese auch eine andere Bedeu- (') n lontenuto ileila presente Nota fu coiniiuicato airAccafiemia Medico-fisica fiorentina. nella seduta del 13 aprile li)05 ; veno«ro anche dimoslrati i relativi preparali niicroscopici. {•) Stud nick a (<". K. — Die Parietalorj;ane, in; Lehrbuch der vergleichenden niikroslvopistlicu Anatomie der W'irbeltiere herausgegeben von A. Oppel. — Jena 1905. - 124 - tiing haben „. Quanto sieno giastiflcate le riserve di Stiidnicka, servira a dimostrare Fesarae dei lavori ai quali egli si riferisce. L'orfservazione di Saint-Remy (* riguarda un embrioue mo- struoso di pulcino, raccolto alia 45^ oa'a di incubazione, ma clie, per essere stato tenuto in una stufa troppo riscaldata, si trovava ad uno stadio di sviluppo corrispondente circa alia fine del 3° giorno. In esso la doccia midoUare non erasi cliiusa in alcun punto della regione cerebrale ; nella regione del cervoUo intermedin, su ciascuno dei margini esterni della placca raidollare, esistevano due piccole gemme cave, una al di dietro dell'altra, che sorgevano dall'epitelio di quella e si approfondivano nel connefctivo. Supponendo, dice Saint- Remy, che le due meta laterali, orizzontali, della placca midollare si sollevassero e si riunissero sulla linea mediana dorsale, si vedreb- bero ivi, nella volta encefalica, due coppie di gemme epiteliali, una dietro I'altra, che, per la lore situazione e per il memento nel quale compajono, sarebbero da interpretare come abbozzi (pari, nel case speciale) della epifisi, la coppia posteriore, e della parafisi, la coppia anteriore. — Per qual ragione Studnicka richiami siffatto reperto a proposito dell'occhio parietale, non riesco ad intendere ; che anzi lo stesso Saint-Remy afferma (pag. 158) relativamente agli Uccelh " qu'il n'y a pas d'organe parietal „. Nulla posso dire circa al case di Hill ("-), perche non mi e stato possibile procurarmi il lavoro originale ; considero, ad ogni modo, che, anzitutto, a quanto afferma Studnicka, si tratterebbe di un case patologico, ed inoltre che dal titolo del lavoro si potrebbe indurre che dell'occhio parietale non si faccia in esso questione. Quanto poi alle osservazioni di Parker e Klinckowstrom, mi limito qui a riportarne integralmente la descrizione, riserbandomi a pill tardi di dimostrare che esse non provano aftatto la esistenza di un occhio parietale negli Uccelli. Parker (•'), nei suoi studi suH'anatomia ed embriologia in Apte- ryx, dopo aver premesso che le sue osservazioni intorno alio svi- luppo deh'encefalo soiio molto impertette per la niancanza di ma- teriale, scrive a pi'oposito del diencefalo (pag. 108) : " The pineal body (figg. 17 e 18) has the form of a narrow diverticulum, and (1) Saint-Remy (i. — Notes teratologiques. clbauches (ipiphj'saires et paraphysaires paires Chez un eiribryon de poulet inoostrueux. — Dibliorjraphie analomique, T. 5 (1897), pp. 156-158. Pa- ris-Nancy, 1897. (*) Hill U h. — Two epiphyses in a four-day chick. — Ball, of northwestern University incdic. School Chicago 1900. (Cit. da Studniclfa). (*) Parlter T. J. — Observations on the anatomy and development of Ap'eryx. — Philos. Tran- iact. of the Royal Socivly of London for the year 1891, V I. 182, London 1892. - 125 - immediately cephalad of it is a second out-pushing of tiie roof of the diacoele which I have not seen mentioned. It is very different in form from the pineal offshoot, being expanded at its origin, and narrowing almost to a point distad. This structure, which appa- rently give rise to the velum interpositum, may be called the pre- pineal diverticulum „. Ed ecco le parole di Klinckowstrom (') e la figura alia quale Fig, 1. Riprodotta da Kl incko w st rOni. Fig. L. Sa^ittalschnitt duixh die Zirbel eines jungen Enil's, publk's par lAaid. roi/alf d, sciences, lettres et beaux-arts de Helgique, T. 05. liruxelles iHilO, - 1^6 - Cosi essendo le cose, per risolvere il quesito che mi ero proposto, ho segaito con ricerche metodiche lo sviluppo della regione pineale dalle primissime fasi fino a sviluppo completo. Diciotto embrioni, nove di piccione e iiove di polio, sono stati all'uopo sezionati in serie in stadi corrispondenti a quelli nei quali, secondo altri autori. farebbe la sua prima comparsa I'abbozzo epifisario ; qualcuno un po' pill giovane: essi corrispondono, per le forme esterne, agli stadi riprodotti nolle figure 15 a 18 delle Normentafeln di Keibel C). Sono stati poi esaminati embrioni piii avanzati, una quarantina circa, fino alia nascita, ed anche individui adulti. II materiale era fissato in Uquido di v. Rath o di Zenker, colorito in massa con carminio boracico e incluso in paraffina, salvo per gli embrioni piia avanzati e per gli adulti che si inclusero in celloidina. Le sezioni si praticarono principalmente in direzioue sagittale. I resultati ai quali sono giunto sono stati positivi ; credo in- fatti di potere aftermare che negli Uccelli da me esaminati si costituisce, neUa ontogenesi, una formazione che e da in- terpretare come I'abbozzo dell'occhio parietale, omologo a quello dei Sauri; esso si forma cranialmehte ed in im- mediate contatto coll'abbozzo dell'epifisi, ma da questo del tutto indipendente; ha una durata estremamente breve, e scompare senza lasciare alcuna traccia. Riassumo i dati di fatto che provano il mio asserto. Gli stadi piu giovani che possiedo sono quelli di embrioni della lunghezza totale di mill. 4-5 nei quaU si riconosce piii o mono di- stintamente, nella V(Mta del prosencefalo, la divisione tra telencefalo e diencefalo, indicata da un solco trasversale, variamente profondo, della parete cerebrale. — II tetto del diencefalo si presenta perfet- tamente liscio ed uniforme. In stadi appena piii avanzati, corrispondenti all' incirca a quello rappresentato nella Fig. 17 di Keibel, il solco che separa il telen- cefalo dal diencefalo e piu profondo che nei casi precedent!. Si e inoltre costituito il prinio abbozzo della epifisi sotto forma di una leggerissima e semplice estroflessione del tetto del diencefalo, posta sulla linea mediana e che col suo fondo giunge in immediata vici- nanza dell' ectoderma ; 1' epitelio che ad essa corrisponde non appa- risce diflferenziato. (') Keibel V. — Noriiientafelo zur Kiitwicklungsgeschiclite der Wirlielthiere. Zweites Heft. Nor- inentafel zur Entwicklungsgeschichte des Hubnes (Gallus doineslicus) von F. Keibel u. K. Abraham. — Jena, i'JOO. - 127 - Particolari ben piu interessanti mostra un embrione di pol- io, corrispoadente, per le forme esterne, come i precedenti, alia fig. 17 di Keibel, ma di questi di poco piu avanzato. (figg. 2 e 3). o Kig 2. Da una sezione sagittale iiieHiana di embrione di Galius ilom., corrispondente per le forme esterne alio stadio riprodotto uella fig. 17 delle Normentafela di Keibel. Iiiifraud. 105 diam. — D, diencefalo; T, telencelaio; r, alibozzo dell'epifisi (non colpito iu pieno) ; o, abbozzo dell'occhio par etale (colp'to in pieno). L'abbozzo dell'epifisi e ben manifesto come una estroflessione del tetto del diencefalo posta sulla linea mediana, che col fondo viene in molta vicinanza deU'ectoderma e la cui cavita ampiamente co- munica colla cavita encefalica. La sua parete consta di un epitelio di- Fig. 3. Ricostruzione grafica da sezioni sagittali dello stesso embrione della fijf. 2. Tngrand, 300 diam. — L'asterisco indica il lato craniale delle sezioni ; e. abbozzo dell'epilisi; n, abbozzo dell'occhio parietale. stintamente differenziato, nel senso che le cellule che direttamente limitano la cavita della estroflessione sono molto sviluppate in al- tezza, col nucleo ricacciato verso il segmento esterno. - 128 - Cranialmente all'abbozzo epifisario, ed in imraediato contatto con esso, sta un'altra estroflessione perfettamente simile al primo per forma e per strutfcura, solamente alquanto pivi piccola. II suo fondo e separate daU'ectoderma per uno strato connettivale abba- stanza largo; essa possiede una distinta cavita; i caratteri dell'epi- telio, che ne costituisce la parete, sono identic! a quelli dell'abbozzo epifisario. Le due formazioni (che sono dunque situate sulla linea mediana una dietro all'altra) sono tra lore separate per uno straterello di con- nettivo soltanto distalmente ; pero le lore respettive cavita si aprono separatamente nella cavita del diencefalo, ed e facile persuaders! che si tratta di formazioni del tutto indipendenti Tuna dall'altra e soltanto in intimo contatto; cio mostra chiararaente la fig. 3, che rappresenta la esatta ricostruzione graflca delle due estroflessioni. In altri tre embrioni, uno di polio e due di piccione, aU'incirca alio stesso stadio di sviluppo del precedente, e riconoscibile la estro- flessione, teste descritta, situata al davanti dell'abbozzo epifisario ; airinfuori di questi, in nessun altro stadio successive, a cominciare da quelli corrispondenti alia fig. 18 di Keibel fino a embrioni a complete sviluppo, non ne ho trovato piu traccia alcuna. Si tratta dunque di una formazione che ha una durata estremamente breve e destinata a scomparire, al contrario di quella che giace ad essa caudalmente la quale, aumentando di volume ed emettendo divert!- col! secondarii, diverra la vera epifisi. II significato di questi reperti a me non sembra dubbio : del due diverticoU che, in stadi precoci di sviluppo, si costituiscono nella volta del diencefalo degU Uccelli esaminati, quelle craniale e omologo all'occhio parietale dei Rettih, quelle caudale alia epifisi : per dimostrarlo, non debbo che richiamare le prime fasi di sviluppo di questi organi nei Rettili. Com' e note, prevalse, in riguardo, 1' idea che epifisi ed occhio parietale derivassero da un unico al)bozzo: si sarebbe formate un diverticolo deUa volta del diencefalo dapprima semplice; success! va- mente avrebbe avuto luogo in esso come uno strozzamento, donde la divisione del diverticolo primitive in due parti distinte, una pros- simale, I'epifisi, una distale, I'occhio parietale. Da ricerche consecutive di Ley dig prima, di Beraneck, Fran- cotte ed altri, poi, sembro invece resultare che, almeno in alcuni Ret- tili, i due organi nascono ciascuno per un abbozzo distinto. II cer- - 120 - vello intermedio, scrive Beraneck C) (pag. 669), da origine, nel ge- nere Lacerta, a due diverticoli presso a poco della stessa forma e delle stesse dimensioni. Questi due diverticoli, dei quali uno e an- tenore e I'altro posteriore, sono dapprima separati da un setto mediano incomplete, in modo che le loro rispettive cavita comuni- cano tra lore e col ventricolo encefalico sottostante.... ; in seguito 11 diverticolo anteriore diviene una vescicola die costituira Tocchio parietale, mentre dal diverticolo posteriore prendera origine la epi- flsi. — Gli stessi fatti descrisse piu tardi Francotte (') in Lacerta vivipara ed Anguis fragilis : non mi fermo a riferire i particolari da lui doscritti e mi limito a richiamare I'attenzione sulla fig. A, a pag. 11 della sua Memoria, dove e riprodotto il prime abbozzo dei due organi in discorso. — Beraneck fa rilevare come, esaminando stadi un po' piii avanzati nello sviluppo, per modificazioni avvenute nella posizione relativa degli abbozzi deU'epiflsi e dell'occhio pa- rietale si potrebbe credere, non tenendo conto degli stadi piii gio- vani, alia esistenza di un abbozzo primitivamente unico e che suc- cessivamente si divide in due, e si bspiegherebbe in tal modo I'errore di quelli Osservatori che, avendo solo esaminato embrioni relativa- mente avanzati, sostennero quest'ultima idea. In favore di essa parlerebbero piii recenti ricerche: di Grieb C) in Podarcis murahs, di Giannelli C) in Seps chalcides. — In Podar- cis muralis, si costituisce, secondo Grieb, sulla linea mediana sa- gittale del tetto del diencefalo, un ispessimento che successiva- mente si incurva come una leggiera volta; questa piia tardi da ori- gine ad una piccola vescicola a contorni ben limitati; in seguito, sulla parete superiore e posteriore della vescicola compare un solco che tende a dividerla in due parti disuguali: una anteriore piii gran- de, I'abbozzo dell'occhio parietale, una posteriore piu piccola, I'ab- bozzo della epifisi. — In Seps chalcides, secondo Giannelli, I'epiflsi si presenta, negU embrioni piii giovani esaminati dall'A., sotto for- ma di una doccia scolpita sul tetto del diencefalo, lungo la sua li- nea mediana. Verso I'estreniita anteriore della doccia, e dalla sua parete sinistra, si origina una evaginazione cava, che e I'abbozzo dell'occhio parietale. In stadi un po' piii avanzati i due abbozzi, del- («) B^raueck E. — L'lndividnalite de I'oeil parkHal — Anal. Anzeiger. Jiilinj. S. Jena 1893. (2) Loc. cit. (•) Grieb A. — Contr buzioue alio studio deU'organo parietale del Podarcis muralis (Sunto). — Rendic. 2a assemhlea Unione Zool. Hal. in Napo'i, in: Momt. zool. ital.. An. il', N. 8, pp. 2i8-22i. Fir erne 190i. (*) Giannelli L. — Goutributo alio studio deH'occbio parietale nei Rettili (Seps chalcides). — Monitore zool, Hal, An. io, y 0, pp. l87-i'J' Firenze. I'.IOI. - 130 - I'epifisi e dell'occhio paiietale, sono cresciuti di volume... e le loro pureti resultano di piu strati di cellule epiteliali, il piu interno dei quali e di cellule cilindriche Qualunque sia il meccanismo col quale si formano I'epifisi e I'occhio parietale nei Rettili, sia die derivino da un unico abbozzo o invece da due abbozzi disfcinti, sta di fatto che in un determinato momento dello sviluppo si trovano, nella volta del diencefalo di que- sti animali, due diverticoli cavi, situati 1' uno al davanti dell'altro e tra loro in intimo contatto, separati da un sepiinento incomplete di connettivo ; in parte dalle descrizioni, in parte dalle figure che si riportano, si rileva che le pareti di questi diverticoli resultano costi- tuite da un epiteho differenziato. Sono esattamente gli stessi fatti che io ho osservato negli Uccelh (come anche dimostra all'evidenza il confronto tra la nostra fig. 3 e la fig. A, che trovasi a pag. 11 della Memoria di Francotte (0 di sopra citata), e la interpretazione, naturalmente, non puo essere nei due casi differente : anche negh Uccelli, come nei Rettili, il diverticolo anteriore rappresenta I'ab- bozzo dell'occhio parietale, quelle posteriore I'abbozzo della epifisi. Due avvertenze sono da fare. Primieramente, che negh Uccelli epifisi ed occhio parietale derivano per me da due abbozzi distinti. In se- condo luogo, che nei primi momenti dello sviluppo, nei R.ettih e il diverticolo anteiiore quelle che ha un maggior volume, mentre I'in- verso si verifica negli Uccehi: di cio e facile rendersi ragione, te- nendo presente che in questi ultimi I'abbozzo dell'occhio parietale e rudimentale ed e destinato a scomparire rapidamente senza lasciar traccia di se, il solo diverticolo posteriore procedendo nello sviluppo e divenendo un organo oniologo alia epifisi del Rettih. Stabiliti questi fatti, resta da vedere se le osservazioni di Parker (-) e di Klinckowstrom C), che di sopra ho riportato, dimostrano o meno la esistenza di un abbozzo dell'occhio parietale negli Uccelh. Del sue unico reperto in Larus canus Klinckowstrom non da affatto una descrizione, riferendosi soltanto alia figura che ho ri- portato a pag. 125. Ora 1' interpretazione da dare ad essa, come osserva anche Gaupp ('), e davvero dubbia. Si tratta, come si (») Loc. cii. (2) Loc. cit. (») LOc. cil. {*) Gaupp E. — Zirbel, Parietalorgan uod Paraphysis. — Ergebnisse f. Anat. u. Enttcidilungs- gesch., Bd. 7, 1897. Wiesbaden iS9S. - 131 - vede, di an leggerissimo rientramento di una delle pareti di un diverticolo del tetto del diencefalo, non e detto se della parete ante- riore o della posteriore, rientramento che indicherebbe, secondo Klin- ckowstrom, un tentative di divisione di quel diverticolo, primi- tivamente unico, in due porzioni, una superiore ed una inferiore. Es- sendo I'A. un sostenitore della idea che, nei Rettili, occhio parietale ed epiflsi derivino da un abbozzo unico, egli interpreta la porzione su- periore, piii grossa, del diverticolo, come I'abbozzo deU'occhio parie- tale, la porzione inferiore come I'abbozzo dell'epifisi. La mia opinione in merito e questa. Ammesso che a quel leggerissimo rientramento debba attribuirsi un valore cosi grande come vuole Klinckow- strom; ammesso che la parete nella quale esse si trova sia I'an- teriore, il che non si sa ; considerate che negli Uccelli I'occhio pa- rietale si costituisce, come sopra ho dimostrato, subito al davanti della epiflsi ed ha di essa un volume minore ; tenuDo inflne presente che nel case di Klinckowstrom si tratta di uno stadio pid avan- zato di quelli nei quali io ho riscontrato 1' abbozzo dell' occhio parietale, potrebbe, se mai, essere ritenuto come un resto di que- st' ultimo il tratto compreso fra x ed y (cfr. la fig. 1): nel caso speciale, I'abbozzo in questione si sarebbe mantenuto piii a lungo del consueto e avrebbe subito uno spostamento in alto, forse per I'accrescersi della parete anteriore del diverticolo epifisario. Non e que-^to pero il pensiero di Klinckowstrom: per lui, come dissi, la porzione piii distale rappresenterebbe I'occhio parietale, la porzio- ne prossmiale 1' epiflsi. Che se poi nella flgura la parete anteriore e quella opposta, allora non saprei qual valore al reperto di Klin- ckowstrom si potrebbe attribuire. Se ho volute discuterlo, cio e state per la considerazione che esse viene da qualcuno citato come il solo caso che dimostrerebbe la presenza dell'abbozzo di un occhio parietale negli Uccelli, il che davvoro non mi sembra. Per I'osservazione di Parker, poche parole sono sufflcienti. Dalla succinta descrizione che egh da della piega del tetto del dien- cefalo situata al davanti dell'epiflsi, e dall'esame della flgura ad essa relativa, si riceve I'impressione che si tratti di un prodotto arti- ficiale. Certo non e da pensare che la piega sia i' abbozzo dell' oc- chio parietale; troppo grande e il suo volume nspetto a quelle del- l'abbozzo epifisario, e, sopratutto, non trovasi con questa in rapporti cosi intimi come e nei Rettili e come ho dimostrato essere anche ne- gli Uccelh. Del resto ad una simile interpretazione lo stesso Parker non accenna neppuro. Non si dimentichi, in riguardo agli apprezzaraenti che ho teste - 13^ - fatto, che sono con me in accordo, sulla dubbia interpretazione del reperto di Klinckowstrom, il Gaupp C) e lo Studnicka ("^), e quest'ultimo anche del reperto di Parker. Non e il caso di ritornare sulla ipote^i di Fraiicotte, che ne- gli Uccelli la porzione distale rigonfiata della epifisi i-appresenti I'occhio parietale degenerate ; le mie ricerche I'lianno dimostrata destituita di fondainento. Concludendo : In einbrioni di polio e di piccione, in uno stadio corrispondente a quelle riprodotto nella fig. 17 di Keibel, sulla linea mediana del tetto del diencefalo si costituisce una leggerissima e semplice estro- tlessione dell'epitelio che rappresenta il prime abbozzo della epifisi. In un periodo appena appena piii avanzato, subito cranialmente all'abbozzo epifisario ed in immediate contatto con esse si costitui- sce una seconda estroflessione del tetto del diencefalo, simile per forma e per struttura all'abbozzo epifisario, solamente aiquanto piii piccola, che e I'abbozzo dell'occhio parietale (^). I due abbozzi sono separafei tra lore, per uno straterello di connettivo, soltanto distal- mente, ma sono del tutto indipendenti I'uno dall'altro; le lore respet- tive cavita si aprono separatamente nella cavita del diencefalo ; I'epi- teho che ne costituisce la parete e differejiziato nel sense che le cellule che limitano la cavita sono piir sviluppate in altezza, col nucleo ricac- ciato verso il segraento esterno. I due abbozzi hanno un differente destine. Quelle posteriore continua ad accrescersi, e diverra la epifisi, (unologa alia epifisi dei Rettih. Quelle anteriore, che e omologo all'oc- chio parietale di questi ultimi, ha invece una durata estremamente breve, e scompare senza lasciare traccia di se ; si tratta dunque di un organo rudimentale al piii alto grade ; in ragione di cio, e pos- sibile, che in qualche caso esse o non si costituisca o almeno che si costituisca in mode non chiaramente riconoscibile, come e anche pos- (•) Loi. cit. (') Loc. cil. (') I?) int-'i'essante dj far rilevare come negli Ucuelli, nella stessa guisa che da parte del cervello siosserva un tiutativo di forinazi6ne dell'occhio parietale, anche da parte del teKumento e dello scheletro si avrob ero niodiBcaziini correlative alia presenza di quest 'orj^ano. Si veriflcano infi.tti talvolta, nella o: .'ogenesi, peculiar! modificazioni, transitorie, in quelia porzinne del tegiimento che corrisponde alia cosidetta 6chei(elfleck di alcuni Rettili, di quelia porzione, c 06, che in questi ultimi corrisponde al fora ue parietale K 1 in c ko wst rom (Untersuchungen tiber den t^cheitelfleck bei em- bryonen einiger Sr hwimmvogel. — Zool lalirb., Ablli. f. Anal. u. Onloy. d. Tiere, Bd. 5. Jena 1892.), che ha desr ritto questa inacchia parietale in alcuni embrioni di Uccelli nuotatori, la interpreta appiuito come \in r.idimento della macchia parietale dei Kettili. Da parte del cranio, poi, potrebbe aversi [jertino la fjimazioiie di un vero forame parietale, come Mr&cek (cit. da S tud nicka) avreb- be oservato in un ica adulta. - 133 - sibile, per eccezione molto rara, che assuma invece uno sviluppo piu considerevole, e che perinanga per un tempo piu lungo cli quello che io non ho constatato. Al momento di hcenziare per la stampa le bozze di questa Nota, mi e occorso di fare una osservazione che non voglio tra- lasciare di riferire. Si tratta di un embrione di piccione corrispon- dente, per le forme esterne, alio stadio riprodotto nella fig. 23 di Keibel. L' epifisi, molto sviluppata in lunghezza, e diretta assai obliquamente in alto ed in avanti ; e ristretta all'estremo prossi- male, rigonfiata nella porzione distale ove presenta numerosi diver- ticoli secondarii, cavi ; questi si aprono in una cavita centrale abbastanza spaziosa, che si fa molto angusta nel peduncolo e si apre nel 3° ventricolo. Al davanti del pedunculo epifisario, e in immediate coniatto con esso, si osserva, nella pafete del diencefalo, suUa linea mediana, una piccola gemma che risalta sopratutto pel differenziamento deU'epitelio ad essa corrispondente : infatti, le cel- lule che direttamente limitano la cavita ventricolare sono svilup- patissime in altezza, in specie quelle centrah, e col nucleo ricacciato verso il segment© esterno. La posizione di questa gemma corrisponde perfettamente a quella che, in stadi piti precoci, ha I'abbozzo del- I'occhio parietale, ed io non saprei interpretarla altrimenti che come I'abbozzo di quest'occhio conservatosi per un tempo piia lungo di quello che di solito non faccia. II reperto e interessante anche perche toglie qualsiasi valore alia osservazione di Klinckowstrom, di sopra riferita e discussa, in quanto dimostra che anche in periodi relativamente tardivi, epi- fisi e abbozzo deH'occhio parietale rimangono completamente indi- pendenti I'uno dall'altro, ne tra loro si stabiliscono quel rapporti che nella flgura di Klinckowstrom sono rappresentati. - 134 - 18TITU10 ANATOMICO Dl KIRENZE, UIRKTTO UAL PKOF. Q. CHlAKUQl. DoTT. AKTURO BANCHI, Aiuro k liukho dockntk Fascio accessorio del m. pronator teres e spostamento del nervo mediano e della arteria omerale alia regione del gcmito. ((Jou una figura). [■'. vietata la ri|irocliizii>nu. In un soggetto maschio, adulto liscontrai la seguente disposi- zione nel tratfco inferiore del bi'accio sinistro. II setto intermuscolare mediale era molto sviluppato, special- meiite nei fasci piu superficial i costituenti una vera corda tesa dal- repicondilo mediale all'apice della impronta deltoidea deH'omero. Nel tratto distale di questo setto sul suo margine ispessito e sul- la faccia anteriore si inseriva, per i'estensione di tre centiraetri circu, un fascio rauscolare piatto, le cui fibre convergevauo in basso e late- ralmente per far capo ad un tendine appiattito continuantesi con quello terminale del m. pronator teres. Questo ultimo muscolo noi sappiamo che puo presentare distinta e separata la porzione di sue fibre che si attacca all'omero, e sappiamo che quando e presente il processo sovraepitrocleare esso muscolo suole estendere le sue in- serzioni lungo il legamento teso tra detto processo e 1' epicondilo mediale (^). In questo case nostro il m. pronator teres ha estesa la sua in- serzione omerale lungo il setto intermuscolare irrobustito, e le fibre cosi nate hanno formate un fascio muscolare distinto. E risultato in tal modo un vero muscolo accessorio del pronator teres, che dal suo canto e composto delle due porzioni normah, omerale (epitro- cleare), e coronoidea ri unite. Abbiamo qui una modahta di versa da quelle che finora descrissero i raccoglitori di varieta muscolari, in- quantoche essi videro, o le due porzioni, omerale e cubitale del mu- scolo, distinte, ovvero, la estensione maggiore della inserzione ome- (,') Clie il III. jironator teres varii iu questo senso o^iji volta che e presente il processo sovrae|J- irocl:?are d una legge che il Ledouble dice formulata da Gegenbaiir, e risultata vera ogni volia; pero secondo Riige i due fatti pen solo possono aversi dist iiti iu soggetti divers), ina ueppure suuo 111 i!ij"T)(leiiza I'liim (l(.l)":.lfro - 135 - rale lungo il legamento tra repitroclea ed il processo sovraepitro- cleare, non mai come in questo case videro nascere un fascio distiuto dalla inserzione nuovamente acquistata dal muscolo pronatore. In questo soggefcto il setto intermuscolare irrobustito ha spe- ciali rapporti con vasi e nervi della regione. L'arteria omerale si divide in questo soggetto al terzo medio del braccio in due tronchi, I'uao mediale che da all'avambraccio le aa. interossee, I'altro late rale che da I'a. radiale e I'a. cu])itale. Abl h..niforcazione finale: sarebbero le razze protomorfe di 2° grade di Stratz (Ame- ricani, Polinesiani, ecc); mentre le razze protomorfe di 3° grade, i precursori delle varieta ben differenziate (Aino, Vedda, Singalesi ecc, per i bianchi, Eschi- mesi per i gialli), vanno poste alia base di ciascuno dei rami divergenti. 11 nostro schema non differisce da quelle dello Stratz nei suoi particolari distributivi; differisce invece per il concetto di una formazione cronologica successiva delle tre principah direzioni umane. He^ro La plasticita maggiore che risiede in un organismo giovanile, ci serve per spiegare oltre i fatti precedenti, che male si potevano - 153 - spiegare con I'ipotesi dello Stratz. anche altri fatti del piu grande interesse per la genesi delle attuali popolazioni. E stato ammesso da molti che la popolazione originaria del continente Africano sia stata costituita dalla razza negra, e che in seguito sopravvenuti i bianchi, tutto 11 nord dell' Africa sia stato guadagnato da questi (^). Ma I'eliminazione dei negri e rimasta nii- steriosa, Le piii antiche serie di crani Egiziani mostrano spesso, e vero, un discrete prognatismo C^), ma non tale da potersi confon- dere con quello dei negri; e in complesso si puo affennare die i negri, se furono i primi abitatori dell'Egitto, dovettero essere elimi- nati rapidamente come tipo fisico complete, caratterizzato dal co- lore della pelle, dalla natura dei capelli, dallo scheletro facciale, ecc, e di essi non rimasero che dei caratteri isolati, quali le fattezze gi-ossolane del vise, ad esempio, che qua e la appaiono nei docu- menti piii antichi. Ne si puo escladere con sicurezza che tali ca- ratteri non fossero dovuti a delle infiltrazioni sporadiche, o anche non appartenessero a un tipo mediterraneo piii rozzo C). Ora tale eh- minazione del negro viene benissimo spiegata se si ammette una sua minore plasticita, che lo rende inferiore davanti al bianco, il quale gli impone i suoi caratteri in un tempo piii o meno breve. Si potrebbe citare in contrario 1' esempio dei negri degli Stati Uniti, se non fosse noto a tutti che negli Stati Uniti le unioni miste non sono in cosi larga scala, com'e facile immaginare che dovevano essere nelle popolazioni primitive. Peraltro nolle Antille in cui gli Spagnuoli si sono curati meno della purita della lore razza, si e formato il tipo creolo, in cui e palese che il bianco ha imposto net- tamente i suoi caratteri (*). Ritornando all' Africa, e importantissimo il calcolo fatto ulti- mamente dallo Chantre (^). Egli dice che sotto i Faraoni si intro- ducevano in media 3000 negri all' anno in Egitto, media che sotto i Turchi e salita a circa 10.000, diguisache bisogna valutare a 10 0 12 mihoni la massa di uomini, donne e bambini trasportati in schiavitii dai paesi negritici; e tutto cib non e valso, in nessuna epoca, ad alterare il tipo egiziano. Se tanto materiale estraneo fosse entrato a parita di condizioni biologiche, qualche effetto doveva es- sere visibile: vuol dire che esisteva un'inferiorita nei mezzi plastici del negro. Ne si tratta di una misteriosa influenza del suolo egi- ziano che non ammetterebbe altra gente che gli Egiziani, perche il fatto (a parte la stranezza della spiegazione) non e isolate. Nella Tunisia, nell' Algeria sono state introdotte a torrae le schiave negre, e tuttora si importano ncl Marocco; ma i caratteri ncgroidi dei - 154 - meticci sono passeggieri e si dileguano: non si osservano che in quanto sono originati di recente. Un tipo intermedio fra negro e bianco non si forma per la troppa divergenza dei due tipi; av- viene soltanto una temporanea juxtaposizione di caratteri che non aderiscono saldamente; e infine i caratteri negroidi vengono elimi- nati, soccombono. Questa mancanza di formazione di un tipo intermedio testi- monia della nessuna adesione dei due tipi, e questa nessuna ade- sione morfologica, come ci rende circospetti nell'accettare il giudizio dello Stratz, che gh Abissini siano una razza metamorfa, com'egii dice, derivata ])er incrocio dei bianchi e dei neri, e altresi il mag- gior argomento che si puo addurre contro la teoria sostenuta dal Bloch, che nel nord deli' Africa sia avvenuta una trasformazione della razza negra, con formazione di un tipo grossolano prima, e poscia di un tipo fine (^"). La presenza di caratteri grossolani si puo spiegare in diversi modi, come abbiamo gia detto, senza bisogno di ricorrere a una diretta trasformazione del negro nel bianco: o come residui morfologici dell'antica popolazione negra, naufragata sotto le nuove ondate etniche, o come infiltrazioni temporanee da incroci; e anche ammissibile che la stirpe bianca che popolo il Mediterraneo non abbia raggiunto di prime acchito la sua meravigliosa perfezione estetica, e che una parte di essa abbia presentato un tipo morfo- logicamente inferiore, che non e tuttora scomparso dal Mediterraneo sempre pero ben distinto dal vero negroide die e rarissimo ('M. Se si accettasse questa nostra opinione, si potrebbe risolvere la quistione della razza etiopica (Abissini, Somah, ecc), ritenendola rap- presentante (piu o meno inquinata) di questo tipo primitive, e col- locarla alia base del ramo bianco. Contro la teoria del Bloch sta inflne il concetto ammesso ora- mai dai trasformisti, che le forme estreraamente differenziate in una data direzione non sono piii suscettibili di una nuova direzione, sono plasticamente esaurite; e alio stesso modo che daU'antropoide non puo derivare Tuomo C'^), cosi escludiamo che dal negro possa derivare direttamente il biano|)^ per quanto 1' uno e V altro abbiano avuto un'origine comune, confffl-me il nostro concetto monogenistico, che graficamente abbiamo espresso nello schema precedente. Gib che abbiamo detto per 1' Africa del nord, possiamo ripetere per una parte dell' Asia. Certamente nell'India i bianchi originaria- mente non penetrarono che in piccola quantita ; eppure, non solo non perirono, ma hanno potuto plasmare dei propri caratteri fisici una numerosa popolazione, mentro parallelamentc I'abitato dclle popola- - 155 - zioni negroidi, platirrine, si riduceva di estensione. Dove arriva il bianco non e tanto una sostituzione numerica che avviene — per- che la sua prolificita non e certamente maggiore che quella delle altre razze — quanto piuttosto una vittoria delle qualita biologiche superiori insite nel suo organismo piu giovane. In virtu di tali forze plasticlie si ottiene a breve scadenza quella prevalenza numerica; che in origine mancava. Cos! la regione gia chiamata Susiana ha perduto quel tipi prognati e di aspetto quasi Sudanese, che sono raffigurati negli antichi monumenti quah abitanti del paese (*^). Molto probabilmente cio dev'essere avvenuto anche per I'Eu- ropa mediterranea : e amniissibile difatti che i negri Africani abbiano guadagnato facilmente le opposte spiaggie del Mediterraneo, prima che qaeste fossero popolate dai bianchi. Le ricerche preistoriche co- minciano a fornirci documenti oltremodo interessanti di tale avve- nimento. Nel 1902 sono stati illustrati dal Verne au due scheletri umani quaternari scoperti in seguito agli scavi fatti dal Principe di Monaco in una grotta presso Mentone C'^): i crani appartenenti a questi scheletri presentano un prognatismo cosi notevole quale oggidi in Europa non si vede piu; si tratta di crani sicuramente negroidi. Altri casi sono stati illustrati in seguito C''). JSTe i negri soltanto, ma anche delle razze steatopige, parago- nabili agli attuali Boschimani, sembra che anticamente abbiano abitato il bacino del Mediterraneo. Statuette di donne steatopige si trovano all'epoca delle prime dinastie Egiziane, in seguito scom- paiono C^); e figurazioni steatopige sono menzionate anche negli strati archeologici Europei. Tutte queste razze inferior! vengono eliminate, e all'epoca storica non se ne trovano piu tracce : gli Europei sono allora pressoche esclusivamente bianchi ; ma in tempi anterior! e probabile che Europeo e bianco non siano stati sinonimi. lo non sono lontano dal credere che anche delle popolazioni di razza gialla, pervenute in Europa, vi abbiano perduto gran parte dei loro caratteri somatici, colore della pelle, natura del capeUi, ecc. : i loro tratti sono mongoloidi, ma la loro pelle h rosea; e questi stessi tratti mongoloidi sono gia molto attenuati, diluiti, si direb- bero gia in via di scomparire. Eppure, delle orde numerosissime con donne e fanciulh, che facevano il deserto dappertutto dove passa- vano, non si trovavano certamente in minoranza nelle sedi dove prendevano dimora; le infiltrazioni estranee successive avrebbero ben potuto essere mano mano assorbite e annullate, e il tipo tisico originario mantenersi. Si sarebbero avuti dei Mongoli nel cuore del- r Europa, alio stesso modo che si hanno degli Arii di Asia. Ma il - 156 - contrasto non potrebbe essere piu eloquente e istruttivo : mentre i bianchi si affermano in Asia e conservano meravigliosamente i loro caratteri, anzi, secondo noi, li imprimono alle altre popolazioni (*'); gli Asiatici venuti in Earopa non sono capaci di conservare i loro ca- ratteri e tanto meno di imprimerli agli altri : la loro plasticita e in difetto. Non si tratta di ambiente, come si crede comunemente, quando si parla di modiflcazioni del tipo antropologico: il bianco resta lo stesso in tutte le parti del mondo. ('*) Si tratta di forze bio- logiche tali che il bianco non puo essere modificato dagli altri, ma viceversa riesce a modificare gli altri, quando questi sono suscetti- bili di modificazione, o eliminarli rapidamente quando la coesione e impossibile : questa e la sua superiorita plastica. Con la razza gialla probabilmente e possibile quella coesione, che riesce impossibile con la negra; cosicche si puo ritenere che gli Asiatici piii o meno di colore passati in Europa hanno conservato qualche loro carattere piii persistente, es. la conformazione della loro scatola cranica, rinunziando a quasi tutti gli altri caratteri so- matici. In fondo hanno sempre dovuto accettare dai bianchi molto di piij, di quello che hanno potuto conservare di proprio. Se si ac- coghe questo concetto bisognera escludere dalla grande variabilita dei bianchi i'oscihazione fortissima che presenta I'indice cefahco; attesoche gl' indici cefalici piia alti, anziche far parte realmente della razza bianca originaria, sarebbero piuttosto residui morfologici di razze estranee. Resta sempre ai bianchi in proprio una grande oscil- lazione, che va dalla dolicocefalia ai primi gradi della brachicefalia, ma non cosi grande come credeva lo Stratz: il che dimostra an- cora una volta quanto sia complesso il problema di valutare e clas- siftcare la variabihta, problema che ha suscitato queste nostre con- siderazioni. La razza bianca attuale in parte sarebbe 1' originaria (dolico- mesocefala), in parte sarebbe metamoifa, secondo il processo esposto. II metamorfismo aumenta o diminuisce la plasticita? Per tale que- sito occorrerebbe indagare adesso come si comportano i bianchi brachicefali (metamorti) e i dolico-mesocefali, quando vengono in con- tatto reciproco. Noi abbiamo gia affrontato altra volta quest' argo- mento C^), e siamo venuti alia conclusione che, se gli uni e gli altri sono in proporzioni uguali, si produce una certa convergenza, se sono in proporzioni disuguaU avviene una modificazione tale da far rientrare la minoranza nel tipo cranico predominante, quest' ultima proposizione pero non abbiamo potuto verificare che m casi in cui i brachicefali erano in maggioranza; non sappiamo se si verifica - 157 - ugualmente quando il tipo predominante e invece il dolico-mesoce- falo. Tali verifiche sono estremamente difficili, poiche si tratta di constatare delle modificazioni di tipi craiiici quasi evanescenti, delle sfumature molto rare, die non possono colpire rocchio se non di persone disposte ad accoglierle l^"). Piuttosto, in modo direi speri- mentale, si potrebbe saggiare la plasticita dei diversi sottotipi bianchi attuali, notando la loro efficacia suUe razze esotiche con le quali veugono in contatto. Molti altri modi ancora sono forse adatti a tali indagini, e puo darsi che non sia lontano il giorno in cui le forze biologiche, alle quali abbiamo alluso in questo scritto, pofcranno essere esattamente misurate : la moderna biometrica, della quale e campione in Italia il Prof. Camerano, e capace, crediamo, di nn tale compito. Annotazioni (') Giuffrida- R uggei'i. Considerazioni antropoloj^iche suirinfantilisino e conclusioni relative aH'origine delle varieta umaue. Monit. Zool. Ilal. 1903 N. 4-5. (•) Volkov. Variations squelettiques du pied chez les primates et dan^ les races humaioes. Bull, de la Soc. d'Autrop. de Paris i90.3 p. 679; 1904. p. :i2T-.iSS. (3) Stratz. Naturgeschichte des Menschen. Grundriss der somatischen Anthropologie Stuttgart 1904 p. 283 — In quest' opera lo Stratz ha ab' racciato risolutaniente quella moderna concezione del monogenismo, che abbiamo gia riass\into nei suoi caratteri essenziali : evoluzione precoce auto- Doma della branca umana, e esclusione assoluta degli antropoidi dalla nostra filogenesi. Cfr. Giuf- frida - R ugger i. La posizione del bregma nel cranio del Pithecanthropus erectus e la tendenza neo-monogenista in Germania. Atti della Soc. Rom. di Antrop. 1904 p. i*? e segg. {*) Op. cit. p. 22r). (5) Cfr. Deniker. Les races et les peuples de la Terre. Paris 1900 p. 494. (6) Vedi specialmente Thomson e Randall-Maciver. The ancient Races of the Thebaid. Oxford. 1905. (J) Questa 6 anzi la nostra opinione, e in ci6 ci conferma I'opera citata di Thompson e Ran- dall-Macirer, sebbene questi AA. parlino di una razza negroide che sia sempre esistita in Egitto. aocanto all'altra non negroide, in una proporzione notevole ('/s e talora anche */\ della popolazione totale).-i>e si guardano peru i protili figurati di questi pretesi negroidi, si vede che pocbi in realta sono tali, (8) Ordinariamente si dice che i discendenti dei mulatti ritornano al lipo bianco o al negro: il fatto enunciato in una inaniera cosl semplice indicherebbe un' influenza uguale delle due razze pro- genitrici. Ma in realty il ritoino al f>rogenitore non si ha per le unioni dei mulatti fra di loro che sono rare, e quando avvengono, come ad Haiti e alia Giamaica, non sembrano avere altro efletto che un afflnamento del tipo tisico, vale a dire un iinprestito dei caratteri superiori, chein seguito pos- sono allermarsi sempre piti, a detrimento dei negroidi, se 6 vero ci6 che dice Si mo not (Dull. Soc. Anthrop. de Paris 1 805, p. 115): « chez les mulatres abandonn^s a eux-mfimes, la predominance du sang blanc se raanifeste d6s la quatri^me generation n. II ritorno complete al progenitore, bianco o negro, avviene invece per altre ragioni, che mi place di riferire da Carlo Vogt (Legons sur I'hom- me Paris lS78,p. 587-588): la mulatta considera come il pift grande degli onori di avere un bam- bino da un bianco; d'altra parte il mulatto e respinto dulle bianche: ecco perch*!; i discendenti " oe tardent pas, par des croisements retrogrades, h. retourner vers Tune des deux races meres », La de- nominazione di incroci retrogradi definisce molto bene di che si tratta, cioe di incroci unilateral! o prevalent! nel senso di uno solo dei progenitor!, I'effetto dei quali non potrebbe non essere il ritorno a uno dei progenitori: non si tratta percid di un ritorno spontaneo, cio6 per ie unioni dei mulatti fra di loro. Tale ri'orno spontaneo ho detto che seinbra non si verifichi, e difatti, se si veriticasse, il De Quatrefages (Histoire generale des races humaines. Paris 18SS, p. 50) non avrebbe potnto dire che gl' incroci fra le diveise razze nmane presentano " les phenomeoes caracteristiques du metissage, - 158 - jamuis ceux de I'hjbridation », fra i fenomeni dovuti all' ibridismo avendo egli messo specificata- lueDte « i fenomeni di rltorno (Ibidem p. 46) n. Ci6 non toglie che ordinariamente se tie parli come uno dei cosidetti fatli acquisiti alia scienza. e quel cir<5 piii straDO, venga citato il ritorno ai proge- oitori tanto dai poligenisti in sostegno della Joro tesi, quanto dai monogenisti, ad es. dal Le Dantec (Traits de Biologie. Paris l'J03, pp. 321, 4i9 e altrove), senza curarsi di appi-ofondire di che si tratta veramente. (^) Chantre. Recherches authropologiqiies en Egypte. Lyon 1904. (W) Bloch. De I'origine dt-s Egyptiens. Bull, de la Soc. d'.\.nthrop. de Paris 1903 p. 401 : e Une excursion a Tanger. Ce o e nous croyons de I'origine des Maures. Ibidem p. 573. (") Cfr, G iuffr i da-R uggeri. Deux cranes n^groides Siciliens. Cottribution k ranthropologie de la Sicile (type grossier et type fin). L'Anthropologie 1904. Fasc. V. — In una coUezione di 210 crani siciliani io bo trovato due soitanto crani negrodi, e una dozzina c'rca di crani del tipo gros- solano (alquanto prognato). (12) Cfr. Giu ffrid a-R uggeri. Qualche contestazione intorno alia piCi vicina filogenesi iimana ('3) Cfr. Sergi. Uli Arii in Europa e in Asia. Torino 1903 p. 1,S3. Mori.it. Zool. Hal. 190'^ p. 264 e segg. Cfr. pure Scliwalbe. Die Vorgtschichte des Menschen. Braun- schweig 1904 (riassunto in Atti della Soc. Rom. di Antrop. Vol. X p. 340). (}*) Verneau. Les fouilles du prince de Monaco aux Baouss^-Rousse. Un noiiveau type humain L' Anthropologic 1902 p. 561. (>5) Vedi le indicazioni in Atli delta Soc. Horn, dt Antrop. Vol. X p. 339 e Vol. XI p. 149. (16) Vedi in Atti della Soc. Rom. di Antrop. Vol. XI. p. 142. ('■') R is ley ammette ciie gli Ariani penetrati nel Punjab si siano astenuti dall'unirsi a dunne Dravide {Census of India 1901, Vol. I, India, Part. I Report. Calcutta 1903, p. 507). A parte che ci6 e contro le abitudini di tutti. i conquistatori, questa volontaria astinenza, anche animessa, non spiega affatto la scomparsa del tipo infer'ore, preesistente nella regione conqnistata: sarebbe accet- tabile se fossero rimasti i due tipi I'uno accanto all'altro, il che non 6 avvenuto. Lo stesso Risley ammette che la seconda invasione di Ariani, che occupo 1' Hindustan e ii Bihar, si mescolo coi Dra- vidi a tal punto da aversi quelli che cliiama Ario-D'-avidi (Ibidcia pag. 511). Non si capisce i] per- ch6 di questo differente coinportamento degli Ariani verso gl' iiidigeni. Noi invece pensiamo che nien- tre nel Punjab, la regione prima occupata, I'eliminazione dei caratteri Dravidi 6 un fatto compiuto, nelle altre region! occupate pid tardi tale eliminazione non si 6 ancora verificata. A ritardarla con- corre molto probabilmente la niaggiore vicinanza del territorio propriamente Dravidiano, il quale foroisce nuovi contingeoti alia niescolanza etnica. Non bisogna dinienticare peraltro che i Dravidiani non sono morfologicaniente cosi in basso come i veri Negri; quindi una certa coesione fra essi e i bianchi potreblie anche essere avvenuta, coucorrendo altre circostanze favorevoli. Certamente I'lndia il raiglior campo di osservazione che si possa desiderare per lo studio della plasticita delle razze umane, se 6 vero che esista anche un tipo Mongolo-Dravida, come ati'erma il Risley, un tipo Scito- Dravida, ecc. Gli antropologi sinora non hanno avuto altra mira che di estrinsecare i tipi puri, ma 6 tempo di rivolgere Tattenzione anche ai tipi inisti come tali : se i primi intersssano gli zootonii, i second! interessano i biologi. L'esistenza o meno di tipi misti, la loro durability, le forze plastiche di cui dispongono sono tutti problemi che interessano al piti alto grado la biologia. ("*) Questa 6 la regola generale, che come qualunque legge presenta anche delle eccezioni: cosi neirindia vi sono i Portoghesi neri (Cfr. Mantega zza Studi sull'etnologia dell'India. Fjrewie 1886) che peraltro hanno conservato intatti i loro caratteri scheletrici. (•*) Giuffrida-Ruggeri. Sulla plasticita delle variety umane. Monit. Zool. Ital. 1903 p. 160. (^) Cfr. I casi riferiti nel mio lavoro citato sopra. - 159 - ISTITUrO PAT0L03IC0 DEI, LA R. SCUOLA SUPERIORE DI MEDICINA VETERINARIA DI MILANO. Ematopoiesi embrionale mielogena e placentare CoMONiCAzioNE DI GIAN PIETRO PIANA PBOFESSORE DI ANATOMIA PATOLOGICA E PATOLOGIA GENEKALE (Con tav. I e 5 figure nel testo). fi vietata la riproduzione. Indotto dagli studii miei giovanili fatti sotto la guida deU'Ei- colani sulla comparazione della placenta dei diversi animali, mi son deciso ad occuparmi della ematopoiesi uterina e placentare per rilevarne i caratteri e stabilire i confronti fra le modalita che presenta nelle prime fasi embrionale e fetale, nel midollo delle ossa degli adulti in condizioni normali e patologiche, nell'utero, nella placenta. Sebbene queste mie ricerche siano ben lungi dall'aver raggiun- to quelFestensione prefissami per meta, pure esse mi permettono di fame una comunicazione preventiva, che se non altro, spero po- tra giovare di stimolo a perseverare nello studio dell'ematopoiesi che tanta importanza presenta anche nel campo della patologia. Ad illustrare quanto sarii ^esposto mi giovero di figure sche- matiche, quali convengono ad una spiegazione riassuntiva dei fatti rilevati. Per chi pero s' interessi in modo speciale dell' argomento tengo a disposizione in laboratorio serie di preparati microscopici e non pochi disegni tracciati col prisma. Si gli uni che gli altri varranno a giustificare rjuanto espongo sulla moltiplicazione dei globuli rossi nucleati nell'embrione, sulla ematopoiesi mielogena sulla ematopoiesi dei vasi uterini nei roditori e placentare nei ru- minanti. Circa pero alle osservazioni microscopicbe del mestruo e del succo placentare di donna, credo opportune presentare una ta- vola cromolitografica, ricavata da una serie di miei disegni, che serva a differenziare i diversi elementi istologici contenuti nei ma- teriali stessi. Questa tavola serve anche ad illustrare la mia comu- nicazione: Ematopoiesi dell'utero desunta dagli elementi morfologici del mestruo e del sangue spremuto dalla placenta di donna, fatta nel Convegno della Unione Zoologica Italiana in Rimini nei giorni - 160 - dal 12 al 16 settembre 1903 e riportata nel Monitore Zoologico Ita- liano (Aniio XIV, dicembre 1903 pag. 361). Portando la nostra attenzione suH'embrione di lui vertebrate, ■vediarao rappresentati i primi rudimenti di vasi e di sangue da cilindri, costituiti da piii ordini di cellule embrionali derivanti dal mesoblasto, nei quali, pur dovendosi ammettere una corrente in- tercellulare di plasma nutritizio, non ancora vi troviamo cavita o canale lungo il quale venga agevolata la corrente, come riscontrasi nei vasi a completo sviluppo. (KoUiker). In un dato memento della vita embrionale viene a manife- starsi differenziazione fra le cellule situate alia periferia e quelle che si trovano neli'interno di detti cilindri. Le prime acquistano maggiore aderenza reciproca coi lore margini, essendosi la lore for- ma appiattita, in mode da costituire un tube che viene a conte- nere le cellule interne. In queste, alia lor volta, si verifica dimi- nuzione di volume per contrazione della massa protoplasmatica, — formazione di pigment© emoglobinico nel citoplasma, — rimpic- ciolimento del nucleo che acquista maggior affinita per. le sostanze coloranti speciflche per le preparazioni microscopiche, scongiungi- mento reciproco per I'interposizione di fluido omogeneo. E appunto in grazia di queste trasformazioni che si hanno i primi elementi morfologici e il plasma del sangue. . Fra i globuli primitivi del sangue che pei fatti sopradetti si giudicano globuli rossi nucleati e che come tah assumono forma discoidale, alcuni se ne distinguono per essere alquanto piii piccoli e di forma globare, a nucleo relativamente piu grande, a citopla- sma scarso e privo di pigmento, che si ritengono leucociti. Col progredire dello sviluppo deU'embrione i globuli rossi si producono e moltiphcano per diversi processi: 1°. Per la formazione di nuovi cordoni di cellule embrionali, da cui derivano nuovi bratti vasali e nuovi globuli del sangue; 2°. Per segmentazione indiretta del primitivi globuh del sangue; 3°. Per fragmentazione del nucleo di speciali ceUule limitanti le pareti vasali. Questi diversi fatti si constatano all'esame microscopico di sezioni del fegato di embrioni di coniglio della lunghezza di cir- ca 8 mm. Nella figura n. 1 possiamo scorgere nel cavo della rete capil- 161 - ]are che scorre fra le cellule epatiche, parecchi globuli ros^i nu- cleati igni). ua globulo ro^jso nacleato colla sostaiiza cromatofila del nucleo in diastro per la cariocinesi — alcuni globuli rossi, pic- (frn M0 coli privi di nucleo, come quelli dei mammiferi adulti, {gr), - alcuni globuli rossi ugualmente piccoli come gli ultimi indicati, costituiti in- teramente da sostauza cromatofila igrg), - un leucocito (/), — che si distingue dai globuli rossi nucleati per essere alquanto piu piccolo, per avere forma globosa anziche discoidale, per avere il nucleo re- lativamente grande e per raancare di emoglobina. Tra le cellule poi endoteliali {EV) limitanti i capillari se ne nota una col nucleo re- lativamente grande e un'altra colla sostanza nucleare partita in pa- recchi piccoli nuclei, che, rendendosi liberi sul cavo vasale, acqui- stano i caratteri di giovani globuU rossi privi di nucleo, ma formati di sostanza cromatofila. Nei periodi piu avanzati della vita intrauterina e nella vita extrauterinalagenerazione degli elementi morfologici del sangue, det- ta ematopoiesi si localizza in alcuni organi che prendono la qualifica di ematopoietici e quivi si compie con modalita particolari come in seguito verro diraostrando. Quali organi ematopoietici sono indicati specialmente il fegato la milza, i gangli linfatici, il timo, la mucosa intostinale nei pesci, il midollo delle ossa ed ancora io debbo segnalare le artorie utorine e la placenta delle femmine gravide dei mammiferi. In questi animah, raggiunto Io sviluppu, la funzione ematopo- ietica, vale a riparare le perdite continue che avvengono negli ele- - 162 - menti morfologici del sangue e della Unfa per istolisi iiella nutri- zione dei tessuti. I globuli rossi dopo una durata piu o meno breve si dissolvono per ematolisi, in mode che per le condizioni patologiche, o per de- ficente neoformazione od eccessiva distruzione globulare, la crasi del sangue variamente viene alterata, come accade in certi avve- lenamenti, in certe invasioni di protozoi parassiti, che assalgono piu 0 meno direttamente i globuli rossi del sangue. Dai globuli rossi distrutti pero deriverebbero, secondo il Va- sale le cosidette piastrine del Bizzozzero che poi pur esse fini- scono per dissolversi. Quando pero, sia per intossicamento, sia per invasione di mi- crorganismi, vuoi anche per semplici emorragie, vuoi per intossica- menti cronici, si verifichi straordinaria perdita o consume degli ele- ment) morfologici del sangue, I'ematopoiesi nell'organismo ancora vigoroso si esagera onde ristabilire requiUbrio organico. In questi casi generalmente si attribuisce massima importanza all'ematopoiesi mielogena (Bizzozzero, Neumann"). A lungo andare pero I'ematopoiesi si altera, oltre che per au- mentata attivita, in altro mode ancora, di guisa che gli element! per essa neoformatisi o presentano caratteri istologici abnormi, o sono dotati di funzionalita viziosa e di vita straordinariamente ef- fimera. II midoUo delle ossa tutte, presenta funzione ematopoietica durante la vita fetale. In seguito pero tale funzione si dilegua nelle ossa delle parti periferiche del corpo, e cio possiamo conoscere dai caratteri, anche macroscopici, riscontrabili nel midollo, in istato di attivita ematopoietica, diversi da quelli rilevabili in state di riposo. II midollo ematopoietico ci si presenta di color rosso bruno, mentre aU'opposto quello che manca di tale proprieta, puo apparir scolorato per esser costituito in predominanza da cellule adipose, oppure tinto lievemente in roseo per le reti capillari ripiene di san- gue ordinario. Cosi le ossa lunghe degli arti di animali sani ed avan- zati in eta ci mostrano il midollo coi caratteri ultimi ora indicati, nel mentre che nelle vertebre, nelle costole, nello sterno, il tessuto midollare contenuto nelle trabecole ossee in massima parte e di color rosso bruno come si conviene a midollo ematopoietico. II tessuto midollare poi delle ossa dei feti o dei neonati, si presenta tutto di color rosso bruno. In speciah circostanze patolo- giche, anche nelle ossa lunghe degli arti di animali adulti, possia- - 163 - mo trovarci in presenza di midollo che abbia, in tutto o in parte, acquistati i caratteri ematopoietici. AU'esame microscopico del midollo ematopoietico troviamo le Fig. 2. cellule adipose scarse e piccole, in confronto di quelle del midollo usuale, invece in grande quantita si riscontrano elementi denotanti la neoformazione dei globuli rossi del sangue (Fig. n. 2)cioe: 1. Cellule assai voluminose con nucleo a forma tuberosa o con piu nuclei fra loro raggruppati dette — Megacariociti (Me); 2. Cellule a citoplasma non colorato omogeneamente da emo- B '.r.n y-^y J- \p.o mg ^A H^ fy\ /yti'A ■Q K0) W W ^^) Pig. 2 his. globina e con citoplasma non granuloso, somiglianti a leucociti, le quali si ritengono derivanti da megacariociti polinucleati, dette — Mielociti non granolosi {Wi)\ - 164 - 3." Cellule piu o meno grosse con citoplasma omogeneo e omo- geneamente colorato da emoglobina costituenti — Globuli rossi nu- cleati {g. r. n.) ; 4.