,■ ^i^: ■ \ m. . fi hmkki -m^m :*8p-; ;^^ MONITOIJE ZOOLOGICO ITALIANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFHCIALE BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTOKI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI I'rof.
  • : di Znologia el K Istitnto di Sliidj Siipetioii \u VwfiiZK nelJa H. Universilii di Pisa Vol. XVII — Anno XVII — 1906 (CON 47 FIGURE E 7 TAVOLE) IN FIRENZE MDCCCCYI INDICE DEL VOL. XVII (Anno Xril 1906). BIBLIOGRAFIA N.B. — lu i[uesto volume e concenuta la Bibliografia deU'aaQata 1900 e la continuazione di quella delle annate precedent!. I. Scritti generaU di Zoologia e diAna- tomia. Pag. 1. 173. •2\)o. II. Evoluzionismo biologico. Filogenia. Pag. lU, -294.. III. Ontogenia (Emhriogenia — Organo- geniaV Pag. 2, 174. 294. IV, Istologia. Pag. 4. 175, 296. V. Tecnica. Pag. 5, 176, 298. VI. Protozoi. Pag. ci7, 201, 317. VII. Spongiari o Poriferi. Pag. 38. VIII. Celenterati. Pag. 318. IX. Vermi. Pag. 88, 201, 318. X. Artropodi. Pag. 88. 202, 319. 1. Parte generale. Pag. 38. 202, 319. 2. Pantopodi. [^Vacat). 3. Tardigradi. (Vacat). 4. Crostacei. Pag. 39, 202, 320. 5. Aracnidi. Pag. 39, 208, 820 6. Ouicofori, {Vacat). 7. Miriapodi. Pag. 39, 320. 8. Insetti o Esapodi. Pag. 39. 203, 320. 1. Parte generale. Pag. 38. 2. Piatodi o Platielminti (Tiir bellari. Trematodi. CestodiK Pag. 38. 201, 318. 8. Neniatodi o Xemateluiiuti. Pag. 38, 202, 318. 4. Acantocefali. (Vacat). 5. ChetogQati. {Vacat). 6. Nemertini. {Vacat). 7. Kotiteri. ^Vacat). 8. Briozoi. {Vacat). 9. Brachiopodi. {Vacat). 10. Enteropneu.sti. {Vacat). 11. Gefirei. Pag. 38, 319. 12. Anellidi (Archianellidi. Oli- gochieti. Policheti. Irudiuei\ Pag. 38. 202, 319. 13. lucertae sedis. {Vacat). a) Parte generale. Pag. 39, 203. b) Tisanuri. Pag. 320. c~) Ortotteri. Pag. 39, 203. d^ Pseitdoneurotteri. Pag. 39, 203, 320. e) Eincoti. Pag. 39, 320. /) Coleotteri. Pag. 40, 204, 320. g) Streps^itteri. {Vacat). h) Nenrotteri. {Va'^at). i) Lepidotteri. Pag. 40, 204, 820. k) Imenotteri. Pag. 41, 204, 321. I) Ditteri e Afanitteri. Pag. 41. XI. Echinodermi. Pag. 41, 321. XII. Molluschi. Pag. 42. 201. 321. 1. Parte generale. Pag. 42, 204. 2. Anfineuri. {Vacat). 3. Grasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Pto- vopodi. Polraonati). Pag. 42, 321. 4. Scafopodi. (Vacat). 5. Lamellibranchi, Acefali o Pe- lecipodi. ( Vacat). 6. Cetalopodi. (Vacat). XIII. Urocordati o Tunicati. (Vacat). XIV. Cefalocordati o Anfiossidi. ( Faca^). XV. Vertebrati. Pag. 105, 22'J, 341. I. Partk GENEKALifl. [Vacat). II. Paktk anatomiua. Pag. 1U5, 229, 341. 1. Parte generale. Pag. 229,341. 2. Tegumento e produzioni tegu- mentarie. Pag. 105, 230, 342. 3. Sistema nervoso ceiitrale e periferico. Pag. 106, 230, 342. 4. Organi di senso. Pag. 107, 231, 344. 5. Scheletro e articolazioui. Pag. 107, 231, 344. 6. Apparecchio muscolare. Pag. 108, 345. 7. Apparecchio cardiaco-vasco- lare. Milza. Pag. 108, 232, 315. 8. Tubo digestive e glandule an- nesse. Peritoneo. Pag. 108, 232, 346. 9. Apparecchio polmonare. Bran- chie. Time. Tiroide. Pag, 109, 233, 34G. 10. Apparecchio urogenitale. Capsule surrenali. Pag. 109, 233, 247. ■ 11. Teratologia. Pag. 110, 234, 348. III. Parte zoologica. Pag. 110, 233, 349. 1. Parte genorale. Pauua. Pag. 349. 2. Pesci. Pag. 110, 349. 3. Anfibii. Pag. 349. 4. Eettili. Pag. 110, 233, 349. 5. Uccelli. Pag. 110, 233, 349. 6. Mammiferi. Pag. Ill, 349. 7. Antropologia ed Etnologia. Pag. Ill, 234, 350. Appendices Antropologia ap- plicata alio studio dei pazzi, dei criminali, ecc. Pag. 112, 234, 3B0. XVI. Zoologia applicata alia Med cina, all'Agricoltura, alle Industrie ecc. Pag. 351. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Arcangeli A. — Alcune osservazioni riguardo la ricerca microchimica del tbsforo nei tessuti animali. — Pag. 221. Austoni A. — Morlologia dei niuscoii auricolari estrinseci dell'uomo: nota preventiva. — Pag- '-^86. Baldasseroni V. — Descrizione dell' Helodrilus ( AUoiobophora) Targionii, nuova specie di Lumbricide della Toscana. — Pag. 169. Balli B. — Rapporto fra forma cranioa e porus crotaphitico-bucciuatorius (HyrtI). - Pag. 214. Bauchi A. — Muscolo accessorio dell'm. abduttore dell'alluce. Con una figura. — Pag. 288. Banchi A. — Di uno stomaco a clessidra. — Stomaco quadriloculare. Con una figura. — Pag. 331. Barpi U. — Contribute alia conoscenza dei vasi aberranti del legato in al- cuni aniinali domestici : seconda uota. — Pag. 235. Bertelli D. — Sulla moifolo^ia e suUo sviluppo della laringe degli uccelli : nota preventiva. — Pag. 282. Bolognesi G. — Di una particolare disposizione dei vasi renali in un caso di anomalia di sviluppo nell'apparato genito-urinario di un coniglio. Con una figura. — Pag. 193. Biunelli G. — SuH'origine della letargia nei mamtniferi. — Pag. 141. CesaBianchi D. — Di una particolariti di struttura della cellula nervosa dei gangli spinali : nota preventiva. Con 7 figure. — Pag. 6. Chiarugi G. — Per una cattedra di Istolog'ia nelle FacoltA di medicina. — Pag. 33. Comes S. — Ancora del metodo di Gr. PoUacci e delle obiezioni naosse dal dott. A. Arcangeii e questo metodo come reattivo microchimico del lo- sforo nei tessuti animali. — Pag. 29!). Corti A. — Su i globuli bianchi dei sangue dei mammiferi. — Pag. 124. Corti A. — Per la genesi endoteliale e la natura degenerativa dei globuli bianchi mononucleati del sangue. — Pag. 322. Favera (dalla) G. B. — Le connessioni dell'esofago col diaframraa nell'uomo: nota preventiva. — Pag. 285. Ferrata A. — Rapporti fra nucleolo, nucloo e granulazioni del protoplasraa. Con tav. VII. — Pag. 326. Ganfini C. — Sopia alcune faccette articolari del basioccipitale in rapporto ai processi basilari. Con una figura. — ^ag. 60. Gemelli A. — Nuove osservazioni sulla struttura delle placche raotrici e dei tusi neuro-muscolari. Con 5 figure. — fag. 90. Giannelli L. — Uova primordiaii aberranti in embrioni di Seps chalcides a sesso differenziato. Con 7 figure. — Pag. 265. Giuffrida-Ruggeri V. — Forame sottotraversario dell'atlante. — Pag. 88. Giuflfrida-Ruggeri V. — Caso di saldatura sacro-iliaca bilaterale e processo ischiatico anomalo. Con 2 figure. — Pag. 205. Goggio E. — Intoruo all' identita del Lernanthropus lichiae Goggio con il L. trachuri Brian e del L. Torapsoni Brian con il L. micropterygis Ri- chiardi. — Pag. 352. Levi G. — La struttura dei gangli cerebro-spinali dei Cheloni. Con. tav. I-II. Pag. 1.2. Levi G. — La struttura dei gangli cerebro-spinali nei Selaci e nei Teleostei: nota pre iminare. Con 3 figure. — Pag. 242. Livini F, — Formazioni della volta del proencefalo in Salamandrina perspi- ciliiita : ricerche anatomiche ed embriologiche. Con tav. IIIVI. — Pag. 177. Lugaro F. — Fibre aberranti, fibre centrifughe e fibre ricorrenti nelle radici posteriori: nota preliminare. — Pag. 217. Lunghetti B. — Sopra I'ossificazione dei sesamoidi intratendinei : nota pre- ventiva. — Pag. 321. Marrassini A. -- Sopra la minuta struttura dei vari elementi delle capsule soprarenali e sul loro probabile valore funzionale. — Pag. 42. Pellegrini A. - Divisione trasversale del condilo laterale del femore. Con una figura. — Pag. 328. Pellegrini E. — Contributo alio studio della morfologia dell'organo parasim- pati o dullo Zuckerkandl. Con 5 figure. — Pag. 254. Recalde J. F. o Zuccari G. — Di una variazione uoii ancora descritta dei muscoli della f^amba nell'uomo. — P^}^- 363. Rosa D. — Descrizione della Neumaniella Andreinii, nuovo mof>;as(:olicide dell'Eritrea. Con una figura. — Pag. 252. Ruffini A. — Le espanzioni nervose periferiche, alia luco deH'analisi ino- derna. Con 4 figure. — Pag. 16 e 68. RusBO A. — Sulla funzione di assorbimento dell'epitolio germinativo dol- I'ovajo dei Mammiferi: nota preliniinare. Con 4 figure. — Pag. 276. Trinci Q. — La composizione dei nervi spinali degli anfibi ratfrontata a quella dei Pesci. — Pag. 167. Trinci G. — Tiarella parthenopea, nuovo genere o specie della famiglia Tia- ridae. Con 2 figure. — Pag. 207. Vastarini-Cresi G. — Contribute alia teonica delie sezioni inioroscopiche di oggetti inclusi in ])araffina. Con 2 figure. — Pag- 162. Vecchi (de) Bindo. — La fotossilina soiolta in alcool metilico come uiezzo il'inclusione : nota di tecuica istologica. — Pag. 248. SUNTI ORIGINALI e NOTK BIBLIOGRAFICHE. Rignano E. — Sulla tra.sinissibiliti dei caratteri acqiiisiti. Ipotesi di una cenlro-opigenesi. — Pag. 314. Rosa D. - Sui nefridii con .sbocco iulostiiialo comuno dell'Allolobopliora an- tipae. — Pag. 2iJl. SUNTI E RIVISTE Banchi A. — Di un nucleo non descritto del roinbencefalo fNucleo .suporioro del corpo restiforrae). — Pag. 138. Banchi A. — Del cranio e del cervello di due ciclopi. II corpo calloso pu6 esistere nei cervelli ad emisferi non separati. LMpofisi e la troraba ollat- tiva. — Pag. 310, Caminiti R. — Contribute alia couoscenza della scissione diretta del nucleo. — Pag. 336. Civalleri A. — O.sservazioni sulle ossa nasal). - Pag. 311. Corti A. — I ciechi deli'intestjno terminale di Colymbus septentrionalis L. — Pag. 335. Drago U. — Ricerche suH'attrazione delle cellule sessuaii. — Pag. 3U6. Ducce.schi V. — Sui nervi dello stonnaco. Contribute alia conoscenza della iu- nervazione vi-scerale. — Pag. 312. Enriques P. — Delia circolazione oscillante nella I'lioioiiis p.saminopliila. — Pag. 102. EnriqueH P. — Della degenorazione senile negli Jnfusori. — I'ag. 101. Ferrat.a A. — Sui globuli bianchi mononucleati. — Pag. 308. EranceurM F. — Sulla topografia delle fibre tnotrici <5 sensitive nei nervi raisti. — Pag. 139. FuHuri H. — Una nota di storia a proposito liella scojicrta delle gliiandolo uretrali dell' uomo. — Pag. 334. Fiisari li. — Un metodo soniplioo di colorazione elottiva doi ^rauuli ilolle cellule del Panoth nell' intustino uniano. — Pag. 3o3. Gemelli A. — Nuove osservazioni suH'ipofisi delle marmotte durante il letargo e nella stagione estiva. — Pag. 334. Ghiyi A. — Osservazioni anatomiohe ed embriologiche sulia forma esterna e sullo scheletro dolle estrer-iilA. in Testudo graeca. — Pftg. 335. Giacomiiii E. — Sullo capsule surrenali e sul simpatico dei Dipnoi. Uiceroho in Protopteru3 annoctens. — Pag. 313. Kwietnieirsky C. — Ricerche intorno alia struttura istologica dell' integu- meuto dei Selaci. — Pag. 309. ParJioii G. 6 Papitiian I. — ludagiui intorno alle localizzazioni nel nucleo del facciale noil' uomo. — Pag. 139. Perroncito A. — Sulla questione ilella rigeuerazione autogena delle tibro nor- vose. — Pag. 102. Rufiso A. e Di Mauro S. — Franimentazioue del macronucleo nel Cryptochi- lum echini (Maupas) e sua significazioue per la senescenza degli Infu- sorii. — Pag. 99. Riisso A. 6 Di Mauro S. — Dill'eronziazioni citoplasmatiche uel Cryptochilum echini (Maupas). — Pag. 100. liiisso A. e Di Maxiro S. — La ooniiigazioue ed il ringiovanimento nel Cry- ptochilum echini (Maupas). — Pag. 100. Rynherk v. G. — Sulla metameria nel sistema nervoso .simpatico. 1. L' innor- vazione pigraentomotrice. — Pag. 309. Silvetttri F. — Contribuzioni alia conoscenza biologica dogli Imonottori pu- rassiti. I. Biologia del Litomastix truncatoUus (Dalm.). — Pag. 3r)G. Sihjctftri F. — Sviluppo dell' Ageniaspis tuscicoUis (Dalni.) Thorns. (Chalci- didae). 7'agliani G. — Le fibre ilol Mauthner nel midollo spinale de' vortobrati in- teriori (aoamni). — Pa;-. 103. Tovo G. — Le forme del cranio nello sviluppo fotale. — Pag. 336. Valenfi G. — Sopra il significato dellc apoHsi laterali dello vertebre cervicali noir uomo. — Pag. 311. NOTIZIE E VARIETA I'orsoualo Univorsitario. — Pag. 10-1. Promi e Coucorsi. — Pag, 140, ivlO. Nocrologie. — Pag. IT'J, 316, 340. Varia. — Pag. 36, 200, 292, 340. Lorenzo Tenchini: Neorologia (F. L.\ — Pag. 337. Uniono Zoologica Italiauii. I'aj;. ) 10, -JCXl lirenzp, 11)00 - Tip. Lui^i NicRohi Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embrioiogia) Organo ufficiale deila Unione Zoologica Itaiiana DIRKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, ili Anatomia uiiiaua Prof, di Anatomia comp. e Zoolo(. Ohiarugi. NOTIZIE Congresso dei Naturalidi italiani in Milano. — Annunziamo che nel mese ili settembre del corrente anno sara tenuto in Milano an Congresso dei Natu- ralisti italiani, promosso dalla Societa italiana di Scienze naturali, per fe- steggiare il 50o anniversario della sua londazione. I programmi del Con- gresso verranno piu tardi comunicati. CosiMO Chbrubini, Amministratore-responsabilb. Kirenze, 1906. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ' ^' "^«-{ /> Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana :1 UIEETTO I DA. DOTTORI J GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI ,,y^ I'lof.
  • oma. — Bull. Sac. Zool. ital.. An. 14 {S. 2, Vol. 6), Fasc. 7-8, pp. 283-285. Roma 1905. Paoli Guido. — La forficole della provincia di Roma. — Bull. Sac. Zool. ital, An. 14 iS. 2, Vol. 6), Fasc. 7-8, pp. 263 272. Roma 1905. d) Pseudoneurotteri Bentivoglio Tito. — Libellulidi dell' Italia meridionale, esistenti nel Museo Zoologico della R. Uuiversita di Napoli. — Annuario Museo Zool. Univ. Napoli, N. S, Vol. 1, N. 32. Napoli 1905, pp. l2. Bentivoglio Tito. — Libellulidi della Sardegna esistenti nel Musoo Zoologico della R. Universita di Napoli. — Annuario Museo Zool. Univ. Napoli, N. S., Vol. 1, N. 35. Napoli 1905, pp. 7. e) Rincoti. Guercio (del) G. — Contribuzione alia cono.scenza delle Sipha Pass, ed alia loro posizione nella famiglia degli Afidi. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 2, pp. 127-153, con tav. Firenze 1905. - 40 - Guercio (del) Giacoino. — Sulle differeuze esistenti ira la Schizoueura E,eau- luuri Kalt. ed il Pachypappa vesicalis Koch., e sulla convenienza di esclu dere la prima dal genere per essa indicato. — Redia, Giorn. Entomolo- gia, Vol. 2 {1904), Fasc. 2, pp. 806-315, con fig. Fireiize 1905. f) ColeoUeri. Ciampi Pio. — Specie di Coleotteri romani uon citati come tali od omessi nel uiiovo Catalogo Bertolini. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 14 {S. 2, Vol. 6) Fasc. 7-8, pp. 231-246. Roma 1905. Fiori A. — Descrizione di una Jiuova specie di Histeride italiauo. — Natu- ralista Skiliano, An. 18, N. 1, pp. 4-7. Palermo 1905. Fiori A. — Alcuoi appuuti sullo Cetonie di Sioilia. — Natural Lsta Sicilianoi An. 18. N. 1, pp. 9-10. Palermo 1905. Fiori A. — Xenonychus rotundatus Fieri e sinonimo di Saprinus conjungens Payk. — Naturaliata Siciliano, An. 18, N. 4, p. 96. Palermo 1905. Morseletto F. — Sulle specie italiane del genere Gyiiaadrophta'ma (Fain. Clirysomelidae. Trib. Clytridae). — Boll. N aturalista , An. 25, N. 12, pp. 113 118. Siena 1905. Ragusa Enrico. — La Eosalia alpina L. di Sicilia e le sue vaiieti. — Natu- ralista SirUiano, An. 18, N. 1, pp. 7-8. Palermo 1905. Ragusa Enrico. — Coleotteri uuovi o poco oonosciuti della Sicilia. — Natu- ralista Siciliano, An. 18, N. 1, p. 24 e N. 2-8, pp. 69-72. Palermo 1905. Regimbart M. — Material! per lo studio della tauna Eritrea raccolti nel 1901-03 dal dott. A. Andrei ni, tenente medico. II. Dytiscidae, Gyriuidae et Hydrophilidae. — Boll. Soc. entomol. ital.. An. 36, Trim. 4, pp. 201-226. Firenze 1905. Regimbart M. A. — Escursione del dott. Achille Tellini nelTEritrea (ottobre 1902 — febbraio 1903). Coleotteri acquatici. — U dine, tip. privata. Vitale Francesio. — Osservazioni su alcune specie di Eincotori raessiuesi. Nota III. — Naturalista Siciliano, An. IS, N. 2-3, pp. 58-69 e N. 4, pp. 73-85. Palermo 1905. Vitale Francosco. — I Coleotteri messinesi. — Boll. Naturaiista, An. 25, N. 8, pp. 7477, N. 9, pp. 81-82 e N. 11, pp. 106 108. Siena 1905. Contiauaz. continua. Vitale Francesco. — Le somigliauze protettive iiei Curculiouidi. — Riv. ital. Sc. nat., An. 18, N. 1112, pp. 119-123. Siena 1905. Ccntinnaz. e fine. i) Lepldotterl. Cecconi Giacomo. — Note di Entomologia forestale (Seconda parte). — Vedi M. Z., XVI, 7-8, 179. GiglioTos Ermanuo. — Tia le farfalle: guida alia couosconza ed alia deter- minazione dei principali macrolepidotteri nostraui. ad uso dui princi- piaiiti e dilettanti. — Torino, edit. Claiisen, 1906, 16'^ fig. pp. x, 586. Kruger C. — Ein Beitrag zur Lepidopteren Fauna Siciliens. — Naturaiista Sirilimo, An. 18, N. 2-3, pp. 49-51. Palermo 1905. Leonhardfc W. — UBl)cr Ly-.aaua icarus Rott. ab. polypliemus Esper.-mela- noioxa Pincitoro. — Naturaiista Siciliano, An. 18, N. 1, pp. 1-3. Palermo 1905. Pigorini L. — Note sperimenlali sulla jiarziaie disinlezione dell'alimento pro- prio al Bombix mori. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 14 {S. 2, Vol. 6), Fasc. 4-6, pp. 160172. Roma 1905. - 41 - Pungeler Rudoll. — Die Entwickelungsj^eschicliie vou Agrotis (Episilia) f;i- ceta Tr. — Naturalista Siciliano, An. 17, N. 4, pp. 65-67. Palermo 1904. Ragusa E. — Note lepidotterologiche. — Naturalhta Siciliano, An. i7, N. 5- 6, Palermo 1904. (Contiaua). Ragusa E. — Catalogo dei Lopidotteri di Sicilia «.sisteuti nella collezione di Enrico Ragusa. — Naturalista Siciliano^ An. 17, N. 7-S, pp. 145-164 e An. 18, X. 1. pp. 10-24. Palermo lh04 e 1905. Rostagno Fortunato. — Ciassiticazione descrittiva dei Lepidotteri italiani. — Boll. Soc. Zool. Hal., An. 14 {S. 2, Vol. 6), Fa.sc. 4-6, pp. 106-114. Roma 1905. (Contiaua). Turati Einilio. — Alcime nnove forme di Lepidotteri. — Naturalista Sicilia- no, An. IS, N. 2-3, pp. 25-48. Palermo 1905. Verity Eoger. — Rhopalocera palaearctica: iconographie et description dus }>apillous diurnes de la region palearctique. — Florence, impr. Landi, 1905, 4'^, con tavole (In cor.so di puhblicazione) . Zickert Fritz. — Contributo ad uu catalogo delle Zygene dell'Italia meri- dionale con descrizione di variety ed aberrazioni poco note. — Naturali- sta Siciliano, An. 17, N. 4, pp. 67-74. Palermo 1904. Zickert Friiz. — Dysauxes punctata ab. (et var.?) Ragusaria Zkt. — Natu- ralista Siciliano, An. 17, N. 5, pp. 97-98. Palermo 1904. k) Imenotteri. Emery Carlo. — Le forme paleartiche di Camponotus maculatus F. — Eendic Sess. Accad. Sc. Istituto Bologna, N. S, Vol. 9, Fasc. 1. Bologna 1905. Emery C[arlol. — Revisione delle specie del genere Atta appartenenti ai sotto- generi Moellerius e Acromyrraex. — Mem. Accad. Sc Istit. Bologna, S. 6, T. 2, Fasc. 1-2. Bologna 1905. Ghigi Ales.satidro. — Catalogo dei Tentredinidi del Museo Zoologico di Na- poli con osservazioiii critiche e sinonimiche. — Estr. di pp. 28 d. Annua- rio Museo Zool. Univ. Napoli, N. S., Vol. 1, N. 2.'. Napoli 1904. Ghigi Alessandro. — Elenco dei generi e delle specie di Tentredinidi euro- pei istituite da Achille Costa. Con tav, 8^. — Annuario Museo Zool. Univ. Napoli, N. S., Vol. 1, N. 34. Napoli 1905, pp. 8. Zavattari Edoardo. — Viaggio del dott. E. Festa in Palestinu. nel Libano e region! vicine. XVI. Imenotteri. — Boll. Musei Zool. ed Anat. coinpar. Univ. Torino, Vol. 20, N. 518. Torino 1905, pp. 10. I) Ditteri e Afanitteri Bezzi Mario. — II genere Systropus Wied. nella fauna paleartica. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fas:. 2, pp. 262-279. Firenze 1905. Guercio (del) Giacomo. — Contribuzione alia conoscenza delle metaraorfosi del- la Sciara analis Egger con notizie intorno alia Sc. analis var. Bezzii v. n. ed ai loro rapporti con alcuni .sporozoari ed entoioozoari parassiti. — Redia, Giorn. Entomologia, Vol. 2 {1904), Fasc. 2, pp. 280-305, con fig. Firenze 1905. Noe G. — Un nuovo genere appartenente alia t'atniglia Chiroiiomidae. — Atli Accad. Lincei, Rendic. {CI. S''. fis., matem. e iiat.), A7i. 302 {1905), S. 5, Vol. 14, Fasc. 2, Sem. 2, pp. 114 120. con figure. Roma 1905. XI. Ecliinoderini. Checchia-Rispoli Giuseppe — II gen. Arbacina trovato vivente la prima volta - 42 in Italia. — Naturalista Siciliano, An. 17, N. 11, pp. 219-253, con figure. Palermo 1905. XII. Mollusclii. 1. Parte generale. Bacci Pietro E. e Bernardi Ilio. — I Molluschi. — Biv. ital. Sc. nat. An. 25, N. 9-10, pp. 109-115 e N. 11-12, pp. 131-135. Siena 1905. Continuaz. continun. Bellini Raffaello. — L' influenza dei mezzi come causa di variazionL e di di- spersione nei molluschi, — Vedi M. Z., XVI, 6, 142. 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eieropodi. Opistobranchi. Pteropodi, Polmonatj). Carazzi Dav. — L' erabriolo^ia dell' Aplj'sia e i problemi fondamentali del- rembriologia coraparata. — Vedi M. Z., XVI, 11, 323. Etiriques Paolo. — Studi sui leucociti ed il connettivo dei Gasteropodi. — Vedi M. Z., XVI, 6, 145. COMUNICAZIONI ORIGINALI I ITUTO DI PATOLOGIA QENEBALE DELLA R. UN1VEK8ITA DI PISA DIRETTO DAL PKOF. Q. QUABNIERI Sopra la minuta struttura dei vari element! delle capsule soprarenaii e sui loro probabile valore funzionale KiCKucHE DEL DoTT. A. MARRASSINI (assistknte) fi vietata la riproduzione. Fino da molto tempo lo studio delle capsule soprarenaii va trattcnendo la mente degli studiosi, i quali in modi molteplici hanno tentato di metterne in evidenza da un lato la intima strut- tura, e, dall'altro, la esatta funzione. Lungo sarebbe il voler ripetere adesso quanto ciascuno ha fatto suU'argomento, ed i resultati che ne ha ottenuti ; tanto piu che di questi la maggior parte hanno poca relazione colle mie ri- cerche, mentre d'altro lato in parecchi lavori usciti in questi ul- 43 timi tempi si puo trovare una letteratura estremamente estesa. (Hult^rren e Anderson ('), Chvostek (-), Diamare f) Tiberti C), Federici C), Bonnamour ('')). Desidero qui render noto soltanto ii risultato che ho ottenuto da lunghe e diligenti osservazioni fatte sopra la struttura dei vari elementi costituenti queH'organc ; dappoiche anche su quella le idee dei vari osservatori sono molteplici e spesso assai different! tra loro, ed inoltre perclie essa mi offre argomento per alcune conside- razioni circa il valoi'e funzionale di ciascun elemento. Materiale di studio. Le mie ricerciie sono state condotte su cap- sule surrenali di cane, coniglio, cavia; ma nella descrizione mi at- tengo a quanto ho veduto nell'organo dell'ultiiQO di questi animali, perche sopra di esso ho fatto piii larga messe d' indagini, e perche e quelle che meglio mi si e prestato per un tal genere di ricerche. Metodo di ricerca. Le capsule surrenali tolte dall'animale ap- pena ucciso, e divise con un taglio sagittale in due meta, venivano fissate talvolta coi hquidi adottati anche dagli altri autori (liquido di Zenker, di Flemming, di van Gehuchten, ecc), ma piii spesso con una miscela fatta a parti uguali di una soluzione acquosa di bicromato di potassio al 4 % e di un'altra siiaile di bicloruro di mercurio al 2 7o • indi venivano passate nella serie degli alcool dove i'eccesso di sublimato veniva tolto colla tintura di iodio ag- giunta goccia a goccia fine a color giallo paglierino permanente ; venivano chiarificate in xilolo ed incluse in paraffina. Le sezioni eseguite al microtome Minot e sottili il piii possibile (circa 2-3 [/) venivano attaccate su coprioggetti ben puliti mediante una mi- scela di acqua stillata ed alcool a parti uguali (vecchio metodo del nostro laboratorio); quindi si ponevano ad essiccare entro la stufa a 370 perche rimanessero bene aderenti e si potessero trattare come se fossero state libere. Allora tolta la paraffina mediante il passaggio in xilolo, le sezioni venivano passate in alcool ed erano pronte per la colorazione. (1) Hult.gren e Anderson. — Skandinaw, Arch. f. Physiol. Bd. £», 1809. (2) Chvostek. — LubarschOstertar; Ergebnisse d. alUj. Path. u. path. Anat., anno 9, aht. 2. (3) Diamare. — Arch. Zool. 1903. Vol. I. (*) Tiberti. — Ziegler' s Beitruge, Bd. 36, 1904. (5) Federici. — Lo Sperimentale, n. 3, 1904 (8) Bonnamour. — fitude histologique des pii6nora6nes de secretion de la capsule surr^nale des mammiftres. Th^se de Lyon, 1905. - 44 - Come metodi di colorazione, oltre alcuno di quelli comune- mente usati dagli all ri auti)ri, mi son servito piu specialmente di iin metodo originale a base di fuxina acida e bleu di metilene : per la colorazione all'ematossilina forrica poi, mi son servito del me- todo consigliato da Guarnieri, poiche esso, sopra ogni altro si- mile da preparati di una finezza estierau. II metodo originale e il seguontc;: ('j Si prende il coprioggetti colle sezioni aderenti dalFalcool, in cui si cerca che non soggiorni molto a lungo, e si pone capovolto a galleggiare sopra una miscela cosiffatta e preparata al memento dalle soluzioni madri : A. Soluz. al 0,5-1,00 7o di fuxina acida in soluzione acquosa al 4 % di fenolo par^z 5 B. Soluz. satura alcoolica di bleu di metilene parti 2 quivi le sezioni si lasciano a contatto del liquido circa 20 minuti. Ottenuta cosi la colorazione, si sciacquano i vetrini in acqua stil- lata leggermente acidulata con acido acetico, indi si passano rapi- daraente in alcool assoluto e si decolorano leggermente in acqua satura di anilina, tenendoveli pochi secondi fino ad ottenere presso a poco quella tonalita di colore bluastro, che si apprende con un po' di pratica. Cio fatto, le sezioni si disidratano nuovamente in alcool, si chiarificano in xilolo e si montano in resina daminar. L'altro metodo all'ematossilina ferrica, consigliato dal Guar- nieri, e il segucnte : Le sezioni gia sparaffinate ed attaccate al coprioggetti, come sopra abbiamo detto, si passano in acqua stillata e si pongono per alcune ore in una soluzione acquosa all' 1 % di allume di ferro : si sciacquano poi rapidamente in acqua distillata e si pongono in una soluzione acquosa di ematossilina al 0,5 %, dove esse diven- gono nei'e. Allora si sciacquano nuovamente in acqua distillata e si pongono in una soluzione acquosa satura di acido picrico, dove si lasciano flno a completa decolorazione, ottenuta la quale si pon- gono a lavare in acqua corrente di pozzo, dove a poco a poco ri- prendono un color grigio caratteristico. A questo punto si fa la se- conda colorazione coll'eosina, e si riesce ad ottenere in tal modo preparati finamente eleganti, in cui si pongono in evidenza i piii minuti particolari. (!) Quosto iTiKtodo (IJ colorazione 6 simile a quelle di cui mi sonn servito altra volta per il pan- creas, e che comunicai airAccademla Medica di Pisa (v. Giornale Hal. delle Sc. Med , n. 5, 1904): soltanto dillerisce per il lavaggio in acqtia acidulata con acido acetico, e per la maggior rapiditii dei passagg] attravirso I'alcool. - 45 - Sugli altri metodi complessi, usati dagli altri ricercatori, non ho molto insistito, come gia ho accennato, prima di tiitto per la scarsezza di risultati che anche gli altri ne hanno ricavato, ed in secoiido luogo perche non stimavo opportune perdere un tempo pre- zioso e lungo assai per ripetere sol tan to quelle che gia altri aveva fatto, e di cui io potevo ben servirmi a complemento delle mie nuove ricerche. L' unico metodo col quale a dire il vero avrebbe messo conto di saggiare le varie sezioni, sarebbe state quelle di Galeotti, poi- che con esse soltanto in quest! ultimi tempi si son potuti mettere in evidenza in aniraali inferiori alcuni fatti interessanti circa la struttura e la funzione delle capsule surrenali, come gia altre volte si poteron mettere in evidenza fenomeni fondamentali in altri or- gani. Senonche dope i primi vani tentativi ho cessato, perche ho dovuto convincermi come esse non mi si prestasse affatto per un tal genere di ricerche : ne del resto risultati migliori hanno otte- nuto sui mammiferi altri studiosi, i quali indubbiamente nell' use di quel metodo erano estremamente provetti (v. Federici, 1. c). Facendo un tagho attraverso ad una capsula surrenale fresca, noi distinguiamo ad occhio nude le due zone da tutti descritte, af- fatto difterenti tra lore per I'aspetto particolare che presentano, delle quali una, la cosi detta midollare, meno voluminosa, e situata al centre ed ha colorito brunastro, I'altra, la cosidetta corticale, piu voluminosa, circonda la prima ed ha un colorito giallo ocra. Pero se osserviamo attentamente, noi vediamo come la cosidetta corticale non sia tutta quanta uniforme, ma di essa si possa di- stinguere una porzione piii interna, piii ampia, la quale ha il colo- rito giallo caratteristico, mentre interne a questa esiste aU'esterno una zona piii sottile di un colorito piu chiaro biancastro. Tralascio era la descrizione della sostanza connettiva, dei vasi e dei nervi, dei quaU non mi sono occupato direttamente, e limi- tandomi alia descrizione dei puri fatti osservati negli elementi che costituiscono il parenchima dell'organo, accennero come essi in una sezione sottile dell'organo stesso, condotta verso il centre ed inte- ressante ambedue le sostanze (corticale e midollare), si vedano ag- gruppati differentemente nolle varie regioni, e come mostrino in ciascuna di esse note caratteristiche speciali ; talche la osservazione diretta dei singoli elementi e capace d'indicare in mode esatto !u parte su cui la lente del microscopio e caduta. - 46 - Sostanza corticale. — Gia I'Arnold (*) ed il Gottschau (~) per la disposizione speciale degli elementi e del connettivo circostante avevano diviso la sostanza corticale in tre zone, cui cominciando daU'esterno avevano dato il nome di strato glomerulare, fascicolare e reticolato, dei quali il secondo recentemente da Guieysse C) sa- rebbe state diviso a sua volta in due, distinguendo una zona ester- na 0 spongiosa per la struttura particolare degli elementi ivi si- tuati. Nella zona cosidetta glomerulare io pure ho notato elementi con aspetto e con disposizione quale comunemente viene descritta, ne ho i)otuto osservare alcun altro fatto degno di particolare at- tenzione. Solo ho veduto come questa zona corrisponda presso a poco a quella che macroscopicamente appare piu sottile e piii ester- na nella corticale, e di un colorito piu chiaro biancastro. Nella zona fascicolata gh elementi situati in serie, a cordoni separati da capillari sanguigni, non hanno aspetto differente a se- conda che li osserviamo alia periferia od al centre, come ammette il Guieysse {L c); essi sono, e vero, talora di aspetto differente I'uno dall'altro, ma questo si osserva irregolarmente senza una leg- ge stabihta. fra tutti gli elementi di tutta quanta la zona. Tanto verso la periferia come anche nolle parti piu centrali noi vediamo elementi, nei quali la vacuolizzazione si mostra in grade differente : era la cellula contiene abbondante il protoplasma finamente granuloso, nel quale qua e la sono disseminati alcuni scarsi vacuoU (*) talora assai piccoli, talora assai grandi; ora la cel- lula contiene i vacuoli molto numerosi, finche qualche volta assu- me un aspetto veramente cribrato, spugnoso, ed il protoplasma non e piii visibile se non per le sottilissime trabecole, situate come un reticolo a maglie ample tra vacuole e vacuole. II nucleo per lo piu e grosso, quasi sempre situate eccentricamente, spesso affatto alia periferia dell'elemento cellulare : ora esse mostra un reticolo ben ap- pariscente con punti nodali miolteplici spiccati, ora queste partico- larita sono mono apprezzabili per una colorazione diffusa, massiva del nucleo stesso. Colla colorazione di fuxina acida e bleu di metilene da me adottata il protoplasma cellulare prende una tinta per lo piu violacea, (») I. Arnold. — Vir chow's Arch. 1866. Bd. 35. («) Gottschau. — Biol. Centralbl. 1883 Bd. 3. (*) Guieysse. — C. R. Soc. Biol. 1899.— lournal de V .^nat. etde In Pliysiol. 1901, Vo/. 37. {*) I vacuo)! non sono preformati nel protoplasma, ma derivino ilal dissolviinento nei comuni rea- genti del inateriale che li riempie, e di cui avremo in seguito a parJare. - 47 talora bluastra a seconda della intensita della decolorazione ; i vacuo- li riraangono per lo piii completamente incolori, trasparenti, ma qual- che volta, giova notarlo, essi appariscono come vescicolette di varia forma ripiene da una sostanza, la quale assume il color rosso ora piii ora meno intenso della fuxina acida. Tali vescicolette ora si tro- vano rare, isolate qua e la nel protoplasma cellulare, sia vicino al nu- cleo sia anche verso la periferia, ora si presentano piia numerose, spesso riunite in ammassi, i quali alia lor volta sono nel protoplasma cellulare stesso variamente disposti. La parte cromatica del nucleo si colora tutta quanta in bluastro o verdastro assai intenso, men- tre il carioplasma assume la stessa tinta, ma molto piii pallida. Per quanto abbia cercato in preparati numerosissimi, non mi e mat riuscito di osservare nel nucleo la presenza di alcun granule tinto in rosso, e nemmeno di alcuno dei vacuoli cosi numerosi e cosi ben evidenti nel citoplasma. Diro adesso come anche nel protoplasma degli elementi costi- tuenti lo strato glomerulare io non abbia mai potuto trovare alcuna parte ne granulare, ne a zolle colorata dalla fuxina. L'ematossilina ferrica non mi lia mai mostrato null' altro di speciale, e soltanto il contenuto dei vacuoli, che qualche volta colla fuxina acida si colorava in rosso, con questo reattivo ha assunto un colorito grigio scuro, ma non assolutamente nero. Lo strato reticolare si e mostrato con elementi affatto partico- lari e ben distinguibili da quelh del resto della corticale. Essi sono per lo pill poligonali, hanno un protoplasma finamente granuloso, contenente raramente qualche scarso vacuole, un nucleo ben tingi- bile dalle sostanze coloranti, situate ora verso il centre dell'ele- mento cellulare, ora eccentricamente a varia distanza dalla peri- feria. Air interne dei capillari che traversano in varia guisa questa porzione della sostanza corticale esistono qualche volta cumuli di uno speciale pigmento giallastro assai caratteristico, il quale si nota frequentemente anche all' interne degli elementi cellulari di questa zona. Quivi in mezzo al protoplasma cellulare ora si vede una massa unica abbondante verso Torlo attiguo al vase sanguigno, ora si ve- dono pill ammassi pigmentarii variamente s])arsi nel protoplasma, che occupano in varia estensione fine ad invaderlo talora comple- tamente, mentre il nucleo rimane del tutto ricacciato e quasi schiac- ciato centre la parete cellulare stessa. In questo strato la miscela di fuxina acida e bleu di metilene mi ha manitestato alcuni fatti veramente degni di nota. Le masse - 48 - pigmentarie contenute all' interno del capillari sanguigni, le quali colla massima parte degli altri reattivi apparivano gialle in totalita, con questo metodo di colorazione mostrano delle parti in cui il co- lor giallo loro caratteristico e ancora in qualche parte conservato, ma qua e la presentano delle porzioni in cui essi assumono un co- lorito rosso intense. Un aspetto simile hanno le masse pigmentarie piu grosse contenute entro agli elementi cellulari di questa zona, il cui protoplasma assume una tinta fondamentale violacea o blua- stra, mentre le zolle piii piccole si mostrano talora colorate uni- formemente in rosso intense. Accanto a queste masserelle piia grandi colorate in rosso intense all' interno del protoplasma cellu- lare esistono talvolta colorati alio stesso mode granuli di vario vo- lume da quelli grossi come alcuna delle zolle pigmentarie piia grandi a quelli piccolissimi come una flnissima sabbia. Talora poi, sebbene in mode molto rare, il protoplasma cellulare appare disseminate di questi granulini tinti in rosso dalla fuxina, senza che piii siano presenti le masse pigmentarie piu grandi. II nucleo, disposto come gia abbiamo detto piu sopra, ha un aspetto ed una reazione ai colori affatto simile a quella di tutti gli altri elementi della corticale. Tanto il reticolo quanto i punti nodali ed i nucleoli assumono una tinta bluastra o verdastra intensa, ed il carioplasma la stessa tinta 0 poco differente piu chiara ; solo talvolta anche qui tutto il nucleo e colorate intensamente in massa, senza che vi siano piu tanto visibiU i particolari suoi di struttura ; pero non si notano mai ne zolle, ne pigmento al loro interno, ne granuli colorati in rosso. Aggiungo era come spesso nei capillari di questa zona siano evident! granulazioni affatto simih a quelle contenute entro il pro- toplasma cellulare e colorate nello stesso mode, le quah sono con- tenute in una massa di sostanza uniforme o finamente granulosa, colorata assai difterentemente, ed al mode o presso a poco del pro- toplasma degli elementi cellulari ; note inoltre come questa osser- vazione sia possibile colle stesse modahta anche in sezioni seriah dello stesso capillare. Usando la colorazione aU'ematossihna ferrica mentre neha zona fascicolata potei notare delle formazioni speciali che potevano ricor- dare i cosidetti corpi siderofili di Guieysse (1. c), m questa zona dove esse specialmente gU descrive io non gli ho potati mai osser- vare in mode molto manifesto, e soltanto ho veduto talvolta forme globose speciah, che assumevano un colorito grigiastro assai pallido. Osservando peraltro attentamente questi corpi in sezioni facenti parte di serie, di cui altre erano state colorate colla miscela bleu- - 49 - fuxinica, si riconosce all'evidenza come essi corrispondano ad alcuni dei granuli fuxinofili, dei quali altri trattati colla ematossilina fer- rica rimangono completamente di color giallo. Sostanza midollare. — La sostanza midollare anche a piccolo ingrandimento presenta subito delle note caratteristiche per la di- sposizione ed il colore degli element!, onde si distingue a colpo d'occhio dalla corticale. Essa si trova costituita da cordoni cellulari disposti in serie lungo i vasi sanguigni. Gli elementi cellulari hanno forma varia, forse a causa del lore diverse orientamento rispetto al piano di sezione : ora sono rotondi, ora ovalari, ora poligonali ed ora estremamente allungati col nucleo variamente situate. Essi sono separati dalla circolazione sanguigna unicamente mediante la membrana endoteliale ; ma questa esiste senza dubbio in mode evi- dente in molte parti, e se in altre manca, cio dipende probabilmente da lacerazione durante le manipolazioni (Bon nam our (1. c.)). 11 protoplasma cosi finamente granuloso, da apparire ad un ingrandi- mento non molto forte perfino omogeneo, trattato colla miscela di fuxina acida e bleu di metilene assume una tinta giallorossastra fondamentale, la quale presso a poco e propria anche del cariopla- sma. Anche in questi elementi airinterno del protoplasma cellulare si sono notate frequentemente granulazioni di varia grandezza, ma sempre relativamente piccole, tinte in rosso dalla faxina acida : esse per lo piu si son mostrate in numero scarso, raramente piu abbondanti, disseminate in varia guisa. Ora si trovavano vicine al nucleo, ora piia distanti da un sol lato del nucleo stesso o da piii lati, ora assai distanziate tra lore, ora accumulate ad un polo del- I'elemento cellulare, mentre il nucleo si trova situate verso la pa- rete del lato opposto. Ma quelle che si e avuto di caratteristico nel nucleo degli ele- menti della midollare, specialmente in contrasto con quelle degU elementi della corticale, e Taffinita speciale che quivi esso ha verso la fuxina acida. Mentre noi abbiamo veduto i nuclei nella corticale tutta quanta assumere colla miscela bleu-fuxinica costantemente un colorito bluastro o verdastro di varia intensita, senza mai peter vi riscontrare alcun granule colorato in rosso, negli elementi della mi- dollare invece quasi tutta la parte cromatica del nucleo si colora in rosso, mentre in essa e anche facile veder cosparse in vario nu- mero granulazioni fuxinofile aflfatto simih a quelle del protoplasma: anzi le immagini che si hanno della posizione dei granuh nei varii elementi, mostrerebbero in mode evidente il passaggio dei medesimi dal nucleo nel protoplasma cellulare. Anche qui ora il reticolo nu- - 50 cleare e ben manifesto ed ha apparenza estremamente delicata, ora e meno visibile e quasi offuscato, perche il nucleo in massa prende un colorito assai intense ; ma anche in questo case risalta in mode evidente, e forse anche superiore, il contrasto fra la tinta rossa del nucleo dell'elemento midollare con quella bluastra o veramente bleu del nucleo deU'elemento corticale. Le lacune sanguigne della midollare mi si son mostrate ripiene di masse che ricordavano il protoplasma delle cellule della zona reticolata, e che contenevano disseminata una quantita cospicua di emazie e di granulazioni tinte in rosso. Ora, se la massa fondamen- tale uniforme, osservata anche nei vasi deha zona reticolata, si ri- conosce facilmente essere il plasma sanguigno coagulate, perche tale lo ritroviamo in moltissimi altri del vasellini che ci capitano sotto I'occhio, non si puo dire peraltro, come Bon nam our (1. c.) vorrebbe, che anche i granuh appartengano a quello, o dipendano da sgretolamento di corpuscoli rossi alterati, o da difetto di pre- parazione ; anzitutto perche sono cosi tipici da non potersi affatto confondere, e poi perche noi gh troviamo soltanto nei capillari che dalla zona reticolata derivano, e nolle lacune sanguigne midoUari dove quelh si scaricano. Per quanto abbia ricercato non ho mai potuto osservare nei vasi di questa regione alcuna zolla di quel pigmento che esisteva abbondante negli element! della zona reticolata. La colorazione colla ematossilina ferrica mi ha mostrato an- ch'essa il protoplasma cellulare finamente granuloso, e sparsi qua e la in esse granuli tinti in scuro. Questi granuli che si osservano assai numerosi anche all'interno dei vasi sanguigni, hanno aspetto pefettamente uguale a quello dei granuli, che la fuxina acida ci ave- va colorito in rosso, ed all'interno degli element! cellular! anche con questo metodo di colorazione appaiono manifestamente provenire dal nucleo. Questi fatti che ho descritto in rapporto alia costituzione dei varii element! delle capsule surrenali, e che pur discordant! in par- te, in parte concordano con quell! descritti da altri, non ci possono permettere indubbiamente di far dei giudizi assolut! circa la fun- zione d! quegl! element! stessi, ma tuttavia ci offrono il campo a considerazioni, che guidate da una critica severa, alia stregua dei fatti, ci posson condurre a delle ipotesi assai ragionevoli. - 51 - Anzitutto se I'apparenza morfologica degli element! delle varie zone, osservata come I'abbiamo in sezioni numerose, e concordante con quanto riferisce anche Diamare {l. c.) rende ingiustificata quella divisione, che il Guieysse {I. c.) fa della corticale in qaattro strati, noi non possiamo ammettere d'altra parte con Bon nam our (l. c.) che tutti gli elementi della corticale siano di struttura fondamentale identica, e che si abbiano solo neUa zona piii interna formazioni ergastoplasmiche indicanti unicamente un'attivita protoplasmatica piu intensa. Noi abbiarao veduto gli elementi della zona glomerulare distri- buiti e costituiti differentemente da quelli della zona fascicolata, e gli uni e gli altri affatto differenti per disposizione e per struttura da quelU della zona reticolata, senza che mai un elemento dell'una si sia mostrato simile ad uno dell'altra; onde litengo che la distin- zione della sostanza corticale in tre zone, oltreche nella speciale disposizione degli elementi cellulari, trovi ragione anche e piii spe- cialmente nella struttura loro, legata probabilmente a funzioni pro- prie a ciascuna di esse. Noi abbiamo osservato nella zona fascicolata ed unicamente in questa come talvolta il contenuto delle vescicole protoplasmatiche assumesse coJla fuxina acida un color rosso piii o meno intense, e coll'ematossihna ferrica un colorito grigio assai scuro: io non pos- se dire se queste foi'mazioni corrispondano a quelle descritte da Ciaccio C) sotto il nome di sostanza ossiflla, e la cui reale esi- stenza e negata da Bonn am our (L c); certo e che essi rassomiglia- no molto ai corpi siderofili di Guieysse, e che nei miei preparati mostrano all'evidenza non esser dovuti ad artificio di preparazione, poiche in una stessa zona accanto ad elementi con protoplasma completamente ripieno di vescicole omogenee, incolore, trasparenti, ne esistono altri contenenti uno o due di questi corpi colorati dif- ferentemente, ed altri ancora in cui la quantita di questi corpi e gradatamente maggiore, fine ad aversi alcuni elementi, sebbene estremamente rari, in cui quasi tutte le vescicole assumono que- st'aspetto. Questa proprieta di colorarsi talora in rosso coi colori acidi (eosina), che ha il contenuto delle vescicole fu osservato del re- sto anche da Foa (-) dope I'azione di sostanze stimolanti, e gia pre- cedentemente il Guieysse stesso lo aveva notato. Che poi il conte- nuto di alcune vescicole sia differente da queUo di altre fu osservato 0) Ciaccio. — Anat. Anz. i902-190.y e ii>04. (*) Foa. — Arch. p. le Sc. Med. 1900, A. 4. R. Accad. delle Sc. di Torino Serie 2 Vol. 50. 1900 Nov. IS. 52 anche da Bernard e Bigart (*), i quali ammettono due specie di grasso ; uno ordinario poco solubile e I'altro solubilissimo che lascia lo aspetto s])eciale agli spongiociti di Guieysse. Sulla natura di queste formazioni speciali, come delle altre non riducenti Tosmio, di v. Brunn C^), Mitsukuri {^) e Dostojewski(^), di quelle riducenti I'osmio solo leggermenfce di Alexander^) e di quelle di Orgler C) colorabili col Sudan III e solubilissirae in xilolo, cloroformio, olio di bergamotto, noi poco possiamo dire, ne ci e pos- sibile decidere se esse costituiscano altrettanti prodotti equipoUenti oppure non rappresentino altro che differenti periodi di elaborazione della stessa sostanza, o di sostanze sia pur primitivamente diverse, ma destinate a dare un unico prodotto finale. II modo speciale con cui rispondono ai varii reattivi mostra soltanto come esse siano dovute airattivita biochimica del protoplasma cellulare, qualunque sia il modo con cui la elaborazione si manifesta. Ho detto dell'attivita del protoplasma cellulare e non del nu- cleo, poiche almeno nella cavia parrebbe, contro la idea di molti autori, affatto improbabile che esso prenda parte diretta ai feno- meni biochimici degh elementi di questa zona, come avviene in- vece per gli elementi di altri organi. Ed infatti se il nucleo in realta partecipasse in modo diretto alia elaborazione di un materiale che si osserva nitido nel protoplasma cellulare, sarebbe poco verosimiie che quelle almeno qualche volta non avesse avuto a manifestar- misi nel nucleo stesso. — Che se anche, come giustamente osserva Federici (1. c), specialmente la presenza dei granuii fuxinofili nel protoplasma cellulare puo esser resa difficile daJla contemporanea esistenza del cosidetto grasso, che puo mascherarli se permane o trascinarli con se se si scioghe, cio non ne spiega la mancanza nel nucleo, dove anzi mi pare si dovrebbero trovare con piu frequenza e con maggior costanza. Invece a me e sempre accaduto di vedere che anche nei casi in cui spesso il contenuto degli alveoU proto- plasmatici pigliava il rosso della fuxina, il nucleo si colorava net- tamente per intero col colore bleu. In base quindi al reperto fornito dall'esame istologico saremmo condotti molto logicamente ad ammettere che le varie forme appa- ll) Bernard e Bigart. — Bull, de la :^oc. Anal iVOS. («) V. Bruno. — Arch. f. mikrosh. Anal. 1872 Bd. S. (^) Mitsukuri. — Quarterly Journ. of mikroscop. sciences 1882, Vol. 22. (<) Dostojewski. — Arch. f. mikrosk. Anat. 1886, Bd. 27. (5) Alexander. — Ziegler's Beitrdge 1892, Bd. 11, H. 1. {") Orgler. — Zur Physiol, d. Nebennitren. Diss Berlin. 189S - 53 - riscenti nel protoplasma cellulare degli elementi della zona fascico- lata rappresentino la elaborazione di special! sostanze, compiuta dal citoplasma di quest! elemenl,! stessi, e parrebbe che a questa elaborazione il nucleo non prendesse parte attiva diretta. C!o e in accordo anche con quanto Diamare {l. c.) ha veduto nolle capsule surrenali del delfino. Un'altra quistione da risolvere e se queste sostanze elaborate dal protoplasma cellulare siano veramente autogene, o piuttosto non siano dovute alia trasformazione o digestione semplice di so- stanze special! che agl! elementi giungono dal sangue. Mentre alcuni autori partecipano per la prima ipotesi altri par- tecipano per la seconda, e fra questi specialmente Bonnamour (1. c), !1 quale ritiene le gocce di grasso come corp! lipoid! costan- temente esistenti, att! a concentrare nel protoplasma la sostanza da elaborare. I dat! istologici ed istochimic! non sono sufficient! per dare ar- gomento di ritenere giusta un'ipotes! piuttostoche I'altra, e credo sia necessario fare in proposito altre ricerche, che mi son gia pro- posto ed ho gia incominciato. Tuttavia lo stretto rapporto che da molt! autori e state osservato circa le modiflcazioni degh elementi di questa zona coi molti e varii process! tossici deH'organismo, ci condurrebbe flno da ora a ritener come probabile che essi presie- dano alia distruzione d! sostanze nocive per Torganismo ; a quel mode che la presenza de! globul! del cosidetto grasso ora scarsissimi ed ora estremamente numerosi nel protoplasma, ci renderebbe poco ragionevole che tal distruzione abbia ad avvenire nel modo che il Bonnamour ammette, bensi che quell! stess! siano il prodotto ul- timo di elaborazione di cui la cehula secondariamente si sbarazza. La mancanza di ogn! forma che nella zona reticolata ricordi quelle della zona fascicolata, ci fa escludere a priori che esse abbia- no tra loro identica funzione. In questa zona il fatto capitale che colpisce I'occhio dell'osser- vatore e la quantita abbondante del pigmento contenuto negl! ele- ment! cellular! e qualche volta nei vasi sanguigni, la sua reazione speciale alia fuxina acida, le granulazion! fuxinofile. Debbo notare inoltre come io non abbia mai trovato in questa zona cosi frequent! i corp! siderofili, come h descrive il Guieysse (1. c), ma .soltanto ntri corp! granalosi, i qual! colla ematossihna ferrica assumono una tinta grigia assai chiara, ed osservat! in tagh in serie non sembrano essere altro che alcuni di quell!, ! qual! col metodo della miscela bleu-fuxinica assumono il color rosso variamente intenso. - 54 - Mil Ion C) in base alle sue ricerche amraetteva che i granuli che si osservano in questi elementi fossero il prime prodotto di elabo- razione degli elementi stessi, che si originassero dal nucleo, e che per la lore fusione dessero poi luogo al pigmento emesso nel circolo per disfacimento parziale o totale delle cellule. Diamare {I. c.) in- vece ritiene il pigmento come prodotto autoctono ma non dovuto ad un metabolismo speciale, bensi alia natura speciale degli elementi cellulari come avviene in altri organi, ed eraette I'ipotesi che anche i granuli sideroflli della porzione interna della zona fascicolata possa- no rappresentare uno scarso pigmento di quegli elementi. Per cio che riguarda la provenienza dei granuli dal nucleo, cre- do di poterla nogare logicamente, dal momento che in quelle non ne ho mai visti colorati dalla fuxina, mentre talvolta li ho veduti estremamente numerosi nel citoplasma. II decidere poi se i granuli siano il prime prodotto, da cui deriva il pigmento, o I'ultimo pro- dotto di trasformazione del pigmento stesso, od un prodotto indi- pendente non e cosa facile davvero. Carnot (-) iniettando pigmento coroideo nel peritoneo ad ani- mali pote notare come questo si ritrovi poi negli elementi delle capsule surrenah, onde egh ammetteva che questi organi ordina- riarnente siano devoluti alia distruzione di un pigmento, che loro giunge dal sangue, e che secondo lui costituirebbe una sostanza tossica. Langlois C) invece crede che il pigmento sia costituito daha emoglobina stessa dei corpuscoli rossi alterati, i quali sareb- bero distrutti, mentre la emoglobina elaborata sarebbe eliminata sotto altra forma. lo per parte mia stando alle mie osservazioni, pur lasciando impreguidicata la quistione della natura del pigmento, tantopiii che contro I'idea di Langlois parlano anche Miklassewski (■*) e Bruno (^', i quali hanno trovato nel pigmento assenza di ferro, sarei portato ad ammettere da parte degli elementi della zona retico- lata una distruzione del pigmento stesso loro condotto dal sangue, e questo meccanismo, oltre a spiegarci la ragione per la quale questo pigmento, che si e trovato qualche volta nei capillari della zona reticolata, non si sia invece trovato mai al di la di essa, e specialmente nei seni sanguigni midollari, che sono per cosi dire i (') Mulon. — C. B. de I'Asi. des Anat. i903. n Carnot. — Citato da Bonnamour e da Chvostek. {') Langlois. — Sur les fonctions des capsules sui-r^nales. — ThiSse de Pari* iS97. {*) Miklassewski. — Virch. Hirsch. lahresb. (899. {"') Bruno. — Munch Med. Wor.henscli. n. 4 1'.>02. vasi collettori del sangue proveniente dalla zona reticolata mede- sima [Renaut C), Bonnamour (1. c.) ], andrebbe d'accordo anche col fatto che nel morbo di Addison esiste nei tessuti una sovrab- bondanza di pigmento [dift'erente secondo Castaigne f) dal co- mune pigmento perche privo di ferro], e metterebbe vieppiii in evidenza tra pigmentazione e fimzione surrenale quel rapporto lo- gico, che sebben negato da Mattei (^), Buhl (•*) ed altri, viene tuttavia confermato ampiamente da Nothnagel (^), Tizzoni ("), Marino-Zuco O, Boinet C), Brown-Sequard C), Testelin {^\ Duclos C^) e molti e molti altri. Un altro fatto che mi conduce a pensare alia modificazione del pigmento proveniente dal sangue, esercitato dall'attivita bio- chimica del citoplasma, analogamente a quanto abbiamo ammesso nella zona fascicola.ta, e la mancanza di una cliretta partecipazione del nucleo alia formazione del prodotti contenuti negli elementi cel- lulari. Poiche per quanto io mi sappia, e per quanto abbia potuto osservare direttamente anche in altri organi, il nucleo sempre par- tecipa integralmente alia produzione di materiali autogeni specifici, mentre tal partecipazione suol mancare in elementi, che elaborano solo materiali venuti dal di fuori, ed a cui il Lust^g C^) da il nome di cellule secretrici di secondo ordine. Gli elementi della zona reticolata ricchi di granuli fuxinoflli, ricordano straordinariamente le " Sommerzellen „ di Stilling C^), alle quali credo debbano esser molto ravvicinate, se non perfetta- mente identificate nella funzione : cio anche per le modificazioni che in rapporto alia funzione genitale vi ha osservato Minervini C^) e specialmente Gruieysse (1. c). Per cio che riguarda la sostanza midollare si sono avute dai diversi autori idee ditterenti non solo in rapporto alia struttura, (1) Ren ant, — TraiU d'Histologie pratique, Vol. 2. Paris 1899. (2) Castaigne. — Sitziing. d. .Knat. Gesellscli. zu Paris, li giugno iS, 188V. (') Marino-Zuco. — F. e S. — MoleschoWs Untersuchungen, Bd. 14, 1892. (») Boinet. — C. R. Son. Biol. 1895 e 1896. ■-- Riv. de MM. Jebb 1897. (9) Bro wn - S^quard. — Citato da Bonnamour. (W) Testelin. — Idem. (") Duclos. — Idem. p) Lustig. — Trattato di Patoloyia Generale, Vol. I, p. 228. Milano 1901. (13) te tilling. — Arch. f. mikrosk. Anat. Bd. 52. 1898. (") Minervini — Journal de I' Anat. et de la Physiol. 1904. 56 - della quale gia molti anni addietro Guarnieri e Magini C) ave vano dato una descrizione abbastanza minuta, ma anche in rap porto alia funzione ed alia origine sua. Senonche le idee di Ley dig C), Sigmund-Mayer f), Smir now (*), ed altri circa la essenza degli elementi di quella sostanza, sono ormai completamente cadute, e se per le ricerche di Bal four (=), Van Wijhe C), C. Rabl ('), Diamare (**) negli elasmo branchi, di Braun (''), Weldon ('"), Hoffmann (") nei rettili, di Fusari r^), H. Rabl C) negli uccelli, di Kolliker n Mitsu kuri (1. c), Kohn C''), Wiesel (^'^) nei mammiferi, e specie pei quelle di Giacomini C^) negli Anfibii, si vuole anche ammettere contro I'opinione di Valenti (^^) che essi abbiano origine comune cogli elementi gangliari del simpatico, dei quali conservano ancora alcune reazioni caratteristiche (reazione ai Henle-Kohn cromaffine), nessuno ormai piia ritiene che essi abbiano ancora il valore di ele- menti nervosi, bensi di elementi epiteliali, differenziati a compiere una funzione tutt'aftatto speciale. E tal funzione particolare differente da quella della corticale e stata dimostrata sperimentalmente dalle ricerche di Oliver e Scha- fer (^^), di Salvioli e Pezzolini f*^), di Vassale e Zanfrognini C'^) e di altri ancora, mentre Griacomini (1. c.) la sosteneva logica- mente anche in base alia sola differente struttura istologica, quando (1) Guarnieri e Magini. — Arch. Hal. de Biol., Vol. 10. 1888. (2) Leydig. — Anal.-Hislol. Uiilersuch. tiber Fische u. RepHlien. Berlin 1853. (') Sigmund-Mayer. — Sitzunijsb. d. malhem. Nat. Classed. h.Ahad.d. Wtss Bd.66 Abt. 3. Wien 1872. (<) Smir now. — Archiv f. mikr. Anat. Bd. 35, 1890. (5) Balfour. — Monograph on the Bevelopm. of. Elasmobranch Fishes London 1S78 e Bioloij. Centralbl. Bd. 1. 1881. (6) Van Wijhe. — Arch. f. mihrosk. Anat. Bd. 33. 1889. (') C. Rabl. — Morpholog. Jahrbuch. Bd. 24. 1896. (^) Diamare. — Anat. Anz. Bd. 20. 1902. ('■") Braun M. — Arbeiten aus d. zool-zoot. Inst. z. Wurzbwg, 1879 (•0) Weldon. — Quart. Journ. of inikrosc. scienc. N. S. Vol. 25 London lS8o. (»') Hoffmann. — Zeitschr. f. Wiss. Zool. 48. 1889. t*') Fusar i. — Arch. p. le Sc. Med. Vol. 16. 1892. (i») H. Kabl. — Arch. f. mihrosk. Anat. Bd. 38. 1891. (**) Kolliker. — Entwichlungsgeschichte des Menschen u. d. h6he>en Tliiere. 2 Aufl. Leipzig 1879. (") Kohn. — Arch. f. mihrosk. Anat. Bd. 56. 1900. (»9) Wiesel. — Anat. Hefle Abt. 1, H. 50. 1901. (") Giacomini — Monit. Zool. Ital. Anno 1898 n. 4, e Sopra la fine struttura delle capsule surreuali degli anfibi e sopra i nidi cellalari del simpatico in questi vertebrati. — Siena 1902. (") Valenti. — Proc. verb della Soc. tosr. di Sc. Nat. 13 gennaio 1889. (»") Oliver e Schiifer. — lourn. r. Physiol. Cambridge 1894 e 1895. P) Salvioli o Pezzolini. Gazz. degli Osp. e delle Clin. 1902. (") Vassale e Zanfrognini — Soc. med. Chir. di Modeua l'J03 e Vassale. Arch. ital. de Biol. 1905. - 57 per le sue ricerche asseriva che essa emette nel circolo il suo pro- dotto alio state di sostanza granulare ; fatto gia precedentemente messo in evidenza da Canalis C), Pfaundler f) e Caiiier C), e poscia confermato anche da Srdinko C) Tiberti (1. c.) ed altri. La struttura degli elementi midollari da me osservata nella cavia, specialmente coUa colorazione fatta coUa iniscela bleu-fuxi- nica ricorda perfettamente quella degli elementi nei quali si ha una elaboraziono autogena del granuli, cui il nucleo partecipa in mode capitale. Infatti essi, come diremo fra poco, si trovano costante- mente entro il nucleo stesso donde si vedono continuare nel pro- toplasma cellulare. lo non posso dire se essi anche nella cavia riem- piano completaniente il protoplasma cehulare, come descrivono Hultgren e Anderson (1. c), Cliacomini (1. c), Tiberti (1. c.) ed altri in altri animali ; il non averli io osservati con tale aspetto non puo aver valore assoluto, poiche non e difficile che una parte siano scomparsi per quella lore assai facile solubilita nell'alcool as- soluto, che Ciaccio (1. c.) ha dimostrato. Certo e che oltre i granuli piu grossi tinti in rosso dalla fuxina, nella cellula esiste un protoplasma finissimamente granuloso, il quale presenta una reazione un po' differente, e rimane anche do- poche tutti gli altri granuli sono assenti. Nella cavia quindi non si verificherebbe quel disfacimento della massa granulare dell'elemento midoUare in lacune sanguigne prive di parete endoteliale, come in altri animali descrivono Hultgren e Anderson (1. c.) e Ti- berti (1. c), e come Mulon (1. c.) ammetterebbe anche per gU ele- menti della zona reticolata ; ma se questi granuli costituiscono com' e probabile il prodotto attivo delle cellule, e questo vien ri- versato nel sangue, come posson far pensare i granuli osservati spesso entro le lacune sanguigne e presso la lore parete, nonche la disposizione tipicamente varia del granuli entro le cellule, cio deve aver luogo senza dubbio con un meccanismo differente, qualunque esso sia. Ma cio che merita secondo me tutta la nostra maggiore atten- zione, e la presenza dei granuli fuxinofili all' interne del nucleo, donde appare in mode evidente come essi trapassino nel protopla- sma; poiche questo fatto si mostra aha nostra indagine qual ge- (') Canalis. — Giornale della R. Accad. di Torino 1885 e Inlernat. Monatschr f. Anal, u Phijsiol. 1887 Bd. 4. (2) Pfaundler. — Silzungb, d. Akad. d. Wissensch. in Wien 1892. (3) Carliei-. — Anat. Anz. 1893. Bd. 8. (*} Srdinko. — Anat. Anz. 1900 Bd. IS. - 58 - nuina espressione della elaborazione autogena di un prodotto attivo. E tale ipotesi troverebbe il suo fondamento olLreche nella analogia di struttura con altri elementi glandolari, dove questa attivita se- cretoria autoctona esiste indabitatamente, e nella eliminazione dei granuli special! elaborati dal nucleo, anche nell'azione generale che ha I'estratto della midollare, come hanno dimostrato i recenti ri- cercatori, nell'azione analoga che ha il sangue delle vene surrenaU dei mammiferi [Cybnlski C), Langlois (-) o Biedl C)] e nella uguaglianza di reazione che I'estratto della midohare stessa da un lato e dall'altro i granuh in quella oss(u-vati presentano di fronte all'acido croraico e suoi sah (reazione di Henle-Kohn) e di fronte al percloruro di ferro (reazione di Vulpian) C). I granuli poi che nella midollare si trovano nel protoplasma cellulare colorati in scuro dall'ematossilina ferrica parrebbe fossero quegli stessi, che assumono il color rosso della fuxina acida, ed in questo case avrebbero il valore di un materiale gia elaborate pro- veniente dal nucleo, tantopiu che in esso si trovano granuli a queUi identici. In conclusione i fatti da me osservati e riferiti, confrontati con quelli numerosissimi, che da altri osservatori sono stati rile- vati, per le considerazioni generah che ho sopra esposto, mi con- durrebbero ad emettere logicamente circa la struttura e la funzione delle capsule surrenali le seguenti ipotesi. Anzitutto la sostanza che va sotto il nome di corticale deve dividers! nei tre strati riconosciuti dalla massima parte degh autori, e quell! oltreche per la disposizione degh elementi si distinguono anche per special! lore proprieta morfologiche e probabilmente anche fisiologiche. D! esse mentre la zona glomerulare non mi ha raostrato fatti degni di nota, salvo la struttura comunomente descritta, le altre due hanno presentato un'attivita speciale del loro protoplasma, ed in esse molto verosimilmente avrebbe hiogo una elaborazione di material!, siano ess! tossici o no, che v! giungerebbero dal circolo sanguigno ; {*) Cybulski. — Am. d. Ahad. d. Wisscn in Krakau i89o, e CjiUralb. f. Physiol. Leipzig, u Wien 1895. (*) Langlo is. — I. c. (3; Bied 1. — Arch. f. die gesam.nte Physiol. 1897 Bd. 5"!. {*) Gli eleinepti della midollare in [iresanzii dell'acido cromico o di un suo sale si colorano in bruno; in presenza del percloruro di ferro assumono invece un colorito verdastro. Una tale reazione che negli elementi cellulari 6 dovula ai granuli, si manifesta auctie ueU'esuatto della midollare. 59 - elaborazione cui provvederebbe il protoplasma cellulare, senza che il nucleo almeno in modo diretto vi partecipasse. Questi materiali nella zona fascicolata probabilmente darebbero luogo durante la loro elaborazione ai cosidetti corpi sideroflli, ed a tutti gli altri prodotti di reazione leggermente differente, che sono stati osservati dai diversi autori (e di cui una parte forse dipen- dono dall'uso non sempre identico fatto anche dello stesso metodo di ricerca), dando forse per prodotto finale quelle gocciole del cosi- dettu grasso solubile, che sono la parte costante e precipuain que- gli elementi contenuta, siano esse di lecitina come i piii ritengono (Alexander (1. c), Bernard, Bigart e Labbe C), Mulon ('-), Bon- namour(l. c), Tiberti (1. c), o di qualunque altra natura ancora sconosciuta. Gli elementi della zona reticolare poi presiederebbero alia ela- borazione di un composto completamente differente, il quale anche contro ridea di Berardi (^), di Pansini e Benenati 0), che nel morbo di Addison ammettono 1' origine del pigmento cutaneo au- toctona, avrebbe per sostanza prima lo speciale pigmento osservato negli elementi cellular! ed in qualche capillare della zona stessa, e forse per ultimo prodotto i granuli fuxinoflli, che come tali verreb- bero poi eliminati dalla cellula stessa nel circolo sanguigno, sia di- rettamente, sia forse anche, come altri vorrebbero attraverso gli spazi linfatici. La midollare invece presiederebbe alia produzione di un composto attivo, il quale sarebbe veramente autogeno, sia esse costituito dalla neurinae dagh acidi fosfo-organici, come Guarnieri e Marino- Zuco (^) avrebbero dimostrato nell' estratto acquoso delle capsule surrenali prese in totahta, oppure una pirocatechina semplice (Arnold (1. c.) e Krukenberg (^)), o legata ad un' altra sostanza sconosciuta funzionante da acido (Giirber (^), Holm (**), Mac- Mumm (■'), Miihlmann ('")), od un derivato della piridina (Abel e Crawford C^)), o la diossipiridina di Furth (''-), o la sfigmogenina di («) Bernard, Bigart e Labb6 — C. R. Soc. Biol. 24 yennaio 1903. (2) Mulon. — C. R. Sor. Biol. 17 gennaio 1903. (?) Berardi. — Arch., ital. di CI. Med. An. 35. C) Pansini e Benenati. — Policlinico, (jiugno 1 902. (5) Guarnieri e Marin o-Zuco. — Arch. Hal. de Biol. Vol. 10. i88S. (6) Krukenberg. — Virchow's Arch. Bd. 101. 1885. C) Gurber. — Munch. Med. Wochensch. 1897. (8) Holm. — Journ. f. praht. Chemie, Bd. 1. 1867. I') M a c - W u ni m. — Citato da Bonnamour. (»0) MUhlmann. — Virchow's Arch. Bd. 146. 1896. (") Abel e Krawford. — John Hopkins hasp. rep. Luglio 1897. (12) H'urth V. — Zeitschr. f phys. Chemie, Bd. 24. 1897. - 60 - Frankel ('), o la adrenalina di Takamine (^), oggi imiversalmente riconosciuta. Esso si esplicherebbe per attivita del nucleo, in cui avrebbe ori- gine sotto forma di granuli speciali, che si riversano prima nel proto- plasma ceilulare, e quindi direttamente od indirettamente nel circolo. In tal modo quindi nell'esame istologico minuto si ritroverebbe la effigie di quella differente funzione oggidi sostenuta da molti e da altri confermata, che sarebbe da attribuirsi alia midollare da uii lato e dall'altro alia corticale, la quale peraltro se fornisce a quanto pare un estratto inattivo per Torganismo, non cesserebbe tuttavia di avere un valore flsiologico moito elevate nella epurazione deH'orga- nismo animale. Ringrazio sentitamente il mio maestro professor Guarnieri, il quale, come sempre, con tanto amore mi ha seguito in queste mie ricerche. Pisa, novembre 1905. DAL LABORATOIUO DI ANATOMIA UMaNA NORMALE DliLLA K. UNIVERSITX DI DIRKITO DAL TROF. P. LAC HI. Sopra alcune faccette articolari del basi-occipitale in rapporto ai process! basilari. Dott. (JARLO GANPINI, aiuto e iaheho docente. (Con una figura). vitttata la riproduz one. Nell'osservare i crani che preseritano le varie forme di processi basilari, mi e occorso qualche volta di trovare un processo basilare da un lato e nella parte opposta una faccetta articolare situata simmetricamente al processo. In altri crani si osserva soltanto la (') Frank el. — Wiener med. BUilter iSOG. (■"') Takamine. — Hcott. med. and xnnj. jnurn. - 61 - faccetta articolare, piu o meno grande, situata in on punto qua- lunque dell'intervallo intercondiloideo anteriore. Non parlo poro delle superfici articolari che si trovano frequentemente sull'apice delFab- norme condilo mediano oppure sul margine del gran foro occipitale e clie vengono ricordate da Romiti(^), Canestrini e Moschen (~), da Tafani (^), Sergi ('), e da quasi tutti coloro che hanno scritto sulle varieta anatomiche del basioccipitale. lo invece voglio allu- dere a quelle faccette ricoperte da cartilagine che si trovano dise- gnate suU'apofisi basilare, a qualche millimetre di distanza dal con- torno del gran foro occipitale, situate quasi sempre di lato, ma che possono esistere anche sulla linea mediana e per le quali non si potrebbe in alcun mode pensare ad una articolazione colFapofisi odontoide o col margine superiore dell'arco anteriore dell'atlante. Le superfici articolari in parola hanno in genere un diametro di 3-4 millimetri e quasi sempre sono dirette ventramiente e medial- mente; la lore distanza dal margine anteriore del grande foro oc- cipitale e sempre di qualche mihimetro. Non potendo comprendere quale potesse essere il lore signiflcato, ne avendo trovato alcuna spiegazione nella letteratura, mi sono date a dissecare delle articolazioni occipito-atloidee; sono stato abba- stanza fortunate se, dope venti di tali dissezioni, ho trovato un case che ora descrivero, il quale mi ha dato la spiegazione che cercavo. Ecco il case in parola. Cranio di donna di anni 18. Sulla superflcie inferiore deirapofisi basilare, ventralmente al contorno del gran foro occipitale, si trova una abbondante quantita di connettivo densissimo in forma di se- mi-anello che, passando a] davanti del dente dell'epistrofeo, va da un condilo occipitale all'altro. E questo il legamento occipitale tra- sverso anteriore di Lachi (Chiarugi O). Nel suo spessore si trovano due tubercoh ossei, simmetrici per posizione, uno a destra I'al- tro a sinistra della hnea mediana. La distanza che intercede fra lore e di 5 miUimetri, la lore distanza dal contorno del gran foro e cosi piccola che difflcilmente si puo misurare con un compasso ; si (1) Romiti. — Lo sviluppo e le varieta deU'osso occipitale. — Siena 1881. (^) Canestrini e Moschen. — Anomalie del cranio trentino. — Atti della Societa Veneto- Trenlina di Scienze Naturali. Padova, iSSO. Q) Tafani. — Della presenza di un terzo condilo occipitale neH'uorao. — Archivio per Vantro- pnlogia e Vetnologia. Vol. 15, 1885. {*) Sergi. — Sul terzo condilo occipitale e suU'apofisi paraoccipitale. — Soil, della R. Accad. Med. di Roma, 1886. (^) Chiarugi. — II terzo condilo ed i processi basilari del ci'anio umano. — Monitore Zoolo- gico 1895. 62 - puo calcolare, ad occhio, appena di un millimetro. Sono essi di fi- gura rotondeggiante o, meglio, ovalare col maggior diametro diretto in senso cranio-caudale eguale a 7-8 millimetri. II sinistro e un po' piu piccolo. Anche prima di andar oltre nella dissezione, prima t -^'-^/■fsr^ .1^ Fip;. 1. A destra si vede, nel basion, il processo basilare nsso ; a sinistra la faccetta articolare su ciii si adattava il processo basilare sinistro che non 6 stato disegnato. La distanza di queste forma- zioni daH'orlo intercondiloideo aoteriore 6, nella flgura, maggiore del vero. cioe di asportare il ligamento trasverso occipitale anteriore, ci si accorge che al tubercolo osseo di sinistra si possono imprimere leg- geri movimenti e si puo vedere che le fibre del detto ligamento si ordinano in modo da fare una specie di capsula articolare attorno al nucleo osseo; disposizione questa che e piii evidente alia base dove cioe il ligamento passa dall'apofisi basilare sul tubercolo. Do- po avere asportato dai due tubercoli ossei il connettivo ligamen- toso che H involge, si vede benissimo che essi differiscono alquanto tra loro circa ai rapporti che cor.traggono con il basioccipitale. Men- tre cioe il destro e fisso e fa corpo con I'apofisi basilare come un comune processo basilare o mammillare, il sinistro invece e sol- tanto aderente all'apofisi basilare merce il legamento menzionato, 6 con un coltello ho potuto facilmente asportarlo. Ho potuto allora vedere che nel I'apofisi basilare, nel punto corrispondente al detto nucleo osseo, esiste una faccetta articolare, simile per grandezza, per direzione, per situazione e per aspetto a quelle che talvolta ho ri- scontrato nei crani disseccati e di cui parlavo in principio. Devo aggiungere che nel margine inferiore dell'atlante non si trova nulla - 63 - di anormale ; cosi si dica pure dell'apofisi odontoide, sia riguardo al suo aspetto esteriore, come pure alle sue diraensioni. In conclusione, si tratta di un case poco comune di processi basilari deH'osso occipi- tale, dei quali uno e libero ed indipendente dall'osso occipitale stesso. Mi e parse meritevole di studio e di descrizione questo case; 1" per la sua rarita, 2° per le considerazioni che si possono fare sul mode di formazione e sui signiflcato morfologico dei processi basilari in genere. Se le indagini che ho fatto nella Letteratura sono, come credo, esatte, posso dire che una osservazione uguale alia mia non era ancora stata piibblicata. Si potrebbe pero paragonare giustamente con quella pubblicata dal prof. Lachi nella sua prima memoria sul condilo occipitale mediano (*), ma ivi si trattava di due nuclei os- sei indipendenti daU'occipitale, ne il prof. Lachi ci indica se tali nuclei avessero prodotto delle faccette articolari nell'apofisi basila- re. Non si puo invece paragonare la mia osservazione a quelle tre pubblicate dal prof. Bianchi a pag. 11 del suo lavoro C). In questi tre casi del Bianchi si tratta di " un'ossicino posto tra I'orlo con- diloideo e I'apice del dente „ dunque al di fuori dell'osso occipitale e che forse sostituiva il legamento sospensore del dente che man- cava in quel tre casi, oppure, come crede Dor ell o f) altro non era che Tepifisi superiore deH'apofisi odontoide ectopica, V ossiculum ter- mincde di Bergmann. Non si creda pero che sia molto difficile trovare dei processi basilari nella forma da me descritta ; la lore rarita e relativa ed e forse dovuta al fatto che quasi tutti colore che studiarono questi argomenti, se ne eccettuiamo il Lachi ed il Bianchi, si servirono per i lore studi di crani disseccati, ed e naturale che colla mace- razione questi ossetti indipendenti vanno facilmente perduti o con- fusi ; al lore posto resta pero (non potrei dire se cio avvenga sempre) una superflce articolare suU'apoflsi basilare. Nella raccolta cranio- logica del Museo Anatomico di Geneva io ho trovato tale faccetta articolare 9 volte su 850 crani, ora a destra ora a sinistra. (*) Lachi. — Sul modo di formazione e sul signiflcato del terzo condilo neiruomo. AUi delta R. Accad. dei FisiocrUici in Siena, 1885. (-) Bianchi. — Sul modo di formazione del terzo condilo e sni processi basilari dell'osso occi- pitale neir uomo. Archivio per I' Antropoloyia e per V Elnologia, 1887. (') Dorello. — Sopra parecch^e anomalie rinvenute in un occipite umano e specialmente sul co- sidetto condilo occipitale. Ricerche fatte nel Labor, di Anat. Normale della R. Vniversila di Roiria ecc. -Gi- ll modo di formazione di questi nod^li ossei, immersi neJlo spessore del ligamento occipitale trasverso anteriore, fusi col ba- sioccipitale o indipendenti, viene me&so in luce da una osservazione del prof. Lachi C). Egli esaminando istologicamente alcune sezioni del ligamento suddetto, dimostro che alia costituzione di esso pos- sono prendere parte degli elementi cartilaginei ; si comprende dun- que facilmente come dalla ulteriore evoluzione di questo tessuto cartilagineo in tessuto osseo si possano sviluppare noduli ossei i quali si fondono col basioccipitale come e il case piu frequente e come e accaduto sul lato destro del mio preparato, oppure conser- vano eventualmente la loro indipendenza primitiva come e accaduto nel lato sinistro del case mio. Questa spiegazione e molto piu soddisfacente che non I'altra del prof. Bianchi (1. c.) relativa ai process! basilari che cioe essi si formino per rossiflcazione dei punti di attacco del fascio super- ficiale del ligamento occipito-altoideo ; in tal case io avrei dovuto trovare i due processi basilari al punto di inserzione di questo fa- scio ligamentoso neH'occipitale, in altre parole la loro situazione dovrebbe essere stata piii anteriore, piu distante cioe dal contorno del gran foro; ho invece gia accennato che questa distanza nel caso mio e di appena un miUimetro. Di piu il loro rapporto con le fibre del fascio superficiale del ligamento occipito-atloideo avrebbe do- vuto essere molto intimo, cio che non era ; ho bensi trovato che un rapporto intimo esisteva tra i due processi basilari ed il hga- mento occipitale trasverso anteriore. L'osservazione del prof. Lachi ed il caso che ho descritto di- mostrano che I'ossificazione dei processi basilari avviene indipen- dentemente dal basioccipitale per punti che si sviluppano nel seg- mento anteriore del hgamento occipitale trasverso di Lauth, che essi primitivamente non sono fusi col basioccipitale, ma la loro fu- sione avviene secondariamente o puo anche non a v venire ; resta percio escluso che aH'ossiflcazione dei processi basilari provveda il centre del basioccipitale. E ora mio intendimento di vedere se il caso da me illustrate possa venire in appoggio ad una delle teorie che sono state emesse (*) Lachi. — Sul cosi'ietto conflilo ineHiano occipitale (lell'uoiiio li sui processi ba'jilari. Boll. el«lla lieyia Accud. Medica di Genova, 1895. - 65 - sul significato raorfologico dei process! basilar! e del terzo cond!lo 0 cond!lo occ!p!tale med!ano. Confondo espressamente ! process! ba- silar! col terzo condllo perche orma!, se s! eccettuano !1 Blanch! (1. c.) 11 Carucc! C) ed il Kalenscher (^) che vogllono distlnguere le due formazionl, tutt! gli altr! autor! accettano le Idee d! Ta- fan! (1. c.) e d! Chlarug! (1. c.) ! qual! hanno dlmostrato che esse non rappresentano che stad! ed apparenze diverse d! un solo ed unico procedlmento. Non e 11 case d! rlportare qui tutto quanto e state detto sul significato morfologico del processi basilarl e del terzo condllo; una rlvista mlnuta e chlara si trova nel lavoro gla citato d! Chiarugl; anzi rimandando a tale lavoro, io tralascio di accennare a quelle teorie che assolutamente non fanno al case nostro, che gla sono state combattute dal Chiarug! stesso, come pure tralascio quella di Friedlowscki (^) che e gia stata dimostrata infondata da os- servazioni di Livini (*) e di Guerri f), e mi limito a ricordare : 1° quella che spiega la presenza del terzo condllo paragonandolo al tubercolo anteriore, o medio, o imparl dell' unico condllo occipitale dei Cheloni (Romiti O) o a quelle medio dell' unico condllo occipitale degU Ofldi (Tafani (1. c.)) ; 2° I'altra teoria di Dorello (1. c.) non presa in esame dal Chiarugl perche pubblicata dope il 1895, la quale fa derivare 11 terzo condllo da ectopia dell'epifisi craniale del procesao odontoideo; 3", infine quella di Lac hi (1. c.) e di Chia- rugl (1. c.) che ritengono 11 terzo condllo ed 1 processi basilari come rudimenti di un' arco ipocordale occipitale. La prima teoria da me accennata, fondata su osservazioni ana- tomo-comparative, mal si presta a spiegarci la presenza di un pro- cesso basilare indipendente dall'osso occipitale. Anche prescindendo dalla critica mossa a questa teoria del Calori C) si puo notare che se realmente i processi basilari stessero a rappresentare una por- zione del basioccipitale essi dovrebbero far corpo collo stesso basi- (•) Carucci. — Sul modo di formazioae del terzo condilo occipitale nell'uomo e suU'omologia tra i processi basilari dell'.iccipite umano e quelli dell'occipite di aitrj vertebrati. L'Ercolani, IS'Jl. (') Kalenscher. — Citato da Chiarugi. (3) Friedlowscki. — Ueber die sogeuannten accessorischen GelenkshiJcher an der Pars basi- laris ossis occipitis und einige Formen von uogewohnlicher Gelenksverbindung zwischen deiu Zahn- fortsatz des Epistropheus und dem Hiuterhauptknochen. Sttzung. d. K. Ah. Wiss. 1869. (') Livini. — Va»-iazioni ossee neiruomo. Monil. Zool. 1900. (5) Guern. — Processi basilari dell'occipitale. Anal. Aiiz., Bd. XIX. 1901. (6) Romiti. — Un'osservazione di terzo coudilo occipitale nelPuomo e considerazioiii relative. AUi Socield toscana di Scienze naturali, li>S5. ' C) Calori. — Sulla cornposizione dei condili occipital! nelle varie class! di vertebrati e sulla analogia del terzo condilo occipitale deH'uomo con il condilo occi pitale unico depli uccelli e dei ret- tih. MeiMfie Ace. d. >cienze di Bologna, 1894- occipitale, ne distaccarsene ; abbiamo inolfcre visto die alia ossifica- zione del processi basilar! non provvede il basioccipitale. Queste ragioni mi sembrano cosi semplici e nello stesso tempo cosi chiare che mi dispensano dal dire altre parole. La mia osservazione rispetto alia teoria anatomo-comparativa mi sembra dello stesso valore di quelle di Livini e di Guerri rispetto alia teoria di Friedlowski. Circa alia teoria enunciata da Dorello (1. c.) io devo fare alcune annotazioni. Prima di tutto osservo che non era il case descritto da Do- rello il piu adatto per emettere una ipotesi sul modo di forma- zione del terzo condilo per la semplice ragione che in quelle non esiste un vero e proprio condilo occipitale mediano. Come ho potuto benissimo vedere dalla figura che accompagna il lavoro di Dorello e dalla spiegazione del testo, il suo case e identico ad uno da noi posseduto nel nostro museo e contrassegnato col n. 248 ; ed e pure eguale ad altri 8 illustrati da Tafani (1. c.) ed a qualche altro illustrate da Legge(*). In tutti questi casi molto probabilmente si tratta di fusione dell'arco anteriore deU'atlante coll'occipitale. Tale fu la prima supposizione di Legge e tale e anche I'idea e- spressa dal Tafani; certamente per avere la prova assoluta biso- gnerebbe avere esaminato anche le prime vertebre cervicah. Pero una prova che io abbia giudicato rettamente il caso di Dorello, si puo trovare in quel canalino situate al disotto della faccetta ar- ticolare abnorme (Vedi figura nel lavoro di Dorello); canahno che esiste anche nel cranio n. 248 del nostro museo e che Dorello ingiustamente chiama canal basilare mediano C). Questo canalino rappresenta invece, secondo me, un punto in cui non e arrivato il processo di fusione tra I'atlante e I'occipitale. A parte questa con- siderazione devo notare che se la teoria di Dorello puo servire a spiegarci i casi in cui esiste un nucleo osseo distinto nello spes- sore del ligamento sospensore deH'apofisi odontoide, oppure i casi come i tre summenzionati di Bianchi, non puo assolutamente spie- (') Legge. — Intorno ad alcune anomalie deirarticoluzione occipito-atloidea osservate nei crani camerinesi. Velletri, i883. (-) n caoal basilare mediano deficritto daGrubler, Romiti, Staderini etc. comincia sul iiiargine anteriore del gran foro occipitale e quindi pu6 sboccare : o nella superficie craniense del- rapolisi basilare (c. b. rn. superiore) o nellj, supertice inferiore di delta apofisi (c. b. m. inferiore) oppure biforcandosi, in ainbedue le dette superfici (c. b. ,n. divaricalo) . II canal basilare mediano de- scritto da Dorello apparterebbe quiudi alia seeonda classe (c. b. m. inferiore) che Grubler trovd rarissimo e di cui segnalo esattamente il punto di s'locco sumpre al davanti del tubercolo faringeo. Anche il caso di Staderin i sboccava al davanti del tubercolo faringeo. Quello di Dorello sbocca invece dielro al tubercolo faringeo, tra questo ed il condilo abnorme. Dun.