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MONITORE ZOOLOGICO ITALIA!)

(Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) QRGANO UFFICIALE DELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA

DIRETTO

DAI DOTTORI

GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI

Prof, di Anatoiuia amana Prof, ili Anatomia comparata o di Zoologia

nel R. Ietitnto di Stndj Snperiori di Firenze nella R. Universita di Pisa

Vol. XXVIIT Auuo XXVIII 1917

(Con 16 figure e 9 tavole)

IN FIRENZE MDCCCCXVII

INDICE DEL VOL. XXVIIL (Anno XXVIII, 1917).

BIBLIOGRAFIA

N.B. In questo volume e contcnuta la Bibliogratia dell'annata 1917 e la con- tinuazione di quclla delle annate precedenti.

A. Parte generale. Pag. 1.

I. Bibiiografia, Storia e Biografia zoologica e anaSomica. Pag. 1. II. Scritti zoologici d' indole filosofica. Pag. 2.

III. Scritti comprensivi e van di Biologia, di Zooiogia, di Anatomia. Pag. 2.

IV. Gonologia, Ontogenia, Teratologia. Pag. 4. V. Citologia e Istologia. Pag. 5.

VI. Tecnica zoologica, anatomica e microscopica. Pag. 7.

VII. Allevamenti, Giardini zoologici, Acquari, Collezioi, Musei ed altre IstiUizioni. Pag. 8.

B. Parte speciale. Pag. 81, 101.

I. Invertebrati in genere. Pag. 81. II. Protozoi. Pag. 81.

III. Diciemidi, Ortanettidi, Trichoplax e altri Invertebrati d'incerto tipo.

IV. Spongiari.

V. Celenterati (Cnidar? e Ctenofori). Pag. 82.

VI. Vermi. Pag. 83.

1. Scritti generali o su piu die una delle division] del gruppo. Pag.

2. Platodi. Pag. 83.

3. Rotiferi e Gastrotrichi.

4. Neraertini. Pag. 83.

5. Briozoi, Foronidi, Cephalodiscus, Khabdopleura.

6. Brachiopodi.

7. Enteropneusti.

8. Sipunculidi. y. Echiuridi.

10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosomidi. Pag. 83.

11. Acantocelali. Pag. 83.

12. Chetognati.

13. Echinoderi.

14. Anellidi. Pag. 83.

VII. Artropodi. Pag. 84.

1. Scritti generali o su piii cho una dolle classi.

2. Tardigradi.

3. Pantopodi o Picnogonidi.

4. Merostomi o Limulidi.

5. Aracnidi. Pag. 84.

6. Grostacei. Pag. 84.

7. Prototracheati o Onieoi'ori.

8. Miriapodi.

9. Insetti o Esapodi. Pag. 85.

a) Scritti generali o su piii che uno degli orclini. Pag. 85.

b) Atterigoti o Tisanuri.

c) Architteri o Pseudonevrotteri e Mtdlofagi.

d) Ortolteri. Pag. 85.

e) Rincoti o Emitteri, e Fisapodi o Tisanotteri. Pag. 85.

f) Coleotteri e Strepsitteri. Pag. 8(3.

g) Nevrotteri.

h) Iinenotteri. Pag. 86. i) Ditteri. Pag. 87. h) Afanitteri. I) Lepidotteri. Pag. 87.

VIII. Echinodermi. Pag. 87. IX. Molluschi. Pag. 88.

1. Scritti generali o su piu che una delle classi. Pag. 88.

2. Anflneuri.

3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi, Pteropodi. Polmo-

nati). Pag. 88.

4. Scalbpodi.

5. Lamellibraiichi, Acefali o Pek'cipoili.

6. Cefalopodi. Pag. 88.

X. Tunicati. Pag. 88.

XI. Leptocard! o Anfiosaidl.

XII. Vertebrati. Pag. 101, 185.

I. Parte generale. II. Parte anatomica. Pag. 101.

1. Parte generale.

2. Struttura esteriore.

3. Apparecchio tegumontale. Pag. 101. i. Apparecchio echeletrico. Pag. 102.

5. Apparecchio niusuolare.

6. Apparecchio intestinale con le annosso glafidotfe. Pag1. 10S.

7. Apparecchio respiratorio. Pag. 103.

8. Tiroide Paratiroide. Timo. Gorpuscoli tiraici. Pag. 104.

9. Apparecchio circolatorio. Milza e altri organi linfoidi. Pag. 104.

10. Cavita del corpo e membrane sierose.

11. Appareecliio urinario e genitale. Pag. 104.

12. Ghiandole surrenali. Organi cromaffini, etc. Pag. 105.

13. Apparecchio nervoso centrule e perilferleo. Pag. 105.

14. Organi di sense. Pag. 106.

15. Urgani produttori di luce, di elettricita.

16. Anatomia topogralica.

17. Teratologia. Pag. 106.

III. Parte zoologica. Pag. 1*5.

1. Scritti generali o sn piu che una delle classi. Pag. 18&.

2. Giclostomi.

3. Pesci. Pag. 185.

4. Anfibi.

5. Rettili.

6. Uccelli. Pag. lsf>.

7. Mammileri. Pag. iS6.

8. Antropologia ed Etnologia. Tag. 186.

AjJpenclice : Antropologia applicata alio studio dei pazzi, dei crimi- nali, etc. Pag. 186.

C. Zoologia applicata. Pag. 187.

1. Zoologia medica. Pag. 1ST.

2. Zoologia applicata aH'agricoltura e alle Industrie. Protezione, Caccia, etc.

Pag. 187.

COMUtflCAZiGNI ORIGINALI.

Beecari N. Le cellule dei gangli spinali e simpatici in una grossa Tartaruga

(Testudo calcarata). (Con tav. 11-111 e 1 tig. nel testo). Pag. 15-20. Brian A. Descrizione di una nuova specie di Laophonte (L. quaterspinata n.

sp. mini) proveniente dai materiali del Laboratorio marino di Quarto. (Con

4 tig). Pag. 174-178. Chiarugi G. Nervo coccigeo incluso nella parte nervosa del filum Lenninale.

(Con 1 tig.). Pag. 169-173. Colusi G. Un caso di parallelismo morfologico negli Eufausiacei. Pag. 41-48. Colosi G. Sui rapporti faunistici fra il Mediterraneo e 1' Atlantico. Pa-

giue 107-116. Cutore G. Rara disposizionc di un terzu molare e di un molare supplemen-

t u*e inferiori neiruomo. (Con tav. VIII). Pag. 134-142. Decisi A. La classiticazione delle Catarrine dell'Elliot con alcuue carte della

loro distribuzione geogratica. (Con tav. IV-VI). Pag. 117-128. Emery C. II sistema nervoso considerato come criterio differcnziale fra Mc-

tazoi e Protozoi. Pag. 151-152. Galati Mosella R. Sn alcuni easi di rigeneraziono oculare multipla osservati

nelYHeli.r mazzulli. (Con tav. VII). Pag. 129-133.

Gianturco G. Un apparecchio per iniezioni vasali microscopiche. (Con 1 fig.).

Pag. 49-52. Giardina A. Sulla tensione superficiale della cellula durante la raitosi.

Pag. 21-24. Marchetti L. Sulla invaginazione attiva del tappo vitellino nolle nova di

Bufo vulgaris. (Con 7 figure). Pag. 89-99. Onorato De-Cillis M. I. Nuovi generi e nuove specie di Nematodi liberi d'acqua

dolce. Nota pi'eliminaro. Pag. 57-62. Pensa A. Fatti o considorazioni a proposito di-alcune formazioni endocellulari

dei vogetali. Nota preventiva. rCon tav. I). Pag. 9-14. Senna A. Note ittiologiche. I. Sull' identita dello Slomias bonapartei Fowl.

con St. boa (Risso). II. Stadi larvali di .S7. boa (Risso). (Con tav. (X e 1

fig. nel testo). Pag. 188-201. Staderini R. Notevole fascio di fibre nervoso, che dal chiasma ottieo si pro-

lunga nella lamina terrainale. Nota preventiva. (Con 1 fig.). - Pag. 149-151.

UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA

Noraenclatura zoologica. Circolare N. 4. Pag. 25 40.

» » Circolare N. 5. Pag. 143-148.

» » Circolare N. 6. Pag. 179-184.

Ghigi A. Repertorio di specie nuove di aniraali trovatc in Italia e doscrittc

neiranno 1913. Pag. 63-80.

Ghigi A. Repertorio di specie nuove di aniraali trovatc in Italia e desoritte nell'anno 1914. Papr. 156-168.

NOTIZIE E VARIETA

Nccrologi: Andrea Bate Hi. Pag. 53-56.

Caraillo Mobilio. Pag. 99.

Lorenzo Camerano. Pag. 153-155.

Alessandro Coggi Pag. 202-204. Concorsi. Pag. 100.

Firenze, 1918 - Tip. Luigl Nlccolai

Monitore Zoologico Italiano

(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana

DIRKTTO

da. DOTTOKl

GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI

Prof, di Anatomia nmana Prof, di Anatoiuia comp. e Zoologia

uel K. Iatituto di Studi Super, in Firenze neila M. Dmversita di Pisa

Ufficio di Direzione ed Amoiiiiistrazione: Istihito Anatomino, Firenze.

12 numeri all'anno Abbuonamento annuo L. 15

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 1

SOMMARIO: BiBLioriRAFiA. Pag. 1-8.

Comunicazioni originali: Pensa A., Fatti e oonsiderazioni a proposito di aleune forraazioni endncellulari dei vegetali. (Con tav. 1). Beccari N., Le cellule dei gangli spinali o simpatici in una grossa Tartaruga (Testudo calcarata). (Con tav. II-1II e 1 fig. nel testo). Pag. 9-20.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione.

BIBLIOGRAFIA

Si tin notizia soltanto dei lavori pubbiieati in Italia.

A. - PARTE GENERALE

I. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica

Baroncini Raffaele. I libri e le preparazioni anatomiche del Dott. Ant. M. Val- salva. — Grottaferrata, Tip. (falo-orientale a S. Niton, (914. Opuscoloin 16°, di pag. 50.

Berlese Antonio. Leopoldo Chinaglia. Redid, Vol. 12, pp. 361-366, con ri- tratto. Firenze, 1017.

Bilancioni Guglielrao. Harvey e Cesalpino: un'ultima parola intorno alia con- troversia sulla scoperta della circolazione del sangue. Arch. Fisiologia, Vol. 13, Fasc. 6, pp. 473-190. Firenze, 1915.

Bilancioni Guglielrao. Di un cai-teggio inedito dell'anatomico Leopoldo M. Gal- dani. Aiti Soc. ital. progr. sc, 8il Hun., Roma, marzo 1910, />. (>?::. Uoma. 1016.

Bilancioni Guglielmo. Let tere inedite di Doraenico Cotugno. Arch. ital. di Otol., Rinol. e Laring., Vol. 25, Ser. 3, Fase. 3, pp. 231-250 e Fasc. 6. pp. 508-515. Torino 1914; Vol. 26, Ser. 3, Fasc. I, pp. 47-68. Torino, 1915.

Bilancioni Guglielmo. Lettore inedite di Leopoldo Marcantonio Caldani. Ai-ch. ital. di Otol., Rinol. e Laring., Vol. 26, Ser. 3. Fasc. 2, pp. 118-132. Torino, 1915.

Camerano Lorenzo. Alberto Gtinther. Atti cl. R. Accad. d. Sc. di Torino. Vol. 49. Disp. 12*. 1913-1914, Cl. di Sc. Fis.. Mat. e Nat., pp. 561-569. To- rino, 1914.

Majocchi Doraenico. La medicina nella preistoria. (Con 19 figg.). Bull. d. Sc. med., An. 86, Ser. 9, Vol. 3, Fasc. 11, pp. 381-405; Fasc. 12, pp. 409- 444. Bologna, 191.',.

Majocchi D. Simbolismo fallo-orieo. (Con 5 figg.). Bull. d. Sc. med., An. 87, Ser. 9, Vol. 4, Fasc. 11, pp. 465-479. Bologna, 1916.

Martinotti G. Prospero Lambertini (Benedetto XIV) e lo studio della Anatoraia in Bologna. Bologna, Cooperativa Tip. Az.zoguidi, 1911. Opuscolo in 16" di pp. 32.

Martinotti G. L'insegnamento della Anatomia in Bologna prima del secolo XIX. Bologna, Cooperativa Tip. Azzoguidi, 1911. Monografia in 16° di pp. 146.

Messedaglia Luigi. L'«Iter ltalicum Palavinum » di D. Cotugno. G. B. Mor- gagni e I'Universita di Padova nel 1765. Atti d. R. 1st. Ven. di Sc. Lett, ed Arti, An. Accad. 1913-14, T. 73, (Ser. 8, T. 16), Parte 2», pp. 1691-1803. Venezia.

Salvadori T. Philip Lutloy Sclater. Atti d. R. Accad. d. Sc. di Torino, Vol. 49, Disp. 2-\ 1913-14, Cl. di Sc. Fis., Mai. e Nat., pp. 138-141. To- rino, 1914.

Viviani Ugo. 11 trattato sui sapori, inedito, dedicato a Baccio Valori ed il carteggio in gran parte inedito, di Andrea Cesalpino eon Baccio Valori, col Granduea di Toscana, con Bianca Cappello, con Belisario Vinta o con l'Al- bergotti, con l'aggiunta delle sue lettere dedicatorie, delle tre sue testimo- nialize sulla raalattia e sull'esumazione di S. Filippo Neri e di una lettera di Giovambattista Gesalpino. (Con tav. e fig.). II Cesalpino, An. 12, N. 15, pp. 237-255; N. 16, pp. 357-375; N. 22, pp. Z73-488. Arezzo, 1916.

Taramelli Torquato. Di Giovanni Maironi da Ponte e di altri naturalisti boi'-

gamaschi del secolo scorso. Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett, Ser. 2, Vol. 49.

Fasr. 7-8, pp. 269-284. Milano, 1916.

II. Scritti zoologici d'indole filosofica

Salvadori Guglielmo. La Dottrina deU'evoluzione. Federazione Italiana delle Biblioteche Popolari di Milano, Stabilimento « La Sociale ». Osliglia, 1916, 158 pp.

III. Scritti comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anatomia e di Fisiologia

Agnoletti (iiuseppe. Studi sperimentali sulla castrazione. La respirazione dei tessuti in rapporto alia castrazione. Prima nota preventiva. La clinira Veterinaria, An. 39, .V. ;. pp. 195499. Milano, i'->tt>.

Cavazza Filippo. Modilicazione della deterrainazione del sesso o stimolo alia

partenogcncsi. Natura, Vol. 7, Fas<: maggio-agosto, i>}>. 61-73. Milano,

1916. Durante Luigi. lstopatologia del reinnesto cerebrale parziale. Policlinico,

An. 22, Volume 22-C, Fasc. 3, pp. 105-124, con figg. Roma, 1915. Falcone Roberto. Sui trapianli articolari. La Riforma medica, An. 31,

N. 30, 1915, pp. 816-822. Napoli, 1915. Fasiani G. M. Presentazione di una coppia di polli in parabiosi. Giorn.

R. Accacl. Medicina Torino, An. 75, N. 12, dicembre 1912, pp. 375-376.

Torino, 1913. Gargano Glaudio. Dei tumori spontanei negli anflbi. Boll. d. Soc. di na- tur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2, Vol. 7), An. 28. pp. 242-248, con 3 lav.

Napoli, 1915. Ghigi Alessandro. Sulla eredita deU'ernia cerebrale dei polli in correlazione

ad altri caratteri. Arch. Zool. ital., Vol. 8, pp. 49-88, con 5 fig. e 3 lav.

Napoli, 1916. Giani R. Del trapianto della eartilagine coniugale. (Con 10 tig.). Arch, di

Orlop., An. 30, Fasc. 3, pp. 623 657. Milano, 1913. Giordani Francesco. Sulla flessibilita delle ali in natura e nel volo meccanico.

Boll. d. Soc. di Natur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2, Vol. 7), An. 28,

1914, pp. 51-54. Napoli, 1915. Marcucci Ennete. Ancbe nella Lacerla muralis si puO inibire la rigenera-

zione della coda. Boll. d. Soc. di Natur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2,

Vol. 7), An. 28, pp. 249-256, con 5 fig. Napoli. 1915. Marcucci Ermete. L'inibizione della rigenerazione degli arti nel Tritone.

Boll. d. Soc. di Natur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2, Vol. 7). An. 28. Co-

munic. verb., p. 3. Napoli, 1915. Mantelli Gandido. Esperienze sul trapianto dei reni. (Horn. Accad. Medi- cina Torino, An. 75, pp. 377-379. Torino, 1912. Pardi Ugo. Intorno alle raodilicazioni istologicbe che l'estratto ipoiisario in- duce sulla glandola tiroide. Speri men tale, Arch, di Biol. norm, e pat..

An. 69, Fasc. 5, pp. 843-854. Firenze, 1915. Pellegrini Rinaldo. Gli effetti della castrazione sulla ghiandola pineale. (Gon

tav. 5-6). Arch. p. le Sc. med., Vol. 38, Fasc. 2, pp. 121-145. Biella, 191 1. Pignatti Augusto. lnnesti sul del'ereute. Policlinico, An. 20, Vol. 20-C,

Fasc. 12, pp. 529-558: An. 21, Vol. 21-C, Fasc. 1, pp. 16-23 ; con figg. Ro- ma, 1913 e 1914. Quagliarello G. Ricerclie ehiinico-usiche sui liquidi animali. XI. Sulla reazione

del sangue degli animali marini. Pubbl. d. Staz. Zool. di Napoli, Vol. 1,

pp. 21-29. Milano, 1916. Russo Achille. Influenza del riproduttore sulla proporzione numerica dei nati

dei due sessi nella coniglia. Arch. Fisiologia, Vol. 14, Fasc. l,pp. 29-33.

Firenze, 1915. Serafini Giuseppe. Sulle estese ferite da taglio del parenchima renale e sul

reimpianto di segmenti renali : contributi sperimentali. Policlinico,

An. 23, Vol. 23-C, Fasc. 7, pp. 222-224; Fasc. 8, pp. 236-256; con fig.

Roma, 1916. Sergi Giuseppe. L'Eugenica e la decadenza delle nazioni. Atti Soc. Hal.

progr. Sc, 8a riun., Roma, marzo 1916, pp. 181-199. Roma, 1916.

- 4 -

Torreggiani G. Zoognosia - Parassitisrno - Separazione sessuale - Lotla per l'amore - Femrainisrao. II Nuovo Ercolahi, An. 20, X. S3, pp. 513 522, N. 34, pp. 529-538; N. 35. pp. 5 15-555; X. 36, pp. 562-568. Pisa, 1915.

Uffreduzzi 0. Sul trapiantamento di lerabi colorati di fascia lata. (Con 2 tav.).

Sperimentale, Arch, di Biol. norm, e pat., An. 70, Fasc. 3-4, pp. 401- 118. Firenze, 1916.

Verson E. Di certe raodalita morfologiche che mal si prestano a criteri di classificazione sisteraatica. Atti d. R. 1st. Ven. di Sc, Lett, cd Art/, T. 75, parte 1*, pp. 841-843. Venezia, 1915-16.

IV. Oonologia, Ontogenia, Teratologia

Cova Ercole. Secrezione interna delia placenta e sua azione sopra altre ghian- dole endocrine. Annali Osletr-. c Ginecol., An. 37, Vol. 2, X. 9, pp. 225- 265. Milano, 1915.

Decio Gesare. La presenza e il signiticato della colina nel tessuto placentare.

Annali Ostetr. e Ginecol., An. 37, X. 2, pip. 87-96. Milano, 1915. Enriques Paolo. SnU'aumento della sostanza nucleare durante lo sviluppo em-

brionale nell' Aplysia liniacina. Rend. d. R. Accad. d. Sc. d. 1st. di Bo- logna, CI. di Sc. Fisiche, [X. S.), Vol. 18 (1913-14), pp. 102 106. Bologna, 191 1.

Erchia (D') F. A proposito del lavoro del Gentili: Indagini istochimiehe ri- guardanti la funzione della decidua. Annali Ostetr, c Ginecol., An. 38, Vol. 1, X. 5, pp. 281-283. Milano, 1916.

Falco A. Sulla genesi della cellula luteinica. Annali Oslelr. e Ginecol.. An. 38, Vol. 1, X. 6, pp. 293-311, con 2 figg. Milano, 1916.

Falco A. Ricerche istologiche e fisiopatologiche sulla secrezione interna del pancreas in gravidanza. Annali Ostetr. e Ginecol., An. 38. Vol. 1, X. 1, pp. 1-21. Milano, 1916.

Ferrai Carlo. Sulla specitieita dei peptoni plaoentari nella diagnosi della gra- vidanza col raetodo polarimetrico (Nota riassuntiva). Arch, di Antrop. Crim., psich. e med. legale. Vol. 37, Ser. I, Vol. 8. Fasc. di snj/jit., pp. Ill 119. Torino, P.) 16.

Gentili Attilio. Sulla secrezione interna della decidua. A proposito del lavoro di .1. Schottlaender: « Sulla teoria della reazione di Abderhalden etc. ». - Annali' Osletr. e Ginecol., An. 36, Vol. 2, X. 12, pp. t94-49&. Milano,

Gentili Attilio. Indagini istocliiniiehe riguardanti la funzione della decidua. Ynnali Ostetr. e Ginecol., An. 38, Vol. I, N. 2, pp. 81-124, con lav. 1-6. Milano, 1916.

Gentili A. e Binaghi R. 1 lipoidi della decidua. Annali Oslelr. e Ginecol^ An. 38, Vol. I, N. 7, pp. 313-367. Milano, 1916.

Giacomini Ercole. Presentazionc di girini di Rana temporaria e di avannotti di Salmo fario nutriti con tiroide di hue. Rendic. della. IS Accad. d. Sc. d. I.sl. di Bologna, CI. di Sc. /is., X. $., Vol. 18 {1913-14), pp. 116-121. Bo- logna, 1911.

Maccabruni Francesco. Sulla gravidanza in corno uterine rudiraentario di utero bicorne. "'.'in figg.). Annali Ostetr. e Gineeol., An. 37, Vol. 2,

X. 8, pp. 97 119, Milium. PAIS.

Marcucci Ermete. Gli ai'ti o la coda della Lacerta muralis rigenerano tiello stadio embrionale '. Nota preliminare. Boll. d. Soc. di Nalur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2, Vol. 7). An. 28, 191 J, pp. 98-101. Napoli, 1915.

Pardi Ugo. Sopra un caso di gravidanza primaria addominale a termine os- servato in una coniglia opera ta di istero-salpingectomia all'inizio della ge- stazione. Annali Ostetr. e Ginecol., An. 36, Vol. 2, N. 9, pp. 193-198, con fig. Milano, i914.

Perrando G. G. Sul tempo di elirainazione del meconio. Arch, di Anlrop. crvun., psich. e med. legale, Vol. 37, (Ser. 4. Vol. 8), Fasc. di suppl., pp. 140-144. Torino, 1910.

Pinna Pintor A. Gravidanza in corno rudiraentale atresico di utero bicorne. Annali Ostetr. e Ginecol., An. 37, Vol. 1, N. 3, pp. 113-130, con figg. Mi- lano, 1915.

Pusinich G. Sulla presenza di cellule deciduali nolle ghiandole liniatiche della pelvi durante la gravidanza. (Cuu flgg.). Annali Ostetr. e Ginecol., An. 37, Vol. 2, N. 8, pp. 120-129. Milano, 1915.

Sabatino Carmine. Sullo sviluppo dell' intestine spirale del girino di Bafo ml gar is. Arch. Zool. Hal., Vol. 8, pp. 159-187, con 2 tav. Napoli, 1916.

Santoro Angelo d'Emidio. II grasso plaeentare. (Con n'gg.j. Annali Ostetr. c Ginecol., An. 37. Vol. 1, N. 5, pp. 259-291. Milano, 1915.

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Mirto D. SulFuso della reazione delle eritroprecipitine nella ricerca medico- legale del sangue. Arch, di Antrop. crim., psich. e wed. legale. Vol. ::i . Ser. 4, Vol. 8, Fasc. di suppl., pp. 153-155. Torino, 1916.

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VII. Allevamenti, G-iardini zoologici, Acquari, Collezioni, Musei e altre Istituzioni.

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COMUNICAZIONI ORIGINALI

ANTONIO PENSA

Fatti e considerazioni a proposito di alcune formazioni endocellulari dei vegetali ({

\i.IA PREVENTIVA.

i Ion ta\ . ii

E vietata la riprodnzione

La questione dei eondriosomi, che vengono per lo piu riten'uti prganuli cellulari, non puo essere studiata solo nelle cellule ani- mali, ma anche nelle cellule vegetali. Gia da qualche anno io stessn e dopo di me anche il Lewistky e il Guilliermond abbiamo de- scritto nei vegetali elementi endocellulari simili ai eondriosomi ani- mali che si evolvono dando orig'me ai plastidi vegetali (2). Per quanto io creda che per tali elementi non si possa ammettere senza riserve una vera e propria omologia coi eondriosomi delle cellule animali, e certo pero che la conoscenza di questi elementi endocellulari vegetali non puo non avere una grande impoitanza Bella questione dei eondriosomi in generate.

II Guilliermond ritiene che tale omologia esista indubbia- nieute e estende ai eondriosomi vegetali la ipotesi, da molti soste- nuta per i eondriosomi animali, che siano organuli cellulari deputati alia elaborazione delle sostanze del metabolismo cellulare. Come argo- raento principale a sostegno di questa asserzione il G u i lliermon d (3)

(') J risultali di q urate ricerehe furono comunioati al Congresso flella Societa per il progresso 4elle si-ienze il i ;ipril<; Ifll".

p) Le iiiilic.i/.inni bibliograftche a qnratp riguardo ai trovano nei mio lavoro « Osserv. di mor- tol. e biol. cell, nei vegetali ». Arch. f. Zellforsch. Jid. Y1II, p. 612. Leipzig 1912.

P) A. Gruiilioruiond. Rech. cytol. sur la formation des pigments anthocyaniqnes. Kevui i r.i.t T. V.V I" bis. V mmirs 191 I. r .?.

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adduce la osservazione da lui fatta che in alcune cellule vegetali si trovano elementi che egli ritiene eondriosomi, i quali elaborereb- bero indubbiamente una particolare sostanza, l'antocianina, la cni forraazione si potrebbe seguire facilmente coll' osservazione alio stabo vitale perche naturalmente e brillantemente colorata.

In albra occasioned) feci gia qualche appunbo alio schema che ci da il Guilliermond della formazione dell'antocianina; ma ulbe- riori ricerche mi dimostrarono che effettivamente i reperti del (Tiiillierm ond vanno assni diversamente inberpretabi. Esporro quindi brevemenbe per ora i rabbi da me osservabi e le considera- zioni che ne derivano, fabbi e cohsiderazioni che necessariamenbe rientrano nella quesbione generale dei eondriosomi e di albre forma - zioni endocellulari.

Le immagini describbe dal Guilliermond in cellule epidermi- che delle denbabure di giovani foglioline di rosa ed inberprebabe da questi come eondriosomi elaboranti anbocianina e percio natural- mente colorabe in rosso da bale pigmenbo, non sono elemenbi mor- fologici, ma corrispondono ad un particolare stabo fisico di quella sosbanza colorata noba sobbo il nome di anbocianina e che nelle albre cellule epidermiche del lembo foliare e omogeneainenbe disbri- buiba nella cellula.

Nelle cellule apicali delle denbabure, per speciali condizioni li- sico-chimiche di quelle, si veriricherebbe la precipibazione della anto- cianina e cioe di una fase che nelle albre cellule brovasi alio sbabo disperso ; le immagini mibocondriformi sarebbero appunto il risul- babo di questo fenomeno di smescolamento. A sostegno di bale asser- zione sba, il fabbo che coH'azione di alcune sosbanze, coH'azione cioe di soluzioni di solfabo di chinina, di solfabo di sbricnina e delle mi- scele piu usabe per la fissazione dei eondriosomi, si puo assisbero in quelle cellule, nelle quali l'anbocianina e omogeneamenbe disbribuita, e in seno a questa sosbanza, alia comparsa di immagini mibocon- driformi e rebicolari assai somiglianbi e balvolba al bubbo simili a quelle che si osservano nelle cellule delTapiee delle denbabure in condizioni naburali.

Anche nelle cellule apicali dei peli di Geranium roberbianum h osservano frequentemente immagini mitocondriformi e rebicolari; ma quesbe non si osservano mai in quelle cellule apicali dei giovani

(l) Pensa A. Condriosomi <■ pigmento antoolanico nelle oellnle vegetali. \nnt, i »?. l:rf. \i. V p. 81. Jena iOiS.

Ancorn :i propoaito ili condriraonil e pigmento antneiauieo ece. Anal. Am. Hti. X/.YI />. /•'>'. Jena lull.

peli nelie quali 1'antocianina e in via di fonnazione, come dovrebbe- essere nel caso che real men te si trattasse di elementi endocellulari deputati alia funzione di elaborare il pigmentu. in queste cellule dei peli giovani 1' antocianina e uniformemente ed omogeueamente distribuifca e man mano che il pelo invecchia si compie lo smesco- lamento; allora 1'antocianina si dispone in massoline rotondeggianti o a contorni irregolari e spessissimo anche in forma di bastoncini, di nlamenti, di eleganti reticoli colorati in rosso, come osservasi a lig. 1, 2, 3 della tavola, nelle quali sono riprodotte tali cellule come si presentano naturalmente alio sbato vitale.

Anche nel Geranium come nella rosa ofctenni talvolta in cel- lule, nelle quali 1'antocianina era uniformemente distribuita, la com- parsa di immagini mitocondriformi e reticolari colla azione di deter- minati reattivi; mi valsi con predilezione di quelle miscele che servono comunemente per la flssazione dei condriosomi.

Potei convincermi che l'atteggiamento speciale deU'antocianina, per cui vengono in modo sorprendente riprodotte nelle cellule vege- tali immagini assai somiglianti ad alcune formazioni endocellulari quali sono descritti i condriosomi ed i reticoli endocellulari del Golgi, e un fatto piuttosto comune. Bellissime ed eleganti immagini mitocondriformi e reticolari osservai in cellule dell'epidermide in- terna delle antere di Cichorium inthybus, in cellule epidermiche del margine dei petali di Iris germanica (vedasi la fig. 4, notando pero che la tinta naturale e turchino-violacea), del calice di Antholyza oethiopica ; elegantissime reti e complesse sono quelle che osservai nelle cellule epidermiche dei petali di varieta culturali di Delphinium elatum (fig. 5. La tinta naturale e violacea).

Se immagini mitocondriformi e reticolari, corrispondenti a par- ticolari variazioni nello stato fisico chimico della cellula, possono osservarsi alio stato naturale, non mi fu difficile determinarne anche sperimentalmente la comparsa in altri casi oltre a, quelli gia accen- nati della rosa e del Geranium. Ne ottenni in cellule dell'epidermide esterna dei fiori di Salvia splendens coll'uso dell'acido acetico diluito, in cellule del parenchima di radichette di pianticine germinanti di Vicia faba e dell'epidermide di foglioline e di ipocotiie di Ricinus gibsonii che contengono composti fenolici afflni alia antocianina ma incolori, coll'azione dell'acido osmioo, delle miscele osmio-bicromiche e del fissativo di Regaud. Bellissime precipitazioni dell' antocianina con fonnazione di granuli, filamenti, eleganti reticoli ottenni poi in cellule dell'epidermide interna delle antere e in cellule dello stilo di fiori di Cichorium inthybus coll'azione di soluzioni di acetato di

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sodio (vedasi la tig. 6. ootando pero che la tinta naturale e burchina intensa).

Tutte quesbe immagini comunque ottenube per smescolamento coll' impiego di reattivi, non che quelle che compaiono alio stato naturale, sono assai instabili e reverbibili. Quesba instabiliba e rever- tibilita, aggiunta ad una parbicolare sensibilita alia azione delle so- stanze che sono piu in uso nella becnica rnicroscopica come fissa- trici, rende quasi impossibile fissare alio stabo voluto queste imma- gini, cosi da ottenerne preparati permanent i ; solo in qualche caso coll'azione prolungata dell'acido osmico al 2 % (metodo di Kopsch) potei tlssare e tingere in nero nelle cellule apicali dei peli di Gera- nium roberbianum gli aspetti reticolari e mitocondriformi della an- tocianina quali si presentano alio stabo naturale oppure quali ven- gono deberminabi daU'azione dello stesso acido osmico.

Tutte queste immagini mitocondiiformi e reticolari che si os- servano nelle cellule vegetali contenenti anbocianina o composti fenolici affini alia antocianina non sono altro che l'effetto della pre- cipitazione di una fase dispersa. Ricerche personali e alcune osser- vazioni interessanti di Wil Ista t ter e dei suoi collaborator] 0) mi convinsero che si ha a che fare con una soluzione colloidale e pre- cisamente con un emulsoide. Anche il plasma celiulare o parte di esso che e ritenuto una soluzione colloidale non e improbabile che faccia parte del sistema.

Anche i corpi descritti dal Politis (8) come cianoplasti e ri- tenuti enbita morfologiche deputate alia elaborazione della anbocia- nina, non sono che immagini dovube alio smescolamento della stessa antocianina.

Avendo il Gruillierrnon d affermato di essere riuscito a inet- bere in evidenza coi metodi dei condriosomi quegli element] che secondo le sue vedute sarebbero veri e propri condriosomi elaboranti antocianina, applicai anch' io i metodi per la dimosbrazione dei condriosomi sulio stesso materiale usato dal G-uilliermond e precisamente su foglioline di rosa, su foglioline e ipocotiJi di pian< ticine germinanti di Kiciniis gibsonii, integrai le ricerche valendomi anche del metodo dell'argento ridotto e della reazione eroino-argen- lica. Nelle cellule contenenti antocianina. riuscii con tali metodi effettivamente a coloraro e ad impregnate iormazioni in bubto simili

(») lustim Liebig a. Annul d. Chemie, Bd. Wl, p. 189 > Bd. 408 Reft. I. Leipzig !'.)(:;■ 1915. (-) 1. Politis Soprn specials corpi cell, uln Forinauo antocianina. Atti Ixtituto lint/mien

iii Pavia, I9ii.

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hi condriosomi auimali; ma queste formazioni, che coq tutta proba- bilita Bono quelle stesse che colore il GuiJliermond, non hanno mente a che fare coli'antocianina ; sono quelle formazioni endocel- lulari che 10 e dopo di me il Lewitsky e lo stesso Guilliermond abbiamo gia descritto in altre circostanze e che diventano plastidi (cloroplasti, ieucoplasti, cromoplasti). Le masse di anfcocianina che dopo i processi di fissazione, inclusione e colorazione sono pur tuttavia nmaste, presentano pero le piu irregolari forme e dispo- sizioni e difficilmente rimangono colorate o impregnate.

Da quanto sopra ho esposto risulta in ultima analisi che nolle cellule vegetali provvedute di antocianina o di compost! fenolici affini alia antocianina, queste sostanze di natura colloidale possono assumere o per condizioni speciali fisico-chimiche della cellula o in seguito all'impiego di reattivi (per la maggior parte elettroliti) particolan atteggiamenti in rapporto a fatti di smescolamento, tali da nsultarne imagini mitocondriformi e reticolari che in qualche caso iGuilhermond) furono erroneamente interpretate come entita morfologiche omologabili ai condriosomi delle cellule animali. Quindi la ongine condriosomica della antocianina non e punto dimostrata e cade con cio anche uno dei principal! aigomenti a sostegno della feossibilita che i condriosomi in generale abbiano la funzione di ela- borare i prodotti del metabolismo cellulare.

Nel corso delle mie ricerche poi la mia attenzione dovette fis- sarsi sopra alcuni altri reperti che, quantunqne di significato oscuro voglio rendere noti. Nelle cellule del parenchima delle radichette di Jacinthus onentalis che sono piu prossime ai fasci vascolari, il me- todo della reazione cromo-argentica mette in evidenza, in modo assai elettivo, quelle formazioni mitocondriformi che finiscono col costi- tuire i plastidi; si tratta di fllamenti piu o meno lunghi aventi lapparenza di una certa rigidita, con rigonfiamenti terminal! o lungo il loro decorso. II lore destine finale, che e quello che ora ho detto di diventare veri e propri plastidi, si puo dimostrare seguendo le radichette nel loro sviluppo. Ma nella stessa categoria di cellule vanando il .periodo di immersione nella miscela osmio-bicromica' si puo dimostrare la esistenza di altre imagini mitocondriformi, ma profondamente diverse dalle altre che ora ho descritto. Si tratta di fih assai lunghi, fini e flessuosi, ramiflcati anche ed aggoraitolati su loro stessi per i quali non mi fu dato di dimostrare la trasfbr- mazione in plastidi (fig. 7).

Oltre a quest! fllamenti, nelle stesse cellule, si notano anche granuh isolati o disposti a coroncina o in piccoli ammassi che stanno

- u

frammischiati ai filament! e spesso anche sosbituiscono le forme filamentose.

In alcuni lunghi elementi dei fasci vascolari delle stesse radi- chette di Jacinthus orientalis la stessa reazione cromo-argentica ci permette di osservare altre disposizioni curiose e cioe veri appa- rati fibrillar! disposti lungo l'asso principale degli elementi stessi che occupano solo parzialmenfce (fig. 8).

Se per le fofmazioni mitocondriformi che si trasformano in pla- stidi credetti e credo tutt' ora di non pofcer concludere senz' altro per una omologia coi condriosomi animali, tanto maggior riserbo parmi si imponga per queste altre imagini che ora ho descritto, perche i reperti ottenuti colia antocianina e coi composti fenolici affini alia antocianina ci ammoniscono nel sense che semplici so- stanze e precisamente dei colloidi contenuti nelle cellule possono, o per condizioni natural] o per azioni determinate ad arte, preci- pitare o rapprendersi dando origine ad imagine mitocondriformi o reticolari dagli aspetti piu strani e piu svariati.

Non voglio neppure passare sotto silenzio la dimostrazione ot- tenuta col metodo delia reazione cromo-argentica nelle cellule del parenchima dell' ipocotile di Ricinus gibsonii, di imagini che non possono a meno di ricordare l'apparato reticolare del Golgi delle cellule animali (fig. 9, 10). Ma anche per queste ci e lecito vagheggiare una eventuale vera e propria omologia coll'apparato reticolare endo- cellulare del Golgi, quando abbiamo visto che nelle cellule vege- tali, nello smescolamento di un colioide, si possono avere imagini cousimili a quelle cui ora ho accennato?

Piu che mai si impone il riserbo in fatto di omologazioni ; ma ci troviamo anche di fronte a fatti concreti, non a semplici suppo- sizioni, che ci dimostrano la necessita di rintracciare mezzi at.lar.ii per studiare molte formazioni e strutture endocellularr, avendo pre- sente la possibility che altre sostanze colloidali oltre 1' antocianina ed i composti fenolici aflini alia antocianina possano nella cellula vegetale non solo, ma anche in quella animale, comportarsi nello stesso modo per speciali e naturali condizioni fisico-chimiche della cellula o anche talvolta per l'azione di reattivi impiegati nella tecnica inicroscopica.

Consegnato per la stampa il 14 maggio 1917 .

- LO

ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZK DIREXTO DAL PROF. G. CHIARUGI

Le cellule dei gangli spinali e simpatici in una grossa Tartaruga (Testudo calcarata)

Gapitano medico NELLO BECCAKI

AlUTO E LlBERO DOCENTE

(God tav. Il-Ill e 1 fig. nel testoj.

E vietata la i-iproduzioiie.

Per cortese concessione del prof. Senna ho potuto studiare i gangli spinali e simpatici di un vecehio esemplare di tartaruga afri- cana morto nel Museo di Storia Naturale della nostra citta.

Io seppi la cosa quando 1' animate era gia stato scarnito per l'imbalsamazione, sicche giunsi appena in tempo a ricuperare qual- che frammento di colonna vertebrale ed a raccogliere solo 4 o 5 gangli spinali e simpatici della regione toracica. Cio mi ha impe- dito di dare a questa nota lo sviluppo che avrebbe potuto avere se fossi riescito a studiare sistematicamente i gmgli delle varie regioni del corpo e di qualche nervo cranico.