** Globuli rossi omogeneamente tinti da emoglobina e colo- rabili artificialmente coUa soluzione acquosa di bleu di metilene e con altre soluzioni di colori ritenuti neutrali — Globuli rossi gio- vani ig. r. g.) {g. r. o.); 5.** Cellule simili a quelle indicate al n. 2, ma distinte per- che contenenti granuli di particolare affinita pei diversi colori di anilina, dette percio — Mielociti anfoflli, eosinofili ed anche Mielociti a tipo di Mastzellen del Ehrlich ecc. (M. i. g). I globuli rossi neoformati nel midoUo delle ossa immigrano nel- r interno dei vasi, con processo affatto opposto a quello emigrativo che si veriflca nelle emorragie per diapedesi e nella migrazione dei globuli linfoidi nelle infiammazioni. Tanto nella milza, quanto nel midollo emopoietico delle ossa si trovano associate agli elementi denotanti I'ematopoiesi, cellule in rapporto colla ematolisi, o distruzione dei globuli rossi del san- gue, sia flsiologica che patologica. Questi sono elementi piii o meno voluminosi contenenti, ing'obate nel citoplasma, sferuline e gra- nuli colorati intensamente da pigmento emoglobinico (Fig. 3). Fig. s. La neoformazione poi dei globuli bianchi del sangue piir che in altre parti si manifesta nel tessuto follicolare e midollare delle ghiandole linfatiche. Cio viene dimostrato dalle numerose cariomi- tosi che si trovano tra i leucociti. I leucociti neoformati per la via dei linfatici raggiungono il sangue- Come si vede la neoformazione degli elementi morfologici del - lt)5 - sangue e segnatamente di quelli rossi nella midolla delle ossa, pur essendo piu complessa di quella riscontrata nei vasi del fegato di embrione di coniglio, appare non pertanto evidente. Mi si permetta ora di dire qualche cosa circa quanto in pro- posito venne da me trovato nei vasi uterini e nella placenta di al- cuni maramiferi. In tutti i roditori durante la gravidanza si ha una copiosa neo- tbrinazione di elementi cellulari delle pareti arteriose, derivante tan- to dciUa tonaca endoteliale, daU'inthna, quanto dalla muscolare. Tale neoformazione e singolarmente estesa nelle arterie uterine delle cavie ; infatti mentre nelle cavie, appena fecondate, le dette arterie misurano in diametro un decimo di millimetro, in quelle a termine di gravidanza raggiungono invece fin oltre quattro decimi di milli- metro, e cio non solo si verifica nelle arterie delle pareti uterine, ma ancora in tutto il tratto delle stesse, decorrente nei legamento largo. AU'esame microscopico di questi vasi cosi ingrossati si verilica come il fatto sia in rapporto principalmente ad un aumento di spessore nelle pareti vasali, dovuto, come ebbi a constatare, a neo- formazione di elementi cellulari, dei quali una parte si distacca dalla superficie interna del lume vasale e si unisce al sangue circo- lante. Queste cellule evidentemente per la degenerazione idropica da cui si mostrano colpite sono destinate a subire la necrobiosi ed a dissolversi nei plasma del sangue. Se cio non avvenisse molto rapidamente, per le grandi dimensioni lore proprie, passando lungo i capillari e nelle vene, non potrebbero a meno di determinare estese embolie nei capillari della placenta e ancora nella rete capillare dei polmoni. Altra parte delle cellule suddette neoformatesi rimangono in- vece incluse nello spessore della tonaca vasale, e si fanno cellule e fibrocellule voluminosissime e polinucleate, a nuclei tra loro riuniti a cumuli. In alcune cellule i nuclei costituenti il cumulo mediano, pochi in quantita, sono relativamente grossi : in altri invece sono molto numerosi, piccoli come globuli rossi del sangue, ed intensissima- mente colorabili, coUe soluzioni dei colori usati nelle prcparazioni microscopiche per ben distinguere i nuclei. Di piij, e cio parmi im- portantissiiih), invece di nuclei piccoli e coloraliili si trovano in ta- - Ibt) - lune cellule del g.lobuli die non si tingoiio, ma naturalmente colorati da enaoglobulina, cioe globuli che hanno tutti i caratteri di globuli rossi del saiigue (Fig. 4). rn Kig. 1. mt r= eleinunti derivauti ilall' intiiiia e dalia iiinscolare. r.e = elemeiiti fierivanti i'aire"(lotelio. (/. r. n. r= globuli rossi di niiova formazione. ;/ I. V. ■=: globuli rossi conteniiti nei lume vasale. II prof. Felice La Torre die ebbe la couipiaceuza di studiare sLilla cavia " La funzione ematopoietica del vasi uterini ., nel La- boratorio d'Istologia o Fisiologia generale della R. Universita di Roma diretto dal prof. G-. Magini (opuscolo stampato dalla Tipo- grafia Cooperabiva Sociale in Roma 1904) confermo in gran parte i fatti da me descritfci nei vasi uterini della Cavia, ma nello stesso tempo giudico piu confacence una interpretazione diversa di quella da me accolta dei fatti stessi. I detti fatti non avrebbero, secondo il La Torre, altro uffido che quelle di preparare I'ostruzione dei vasi uterini e quindi di provocare il parte. Quanto ho esposto in questa nota parmi che mi dispensi dal- I'insistere nella difesa della mia interpretazione. Nei ruminanti domestici (vacca, pecora) onde poter riscontrare fatti riferibili ed ematopoiesi nell'utero occorre portare I'osserva- zione pi'oprio nel tessuto della placenta. Come e noto in questi ani- mali la placenta e multipla e si sviluppa su certe rilevatezze preesi- stenti della mucosa uterina indicate col nome di cotiledoni : questi mancano di glandule mucose, hanno il corion formate da un tessuto connettivo conservante struttura embrionale, vasi sanguigni abbon- danti e rivestimento epiteliale cUindrico semplice. - 167 - AUorche in una pecora avviene la fecondazione i cotiiedoni della mucosa uteriaa inturgidiscono, il tessuto connettivo embrio- nale del corion prolifera e I'epitelio cotiledonale, come pure ebbe a dimostrare il prof. Fiorentini, nei cotiiedoni della mucosa uterina delle vacche (Alcune osservazioni istologiche sui cotiiedoni dell'utero di vacca pel dott. Angelo Fiorentini -Comunicazione fatta all'As- sociazione Medica Lombarda, seduta del 30 giugno 1896) si distrugge corapletamente. Quando poi dall' novo fecondato, i villi del corion dell'embrione giungono in contatto coi cotiiedoni, ivi si impiantano, sicche vediamo in questi formarsi delle cavita, rappresentanti il primo radimento delVorgcuio glandulare della placenta dell' Ercolani che danno ricetto ai villi del corion dell'embrione. yueste cavita si rivestono fin da principio di uno strato di cellule endoteliali, derivanti dall'endotelio dei vasi sanguigni dei co- tiiedoni, e che nella pecora si trasformano poi in cellule giganti po- linucleate Fig. 5. I nuclei di queste cellule dapprima pochi in nu- ^^ Kig. S- eg = ceJluIe giganti derivanti da cellule endoteliali. np = nuclei di cellula gi^jante io picnosi. nd = nuclei di cellula gigaute in distaciinento. grn ^- globuli rossi occupanti il posto di nuclei in una cellula gigante c r= tessuto del cotiledone. D :^ vaso del cotiledone. mero, ma grandi, si fanno poscia molto numerosi e piccoli ; quindi col distruggersi del citoplasma, resi liberi, vanno a costituire il lat- tice placentaie. In alcune cellule pero si vede come prima di verificarsi questo fatto i nuclei perdano le pro))rieia di fissare le sostanze impiegate per le preparazioni microscopiche o inv^o^ si trnvano naturalmente colorate da emoglobulina. Nell'utero di vacca le cellule endoteliali di rivestimento della cavit^i deH'organo glandulare doll' Ercolani, invece di assiimere i - 168 - caratteri di cellule giganti polinucleate, producono cellule somiglianti a quelle di epitelio cubico, moltiplicantesi per scissione indiretta. Prima di distaccarsi dalla superficie dell'organo glandulare e contri- buire alia costituzione del lattice placentare perdono raffinita per le soluzioni coloranti specifiche dei nuclei e si trasforniano in glo- buli soraigliantissimi a globuli rossi del sangue. I globuli del lattice placentare di vacca pero non presentano coloramento emoglobinico. Alia costituzione del lattice contenuto nell'organo glandulare deir Ercolani, tanto nella vacca quanto nella pecora, concorre I'epi- telio di rivestimento dei villi del cor ion impiantati neU'organo stesso. Tale epitelio e formate di piu ordiui di cellule epiteliali, fra le quali parecchie se ne scorgono con nucleo in cariocinesi o con due nuclei. Nel lattice si veggono contenute dalle cellule derivanti dall'epitelio dei villi. Dalla comunicazione fatta al Convegno di Rimini risulta aver io constatato come, tanto nel mestruo che nel succo placentare, esistono indizi non dubbi di ematopoiesi nella mucosa uterina della donna menstruante e nei villi del corion nella placenta eliminata in seguito ad aborto. Pertanto mi limito a presentare la tavola cromolitografica rap- presentante immagini microscopiche ingrandite di 775 diametri come lo dimostra il decnniilimetro ilgurato nel mezzo della tavola stessa. Tali immagini furouo tratte da preparati microscopici trattati con una soluzione acquosa di cloruro di sodio all' 1 « ^ tinta con bleu di metilene. Le mie osservazioni sul mestruo di donna risultano in relazione con alcune altre suUa struttura del corion della mucosa dell'utero di donna, fatte sopra uteri perfettamente tissati con aldeide formica, gentilmente favoritimi dalla ben nota signora dott. prof. Giuseppina Cattani, direttrice del laboratorio di anatomia patologica e di bat- teriologia dell'Ospedale d'Imola. II corion della mucosa uterina da queste osservazioni risulta formate di piccolo cellule fusate, somiglianti a fibrocellule muscolari a stadio embrionale, in tutto lo strato della mucosa stessa occu- pato dalle glandole. La sostanza connettiva o intercellulare non ap- pare. Fra le dette cellule fusate si trovano inflltrati molti leuco- citi a nucleo relativaraente grosso e ricco di granuli cromatofili. In alcuni punti del corion rintiltramento (ii leucociti e cosi copioso da dare I'apparenza di folbVoli linfatici. - 169 - I vasi capillari nel corion deila mucosa si trovano numerosi e relativamente ampi. Nel loro interne si veggono aderenti all'endo- telio leucociti siniili a quelli infilfcrati. A mio avviso il flusso niestruale avverrebbe in seguito a ne- crosi superficiale del tessuto delicatissinio del corion della mucosa uterina, infiltrate da leucociti alquanto piii grossi degli ordinari e di forma poliedrica. Distinsi percio questi leucociti, indicandoli come cellule della decidua mestruale. Quando pero avviene la discesa nell'utero di un ovulo fecon- dato, la circolazione umorale e la nutrizione del tessuto vengono opportunamente eccitate ; e percio, invece della necrosi, si ha lo sviluppo della decidua placentare da quella mestruale. In seguito al flusso mestruale deve verificarsi, anche secondo Williams (citato dal Cuzzi nel suo Trattato di ostetricia e gi- necologia, a pag, 120), rigenerazione di una parte della mucosa. Ri- generazione che non puo effettuarsi che per proliferazione del tes- suto del corion e dell'epitelio delle glandole della parte della mucosa rispettata dalla necrosi. Quando pero la necrosi avviene irregolarmente in modo da in- taccare parti profonde della mucosa e rispettarne altre superficiali, a mio avviso, possono seguirne deviazioni nel processo di neofor- mazione rigenerativa, e quindi inizio alio sviluppo di neoformazioni atipiche, ossia tumori epiteliomatosi, tumori fibromiomatosi. Da cio risulterebbe giustificata la pratica terapeutica del ra- schiamento dell'utero indicata in alcuni casi. Tale raschiamento pero non dovrebbe mai essere spinto tanto oltre da asportare la mucosa uterina molto estesamente e in tutto lo spessore percorso dai tubi glandolari. In tal case diverrebbe impossibile la rigenerazione della mucosa. Milano 19 febbraio 1905. Spiegazione della tavola I. Fig. 1 — Ciiiiiulo di cellule della decidua mestruale. n 2, 3, 4, 5 — Ceil'jie della decidua stessa isolate e piO o nieno ridotte in volume. o 6 — Una cellula della decidua mestruale con perdita di propriety cromatotiia pel hieii di nie- tilene. n 7, 8 — Cellule della decidua mestruale con carioressi. '''* — n » V n n ne metacromatismo. n 10 — Cellula n n n n degeaerazioDe pigmentaria. n 11, 12. 13, 14 — Cellula della decidua mestruale ameboide, non ancora coinpletamente penetra'a (lalla sostanza colorante conteniita rel preparato, diverse volte rijrodotta. n 15, 10 — Cellnlc di decidua mestruale polinncleate ameboidi. La lE'^ mostra il pseupodo colorato da emoglobina. « 17, 18 — Globuli rossi del inestruo, alquanto piO grandi dell'ordinario contenenti granuli rifran- genti. La 17;' cootiene di pni d\if residui di .sostanza coloraliil*' dal bleu di metileoe. - 170 19 — Globulo rosso del mestruo alquanto \) i\ graD'lf dcli'ordinario colorabile dal bleu di iiieti- lene e conteneate granuli rifrangenti. 20, £1, "^2, i'.i. 2". 25, 2(5 — Diverse forme di j^lo'mli rossi nucleati contenuti nel sangue niestruale. 27 — Globule rosso colorabile dal bleu di metiiene contenuto nel sangue niestruale. 28 — ,) J) uon colorati) contenuto nel sangue inestruale. 29 — Uellula distjuamata dairei)itelio vaginale. 30 — Uno dei corpiccioli ainiloidi trovato nel mestruo. Nei preparati trattati col liquido di Lu- go 1 tali corpiccioli ap[iaiono neri. 31 — Uno dei globuli ross', piCi grand! degli ordinari e con granuli rifran/enti, del succo pla- centare. 32 — Uno dei globuli rossi, colorabili dal bleu di uielileae contenuti nel succo placentare. 33 — Rive-itimeuto sinciziale di villo del corion di placenta di circa mesf tre, avente la superti- cie esterna del citoplasma con dentellature e insenature. 34 RIvestiinento sinciziale di villo del corion dilla niedesima placenta nel f|uale si nota una escresc'.Dza in loraia di cordone assai esile. 3.5 — Cellule placentari contenute unitaniente al sangue negli spazi intervillosi della plarent:\ 36, 37 — Cellule decidual! di forma c/lobosa della placenta suddetta. Una di quests cellule con- tiene nel citoplasma sferuline adipose: altra contiene materiale giallognolo costituito da enio- globulina. LABORATORIO D ISTOLOGIA DELLA CLINICA MEUICA DI PARMA. Sul nucleolo della cellula nervosa Nota preliminare del Uott. ADOLFO FERRATA. E vietata la riproduzione. Richiamo I'attenzione sopra una particolare disposizione anato- mica del nucleolo della cellula nervosa. (') In moltibsime cellule del sistema nervoso, in diverse specie di animali, con process! svariati di tecnica, sono riescito a mettere in evidenza nel nucleolo una sostanza che tende a differenziarsi e ad abbandonare il nucleolo stesso. Questa sostanza assume con elettivita i culori basici e servono a tale scopo molto bene I'ematossilina ferrica di Heidenhain, e 11 bleu di toluidina. Dalle ricerche di vari autori (ricordo in modo speciale quelle del Levi) ci e noto che il nucleolo della cellula nervosa non e costi- tuito da un'unica sostanza omogenea, ma consta di una parte cen- trale (acidofila) e di una periferica (basofila). Anche dai miei preparati in molte cellule risulta evidente tale disposizione anatomica. (1) I preparati di quesia ricerca furono presentaii all'Associazione medica di V'arraa nella seduta del H Aprile 1005. - 171 - Altre cellule invece presentano una sostanza foitemente tiiigi- bile raccolta in un sol punto piii o meno esteso della periferia del uucleolo, e piu o meno pronunciata a seconda delle cellule: in alcune e una leggiera salienza die appena si intravvede ad un lato del nucleolo : in altre questa parte differenziata e assai piu inanifesta, e sporge per un tratto, facendo ernia dal nucleolo : in altre ancora questa sostanza e costituita da un globetto fortemente tingibile coi colori basici, talora d'aspetto granulare, talora piccolo, talora assai prossimo per la dimensione al nucleolo stesso, di forma rotonda o semiovale, piu spesso unico, e ancora connesso al nucleolo intima- mente per un tratto piu o meno esteso. Qualche cellula presenta il nucleolo con due o tre globetti di so- stanza basofila alia periferia, in qualche caso addossati, piii spesso opposti I'uno all'altro. In altre cellule a lato del nucleolo si scorge la sostanza baso- fila libera nelle maglie del reticolo nucleare. La parte acidofila e basofila del nucleolo varia assai da cellula a cellula : cosi mentre alcuni nucleoli sono costituiti quasi esclusi- vamente dalla basofila, altri, specialmente quelli provvisti della so- stanza fortemente tingibile a forma di globetti piii sopra descritta, prendono in modo elettivo i colori acidi. Questa in modo affatto schematico la disposizione anatomica : mi riserbo in un altro lavoro di illustrare tale reperto. Parma, Aprile 1905. P i o .11 i u g a z z i n i Nato a Roma nel 1804 segii'i in quella rnixci-sita sili stiidii tli Scieii- ze naturali iici qiiali ebbc a niacstci iioiuiiii ('(•cellcnli ii(Mla scienza lore. Da pssi oitro al sapere pivsp queiranioiv alle riccrche scii'iitiflche die unito aireievato iiiteiletlo «' alia graiide operosita lacova di lui il vero maestro. J.aureato nel 1887. I'u dapprima assistente, tluranle due anni. presso la Stazione zoologica di Napoli ; successivameiite aiuto alia cattedra di Anatomia umana nolla stessa Universita di Roma, ed in quelFambieiite quanto mai favorevole, si potcrono svolgere rapidamenle le sue naturali altitudini alia ricerca scieutifica ed airinsegnamento, tantoche dopo qual- tro anni fu professore di Anatomia Microscopica in quella stessa Univer- sita e per tre anni diresse con attivita e valore queirinsegnamento. Ap- presso, in seguito a concorso, fu cbiamato ad insegnare Zoologia ed Ana- - 172 - tomia comparata nella Universita di Catania, col grado di straordinario, e quattro anni dopo, nel 1901, col grado di ordinario, guadagiiato in un nuovo concorso, passu ad insegnare la stessa disciplina nella Universita di Messina. Venuto a mancarc Tillustre Adolfo Targioni-Tozzetli. il titolare della cattedra di Zoologia degli invertebrati nell'Istituto di Studii Superiori di Firenze, quella Facolta di scienze lo chiamo nel 1903 a sostituirlo. Pio Mingazzini svolse la sua attivita scientillca in vari campi della Zoologia, ma piii specialmente si dedico alle ricerche sul parassitismo che lo condussero a studiare il modo col quale i cisticerchi e le tenie assorbono il materiale nutritizio, questione che egli seppe riconnettere all'altra, ancor piii discussa e piu interessante, deirassorbimento inte- stinale, scorgendovi un meccanismo afFatto analogo. La serie delle sue numerose pubblicazioni comincia con un « Saggio di un catalogo sui Goleotteri della campagna romana » seguito dal « Ga- talogo dei Goleotteri della provincia di Roma appartenenti alia famiglia dei Lamellicorni ». La raccolta di questi Insetti che non era fatta uni- caraente per appagare la curiosita del collezionista, gli fornisce il ma- teriale per ricerche suU'anatomia e sull'islologia del tubo digerente delle larve di alcuni Lamellicorni e per altre ricerche consimili sul tubo di- gerente deirinsetto perfetto dei Lamellicorni fitofagi. Frattanto la sua atteuzione di perspicace osservatore e richiamata da alcuni parassiti di questi Lamellicorni, e precisaraente da certe An- guillule I' da certe (Iregarine, delle quali esamina il ciclo di sviluppo. rilevando che esse subiscono le fasi del loro svolgimento in armonia coji quelle dell'insetto di cui sono parassite. Gertamente, come apparisce dalla successione cronologica dei suoi la- vori, tali osservazioni segnano il primo impulso alia lunga serie di ricer- che intraprese con felice successo sugli Sporozoi ed iniziata con un con- tributo alia conoscenza delle Gregarine. Successivamente esamina le affl- nita dei Goccidi colle Gregarine e trova die il ciclo vitale cosi delle une come degli altri e identico. Passa poi alio studio dei Myxosporidi, serven- dosi di quelli della vescica biliare dei Plagiostomi. Alia Stazione zoologica di Napoli, usufruendo dell'abbondante materiale die vi poteva raccogliere, imprende una revisione delle Gregarine del Golfo di Napoli, descrivendo generi e specie nuove e meglio illustrando quelle poco conosciute. Tra i (uoccidi attrae la sua attenzione la Benedenia octopiana ed esami- nandone il ciclo evolutivo stabilisce che questo parassita ha due fasi di vita ben distinte, di cui I'una termina colla produzioue diretta dei corpi Calciformi, I'aUra invece finisce colla formazione di spore, entro le quali si tbrmano i corpi falciformi. Gon le molte conoscenze cosi acquistate intorno a questi gruppi di Spo- rozoi si accinge a dare di essi una classificazione piii conforme ai risul- tali sulla loro struttura e sul loro sviluppo, talche fatta la storia e la critica delle classificazioni precedent!, ne propone \nia propria. Final- mente in una memoria che porta per titolo « Gontributo alia conoscenza - 173 - degli Sporozoi », raccoglie ed illustra larganiente con figure gli studi da liii fatti per vari aiini su questa classe di animal i. Un'altra lunga serie di lavori e qiiella che riguarda certi fatti del parassitismo delle tenia e dei cisticerchi, segnatamente i rapporti del parassita con I'ospite. In un primo lavoro sul parassitismo trae occa- sione per combattere la teoria fagocitaria di Metchnikoflf e per dimo- strare invece che I'ospite coi suoi tessuti favorisce la vita del parassita, non solo formando una cisti con tessuto a funzione protettiva, ma al- tres'j producendo particolari elementi che distruggendosi vanno poi a nutrire il para:isita stesso. Talvolta anzi I'adattamento dell'ospite al pa- rassita e tale che i suoi elementi connettivali contribuiscono potente- mente alia vita di questo, anziche ostacolarla. Le ricerche sulle cisti degli elminti valgono a persuaderlo che que- ste, sia per trasudamento di plasma dai loro vasi sanguigni sia per di- stacco di cellule connettivali o per passaggio di linfociti, forniscono un liquido che, elaborato ulteriormente alia superficie della cuticola, serve di sostanza nutritizia al vernie cistico che I'assorbe con modificazione della sua cuticola e del suo strato subcuticolare. Indagando il modo col quale le tenie si fissano alia mucosa intestinale ed istituendo nuove os- servazioni sulle cisti elmintiche, si propone di additare come avviene I'assorbimento degli elminti nel verme adulto, ossia nelle Tenie, e nei Cisticerchi. Giunge pertanto alia conclusione che tutta la superficie del corpo dei Cestodi, sia alio stato adulto sia in quello larvale, e capace di assorbire le sostanze alimentari. Anche le ventose sono capaci di assor- bire ed anzi in certe tenie come in StilcsU/, che vive nell'intestino della pecora, non fungono da organi di fissazione ma di nutrizione. Dal modo col quale avviene I'assorbimento nei Gestodi in genere, risale al processo di assorbimento compiuto dall'epitelio e dai villi intestinali. processo che studia poi piu ampiamente negli Uccelli e nei iMainmiferi. Le sue osservazioni sopra a tale argomento, interessantissimo cosi dai lato istologico come dai lato della fisiologia, raccoglie in due memo- rie accompagnate da tavole, giungendo alia conclusione che realmente le cellule dell'epitelio intestinale hanno una parte attiva nell'assorbimen- to, poiche assumono in loro le sostanze alimentari. le segregano poi dalla propria superficie interna e subiscono camljiamenli di forma e di strutlura correlativi a questo loro meccanismo funzionale. Sicch^ certe apparenze, notate da precedenti osservatori e ritenute come dipendenti da difetto di preparazione. sono invece espressione di reali modificazioni, di cui ora conosciamo il significato fisiologico. Se i fatti rilevati dettero luogo a discussioni, furono per altro confermati sia fuori d'ltalia dai Renter, sia presso di noi principalmente per opera degli studi di Rina Monti sugli animali ibernanti. Avendo per huigo tempo coltivato con speciale predilezione le ri- - 174 - cerciie sul i)arassitisiii(). si seiili da queslc portato a scrivere iiu trat- tato di Zoologia metliea. Con alcuiie investig-azioni di line istologia porto un nolevole ccditri- buto alia conosceiiza della slrnHura c d(dlo svilii])p(i dclla libra musco- lare striata. Un altro canipo nel tiuale raccolse buona niesse di preziose osser- vazioni, e custituito dai snoi studi sui corpi lutei veri e falsi dei Ret- tili, particolarmenle sui process! di oolisi nella Seps chalcides, a cui lenne poi dietro un lavoro siilla degenerazione sperimentale delle nova di Rana esculenin. Ed anche studi di embriologia dei vertebra ti lo occuparono per qualche tempo, come le ricerche sugli annessi felali del CrongyJus ocel- latus e quelle siille anomalie dell'estremita posteriore del midollo spi- nale nell'embrione di polio. Con imo degli iiltimi snoi lavori era I'itornato ai t^rotozoi descri- vendo una nuova specie di Cistoflagellati, da iui denominata Radiozoum Ujboluin, raccoUa nel marv» di Messina, molto diversa, sia per la forma sia per la costituzione del suo corpo, dal Leptodiscus mcdvsoides de- scrilto da R. Hertwig. Mostra die essa non e osclusivamente propria di Messina, ma va posta tra le specie marine di larga distribuziono geo- grafica, avendola rinvenuta anche tra gli animali planctonici raccolti dalla R. nave « Liguria » nel mare Caraibico. Per il profondo si)irito crilico, sua precipua dote intellettuale che predomina in tutll i suoi lavori, sempre rigorosamente condotti, e per la instancaliile sua operosita era presto salito in tama non soltanto di ])iologo insigne ma anclie di sapiente maestro. K di queste sue doti, e della sua attivitii feconda gia si preparava a dar prova nella sua nnova (^attedra di Firenze, dove, giunto in un momento nel quale i Laboratorii sciimtilici si andavano completando e rinnovando, aveva saputo, con chiara visione deiravvenire della sua scienza e dei bisogni della cattedra, riorganizzare, o forse meglio isti- tuire un laboratorio, che, dati i mezzi come sempre da noi limilatissi- mi, poteva dirsi modello. Quando a[)piuito era il uiomento che da ([ueste fatiche egli e, piii che tutti, i suoi scolari. attendevano il frulto, morte lo tolse d'improv- viso ai colleghi che lo stimavano e lo amavano gia per la sua mente e per il nobile suo animo. E. Giacomini. PUBBLICAZIONI DEL PrOF. Pio MiNGAZZlNI. 1. — Saygio di un cataloyo sui Coleotteri della campagna romana. 1884. 2. — Idem (centuria 2»). — Lo Spallanzaai. Roma, 1885. 3. — La concimazioue del terreno vegetale per opera di alcuni Lamelli- corni. — Uoraa, 1887. - 175 - 4. — Sul preteso reticolo plastinico delta fibra muscolare striata. — Bull. Soc. Naturalisti. Napoli, 1888. 5. — Cataloyo dei Coleotteri della provincia di Roma, appartenenti alia farhiglia Carabici. — Bnll. Soc. Eatom. Ital. Firenze, 18S8. 6. — Ricerche anatomiche ed istologicke sul tubo digereate dtlle larve di alcuni laviellicorni fitofagi. — Nota preliminare Bull. Soc. Naturalisti. Na poll, 1888. 7. — Idem. — Lavoro corapleto. Mittheilung. Zool. Stat. Neapel. 1889. 8. — Ricerche sul tubo digerente dei Lamellicorni fitofagi {insetti perfetti). — Nota preliminare. Bull. Soc. Naturalisti. Napoli, 1888. 9. — Idem. — Lavoro completo. Mittheilung. Zool. Stat. Neapel. 1889. 10. — Ricerche sulla struttura delVipodermide nella Periplaneta orientalis. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1889. 11. — Contributo alia conoscenza delle Gregarine. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1889. 12. — Ricerche sulle Didimophydeae. — Rend. Accad. Lincei. Roma 1889. 13. _ Ovoloyia. — Encicl. Med. Vallardi. Milano, 1890. 14. — La partntela dei Coccidi colle Gregarine. — Soc. Naturalisti. Na- poli, 1900. 15. — Sullo sxnluppo dei Myxo.sporidi. — Soc. Naturalisti. Napoli. 1890. 16. — Catalogo dei Coleotteri della provincia di Roma, appartenenti alia famiglia dei Lamellicorni. — Soc. Naturalisti. Napoli, 1899. 17. — Contributo alia conoscenza della fibra muscolare striata. — Anat. Anzeiger. Jena, 188J. 18. — Sulla rigenerazione dei Tunicati. — Bull. Soc. Naturalisti. Napoli, 1891. 19. — Sulla distribuzione delle Gregarine policistidee. — Accad. Lincei. Roma, 1891. 20. — Sulla affinitd dei Sarcosporidi coi Microsporidi. — Accad. Linoei. Roma 1891. 21. — Gregarine monocistidee nuove o poco conosciute del golfo di Napoli. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1891. 22. — Le Giegarine delle Oloturie. — Rend. Accad. Lincei. 1891. 23. — Le Gregarine monocistidee dei Tunicati e della Capitella. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1891. 24. — Uoolisi nella Seps chalcides. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1892. 25. — Classificazioni dei Coccidi e delle Gregarine. — Accad. Lincei 1892. 26. — Contributo alia conoscenza dei Coccidi. — Accad. Lincei, Roma. 1892. 27. — Ciclo evolutivo della Benedenia octopiana. — Accad. Lincei. Roma, 1892. 28. — Nuove specie di Sporozoi. — Rend. Accad. Lincei. Roma 1892. 29. — Contributo alia cono.'icenza degli Sporozoi. — Ricerche Lab. Aniit. Roma, 1893. 30. — Ricerche sul parassitismo. — Ricerche Lab. Anat. Roma, 1893. 31. — Corpi lutei veri e falsi aei liettili. — Ibid. Roma, 1893. 32. — II mollusco contagiosa ed il vaiolo dei colombi. — Accad. Med. Roma, 1894. 33. — Sulla degenerazione sperimentale delle ova di Rana e.scultnta. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1894. - 176 - 34. — II coUeeionismo negli animali. — Torino, 1895. 35. — Nuove ricerche sul parassitismo. — Ricerche Lab. Anat. Roma, 1896. 36. — Ricerche sulle ciati degli elminti, — Arch. Parasitologie, Paris. 1898. 37. — Ricerche sulk) sviluppo del Gongylus ocellatus. — Accad. Gioenia. Catania, 1898. 38. — Sid modo col quale le tenie aderiscoao alia mucosa intestinale. — Bull. Accad. Gioenia. Catania, 1899. 39. — Anomalie deWestremitd posteriore del midollo spinale aeW emhrione di polio. — Bull. Accad. Medica. Boma, 1899. 40. — Ricerche sul parassitismo delV Amphistomum conicum. — Mem. Accad. Gioenia. Catania, 1899. 41. — Osservazioni generali sul modo di adesione dei Cestodi alia parete i?itestinale. — Rend. Accad. Lincei. Roma, 1889. 42. — Le ventose delle Aaoplocef aline sono organi di assorh'imento. — Ri- cerche Lab. Anat. Roma, 1899. 43. — Cambiamenti morfologici delVepitelio intestinale durante Vassorbimento delle sostanze alimentari. — Nota L Accad. Lincei. Roma, 1900. 44. — Idem. — Nota II. Ricercho Lab. Anat. Roma, 1900. 45. — Nuove ricerche sidle cisti degli elminti. — Arch. Parasit. Paris, 1900. 46. — La secrezione interna neWassorbimento intestinale. — Ricerche Lab. Anat. Roma, 1901. -17. — La stazione Zoologica di Napoli ed il 25" anniversario delta sua fandazione. — La vita italiaua. Roma, 1897. 48. — Trattato di Zoologica medica. — Soc. ed. Dante Alighieri. Roma, 1898. 49. — Ricerche sul veleno degli elminti intestinali. — Rass. internaz. Med. moderna, Catania, 1901. 50. — Sull'esistenza di una secrezione emessa dalla superficie del corpo dei Cesiodi adidti. — Accad. Lincei. Roma, 1902. 51. — II Mollusco contagioso degli Anfibi. — Ric. Lab. Anat, Roma, 1902. 52. — Ricerche sul vario modo di fissazione delle Tenie alia parete intestinale e sul loro assorbimento. — In Ricerche Lab. Anat. normale Univ. di Roma ed altri Lab, Biologici, Vol. X, fasc. 1, 1904. 53. — Ricerche sui Cistoflagellati. — Ibidem, Vol. X, fasc. 2 e 3 1904. 54. — Le societd degli animali. — Firenze, 1905. CosiMO Chbrubini, Amministratore-responsabile. Kirenze, 1905. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. . Honilurc /^ooloificu Itiiliiinn-Auiio . I // /;//:/ KJ #■"#■' J II. (.:•■;;■. 1^- M. -^ 15. ■•u -J ,?/. '.v.^ .M / .-A 8K 36. \ ••' ^, •--.■/ .7/. V_ J?.(^. J 35. .17. ^J v^^ - (}./.' Pl.iri,! ,lh. Congres Federatif International d'Anatornie ET 7 REUNION Dfi ^'ASSOCIATION DES ANATOMISTES du dimanche 6 au Jeudi 10 aout 1905 A G E N fe VE PROGRAMME Dimanche 6 aoilt 1905. 10 heures du matin. — Ouverture de l'Expositit)n. 8 heuros du soir. — A I'ile Rousseau (ou eventuelleraent, en cas de mau vais temps, au restaurant de I'Arquebuse, rue du Stand) : Soiree familiere. — Rafraichissements ofterts par le comite genevois. Lundi 7 aoUt. 8'> 30 du matin. — Ouverture du Congres a I'Aula de I'Uuiversite (tenne de ville). — Communications scieutifiques. 2 heures apres midi. — Demonstrations. Mardi 8 aoilt. Sh 30 du matin. — Communications. 2 heures apres midi. — Demonstrations. 5 heures du soir. — Inauguration du monument H. Fol, a I'Universite (te- nue de ville). Immediatement apres la ceremouie: Reception chez M""* H. Fol, a Chougny (tenue de ville). Mercredi 9 aoHt. yh 30 du matin. — Communications. 2 heures apres midi. -— Demonstrations. 5h 30 du soir precises. — Promenade en bateau a vapeur sur le lac, ot ferte par M. le professeur Eternod. Depart du quai du ]\[ont- Blanc. — Colla tion sur le bateau, ofterte par M. le professeur Bugnion. 9h 30 du soir. — Retour a Geneve. — Illumination de la rade (il sera prudent de se munir de manteaux ou de chales pour le retour). Jeudi 10 aoM. S^* 30 du matin. — Communications. 2 heures apres midi. — Demonstrations. 7h 30 du soir. — Banquet oflSciel ottert par I'Etat et la Ville, au toyer du Grand Theatre (tenue de ville). — Cloture du Congres. Las communications et les demostrations auront lieu en comraun dans le batiment de I'Ecole de medecine. Toutefois, si les congressistes depassaient un certain chifFre, et s'il tallait faire des sections, le comite pourrait prendre d'autres dispositions et un avis ulterieur donnerait les indications necessaires. Chemins de far, excursions, voyag'es en Suisse. Chemins de fer fediraux. — L'adrainistratiou des chemins de far federaux delivre directement ou sur commande, dans los principales gares de son reseau (Geneve, Berne, Lausanne, Bale, Neuchatel, Schatthouse, etc.), des cartes speciales de circulation sur toutes les lignes suisses. Valables quiiize jours, au prix de Valables trente jours, au prix de I* classe : 70 fr. 2^ classe : 50 - 3* classe : 35 — P classe : 110 fr. 2® classe : 75 — 3*^ classe : 55 - Ces cartes doivent etre raunies de la photographie (format carte de visite) et de la signature du titulaire. La photographie en question, non collee, doit etre deposes en meme temps que le montant du prix du billet. Les billetts ordinaires d'aller et retour delivres par IbS chemins de fer federaux pour I'interieur de la Suisse sont valables dix jours et permettent de s'arreter ad libitum et sans formaiite a toutes les stations du parcours. Des demarches serout faites aupres des autres compagnies de trasport, notamment dans les environs de G-eneve, pour faciliter le transport de MM. des congressistea et, si possible, pour leur faire avoir des reductions. 11 sera donne ulterieureraent des indications sur le resultat de ces de- marches. En ce qui concerne les chemins de fer fran9ais, la demande du demitarif sera pHsentee aux Compagnies, comme les annees precidentes, par le secretariat de V Association des anatomistes. Si cette demande est accordee les membres de V Association en seront avertis individuellement Logements et arrivees Un bureau de logements a ete institue sous la direction de MM. les D»"s Cristiani et R. Odier. Vu I'eucombrement dans les hotels a cette saison, augmente encore cette annee par la Fete des vignerons, MM. les congressistes sont iustamment pries de commander directement et k I'avance leur logements et de traiter exactement du prix demande. Pour tous renseigments s'adresser a M. le Dr Odier, avenue du Mail, ou au Bureau de renseiynemeiits, place de Eergues. Voir ci-dessous, pour le caniet de fete et les insignes : Secretariat et bureau permanent. Tres important. — fmmediatement a leur arrivee, MM. les congressistes sont iustamment pries de retirer audit secretariat leur carte-carnet avec carte et leur insigne de congressiste. Chaque insigne, a. mettre k la boutonniere, portera un uumero qui per- mettra de retrouver, sur la liste des membres du Congres, le nom de chaque congressiste. Ce bureau fouctionnera le premier soir (diraanche 6 aout) a I'ile Rousseau, ou eventuellement au restaurant de I'Arquebuse, durant la soiree familiere. (Voir Programme du congres, p. 9). Inscription de participation au Congres II est absolument indispensable que les organisateurs connaissent d'avance le nombre des congressistes, d cause de la question des logements et des locaux a amdnager pour le Congrds. Pri^re istante de signaler la partecipation even- tuelle (meme si elle n'eiait pas absolument sHre !) aupr^ du secretaire d'une des Sdcietis f Meres avant le 25 juin. MonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delia Unione Zoologica Italiana DIBBTTO DA. DOTTORI GIULIO GHIARU6I EUGENIO FIGALBI Prof, di Auatomia umana I'rof. di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di StudJ Super, in Kirenze nella R. Universita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVI Anno Firenze, Luglio-Ag-osto 1905 N. *7-8 SOMMARIO: Bibliograpia : Pag. 177-182. CoMUNiCAZiONi 031GINALI : CMarugi G-., Delia regione parafisaria del telen- cefalo e di alcuni ispessimenti del corrispondente ectoderma tegumentaU in embrioni di Torpedo ocellata. (Nota preliminare). — Frassetto F,, Per un parietale tripartito supposto inesistente (Con fig.). — Pag. 182-188. RENDICONTO DELIA QUINTA ASSEMBLEA ORDINARIA E DEL CONVEGNO DEL L'UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA IN PORTOFERRAIO. (15-20 Aprile). — Pa- gina 189-251. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAPIA Si da notizia soltanto dei Lavori pabblicati in Italia. VI. Protozoi. Battaglia Mario. — Alcune ricerche sopra due tripanosomi (Trypanosoma vespertilionis-Tripanosoina Lewisi). — Annali Medicina navale, An. 10, Vol. 2, Fasc. 5, pp. 517-523, con figure. Roma 1904. Memmo G., Martoglio F. e Adani C. — Infezioni protozoarie negli animali doiuestici in Eritrea (Piroplasmosi e Tripanosomiasi). — Annali Igiene .sperim., Vol. 15, N. 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Berlese Antonio. — Apparecchio per raccogliere presto ed in gran nuinero piccoli Artropodi. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 1, pp. 85-89, con figure. Firenze 1905. 4. Crostacei. Brian Alessandro. — Un piccolo Crostaceo isopodo divoratore di pesci iCiro- lana hirtipes M. Edw. — Boll. Naturalista, An. 25, N. 3, pp. 25-27. Siena 1905. Magrl Francesco. — Primo contributo alia conoscenza dei Crostacei decapodi abissali del compartiraento marittimo di Catania. — Atti Accad.. Gioenia Se. nat. Catania, An. 81 {1904), S. 4, Vol. 17, Mem. XIV. Catania 1904, pp. 16. b. Aracnidi. Berlese Antonio. — Acan nuovi. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 (1904), Fasc, 1, pp. 10 32, con tacole. Firenze 1906, - 17C) - Maglio Carlo. — Secondo elenco d'Idracne del Pavese. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 38, Fasc. 2, pp, 141 154. Milano 1905. Monti Rina. — Genere e specie nuovi di Idracnide. Con 2 tav. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 38, Fasc. 3, pp. 168176. Milano 1905. Passerini N. — Osservazioni originali su di un caso di adattaraento di un Acaro terrestre a vita pelagica. — Bull. Soc. entomol. ital., An. 36, Trim. 3, pp. 179-180. Firenze 1904. Police Gesualdo. — Sui centri nervosi dei cheliceri e del rostro nello scor- pione. — Boll. Soc. Naturalisti, Napoli, An. 18, S. 1, Vol. 18, 1904, pp. 130- 135. Napoli 1905. 7. MlRlAPODI. Silvestri Filippo. — lies ligusticae. XXXIV. Intorno ad una uuova famiglia di Diplopoda glomeroidea trovata in Italia. — Atmali Museo civ. St. nat. Genova, Vol. 41 {S. 3, Vol. 1), pp. 60-64. Genova 1904. 8. Insbtti o Esapodi. a) Parte Generale. Cecconi Giacomo. — Note di Entomologia forestale (Seconda parte). — Bull. Soc. entomol. ital.. An. 36, Trim. 3, pp. 103-116. Firenze 1904. Ronna Antonio. — Cio che occorre ad un raccoglitore di Lepidotteri. — Vedi M. Z., XVI, 3, 60. b) Tisanuri. Silvestri Filippo. — Nuovi generi e specie di Machilidae. — Redia, Gior/i. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 1, pp. 1-9. Firenze 1905. Silvestri Filippo. — Materiali per lo studio dei Tisanuri. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 1, pp. Itll20, con tavole. Firenze 1905. c) Ortotteri. Fuschini C. — Le galle fillosseriche corrose dalla Phaneroptora quadripunctata Burm. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 1, pp. 121-126, con figure. Firenze 1905. d) Pseudoneurotteri. Bibaga Costantiuo. — Bescrizioue di nuovi Copeognati. Con tavole. — Redia Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904}, Fasc. 1, pp. 99 110. Firenze 1905. Ribaga Costantino. — Sul genere Ectopsocus Mac Lachl. e descrizione di una nuova variety deU'Ectopsocus Briggsi Mac Lachl. — Redia {Giorn. Ento mologia), Vol. 1 {1903), Fasc. 2, pp. 294-298. Firenze 1904. e) Rincoti. Guercio (del) Giacomo. — Contribuzione alia conoscenza delle forme e delia biologia del i'aracletus cimiciformis Heyden, — Redia, Giorn. Entomolo- gia, Vol. 2 {1904], Fasc. 1, pp. 90 98, con tavole. Firenze. 1906. 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Ho ripreso lo stadio dello sviluppo della regione parafisaria in embrioni di Torpedo ocellata., clie gia fu avviato da D'Erchi a f) in questo Istituto Anatomico, e posso aggiungere alcune indicazioni nuove 0 piii precise a quelle da lui fornite. In embrioni di Torpedo della lunghezza di circa mm. 13 la volta del telencefalo, come risulta dall'esame di ana sezione me- diana, comprende due regioni, le quali direttamente si succedono d'avanti in dietro, dal processo nevroporico al fondo del velum trasversum, e che debbono esser designate col nome di regione so vrane vroporica e di regione parafisaria. Nella regione sovranevroporica la parete encefalica precede obli- qua in dietro e dorsalmente, con leggiera concavita dorsale; nella regione parafisaria, lungo la quale essa e di poco piu sottile, descrive un'ampia curva a convessita dorsale. In embrioni un po' piu inoltrati nello sviluppo, cosi in quelli che abbiano raggiunto una lunghezza di 15-18 mm., il profilo della volta del telencefalo nel piano mediano non apparisce sostanzial- mente cambiato; pero nella regione parafisaria la parete encefalica e divenuta assai piu sottile che nella regione sovranevroporica, spe- (') II lavoro completo. con tavole, vedr^ Ja luce neW Archimo Italiano di Analomia e di Em- briologia. (*) D'Erchia, Fl. Contributo alio studio della v6Ita del cervello iniermedio e della regione pa- rafisaria in embrioni di pesci e di maniniiferi. Monitor* zool. ital., Firenze, Vol. 7. 1fli>6. - 183 - cialmente nel tratto piu sporgente della sua curva; inoltre qualche tubercoletto od evaginazione, paratisi, si e da essa sollevato lungo la linea mediana. In embrioni di Torpedo si formano o si possono formare .tre parafisi. Una di esse, che chiamero Parafisi «, si sviluppa dove comincia in avanti, in maniera piii decisa, I'assottigliamento della parete proprio della regione paiafisaria. Un' altra formazione, che chiamero Parafisi 3, rimane al di dietro e a breve distanza dalla precedente. dove la parete encefalica cambia direzione per conti- nuarsi nella pagina anteriore del velum. L'ultima delle tre parafisi, Parafisi y, si sviluppa a spese della pagina anteriore del velum. La parafisi a e quella che D'Erchia considera come la vera parafisi; la parafisi B e lo speciale organo che questo A. designa col nome di " organo rudimentario della regione parafisaria ,,, che egli considera come una varieta ed al quale attribuisce un' esistenza effimera; della parafisi ( egh non fa menzione. Clli abbozzi delle parafisi cominciano ad accennarsi quando I'em- brione e prossimo alia lunghezza di circa 15 mm. — Le parafisi a e s sembra che possano essere considerate come costanti: esse compajono contemporaneamente o quasi contemporaneamente, in forma di un locale ingrossamento della parete sporgente verso la esterna superficie, il quale si converte in seguito in un diverticolo cavo. La parafisi 8, o sia che anticipi alquanto nella comparsa, o che pill rapidamente compia la sua evoluzione, puo raggiungere presto la forma di diverticolo. Pero con altrettanta rapidita si riduce, e in embrioni oltre i 18 mm. non se ne trova piii traccia. Frat- tanto nella regione pa!