^ue anche per questa ra- gione io non credo che nel caso di Dorello si tratti di canal basilare mediano e di terzo condilo occipitale. ^ 67 -- garci il raodo di formazione dei process! basilar! multipli. E' bensi vero che Dorello d!ce che lo sdoppiamento osservato talvolta nel terzo condilo puo esser dovuto a duplidta del nucleo osseo del- I'epifisi craniale del dente, ma !o non trovo ne nel lavoro d! Funke C) ne nei piu comuni e classic! trattati di Embrlologia, ci- tata la possibllita che !1 punto complementare di ossificazione delle epiflsi dei corpi vertebral! possa esser duplice. Soltanto trovo I'Al- brecht ("-) il quale aramette che le epifis! cranial! dei corpi verte- brah, compreso I'atlante, sono costituite da tre pezzi, uno mediano (centraltlieil) e due lateral! (centroidaltheile). Nell' atlante il pezzo mediano da luogo ?i\\' ossiculum terminale, mentre le due parti late- ral! " sich uns ... als auf den superficies articulares superiores des Atlas gelegene knochenstiicke vorfiihren „. Dunque perche le asser- zion! d! Albrecht potessero stare a sostegno della tesi di Do- rello bisognerebbe che la parte centrale dell'epifls! si sviluppasse da due punt! ossei, cio che nerameno viene ammesso da Albrecht. E veniamo ora alia teoria d! Lach! e d! Chiarugi. Que- st! due autori, quasi contemporaneamente, hanno ammesso in base ad osservazioni ed a considerazion! embriologiche, che tanto il condilo mediano, come i process! basilar! rappresentano i rudi- ment! di un arco ipocordale di un segmento vertebrale occipitale ; inquautoche ormai si ritiene che il basi-occipitale e il resultato della fusione di piii segment! vertebrah dei quaU Tarco ipocordale tende a quando a quando a ricomparire dando luogo, nel segmento piii cau- dale, al condilo mediano o a! processi basilar!, e, nei segment! piii cra- nial!, come io ebb! altra volta a sostenere, al tubercolo faringeo (^). Questa teoria si adatta benissimo a spiegarc! il case da me de- scritto, anz! la particolarita di esse, di presentare cioe un processo basilare in forma di un nucleo osseo indipendente, conferma sempre piii la verita di quella dottrina. Non ripugna infatti alia nostra mente, dopo quanto sappiamo sullo sviluppo delle vertebre e della regione occipitale, di ammettere che talvolta 1' arco ipocordale di un seg- mento vertebrale occipitale tenda a ricomparire ed a individual! zzarsi sotto forma di terzo condilo o di processi basilar! duplici o unici, se- condo che il modo di ricostituzione di questo arco e piii o meno com- plete. Si puo anche facilmente ammettere che il nucleo od i nuclei (1) Funke. — Ueber einen Processus odontoideus atlantis hominis. A>iac. An:., Bd. XIV. (2) Albrecht. — Ueber die Wirbelkorperepiphysen und Wirbelkorpergelenke zwischen deiii Epi- stropheus, atlas und occipitale der Saugethiere. Comptes rendus der achten Sitzung des internalionalen med. Kongresse, Kopenhagen, 1884. (3) Vedi Monit. Zoolog. Italiano, Anno XIJ, n. 2. 68 - ossei rappresentanti dell'arco ipocordale occipitale possano compor- tarsi in due nianiere : o fondersi coU'apofisi basilare, come in gene- rale avviene e come si osserva nel lato destro del mio preparato, oppure rimanere liberi ed indipendenti come lo e il nostro processo basilare di sinistra ; anzi questa seconda evenienza si comprende pill facilmente che la prima poiche, come ta notare il Chiarugi, la indipendenza di queste abnormi formazioni dall'occipitale deve essere stata la condizione primitiva. COJCLUSIONE. Si osservano talora (neli'l 7o dei casi, secondo le mie ricerche) sulla superficie inferiore deH'apofisi basilare dell'occipitale, alcune faccette articolari che non sono in relazione ne coirapoflsi odontoide dell'asse, ne col margine superiore dell'arco anteiiore dell' atlante, ma sibbene con formazioni ossee sviluppatesi nello spessore del liga- mento occipitale trasverso anteriore. Questi nuclei ossei rappresen- tano i cosi detti processi basilari che si originano da quel tessuto cartilagineo che puo entrare alia costituzione del ligamento sud- detto, i quali in luogo di fondersi ulteriormente col basioccipitale, come di solito avviene, rimangono indipendenti da esso e vi produ- cono una superficie articolare che gli accoglie. A questi nuclei ossei si deve dare il significato di rudimenti di un arco ipocordale occipitale. ISTITUTO ANATOMICO DELLA K. UNIVERSITA DI SIENA (PROF. S. BIANCni). Le espansioni nervose periferiche alia luce deH'anaiisi moderna Prof. ANGELO EUFFINI )nc\ric.\ro dkf coeso ufficiale di kmbriologia e settorr capo di anaiomi^ (Con 4 figure) (Continuaz. e fine. Vedi Num. preced., pp. 16-33). ii viitata la riprodnzione. Le fibrille ultraespansionah della seconda specie sono proprie di alcune espansioni di senso, come ad es. dei CorpuscoU di Gran- dry, delle Clave di Krause, dei Corpuscoli genitali ecc, dove furono specialmente descritte da Dogiel e da Sfameni. II loro studio offre un particolare interesse. Queste fibrille pos- - 69 - soiio derivare tanto dalla Espansione della fibra niielinica (espan- sione centrale od assiale) quanto dall'apparato di Timofeew. Nel- I'uno e neH'altro caso si portano verso lo strato piu esterno del derma, dove mentre talune fibrille concorrono a formare la rete Fig. 3 — ImiTiagine schematica di Espansioni nervose sensitive incapsu'ate, coi relativi : Appa- rato di Timofeew, fibrille uJtraespansionali, di associazione ecc. 1, epitelio polistratificato — 2, ret? ainielinica subpaplllare. — 3, fibrille di associazione. — "1. fibrille ultraespansionali deli'Apparato di Timofeew. — 5. fibrille ultraespansionali della Espan- sione centrale od ass-ale. — 6, reticolo di fibrille amieliniche. — 7. Apparato nei-voso di Timofeew. — S, stiozzamento preespansionale. — 9, fibre nervose sottili per I'Apparato di Timofeew. — 10, grossa fi' ra nervosa mieliuica per TEspansiooe centrale od assiale. amielinica subpapillare, alfcre proseguendo il loro caramino, pene- trano dentro i'epitelio e vi si espandono. Da questi fatti deriva: a) che la rete amielinica subpapillare verrebbe formata da - 70 - quattro ordini di fibre nervose: P da fibre mieliniche le cui neu- rofibrille si consumano totalmente in essa; 2" dalle fibrille ultra- espansionali della espansione centrale; 3° dalle fibrille ultraespan- sionali dell'apparato di Timofeew ; 4*^ da fibrille isolate che non pro- cedono da fibre mieliniche. I due iiltimi ordini di fibrille apparter- rebbero, secondo le vedute mie e di Sfameni, al sistema nervoso simpatico ; b) che i nervi intraepiteliali alia loro volta proverrebbero da cinque ordini di fibre nervose: 1° da fibre mieliniche indipendenti provenienti dagli strati dermici che vanno a formare i dischi tat- tili ; 2° dai rami ascendenti delle fibre nervose libere papillari e piii precisamente dalle espansioni ad anse avviticciate e dalle fibre ner- vose per i gomitoH liberi ; 3" dalle fibre ultraespansionali della espansione centrale; 4" dalle fibre ultraespansionah dell'apparato di Timofeew; 5** dalla continuazione delle fibrille isolate che non pro- cedono da fibre miehniche. Quindi, secondo queste vedute, anche nell'epiteho entrerebbero fibre nervose del sistema simpatico. I sostenitori del concetto della terminazione dei nervi alia pe- riferia, battuti ormai su tutte le posizioni, si concentrarono attorno ai nervi intraepiteliali per sostenere I'ultima lotta, affermando che quivi realmente si trovavano le terminazioni vere e proprie dei nervi periferici. Tale e infatti I'ultimo concetto sostenuto da Sfa- meni. Ma le recenti osservazioni di Dogiel, praticate col metodo analitico di R. Cajal, hanno luminosamente dimostrato che anche nei nervi intraepiteliali le neurofibrille formano reti chiuse. Fibrille di associazione. — Sono quelle che servono ad associare 0 ad anastomizzare, due o piu Espansioni nervose, formate da fibre mieliniche indipendenti, ma della stessa natura. Non furono difatti mai osservate, nei Vertebrati, fibrille di associazione che riunis- sero ad es. una piastra motrice con una qualsiasi Espansione di senso. Queste fibrille furono osservate su vasta scala nolle Espansioni di senso ed anche abbastanza frequenteraente nolle piastre motrici dei Vertebrati inferior!. Nolle Espansioni di senso si possono osservare fasci piu o meno voluminosi di neurofibrille, od anche neurofibrille isolate, par- tire da una varicosita di una Espansione per recarsi, con cammino piu 0 meno lungo e tortuoso, verso una Espanione vicina e fondersi colle neurofibrille della medesima. Le neurofibrille che riuniscono le piastre motrici sono general- mente in numero di una o di due al massimo. 71 - Dobbiamo pero anclie ricordare, da storici imparziali, che I'as- sociazione puo non avvenire direttamente, come abbiamo sopra de- scritto, ma per mezzo di un reticolo ; alia formazione del quale concoiTono le neurofibrille provenienti da due o piu placche motrici. Rossi nei muscoli della Lucertola, Ceccherelli nei muscoli lin- guali della Rana e recentemente Fusari nei muscoli dell' Ammo- coetes brancliialis posero in luce Tesisfcenza di un tale reticolo. FnrJ, .>^ .»4U-^. Ki{.'. <1. — Iirimagine semisctieiiiatica di una Pia^tra DTVosa tnotrice 1, li^riJle ultraespansionali delle quali iKUoriaino il destino. — 2, fibrille ultraespansionali che vaniio a forniare piastre di 2o ordine (3) e di 3" ordine (4). — 5, rete di assnciazione, formata da fi- lirille ultraespaosiouali di due o piVi piastre motrici. — 6, grossa flbi-a nervosa mielinica. — 7, sottile libra nervosa deputata a forniare il reticolo descritto da Perruncito. Le pi'ime due di queste osservazioni vennero combattute da Perroncito e da Regaud, non perche non fossero vere e merite- voli di una grande considerazione, ma ])erche esse contrastavano con certi concetti teoretici e con talune leggi che Perroncito an- dava minacciando per distruggere 1' interpetrazione che Apathy aveva assegnata alle fibrille ultraterminali. Ma i fatti, perche appunto tah e perche oggi non possono piii disturbare alcuna teoria, restano nella lore integrita e quindi degni di essere ricordati, apprez- zati e megho studiati. Non sappiamo con sicurezza se un reticolo simile esista tra le — : Id. — Nerve terminations in the tendons of the extrinsec eyemuscles of th-i Cat. — T/w Journ. of. compar. neur. Vol. X. iOOO. Huber-De Witt. — A contributi 'a on thu motor nerve-euditigs and on the nerve-endings in the muscle- spindles. — The Journal of cOinparat. Neurolo(jy. Vol . VII, iS97. Id. — A contribution on the nerVe terminations in neuro-tendiuous eud-or^jaus. — Tke JournoJ, Of comparat. neurology Vol, X, 0)00. cito C), nella guaina di Henle della libra midollata che da origine alia principale terminazione del fuso si vedono decorrere fibrille amidol- late in numero vario, talvolta numerose, le quali, prima di entrare nel fuso, si intrecciano e si dividono variamente formando un ricco plesso. Mi e stato dato anche di determinare gli ultimi rapporti di questo sistema di fibrille il che non fu visto da Perroncito. Ho visto cioe, in modo analogo a quanto piu sopra ho descritto a pniposito delle placche motrici; che un grande numero di esse si ven- gono a rnettere in contatto in modo certo e molto evidente con le terminazioni della libra midoUata e si continuano direttamente nel- I'interno di esse con il reticolo nervoso piii sopra descritto. Quale valore hanno questi fatti? Quale interpretazione possia- mo dare di essi? Reperti consimih si ebbero gia da altri autori in altre parti del sistema nervoso. Notero innanzi tutto, per quanto riguarda la struttura fibrillare dehe terminazioni del cilindrasse della libra midollata che Dogiel pote osservare di questi giorni una struttura fibrillare degli appa- rati nervosi dell'uomo e dei mammiferi e sono stato appunto spin- to a pubblicare la presente nota, che avrei preferito rimandare a ricerche esaurite, per stabilire la priorita dei miei reperti. D'altra parte una struttura fibrillare, oltre che nehe cellule ner- voso, fu da Wolff ("^) descritta in certi organi terminah di senso che egli ha veduto nell'amnios del gatto, e da Kolmer negli organi pe- riferici f ), Saia(*) ha descritto una struttura fibrillare nelle grosse cellule dello stato intergranulare della retina, cellule che molti au- tori reputano di natura non nervosa. Un reperto poi analogo del comportamento delle fibrille esterne con I'apparato reticolare della terminazione della placca noi abbia- mo in quelh recentemente avuti da Held 0, loris {% Bruni O, Mahaim (*), London (^); i quaU osservarono fibrille del tessuto cir- costante continuarsi direttamente col reticolato endocellulare. Ad onta di tutte queste ricerche i reperti da me descritti non (1) I. c. pay. 8-9. (2) Wolff. — Anal. Anz. Bd. XXVI, N. 24, 1905. (3) Kolmer. — Anat. Anz. Bd. XX F/, N. 20, 21, 1905. C) Sal a. — Boll, Societa Medico-Chirurg. Pavia, 1904. (■•) Held. — Arch- f. Anat. und. Phys. Anat. Aht. 1, II, 1905. (") Joris. — Acadiifn,. Royala de Mddecine de Belgique. Bru.xellcs, 1904. (') Bru nl. — i2. Accad. di Med. di Torino, 12 maggio 1905. {?) M ah aim. — BuUetl. de I'Acaddm. Royal de midecine. BruxeUes, 1905. O Loiidou. — Arch. f. inilirosh. Anat. und. Enlw. B. 6G, H, i, 1905. - 99 - possono avere ancora un significato ben deciso; parmi pero oppor- tuno osservare da un lato che la struttura reticolare osservata nel- I'interno deH'arborizzazione terminale della placca, e nella terraina- zione della libra midollata del fuso, non autorizzano per ora le con- clusioni alle qiiali si e creduto autorizzato Dogiel per iin reperto uguale in altre terminazioni nervose. D'altra parte il modo ultimo di comportarsi del sistema secondario di fibrille amidollate che ar- rivano alia placca e al fuso neuro-muscolare dimostrano infondate le conclusioni d'ordine fisiologico che ha creduto trarne Mosso(*), il quale vede in esse nient'altro che filamenti del simpatico; con- clusioni le quaU furono anche invalidate da Fano ('-) da un punto di vista puramente fisiologico. Invece questi fatti parlano chiara- mente in favore della teoria del circuito chiuso di Apathy, inten- dendo in ({uesto case pero di pailai'o semplicemente del circuito delle neurofibrille ("). SUNTI E RIVISTE 1. R'jsso A. e Di IVIauro S. — Frammentazioiie del Macronncleo nel Cryptochihivi echini (Maupas) e sua significazione per la senescenza degli Intusorij. — Boll. Ac. Gioenia di Sc. Nat, Catania, faac. 84, Gennaio 1905. In Cryptochilum echini il macronucleo, di solito uuico, presentasi talora diviso in tre o quattro frammenti, mentre il micronucleo si mantiene intatto. Tale frammentazione, comune anche ad altre specie e del tutto indipendente dalla scissione dell'Infusorio, puo verificarsi tanto negli individui in riposo, quanto in quelli in via di riproduzione agamica. Poiche spesso s'iucontrano residui di macronucleo in via di digestione r.ella regione posteriore dell'In- fusorio, gli A.A. ritengono che la trammentazione abbia luogo per nutrire la cellula e conferirle il potere di scindersi ulteriormente. Essi distinguono nel- I'lnfusorio due sorta di sostanze organizzate: quella del micronucleo in cui avrebbe sede il plasma germinale e quella del macronucleo contenente il pla- sma somatico od istogeno. La senescenza sarebbe dovuta alia distruzione del plasma somatico del macronucleo, per cui verrebbero ad esaurirsi gli stimoli fisiologici da questo esercitati sulla cellula. In seguito al!a coniugazione, il plasma somatico verrebbe rifornito, per difterenziamento, dal micronucleo, che, durante la vita dell'Infusorio, lo avrebbe assorbito dal protoplasma circo- stante. Q. Trinci. (») Mosso. — Arch. ital. de Biol. T. XLI, Fasc. 2. (•) Fano. — Archivio di Fisioloyia. pay. 550, 1904. (*) V, a questo proposito Ruffini — Monitore Zoologico, Anno XIV, N. i. - 100 2. Russo A. e Di Mauro S. — Differenziazioni citoplasmiche nel CryptorJiUum er.hi- ni (Maupas). — Boll. Ac. Gioenia di Sc. Nat., Catania, Fane. 84, Gen. naio 1905. II citoplasma del Ciyptochilum echtJii e differenziato in ecto — ed endo- plasma. L'ectoplasma, nelle sezioni, risulta costituito di uno strato di alveoli quadrangolari le cui pareti laterali presentano, verso la base, un ispessi- mento, mentre, all'estei-no, si prolungano in un ciglio. Questi ispessimenti basali, comuni ad altri Ciliati, sono connessi fra loro, nel senso della lun- ghezza dell'Infusorio, da fibrille longitudinali, veri inioidi, che imprimono il movimento alle ciglia. Debbouo per couseguenza considerarsi come veri cen- Lri cinetici, da non contoudersi pero con altri centri (centrosorai) da cui 6 determinata la divisione cellulare, e possono forse omologarsi ai corpuscoli basali descritti nolle cellule viferaLili di alcuni Metazoi. L'endoplasma ha struttura reticolare e consta di uno spongioplasma e di un liquido che ne riempie le maglie (jaloplasma, paraplasma). L'endopla- sma della regione anteriore si presenta tinemente reticolato e sembra adibito alia sensibilita; quello della posteriore e vacuolizzato e contiene corpi baso- tili che costituiscono un vero deposito di sostanze nucleari paragonabili ai cromidi descritti da Hertwig ed ai corpi osservati dagli autori in altri J'rotozoi. L'endoplasma posteriore avrebbe funzione digestiva. Seguendo le prescrizioni del Certes, gli A. A,, in individui viventi, han- no constatato che soltanto lo spongioplasma assorbe i colori di anilina; il pa- raplasma rimane incoloro. G. Trinci. 3. Russo A. e Di Mauro S. — La coniugazione ed il ringiovanimento nel Crypto- rJiUum ec/tm2 (Mau pas). Bol. Ac. Gioenia di Sc. Nat, Catania, Fasc. 85, Aprile 1905. Nella coniugazione del Cryptochiium echini, uno degli individui, spesso piu piccolo ed allungato, si unisce per la sua estremita anteriore alia bocca del- I'altro: nel punto di contatto i protoplasmi si fondono. Contrariamente a quanto si verifica in altri Infusori in coniugazione, la coppia seguita a nuo- tare iiberamente. II micronucleo di ciascun individuo d^ origine, in seguito a processi mitotic], a quattro micronuclei, di cui tre vengono distrutti dal- I'endoplasma posteriore o digestivo insieme al macronucleo. L' unione dei due micronuclei superstiti ha luogo in maniera diversa da quella sin' ora cono- sciuta e puo considerarsi come un processo semplificato paragonabile a quello osservato nei Saccaromiceti. Anziche dividersi, essi vengono circondati, nel punto di unione degli Infusori coniugati ove il protoplasma presentasi piu deuso e colorato, da un grosso vacuolo, entro cui si fondono in un' unica massa. In seguito il vacuolo scompare ed il micronucleo di coniugazione si scinde in due porzioni, ciascuna delle quali rimane, in uno degli Infusori, im- mersa in una zona di protoplasma denso. Esse vengono a costituire due vere e nuove cellule dentro i due vecchi individui. In cio consisterebbe precipua- mente il tenomeno del ringiovanimento. Quando gli Infusori si sono separati, le nuove cellule migrano nell'endo- plasma centrale e dal loro nucleo si originano, per scissione, il micro- ed il macronucleo degli individui ringiovaniti. G. Trinci. 101 4. Enriques P. — Delia degenerazione senile negli Infusori. — Rend. Ac. Lincei, CI. Sc. fis. mat, nat, vol. 14, serie 5^,2° sem., fasc. 7 e8. Rovia 1905. E risultato all'A., da precedent! ricerche {Mon. Zool. It, anno 14, dicem- bre 1908), come, negli Infusori allevati in piccole culture, le tossine dei bat- teri, che lore servono di nutrimento, deterrninino fenomeni degenerativi. Avendo egli espresso il dubbio che le alterazioni degli Infusori designate dal Maupas come « degenerazione senile » e dal medesimo attribuite alia man- cata coniugazione, fossero invece dovute ad infiuenze batteriche, colla pre- sente memox'ia vuol fornire la prova, che, impedita la coniugazione, e possi- bile evitare i latti degenerativi, quando si eviti anche I'eccessivo sviluppo di batteri. Le specie coltivate {Glaucoma scintillans, Stylonichia pustulata, Vorticella nehulifera) vivono in gocce scoperte entro piccoli recipienti a base quadrata o rettangolare (1-3 cm. di lato) mantenuti in camere uraide e vengono ali- mentate con infusi di fieno contenenti batteri e flagellati. Le esperienze co- minciano partendo da un solo individuo di ciascuna specie, isolate in una piccola cultura. Quando esso si e diviso, i discendenti vengono distribuiti, mediante una pipetta, in recipienti separati che contengono una goccia di acqua potabile cui si e aggiunta una piccola quantity di infuso aliraentaro. Nel passaggio si ha cura di trasportare pochissimo liquido della goccia ori- ginaria. Ripetendo I'operazione possibilmente ad ogni divisione, si evita I'in- fluenza nociva dei prodotti eliminati dagli Infusori in esperienza e quella delle tossine batteriche, gli uni e le altre sempre diluiti in un eccesso di acqua. Da un Glaucoma scintillans isolato il 15 novembre 1904, si arriva il 3 lu- glio 1906, alia OSS'* generazione senza che si siano presentati fenomeni dege- nerativi. Nelle prove di confronto, invece, essi comparivano subito non appena carabiate le condizioni di allevamento. Alia possibile obbiezione che gli indi- vidui derivati dalle 6 o 7 generazioni di una stessa giornata possano essersi coniugati prima di venir separati, I'A. risponde che, dall'osservaziono propria e di molti altri ricercatori, risulta che gl'Infusori alimentati regolarmente e tenuti in buone condizioni non si coniugano raai, tanto meno poi fra discen- denti prossimi di uno stesso individuo. Dalla specie Stylonichia pustulata, usando gli stessi metodi di cultura sopra descritti, I'A. e arrivato ad ottenere per scissione 100 generazioni senza osservare fenomeni degenerativi. In individui invece mantenuti in vetri di cultura cui non si rinnuovava la goccia di liquido, ma soltanto si aggiungeva di quando in quando una piccolissima quantity di infuso con batteri e fiagel- lati, ha osservato in complesso quelle forme degenerative, che il Maupas, nella stessa specie, designo sotto il nome di < degenerazione senile ». Le difificolta ineontrate neU'allevamento della Vorticella nehulifera sono state molto maggiori che non per le altre specie ; per6 le particolari condi- zioni di vita e riproduzione di questa forma si sono prestate ad interessanti ricerche. Quando nna Vorticella si divide, uno degli individui figli rimane attaccato al peduncolo primitivo, I'altro cerca un posto conveniente e quivi si fissa gonerando un nuovo peduncolo. Queste circostanze hanno suggerito all'A. di ricercare cosa avvenga, dopo molte generazioni, di un determinate - 102 - peduucolo. Egli 6 arrivato a conservare un Vorticella al suo posto col pe- duncolo intatto per B6 generazioni. Di fronte a questo risultato I'A. noQ vuole affermare che il peduncolo delle Vorticelle sia poteazialmente immortale ; soltanto rileva che nessun fatto autorizza a ritenere che condizioni intrin- seche iie determiniuo uecessariaraente la morte. Probabilmente, quaado si riuscisse ad evitare le molteplici condizioni dannose che troppo facilmente agiscono su queste culture, si vedrebbe il peduncolo primitivo mantenersi inalterato per un nuraero indefinito di generazioni. L'A. conclude dalle sue esperienze che non esiste una « degenerazione senile » nel senso di Maupas, in quanto che fenomeni degenerativi non si sono osservati durante quasi 700 generazioni per scissione : quando essi sus- sistono, sono dovuti all'influenza di agenti esterni ; di che e prova I'aver ot- tenuto degenerazioni simili a quelle descritte dal Maupas in Stilonichie assoggettate ad influenze batteriche. L'esperienze sulle Vorticelle mostrano poi I'esistenza d'un organo, il peduncolo contrattile, che probabilmente non e, per condizioni interne, destinato a morire. G. Trinci. 5. Enriques, Paolo. — Delia circolazione oscillante nella Phoronis psammophila. — R. Accad. Lincei, Rendiconti, CI. Sc. Fisiche, Mat. e Nat., Vol. 14, 2° JSem,, Serie 5, Fasc 9, Sed. del 5 novemhre 1905, Pay. 451-454. Roma 1905. L'A., che gia aveva trattato della circolazione oscillante nei vasi delle Oloturie e della Ciona intestinalis, riferisce sovra un caso assai diverso da quelli, ma che ad essi si riferisce nelle caratteristiche piu importanli. E que- sto il caso della Phoronis psammophila. In questo animale « si ha una circolazione oscillante, nel senso che quello che circola entro il sisteraa vasale, si sposta oscillando, con forti reflussi contro senso. E circolano soltanto i globuli sanguigni, stipati strettaraente durante il loro passaggio nel vaso latarale, con pochissimo plasma. II plasma, ossia la massima parte di esso, si sposta oscillando, nel vaso mediano, e du- rante queste oscillazioni, che sono piii rapide all'andata, verso I'avanti, che al ritorn©, globuli sanguigni, raccolti nelle parti posteriori del corpo, sono spinti violentemente verso la testa; di qui non tornano tutti, col reflusso del plasma, ma restioo incagliati, trattenuti, finche, col loro abbondante accurau- larsi, una contrazione del vaso mediano finisce per provocare un forte spo- stamento di globuli in tutto il sistema ; ed allora si vede la corrente di essi retrocedere, nel vaso laterale. Una circolazione di questo genere, e dice I'A , per quello che io so, unica nel regno animale ^• 6. Perroncito, Aldo. — Sulla questioue della x-igenerazione autogena delle fibre nervose. Nota preventiva. — Boll, della Soc. med. chirury. di Favia, 1905, n. 4, pay. 360-363. Favia 1905. L'A. ha ripetut» l'esperienze di Philipheaux e Vulpian e di Bethe, met- tendosi nelle stesse condizioni, e ha ottenuto resultati che stanno contro le loro couclusioni. Egli ha confermato il fatto che realmente, un certo tempo dopo la operazione, mentre i due monconi appajono disgiunti e lontani I'uno dal- I'altro, il moucone periferico contieue in gran numero fibre nervose con carattere di fibre normali. Esaminando pero su sezioni in serie e con metodi adatti il tessuto esistento Ira I'uno e I'altro moncone, ha potato dimostrare che que- - 103 - ste fibre nervose nou solo sono in continuazione con quelle del moncone cen- trale, raa provengono dal moncone centrale stesso. Infatti poco dopo 1' ope- razione, daU'estremita del moncone centrale avviene una ricchissima neofor- mazione di fibre nervose, le quali si avanzano nei tessuti circostanti verso il inoucoue perilerico ; qualohe volta le ha vedute perfiuo attraversare in massa un muscolo, passando a fasci fra fibra e fibra muscolare ; dopo un tempo variabile riescono a raggiungere il moncone periferico, vi penetrano, si orientano secondo il suo asse e avanzano rapidamente verso la periferia. L'A. si e anche occupato di una questione, intimamente eonnessa colla precedente, queila della rigenerazione discoutinua delle fibre nervose. Con metodi adatti ha potuto dimostrare che, anche in periodi piu precoci Ji quelli presi in considerazione da osservatori precedenti, fibrille anche piu fine di quelle descritte da essi, si presentano continue ; il resultato differente fin qui ottenuto e dovuto a imperfezione dei metodi. G. C. 7, Tagliani, Giulio. Le fibre del Mauthner nel midoUo spinale de'Vertebrati iufe- riori (anamni). — Archivio Zoologico, Vol. 2, fasc. 3, pag. 385-437, con tav. Napoli, 1905. E noto che col nome di fibre del Mauthner si designano due speciali fi- bre mieliniche a decorso longitudinale, che trovansi fra i fasci sopracommis- surali de' cordoni bianchi ventrali nel midollo spinale di raoltissimi Teleostei e di altri Ittiopsidi acquatici (Ganoidi, Olocefali, Dipnoi, Anfibi urodeli). Furono indicate da Sanders col nome di fibre muUiassiali, e da Edinger con quello di fihrae acu.stico-.sacrale.'i . Esse sono caratterizzate dal calibro co- spicuo, dalla loro posizione pressoche costante ai lati del fa.sr.iculus longitu- dinalis posterior, dalla loro guaina midollare a piu strati concentrici, dalla precoce mielinizzazione nel corso della vita larvale. L'A. ha istituito indagini su questi particolari elementi in varie specie di Teleostei, e mette a raffronto 1 resultati ottenuti con le osservazioni di altri anatomici. Uiterisce, con note critiche, quanto si conosce sulle fibre di Mauthner nei Ganoidi, Olocefali, Dipnoi ed Anfibi urodeli, riportando per quanto riguarda la Chimaera monstrosa e gli Urodeli, qualche osservazione propria, essenzialmente di controllo. Discute a lungo intorno al valor morfologico e alia funzione che deve es- sere attribuita al sisteraa di nevroni cui le fibre del Mauthner appartengono. Eiassume il suo lavoro nelle seguenti conclusioni : « Le fibre del Mauthner si rattrovano soltanto ne' Vertebrati anamni acquatici, ma la presenza loro non e condizionata necessariaraente alia vita acquatica. Quando esistono nelle larve si conservano anche uegli adulti: fa pero eccezione la Salamandra maculosa. Esse decorrono nel midollo spinale e nel bulbo costantemente al lato esterno del fascio longitudinale posteriore, e costituiscono di solito i piu co- spicui elementi del fascio medesimo. Sono caratterizzate ne' Teleostei, ne' Ganoidi e negli Olocefali principal- meute dallo spessore euorme e dalla stratificazione della guaina mielinica, e do' Dipnoi e negli Anfibi dalla notevole grossezza del cilindrasse. Dal cilindrasse di ciascuna fibra, per tutto il suo percorso, si staccano numerose collaterali, che vanno a mettersi in rapporto con il processo proto- - 104 - plasmatico mediale e ventrale di determinate cellule del gruppo motore in- terno fcentrale). Le due fibre in corrispondenza del territorio (campo) aoustico, dopo di essersi decussate in sotto del pavimento del quarto ventricolo, perdono la guaina mielinica e vanuo direttamente a far capo in due caratteristiche cel- lule multipolari, le quali inviano una parte almeao de' loro processi proto- plasmatici verso il punto di penetrazione del nervo acustico (radice vesti- bolare). Ciascuna fibra del Mauthner con la relativa cellula rappresenta un neu- rone intercalare, un sistema distalassonico, vestibolo-spinale crociato, che trasforma le sensazioni labirintiche in stimoli eccito-inotori, necessari al man- tenimento del tono della muscolatura laterale dorsale ». La memoria e corredata da una ricca bibliografia. G. C. NOTIZIE PERSONALE UNIVERSITARIO Sono stati nominati: Rosa Prof, Daniele, ordinario di Zoologia, Anatomia e Fisiologia com- parate degli Invertebrati nel R. Istituto di Studi superior! in Firenze. Giardina Prof. Andrea, in seguito a concorso, ordinario di Anatomia comparata nella R. University di Pavia. (Jarazzi Prof. Davide, in seguito a concorso, straordinario di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparate nella R. University di Padova. Coggi Prof. Alessandro, in seguito a concorso, straordinario di Zoolo- gia Anatomia e Fisiologia comparate nella R. University di Modena. Cosmo Cherubini, Amministratorb-rbsponsabile. Kironze, I'Jott. — Tip. L. Niccolai, Via Faenia, 44. Monitope Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale delta Unione Zoologica Italiana DIRBTTO DAI DOTTORT GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, ili Anatomia miiaua Prof, di Anatdinia coinp. e Zoologia iiel K. IstitutodiSludr Super, in Kirenze nella R. Univei'sitii di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: [stihtto Au.atomico, Firenze. 13 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVII Anno Firenze, Aprile 1906 N. 4 SOMMARIO: Bibuografia: Pag. 105-112. CoMUNiCAZiONi ORIGINAL!: Levi Gr., La struttura dei gangli cerebrospinali dei Cheloni. (Con tav. I-IIj. — Pag. 112-124 Corti A.., Su i globuli bianchi del sangue dei mammiferi. — Pag. 124-138. SuNTi E Riviste: Banclii A.., 7. Di un nucleo non descritto del rombence- falo (Nucleo superiore del corpo restiforme). — 8. Parlion Gr. e !Papi- nian I., Indagini intorno alle localizzazioni nel nucleo del facciale nel- I'uomo. — 9. Francesclii F., Sulla topografia delle fibre motrici e sensitive nei nervi inisti. — Pag. 138-140. Notizie: Concorsi a premi. — Pag. 140. Unione Zoologica Italiana — Pag, 140. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. XV. Vertebrati. II PARTE ANATOMICA. 2. Tegumento b produzioni tbgumentarie. Fiori Lniyi. — Due casi di anomalia di sviluppo. I. Ipoplasia dell'utero e della mamraella, II. Mammella soprannumeraria in un uomo, a liveilo della spina iliaca antero-superiore. — Vedi M. Z., XVI, 12, 376. - 106 - Rynberk van G. — I disegni cutanei dei vertebrati in rapporto .alia dottri- na segmentale. Con 13 fig. - Arch. Fisiologia, Vol 5, Fasc. 1, pp. 155. Firenze 1905. Rynberk van G. — Sur les dessins cutanes des vertebres par rapport a la doctrine segmentale: note prelim. Resume de I'A. — Arch. ital. Biologic, T. 34, Fasc. 1, pp. 65-74. Turin 1905. 3. SlSTEMA NBRVOSO CBNTRALK E PHRIFERICO. Antonelli Giovanni. — Enumerazione e significazione moriologica dei nervi encefalici: lezione. — Estr. di pp. 12 d. Gazz. internaz. Medicina, An. 8, Dicembre 1905. Napoli 1905. Banchi Arturo, — Di ua nucleo non descritto nel rombencefalo (Nucleo su- periore del corpo restiforme) [Uomo]. — Riv. Patologia new. e mentale. Vol. 10, Fasc. 9, pp. 423-433, con figure. Firenze 1905. Coggi Alessandi^o. — Sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei ver- tebrati e su una nuova classificazione dei principali organi di senso. — Vedi M. Z., XVII, 1, 2. Donaggto A. e Fragnito 0. — Lesioni del reticolo fibrillare endocellulare nelle cellule midoUari per lo strappo dello sciatico e delle relative radici spinali. [Coniglio]. — Vedi M. Z., XVI, 11, 325. Fichera Gaetano. — Sulla ipertrofia della ghiandola pituitaria consecutiva alia castrazione. — Vedi M. Z., XVII, 1, 2. Fichera Gaetano. — Ancora sulla iperti-ofia della ghiandola pituitaria conse- cutiva alia castrazione [Mammiferi]. — Vedi M. Z., XVII, 1, 2. Franceschi Francesco. — Sulla topografia delle fibre motrici e sensitive dei nervi misti [Cane]. Con tav. Ill, — Riv. Patologia nerv. e mentale, Vol. 10, Fasc. 9, pp. 401-412. Firenze 1905. Gasparrini E. — Delle alterazioni successive alia estirpazione del ganglio simpatico cervicale superiore [Cane]. — Rendic. XVII Congresso Associaz. Oftalmol. ital. {Napoli 1905), in: Annali Oftalmolo ,ia. An. 34, Fasc. 11-12, pp. 922-921. Pavia 1905. Gemelli Agostino. — Contributo alia struttura dell'infundibulo nei Pesci: nota prev. — Estr. di pp. 15 d. Riv. Fisica, Matem. e Sc. nat. Pavia, An. 5, ot- tohre 1905, N. 70. Pavia 1905. Con tav. Gemelli Agostino. — Contributo alia fisiologia dell'ipofisi (Riassunto dell'A.). — Arch. Fisiologia, Vol. 3, Fasc. 1, pp. 108-112. Firenze 1905. GianneUi Luigi. — Contributo alio studio delle formazioni del tetto del cer- vello intermedio in base a ricerche praticate sul loro sviluppo in era- brioni di Rettile (Seps chalcides) e di Mammiferi (Sus scrofa domesticus e Lepus cuniculus). — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Livini Ferdinando. — Formazioni della volta del proencefalo in embrioni di uccelli. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Medea Eugenic. — L'applicazione del nuovo metodo di R. y. Cajal alio stu- dio del sistema nervoso periferico (nella neurite parenchimatosa degene- rativa sperimentale). — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, 1905, N. 1, pp. 44-47, co?i figure. Pavia 1905. Paravicini Giuseppe. — Sulla colorazione del reticolo endocellulare delle cel- lule nervose spinali deH'uomo e del gatto: nota prev. — Boll. Musei Zool. ed Anat. co;npar. Univ. Torino, Vol. 20, N. 514. Torino 1905, pp. 10. Scarpini Vincenzo. — Su alcune alterazioni primitive del reticolo fibrillare endocellulare e delle fibrille lunghe nelle cellule del midoUo spinale: ri- - 107 - cerche sperimentali sull'avvelenamento da cloruro d'etile e sulla cora- pressione dell'aorta addominale, eseguite col metodo di Donaggio. — Vedi M. Z., XVII, 1, 5. Sciamanna Ezio. — Funzioni psichiche e corteccia cerebrale. — Atti Istit. Fsi'h. Univ. Roma, Vol. 4, 1905, pp. 22-44, con tav. Roma 1905. Spallitta F. — Sur le cours des fibres centripetes du grand sympathique. Ile- sume. [ChienJ. — Arch. Hal. Biologie, T. 84, Fasc. 2, pp. 160-168. Turin 1905. Tagliani Giulio. — Le fibre del Mauthner nel midoUo spinale de' Vertebrati inferior! (anarani). Con tav. 23^ — Arch. Zoologico, Vol. 2, Fasc. 3, pp. 385- 437. Napoli 1905. Trinci Giulio. — Le radici e i gangli dei nervi spinali dei Teleostei nelle loro varie disposizioni. Con 11 figure. — Monit. Zool ital.. An. 16, N. 11, pp. 830-353 e N. 12, pp. 386-398. Firenze 1905. Vasoin B. — Sulle aiterazioni artificiali del inidollo spiuale dovute ai liquidi fissatori. — Padova, tip. Penada, 1905, 8", pp. 20. Vecchi (de) Bindo. — Sulla resezione sperimentale dei nervi renali [Mammi- feri]. — Rend. Soc. med.-chir. Bologna, adimanza 21 giugno 1905, in: Bull. 6'c. med., Ati. 76, S. 8, Vol. 5, Fasc. 11, pp. 601-602. Bologna 1905. 4. Orqani di sbnso. Addario. — Le vitre et la zonule en rapport avec leur matrice ciliaire: Re- presentation semischematique dans I'oeil humain adulte. — Stabil. tipo- litogr. A. Seriao, Napoli. Barnabo Valentino. — Sopra \\n ganglio nervoso di senso specifico nella pa- pilla foliata del Sus scropha. — Boll. Soc. Zool. ital., An. 14 (S. 2. Vol. 6), Fasc. 7-8, pp. 215-226, con figg. Roma 1905. Citelli S. — Sulla struttura della tromba d'Eustachio nell'uomo. Con tav. — Estr. di pp. 27, d. Arch. ital. Otologia, Vol. 16, Fasc. 5-6. Torino, 1905. Coggi Alessandro. — Su lo sviluppo e la morfologia delle aiupoUe di Loren- zini e loro nervi. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Contino A. — Struttura e sviluppo del margiuo palpebrale. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Deganello U. — Exportation des canaux demi circulaires chez les pigeons. Degenerescences consecutives dans I'axe cerebro-spinal. Nouvelle contri- bution k la connaissance des voies vestibulaires centrales chez les oiseaux et k la physiologie des canaux demi-circulaires. — Arch. ital. Biologic, T. 34, Fasc. 2, pp. 201-214. Turin 1905. Falchi F. — Sullo sviluppo della ghiandola lacrinaale. [Mammiferi, uorao com- preso]. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Ponzo M. - Sur la presence de bourgeons gustatifs dans quelques parties de I'arriere-bouche et dans la partie nasale du pharynx du foetus hu- main. — Vedi M. Z., XVI, 12, 374. Sala Guido. -- Nuove ricerche sulla fiua struttura della retina [Uccellij. Con tav. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, 1905, N. 4, pp. 347-354. Pavia 1905. Speciale. — Sullo sviluppo della glandola lacriniale neU'uorao. — Vedi M. Z., XVII, 1, 4. 5. SCHBLBTRO B ARTICOLAZIONI. Blasio (de) A. — Cranio Sarrastino. — Riv. ital. Sc. 7iat., An. 25, N. 11-12, pp. 117 119, con fig. Siena 1905. - 108 - Bordoni Tito. — Sopra due casi di elevazione congenita della scapola. — Clinica moderna, An. 11, N. 45, pp. 529-536, con figg. Firenze 1905. Bovero Alfonso. — Intorno ad un gruppo di singolari canali vascolari del post-sfenoide negli Sciuromorpha. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 68, N. 9-10, pp. 709-716, con tav. Torino 1905. Marro Giovanni. — La fossetta occipitale mediana negli alienati. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 68, N. 910, pp. 717-724. Torino 1905. Staurenghi Cesare. — Comunicazione preventiva di craniologia comparata. Processi dorso-post-sfenoidei con ossicini suturali nel Cynoinis ludovicia- nus Wagn. — Gazz. med. lomb.. An. 64, N. 44, pp. 481-432. Milano 1905. 6. Apparecchio muscolarb. Bertelli D[ante\. — Ricerche di embriologia e di anatomia comparata sul dia- framma e suH'appareccliio respiratorio del vertebrati. II diafrarama ed i sacchi aeriferi degli uccelli. II diaframma dei rettili. II diafrarama degli anfibi. II tessuto connettivo interstiziale dei polmoni. Le pleure dei Sauro- psidi. — Vedi M. Z. XVII, 1, 2. Pitzorno Marco. — Muscoli accessor! ad tiexorem pex-forantem : nota prev. Con 3 figure. — Estr. di pp. 9, d. Studi Sa.ssaresi, An. 4, ISez. 2, Fasc. 1. Safisari 1905. Pitzorno M[arco]. — Musculus interflexorius. — Atti Soc. toscana Sc. nat. Pisa, Proc. verb., Vol 14, N. 10, pp. 192-208, con figure. Pisa 1905. 7. Apparbochio cardiaco-vascolare, milza. Banchi Arturo. — Fascio accessorio del m. pronator teres e spostamento del nervo mediano e della arteria omerale alia regione del goraito. — Vedi M. Z., XVI, 12, 373. Favaro G. — Note fisiologiche intorno al cuore caudale dei Mureaoidi (tipo Anguilla vulgaris Turt). Con 2 figg. — Arch. Fisiologia, Vol. 2, Fa.nn. 5, pp. 569-580. Firenze 1905. Sciuti M. — Sulle vie linfatiche del sistema nervoso centrale. — Vedi M. Z., XVI, 12,371. Vastarini-Cresi G. — Sul significato morfologico delle arterie cerebrali an- terior! e suila interpretazione di alcune loro varieta. — Monit. Zool. ital, An. 16, N. 12, pp. 378-381. Firenze 1905. 8. TUBO DIGBSTIVO E GLANDOLE ANNESSB. Banchi Arturo. — Situazione non frequente del colon pelvico e spostamento laterale del mesocolon pelvico e dell'uraco. Esiste un mesenterio ventrale dell'intestino terniinale? Cod 1 fig. — Mo7iit. Zool. ital., An. 16, N. 10, p. 314-318. Firenze 1905. Bizzozero Enzo. — SuU' ipertrofia coiupensatoria delle ghiandolw salivari [Coniglio] : ricerche sperimentali. — Arch. Sc. med.. Vol. 27, Fasc. 4, pp. 423-432. Torino 1903. Ghigi Alessandro. — Ricerche. suUa dentatura dei Teleostei (Balistes capri- .•^cus). Con tav. '24.a — Arch. Zoologico, Vol. 2, Fa.fc. 3, pp. 439-463. Na- poli 1905. Gradenigo G. — Sulla innervazione motrice del velo del palato. — Arch. ital. Otologia, Vol. 17, S. 2, Fasc. 1, pp. 22-24. Torino 1905. Pende N. — Contributo alia fisiopatologia del pancreas con speciale riguardo agli isolotti di Laugerhans. — Policlinico, An. 12, Vol. 12-M, Fasc. 11, pp. 514-519. Roma 1905. - 109 - Pirera Alfonso. — Sni rapporti fra tiroide e pancreas: studio spei-iraentale [Mamraiferi]. - Vedi M. Z., XVI, 6, 142. Pugliese A. — Char.gements morphologiques de I'epithelium des glandes digestives et des villosites intestinales dans les premiers jours de la rea- limentantion: Resume de I'A. (Avec 1 planche) [Chien]. — Arch. ital. liiologie, T. 34, Fasc. /, pp. 49-65. Turin 1905. Salvi Giunio. — L'intestino preorale negli uccelli. — Vedi M. Z., XVII, 1,4. Salvi G[iunio\. — E,icerche sopra l'intestino cefalico negli Uccelii. — Vedi M. Z., XVII, 1, 4. Sereni Samuele. — Sulla presenza e distribuzione del grasso nei diversi ele- menti cellulari del pancreas. — Policliniro, An. 12, Vol. 12-M, Fasc. 11, pp. 502-513, con fiyg. Roma 1905. Verson S. — Sur la graisse dans la muqueuso gastrique. [Animaux apparte- nant k toutes les classes des Vertebres]. Resume de I'A. — Arch. ital. Biologie, T. 34, Fasc. 1, pp. 14-20. Turin 1905. Zimmerl U. — Sulla distribuzione del tessuto elastico nella mucosa della cavita orale ilegli animali domestici. — Parma, tip. Zerbini 1905, 8^, pp. 29- 9. ApPARECOHIO RBSPIRATORIO. BrANCHIB. TlMO. TlROJDE. Bertelli D[ante]. — Ricerche di embriologia e di anatomia comparata sul diafram- ma e sull'apparecchio x-espiratorio dei vertebrati. II diafrarama ed i sac- chi aeriferi degli uccelli. II diaframma dei rettili. II diaframma degli anfibi. II tessuto connettivo interstiziale dei polmoni. Le pleure dei Sau- ropsidi. — Vtdi M. Z., XVII, 1, 2. Fiori Luigi. — Sul potere di rigenerazione del tessuto paratiroideo — Vedi M. Z., XVII, 1, B. Marro Giovanni. — Sopra un caso di timo persistente in un alienato di 52 anni. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 68, N. 9-10, pp. 725-730. Torino 1905. Tescione Giuseppe. — Modificazioni istologiche della glandola tiroide in se- guito all'ablazione delle ovaje : ricerche sperimentali. — Vedi M. Z., XVI, 6,142. Zanfrognini A. — Insufldcienza paratiroidea e gravidanza — Vedi M. Z,, XVII, 1, 2. 10. Apparbcchio uro-genitale. Capsule S(irrenali. Barberio M. — Nuova reazione microchimica dello sperma e sua applicazione nelle ricerche medico-legali. — Rendic. Accad. Sc. fis. e matem., Sez. Soc. Reale Napoli, An. 44 {S. 3, Vol. 11), Fasc. 4, pp. 156-168, con tav. Napoli 1905. Fabris Aldo — SuH'atrofia sperimentale del testicolo [Coniglio]. — Arch. Sc. med.. Vol. 27, Fasc. 4, pp. 433-452. Torino 1903. Ferrata Adolfo. — Sulla anatomia, suUo sviluppo e sulla tuuzione del rene [Mammiteri]. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Ferrata Adolfo. — Sui fenomeni di secrezione della cellula renale [Rettili e Mammiferij. Con due tav. — Arch. Fisiologia, Vol. 2, Fasc. 5, pp. 581-588. Firenze 1905. Giacotoini E\-cole. — Contribute alia conoscenza del sistema delle capsule surrenali dei Teleostei : sulla sostauza midollare (organi soprarenali o tessuto cromaffine) di Amiuru.s catus L. — Rendic. Sess. Ace. Sc. Istit. Bologna, N. S., Vol. 9, Fasc. 4. Bologna 1905. - no - GiannelH Luigi. — Contributo alia migliore conoscenza dello sviluppo delle ghiandole geaitali nei mammiferi (Lepus cuniculus): !» nota: sviluppo dell'ovario. — Vedi M. Z., XVII, 1, 3. Herlitzka L. — Sugli innesti di tube nelle ovale [Conigli]. — Sperimentale (Arch. 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C H I A R IJ G I La struttura dei gangli cerebrospinali dei Cheloni DEL DoTT. GIUSEPPE LEVI, libero docentk. (Con tav. I-II) & vietata la riproduzione. Le cellule dei gangli cerebrospinali dei Cheloni non corrispon- dono affatto al tipo che generaimente si considera come caratteri- stico di quegli elementi. Quando alcuni anni or sono mi si offerse I'occasione di esaminare quel materiale con metodi d'indagine adatti esclusivamente a studi citologici (*), notai in questi elementi una (•) Levi Giuseppe. — Ricercha citologiche comparate suUa cellula nervosa tlei vertebrati. — Eiv. di Patoloyia nervosa v meitt. Vol. 2, Fasc 5-6, iS'J7, - 113 - forma molto irregolare ; essi sono provvisti di 2-3 lobulazioni, di grandezza variabile, talora altrettanto voluminoso della massa prin- cipale della cellula, la quale circonda 11 nucleo ; un ponte protopla- smatico, in alcune cellule molto largo, in altre piu ristretto, riuni- sce i lobi colla massa principale della cellula. II nucleo e eccentrico, fatto generale alle cellule del gangli di tutti i Rettili. La capsula fibrosa della cellula si modella sulle irregolarita del contorno cel- lulare. La sostanza cromofila e disposta in piccoli e minuti granuli, pill numerosi nella zona perinucleare. I lobi hanno una struttura identica a quella della parte centrale del citoplasma, sono costituiti cioe da un reticolo fibrillare e contengono granuli cromofili ; i ponti protoplasmatic! invece, sono privi di sostanza cromofila e sono at- traversati da fibrille rettilinee, parallele, le quali divergono a ven- taglio ai due estremi del ponte. Pugnat C) ha completamente confermato la mia descrizione ; egli avrebbe inoltre osservato che le fibrille del cilindrasse penetrano in parte nella porzione centrale della cellula, in parte vanno in un lobo, giungono sino alia sua periferia e ripiegano verso la massa principale della cellula. Gli altri lobi ricevono indirettamente le fibrille provenienti dal primo lobo. II metodo di Cajal al Nitrate di Argento, previa fissazione in alcool ammoniacale, mi ha permesso di osservare nei gangli spinali, nel ganglio del trigemello e nel ganglio plessiforme del vago di due specie di Cheloni (EmTjs europaea, Testudo graeca) nuove particolarita di struttura, le quali si ricollegano, almeno in parte, a quel mio ])rimo reperto. Con questo metodo, oltre alle grossolane lobulazioni suddette, si distinguono del prolungamenti cellular! piia delicati, non rilevabili con comuni metod! di colorazione, i quali terminano con un botton- cino 0 con una grossa clava ; essi possono essere diversissim! per grandezza, forma e distribuzione ; da prolungamenti sottilissimi, vi- sibih soltanto con lent! ad immersione, passiamo per un infinito numero di gradazioni a lobi di volume eguale o maggiore di quelle della massa principale della cellula ; e sono appunto queste forme di passaggio le quali mi permettono di affermare che fra gli uni e gli altri sussiste la piu perfetta identita, che e del resto anche meglio provata dalla lore intima costituzione ; gli uni e gli altri («) Pugnat Oh. A. — Rechercbes sur la structure iles cellules de* ganglions spinaux de quel (jues reptiles, — A.nat. An:. Bd 14, i897 114 sono senza eccezione costituiti da neurofibrille e soltanto i filamenti piu sottili appaiono talora omogenei ; cionoatante io non credo si possa dubitare della struttura neurofibrillare di questi ultimi, la quale non appare, in parte per I'estrema sottigliezza della libra, in parte per una conglutinazione delle loro scarse neurofibrille; del resto ho potuto persuadermene raeglio in singoli punti di quelle fibre, nei quali le fibrille erano un po' divaricate. Credo che riesciro a dare un' idea piii esatta delle varie forme sotto le quali quel prolungamenti si presentano, riunendoli in categorie distinte, premettendo pero die tale aggruppaniento riesce di necessita, per il gran numero di forme intermedie osser- vate fra vari tipi, molto artificiale. Ciascuna cellula e provvista di svariate forme di prolungamenti : non esistono appendici protoplasmatiche caratteristiche di singoli tipi cellulari. 1. Lobi protoplasmatici voluminosi, uniti alia parte della cel- lula che circoi'da il nucleo, per mezzo di un ponte di lunghezza variabile ; talora essi sono tanto larghi che il limite fra la lobula- zione e la parte principale del corpo cehulare e segnata da un semplice strozzamento (fig. 18) altre volte sono lunghi ed esih tanto da avere I'apparenzadi sottili filamejiti ; aU'estremita di tali sottih fibre si possono trovare anche lobi grandissimi (di 29X16 ij). I peduncoli protoplasmatici piu grossolani sono piuttosto brevi ; il raggiungere 35 [j. di lunghezza, come nella cellula riprodotta a fig. 1 e per tali peduncoli un eccezione. II numero dei lobi per ciascuna cellula e inversamente propor- zionale al loro volume ; possiamo incontrare fin 5 o 6 lobi piccoh in una cellula, di rado piu di tre lobi grandi ; da questi ultimi si partono sovente lobulazioni secondarie od anche altre forme di ap- pendici protoplasmatiche (fig. 1, 2). Non e caso raro poi che da un lobo principale od anche da un secondario prenda origine il cilin- drasse (fig. 3). La capsula della cellula si adatta a tutte le irregolarita della sua superficie ; ciascun lobo e racchiuso in una loggia, la quale co- munica colla cavita principale della capsula, nella quale e contenuta la parte centrale della cellula. La fissazione in alcool ammoniacale richiesta dal metodo di Cajal provoca un raggrinzameiito non lieve di queste cellule, come appare dalle figure : ma con altre fissazioni la capsula resta inti- mamente aderente tanto alia parte centrale della cellula che ai lobi. Dice questo per eliminare il dubbio che i lobi siano un pro- - 115 - dotto artificiale, coUegato in qualche modo alia retrazione che hanno subito le cellule ; ho credato superfluo di riprodurre le figure che da la fissazione in liquiJo di Flemraing od in subUmato, nelle quali il raggrinzimento non appare ; del resto anche in alcune delle figure che qui riporto la retrazione era insignificante (figg. 4, 6, 9, 17). II corpo cellulare ha I'identica costituzione tanto nella sua por- zione centrale che nelle parti eccentriche a forma di lobo, teste descritte. La sostanza cromofila e sempre scarsissima, e disposta in piccoli granuh ed e distribuita uniformemente in tutta la cellula, all'infuori del ponti protoplasmatici che ne sono privi o ne con-' tengono solo granuli minutissinii, poco nettamente differenziabili dalle fibrille. Le neurofibrille formano un conipHcato reticolo ed oif'rono anche in cellule deho stesso gangho il piu spiccato polimorfismo C). III alcune cellule incontriamo un intreccio complicato di deli- cate fibrille, in altre una rete fibrillare piii grossolana ; forse queste differenze sono I'esponente di stati funzionali different!, come Cajal ha ammesso per altri elementi gangiiari. Nei ponti protoplasmatici larghi le fibrille sono anastomizzate a rete, come nel restante cito- plasma, nei ponti piu sottiU invece le fibrille decorrono parallele e non sembrano anastomizzarsi. Alia periferia di molte cellule, ed anche nella parte distal e dei lobi, le fibrille possono apparire molto divaricate ed in molti punti fascetti di fibrille si allontanano alquanto dal contorno del la cellula delimitando delle aperture poligonali o sferiche; nei casi estremi quella porzione di citoplasma appare come un reticolo a maglie larghe e regolari (Fig. 14). Oppure le fibrille costituiscono una ma- tassa filamentosa comphcatamente avvolta su se medesima (spesso nei lobi). 2.0 Lobi protoplasmatici globosi o clavati uniti alia cellula da lunghe fibre di vario spessore, ma mai piii grosse del cilindrasse, di calibre uniforme; la loro lunghezza puo essere tale da rendeie difficile, anche per il loro andamento tortuoso, lo scoprirne Torigine, almeno in alcuni casi (come nelle Figg. 10 e 11); certamente al- cune volte ho potuto convincermi che la loro terminazione avviene (') A secoiiila della inag(^iore o minor diu-ata dell'impreguazione argentica I'aspetto delle neuro- fibrille i)u6 modificarsi molto, sopratutto per il differente tono di colore che esse assumono. Natural- mente non 6 di queste ditferenze legate alia tecnica che io intendo parlare ; bo voluto fame cenno perch6 esse potrebbero essere atti-ibuite ad allre cause, dato che nello stesso preparato si possoiio incontrare cellule con fibrille piti o meno nitide, e questo perch6, come fa notare G aj a 1, gli element! piti periferici di ciascuu orfjano raggiungono uu grade di maturita di reazione maggiore degli ele- menti pih proi'oudi. - 116 - a grande distanza dalla loro cellula di origine. Non vi puo essere dubbio clie una talo forma si ricollega ad una varieta di (luella pre- cedentemente descritta; sono appunto queste e simili forme di passaggio, le qnali ci permettono di stabilire un identita fra i grossi lobi protoplasniatici e le altre forme di prolungamenti. Fra il volume delia sfera terminale e lo spessore della fibra che ne rappresenta il peduncolo, non vi e correlazione alcuna; in alcune, lobi molto grandi sono uniti alia cellula per mezzo di fibre sottilissime, in altre, grossi prolungamenti sono appena lieve- mente rigonfi a clava alia loro estremita; anzi queste due forme estreme di appendici cellular! sono tanto differenti fra loro che e utile il descriverle separatamente : A. — I prolungamenti piii spessi appaiono in alcune cellule in numero rilevante (Figg. 3, 8 e 9) e prendono origine dalla cel- lula in maniera molto caratteristica ; essi sono impiantati sur una zona limitata del corpo cellulare, per lo piii sur un grosso lobo, il quale viene a costituir loro un cospicuo tronco comune (Fig. 8) ; ed e per questo che Torigine di tali prolungamenti si mette meglio in evidenza nelle sezioni piu tangenziali della cellula (Figg. 3, 8). Anche quando questi prolungamenti sono impiantati sulla parte centrale della cehula, essi prendono origine da una zona molto limitata della sua superflcie (Fig. 4). In quanto al loro decorso, essi sono lievemente sinuosi, attraversano spesso la capsula fibrosa, ma non si portano mai a grande distanza daH'origine, e terminano con un rigonflamento clavato o sferico (3, 4, 6, 7, 8, 17) il quale puo essere perforate nel centre (Fig. 3); in qualche case si suddividono in 2-3 rami, ciascuno dei quali oflfre un estremita ispessita (Figg. 1, 4, 5, 9). B. — I prolungamenti sottili che terminano al loro estremo distale con una voluminosa sfera sembrano essere mono frequenti di quelli della prima varieta; ma non bisogna dimenticare che nei casi non rari nei quali la loro estremita si trova a grande distanza dalla cellula di origine, la loro presenza sfugge molto spesso ed e percio possibile che essi siano piu numerosi di quanto risulti dal- I'osservazione dei preparati, per (^uanto questa possa essere ac- eurata. Essi nascono per lo piu isolati dalla parte centrale della cel- lula (Figg. 1, 4, 7) ed hanno un decorso molto tortuoso ; in prossi- mita della loro porzione distale danno talvolta delle sottilissime collaterali, le quali alia lor volta terminano con una sfera di gran- dezza eguale a quulla che si trova all' estremo della fibra princi- - 117 - pale (Fig. 10); altre volte invece appaiono indivisi in tutto il loro decorso; in alcune cellule vidi prender origine da una di queste sfere il cilindrasse (Figg. 4, 7). Lo studio della minuta struttura di ambedue le varieta di pro- lungamenti ora descritti conferma la nostra supposizione che essi rappresentino vere espansioni del corpo cellulare, perfettamente omologizzabili ai grossi lobi dimostrabili coi comuni metodi di co- lorazione ; tanto le sfere o clave terminali che i loro peduncoli, abbiano essi Tapparenza di sottili fibre, oppure di prolunganienti protoplasmatici piii spessi, sono costituiti da neuroflbrille, le sfere pill volurainose contenevano fibrille lassamente aggrovigliate a ma- tassa, i rigonfiamenti terminali del prolungamenti della prima va- rieta erano costituiti da una semplice ansa di neuroflbrille, ed ap- parivano percio spesso perforati nella loro parte centrale (Fig. 13). Alcune voluminose sfere sembravano costituite da una membrana ])ieghettata, racchiusa in una sostanza fondanientale omogenea (Figg. 10, 11); la membrana era alia sua volta costituita da fitte neuroflbrille. I peduncoli che uniscono queste formazioni sferiche alia cellula contengono neuroflbrille rettilinee, parallele, non anastomizzate ; vi ritroviamo adunque una struttura identica a quella del cihndrasse; soltanto le fibre piii sottili appaiono uniformemente nere, ma, come ho gia rilevato, questo e esclusivamente una conseguenza di un imperfezione del metodo ; la stessa apparenza hanno del resto le fini fibre o le collaterali nei centri nervosi coloriti col metodo Cajal, eppure non si dubita per questo della loro costituzione neu- roflbrillare. In questi prolungamenti manca qualsiasi traccia di sostanza cromofila; nei preparati con colorazione alia Nissl la quale, come tutti sanno, e elettiva per quella sostanza, non e possibile di nift- tere in evidenza neppure le piu grosse sfere; questo potrebbe es- sere un criterio per difterenziare tali varieta di prolungamenti dai grossi lobi protoplasmatici. 3." Prolungamenti brevi, sottih, dall' apparenza di fibre deli- cate, quasi sempre ispessiti al loro estremo; e sopra tutto la forma e la grandezza del bottoncino terminale che da in ciascun case alle appendici in questione I'impronta loro caratteristica ; da un sem- plice ispessimento del filamento (Fig. 7) si passa per gradi a glu- betti di discrete volume, di costituzione simile a quella del proto- plasma cellulare, cioe contenenti neuroflbrille ad ansa (Figg. 12, 13). Questi prolungamenti possono prendere origine: dalla parte - 118 - centrale del protoplasma, da un lobo, da un prolungamento proto- plasmatico, da rami protoplasmatici collaterali, ed inline dal cilin- drasse nel suo tratto piu prossimale; essi si possono suddividere poco dopo la loro origine in 2-5 rami secondari, ciascuno dei quali termina con un bottoncino (Fig. 5). II loro numero e molto variabile; I'impianto sulla cellula av- viene in una zona abbastanza limitata della sua superficie; il loro tragitto e rettilineo o lievemente sinuoso; essi terminano sulla super- ficie interna della capsula endoteliale che riveste la cellula gangliare. 4/ Prolungamenti sottili di apparenza e struttura simile a quelli finora descntti, ma che se ne distinguono per le anastomosi che essi formano, costituendo alia superficie della cellula, sempre pe;o sur una zona hmitata di quella, una complicata rete (Figg. 2, 15, 17, 18). Esaminando attentamente ed a forte ingrandimento questi intrecci di fibre, non e difficile di persuaders! che le anasto- mosi fra le fibre sono meno munerose di quanto possa sembrare a prime aspetto, ma che un gran numero di fibre tortuose vi si in- terseca in piani differenti: il decorso di queste fibre e tanto h-re- golare che e impossibile di darne una descrizione precisa; esse hanno alia loro estremita i consueti ispessimenti sferici od allun- gati; altri ispessimenti allungati s'incontrano particolarmente nei punti di anastomosi ; sembra quasi che questi tratti ispessiti siano determinati da un divaricamento delle neurofibrille che costituiscono le fibre. L'origine del cilindrasse offrein queste cellule alcune varieta degne di nota; esse puo sorgere, e questo e il case piii frequente, dalla parte centrale della cellula. Esse non e, come nei Mammiferi, assottigliato all'origine, ma il suo calibre e uniforme in tutto il suo decorso; ho parimente no- tato I'assenza del glomerulo imziale, il quale ha un aspetto tanto caratteristico nolle cellule dei gangli di Mammiferi; tutt'al piu de- scrive talvoita un' ampia S. Degna di menzione e 1' origine del cilindrasse da un lobo, il quale in alcum casi puo trovarsi ad una certa distanza dal corpo cellulare e puo essere congiunto a quest' ultimo per mezzo di una fibra di spessore eguale al cilindrasse medesimo (Fig. 4). Talvoita dalla porzione prossimale del cilindrasse si staccano in gran nu- mero prolungamenti protoplasmatici clavati al loro estremo; in tali casi il cilindrasse e molto grosso all'origine e si va gradatamente assottighando dopo aver fornito quel rami collaterali (Fig. 13). - 119 - Un origine del cilindrasse da lobi molto lontani dalla cellula non e mai stata da me dimostrata in maniera evidente. Un altra disposizione curiosa e il fenestramento del cilindrasse ; la sua origine dalla cellula avviene per mezzo di 2-3 grosse fibre, le quali dopo un certo tratto si congiungono. In altre cellule, nelle quali i prolungamenti formano una rete, il cilindrasse prende ori- gine da quella zona della superflcie cellulare che corrisponde alia rete suddetta e riceve dalle fibre della rete numerose anastomosi piu 0 meno grosse, talora rappresentate da neurofibrille isolate. Non lungi daH'origine, il cilindrasse fornisce spesso sottili rami, i quali si possono seguire soltanto per breve tratto e che percio non mi credo autorizzato di considerare come vere collaterali; forse si tratta di esili appendici protoplasmatiche, I'origine delle quali si e alquanto allontanata dalla cellula. Sull'ulteriore decorso del cilindrasse non ho eseguito finora in- dagini complete: il metodo di Cajal non permette, per il gran nu- mero di fibre che con esso s'impregnano, di accompagnare le fibre per lunghi tratti, almeno negli animali adulti. Senza dubbio in un certo numero di casi il cilindrasse da pri- ma della sua divisione a T, una sottile collaterale iFigg. 3, 4, 19), la quale si mette in rapporto con cellule vicine (questa connessione fu notata da me soltanto due volte) e puo anche fornire piccoli rami secondari. La divisione a T ha luogo sempre ad una certa distanza dal- I'origine e non offre nulla di diverse dai consueto, quasi sempre delle due fibre provenienti dalla biforcazione, la periferica e piii grossa della centrale; non e rara una divisione a V anziche a T. Ho affermato che le figure da me osservate nei gangli cere- brospinah dei Cheloni si discostano dal quadro che vien dato come tipico della cellula del ganglio sensitive. Ma non bisogna dimenti- care che oggi un bel numero di ricerche hanno scosso 1' opinione dapprima generalmente ammessa, che la forma di cehula sferica con un unico prolungamento a T, sia caratteristica di tutte le cellule di quegli organi; auturevoli ricercatori hanno affermato che cellule multipolari si possono incontrare, sebbene di rado, nei gangli sen- sitive Lasciamo da parte le cellule multipolari descritte da Diss e, v. Lenhossek, Spirlas ed altri nei gangli spinali di embrioni; il loro signiflcato e ancora incerto e non le credo affatto paragonabili a quelle da me descritte in questa nota ; io stesso ho accuratamente - 120 - studiati quegli elementi in preparati di embrioni di piccione coloriti col metodo Cajal, ma non riescii a formarmi un idea esatta della natura dei loro prolungamenti; essi non rassomigliano affatto a den- driti di cellule centrali e percio non mi sembra giu&tiiicata la sup- posizione che e stata fatta, che essi siano dentriti destinati a sparire durante lo sviluppo ; propenderei piuttosto ad amraettere che durante I'ulteriore differenziazione della cellula i prolungamenti accessor! siano destinati a divenire collaterali del cilindrasse. Ad ogni modo, lo ripeto, mi credo autorizzato ad affermare che quelle figure non sono neppur lontanamente paragonabili a quelle da me osservate nei Cheloni. Ma anche nei gangli di animali arrivati a complete sviluppo furono descritte cellule multipokri. La prima osservazione in proposito la dobbiamo a Dogiel ('); quest'A. descrisse nei gangli di Mammiferi cellule grosse ed ango- lose, simiH ad elementi simpatici, difficilmente colorabili col metodo di Ehrlich, dagli angoli delle quah partono 4-12 grossi prolunga- menti lisci 0 varicosi, i quali attraversano la capsula e poi si rami- ficano fra le cellule unipolari del ganglio. Questi elementi sono ra- rissimi, non se ne trovano piu di 2-3 per ciascun ganglio. Cajal ed Oloriz C) hanno confermato I'esistenza in un mam- miforo adulto di cellule con dendriti, ciascuno dei quali si divide in 3-4 corti rami, che vanno a formare un nido incomplete intorrio a corpi cellulari vicini. Cannieu C) nei gangli oerebrospinali di molti vertebrati (Mam- miferi, uccelli, pesci) noto cellule con prolungamenti protoplasmatic! che sorgono dalla sommita di piccoli coni; le ramificazioni secon- darie di quel dendriti terminano fra la capsula e la cellula, oppure entrano al disotto della capsula di cellule vicine, ove si mettono in contatto colle espansioni intracapsular! di quegli elementi. Huber (^) descrive nella Rafia cateshiana cellule con delicati rami i quali prendevano origine dal cilindrasse, avevano un decorso tortuoso e terminavano con un piccolo disco dentro la capsula della cellula stessa. (I) Dogiel A. — Zur raRe des feineren Baues der Spinalffanijlien unne a T, e che in al- cun! cas! si mettono in rapporto con cellule vicine. Dogiel ne aveva affermato I'esistenza in alcune cellule di gangli di Mammi- feri, ma esse erano state negate da Cajal; ma nei suo lavoro piu recente quest'ultimo riconosce che la sua osservazione di fibre provviste di glob! al loro estremo, le quali nascono dal cilindrasse e terminano fra le fibre miehniche del ganglio, puo considerarsi come una conferma dei risultati di Dogiel. lo non credo che le collaterali del cilindrassile da me vedute nei gangli di Cheloni si debbano ritenero appendici protoplasmatiche, I'origine delle quah si e spostata in direzione distale ; sta centre tale supposizione I'assenza di una sfera o di un rigonfiamento qual- siasi al lore estremo ed anche le connessioni che le collaterali ave- vano, almeno in qualche case, col corpo eeliulare di element! vicini, - 124 - connessioni le quali non erano affatfco dimostrabili, come ho detto, per i prolungcimenti protoplasmatici. Spiegazione delle Tav. I e II Tutte le Figure delle Tavole I e II furono disej^nate colla camera lucida da preparati traltati col metodo di Cajal (in alcuni di essi la colorazione tu rinforzata col viraggio all'oro). Le Figg. 1, 3, 8, 10, 11, 13, 14 furono disegnate da preparati di gangli spinali di j^rossi eseni- plari di Testudo graeca, le Figg. 2, 4, 5, 6, 7, V, 12, 15, 16, 17, 18, 19 da grossi esemplari di Einys europea. Tutte le flt;ure furono nel disegno iugraiidite di 900 X > ad eccezione della Kig. 18, la (juale lu *ngrandita di 1400 X: nella riproduzione fotomeccanica esse furono poi rimpicciolite di ',., circa. LABOUATOIUO DI ANATOMIA E FI3IOLOGIA COMPARATE DELLA K. UNIVERSItA DI FARM,' DIRETTORE PROF. A. ANDRES Su i globuli bianchi del sangue dei mammiferi CONSIDERAZIONI E OSSERVAZIONI DEL DoTT. ALFREDO CORTI, ASSISTENTE fi vietata la riproduzione. Lo studio dei corpuscoli bianchi del sangue, per cui infinite osser- vazioni si sono fatte, e per la natura e genesi dei quali numerosissirae opinioni varie e spesso conflagranti furono esposte, ha fatto nei tempi recenti qualcho notevole passo, per opera anche precipua di ricercatori italiani. Per la somraa importanza che il sangue ha nolle funzioni vitali, e per i dati e i lumi che lo studio delle sue condizioni puo fornire alia conoscenza delle fisiologia patologica e state precipuaraente campo di indagine per ricercatori professanti discipline mediche. Ed e doloroso il constatare quanto povere siano le ricerche metodiche comparative su tale iraportantissimo tessuto nei vari animali, anche fra i superiori, sui (juali, per le poche notizie certe in proposito, e gia avvenuto siano state condotte ricerche sperimentali applicando senza modiflcazioni le cono- scenze acquisite sul sangue umano. Le opinioni sulla natura e sulla genesi dei globuli bianchi sono an- cora discordi, e le ricerche ultimo, benche ci abbiano portato notevoli contributi sono ancora lungi dall'elucidare Tintricato argomento. Chi volesse accingersi a un riassunto complete e accurate dei fatti e delle idee esposte fin qui troverebbe un campo enorme di lavoro e - 125 - noil sempre lorse gli sarebbe facile il compito per le opinioni contrad- dilorie esposte e per la piii diversa interpretazione del fenomeni da parte del vari autori. E, senza entrare per ora nel dominio di quanto concerno la genesi e il significato anatomico delle varie sorta di corpuscoli del sangue, e nolo a tutti come pure diverse siano ancora per I'uomo, dopo I'intinito numero di osservazioni fatte, le cifre che i vari autori danno per la formula sanguigna, per la statistica delle varie sorta di corpu- scoli nel sangue normale. lo esporru qui il piii concisamente possibile le teorie principali che si sostengono con maggior credito fra gli ematologi sulla genesi e sul significato dei globuli bianchi, lasciando da parte quanto si riferisce alia conoscenza generale dei caratteri specifici e anche alia loro relativa presenza numerica nel sangue umano, questioni esposte con chiarezza e diffusiono in alcuni recenti trattati. Ouskow e Grawitz, con idea forse un po' sempllcista, e se- guendo le orme antiche di Virchow, vorrebbero derivati tutti i globuli bianchi del sangue dal linfocita piccolo cbe aumenterebbe progressiva- mente il proprio volume mutando di conserva i caratteri nucleari e ditlerenziando in seno al protoplasma speciali formazi(mi. Ehrlich, il grande ricercatore del sangue, alle cui idee la maggior parte degli autori conviene, vorrebbe divisi tutti i globuli bianchi in rapporto a una sostenuta loro diversa e distinta origine in due grandi branche, essenzialmente diverse, senza relazioni reciproche, assegnando ai componenti dell'una e dell'altra rispettivamente speciali caratteri morfologici e attributi fisiologici, Dal midoUo osseo, secondo Ehrlich e la sua scuola, prenderebbe origine la maggior parte dei globuli bianchi [nell'uomo circa i tre quarti del numero totale], e cioe i grandi mononucleati, le forme di passaggio e i cosi detti polinucleati o leucociti a nucleo polimorfo, detti anche granulosi per le fini e regolari granulazioni che nel loro corpo dimo- strano, granulazioni che reagendo in modo speciale e generalmente co- stante con varie sostanze coloranti hanno permesso di dividere tutti i polimorfi in tre sottospecie, e cioe a granulazioni neutrofile, a granula- zioni ossifile 0 eosinofile e a granulazioni basoflle (Mastzellen). In circolo, secondo Ehrlich, Lazarus e altri della scuola, i grossi mononucleati, caratterizzati, oltreche dalle dimensioni, dal nucleo tondo, vescicolare potrebbero modificare la forma di quest'ultimo che assumerebbe col progressive incavarsi di un lato I'aspetto a ferro di cavallo proprio delle forme di passaggio, e questo nome da cio ebbe origine, da cui poi per altre successive evoluzioni ne verrebbe il nu- cleo polimorfo dei granulosi, mentre nel medesimo tempo il plasma seo-uirebbe le modificazioni nucleari, ditlerenziando nel suo interno i - 126 - granuli dei leucociti. E cosi grandi mononucleati, forme di passaggio e polimorfi potrebbero svolgersi nel torrente sanguigno come vari succes- sivi anelli di una catena; naturalmente pero non tutti i polinucleati avrebbero tale origine. Dal tessuto linfatico, milza, ghiandole linfatiche in genere, Ibllicoli dell'intestino, prenderebbero origine tutti i restanti, e cioe: mononu- cleati piccoli e medi [meno di un quarto del numero totale dei globuli biancbi del sangue normale dell'iiomo], die per Ehrlich sarebbero per cio tutti veri « linfociti »: idea questa sostenuta anche da Wolff. Fra i fatti morfologici da Ehrlich posti a suffragio della sua di- stinzione fra mono-e polinucleati e da ricordare lo stato ritenuto carat- teristicamente definito del loro protoplasma, cosi che i secondi vennero detti, come accennai, granulosi, i primi non granulosi. La maggior parte degli AA. ha accettato la classica distinzione di Ehrlich fra elementi di origine mielogena e elementi di origine hn- fogena. Fra noi pure tale idea domina generalmente nelle ricerche. Solo il prof. Banti ritiene non sostenibile la evoluzione in circolo delle cellule granulose dalle cosi dette forme di passaggio. Neumann recentemente vorrebbe ancora sostenere non essere tutte le forme dei corpuscoli bianchi che i diversi aspetti che una cel- lula di specie unica potrebbe assumere, e percio avere tutti i leucociti natura affatto simile. II Pappenheim sostiene una teoria di versa da quella degli autori ricordati, teoria che alcuni dati nuovi tenderebbero a confermare. Per il chiarissimo ematologo di Wiirzburg tutti gli elementi del sangue, compresi i globuli rossi, derivano da una cellula sola primitiva, dal- I'autore chiamata « ematogonio » la quale sarebbe riscontrabile in tutti gli organi eraatopoietici. Da questa cellula priniordiale da un lato deri- verebbero i megaloblasti e poi i normoblasti e i globuli rossi, da un secondo lato i mielociti con tutta la serie dei leucociti granulosi che ne derivano, e da un terzo tutti i mononucleati. Gome si vede quindi il Pappenheim ammette, contrariamente alia scuola di Ehrlich, una simiglianza di origine fra mononucleati e polimorfi. Circa poi alia genesi specializzata dei mononucleati il Pappenheim si stacca da quanti so- stengono altre opinioni, poiche dall'ematogonio o grosso linfocito come si voglia chiamare si svilupperebbero da un lato i grandi mononucleati e le forme di passaggio, dall'altro i mononucleati piccoli. Pappenheim s'accorderebbe con Banti contro Ehrlich negando la trasformazione in circolo in polinuch;ati delle forme di passaggio, che verrebbero con- siderate fra le forme mature e terminali derivate dall'ematogonio. Si vede subito come la teoria unicista del Pappenheim a propo- sito dei mononucleati si allontani molto dalle altre, poiche I'elemento priniordiale non sarebbe riconducibile al lintocita piccolo, ma inveco al linfocita grosso. Modo di vedere questo sulfragato dai fatti anatoniici. - 127 - poiche in tutti gli organi linfoidi il centro gerrainativo del Flemniiug r costituito da linfociti grossi. Non ricordero per brevila le ricerche di Joly o di Dominici, iie altre di Lazarus e di Turk. Rimando, per maggiori particolari a due articoli, uno del Turk e uno del Pappenhoim apparsi nei « Folia haematologica », a una recente bella rivista sintetica del dott. F. M i- cheli, 0 al pur recente poderoso lavoro del prof. Vincenzo Patella di Siena, lavoro die piii avanti dovro ricordare. E ora grandemente discusso anche il significato anatomico dei gra- nuli del plasma, che, come dissi, hanno fornito notevoli caratteri dif- ferenziali, e certamente la divisione fondamentale di Rhrlich non sarebbe piu in modo assoluto sostenibile. Alcuni autori sarebbero giunti a conclusioni tali da negare la speci- licita deile granulazioni dei polimorfi, mentre d'altro canto investigazioni recenti, con variati indirizzi e metodi di ricerca verrebbero a di mo- st rare delle granulazioni anche nel protoplasma dei mononucleati. Lo ri- cerche principali su quest'ultimo argomento sono quelle di Michaelis e di M^olff, di Turk, di Levaditi, di Rosin eBibergeil, di Cecconi, di Schridde, di Gesaris-Demel, di Parodi, di Ferrata e di altri pochi. Anche sull'interpretazione di tali granulazioni i pareri sono discordi, essendo da alcuni attribuite a processi degenerativi delta cellula o pu- ramente al caso, da altri ritenute come analoghe alle torme dei leuco- citi granulosi. Generalmente pero [Levaditi, Parodi], non e a ritenersi nesso alcuno fra le granulazioni dei mononucleati e quelle dei polinu- cleati. L'idea di una degenerazione del mononucleato, che avrebbe per la scuola di Ehrlich I'esponento nelle granulazioni del plasma, ha trovato ora un fortissimo sostenitore nel prof. Patella, il quale ha formulato sulla genesi e sul significato anatomico di tali element! una teoria af- fatto nuova quanto ardita. Per il Patella, premesso che il linfocito vero si troverebbe in scar- sissima proporzione nel sangue normale, tutti i mononucleati sarebbero semplicemente I'esponente dello sfaldamento delle cellule endoteliali dei vasi. Tale sfaldamento che si verificherebbe in data misura sempre an- che in condizioni normali potrebbe aumentare notevolmente in seguito a svariati processi morbosi. Non occupandomi affatto come e naturale, dei rapporti che la teo- ria del Patella puo avere con la fisiologia patologica, mi provero so- lamente a vagliare con dati di fatto tolti dallTstologia e dalla Biologia generate I'ardita nuova concezione. Gosi, ad esempio Joly e Acuna studiando it sangue di embrioni e di neonati di parecchi mammiferi dimostrarono in prevalenza i mono- - 128 - niicleati: ora non mi sembra facile concepii^e un attivo sfaldamento di elementi facilmente deperibili da tessuti giovani e nel massimo svolgi- mento di proliferazione. Gosi come non e del tutto comprensibile la ca- gione di sfaldamenti potenti quali dovrebbero permanere in animali in cui la percentuale dei mononucleati e superiore a quella dell'uomo. lo esaminai il sangue di mammiferi ibernanti, dopo lunghi mesi di ininterrotto sonno' letargico. I mononucleati che trovavansi in circolo non presentavano, studiati con gli accorgimenti tecnici che piii sotto esporro, alcun fenomeno di degenerazione collulare, ne da parte del nu- cleo ne da parte del plasma. D'altro canto, volendo seguire la teoria della genesi endoteliale e conseguentemente la natura degenerativa dei mononucleati in circolo, sarebbe necessario ammettere o la permanenza nella massa sanguigna per iungo spazio di tempo di elementi deperiti 0 una eccezione per I'endotelio vasale alia norma stabilita [R. Monti e altri] che i tessuti durante la ibernazione si sottraggono a qualunque lavoro di proliferazione e riparazione cellulare. Sarebbe poi un fatto inesplicabile con le nostre conosconze generali di fisiologia la sempre tanto rapida desquamazione dell'endotelio vasale per la cui causa non repute, nel confronto con altro strutture dell'or- ganismo, bastevole la perenne onda del torrente sanguigno, e per cui non riesco a scorgere un fine o ufflcio: ne al rivestimento interne dei vasi si puo attribuire funzione tale da richiedere elementi sempre gio- vani in mode che una continua sostituzione cellulare sia necessaria, no, credo, ammessa una facile degenerazione per le cellule trasportate in circolo, si possano lore sospettare funzioni elevate. E nel sangue, nel tessuto che da vita a tutto I'organismo, si ver- rebbero a trovare, per ogni millimetre cube, a centinaia cellule di facile dissolvimento ! E quale presumibile sarebbe la soluzione del nuovo problema che verrebbe a sorgere, quelle cioe dell'essenza e del significato delle pro- liferazioni cellulari degli organi ritenuti finora destinati fra gli emato- poietici alia produzione dei mononucleati, per cui, pur essendovi ancora nei dettagli divergenze di interpretazioni, tanta messe di osservazioni e di esperienze si e accumulata ? 