I pezzi fuiono in parte sottoposti al metodo Cajal al nitrato di argento, in parte fissati in liquido di Zenker e coloriti con i co- muni metodi.

Si trattava di un maschio di Testudo calcarata Schneid, che aveva raggiunto considerevoli dimensioni : lo scudo misurava in luughezza 67 cm. Percio ritenevo che lo studio delle cellule dei gangli nervosi sarebbe riuscito interessante specialmente riguardo alia legge di Levi sul rapporto fra massa corporea e volume e complicanza strutturale delle cellule nervose.

E noto che Levi fin dal 1897 (4) aveva dedotto dalla misura- zione di cellule nervose di molt; vertebrati di specie differente, che il volume della cellula e in diretta dipendenza dell'estensione del terri- fcorio innervaio dal suo cilindrasse ed anche della molteplicita della connessione del corpo cellulare e dei dendriti. Con numerose ricer- che successive (5 e 6) confermo questo concetto e raise in rilievo un altro fatto non meno iraportante: che cioe, oltre al volume, anche la

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costituzione della cellula varia molto nelle singole specie. Dimostro infatti con metodi elettivi per le neurofibril Ie cho quasi fcutte le cellule dei gangli nervosi si discostano dal tipo fino a un tempo ritenuto cafatteristico per quegli elementi, e che presentano fene- strature, lobazioni e appendici di svariata forma e dimensioni alle quali dobbiamo dare il valore di un aumento della massa del pro- toplasma senza riduzione della superficie e percio piu favorevole al metabolismo della cellula. Ora le fenestiature e le lobazioni si erano sempre dioiostrate piu ricche e complicate negli animali di grossa mole e negli esemplari di eta avanzata.

Fig. J. Gt-anglio spinalu di Testudo calcarata, colorito con il nietodo Cajal, Ingr. 100 X- 1- cel- lule del prima tipo: 2, cellule del secondo tipo.

Tali osservazioni del Levi avevano gia trovato la conferma in numerose ricerche di altri ; senonche, in una ri vista critica assai re- cente, Kidd (3), trattando il problema del rapporto fra volume della cellula nervosa e la mole dell' animale, mostra di ignorare tutte le piu importanti pubblicazioni che sono apparse snU'argomento da 20 anm a questa parte e con tale insnfficiente conoscenza della lette- ratura giunge a conclusioni del tutto opposte a quelle del Levi.

Levi (7) ha opportunamente e con efficacia ribattute le osser- vazioni di Kidd ed ai suoi appunti critici rimando chi volesse avere conoscenza piu completa della questione e della bibliogratia relativa.

La illustrazione (lei gangli delta grossa Testitdo calcarata, che io ho avuto occasione di poter studiare, giuuge quindi oggi a pro- posito, e risulta specialmente iuteressante per la particolare com- plessita di struttura delle cellule simpatiche non ancora osservata in altri animali.

Gangli spinali. ■- Le cellule dei gangli spinali nei Chelonii. come fu dimostrato per la prima volta da Levi, anziche con fene- stramenti e appendici filifprmi clavate come nella maggioranza dei vertebrati. aumentano la loro massa con grossi lobi caratteristici congiunti al corpo da peduncoli prevalentemente tozzi e robusti.

Tale fatto si presenta evidentissimo anche neile cellule dei gangli spinali della specie da me esaminata e mi sembra inoppor- tuno ripetere una paiticolareggiata descrizione di gueste appendici ormai esaunentemente illustrate da] Levi.

P^siste una notevole varieta nella grandezza delle cellule e nella quantita e forma delle appendici. Come volume le piu. grosse cel- lule (misurando soltanto il corpo) raggiungono 80 *. II nucleo ha mi diametro di 19 ■-.

Riguardo al comportamento delle appendici si possono aggrup- pare le cellule in 3 tipi principal! :

tipo. Cellule irregolari di forma, con lobi grossi e non nu- merosi, bitorzoluti all'estremita (fig. 1 e 2). Bono assai numerose e fra le piu voluminose.

2] tipo. Cellule eon appendici clavate ifig. 3). Le appendici in prevalenza hanno la forma caratteristica deila clava con pedun- colo grosso e lieve rigonfiamento apicale ; in minor numero presen- tano all'estremita del pecluncolo, sempre grosso, un voluminoso lobo sferoidale.

Le cellule di questo tipo sono le dominanti. Se ne incontrano di butte le dimtriisioni. Sono sempre molto ricche in appendici.

tipo. Cellule con prolungamenti a tipo dendritico ed altri hliformi con ciava terminale (fig. 4). Sono rare e di media gran- dezza.

Se confrontiamo tutte queste cellule con quelle descritte dal Levi notiamo subito che specialmente quelle del tipo (le domi- nanti) assomigliano molto alle cellule dell'esemplare vecclhssimo di Testudo nemuralis da lui studiato. Si nota solo di differente che nella mia specie le appendici hanno piii tendenza a mantenersi di forma clavata, mentre nella T. item until* prevalgono le forme con lobi steroidal!.

IS -

Nun vi e grande differenza di vol inn e fra le cellule della mia specie e quelle delle specie esaminate da Levi. Mae senza dubbio molto piu ricca la lobazione che anche Levi ha trovato abbondan- te nell'esemplare piu vecchio.

Le mie osservazioni confermano quindi che negli individui di eta avanzata aumenta la complicazione strutturale delle cellule nervose.

Gangli simpatici. Le cellule nervose dei gangli simpa- bici dei Cheloni sono state studiate con metodi moderni da P i t- zorno (8) e da Riquier (9).

Pitzorno studio i gangli simpatici di 4 specie (Thalassochelys carreta, Testudo graeca e nemuralis, Gistudo sp. ?). In tutte trovo, come fatto caratteristico, la presenza nelle cellule simpatiche di lobi analoghi a quelli descritti da Levi nelle cellule dei gangli spinali di queste stesse specie.

Riquier ha studiato il simpatico dei Cheloni piu minutamente dal punto di vista anatomico, ed ha trovato che in Testudo graeca e nemuralis la catena simpatica off re le consuete connessioni con i nervi spinali lungo tutto il tronco ; mentre in Emys e Thalasso- chelys i gangii simpatici sembrano esistere solamente nel collo, ma effettivamente si trovano anche in tutto il resto del tronco, dove si uniscono ai gangli spinali, coi quali formano un unico corpo gan- gli are.

Le cellule simpatiche della regione tpracica di queste due ul- time specie rispondono in maggioranza alle cellule del tipo di Cajal ; sono cioe provviste di soli dendriti lunghi extracapsulari.

E rara la fenestratura e mancano quasi le lobazioni.

Vi sono numerose cellule gemelle e cellule anastomizzate fra loro.

Nella Testudo calcarata che ho studiato io i gangli simpatici erano bene evidenti e presentavano le consuete connessioni con i nervi spinali ; percio li potei facilmente riconoscere e raccogliere.

All'esame istologico dei preparati trattati col metodo Cajal colpisce subito la presenza di appendici numerosissime e minute alia superflcie di quasi tutte le cellule. Queste sono, al solito, molto di- verse per forma e dimension], ma possono per i caratteri delle ap- pendici essere riportate assai bene ai tipi di cellule simpatiche che Cajal dava come caratteristici dell'uomo.

E noto che Cajal chiama dendriti tutte le appendici delle eel- lule simpatiche. Questi dendriti neh'uomo possono essere corti e

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lunghi; i primi alia lor volta si possono distinguere in intracapsu- lar! e intraglomerulari. I dendriti intracapsulari sono appendici sot- mi, che emanano in gran nnmero da quasi tutto il contorno della cellula e terminano fra gii elementi della capsula che involge la cellula simpatica. L' insieine di queste appendici fu detta corona dendritica. I dendriti intraglomerulari sono grossi e intrecciandosi essi e le loro diramazioni fra loro danno luogo a un glomerulo den- dritico che puo essere formato da dendriti di una sola o di piu cel- lule e da arborizzazioni terminali di fibre efferenti.

I dendriti lunghi traversano la capsula e si ramificano a di- stanza dal corpo cellulare dal quale emanano.

Le cellule del tipo hanno solo dendriti corti, quelle del solo dendriti lunghi, quelle del dendriti delle due specie.

Come ho detto le cellule simpatiche della T. calcarata possono riportarsi a questi tipi stabiliti da Cajal. Infatti si hanno cellule del e del tipo, mentre non ho mai veduto cellule del tipo.

Fra le cellule del tipo si possono distinguere due sottospecie: Nella prima (fig. 5 e 6), le cellule sono rotondeggianti od ellittiche provviste di numerosissime piccole appendici, tutte eguali fra loro. che non fuoriescono dalla capsula e che in vicinanza della loro estre- mita si risolvono in due rami i quali in prevalenza terminano con un rigonfiamento clavato; in numero minore con filament! dal cui insieme si costituisce il canestro pericellulare in gen ere poco ricco. Eccezionalmente esistono uno o due filamenti extra-capsulari non ramificati (fig. 6). Potremo dare a questa sottospecie il nome di G. a testa di medusa.

Le cellule a testa di medusa sono fra le piu numerose e fra le piu voluminose. II corpo della cellula senza la corona raggiunge 58-60 \j-. di diametro.

L'altra sottospecie comprende cellule (fig. 7, 8 e 9) meno nu- merose delle prime, di dimensioni e forma varia, prevalentemente piu piccole ed ellittiche, provviste di un minor numero di prolunga- menti che hanno varia forma: alcuni sono sottili e terminano con una clava o con un filamento come nelle c. a testa di medusa (fig. 8), altri sono piu tozzi come i dendriti intraglomerulari di Cajal (fig. 7 e 9); molti presentano la forma a martello (fig. 9) ricordata da Pitzorno per le cellule simpatiche dei Cheloni da lui esaminati.

In pochissime cellule queste appendici hanno tendenza a disporsi in glomerulo, che non ho mai veduto ben costituito come quell i dell'uomo e in ogni case sempre formati da appendici di una sola cellula.

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In molte di queste cellule sono bene evidenti le flbrille che formano ansa alia estremita rigonflafca delle appendici (fig. 7).

Le cellule del 3" tipo di Cajal (fig. 10 e 11) sono meno nume- rose delle altre. Sono di svariata forma e diraensioni e possono raggiungere la misura massima di 60 <-»- come le cellule del tipo. I dendrifci lunghi, ordinariamente non molto numerosi, si risolvono in arborizzazioni nel terrifcorio circostante alia cellula e non hanno tendenza a portarsi molto a distanza.

In nessuna cellula simpatica ho trovato fenestratura. Non ho veduto cellule gemelle ne cellule fra loro anastomizzate.

La capsula delle cellule e grossa con numerose cellule satelliti che si insinuano fra le appendici (fig. 5).

Se confrontiamo tutte le cellule qui descritte con quelle vedute da Pitzorno e Riquier in altri Cheloni, notiamo come fatto prin- cipale e di maggiore importanza, la indiscussa maggior ricchezza di appendici che siamo indotti a ritenere dipendente dalla maggiore mole ma principalmente dall'eta avanzata dell'esemplare studiato.

Memorie citate

1. Cajal S. Ramon. Las oellulas del gran simpatieo del hombre adulto. Trah. del Lab. de

Invest, oiol, T. 4, Fase. 1 e :J. 1905.

2. Id. Histologic du systdme nejveux de I' Ho in me et des 7ertebr6s. Paris. A. Maloine e<l. 1911 ::. Iiidd Leon aid I. Factors which determine the calibre of nerve colls and fibres. Review

of Neurol, and Psyeh., Vol. 13, Hi. 9, j>. 409, 1915. i. Levi Giuseppe. Ricerche citologicbe comparate sulla cellula nervosa dei vertebrati. - Riv. di pat. nerv. e merit., Vol. 2.°, p. 7. Firenze, 1S'.>7.

5. Td. La struttura dei gangli cerebro-spinali dei Obeloni. Monit. /vol. It<d., An. 17. Y. •;.

p. 112. Firenze, 1906.

6. 1 d. I gangli cerebro-spinali. Studii di Istologia comparata ed Istogenesi. Arch, Ital.di Anat.

ed Embr., Suppl. al Vol. 7. Firenze, 1908.

7. Id. I fatten che determinano il volume degli elementi oervosi. Riv. di Patol. nerv. e meat..

Vol. SI, Fase. 12, p. 6§5, 1916. -. Pitzorno Marco. So alcuue particolarita delle cellule del oordone simpatieo dei Cheloui. -

Monit. Zool. hut., An. 21, N. 5, p. 111. Firenze, 1910. 9. Riquier Carlo. .Studio macro- e microscopico sul simpatieo dei Cheloni. Con osservazioni in-

torno alle anaetomosi cellnlari. - Riv. di Patol. nerv. e mini., tol. 19, Fase. 7. p. 122, 1914.

Spiegazione delle Tav. II-III.

Cellule dei gangli spiriali (Fig. 1-4) e del gangli simpatici (Fig. 5-11) di Testudo calcarata, trat- tail col metodo Cajal al nitrato di argento.

Lo rij;mt) sono state ricavate dall'osservazione col microscopio biuoculare Leitz. I contorni furono presi con la camera lucida Eoristka applicata ad ouo degli ocnlari. Tutte quanta le cellule sono in- gramlite 5uo \ olte,

Fig. l e 2. Cellule di uu ganglio spinale del I1 tipo, cioe eon lobi grbssi e bitorzoluti. Fig. 3. Cellula di un ganglio spinale del tipo. oioe con lobi clavali.

Fig. 4. Cellula di uu ganglio spinale del :(" tipo, cioe cou appendici dendritiohe e filamentose. Pig. 5. Cellula simpatica del tipo di Cajal a testa di medusa.

Fig. (>. Id. con la relativa capsula.

Pig. 7. x e '■>■ Cellule simpatiche del tipo di Cajal con appendici rarii Fig. lo e il. Cellule simpatiche del tipo di Cajal.

Cosimo Gherubini, Amministratore-resfonsabile.

i •/.'. 1917. Tip, I,. Nicoolai, Via Faenza, 52,

Monitore Zoologico Italiano - Anno VIII.

Tav. I.

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Monitor e Zoologico Italia no. Anno XX VIII.

N. Beccari, dis.

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Arte Fotomeccaniche - Firenze

Monitore Zoologieo Italiano

(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo officiate della Unione Zoologica Italiana

DIRETTO DAI DOTTORI

GIULIO CHIARU6I EUGENIO FICALBI

Prof, ili Anatonii'a uiuana Prof, ili Anatomia conip. e Zoologia

nel It. Istifctito di Stndi Super, in Kirenze nclla 11. Universita di Piaa

Ufficio di Direzione ed Armninistrazione: Lstilnto Aiiafomico, Wirenze.

12 numeri all'anno Abbuonamento annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 2.

SOMMARIO : Comunicazioni originali : Giardina A., Sulla tensione superficiale

della cellula durante la mitosi. Pag. 21-24. Unione Zoologica Italiana: Nomenclatura zoologica. Pag. 25-40.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

A. GIARDINA

Sulla tensione superficiale della cellula durante la mitosi

E vietata la riproduzione

II mio collega prof. Giuseppe Levi vien di pubblicare inte- ressanti osservazioni sulle modalita della mitosi nelle cellule viventi mesenchimatiche di polio coltivate in vitro (*), dalle quali osservazioni, fra l'altro, risulterebbe, con una evidenza che difficilmente potrebbe esser maggiore, come durante la telofasi si verifichi una diminu- zione della tensione superficiale della cellula, specie in certe regioni, ove si sollevano tutto all'ingiro delle gemrae ossia dei pseudopodi

(') II ritnio e le modalita. della mitosi nelle cellule viventi coltivate « in vitro », Arch. Ital. di Anal, e di Embr., vol. XV, p. 243; 1916.

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citoplasmatici. Da questa diminuita tensione dipenderebbe secondo Levi la divisione del corpo cellulare. " II nesso tra l'emissione delle gemme e lo strozzamento equatoriale e evidente ; si produrrebbe all'equatore nn aumento nella tensione superflciale, consecutivo al- l'abbassamento avvenuto nel rimanente della superficie cellulare „. Cosi giustamente il Levi.

11 Levi riferisce talune idee ed osservazioni di precedenti ri- cercatori secondo cui la divisione del corpo cellulare sarebbe legata a variazioni della tensione superflciale; avrei quindi avuto caro che egli avesse ancbe ricordato un mio vecchio studio sulla raeccanica della mitosi, nel quale per la prima volta e affacciata la tesi che durante la mitosi abbia luogo una diminuzione della tensione super- flciale del citoplasma ('). Tale abbassamento, secondo quanto ivi esponevo, non sarebbe uniforme ma sarebbe invece massimo ai poli della cellula in mirosi, minimo all'equatore, cosi che, grazie a que- sto processo, verrebbero a realizzarsi dei minimi e un massimo di tensione; e il massimo sarebbe proprio all'equatore ove si esprime- rebbe nella formazione del solco e nella divisione del corpo cito- plasmatico.

E bene avvertire che perche si realizzi lo strozzamento equa- toriale non e necessario che si veriflchi un innalzamento del valore assoluto della tensione superflciale, come ad es. vorrebbe il Butschl ma e solo necessario che ivi si determini un massimo sufficiente ossia un innalzamento relativo di tensione. E questa differenza del livello della tensione potrebbe esser determinato essenzialmente in due modi: o con un aumento effettivo della tensione all'equatoi'e, o quanto meno piu intenso all'equatore che altrove; oppure con una diminuzione generale della tensione, variabile d'intensita a seconda delle regioni : piu forte verso i poli, decrescente verso 1' equatore (ove potrebbe anche esser nulla).

Delle due spiegazioni io ho scartato la prima, nonostante la- sua apparente maggiore semplicita, e mi sono attenuto alia seconda, per quanto cio potesse sembrare paradossale; e mi sono tenuto a questa, perche essa sola era in armonia con taluni fatti sperimen- tali messi da poco in evidenza dal Boveri.

Ma anzitutto per ben intendere il mio pensiero, non sara su- perfluo ricordare che queste idee venivano da me esposte in con-

(') Note siil meccanismo della fecondazioue e della divisione cellulare, studiato prlncipaliuciite nova di echini; A, mi. Anz. XXI Bd j p. 676-578 j 1902. Sulla formazione dell'aster e sulla divisions cellulare. Risposta al prof. Biitschli. Anat. \n.. will Bd; p. 189-190; L903.

nessione a* I una beoria piu co'mplessu riguardante il meccanismo dei processi di mitosi. La variazione della tensione superficiale di- penderebbe secondo questa teoria da azioni chimiche specifiche che avrebbero il loro pun to di partenza nei cenfcri. Questi lascerebbero diffondere nel citoplasma circostante determinate sostanze che si propagherebbero nel corpo cellulare lungo il plasma ialino, secondo linee di diffusione e cioe in direzione raggiata.

Tali sostanze, sia per azione diretta, sia per un affluire dei jaloplasma verso i centri (da esse provocato), deterniinerebbero fra gli altri fenomeni, l'abbassarsi della tensione in quei punti della superficie che ne sono tocche.

In quanto poi alio squilibrio delle tensione tra l'equatore e il rimanente della cellula, esso sarebbe dovuto al fatto che le piastre polari cromosomiche e poi i nuclei figli in via di ricostituirsi, agi- rebbero come un ostacolo al diffondersi verso l'equatore di quelle date sostanze. Dietro ciascun nucleo, verso l'equatore, si stabilisce come una zona difesa, una specie di cono ad apertura sempre [tin larga, pressoche immune dall'azione chimica dei centri. Conseguenza necessaria che lungo l'equatore quella tale azione dei centri dev'es- sere minima mentre deve riuscire sempre piu intensa procedendo dall'equatore ai poli.

Grazie a questo meccanismo sarebbe dunque realizzata ia con- dizione perche a un dato momento, allorche lo squilibrio di tensione ha raggiunto un dato livello, si abbia la divisione del corpo cellulare.

In questo meccanismo nan parte, come si vede, i nuclei figli. Cos! io spiegavo i fatti sperimentali messi in luce dal Boveri che cellule casualmente prive di nucleo, ma fornite di centrosoma, non erano piu capaci di dividersi, sebbene in essi si era formate un an- fiastro; fatti che rimanevano privi di spiegazione nell'ipotesi che si avveri invece un innalzamento puro e semplice di tensione all' e- quatore.

Aggiungo ch' io ritengo sempre bene fondata l'ipotesi allora esposta secondo la quale il centrosoma esercita la sua funzione di centre dinamico, mediante un' intensa attivita chimica, in quanto e centre di un attivo ricambio per cui da esso durante la mitosi sono diffuse nel citoplasma sostanze specifiche che agiscono in ma- niera determinata sui vari componenti cellulari.

Ritengo pero, a differenza di quanto pensavo allora, che questa concezione non escluda necessariamente I' ipotesi elettro-magnetica, ma che potrebbe anche includerla, senza nulla perdere del proprio valore.

!1 -

Con piacere vedo che in maniera indipendente dalle mie, ricer- che accurate quale quelle di Mc CI en don e di Levi vengono in parte a coincidere con le mie vedute. Anche questi Autori parlano di sostanze che abbassano la tensione superficiale e credono ad un'ori- gine endocellulare delle medesime.

Ed il mio piacere non e un misero sentimento di vanita sod- disfatta, ma il compiacimento di vedere gradatamente affermarsi una corrente d'idee che ritengo la meglio adeguata ai processi reali.

Comunque sia, indipendentemente da ogni interpetrazione, ri- rnane che le osservazioni del Levi costituiscono una dimostrazione intuitiva della mia affermazione di 15 anni fa.

L'emissione dei pseudopodi o delle gemme su tutto il contorno della cellula e fin nelle masse protoplasmatiche lontane dal corpo cellulare, congiunte a questo con un sottile filamento di protopla- sma (e con la sola eccezione della regione equatoriale), dimostra che non soltanto avviene uno squilibrio di tensione, ma che questo squilibrio dipende da un abbassarsi generale della tensione, e non gia dal processo inverso.

E a credere che le attuali osservazioni del Levi abbiano una portata generale. Non e necessario per questo che in tutti i casi di mitosi si manifesti un ameboidismo cosi accentuato come nelle cellule mesenchimatiche coltivate in vitro.

La diminuzione della tensione pub ben verificarsi senza che arrivi a provocare il sollevarsi di pseudopodi caratterizzati. Inrlniti possono essere i gradi e le forme deH'ameboidismo ; e possiamo quindi includervi il processo di formazione di un solo grande lobo- podio che si continui insensibilmente nel restante del corpo, come e il caso ad es. dell'Ameba limax; in cui cioe, nel caso nostro, si abbia soltanto un'espansione regolare e quasi uniforme del corpo cellulare ai due poli della cellula che sta per dividersi.

Levi suppone che questo anormale ameboidismo delle cellule mesenchimatiche in talune delle sue culture, sia dipendente dalla sottigliezza della lamina liquida in cui le cellule sono coltivate. Vari motivi e specie talune mie osservazioni su uova di riccio di mare fatte segmentare sotto una forte compressione, per la quale le uova erano ridotte a lamine relativamente sottili, m'inducono a ritenere che tale idea del Levi abbia molte probability in suo favore. In effetti, in quelle condizioni, la segmentazione, oltre che a presentare un andamento irregolare, e accompagnata da fenomeni di evidente ameboidismo sui quali mi riservo di ritornare. Palermo, aprile 1917.

25 -

UNIONE ZOOLOGICA ITALFANA

SEGRETERIA

COMMISSIONE DI NOMENKLATURA ZOOLOUICA. (Circolare N. 4) (i).

11 prof. G. Wardell Stiles segretario della Commissione internazionale di Nonienclatura Zoologica, trasmette le soguenti comunicazioni perche a norma dei deliberati del Copgresso internazionale di Zoologia di Monaco (1913), sieno inserite nel « Monitore Zoologico ».

Nell' iuteresse degli Zoologi Italiani si da corso alle dette comunicazioni in- vitando tutti coloro cui esse possano intere^sare di volere inviare le eventuali osservazioni e proposte die crederanno del caso alia nostra Commissione perche possa trasmetterle al prof. Stiles.

Decima serie di nomi generici (Eehinodermi) in esame per la com- pilazione dell'elenco ufflciale dei nomi generici.

N. 34. Con la presente si da notizia agli zoologi che il seguente elenco di 125 nomi generici di Eehinodermi sono stati proposti alia Com- missione internazionale per lo lore iscrizione nell' Elenco ufflciale dei nomi generici.

Abbreviazioni.

Tod. Tipo per designazioue originate Tpd. » » » presente.

Tsd. Tipo per sussegueute designazioue. Mt. Monotipo.

Adelometra A. H. Clarck 19071, 346, Tod. Antedon ungustiradia Carpenter 1888.

Aglaometra A. H. Clar 1913d, 47, (cont. valida [Tpd. di ClarkJ, incer(a).

Amphimetra A. H. Clark 1909o, 6, Tod. Comqtula (AlectoJ mil- berti J. Mueller 184(3.

Analcidometra A. H. Clark 1911d, 10 [nomen nudum); 1911m, 779. Mt. caribbea Clark 1908.

Antedon de Freminville 1811, 349 Bull. Soc. Philom. (Paris) v. 2.

(•) Per le circolari N. 1. 2 e 3 v. Monit. Z. ItaL. Anno ?.j, ji. 14 e 114, Anno 26, p. 161.

- 26 -

Tipo. gorgonia n. sp. = As'terias bi/idia Pennant, 1777 = Comatula medtlerranea Lamarck, 1816.

Anthometra A. H. Clark, 1913d, 00. lit. adriani Bell. 1908.

Asterometra A. H. Clark, 1907i, 358. Tod. Antedon macropoda Clark. 1907; 1908c 245.

Atelecrinus Carpenter 1881, 152, 106 (2, 16 deU'Estratto) con. cu- bensis Pourtales Bull. Mus. Comp. Zool. Camb., v. 9 (4) Tpd. (Clark, 1908t, 501) balanoides.

Atopocrinus A. H. Clark. 1912k, 150. Tod. sibogae.

Balanometra A. H. Clark, 1909w, 177. Tod. Antedon balanoides Carpenter, 1888.

Bathycrinus Wyville-Thomson, 1872, 772. Proc. Roy Soc. Edinb, v. 7. Tipo. gi-acilis n. sp.

Palhymetra A. H. Clark, 1908h, 132. Tod. Antedon abyssicola Carpenter, 1888.

Bennettia A. H. Clark, 1909i, 112. Tod. Alecto bennetti J. Mueller, 1841.

Bythocrinus Doederlein, 1912, 11 (con. weberi, chuni, braueri), Wissens. Ergebn. Deutsch. Tiefsee-Exped. v. 17 (1).

Calamocrinus Agassiz, 1890, 95, Neues Jahrb. f. Mineral, v. 1: Bull. Mus. Comp. Zool. Camb., v. 20 (6), Tipo. diomedae, n. sp.

Calometra A. EL Clark, 1907i, 347, 362, Tod. Antedon callista Clark, 1907.

Capillaster A. H. Clark, 1909s, 87. Tod. Actinometra sentosa Car- penter, 1888.

Cai'penterocrinus A. H. Clark, 1908s, 319. Mt. Pentacrinus Mollis

Carpenter, 1884.

Catoplometra A. H. Clark, 1908s. 317 (senza diagnosi). con. har- tlaubi, koehleri, rubro/tora (tipo non designate*) ; 16081, 505. Tsd. Ante- don fiartlaubi Clark, 1907.

Cenometra A. H. Clark, 1909o, 8, Tod. Himerometra unicornis Clark, 1908.

Charitometra A. H. Clark, 19071, 347, 360. Tod. Antedon incisa Carpenter, 1888.

Chlorometra A. H. Clark, 1909o, 21, Tod. Antedon garrettiana Clark, 1907.

Coccometra A. II. Clark. 1908h, 128. Tod. Comatula In/genii Pourtales, 1869.

Colobometra \. EL Clark, 1909o, 5. Tod. Antedon perspinosd Carpenter, 1881.

Comactinia A. H. Clark. 1909c, 498* Tod. Aleoto echinoptera

\li KLLKR, 1841.

Comantheria A. II. Clark, I909i, 142. Tod. Antedon briareus Bell,

isst.

- 27

Cnmenlhina A* H. Clark. I909i, 142. Tod. Actinometra nobilis

Carpenter, 1888.

Comanthus A. If. Clark, 1908k, 220 con. intricata, n. sp. decame- ros n. sp. 1008a, 203, Alecto parvicirra designate* corao genotipo con diagnosi generica ditferenziale (designazione non valida ; non e specie originate) intricata designata come per eliminazione Clark, 1909i, 142 e 1909c, 507, di CorMnia 1009.

Comastocrinus A. H. Clark, 1912i, 252. Tod. Hypalocrinus sprin- (jcrl Clark, 1909 (=? Teliocrinus Doederlein, 1912. Teleiocrinus Wachsmuth & Springer 1881 J.

Coriuitella A. H. Clark, 1908a, 207. Tod. Actinometra nigra Car- penter, 1888.

Comaiilia A. H. Clark, 1909a, 365. Tod. iridometriformis n. sp.

Comahdella A. H. Clark, 191 lo, 130 [nomen nudum) Mt. brachio- lata 1911L, 447. Mt. Coaia/ula hracMolata, Lamarck, 1816.

Comissia A, H. Clark, 1909c, 501. Tod. lutheni n. sp.

Compsomelra A. H. Clark, 1908h, 131. Tod Antedon loveni Bell, 1S82, (= A. pumila Bell, 1884).

Cosmiometra A. H. Clark, 1909o, <s. Tod. Thalassometra homachi Clark, 1908.

Craspedometra A. H. Clark, 1909o, 8. Tod. Antedon acuticirra Carpenter, 1882.

Orinometra A. H. Clark, 1o09o, 22, Tod. Comalula brevipinna Pot rtales, 1868.

Crotalometra A, H. Clark, 1909i\ 80, Mt. rustica, n. sp. 1909b, 403, Tod. eupedata [antedatata e invalidato da 1909r, 80J.

Cyclometra A. H. Clark, 1911d, 51 [nomen nudum); 1911r, 87 diag. Mt. flavescens n. sp. [non Cyclometra Ltdwio, 1909, errore di stampa Cyllo metra~\.

Cyllometra A. H. Clark. 1907i, 347, 356. Tod. Antedon manca, Carpenter, 1888.

Decamelra A. H. Clark, 1911 d, 31 (non diag. non tipo), con mo- bilise modica, alaudae, informis, iaprobanes : 1911 m, 774. Tod. mo- biusi.

Decametrocinus Minckert, 1905, 492, 494 con naresi Carp, abysso- rum Carp. Zool. Anz, v. 28 (13). Jan 31 Tsd. (Clark, 1908t, 516) abys- sorum.

Democrinus Perrier. 1883. 450. Compt Rend, v. 96 (7). Tipo. par- faiti n. sp.

Dichrometra A. H. Clark, 1909o. 12. Tod. Alecto ftagellata .!. Mueller, 1841.

Diplocrinus Doederlein. 1912, 21 con sibogae, alternicirrus, imj- villethoinsoni, maclearanus (Wissens, Krgebn. Deutsch. Tiefsee-Exped, v. 17 (1).

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Endo.rocrinus A. H. Clark, 1908i, 151, Tod! EncHnus parrae <tkrvais, 1835, (= Penlacrinus muelleri Orsted. 1856).

Epimetra A. H. Clark, 1911c. 542. Tod. nympha n. sp.

Erythromelra A. H. Clark, 1908h, 126. Tod. Antcdon ruber Clark, 1907.

Euaniedon A. H. Clarck, 1912r, 31. Tod. Antedon moluccana Clark. 1912.

Eudiocrinus Carpenter. 1882, 493, Jour. Linn. Soc. (Zool.) v. 16, Ophiocrinus Semper, 1868 (non Ophiocrinus Salter, 1856) rinominata Tip©, in dirts us.

Eumetra A. H. Clark, 1908a. 230. Tod. chambertaini, n. sp.

Florometra A. H. Clark, 1913d, 62. lit. magellanica Bell, 1882 ; 1914g, 3, Tipo. Antedon martae A. H. Clark, 1907 (antidatala e in- validata da 1913d, 62).

Ganymeda Gray. 1834, 15. Proc. Zool. Soc. Lond., pt. 2 (14) Tipo. pulcJiella Gray, n. sp.

Gephryocrinus Koehler c Bather. 1992, 68. lit. grimaldii n. sp. (Mem. Soc. Zool. France, v. 15).

Gephyromelra A. H. Clark, 1912i, 184, Tod. Antedon versicolor Clark, 1907.

Glyplometra A. H. Clark. 1909o, 18. Tod. Antedon iuberosrt Cap-

PENTER, 1888.

Hathrometra A.H. Clark, 1908b, 130. Tod. Alectro dentata Say, 1825.

Heliomelra A. H. Clark, 1907i, 345, 350. Tod. Alecto esehrichtii J. Mueller, 1841 [= glacialis Leach, 1830].

Heterometra A. H. Clark. 1909o, 11. Tod. Antedon quinduplicaro Carpenter, 1888.

Hibernula Fleming, 1828, 494, Hist. Brit. Animals, Tipo. Penla- crinus europaeus J. V. Thompson, 1827,

Himerometra A. H. Clark, 1907i. Tod. Antedon crassipinncti Hartlalb, 1890.

Holopus d'ORBiGNY, 1837, 1, Mayas Zool., 7iem annee. classe to. Tipo. rangii d'ORBiGNY, n. sp.

Hybometra A. H. Clark, 1913d, 54. Tod. senta n. sp.

Hypalocrinus A. H. Clark, 1908i, 152. Tod. Pentacrinus narc- sianus Carpenter, 1882.

Hypalometra A. H. Clark, 1908h, 133. Tod. Antedon defecta GaM

1 'ENTER, 1888.

Hyponome Loven, 1868, liv Foi-handl. Skand. Naturf, Christiania, v. 10, Tipo. sarsii n. sp.

Ilycrinus Dantelssen e Koren, 1877, 45, Nyt Magasin f. Naturvij denskaberne, v. 23, 3die, Jlefte. Tipo. carpenterii n. sp.

Iridometra A. H. Clahk, 1908h, 130. Tod. Antedon adresline, Clark, L907.

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Tsometra A. H. Clark, 1908h, 133. Tod. Antedon lineata Carpen- ter, 1888 (non A. lineatus Pomel, 1887), [= Tsometra angusiipinna, Carpenter 1888].

Kallispongia Wright, 1877, 754, Proc Roy Irish Acad, 2nd Ser, v. 2, pi. 40, Tipo. archeri n. sp.

Lamprometra A. H. Clark, 1913o. 143. Tod. Antedon imparipin- na Carpentier.

Leptometra A. if. Clark, 1908h, 129, Tod. Alecio phalangium J. Mueller, 1841.

Leplonemaster A. H. Clark, 1909c, 498, Tod. venustus n. sp.

Liparomeira A. H. Clark, 1913o, 143. Tod. Himerometra grandis Clark 1908.

Marimelra A. H. Clark, 1909V, 144, Tod. Himerometra subca- rinata Clark, 1908.

Mastigometra A. H. Cark, 1908k, 229, Tod. flagellifera d. sp.

Metacriaus (Wyville-Thomson in MS) Carpenter, 1882, 167 Bull. Mas. Comp. Zooi Camb. v. 10 (4) Tod. (Clark 1908t, 527) wyviltii Car-

PENTEB, 1884.

Nanometra A. H. Clark, 1907i, 345, 348, Tod. Antedon minor Clark 1907, [== bowersi Clark, 1907].

Naumachocrinus A. H. Clark, 1912t, 190, Tod. hawaiiehsis n. sp.

Nemaster A. H Clark, 1909c, 503, Tod. grandis n. sp.

Neocomatella A. H. Clark. 1909w, 177, Tod. Antedon alata Pour- tales, 1878.

Neocrinus Wyville-Thomson, 1864, 7, Intellectual Observer, (Au- gust) Tipo. Pentacrinus decorus Wyville-Thomson, n. sp.

Neometra A. H. Clark, 19J2c, 421, Mt. sibogae; 1912i, 181, Tod. multicolor Clark, 1907, [antidatato teste Clark, e invalidate da 1912c, 421].

Oligomelra A. H. Clark, 1908h, 126, Tod. Antedon serripinna Carpenter 1881.

Oreomefra A. H. Clark, 1912c, 421 nomen nudum, lit. mariae (nomen nudum) ; 191 2i, 179, Tod. mariae n. sp.

Oxymetra A. II. Clark, 1909o, 13, Tod. Antedon erinacea Hart-

LAUB, 1890.

Pachylometra A. H. Clark, 1909o, 20, Tod. Antedon distincta Carpenter, 1888.

Palaeocomatella A. H. Clark, 1912a, 18, Tod. actinometra diffl- Gilis Carpenter 1888.

Paramelra A. H. Clark, 1909o, 15, Tod. Antedon orion Clark, 1907.

Pentameirocrinus A. P. Clark, 1908h, 134, Tod. Eudiocrinus ja- ponieus Carpentier, 1882.

Perometra A. H. Ciark, 1907i, 347, 357, Tod. Antedon diomedeae Clark. 1907.

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Petasometra A. H. Clark, 1912r, 25, Tod. Antedon ctarae IIart- laub, 1890.

Peetinometra A. H. Clark, 1911o. 129 (nomen nudum); 1912i, 185 Tod. Antedon flavopurpurea Clark, 1907.

Plirynocrilis A. H. Clark, 1907c, 507, Tod. nudus Clark, n. sp.

Phytocrinus De Blainville, 1830, 229, Diet. Sci. Nat. v. 60, Tipo. Pentacrinus europaeus, J. V. Thompson, 1827.

Poeeilometra A. H. Clark, 1907i, 347, 361, Tod. Antedon acnela Carpenter 1888.

Pontiometra A. H. Clark, 1907i, 346, 354, Tod. Antedon ander- soni Carpenter 1889.

Proisocrznus A. II. Clark, 1910m, 215; 1910q, 387, Tod. ruber- rimus n. sp.

Promachocrinus Carpenter, 1879, 385, Proc. Roy. Soc. v. 27, Tipo. kerguelensis Carpenter, 1880.

Prometra A. H. Clark, 1912h, 267, 269, Mt. brevicirra Clark; 19121', 10, 37, 38, 39 (con laevipinna., minima, pawn): 19121, 321, Tod. Colohometra cJwdwicki Clark,

Psaihyrometra A. P. Clark, 1907i, 346, 353, Tod. Antedon fra- gilis Clark, 1907.

Pterocrinus (Wyville-Thomson MS in) Carpenter, 1884, 242, 243, lit. Bathycrinus aldrichianus Carpenter, 1884 [non Wyville-Thom- son 1878] denominata australis Clark, 1907, Challenger Reports, v 11.

Pterornetra A. H. Clark, 1909w, 177. Tod. Ptilometra trichopoda Clark, 1908.

Ptilocrinus A. A. Clark, 1907d, 551. Tod. pinnatus Clark, n. sp. Ptilometra A. H. Clark, 1907i, 347. 358. Tod. Alecto (lapsus editoriale, leggi Comatula] macronema J. Mueller, 1846; 1908t, 588.

RMzocrinus M. Sars, 1864, 127, Forhandl-Vidensk, Sebek Tipo. lofotensis n. sp.

Selenemetra A. H. Clark, 1911c, 541. Tod. Antedon finschi Hart- laub, 1890.

Solanomelra A. II. Clark, 191 to, 128 (nomen nudum) 1911, 727 Tod. Antedon antarctica Carpenter. 1888.

Stenometra A. II. Clark, 1909o, 14, Tod. Antedon quinquecostd Carpenter, 1888.

Stephanomelra A. H. Clark, 1909o, 9. Tod. Antedon monecariur Harthaib, 1890.

Siiremetra A. II. Clark, 1909o, 15. Tod. Antdeon aculiradia Car]

PENTER, 1886.

Slrotomeb'a A. H. Clark 1909o, 10. Tod. Antedon hepburniana Clark, 1907.