-afisaria Tassottigliamento della parete ence- falica ha progredito, accentuandosi vi e piii il contrasto che, fin da stadi molto precoci, si notava per questo carattere colla prossima regione sovranevroporica. Sospinta in dietro dall' accrescimento di quest' ultima, la regione parafisaria non si mantiene distesa, ma, esagerandosi in certo modo la sua convessita primitiva, si converte in una sottile piega alquanto sviluppata in larghezza, aU'apice della quale, come, ad es. in embrioni di 25 mm., viene a trovarsi la pa- rafisi c<. A cominciare da questo memento si puo dire che la para- fisi '^ abl)ia perduto la propria individuaht^. — La parafisi y, che ho trovato soltanto alio stato di diverticolo cavo, e da considerare come una formazione incostante. Dalla evoluzione della regione parafisaria iisulta come sia ne- cessario considerare in maniera distinta la parafisi, o le parafisi, dali'insicme della regione parafisaria, nella quale (luclle si costitui- - 184 - scono; il che, per quanto almeno riguaida i Selaci, non fii fatto dagli Autori, fatta eccezione per Minot(*); essendo stato genercil- mente attribuito il significato di parafisi alia piega che in stadl tardivi di sviluppo o nell'adulto rappresenta piuttosto Tinsieme delia regione parafisaria. Passo ora ad ilJustrare brevemente alcune particolarita relative aU'ectoderma tegumentale corrispondente alia regione parafisaria in embrioni di Torpedo ocellata. A chi esamini in esemplari della lunghezza di 13 mm. recto- derma che ricopre la parte anteriore della testa, questo si presenta in una sezione mediana con caratteri different! nei suoi vari tratti. Nel tratto che corrisponde al recesso nevroporico, dove in prece- denti stadi si apriva il nevroporo anteriore, I'ectoderma e piuttosto alto, con elementi disposti irregolarmente in due o piii piani. Da quel punto procedendo in direzione ventrale, I'ectoderma tosto si riduce a uno strato semplice, che va gradatamente diminuendo di altezza fin dove comincia 1' invaginazione ipofisaria. Procedendo in- vece dorsalmente, la grossezza dell'ectoderma va in priiioipio aumen- tando, ed esse tosto si mostra nettamente differenziato in due strati costituiti ciascuno da una sola fila di elementi, uno strato superfi- ciale alto, uno profondo piatto. Questa disposizione si conserva fin verso il limite fra diencefalo e mesencefalo, con questo, che la gros- sezza complessiva dell'ectoderma, la quale ha il suo massimo di contro alia regione sovranevroporica del telencefalo, in seguito gra- datamente diminuisce, riducendosi di altezza lo strato suporficiale. Nel limite fra diencefalo e mesencefalo, I'ectoderma diventa sem- plice ed appiattito. — Passando daha sezione mediana ad altre piu laterali, si confermano sostanzialmente le particolarita or ora in- dicate. In embrioni che abbiano raggiunto i 15 mm. di lunghezza, I'ectoderma tegumentale della regione parafisaria mostra interes- santi modificazioni, che particolarmente riguardano il suo sti'ato |,)rofondo. Mentre questo era in precedenza, come dicemmo. in foiina di epitelio piatto, mostra ora tendenza a svilupparsi m altezza. disponendosi anche talora i suoi elementi m piu piani. Cio non si verifica in maniera uniforme, ma a tratti, e piii specialmente que- (') M i D o t C. S. On the Morphology of the Pineal Region. Iiased upou its Develo|iment in Acaii • thias. Th» Americon ■fouritnl of Annlomy. Bultimorc. Vnl. y, I Ho I. - 185 - sto processo conduce alia frequente formazione cli particolari ispes- simenti a sede determinata, che brevemente descrivero. Stanno questi ispessimenti a ciascun lato e a brevissima di- stanza dal piano mediano. Possono essere in numero di uno o di due per lato, essendo in questo caso situati uno al davanti dell'al- bro. 11 rigonflamento od organo posteriore si trova, piojettato sul piano mediano, appena al dinanzi del punto ove sorge dalla parete encefalica la parafisi a: quando questa abbia acquistato la forma di diverticolo, il suo asse, che e inclinato verso la superficie dorsale della testa e in avanti, prolungato incontrerebbe la projezione del detto organo posteriore. L'organo anteriore rimane frontalmente al precedente, a breve distanza da questo, e, approssimativamente, corrisponde al limite fra la regione parafisaria e la regione sovra- nevroporica del telencefaio. Quando un solo organo per lato e pre- sente, puo equivalere per posizione o all' anteriore o al posteriore. II grade dello sviluppo di questi organi nei diversi individui e vario e non sta in relazione col grade di sviluppo dell'embrione. Se sono da ciascun lato in numero di due, possono avere differente volume. Li ho trovati con frequenza in embrioni da 15 a 22 mm. di lunghezza e non oltre. Ma poiche al di la dell' indicate hmite di 22 mm. di lunghezza, non posseggo che qualche osservazione isolata, a tale reperto negative non posso attribuire un significato decisive: potrebbero i detti organi in quel casi per eccezione' non essersi formati ; o la loro mancanza potrebbe signiflcare che si conservano fine a un certo periodo dello sviluppo embrionale e poi si atrofiz- zano, avendo cosi il valore di organi rudimentali, come fa anche supporre la variabilita di alcuni loro caratteri. Hanno forma lenticolare. Dei due strati cellulari che in questa regione compongono 1' ectoderma, il superficiale concorre a costituirii in maniera differente nei diversi casi: ora si assottiglia, per etfetto della distensione determinata dallo strato profondo considerevolmente ingrossato; ora apparisce piu alto che nelle regioni prossime ; ora [)i-olJfera in una vohnninosa gemma lobata. Concludendo, lo strato superlioialu non li;i clio nnii. parte accest^oria nella costitnzione de- gli organi ectodermici. La parte essenziale e caratteristica di questi e rappresentata invece dallo strato profondo, che si presenta sem- pre in forma di un ingrossamento lenticolare, a varii piani di cel- lule sovrapposte. le cellule profonde, specialmente le central!, sono sviluppate in altezza e convergono col loro asse maggiore verso I'asse della formazione; le cellule superficiaii, appiattite, sovra])poste - 186 - in pill strati, ricoprono le precedenti. — Niente di particolare, an- clie negli embrioni piu sviluppati, nello strato mesenchiraale inter- posto fra gli organi ectodermici e la parete encefalica. L'epoca relativamente precoce di sviluppo nella quale gli organi ectodermici della regione paraflsaria fanno la loro comparsa, la loro iiotevole frequenza in quel periodo nel quale ho potuto ricercarli. la costanza della loro sede, la loro disposizione simmetrica, la loro struttura cai'atteristica, fanno supporre che essi abbiano impor- tanza morfologica. Quale questa sia non e possibile ora precisare. Si puo soltanto, tenuto conto della loro struttura, ammettere che essi rappresentino organi o rudiinenti di organi sensoriali, apparte- nenti, per la sede. speciale che occupano, a un sistema differente dagli altri ben noti sistemi di sense cutanei dei Selaci. ISTITDTO DI ANATOMIA DELI.A K. UNIVKKSITA DI BOLOGNA DIRETTO DAL PROF. O. ^ ALENTl. (SEZFONE DI ANTROPOLOGIA) DoTT. FABIO FRASSETTO Per un parietale tripartite supposto inesistente B vietata la riproduzione. In una nota pubblicata il marzo scorso in questo Monitore Zoologico il prof. V. Giuffrida Ruggeri, dope alcune elocubrazioni si- billine e dope una critica che certamente non ha il merito della coscienziosita e della serenita, a proposito del parietale tripartite descritto da me nel 1900 sur un cranio di Egiziano {') e riportato poi nel 1904 ('), fra le altre cose osservava: " il fatto che il solco non arriva alia sagittale taciuto dal Frassetto, e 1' esistenza di altri due solchi paralleli piii piccoli, ugualmente taciuti inviterebbero a tirare una conclusione che io tralascio. „ Dope queste insinuazioni io ho i-isoluto di ristudiare il case, semplicemente e solamente per sdebi- tarini dell'accusa che egli vorrebbe insinuare riguardo ai fatti da ine riferiti - secondo lui — in modo inesatto o indebitamente taciuti. E le nuove osservazioni fatte sur un bel raodello di gesso e su tre fotografie inviatemi - con molta cortesia - dal chiarissimo prof. Verneau del Museum di Parigi confermano quanto avevo gia (') Notfis il<^ craniolo;.-iH compart'^. Ann. tl. be. Naturelles t. WII. Zoologie. i_-> I'ari'lali ii-.j'!ii-tiii in iianii imiaiii e ill sciiiiMiie. J^fouiliirc Zoohnjico lla/knio, clc<;<-nil>rc IWi- - 187 - scritto.nel 1900 e mi inducono ad abbandonare quei dubbi e quelle riserve che allora credevo di dover esprimere. '•. c. siitnra coroualt. — /. / sutiira lainli(ioi;illalb. — p. s. sutura parleto sQua- itiosa. — s p o sutura so|irannuii]eraria separaute ranjjolo pterico. — s. t, ossirino fontanellare stelanico — p. a. ossiciro fontanellare pi-oasterico. — s. s. solco principale. — s. s'. tratto on- rupato (Jai (lentell: snturali. — f. i* solchi seconHari situati avanti al principale. Delle nuove osservazioni — fatte solamente in difesa di quanto mi si vuole addebitare — il resultato e questo: 1/' II solco principale (s.s.) si puo dire che arrivi alia sagittale, (a. b.J e se non vi si congiuiige, va a livello della zona occupata dai suoi dentelli. - 188 - 2.'' Detto solco, in prossimita della bozza parietale, si continua piegando verso I'alto con una breve serie di dentelli (s. s'.) ciie sono visibili, da un occhio pratico, sui modello di gesso e sulle fotografie (*) anche senza I'aiuto di una lente di ingrandimento. Oia, se si pensa che le suture tanto quelle norniali clie le anormali neH'obliterarsi si trasformano spesso in soichi o doccie, se ne dovrebbe dedurre che il solco in questione e la traccia di una sutura sinostosata. Ma se questo ragionamento vale per i soi- chi e le doccie che si incontrano in corrispondenza di suture nor- mal!, non vale per quel soichi che si incontrano in posizioni nelle quah, normalmente, non corrispondono suture. Vero e pero che il solco che ci interessa e omotopo alia sutura soprannumeraria pa- rietale verticale obliqua, che qualche volta apparve come soprannu- meraria nel parietale umano, ma questa omotopia non e garanzia sufficiente per affermare che il solco e la traccia della sutura, e non potremmo pronunciarci affermativamente se non avessimo, nei dentelli suturali osservati in corrispondenza della bozza, le trac- cie evident! dell'antica sutura. Dimostrato che il solco principale e ia traccia di una sutura soprannumeraria, e considerando quell' al- tra (s. p. 0.) che divide I'angolo pterico dello stesso osso si ha un parietale tripartite. 3." Gh altri due soichi secondari (1 e 2), situati avanti al prin- cipale non potendosi attribuire alia stessa causa (~), che genero que- st'ultimo, non hanno alcun rapporto con I'argomento che ad esso si riferisce e che fu soggetto delle mie osservazion! del 1900 e quind! parmi giustiflcato il perche io 1! abbia taciuti. E qui finisco la breve Nota ringraziando il gentilissimo prof. Ver- neau del modello e dehe fotografie; ed il collega Griuffrida Rugger! della buona occasione che mi a offerto per confermare un case che egli, credendo d! averlo dimostrato inesistente, voleva impedire che " passasse a! poster! „. Se il mio collega invece di basare la sua critica sur un semphce schizzo fatto a memoria e su indicazion! ge- nerah, avesse osservato I'originale o si fosse procurato il modello di gesso 0 le fotografie— come o fatto io — probabilmente si sarebbe risparmiato una delle sue tante critiche ingiuste ed inconcludenti. (1) Questi dentelli si osservuDO aiiche sull'origlnale ma in inaniera vaga socondo ([Uauto me no scrisse gentilmente il proC. Verueau. (-'j Hanno espresso ideulico giudlzio i professor! Valenti e Giuconiinl ed anche i dolton Perna, Zanoiti e Lunghelti di (jiiesto Isliliito. Qui si potra. domandare a die cosa dobbiamo attribuire quei solcbi che spesso si riiiveugono nel parietale in corrispondenza del nostro solco principale. A me pare che c)uando essi nou sono le traccie di suture soprannunierarie siano dovuti alle veue profonde del cuojo capelluto o forse ad altre cause che era nun saprei precisare. RENDICONTO DELLA QUINTA ASSEMBLEA ORDINARIA E DEL CONVEGNO DELL'UNIONE ZOOLOGICA ITAUANA IN PORTOFERRAIO (15-20 Aprile 1905). Ufficio di Presidenza : Presidente : Monticelli i)iof. Francesco Saverio — Vice President i : Salvadori prof. Tommaso, Bellotti ilott. Cristoforo — /SW/rt- tario: Ghig"! pior, Alessandpo — Vive Segretario : Trinci dott. Giu- lio — Cassiere-Pconomo: Pierantoni prof. Umberto. Comitato ordinatore : Romiti prof. cav. Guglielmo, Prefsidente — De Larderel conte se- nat. Florestano — Cassuto on. aw. Dario — Marchetti oav. Giuseppe, Vice-Presidenti — Big'eschi cav. dott. Domenico Big"eschi cav. aw. Giuseppe — Cestari aw. Cesare — Cor- tese cav. ing. Emilio — Damiani cav. aw. Leone — Foresi Eufemio — Foresi Mario — Grandolfi dott. Cesare — Gras- si i»ror. Germano — Guani dott. Ettore — Guidi coiimi. j>e- nor. Pietro — Lodi dott. Carlo — Marini dott. Eug"enio — Molina dott. Luig"i — Ottoleng-hi Bellom-Pardi i>rof. dott. Fran cesco — Pulle conte inrof. Ercole — Damiani pro- fessor dott. Giacomo, kSefireturio. IDomenica 16 aprile Seduta inaugurale {aiitimeridiana). (Delia sala della Falazzina NapoleoDicn) Sono present! il Sindaco, il Sottoprefetto dell' Elba, il Coiiiandaule del presidio. Interven<^OTio all'uduiianza gli aderenti al Couveguo, inunerosi iuvilati o molte Signore. - 190 - II Sindaco saluta a norne di Portoferraio i Congressisti colle seguenti parole : Illustri e Chiarissimi Signori, E pel' me una insperata fortuna ed insieme un'altissimo onore qnello di potervi porgere, a nome dell'intiera cittadinanza il saluto dei benvenuti ne'.la modesta Isola nostra. Fra le storiche tradizioni di cui va orgogliosa I'lsola d'Elba, e ne e gelosa custode, essa conserverk gratissimo il ricordo di questo vo- stro convegno e vivo il sentimento della riconoscenza per averla scelta a sede del medesimo. Dalle vostre dotte discussioni, dalla sapiento esperienza vostra, dalle studiose indagini possiate, o venerati sacerdoti della vastissima fra le scienze che si appella Zoologia, la quale dall'antichissimo Ari- stotile al moderno Darwin ebbe illuminati cultori in ogni eta, possiate strappare alia natiira nuovi segreti, svelare nuovl raisteri, portare un utile contributo alia stessa che compensando vol degli amorosi studi irradi di un nuovo raggio di gloria I'lsola d'Elba. E que- sto I'augurio verace col quale accompagno e saluto I'aportura del vo- stro convegno. II Sottopretetto a uome del Govei-no cosi si esprirae: II Governo, che segue sempre col piu vivo interesse il progresso scientifico della Naziono, porge per mio mezzo un deferente e augu- rale saluto a tutte le illustri persone oggi qui convenute per il quinto convegno della Unione Zoologica italiana. Grande e I'onore che deriva a quest'Isola bella ed ospitale di po- tere oggi accogliere nel suo seno cosi larga ed eletta rappresentanza dell'ingegno italiano, mai a nessuno secondo nella profondita e genia- lita degli studi, mai a nessuno secondo nelle piii ardue, nelle piu no- bili ed utili conquiste dell'intelletto. II Prefetto della Provincia, dolente che j^ravi cure del suo ufficio non gli abbiano consentito di qui recarsi, mi prega di ringraziare I'egregio Comitato ordinatore per il cortese invito fattogli, e mi ha dato il ben gradito incarico di rappresentarlo. E pertanto mentre faccio voto per il sicuro e proficuo esito del Convegno, invio pure un saluto e un oraaggio alle gentili signore dei congressisti e di Portoferraio che cosi gradevolmente rallegrano e cosi gaiamente coloriscono di grazia e di primavera questa soleune cerimonia inaugurate. II Prof. Romiti, Presidente del Comitato Ordiuatore, saluta gli intervenuti a nome del Comitato e degli Elbani, e saluta e ringrazia questi a nome de- gli intervenuti. E lieto che questa occasione felice per 1' isola serva a farla - 191 - conoscere un po' meglio agli Italiani ed anche ai molto vicini ad essa; lo merita la bellezza e la ricchezza naturale deil'isola e la proverbiale cortese ospitalita degli abitanti. Espone quindi la lunga uota dei Naturalisti, nostrani e stranieri, che hanno eflScacemente illustrata la Storia Naturale dell' Elba, dell'Ilva « generosa metallis » : la serie degli studios! e gloriosa per i nomi e per i risultati. E dopo aver accennato alio scopo elevato dei Convegni scien- titici, alio spirito di rigorosa osservazione della biologia e della desiderabiie applicazione di questo metodo rigoroso alle altre discipline non naturali, chiude con un ricordo al grande Corso che abito la casa, ove la riuiiione ha luogo, elevando, tra i grandi che vissero con Lui, la storica figura di Bichat. Comunica poi che il Minibtero della Marina ha posto a disposizione dei si- gnori Congressisti la R. Nave «Ciclope », comandata dal cav. Arturo Cerbino. II Presideute dell'lJuione prof, rilonttcelli pronunzia il seguente discorso: In nome della presidenza della Unione zoologica italiana, che ho I'onore di rappresentaie, porgo un saluto di simpatia e di gratitudine alia ospitale tei'i'a elbana, alle autorita, ai cittadini di Portoferraio per la cordiale e festosa ioro accoglienza. Ringruzio il comitato locale che ha sapientemente organizzato il nostro convegno in modo che il lavoro scientifico sia intramezzato da incantevoli gite che ci riveleranno le bellezze naturali deil'isola e ci permetteranno di conoscere la interes- sante fauna locale. Sono certo cosi di interpetrare il sentimento di tutti i socii della Unione e degli aderenti qui convenuti d'ogni parte d'ltalia. Questo nostro quinto Convegno, giusta il deliberato della Assemblea di Rimini del 1903, doveva tonersi nel settembre del passaio anno: raa la presidenza, considerando che, appunto nel 1904, doveva radunarsi in Berna il Congresso internazionale di Zoologia, tenuto conto della quasi coincidenza delle due aduuanze che avrebbe potuto nuocere alia buona riuscita del nostro Convegno, deliber6 di riraandarlo alia primavera di questo anno. Ed ora constata con piacere che fu bene avvisata nel rimando, perche la stagione piu propizia ha richiamati numerosi gli aderenti, assicurando cosi le sorti del Convegno; mentre ha permesso a parecchi nostri socii di partecipare al Congresso internazionale di Berna, al quale intervennero i prof. Grassi, Emery, Monticelii, Monti A. e Monti R., Rosa, Pie ran ton i. Rappresentavano utficialraente I'ltalia, come delegati del governo, e rUnione zoologica il Presidente in carica prof. Grassi ed i prof. Emery e Monticelii. L' Unione fu fatta segno a riguardosa deferenza con la nomina del prof. Grassi a presidente di una delle adunanze ge- nerali e quella del pi'of. Emery a vice-presidente. Torna qui opportuiio in proposito di ricordare che e merito della Unione se la lingua italiana, affermatasi di fatto o di driLto, per I'a- zione spiegata dalla presidenza in seguito al voto dell'Assemblea di Ri- mini, nel congresso di Berna e stata oramai ammcssa fra quelle rico- - 192 - nosciute nei congressi di zoologia, come ebbe a dichiarace il segreta- rio generaledel Comitato organizzatore dei Congressi zoologici, il prof. Blanc hard, neiradiinanza dlntorlaken. Questo fatto e una prova dell'azione efficace deU'Uuione e della im- portanza assunta dalla nostra associazione onorata della presiden- za di S. M. che benevolraente ha accolto il voto dell' assemblea di Roma del 1902; esprimendo alia presidenza recatasi a ringraziar- lo, nelle persone dei prof. Grassi, Romiti, Emery, Monticelli, il suo particolare interessamento ed il compiacimento per I'azione che la nostra Societa spiega in pr6 della scienza e nelle question! di pra- tica applicazioue della Zoologia. S. M. gradi molto il P volume dello Archivio Zoologico che si pubblica sotto gli auspicii dell'Unione, offer- tog) i dai Redattori, lieta che anche da noi sorgano delle pubblicazioni che possano gareggiare con le migliori straniere. L'Unione pu6 davvero darsi il vanto, con la sua iniziativa, di avere fatto si che si istituissero in Italia dei giornali del genere. Fu, difatti, suo precipuo pensiero, fin dal primo costituirsi in Pavia, nel 1900, come nella sua prima adunanza e convegno di Bologna di ren- dere possibile la pubblicazione di un giornale che raccogliesse la produzione zoologica italiana, intesa nei sensi del suo statuto. E men- tre si studiavano, nelle successive adunanze, i mezzi od il modo per tra- durre in atto questo proposito, I'idea lanciata si faceva strada e gik, per iniziativa privata, sorgeva un Archivio destiiiato a raccogliere una parte dei lavori zoologici: 1' Archivio per I'Anatomia e 1' Em brio logi a. E quando finalmente I'Archivio Zoologico fu un fatto compiuto affermandosi, per comune consenso, in Italia e fuori, I'esempio fu subito seguito ed un altro ne sorgeva da noi: I'Archivio di Fisiologia. Mer- ce, dunque, I'iniziativa dell'Unione ora tre Archivii per la zoologia pro- sperano e fanno onore all'Italia permettendo agli studiosi di pubbli- care le proprie ricerche e di farle note in patria e fuori. Dovrei, seguitando a tessere le benemerenze della Unione, ricordarne ancora molte altre; I'azione efficace dei nostri voti in pro dell'inse- gnamento secondario (I'abolizione ottenuta delTabilitazioue all'insegna- mento), quelli per la caccia tenuti in considerazione nella recente legge in discussione e molti altri,che se non sortirono ancora il deside- rato effetto, furono pertanto accolti dalle autorita con la massima benevolenza in modo da dimostrare il conto che dei deliberati della nostra Unione vien fatto. Ma mi piace e basta solo di constatare che I'Unione vive e prospera e che continuo e costante e 1' interessamento dei socii alle sue sorti: il numeroso intervento a questo quinto suo Convegno ne e prova ma- nifesta, mentre 6 augurio di sicuro avvenire nella comune concordia de- gli studiosi della scienza zoologica in Italia. Debbo, purtroppo, por termine a queste mie poche parole col - 193 - ricordo triste dei nostri socii e colleghi scomparsi nel biennio che corre dalla nostra ultima adunanza : il prof. Bombicci ed i) profes- sor Crevatin di Bologna, il prof. Jatta ed il prof. Boccardi di Napoli, il prof. Steffe di Modena. E recontissimo e il lutto per la tine improvvisa del prof. Leopoldo Maggi. Di lui dira degnamente il collega prof. Parona nella nostra prima seduta scientifica; ma io non posso tacermi dal ricordare come I'Unione, che lo voile suo presidente per I'anno 1905, carica dalla quale si dimise prima d'assumerla, si e costituita sotto la sua presidenza, uel suo nuovo istituto in Pavia, nel 1900; lietissimo egli di veder sorgere, sotto i suoi auspici, un'asso- ciazione da lui da tempo vagheggiata e che era nell'animo e nello spirito di tutti: « I'Unione zoologica italiana »; che oggi, riunita nella sua quinta adunanza, iniziando i suoi lavori, rivolge un pensiero di rimpianto, e manda un saluto riverente alia memoria del suo primo presidente, del prof. Leopoldo Maggi che fu onore e decoro del- I'Ateneo pavese. II Presidente dell'Uiiioue pro!. lYIonticelli dichiara quindi aperti la quinta Assemblea ordinaria ed il Convegno dell'Unioue Zoologica e prega il Segre- tario di dar lettura delle adesioni: Sono rappresentate: la Societa Italiana di Scienze Naturali di Milano dai dottori Magretti e Bellotti, la Societa Ligastica di Scienze Naturali di Geneva dal prof. Parona, la Societa Botanica Italiana dal prof, Baccarini, la R. Acca- demia delle Scienze di Torino dai proff. Camerano e Salvador!, la Society dei Naturalisti di Napoli dal prof. Monticelli, la I. e R. Accademia degli Agiati di Rovereto dal prof. Damiani, il Museo Civico di Storia Naturale di Milano dal prof. Mazzarelli, la Societa Lombarda per la Pesca e 1' Acquicultura dal suo Vice-Presidente dott. Bellotti e dal Segretario prof. Mazzarelli. Scusano il loro mancato intervento il Senatore Larderell, gli onorevoli Cassuto e Oueirolo, deputati al Parlamento, il prof. Giovanni Marradl, Provveditore agli Studi di Livorno, I'on. Del Buono, la marchesa Paoiucci, il prof, comra. Car- ruccio Presidente della Societa Zoologica Italiana, il prof. Ronte dell'Universita di Tolosa, il prof. Burckhardt dell'Universita di Basilea, il prof. Pirotta dell'U- niversiti di Roma; nonche i soci prof. Blanchard di Parigi, prof. cav. Andres, prof. comm. Gigliolj, prof, coram. Pavesi, prof. Russo, prof. cav. Delia Valle, conto prof. Arrigoni degli Oddi. Dopo la seduta i Congressisti si recano al Palazzo Coraunale, ove il Mu- aicipio ofire loro un rinfresco. Seduta pomeridiana Romitl propone di raandaro un telegranima al Ministro dell' Istruzion© ODor. Bianchi. L'assemblea approva. - 194 - II Presidente invita il prof. Corrndo Parona a leggere la seguente : CommemorazionQ del Prof. Leopoldo Maggi Egregi Consoci ! E seinpre doloroso il parlare di un estinto, ma dolorosissimo se chi ci ha lasciato, insigne per doti del cuore e della mente, ci e stato sa- piente maestro e carissimo amico ; tanto piu quando e ancor fresca la zoUa che lo ha ricoperto ed il tempo non ha potuto, con la sua pur provvida calma, mitigare lo schianto dell' irreparabile perdita. Se I'ambascia dell' inaspettato annunzio ed il perturbamento del I'animo mio, troppo scosso dalle cure estreme prestate all' inaniraata salma di Leopoldo Maggi, me lo avessero permesso, avrei obbedito non meno ad un dovere che ad un bisogno del cuore, ricordando le doti dell'araato maestro innanzi al suo feretro, allorquando, con deli- catissirao pensiero, si voile tributargli I'estremo saluto nel tempio della scienza, prima del trasporto all'ultima dimora, E per ciu sciolgo ora il mio debito di riconoscenza e di affetto, commemorandolo in questo momento solenne, qui ove speravamo ve- derlo a capo del nostro Convegno, e donde invece non ci rimane che inviargli un riverente e mesto saluto, persuaso come sono, di inter- pretare con cio il sentimento di tutti ed in special modo degli alliovi suoi, ai quali sono ben grato per aver lasciato a me I'incarico di dire del Maestro, die con paterna cura ci guido nel nobile, ma non sem- pre agevole cammino della scienza. Altri avrebbe detto di lui meglio che io non sappia, ma nessuno, no. sono certo, mi avrebbe eguagliato nella sincerita e nelTaffetto: il che varrk a farmi perdonare, se sard impari al compito assuntomi. Leopoldo Maggi se non giganteggi6 nella scienza per opere singolarmente brillanti o per rumorose scoperte, tuttavia ebbe cosi vasto sapere in vari rami delle scienze naturali, tanta assiduita nelle ricerche ed efRcacia nell'avviarvi gli allievi, tanta bontk e serenita di carattere, da crearsi una simpatica aureola di stima e d'amicizia 8 da lasciare cara e perenne memoria in quanti lo conobbero. Nato in Rancio, araena terra della Valcuria (Varese) il 15 mag- gio 1810, dal modico Michele, percorse gli studi secondari a Milano e quelli universitari a Pavia, conse^^uendovi nel 1863 la laurea in Me- dicina e quella in Scienze naturali, ben fortunato di compierli sotto la guida, oltreche di medici insigni, quali Panizza, Porta, Tom- masi, Sangalli, Lovati, Quaglino, eziandio di quella di natura- listi illustri, como furono Cantoni, Balsa mo-Cri veil i, Garova- glio, Stoppani e Panceri, i quali in quel periodo del nostro risor- gimento rinnovarouo lo glorie, oudo aijdo celebrato mezzo secolo prima - 195 - r Ateneo pavese, 'luando vi fioiirono uomini, come Volta, Scarpa, Spallanzani. Del suo diploma di medico, per quanto mi consta, non fece mai use, se non per dedicare I'opera sua in pro dei feriti della guerra del 1866; ma i siioi studii di medicina furono a lui sommamente proficui per dedicarsi, con piu vasta dottriiia, alle scienze naturali. Iniziata iasna carriera scientifica nell'epoca grandiosa nella quale ritalia, conseguita o quasi la sua indipendenza politica, si avviava con ardore alio svolgimento delle proprie rinnovate euergie, e in un momento in cui anche le scienze andavano prendendo sviluppo consi- derevole, per seguire 11 progresso delle altre nazioni, il Maggi tro- vossi nelle piu favorevoli condizioni per esplicare le sue doti di scien ziato e segui animosamente e con convinzione quelle idee iunovatrici che fervevano allora nella biologia. Nel 1861 fu aiuto di Paolo Panceri, temporariamente incari- cato di un corso di Anatomia comparata, avanti che Napoli privasse Pavia dell'uomo divenuto poi tanto illustre e troppo presto rapito alia scienza italiana. In quell'anno istesso e nel successivo un altro ramo delle scienze naturali, la geologia, aveva trovato un giovane e speciale insegnante nello Stoppani. Quando questi nel 1863 pass6 al Politecnico di Milano il prof. Giuseppe Balsamo-Cri veUi, il naturalista preclaro nel piu ampio senso della parola, che fino a quell'epoca era stato titolare per i vari rami della storia naturale, eccettuato quelle della botanica, si limit6 definitivamente alia zoologia ed anatomia comparata, e scelse bene col far assegnare al giovane suo scolaro Maggi, che per tanti titoli se ne era accai)arrate tutte le simpatie, la cattedra di geologia e di niineralogia; da[)pi'ima quale incaricato e poscia, nel 1869, quale professore straordinario. Nel novembre del 1871, venuto pur troppo a mancare alia scienza il Balsamo-Cri vel li, il Maggi diede nell'anno scolastico 1871-75 anche linsegnamento della zoologia ed anatomia, come incaricato, chie- dendo di succedere in esso al maestro e suocero suo; il che ottenne nel maggio 1875, lasciando la cattedra di geologia e niineralogia. Col 1° gennaio 1876 la cattedra di zoologia ed anatomia compa- rata venne pur essa suddivisa, ed il Maggi opt6 per quest' ultima, quale professore straordinario. Nel giugno 1877 intiue, il Maggi fu promosso ordinario, continuando cosi, tino alia sua morte, nell'insegnamento dell'anatomia e fisiologia comparate; coir invidiabile ventura di aver potuto percorrere tutta la sua lunga carriera di studente e di professore nella medesima Uuivei*- sitk, evitando quelle peregrinazioni che, se per il maggior numero de- gli insegnanti sono inevitabili, e talora possono oliVire dei vantaggi, sono per6 sempre una causa di disagi e di dispersione di forze. - 196 - Sebbene medico, il Maggi mai non si lasci6 sedurre dalla cupi- digia del guadagno professioaale, libero perci6 di seguire la sua viva inclinazione per lo studio della storia naturale, pot^ dedicarsi a tut- t' uomo a lunghe e proficue ricerche nel vasto campo della scienza da lui {n'ediletta; lasciando traccie del suo ingegiio e giovando al grande moviraento delle indagini positive; movimeuto che fu solo possibile col lavoro paziente di preparazione dei suoi contemporanei. Medico e naturalista, non gli fu difficile rivolgere la sua attivita, oltre che alia scienza pura, anche alle sue piii efficaci applicazioni ; alle raediche applicazioni. Quando a ceiebrare la momoria di un uomo ed a dimosti'are quale larga orma di se egli lasci6 uel campo scientifico, basta rian- dare la via da lui percorsa e ricordarne le azioni e gli scritti, ogni altro elogio e inopportuno e superfluo; per il che mi limitero ad ac- cennare, per sommi capi, ai suoi lavoi'i scientifici, per couvincervi di quanto sia meritato questo supremo attestato di onore, pel quale ora siamo qui tutti pietosamente riuniti ; ben lontana tuttavia in me la pretesa di dire completamente delTopera del maestro, al quale non mancherk in altro consesso e da penna migliore piu estesa e completa commemorazione scientifica. A dimostrare 1' inesauribile attivita del Maggi, che lo portava piu che a lavori di lunga lena, a brevi scritti riferenti volta per volta il risultato delle sue indagini, diro che ad oltre 280 ascendono le pubblicazioni sue; le quali con la varieta degli argomenti, dimo- strano eziandio la versatilita del suo ingegno ; esse segnano, crono- logicamente seguendole, le varie fasi della sua carriera, quanto per tratto tratto, anche nel primo periodo, vi si scorga la sua predilezione per gli studi biologici. Dalla storia naturale in generale col suo scritto « Sulle condi- zioni naturali del territorio Varesino » che fu coronato di tanto plauso al congresso tenuto in Varese nel 1878 dalla Societk italiana di scienze naturali, dalla geologia, con lavori illustranti i terreni dell'alta Lorn- bardia, pass6 alia paleoarcheologia ed alia paleoantropologia, dimo- strandosi degno campione in quella valorosa schiera di giovani geologi che a quell' epoca fioriva in Lombardia e di cui era capo lo Stop- pa n i . Lasciati gli studii di geologia, per naturale inclinazione, il Maggi torno alia biologia, che mai non aveva del tutto abbandonata ; e, sem- pre intento ai suoi grandi problemi, con giovanile entusiasmo, si as- soci6 ai maestri suoi, il Cantoni ed il Balsamo-Cri vel li, nolle ri- cerche sperimentali suUa piasmogonia, che per una serie d' anni fu- rono in grande fervore anche fra noi. Che se non riusci a quegli - 191 - animosi di avere un responso positive dalla impenetrabile sfinge, non raauc6 piu tardi il Maggi di utilizzare quei risultati in ci6 che pur avevano di essenziale, ricavaiidoiie le condizioni favorevoli, o contra- rie alio sviluppo di determinate forme di batterii. Per naturale connessione, tali studii lo condussero a quello della protistologia, nel quale, ai nostri tempi, fu incontestabilniente prin- cipe in Italia. Con quale assidua e costante predilezione li abbia con- tinuati, valgano a dimostrarlo le 88 pubhiicazioni, che a lui si debbono, fra le quali non poche veramente classiche, rivolte all' illustrazione non soltanto di molte nuove e peculiari forme, ma ancora di nuovi fatti suila struttura dei protisti e sulla tocnica per bene studiarli. II Maggi, e fu suo gran merito, comprese fin da principio tutta r importanza di questi esseri liberameute viventi, per In studio degli organismi ad essi superiori, sia nelle loro manifestazioni biologiche, che per la biologia generale e per quella teoria parassitaria che, dopo tante vicende e contrasti, oggi trionfa. Le ricerche sui minimi organismi indusse il Maggi a stabilire la sua teoria plastidulare per la quale le granulazioni delle cellule non sarebbero che dei viventi — dei bjonti virtuali associatj, a costi- tuire dei citodi, — protoplasnia, nucleo e nucleolo — e quindi delle cellule. Un ampio orizzonte da lui dischiuso alio studio pratico, cioe al- r igiene, fu quello dello studio dei protisti delle acque potabili, con che si ebbe noziono corta per giudicare della bonta o meno di esse; sostenendo egli fra i {trirai la necessita che, oltre alTanalisi chimica delle acque potabili venga fatto diligente esamo microbiologico ; con- correndo cosi validamente ad affermare fra iioi i nuovi metodi igie- nici. Coi su(ii scritli riassuntivi « Sulla storia naturale dogli esseri info- riori » con manuali sulla * Pi-otistologia » e « Tecnica protistologica », egli popolai'iz/,6 siffatti studii in Italia; fu certo 1" illustratore piu effi- cace ed attivu della protistologia in Italia, con grande vantaggio della zoologia in generale. Quale corollario ne scaturi un corso di protistologia teorico-pra- tico, che per un trcntennio ebbe a tenere noll'Ateneo pavese, procu- rando in tal modo alio studente di medicina una delle basi scientifiche moderne dell'arte medica. Durante il decennio, nel quale fu insegnante di goologia, compar- vero le prime opere innovatrici di Ernesto Haeckel, fra le quali quella sulla « Generelle Morphologic »; il Maggi subito no intui I'altissimo valore e ne divenne entusiasta e coll'assiduo studio di esse si preparo a divonire il piu strenuo sostenitore e continuatore dol'e idee haeckeliane in Italia. La sua ricca serie di cognizioni biologiche si riorganizz6 nclla - 198 - sua mente secondo I'indipizzo morfologico, e pot6 dedicarsi alia com- pleta esti-iusecazione di esso, tostoche ehbe a lasciare 1' insegnaraeuto della geologia per la zooiogia. Riconoscendo in Giovanni Canestrini il divulgatore delle teorie darviniane fra noi, dobbiamo pur dichiarare che il Maggi fu il principale propugnatore dell' haeckelismo, del monismo biologico e del metodo evolutivo e morfologico nell'anatomia comparata ; e, di- venutone I'apostolo, seppe farsi seguire da' suoi allievi, fra i quali primeggiano Giacomo Cattaneo ed Edoardo Bonardi. La biologia geaerale, che oggi va erigendosi a scienza autonoma, dovr^ considerare Leopoldo Maggi tra i suoi piii strenui iniziatori. Sulla zooiogia e suU'anatomia comparata dettd pure numerose e dotte memorie; e negli ultimi tempi, col corredo che si era fatto nei vari rami della storia naturale, fu tratto, e tutto vi si dedic6, alle ricerche morfologiche suUo scheletro cefalico ; condotto certa- mente a ci6 dallamicizia fraterna, contratta fin dai primi anni della sua vita universitaria, con Giovanni Zoia, il compianto coUega suo di Anatomia umana, col quale ogni giorno si compiaceva intrattenersi, conversando di argomenti anatomici. Le raolteplici conoscenze, che come dissi, il Maggi aveva dei vari rami della storia naturale, gli permisero dagli studi di geologia, di paleoetnologia, di paleoantropologia e dagli zoologici e medici, di ad- deutrarsi in quelli proprii dell' uomo, noo trascurando ricerche sulle anomalie, perche le considerava in istretto rapporto colle condizioni normali, riscontrabili negli organismi meno elevati, Fu guidato cosi a quella serie di indagini sull' interpretazione delle ossa e fontaaelJe dello scheletro cefalico dei niammiferi e del- r uomo, sulle vai-ieta morfologiche dei parietali, interparietal!, occ. che lo portarono a dare un significato non piii semplicemeiite descrit- tivo, ma morfologico e moifogenetico alia craniologia in tutta la serie dei vertc-brati ed a ten tare arditi ravvicinamonti e confront! ti'a forme viventi ed estinte. Dopo cosi esLese ricerche sopra materiale ingentissimo, e vera- mente da rimpiangere che I'inaspettata fine del Maggi, gli abbia im- pedito di raccogliere e coordinare tanto lavoro in una sintetica e com- pleta monografia. Favorite di un intuito finissimo e di modi cortesissimi, riusci in sommo grade ad accappararsi la stima e I'affetto di quanti lo avvi- cinarono. Gli scolari ben presto riconoscevano in lui il maestro aflfa- bile e modesto, costante guida ed eccitatore alio studio. Rimenibranze pur troppo per me ormai remote, ma pur sempre vivissime e care, mi ritornano in oggi alia mente, ailorquando il Maggi, con metodo - 199 - ammirabile, conservato per tutta la sua vita universitaria, costante- mente assiduo al laboi'atorio, atteudeva nella mattitiata, con graode impegno, agli obblighi dell' insegnaraento, e nel pomeriggio vi ri- tornava sollecito, per occupaisi con perseveranza ed imperturbabile calma agli studi suoi ed ancora a quelli degli allievi. 11 tempo da lui non era sprecato, perche anche nei brevi intervalli che si con- cedeva, alle lunghe ore di studio, a relativo riposo, non tralasciava la sua missione di educatore, affabilmente discorrendo cogli allievi, intrattenendoli su argomenti scientifici relativi o a proprii studi, o a quelli cui attendevano gli assidui del laboratorio, o intorno a no- vita scientifiche. E con tale metodo e cura che il Maggi riusci a crearsi, nella nu- merosissima sua scolaresca, una schiera non piccola di allievi, quale non e facile trovare egualo in altre scuole; e tanto piu notevole quando si pensi ai inezzi inadeguati di cui I'istituto suo, per lunghis- simo tempo, ebbe a disporre. Da Ippolito Macagno, ajuto del Maggi e tanto promettente, ma che pur troppo ebbe trouca la vita in giovanissiraa etk, a Paolo Magretti, a Edoardo Bonardi, a Raffaello Zoja, che una catastrot'e alpina tolse tanto presto alia scienza ed al nostro affetto, alia sig.a Rina Monti, che furono succossivamente suoi assistenti, basta aggiungere Angelo Andres, Battista Grassi e Giacomo Cattaneo, die pur essi percorsero gli studi universitari a Pavia e che riconosconsi allievi del Maggi, per dimostrare ([uanto si deve al compianto Maestro; ai quali tutti, io, piii antico suo assistente, mi onoro appartenere. Fedele alle belle tradizioni degli istituti e musei dell'Ateneo lom- bardo, il Maggi raai tralascio di dedicare assidue cure ai musei a lui affidati, ai-ricchendoli di materiale utile alia didattica non solo, ma ancora di quanto occorreva per studi speciali suoi e di quanti ivi la- voravano ; tantoche in ispecie il irfuseo di anatomia comparata, gia pregiato per pi-oparazioui di celebri anatomici quali Regia, Scarpa, Panizza ed abilissimi preparatori (Maestri e Ballerini), and6 au- mentando di tanto che, fino a pochi anni sono, cioe tino a quando eb- be sede nel palazzo universitario I'ingonte materiale vi formava uno stipato magazzino. Fu soltanto in quesfultimo triennio, dopo intinite pratiche, por nulla lievi, lottando contro difficoltk burocratiche, fi- nanziarie o personali, che riusci a traslocare I'istituto ed il museo nello splendido locale adibito agli i:jtituti biologici, nell'ex palazzo Botta, ove, con grando amore ed intelligenza, cur6 cho tutto fosse disposto in modo ammirabile; tanto che a giusto litolo lo si dovrk in ogni tempo proclamare il foudatore del uuovo Isiituto. - 200 - Sebbene fosse al tutto alieno, ebbe onori non pochi ; oltre ai cavallereschi, fu socio di molti sodalizi scientifici ; socio corrispon- deute deU'Istituto lombai'do di scienze e lettere fino dal 1869, pas- sando a membro efFettivo nel 1879 e pensionato nel 1895. Fu chiamato a far parte del Consiglio Superiore dell'Istruzione pubblica nel 1901 e dai coUeghi suoi fu eletto Preside della Facoltk di Scienze, carica che lascio sdegnoso, per immeritata critica fattagli dall' autorit^ su- periore. Fra tante benemerenze del Maggi non va certo dimenticata quella verso la nostra Unione zoologica. Non solo fu tra i primi a far plauso alia sua costituzione, ma ancora, e nessuno di noi lo pu6 dimenticare, si adoper6 con vivissimo interessaraento all'ottima riescita del preli- rainare convegno a Pavia, ove la nostra society pose le sue basi ; e trovo in lui I'ospite gentile e generoso che mise a piena disposizione deirUnione, per le sedute e pel comitato, quelle sale del suo istituto che erano gia pronte per ricevere il nuovo museo e laboratorio; tut- ti accogliendoci con quella nobilta e liberalita che era nell'indole sua. Ma il destino gli fu crudele; riuscito dopo tanto lavoro quando gia il morbo minava la sua esistenza, a compiere I'opera che si era prefissa, non pote inaugurare I'istituto cosi sistemato che alia vigilia dell'inaspettata morte ! Ad ogni niodo le ample sale, ordinate cosi da essere invidiate dai primari istituti anche esteri ; il laboratorio rispondente alle ultimo esigenze della scienza, furono inaugurate dal compianto maestro nella bella aula con una dottissima prolusione, dal titolo geniale « Coor dinare e com para re », che pur troppo fu Tultimo, suo scritto, e che riassume i concetti da lui sostenuti nella lunga sua carriera a sintesi del suo insegnamento. Cosi Topera sua nol campo didattico ed in quello scientifico, per oltre 40 anni e il suo istituto portato alia perfezione, saranno monu- mento imperituro alia memoria dell'indefessa sua attivita ed alia ri- conoscenza che gli serberanno quanti Id conobbero. Fu quiudi sincero e spontaneo il cordoglio che i colleghi, amici, discepoli, I'ateneo pavese e Tintera citta, sua seconda patria, dimostrato dalle imponenti e solenai onoranze reso aU'uomo dotto e buono. Coerente ai grand! principii della filosofia naturale, da lui seguiti e difesi col fervore di apostolo, ed alia innata sua modestia, egli voile che i suoi funerali fossero puramente civili, senza pompa ; ed in omaggio al suo libero pensiero, devoto solo alia verita ed alia scienza, la sua salma ebbe come dissi, gli estremi saluti nel recinto dellUuiversiia, che onoro coH'opera sua e dove il Rettore ed il Prosin- daco ebbero ctScaci parole di lode e di condoglio, sopratutto il Pavesi, - 201 - collega ed amico afFezionato il quale con splendido epicedio, espresse il sincero rimpianto per I'estinto, cha spese intera la vita per la scienza e ben seppe intenderne la missione civile. II Presidente da poscia la parola al prof. Carlo Emery il quale tiene una brillante ed applaudita conferenza : SuH'origine dei formicai. Romiti a uome del Coraitato ordinatore coraunica che la visita alio Stabili- mento iudustriale degli Alti Forni avr& luogo alle ore 5 ^j^. II Presidente da quindi la parola ai soci per le Comunicazioni scientificlie. Cacace E. — Gl' insetli visitatori dell' Edgeworthia crysantha Lindl. LLegge Ghigi per I'autore assente]. Quest'argomento mi ha offerto I'opportunitk di qualche osserva- zione, forse non scevra d'interesse, e di un lieve contribute alia dot- trina della funzione vessillare dei fiori. II dott. Gustavo Mattel (Boll. Soc. Bot. It. 1901) che mi ha preceduto in questo studio, ha richiamato I'attenzione suUa bio- logia di questa pianta caratteristica, dotata di fiori prima gialli, e poscia bianchi. Secondo le sue osservazioni, i fiori gialli sono esclusi- vamente melittofili, e ricevono la visita di apidi, che vi si appendono ed insinuano la tromba suggente nel tubo corollino ; e i fiori bianchi invece diventano sfingofili ed accolgono la Macroglossa siellatarutn. AUe sue osservazioni aggiungo le mie, eseguite suU' Edgewortia crysantha esistente nel R. Orto Botanico di Napoli, e meritevoli di essere proseguiti nolhi prossima epoca di fioritura. Secondo i raiei studi, pronubi fi'equenti sono gli imenotteri, e pro- priamente VApis mellifica e specie di Osmia e di Anlhophofa. Essi visitano e succhiano il nettare dei fiori gialli e bianchi, senza pre- dilezione alcuna. Piii scarsi sono i lepidotteri, fra i quali si an- noverano la Pieris crataegi e la Macroglossa slellalarum. Quest'ul- tima e pronubo non infrequente, e visita ra|)idamente parecchi fiori. E degno di nota la cost ante ed esclusi v a p redi lezione dei le- pidotteri per i fiori bianchi. Non mancano i ditteri, i quali ronzano per qualche tem[)o iutorno ai fiori, intrecciando variamente e capric- ciosamente i lore giri, e raramente si fermano sui fiori di entrambi gli stadii, senza compiero alcun lavorio di suzione. Tra essi prodomi- nano, oltre la Musca domestica, specie di Sijrphus, di Eryslalis, di Chysotoxum. Qualche coleottero (Cetonia hirlella) si forma talvolta lungameute sui don. - 202 - Glardina, A. — Sulla presenza di cridalli di sosianze pr'aleiche negli oocili di Scutigera e di Tegenaria. [Legge Ghigi per I'autore assente]. Quantunque innuraerevoli n'cerche siano state fatte sullo accre- scimento e sugli inclusi ovulari, poche sono le osservazioni precise e sicure suH'esistenza, negli oociti, di cristalli proteici o, come si so- gliono chiamare, di ci'istalloidi. Anzi, a prescindere da talune osserva- zioni assai dubbie, non trovo da citare altro che le osservazioni di Van Bambeke nel Pholcus (1897\ di von Ebner nel capriolo (1901) e^ di Limon nel coniglio (1903). Le mie prime osservazioni sui cristalloidi degli oociti di Scutigera risalgono al dicembre 1901, ma la difficoltk di procurarmi ii mate- riaie, ha ritardato molto il mio studio, che pubbh"co adesso, ma non cosi completo come avrei desiderato. Osservando a fresco degli ovarii, nelle uova piccole e medie, si nota una grande quantita di corpuscoli molto rinfrangenti, eviden- temente di forma cristallina ; di dimensioni svariate, alcuni piccolis- simi, quasi impercettibili, altri grossi di piii che 20 y. di lunghezza per 8 di larghezza ; ■«parsi irregolarmente nel citoplasma ovulare. Que- sti corpi si ritrovano poi sulle sezioni (Figure 2, 3 e 4). Per studiarli eon maggiore comodita il meglio 6 di spremere il contenuto ovulare in acqua distillata ove, liberati da tutti i granuli vitellini, spiccaiio con maggiore nettezza. La loro forma ordinaria, quale si riconosce nei cristalli piii grossi, e rappresentata dalla Fig, 1, che 6 solita per i cristalli del sistema esagouale, L' unico mezzo Fig. 1. per assicurarsene e di studiare la sezione trasversale di detti cristalli, sulle sezioni di materiale fissato e colorato con un colore che tinga fortemente i cristalli, quale la Safranina. Si pu6 cosi stabilire che la sezione trasversale dei cristalli e un esagono, per lo piu irregolare, come puo scorgersi qua e Ik nelle figure. Si tratta dunque della com- binazione di un prisma esagonale e di 2 piramidi tronche. Alle volte mancano le facce terminal!, ma non mancano mai le facce di prisma e quelle di piramide. L'apparente rotondita degli angoli sara poi forse dovuta all'esistenza di piccole facce di una piramide inversa o di rom- boedro ma e difficile aflfermarlo con sicurezza. D'ordinario i cristalli assumono forme sproporzionate, con le facce di prisma disugualmente sviluppate. Com' e solito per questo sistema cristallino, mancano i ge- minati e sono invece frequentissimi i cristalli doppii e anche tripli, saldati per una faccia di prisma. - 203 - E probabile che si tratti di cristalli mnltipli fin dall'opigine, per cui la faccia comune vione d'ordinario ad assumere uno sviluppo enorme rispetto alle altre facce. In corrispondenza col sistema cristallino i cristalli si manifestano, all'ortoscupio, birifrangenti. Facile e constatare la loi'o natura proteica ; e in quanto ai carat- teri che potrebbero determinarne raeglio la natura diro solo che sono insolubili in acqua distiilata ed in una soluzione acquosa concentrata di sal di cucina, e che 3ono invece solubili in una soluzione debole di questo sale, come pure in una soluzione acquosa 1 "jo di acido ace- tico. Quantunque siano opportuni altri sagj,M, questi caratteri sono ba- stevoli a differenziarli dalle albumine come dalle nucleoalbumine e ovovitelline, e a farli ascrivere, con raolta prohabilita, tra !e globu- line. II prof, von Ebner, il solo che abbia proceduto ad un esame chimico dei cristalloidi degli oociti (nel capriolo) venne pure alia con- clusione che si trattasse di globuline: ma nel capriolo quesfe sostanze cristallizzano nel sistema monometrico e sono percio monorifrangenti. Riguardo all'origine dei cristalli non posso ammettere, come il prof, van Bambeke ammise per i cristalhudi degli oociti di Pholcus, nel suo lavoro d'altronde accuratissimt^, che essi siano d'origine in- tranncleare. L' impressione mia, trarta dallo studio del materiale vi- vente e delle sozioni. e