0 ancora, per essere liii chiari, come pensare che la attiva formazione di elementi di origine linfogena debba dare cellule cosi labili, a fun/ione tanto eflimera, che la lore esistenza abbia a cessare appena passate dalle vie linfatiche alle sanguigne ? — )1 Patella accettata la classificazione di Ehrlich e di Lazarus sul linfocito vero affermerebbe, come gia accennai, che quel corpuscoli del sangue che gli autori ritengono generalmente per linfociti non sarebbero adatto corrispondenti ne alia descriziene fatta ne alia interpretazione da quegli autori data. — Secondo J^atella il linfocito vero che arriva nel sangue jx'i- il dotto linfatico sarebbe gia in fase istolitica, e scompari- - 129 - rebbe assai rapidamente. [Sarebbe caratterizzabilo per il protoplasina pill fortem«»nte elottivo che il nucleo per i coloranti basicij. Credendo cio stabilito il Patella si domanda quale sarebbe il si- gnificato anatomico delle altre cellule mononucleate ritenute generalmente quali linfociti. In base a considerazioni e interpretazioni sue personali conclude che tutte le mononucleate verrebbero in circolo perche generate dallo slaldamento dell'endotelio dei vasi, le piccole originantisi per facile dt'- generazione cellulare dalle media e dalle grandi. E I'A. vorrebbe sostenere tale suo concetto su le seguenti basi : Per fatti degenerativi che sarebbero riscontrabili in tutti i mononii- cleati caratterizzati da degenerazione e picnosi del nucleo e abrasioni del plasma nelle forme piccole, e in tutti da 11a presonza di granulazioni nel protoplasma. Per carattere lamellare dei monucleati che I'A. vorrebbe dimostrare descrivendo per tali elementi una facile tendenza all'accartocciamento del loro plasma che diverrebbe a margin! tortuosi e spinosi venendo a con- tatto con gli altri elementi del sangue. Per enorme varieta nella forma e grandezza sia del protoplasma che del nucleo. Per una reazione argentica che svelerebbe tracce di un orlino nero marginale per qualche mononucleate, tracce che sarebbero per I'A, il residue della sostanza cementante gli elementi dell'endotelio vasale. La teoria del prof. Patella parrebbe aver trovato qualche appoggio in alcune ricerche di fisiologia patologica e di clinica [ricordo principal- mente un lavoro del dott. P an i c h i nell'Archivio di farmacologia del 1905 1 ; tanto da venire dal prof. Maragliano accolta con grande favore [Gaz- zetta degli Ospedali e delle cliniche], e da doversi meritare I'appoggio del mondo degli studiosi, come apparrebbe da una recente rivista della Redazione del giornale « La Riforma Medica ». E necessario pero essere ben guardinghi nel ritenere la benevola accoglienza fatta nel campo clinico a idee o teorie basate su presunti fatti morfologici o funzionali, per conferma reale di questi. Qualche am- maestramento in proposito lo possiamo in altri dominii della fisiologia trovare nella storia recente. Qualche critica alia teoria del Patella venne mossa dal dottor Lotti [Rivista critica di Clinica medica] prima dell'apparizione del la- voro complet() del Patella. Al congresso ultimo di Medicina in Geneva il dott. A. Ferrataco- munico i risultati delle sue ricerche istologiche, che risulterebbero in pieno contrasto coi fatti principali su cui il Patella ha basato la sua teoria. Posteriormente, alle sedute dell'Associazione medica di Parma, e re- - 130 - centemente in una nota su « II Tommasi » il dott. Ferrata ritorno suH'argomento, aggiungendo ai primi dati esposti al congresso di Ge- nova nuovi fatti e considerazioni di fisiologia patologica affatto discordi con la teoria del Patella. Riporto la parte istologica del lavoro del Ferrata. L'A. studio I'endotelio vasale sia a fresco sia disteso sui vetrini e fissato, normale e sperimentalmente alterato, — A fresco riusci a rico- noscere la struttura lamellare delle cellule endoteliali facendole muovere nella soluzione con leggieri movimenti del coprioggetti. Di piii noto die raramente le cellule endoteliali hanno nucleo piccolo come quello dei linfociti in genere, cosi die se questi derivassero dall'endotelio non po- trebbero essere tutti die picnotici. Sulle sezioni di organi alterati ove esistevano fatti di desquamazione endoteliale fu facile al Ferrata e a me il riconoscere nei vasi 1' epi- telio desquamato dai corpuscoli biandii. L'A. studio i mononucleati del sangue istologicaraente, facendo va- rie prove per trovare un metodo di lissazione adatto per conservare inalterate le piu delicate strutture ; ne concluse che ne il calore, il me- todo classico dell'Ehrlich, ne i vapori di formalina, ne la solida mi- scela di Nikiforow servono per la diraostrazione del reticolo nucleare. Ottenne invece ottimi risultati fissando direttamente il sangue, senza previa essicazione in un liquido buono e adatto ; i migliori risultati die- dero le solite miscele osmiche, di Hermann o di Flemming, die an- die abitualmeiite sui pezzi istologici, quando siano convenientemente usate, si addimostrano fra i mezzi piii adatti per osServazioni delicate. Occupandomi di ricerdie sui sangue ebbi agio di fare numerose esperienze in proposito. — Gertamente noi dovromo sempre ancora ri- correre ai vecciii metodi, di cui puo darsi il migliore sia il calore, ogni qualvolta ci interessi la statistica globulare dei preparati ; ma fissando il sangue nei liquidi di Hermann o di Flemming, immergendovi i vetrini appena fatto lo strisciamento, e colorando di poi con sostanze elettive per la cromatina nucleare (Emallume acido di Mayer, Bleu di metile, Saffranina, Pironina, Toluidina ecc), troveremo nei corpuscoli rimasti aderenti al vetrino [una quantita varia di elementi si stacca nei liquido fissatore e nei susseguenti maneggij cellule presentanti assolutamente buona conservazione di tutti i caratteri di una perfetta vitality : il reti- colo cromatinico del nucleo con strutture finissime e delicate. E ben vero che il Prof. Patella afferma che la fissazione chimica non puo fare a meno di influire su qualche componente, sopratutto del nucleo, mentre offrirebbe invece quella al calore risultati migliori col dare alfldamento di lasciare gli elementi inalterati nella loro composi- zione istochimica. Tutto il poderoso lavoro del Patella venne con tale metodo di tecnica condotto, neiralFermazione doll'A. che i migliori ri- sultati dia il calore ogni qualvolta siano da « indagare le piu minute - 131 - particolarita relative al cito e carioplasma » le quali, afferma ancora I'A. « emerg'ono in modo nitido e perfetto con tale lissazione ». Ora, pur riconoscendo quanto manchevole e difettosa sia la odierna tecnica citologica abituale, sembrami poter avanzare il quesito seguente: Con quanto noi conosciamo suUa costituzione fisica, e chimica anche, del corpo cellulare in genere, e probaLile clie con I'esporre a una tem- peratura tanto elevata e per cosi lungo tempo (a 128° per 10') della sostanza cosi labile e cosi delicatamente costrutta quale un tessuto ani- male non ne abbiano ad essere inodilicate e la struttura e la composi- zione intima? Chi fra i ricercatori di istologia oserebbe ricorrere a un tal metodo di lissazione altidandovisi completamento, e pretendere, nella diversita di ri'sultati con altri, una indiscutibile superiorita? Nel lungo affannarsi alia ricerca della vera costituzione intima della cellula non credo si ab- biano ad annoverare altri consimili tentativi ! 1 risultati del Ferrata e miei, che non richieggono per essere con- trollati special! condizioni, ma da chiunque discretamente famigliare con gli abituali mezzi di ricerca istologica possono essere ripetuti, danno la completa ragione delle mie considerazioni. Secondo la teoria del Patella i mononucleati piccoli deriverebbero per picnosi dai niedi e dai grandi. Ricordero che col nome di picnosi e descritta: « una speciale alterazione del nucleo, consistente in una sua considerevole diminuzione di volume e nella perdita di qualsiasi strut- tura. Esso diviene al tutto omogeneo e si colora uniformemente e in- tensamente » ('). Risultando dalle ricerche mie e del Ferrata che, come dissi, ognu- no puo con facilita ripetere, che tutti i mononucleati, e propriamente anche i piccoli, hanno il reticolo cromatico evidentissimo e mirabile, la principale base istologica della teoria del Patella resta completamente demoiita. Giacche mentre nel case di reperti microscopici attestanti degene- razione cellulare potrebbero insorgere dei dubbi anche in una concor- danza di risultati di esperie)ize condotte con i vari metodi di ricerca, e che cioe tutti i reperti non avessero a riprodurre il tessuto vivente in raodo esatto e fedele ; non e assolutamente possibile dubitare quando, pure in confronto a parecchi, un solo esperimento da, per uno stesso materiale, evidente e costante attestazione di freschezza, di vitalita per- fetta degli elementi cellulari. Circa al cosidetto accartocciarsi del corpo plasmatico dei mononu- cleati che secondo il Patella sarebbe Tesponente della natura lamellare del corpuscolo, si deve elevare I'obbiezione che nei preparati miei e del Ferrata, in cellule ben fissate, non si vede quasi mai, mentre che usando (') Galeotti prof G. in Lustig — TratUto di palolo^'ia generale. 1005. II- ediz. Vol. 1. - 132 - il calore per flssatore tale carattere fu osservato [prof. L. ZojaJ perfino nei mielociti del sangue di individui affetti da leucemia: e i mielociti lion sono certaraente lamellari. Ma piu che tutto tale pretesa caralteri- stica e da combattorsi col fatto che osservati a fresco i mononucleati, con colorazione vitale o senza, presentano dessi al inicroscopio, col variare del fuoco, uno spessore tale da escludere 1' idea di iin corpo lamellare, e non certo proporzionatamente inferiore a quello dei polinu- cleati. Aggiungero anzi che osservandoli a fresco non e anche difficile ottenere, col muovere il coprioggetti, movimenti dei corpuscoli tali da convincere in proposito. Circa ai caratteri degenerativi del plasma che il prof. Patella vor- rebhe riscontrare nei mononucleati in circolo, che sarebhero dati da fenomeni istolitici e principalmente da granulazioni, i risultati recenti degli autori che hanno dimostrato granulazioni nei mononucleati porta- no alia conoscenza di questo argomento iiuovi notevoli contributi, che ci inducono a credere le granulazioni invece che un fatto di degenera- zione un esponente dell'attivita vitale dei mononucleati. Ma su di cio diro piu avanti, ricordando i lavori ultimi pubblicati e mie personali osservazioni! Sulla grande varieta del protoplasma e del nucleo dei mononucleati non credo si possa insistere molto perche non riesco a riscontrarvi un grande valore a sostegno di qualunque idea. II prof. Patella porta a sostegno della sua tesi la imprognazione argentica che avrebbe riscontrata in qualche mononucleate. Ma il tem- po, la difflcolta e la sapienza tecnica che secondo I'A. tale sperienza ri- chiede non confer ta a ricercare osservazioni in suffragio o di coiitrollo. Questo e lo state della questione sine ad oggi. La genesi endoteliale dei globuli bianchi mononucleati mi sembra essere insostenibile. La pre- tesa innovata concezione istologica del sangue, il preteso vero ordine in tale concezione fattovi, hanno avuto per fondamento caratteri e osser- vazioni non bene vagliate. Ma oltre le accennate ricerche e osservazioni istologiche stanno de- cisaniente contro la teoria del Glinico di Siena altre di morfologia e fi- siologiche. Interessantissime fra queste e concordi comincero col citare quelle eseguite negli Istituti di Anatomia patologica di Firenze e di Torino. II dott. Crescenzi nel laboratorio diretto dal prof. Banti, il dott. Parodi in quelle- diretto dal prof. F oa hanno visto diminuire grandemente in circolo i linfociti in seguito a fistola del dutto toracico. E appena necessario il diro che se i linfociti fossero nel torrente sanguigno quali endoteli desquamati tale diminuzione sarebbe allatto in- -133 - comprensibile. — Vedremo inveco come altre ricorclie possono eluci- dare cio. Venendo alle g-ranulazioni che si trovano nel protoplasma dei mo- nonucleati gia dissi che fiirono variamente interpretate dagli autori. Wolff e Michaelis che primi le misero in evidenza rimasero inolto incerti sul loro significato. Per Ehrlich sarebbero I'espoiiente della vecchiaia della ceilula o dipendenti da agenti casuali. Per Levaditi e per Parodi eiementi di secrezione. Per Rosin e Ribergeil non solo si troverebbero negli eiementi in circolo, ma anche nei mononucleati delle ghiandole linfatiche, della milza, carattere che assodato darebbe di cozzo all' idea dell' Erlich e ancora a quella sottoesposta del Patella. Per il Patella, interpretate come latti degenerativi sarebbero una prova della natura endoteliale dei mononucleati. Ricordero anche brevemente le ricerche del prof. Gecconi edi Schridde, i quali misero in evidenza dei granuli nei linfociti sperimen- tando con metodo simile a quelle noto dell'Altmann per i bioblasti; ma non e possibile dare a tali ricerche eccessivo valore, in merito a quanto ci interessa, poiche e noto che con tale trattamento tecnico quasi tutti gli eiementi cellulari danno simili reperti. Fra noi il prof. Cesar is-Demel ha descritto recentemente per le forme grandi mononucleate del sangue della cavia una inclusione plasraa- tica che si colora facilmente a fresco, di aspetto vario riconducibile con maggior frequenza al tondo od ovalare, diversamente reagente a seconda delle sostanze coloranti usate. Tale formazione sarebbe riscontrabile in tutte le cavie, carattere questo principale che fece all'A. rigettare I'idea di un parassita, e ritenerla per vari motivi, dopo aver scartata anche I'idea di una degenerazione dei corpuscoli, quale un prodotto di elebora- zione della ceilula. II dott. A. Ferrata ha condotto anche su tale argoraento nuove interessanti ricerche, che appariranno in un lavoro organico in un pros- simo fascicolo dell'Arohivio per le scienze mediche. ~ Pote I'A., pur constatando che nella cavia il fenomeno ha la massima manifestazione, rintracciarlo in proporzioni minori in altri animali, coniglio. topo, gatto, cane, e uomo ; cio conferma vie meglio la interpretazione di Gesaris- Demel. II Gesar is-Demel nolle sue osservazioni considerando il diverse modo di presentarsi a seconda delle diverse sostanze coloranti usate, concludeva che quanto si vede al microscopio non e che il risultato della reazione sperimentata, non la essenza vera, strutturale della for- mazione. - 134 - II Ferrata ebbe la fortuna di potere nella cavia dimostrare, usando come coloranti il Neutralroth e il Brillant-Kresylblau non solo vari stadi di sviluppo di tali corpi plasmatici, ma altresi seguire il meccanismo per cui la reazione porta all'aspetto che piu solitamente si osserva. II Ferrata conclude le sue ricerche in proposito dicendo che i mononucleati presentano nol loro protoplasma del corpi tondi od ovalari, sul tipo del plasmosomi delle cellule ghiandolari, corpi che sono per- meabili alle colorazioni cosi dette vitali, e che hanno la proprieta di dare col rosso neutro la parte colorata ammassata in uni o piu grumi, col Brillant-Kresylblau dispersa in granuliazioni piu fini; e, come gia in parte Levaditi prima e Parodi poi avevano per altre sperienze con- cluso, afferma che fra le granulazioni dei polinucleati e quelle in genere dei mononucleati non vi e relazione di sorta, in quelli essendo persi- stenti 0 a variazioni minime, in questi varianti con rapidita. Originate probabilmente, anche per quanto diro pi ii volte, nelle fun- zioni di assorbimento verrebboro nel torrente sanguigno a disciogliersi, nella cavia assumendo proporzioni maggiori in confronto di quanto ci e noto per altri animali, e persistendo anche in circolo, per ragioni non .conosciute in questa specie piu che in ogni altra. — Quanto e trattato nella seguente parte di questa nota potra servire di elucidazione a tale interpretazione. Altra questi one interessante sot to ogni rapporto e ancora in modo speciale per quanto riguarda la vitalita dei mononucleati in circolo, e quella dei movimenti autonomi, ameboidi, degli stessi corpuscoH. Que- stione che come altre molte di ematologia ha dato origine a opinion! diversissime e perfino addirittura opposte. Mentre gli autori tutti sono concordi nell'ammettere nei leucociti in senso stretto una facolta di movimenti autonomi, ameboidi, dati da reazioni a stimoli vari, generalmente chemiotropici, facolta che rende- rebbe all'organismo preziosissimi servigi [Leber, Massart, Metschni- koff], i ricercatori si trovano in disaccordo neli'attribuire tale facolta ai linfociti. Israel ancora recentemente sostenne la mancanza di potere di mo- vimenti autonomi a quest'ultima specie di cellule del sangue ; opinione questa che domina del resto anche nella scuola di Ehrlich. Altri, e cito Askanazy, Joly, Rosin e Bibergeil assoriscono di avere direttamente osservato al microsco])io i movimenti ameboidi dei linfociti. Schridde (1905) con osservazioni istologiche ne vorrebbe dimo- strare il potere di peregrinare fra i tessuti, Fra tanta diversita, molti, accordando i movimenti autonomi ameboidi - 135 - ai linfociti, non vorrebbero accordaro loro la facolta cli migrare por dia- po<1osi fra i tessuti. Nollo stesso tempo la proprieta fagocitaria ammossa e studiata in lino con le proprieta di movimento dei leiicociti, sarebbe discussa aspra- monte per i linfociti. E noto per osservazioni di vecchia data, come sulla estesissima mucosa intestinale degli animali superiori, nei villi specialmente, fra le cellule epiteliali che si trovano in istrato continuo innestate suUo stroma, si trovino cellule I'iconosciute come corpuscoli bianchi del sangue. I)e- scritte con maggiore o minora frequenza nella mucosa normale si pre- sentano, come ho potato stabilire, in relativa molto maggior copia i mononucleati. Per fare un po' di storia in proposito non indicando per altro che i cardini piii salienti della questione e di necessaria trattazione, comin- cero con I'idea del David off (A'^ch. f. mikr. Anat. 1888) che credeva poter affermare i leucociti del villo prodotti per proliferazione delle cel- lule epiteliali, aventi raggiunto il massimo stadio di assorbimento. Nella cellula cioe, dopo elaborato nel suo interno il materiale assunto all'esterno avverrebbe una formazione di nuclei secondari che si staccherebbero trascinandosi attorno parte del plasma, e formando cosi dei leucociti. II compianto prof. Pio Mingazzini che oltre un decennio posterior- mente condusse ricerche sull'assorbimento intestinale rinvenne leucociti di specie e varieta diversa fra le cellule villari, notandovi anche diver- sita di cromaticita : tale fatto avrebbe interpretato, come la frequenza rispettiva dei corpuscoli, in stretto legame con i vari periodi fun>ionali dell'intestino. Avverrebbe secondo I'A. una immigrazione ed emigrazione continua di elementi leucocitari rispettivamente e reciprocamente dallo stroma e dal villo, ad accelerare il processo di assorbimento, o quanto piu a compiere speciali momenti di tale funzione. La sig.* Rina Monti studiando piii tardi in animali diversi i mec- canismi intestinali noto come fatto sorprendente nel sonno letargico U slraordinaria abbondanza di globuli bianchi che vengono a interporsi fra 0 entro gii elementi epiteliali del villo. La Monti li avrebbbe nel letargo trovati sparsi fra le cellule, in sede indistinta fra I'orlo ciliare e lo stroma; e negli animali in attivita la frequenza tanto di poli che di mononucleati sarebbe legata al genere di alimentazione dell'animale : espone anche I'A. altra opinione personale, che i leucociti (in genere) abbiano nell'assorbimento funzione secondaria ; la loro immigrazione nel villo sarebbe legata al genere di alimentazione deU'animale e alia loro funzione erainentemente fagocitaria. La sig.^ Monti si pronuncia contro ogni idea di proliferazione di tali cellule bianche del sangue nel villo, idea che, non certo seguendo David off, era stata emessa dal Mingazzini. lo, su tale ultima questione diro, che rinvenni delle forme cellulari - 136 - nei villi di riccio tali da giustificare per la loro apparenza I'idea di una divisione diretta e sufFragare cosi I'asserto del Mingazzini, ma debbo altresi soggiungere che la Monti deve essere di buon avviso nella sua opinione, poiche le forme che io riscontrai si trovano nel villo di ani- male nutrentesi non solo, ma anche nel villo di animale da lungo tempo ibernante, cioe quando la riproduziane cellulare e sospesa. II dott. A. Ferrata in preparati di mucosa intestinale di cane trovo disseminati fra le cellule del villo un gran numero di mononu- cleati. riscontrandovi anche, carattere importante per quanto ho altrove trattato, dei corpi ovalari snl tipo di quelli dall'A. tanto diligentemente studiato in circolo, Inoltre il Ferrata riusci a sorprendere il passaggio di tali linfociti nel capillare sanguigno e nel linfatico del villo. 10 studiai nel Riccio il comportarsi dei leucociti nel villo intesti- nale di animali da lungo tempo ibernanti, in animali svegli nutriti ed in altri affamati. Trovai predominanti di gran lunga i mononucleati alle altre forme. Nel letargo, che secondo le ricerche fin qui condotte, devesi conce- pire per I'organismo come uno stato di riposo in cui gli organi non sminuiscono frattanto la loro potenzialita funzionale, pronti a riprendere al pill presto norinalmente e per intero i loro ufflci, i mononucleati nel villo intestinale sono numerosissimi, innicchiati fra i piedi delle cel- lule epiteliali, talvolta cosi frequenti da alternarsi nelle sezioni con re- golarita alia superflcie dello stroma ogni cellula villare con un mono- nucleato. Tale disposizione e costante ; i corpuscoli in questione non invadono quasi mai nel letargo le zone esterne dello strato epiteliale. Hanno il nucleo fortemente cromatinico e protoplasma scarsissimo, ri- dotto a piccolissime quantita da sembrare talora perfino mancante. Nell'intestino assorbente sono in minor quanti'ta ; e cio, ammettendo la loro funzione attiva e una loro autonomia di movimenti e spiegabile. Non si trovano allineati con tanta regolarita, come succede durante il riposo letargico, alia base delle cellule, ma dissem.inati, piu frequente- mente pure nella meta prossimale, ma anche spesso nella distale dello strato epiteliale, fino alia zona sottocuticulare delle cellule. 11 nucleo presenta un reticolo cromatinico ben deciso con zolle piii sovente periferiche e anche spesso una porzione acidofila di pirenina. Nel corpo dei mononucleati nell'intestino del riccio pure ho potuto osservare le formazioni speciali, quasi vescicole, ricordanti per grande analogia d'aspetto figure di secrezione di cellule ghiandolari, che tro- vate nei mononucleati di altri animali hanno valso loro per opera di Ferrata il nome di corpi plasmosomici. In materiale molto ben fissato si vedono ancora talvolta, dei granuli, di solito, con materiale fissato in liquido di Hermann e colorato col metodo di (laleotti, fiicsinofili. Detti granuli minuti non si prosentano come un semplice aspetto granulare del plasma, sono ben individualizzati e ricordano, invece che formazioni - 137 - plasmosomiche, piu specialmente vere formazioni granulari delle cellule sec(3i"iienti. Nel riccio, specialmente nel massimo periodo di assorbimento lion c dillicile osservare tali reperti, che credo pero legati strettamente anche alia delicatezza della tecnica usata. E probabile, poiche anche vo- lendo g-eneralizzare il fenomeno si possono gia ritenere di entita e resi- stenza assai variabile da animale ad animale, che tali formazioni non as- sumano sempre caratteri cosi evidenti quanto in alcune specie e da to riscontrare. I mononucleati del villo assorbente hanno, in confronto a quelli del villo in riposo letargico, dimensioni superiori ; il loro plasma e notevol- mente accresciuto, E die cio non si possa dubitare legato a iin predo- ininio di una varieta di mononucleati in dato momento fisiologico piut- losto clie di un'altra si puo accertare dalle dimensioni e aspetto del niicleo. Non vi sono proporzionali diflferenze di frequenza Cra una va- rieta e I'altra nei vari periodi funzionali. Da tutto cio emerge assodato che i globuli bianchi, e tra questi i mononucleati specialmente abbiano una importante funzione e attiva nel- I'assorbimento intestinale. Cio si e imposto per la somplice osservazione istologica. E ben vero che furono variamente interpretati per il detta- glio funzionale e per I'origine e la destinazione loro, ma cio e da ricon- durre secondo me alia soggettivita dei ricercatori. II fenomeno in sense lato e ormai di indiscusso dominio della fisio- logia. II Luciani nel suo trattato (Vol. II, 2^ Ediz., 1905), dopo aver descritto il meccanesimo istologico delFassorbimento nel villo secondo lo schema del Mingazzini, destina i leucociti a entrare in funzione appena avvenuta la secrezione interna che si accumulerebbe fra la su- perlicie dello stroma e la base delle cellule. lo vado da tempo facendo ricerche suirassorbimento intestinale, e credo che lo schema istologico del Mingazzini che la Monti avrebbe confermato, debba essere modi- ficato ; naturalmente, almeno in qualche dettaglio, potra essere variata la destinazione funzionale dei globuli bianchi da quanto hanno esposto il Mingazzini, la Monti e anche il Luciani. Per rinterpretazione delle raigrazioni nel villo non sto a discutere le opinioni contrarie agli spostamenti autonomi dei corpuscoli. Non mi sembrano tali da abbattore decisivi risultati quali quelli rilevantisi a noi dallo studio di quanto avviene ed ho riferito per la mucosa intestinale. Perche aramettere passaggi autonomi per i polinucleati e voter persistere a negare cio ai linfociti mentre non e possibile d'altra parte rintracciare loro un meccanismo razionale a spiegazione di tali spostamenti ? La questione dei movimenti ameboidi non solo, ma quella delle pro- prieta diapedesiche e ancora quella importantissima della assunzione, trasporto, e eventuale elaborazione di materiali, sono dai dati recenti chiarite. Solo la recente teoria della genesi endoteliale e susseguente degenerazione dei mononucleati riceve da quanto ho esposto un gra- - 138 - vissimo colpo. I mononucleati sono cellule del sangue dotate tutte di vitalita perfetta e destinate a funzioni non meno complesse ed elevate di tutti i gloLuli bianchi d'altra specie ! Bibliografla Alti del XV Congresso di medicina interna in Genova, 1905. Banti G. — Suirutficio degli organi linfopoietici ed eiiiopoietici neJia genesi dei globuli bianchi del sangue. — Arch, di fisiol. Vol. 1, 1904. 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Con figg. « Conclusioni : 1.° NeU'encefalo dell'uomo in ogni et^ si trova nello spessore del peduu- colo cerebellare inferiore (corpo restiforme) un distiuto nucleo di sostanza grigia diviso in tre masse, due inferior! all'altezza dell' VIII, una superioru all'altezza del V ; 2." Questo ammasso grigio non ha che fare con alcuuo dei nuclei dt;- scritti finora nella regione, e puo solo riconoscersi nel nucleo superiore del corpo restiforme ricordato da Tkacenko; 3." Questo nucleo superiore (di die e stata- ricordata da Tkacenko sol- tauto e in breve la posizione nel feto, ma con molta esattezza) si trova in tutte le eti, e non si forma come crede Tkacenko soltanto al 7° meso, ma prima ancora della fine del 4° ; 4.° Dallo esarae istologico, non essendo possibila quello sperimentale per- che 11 nucleo non e determinabile nettamente negli animali da esperimento, 6 da altri dati iudiretti, si puo supporre che gli elementi di questo nucleo - 139 - rappresentino neuroni intercalati lungo le vie dirette cerebellar] di nervi bul- bar!, ovvero lungo la via stessa del fascio cerebellare diretto ; 5.° Dall'esame bibliografico risulta che della presenza di questo nucleo io feci parola in una memoria del febbraio 1903; 11 Tkacenko pure ne ri- cordo la presenza nel feto nel 1903; fino ad oggi nessun altro ha ricordato questa formazione ». 8. Parhon, G. e Papinian, I. — Indagini iutorno alio localizzazioni nel nucleo del facciaio ueli' uomo. — Rivista di Patol. nervosa e menlale, Anno 10, Fasc. 6, Ftrenze 1905. Gli A.A. riferiscono il risultato di studi fatti sul sisteraa nervoso cen- trale di soggetti che furono colpiti in vita da lesioni localizzate e parziali del muscoli mimici. In base a queste osservazioni, molto precise, e molto nette, es«;i vengouo alle seguenti conclusioui : 1'^ I muscoli del labbro superiore ricevono fibre motrici dai gruppi 3" e 4" dorsale, 4" ventrale. 2'j I muscoli del mento e in rapporto col labbro inf'eriore hanno i cen- tii nel 8° gruppo ventrale. 30 II digastrico e lo stilojoideo dipendono dal 2° gruppo ventrale. 4" I muscoli del naso ricevono fibre motrici dal 2° gruppo dorsale. 50 Per esclusione si puo ammettere che i gruppi, P ventrale,. 1" cen- irale e forse il 2o centrale sono in rapporto col muscolo stapedium e coi ni.ra. estrinseci dell'orecchio. (jo II 10 gruppo dorsale apparisce troppo voluminoso jier aver rapporto coi rudiraentali muscoli dell'orecchio umano, sembra piuttosto doversi credere che sia in rapporto con il t'aciale superiore e con I'occipitale. 70 11 30 gruppo centrale e forse il centro del m. buccinatore. 8" Le cellule sparse della porzione piu ventrale del nido ceilulare cor- rispondono al m. pellicciajo. Gli A. A. confermano la presenza di fibre incrociate, avendo verificato la degenerazione di cellule del nucleo dal lato opposto. 9. Fianceschi Francesco. — Sulla topografia delle fibre motrici e sensitive nei nervi misti. — Rivista di Patol. nervosa e mentale., Vol. 10, Fasc. 9. Fi renze, settemhre 1905. Con tav. L'A. applica alio studio di questo argomento, che non ha attirato ancora ratteu/.iono dei ricercatori, il metodo speriraentale. Provocando nei cani la degenerazione, ora delle fibre motorie di nervi misci col taglio delle corri- spondenti radici anteriori, ora di quelle sensitive colla estirpazione dei rela- tivi gangli, esaraina microscopicam<5nte negli animali operati tali nervi trattan- doli col metodo di Marchi; cosi, determinando la topogi-afia delle fibre de- generate, prende idea della distribuzione delle due qualita di fibre motrici e sensitive nel nervo misto. Dall'esame che ha praticato con questo metodo sul nervo sciatico, su al- cuni nervi iiitercostali, sui nervi del plesso brachiale, e giunto alle seguenti conclusioni : « 1." Nei nervi periferici misti del tronco e degli arti del cane non esistono fasci esclusivamente motori, ne esclusivamente sensitivi, ma misti. - 140 - 2.° II rapporto numerico fra fibre motvici e sensitive uon e nguale in tutti i fasci ; ma cio non sta in relazione coUa posizione periterica o centralo che il fascio occupa nel cordone nervoso. 3.0 In ogiii tascio le fibre raotrici e sensitive hanno una di.stribnzione uniforme e promiscua in tutta la superficie di sezione di esso, in inodo «la escludere qualsiasi sistematizzazione motoria e sensitiva. 4.0 Nei cani cuccioli non e possibile sorpremlere un periodo in cui la degenerazione delle fibre inotorie o di quelle sensitive sia copiosa, stante la grande attivita del processo di eliminazione della mieliiia delle fibre degene- rate >. G. C. NOTIZIE CONCORSI A PREMl R. Istituto Lombardo di Scienze e lettere. Prerni di fondazione Fossati. Sul tenia « Stato attuale delle conoscenza snlla nevroglia » sono statu jissegnate a tiiolo di incoraggiamento: L. 1200 al Dott. Corrado da Fano ; \j. 400 al Dott. Ugo Cerletti. Tema pel 1901. Intorno ai cosi detli nuclei d'origine e di terminazione dei nervi craiiici; se ed in quale misura ue .sia giustificata la delimitazione in senso aiialomio.o e fisiologico; illustrare I'argomento dal punto di vista storico-critico e con ricerche original! anatomiche ed einbriologiche. Scadenza 1" apriie 1907, ore 15.. — Premio L. 2000. Tenia pel 1908. Le vie associative nel sistema nervoso centrale. Scadenza 31 marzo 1908, ore IB. Premio L. 2000. X7NI0NE ZOOLOGICA ITALIANA II distintivo della U. Z. I. (delihemto dal Consiglio direttivo) come dalla qui annessa (igura trovasi in veiidiia presso la Segreteiia della U. Z. I. (Istituto zoologico R. Universiia di Napoli) al prezzo di costo, L. 3.50. (Aggiungere le speso di posta L. 0.15). II distintivo e in argento con piude a tergo per raettersi alia bottoniera (volendo si puo avere anche con spilla a tergo). I soci clis desideraiio fame acquisto si diri- gauo al Segretario del. a U. Z. 1. II distintivo si da (jratis hi Socii che pagano cmqiLe annate anti- cipate. ERRATA-CORRIGE. Nella Nota del Dott. G i u Ifr i da-R ugge pag. 88, linea 2, invece di Calctachl leggasi Guaiachi. CosiMO Chbkubini, Amministkatoub-responsabile. Firenz«, iyo6. — Tip. L. Niccolai, Via Faenia,44. MonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale deila Unione Zoologica Italiana DIKKTTO DAI DOTTORI GIULIO OHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Anatomia umaua Prof, di Anatomia conip. e Zoolofjia nel R. Istituto diSttidi Super, in Kireiize nella R. University di Pisa' Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVII Anno Firenze, Maggio 1906 N. 5 SOMMARIO: CoMUNiCAZiONi ORiGiNALi : Brunelli G-., Sulla origine della letargia nei mammiferi. — Vastarini-Cresi G., Contributo alia tecnica delle sezioni raicroscopiche di oggetti inclusi in paraffina. (Con 2 figure). — Trinci G., La composizione dei nervi spinali degli Anfibi raif'rontata a quella dei Pesci. — Baldasseroni V., Descrizione del- V Helodrilus {Allolohophora) Targio7iii nuova specie di Lumbricide della Toscana. — Pag. 141-172. NoTiziE: — Pag. 172. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI GUSTAVO BRUNELLI (Roma). Sulla origine della letargia nei mammiferi. « Si diff^rentes que soient les conceptions actuelles relatives a la question du sonimeil tons les auteurs sont c€ pendant d'accord sur un point, ce probI6me est entour6 d'une 6paisse obscurity que les progr6s de la physiologie n'ont ei; rien at- tenuee «. Ed. Claparede. fi vietata la riproduzione. Merzbaclier(^) nella sua " Allgemeine Physiologie des Win- (') Merzebacher L. — Allgemeine Physiologie des Winterschlafes. — Sonder-Abdruck aua Erghnissi; der Physiologie III Jahr. Wiesbaden ii)04. - 142 - terschlafes „ con mirabile spirito di sintesi e di critica ha riassunto tutto qiianto, in questi ultimi anni, i fisiologi hanno saputo e po- tato mettere in luce, rignardo al modo come il letargo si manife- sta. Sotto questo punto di vista noi possiamo dirci soddisfatti per- clie in complesso il modo di comportarsi dei mammiferi letargici rispetto agli altri omeotermi e rispetto ai poichiiotermi viene ad essere posto in una certa evidenza, per quanto riguarda i processi della termogenesi e per quanto riguarda altri fenomeni fisiologici che interebsano la letargia, e certo, dal tempo in cui Buffon (Hist. Nat. t. XVI e XVII) supponeva che il letargo dei Mammiferi sia dovuto al raffreddamento del sangue nessuno puo negare che siansi fatti passi assai notevoh. Ma dal punto di vista biologico proprio non possiamo dire al- trettanto e nessun zoologo o biologo potrebbe dirsi soddisfatto. Per difetto di particolari studi diretti alia delucidazione biologica del fenomeno ilMerzbachersie trovato costretto, per spiegare la en- gine del letargo, a rifugiarsi in una opinione ormai vecchia e che neppure regge alia critica di principio che in biologia ci fa rifug- gire da ogni spiegazione teleologica. La ipotesi alia quale il Merzba- cher da peso none in ultima anahsi che la vecchia ipotesi di Hunter (^), il quale riguardo come causa del letargo la mancanza, durante la stagione fredda, del nutrimento speciaie a quegh ani- mali che si assopiscono. Riandando a memorie ormai quasi dimen- licate e bene ricordare che tale ipotesi trovo un oppositore gia nel Saissy C). Ammettiamo, cio che non e neppur vero, che la vecchia ipotesi dell'Hunter valga per le condizioni biologiche pre- senti e consideriamo le passate. Poiche qui e proprio il caso di non riferirsi alle condizioni attuah, ammesso che d'inverno siano venuti a mancare i nutrimenti a certe specie di mammiferi, come il letargo ha subito sopperito a tale deflcienza ed e venuto in aiuto della conservazione della specie? In altri termini nessuno vorra ammettere che per provvidenza della natura la letargia si sia svi- luppata ad un tratto, e allora come, in qual modo si e sviluppata? E qui il node della questione biologica, e questa la difflcolt^ da vincere che i fisiologi possono, ma non debbono i biologi saltare a pie pari. II Merzbacher, in altro punto del suo studio critico, ragionevolmente riconosce che il letargo si deve essere determinate (') Richelot A. A. — Traductions ries oevivres coinfiliites de Hunter sur Tedition du dott. F. K. Palmer, i 838-42. (') Citato da Berger I. F. — Experiences et reinarques sur quelques animaux. qui s' t^npour- dissent pendant la saisun froide (M^inuires du Museum d'Histoire naturelle). — Paris 1828. 143 come un fenomeno di adattamento e che come tale sussista ormai anche quando le cause prime che possono averio determinate ven- gano a mancare, avendo ormai lasciato un'impronta nella organiz- zazione, come tanti altri fenomeni di adattamento divenuti eredita- ri. Asserire die il lotargo u un fenomeno di adattamento pero non basta, dire che si e manifostato in vista di una necessita deli'or- ganismo, senza spiegare in che mode, e cadere nella teleologia. Come dice bene il Claparede: (^) " Un grand nombre de savants se sent occupes du sommeil hibejnal; mais aucim, a ma connaisance, ne lai a assigne d'une facon nette sa place parmi les instincts : comme il est arrive pour le sommeil ordinaire, on s'est presque exclusivement occupe d'etu- dier son mecanisme prochain, les variations circulatoires, respira- toires, etc., qui se manifestent dans cet etat. Cette etude est tres importante, mais elle est insuffisante a elle seule: elle est impuis- sante a nous fournir une theorie comprehensive du phenomene con- sidere, c'est-a-dire une theorie qui nous permette de le rattacher aux autres activites animales, et d'en exphquer la genese et revo- lution y. Dunque se, come giustamente dice il Merzbacher, il capitolo " Wintersclaf „ ha avuto nelle opere di fiSologia una " stiefmiltterliche Behandlung „ a maggior ragione potremo dire cio rispetto alia biolo- gia. Basti ricordare che il letargo non trova luogo speciale in opere classiche come quelle di Romanes sull'istinto, non trova luogo in molte delle piii recenti opere suUa teoria dell'evoluzione. Un tentative di spiegare la origine della letargia dei mammi- feri io ebbi occasione di esporre, conformandolo ai concetti della moderna teoria della evoluzione. Mi esprimevo allora cosi: un sem- phce fatto di struttura o di funzione preso isolatamente non puo chiarire un'abitudine che ha cause molteplici neU'ambiente e nelle medesime correlazioni funzionali. Pensando a cio che nessun carnivore e colpito da vera letar- gia e che per centre la ibernazione ha casi tipici nei Roditori, lo mi proposi di risolvere la quistione della letargia dal punto di vi- sta ecologico e biologico in generale, e trovare la ragione del fatto suaccennato. Una osservazione che lascio Romanes (') in una delle sue classiche opere, indipendentemente dalla quistione del letargo, mi (1) Clapardde Ed. — Esquisse d'unc Theorie biologique du sommeil. — Archives de psydiolo- gie puhli4es par Th. Flournoy. Ed. ClaparMe, Tome IV. Geneve, i905. (2) Romanes G. — ^'intelligence des aniiiiaiix. — T. II. Paris. Alcai> iSST. 144 condusse sopra una via che ritenni favorevole. Romanes osserva che r istinto onde i Roditori si denominano, sia la causa o I'effetto di un' organizzazione speciale, non e meno ad essa strettamente legato, e che lo stesso, sebbene con minore evidenza, si deve pen- sare deH'approvvigionamento in vista deH'inverno, che e piu dif- fuso ne' Roditori che in ogni altro ordine di Mamraiferi. Si puo ag- giungere a questa osservazione che i Carnivori propriamente detti vivendo, per cosi dire, alia giornata, sono appunto per tale ragione tra i Mammiferi nei quah il collezionismo generalmente non ha alcun valore. Fermai percio la mia attenzione sul cosi detto fenomeno del collezionismo e, nel modo che piii tardi esporro, credetti di poter affermare una relazione tra il collezionismo e il problema della le- targia, facendo anche punto di partenza da alcuni concetti relativi aha origine del sonno quotidiano. II prof. Albini C) si e compiaciuto di prendere in speciale con- siderazione quel mio scritto (^) nel quale io ho esposto una ipotesi biologica sulla origine della letargia nei Mammiferi. Sono lieto di rispondere alia serie di obiezioni che il prof. Albini ha sollevato contro la mia ipotesi, giacche mi si olfre la occasione di meglio provare come tale ipotesi sia consona ai fatti, di meglio delineare il problema non solo a persuasione del prof. Albini, ma di tutti colore i quali possono prendervi interesse. II prof. Albini rileva prima di tutto: " II sig. Gustavo Bru- nelli, viene ad una prima conclusione da me chiaramente espressa molti anni sono nella Nota comunicata a quest' Accademia. Sull'im- mobihta come causa iniziale del letargo iemale de' Moscardini (Myoxus avellanarius) conclusione confermata piii tardi dalle mie esperienze che il sig. Brunelii cita e qualifica notevoli sulle Mar- motte „. Che io abbia citato le memorie del prof. Albini e le abbia dichiarate notevoli e verissimo, ma in quanto all'essere io venuto a una prima conclusione identica aha sua a me non sembra. (1) Albini G. — La fisiogenia del letargo fleJ dott. Gustavo Brunelii. — Rend. R. Ace. Sc. Fis. Mat. Fasc. I. Napoli. Gennaio 1903. II prof. Albini non avendo potuto inviare 11 suo lavoro direttamente al mio indirizzo che non conosceva, io ebbi notlzia della sua pubblicazione nel inarzo del corrente anno dall'Annuario scientifico del Righi, dove si trova un largo sunto della meinoria del prof. Albini. (*) Brunelii G. — Intorno alia (isiogenia del letarjio nei iniiiniriiferi. Riv. Ital. di Sr. Na- lurali, An. XXII. SUna, 100^. - 145 - Se non erro gia un secolo addietro I'Allemand (^) faceva sugli animali letargici questa esperienza che aH'aria libera possono star desti e costretti in un nascondiglio si assopiscono in breve tempo, cio che ne le ragioni allora esposte dal dott. C legem, ne le espe- rienze del prof. Alb ini possono spiegare, se non si tien conto del valore che ha la monotonia della sensazione (altro fattore da me invocato e del quale il prof. Albini non fa menzione) e se non si tien conto delle condizioni nelle quali la immobilita puo origina- riamente aver agito come fattore dell'assopimento. Che la immobilita predisponga alia letargia e per il jirof. Al- bini una pura constatazione di fatto, la quale pero mi sembra che dal punto di vista biologico richieda una ragione esplicativa. Credo infatti che sia compito della biologia ricercare le cause passate alia luce dei fatti e delle esperienze di oggi. Sia 0 no ben trovata la soluzione, dal punto di vista della teoria evolutiva, io cercai di porre il problema sull' origine della letargia, in relazione ad altri fenomeni della vita, come ricorda il Claparede C) a proposito della mia teoria (Le sommeil ordinaire et le sommeil hibernal se sont-ils devellopes au cours de revolution independamment 1' un de 1' autre, chacun pour son compte ou, au contraire, presentent-ils une relatione genetique, c'est-a-dire I'un d'eux procede-t-il de I'autre?). Indagando la origine del sonno quotidiano sono venuto alia persuasione che dal punto di vista deU'evoluzione il sonno e un fenomeno di adattamento che si e sviluppato nella lotta per la esistenza f ). Alia base di questo fenomeno si ha da una parte la immobilita che e precisamente nella sua origine un mezzo di difesa durante la notte, e proviene anche dall' impossibilita e dall'inop- portunita della ricerca del nutrimento, dall'altra la monotonia della sensazione che proviene dalla limitazione dell'ambiente e che per cio e legata alFimmobilita stessa. Dunque io, nella sua origine, ho riat- taccato il fattore della immobilita a un istinto di inibizione difensiva (come giustamente harilevato il Claparede), cio che il prof. Albini (!) Si veda la classica opera del Mangili* Saggio d'osst-rvazioni per servire all;i storia dei inaiii- inifei-i soggetti a periodico letargo. — Dalla Reale stamperia. Milano 1807. <*) Claparede Ed. — Op. citata. (') Brunelli G. — U letargo dei mainmit'eri e il sonno dei Fakiri. — Riv. Hal. di Sc. IValu- rali An. XXIII. Siena 1903. Foster H. A new standpoint in sleep theorie. — Am. Journ. of Psycholo;jie XII. 1 900, ha creduto pure che la teoria della evoluzione si debba occupare del feno- meuo del sonno, ma come ricorda il Claparede. Foster noo si mostra ancora liberato dal giogo delle teorie cliiiniche. II Clapari^de (Op. citata) ha svolto recentemente una teoria biologica del sonno in niodo niolto brillante. - 146 - forse nella mia prima memoria non ha avuto campo di ben com- prendere, benche io vi abbia accennato. In quel primo lavoro espressi la supposizione che i Mammiferi divenuti poi letargici al sopravvenire deH'inverno si ritirassero nei loro nascondigli colle loro provviste essendo in tal modo costretti alia immobilita e alia monotonia della sensazione. Ed anche non accettando le mie idee sulla origine del sonno quotidiano, resta sempre il fatto innegabile che la monotonia della sensazione e la immobilita predispongono all'assopimento, e in questo sense sempre si puo supporre che abbiano agito nello sviluppo della letargia : solo in quanto tali fattori esistevano gia per il sonno quotidiano. E il nascondiglio, cosi mi espressi, il legame tra la fisiogenia del sonno e del letargo, non e perche doveva cadere in letargo che Fanimale ha cercato il nascondiglio, ma e caduto in letargo in se- guito alia abitudine di svernare nei nascondigh. II prof. Albini non accettando questa mia supposizione, di- mostra egli stesso di aver considerate in modo diverse da me il fattore dell' immobilita. II prof. Albini infatti dice: "... I'autore partendo dalla pre- messa che il letargo abbia legami fisiogenetici col sonno periodico spinge forse un po' troppo le sue conclusioni quando suppone che il sonno ibernale sia un' acquisizione graduale che si e determinata in certi mammiferi per I'abitudine che hanno di frequentare i na- scondigh e di passarvi 1' inverno dope aver raccolto provviste. " Non posso convenire in cio col sig. Brunelli perche non solo i mammiferi ibernanti ma tutti gli animah compreso I'uomo hanno I'abitudine di cercare un luogo remote oscuro, lontano dai rumori, una specie di nascondiglio per iniziare e continuare piii che e pes- sibile indisturbati il sonno periodico „. Faccio osservare al prof. Albini che se cosi non fosse io non avrei mai pensato ai legami fisiogenetici tra sonno e letargo. Pro- prio io ho insistito su tale legame e ho detto che il nascondigho riunisce la fisiogenia del sonno e del letargo. Non ho detto pero che il solo nascondiglio basti per rendere letargico qualunque animale, ma se ebbe un' influenza suha origine della letargia fu come io pure ho rilevato per certi determinati gruppi di mammiferi, in certe determinate condizioni C), in un certo (') Lo scoiattolo il quale invece d' amiiiucchiare nutriinento uel suo ricovero, nasconde in diversi luoghi le provvigioni, e costreHo a muoversi per c^rcarle e non La acquisito I'istinto della letargia coDtinuata ! II campa(,'nuolo della neve tra gli Arvicolini non cade in letargo, ma esse non niiiane feriiio nei suo nascondiglio; consuinate le sue ^)rovviste si apre '(iiotidianamente nuovi passaggi f'ra ia neve, in rerca di erbe ! Queste non sono tante prove iudirette in favore della ipotesi esposta ? - 147 - tempo della evoluzione, come avvenne per tutti gli istinti e per tutti gli adattamenti dei costumi degli animali. Cosi, e ben natu- rale, non avranno ricorso alio svernamento nei nascondigli tutti quel mammiferi che potevano afifrontare il rigore del clima e tro- var uutrimento, tutti quelli che potevano compiere migrazioni (^), non si saranno adattati alia letargia tutti quel mammiferi che per le condizioni speciali di organizzazione non erano disposti a questo adattamento, e possibile, si saranno anche estinte alcune specie per non essersi potute adattare all'uno o ali'altro mezzo di lotta contro il freddo. Cio mi sembra quasi superfluo ricordare, tanto rientra nello spirito di chiunque creda alia evoluzione naturale degh organismi. II prof. Albini vede sorgere contro la mia teoria numerose obiezioni che cadono tutte insieme per chi consideri che io non in- tesi affatto di riferirmi al presente, come crede il prof. Albini, e ritengo che tutti siano d'accordo sul principio maestro negli studi deir istinto, che 1' istinto sussiste anche quando sono passate le cause dirette che 1' hanno determinato. Se il prof. Albini avesse pensato che io parlando deH'origine della letargia mi riferivo a condizioni passate non avrebbe posto come una obiezione che oggi alcuni mammiferi che hanno abitudini simili a quelle delle marmotte non cadono in letargo. Le abitudini simiH non portano affatto necessariamente identici istinti, il prof. Albini non puo sapere se due animali che hanno abitudini simiU presentino una identica disposizione organica ad un adattamento, ne puo ricostruire le condizioni speciah di tempo in cui un istinto si e determinato per una specie piuttosto che per un'altra. Da parte tutte queste considerazioni tale obiezione del profes- sor Albini non regge per se stessa, poiche egh cita Roditori come i Ratti, le Cavie e i Conigli i quali non sono collezionisti propria- mente d'etti, escono cioe dalla categoria dei mammiferi che io ho supposto soh passibih di letargia, quella che per il prof. Albini e una obiezione finisce dunque per essere una riconferma della mia ipotesi. (Tra i topi che pure ricorda il prof. Albini il Criceto come e ben noto e letargico). Del resto, come diro meglio in seguito, nel gruppo dei Rodi- tori troviamo tutti i gradi del rapporto genetico da me espresso : (*) I Lemming tra i roditori compiono ed esempio migrazioni e non sono letargici, le migraiioni del Lemming pero oggi ci appariscono con tali caratteri da tar pensare a un errore dell'istinto (si veda Romanes J. G. — Mental evolution in animals. — Zoudon 1883). I roditori in ogni modo sembrauo esjersi poco adattiiti all acquisizione dell'istinto migratorio. - 148 - Roditori che raccolgono nutrimento e non cadono in letargo, Rodi- tori che raccolgono nutrimento e presentano imperfetta letargia, e cosi via dicendo. La raccolta del nutrimento come fattore antecedente puo natu- ralmente esistere di per se stessa e precede 1' istinto della letargia. Le altre obiezioni del prof. Albini si possono raggruppare nel modo seguente: lo Le marmotte non raccolgono nutrimento. 2° La raccolta del Criceto e paragonabile al ceco istinto della Gazza. 30 Anche il Ghiro non e collezionista. 40 Esiste nel Tanrec un sonno estivo. 50 I chirotteri non possono tar raccolta di nutrimento. 6° L'orso e il tasso presentano un letargo incompleto. 7'^ Gli eterotermi cadono in letargo e non sono coUezionisti. Discutero le dette obiezioni una per una nell'ordine die le ho raggruppate. L Le Marmotte non raccolgono nutrmiento. — II prof. Albini ri- leva che le marmotte non si nutrono del " finissimo fieno monta- nino „ ma se ne servono solo come giaciglio e per ])roteggersi dal freddo. Contro questa obiezione ricordo prima di tutto cio che dice il Brehm (*). " Alcuni naturaiisti credono che le marmotte mangino anche fieno che si portano nolle loro dimore invernali, se una pre- matura primavera le sveglia anzi tempo, prima che I'erba sia al di fuori scoperta dalla neve e dal ghiaccio „. Vi e poi la Marmotta a lunga coda (Arctomys caudatus Is. Geoffroy) vivente in Asia la quale, secondo Jacquemont, ac- cumola grandi quantita di erbe secche delle quali si nutre in in- verno C^). Anche io sono d'accordo che la Marmotta delle nostre Alpi or- dinariamente non usi del fieno che raccoglie, per nutrirsi durante il periodo letargico, ma cio non costituisce affatto una eccezione, atteso che la Marmotta e un mammifero letargico perfetto e atteso che e risaputo che altri mammiferi letargici accumulano e si nu- trono di fieno. Nessuno vorra e nessuno potrebbe sostenere in certi casi che la provvista di fieno serva solo per un piii comodo giaci- gho. Io voglio in proposito citare un fatto assai eloquente : Pallas (') Brehm A. £. — La vita degli animali. Mammiferi — Vo! II, Trad. ital. Torino, (-) Gervais V. — Histoire naturelle des mammi('6res. — Paris, 1855. - 149 - descrive il carattere previdente d(3l Lagomys che fa la sua prov- vista di fieno per consumarlo durante I'inverno. Questo animale originario delle montagne dell' Altai abita le cavita delle roccie. Verso la meta d>agosto, raccoglie I'erba che esso poue a seccare, in settembre ne fa degli ammassi che hanno fine a sei piedi di al- tezza su otto di diametro (') : Brehm C) a proposito della rac- colta del Lagomys scrive : " Se alcuno disturba nelle sue faccende I'operoso raccoglitore ricominciadi nuovo il suo lavoro, e sovente ancora nel mese di settembre esso si affatica ad ammucchiare le piante ingiallite nelle steppe „. Nei mammiferi letargici trovasi senza dubbio piii di un caso nel quale vien fatta raccolta di nutrimento, che poi non viene con- sumata. E cio che riunendo due termini usati dai fratelli Mingaz- zini C) puo chiamarsi bromocollezionismo paradossale. Che spie- gazione ha questo fenoraeno? La raccolta del nutrimento era certo una necessita nell' inizio dello sviluppo della letargia (durante il quale il mammifero doveva svegliarsi a brevi intervalli e sentir bisogno di nutrirsi), non lo e pill dato il perfezionarsi del nuovo istinto (quelle delFassopimento letargico) che porta come conseguenza la inutilita del primo (quelle della raccolta del nutrimento). Si potra domandare perche il primo istinto non sia scomparso subito coll'affermarsi del secondo, e la risposta e assai facile per tutti colore i quali sanno che un istinto si continua quasi per inerzia, entrato nella stera dell' incoscienza e del meccanismo si prosegue al di la della legge di utilita che gli ha dato nascimento. Giacche io sono persuaso che una tale sovrap- posizione di due istinti e un fenomeno abbastanza diffuse, io vo- gho chiamare col nome di istinto paradosso 1' istinto persistente oltre la necessita che lo ha generate. Se in qualche caso la spie- gazione di tali istinti paradossali puo esser difficile, nel nostro caso a me sembra chiarissima. In ogni mode una ragione deve sempre esistere anche quando non la sappiamo trovare, giacche un biologo non deve credere all'esistenza di istinti ciechi, A un tal mode di pensare mi sembra che diano appoggio le (•) Romanes G. — L'intelligence des acimanx — /'. //. Pa^'is Alcan, iSS7. (2) Brehm A. E. — Op. cUata Vol. II. (3) Mingazzini P. — 11 collezionismo negli animal i — Atti della Soriela Ix'omann di Anlrnpn- logia. Vol. II, IS 94 e Archivio di psichiatriu, scienze punali ed Antropologia criminale Vol. XVI, is 95. Pio Mingazzini ha chiamato bromocollezionismo la raccolta del nutrimento. Giovanni Min- gazzini col nome di collezionismo paradossale ha indicato la raccolta di oggetti fatta senza alcuno scopo apparente dagii alienati (gli oggetti appena raccolti vengono gettati). II senso nel quale io uso il termine di collezionismo paradosso 6 diverso ma risponde alio stesso concetto di una raccolta I'atta stiiiza scopn apparente. - 150 - seguenti parole del Romanes C) a proposito degli istinti in ap- parenza inutili. " Nel case analogo degli organi, come e ben cono- sciuto noi troviamo casi innumerevoli di organi inutili, ma qui in- vece di essere aumentata la difflcolta per la spiegazione colla teo- ria della scelta naturale, e questa die viene rinvigorita e le serve di maggiore sostegno, e la ragione sta in cio che in tutti questi casi si e dimostrato che gli organi inutili o rudimentali sono bene sviluppati in altri animali vicini o lo sono stati in quelle specie in epoche antiche. Ora io non ho ragione per dubitare che lo stesso non possa esser vero per gli istmti e per cio quelle che ora noi troviamo nelle abitudini in apparenza triviah e certamente inutili puo invece aver avuto una reale utilita nei primi periodi della sto- ria della specie e delle specie vicine „. Mi sembra per cio che la spiegazione da me esposta sulla en- gine della letargia sia in perfetto accordo coUe teorie di Romanes suir istinto. Nei mammiferi abbiamo tutti i gradi di quel fenomeno che io indico col termine ai sovrapposizione degli istinti secondo lo spec- chio che qui riporto : ininterrottamente. Non letar- Mammiferi che raccol- ' ^^ ^^ ^^^^,^^^ \ S^^^" gone nutrimento per ) j ^^^ .i^^i periodi di veglia. Le- la stagione inver- i ^ ^^j-gici imperfetti. ^^^^^ ^ ' non se ne nutrono ordinariamente. Letargici \ perfetti collezionisti. [' per il perfezionarsi deh'istinto della letargia e Mammiferi che hanno \ , . , . ,. . ^ „. . , , \ per cambiamento successive di regime — Le- perdutol istmto del- . , . . „ , , . n • • i.- / ^4. i f ,^ i targici perfetti non collezionisti (attual- la raccolta f ° . \ mente). Come si vede 1' istinto A e in relazione inversa coll' istinto B ossia coll'affermarsi dell'uno I'altro diviene paradossale e puo anche scomparire. Tenendo conto che un istinto A ne puo generare un secondo B, che ambedue possono esistere utilmente in un periodo della evo- luzione, che poi il prime diventa paradossale e finisce col sussistere (») Romanes G. — Mental evolution in animals. — London, iSS3. Le parole sopra ricordatfi del Roinanesi riporla il Mingazzini {<>it. citalu) in un Javoro proprio dedicalo al collezionismo! - 151 - il secondo, si puo schematizzare cosi questo processo ^segnando tra parentesi 1' istinto paradosso) : A-B. AB. (A)-B. B. Come si vede da questo schema nell'ultimo stadio puo essere difficoltosa la interpretazione deH'origine dell' istinto B (data la scomparsa del termine A). Questa difficolta puo eliminarsi mediante il metodo compara- tivo, secondo il concetto sopra esposto da Romanes, che io credo aver in tal mode sviluppato. II. — La raccolta del Criceto e paragonabile al ceco istinto delta gazza. — Cio che io ho detto del collezionismo paradosso rendo- rebbe ({uasi superflua la confutazione di questo argomento. Che il Criceto si nutra in parte delle sue provviste e cosa non messa in dubbio da Brehm C), quando ricorda che: " Al princi- pio (del suo risvegho) non apre ancora la sua buca, ma se ne sta tranquillo in casa, vivendo delle vettovaghe ammucchiate „. In quanto all'essere le provviste sovrabbondanti puo sembrare a prima vista strano, anzi stranissimo, ma appunto questo io credo di aver spiegato colla mia teoria. In quanto poi al paragone col cieco istinto della gazza non Io trovo calzante. La gazza non fa raccolta speciale di nutrimento (bromocollezionismo di Pio Mingazzini) ma di oggetti i piu diversi. Per la raccolta di questi il collezionismo deve avere altra spiuga- zione, per la quale io rimando alio studio del Mingazzini ('). Da parte tutto questo il prof. Albini avrebbe potuto citare molti e molti altri roditori che fanno raccolta di provviste in modo da non potersene mettere in dubbio la utilita. II prof. Albini pero ricorda il Ghiro per dire che non fa provviste. III. II Ghiro non raccoglie nutrimento. — Che il Ghiro faccia raccolta di provviste e cosa riportata da tanti autori che mi trovo impacciato neila scelta. II Mangili (^) ad esempio, ne parla a proposito delle abitudini simili del Moscardino e dice : " Esso (il Moscardino) poi a dift'erenza delle Marmotte e sull'esempio del Ghiro propriamente detto, prepaia un discrete ammasso di noccioli e di altri frutti secchi, onde avere in ogni tempo del mezzi di sussistenza ; e quando una temperatura alquanto elevata o soverchiamente rigida Io risveglia nell' inverno dal sonno letargico, e quando al cominciare della primavera passa dal letargo ad una vegha continuata „. (1) Brehin A. E. — Op. cUala, Vol. II. (2) Mingazzini — Mem. citata. (3) Mangili. - Op. ntata. 152 E interessante notare come il Ma'ngili si trovasse un po' im- pacciato nel renders! conto delle provviste fatte dai Moscardini e dai Grhiri, ed essendo lontano dalla vera ragione deH'origine di tale istinto cercasse per i Moscardini spiegarlo in modo poco verosimile, supponendo che per i Moscardini la pinguedine non sia sufficiente e sospettando per i Ghiri che le provviste servano piii che altro al cominciare della primavera. Taluno potrebbe non accontentarsi delle notizie date dai Man- gili concernenti le provviste del Ghiro, e potrebbe richiedere 1' au- torita di una fonte meno remota. Per cio voglio ancora a proposito del G-hiro ricordare le parole di Fatio (^). " Use construit des nids arrondis dans les branches des arbres et amasse dans des trous diverses provisions. C'est d'ordinaire pres de ces dernieres qu'il s'endort en hiver „. E Brehm(-) similmente dice: " verso I'autunno raccoglie vet- to vaglie e le ammassa nel granaio „. E giacche ho parlato del Moscardino ricordero che di esso Fa- tio scrive: " en automne, il se retire dans quelque trou .d'arbre, pour s'y rouler dans un lit moelleux et y dormir a cote des pro- visions qu'il y a entassees pour le cas de re veil prolonge „. E Brehm " Verso la meta di ottobre ogni Moscardino si ri- tira nel ripostiglio ove ha ammucchiato le vetto vaglie „. La raccolta di provvigioni per parte dei Moscardini e dei Ghiri e dunque an fatto al quale si potra negare quella importanza che io do, ma che non mi sembra potersi mettere in dubbio. IV. Esiste nel Tanrec un sonno estiva. — Si dice e vero che il Tanrec non raocolga provviste ed abbia un sonno estivo, come cul- tore della zoologia io pero mi dichiaro insoddisfatto delle notizie che si hanno sul Tanrec (^). Ma ammesso che pure sia cosi a me non sembra che un tale argomento possa costituire una obiezione alia mia teoria. Tra le altre cose il sonno estivo dei mammiferi potrebbe non essere primitive! Io credo di poter insis.tere su (luesto punto che: il sonno estivo si trova solo in quei gruppi di mammiferi nei quali si ha un sonno invernale, per cui, e logico pensare che il sonno estivo possa essere un derivato secondario del sonno ibernale. (!) Fatio V. — Fauue des Vert^br^s ile la Suiss«. - T. 1. ISC'J. («) Breiiiu A. E. — Op. citala. Vol. 11. ^') Brut;ui6re citato fla Bui'fon, atferina che il Taurec si assopisce rluraute i gramii culori della estate, ma ci6 venne posto in dubbio dai C oqu erel (Gervais. Op. citala). Anche il Brown- S^quard (On tlie caiisu of the torpidity of the T.inrec. Ncw-Yarli iS,5i) ne ha dubitato. Comiinqiie I'liltiiiia parola non e detta sul inodo di presentarsi del sonno estivo del Tanrec. - 153 - Come osserva Brehm il nostro inverno corrisponde nelle re- gion! abitate dal Tanrec al periodo deila siccita. Si puo dunque supporre, aggiungo io, che un mammifero ibernante si sia valso dclla facolta acquisita del sonno letargico per far fronte ad un pe- rio(io ugualmente sfavorevole come quelle dell'lnverno osyia quelle della siccita. Se i casi di sonno estivo fossero numerosi e si trovassero in altri gruppi di mammiferi ove non si ha sonno ibernale, si potreb- be ritenere il sonno estivo come primitive ma cosi non e. Per cen- tre si sa che dei mammiferi ibernanti per eccellenza possono in qualche case mostrare un sonno estivo con tutti i caratteri di un fenomeno secondario, il che prova e sta a testimoniare il concetto genetico da me esposto. Queste e il case del Ghiro di Mangili C) che tenute m pri- gionia si assopi nell'estate ed e pure il case dei due Ghiri di Fo- rel C^) che si assopirono in simili condizioni. Horvath e Valentin e anche Quincke C) osservarono che le marmotte possono cadere in ibernazione anche airinfuori deh'in- verno e simili osservazioni ha fatto Merzbacher nei Pipistrehi. Ho detto che in quel gruppi di mammiferi ove si ha il sonno estivo esiste anche il sonno ibernale. Che nel gruppo degl'Insetti- vori cui appartiene il Tanrec esista il fenomeno del sonno inver- nale e ben note per il case del Riccio. Ed e pure assai notevole che il Riccio e ancora in parte a regime frugivoro, cio che conferma la mia tesi generale che la iber- nazione sembra in origine essere in rapporto piii con un regime frugivoro che carnivore o insettivoro. Del Riccio scrive il Brehm (') che: " .... porta a casa fratta. Cio fu messo in dubbio da parec- chi, ma Lenz lo vide e un dubbio ad un tale osservatore sarebbe un torto di cui non vogliamo farci colpevoli „. Per i rapporti da me accennati tra sonno invernale e sonno estivo la mia ipotesi anziche perdere terreno mi sembra avvantag- giarsi sempre di piii. Una volta acquisita, la facolta dell'assopimento letargico pete adottarsi secondo le condizioni climatiche a una determinata perio- dicita. Se il freddn agi neUa origine del fenomeno della letargia, (1) Mangili — Op. citato.. (') Forel A. — Obsei'vations sur le sommeil du loir (Myoxus glis). — Kev.de I'Hypnol,!, iSS7. (3) Si veda PolimantiO. — SuUe variazioui di peso delle Marmotte (Arctoinis marmota) in iber- nazione. — BoUettino R. Ace. Medtca di Roma. An. 30. 1904, e anche Mezbacher Mi^m. citata, (') Brehm A. E. — Op. citata, Vol. I. - 154 - costringendo i mammifori alia vita del nascondigli, la letargia una volta affermata si emancipo dalla diretta influenza della tempera- tura e la periodicita rimase solo legata a un fenomeno ereditario. Horwath(^) ha cercato itnvano di far cadere alcuni scoiattoli in letargo durante la estate abbassando la temperatura ambiente e realizzando la fredda temperatura nella quale si manifesta il sonno invernale. Similmente, secondo le esperienze di Lang {') Y Helix aperta soggette a sonno estivo al sad d'ltalia continuarono alia stes- sa epoca a presentarlo in Isvizzera pur le condizioni essendo diverse. Similmente Arnold Pictet (^) ha visto nelle larve degli Esa- podi il sonno ibernale realizzarsi indipendentemente dalla diretta influenza della temperatura. L'emancipazione della periodicita dalla influenza della tempe- ratura sembra un fatto ben generale, ma cio non vuol dire che la temperatura nell'inizio non sia stata la causa mediata del fenomeno periodico costringendo I'animale a particolari generi di vita. II detto di Mares C) " Le froid exterieur ne produit pas I'hibernation „ se puo essere vero per il presente non e ugualmente vero riferito al tempo della origine del sonno letargico. Una volta divenuta ereditaria la periodicita si rivela nell' or- ganismo in un certo tempo e indipendentemente dalle condizioni esteriori, I'animale, quasi fatalmente trascinato dalla incoscienza dei suoi atti, viene a realizzare gli istinti defl'immobiUta e della mo- notonia della sensazione ai quali in origine io costrinsero i fattori del mondo esterno. Per cio non e a stupire che in prigionia, sotto 1' azione deflo sperimentatore che puo distruggere quegli stimoli, il fenomeno pe- riodico sembri talora discostarsi ad un tratto dal sue solito anda- raento. II Ghiro di Mangili dorme in estate, e dorme pur avendo vi- cino a se del nutrimento, solo perche costretto all'lmmobflita sotto una campana, (^) quindi posto nefle condizioni in cui in natura lo trascina la inconscia ubbidienza alia legge di periodicita durante rinverno. Tuttociu puo sembrare ben strano, per chi non consideri tutte (•) Horvalh. — Beitr. z. Lehre Uber den Winterschlaf — Verhandl. d, physik med. Gesellsch. Wurzbiirg. 1878. (•) Lang A. — Ueber den Saisonschlaf der I'hiere — Schweiz. pddag. Zeitsc/tr. Heft. VI. Zu- rich, 1899. (2) Pictet A. — Observations sur 1» sommeil chez les insectes. — Arch, tie Psyhnl, IV. 1904, [*) Kiportato da Mezbacher, Op. r.itfrW. (■'') Mangili. — Op. dial", . - 155 - le circostanze non resta altro che dire col Bunge C) che le cause dell'assopimento letargico sono enigmatiche. V, — / chirotteri non possono far raccoUa di nutrimento. Lasciamo andare le ragioni special! addotte dal prof. Albini sulla possibilita o meno che una provvista di insetti possa esser fatta da un animale per nutrirsene. La obiezione del prof. Albini che i Chirotteri non fanno prov- viste, e come altre obiezioni che egli mi ha posto dovuta a una trasposizione di tempo. lo non ho pensato aflfatto di dire che i Chi- rotteri nel presente raccolgano le provviste, ne io debbo insistere su questo punto che i Chirotteri derivano da antenati arboricoli come ammette giustamente il Doderlein (-) nelle sue considera- zioni sulla origine della facolta del volo nei mammiferi. Arboricoh secondo me e frugivori dovevano essere gli antenati dei Chirotteri. Disgraziatamente la paleontologia per ora non ci ha dato sui Chirotteri quel lumi che sarebb(^ro desiderabili (■^). Secondo me il regime insettivoro de'Microchirotteri e seconda- rio come e secondario il carattere della vita aerea e notturna. Vi- sto che i Macrochirotteri, tenuto anche conto che essi abitano re- gioni ricche di vegetazione, sono costretti a parziah migrazioni, si intende come si sia determinato in un gruppo di Chirotteri la pre- dilezione alia nutrizione a regime insettivoro che la facolta del volo e la vita notturna hanno certamente aiutato nel suo sviluppo, in quelle regioni ove una nutrizione a regime frugivoro sarebbe stata quasi impossibile. Questa mia asserzione sarebbe bene appoggiata dall' esistenza di qualche Chirottero che ci dimostri la coesistenza dei due regimi. Posso dirmi fortunate per cio che il Phyllostoma spedruyn tra i Mi- crochirotteri si nutre anche di frutta. Giacche me ne viene I'occasione credo sia molto interessante notare che la piccola mole dei Microchirotteri attesta pure un adat- tamento secondario, utile per la lore vita speciale, mentre con I*) Bunge (von) — Lehrbuch der Physiologie, I, 1901. (-) Doderlein L. — Ueber die Erwerbung des i'lugvermogen bei Wirbelthiaren. — ZooZ. Ja/m lid. XiV, Ahi. f. Sysl. lena^ 1901. Tra i Marsupial! come si sa il Petaurus preseuta una inem- brana estesa tra i membri anteriori e posteriori, ora 6 notevole che i Marsupial! senibrano discendere da antenati arboricoli. Si veda a tal proposito Dolio L. — Le pied du Diprolodon et I'origine ar- boricole des MarsupiaLx. — Bull, scienl. de la France. XXXIJI. 1900.^ e anche Koken E. — Palaeontologie un Descendenzlehre. — Jena 1902. Arboricolo e frugivoro 6 il Petaurus come arbo- ricoli e frugivori sono altri Mammiferi volanti (3) Notevole tuttavia e una forma descritta del Meschinelli in tempo recente la quale per le sue dimensio!?i, per I'uughiatura rende assai probabile I'ipotesi della derivazione secondaria dei Micro dai Megachirotteri nei senso che ora esporr6. Meschinelli L. — Un nuovo (Jhirottero fossile {Arcliaeopteropus Iransiens Mesch) delle ligniti di Mouteviale. — Atti Jst. Ven. (Sez. VIIIJ 5. 1903, - 156 - grande probabilita i Macrochirotteri hanno conservato maggiormente la mole del loro progenitori. Si sa che le all dei Mamraiferi si svilupparono come paraca- dute (*), un accenno a un simile adattamento non e affatto proprio de- gli Insettivori, da parte le affinita molto contrastabili del Galeopithe- ciis, noi vediamo invece tra i Roditori gli esempi del Pteromys e dello Sciuropterus, il che sta in ogni modo a provare che la formaziono delle ali puo essere avvenuta in un antenato a vita arboricola e a regime frugivoro. La imperfetta facolta del volo nell' inizio puo aver portato alhi vita notturna ('^), nella quale p(>teva piu facilmente essere eserci- tata, e la vita notturna e la tacolta del volo possono aver condotto ad un graduale adattamento al regime insettivoro. Son questi tanti problem! che spetta alia biologia risolvere, colla luce sussidiaria delle altre scienze, a me basta per ora avervi accennato. lo non voglio qui tacere a proposito anche della possibilita di una raccolta di nutrimento che non sia di sostanze vegetali ma di animali catturati, il che sembra impossibile al prof. Albini, le prov- vigioni fatte da una Talpa le quah si e visto possono ammontare a parecchie centinaia di Lombrici e numerose Grillotalpe (^) ! Mi si presenta pure I'occasione di ricordare perche la Talpa non present! fenomeno di letargia; e questa un'altra prova della possibilita che la mia ipotesi ha di spiegare casi apparentemente inesplicabih. lo ho gia notato che la Talpa che circola nolle sue gallerie e che ritrova in esse le condizioni della sua esistenza (si consideri lo speciale adattamento dei suoi organi alia vita sotterranea) non e sottomessa nella vita sotterranea agh stimoh della immobilita e della monotonia della sensazione, quelle invece e il suo mondo e li 0 la sua lotta e la sua attivita! Come spiegare aUora quella raccolta di provviste? Fu creduto che esse servano alio svernamento, invece tutto al contrario son fatte 'neirinverno per la estate, la Talpa approfitta (1) Doderlein L. — Op. citala. Si veda pure Plate L. — Ueber die Bedeutung des Darwin- schen Selectionsprineips luid I'robleme der ArlbildiiDj/. — Lcipzuj, i90:i. (") Kichiamo I'attenzione su questo punto che non solo i Chirotteri, ma altri Mamrniferi volanti come gli Scoiattoli volanti sono notturni. cosi lo Pteromys pelaurista e gli Sciuro[i(eri. Cio prova bene che la vita nottui-oa nei Maminiferi volanti non 6 in relazione col regime insettivoro. Lo Ptero- mys pelaurista si nutre di f'rutta dorrne il giorno e sorte di sera, Tinverno esso cade in letargo ! Aiiche gli Sciuropteri vivono sugli alberi mangiano frufti e jirani sono notturni! (^) Guenther K. — Der Darwinisnius un die Probleme des Lebens. — S Auft. FreHnn-ij. i90l. Kiporta m proposi'o le osservazioni di Da hi. Si veda poi la meniona ori{;iiiale di Fr. Da hi. Die NahrungsviJrralhe des Maulfwurfs. -- /aioI . Aiiz. X7 V lahr., n. :i:,:i. iSi)i. - 157 - deir inverno come della stagione per lei piu pi'opizia per far prov- viste. Lo speciale adattamento della Talpa alia vita ininterrottamente aotterranea ha portato una raodificazione anche nel ciclo del sonno e della veglia (si dice che una Talpa dorma per poche ore, ogni tre ore di attivita), si vede in tutto che la biologia della Talpa ha qualche cosa di caratteristico. Abuse forse dei fatti dicendo che la biologia deUa Talpa offre un' altra prova indiretta della ipotesi esposta ? VI. L'Orso e il Tasso presentano un letargo incompleto. — Questo argomento che il prof. Albini irapugna contro la mia ipotesi io lo credo invece favorevole ad essa per le seguenti considerazioni : L'orso e il Tasso sono infatti Carnivori, dunque tra i Carni- vori non vi e letargo completo, dunqae e vero il principio da me esposto che il letargo e precipuamente legato al regime erbivoro. E quasi non bastasse I'Orso e il Tasso sono Carnivori e vero ma a regime onnivoro : L'Orso e il Tasso sono animali notturni nei quah sembra esservi una maggiore disposizione alia letargia, perche adattati piii degli altri ad oscuri e remoti nascondigli. Ma non te- nendo conto di tutto questo posso ancora rispondere con argomenti diretti alia obiezione del prof. Albini. II cosi detto letargo incompleto dell'Orso e tanto incompleto che non e neppure un vero letargo come dice il Brehm (*) " Non cadono (gli Orsi) per altro in un letargo non interrotto, dormono piuttosto per lunghi intervalli senza tuttavia sospendere intera- mente la vita „. E in altro punto a proposito dell'Orso comune " Credo che il letargo dell'Orso non sia altro che una flaba cui diede origine la pigrizia dell'animale durante il freddo ,.. Del pari lo stesso Merzbacher 0, sulla autorita di Barkow ('') e di Brehm, si accorda col non riconoscere alcuna importanza al cosi detto letargo incompleto deh'Orso. II Tasso puo dormire, e vero, sebbene non lungamente per qualche tempo, ma proprio nel Tasso sono rintracciabili gli istinti del collezionismo e cio puo serabrare quasi meraviglioso ! II sig. Pietruvski di G-allizia e uno dei pochi osservatori che ha fatto sui costumi del Tasso un continuato studio, egli dice : " ebbi il piacere di osservare che accanto al primo buco, che era (>) Brehm A. E. — Op. citata. (2) Merzbacher — Allgemeirie Physiologie etc. (^) Barkow H. C. L. — Der Wiiiterschlaf nach seinen ErscheinuQyen iiii Th erreich dargestel- — Berlin iS40. - 158 - destinato alia camera da letto, i miei Tassi ne scavavano un altro die pensavano utilizzare come deposito delle provvigioni „ (^). La' disposizione alia sonnolenza in taluni carnivori notturni a regime onnivoro trova la sua spiegazione nell'idee da me espresse sull'origine del sonno quotidiano e sulla natura del legame che esso ha colla flsiogenia del letargo. VI. Gli eterotermi cadono in letargo e non sono collezionisti. — In quanto ai Vertebrati eterotermi e il prof. Albini che mi attribuisce I'idea di ritenerli come animah nei quali 1' ibernazione e collegata al collezionismo. lo ho intitolato la mia memoria " Intorno alia flsiogenia del letargo ne' mammiferi „ e proprio quel ne' mammiferi doveva dire chiaramente che io intendevo in quella memoria di discutere solo il problema della lore letargia, non di parlare della letargia di altri animali. Ma del resto non mi lagno di qaesta obie- zione del prof. Albini perche mi da campo di accennare alle mie idee in proposito, idee che saranno da me sviluppate ])iu tardi. Io credo che sia un passo poco fehce, al quale numerosi fisio- logi sono mossi dal considerare che essi fan no la fisiologia in un mode un po' teleologico colla sola mira di rischiarare i problemi della fisiologia umana, credo che sia poco fehce quel passo che li muove a confondere insieme senza distinzione cio che avviene in animali di organizzazione diverse, solo perche il fenomeno presenta delle apparenze di identita. Che il problema della letargia nei mammiferi debba essere con- siderate separatamente e quelle che io fortemente sostengo. Si consideri solo il diverse tempo in eui gh Anfibi e i Rettili a mo' d'esempio apparvero sulla terra. Pure in quel tempo forse si svi- luppo I'inizio del lore sonno letargico, fu un sonno estivo, un sonno do- vuto alia siccita di qualche periodo dell'anno. Negli Anfibi e nei Ret- tili, sembra assai piii probabile che il sonno estivo sia primitive, nei mammiferi invece e primitive il sonno invernale, come si fa a identi- ficare tali fenomeni? Dal memento che anche i fenomeni della termogenesi sono tanto diversi, dal memento che il letargo nei mammiferi fu un portato della vita schiettamente terrestre, quelle degh Anfibi e dei Rettili apparve invece con maggiore probabilita in relazione coi primordi del- I'adattamento alia vita terrestre. Per quanto poi riguarda gli Invertebrati, io sono pienamente d'accordo con quanto mi scriveva I'egregio entomologo il sig. Pictet, (') Br eh III A. E. — Up. cit. Vol. I. - 159 - il quale si occupa del sonno invernale negli insetti: " Comme vous le dites, I'etude des lois qui rogissent la vie instinctive des animaux est de plus captivantes, mais aussi de plus complexes, rendue surtout tres compliquees par la grande diversite du mode de vie de cfeacun. Je continue a etre persuade qu'il faut etudier separement les verte- bres des invertebres. ... „. 10 voglio qui ricordare che negli organism! interioii spesso I'as- sopimento letargico e in relazione con quei process! che Giard (^) ha chiamato process! di anidrobiosi. Nel 1894 Giard scriveva: " La deshydratation progressive diminue tous les phenomenes vi- taux; elle pent aboutir a un etat d'anhydrobiose ou vie latente par dessechement, dont le sommeil estiva! de nombreux animaux n'est qu'une variete remarquable „. Per me I'assopimento dovuto all'anidrobiosi e qualche cosa di molto diverse dall'assopimento le- targico di altri organism! che evidentemente non ha la diretta cau- sa in tale processo. Alia vita latente che ha relazione coll'anidro- biosi, mancano secondo me ! leganii fisiogenetici che il sonno iber- nale ed estivale di altri organism! ha col sonno quotidiano. Per questi ultimi debbo ancora aggiungere una osservazione. 11 Claparede ha dato della mia ipotesi sulla letargia dei mam- miferi il seguente schema: Instinct de j limmobilite^ _ gommeil ordinaire - som- I'approvisionnement ,' — \ monotonie ; , , r. \ -u -4.' ) nieil mbernale et du refuge ' obscurite che per m-olti eterotermi si puo ridurre: [ immobilita J — sonno ordinario — sonno iber- Istinto del rifugio \ monotonia } / oscunta ) °^'« (° *^'^"™>- fermo restando il mio concetto dei legami tra la flsiogenia del sonno e del letargo. Si domandera perche per il letargo dei maramiferi io ho creduto di dover porre un altro fattore antecedente. Lasciamo an- dare tutti i fatti ohe parlano in favore di questa opinione, tanto da non potersi mettere in dubbio pei Roditori, dal punto di vista fisio- logico la organizzazione di mammiferi non e tale che la faculta di un lungo digiuno possa essersi ad un tratto manifestata. Nei Vertebrati eterotermi che in generale possono normalmente (*) Giard A. — L'anhydrobiose. 