Stylomelra A. II. Clark. 1008c, 245. Tod. Antedon spinifera Car]

pknter, 1881.

Teliocrinus DoederleiNi 1912, 22. .lit. asper n. sp. Wissens. Er- genbn. Deulsch. Tiefsee-Ex.p. v. 17 (1) [non Teleiocrinus Wach e Sprin- ger].

Talassocrinus A. II. Clark, 1907i, 347, 359. Tod. Antedon villosa Clark, 1907.

Thaumatomeira A. II. Clark. 1908h, 127. Tod. Antedon ciliala Clark, 1907, = (A. tenuis Clark, 1807).

Thysanometna A. H. Clark, 1 907 i , 340, 351. Tod. Antedon tenet- loides Clark, 1907.

Toxometra A. H. Clark, 1911c, 560. Tod. paupera n. sp.

Trichomelra A. H. Clark, 1908h, 131 (diag. gener.) Tod. Antedon aspera, Clark 1908 ("nomen nudum]; li)08o, 211, 212,. 217, 229 (aspera descritta).

Tripiometra A. 11. Clark 1907i, 345, 349. Tod. Comaiula carinata Lamerck, 1910.

Validia A. H. Clark, 1909i, 142. Tod. Comaiula rotatoria La- marck, 1810.

Vania A. H. Clark, 1911L, 457. lit. Comantus (Vania) dnnulaia Bell; 1911m, 750. Tsd. parricirra (antidatata, teste Clark, ed inva- lidata da 191 1L, 457).

Zenometra A. H. Clark, 1907i, 346, 354. Tod. Antedon calumnaris Carpenter, 1881.

Zygometra A. H. Clark, 1907i, 345, 347. Tod. Antedon, microdi- scus Bell, 1884.

II sig. A. Hobart Clark segretario del comitate consultivo per la nomenclatura degli Echinodermi nel f'ormulare l'elenco di cui sopra ritiene che i nomi proposti sieno, dal puuto di vista della nomenclatura, corretti e validi e che non possano dar luogo a questioni o contro- versie.

II.

Sesta serie di nomi generici (Uccelli) in esame per la compilazione Bell'elenco ufficiale dei nomi generici (Pubblicata nel Zoologisch Anzei- ger 1912 vol. 42, p. 520-20).

Abbreviazioni

Tod. Tipo per designazione originate

Tud. Tipo per ultima designazioue

Tpd. Tipo per designazione present*

Tsd. Tipo per snsseguente designazione

Mt. Monotipo

Tt. Tantonoraia.

Acrilliuin Gray 1840, 61. Mt, Tod. Numida vutturina Hardwicke. Aecho mophorus Coues, 1862, 229, Proc. Phil, Acad. Mt. Tod. Po- uiceps occidentalis Lawrence.

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Aegithina Vieillot 181(5, 44, Analyse, lit. Sylvia leucoptera Vieil- let = Motacilla tipfiia Linn.

Aegotheles Vigors e Horsfield, 1827, 194, Tr. Linn. Soc. Loud 15, i, lit. Caprimutgus novae-hollandiae Latham = C. cristatus White.

Aepyornis I. Geoffroy-St-Hilaire, Ann. Sci. Nat. (ZooL), (3) 14, 1851, 209, lit. /E maximus I. Geoffroy-St-Hilaire.

Aix Boie, Lsis 1828, 329, Anas sponsa Linn, (Subs desig. Eyton 1838, Gray 1840).

Alauda Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 105, Alauda arvensis Linn, (Tad. Swainson 1827).

Alca Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 130, Tt. Aim tarda Linn- (Parere 16).

Alle Ijnk, Nat-Samml Rostock, I 1806, 17, lit. nigricans Link = Alca atle Linn.

Amandava Blyth, in White, Nat. Hist. Selborne, 1836, 44, lit. punctata Blyth = Fringilla amandava Linn.

Anas Linnaeus, Syst. Nat., Ed. 10. I, 1758, 122. Tad. boscfyas Linn. = piatyrhinchos Linn. (Lesson 1828).

Anhima Brisson, Orn. I. 1760,48 (Cf. 5, 518) « Anhima » Paia- medea cornuta Linn, 1766. lit. e Tt.

Anhinga Brisson, < >rn. F, 17o(), 60 (Cf. 6, 476) Mt. e Tt. « Anhinga » = Ploius anhinga Linn, 1766.

Anser Brisson, ()rn. I, 1760, 58 (Cf. 1, 261) Tt. « Anse?' domestP cus » = Anas anser I .inn.

Apaloderma Swainson, Zool. Illustr. (2), 3, 1832, pi. 107, Tod. lit. T/'ogon narina Stephens.

Aptenodytes Miller, Various Subjects Nat. Hist., No 4, 1778, pi. 23, Mt. patagonica Miller.

Apt&ryx Shaw, Nat. Misc. 24, 1813, pi. 1, 1057-1058, Mt. amtralii Shaw.

Aquila Brisson, Orn. 1, 1760, 28 (Cf. p. 419) Tt. e Tad. « Aquila » = F-alco chrysaetos Linn. (Jameson 1838).

A ramus Vieillot, Analyse, 1816, 58, lit. Ardea scolopacea Gmelin.

Ardea Linnaeus Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758. 141, Tad. cinerea Linn. (Gray 1840).

Arena, ■ia BMSSON, orn. I, 1760 48, (Cf; 5, 132) Tt. « Armaria » Tringa interpres Linn.

Argusianus Gray (ex Rapinesque) Cat. Gen-, e Subgen Birds, 1855, 1<>3, Mt. Phasianus argus Linn.

Asio Brisson, Orn. I, 1760, 28 (Cf. 477) Tt. « Asio » = Slrioc otm Linn.

Asirapia Vieillot, Analyse, 1816, 36, Mt. Paradisea nigra u.mkiin.

Astra rcliia Meyer, Zoitschr. Ges, Orn, 2, 1885, 378, Mt. stephanicm Meyer,

38 -

Asturina Vieillot, Analyse, 1816, 21, lit. Asturid cinerea Vieil- lot = Fatco nitidus Latham.

Aulacorhynchus Gould, Mon Ramphast, 1834, Addenda to [ntrod (Cf. also U*xt to pi. of Pter, sulcatus) Tod. Pteroglossus sulcatus

SWAINSON.

Balaeniceps Gould, Proc. Zool. Soc. Lond. 1852, i, lit. B. rex

GOULD.

Balearica Brisson, Orn. 1, 1760, 48, (Ci. 5, 511) Mt. « Balearica » = Ardea pavonina Linn.

Batrachostomos Gould, Icones Avium, Pt. 2, 1838, pi. 17, lit. Po- dargus auritus Gray or Vigors.

Branta Scopoli, Annus 1, 1769, 67, Tsd. Anas Bernicla Linn. (Bannister 1870).

Brotogeris Vigors, Zool. Journ. 2, 1825, 400 Mt. Psittdcus pyrhopte- rus Latham.

Bubo Dumeril, Zool. Analyt, 1800, 34, Mt. Tt. Tsd. » Les Duos » = Stria bubo Linn. (Froriep 1806, Parere 46).

Burro Brisson, Orn. 1, 1760, 42, (Gf. 4, 91) Tt. « Bucco » ca- pet i sis Li. \x. 1766.

Buphagus Brisson, Orn, 1, 1760, 32, (Cf. 2, 436) lit. « Buphagus » = Buphaga africana Linn. 1766.

Burhinus Illiger, Prodromus, 1811, 250, lit. Charadrius magni- rosiris Latham = C. grallarius Latham.

Cairina Fleming, Philos Zoology 2, 1822, 260, lit. Anas moschata Linn.

Campephaya Vieillot, Analyse, 1816, 39. Mt. 0 nigra Vieillot C para Vieillot.

Capito Vieillot, Analyse, 1816, 27 Mt. Bucco Niger Mueller.

Capriiuuk/us Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758. 153. Tt. euro- paras Linn. (Parere 16).

Carcluelis Brisson Orn. I. 1760, 36 (Gf. 3, 53) Tt. « Garduelis » = Fringilla Garduelis Lixx.

Cariama Brisson Orn. I. 1760. 48 (Gf. 5, 516) Mt. « Gariama » = Palamedea crisiaia Linn. 1766.

Casuaris Brlssox. Orn. I, 1760, 40 (Gf. 5, 10) lit. « Casuarius » = St/ 'u th io cas uai mis 1 jx x .

Cathartes Illiger, Prodromus, 1811, 236. Tsd. Vigors 1825: Swain- Bon 1836, Vultur aura Lixx.

Centrocerrus Swainson, Fauna Bor.-Amer. 2. 1831 (1832), 358. 496. lit. Tetrae urophasianies Bonaparte.

Cephalopierus Goeffroy St-Hilaire, Ann. Mus. Hist. Nat. 13, 1809 238. Mt. ornaius Goeffroy St-Hilaire.

Cepphus Pallas. Spic. Zool. Fasc. 5. 1769, 33 lit. lacieolus Pallas = Ale a, grylle Linn.

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Cereopsis Latham, Suppl. Ind. Orn. 1801, lxvii. Mt. novae hollcin- diae Latham.

Cerlhia Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 118. Tt. Parere 16. Tsd. Jardine 1839, Certhia familiaris Linn.

Charadrius Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 150. Tt. Parere 16 hiaticula Linn.

Chauna Illiger, Prodromus, 1811, 253. lit. Parr a chavaria Linn.

Chrysolophus Gray, Illustr. Ind. Zool. 2. 1833-1834, pi. 41, f. 2. Mt. Phasianus pictus Linn.

Chunga Burmeister, Proc. Zool. Soc. Lond. 1860, 335. lit. Dicho- lophus burmeisferi Hartlat b.

Cicinnurus Vieillot, Analyse, 1816, 35. lit. Paradisea regia Linn.

Ciconia Brisson, Orn. I, 1760, 48 (Cf. 5, 361). Tt. « Ciconia alba » = Ardea ciconia Linn.

Cinclus Borkhausen, Deutsche Fauna, I, 1797, 300. lit. e Tt. hy- drophilus BoRKHi Sturnus cinclus Linn.

Circaetus Vieillot, Analyse, 1816, 23. lit. Falco gallicus Gmelin.

Clamator Kaup, Nat. Syst. 1829, 53. lit. Guculus glandarius Linn.

Coccothraustes Brisson, Orn. I, 1760, 36. (Cf. 3, 218) Tt. « Cocco- thraustes » = Loxia coccothraustes Linn.

Coccyzus Vieillot, Analyne, 1816, 28. Mt. Cuculus americanus Linn.

Cochlearius Brisson, Orn. I, 1760, 48, (Bf. 5. 506) Mt. e Tt. « Ce- cil learius » Cancroma cochlearia Linn, 1766.

Coereba Vieillot, Ois. Araer. Sept. 2, 1807 (1809?), 70, Mt. Cer- thia flaveola Linn.

Ccltt pies (Swainson MS) Vigors, Trans. Linn Soc. Lond. 14, m, 1825, 457. lit. Cuculus auratus Linn.

Coitus Brisson, Orn. I, 1760, 36 (Cf. 3, 304) Tt. «Colius capitis bonae spei » Loxia coitus Linn, 1766.

Colluricincla Vigors e Horsfield, Trans. Linn Soc. Lond. 15, 1827, 213. lit. cinera Vigors e Horsfield.

Columba Linnaeus, Syst, Nat. Ed. 10, I, 1758, 162. Tsd. Vigors 1825 cenas Linn.

Coly?nbus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 135. Tsd. Baird, Bre- wer e Bidgway, 1884, cristatus Linn.

Corvus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I. 1758, 105. Tt. Parere 16, corn, i- Linn.

Cotinga Brisson, Orn. I, 1760, 32, (Gf. 2. 330), Tt. « Cotinga » Ampelis cotinga Linn. 1766.

Coturnix Bonnaterre, Tabl. Enc. Meth. I, 1791, lxxxvii, 1792,216 Tt. communis Bonn = Tetrao coturnix Linn.

Crotophaga Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 105. Mt. ani Linn.

Cuculus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I. 1758, 110. Tt. Parere 16, Tsd. Swainson 1837, canorus Linn.

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Diomedea Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, r, 1758, 132. Tsd. Gray 1840 ecculans Linn.

Dramas Paykull, K. Vet Akad Nya Handl, 20, 1805, 188. lit. ar- deqla Paykull,

Bromiceius Vieillqt, Analyse, 1810, 54. Mt. Casuarius novae hoi- landiae Latham.

Ectopistes Swaiwson, Zool. Journ. 3, 1827, 362. Solo alcune specie Tsd. stesso volume 014, Columba migratoria Linn.

Egretta Forster, Synop Cat. Brit, Birds 1817,59. lit. Ardea gar- zetta Linn.

Elanus Savigny, Descr. Egypte, I, 1800, 00, 97, .lit. Warms cae- sius Savigny = Faico melanopterus Dai-din.

Eurynorhynchus Nilsson, Orn. Suecica 2. 1821, 29. lit. griseus Nilsson = Platalea pygmaea Linn.

Eurylaimus Horsfield, Trans. Linn. Soc. Lon. 13, I, 1821, 170, lit. favanicus Horsfield.

Eurypyga Illiger, Prodromus, 1811, 257, lit. Ardea helias Pallas.

Fratercula Brisson, Orn. I, 1700, 52 (Cf. 0, 81) lit. e Tt. « Fra- tercula » = Alca arctica Linn.

Fringilla Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1750, 179. Tt. Parere 16, coelebes Linn.

Fulica Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 152. Tt. Parere 16, atra Linn.

Fulcarus Stephens, Shaw's General Zool. 13, L 1820, 233, Tsd. Palmer 1836, ProcellaHa glacial is Linn.

Gallinago Koch Syst Baier Zool. 1816, 312. Tt. media of Koch = Scolopaa- gallinago Linn.

Gallinula Brisson, Orn. I, 1700. 50 (Cf. 0, 2) Tt. « G a 1 1 i n u 1 a » = Fulica chloropus Linn.

Gallus Brisson, Orn. I, 1700, 26 (Gf. 164) Tt. « da 11 us domes ti- cus» = Phasiarms gallus Linn.

Gampsonyoe Vigors, Zool. Journ. 2, 1825, 69. lit. swainsonii Vigors.

Glareola Brisson, Orn. I, 1760, 48 (Cf. 5, 141) Tt. « Glareola »' = Hirundo pratincola Linn, 1766.

Goura Stephens Shaw's General Zool. 11, I, 1819, 119 Tsd.Giu v. 1840 Columba coronata Linn, 1766 = cristata Pallas, 1704.

Gypaetus Storr, Alpenreise, I, 1784, 09. Mt. grandis Storr = Wultur barbatus Linn.

Haematopus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10. I, 1758, 152. lit. ostrale- gus Linn.

Halgaeetus Savigny. Descr. Egypte, I, 1809, 68, 85. Mt. nisus Sa- vigny = Fah-o albwilla Linn.

Haliastur Selry, Gat. Gen. e Subgen Tipo Birds 1840, 3. Mt. e Tod. « F. Pondecerianus Auct » = Faico Endus Bodd.

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Heliornis BonnaterrE, Tabl. Enc. Meth. I, 1791, lxxxiv, 65. lit. Heliornis fulicarius Bonn ~ Colymbus fulica Bodd.

Himantopus Brisson, Orn. I, 1760, 40 (Gf. 5, 33) Tt. « Hi man- top us » = Charadrius Himantopus Linn.

lbiderhyncha Vigors, Proc, Gomm. Sci. Zool. Soc. Loud. I, 1832, 174. Mt. struthersi Vicors.

Jynx Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 112. Mt. torquilla Linn.

Lagopus Brisson, Orn. I, 1700, 26 (Gf. 181) Tt. « Lag- op us » = Tetrao lagopus Linn.

Lanius Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 93. Tsd. Swainson 1824, Laid its excubitor Linn.

Leistes Vigors, Zool. Journ. 2, 1825, 191. Tod. Oriolus america- nus G-melin = Emberiza militaris Linn.

Loxia Linnaeus, Syst.Nat. Ed. 10, I, 1758, 171. Tt. Parere 16, cur- H rostra Linn,

Lunda Pallas, Zoogr. Bosso-Asiatica, 2. 1811 (1826?) 363. Tsd. Gray, 1840 Alca cifrhata Pallas.

Manucodia Boddaert, Table pi. Enl. 1783, 39, Mt. cfialybea Boon = Paradisea chalybeata Forster, 1781.

Meleagris Linnaeus, Syst. Nat, Ed. 10, I, 1758, 156 Tt. Parere 16, gallopavo Linn.

Mergus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 129, Tsd. Gray, 1840, merganser Linn.

■Merops Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 117. Tt. Parere 16, Tsd. Swainson 1820 apiaster Linn.

Memotus Brisson, Orn. I, 1760, 44 (Gf. 4, 465) Tt. « Momotus » = Ramphastos momota Linn, 1766.

Motacilla Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 184. Tt. Parere 16, alba Linn.

Mwophaga Isert, Schriften Gesellseh Nat, Freunde Berlin 9, 1788, 17. lit. riolacea Isert.

Xeoji/iron Savigny, Descr. Egypte I, 1809, 68, 75. lit. Vultur pe- rcnopferus Linn.

Notornis Owen Trans. Zool. Soc. Lond. 3, v, 1848, 366. lit. i>kd)- telli Owen.

Numenius Brisson, Orn. I, 1760. 48 (Gf. 5, 311) Tt. « Numenius » = Scolopax arquatus Linn.

Numida Linnaeus, Mus. Ad. Frid, 1764, 27. lit. Phasianus me- leagris Linn. 1758.

Nucifraga Biusson, Orn. I, 1760, 48 (Gf. 5, .311) Tt. e Mt. « Nu- cifraga » = Corvus carvocatacles Linn.

Nyctea Stephens, Shaw's General Zoology 13, II, 1826, 62. Tt. solo alcune specie. lit. siri.r erminea Shaw = nyctea Linn.

(Edicnemus Temminck, Man. d'Orn., 1815, 321. Mt. e Tt. crepitans Temm = Charadrius oedicnemus Linn.

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Opisihocomus Illiger, Prodromus, 1811, 239. lit. Pftasianus cri-

stains Gmelix = P. hoazin Mueller.

Oriolus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 12, I, 1760, 160. Tt. galbula Linn. = Coracias oriolus Linn, 1758.

Otis Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10. I, 1758, 154. Tt. Parere 16; an- che Tsd. Jardine e Selby 1828, tarda Linn.

Otus Pennant, Indian Zool. 1769, 3. Mt. bakkampena Pennant.

Pachycephalia Vigors. Trans. Linn. Soc. Lond. 14, III, 1825, 444. lit. e Tod. Muscicapa pectoralis Latham = Turdas gutturalis La- tham.

Pandion Savigny, Descr. Egypte I, 1809, 69, 95. Mt. Pandion flu- cialis Savigny = Falco haliaetus Linn.

Paradisaea Linnaeus Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 110. Tt. Parere 16; Tsd. Gray 1840 apoda Linn.

Parotid Vieillot, Analyse, 1816, 35. Mt. Paradisea sefilata For- ster, 1781.

Parus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 189. Tsd. Gray 1845 major Linn.

Pavo Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 156. Tt. Parere 16, crista- tus Linn.

Pelecanus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 132. Tt. Parere 16, fnocrotalus Linn.

Perdix Brisson, Orn. I, 1760, 26 (Gf. 219) « Perdix cinerea » = Tetrao perdix Linn. (Tantonomia).

Pezoporus Illiger, Prodromus, 1811, 201. Mt. Psittacus formosus Latham =: P. terrestris Shaw.

Phaethon Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 134. Tsd. Gray 1840, aelliereus Linn.

Phalocrocorax Brisson, Orn. I, 1760, 60 (Gf. 6, 511) Tt. « Plta- lacrocorax » = Pelecanus carbo Linn.

Phalaropus Brisson, Orn. I, 1760, 50 (Gf. 6, 12) Tt. « Phalaro- pus » = Tringa fulicaria Linn.

Pharomaclrrus de la Llave, Begistro Trimestre, I 1832, 48, mo- einno de la Llave lit.

Plaisianas Lynnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 158. Tt. Parere 16, colchicus Linn.

Phoenicopterus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 139. Mt. ruber Linn.

Picas Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 112. Tsd. Swainson 1820, fit idis Linn.

Platalea Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 139. Tsd. Gray 1840, leucorodia Linn.

Platycercus Vigors, Zool. Journ. I, 1825, 527. Tod. Psittacus yen- aaatii Latham = P. elegans Gmelin,

- 88 -

Plautus Bruennich, Zool. Fund. 1771, 78. Mt. « Brillefuglen » Alva impennis Linn.

Pluvialis Brisson Orn. I, 1760, 4(5 (Gf. 5, 42). Tt. « Pluvialis au- rea » = Charadrius apricarius Linn.

Pluvianus Vieillot, Analyse, 1816, 55. Mt. Charadrius aegyptius Linn.

Polyplectron Temminck, Gat. Syst. 1807, 149. Mt. Poliplectron argus Temm. = Paro Mcalcafaius Linn.

Porphyria Brisson. Orn. I, 1760, 48 (Gf. 5, 552). Tt. « Porphy- rio » = Fa lira porphyrio Linn.

Porzana Vieillott, Analyse, 1816, 61. lit. Hallux porzana Linn.

Psittaeus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I. 1758, 96. Tsd. Gray 1840, erithacus Linn.

Psophia Linnaeus, Svst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 154. Mt. crepitans Linn.

Pteroglossus Illiger, Prodromus, 1811, 202. Tsd. Swainson 1821. Ramphastos aracari Linn.

Ptiloris Swainson, Zool. Journ. I, 1825. 479. lit. paradiseus Swain- son.

Pufftnus Brisson, Orn. I, 1760, 56 (Of. 6. 130). Tt. « Puffin us Procellaria puffinus Bruennich, 1764.

Querula Vieillot, Analyse, 1816, 37. Mt. Muscicapa cruenta Bold = M. purpurata Mueller.

Rallus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I. 1758, 153. Tsd. Fleming 1821, acqualicus Linn.

Raphus Brisson, Orn. I, 1760, 46 (Gf. 5, 14) « Raphus » = Siruthio eucullatus Linn. lit.

Recur'virostira Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 151. lit. avocetta Linn.

Rhea Brisson, Orn. I, 1760, 46 (Gf. 5. 8) « Bhea » = Struthid americanus Linn. lit.

Rynchops Linnaeus Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 138. lit. nir/ra Linn (& R. fair a = nigra).

SarcorarHphus Dumeril, Zool. Analytique 1806, 32. Tsd. Vigors] 1825 Vultur />a/>a Linn (Gf. Froriep. Anal. Zool. 1806, 33).

Scolopax Linnakus, Syst. Nat, ed. 10, I, 1758, 145. Tt. Parere 16, rusticola Linn.

Scopus Brisson, Orn. I, 1760, 48 (Gf. 5, 503). Mt. « Scopus » = N. mribretta Gmelin, 1789.

Sericulus Swainson, Zool. Journ. I, 1825, 470. Mt. Meliphaga chryt socephala Lewin.

Sitta Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 115. Mt. Sitta europaei Linn.

Somateria Leach, Annals of Pljilos, 13, 1819, 61. Mt. Anas mo Him sima Linn.

ov>

Sphenorynchus (Hempr. & Ehrenb. MS) Lichtestein Verz Doubl 1823, 76. lit. ('iconic abdimii Light.

Spindalis Jardine & Selby, III Orn. N. S. 1837, pi. 9 lit. bilineatus .] & s = Tanagra nigricephala Jameson.

Stercorarius Brisson, Orn. I, 1760, 56 (Cf. 6, 149). Tt. « Stercora- rius » = Larus parasiticus Linn.

Sterna Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 137. Tt. Parere 16, hi- rundo Linn.

Strigops Gray, Gen Birds II, 1845, 426. lit. habroptilus Gray.

Strix Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 92, Tt. Parere 16, siri- dula Linn = aluco Linn.

Siruthio Linnaeus, Syst, Nat. ed. 10, I, 1758, 155. Tt. Parere 16, camel us Linn.

Stumella Vieillot, Analyse, 1816, 34. lit. Alauda magna Linn.

Stumus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 167. Tt. Parere 16, anche Tsd. Stephens 1817 vulgaris Linn.

Sula Brisson, Orn. I. 1760, 60 (Gf. 6, 494) Tt. « Sula » = Peleca- nus piscator Linn.

Surnia Dumeril, Zool. Analytique, 1806 34. Tsd. Froriep 1806 & Mt. Strix caparoch Mieller.

Syrrhaptes Illiger, Prodromus, 1811, 243. Mt. Tetrdo paradoxa. Pallas.

Tachyphonus Vieillot, Analyse, 1816, 33. lit. Tanagra rufa Bod-

DAERT.

Taldgalla Lesson, Man. d'Orn. II, 1828, 185. Mt. cuvieri Less.

ThamnopMlus Vieillot, Analyse, 1816, 40 Tsd. Swainson 1824. Lanius doliatus Linn.

Tot/as Brisson, Orn. I, 1760, 44 (Gf. 4, 528) Tt. « Todus » = At- {■c<i<> loii as Linn.

Trichoglossus (Vigons MS) Stephens, General Zool. 14, I, 1826, 129. Tsd. Swainson 1832, swainsoni Jardine & Selby 1831 = haematopus Stephens (nechaematodus Linn) = Psittacus novae hollandiae Gmelin.

Tringa Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 148, Tt. Parere, 16, ocrophus Linn.

Troglodytes Vieillot, Ois. Amer. Sept. II, 1807 (1809?) 52. Tsd. Baird 1858 aedon Vieill.

Trogon Brisson, Orn. I, 1760, 42 (Gf. 4, 164) Tsd. Allen 1907 « Trogon cayanensis cinerus » = strigilatus Linn, 1706.

Tardus Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 168. Tsd. gray 1840, viscirorus Linn.

Upupa Linnaeus, Syst. Nat. Ed. 10, 1, 1758, 117. Tt. Parere, 16, Wops Linn.

Uratelornis Rothschild, Novit, Zool. II, 1895, 479. Tod. & lit. whimaera Rothschild,

- 40 -

Vanga Vieillot, Analyse, 1816, 41. Mt. Lanius cmwirostris Linn.

Vireo Vieillot, Ois. Amer. Sept. I, 1807 (1808?) 83. Tsd. Gray 1840 musicus Vieillot = Tanagrq (/risen Bodd.

Vultur Linnaeus Syst. Nat. Ed. 10, I, 1758, 80. Tsd. Allen, 1907 gryphus Linn.

II Comitate* consultivo per la Nomenclatura degli Uccelli ritiene i sopra elencati nomi nomenclatoriamente esatti e validi.

I sopraelencati nomi di Echinodermi e di Uccelli si pnbblicano per- che sieno noti agli zoologi: questi sono invitati a comunicare al Segre- tario della Gommissione internazionale le eventuali loro osservazioni. Si pregano pertanto gli interessati di contrassegnare suirelenco dei detti nomi con un segno X, apposto accanto a ciascuno, i nomi sui quali non credono vi sia discussione e che accettano; e di cancellare con un frego quelli sui quali credono di fare obbiezioni: in questo caso si chiede che le ragioni in contrario sieno corredate da dati bibliografici che confor- tano il parere contrario.

Qualora il Segretario della Gommissione non ricevera osservazioni agli elenchi di cui sopra dai singoli interessati ai quali e stato trasmesso, riterra il loro silenzio per assentimento al parere dei Comitati consultivi.

Goloro che riceTeranno questo elenco di nomi, sono pregati di ri- mandarlo al segretario non oltre il 31 agosto 1916:dopoil settembre esso sara sottoposto ai comitati speciali consultivi per la nomenclatura degii Echinodermi e degli Uccelli con le osservazioni degli interessati per la detinitiva relazione sui detti nomi alia Gommissione internazionale.

C. Wardell Stiles

Segretario della Commisslone della Nomenclatura Zoologica

Gontemporaneamente alia presente pubblicazione, per cura della pre- sidenza della Commissione di Nomenclatura Zoologica della U. Z. I., e stata distribuita in Italia al maggior numero possibile di interessati una copia degli elonchi delle serie dei nomi sopradetti con preghiera di esaminarli accuratamente e di esprimere in proposito la propria opinione e di concretare, accompagnandole, nel caso, dalle piu larghe referenze bibliografiche, le ragioni in contrario per quei nomi, sulla iscrizione dei quali nell'elenco, si crede di dover fare obbiezioni. Goloro che riceveranno l'elonco di cui sopra sono invitati a rispedirlo firmato al Segretario della Unione Zoologica ltaliana perche la nostra Gommissione coordini l'opera dei singoli studiosi in un rapporto collettivo da trasmettersi al prof. Stiles.

Eh. Sav. Monticelli, Segretario.

Gosimo Cherubini, Amministbatore-besponsabile.

Fireuze, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.

Zoologieo Italiano

(Pubblicazioui Italiane di Zoologia, Auatomia, Embriologia)

Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana

DIKKTTO DAI DOTTORI

GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI

Prof. «li Auatomia muana Prof, di Auatomia coiup. o Zoologia

nel R. Istituto di Studi Super, in Eireny.e nella R. University di Pisa

Ufficio di Direzioue ed AmtniiiisLrazioue: IstMuto Anafoinii-o. Firenne.

12 nnmeri all'anno Abbuonamento annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 3.

SOMMARIO : Comunicazioni originali : Colosi G., Un caso di parallelismo mor- l'ologico negli Eufausiacei. Gianturco G., Un apparecchio per iniezioni vasal i mirroscopiche. (Con 1 fig.). Pag. 41-52.

Necroiogio: Andrea Ba tell i. Pag. 53-5G.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

Un caso di parallelismo morfologico negli Eufausiacei

Nota di GIUSEPPE COLOSI

E vietata la riproduzione.

Un fatto che ha atfcirato l'attenzione degli osservatori e lo straordinario sviluppo che in alcuni generi di Eufausiacei assumono le zampe del secondo o del fcerzo pajo toracico. Per tali generi Calman (1) nel 1905 diede una chiave, che riproduco abbreviata e con qualche leggera modiflcazione dovuta alia introdnzione del gen. Tessarabrachion Hansen (5,6).

A. Secondo pajo di zampe toraciche allungate. Mascellula con lamina esterna (esognato).

a) Zampe del secondo pajo moderatamente allungate ; seg- menti distali con setole marginali.

- 42 -

«) Zampe del terxo pajo non affatto allungate.

Thymnoessa Brandt .

B) Zampe del terzo pajo alquanto allungate.

Tessarabrach ion Hansen

b) Zampe del secondo pajo molto allungate e sottili, con mi

ciuffo terminate di spine.

Nematoscem b. U. bARS

B. Terzo paio di zampe toraciche molto allungate. Mascellula

con o senza esognato. ,

a) Terzo pajo di zampe toraciche con un ciuffo terminale di spine simili a quelle del secondo pajo di zampe di Nematoscehs. Mandibole con palpo. Mascellula con o senza esognato.

Nematobmchion Oalman

b) Terzo paio di zampe toraciche terminate a chela piu o meno perfetta. Mandibole senza palpo. Mascellula senza esognato.

Sti/locheiron CI. 0. Sars

Holt e Tattersall (7) compresero tutti questi generi nella sottofamiglia Nematoscelinae. Tale classificazione venue accettata

da Calm an (2).

Io (8) intendendo dare rnaggiore importanza alia divergenza morfologica tra le forme che presentano allungato il secondo pajo di zampe toraciche e quelle che presentano il terzo, compresi le prime nella sottofamiglia Nematoscelinae, le seconde nella sottofa- miglia Stylocheirinae. a

Dopo aver dato la chiave di cui sopra, Calman aggiunge : A problem of some interest is suggested by the close resemblance which exist between the raptorial third thoracic limb of Nemato- brachionand the similarly modified second thoracic limb of the closely allied Nematoscelis. In both the limb is tipped with a group of long slender harpoon-like spines which are serrated by a series of annular ridges not completely encircling the spine, but leaving a smooth space along one side. It is possible that this peculiar ar- mature may have arisen indipendently in the two genera, and, in- deed, this is assumed if the key given above be taken as repre- senting the natural affinities of the various forms, but the case is- very suggestive of that form of variation to which Mr. Bateson has given the name of " homoeosis „, or rather, perhaps, of what prof. E. Rav Lankester has termed " translation of heterosis J The correlative change in the other appendages, hawerer, does not quite meet the requirements of Prof. Lankester's definition, since

4:!

the first thoracic limb of Nematoscelis is not exactly similar to the second of Nematobrachion. On either hypothesis is would be a dif- ficult matter to construct a reasonably probable phylogenetic " tree ., to express the relationships of the four (cinque con Tes- sarabrachion genera above referred to „. -•

Riprendendo in esame la questione, pensai die un'altra forma degna di essere presa in considerazione insieme con Nematoscelis e Nematobrachion e Stylocheiron orientale Nakazava {nom. emend.), il cui peeuliare carattere e quello di avere, a differenza di tutte le alt re specie del genere, il propodite delle zampe del terzo pajo piu lungo del carpopodite, e le setole dell'armatura disposte a ciuffo terminale all'estremita del dattilopodite.

Ancora: se si considerano le varie specie di Thysanoessa, Tes~ sarabracMon e Stylocheiron, non e difficile scorgere una netta e precisa rassomiglianza fra le zampe del secondo pajo toracico di Thysanoessa e Tessarabracliion e quelle del terzo pajo di Stylochei- ron (St. orientate escluso).

Si viene cosi a stabilire un dato di grande importanza, che, cioe, fra tutte le forme conosciute di Nematoscelinae e di Stylochei- r'mae, appartenenti evidentemente a due ceppi diversi, esiste un perfetto parallelismo morfologico tra forme di una sotto-famiglia e forme dell'altra. Tale parallelismo si pud riassuinere nel seguentu specchietto.

Nematoscelinae Stylocheirlnae

Nematoscelis Nematobrachion

Stylocheiron orientate

Thysanoessa Stylocheiron {St. orientale escluso).

Tessarabrachiou

Consideriamo dapprhna il gruppo Xamatoscelis, Nematobrachion, Stylocheiron orientale. Oltre al carattere delle spine che si inseri- scono sull'estremo distale delle zampe allungate, carattere gia pre- cisato da Calman, un altro punto di coincidenza morfologica tra Nematoscelis e Nematobrachion sta in cio, che in entrambi i generi il propodite e il carpopodite sono di forma bacillare, snella, assotti- gliata, e di lunghezza pressoche uguale. Le zampe del terzo paio di Stylocheiron orientale, poi. mostrano la piu completa rassomi- glianza con quelle di Nematoscelis per quanto riguarda la forma e le dimensioni dei vari articoli : Stylocheiron orientale anzi per tutti

44 -

quei caratteri che lo fanno discordare dalle altre specie del genere, mostra il piu. preciso parallelismo con Nematoscelis. Disgraziata- mente la pessima figura data da Nakazawa (S) impedisce di fare u n minuzioso raffronto fra la forma e la disposizione delle spine del dattilopodite del pajo di zampe allungate di Stylocheiron orien- tate e quelle di Nematoscelis: ma sembra che effettivamente come avviene in Nematobrachion, esse ne abbiano l'aspetto caratteristico.

Passiamo ora al gruppo Thysanoessa, Tessarabrachion, Stylo- cheiron (St. orientate escluso), di cui i due primi generi apparten- gono alia sottofamiglia Nematoscelinae, il terzo alia sottofam. Stylo- cheirinae. Per meglio poter fare i debiti confront!, e opportuno sce- gliere tra le specie di Stylocheiron quelle che meno si scostano dallo schema comune a tutti gli Eufausiacei, e che percio debbono con- siderarsi come quelle che conservano caratteri piu primitivi. Tali sono Stylocheiron carinatnm e Stylocheiron armatum, in cui l'arma- tura del propodite e del dattilopodite non ha subito notevoli modi- flcazioni, mentre negli altri casi si sono avute complicazioni di grandezza e di forma con conseguente formazione di vere o di false chele.

Orbene, la piu completa rassomiglianza esiste fra le zampe del terzo pajo di Stylocheiron carinatum e di S. armatum e le zampe del secondo pajo di Thysanoessa e Tessarabrachion. L'appiattimento e la relativa brevita del propodite, la notevole lunghezza e la sot- tigliezza del carpopodite, la foggia del dattilopodite, la disposizione tipica pennata delle setole dei due ultimi articoli sono caratteristi- che delle zampe allungate di tutte queste forme. Ora, non e diffi- cile riportare le altre specie del genere Stylocheiron (eccetto S. o- rientale) alle due gia considerate; giacche, nonostante le alterazioni, esse mostrano con evidenza lo stesso schema morfologico.

E inutile che faccia osservare come scarsa importanza abbia il fatto che in talune specie di Thysanoessa (lit. Raschii) non pre- sentino veramente gigantismo del secondo pajo di zampe toraciche; e come, d'altra parte, lo sviluppo del terzo pajo di zampe toraciche di Tessarabrachion sia un fenomeno seconclario rispetto al giganti- smo delle zampe del secondo pajo. In ogni caso le zampe allungate di Stylocheiron sono notevolmente piu grandi di quelle di Thysa- noessa e di Tessarabrachion: ma esiste sempre un perfetto paralle- lismo per quanto riguarda la qualita e i rapporti di misura.

Dopo aver chiarito come vi sia veramente una perfetta corri- spondenza morfolologica, per quanto riguarda le zampe, tra forme della sottofamiglia Nematoscelinae e forme della sottofamiglia Sty-

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locheirbiae, vengo al quesito piu importante: i casi sopra esposti di parallelismo morfologico si sono prodotti indipendentemente nelle due sotto famiglie e si tratta di una sorta di convergenza di ca- ratteri, ovvero stanno a rappresentare delle affinita di parentela fra le varie forme? E in quest' ultimo caso, come puo spiegarsi questo modo di manifestarsi della parentela?

Credo che sia senz'altro da escludersi 1' idea di un'apparizione indipendente dei caratteri presi in considerazione, e cio perche e assai improbabile che per cause diverse dai rapporti di parentela, due sottofamiglie contigue, presentino in tutti i loro membri somi- glianze di forma tali da potersi stabilire fra di loro uno stretto e preciso parallelismo. Ne puo essere in alcun modo invocata 1' in- fluenza dell' ambiente come causa efficiente di questa sorta di con- vergenza di caratteri fra forme di sottofamiglia di versa, e di diver- genza fra forme della stessa sottotamiglia, perche nella maggioranza dei casi esse vivono nelle stesse aree e nelle identiche condizioni. Ed e ovvio che se l'ambiente avesse avuto pctere di determinare una convergenza di caratteri, questa sarebbe dovuta avvenire en- tro i limiti della piu stretta omologia.

Io penso piuttosto che il parallelismo di cui si tratta sia dovuto a delle cause ben precise, e che sia determinato da affinita di pa- rentela.

Poiche, come tutti sono concordi neH'ammettere, Nematoscelinae e Stylocheirinae sono due sottofamiglie sistematicamente contigue, e logico affermare che esse devono aver avuto origine prossima co- mune. Ora, perche fosse possibile l'ulteriore differenziazione, e neces- sario che la forma stipite avesse avuto in se due principali possi- bilita di variazione rispetto alle zampe toraciche: una di prim' ordine che conducesse al gigantismo delle zampe del secondo o di quelle del terzo pajo; l'altra, subordinata, che portasse i due articoli ter- niinali alia forma larga e corta o alia forma allungata e sottile con rispettiva disposizione dell' armatura a barbe di penna o a ciuffo apicale.

Conseguenza della prima variazione e stata la produzione delle forme capostipiti di ciascuna delle due sottofamiglie: infatti Nema- toscelinae e caratterizzata dalle zampe del secondo pajo molto allun- gate, mentre in Stylocheirinae l'allungamento affetta il terzo pajo. Estintasi in tal modo la prima possibility di variazione, venne uti- lizzata l'altra in entrambe le sottofamiglie. Cosi mentre in Nema- toscelis, Nemutobrachion e Stylocheiron orientale le zampe allungate presentano un propodite subcilindrico e allungato e un ciuffo apicale

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di setole diritte, in Stylockeiron (eccetto St. orientate), in Thysano- essa e in Tessarabrachion dette zampe presenfcano un propodite piuttosfco breve e allargato e un'armatura di setole tipicamente disposte a penna.