che si formino in sito in nn [lunto qualunque del citoplasma, come d'ordinario i cristalli nelle soluzioni sature. JNe- gli oociti piu piccoli, die si frovano ncllo stadio di cromatina a go- mitolo e in sinapsi, non mi e stato possibile vedoco ilei cristalli. Solo negli oociti un po' j)iii grossetli. con crouuitiiui a reticolo secondario, cominciano a compari)'e dei cristalli piccolissimi, ma in un punto qua- - 204 - lunque del citoplasma, spesso niolto distante dalla vescicola germina- tiva. Nelle uova pin f^poss^ si trovano cristalli sempre piu grossi, ma in mezzo a questi, quasi sempre, dei cristalli minutissinii dispo- sti alia rinfusa, senza alcun ordine particolare rispetto alia vescica germinativa (Fig. 3 e 4) Si tratta dunque, verosimilmento della cri- stallizzazione di una particolare sostanza i)roteica che si trova alio stato di soluzione nel plasma ovulare ; non saprei dire per6 se la I'or- mazione di nuovi cristalli e continua o avviene solo a periodi. Mi sembra degno di nota il comportamento dei cristalli di fronte alle soluzioni diluite di sale di cucina ; le quali, come ho dotto, sciol- gono i cristalli: dapprima i cristalli si deformano e goiifiano alquanto come se assorbissero dell'acqua, perdono il contorno poliedrico, diven- tano fusiformi ; poi, gonfiando sempre, si trasformano in sfere piu o meno perfette, perdendo nel tempo stesso la forte rifrangenza; flnal- mente si sciolgono. Nei cristalli isolati questo i)rocesso si svolge in qualche minuto ; nelle uova, specialraente piu grosse, circondate gik da una membrana di origine follicolare (Fig. 3), il processo occupa molto tempo: cosi si spiega che si trovano cristalli anche in materiale che ha subito manipolazioni nella soluzione fisiologica. Questo comportamento e interessante perche da una ragione plau- sibile del fatto che molti autori descrivono dei cristalloidi non per- fettamente poliedrici, fusiformi, senza spigoli e angoli ben definiti, mentre in molti casi si trattera di veri cristalli piu o meno defor- mati e disorganizzati dai liquidi in cui si osservano o di cui hanno subito I'azione, e specialmente dalla soluzione fisiologica di sale che tanto uso ha nelle dissezioni e nell'osservazione a fresco. Non 6 dif- ficile che aH'azione disorganizzatrice dei liquidi cosi detti iudifferenti si debba il nome stesso di « cristalloidi » che sembra volere esclu dere trattarsi di veri cristalli. Inoltre questa facile solubilitii potrebbe forse spiegare il fatto che la presenza dei cristalli non e costaiite per lo stesso materiale, e fa nascere il sospetto che i cristalli proleici debbann essere molto piu diftusi nei tessuti animali in genera e nelle uova in ispecie, di quanto non parrebbe stando alle scarse ossorvazioni finora fatte. (luesf ultimo sospetto e avvalorato da quanto sto per dire sui cristalloidi degli oociti di Tegenaria. Qui i cristalloidi esistono sola- mente ne|>i'l«rniirovenire che da un nucleo p re e si stent e. In secondo luogo la presenza eventuale, nelle pretese cellule e reti vaso-formative del mesenterio di Molge, di cellule plasmati- che e di mastzellen, induce a ritenere che questi olementi, al pari degli eritrociti, non siano sorti in loco come prodotti di se- er ezione intracellular e, ma proveugano dal circolo; perch^, se cosi non fosse, dovremmo ammettere nel citoplasma delle pretese cel- lule e reti vaso-formative la capacitk di elaborare, oltre gli eritro- citi, ancho i piu diversi elementi del sangue, come le cellule pi asm a- tiche e le mastzellen, compito questo indiscutibilmente soverchio per una sola specie di elementi. (*) Spuler {Arch. Mih. Anat. 40. Bd, pag. 530, 1S92) nei globuli rossi coDtentiti nel capil- lar! mesenteriali, discontinui dal circolo, di giovaoi topi e di conigli neonati, distingue una porzione centrale differenziata, che secondo lui ha il valore di un residue nucleare e si serve di tale argo- mento per iirpvignare le idee di Schiiffer, Ranvier, Nicolaides etc. e sostenere che tali glo- luli, i quali devono aver posseduto nuclei, non possono in inodo alcuno esser sorti in loco com-j prodotti di secrezione intracellulare. («) Kuchs (Anat. Hefle, i. Ableilung, 58 Heft {^2, lid. Heft 1, 1903) nell' omento di giovani Maniralferi, afl'erma di avere osservato eritrociti nucleati nei segnienti vascolari isolati e non con- nessi in modo alcunu colla circolazione generale. Egli, ilando niolta iniporlanza a questo I'atto, peusa che tali elementi non possono considerarsi come prodotti di elaliorazione citojilasmatica. - 220 - DImostrata in tal modo la provenienza degli eritrociti e degli altri elementi dal circolo generale, e manifesto che aile cosidette cellule e reti vaso-f o rm ati ve non si pu6 attribuire il valore ed il significato die voile dar loro Ranvier, il quale s'informava ad un criterio progressivamente evolutivo, ma quello di vasi embi'io- nali, i)nmitivaraente continui col circolo e diveiiuti poi discontinui da esso sotto Tinfluenza di cause speciali. Pardi, F. — T)i una vara variela della glandula sublingualis nella specie wnana. L'A., dissecaodo le regioni sopra-ioidea e sublinguale in un cada- vere (6» 25 anni) proveniente dal penitenziario di Volterra, ha os- servato, tanto a destra quanto a sinistra, la presenza di una glan- dola sublinguale accessor i a, addossata alia gl. sublingualis vera e propria, ma daquesta completamente indipendente. Di forma ovoidale, col maggiore asse dispo^to parallelamente al margine inferiore del corpo della mandibola, essa presentava le se- guenti (limensioni: massima lunghezza, 27 mm.; massima altezza, 16 mm.; massima spessezza, 8 ram. II condotto escretore, partendo dal centro della superticie mediale, dopo un percorso di 13 mm. circa, si gettava nel condotto della sottomascellare. La sola osservazione che nella letteratura present! grande ana- logia col caso dell'A. eqnella di Auscher in un fanciuUo di 12 an- ni, osservazione riferita molto concisamente da Ranvier. Di un certo interesse sono le considerazioni anatomo comparative, giacche I'A. pensa che la g 1. sublinguale accessoria, da lui osservala come varieta nella specie umana, possa assai ragionevol- mente omologarsi con la gl. monostomatica s. Bartholini, co- stante in molti mammiferi, come il gatto, il cane, il maiale etc. Lunghetti, B. — Ricerche sulla confer mazione, struUura e sinluppo della ghiandola ur^opigelica. L'A. ha studiato la ghiandola uropigetica, (fin qui incompletamente conosciuta pei lavori del Kossmann, P i 11 iet, Orla ndi, ecc.) in 25 specie di uccelli, ed e venuto alle seguenti conclusioni : La g. uropigetica e assai variamente conformata nelle vane spe- cie di uccelli. In essa deve distinguersi un corpo gliiandolare e un condotto escretore che sbocca aU'esterno suU'apice di una piccola for- mazione cutanea, che per il suo aspetto e la sua funzione pu6 asso- migliarsi a un piccolo capezzolo. La distinzione tra corpo ghiandolare e capezzolo pu6 essere piu o meno evidente, e tanto Tuno che I'altro possono essere assai variamente conformati. Cio, clie si ha costante- mente e una divisione della ghiandola in due lobi laterali, che sono pill 0 meno distinti e sviluppati. - 221 - Ogni lobo possiede in generale un unico condotto escretore. Nello Strix [)erb si lianno tre condotti escretori per ciascun lobo, noil' A//iei?e; solo due. Al centro del lobo puo avei'si una cavita collettrice, la cui pre- senza sta in rapporto col modo di coraportarsi dei condotti escretori. In varie specie {Strix, Athene, Limosa) subito dopo 11 punto di sbocco il condotto escretore si ramifica, suddividendosi in tanti con- dotti escretori secondari, di cui ciascuno direttamente riceve lo sbocco di un certo numero di tubuli ghiandolari. In questi uccelli manca qualunque traccia di cavitk al centro dei lobi. Nel Lams, Machaetes, Anser il condotto escretore si man- tiene indiviso per un maggior tratto spingendosi lungo I'asse di ciascun lobo fin verso il fondo di essa. Dalle sue pareti emette numerosi con- dotti secondari, nei quali sboccano i tubuli glandolari. In questo caso pu6 in qualche modo parlarsi di una cavita, che pero e sempre raolto ristretta e uon rappresenta altro che una dilatazione uniforme del condotto escretore. In altre specie {Gallus, Numida,Falco) il condotto escretore, pur rimanendo unico, si apre in un'ampia cavita, che occupa il centro di ciascun lobo e attorno alia quale sta uno strato piii o meno grosso di tessuto ghiandolare. Sulle pareti della cavita sono nuraerose fossette irregoliiri per forma e profonditk, che sono le omologhe dei condotti escretori secondari dei gruppi precedenti. Esse peri) hanno perduto intieramente questo significato, non tanto per la loro conformazione, quanto per essere rivestite da un vero epitelio ghiandolare. i loro setti divisori formano una parte del tessuto ghiandolare, alia quale per il suo aspetto spugnoso potrebbe darsi il nome di porziono spugnosa, in con- trapposto alio strato piii esterno di tubuli, la porzione tiihulare. In un altro gruppo di uccelli [Columba, Cuculus), i lobi sono quasi in totalitk occupati daila cavitk centrale, che e assai ampia. Sulle pareti di essa sono numerose tasche ghiandolari. Mancano in questo gru[)po veri e propri tubuli socernenti, che sono rappre- seutati da alcune piccole infossature, che sono sulle pareti delle tasche ghiandolari. In altri uccelli infiiie (Passeracei) la ghiandola apparentemente risulta di un unico lobo mediano, occupato da una cavita centrale, Pero sia nel capezzolo. sia nel corpo ghiandolare si lianno segni non dubbi della primitiva costituzione bilobai'e. lufatti nel capezzolo si hanno due condotti escretori, ch(! sono slargati a mo' di piccola cavita. sicche il capezzolo assume un aspetto vescicolare. Un robusto setto mediano antoro-postei'iore divide un ca- pezzolo dall'altro e si prolunga un po' anclie nel la cavitk ghiandolare: sul fondo del corpo ghiandolare si trova talora unsolco mediano antero- posteriore, dal cui fondo si stacca e si spinge tra i tubuli un setto cuii- - 222 - nettivo piu o mono sviluppato. In questa forma di ghiandola e assai interessante il fatto, finora non osservato, che mancauna comiinicazione diretta tra condotto escretore e cavita ghiaiidolare per la preseuza di un grosso setto divisoi'io. La comunicazione avviene per mezzo di alcnni condotti, che origina- tisi siiUa volta della cavita ghiandolare sboccano sulle pareti dei con- dotti escretori. Questa speciale conformazione trova la spiegazione nel modo di sviluppo. Di queste vai-ie forme di ghiandola, quella trovata nello Strix, e Limosa deve ritenersi come pnmitiva e ci6 non solo perche la troviamo in uccelli che fan parte dei gruppi piu bassi, quanto perche in alcuni uccelli {Passer), la forma ghiandolare definitiva e preceduta da una forma, che ha qualche somiglianza coUa ghiandola della Limosa, dello «S^r?a7, di^W Athene. La differenza tra un tipo ghiandolare e I'altro e soprattutto dovuta al diverso grado di sviluppo dei condotti escretori secondari e dei loro setti divisori, alia cui scomparsa graduale e dovuta la formazione di una cavita collettrice. Forme involute debbono rite- nersi quelle osservate nel Piccione e nel Passero. La ghiandola possiede un involucro, che al contrario di (juello, che finora comunemente ammettevasi e di natura esclusivamente connetti- vale. I fascetti di fibre muscolari liscie, che in qualche specie si hanno attorno alia ghiandola sono indipendenti dalla tunica fibrosa. Sono sem- plicemente applicate alia sua faccia esterna, coUa quale prendono rapporto solo coile loro estremita. Di piu sono limitate al capezzolo e al colletto della ghiandola. Nei Gallinacei, dove raggiungono il mas- simo sviluppo formano, attorno ai condotti escretori, un anello musco- 1 a re che agisce da sfintere, intorno al colletto un muscolo detrusore. I fondi ghiandolari sono costantemente privi di tessuto rauscolare. II tessuto ghiandolare e formate da tubuli assai variamente con- formati : essi sono rivestiti da un epitelio, che ha in tutti gli uccelli le stesse caratteristiche essenziali. DifFerisce solo nello spessore in quanio nel Passero risulta solo di 3 4 ordini di cellule, nel Polio di 10-12 e piu, nel Falco pu6 giungere quasi ad obliterare completamente il tubulo ghiandolare. Vi si distingue per6 sempre, 1° uno strato pro- fondo germinativo di piccole cellule non difi'erenziate a limiti poco evidenti, con nucleo piccolo, spesso in cariocinesi; 2° uno strato super- ficiale di grosse cellule poligonali con nucleo in via di disfacimento, il cui protoplasma descritto come granuloso, e invece elegantemente reticolato, per la presenza di numerose gocce di grasso; 3'^ uno strato intermedio tra i due di cellule grosse con nucleo chiaro, vescicolare, col protoplasma reticolato come quello delle cellule dello strato prece- dente. Pero le gocce comprese tra le maglie del reticolo non sono affatto di natura adiposa, e mancano del pari di qualunque altra rea- zione specifica. - 223 - I vasi e i nervi della ghiandola formano tra i tubuli una ricca rete, che avvolge strettamente i tubuli ghiandolari. Dalla rete vasco- lare si staccano dei capillari, che penetrano nello spessore dell'epiteJio, si ripiegano ad ansa e tornano nel connettivo intertubulare percorrendo la medesima via. Quantunque topograficaraente siano questi vasi intra- epiteliali, non lo sono affatto istologicamente. E cio non solo porclie sono accompagnati da una piccola quantita di connettivo, quanlo perche sono d'ogni parte coperti dallo strato basale delTepitelio, il quale si la- scia solo spingere dall'ansa vascolare. Riguardo alio sviluppo, come in parte gia si sapeva, nel Polio la ghiandola uropigetica si origina per due infossature, che appaiono ai lati della linea mediana tra il 9° e il 10° giorno d'incubazione. Queste vanno sempre piu approfondandosi, e allargandosi coi lore fondi cie- chi vanno a formare due piccole cavitk a mo' di fiasco, che comuni- cano coU'Gsterno per un'apertura molto ristretta e da cui si origine- ranno le cavita ghiandolari. Le pareti di queste sacche primitive sono da prima rivestite da un epitelio, che risulta di uno strato profondo di cellule cilindriche e da uno superficiale di cellule paviraentose, e che piu tardi si cambia in un vero epitelio pavimentoso stratificato cogli strati profondi di cellule poligonali. In segui to dalle pareti delle sacche primitive si formano delle creste irregolari, che da prima sono piene e sono formate esclusivamente dalle cellule epiteliali profonde; piu tardi accrescendosi verso la periferia, prendon parte alia loro for- mazione anche gli .strati superficiali pavimentosi, ed allora si ha nel loro interno un piccolo prolungamento della cavita centrale. Da que- ste creste, da cui prende origine la porzione spugnosa, si staccano poi sottili gettoni epiteliali cilindrici, i germi dei tubi ghiandolari, che da prima sono pieni, poi si fanuo cavi collo stesso processo descritto per le creste. Al contrario di quello che si ammetteva finora, la for- mazione di gocce di grasso si ha molto tardi (5''-8° giorno di vita libera) e non e ad essa che devesi la escavazione del lume nell' interno dei tubuli. Nel Passero e forme affini la ghiandola si origina parimente da due infossature poste ai lati della linea mediana. La differenza, che passa tra il Passero e il Polio e, che le sacche primitive sono appiat- tjte secondo I'asse maggiore e che le gemme primarie, corrispondenti alle creste, si originano solo dai loro margini. Ualle sacche primitive prenderaniio origmo le piccole cavita del capezzolo. La cavita ghian- dolare e dovuta alia fusiono delle cavita della porzione spugnosa. Monti, R. — II rinnovamenlo dell'organismo dopo il letargo. Gli studi comparativi da me istituiti su la fina struttura dei di- versi organi durante I'attivitk estiva ed il letargo conservatore inver- nale, mi hauno permesso di mettere in evidenza le note istologiche - 224 ~ degli eleinenti in istato di perfetto riposo, di dimostrare cioe quali caratteri abbiano gli elementi quando la loro attivita funzionale e sospesa, in confronto delle modificazioni che gli elementi subiscono quando compiono il loro lavoro. Ho studiato cosi i pi'incipali organi della vita vegetativa, e par- ticolarmente il rene, lo stomaco, 1' i ntestino, il fegato, il pan- creas, le ghiandole linf?tiche, il midollo delle ossa. Noi sappiamo che in quei tessuti nei quali la funzione richiede un consumo di elementi, ha luogo una continua rigenerazioue flsiolo- gica, che e espressione dell'attivita funzionale. Tale rigenerazione manca in quei tessuti che funzionando non subiscono perdite. Da que- sto punto di vista il Bizzozzero ed i suoi numerosi scolari, hanno distinto i tessuti dei mammiferi in tre gruppi. a) tessuti ad elementi perenni, b) tessuti ad elementi stabili, c) tessuti ad elementi labili. Le ricerche da me proseguite per diversi anni mi permettono ora di dire che nelle marmotte, immerse nel piii profondo letargo, il rin- novamento dei tessuti ad elementi labili e assolutamente sospeso. In una comunicazione sommaria non ^ il caso di entrare in minuti par- ticolari, che richiederebbero assai piu tempo di queilo concesso agli oratori, mi basta dire che ho studiato partitamente la milza, il midollo delle ossa, le ghiandole linfatiche, gli epiteli di rivesti mento, ed i loro infossamenti ghiandolari, e par- ticolarmente le fossette mucipare dello stomaco e le ghiandole tubular i dell'i ntestino: In tutti questi organi ho potuto riconoscere, con assoluta sicu- rezza, che la proliferazione ceilulare manca del tutto, i nuclei dei centri germinativi dei follicoli li nfoidi sono in perfetto riposo, come lo sono quelli delle fossette gastriche e del fondo delle ghiando le del Li eberkii hn e degli strati piu bassi degli epiteli di rivestimento. Questi miei risultati non coincidono con quelli ottenuti da Be- retta nel corso delle sue ricerche sul riccio. Ma io debbo subito far notare che la contraddizione e soltanto apparente: le osserva- zioni istituite sul riccio non si possono generalizzare a tutti gli iber- nanti e molto meno poi estendere alia maimotta, perche i costumi delle due specie sono notevolmente diversi. II riccio, come e noto ai zoologi, passa I'inverno in letargo soltanto nei paesi freddi ; tut- tavia, come narra il Vogt, il suo sonno invernale non e mai mol- to profondo, e lo si vede non di rado nei giorni meno rigidi, anche di gennaio, uscire dal nido egironzolare in cerca di un po' di nutri- mento. Io ho fatto una serie di osservazioni sopra alcuui ricci per un intero inverno ed ho potuto osservare che questi animali inter- - 225 - rompono spesso il sonno per nutrirsi quando trovano alimeiiti a loi'o (lisposizione. Pertauto nel riccio il sonno invernale non ha mai quel carattere di profondo letargo, non interrotto per molti mesi, che si ossorva nelle marmotte. I risultati ottenuti suile due specie non sono perfettamente com- parabili: queili da me accertati nella marmotta mentre ci dicono che il rinnovamento del tessuti labili manca interamente nel letargo, ci danno 1' indice della reale sospensione della attivita funzio- nale formativa degli organi studiati durante il letargo. Se noi passiamo a studiare le marmotte nella prima settimana dopo il risveglio primaverile, noi assistiamo ad un meraviglioso ride- starsi di tutte le attivitk degli element!. II rinnovamento dei tessuti ad elementi labili si riaccende con vivacita straordinaria : numerosissime compaiono le figure di scissione non soltanto negli epiteli di ri vest imento, nel midollo delle ossa, e negli ordinari centri germinativi, ma in tutte le parti dei follicoli linfoidi ; nelle ghiandole tubolari si vedono le mitosi molto abbondanti non soltanto nei fondi ciechi delle ghiandole, ma in tutta I'altezza dei tuboli fino presso la superfice libera. Sembra che I'organismo tenda a guadagnare il tempo perduto ed a liberarsi rapidamente dagli elementi labili, che durante il lungo letargo hanno raggiunto la senilitk. Questo impetuoso risveglio dell'attivita rinnovatrice non si limita ai tessuti i cui elementi si ricambiano periodicamente in condizioni normali negli animali soggetti a letargo, ma, cosa mirabiie, nelle mar- motte si estende anche a molti di quei tessuti che vengono d'ordinario designati come stabili. E' noto che nei mammiferi adulti e .sani gli elementi specific! del fegato, del rene e del pancreas, delle ghiandole salivari, delle ghian- dole peptiche, del tessuto muscolare liscio, della cartilagine ecc. non manifestano processi proliferutivi in condizioni normali, si moltipli- cano soltanto in seguito a ferite od a processi morbosi, che hanno determinato perdite di sostanza. Pertanto il Bizzozero, cod altri inolti, ha ritenuto che gli ele- menti di questi tessuti, (juando abbiano raggiunto il limite del loro accrescimento poco dopo la nascita, si mautengano stabili per tutta la vita. Invece le mie osservazioni sulle marmotte, da poco tempo sve- gliate mi hanno permesso di dimostrare che i pretesi elementi sta- bili non sono veramente tali: anch'essi sono caduchi c si rinnovano essi pure con diversa periodicitii. Non fu senza grande meraviglia che io trovai delle figure di scissione negli epiteli dei canalicoli contorti dei reni, o da luiuia dubitai che si trattasbO di auimali ijiovaui uon - 226 - ancora arrivati al loro completo sviliippo. Presi nota del fatto e rin- novai le ricerclie un anno dopo sopra grosse inarmotte che avevano vissuto due arini in laboratoi'io, e che erano state uccise al principio di maggio, pochi giorni dopo il risveglio. I risultati confermarono hril- lantemento le osservazioui dell'anno precedente: le mitosi negli epi- teli dei canalicoji non sono frequenti, ma sono costanti in questo pe- I'iodo. Altre indagini istituite sullo stomaco mi hanno dimostrato che si rinnovano anche le ghiandole peptiche per scissione di elementi gia diffei'enziati situati nella parte piu alta della ghiandola in vicinanza al colletto: le cellule delomorfe e le adelomoi'fe derivano da cellule simili preesistenti, dimostrano dunque ancora una volta la loro indi- pendenza e la loro specificita. Importantissimi furono i fatti che ho riscontrati nel pancreas, e che riserbo per un lavoro completo; intanto posso dire che le cellule secernent! di questo organo si rinnovano attivamente nella marmotta subito dopo il risveglio primaverile, e presentano elegantissime figure cariocinetiche. Non posso pertanto condividere senz'altro le idee del Gamier, il quale ammette che le cellule del pancreas si riproducono per scis- sione diretta. Nel fegato che pure presenta un cosi attivo potere di rigenera- zione in seguito a forite il rinnuovamento fisiologico e invece assai limitato: le fijiure, di scissione cellulare al risveglio vi sono rarissime, tuttavia le poche che ho incontrate bastano per dire che la stabilita dei suoi elementi non puo ritenersi assoluta. Non ho mai riscontrati fenomeni di spontanea proliferazione cel- lulare, ne nolle fibre liscie, ne nei muscoli striati, ne nelle cellule nervose, Pertanto io debbo concludere : r che durante il letargo si arresta la proliferazione dei tes- suti ad elementi labili. 2° che subito dopo il risveglio il riunovamento di questi tessuti si ravviva con eccezionale intensita, cosi da liberare ben presto I'or- ganismo da tutte le cellule senescenti. 3° che col risveglio si rinnovano in parte anche molti tessuti che si ritenevano ad elementi stabili, quali il rene, il pancreas, le ghiandole peptiche, il fegato. Dunque le cellule di questi organi non persistono per tutta la vita come pensava il Bizzozero, ma sono anch'esse caduche: solo il loro riunovamento avviene con una certa intermittenza variabile forse da organo ad organo, da specie, a specie. Dopo la dimostrazior.e di questi fatti nuovi si potrebbe dire che nel soDuo ordinai'io bi riposano soltanto i muscoli ed i ceutri piii no- - 227 - bili del sistema nervoso, mentrc nel letart/o dormono quasi tutte le cellule dei piu divei'si tessuti. Ma tale conclusione non puo dirsi as- solutamente esatta : quando iioi dopiiiiamo continiia in noi i'attivita della vita vegetativa, i centri nervosi ed i muscoli sospendono il loro lavoro specifico, e riposano per detergersi dai rifluti del lavoro e pep nutrirsi e riacqui:?tare la loi'o integrita ; (}uando la marinotta e caduta nel letargo il ricambio materiale e quasi coiiipletamente sospeso e con esso e sospeso il rinnovamento di tutti i tessuti. Nei primi giorni del risveglio la circolazione ravvivata ridesta tutte le attivita fondamentali degli element! ; allora un gran numero di cellule senescenti si rinnova non solo nei tessuti labili, ma anche in quelli stabili, solo i nervi ed i muscoli mantengono perennc la loro I)rimitiva individualita. Dalla dimostrazione di questi fatti nuovi ne risulta ancora che i tessuti ad elementi stabili, non sono veramente tali. Essi devono pure rinnovarsi anche negli animali che non vanno soggetti a letargo, ma il ioro rinnovamento non deve essere un fatto continuo; ma bensi in- termittente tanto per ragioni di spazio, quanto per ragioni di tempo, in altri termini il problcma rclativo alia durata della vita delle sin- gole cellule, g\k studiato parzialmente dal Nussbaum, dal Bizzo- zero e da altri, per alcuni particolari gruppi di tessuti, riceve da questi miei studi un piii completo svolgimento. Oramai possiamo dire che nei mammiferi superiori tutti gli ele- menti si rinnovano piu volte durante la vita, e torse solo le cellule ner- vose perfettamente differenziate nel mammifero superiore si manten- gono per tutta la vita, quale base materiale ed indice stabile della personalita individuale. II sonno invernale della marraotta non ha lo stosso significato fisiologico del sonno ordinario, non e un riposo delle funzioni di re- lazione, che concede il tempo per riparare alle pei'dite degli organi, e una sospensione quasi compieta di tutte le funzioni ; come diceva il Mangili, esso e un puro letargo conser v atore. Mazzarelli, G. — Inlorno al mixosporidio della pseudodiflerilo degli Agoni e al suo ciclo di sviluppo. Ho altrove puhbiicato (*) le mie osservazioni preliniinari sulla morla degli Agoni (Alosn finla Cuv. var. lacustris) del lago di Lu- gano. Qui mi limito ad esporre sol tanto i risultati ai quali sono si- nora pervenuto riguardo al ciclo di sviluppo del mixosporidio da me studiato, e considerato come causa della moria stessa. Al principio della maiattia si osservano degli individui ameboidi, collocati neir angolo fra 1' una e laltra plica respiratoria delle la- (•) L'Acquicollura lombaida, N. 6-7, iVOt. - 228 - raelle branchiali, i quali ingrossano a poco alia volta. mentre il loro nucleo si moltiplica; o si hanno cosi dei grandi plasmodi, contenenti numerosi grossi nuclei. Tali plasmodi sono forniti di pseudopodi e tuttora liberi, non incistati. Come risultato della moltiplicazione dei lopo nuclei si ha la formaziorie di numerosi individui ameboidi, for- niti di sottili pseudopodi, i quali, pur distaccandosi 1' uno dall'altro non si alloutanano fi'a loro, restando mutualmente in rapporto me- diante i loro pseupodi. Siffatti plasmodi e le piccole colonie che ne derivano si trovano originariamente fra due pliche respiratorie per lo pill distali di una lamella branchiale. Gl' individui di tali piccole colonie si riproducono alia loro volta sempre nello stesso modo e cosi, dopo un certo numero di generazioni, ciascuna piccola colonia, estendendosi man mano, sorpassa V estrema punta di ciascuna plica respiratoria, ed mvade poco a poco lo spazio esistente fra due i)liche successive, fondendosi nel caso con altra consimile colonia che si sia cola eventualmente sviluppata. In tal modo a poco per volta si finisce con avere un" unica co- lonia, che dopo aver riempito tutti gli spazi esistenti fra le pliche respiratorie di una stessa lamella, riveste in ultimo strettamente tutta quanta la lamella, impedendone, naturalmente, le funzioni. Gradata- mente la colonia si estende sulle lamelle contigue, fondendosi all' oc- casione con altre consimili colonie gik ivi sviluppatesi; cosicche grada- tamente, due, tre. quattro, ed un numero sempre maggiore di lamelle branchiali, ed infine, come accade in molti casi, tutta, o quasi, una se- rie di lamelle, od anche tutte due le seriedi uno stesso arco, finiscono con r esse re strettamente abbracciate da un'unica colonia: la quale macroscopicamente assume allora I'aspetto di una pseudomembrana che rivesta le lamelle stesse. E poiche in uno stesso Agone si osser- vano di solito parecchie pseudomembrane, piu o meno estese, sulle lamelle dei vari archi branchiali, cosi io ho gia dato il nome di pseu- dodifterite degli agoni alia malattia che si manifesta in questi Clupeidi in seguito alia formazione di tali pseudomembrane, di cui mi sono altra volta occn[)ato (*). Una volta formatasi la colonia si osserva, fra gl' individui che la costituiscono, un notevole polimorfismo, ed inoltre nei tagli seriali si scorge che la colonia stessa e atlraversata da canal i die si aprono aU'esterno. Tali canali derivano da altri grossi individui plurinucleati, i quali danno poi origine a individui mononucleati, che, disponendosi alia periferia deH'antico individuo plurinucleato, lasciano in mezzo libera una cavita che si apre aireslenio. Questi individui, che per effetto della loro disposizione appaiono piii o meno compressi, poco per volta cambiano di forma, si arrotondano, diventano veri indivi- (*) L'Acquicoltura lomb., loc. cit. V. pure: Atli Soc. It. Sc. Nat. Milano, Vol. 44, pay. 7i, i905. -^^229 - dui ameboifli a grossi pseudopodi lobosi, e distaccandosi man mano passano nella cavitk del canale, portandosi cosi seguendo il percorso del canale stesso, alia periferia della colonia, dove di solito me- diante un grosso pseudopodio si mantengono aderenti al margine li- bero della colonia stessa. Tali individui in parte strisciano lungo il margine della colonia sino a raggiungere cosi lamolle non ancora in- fette; in parte, invece, s'incistano, distaccandosi [toi man mano da! la colonia madre trascinati via dalla corrente, che con tutta i)robabilita (gli Agoni vagano a sciami) Ji portera ad infettare nuovi Agoni. Infine si hanno altri individui, paragonabili ai cosi defeti < corpi protoplasmatici secondari » osservati dal Doflein e dallo Stem pell in altri Mixoi-poridi, nei quali ha luogo la formazione di spore ri- feribili a quelle dei Cryptocysles del Doflein. Denomino questo nuovo mixosporidio per le sue al)itudini e per gli effetti letali che produce sugli Aooni col nome di Branchiophaga alosicida n. g. n. sp. Menli chiede se I'epitelio delle branchie non presenti alterazioni eguali ; trova molto singolare il fatto dello sviluppo tutto esterno di un mixosporidio e doraanda se nella pseiidomembrana insierae con la massa dei parassiti non si tiovavano anche detriti cellulari e fibrina, e finalmente, dato che esistano alterazioni dell'epitelio, come si puo esciudere che le prime fasi di sviluppo dell'epizoo sieno endoepiteliali. Mazzarelli risponde che, come ha gia descritto altiove, I'epitelio delle pli- che respiratorie, dove si trova in contatto colla massa parassitaria mostrasi profondaraente alterato, e finisce con I'essere distrutto, dando luogo solo al- lora a detriti cellulari; che e certaraente nuovo il caso di un mixosporidio che si sviluppa solo suH' epitelio branchiale e non al di sotto di esso; che fibrina in raassiraa non si trova e solo qua e \k per usura delle pareti dei vasi delle pliche respiratorie o delle lamelle branchiali si hanno dei f'ocolai emorragici, e cho infiue si puo esciudere che le prime fasi siano subepiteliali perche sin dall'inizio esse si osservano sempre sull'epitelio branchiale. De Marchi, M. — Su i TrochiHdi dell' Argentina. (Sunto). Una prima menzione dei colibri dell'Argentina e data da Felix de Azara che ne illustro 11 specie, senonche avendo egli descritto come specie distinte raaschi giovani e femmine d' una stessa specie furon poi ridotte a 10 dal Vieillot, a 9 dall'H artlaub. di cui tro gik note per altre regioni. II Burmeister le ridusse ancora a 1 accer- tate, una dubbia, una indeterminata. Quest' ultima fu receiitemenie dairilartert riferita ad una forma giovanile di Lampovnis nigri- collis gia compreso nelle specie riconosciute dal Burmeister. Fi nalmente io credo d'esser riuscito a dimostrare come la specie dubbia n." 289deir Azara « Picaflor de sienes blancas » non possa essere VAgyrtria lep/it^ocephala supposta dal Burmeister mancando ogn - 230 - traocia dl verde alia o;ola e al potto caratteristica di questa specie, men- tre il « Picaflor di Azara » e tutto bianco anteriorraente, ma invece, tanto per la coincidenza della diagnosi, come per il nuovo habitat da mesegnalato in Tucuman, deve ritenersi essere il Leucippus leucogasier. Con ci6 tutte le specie descritte dall'Azara come esistenti nell' Ar- gentina sarebbero riconosciute e cinque di numero: Chlorosiilbon aureovenl)-is (W Orb. e Lafr.), Hylocharis ruficollis iy'\Q'\\\.), Leu- cippus leucogasier (Tsch.), Heliomasler furcifer (Shaw.), Lampornis nigricollis (Vieill.). A quests le scoperte del Bu rmei ster ne aggiun- sero2altre: Petasophora serriroslris (Vieill.), Lesbia sparganura (Shaw.). Fill recentemente (1892) Sclatere Hudson nell' « Ornito- logia Argentina » accrescono la serie coi reperti del White, del Durnf ord, del Barrow e del Sal v in e vi aggiungono: Oreolrochilus leucopleurus (Gould), Chaelocercus burmeisleri (Scl.), Palagona gigas (VieiU.j, Hylocharis sapphirina (Gm.), Leucochloris albicollis (Vie- ill.), Escludendo pero essi, ignoro per qual motivo, il Lampornis nigra- collis, il totale delle specie sale ad 11. Inoltre siccome essi mantengono \\ Leucocldoris albicollis 's,\x\Vdi&evmdiZ\one c\\Q il Burmeister diede d'averlo osservato in Tucuman, mentre egli stesso lo smenti poi I'e- cisamente nel 1864, le specie legittimamente ammesse da Sclater e Hudson sarebbero sole 10. Tale numero risulta notevolmente accre- sciuto dallo studio particolareggiato da me fatto: riammetto cioe il Lampornis nigricollis (Vieill), oltre che suH'autoritk dell'Azara anche sopra recenti reperti, 11 Leucochloris albicollis ^ da me rista- bilito nella fauna argontina pei reperti di esso constatati in Mis i ones; inoltre vi aggiungo 7'halurama glaucopis (Gm.) ed Agyrlria breviro- stris (Less.). Ne e da escludere che una piii completa esplorazione delle regioni periferiche della Repubblica Argentina porti a nuove aggiunte. Ne e prova il rinvenimento da parte del nostro Dr. Borelli a San Lorenzo di Jujuy di un esemplare rarissimo che fu riconosciuto dal Prof. Salvadori come il secondo esistente della specie ifWocne- mis glaucopoides {ondsitai suU'osemplare tipico di D'Orbigny, di pro- venienza incerta. Questo totale di 15 specie argentine cui arrivo differisce conside- revolmente dalle 7 che i corologi, pur non molto addietro (Rid g way nel 1892), ammettevano per 1' Argentina, anzi per la provincia Chileno- Patagonica che, secondo il Ridgway comi)rendeva oltre il Chile, la Patagonia e isole vicine, la maggior parte della Repubblica Argentina; il rimanente si assimilava alia provincia Sud Brasiliana. Ci6 non appare sufRcientemente esatto se si osservi che 3 sole specie ha 1' Ar- gentina comuni col Chile e sono specie limitate alle province occi- dentali, 4 sole comuni col Sud Est Brasiliano e limitate alia sola pro- vincia orientale di Misiones. Resterebbe quindi esclusa la maggioranza dei trochilidi piu caratteristici (alcuni anche esclusivi) della fauna - 231 - argentina e geograficamente 1' immensa regione centrale occupata dal bacino del Plata e del Parana coile ris;pettive appendici brasiliane e paraguayane. Sciater e Hudson vedendo la difficolta si limitarono a rilevare che la fauna argentina comprendeva 3 trocliilidi dei press! di Buenos Ayres ed altri 8 comuni 2 col Chile e i riraanenti colla Bolivia e col Brasile. I dati da me accuratamente raccolti e vagliati pongono in evidenza i rapporti di questa fauna argentina periferica a N.O colla Bolivia 5 sp. (e persino per suo intermezzo 2 sp. col lon- tano Peril), ad 0. col Cliile 1. sp. esclusiva e 2 comuni colla Boli- via, a NE. 4 sp. coUe province del Sud Est brasiliano. Si separa nettamente un gruppo di 5 specie autoctone, abitatrici delle province centrali del bacino del Plata e del Parana e che non varcano nep- pure nelle niigrazioni limiti geograficamente argentini. Questi aggrup- pamenti coincidono inoltre colle abitudini migratorie delle diverse specie. Non riferird ora le minute osservazioni da me raccolte intorno a.\Vhabiiat, alle migrazioni ed alia frequenza delle varie specie e degli individui, od alle variazioui di colori e di forme riscontrate sia negli esemplari da me raccolti, sia nei confront! coUabbondante materiale della raccolta Turati nel Museo di Milano: saranno riportate in apposita pubblicazione. Dii'6 invece di alcune osservazioni relative alle abitudini delle 3 specie che frequentano i dintorni di Buenos Ayres e cioe Hylocharis ruftcoUis, Chlorostilbo7t aiireoveniris, Heliomaslet' furcifer che potei studiare piu a lungo. Quando i trochilidi ricercano alimento fra i fiori si librano in- torno ad essi con volo che ricorda assai quello della Mac7'oglossa stellatarum, in esso e notevole sopratutto la posizione del corpo quasi verticale mentre le ali battono cosi rapidamente da rendersi invisibili e circondarli di una certa nebulosita, la coda e in posizione verticale e i moti di essa rapidi, a scatti, favoriscono spostamenti caratteristici in senso latei-ale. Nel volo spiegato seguono linee ondulate interrotte da improvvisi scatti in senso verticale, altra caratteristica del volo 6 questo subitaneo e improvviso aumentare della velocita che succeg- sivamente decresce. Gia 11 Bradford aveva messo in dubbio I'af- fermazione del duca d'Argyle che il colibri non possa volare all'in- dietro; io stesso ho potuto osservare con frequenza spostamenti in senso retrogrado quando il colibri si destreggia fra i fiori di una in- fioresconza riti-aondosi dall' uno per pussaro all'altro in successive visite. II frusclo del volo ha intensita varia nelle varie specie; ma e quasi sempre {liii violonto nei maschi ed inasprito nelle lotte fra questi. Caratteristica e la posizione durante il sonno rii»iegandosi il lungo collo cosl da poggiare I'occipite sulle scapole in modo che la linea dorsale si continua dircttameute con quella del capo e del becco. - 232 - Se non molto maggiore varietk nelle gam me di quella segnalata dallo Stephens pel canto del Trochilus alexandri, un maggior qu- mero di frasi a significato distinto pilevai sopratutto nel Chlorostilbon aureoventris che ha alcune note relativamente melodiche. Nelle 3 specie vi sono parecchi suoni affatto simili, sono note ti-illate o iso- late 0 a piu riprese come aggruppate in frasi di varia lunghezza. Per ci6 che riguarda Talimentazione il campo degli zoologi fu gran tempo ed 6 tuttora in parte diviso. Alcuni considerando i tro- chilidi mellit'agi, altri insettivori. Sebbene uno studio sistematico del contenuio dei loro stomaci sia ancora a desiderarsi, le poche ricei'che istituite hanno dato ragione a que.t' ultimi. II Burmeister per6 che pure ammetteva che essi potessero cibarsi di quegli insetti che trovavano nelle corolle, deduce va dalla forma del loro becco I'impos- sibilita di catturare insetti al volo; ora precisamente nelle specie ch'egli ebbe sott'occhio ho potuto verificare che gli insetti catturati al volo rappresentano, se non il loro alimento esclusivo, almeno una parte assai importante di esso. Se molti ancor oggi, il Ridgway tra gli altri, sostengono la prevalenza deU'alimento zuccherino lo si deve ad una sorta di autosuggestione per la quale tutti coloro che ebbero Trochilidi in domesticita trovando assai comodo di nutrirli con sci- roppi e miele ne dedussero che tale era il loro alimento alio stato libero. Ma nessuno riusci mai con tal modo a tenerli in vita oltre due mesi. I teutativi da me fatti sopra un nuraero considerevole d'in- dividui provano anzitutto che coll' aliraentazione esclusivamente zuc- cherina non si ottigne di conservarli in vita piii a lungo di due mesi, e che essi muoiono poi tutti con segni di forte dimagrimento e dopo lungo periodo di deperiinento accompagnato da disturb! intestinal!. Alimentandoli invece con insetti, opportunamente conservati in recipient! che contenevano frutta in fermentazione, da cui, scotendoli, si levavano a volo in modo da poter essere afferrati vivi (che rinu- tano la preda anche se appena uccisa), ottenni di fame vivere tin 7 mesi e morivano poi per cause accidental!, d! morte improvvisa senza segno veruno d'esaurimento. In tal modo mi fu possibile portar vivi sino a Milaco e farveli vivere persino due mesi mdividu! delie tre specie su citate, mentre ci6 non era riuscito appunto in causa dell'ali- mentazione neppnre al Gould che ne fece il tentativo con specie del- I'America del Nord, le quail avrobbero avuto !1 vantaggio di evitare I'inversione delie stagioni, certamente dannosa per la perturbazione che appcrta alia muta. Mi e riuscito cosi per ben tre volte di portarne con me peisino 3 individui per volta che superarono senza disturbo i 20 giorni di mare. In domesticita si famigliarizzano assai coU'uomo e si lasciano accostare. Di giorno si potcvano lasciar liberi entro una camera riducendos! ess! all'imbrunire spoutaneamente nella loro gab- bia. Tale famigliarita mi ha peimesso di ricavarne fotografie che - 233 - r estrema loro piccolezza aveva finora reso impossibile in liberta. Le fotografie sono di un individuo di Chlorostilbon aureoventris morto in Milano e quivi sono ricavate. De Marchi mostra parecchi esemplari raccolti ed alcune fotografie di varii atteggiamenti del colibri, al volo e posato nonche riprodnzioni fotografiche di nidi. Fano domanda se siano state eseguite ricerche sul tempo di contrazione del muscoli delle ali di questi uccelli e suUa struttura di essi, clie diauo ra- gione della singolare rapidita di contrazione dell' arte anteriore in questi animali. Enriques domanda schiarimenti sul volo retrogrado. De Marchi risponde al prof. Fano che le ricerche cui allude non furouo fi- nora istituite ; al prof. Enriques risponde trattarsi piu precisamente di spo- stamenti in senso retrogrado possibili solo quando il colibri si libra come sospeso sulle proprie ali mantenendosi fermo e spostandosi poi grazie a moti della coda. Ariola, V. — Sono le Tenie melagenetiche? Le Tenie, come del res^to tutta la serie del Cestodi, vengono con- siderate quali colonie dimorfiche, costituite da due distinte individua- lita: lo scolice, agamo, e lo strobila, sessuato, rappresentanti rispetti- vamente due generazioni, regolarmente alternantisi. Questo modo di vedere, ammesso in passato, e in apparenza giu- sto, e tuttavia mantenuto senza discussione dalla generality, mentre e anrlato raodificandosi il concetto della polizoicita, che pure e stret- taraente connesso con Talternanza di generazione: ma riformata Tuna concezione, di conseguenza I'altra non potra restare integra. In alcuue mie memorie, sulla interpretazione della catena dei Ce- stodi, seguendo il concetto di Emery e qualche altro, ho sostenuto, con fatti tratti dalla loro filogenia e morfologia, essere la metameria di questi animali dillerenziativa e non aggregativa, e negando inoltre la gemmazione. Infatti, per una concezione non empirica delle Tenie, occorre tener presente la loro derivazione dagli altri gruppi di Cestodi, sui quali soltanto segnano un maggiore differenziamento, intervenuto in esse in seguito agli indi.spensabili -idattamenti a cui sottostk il parassita nei ciclo complesso attraverso i varii ospiti. II deutoscolice delle Tenie, circondato dalla ciste e ritenuto quale individuo agamo e gemmante, e omologo al Plerocercoide dei Botriocefali od, ancora, ad una giovane Ligula, in cui non esiste la pretesa gemmazione, e la comparsa del cisticcrco e un carattere di difesa del deutoscolicc, che pas.sa i \\v\m\ .stadii di sua vita in tessuti dove e indispensabiJe cosillatta prolezione. Molto istruttivo a tal riguardo e il noto caso delle due tenie: T. serrata c T. I'cclmulu, perche, durivandu cntrambe da larvo ideuticho - 234 - una sola di esse, nel corso del suo sviliippo, presenta lo stadio di ci- sticerco; cosi Ja Tenia iiettinata, che compie I'lntero ciclo evolutivo neU'intestino del Conigiio, non jiassa per la condizione di cisticerco, mentre questu si riscontra neU'altra che vive il primo periodo nello stroma epatico del roditore, ed abbisogna, per completare il suo svi- luppo, di passare neirintestino del cane. Ma altri fatti, tra cui la disposizione del sistema nervoso, non consentono di ammettere nelle Tenie due distinte individualita, e quindi io credo di poter concludere per I'assenza di metagenesi negli elminti in discorso. Monticelli fa alcune osservazioai cui risponde Ariola. Pierantoni, U. — Una nuova maniera di gestazione esterna della Pyonosyllis pulligera Krohn. Alle varie specie di Sillidi a riproduzione epigamica con gesta- zione esterna che vivono nel golfo di Napoli, e che ebbi occasione d'illustrare in un mio precedente lavoro (i), posso aggiungerne un'al- tra, rinvenuta nello scorso mese di Marzo, della quale credo utile dar notizia perche il fenomeno della gestazione, negli esem[)lari da me rin- venuti, si presenta in una nuova maniera, Questa specie e la Pionosyllis pulligera (Syllis pulligera K rohn — Syllides pulliger Olaparede). Essa e una delle prime specie in cui venne ossei'vato ed esatiamente descritto il fenomeno suddetto. II Krohn che ebbe agio di studiarlo a Villafranca nel 1852 {^} cosi si esprime a ju'oposito della disposizione delle larve sulla madre ge- stante : «Ausnahme der vordersten und hintersten Segmen- te, sitzen die Eier hier immer paarweise und sehrfestje- dem der obern Cirren an ». La descrizione e ambigua e si presta tanto alia interpretazione che egli abbia trovato due uova per cia- scun cirro dorsale, quanto all'altra, piu probabile, che il paarweise si riferisca a ciascun segmento e non a ciascun cirro, e che quindi le uova siano state da lui viste in numero di una per ciascun cirro dorsale, e quindi appaiate in serie nel complesso del corpo. Questa interpretazione vien confortata da quanto il Claparede dice di avere osservato in esemplari della stessa specie a Port-Ven- dres (3). In tale des vrizione I'A. conferma quella del Krohn, in cui trova beaucoui) d'exactitiide, e frattanto nella figura che illustra la sua osservazione rappresenta appunto un solo uovo in via di sviluppo (1) Pierantoni, U. — La gestazione esterna (nei Sillidi): Arch. ZooL Vol. i, pag. 231, Tav. 10 il. (*) Kroho, A. — Ueber Sj/f/is ptilligera, eioe none Art: .