160 sopportare lunghi digiuni, tenuto anche conto della loro termoge- nesi, la lefcargia non 6 un fenomeno singolare per certe specie e per jari gruppi, come per i mammiferi, rna un fenomeno generale. Lo sfcesso avviene per gli Invertebrati e ciuesta e la piii eloquente dimostrazione del mio modo di argomentare. Dopo tutto cio che ho esposto io credo die lo stesso prof. Al- bini trovera meno oscura e piu persaasiva la mia ipotesi. In qiianto alia possibilita che la letargia possa essere perduta argomento del quale il prof. Albini mi ha gentilmente dato nuove e private noti- zie, non capisco come possa combattere la mia opinione, percio solo che io medesimo ho detto che nel presente poco si spieghe- rebbe la ragione di essere della letargia nei mammiferi, senza te- nor conto di quelle cause ereditarie alia ricerca delle quali proprio io mi son messo. II prof. Albini da Torino mi ha scritto che le Marmotte che egli in quella citta teneva in un solaio si mantennero deste durante r inverno, io mi sono allora ricordato di cio che per una strana coin- cidenza il Mangili scrisse ora e quasi un secolo : (0 Un ihustre mio amico residente in Torino, il sig. Bo ssi mi scrive di aver man- tenuto- per due anni tre marmotte, le quali con grande sua sorpresa non intorpidirono giammai ne nel prime, ne nel secondo inverno, ancorche le abbia tenute per piu tempo in luogo dove la tempera- tura era discesa a cinque o sei gradi sotto zero „. Tutto cio non prova altro se non che in prigionia I'andamento della periodicita puo essere per cosi dire disorientate, ma di per se non getta alcuna luce esplicativa sul problema deha letargia, e que- sto Mangili aveva pienamente compreso. Che altri animah invece di cadere in letargo abbiano provve- duto alia loro esistenza colle migrazioni e quelle che pure mi ricorda 11 prof. Albini, ed io stesso accennai che una tale osservazione e di Erasmo Darwin 'e si puo leggere nella Zoonomia. Certo e in- teressante notare in quah diversi modi la natura raggiunga il me- desimo scope, ma bisogna non dimenticare ki ricerca delle cause dei diversi istinti. Dire soltanto che anche la inigrazione degh uc- celli e un fenomeno periodico come si appaga dire del letargo il prof. Albini non e sufficiente, e cio hanno compreso per le niigra- (>) Mangili. - Up. ritnio. 161 zioni (legli uccelli e Pal men C) e Weismann C) e specialmente H. E. Ziegler (•'), il geniale zoologo dell' Universita di Jena. II prof. Albini infatti finisce col concludere del letargo " come hi muta delle penne, del pelo, come la migrazione, non e altro che una delle tante e svariatissime forme del fenomoni periodic! propri della vita degli organismi e che stanno piia o meno ed in differente rapporto coi fenomeni periodic! natural! „. No, dopo tante centinaia di esperienze, ci5 e sconfortante. Meglio e allora dire col Bunge che le cause deH'assopimento letargico suiio enigmatiche, meglio e ammirare col Milne Ed- wards C) ncl fenomeno della letargia la previdenza della natura areata. Dire che un fenomeno e periodico e non dir altro signiflca sfuggire il problema della ricerca delle cause. lo posso ricordare del resto che altri autori vennero in tempo piu recente all' idea di un adattamento graduale, del ciclo vitale alia periodicita cosmica seb- bene non abbiano indicate il modo, cosi Joseph Noe (■^). In tempo recente Polimanti ('0 ha anche espresso I'opinione che la letargia di mammiferi sia un adattamento acquisito. Che I'idea di considerare il sonno ibernante e il sonno in ge- nerale come un semplice fenomeno periodico, senza altra preoccu- pazione, sia insufficiente e cio che ha ben compreso il Clapare- de C) quando scriveva : " Si dififerentes que soient les conceptions actuelles relatives a la question du sommeil, tons les auteurs sont cependant d'accord sur un point : ce probleme est entoure d'une epaisse obscurite que les progres de la physiologic n'ont en rien attenuee. C'est a peine si Ton s'entend sur la categorie de proces- sus a laquelle appartient le sommeil et Ton est encore reduit a le classer dans les " phenomenes periodiques „ ce serait memo, selon Wundt O, la seule chose que Ton puisse en dire avec quelque certi- tude. Et ce n'est vraiment pas beaucoup ; ce n'est qu'une simple constatation sans signification attendu qu'a pen pros tous les phe- (*) Pal men I. A. — Ueber die Zugstrassen der Vogel. — Leipizy, iS7ii. (2) Weismann A. — Ueber das Wandern der Vogel. — Berlin, i87S. (3) Ziegler H. E. — Die Geschwindigkeit der Brieftauben. — Zoo/. Jahr. Abt. f. System. iSi)7. {") Milne Edwards — LeQons sur la physiologie et ranatomie compar^e. — 2'. VIII. Pa- ris, 1812. {^) No6 J. — Recherches sur la vie oscillante. — Essai de Biodijnami')ue. Paris Alcan 1003 se ne veda il giudizio di Morselli nella Rassegna di Filosofla scientifica in Fivista di fllosofia; Anno VI. Bologna 1904. ('•) Polimanti O. — Mem. cit. (') C 1 a p a r ^ <1 e K — Op. cit. (") Wundt. — GrundzUge der physiol. Psychol. III. 1903. - 162 - nomenes de Tunivers, surtout les phenomenes vitaux, peuvent etre dits " periodiques „. Roma, 30 maggio 1905. Mentre il presente lavoro era in corso di pubblicazione sono venuto alia conoscenza di una memoria del dott. A. Gorter (" The cause of sleep „. K. Akad Wetenschappen. Amsterdam, 1903) nella quale e esposta una teoria biologica del sonno del tutto simile a quella che prima del Gorter io ho espressa. Poiche la memoria di Gorter e passata inosservata e lo stesso Claparede e per suo conto giunto a una teoria biologica del sonno, gh studiosi vorranno tener presente come tale teoria quasi contemporaneamente e indi- pendentemente sia nata in tre diversi paesi. Cio deve tanto piu interessare poiche recentissimamente Tillu- stre Weismann ha sul terreno delle vecchie teorie sul sonno de- gli animali portato la discussione critica sulla nota opera di Semon (Si veda: Richard Semen's " Mneme „ und die " Vererbung erworbener Eigenschaften „ von A. Weismann. Arch. f. Rassen und Gesellschafts. Biologie, 3 lahr. 1906). Roma, 25 aprile 1906. Gontributo alia tecnica delle sezioni microscopiche di oggetti inclusi in paraffina DEL DoTT. G. VASTARINI-CRBSI LIBHRO DOCENTE ED AIUTO DI ANATOMU UMANA (Oon 2 figure) K vietata la riiiroduzione. Chiunque abbia pratica delle moderne manipolazioni istologiche sapra certo, per prova, quali e quante difficolta possano incontrarsi nella esecuzione e nel trattamento ulteriore delle sezioni microtomi- che di oggetti inclusi in paraffina. Degl' inconvenienti piu molesti e che piu spesso si verificano. ricordero: 1° la tendenza delle sezioni ad accartocciarsi sulla lama - 163 - del microtomo, accartocciamento difficile ad evitare e spesso impos- sibile a correggere ; 2'^ il pieghettamento delle sezioni medesirae ; 3" la grande friabilita del pezzi inclusi, dipendente qualche volta da errori di tecnica, ma talora inerente alia natiira del pezzi stessi, costituiti da parti di varia consistenza (ossa, denti, embrioni ad epoche avanzate dello sviluppo) ; 4" la elettiizzazione della paraf- fina, per cui le sezioni sfuggono ed aderiscono agli oggetti circo- stanti, dai quali non sempre si riesce a distaccarle senza rovinarle. A pr even ire siffatti inconvenienti, che si rendono particolar- mente sensibili quando si abbia bisogno di sezioni in serie, o molto ample o molto sottili, fm-ono date dai micrografi alcune utili norme da seguire nei varii momenti della fissazione, dell' indurimento, della eventuale decalcificazione e della inclusione. Ma spesso, mal- grado le pm minuziose cautele, e per ragioni non sempre ben chiare, si fallisce alio scopo. Inoltre vi son casi nei quali non e dato al ricercatore di giovarsi delle cennate cautele, poiche le ma- nipolazioni preliminari furono da altri eseguite (embrioni umani, pezzi patologici gia fissati ed induriti). Cosicche, quando non si vo- glia rinunziare ad un materiale molte volte prezioso, conviene adat- tarsi ai fatti compiuti e cercare di rimediarvi. Gli espedienti all'uopo suggeriti, talvolta molto ingegnosi, ma non sempre egualmente semplici ed efficaci, sono numerosissimi ; ma io non staro qui a descriverli, poiche in gran parte noti e rife- riti nei migliori trattati di tecnica microscopica C). Diro solo clie tali artifizi, da me lungamente sperimentati, mi sembran tutti di gran lunga inferiori ad un metodo che, in questi ultimi anni, ho usato con successo ogni volta che ebbi a ricorrervi. Questo metodo, che permette di ottenere facilmente sezioni microtomiche sottili e complete di pezzi inclusi in paraffiiia e divenuti eccessivamente friabili, fu ideato dai Cora in i nei 1901, allorche, nei nostro Isti- tuto, eseguiva alcune ricerche sulla dentina C). E un mezzo sem- plicissimo, col quale si riesce, tra I'altro, ad utilizzare la tendenza che hanno i tagli di paraffina ad accartocciarsi sulla lama del mi- crotomo. Lo esporro con le stesse parole con le quali lo riassunsi in un mio precedente lavoro ('*). " Sulla superflcie superiore del " blocco di paraffina, prima di ciascun taglio, si distende un pez- " zetto di carta da filtro, della stessa forma, ma alquanto piii corto (*) Cfr. Leeu. Mayer. — Grundziiye der mikroshopisclien Technik, 2 Aufi. p. 98 e segg. 01; Enci/clopddie der mikroskop. Technik (herausgeg. von Ehrlich u. a. a.) i903. t^) Coraini E. — Nota di tecnica istologica. — Napoli, 1901. (3) Le anastoraosi artero-vonose nell'uonio e nei mamniiferi — Napoli, I9u:^-p. 53-54. - 164 - della superficie del blocco (v. fig. 1), ed imbevuto di acqua distil- lata. La carta va collocata in modo che tanto anteriorniente, quanto posteriormente, lasci scoperta una stretta zona, di paraf- fina. Quando si esegue la sezione accade che questa, co' suoi " margini anteriore e posteriore, si arrovescia sui margini corrispon- " denti della carta, mentre, per tutta la sua rimanente estensione, " aderisce strettamente alia superficie inferiore della carta mede- " siraa. Allora, insieme con questa, e trasportata sul vetrino, al " quale viene incollata col metodo dell'acqua distillata. Dopoche la " sezione abbia aderito al vetrino e sia perfettamente asciutta, " viene liberata della paratfina e della carta mediante lo xylol. Si " possono in tal guisa incollare sui vetrini intere serie di sezioni, " numerando col lapis i singoli pezzetti di carta „. Debbo aggiungere frattanto che la langa pratica di questo me- todo, mentre me ne ha sempre piu confermati gl' incontrastabili meriti, me ne ha rivelato altresi alcuni piccoU difetti, e mi ha sug- gerito una modiflcazione, la quale, per quanto lieve ed a prime aspetto insignificante, semplifica grandemente il metodo stesso e ne rende molto piu estese le applicazioni ; onde mi sembra opportune I'esporla brevemente. I difetti che il metodo originario presenta sono: !» la man- canza di un solido punto di presa sulla sezione, la quale non puo essere trasportata sul vetrino senza una certa difficolta e senza pe- ricolo d'essere sciupata; 2'^ la necessita di preparare un gran nu- mero di pezzetti di carta, tanti cioe quante saranno le sezioni da eseguire, cio che, nel caso delle sezioni seriali, costituisce un fasti- dio non indifferente ed una notevole perdita di tempo; 3" I'ingom- bro e la molestia che tutti questi pezzetti di carta, sovrapposti alle sezioni, recano nelle successive manipolazioni. Ora, gl' indicati difetti scompajono completamente con la mia modificazione, nella quale una sola listerelladi carta, imbevuta di acqua distillata, basta per eseguire ed adattare rapidamente ai - 165 - vetrini un gran numero di sezioni. Ed ecco in qual modo (v. .1g. 2) : la listerella di carta da sovrapporsi alia superficie del blocco di pa- raffina, deve essere alquanto piii lunga, ma un poco meno larga di tale superficie e deve esservi adattata in modo cho lasci sco- perte tre strette zone di paraffina corrispondenti a tre dei lati (di solito : I'anteriore, a, rivolto al tagliente della lama ; il destro, 6, ed il sinistro, c, della superficie medesima) ; il quarto lato (ordina- riamente il posteriore, d) restera coperto dalla listerella di carta, la quale sporgera qui liberamente (verso I'operatore) per una esten- sione di 3 a 5 millimetri. Questa estremita libera, e, della listerella rappresenta il punto di presa necessario, in prime tempo, per adattare la carta imbevuta di acqua sulla superficie del blocco, ed, in secondo tempo, per rac- cogliere, senza toccarla direttamente e senza sciuparla, la sezione ottenuta. £ in questo momento die si rivela uno dei grandi vantaggi del mio procedimento. Quando, infatti, con movimento piii o meno ra- pido, siasi eseguita la sezione, si vedra che questa, strettamente aderente alia carta per i suoi tre margini, arrovesciati od anche soltanto sollevati, e per la sua superficie superiore, poggera, con la superficie inferiore, sulla lama del microtome, mentre la estremita posteriore della listerella di carta sporgera liberamente per tutta la sua estensione, oltre il tagliente del rasoio. Sara allora cosa agevolissima e scevra di pericoli per quest'ultimo afferrare con una pinza la estremita suddetta e trasportare la sezione o in un reci- piente con acqua distillata tiepida, ovvero direttamente sul vetrino umido. Nell'un case come nell'altro, non s'incontrera alcun ostacolo nel ritirare la listerella di carta, che, con una leggera trazione verso dietro, cioe verso I'operatore, scivolera sulla sezione e se ne distac- chera, in guisa da poter esser nuovamente applicata sulla superficie del blocco di paraffina. - 166 - Ho qui considerato il caso pin comune, quello, cioe, in cui la superficie di sezione sia qnadrilatera ; ma il metodo, con lievi va- riant!, puo essere applicato in tutti i casi. Inoltre non e sempre assolutamente necessario die le zone marginali di paraffina, non ricoperte dalla carta, siano al numero di tre ; cosi, quando si abbia da fare con oggetti piccoli, basta a rag- giungere lo scopo, che V aiVove8ciamento della paraffina si avveri soltanto nel raargine o nell'angolo della sezione rivolto verso il ta- gliente della lama. Tutta la manovra, che non richiede ne speciali attitudini ne lungo tirocinio e che si esegue in un tempo immensamente piu breve di quel che la lunga descrizione potrebbe far supporre, sara ripetuta flno a che il vetrino (nel caso delle sezioni seriali) sia completamente riempito, per esser poi trasportato nella stufa a -}- 40", dove I'acqua evaporera e le sezioni distese resteranno in- collate e pronte per le ulteriori manipolazioni. I vantaggi che il descritto metodo presenta sono abbastanza evidenti. Infatti, mentre da una parte non si puo considerare come uno svantaggio I'uso della carta bagnata pei tagli di paraffina, oggi specialmente che il metodo del Gaule (incollamento delle sezioni con I'acqua distillata) e divenuto di uso quasi costante, si deve d'altra parte riconoscere che, col nuovo artifizio, si evitano tutti gl'inconve- nienti delle sezioni a secco, inconvenienti da me gia sopra ricordati. Ma la maggiore utilita del nostro metodo si palesa special- mente nel caso delle sezioni in serie, quando non ci sia dato va- lerci del metodo delle sezioni a n astro. Si sa di fatti che, per ottenere queste ultime, di solito sono necessari speciali microtomi, dei quah non sempre si dispone; ma non basta: quando si tratti di oggetti alquanto grandi, come embrioni ad epoche avanzate dello sviluppo, 0 di organi costituiti da parti di varia consistenza e las- samente unite tra loro, I'uso dei detti strumenti non e possibile, e bisogna rinunziare alle sezioni a nastro, poiche richiedesi all' uopo che il rasoio sia tenuto in direzione perpendicolare alia linea del taglio, cio che, com'e noto, rappresenta una condizione sfavorevole alia esecuzione di tagli ampi e sottili. Per le dette ragioni son sicuro che il metodo su esposto, gia largamente usato da me e dagli allievi del nostro Istituto, non manchera di rendere utili servigi a chiunquc vorra sperimentarlo. Febbraio 1906. (DaU' Istituto Anatomico di Napoli, diretto dal prof. G. An- tonelli). 167 - LABORATORIO DI ANATOMIA COMPARATA DBLLA K. UNIVEKSITA DI BOLOGNA DIKETTO DAI. PROF. E GIACOMINI DoTT. GIULIO TRINCI, dissettork La composizione dei nervi spinali degli Anfibi raffrontata a quella dei Pesci K viitata la niiroiiuzioiie. Per far seguito al mio studio, recenfcemente pubblicato nel presente periodico C), intorno alle disposizioni del tratto prossimale dei nervi spinali dei Pesci e particolarmente dei Teleostei, era mia intenzione estendere le ricerche agli Anfibi, quando, a breve di- stanza dalla mia memoria, comparvero tre note di P. Wintre- bert (^' ^ ') riguardanti appunto le questioni che dovevano formare I'oggetto del lavoro prefissomi. Siccome I'isulta da queste note che esiste, in certo modo, uno stretto rapporto fra alcune delle dispo- sizioni da me poste in evidenza nei Pesci e quelle proprie degli Anfibi, rapporto che il Wintrebert, ancora ignaro del mio lavoro, non pote rilevare, colgo opportunita per fare qualche considera- zione in proposito. Per stabilire i debiti confronti rammento che, col mio studio, venni, fra I'altro, alle seguenti conclusioni : P che in tutti i Pesci gh elementi motori e sensitivi delle due radici dei nervi spinah, prima di accoppiarsi, si suddividono in branche destinate a costituire i rami dorsah e ventrali dei nervi stessi ; 2" che, per conseguenza, il nervo spinale non esiste mai come tronco unico ; 3" che, in alcuni casi, le branche di una stessa radice si di- staccano separate daha midolla ; (*) Trinci G — Le radici ed i gangli dei nervi spinali ilei Teleostei iielle lorn varie disposi- zioni. Moiiit. Zonl. itah. Anno XVI. n. H-12. 1905. (2) V^'intre bert P. — Sur la distribution partielle des racines motrices aiix ganglmns spinaiix Chez \m. hatraciens. Co, apt. rend. Sac Biol , T 60. n 4, 1906. (^) Wintrebert P. — Sur I'anatouiie topograpl)i(|ue des gantilions spiiiau.x et I'orijiine des nerfs dorsaux chez les batraciens. Compt. rend. Soc. Uiolng., T. 60, n. 4, 1906. (*) Wintrebert P. — Sur le passage a travers les ganglions spinaux de faiseeaiix prtnenant des racines inotrices et se rendant aux uerfs dorsaux. chez les batraciens. Compt. rr.,,d. .\i\ S<-., T. 14S, ;» 6, 1906. - 168 - V che esistono tre tipi di gangli spinali : nel primo le cel- lule nervose sono raccolte in un unico cumulo dal quale si distac- cano in opposte direzioni le branche sensitive dorsale e ventrale ; nel secondo le cellule tendono a distribuirsi in due cumuli, ciascuno in rapporto con una dello branche ; nel terzo infine le cellule sono ripartite in due gangli autonomi, ciascuno situate lungo il percorso d' una delle branche. II Wintrebert a sua volta ha stabilito . V che negli Anfibi, sia Urodeli, sia Anuri, i gangli spinali sono compenetrati da fasci di fibre, unici o multiph, della radice niotoria ; 2° che questi fasci perforanti, talora distaccantisi diretta- mente dalla midoUa sine a formare una terza radice, designata dal- I'A. come ventro-laterale-accessoria, traversano nell' interno del gan- gho la zona delle fibre sensitive descritta dal Lenhossek (^) e vanno a costituire, insieme a fasci sensitivi distaccantisi diretta- mente dal ganglio, i rami dorsali del nervo spinale ; 30 che questa traversata rappresenta per le fibre motrici dor- F,ah la via piu diretta verso la loro terminazione periferica ed e subordinata aha conservazione dei rapporti anatomici ; 4" che infine il tronco nervoso sottoganglionare, comune- mente considerate come nervo spinale, rappresenta soltanto il ramo misto ventrale del nervo stesso. In altri. termini anche negli Anfibi, come in tutti i Pesci, i nervi spinali non esistono mai come tronchi unici, poiche le radici motorie, prima della loro unione con gh element! sensitivi, si sud- dividono in branche destinate ai rami dorsali e ventrali dei nervi stessi. Simili disposizioni corrispondono perfettamente a quelle dei Pesci muniti di gangli spinali indivisi. Come, inoltre, vedemmo ac- cennato nei segmenti anteriori del tronco dei Clupeidi, in qualche- duno del tronco dei Ciprinidi, in quelli del tronco e caudali dei Ga- didi, Sparidi e Tenioidi e decisamente in quasi tutti quelli dei Si- luridi, anche negli Anfibi i fasci motori dei rami dorsali possono distaccarsi direttamente dalla midoUa {Bana viridis, nono e decimo paio). Nella maggioranza dei casi invece la biforcazione della radice ventrale ha luogo nel punto di suo contatto col ganglio spinale, disposizione che riscontrammo pure difi'usa nei Pesci. Le masse ganglio-spinah degli Anfibi ricordano da vicino quelle (') Lenho8S»5k M. -- UiitersucLiiiiigeii Uber 'lie Siiinalgung'icii ili^s i'j-osclies. Arch. (. Kmxl.. Bd. ^ti, iSblG. - 169 - caratteristiche della maggioranza dei Selaci, dei Ganoidi, di molte fainiglie di Teleostei e dei Pesci pm affini agli Anfib'i stessi, i Dipnoi, in cui riscontrammo le cellule sensitive accumulate in un unico ganglio. Mentre pero in queste foi'me trovasi, in certa guisa, vir- tualmente rappresentata la ripartizione degli elementi nervosi ca- ratteristica dei Pesci a duplice ganglio, essendo le cellule nervose, per (luanto comprese in un niedesimo involucre connettivale, quasi sempre distribuite in due territori distinti, ciascuno in rapporto con una delle branche del nervo, negli Anflbi la maggior parte degli elementi trovasi accumulata in una massa unica disposta a guisa di mantello intorno alia radice dorsale (Lenhossek). Una simile costituzione dei gangli spinali, che sembra generalizzata anche ai Rettili, Uccelli e Mammiferi e che, prima delle mie ricerche, era ri- tenuta esclusiva di tutti i Vertebrati, fra i Pesci e gia rappresen- tata nei Dipnoi. In seguito ad osservazioni su larve di Salamandra e Triton^ fra gli Urodeli, Eana e Bufo^ fra gli Anuri, mi trovo in grade di con- fermare i reperti del Wintrebert tanto riguardo alia divisione della radice motoria, quanto alia penetrazione della sua branca dor- sale neH'interno del ganglio e, poiche mi si presenta I'occasione, prendo nota di un particolare che trascurai di porre in rilievo nel mio lavoro precedente; che, cioe, anche nei Pesci, i fasci motori ap- partenenti al ramo dorsale del nervo spinale raggiungono la loro destinazione periferica per la via piu breve, attraversando, in molti casi, i cumuli ganglionari. Bologna, 7 maggio 1906. VINCENZO BALDASSERONI Descrizioiie i^iiW llelvdrihi.^ (Allolohophora) Jargionii nuova specie di Lumbricide della Toscana. ^ vietata la riproduzione. Tra alcuni lombrichi raccoiti nel R. Orto botanico di Firenze, ho trovato tre esemplari adulti di una nuova specie di Helodfilus (AUolohophora)^ che qui descrivo sotto il nome di Helodrilus Tar- - 170 - gionii^ dedicandola al compianto prof. Adolfo Targioni-Tozzetti, il quale gia aveva raccolto un esemplare di questa specie nei dintorni di Firenze, esemplare da me rinvenuto nelle collezioni, dove era state posto sotto il nome di Lumbricus gigas Dug. Questa specie che io ho potato studiare sotto la guida del prof. Rosa ha i se- guenti caratteri. Caratteri esterni Lunghezza, di esemplari adulti, mediocremente contratti in al- cool, cm. 30; diametro circa mm. 5; segmenti 300-320. Forma cihndrica, allungata conica nella regione anteriore, un po' depressa nella regione caudale. Colore generale ardesiaco, dorsalmente piiiscuro; nei segmenti anterior! ardesiaco cupo, posteriormente grigio carneo ; il clitello e di color carneo tendente all'aranciato. Prostomio con un prolungamento posteriore che incide circa ^j^ del prime segmeuto rimanendone distinto per un solco semilunare. I segmenti, tranne i primi dieci e quelli del clitello presentano un leggero solco dorsale trasverso che arriva fin sui lati del corpo. Setole tanto ventrali che dorsah strettamente geminate: le setole normali sono sigmoid! con nodule, lunghe circa \>- 675. Nei segmenti 11, 12, 13 dorsah e ventrali sono impiantate in tre paia di grandi papihe rigonfie di color bianco-rossiccio sul vivo e sono cambiate in setole copulatrici. Queste sono piu grandi, lunghe circa mm 1 V2J mono curve e all'estremita libera hanno un profondo solco longitudinale ; nei segmenti che portano le aperture sessuah e nei chteho solo le ventrali, portate da papille biancastre, sono trasformate in setole copulatrici. Clitello esteso sui segmenti 27-41=15. I limiti del segmenti del clitello sono ben netti anche dorsalmente ed i pori dorsali sono niolto visibili. Tuhercula puhertatis in serie continua dal segmento 29 al 36, pero i hmiti non sono ben netti. Aperture ^ al 15 segmento, visibili come piccoli pori a circa meta distanza tra le setole 6 e le c in un'area biancastra, ma senza alcun rigonfiamento. Aperture V al 14 segmento collocate esternamente alle setole b. Dall'aperture sessuali ai tubercula pubertatis, corre una briglia bianca. Primo poro dorsale all'intersegmento 7io- H verme emette dai pori dorsali, in qualsiasi regione del corpo, un liquido biancastro. - 171 - Nefridiopori al margine anteriore del segmento un po' ester- naraente alle setole ventrali. Caeatteri interni Primo setto ben visibile e il 7,; ; setti Vt'Vio ispossiti ed un po' infundiboliformi, il ^Vu torna ad esser sottile. Ghiandole di Morren visibili come due rigonfiamcnti sul tubo esofageo nel 10° segmento. Stomaco occupante i segment! 15, -16, 17. Ventriglio occupante i segmenti 18 e 19. Cuori in sei paia nei segmenti (5-11. Vasi intestino-tegimientari che partono dal segmento 12. Testes e padiglio7ii liberi nei segmenti 10 e 11; i vasi deferenti di ciascun lato dopo un breve tratto parallelo rispettivamente al- I'intersegmento ^7ii ©d air^Vi2 si riuniscono insieme nel 12^ seg- mento. Vescicole seminali in quattro paia, il primo e secondo paio piii piccole dell'altre; il primo paio, nel nono segmento, e attaccato al dissepimento Vio I i^ secondo, nel decimo segmento, attaccato al dis- sepimento ^7ii» il terzo, nel segmento undecimo, e attaccato al dis- sepimento ^^i^; il quarto, nel dodicesimo segmento, attaccato al dis- sepimento ^Vl2- Spermatechem tre paia nei segmenti 11, 12, 13, e aprentisi agli intersegmenti ^Viu 'Vi2) *Vi3 sulla serie delle setole dorsali; le loro aperture esterne non sono visibili. Questa forma presenta notevoli somiglianze colY AUolobophora hisiKinica descritta da Ude (*) nel 1885, ma la differenza di posizione del clitello che nell'^. Jdspanica si estende sui segmenti 29-43=15, e del primo poro dorsale, che nella medesima si trova all'interseg- mento ^Vis? la presenza in questa di atrii rigonfli attorno all'aper- ture sessuali, atrii mancanti del tutto nella specie da me descritta, basterebbero gia a tener distinte le due forme. Per la gentilezza del prof. Ehlers, direttore dell' Istituto di Zoologia di Gottingen potei avere e studiare I'unico esemplare di AUolobophora Jdspanica che appunto si conserva in quel museo, e, visto che la descrizione di Ude e fondata sui soh caratteri esterni, credo utile dare qualche cenno deH'anatomia di questo lumbricide il quale presenta : (') Hermann Ude. — Ueber die Rilckenporen der terricolen Uli^ocbaeten, nebst Beitragen zur Histologie des Leibesschlauch und zur Systeinatik der Lumbriciden. — " Zeitschr. f. vissenscli. Zool r Bd XLIII n i7-143 taf. IV. Giittingen IS 85. 172 Seta Vt, Vs, 7.... ispessiti. Ghiandole di Morren come rigontiamenti del tubo esofageo nel 10" segmento. Stomaco occupante i segraenti 15, l(i, 17, 18. Ventriglio occupante i. segment! 19 e 20. Cuori in sei paia nei segment! 6-11. Vasi iiitestino-tegmnentari che partono dal 12° segmento. Testes e padiglmii liberi nel 10° e 11" segmento. Vescicole semmali in 4 paia nei segment! 9-12. Spermateche in 4 paia alia faccia anteriore degl! intersegment! 'Vn> *Vi2) '7i3) 'Vi4 all'altezza delle setole dorsal!. La specie diUde posta dal Michaelsen(') tra le Lumbricida- rum species incerti generis e dunque da riportars! al gen: Helodrilus subgen : Allolohophora e resta ben distinta anche per la posizione e numero delle spermateche ^2i\V Helodrilus (Allolohophora) Targionii. Dal Lahoratorio di Zoologia degli Invertehrati in Firenze. Maggio 1906. (') Wilhelni Michaelsen. — Oligochaeta. Das Tierreich. — Berlin 1900. NOTIZIE II 7 Marzo ultimo scorso moriva in Trieste (dove era nato nel 1857; il Prot'essore l^Iicliele Stosslcll. Fu attivo e benemerito cultoie di studi zoo- logici, e numerosi lavori pubblico dal 187G fine a questi ukinii tempi (1904). Specialmente si distinse nel campo della Elmintolojijia, dovo lascia una serie di pregovoli pubblicazioni e onorevole nome. F. Cosmo Cheriibini, Amministratore-responsabile. ize, 1906. — Tip. li. Niccolai, Via Vaemu, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie della Unione Zoologica italiana DIKKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI I'rof. (li Auatomia iiniana Vvof. di Anatuniia coiii|i. e Zooloj, con ritratto. Silvestri Torindo. — II rene ed il fegato negli animali srailzati. — Gazz. o.^pedali e cliniche, An. 27, N. 24, pp. 250-252. Milano 1906. Valenti Giulio. — Alberto Rodolfo Kolliker: commemorazione. — Estr. di pp. 8 d. Rendic. Se.ss. Accad. Sc. Istit. Bologna, An. Accad. 1905-906. Bo- logna. Volterra Vito. — Sui tentativi di applicazione delle matematiche alle scienze biologiche e sociali. — Arch. Fisiologia, Vol. 3, Fasc. 2, pp. 175-191. Fi- retize 1906. II. Evoluzionismo biologico. FUogenia. Gemelli Agostino. — Su di un nuovo indirizzo della teoria dell'evoluzione. — Estr. di pp. 20 d. Scuola Cattolica Milano, Gennaio 1906. Monza 1906. III. Ontogenia (Embriogenia. Organogenia). Ariola V. — La merogonia e I'ufiScio del centrosoma nella fecondazione rae- rogonica. — Boll. Mti-fei Zool. e Anat. compar. Univ. Genova, 1903, N. 126, Genova, pp. 11. Ariola V. — La merogonia e I'ufficio del nucleo nella fecondazione. — Boll. Musei Zool. e Anat. compar. Univ. Genova, 1904, N. 128. Genova 1904, pp. 8. Besta Carlo. — Sulla struttura della guaina mielinica delle fibre nervose pe- riferiche: ricerche istologiche ed embriologiche. — Vedi M. Z., XVII, 1, 4. Bianchini S. — Intorno alia degenerazione e alia rigenerazione dei nervi •" nota critica riassuntiva. — Clinica moderna. An. 12, N. 8, pp. 85-89 e N. 9, pp. 101-106. Firenze 1906. - 175 - Miranda Giovanni. — II probleraa del sesso nella fisiologia e nella patolo- gia: Prelezione. — Ai'ch. Ostetricia e Ginecol, An. 13, N. 1, pp. 1-26. Napoli 1906. Mongiardino Teresio. — Ricerche intorno alia presenza di denti canini ed iucisivi nella raascella superiore degli embrioni bovini. — Estr. di pp. 20, d. Arch, scientif. Soc. e Accad. Veterin. ital., An. 3, N. 7-9. Torino 1906, con tavola. Nicola Beniamino. — Sullo sviluppo, sui canali perforanti e sulle fessure della porzione laterale deil'ala magna dell'os sphenoidale nella specie umana. — Estr. di pp. 30 d. Mem. Accad. So. Torino, S. 2, T. 56. Torino 1906, con tavole. Perna Giovanni. — Intorno all'influenza dell'aria sullo sviluppo e suUa orien- tazione deli'embrione nell'uovo di polio. — Rendic. Soc. ?ned. — chir. Bolo- gna, adunanza 17 novemhre 1905, in : Bull. Sc. med.. An. 77, S. 8, Vol. 6, Fasc. 1, p. 49. Bologna 1906. Perroncito Aido. — La rigeiierazione dalle fibre nervose [Cane]. — Boll. Soc. med.-chir. Favia, 1905, N. 5, pp. 434-444, con tav. Pavia 1906 Fiingeler Rudolf. — Die Entvpickelungsgeschichte von Agrotis (Episilia) la- ce ta Tr. — Vedi M. Z., XVII, 2-3, 41. Q,uajat E. — Sulla partenogeuesi artificiale nelle uova del bombice del gelso. — Anniiario Staz. Bacol. Padova, Vol. 33, pp. 71-92. Padova 1906. IV. Istologia Arcangeli Aiceste. — I cambiamenti nell'epitelio intestinale del Box salpa L. durante I'assorbiraento. Con tav. VII e 4 figure nel teste. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 150-176. Firenze 1906. Besta Carlo. — Sulla degenerazione e rigenerazione delle fibre nervose peri- teriche [Mammiferi]. — Vedi M. Z., XVII, 1, 2. Capobianco F. — Recherches ulterieures sur la genese des cellules uerveu ses. — Vedi M. Z., XVII, 1, 2. Corti Alfredo. — Su i globuli bianchi del sangue dei mammiferi. — Monit. Zool. ital. An. 17, N. 4, p. 124-138. Firenze 1906. Ferrata Adolfo. — Sulla struttura del nucleolo. Con 2 tavole. — Arch. Fisio logia, Vol. 3, Fasc. 2, pp. 303-308. Firenze 1906. Ferrata Adolfo. — Sui globuli bianchi mononucleati: nota prelim. — Toni- masi, An. 1, N. 4, pp. 94-97. Napoli 1906. Gemelli Agostino. — Nuove osservazioni sulla struttura delle placche rao- trici e dei fusi neurorauscolari. [Rettili]. Con 5 figure. — Monit. Zool. ital, An. 17, N. 2 3, pp. 90-99. Firenze 1906. Lugaro E. — Ricerche sulla colorabiliti primaria del tessuto nervoso. [Mam- miferi]. Con tav. I-IV. — Arch. ital. Ariat. ed EmbrioL, Vol. 5, Fasc. 1, pp. 1-99. Firenze 1906. Medea Eugenio. — Contribute alio studio delle fini alterazioui della fibra nervosa (fenomeni de — e rigenerativi) nella nevrite parenchiraatosa de- generativa sperimentale. Sunto. — Rend. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 39, Fasc. 4, pp. 206-211, con fig. 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Soli Teobaldo. — Eecherches heraatologiques durant les epoques catamenia- les au cours de la grossesse. Resume. — C. R. Clinique Obstetric, et Gy- necol. Univ. Turin, An. 1 et 2, pp. 73 75. Cirid 1905. Vigliani Rodolfo. — Come reagiscono i tessuti in presenza di corpi estranei irritanti iuiettati per le vie sanguigne. [Coniglio]. — Riv. Venetn Sc. rned., T. 44, An. 23, Fasc. 1, pp. 3-21. Venezia 1906. V. Tecnica. Berlese Antonio. — Apparecchio per raccogliere presto ed in gran numero piccoli Artropodi. — Vedi M. Z., XVII, 2-3, 38. Gilardoni Enrico. — Di una nuova pinza per allestire estemporaneamente preparati microscopici su vetrini porta-oggetti. — Giorn. med. Esercito, An. 53, Fasc. 12, pp. 888-891, con figure. Roma 1905. Perna Giovanni. — Un metodo per appiccicare sul vetrino le sezioni in cel- loidina. — Rend. Soc. med.-chir. Bologna, adunanza 17 novernhre 1905, in: Bidl. Sc. med., An. 77, S. 8, Vol. 6, Fasc /, pp. 49-50. Bologna 1906. Vastarini Cresi G. — Contributo alia tecnica delle sezioni microscopiche di oggetti inclusi in j)araffina. Con 2 figure. — Monit. Zool. ital., An. 17, N. 5, pp. 162-166. Firenze 1906. Vram Ugo G. — M".todo per determinare I'inclinazioue dell'orbita. — Atti Soc. roinana Antropoloyia, Vol. 12, Fasc. 2, i)p. 195-196. Roma 1906. - 177 COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DI FIKENZE, DIRETTO DAI, PKOF. G. CHIAKOGl Dorr. FEKDINANDO LIVINI Formazioni della volta del proencefalo in " Lalamandrina perspicillata „ Ricerclic anntoiniclie ed em^riologiclie (Con tavole III-VI). ft viftata la riprodnzione. Erano pressoche a termine le presenti ricerche, allorche com- parve, in " The American Journal of Anatomy „, una Meraoria di Warren (^), che tratta della regione, della quale e questione in que- sto scritto, in Necturus maculatus ; credo, pur nondimeno, di dover riassumere i resultati ai quali io sono giunto in Salamandrina per- spicillata, e perche essi sono in piu punti dissonant! da quelli de- scritti da Warren in Necturus, da altri in questo ed in altri Uro- deli, e perche essi si riferiscono ad una specie che non e stata lino ad ora studiata, se ne togli qualche frammentaria notizia rife- rita alcuni anni fa da G-aleotti ("). Questi miei resultati si fondano suU'esame di un gran numero (centoventitre) di embrioni di S., fissati e coloriti con metodi svariati e tagliati in serie in varia direzione, ma principalmente sagittale e trasversale, non che sul- I'esame di tagli microscopici di quattro individui adulti. — Per gli stadi degli embrioni, mi riferisco alle indicazioni da me date nel lavoro sugli organi del sistema timo-tiroideo nel medesimo Uro- delo {% (•) Warren J. — The development of the paraphysis and the pineal i-egion in Necturus macu- latus. — The Aiaeric. Journ. of Anatomy. Vol. 5, N. 1. Baltimore, 1905, (2) Galeotti G. — Studio morfologico e citologico della volta del diencefalo in alcuni vertebrati. — Riv. Patol. nerv. e ment.. Vol. S, Fasc. H. Firenze, iS97. (') Livini K. — Organ' del sistema tiino-tiroldeo in Salamandrina perspicillata: ricerche anato- liiiche ed embriologiche. Con tav. I-VII e o figure nel testo. — Archtvio ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 1, Fasc. i, pp. 3-90. Firenze, 19o;i. - 178 - II proencefalo, in embrioni giovanissimi di S. (stadi fra A e B), e, neH'insieme, molto sviluppato in direzione dorso-ventrale, assai meno in direzione trasversale, come con evidenza resulta dall'osservazione di tagli trasversali; dai medesimi apparisce eziandio il notevole spes- sore delle pareti laterali di questo segmento encefalico, in confronto alia grande sottigliezza della volta. Altre particolarita relative al proencefalo si rilevano poi dalle sezioni sagittali, come vado ora ad indicare. Anche in S., come in embrioni di Uccelli (piccione e polio) (0, per introflessione della parete dorsale del proencefalo, si costituisce una piega trasversale (Fig. 1), dapprima tenuissima, sporgente nella cavita cerebrale, al punto piri declive della quale corrisponde il limite tra diencefalo e telencefaio. Nel piano mediano, la parete dorsale di quest' ultimo, andando dal limite ora ricordato in avanti, descrive una curva dolce e re- golare convessa dorsalmente e all' innanzi ; e piu sottile nel tratto caudale, ove resulta di cellule basse in un solo piano, si ingrossa gra- do a grado procedendo in avanti ; un interstizio angustissimo, occu- pato da connettivo, separa questa parete dall' ectoderma tegumenta- le. — Ne in questo ne in stadi successivi, e possibile, come in altri vertebrati, ad es. in Torpedo (cfr. Chiarugi (^) ), distinguere nella volta del telencefaio le due regioni, parafisaria, la posteriore, e so- vranevroporica, I'anberiore, delimitabili I'una dall'altra, oltreche per una leggera differenza nello spessore della parete, per un andamento di quest'ultima diverse nelle due regioni: in S., la parete cerebrale descrive, come dissi, una curva regolarissima, e soltanto si avverte una diflferenza nello spessore tra il suo tratto caudale e quelle cra- niale, il passaggio, pero, verificandosi insensibilmente, non in ma- niera brusca, sicche riesca possibile delimitare 1' un tratto dall'altro. La volta del diencefalo, partendo dal limite tra questo e il te- lencefaio, descrive dapprima una curva convessa dorsalmente ed in dietro ; sottile in avanti, dove e costituita da cellule basse in uno strato unico, si ingrossa nel procedere in dietro, perch e le cellule si fanno piii alte e dispongonsi poi in due piani. Questo prime tratto (') Cfr. Livini F. — Foniiazioni della v61ta del proencefalo in embrioni di Uccelli. Con tavole XVni-XXIV e 2 fig. nel teste. — Arch. ital. Anal, a Emhriol., Vol. 5, Fuse. 3. Firenze, 1906. (2) Chiarugi O. — Della regione parafisaria del telencefaio e di alcuni ispessimenti del corri- spoadente ectoderma teguinentale in cmbrioiw di Torpedo ocellata : nota preliminare. — Monil. Zool. ital., An. i6, N, 7-8, pp. iS:.'-lHG, Firtnze, 1905. 179 e nettamente circoscritto in dietro da un solco trasversale, ciii cor- risponde il liiiiite tra I'epifisi e la commessura posteriore, le quali parti si forraeraiino: la prima per estroflessione della porzione po- steriore del tratto in discorso (porzione, che gia nello stadio che con- sideriamo apparisce piia spessa), la seconda dal segmento della volta diencefalica che rimane immediatamente'al di dietro del ricordato solco, e che trapassa ora senza hmite distinto nel mesencefalo. Nella fig. 2, tolta da un embrione alio stadio C, e riprodotta, in e, la estroflessione, abbozzo della epiflsi: essa e diretta dorsal- mente ed in dietro, al contrario di quello che si veriflca negli Uc- celli, (^) nei quali il diverticolo epifisario e inclinato all' innanzi ; nettamente limitata, alia base, in dietro, non lo e affatto in avanti e lateralmente, in quest'ultima direzione estendendosi essa per quan- to e larga la volta diencefalica. Ben presto, pero, I'abbozzo epifisario viene ad essere circoscritto anche in avanti (fig. 3) e sui lati, assumendo la forma di una grossa ve- scicola, della quale il fondo, che e rivolto dorsalmente ed in dietro, si mette in immediato contatto coll'ectoderma tegumentale; la parete del- la vescicola resulta di cellule in uno o al massimo due piani, e delimi- ta una spaziosa cavita, largamente comunicante colla cavita cerebrale. Si e fatta, nel frattempo, piii profonda la primitiva introfles- sione della parete dorsale del proencefalo, e conseguentemente e divenuta piii sporgente nella cavita cerebrale la piega trasversa, al punto piu declive della quale corrisponde il limite tra telencefalo e diencefalo : resulta questa piega di due pagine, alle quali e inter- posto tessuto connettivo, pagine che spettano respettivamente al telencefalo, 1' anteriore, al diencefalo la posteriore. Si tenga pre- sente che per nessun segno si possono, in questi o in stadi succes- sivi, delimitare le due pagine dal tratto del respettivo segmento encefalico che ad esse fa direttamente seguito. L'evoluzione della epifisi progredisce rapidamente : si restringe essa all'estremo prossimale, in guisa che la comunicazione tra la sua cavita e quella cerebrale si fa per una apertura via via piii angusta (fig. 4); I'apertura finisce poi col chiudersi, sicche le due cavita piia non comunicano tra lore. — Questi mutamenti, ai quali ho cosi somma- riamente accennato, non si com})iono nei diversi individai in un pe- riodo corrispondente, ma in alcuni piti presto, piii tardi in altri : cosi, ad esempio, ho osservato Tabbozzo epifisario in forma di vescicola chiusa in embrioni della lungezza totale di mill. 6,2, ed invece in altri, della lunghezza totale di mill. 9, 1, tuttora in comunicazione colla cavi' ta cerebrale; le variazioni, sotto questo riguardo, sono assai numerose. - 180 - Conviene a questo punto ch'io raetta a raffronto la disposizione da me osservata in S., con quella da Warren C) descritta in Nec- turus, per fame rilevare le differenze. Nello stadio pin giovane che Warren descrive e rappresenta nella sua Fig. 1, distingue nella volta del diencefalo due archi : I'arco epifisario (limitato da due an- goli, anteriore e posteriore, che corrispondono, egli dice, alia posi- zione delle due commessure, posteriore, respettivamente snperiore) e I'arco post-velare (corapreso fra I'angolo corrispondente alia coni- messura superiore ed il limite tra telencefalo e diencefalo). Orbene, in nessuno dei miei preparati, che pur sono numerosissimi, ho os- servato una disposizione paragonabile a quella riprodotta nella Fig. 1 di Warren, che rappresenta una sezione evidentemente obliqua, rispetto al piano sagittale mediano: allorche, in S., I'abbozzo epifisario si e dehmitato in avanti dal rimanente della volta diencefahca (arco post-velare di Warren) ed anzi prima che tale delimitazione esista, gia esso si presenta come un profondo diverticolo, inclinato all'in- dietro. II confronto fra le mie figure 2 e 3 e la fig. 1 di Warren dimostra, meglio di qualunque parola, la differenza fra Necturus e Salamandrina. Prima che I'epifisi abbia raggiunto il grado di evoluzione, quale e riprodotto nella Fig. 4, si differenzia in S., la parafisi, ed anche sulle prime fasi di sviluppo di questa formazione differiscono i miei reperti dai reperti di Warren in Necturus, e da quelli di altri Osservatori in questo ed in altri Urodeh, cosi di Kupffer ("-) in Salamandra maculosa. II primo accenno della parafisi viene ge- neralmente indicate come un diverticolo cavo del tetto del telen- cefalo (arco parafisario di Warren), che va in seguito facendosi piii profondo. In S., I'abbozzo parafisario apparisce dapprima come un locale ispessimento, nettamente circoscritto, nel piano mediano della volta del telencefalo, sporgente verso 1' esterno : in un ein- brione, ad uno stadio tra D ed E (Fig.- 4), partendo dal limite cau- dale della volta del telencefalo, quest' ultima, in sezione sagittale, apparisce come un arco dorsalmente convesso ; il primo tratto, ascendente, di questo arco trovasi in molta vicinanza del tratto contiguo della volta diencefalica, che decorre ad esso parallelo, I'uno essendo dall'altro separate per uno strato strettissimo di connet- (■•) Warren — Loc. cit. (-] Kupffer (von) K. — Die Morplio^enie des Geatralnefvensysteins, in; Uandhuch der verglei- chend. u. experim. Kntuichelungslehre der Wirbeltieie. herausijegi-ben von O. Herlwig.Jenu iorzione non si puo per una qualsiasi ragione differenziare; tanto cio e vero, che nell'in- dicare la evoluzione del Velum negh Urodeli, gli Autori, cosi War- ren (^), sono costretti ad ammettere che alia formazione del plesso coroideo medio prenda parte il Velum, che, dice Warren, ha assor- bito anche una gran parte dell' arco post-velare, cioe della rimanente parte del pulvinar, dalla quale, non e inutile ripeterlo, in nessun momento tlello sviluppo si puo il Velum delimitare. Anche Kupt- fer ('), a proposito della formazione del plesso coroideo medio ne- gh Urodeli, indica che per la sua costituzione viene impiegata la piii gran parte del tetto del parencefalo, cioe del pulvinar pineale. Convengono dunque questi Autori che non si puo distinguere nella formazione del plesso coroideo medio quelle che spetta al supposto Velum da quelle che spetta al rimanente del Pulvinar pineale C). Faccio in secondo luogo osserA-are come dalle mie ricerche venga confermato che negli Urodeh, a differenza di queho che si verifica in altri Vertebra ti, non si forma un occhio parietale, ne come or- gano permanente, e neppure come organo rudimentale e transito- rio, come avviene in alcuni Teleostei (Coregonus albus (Hill C)), Anflbi anuri (Bufo vulgaris (Beraneck, f)), UcceUi (Livini O). Relativamente aU'epiflsi e degno di rilievo il fatto che mentre essa si abbozza in stadi precocissimi dello sviluppo, ed ha anzi nei primordi un volume veramente considerevole (cfr. le figure 3 e 4), tanto da occupare una buona pai'te della volta del diencefalo, pre- stissimo si arresta nel suo accrescimento, e si riduce ad un organo evidentemente atrofico. Air incontro la parafisi, che si abbozza piu tardi e cresce con maggior lentezza, acquista poi un volume ragguardevole, ed ha i caratteri di un organo funzionante, verisimilmente di un organo (*) Warren. — Loc. cit. (2) Kupffer. — Loc. cit. (•■') Gaupp (loc. cit., fi(j. .*>, p. n-H) indica adilirittura come Velum il plesso coroideo medio. (4) Hill. — Cit. da B6ranecli. (5) B6raneck E. — Sur le nerf parietal et la morphologie du troisi^ine oeil dfs Vert^brfis. Anat. Anz., Jg. 7, iH92, N. 2i-22, pp. 674-689. Jena, 1S92. (*) Livini. — Loc. cit. 191 ghiandolare, tenuto anche conto della ricca vascolarizzazione del con- nettivo die direttamente la circonda. Paragonando sotto questo punto di vista la Salamandrina con alcuni Uccelli, ad esempio il piccione (0, risalta chiaramente una inversione nella importanza relativa dell'epifisi e della parafisi : negli Uccelli e molto sviluppata 6 con architettura di ghiandola ramiflcata I'epiflsi, ed e ridotta ad un minuscolo sacchetto la parafisi ; in Salamandrina e invece molto sviluppata e coll'aspetto di una ghiandola ramiflcata la parafisi, mentre e atrofica I'epiflsi. L' idea, gia da altri espressa, di una pos- sibile correlazione di fnnzione tra epifisi e parafisi, sembrami che dalle mie ricerche negli Uccelli e negli Urodeli acquisti valore. Un'altra considerazione. Nello stesso modo che tra le forma- zioni della volta del proencefalo di S. non ho ricordato il Velum, similmente non ho fatto parola di un tratto intermedio, che esiste sicuramente in altri Vertebrati : in S., la coramissura poste- riore si costituisce, come dimostrai (cfr. le figure 4, 6), in contatto immediate colla epifisi, e quindi un tratto intermedio non esiste. L'esame deUe figure teste richiamate permette di escludere che possa come tale considerarsi il tratto di parete cerebrale compreso tra le due commessure, posteriore e superiore (cfr. la fig. 14, x) : esse rappresenta il tratto dal quale ha preso origine I'epifisi, che se ne e poi separata. Feci altrove notare come questo mio reperto stia in opposizione alia comune idea che il tratto intermedio sia particolarmente sviluppato negli Anfibi, considerando anzi qualcuno la sua presenza come una delle caratteristiche del cervello di que- sti Vertebrati (Gaupp (-)) : sicuramente il fatto non puo essere ge- nerahzzato. A proposito del plesso coroideo medio, deve esser fatto rilevare come esso non abbia lo stesso significato morfologico in S. e negli Uccelli (piccione) : in questi, esso prende origine da tutto il pulvinar pineale, dalla commessura superiore al limite craniale del dience- falo : in S. invece si sviluppa nel piano mediano solamente a spese della porzione craniale del pulvinar, la porzione caudale rimanendo in forma di semplice lamina regolarmente convessa dorsalmente e in avanti (sacco dorsale). Finalmente, va segnalata la presenza in S. di un organo che non ha I'omologo in altri Vertebrati, ad esempio negli Uccelli, vo- glio dire il plesso coroideo inferiore ; ed e questo un fatto impor- tante, in quanto dimostra, insieme ad altri, ai quali ho or ora (1) Cfr. Livini. — Loc. cit. (2) Gaupp. — Loc. cit. - 192 - accennato, che un piano di struttura costante nella volta del pro- encefalo (diencefalo, si dice di solito impropriamerite) dei Verte- brati, come da alcuni si e sostenuto {% non ha fondamento. Richia- mero soramariaraente alcuni dei diversi fatti che depongono contro siffatta maniera di vedere. L' occhio parietale in alcuni Vertebrati si costituisce o come organo permanente o come organo rudimen- tale e transitorio, indipendente dall'epifisi, in altri no ; in alcuni esiste un tratto intermedio, anche sviluppatissimo, in altri no; in al- cuni dalla parete dorsale dell'epencefalo si sviluppa un organo im- portante, il plesso coroideo inferiore, che non ha I'omologo in altri ; in alcuni il plesso coroideo medio si forma a spese di tutto il Pul- vinar pineale, in altri invece solamente da un tratto limitato di esse... Inflne un'ultima considerazione. Si incontrano talora, nella regione di che ci occupiamo, pecuhari formazioni accessorie delle quali non co- nosciamo oggi il signilicato, ma che non possono essere senza im- portanza, considerate che in alcune forme esse si presentano con grande frequenza ; cosi in embrioni di Uccelli (piccione e polio) ho trovato presente (') Tuna o I'altra o piu insieme di tali formazioni accessorie in un terzo dei casi (13:39) C): or bene, fra tanti embrioni di Salamandrina da me presi in esame (centoventitre), nemmeno in uno esiste va traccia di esse ; ed ecco un fatto di piii da aggiungere a quelli di sopra richiamati, per ritenere che I'idea di un piano di struttura costante nel proencefalo (diencefalo) iei Vertebrati non puo essere accolta. (1) Cfr. d'Erchia K, — Contribute alio studio della v6'ta del cervello intennedio e della re- gione paraflsaria in embrioni di Pesci e di Mainraiferi. — Monit. zool. UaL, An. 7, iV 3, 5 e 9-10, Firenze i896. (2) Cfr. Liv in i — Loc. cit. (*) Cfr. anche Chiariigi, loc. cil. Spiegazione delle Tavole III- VI Indicazioni comuni a tulle le fitjure : a, punto corrispondente al liinite caudale dell' abbozzo opilisario ed al limite cratiale della cotnmessura posteriore ; cp. comniessura posteriore ; cs. coinmessura superiore ; d. v61ta del dien- cefalo ; e. epifisi ; ec. ectoderma tegumentale ; em, einisfero cerebrale ; ep. telencefalo medio o epencefalo di Kupffer ; pa. parafisi ; pern, plesso coroideo medio ; pe. plesso coroideo eniisferico ; pi. plesso coroideo inferiore; s, limite tra il tetto del diencefalo ed il tetto del telencefalo (');so. sacco dorsale del pulvinar [liueale ; (. volta del telencefalo; vl. veutricolo laterale. Fig. I. — Da una sezioue sagittale mediana di embrione di Salamandrina perspiciilata, alio sta- dio B. Ingrand. 105 diam. Fig. 2. — Da ' na sezione sagittale mediana di embrione di S., alio stadio C. Ingrand. 105 diam. Fig '.i. — Da una sezione sagittale mediana di embrione di S., alio stad'o D. Ingrand. IOj diam. Fig. 1. — Ua una sezione sagittale mediana di em'urione ili S., ad uno stadio fra D ed E. In- grand. 105 diam. fig, 5. — Da una sezione sagittali! mediana ) Harrison. — On the urinogenital aad blood-vascular systems of a rabbit possessed of a single kidney. — The Journal of Anatomy and Physiology nonnal and pathologic and human and comparative, Vol. XKVIII. New Series V. VIII, Part. IV, p. 401 e segy. 1894. P) Woodward in Harrison. — Loc. cit. - 196 - sede normale che e, come e noto, alquanto piu alta di qiiella del sinistro. Piu in basso invece, e piii precisament^e in un piano di- stante oltre iin centimetro da quello del polo inferiore del rene si- nistro, si nota un organo die conserva ancora, per quanto alterata, la forma del rene. Esso e piccolo (mm. 12X17X11), e fisso nella sua posizione e presenta 1' ilo situate nella sua faccia anteriore e abnormemente costituito. Anzitutto vi si osserva un corpicciuolo (mm. 8X9X8) globoso, irregolarmente rotondeggiante, quasi a forma di chiocciola che aderisce al rene sottostante e che, in sezioni ese- guite appositamente in serie, si mostra al raicroscopio formate dai rudimenti, forteraente dilatati, dei bacinetti e della parte piii alta dell'uretere, la cui porzione inferiore manca invece completamente. aa, aorta — ard, — arteria renale destra — vsd., vasi spermatid destri — vci, vena cava inferiore — vrd, vena renale destra — td, testicolo destro — rd, rene destro — tmiasi (da Ancylostoma america- num, Stiles). — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, T. 65 {S. 8, T. 8), Disp. 1, pp. 69-172. Venezia 1906. 12. AnBLLIDI (ArCHIANELLIDI. OuIGOCHETI. POLICHBTI. IrUDINEI). Baldasseroni Vincenzo. — Descrizione dell' Helodrilus ('^.llolobophora) Targio- nii, nuova specie di Lumbricide della Toscana. — Monit. Zool. ital.. An. 17, N. 5, pp. 169-172. Firenze 1906. Brunelli G. — Sulla biologia del Palolo e sugli studi di G. Bolin sui inovi- menti ritmici delle Littorine e della Convoluta loscoffensis. — Vedi M. Z., XVII, 1, 1. Issel Raffaele. — Contributo alio studio dei pigmenti e dei linfociti: ricerche sugli Enchitreidi. Con due tavole. — Vedi M. Z., XVII, 1, 4. X. Artropodi. 1. Parte gbnerale. Silvestri Filippo. -- Elenco dei Miriapodi, Tisanuri, Termitidi ed Embiidi, rac- colti all'isola d'Elba e di Pianosa. — Boll. Musei Zool. e Anat. romp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 501. Torino 1905, pp. 2. 4. Crostacbi. Nobili G. — Res italicae: XVII, Identity di Brachycarpus neapolitanus Cano e Palaeraon biunguiculatus Lucas. — Boll. Musei Zool. e Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 20, N. 502, Torino 1905, pp. 4. Nobili Giuseppe. — Descrizione di un nuovo Apus di Madagascar. — Boll. Musei Zool. e Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 20, N. 518. Torino 1905, pp. 4. 208 Nobili G[iuseppe] — Crostacei di Zanzibar. — Boll. Miisei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 506. Torino 1905, pp. 12. Nobili Giuseppe. — Descrizione di una nuova Caridina del Madagascar. — Boll. Musei Zool. e Anat. romp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 499. Torino 1905, pp. 3, C071 figure. Riggio G. — E,invenimento di Macruri nuovi pel mare del Compartimento marittinio di Palermo e pel Mediterraneo. — Naturalista Siciliano, An. 18, N. 5, pp. 97-103. Palermo 1905. 5. Aracniui. Ellingsen Edv. — Viaggio del dott. E. I^esta nell'Ecuador e regioni vicine. XXIX. P.seudoscorpiones. - Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Tori- no, Vol. 20, N. 497. Torino 1905, pp. 3. Ellingsen Edv. — Pseudoscorpions from South America collected by A. Borelli, A. Bertoni de Winkelried and prof. Goeldi. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino^ Vol. 20, N. 500, Torino 1905, pp. 17. Ellingsen Edv. — Pseudoscorpions from Italy and Southern France conser- ved in the R. Museo Zoologico in Torino. — Boll. Mu.sei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 503. Torino 1905, pp. 13. Ellingsen Edv. — On a pseudoscorpion from Congo. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 496. Torino 1905, pp. 3. Simon E. — Etude sur les Arachnides reciieillis en Patagonie par le dott. Fi- lippo Silvestri. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 511. Torino 1905, pp. 18. With C. J. — Remarks on the Gagrellinae Thor, a group of Opiliones, with descriptions of some new species from Borneo. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 509. Torino 1905, pp. 12, con figure. 8. Insbtti o Esapodi a) Parte generate. Berlese Antonio. — Gli insetti: loro organizzazione, sviluppo, abitudini e rapporti coU'uomo. — Milano Soc. edit, libraria, 1906, 4" fig., co?i tavole. In corso di pubblicazione. Noe G. — Contribuzione alia conoscenza del sensorio degli insetti. — Atti Accad. Lincei, Rendic, CI. iSc. fis., matem. e nat, An. 302, S. 5, Vol. 14, 2" Sem., Fasc. 12, pp. 721-727, con figure. Roma 1905. c) Ortotteri. Borelli Alfredo. — Forficole raccolte nel Paraguay dal sig. A. Bertoni de Winkelried. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 516. Torino 1905, pp. 12. Mei Lea. — Res italicae. XVIII. Ortotieri del Friuli. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 510. Torino 1905, pp. 6. d) Pseudoneurotteri Brunelli G. — Sulla distruzione degli oociti nelle regine dei Termitidi infet- te da Protozoi. — Atti Accad. Lincei, Rendic, CI. Sc. fis., matem. e nat., S. 5, Vol. 14, Sem. 2, Fasc. 12, pp. 718-721. Roma 1905, con figura. Brunelli G. — Sulla distruzione degli oociti nelle regine dei Termitidi iu- fette da Protozoi ed altre ricerche suU'ovario degli insetti. — Estr. di pp. 8 d. Atti Accad. Lincei, Rendic, CI. Sc fis., matem. e nat, S. 5, Vol. 15, Sem. 1, Fasc. 1. Roma 1906. 204 - f) Coleotteri. Pangella Gior^ina. — Passalidi di Costa Rica. — Boll. Musei Zool. e Anal. compar. Univ. Torino, Vol. 20, N. 498. Torino 1905, pp. 12. Pangella Giorgina. — Viaggio del dott. Affredo Borelli nel Paraguay e nella Repubblica Argentina. Passalidi. — Boll. Mmei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 508. Torino 1905, pp. 16. Vitale Francesco. — Forme nuove di Curculionidi Siciliani. — Naturalitta Siciliano, An. 18, N. 6, pp. 131-186. Palermo 1906. Continua. Vitale F[rancesco] — Di alcune nuove forme specifiche di Carculionidi Siciliani. — Atti Accad. Peloritana, Vol 20 (1905-906), Fa. ..f«r^^:« Fig. 2. In tutto il resto il bacino, che e tipicamente maschile, mostra uno sviluppo esuberante di asprezze ossee: una vera apofisi sovra- sta a ciascun lato la tuberosita deH'ischio, in modo da aversi una notevole profondita della gronda sottocotiloidea (^). II solco preau- (') Cfr. Verneau. — Le bassin dans les sexes et dans les races. — Paris, 1875, p. 49. 207 ricolare di Zaaijer e molto marcato, specialmente a sinistra, men- tre a destra e alia sua estremita inferiore in parte ricoperto dal- i'ossificazione esuberante. Faccio seguire alcune misure prese su questo interessante bacino : 1 Distanza massima (esterna) fra le creste iliaclie 275 mm. 2 Altezza massima del bacino 206 „ 3 Distanza dal promontorio al pube (marg. post.)- 104 „ 4 Larghezza massima dello stretto superiore . 129 „ 5 Distanza fra le spine is'chiatiche 104 „ 6 Diametro sacro-sottopubico (stretto infer.). .126 „ 7 Angolo pubico 67" „ 8 Larghezza massima del sacro Ill „ 9 Lunghezza massima del sacro Ill „ Indice generale del bacino (rapporto fra 1 e 2) . . 133,5 „ „ dello stretto superiore (rapporto fra 3 e 4) . 80,6 „ „ dello stretto inferiore (rapporto fra 5 e 6) . 82,5 „ „ sacrale (rapporto fra 8 e 9) 100,0 „ II resto dello scheletro non presenta niente di interessante, altro che un caso di foro retro-trasversario, trasversario accessorio 0 sopranumerario di Zoja, comjileto a destra, e iucompleto a sini- stra, anomalia che non e molto rara: un bel caso si vede in un altro scheletro del museo (n. cat. 500) a sinistra. II cranio molto voluminoso presenta le arcate alveolari, sia superiori che inferiori, riassorbite in modo da indicare una vecchiaia avanzata. Tuttavia ancora il decorso dehe suture e perfettamente visibile, e appena comincia a scomparire nelle vicinanze dell'obelion. Le bozze frontah sono molto sporgenti, quali non occorre di osser- vare normalmente; fra esse e le arcate sopraorbitarie intercede un infossamento trasversale. Un altro infossamento si osserva nel terzo superiore delle squame temporali: con un rigonfiamento sot- tostante, che disegna la 2" circonvoluzione temporale. Molto svi- luppate le bozze cerebellari, I'inion robusto, e tutte le impronte mu- scolari della regione occipitale disegnate nel modo piii precise. La forma del cranio e quella di un pentagonoide, nettissimo, nonostan- te la sua asimmetria ; difatti la bozza frontale di sinistra e piu in avanti della destra, e la bozza parietale di destra e pid in dietro e piii lontana dalla linea mediana che non la sinistra: cio riproduce lo schema piu comune dell'asimmetria cranica (^). (1) Cfr. Giuffrida-Ruggeri. — Un cranio acrocefalico. — AM Soc Rom. Antrop. Vol. XI. Fasc. II III, p. 175-176. — Ivi sono citati gli altri studi in proposito, specialmente notevoli quelli del prof. Tedeschi. 208 LABORATORIO DI ANATOMIA COMPARATA DKLLA R. U.NIVKRSITA DI BOLOGNA DIBETTO DAT. PROF. E. GIACOMINI DoTTOR GIULIO TRINCI, dissettore Tiarella parthenopea », nuovo genere e specie della famiglia Tiaridae. (Con due figure). fi vietata la riproduzioae. Avendo dovuto identificare le specie di alcuni Celenterati del Golfo di Napoli per un mio studio attualmente in corso, sono ri- masto meravigliato nel constatare come nessuno, sino ad oggi, abbia descritta ne classiflcata una delle antomeduse piii frequent! di quelle acque, la quale, data la sua diffusione e le sue diraensioni, non puo certamente essere passata inosservata ai numerosi studiosi della fauna del golfo stesso. Penso piuttosto che possa essere stata scam- biata con forme afflni e specialmente con la Tiara pileata L, Agas- siz 1862 (Oceania pileata Peron-Lesueur 1809, Eschscholtz 1829, Leuckart 1856). Infatti nelle vecchie memorie del Delle Chiaje sugli Invertebrati del Regno di Napoli (2) trovo rappre- sentata, in Tav. LXXIII fig. 4, un'antomedusa, con tutta probabi- lita la stessa di cui e questione nella presente nota, che I'A. desi- gna come Dianaea pileata^ sinonimo di Tiara pileata; ma il sem- plice fatto che I'esemplare disegnato manca dei quattro mesenteri subumbrellari caratteristici del genere Tiara, e piu che sufflciente per dimostrare erronea la designazione dell'A. Poiche, per esigenze dello studio di cui sopra, mi e necessario stabilire 1' identita di que- sta medusa, eccomi ad illustrarne i caratteri det-ratti dall'esame macro-e microscopico, in base ai quali sara possibile pi'ecisarne la posizione sistematica. Di questi caratteri daro maggior rilievo a queUi che differenziano la forma in esame (flg. 1) dalla Tiara pi- leata. Ombrella campaniforme, priva di cupola gelatinosa (cupola umbrellae), alta mm. 6-7, larga al margine mm. 8-9 : esombrella a superflcie hscia, priva di coste meridiane urti- canti : 209 sottombrella non rilegatci al manubrio da mesenteri : velum ben distinto : margine ombrellare guarnito di numerosi tenfcacoli (circa un centinaio) disposti in unica o duplice fila : tentacoli tutti uguali, generalmente alquanto piu lunghi del- I'altezza deU'ombrella, ma talora molto piu lunghi, filiformi, con lieve ispessimento basale privo di macchia ocellare, cavi nella poi-- zione prossimale, ad asse solido entodermico nella distale : manubrio variamente sviluppato, ma sempre compreso nel cavo della sottombrella, privo di peduncolo gastrale, in seziono tras versa crociforme, con angoli sporgenti perradiali e rientranti interradiali (fig. 2): Fig. >g. 2. Fig. ]. — Esemplare di Tiarella parlhenopea nov jicu., nov. sp.. iograndito circa tre volte. Kig. 2. — Sezione schetnatica di Tiarella parlhenopea secondo un piano perpendicolare alFasse prioci- pale. L'ent' derma 6 rappresentato in nero. I'ectoderiDa in mezza tinta. la mesoglea in tiiita chiara. eg. cavity gastrica — cr. canale radiale — eu. esombrella — g. gonade — Ic. lamina ca- tammale — su. sottombrella. apertura boccale suddivisa, da incisure interradiali, in quat- tro labbra perradiali appena increspate, ripiegate in alto e guarnite al margine di una fila di bottoni urticanti brevemente peduncolati : 210 gonadi a saperficie liscia, in numero di quattro lungo gli an- goli rientranti interradiali del matmbrio (flg. 2) (^): canali radial i in numero di quattro, ampi, ma non tanto quanto in Tiara pileata : canale anulare in comunicazione con la cavita prossimalc dei tentacoli. Seguendo la classiflcazione di Haeckel (4) questa medusa, per i caratteri delle labbra e dei canali radiali e per il numero e dispo- sizione dei tentacoli, va ascritta fra le Antomeduse della fam. Tia- ridae, sottofam. Pandaeidae [ " Anthomedusen mit vier breiten, ajii Rande gesaumten oder gekrauselten Mundlappen, mit vier ge- trennten oder in acht g<^spaltenen G-onaden in der Magenwald, mit vier breiten, bandformigen Radial-Canalen, und mit einfachen, unve- rastelten zahlreichen (8-16 oder metir, oft iiber liundert) Tentakeln „J. I generi conosciuti della sottofamiglia sono i seguenti : Pandaea Lesson, 1837, Gonis Brandt, 1838, Tmra Lesson, 1837, Turris Lesson, 1837, Catablema Haeckel, 1879, Turritopsis Mac Crady, 1856, Gallitiara Haeckel, 1879. I rappresentanti di questi generi sono tutti muniti di macchie ocellari alia base dei tentacoli : taluno anzi possiede una fila di ocelli abassiale ed una assiale; per cui deve subito escludersi che la medusa in esame, priva di ocelli (^), possa annoverarsi fra i ge- neri citati. Essa differisce inoltre, dal g. Pandaea, per I'assenza di coste urticanti e di mesenteri ; dal g. Gonis, per I'assenza di meseii- teri e per la lunghezza dei tentacoli (tutti uguali); dal g. Tiara, per I'assenza di mesenteri e per la forma e superflcie (liscia anziche increspata) delle gonadi ; dal g. Turris, per I'assenza di mesenteri, per le dimensioni dello stomaco e la forma delle gonadi ; dal g. Tur- ritopsis, per I'assenza di peduncolo gastrale, per la posizione (inter- radiale) delle gonadi ; dal g. Gallitiara, per I'assenza di peduncolo gastrale, e la posizione (interradiale) delle gonadi. Per conseguenza (') La forma del iriatiiiltrlo « la flisjiosizione 'lellc gonadi (■ moUo simile a ijiiolla raiipreseiitatu da Haeckel in Tiara volunda (4, Taf. HI, tig. 9). i}) Secondo Haeckel in aicune Antomeduse gli organi visivj, aoche se rnancanli di pigmento, sussistouo alio stato rudinientale, esseodo rappresentati da determinati rigontiamenti o tubercoli con- torienii cellule percettive a bastoncello. Hrobabilmente tale 6 il caso della forma descritta. 211 essa viene a costituire un nuovo genere e specie della sottofamiglia Pandaeklae, che propongo di nominare " Tiarella parthenopea „. Diagnosi del genere :' G-enus Tiarella Trinci, novum genus: Tiaride con numerosi tentacoli (circa un centinaio) tutti uguali, disposti in una o due file ; privadipeduncolo gastrale, di raesenteri e di macchie ocellari; quattro go- nad! semplici, interradiali, a superficie liscia, nella pa- rete del manubrio; labbra boccali con bottoni urticanti brevemente peduncolati. ■ Diagnosi della specie : Species Tiarella pariheiiopea Trinci, nova species (fig. 1) : Onibrella campanifonne alquanto piu lai-ga che alta ; s to- rn a co con larga inserzione alia sottombrella, in sezione trasversa crociforme ; labbra boccali piccoie, semplici, appena increspate ; gonadi negli angoli rientranti interradiali del manubrio; tenta- coli filiformi, piii Junghi dell'altezza deH'ombrella. Colore: campana e tentacoli incolori; stomaco giallognolo. Dimension! : altezza deH'ombrella mm. 6-7, larghezza mm. 8-9. Ontogenia: sconosciuta. Habitat: mare Mediterraneo (Golfo di Napoli). Seguendo la classificazione delle A.ntomeduse proposta dal Van- h often (7) questa forma va compresa, insieme al g. Turritopsis, fra le Oceanidae Pycnomerinthia Monerenemata della famiglia Den- droclavidae (" Vier oder vier Paar interradiale Gonaden dem Ecto- " derm des Magens eiiigelagert : Tentakeln solide, fast vollig ange- " fiillt von grossen Entodermzellen : mit einfachen einzeln stehen- " den Tentakeln : mit sitzenden Nesselknopfen am Mundrande „). E necessario ora che spenda qualche parola sulla disposizione dei tentacoli e delle gonadi nolle Tiaridae in generale e in Tiarella parthenopea in particolare. Risulta dalle osservazioni di Haeckel sui rappresentanti della famiglia Tiaridae, che alcuni generi sono muniti al margine om- brellare di un'unica, altri di una duplice fila di tentacoli. I vari esem- plari di Tiarella parthe^iopea da me esaminati (circa una dozzina) mostrano su questo punto notevoli variazioni : alcuni posseggono un solo ordine di tentacoli lungo tutta la circonferenza del margine ombrellare ; altri presentano per qualche tratto del margine stesso due ordini alterni ; altri inflne due ordini per tutta la circonferenza. - 212 - E evidente adunque che ci troviamo in presenza di variazioni in- dividual!, prive di vaiore come caratteri generici, probabilmente dovute al diverso grado di Hviluppo e di eta dell'animale ; varia- zioni forse comuni anche ad altri generi della famiglia, come e le- cito arguire quando lo stesso Haeckel, nel g. Turris, non puo stabilire se i namerosi tentacoli siano, sempre o" soltanto il piii delle volte, disposti in due file. Relativamente alia posizione delle gonadi, da me descritte e rappresentate in Tiarella parthenopea come nettamente interradiali (fig. 2), va tenuta presente una divergenza esistente fra i caratteri attribuiti dall' Haeckel e dal Van ho f fen ai rappresentanti della famiglia Tiaridae. Secondo I'Haeckel, nelle Antomeduse in generale e nelle Tiaridae in particolare, originariamente le gonadi risultano costituite di " 4 perradiale einfache Leisten auf den Magenkanten „ . Quando esse crescono in spessore e larghezza, si estendono attorno alia saperficie dello stomaco in modo che spesso, negh interradi, non rimane libero che uno stretto solco. Da queste condizioni si puo passare a quella di otto gonadi adradiali distinte ; allora gli spigoli perradiali non producono piu cellule sessuali ed in ciascuna delle quattro superfici interradiali esistono due gonadi appartenenti originariamente a due gonadi perradiali vicine. Per una crescita ulteriore, due gonadi vicine di un interradio possono fondersi ed originare quattro gonadi interradiali. In conclusione, la posizione interradiale delle gonadi nelle Tiaridae non sarebbe che secondaria. II Vanhoffen al contrario, in rappresentanti di quasi tutte le Oceanidae, fra cui egli comprende molte forme della famiglia Tia- ridae di Haeckel, ed anche in quelli che secondo Haeckel sa- rebbero caratterizzati da gonadi perradiali, avrebbe sempre riscon- trato, median te sezioni, le gonadi disposte interradialmente. Secondo Delage-Herouard (1) la controversia fra Haeckel e Vanhoffen si ridurrebbe in realta ad una semplice questione di parole, perche " quando le gonadi formano quattro paia, si possono " prendere come elementi di un paio sia i due lobi situati da una " parte e dall'altra d'un perradio, sia i due lobi situati m un me- " desimo interradio: per Vanhoffen sono quest'ultirai che si con- " tinuano fra lore prossimalmente e formano un tutto ; per Hae- " ckel sono i primi „. A me non sembra che si tratti di una semphce questione di parole perche, in ultima analisi, Vanhoffen nega assolutamente che nelle Oceanidae esistano gonadi perradiali ; ma, dato pure che esistano, rimane sempre da stabilire quale sia la posizione origina- - 213 - ria e quale la derivata. Non avendo elementi sufficienti per risol- vere la controversia, debbo limitarmi a constatare che la disposizio- ne delle gonadi, da me osservata in Tiarella parthenoj^ea, cornspon- de aU'asserzione del Vanhoffen (*) ; qualora poi le vedute del- I'Haeckel fossero attendibili, bisognerebbe considerare la Tiarella pmthenopea come una forma in cui e avvenuta la completa fusione di due gonadi adradiali in una sola gonade interradiale. Bologna, 2 aprile 1906. (1) In altre Antomeduse comprese fra le Oceanidae di Vanhoffen ho constatato, inediante se- zioni, la posizione interradiale delle gonadi. In Ci/tacis minima [v. le fig. 10-11-18 del niio lavoro del 1903 (6)] le gonadi mature costituiscono un manicotto attorno al mauubrio, ma iniziano la loro crescita da quattro liste interradiali. In gemme-mednse di Podocoryne conchicola [sulla forma ses- suata di questa specie rimando al recente lavoro di Hargitt (5)] ancora attaccate al cormo idroide, ho pure osservato che le cellule sessuali fanno la loro comparsa nei iiianubri interradialmente. II Grobben(3) nello stesso genere (Podocoryne carncaj, aveva descritto le gonadi interradiali, inentre le raffigurava p>!rradiali. Bibliografla (1) Delage Y. et H^rouard E. — Traits de Zoologie concrete. Tom. II, 2me part.: Les Coelen- t6r6s. — Parts, 1901. (2) Delle Chiaje S. — Memorie sulla storia e notomia degli animali fenza vertebra del Rigno di Napoli. — Napoli, iS22. (3) G rob ben C. — Ueber "Podocoryne carnea n Sars. — Sitzungsh. Math. Nat. CI. Akad. Wien. 72 Bd., I, Abih. 1876. (4) Haeckel E. — Das System der Medusen Ester Theil einer Monographie der Medusen init einem Atlas. — Jena, 1879. (5) Hargitt Ch. W. — Notes on some Hydro-medusae from the Bay of Naples — Mitth. a. d Zool. Stat. Neapel, 16 Bd , 4 Jlefl, 1904. (6) Trinci G. — Di una nuova specie di " Cytaeis « gemmante del Golfo di Napoli — Mitt/i. a. d. Zool. Stat. Neapel, 16 Bd., 1-2 Heft, 1903. (7) VanhOtfen E. — Versuch einer natUrlichen Gi-uppierung der Antomedusen. — Zool. Anz., 14 Jahr., 1891 214 ISTITOTO Dl ANATOMIA UMANA NOUMALE DELLA R. UNIVKRSITA Dl MODKNi (direttore PKOF. G. sperino). Rapporto tra forma cranica e porus crotaphitico-buccinatorius (HyrtI) NoTA DEL UoTT. RUGGrERO BALLI, dissettore. Osservazioni iatte al Kgl. Konservatorium der Anthr. praehist. di Monaco (Baviera). li vielata la riproduzione. In un mio lavoro che, or non e raolto, comunicai alia Societa (lei Naturalist! e Matematici di Modena (^), fra le varie circostanze collaterali alia ossiflcazione dei legaiiKmti pterigo-spinoso e crotafl- tico-buccinatorio che presi in esame, onde vedere se tra di esse ed il processo ossificante, esisteva un possibile rapporto, portai la mia attenzione anche sull'mdice craniano. Per quanto in quella serie di ricerche nessun esemplare di ossiflcazione corapleta di legamento crotafitico-buccinatorio, mi fos- se dato di incontrare, ma solo casi di incipiente invasione ossea di esse, pure mi ritenevo autorizzato a concludere che la ossiflca- zione del legamento crotafltico-buccinatorio inten^ssa piii special- mente il tipo cranico breve che non I'opposto. E a cio giungevo per induzione, perche mi sembrava ovvio il pensare che se, in generale, brachicefali ed iperbrachicefali erano quel crani in cui si rinveniva solo iniziale la ossiflcazione, tali, logicamente, sarebbero stati anche quel pochi in cui tutto intero il legamento si trasformava in sostan- za ossea. Tuttavia la prova sicura di cio non v'era, onde necessitava allargare le ricerche per vedere se le mie conclusioni, rispetto alia ossiflcazione del sunnominato legamento crotafltico-buccinatorio, ave- vano base di certezza. Fu per questo che, esaininando il materiale scheletrico appar- tenente al ricco museo antropologico deirUniversita di Monaco, di- retto dairillustre prof. Ranke, volli stabilire, dato che esistessero crani con perfetta ossiflcazione del legamento crotafitico-buccinato- rio, a qual tipo appartenessero. (*) Atti della Societa dei Naturalist! e Matematici di Mo'leiia. — Serie IV, vol. VII, 1905. - 215 - Su 861 crani per origine, sesso, eta, diversi fra loro, tre soli esemplari riscontrai con porus crotapMUco-huccinatorius tipico, com- plete, il che corrisponde ad una proporzione del 0.34 % aiquanto rainore di qiiella riportata dagli autori : Hyrtl 4 sn 600 0.66 7o I Tenchini 2 su 262 -- 0.76 %; Ledouble 3 su 220 : 1.36 %; Grosse 1.50 7;; Von Brunn 7 su 406 = 1.72 "A; Calori 3 su 40 — 7.50 7o]. Di ciascuu cranio do qui una sommaria descrizione : I. Cranio N. 1220. — Eta anni 86 ; di Monaco. Indice crania- no 89, 69. Iperbrachicefalo. Lata clestro. — Posterionnente, a 4 mm. in avanti del foro pic- colo rotondo esisfce una spina lunga 2 ram. Manca la corrispondente anteriore. L'ato sinistra. — Da questo lato I'orifizio e complete. Esso e date da due spine robustissime I'una delle quali, la posteriore, origina da un piccolo tubercolo posto sulla faccia inferiore dell'ala del post- sfenoide, a 4 mm. al davanti del foro piccolo rotondo ; essa misura una lunghezza di 5 mm. ed e diretta dall' indietro all' avanti e dall'in- fuori all'indentro : I'altra, la anteriore, parte da un tubercolo po- sto suU'estremita posteriore della radice dell'ala esterna dell'apoflsi pterigoidea, e lunga 5 mm, e diretta all'indietro e va ad incontrare la prima e ad unirsi ad essa. Si origina, in tal modo, un orifizio ovalare — il porus crotaphitico-huccinatorius — lungo, nel sue maggior dia- metro, ■ 6 mm., alto 3, il quale e superiormente limitato dalla faccia inferiore dell'ala del post-sfenoide, in basso dalle due spine suddette unientesi I'una all'altra. L' orifizio e posto lateralmente al foro ovale. In questo cranio, a forma non ben definita, leggero oltre la norma, non osservansi i fori parietal! e la fossa giugulare di sinistra h piii vasta e piu rotondeggiante di quella del lato opposto. La faccia e provvista di orbite ample e circolari, quella di destra e munita di foro sopraorbitario, quella di sinistra, invece, di due incisure ben evidenti. A sinistra notansi le suture infraorhitalis e luiigitiidinalis imperfecta di Weber. L'apertura piriforme e antro- pina; il palato e convergente od ellissoide. II. Cranio N. 1420. — Eta anni 72, di Monaco. Indice craniano 84, 04. Brachicefalo. Lato clestro. — Normale. Lato sinistro. — L'orifizio e quivi complete. La spina posteriore., che e posta al davanti del margine anteriore del foro piccolo rotondo di 4 mm. all'incirca, misura 6 mm. Va? I'o^^^enoresoltanto 5. L'orifizio, - 216 - che risulta dall'unione rociproca di queste due laminette ossee, ha forma ovalare con un maggior diametro di 6 mm., ed alto 3. In questo cranio, avente forma che ricorda molto la penta- gonoide del Sergi, notasi la sutura metopica, un sol foro parietale e questo a sinistra. I'occipite leggermente sporgente, la fossa giu- gulare di destra piu vasta della sinistra. La faccia presenta I'orbita di destra ampia e quadrangolare, munita di incisura, quella di sinistra e in parte deteriorata. La lesione interessa, da questo lato, buona parte del mascellare supeiiore non- che I'arcata zigomatica. E qui evidente il foro sopraorbitario. in. Cranio N. 1625. — Eta anni 20, di Monaco. Indice crania- no 86, 48 Iperbrachicefalo. Lato destra. — Normale. Lato sinistro. — L'orifizio e pure, in questo esemplare, completo. La spina posteriore collocata a 4 mm., anteriormente a) foro pic- colo rotondo, e lunga 6 mm., V anteriore 4. Dalla loro unione ri- sulta formato un orifizio ovalare col maggiore diametro di 8 mm. e alto 4. Questo cranio, avente forma a sferoide, presenta un unico foro parietale, a sinistra ; il condilo di questo lato e come suddiviso in due da una linea mediana diretta trasversalmente. La fossa giugu- lare di destra e piii ampia di quella del lato opposto e tutte le for- mazioni dell'exoccipitale sono assai bene evidenti. La faccia presenta I'orbita di destra piii espansa nel sense della larghezza che non dell'altezza; quella di sinistra e deteriorata nella sua parete laterale e 1 ale presentasi la corrispondente porzione del mascellare superiore nonche I'arcata zigomatica, di guisa che si scorge evidente I'antro d'Higmoro. In ambedue le orbite notasi la incisura sopraorbitaria. L' apertura piriforme e antropina. Si puo osservare nel palato, che ha forma divergente o paraboloide, un ac- cenno manifesto di torus palatinus. Cio che ora a me preme rilevare, a chiusa di questa breve nota, si e che dei tre crani in cui venne riscontrato completo il rarissimo porus crotaphitico-buccinatorius diHyrtl, due erano iperbrachicefali ed uno brachicefalo. II che mi sembra non privo di interesse in quanto avvalora cio che io, in linea induttiva, espressi a conclusione delle ricerche accennate piir sopra e conferma inoltre, lo stesso con- cetto sul quale il Tench ini, incidentalmente, aveva richiamato, di gia, I'attenzione. - 217 - Letteratura R. Balli. — Intorno al foramen pterygo-spinosum (Civinini) ed al Poms crotaphilico-huerina- lorius (Hyrtl) nei criminali. — Estralto daqli Atti dHla Societa dei Naturahsti e Matematici di Modena, Serie IV. Vol VII. 1905. A. Von Brunn. — Das Foramen plerygo-spinosti ni (Civinini) und der Poms crotaphitico-hucci- naloriits (Hyrtl). — An<(t, Anz. 1891. L. Calori. — Su varie particolarita della base del cranio umano. — Memorie della R. Accademia di Scienze di Bologna. 189$. U. Grosse. — Ueber das foramen pterygo-spinosum (Civinini) und das foramen crotaphilico- buccinatorius (Hyi-tl). — Anat. Anz. 1893. I. Hyrtl. — Ueber der Porus crolaphitico-buccinatoritis beim Menschen. — Compt. rendu da I' Ac. imp. de Vienne. 