E notevole che, date due coppie di caratteri, di cui l'una su bordinata all'altra, si ha la produzione di tutte le forme previste dal calcolo combinatorio e permesse dalla subordinazione. Cio risulta dal seguente specchietto.

Caratteri di pri-

mo ordine.

Grigaulisrao delle zampe del se- condo pajo.

Grigant-iamo dello Kjinipe del ter- zo pajo.

Caratteri di se condo ordine.

Propodite lami- nare. Setole di- sposte penna- tamente.

Propodite bacil- lare. Setole di- sposte a ciuffo terminate.

Questa spiegazione, per quanto mi consta, va perfettamente d'accordo coi fatti.

Mi si potrebbe opporre che e facile ammettere rapporti di pa- rentela quando la stessa struttura si manifesti in organi omologhi, mentre nei casi da me riferiti non v'e preciso rapporto di omologia fra il secondo pajo di zampe di Nematoscelinae e il terzo di Stylo- cheirinae. Ma e facile rispondere che, se non vi e vera omologia, vi e una vera equivalenza fondamentale di struttura e di funzioni fra il secondo e il terzo segmento toracico e le relative appendici, e che daU'esame dei fatti risulta che la variazione in base ai carat- teri, che ho indicate sopra col nome di caratteri di secondo ordine, appare legata ai gigantismo delle zampe, anziche alia precisa posi- zione che esse tengono nell'organismo.

Passo a chiarire un altro punto. Come avviene che mentre tutte le altre forme del genere Stylockeiron sono morfologicamente parallele con quelle di Thysanoessa e Tessarabrachion, solo Stylo- cheiron orientate e, insieme con Nematobrachion, parallelo a Nema- toscelis ?

Tale quesito sarebbe risoito sfavorevolmente alia mia interpre- tazione dei fenomeni di parallelismo morfologico negli Eufausiacei, se si volense precisare come istante del fissamento dei caratteri di ordine, l'istante in cui la forma stipite di Stylocheirinae da ori- gine a Netnatobrachion da un lato e a Stylockeiron dall'altro. Cio non

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e necessario: non e detto cho alio sbesso livello in cui in Xemato- scelinae avviene la partizione nei due gruppi Thysanoi!ssa-Tessara- brachion e Xematosceli*. debba essere avvenuta simmetricamente la separazione fra Stylocheiron e Xcmatobrachion in base agli stessi carattei'i. La separazione fra Siylpcheiron e Nematobrachion puo es- sere benissimo avvenuta per altri caratteri, quelli delle mandibole per esempio, successivamente alia quale sarebbe avvenuta la diffe- renziazione in forma con propodite schiacciato e pennato e forme con propodite bacillare e con dattiloprodite terminato da un ciuff'o di setole. In tal modo rimane chiaramente spiegato come il genere Stylocfmron contenga forme di due diversi aspetti morfologici per quanto riguarda il secondo pajo di zampe allungate.

In base a quanto ho flnora esposto, non solo viene spiegato il parallelismo morfologico fra le forme di Stylocheirinae e di Xemato- scelinae. come provocato da parentela, ma puo anche costruirsi con qualche probability di esattezza un albero genealogico delle due sottofamiglie.

Styloehevrcm Styloeheiron (eccet- orientale. to S. orientale).

Ctlton,

Forma stipite di Nema to steel i- nae.

Forma stipite di Thysanoessa e Forma stipite di

di Tessarahni chion.

Styloeheiron.

Forma stipite di .V e m atobra- chion.

Forma stipite di Xematoncelinar.

Forma stipite di Stylocheirinae.

Forma stipite di Nematoscelinae e di Stylocheirinae,

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E molto notevole il fatto che questi fenomeni di parallel is mo morfologico e le deduzioni che e possibile trarne concordano perfefc- tamente con la teoria dell'Ologenesi del Prof. D. Rosa e costitui- scono un interessante caso particolare di riduzione progressiva della variability.

Firenze, Istiluto di Zoologia elegit Invertebrati, giugno 1917.

Lavori consultati.

1. Caiman, W. T. « Note on a Genus of Euphauaid Crustacea ». Rep. Fish. Ireland, Sclent.

Tnr. 1902-03. If. 4. 1905.

2. Id. « Crustacea ». Treatise on Zoologij ed. b>/ Ray Lankester Ft. VII, 3<> Fase. 1909. ". Colosi. G. « Raccolte plauctoniche fatte dalla R. N. « Liguria » nel viaggio tli circonnavi-

gazione del 1003-05 sotto il comaudo di S. A. R. Ltiigi di Savoia, Dnca degli Abruzzi. Vol. II, Fasc. VII. Crostacei, Pt. Pubbl. It. 1st. Stvdi Sup. Firenze, 1917.

4. Hansen, H. J. « The Schizopoda of the « Siboga » Expedition ». Siboga-Expeditie Mon

XXXVII, 1910.

5. Iil, « The genera and species of the Order Euphausiacea with account of remarkable varia

tion ». Bull. Mus. Ocean. Monaco, Jf. 210, 1911. 9. Id. « The Crustacea Euphausiacea of the United States National Museum ». Proe. V. St.

Nat. Mus., Vol. XLVIII, X. 2065, 1915. 7. Holt, E. W. L. e Tattersall, W. M. « Schizopodous Crustacea from the North-East A-

tlautic Slope ». Rep. Fish. Ireland. Sdent. Inv. 19021903, X. 4, 1905. x. Nakazawa. K. « Notes on Japanese Schizopoda ». Ann. Zool. Jap.. Vol. VII, pt. IV.

1910.

9. Rosa, D. « La riduzione progressiva della variabilita e i suoi rapporti coll'estinzione e coll'o-

rigiue delle specie •>. Torino, 1899.

10. Id. « Saggio di una nuova spiegazione dell'origine e della distribuzione geograflca della spe- cie (Ipotesi della « Ologenesi ») ». Boll. Mus Zool. e Anat. eomp. Torino, Vol. XXVI, X. 614.

11. Sars. (J. 0. « Report on Schizopoda ». Voyage H. M. S., Challenger. Zool., Vol. XIII 18f<5.

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ISTITUTO HI PATOLOGIA GENERAL)? DELLA R. UNIVERSITA DI NAPOLI DIHETTO DAL PROF. (iINO GALEOTTI

Un apparecchio per iniezioni vasali microscopiche

DEL

Dott. GIULIO GIANTURCO

(Con una figura).

E vietata la ripvodnzionp.

Molti istologi affermano che non vi e nella tecnica fstologica cosa piu difficile ad ottenere di una perfetta iniezione del sisteraa vasale. Perche una iniezione di masse colorate possa dirsi seriamente riuscita, deve soddisfare ad un requisite) essenziale: che il riempi- mento di tutte le arterie, vene e capillari sia completo, che non pecchi cioe ne in eccesso ne in difetto, e che tale risultato sia ot- tenuto non in singoli territori vascolari, ma in tutti gli organi. Per ottemperare a queste condizioni e necessario :

1.° II perfetto Iavaggio dei vasi con una soluzione isotonica e vasodilatatrice per vuotarli di tutto il sangue e prepararJi ad ac- cogliere le soluzioni colorate ;

2.° Che questo Iavaggio e la successiva iniezione siano ese- guiti con apparecchi che permettano di ottenere una pressione esat- tamente eguale alia pressione normale dell'animale da iniettare;

3.° Che si eviti assolutamente l'enlrata di bollicine d'aria nel i sistema vasale perche esse produrrebbero embolie gassose danno- sissime al pei-f'etto riempimento dei vasi stessi.

Essendomi occupato di questi argomenti, credo utile riferire

j alcuni artifizi di tecnica e la deserizione di un semplicissimo appa-

i recchio da me costrnito mediante il quale mi e rinscito, senza inutili

, e molteplici tentativi, di ottenere i migliori risultati. Le mie iniezioni

genorali. eseguite dall'aorta. sono perfette in tutti gli organi e in

tutta la loro estensione.

Questo apparecchio permette di spingere nei vasi le soluzioni di Iavaggio e quelle colorate con una pressione media esattamente eguale alia flsiologica e per di piu, a differenza di altri apparecchi consimili, permette delle oscillazioni intorno a questa pressione

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media che imitano le oscillazioni sistoliche. II stetema consta di nri manometro Liidwig per la misurazione delia pressione arteriosa e dell'appareccbio da iniezione (Vedi fig.).

Appareechio da iniezione. 1. I tnl»>. - sidiario. 6, cannula da iniezione.

II tnlio. 8. Ill tuh,

4. IV tulio. - 5. tnlio SHH

Da una bottiglia graduate della capacita di 1000 cm.3 chiusa da un tappo di gomma partono quattro tubi di. cui il primo metti capo ad un imbuto munito di rubmetto, il secondo ad un insufflaj tore, il terzo alia cannula da iniezione e il quarto ad un manometro. Una pinza a pressione pud agire sul fcerzo tube.

La cannula da iniezione e accompagnata lateralmente da un tube di scarico abitualmente chiuso da una pinza a pressione ; ma quando si vogliano far uscire delle bollicine di aria o si voglia evitare la misfcione del liquido di lavaggio con quelle da iniezione, si chiude la cannula e si apre il tubo di scarico.

lo adopro abitualmente come liquido di lavaggio la soluzione al 3,33 % di solfato sodico con l'aggiunta dell' 1 % di acido lattice E proposta dal Vast arini-Cresi ed e ottima.

Buona pure la soluzione satura di Peptone proposta dal Bot- r a z z i .

Come masse colorate ho adoprato le gelatine al carminio o al bleu di Prussia al titolo del 7, 8, 9 % con o senza l'aggiunta del 5 % di .Toduro di Potassio (Tandler). Oio premesso passo senza altro al modo di eseguire una iniezione.

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Immobilizzato l'animale, si isola la carotide primitiva e, intro- ducendovi una sottile cannula comunicante col manometro di L ild- wig, si misura la pressione arteriosa nei suoi inassimi e minimi. Qiiesta ottenuta, distaccando la cannuia dal manometro si dissangua l'animale. li sistema venoso rimane pieno di sangue e sara vuotatu solo dal successive lavaggio. Legata la carotide centralmente e pe- rifericamente, si fa uno sportello toracico che metta a nuuo il cuoro e il peduncolo vasale.

Robusti Klemmer stringeranno 1 tre lati resecati della parete toracica e la base del lembo ; si evitera cosi prevenfcivamente la fuoriuscita del liquido di lavaggio e delle masse colorate. Si isola poi l'aorta ascendente e vi si passa un rilo.

A questo punto tutto l'animale deve essere immerso in una vasca d'acqua fredda.

E necessario aprire sott'acqua l'arteria. Cio impedisce l'entrata di qualsiasi bolla d'aria; per di piu, diluendosi il sangue contenuto nei segmenti d'arteria piu vicini alia apertura praticata, si ritarda o si impedisce addirittura la coagulazione.

Mediante 1' insufflatore si riempiono le tubulafcure dell'apparec- chio da iniezione in cui e gia stata </ersaba la soluzione di lavaggio ; quando il liquido affiora alia bocca della cannula, questa si im merge con la bocca in alto nella vaschetta, eventual! movimenti retro- gradi del liquido nella tubulatura faranno penetrare nella cannula acqua e non aria.

Una incisione trasversale dell'aorta permettera di introdurre la cannula nei segmento distale e di legarla. Un Klemmer chiuuera il bulbo dell'aorta vicino al cuore.

Si estrae con una pinza l'apice cardiaco e con un colpo di ior- bice si apre il ventricolo sinistro da cui defluiranno i liquidi dopo aver riempito il grancle e piccolo circolo.

Si preme 1' insufflatore seguendo l'ascesa del mercurio nei ma- nometro e raggiunta la pressione ottenuta precedentemente si cerca, con colpi sucsessivi, di mantenerla stazionaria.

Ad ogni colpo il menisco inclicatore oscilla, riproducendo cosi le oscillazioni mitraliche.

Ho trovato utilissimo abbondare nella quantita di liquido di lavaggio impiegato : non bisogna considerare esaurita 1' operazione che quando il liquido esce dal ventricolo sinistro completamente scolorato. Io ho iniettato sino a 4-5 volte il peso dell'animale in soluzione sodica.

E opportune iniettare subito la gelatina colorata ? Credo pre-

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feribile attendere sei o sette ore conservando l'animale in ghiacciaia per preservarlo dall'auto digestione dello sbomaco.

Questo tempo e sufficiente per far esaurire il tono muscolare va- sale cio che permette una facile e completa iniezione della massa di gelafcina.

Trascorso questo tempo, lanimale sara passato di nuovo in acqua fredda cui, con graduale riscaldamento, si fara raggiangere la temperatura di 40°. Quando si sara sicuri che anche l'animale ha raggiunto tale temperatura, si chiude la cannula, da iniezione e si fa aspire dal tubo di scarico il liquido di lavaggio che possa es- ser rimasto nella bottiglia e nella tubatura. Si riscalda a 40° la gelatina colorata e si versa nella bottiglia a mezzo dell' imbuto : si chiude questo e si ristabilisce la pressione con 1' insufflatore. Quando il liquido colorato riesce dal tubo di scarico. si chiude que- sto e si apre la cannula da iniezione. II liquido colorato penetra rapidamente nei vasi. Appena esso esce dal ventricoio sinistro, si chiude la cannula da iniezione e con un Klemmer la breccia ven- tricolare.

L' iniezione e compiuta. Non resta che riportare l'animale in ghiacciaia per due o tre ore e fissarne poi grossi pezzi in alcool formico.

II riscaldamento deH'animate e della massa da iniezione e inu- tile quando si adoperano le masse del Tandler che rimangono li- 1 1 uide a temperatura ambiente.

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Andrea Batelli.

II 23 febbraio 1917, dopo breve malattia e all'eta di 62 anui, moriva a Fi- renze il prof. Andrea Batelli, ordinario di Zoologia, Botaniea e Mineralogia nel R. Istituto Suporioro di Magistero feniminile di quella citta.

II Batelli nacque a Voltorra, da genitori liorentini, il 3 dicerabre 1854 e in questa citta, dove suo padre dirigeva la scuola profossionale per gli scul- tori, fece gli studi elemental)'. II ginnasio e il liceo frequento a Firenze agli Scolopi e la licenza liceale consegui a Lucca nel 1871. Segui il corso di Scienze fisiohe e naturali nell1 Universita di Pisa, dove ebbe illnstri maestri e dove a soli 21 anni si laureo nel 1875.

Ottenuta una borsa di studio e di perfezionamento per F interno e per i"e- storo, audo a comj)letare i suoi studi a Parigi e a Strasburgo, dove pote lavo- rare nel 1' Istituto anatoraico allora dirotto da Waldeyer, a Roma e a Napoli. dove frequento la Stazione zoologica. Tomato dall'estero in Italia, fu nominato professorc di Scienze naturali nell' Istituto Tcenico di Arezzo. Nel frattempo, il 7 ottobre 1881, aveva conseguita a Firenze la privata docenza in Zoologia ed Anatomia comparata. A Firenze il Batelli godette dell' amicizia dell' illustre- auatomico Alessandro Tafani, presso il quale esegui anche alcune delle sue prime ricerche.

Nel 1884, poeo dopo la nomina all' Istituto Tecnico di Arezzo, fu chiarnato per concorso a coprire la cattedra di Zoologia e Anatomia e Fisiologia compa- rate all' Universita di Perugia, nella quale contemporaneamente ebbe pure l'in- carico dell'insognamento della Botaniea o della Direzione dell'Orto Botanico clie tenne flno all'epoca in cui da Perugia passu a Firenze.

Verso il 1897, desideroso di tornarsene alia sua Firenze, lascio Y Universita di Perugia per assumere a Firenze stessa il posto di Ordinario di Zoologia, Bo- taniea e Mineralogia nel R. Istituto Superiorc di Magistero lemminile.

II Batelli era un fervente cultore delle scienze che professava e le sue lezioni, nelle quali rivelava la sua vasta dottrina, sempre dettava con parola ••alda e con mirabile chiarezza, rivestendole di eletta forma, talche il suo inse- gnainento, per la geniale arte magistrale con cui veniva impartito, riusciva sempre ellicace e dilettevole. Accoppiava alia sua larga cultura anche un grande amore per le cose artistichc e Ictterarie, il che certamente contribuiva a ren^ derlu insegnante valoroso e di non comune efficacia.

II Batelli iniziava il suo insegnamento nell' Universita di Perugia, quandu ehi scrive questo breve ceuno necrologico ebbe la fortuna di essergli scolare e di ossere da Lui stimolato a muovere i primi passi verso quegli studi dai quali poi piu non si distacco. A Lui chi scrive si sentiva quindi legato da vin- coli di antica stima e di riconoscente ed affettuosa amicizia. La maggior parte della sua attivita scientilica il Batelli svolse nell' Universita di Perugia, dove, oltre che a lavori di Morfologia e di lstologia, attese pure alia fondazione del

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Laboratorio e del Museo di Anatomia comparata, nel quale compito chi scrive ebbe la ventura di cssergli cooperatore, e pose altresi raano anche a lavori di Botanica occupaudosi dclla flora Umbra e arricchondo le collezioni dell'Erbario di quella Universita.

Nelle sue ricerche e osscrvazioni di Anatomia o di Istologia comparata, al- cune dollc quali esogui nel campo degii Invertebrati, altre ia quello dei Vertebrati, egli cbbe sempre cura di aecoppiare lo studio morfologico alia tisiologia e iu- dago la forma o la struttura degli organi per rendersi ragione del loro mecca- uismo funzionale.

L'operosita scientiflca del Batelli si inizia eon uu lavoro intitolato: « Di alcune speciali produzioni dermiche in eerti crostaeei brachiuri », lavoro olio formo anche l'oggetto della sua dissertazione di lautea. Questo scritto contiene una serie di osKervazioni intorno a certe formazioni a guisa di piccole squa: motto peduncolato e di carattere chitinoso, che si riscontrano nel cefalotorace, noll'addome e negli arti di alcuni crostaeei brachiuri oxirinchi. Discutendone il signiricato morfologico, il Batelli si scosta da!l' interpretazione chc ne dava il Lavallc, ma ritiene tuttavia die in massima debbano paragonarsi a peli particularmente modiheati.

Successivamente, nell'auno 1879, con due note preventive e con una memo ria accorapagnata da tavole arreca una bella contribuzione all' anatomia e alia rtsiologia della larva dell' Erisialis ienasc, studiandone, con i mezzi die la tecnica di quel tempo gli poteva suggerire, la disposizione e la struttura dei vari ap- parecchi. Particolarmente interessauti sono le sue osscrvazioni sopra la coda, organo cosi caratteristico della detta larva, e quelle sopra al grasso die il Ba- telli riconosee cssere costituito da cellule il cui contenuto e 1'ormato da granuli adiposi.

Alio sue prime pubblicazioni appartiene pure una nota che ha per titolu: « Sopra la colorazione di alcune larvo di Lepidotteri », in cui egli rileva che i colori ditt'usi sono il piu spesso dovuti a granuli colorati contenuti nelle cellule dell'ipoderma.

A questo gruppo di lavuri che si riferisce agli Insetti, e da ricollegarsi anclie un'altra nota che il Batelli pubblico molto piu tardi, nel 1891, e die tratta « di una particolarita neH'integumento dell' Aphropkora spumaria ». II Nostpq pone in evidenza come negli adulti e, raegiio ancora, nelle larve i due ultimi segmenti addominali lianno, specialmente nella regione pleurale, cellule ipoder- miche piu grandi di quelle consuete e ben distinte fra loro e caratterizzate inol- tre da un contenuto giallastro di natura pigmentale che ne rivela la natura secretoria. Gombatte gli apprezzamenti mor/ologici chc il Vheeler aveva e- >)ircssi in base alio proprie osscrvazioni sugli ultimi segmenti addominali della Cicada e della Nepa c nega die tale epitelio, modiflcato per il notevole svi- luppo delle sue cellule, possa morfologicamente rappresentare un rudiinento di inenibi-o appendincolare.

Alia serie degli scritti ora ricordali possono essere riunite due altre note che contengono delle osscrvazioni anatomo-iisiologiebe sugli Ixodini [Ixodes rei duvius, I. heocagonus, Phaulixodes rufus (larva del Rhipicephalus sangui- neus) e Eyalumma marginatum]. Accennato al meccanismo del succliiamento e mostrate le ragioni per le quali e da ritenersi die il sanguo succhiato non si coagula per I'azione di un enzima, s'intrattiene piu a lungo sui eiechi «matici dove -i compiono 6peeialmento i fenoraeni digostivi. Trova che 1'attivita digc-

oo

stiva e dovuta alle cellule opatiche di questi eiechi le quali si distruggono. omet- tendo la sostanza digestiva elaborata in seno al loro protoplasma, e vengono poi sostituite da altre cellule consimili differenziatesi nell' epitelio parietale dei eiechi. Un'altra parte delle osservazipni dcdica alia disjposizionc ed alia strut- tura dei tubi malpighiani ed in un ultimo capitolo descrive l'albero respiratorio o tracheale fornendo un accurato ed interessante esame della complicata strut- tura degli stigmi.

II Ba tell i rivolse i suoi studi anche ai Molluschi e con una nota pubblicata nel 1879 espose alcune sue osservazioni sul sistema digerente ed il sistema ner- voso dell' Aolisia punctata. Nel 1880 con un' estesa mernoria si occupa della minuta struttura degli organi sessuali complementari in alcuni Molluschi tor- restH.

Tra i lavori del Ba t e 11 i che si riferiscono ai Vertebrati sono anzitutto da ricordare due sue Memorie sul tegumento pubblicate nel 1880: Tuna e un con- tribute alia couoscenza della struttura della pelle dei Rettili, V altra riguarda l'istologia della pelle nei pesci Teleostei. Nella prima, che fu da Lui eseguita a Strasburgo e pubblicata iu tedesco nell'Archiv fur mik. Auatomie, prende in esamc la pelle di Fytlion javanicus, Tropidonotus natrioc, Lacerta vifidis e Anguis fragilis, nella seconda, latta alia Stazioue zoologica di Napoli, racco- glie le sue indagini sulla pelle di parecchie specie di Teleostei.

Nel 1884 con un lavoro pubblicato nello « Sperimentale » col titolo: « del- l'adattamonto di alcune cellule endoteliali nelle membrane sierose » si propone di ricercare se lo cellule endoteliali che si trovauo a ricoprire gli stomi esi stenti nel peritoueo dei Ratraci, hanno o no una parte attiva nella formazione e nella chiusura dei detti stomi. Nel peritoneo di diversi Batraci auuri, e pin specialmente di Bufb vulgaris, osserva, mediante esperienze e in condizioni quanto piii e possibile fisiologiche, che raperlura e la chiusura degii stomi av- veniva sempre per movimcnti delle cellule endoteliali, le quali per attivita del loro protoplasma si addossavano o si alloutanavauo nel contorno degli stomi.

Un altro suo lavoro che concerue i Vertebrati, e quello col quale il Nostro tratta delle glandule anali di alcuni caruivori. In tale lavoro, pubblicato nel 1887, studia le ampolle anali, come egli propoue di chiamarle, nella volpe e nel gatto. Vi distingue due categoric di glandule, di cui I'una rappresenta il sistema fon- damentale, quello cioe delle glandule odoranti, da Lui denominate glandule di- sodiche (oucrwor,<; = fetido), l'altra costituisce il sistema accessorio, il quale pud mancare ed e ibrmato dalle glandule sebacee anali. Per il gatto accenna anche alio sviluppo delle ampolle anali, rilevando che derivano da una ripiegatura del tegumento dal fondo della quale si originano dapprima le glandule disodiche, lunghi tubi glandulari che ramiticandosi terminano in acini, e poi, al termine della vita intrauterina, le sebacee. Quanto al signilicato lunziunale delle ampolle anali, ritiene che per il caso degli animali da Lui studiati siano da considerarsi come ausiliari deirapt>arecchio genitale e come organi di riconoscimento reci- proco, esistendo neH'uno e noll'altro sesso.

In una serie di pubblicazioni I'atte in collaborazione con chi scrive questi ricordi, prese a trattare ampliamente dagli anni 1888 al 1891 la morfologia delle glandule salivari degli Uccelli, argomento tlno allora assai poco studiato e che in seguito fu oggetto di ricerca per parte di altri autori. In questi lavori venue estesamente descritta l'anatomia e la struttura istologica delle glandule saiivari di parecchie specie di Uccelli, portando un largo contributo alle conoscenze di

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questo soggetto anche per quelle- che riguarda la costituzione deirelemento cel- lulare secernonte e le modificazioni che subisee nelle diverse fasi del suo meeesf- nismo funzionale.

Ad una elevata intelligcnza e ad una profonda cultura il Batelli univa ottime qualita di animo e di cuore, rese anehe piu apprezzate per la sua grande modestia. E. Giac.omini.

Pubblicazioni del prof. Andrea Batelli.

1. Di alcuue speciali produzioni derniiche in eerti Crostacei Bracbiuri. Bull. Soc. Entom. It..

Vol. IX. Firenze, 1877.

2. Sulla larva dell' Eristdlis tenax Fab. Atti Soc. Tose. Se. Nat. 1'rocessi verbali. I. Pisa, 1878, .1. Sul sisteraa digerente ed il sisteraa nervoso dell' Aplisia punctata. Ibid. I. risa, 1878.

4. On the Anatomy of the larve of Eristalis tenax. A n. awl Mag. Nat. History., Ser. ■'. Vol. ITI, 1879.

."). Contribuzione allanatomia ed alia fiaiologia della larva ieiV J-Jristalis tenax. Boll. Soc. En- tom. It., An. XI. Firenze, 187 i>.

(i. Sopra la eolorazione di alcuue larve di Lepidottcri. Ibid., An. Xi. 1S79.

7. Studio Lstologico degli organi sessuali compleinentari in aleuiii Mollusclii terrestri Atti Soe. Tosc. Sc. Nat., Memorie, Vol. IV. Visa, 1880.

5, Beitrage zur Kenntniss des Banes der Reptilicnhaut. Arehiv. f. Mik. Anat... Band 17. 1880. '.». Istologia della pelle nei pesci Teleostei. Rivista scientific*} industr., Vol. i2. Firenze, 1880.

in. Dello adattamento di alcune cellule endoteliali nelle membrane sierose. I.o Sperimentale, Firenze, Agosto 1884.

11. Delle glandule annli di nlruni caroiivori. Atti fine. Tone. Se. Xat., Memorie. Vol. JX. Pisa, 188 S.

12. Sulle glandule salivaii degli [Jccelli. Corouuic.izione preventiva. (In collaborazione con E. G-ia- comini). Atti Soc. Tose. Se. Nat., Proeessi verbali, 1" luglio isss.

Vi. - Strattura istologica delle glandute salivuri degli Uccelli. (In collaborazione con E. (; i a co- in in i). Atti Aecad. Med. Ohir. di Perugia, Vol. I. 1889.

14. Delle Scienze Natural] nell'tJmbria. DUcorso inaugurate letio nclla solenne riapertura degli Stndi per l'aiino L388-89. - Pe.rngia. Santucci, 1889.

15. Glandule salivaii dei Trampoliei'i. Atti Aecad. Mai. Okir, di Perugia, Vol. II. 1890.

16. -- Delle glandule salivaii del Cypselus apus 111. Ibid. Vol I!. Isun.

17. Per una festa scientifica nella Uuiversita di Perugia. - 18 settembre 1890.

is. Contribute alia morfologia delle glandule salivaii degli [Jccelli. (In collaborazione con E. G-ia

ii mini). - Atti Soc. Tose. Se. Nat., Memorie, Vol VI. Pisa, t89l. 1H. Di una particelarita neirinteguinento dell' Aphrophora ??>w?nari«. Monit. Xool. Ital., Vol. II.

An. II. Firenze, 1891.

20. Sulla digestione e la respirazione degli txodini. Perugia, Tip. Boneompagni 1891.

21. Note anatoroo-fieiologicbe sugli Ixodini. Monit. Zool. Ital., ]'ol. II, An. II. Firenze. 1891,

22. Prima contribuzione sulhi flora umbra. Annali dell'Oniv, iii Perugia-, An. I. 1885-86, j,!. Seconds contribuzione sulla flora umbra. Ibid. 1887.

24. Terza contribuzione sulla flora umbra. Ibid. 1888. 2">. (Jna escuraioue al Monte Pennioo,

Gosimo Cherubim. Am.ministratore-responsabile.

Firenze. 1917. Tip. L. NWcolai, Via Faenza, 52.

Monitore Zoologieo Italiano

(Pubblicazioni Italiane di Zooloqia. Anatomia, Embriologia)

Organo nfficiaie (iella Unione Zooioyica italiana

DIUKTTO

dai DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI

Piof. ui Auatomia muan.i Prof, ili Anatomia comp. e Zoologix

uel R. Iatituto <li Studi Super, in JL-'iieuze uella E. Cniversita , di Pisa

LTfficio di Direzione ed Amminisfcrazioue: Istituto Auatomico. Firenzt:.

12 nuuaeri all'anno Abbuonameuto annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 4-5.

SOMMARIO : Comumcazioni originali: Onorato-De Cillis M. I., Nuovi generi e nuove specie di Nematodi liberi d'acqua dolce. Pag. 57-62.

Ghigi A., Reportorio di specie nuove di animali trovate in Italia e descritte nell'anno 1912. Pag. 63-80.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

Nuovi generi e nuove specie di Nematodi liberi d'acqua dolce

NOTA PRELIMINARE DELLA DOTT.sa MARIA ITALIA ONORATO-DE CILLIS

E vietata la riproduzione.

Ricercando i Nematodi liberi del lago-stagno craterico degli Astroni, come contribnto alia conoscenza della microfauna dello stesso, ho potuto determinare con sicurezza 29 specie, fra cui 8 nuove. Di queste ulfcime 6 appartengono a generi conosciuti, 2 sono rappresentanti di 2 nuovi generi. In questa nota riassnmo soltanto le carat teristi che dei generi e delle specie nuove.

58 -

Helalaimus gen. no v.

Sono Nem'abodi inolto piccoli, il cni corpo si attenua gradaLa- mente verso le due estremita. La cuticola e liscia, senza anellature, e nuda di setole. II capo non e distinto dal tronco ed e privo di labbra, di papille e di setole. Manca affatto una cavita boccale. L'e- sofago si rigonfia lievemente nel suo tratto posteriore. Gli organi laterali sono circolari. Mancano macchie oculari. Esistono ghiandole codali. J masclii sono forniti di due spicoli uguali con pezzo acces- sorio piccolo; non hanno papille pre- e postanal!. Lp feraraine hnnno ovario unico, diritto e rivolto in avanti.

1. Helalaimus p&ilocephalus sp. no v.

Ha capo conico-arrotondato. L'orificio l)occale conduce in nn piccolissimo vestibolo imbubiforme, dovuto a un'invaginazione della cuticola dell'estremita cefalica. L'intestino e granuloso, di colorito bruno-scuro. Gli organi laterali sono situati a breve distanza dal- rorificio boccale e oceupano poco piu del terzo della largbezza del- I'esofago.

L' ovario nella femraina si estende flu circa alia meta della di- stanza fra estremita cefalica e vulva: quest' ultima e situata un po' prima della fine del secondo terzo della lunghezza totale dell'a- nimale. Nel maschio gli spicoli sono grossi e tozzi e alquanto ri- curvi. La coda presenta nei due sessi differenze di non grande ri- lievo: nel maschio e piu sottile e relativamente un po' piu lunga. II dotto escretore delle ghiandole codali si apre in vicinanza dell'e- stremita codale.

DlPLOHYSTEBA geil. UOV.

■Sono Nematodi piccolissimi a corpo allungato, che si attenuj verso le due estremita, e si presenta notovolmente rigonfio nel mezzo. La cuticola e liscia e nuda. Xon esistono membrane late- rali. II capo non e distinto dal tronco. e manca di labbra, di pa- pille e di setole postorali. Gli organi laterali sono circolari. La ca- vita boccale e piccola, imbutiforme, senz'annatura alcuna. L'esofago, cilmdrico, si rigonfia lievemente verso dietro. Si notano distinte cellule ghiandolari aggruppate tra l'esofago e l'intestino. Questo e costituito da due file di cellule. L'apparecchio genitale temminilfi e pari; l'apertura vulvare sta poco innanzi la meta del corpo. La

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coda, piuttosto lunga, e molto assottigliata rielja sua meta poste- rior. Bene sviluppate sono le ghiandole codali. Sono ignoti i maschi.

2. Diplohystera inflata sp. nov.

Ha corpo allungato, molto assottigliato e quasi eilindrico nalla regione che corrisponde all'esofago e assai attenuate nella regione codale, rispetto alia regione di mezzo, la quale ha uno spessore piu che doppio dello spessore medio della regione anteriore. U capo ter- mina tronco e si prolunga in una specie di basso collare, nel cui centro si apre la bocca; esso non presenta setole. L'orificio boccale immette in un brevissimo vestibolo, che si continua in una piccola bocca imbutiforme. L'esofago, in avanti, per circa un decimo della sua lunghezza, ha lume piuttosto ampio, per il rimanente tratto maggiore lume filiforme.

I due ovari si ripiegano ad ansa, si che gli estremi loro ven- gono quasi a contatto a livello della regione vulvare.

MuNoHYSTERA BASTIAN 1865.

1. Manohystera frequens sp. nov.

E specie a corpo allungato, sottile, attemiato aiie due estre- mita, alquanto meno in avanti. La cuticola non ha anellatare di- stinte ed e completamente sfornita di setole. L'estremita cefalica tronca e ornata di 10 setole postorali, sottili, lunghe : una per ogni linea iaterale, due ravvicinacissime per ciascuna linea submediana. La cavita boccale e relativamente ampia e imbutiforme. L' intesti- no si presenta chiaro e granuloso. (Hi organi laterali stanno dietro la cavita della bocca a una distanza dall'estremo cefalico uguale alia decima parte della lunghezza dell'esofago e occupano circa un terzo dello spessore di questo stesso organo ; sono nettamente cir- colari e senza macchia centrale.

L'apertura vulvare, nelle feminine, dista dall'estremita della boda per i 2/7 della lunghezza totale. I maschi hanno spicoli grossi, alquanto lunghi, ricurvi, con pezzo accessorio piccolo, laminare, pressoche semidiscoidale. La coda e uguale nei due sessi, allungata gradatamente assottigliata.

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Tripyla Bastian 1865 4. Tripyla gracilis sp. nov.

Ha corpo molto sottile, in avanti quasi non attenuate), nella sua meta posteriore ristretto a poco a poco e terminate da una coda relativamente tozza, con punta arrotondata, ma non rigonfia a clava. La cuticola, notevolmente spessa, presenta anellature evi- dent], ma non molto profonde, ed e aftatto nuda di setole. II capo cilindrrco e distinto dal tronco, con estretnita arrotondato-traneata ; nianca di papille e setole. L'oriflcio boccale, circondato da tre lab- bra arrotondate e poco elevate, immette direttamente nell'esofago, clie e fornito posteriormente di un bulbo muscoloso privo di ap- parato valvolare. Gli organi laterali, ellittici e con asse maggiore longitudinale, sono situati a una distanza dalla bocca corrispondente alia massima larghezza del corpo.

Gli organi genitali femminili sono pari e simmetrici e poco estesi ; la vulva abbastanza prominente e situata quasi a meta del corpo, un po' piii in avanti. II maschio e sconosciuto.

MlCROLAIMUS DE Man 1881

5. Microlaimus Upturns sp. nov.

Ha corpo sottile, che si attenua relativamente poco in avanti e gradatamente e in misura notevole verso dietro. II capo e arro- tondato, un po' rigonfio, abbastanza distinto dal tronco ; non ha pa- pille, ne setole. La cuticola presenta nnissime, ma nette anellature. Gli organi laterali circolari stanno lungo le linee laterali, poco oltre il fondo della cavita boccale. Questa ha pareti robuste, con ispes- simenti locali, e pud essere distinta, per ia presenza di un dente, in due legioni : quella anteriore e ciiindroide, la posteriore trapassa a imbuto nel lume esofageo. II dente e mediano e dorsale ed e molto acuto ; di riscontro ad esso, sulla linea ventrale, si nota anche un minutissimo dentello. L'esofago e cilindrico e si rigonria posteriormente in un bulbo ovoidale. L'intestino e granuloso, quasi trasparente.

Gli organi genitali femminili sono pari e poco estesi. 1 due ovari sono ripiegati in direzione della vulva, il cui oriricio si apre sulla cute, sensibilmente in avanti, oltre la meta del corpo. La coda ' lunga, misura poco piu poco nieno della quarta parte della

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lunghezza totale del corpo, e nella sua meta distale e sottilissima e termina con un lieve rigonfiamento.

Ethmolatmus de Man 18(S1 t). Ethmolaimus distephanus sp. nov.

Ha corpo molto sottile, che verso avanti si restringe assai poco, mentre si attenua notevolmente nella regione della coda, la quale, per un terzo della sua lunghezza, e filiforme. La cuticola e flnamente anellata e non possiede membrane laterali. La regione cefalica e tronca in avanti ed e ornata di due corone di setole : quella anteriore, presso il margine libero del capo, e fatta di 4 se- tole corte, quelia posteriore, situata immediatamente innanzi al piano, che corrisponde al cercine divisorio della bocca, e costituito da 4 setole piuttosto lnnghe, ciascuna accompagnata da una setola minore. Gli organi laterali sono molto grandi, hanno forma circo- lare spiralata e sono situati a livello dell'inizio dell'esofago.

La cavita boocale, profonda poco meno di un ottavo della lun- ghezza dell'esofago, pub essere distinta in due regioni : una ante- riore, che ha forma di calice piu che di scodella, con parete rinfor- zata da 8 distinte costole chitinose longitudinali, e una poste- riore quasi conica. Distinto e il cercine, che limita il fondo della porzione boccale anteriore e la separa dalla porzione posteriore, e bene sviluppato e il dente dorsale. L'esofago e cilindrico, fornito d'un bulbo terminale voluminoso e robusto. L'intestino e granuloso e chiaro.

L'apparecchio genitale maschile e impari; i due spicoli sono robusti, sottili, allungati, arcuati e privi di pezzo accessorio. Esi- stono papille preanali. I due ovari, nelle femmine, si ripiegano e si ravvicinano per i loro apici a breve distanza dalla vulva. L'orificio vulvare si trova nella meta posteriore del corpo a una distanza dall'apice della coda uguale al terzo della lunghezza totale. Coda identica nei due sessi, molto sottile e abbastanza lunga.

DlPLOGASTER M. SCHULTZE 1857

7. Jjiplog aster laevis sp. nov.

Ha corpo molto allungato e gracile, in avanti meno e grada- tamente attenuate, oltre l'orificio anale notevolmente e rapidamento assottigliato nella coda, la cui lunghezza oscilla intorno a un auinto

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della statura dell'animale. La eutieola e affatto liscia, senza stria- tum annullari o longitudinal! e piiva di sebole. II capo non e distinto dal tronco; ha estremita libera tagliata di netto a sghembo, e manca di papille e di setole. L'orificio boccale. privo di labbra, e lievemente ovale; la cavita boccale arapia e rinforzata da quattro ispessimenti cuticolari nastriformi. I tre denti si trovano sul fondo di questa cavita; il maggiore e dorsale e raediano, i due rainori sono ventrali e mediali, cioe tra loro assai ravvicinati, pressoche contigui. Gli organi laterali circolari stanno in prossimita del fondo della cavita boccale.

L'apertuia vulyare si trova un po' piii dietro della meta del corpo. Mancano sicuramente nei maschi papille preanali.