\rch. Natiinj. iS. Jahnj. pag. Sol, Taf. 10. (') Clapardda Ed,, — Qlanures zuotoiniques parmi les Ann^lides da Port-Vendres : M6in. Soc. Pliyisiq. Geneve. Tome 17, 2. parlie, pag. Si, Pic. 6, I'uj. 6. - 235 - eirli su ciasciino -iei cirri dorsali di ogiii sofimento ovipforo; aorgiungendo che questi segmenti si alternano con altri privi di uova. La sppcie in esame fu gia rinvenutadallo stesso Clnparede in van" esemplari a Napoli ; ma egli non paria, a proposito di questi, di gesta- zione (*): molto probabilmente egli rinvenne individui non ancoi'a sos- sualmente maturi, e cio fa credere anclie il fatto che e;jrli nel de- scriverne la colorazione parla di una striscia trasveisa gialla siii primi segmenti del corpo, mentre gii esemplari gestanti da mc osser- vati portano questa striscia, sebbene meno mai'cata, anche nei segmenti posteriori. Ma quello che piu interessa in questi esemplari e che le uova, ed in spginto i piccoli, non sono attaccati ne da soli, ne a paia su cia- scun cirro dorsalc, ma in gruppi di cinque ciascuno lungo tre o quat- tro segmenti, a partire dal settimo. setigero, alternantisi con altri segmenti che ne sono del tutto privi. In ciascuno dei segmenti ovigeri, quindi, si trovano ben dieci uova, ed in seguito dieci larve, in due gruppi. In ciascuno di iiuesti gruppi esse sono raccolte senza un ordine determinate, e circondano il cirro die le sostiene aderendovi con la in- tera superficie ventrale, mediante una sostanza mucosa analoga a quella da me altra volta descritta in altre specie gestanti (-). Ciascun gruppo lia I'aspetto di una massa ovoide. Come ho accennato questa disposizione dei piccoli e assolutamento nuova: si conoscono casi in cui le larve sono disposte irregolarmente sul dorso della madre (es: Grubea limhala sec. Viguier), altri casi di larve sostenute dai cirri \ fnitraiVi (e^: SphaerosyUis hys/rix Clap., Pionosyllis elegans, gestans, papillosa, minuta Pierant.), altri, infine, gia innanzi citati, di larve sostenute dai cirri dorsali, ma non mai in gruppi come nella Pionosyllis pulligera di Napoli. Questo modo di presentarsi del fenomeno se puo considerarsi come uno speciale adattamento a condizioni diverse che la specie pu6 tro- vare neJl'ambiente in cui vive a Napoli, in conlronto delle altre loca- lita in cui venne osservato, non puo in ogni caso venir riguardato come accidentale, ne come corrispondente ad nn solo momento o sta- dio delle diverse fasi dello sviluppo con gestazione. II Krohn ed il Claparede, infatti, dicono di aver potuto seguire tale sviluppo tino al distacco dei piccoli, e non hanno mai osservato disposizione in gruppi; la quale disposizione, d' altra parte, potrebbe ti'ovare una spiegaziono nel fatto che le larve, aderendo fra loro ed ai cirri mediante la so- stanza agglutinante sparsa lungo la loro intera superucie ventrale, formano un tutto assai piii solido e conforme alio arabiente molto (*) Cl aparfede, Ed. — Les Ann*lides Chetopodes dii Oolfe de Naples: Mim. Soc. Plnjsire della valva. La zona di fusiune e molto ristretta. La fascia jalina sporge da tutto il margine libero della valva. Questa e ben calcarizzata e presenta suUa superficie esterna nume- rosi piccoli incavi rotondi. Nella valva destra manca la dentellatura raarginale, e la fascia jalina, piu ristretta, sporge solo dal margine inferiore e dalla metci ventrale del margine anteriore. II guscio veduto dal disopra e di forma quasi ellittica, prosentan- dosi alquanto ristrc^tto alle cstremita; la sua maggiore ampiezza si trova verso il mezzo ed 6 uji poco iuferioro a q nella dolla C. vavrai, (>) Voeltzkow, A. — For8chuDgsreise iu Madagascar uud Ost-AfnUa. — MUiJer, G. W. — Ostraciiden : Abh. Senkenb. SaOirf. des. Frunli/urt, i^;).S. Bd. I'l. pug. :iO(>, Taf. 10, (!g. i-o. - 242 - die corrisponde a '/^ della lunghezza: nella specie qui descntta essa supera appena <^''a. La valva sinistra soppassa quella destra anterior- mente per un tratto brevissimo. L'occliio si trova un poco dopo il terzo antei'iore. II guscio del ^, non difFerisce da quelle della Lunghezza: mm 1,2 — altezza: mm 0,76 — larghezza: mm 0,70. Nel primo paiu di antenne e notevole la brevita e la sottigliezza degli ultimi cinque articoli, mentre le setole natatorie sono ben svi- luppate e si estendono per circa una volta e mezza la lunghezza com- plessiva di tali appendici. Nel secondo paio di antenne le setole nata- torie sorpassano di poco I'estremita delle unghie terminali!; il quarto articolo e quattro volte piu lungo che largo, il quinto di lunghezza tripla della larghezza e largo poco piu di Vs deirarticolo precedente. Le unghie terminali si estendono per un tratto uguale ai due ultimi articoli presi insieme, sono ristrette, poco incurvate, ma ripiegate immediatamente presso la punta, fornite di brevi dentelli dopo il primo terzo della loi'o estensione. I denti dell'apofisi mascellare anteriore sono dentellati. II palpo dei piedimascelledel maschio ha il secondo arti- colo conformato in ciascun late come nella G. incongruens, cioe come un uncino nella parte destra e come un'appendice piatta, larga verso il mezzo e di forma quasi triangolare, nella parte sinistra. Nel palpo di questo lato il primo articolo presenta nella meta superiore una fittaesottilissima striatura, diretta perpendicolarmente al margine dor- sale. In ambedue i palpi vi e poi un rivestimento di piccolissime spine in corrispondenza alTangolo prossimale inferiore dell'apofisi mastica- toria, le quali non sono visibili che per mezzo di un ingrandimento molto forte (Ob. 8, oc. 4, Koristka). Nel primo articolo del primo paio di zampe vi sono due setole presso Testremita distale, la tibia e net- tamente divisa ed il secondo articolo di essa supera di 74 la lunghezza del primo. Nel secondo paio di zampe I'unghia e lunga il doppio della larghezza del penultimo articolo. I rami della forcina sono molto sot- tili e allungati, leggermente incurvati ad S, con minutissimi dentelli lungo quasi tutto il margine dorsale ; 1' unghia piii grande, dentellata, arriva ad un terzo della lunghezza dei rami, I'unghia minore, pure dentellata, e % deU'altra: la setola ventrale ha questa stessa lun- ghezza, e la setola dorsale e molto corta. La distanza fra I'attacco deir unghia piu grande e quello dell' unghia dorsale corrisponde alia larghezza dei rami, e la stessa distanza intercede fra la base dell' un- ghia dorsale e quella della .setola dello stesso lato. Tutti questi ca- ratteri della forcina costituiscono una delle principal! differenze tra la 0. vavrai e la specie qui descritta. I due peni hanno una parte prossimale piuttosto larga, a forma di trapezio e con forti rilievi chi- tinosi, alia quale seguono due appendici, di cui I'esterna termina in una puuta rivultu uirindietru e sniuirsata, 1' altra, piii curia, terminu - 243 - con un raargiue largo, poco convesso. Nell'organo di Zenker vi sono da 2-t a 28 anelli ben distinti e forniti di forti raggi chitiaosi rego- larmente disposti ; I'estremita distale dei due tubi forma una specie di capezzoio assai sporgente e presenta delle incisure disposte in una rosetta non eccontrica. Non ho potuto constataro quale sia la disposizione deU'ovariG e delle glandole testicolari. Fra gli esemplari che ho osservati, i maschi erano piu frequenti delle femmine. 1 maschi della Q. vavrai non sono stati trovati; ma ci6 potrebbedipendere dal periodo dell'anno. in ciii questa fu raccolta (mese di giugno) o da cause accidentali. La C. vinciguerrae e una delle poche specie del genere di cui si son trovati i due sessi in Europa. Delle qnali, tre specie fino ad ora spettavano alia fauna d' Italia, cioe la C. prasina, la C. exseria e la C. mareotica, trovate presso Palermo e descritte la prima volta dal Fischer (-). Nel rimanente dell' Eu- ropa la sola Cypris sessuata finoi'a conosciuta e la C. incongruens Hamdohr, considerata come una forma localmente partenogenetica (3). Fer6 di questa, come pure della C. virens (Jur.) (una delle specie piii comuni in Eui'opa e, secondo Moniez, sessuata in Algeria) n^ da me, ne da altri, per quanto mi e noto, sono stati trovati i maschi in Italia. La seconda specie di Ostracode trovata nelle Aterine, e la Cy- pris bispinosa Lucas, una forma piuttosto rara, che per lo piu e stata raccolta in locality vicine al mare, e solo in Francia si rinvenne nell'interno del continente. Questa Cypris non e nuova per la fauna italiana, avendola raccolta il Prof. Emery (^), molti anni or sono, nei dintorni di Cagliari. Qui fard osservare come in questa specie, di cui finora non si e descritto che I'aspetto esterno del guscio, si riscontrano tutti i caratteri che G. W. Miiller stabilisce nclla sua monografia degli Ostracodi di Germania per il sottogenere Eurycy- pris (^), e quindi essa va collocata in questo gruppo : il quale fino ad ora si riteneva come rappresentato in Europa dalla sola Eiirycypris pubera (0. F. Miiller). La specie che mi sembra avere la maggiore affinita con 1' E. bispinosa e una Cypris dell' Africa, l' E. neumanni G. W. Miiller, trovata da Neumann nel Massai Nycke ('V, la quale somiglia moltissimo all'^. bispinosa nei caratteri che presentano le (') Fischer, Seb. — Beitrag zur Kenntniss der Ostracodeo: Ab)t. Xhad. Munchen 7. Dd. i855. (•) La Cypris Madaraszi (Cypris dispar) deve collocarsi, come haniio fatto osservare G. W. M tl 1- ler e Kaufman n, in un genere a s6. (*) De Guerne, J. — Comuaicatioa siir I'yprii bispinosa. Bull. Soc. Ent. France, ifiiti', pag. 247, (Siiance S:i novenibre). (=) MUller, G. W. — Deutschlands SUsswasser-Ostracoden : Zootrnjia. Heft 30^, 30", i900. C) MUller, U. W. — Afrikanische Ostacoden; Zool. Jahrb. Abl. Syst. 13. Bd. i9U0,pag. 25if. - 244 - valve vedute di profilo, ma se ne discosta sopratiitto per la forma straordinariamente larga del guscio (la quale si trova anche in altre Eurycypris) e per la mancanza delle due sporgenze aliformi sui lati. Esaurite le comunicazioni scientifiche, il Presidente da la parola al pro- fessor Alessandro Ghigi per riferire circa la legge sulla caccia dal punto di vista zoologico. Gliigi da ragiono del seguente ordine del giorno: L'Unione Zoologica Italiana. riuuita nella sua V assemblea ordinaria in Portoferrario, tenuto conto della imminenza di una discussione sul progetto di legge per I'esercizio della caccia, considerando che taluni provvedimenti debbono essere I'applicazione pratica di criteri scientific!, esprime il parere : 1*> cbe i termini del divieto generale siano unici per tutto il Regno; 2" che i termini del divieto mirino, per quanto e possibile, a proteg- gere gli uccelli durante 11 ripasso primaverile; 3o che non vengano compilate tabelle di animali nocivi; 40 che siano istituite riserve di protezione atte al ripopolamento di certe specie di selvaggina stazionaria; 5" che i permessi scientific! da accordarsi ai Direttori dei Musei, non siano tassativamente limitati ad uno solo per Museo; 6° che la Commissione consultiva sia composta di persone tecniche con larga rappresentanza di Zoologi; 70 che la Commissione consultiva abbia facolti di stabilire periodica- mente le eccezioni a termini general! del divieto, tanto in rapporto alia qua- lita della selvaggina, quanto al tempo, al luogo e al modo di caccia. Dopo breve discussione, cui partecipano Salvadori e Damiani, circa il 5" po- stulato che viene concordato nel modo suesposto, d'accordo col relatore, Tordine del giorno e approvato all'unanimita. La seduta e tolta alle ore 12, Alle ore 15 i congressisti si recarono a visitare la Villa Napoleonica a S. Martino, ricevuti dal comra. Bracclaiini in rappresentanza dell'on. Pilade Del Buono. Visitarono il « Museo Zoologico Elbano » ; poscia fu ofierto lo Cham- pagne. II comm. Braccialini brindo ai Congressisti; risposero ringraziando il Presidente prof. Wlonticelli ed il prof. Romiti. Martedi 18 aprile. I congressisti a bordo della R. Nave « Ciclope » , attraversando il canale di Piombino, si recano all'isola di Pianosa. Durante il tragitto vengono ese- guite pesche pelagiche e dragaggi. II Comandante offre una refezione a bordo. A Pianosa i Congressisti visitano la colonia agricola penale e si spargono poscia nell'isola per raccolte zoologiche. 245 - Mercoledi 19 aprile. (Seduta antimeridiana). Ghigi legge il seguente telegramraa del IVlinistro dell'lstruzlone: « Ringrazio valorosi degnissimi colleghi per gradito telegramma clie mi « ia pur da lontano assistere in ispirito loro dotte geniali riunioni da cui « auguro che scienza zoologica italiana tragga nuovo impulse fecondi lavori. « Ministro istruzione Bianchi ». Romltl comunica che il Ministro della Marina ha ordinate che la R. Nave « Ciclope » rimanga a disposizione per ricoudurre I'indomani i Congressi- stj a Livorno. Comunica che nel pomeriggio il « Ciclope* accorapagnera i congressisti prima all'Eafola, ove saranno eseguite pesche coi palamiti, po- scia a Marciana marittima. II Presidente da la parola al prof. Mazzarelli per riferire circa alcune que- stioni riguardanti la pesca. Mazzarelli dice come le iramissioni di Trota nelle acque pubbliche si ese- guono principalmente con avannotti in cui non e ancora completamente avve- nuta la recezione del sacco vitellino e che non hanno ancora la capacity di sfuggire con successo ai loro nemici talche dei varii milioni di avannotti im- raessi soltanto pochi sopravvivono. AH'estero si va, invece, tacendo strada il concetto che meglio convenga immettere pesciolini di 6 mesi o di un anno, come anche da noi si fa in piccola misura, i quali resistono assai meglio. Propone che in Italia si dia la preferenza a questo sistema. Rileva come i re- golamenti sulla pesca non vengano rispettati e come gli agenti si rifiutino di farli osservare, rendendo inutile, con la mancanza di sorveglianza, la pro- mulgazione di leggi. Occorre qiiindi di provvedere con personale apposito. Ri- chiama I'attenzione del Convegno sulla necessity che le stazioai di piscicultura siano dirette da zoologi, senza rinunziare tuttavia all' opera preziosa dei pratici. Ricorda come da qualche anno si discuta suU'irapianto di una stazione di piscicultura marina; ritiene prematuro il progetto e crede invece sarebbe raolto piu conveniente ed utile per ora incaricare con i fondi stanziati giovani natu- ralisti di compiere studii in proposito presso la Stazione Zoologica di Napoli. Ghigi e favorevole alia proposta del Mazzarelli di iniziare imraissioni con pesciolini di una certa eti; da un triennio egli compie immissioni per con to del Ministero in provincia di Bologna ed enumera alcuni fatti che tendono a provare come le immissioni di pesciolini diano risultati raigliori die non quelle di avannotti. Parona, Ficaibi e Macchlati chiedono schiariraenti suUe circostanze di am- biente che hanno accompagnato le immissioni fatte dal Ghigi. Questi da spie- gazioni e dice che si riserva di render pubbliche le proprie osservazioni nella relazione che dovra fare al Ministero suUe operazioni ittiche da lui compiute quest'anno nelle provincie di Bologna e di Firenze. Emery parla sulla sorveglianza degli agenti e sulla inosservauza delle leggi. Ritiene inutile far voti a questo proposito, convinto che qualsiasi prov- vedimento si rende inefficace quando non abbia I'appoggio dell'opinione pub- blica. Reputa piu opportune illuminare il pubblico ed istruirlo con conferenze. Monti 6 di questo parere e propone che si interessi il Ministero ad eser- citare una propaganda proficua alia pesca ed all'acquicultura. Arlola al conlrario ritene indispensabile insistere suU'osservanza delle leggi. - 246 - Ghigi osserva all'Emery eel al Monti che il Ministero e appunto nel loro or- dine di idee; che la scuola di Pesca ed Acquicultura, recentemente istituitaa Veuezia, ha forse per iscopo principale la propaganda vagheggiata da loro e I'istruzione dei pescatori. Iiiforma che appunto in questi giorni il prof. Levi- Morenos, che dirige quella Scuola con rara competenza ed aramirevole entu- siasmo, ha tenuto un breve corso di conferenze ai Direttori delle Cattedre arabulanti di Agricoltura, perche possano, nell'esercizio del loro ufficio, fare un' utile propaganda in favore della pesca. Rileva inoltre come questo ramo dell' industria zootecnica abbia conse- guito uno sviluppo considerevole, che ci fa molto bene sperare per I'avvenire, dal giorno in cui Ton. Rava e a capo del Ministero d'Agricoltura. Mazzarelli trova giusto quanto dicono Emery e Monti; insiste pero, senza abbandonare il concetto della propaganda, alia quale gii attendono le Society di pesca sulla istituzione di apposito personale per la sorveglianza. Parona, circa la direzione delle Stazioni di Piscicultura, prega il prof. Maz- zarelli di ritirare la sua proposta, onde noii dar luogo a! piu lontano sospetto che la proposta possa rivestire carattere personale. Camerano si associa all'emendamento Parona. Emery si associa invece a Mazzarelli. Mazzarelli dichiara che la sua proposta aveva carattere puramente obiet- tivo ; tuttavia, data I'osservazione del prof. Parona^ la ritira e propone il se- gueute ordine del giorno: L'Unione Zoologica Italiana fa voto: lo « che il Ministro per I'Agricoltura studi la questione per immettere € nelle acque pubbliche novellame a preferenza di avarmotti forniti ancora di « vescicola vitellina; i^" f che il Ministro studi il modo migliore per ottenere 1' osservanza « delle leggi e dei regolamenti sulla pesca*. L'ordine del giorno e approvato. Romiti ricorda come per la riunione federale di tutte le Societi Anatomi- che, da tenersi in Ginevra nell'agosto 1905, riunione alia quale ha anche ade- rito rUnione Zoologica Italiana con una decisione presa al Convegno di Ri- mini, delegando a.rappresentarla come Presidente il prof. Romiti, occorra no- minare un secondo delegate, a norma di quanto fu deciso in una riunione dei delegati delle Society federate, tenuta in Tolosa. Rileva che le Society, fede- rate nella riunione di Ginevra sono: « Anatomische Gesellschaft, Association de.s Anatoraistes, Anatomical Society of Great Britain and Ireland, American Society of Anatomy, TJnione Zoologica Italiana ». Ricorda come egli abbia so- stenuto ed ottenuto che nella riunione federale possa essere usata anche la lingua italiana. Propone quale secondo delegate in quality di Vice-Presidente il prof. Valenti. La proposta Romiti e approvata. II Presidente propone, e I'Assemblea approva, che I'Unione sia rappresen- tata ai Congressi internazionali dai Soci che vi prendono parte ; cosi si de- cide per il Congresso ornitologico di Londra e per quello di pesca a Vienna. II Presidente dk la parola al Segretario per riferire sul progetto di un Repertorio dei generi e delle specie nuove che si descrivono in Italia. - 247 - Ghigi dice come, a norma della deliberazione presa a Rimini, il Repertorio, annuals, da inserir&i nel Rendiconto, dovrebbe constare di due parti: la pri- ma dovrebbe contenere le diagnosi, possibilmente accompagnate da incisioni schematiche, dei generi, delle specie, delle varieta e forme nuove per la fauna italiana descritte in Italia. La seconda dovrebbe contenere I'elenco delle spe- cie italiane che fossero pubblicate da autori stranieri. Ora I'Assemblea dove decidere se il Repertorio debba essere iniziato dall'anno in corso ovvero da' 1900 in cui si costit'ii TUnione, e deve indicare la persona cui afBdarne la Redazione ed autorizzare alia relativa spesa. Parona ritiene che la redazione debba essere afQdata a singoli specialisti. Camerano, al contrario, pensa che si debbano dare pieni poteri ad una persona sola, iniziando il lavoro dal 1905 : propone che 1' incarico sia aflSdato al prof. Ficaibi, anche per la facilitazione che gli viene dalla compilazione del ca- talog© per la bibliografia scientifica, cui da qualche anno il Ficaibi accudisce. L'Assemblea approva la proposta di Camerano ; ed il prof. Ficaibi accetta 1' incarico, con una riserva per quanto riguarda gli autori stranieri. Monticelli svolge una sua proposta tendente ad interessare il Governo per ottenere che nella Commissione per le regole di nomenclatura zoologica sia nominato un rappresentante italiano. Dopo alcune osservazioni di Romiti, con- trario e di Emery favorevole all'intervento del Governo, la proposta Monticelli e approvata. II Segretario dk lettura di alcune proposta inviate da soci impediti di intervenire al Convegno. € II socio Setti propone: 1° di aumentare la quota sociale ; 2° di pubblicare un Bollettino che accolga brevi lavori scientifici, la bibliografia generale zoo- logica, nonche gli dvvisi dei concorsi e le notizie relative al personals ; 3"^ di compilare una Fauna italiana; 4° di fare uflfici presso il Ministro della Marina perche le R. Navi accolgano naturalisti a bordo ». € II socio Porta chiede un voto per I'istituzione di uq Museo Nazionale di Storia Naturale in Roma ». Emery e d'avviso che non si debbano prendere in considerazione le pro- poste di sosi assenti; anzi egli coglie 1' occasione per proporre che delle co- municazioni dei soci assenti si debba leggere il solo titolo. Ficaibi 6 del parere di Emery. Ghigi al contrario ritiene che non si possa non tener conto delle proposte fatte da soci aderenti al Congresso e che, per cause indipendenti dalla loro volonti, non hanno potuto intervenire. Camerano osserva che, data la ristrettezza del tempo, non e possibile di- scutere ora proposte cosi gravi; esprime il parere che le proposte Setti, Porta ed Emery vengano poste all'ordine del giorno del prossimo Congresso. L'Assemblea approva. Esauriti gli argomenti posti all'ordine del giorno delle sedute pubbliche, il Presidente apre I'adunanza privata per trattare gli afiari amministrativi dell' Uuione. II Presidente dichiara aperte le urne per 1' elezione deU'iutero Consiglio Direttivo e noraina gli scrutatori. La sig. prof. Rina Monti funge da Segre- tario. I votanti sono 74: maggioranza 37. Visto il risultato della votaaione il Presidente proclama eletti per il trien- - 248 - nio 1906-1908 il prof. Eugenio Ficaibi a Presidente, i proflf. Angelo Andres ed Achille Russo a Vice-Presidenti (giusta le norrne fissate dell'art. 6. dello Statute per il Presidente ed il VicePresidente anziano), il prof. Francesco Saverio Nlon- ticelli a Segretario, il prof. Alessandro Ghigi a Vice-Segretario. Magretti e Peracca revisori dei conti, in luogo di Arrigoni e Setli dimissio- narii, leggono la loro relazione sui rendiconti dei due esercizi 1903 e 1904 presentati dal Cassiere-Economo ed accettando il bilancio, come esso e stato impiantato dalla presideuza, ne propongono all'Assemblea I'approvazioue, che e votata all'unanimiti. Ghigi in base al bilancio consuntivo approvato, presenta a noine del Con- siglio quell(» preventivo per I'anno corrente 1905, che viene approvato senza discussione, accogliendosi in tal modo le proposte del Consiglio di ristampare il Rendiconto del Convegno di Pavia, esaurito, e di distribuire all' estero un certo' numero dei rendiconti annui. II Presidente propone e 1' Assemblea approva la nomina di Mazzarelli e Monti a revisori dei conti per I'anno 1905. Emery ia lettura di una confortante relazione sull'« Archivio Zoologico » : I'Assemblea ne prende atto. II Presidente apre quindi la discussione per la designazione dell'epoca e del luogo del futuro convegno (VI adunanza annuale dell'Unione). Ghigi comunica una lettera del Presidente della Societa Italiana di Scienze Natural! con sede in Milano, colla quale partecipa che nel prossimo 1906 avra luogo in quella citt^ un congresso dl Naturalist! indetto dall-a Socveta lia- liana di Scienze Natural! per festeggiare il cinquantesimo anniversario della propria fondazioiie. La lettera termina invitando I'Unione Zoologica Italiana al Congre.sso di Milano. Emery propone che I'Unione aderisca al congresso dei naturalist! in Milano rinunciando al proprio convegno dell'anno prossimo. Ariola dice che, pur aderendo all'iuvito della Societa dei Naturalist!, 1' U- uione deve egualmente tenere il proprio convegno. Emery dice che la cosa si puo conciliare, tenendo in occasione del Con- gresso di Milano, una riunione pe! sol! soc! dell'Unione e propone che la Presidenza td ponga in rapporto con la Presidenza del Congresso di Milano per gl! opportuni accord!. L'Assemblea approva. II Presidente faceadosi interpetre dei sentiment! deH'Asserablea, ringra- zia il Comitato ordinatore del Convegno per 1' opera spesa e particolarmente il suo Presidente prof. Gugiielmo Romiti e I'infaticabile Segretario prof. Gia- como Damiani; rivolge cortesi parole di riiigraziamento alia citta di Portofer- raio ed alle Autorita cittadine, con particolare riguardo al Sindacfl e all'ono- revole Del Buano, cui tan to si deve per la riuscita del Convegno; invia un caldo saluto al cav. Arturo Cerbino, ed agli ufficial! ed all' equipaggio della R. Nave « Ci elope » per le infinite cortesie e le araabilita prodigate a! Con- gressisti. Riassurae, infine, il lavoro compiuto dall'Assemblea, e con un saluto a! soc! present! ed assent!, dichiara chiuso il quiuto Convegno Zoologico Na- zionale, bene augurando aH'avveuire dell'lTnioue Zoologica Italiana. - 249 - Appendice Durante la breve durata di questo Convegno dell' Unione Zoolo- gica Italiana a Portoferraio i soci Camerano, Borelli, Peracca, e Zavattari raccolsero una certa quantity di animali in varie regioni deir Isola d'Elba e dell' isola di Pianosa. Scarso fu il tempo che si pot6 impiegare a raccogliere animali; non molto propizia la stagione: i risultamenti furono tuttavia non del tutto spregevoli. L' isola d'Elba lungamente ed ampiamente studiata dai punti di vista mineralogico, geologico, e botanico e tutt'ora poco nota per cio che riguarda la fauna. Per tale ragione non inutili possono essere i dati che seguono. Intorno ai materiali raccolti dai sopra menzionati soci vennero fino ad ora pubblicati i lavori seguenti: Dott, Luigi Cognetti de Martiis. — Oligocheti dell'isola d'Elba e di Pianosa: Boll. Mus. Zool. Anal. Compar. TorHno, Vol. 20, N. 490, 1905. Le specie indicate sono: Microxolex phosphoreus (Ant. Duges) di Pia- nosa, Eiseniella tetraedra {typica) {Sslv.) deWElha,, Helodrilus cMliginosus (Sa,v.) sub. sp. trapezoides (Ant. Duges) di Portoferraio, Octolasium complaiiatum (A. Duges) di Marciana (Elba), Octolasium hemiandrum Cognetti di Porto- terraio, Octolasium damiani no v. spec, di Marciana (Elba). Quest' ultima specie o assai interessante pei caratteri che presenta ed e dedicata al prof. Giacomo Damiani benemerito segretario del Convegno el- banc. Dott. Giuseppe Nobili. — La Helleria brevicornis Ebn all' Elba ed a Pianosa con osservazioni sinonimiche: Boll. Mus. Zool. Anal. Comp. Torino, Vol. 20, N. 491, 1905. Questa specie pare essere comune nell'Isola d'Elba ed a Pianosa: fino ad ora essa era nota solo della Corsica e delle Coste della Provenza. II profes- sor Achille Costa la trov6 in Sardegna e la descrisse come nuovo genere. (Syjitomagaster) che poscia modifico in Syngastron. Questa specie e, invece, da riferirsi ai genere Helleria fondato da Ebner nel 1868. E. Zavattari. — Imenotteri dell'isola d'Elba e di Pianosa: Boll. Mus. Zool. An at. Comp. Torino, Vol. 20, N. 493, 1905. Sono menzionate venticinque specie. Prof. F. Silvestri. — Elenco dei Miriapodi, Tisanuri, Termitidi ed Embiidi raccolti all' isola d'Elba o di Pianosa. Boll. Mus. Zool. Anal. Comp. Torino, Vol. 20, N. 501, 190b. Sono indicate nove specie di Miriapodi, una di Tisauuri, una di Termitidi ed una di Embiidi. - 250 - II signor Carlo Pollonepa ha in studio i molluschi terragnoli e d'acqua dolce tra i quali vi sono alcune specie interessanti. Fra poco verra pubblicato 11 lavoro. II dott, Mario G. Peracca ha in studio i rettili e gli anfibi che offi'ono carapo ad alcune osservazioui i-elative alia distribuzione geo- gratica di varie specie. Aggiungiamo le seguenti notizie che si riferiscono ad altri gruppi di animali raccolti dai predetti soci e non pubblicate. Dott. A. Borelli. — Turbellari. Planaiia yonocephala Duges. Molto frequente sotto le pietre nei ruscelli d'acqua corrente vicino a Marciana Alta (Elba). Prof. L. Camerano. — Gordii. Gordiiis villotl Rosa. Un esemplare raaschio trovato a Marciana Alta (Elba). (Lungh. m. 0,08, larg. mass. m. 0,0005, colore bianchiccio). Un'altro esemplare maschio della stessa specie venne trovato dal dott. Da- rn iani nel 1902 a S. llario (Elba) (Lungh. m. 0,110, largli. mass. m. 0,0007, co- lore nerastro colle macchiette ovali caratteristiche bea spiccate). Questo esem- plare venne comunicato dal prof. C. Parona. Dott. A. Borelli. — Scorpioni. Euscorpius flavicaudis De Geer. Molti esemplari maschi e feramine nei dintorni di Portoferraio. Euscorpius carpathicus L. Comune nei dintorni di Portoferraio ed a Mar- ciana Alta (Elba) dove non si trovo la specie precedente. Le due specie ora raenzionate vennero pure raccolte nell' isola di Pianosa. Dott, A. Borelli. — Foi-ficole. Anisolahis moesta (Serv.). Comunissima sotto le pietre. Anisolabis maritima (Gene). Due soli esemplari, un maschio ed una fem- mina, trovati dal dott. G. Cecconi vicino a Portoferraio. Forficula. auricularia F. Un esemplare maschio della forma macrolabia. Forficula decipiens Gene. Molti esemplari maschi, femmine e larve della forma cyclolabia ed alcuni esemplari della forma macrolabia. La forma cyclo- labia venne pure trovata nell' isola di Pianosa. Dott. G. Nobili. — Crostacei. Decapodi. — ProceA'A-rt canalic.idata Leach, Leander xiphias Risso, Pagnri- Htes maculatus (Risso), Inachus dorynchus Leach, Stenorhynchus longirostris (Fabr.), Stenorhynchus phalangium (Penn.), Pachygrapsus marmoratus (Fabr.). Lsopodi. — Bopyrus xiphias Giard e Bonnier sopra Leander xiphias, Aega rosacea (Risso), Cerotothoa sp., Anilocra physocles Echw., Helleria brevicornis Ebn, Lygia italica Fabr. e numerosi isopodi terrestri che verrano studiati. Prof. E. Giglio Tos. - Ditteri. Chiysomyia formosa Scop. Portoferraio, bibiomarii Linn. Marciana Alta (Elba), Eristalis tenax Linn. Portoferraio, Catabomba pyrasfri Linn. Porto- terraio. - 251 - Aderirono al Uonvegno i seguenti signori: a) Soci dell'Unione. — Altobello dott. G., Andres prof. A., Ariola prof. V.*, Arrigoni degli Oddi conte dott. E., Bellotti prof. C.*, Bentivoglio prof. T.*, Borelli dott. A.*, Brian dott. A., Brunelli dott. G., Camerano prof. L.*, Cognetti dott. L., Cecconi dott. G.*, Cacace dott. E., Crivelli Serbelloni conte G., Daraiani prof. G.*, De Marchi dott. M.*, Delia Valle prof. A., Emery prof. C.*, Enriques •dott. P.*, Fano prof. G.*, Festa dott. E., Fiocchini dott. C, Frassetto dott. F., Ficalbi prof. E.*, Ghigi prof. A.*, Giacomini prof. E.*, Giardina prof. A., Gi- glioli H. prof. E., Knietniewski dott. C.*, Issel prof. R.*, Jona prof. A., Lamber- tenghi A.*, Lepri dott. C.*, Lunghetti dott. B.*, Magretti dott. P.*, Masi dott. L., Mazzarelli prof. G.*, Mazza prof. F.*, Martorelli prof. G., Monti prof. R.*, Monti prof. A.*, Monticelli prof. Fr. Sav.*, Nobili dott. G., Orlandi dott. S.*, Pavesi prof. P., Pardi dott. F.*, Paravicini dott. G., Paroiia prof. C.*, Pieran- toni prof. U., Peracca dott. M.*, RafFaele prof. F., Romiti prof. G.*, Russo prof. A., Salvadori prof. T.*, Sordelli prof. F., Supino prof. F., Trinci dott. G.*, Tosi dott. A.*, Valenti prof. G., Vignoli prof. T., Vinciguerra prof. D. b) Non Soci. — Artini prof. E., Baccarini prof. P., Barbieri dott. C, Bruni N., Benini R.*, Bigeschi aw. G.*, Benin! dott. P., Burckhardt prof. R., Benini prof. R.*, Cassuto on. E., Dal Borgo pi-of. P., Damiani aw. L.*, Del Biiono on. P., De Caraffa prof. G. B., Di Colo dott. F.*, De Marchi * (signora) Foresi E.*, Foresi M., Grandolfi dott. C, Guani dott. E.*, Guidi gen. P.*, Grassi prof. G.*, Germini A.*, Labindo G., Lanzi L."*, Lasagna dott. E., Longo prof. O.*, Lepri dott. C.*, Macchiati prof. L.*, Marchetti cav. G., Marini dolt. E.*, Mascarelli dott. L.*, Museo di Storia Naturale Milano, Milani prof. P., Mezzana prof. N.* Ottolenghi Bellora-Pardi prof. F,, Orlandi dott. C, Parapa- nini dott. R., PuUe ing. G.*, Pigozzi G.*, Pirotta prof. R., Pardi dott. U.*, Razzanti A., Rossi A.*, Reboa A.*, Roster proi. G.*, Silva prof. E., Scarpi prof. P., Society della Pesca, Tasselli prof. E,, Zacharias dott. 0., Zavattari E.* N. B. — I norai degli intervenuti sono contraddistinti da un *. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA II distintivo della U. Z. I. (deliberato dal Consiglio direttivo) come dalla qui annessa figura trovasi in vendita presso la Segreteria dolla U. Z. I. (Islituto zoologico R. Universita di Napoli) hI prezzo di costo, L. 3.50. (Aggiungere le spese di posta L. 0.15). II distintivo e in argeuto cou piede a tergo per raettersi alia bottoniera (volendo .si puo avere anche cou spilla a tergo). I soci che desiderauo tarne acquisto si diri- gano al Segretario della U. Z. I. II distintivo si di gratis ai Socii che pagano cinque annate anti- cipate. CosiMO Chbrubini, Amministratore-responsahile. FireD28, IVUS. — Tip. L. Niccolai, Via Faenia,44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uinaua Prof. P- 166 188 ; Fasc. 5, pp. 217 230, con tavole e figure nel te- .sto. Roma. 1905. Staderini Rutilio. — I Saurii e il loro occhio parietale. — Monit. Zool.- ital, An. 16, N. 3, pp. 61-64. Firenze 1905. T'agliani Giulio. — Per la rigenerazione delle cellule nervose dorsali (Hinter- zellen) nel midollo spiuale caudale di Triton cristatus. — Vedi M. 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Bianchini Bruno. — Ricerche sopra un teschio di Cynocephalus sphinx ^ juv. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 14 {S. 2, Vol. 6), Fasc. 1-3, pp. 14-89. Roma, 1905. Cutore Gaetano. — Frequenza e cotnportamento dei canali perforanti arte- riosi nella squama temporale dell'uomo. Gon 6 figure. — Monit. Zool. ital, An. 16, N. 1, pp. 16-28 ; N. 2, pp. 32-49. Firenze 1905. Giuflfrida-Ruggeri V. — Gli pseudo-parietali tripartiti del Frassetto. — 3fo nit. Zool. ital., A?i. 16, N. 3, pp. 64 10. Firenze 1905. Kazzander [Giulio]. — [Pneuraaticiti dell'osso temporale — Uomo]. — Boll. Sor.. Eustachiana, An. 2, N. 9-10, pp. 26-21. Camerino 1904. Leuzzi Francesco. — Una singolare articolazion > tiro-joidea: descrizione e ricei'che tetali e mort'ologiche [Uomo e altri vertebrati]. — Boll. Soc. Natu- ralisti Napoli, An. 18, S. 1, Vol. 18, 1904, pp. 100113, con figg. Napoli 1905. Peli Giuseppe. — La cavita glenoidea dell'osso temporale nei sani di raente, negli alienati e nei criminali. Con tav. — Arch. Psich., Neuropatol., An- tropol. crimin. e Medicina legale. Vol. 26 {S. 3, Vol. 2), Fasc. 12, pp. 29- 32. Torino 1905. Vedi anche : Bull. Sc. mediche. An. 16 {S. 8, Vol. 5), Fasc. 4, pp. 169-111. Bologna 1905. Tenchini L[orenzo]. — Canali pertoranti vascolari sagittali e parasagittaii nei cranio deU'uorao adulto. Con tav. VIII-XII. — Arch. ital. Anatomia ed Em briol.. Vol. 4, Fasc. 1, pp. 116-152. Firenze 1905. Tenchini L[orenzoJ. — Di un emissario anomalo orbito-trontale. — Monit. Zool. ital., An. 16, N. 4, pp. 90 93. Firenze 1905. Zuccarelli Angelo. — II terzo trocantere uell'iiomo. Sue forme, sue dimen- sioni, suo valore onto-filogeuetico. — Arch. Psich., Neuropatol., Antro- pol. crimin. e Medicina legale. Vol. 26 {S. 3, Vol. .2), Fasc. 1-2, pp. 166 161. Torino 1905. 6. Apparecchio muscolarb. Focacci Maurizio. — Diaf'ramma, sue anomalio o loro signiHcato mortologico. — Atti Soc. Naturalisti e Matem. Modena, An. 31, S. 4, Vol. 6, pp. 61-112. Modena 1903. - 256 - Livini Ferdinando. — Contribuzione alia morfologia del M. rectus abdominis e del M. supracostalis nell'uomo. Con tav. VII e 20 figure nel testo. — Arch. ital. Anatomia ed EmbrioL, Vol. 4, Fasc. 1, pp. 81-115. Firenze 1905. Vaccari Luigi. — Su di una rara disposizione della fascia di Cooper a livello di un'ernia diretta della vescica. — Gazz. Ospedali, A7i. 25, N. 49, pp. 516- 511. Milano 1904. 7. ApPARECCHIO CARDIACO VASCOLARE. MlLZA. Acqua (dall') U. e Meneghetti A. — Eiceiche di anatomia comparata sulle arterie della faccia [Mamraiferi, uorao compreso]. Con tav. XIV-XXI. — Arch. ital. Anatomia ed EmbrioL, Vol. 4, Fasc. 1, pp. 161182. Firenze 1905. {Continua). Favaro Giuseppe. — Sopra la circolazione caudale nei Missinoidi, nei Selaci, negli Olocefali e nei Ganoidi : nota prev. — Estr. di pp. S, d. Atti e Mem. Accad. Sc, Lett, ed Arti Padova, Vol. 21, Disp. 2. Padova 1905. Pitzorno Marco. — Hicerche di morfologia comparata sopra le arterie suc- clavia ed ascellare (Selaci). Con 3 figure. — Monit. Zool. ital., An. 16, N. 4, pp. 94-103. Firenze 1905. Quadrone Carlo. — Attorno ad un caso di destrocardia congenita pura con endocardite acquisita. — Riv. crit. Clin, med., An. 6, N. 6, pp. 89-93 e N. 7, pp. 105-110, con figg. Firenze 1905. Versari Uiccardo. — Eara anomalia della valvola d'Eustachio in uomo adulto con doppia vena cava superiore. Con tav. — Estr. di pp. 23 d. Ricerche Laborat. Anat. norm. Univ. Roma, Vol. 11, Fasc. 1. Roma 1905. 8. TUBO DIGESTIVO E GLANDOLB ANNESSE. Bezzola Carlo. — Contributo alia conoscenza dell' assorbimento intestinale [Vertebrati]. — Boll. Soc. med.chir. Pavia, 1904, ^. 4, pp. 260-272, con tav. Pavia 1904. Fasoli G. — Sulla struttura istologica della dentina. — La Stomatologia, Vol. 3, N. 7, pp. 329-344. Milano 1905. Continuaz. continua. Lionti Girolamo. — Sulla origine e distribuzione del tessuto elastic© nei fe- gato cirrotico [e normale] [Uomo], — Riforma rnedica, An. 21, N. 1, pp. 5-8. PalermoNapoli 1905. Marchioni-r addi Carmela. — Ricerche sul grasso nei pancreas [Mammiferi]. — Sperimentale {Arch. Biologia norm, e patol.), An. 59, Fasc. 1, pp. 89-114. Firenze 1905. Montini A. D. — Contributo alio studio dell'occlusione intestinale da diver- ticolo del Meckel. — Gazz. Ospedali, An. 26, N. 19, jyp. 200-203. Milano 1905. Pirone Raffaele. — Sulla fisiopatologia del grande epiploon : nuovo contributo sperimentale [Mammiferi]. — Riforma rnedica, An. 21, N. 1, pp- 814. Pa- lermoNapoli 1905. Savagnone Ettore. — Contributo alia conoscenza della fisiopatologia della eel- lula pancreatica. Ricerche citologiche. — Riforma rnedica, An. 20, N. 51, pp. 1405 1409, con tav. PalermoNapoli 1904. Silvestri Torindo. — Sull'indipendeuza funzionale ed anatomica dei lobi del fegato. — Gazz. Ospedali, An. 26, N. 55, pp. 570-572. 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Napoli 1905. Ganfini Carlo. — Alcune particolarita morfologiche e topografich(! delle glan- duliie suprarenale^ dell'uomo. Con tav. VI. — Arch. ital. Anatomia e Em- briol., Vol. 4, Fasc. 1, pp. 63-80. Firenze 1905. Maggioni Virgilio. — Un caso di anoraalia di sviluppo della clitoride. — Gazz. Ospedali, An. 26, N. 16, pp. 167-168, con fiy. Milano 1905. Morgera Arturo. — La relazione tra il testicolo ed il deferente di alcuni Kettili. — BlU. Soc. NaturaUsti Napoli, An. 18, S. 1, Vol. 18, 1904, pp. 114- 129, con tav. Napoli 1905. Paladino Giovanni. — La mitosi nel corpo luteo e le recenti congetture sulla significazione di questo. — Arch. Ostetricia e Ginecol., An. 12, N. 2, pp. 65. 72, con tav. Napoli 1905. Vedi anche ; Rendic. Accad. Sc. fis. e matem. (Sez. soc. reale Napoli), An. 43, S. 3, Vol. 10, Fasc. 12, pp. 394-398, con tav. Napoli 1904. Pellegrino Micliele. — Sopra una particolare disposizione della sostanza ini- dollare nella capsula surrenale [Mainmiferij. — Boll. Soc. Naturalkti Na- poli, An. 18, S.l, Vol. 18, 1904, pp. 139142. Napoli 1905. Spangaro Saverio. — Salle raodificazioni istologiche del testicolo, dell'epidi- dimo, del dotto deferente dalla nascita fino alia vecchiaia, con speciale riguardo all atrofia del testicolo, alio sviluppo del tessuto elastico ed alia presenza di cristalli nel testicolo. — Riv. Veneta Sc med., An. 22, T. 42, Fasc. 1, pp. 2124 ; Fasc. 2, pp. 80 82 ; Fasc. 3, pp. 140-143 ; Fasc. 5, pp. 201-208 ; Fasc. 6, pp. 255-268. Veaezia 1905 {continitaz. e fine). Trinci G. — Oslservazioni sui follicoli ovarici dei Rettili e di altri Vertebrati con speciale riguardo alia struttura e funzione della granulosa. Con tav. III. — Arch. ital. Anatomia e Embriol, Vol. 4, Fa.Hc. 1, pp. 1-44. Fi- renze 1905. 11. Tbratologia. Barchielli Alberto. — Studio clinico ed istologico di due casi di teratoma sacro-coccigeo. — Riv. Clinica Pediatrica, Vol. 3, Fa.sc. 2, pp. 90-107, con figure. Firenze 1905. Bravetta Eugenic. — Trigeniini monocori triamniotici con feto acardiaco- acefalo. Illustrazione del feto mostruoso e dei rapporti placentari fra di- versi feti. — Annali Osf.cfricia e Ginecol., An. 27, N. 2, pp. 228-245, con figure. Milauo 1905. Morelli Giovanni. — Crauiorachi.schisis con anencefalia e diasteniatomielia — Gazz. Ospedali, An. 26, N. 43, pp. 454456, con figg. Miluno 1905. - 258 - Vaccari Alessandro. — Note anatomiche e teratologiche su di anraromostro doppio (Disoma asimmetrico;. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 68, N. 3, pp. 211-231, con figure. Torino 1905. COMUNICAZIONI ORIGINALI Osservazioni e considerazioni sulla pigmentazione deH'iride deir Athe?ie Chiaradiae Gig I. PER iL DoiT. ENRICO BALDUOCI. (Con una fio;ura) ^ vietata la riproduzione. Quando il prof. Enrico H. Giglioli, ebbe per la prima volta in dono dall'on. coram. Emidio Chiaradia la civetta che poi de- scriase come una presunta nuova specie col nome di Athene Chia- radiae (1), oltre alle varie considerazioni sapientemente dedotte dalla diversa colorazione del piumaggio, non si ristette dall'esaminare il colore deir iride che tanto diverse si mostrava da quelle delle ci- vette comuni; cosi esprimendosi nella sua pUbblicazione del 1903 (2) " What struck me at once in the aspect of this small Owl, and " what attracted " a prima vista „ the attention of all who saw " it, was the colour of the eyes, the iris being a deep brown, which " looked black in the living bird „.... Oltre a cio aggiunge numerose ed importanti osservazioni sulla varia colorazione dell' nide che e scura in alcuni generi della fami- glia dei Bubonidae, ricordando il case citato dall' Hodgson della Scops lettia che ha occhi giaUi quando e giovane, mentre 1' iride diventa scura nei vecchi. Rammenta ancora come nei grandi gufi, nei quali e notoria 1' iride gialla, si presentino casi di occhi bruni, e come lo Scops elegans, I'Asio capensis, il Bubo lacteus, e il Bubo schelleyi abbiano iride bruna, mentre il Bubo cineraceus ha iride bleu. Anche il Ghigi (19) nei sue importantissimo lavoro intorno alia biologia e alia sistematica dei Phasianidae, parla della varia - 259 - colorazione deH'iride che si riscontra nel genere Chrysolophus ; tantu die il sesso si distingue bene per questo carattere, avendo la femmina I'iride bruna, mentre nei masclii e gialla o bianca, secondo che si tratta del C. pictus o del C. amherstiae. E sebbene non molto frequenti sieno i casi di civette con oc- chi scuri, pure anche al sig. Graziano Vallon capito di prendere una civetta con occhi neri in un nido ove le altre avevaiio 1' iride gialla. Ma il case non e isolato e si ripete anche per gli albinismi completi, per i quali siamo soliti osservare occhi dall' iride rosea. La cohezione ornitologica italiana del prof. Enrico H. Giglioli, la quale si trova nel Museo di Storia naturale di Firenze, si e arric- chita recentemente di due civette assolutamente albine che vive, furono tenute in osservazione vari giorni. perche avevano 1' iride color bigio-verde-cupo. Del resto cosi fatti casi, nella colorazione dell' iride, si ripetono con maggior frequenza che non sarebbe dato supporre, e non tutte le notizie su cio giungono agh orecchi degli studiosi. Pur tuttavia ecco che, a distanza appena di tre anni dalla ci- vetta dagli occhi neri, il prof. Enrico H. Giglioli ha la fortuna di potere avere un nuovo esemplare simile al primo ; e si deve alia ben nota passione e aha solerte attivita deH'ornitologo sig. Gra- ziano Vallon, se egli pote durante le ripetute ricerche fatte a questo fine, trovare a Pizzocco, non lungi da Caneva di Sacile (Udi- ne), altre civette dagli occhi neri. Queste civette furono prese in un nido distante appena quin- dici metri dal luogo ove nel luglio 1899 venne trovata la prima Athene Chiaradiae. II sig. Vallon poi oltre a cinque nidiacei, tre del quali con iride gialla (A. noctua), e gli altri due con occhi neri (A. Chiaradiae) prese pure i genitori. Furono gh occhi di due di questi nidiacei, 1' uno dall' iride nera, I'altro dair iride giaha, che potei esaminare, confrontandoh con al- tri di Athene noctua, e di Strix flammea; e ben mi displace che un malinteso mi abbia impedito di avere anche gli occhi della prima Athene Chiaradiae. * * * Ed ora eccomi ad esporre le osservazioni fatte e che per mag- gior chiarezza e rapidita di confronti presento riassunte nel sotto- stante schema. - 260 - Ana list dei preparati ^ Eseniplari esistenti nel E.. Museo di g Storia naturale in Firenze. Collezio- 2. ne ornitologia italiana. 10 11 1 Athene Chiaradiae. Gigl. -5 14, XL 1899. Pizzoc.co (Udine) M. 3703, Coll. 3750, 1899. 2 Athene nortua (Scop) 9 9, VIII, 1901, Stagno (Pisa) M. 3855, Coll. 3895, 1902 Athene noctua (Scop> 9 12, VII, 1902, Pizzocco (Udine) M. 3897, Coll. 3891, 1902. 4 Athene noctua (Scop) 11, VII, 1902, Pizzocco (Udine) M. 3897, Coll. 3890, 1902. Athene noctua (Scop) 9 13, XI, 1902. Pizzocco (Udine) M. 3890, Coll. 3894, 1902. Athene Chiaradiae Gigl. 9 13, XI, 1902. Pizzocco (Udine) M. 3890, Coll. 3893, 1902. Athene noctua (Scop) 9 juv. 9, XI, 1903 (Livorno) AI. 3965, Coll. 3972, 1903. Athene noctua (Scop) di nido, implurae Athene noctua (Scop) 6 j«v. Athene noctua (Scop) 9 juv. Strix flammea Linn, (ex Gesn.) 9 juv. Faccia auteriore dell'iride Assenza dello strato dei grauuli pig- mentari (lipoci-onii) e pei'cio assenza della luteina che da il caratteristico color giallo all'iride negli individui uon albini. Lo strato dei lipocrorai hen accentna- to, colorazione giaila spiccatissima so- ' lubile in xilolo. Assenza dello strato dei lipocromi, e percio assenza della luteina che da il caratteristico color giallo all'iride nel- VA. noctua. Assenza dello strato dei lipocromi, e percio assenza della luteina che da il caratteristico color giallo all'iride ne- gli individui non albini. II pigmento giallo e appena formato. Lo strato dei lipocromi, e ben intenso, e la coloiazione giaila e spiccatissima. Siccome i lipocromi son solubili in xilolo, il preparato fu fatto con geia- tina-glicerinata. Massa compatta di lipocromi, i quali, trattati con xilolo, si sciolgono e la luteina si raccoglie in gocce di grasso. Manca lo strato dei lipocromi. - ^61 - niicroscopici dell' iride Faccia posteriore dell'iride I granuli pigraentart, pur essendo inten- samente colorati dalla melanina, hanno struttura diversa dalle civette non albi- ue e si dispongono a strati paralleli. I granuli pigmentari colorati dalla mela- nina sono molto oompatti e appena se ne scorge I'aggruppamento a matassa. I granuli pigmentari, variamente raggrup- pati H, matassa, (fig. 1) nou sono molto addensati e la melanina li colora in nero. I granuli pigmencari sono molto corapatti e disposti a strati paralleli, simili ad un fitto reticolo, sono colorati in nero dalla melanina. I granuli pigmentari, colorati dalla mela- nina, hanno strati addensati in vario mo- do ; e si corapronde come non sia com- pleta la loro formazione. Lo strato dei granuli pigmentari, colorati in nero dalla melanina, non e visibile, perch6 lo strato dei lipocromi lo ricopre. Masse compatte nere di granuli colorati in nero dalla melanina, e disposte a nia- tasse poco distinte. I granuli pigmentari, variamente disposti, sono colorati in nero dalla melanina, ma non hanno somiglianza con quelli dell'^. Chiai-adiae o A. noctua. OSSERVAZIONI Avuta viva in dono dal conte Emidio Chia- radia. L'occhio dall'zWde nera non fu esa- minato, perch^ disavvedutamente gettato via. Albinismo assoluto; gli occhi nell'animale vivo erano higio-scuri. Fu, viva, in osser- vazione quasi 3 mesi. Mad re dell' J. Chiaradiae n. 6 e dell'^. noctua n. 5. Aveva iride gialla, che non pote essere esaminata perche avuto I'e- semplare in pelle. Padre dell'^. Chiaradiae n. 6 e dell'^. noctua n. 5. Aveva iride gialla, che non pote essere esaminata perche avuto I'e- semplare in pelle. Sorella dell'^. Chiaradiae n. 6. Avuta vi- va, aveva iride gialla. Sorella dell'^. noctua n. 6. Avuta viva, aveva occhi neri. Albinismo assoluto: gli occhi nell'aniraale vivo erano grigiosouri a riflessi bluastri. Uccisa per I'esame dell'iride, non appar- tiene alia collezione. Aveva occhi leg- germente colorati in giallo. Uccisa per I'esame dell'iride, non appar- tiene alia collezione. Aveva occhi giallo intenso. Uccisa per I'esame dell'iride non appar- tiene alia collezione. Aveva occhi giallo intenso. Ucciso per I'esame dell'iride, non appar- tiene alia collezione. Aveva occhi neri. - 262 - DaU'esame dell' iride appare subito che esso e formato da due principali strati distiati : 1' uno antoriore, pavimentoso e trasparente, contiene inolti gmnuli piginentari, i quali, stando alia classificazione esposta dal Bohn, (3) appartengono al gruppo del pigment! idrocar- bonati, o lipocromi; I'altro strato, il posteriore (uvea), si distingue dal primo per essere ricco di granuli pigmentari con pigmeuto nero (rae- lanina). Nel primo strato, caratterizzato dalla presenza dei lipocromi, si ha colorazione dell' iride in giallo, piu o meno aranciato, dovuto alia luteina, sostanza colorante e facilmente separabile cristalliz- zata. La luteina si associa sempre a sostanze di riserva, quali i corpi grassi e le sostanze albuminoidi^ e, come dice il Bohn, la luteina rappresenta il tipo della famigha dei hpocromi che si ritrovano fre- quentemente fra i Vertebrati con il carattere di riserva, come nolle uova, ovale, capsule subrenal!, tegumenti, e retina, mescolandos! in- timamente con i corpi grassi; talche ! hpocromi, per avere ! me- desimi caratteri dei grassi, per essere solubil! cogli stessi solvent!, nell'alcool, cloroformio, benzina e solfuro di carbonio, si ritengono quali grassi colorati mescolati con i grassi incolori. La luce e I'ossigeno agiscono su! hpocromi decolorandoli, men- tre I'azione di vari agenti chimici cambiano notevolmente la inten- sita del lore giallo, e Newbigin (4) a proposito di cio ha dimostrato come i Crostacei decapodi sieno suscettibili di combinarsi con una ■ base organica (derivata probabilmente dai muscoli), colorandosi in bleu. I granuli pigmentari dello strato posteriore dell' iride, che, come abbiamo detto, sono colorati in nero dalla melanina e appartengono ad un gruppo differente, vengono classiflcati dal Bohn fra i pig- ment! azotati, derivat! dalla cromatina. Si deve alia grande importanza che la melanina presenta fra i vertebrati, specialmente neh'uomo, se lunghe discussion! si fecero fra gli scienziati, risultandone merce le molte anahsi fatte, vario valore in quantita di azoto e ferro. Ecco perche si distinsero in due gruppi le melanine, separando quelle molto ricche in ferro e aventi origine ematica o nucleare, dalle altre, povere di ferro e do- vute a derivat! azotati dei lipocromi. La melanina ha caratteri negativ! di inalterabilita, e percio riesce difficile I'isolarla alio stato pure. Comunque sia, essa colora i granuh pigmentari della parte posteriore dell' iride i quali non si dispongono ugualmente nehe varie specie, e nehe varie eta deh'in- - 263 - dividuo; cosicche dalla varia loro distribuzione si ha aspetti ben differenti di struttura. Esaminando i preparati fatfci, e facile osservare come il primo strato deir iride si mostri in alcuni privo affatto di lipocromi (prep. n. 2, 6, 7, 11); cosicche questi individui non presentano la caratteristica colorazione giaha dell' iride, la quale gia appare nel- I'Athene noctua implume (prep. n. 8), ove un leggero strato di li- pocromi viene a depositarsi. Nei giovani e negli adulti troveremo questo strato ben piii spesso, e 1' iride prendera una ben intensa colorazione giaha (prep. n. 5, 9, 10). iMii'MM^ ^^^Mm^m^^' Fig. 1. (Prep. n. 6)— 1-1: Bordo piiplllare dell'iride riell' A t hene Chiaradiae. 2-2: Distribuzione a matasse dei granuli pigmentarl nello strato posteriore dell' iride (ingr. Dm. 55.). 