1862. A. F. Ledouble — Traits des variations des ns du crane de Thomme. — Paris, 1903. G. Sergi. — Specie e Varieta umane. — Fralelli Bocca Torino 1900. L. Tenchini. — CoQtribuzione alio studio del foro pterigo-spinoso (Civinini) specialmente ri- spetto ad alcune piii frequenti particolarita craniche concomitanti (nei criminali). Estr. dell' Arch. per I'Antrop c I'Etnol. Vol. XXVII Fasc. I. 1897. ISTITOTO PSICUIATRICO DELL' UNIVHRSITA DI SASSARI Fibre aberranti, fibre centrifughe e fibre ricorrenti nelle radiei posteriori NOTA PBELIMINARE DEL PrOF. E. LUGtARO K victata la riprodnz.ioiie. L'esistenza di fibre centrifughe nelle radiei posteriori e stata da molto tempo ammessa dai flsiologi, sopratutto in rapporto alle funzioni trofiche e vasomotrici. Ma la dimostrazione anatomica di queste fibre e rimasta sempre incerta. Cajal e Lenhossek, im- piegando il metodo di Golgi, osservarono in erabrioni di polio qual- che fibra delle radiei posteriori che prendeva origine da una cellula del midollo ; ma le loro osservazioni non sono state per nulla am- pliate dalle ricerche ulteriori ; e d'altra parte gli esperimenti, diretti a dimostrare con la degenerazione walleriana la presenza di tali fibre nelle radiei posteriori, hanno date sempre risultati negativi. Come vedrerao, questi risultati negativi sono dovuti sopratutto a difetto di metodo. Nello studio della degenerazione walleriana vengono impiegati il metodo all'acido osmico, capace di rivelare fibre mi- dollate sane e degenerate, e quelle di March i che dimostra i pro- dotti di degenerazione della miehna, ma nessun metodo cho nietta - 218 - in evidenza le fibre amieliniche. Ora il nuovo metcdo all'argento rjdotto di Ramon y Cajal ha il vantaggio di mettere in evidenza tanto i cilindrassi delle fibre mieliniche che quelli delle fibre ami- dollate, e diniostra appunto che nelle radici posteriori vi e un buon numero di cilindrassi amielinici che erano stati trascurati in questa questione. Appunto impiegando il metodo di Cajal nel corso di esperienze dirette a studiare la capacita di rigenerazione delle ra- dici posteriori, io ho potuto constatare la pre?^enza di due catego- rie di fibre amieliniche, le une centrifughe, le altre decorrenti in sense opposto. Nelle stesse esperienze, I'applicazione del metodo all'acido osmico mi condusse alia constatazione della presenza, nel tratto , intradurale delle radici posteriori sacrali ed ultime lombari, di scarse fibre mieliniche, che per il loro contegno designero come aberranti. Diro anzitutto di quest' ultime. Se in un cane giovane si asporta un ganglio spinale lasciando intatta la radice anteriore corrispondente, e in capo a due o tre mesi si studia col metodo aU'acido osmico il tratto intradurale della radice rimasta priva del suo centre trofico, si osserva che essa e enormemente ridotta di volume, ma tuttavia contiene un piccolo numero di fibre mieliniche, in massima parte assai fini, in piccola parte di dimensioni normali. E facile convincersi che le fibre fini sono fibre rigenerate ; e con osservazioni adatte si puo dimostrare che esse provengono, attraverso la cicatrice, da fibre mieliniche dei tessuti circostanti. Non cosi e delle fibre piu grosse, di cui nella cicatrice non si riscontra traccia alcuna. Di queste fibre si potrebbe suspettare che siano centrifughe, ma opportune esperienze di degenerazione walleriana, fatte con la sezione del tratto estradurale in animali adulti, dimostrano che que- sta supposizione e infondata. Con altre esperienze si puo invece di- mostrare che esse sono fibre aberranti, che passano cioe da una radice ad un' altra contigua nel percorso intradurale delle radici. Asportando in un animale adulto un ganglio spinale di quelli pill sopra indicati, si osserva che nel tratto estradurale della radice posteriore corrispondente tutte le fibre mieliniche sono degenerate ; invece il tratto intradurale presenta su sezioni in serie qualche esile fascetto di fibre sane, o poche fibre sane isolate. Se di gangli se ne estirpa piu d'uno in serie, si osserva allora che le poche fibre intatte si riscontrano soltanto in quelle radici che sono contigue a radici rimaste sane. A loro volta le radici sane, contigue a radici degene- rate, possono contenere poche fibre degenerate, Se poi in casi si- mili si fissa in acido osmico il midoUo lombo-sacrale con le radici - 219 - adiacenti e si seziona trasveisalmente, «i osserva che al confine tra una radice e la successiva non vi e un distacco netto, ma anzi vi e talvolta qualche fascetto che fa parte a un tempo delle due ra- dici ed e diviso in due cam pi, uno degenerato ed uno contenente fibre sane. Questo passaggio di un piccolo numero di fibre da una radice all'alfcra verosimilmente non si verifica che nel territorio delle ul- time radici lombari e delle saci'ali, ove esse per il loro decorso for- temente obliquo si trovano addossate le une alle altre per tratti considerevolmente lunghi al disotto della dura madre. Naturalmente dal punto di vista hsiologico queste fibre aberranti, scarsissime di numero e talvolta anche del tutto mancanti, non possono avere alcuna speciale importanza. Ben diverse e il case per le fibre amieliniche, che si presentano costantemente in gran numero e regolarmente distribuite in mezzo alle altre fiore. Di queste fibre se ne devono distinguere due categorie : le une sono centrifughe e si possono dimostrare nel tratto prossimale della radice posteriore, tra il gangho ed il midollo ; le altre sono dirette in sense opposto, sono cioe ricorrenti, e si dimostrano nell'altro ramo della radice posteriore, che va dal ganglio al nervo misto. Le fibre centrifughe si dimostj'ano facilmente sezionando in un cane adulto la radice posteriore tra il gangho e il midollo o asportando addirittura il gangho spinale. Esaminando col metodo di Cajal ii tratto centrale della radice si vede che, mentre le fi- bre mieliniche sono toLilmente degenerate, quehe amieliniche si couservano perfettamente illese. In animafi giovani queste fibre amieliniche centrifughe, osservate dope tre mesi o piu dall' opera- zione, sembrano essere in numero maggiore che nell'adulto ; ma non e che un'apparenza dovuta all'atrofia fortissima della radice, nella quale tutte le fibre mieliniche, ridotte a semphci catene di cellule di Schwann, occupano pochissimo spazio. Se queste fibre amieliniche centrifughe vengono seguite sin nella cicatrice, si puo osservare che esse spesso vi si ramiflcano, o portano all'estremita del bottoni o mazze terminali, quali si osser- vano nolle fibre in via di accrescimento. E cio costituisce un'altra prova dell'origine centrale di queste fibre, le quali, essendo ancor connesse con le loro cellule di origine, possono tentare un processo di riparazione. Le fibre amieliniche ricorrenti si possono dimostrare nelle - 220 - esperienze di asportazione dei gangli spinali, come pure in quelle di asportazione del midolio lombo-sacrale assieme ai gangli corii- spondenfci. Esaminando il moncone die rimane delta branca perife- lica della radice posteriore, si osserva che essa contiene un gran numero di fibre amidollate perfettamente sane, mentre le fibre raie- liniche sono interamonte degenerate. Verso Testremita libera cen- trale, cioe verso la cicati'ice, queste fibre si terminano con rami- ficazioni o con bottoni terminali, indice di una rigenerazione che precede in sense centripeto. Qual'e I'origine e quale la destinazione delle fibre centrifughe e delle fibre ricorrenti delle radici posteriori ? Noi sappiamo per le ri- cerche di Dogiel, Ramon y Cajal, ecc. che le cellule dei gangli spinali sono circcndate da fitti plessi di fibre nervose amieliniche. Sull'origine di queste fibre sono state fatte varie ipotesi: si e sup- posto che siano fibre ascendenti nate nei gangli del simpatico, o discendenti, nate nel midolio, o collaterali o arborizzazioni terminah di cilindrassi in seno al ganglio stesso. Queste ipotesi non si esclu- dono affatto, e di esse bisogna tener conto a proposito delle fibre da noi dimostrate nei due tratti della radice posteriore. Le fibre centrifughe puo darsi che passino direttamente nei nervi periferici; puo darsi che giungano ai gangli del simpatico per ter- minare intorno alle cellule di que^ti ; puo darsi anche che finiscano intorno alle cehule dei gangli spinali. Ma anche queste ipotesi non si escludono, ed e possibile che esistano varie correnti di fibre cen- trifughe con diversa destinazione. Le fibre ricorrenti, che con molta verosimiglianza nascono dalle cellule del simpatico, non possono avere che due destinazioni : i gangli spinah ed il midolio; o Tuna o I'altra o tutt'e due assieme. Ulteriori esperienze ci permetteranno di delucidare questi punti dubbi e di completare il piano delle connessioni di queste fibre ; per ora dobbiamo Umitarci alia constatazione dell'esistenza di fibre centrifughe amieliniche nella branca centrale della radice posteriore e di fibre ricorrenti nella branca periferica. - 221 - I.ARORATORIO 1)1 ZOOLOGIA KD ANATOMIA COMPAKA lA DELI-A R. UNIVERSITA DI PADOVA UIREITO DAI, PUOF. DAVl DE CARAZri Alcune osservazioni riguardo la ricerca microchimica del fosforo nei tessuti animali DoTT. ALCESTE AECANGELI, assistkntk. K viHtata la riproduzione. In una breve nota del 1902 (*) credo aver dimostrato sufflcien- temente quanto sia fallace il metodo Lilienfeld e Monti modifi- cato dal dott. PoUacci per la ricerca microchimica del fosforo nei tessuti vegetali ; ne alcuno, per quanto mi sappia, ha mosso obie- zioni ai risultati da me ottenuti. Neanche il Pol lac ci rispose alia critica sperimentale da me fatta al suo metodo, ma in una terza nota O tornando suho stesso argomento ripete presso a poco quanto aveva detto per lo innanzi senza tener conto delle mie osserva- zioni. Del resto anche altri autori reputano metodo sufflciente per la ricerca microchimica del fosforo quelle del Pollacci, servendo- sene per I'esame del fosforo contenuto nei tessuti animah. Cos! in una nota pubbhcata di recente (^) il prof. A. Russo dichiara di essersi valso con vantaggio del metodo suddetto per mettere in evidenza le sostanze fosforate della zona pellucida delle uova dei Mammiferi. A me pare che non si possa mettere in dubbio il valore delle obie- zioni da me sollevafce nella nota precedente anche quando si tratti di tessuti animali ; ed e percio che io vogho insistere sulle stesse affinche si prendano nella considerazione che meritano. A tale scope io mi permettero di riferire in breve i piii importanti risultati che ottenni nolle mie esperienze ; e rimando il lettore alia mia sun- nominata nota per notizie piii estese. (1) A. Arcangeli. — Sulla ricerca microchimica del fosforo nei tessuti veyetali — in Atti delta Soc. Tosc. di Sc. Nat. Memorie, vol. XVIII. Pisa, 1902 (2) G. I'ollacci. - Intorno al miglior metodo di ricerca microchimica del fosforo nei vegefali — in AUi dell'lstit. Bot. di Pavia, Serie II, vol. X, p. 16-23, 1904. (*) A Russo. — Prime ricerche dirette a determinare la permeabilita e la struttura istochimica della zona pellucida nei Mammiferi — Dal Bollettino dell'Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Fasc. LXXXVIII, febbraio 1906. - 222 - II metodo di Lilienfeld e Monti modificato dal dott. Pol- lacci consiste nell'adoprare una soluzione di molibdato ammonico in acido nitiico (reattivo molibdico), la quale in presenza di fostati (non tutti) forma con I'acido fosforico un precipitato giallo cedrino quasi insolubile, clie e fosfomolibdato ammonico : quindi siccome il color giallo del fosfomolibdato confonderebbe tale reazione con altre dovute all'acido nitrico (specialraente quella per cui si forma acido xantoproteinico), onde eliminare tale causa di errore si fa agire, dopo lavatura con acqua distillata (la quale dovrebbe completamente asportare I'eccesso di molibdato ammonico rimasto nel tessuto), una soluzione di cloruro stannoso, un ridattore che agisce sulla anidride molilxlica dando luogo ad un ossido di molibdeno az- zurro. L' inconveniente principale di questo metodo, come io dimostrai a sufficienza, e dato dal fatto che il reattivo molibdico non puo al- tro che in parte togliersi dai tessuti in esperimento per la facolta fissatrice che gli stessi posseggono : la colorazione azzurra, quindi, che si ottiene per mezzo del riduttore non e prova sufficiente della formazione del fosfomolibdato e della presenza in essi di sostanze fosforate, poiclie, come si sa, essa si ottiene tanto con il mohbdato quanto con il fosfomolibdato. Avendo poi i tessuti stessi un'attitu- dine diversa a trattenere il reattivo molibdico, si colorano diversa- mante in azzurro indipendentemente da diverse quantita di fosforo in essi contenute. Dopo aver eseguito esperimenti secondo il metodo Pollacci voUi eseguirne altri sopra gli stessi tessuti ma facendo uso di so- luzioni nelle quali si trovava I'acido molibdico semplice e non alio stato di molibdato ammonico, ed a tale scopo mi servii di una so- luzione satura di acido molibdico in acido cloridrico diluito, di una soluzione di acido molibdico ed acido borico, di una di acido mo- libdico in acido solforico allungato. Con queste, come pure con una soluzione satura di mohbdato ammonico in acqua ed una deho stesso sale in acido acetico, non si puo avere in contatto di fosfati la precipitazione del fosfomolibdato. Se le reazioni azzurre ottenute con il metodo Pollacci fossero da attribuirsi solamente alia ridu- zione del fosfomolibdato e non a fissazione del molibdato da parte dei tessuti, immergendo le sezioni in queste soluzioni, lavandole ri- petutamente e poi trattandole con soluzione di cloruro stannoso, non si sarebbe dovuto avere la colorazione azzurra caratteristica. Invece questa si ottenne sempre ed in modo spiccatissimo : prova evidente che i tessuti possedevano una grande attitudiue a fissare - 223 - I'acido molibdico. Del resto tutto cio mi fu confermato anche da) fatto die prodotti i quali non contengono materie fosforate si co- loravano intensamente in azzurro per quanto la lavatura dal mo- libdato ammonico venisse fatta diligentemente. Prodotti del com- iiiercio come carta da filtro, celloidina rimasta tenera per non com- pleta evaporazione degli ordinari solvent! alcool ed etere, prodotti animali quali la bava del baco da seta, epidermide composta ecc. trattati tanto con il reattivo molibdico quanto con le altre soluzioni da me indicate, dettero colorazioni azzurre piii o meno spiccate con il cloruro stannoso. Altro inconveniente gravissimo del metodo in parola e che non si puo avere sempre la formazione del fosfomolibdato. Lasciando da parte il fatto pur importante che la formazione del fosfomolib- dato e ostacolata gravemente dalla presenza di un gran numero di sail e sostanze organiche, come gia dimostrarono A. Villiers e Fr. Borg.(^), io per conto mio ritengo che il fosforo in corabina- zione organica come si trova nei Nucleo-proteidi o nolle Lecitine non puo essere messo in evidenza ne con il metodo di W. Behrens ed A. Zimmermann, ne con quelle di A. Hansen ed E. Stra- sburger, ne con quelle di L. Lilienfeld ed A. Monti, ne con quelle di G. Polacci. Ben sanno i chimici che operando macrosco- picamente non si puo riconoscere il fosforo tenacemente fissato nelle nucleine e nelle sostanze proteiche altro che ricorrendo alia ebollizione o all' incenerazione ; operazioni inapplicabili alia micro- chimica dei tessuti, e con le quali fse il fosforo si trovasse alio state di acido metafosforico o pirofosforico verrebbe condotto alio stato di acido ortofosforico, Questo puo dare facilmente (a differenza dei primi) la reazione dei fosfati ; ammettere quindi che i liquidi ado- perati nei diversi metodi provochino la riduzione degli acidi meta,- fosforico e pirofosforico in acido ortofosforico, senza ricorrere ad ul- teriori operazioni, oltre che un' ipotesi non convalidata da nessun fatto, e assolutamente contraria alle moderne cognizioni della chi- mica. Che non si possa riconoscere il fosforo tenacemente fissato nelle nucleine e nelle sostanze proteiche con il metodo di Lilienfeld e Monti, gia dimostro Raciborski il quale porto I'esempio della albumina di uovo, dello sperma di salmone e del rivestimento del sacco embrionario (Fritillaria imperialis), sostanze nelle quali non (*) Sur le dosage de I'acide phosphorique. Note de MM. A. Villiers et Fr. Borg pr6seiit^e par M. Ew, Woissan. Comples rendus ecc Ir. semeslrc pag. 9it0, 1893. - 224 - si puo riconoscere il fosforo se non dope averle sottoposte ad ince- nerazione poiche senza questa anche dopo 48 ore di trattamento con il reattivo non danuo alcuna reazione. La reazione del fosforo (cioe formazione del fosfomolibdato) I'ho ottenuta operando sopra acido fosfoglicerico, ma non all'istante, e per accelerarla ho dovuto anzi riscaldare il miscaglio : non cosi la stessa si ottenne operando sopra la nucleina e la lecitina, lo feci in un tubetto di assaggio una specie di emulsione di lecitina in ac- qua e trattai questa emulsione con il reattivo molibdico; si formo un precipitato bianco giallognolo di aspetto cereo, il quale certa- mente non era dovuto a fosfomolibdato formatosi poiche I'osserva- zione microscopica dimostro essere tale precipitato granuloso e privo atfatto dei cristallini caratteristici di fosfomohbdato. Qualora poi si volesse sostenere che se ne era formato in pic- coia quantita e disperso in rninutissime particelle, non si spieghe- rebbe il fatto per cui lo stesso precipitato si e sciolto completamente dopo an certo tempo nella glicerina in cui era state messo per os- servarlo al microscopic, senza lasciare traccie di granulazioni di fo- sfomolibdato, poiche questo ultimo e insolubile in glicerma. Nono- stante il precipitato, lavato ripetutamente con acqua e trattato con il cloruro stannoso, si coloro in azzurro. Cio non deve recar me- raviglia quando si pensi che quasi tutti i precipitati hanno la facolta di trattenere piccolo particelle di certe sostanze con le quali sono state a contatto ed e lUfficiie separarh completamente dalle stesse. La medesima emulsione di lecitina trattata con semplice acido ni- trico dava pure lo stesso precipitato, come pure con la soluzione cloroidrica di acido molibdico. Questo precipitato, poiche anche per il fatto che si scioghe in glicerina non si puo ritenere dovuto a for- mazione di fostomolibdato, sottoposto dopo lavatura all'azione del sohto riduttore si coloro in azzurro. Inoltre sottih fette di lecitina tenute immerse nel reattivo molibdico, lavate e trattate con il cloruro stannoso non assunsero colorazione azzurra, ad eccezione di alcuni punti, nei quali si presentavano piccoli punti azzurri che di- mostravano essersi cola fissato I'acido mohbdico. Del resto quanto sia stabile la composizione molecolare della le- citina gia dimostro L. Iwanow C) in una nota sopra le trasforma- zioni del fosforo nella germinazione della veccia. Infatti cosi egli (1) Leonid Iwanow. — Ueber die Umwandlungen des F'hosphors beim Keimen der Wicke. (Vorlaufige Mittheilungi — Sonderabdruch aus den Derichlen der Deulschen Botanischen Gesellsckaft Bd. XX, Hell 7. lahrgang 190i\ - 225 - si espresse (pag. 3-72): " Die grossten Pliosplionnengen maclien die Eiweisstoffe trei, nach iiinen die loslichen Pliosphate und am we- nigsten — Lecitliin. Lecitliin verandert sich bei der Keimung am wenigsten, es ist die bestandigste Phosphorverbindong „. Le ricerche di Iwanow frn'ono compiute macroscopicaraente e basterebbe dare un'occhiata al buo lavoro per coiivincersi che sarebbe quasi impos- sibiie applicare il suo metodo piuttosto complicate) alia ricerca mi- crochimica. La nucleina sottoposta al trattamento con il reattivo raolibdico non Gambia quasi di colore, ma aU'ebullizione prende un color giallo che farebbe credere alia formazione di fosfomolibdato: che questa non sia avvenuta pero, oltre che I'osservazione microscopica, me lo diraostro il fatto che si ottenne tale colorazione trattando la nu- cleina con semplice acido nitrico diluito. Naturalmente anche la nu- cleina trattata con soluzione cloroidrica di acido molibdico dette con il cloruro stannoso la colorazione azzurra, come si era avuta trat- tando lo stesso proteide con soluzione nitrica di molibdato ammo- nico. Lo stesso si dica per I'albumina di novo. lo credo che non si possa negare importanza a questi miei esperimenti e che essi dimostrino a sufficienza tjuanto poco si pre- sti il metodo Pollacci per scoprire il fosforo nell'intimita dehe cellule, specialmente quando esso sia in combinazioni organiche. Neanche il fatto che i risultati ottenuti con il metodo Pollacci si accordano con quelli del metodo Heidehain all'ematossilina fer- rica, puo essere invocato come una conferma del valore anahtico del metodo suddetto. Se il colore azzurro dell'ossido di molibdeno si localizza negli stessi punti nei quali si fissava il nero dell'ematos- silina, cio dimostra che essi posseggono una energica facolta fissa- trice tanto per il molibdato ammonico quanto J'ematossilina. Facendo uso di altre reazioni si scorge infatti che tali punti si colorano piii del rimanente del citoplasma. In conclusione la reazione azzurra puo essere prodotta da ri- duzione del fosfomolibdato, oppure anche da una maggiore eletti- vita fissatrice per il semplice mohbdato ammonico da parte di alcune sostanze organizzate. Come e possibile decidere a quale delle due cause si debba la reazione ? lo credo che la colorazione gialla caratteristica (^), la formazione di cristalhni di fosfomolibdato am- (1) Talvolfa qiiesta colorazione si potrebbe confondere con quella Hata dalTacido xaDtoproteinico, ma mentre quest' ultima per azione dell'ammoniaca rinforza il tono in mode evidentissimo, la prima scunjpare per il fatto che il foslomolibdato si scioglie rapidamente neirammoniaca stessa. - 226 - nionico visibili al microscopio siano i soli dati certi per poter dire die si e messo in evidenza il fosforo dei fosfati. Neppure il fatto che dopo aver fatto delle iniezioni di lecitina in un conigiio, nelle ovale le uova si rinvengono circondate da uno strato corrispondente alia zona pellucida intensamente colorato in azzurro dimostra la presenza del fosforo della lecitina' asaorbita. Pu6 darsi che sia aumentata la sostanza fosforata, ma nulla prov^ che sia stato messo in evidenza il fosforo, perche la stessa sostanza pur non dando la reazione dei fosfati presenta un potere fissativo molto forte per il molibdato ammonico. D'altronde parmi difficile provare che la lecitina assorbita direttamente riveli il contenuto in fosforo con il semplice reattivo molibdico. La prova per la quale spalmando con im ago della lecitina pura sopra un porta oggetti, trattando quindi con il reattivo mohbdico e poi con il cloruro stannoso si ha una colorazione azzurra della stessa, non dimostra affatto che si sia formate il fostomolibdato am- monico ma dimostra che e stato fissato il molibdato ammonico del reattivo. Si provi infatti, come del resto ho gia detto, a includere il preparato di lecitina, dopo immersione nel reattivo mohbdico, in giicerina, e si vedra che questa scioghera la sostanza: se si fosse formato il fostomolibdato questo non si potrebbe sciogliere. II voler poi sostenere che se in certi casi il color giallo, indice della formazione del fosfomolibdato, non apparisce nei tessuti per- che esse e in tanta piccola quantita, in particelle cosi fini da non potersi apprezzare, ma pero e messo in evidenza dal cloruro stan- noso, e un'ipotesi non convahdata da prove, perche le piccolissime particelle che si colorano con il cloruro stannoso possono essere di molibdato ammonico e non di fosfomolibdato. Ne la lavatura ripe- tuta con acqua dei preparati trattati con il reattivo molibdico puo togliere ogni traccia di molibdato ammonico perche molto prima di raggiungere tale scope si deteriora visibilmente il tessuto del pre- parato. Ne si ha la certezza di aver tolto tutto il molibdato saggiando I'ac- quadi lavatura con cloruro stannoso fine alia completa scomparsa della colorazione in azzurro della stessa. Infatti i tessuti trattati con uno qualunque dei liquidi da me adoperati e contenenti acido molibdico (liquidi che non possono dare affatto la reazione dei fosfati), anche dopo che I'acqua di lavatura trattata con il cloruro stannoso non mostrava piii colore azzurro, assumevano con lo stesso cloruro una colorazione azzurra spiccatissima. lo potro ben diniobtrare che facendo uso per es. di una sola- - 227 - zione di acido molibdieo in acido cloroidrico diluito per le ovale, il cloi-uro stannoso deterraina nella zona pellucida il colore azzurro precisamente la dove esso si localizza impiegando la soluzione ni- trica di molibdato ammonico. Cio deriva necessariamente dal fatto cbe in tale regione 1' acido molibdieo e maggiormente fissato. E maggiormente .Issato sara dalla cromatina nucleare che si colora piii intensamente in azzurro. Questo concordera con il fatto osservaLo dal Prof. Russo, che cioe gli ammassi nerastri della zona pellucida (in ovaje trattate con il metodo deU'ematossilina ferrica) si scolorano tenendo a lungo il preparato neH'allume ferrico, mentre ,1a croma- tina nucleare conserva ancora il suo colorito nerovioletto. lo mi prometto e spero in uno studio ulteriore sopra i tessuti animali di dimostrare a sufflcienza quanto sia fallace il metodo Poll ace i, come gia dimostrai per i tessuti vegetali. Onde eliminare ogni causa d'errore anche qualora si avesse la reazione dei fosfati, ed il fosforo potesse essere strappato dall'aggruppamento moleeolare organico, occorrerebbe un reagente il quale eon le sostanze fosforate dasse di per se solo una reazione caratteristica da non confondersi con altre, oppure bisognerebbe disporre di un riduttore, il quale avesse azione solo sopra il fosfomolibdato d'ammonio e non sopra il molibdato semplice che fa parte del primo reattivo. Oggi giorno noi non possediamo ne I'uno ne I'altro reagente. Con tutto cio non voglio dire che in determinati casi (fosfati minerali) il reattivo molibdieo non dia la reazione dei fosfati, ma non sempre questa e apprezzabile: il potere fissativo dei tessuti e di un grave ostacolo per giiidieare se la colorazione azzurra prodotta dal cloruro stannoso dipende da riduzione di fosfomohbdato ammo- nico formatosi o di semplice molibdato ammonico fissato o di tutti e due. Padova 29 maggio 1906. Aggiunta. Insieme alle bozze della nota qui sopra mi perven- nero due nuovi lavori suU'argomento da me trattato : il primo e del Bensley ('), professore di zoologia all'lTniversita di Chicago, il se- condo del dott. Comes {% assistente all'Istituto zoologico di Ca- tania. (1) Benslej' R. R. Au examination of the metliods for the microchemical detection of phospho- rus compounds other than phosphates in the tissues of animals and plants, in Biolocj. Bull . v. X. n. i! Januar ., p. 4i). 1906. (^) Dott. E. Comes. SuH'attendibilita del metodo Pollacci per la ricerca microchimica del fo- sforo nei tessuti animali. in Boll. Accad. Gioeiiia di Sc. Nat. in Catania, fasc. XC, magyiu i'JOO - 228 - II primo prendendo in disamina i diversi metodi, compreso quello del Pollacci, e facendo numerose esperienze, specialmente col metodo del Macallum (ii quale non ha fatto che sostituire I'idro- clorato di fenilidrazina al cloruro stannoso, come riduttore), viene alle mie identiche conclusioni. Rimando il dott. Comes alia impor- tante Nota del prof. Bensley, non potendo qui riportarne neppure le conclusioni, e mi limito solo a citare le ultime riglie (p. 64) : " If these conclusions are correct, it is also obvious that there is no hope of a real phosphorus microchemical reaction being obtai- ned by the employment of the nitric molybdate reagent „. Alia nota del dott. Comes, il quale difende ad oltranza i sohti metodi per la ricerca microchimica del fostoro, repute aver gia date una anticipata risposta nella Nota qui sopra stampata. E del resto mi pare completamente inutile continuare una polemica flnche non sia risolta la questione pregiudiziale, la quale si puo brevemente esporre cosi : io non credo possibile svelare col reattivo molibdico il fosforo in combinazione organica nei tessuti animah e vegetah ; e di questa opinione ritengo siano tutti i chimici. II dott. Comes, e con lui altri botanici o zoologi credono che il fosforo organico possa facilmente liberarsi alio stato di semplice acido fosforico e quindi svelarsi sulle sezioni di tessuti animah e vegetali, trattati col reattivo molibdico e la successiva azione di un riduttore. Risol- vere questa questione non e compito mio, ne del dott. Comes, ma d'nn chimico. Dopo risolta la pregiudiziale sara il case di di- scutere sui punti secondari e controversy Padova 28 giugno 1906. CosiMO Chbkubini, Amministkatorb-responsabile. Pirenze, 1906. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIUKTTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Atiatomia niiiuua Prof, di Anat ia coiiip. e Zoolo{ di Ehrlich. — Rendic. XVII Congresso Associaz. Oftalmologica ital. {Napoli, 10-14 ottobre 1905), in: Annali Oftalmologia, An. 35, Fasc. 12, pp. 152-156. Pavia 1906. 5. SCHELETRO E ARTICOLAZIONI. Ganflni Carlo. — Sopra alcune faccette articolari del basi-occipitale in rap- porto a! process! basilar!. Con figura. — Monit. Zool. ital., An. 17, N. 2 3, pp. 60-68. Firenze 1906. Giuffrida-Ruggeri V. — Forame sottotrasversario dell'atlante. — Monit. Zool. ital. An. 17, N. 2 3, pp. 88-90. Firenze 1906. Magni E. — Comment se comportent les os en voie d'accroissement quand ils sont soustraits a 1' intluenpe nerveuse: note experimentale. — Vedi M. 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Barnabo Valentino. — Sopra un ganglio nervoso di senso si)eGifico nella pa- pilla foliata del Sus scropha. — Vedi M. Z., XVII, 4, 107. Buschi Attilio. — I nervi dell'appendice vermiforme deli'uoino. — Bologna, Reyia tip., 1905, 8", pp. IS. Lombroso Ugo. — Sugli elementi che partecipano alia funzione interna del )i.increas [Mammiferi e UccelliJ. — A^^ch. Fi.siologia, Vol. 3, Fasc. 2, pp. 205- 214. Firenze 1906. Luca (de) Ulderico. — Kicerche sopra le modlBcazioni dell'epitelio de' villi in- le.stinali nel periodo di assorbimento e nel periodo di digiuno. [.Uccelli e Mammiferi]. — Bull. Accad. med. Roma, An. 31, Fasc 7-8, pp. 249-261, con tav. Roma 1905. Luca (de) Ulderico. — Hicerche sopra le Mastzellen deli'intestiuo nel perio- do di assorbimento e nel periodo di digiuno. [Gallinaj. — Bull. Accad. med. Roma, An. 31, Fasc. 7-8, pp. 262-266, con tav. Roma 1905. Nassano Angelo. — Di una rara anomalia dei grossi dotti biiiari. — Vogliera, tip. 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Vadacca Giuseppe. — Un caso raro di teratologia auricolare. — Giorn. intern. Sr. med., An. 27, Fasc. 21, pp. 974-980, con figure. Napoli 1W5. III. PARTE ZOOLOGICA. 4. Rettili. Peracca M. G. — Nuove osservazioni intorno alia Lacerta sardoa Peracca della Sardegna. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 519. Torino 1905, pp. 9, con tav. 5. UCCBLLI. Martorelli Giacinto. — Sulla comparsa nel Mediterraneo del Gabbiano polare di Ross (Rhodostethia rosea, Macgill.): nota ornitologica. — Rend. Istit. lomb. Sc. e Lett, S. 2, Vol. 39, Fasc. 4, pp. 181-192. Milano 1906, - 234 - 7. ANTROPOLOGIA ED Etnologia. Blasio {(le) A. — Cranio Sarrastino. — Vedi M. Z., XVII, 4, 107. Blasio (de) A. — La larghezza della bocca nei normali e nei criminali. — Arch. Psich., NeuropatoL, Antrop. crimin. e Medicina legale, Vol. 26 (S. 3, Vol. 2), Fasc. 6, pp. 666-667. Torino 1905. Campana (del) Domenico. — L'arte plumaria dei Mundurucu (Brasile) o di altri popoli del Sud-Ameriea. — Arch. 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Sergi G. — Contributo all'antropologia americana. — Atti Soc romana An- tropologia, Vol. 12, Fasc. 2, pp. 197-204, con tav. Roma 1906. Sestini L. — Sui criteri desunti dai dati fisici per determinare I'attitudine al servizio militare nell'armata italiana. — Annali Medicina navale. An. 11, 1905, Vol. 2, Fasc. 5, pp. 473-551. Roma 1905. Vram Ugo G. — Frammenti scheletrici in tombe cristiane presso Niksii (Mon- tenegro). — Atti Soc. romana Antropologia, Vol. 12, Fasc. 2, pp. 191-194. Roma 1906. Appendice : Antropologia applicata allo studio dei pazzi, DEI criminali ECC. Marro Giovanni. — La tossetta occipitale mediana negli alienati. — Vedi M. Z., XVII, 4, 108. Mirabella Emanuele. — I caratteri degenerativi di 84 delinquenti nati. — ArcJi. Psich., NeuropatoL Antrop. crimin. e Medicina legale, VoL 27 {S. 8, Vol 3), Fasc. 1-2, pp. 1-29. Torino 1906. Montesano G. e Selvatico Estense B. G. — Rapporti fra i caratteri ano- mali somatici e I'educabilita dei sensi nei deficient!. — Arch. Psich., Neu- ropntoL, Antrop. crimin. e Medicina leg., Vol. 27 (S. 3, Vol. 3), Fasc. 12, pp. 46-103. Torino 1906. Tovo Camillo. — Contributo alio studio della morfologia cerebrale nei delin- quenti. Con 2 figure. — ArcJi. Psich., NeuropatoL, AntropoL crimin. e Me- dicina legale, VoL 27 (S. 3, VoL 3), Fasc. 1-2, pp. 30-41. Torino 1906. Zuccarelli A. — II terzo trocantere neU'uomo; sue torme, sue dimensioni, suo valore onto-filogenetico. Ricerche in femori di briganti ed in coUezioni di femori, antiche e moderne, del Gabinetto Antropologico « G. B. Delia Porta » in Napoli. — Vedi M. Z., XVI, 12, 373. 23; COMUNICAZIONI ORIGINALI [8TITUTO DI ANATOMIA NORMALE E DI ISTOLOGIA DELLA SCUOLA VETERINARIA R. UN1VEK81TA DI PISA — PROF. V. BARPI UGO BARPI Contributo alia conoscenza dei vasi aberrant! del fegato in alcuni animal! domestici SECONDA NOTA E vietata la riprodnzione. In una memoria pubblicata nel " Monitore Zoologico italiano „ anno XII, n. 4, 1901, descrissi insieme al dott. Tornello i vasi aber- rant! del fegato dei solipedi, memoria illustrata da una tavola con figure macro- e microscopiche tolte dal vero. Tornerebba affatto ozioso qui ripetere quanto abbiamo esposto nella precedente nota intorno al signiflcato dei vasi aberrant], in- torno alia loro disposizione e struttura e ricordare ancora le varie opinioni emesse dai ricercatori che si sono occupati dell'argomento. Nulla abbiamo da aggiungere a quanto siamo andati esponendo, anzi le nostra nuove ricerche ci hanno vieppiii persuasi che la in- terpretazione data e che si accorda con quella di Sappey, di Bea- le, di Toldt e Zuckerkandl sia la piu giusta, salvo poi a discu- tere se la formazione dei vasi stessi o meglio la loro posizione fuori della sostanza epatica sia dovuta ad un processo patologico del fegato o il fatto debba attribuirsi a condizioni puramente flsio- logiche. Le nuove ricerche furono da me compiute sui fegati delle pe- core, maiali, cani, gatti e conigli ; non ho neppure trascurato di ricercare nuovamente sul cavallo e sull'asino. La tecnica uyata e stata la medesima di quella che irapiegai nolle prime ricerche, cioe I'iniezione di una materia colorante li- quida (bleu di Prussia solubile in acqua ed anche soluzione idro- alcoolica di metil-violetto) attraverso il dotto coledoco dopo aver legato convenientemente la cistifellea negU animah provvisti di que- sto serbatoio, affinche il liquido colorante meglio potesse penetrare - 236 - atte-averso il condotto cistico. Ho sempi-e operate sul fegato in po- sto senza die alcuno dei suoi legamenti fosse menomamente intac- cato. Cavallo. — In un cavallo mezzo sangue inglese molto inoltrato in eta, il cui fegato pero non era perfettamente normale, poiche in qualche punto della sua superficie offriva noduli ed ispessimenti, eseguii una iniezione con una soluzione idro-alcoolica di metil-vio- letto, la quale mi riesci ottimamente. Nel legamento del lobo de- stro osservai numerosi vasi aberranti a pareti ispessite ma a breve decorso e fra essi isolotfci di sostanza epatica, die si presentavano come macdiie di grandezza variabile e di colorito piii o meno carico secondo i punti. Questi vasi si accompagnavano con grande facilita ad ocdiio nudo per un certo tratto nella sostanza epatica, poiche apparente- mente sembravano che prendessero origine sotto la fibrosa in cor- rispondenza della faccia posteriore del lobo stesso. Evidente era queU'ispessimento a guisa di cordoncino che per noi segna il limite della sostanza epatica in fegati che non hanno subito alcuna atro- fia. E qui giova ricordare come i vasi aberranti in linea generale non si rinvengano, salvo rarissime eccezioni, nei legamenti del fe- gato, bensi tra i due foglietti della fibrosa a lore volta ricoperti dalla sierosa. Si arrestano in corrispondenza del cordoncino surri- cordato dal quale incomincia il vero legamento del fegato. E tale osservazione la riteniamo della massima importanza poiche cio espli- cherebbe che i vasi aberranti altro non sono che dotti biliari messi alio scoperto in seguito aU'atrofia della sostanza epatica. II legamento del lobo sinistro possedeva esso pure molti vasi aberranti a breve decorso, a pareti molto ispessite e non arriva- vano, 0 per lo meno non e arrivata I'iniezione, sino al cordoncino limitante che in tutti i fegati di equino si trova. Nel legamento epato-renale, e precisamente in quel legamento che dal margine superiore del lobulo di Spigelio va al rene, trova- vansi pure vasi aberranti corti, situati di preferenza verso la punta del lobulo. Nel legamento falciforme ne rinvenni alcuni corbissimi, ispes- siti, situati nel punto di attacco del legamento al margine del lobo mediano. Mirabili per numero e per disposizione erano i vasi aberranti dell'avventizia della vena porta. A circa otto centimetri di distanza dal punto di penetrazione di questo vaso nel fegato corainciavano a mostraisi i vasi aberranti, i quali formavano una magnifica ar- - 237 - borizzazione che si estendeva per tre a quattro centimetri sulle pareti della porta. Asino. — 111 un vecchio soggetto praticai la medesima'iniezio- ne ancho questa con risultato molto soddisfacente. I vasi aberrant! erano assai sviluppati e numerosi. Se ne rinvennero in grande quantita nel legamento del lobo sinistro, meno in quello del lobo destro. Sul raargine interno concavo del legamento del lobulo di Spigelio erano pure assai numerosi. Non mancavano nel legamento epato-pancreatico, nel legamento falciforme nel suo punto di distacco dal lobo mediano e nel legamento epato-diaframmatico. Ne riscon- trai pure nelle pareti del dotto coledoco, nel punto in cui questo esce dal fegato. Pecora. — Le quattro iniezioni praticate sulla pecora non mi hanno dato per vero dire risultati molto soddisfacenti per il fatto che il fegato di questi soggetti era affetto da distomatosi. E molto difficile il poter trovare in questi animali, tanto piii se vecchi, il fegato perfettamente sano e quindi le iniezioni trovando un osta- colo nei parassiti che albergano i dotti biliari non tanto facilmente si spingono sino ai margini dell'organo. Pero impiegando un mag- gior tempo e ripetendo I'iniezione ad intervalli si finisce col giun- gere a qualche risultato. Operando in tal mode ho potuto rilevare che neiravventizia della vena porta, nel punto in cui questa tro- vasi fra i due lobi del fegato, si rinvengono vasi aberrant! molto piccoli e diramati. Yicino alia terminazione apparente della porta, nel punto ia cui essa penetra nel fegato ed alia pnnta del lobulo di Spigeho, ho riscontrato sostanza epatica atrofica e qualche raro vaso aberrante. Le istesse particolarita le trovai anche negli altri soggetti che impiegai per le mie ricerche, soltanto in uno i vasi aberrant! della porta erano corti e gross! e ne rinvenni pure, ma esilissimi e molto corti, nel legamento del lobo sinistro. Nella pecora adunque, almeno fine a prova in contrario, i vasi aberrant! del fegato sono scars! quanto mai, ridotti e limitat! piii che tutto alia tonaca esterna della vena porta. Majale. — Ho potuto praticare una iniezione in un majale di poch! mesi di eta, morto in seguito ad una pericardite. L'esito e state completamente negative. Nessun vaso aberrante ne su! lega- ment! ue sull'avventizia della vena porta. Cane. — Essendo un animale che molto facilmente s! pu6 avere a disposizione, le iniezioni praticate sia al metil-violetto sia al bleu di Prussia solubile'furono numerose. Posso siffermare di non aver mai riscontrato nei legamenti del fegato del cane alcun vaso aber- - 238 - rante, almeno I'iniezione non li raise mai in evidenza e pure im- piegai alio scopo piu di una dozzina di cani di eta e di razza di- verse. tJna volta in un grosso cane mastino in corrispondenza del dotto coledoco, nel punto in cai questo esce dalla sostanza epatica esistevano alcune esilissime e cortissime diramazioni che non ho po- tuto stabilire se appartenevano a vasi aberranti o a glandole delle pareti del dotto stesso. Dalle non poche ed accurate iniezioni eseguite potrei quasi af- fermare che nei legaraenti del fegato del cane, nehe pareti della vena porta ed in quelle del dotto coledoco non esistono vasi aberranti. Qatto. — Se nel cane i risultati sono stati negativi non fu del pari nel gatto, nel quale ho costantemente trovato vasi aberranti, non cosi sviluppati come negU equini, ma non pertanto ben evi- denti. Raccolgo qualche date, poiche inutile sarebbe riportare qui i risultati di tutte le iniezioni eseguite e di cui tengo nota. In un soggetto femmir;ia trovai nel corto legamento che dalla scissura, la quale divide il lobo su cui e adagiata la cistifellea da quelle piccolo interposto fra il lobo predetto ed il laterale, legamento che poi si porta al diaframma, due esihssimi e mal distinti vasi aberranti. Nel legamento epato-diaframmatico, situato vicina alia capsula surrenale, rinvenni vasi aberranti ben distinti, fra cui uno piii lungo ma piii esile degli altri. Ne riscontrai pure uno nel centre frenico del diaframma ed alcuni esilissimi nolle pareti della vena porta. In un altro gatto trovai flnissimi vasi aberrant nel legamento che tiene unite il lobo piu grande del fegato e nel quale entra la vena porta, col piccolo lobo adiacente: qualcun altro esilissimo lo rinvenni pure nei cortissimi legamenti che riuniscono fra lore i lobi secondari del fegato e nehe ripiegature che fanno aderire la cisti- fellea alia sostanza epatica. Li ho trovati mancanti nei grandi le- gamenti. Co7iiglio. — Parecchie iniezioni accuratamente praticate nel fe- gato di questo animale mi hanno date costantemente risultato ne- gative e mi credo quindi autorizzato ad ammettere che in questo animale non esistano vasi aberranti. Ed era che ci fu date portare un nuovo contribute intorno alia questione dei vasi aberranti negli animali domestici non sara inop- portune discutere brevemente intorno al fatto importante della loro esistenza in alcune specie, dell'assoluta mancanza in altre e vedere per quanto ci sara possibile, se questi sono formazioni dovute a condizioni patologiche del fegato, come asserisce Cesaris-Demel nella sua comunicazione sui vasi biliari aberranti dal punto di vi- - 239 - sta anatomo-patologico, oppure se la loro comparsa dipende da ra- gioni purameiite fisiologiche o meccaniche. E' noto che il fegato neU'embrione assume un volume enorme che e dovuto in gran parte alia sua ricchezza vascolare. Esso negli embrioni non si localizza soltanto nella concavita del diaframraa come neU'adulfco, ma si estende suUa parefce addominale inferiore sino all'ombelico coprendo in gran parte lo stomaco e 1' intestine. Appena I'animale e nato, la circolazione epatica si modifica in se- guito alia occlusione della vena ombelicale ed il fegato diminuisce rapidamente di peso e di volume. Col progredire deU'eta I'accresci- mento di questo organo si verifica in proporzione dell' accresci- mento generale del corpo, quindi il suo peso relativo va diminuendo e nei soggetti avanzati in eta subisce una vera atrofia. La riduzione del fegato in volume non si effettua certamente nelle medesime proporzioni in tutti gli animali. Si constata che esso, specialmente nei carnivori e roditori, mantiene per tutta la vita di- mensioni maggiori relativamente al peso ed al volume del corpo di quelle che non avvenga nei grandi animali e specialmente negli equini nei quali, se si raffronta a quelle del piccoh animah, e piut- tosto ridotto. Inoltre nei cane e nei conigUo e molto difficile riscon- trare un'atrofla della sostanza epatica. Per quanti animali di tali specie sieno passati sotto il nostro esame e possiamo calcolarli a centinaia, mai ci fu date osservare atrofie epatiche sovratutto ai margini del fegato, mentre in quelle degli equini dal piii al meno un'atrofla costantemente esiste : I'ab- biamo ognora constatata e tanto piii manifesta quanto piu I'ani- male era avanzato in eta. La presenza di isolotti epatici ricordati nella precedente nota ed in questa sta a dimostrare che un'atrofla pill 0 meno accentuata si va effettuando. E perche non potremo in base a cio giudicare della maggiore 0 minore abbondanza dei vasi aberrant! nei fegati delle varie specie animali? In quegli animali dove I'atrofla e ben manifesta i vasi aberranti sono pure ben manifest!, in queJli al contrario dove essa non esiste non esistono neppure vasi aberranti. Ma si potrebbe obbiettare che essendo il fegato sviluppatissimo nei primordi del- I'esistenza e riducendosi col progressive sviluppo deh'animale, nei legamenti si dovrebbero trovare detti vasi, ma secondo noi tale obbiezione non puo reggere, poiche nella vita intrauterina i dotti biliari che si trovano nella massa epatica non sono completamente foi-mati ed anche lo fossero, quando il fegato alia nascita si riduce i vasi che rimangono tra i foglietti del periepate sono talmente delicati, fini, scarsamente irrorati di sangue che vanno gradata- 240 mente riducendosi e scomparendo, cosicche ad un certo periodo della vita non si possono piii vedere. Se qualcimo permane, come ci e accaduto di vedere, e esilissimo, ridotto. Non cosi succede per quei dotti biliari che vennero messi alio scoperbo durante la vita extrauterina ; questi sono anzi piii dilatati e cio dipende dal fatto che sono essi pure pieni di bile, la quale vi arriva per la rete dei dotti biliari del parenchima epatico, bile pero che essendo contenuta in canali che pur avendo diretta comunicazione coi dotti bihari si trovano fuori della sostanza epatica, assume caratteri speciali, passando perfino per gradazioni al vero state di liquido sieroso. L'ectasia dei vasi aberranti e molto manifesta nei solipedi e cio, astrazion fatta dalla stasi biliare, puo coincidere, come ricor- dammo nella prima nota, dall' avere questi animah un apparecchio escretore molto sviluppato essendo mancanti di vescicola biliare. A convahdare questa ipotesi verrebbero in appoggio le osservazioni dello Zoccoli, il quale nel preparare i canali bihari dell'asino, previa iniezione di materie solidificanti, trovo che il lume degh stessi, massime delle grosse branche e di alcuni rami, ncn era, come di regola, gradualmente piii grande a misura che dalla periferia si andava verso il condotto coledoco, ma offriva notevoh dilatazioni ampolhformi verso I'origine delle branche e di alcuni tronchi, inen- tre si restringeva a misura che i rami si terminavano alle branche e queste al condotto coledoco. Anche nel canale epatico del cavallo* lo Zoccoli riirvenne di- latazioni, ma non cosi diffuse, poiche le trovo soltanto nelle due branche principah a poca distanza dal dotto coledoco, proprio dove le dette branche si fondevano ed in qualche soggetto anche nello stesso dotto coledoco. L'autore si chiede se queste dilatazioni abbiano per avventura qualche rapporto con la mancanza di cistifellea nei solipedi, ed in seguito ad opportune considerazioni viene nel concetto che sine a prova in contrario vi sia la probabihta che queste dilatazioni am- poUiformi, tanto caratteristiche nell'asino, stieno veramente a rap- presentare dei serbatoi della bile, in luogo della cistifellea che manca nei solipedi. " Certo, continua l'autore, che non si conosce ancora una legge fisio-anatomica che d^termini la presenza o la mancanza della cistifellea, ne il rapporto che passa tra questa ed i canali biliari. Ma il fatto mostra che fra i mammiferi, tutti i quadrumani, i car- nivori, gli sdentati, sono provvisti di cistifellea, mentre questa manca in molti roditori, nei tardigradi, nei solipedi, in molti pachi- dermi (elefanti, rinoceronte, daman, pecheri), in alcuni ruminanti - 241 - (corvo, cammello), manca pure in certi uccelli (colombi, struzzo, pappagallo, cuculo, gallo di monte) ; non si e trovata del pari in molti pesci, mentre esiste nei rettili. Da cio si puo rilevare che la cistifellea se manca e solo tra gli erbivori ed i frugivori, mentreche esiste, fatta eccezione del delflno e del marsovino, in tutfci gli altri vertebrati che nutronsi di aliraenti animali. Ora, senza considerare se la bile acquisti piii attive qualifca quando viene depositata in una cistifellea, certo e che essa in qualche mode deve adunarsi prima di versarsi nel duodeno, quando non vi e cistifellea, sebbene la nutiizione non interrotta degli erbivori (rispetto ai carnivori) non abbia richiesta la presenza di questo serbatojo. Ed a questo ri- guardo, se dagli anatomisti comparati e cennato che quando manca la cistifellea, questa puo essere compensata da un piii grande dia- metro dei canali epatici, perche le dilatazioni da noi osservate non potranno essere spiegate con questo concetto ? „. La questione poi di poter stabilire se i vasi aberranti dipen- dano da cause patologiche che colpiscano il fegato oppure se si abbia a che fare con cause normali, e una questione molto difficile a risolversi ed ulterior! stiidi, ulterior! ricerche saranno necessarie per risolvere la questione, che puo avere un grande interessse per la patologia del fegato. II CesarisDemel nella nota su ricordata e d'avviso che i vasi biliari aberranti del fegato si devano ritenere come produzioni patologiche e generalmente in rapporto a process! atrofici, nei qual! I'elemento epatico fu sostituito da tessuto scle- rotico. Che la comparsa dei vasi aberranti dipenda da atrofia del tessuto epatico non v! ha dabbio, ma come e per qual! cause av- venga tale atrofia mi sembra difficile poter determinare, poiche non basta a spiegare il fenomeno la compressione dei visceri. Se questa sempre e costantemente dovesse produrre un simile processo negli organ! molh, per qual motive esse non si verifica pure nei fegati dei carnivori, dei roditori e di altre categorie di animali, dove non ci fa dato di riscontrare mai un tale processo patologico? Quindi i vasi aberranti vengono messi alio scoperto iji seguito ad atrofia e scomparsa del parenchima epatico in cu! ess! si trovavano, ma non e sempre possibile stabihre come Tatrofia stessa avvenga, quali sono le cause che la determinano. Cio non puo essere sempre spiegato ne coUa compressione dei visceri sul fegato ne con pro- cess! morbos! che colpiscono quest'organo, data la costanza del fe- nomeno in certi animali (eqain!) e la sua assoluta mancanza in altri (cane, coniglio) a qualunque eta si esamini I'organo. - 242 - ISTUX'TO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. C H I A R I] G 1 La struttura dei gangli cerebro-spinali nei Selaci e nei Teleostei Nota pi'eliiuinare DEL DoTT. GIUSEPPE LEVI, libero docentf., (Oou 3 figure nei testo) fi vietata la ii[irodiizione. Ho avLito recentemente occasione, durante un mio soggiorno alia Stazione zoologica di Napoli, di preparare e di trattare col me- todo di Cajal al Nitrato d'Argento ridotto, i gangli cerebrospinali in un buon numero di Selaci e di Teleostei. Sebbene I'abbondante materiale raccolto non sia stato ancora da me studiato esauriente- mente, desidero render noti alcuni nuovi fatti che mi sembrano in- ter essanti. Nelle specie di Selaci che formarono finora oggetto delle niie indagini (Torpedo ocellata, Torpedo marmorata, Scyllium catuhis, Scyl- Hum canicula, Spinax niger) la grande maggioranza delle cellule non si discosta, almeno nei suoi caratteri piii grossolani, dalla forma tipica quale era stata descritta negli antichi lavori di Wagner, di Bidder e di M. Schultze: corpo cellulare globose o lievemente ovale, con due cilindrassi che partono da due estremi opposti della cellula; le forme di passaggio verso il tipo di cellula monopolare con prolungamento a T sono rare. II cihndrasse periferico e quasi sempre alquanto piu voluminoso del centrale. In tutte le specie suddette, ma con maggior frequenza nei grossi esemplari di Scyllium catulus (di 80-90 cm. di lungh.), s'incon- trano singole cellule, le quali posseggono oltre ai due cilindrassi ti- pici, corti i)rolungamenti che terminano a breve distanza dalla cel- lula, per di piu al di sotto della capsula che la riveste, hanno spesso un decorso sinuoso e possono prendere origine, anziche dal contorno cellulare, da uno dei cilindrassi a breve distanza dalla sua origine. Non molto dissimile dalla costituzione caratteristica di codesto specie di Selaci, e quella da me osservata in alcuni Teleostei {Scor- paena sorofa, Conger imlgaris^ Trigla corax, Trachypterus taenia); - 243 - sono soltanto piu numerose che nelle prime le forme di transizione verso il tipo di cellula monopolare con cilidrasse a T. Gli elementi niultipolari sono relativamente numerosi in Trigla e Tracliypterus ; i prolungamenti accessori possono essere molti e terrainare anciie al di fuori della capsula di rivestiraento, ove si sud- dividono; ii loro spessore puo essere superiore a quelle del cilin- drasse periferico; essi prendono origine da punti svariati del con- torno celliilare, ma forse il case piii frequente e die essi si dipar- tano dalla cellala in prossimita deH'origine di imo dei cilindrassi, con un brevissimo tronco comune. Queste cellule pluripolari si ravvicinano per numerosi caratteri a quelle che sono state da me descritte recentemente nei Cheloni, ove anzi esse lappresentano la forma normale. Affatto di versa da quella ilnora descritta e la costituzione de- gli elementi dei gangli sensitivi in altre specie di Teleostei: Lopliius piscatorius, Lophius hudegassae ed Orthagoriscus mola. Incominciamo dalle due prime specie, le quali non oftrono in questo riguardo differenze apprezzabili I'una dall'altra ; e molto fre- quente, si puo anzi considerare come forma normale nelle medesime, la presenza di un unico cilindrasse, il quale si divide poco dope I'ori- gine; il cilindrasse periferico ha uno spessore quasi triple del centrale. Ma quelle che da a questi elementi un impronta caratteriiitica, e la presenza di numerosissimi prolungamenti (*), di vario spessore, i quaU partono da tutto il contorno cellulare, hanno un decorso molto si- nuoso, talora si ramiflcano, altre volte ritornano presso il punto di partenza formando una vera ansa, ben di rado pero si anastomizzano fra di loro, per io piia terminano liberamente non lungi dalla cellula d'origine, fra le cellule connettivah che costituiscono la capsula di rivestimento della cellula gangliare; quest'ultima ha tanto nel Lo- fius che nelV Orthagoriscus particolari caratteri, sui quali non posso per il memento intrattenermi. II numero di questi prolungamenti e tanto grande, che ne ri- sulta alia superficie di ogni cellula un fittissimo intreccio. Da una stessa cellula possono prendere origine prolungamenti di differente grossezza ; ma alcune cellule, e particolarmente le piu piccolo, sono rivestite esclusivamente da un intreccio di iilamenti tanto sottili da non rendersi apprezzabili che con forti ir.grandi- menti. Altre cehule invece possiedono grossolani prolungamenti (') La presenza di brevi prolun^aineuti nelle cellule liei t,'^"o'' '^''^ Lopliius sciuta da Fritsc h. - 244 - ad ansa, i quali in alcuni casi danno I'impressione di un vero fene- stramento della parte periferica del protoplasma; quest' ultima di- sposizione e molto frequente, per non dire costante, in corrispon- denza dell'origine del cilindrasse. Trascuro di trattare della rninuta struttura di questi elementi, la quale del resto e stata oggetto di accurata descrizione da parte di Holmgren, limitandomi ad accennare che anche il metodo di Cajal permette di distinguere nell' interne del corpo cellulare i canalicoli descritti da quell' A. Fig. 1 — Cellula grande di un ganglio spinale di Orlhagoriscus mola con grosso cilindrasse perit'e- I'ico. Ingrandim. 145 X Davvero sorprendente ed aff'atto diversa da quella di qualsiasi altra cellula nervosa e la costituzione delle cellule del gangli sen- sitivi uqW Orlhagoriscus (ebbi la fortuna di esaminarne due esem- plari). Senza enumerare per ora gli svariati tipi cellulari che vi s'in- contrano, mi accontento di descrivere molto brevemente alcuni ca- ratteri comuni a molti, se non a tutti i tipi suddetti; la cellula sferica od ovale, a corpo cellulare uniformemente costituito, che rappresenta il tipo normale degli altri Teleostei, si trova eccezional- mente in questa specie, in alcune medio e piccolo cellule. NeH'immensa maggioranza delle cellule, il protoplasma della parte centrale, ove risiede il nucleo, differisce da quelle della por- zione periferica ; il primo e costituito da sostanza cromofila e da neurofibrille, le quali formano un vortice, simile a quelle che e state da me descritto anni or sono negli stessi elementi, in Rettili ed Anfibi, ma non differisce per alcun carattere essenziale dal proto- plasma delle cellule gangliari di altre specie ; il protoplasma peri- ferico invece si presenta costaiitemente sotto forma di grossi cor- - 245 - doni 0 trabecole (Fig. 1), costituite esclusivamente da neurofibrille (solfcaato in pochi casi ease serabrano contenere una minima quan- tita di sostanza cromofila), i quali si anastomizzano fra di loro e forraano cosi una vasta rete a larghe maglie, nelle quali sono con- tenuti element! della capsula ; sembra che sia avvenuta una con- crescenza fra la capsula connettivale e la parte periferica della cel- lula gangliare. Lo spessore delle trabecole, I'ampiezza delle maglie della rete da esse formata, I'estensione di questa rete, sono tutti caratteri i cjuali contribuiscono a conferire ai singoli tipi cellulari un impronta molto differente I'uno dall'altro. Nelle piu grandi cellule le trabecole sono per lo piu molto gros- se e ft)rmano una rete a maglie seirate (Fig. 1), ma non sono rari gli elementi nei quali le trabecole si presentano come veri prolungamenti cellulari, che si anastomizzano fra di loro a qualche distanza dalla cellula formando delle ample arcate. In quest'ultimo case la superficie occupata dalla cellula e dalle sue espansioni e notevolissima ; il diametro massimo di quell'area, la quale ha per lo piii una forma ovale, supera i 0,6 mill. Del re- sto le grandi cellule raggiungono costantemente nei gangli dell' Or- thagoriscus un volume notevole ; la parte centrale non fenestrata della cellula, ha spesso un diametro superiore ai 0,15 mill., e com- plessivamente il corpo cellulare — calcolaudo anche la parte fene- strata del protoplasrna — ha un diara. fra i 0,4 ed i 0,5 mill. E singolare che coi comuni metodi di colorazione non e possi- bile di rilevare che molto imperfettamente tali complicate struttu- re ; essendo le trabecole periferiche sprovviste di sostanza cromo- fila, esse non si col(»rano quasi affatto e non poss-ono essere diffe- renziate dal connettivo che occupa le maglie della rete. Queste trabecole hanno anche in punti diversi della stessa cellula spessore molto differente ; quando esse sono molto sottili si colorano uniformemente in nero col metodo Cajal (Figg. 1 e 2). In alcuni elementi la rete a grosse trabecole si continua verso la periferia m una flnissima rete di fibre, a magUe piii o mono strette, le quaU si fanno sempre piii sottili procedendo in direzione distale rispetto al corpo cellulare (Fig. 2). Le grandi e medio cellule delle quali ci siamo finora occupati, sono bipolar!, raramente unipolari con divisione a V ; I'origine dei due cihndrassi e spesso ravvicinata (Fig. 2). II cilindrasse periferico puo raggiungere presso la sua origine un diam. di 30-35 a e soltanto piii distalmente esso si assottiglia - 246 - alquantQ ; la sua zona d'ingresso nel corpo cellulare si distingae nettamenfce per la sua costituzione a fibrille delicate dal rimanente protopJasma, e s'anastomizza mediante numerose e grossolane tra- becole colla parte periferica fenestrata della cellula. Non e rara pero la possibilita che questo cilindrasse entri solo indirettamente in connessione colla parte centrale del corpo cellulare per mezzo di poche trabecole. Fig. 2 — Fianimento di unu graade cellula di un ganglio spina's d' Orlhagoriscus mola in corri- spoadenza dell'origine dei due cilindrabsi ; fine reticolo periterico in coutinuitii colla consueta rete a gi'osse trabecole. Ingrandim. 418 X Le anastomosi fra il cilindrasse e la rete periferica della cel- lula non sono limitate alia sua origine, ma si estendono a tutto il suo tratto prossimale, per una lunghezza di 0,2-0,3 mill. (Figg. 1 e 2). II cilindrasse centrale e, relativamente al primo, sottile, rag- giungendo di rado gli 8 [j. di diam., e serapre prende origine dalle trabecole piii periferiche della rete, alia quale in alcuni casi esso e unito mediante sottili fibre. Ambedue i cilindrassi appaiono rivestiti, poco dopo I'origine, di una guaina mielinica. Tutte le pill grandi cellule e molte di quelle di media gran- dezza hanno la costituzione ora descritta. Altre cellule di media grandezza, le quali assieme alle piccole cellule sono raccolte in una zona ben delimitata del ganglio, hanno un protoplasma uniforme- mente costituito, ma sono provviste di numerosissimi brevi pro- - 247 - lungamenti, i quali terminano liberamente al difuori della capsula. Anche le piccole cellule possiedono quasi tutte del prolunga- ?^= P'ig. 3 — CocDZzolo di una ce'.lula d'un gaiiglio spinale d' Orthagoriscus mo/a, sulla superficie del quale scorrono sottili fibre amieliniche ; in alruni punti queste fibre si anastoiiiizzano colle tra- becole piii perifcriche della ceiliila. Ingrandiiii. 412 X menti accessori ; inoltre i loro cilindrassi forniscono molte collate- rali a breve distanza daH'origine. Mi proposi di astenermi nella presente comunicazione dal ri- cercare un' interpretazione del fatti oHservati : ma non posso esi- mermi dal far notare che nei Pesci, analogameiite a quanto ho creduto di vedere nei Mamtniferi, nelle specie di maggior mole le cellule dei gangli sono piu grandi che in quelle di piccola mole, non solo, ma che I'aumento della massa protoplasmatica avviene sotto una speciale forma, piu favorevole agli scambi nutritizi della cellula. Di un altra disposizione da me osservata in molte cellule d'Or- Ihagoriscus voglio dare un breve cenno : la superficie della cellula era rivestita da un plesso di sottili fibre amieUniche, delle quali era impossibile di stabilire la provenienza (Fig. 3) ; esse si anasto- mizzavano in alcuni punti fra di loro e, quel che piu importa, colle trabecole piii periferiche della cellula ; quest' ultimo fatto era eviden- tissimo in piu casi e non nutro in proposito 11 menomo dubbio. Se, come mi sembra probabile, queste sottili fibre corrispon- dono alle terminazioni simpatiche descritte da Ehrlich, Retzius, Dogiel e Cajal nei gangli di altri animah, sarebbe dimostrata una continuita fra queste presunte terminazioni simpatiche ed il proto plasma della cellula del ganglio. La dubbia provenienza di codeste fibre non mi permette di - 248 - pronunziarmi piu recisamente su quest'importante punto ; poiche a rigoro non possiamo escludere assolutamente, sebbene mi sembri molfco improbabiie, che le suddette fibre amieliniclie rappresentino esse pure una particolare e nuova forma di espansione del corpo cellulare, paragonabile alia rete piu periferica a sottili fibre ed a sbrette maglie (Fig. 2), che si trova nella stessa specie alia super- ficie di tante cellule dei gangli. 18TITUTO DI ANATOMIA PATOLOGICA DELLA U. UNIVKKSITA DI BOLOGNA DIRETTO DAL PROF. G. MARTINOTTI La fotossilina sciolta in alcool metilico come mezzo d'inclusione Nota di tecnica istologica DoTT. BINDO DE VECCIM, aiuto e libero eocente & vietata la riproduzione. Ad onta delle modificazioni e dei perfezionamenti che inces- santemente vengono introdotti nella tecnica istologica, i metodi fon- damentah per includere i ])ezzi da esaminare al microscopio sono rimasti essenzialmente due: I'inclusione in paraffina e queila in eel- loidina. II descrivere i procedimenti seguiti per queste operazioni,- I'ac- cennare ai vantaggi ed agli inconvenienfci di ciascun metodo non e certamente mio compito ; tanto piii che particolari esatti si pos- sono trovare negh usuali trattati di tecnica istologica. A me preme richiamare I'attenzione su di un metodo d'inclusione, o meglio su di una modificazione di uno dei metodi su accennati, modificazione che io uso da vario tempo e con reale successo. La inclusione in celloidina ha indubbJamente alcuni vantaggi assoluti su queila in paraffina, specialmente perche i pezzi non su- biscono I'azione del calore della stufa, ma d'altra parte ha I'incon- veniente grave di far perdere un tempo lunghissimo e di non per- mettere sezioni troppo sottili. L'etere, adoperato in unione all' al- cool assoluto come solvente della celloidina, agendo a lungo sui tes- suti li raggrinza e li rende fragili; di piii l'etere evapora troppo rapidamente e cio porterebbe, a detta dei tecnici, 1' incon veniente che la celloidina del preparato definitive non diviene completamente dura allorche s'immerge nell'alcool a 80" per conservarla o sezio- - 249 - narla, di qui la pratica di rallentare I'evaporazione dell'etere in un ambiente saturo di vapori di cloroforraio. Altro inconveniente della celloidina sarebbe quelle che le tavolebte provenienti dalla fabbrica contegono una quantita variabile di alcool ed etere ed anche di ac- qua (Bolles Lee-Henneguy); si e obbligati quindi o ad essicare i pezzetti prima di servirsene (ed allora bisogna rigonfiarli di nuovo in alcool assoluto e poi aggiungere 1' etere per discioglierii ; cio che porta una notevole perdita di tempo) o ad adoperare la sostanza tale quale trovasi in commercio ed allora ie soluzioni non saranno mai ne perfettamente esatte ne perfettamente disidratate. Una parte degli inconvenienti presentati dairinclusione in celloidina, si possono evitare adoperando la inclusione doppia in celloidina-paraffina, pro- posta per il primo da G-. Marti no tti, modificata poi da altri, Alcuni dei difetti sopra accennati io elimino sostituendo alia celloidina la fotossilina. Questa sostanza in commercio e venduta sotto forma di fiocchi bianchi, simili al cotone, bagnati con acqua. Una volta disidradata completamente, cio che si ottiene assai age- volmente asciugandola prima con carta bibula e ponendola poi per qualche tempo sotto una campana con acido bolforico, la fotossilina puo essere conservata lontana dall'aria senza che si alteri, e si pre- sta cosi a fare delle soluzioni esattissime e completamente prive di acqua. Krysinsky, che primo introdusse la fotossihna nella tecnica delle inclusion], Busse, Mitrophanow e gh altri che modificarono il metodo di Krysinsky adattandolo ai loro scopi, adoperavano come solvente della celloidina la sohta miscela di alcool ed etere a parti uguali. Io ho evitato di adoperare tali sostanze, e cio per le ragioni sopra esposte, e mi souo servito in loro vece dell' alcool metihco. La fotossilina si scioglie rapidamente in questa sostanza (che io disidrato accuratamente con solfato di rame): di essa se ne possono fare soluzioni di varia concentrazione; io mi hmito a fame due: la prima, molle ali'l %, la seconda, densa, al 5 %• Oltre ai vantaggi su accennati presentati dalla fotossilina in confronto della celloidina sono da tener presenti anche quelli del- I'alcool metihco sull'alcool-etere. I pezzi provenienti dall'alcool eti- lico assoluto possono rimanere anche a lungo nei varii bagni di fo- tossilina metilica senza alterarsi menomamente; non solo, ma e pos- sibile disidratare i pezzi da esaminare direttamente con I'alcooi me- tihco e risparmiare cosi il passaggio a traverso I'alcooi etilico. Dij-o di piu che ho fatto varii tentativi di fissazione con I'alcooi meti- hco assoluto e ne ho avuto risultati eccellenti; anche organi deli- - 250 - cati (tessuti di animali inferiori) vengono fissati benissimo da que- sto reagente, dal quale possono poi passare direttamente nei bagni di fotossilina metilica. I passaggi in questo caso si possono eseguire con una maggiore rapidita poiche la penetrazione della massa nel- I'interno del pezzo e assai piii agevole. In fine I'evaporazione del- 1' alcool metilico e piia lenfca di quelle dell' alcool-etere ; si che la consisten/a dell' inclusione deflnitiva in fotossilina disciolta in alcool metilico e costantemente molto elevata e permette quindi sezioni piii sottili di quelle die generalmente si ottengono con la celloidina preparata col metodo usuale. Potrebbe sorgero il dubbio che la soluzione della fotossilina av- venisse non per opera dell'alcool metilico ma per quella di impu- rita contenute nell'alcool metilico del commercio. Fra queste e spe- cialmente I'acetone, il quale e in verita un eccellente solvente della fotossilina, ma un cattivo conservatore dei tessuti. Per togliermi questo dubbio ed evitare possibili obbiezioni ho sperimentato con varii campiuni di alcool metilico sui quali facevo preventivamente le reazioni piii comuni dell' acetone (reazioni con lo iodio, con il nitroprussiato di Na, con I'ortonitrobenzoaldeide) e non mi servivo che di quelli che tali reazioni mi dimostravano esenti di acetone. Nessun dubbio quindi che I'alcool metilico completamente privo di acetone scioglie agevolmente la fotossihna. Non si puo flssare un termiiie di tempo esatto per la perma- nenza dei singoli pezzi nei vari bagni di fotossilina ; an che qui vale la regola usata nell' inclusione in celloidina : quanto piii il pezzo da esaminare e grande, quanto piii i tessuti che lo compongono sono duri, tanto piii bisogna prolungare 1' immersione ; ed in tutti i casi e meglio esagerare nella durata che sforzarsi ad abbreviarla. Pero con tessuti adatti (organi parenchimatosi, sistema nervoso centrale, turaori molli) e pezzi piccoli possono bastare anche 24-48 ore per bagno ; laddove con tessuti duri (occhio, tessuti connettivi in ge- nere) e pezzi grandi le singole immersioni debbono essere prolun- gate per giorni ed anche per settimane. L' inclusione deflnitiva si compie direttamente dall' ultimo bagno di fotossilina densa dalla quale si lascia evaporare I'alcool metihco; appena la superflcie e abbastanza dura con un bisturi si taglia un blocco contenente il pezzo, si toglie dal cristalhzzatore di vetro in cui era contenuto e lo si lascia sotto ad una campana di vetro. In questo memento io use attaccare il blocco al pezzo di legno per poterlo stringere nella morsa del microtome : cio che io faccio con una soluzione acquosa assai concentrata di gelatina. Dopo un'ora - 251 - circa, se il blocco non e grande, la fotossilina e la gelatina sono abbastanza dure ; la prima e alquanto opaca, la seconda perfetta- mente trasparente. S' imraerge allora il pezzo di iegno col blocco di fotossilina gia aderente in alcool concentrato, a SS^-OO^; dopo 24 ore, e meglio poi nel tempo successivo, la fotossilina diviene perfettamente trasparente e durissima, cosi pure la gelatina la quale diviene di un colorito bruno e non lascia piii la presa. Riassumendo ; i passaggi successi^i per eseguire 1' inclusione in fotossilina sciolta in alcool metilico sono i seguenti : 1° Soggiorno del pezzo in alcool metilico assoluto per 24 ore. 2° Primo bagno di fotossilina metilica all'l %, da un minimo di 24 ore flno a parecchi giorni. 3° Secondo bagno di fotossilina-metilica al 5 "(^ come sopra. 4° Breve evaporazione dell'alcool metilico, limitazione del blocco da inclusione, fissazione sul pezzo di Iegno con la gelatina, evaporazione all'aria per circa un'ora. 5° Soggiorno in alcool a 850-90°, flno ad indurimento com- plete. Letteratura Krysinsky. — I'hotoxylin als Einbettnngsinittel. — Virchotv's Arch. Bd, CVIII, S. S 17 . 1887. Busse. — I'hotoxylin als EinbettUQsmittel fUr pflaDzliche Objecte. — Zeitsch. f. Wissen. Mikrosh. Bd. IX, S. 47, 1892. Koncewicz. — Ueber den gemeinschaftlichen Gebrauch des Paraffins und Photoxyliiis in der hi- stologischen Technik. — Arf>eit. d. Zool. Laborat. der Univer. Warschau. Lief. 7, n. of, 1892. Mitrophanow. — La photoxyltne dans la tecnique zoologique et histologique. — Arch, de Zoologie expir. et geH4r. T. III. pag. 617, 1895-96. Pr shesiiiy szk y. — O Kletotschntlch sernisstostjach (Granula) u. Protozoa. — Arbeit, a. d. Zool. Labor, d. L'niver. Warschau, T. II, 1894. Meyer. — Studieo Uber den Korperbau der Anelliden. Das Mesoderm der RiDgelwUrmer — Milth. a. d. Zool. Station Neapel. Bd. XIV, pag. 247, 1901. Eriich, Krause, Mosse, Rosin, Weigert. — Kncyklopadie der mikroskop. Technik. Berlin 1903. Articoli : Celloidin (Photoxylin), Methylalcool ed altri. Bolies Lee et Henneguy — Traits des methodes tecniques de TAnatoinie microscop. — II Edit. Paris 1896. G. Martiuot'i. — Traduz. ital. della " Tecnica microscopica ecc. n di C. Friedland ler, paij. 157, Torino 1885. - 252 - Descrlzione della Neumaniella Andreinii nuovo megascolicide dell'Eritrea Prof. DANIELE ROSA fi vietata la i-iproduzione. Fra le ricchissime raccolte zoologiche fatte dal capitano medi- co Alfredo Andreini nell'Eritrea e da lui generosamente donate a questo Museo degli invertebrati ho trovato pure alcuni lombrichi. Vi erano rappresentati VHelodrilus caliginosus (Sav.) e VH. roseus (Sav.) entrambi raccolti ad Adi-Caie ma evidentemente importati, poi due diverse specie di Dichogaster^ raccolte una ad Adi-Caje, .I'altra a Cheren, ma non sufflcientemente ben conservate e in- fine la nuova specie che sto ]ter descrivere la quale appartiene al genere Neumaniella fondato solo nel 1903 dal Micnaelsen C). Neumaniella Andreinii n. sp. Loc. Dintorni di Adi-Caie, sotto i sassi ; settembre 1902; 5 esemplari. Lunghezza 50-75^™. diametro 4mm; segmenti circa 180; colore (in alcool) grigio giallognolo; forma cilindrica. Prostomio diviso per mezzo di un solco trasverso da un pic- colo processo posteriore quadrate che giunge a circa meta del P segmento. 2 Setole ventrah lassamente geminate per cui ab = ^aa, dorsali o strettamente geminate e poste sulla linea laterale; intervallo late- 3 rale bc = 2aa = - ab (nei primi segmenti postchtelliani). Glitello a cingolo ma sempre meno sviluppato sul ventre, oc- cupante i segmenti (14— 17,18) ~ 4-5; rimangono su esse riconosci- bili le setole, i nefridiopori ed i solchi intersegmentali. Apertura j in forma di largo occhiello mediano all'interseg- mento 17-18 ma propriamente appartenente al segmento 18 il cui margine anteriore si inarca limitando anteriormente rocchiello e qui saldandosi piii o meno col segmento precedente. In tutti gli esem- plari sporge dall'occhiello il pene parzialmente estroflesso. (•) Michaelsen W. — Die Oligochaeten Nordost-Afrikus — ZooJog. Jahrbiicher; Abl. f. Sy- stemalih, lid. IS, Hft. -4, 5, Jena i90:i. - 253 - Aperture 9 lateral! presso al margine posteriore del 14° seg- mento, facilmente visibili come pori con leggero orlo chiaro sulla linea delle setole dorsali inferiori. Apertura della spermateca mediaiui, airintersegmento 13-14 li- mitata da due sottili labbra parallele. Nefricliopori (present! dal 3° segmento) al margine anteriore del segmenti sulla linea fra le setole dorsali cd. Caratteri interni. / dissepimenti dal 6-7 all' 11-1 2 sono inspessiti, sopratutto gli ultimi, tutti gli altri sottilissimi. II ventriglio e grosso ed occupa il 5^ segmento ; vi sono tre tasche chilifere imparl ventrali molto grosso, di forma ovale nei segmenti 9°, 10", 11° ed nn paio di grosse ghiandole calcifere pari nel 13o. Due paia di testes pendono dalla faccia posteriore dei setti 9-10 e 10-11; due paia di vescicole seminali in forma di lingue spes- se, non racemose, pendono dalla faccia posteriore dei setti 10-11 e 11-12; quelle del prime paio stanno iuteramente nell'll" segmento, quelle dei 2° paio attraversano il segmento 12° in forma di stretto peduncolo espandendosi poi nel 13°, I vasi deferent! alia faccia anteriore dei setti 10-11 e 11-12 prima di introflettersi nelle relati- ve vescicole seminali si rigonfiano formando un grosso serbatoio sperm atico fusiforme ma diritto. Fig. 1 — Neumaniella Andreinii. ovd ovidotti; sp spermateca; tc tasca copulatrice; pr prostate L'appmxdo terminale mascMle ci presenta due prostate ovato- quadrate ciascuna delle quali sbocca con breve collo nella borsa copulatrice mediana che e emisferica e grossa come una prosta- ta; nel collo fra la borsa e le prostate sboccano i vasi deferent!. Gli ovarii (nel 13" segmento) sono inclus! in sottili condott! ovarici che Ji connettono coi receptacula ovorum; gli ovidotti - 254 - terminano internamente in un grosso padiglione che riattraversa il setto 13-14 sboccando in quei ricettacoli. La spermateca, affatto impari, e un sacco allungato fusiforme, appiattito che dapprima e piii sottile e scorre a zig-zag contro la pa- rete ventrale, poi corre sul fianco destro della borsa copulatrice portandosi fin sulla prostata destra dove finisce per arrotolarsi a corno d'ammone. Tra la spermateca ed i ricettacoli delle ova non iio trovato al- cuna comunicazione. La cavita interna delle prostate e complicata da una quantita di lamine costituite da pieghe dello strato interne ; anche la parete in- terna della spermateca e in tal modo pieghettata per cui il sue lume e molto ridotto. ISTITOTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI GENOVA DIRETTO DAL PROF. P. LACHI Contributo alio studio della morfologia deH'crgano parasimpatico dello Zuckerkandl PEK IL DoTT. ENRICO PELLEGRINI (Con 5 figure) Test di Laurea Nel quindicesimo Congresso deH'Anatomischer Gesellschaft (raaggio 1901) lo Zuckerkandl (20) segnalo la presenza di piccole formazioni poste ai lati del punto d'origine dell'arteria mesenterica inferiore, fra i rami del simpatico che accompagna Taorta addomi- nale, differenti dai gangli linfatici vicini. Riscontro come queste for- mazioni fossero costituite da tessuto cromaffine e per i suoi rap- porti col sistema simpatico le chiamo " Nebenorgane des Sympa- thicus „. Su di questi ammassi di tessuto cromaffine nell'uomo e su si- mili formazioni, riscontrate negli animah, che a quest'organo dello Zuckerkandl si possono omologare, si sono rivolti i miei studii. Materiale e Tecnica. Le mie ricerche si portarono specialmente sull'uomo. Ho esa- minato 4 cadaveri di feti da cinque mesi di vita intrauterina alia - 255 - nascita ; 9 a termine ; 35 dai primi giorni di vita extrauterina a trenta mesi, e 4 di adulti. Estesi poi le mie indagini anclie ai varii animali e piu special- mente al cane, al gatto, alia cavia, al topo, al coniglio ed al polio, di diverse eta a cominciare dai neonati. II gatto ed il cane dettero i migliori risultati. Neir uomo, alia ricerca dell'organo parasimpatico dello Zucker- kandl procedevo nel modo seguente : aggredita I'aorta addominale e messi alio scoperto i noti ammassi, 11 isolavo dagli organi limitrofi, e, dopo averne registrata la posizione, la figura, il numero e tutte le apparenze esterne, li fissavo con i varii liquidi fissatori; op})ure spo- stato il mesentere al davanti dell'aorta e praticato un taglio su questa aldisopradell'origine deile arterie renali, ed un altro inferiormente al punto di biforcazione dell'iliache, con due tagli laterali all'aorta 8tessa, distaccavo questo vaso dai disotto per fissarlo poi per 10-15 giorni in un miscuglio di p. 100 di soluzione di cromato neutro di potassio al 3 7o e p. 10 di formalina. Gia dopo due giorni gli am- massi di tessuto cromaffine erano appariscentissimi e per il loro colore facilmente distinguibili ed isolabili da tutti i restanti tes- suti. Lo stesso metodo praticato negli animali dette risultati ancora migliori, che, dopo poche ore di permanenza del pezzo nel liquido fissatore, i piu piccoli ammassi di tessuto cromaffine erano oltremodo riconoscibili. Quali liquidi fissatori adoperai anche il sublimate corrosivo in soluzione satura, I'alcool assoluto, il liquido del Miiller solo od associate alia formalina, il liquido del Miiller piii una soluzione di acido cromico al 3% a parti uguali ; una soluzione di acido cro- mico al 5 o/o ; il liquido di Hermann; il liquido del Flemming; il percloruro di ferro per la reazione del Vulpian; e per la co- stituzione morfologica e microchimica delle cellule cromaffini i li- quidi del Ciaccio (34-35-40) cioe il liquido cromoacetico ed il liqui- do formol-cromo-formico. Quali sostanze coloranti adoperai remallurae, I'ematossilina De- 1 afield e ferrica, I'eosina, I'orange, I'emateina, la safranina. Per Jo studio del vasi, oltre che alia ben manifesta iniezione naturale, ricorsi anche all'iniezione dell'organo con gelatina colorata al bleu di Berhno. OSSEEVAZIONI PERSONALl. Considero I'organo parasimpatico nell'uomo dapprima c poi nei varii animali. 