DIPLOGASTEROIDES De MAN 1912

8. Diplogasteroides bideniatus sp. nov.

E' una specie molto piccola; raisura in lunghezza poco piu della fcerza parte di Diplogasteroides spengeli de Man, benche di questo meno sottile. II corpo presenta la sua massima larghezza a livello del piano di separazione tra esofago e intestino, e la coda e, rela- tivaraente alia specie congenere, molto piu corta. La eutieola e completamente liscia, non presenta striature di nessuna specie e neppure setole. L'apertuia boccale circolare e circondata da sei lab- bra poco rilevate, ciascuno fornito di minutissima papilla e d' una setola corta e rigida. La bocca, preceduta da un vestibolo orale, e cilindrica, a parete ispessita; verso il fondo si notano due evident! dentelli, situati sulle linee mediane, 1' uno esattamente di contro all'altro. L'esofago e piuttosto lungo, ipartibile in una porzione anteriore fortemente muscolosa fornita di potente bulbo ovoidale e 1'altra posteriore non muscolosa, che verso dietro si rigontia a bulbo. L'intestino granuloso ha colorito bruno-chiaro tendente al gialliccio, G-li organi laterali circolari sono molto piccoli.

63

BEPEBTORIO di specie nuove di animal! trovate in Italia e descritte nell'anno 1913

OAipn.ATii PER [NIZIATIVA DELLA L\ /. I.

rial

Prof. ALESSANDRO GHIGI (Bologna)

PREFAZIONE

Sono elencate in questo repertorio 321 forme nuove di animali tro- vate in Italia, e descritte nell'anno 1913 in 73 pubblicazioni, 28 delle quali in lingua italiana, da 60 autori fra i quali 24 italiani.

Le forme nuove sono ripartite nel modo seguente:

Protozoi. fra i quali 27 flagellati adriatici descritti dallo

Schiller 42

Gelenterati. dei quali 7 Zoantari del Golfo di Napoli descritti

dal Doderlein 8

Vermi, dei quali 11 Rotiferi delle acque dolci di Sardegna de- scritti dal Mola 17

Echinodermi 1

Molluschi 1

Grostacei .4

Aracnidi. fi*a i quali 14 Acari di varia provenienza descritti

dal Berlese 18

Insetti, dei quali 5 Collemboli, 119 Lepidotteri. 26 Ditteri, 6

Imenotteri, 51 Coleotteri, 14 Emitteri 221

Tunicati 1

Vertebrati, tra i ({uali 4 forme nuove di Lacerta muralis descritte dal Boulenger s

I lepidotterologi Rocci e Turati hanno creato il maggior numero di nomi nuovi: il primo descrive 03 farfalle, tra le quali ben 50 Zigene dei dintorni di Genova; il secondo istituisce 45 forme nuove tra specie e razze, raccolte in massima parte in Sardegna.

II Della Beffa descrive 19 coccinelle, il Reitter 14 otiorrinchi, il Del Guercio 11 afidi nuovi.

La Sardegna contribuisce auche nell' anno 1913 ad aumentare la fauna italiana con 63 forme nuove, buona parte delle quali hanno va-

b4

lore specifico. La sicilia contribuisce con 14 forme: il mare Adriatico con 31 forme.

Per le questioni di principio attinenti alia nomenclatura zoologica ed al valore di specie, razza e varieta, va notato che in questo reper- torio sono citate 69 aberrazioni nuove di Zigene, appartenenti comples- sivamente ad 8 specie, e che 00 di quelle sono state raccolte nelle vi- cinanze immediate di Geneva. La Zygaeno carwioliea ne ronta 15 e la Z. stoechadU 22 !

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I. PARTE BIBLTOOKAFIOA

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France, N. 16. pp. 406-409, 1913. Uebel, E. Oikopleura najadis nov. spec, eine neue Appendicularie aus der

Adria. Zool. Anz., Bd. 11, pp. 626 629, 1913. Verity, R. Revision of the Linnean types of palaearctic Rhopalocera.

Journ. Linn. Soc. Zool., Vol. 32, pp. 173-191, 1913. Villeneuve, J. Description d'une nouvelle espece du genre ilhinomorinia

Br. et Berg. Wien. entomol. Zeitg., Jahrg. 32, p. 178, 1913. Wheeler, W. M. A revision of the ants of the genus Formica (Linne) Mavr.

Bull. Mus. conip. Zool. Harvard Coll., Vol. 53, pp. 377-565. 1913. Wijnhoff, G. Die Gattung Cepkalolhrix und ihre Bedeutung fur die Svstc-

matik der Nemertinen. Zool. Jahrbuch. AM. Sysl., B. 34, pp. 291-321, 1913.

- 69

II. PARTE S1XTEMATK A PROTOZOA

MASTIGOPHORA

Flagellata Carleria crassifilis >chiller (p. 0ij^>. Mare Adriatico. » cylindracea Schiller (p. 623). Mai'o Adriatico. » subcordiformis Schiller (p. 023;. Mare Adriatico. » wettsieinii Schiller (p. 623). Mare Adriatico, dovunque. Chlamydomonas fusiformis Schiller (p. 625). Mare Adriatico. » pyriformis Schillrr (p. 624). Mare Adriatico.

» triangularis Schiller (p. 625;. Mare Adriatico.

Diplonema (n. g,; breviciliala Griessmann (p. 58). Yillalranca (Nizza); Se-

bastopoli. Hemistasia (n. g.) klebsii Griessmann (p. 52). YillalVanca (.Nizza;. Phyllomonas simplex Griessmann (p. 33). -- Villafranca (Nizza); Helgoland,

Rose off. Pseudobodo (n. g.) tremulans Griessmann (p. 27k Villafranca (Nizza), in

culture di Ulva. Pyramimonas adriaticus Schiller (p. 621). Mare Adriatico, dovunque. Welonema (n. g.) subtilis Griessmanx (p. 61). Golfo di Napoli; Roscoff. Trypanosoma thiersi Leger (p. 517). Dominio nazionale di Casabianda (Cor- sica), nel sanguc di Caprimulgus europaeus. Leucocyiozoon gentili Leger (p. 520). Dominio nazionale di Casabianda (Cor- sica), nel sangne di Fringilla petronia. » zuccarellii (p. 522). Dominio nazionale di Gasabianda (Cor-

sica/, nel sanguc di Corvus corone.

Coccolitlioph.orid.a

Acanthoica brevispina Schilleh (p. 610;. Mare Adriatico, dovunque. Valyptrosphaera incisa Schiller (p. 605;. Mare Adriatico, sparsamente lo- calizzata. insignis Schiller (p. 6U4). Mare Adriatico, dovunque. sphaeroidea Schiller (p. 606). Mare Adi'iatico, dpvunquo. » » var. minor Schiller (p. 606). Mare Adriatico

all'altezza di Ortona. talyplrosphaera '.pyriformis Schiller (p. 605). Mare Adriatico. Lohmannospharra (n. g.) adrkUica Schiller (p. 608). Mare Adriatico, in

diverse stazioni. ffajadea (n. g.) gloriosa Schiller (p. 00.S;. Mare Adriatico, dovunque. Pontosijhaera triangularis Schiller (p. 597). Litorale italiauo e dalmata dell'Adriaticd.

- 70 -

» bruckneri Schiller (p. 598;. Adriatico.

ovalis Schiller (p. 599). Adriatico. Rhabdosphaera tignifer Schiller (p. (ill). Mare Adriatico, dovunque. Syracosphaera adriatico, Schiller (p. 600). Adriatico. coronata Schiller (p. 601). Adriatico. » cordiformis Schiller (p. 602;. Adriatico.

» cornifera Schiller (p. 603). Litorale adriatico.

» cupulifera Schiller (p. 602). Adriatico.

» grundi Schiller (p. 601), Adriatico.

» bifenestrata Schiller (p. 604;. Adriatico.

pseudohexangularis Schiller (p. 604). Adriatico, in dire- zione di Orlona a Mare.

SPOROZOA

Haplosporidia

Haplosporidium limnodrili Granata (p. 736). ] lor., in Limnodrilus ukede- mianus Clap.

incertae sedis Baccellia anophelis Franchini (p. 1198). ? loc, nel tubo digereutc di Ano- pheles maeulipennis.

CILIOPHORA

Cilia ta

t'uleps Irichotus L. Savi (p. 97;. Lago stagno craterico degli Astroni (Napoli j. Brepanina (n. g.) falcata L. Savi (p. 99). Lago degli Astroni. Dysteria quinquecosiata Tagliani (p. 14). Lago degli Astroni. Urochaenia (n. g.) ichthydioides L. Savi (p. 98). Lago degli Astroni. Urotricha hexairicha L. Savi (p. 95). Lago degli Astroni.

COELENTERATA

HYDROZOA

Hydromedusae Pachycordyle fusca Mulleh H. G. (p. 35U). liolfo di Napoli.

ANTHOZOA Zoantharia

Cladocora paulmayeri DOderlein .'p. 137). Golfo di Napoli. Coenocyathw giesbrechti Dodehlein (p. 119). Golfo di Napoli.

» dohrni DOderlein (p. 121). Golfo di Napoli.

» apertus DOderlein (p. 123). GSlfo di Napoli.

Desmophyllum gasti DOderlein (p. 127). Golfo di Napoli. Microcyathus m. g.) neapolitanus DOderlein (p. 129). Golfo di Napoli. Leptopsammia microcardia DOderlein (p. 139). Golfo di Napoli.

- 71 - VERMES

PLATYHELMINTHIA Turbellaria Amphiscolops fuligineiis Peebles (p. z\t). Golfo di Napoli.

NEMERTINEA Gephalothricc Mirgeri Vijnhoff (p. 297). Golfo di Napoli.

ROTIFERA

Cathypna weberi Mola (p. 115). Rio di Badu Oschiri (Sardegna). Coelopus bambehei Mola (p. 114). Sassari, nella vasca della R. Universita. Colurus longidigitus Mola (p. 123). Rio di Oschiri (Sai'degna;. J)i.st>/?<i acinaces Mola (p. 119). Rio di Oschiri.

» horschelti Mola (p. 117). Rio di Badu Oschiri. » terraccianoi Mola (p. 118). Rio Oschiri. Mastigocerca bicurvicornis Mola (p. 112;. Sassari, nella vasca del giardino

pubblico. Metopidia scutumpes Mola (p. 124). Rio di Oschiri. Mono&tyla dentiserratus Mola (p. 122). Rio di Badu Oschiri.

» imgulata Mola (p. 122). Rio di Berchidda (Sardegna).

» testudinea Mola (p. 120). Rio di Badu Oschiri; pozzanghere di

S. Lucia presso Bonorva : stagno di I'almas (Sardegna).

ANNELIDA Oligochaeta WLelodrilus apuliae Baldasseroni (p. i). S. Basilio Mottola (Lecce;. » insularis Ghinaglia (p. 4). S. Pantaleo (Sardegna;.

» pantaleonis Ghinaglia (p. 5). S. Pantaleo (Sardegna;. Litorea (xi. g.) hrumbachi Cejka (p. 151). Rovigno, in detriti di Alglie ma- rine.

ECHINODERMA

ECHINOIDEA

Spatangus inermis Mortensen (p. 24). Golfo di Napoli.

MOLLUSCA

GASTROPODA Prosobranchia

Pseudomala.ri.s acioni Monterosato (p. 362). Mediterraneo.

ARTHROPODA

CRUSTACEA Copepoda

Hatschekia subpinguis Brian (p. 60). Quarto dei Mille (Liguria): Golfo di Napoli. sullo branchie di Crenilabrus pavo,

- 72 -

Isopoda Armadillidium rosai arcangeli (p. 184). Cima del Pertusio (prov. di Ber- gamo). Porcellio andreinii Arcangeli (p. 191;. Poggio Cavallo (prov. di Grossetoi. » razzautii Arcangeli (p. 194); Reggio Emilia; Monte Barro, dintorni di Pusiano (Gomo); Val Malmeo (Sondrio) ; Marone e Monte Briorie (dintorni di Riva di Trento).

ARACHNIDA

Acari

Oritoatidae

Carabodes a/finis Berlese (p, 94). Firenze, net giat'dino di Boholi.

» coriaceus reticulatus n. var. Berlese (p. 95). Tiarno (Trentino),

nei muschi. » marginatus pontiger n. var. Berlese (p. 95). Mugello, Vallom brosa, Tiarno (Trentino), Padola (Gadore). Hqploderma pavidum Berlese (p. 103). Tiarno (Trentino), nei muschi. Nanhermannia (n. g.) elongatula Berlese (p. 100). Tiarno (Trentino). nei

terriccio e nei detriti di legno. Nothrus paoliqnus Berlese (p. 99). Intorno al lago Paid (Sondrio ), nei mu- schi a 1300 m. d'altezza. Ommatocepheus (n. g.) pulcherrimvts Berlese (p. 98). Gansiglio (Vcneto),

nei muschi. Plidracarus punclulatits Berlese (p. 102). Foresta del Gansiglio (Veneto), nei musclii. » reticulatus Berlese (p. 10^). Tiarno (Trentino), nei muschi.

Sphaerozetes prudens Berlese (p. 88). Firenze, su piante varie. Teetocepheus alatus Berlese (p. 93). Guiacciaio dei Forni (Sondrio).

Trom.lDid.iid.ae

Bryobia glacialis Berlese (p. 78; Gliiacciaio di Form" (Sondrio), a circa

2500 m. di altitudine. Cheyletia loricate. Berlese (p. 80). -- Dintorni di Palermo, nei muschi. Microtrombidium albofascialum var. inlerruptum n. var. Krausse (2, p. 36);

Sardegna. » paucisignatum Krausse (2. p. :;sj. Sardegna.

Tarsocheylus atomarius Berlese (p. 79). Firenze, nei fieno. Tronibidium volffl Kb ausse (I, p. 131). Sardegna.

Tyroglyphidae

Scatoglyphus (n. g.) polytremaius Berlese (p. 104). Firenze, aello fstereo di pollame disseccato.

INSECTA Collembola Achorutes aurantiacus Caroli (p. :S67). Dintorni di Napoli; Montevorgine (Avellino); Bevagna (Umbria;; Bocea di Falco (Sicilia). I ongi.se his Caroli (p. 361). Dintorni di Napoli; Montevorgine (Avellino); Biccari (Foggia); Givitella del Tronto (Abbruzzi); Bevagna (Umbria).

- 78 -

Achorntes longisetus var. flora Caroli Cp. 365). Camaldoli di Napoli.

» phlegraeus Caroli (p. 805). Astroni (dintorni di Napoli); Civi- tella del Tronto (Abruzzi). Protanura monticellii Caroli (p. 356). Acqua dolla Rufola (dintorni di Napoli).

li.epidoptera

Rhopalocera

Ceonowympha pamphilus aestivalis n. var. Rocci (3, p. 134). Italia setten-

trionale e centrale. Chrysophanus virgaureae inalpinus n. subsp. Verity (p. 187). Valdiori

(Alpi raarittime). Pararge maera vulgaris n. subsp. Verity (p. 186). Dintorni di Fironze. Pieris napi vulgaris n. s.ibsp. Verity (p. 177). Dintorni di Firenze.

SeaiicLae

Trochilium apiformis brunneipes n. forma Turati (I, p. 339). Aritzo CSar- degna). Bom'byces

Callimorpha dominula intermedia n. var. Rocci (3, p. 190). Dintorni di To- rino.

Coscinia striata extrema n. ab. Rocci (3, p. 191). Piemonto.

Diacrisia sanio pezzii n. ab. Rocci (3, p. 187). Dintorni di Torino.

tHcranura furcula pallescens n. ab. Rocci (3, p. 130;. Pieraonte.

Hepialus gonna reducta n. ah. Rocci (3, p. 209). Alpi settentrionali piemon- tosi.

Lasiocampa codes sardoa n. forma Turati (1, p. 289). Aritzo CSardegna).

Saturnia pavonia luteata n. ab. Rocci (3, p. 141). Torino.

Zygaen.id.ae

Zygaena achillae confluens n. ab. Rocci (I, p. 56). Dintorni di Genova. » » divisa n. ab. Rocci (1, p. 56). Dintorni di Genova.

» » flavescens n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Genova.

» »> ligustica n. var. Rocci (1, p. 56). Dintorni di Genova.

» » pseudocynarae n. ab. Rocci (1, p. 50). Dintorni di Genova.

» pseudowagtieri n. ab. Rocci (1, p. 56). Dintorni di Genova. » » rosea n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Genova.

» » semiconfluens Rocci n. ab. (3, p. 197). Piemonte.

» carniolica appennina berolinoides n. forma Turati (I, p. 338 .

Forte del Castellaccio sopra Genova. » » » bissignala n. forma Turati CI, p. 338). Forte

del Castellaccio sopra Genova. » » calabrica n. forma Tlrati (1, p. 338). Cala-

bria. » » » cingulata n. forma Turati CI, p. 338). Din-

torni di Genova. » » » intermedia n. forma Turati CI, p. 338). Reg-

gio Calabria. » » » cuprea n. forma Turati CI, p. 338). Forte

del Castellaccio sopra Genova. » » » intermedia n. forma Turati (1, p. 338).

- 74 -

Zygaena carniolica appennina monosignata n. (orma Tubati (1. p. 338). Forte del Gastellaccio sopra Genova. » » » octonotata n. forma Turati (1, p. 338). ~ Forto

del Gastellaccio sopra Genova. » » » stpechadoides n. forma Tihati <1, p. 338).

Forte del Gastellaccio sopra Genova. » » » stoechactoides <(ejia/'j>rrata n. forma Turati

(1, p. 338). Forte del Gastellaccio sopra Genova. » » Jiicolor n. ab. Rocci (2, p. 116). —Dintorni di Genova.

» » dealbatri n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di Genova.

» » dmiensis hedysaroides n. lorma Turati (1, p. 337). Pi-

gna (Lignria occidentale); VaJle Nervia; Raima della Frema fAlpi marittime). » hedysari suffusa n. forma Tihati (1, p. 339). Appen-

nino centrale. >, ,. incompleta n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di Genova.

» » minima n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di Genova.

» » nigrescens n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di Genova.

» nigrocincta n. ab. Rocci (2, p. 1 16). Dintorni di Ge-

nova. » posterolineata n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di Ge

nova. » >- pseudocarniolica n. ab. Rocci (2, p. 116). Dintorni di

Genova. » .suffusa o. forma Turati (1. p. 339). Appennino centrale.

nynarae coryuncta n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Genova. » » deminiata n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Genova.

» depuncta n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Genova. » semiconfluens n. ab. Rocci (2, p. 113). Dintorni di Go- nova. ,, filipendulae costimaculata n. ab. Rocci (3, p. 200). Piemonte.

mcUloli kerh'ri n. ab. Rf.iss .in. (1, p. 76). Dintorni di Genova. » stoechadis basalts n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

dubia gigantea \\. var. Rocci (1, p. 56). -- Dintorni di (tc- nova. » biconjuneta n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Geneva.

» » biguttata n. ab. Rocci (2. p. 114). Dintorni di Genova.

» » citrina n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

» » confluens n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

» » genuensis n. var. Rocci C2, p. 114). Dintorni di Genova.

» » impar n. ab. Rocci (2, p. 56). Dintorni di Genova.

» » intermedia n. ab. Reiss (2, p. 113). Dintorni di Genova.

» » medio-unita n. ab. Rocci (1, p. 56). Dintorni di Genova.

» » nigerrima n. ab. Reiss jr. (1, p.-76). Dintorni di Ge-

nova. » » parviguttata n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

reducia n. ab. Rocci (1, p. 50). Dintorni di Genova. » » seminigrata n. ab. Rocci (2, p. 114). - Dintorni di Gej

nova.

Zygaena sfoechadis quadripuncta n. ab. Rocci (2, p. 114;. Dintorni di Geneva.

» » septemaculaia n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Ge-

uova.

» » tenutmarginata n. ab. Rocci <2, p". 114). Dintorni di

Genova.

» » transalpinoides n. var. Rocci (2, p. 114;. Dintorni di

Genova. » iriconjuncla n. ab. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

» » undecimaculata n. ab. Rocci CI, p. 56;. Dintorni di Ge-

nova.

» » zlatoroga n. ab. Reiss (2, p. 113). Dintorni di Genova.

» » zonata n. ah. Rocci (2, p. 114). Dintorni di Genova.

» transatpina apicalis n. ab. Rocci (2, p. 115). Dintorni di Genova.

» » aurantiaca n. ab. Rocci (2, p. 115). Dintorni di Genova.

» » diffusa n. ab. Rocci (2, p. 115). Dintorni di Genova.

» » intermedia n. var. Rocci (2, p. 115;. Dintorni di Ge-

neva.

» » maritiina decimaculata n. ab. Rocci (1, p. 56). Din-

torni di Genova.

f » » transiens n. var. Rocci (1, p. 50;. Dintorni

di Genova. » * undecimaculata n. ab. Rocci (1, p. 5b'). Din-

torni di Genova.

» » parva n. ab. Rocci (2, p. 115). Dintorni di Genova.

» >• parvimaculata n. ab. Rocci (2. p. 115;. Dintorni di

Genova.

» » paulae n. ab. Naufoch (p. 101). Dintorni di Trieste.

» » pseudostoechadis n. var. Rocci (2, p. 115;. —Dintorni di

Genova.

Noctuidae

ucronycta cuspis rosea n. forma Turati (1, p. 290). Aritzo (Sardegna). Agrotis birivia neglecta n. ab. Rocci (3, p. 144;. Fiemonte. Wmphipyra pyramidea fusca n. ab. Rocci (3, p. 155). Piemonte. Caradriiia culoti Turati (3, p. 408). Gennargentu (Sardegna). Herminia gigantea autumnalis n. forma Turati (2, p. 17). Aritzo (Sardegna. . Hydroecia franciscae Turati (2, p. 16). Aritzo (Sardegna;.

» » aurantiaca n. forma Turati (2, p. 16). - Aritzo (Sar-

degna;. Leacania pallens Candida n. ab. Rocci (3, p. 153). Nizza Monferrato; Din- torni di Torino. » sicula cinnamomea n. forma Turati (1, p. 313). Isola di S. Pi.etro; Garloforte; Aritzo (Sardegna). puperina kruegeri fusca n. forma Turati (1, p. 306). Gennargentu (Sar- degna). f> » minor n. forma Turati (1, p. 306). Gennargentu (Sar-

degna;. ffotiagria insularis Turati (2, p. 16). Aritzo (Sardegna >, Qrthosia liaematidea causta n. forma Turati (2, p. 16). Monte Gliiesa (Sar- degna).

- 76 -

Polia caneseens aritzensis n. forma Turati (2, p. 16). Monte Gugnada (Sar- degna).

G-eometridae

Acidalia dimidiata roseata n. forma Turati (1, p. 321;. Aritzo (Sardegna).

» obliquaria Turati (1, p. 321;. Monte Chiesa (Sardegna).

» ostrinaria purpuraria n. forma Turati (1, p. 323). Desulu (Sardegna). Endrosa aurita semipunctata n. ab. Rocci (3, p. 194). Piemonte.

» » marginata n. ab. Rocci (3, p. 194). Piemonte.

» » seminigra n. ab. Rocci (3, p. 193). Piemonte.

Larenlia lalevitiata Turati (I, p. 329). Gennargentn (Sardegna).

» spissistriyaria Turati (2, p. 17). Gennargentn (Sardegna). Prosqpolopha jourdanaria anargyra n. forma Turati (1, p. 335). ~ Monti

(Sardegna). Pseudoterpha pruinata pallida n. ab. Rocci (3, p. 161). Piemonte. Sterrha sacraria aucta n. ab. Krausse (3, p. 186). Sardegna.

I^-yraliclae

Acrobasis bithyniella rufella n. forma Turati (1, p. 344). Aritzo (Sardegna).

» » sublutella n. forma Turati (1, p. 344). Aritzo (Sar-

degna).

» plumbeatella Turati (1, p. 345). Isola di S. Pietro (Sardegna). Aphomia grisea Turati (2, p. 18). Aritzo (Sardegna). Bolys oberlhuri Turati (2, p. 18). Gennargentu (Sardegna). Crambus vectifer fuscalellus n. forma Turati (2, p. 18). Aritzo (Sardegna;. Ephestia rectifasciella Turati (2, p. 18). Isola di S. Pietro; Aritzo (Sardegna). Salebria brephiellia fuscipterella n. forma Turati (1, p. 344). Aritzo (Sar- degna).

TortricicLae

(apua saturana Turati (1, p. 353;. Aritzo (Sardegna;. Conchylis toreumatana Turati (1, p. 358). Aritzo (Sardegna). Euliu rciiana Turati (1, p. 354). Isola di S. Pietro; Sette Fratelli; Aiiizo (Sardegna). » » acervosana n. forma Turati (1, p. 357). Aritzo (Sardegna).

Olethreutes restinctana Turati (1, p. 360). Gennargentn (Sardegna).

DIPTERA

Chirononaidae

Cliironoinus cacazzai Kieffer (1, p. 210). Provincia di Bologna, nelle risaie.

Psychodidae

Phlebotomus leyeri Mansion (p. 640). Toga presso Bastia (Corsica).

Orpli.ri.epliilid.ae

Thaumalea caudata Hezzi (p. 257). Val di Livrio e Scais (Valtellina). » divaricata Bezzi (p. 256). Valtellina; Moncenisio.

* inflata Bezzi (p. 251). Moncenisio; Valtellina.

» major Bezzi (p. 254). Valtellina.

Tipvilidae

Bactylolabis nubecula Kuntze (p. 546). Corsica (? Vizzavona). TXcranqphragma anomala Kuntze (p. 545;. Corsica (? Vizzavona).

( I Penthoptera schnusei Kuntze (p. 547). Ajaccio e Vizzavona (Corsica).

Tlaere-vid.ae

Thereva striata Krober (p. 25). Sai'degaa.

Syrphidae

Merodon cluniceps Sack (p, 444;. Sicilia; Grecia ed Asia minore.

» femoratus Sack (p. 440). Corsica; Grecia ed Asia minore.

» pares Sack (p. 429;. Italia (collezione Bezzi).

» haemotThoidalis Sack (p. 429). Diutorni di Pavia.

» tricinctus Sack (p. 441). Italia; Tirolo; Sicilia. Spiioinyia Integra Kuntze (p. 54(..»). Monte d'oro (Corsica).

HVEiasciciae

Plalystoma bezzii Hendel (p. 78). Macerata; Calabria. Rhinomorinia subrostrala Villeneuve (p. 178;. Maeugnaga. Sarcophaga benaci Bottcher (p. 247). Resegone; Rovereto; Monlaleone.

» » tenuiforceps n. var. Bottcher (p. 248). Dintorni del Garda.

» bez-ziana Bottcher (p. 242). Italia (collezione Bezzj; ? loc.

» ebrachiata var. meadei n. var. Bottcher (p. 301). Torino.

porrecta Bottcher (p. 301). Tirolo racridionale; dintorni del

Garda; Trieste.

» offu&cata haemorrhoides n. var. Bottcher (p. 244). Italia ? loc.

» rosellei novercoides n. var. Bottcher (p. 307;. Sardegna: Mon-

tenegro ed Alta Baviera.

» siciliensis Bottcher (p. 125). Sicilia.

Hymenoptera

Cynipidae

('hreslosema laeviusculum Kedicke (p. 147). Asuni (Sardegna).

UProctotrypiclae

Paraclisla longifrons Kieffer (p. 171;. Trieste.

» sulcigera Kieffer (2, p. 170). Vallo Lucano.

Platygasler cecconii Kiefeer (2, p. 184). Yallombrosa, da Rhabdqphaga sa- hciperda.

Formioidae

Formica rufa santschii n. var. Wheeler (p. 428). Toscana.

-A.pid.ae

Nornada fallaor Perez (p. 328). Palermo; Algeria; Spagna. Coleoptera

Oara"bidae

chlaenius auricollis subveluttnus n. ab. Fiori (2, p. 81). Sicilia. Leistus rufomaryinatus italicus n. var. Fiori (3, p. 190;. Emilia. Trechus messai MiiLLER (p. 181). Prealpi venote.

Stap3a.ilin.id.ae

Stenus latus Benick (p. 153;. Sardegna. » kraussei Benick (p. 155;. -- Sardegna. » coarctatus Benick (p. 150). Sardegna.

78

Fselapliidae

Bythinus italicus sanguinipennis n. var. Reitter (3, p. 161). Sardegna.

siculus Fiori (1, p. 4). Madonie (Sicilia) nella regione piu elcvata; Ficuzza (dintorni di Palermo). » valombrosus Reitter (3, p. 134). Vallombrosa.

Faroims siculus Fiori (1, p. 1). Monte Salvatore c Piano Quacella nelle .Ma- donie (Sicilia).

Silpih.id.ae

Choleva garganona Keitteh (2, p. ^14). Monte Gai'gano.

Coccin.ellid.ae

Adalia conglomerata connesca bicrucifera n. ab. Delta Beffa (m. 59). Tren« tino. » decempanctata conglobata a. var. Delta Beffa (p. 08). Dintorni di Roma. » octqpustulata Della Beffa (p. 73). Napoli.

Adonia varegata costellata ragusae n. ab. Della Beffa (p. 8). Palermo. » » octqpunetaia n. var. Della Beffa (p. 9). Lucca.

» portal n. var. Della Beffa (p. 13). Lungo il Reno (Emi- lia); Gamerino (Marche). Anisosticfct ndvemdecim punctata gagliardii n. var. Detta Beffa (p. 17).

Dintorni di Viareggio. col nut decemguttata luigionii n. var. Della Beffa (p. 220). Colle Obaco

(Lazio); Piemonte. Voccinella conglobata intermedia n. ab. Depoli (p. 200). Lecco. Hyppodamia tredecimpunctata novem punctata pedemoniana n. ab. Delia

Beffa (p. 218). Borgofranco (Piemonte). Uicraspis sexdecimpunctata haemorrhoidalis n. var. Della Beffa (p. 164).

Poggio Gavallo (dintorni di Grosseto;; dintorni di Roma. Propylaea quaiuordecimpunctata conglobata lunigerd n. ab. Della Beffa (p. 229). Greco milanese. » » » etrusca n. ab. Della Beffa

(p. 230). Viareggio. Semiadalia notata C-nigrum n. var. Della Beffa (p. 21). Monte Gianin in Val Majra, Sempione (Piemonte). » undecimnotata cardui sardoa n. ab. Della Beffa (p. 31). Ga-

gliari. » ■• bavgaglii n. var. Della Beffa (p. 33). Quercelo di

Siena; Basilicata. Subcoccinella viginiiquatuorpunctata reticulata bifasciaia n. ab. Della Beffa (p. 185). Italia continentale e Sicilia. » » » reticulata { p. 186): Piemonte; Trentino;

Lombardia; Yenezia.

» laterifasciata n. ab. I)j;lla Beffa (p. 185)i Piemonte; Toseana; Lazio. » » » festae n. al). Della Beffa 'p. 185).

Piemonte : Toseana : Lazio.

'9 -

Cerambycidae

Phytoecio tirellii Luigioni (p. 168;. Filettino (Lazio).

Chrysomelidae

Cryptopepkalus rugicolHs subverrucosus n. var. in: (p. 246;. Sieilia. L&ngitrtrsus longipennis alata n. forma Heikertinger (p. 31). Piiglia.

-A.ntiiicidae

Athicus leonhardi von Krekich-Strassoldo (p. 229). - ? Gargano. Gouova, nella collezione del Museo Givico.

Curculionidae

Dliorrhynehus /ijmlus Solari (1, p. !IS). Grottaglie (Murgiej.

griseqpunciatus durus n. ab. Reitter (1, p. 52). Fenestrelfc, Veil Pesio. » » ruficollis n. nh. Reitter '1, p. 52). Mon-

viso; Monte Pesio.

<> vesulianus n. var. Daniel i. 1. Reitter {1,

p. 51). Monviso. » heydeni ovouleus n. var. Solari i. 1. Reitter (1, p. 26).

Monte Grigano. hirticornis setulifer n. var. Reitter (1, p. 75). Alpi Gozie. jovis var. fioldansi Solari a. ed F. (2, p. 121). - Lago S. Gio- vanni; Gargano. martinensis grissolensis n. var. Reitter (1, p. 53). S. Mar-

tino (Tirolo meridionale); Grissolo (Monviso). mastioc nigrociliatus n. var. Reitter (1, p. 2<i). Campo- basso. » meridionalis subvestitus n. var. Solari i. I. Reitter (.1, p. 44).

Sieilia. » nigerrimusjudicdrien&is n. var. Reitter (1, p. 51). Monte

Ponna in Val di Leno. » ottonis Reitter CI, p. 74). Monte Albo (Sardegna).

» perdix brutius n. var. Baudi i. I. Reitter (1, p. 34). Ab-

bruzzi. » permundus Reitter (1, p. 98). Valtellina.

» sardonius Reitter (1, p. 74). Capo Gaccia (Sardegna).

» tiransadriciticus Daniel i. 1. Reitter (1, p. 40). Monte Gar-

gano.

Hemiptera

-A.plaid.id.ae

Aphis hordei Del Guercio (2, p. 205> Italia, su radici di Hordeum muri

nam. » vulpiae Del Guercio (2, p. 207). Italia, su Vulpia sp. iliaitophorus montemartinii Del Guercio (1, p. 17',)). Villatella (Portomau-

rizio) su Lanium purpurea m. Cladobius farinosus Del Guercio (1, p. 178). Villatella CLiguria), sopra una

specie di lamiacea. Maerasiphon cyparissiae cucurbitae n. var. Del Guercio (1, p. 194;. Italia,

versante mediterranean su varie cucurbitacee eoltivate.

- 80 -

MacfoUphoniella fasciata Del Guergio CI, p. 189). Dintorni di Fironze.

sulle foglie di Artemisia campestris ed altre artemisie.' Myzocallis saccharinus Del Guercio (2, p. 210). ? loc, su foglie di saggina. Pemphigus fagifoliae Del Guercio Cp. 175\ Brescia, sa foglie di faggio. Stenaphis monticeUii Del Guercio (1, p. 185). Calcinaia (Pisa) eel altrove

net litorale mediterraneo su Arundo donaao. Syphocoryne artemisiae Del Guercio (1, p. 178). ? loc, su Artemisia cam

pesiris ed altre specie dello stesso genere. Trinacriella magnified Del Guercio CI, p. 169). Sicilia, sulle radici di avena.

Coccidae

Aonidiella inopinata Leonardi (p. 63). Provincia di Siracusa, sul mandorlo. Aspidioius viticola Leonardi (p. 61). ? loc, sulla vite. Pseudococcus grassii Leonardi (p. 59). Roma, su banane (specie indubbia- raente di origine esotica).

TUNICATA

Oikopleura najadis Uebel Cp. 626). Mare Adri-atico.

VERTEBRATA

PISCES

Catus duhamelii Garman Cp- 73). Mare Adriatico, Mediterraneo e coste del-

l'Atlantico. Conger simnlaPtts Facciola Cp. 109). Stretto di Messina.

REPTILIA

Larerta muralis hnieggemanni n. var. Boulenger Cp. 148). Litorale medi- terraneo da Genova a Napoli; Firenze ; Dintorni del Lago maggiore.

» » insulanica n. var. Boulenger (p. 148;. Isola di Pianosa.

» » quadrilineata n. var. Boulenger (p. 153). Sardegna ; Mon-

tecristo o Malta.

» » tiliguerta n. var. Boulenger (p. 157). - - Sicilia nord-occiden-

tale: Sardegna; Li pari ; Fgadi.

MAMMALIA

Oris musimon corsicosardinensis n. subsp. Kowarzik (p. 440). Sardegna settentrionale e Corsica meridionale. » » occidento-mrdiniensis Kowarzigk Cp. 440). Sardegna occij

d en tale.

G08IMO Gherurini, Amministratore-responsarile.

Firenw, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.

Monitore Zoologieo Italiano

(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo ufficiale deila Unione Zoologica Italiana

UIKKTTO

DAr DOTTOKI

GIDLIO GHIARUGI EUGENIO FICALBI

Prof, di Aiiatoiiii'a uuiana Prof, ill Anatouaia comp. e Zoologia

ni'l K. Istitnto di Studi Snper. in Fireiiise nella 11. (Jniversita di Pisa

Ufficio di Direzioue ed Auiiuiuistrazione: Istituto Auatomico, Firenze.

12 aiimeri all'auno Abbuonameuto annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 6.

SOMMARIO: Bibliografia. Pag. 81-88.

Comunicazioni originali : Marchetti L., Sulla invaginazione attiva del tappo vi-

tellino delle uova di Bufo vulgaris. (Con 7 flgg.). Pag. 89-99. Necrologio: Garni Ho Mobilio. Pag. 99. Goncorsi. Pag. 100.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.

BIBLIOGRAFIA

Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia.

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Fabre J. Enrico. -- La vita degli insetti. Brani scelti estratti dai « Ricordi en- toraologici ». (Con 13 figg. e 13 tav.). Un vol. di pp. 252. Milano, Casa ed. Sonzogno.

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88

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Bellini Raffaello. Nautilus subasii nuova forma del lias inferiore. Boll.

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Zool. di NapoU, Vol. 1, pp. 1-10, con 2 fig. Milano, 1916.

X. Tunicati.

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89 -

COMUNICAZIONI ORIGINALI

pTlTUTO D] ISTOLOGIA E PISIOLOGIA GENERALE DELLA R. UNIVERSITA Dl RoLOGNA

(PROP. A. RUFFINl)

Sulla invaginazione attiva del tappo vitellino nelle uova di Bufo vulgaris

UOTT.sa LAURA MARGHETTI, ASSISTENTE

(Con 7 figure).

E vietata la riprodnssione

Benche il fenomeno della invaginazione del tappo vitellino fosse Itato notato fin dai primissimi osservatori che si occuparono dello Iviluppo delle uova degli anfibi (Rusconi, Prev.ost e Dumas C. E. v. Baer ecc), tuttavia ne essi no i moderni, almeno per quel ch' io mi sappia, si sono occupati in modo particolare di studiare o di indagare sulle ragioni per le quali lo stesso tappo vitellino possa invaginarsi nell' interno del germe. G-eneralinente il fatto si descrive come se !' invaginazione fosse un fenomeno passive; come un risucchiamento provocato dal contemporaneo esplicarsi del pro- cesso di gastrulazione, per mezzo del quale il germe che va aumen- tando di volume costringe il tappo vitellino a rientrare dentro di essu. E lo stesso Kopsch (1897) ('), il quale studio il movimento delle cellule durante la gastrulazione nell'Axolotl e nella Rana rossa, non si preoccupo del fenomeno della invaginazione del tappo vitel- lino. Egli segui solo il movimento dei blastomeri, fotografandoli dall'esterno nelle fasi successive dello sviluppo di un medesimo uovo e si arrestu non appena il tappo vitellino si era individualizzato

0) Kopsch Fr. Ueber die ZellenUeweguiigeii wahrend dee Gastrulatioiispi'ocesses an il< Eicrn vom Axolotl mid vom liraunen Grasfroscli. Sitzungsb. da*, naturf. in Berlin, 1897.

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in seguito alia formazione del secondo solco falciforme di Rusconi. D' altra parte devo notare che il metodo adoperato da Kopsch non avrebbe potuto offrire un risultato analitico sicuro riguardo alia introflessione del tappo vitelline), perche i fenomeni citologici intrinseci non sono certo fotografabili daU'esterno.

L'unico osservatore il quale abbia veduto dei fatti che egli id quel tempo non pote saper interpretare nel loro giusto valore fu A. Golubew (1870) (*). Studiando su sezioni istologiche lo sviluppo delle uova di Bufo cinereus, Golubew descrive e disegna, in figure abbastanza chiare, degli elementi cellulari molto allungati, i quali decorrono nel senso della lunghezza del tappo stesso e lo percorrond quasi nella sua totalita.

Notiarao pero che Golubew, alludendo a questi fenomeni ci- tologici, non parla di movimento cellulare, che anzi qui ed in altri punti, dove pure osservo cellule allungate, egli si dimostra poco fa- vorevole ad interpretarli come manifestazione di movimento ed espri- me l'opinione che si tratti piuttosto di fenomeni di divisione cel- lulare.

Null'altro, come gia ho detto, mi e riuscito di trovare, tanto nella letteratura antica quanto moderna, intorno a questo punto dello sviluppo, sul quale io voglio nuovamente richiamare l'atten- zione degli Embriologi. II materiale da me osservato apparteneva al Bufo vulgaris e non ho creduto conveniente per ora di estendere maggiormente le mie osservazioni.