3a': Rappre- senta la parte « a n ing'i'aodita 590 volte. Se poi si osserva il secondo strato dell' iride, queho dei gra- nuli pigmentari colorati in nero dalla inelanina, allora ci appare varia la loro distribuzione e la loro quantit^i. Da questa varieta di distribuzione e di quantita e facile arguire come la colorazione nera deir iride dovuta a questo secondo strato possa variare dal nero cupo, al grigio-scuro, al grigio-scuro-verdasti'o, o grigio scuro blua- stro, anche perche a produrre la colorazione concorrono le interfe- renze dei raggi luminosi (prep. n. 2, 6, 7, 11). Ecco perche i due albinismi, pur avendo occhi scuri, non pre- sentavano uguale colorazione, e questa variava coU'osservarli da vari punti di incidenza; ed ecco anche perche neppure si trovano ad - 264 - essere per colore uguali agli occhi neri dell' Athene Chiaradiae e a quelli pur scuri dello Strix flam me a. In quanto poi alia distribuzione di questi granuii pigmentari nel secondo strato dell'iride deH'Athene Chiaradiae, si osserva che e caratteristico uno strato di pigmenti che si addensano a matasse contorte (V. fig. 1); e gia si coraincia a vedere questa formazione di granuii pigmentari nell' Athene noctua implume (prep. n. 8), forma- zione che si fa gia distinta nei giovani (prep. n. 10) e piu ancora ne- gli adulti, ma che ben presto si fa incerta fino a non piu manife- starsi ai nostri occhi per I'abbondanza di nuovi granuii pigmentari che ne riempiono uniformemente tutto lo strato, intercettando com- pletamente la luce riflessa dallo specchio del microscopic. Nel caso dell' Athene Chiaradiae (prep. n. 6 fig. 1) si ha la sola formazione dello strato addensato a matasse contorte; cosicche vi e stato arresto nello sviluppo di questi granuii pigmentari. Nei due albinismi invece, la quantita del granuii pigmentari si mostra maggiore che nell' Athene Chiaradiae, ma la loro distribu- zione e ben diversa, e si manifesta a strati tra loro paralleli pren- dendo disposizione di fitto reticolato. Siccome I'albinismo vien dato appunto dalla mancanza assoluta di pigmento in tutti e due gli strati, C091 gli occhi degli albini si presentano piu facilmente rosei 6 non scuri, derivando la colorazione rosea prevalentemente dai vasi sanguigni e da interferenze dei raggi luminosi. Percio nel caso delle nostre due civette albine e dagli occhi neri, i granuii pigmen- tari rimasti localizzati nello strato posteriore dell'iride concorrono a rendere I'occhio piu o meno scuro. Ma, siccome prima di conciudere mi interessava conoscere co- me il pigmento si distribuiva nei capehi dell'uomo, cosi feci vari preparati per mezzo dei quah potei aver la riprova che il loro co- lorito e dovuto principalmente alia quantita del pigmento e alia quantita di aria che si ritrova negli interstizi fra gli element! della corteccia del pelo o nella midolla stessa; dimodoche talora appaiono bianchi, capeUi nei quali il pigmento non manca del tutto. II pigmento che si trova nella corteccia del pelo e in forma diffusa 0 granulosa, e si trova nell'interno dei fusi o delle fibre del pelo, dando a questo colore vario ; cosi trovasi che nei peli l)ianchi biondi o rossi manca nella corteccia il pigmento granulare, il quale e rappresentato solo da pigmento diffuse. E quando il pigmento della corteccia manca o e scarso, e grande 1' influenza dell'aria sul - 265 - colorito dei peli tanto da risultarne casi di albinismo, essendo in queste condizioni possibile la riflessione della luce da parte deH'aria coiiteiuita nel pelo. Ma il colorito del pelo dipende da un altro lattore, e cioe dalla sua superflcie piii o meno scabrosa ; cosi, se i margini liberi degli elementi della cuticola sono sporgenti, il pelo appare pii^i chiaro ; altrettanto avviene nei peli aridi. Ecco perche i capelli umidi od untuosi, avendo superflcie piii regolare, ci appaiono piii scuri. Secondo il Chiarugi (pag, 148) (5) tutte le cause che possono influire suUo sviluppo generale del corpo, e percio anche sulla forma- zione del pigmento, hanno importanza nel determinare la colora- zione dei capelli; e a parita di altre circostanze i capelli scuri sono indizio di buona nutrizione e robustezza mentre i chiari sono indi- zio di gracilita e di disposizione a malattia. Lo Strilmpell (pag. 159) (6) cosi si esprime a proposito della cnnizie . . . . " il color grigio e bianco che i capelli assumono, e do- " vato ad un processo normale, e manifestasi come una delle alte- " razioni senili regolari nella eta avanzata sia in tutti i capelli, sia " in un numero piu o meno considerevole dei medesimi. Quest'alte- " razione di colorito si avvera generalmente in primo luogo nei peli " della barba e nei capelli della regione temporale per poi diffondersi " anche alle altre parti. L'incanutire vien determinate dalla man- " canza del pigmento e dalla presenza deli'aria nella sostanza midol- " lare „. " Anche quest' ultimo processo puo da se solo, determinare " I'aspetto bianco dei capelli, poiche I'aria contenuta neU'interno li " fa apparire chiari a luce incidente, quindi nella condizione ordina- " ria di esame, ed al contrario oscuri a luce tangente, cioe al mi- " croscopio. " Siffatto processo e pero da considerarsi come patologico, al- " lorche si manifesta in eta giovane, la qual cosa ha luogo in " molti casi, in cui, del resto, il crescere dei capelli rimane tutt'al- " tro che integro. Gia nell'eta di 30 anni spesso la capigliatura e " comraista diffusamente di capeUi grigi. Molte volte questo feno- " meno dipende da disposizione ereditaria, ma non si puo con- " testare che le permanenti depressioni, le pene, gli affanni ecc. " possono, come dicesi volgarmente far fare i capelli bianchi. " Hanno poi un interesse speciale i casi deU'incanutire repon- " tino dei capelli, sopratutto per i molteplici dubl>i niossi contro " la loro veracita. Tuttavia esistono dei casi constatati esattamente " con sicurissima osservazione, in cui, in seguito di violenti im- - 266 - " pressioni psichiche, i capelli sono incanutiti in brevissimo " volgere di tempo, e perflno in una solo notte. Siffatti casi si " sono veriflcati in uomini esposti ad immediato pGricolo di vita, in " condannati a morte, in soggetti profondamente oppressi da dolore " morale. Recentemente e state riferito, per esempio, che nel ter- " remote di Ischia si son veriflcati simili casi di canizie repentina. " Per questi non v'e altra spiegazione possibile tranne quella che " il cambiamento di colorito sia prodotto da istantaneo accumulo " di aria nella sostanza midollare, ed i reperti avuti coll'esame di " siffatti capelli corrispondono anche a tale ipotesi „. A proposito di cio non si puo non ricordare gli attraenti lavori sulla fagocitosi fatti da Metchnikoff (7), fagocitosi che verrebbe anche a spiegare I'imbianchimento dei capelli. E molto importante e il meccanismo di imbianchimento dei capelli e peh, perche ci in- dica una sovraeccitazione della degenerazione senile. Lo Str limp ell osserva inoltre che nell'albinismo universale gli individui son privi aff"atto di pigmento, e che la coroidea e I'iride sono scolorite ; e che se I'iride appare rossa per i vasi sanguigni che la irrigano, in altri casi appare azzarra per fenomeni di inter- ferenza. Lo Striimpell dice ancora che gh albini sono per lo piia or- ganismi deboh e che delle cause atte a spiegarne il perche una sola e nota, ed e quella dovuta all'eredita. Osserva inoltre che I'albi- nismo dipende senza dubbio anche da alterazione dell'organismo in- fantile, determinato da anomahe dei genitori, le quali pero ci sono tuttora ignote. Finalmente dice lo Striimpell che con frequenza straordinaria I'albinismo si trova in fratelli gerraani ; tanto che la esistenza di un solo fra molti figli privi di pigmento e da citarsi addirittura come fatto eccezionale. I pigment! appaiono negli animali in tutte le fasi del lore svi- luppo, e i materiali di riserva come e note sono associati special- men te ai pigmenti appartenenti al gruppo dei lipocromi. Ormai e dimostrato che i pigmenti emigrano e si accumulano verso i tegumenti, e piii specialmente nei punti ove batte la luce. Spetta al Boll (8) il iherito di aver per prime osservato la migra- zione del pigmento dell'epitelio retinico sotto I'azione della luce. Non solamente i pigmenti emigrano di cellula in cellula, di tessuto in tessuto, ma bensi da un organismo all'altro ; di maniera che i - 267 - pjgmenti verranno a subire azioni dirette e varie, quali quelle do- vafce alia lace, all'ossigeno, ai reagenti chirnici acidi o alcalini. Stando cosi le cose, resta facile compreiidere come queste va- rie influenze debbano modiflcare i pigmenti stessi, e in proposito di cio e dato sperimentare come gli ossidanti e i disossidanti de- teraiinino cambiainenti di colore nei granuli pigmentari. Newbigin, studiando il pigmento dei crostacei decapodi ha riconosciuto che il loro color rosso fondamentale e dovuto ad un lipocromo rosso, il quale, corabinandosi con gli alcali e gli alcalino- terrosi, prende una tinta arancio assai stabile. Ormai da molto, e noto come la luce abbia una influenza no- tabile sulla formazione del pigmento, e chiunque puo osservare co- me nella parte del corpo meno illuminata gli animali sieno poco pigmentati ; e i pesci piatti, e gli animali die vivono alio scuro ce lo dimostrano, dandoci la riprova nel fatto che portati alia luce, presto si colorano piia o meno intensamente. Non in tutti i casi pero sembra avvenga quanto sopra; cosi in noi la pelle dello scroto e piii scura di quella della faccia ; cosi pure per quel che riguarda gli animali si osserva che in molti casi sono maggiormente pigmentati gli animali che piu degli altri fug- gono alia luce. Occorre percio ricordare come oltre alia luce ci sieno anche al- tre influenze che negli organismi possono determinare la maggior pigmentazione, dando gli stessi risultati della luce ; il medesimo fatto viene prodotto anche dall'ossigeno, dalla varia alimentazione, dali'umidita e da altre influenze fisico-chimiche. II Miiller (20) spiega il cambiamento del colore mediante la presenza o assenza della anidride carbonica nel sangue. Nel prime case resultandone massima colorazione ; nel secondo, scoloramento, ossia uno state di albinismo 0 isabelhsmo. II Poulton intorno a questo argomento ha dimostrato come, nelle larve dei lepidotteri, la colorazione dipenda dalla alimentazione, cio nondimeno in taluni casi il colore e in armonia coll'ambiente per I'azione diretta dei raggi colorati sul pigmento, e decisive ri- masero ie esperienze dello SchrOdes, il quale, pur confermando quanto aveva dimostrato il Poulton, convahdo i risultati di tali ricerche. Lo SchrOdes, operando sulla larva dell'Eupithecia oblonga- ta, somministrava loro il medesimo nutrimento, ma sottoponendole a raggi luminosi riflessi differenti, col porle su carta di color diverse, otleime larve del colore corrispondente alia carta, dimostrando cos\ - 268 - che, per qaanto il nutrimento possa influire sulla loro colorazione una causa ben piu forte poteva a sua volta variarne la pigmenta- zione. Ecco perche, considerando tutti gli esseri viventi di una data, regione marina o continentale determinata, siamo colpiti dalla armonia che i loi'o colori presentano coll'ambiente, armonia pig- mentaria che non solamente colpi I'occhio dell'artista, ma ben anche queUo di sapienti cultori delle scienze. Cosi Saint- Pierre, Goethe, Darwin, Wallace, Poulton, Giard, ed altri minori ci hanno fatto conoscere quanto importante sia 1' ufficio di prote- zione che i colori degli animaU esercitano tra gh animaU stessi e tra questi e I'ambiente esterno. E come la luce e I'alimentazione influiscouo sulla varia forma- zione dei pigmenti, cosi anche il calore e le reazioni chimiche, fra le quali quelle prodotte daU'assorbimento deiranidride carbonica, del vapor acqueo, e dell'ossigeno, possono portare il loro contribute in questa continua trasformazione dei pigmenti. Cio spiega perche nei paesi caldi dove gli animali devono es- sere piii sensibili alle irradiazioni solari essi si trovano bene spesso pigmentati in mode diverse da quelle che sarebbe date supporre. Cio spiega pure perche il melanismo e minore nolle grandi isole, ove r influenza dell'aria umida si fa meno sentire, mentre nei luoghi pill circondati o irrigati dalle acque, la saturazione del vapor acqueo, facendosi piu sensibile, viene ad essere il principale fattore chimico, lasciando la luce ed il calore in seconda linea. Da questo fatto risulta perche anche nei nostri paesi, nelle fo- reste umide, si trovino grandi lumache nere o molto scure. Da cio proviene che in Oceania le forme animali delle isole sono meno bril- lanti di quelle del continente, e che neirarcipelago Malese in parti- colare il melanismo e minore nelle grandi isole dove 1' influenza del- l'aria umida ha minore azione. In quanto poi alia influenza che I'anidride carbonica esercita sugli esseri viventi, basta ricordare la produzione del pigmento clo- rofilhano delle piante, le quali per mezzo di questo resistono al- I'azione deR'anidride carbonica e a quella della luce servendosi di questa per decomporre il biossido di carbonic onde fissarne il car- bonio cosi importante alia formazione dei propri tessuti e principi immediati. Occorre pero non dimenticare quanto dice il Maze (9), e cioe che e state riconosciuto come I'apparizione della clorofilla non dipenda solamente dalle irradiazioni e intensita luminose, ma ben anco dalla natura della pianta. - 269 - Noil meno importante, e questo atto di difesa contro I'anidride carbonica negli animali, i quali, assorbendola, 1' utilizzano in varie maniere. Questo fatto ci viene dimostrato ad evidenza dalla grande quantita di carboiiato di calcio che gli innumerevoli polipi madre- porici, utilizzando i'anidride carbonica, producono col form are i loro sostegni ; e le estese scogliere madreporiche e gli atolli ci dicono quanto grande sia Tassorbimento dell'anidride carbonica. Non da meno sono altri organismi nel produrre il medesimo effetto, e i Molluschi, gli Echinodermi, i Protozoi ecc, trasformano pur essi I'anidride carbonica in carbonato di calcio e provvedono alia loro difesa indirettamente col dare origine ai loro dermatoscheletri. In proposito di tal fatto trascrivero dal Bohn una pagina (20'^) contenente le osservazioni da lui fatte ad Arcachon e che sono della massima importanza. " Du 20 au 25 octobre de I'annee 1898, la temperature de " la mer s'est abaissee de quelques degres, et immediatement les " manifestations vitales de crustaces decapodes littoraux (crevettes " et crabes) ont change d' une faqon considerable, si considerable " qu' il etait difficile au i)remier abord d'entrevoir un rapport en- " tre I'effet et la cause ; des crabes, tout en continuant a respirer, " se sont mis a absorber de I'acide carbonique, et de ce fait le " coefficient s'est abaisse. Or, la mer est peuplee de bacte- " ries, en particulier de bacteries nitriflantes et dunitrifiantes ; ces " bacteries entourent les etres marins, les penetrent meme, on en " observe sur la carapace des crustaces, a Ten tree des voles diges- " tives, dans le mucus que ces animaux secretent pour construire " leurs galeries. II semble que le refroidissement agisse sur les bacte- " ries de facon que la proportion d'ammoniaque libre et d'azote " augmente dans I'eau ; sous 1' influence de cette rupture de 1' equi- " libre chimique, de cette intoxication due aux bacteries (denitrifi- " cation plus accusee), I'organisme du crabe reagit et se met a ab- " sorber de I'acide carbonique pour neutraliser I'alcalinite croissante " du sang, qui est fonction de celle de I'eau de mer. " J'ai remarque en outre que, dans tons les cas " oil il y a absorption d'acide carbonique, la production " des pigments est augmentue d'une facon notable „. Da quanto e state detto fin qui in questo lavoro mi pare poter concludere per il case della nostra Athene Chiaradiae, che niente si opponga a ritenerla per una buona specie quaiidi) i cni-^itLcri die essa possiede si affermino in altri individui. - 270 - L'ambiente nel quale e stata presa, Pizzocco (Udine), cioe so- pra i mille metri dal livello del mare e in regione nordica, e cer- tamente ben differente da un ambiente al mare; percio 1' Athene noctua, nel diffondersi in region! piii elevate, verra certamente a ricevere influenze diverse di luce, di temperatura, di umidita ecc, tali da condurla alia trasformazione dei pigment!. Eccoci cosi, giunti a constatare gli effetti che l'ambiente pro- duce sulla trasformazione dei pigment! nell'Athene noctua per renderla piii adatta alle variate condizioni. Occorre ben ammettere che certe specie d! organism! invece che, dalla lenta evoluzione, abbiano avuto origine repentina. Anche il Darwin provide questa possibihta, ma essa fu messa in evidenza dalle notevoU ricerche fatte dal botanico Hugo de Vries (10). II De Vries coltivo per quindic! anni I'Oenotera lamarckiana di origine americana, dalla quale vide nascere dei fiori molto di- vers! da quelli della pianta originaria. Tanto grand! erano le diffe- renze, che pote ne! prim! anni distinguere tre specie (Oenotera lata, Oen. nanella, Oen.-scintilans); mala variabilita si fece sempre piu sentita, ed egh flni col descrivere dodici nuove specie. II De Vries propago queste piante per seme, e questo trasmise le proprieta par- ticolari specifiche ai loro discendenti. Perche anche fra gli animaU non dovrebbe avvenire quanto il De Vries ha potato constatare nella Oenotera lamarckiana? Infatti ne! genitor! dell' Athene Chiaradiae si osservano dei cambiament! nella colorazione generale, cosicche gia in quest! si sono manifestate nuove trasformazioni che si trasmetteranno piia pales! in qualcuno dei figh: trasformazioni che nel case delle due Athene noctua e Chiaradiae, si sono rose sensibih anche neha forma dello sterno, come gia ho avuto I'occasione di rilevare. Ma ora un altro case si presenta degno di studio riferito dal prof. E. H. Giglioli nell' Ibis (pag. 581, 1903) quelle cioe di due individui maschio e femmina appartenenti al genere Ruticilla, e pres! ad Ocer! (Lanusei) in Sardegna, il 25 nov. 1902. Quest! due individui totalmente neri, non si possono ritenere quale case di melanismo perche avent! altri caratteri differenziah anatomic!, ed il prof. E. H. Giglioli percio 1! ha descritti come una nuova specie col nome di Ruticilla nigra. E anche questo un case di neogenesi? Per quanto il prof. G. H. Giglioli faccia in proposito di tale questione le sue riserve, pure il flitto non puo non impressionare. E bensi vero, che, per dichiarare buona una specie occorre che - 271 - i caratteri da cui viene contraddistinta non si limitino a pochi indi- vidui, ma e altresi vero die per la nostra Athene Chiaradiae sono rese al presente piu difflcili le cause di questa fissazione di colore essendo stati uccisi i genitori ed essendo cosi stata tolta la possi- bilita di una piii rapida propagazione di questi suoi caratteri. Ma cio non puo estinguere le forze die hanno concorso a que- ste variazioni, e percio in un tempo pm o meno lungo dovranno ricomparire nuovi individui di Athene Chiaradiae. Ed ora si puo ben dire che la selezione naturale non crea nulla, ma fissa le variazioni utili, e che la varieta nella produzione del pigmento e un atto di difesa contro le variazioni chimiche e fisiche alle quali gli esseri viventi sono esposti : di guisa che una varia- zione chimica dovuta a qualsiasi causa, tende a produrre sotto I'azione di questa intossicazione un pigmento, che, utihzzando I'agente tossico e fissandolo, si oppone alia variazione chimica. E sebbene il Faussek non attribuisca alia luce la pigmen- tazione degli animali ma ad un fattore chimico, e in special modo all'ossigeno, pure bisogna riconoscere che la luce vi esercita la massima influenza, perche produce e facilita nei corpi reazioni varie da permettere (poiche il modo di assorbimento delle luci sem- phci e assai differente), un ben diverse chimismo. Siccome nella cellula si trovano granuli pigmentari di specie diversa, cosi alcuni di questi potranno utilizzare alcune irradiazioni luminose, altri potranno non utilizzarle. E evidente che (luelli che utilizzeranno queste irradiazioni come sorgente di energia, soprav- viveranno agh altri, perpetuando una varieta, per modo che la va- rieta potra divenire specie. Cosi si comprende perche, dope varie generazioni, gli animali di un date ambiente avranno tutti il medesimo colore dell'ambiente stesso ; e cio perche i granuli pigmentari che sussisteranno saranno quelh che possederanno una stessa tinta appropriata a quella data luce. Bibliografia (1) E. H. Uiglioli. — Intorno ad una presunta nuova specie di Athene ti'ovata in Italia, in Avi- cula, iv. fas. l-'y-.VW. p. 57, Siena, i'JOO. Reprinted in Ornis XI, p. -^37, Paris, 190 i. (2) Id. — The stran^^e case of Atiiene Chiaradiae. Tlii' Ibis for January, iOO.'l. (3) G. Bohu. — L'evolution des pi.'incnts. Srientia iDOi. (4) Newbigin. — Colour iti natun:. A study in biology. London, IS'Jfi. (5) G. Chiarugi. — Istitiizioni di Anatoiiiia deH'iiomo. (6) A StrUnipell. — Tratt. d. patologia speciale iiiedica e terapia. V ed.. Vol. IIT, p. I. (7) E. Metchnikotf. — Etudes sur la nature huinaine. Essai de philosophie optimiste. i*^ edizioue, Masson, Paris, iS>0.[, .A.Tn.Tn. Tb.i3. tr r-^')i Ue Kig. 2. — In cjiiesta figura notasi che l'a. temporalis profunda posterior, che incrocia il ruino aute- riore (leH'a. ineninf^ea media, dii un ramo inuscoiare (it' ni, I p p) ed un ramo periostoo ^A' p t p p) il quale ultimo si anastomizza ad areata col ramo periosteo dell'a. temjioralis iredia. L'a. maxillaris interna segue il decorso proprio della varieta profonda ed i tratti si di essa che della temporalis profunda posterior, decorrenti al disotto del ni. pterigoideus externus, sono rap- presentati da linee punte^giate. L'a. temporalis profunda posterior sorge dalla maxillaris interna, di cui costituisce uno dei rami collaterali ascendenti; ma il modo di origine varia a seconda che il tronco generatore segua il decorso proprio della varieta superflciale, oppure della varieta profonda ('). (') fi noto infatti come l'a. maxillaris interna possa, a seconda dei casi, scorrere nel suo tratto iniziale in un piuiia pii'i sup.irficiale t'ra il m. temporalis o il m. pterigoideus externus, oppure in un piano pill profondo fra quest' ultimo muacolo ed il pterigoideus interaus, t'aceudosi I'oi superflciale - 280 - II Juvara, che nel descrivere la regione pterigo-mascellare.do- vette di necessita occuparsi dell'a. temporalis profunda posterior, la quale al suo inizio trovasi appunto ad appartenere a questa re- gione, dice che essa, quando la maxillaris interna segue la varieta profonda, nasce da un tronco comune temporo-dentale (da cui si staccano prima la alveolaris inferior, poi la masseterica) che tor- mina dando luogo all'arteria in discorso ed alia temporalis profunda media, della quale trattero a parte. Quando invece la maxillaris interna segue la varieta superfi- ciale, I'a. temporalis profunda posterior sorgerebbe in comune colla masseterica. La descrizione del Juvara, se corrisponde al vero in certi casi, non puo dirsi tale pero sempre, perche I'arteria in discorso puo anche nascere isolata. Cio che tuttavia si verifica costantemente si e che la temporalis profunda posterior, sorta sia isolatamente sia in comune con altri vasi, trae origine da punti diversi della maxillaris interna, a se- conda che quest' ultima segua il decorso proprio alia varieta pro- fonda, oppure alia superhciale. Nel prime case si stacca dalla parte inferiore del tronco gene- ratc>re come ramo discendente, posta nello spazio compreso fra i due muscoli pterigoidei, quindi, raggiunto il margine inferiore del m. pterigoideus externus, si riflette in alto, formando una curva che abbraccia nella sua concavita il margine stesso e prosegue il suo cammino nello spazio compreso tra il m. pterigoideus externus ed il m. temporalis, fino a raggiungere la crista infratemporahs, dove la troveremo fra poco. (Vegg. la fig.a' 2^). Nel caso, invece, che la maxillaris interna segua la varieta su- perficiale, il suo decorso e molto piii semplice. Si origina appena davanti al processus condyloideus della mandibola dalla parte supe- riore del tronco d'origine, da subito un piccolo ramuscolo costante ricorrente destinato all'articulatio cranio-mandibularis, si piega quindi immediatamente in avanti e leggermente in alto (e non diretta- mente in alto, come si vede nolle figure di quasi tutti i trattati e attraverso lo spazio compreso fra i due fasci c!' inserziooe del in. pterigoideus externus, e sarebbe oziuso in&istere di piu. Accennero, invece, breveniente ed incidentaliiiente alia tre(|uenza iiiaggiore o iiiinore delle due va- rieta. t'ccoiido il Dubreuil sarebbe pin frdqueote la varieta profouda ; il Juvara asserisce che le due varieta sono ugualineule fre(juenti, ed il Monguidi, in questo stesso Istituto. trovo I'a. maxil- laris interna seguire la varieta snperliciale nel 6(j0(„ dei casi. Auch' io trovai un notevole predomiuio della varieta superficiale sulla profonda (03 "[0). - 281 - gli atlanti) e, dopo un certo percorso, si dirige nuovamente in alto, cosi da ricordare la forma della lectera aS sdraiata. Per tal modo raggiunge la crista infratemporalis. (Vegg. ie flgg." V e 3^). La conoscenza esatta del punto in cui I'a. temporalis profunda posterior incrocia la crista infratemporalis ha certamente qualche importanza pratica, e percio credo utile insistervi alquanto. Data la grossezza abbastanza notevole di quest' arteria, che, come gia dissi, puo perfino uguagliare quella della meningea media, facilmente si comprende come la sua lesione debba portare delle emorragie relativamente gravi. Ora un trauma diretto che venga a colpire la regione detenninando una rottura di quest'arteria, senza che il focolaio di rottura comunichi coU'esterno, dara luogo a span- dimenti sanguigni, i quali, limitati all' interno dallo scheletro e al- I'esterno dalla fascia temporalis, non potranno a meno di compri- mere e distruggere le fibre muscolari con grave danno della funzione masticatoria, e con possibihta di suppurazioni lunghe e pericolose (Richet). II tratto d'arteria, che e al disotto della crista infratemporalis, e perche posto profondamente e perche naturalmente protetto dal- I'arcus zygomaticus e infine perche poggiante sovra abbondanti parti molli, si puo dire al sicuro dalle lesioni violente. II tratto successive invece e relativamente superflciale, ed appoggia quasi direttamente sullo scheletro, cosicche le sue lesioni sono abbastanza frequenti. Di qui la necessita di stabilire un punto in cui il chi- rurgo possa rintracciare il vaso per procedere alia sua legatura ('). E il punto di elezione deve essere a livello della crista infratem- poralis, perche qui si puo avere qualche utile punto di ritrovo. L'a. temporalis profunda posterior nel passare su questa crista lascia traccia del sue passaggio in un'intaccatura, che e limitata da due tubercoletti, i quali danno attacco ad un'arcata fibrosa costi- tuita da alcune fibre tendinee d'inserzione del m. temporahs. Di questi tubercoletti uno e anteriore, I'altro posteriore, e vemiero gia descritti dal Tench in i nel sue lavoro : " Sopra il canale infrasqua- moso di Gruber nell'uomo ,,. Trascrivo qui la sua descrizione : " Grandi ad ogni modo e numerose sono le modality di questi " tubercoletti, i quali devono essere legati alio svilujipo del niu- " scolo temporale. Cosi dicendo, si comprende come possano variare (*i II Versari cerco di stabilire una linea corrisiiondente al tra^^itto di questa arteria, e indic6 come tale la linea biam-iculare. t evidente pero cbe egli scaiiibiava la temporalis profunda posterior col ramo periosteo della temi>oralis media. - 282 - " specialmente per cio che concerne il volume, onde dall'essere ap- " pena appena segnati, si presentano talora ben manifest! e spor- " genti. Quando sono due, di solito uno emerge dalla grande ala " (sfenoideo) e I'altro dalla squama (temporale); oppure anche si " trovano entrambi sia sulla prima, sia sulla seconda di queste se- " zioni scheletriche. Spesso pero non ve n' ha che uno, il quale " puo essere indifferentemente sfenoideo o temporale, pur sempre " tuttavia (ed in ogni caso) mantenendo rapporti di stretta vici- " nanza colla sutura sphenosquamosa. " La forma di queste sporgenze ossee e parimente varia : in " generale e quella di una piccola punta, o spina, piii o meno mani " festa ; ma non rare volte il tubercoletto assume Taspetto di " una crestina, che puo sorgere dall'osso anche un po' piii in " alto del luogo consueto, nel dominio della squama temporalis, " poco sopra la crista infratemporahs „. lo posso agggiungere che la crista infratemporahs nella parte sua posteriore e data dall'espansione anteriore del tuberculum arti- culare del temporale che e liscia, mentre neH'anteriore e rappre- sentata dalla crista infratemporahs propriamente detta deh'os sphe- noideum, la quale presenta numerose scabrezze che il Juvara dice in genere " dovute ai rami profondi delle arterie temporal! „. Or- bene, le prime scabrezze che si incontrano procedendo dall'indietro ah'avanti, e che verrebbero quindi a segnare il confine fra la porzione liscia e quella irregolare della crista, sarebbero appunto i tuberco- letti limitanti il solco dell'a. temporalis profunda posterior. Questa nozione parmi utile al pratico, in quanto questi, in- cise le parti molli, puo, scorrendo col dito lungo la crista anzidetta dall'indietro all'innanzi, rilevare il punto precise in cui trovasi I'ar- teria. Mi sono proposto anche di stabilire la distanza tra I'a. tempo- ralis profunda posterior nel punto in cui incrocia la crista infra- temporahs e un punto scheletrico fisso, sceghendo come tale il mar- gine anteriore del porus acusticus. Nolle mie preparazioni trovai tale distanza (alquanto maggiore di solito a destra che a sinistra nello stesso individuo) variabile da un minimum di mm. 32, riscontrato a sinistra, ad un maximum di mm. 41, riscontrato a destra (*). Praticamente puo ritenersi che la (') Mi diedi cura di ricercai-e se tali ditlerenze fossero in rajiporto coll'indico cef'alico : perci6 in \in certo n'nnero di teschi ultra'jrachicefali ed ultradolicocefali misurai le distanze dell' iiiipressione lasciata dalla temporalis profunda posterior sulla crista infratemporalis dal niargine anteriore del porus acusticus. Le cifro ottenute uon t'uroiio taji da liisciar penaare ad una qualsiasi influenza di nuesto fattore- - 283 - media corrisponda a 35 mm. Questi dati furono anche confermati da ricerche fatte su buon numero di teschi macerati. Volendosi pertanto rintracciare 1' arteria, si dovra praticare un'incisione 35 mm. avanti al margine anteriore del poms acusticus, subito sopra I'arcus zj^gomaticus, incidendo ([uivi il m. temporalis e, scorrendo col dito nel fondo della ferita, raggiungere i tubercoletti di cui sopra si disse. Se si segue ora I'a. temporalis profunda posterior nel suo ulte- riore decorso al di la della crista infratemporalis, si puo constatare che essa, nel maggior numero dei casi, si continua indivisa, essendo posta nella spessezza del muscolo e dando origine a ramuscoli sotti- lissimi, che si esauriscono nel muscolo stesso. In tal case il suo tragitto puo essere rettilineo verso I'alto, oppure, colla stessa fre- quenza, puo presentare una curva a concavita rivolta aU'indietro, in guisa da disporsi parallelo alia sutura spheno-squamosa prima, temporo-parietalis poi, sia direttamente sovrapponendosi ad esse, sia seguendole quando nel campo dell'os sphenoidale, quando in quelle della squama temporahs. Non e molto raro pero che I'arteria in discorso si divida in due rami, entrambi muscolari, e la divisione puo avvenire o subito ol- trepassata la crista infratemporalis (ed e il case jdii frequente), op- pure pill in alto. Questi rami talora si dirigono direttamente in alto, tal' altra si comportano cosi che I'uno segue I'andamento della su- tura spheno-squamosa, mentre I'altro e rettilineo. Ad ogni mode il ramo posteriore e il piii cospicuo ed interessante, e ad esso debbono essere riferiti i dati che piii sotto verro esponendo. Raramente poi accade di trovare un ramo periosteo assieme con uno 0 con due rami muscolari. Quando si verifica tale condizione di cose, il ramo periosteo si dirige aU'indietro, e viene ad anastomiz- zarsi a pieno canale col raino periosteo della temporahs media, in modo da dar luogo ad un'arcata arteriosa (areata di Barkow) ('). (Fig. 2^). La possibilita della presenza di un ramo periosteo della tem- poralis profunda posterior ci da ragione di un solchetto, che tal- volta trovasi scolpito nella squama temporalis, e che trae origine dallo spazio compreso fra i due tubercoletti, di cui i)iu sopra ho te- nuto parola. (>) Per iiuante ricerche abbia fatlo, non potei avere a mia flisposizione il lavoro originale del Barkow. IIo dovuio percin acVontentanni riella citazione condo il Barkow(nie <* Bliitgefaesse. T.il'. XV, t\^. IV) la leiuporale media attraverserebbe il nuiscolo teiiiporaie e si divi- " derebbe al di solto di liii in due rami divert-'riUi. Di questi duo rami I'lino segue la parte anteriore, « r altro la parte posteriore della linea curva teniporale inferiore aaastomizzaDdosi alia parte me- « dia di questa, e formando cosl un arco vascolare, cbe costef^gia le inserzioni superiori del muscolo u temporale n. 284 Un altro punto della storia deH'arteria temporalis profunda po- sterior, che puo avere qualche interesse d'ordine pratico, e quello che riguarda il rapporto dell'arteria stessa coi rami della meningea media. Per studiarlo, tutte le volte die preparavo i vasi arteriosi della fossa temporalis praticava con un punteruolo una serie di fori lungo il decorso dell'a. temporalis profunda posterior, osservan- do poi dall'endocranio se corrispondevano, o meno, al decorso del- l'a. meningea media. R.A.t.iu. C.e. T. Fig. 3. — Dimostra principalrrente come non avvenga 1' incrocio dell'a. temporalis jirofuuda posterior con alcuuo dei rami di divisione della meningea media, quando quest' ultima si divide precoce- mente, prima cio6 di entrare nel cranio. La temporalis profunda posterior si divide in due rami entrambi muscolari. Ora e necessario distinguere il case in cui quest'ultima si di- vide nei suoi due rami terminali al suo ingresso nel cranio, quello in cui si divide dope un breve percorso e, da ultimo, quello in cui la divisione avviene piu tardi (talora anche in corrispondenza del- Tapofisi ensiforme deli'ala orbi talis) ('). (^) Per quaato riguarda il disporsi dell'a. roeningea media neirinterno del rranio, vedi Mon- guidi : « La regione pterigo -raasceliare e Je resezioni central! del trigemino n. Staurenj^hi; « Annotuzioni di Anatomia topogratica n. Giaunelli : « Ricnrche anatomicbe suH'arteria meniogea >> media ». - 285 - Quando si rileva la prima condizione di cose, che e rara (una sol volta nei miei preparati), del due rami di biforcazione della a. meningea media 1' uno si dirige all' innanzi ed in alto, 1' altro alio indietro e in alto, cosi da descrivere una specie di U, e in tal case la temporalis profunda posterior si dispone fra le due branche, in modo da non trovai'si nello stesso piano frontale con alcuna di esse. (Fig. 3^). Se la divisione della meningea media avviene normalmente neir interne del cranio, a seconda che il punto di biforcazione sia posto in un piano frontale anteriore o posteriore a quelle della temporalis pi'ofunda posterior, si avra I'incrociaraento della tempo- ralis profunda posterior ner prime case col ramo posteriore, e, nel secondo, col ramo anteriore della meningea media. (Fig.** 1^ e 2^). Comunque, rincrociamento si fara a lettera X, e i due angoli opposti al vertice varieranno naturalmente di ampiezza, a seconda del decorso piii o meno verticale dei due vasi. A questo rapporto non fanno alcun cenno gli Autori: solo il Testut ed il Jacob pre- sentano nel lore Trattato di Anatomia topografica una flgura (la 35^) riproducente una sezione orizzontale della regione temporalis, che passa di poco al di sopra dell'arcus zygomaticus, dove I'^i sovrap- posizione delle due arterie, separate fra di lore dallo scheletro, e evidente. Del fatto pero non e fatta alcuna menzione nel testo. Per il rapporto esistente fra le due arterie, una all' interne, I'altra aU'esterno del cranio, potra talvolta per avventura accadere che in una frattura del piano osseo temporale con formazione di schegge (case abbastanza frequente, data la sottigliezza dello sche- letro in questa regione, cosi da giustificare I'opinione volgare della gravita dei traumi alle tempia), spostandosi una di esse aU'esterno in modo da ledere la temporale profunda posterior, e, se questa ha un discrete calibre, il sangue stravasato facendosi strada, almeno in parte, attraverso la breccia lasciata dalla scheggia, con fenomeni di compressione della massa encefahca, il chirurgo cada in un ei- rore di diagnosi, ritenendo la lesione riguardare la meningea media. In tal case la legatura della meningea media riuscirebbe aflfatto inutile, mentre I'attenzione dovrebbe essere rivolta alia temporahs profunda posterior. Benche la possil)ilita, cui ho accennato, debba essere rara, pure e bene che il pratico I'abbia presente. 3." A. temporalis profunda media. (Vegg. la fig. P). Con que.sta indicazione, come gia si vide a proposito della temporalis media, parecchi Autori designarono quest'ultima artcria. - 286 - 10 invece intendo riferirmi ad un vaso incostante, accessorio 0 soprannumerario, alia cui possibilita gia il G ruber accenno. Di questo ramo arterioso parla anche il J u vara. Egli scrive che I'a. temporalis profunda media, quaiido la maxillaris interna segue la varieta profonda, nasce con un tronco comune colla temporalis profunda posterior, costituendo esse i due rami terminali deir a. temporo-masseterina, alia sua volta ramo di biforcazione del tronco teraporo-dentale. Quando invece la maxillaris interna segue la varieta superfi- ciale, I'a. temporalis profunda media sorgerebbe direttamente dalla prima, in vicinanza della temporalis profunda anterior. Nel prime caso, pero, originando I'arteria temporalis profunda media dalla posterior, la si puo considerare per ramo di quest' ul- tima, sicche non credo debba essere ritenuta si come arteria auto- noma. Invece solo quando ha origine direttamente dalla maxillaris interna, parmi meritare una descrizione speciale. Intesa in tal modo, la sua presenza non e molto frequente, ed io, nei miei preparati, la riscontrai solo due volte (una a sinistra ed una destra), ed in entrambi i casi la maxillaris interna seguiva la varieta superficiale. 11 suo punto d'origine (dalla parte superiore della maxillaris interna) e posto in mezzo a quello delle altre arteriae temporales profandae, e puo essere piia vicino all'una o all'altra di esse. II suo volume e piccolo, e non raggiunge mai quello delle altre arteriae l)rofundae. Decorre nello spazio compreso fra il m. pterigoideus externus ed il m. temporalis, passa sotto un' areata osteo-fibrosa simile a quella della temporalis profunda posterior, talvolta, mediante un ramo trasversale, si anastomizza colla temporalis profunda anterior e si esaurisce nel m. temporalis. Pel suo piccolo volume e ancora piu per non essere costante, I'a. temporalis profunda media, non puo destare alcun pratico interesse, per cui mi accontento di averla brevemente accennata. 4." A. temporalis profunda anterior. (Vegg. le fig." 1^, 2^ e 3''^). Su di essa non vi sono grandi dispareri. II suo volume, molto variabile, non giunge mai ad uguagliare quello della temporalis pro- funda posterior (vedi quest'ultima). Nei miei preparati essa la su- perava solo una volta in un caso che descriverd piu sotto come anomalo. Tranne in quest'ultimo, la vidi nascere costantemente dalla maxillaris interna nel punto in cui questa forma un gomito - 287 - per dirigersi all'interno nel retro-fondo della fossa pterigo-maxillaris, talvolta con un tronco comune alia bucciaatoria. Si dirige vertical- mente in alto, posta come le altre arteriae profundae nello spazio pterigo-mascellare, finche, raggiunte le inserzioni del m. temporalis alia crista infraparietalis, passa fra due fascicoli di esso, per disporsi nella sua spessezza ed esaurirvisi. Nella prima parte del suo decorso da parecchi rami costanti alia bolla adiposa di Bichat, e, talvolta, qualcuno di questi rami e tanto voluminoso che I'arteria sembra dividersi. Un altro ramo, pure costante, si diparte anteriormente e, per- forando il diaframma fibrose che chiude la fissura orbitalis inferior, penetra nell'orbita per anastomizzarsi coi vasi di questa. II fatto era gia noto agli Autori, e vi accennano infattti il Petrequin ed il Richet, facendo notare come il sanguisugio praticato nella fossa temporale possa, per cio, essere utile nelle infiammazioni della cavita orbitale. Oltrepassata la crista infratemporalis, I'a. temporalis profunda anterior decorre verticalmento indivisa, costeggiando il margine anteriore del m. temporalis. La sua posizione dietro I'apofisi orbi- tale esterna del frontale non e sempre la stessa, variando In di- stanza che la separa da questo punto osseo, a seconda dei casi, da un maximum di mm. 20 ad un minimum di mm. 1-2. In proposito anche il Versari da qualche cifra, ed asserisce che I'arteria passa cm. 2-2,5 dal hmite anteriore della fossa temporalis. Praticando, come gia si fece per la temporahs profunda poste- rior, dei fori con un punteruolo lungo il decorso della temporahs profunda anterior, si puo facilmente constatare che, quando questa ultima e posta meno di un centimetre dietro I'apofisi orbitale esterna, essa corrisponde alia cavita dell' orbita, corrispondendo in- vece alia cavita cranica quando la distanza e maggiore. Del resto il trovarsi essa ricoperta dalla parte posteriore del- I'os zygomaticum, che per gran tratto la protegge dalle violenze esterne, fine a quando cioo non u ridotta ad un insignificante ra- muscolo, le toghe gran parte del suo interesse pratico, e mi dispensa dal parlarne piu a lungo. Prima di abbandonare del tutto la descrizione di questa arte- ria, intendo ricordare un preparato, il quale, specialmente nei riguardi dell'a. temporalis profunda anterior, si allontana notevolmente da quoi caratteri anatomic! che abbiamo sin qui riferiti. Esso riguarda il lato destro di una donna di 76 anni (Registro Autopsie, anno 1 904-1905, num. (5). In esso notasi che dall'arteria - 288 - maxillaris interna, la quale segue il decorso proprio alia varieta profonda, parte un grosso ramo, uguale per volume a quelle della a. temporalis superficialis. Detto ramo attraversa diagonal men te tutto lo spazio pterigo-temporale dall'indietro all'avanti e dal basso all'alto, formando una leggiera curva a concavita diretta in alto ed air indietro. (Vegg. la fig. 4'^). R.a.i.Tn. C.e; Fig. 4. — Rappresenta il caso anonialo qui contro descritto. L' indicazione T / p si riferisce al tronco delle aa. teinporales profundae, dal quale si originano tanto la teuiporalis profunda posterior i|uan- to I'anterior. Da esse, tre centimetri innanzi al margine anteriore del porus acusticus, si inalza un ramuscolo sottilissimo, che si dirige vertical- mente in alto, incrociando la crista infratemporalis e si distribuisce al m. temporalis, comportandosi come arteria temporalis profunda posterior rudlmentale. II ramo di origine continua il suo cammino fine ad un centimetre dietro I'apofisi orbitale esterna, e, qui giunto, si dirige in alio per formare la temporalis profunda anterior, molto voluminosa. Nel punto in cui cambia direzione, da un piccolo ramo che scorre in alto e leggermente aH'indietro, cosi da formare colla temporalis protunda anterior una lettera V, aperta superiormente (arteria temporalis profunda media). - 289 - In questo caso, adunque, nella circolazione della fossa tempora- lis I'a. temporalis profunda anterior tiene il prime posto, ed e da essa clie derivano ie temporales profundae posterior e media, entram- be assai sottili. Concludendo, riassumo : 1.0 La circolazione arteriosa propria alia fossa temporalis e data da tre arterie costanti, che sono, dall'indietro all'innanzi : la a. temporalis media, la temporalis profunda posterior e la temporalis profunda anterior. Rare volte (8 ^yo circa dei casi) esiste pure un ra- mo soprannumerario : I'a. temporalis profunda media. 2.^ L'a. temporalis media proviene dalla temporalis superli- cialis, e dicesi media appunto perche compresa fra il ramo anteriore ed il posteriore di quest'ultiraa. Solo eccezionalmente si origina da uno dei rami terminali della temporalis superficialis. 3,° L'a. temporalis media da dei rami muscolari, alcuni ante- riori (spesso anche tre, dei quali uno puo rappresentare o sostituire l'a. zygomato-orbitalis, che di solito e ramo della temporalis super- ficialis), ed uno posteriore che circonda ail'indietro la fossa temporalis. Da inoltre un ramo periosteo, che si dispone nel sulcus temporo- parietahs. 4.0 L' a. temporalis profunda posterior e il ramo piii cospicuo e, per ragioni pratiche, il piu importante della fossa temporalis. 5.0 Essa nasce dalla maxillaris interna, e si comporta in mode diverse a seconda che quest' ultima segue la varieta profonda o la superficiale. Nel primo caso si dirige prima in basso, poi in alto, abbracciando il margine inferiore del musculus pterigoideus exter- nus, nel secondo si dirige in alto ed in avanti, dope aver date un ramuscolo all'articolazione cranio-mandibularis. 6.0 Comunque sorta, l'a. temporalis profunda posterior incro- cia la crista infratemporalis in un punto che e facilmente ricono- scibile perche e limitato da due sporgenze. Queste sono le prime irregolarita che si trovano percorrendo dall' indietro all' avanti la crista suddetta. Detto punbo, per le esigenze della pratica, deve ri- tenersi posto mm. 35 avanti al margine anteriore del porus acu- sticus. 7." Nel suo ulteriore ducurso pu6 ki temporalis profunda po- sterior decorrere indivisa o dare dm; rami umscolari. In questo caso il posteriore e il piii grosso, e deve ritenersi come continuazione del ramo d' origine. Solo raramonte havvi ancho un ramo periosteo, che - 290 - lascia tiacce di se nello sclieletro macerate mediante un solchettino. Questo ramo si dirige in alto ed all' indietro per anastomizzarsi col ramo periosteo della temporalis media e formare un'arcata (ar- eata di Barkow). 8.° La temporalis profunda posterior contrae rapporto me- diate (interponendosi la squama temporalis) coll' a. meningea media e, piii precisamente, ne incrocia a lettera X 11 ramo anteriore od 11 posteriore, a seconda che la loro divisione e precoce o tardiva. Nei rari casi in cui la meningea media entra nel cranio gia divisa, que- sto rapporto puo mancare, disponendosi allora I'a. temporalis pro- funda posterior fra i due rami divergenti della meningea. 9." Talvolta si osserva un' arteria temporalis profunda media. Essa si origina dalla maxillaris interna, e esile, si dirige in alto, incrocia la crista infrateniporalis e si perde nel m. temporalis. Ta- lora si anastomizza colla temporalis profunda anterior. 10." Quest'ultima si origina dalla maxillaris interna nel punto in cui questa descrive un gomito per portarsi nel retro-fondo della fossa pterigo-maxillaris, dirigendosi direttamente in alto ed incro- ciando la crista infratemporalis. 11." Nel prime tratte (inferiermente ciee alia crista) da rami alia bolla adiposa di Bichat ed un ramo che penetra nel cavum erbitale per la fissura erbitalis inferior. Nel seconde tratte cerre lunge il margine anteriore del m. temporalis, quando pesta subito dope I'apofisi orbitale esterna, quando pesta fine 2 cm. dietre essa, rispendende nel prime case al cavum orbitale, nel seconde alia fossa cranii media. 12-. 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Questo die 6, in fondo, un ritorno alia concezione balfoiiriana deH'origine e sviluppo dei nervi, e in opposizione a quanto Semper, Goette, C. K. Hoffmann, van Wijhe, Beard, G-egenbaur, Dohrn, Chiarugi, Raffaele ritennero ormai come stabilito special- mente circa i nervi degli organi laterali, il nervo acustico e il nervo olfattorio ; cioe die nella formazione di alcuni o di tutti questi nervi abbia parte pii^i o meno grande la zona di ectoderma con la quale essi si trovano in connessione, o, altrimenti detto, die sia comune I'origine dei nervi e dei loro organi periferici. Deduzione quest' ultima che non j'imase limitata ai nervi su citati, o ai soli nervi di senso, ma per i Pteropodi, per es., fu da Kleinenberg estesa incondizionatamente anclie ai nervi ghiandolari. lo sono d'avviso die in quest' argomento sia utile distinguere fra Vertebrati e altri Metazoi. Non perche io intenda ripetere qui un vieto ritornello, cantato spesso a proposito del sistema nervoso; ma solo perche e lecito pensare die, fra i Metazoi forniti di sistema nervoso, ve ne siano taluni, e piu precisamente quelli piii altamente organizzati, nei quali il processo di differenziazione di questo si- stema dall'ectoderma e piii accentrato (dovremmo dire, e meglio organizzato) e non si presenta come un fenomeno continue, ossia prodotto in tanti momenti successivi dello sviluppo individuale, come cio doveva forse avvenire negli antenati di quel Metazoi, e come accade tuttora nei Metazoi inferiori. '•) Su lo svilu|i|io p li niorfologla (lilln .iiniiolle di Lorenzini e lorn nervi. — Arcliix'io Zoolo- ijico, vol. 2, fasc. 3, i'JVS. - 299 - E limito intanto le mie considerazioni ai Vertebrati. Pei quali, duuque, credo sia da ritenere die dope la differenziazione della pia- stra midollare e della cresta neurale daU'ectoderma, questo non par- tecipa piu oltre con elementi format! alia costituzione o aH'accre- scimento delle fibre nervose. Un dissenso cosi profondo su una questione cosi chiara e circa fatti che parrebbero facilmente controllabili non dove meravigliare, solo che si pensi ch' esse e prodotto non da bonta o fallacia di im- magini microscopiche, ma quasi esclusivamente dal mode di consi- derare i fatti che a queste imniagini si riferiscono. E la compara- zione di certi particolari dello sviluppo di alcuni componenti del nervi periferici baster^, del resto, a dimostrare non solo I'opportu- nita di avere posta nuovamente la questione, ma ajiche la necessita di risolverla nel sense da me indicate. I. Comincio dai nervi ampollari. Dohrn (') ha creduto di trovare in essi tali qualita per cui lo studio del lore sviluppo potesse ser- vire a decidere in ultima istanza fra due teorie che si contendono il campo per spiegare I'origine e I'accrescimento della flbra nervosa periferica. Egli considera la parete del fondo cieco delle ampolle di Lorenzini, in certi stadi embrionah, come il campo di rifornimento di cellule che migrano fuori di essa per aggiungersi, dopo di essersi moltiplicate, alle serie o catene di cellule del nervo che provvede ciascuna ampolla. I nervi ampollari, secondo Dohrn, si originano e crescono direttamente daU'ectoderma. lo, invece, bo dimostrato che la formazione ontogenetica dei nervi ampollari ne rientra nel quadro dell'una o dell'altra delle due teorie, e nemmeno avviene secondo e state ammesso da Dohrn. In riassunto ecco il risultato delle mie ricerche. L'origine dei nervi ampollari e da vedere in elementi nervosi nucleati (che potrebbero anche essere cellule) i quali procedono dai centri verso la periferia facendo parte di rami nervosi che conten- gono anche fibre del sistema laterale. Raggiunto I'ectoderma con il loro apice, essi vi penetrano con una parte del loro plasma, rima- nendono fuori la porzione nucleata. L'ectoderma reagisce con la for- mazione dell'abbozzo di un organo periferico (rampolla); I'abbozzo ampollarS e quindi un effetto del contatto con l'ectoderma da parte (1) A. Dohrn. — Die Schwann' schen Kurne, ilire Ilurknuft und Bodeutuntj. 