256 - Nell'uomo mi si e presentato di forma allungata, piii o meno appiattita, piu o meno rotondeggiante, piu spesso di forma ovoi- dale, qualche volta di forma simile a quella di un rene (v. fig. 1) A A Fig. 1. specialmente nei bambini, in cui oltre a questi ammassi piuttosto voluminosi, era facile riscontrarne altri piu piccoli, posti aU'intorno dell'origine della mesenterica inferiore, dello stesso aspetto e colorito. Kig. 3. Fig. 4. In alcuni casi i margini di questi corpi si presentavano lisci e rogolari e la superficie pure era regolare (v. fig. 2 e 3) ; in altri i margini presentavano dei piccoli solchi e la superficie appariva come bernoccoluta (v. fig. 1 e 4), tanto clie visti con un leggero ingrandimento si potevano paragonare questi solchi ai caratteri- stici solchi embrionali del rene ed a quelh che a volte si possono riscontrare nella milza od in altri organi parenchimatosi. In aicune di queste formazioni anzi si aveva una distinzione netta in tanti piccoli lobuh non riuniti fra loro che da tessuto connettivo; in altre i piccoli iobnli erano riuniti fra loro oltreche da tessuto con- nettivo anche da tessuto cromaffine. Negli adulti ai lati della mesenterica inferiore si riscontravano ammassi piu o meno rotondeggianti, molto simili per il loro aspet- to ai gangh linfatici. Lo Zuckerkandl od altri osservatori hanno riscontrato nei - 257 - feti i due ammassi, di destra e di sinistra, riuniti per iin ponte od istmo passante al davanti della mesenterica inferiore in modo da dare a tutto I'organo I'aspetto di un H; in tutti i feti da me os- servati questo carattere mancava. Generalmente il diametro longitudinale dell'organo parasimpa- tico era posto parallelamente al piano sagittale del corpo; rara- mente si presentava obliquo con obliquita convergente in alto. II diametro longitudinale variava generalmente per I'organo de- stro e per I'organo sinistro: il destro, la cui lunghezza oscillava in me- dia tra sette e diciannove millimetri, era in generale piii lungo del sinistro, i cui limiti erano in media tra quattro a quindici millime- tri. II diametro trasversale era quasi sempre piii piccolo del longitudi- nale; si presentava maggiore a destra che a sinistra: le misure oscil- lavano fra due e sette millimetri a destra e fra due e quattro mil- limetri a sinistra. Raramente i due ammassi erano uguali. In due casi I'organo di sinistra mancava del tutto. II colorito di questi ammassi era caratteristico : nel feto ci si presentava piuttosto grigio ; nei neonati rossastro, simile a quelle delle ghiandole salivari; negli adulti tendeva al bianco grigiastro. La sua consistenza, inferiore a quella del gangli linfatici, an- dava sempre piii aumentando con gli anni. L'organo parasimpatico era in rapporto diretto con I'aorta, sia con i margini lateral! di essa, sia con la faccia anteriore, non sor- passandola mai piii di uno o due millimetri. L'organo di destra e I'organo di sinistra erano situati ai due lati del punto di origine della mesenterica inferiore ; 1' organo di destra era qualche volta, relativamente al punto d'origine di detta arteria, situate piu in alto che non quelle di sinistra ; a volte i due ammassi erano situati alio stesso livello ; raramente I'origine deJla mesenterica era al diso- pia od al disotto dell'organo. L'estremita superiore dell'organo ordinariamente non oltrepas- sava I'origine deirarteria sessuale; l'estremita inferiore distava ge- neralmente dalla biforcazione dell'aorta nelle due arterie iliache, da sette a quindici millimetri a destra, da sei a venti a sinistra ; ra- ramente scendeva piii in basso. II margine interne di ambedue gli organi si ripiegava verso r interne in modo da accavallare il punto d'origine della mesente- rica; a volte accollato alia mesenterica stessa ; a volte da questa separate per uno o piu millimetri. II margine esterno confinava a destra col l)ordo sinistro della vena cava inferiore, a sinistra costeg- giava il bordo esterno dell'aorta o lo sorpassava di poco. - 258 - In quanto alia struttura ho osservato quanto appresso. In un feto di cinque mesi di vita intrauterina, il piii giovane che mi sia capitate, ho dovato sezionare, data la piccolezza del- I'organo parasimpatico, tutte le porzioni di tessuto contigiie ad esso, compresa I'aorta, e gia a quest'epoca ho potuto osservare una spic- cata differenza fra le cellule cromaffini disposte in ammassi piu o meno voluminosi, formati da cellule piia o raeno grosse, con proto- plasma granuloso, e le cellule simpatiche a scarso protoplasma e di volume alquanto minore delle precedent!. Le cellule cromaffini erano disposte in brevi e spessi cordoni cellulari, o, secondo la di- rezione del taglio, in lobuli cellulari, in ciascuno del quali si pote- vano contare otto, dieci cellule, a differenza dei gangli simpatici in cui non si osserva mai una disposizione lobulata. I cordoni ed i lobuli erano separati tra lore da scarso tessuto connettivo con vasi sanguigni. In feti di eta piii avanzata si poteva riscontrare una ricca va- scolarizzazione. Le cehule che avevano assunto la cromafflnita erano disposte in forma di lobuli o cordoni cellulari, limitati da cellule piatte, allungate, provenienti dai vasi abbondanti ; esse ci si pre- seiitavano piii appariscenti delle altre ; il loro protoplasma era fina- mente ed umformemente granuloso, il nucleo rotondo vescicolare, alquanto ricco di cromatina. In feti di nove mesi di vita intrauterina I'organo parasimpatico, aumentato di volume, era costituito da ammassi contornati da tes- suto connettivo che formava loro come una specie di involucre, da cui si partivano dei setti che davane a questi ammassi un aspetto trabecolato. Le cellule cromaffini risaltavane per il lore colorito giallastro sul resto del preparato, e, nei preparati colorati con sa- franina, queste cellule avevano una rifrangenza caratteristica. Pre- sentavano in media una grandezza di trenta, quaranta y- in lun- ghezza e dodici, tredici i^ in larghezza ; erano di forma varia: quando si ordinavano a guisa di epitelii intorno ai vasi avevano una figura cilindrica o ciUndro-conica ; quando si presentavano in ammassi avevano una forma rotondeggiante o poligonale od allungata ; non appariva una membrana cellulare ed i loro limiti potevano restare indistinti o solo appena percettibih ; a volte si potevano osservare leggeri prolungamenti protoplasmatici, molto difterenti pero dai ca- ratteristici prolungamenti nervosi. 11 protoplasma si presentava d'aspetto granuloso, aspetto che secondo Ciaccio deriverebbe da granuli metaplasmatici a cui sarebbe dovuta la reazione al cromo ed ai suoi sali. - 259 - II nucleo era di forma rotondeggiante, ovale od elissoidale, con- teneva un ricco reticolo cromatico con granulazioni cromatiche (v. fig. 5). Fig. 5. Gli ammassi cromaffini erano in rapporto di contiguita, me- diante tessuto connettivo, con ammassi sirapatici ; pero se ne dif- ferenziavano : per la disposizione delle cellule riunite in ammassi od in cordoni cellulari ; per la reazione del cromo ; per essere le cellule cromaffini prive di capsula, ed a contorni non bene diffe- renziabili ; per la granulosita del protoplasma ; per il nucleo ricco di sostanza cromatica ; per la presenza in esso di numerosi e pic- coli nucleoli. In feto a termine i rapporti degli ammassi cromaffini col cor- done limitrofo del simpatico erano ancora piii appariscenti : a volte un unico involucre connettivale avvolgeva e tessuto cromafflno e tessuto simpatico e qualche volta anche i vicini gangli linfatici. La disposizione delle cellule in nulla variava. Nei pezzi flssati con 11- quido formol-cromo-formico e con liquido crorao-acetico, i granuli metaplasmatici erano molto appariscenti ; granuli che costituireb- bero la sostanza attiva di queste cellule, alia quale sostanza il - 260 - Vassale, seguendo I'idea del Kohn (21-24) che ha chiamato que- st! ammassi paragangli per la loro connessione con i gangli simpa- tici, da cui li fa derivare, ha dato il iiome di paragangiina. In feti di eta piu avanzata, due anni e mezzo, i cordoni e le cellule cromafflni erano molto ridotti di volume, mentre era molto aumentata la trama connettivale. Le cellule cromafflni avevaiio pero dato la sohta reazione al cromo e presentavano ancora le ca- ratteristiche gia descritte. In individui piu adulti, negli ammassi posti in vicinanza della mesentei'ica inferiore si riscontrava una capsula connettivale abba- stanza esile, dalla cui superficie interna, partivano dei sepimenti lamelliformi dividenti parzialmente la sostanza ghiandolare in no- dull che in qualche punto comunicavano fra di loro a causa di sma- ghature che si osservavano nei setti. La sostanza ghiandolare rac- chiusa da questi sepimenti aveva tutto I'aspetto di un follicolo o nodulo corticale linfatico. I setti, spingendosi fino alia parte centrale, perdevano I'aspetto lamelhforme e si decomponevano in fascetti molto piia sottili e piiT numerosi anastomizzati fra loro in modo da formare una rete, negli interstizii della quale veniva ad essere incluso un parenchima com- patto, a guisa di polpa, con le caratteristiche di un tessuto linfoide. Le caratteristiche cellule cromafflni non si potevano piii scorgere ; la reazione del cromo non avveniva piu ; bisognava adunque am- mettere un' involuzione deH'organo parasimpatico dello Zucker- kandl. In cinque cani da me osservati potei riscontrare quanto ap- presso: L'organo parasimpatico unico, posto nella faccia ventrale del- I'aorta addominale, nella linea mediana, raramente spostato a de- stra ed a sinistra, mentre nehe prime eta ci si presentava di di- mension! molto piccolo, andava gradatamente aumentando col pro- gredire degli anni e raggiungeva, in cani adulti, in alto Torigine del- I'arteria renale, in basso la biforcazione dell'aorta. La sua lunghezza oscillava tra i venticinque ed i trentacinque millimetri, la sua larghez- za tra uno e due millimetri, lo spessore era appena di un millimetro. In alcuni cani l'organo era eguale in tutta la sua lunghezza, in altri presentava un aspetto varicose fine a sembrare suddiviso in tante porzioni. A prima vista pure appariscente, diventava ap- pariscentissimo dope la permanenza in liquidi cromici. Microscopicamente l'organo parasimpatico ci si presentava ri- vestito da una capsula connettivale dalla cui faccia interna parti- - 261 - vano dei sepimenti che stabilivano una intelaiafcura neH'interno del- I'organo, il quale si presentava tnolto vascolarizzato. La disposizione delle cellule in ammassi ed in cordoni era piu manifesta che nell'uomo. II decorso di questi cordoni era piii o meno regolare; alcuni apparivano alquanto lunghi, altri invece piu corti ed intrecciantisi in vario modo ; tutti erano costituiti da cellale poste le une a contatto delle altre a guisa di epitelio, avevano una forma cubica 0 cilindrica modificanfcesi per il contatto reciproco, contorni irregolari ed indistinti e dal loro protoplasma emanavano sottili prolungamenti. II protoplasma aveva un aspetto fortemente granu- loso e coi caratteri speciali delle cellule cromaffini. I nuclei erano rotondeggianti. Le cellule presentavano una spiccata somiglianza con le cellule della sostanza midollare delle capsule surrenali. Nei gatti, cavie e topi le dimensioni erano molto piu piccole di (juelle riscontrate nel cane, pero I'organo presentava le stesse mo- dalita sia dal lato macroscopico che microscopico. L'organo parasimpatico mi si e sempre presentato ricco di vasi ; anzi questi vasi ne formavano per la massima parte I'intelaiatura e lo dividevano in cordoni ed in zolle piii o meno grandi. Dalle iniezioni con gelatina colorata al bleu di Prussia non potrei deci- dere se i vasi nutritizii provenivano o direttamente dalF aorta o dalla mesenterica inferiore o dalla ovarica o spermatica rispettiva- mente, come e stato ammesso dal Bonnamour e Pinnatelle (25). La descrizione fatta circa la distribuzione interna dei vasi I'ho ricavata non tanto dall'esame di questi preparati iniettati quanto da altri preparati in cui si trova una ben manifesta iniezione naturale. Le vene si presentavano anch' esse bene sviluppate ; per 1' or- gano di destra, secondo quanto dicono Bonnamour e Pinnatelle, sboccherebbero nella cava inferiore, per V organo di sinistra nella renale sinistra. Secondo Zuckerkandl (20) ed anche secondo Kohn (26) nel- I'organo si puo riscontrare un intricate plesso nervoso. Le teorie riguardanti il tessuto cromaffine di cui l'organo dello Zuckerkandl si presenta essenzialmente costituito, si possono ripor- tare a due: quella del Kohn cui si associa lo Zuckerkandl e quella del Giacomini col Biedl, Ciaccio, Diamare ed altri. II Kohn fa derivare le cellule cromaffini dalle cellule embrio- nali simpatiche, invocando a sostegno della sua opinione special- mente i durevoli rapporti del cromaffine col simpatico. Egli, am- - 262 - messa rorigine del cromaffine dai germi embrionali del simpatico, dice che presto il tessuto cromaffine si differenzia appunto per il carattere speciale della cromaffinita. Nell'ulteriore sviluppo poi, pur conservando rapporti diretti col simpatico, si separa dal tessuto di origine e diventa cosi organo autoctono; e Kohn per appoggiare la sua opinione, dice che fra le cellule cromaffini si possono trovare cellule ganglionari. Ma Kohn non avvicina il tessuto cromaffine neppure all'epiteliale ; gli stretti rapporti che legano gli epitelii per reciproci rapporti di cellule non si trovano in quest' organo dove le cellule sono variamente e senza regola disposte fra i vasi; esso non deriva poi da altro epitelio, ma dal simpatico. Questo cromaffine allora non e tessuto nervoso, non e tessuto epiteliale : e un nuovo tipo di tessuto che Kohn, per i suoi rapporti col simpatico, chiama paragangliare, e pone per la sua origine e per la struttura accanto al tessuto ner- voso quantunque dal nervoso si diflferenzi altamente. Lo Zuckerkandl, che non esprime una teoria vera e propria sull'organo da lui trovato, lo chiama " Nebenorgane des Sympathicus „ e lo considera come costituito da cehule formanti colonie proprie e derivanti dai plessi del simpatico. La seconda teoria, quella del Giacomini, e in contradizio- ne assoluta con quella del Kohn. In tutti i suoi scritti e sulle capsule surrenali e sui nidi cellulari del simpatico, pur non esclu- dendo il fatto che le cellule cromaffini derivino dagh abbozzi del gan- gli simpatici, egli dice che non sono da riguardarsi come peculiari cellule nervose, ma come cellule di natura epiteliale e con carattere di cellule secretrici a funzione specifica. lo divide I'opinione del Giacomini per quanto non creda che le ricerche da me fatte possano definire in mode assoluto la questione. E' vero che quest'organo si trova dappresso a gangli del simpatico, involto talora anche in una capsula connettivale comune ad esso ed al simpatico, ma gli elementi che lo costituiscono sono cosi diffe- renti da quelli del simpatico da non potersi riportare al medesimo tessuto nervoso. I limiti cellulari deJl'organo, il riunirsi dei suoi ele- menti in gruppi o cordoni, il trovarsi talora diversi di essi anche sotto la forma smciziale, 1' esistenza di granuli metaplasmatici colo- rabili da speciali sostanze (reazione del Ciaccio 34-37) ; la mancanza di caratteristici prolungamenti nervosi, le altre circostanze esposte nella descrizione strutturale dell'organo, mi fanno pensare che que- sto sia piuttosto da omologarsi alia sostanza midoUare delle capsule surrenali, alia quale in questi ultimi tempi si e attribuita funzione secretrice (Biedl 30, Vassale e Zanfrognini 29-31-39). II prodotto - 263 - di quest'organo, sebbene non versato in cavita per special! condotti escretori, puo pensarsi che venga portato in circolazione, come ver- rebbe appoggiato dalla ricca vascolarizzazione di cui I'organo e fornito. CONCLUSIONI. Da quanto sono andato esponendo, mi pare di poter venire alle seguenti conclusioni : I.'' L'organo parasimpatico dello Zucl?:erkandl che si riscon- tra neli'uomo ai lati dell'origine della mesenterica inferiore, al da- vanti dell'aorta, omologabile al paraganglio addominale riscontrato dal Kohn negli altri animali e da me pure ritrovato nel gatto, nel cane, nel coniglio e nel topo, e costituito da cellule cromaffini. 11/ L'organo dello Zuckerkandl, almeno dai casi osservati, con I'eta va fcrasformandosi in modo che, par non perdendo i suoi rapporti con i vasi e col simpatico addominale, si modifica perdendo cioe la cromaffinita ed arricchendosi di tessuto connettivo. III.''' L'organo dello Zuckerkandl, finche risulta costituito da cellule cromaffini, nonostante i suoi rapporti genetici ed anato- mici col sistema nervoso simpatico, e un organo epiteliale desti- nato ad una funzione secretrice. Sento il dovere di ringraziare il prof. Lachi, che con affetto di padre mi ha guidato in queste mie ricerche. Bibliografia (l)Leydig Fr. — Anatomische histologische Untersuchungen Uber I'ische und Re^tilien — Berlin, 1853. (2) Mayer Sigm. — Beobachtungen uud Reflexionen Uber den Bau uod die Venichtungen des ISyiii- patischen Nervensystems. — Sitzungsb. dcr laathem. naturw. Classe der K. Akad. der Viss. Bd, 66, Ahth. III. Wien IS72. (3) Balfoux-. — Ueber die Entwicklung und die Morphologie der Suprarenal Korper (Nebennieren). — Biolog. Cenlralbl. ISSi. (4) Brigidi. — Capsule surrenali accessorie. — Lo Spn-imeniale iS82. {r>) Do s t o iewsky. — Ein Beitrag zur mikroskopischen Anaiomie der Nebennieren bei t^au- gethieren. — Arch. /'. Mikr. Anal. 37 Bd. 1SS6. 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Sezione longitudinale dell'organo dello Zuckerkandl di feto uinano a termine. ca — cellule cromaffini. CosiMO Cherubini, Amministratorb-responsabile. firenze, 1906. — Tip. L. Niccolai , Via Faenaa,44. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie deila Unione Zooiogica Italiana DIKETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia iiniana V'rof. di Anatomia ooinii. e Zooloj^ia nol R. Istituto diStudl Super, in I'irenze nella R. Universita di Fisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Ariatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVII Anno Firenze, Settembre 19 06 N. 9 CoMUNiCAZiONi 03IGINALI : Giannelli L., Uova primordiali aberranti in em- brioni di Seps chalcides a sesso differenziato. (Con 7 figure). — Rus- so -A.., Sulla funzione di assorbimento dell' epitelio germinativo dell'o- vaja dei Mammiferi: nota preliminai-e. (Con 4 figure). — Berteili D., Sulla morfologia e sullo sviluppo della laringe degli uocelli : nota preven- tiva. — Dalla Favera Gr, B., Le connessioni dell'esofago col dia- framma nell'uomo : nota preventiva. — -A.ustoni A., Morfolo^na dei muscoli auricolari estrinseci dell'uorao: nota preventiva. — Banchi A.., Muscolo accessorio del m. abduttore deU'alluce. (Con una figura). — Pa- gine ^65-291. RiASSUNTi ORiGiNALi: liosa D., Sui nefridii con sbocco intestinale comune deirAliolobophora Antipae. — Pag. 291-292. NoTiziE: — Pag. 292. Avvertenza Delle Comunicazioni Odginali die si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI iTITUTO ANATOMICO DI FERRARA. Uova primordiali aberranti in embrioni di S'eps chalcides a sesso differenziato Prof. LUIGI GIANNELLI (Con 7 figure). fi vietata la riproduzione. E gia stafco dirnostrato da vari osservatori che I'epitelio ger- minativo ha dapprima una estensione relativamente molto maggiore di quella, clie presentera I'eminenza genitale, e si e notata la pre- senza di uova primitive, in epoca molto precoce, in regioni piii o - 266 - meno discoste dalla zona sessuale. Cosi, tra gli altri, il Mi not ha trovato uova primitive molto numerose in giovani emlDiioni di Acanthias nel mesotelio del mesentere, ed in giovani embrioni di polio sparse nella splacnopleura; I'Hoffmann in embrioni di 23 somiti di Haematopus, Sterna e Gallinula lia osservato uova pri- mitive nel mesotelio, nel mesenchima ed anche nell'entoderma della parete intestinale, ed il Nagel in nn embrione umano della lun- ghezza di 12 mm. ha veduto cellule simili alle uova primitive nel- Tepiteho celomatico del rene primitive aU'esterno del cercine del- I'epitelio germinativo. Constatato il fatto si e cercato di tesservi sopra delle consi- derazioni piii o meno attendibili per giungere ad una interpetrazione della presenza di tali elementi fuori di quella zona, dove essi in prosieguo, prohferando, dovranno prendere parte alia costituzione della ghiandola genitale. IlMinot, ritenendo impossibile che quelle uova primitive dalle svariate regioni, che esse possono occupare, sieno capaci di giungere nell'abbozzo della ghiandola germinativa, si crede forzato alia supposizione che si tratti di una classe speciale di cellule simih alle uova primitive; e, siccome nelle sezioni di gio- vanissimi embrioni di Acanthias e di polio vide cbe quelle uova pri- mitive aberranti mostravano frequenti divisioni mitotiche, e sic- come d'altro canto egli nel suo lavoro " Uterus and Embryo „ aveva gia espressa I'idea fino dal 1889 che un considerevole ingrossamento, dovuto non ad accrescimento di protoplasma ma ad aumento del SLicco cellulare, in dati casi accompagna il fenomeno delJa divisione delle cellule, conclude che molto verosimilmente e da porsi in rap- porto con tale divisione la presenza di quella speciale classe di cellu- le, la quale in conseguenza non deporrebbe per una estensione mag- giore del primitive epiteho germinativo, giacche in tal case quelle uova aberranti, non destinate ad alcuna funzione, dovrebbero distruggersi e non moltiplicarsi. Ma a questa ipotetica interpretazione del Minot si oppone il fatto della constatata esistenza eminentemente tran- sitoria di tali elementi germinativi fuori della zona sessuale. Solo ammettendo una estesa primitiva localizzazione dell' epi- teho germinativo, confermata anche recentemente dalle ricerche del Nussbaum e del Loisel nel polio, e lasciando impregiudicata la questione se le uova primordiah (o le lore genitrici, le " Geschlechts- zellen „ di Nussbaum) si differenzino sino dai primi stadi di seg- mentazione, come per prime penso il Nussbaum stesso, o sieno invece prodotte da differenziamento delle cellule somatiche, ci e dato poter giungere ad una soddisfacente spiegazione delle uova primitive - 267 - aberranti. L'epitelio germinativo primitivo andra incontro a prolife- razione, a forte germogliamento la dove si forraera la ghiandola ge- nitale, a regressione invece negli altri luoghi. Avendo avuto occasione, per altre mie ricerche, di ' sezionare vari embrioni di Sej^s chalcides, non di stadi precoci, giacche presente- raente non ne possiedo, ma di stadi un poco avanzati, nei quali si notava gia il differenziamento della ghiandola genitale in testicolo od ovario, ho potuto osservare in molti di essi delle uova primi- tive aberranti, le quali, non tanto per la tarda epoca di sviluppo in cui I'ho trovate, quanto sia per la loro presenza costante al lato sinistro del corpo, sia per la loro ubicazione in una determinata zona dell'epitelio celomatico, hanno attratta la mia attenzione, e, non essendo a mia conoscenza che una simile disposizione sia stata da altri descritta, credo utile renderla nota illustrandola con qual- che figura tratta dai miei preparati col prisma Nachet. — Debbo subito avvertire che tali elementi sono da me stati rinvenuti nella grande maggioranza degli embrioni (6 su 8) di Seps, il diametro lon- gitudinale della cui testa, dalla eminenza apicale in avanti, oscillava dai 3 ai 4 mm. In embrioni assai piu avanzati di questi nessun novo primordiale e caduto sotto la mia osservazione, come pure osservai scomparsa quella determinata regione, della quale tra breve parlero, che e sede prediletta di questi elementi. Procedero nella mia descrizione esaminando le sezioni trasverse seriali degli embrioni dall'innanzi all'indietro, e prendero le mosse da una sezione trasversa, che cade a livello dell'estremo posterioro dei primitivi abbozzi polmonari e che e riprodotta nella fig. 1^. Embrione di Seps di sesso maschile. Koristka, Oc. 2, Ob. 2. Al lato sinistro deU'embrione (a destra dell'osservatore), tra la piega del rene primitivo, P.C.W., ed il mesentere dorsale, Tepi- - 268 - telio celomatico e sospinto da tessuto connettivo embrionale verso la cavita celoinatica, puoducendosi cosi una rilevatezza, sporgente in questa cavita, la quale, seguita nelle sezioni in senso cranio- caudale, si fa sempre piii accentuata, ed e Tespressione d'una plica celomatica, die si puo chiamare plica genitale, P.Gr., giacche e dessa che sosterra, come vedremo, indietro la ghiandola genitale. Nessuna traccia di questa plica si ha ancora al lato destro, dove esiste sol- tanto la piega del rene primitivo senza alcuna forniazione apparte- nente a quest'organo. Circa 100 ;^.. dietro la sezi()ne ora descritta, al qual punto non si ha piii la presenza dell'abbozzo polmonare destro ed>e per scorn- parire anche il sinistro, si osserva qualche canahcolo nelle pieghe dei corpi di Wolff, ed a destra, come raostra la fig. 2.a, la dove Kig. 2. — Einbrioue di Seps di sesso inaschile. Koristka, Oc. 2, Ob. 2 quella piega si impianta sulla parete dorsale della cavita celomatica, da essa si distacca una rilevatezza, P.E., sporgente in ({uella ca- vita, e che, in modo identico alia rilevatezza di sinistra, P.G., esaminata nelle sezioni seriali, e I'espressione di una plica celoma- tica, la quale puo ritenersi corrispondente alia plica celomatica di sinistra solo per il fatto che caudalmente ad essa ancora sta ap- pesa la ghiandola genitale. Ma irapiantandosi pero su questa phca il fegato air innanzi di quella ghiandola, come tra poco diro, cosi si puo chiamare plica epato-genitale. Andando indietro, le due pliche, e genitale ed epato-genitale, si fanno sempre piii accentuate. Ma la plica di destra, la quale per ora ci deve occupare, si avvicina sempre piia al bordo dorsale de- stro del fegato, finche, circa 60 [j-. dietro la sezione rappresentata nella fig. 2.% tale plica aderisce al fegato, e cio e dimostrato dalla tig. 3.'^ tratta da una sezione ])raticata a questo livello. - 269 - La plica epato-genitale si allarga procedendo indietro, ed allora essa si distacca non solo dal punto d' impianto della piega del rene primitivo, che coiitiene entro di se niimerose formazioni di quest'or- gano, ma anche dalla parete dorsale della cavita celomatica, tra C.W.D. f^CMS. Fig. 3. — Embrione di Seps di sesso maschile. Koristka, Oc. 2, Ob. 2. qiiella piega ed il mesentere, e dalla radice di quest' ultimo. Nel punto d' impianto di tale plica corre"' la vena cava inferiore. La fig. 4.=i rappresenta una sezione, in cui la plica epato-genitale comin- cia gia ad estendersi in corritipondenza del suo impianto. Fi^. 4 — E ubrioDe di Seps di sesso maschile. (ioi'cStlia, Oc. 2, Ob. 7* (ridotta della meta). Giunti al punto, in cui nolle sezioni sta per scomparire il fe- gato, la detta plica si restringe alia sua inserzione, la quale si re- sidua al lato interno del corpo di Wolff, che si presenta qui raolto sviluppato verso la parete dorsale della cavita celomatica, e dor- salmente ed internamente al quale si vede apparire la capsula sur- renale. Non appena il fegato e scomparso, la plica epato-genitale si continua nella ghiandola genitale di destra, la quale percio per mezzo di essa sara unita alia superflcie interna del corpo di Wolff. Anzi per qualche sezione si vedono insieme comprese entro questa plica I'estremita posteriore del lobo destro del fegato e 1' estremita anteriore della ghiandola genitale. L'epitelio celomatico della phca epato-genitale e sempre piatto ad un solo strato ; nessun novo primordiale si presenta incastrato in mezzo ai suoi element! cellulari, come pure nessun novo primor- - 270 - diale osserviamo dal lato destro del corpo, dove questa plica de- corre, sul mesentere. Quindi nessuna traccia di uova primitive aberranti a destra deirembrione. NoQ cosi invece possiamo dire per il lato sinistro, dove ve- diarao assai numerosi quegli element! aberranti. Prendiamo la plica genitale al punto, in cui I'abbiamo dianzi lasciata, e seguiamola in- dietro flnche essa s' impiantera sulla ghiandola genitale. Per 60 sezioni (di 10 y-. ciascuna) dopo quella rappresentata nella fig. 3.^, la plica genitale, P.G-., si presenta sempre tappezzata da un semplice epitelio piatto e riempita di connettivo embrionale; si sospinge sempre piii, aumentando nelle sue dimensioni, entro la cavita celomatica, ed in rapporto a tale aumento il suo punto di impianto va estendendosi, e si effettua poi, olti'eche sulla parete dorsale della cavita celomatica, anche sulla radice della piega del rene primitive, entro la qual piega si ha ora la presenza di molti canalicoli di quelt'organo (V. fig. 5.^ e 6."). Nelle sezioni seguenti comincia a presentare, tra i suoi elementi costitutivi, delle cellule, che per i lore caratteri istologici sono indubbiamente da consido- rare come uova primordiali, la di cui presenza quasi ininterrottamente si verifica per 56 sezioni, e la di cui disposizione e varia secondo la sezione, che abbiamo in esame. Di solito le uova primordiali occupano I'estremita libera della pHca. Talvolta, come nella Fig. 5.", tratta da una sezione tras versa dello stesso embrione di sesso maschile, che ha servito per le figure precedenti, quella estremita della plica P.G. e costituita da un ac- Fig. 5. — E:nbrioae di Seps di sesso maschile. Koristka Oc. 2, Oh. 7* (ridotta a 2i3). cumulo di cellule epiteUali, tra le quali sono sparse uova primor- diali, e di pill taluna di iiueste trovasi intercalata alle cellule epi- - 271 - teliali periferiche di forma cubica, tal'altra invece, discostafcasi da queiraccumulo, si presenta in seno del tessuto connettivo embrio- nale. Talvolta, come nelia fig. 6.^, che rappresenta la sezione tra- sversa di un embrione di sesso femminile, come lo mostra lo svi- luppo viel condotto di Muller, CM., nessuna di quelle uova sta a limitare direttamente la plica genitale P.G., ma tutte sono im- Fig 6 — Embrione di Seps di sesso femininile, Koristka. Oc. 2., Ob. 7* (ridotta della met^). merse neH'accumulo degli elementi epiteliali, i quali perifericamente si dispongono in uno strato di cellule cubiche. Yi sono poi sezioni in cui nessun accumulo di cellule epiteliali osservasi entro la plica, ma questa verso la sua estremita libera carabia 11 suo semplice epi telio piatto di rivestimento in uno strato ugualmente semplice d: cellule cubiche, tra le quali trovansi interposte una o due uova pri mordiali. Nessuno di tali elementi mostra segni di divisione, anzi qua e la osservasi qualche uovo con segni incipienti di degenera zione. Queste uova primitive aberranti diminuiscono in numero col procedere dall' innanzi all' indietro, tanto che la se ne contano anche cinque o sei in una sezione, qua invece se ne osservano una o due, e vi sono non poche sezioni, che se ne pr^sentano prive. In due soitanto dei 6 embrioni, in cui mi sono imbattuto nolle particolarita descritte, ho veduto, a livello del punto, in cui la plica genitale presentava minor numero di uova primitive, talune di queste, ma in numero scarsissimo, occupare il lato sinistro del mesentere dor- sale, tappezzato da un epiteho cubico semplice o da un epiteho a pill strati di forma non ben determinata. Queste uova aberranti nel mesentere le ho osservate sempre in due o tre sezioni. Al di dietro del tratto, esteso, come si e detto, per circa 560 [/.. (56 sezioni di 10 [j-. ciascuna), e nel quale si e notata la presenza - 272 - di quegli elementi aberrant!, la plica genitale diminuisce nelle sue dimensioni, si raccorcia e si restringe, limitandosi ancora il suo punto d' implant;) alia parete dorsale della cavita celomatica, nel fondo tra corpo di Wolff, che qui va assumendo maggiori proporzioni, e la radice del mesentere dorsale., E dessa tappezzata da un epitelio seraplice piatto, e cosi si conserva fino al livello del punto, in cui a destra si e veduto sostituirsi la ghiandola genitale al fegato nella plica epato-genitale. ■4. Kig. 7. — Embrione di Seps di sesso maschile. Koristka. Oc. 2, Ob. 7* (ri'iotta a 2|3). La Fig. 7. a ci niostra questa plica genitale di sinistra ridotta nelle sue dimensioni. Quando siamo in corrispondenza della ghian- dola genitale il punto d' impianto del corpo di Wolff sulla parete dorsale della cavita celomatica si estende raolto in sense trasver- sale, sia perche le sue varie formazioni, che vanno aumentando in numero, verso quella parete pren(Tono posto, sia perche dorsalmente ed internamente ad esse compare la capsula surrenale ; e per tal fatto il rene primitive si viene ad appropriare la plica genitale P.G., la quale allora si distacchera dalla sua superficie mediale, al 11- mite tra corpo di Wolff e capsula surrenale. E in questo memento che la phca genitale, come schematicamente ho mostrato neDa fi- gura 7.% si allunga per fissarsi sulla ghiandola genitale sinistra G.G. In quegli embrioni di 5eps, in cui, sebbene coetanei ai gia de- scritti, non ho veduto uova primitive aberranti, esistevano le stesse due pliche, epato-genitale e genitale, con la stessa disposizione che negli altri, e la plica genitale era tappezzata in tutto il suo per- corso da epitelio piatto come il resto del celoma. - 273 - In embrioni poi piu avanzati di quelli, che sono stati oggetto del nostro studio, va scomparendo gradatamente a sinistra la plica genitale, la quale si osserva inflne soltanto in corrispondenza della ghiandola sessuale, e la regressione della plica e preceduta dalla scomparsa delle uova primordiali aberranti, di cui nessuna traccia mai si riscontra al lato sinistro del mesentere. La plica epato geni- tale di destra, modiflcandosi un poco correlativamente alio sviluppo degli oi'gani circostanti, permane con la disposizione descritta. Da quanto ho riferito io posso ora trarre ie seguenti conclusioni : 1.'' In embrioni di Seps chalcides, dei quali il diaraetro longi- tudinale della testa, dalla eminenza apicale in avanti, oscilla tra i 3 ed i -I mm., e nei quali percio si ha gia il differenziamento del sesso, si rinvengono quasi costantemente, al difuori deha zona ses- suale, degli elementi cellulari, che, dati i loro caratteri istologici, debbono considerarsi come uova primordiali aberranti. 2.'' Queste uova primitive aberranti si osservano solo al lato sinistro del corpo dell'embrione, e sono scaghonate in prevalenza lungo una plica celomatica, che caudalmente sostiene la ghiandola genitale e che puo dirsi percio phca genitale. 3.a Tanto a destra che a sinistra un' ugual plica celomatica tiene unito il respettivo corpo sessuale alia superficie interna del corpo di Wolft, la dove questi e in rapporto di contiguita con la capsula surrenale; ma, seguite le dette pliche in senso caudo-cra- niale, si osserva che quelh di destra, abbandonata la ghiandola ge- nitale, si flssa sul bordo dorsale destro del fegato, e I'accompagna sino a livello della estremita posteriore degli abbozzi polmonari per renders! poi libera e dopo poco scomparire (plica epato-genitale), mentre quella di sinistra, abbandonata la ghiandola genitale, sporge liberamente nella cavita celomatica, e cosi libera si prolunga in avanti per cessare quasi a hvello dell'altra (plica genitale). E di so- lito I'estremita libera di quest' ultima plica la sede delle uova pri- mordiali aberranti. 4. a Talvolta questi elementi aberranti rinvengonsi ancora al lato sinistro del mesentere dorsale. b." In embrioni piu avanzati di quelli, che presentano le de- scritte particolarita, non si ha piu traccia di uova primordiali aber- ranti ; della plica genitale di sinistra scompare totalmente la parte hbera; la plica epato-genitale destra conserva la stessa disposizione. 6. a Le uova primordiali aberranti sono variamente disposte nella phca genitale, e mai mostrano segni di divisione cellulare, ma anzi taluna e in via di regressione. ^ 274 - Questo mio reperto nella Seps, anche astraendo dal fatto del- I'assenza di qualsiasi flgura cariocinetica nei descritti element! aber- ranti, si oppone alia ipotesi di Minot, che considererebbe, come ho detto, quegli elementi come una classe particolare di cellule, simili alle uova primitive, e capaci di assumere tale aspetto per dato e fatto della divisione cellulare, giacche nella Seps bisognerebbe am- mettere che solo a sinistra del corpo deU'erabrione, ed in un punto determinate e costante della plica genitale, vi fossero cellule atte a presentare per un certo tempo tali particolarita strutturali nel- I'atto della divisione, il che non mi pare ragionevole supporre. Ri- correndo invece al fatto della estesa localizzazione primitiva del- I'epitelio germinativo, si puo pensare che esse nella Seps, stando al presente mio reperto, occupi nei primordi della evoluzione pre- valentemente il fondo della cavita celomatica tra corpo di Wolff e mesentere in entrambi i lati del corpo, sospinto in quella cavita da tessuto raesenchimatico in mode da costituirsi una phca; che le uova primordiali, accettando il concetto della migrazione sostenuto dal Nussbaum ed appoggiato dalle ricerche del Lois el, vadano raccogliendosi in quel tratto della plica, ch'entra in rapporto col corpo di Wolff, ed in corrispondenza della quale si andra costituendo la ghiandola genitale, mentre invece alcune rimarrebbero lungi dalla futura zona sessuale nei resto della plica (e questo con certezza a sinistra e probabilmente a destra) ; che infine le uova primordiali aberrant! di destra (qualora pero non tutte le uova primordiali si sieno raccolte nell'abbozzo della ghiandola germinativa per il de- stine deUa phca genitale di questo lato) per prime scompajono per il fatto che la plica genitale, dove di prevalenza si annidano, e chiamata a fungere da iegamento epatico, mentre nessun rapporto con altri organi contrae la plica genitale sinistra, la quale andra scomparendo adagio adagio, di pari passo con la regressione delle uova primordiali ch'essa contiene, nei corso deUo sviluppo. Bibliografla Minot Ch. S. — Qegen das Qonotoni. Anal. Anzeiger, 1894. C. K. Hoffmann. — fitude sur le d(5veloppeiiient de I'appareil urogeuital des oiseaux. Verliande- lingen der Koninkl. Akad. van WuCenschappen te Amsterdaia, 189^. Wilhelin Nagel. — Die weiblichen Geschlechtsorgane Handbuck der Anatomie des Menschen. Prof. Karl von Bardeleben, 1896. Minot Ch. S. — Uterus an 1 Embryo. Journal of Morphology, 1889. M. Nussbauin. — Ziir EntwicUlung des Qeschlechts beim Huhn. Anat. Anzeiger, Ergdnzungs- heft zum XIX., lid. 1901. G. Loisel. — Les phenoinenes de secrc;tion dans les glandes genitales. Journal de Vanal. et tie la Physiol. 1904. - 275 I8TITUTO ZOOLOaiCO DELL' UNIVERSItA DI CATANIA Sulla funzione di assorbimento deU'epitelio germinativo dell'ovaja dei Mammiferi NOTA PEELIMINARE DI A. KUSSO (Con 4 figure) fi vietata la riproduzione. Misi in atto varii meccanismi flsiologici, che feci agire isolata- inente o simultaneamente, tendenti tutti a far pervenire nel tes- suto ovarico le Lecitine. Riserbandomi di trattare piu in dettaglio tale argomento, con questa Nota credo utile intrattenere il lettore su di un processo, che parmi il piu caratteristico e significante. Iniettando della Lecitina nel cavo peritoneale dei Conigli, vi si forma dopo breve tempo un liquido lattiginoso in cui la Leci- tina si trova in uno stato di estrema sospensione. Tale liquido, bagnando anche le ovaje, viene in parte C) da queste assorbito, pe- netra nello stroma ovarico e si deposita, sotto forma di globuli, nel- I'ooplasma, dopo esser passato per la zona pellucida. Sono notevoli a tal riguardo le modificazioni che subisce I'epitelio germinativo, il quale si comporta come I'epitelio dei villi intestinal! du- rante I'assorbimento. Tutte le quistioni sorte e discusse per la determinazione dei mutamenti che subiscono le cellule epitehali dell' intestine, sia in rapporto tra di lore sia con lo stroma connettivale del villo, come il meccanismo di penetrazione delle sostanze, furono tenute presenti in queste ricerche. Ho creduto pero, per brevita, non riportare la ricca bibliografia, ed anche perche e facile a riscontrarsi, oltre che in Trattati speciaH (Oppel), in recentissimi lavori di Autori ita- liani. Per seguire le modificazioni che subisce I'epiteho germinativo (1) Indipendentemente da quanto sar6 per esporre, gran pai-te della Lecitina iniettata antra in circolo per mezzo dei linfatici della parete addominale del centre frenico e di altri punti della lamina peritoneale (onienti?) e quindi giunge anche all'ovaia per tale via, che poss amo chiainare indire tta. - 276 - che riveste I'ovaja furono instituifce varie esperienze. Si e iniettato iiel cavo peritoneale delle Coniglie, aventi varia eta (da 4-5 mesi a 2 anni), 4-5 cc. di Lecitina in soluzione concentrata e si sono sacri- ficate a varii intervalli di tempo. Alcune furono uccise 7 ore dopo, altre dopo ore 18, altre dopo 24, altre dopo 4 giorni. In alcuni in- dividui le iniezioni furono ripetute con intervalli di 2 o 3 giorni per 4 0 5 volte ed uccisi dopo 25 o 30 giorni. Sebbene le osservazioni concordi di varii autori, circa alle mo- dificazioni presentate dall'epitelio intestinale durante Tassorbimento, siano state di recente infirmate ed attribuite al liquido fissatore (De Luca), io credo che tale demolizione in gran parte sia esage- rata. Resta invece sicura la nozione che nel prime periodo di assorbi- mento il protoplasma del segmento esterno si rende piii vistoso ed il nucleo comincia a divenire piii allungato. Nelle coniglie sacriflcate 7 ore dopo 1' iniezione, come si osserva nella fig. 1% I'epiteho germinativo si presenta in varii punti in tale stadio : alcune distese epitehali, cioe, raostrano il protoplasma ri- volto aU'esterno piii spesso e piii granuloso di quel che non si os- servi in cehule alio stato nonnale o di riposo, mentre il nucleo con- serva la sua forma rotondeggiante. Fig. 1 — Fiss. Sublitiiato-alcoolico. Col. Ema*os. ferrica. Fuxina acida. Cellule nella fase di assor- bimento con protoplasma soprastante al nucleo inspessito e conteneute granuli. Alia base tra una cellula e I'a'.tra cominciano a formarsi dei vacuoli. Lo strato connettivale sottostante e com- patto. (Da Coniglia uccisa dopo 7 ore dall'iuiezione). Zeiss oc. com. 6 X obb. 160 mm. Nella fig. 1^, oltre a tale fase, si osserva anche nel protoplasma sottostante al nucleo e propriamente tra una cellula e I'altra che cominciano a formarsi dei vacuoli, i quaii preludono al distacco complete delle cellule nella loro parte inferiore, quale si osserva chiaramente in una fase piii avanzata di assorbimento (Fase di se- crezione interna). In uno stadio successive, mentre il nucleo si allunga e quasi si stira nel sense dell'asse maggiore deUa ceUula, il protoplasma basale a poco a poco si assottiglia, diventando in ultimo filiforme, tanto che tra una cellula o I'alti'a intercede un largo spazio simile - 277 - a qiiello descritto nell'epitelio intestinale (Arcangeli) nella fase di assimilazione o di secrezione interna. Sebbene in elementi cosi pic- coli sia difficile seguire tutte le modiflcazioni che essi subiscono nelle varie fasi, che vanno dal riposo alia completa assimilazione delle sosfcanze, pure alcuni mutamenti dell'epitelio sono cosi carat" teristici, che fanno ritenere non potersi trattare di altro che di i Fig. 2 — Kiss, e Col. come ^5opra. Cellule nella fase di assimilazione o secrezione interna. II nucleo 6 allunyato. e [losto oel segineiito esterno della cellula e presenta la croinatina raccolta alia l'a>e che 6 assottifrl ata. II protoplasma sottostante al nucleo 6 filiforme e contiene sparsi graniili cro- mofili, che alia base della cellula sono raccoiti in un ammasso. II connettivo 6 vacuolizzato ed in esso sono anche sparsi granuli cromofili di forma e grandezza diversa. (Da Coniglia uccisa dopo 24 ore). Zeiss, oc. com. 6 X obb- 160 mm. un vero e proprio assorbimento. Difatti, come si rileva anche me- glio dalle figure, le cellule, che aUo state di riposo sono per lo piu basse con nucleo rotondeggiante, qualmente e facile vedere nelle figure riportate in Memorie speciali o nei Trattati, nella fase di as- similazione si allungano molto e si assottigliano, specialmente come si e detto, nella parte interna, sottostante al nucleo divenendo ta- lora 3 0 4 volte piii lunghe delle cellule in riposo. A tale scope fu- rono fatte alcune misure, le quah, sebbene non bisogna prendere in sense assoluto, chiaramente esprimono la notevole differenza tra la cellula in riposo, che va in media da 4 a 7 [j., e nella fase di assor- bimento, in cui si raggiungono 16 e piia ;j-. In uno degli stadii flnali dell'assimilazione inoltre il protoplasma interne presenta alia base uno slargamento o piede che poggia sul connettivo, col quale al- cune volte si confonde. In questa parte basale o lungo la parte as- sottigliata del protoplasma interno vi si osservano dei corpi di for- ma irregolare, spesso flhformi, simili a formazioni ergastopla- smiche, che si colorano intensamente in nero con I'Ematossilina ferrica, come si vede nella fig. 2^. Altre volte nel protoplasma in- terno si osservano dei globuli regolari che si colorano anche inten- samente e che sono di varia grandezza. Tali corpi, oltre che nel- r interno delle cellule, si trovano sparsi, in stadi piu avanzati di 278 assorbimento, nel connettivo sottostante (albuginea), il quale si pre- senta con struttura diversa dal norraale, cioe molto vacuolizzato per dilatazione delle maglie compatte che prima lo costituivano. Alcune volte il protoplasma basale delle cellule presenta varii prolungamenti che lateralmente uniscono le cellule vicine, mentre in basso si continuano e si confondono con il connettivo. In tutti i casi tali prolungamenti protoplasmatici, che determinano degli spazi 0 canalicoli, non contengono che poche e minutissime granu- azioni, per cui ritengo cho in tale stadio la cellula abbia gia ver- sato il suo contenuto nel connettivo sottostante. Desumo cio anche dal fatto che tali figure si rinvengono nelle ovaje di Coniglie uc- cise dopo molti giorni dall' introduzione della lecitina nella cavita del peritoneo. Senza volerne discutere il sagnificato speciale, credo in ultimo far notare che la cromatina nucleare, la quale e ugualmente distribuita nello state normale o di riposo, durante I'assorbimento subisce delle modiflcazioni, in quanto che con I'allungarsi del nucleo si conforma in filamenti o serie lineari di granuli cromatici che vanno a for- mare alia base di quelle un ammasso di cromatina, come si vede nella fig. 2^ Se questa fuoriesca dal nucleo, prendendo parte all'assorbimento, e difficile poterlo constatare: e certo pero che insieme a taU mo- ^0 y^A 4H Fig. 3 — I'iss., col. c. sop. CelJule in varii stadi di assorbimento. Quelle a sinistra sono quasi ritor- nate in riposo. II connettivo in corrispondenza di queste 6 coiiipatto, mentre qiiello sottostante alle cellule in attivita 6 vacuolizzato e contiene corpi colorati siniili a quelli che si rinvengono nel protoplasma interno delle stesse cellule. (Da Conlglia uccisa dopo 48 ore). Zeiss, oc. com. 6 X ^^^- '"i' omog. '/lo- diflcazioni del nucleo anche nel protoplasma ad esse sottostante si tro- vano dei corpi, che, come sopra si e detto, si tingono intensamente, - 279 - mentre talora restremo inferiore del nucleo e tanto assottigliato da ridursi ad iin semplice fliamento o corpuscolo, che pare desti- nato a staccarsi. Se cio fosse, mentre si confermerebbe le osserva- zioni di Regaud e Policard C), potrebbe darsi una spiegazione al re- perto messo in luce dalla Monti, secondo la quale alia base del nucleo della cellula in attivita si forma un densissimo accumulo di granuli cromofiU, con forma di una mitria che incappuccia il nucleo stesso. D'altra parte per5 credo necessario avvertire che nei nuclei delle cellule in evidente stadio di ritorno al riposo, come si osserva nella flg. S^, I'ammasso di cromatina persiste ancora. sebbene molto meno evidente. Potrebbe percio anche supporsi che la speciale di- sposizione della cromatina nei nuclei delle cellule in attivita di as- sorbimento sia dovuta ad un fatto puramente meccanico. Dopo quanto brevemente ho esposto, e lecito domandarsi con quale meccanismo e per quah vie le sostanze assimilate giungono alle cellule del follicolo ovarico ed all'ooplasma. Prima di tutto escludo che i leucociti prendano parte in tali process!, come fu da alcuni autori ammesso per I'assorbimento in- f -Ci5 \/ QOC ' Fig. 4 — Kiss, e col. c. sop. Frammento di sezione della parte corticale di un" ovaia di Coniglia gio- vane iniettata. L'epitelio genninativo (egr) 6 tutto nella fase di assimilazione. Lo stroma connet- tivale, corrispoDdente alia cosidetta albuginea (ab), 6 vacuolizzato e presenta qua e la granuli cromoflli. In questa regione sono 3 capillar! sanguigni (cs) e due oociti con follicolo {ooc). Zeiss. 00. com. 6 X obb. 160 mm. testinale, poiche di tali elementi sotto Tepitelio germinativo o nello stroma connettivale sottostaute, qualunque sia il periodo di attivita (!) Cl. Regaud et A. Policard - diverticules tubuliformes cbez le chienne Fonction glandulaire de r6pitb6lium ovarique et de - C. E. Soc. Biol. Paris 1901. - 280 - assorbente, non se ne trovano che raramente. Le sostanze che son passate nelle lacune connettivali giungono invece direttamente alia teca dei foUicoli, facendosi strada nello stesso connettivo, il quale dall'albuginea (Fig. 4^) si prolunga verso la formazione ovulare che avvolge. Oltre a tale via e possibile che i vap.i vi abbiano anche parte: I capillari sanguigni giungono, infatti, nella regione corticale del- I'ovaja, prolungandosi spesso fin sotto I'epitelio germinativo, da dove Ri dirigono verso i foUicoli. Come si puo anche osservaro dalla fi- gara d'insieme qui inserita, i capillari, posti al di sotto dell'epitelio, avrebbero un alto valore funzionale concomitante a quello dell'epi- teho germinativo, in quantoche provvederebbero in parte alia nu- trizione dell'organo, facendolo partecipare raeglio al metabolismo ge- nerale dell'intero organismo. E noto d'altronde che I'ovario sia un organo a secrezione iateroa C) il cui prodotto esercita una note- vole influenza sul metabolismo, pero ancora e poco noto quali gruppi di cellule prendano parte in tale processo C). Senza volere per ora risolvere la questione a cui ho fatto cenno, deviando dallo scopo principale di queste ricerche, sono di avviso che i fatti sopra esposti siano da prendersi in una certa considerazione anche da tal punto di vista. In tutti i casi, riserbando ulteriori ragguagli in proposito ad aitra pubbhcazione, che indichera meglio alcuni dettagli, per ora credo poter affermare che la LecUina penetri direttamente nel tes- suto ovarico e che quindi non sia fuor di luogo arametl.ere, come feci in due note preUminari precedenti, che essa o quanto mono un prodotto del suo sdoppiamento (acido fosfo-glicerico), possa rinve- nirsi nella zona pellucida e wqW ooplasma (^). A complemento delle nozioni acquisite con queste ricnrche, cre- do necessario fare alcune considerazioni tendenti a dimostrare che i processi di assorbiiaento teste descritti si compirebbero, sebbene (») Vedi il recente lavoro di Kr. H. A. Marshall: Contribution to the Physiology of Mamma- lian Reproduction. Part II, The Ovary as an. organ of internal secretion. Phyl. Trans. Royal Soc. London i905. (2) II Marshall nella sopra citata opera a pag. 135 cosi si esprime : « At present it is uncertain what pan of the ovary is ooncerne'i in tiie prodiir:tioii of the secre- tion which causes heat. It would seein, howerer, that this secretion must Ije produced either hy the cells of the follicular epiteliuin or by the interstitial cells of the stroma as suggested by Limon ». f3) Prime ricerche d'rette a determinare la permeability e la struttura istochimica della zona pel- lucida nei Maniiniferi. Boll. Ac. Gioenia di Sc. Nal. Catania 1906. — Oitfereoti stati dei corpi cromatici neU'ooplasma dei Mainmiferi e loro riproduzione sperimen- tale. rbidem i906. - 281 - in minor grado, anche nelle condizioni normali. Infatti, oltre che per osservazioni proprie, posso dire che le cellule epiteliali, che ri- vestono le ovaje dei Mammiferi, furono trovate varie per forma e fanzione nei diversi punti di una stessa ovaja o nelle ovaje di in- dividui esaminati in epoche diverse. Tralasciando le osservazioni isolate di vari autori, a me pare che il Paladino (*) abbia messo cosi bene in evidenza i vari atteggiamenti deU'epitelio germinativo dell'ovaja dei Mammiferi che mi dispensa daH'insistere, non dovendo che confermare le sue descrizioni e cioe che " su di una stessa ovaja I'epitelio germinativo varia dalla forma marcatamente cilindrica a quella cubica di transizione fine all'appiattita, alia lamellare, con speciale signiflcato fisiologico „. Ed in un altro punto : " con questo epitelio florido e rigoglioso vi e qua e la epitelio a cellule, piu che ci- lindriche, basse o di transizione, addirittura ceUule appiattite, la- mellar!, endoteliformi nel comune sense della parola. Zone con que- sto epiteho sono sopratutto estese sulle ovaje di femine adulte e quasi generaimente su quelle di vecchie. In tale fase rappresento un epitelio senile o almeno in pieno riposo „. Se non che il Paladino, mentre per aicuni elementi cubici a grosso nucleo e scarsissimo protoplasma ammise che si tratti di ova primordiali del diametro di 3 a 4 a talora atteggiati in mitosi, per gli altri elementi piu vistosi (da 5, 6 a 10 i^-.) con forma al- lungata, con nucleo anche allungato e protoplasma ben visibile, come ad es. si osserva neha fig. 59 della Tav. VI, non si espresso nel senso a cui tendono queste ricerche. Piu espliciti a tale riguardo furono Regaud e Poll card (-) i quali gia constatarono una funzione glandulare deU'epitelio ovarico nei Mammiferi (Cane), sebbene non sia di accordo con lore nell' interpretare i tubi corticali come diver- ticoli glandulari. Dope i dati sperimentali da me forniti, pare evidente che al fatto oggi generaimente ammesso, cioe che 1' epitelio germinativo venga adibito a produrre propaggini epiteliali ed elementi ovarici, bisogna aggiungere ch(^, esse sia un epitelio assorbente ed a secre zione interna. Tale affermazione trova la sua base positiva nei dati sperimen- tali, con i quali si e esagerata la funzione di assorbimento, talche le modiflcazioni deU'epitelio ad essa concomitant! si son rose piii evident!. D'altra parte, credo bene insistere che tale processo si (•) Paladino G. — Ulterior! ricerche suUa distruzione e rinnovamento del parenchinia ovarico nei Mammiferi. Napoli ±887, p. 62 e seg. (*) Cfr. sup. - 282 - compia anche, quantunque in limitata misura, nelle condizioni nor- raali, come lo dimostrano aleuni special! atteggiamenti dell'epitelio nei diversi momenti fanzionali deH'ovaja, durante la vita dell'indi- viduo 0 nei vari punfci della stessa ovaja, e cio indipendentemente dalle propaggini epiteliali o dalla formazione di ova primordiali. Di- fatti, dalle su riferite descrizioni del Paladino, I'epitelio piu che cubico, ciliiidrico con nucleo aliungato e protoplasma vistoso si e osservato in soggetti giovani o nell'epoca dei calori, in punti deter- minati della superficie ovarica, per lo piii in corrispondenza di ova in sviluppo con follicoli polistratiflcati, in cui non si sia ancora formate il liquor folliculL In corrispondenza di ova con cavita piene di liquido follicolare I'epitelio germinativo e piatto o endote- liforma, similmente a quanto si osserva nelle ovaje di individui vecchi. Tali atteggiamenti, con la scorta dei sopra riferiti esperimenti, attestano die I'epitelio assorbe dal liquido peritoneale da cui e ba- gnato e che tale assorbimento e piu attivo all'epoca dei calori o in quel punti in cui sono delle ova in via di evoluzione. Cio, se- condo me, e sempre in rapporto con lo stesso liquido peritoneale, che sara piu ricco di sostanze aasimilabili, come tutti i liquidi delle cavita linfatiche, nei memento del maggiore rigoglio dell' intero or- ganismo. Catania, 15 luglio 1906. I8TITUTO ANATOMICO DI PADOVA Pbof. D. BEETELLI Sulla morfologia e sullo sviluppo della laringe degli uccelli Nota prerentiTa fi vietata la riproduzione. In questi ultimi tempi gli Anatomici hanno spiegato una grande attivita nello studiare I'anatomia comparata e lo sviluppo della la- ringe, ma pure aleuni argomenti furono in tale vasto campo d' in- dagine trascurati. Scarseggiano le indagini embriologiche sulla laringe dei sauropsidi ed anche la morfologia della laringe ornitica non fu conveniente- - 283 - mente studiata; percio mi proposi di fare estese 'ricorche sulla mor- fologia e sullo sviluppo della laringe degli uccelli. Mi occupero an- che del rettili alio scopo di seguire la evoluzione della laringe e di fare confronti con le disposizioni morfologiche della laringe ornitica. Riguardo alia laringe degli uccelli sto facendo indagini sulla morfologia e sullo sviluppo dello sclieletro, dei muscoli, della piega epiglottica, delle papille, delle glandule e studio inoltre i rapporti dell'apparecchio ioideo con la laringe. Intanto rendo noti sommaria- inenfce risultati di ricerche fatte sullo scheletro e su alcune parti- colarita della muccosa. Riguardo alia costituzione dello scheletro laringeo si ebbero e si hanno opinion! contradittorie. La causa principale di errore fu il desiderio di stabilire completa omologia tra lo scheletro laringeo degli uccelli e quelle dei mamraiferi e si ebbero cosi e si hanno le pill strane affermazioni, come dimostrero nella esposizione bibho- graflca. Un grave errore, che anche oggidi persiste, fu quelle di chia- mare tiroide la cricoide. Fiirbringer dette il nome di cricoideum al pezzo principale della laringe ornitica basandosi su i risultati delle ricerche di Dubois. Questi dimostro che la cartilagine tiroide apparisce nei mammiferi ; non si occupo degli uccelli, ma dalla sua dimostrazione consegui che in questa classe la cartilagine tiroide non esiste. Ed invece negh uccelli il pezzo principale dello scheletro laringeo era ritenuto omologo alia tiroide dei mammiferi e con tale nome veniva chiamato ed anche oggidi alcuni Trattatisti persistono nel vecchio errore. Ma debbo ricordare che gia Casserio e Per- rault avevano giustamente chiamato cricoide il pezzo principale. Un altro errore molto diffuse riguardo alia cricoide coiisiste nell'ammettere che essa sia costituita da tre porzioni, una mediana posta ventralmente, due laterali, destra e sinistra; queste negli in- dividui vecchi si salderebbero al pezzo mediano. Sullo sviluppo e sulla morfologia della cricoide esporro risultati di indagini fatte nel poUo (Gallus domesticus)^ neh'anatra {Anas ho- schas) e nel piccione {Columba livia). Incomincio a riferire i risultati ottenuti nel polio perche sono i piu semplici. All'undicesimo giorno d' incubazione I'abbozzo della cricoide e bene manifesto. Se osserviamo lo sviluppo della cri- coide da questo stadio fine a termine, si trova che occupa, in forma di lamina cartilaginea, la parte ventrale, laterale e dorsale deha laringe. Sulla linea mediana ventrale e intercalate nella cricoide un pic- - 284 - colo pezzo cartilagineo, il quale negli stad'i pid giovani trovasi su- bito dopo die il corpo delle aritnoidi si e diviso nei processi supe- riore ed inferiore, negli stadi piii avanzati e situate piu caudalmente, al livello della procricoide. Fatta astrazione da questo pezzo inter- calate, la cricoide non presenta interruzioni. Neir anatra al quattordicesimo giorno d' incubazione si vede I'abbozzo della cricoide costituito da tre pezzi, uno mediano me- glio sviluppato, due laterali appena visibili. Al quindicesimo giorno d' incubazione anche i due pezzi late- rali sono bene manifesti, appariscono poco prima che le aritnoidi si dividano nei lore processi. Piii caudalmente i pezzi laterali sono due per parte e possono essere distinti da ciascun lato in supe- riori ed inferiori. Tutti e cinque i pezzi sono con i lore margini molto vicini I'uno all'altro. Ancora piii caudalmente i pezzi late- rali superiori si uniscono per brevi tratti ai pezzi laterali inferiori. Al ventesimo giorno d' incubazione esiste tra gli abbozzi della cricoide maggiore fusione. A questo stadio si presenta bene mani- festo il pezzo ventrale intercalate, simile a quelle del polio. Neir anatra a termine di sviluppo gli abbozzi della cricoide si sono ancor meglio riuniti tra lore. Verso 1' estremo caudale della cricoide si presentano piccoli pezzi sulla parte mediana ventrale. E bene manifesto superiormente a questi, il pezzo intercalate. Nei piccione giovane la cricoide presenta suUe parti laterali sol- tanto brevi interruzioni, che nei preparati in toto si manifestano come strette e corte fessure. Nella parte media ventrale la cricoide e costituita da varii pezzi che sono parti di anelh tracheah, spin- tisi molto cranialmente. II processo cricoideo craniale e chiamato anche epiglottic o, ma impropriamente ; esse nulla ha die fare con I'epiglottide. Neir anatra il processo cricoideo interne e molto sviluppato ; fine in embrioni di 15 giorni si presenta costituito da una lamina sagittale cartilaginea rivestita da muccosa. Nell' oca non esiste que- sta lamina. Nei poUo a termine di sviluppo e nei piccione giovane al posto del processo cricoideo interne e un inspessimento della muccosa. In corrispondenza deH'angolo craniale dell'adito laringeo e su- periormente a questo esiste un ammasso di glandule piii o meno sviluppato nehe diverse specie. Altre glandule trovansi nella parete dorsale della laringe. Nell'oca e neU'anatra la muccosa laringea in corrispondenza dell'angolo superiorc dcH'adito laringeo presenta due pieghe, destra - 285 - e sinistra, che cingono lateralmente, dorsalmente e medialmente gli estremi craniali delle aritnoidi. NeH'oca sono molto meglio svi- luppate che nell'anatra ; neH'oca vanno a perdersi sulla parete la- terale e ventrale della laringe, nell'anatra si riuniscono sulla linea mediana e si gettano nel margine craniale del processo cricoideo interno. ISTITUTO ANATOMICO DI PADOVA DoTT. G. B. DALLA FAVEEA Le connessioni dell'esofago col diaframma nell'uomo Nota preTentira. 6 vietata la riproduzione. Su i rapporti dell'esofago col diaframma esistono controversie che mi spinsero a fare queste ricerche. Rendo ora noti i risultati di indagini macroscopiche e microscopiche fatte su 25 cadaveri umani di vario sesso ed eta, riservandomi di pubblicare tra breve su questo argomento un lavoro nel quale le ricerche saranno este- se ad altri mammiferi. NeU'uomo I'esofago passa dal torace nell'addome attraverso ad un orifizio completamente muscolare. I pilastri del diaframma s'addossano all'esofago e gU costitui- scono un condotto imbutiforme con la base rivolta verso il torace; dimodoche meglio del nome hiatus oesophageus conviene quelle di condotto esofageo. I pilastri del diaframma presentano disposizione diversa nel costituire il condotto esofageo: il pilastro destro contrae costante- mente rapporti assai piu estesi coll'esofago, che non il sinistro. Credo che questa asimmetria di coraportamento debba riferirsi alia irregolarita di curvatura del diaframma prodotta da ragioni mec- caniche inerenti ai visceri con i quali il diaframma contrae rap- porti. L'aponevrosi inferiore del muscolo diaframma giunta su i mar- - 286 - gini deU'apertura esofagea, contrae solide aderenze coU'esofago e manda espansioni in basso ed in alto su questo viscere; poi essa, contornando i pilastri, si ripiega, si interpone tra esofago e fibre diaframmatiche e giunge nella cavita toracica ove ricopre la su- perflcie superiore del diaframma. Nel condotto esofageo I'apone- vrosi aderisce da una parte ai pilastri, dall'altra all'esofago cui e unita da poco tessuto connettivo flbrillare dense, nel quale decor- rono i nervi pneumogastrici. L'aponevrosi diatrammatica in questa regione e ricchissima di fibre elastiche. I rapporti tra esofago e diaframma sono intimi. Non esiste un sepimento trasversale che meriti il nome di membrana freno-eso- fagea; i preparati che la mettono in evidenza sono artiflcialmente prodotti da trazioni. L'esistenza di connessioni muscolari tra diaframma ed esofago devesi riguardare non come la norma, ma come varieta non rara. ISTITUTO ANATOMICO DI PADOVA DoTT. A. AUSTONI Morfologia dei muscoii auricoiari estrinseci deH'uomo Nota preyentiTa ^ vietata la riproduzione. Tra breve pubblichero un esteso lavoro sulla morfologia dei muscoii auricoiari estrinseci deiruorao; intanto rendo noti i se- guenti risultati che ottenni da ricerche fatte su 100 preparati. 1. I cosi detti muscoii auricoiari anterior! superficiale e pro- fondo ed il muscolo auricolare superiore sono continui, costituiscono un solo muscolo che chiamo Auricolare antero-superiore. 2. Non esiste un muscolo auricolare anteriore profondo. Le fi- bre descritte con questo nome seguitano nel cosi detto muscolo auricolare anteriore superficiale. 3. Le fibre del muscolo auricolare antero-superiore si dividono in due strati al davanti dell'elice. II superficiale si reca alia faccia esterna dell' elice e della sua spina, il profondo alia faccia interna della spina dell'elice ed alia convessita della conca. Lo sdoppia- mento avviene per lo piii in corrispondenza dei vasi temporali. - 287 - 4. II margine anteriore del muscolo auricolare antero-superiore decorre appoggiato al margine esterno del muscolo frontale. 5. Le fibre che costituiscono il muscolo auricolare antero-su- periore nascono sull'aponevrosi epicranica secondo una linea che prende origine al livello del punto ove si inseriscono in alto le fibre piii esterne del muscolo frontale, si dirige in dietro descri- vendo da prima una leggiera curva concava superiormente, poi un'altra curva a convessita rivolta m alto ed in dietro. 6. Frequentemente un fascio, diretto in avanti ed in basso verso I'orbita, riproduce la disposizione del muscolo orbito-auricolare delle proscimmie. 7. Considero il musculus helicis maior come appartenente al si- stema dei muscoli auricolari estrinseci; rappresenta il prolunga- mento sulla faccia laterale dell'elice dei fasci raedi del muscolo au- ricolare antero-superiore. 8. Anche il musculus piramidalis auriculae di Jung, essendo una continuazione del musculus helicis maior, appartiene al sistema dei muscoli auricolari estrinseci. 9. Osservai due varieta che credo non siano state descritte: 1." In 7 casi le fibre medie del muscolo occipitale, raggiunto il margine posteriore del muscolo auricolore antero-superiore, vol- gevano in alto mantenendosi parallele ad esso. 2.3' In due casi le fibre piii esterne del muscolo frontale si ripiegavano indietro coprendo le fibre anteriori del muscolo aurico- lare antero-superiore. 10. Ritengo il muscolo auricolare posteriore costituito da due fasci distinti per I'origine e spesso anche per la terminazione. Molte volte il fascio inferiore non raggiunge direttamente la cartilagine, ma si risolve gradatamente dietro di essa in fibre tendi- nee che perdonsi sulla aponevrosi epicranica. 11. NeU'embrione e nel neonato non e costante I'unione del fascio superiore dell'auricolare posteriore coi fasci piii anteriori del muscolo occipitale; parimente non e costante la continuazione del fascio inferiore col muscolo trasverso della nuca. 12. Credo disposizione normale dei fasci anteriori del muscolo occipitale, il ripiegarsi di essi verso la parte piu alta della conves- sita della conca e verso la fossetta navicolare; sulle quaU i fasci non prendono inserzione, ma giunti in prossimita di esse terminano sulla aponevrosi epicranica con fasci tendinei. 288 - I8TITDTO ANATOMICO DI FIRGNZE, DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUai. DoTT. AJtTUHO BANCHI Muscolo accessorio del m. abduttore dell'alluce ((Jon una figura). fi vietata la riproduzione. II m. abduttore deH'alluce e descritto in generale dai trattatisti come un muscolo unico e semplice; alcuni pero riconoscono in esso Piede destro, regione plantare. Muscoli e (endini. Semischematica dal vero. Ab. /. — M abduttore dell'alluce. Ace. Ab. I. — M. accessorio dell' abduttore dell'alluce. c. f, I. — M. corto flessore dell'alluce, capo interne. I. f. I. — Tendine del M. lungo flessore deH'alluce. c. f, c. — M. corto flessore delle dita del piede. diverse porzioni, a seconda della inserzione prossimale delle fibre che compongono detto muscolo. Le inserzioni prossimali si fanno: l.<^ al processo mediale della tuberosita del calcagno; 2.° al ligamento - 289 - anulare mediale; 3.° eventualmente, al setto fibroso che separa I'abduttore dagli altri muscoli plantari; 4.o ad una lamina fibrosa che dairaponevrosi plantare, porzione mediale, raggiunge il margine interne del piede, passando sulla faccia profonda del muscolo; 5." piii di rado, alia tuberosita delio scafoide. I fasci che provengono dalle tre prime sorgenti indicate non- debbono essere, secondo Poirier, distinte in due fasci, posteriore ed anteriore, come fecero alcuni anatomici, (Theile, Courcelles), perche in definitiva tutte quante raggiungono il calcagno; ed alia stessa stregua non puo completamente essere accettata la divisione ricordata da Romiti, per la quale sarebbe porzione lunga quella pro- veniente dal calcagno direttamente, e porzione breve tutto il rima- nente. E invece giusto considerare come fascio accessorio, o capo inferno quelle formate dalle fibre provenienti dal setto fibroso della aponevrosi plantare e dallo scafoide. Tutte queste diverse porzioni del muscolo fanno pero sempre capo ad uno stesso ed unico tendine, che raggiunge il sesamoide interno ed il capo prossimale della P falange deH'alluce. Le variazioni offerte da questo muscolo sono, dice Poirier, insignificanti, ed infatti furono flno ad oggi descritte le seguenti: Da Lepine un fascio muscolare cutaneo, il quale nasce dalla cute del mai-gine interno del piede, poco sotto ed avanti al malleolo tibiale, e si perde poi nel m. abduttore; e molto frequente. Da Wood fu descritto un fascio di fibre (muscolari) che dal- r abduttore si portano, in taluni casi, alia prima falange del se- condo dito. Da Poirier e da Ledouble e notata una espansione fibrosa che parte dal muscolo, e si continua col fascio inferiore del lega- mento anulare anteriore. Da Macalister fu descritto un case nel quale I'abduttore na- sceva per intero dal tendine del lungo flessore proprio deh'alluce. Da Chudzinski, citato da Poirier, fu veduto il tendine ter- ininale inviare una espansione fibrosa alia I^ falange del IP dito. Dai traduttori itahani del Testut e notata un' espansione mu- scolare che dair aponevrosi plantare e daha porzione prossimale del muscolo passava sulla cute del tallone. Qiieste sono le sole varieta fin'oggi riferite, e quelle che riportano il Ledouble (1897), e piia di recente il Poirier (1901), sono le stesse che riferiva Henle nel 1871. Nel cadavere di uu uomo adulto, di robusta costituziohe, potei osservare quanto appresso: - 290 - In ambedue i piedi erano present! tutti i muscoli della regione plantare, ed avevanodisposizionenormale, salvo cheil m. flessore breve dalle dita del lato destro mancava del capo per il 5° dito, capo che non era sostituito. II m. abduttore deiralluce d'ambo i lati aveva le inserzioni prossimali normal! al calcagno ed al legamento anulare, ed alia aponevrosi che lo separa dagl! altr! muscol! plantar!. Da queste in- serzion! le fibre carnose convergevano tutte su d! un tendlne unico e robusto, che ragglungeva, come d! norma, il sesamoide interne e la base della 1^ falange dell'alluce, unendosi nel piede destro col capo interne del corto flessore di esso alluce, raentre nel sinistro rimaneva solo. In questo soggetto non vi era traccia del capo in- terne deir abduttore. II fascio cutaneo del Lepine neppure si ve- deva. Sulla faccia plantare dell' abduttore no! avevamo invece un grosso e distinto fascio muscolare, che prendeva inserzione diretta- mente alia tuberosita del calcagno, tra 1' abduttore dell'alluce ed il corto flessore defle dita. II ventre muscolare cosi formate si por- tava in avanti, appoggiato nell'angolo tra i due muscoli ricordati, ed infine si raccoglieva in un tendine robusto, isolate, fl quale decorreva lateralmente al tendine dell' abduttore, e medialmente a quelle del lungo flessore dell'alluce, per poi terminare aha base della prima falange di questo dito. Nel piede destro questo tendine si inseriva all' alluce da solo, in quelle sinistro si univa col tendine del fascio interne del corto flessore, che da questo lato, come ho detto, non si univa col tendine dell' abduttore. Non pete! studiare la innervazione del muscolo perche fui reso avvertito della varieta quando la dissezione era gia avanzata per opera di studenti. Quale la spiegazione, od fl significato di questo fatto? A me sembra che questo muscolo in soprannumero rappresenti un vero capo accessorio dell' abduttore deirafluce, e forse un sempli- ce sdoppiamento di questo muscolo, non pero I'una delle porzioni indi- cate nel normale resasi semplicemente indipendente, bensi qualche cosa di veramente nuovo ed aggiunto. Esso appartiene intanto, come r abduttore, indubbiamente alio strato plantare dei muscoli della regione ; ha le stesse inserzioni prossimali dell' abduttore, e cosi pure le distah, anz! nel piede sinistro il capo interne del m. corto flessore dell'alluce fa capo al tendine di questo m. accessorio, invece che a quelle dell' abduttore vero. Non mi sembra che si possa pensare ad un capo soprannume- - 291 - rario del corto flessore delle dita del piede, perche intanto non pre- senta nel tendine I'occhiello per il flessore perforante, sebbene questa mancanza si possa avere anche nei tendini certamente appartenenti al flessore breve, p. e. in quelle del 5" dito; poi perche la falange media cui fanno capo i tendini flessori perforati, manca nell'alluce; perche sappianio che il m. flessore breve (comune) e in via di ridu- zione, e tale apparisce anche in questo caso per la mancanza del tendine del 5" dito; perche infine, come vedemmo, le sue inserzioni sono per molti rapporti simili a quelle del m. abduttore ma per nes- suno a quelle del flessore. Ad ogni mode, sia che questo muscolo rappresenti, come, a me sembra, un m. accessorio del m. abduttore del 1", sia che un altro capo del m. flessor breve comune destinato alio stesso 1^ dito, io ho voluto descriverlo, per completar la nota delle variazioni musco- lari.della regione, non essendo mai stata questa variante che io sappia, finora descritta. Bibliografia Hoirier. — Traits d'aiiatomie huraaine, Tome S, Paris, 1901. Chudzinski. — Revue d'antropologie. Citato da Poirier. Courcelles. — Icones muscolorum plantae ped s. Lugdunii Balavorum 1739. Henle. — Handbuch der systematischen Anatoniie des Menschen, /. Sd., Braunschxeig 1871. Ledouble. — Variations du systeme iiiuscolaire de Thomme etc:, Paris 1897. Lepine. — Dictioonaire annuel des progres des sciences m^dicaies, Paris 1864. Romiti. — Trattato di anatomia dell'uorao, Vol^ 1. Milano. Theile. — Trait6 de Myologie. Enciclopedie anatomique. Trad, francaise. Paris 1843. RIASSUNTI ORIGINALI Rosa D. — Sui nefridii con sbocco intestinale comune dell' Allolobophora Antipae. — Arch. Zoolog., Vol. 3, Fuse. 1, pagg. 73-98, con una tavola, Na- poll 1906. II lavoro che qui riassumo brevemente puo avere qualche interesse an- che per gli studiosi dei vertebrati. Si tratta di un lombrico il cui apparato escretore presenta una ouriosa singolarita : i nefridii sono fra loro indipendenti solo nei primi segment! ; tutti i rimanenti sboccano in due condotti lateral!, i quali finiscono per con- fluire in un'ampolla mediana sboccante nell'intestino terminale. Codest! ca- nal! ricordano dunque due condott! di Wolff sboccanti in una cloaca. L'A. spiega ipoteticameute I'origine di detti canal! da una parziale fu- sione degl! abbozz! del * tubo ampio » dei nefridii, ritenendo po! che Io sboc- co nell'intestino sia dovuto al fatto che I'estremit^ posteriore de! canali lon- gitudinal! sia trascinata nell'interno dall'invaginars! del proctodeo. - 292 - Probabilmente si ha qui un caso di c mutazione » od evolnzione saltua- ria, che si e fissata diventando carattere specifico. L'Autore. Firenze, R. Istituto di Studi superiori. NOTIZIE Septieme Congres International de Zoologie BOSTON, U. S. A. Le sixieme Congres international de zoologie, qui s'est tenu k Berne en 1904, a accepte 1' invitation, faite par la Societe des zoologistes americains, de tenir le septieme congres en Amerique, au mois d' aout ou de septembre 1907, sous la presidence de m. Alexandre Agassiz. Le Comite de la Societe des zoologistes americains, qui est charge de 1 'organisation du septieme congres, se compose de MM. Alexandre Agassiz, president; Samuel Henshaw, secretaire; W. K. Brooks, H. C. Bumpus, E.G. Conklin, C. B. Davenport, C. H. Eigenmann, L. O. Howard, D, S. Jordan, J. S. Kingsley, F. R. Liilis, E. L. Mark, C. S. Minot, T. H. Morgan, H. F. Osborn, G. H. Parker, R. Rathbun, J. Reighard, W. E. Ritter, W. T. Sedg- wick, C. W. Stiles, A. E. Verrill, C. 0. Whitman, E. B. Wilson et R. R. Wright. Les premieres sessions auront lieu k Boston, ou se tiendront les seances scieniifiques et d'ou se feront des excursions dans les environs (a I'Univer- site Harvard et autres endroits interessants). A la cloture des sessions de Boston, les membres du congres se ren- dront a c Woods Hole » Massachussets, pour visiter la € Station du Bureau des pecheries des Etats Unis, » le « Laboratoire biologique de la marine », et les points de la cote environnante, ou Ton trouve des specimens. Puis le congres se rendra k New- York en bateau, par le detroit de € Long Island ». A New- York les congressistes seront re9us par « I'Univer- site de Columbia », par le « Musee americain d'histoire naturelle », et par la « Societe de zoologie de New- York >. De \k ils iront visiter « I'Universite de Yale », celle de Princeton et la « Station d' evolution experimentale Car- negie ». Enfin les congressistes se rendront de New- York a Philadelphie et k Washington. Des excursions seront organisees pour visiter les chutes du Niagara, les Grands Lacs, Chicago et 1' Guest. II est k esperer que les lignes de transport transatlantiques et ameri- caines accorderont des reductions aux membres du congres. La premiere circulaire ofiQcielle annon9ant le programme preliminaire du congres, sera publiee en octobre 1906. Le, Comiti executif: G. H. Parker, x>resident — Samuel Henshaw, secretaire L. 0. Howard — J. S. Kingsley — E. L. Mark — H. F. Osborn Toute demande de renseiguements doit etre adressee k G. H. Parker (Septieme congres international de zoologie) Cambridge, Massachussets, U. S. A. CosiMO Cherubini, Amministratore-responsabile. Kirenze, iyu6. — Tip. L. Niccolai, Via Kaenza,44. fflonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italians di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIBETTO DAI DOTTOEI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana I'rof. di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto diStudj Super, in Kirenzb nella R. University, di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVII Anno Firenze, Ottobre 1906 N. lO SOMMARIO: BiBLiOGRAFiA. — Pag. 293-299. CoMUNiCAZiONi ORIGINAL! : Comes S., Ancora del metodo di G. Pollacci e delle obiezioni mosse dal Dott. A. Arcangeli a questo metodo come reattivo microchimico del fosforo nei tessuti animali. — Pag. 299-308. SUNTi E Riviste: 10. Ferrata A.., Sui globuli bianchi mononucleati. — 11. Plynberk G., Sulla metameria nel sistema nervoso simpatico. I. L'in- nervazione pigmentomotrice. — 12. K^wietnewsky C, Ricercbe intorno alia sti'uttura istologica dell'integumento dei Selaci. — 18. Banchi -A.., Del cranio o del cervello di due ciclopi. II corpo calloso puo esistere nei cervelli ad emisferi nou separati. L'ipofisi e la tromba olfattiva. — 14. Va- lenti G., Sopra il significato delle apolisi lateral! delle vertebre cervi- cali nell'uomo. — 15. Civalleri A.., Osservazioni sulle ossa nasali. — 16. Ducceschi V., Sui nervi dello stomaco. Contribute alia conoscenza della innervazione viscerale. — 17. Giacomini E., Sulle capsule sur- renali e sui simpatico dei Dipnoi. liicerche in Protopterus annectens. — Pag. 308-314. NOTA BiBLiOGRAFiCA : Plignano E., Sulla trasmissibiliti dei caratteri acqui- siti. Ipotesi di una centro-epigenesi. — Pag. 314-316. Notizie: Necrologio. — Pag. 316. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si dh notizia soltanto dei lavori pubblicati i7i Italia. I. Scritti general! di Zoologia e di Anatomia. — Guida per I'acquario della Stazione Zoologica di Napoli. 5^ ediz. — Na- poli, Tip. Trani, 1905, 8" fig., pp. 107. Braun M. — I parassiti animali dell'aomo: traduz. sulla 3* ediz. originale, del dott. Francesco Crevatin. — Milano, edit. F. Vallardi, 1905, 8'^ fig., pp. xj, 351. - 294 - Camerano Lorenzo, — Victor Fatio: commemorazione. — Atti Accad. Sc. To- rino, Vol. 41, Disp. 12, pp. 504-514. Torino 1906. Cesa-Bianclii Domenico. — L'ianesto della tuba nell'ovaja. — Boll. Soc. med.- chir. Pavia, An. 20 {1906), N. 1, pp. 23-45, con lav. Pavia 1906. Gemelli Agostino. — Fatti el ipotesi nello studio del sonno. — Estr. di pp. 32 d. Riv. Fis., Matem. e Sc. nat. Pavia, An. 7, N. 79. Pavia 1906. 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Rossi Umberto. — II probabile significato morfologico della tasca faringea di Seessel. — Annali Facoltd Medicina Perugia, S. 3, Vol. 4, Fasc. 4, pp. 147- 150. Perugia 1906. Rossi Umberto. — Di una partioolare vescicola epiteliale esistente tra gli aunessi embrionali in Sus s. : nota prelim., con 2 figure. — Annali Fa- coltd Medicina Perugia, S. 3, Vol. 4 (1904), Fasc. 4, pp. 141-145. Perugia 1906. Sacchetti Gustavo. — SuU'origine e sviluppo dell'organo di Rosenrntiller nella Cavia cobaya. — Estr. dipp. 22 d. Atti Ace. Sc. fis. e niateni. Napoli (Mem.), Vol. 13, S. 2, N. 5. Napoli 1906. Con tavole. Segals M. — Sulla rigenerazione delle fibre nervose. — Riforma medica, An. 22, N. 25, pp. 681-682. Napoli 1906. Vaccari Alessandro. — Sul peso del feto e degli annessi negli ultirai mesi della gravidanza e sui loro reciproci rapporti. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 69, N. 6-7, pp. 276-294. Torino 1906. Verson E. — Ancora sul progamismo del sesso nelle uova del filugello. — Vedi M. 