Nel preparare le uova mi venne fatto di dare la preferenza alle sezioni condotte secondo il piano sagittale della gastrnla e vi dremo che questa fortunata circostanza ha servito a completarc lo studio dei fenomeni di movimento attivo, non solo degli element propri del tappo vitellino, ma anche di elementi vicini che servonc a coadiuvarne il movimento d' introflessione.

Fin dal 1906, il prof. Ruffini aveva fatto rilevare come i tappo vitellino fosse composto di due qualita di elementi cellulari Lo strato corticale del tappo, ad un solo ordine di elementi, sarebb* fatto da cellule entodermicbe, appartenenti cioe alia zona entoder mica descritta da Ruffini, mentre la parte centrale dello stessc tappo sarebbe composta da cellule vitelline (Fig. 1).

Una tale distinzione, che sembrava piuttosto teorica che reale

0) Golubew A. Beitrftge znr Entwicklungsgescbichte der Batrnuhier. Untergueh. iuxtit.i Phytiol. a. Uistol. i,i Qraz. Werausg. v. Ui:r. Jiollet. Leipzig, 1870.

trova una valida conferma in questa raia osservazione. Lo stesso Ruffini mise anche bene in evidenza, nolle uova di Rana, che dal secondo solco falciforme o ventrale di Rusco ni si forma una breve e stretta cavita (diverticolo ventrale della cavita della gastrula) la quale servira ad aumentare l'ampiezza deirarchenteron dopo che il tappo vitelline sara stato completainente invaginato nell' interno del germe. Anche questo fatto e dimostrato vero dalla presente raia osservazione.

(Jib premesso, io passu a descrivere brevemente i fenoraeni da me osservati, i quali rai sembra che portino un notevole coutributo alio studio dei fenoraeni di arneboidismo che si osservano nei prirai mumenti della evoluzione del gerrae; sui quali fenoraeni di movi- raento io ho piii volte gia contribuito con altre note, nello studio delle origini degli organi priniitivi di questo stesso aniibio.

Fig. 1. Xanto in questa quanto nelle altre figure, le diverse parti corrispondono alle indica- tion i scguenti: ce, cellule entoderm iclie coutornaiiti il tappo vitellino; cv, cellule del vitello seg- ftentato; <• //. cavita di Rusconi o archeuteron : d v, diverticolo ventrale della cavita gastrulare : 'rf, labbro dorsale ; I v. labliro ventrale; p, paviiueuto della cavita gaatrulare. In questa e nelle altre figure le cellule dell' entodertua sono tinte in bruno. Tutte le figure furono riprodotte ri- dueendole di un terzo della grandezza in cui vennero diseguate. Oc. 3. Obb. 2 K.

Nelle sezioni sagittali di uova in cui da pochissimo tempo si sia espletata la formazione del solco falciforme ventrale, le cellule

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che contornano la superflcie esterna del tappo vitellino si presen- tano di forma irregolarmente conica o poliedrica, mentre gli ele- menti che contornano a guisa di raggiera il fondo del diverbicolo ventrale della cavita gastrulare presentano la caratteristica forma clavata, quale fu gia descritta da Ruffini. Qui dunque sono ancora present] i fenomeni di movimento cellulare.

Fig. 2. Oc. :;. Obb. 2 K.

In un'epoca alquanto piu progredita, che e sempre difficile dl stabilire con precisione, ma che si puo riconoscers dacche il tappo vitellino e gia diventato leggermente piu piccolo, i fenomeni eelluj lari che possono osservarsi nei due pun Li da me gia indicati (cellule della superficie osterna del tappo vitellino e cellule contornanti il fondo del diverticolo ventrale), sono quali vengono rappresentan nella figura 1. Ossia le cellule del tappo vitellino vanno mutando la loro forma ; se ne vedono gia delle cilindriche e delle piriform^ mentro gli elernenti contornanti il fondo del diverticolo ventrale assuraono quell'elegante e meraviglioso aspetto che si osserva nelle regioni del germe dove i fenomeni deH'ameboidisino raggiungono il massirno della loro vivacita, Non dimentichiamo di aver gia detto che anche in un'epoca precedente anche in questo punto si possono osservare fenomeni citologici identici ma raeno vivaci.

Eloqnentissimi sono i fenomeni citologici che si osservano m

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Lin periodo di tempo alquanto piu avanzato (Fig-. 2). Gli elementi della superficie esterna del fcappo vitellino hanno quasi d'improvviso assunto la caratteristica configurazione di lungho clave percorrenbi biifcta la lunghezza del tappo vitellino stesso. Esse hanno respinto davanti a se le inerti cellule del vitello segmentato, mentre con la estreraita grossa o polo cinetico sono rivolte verso I'interno del germe, ossia verso la direzione del movimento. In questa figura si dimostra, e in tu'tte le altre si conferma, come il nucleo delle cel- lule in movimento non si trovi come di consuetudine nel centre della porzione ingrossata, ma esso invece si trovi in corrispondenza e sulla estremita del polo diametral mente opposto che in questo caso non e secretorio. Non e la prima volta che sia stata osservata que- sts inversa disposizione del nucleo, poiche il prof. Ruffini fin dal 1907 la vide o la descrisse nelle uova di Tritoue, allorche la cavita dell'archeuteron viene dilatata per mezzo di un diverticolo del sue pavimento.

Fig. 3. - Oe. :;. Obb. -J K.

L'altro fenomeno che sorprende in questa raedesima figura, ri-

guarda il modo di comportarsi delle cellule che contornano il di- verticoio ventrale della cavita gastrulare. Evidentemente il lore movimento va spegnendosi, perche poche e molto piu brevi cellule ne contornano il suo fondo.

L'alternativa tra il movimento che si accentua sul tappo vi- tellino e quelle che contemporanoamente si spegne sul fondo del

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diverfcicolo ventrale, e chiaramente visibile nella fig. 3, dove il mo- vimento delle cellule del tappo ha gia assunto una espressione molto maggiore che nella fase precedente. Difatti, mentre nella fig. 2 le estremita delle cellule clavate si trovavano quasi alivello della superficie interna delle due labbra gastrulari, dorsale e ventrale, qui invece esse si sono molto piu fortemente approfondate verso l'interno. D'altra parte e pure evidente come le cellule contornanti il fondo del diverticolo ventrale siano gia quasi ridiventate basse.

NTon e da credere che il movimento delle cellule del tappo ab- bia raggiunto il massimo della sua espressione in questo momento, perche osservando altri preparati, quale ad esempio quelle che e rappresentato nella fig. -t, si vede come queste stesse cellule pos- sono diventare dei iunghissimi tentacoli che si protendono vivace- mente vei-so i'interno.

1 segni carattenstici del movimento delle cellule entodermiche appartenenti al tappo vitellino non si cancellano piu sino a quel- I'attimo finale in cui esse vengono rapidamente e definitivamente a, portarsi nell'interno del germe (ligg. 5, 6, 7). In questo momento la zona organogenetica deH'entodenna ha in modo definitivo abban- donata la superficie clelFuovo e bubte quante le cellule che la coin*

o:, _

ponevano sono entrate a far parte integrante della piii vasta ca- vita dell'archenteron.

Fi-. 5. - Or. :;. - Obb. 4 K.

Chi si limitasse ad osservare in questi momenti il solo tappo vitelline), potrebbe eventnalmente coneludere che in questo caso si tratti di un moviinento disordinato che non abbia altro scopo che quello di fare introflettere ii tappo vitellino in massa. Realmente non e cosi, perche, non perdendo di vista le cellule entodermiche piu in- terne che al di dentro del blastopore si continuano iinmediatamente e direttamente sia con quelle del pavimento della grande cavita gastrulare, in alto, sia con le altre della parete interna del diver - ticolo ventrale, in basso, ci si avvede inolto facilmente che questo movimento e invece molto regolare ed ordinate Man mano che le cellule del contorno interne del tappo vitellino vengono rimor- chiate verso quelle imtfiote, che tappezzano all'ingiro le diverse parti della cavita archenterica, esse si presentano, sulle sezioni fatte nei diversi sensi, come quelle che sono disegnate nelle mie figg. 2, 3, 5, 6 e 7. Ossia gli eleraenti i quali hanno gia raggiunta la loro destinazione verso l'interno, vanno ridiventando cellule irregolar- mente poliedriche o coniche e si dispongono in un solo strato ac- canto a quelle che costituiscono la parete monostratificata dell'ar- chenteron. Ben si comprende che di pari passo con la introflessione

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atfciva del tappo vitelline) debba acoadere una dilabazione contmua e graduale della grande caviba della gastrula, seguiba anche, in piu lieve misura, da. quella del suo diverticolo ventrale-; fabto quest'ul- bimo che risulba chiaramenbe confrontando le figg. 1, 2, 3 e 6. Pi modo oho rappresentandoci nnn piu in sezione, ma nella sua, con- ligurazione tridimensionale, questo invaginarsi abbivo del bappo vi- bellino, noi possiamo paragonarlo ad un movimenbo che avviene a bocca di tromba dall'esberno all'inberno e che si esplica sempre dalla periferia verso il cenbro del bappo vitelline ; il quale cenbro sara l'ultimo ad invaginarsi.

-..:'. ,.

^

Pig. fi. - Or. :'.. - Obb. 2 K.

Dunque noi abbiamo vedubo che qui avvengono conbempora- neamenbe due fenomeni di movimenbo : quello di inbroflessione del bappo vibellino, che e abbivo, e l'albro di dilatazione della grande cavifa della gastrula, e del suo diverticolo ventrale, che e eccentrico e passive; ma conviene di non perdere di visba anche un terzo movimento che pur esso contemporaneamenbe agli albri accade. Man ruano che il bappo vibellino si inbroflebte, il blastoporo va nella sbessa proporzione divenl.ando piu piccolo ; cio che vuol dire che il contorno blastoporale esegue un movimento di chiusura che e con- bemporaneo e proporzionale al movimenbo di inbroflessione del bappo

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viteilino. Anche questo movimento e attivo e dev'essere ascritto a

quello che il prof. Ruffini fin dal 1906 indico come movimento di

arr/t sa'llH'liJo.

- ■. •. - - .

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®^^x*^*^5+i

a

Fig. T. i; la stessa sezione della precedents, a piii forte ingrandimento. Oc. 3. Obb. 4 K.

Concludendo dunque noi assistiamo al sincrono esplicarsi di

Ire fenomeni di movimento che si eoadiuvano a vicenda. Anche buesto quindi e un bell'esempio che porta un notevole contributo al principio della cooperazione o correlazione funzionale.

Premessi i fatti che abbiamo brevemente narrati a spiegazione Belle figure gia di per se stesse molto eloquenti, noi possiamo rico- itruire a mo' di conclusione tutto quanto il complesso cinetico che precede e conduce alia invaginazione del tappo viteilino ed al rav- vicinamento delle labbra del blastopore

II primo atto che precede l'iniziarsi di questo movimento coin- cide con la formazione del primo solco falciforme di Kusconi, e quindi trovasi intimamente ingranato con i fenomeni di movimento che stanno sulla base della formazione gastrulare. Quest) sono ben noti dope la descrizione che ne ha data il prof. Ruffini.

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II secondo momento ancor piii decisivo, die ci avvicina all'i- stante in cui i fenomeni d'invaginazione del tappo dovranno ini- ziarsi, e rappresentato dalla formazione del secondo solco falciforme di Rusconi e dalla conseguente formazione del diverticolo ventrale della cavita gastrulare.

Stando alle osservazioni di Kopsch, sembra che fino a questo momento non vi sia al'cun accnnno alia invaginazione del tappo vitellino. Non appena pero il blastoporo e diventato rotondo, si inizia un tentativo di movimento per ricondurre il tappo vitellino nell'interno del germe. Questo tentativo ci e indicato dalla configu- razione che ad un tratto assumono gli elementi contornanti il fondo del diverticolo ventrale dell'archenteron, i quali si tendono, con uno sforzo estremo (fig. 1), per poter compiere questa funziono. Che cio sia, lo dimostra il fat to che in questo momento il contorno ventrale del tappo vitellino e assai piu smusso e rotondeggiante che quello dorsale (fig. 1 e 2). II conato non puo evidentemente condurre al raggiungimento della funzione perche la trazione degli elementi del fondo viene esercitata in senso obliquo ed il tappo vitellino trovando un ostacolo meccanico nel labbro ventrale del blastoporo non puo essere invaginato. Occorre assolutamente che la trazione si eserciti secondo l'asse del tappo stesso.

Difatti noi abbiamo visto che a chiudere il quadro della intro- flessione della terza sezione della zona entodermica di Ruffini, in- tervengono, con modalita alquanto diverse gli stessi fenomeni di ameboidismo che come gia introfletterono la prima e la second! sezione, ora introflettono anche la terza, rappresentata dalle cellule contornanti la superficie esterna del tappo vitellino.

Nel contempo che questo fenomeno va accadendo, di conservj succedono i processi di dilatazione della cavita di Rusconi e con- tinuano i fenomeni deH'accrescimento cellulare in tutte le diverse parti e direzioni del germe, i quali, come abbiamo veduto poc'anzl coadiuvano e completano il quadro dei fenomeni che ho gil descritto.

Questa mia osservazione, mentre porta un contributo per chin riic un aneddoto dello sviluppo che potrebbe sembrare di per se stesso insignificant^, ci ammaestra ancora una volta di quanta uti- lita sia per l'embriologia lo studio citologico dei diversi atti che si compiono nolle diverse regioni del germe.

Questi medesimi studi possono certamente offrire a.gli speri- mentatori una base di fat to obbiettiva per comprendere le azioni eccifcanti e piu spesso paralizzanti che le solnzioni di diverse so-

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stanze hanno dimosfcrato di possedere in questo ed in altri momenti della vita del germe, in cui si esplicano o l'una o l'allra o tutte insieme, quelle funzioni cellulari alle quali il prof. Ruffini dette il nome di processi morfogenetici elementari (aineboidismo, secrezione' e moltiplicazione).

Bologna, 10 luglio 1917.

C a m i 1 1 o .H I > i I i o

In giovano eta e uol piono vigore dello ibrze, improvvisamente e venuto a morlo il 16 raarzo u. s. il Prof. Caraillo Mobilio, professore straordinario di Anatoraia norraalo veterinaria nclla R. Universita di Parma.

Nato nel 1882 a Calvera in provincia di Potenza, compie i suoi studi nella Scuola Veterinaria di Napoli, fu Assistente alia catiedra di Anatomia Veterina- ria, prima a Napoli, poi a Torino. Tonne nella Scuola di Torino, nel 1913, 1' in- carico dell'insegnamento della Istologia, e due anni dopo, in seguito a concorso, fu nominate) Professore di Anatomia normale veterinaria a Parma.

11 Prof. Mobilio laseia molte pubblicazioni su svariati argomenti di ana- tomia dogli animali domestiei. Ci limiteremo a ricordaro, Ira lc piu importanti, quelle sul sisteraa dello vene giugulari, sulla circolazione venosa intra- ed extra- eranica, sull'organo cheratogeno, sul mantello cerebrate degli Equidi, sulle ghian- dole annesse aH'apparecchio lacrimale dei Bovini.

Alia memoria di Lui, die fu di questo periodico assiduo collaboratore, rim- piangendone la immatura scomparsa, rondiarao omaggio revercnte.

- 100

C0NC0RSI

II R. Istituto Voneto cli Scienze, Lettere ed Art, ha bandito i seguenti con-

corsi

Preruio di foridazione Minich, di L. 5000, conscadenza al 31 decembre 1918: « Correlazioni fimzionali dellc glandule a secrezione interna. - Gontnbuti speri- mentali, chimici ed anatomo-patologici ».

Sono ammessi soltanto concorrenti italiani.

Premio di fondazione Forti, di L. 3000: « d'iiicoraggiamento agli studi di Zoologia nei suoi diversi rami, esclusi perd quelli cl.e si rilcriscono alia Biolog.a

Sono ammessi al concorso i lavori pubblicati dal 1" gennaio 1017 al 31 di- cembre 1919; essi devono pervenirc al R. Istituto non piu tardi del giorno 8 gennaio 1920.

Per inforraazioni e schiarimenti rivolgcrsi alia Cancelleria del R. Istituto.

Cosimo Gherubini, Amministratore-responsabile.

Firenae, 1917. Tip. I,. Nicc.lai, Via Faenza, 52.

HonitoFs Zoologieo

(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatotnia, Embriologia)

Ortjatio ufficiale rieiia Unions Zoologica italiana

DIKKTTO DAI DOTTORI

6IULI0 CHIARU6I EUGENIC! FIC&LBI

Prof, tli AiiiitinuTa imimiii Prof, ili Aiiiifcoiuia uomp. o Zooli>gin

nel It. Istituto di Sfclfdi Super, in Kiren/.e nellii li. University ili Pi.su

Officio di Direzione ed Aniministrazioue: Istituto Aiiafomiro, Firenzf

12 numeri all'anno Abbuonameato annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 7-8.

SOMMARIO: Bibliografia. Pag. 101-106.

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Avvertenza

Delle Conmnicazioni Originali clie si pubblicano nel Mouilore Zoologieo lialiano e vietata la riproduzione.

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ID'

COMUNICAZIONI ORIGINALI

GIUSEPPE GOLOSI

Sui rapporti faunistici fra il Mediterraneo e FAtlantico.

E vietata la riproduzioue

Lo studio degli Eufausiacei del Mediterraneo mi ha condotto ad alcune considerazioni sui rapporti faunistici che intercedono tra la regione mediterranea e le varie altre regioni oceaniche. Tali consi- derazioni credo non prive di interesse; e sono avvalorate dai fatto che il gruppo degli Eufausiacei, dopo i magistrali lavori di G. 0. Sars, Hansen, Holt e Tattersall, e ben conosciuto, e su di esse si posseggono un cosi grande numero di dati, che non sempre e facile trovare per altri gruppi planktonici, e che ne favoriscono in modo speciale lo studio geografico.

Gli Eufausiacei del Mediterraneo sono stati piu volte oggetto di ricerche, segnatamente da parte di Lo Bianco (20, 21, 22), Chun (4,5), Tattersall (36), Z i miner (40), Colo si (6,7). L'elenco che io ne davo nel 1917 e il seguente:

1. Euphausia Krohnii Brandt,

2. Euphausia brevis Hansen,

3. Euphausia hemigibba Hansen,

4. Euphausia messanensis Colosi,

5. Thysanopoda aequalis Hansen,

6. Nyctiphanes Chouchii Bell,

7. Meganyctiphanes norvegica M. Sars,

8. Thysanoessa gregaria G. 0. Sars,

9. Nematoscelis megalops G. 0. Sars,

10. Nematoscelis microps G. 0. Sars,

11. Nematoscelis atlantica Hansen,

12. Stylocheiron Sumhii G. 0. Sars,

13. Stylocheiron longicorne G. 0. Sars,

14. Stylocheiron abbreviatum G. 0. Sars,

15. Stylocheiron maximum Hansen.

- 108 -

Di tali specie solo una, Euphausia messanensis, e stata per ora Lrovata solo nel Mediterraneo. Le altre si ritrovano tutte parte nell'Atlantico, parte nell'Indo-pacifico.

Ma vediamo quale e la loro distribuzione delle vane regioni e nelle rispettive sottoregioni dei due oceani.

Ortmann (27) propose una divisione geografica delle acque, che e stata, in generale, confermata da numerosi studi faunistici. Le regioni e le sottoregioni stabilite da Ortmann, senza far distin- zione di nome fra le zone pelagiche e le zone litorali, sono le se- guenti :

; sottoregione circumpolare artica

Regione artica sottoregione boreale atlantica

' sottoregione boreale pacifica

Regione circumtropicale atlantica

sottoregione mediterranea.

Regione circumtropicale indo-paciflca.

-r, . .. 'r \ sottoregione circumpolare notale

Regione antartica \ . .

( sottoregione circumpolare antartica.

Secondo i criteri adottati da Ortmann, dunque, il Mediterra- neo, costituendo una sottoregione dell'Atlantico circumtropicale, sa- rebbe a questo subordinate Ora non sempre i fatti concordano nel dimostrar cio ; ed io sono indotto a peusare che il Mediterraneo formi una regione, la quale, pur essendo oggi di ben angusta esten- sione rispetto alle altre, ha pero sufftcienti caratteri per esserne nettamente separata.

II punto piu importante da dimostrare e che esiste per molti gruppi una vera e propria disgiunzione faunistica fra il Mediterraneo e l'Atlantico circumtropicale, o intertropicale, come preferisco chia- marlo, mentre vari fattori fisici indurrebbero a pensare piuttosto a una rassomiglianza.

Tatters all (36) aveva stabilito la presenza nel Mediterraneo di questi Eufausiacei: Euphausia Krohnii, Euphausia brevis, Eu- phausia hemigibba, Meganytiphanes norvegica, Nydiplanes Couchii, Thysanopoda aequalis, Nematoscelis megalops, Nematoscelis microps, Stylocheiron Suhmii, Stylocheiron abbreviation; e, considerando la loro distribuzione geografica, aggiungeva: " An examination of the list of species here recorded, shows, as might have beeu expected, that there is a considerable resemblance between the pelagic fauna of Mediterranean and that of the Easter atlantic „.

Ma per quanto riguarda l'Atlantico e bene fare una distinzione ben netta fra l'Atlantico boreale e l'Atlantico intertropicale. Tale

- 109 -

distinzione e determinata, come ben mostra Ortraann, da carat- teri fisici e biologici molto validi. Non solo, ma essa e ancora confermata dalla geologia sborica, la quale c'insegna che attraverso vicende ben diverse si formarono l'Atlantico boreale e l'Atlantico intertropicale; e mentre questo e di formazione assai recente, non anteriore alia fine del terziario, quello e, al contrario, molto antico e fa per lungo tempo largamente connesso col Mediterraneo, il quale, a sua volta, per gran parte dell'era secondaria ebbe assai larga estensione e si univa ampiamente con 1' Indo pacifico.

Orbene: delle specie di Eufausiacei che si trovano nel Mediter- raneo, nove sono comuni all'AtlanLico boreale, e altrettante alia regione Indo-pacifica. Sei sono comuni al Mediterraneo e all' Atlan- tico intertropicale, ma di questi sei nessuna esclusivamente ; poi- che tutte e sei si ritrovano nella regione Indo-pacifica, e due an- che nell'Atlantico boreale. Cio risulta evidente dal seguente spec- chietto.

REGIONE ARTICA

Regione

circumtropicale

atlantica

1

Regione

circumtropicale

indo-pacifica

REGIONE ANTARTICA

SPECIE DEL MEDITERRANEO

o

C<3 "*-

"re-— o re

i!

o

X

X X

X X X

y X

X

X

X X

X X

X X

X

X X

X X X X

X X

ileganyctiphanes norvegica .... Thiisanoessa gregaria

Ancora un fatto e molto notevole : la presenza di due forme bipolari nel Mediterraneo. Che Thysanoessa gregaria e Nema.toscelis megalops siano due Eufausiacei bipolari non e dubbio. La prima si trova neH'Atlantk-.o boreale, nel Pacifico boreale e in tutta quanta la fascia notale dei due oceani, mentre manca assolutamente in tutta la fascia intertropicale e subtropicale dell'Atlantico e del Pa-

- 110 -

cifico (Cfr. Hansen, 12, 13, 14). Nematoscelis megalops e, almeno finora, da ritenersi come specie esclusivamente atlantica e propria di entrambe le due zone fredde di questo oceano ; non la si e mai ritrovata nelle acque intertropical! (cfr. Hansen 12, 13, 14). Ri- mane dubbio (cfr. Hansen, 14) se alcuni campioni dell'Oceano In- diano siano di Nematoscelis megalops o di Nematoscelis difficilis; ad ogni modo essi furono rinvenuti a lat. 38°-4Lu S.

La presenza nel Mediterraneo di Nematoscelis megalops e di Thysanoessa gregaria, specie nettamente bipolari, e la loro completa assenza nell'Allautico intertropicale non e certamente determinata da fattori climatici, ne e giustificata dall'odierna configurazione dei man; ed io sono convinto che la spiegazione del fatto debbasi piut- tosto cercare nella configurazione dei mari all'epoca in cui le spe- cie si produssero.

Riassumendo intanto 1' insieme di quanto ho esposto, si hanno i due seguenti risultati:

1.° La fauna mediterranea degli Eufausiacei e composta di specie le quali, una eccettuata, si ritrovano o neU'Atlantico boreale o nella regione Indo-pacifica. Cio concorda con i dati della geologia storica, secondo i quali l'Atlantico boreale, il Mediterraneo e l'lndo- pacifico sono mari assai antichi e altra volta coesistenti e con- giunti insieme ;

2.° Solo una minoranza delle specie di Eufausiacei della fauna mediterranea si ritrovano neU'Atlantico tropicale, e nessuna esclusivamente. Cio sta a significare che, essendo l'Atlantico tro- picale mare di assai recente formazione, con tutta probability quelle specie gli sono venute dalla fauna pelagica nordica, o Indo- pacifica, o anche mediterranea. Avvalora questa idea il fatto che il numero di specie di Eufausiacei rinvenuti nella porzione intertro- picale dell'Atlantico e veramente esiguo in confronto a quello degli altri mari e che solo qualcuna di esse vi e esclusiva. Nessun ge- nere poi e esclusivo dell'Atlantico intertropicale.

Non vorrei che in cio che ho detto sembrasse implicitamente ammesso una necessaria emigrazione di specie avvenuta altre volte daH'Atlantico boreale o dalla regione Indo-pacifica verso il Mediter- raneo. No; credo anzi che d' emigrazione o non sia avvenuta o sia avvenuta entro limiti molto ristretti, e che la rassomiglianza della fauna mediterranea degli Eufausiacei con quella atlantica boreale da una parte e con quella Indo-pacifica dall'altra sia piuttosto do- vuta aH'antichita e alia coevita dei mari in discorso, combinata naturalmente con l'adattabilita delle forme aH'ambiente (cfr. Rosa,

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30). Una vera e propria emigrazione, qualora anche in questo caso non si volesse tener con to dell'antico e poco esteso mar Caraibico, sarebbe invece avvenuta verso 1'Atlantico intertropicale dalle regioni oceaniche circostanti, poiche la forraazione della massima parte dell' Atlantico intertropicale e cosi recente, che sarebbe iUogico pensare ad un'apparizione di forme pelagiche di aspetto arcaico, la dove vita pelagica non poteva precedentemente esistere.

Se si da uno sguardo alia tavola di Tatters all (36) della distribuzione degli Schizopodi mediterranei nolle acque del globo si vede che anche per i Misidacei si a v vera in parte quanto avviene per gli Eufausiacei. Dico in parte, perche nei Misidacei, mentre straordinaria e la rassomiglianza fra la fauna artica e la fauna mediterranea, scarsissimi invece sono i rapporti con la fauna atlan- tica intertropicale e la Indo-pacifica. Bisogua pero pensare, che, se tale scarsa rassomiglianza e senz' altro giustificata per il Mediter- raneo e 1'Atlantico intertropicale dalle regioni precedentemente espo- ste, per il Mediterraneo e 1' Indo-paciflco ripete probabilmente da qualche altra causa che lascio impreoisata, ma che potrebbe essere la diversa antichita dei due mari o anche le diverse condizioni flsiche dell' ambiente. Poiche e assai logico ammettere, e del resto un numero veramente abbondante di fatti lo prova, che le varie spe- cie, i vari generi e spesso anche interi gruppi di ordine superiore, sono diversamente plastici rispetto aU'ambiente, e mentre taluni posseggono una notevolissima proprieta di adattamento a condizioni fisiche assai disparate, gli altri non mantengono il loro equilibrio vitale che entro limiti assai ristretti di variazioni esterne.

Del resto, nel caso dei Misidacei e da notare che una specie, Y Euchaetomeropsis werolepis e comune al Mediterraneo e all'Oceano Indiano, e che il genere Amchnomysis possiede tre rappresentanti, dei quali uno propno aH'Atlantico boreale e al Mediteraneo, un altro catturato dal " Siboga neirArcipelago malese, e il terzo preso durante la " Deutsche Siid-polar Expedition „; mentre nessuna specie si rinviene insieme nel Mediterraneo e nell'Atlatico inter- tropicale, che non sia contemporaneamente comune o con 1'Atlan- tico boreale o con 1' Indo-paciflco.

Come per gli Eufausiacei, anche fra i Misidacei vi e una forma bipolare che si trova anche nel Mediterraneo ; essa e il Lophoga- ster typicus, la cui bipolarita fu messa in rilievo e dimostrata da Ohlin (25).

Si vede dunque che, per quanto riguarda i Misidacei, e da

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concludere favorevolmente all' indipendenza del Mediterraneo dal- l'Atlantico infcerfcropicale

Zimmer (89) da un elenco di Cumacei aifcici con indicazioni assai precise nella loro disbribuzione geograflca. Ebbene ; delle spe- cie arbiche bre si spingono fin sulle cosbe del Porbogallo (rimanendo pero sempte entro l'area dell'Ablanbico boreale) e bre si ribrovano n el Mediberraneo, dopo essere scomparse al livello meridionale delle cosbe inglesi.

Grandori (8), in seguibo ai suoi sbudi sui Copepodi della laguna veneba, viene all'imporbanbe conclusione che " la lagnna di Venezia, per quanbo riguarda i crosbacei inferior], presenba un bipo di fauna bubbo parbicolare, dissimile quasi bobalmenbe da quello del mare libero di cui la laguna e una dipendenza, ed avenbe invece una sorprendenbe affiniba, e fino a un cerbo punbo una vera idenbiba, con la carcino- fauna dei mari nordici, e segnabamenbe con quella dei fiord i norve- gesi „. Infabbi egli vi aveva gia nobabo (3) brenbobbo specie che era- no precedenbemenbe ribenube proprie della fauna nordica.

Delle cinquanbasei specie di Osbracodi, che il Mediberraneo pos- siede con cerbezza in comune con le albre regioni oceaniche, cin- quanba si ribrovano nella regione arbica (Ablanbico boreale); di esse obbo si ribrovano ancora nell'Ablanbico circumbropicale, e solo quab- bro nella regione indopacifica. Rimangono percio brenbasei specie esclusivamenbe comuni al Mediberraneo e all'Ablantico boreale; men- tre solo due sono esclusivamenbe comuni al Mediberraneo e all'Ablan- bico circumbropicale, e solo una al Mediberraneo e alia regione indo- pacifica. (Cfr. Mii Her, 24).

Baldasseroni (2) ha brovabo nella Laguna Veneba la Sagitta setosa, specie creduba esclusivamenbe arbica. Cid gli diede occasione di fare un'inberessanbe discussione del fabbo, riferendosi pure alle ricerche di Grandori sui Copepodi. Fra i Chebognabi e pure nobe- vole la Sagitta cephalopterti, specie comune al Mediberraneo e al- l'Ablanbico boreale e assenbe nell'Ablanbico inberbropicale. Tubbi gli ai- tri Chebognabi che si ribrovano insieme nel Mediberraneo e nell'Ablan- bico inberbropicale, si ribrovano pure e sempre nel Pacifico e nel- l'Oceano Indiano (Cfr. Ribber-Zah oni, 28).

Vies (38) ha provabo l'esisbenza nel Mediberraneo di Mya are naria (Mya truncata sarebbe sbaba brovaba nel Mediberraneo da Risso, ma la sua deberminazione fu giudicaba erronea, non si sa se a ragione, da Locard). Anche in quesbo caso si brabba di.La- mellibranchi essenzialmenbe arbici e che sulle cosbe europee del l'Ablanbico si fermano al Golfo di Guascogna,

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Non mi dilungo in altre citazioni e in altri esempi, perche e noto come'sia facile cadere in errore in qnestioni di faunisfcioa, quan- do non si abbia speciale competenza nei singoli gruppi, o non si abbiano sott'occhio lavori eseguiti con intenti geografici speciali.

Nella precedente esposizione si vede pero che io insisto segna- tamente snlla grande analogia che esiste fra il Mediterraneo e l'Atlan- tico boreale. L'idea e tutt'altro che nnova ; e gia nel 1863 Lo- renz (19) la presentava, dimostrandola efficacemente e stabilendo rapporti di somiglianza fra la fauna mediterranea e quella del Mar del Nord. Ma se io insisto sulla questione gia dibattuta, e perche credo che dall'insieme dei tatti e possibile ricavare conseguenze maggiori.

Non seinpre pero quanto avviene per i gruppi precedentemente esaminati si avvera per altri gruppi. Per i Tomopteridi p. e. e no- tevolissima la rassomiglianza esistente fra il Mediterraneo e 1' A- tlantico intertropicale (cfr. Rosa, 29). Nondimeno vi e una specie, la Tomopteris (Johnstonella) catharina, che si trova nell' Adriatico e che e " essenzialmente propria dell'Atlantico, dove essa fu trovata talora in basse latitudini, ma e sopratutto propria della regione boreale atlantica di Ortmann (non della circumpolare artica) „. (Rosa, 31).

E qui una parola ancora suH'Adriatico. Rosa (31) nelle osser- vazioni a Tomopteris catharina aggiunge: " II fatto che questa specie, caratteristica di mari piuttosto freddi, sia da noi localizzata neH'Adriatico, e molto interessante e ci ricorda che fenomeni simili ci sono presentati (in forma meno rigorosa) da altre specie di a- nimali.

" Vinciguerra al Congresso internazionale di Zoologia di Graz (1910) ha ricordato fra simili rasi quelli del Nephrops norve- gicus, della Clupea papalina, del Gadus euxinus e del Pleuronectes italicus ed ha espresso il dubbio che simile fenomeno possa spie- garsi con un'antica connessione tra TAdriatico e il Mar del Nord.

* Tuttavia questa supposizione, almeno pel nostro caso, e inu- tile, perche la Tomopteris catharina potrebbe benissimo anche ora penetrare nel Mediterraneo anche per lo stretto di Gibilterra. Piu probabilmente si tratta di specie altra volta diffusa, la quale abi- tava anche il resto del Mediterraneo e che in questo mare ha finito per ridursi al solo Adriatico, dove al Nord dello stretto di *Otranto non pare che viva altra specie di Tomopteride „.

Tali considerazioni significano che e un fenomeno secondario la rassomiglianza dell'Adriatico con l'Atlantico boreale: e che il fe-

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nomeno piii importante, primario, e la rassomiglianza fra la fauna mediterranea e la fauna nordica.

II perche poi molte specie si siano localizzate solo nell'Adria- tico e chiarito da Baldasseroni (2) il quale ci fa considerare che altre volte la salinita del Mediterraneo doveva essere minore che adesso, e pero quelle specie ora vivono solo cola dove la salinita del mare rimane piuttosto bassa, precisamente come nell'Adriatico e in special modo, nell'alto Adriatico.

Ma un numero molto grande di specie e assai tollerante del- l'ambiente flsico, e cosi esse, pur avendo riscontro soltanto nella fauna nordica, si trovano anche in zone mediterranee di salinita molto elevata.

Tali le specie di Eufausiacei e di Misidacei di cui ho fatto menzione nella presente nota.

Rimane dunque ancora una volta saldamente stabilita la somi- glianza tra fauna mediterranea e fauna nordica.

La disgiunzione faunistica fra il Mediterraneo e l'Atlantico in- tertropicale e provata ancora dal seguente fatto : che mentre nu- merose specie possono vivere in condizioni d'ambiente cosi brusca- mente diverse quali quelle del Mediterraneo e deH'Atlantico boreale, esse stesse, mentre vivono nell'Atlantico boreale, non vivono, pur potendo passare attraverso graduali modificazioni di ambiente fisico, neH'Atlantico intertropicale. Non si puo quindi presumere che esse un tempo vivessero e poi da questa regione fossero scomparse per causa del fattore ambiente fisico: esse assai probabilmente non vi nan no mai vissuto.

E la ragione fondamentale per cui si verificano queste rasso- miglianze o queste disgiunzioni faunistiche la si deve cercare, ri- peto, nella coevita e nella diversa epoca di sprofondamento dei mari in cui le specie ebbero origine. Le larghe connessioni fia i mari fa- voritrici di correnti atte a temperare reciprocamente i climi e a po- polare nuove aree sono state certo di grande importanza, ma non essenziali.

Ritorno ora alia questione posta fin dal principio, se il Medi- terraneo debba esser considerato quale sottoregione deH'Atlantico intertropicale, come pensa Ortmann (27), o quale regione a se, come e mia opinione.

Quando vogliamo stabilire delle regioni zoologiche, e buon cri- terio tener conto non soltanto delle somiglianze e delle dissimi- glianze climatiche, biologiche in generale che intercedono tra mare e mare, le quali spesse volte sono contradditorie e danno risultati

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different! a seconda <1ei gruppi che si prendono a considernre, ma anche, e sopratutto, dell'antichita dei inari e dell'antichita dei sin- gnli gruppi, dando mnggior peso ai resultati che si ottengono pren- dendo in esame i gruppi piu antichi.

Pur difettando di precise indicazioni paleontologiche e attenen- dosi alle considerazioni morfologiche, e fuor di dubbio che gli Eu- fausiacoi siano un gruppo da gran tempo costituitosi ; e cosi anche i Misidacei, i Cumacei, gli Ostracodi, i Copepodi, e presumibilmente anche le Sagitte di cui si son financo perdute le vestigia di con- nessioni con altri gruppi. Essi at'teStano tutti una vera e propria disgiunzione faunistica fra il Mediterraneo e l'Atlantico intertropi- cale. I Tomopteridi, invece, han tutto 1'aspetto di un gruppo di recente adattatosi alia vita pelagica, cosi profonde sono le modifi- cazioni attraverso cui la forma tipica dei policheti ha dovuto pas- sare per raggiungere la forma degli odierni tomopteridi. Non e inve- rosimile che questi si siano prodotti dopo o durante la formazione dell'Atlantico intertropicale, e che, avendo in tal modo la possibilita di prodi.rsi contemporaneamente sia nell'Atlantico intertropicale sia nel Mediterraneo, mostrino una concordanza fra i due mari. Pero tale concordanza, dovuta a un gruppo che si deve stimare di recente formazione, non si deve tener lo stesso conto delle sconcordanze mostrate tra gruppi indubbiamente molto antichi.

E per tutto cio il Mediterraneo, mare antichissimo e alt re volte per lungo tempo largamente connesso con l'Atlantico boreale e con l'Oceano Indiano, non puo in alcun modo esser considerato come una sottoregione dell'Atlantico intertropicale, di origine assai recente; bensi lo si deve stimare una vera e propria regione oceanica.

Firense, ottobre 1917.

Dal Laboratorio di Zoologia degli Invertebrati.

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SCUOLA DI ANTROPOLOGIA DELLA UN1VERS1TA DI I'AVIA

ALER1NO DECISI

La classificazione delle Catarrine dell' Elliot con alcune carte della loro distribuzione geografica

(Con tav. IV-VI).

E vietata la riproduaione

Nel 1913 l'Elliot, il distinto sistematico nord-americano, ha pubblieato (') una poderosa opera sulla classificazione dei Primati (Lemuri e Scimmie) fondata sopra un lavoro di cinque anni com- piuto nei principal Musei e Giardini zoologici del mondo intiero.

Avendu l'Elliot potuto vedere non soltanto i tipi esistenci (almeno quelli superstiti nei diversi Musei), ma tutto il materiaie in essi esistente, si puo coraprendere facilmente V importanza di un tale lavoro.

II numero delle specie nuove stabilite daU'Elliot nei Primati in occasione di un tal gigantesco lavoro di revisione e assai grande, ma cio non deve sorprendere eccessivamente, data la vastita del lavoro compiuto.

L'opera dell'Elliot pero, malgrado i suoi meriti indiscutibili, e rimasta poco conosciuta dagli zoologi, a cagione forse degli av- venimenti attuali, onde abbiamo creduto utile per gli studiosi ita- liani (2) di riferirne le linee principal] limitatamente al gruppo delle Catarrine, che costituiscono il piu grosso nucleo dei Primati, e quello cui molti circoli di naturalisti si interessano a preferenza.