20s Stuiliuni ziir Ur- ^cb^hkliU.- d XV, 11. /•:', t'Jdl. - 300 - di un nervo ampollare ; e questo agisce come stimolo formativo in- terno deU'organo periferico. II nucleo o i nuclei del giovane nervo si raoltiplicano alia base deU'organo cosi da costituire una espan- sione o piastra nervosa piti o mono considerevole. Questa molti- plicazione nucleare, accompagnata da aumento della massa di pla- sma che circonda i nuclei, vuol dire produzione di nuovi elementi destinati a render possibile I'allungamento del nervo ampollare; al- lungamento che si verifica specialmente nei tratti del suo percorso isolate dai nervi del sistema laterale e simultaneamente alia sua suddivisione in branche, rametti, etc. in proporzione del numero di organi periferici in cui si scinde I'abbozzo sensoriale primitivo du- rante il processo di individuazione delle ampolle. Dunque se centri- fuga e la prima origine del nervi ampollari, in seguito il lore ac- crescimento si compie principalmente in direzione centripeta. Dice principalmente, perche un contribute airallungamento di ciascun nervo e date anche dalla moltiplicazione degli elementi che com- pongono il suo tratto intermedio. A ogni mode, questo accresci- mento avviene unicamente a spese di elementi o cellule nervofor- mative provenienti dai centri. Circa Timportanza della espansione terminale del nervo am- pollare per il suo accrescimento ulteriore, c'e accordo fra Dohrne me; anzi e doveroso riconoscere che e merito di Dohrn d'averla rilevata per prime C), dappoiche egli interpreto chiaramente la mol- tiplicazione reiterata dei nuclei dell'espansione nervosa come for- mazione di nuove cellule destinate ad aggiungersi alle catene cel- lulari del nervo in via di sviluppo. E s'intende che quest'accordo presupponga anche I'altro suU'origine pluricellulare della fibra ner- vosa. Ma il dissidio e irriducibile suh'origine di cotesta espansione terminale, suU'origine degli elementi che la compongono, perche Dohrn ritiene che questi migrino dalla parete del fondo dell'am- polla, mentre le mie ricerche mi invitano a sostenere: (1) Quest'esjiansione termiuale del nervo non era per6 sfuggita airosservazione di Balfour (A Monograph on the Development of Elasmobranch Fishes, 1878, pag. 145) : « The facility with which it (direct continuity between che two) may he observed would probably render the eii.bryo Elasmo- branch a very favourable object for studying the connection between nerves and terminal sense-or- gans. The nerve (PI. XII, fig. 7) dilates somewliat before uniting with the sense-organs, and the proto plasm of the nerve and the sense-organ become completely (used. The basement memlran of the skin is not continuous across their point of junction, and appears to unite with a delicate membrane-like structure, which invests the termination of the nerve. The ampullae would seem to i-eceive their ner- vous sup|)Iy somewhat later than the cauals, and the terminal swelling of the nerves supplying them are larger than in the case of the canals, and the coonection between the ampullae and the nerves not so clear n. - 301 - 1° die non esiste aflfatto migrazione di cellule o di nuclei dalla parete dell'ampolla nella espansione del nervo; 2° che le relazioni dell'espansione nervosa con la parete del- TampoUa consistono solo nella penetrazione di una parte del pro- toplasma dell'espansione fra le cellule della parete ampollare, piii specialmente di quella porzione o zona della parete che e destinata a formare i diverticoli deirampolla; 3° che i numerosi nuclei della espansione nervosa sono pro- dotti unicamente in seguito a moltiplicazione reiterata del nucleo 0 dei nuclei piii periferici del giovane nervo proveniente dai centri. Da qui I'importanza embriologica dell'espansione terminale dei nervi ampollari e V utilita d' indagare s'essa sia una speciahta di questi nervi, ovvero sia una formazione che, in grade maggiore 0 minore, si riscontra nello sviluppo di altri nervi periferici, perche e evidente che da essa dipende in gran parte la maniera di ac- crescimento dei nervi medesimi. Consideriamo i nervi del sistema laterale, con taluni rami del quale si accompagnano ognora i nervi ampollari negh Ittiopsidi provveduti di ampolle di Lorenzini, E' assodato, specialmente merce le ricerche dei sostenitori della produzione diretta dei nervi dall'ectoderma, che i nervi laterali si originano nel moraento in cui il ganglio di ogni ramo nervoso si appresta ad allontanarsi da una piastra ectodermica, nella quale hanno origine anche gli organi periferici ch'essi provvedono, e cre- scono dipoi a spese di elementi formati provenienti dalla piastra stessa. L'accrescimento di questi nervi avviene, dunque, in direzione centripeta per I'aggiunta di elementi che derivano dall'epidermide ; questo e vero. Ma cio accade non perche essi elementi apparten- gano realmente a quest'ultima, bensi per la ragione che la piastra 0 espansione nervosa (perfettamente equivalente a quella dei nervi ampollari) che costituisce il loro estremo periferico, e nella quale si compie, in seguito alia moltiplicazione dei nuclei, una continua produzione di nuovi elementi o cellule nervoformative, si trova a essere tutta compresa nello spessore dell'epidermide, dove questa e per formare una serie lineare di bottoni di sense, costituendo insieme con essa quella che Raffaele (') ha denominate " comune l)iastra sinciziale ectodermica „. La difterenza fra lo sviluppo dei nervi ampollari e quelle dei (1) F. Raffaele. — Ricerche intorno alio svilupfio della linea e del nervo laterale nepli Anrtbt, l.a Nota. — Internal. Monalschr. Anal, tln/s.. lid. XVJI, II. 10-13, I'JOO. - 302 - nervi del sistema laterale, clie parrebbe sostauziale, si liduce iii- vece tutta qui: questi si sviluppano da una piastra nervosa intra- ectodermica, mentre quelli si sviluppano da una piastra nervosa sotto-ectodermica. Perche possiamo pensare, senza die alcun fatto constatato ci sia contrario, e, per ragione di analogia, con maggior probabilita di accostarci al vero, che la prima origine dei nervi la- terali abbia pure luogo in direzione centrifuga, nel memento in cui il ganglio rispettivo s'appresta ad allontanarsi dalla piastra ectoder- niica, pur rimanendole connesso a mezzo del nervo die si va svi- kippando a spese di elementi offerti dal ganglio. Si puo allora dire die la differenza fi'a nervi ampollari e nervi laterali in via di sviluppo, la quale si manifesta ancora piia nella struttura degli organi periferid ch'essi provvedono, dipenda prind- palmente dalla diversita di tempo in cui queste due qualita di nervi pigliano origine. Mentre infatti i nervi laterali si originano da cellule nervo-formative provenienti dal ganglio nel memento stesso in cui questo si allontana dall'ectoderma e le lore estremita perifericlie son dunque fin dal principio comprese nello spessore di quest'ultimo, i nervi ampollari si originano troppo tardi perche le loro estremita riescano a penetrare, an che con la lore porzione nu- cleata, entro alio spessore dell'ectoderma, e i nuclei (che voglion dire I'espansione terminale) ne rimangon fuori. Insomma I'espansione nucleata terminale dei nervi laterali, pro- ceduta dal ganglio e dotata della capacita di fornire nuovi elementi per il loro accrescimento, e sempre compresa nello spessore dell'epi- dermide, dove questa va trasformandosi in serie hneari di organi piii 0 raeno individuati ; invece, la corrispondente espansione di ogni nervo ampollare e situata fuoii dell'epidermide, immediatamente accollata ad essa dove questa si e differenziata in ogni ampolla singola, e solo e in relazione con la parete di quest'ultima a mezzo di processi protoplasmatici che sono penetrati fra le sue cellule, precisaraente fra quelle che sono destinate a formare la parete dei diverticoli deU'ampolla. Ammessa la cosa (e lo sforzo non mi par grande) per i nervi degli organi laterali, doe per quel nervi che furono spesso oggetto preferito per la dimostrazione dello sviluppo diretto dei neivi peri- ferid dall'ectoderma, mi sembra che la stessa spiegaziona debba essere applicata anche a (juei nervi, come il nervo olfattivo, e i component! deirVIll nervo cerebrale, i quali presentano nel loro sviluppo condizioni non molto dissimili da quelle dei nervi laterali. Per tutti questi nervi come pei nervi ampollari si puo escludere, - 803 - adunque, ch'essi debbano la Joru origine o anche solo il loro accre- sciinento ulteriore, in tutto od in parte, ad elementi formaLi pro- venienti direttamente daU'ectoderma ; cioe si deve amraettei e ch'essi sono produzioni del sistema nervoso centrale. II quadro dello sviluppo di questi nervi di sense sarebbe allora identico per tutti. La prima origine loro e in direzione centrifuga, ma il loro accrescimento avviene, se non del tutto, per gran parte in direzione centripeta, se cosi si puo chiamare il fatto che 1' al- lungamento si compie, principalmente, a spese del loro estremo periferico. Si puo dire, impiegando con opportunita anche maggiore un'espressione di Raffaele (^), che ciascun nervo venga " filato „ dall'espansione terminale come il filo dal lino ammassato intorno alia rocca. Bisogna pero tener conto altresi deirallimgamento che si opera merce la moltiphcazione dei nuclei e I'accrescimento, per in- tussusceptionem (~) dal mezzo ambiente, delle catene cellulari che compongono i singoli nervi. E alio stesso quadro si puo adattare lo sviluppo dei nervi mo- tori spinali. Le radici di questi nervi son fatte di elementi nucleati provenienti dall'asse nervoso, e presentano pure un'espansione la quale e stata per embrioni di Selaci e di Ganoidi paragonata ai gangh delle radici dorsali. Lo stesso Dohrn (1. c.) non manca di ricordarne la somiglianza con I'espansione dei r.ervi ampollari. Essa e prodotta, a tutta piima, dalla migrazione di elementi midoUari ; migrazione ch'e ammessa non solo da colore che sostengono I'ori- gine plurieellulare della fibra nervosa, ma anche da taluno che come Neal f) e partigiano tuttora della origine del cihndrasse come prolungamento di un'unica cellula ganglionare ; per quest'autore pei'o gli elementi o cellule cosi migrati costituirebbero il neurilemma e fors'anche parte delle guaine connettivali dei nervi. L'espansione di ciascun nervo spinale motore si applica contro la porzione della parete di un segmento primitive che diventera il corrispondente mietemo; essa si stabihsce fin da queste memento come organo terminale del nervo : e§sa e dunque l'espansione nu- cleata terminale del nervo stesso. L'accrescimento ulteriore di quest'ultimo, ossia il sue allungamente, non e cosi grande ne cosi rapido come quelle dei nervi ampollari e dei nervi laterali. Cio (*) F. Raifaele — I'er la geneai dei nervi da catene celliilai-i. — Anat. Anzeiger, lid. XVJII n. 15-10, 1900. (*) <>. Schultze. — Beitrage znr Histogenese des Nervensystems. 1. Ueber die nuilt'zellnlare Entstetiung dor [leriplieren sensiblen Ner\ enfaser etc. — Arcliiv niihr. Anat. Bd GG, II. 1, I'JOo. (') Neal H. V. — The nevelopmont of the Ventral Nerves in Selachii. I. Spinal Ventral Nerves. — Ma)k Aiuuvcrsari/ Volinau An. /.'., li)V:i. - 304 - spiega perche non siano altrettanto niimerose le mitosi nucleari nella sua espaiisione terminale e nel tratto che unisce questa al- I'asse nervoso, ossia nel nervo mo tore in via di sviluppo. IVIa e chiaro che, coiTispondentemente alia differenziazione in fibre mu- scolari del giovane miotomo, Tespansione terminale unica primitiva si partira nolle singole piastre terminali motrici, e il nervo si di- videra pure in tronchi rami bi'anche e fibre isolate, di cui ogni diramazione condurra ad una piastra motrice. Piii difficile sembra ricondarre alio stesso schema lo sviluppo dei nervi cutanei di senso generale. Pero le ricche reti cellulari, delle quali talune fila sembrano terminare ad estremo libero, formate dai neuroblast! periferici dei sincizi a cui spese si sviluppano i sin- goli nervi, secondo esse ci sono presentate dalle recenti ricerche di 0. Schultze (1. c), potrebbero bene corrispondere ad altrettante espan- sioni nucleate terminah. Ed esse avrebbero parsempre lo stesso va- lore embriologico, anche se facessero parte di una rete periferica unica. L'accrescimento di queste reti uervose avviene per due fatti : la moltiphcazione nucleare che p(»rta ah' aumento in numero dei neuroblasti e la ripetuta e continua spartizione della parte proto- plasmatica della rete in seguito alia formazione di vani interni che s'allargano cosi da produrre altrettante nuove maglie della rete medesima. L'estensione delle porzioni anucleate delle reti nervose, suUe quali 0. Schultze ha giustamente richiamato I'attenzione, ere- see infatti con I'eta dell'individuo in via di sviluppo. E a questa maniera di accrescimento corrisponde benissimo quella dell' espan- sione terminale dei nervi ampollari che avviene in seguito alia mol- tiphcazione nucleare e all'aumento in massa del plasma che cir- conda i nuclei. E non diverse valore da quelle della solita espansione termi- nale dobbiamo dare, secondo io penso, agh elementi della guaina di Schwann, che prohferano all'estremo periferico di un nervo reciso in via di rigenerazione, sia ch'b la porzione di fibra rigenerata debba essere considerata come continuazione di quella del moncone ner- voso rimasto integro, sia (come vuole E. Neumann (')) che questa porzione di fibra si formi per differenziazione autoctona dal mate- riale protoplasmatico ott'erto dal processo degenerative. Tale maniera di intendere I'oriffine e Taccrescimento dei nervi {') E. Neumann. — Zu Giinsten -l(l, iS<)2. (-) G. Chiaruf^i. — Intoroo alio sviluppo del nervo olfanivD in:i Maiu mft-n. — Monil. Zool. Ital. Anno V, n. i, iS'J-i. - 306 - e per quelle istologiche sembrava mostrarsi alquanto diverso dagli altri, si fermo alia dichiarazione del fatto piu visibile e apparente, interpretandolo forse con una parziale concessione alle idee cor- renti. E poi, questo successivo coiitributo ectodermico si comprende male. E vero che Gregenbaur, cosi guardingo nel dare eccessiva importanza ai fatti embriologici, scrisse a proposito del nervo olfat- torio : " Da das ganze centrale Nervensystem aus dem Ektoderm hervorgeht, ist es nichts weniger als befremdend, wenn zur Bil- dung detachlrter Centralorgane nochmals das Ektoderm jene Dien- ste leistet. Dass die Stelle, an welcher dieses geschieht, mit dem centralen Nervensystem keinen Anschluss mehr hat, hangt wohl mit zeitlichen Differenzen zusammen, indem die Nervenwur- zel friiher sich ausbildet, bevor sie die zur Ganghenbildung gehori- gen Forraelementen aus der Anlage des Centralnervensystems em- pfangen hat (') „. Ma con qual diritto vorremmo fare dei Verte- brati uno dei tipi di Metazoi piii altamente e armonicamente orga- nizzati, se nella formazione ontogenetica di un sistema organico di tale importanza, fosse possibile che accadano tuttora degli inconve- nienti di simil genere? Che valore dovremmo dare allora alia somma di energie interne che conducono ognora in questo gruppo di animah alia differenziazione tipica e precoce dei costituenti principali del sistema nervoso (la piastra midollare e la cresta neurale), con sa- crificio per questo scope di gran parte degli elementi che compon- gono r individuo in formazione ? E con qual profitto avverrebbe questo sacrificio di material!, e da quale legge di economia e rego- lato, se per la composizione di parti essenziah dello stesso sistema nervoso fosse necessario in seguito il sacrificio di nuovi elementi, i quaU dal prime processo di differenziazione eran rimasti esclusi? Per i Yertebrati sarebbe, a ogni mode, un po' strano questo con- tribute a piccolo dosi nella formazione di un sistema organico an- che di molto minore importanza del sistema nervoso. Si puo ammettere che nella formazione di un sistema organico 0 di una parte di esse (la cresta neurale, per es,, nel case del si- stema nervoso), possa essere impiegato un materiale sovral)bondante, 0 pure che la moltiplicazione affrettata degh elementi che la costi- tuiscono abbia per effetto la produzione di uno stock di materiale che non puo essere teste impiegato ; e il di piia, come mesectoder- (*) C. Gegenbaur. — Die Metamerie des Kopfes und die Wivbeltheorie des Kopfskeletes, im Liciite der neueren Untersuchungen betracbtet und geprllft, — Morphol. Jahrb. lid Xin,pag. 41-42 is 87. - 307 - ma, passi allora a formar parte del mesenchima per essere utiliz- zato altriineiiti. Ma non si ])U0 capire il caso inverse, che la fonte donde scaturisce il materiale primo sia cosi esigua, da esserci bi- sogno, malgrado la innegabile facolta di moltiplicazione degli ele- ment! formati, di fonti supplementari. Cio sara forse possibile che avvenga nei casi in cui lo sviluppo deir individuo sia in qualunque modo disturbato ; potra magari con- statarsi in seguito a qualche sperimento. Non vogliamo precludere la via alle posbibilita che sono fuori del nostro raggio di osserva- zione ; perche ai fenomeni di eteromorfosi, specialnienfce a queUi do- vuti a cause artificiali, non riesce per ora di fissare un limite di manifestazione. Ma lo sviluppo normale dell' individuo vertebrate ci si presenta con una successione abbastanza regolare di fenomeni, e come fosse regolato da leggi abbastanza costanti, cosi da farci ritenere che anche la legge del minimo mezzo nella formazione di ogni sistema organico sia per avere la sua parte di autorit^. Queste, si obiettera, sono considerazioni puramente teoriche. Ma esse hanno per lo mono altrettanto valore quanto I'asserzione della formazione diretta dei gangli e dei nervi periferici dall' ecto- derma. II. Che cosa rimane nell'eta adulta, ossia quando Tallungamento dei nervi e cessato, della espansione nucleata terminale del periodo embrionale ? Per i nervi arapollari io ne vedo il residue in quel rigonfia- menti fusiformi imcleati che ogni fibra del nerve presenta dope aver perduto la guaina mieiinica e prima di subire la ramificazione intorno alia parete dei diverticoli; rigonflamenti scoperti da Ret- zius(') nolle ampolle di Selaci adulti trattate col bleu di metilene, e i quah quest'autore ha giustamente interpretato come rigonfla- menti nucleati della guaina di Schwann. Mettendo anzi in rela- zione la constatazione di questi rigonflamenti nucleati con le ri- cerche di 0. Schultze (1. c), essi possono essere con maggiore pre- cisione additati come T ultimo vestigio neh'adulto dei neuroblasti pill periferici, facenti parte del sincizio norvoformativo a cui spese si e sviluppato il nerve ampollare. (') G. Retzius. — Zur KeontDiss der LoreDzinischen AmpiiUen der Selachier. — Biol. UiUer- such. ^^. F. ISd VIII, n. 0, iS9S. - 308 - Interessa ora di vedere se una formazione paragonabile a qael- la dei nervi ampollari possa ritrovarsi nei nervi laterali, acustico e olfattorio; o, in altri termini, e da vedere come si presenti nel- I'adulto la porzione nucleata piii periferica dei sincizi nervoforma- tivi da cui si son format! questi nervi. E certo che, mentre queste porzioni nucleate periferiche delle fibre onde si compongono i nervi ampollari (conservando la condi- zione embrionale) sono situate fuoii deila parete ampollare, i loro equivalent!, se ci sono, nei nervi laterali, acustico e olfattorio deb- bono invece cercarsi nello spessore della parete degli organi late- rali, delle cristae e maculae acusticae e dell'organo di Corti e della mucosa olfattoria, perche e giusto nello si)essore dell'ectoderma che forma questi organi che sono comprese le espansioni nucleate ter- minaU dei nervi rispettivi. Ora, per il nervo olfattorio essi sono facili a riconoscere nolle cellule 0 bastoncelU olfattori della mucosa olfattoria; ciascuno di questi bastoncelli e munito alia periferia di un prolungamento o ci- glio sensibile e in direzione centrale, dopo di essersi allargato in un rigonflamento nucleate, si continua precisamente in una fibra o diramazione di fibra nervosa. Sono le cosi dette cellule sensorie neuro-epiteliali che furono gia considerate come cellule gangliari periferiche, perche la loro diretta continuita con fibre nei'vose e facilmente constatabile con la reazione nera di Golgi. Ma mi pare lecito riconoscere gli stessi equivalent! uelle cellule sensorie brevi e munite d! pel! sensibili che si trovano costantemente negli or- gan! lateraH (bottom dei canah aperti o chiusi, vescicole di Savi, organi a fossetta), e nelle corrispondenti cellule delle maculae acu- sticae del saccule e dell'utricolo e delle cristae acusticae dei canali semicircolari, e anche della papilla acustica basilaris dell'organo di Corti nei Vertebrati che ne sono forniti. La continuita in direzio- ne centrale di queste cellule con fibre nervose fu gia constatata con i metodi di dilacerazione, e s'essa non e dimostrata dalla rea- zione nera, non deve, per questo solo, essere negata. Non e giusto adunque considerare queste cellule sensitive come cellule sensitive secondarie e tanto meno confonderle, come ha fatto recentemente anche R. G. Harrison (*), con le cellule a fiasco dei diverticoh delle ampolle di Lorenzini; perche con quest' ultimo cellule esse nulla hanno di comune ne per I'origine, ne per la distri- buzione, ne per la forma, ne per le relazioni. (•) a G. HaiTison. — Experimentelle Untersuchmigen liber die Entwickluog der Sinnesorgane der Seiteuliiiio lei dcu Ainiildljien. — Archir mikr. Anal. Bd, 63, H. 1, pag. 38, 1903. - 309 - Queste vedute, tiitt'altro che originali, sono una rivendicazione di quelle di Fr. E. Schulze (') contro le conclusioni delle ricerche di Zimmerraann (~) e di Retzius C). Perche io sono tratto a credere che le tenninazioni libere constatate da quest! due ricerca- tori con la reazione nera negli organ! lateral! di alcuni Teleoste! e An- fibi! non rappresentino affatto le terminazion! de! nervi del sistema laterale che vanno a quegli organ!. Gia, delle figure offerte da Ret- zius, e che e da credere sieno state tolte da! preparat! meglio riu- sciti, la meno incoiiipleta riprodu'ie un organo laterale del capo di Triton (Tav. X, fig. 6), nel quale la diramazione nervosa termi- nale circonda prevalentemente le cellule di sostegno, e non sembra avere con le cellule piriform! brevi tali relazioni per cu! a queste possa essere afflbbiata, secondo I'espressione di Zimmermann, an- che solamente " eine mehr vermittelnde Rolle „. Per mode che si e tentati a ritenere : o che le terminazion! negli organ! lateral! come ci sono pi'esentate da Zimmermann e da Retzius sieno termina- zion! intra-epidermiche di sense generale; o che si trovi nel vero Maurer (^) il quale, nei nervi che provvedono gli organ! lateral! del tronco di larve di Triton, ha distinto due qualita di fibre, le une (fibre sensitive specifiche) che raggiungono le cellule sensitive cen- trah e le altre (fibre sensitive) che circondano 1' organo e penetrano anche fra le sue cellule. Queste ultime fibre le cu! diramazioni sono a preferenza rese evident! dalla reazione nera potrebbero benissimo considerars! come fibre di senso generale cutaneo. E s'esse si accompagnano davvero con ! nervi che provvedono gli organ! lateral! si della testa che del tronco, si dovra ammettere allora che nei nervi del sistema late- rale entrano come component! una parte delle fibre del sistema ge- nerale cutaneo. In conclusione le cellule sensitive degli organ! lateral!, degl! or- gan! dell'orecchio interne e dell' organo olfattorio sarebbero equiva- lent! ai rigonfiamenti nucleat! del neurilemma de! nervi ampollari. Pero e da fare una distinzione. Perche, mentre quelle cellule sensorie sono situate effettivamente all' estremo periferico delle fibre nervose 0 delle loro diramazioni, per modo ch' esse ne possono essere consi- (') Fr. E. Schulze. — Uel)er die Siniiesorgane der Seitenlinie bei Kisclien imd Amphiliieo. — Arch. mihr. Anat. lid 6, 1870. (') K, \V. Zi mm erinann. — Verluuidl. Anal. Gesell. 6 Versamml. Wieii. 189i^. (*) G. Ketzi'is. — Die Nerve.Qcndij^unjfen in der Eiidkuospen, re"jfi. NervenliUgelo der Fische uod Amphibieo. — Biol. VnlursKClt. A. F. IV, .'>, 189^. {*) F. Maurer. — Hiiiitsinnesortrane, Feder-und Haaranla^e. Ein Beitra^ zur I'liylogenie dT Siii'getierliaare. — Morph. Jahrh., lid y.v, 18'J:^. - 310 - derate come la vera terminazione periferica (*), ed hanno assunto un' importanza morfologica e fisiologica di prim' ordine, altrettanto non si puo dire dei rigonfiamenti nucleati dei nervi ampollari. In- fatti le fibre di questi ultimi nervi non terminano in quei rigonfia- menti, ma continuano oltre in direzione periferica, anzi e special- mente in questo tratto anucleato cti'esse, spogliatesi del neurilemma, presentano la ricca ramiflcazione dicotomica intorno alia parete dei diverticoli delle ampolle, i cui ultimi rami s'allargano alia base di una speciale qualita di cellule onde la parete e fatta e penetrano anche con sottili ramoscelli clie hanno breve percorso intorno alle stesse cellule. E inoltre e lecito pensare che la funzione a cui questi rigonfiamenti nucleati del neurilemma sono adibiti, ])er quanto essa non possa venir negata, sia di importanza assai minore di quella che devesi attribuire aUe cellule sensitive dei neuro-epiteli. L'equivalenza fra i rigonfiamenti nucleati dei nervi ampollari e le cellule sensitive degU organi lateral!, deU' orecchio interne e olfattorio va intesa, dunque, solo nel sense embriologico, perche le due formazioni, si per le differenziazioni a cui vanno incontro e si per 11 diverse grade di funzionahta di cui sono capaci, hanno im- portanza morfologica e fisiologica assai diversa. Da qui la necessita di separare nettamente, nella categoria dei nervi di sense, i nervi ampollari dai nervi laterali, acustico e ol- fattorio. Circa poi la posizione che dobbiamo dare, secondo questo cri- terio, ai nervi di sense cutaneo generale, basta pensare al destino ch' e riserbato nell'adulto ai neuroblasti periferici dei sincizii embrio- nali e larvali a cui spese si sviluppano i deLti nervi. Ove le reti di questi neuroblasti abbiano, come s' e gia ritenuto, lo stesse va- lore dell'espansione nucleata terminale dei nervi di sense specifico, e chiaro che i rigonfiamenti nucleati delle reti nervose amieliniche cutanee dell'adulto, interpretati spesso come cellule ganglionari, debbano corrispondere embriologicamente ai rigonfiamenti nucleati dei nervi ampollari e alle cellule sensorie degli organi neuro-epi- tehali. Ma siccome nolle reti nervose periferiche (coriali e subcoiiali) dei nervi di senso cutaneo generale i rigonfiamenti nucleati sono circondati da estese porzioni anucleate, ed esse si diffondono come ramificazioni o reti pure anucleate entro all'epidermide, cosi questa espansione anucleata a foggia di rete e fors'anco di ramificazione (*) Non tprminaz'onp rlellf vie di con'luzione. ,, ) Nervi cutanei generali - 311 - dev'essere considerata equivaleiite alia ramificazione anucleata ch'e alia periferia dei rigonfiamenti nucleati dei nervi ampollari. Allora i nervi di sense che abbiamo sinora considerati, e i quali negli Ittiopsidi costituiscono tutto il complesso dei nervi so- matico-sensitivi, vanno ripartiti in tre categorie cosi caratterizzate : 1. Nervi che alia periferia terminano con .^ervo olfattorio, nervi late- cellule sensorie facenti parte di un ■ rali e componenti dell' VIII organo neuro-epiteliale. ] nervo cerebrale 2. Nervi che terminano con ramificazioni (o reti?) ' amieliniche anucleate brevi nello spessore i^ . „ . ,. ., , -i-,,-) -Nervi ampollari di uno speciale organo terminale dor]gme\ ^ epidermica (ampolla di L o r e n z i n i). ' 3. Nervi che terminano con reti amielini- \ che anucleate diffuse nel corion e nel- 1 repidermide, senza organi terminal! k speciali. ) Nel quale specchietto i caratteri desunti dalla posizione occu- pata nell'adulto dalle dilatazioni nucleate delle fibre dei singoli nervi, le quali sono come 1' ultimo vestigio della espansione terminale em- brionale, e dallo sviluppo maggiore o minore della porzione anucleata periferica si accordano con quello della presenza o assenza di spe- ciali organi terminal! a struttura neuro-epiteliale o a struttura sem- plicemente epiteliale. Anche dell'espansione nucleata terminale dei nervi motor! si conservano traccie nell'aduito. Malgrado essa venga a partirsi in nunierosi organi terminal! o piastre motrici, in ciascuna di queste e forse da vederne il ricordo ne! nuclei che accompagnano fin presso all'estremita le varie ramificazioni della piastra, e dei quali Ranvier ebbe anzi a distinguere due sorta, ! nuclei deH'arborizzafeiione e i nu- clei vaginal!; quest! nuclei sono, a ogn! modo, da tenere ben separati da! cosi dett! nuclei fondamentali, appartenenti alia sostanza gra- nosa che, quando esiste, fa da sostegno alia parte nervosa della piastra. III. Dunque : 1<^ Nello sviluppo ontogenetico dei Vertebrati non accade quasi mai che nervi periferici e relativ! organ! terminal! prendano origine, in un territorio comune, da element! siiscettibili di difte- renziars! negli un! o npgli altr!. Cio e solo possibile per organi pe- riferici che si formino a spese della parete dell'asse nervoso. - 312 - 2° Le immagini offerte dagli element! che costituiscono il nervo olfattorio, i nervi lateral! e i component! dell' YIII nervo ce- rebrale durante !1 lorosviluppo, anz! che dimostrarne I'origlne dlretta totale 0 parzlale, daU'ectoderraa, s! spiegano abbastanza e megllo ammettendo ch'esse sleno prodotte dalla necessita d! portare o d! Insinuare degli element! nucleat! d! orlgine e natura nervosa fra mezzo agl! element! deU'ectoderma e !n dlretto contatto con I'am- biente esterno. 30 Nello sviluppo di clascun nervo ha grande Importanza !1 suo estremo per!fer!co, ossla quella che abbiamo chiamata espan- s!one nucleata termlnale. Per ! nerv! d! senso cutaneo s! puo rite- nere che la struttura e la quallta del rispettivo organo ricettore penferico dlpendono dalla forma, dal volume e dalla s!tuaz!one della espansione termlnale, ossla daha maniera con la quale s! stablh- scono le sue relazlon! con I'organo stesso. 4^^ Le cellule sensorie degli organ! neuroepltehal! (organo ol- fattorio, organ! lateral! e organ! dell'orecchio Interne) sono term!- nazlon! d! fibre component! i nerv! che provvedono quest! organ!. 6° Sono equivalent! embrlologic! d! queste cellule sensorie: ! rigonfiament! nucleati periferic! delle fibre dei nervi ampollari, i rigonfiament! nucleati che s'incontrano a volte nei nodi delle ret! nervose sensitive periferiche, le porzion! nucleate deUe ramificazion! delle piastre metric!. 6^ L' importanza morfologica che si deve annettere alle cel- lule sensorie neuro-epiteliali di fronte a! lore equivalent! embrioio- gici degli altri component! dei nervi periferic!, dipende principal- mente dal fatto che in ciascuna di queste ceUule si ferma e si compendia, per cosi dire, I'energia di sviluppo e di funzionalita della flbra nervosa relativa. II fatto che queste cellule sensorie costituiscano la termina- zione di fibre nervose non e in contraddizione con la teoria del cir- cuito chiuso delle vie di conduzione nervosa. Come un effettivo fondamento di verita anche per i Vertebrati e stato dato a questa teoria da Dog! el C) con la dimostrazione della rete terminale, fatta di neurofibrille, nel disco nervoso dei corpuscoh di Gran dry e nella clava interna dei corpuscol! di Herbs t (dunque in corpuscol! ner- ves! terminal!), senza bisogno di ricorrere all' ipotes! di un ulteriore percorso della fibra nervosa, cosi la differenziazione, nel plasma (•) A. S. Dogiel. — Ueber die Nervenendigungeii in rlen Grandryschen und Herbstsctiea KiJrper- chen im Zusainnienhange mit der Krage der Neuroiientheorie. — Anal. Anzeiger, Bd XXV, n. 22, 1904. - 813 - delle stesse cellule sensorie, di reti chiuse di neuroflbrille che sono continuazione di quelle che vi arrivano dalle fibre nervose rispettive, e stata dimostrata recentemente da Kolmer C) nelle maculae acu- sticae di Rana e iiell'epitelio olfattorio di Silurus ; rimanendo, in tal modo, escluso che le terminazioni libere constatate intorno agli organi laterali e in quelli deH'orecchio interne sieno effettivamente terminazioni dei nervi laterali e dei componenti dell' VIII nervo. II percorso delle neuroflbrille in queste cellule sensorie, che sono poi delle cellule nervose periferiche, sarebbe cosi poco diverse da quelle che si conosce per certe cellule ganglionari, da togliere alquanto valore alia nota distinzione di Apathy fra cellule ganglionari e cel- lule nervose, o quanto meno da far sentire la necessita di creare per le dette cellule una terza categoria. Infatti, oltre alia struttura piu complicata ch'esse acquistano in paragone alle lore congener! le quali son destinate alia fabbricazione della fibra nervosa, le cellule sensorie sono deputate all'alta funzione di accogliere direttamente le impres- sioni dell'ambiente esterno e di esercitare cosi influenze di vario or- dine sulle fibre nervose che in esse hanno la lore terminazione, e col mezzo di queste anche sulle cellule ganglionari. Circa poi a quanto e dotto sopra, che I'origine comune di nervi periferici e relativi organi terminali sia solo possibile per quegli organi che si formano dalla parete dell'asse nervoso, e chiaro che gli unici organi che si trovano in questa condizione nei Verte- brati sono gJi occhi pari e quelli imparl della volta del diencefalo. Tenuto conto deH'origine e della natura degli element! nucleati che compongono quegli apparati ricettori periferici dei Vertebrati, che sono costituiti in special! organi di sense e dei quali s' e tenuto parola in queste pagine, possiamo quindi distinguere le seguent! tre categorie : 1. Organi visiv! par! e imparl, funzionant! o no. Sono for- mat! direttamente ed esclusivamente da element! nervosi apparte- nenti alia parete cerebrale. Element! specific! ed element! di sostegno sono di origine nervosa. 2. Organi olfattorio, laterali e dell'orecchio interne. Fatti in parte di element! periferici del sistema nervoso (element! specific!) e in parte di element! epidermic! (element! di sostegno). 3. Ampolle di Lorenzini. Organi fatti esclusivamente di element! epidermic!. Le fibre nervose che 1! provvedono sono in re- («) \V. Ko liner. — Ueber das Verhalten der iNeurotilirillen an dei- Peripherie. — Anar.-Autuj- yer, I!d XXVI, n 20-2i, 1905. - 314 - lazione di contatto con una speciale qualita di cellule dell'organo, a mezzo di diramazioni (o rati?) amieliniche anucleate. Ove vogliasi considerare i nervi ottici, funzionanti o in via di riduzione, come nervi periferici, questa e forse 1' unica via ctie sia consentita, a chi voglia impiegare il solo criterio morfologico, per met- tere in relazione i vari organi visivi dei Vertebrati con gli altri or- gan! speciali di sense. Essa, a ogni mode, conduce ad una classifi- cazione che si accorda con quella che puo essere fondata col cri- terio fisiologico. Ma io credo anclie die non sara difficile di ordinare nella stessa classiflcazione altri organi speciali di sense degli Am- nioti, circa i quali sono incomplete tuttora le conoscenze dei parti- colari dello sviluppo e discordi le vedute dei morfologi. Labor atorio di Zoologia e di Anatomia e Fisiologia comparate delta R. Universitd di Siena — Agosto 1905 ISTITDTO ANATOMICO DI FIKENZE, DIRETTO DAL PROF. Q. CHIARUai. DoTT. AJtTUilO BANCHI Situazione non frequente del Colon pelvico e spostamento laterals del Mesocolon pelvico e dell' Draco Esiste un mesenteric ventraie dell' intestine terminale? (Con una figura). fi vietata la riproduzione. II colon pelvico, solo assai di rado (8 7o) rigiede nell'addome (Jonnesco), e presenta allora una speciale disposizione dell'ansa. Nel bambino invece, fine a circa due anni dalla nascita, questa si- tuazione addominale e ritenuta normale (Huguier, Samson, Jon- nesco). In questa situazione del colon, il meso-colon pelvico man- tiene pero la sua inserzione parietale s em pre sulla linea mediana - 315 - (si intende la radice principale o primitiva), estesa dalla 3^-5* ver- tebra lombare alia 3" e 4'"' sacrale. La lunghezza dell'ansa intesti- nale varia da 29 a 48 cent., nei casi medii, e quella del meso da 10 a 16 cent. --L-OS Fig. 1. — ',;, del vero. CP. Ansa del colon pelvico. — /. Cresta dell'ileo. — U. Uraco. laterule sinistra. — 0. Ombelico. — A. Linea alba. US. Pietfa vescico-ombellicale In un cadavere di adulto maschio ecco quanto ritrovai : II colon discendente, sfornito di meso, partivasi dall'angolo splenico del colon, situate a livello della 12=' vertebra dorsale ed a 13 V2 ^^'^^' circa a sinistra della linea mediana. Da questo punto scendeva in basso e verso destra, raggiungendo il livello del corpo della 5'^ vertebra lombare, a 2 cent, a destra della linea mediana. A questo punto si ricostituiva il mesenterio e principiava I'ansa del colon pelvico, lunga 47 cent., e disposta in mode da formare una stretta ansa a lunghe braccia, coUa convessita che risaliva in alto nella regione lombare destra fino a 5 cent, sopra la cresta iliaca. 11 braccio discendente, 0 destro, 0 lateralc, dell'ansa del colon pelvico era diretta obliquamente in basso ed a sinistra, e perdeva il meso ad un centimetre e V? sotto al promontorio, sulla linea mediana, per continuarsi quindi col retto. - 316 - La iungtiezza massima del meso-colon pelvico era di 13 cent, la linea di inserzione dal raeso-colon pelvico (radice principale), decorreva dal livello della meta del corpo della 5* vertebra lombare, a 2 Va cent, a destra della linea mediana, fino alia faccia anteriore del sacro, 1 cent, al disotto del promontorio, suUa linea mediana, a livello quindi della V-2'' vertebra sacrale. Se si accetta che il retto incominci sempre alia 3* vertebra sacrale (Jonnesco), bisogna concludere che in questo caso I'ultimo tratto del colon pelvico era privo totalmente di meso, e decorreva verticale nel piano mediano sagittale ; se invece il cessare del meso indica il principle del retto, allora m questo soggetto il retto risa- liva pill in alto del normale. In ogni mode la radice principale del meso-colon pelvico risulto di 4 a 5 cent., ed era eccezionalmente breve, poi era spostata verso destra coll'estremo superiore, in mode da formare colla linea mediana un angolo di 45 gi-adi aperto in alto. Mentre quest;i era la disposizione di un tratto del colon e del suo meso, ecco quanto si riscontrava sulla parete addominale an- teriore. La inserzione dell'uraco aveva luogo in alto all'ombelico, che era normale e mediano, in basso ail'apice della vescica, che era spostato a destra della linea di mezzo per 4 centimetri. La piega di perito- neo sollevata dall'uraco era quindi obliqua, e non verticale e sagit- tale come di norma. L'apice della vescica era spostato a destra, ma la base ed il collo erano normalmente situati, come pure i rimanenti visceri del piccolo bacino. Le arterie ombellicali avevano origine e decorso normali, d'ambo i lati, nella porzione pervia ; nella porzione impervia, o legamento vescicale laterale, quelle di destra raggiungeva la parete addominale e si apphcava ad essa a 12 cent, sopra il hvello della sinfisi pubica (margine superiore) 2 V2 cent, dalla linea mediana, e la piega ve- scico-ombeUicale corrispondente era alta circa 4 cent.; il legamento vescico-ombellicale di sinistra raggiungeva la parete addominale alia stessa altezza dalla sinfisi, ma sulla linea mediana. La piega ve- scico-ombellicale aveva d'ambo i lati la stessa altezza. La lunghezza complessiva delle due arterie ombellicali (parte pervia e ligamento) era di cent. 14 per la destra, e 18 per la sinistra. In riassunto noi abbiamo qui che la piega vescico-ombellicale mediana e spostata a destra, e pure a destra, sebbene in minor grado spostata I'una e I'altra piega vescico-ombeUicale laterale. Da cio ne viene che la piega destra e I'arteria contenutavi decorre piii - 317 - rettilinea del normale dalla origine alia terminazione, ed e di tanto piu breve, mentre I'arteria di sinistra mantiene un decorso piii cur- vilineo, concavo raedialmente, ed e piu lunga. Le fossette inguinali risultano modiflcate, specialinente le pubo-vescicali ; di esse la de- stra misura in larghezza alia base cent. 2 V? circa, mentre la sini- stra ne misura 8. RiassLunendo abbiamo in questo soggetto uno spostamento a destra nell' impianto del meso-ciste primitive, nel tratto tra I'ora- belico e la vescica, e di oontro ad esse uno spostamento, pure a destra, nell' impianto del meso-colon pelvico, con associata perma- nenza della posizione fetale del colon pelvico stesso, Questo spostamento deve essere avvenuto in periodo di svi- luppo assai precoce, poiche Tarteria ombellicale di un lato ne ha risen tito il contraccolpo e si e ailungata meno dell'altra, e stando alia posizione anche dell'uraco e della vescica si deve credere che fosse incurvato a destra tutto il peduncolo addominale. Questo spiega I'accorciamento delFarteria ombellicale e lo spostamento del- I'uraco, ma non spiega lo spostamento concomitante, e concordante, del colon pelvico e del suo meso. D'altra parte e logico pensare che una stessa causa abbia deter- minate questo spostamento eguale nei due organi, posti alio stesso livello nella stessa cavita, uno di contro all'altro, e, poiche tutti gli altri organi dell' addome e del bacino, e le pareti addominali stesse, non presentano altre irregolarita, o tracce di processi anormah, bi- sogna credere che, o I'allantoide spostandosi ha trascinato seco 1' in- testine 0 r intestine ha trascinato I'allantoide. II movimento del due organi in via anomala deve essere state cioe subordinaio, e non si puo pensare che una stessa causa abbia potuto agire dall'esterno su ambedue i visceri nello stesso sense, ma indipendentemente (cioe in mode semplicemente coordinate), perche di questa causa che dovrebbe essere stata di non poca importanza, e di molto estesa influenza, non vi ha traccia. La spiegazione piii semplice, a parer mio, si e che, per una ragione prima a noi ignota, si sia trovato spostato a destra 1' intestine terminale, ed il meso si sia fissato intanto in posizione anormale per il tratto corrispondente alle ultimo vertebre lombari. Quindi ne e venuto lo spostamento a de- stra del meso-colon e del colon pelvico, ed il mancato spostamento a sinistra del colon discendente, nel suo tratto infeiiore. Questo spostamento dell' intestine terminale puo aver influito sullo sposta- - 318 - mento parallelo del peduncolo allantoideo, e relative mesociste pri- mitive? Puo avere influito se si ammette che tra le due formazioni fosse teso un meso, residue del mesentere ventrale primitive, che in un periodo precocissimo deve esistere, ma che fine ad oggi non si e descritto nei vertebrati superiori, oltre il limite caudale del legamento falciforme, o della vena ombellicale che si vogha dire. Una siffatta connessione tra i due organi per una lamina mesente- rale, spiega benissimo il fatto attuale, anche ammettendo che essa la- mina abbia esistito transitoriamente, ed in stadii precoci soltanto, per- che come ho detto a tali stadii deve rimontare Taccorciamento in to to della arteria ombellicale, e lo spostamento del mesociste; e del pari la deviazione del colon, e la anomala flssazione del sue meso e av- venuta quando 1' intestine terminale, compreso il future colon pel- vico, era un tube diritto e mediano, posto proprio di centre al peduncolo allantoideo, ne tra i due organi scendevano ancora le anse non formate del digiuno-ileo. Del resto questa mia e una ipo- tesi, come un' altra potrebbe essere che il prime spostamento I'abbia presentato il peduncolo allontoideo, e per I'intermedio del meso ventrale da me supposto, I'abbia ripercosso sull' intestine. ISTeU'uno e nell'altro caso ammettendo pero sempre la possibilita di un me- so, sia pure precoce e transitorio, tra I'allantoide e 1' intestine primitive. Anche all'infueri della importanza che il caso puo avere per la sua spiegazione dalla storia dello sviluppo, a me sembro degno di essere riferito per le possibih conseguenze pratiche sulla chirurgia della regiene. Bibliografia. Jonnesco. — Traits d'Anatoiiiie humaine (Poirier.), Tome 4, i fascicule. Tube digestif. Paris. Huguier. — BuUettin de I'Acadeinie de M^decine de Paris, Tome 24. Samson. — luaugural. Dissei'latiou, Doiyal. 1890. - 319 - Di una totale inversione deiraffinita colorante col mutare del liquido fissatore NOTA DI TECNICA DEI DOTTORI ALFEEDO CORTI e ADOLFO FERRATA ASSISTENTE DI ANATOMIA COMPAKATA ASSISTENTE DI CLInIcA MEDICA ALL'uNIVERSITA DI PARMA ft victata la riprofinzione. La miscela colorante del Pappenheim e composta di verde di metile e pironina (soluzione acquosa di pironina 1 7o una parte, so- luzione acquosa di verde di metile 1 Vo parti due) e molto usata in istologia normale e patologica e in modo speciale dai dermatolo- gi e dagli ematologi. Noi ne abbiamo fatto uso per alcune ricerche istologiche die andiamo facendo, su sezioni di pezzi flssati tanto in liquid! di uso comune e non osmici (sublimate, Zenker, Carnoy) quanto in osmici (Hermann, Flemming), ottenendo ottimi e bril- lanti risultati per I'elegante e spiccata affinita dei due coloranti con i diversi costituenti il corpo cellulare. Uno di noi (A. Ferrata. Sul- la struttura del nucleolo. Arch, di Fisiologia, Vol. II, Firenze 1905) si servi di tal delicato reattivo per lo studio del nucleolo, mettendone bene in evidenza le due diverse parti costituenti. II verde di metile, sostanza basica per eccellenza, colora, nolle sezioni di pezzi fissati in liquidi non osmici, la cromatina nucleare, la pironina la parte acidofila del nucleo e il protoplasma. Ora, sulle sezioni di pezzi fissati con i liquidi di Hermann e di Flemming abbiamo ottenuto una totale inversione deiraffinita colorante del nucleo, e cioe la pironina, che con i liquidi non osmici colora il plasma e la parte acidofila del nucleo, tinge in questo ca- so la cromatina nucleare in rosso vivace, e il verde di metile si fissa sul plasma e sulla parte acidofila del nucleo. Confrontando al microscopio preparati ottenuti con la stessa miscela colorante su sezioni flssate in liquidi osmici o non osmici, si puo facilmente dimostrare che I'inversione della colorazione e totale, senza che la proporzione della sostanza diversamente tinta si modifichi affatto. Solo che il verde del protoplasma delle cellule fissate in liqui- - 320 - di osmici tende un poco aH'azzuiTO, menfcre la parte acidoflla del nucleclo e di un verde carico tipico. E noto come il verde di metile sia uno dei coloranti piu elet- tivi della cromatina nucleare, come esso sia facilmente solubile nel- I'alcool per cui facilmente i nuclei si scolorano disidratando le se- zioni prima di rischiararle e montarle. Al contrario su sezioni fissate nei liquidi di Hermann e di Flemming e colorate con la miscela di Pappenheim si ottiene, come dicemmo, la cromatina nucleare tinta in rosso dalla pironina, e la parte acidoflla del nucleo colorata in verde, e per soprapiu con colorazione stabile, resistente anche a prolungati lavaggi in alcool. Percio in tal mode si puo con la miscela del Pappenheim ottenere una colorazione uguale nei rapporti dei component! nu- clear! a quella del processo Galeotti. E siccome anche in quel case la fucsina acida colora la cromatina nucleare e il verde la parte acidoflla, pare logico il ritenere che la totale inversione della affi- nita colorante sia causata dai hquidi fissatori. Non abbiamo creduto inutile rendere noto il fatto, il quale chiaramente dimostra come la distinzione fra sostanze coloranti nucleari e plasmatiche sia nei rapporti della tecnica istologica assai arbitraria, e come possa con facilita venire modiflcata I'affinita co- lorante dei componenti cellulari. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA La Presidenza dell'Unione Zoologica nella sua ultima Adunanza ha deli- berate di inviare in dono i Rendiconti dei Convegni deirUnione agli Istituti di Zoologia e di Anatomia dell'estero. In omaggio a questa deliberazione si invia il Rendiconto del Convegno che ebbe luogo in Portoferraio nell'aprile del 1905. CosiMO Cherubini. Amministratore-responsabile. Firenze, iyo5. — Tip. L. Niccolai, Via Faenia, 44. lonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie deiia Unione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EDGENIO FICALBI Prof, di Anatomia iiniana Prof, dl Anatomia coiiip. e Zoolovia nel R. Istituto di Stiidl Super, in Kirenze nella R. Universita di I'isa Ufficio di Direzione ed Amininistrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVI A.nno Firenze, Novembre 1905 N. H SOMMARIO: Bibliografia : Pag. 321-329. CoMUNiCAZiONi originali : Trinci G., Le radici ed i gangli dei nei-vi spi- nali dei Teleostei nelle loro varie disposizioni: ricerche anatorao-co:npa- rative. (Con 11 figure). (Continua). — Giannelli L., Contributo alia migliore conoscenza dello sviluppo dalle ghiandole genitali nei Marami- feri (Lepus cuniculus): 1^ Nota: Sviluppo dell'ovario. — Pag. 330-368. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltavto dei lavori puhhlicati in Italia. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. — Atti della Societi per gli studi della malaria, Vol. G. — Roma, tip. Dertero, 1905, S" fig., pp. xj, 666, con pro^petto e 2 tavole. — Reudiconto della V asserablea ordinaria e del Convegno dell'ljuione Zoo- logica Italiana in Portoferrajo (15-20 aprile 1905), in: — Monit. Zool. ital, An. 16, N. 7-8, pp. 189-251. Firenze 1905. Ceni C. — Eflets de la thyreoidectomie sur le pouvoir de procreer at sur le.s discendants [Poulats]. Eesume de I'A. — Arch. ital. Biologie, T. 42, Fasc. 3, pp. 420 421. Turin 1904. Enriques Paolo. — II numero dei cromosomi nelle varie specie animali e lo cause della sua variabilita. — Arch. Fisiologia, Vol. 2, Fasc. 2, pp. 258- 271. 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Lo Bianco della Stazione Zoolo gioa di Napoli, alia cui sollucitudim; dcbbo gran parte del materiale raccoltu. - 333 - II metodo di ricerca adottato dagli autori che si occuparono del sisstema nervoso periferico dei Teleostei e quasi esclusivamente quello della dissezione. Questo metodo, se da un lato offre reali vantaggi permettendo una precisa conoscenza dei rapporti topogra- fici delle branche nervose fra loro o con la colonna vertebrale, dal- I'altra esige una ricchezza di materiale della quale io non poteva disporre e presenta difficolta tecniche quasi insormontabili quando si tratti di preparare specie piuttosto piccolo come la maggioranza di quelle da me esaminate. Ho tentato di rendere piia facile il compito mediante tratfcamento degli esemplari da dissecare con una solu- zione acquosa ad V2 P^^' cento di acido acetico per circa ventiquattro ore (Kazem Beck 1888). Questo trattamento permette di isolare con relativa facilita i rami nervosi dalle parti moUi circostanti e si presenta in conseguenza particolarmente utile per lo studio della distribuzione periferica dei nervi; ma, per cio che costituiva lo scope delle mie ricerche, non e riuscito di grande efficacia. Migliori risul- tati non ho ottenuto dal tentative di rendere trasparenti gli ani- mali mediante la loro immersione in una soluzione debole di po- tassa caustica. Ho dovuto per conseguenza ricorrere al sistema delle sezioni seriaii, che, se ha richiesto un forte dispendio di tempo ed un lavoro non sempre facile di ricostruzione, ha anche permesso di riconoscere particolari certamente non apprezzabili con la disse- zione. In molti casi infatti, mediante I'esame microscopico, ho os- servato, nello spessore di branche sensitive di calibre uniforme, cu- muli di cellule nervose costituenti veri gangh, di cui, macroscopi- camente, non sarebbe state possibile sospettare I'esistenza. II materiale da sezionare e state preparato secondo il sistema gia adottato dal prof. Giacomini per i suoi studi suUe capsule surrenali dei Teleostei. L'animale viene aperto dal lato ventrale, si asportano le pareti addominali, i visceri, la vescica natatoria e la testa e si riduce la muscolatura dorsale. Rimane cosi la colonna vertebrale con I'asse nervoso e la parte prossimale dei nervi spi- nali, i reni ed una porzione di muscolatura. Si taglia con precau- zione in pezzi di V,-~2 cm. di lunghezza e si immerge nel liquido fissatore. Di preferenza ho impiegato la seguente miscela, che, per quanto riguarda la conservazione e la colorabilita dei tessuti dei Teleostei, trovo vantaggiosa sugli altri liquidi : Soluzione acquosa di bicromato potassico al 4 "/c parti lUU Formolo al 40 7o di aldeide, parti 10 Dope una permanenza di qualche giorno nel liquido ed i la- vaggi usuali, i pezzi vengono trasportati in ua'abbondanLc soluzio- - 334 - ne acquosa (4 %) di acido nitrico e quivi mantenuti per un tempo piu 0 meno lungo, a seconda delle dimensioni delle vertebre. In media la decalciticazione si compie perfettamente in un periodo di 6 — 10 giorni. Dopo un buon lavaggio in acqua corrente e consecu- tiva disidratazione, i pezzi vengono inclusi in celloidina e sezionati. Per raggiungere una conoscenza completa delle particolarifca anatomiche presentate dal tratfco prossimale dei nervi spinali nelle varie specie e stabilire se, in ciascuna, le disposizioni relative si ripetessero per tutti i segnienti del corpo oppure subissero varia- zioni nelle diverse regioni, sarebbe state desiderabile sezionare per intero almeno un rappresentante di ogni famiglia; siccome pero un tal lavoro avrebbe richiesto un periodo di tempo eccessivamente lungo, ho dovuto limitarmi a tagliare, della maggioranza degli esem- plari, soltanto un tratto del tronco o della regione caudale. Di al- cuni, peraltro, ho preso in esame ambedue le regioni; due giovani individui inline, I'ano di Ammriis catus, i'altro di Tinea vulgaris^ ho sezionato per intero dall'estremita anteriore del tronoo a quella caudale. Le sezioni sono state praticate sia secondo piani vertico- trasversi sia secondo piani trontali. Quantunque per lavori di precedent! autori si abbiano, sull'ar- gomento da me trattato, cognizioni sufficientemente precise relati- ve ai Ciclostomi e Pesci cartilaginei, tuttavia per possedere un termine esatto di comparazione e specialinente per chiarire la di- stribuzione delle cellule sensitive lungo le radici dorsah e stabihre opportuni raffronti con insolite disposizioni riscontrate nei Teleo- stei, ho dovuto prendere in esame anche alcuni rappresentanti dei gruppi suddetti. Debbo alio cortesia del prof. Giacomini I'aver potuto osservare molti suoi preparati di Ammocoetes hrancliialis L., Petromyzon marinus h., di embrioni di Mustelus laevis P^ond. e, fra i Teleostei, di giovani di Aiujidlla vulfjaris Cuv. e Belone acus Rond.. Da parte mia ho sezionato esemplari di Sci/lliuni caiUcula L., Mu- stelus laevis Rond., Acanthlas vulgaris Risso -fra gli Sqiuili, di Tor- pedo ocellata Raf. e Trygon pasiinava L. fra le Raie e di Acipenser sturio L. fra i Ganoidi. RiSULTATI DELLE OSSBEVAZIONL In questo capitolo in cui vengono esposti i risultati delle os- servazioni sulle diverse specie, mi limito a dare per ciascuna di esse soltanto un quadro riassuntivo delle disposizioni riscontrate, riserbandomi di commcntare in scguito i fatti chc risulteranno piii - 335 - salienti e di stabilire i rapporti che corrono fra i caratteri proprii delle varie famiglie e quelli dei restanti Vertebrati. L' esame delle singole forme si svolge secondo I'ordine seguito nel prospetto in cui sono state enumerate precedentemente. Hijypocamjms guttulatus Cuv. — Sono stati sezionati quattro segment! del tronco. Le radici dorsali e ventrali di ciascun nervo si inseriscono alia midolla in un medesimo piano vertico-trasversale e fuorescono in- sieme dal canale spinale attraverso un forame praticato sulla por- zione basale dell'arco neurale corrispondente. Immediatamente al di fuori dello speco, le radici ventrali si suddividono in una branca dorsale ed in una venti-ale. Le radici dorsali, subito dope attraver- sata la parete del canale spinale, si rigonfiano in gangli rotondeg- gianti e, relativamente alle dimension! della midolla, molto volumi- nosi, nei quali pervengono da opposte direzioni le fibre sensitive dei rami dorsali e ventrali dei nervi spinali. ri/ Fig. I. — Schema rappreseDtaute, i i proiezione vertico-trasversale, le disposizioni del trafto pross;- male dei uervl spinali in Opiiisitfus serpens L. — per, parete del Qanale racliiiliano — c f, cor- po vertc-lirale — ni s, midolla spinale — r s. I'adice sens tlva — r ni. radice iiiotoria — b s d. branca seositiva dorsule — bsv, liraica sensiliva veutiale — b ni d, branca iiiotona dor^^ale — b )u V, branca iiiutoria ventrale — (/. f^anglio spinale — r i\ raiiio ventrale del nervo spinale. Le Cellule nervose sensitive di o^ini nervo sono tutte comprese in lui solo ganglio. Ophisiiriis serpens L. del tronco. Sono stati sezionati quattro segment! - 336 - II canale spinale, rispetto alle dimensioni della midolla, e molto ampio. Come nella specie precedente, le radici dorsali e ventrali sono inserite alia midolla nello stesso piano vertico-trasversale, si dirigono ventralraente e fuorescono da un forame comune alia base degli archi nem-ali. I gangli, esterni al canale spinale, sono situati circa all'altezza del corpo vertebrale ed hanno forma piuttosto ir- regolare, ma approssimativamente conica con I'apice diretto ven- tralmente. Anche qui le fibre sensitive dei rami dei nervi spinali si veggono provenire da opposte direzioni. Nella fig. 1 sono rappre- sentate schematicamente le disposizioni descritte. Conger vulgaris Cuv. — Sono stati sezionati cinque segmenti del tronco. In questa specie, appartenente alia stessa famiglia della prece- dente, il comportamento delle radici corrisponde in tutto a quelle gia sopra descritto. Anche i gangli occupano la stessa posizione, ma si presentano in forma piia regolare, quasi emisferica, con la superficie convessa rivolta verso la base degli archi. Nella fig. 2 ho riprodotto una sezione del tronco di Conger per definire la posizione e la costituzione dei gangli spinali e presentare un termine di con- fronto con le disposizioni riscontrate in specie di altre famighe. Anguilla vulgaris Cuv. — Esaminate sezioni del tronco di un adulto e della regione caudale di un giovane (ceca). Si ha una perfetta ripetizione di quanto e state descritto negh altri due Murenidi. Glupea auritcL Gunth. — Sono stati sezionati cinque segmenti della porzione anteriore del tronco, tre della posteriore e tre della regione caudale. In tutti i nervi e stata constatata un'alternanza dei ])unti di inserzione delle radici dorsali e ventrali alia midolla. Le radici dorsali fuorescono in corrispondenza della parte piti alta del canale spinale per aperture proprie. Le ventrali, nella porzione anteriore del tronco, ap- pena distaccate dalla midolla si dividono in due branche, che si portano aU'esterno attraverso aperture distinte. La branca piii sottile fornisce le fibre motrici per il ramo dorsale del nervo spinale, la piii grossa quelle per il ventrale e per il medio. Nella porzione posteriore del tronco e nella regione caudale, la separazione delle fibre motrici del ramo ventrale e del medio, anziche aU'esterno, ha luogo all' interne del canale spinale ; per cui la radice ventrale si presenta suddivisa - 337 - in tre branche. N"el tronco i gangli occupano una posizione caudale rispetto agli archi, sono ristretti ed allungati nel tratto clie intercede fra i punti di uscita delle radici doi'sali e ventrali ed appariscono com- presi fra due lamine fibrose sottilissime come se si trovabsero nello spessore del connettivo interposto fra gli archi neurali di due verte- bre adiacenti. Nella regione caudale mantengono la stessa posizione, ma si presentano piii grossi e raccorciati in senso dorso-ventrale. Fig. 2. — SezioDe attraverso un segniento del tronco di Conyer vuUjaris Cftv. (Ingrandimento 30 dlam.) — a n, arco neijrale — lei, ligairieDto elastico longitudinale — m, muscolatura — v. vaso. Le altre iadicazioni come nella figura jirecedente. Esox lacius L. — Sono stati sezionati sei segment! del tronco. Le radici dorsali e ventrali, causa le dimensioni del canale spinale molto grandi rispetto a quelle della midolla, sono piuttosto allungate e, come nella specie precedente, inserite in piani alterni. Fuorescono attraversando gli archi da forami distinti, anch' essi situati in piani vertico-trasversali diversi. Le ventrali mostrano una netta biforcazione al punto d'uscita. I gangli sono osterni al canale spinale, hanno forma molto irregolare e si trovaiio annidati in esca- vazioni degli archi superiori. - 338 - Salmo fario L. — Sono stati sezionati tre segment! del tronco e due caudal i. Anche qui le radici sono situate in piani different! ma non molto distant! fra loro. Le dorsal! escono in corrispondenza deUa parete piii alta del canale spinale, le ventral! della piii bassa, bifor- candos! immediatamente al punto di egresso. I gangli spinali si pre- sentano allungati e ristretti e si estendono dal punto di uscita delle radici ventral! sino all'altezza del ligamento elastico longitudinale. Fig. 3, — Sezione attraverso un segmento del tronco di Carasshts auratris Val. ' (Inprandiiiiento 30 diam.) r i a. connettivo interarcnale — c d s, cauale dorsale superiore — g, porzione del ganglio spinale interna al canale rachidiauo — A N A 'X O M I C O D 1 F E U K A R A Prof. LUIGI GIANNELLI Contribute alia migjiore conoscenza dello sviluppo delle ghiandole genitali nei ^3imm\fer\(Lep?iscuniaihis) V Nota Sviluppo dell'ovario fi vietata la riproduzione. Da molti mesi ho instituifco una serie di ricerche per tentare di risolvere talune questioni, le quali sono sempre sul tappeto della disciissione, riguardo alio svilappo delle ghiandole genitah dei Mam- miferi e degli altri vertebrati. Ho in parte sezionato ed osservato I'abbondante materiale di studio, che ho potuto raccogliere, ed, avendo attualmente seguito in tutti i saoi momenti evolutivi lo sviluppo deir ovario in Lepus cuniculus, credo opportuno affidare a questa nota i resultati principah, cui sono giunto, e che mi sem- brano di un certo interesse, riserbandomi di pubblicare tra breve altre note sullo sviluppo del testicolo nello stesso animale, e sullo sviluppo delle ghiandole genitali in altri vertebrati inferiori. Nella memoria generate e completa suH'argomento mi diffon- dero sulla bibliografia assai ricca, che noi abbiamo sullo sviluppo delle ghiandole genitali e sui pensamenti speciali dei vari embriologi. Qui mi preme solo far rilevare alcuni dissensi circa I'evoluzione deH'ovario, i quali bastano a giustiflcare il presente studio. Intanto e ormai noto come la maggior parte degh embriologi (Waldeyer, Romiti, Hertwig, lanosik, Mihalkovicz, JSTagel, von* Wini- warter, Skrobansky, Allen, Bennet, etc.) facciano provenire unicamente dall'epitelio germinativo i vari element! costitutivi dei foUicoli di de Graaf; ma vi e pero chi sostiene che quell' epitelio da solo le cellule-uovo, mentre le cellule foUicolari sarebbero prov- vedute dai cordoni midollari per alcuni (Kolliker, Rouge t, Biihler nella volpe e nell'uomo, e non nel conigho, etc.), o dalle cellule - 355 - connettivali per altri (Clarke, Foulis). Ed i cordoni sessuali o midollari, i qiiali sono stati osservati in quasi tutti i vertebrati, e che entrano nella costituzione dell'ovaio penetrando per il suo ilo e presentandosi in alcnni punti canalicolati, sono forse dalla gene- ralita degli eniDriologi ritenuti per gerniogli cellulari, come per i primi opinarono Waldeyer e Romiti, sorgenti dal corpo di Wolff, sia dalle capsule dei glomeruli di Malphighi, sia, come avrebbe ritrovato nel polio Richard Semon, da esse e dai canalicoli proprio al loro sbocco nolle capsule Malpighiane? No, giac- che Janosik ammette che i cordoni midollari o sessuah proven- gano direttamente dall'epitelio germinativo, di cui rappresentereb- bero una prima generazione, mentre una seconda generazione darebbe luogo ai tubi di Pfliiger: e I'origine dei cordoni midollari dall'epitelio germinativo e sostenuta anche dal Coert, da von Winiwarter, da Skrobansky (per il quale nel porco si di- struggono) e da Allen Bennet. A parer mio la genesi dei cordoni midollari e ben diversa da quella descritta dagli uni e dagli altri osservatori. E pensando al fatto, messo in evidenza dal Janosik, che dalla P generazione dell'epitelio germinativo, la quale nella femmina fornisce secondo lui cordoni midollari, si sviluppano nel maschio i canali serainipari, sorge il dubbio, che le mie ricerche servono a rendere ancora piii forte, della non esistenza di una per- fetta omologia tra la sostanza ghiandolare dell'ovaio e qaella del testicolo, ammesso che entrambe derivino unicamente dall' epi- telio germinativo. Sarebbero esse omologhe solo perche trovano la loro matrice nell'epitelio germinativo, ma quell'abbozzo, che nel maschio da i canali seminipari, non corrisponde all'abbozzo destinato nella femmina a fornire i foUicoli di Graaf, ma invece a quelle, da cui Janosik fa derivare i cordoni midollari. Che dire poi delle divergenze che ci e date rilevare riguardo alia genesi delie cellule midollari od interstiziali dell'ovaio, cosi ab- bondanti nel coniglio da costituire la massima parte della ghian- dola, e sulle quali di recente ha pubblicato delle accurate ricerche il dott. Montuoro? Vi e chi attribuisce ad esse un origine connet- tivale (Pfliiger, Tourneux, His, Waldeyer, Ehrlich, etc., e recentemente von Winiwarter, Regaud e Policard, Limon, Cohn Franz. Allen Bennet etc.); tal'altri invece asseriscono essere di origine opiteliale, e trovano la loro sorgente alcuni nei cor- doni midollari (Rouget, Chiarugi), altri (Schulin, Paladino etc^' noU'epitelio germinativo. E, pensando che altrettanto dil)attuta e la quisliono sulla genesi delle cellule iiiLerstiziah del testicolo, mi scm- - 356 - bra che per ora non si possa con sicurezza parlare della omologia del!e cellule interstiziali delle due ghiandole genitali, e che per giungere ad omologarle necessitino ulterior! osservazioni. Sono i citati dissensi, die mi hanno indotto alle ricerche, nelle quali sono da tanto tempo occupato, ed eccomi intanto ad enume- rare i miei reperti sullo sviluppo dell'ovario, che ho seguito in una serie completa di embrioni di Lepus cuniculus, dalla lunghezza di mm. 6 fine al termine della vita intrauterina, ed in neonate da giorni 5 fino a giorni 90. Gli embrioni piia piccoli in totalita, i piu sviluppati lungo quella parte del tronco ove giacciono le ghiandole genitali, e le ovale di neonate asportate dalla cavita addominale, furono ridotti in serie ininterrotte di sezioni trasverse, le quah poi furono colorite con i metodi comuni di tecnica istologica, previa flssazione di tutto il materiale di studio con vari hquidi di cui prevalentemente usai quelh di Mingazzini e di Zenker, atti entrambi, ed in special mode rultimo, a conservare nettamente le figure ca- riocinetiche degli element! cellular!. Qual'e I'aspetto delle ghiandole genitali nei primissim! stadi della loro evoluzione, quando ancora non si ha alcuna traccia della differenziazione del sesso? E questa la prima domanda, che mi ri- volgo, ed alia quale posso rispondere con I'esame dei preparati ot- tenuti da embrioni di 6-10-15 mm. di lunghezza, ed e state lo stu- dio diligente di quest'embrioni, che mi ha posto sulla buona strada per la comprensione di alcuni fatti, riferentis! alia genes! dei cor- don! midollari, che hanno condotto, a parer mio, in errore alcuni osservatori. In embrioni di mm. 6-10 cranialmente il corpo di Wolff non presenta traccia di stria germinativa, e solo Tepiteho celomatico, che e piatto al suo lato esterno, presentas! invece cilindrico, ma sempre ad un solo strato, sul lato interne, ed e dappertutto ada- giato sul connettivo proprio e gia differenziato del corpo di Wolff. Procedendo indietro si osserva che al lato interne di questo corpo si interpone tra lui e I'epiteho celomatico uno strato abbastanza spesso di piccolo cellule mesenchimatiche, molte delle quali in mi- tosi, strato, che in alcune sezioni si vede continuare nel mesentei'e dorsale ; ed e quel tessuto mcsenchimatoso, ben provvisto di capil- lar! sanguigni, che marca nettamente la divisione tra corpo di Wolff ed epitelio celomatico. Quest'ultimo (epitelio germinativo di Waldeyer), laddove si ha la presenza di un tale tessuto, c pluri- - 357 - stratificato (a 2-3 strati), con lo strato piu superficiale di cellule ci- lindriche, di cui molte in via di divisione, ed in mezzo alle cellale degli strati sottostanti si vede qualche novo primordiale. Lungo tutto quel tratto (di circa 300 a), in cui il corpo di Wolff offre al suo lato interne una simile costituzione, esse e piii sporgente verso la cavita celomatica, in modo da dare origine ad una rilevatezza longitudinale, che e appunto la stria germinativa. In embrioni di mm. 15 la rilevatezza genitale e abbastanza ac- centuata, ed i due tessuti, mesenchimatico ed epiteliale, che en- trano nella sua costituzione, presentano le seguenti caratteristiche. Le cellule mesenchimatiche, molto piccole e strettamente stipate, sono in preda ad una attiva proliferazione, e non continuansi piu nel me- sentere dorsale. Dal lato del corpo di Wolff esse avvicinanole capsule dei glomeruli Malpighiani, e cranialmente in qualche sezione si veg- gono strettamente addossate alle loro cellule epiteliah, ma un esame accurato dimes tra che vi e perfetta mdipendenza tra loro. Dal lato deh'epitelio germinativo, il quale ora si presenta in rigogliosa pro- liferazione, il tessuto mesenchimatico si sospinge verso di lui, in modo che tra i due tessuti, con uguale attivita germoglianti, ci e date osservare una vera compenetrazione, cui entrambi prendono parte.. E' percio che nolle sezioni si osserva I'epitelio germinativo pluristratificato ricuoprire la rilevatezza genitale, ed inviare dei pro- lungamenti, dei germogli nel sottostante tessuto mesenchimatoso, il quale poi in strato continue sta tra questi ed il corpo di Wolft'. Tra le cellule degli strati profondi dell'epitelio germinativo, come tra le cellule dei germogli, sono sparse alcune uova primordiali. II tessuto mesenchimatico e ben provvisto di vasi, i quali tutti fanno capo ad un esile arteria, che e un ramo collaterale della piu cau- dale delle arterie del corpo di Wolff'. Tale e la disposizione della ghiandola genitale inditferente, e noi vedremo ora che unicamente a spese di quel due tessuti, che entrano nella sua costituzione, andranno formandosi tutti gli ele- menti caratteristici dell'ovaio, tanto della sua sostanza corticale come della midollare. In embrioni di 20 mm. u avvenuto gi^ il differenziamento delle ghiandole genitali, ed e da questi che prendero le mosse per la mia descriziono. Dalla compenetrazione reciproca dei germogli dell' epi- telio germinativo con il tessuto mesenchimatoso proliferaute e spin- gentesi verso di quelle ne e risultata la formazione entro 1' ovaio di una rete di cordoni epiteliali connessi perifericamente aU'epitelio, da cui hanno i>roso origine, c nolle cui magho per diffcrcnzianiento - 358 - del primitivo tessuto raesenchimatoso e ora contenuto del giovane connettivo provvisto di vasi. Laddove la rilevatezza genitale s' ira- pianta sul corpo di Wolff il tessuto mesenchimatico non ha subito alcun cambiamento, ed e percio in rapporto dal lato dell'ovaio con la sostanza epiteliale di questo, continuandosi i suoi elementi cellu- lari con le cellule affusate del giovane connettivo, che riempie le maglie della rete descritta, e dal lato del corpo di Wolff esse av- vicina, ed al solito cianialmente in modo assai stretto vi si addossa, le capsule dei glomeruli Malpigliiani, Si noti che la rilevatezza geni- tale, col procedere dall' innanzi all' indietro, si va isolando dal corpo di Wolff, in modo che, mentre cranialmente con larga base su que- sto s' impianta, caudalmente coraincia a costituirsi un peduncolo, a questo stadio molto grosso, che lega 1' una all'altra le due forma- zioni. II tessuto mesenchimatico, sempre ricco in figure cariocineti- che, mano mano che si forma il descritto peduncolo si allontana dalle capsule dei glomeruli Malpighiani, interponendosi tra quello e queste del tessuto connettivo ben differenziato, e diminuisce' in quantita. Vediamo ora I'aspetto e la disposizione della sostanza epite- liale dell'ovaio in questo stadio di sviluppo. La ghiandola genitale e rivestita dal suo epitelio germinativo pluristratificato, che costitui- sce la zona epiteliale periferic a, con lo strato piu superficiale di cellule cilindriche e con cellule sottostanti di forma variabile e con- tenenti fra lore molte uova primordiali. Dalla superficie profonda di questo epitelio si distaccano i cordoni cehulari, che addentrandosi nell'ovaio si uniscono tra loro a rete, dando cosi origine ad un' al- tra zona epiteliale, dalla prima diversa per aspetto, e che nomino centrale, ed anche in mezzo alle cellule di questi cordoni sono sparse uova primordiali, ma in numero assai piu scarso di quello che si riscontra nella zona epitehale periferica. Numerose cellule in mi- tosi rinvengonsi nella zona periferica, rare nella centrales La descritta rete di cordoni cellulari noi la possiamo conside- rare come la prima proliferazione dell'ppitelio germinativo, la quale nella ghiandola genitale, che si trasformera in testicolo, si distacca dalla sua matrice a mezzo di una albuginea e da origine, fortemente prohferando, ai canali seminipari, mentre nell'ovaio non prende parte alcuna alia formazione dei foUicoli di Graaf, e neppure partecipa, come vorrebbe lo Janosik, alia costituzione dei cordoni midollari. Einhrioni di mm. 25. — In essi esiste caudalmente un vero pe- duncolo, che tiene unite I'ovaio al corpo di Wolff, mentre cranial- mL'tiLc; si ha sonipre un piia stretto rapporto tra i due organi. E - 359 - col progredire dello sviluppo dell'ovaio che si nota una tendenza alia separazione tra la zona epiteliale periterica e la centrale. In- fatti la prima, che e piia grossa che negli embrioni teste esauiinati, in molte sezioni si presenta nettamente divisa dalla centrale a mezzo di un connettivo ricco in vasi, ma in altre si vede la con- tinuita dell'una nell'altra, innestandosi qualche cordone cellulare della centrale sulla faccia profonda della periferica. II giovane tessuto connettivo, che sta nel limite tra le due zone, dividendole incompletamente tra loro, e che riempie le maglie della rete formata dai cordoni della zona centrale, vicino al punto d' impianto dell'ovaio nel corpo di Wolff cranialmente, e vicino al punto d' impianto sull'ovaio del peduncolo caudalmente, si continua con quel tessuto mesenchimatico che gia conosciamo, e che sempre molto attivamente prolifera ; ma tale tessuto ha ora subito un cam- biamento molto manifesto nel sense che i suoi elementi, in una sezione trasversa, ci appariscono, riuniti in gruppi divisi a mezzo di sottili fascetti di cellule affusate, che si continuano nel giovane connettivo circostante. Seguendo nolle sezioni serial! quel gruppi di cellule mesenchimatiche indifferenti, ci danno I'apparenza di cor- doni cellulari, dei quali vedremo ora i rapporti, e che decorrono per un certo tratto nella ghiandola ovarica. Cranialmente, dove con larga base I'ovaio poggia sul corpo di Wolff, tali cordoni entrano in rapporto di contiguita con le capsule dei glomeruli Malpighiani, e tah rapporti in punti limitatissimi sono tanto intimi da sembrare gli elementi di quel cordoni una derivazione di quell'epitelio capsu- lare (il quale del resto nessuna figura cariocinetica presenta ne nei punti di contatto ne nelle vicinanze). Caudalmente, laddove si e costituito il peduncolo ovarico, i cordoni, allontanandosi dal corpo di AVolff, occupano quel peduncolo e si addentrano nell'ovaio dimi- nuendo pero in grossezza man mano che si precede indietro e scomparendo poi dope non lungo decorso. Dal lato della ghiandola ovarica quel cordoni sono in rapporto colla zona epitehale centrale. I cordoni ceUulari, di origine mesenchimatica, di cui ho parlato, saranno i futuri cordoni midollari dell'ovaio. Procedendo lo sviluppo della ghiandola, (in embrioni di mm. 82, 40, 46), sempre piii netta si fa la separazione tra essa ed il corpo di Wolff, separazione che va gradatamente estendendosi dall' indie- tro air innanzi, tanto che anche cranialmente si ha 1' inizio della formazione di un peduncolo : i cordoni cellulari mesenchimatici, cho d'ora innanzi chiamero cordoni midollari, hanno sempre la stessa estensione e gli stessi rapporti : delle due zone epiteliali la perife- - 360 - rica si e molto inspessita, la centrale e rimasta invece molto in- dietro nello sviluppo, ma nulla ancora presentano di nuovo da dover registrars, essendo sempre in continuita Tuna dell'altra, e non pe- netrando ancora tessuto connettivo con vasi entro la zona perife- rica, come vedremo in embrioni piii evoluti. Al solito figure cario- cinetiche oaservansi numerose tanto nei cordoni midollari come nella zona epiteliale periferica, e qui sia nelle cellule epiteliali non differenziate, sia nelle uova primordiali, ma nella zona centrale man- cano tali figure. Embrioni di mm. 52. — Gli elementi dei cordoni midollari nella parte anteriore del lore decorso si sono ingrossati, ed in mezzo a tali cordoni corrono vasi insieme a fascetti di cellule affusate con scarsa sostanza intercellulare. Cranialmente, quando essi occupano il punto d'impianto del peduncolo ovarico sul corpo di Wolff, pe- duncolo che ora si e reso assai manifesto anche in questa parte, i loro elementi cellulari si vedono in tratti limitatissimi connessi in- timamente e quasi fusi con I'epitelio delle capsule glomerulari ed anche con quelle di qualche canalicolo nel punto prossimo al suo sbocco in una capsula. Ma questa fusione, come ho dimostratci, avviene secondariamente, ed e a notarsi che essa appare assai piii manifesta negli embrioni di questa lunghezza, nei quali gia si hanno segni evidenti di regressione nel corpo di Wolff. Poche sezioni in- dietro a quelle, in cui tali apparenze si riscontrano, quel cordoni, attraversato il peduncolo, penetrano nell'ovaio avvicinando la zona epiteliale centrale. Sempre numerose figure cariocinetiche indicano un attiva proliferazione degli elementi dei cordoni, i quali scom- paiono dope breve decorso cranio-caudale. II tessuto connettivo comincia ora ad inoltrarsi insieme ai vasi anche nella zona epiteUale periferica, divenuta assai grossa per mol- tiplicazione dei suoi elementi, ed a dividerla in segmenti, in conti- nuita gli uni degli altri, contenenti numerose uova primordiali con cellule epiteliali indifferenti. Quel tessuto connettivo si sospinge in taluni punti fin verso la superficie dell'ovaio, e divide per tratti piii 0 mono estesi gli strati epiteliali piii superficiah dal resto della zona periferica. Circa la zona epitehale centrale si ha da notare la mancanza assoluta in essa di mitosi, e percio un conseguente ar- resto del suo sviluppo. Embrioni di mm. 60-65. — II corpo di Wolff e gia in un pe- riodo di avanzata regressione, tanto che solo cranialmente per breve tratto osserviamo il suo condotto, i glomeruli sono quasi del tutto scomparsi, i pochi canahcoU residui si seguono per breve estensione, - 361 - e delle primitive sue arterio, in numero vario, e rimasta la pin cau- dale, quella che dapprima forniva I'arteria ovarica come coUaterale. Ma ora tale arteria, divenuta assai grossa, puo dirsi rappresentare I'arteria ovarica, che da invece come ramo coUaterale I'arteria dei resi- dui del corpo di Wolff, ed e chiara la ragione di tale cambiamento. Questo mio reperto non conferina quanto sarebbe state ritrovato da Clark, che fa originare I'arteria deUe ghiandole geiiitali diretta- mente dall' aorta fra le due ultime arterie Wolffiane. In nessun embrione, ne di maschio ne di femmina, io mi sono imbattuto in una simile disposizione. I cordoni midollari sono molto ingrossati e molto estesi in sense antero-posteriore, e cranialmente sono in punti limitatissimi fusi con I'epiteho di qualch.e cannlicolo residue del corpo di Wolff; ma dope poco, procedendo indietro, si addentrano nel peduncolo ovarico per penetrare poi nella ghiandola, ed in questo loro decorso iniziale ci e dato osservare che in qualche punto taluni cordoni si escavano, e r irregolare escavazione viene circondata da cellule mesenchimali che pongonsi in strato continue attorno ad essa a forma di un vero strato epitehale. Seguendo le sezioni seriali, si contano 4 o 5 di si- mili escavazioni, non comunicanti 1' una con I'altra, e ciascuna si segue per poche sezioni. Cio dimostra che nella porzione anteriore del loro decorso i cordoni midollari tendono a farsi canalicolati. Si hanno sempre rapporti di semplice contiguita tra i cordoni midol- lari, lungo il loro decorso nell'ovario, e gli elementi della zona epi- tehale centrale. La zona epiteliale periferica, in molti punti divisa dalla cen- trale, in altri e sempre connessa. E ormai divenuta molto grossa, e nelle sezioni presentasi sul contorno interne festonata, per cui essa sporge ncl connettivo sottostante sotto forma di tante escre- scenze rotoudeggianti, taluna delle quali continuasi con i cordoni della zona centrale. Dai denti dei festoni si addentra nella zona pe- riferica tessuto connettivo con vasi, che giunge fin verso gli strati epiteliali piii superficiah, ed in talum punti divide questi ultimi dal resto della zona. Laddove questa divisione si osserva, tale segmento superficiale della zona peiiforica resulta superhcialmente da uno strato di cellule cilindriche, e profondamente da 2-3 strati di cel- lule affusate o poliedriche, in mezzo alle quali scorgonsi uova pri- mordiali. Quel connettivo, penetrando nella zona periferica, la per- corre in ogni sense in mode da dare origine ad un trabecolato con- nettivale a larghe maglie contenenti gh elementi epiteliali propri di questa zona. Gosi in essa, nelle sezioni trasverse, bi scorgono degli - 362 - accumuli epiteliali di varia forma, tra loro in continuita, i quali sono costituiti da un niimei-o coiisiderevole di nova primordiali, tra le quali sono sparse le altre cellule epiteliali indilierenti. Le figure cariocinetiche sono ora meno numerose di quel die non fossero in period! p'm precoci di sviluppo nello strato epiteliale cilindrico su- perficiale, ma sono abbondanti nel resto della zona periferica e se- gnatamente nolle uova primordiali. Tutta questa zona periferica, clie ormai ha assunto dimensioni considerevoli, noi la possiamo considerare come la 2^ proliferazione dell'epitelio germinativo, dalla quale si originano i follicoli di Graaf. La zona centrale e costituita al solito da cordoni cellulari piii 0 meno grossi uniti a rete, nelle cui maglie vi e abbondante con- nettivo con vasi, cordoni formati da cellule epiteliali indifterenti, tra le quali si scorgono uova primordiali, Essa e priva di figure cario- cinetiche e si presenta come nello stadio antecedente. In entrambe le zone si riscontrano con frequenza uova primordiali in via di di- struzione. Feti a tennine. — Poche parole sul modo di presentarsi in que- sti deli'ovario per non incorrere in ripetizioni inutili. Nella parte anteriore del loro decorso taluni cordoni midollari si presentano piii manifestamente e per piij. lungo tratto canalicolati, ma ancora non si ha traccia di comunicazione tra le cavita in essi scavatesi ed i canalicoli residui del corpo di Wolff, con i cui elementi epiteliali sono cranialmente e per brevi tratti fusi gli elementi propri dei cor- doni midollari. Nel resto del loro decorso lungo I'ovaio i cordoni midollari non hanno alcuna tendenza a canahzzarsi. Per la vera sostanza ghiandolare poco ho da aggiungere a quanto si e detto per gli embrioni teste descritti. II tessuto connettivo di- vide ora per maggiore estensione gli strati epiteliali piia superflciali dal resto deha zona periferica, ed in minor numero riscontransi le connessioni tra questa e la zona centrale. Ovale di neonate di 5-10 giorni. — I cordoni midollari hanno raggiunto uno sviluppo considerevole e si estendono per quasi tutta la lunghezza della ghiandola. Essi si sono molto addentrati nell'in- terno dell'ovaio occupando quasi tutta la sua parte centrtile e ve- nendo a contatto con la zona epitehale periferica ; e tal fatto, che segnatamente e visibile nella parte anteriore del loro decorso, ove essi sono piia fortemente sviluppati, e congiunto alia regressione cui sono andati incontro i cordoni della zona epiteliale centrale. Taluni di quel cordoni midollari si presentano cranialmente canali- colati per lunga estensione di fronte ai feti a termine, e tali cana- - 363 - licoli, oltreche coiiuinicare tra loro, comunicaiio anche con i canali- coli residui e scarsi del primitivo corpo di Wolff. Procedendo in- dietro i cordon! midoUari sono dappertutto pieni e formati da ele- ment! cellular!, p!u gross! che negl! stad! antecedent!, molt! dei qual! !n mltos!, e s! seguono fino all'estremo posteriore della gh!an- dola, Sia tra ! cordon! canallcolati, s!a tra ! cordon! p!en! corrono ! solit! fascett! d! glovane connettivo ! qual! contlnuans! nel con- nettivo clrcostante. La zona ep!tel!ale per!fer!ca puo sudd!v!ders! !n 3 zone secon- dar!e : una profonda, una media ed una superficlale. Nella zona pro- fonda le uova primordial! hanno g!a subito (juelle trasformazlonl, che loro necessltano per dlvenlre delle cellule-uovo definitive, e vi vedlamo Infattl molte di queste cellule, attorno a ciascuna od at- torno ad un gruppo delle qual! le cellule epiteliall indifferent! si dl- spongono sotto foi"ma di uno strato di cellule appiattite, costituen- dosi in tal modo dei foUlcoli primordial!, tra loro divlsi per 11 fatto della penetrazione nell' interno dei primitiv! accumuli d! uova pri- mordial! e d! cellule epiteliall indifferent! di un giovane e lussureg- glante tessuto connettivo. Tali follicol! sono avvlcinati profonda- mente dagi! element! dei cordon! midollari, ! quali si veggono in qualche punto insinuars! ancora tra follicolo e folllcolo insieme a! fascett! di cellule affusate che in mezzo ad essi si ritrovano, ed i quali si continuano nel giovane tessuto connettivo, che que! follicol! divide. Nella zona media non si ha traccia di uova primordial!, ma in mezzo alle cellule epiteliali indifferent! si vedono molte uova in via di distruzlone, e molte altre invece che si apparecchiano a di- venire cellule-uovo definitive, ma sempre tutte qneste cellule sono riunite in accumuli plii o meno grand!, nei quali non s! ha traccia ancora di una scomposizione in follicol!. La zona saperflcitile, che per grandi tratti e divisa dalla media, in alcuni puntl e resi- duata al semplice strato d! epitelio cillndrlco, clio rlveste la ghlan- dola, e che qua e la s'lnvaglna per maggloi'e o nilnore estensione nel suo Interno (invaginazioni pero non partecipanti alia foraia- zione di element! folllcolari), in altri puntl invece al di sotto di quell'epiteho sonvi altri strati di cellule epitehali, in mezzo alle quali rinvengonsi delle uova priniordiali con i caratteri loro propri, altro uova primordial! che presentano segni d! distruzione, ed altre inline, e i[uesto in minor numero, che s! apparecchiano alia trasformazione Iti cellule-uovo definitive. Questo dimostra che la tra- sformazione delle uova primordial! m uova ovarlche s! effettua nella zona [leriferlca gradatamente dalla parte profonda alia superficlale, - 364 - e che percio e nella prima che cominciano a formarsi i follicoli pri- mordiali. Nelle ovale di neonate di 15, 25, 80, 45, 60 giorni i folli- coli vanno in quel senso cosfcituendosi nella descritta zona, e, quando essi compaiono nella parte superficiale, quelli, che si erano prece- dentemente costituiti nella parte profonda, sono molto sviluppati e taluni vanno incontro a regressione (atresia follicolare). La zona epiteliale centrale ha subito un processo notevole di riduzione. Essa si e ora ridotta a piccoh e scarsi accumuK di ele- menti cellulari, contenenti nel lore interne qualche novo primordiale, e siccome, come ho accennato, per lo sviluppo considerevole assunto i cordoni midollari si sono avvicinati alia zona periferica, cosi quel residui della zona centrale trovansi sparpagliati in mezzo a loro, ma sempre ben distinguibili sia per I'apparenza dei loro element! cellulari indifferenti sia per la presenza di uova primordiali. I resi- dui della zona epiteliale centrale rinvengonsi in maggior numero verso la zona periferica, ma ormai senza alcuna connessione con questa, e segnatamente si osservano nella parte posteriore della ghiandola. In ovale di neonate di 25-30 giorni niente vi e da notare di nuovo riguardo ai sempre proliferanti cordoni midollari, tranneche, laddove essi sono canalicolati, ossia cranialmente, le loro cavita sono assai piu ample che nelle ovale di neonate antecedentemente stu- diate, e, laddove avvicinano la zona epiteliale periferica, essi s' incu- neano con i loro elementi tra i follicoli. La zona epitehale periferica, costituita, come gia sappiamo, dalla 2^ prohferazione deirepitelio germinativo, e ora tutta quanta occu- pata da follicoli di Graaf contenenti una o piu ovocellule, e tali folhcoli sono molto sviluppati nella parte profonda di questa zona, presentan- dosi con epitelio folHcolare phuistratificato con incipiente formazione (in taluni) di spazii intercellulari, preludio alia formazione delle cavita foUicolari, mentre andando superficialmente essi sono alio state primordiale e molto piu stipati tra loro. L'epitelio cilindrico super- ficiale dell'ovaio e ora completamente diviso a mezzo di connettivo dal resto della sostanza ovarica, e da tale epiteUo si distaccano qua e la dei brevi cordoni epitehah, che si affondano nel sottostante connettivo, e che, per i caratteri che taluni di essi presentano, sono con certezza da considerare come i residui delle invaginazioni epi- teliali, cui ho accennato. I piccoli accumuli epitehali, residui della primitiva zona epitehale centrale, sparsi tra i coi-doni midollari, osservansi in maggior quantita verso la parte postcrioie duU'ovaio, mentre all'lnnanzi, ove invece quel - 365 - cordoni sono niolto sviluppati, sono essi scarsissimi. Hanno in parte perdute le udva primordiali che prima possedevano, ina alcuni ne conservano ancora. E voglio rilevare il fatto che negli accumuli privi di uova primordiali le cellule tendono a dibporsi radialmente attorno ad un punto centrale, tanto che danno spesso I'apparenza di sezioni di canalicoli. Tale apparenza richiama in certo modo I'uf- flcio, cui nel testicolo e destinata la zona epiteliale centrale (1^ proliferazione dell'epitelio germinativo), da tali accumuli in queste ovale rappresentata, di fornire cioe dei canalicoli. In ovale di neonate di giorni 45 si vedono con maggiore net- tezza gli elementi dei cordoni midollari (sempre proliferanti) non solo api)licarsi sulla parte profonda della zona epiteliale periferica, ma anche estendersi piia o meno lungi tra i follicoli, e taluni di questi elementi gia assumono di fronte alle materie coloranti lo stesso aspetto delle cellule midollari di ovale piti avanzate nello sviluppo. Da cio si de- duce che queste cellule midollari sono di origine mesenchimatica, giacche di origine mesenchimatica io ritengo, in base alle mie ri- cerche, sieno da considerarsi i cordoni midollari, sia canalicolati sia pieni. Ovale di }ieonate di mesi 2. — Dopo quanto sono venuto espo- nendo e facile renders! conto di tutto cio che esse offrono alia no- stra considerazione. L'ovaio e dappertuttu rivestito da un semplice strato di epitelio cubico, e non si ha quasi piii traccia ne d' invagi- nazioni epiteliali ne dei loro residui. Nella porzione corticale dello ovaio (la primitiva zona epiteliale periferica) si hanno profondamentc follicoli molto sviluppati, contenenti frequentemente due o piii uova, ed in alcuni dei quali si e formata una completa cavita follicolare. Taluni di questi follicoli sono in via di regressione. Essi avvicinano da un lato la parte centrale o bulbo deH'ovaio e dall'altro si sospin- gono verso la parte supei-ficiale, nella quale i follicoli, mano mano che ci avviciniamo all'epitelio di rivestimento, vanno assumendo i ca- ratteri di follicoli primordiali. La parte centrale o bulbo deH'ovario e costituita ora da tes- suto connettivo ben differenziato, ricco in vasi, che si continua nel tessuto connettivo dell' ilo. Cranialmente in questo bulbo penetrano dah'ilo dei canalicoli, die per un certo tratto lo percorrono e che al di fuori dell'ovaio si continuano con i canalicoli residui del corpo di Wolff; e ci rappresentano i primitivi cordoni midollari canalico- lati. Verso la parte posteriore dell'ovario nel bulbo sono sparsi dei residui della primitiva zona epiteliale centrale con i caratteri de- scritti a pro])osito delle ovale di neonate di 25;^) giorni. Con piii - 366 - frequenza si riscontrano laddove il bulbo e avvicinato dai follicoli ovarici. Lungo tutta la ghiandola nel detto bulbo si scorgono nelle sezioni, gruppetti di cellule midollari, die si accompagnano ai vasi sanguigni, e si continua a vedere in esse qualche figura cariocine- tica. Queste cellule, come si deduce dalla precedente mia descri- zione, sono da considerarsi come una differenziazione del primitivi elementi del cordoni midollari, che hanno continuato ad occupare il centre deH'ovario, mentre quegli elementi, die si sono primitiva- mente spinti fino e tra i follicoli, vengono ora rappresentati da cellule midollari, che avvicinano la parte profonda dei follicoli assai sviluppati, di cui ho fatto cenno, e, seguendo sempre i vasi, si con- tinuano ancora tra loro ad una maggior o minore distanza dal bulbo secondo le sezioni, in cui si osservano. In ovaie di neonate di 90 giorni, nelle quali solo raramente osservasi un qualche residue della primitiva zona epiteliale centrale e numerosi sono i follicoli in atresia, le descritte cellule midollari sono molto abbondanti e di varia grandezza, e disposte, nelle se- zioni, a gruppi intercalati da scarso connettivo con vasi. Non si vedono piii in esse figure cariocinetiche, ma vanno invece ora in- contro ad un processo d'ipertrofla, per il quale si fanno sempre piia distinte, nieglio hmitate, molto grosse e provviste del materiale metaplasmatico che le caratterizza, Le cellule midollari, che avvi- cinano i foUicoU in atresia, invadono la loro teca, e, trovando quivi, a quanto sembra, condizioni adatte al loro accrescimento, si iper- trofizzano fortemente ed a poco a poco occupano il posto primi- tivainente occupato dai follicoli stessi, costituendo in tal mode quel veri accumuli di grosse cellule midollari quali ritrovansi nelle ovaie di coniglie adulte. Quindi. a parer mio la ghiandola interstiziale del- i'ovaio, rappreseiitata da quelle cellule midollari, non si origina, come vuole il Limon, dalle cellule dello strato piti interno della theca di follicoU atresici, ma invece dalle primitive cellule mesen- chimali che avvicinano tali follicoU e che li invadono ipertrofiz- zandosi. * Ecco ora le conclusioni genorali che possiamo trarre da (^uanto fin qui ho esposto. 1-'^ In Lepus cuniculus I'epitelio germinativo dell'ovario for- nisce nella vita embrionale due proliferazioni, di cui una primitiva, quella che nel testicolo si separa subito dalla sua matrice a mezzo di un albuginea per dare origine ai canali scminipari, e che nel- - S6l - Tovaio viene sospinta verso la parte centrale della ghiandola da un'altra proliferazione secondaria, a spese della quale si formano i follicoli di Graaf. 2a La prima proliferazione puo distinguersi col nome di zona epiteliale centrale, e la seconda con quello di zona epiteliale periferica, avuto riguard.o al posto che esse occupano nell'ovario in sviluppo. 3a La zona epiteliale centrale va gradatamente atrofizzan- dosi, e residui suoi noi ne possiamo osservare anche in ovale di neonate di 3 mesi. Essa sta connessa alia zona periferica fine agli ultirai stadi di vita intrauterina. 4-'' La zona epiteliale periferica fornisce gradatamente dalla sua parte profonda alia superficiale i follicoli di Graaf, la di cui forraazione si inizia in ovale di neonate. Questa zona solo nei pri- mordi della vita estrauterina si isola dall'epitelio .germinativo che le ha dato origine. Nessuna partecipazione alia costituzione dei fol- licoli si ha da parte delle invaginazioni che I'epitelio germinativo sospinge entro I'ovario in neonate di 5-10 giorni. 5" I cordoni sessuali o midollari deH'ovario sono di origine mesenchimatica, e sono dapprima rappresentati da cordoni di pic- cole cellule di mesenchima, che decorrono in sense cranio-caudale nell'ovario. Cranialmente, laddove la ghiandola ovarica sta in piii stretto rapporto col corpo di Wolff, alcuni di essi divengono, col proseguire dello sviluppo, canalicolati, ed entrano secondariamente in connessione con i canalicoli di quell'organo che cade in atrofia, mentre nel resto del loro decorso quel cordoni, in preda sempre ad un' attiva prolifei-azione durante tutta la vita embrionale e segnata- mente nei primi tempi di vita estrauterina, rimangono tutti pieni. 6'' Questi cordoni midollari niesenchimatici, tinche persiste la zona epiteliale centrale, stanno con questa in rapporto di con- tiguita, ma, quando essa si atroflzza, allora vengono a contatto della zona epiteliale periferica incuneandosi anche tra i follicoli che a spese di questa zona si vanno costituendo. 7" E dal differenziamento degh elementi dei citati cordoni midollari raesenchimatici che sorgono le cellule midollari od inter- stiziali dell'ovario, le quail in ovale di neonate di 2-3 mesi hanno gia assunto i caratteri che presentano in ovale adulte, andando allora incontro ad un processo d'ipertrofla, per il quale divengono grosse, ben appariscenti, ben limitate e contenenti nel loro interne quel materiali metaplasmatici che le caratterizzano. 8" In ovale di neonate di 8 mesi numerosi sono i follicoli - 368 - in atresia, e quelle cellule midoUari, che li avvicinano, invadono quel follicoli atresici e ad essi si sustituiscono, dando cosi luogo a quegli accuuiuli di grosse cellule midollari, che formano, giustapposti, la uiassiina i)arte dell'ovario del coniglio. 9^ L'epitelio germi native e quindi la matrice dei follicoli di Graaf ; un tessuto mesenchiraatoso invece e la matrice dei cordoni sessuali e delle cellule midollari od interstiziali deH'ovaiio. 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