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Samele Ettore. — Sulla policromatofilia e sulle granulazioni basofile dei cor- puscoli rossi del sangue. — Morgagni, An. 48, Parte I {Arch.), N. 4, pp. 256-272 e N. 5, pp. 292-299. Milano 1906. Scarpini V. — Su alcune alterazioni primitive del reticolo fibrillare endocel- lulare delle cellule del midollo spinale (Ricerche sperimentali nelTavve- lenamento da cloruro d'etile e sulla compressione dell' aorta addorainale eseguite col process© di Donaggio). — Atti Accad. Fisiocritici Siena, Proc. verb., An. Accad. 214, S. 4, Vol. 17, N. 5, pp. 398-399. Siena 1905. Scarpini V. — Le alterazioni cadaveriche delle cellule nervose trattate col metodo di Donaggio : nota prev. — Atti Accad. Fisiocritici Siena, An. Arcad. 214, S. 4, Vol. 17, N. 5, pp. 423-427. Siena 1905. Scarpini V, — Le lesioni neurofibrillari nell'ipertermia sperimentale studiate comparativamente con i metodi di Donaggio e di Cajal. — Atti Accad. Fisiocritici Siena, An. Accad. 215, S. 4, Vol. 18, N. 1-2, pp. 7-8. Siena 1906. Taddei D. — Di alcuni fatti istologici che si osservano nei muscoli degli arti in seguito a lesione di un tronco nervoso. — Rendic. Accad. med.-fis. Fiorentina, seduta 15 marzo 1906, in : Sperimentale {Arch. Biologia norm. e jyatol). An. 60, Fasc. 2, pp. 301-303. Firenze 1906. Veratti Emilio. — Ricerche sulla origine delle « Plasmazellen ». — Pavia, tip. Rizzoni 1905, 8°, pp. 81 con tre tavole. Verson Saverio. — Sulla struttura dei megacariociti. Nota I. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 20 {1906), N. 1, pp. 46-65, con tavole. Pavia 1906. Verson Saverio. — Sulla presenza di element! cellulari identici ai megaca- riociti nella ghiandola tiroide [Uomo] : Nota II. — Boll. Soc. med-chir. Pavia, An. 20 (1906), N. 2, pp. 88-93, con fig. Pavia 1906. Verson Saverio. — A proposito dei cosidetti trasporti embolici di nuclei di megacariociti nei capillar! del polmone. Nota HI. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 20 {1906), N. 2, pp. J52-166, con tav. Pavia 1906. V. Tecnica. Arcangeli Alceste. — Alcune osservazioni riguardo la ricerca microchimica del fosforo nei tessuti animal!. — Monit. Zool. ital.. An. 17, N. 7, pp. 221- 228. Firenze 1906. Comes S. — Suiratteudibiiita del metodo Pollacci per la ricerca microchimi- ca del fosioro nei tessuti animal! : nota di tecnica. — Estr. di pp. 12 d. Boll. Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, Fasc. 90, maggio 1906. Catania 1906. Donaggio Arturo. — Procedimento supplementare dei metodi alia piridina per la rapida dififereuziazione del reticolo fibrillare negli element! ner- vosi. — Riv. sperim. Freniatria, Vol. 32, Fasc. 1-2, pp. 394-399. Reggio Emilia 1906. Fusari R. — Un metodo seraplice d! colorazione elettiva dei granul! delle cellule del Paneth nell'intestino umano. — Giorn. Accad. Medicina To- rino, An. 69, N. 6-7, pp. 298-300. Torino 1906. 299 Murgia E. — Su un nuovo metodo di diagnosi microchimica dello sperma (Reazione del Barberio). — Clinica Moderna, An. 12, N. 14, pp. 157-158, Firenze 1906. Vecchi (De) Bindo. — La fotossilina sciolta in alcool raetilico come mezzo d"inclusione : nota di tecnica istologica. — Monit. Zool. ital., An. 11, N. 8, pp. 248-251, Firenze 1906. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ZOOLOGICO BELLA R. UNIVERSItA DI CATANIA DIKE TTO DAL PKOF. A. RUSSO. Ancora del metodo di G. Pollacci e delle obiezioni mosse dal Dott. A. Arcangeli a questo metodo come reattivo microchi- mico del fosforo nei tessuti animali. DoTT. SALVATOEE COMES, assistente. fi vietata la riproduzione. In una precedente nota di tecnica (') ho cercato di mostrare il valore indiscutibile del metodo del Pollacci per la ricerca micro- chimica del fosforo nei tessuti animah. Mi riservavo di ritornare sull'argomento in una maniera piu esauriente nei lavoru in esteso ed in corso di stampa, ma son costretto di ribadiie quanto ho detto prima e di aggiungere qualche altra osservazione sul riguardo dal memento die il dott. A. Arcangeli (-) mi ha onorato della cita- zione in una aggiunta che porta la data del 28 giugno u. s. ad una sua pubblicazione del 29 maggio u. s. nei Monitore Zoologico. La nota da lui citata fu da me presentata quasi contemporaneamente, il 31 maggio, in una seduta ordinaria dell'Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania. II dott. Arcangeli avrebbe potuto pero ricordare una mia (1) S. Comes. — SuU'aUendibilita del metodo Pollacci per la ricerca microchimica del fosforo nei tessuti animali in: Boll. Accad. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Fasc. XC, maggio i906. (2) A. Arcangeli. — Alcune osservazioni riguardo la ricerca microchimica del fosforo nei tes- suti animali. — Mon. Zool. It. Anno XVII, n. 7, luglio 1906. - 300 - nota preventiva, presentata alia stessa Accademia nel gennaio del corrente anno, nella quale, salvo poche considerazioni, I'argomento era abbastanza specificamente trattato (^) ; come pure avrebbe do- vuto tener conto di due lavori pubblicati tre anni. prima in Italia dal dott. P. Bertolo. In uno di questi lavori (^) I'A. ha fatta la ricerca microchimica ed ha determinato la localizzazione del fo- sforo nolle ovaje degli Echinidi, servendosi appunto del metodo di G. Pollacci, neir altro C) ha proceduto alia ricerca chimica quali- tativa e quantitativa dello stesso materiale. Evidentemente questi lavori, che riguardano cosi da vicino Targomento in questione, sono anteriori alia mia nota preventiva ed alia nota del prof. A. Russo, dalla quale TArcangeli sembra aver trovato ragione di tornare su un argomento da lui pm non trattato sin dal 1902. Non e per desiderio di continuare una polemica ch' io vorrei conservare nel campo della piii deferente discussione, sibbene per non lasciare che le cose da me dette siano travisate o sorvolate, ch'io ritorno sulla questione, per quanto il dott. Arcangeli lo creda inutile, ammettendo I'insolubihta d'una pregiudiziale che, se- condo quelle che diro, non esiste affatto. Riassumo succintamente pertanto i punti piu salienti della mia nota, anche per poterli te- ner presenti nella consecutiva discussione : 1. Sottoponendo le sezioni di ovaje di diverse specie di Mam- miferi al reattivo molibdico-stannoso od alia colorazione coll' Ema- tossilina ferrica, si nota che in alcune specie la zona pellucida si colora per lo piij, a preferenza delle altre parti dell' uovo e dello stroma ovarico, mentre in altre specie non si verifica in essa que- sta prevalenza di colorazione. 2. Nelle sezioni di ovaje della stessa specie (gatta) si nota poi che in molte uova, cogli stessi metodi di colorazione, la pellucida si presenta fortemente colorata in azzurro rispettivamente ed in nero, mentre in alcune la colorazione azzurra o nera e sbiadita o mancante. 3. I due precedenti reperti esciudono che la colorazione sia do- vuta ad una diversa attitudine dei tessuti di trattenere il reattivo molibdico, indipendentemente dalla quantita di fosforo in essi con- (1) S. Comes. — Sulla struttura e sulla costituzione chimica della zona pellucida dell'uovo di alcuni mammiferl. Nota prev. — Boll. Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, Fasc. LXXXVIt, ijennaio 1906. (*) P. Bertolo. — Ricerca microchimica e localizzazione del fosforo nelle ovaie degli Echi- uidi ecc. — Atli Accad. Gioenia Sc. Nat. in Catania, Ser. IV, Vol. XVI, 1903. (*) P. Bertolo. — Ricerchfl chimirhe sopra le uova del riccio di mar^ (Strongyiocentrotus li- vidus). — Hull. Accad. Gioenia dt He. iVat. in, Catania, Fasc. LXXIX, dicembre 1904. - 301 - tenuta. Se cosi fosse lo stesso elemento conserverebbe sempre la medesima colorazione, mentre qiiesta varia si piio dire case per case. 4. Si puo dimostrare, come s'e fatto, che questa variabilita di colorazione e subordinata a condizioni fisiologiche speciali dell'orga- nismo, siano esse naturali (periodo della frega, gravidanza ecc.) o sperimentali (iniezioni di lecitine, azione del digiuno), e che, preci- samente sotto qaeste condizioni, parti dapprima intensamente colo- rate dai reattivi si mosfcrano mono colorate o colorate solo in parte 0 debolmente e viceversa. 5. La colorazione azzurra provocata dal reattivo del Pollacci non si manifesta dove non c'e fosforo. Questo fatto vien provato dall'assenza o dalla debolezza della detta colorazione nell'ooplasma, nel protoplasma delle cellule follicolari e connettivali, nel normale, e dalla sua presenza nella cromatina vescicolare e nei nuclei in ge- nere dove come si sa il fosforo e contenuto in abbondanza ed in combinazione organica. Una energica colorazione azzurra, aggiungo, presentano i corpuscoli rossi dei vasi sanguigni, i quali poi si co- lorano in nero intense coll'ematossilina ferrica, e tutti sanno quanto sia rilevante la percentuale in lecitina contenuta dalle emazie. Vien dimostrato altresi dalla nota prova concordante, fatta da me, dal Bertolo e dal Pollacci, che consiste nell'azione dell'ammoniaca diluita sul fosfo-mohbdato formatosi e nella susseguente immer- sione delle sezioni nel reattivo molibdico-stannoso, per cui la colo- razione azzurra, provocata dal riducente, piii non si ottiene, mentre si dovrebbe ugualmente ottenere se questa colorazione non fosse dovuta alia riduzione del fosfo-molibdato, rimasto dope i lunghi la- vaggi, bensi alia riduzione del molibdato ammonico in soluzione ni- trica che il lungo lavaggio non riuscirebbe a sciogliere completamente. 6. II metodo di colorazione all'ematossilina ferrica, notissimo per la sua proprieta di colorare in nero la cromatina nucleare, co- lora pure in nero, spesso totalmente, spesso anche parzialmente, la zona pellucida, i corpi cromatici dell'ovoplasma ecc, mentre talora non colora affatto ne Tuna ne gli altri. Quindi la necessaria illa- zione che, quando si manifesta nelle parti su ricordate la colora- zione suddetta, essa devesi alia presenza di sostanze chimicamente affini a quelle contenute nella cromatina nucleare, come si sa ric- chissima di fosforo, e che tah sostanze mancherebbero invece nelle stesse parti, quando la colorazione non si manifesta. II metodo Hei- denhain pertanto controlla, confermandolo e completandolo, il me- todo microchimico del Pollacci. - 302 - 7. Si e osservato da me e da altri AA. che in generale la cro- raofllia della pellucida e meno intensa di quella manifestata da tutte le altre parti dell'uovo in cui d'altro lato la colorazione provocata dal reattivo molibdico-stannoso o del metodo di Heidenhain e, per lo piu, debole. Percio non si puo nemmeno invocare, come si po- trebbe far per le nucleine della vescicola germinativa, una speciale attitudine cromofila delle parti che si colorano col metodo del P o 1- lacci, tranne che non si vogha ammettere che questa speciale atti- tudine si manifesta solo con I'uso del reattivo mohbdico. Del resto, dato e non concesso questo fatto, non si riuscirebbe mai a com- prendere perche talora quest'attitudine si manifesta colla colora- zione azzurra delle parti in esame e talora non si manifesta, nelle medesime parti, non variando mai il processo di tecnica, ma va- riando bensi le condizioni fisiologiche dell'organismo o dell' organo ovarico od anche, sebbene non facilmente determinabili, quelle di ciascun folhcolo ovarico. 8. Finalmente, daU'esposto, si deve concludere che ad un nio- dificato chemismo della ovaja e rispettivamente da riferire il di- verse comportamento dei due metodi in quistione sulla pehucida e sulle altre parti studiate, che I'attitudine fissatrice spiegata da que- ste parti sui reattivi coloranti trova una spiegazione chimica e non fisica e che percio stesso il metodo del Pollacci ha un indiscutibile valore microchimico nella ricerca del fosforo nei tessuti animali. A questi fatti, che megho si troveranno illustrati nella mia nota precedente, il dott. Arcangeli ha risposto in mode evasivo 0 non ha risposto affatto. Egh ha ripetute, e vero, le obiezioni mosse al Pollacci nella sua pubblicazione del 1902, ma non ha cercato pero di contrappuntare alia maggioranza delle mie prove sperimentali, ne di rispondere al quesito su cui si basa, principal- mente, se si vuole, non solo la mia nota precedente e la presente, ma tutta una serie di ricerche che verranno esposte nel lavoro in esteso. Se la stessa parte d'un tessuto, a parita dimanipo- lazioni, ora dimostra, ed ora non dimostra la colorazione azzurra caratteristica, avro implicitamente dimostrato che non e esatta I'obiezione mossa al metodo dailo Arcan- geli, perche questo diverse comportamento non puossi altrimenti spiegare senza ammettere la presenza del fo- sforo nel primo case, 1' as senza di esse nel secondo. Se I'Arcangeli ha voluto tacere, a questo riguardo, perche prima bisognerebbe intendersi, com 'egh dice, su certe premesse d'indole piu generale, intorno ahe quali le opinioni sono tuttavia di- 803 sparate, mi permetto di discutere qualcuna delle obiezioni da lui mosse al Pollacci e ripetute adesso alio indirizzo della nota del prof. A. Russo ed in parte alia mia, facendo pero notareche le mie ricerche portano anclie da sole uii contributo notevole alia vera interpretazione di quelle premesse. L'inconveniente principale del metodo, secondo il dott. A. Ar- cangeli, e dato dal fatto che il reattivo molibdico non puo altro che in parte togliersi dai tessuti in esperimento per la facolta fis- satrice che essi posseggono ; la colorazione azzurra, potendosi avere sia dalla riduzione del fosforaolibdato che da quella del molibdato, non e prova sufflciente per poter determinare che nei tessuti in esame si trova del fosforo. Potrei rispondere mettendo avanti il so- lito quesito, giacche non arrivo a comprendere come mai il molib- dato ammonico possa essere asportato completamente nelle sezioni di alcune ovaje ed in sezioni di altre ovaje possa rimanere parzial- mente, o meglio come in alcune uova della stessa ovaja o della stessa sezione di ovaja esso rimane in parte o viene del tutto a- sportato, a giudicare dalla colorazione dalle stesse assunta dopo I'azione del riducente. Potrei rispondere anche con I'opinione generale dei chimici, che il mohbdato ammonico e solubihssimo neh'acqua distillata, specie se il lavaggio e prolungato, mentre il fosfo-molibdato e insolubile o certamente molto meno solubile. Per siffatta ragione la prova di saggiare I'acqua di lavaggio con cloruro stannoso non solo e neces- saria per impedire che nel tessuto rimanga un eccesso di molib- dato insoluto, alia cui riduzione si potrebbe riferire, in parte, la co- lorazione azzurra prodotta dal cloruro stannoso stesso, ma per co- gliere il momento in cui tutto il molibdato s'e sciolto, onde, per un maggiormente prolungato lavaggio, non si sciolga in seguito il fosfomolibdato. II dott. C. Pollacci ed il dott. Bertolo hanno affermato quanto ho detto, prima di me, e dopo le obiezioni mos- se al metodo dallo Arcangeli nel 1902. Puo darsi benissimo che i tessuti, in gran parte vegetah, su cui questo A. ha fatto agire liquidi che non posson dar luogo a for- mazione di fosfo-molibdato e tuttavia colorabih in azzurro dal ridu- cente, contengano composti arsenicaU che determinino coi medesimi degli arsenio-molibdati riducibili poi dal cloruro stannoso. Com'e noto Tarsenico ed i suoi composti rispondono come il fo- sforo al reattivo molibdico-stannoso e quelle e piii facilmente sepa- rabile rispetto al fosforo da una soluzione cloroidrica di molibdato. L'Arcangeli dice " lo potro dimostrare che, facendo uso di - 304 - una soluzione di acido molibdico in acido cloroidrico diluito per le ovaje, il cloruro stannoso determina nella zona pellucida il colore azzurro precisamente la dove esso si localizza impiegando la solu- zione nitrica di molibdato ammonico „. Da cio non si rileva s'egli sinora lo abbia veramente dimostrato, ma solo ctie questa sua affermazione gli vien suggerita per ana- logia di quanto osservo in diversi tessuti vegetali. II Dott. Ar- cangeli, nella migliore ipotesi, potrebbe arrivare ad ottenere la reazione azzurra anche dove non c' e fosforo, ma cio, mentre non proverebbe che la reazione azzurra non mette in evidenza il fosforo negli elementi istologici che lo contengono (basta a provarlo il fatto che i fosfati ed altre sostanze fosforate la danno ed in modo del tutto caratteristico), potrebbe far sospettare che non siano eseguiti scrupolosi lavaggi in modo che I'acido molibdico totalmente si tolga dal tessuto. Ed ammesso tutto questo, non rimarrebbe sempre in- soluto il solito quesito e le prove che lo accompagnano ? Piuttosto, giacche mi si cita il Ben s ley (') il quale, prendendo in esarae i diversi metodi ed in special modo queUo del Macal- lum, ha confermato le conclusioni del Dott. Arcangeli, debbo dichiarare a mia discolpa ed a discapito di certe pretese asserzioni scientifiche, che, avendo anch' io usato il metodo del Macailum, esso non ha fatto altro che confermare quelle del Pol lac ci. Infatti, come megho esporro in seguito, immergendo le sezioni d' una ovaja di gatta, previamente trattate col reattivo molibdico e sottoposte a prolungato lavaggio, in una soluzione di cloridrato di fenihdrazina al 2 7o? ho notato una colorazione verdina neUa pehucida e nei nuclei, il resto del tessuto rimanendo visibilmente incoloro. Immer- gendo sezioni deUa stessa ovaja nella medesima soluzione, subito dopo il trattamento col reattivo mohbdico, si manifestava prestis- simo una colorazione bruno-rossastra ! Questa esperienza credo possa da sola dimostrare che in realta il mohbdato ammonico e solubilissimo nell'acqua dove invece e in- solubile il fosfo-mohbdato, e che alia riduzione del prime per azione del cloruro stannoso sia sempre dovuta la reazione azzurra piuttosto che ad una maggior elettivita fissatrice pel secondo da parte di alcune sostanze organizza.te, elettivita fissatrice che non ho, dopo quanto ho detto, nernmeno il dubbio di poter ammettere. Del resto il lavaggio all'acqua puo essere prolungato abbastanza, senza timore. {•) Bensley R. R. — An cxainination of the methods for the iiiicrochemicale detection of pho- sphorus coiTipoundsotber than phosphates in the tisues of animals and plants in Biol. Bull. v. X, n. 2 Junuar, p. I'J, iOOO. 305 in questo caso, che il tessuto venga deteriorato, essendo stato prima fissato ed incluso. Ed allora ? Allora rimane all'Arcangeli 1' ultima obiezione, non priva d' interesse, ch'egli considera come pregiiidiziale insoluta della quistione. II fosforo e cosi tenacemente fissato nella molecola deile nucleine e delle sostanze proteiche in genere, che quivi non si puo riconoscere senza ricorrere all'ebollizione od alia incinerazione. Cio sostenne ii Raciborski C) contro il metodo di Lilienfield e Monti che aveva la pretesa di mettere in evidenza il fosforo delle nucleine e delle proteine. Questo A. infatti non pote riconoscere altro che coU' incinerazione il fosforo nello sperma del salmone, nel rivestimento del sacco embrionale, e, per quanto contrariamente se ne sappia, persino nell' albumina dell' novo, dove lo ha riscontrato anche il Dott. A r c a n g e 1 i. II P o 1 1 a c c i (^) rispose felicemente alle obiezioni del Raciborski, dimostrando che il reattivo molibdico trasforma in fosfo-molibdato ammonico anche il fosforo che si trova in combinazione organica, come nolle nucleine, nell'acido fosto-gh- cerico, nelle lecitine. Queste conclusioni furono pienamente confermate dal dottore Bertolo. Tralasciando di occuparci del caso delle nucleine e delle nucleo- proteine, alia ricerca delle quaU non si riferisce il mio lavoro, che anzi ne esclude la presenza nelle parti prese in esarae, fermiamoci suU'acido fosfo-ghcerico e suUe lecitine. Pel prime anche il dott. A r can gel i dichiara di avere ottenuto la reazione del fosforo col metodo del PoUacci, qaantunque, egli dica, non sabito, e dovendo ricorrere per ottenerlo al riscaldamento del miscugho. Ebbene, ove si pensi che il tessuto, prima d'esser sottoposto al reattivo, e trattenuto neha stufa tre giorni almeno alia tempe- ratura abbas tanza elevata di 60" circa, non c' e niente di piii facile che le parti da noi studiate presentino la reazione del fosforo nel caso ch'esse contengano acido foslo-glicerico. Faccio notare anzi ch' io ammisi, come fece il prof. R u s s o, la presenza di questo componente delle lecitine nelle parti esaminate, e che anche per questo riguardo potrei aver ragione, non avendo io interesse di far studi di micro-chimica, ma di servirmi di uietodi micro-chimici per i miei studi. (') Raciborski M. — HoUmische Zeitung, anno 1893, pag, S45. i^) G. h'ollacci. — Intorno at metodi di ricerca micro-chimica del fosforo nei lessuti vegetali. — Alti R. Isl. Botaii. di Pavia. Anno i89S, Vol. V. - 306 - Se pero si dovesse trattare proprio di lecitine, ammettendo ch'esse siano assorbite senza venir decomposte, come e piu naturale nel caso delle iniezioni di lecitina praticate, non si puo, secondo lo Arcangeli, mettere in evidenza il fosforo ch'esse contengono col metodo del Pollacci. In questo son costretto ancora a dissentire da lui. In fatto non mi pare che il dott. Arcangeli possa escla- dere che le lecitine, sottoposte in vitro all'azione del reattivo mo- hbdico stannoso, non danno la reazione del fosforo, senza invocare I'attitudine fissatrice di esse sul molibdato ammonico che ridotto produrrebbe la colorazione azzurra. Credo di aver dimostrato abba- stanza quanto sia poco attendibile questa opinione. Non reputo che la prova, prodotta daU'Arc angel i, di non aver ottenuto i cristahini caratteristici di fosfo-molibdato da una emulsione di lecitina in acqua trattata col reattivo mohbdico e che pur si colorava dopo il trattamento in giallognolo, possa dimostrar I'assenza del fosfo-mo- hbdato. L'emulsione in acqua ben puo impedire la trasformazione deh'acido metafosforico in ortofosforico, tanto ]iiu a freddo, atte- nuando I'attitudine ossidante dell'acido nitrico la cui soluzione con- tenuta nel reattivo molibdico verrebbe ancora di piii ad essere al- lungata ed il fosforo non verrebbe separate che in parte dalla mo- lecola organica. Se infatti, come s' e proceduto da noi, si sottopone la lecitina in emulsione di vaselhna al reattivo molibdico e dopo abbondante lavaggio si tratta col riducente, la colorazione azzurra si manifesta e si conserva anche dopo I'inclusione in ghcerina. II fatto per cui iniettando, come ha fatto il prof. Russo, della lecitina Merk nel cavo peritoneale d'una piccola conigha, si riscon- trano nell'ovoplasma periferico dei cristalloidi aciculari ben delineati, colorabili rispettivamente in azzurro od in nero coi due metodi del Pollacci e dell'Heidenhain, cristaUoidi che non esistevano affatto nella piccola coniglia di controllo, dimostra che si formano i cristalli caratteristici di fosfo-molibdato, in seguito ad iniezioni di lecitine, siano queste rimaste tali o scisse invece nei lore com- ponenti, e che la mancanza degh acicuh di fosfo-mohbdato dopo il trattamento della lecitina pura col reattivo molibdico deve attri- buirsi a deficienza di tecnica e non ha certo una essenziale impor- tanza. Si puo rispondere infine che non sono minutissime, nel nostro case, le particelle dei tessuti colorate in azzurro dal cloruro stannoso : questa colorazione si estende a zone rilevanti nella pel- lucida ed in determinati granuU piii o meno cristalloidici (corpi ovoplasmici) che spesso gremiscono I'ovoplasma stesso, die percio - 307 - lion si puo sospettare die la colorazione azzurra in parti cosi estese sia dovuta ad un residue di molibdato ammonico, eliminabile tuttavia col lavaggio, e non a formazione di fosfomolibdato. Del resto, da cognizioni di chimica organica die danno trattati e meniorie e da espresse didiiarazioni di cultori di chimica, I'acido fosfo-glicerico nella molecola della lecitina e tanto instabile, checche ne dica I'lvanoff, da potervisi coiisiderare come mescolato e non combinato con i'acido grasso e colla sostanza proteica (colina), cosi debole e il legame che a questi composti lo attacca. Labile e alia sua volta e facilmente separabile il fosforo dello stesso acido fosfo- glicerico. Se si pensa die I'acido nitrico provoca nella molecola di lecitina un energico processo idrolitico, se si pensa d'aitro lato che il prolungato calore della stufa mette in condizioni I'acido glicerin- fosforico di separare il fosforo dal gruppo della glicerina, di farlo ossidare dallo stesso acido nitrico, ossidante di prime ordine, e di permettere sempre un residue d'idrogeno che possa concorrere alia costituzione della molecola dell'acido fosforico, la formazione di quest'ultima e spiegabihssima e tutto contribuisce ad ammetterla. II metodo del Pollacci agira indiscutibilmente su di essa, anche per consenso dei piii sostenuti contraddittori, dando la nota rea- zione del fosforo. In conclusione il dott. Arcangeli sarebbe condotto ad am- mettere anche lui questa premessa, che costituisce la sua pregiu- diziaie, se un chimico, pm che un zoologo od un botanico, se ne fosse occupato di proposito e I'avesse risolta ; d'aitro canto e state lui pel primo a riportare come autorevole il giudizio del Bensley che e pure uno zoologo ! Comunque debbo fargli notare, al riguardo, che 1' argomento della ricerca microchimica del fosforo nei tessuti animali ed appunto nelle ovaje fu dapprima in questo Laboratorio affidato ad un chi- mico, il dott. P. Bertolo, Assistente allora del Zanetti ed era li- bero docente di Chimica farmaceutica e Tossicologia. II Bertolo, procedendo dapprima ad uno studio microchimico di questo mate- riale, ottenne coU'uso del reattivo molibdico-stannoso, della cui efficacia si raostra apertamente difensore, la reazione del fosforo. Anzi concluse che questo fosforo fosse contenuto nei diversi ele- menti istologici e caratteristicamente alia periferia degli ovuh, nei nucleolo e nei globuU delle cellule folhcolari che stanno attorno agli ovLili, prevalentemente alio state di combinazione organica. II fosforo combinato alle sostanze inorganiche sotto forma di sah era in quantita assai minore di quelle unite alle sostanze organiche, - 308 - II Bertolo infatti procedette ad uno studio chimico accurate dello stesso materiale e trovo per la lecitina: 0,963 su 100 parti di sostanza umida 3,495 su 100 parti di sostanza secca per il fosforo contenuto sotto forma inorganica di sale : 2,171 su 100 parti di ovaje secche 0,598 su 100 parti di ovaje umide Pertanto la reazione del fosforo col metodo del Poll ace i si doveva all'esistenza indiscutibile di questo elemento, contenuto pre- feribilmente alio stato di combinazione organica nelle ovaje del riccio di mare. Solo dope questo affidamento il reattivo molibdico- stannoso fu portato da noi nello studio microchimico dell' organo ovarico del Mammiferi. Catania, li 31 agosto 1906. SUNTI E RIVISTE 10. Ferrata A. — Sui globuli bianchi mononucleati. — Arch, per le Scienze med., Vol. 30, 1906. Nel prograrama delle ricei-che qai pubblicate sono compresi due scopi distinti. II controllo dei risultati di Patella sull'origine dei leucociti mono- nucleati, e lo studio delle granulazioni del protoplasma di quegli elementi. Da una ricerca accurata eseguita sui suddetti leucociti in condizioni nor- raali e patologicbe, I'A. conclude che essi si differenziano dagli elementi endo- teliali dei vasi, sopratutto per il loro maggior spessore. Neppure le alterazioni regressive degli endoteli ricordano afFatto la costi- tuzione dei mononucleati. I mononucleati del sangue presentano nel protoplasma dei corpi roton- deggianti od ovali (plasmosorai) descritti da Demel, omogenei a fresco, di rado finamente granules], che resistono agli alcali, ma perdono dopo tale trattamento la proprieta di colorirsi ; soltanto il loro strato periferico sarebbe di natura lipoide. Nella cavia essi sono piu voluminosi che negli altri animali. Nei mononucleati migranti dei villi intestinali, si trovano plasraosomi identici a quelli del sangue circolante. Non sussiste alcun rapporto fra i plasmosomi dei mononucleati e le gra- nulazioni dei leucociti polimorfi ; e probabile che i prirai siano un prodotto dell' attivita della cellula. In quanto al significato anatoraico dei mononucleati, I'A. tende ad esclu- dere, fondandosi principahnente sui risultati di Foa, la distinzione che era stata fatta in passato fra mononucleati d'origine linfatica e midollare. Levi, - 309 - 11. Rynberk v. 6. — Sulla metameria nel sistema nervoso simpatico. I. L'inner- vazioue pignientoraotrice. — Archicio di Fisiologia, Vol. Ill, Fasc. 6, pa- gine 601-608, con 2 tav. Firenze, 1906. Dalle osservazioni di Pouchet, di Langley e di Sherriugton era stato dimostrato che i gangli della catena limitante del gran simpatico inner- vano con fibre efierenti di diversa attribuzione territori cutanei ben deter- minati e disposti in serie regolare. Era auche stato considerato come proba- bile che la distribuzione di tali fibre efierenti del simpatico nella cute avesse luogo secondo lo schema di distribuzione nella cute delle fibre (afterenti) dei gangli spinali, cioe secondo lo schema segmentale, ma di cio uiancava la prova diretta. L'A. colle sue ricerche si e proposto di raggiungerla per le diverse funzioni del simpatico, ed intanto la fornisne in questa Nota per quella innervazione che regola il colorito cutaneo in alcune specie di pesci piatti della famiglia dei Pleuronettidi. In base ad esperimenti fisiologici consistenti nella recisione di appropriati rami nervosi (rami comunicanti del simpatico, rami ventrali e dorsali di nervi spinali) e collo studio delle modificazioni che conseguentemente si otte- nevano nella colorazione della cute, e respettivamente nella sua sensibilita, e giunto alle seguenti conclusioni : 1" II sistema nervoso del Grande Simpatico possiede nelle famiglie Solea e Rhomhoidichtys una influenza regolatrice sul colorito cutaneo della nieta pigmentata del corpo, influenza che I'A. propone chiamare funzione pi- gmentomotrice. 2° Le fibre pigmentomotrici dei singoli gangli della catena limitante del Grande Simpatico raggiungono la cute percorrendo i rami comunicanti simpatici ed i rami dorsali e ventrali dei nervi spinali. Nella cute si distri- buiscono in territori ben limitati e continui, disposti in serie. 3° Questi) zone pigmentomotrici, innervate dai gangli del Grande Sim- patico coincidono, almeno nella regione caudale del corpo, per disposizione, forme ed estensione, coi territori innervati dalla corrispondente serie dei gangli spinali intervertebrali. 4o Anche I'innervazione pigmentomotrice segue dunque lo schema se- gmentale, ed i territori cutanei innervati dai gangli del Grande Simpatico si possono chiamare dermatomi pigmentomotori. 5° I segment! cutanei o dermatomi, sensitivi e pigmentomotori decor- rono in forma di zone a fascia sul corpo ; essi si embricano per circa la meta reciprocamente. La loro larghezza antero-posteriore era negli esemplari di Solea (lunghi 20 cm.) sperimentati, in media di 7 mm. Ch. 12. Kwietniewsky C. — Ricerche intorno alia struttura istologica dell'integu- mento dei Selaci. — Padova. Fratelli Drucker, 1905. Dopo un riassunto storico molto diffuso, sono trattati in capitoli distinti: la struttura dell'epidermide, la struttura del derma e lo sviluppo delle squame placoidali, in base a risultat* ottenuti dallo studio di 8 specie di Selaci. Nell'epidermide dei Selaci si possono distinguere S strati : 1" lo strato basale, 2o lo strato spinoso, 3° lo strato cuticolare, costituito da un solo piano di cellule, che alia loro superficie libera portano una cuticola; quest' ultima talora appare finamente striata, per la presenza di fini ciglia. - 310 - Esisterebbero, secondo I'A., nell'epidermide due specie di cellule secer- iienti : cellule mucipare e cellule albumiuoidi acidofile. Le prime non differiscono dalle comuni cellule caliciformi di altri organ! ; esse non si riscontrano in tutte le specie di Selaci. Le cellule albuminoidi (determinazione adoperata dall'A. ed a dire il vero molto impropria) corrispon- dono a quegli elementi die furono designati da altri AA. col nome di cellule di Leydig ; e possibile che esistano speciali cellule destinate sin da principio a questa funzione seci-etoria, ma non e escluso che anche cellule epidermiche comuni possano trasformarsi in elementi secernent!, Possono riscontrarsi nell'epidermide cellule migrant! !n baon numero. Nel derma si possono distinguere due porzioui, I'una superiore non stra- tificata, I'altra inferiore a strati. La 1^ e molto abbondante, ed e costituita da connettivo lasso ne! Selaci con squame poco accentuate, e piu sottile invece, ed e formata da connettivo piu denso nelle specie fittamente coperte di squame. La struttura della porzione stratificata del derma s' avvicina a quella delle aponevrosi ; essa cousta di fasci parallel! costituent! delle lamelle, le quali s'incrociano, ad angolo retto o leggermente inclinato, coi fasci del piano sottostante. I fasci possono disporsi in uno strato semplice in ciascuna lamella, op- pure possono raggruppars! in modo da formare nello stesso strato del derma dei fasci compost! o secondar!!, costituit! alia lor volta da fasc! priraari. In alcun! Selaci esiste uno strato sottocutaneo il quale grossolanamente ha la struttura del derma serrato. Le d!£Ferenze nella costituzione dell' integumento da specie a specie sono adunque molto notevoli. Le squame, com' e noto, si possono formare per due raeccanism! : o sulle papille libere, oppure !n modo simile a! dent! per mezzo di un vero « organo dello smalto ». II primo meccanismo e certo_ il p!u semplice e da esso s! giunge al secondo per uno spostamento graduale dell' organo dello smalto dal corpo dell'epidermide verso !1 derma. Levi. 13. Banchi Arturo. — Del cranio e del cervello d! due ciclopi, II corpo calloso puo esistere nei cervell! ad emisferi non separati. L'ipofisi e la tromba olfattiva. — Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol), An. 59, Fasc. 2, pp. 201-220. Fire7ize, 1905. L'A. descrive !1 cranio ed !1 cervello di un cane neonato e di un agnello neonato, ambedue rnostri ciclop!, forniti di una tromba nasale perfettamente sviluppata. La descrizione del cranio ha interesse per quanto essa concorre a far stabilire piu nettameute la natura della mostruosita presentata dai due soggetti. E molto interessante invece lo studio deWEncefalo di questi mostri fatto dall'A. Fino ad oggi infatti si era limitata 1' osservazione, nei casi si- mili, alia morfologia esterna, e si era veduto che nei ciclopi il cervello suole essere arrestato nello sviluppo e specialmente, oltre al deficieute sviluppo del pallium, suol mancare la divisione in due emisferi del telencefalo. Si ei-a tratta la conclusione che in molti casi sifltatti mancava il corpus callosum, invece lo studio di sezioni seriate fatto nei due casi dall'A. dimostra che il corpo calloso non solo, ma anche la commissura del psalterium dorsale, e quella del psalterium ventrale, e anche la commissura anterior, possono a- versi mentre gli emisferi sono apparentemente non divisi. - 311 - L'A. ha trovato nel 1° caso bene sviluppata la ipophisis cerebri, sia questa intesa in senso largo, che ristretto alia sola porzione epiteliale, e cio mentre il soggetto era fornito di una splendida tromba nasale ; questa coincidenza fa notare I'A., perche taluni credettero di vedere tra le due formazioni la possibilita di una correlazione di tale natura, che I'una formazione avrebbe necessarianiente elimiuata I'altra; il fatto che ambedue le formazioni si hanno ben distinte in uno stesso soggotto dimostra corapletameute infondata I'ipo- tesi di questa correlazione. 14. Valenti G. — Sopra il significato delle apofisi laterali delle vertebre cervi- cali neir uomo. — Memorie della R. Ace. delle Scienze di Bologna. T. Ill, (Serie VI). 1906. Nella 7.^ vertebra cervicale in via di sviluppo, fu riscontrato da molti ed anche dall'A. stesso un nucleo cartilagineo distinto (nucleo costale), in coi-ri- spondenza della porzione ventrale dei processi laterali. L'A. si propone di stabilire ora se quel nucleo sia una formazione costante in quella vertebra ; in base alle sue indagini su alcuni embrioni I'A. si crede in diritto di affer- mare che non lo e afltatto. Nessun rudimento di costa parteciperebbe adunque normalmente alia co- stituzione delle apofisi laterali delle vertebre cervicali e la loro condrificazione avverrebbe per estensione di questo processo dal corpo vertebrale. Lo studio della condrificazione delle vertebre dorsali, confrontato con quello delle cervicali ofire alcune particolarita degne di rilievo. Al blastema embrionario che precede nelle vertebre cervicali la trabecola ossea tesa f'ra le due radici dei processi laterali, corrisponde uelle vertebre dorsali il blastema che dara origine al ligamento trasverso-costale interosseo. Levi. 15. Civalleri A. — Osservazioni sulle ossa nasali. — Ricerche fatte nel Labor, di Anat. norm, della R. Univ. di Roma ecc. Vol. XI, f. 4, 1906. E' il risultato di una ricerca minuziosissima eseguita sulle ossa nasali di 1100 crani umani e su alcuni crani di altri Mammiferi. Nell'uomo le maggiori variazioni le oftre la faccia anteriore, nella quale si riscontrano i 3 tipi seguenti: quadrangolare, triangolare ed a menisco. I due ultimi tipi si possono considerare come riduzioni dal primo, avvenute per maggior sviluppo delle ossa vicine e del nasale del lato opposto, o per maggior estensione in senso mediale dei processi frontaii del mascellure (nel caso della forma a menisco). La presenza di solchi e t'essure sulla faccia anteriore dell' osso fa so- spettare all'A. che esso si origini da fusione di piu punti d'ossificazione. L'angolo laterale inferiore e I'angolo mediale inf'eriore sono f'orse analo- ghi alia parte piu alta dell'osso incisivo ed al prolungamento nasale che s'in- contra in animali inferiori. L'unione della lamina verticale dell'etmoide col nasale non e costante. Alcune anomalie del nasale sono da ritenersi arresti di sviluppo, compen- sati da maggior sviluppo delle ossa vicine, altre sono dovute ad incompleta fusione dei vari punti d'ossificazione. Le variazioni che s'iucoutrano negli animali dipendouo dalla maggior o minor estensione delle ossa nasali : esse sono fisse uei Mammiferi inferiori - 312 - per ogni specie ed anche per ogni ordine, divengono variazioui individuali nei primati e specialmente nell'uomo, per i caratteri di riduzione che le ossa nasali presentano nei primati. Levi, 16. Ducceschi V. — Sai nervi dello stomaco. Contributo alia conoscenza della in- nervazione viscerale. — Archivio di Fisiologia, Vol. II, p. 521, Firenze 1905. L'A. sottopone all'analisi sperimentale alcune questioni ancora insolute sulla innervazione estrinseca dello stomaco, giuogendo a risultati che sor- passauo il problema della fisiologia speciale dello stomaco, e portano un con- tributo notevole alia conoscenza della innervazione viscerale in genere. I risultati che riguardano la ripartizione funzionale dei nervi provenienti dalle due met^ laterali del sistema nervoso cerebro-spinale e simpatico inte- ressano naturalmente anche I'anatomico, tanto piu, dato lo stato attuale delle nostre cognizioni morfologiche suU'argomento. Stimolando la superficie gastrica di cani e di gatti, in svariate maniere, dopo la sezione o dei nervi vaghi o degli splancnici, I'A. avendo concluso, dal fatto che questi stimoli determinano reazioni generali aventi il carattere di quelli che seguono ad impressioni dolorifiche, che tanto il decimo pajo cere- brale, quanto gli splancnifi contengono fibre sensitive gastriche, si accinge alio studio dei singoli sistemi di fibre afiferenti, sulla superficie dello stomaco. In questo campo le esperienze mostrano con sicurezza che, tanto ciascun va- go, che ciascun splancnico contiene fibre afferenti che si distribuiscono su tutta la superficie dello stomaco in raaniera presso che uniforme. A questa concktsione I'A. giunge dopo avere sperimentalmente combattuta I'obiezione che a questi risultati poteva opporsi, che cioe, se la superficie dello stomaco resta sensibile nella sua totalita quando e in rapporto con i centri nervosi per mezzo di un solo nervo, cio possa avvenire non gia perche le fibre di quel nervo si distribuiscono a tutto I'organo, ma bensi perche gli efFetti dello stimolazioni, portate in un punto, si trasmettono per mezzo del sistema gan- glionare intrinseco sino ai punti sui quali il nervo contrae rapporti col plesso, e di qui ai centri nervosi. Tanto piu I'A. si preoccupa di questa obiezione, in quanto le moderne vedute sulla i-ete diffusa, potrebbero giustificare una tale possibilita. E ap- punto questo capitolo del lavoro, che piu specialmente da importanza anche da un punto di vista anatomico alle presenti ricerche, e che permette di identificare 11 territorio che resta sensibile durante la integrity di un solo nervo, con il territorio di distribuzione anatomica del nervo stesso. Le indagini dell'A. vengono poi ri volte alio studio delle fibre motrici le quali tanto per il vago destro, che per il sinistro, si distribuiscono in modo presso che ideutico tanto nella superficie ventrale che in quella dorsale dello stomaco. Riguardo agli splancnici, nei quali e molto discusso se esistano fibre motrici, I'A. ottenne risultati poco iietti, e che egli non credette tali da trarne conclusion!. L'A. non esclude che le fibre provenienti dai vaghi o dagli splancnici possano ripartirsi a differenti strutture dello stomaco (sierosa, muscolare, muccosa), poiche la sottigliezza delle pareti gastriche non permette una loca- lizzazione sicura degli stimoli nei vari strati che le compongono. Da qualche esperienza I'A. e indotto a credere che in maniera non dissi- - 313 - mile dallo stomaco si comporti il sistema innervativo dell'esofago, dell'inte- stino, della vescica, della milza. L'analogia iiella disposizxone e nella struttura negli organi toracici ed addominali, I'omologia nella architettura dei plessi nei'vosi intra-ed estravi- scerali e nella distribuzione dei nervi estrinseci degli organi interni, quali esistono in quasi tutti i raaminiferi, fanno pensare all'A, clie certi fenomeni generali della innervazione valgano anche per I'uomo, nel quale i nuraerosi e considerevoli rami nervosi die collegano i due vaghi, ricordano assai da vicino i tronchi che collegano questi nervi nel cane e nel gatto. G. Rossi, 17. Giacomini E. — Sulle capsule surrenali e sul sirapatico dei Dipnoi. Ricerche in Protopterus annectens. Nota preliminare. — Rendic. d. Ace. d. Lmcei, CI. di Sc. fis. mat. e nat. vol. 5, 1° sem., serie 5, fasc. 7, pag. 394-398. Roma 1906. Furono oggetto dello ricerche dell'A. quattro giovani esemplari di Pro- topterus annectens, della lunghezza totale di circa 17-18 cm., dei quali uno fu ridotto in sezioni seriali trasverso-verticali dal capo fino all'inizio della coda; di due altri turono fatte sezioni trasverse in serie di pezzi delle varie re- gioni del tronco e della coda; neU'ultirao fux'ono eseguite dissezioni coll'aiuto del microscopio binoculare. L'A rileva anzitutto un errore, nel quale e caduto di recente Wieders- heim, il quale credette di riconoscere i corpi soprarenali (tessuto cromafiSne) di P. in organi addossati dorsalmente e in parte medialmente a quei vasi, che egli indica come vene cardinali posteriori; ma effettivamente quegli or- gani sono i rami polmonari del vago e i vasi sono le arterie polmonari. Nel P. esistono gli organi soprarenali, mentre e assente I'interrenale, precisamente come I'A. g\k dimostro nei Missinoidi {Bdellostoma). Poiche in ambedue i casi si ha una straordinaria ricchezza di tessuto linfoide, caratte- rizzato anche da una struttura del tutto speciale, il quale occupa pure gran parte della parete intestinale, potrebbe supporsi che qui la funzione dell'in- terrenale sia in qualche modo disirapegnata, almeno parziaimente, da questo particolare tessuto linfoadenoide. I corpi soprarenali in P. stanno in rapporto colle arterie intercostali (anche con quelle che si presentano regredite od obliterate) e sono percio di- stribuiti a paja segmentalmente. Per tutta la regione del tronco, ali'intorno d'ogni arteria intercostale, in quel tratto del vase che si estende dalla sua origine dall'aorta fino al punto di sua biforcazione in raino dorsale e ramo ventrale, si riscontrano cellule cromaffini (cellule feocrome) raggruppate a nidi; sono specialmente situate lungo i margini craniale e caudale dell'ar- teria. Tessuto cromafiSne esiste inoltre nella pareie della porzione piu craniale della vena cardinale posteriore sinistra sino al suo sbocco (dotto di Cuvier) nell'atrio destro. Esistono cellule feocrome nella parete dell'azygos destra, che rappresenta la porzione craniale della vena cardinale destra e che, unen- dosi alia succlavia dello stesso lato, si versa anch'essa per mezzo di un dot- to venoso nell'atrio destro. Cellule feocrome circondano poi la parete di tale dotto sin presso al suo sbocco. E da notarsi che gli'elementi feocromi, posti nelle mentovate porzioni delle vene cardinali, guai'dano il lurae vasale, da cui rimangouo separuti soltanto per mezzo della sottile lamina di endotelio* - 314 - La disposizione dei corpi soprarenali in Protopterus molto somiglia a quella dall'A. riscontrata nei Petroraizonti, e d'altra parte, per quanto con- cerue la presenza di tessuto cromaffine attorno alia porzione craniale dalle vene cardinali posteriori, ricorda assai da vicino la disposizione consimile posta in evidenza nei Teleostei. Avuto riguardo ai loro rapporti colle arterie intercostali e alia loro distribuzione seginentale, i corpi soprarenali di Pro- topterus possono anche paragonarsi agli organi omologhi degli Elasmobranchi. Infine I'A. ha potato chiaramente dimostrare in Protopterus la esistenza del sistema nervoso simpatico, ricercatovi invano da Parker. II simpatico e rappresentato da due tenuissimi tronchi nervosi, (tronchi del simpatico), che currono continui luugo i lati dell'aorta, addossati alia corda dorsale ; essi fu- rono potuti seguire crauialmente fino a livello della glottide, e caudalmente fino alia radice della coda. Lungo ogni troiichicino si trovano sparse singole cellule nervose simpatiche e vi si incontrano inoltre manifesti gangli nervo- si relativamente grandi, rispetto all'esiguo tronchicino nei quale sono interca- late Detti gangli stanno in stretto rapporto con le arterie intercostali e con il tessuto cromaffine dal quale queste sono circondate. Lungo il tronco del simpa- tico stesso viene dato di rintracciare qualche piccolo nido di cellule feocrome. Einvenne I'A. anche numerose cellule nervose, spesso raggruppate in co- spicui ganglietti, nei rand polmonari del vago, dal chiasma di detti rami fin presso all'estremo caudale dei polmoni, mentre mancano nell'altro tratto che corre dal chiasma aH'origine dal vago. Ch. NOTA BIBLIOGRAFICA Rignano E. — Sulla trasmissibilita dei caratteri acquisiti. Ipotesi di una cen- tro-epigenesi. — Bologna^ Nicola Zanichelli, 1901. E' svolta in questo libro una nuova ipotesi, chiamata dall'A. centro epi- genesi, la quale e destinata a dare un' interpretazione dei piu ardui e com- plessi problemi della biologia generale. Essa si propone sopratutto di spiegarci in modo attendibile i fenoraeni dello sviluppo; a quest'ipotesi I'A. e stato indotto dalla legge biogenetica fon- damentale, deil'ontogenesi ricapitolazione della tilogenesi. La nuova ipotesi accetta per intero la continuita del plasma germinale del preformismo Weissraauiano; ma questa sostanza, pur restando separata e distinta dal soma, e riunita in una zona determinata, eserciterebbe uu'azione jjlasmatrice di natura epigenetica su tutto il rimanente dell' organismo, du- rante il suo sviluppo embrionario. In questa zona — zona centrale dello svi- luppo — si rendono attive I'una dope I'altra delle energie specifiche, le quali provocano nei soma tutte le trasformazioni caratteristiche deil'ontogenesi. Nei 2" capitolo sono esposti i fatti atti a dimostrare un' azione continua a distanza di determinate parti deH'orgauismo su altre; quali la post-genera- zione degli emiembrioni di Roux, la rigenerazione del cristallino dall' epitelio irideo ecc. In questi casi le cellule die sorvono come materiale costruttore « si addimostrano affatto prive di capacita detenuinatrice propria ed iuvece pronte a differenziarsi ed a disporsi indifferentemente in questo o quel modo, a se- conda esse vengono a trovarsi casualmente esposte a questo od a quello stlmolo formatore ». Tali stimoli forma tori che agiscono a distanza sono ritenuti dall'A. feno- meui di natura nervosa; durante lo sviluppo di tutti gli organismi, animali e vegetali, si trasmetterebbe adunque dalla zona centrale dello sviluppo a tNtte le varie parti del soma un tlusso nervoso continuo. Le connessioni - 315 - morfologiche intercellulari, dimostrate da molti AA. e suU' importanza delle quali particolarraente Sedgwick ha insistito, rappresenterebbero la via che questa cori-ente nervosa percorre, almeno nei piu precoci periodi dello svilup- po; piu tardi, quando si formano i nervi, quest'energia trofico-morfogenetica percorrerebbe a preferenza la via dei nervi; avverrebbe una progressiva spe- cializzazione e localizzazione delle vie che provvedono alia trasmissione del ilusso nervoso. Tutti i fatti morfologici dell'ontogenesi possono essere spiegati con va- riazioni nella distribuzione nervosa trofica ; un semplice spostamento di que- st'ultima, provocando un accrescimento ineguale di parti vicine, produrra in- vaginazioni ed evaginazioni La cessazione dell'energia trofica in una deter- minata parte "dell'embrione condurra alia regressione di quella parte. E alia zona centrale dello sviluppo che spetta il compito di regolare I'in- tensita e la direzione di questi stimoli trofico-morfologici. Questa zona nou sarebbe costituita da elementi a se, uettamente separati dagli elementi so- matici, bensi fra gli uni e gli altri esisterebbero passaggi graduali ed in- sensibili. Non sono udunqne le cellule sessuali i costituenti di questa zona, poiche si puo ritenere oggi come ben stabilita 1' esistenza di una netta se- parazione fra di esse e le cellule somatiche. Ecco adunque la necessita di distinguere la zona germinale eftettiva, o vero luogo d'origine della sostanza germinale, dalla zona germinale apparente, la quale non sarebbe che il luogo di recezione della sostanza eliminata dalla zona germinale efiettiva. La prima sarebbe situata nel piano di simmetria dell'organismo e col progredire dello sviluppo si coucentrerebbe nell'asse ce- rebro-spinale, e piu precisamente nella sua parte meno difierenziata, nella zona periependimale; la zona germinale apparente sarebbe rappresentata dai corpi genitali. Pur esseiidomi proposto di non discutere quest'ipotesi, che lo spazio con- cessomi da una rapida rassegna non me lo consente, non posso esimermi dal rilevare quanto sia impropria la denominazione di flusso nervoso per 1' ipo- tesi di stimoli che regolano i fenomeni dello sviluppo. L'A. da a questo concetto un senso molto piu largo di quanto venga ge- neralmente ammesso; lo dimostra anche il fatto che egli considera, ad esem- pio, come fenomeni di natura nervosa i movimenti delle amebe mononucleate provenienti da trasformazione delle spore di Mixomiceti. Si considerano in genere come fenomeni nervosi esclusivamente quelli che si svolgono in elementi particolarmente differenziati per I'elaborazione e per la trasmissione dell'energia nervosa ; e questi elementi appaiono soltanto nei Metazoi piu elevati in un periodo dello sviluppo relativamente progredito. Seguendo invece il concetto che I'A. ha di fenomeno nervoso, si sarebbe lo- gicamente indotti a considerare come tale qualsiasi manifestazione vitale. Anche prescindendo dalla inesatta defiuizioiie, sarebbe stato preferibile che I'A. avesse accentuato, meglio di quelle che egli non abbia fatto, la netta distinzione che mi sembra debba sussistere tra i'energia nervosa el'ipotetico stimolo trofico-morfogenetico che regola lo sviluppo degli organisnii. Iiioltre, mentre mi sembra logicamente accettabile la supposizione del- I'A. che lo stimolo morfogenetico si trasmetta in origine, prima che si diffe- renzino le vie specifiche di conduzione nervosa, attraverso i ponti intercel- lulari, e piu tardi attraverso le vie suddette, non credo attendibile la supposi- zione avanzata dall'A. nella sua recente nota (Die centro-epigf-uetische Hypo- these und der Einfluss des Centraluervensystems auf embryonale Entwick- lung und Regeneration. Arch. f. Entw.-Mechan., Bd. 21, 1906), che quando le vie di conduzione nervosa vengono ad essere artificialmente interrotte, le vie indirette, rappresentate dai ponti intercellulari, divengano capaci di sosti- tuire i nervi nella funzione di trasmettere lo stimolo trohco morfogenetico. In questa recente nota I'A. tenta di conciliare coU'ipotesi della centro- epigenesi i risultati di Schaper, Goldstein ed altri suU'infiuenza eserci- tata dal sistema nervoso centrale suUo sviluppo embriouario; e noto che Schaper affermo di avere ottenuto larve di Rana senza cervello e senza mi- doUo, nelle quali lo svil uppo embrionario non si era arrestato. L'A. suppone che in questi casi in cui la parte attiva della zona centrale - 316 - dello sviluppo era stata distrutta, essa potesse essere sostituita da una zona centrale virtuale, la quale in alcuni casi risiedeva forse nei gangli interverte- bral!. Del resto I'A. crede che ne in questi casi, ne nei celebri casi di Weber- Alessandrini, I'anencefalia e I'aniielia fossero raai complete, e che ad ogni modo I'atrofia dei centri nervosi fosse avvenuta secondariamente. Notevole 6 quella parte del terzo capitolo che tratta della struttura della zona gerrainale effettiva; la sostanza germiuale cha costituisce la zona cen- trale e formata da particelle materiali, ciascuna delle quali e capace di destare scaricandosi un'unica corrente nervosa specifica (elemento potenziale speci- fico). Ad ogni nuova fase ontogenetica si rende attivo 1' elemento potenziale specifico corrispondente, e questo turba nei sistema della circolazione nervosa I'equilibrio dinamico che e stato raggiunto, e conduce ad un nuovo stato di equilibrio dinamico, il quale viene a sua volta turbato dall'attivazione di ele- menti potenziali specifici successivi. Soltanto quando questa attivazione di element! specifici cessa, s! rag- giunge I'equilibrio dell'organismo adulto, il quale pero puo essere turbato da un cambiamento duraturo dello stimolo funzionale, che provochi una distri- buzione nervosa diversa. Supponendo che gli element! potenziali specifici ab- biano le proprieta di accumulator! nervosi specifici, ne consegue che la nuova corrente nervosa provocheri I'aggiunta nella zona centrale di un nuovo ele- mento potenziale specifico, a quell! g\k esistenti. Ecco adunque come la nuova ipotesi puo dare! una spiegazione della trasmissibilita dei caratter! acquisiti. L'ultimo capitolo e dedicate alia spiegazione del fenomeno mnemonico. I cultor! dei problem! biologic! general! leggeranno con interesse questo libro. Certo un' ipotesi di tanta portata non puo non presentare dei lati deboli; ma chi I'ha concepita dimostra d! possedere una non comune attitudine men- tale al trattare question! di tale natura ed una profonda conoscenza della letteratura; nella discussione di ciascun punto dell'ipotes! sono diffusamente riferiti numerosi risultat! d'esperienze; ed anche da questo punto di vista il libro puo riescire utile. Levi. NOTIZIE Necrologio. — E morto in Brescia il Prof. Lorenzo Tenchini, ordinario di Anatomia umana normale nella R. University di Parma. Di Lui e della sua opera scientifica diremo nei prossimo Numero. CosiMO Chekubini, Amministratorb-responsabile. Firenze, VJW. — Tip. L.. Niccolai, Via Faenza,44. lonitope Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiaie deiia linione Zoologica Italiana DIRKTTO DAI DOTTOEI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI I'rof. (ii Anatomia uiiiuua I'rof. ili Anatomia comp. e Zoologia nel K. Istitiito di Stiuii Super, in Kirenze neila R. Universita di I'isa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Attatomico^ Firenze. 13 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XVII Anno Firenze, Novembre 1906 N. 11 SOMMARIO: BibliOGRAFIa. — Pag. 317-321. CoMUNiCAZiONi OKiGiNALi : Lunghetti B., Sopra 1' ossidcazione dei se.sa moidi intratendinei: nota preventiva. — Corti A., Per la genesi endote- teliale e la natura degenerativa dei globuli bianchi mononucleati del san- gue. — Ferrata A.., Rapporti fra nucleolo, nucleo e granulazioiii del protoplasma (Con tav. VII). — I^ellegrini A.., Divisione trasversale del condilo laterale del femora (Con 1 fig.). — Banchi -A.., Di uno stomaco a clessidra. Stomaco quadriloculare (Con 1 figura). — Pag. 321-333. SuNTi Fi RiviSte: 18. Fusari R., Un metodo semplice di colorazione elettiva dei granuli delle cellule del Paneth nell'intestino umano. — 19. Gemelli -A.., Nuove osservazioni sull'ipofisi delle marmotte durante il letargo e nella stagione estiva. — 20. Fusari R., Una nota di storia a proposito della scoperta delle ghiandole uretrali dell' uomo. — 21. Tovo G., Le forme del cranio nello sviluppo fetale. — 22. Ghigi A.., Osservazioni anatomiche ed embriologiche sulla forma esterna e sullo scheletro delle estremiti in Testudo graeca. — 23. Corti -A.., I ciechi dell' intestino terminals di Oolymbus septentrionalis L. — 24. Drago XJ., Ricercbe sull'attrazione delle cellule sessuali. — 25. Caminiti R,., Contributo alia conoscenza della scissions diretta del nucleo. — Pag. 333-336. Necrologia: Lorenzo Tenchini. — Pag. 337-340. Notizie: Pag. 340. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. VI. Frotozoi. 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Zavattari Edoardo. — Viaj^gio del dott. Enrico Festa nel Darien, nell'Ecua- dor e regioni vicine. XXXII. Imenotteri, — Boll. Musei Zool. e Anat. compar. Univ. Torino, Vol. 21, N. 529. Torino 1906, pp. 22, con figure. XI. Ecliinoderini. Polara G. — Sull'organo genitale e sulle lacune aborali del Phyilophora urna (Grube). — Atti Accad. Gioenia Sc. not. Catania, An. 82, S. 4, Vol. 18, Catania 1905. Russo A. e Polara G. — Sulla secrezione interna delle cellule peritoneal! della gonade del Phyllophorus urna (Grube). — Atti Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, An. 82, S. 4, Vol. 18. Catania 1905. XII. Mollusclii. 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Ptbropodi, Polmonati). Ariola V. — Ricerche suUa digestions delle Aplisie. — Estr. di pp. 11 d. Atti Soc. ligustica sc. nat. e geograf., Vol. il, 1906. Genova 1906. Monterosato. — Articolo sulle Anriculidae, Assimiuidae e Truoeatellidae dei mari d'Europa. — Nat. Siciliano, An. 18, N. 6. p}). 125-130. Palermo 1906. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISrnUTO ANATOMICO DELLA K. UNIVERSITA DI BOLOGNA DIRETTO DAL PROF. G. VALENTI. Sopra I' ossificazione dei sesamoid! intratendinei Nota preventiTa DEL DoTT. B. LUNGHKrTI, assistente. fi vietata la riprofluzione. Avendo avuto occasione di esaminare vari sesamoid! peroneali in diverse stadio di ossificazione, ho potuto vedere come la loro struttura presenti delle particolarita assai interessanti e tali da far supporre che la loro ossificazione avvenga realmente da tessuto fi- brose. Ipotesi questa che e anche appoggiata dal fatto che tanbo le osservazioni del Rett erer, deH'Apolant, dello Schaffer, quanto - 322 - quelle die per ora ho eseguito io stesso, escludono la presenza di cartilagine nel sesamoide alio stato fibroso. Siccome per ora non ho potuto eseguire che un numero rela- tivamente scarso di osservazioni, non posso stabilire I'entita di que- sto reperto, che intendo studiare e controUare. Intanto ho creduto opportuno di farlo conoscere perche, com'e noto, il Pfitzner, il Thilenius ed altri hanno affermato, in con- tradizione al Calori, che i sesamoidi intratendinei, a somiglianza del periarticolari, si sviluppano da cartilagine: e hanno tratto da cio importanti conclusioni per stabilire il loro signiflcato morfolo- gico. LABOKATORIO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPAEATE DELLA R. UNIVEKSITI DI PARMA (dIRETTOEE prof. a. ANDRES). Per la genesi endoteliale e la natura degenerativa dei globuli bianchi mononucleati del sangue DoTT. ALFREDO COETI fi vietata la riproduzione. Solo al presente venni a conoscenza di un lungo articolo del prof. Vincenzo Patella starapato fin dallo scorso settembre nel giornale " II Tommasi „ C) e contenente una risposta, o, per me- gUo dire, un saggio di confutazione a quanto io scrissi nel numero di aprile (Vol. XVII, n. 4) del Monitore Zoologico. II ritardo e da attribuirsi al fatto che non sempre, e specie nel periodo di ferie estive, mi e possibile seguire con qualche diligenza la pubbHcazione dei periodici di Scienze mediche. Cio che io scrissi aveva per scope di vagliare con dati di fatto tolti dairistologia e dalla Biologia generale I'ardita nuova conce- zione che vorrebbe attribuire alle cellule bianche mononucleate del sangue un'origine dallo sfaldamento continuo dell'endoteho dei vasi (') Vincenzo Patella. — Le degenerazioni dei leucocitl monoDUcleati nelle infezioni. Nuovj argomenti per la loro trenesi endoteliale. — J! Totnmasi, Giornale di Hiologia e di Medicina. An. /, y. 25-S7. iS'apoli, aiioitlosellemhre 11)00, - 3^3 - e una loro consecutiva natura degenerativa : idea che il prof. Pa- tella si e lungamente ingegnato di svolgere e sostenere. La forma piii che vivace della nota pubblicata nel Tommasi e le frasi assai poco convenevoli per una discussione scientiflca dal- I'A. disseminatevi a larga mano contro chi ha osato elevare ob- biezioni alia sua teoria o alle sue individual! interpretazioni dei fatti mi avrebbero tentato di non rispondere : e pero approflttando ora brevemente delle pagine del Monitore non ne flagitero oltre certo per nessun motive su tale polemica la cortese ospitalita. Lavori posteriori alia pubblicazione del prof. Patella, alcuni tntt'ora in corso di stampa, serviranno a convaUdare ad esuberanza quanto gia esposi, e, con i giudizi di persone la cui competenza credo indiscussa, ad illuminare quanti della questione possono aver seguito anche da lontano le vicissitudini. Scorrendo qua e la la ben lunga ed elucubrata difesa del Pro- fessore di Siena, vi bo trovato [come gia nel lavoro principale che a giudizio dell'A. attendo ancora, e in buona compagnia, di com- prendere] vi ho trovato esposti dei concetti che non so dirmi quanta meravigha possono suscitare nel lettore. Cosi a proposito di Biologia, di quella Biologia di cui I'A. pro- clama me tanto cattivo cultore, mi ha recato meraviglia che un Maestro che ha stabilito ex cattedra tanti giudizi assoluti, un Me- dico, richiamando argomenti attinenti i problemi dell'immunita con- fonda i costituenti chimici del sangue con i morfologici, si da attri- buire al Romer I'affermazione che Tendotelio desquamate e morto abbia un'importante funzione organica. Quando poi, facendo sfoggio di una erudizione invero un po' in arretrato, chiama in suffragio alle sue ipotesi le cellule epitehali dei tubi galattofori degeneranti rapidamente alia morte per pren- dere parte attiva alia secrezione lattea, dimentica che da quasi un quarto di secolo tale concezione e ritenuta senza contrast! erronea e assurda, fin da quando I'Heidenhain calcolava che se cio do- vesse avvenire gi! elem.enti dovrebbero presentarsi ex novo almeno cin(^ue volte nolle 24 ore! Quando poi il Patella arriva a sostenere che il grande numero dei mononucleati del sangue del Topo non sono che il diretto e chiaro esponente della agile e continua motilita muscolare di questi animali, per cui I'endotelio con maggior facihta si verrebbe a sfaldare, mi sono chiesto se per trovare il materiale piia abbondante per lo studio dei mononucleati del sangue umano non fosse conveniente istituire le ricerche su persone dedite per professione a esercizi ginnastici ! - 324 - Poiche pur lasciando da parte la possibilita e la probabilita che meccanismi di tanta importanza flsiologica quali i generator! di ele- menti morfologici del sangue non abbiano trovato nello evolversi delle funzioni regolatori special!, specie in rapporto ad agent! cosi lontani, tale peregrina interpretazione e in contraddizione con le idee stesse del Patella. Come ma! non se ne e avveduto il Chiarissimo clinico? II massaggio provoca, dice I'A., con una pioggia di endotel! in circolo, una cospicua monucleos! : tuttavia, sempre secondo il Pa- tella, dopo un certo periodo di tempo i caduti sor.o distrutti e I'en- dotelio giovane resiste alia desquamazione. Che nel topo non esi- sta tale norma, e gli endoteli non sappiano mai resistere ai traumi che possono arrecar loro i movimenti dell'animale ? ! Davvero, dopo simiU concetti esposti con certezza semphcistica, e poco piacevole discorrere di Biologia ! Ma voglio soffermarmi ancora per indicare qualche cosa di nuovo che I'A. ha in questo articolo al- lestito, e che dovrebbe costituire un decisive argomento di sostegno. Fra i presunti fatti che I'A. pose a base fondamentale della propria teoria vi era quello della struttura lamellare che i mononu- cleati dovrebbero avere. Volendo ribadire ora questo concetto cen- tre le obbiezioni sorte, lo rafforza con sue nuove osservazioni, per giungere a stabilire che al prime concetto di natura lamellare debba essere ancora sostituito quello di una natura velamentosa degli ele- ment! in questione. I preparati sono fin troppo dimostrativ! ! E ])oiche I'A. deve essersi accorto che le osservazioni a fresco addimostrano i mono- nucleati quali sferoidi rotolanti senza gran difflcolta anche sotto al microscopio, ne deduce che que! pover! element! non sono che de! mort! " veri cadaveri cellulari imbeventisi passivamente dell'acqiia del plasma sanguigno „. E opportune soffermarc! su tale concetto. II Patella stabihsce tale state degenerative per ! corpuscoli in circolo, e di quest! po! c! fornisce, da preparati a secco, tanta copia di particolar! delle proprieta del plasma e del nucleo, sull'aspetto della cromatina ecc. quale diffusamente e esposta nel lavoro fondamentale, ribadita e ampliata nell'ultima nota e di cm ce ne promette anche abbondante uuovo contribute in un prossimo lavoro! Prescindendo da quanto io ebb! gi^ occasione di dire a proposito della tecnica usata, credo sia naturale il chiedere ora di quanto valore potranno essere i re- port! e le discussion i della minuta costituzione di element! la cu! integrita e compromessa a tal punto da dovedi ritenere quali ca- daveri rigonfiat! d'acqua : e, a maggior ragione, come si possa po! - 325 - con retta deduzione scientifica ricavare e sostenere con tanta sicu- rezza la pretesa natura velamentosa di dette cellule, natura, o, per meglio dire, apparenza che volendo ritenere per dimostrabile con preparati a secco, e cosi lontana dal reale aspetto deU'elemento os- servato a fresco ! Questa amplificazione del concetto degenerativo dei corpuscoli studiati che I'A. ha voluto esporre a maggior sostegno della asserta natura lamellare o addirittura velamentosa degli ele- menti, e cioe della pretesa base istologica della teoria, dovrebbe, a mio giudizio, bastare da sola a indicare di quanta attendibilita scientifica siano le osservazioni e le conclusioni ricavate. E la lezione impartita sulla struttura del nucleo fa pensare con rammarico che a tanta erudizione di citologia teorica corrispondano osservazioni e ricerche i cui reperti danno cosi facile adito a di- scuterne Tessenza! Dopo tutto cio non misorprende che il Patella asserisca che in circolo non si distinguono i globuli rossi di varia eta; che i lavori di maggiori fra i patologi italiani siano ignoti per 1' Istituto chnico di Siena ? E poi strano che I'A. a proposito della obiezione da me fatta circa i resultati concordi del Ores cenzi e del Parodi contrastanti con le sue conclusioni, dica che non ne tocca Tinterpretazione. Lasciando da parte il fatto che un date ben stabilito se si oppone a una teoria la scuote, non riesco ancora a pensare come sia interpetrabile la scomparsa dei pretesi endoteli in quelle alterazioni sperimentaU di circolo. E appena necessario che io noti di non aver mai mteso di ascrivere fra gli elementi celiulari perenni i mononucleati del sangue quando ne assicuravo la loro generale integrita citologica, come I'A. obiet- tandomi vorrebbe far credere. Le cellule degli epiteli del tubo ga- stroenterico invecchiano e si rinnovano pure con facilita ; pur tut- tavia per tale motive nessuno mai s'e sognato di dubitare della per- fetta vitalita della grandissima maggioranza di tali elementi. Troppa via intercorre fra la generale natura degenerativa, fra la concezione dei cadaveri ambulanti rigonfiati d'acqua del Patella, e quella di un tessuto sano i cui elementi si vadano, anche con discreta rapidita del ciclo naturale di vita, logorando e sostituendo sempre con nuovi! Parma 10 Novembre 1906. 326 - LABORATORIO DISTOLOQIA BELLA CLINICA MEDICA DI PARMA DIRETTO DAL PROF. A. RIVA Rapporti fra nucleoio, nucleo e granulazioni del protoplasma 0 fiiCERCHE MiCROSCOPicHE DEL DoTT. ADOLFO FERRATA (assistentb) (Con tavola VII) £} /ietata la riproduzione. In una mia precedente nota comparsa neirArchivio di Fisiolo- gia (Vol. Ill, fas. II) ho dimostrato la struttura complessa del nu- cleoio in un grande numero di cellule different!, e, come dimostrano le figure unite a quel lavoro, conclusi che ii nucleoio risulta in via generale costituito da due sostanze : una centrale acidofila e una periferica basofila e che i rapporti quantitativi fra le due sostanze variano assai da nucleoio a nucleoio. In seguito mi sono proposto di studiare quah rapporti sussi- stono fra le due parti del nucleoio e gli elementi morfologici del protoplasma cellulare, granuli e plasmosomi. A questo scopo ho fatto largamente use di organi di tritone provvisti, com' e note, di cel- lule voluminose. Nulla ho da dire circa alia tecnica adoperata, pojche e la stessa gia ricordata nella mia prima nota ; aggiungero solo che edotto deir inversione dell'affinita colorante del nucleo usando il metodo Pappenheim su pezzi flssati in hquidi osmici, ottenni facilmente un processo di colorazione elettivissimo per i componenti nucleari usando la pironina (sol. acquosa 0,50 %) e il verde di metile (sol. alcool a 50 ; 0,50 %) separatamente. Senza affatto dilungarmi, mi hmito alia descrizione delle figure che per se sono sufficienti a dimostrare quanto andro esponendo, Premetto che i fatti ch' io descrivo nelle ceUule epiteliali del villo intestinale del tritone sono naturalmente riferibih anche agli altri organi esaminati (rene, legato, pancreas, tiroide ecc.) senza al- cuna restrizione. Nella figura 1.^ si osserva il nucleoio posto (j[uasi centralmente (•) Coiiiunicazione con diinostrazione di preparati al Cougresso dei patologi in I'avia. Ottobre 1906. - 327 - nel corpo nucleare e costituito da una parte acidoftla centrale, e da un alone periferico basofilo. Nelle figure 4, 5, 6, nel protoplasm a cellulare si notano piu o meno numerosi del corpi che per il loro volume ricordano e sono affatto simlli ai nucleoli : alcuni di questi sono esclusivamente acidofili, altri costituiti da una parte acidofila e da una sostanza periferica basoflla come i nucleoli endonucleari. Che i corpi ricordati (plasmosomi) siano di origine nucleare e assai probabile : parla in favore di tale interpretazione e il loro volume e il loro modo di comportarsi di fronte alle sostanze co- La Tavola Vll, relativa ai lavoro del Dott. Adolfo Ferrata eomparirh nel prossimo numero. che spesso i plasmosomi misti si trovano in una specie di incavo in vicinanza al nucleo, cosi da lasciare adito all' ipotesi che dal pro- toplasma si dirigano verso il nucleo, invaginando a dito di guanto la membrana nucleare. Per quanto e stato detto, rimane stabihto che il nucleolo puo passare nel protoplasma cellulare ancora costituito dai suoi due componenti. In genere il nucleolo giunto nel protoplasma man mano che si allontana dal nucleo tende a diventare acidofilo o per trasformazione della sua parte periferica da basoflla ad acidofila o per il distacco di essa dalla parte acidofila. Percio si puo concludere che il nucleolo da origine ai plasmo- somi misti, ai plasmosomi acidofili, e colla sua parte periferica ad alcune granulazioni basoflle. Spiegazione della Tav. VII. Fif?. 1-6. Cellule intestinal! di tritone che dimostrano I'origine nucleolare dei plasmosomi misti, di quelli esclusivamente acidofili, e di alcune granulazioni basofile. — Fiss. Hermann. Colorazione pironina e verde di metile. Le ftjiure furono disegnate con microscopio Koristka — imm om. i/,;, — oQi comp. 6, foglio al- I'alt.ezza del preparato. - 326 - LABORATORIO d'iSTOLOGIA DELLA CLINICA MEDICA DI PAHMA DIRETTO DAL PROF. A. EEVA Rapporti fra nucleolo, nucleo e granulazioni del protoplasma (^). RiCERCHE MiCROScopicHE DEL DoTT. ADOLFO FERRATA (assistente) >_nr.-7iw lij uLj gicuiue' iiumyio (ir ceimje uinerenti, e, come aimostrano le figure unite a quel lavoro, conclusi che il nucleolo risulta in via generale costituito da due sostanze : una centrale acidofila e una periferica basofila e che i rapporti quantitativi fra le due sostanze variano assai da nucleolo a nucleolo. In seguito mi sono proposto di studiare quali rapporti sussi- stono fra le due parti del nucleolo e gli elementi morfologici del protoplasma cellulare, granuli e plasmosomi. A questo scope ho fatto largamente uso di organ! di tritone provvisti, com' e noto, di cel- lule voluminose. Nulla ho da dire circa alia tecnica adoperata, poiche e la stessa gia ricordata nella mia prima nota ; aggiungero solo che edotto deir inversione dell'affinita colorante del nucleo usando il metodo Pappenheim su pezzi fissati in hquidi osmici, ottenni facilmente un processo di colorazione elettivissimo per i componenti nucleari usando la pironina (sol. acquosa 0,50 %) e il verde di metile (sol. alcool a 50 ; 0,50 %) separatamente. Senza affatto dilungarmi, mi limito alia descrizione delle figure che per se sono sufflcienti a dimostrare quanto andro esponendo. Premetto che i fatti ch' io descrivo nelle cellule epiteliali del viilo intestinale del tritone sono naturalmente riferibih anche agh altri organ i esaminati (rene, fegato, pancreas, tiroide ecc.) senza al- cuna restrizione. Nella figura 1.^ si osserva il nucleolo posto quasi centralmente (') Cotiiunicazione con dimostrazione di preparati al Cougresso dei patologi in Pavia. Uttobre 1906. - 327 - nel corpo nucleare e costituito da una parte acidofila centrale, e da un alone periferico basofilo. Nelle figure 4, 5, 6, nel protoplasma cellulare si notano piu o meno numerosi dei corpi che per 11 loio volume ricordano e sono affatto simili ai nucleoli : alcuni di questi sono esclusivamente acidoflli, alfcri costituiti da una parte acidofila e da una sostanza periferica basofila come i nucleoli endonucleari. Che i corpi ricordati (plasmosomi) siano di origine nucleare e assai probabile : parla in favore di tale interpretazione e il loro volume e il loro mode di comportarsi di fronte alle sostanze co- loranti. Ma le figure 2, 3, 4, che riproducono in mode assolutamente fe- dele i preparati, chiaramente dimostrano I'origine nucleare dei pla- smosomi anche per Tepitelio dell' intestine. JSTella figura 2 il nucleolo ancora a struttura complessa sta sgusciando attraverso la parete nucleare, nolle figure 3 e 4 i plasmosomi si trovano ancora in pros- simita della membrana nucleare. E notevole il fatto (vedi fig. 3 e 4) che spesso i plasmosomi misti si trovano in una specie di incavo in vicinanza al nucleo, cosi da lasciare adito all* ipotesi che dal pro- toplasma si dirigano verso il nucleo, invaginando a dito di guanto la membrana nucleare. Per quanto e state detto, rimane stabilito che il nucleolo puo passare nel protoplasma cellulare ancora costituito dai suoi due componenti. In genere il nucleolo giunto nel protoplasma man mano che si allontana dal nucleo tende a diventare acidofilo o per trasformazione della sua parte periferica da basofila ad acidofila o per il distacco di essa dalla parte acidofila. Percio si puo concludere che il nucleolo da origine ai plasmo- somi misti, ai plasmosomi acidofili, e colla sua parte periferica ad alcune granulazioni basofile. Spiega?:ione della Tav. VII. Fig. 1-6. Cellule intestinal! di tritone che dimostrano I'origine nucleolare dei plasmosomi misti, di quelli esclusivamente acidofili, e di aloune granulazioni basofile. — Fiss. Hermann. Colorazione pironina e verde di metile. Le fiuure furono disegnate con microscopio Koristka — imm om. i/,. — oqi conip. 6, I'oglio al- I'altezza del preparato. - 328 - R. ISTITOTO DI CLINICA CHIRURQICA GENERALE DI FIRENZE, DIRETIO DAL PROF. E. BCRCI . PELLEaEINl DoTT. AUGUSTO, Assistente Divisione trasversale del condilo laterale del femore (Con 1 figura). fi vietata la riproduzione Studiando le alterazioni anatomo-patologiche di un'articolazione del ginocchio, resecata ad un giovane di 19 anni per tubercolosi, mi sono casualmente imbattuto in una malformazione congenita dell'estremita distale del femore, consistente nella divisione tra- sversale del condilo laterale. La malattia risaliva all'eta di 15 anni; fine a quest'epoca il paziente non aveva accusato il piu piccolo distm'bo nella deambulazione ; ne si era accorto di alcuna deformita nell'articolazione del ginocchio. Quando I'ammalato riparo nella Cli- nica, Tarticolazione era molto tmnefatta, di modo che non era pos- sibile valutare le piccolo alterazioni di forma ; ma certamente non presentava deformita evidenti. Le lesioni tubercolari dell'articolazione erano quasi esclusiva- mente localizzate alle parti molli: notavasi solo un focolajo limitato di carie tubercolare in corrispondenza del limite ventrale della in- cisura intercondiloidea. Per I'epoca della comparsa della malattia del ginocchio, per la durata di essa, per il fatto che i condili si presentano ricoperti di cartilagine normale, ritengo che debbasi esclu- dere che il process© tubercolare possa avere influito nella determi- nazione della malformazione e che debba ammettersi la natura con- genita di essa. Gi^ da tempo (Caldani, 1801 e Krause) fu rilevata la esistenza di insolcature dirette in sense trasversale nelle superfici articolari del condih femorah e si vollero da alcuni (Henle, 1855, Langer, 1858, Luscka, 1865, Meyer, 1878, Terr ill on, 1879), spiegare come il resultato meccanico della pressione dei margin! ventrali delle flbro- cartilagini interarticolari. Piu tardi invecc I'Heiberg (1888) dimo- - 329 - stro che queste insolcature non corrispondono ne per sede, ne per direzione alle cartilagini seminulari e che questi solchi sono ben marcati, anzi vi e addirittura divisione delle superfici articolari, in animali (Bos taurus, Trichecus rosmarus), che portano il ginocchio, anzi che teso, piegato ; che percio si debbono considerare come una varieta anatomica rara, che rappresenta nella epiflsi inferiore del femore umano la ripetizione di un fatto normale in vertebrati inferiori. Per quante ricerche abbia fatto nella letteratura, non sono rie- scito a trovare neppure un caso di divisione delle superfici artico- lari femorali nell'uomo, cosi perfetta, come nella osservazione pre- sente ; alia quale conferisce interesse, oltre il significato morfologico, anche la eccezionale rarita. SfcSV ..3^ k Una insolcatura, diretta daU'esterno aH'interno e dall'indietro in avanti, divide I'estremita inferiore del femore destro in una por- zione anteriore ed in una posteriore. Questo solco, che e regolare per forma e ricoperto da un sot- tile strato di cartilagine (fig. 2), divide il condilo laterale in due porzioni presso a poco uguah: di mode che invece di aversi dal lato laterale una sola superficie articolare, se ne hanno due : una ventrale, che si articola colla rotula, ed una dorsale, che si arti- cola colla tibia. In corrispondenza del condilo laterale I'insolcatura suddetta presenta il suo raaggiore sviluppo (e profonda mm. 7, larga mm. 12); dope si dirige aH'interno ed in avanti, attraversa cosi la fossa in- tercondiloidea, facendosi sempre meno profonda, e raggiunge il con- dilo mediale in corrispondenza del hmite anteriore della sua faccia articolare. - 330 - I due condili non si riuniscono ventralmente per formare la troclea, o faccia patellare, la quale e costituita," come abbiamo de- scritto, dalla porzione ventrale del solo condilo laterale. La superficie articolare del condilo mediale del femore destro e alquanto meno estesa del normale, sia in sense sagittale, sia in sense trasversale: e deficiente specialmente nella sua parte piii ventrale; giacche anterlormente la faccia articolare si interrompe bruscamente e viene limitata da una incisura poco profonda, a di- rezione trasversale. II maggior diametro antero-posteriore della superficie articolare del condilo mediale misura mm. 42 ; il massimo diametro trasver- sale misura mm. 23. II condilo laterale del femore destro e diviso trasversalmente in due porzioni: una ventrale ed una dorsale; la porzione ventrale presenta una superficie articolare, a forma rettangolare, che guarda obliquamente in avanti ed in basso. II massimo diamentro antero- posteriore di questa superficie articolare misura mm. 81; il massimo diametro trasversale mm. 27. Questa faccia articolare si articola colla faccia dorsale della rotula. La porzione dorsale del condilo laterale offre una superficie ar- ticolare allungata dall'avanti all'indietro, convessa secondo questa direzione, che guarda in basso e misura mm. 40 nel sue massimo diametro antero-posteriore e mm. 32 nel sue massimo diametro trasversale. Questa superficie si articola colla faccia articolare superiore della tibia. La rotula si presenta bene sviluppata, ma la sua faccia poste- riore presenta una superficie articolare piii piccola del normale (dia- metro trasversale = mm. 20, diametro antero-posteriore =: mm. 15) e non divisa, come ordinariamente, in una porzione mediale ed in una laterale da un rialzo verticale. L'estremita superiore della tibia non presenta variazioni no- tovoli. II case presente, concorre efficacemente a dimostrare fondata I'opinione dell'Heiberg e degli altri (Solger etc.) che lo hanno se- guito, sul significato non funzionale, ma raorfologico dei solchi, che nell'uomo stanno ad indicare la separazione della superficie tibiale del condilo dalla superficie rotulea, separazione, come si e detto, normale in alcuni vertebrati inferiori. 