In cio che segue, avvertiamo subito, noi abbiamo voluto far la sola esposizione della classificazione dell'Elliot, riferendola alia

(li D. G. Elliot. A review of the Primates: Monographs of t Amer. Mus. of Nat. Hist. 3 voll. 1912. L'opera e antitlatata, giaccbe e atata pubblicata in iealta nel 1913, (colle appendici essa tien conto percio delle specie pubblicate fino a qnel tempo).

(2) Dato sopratutto che l'opera e per ora difficilmente reperibite in Italia.

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classificazione piu recente del Trouessart, nel Quinquennale sup- plementum (1904) per il confronto.

Abbiamo lasciato ad altri, piu competenti di noi, fare una cri- tica della sistemazione dell'Elliot, in comp'esso o (cio che sara piu facile) nei singoli punti.

Abbiamo aggiunto alcune carte di distribuzione dei generi dal- l1Elliot sfcabiliti, da noi costruite sui dati geografici da lui riferiti.

Come e noto le Catarrine nella classificazione di Trouessart corrispondono alia seconda famiglia dell'ordine Primates, quella di Cercopithecidae ; l'Elliot chiama la famiglia Lasiopygidae.

11 concetto di separare un gruppo relativamente piu elevato ed un grappo piu basso nella famiglia, creando le due sotto-famiglie Semnop'dliecinae e Cercopithecincie rimane naturalmente anche nel- l'Elliot, colle due sottofamiglie Colobinae e Lasiopyginae.

Nella prima sottofamiglia pero il T. ammette 4 soli generi vi- venti e cioe : Semnopithecus, Rhinopithecus, Nascdis, Golobus, cui cor- rispondono rispettivamente nella classificazione dell'E. Pygathrix, Rhinopithecus, Nascdis, Golobus, ma vi e aggiunto un nuovo genere Simias.

Nella sottofamiglia Cercopithecincie il T. ammette 7 generi vi- vtiiti, l'E. invece 11. I generi deli'E. corrispondenti a quelli di T. sono : Lasiopyga (= Gercopithecus), Cercocebus (Idem), Theropithecus [Idctti) Pdhecus (= Macacus) Papio {Idem). La corrispondenza pero di" ijuesli 5 generi non si deve credere senz'altro equivalenza, come si vtjdra.

I due generi del T. Cynomolgus e Vetulus non hanno corrispon- denti a se distinti.

L'E. ha poi 6 nuovi generi e cioe : Cynopithecus, Magus, Si/nia, Rhinostigma, Miopilhecus, Erythrocebus.

Le difference, come si vede, sono sensiblli, ma non possono es- sere ben apprezzate che segu.ep.do la classificazione nelle sue divi- sioni ulteriori.

Per cio fare seguiremo punto per punto la classificazione del T., per l'ordine dei generi e delle specie, cercando a quali forme quelli corrispondono nella classificazione dell'E.

Al genere Semnopithecus del T. corrisponde il genero Pygathrix

ddr e.

11 genere Semnopithecus comprende i seguenti 5 sottogeneri : Gorypithecus Lophopithecus Presbypithecus Trachypithecus

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Sounopithecus. Ii genere Pygatrix comprende i seguenti 6 sotto- generi Corypithecus Lophopithecus Presbypithecus Trachypi- thecus Semnopithecus. Pygathrix. Vi e quindi corrisponuonza nei sottogeneri ad eccezione del sottog. Pygathrix che e nuovo. Corri- spondenza, pero, non equivalenza.

II sottogenere Corypithecus del T. ha una sola specie : fronta- tus Miil. (31) (<*) ; nell' E. divengono ben 32.

Se di queste 14 sono specie stabilite dopo il 1902 (2), le altre descritte sono specie che hanno spostato la loro collocazione sot- fcogenerica, cioe che appartengono ad altri sottogeneri del T. Le vedremo m^no a raano.

Le specie nuove introdotte dall' E. sono :

l.a Nudifrons (Elliot 1909) 2.a batuana (Miller 1903) 3>jpercw™.(Lypri 1908) 4.a melamera (Elliot 1909) 5.a flacicauda (Elliot 1910) 6.a Robinsoni (Thomas 1910) 7.*" carbo (Thomas c Wroughton 1909) 8.a sanctorum (Elliot 1910) 9.* nubi- gena (Elliot 1909) 10a dilecta (Elliot 1910) Ua rhwnis (Miller 1903) 12.a carta (Miller 1906) 13* catemana (Lyon 1908) 14* fuscomurina (Elliot 1906).

II sottogenere Lophopithecus di T. ha ben 14 specie, ma due sole di esse passano nel corrispondente dell' E. che ha ancora un'al- tra specie per la elevazione a specie di un sinonimo. Le altre 12 passano a Corypithecus, cui passano anche, elevati a specie, tre si- nonimi ed una sottospecie del T. Una sottospecie di femoralis, au- ratus, passa a Trachypithecus. Viene aggregato a Lophopithecus da E. anche una specie posteriore al 1902.

Sono conservate a Lophopithecus : melalophus (32) con il suo sinonimo nobilis elevato a specie e rubicun- dus (34). Tutti gli altri passano a Corypithecus con 4 altre specie resultanti da elevazione della sottospecie cruciger, dei sinonimi chrysomelas e sumatranus (entrambi di femoralis) e siamensis, sinonimo di mitralus, a specie. Quelli cosi che passano a Corypithecus sono: femoralis (33); natunae (35); Barbel (36); Phayrei (37) ; gbscurus (38); mitralus (39) e identificato in Aygula di Lirtneo; sabanus (40); Hosei (41); Thomas i (42) Frangoisi (43 ; Everetti (44) Polenziani (45). Garimalae (Midler .1906) e la specie posteriore al 1902, inclusa da E. in Lophopithecus.

II sottogenere Presbypithecus ha in T, due sole specie con nu- merosa sinonimia e una sottospecie.

Le due specie Johni (46) e cephalopterus (47) passano entrambe immutate in E., ma sono elevate ad altre specie il sinonimo senex,

(!) Quest! nuineri indioauo la posizione della specie relative nel (Juinqttennale Supplemenlum. (-) II Quinquennale Supplemenlum accoj;lie le specie pubblicate siuo al 31 dicembre 1.913: ma an- che qualcuna posteriore.

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la sottospecie ursinus e a specie minore una sotto varieta o va- riera affermata dal Kelaart nel 1849, la cephalopterus monticola (tutti e tre in cephalopterus).

II sottogenere Trachypithecus ha 4 specie con numerosa sino- nimia e una sottospecie in T.

La specie maurus (48) e secondo E. inidentiflcabile con nessuna attualmente conosciuta e percio abolita, in compenso la sottospecie di essa cristatus viene elevata a specie, con una specie minore ag- giunta, la cristata pullata (Thomas e Wroughton 1909). Del sottog. di T. passa solo ancora Germaini (50). In compenso vengono aggre- gate tre specie nuove create dopo il 1902, con una specie minore.

pileatus (51) passa a Semnopithecus ; holotephraeus (49) passa a Corypilhe- cus. Le specie nuove sono : ultima (Elliot 1910) ; margarita (Elliot 1909) cre- puscula (Elliot 1909) crepuscola Wrouyhtoni (Elliot 1909).

II sottogenere Semnopithecus di T. contiene 6 specie viventi di cui quattro passano all'E., ed un sinonimo e elevato a specie. Semnopithecus di E. accoglie una specie nuova. Dae specie di T. e cioe nigripes (58) e nemaeus (59) sono assunte dalPE. al nuovo sot- tog. Pygathrix.

Le specie die passano invariate sono: entellus (54); schistaceus (55); h.ypoleucus (56); priamus (57); il sinonimo (di priamus) elevato a specie e al- bipes. La specie nuova e lania (Elliot 1909).

Riassumendo, i piu forti spostamenti percio riguardanti Semno- pithecus di T. consistono in una inversione del numero delle specie attribuite a Corypithecus e Lophopithecus.

Le caratteristiche dei sottog. di Pygathrix e il numero delle spe- cie da ciascuno contenute sono : 1.° Gorypithecus. Pelo scuro o argenteo, talvolta nero; fronte talvolta nuda; cre-i sta a punta talvolta pendente. Numero delle specie 32. 2 Lophopithecus : Pelo per lo piu rosso o rossiccio: cresta prominente, verticale 4 specie.

3.° Presbypithecus: Peli sulla testa a cresta, talvolta irraggianti da un punto cen trale. Pelo bruno o nero. 5 specie. 4.° Trachypithecus : Baffi lunghi: pelo nerastro o grigio argenteo 8 specie. 5.° Semnopithecus: Dimensioni grandi : cresta piccola o as sente: pelame unito o variato in colore. 7 specie.

- 121 -

6.° PygatlirLc: Dimensioni grandi : membri di lunghezza presso a poco uguali : angolo lacciale di 50.° 2 specie.

II genere Rhinopithecus ha 3 specie in T. E. ne aggiunge una nuova.

Le specie in T. sono : roxellanae (60); Bieti (61): Brelichi (62). La nuova (creata dopo il 1902) e avunculus (Dollman 1912).

II genere Nasalis ha una sola specie il larvatus (63) in en: trambe le classificazioni.

II genere Colobus ha in T. 3 sottogeneri : Procolobus, Colobus, Guereza. In E. ne ha 4: Procolobus, Tropicolobus, Piliocolobus, Sta- chycolobus.

Queste divisioni del B,oc neb rune (1887) sono pero alquanto modificate dall'E.

II sottog. Procolobus di T. perde 4 delle sue specie, il solo verus (64) passa a costituire il sottogeneri di E. dello stesso nome.

rufomitratus (65); Kirki (66) (Preussi 67) passano a Tropicolobus; gordonorum (68) passa a Piliocolobus.

II sottog. Colobus del T. ha 6 specie con due sottospecie in una di esse. Tre specie e una sottospecie passano a Piliocolobus, una sottospecie di T. viene posta in sinoniraia di un' altra.

Due passano a Tropicolobus, una a Stachy colobus con due sino- nirai elevati a specie.

ferrugineus (69) Pennanli (70) fuliginosus (71; con la sottospecie rufo- niger elevata a specie, passano a Piliocolobus [la sottospecie di fuliginosus, rufofuliginosus e dichiarata sinonimo di ferrugineus].

II sinonimo di Pennanti, Bouvieri, il sinonimo di fuliginosus, Temminchi invece elevati a specie. Tholloni (72) Foai (73) passano a Tropicolobus ; sata- nas (74) passa a Stachy colobus.

II sottog. Guereza in T. ha 9 specie con 4 sottospecie in una di esse. Passano tutte, meno una, nel genere Stachy colobus. Due sottospecie vengono poi rifuse in una sola.

Le specie del sottog. sono:

polycomus (75) vellerosus (77) ruicenzori (78) a?igolensis (79) palliatus (80) Sharpei (81) abyssinicus (82 ) gallarum (83). Le sottospecie di questa oc- cidentalis e Matschiei rinnite in una sola col primo nome. Le due, caudatus e poliurus elevate a specie. La specie ur sinus (76) passa in sinonimia di po- liurus.

Al genere Tropicolobus sono aggregate 5 specie nuove (create dopo il 1902) e cioe tep/wosceles (Elliot 1907) nigrimanus (Trouessart) 1906) Ellioli (Doll- man 1909) Graueri (Dollman 1909) Oustaleti (Trouessart 1906).

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Le caratteristiche dei sottogeneri di Colobus e il numero delle specie in ciascimo contenute sono:

Procolobus. Testa con cresta. 1 specie.

Piliocolobus. Orecchie non fornite di ciuffo; parti superiori e gambe talvolta nere. 5 specie.

Stachy colobus. Parti superiori e gambe sempre nere. 12 specie.

Tropicolobus. Orecchi con ciuff'o ; parti superiori e gambe non nere. 12 specie.

11 genere Simias, ammesso dall'E., fu fondato dal Miller nel 1903 con una specie concolor.

Passando alia sottofamiglia delie Cercopithecinae ii priino ge- nere die s' incontra e Cercopithecus.

Esso abbraccia 7 sottogeneri :

Rhinostictus, Cercopithecus, Erythrocebus, Mona, Othopithecus, Po- gonocebus, Miopithecus.

Ii gen. corrispondente dell' E. Lasiopyga ha 8 sottogeneri :

Allochrocebus Rhinostictus Melanocebus Neocebus-Chlo- rocebus Mona Insignicebus Pogonocebus.

Tre soli di essi sono eguali nel nome a queili di T.

II sottog. Rhinostictus ha in T. 9 specie ed una sottospecie. 5 di esse e la sottospecie passano in Rhin : di E., due in Neocebus ; due in Melanocebus.

Passano a Rhinostictus di E.: petaurista (84) con la sottospecie fantiensis elevata a specie, erythrogaster (85) Bultikoferi (86) signatus (87) ascanias (88) ed il suo sinonirao Schmidti. A Neocebus: er ithrotis (89) e ceph us (90). A Mela- nocebus: nictitans (91) e Martini (92;.

II sottog. Cercopithecus ha 12 specie e due sottospecie.

Le specie passano tutte in Chlorocebus, ad eccezione di sabaeus (Linneo) che e abolito (affermando l'E. che Linneo coniondeva in esso due specie insieme.

Inoltre Ellenbecki e assorbito da Hilgerti e Lalandei da py- gerithrus.

E elevata a specie in compenso la sottospecie griseoviridis di sabaeus e una nuova sottospecie di pygerithrus, callida (Hollister 1912).

Le specie di Cercopithecus sono : cynosurus (93; sabaeus (94) callithrichus (95) Werneri (96) tantalus (97) %>ygerithrus (98) Lalandei (99) rufoviridis (100) Hilgerti (101) Elleri&ecM (102) Matschiei (103) djamdjamensis (104).

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II sottog. Erythrocebus ha due specie con sinonimi.

E. assume le due specie ed un sinonimo a specie di un nuovo genere dello stesso nome, cui sono attribuite anche 8 specie nuove e una vecchia specie di Reichenbach circumcinctiis. Le specie dunque del genere sono 12.

Le due specie sono : patas (105) e pyrrhonotus (106), il sinonimo e poliophaeus. Le specie nuove sono: formosus (Elliot 1909) Whitei (Hollister 1910) Kerstingi (Matschie 1905) Zechi (Matschio 1905) Langeldi (Matschie 1905) albigenis (Elliot 1909) sannio (Thomas 1906) Baumstarki (Matschie 1905).

II sottog. Mono, comprende in T. 16 specie, una sottospecie e numerosi sinonimi. Esse sono distribute in ben 5 sottogeneri del- 1' E. (essendo al solito elevata a specie la sottospecie) e cioe 2 in Mona, 8 in Insignicebus, 4 in Melanocebus, 1 in Chlorocebus, 1 in Allochrocebus. Una specie e abolita.

Le specie che passano in Mono, sono: mona (107) e Campbelli (117): In In- signicebus: albigularis (108) colla sottospecie Preussi, albitorquatus (109), Kolbi (110), francesae (114) moloney (115), samango (118) che passa pero fuso con la- bilities sotto questo nome, e Stairsi (120). In Melanocebus: Bourtolini (111) opisthosticlus (119) leucampyx (121) Stuhlmanni (122).

In Chlorocebus: centralis (113). In Allochrocebus: L'hoesti (116). La spe- cie omensis (112) e abolita.

II sottog. Othopitecus ha due specie: pogonias (123) e Wolfi (124 che passano in Mona di E. con nigripes e Grayi (sottospecie di pogonias il primo, sinonimo della sottospecie Erxlebeni il secondo) ed una vecchia specie di Gray Burnetti (1842) non citata da T.

II sottog. Pogonocebus ha 4 specie: neglectus (125) diana (126) ignitus (127) roloway (128). L' ignitus rimane assorbito in diana secondo l'E.

Un sinonimo, brazzae, e elevato a specie.

Un'altra vecchia specie di Ogilby (1842) Temmincki, non con- siderato da T. e data per dubbia, non essendovi piu il tipo a Leyde.

Un altro sinonimo, pluto e elevato a specie e posto pero in Melanocebus.

II sottog. Miopithecus ha in T. una sola specie talapoin (129). II sottogenere diviene genere distinto a se in E. e alia specie an- zidetta e aggiunta una specie nuova : Ansorgei (Pocock 1907).

Ma esistono ancora nei sottog. di Lasiopyga numerose altrc specie nuove iche enumeriamo al posto coiTispondente,

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1. In Rhinostictus e aggregate ad ascanias una specie rainore Whilesidei

(Thomas, 1907). xxt .

2 In Melanocebus vengono poste: aurora (Thomas e \\roughton, 1910, Neumanni (Matschie, 1905); Doggetti (Pocock, 1907); princeps : (Elliot, 1907), Carruiherii (Pocock, 1907); «<&**»» (Elliot, 1907); nyhflfWU* (Pocock, 1900, A nfctfmt, viene aggiunta una specie minorc Laglaizi (Pocock, 1907;.

3. In MoceftiM sono poste: cephodes (Pocock, 1907), inobservata (Elliot, 1910), e Sclateri (Pocock, 1907).

4 In Chlorocebus sono poste: 3 specie minor! aggregate a taratatas e cioe Budgetti (Pocock, 1907 , griseosticta (Elliot, 1909); A ta^rt (Pocock 1909] >; 3 specfe minori aggregate a c«M* e cioe *M* (Pocock 1907); Johns out Pocock, 1907;; Zwfea (Elliot, 1912), quindi rubella (Elliot, 1909), silacea (Elliot, 1909) niqriviridis (Pocock, 1907).

5.' In Mono, sono poste Denti (Thomas, 1907) una specie minore aggregata a Gram, pallida (Elliot, 1909 , e petronellae (Bultikofer, 1911).

6- In Insignicebus sono poste: una specie minore di Stairsi: mossambicus (Pocock 1907), due specie minori di Kolbi, e cioe nubila (Dollman, 1910) e Hindei (Pocock, 1907); 3 specie minori di albigularis, e c\oe: beirensis (Pocock, 1907); hibonolensis (Lonnherg), rufilata (Pocock, 1907 ; una specie minore di Preussi, insularis (Thomas, 1910): quindi Thomasi (Matschie, 1.905, Kandti (Matschie. 1905), insignis (Elliot, 1909), rufitincta, Pocock, 1907 \

7. In Allochrocebus e posta: insolita (Elliot, 1909).

Le camttei-istiche degli 8 sottogeneri di Lasiopyga e il numero delle specie in ciascuno contenute sono :

Allochrocebus. Colore generale vario; dimensioni piccole. 2 specie.

Bhinostictus. Colore generale nero e giallo screziato. 8 specie.

Melanocebus. Braccia, mani e piedi neri; parti inferior! del corpo completamente nere o grigie. 15 specie.

Keocebus. Coda rossa o in gran parte rossa; macchia del naso abitualmente presente. 5 specie.

Chlorocebus. Colore generale con una sfiunatura verdiccia: co- lore dei peli misto di grigio, nero e olivastro, ovvero giallo. 21

specie.

Mona. Orecchie con cinffl di color bianco o crema, fascia soprac- Cigliave abitualmente estesa fino in alto sul capo o all'indietro alle o-vechie, talvolta entrambe le cose; striscio sulla testa presenti in silcune specie. Peli del corpo screziati in varii luoghi a colon ditfi

renti. 10 specie.

Imignicebus. Collate bianco intorno al collo talvulta presente.

19 specie.

Pogonocebus. Pelame a colon brillanti : nna stnscia bianca marrone (lall'origine della coda attuaverso la garaba. 5 specie.

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Di una specie nuova creata dal Pocock nel 1907: Cercopithecus Hamlini, l'Elliot crea un nuovo genere Rhinostigma colla sola spe- cie suddetta.

La sua caratteristica e :

Una linea bianca dalla fronte alia bocca per il naso e il lab- bro superiore. Contorno della faccia ovale, simile a quello del gufo. Ultimo molare inferiore con una quinta cuspide.

Linea facciale del cranio concava.

II genere Cercocebus ha in T. due sot tog. Cercocebus e Leptoce- bus. E. divide invece in Cercocebus e Lophocebus.

II sottog. Cercocebus di T. contiene 5 specie.

Passano al sottog. di E.: fuliginosus (130) con il norae di ae- thiops (Schveber) : collar is (131) con il nome torquatus (Kerr): aethiops (132) sotto il sinonimo lunulatas : chrysogaster (133) identicamente: Hagenbecki (134) identicamente.

II sottogenere Leptocebus ha quattro specie, una di cui ha tre sottospecie.

Galeritus (135) e agilis (136) passano in Cercocebus di E.

Albigena (138) con due specie minor], Johnstoni ed aterrima (en- trambe sottosp. di T.) ed una specie nuova Zenckeri (Schwarz, 1910) passano in Lophocebus, che ha percio 4 specie, men tre Cercocebus di E. viene a averne 7. Congicus (137) e abolito, passando in sino- nimi di oterrima.

II genere Cynomolgus comprende 6 specie con numerosi sino- nimi : passano tutte nel genere Pithecus dell'E. ma in diversi sot- togeneri, 2 in Zati, 3 con due sinonimi in Macacus, ed 1 in Neo- cebus.

Sinicus (139) e pileatus (140) in Zati, che e composto di queste due sole specie; due sinonimi elevati di grado irus (F. Cuvier, 1818) e philippinensis, fascicularis (141), umbrosus (142) e pumilus (144) in Macacus ; fuscus (143) in Neocebus.

II genere Theropithecus colle due specie gelada (145) e obscurus (146) e identicamente conservato in E.

II genere Vetulus di T. colla sola specie silenus (147) diviene il sottog. Vetulus di Pithecus in E. e la specie prende il nome di al- bibarbatus (Kerr).

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II genere Macacus di T. comprende 4 sottog. Nemestrinus, Inuus, Macacus, Cynopithecus.

Nemestrinus contiene 2 specie che passano a Nemestrinus di E.

E cioe nemestrinus (148) o leoninus (149) che passa sotto il sinonimo an- damanensis.

Inuus contiene la sola specie vivente Inuus (150) che in E. e assunta a un genere a se : Simla (Linneo) colla sola specie sylvanus.

Macacus ha 11 specie :

Tre passano a Nemestrinus, 6 a Inuus, 1 al genere Papio, 1 e abolita. Due sottospecie sono elevate a specie e vanno in Inuus. 1 sottospecie elevata di grado passa ancora a Nemestrinus.

Passano a Nemestrinus : rhesus (157) assamensis (158) colla sua sottospe- cie villosus, cyclopis (165). A Inuus : vestilus (159); {arctoides (160) e abolito perche fatto sinonimo di speciosus (163)) la sottosp. thibetanus elevata a spe- cie, rufescens (161) lasiolis (162), il sinonimo di speciosus, f -meatus, speciosus stesso (163) S. Johannis (166) Harmaadi (167). Johoensis (164) passa addirit- tura al gen. Papio (sottog. Choiropithecus).

II sottogenere Cynopithecus ha in T. due sole specie e ben 10 sottosp. La specie Niger (168) e posta in tin genere indipendente da E. Tre sottospecie sono elevate a specie e attribuite ad un nuo- vo genere Magus.

Le tre sottospecie sono: ochreatus, maurus e tonkeanus.

Numorose specie nuove vengono dall'E. distribuite nei diversi sottogeneri- di Pithecus e cioe :

In Inuus : payensis (Miller 1903).

In Nemestrinus : littoralis (Elliot 1909), adustus (Miller 1906), instda- nus (Miller 1906), brevicaudus (Elliot 1909).

In Neocebus : resin, us (Thomas e Wroughton 1905) validus (Elliot

1909) alacer (Elliot 1909) harimoni (Elliot 1909).

In Macacus: mordax (Thomas e Wroughton 1909) mandibularis (Elliot

1910) capitalis (Elliot 1910) laetus (Elliot 1909) lingungensis (Elliot 1910) lau- tensis (Elliot 1910) sirhassensis (Elliot 1910) vitiis (Elliot 1910) carimaiae (El- liot 1910; baweanus (Elliot 1910) cupidus (Elliot 1910) agnatus (Elliot 1910) phaeurus (Miller 1903J lapsus (Elliot 1910) lingae (Elliot 1910) impudens (El- liot 1910) bintangensis (Elliot 1909) Dollmani (Elliot 1909).

Una specie minore di philippinensis apoensis (Mearns 1905) in fine Cagayanus (Mearns 1905) siduensis ('Mearns 1905).

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Le caratteristiche dei 6 sottogeneri di Pithecus e il numero delle specie in ciascuno contenute sono:

Inuns Coda corta spessa ; peli piuttosto lunghi 9. specie.

Nemestrinus. Coda ne sotto ne sopra 12 pollici 10. specie.

Vetulus. Coda 12 pollici, ma non lunga quanto la testa e il corpo.

Zati. Peli sul vertice irraggianti da un punto nel centro. 2 specie.

Neocebus. Peli sulla testa non irraggianti da un punto centrale. 5 specie.

Macacus. Coda uguale o raaggiore alia lunghezza di testa e corpo. 26 specie.

II genere Papio ha in T. 4 sottog. :

Papio, Choir opithecus, Hamadryas, Maimon.

II sottog. Papio ha una sola specie vivente con parecchi sino- nimi: cynocephalus (177) che passa al sottog. Papio di E. ; il sino- nimo ibeanus, elevato di grado, passa al sottog. Choir opithecus.

II sg. Choir opithecus ha in T. cinque specie con 4 sottospecie, 3 specie sono abolite da E. 2 passano a Choir opithecus con due sottospecie elevate a specie. Due altre sottospecie elevate a specie passano al sg. Papio.

Sphinx (174) diviene la specie papio ed insiemo alle sottospecie elevate di grado Heuglini e doguera ed a porcarius (178) passa a Choir opithecus.

Olivaceus (175) e Lyddekeri (ill) sono aboliti passando in sinonimia ri- spettivamente di papio suddetto e di cynocephalus. Anubis (176) e abolito, perche la scimraia descritta da F. Cuvier non e stata identificatn con nessnna specie conosciuta. Le sotiospecie pruinosus e Neumanni elevate di grado pas- sano a Papio.

II sottogenere Hamadryas ha in T. due specie, hamadryas (180; e arabi- cus (181) che passano in E. tali quali.

11 sottog. Maimon ha in T. due specie: maimon (182) che carabia il suo norae in sphinx, e lev.copha.eus (183) cho resta inalterato.

E. aggiunge alcune specie nuove che si distribuiscono cosi .

In Choiropithecus : Nigeriae (Elliot (1909), tessellatum (Elliot 1909), furax (Elliot 1907).

In Papio: strepitus (Elliot 1907).

In Hamadryas : Brockmanni (Elliot 1909).

In Mormon: planirostris (Elliot 1909).

Le caratteristiche dei sottogeneri di Papio e il numero delle specie in ciascuno contenute sono :

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Choir opitheeus. Dimensioni grandi: colori scuri: criniera assente: coda non a ciuffo. 9. specie.

Papio. Dimensioni grandi, giubba assente: coda non a ciuffo, 4 specie.

Hamadryas. Spalle e dorso coperti da una criniera lunga sciolta, pesante. Coda a ciuffo. Orecchie nude. 3 specie.

Mormon. Cercini ossei sul rostro : faccia fortemente colorafcn. 3 specie.

Spiegazione delle tavole IV VI.

Tav. IV. Estensione geograflca dei diversi generi di catarrine africane, secondo 1' Elliot. Tav. V. Idem per le catarrine asiatiche.

Tav. VI. 1) Estensione geografica dei diversi sottog. di Lasigopyga. » 2) Idem per Pithecut.

Cosimo Ghekukini, Amministratore-responsabile.

Firenze, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.

Monitors Zoologico Italiano - Anno XXVIII.

PAPIO

THEROPITHECUS

SIMIA

^_+_ _<- CERC0C6BU5 RHIMOSTIGMA

O.OOOOOO IASIOPYGA

_^_ _,. _ MIOPITHE.CUS _c_o— ERYTHROCCBUS ^. „_o C0L0BU5

Fig. 1.

T.-iv. 1V-V.

+ +++ PYGATHR1X

oooooo RHINOPlTHtCUS

D SIMIA5

.^_+_ CMA5ALIS

Fig. 2,

Monitore Zoologico Italiano Anno XXVIII.

Tav. VJ.

ALL0CHR0CE6OS

RHINOSTICTUS

MELANOCEBOS

NEOCE.BUS

CHLOROCEBUS

NONA

INSIGNUTEBOS

POG01MOCEBU5

Fiar. 3.

Fig. 4.

Italiano

(Pubhlicazioni Italiane tii Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Orgatio ufficiale della Unione Zoologica Italiana

UIUKTTO

dai DOTTORI 6IDLI0 GHIAROGI EUGENIO FIGALBI

Prof, di Anatomia uruana Prof. <l: Anatomia comp. e Zoologia

nel H. Istituto di Stndi Super, in Firenze iiolla R. Uiiiversita di Piaa

Ufficio di Direzione ed Ainmiuistrazione: Ixtiluto Atiaf.omico, Firenze.

12 numeri all'anno Abbuonamento annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 9.

Comunicazioni originau: Galaii-iWcsella R., Su alcnni casi di rigenorazione oculare multipla osservati neW'Heliv mazzulli. (Con tav. VII). Cutore G., Rara disposizione di un terzo raolare e di un raolare suppleraentare infe- riori nelfuomo. (Con tav. VIII;. Pag. 129-142.

Unione Zoologica Italiana: Nomenclatura zoologica. Pag. 143-148.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Original] che si pubblicano nel Monilore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

dall'istituto di anatomia comparata e zoologia della r. universita di palermo

Su alcuni casi di rlgenerazione oculare multipia osservati neli' Helix mazzulli

del dott. ROSARIO GALATI-MOSELLA assistente

(Con tav. VII;.

E vietata la riproduzione.

E noto che tagliando ad una lumaca uno dei tentacoli oculari, l'aniuiale dopo un certo tempo, variabile a seconda della specie, ha ll potere di rigenerarne uno nuovo ii quale, per quanto piii pic-

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colo, ha proprio tutte le parti che si possono notare nel tentacolo normale ; cosi in esso si ritrovera non soltanto I'occhio, ma il gan- glio tenfcacolare, l'epitelio olfattivo a cellule alte del bottoncino api- cale e cosi di seguito.

La rigenerazione dell'occhio e stata studiata da diversi autori ; ed io stesso me ne sono occupato prendendo in considerazione par- ticolare lo sviluppo della lente. Ho notato allora (*) che la rigene- razione deirocchio si verifica dopo un tempo non molto lungo spe- cialmente nell' Helix vermiculata nella quale dopo 30-35 giorni si pub ottenere un occhio quasi del tutco completo nelle sue parti ; al contrario ho visto che neW'Helix mazzulli la rigenerazione non soltanto s'inizia molto tardi, ma che per avere un occhio comple- tamente rigenerato bisogna aspettare talvolta an che 3 mesi o piu.

Ora, scopo della presente brevissima nota e quello di far cono- scere alcuni fatti speciali di rigenerazione oculare multipla riscon- trati procisamente neW'Helix mazzulli e che potrebbero presentare altresi qualche interesse d'oidine generate.

Questi casi speciali sono rappresentati o dalla rigenerazione di un occhio doppio o dalla rigenerazione di due occhi ben distinti anziche di uno nello stesso tentacolo.

La neoformazione di due occhi nello stesso tentacolo e stata osservata gia dal Techow (2) neW'Helix orbustorum; l'Aut. pero, a dir la verita, non ha dato a questo fenomeno tutta l'importanza che forse avrebbe meritato. Egli si e limitato a farci conoscere che i due occhi sviluppatisi l'uno indipendentemente dall'altro, acqui- stano le stesse dimensioni ; ad ognuno corrisponde una piegatura dell'epitelio come si pub vedere nella fig. 1.

Ora neW'Helix mazzulli, come si pub dedurre dalle mie osser- vazioni, questo fenomeno della rigenerazione dei due occhi appare essere molto frequente se non costante; come altrettanto irequente e l'altro della rigenerazione di un occhio doppio, il quale si pub considerare in qualche modo come un caso parcicolare del primo.

Nel marzo decorso ho asportato ad alcuni individui della sud- detta specie l'estremita a bottoncino del tentacolo oculare di de- stra, estremita che, com' e noto, contiene degli organi interessanti come I'occhio, il ganglio olfattivo-ottico, l'epitelio olfattivo-tattile. Orbene, in un giorno d'intensa pioggia del mese di ottobre gli ani-

0) R. Gal a t i-Moaull a. O.saervaziono sullo sviluppo e sulla struttura della lente dell'occhio di alcuni Gastcropodi puhnonati. Monit. Zool. Hal. Anno XXVI, N. 4.

(8) G. Techow. Zur Regeneration dee Weichkorpers bei den Gastiopoden. Arch.f. Entw.- merit, for Orgcmtnmn (Houx), Jul. :<l. J'Jli.

r- 131 -

maletti, ohe opportunamente avevo collocati in un ampio recipieute di vetro, si decisero ad uscire dal letago estivo off'rendomi in tal mode l'aspettata occasione di osservare quello che fosse successo nei fcentacoli rautilati.

Ed allora ho potuto constatare che essi tutti avevano rigene- rato la parte perduta con l'operazione, di aspetto quasi completa- mente simile alia normale, ma di minori dimensioni. Inoltre ho no- tato che nei tentacoli rigenerati o s'erano formati due occhi ben distinti o un solo occhio il cui volume era sempre maggiore di quello di ciascuno di quei due.

La ricerca microscopica ha confermato naturalmente l'osserva- zione fatta ad occhio nudo ; mi ha permesso pero di constatare che nei casi in cui semforava di essersi rigenerato un solo e grande oc- chio esso in realta era sempre un occhio doppio.

Si sa, intanto, che in questi Molluschi, sia nei caso dello svi- luppo normale come in quello della rigenerazione, l'occhio si abbozza come un'invaginazione dell'epitelio tentacolare dal quale piu tardi si separa sotto forma di vescicola.

Ed allora possiamo dire che lo sviluppo di due occhi ben di- stinti e dovuto alia formazione di due di tali invaginazioni dell'epi- telio; quando le due invaginazioni s' iniziano contemporaneamente o quasi e a una certa distanza fra loro, si avra come risultato la formazione di due occhi non soltanto ben distinti ma anche molto simili fra loro. Questo caso corrispondente a quello osservato dal Tec how (fig. 1). Quando invece le due invaginazioni si originano l'una dopo l'altra, allora, in un dato mo men to, si potranno osser- vare due occhi vicini fra loro ma non nello stesso stadio di sviluppo. Con altre parole dopo avvenuta la formazione di una prima vesci- cola oculare s'iniziera queli'invaginazione dell'epitelio dalla quale trova la sua origine il secondo occhio: quest' ultimo percio si tro- vera in seguito collocato piu in vicinanza dell'epitelio tentacolare medesimo.

Nella fig. 2 e rappresentato un tale caso. Si sono formati due occhi posti 1'uno vicino all'altro; mentre pero quello posto piu pro- fondamente e un po' piu grande (a sinistra della figura) si presenta completo in tutte le sue parti, essendo provvisto ad es. di una lente perfettamente sviluppata, l'altro, di volume un po' minore, e posto piu all'esterno, piu vicino quindi all'epitelio del tentacolo, non appare egualmente bene sviluppato ; in esso non si e formata an-

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cora una lente, ma si accenna soltanto Y inizio della secrezione da parte delle cellule retiniche pigmentate che, come dissi altra volta, rappresenta il primo stadio di formazione della lente medesima.

Nella fig. 3 invece si possono osservare i due occhi che si sono formati in un tentacolo rigenerato di Helix mazzulli ma che ap- paiono entrambi provvisti di tutte le loro parti. Si noti pero sem- pre la circostanza che 1'occhio posto piu vicino all'epitelio esterno del tentacolo (a destra della figura) ha un volume un po' minore del suo vicino.

Inline pud darsi il caso che le due invaginazioni epiteliali dalle quali si dovrebbero sviluppare due occhi distinti e separati si ab- bozzino non soltanto contemporaneamente o press' a poco, ma an- che fra di loro tanto vicine da essere addirittura Tuna la continua- zione dell'altra; questa circostanza potrebbe avere in seguito come conseguenza l'osservata formazione di un occhio doppio. Se osser- viamo microscopicamente uno di tali occhi (fig. 4) possiamo con- statare che esso e provvisto di due strati retinici ben distinti fra loro e quindi anche di un apparato rifrangente doppio formato prin- cipalmente di due lenti ellissoidali. Esiste pero una sola cornea co- stituita da cellule alte sprovviste di pigmento, dalla cui porzione mediana superiore sembra partirsi una proliferazione cellulare che s'insinua fra le due retine. Quest'ultimo fatto puo esser dovuto alia tendenza da parte delle due invaginazioni oculari iniziali a chiudersi in vescicola ognuna per conto proprio; il che avrebbe come conseguenza, dopo il distacco delle due invaginazioni dell'epi- telio tentacolare, la fusione in una massa cellulare unica delle loro due pareti superiori vicine; al di sopra di questa massa cellulare passera in seguito la cornea (*).

La rigenerazione di due occhi invece di uno o di un occhio doppio che, guardata da un certo punto di vista, potrebb'essere considerata come un caso di anomala rigenerazione, potrebbe d'al- tra parte significare, evoluzionisticamenfee parlando, la tendenza dall'organo visivo rigenerato a presentarsi con caratteri primitivi, atavici ; ma a me sembra piii plausibile di considerarla come l'e- spressione della tendenza alia realizzaziane da parte dell'occhio di un piano di struttura che trova la sua completa affermazione nel- 1'occhio doppio ; e forse nello stesso modo potrebbero spiegarsi i non pochi casi normali di doppia retina descritti da alcuni autori

(') Si noti inoltre elifi il volume di quest' occhio doppio 6 press' a poco doppio di quello di uno dei due' ocfclii dell* fi%. :i : ci6 potrl facilm»nt<» deilniii d»l ruppvtU) frl i loro dn» di»m»iii.

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in molti Molluschi delle varie classi ; cosi il bell'eserapio di retina doppia degli Eteropodi, come nella Pterotrachea, dei Lamellibranchi come nel Pecten jacobaeus. E fra i Gasteropodi pulmonati questa tendenza alia formazione di un occhio doppio non ci 6 forse mera- vigliosamente rivelata dalla struttura doll'occhio di Limax maxi- mics? I lavori di molti naturalisti, come quelli dell'Hen china nn (') e dell'Hesse (2) hanno dimostrato che l'occhio dal Limax maxim us e provvisto di una cornea, di una lente, ma di uno strato retinico sensibile doppio, poiche accanto alia retina principale troviamo una retina accessori.i.

Questa ipotosi verrebbe confortata altresi da alcune osserva- zioni che ho avnto occasione di eseguire studiando l'occhio di Fis- surella nubecula, e che mi riservo di descrivere dettagliatamente in un'altra nota. In alcuni individui di questa specie il fondo oculare appare formato da due retine abbastanza bene distinte mentre esi- ste una sola cornea.

Ed infine questa realizzazione di un occhio doppio si pud di- mostrare, secondo il Radl (3), anche esistente la dove a prima vi- sta non sembra, come nel caso deH'occhio unico della maggior parte dei Gasteropodi. In tal caso un attento esame mostrerebbe che l'oc- chio dei Gasteropodi non tende ad essere di una forma sferica cosi regolare come si potrebbe credere stando ai disegni schematici; ma lo strato sensibile alia luce tende ad esser formato da due sfere cave di differente raggio.

(!) Heucheiu an u. The eyes of Limax max. Science. 5, 1S'J7.

(2) Hesse. Ueber d. Retina d. Gastropodenauges. -- Vefh. d. Dent. zool. (resell. Leipzig. 1002.

(3) E. Radl. Neue Leln-e voiu zontralen Kervensystem. Leipzig, 1912.

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ISTITUTO ANATOMICO DI CATANIA, DIRETTO UAL PROF. R. STADERIMI

G. GUTORE

Rara disposizione di un ferzo molare e di un molare supplemental inferiori nell' uomo

(Gou tav. VJI1).

E vieLivtii la liproclu/.ioiie.

In un cranio uraano preparato di recente in questo Istituto, ho riscontrato un'anomalia dentana che giudico opportuno descri- vere per la sua rarita e per le considerazioni che si possono trarre riguardo alia sua teratogenesi.