331 Bibliogr af ia. (Jaldani. — Icones anatomicae, Venetiis, 1801, Tab. XXXIV. Krause. — Anatomische Varietaten, Tabellen etc. Annover, 1880. Henle. — Handbuch d. syst. Anat. Bd. 7, Abth. 2, S. 132, i855. 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II soggetto non aveva, che si sappia, soft'erto di disturbi dal lato dell' apparecchio digestive, era morta in seguito a cardiopatia, ed in eftetto nessuna traccia di processo patologico in atto ne pregresso si trovo negli organi ad- dominali specialmente dell'apparecchio digerente. II fatto di riscontrare lo stomaco sotto forma di due sacchi non e nuovo ne rarissimo, ed e facile scorrendo la bibliografia rac- cogliere parecchie osservazioni analoghe; specialmente sono assai frequenti quel casi nei quali la divisione tra le due sacche non e spinta al giado estremo e si limita ad nn solco relativamente poco profondo, piii evidente di contro alia piccola curvatura, piii basso salle faccie e suUa grande curva. Sarebbe dare troppa importanza a questa nota riportare tutte le osservazioni fatte in proposito : il lettore potra farsi un'idea del numero e deirimportanza dei casi osservati leggendo nei trattati - 332 - di Jonnesco (Poirier\ Romiti, Sappey, ecc, nei quali trovera anche la piu estesa bibliografia (*). Sul valore di siffatta variazione nella forma dello stomaco si ebbero diverse opinioni, e vi fu anche chi credette trattarsi piu che di un fatto a base morfologica, di un ristringimento da cause pa- tologiche, 0 anche sempHcemente di un fenomeno di contrazione di un territorio hmitato della tunica muscolare (strato medio), fenomeno determinate da cause diverse che puo durare, o esser passeggiero. E certo che in singoli casi ognuna di queste opinioni ha per se I'appoggio dei fatti, ma appunto per questo noi possiamo ritenere come provato che la divisione piii o meno completa dello stomaco in due sacche, in casi non rari, e effettivamente una condizione morfologica, verisimilmente congenita ed indipendente da fenomeni morbosi. \ Fotogralia. Veduta anteriore — Vi ^^1 vero. E. Esofago. — B. Duodeno. — 1. Solco pilorico inferiore. — 2. Solco tra il corpo e il vestibolo pi- rico. — 3. solco tra il corpo e il fondo. La varieta ed il numero dei casi osservati fino ad oggi ci hanno permesso di ritenere questo concetto come ben fondato, ed anzi si e potato andar piu avanti e riconoscere, che negli stomachi cosif- (•)Tra le raemorie suirargomento sono specialraente ioteressanti : M. Kern, Inaug-Diss. Berlin 1S89, eGiannelii, Atti dell'Acc. di Sc. Mediche e Naturali in Ferrara. Ferrara 1902. - 333 - fatti il ristringiraento corrisponde appnnto alia divisione tra il corpo dello stomaco ed il vestibolo pilorico, due delle quattro porzioni nelle quali puo esser diviso lo storaaco dal punto di vista morfologico. Cosi e che lo stomaco, nel quale il solco tra vestibolo pilorico e corpo determina una vera strozzatura del viscere, pote essere ri- ferito giustamente da Home e Giannelli alio stomaco di taluni roditori nei quali il viscere e nettamente triloculare, essendo i tre loculi cosi composti: fondo -j- corpo^ vestibolo^ canal pilorico-, e se si vuol riferirsi alia forma quadriloculare dei ruminanti, rumine -f f^ti- cola, omaso, ahomaso. ISTel caso nostro lo strozzamento non mi sembra che corrisponda a quelle che nei casi precedenti fu osservato. II solco tra corpo e vestibolo corrisponde infatti al punto nel quale la curva minore, o margine destro, cambia direzione, e decor- rendo obliquamente d'alto in basso e da destra a sinistra scende a tro- vare la grande curva, o margine sinistro, pure la dove cambia direzione. " La limite entre le corps proprement dit et le vestibule pilorique est indique par le changement de directions des bords „ dice Jonnesco (pag. 204) e questo e confermato nei casi di trilocula- zione piu distinti come in quelle riportato da G-iannelli. Ora invece nel caso attuale lo strozzamento interessa il viscere assai piii In alto e colpisce i due margin! sulla meta del loro tra- gitto verticale. Di piii nella porzione dello stomaco inferiore alio strozzamento si trova assai ben disegnato, come in molti casi nor- mah, un solco evidente specialmente dal lato della piccola curva, che corrisponde appunto al solco tra vestibolo e corpo. A me sembra adunque che nel caso attuale si possa parlare di uno stomaco quadriloculare, alio stesso modo che G-iannelli giusta- mente voile chiamare il suo triloculare ; poiche infatti in questo no- stro abbiamo separati da solchi i quattro segmeuti del viscere; fondo, corpo, vestibolo, canale pilorico. SUNTI E RIVISTE 18. Fusari R. — Un metodo semplice di colorazione elettiva dei granuli delle cellule del Paneth nell'lntestino umano. — Giorn. della R. Ace. di Med. di Torino, n. 6-7, 1906. Per la colorazione dei granuli delle cellule del Paneth e vantaggiosa una fissazione con liquid! contenenti forraolo. Pero con fissazione in liqnido di 334 Kaiserling si ottiene un'elettivit^ anclie maggiore dei granuli suddetti per alcune sostanze coloranti. Le sezioni di intestino uniaao fissato freschissimo venivano colotite dapprima con carminio boracico od alluminoso, ed in se- guito erano tenute per 24 ore in abbondante acqua distillata leggermente colorata in verde con I'aggiuuta di alcune goccie di soluzione di carminio d'indaco ed acido picrico. Le cellule del Paneth rimangono colorate in verde azzurro ed anclie in azzurro intenso ; nessuu altro elemento assume quel colore. Anziche il carminio si puo adoperare come colore di contrasto I'ematos- silina per i nuclei ed il mucicarminio per le cellule raucose, I3 quail si di- stinguono cosi nettissimamente dalle cellule del Paneth ; in tal raaniera si viene a dimostrare la perfetta iudipendenza fra le due forme di olementi. Trattando le sezioni di pezzi fissati in Kaiserling col metodo di Apathy al cloruro d'oro si dimostra che le cellule del Paneth riducono quel sale ; i loro granuli si tiugono in violetto intenso, mentre il muco resta affatto sco- lorato. 19. Gemelli A. — Nuove osservazioni sull'ipofisi delle raarmotte durante il le- targo e nella stagione estiva. — Bioloyica^ Vol. I, Torino 1906. Nell'ipofisi delle marmotte, come in quella degli altri mammiferi, si riscon- trano tre tipi di cellule cromofile : lt> cellule acidofile, il protoplasma delle quali si colora facilmente coi colori acidi — 2° cellule cianofile, le quali si colorano tortemente coU'ematossilina — 3° cellule di transizione. Durante il letargo ie cellule cromofobe restano inalterate, mentre dimi- nuiscono notevolmente le cellule cianoHle ; sono numerose invece le cellule cromofile di 3" tipo o di transizione. AI risveglio primaverile il numero delle cellule cianofile aumenta molto e si riscontrano inoltre in tutto I'organo molte mitosi. L'ipofisi delle marmotte seguirebbe adunque la legge generale alia quale obbediscono gli altri organ! durante il letargo ed al risveglio primaverile. Ad essa spetterebbe la tunzione di cooperare con altri orgaui a secre- zione interna alia neutralizzazione delle tossine, e non puo essere in alcun modo ritenuta come I'ipotetico centro del sonno fisiologico. 20. Fusari S. — Una nota di Storia a proposito della scoperta delle ghiandole uretrali dell'uomo. — Giorn. della R. Accad. di Medic, di Torino, n. 6-7, 1906. Le glandulae urethrales furono notate e descritte molto minutamente da Terraneo, professore di Anatomia a Torino nel 1702 ; invece si ritiene gene- ralmente che lo scopritore ne sia stato il Littre, mentre quest' A. non parla di ghiandole uretrali, bensi di una sola ghiandola situata al di sotto della prostata. Al Terraneo spetta pure il merito di aver descritto meglio di quanto fosse stato fatto precedentemente le glandulae bulbo-urethrales, di averne atfermata I'oraologia colle ghiandole del Bartholin e di aver notato il rapporto Ira le ghiandole suddette ed il muscolo trasverso profondo del perineo. - 335 - 21. Tovo G. — Le forme del cranio nello sviluppo fetale. — AtH Societd ro- mana Antropologia, Vol. 11, fasc. 1, pp. 27-44, Roma 1905. L'A. incomincia un nuovo studio sui cranii piemontesi e nella prima parte studia i cranii dei feti seguendo la classificazioue del Sergi. Sono 86 crani, dal 'i" mesa di vita fetale, fine alia nascita. E' subito evideute una difFerenza tra le forme auteriori e quelle posteriori al 7° mese : prima del settimo mese prevalgano le forme ovoidali, poi le pentagonoidi ; I'A. crede si possa conclu- dere che normalmente il cranio fetale al 7° mese di vita intrauterina assume una forma pentagonale; questo fatto dipende dalla formazione di eminenze in relazione coi punti di ossificazione o coi centri di coalescenza del reticolo La forma peutagonale fetale e in molti casi fatto transitorio e nei feti a termine si intravede gia quale sara la forma definitiva del cranio. La forma pentagonale nell'adulto puo ritenersi come permanenza di uno stato fetale. 22. Ghigi A. — Osservazioni anatomiche ed embriologiche sulla forma esterna e suUo scheletro delle estremita in Testudo graeca. — Mem. della R. Ace. delle scieiize delV Istituto di Bologna, Serie 6^, T. 3. Dall'esame di molti esemplari di Testudo graeca, risulta che I'unghia del poUice e piu o meno ridotta, spesso mancante; auehe gli elementi scheletrici di quel dito sono ridotti. Nel tarso il 5° dito manca qui come negli altri Cheloni. La os.servazione di alcuni embrioni dimostro all'A. che nel carpo appajono un pisiforme ed un radiale esterno che non si trovano nell'adulto; e proba- bile, I'A. non ha potuto dimostrarlo per mancanza di embrioni piu progroditi, che questi due elementi scheletrici siano rappresentati uell'adulto dalle car- tilagini che si trovano ai lati rispettivamente dell'ulnare e del radiale. £1 pri- mo carpale esiste sempre, ma e rappresentato nell'adulto da una massa car- tilaginea. Le condizioni del tarso durante lo sviluppo sono molto simili a (juelle degli Qccelli; la serie prossiraale del tarso e in ambedue i gruppi costituita da un grande pezzo tibiale e da un piccolo pezzo fibulare; I'unica differenza sta nel fatto che i tarsali distali sono nelle testuggini tutti liberi, mentre negli uccelli sono fusi in un' unica lamina cartilaginea. 23. Corti A. — I ciechi dell'intestino terminale di Colymbus septentrionalis L. — Atti della Soc. ital. di Scienze natur. Vol. 45, Milano 1906. II Colymbus septentrionalis possiede due diverticoli ciechi dell'intestino posteriore ben sviluppati, inseriti simmetricamente ai due lati dell'intestino; essi sono abbondantemente vascolarizzati. Le pareti dei diverticoli possiedono tutte le tonache del restante inte- stine, si continuano in quelle, e d'altro canto, pur divenendo piu sottili, si seguono sino all'apice del diverticolo. La tonaca muccosa e ben diflferenziata, forma piccole pieghe trasver.sali e non possiede villi. Non esistono valvole all'imbo'cco dei ciechi. Vi si riscontrano veri tubi ghiandolari omologizzabili alle ghiandole del Galeati. L'epitelio non difierisce da quello tipico dell'intestino. - 336 - II punto d'inserzione dei ciechi segna il principio del retto. Non h afiatto provato che la duplicita dei ciechi sia uno sdoppiamento di una primitiva forma unitai'ia. I ciechi degli uccelli, per i quali non e dimostrabile un'omologia col cieco dei mammifori, quando assumono un discrete sviluppo hanno certo funzioni digestive ed entrano in stretto rapporto col restante tubo intestinale. II significato anatomico dei ciechi e sconosciuto. 24. Drago U. — Ricerche sull'attrazione delle cellule sessuali. — Atti deWAccad. Gioenia di scienze natur. in Catania^ Serie 4^, Vol. 19. L'A. si e proposto di studiare sperimentalmente il problema dell'attra- zione sessnale delle cellule gerrainali animali, seguendo la via ed in parte anche i metodi adoperati da Pfeffer nello studio delle cellule germinali vege- tal!. 11 metodo dei tubi capillari, adoperato da Pfeflfer nelle sue indagini, non corrisponde afifatto, almeno per le cellule sessuali di Echinodermi ; gli sper- matozoi animali agitandosi in tutte le direzioni pervengouo accidentalmente entro i tubi capillari. Riscaldando le uova di Echinus lividus a 50", queste non attraggono piu gli spermatozoi; un riscaldaraento superiore a 33° ed inferiore a 50" matitiene nelle uova la capacita di attrarre gli spermatozoi, male rende incapaci di es- sere fecondate. Anche le uova immature e perfino quelle gia fecondate attrag- gono gli spermatozoi. Neppure uccidendo le uova (con correnti galvaniche, con soluzioni deboli di sublimate) esse perdono la capacita attrattiva; e se mai esse perdono questa capacita, la riacquistano facilmente se sono tenute in rauco diluito con acqua di mare. Non esisterebbe adunque un chemiotropismo sessuale, ma forse gli sper- matozoi si accumulano attorno alle uova per una proprieta adesiva dello strato periferico di queste, resa piu efificace dal potere agglutinante degli spermatozoi. 25. Camitiiti R. — Contribute alia conoscenza della scissione diretta del nucleo. — Giornale Intern, di Sc med., An. 27, Fasc. 15, pp. 691-696, con figg. Na- poll 1905. L'A. riprende la antica questione del significato di questo fenomeno nu- cleare. In un adenoma solitario del fegato egli ha riscontrate molte fo^rme nucleari che indubbiamente rivelano una divisione diretta, mentre non ha trovate forme di divisione indiretta; ammesso anche che vi fossero cariocinesi, esse dovevano ad ogni modo essere molto rare e non rappresentavano che I'eccezione, ed il tumoi-e essendosi molto rapidamente accresciuto, la moltipli- cazione diretta e certo quella che a .siffatto accrescimento ha provveduto, L'A., valutando i fatti da lui osservati e quelli dei molti AA. che I'hanno prece- fluto, crede che questa forma di divisione non abbia un valore speciale ne de- generative ne rigenerativo, ma rappresenti un altro processo di moltiplica- zione cellulare, che eltre quelle cariocinetico puo per certe circostanze essere chiamate alia riproduziene degli elementi. Banchi. - 337 - liOreiiKO Teiichiiii In Brescia ebbe i natali Loreiixo Teiichiiii, il g'iorno 21 del gen- najo 1852. Segui il corso di Medicina e (^hirurgia nell'Ateneo Pavese, ove con- segui la laurea il 27 luglio 1876. Per le peculiari attitudini clie, ancora studeiite, Egli aveva dimo- strato per le Anatomiche Discipline, appena ottenuta la laurea venne prescelto come 2'^ Settore nell' Istituto Anatomico di Pavia, per essere promosso Settore-Gapo nell'anno siiccessivo. Nel 1879, a tre anni appena di distanza dalla laurea, otteneva per esame la libera Docenza in Anatomia topografica, dopo di che veniva a Lui affidato, nella Scuola Pavese. I' incarico ufflciale dell' insegnamento di tale Disciplina. In questo primo periodo Egli pubblicava parecclii scritti, tra i quali notevole uno nel quale si fa la storia dei progress! deU'anatomia e della fisiologia del sistema nervoso centrale nel secolo XIX, pubblicazione che ottenne un premio d' incoraggiamento dal R. Istituto lombardo di Scienze e Lettere. ITgual premio ebbe successivamente un altro lavoro, fatto in unione al dott. Gesare Staurenghi, die tratta dell'Anatomia del cervel- letto umano e dell'apparato ventricolare della volta a quattro pilastri. Nel 1881, il Nostro, ancora giovanissimo, abbandonava 1' Universita di Pavia per quella di Parma, ove andava ad occupare il posto di Pro- fessore ordinario di Anatomia umana normale, che erasi conquistato me- diante concorso, e che tenne tino alia sua morte. Incomincio allora una serie di ricerche, che in gran parte si riferiscono alio studio macrosco- pico dei centri nervosi, alcune condotte in individui normali, altre in pazzi e delinquent! ; e sono particolarmente da ricordare quattro Memorie, corredate da numerose incisioni che illustrano cervelli di dehnquenti, delle quali Memorie tre ottennero un premio dal R. Istituto lombardo di Scienze e Lettere, respettivamente negli anni 1885, 1887, e 1891. Per tali ricerche Egli si servi di un copioso materiale, ora raccolto nel Museo Antropologico che fa parte dell' Istituto anatomico Parmense, Mu- seo che fu fondato da Tenchini ed al quale Egli dedico molta parte della sua attivita : la collezione. che contiene numerosi preparati di va- rieta rare, in specie nel campo dell'osteologia e del sistema nervoso cen- trale, valse al Tenchini una menzione onorevole all'Esposizione nazio- nale di Torino nel 1884, e nel 1887 la medagha d'lu-o all' Esposizione scientifica e industriale in Parma. Dal 1885 all'anno che corre, ollre le Memorie sui cervelli dei delin- quenti, di che si e fatto di sopra menzione, altre in gran nuniero ne pub- blico, che vertono generalmente intorno ad argomenti di Morfologia e di - 338 - Antropologia, per la quale ultima disciplina Tenchini aveva una parti- colare predilezione ; e giusto pero rilevare com' Ei seguisse con grande in- teresse anche i progressi della Istologia e della Embriologia, pur non portando quasi alcun contributo personale a questi rami deirAnatomia. Ultimamente, in unione al suo Assistente dott. Gavatorti, Egli at- tendeva ad uno studio suUa ghiandola tiroide, pel quale gli fornivano materiale diversi Istituti anatomici d' Italia ; ed aveva da poclii giorni messo la porola « fine » a questo lavoro (gia pronto per la pubblica- zione), allorche la morte ne troncu d'un tratto I'esistenza, il 10 ottobre dell'anno corrente. Grande operosita dobbiamo in Lui riconoscere, se si considera che oltre al tempo clie dedicava all' insegnamento (nel quale era edicacis- simo), ed a quello dedicate alia ricerca scientifica ed alle collezioni pel Museo, molto ne impiegava pel disbrigo delle tante faccende che gU derivavano dalle cariche pubbliche di che era insignito, la qual cosa dimostra. insieme ad altre, in quanto onore fosse tenuto. F. L, Elenco delle pubbligazioni del prof. Tenchini \. Delinqiiente recidivo, semi- simulatore e semi-alienato. — Kivi&la di Discipline carcerarie, Boma, 1877. 2. Sopi-a una particolare disposizione dei nervi palmari neH'iionio. Con tavola. — Pavia. 1S7S. 3. Auomalie del inuscolo bicipite omerale. Con tavola. — Gazzetla medica ilaliana, Lr-inbardia, Milano, 1879. 4. Un'anomalia deirarteria succlavia. — Gazzetla medica ilaliana, Loinhardia, Milano, 1879. 5. Contribulo alia storia dei progressi dell'Anatoinia e della Kisiologia del cervello nel secolo cor- rente, con particolare riguardo alia dotti'ina di Gall (dalle ultime pubblicazioni di Gall al 1670). — Napoli-Roma, 1880. 6 Di un nuovo luuscolo sopranumerario (costo-omerale) del braccio umano. Con tavola. — BoUol- Hno scientiftco, Pavia, 1880. 7. Contributo all'auatomia del cervelletto umano e deH'apparato ventricolare della v61ta a qiiattro pilastri : 1, delle valvole del Tarin; 2. del lobo mediano del cervelletto e specialmente del verme inferiore nell'uorao, con una annotazione sui flocculi del pneuinogastrico ; 3. di un nuovo tubercolo della volta d^l quarto ventricolo ; 4. dell'apjiarato ventricolare della v61ta a quattro pilastri ossia del ventricolo di Verga. Con atlante. (CoUa collaborazione di C, ytaurenghi, studente dl medicina). — Pavia, 1881. 8. Un caso di assenza completa del setto lucido con integrita delle funzioni mentali. Con tavola. — Pavia, 1881. 9. Artlcolo " Kncefalo «, in: Enciclopedia medica ilaliana, Milano, 1881. 10. Singolare deforinita del verme cerebellare inferiore in un nonio adiJto a tardo sviluppo intellet- t'jale. Con tavola. — Annali universali di Medicina, A'llano, 1881. 11. D'illa fosselta occipitale mediana. Con tavola. — Annali universali di Medicina, Milano, 1881. 12. bulla trabecola cinerea deU'encefalo umano. Con cinque figure. — Annali universali di Medi- cina, Milano, 1882. 13. Incomplete sviluppo del lobo mediano del cervelletto in uua banibina di otto uiesi. Con tavola. — Annali univermli di Medicina, Milano, 188ii. 11. II liquido Pollacci usato per la conservazione del preparati anatomici. — Milano, 1882. tb. Sopra alcune varieta della scissura di Kolando dell'encefalo umano ed in ispecie di una assai sin- golare trovata nel cervello di douna demente. Con tavola. — liivista sperimenlale di Frenia- Iria e Medicina legale, Rccigio-Emilia, 1883. 16. Anatomia deU'encefalo delTuomo normale, sviluppo e note di ;inatoiiii:i coinparatu. Con tij;urf. — // sislem". uv)-V(iso c^'iilrale, Milano, ISS:!. - 339 - 17. Nuove ricerche suU'anatoinia della trabecola cinerea deU'encef'alo umano. — Annali universali di Medicina, Milano, 1883. 18. Sopra un caso di prematura divisione dell'arteria omerale. Con tavdia. — liolleltino Scientifico, Pavia, i8S3. 19. Cervelletto insolitamente deforme di uomo adulto. Com tavola. — liol/eUinn Scienti/lco, Pavia, iS8^. 2'). Di una rara anomalia delle arterie e delle vene einiilgenti. Con figura. — BoUeltino Scientifico Pavia, 1884. 21. Sul peso dell'encefaio, degll eiti'sferi cerebrali, e del cervelletto nei Lombardi della provincia bre- sciaoa. — Parma, iS84. 22. Vnnotazioni al Traitato di anatomia topogratiea di P. Tillaux. Prima edizione italiana sulla III francese. — Milano, 1884. 23. Cervelli di delinguenti. Superticie inetopica. Meiiioria prima. Cou 2'- tavole. — Parma, 1885. 24. Sulla cresta f-ontale dei criminali. Con due fit^ure. — Parma, 1886. 25. Sul sesto ventricolo cerebrale o ventricolo di Verga ; nuova contnbuzione. Con tavula. — Rivi sla spenmentale di Freniatria e Medicina legale, Reggio- Emilia, 1886. 2(3. Sulla cresta frontale del (Taiiio umano (normal!, pazzi e crimmali) ed in ispecie del rap[)orto fia il suo sviluppo e la fossetta occipitale mediaaa. — Parma, 1887. 27. Suila struttura della trabecola cinerea. — Ateneo medico parmense, Parma, 1887. 28. Cervelli di delinquent!. Superficie parieto temporo-occipitale. Meiuoria seconda. Con 2B figure. — Parma, 1887. 29. Mancanza delJa 12a vertebra dorsale (formola 7 c. + 11 d. + 5 1. + 5 s. + 4 coc. = 32) e delle due ultime coste con altre anomalie coucomitanti in uomo adulto (criniinale suicida). — Ateneo medico parmense, Parma, 1887. 30. I moderni stud! sul cerveilo nelle scienze social!. Discorso. — Pariiia, 1887. 31. Sopra un caso di ectopia renale bilaterale congenita. Con tavola. — Ateneo medico parmense, Parma, 1888. 32. Varieta numeriche delle vertebre e delle coste, con una nota sull'apofisi leinurinica di Albrecht. Con sei figure. — Ateneo medico parmense. Parma, 1888. 33. Poroencefalia grave bilaterale congenita. Con una figura. — Ateneo medico parmense, Parma, 1889. 34. Arco maxillo-temporale imfrajugale dell' uomo. Con tavola. — Ateneo medico par,)iense. Parma, 1889. 35. Sulle varieta numeriche vertebrocostal! nell' uomo. Nuove ricerche. — Ateneo med'co parmense, Parma, 1889. 36. Sulla coiteccia cerebrale degli equini e de! bovini studiata nelle sue omologie con quella del- Tuomo. Circonvoluzioni. Scissure e solchi. Sviluppo. Circolazione arteriosa. Con otto tavole. (In collaboraz. coo V. Negri ni). — Parma, 1889. 37. Encefalocele congenito posteriore. Con tavola. — Ateneo medico parmense, Par.na, 1890. 38. Cervelli di delinquent!. Superficie interna. Memoria terza. Con 18 figure. — Parma, 1891. 39. Sull'mdice ileo-pelvico (Serg!) ilei criminali. — Archivio di Psichiatria, Scienze penali ed Antra- pologia criminate, Torino, 1894. 4 1, Di una nuova maniera di compenso nelle anomalie numeriche vertebral! dell' uomo. — Archivio per V Antropologia e V Etnologia, Firenze, 1894. 41. Cervelli di delinquent!. Superficie inferiore. Memoria quarta. Con 9 figure. — Parma, 1895. 42. Ui una singolare varieta dell'atlante umano. — Archivio per V Antropologia e V Etnologia, Fi- renze, 1896. 43. Contribuzione alio studio del foro pterigo-spinoso (Civinini) specialmente rispetto ad alcune piti frequent! particolarita craniche concomitant! (in criminali). Con una figura. — Archivio per I' Antropologia e V Etnologia, Firenze, 1897. 44. Di Luigi Calori. — Bologna, 1898. 45. fstologia: note e considerazioni storiche, — Milano, 1898. 16. Sul bulbo giugulare inferiore dell' uomo. Con 5 tavote. — Ricerche falte nel Laboralorio di Ana- tomia nonnale della R. Universita di Roma, ed in altri Laboratorii biologici, Roma, 1899. 47. Di un singolare processo osseo della diafisi del feraore umano. — Monitore Zoologico Italiano. Firenze, 1900. 48. Compendio di Anatomia umana normale. — Milano, 1901. 49. Di un nuovo processo anomalo ed altre particolarita nell'os sphenoidale dell' uomo e di alcuni altri animal!. (In collaboraz. col dott. Z i m m e r 1). Comunicazione preventiva. — Moderno Zeoja- tra, 1901. 50. Di un nuovo muscolo soprannumerario della regione posteriore dell'antibraccio umano (M. extensor digit! indicis et medii) consociato ad un fascicolo manidio. Con tavola. — Monitore Zoologico Italiano, Firenze, 1902. - 340 - 51. Sopra i cosl detti wormiani della fossa crani anterior neH'uomo. (In coUaboraz. col doW. Z i in- merl). — Parma, 1902. 52. Sopra il canale infrasquamoso di Grtlber. Col 8 tavole. — Archivio ilaliano di Analomia e di Embriologia, Firenze, 1904. 53. Sulla presenza di canali emissari nella squama frontalis dell'uomo adulto. — Monilore Znologico Ilaliano, Firenze, 1904, 54. Di un canale perforante arterioso nella volta cranica deH'uomo adulto. Con uua ftgura. — Mo- nilore Zoologico Ilaliano, Firenze, 1904. 55. Canali perforanti vascolari sagittali e parasagittal! nel cranio deiruomo adulto. Comunicazione preventiva. — Montlore Zoologico Ilaliano, Firenze, 1905. 56. Canali perforanti vascolari sagittali e parasagittal! nel cranio deiruonio adulto. Con una fignra. — Archivio ilaliano di Anatoniia e di Embriologia, Firenze, 1905. 57. Di un emissario anomalo orbito-frontale. — Monilore Zoologico Ilaliano, Firenze, 1905. 58. Sulla morfologia della ghiandola tiroide normale deU'uomo. Nota preliminare. (In collaborazione col dott. P. Cavatorti). — Atti della R. Accademia dei Lincei, Roma, 1905. 59. Corso di Einbriogenesi. — Parma, 1905. 60. Salla morfologia della ghiandola tiroide normale dell' uomo. Ricerche di Anatomia, seguite da una Nota statistica suH'odierna distribuzione del gozzo in Italia. Con 18 figure fuori testo e una carta geografica. (In collaborazione col dott. P. Cavatorti). — In corso di puhhlicazione. NOTIZIE — II giorno 25 novembre sono state celebrate a Pistoja feste commemo- rative di quella antica Scuola Medica e degli illustri anatomici Pistojesi, Filippo Civinini, Atto Tigri e Filippo Pacini. Necrologio. — II prof. Giovanni Luigi Rossi di Napoli, libero docente di Anatomia Comparata in quella University, distinto cultore dell'anatomia dei Miriapodi, ha cessato di vivere il 17 corr., colpito da ferro omicida. ISTITUTO VenETO di SCIENZB, LettERE WD ArTI. * — CONCORSO A PRBMI. — Monografia geodsica e biologica dei laghi Veneti, tipici, per altitudine e gia- citura, escluso il Grarda. II concorso rimane aperto fioo al 31 dicembre 1907. Premio : L. 3,000. Premio Nobel. — E stato assegnato il Premio Nobel ai Profi. Camiilo Golgi e Ramon y Cajal, per le loro grandi benemerenze nello studio dell' ana- tomia del sistema nervoso. Registriamo con vivo compiacimento 1' alta di- stinzione della quale e stato onorato un nostro connazionale. Cosmo Chekubini, Amministratorb-responsabile. Kirenze, Iyti6. — ri|i. L. Niecolai, Via Faenia, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale deila Unione Zoologica Italiana DIHKTTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARU6I EUGENIO FICALBI Prof, (li Anatomia uiiiana I'rof. di Anatoiuia comp. e Zoolojiia nel R. Istituto diStiidl .Super, in Kireiize nella K. Universita di I'isa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istifuto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L- 15. XVII Anno Firenze, XDicembre 1906 N. 13 SOMMARIO: Bibltografia. — Pag. 341-352. CoMUNiCAZiONi osiGiNALi : Groggio .E., Intorno all'identita del Lernanthropus liihiae Goggio con il L. trachuri Brian e del L. Thow,psoni Brian con il L. mkropterygis Richiardi. — Recalde J. F., e Zuccari G-., Di una variazione nou ancora descritta dei muscoli della gamba dell'uomo. — Pag. 825-356. SUNTi E Rivistb: 26. Silvestri F., Contribuzioni alia conoscenza biologica degli Imenotteri parassiti. I. Biologia del Litomastix truncatellus . (Dalm). 27. Silvestri F., Sviluppo dieW Ageniaspis fuscicollis (Dalin.) Thorns. {Chair cididae). — Pag. 856-360. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BIBLIOGRAFIA Si dh notizia soltaiUo dei lavori pubblicati in Italia. XV. Vertebrati. II PARTE A NATO MIC A. 1. Parte generale. Guglielmi Achille. — Contributo alio studio della macrosomia fetale e del- I'avvenire dei grossi feti. — Annali Ostetr. e Ginenol., An. 28, N. 6i pp. 588-631. Milano 1906. 342 2. Tbgumbnto e produzioni tegumentarie. Bizzozero Edzo. — Colorazione nera col nitrato cV argento dei graauli delle cellule cromatofore e dell'epitelio della pelle. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 69, N. 3-4, pp. 96-97. Tcrino 1906. Fiore G. — Influenza dei centri visivi (lobi ottici e retina) sul pigmento della cute dei pesci colorati. — Rendic. XVII Gongresso Associaz. ottnlmol. ital. {Napoli 10-14 ottobre 1905), in : Aniiali Ottalmologia, An. 35, Fasc. 1-2, pp. 145-146. Pavia 1906. Ghisleni Pietro. — Ricei'che sulla rigenerazioue dell'apparato tegumentario del piede dei Solipedi. — Clinica Veterinaria, An. 29, N. 19, 20 e 21. Mi- lano 1906. Giorgi Eugenic. — Ghiandole sebacee subcoi-nee. — GiornaL. tnalattie veneree e pelle, Vol. 47, An. 41 {1906), Fasc. 1, pp. 93-97, con tav. Milano 1906. Kwietniewski Casimiro. — Ricerche intorno alia struttura istologica dell'in- tegumento dei Selachii. — Padova-Verona, edit. Drucker, 1906,4°, j)p. 154, con 6 tavole. Lombardo C. — Sulla secrezione di grasso da parte delle ghiandole sudori- pare. — Giorn. ital. malattie veneree e pelle. Vol. 47, An. 41 (1906), Fasc. 3, pp. 292-317. Milano 1906. Meynier E. — Sulle modificazioni indotte nella struttura della ghiandola mammaria dalla scspeusione dell'allattamento [Mammiferi] : ricerche isto- logicbe e sperim. — Riv. Clinica Pediatrica, Vol. 4, Fasc. 6, pp. 401-435, con tav. Firenze 1906. Pasini A. — Ghiandole ssebacee intraepidermiche subcornee. — Giorn. ital. malattie veneree e pelle, Vol. 47, An. 41 {1906), Fa.9c. 2, pp. 234-243, con tav. Milano 1906. Podvysozkj V. e Pirone R. — Le alterazioni istologiche della cute da raf- treddamento con speciale riguardo alia fine particolarita del process© ri- generativo dell'epitelio [Mammiferi]. — Sperimentale {Arch. Biologia norm. e patol), An. 60, Fasc. 3, jyp. 401-407. Firenze 1906. '6. SiSTEMA NERVOSO CENTRALE E PBRIFERICO. Abundo (d') G. — Atrofie cerebral! sperimentali e atrofie craniensi conco- mitanti [Mammiferi]. — Gazz. med. lomb.. An. 65, N. 29, pp. 281-283. Mi- lano 1906. Barbieri Giro. — Differenziamenti istolQgici nella regione ottica del cervello di Teleostei e Anfibi anuri. — Atti Soc. ital. sc. nat. e Museo civ. st. nat. Milano, Vol. 44, Fasc. 3, Milano 1905. Beccari Nello. — Sulle fibre del Mauthner (Salamandriiia perspicillata, Salmo Fario e S. irideus). — Rendic. Accad. med.-fis. fiorentina, seduta 10 inaggio 1906, in Sperimentale {Arch. Biologia norm, e patol). An. 60, Fasc. 3, pp. 456-457. Firenze 1906. Bellini Giulio Cesare. — Alcuni dati uumerici sulle cellule gangliari del mi- dollo spinale umano. — Tommasi, An. 1, N. 16, pp. 410-413. Napoli 1906. Bianchini S. — Intorno alia degenerazione e alia rigenerazione dei nervi : nota critica riassuntiva. — Vedi M. Z., XVII, 6, 174. Buschi Attilio. — I nervi deli'appendice vermiforme dell'uomo. — Vedi M. Z., XVII, 8, 232. Cif.ccio Carmelo. — Kapporti istogenetici tra il simpatico e le cellule cro- - 343 - maflSni. Con tav. XII. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 5, Fasc. 2, pp. 256 267. Firenze 1906. Deganello Umberto. — Degenerazioni nel nevrasse della rana consecutive airasportazione del labirinto dell'orecchio. Contributo sperimentale alia conoscenza delle vie acustiche centrali della rana e alia fisiologia del labirinto non acustico. — Atti Istit. Veneto Sc. Lett, ed Arti, T. 65 (iS. S, T. 8), An. 1905-906. Disp. 7, pp. 829-849, con tav. Venezia 1906. Donaggio Arturo. — Effetti dell'azione combinata del digiuno e del freddo sui centri nervosi di mammiferi adulti. Con tav. — Riv. sperim. frenia- tria, Vol. 32, Fasc. 1-2, pp. 373 393. Reggio- Emilia 1906. G-asparrini E. — Delle alterazioni successive alia estirpazione del ganglio cervicale siiupatico superiore. 2^ Nota [Mammiferi]. — Annali Oftalmo- logia, An. 35, Fasc. 7-9, pp. 686-713. Pavia. 1906. Gemelli Agostino. — Su I'ipofisi delle marraotte durante il letargo e uella stagione estiva. Contributo alia fisiologia dell'ipofisi. Nota prev. — Rendic. Istit. lamb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 39, Fasc. 7, pp. 406-413. Milano 1906. Gemelli Agostino. — Su I'ipofisi delle marmotte durante il letargo e nella stagione estiva. Contributo alia fisiologia dell'ipofisi. — Arch. Sc. vied., Vol. 30, Fasc. 4, pp. 341-349. Torino 1906. Giacomini Ercole. — Sulle capsule surrenali e sul simpatico dei Dipnoi : ri- cerche in Protopterus annectens. — Vedi M. Z., XVII, 8, 233. levi Giuseppe. — La struttura dei gangli cerebro-spinali nei Selaci e nei Teleostei : nota prelim., con 3 figure. — Monit. zool. ital. An. 17, N. 8, pp. 242-248. Firenze 1906. Levi G. — Ulteriori osservazioni sulla struttura dei gangli spinali. — Rendic. Accad. rned. fis. fiorentina, seduta 22 marzo 1906, in Sperimentale {Arch. Biologia norm, e patol). An. 60, Fasc. 2, pp. 306-309. Firenze 1906. Lugaro E. — Fibre aberranti, fibre centriluglie e fibre ricorrenti nelle ra- dici posteriori [Mammiferi]: nota prelim. — Monit. zool. ital, An. 17, N. 7, pp. 217-220. Firenze 1906. Mirto Gerolamo. — Sulla trabecola cinerea dall'encefalo umano: ricerche isto- fisiologiche e antropologiche. Con tav. — Pisani, Giorn. Patol. nerv. e ment.. Vol 27, Fasc. 1 2, pp. 95-120. Palermo 1906. Perna Giovanni. — Sopra una speciale disposizione dell'ansa meraorabile del Wrisberg. — Rendic. Accad. med.-chir. Bologna, adun. 10 luglio 1906, in : Bull sc. ined., An., 77, S. 8, Vol 6, Fasc. 8, p. 498. Bologna 1906. Sala Guido. — Sulla fina struttura dei centri ottici degli uccelli. Nota II. — Mem. 1st. Lomb. Sc. e Lett CI Sc. matem. enat, Vol 21 (S. 3, Vol 11), Fasc. 7. Milano 1906. Estr. di pp. 8. Sarlo (de) Eugenio. — Sulle alterazioni istologiche del ganglio di Gasser in .seguito alia nevrorexi secondo Thiersch dei rami sottorbitali del trige- mello [Mammiferi]. — Clinica moderna, An. 12, N. 29, pp. 346-348. Fi- renze 1906. Sgobbo Gerardo. — Se in seguito a lesioni del laringeo inferiore si determi- nano, come negli altri nervi, processi degenerativi e rigenerativi [Mam- miferi]. — Arch, it Laringologia, Vol 26, Fasc. 4, pp. 160-179, con tav. Napoli 1906. Torri T. — Contributo alio studio delle alterazioni dell'ipofisi consecutive all'ablazione dell'apparecchio tiroparatiroideo. — Vedi M. Z., XVI, 6, 142» Tovo Camillo. — Contributo alio studio della morfologia cerobrale nei duliii- quenti. — Vedi M. Z., XVII, 8, 234. 344 4. Organi di senso Chiarini Pietro. — Cambiamonti raorfologici che si verificano nella retina dei Vertebrati per azione della luce e deH'oscurita. Parte II. La retina dei rettili, degli uccelli e dei mammiferi. — Bull. Accad. med. Roma, An. 32, Fasc. 13, pp. 89-116, con tav. Roma 1906. Chiarini P. — Changements morphologiques qui se produisent dans la retine des vertebres par Taction de la lumiere et de I'obscurite. Deuxierae Par- tie. La retine des reptiles, des oiseaux et des mammiferes. Hesume de I'A. — Arch. ital. Biologie, T. 45, Fasc. 3, pp. 337-352. Turin 1906. Colo (di) Francesco. — Sulla produzione del cerutne. — Estr. di pp. 8 d. Giorn. « La Pratica Oto-rino-laringojatr., giugno 1906. Milano 1906. Lunghetti Bernardino. — ilicerche sulla struttura della pelle del condotto uditivo esterno: nota prev. — Bull. Sc. med., An. 77, (S. 8, Vol. 6), Fa.sc. 5, pp. 251-261. Bologna 1906. Ninni Emilio. — Sopra due casi d'arresto della migrazione oculare. — Atti Soc. ital. Sc. nat. Milano, Vol. 44, Fasc. 3. Milano 1905. Soprana F. — Esame microscopico del sistema nervoso e muscolare di un Colombo nel quale all'asportazione dei canali sernicircolari era succeduta gravissima atrofia muscolare. — Vedi M. Z., XVII, 8, 230. Soprana F. — Examen raicroscopique du systeme nerveux et du systeme musculaire d'un pigeon chez lequel 1' ablation des canaux demicirculaires avait ete suivie d' une tres grave atrophie musculaire. — Vedi M. Z., XVII, 8, 230. Vadacca Giuseppe. — Un caso raro di teratologia auricolare. — Vedi M. Z., XVII, 8, 233. Vittone Alberto. — Sulla profondita della camera anteriore del bulbo oculare in rapporto coU'eta e colla rifrazione. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An., 69, N. 6-7, pp. 350-359. Torino 1906. 5. SCHELBTRO E ARTICOLAZIONI Alegiani Uraberto. — Mobilita abnorme acromio-clavicolare in compenso di rigidita dell'articolazione omero-scapolare. Contributo alio studio sulla meccanica dei movimenti del cingolo della spalia. — Policiinico, Sez. chir.. An. 13, Fasc. 4, pp. 168-172 e Fasc. 5, pp. 220-236, con figure. Roma 1906. Balli Ruggero. — Eapporto tra forma cranica e porus crotaphitico-buccina- torius (Hyrtl). — Monit. Zool. ital. An. 17, N. 7, pp. 214-217. Firenze 1906. Gay R. A. — Ricerche suUe differenze osteologiche di alcuni Mus. — Ales- sandria, tip. coop., 1906, 8°, pp. 16. Giuffrida Ruggeri V. — Caso di saldatura sacro-iliaca bilaterale e processo ischiatico anomalo. Con 2 figure. — Monit. Zool. ital., Aii. 17, N. 7, pp. 205-207. Fire?ize 1906. Nicola Beniamino. — SuUo sviluppo, sui canali perforanti e suUe fessure della porzione laterale dell'ala magna dell'os sphenoidale nella specie umana — Vedi M. Z., XVII, 6, 175. Staurenghi Cesare. — Comunicazioni preventive di craniologia coraparata. Processi petrosi dorso-postsfenoidei e sutura interpetrosa in una specie di Antilopinae (Madoqua saltiana). Dupliciti frequente dello squamoso nella Ourebia montana (Sclater et Thomas). — Gazz. med. tomb., an. 65, N. 31, pp. 301302. Milano 1906. 345 - 6, Apparbcohio muscolare. Austoni A. — Morfologia dei muscoli auricolari estrinseci dell'uomo: nota prev. — Monit. Zool. ital., An. 11, N. 9, pp. 286-287. Firenze 1906. £anchi Arturo. — Muscolo accessorio del m. abduttore dell'alluce. Con fig. — Monit. Zool. Hal, An. 17, N. 9, pp. 288-291. Firenze 1906. Bruni Cesare. — Ricerche sui muscoli soprannumerarii del dorso della mano neU'uomo. — Arch. sc. med., Vol. 30, Fasc. 3, pp. 293-322. con tav. Napoli 1906. Giannelli Luigi — Sopra inolteplici anoraalie mnscolari in uno stesso indi- viJuo. — Atti Accad. sc. med. e nat. Ferrara, An. 80, Fasc. 2, pj). 1-4. Ferrara 1906. Grossi Giuseppe. — Su di una anomalia del ]»almare gracile e rapporti col- I'arteria radiale. — Giorn. internaz. .sc. med., An. 28, Fasc. 12, pp. 555- 559, con fig. Napoli 1906. Lunghetti B. — Sopra un muscolo soprannuraerario axillo-epitrocleare e su al- tre anomalie muscolari (bicipite braohiale, muscoli della gamba). — Atti Ace. Fisiocritici Siena, An. Ace. 214, S. 4, Vol. 11, N. 8, pp. 609-627, con fiyg. Siena 1905. Manno Andrea. — Un caso di M. extensor digitorum brevis della mano. — Estr. di pp. 8 d. Stud'i Sassaresi, An. 4, Sez. 2, Suppl. 3. Sassari 1906. Con fig. Vastarini-Cresi G. — Nuova variety di musculus supi-aclavicularis nell'uoino e suo probabile significato, con uoa rivista sintetica dei muscoli pericla- viculares supernumerarii. Con fig. — E.str. dipp. 31 d. Atti Accad. med.-chir. Napoli, 1905, N. 2. Napoli 1905. Vitali G. — Di due rare variety muscolari. I. Anomalie dei muscoli della regione sotiojoidea. II. Anomalia degli interossei dorsali del piede. — Atti Ace. Fisiocritici Siena (Proc. Verb.), An. Accad. 215, S. 4, Vol. 18, N. 1-2, jyp. 5-6. Siena 1906. 1. ApPARECCHIO CARDIACO-VASCOLARE. MILZA. Alagna Gaspare. — Contiibuto alio studio dei linfatici della raembrana del timpano. — Boll. Soc. med.-chir. Pavia, An. 20, 1906. N. 1, pp. 1-1, con fig. Pavia 1906. Bolognesi Giuseppe. — Di una particolare iisposizione dei vasi renali in un caso di anomalia di sviluppo nell'apparato genito-uririario di un coniglio. Con una fig. — Monit. Zool. ital. An. 11, N. 6, pp. 193-200. Firenze 1906. Bovero A. — Morfologia delle arterie della Glandula mamraaria. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 69, N. 5, pp. 113-178. Torino 1906. Caminiti R. — Ricerche intorno ai linfatici della prostata umana. — Vcdi M. Z., XVII, 8, 233. Castiglioni Giovanni. — Ricerche sperimentali sulle alterazioni istologiche degli organi emopojetici nelle gravi emoiisi, — Morgagni, An. 48, Parte 1 (Arch.), N. 1, pp. 455-464 e N. 8, pp. 481-499, con tacola. Milano 1906. Colo (di) Francesco. — Coutributo alio studio delle corde tendinee aberranti. Osservazioni anatomiche e considerazioni fisio-patologiche. Con 2 figure. — Morgagni, An. 48, Parte 1 (Arch.), N. 8, pp. 465 480. Milano 1906. Crescenzi Leonino. - Contributo alio studio dei gangli ematici nei rumi- nanti. — Clinica Veterinana, An. 29, N. 36, pp, 865-812 e N. 37, pp. 901- 904, con figure. Milano 1906. - 346 - Foa Pio. — Contribuzione alia conoscenza degli elementi costitutivi della milza: comunic. prelim. — Giorn. Ancad. Medicina Torino, An. 69, N. 6-7, pp. 327-328. Torino 1906. Manno Andrea. — Sopra una varieti di arteria ischiadica nell'uomo. — Estr. di pp. 8 d. Shid't Sassaresi, An. 4, Sez. 2, Suppl. 3. Sassari 1906. Con fiy. Meoni Luciano. — Contributo alia moi-fologia dell'arteria thyreoidea inferior. Con 9 fig. — Annali Facoltd Medicina Perugia, S. 3, Vol. 4 (1904), Fasc. 4, pp. 117-125. Perugia 1906. Pellegrini Augusto. — Le arteriae subclavia e axillaris nell' uomo, studiate col metodo statistico. Con tav. XI e 56 figure nel testo. — Arch. ital. Anat. ed KmhrioL, Vol. 5, Fasc. 2, pp. 205-255. Firenze 1906. Vitale Ettore. — Bicerche sperimentali sulla rigenerazione delle tonache interne delle arterie in seguito a raschiamento. — Giorn. internaz. so. med., An. 28, Fasc. 16 e 17. Napoli 1906. 8. TUBO DIGESTIVO E GLANDOLB ANNESSE. Barpi Ugo. — Contributo alia conoscenza dei vasi aberranti del legato in alcuni animali domestici : 2^ Nota. — Monit. Zool. ital., An. 17, N. 8, pp. 235-241. Firenze 1906. Bolognesi Giuseppe. — La legatura della vena porta in animali con ciroolo di Jacobson : studio critico e sperira. — Sperimentale {Arch. Biologia riorni. e patoL), An. 60, Fasc. 2, pp. 219-271. Firenze 1906. Diamare Vincenzo. — Effetti dell'estirpazione del pancreas e della iperglice- mia sperimentale negli Anfibi. — Rendic. 1st. Umbro Sc. e Lett. Perugia, Sez. Sc, seduta 27 giugno 1906. Napoli 1906. Favera (dalla) G. B. — Le connessioni dell'esofago col diafi-amma nell'uorao: not. prev. — Monit. Zool. ital. An. 17, N. 9, pp. 285-286. Firenze 1906. Lombroso Ugo. — Sulla funzione del pancreas nel ricambio materiale. — Torino, tip. Sacerdote, 1906, pp. 83, con figure. Mongiardino Teresio. — Kicerche intoruo alia presenza di denti canini ed incisivi nella mascella superiore degli embrioni bovini. — Vedi M. Z., XVII, 6, 175. Pardi F. — II ductus sublingualis major s. Bartholini e la glandula sublin- gualis monostomatica s. Bartholini dell'uomo. Con tav. XVII. — Arch, ital. Anatomia ed Enibriol, Vol. 5, Fasc. 2, pp. 268-290. Firenze 1906. Pirera Alfonso. — Sui rapporti fra tiroide e pancreas : studio sperimentale [Mammiferi]. Vedi M. Z. XVI, 6, 142. Ruggero Andrea. — La papilla palatina nell'uomo e nei inamraiferi piu co- muni: Solipedi, Euminanti, Erbivori, Roditori . , . — Boll, malattie orec- chio, gola e naso, An. 24, N. 4, pp. 69-79, con figure. Firenze 1906. Serratrice R. — Le modificazioni istologiche del fegato e del rene nel 1° mese di putrefazione all'aria, in rapporto con alcune cause di morte violenta [Mammiferi]. — Boll. Hoc. Lancisiana Ospedali Roma, An. 26, Fasc. 2, pp. 3 56. Roma 1906. Torri G. S. — Le alterazioni della fibra muscolare dello stomaco nella ste- nosi pilorica sperimentale [Coniglio]. — Clinica medica. An. 45, N. 6, pp. 398-404, con tavole. Milano 1906. 9. Apparbcchio polmonaub. Branchie. TiiMO. Tjkoide Cernezzi Aldo. — Le cisti tireoglosse. ~ Morgagni, Parte 1 {Arc?i.), N. 7, jjp. 401- 427. Milano 1906. - 847 - Lenzi Luigi e Pellegrini Augusto. — Contribute alia conoscenza dalle cisti congenite del collo (cisti tiroidee e cisti brancliiali). Con 2 tavole. — Spe- rimentale {Arch. Biologia norm, patol.), An. 60, Fasc. 1, pp. 5-58. Firenze 1906. Mioni C — Contributo alio studio dei residui branchiogeni e delle neofor- mazioni cui danno origine. — Arch. Sc. med., Vol. 30, Fasc. 3, pp. 259- 272. Torino 1906. Nannotti A. — Anomalie di sviluppo nel campo delle fessure branchiali con persistenza di lobuli timici. — Rendic. Ace. med. fis. fiorentina, aeduta 15 febhraio 1906, in: Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.), An. 60, Fasc. 2, pp. 298-299. Firenze 1906. Tarozzi Giulio. — Di un enorme tumore del mediastino anteriore dovuto unicamente ad abnorme persistenza e forte iperplasia del time. Con tav. XIII. — Arch. Sc. med., Vol. 30, Fasc. 4, pp. 414 451 Torino 1906. 10. Apparecchio urogbnitale. Capsule Surrbnali Basso Ugc. — Contributo alia istologia del testicolo uei casi di discesa in- completa del medesimo. — Gazz. Ospedali e Cliniche, Ann. 27, N. 102, pp. 1076-1078. Milano 1906. Bindi Guido. — Sopra il significato delle cellule migranti dell'epitelio tuba- rico ilei Maramiferi. — Annali Facoltd medicina Perugia, S. 3, Vol. 4 (1904), Fasc. 4, pp. 127 130. Perugia 1906. Borelli Edoardo. — Contributo alio studio delle anomalie congenite dolla vagina. — Arch. ital. Ginecologia, An. 9, Vol. 2, N. 2, pp. 49-57. NajJoli 1906. Carrara Arturo. — Le modificazioni gravidiche dell'epitelio uterino in alcuni animali [Mammiferi] : nota prev. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 69, N. 5, pp. 133-135. Torino 1906. Conti A. — Contributo alio studio delle terminazioni nervose deU'ovajo. — Parma, tip. Battel, 1905. 8", pp. 15. 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Marrassini Alberto. — Sopra le modificazioni che si hanno nelle capsule sur- renali in rapporto con alcune variazioni della funzione genitale o della funzione renale [Mammiferi]. Con tav. — Sperimentale {Arch. Biologia norm, e patol). An. 60, Fasc. 2, pp. 197-218. Firenze 1906. Mazzetti L. — Sulla presenza di spermatozoi nei reni delle rane. — Morgor gni. An. 45, Parte 1^ {Archivio), N. 1, pp. 63-64. Milano 1903. Pellegrino Michele. — La storia e la bibliografia delle capsule surrenali. — Tommasi, An. 1, N. 15, pp. 380-385. Napoli 1906. - 848 - Pellegrino Michele. — A proposito di capsule surrenali. — Tommasi, An. i, xV. 26, pp. 6 50-653. Napoli 1906. Remedi Vittorio. — Un caso di estrofia della vescica. Contributo alia istologia della mucosa vescicale estrofica. — Clinica chirurgica, An. 14. N. 5, pp. 608- 640, con figure. Miiano 1906. Rohecchi Paolo. — Coupes d'un cadavre de femme au sixieme mois de gros- sesse. — Vedi M. Z., XVII, 8, 229. Russo A. — Prime ricerche dirette a determinare la permeability e la strut- tura istochimica della zona pellucida nei Mammil'eri : nota prelim. — Estr. di pp. 9 d. Boll. Accad. Gioenia Sc. nat. Catania, Fasc. 88. Catania 1906. Con figure. Russo A. — Sulla funzione di assorbimento deil'epitelio germinativo dell' o- vaja dei Mammiferi : nota prelim., con 4 figure. — Monit. Zool. ital., An. n, N. 9. pp. 275-282. Firenze 1906. Silvestri Torindo. — II rene ed il fegato negli animali smiizati. — Vedi M. Z., XVII, 6, 114. Torre (la) Felice. — Dei centri nervosi autonomi dell'utero. — Arch. ital. Ginecologia, An. 9, Vol. 2, N. 1, pp. 29-32. Napoli 1906. Valdagni Vincenzo. — Rapports du foie avec I'appareil genital feminin durant la gestation. Resume. — Vedi M. Z., XVII, 8, 232. Vastarini-Cresi Gr. — Sulla preseuza quasi costante di sperma nella vescica urinaria del cadavere umano. — Tommasi, An. 1, N. 13, pp. 339-340. Na- poli 1906. Vecchi (de) Bindo. — Sulle modificazioni del parenchima renale seguenti al taglio dei nervi [Mammiferi]. — Arch, Farmacol. sperim. e Sc. Affini, An. 5, Vol. 5, Fasc. 9, pp. 433-478. Siena 1906. 11. Teratologia. Aievoli. — Aunotazioni sui canali anomali del pene umano (Urethra duplex. Condotti paruretrali). — bicurabili. An. 20, Fasc. 2c^-24, pp. 705-709. Na- poli 1905. Alessandri R. — Vagina ed utero doppi. — Vedi M. Z., XVII, 8, 233. Aretini Ascanio. — Un caso di malformazione dell'orecchio esterno. — Vedi M.Z.,XVII,8, 231. Burci Enrico. — Di una rara malformazione congenita del collo. Con tav. — Arch. Ortopedia, An. 23, Fasc. 2, pp. 120-130. Miiano 1906. Caturani M. — Utero unicolle subseptus. — Arch. ital. Ginecologia, An. 9, Vol. 2, N. 2, pp. 68-72. Napoli 1906. Greco (del) Emilio. — Sopra un caso di assenza congenita del perone, — Clinica moderna, An. 12, N. 36, pp. 424-430. mn figure. Firenze 1906. Latis. — Mancanza della porzione interioio ueiia vagina : colpoematometra suppurato. — Vedi M. Z., XVII, 8, 233. Merle Giuseppe. — Contributo alia casistica della gravidanza in utero didelfo — Annali Ostetr. e Ginecol, An. 28, N. 6, pp. 819-838. Miiano 1906. Taddei D. e Prampolini B. — Sopra alcuni casi meno comuui di deformity congenite degli arti. — Rendic. Accad. med.-fisica fiorentina, Sed. 25 Gen- najo 1906, in : Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patoL), An. 60, Fasc. 2, pp. 290-292. Firenze 1906. Taddei Domenico e Prampolini Bruto. — Di alcuni casi poco comuni di de- furinita cougeuite degli arti. Con figure. — Arch. Ortopedia, An. 23, Fasc. 3, pp. 200-226. Miiano 1906. - 349 - Taddei Doraenico. — Contributo alio studio della spina bifida. — Arch. Orto- pedia, An. 23, Fasc. 4, pp. 269-308, con figure. Milano 1906. Tadei Taddeo. — Un caso di mostio doppio umaiio. — Riforma medica., An. 22, N. 25, pp. 682-686, con figure. Napoli 1906. Tricomi-Allegra Giuseppe. — Uu caso di mancanza coinpleta cougenita del retto. — Vedi M. Z., XVII, 8, 232. III. PARTE ZOOLOGICA. 1. Parte generale. Fauna. Peracca M. 6. — Note di erpetologia italica. — Boll. Musei Zool. e Anat. comp. Univ. Torino, Vol. 20, N. 485. Torino 1905. pp. 4. 2. Pbsci. Fasciolo Alba. — Due casi di deforinazione nel Labrax lupus. Con tav. III. — Boll. Musei Zool. e Anat. cornpar. Univ. Genova, 1904, N. 127. Genova. pp. 8. Trois E. F. — Nota sopi-a un eseraplare di Sc;ymnu.s lichia preso nell'Adria- tico. — Atti Lstit Veneto Sc. Lett, ed Arti, T. 65 {S. 8, T. 8), Dup. 1, pp. 65-68. Venezia 1906. 3. Anfibi. Giolo A. — Di alcune ricerche intorno aH'ermafi-oditisrao dei Ranidi — Ro- vigo, tip.popolare, 1905, 8^^, pp. 22, con 3 tavole. 4. Rettim. Peracca M. G. — Nv)te di erpetologia italica. — Vedi M. Z. in questo numero e pagina. 5. UCCELLI. — Atti I Congresso nazionale di avicoltura in Mantova (settembre 1905). — Mantova, tip. Mondovi, 1906, S° pp. viij-65. Arrigoni degli Oddi E. — Note sul IV Congresso ornitologico internazionale tenutosi in Londra nel Giugno 1905. — Atti Istit. Veneto Sc, Lett, ed Arti, T. 65 {S. 8, T. 8), An. 1905-906, Disp. 7, pp. 729-7.98. Venezia 1906. Budau E. — II pappagallo e le sue i-azze, allevamento razionale, igiene, ma- lattie e loro cura. — Catania, Fratelli Battiato, 1905, 16° fig., pp. 181, con 8 tavole. Chiorino G, E. — Manuale del moderno falconiere : descrizione dei falchi ; cattura ; educazione. ... — Milano, U. Hoepli edit, 1906, 16° fig., pp. XV 247, con tavole. 6. Mammiferi, Bertaut Renato. — II porcellino d'India; sue razze ed allevamento naziona- le, con prefaz, ed aggiunte di G. Licciardelli. — Catania, Flli. Battiato, 1905, 16", pp. 83. Brunelli Gustavo. — Sulla origine della letargia nei mammiferi. — Monit. Zool. ital, An. 17, N. 5, pp. 141162, Firenze 1906. Festa Enrico. — Viaggio del dott. E. Festa in Palestina, nel Libano e re- - 350 - gioni vicine. XV. Sulla presenza della Hystrix leucura Sykes nella re- gione ad Oriente del fiume Giordano. — Boll Musei Zool. e Anat. corn- par. U?uv. Torino, Vol. 20, N. 492. Torino 1.905, pp. 3. Fogliata G-iacinto. — La riproduzione nella specie equina: Monografia. — Pisa, tip. Mariotti, 1904, S», pp. xvj-523. 7. Antropologia ED Etnologia. Cevidalli Attilio. — Sulle linee papillari delle dita della mano. — Vedi M. Z., XVII, 8, 230. Cevidalli Attilio. — Una scheda per lo studio antropologico della mano. — Esf.r. di pp. 8, d. Doll. Soc. vied. chir. Modena, An. 1905-906. Modena 1906. Con tabella. Cevidalli A e Benassi G. — Kicerche sulle pieghe palmari. Contributo alio studio antropologico della mano. Con 4 tavole. — Estr. di pp. 20 d. Atti Soc. Naturalisti e Matem. Modena, S. 4, Vol. 8. Modena 1906. Givprida-Ruggieri V. — Per il neo-monogenisrao. — VediM. Z., XVII, 6, 114. Giuffrida-Ruggeri V. — Un cranio Guayaclii, un cranio (incompleto) Cia- inacoco e un cranio fuegino. 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Notizie di caccia e di pesca, Vedi in : Boll. Naturalista, An. 25, N. 9, 10 e 11. Siena 1.905. Alessandrini G. — Su di un nuovo segno per peter diagnosticare la presenza di Uncinariae nell'intestino umano. — Vedi M. Z., XVI, 11, 327. ArrighiGriffoli A. — Note ed appunti di un cacciatore sui uostri uccelli mi- gratori. Parte seconda. — Vedi M. Z., XVI, 10, 294. Barhagallo Pietro. — L'Entamoeba liominis (Casagrandi e Barbagallo, 1897) e I'Eutamoeba histolytica (Schaudinn, 1903) in rapporto con la cosidetta dissenteria amebica. — Vedi M. Z., XVI, 11, 326. BisHon E. — Influenza delle condizioni esterne di allevamento sulle proprie- ta fisiche del bozzolo. XVII. Razza Terni. — Vedi M. Z., XVII, 11,320. Branchini A. — Pratiche di bachicoltura. — Pavia, tip. Ottani-Bernasconi, 1905, 8\ pp. 7. Coppola Nicola. — Delia Filaria medinensis nelia Colonia Eritrea. Circa la sua penetrazione nell'organismo umano e sua cura. — Vedi M. Z., XVII, 7, 202. Garofoli A. — L'ape e il miele o 1' apicoltura in Italia. — Vedi M. Z., XVII, 11, 321. Lustig Alessandro. — I protozoi quali cause di malattie. I Tripanosorai. — Vedi M. Z., XVII, 7, 201. Mazzarelli Giuseppe. — Eicercbe sulla epizoozia degli Agoni manifestatasi uel lago di Lugano negli anni 1904 e 1905: Eelazione. Con tav. I-II. — Milano, tip. Operai, 1905, jyp- 50. Figorini L. —■ Note sperimentali sulla parziale disinfezione deH'aliraento pro- prio al Bombix mori. — Vedi M. Z., XVII, 2, 40. Pochini L. — Avicoltura pratica, 2=^ ediz. — Firenze, tip. Fratini, 1905, 8^, pp. 220. Raggi Luigi. — L'aringa e la sua pesca. Vedi M. Z. XV, 10, 382. Serra. — Contribute alio studio della posizione del parassita malarico in rap- porto ai glebuli rossi. — Vedi M. Z., XVI, 11, 327. - 352 - Siccardi P. D. — Per lo studio clell'anchilostomiasi (da Anchylostoma america- num, Stiles). — Vedi M. Z., XVII, 7, 202. Soleri Acliille. — Come allevare razionalmente i bachi da seta. — Lucca, tip. 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Istituto Sordomuti, 1906) mi ha reso possibile di stabi- lire I'identita della specie Lernanthropus lichiae., da me istituita e descritta in una recente nota (^), con il L. trachuri Brian (^) : in- fatti le figure 4 e 5, Tav. V del suddetto libro, die si riferiscono appunto al L. trachuri, mi fecero, non ostante qualche differenza rispetto ai raiei esemplari, sospettare cio che la descrizione sem- plice anteriormente pubblicata non mi aveva permesso, cioe che il L. lichiae non fosse se non il L. trachuri: ne scrissi al Brian: avendomi egli mandato un esemplare di L. trachuri e avendolo io trovato uguale ai miei, posso pienamente asserire la detta identita. (1) Goggio E. — Intorno al genere Lernanthropus de Blaiuv. (Epachthes v. Nordm.). — Alti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., Vol. XXII. i9()6. (2) Brian A. — Sui Copepodi parassiti di pesci marini dell'Isola d'EIba (V Nota) — Atti Soc. Lig. Sc. Nat. c Geoyr., Vol. XIV, p. 80. Anche in: Boll. Musei Genova, n. i2i. p^. 4. i903. - 353 - Nello stesso modo ho potuto stabilire I'identita, che io nella mia recente nota avevo sospettato, del L. Thompsoui Brian (') con il L. mlcropterygis Richiardi (^) : debbo anzi, a questo propo- sito, far rilevare che la fig. 2, Tav. XVII del citato libro del Brian, k quale e riferita a L. Gisleri van Benedeii (^), deve in- vece riferirsi a L. mlcropterygis Richiardi, non essendo che la rappresentazione di un individuo 9 della specie dal Brian consi- derata prima come L. Thompsoni e messa poi nella sinonimia del L. Gisleri van Beneden: da questa sinonimia detta specie deve esser tolta per esser posta in vece in quella del L. micropterygis Ri- chiardi. Nella mia nota, piii volte citata, io consideravo la specie L. vorax, che il Richiardi fondo ma non descrisse (''), come non mai descritta, poiche la breve descrizione e specialmente le figure date per e^ssa dal Brian (^), non mi parevano potersi riferire ad indi- vidui uguali a quelli della collezione Richiardi: avendo ora avuto uno degh esemplari determinati dal Brian come appartenenti alia specie L. vorax, ho potuto verificare I'uguaglianza di esso con quelli del Richiardi. Istituto Zoologico di Pisa, 7 die. 1906. ISTITCTO ANATOMICO DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. O. CHIARTJOl J. F. RECALDE e G. ZUCCAE,!, Di una variazione non ancora descritta dei muscoli della gamba neH'uomo fi vietata la riproduzione. II muscolo che passiamo a descrivere e state trovato nolla re- gione posteriore della gamba destra di un soggetto adulto e mu- (•) Brian A. — Catalogo di Copepodi parassiti dei pesci della Liguria. — Atti Soe. Lig. Sc, JS'at. c Geoijr., Vol. IX, p. Si5, Tav. III. Ar.che in: Boll. Mus. Geneva, n. 61, p. i3, Tav. III. 1898. \") K ich ia !• d i. S. — Descrizione di due specie nuove del genere Lernanthropus. — Atti Soc. To^r. Sc. A'at., Proc. verb.. V. IV, p. 82. 1884. (3) V an Be n e de n P. J — Notes sur quelques parasites d'un poisson rare sur nos c6tes. — Bull: Acad. Belgique, T. XIX, n. i). 1852. {*) Richiardi S. — Sopra cinque nuove specie di crostacei parassiti. — Atti Soc. Tosc. Sc. iY(U., Proc. verb.. Vol. I,pag. LXXXI. 1879. (5) Brian A. — Di alcuni crostacei parassiti dei posci dell' Isola d'Elba. — AUi Soc. Lig. Sc. Nat. e Geogr., Vol. X, p. 6, fig. 1, 2. Anohe in : Boll. Mus. Genova, n. 70,pag. 4, fig. 1, 2. 1899. Id. — Crostacei parassiti dei Pesci dell' Isola d'Elba (II. Contribuzione). — Atti Soc. Lig. Sc. Nat. e Geogr., Vol. X, p. 200. Anche in: Boll. Mus. Genova, n. 85, p. 4. 1899. - 354 - scoloso nel quale il rimanente apparecchio muscolare si presentava perfettamente normale. E questo nostro un piccolo muscolo appiat- tito, triangolare, situato fra lo strato superflciale e lo strato pro- fondo dei muscoli della regione posteriore della gamba, e va dal- I'articolazione del ginocchio aH'astragalo. Inserzioni — Prende origine, in alto, dal guscio fibrose appli- cato sul condilo laterale del femore, sotto I'inserzione del plantare gracile e del capo laterale vlel gastrocnemio, aH'indentro dell'inser- zione del popliteo. Le sue fibre muscolari convergono, sul tipo dei muscoli semipennati, in un tendine posto nella faccia profonda del muscolo ; il tendine, giunto un po' al disotto del limite fra il terzo superiore e il terzo medio della gamba, diviene esile ed appiattito e va ad inserirsi nella parte piu sporgente del tubercolo interne della tuberosita dell'astragalo. Rapporti — Nel sue terzo superiore incrocia ad angolo acuto il ventre muscolare del popliteo, rimanendo profondo rispetto al plantare ; indi passa al disotto dell'arcata del soleo insieme e late- ralmente ai vasi poplitei ed al nervo tibiale, incrociandoli poi piii in basso ; da questo punto sine a livello dell'articolazione tibio-astra- galica scorre applicandosi al m. tibiale posteriore, dal quale e sepa- rate per un setto aponevrotico. Spostandosi medialmente questo ultimo muscolo per avviarsi verso la sua inserzione alio scafoide, il tendine del muscolo ano- malo viene a trovarsi fra i tendini dei due flessori e cosi arriva al tubercolo dell'astragalo. Azione — Deve essere stata, per quanto se ne puo intuire dai suoi attacchi, quella di distendere il piede sopra la gamba, portarlo in adduzione e impriraergli alio stesso tempo un movimento di rotazione in dentro. Misure — La lunghezza dell'arto inferiore, dal malleolo esterno all'estremita del gran trocantere e di cm. 83,5 ; la lunghezza to- tale del muscolo di cm. 40 ; quella del corpo muscolare di cm. 18. La parte piu voluminosa del corpo muscolare e, come in tutti i mu- scoli della gamba, nella parte superiore, ove raggiunge oltre 2 cm. di spessore; dope passato Tanello del soleo va man mano assotti- gliandosi. Nessun altro muscolo, simile al nostro abbiamo potuto rintrac- ciare nella bibliografla (*). Tra le anomalie muscolari fine ad oggi (') Per le iudicazioni bibliografiche vedere le opere classiclie del Te&tut e del Le Double suUe variazioni muscolari. - 355 - descritte nell'arto inferiore, che devono essere prese in considerazione per quelle che riguarda il case nostro, si hanno le seguenti : Le os- servazioni di fasci muscolari accessori del soleo riferite da Cruveil- hier (soleo soprannumerario), da Pye-Smith (soleosecondo), Howes e Davies-Colley, Bankart e Philips, da Davies-Colley- Taylor e Dalton, da Beswick Perrin, da Quain. In tutti questi casi come in quelli di Bianchi, Windle, Hinterstoisser, Nico- las e Le Double, il fascio anomalo terminava in basso o sul mu- scolo principale, o sul tendine d'Achille o sul calcagno ; in alto aveva inserzioni varie suUo scheletro della gamba o alle parti fibrose che vi si connettono, non mai sul femore. II Le Double considera tutti questi casi come semplice sdop- piamento del muscolo, mentre ritiene per veri fasci soprannume- rarii quelh osservati da Beswick-Perrin, Laskowski, Testut, da Pierre Barnsby e daHellema. Lo stesso Le Double con- sidera i fasci accessorii del soleo semphcemente come fasci aber- ranti di questo muscolo, mentre Testut ritiene che in tutti i casi riferiti, anche in quelli che per Le Double sono semphci sdoppia- menti, si tratti inveco' di varieta del plantare gracile, ritenendo egli che " detto muscolo essendo diff'erenziato dalla Pronator-flexor-mass (Humphry) della gamba, puo essere raddoppiato dalla differenzia- zione similare di un nuovo tascio della massa comune „. Qualunque sia la interpretazione che si voglia accogliere fra le due sopradette intorno al valore del detti fasci accessorii del soleo e del plantare gracile, e certo che il nostro muscolo non puo ad essi essere ri- portato sopratutto per la sua inserzione inferiore troppo lontana da quella del soleo, del plantare, e del lore fasci accessori o di rad- doppiamento. Le variazioni osservate nel plantare gracile, comprese quelle sopra riferite a proposito del soleo, che invece secondo il Testut spettano al plantare, non hanno caratteri che ci interessino. Nel- r anatomia comparata di questo muscolo non troviamo neppure nessun date utile a delucidare il problema qui posto. Le variazioni del Tibiale Posteriore (Tibialis secundus di Banhn- sen) neppure ci aiutano nella ricerca. Noi pero dal memento che il plantare gracile sembra essere I'omologo del palmare gracile (Testut) e certamente appartiene alia " Pronator-flexor-mass „ della gamba, come quest' ultimo a quella dell'avambraccio, abbiamo stimato opportune vedere se fra le va- rieta del palmare o di altri muscoh originati dalla stessa matrice ne potesse essere qualcuno cui per omologia riferire il nostro muscolo. 356 II palmare gracile fu osservato inserirsi alio scafoide da Fleischamn, da Winslow e da Jenty. Di altri muscoli deH'arto superiore che per varieta raggiungono in basso lo scafoide abbiamo il gran palmare, che prendeva tale inserzione nei casi osservati da Fleischamn, da Friedlowsky in una mano a pinza, da Le Dou- ble (3 casi). In anatomia comparata abbiamo che Testut nell'Ursus Ame- ricanus e Le Double nell' Unau hanno trovato il gran palmare inserirsi solo sullo scafoide. Alix lo ha trovato inserito sullo sca- foide anche nell' Echidna e Humphry ha riscontrato la stessa in- serzione pill indiretta nella Foca. Concludendo, il muscolo da noi osservato non potrebbe trovare nessuna spiegazione del suo signilicato se ci limitassimo alio studio delle variazioni osservate nell' uomo e a quello dell' anatomia com- parata dei muscoli della gamba : soltanto ricorrendo alio studio dei muscoli dell'avambraccio noi possiamo riconoscere che, per varia- zione nell' uomo, normalmente in altri mammiferi, si ha nell'arto superiore la differenziazione dalla " Pronator-flexor-mass „ di Hum- phry' di un muscolo che per le sue caratteristiche offre molta analo- gia, specialmente per le sue inserzioni distah, con quello nostro. Noi crediamo pertanto che nell'attuale variazione nell'arto inferiore sia da riconoscere un m. plantare gracile soprannumerario, con varia- zione nell'inserzione distale omologa a quella del palmare gracile' descritta da Fleischmann, da Winslow e da Jenty, e rappre- senti un fatto nuovo nelle varieta dei muscoli della gamba. SUNTI E RIVISTE 26. Silvestri, F. — Contribuzioni alia cono.scenza biologica degli Imenotteri pa- rassiti. I. Biologia del Litomastix tnmcatellus (Dalra.). — Ann. d. R. Sciiola Sup. di Agricoltura di Portici, Vol. 6. PorticA 1906. {Con 5 tav. e figg.). II Litomastix trunrMellus (Dalm.) depone le nova nelle uova di Plusia gamma L, e di altre specie di Plusia. Appena gli adulti di esso vengono alia luce, se femrnine hanno le uova pronte per essere depositate, se ma- schi hanno gli sperraatozoi gii formati. Le feinraine, subito o no 1' accoppia- rnento, sono atte a deporre le uova, che possono svilupparsi siano state o no fecondate. Viene dall'A. descritto I'atto dell' accoppiamento e il mecca- nismo di deposizione dello uova. Si puo calcolaro che una feramina deponga - 357 - non piu di quaranta o cinquanta uova. In una sola deposizione una fem- mina di Litomastix lascia uu uovo nell' uovo di Plusia, ma nello stesso uovo di Plusia, anohe dalla stessa femraina di Litomastix, possono essere de- poste altre uova; il numero di queste puo essere maggiore o minore e qual- che volta puo essere tale da impedire I'ulteriore sviluppo dell'uovo di Plusia e quindi la nascita della larva di questa, raorendo cosi ospite ed ospitatore. II ciclo di sviluppo del TMomastix troncatellus dura coraplessivaraente 29 giorni in estate, in inverno e piu lento; pero sempre ad ogni generazione di Plusia gamma corrisponde una generazione di Litomastix. La larva di Plusia parassitizzata dal Litomastix vive, in estate, 3 o 4 giorni piu della larva sana e raggiunge dimensioni maggiori di questa. II bozzolo che tesse la larva parassitizzata e simile a quello della larva Sana. Terrainato il bozzolo, la larva di Plusia, ormai ripiena di larve del pa- rassita, resta un po' di tempo come immobile e fissata alia parete che aveva scelto per costruirvi il riparo serico, ma ben presto i suoi interni abitatori ci- bandosi di tutti i suoi organi la riducono ad un semplice sacco formato dallo strato superficiale della chitina che riveste il sue corpo. La spoglia larvale mummificata, infarcita di larve dell'endofago, assume forme diverse; sotto la cuticola di essa appaiono in forma di piccoli corpieiattoli ovali i puparii dei pa- rassiti derivati dalla cuticola di ciascuna larva staccatasi nella muta pre- cedente la trastormazione in ninfa. II numero dei parassiti che si puo svilup- pare da una larva parassitizzata varia fra 1000 e 2000. Gli individui di una stessa larva sono per lo piu tutti dello stesso sesso. L'mouo ovarico di Litomastix a completo sviluppo e a forma di fiasco; e circondato da un sottilissimo chorion, che all'apice del collo s'introllette for- mando una specie d'imbuto (micropilo); sotto al chorion e una membrana vi- tellina estremamente sottile. L' ooplasma e omogeneo, finamente granuloso con piccole sf'ere di grasso disseminate. La vescicola germinativa in uova non completamente sviluppate e sferica con una membrana molto evidente, con un reticolo di linina e cromatina e con un nucleolo cromatinico che ora e nel- I'interno di un grosso nucleolo plasmatico, ora e al di fuori di questo. — In uova completamente sviluppate la vescicola germinativa ha perduto la membrana e la cromatina si e affatto separata dal nucleolo plasmatico, che e situate nel terzo posteriore dell'uovo; mentre la cromatina rappresentata da due masse allungate e ravvicinate e posta nel collo dell'uovo. In questo stadio di svi- luppo, I'uovo fecondato o no, puo essere deposto in uova di Plusia. La depo- sizione puo avvenire a qualunque periodo di sviluppo nel quale queste uova si trovino, ma se gia si e formato un embrione con la sierosa, amnios e in- testino, I'uovo di Litomastix viene distrutto se venga depositato nel tuorlo oppure neir intestino; in qualsiasi altra parte dell'embrione I'uovo venga de- positato, procede nello sviluppo. La maturazione delle uova avviene collo stesso processo sia che si tratti di uova partenogenetiche o di uova fecondate. Deposto I'uovo, I'ooplasma che occupava il collo dell'uovo si ritira verso la parte piu allargata, trasportando seco il nucleo di cromatina oltre la base del collo, che diventa polo anteriore dell'uovo. II nucleo di cromatina si arrotonda, poi si scinde in oromosomi e passa a formare il primo fuso iirettivo, che si trova uoUa parte anteriore del- l'uovo, innanzi al nucleolo [plasmatico]. Questo conserva in questo stadio la sua - 358 - individuality e struttura e sta di solito nella parte posteriore dell'uovo. Tosto dallo stadio col fuso direttivo si passa alia formazione del 1° globnlo polare e del nucleo dell'ovocita di 2° ordine ; il 1° globulo polare rimane nella parte an- terioi-e dell'uovo presso alia periferia e il nucleo dell'ovocita di 2' ordine gli sta vicino. — II primo globulo polare da origine per divisione a due nuclei molto ravvicinati, Dal nucleo dell'ovocite di 2° ordine derivano : il 2*^ globulo polare, che si avvicina al nucleo posteriore del 1" globulo polare ed il pronu- cleo femminilo, che tende ad avvicinarsi al nucleolo plasmatico. Se I'uovo vien fecondato, la testa dello spermatozoo si porta verso il nu- cleolo plasmatico, si irasforma nel pronucleo maschile, si addossa al femmi- nile e con esso si coufonde per formare il primo nucleo di segmentazione. La segme7itazione si svolge nella stessa maniera tanto nelle uova parte- nogenetiche che nelle uova fecondate. Alia fine della prima divisione di seg- mentazione I'uovo si trova diviso in una parte anteriore contenente un nu- cleo derivato dalla fusione dei due nuclei nati dal 1" globulo polare col nu- cleo del 2° globulo polare, ed una posteriore costituita da due cellule di seg- mentazione orientate approssimativamente secondo il piano mediano dell'uovo. La prima e la regione polare^ la seconda la regione embrionale. II nucleolo pla- smatico rimane compreso in una delle cellule di segmentazione. — Nelle suc- cessive divisioni per mitosi degli elementi costitutivi della regione embrionale, le quali sono descritte in maniera particolareggiata, i fatti piu degni di nota sono i seguenti: II nucleolo plasmatico si trasmette intiero ad una delle prime quattro cellule di segmentazione, che ha una posizione dorsale rispetto alle altre, e da essa alle due cellule figlie e via di seguito ; esso, che dappriraa era addos- sato al nucleo, poi lo circonda, si vacuolizza e si risolve in granuli che si dif- fondono nel protoplasma, e non sono piu dimosti'abili dopo la quarta segmen- tazione. Le cellule contenenti la sostanza nucleolare si dividono con ritardo in confronto alle altre ; e poiche anche fra le altre si stabilisce una differenza nel tempo della divisione, questa non procede con progressione geometrica. Nella regione polare la massa cromatinica dei globuli polari si costituisce in un nucleo completo, che entra in mitosi e si divide e suddivide, rimanendo pero alio stato di sincizio I'ooplasma nel quale e immerso ; la mitosi del nu- cleo polare s' inizia quando la regione embrionale e al terzo stadio di segmen- tazione e le sue divisioni procedono con maggior rapiditi di quelle delle cel- lule embrionali. Quando la regione polare contiene 16 nuclei, si estende late- ralmente sulla regione embrionale fino a circondarla completamente a guisa ii fascia. Proseguendo lo sviluppo si nota la scomparsa del corion, cosi che I'uovo viene a trovarsi in contatto degli elementi deil'embrione ospite. L'uovo stesso assume forma sferica, poi ellittica. Nella regione polare continua il processo di divisione iiidiretta dei nuclei, ma I'ooplasma rimane sempre indiviso, si vacuolizza, e circonda a guisa di fascia sottile tutta la massa embrionale. In questa, per divisione indiretta dei nuclei delle cellule, il numero degli elementi va aumentando e, a un dato moraento, essi si dilferenziano in due specie, cioe cellule maggiori e meno tingibili (cellule chiare), cellule piu piccole e piu tingibili (cellule scure). Le cellule chiare frammischiate alle scure si svi- luppano specialmente in direzioue della regione polcu-e e crescendo di numero torraano come una massa ben distinta per la sua struttura dalla parte poste- riore della regione embrionale. Uno strozzameuto equatoriale, che via via si - 359 - approfonda, finisce per separare le due masse I'una dall'altra. La massa ante- riore formata di cellule chiare e scure dicesi massa germiqena^ la posteriore costituita da cellule scure e la ma.v.va monoemhrionale. Ciascuna di esse rimane circondata dalla membrana nucleata derivata dall'ooplasma • nuclei polari. La massa germigena e la massa monoemhrionale si sviluppano ciascuna per proprio conto. — La massa monoemhrionale si accresce e si trasforma rapidamente in una larva asessuata, nella quale mai si accennano il sistema genitale, il circolatorio, il respiratorio e i tubi malpighiani. La larva e forte- mente incurvata su se stessa con concavita ventrale e rimane per qualche giorno circondata da due involucri, uno interno derivato dall'ooplasma e nu- clei polari, 1' interno derivato per delaminazione della stessa massa monoem- hrionale. Circa a tale stadio trovasi alia nascita della larva di Plusia. — Nella massa germigena gli elementi si moltiplicano rapidamente in mezzo al tessuto adiposo della larva ospite. E dapprima detta massa si allunga, poi per strozzamenti multipli si risolve in masse minori, ciascuna coutornata dalla membrana nucleata derivata dall'ooplasma polare : alcune di queste masse, poche in numero, sono costituite soltanto di cellule scure e si trasformeranno direttamente ciascuna in una larva asessuata; possono percio essere chiamate masse monoembrionali secondarie ; le altre masse, che sono la maggior parte, sono composte di una o poche cellule central! chiare, contornate da uno strato di cellule scure ; esse daranno ancora origine ad altre masse monoembrionali ed ai germi sessuati e percio vengono dette masse germiyene secondarie. Queste coll'aumentare di numero dei loro elementi aumentano anche di volume, e verso il 3" o 4° giorno dalla nascita della larva ospite costituiscono un complesso ger- migeno misurante in lunghezza a 500, in larghezza [j. 120, e composto di 200-300 masse gerraigene secondarie e di alcune masse monoembrionali secondarie. Quando per il suo grande sviluppo tale complesso non puo piu essere contenuto dal tessuto adiposo della larva ospite, si sfascia e le masse germi- gene vanno nella cavita del corpo della larva ospite, spargendosi, trasportate dal plasma sanguigno, per tutte le parti e dividendosi per continui strozza- menti anche in masse minori. In un giorno o due circa vengono tali masse lihere circondate da tessuto adiposo, subendo ancora le maggiori di esse, che possono considerarsi come germi composti, strozzamenti che le dividono in germi sessuati semplici e masse monoembrionali. Con tale processo di sviluppo si puo ritenere che da un uovo in media si originano un migliajo di germi sessuati e un centinajo o piu di masse monoembrionali, I germi sessuati, circondati da una membrana nucleata derivata dall'oo- plasma coi nuclei polari e poscia da un altro involucro interno derivato per delaminazione della morula embrionale, sono immersi nel tessuto adij^oso della larva ospite e si nutrono del plasma nutritivo della stessa. In pochi giorni ciascun germe si difterenzia in un embrione e quindi in una larva sessuata, che si trasformera in ninfa e questa in individuo alato. Se 1' uovo e partenogenetico, gli individui saranno di sesso maschile, se fu fecondato, saranno di sesso femminile. Invece tutte le masse monoembrionali, lo ripe- tiamo, danno origine ciascuna ad una larva asessuata destinata a perire, dopo di aver fbrse aiutato le larve sessuate a distruggere gli organi interni della larva ospite. - 360 - L'A. descrive in maniera particolareggiata i caratteri anatoraici clelle due specie di larve, sessuate ed asessaate. Risulta dunque dalle ricerche dell'A. che nello sviluppo del Litomastix truncatellus ha luogo un processo di germinogeuia (poliembrionia specifica), diverse da quelli fatti conoscere dal Marchal per V EncyrtuH fascicollis e per il Polygnotus minutus (Lind.). Singolare e interessante e il destine dei globuli polari che hanno assunto una funzione di protezione e di nutrizione degli embrioni, funzione che si e verisimilmente sviluppata per adattamento alia vita parassitaria. L'A. eraette un'ipotesi suUa causa deterrainante lo sviluppo da uno stesso novo di larve sessuate e di larve asessuate. Ritiene che delle cellule di segmen- tazione quelle nella quale passa per intiero il nucleolo plasmatico sia una cel- lula genitale e I'altra sia una cellula somatica. La prima sarebbe la cellula madre delle cosi dette cellule chiare, le quali entrano a coraporre la massa gerinigena che da origine alle larve sessuate, la seconda sarebbe la madre delle cellule scure dalle quali sono formate la massa monoembrionale primitiva e le secondarie, che danno origine alle larve asessuate. Ch. 27. Silvestri Filippo. — Sviluppo di%W Ageniaspis fuscicollis (Dalra.) Thorns. (Chal- cididae). — Rend. B. Arc. Lincei, CL Sc. fis. mat. nat., Vol. 15, P sem., se- rie 5, fasc. 11, pag. 650 657. Roma 1906. I fatti principal! che risultano dalle ricerche dell'A. sullo sviluppo del- V Ageniaspis fuscicollis parassita endofago del Prays olcellus, sono: 1." Che nella maturazione dell'uovo partenogenetico come in quello fe- condato si ha la formazione di due globuli polari e che essi per lo piu re- stano fra loro distinti e formano cio che il Marchal chiamo paranucleo del tropharnnios, che si divide serapre direttamente e irregolarmente; 2.*' Che non tutto il protoplasma dell'uovo prende parte alia formazione delle cellule embrionali, ma che la parte anteriore di esso contenente i glo- buli polari e forse la parte periferica di tutto il resto di esso, costituisce un involucre, prima interno a tutte le cellule embrionali, poi interne a tutta la massa poliembrionale ed a ciascun embrione, involucre che dal Marchal ha ricevuto per la sua funzione il nome di tropharnnios. 'iHeWAgeniaspis fuscicollis la parte polare deH'ooplasma ed i globuli polari assumeno una funzione protettiva e di nutrizione della parte embrionale del- I'uevo, come appunto I'A. aveva sospettato dope lo studio della formazione e del destiuo dei globuli polari nel Litomastix truncatellus. Ormai anche per Vamnios o tropharnnios dei Proctotrypidae ed altri Iinenotteri parassiti, si puo con raolta probabilita ammettere una origine uguale a quella dall'A. per il primo descritta nel Litomastix truncatellus ed era xiBW Ageniaspis fuscicollis. Pertanto, afferma I'A., interno al particolare destino dei globuli polari in molti Imenotteri parassiti non puo cadere ormai dubbie alcuno, e con la scorta di tali fatti si potra in altri insetti ed in altri animali riprendere le ricerche intorno ai globuli polari con probability di scoprire altre cose inte- ressanti. Ch. Cosmo Cherubini, Amministratorb-responsabile. KiroQue, lynb. — 'V'\\k U. Niccolai, Via Faenia,44. AOOlOO h i civ. 1-1 © ^{P © 7 '-^ © %:,4 © Stab. Fotomeccanico e Fotochimico - Firenze Monitare Zoologico Italiano - Anno XVII. mi.^.^-.- H(/fii/(ur /oo/0(/i(V //i///(/i/<> - liirio . I V// T