II cranio in parola appartenne ad an giovane cuoco, che moii a 26 anni per tubercolosi polmonare. Conobbi quest' individuo e ri- cordo che, diversi raesi prima che venisse a morire, tento suicidarsi. Celibe, visse, speaie negli ultimi anni, tra le sregolatezze di ogn: genere.

Nello scheletro preparato per intero, oltre aU'anomalia dentaria che descrivero in seguito, si notano 4 vertebre lombari, ma in com penso il sacro risulta di 6 vertebre.

II cranio presenta le seguenti caratteristiche:

capacita

lunghezza massima . . . larghezza ...

frontate minima . Cranio cerebrale{ altezza basilo-bregmatica . lunghezza della base cranica circonferenza orizzontale

sagittale . .

trasverso-verticale -

cm.3

1280

cm.

17,2

»

13,7

n

9,2

n

13,0

»

10,4

n

50,0

j;

36,5

n

30,5

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I larghezza facciale = cm. 9,3

bizigomatica ... D 12,4

altezza to tale della faccia . . = 11,8

della faccia superiore . = 7,0

( larghezza = 2,3

Cranio facciale ( I altezza = ,, 5;5

. .- \ altezza = ,, 3,5

orbite j . '

< larghezza = 4,0

palato i lar§hezza = 3'8

( lunghezza == n 5,0

angolo del profilo =70° (prognato)

Indice cefalico* = 79,65 (mesocefalo)

di altezza = 70,5 (ortocefalo)

facciale di Virchow .126

super. = 70 /

zigomatico di Kollmann . = 95 i p p p '

super. . = 50,6 '

nasale . = 41 (leptorrino)

., orbitario = 87 (ipsiconco)

palatino di Virchow = 76 (leptostafilino)

Notansi, nel cranio cerebrale: un lieve grado di plagiocefalia ; un osso worraiano rettangolare, col maggior diametro di 15 ram. disposto trasversalraente, in corrispondenza del lambda ed un wor- miano asterico, irregofermente triangolare, a sinistra.

Mandibola. Altezza del corpo, sulla linea mediana = cm. 3,0

Distanza fra gli angoli n 10,0

Altezza dei rami ,. 5,5

Larghezza = 2,9

Nella regione angolare si distinguono: un processo posteriore ed un processo inferiore; quest'ultimo, raeglio evidente del primo, sporgente in basso ed in fuori, cosparso di rugosita, rappresenta un processo raandibolare di forma pitecoide, piu che lemurinica [Min- gazzini (11)].

L'arcata alveolare della mandibola e iperbolica. Denti. Han no le corone a contatto le une con le altre piu strettamente di quanto non avvenga nella generalita dei soggetti. Nella serie degl'incisivi si osserva che due di essi, il mediale destro ed il laterale sinistro, hanno le corone in retroversione, cioe proiet- tate internamente alia curva dell' areata dentaria, come per insuffi- cienza dello spazio riservato a questo gruppo di denti (fig. la).

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Anche neir areata dentale superiore si ha un segno d' insuffi- cienza dello spazio riservato agl'mcisivi per lo spostamento del- l'incisivo lateraie riestro al di dietro deli'arcata dentaria.

A destra, il molare inferiore maiica, ma dai caratteri dell'al- veolo corrispondente si pud ritenere che esso abbia avuto forma, volume e disposizione normali.

I denti anomali meritevoli di particolareggiata descrizione si trovano a sinistra, nel gruppo dei rnolari inferiofi. In questo lato, lo spazio tra il molare ed il margine anteriore del ramo mandi- bolare e occupato, come dimostra la fig. la, da due corone dentarie, una mediale ed una lateraie, for temente addossate i'una contro l'al tra, ed anomale tanto nella forma quanto nella disposizione; esse appartengono a due molari anomali, uno mediale, che, per diverse ragioni le quali esporro in seguito, e da ritenere come 3" molare, ed uno lateraie, piu piccolo, anomalo anch'esso, che e un molare supplementary

La corona del molare termina con una superficie disposta quasi verticalmente, rivolta verso l'esterno ed in avanti, provvista di quattro cuspidi, delle quali le due che stanno piu in basso sono poco apprezzabili perche fortemente a contatto con la corona del molare supplementare.

Per questa anomala disposizione, la superficie convessa della corona viene a trovarsi in gran parte libera e rivolta in alto, men- tre il segmento inferiore di essa rimane accolto in una corrispon- dente escavazione a doccia del margine alveolare.

La radice di questo molare, oltre a presentarsi contorta sul suo asse principale, come dimostra l'andamento dei due solchi che la percorrono secondo la lunghezza, descrive una curva con la con- cavita rivolta in basso ed in dietro e risulta di due branche in gran parte fuse, in maniera da presentarsi bifida solo per pochi millimetri verso Testremita (fig. 2a). Delle due porzioni libere delle branche, Tuna, piu piccola, di forma conica, e allogata in una log- getta che, in continuazione con la cavita alveolare, trovasi in pros- simita della superficie mediale del ramo mandibolare ; l'altra, piu robusta, ad estremita arrotondata e poco piu sviluppata in lunghezza, e allogata in altra loggetta ossea sita anch'essa in prossimita della superficie interna mandibolare, poco piu in basso della prima. Cia- scuna delle due estremita libere della radice e provvista del rispet* tivo foraine di apertura del canale radicolare.

Da quanto s' e detto riguardo alia disposizione della corona daj una parte e deU'estremita della radice dall'altra, si potra intendere

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come questo molare si trovasse orientato obbliquamente dall'alto in basso, dall'esterao verso 1' interno ed un po'dall'avanti all' indietro.

La radice, nel descriverela curva dianzi accennata, si affaccia in due punti, con la sua parte piu convessa, alia superftcie interna del raino mandibolare, attraverso ad un forellino ovoidale che trovasi lungo il solco milo-joideo, a 14 mm. di distanza dal forame mandi- bolare, e abtraverso ad altro foro piu ampio, die trovasi 3 mm. piu in avanti del prime, lungo la linea milo-joidea (tig. 4a). Neile aree radicolari che rimangono cosi alio scoperto non esistono forami di apertura della cavita dentaria.

II dente che si presenta cosi anomalo per la direzmne, per i rapporti e per la forma della sua radice, lascia distinguere quasi tutte le caratteristiche di un molare, ha un peso inferiore a quelle del molare (') e trovasi spostato verso V interno del margine alveolare come appunto in raoiti altri casi, descritti da vari Autori, e stato rinvenuto il molare.

Per tutte queste ragioni, io credo che il dente fin qui descritto si debba ritenere come un molare anomalo.

L'altro dente anomalo, posto lateralmente, e un molare supple- mental secondo i concetti di Broca (3) e di Hollander, e meno voluminoso del molare e la sua corona termina con la superficie rivolta verso la cavita orale, incuneata tra la parte piu. alia della radice del molare in avanti e l'estremita libera della corona del molare in dietro.

Questi rapporti sono evidenti nella fig. la, la quale inolfcre di- mostra l'orientamento in basso, in dietro e verso l'esterno del dente supplemental^, la cui radice, con la estremita libera, sporge, come dimostra anche la fig. 5a, sulia faccia laterale della mandibola, al confine tra il corpo ed il raino mandibolare, attraverso un orifizio irregolarmente rotondeggiante, che ha il diametro di circa 6 mm.

11 decorso anomalo della radice in prossimita del margine al- veolare fa si che il labbro antero-laterale del margine anteriore del raino mandibolare si sollevi a guisa di ponte osseo sulla radice in parola prima di continuarsi nel labbro laterale del solco buccinatorio. Per la stessa causa, la parte piu bassa della fovea coronoidea (Wal- deyer) e sostituita da una ben manifesta rilevatezza. 11 lembo alveolare retrodentale [Bertelli (-2)3 e slargato piu del consueto e poco nettamente delimitato sui lati, specie verso l'esterno dove il

(') II molare sinistro e luugo mm. 23, ha i cuspidi, due radici e pesa, gr. 2.50. II > mo- lare anomalo t; lungo, in senso rettilineo, mm. 18 ; seguendo la sua curva. mm. 24 e pesa gr. 1,75.

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sno labbro laterale, per la presenza del dente supplemental, non si mostra in continuazione col labbro corrispondente del margine alveolare. Questo dente supplemental^, isolato (fig. 3a), presentasi tozzo, lungo 12 mm. e pesa gr. 1,10. La sua corona non ha la forma conoide che suole riscontrarsi in molti denti soprannumerari come ricomparsa del tipo fondamentale del dente ; essa presenta invece una cresta che separa due piani inclinati corrispondenti alle superfici di contatto di questo dente col molare da una parte e col molare anomalo dali'altra.

La radice, lunga 8 mm., ha forma cilindroide e solo nel tratto che sporge dalla faccia laterale della mandibola e percorsa da tre solchi superficiali che convergono nel centro dell'estremita libera, la quale rimane percio divisa in tre piccole aree convesse. Quando si considera il dente in sito, una di queste aree e superiore e delle due inferiori, una e anteriore ed una posteriore. Con attento esame si riesce ad osservare due forellini, uno lungo il solco decorrente tra l'area convessa superiore e quella infero-posteriore e l'altro lungo il solco che separa le due aree convesse inferiori. Entrambi questi forellini rappresentano le aperture dei canali radicolari. Si deve dun- que ritenere che attraverso la porzione di radice sporgente sulla faccia laterale della mandibola i vasi ed i nervi raggiungessero la cavita di questo dente.

Ho accennato alia rariia di questa disposizione dentaria e che sia cosi viene dimostrato, fra l'altro, dal fatto che non solo nelle diverse monografie consultate, ma anche nel Trattato delle anoma- lie del sistema dentario del Magitot (9), che rimane tuttora il piii completo ed esteso del genere, nessun altro caso uguale o somi- gliante ho trovato descritto.

L'aumento numerico dei denti, ritenuto generalmente come va- riazione reversiva, e stato riscontrato con una certa frequejiza e non sarebbe opportuno enumerarne ora le diverse modalita ed i singoli casi.

Mi basta far notare prima di tutto che il caso da me ora de- sciitto corrobora 1'asserzione del Meckel (10) che le anomalie in genere hanno una singolare predilezione per il lato sinistro, asset' zione che riguardo al sistema dentario risulta confermata anche dalle ricerche dell'Amadei (1), e da quelle eseguite nell' Juvenile Asylum di New York da Hrdlicka (7).

II mio caso contribuisce a confermare inoltre la maggiore fre- quenza, gia stata notata, delle variazioni numeriche dei denti nel sesso maschile.

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Nella mandibola sono relativamente rare le anomalie dentarie; e stato appunto osservato che esse sono piu comuni nell' areata dentaria superiore [Magitot, Giuria (6), Gaillard e Nogue(4)] e cio e stato messo in rapporfco col fatfco che in alcune specie di mammiferi il numero dei denti e normalmente piu elevato nell'ar- cata superiore che nell'inferiore. Secondo il Giuria, il maggior nu- mero di ca9i di aumento numerico dei denti nel mascellare supe- riore rispetto all'inferiore si pud esprimere col rapporto di 6,7 ad 1 e, per i raolari, col rapporto di 14 ad 1.

In quanto ai gruppi di denti piu frequentemente sede di ano- malie numeriche va ricordata la legge sulla variabilita teratologica riguardo agli organi multipli, legge cosi formulata dais. Goeffroy Saint-Hilaire (5): le variazioni numeriche degli organi sono tanto piu frequenti e tanto meno gravi quanto piu gli organi sono dispo- sti in serie numerose e viceversa. Questa legge si puo applicare anche al sistema dentario, dove le anomalie numeriche si riscon- trano con maggiore frequenza nei denti piu numerosi, cioe negl'in- cisivi e nei molari, ma, a giudicare dai dati forniti dalla letteratura suH'argomento, la frequenza deve ritenersi maggiore nella regione degi'incisivi.

Venendo ora a considerare le anomalie che colpiscono piu spesso il dente della sapienza, troviamo segnalati per questo molare nu- merosi casi di anomalie di direzione (Magitot, Kirk (8), Tomes, Forget): talvolta esso trovasi obbliquo in avanti, tal altra oriz- zontalmente disposto nello spessore della mandibola o sul bordo al- veolare. Molto interessante e un caso descritto da J. Tomes e ripor- tato dal Magitot (tav. XIII, fig. 9), nel quale il molare inferiore destro trovavasi a dirittura capovolto, con la radice in alto verso la cavita boccale, sporgente dal bordo alveolare. La causa costante delle anomalie di direzione deH'ultimo molare inferiore sarebbe, se- condo il Magitot, rinsufficiente spazio che trova questo dente, nel momento della sua emergenza, tra il molare e la base del ramo mandibolare.

Nel caso in esame, l'insufncienza dello spazio pare colpisca tutta l'arcata alveolare, come viene dimostrato dallo straordinario avvicinamento di tutti i denti e dalla retruversione di due incisivi. Non occorre dire che quest'insufffcienza dell'arcata alveolare non puo valutarsi in senso assoluto ma in relazione al volume dei denti, tanto variabile, ch'essa deve accogliere. Difatti nel caso in esame, l'arcata alveolare inferiore ha la lunghezza di centm. 13,4, mentre la media ottenuta misurando l'arcata alveolare in 25 crani di adulti,

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con formula dentaria normale, mi e risultata dfi centim. 13,9 ; la differenza, come si vede, e pressoche traseurabile.

Le anomalie di direzione del molare, a giudicare dai casi che finora sono stati descritti, non si accompagnano di soli to ad anomalie di forma di qnesto dente, mentre nel caso che costituisce argomento di questa nota, il molare presentasi anomalo, oltre che per la sua direzione, anehe "per la curva presentata dalla sua radice. Siamo dunque di fronte ad un' anomalia abbastanza com- plessa che, come vedremo in seguito. pud trovare una spiegazione del suo meccanismo di formazione nei rapporti che questo 3J mo- lare aveva contralto col molare supplementare, contro il quale pog- giava la sua corona.

Quanto ai molari supplemental, nahno fafcto osservare tanto il Magitot quanto il Giuria, che essi si impiantano sia dietro la serie normale in continuazione della direzione di essa, sia in fuori dell'arcata dentaria, mai in dentro. L'osservazione del Turner (12), citata dal Giuria, dimostra lnvece che e possibile rinvenire un dente soprannumerario (nel mascellare superiore) all'indentro del- rinterstizio che e tra il primo ed il secondo molare.

I molari soprannumerari che stanno sul bordo esterno dell'ar- cata dentaria ordinariamente sono situati in prossimita dell' inter- stizio esistente fra i due ultimi molari. I casi illnstrati dal Magi- tot (Tav. V) dimostrano che si tratta sempre di denti impiantati verticalmente. Nel caso da me osservato, il dente supplementare e disposto invece obliquamente in dietro, in basso e verso l'esterno, con l'estremita della radice, dove si aprono due canali radicolari, sporgente sulla superficie laterale della mandibola.

Tale disposizione e la mancanza di altri forami nel tratto di radice che trovasi a contatto col margine alveolare fanno pen- sare aH'andamento insolito che dovettero tenere i vasi ed i nervi destinati a questo dente.

Ora ci domandiamo :

Quale la causa di questa eccezionale direzione tanto del mo- lare quanto del molare supplementare?

Lo sviluppo di denti soprannumerari in genere puo trovare una interpetrazione nelle conoscenze embriologiche possedute. E noto infatti che, costituitosi l'organo dello smalto, la parte iniziale della cresta dentaria e quel tratto di essa che prendi' il nome di collo dell'organo dello smalto vengono attraversate da connettivo e si risolvono in isole epiteliali. Secondo ' Koll ma n n , queste isole potrebbero proliferare, inviare prolungamenti in diverse direzioni e

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dare origine a nuovi organi dello smalto e ad altrettanfci denti in soprano umero.

Per i molari puo av venire che la cresta dentaria si prolunghi oltre l'abbozzo del molare e dia origine all'abbozzo di un mo- lare.

Vediamo di riferire queste nozioni al caso in esatne.

II molare, o per l'insufficiente spazio tra il molare ed il ramo mandibolare o per altre cause che non e possibile precisare, si sara sviluppato con direzione auomala, cioe, come spesse volte e stato osservato, fortemente inclinato in avanti e ad un dato mo- mento la sua corona si sara trovata addossata dapprima al con- torno ed in seguito alia superficie cuspidata del molare supplemen- tal^. Trattandosi di superfici rese irregolari dalla presenza delle cu- spidi, si saranno stabiliti tra di esse rapporti speciali come press' a poco in sistemi di ruote dentate con i denti imboccantisi reciproca- mente.In tali condizioni, 1'accrescimento in lunghezza dei due denti venuti a contatto con una delle estremita avra potuto provocare un limitato movimento rotatorio delle estremita a contatto (corone) ed una divergenza gradatamente crescente delle estremita opposte (radici), le quali trovandosi in mezzo a tessuto osseo avranno do- vuto assumere delle curve anormali, come vediamo per la radice del molare, usurare il tessuto osseo e rendersi sporgenti alia superficie libera di esso, come dimostrano, in grado vario, le radici di entrambi i denti anomali. In conseguenza, i vasi ed i nervi de- stinati alia polpa del molare supplemental avranno dovuto allun- garsi ed assumere un andamento anomalo per poter seguire l'estre- mita libera della radice spostatasi al di fuori del tessuto osseo.

Si trabta di una semplice ipotesi la quale, fondata sulle cono- scenze delle piu frequenti anomalie di direzione del molare e sulle nozioni embriologiche relative all'origine di un molare in forma di dente supplemental^, tende ad interpetrare il meccanismo di formazione di un' anomalia dentaria tanto complessa quanto rara.

JBibliografia

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e VEtnologia, Vol. XI. Firenze, 1881.

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tomia e di Embriologia, Vol. XIII. Firenze, 1914.

3. Br oca. Instructions generates pour les reeherches anthropologiqnes a faire sur le vivant.

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- 142 -

4. Gail lard et Uogn^. Traits de Stomatologie II. /. B. Bailliere et jils ed. Paris. i910.

5. Geoff roy Saint-Hilaire Is. Anomalies de l'organisation. T. I, 1832 (cit. dal Ma-

gitot).

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G. Masson. ed. Paris. 1877.

10. Meckel G. F. Manuale d' Anat. gen. descr. e patol. T. I.

11. Mingazzini G. Sul significato morfologieo del processus rami mayidibularis uell'uoino (Apo fisi lemurinica di Albrecht). Arch, per V Antropologia e VEtnologia, Vol. XXII. Firenze, 189'?.

12. Turner "W. A pair of supernumerary teeht in the molar region. Journal of Anatomy and Physiology, Vol. XX YI. (cit. dal Giuria).

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UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA

SEGRETERIA

GOMMISSIONE DI NOMENCLATLRA ZOOLOGICA. (Circolare N. 5) (').

II prof. G. Wardell Stiles, segretario della Commissione internazionale di Nomenclature Zooiogica, trasmette le seguenti comunicazioni perclie, a norma dei deliberati del Congresso internazionale di Zoologia di Monaco (1913), sieno inserite nel « Monitor e Zoologico ».

Tredicesima serie di nomi generiei (di Linneo, 1758) in esame per la cora- pilazione deU'elenco ufficiale dei nomi zoologici.

Con la presente si da notizia ai cultori di Zoologia delle seguenti serie di trenta nomi generiei di varii gruppi di animali ricavati di Linneo 1758a, e sot- toposta alia Commissione Internazionale di Nomenclatara per essere iscritti nel- l'elenco ufficiale dei nomi zoologici deliberato dal Congresso internazionale di Zoologia teuutosi in Graz nel 1910.

Abbreviazioni. AfBTEIN, 1915a APSTELN, 1915, « Nomina conservanda » etc.

Sitzungsber. Gesellsch. Naturf. Fr, Berlin, Mad pp. 119-202.

* ' „„,„ > Jordan & Kverman.v. Fishes of North a Middle America, 1896 aud 189(5. •I & E- 1898b '

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1'ai.mek, 1904a T. S. Palmer, Index Generum Maiunialium, 1914.

Art. Articolo, Regole internazionale di Nomenclature zooiogica.

Opin. Opinion N.° (— Parere) ilella Commissions internazionale di Nomenclatara

Zooiogica.

Mt. Monotipo (Art. :Wc).

Tod. Ti[io per desigmtziono originate (Art. 30g).

Tsd. Tipo per suasegueute deeignazione (Art. 30a, b, ed Upin. N." 7).

PROTOZOA

Volvox Linn., 1758a, 646, 820, Tsd. globator Linn., 1758a, 820. Art. 30 ft, ti, t, uso comune, Ap stein 1915a, 121.

VERMES

Hiruclo Linn., 1758a, 649, Tsd. inedidnaMs Linn., 1758a, 649. Acqua dolce, of. Ap stein, 1915a, 140.

0) Per le circolari precedeuti N. 1, 2, 3 »' 4 r. Monit. Z. Hal., An. -Jo, />. 74 e 174, An. 26, p. 161, An. 28, p. 25.

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Lumbricus Linn., 1758a, 647, Tsd. terrestHs Linn., 1758a, 647; Terra; cf. Apstein, 1915a, 138.

MOLLUSCA

Doris Linn. 1758a, 653, Mt. verrucosa Linn., 1758a, 653, Oceano; cf. Apstein 1915a, 183.

PISCES

Ammodytes Linn., 1758a, 247, lit. tobianus Linn., 1758a, 247, Europa; cf. Apstein 1915a, 186; J. & E. 1896a, 832.

Anarhichas Linn., 1758a, 247, Mt. lupus Linn., 1758a, 247, Mar del Nord, Inghillerra: cf. Apstein, 1915a. 187, (Annarhichas) ; J. & E., 1898b, 2447.

Atherina Linn., 1758a, 315, Mt. hepseius Linn., 1758a, 315, Medi- terraneo; cf. Apstein 1915a, 187.

Fisittlm-ia Linn., 1758a, 312, Hit. (abac-aria Linn., 1758a, 312, Ame- rica; cf. Apstein 1915a, 188; J. & E. 1896a, 756.

Mugil Linn., 1758a, 316. Mt. cephalvs Linn., 1758a, 316, Europa; cf. Apstein 1915a, 188; J. & E., 1896, 812.

Myocine Linn.. 1758a, 650, Mt. ghdinosa Linn., 1758a, 650, Oceano ; cf. Apstein 1915a, 188; J. & E., 1896a, 7.

Trachinus Linn., 1758b, 250, lit. draco Linn., 1758a, 250, Oceano settentrionale; cf. Apstein, 1915a, 190.

Uranoscopus Linn., 1758a, 250, lit. scabcr Linn., 1758a, 250, Me- diterraneo; cf. Apstein 1915a, 190.

Xiphias Linn., 1758a, 248, Mt. gladius Linn., 1758a, 248, Europa; cf. Apstein 1915a, 190; J. & E., 1896a, 894.

REPTILIA

Draco Linn., 1758a, 199, Mt. rolans Linn., 1758a, 199, India, A- frica; cf. Apstein, 1915a, 193.

MAMMALIA

Balaena, Linn., 1758a, 75, Tsd. rmjsticetus Linn., 1758a, 75 Groen- landia; cf. Palmer, 1904a, 131, Oceano Artico ed Atlantico; Apstein, 1915a, 198.

Bos Linn., 1758a, 71. Tsd. taurus Linn.. 1758a. 71; cf. Palmer 1904a, 14(); Apstein, 1915a, 198.

Castor Linn., 1758a, 58, Tsd. fiber Linn., 1758a. 58, Europa, Asia, America; cf. Palmer, 1904a, 162, Eurasia, Apstein, 1915a, 199,

Delphinus Linn., 1758a, 77, Tsd. delphis Linn., 1758a, 77, Oceano Europeo; cf. Palmer, 1904a, 221, Oceano Atlantico; Apstein, 1915a, 199.

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Elephas Linn., 1758a, 33, Jit. m.##tfmws Linn.. 1758a, 33, Ceylon: fc Palmer, 1904a, 855; Apstein, 1915a. 19&

I-)//n/\ I ass., 1758a, 7iJ, Tsrt. cabaltus Linn.. 1758a, 78. Europa: 0f. Palmer, 1904a, 208, Eurasia; Apstein, 1915a, 199.

Erinaceus Linn., 1758a, 52, Jit. niropaeus Linn., 1758a, 52, Europa; cf. Palmer, 1904a, 209; Apstein, 1915a, 199.

Hippopotamus Linn., 1758a, 74, Tsd. amphibius Linn., 1758a, 74. Nilo; cf. Palmer, 1904a, 320; Apstein, 1915a, 200.

HystriO) Linn., 1758a, 50. Tsd. eristata Linn., 1758a, 50, Asia ; cf* Palmer, 1904a, 345, Asia ed Africa; Apstein, 1915a, 200.

Monodon Linn., 1758a, 75, Jit. monoceros Linn., 1758a, 75, Oceano settentrionale di America e di Europa; cf. Palmer, 1904a. 431, Oceano A rtico ; Apstein, 1915a, 200.

Moschus Linn., 1758a. 00. Mt. moschiferus Linn., 1758a. 00, Tar- taria verso la Cnina; cf. Palmer, 1904a, 433, Tartaria; Apstein, 1915a, 200.

Oris Linn., 1758a, 70, Tsd. aries Linn., 1758a, 70; cf. Palmer, 1904a, 490, Eurasia; Apstein, 1915a, 201.

Phoca Linn., 1758a, 37. Tsd. vitulina Linn., 1758a, 38, Mari d' eu- ropa; cf. Palmer, 1904a, 532, Oceano Atlantico; Apstein, 1915a, 201.

Sus Linn., 1758a, 49, Tsd. scrofa Linn. 1758a, 49, S. Europa; cf. Palmer, 1904a, 053; Apstein, 1915a, 201.

Talpa Linn., 1758a, 52, Tsd. europdea Linn., 1758a, 52, Europa; cf. Palmer. 1904a, 659; Apstein, 1915a, 201.

Urstis Linn., 1758a, 47, Tsd. drctos Linn., 1758a, 47, Europa-Nord ; cf. Palmer, 1904a, 703; Apstein, 1915a, 202.

Si richiama 1'attenzione sul fat to che i nomi innanzi elencati sono dal punto di vista della Nomenclatura, corretti e validi. Essi sono tutti di uso comune e datano da Linneq (1758a): possono, quiridi, essere con- servati come nomi piii antichi.

Questi nomi generici sono pure inseriti nell' elenco dei « Nomina tonservanda » proposlo da Apstein (1915).

II segretario ritiene che i detti nomi sieno conformi alle regole in- ternazionali di Nomenclatura; jjer conseguenza possono essere adottati senz'altro in base alle dette regole.

I tipi proposti in questo elenco sono quelli accettati da Apstein.

I tipi per i generi di Mammiferi corrispondono a quelli di Palmer (1904, Index generum Mammalium). I generi di pesci compresi nello elenco sono tutti Monotipi e concordano con i dati forniti da Jourdan ed Evermann (Fishes of North and Middle America) nei casi da essi ci. tati.

Si prega di esaminare questi nomi ed esprimere la propria opinione in proposito apponendo: un X (*js. X EqHns) avanti ai nomi per i quali

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non si fanno riserve e se ne approva percio 1' inserzione nell'elenco uf- ficiale; ovvero cancellando, con una lineetta, il nome (es. Equus) di quelli per i quali si dissente circa la loro inserzione nell'Elenco.

In caso di osservazioni o di riserve si prega di esporre le ragioni addotte, corredandole da dati accompagnati da complete indicazioni biblio- grafiche.

Se questo olenco non portera indicazioni in favore o contro la iscri- zione del nomi nell' « Elenco Ufficiale » si riterra che il firmatario non ha opinioni in proposito ed e indifferente alia iscrizione o meno dei so- pradetti nomi nell'Elenco.

Si prega di rimandare questo elenco firmato non oltre il 31 otto- bre 1910. Se vi saranno obbiezioni sn singoli nomi questi verranno sot- toposti al parere tecnico dei Comitati consultivi per i singoli gruppi. I nomi che non daranno luogo ad osservazioni saranno inviati ai membri della Commissione Internazionale per il voto definitive.

Prof. C. W. Stiles

Segretario della Commissione Internazionale di Nomenclatura Zoologiea.

Contemporaneamente alia pubblicazione della presenle circolare per cura della Commissione di Nomenclatura Zoologiea della V. Z. I. e state distribuito al maggior numero possibile di zoologi italiani (e particolar- mente agli specialisti del gruppo zoologico al quale i suddetti nomi si riferiscono) una copia della sopra elencata serie di nomi generici con preghiera di esaminarli, di esprimere in proposito la propria opinione e di esporre, accompagnandole, nel caso, dalle piu larghe referenze biblio- gratiche, le ragioni addotte per quei nomi per i quali si creda di dovei tare riserve circa la loro iscrizione nell'« Elenco Ufficiale ». Coioro che hanno ricevuto copia deU'Elenco di cui sopra, sono pregati di rispedirlo lirmato al Segretario dell'Unione Zoologiea Italiana perche la nostra com- missione coordini l'opera singola in una relazione collettiva da trasmettersi al prof. Stiles.

II.

Nel X. 7 del .Muni to re Zoologico Anno 21 pag. 1(31 fu inserita la nona serie di nomi generici (Grostacei) in esame per la compilazione dellV Elencp ulliciale » dei nomi dei generi, pregando gli interessati di tar pervenire alia nostra Commissione le eventuali osservazioni e com men ti sopra i nomi suddetti e nel caso di riserve circa la iscrizione di questi nomi generici nell'Elenco suddetto di redigere una particolare relazione critica sulle ragioni che si obiettano.

11 termine utile lissato per la irasmissione al Segretario della Com- missione internazionale era il seltembre 1915. Ora il pro!'. Stiles co-

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mnnica che il termine suddeUo, in considerazione delle odierae contin- genze. e stato prorogato al settembre 1916.

III.

La Commissione inlernazionale di Nomenclatura zoologica ha emessi i seguenti Pareri (Opinions).

Parere (Opinion) 66

I seguenti nomi di Nematodi e Oordiacei sono stati iscritti nel- V « Elenco Ufficiale » dei nomi generici :

Ancyllostoma, Ascaris, DrdCuhcUlits, Gnalostoma, Necator, Stron- gyloules, Trichostrongilus, Gordius e Paragordivs.

Parere (Opinion) 67

I seguenti 102 nomi di Uccelli sono stati iscritti neU'Elenco Ufficiale dei nomi generici: AcrylHum, Aechmophorus , Aegithina, Aegothcles, Aepyomis. Aix, Alauda, Anas, Apaloderma, Aptenodytes, Apteryx, Aramus, Ardea, Astrapia, Asturina, Aulacorhyncfius, Balaeriiceps, Batrachostomus, Brotogeris, Bubo, Burhinus, Cairina, Campephaga, Capito, Cathartes, Centrocercus , Cephalopterus, Ce>-eopst's, Chauna, ChrijsolopJms:, Cicinnurus, Circaetus, Clmnator, Coccyzus, Coereba, Colaptes, Colin ricincla, Coturnix, Crotophaga, Diomedea, Dromas, wctopistes, Egretta, Elanus, Ewrynorhynchus, Eurylaimus, Eurypyga, Fulmarus, Gallinago, Gampsonyx, Goura, Gypaetus, Haematopus, Halicetus, Haliastur, Heliornis, Ibidorhyncha, Jynx, Lanius, Leistes Manucodia, Musophaga, Neophron, Nontornis, Numida, Xyctea, Oedi- cnemus, Opisthocomus, Oriolus, Pachycephala, Pandion, Parolia, Paras, Pezoporus, Phaethon, Pharomachrus, Phoenicopterus, Plata- lea, Platycercus, Polyplectron , Porzana, Psittacus, Psophia, Pteroglos- sus, Pliloris, Rallus, Recurvirostra, Sericulus, Sitta, Sphenorynchus, Spindalis, Strigops, Struthio, Shirnella, Sturnus, Surnia, Syrrhaptes, Tachyphonus, Thamnophilus, Trichoglossus, Uratelornis, Vireo,

IV.

II segretario delta Commissione internazionale di Nomenclatura tra- smette ancora due Circolari riguardanti la questione della specie Tipo del gen. Pleuronectes Linn. 1758a e del genere Spams Linn. 1758a (sulla quale ultima fu gia richiamata l'attenzione degli interes- sati (*)), perche vengano sottoposte all'esame dei zoologi italiani.

(•) V. Monit. Z. I. innanzi cit. p. i6",

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Le questioni che formano oggetto dei sopradotti Pareri (Opinions) 68 e 69 dovranno essere trasmesse alia Gommissione internazionale per il voto definitive

AU'uopo la presidenza della nostra Gommissione ha provveduto a distribuire le dette Gircolari fra gli zoologi italiani e particolarmente agli specialist! in materia,

Nell'interesse degli zoologi italiani si da corso alle sopradette co« municazioni e notizie, della Gommissione internazionale di Nomenclatura invitando particolarmente gli interessati alle questioni alle quali esse si riferiscono di voler inviare le proprie osservazioni e le proposte che cre- deranno del caso, alia nostra Gommissione perche possa raccoglierie, coordinarle e trasmetterle al prof. Stiles. Napoli, 30 giugno 1916.

Prof. Fk. Sav. Monticelli. Seir'etario deir I'. Z.I.

Gosimo Cherubim, Amministratore-responsabile.

Firenze, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.

loniiorc Zoologico Italiano. Anno XXV III.

Tav. VII.

Fig. 4

Arti Fotomeccaniche - Firenze

Monitore Zoologico Ituliano. Anno XXVIII.

Tav. VIII.

Fig. I

Fig. 4

Fig- 3

Fig. 5

Am lotomecianuhe - Firenze

lonitore Zoolosico

(Pubblioazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo ufficiale della Unione Zoologica italiana

D1RKTTO DAI DOTTORI

GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI

Prof. <li Auatomi'a uiiiana Prof. <li Anatomia coiup. e Zoologia

nel It. Istituto di Stndi Swpt'f. in Firenze nella Ii. Lhiiveisita <li Pisa

Ufficio iii Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze.

12 numeri all'anno Abbuonamento annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 10.

Comunicazioni originali: Staderini R., Notevole fascio di fibre nervose, che dal ehiasma ottico si prolunga nella lamina terminale. (Nota preventiva). (Con 1 rigura). Emery C, II sistema nervoso considerato come criterio diffe- renziale tra Metazoi e Protozoi. Pag. 149-152.

Necrologio: Lorenzo Gamerano. Pag. 153-155.

Ghigi A., Repertorio di specie nuove di animali trovate in Italia e descritte nell'anno 1914. Pag. 156-168.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitor e Zoologico Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI CATANIA

Notevole fascio di fibre nervose, che dal ehiasma ottico si prolunga nella lamina terminale

NOTA PREVENTIVA DEL PROP. R. STADERINI

(Con 1 figura).

E vietata la riproduzione.

L'osame istoiogico di una sezione sagittale del ehiasma ottico, colorato col metodo classico del Weigert, mi ha costantemente rivelata l'esistenza di un fascio di fibre nervose, il quale muovendo

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dal contorno anteriore del chiasma ed incurvandosi in alto e in- dietro, penetra e decorre nello spessore della lamina terminale.

Tale reperto costante ho ottenuto preparando e sezionando in serie il chiasma di varii equidi adulti, quali il cavallo, il mulo, l'asino.

II suaccennato fascio nervoso e composto di fibre midollate le quali, a quanto dimostrano le sezioni sagittali, sono una diretta continuazione sia di quelle che si trovano a comporre la porzione centrale del chiasma, sia di quelle che son situate alia superficie dorsale e ventrale. Un' occhiata alia figura seguente servira a daro idea di tale complesso di fibre, che riunendosi vanno a formare il fascio nervoso della lamina terminale.

cp f

Fig. 1. Equus annus. Sezione sagittate del chiasma ottico. Ingrand. tyj. Indicazioni : I t lamina terminale, o fascio nervoso dccorrente nella lamina terminale, c a fibre anteriori del chiasma, c. p. fibre posteriori del chiasma, / fibre central! del chiasma, 1, 2, 3 vari ordini di fibre concorrenti alia fonnaaione del fascio nervoso o. - (X. B. La Jigwa produce nel suo insieme particolantA di struttura relative a piu d'una sezione).

E oggi generalmente ammesso, come fatto ben certo e dimo- strato, che tra lamina terminale e chiasma ottico non vi sia scam- bio alcuno di fibre nervose (1). Onde il reperto istologico di cui tengo

(i) Di qualche breve acceuno che si fece in passato a fibre nervose congitangenti la lamina ter-

Sinale al chiasma verra detto a suo tempo.

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parola assume una particolare importanza, sia per i dati piu com- pleti ed esatti che fornisce infcorno alia struttura delle parti soprad- dette, sia per le induzioni di ordine fisiologico che permette di fare. In vista di cio mi sono indotto a pubblicare questa nota preventiva, riserbandomi di svolgere l'argomento con maggiore ampiezza nel la- voro che spero poter completare tra non molto.

Intanto, giacche mi si presenta l'occasione, aggiungero che sem- pre stando ai miei preparati la commessura del Meynert non e, come generalmente si afferma, estranea al sistema delle fibre ot- tiche, ma e parte costitutiva del chiasma e dei tratti ottici.

II sistema nervoso considerato come criterio differenziale tra Metazoi e Protozoi

Nota di CARLO EMERY

£ vietata la riproduzione.

Nel 1911, ho pubblicato in questo giornale un quadro delle relazioni tra i Protozoi e i Metazoi (1). Ho mostrato allora che vi sono diversi gruppi i quali conducono dai Protisti ai Metazoi. Tali sono, nel mio quadro, gli animali che ho compresi nello " Stadio intermedio „, caratterizzato dal differenziamento delle cellule ger- minali e somatiche (Volvox, Proterospongia) e nei " Metazoi pri- mitivi „, distinti dal differenziamento delle cellule somatiche le une dalle altre (Poriferi, Mesozoi, Neosporidii).

Dunque, secondo quanto io scrivevo allora, i Mesozoi ed i Neo- sporidii erano da considerarsi come Metazoi, alio stesso titolo che i Poriferi. Questo sostengo anche ora, in quanto all'equivalenza del grado di differenziamento di questi tre tipi. Ma in quanto all'asse- rire che siano veramente Metazoi, e un' altra questione. Pero, in ogni caso, o sono'tutti e tre Metazoi, o non lo sono.

Kipensando a queste cose, mi e parso, che la differenza, la quale pud essere stabilita negli animali, dall'essere forniti o no di sistema nervoso, fosse piu importante, sia dal riguardo morfologico, sia

(1) Alcune liflessioni aulla classificazione zoologica; Monit. Zool. Ital., Anno 22, n. 9, 1911; p. 231,

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dal riguardo fisiologico, che il differenziamento delle cellule genninali dalle somatiche, e di queste ultime tra loro. Che, per conseguenza, sarebbe opportune definire i Metazoi come animali forniti di siste- ma nervoso, ed i Protozoi come privi di questo sistema. Quindi i Poriferi, Mesozoi e Neosporidii verrebbero riguardati come Pro- tozoi.

II differenziamento delle cellule germinali dalle somatiche ha dovuto compiersi, non una volta sola, ma ripetutamente negli or- ganismi animali e vegetali. Cosi anche il processo di gastrulazione, che certamente non e omologo nei Mesozoi, nei Parazoi (Poriferi) e negli Enterozoi.

Invece, sono convinto che il differenziamento degli elementi nervosi si sia avverato una volta sola, negli animali che conosciamo, cioe nei ceppo, ancora indiviso, degli Enterozoi, che ha poi dato ori- gine alle due stirpi dei Perineuri (Cnidarii) e degli Epineuri (Cteno- fori e Bilaterali).

Adottando il criterio usuale della gastrulazione e dell'eteroge- neita delle cellule somatiche, i Metazoi sarebbero soltanto uno sta- dio di differenziamento degli animali, ma non un gruppo naturale.

Adottando invece l'esistenza del sistema nervoso, come criterio differenziale, i Metazoi, equivalenti agli Enterozoi del Lankester, sarebbero un gruppo naturale, cioe monofiletico. I Parazoi, coi Me- sozoi ed i Neosporidii, rientrerebbero nei Protozoi.

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Lorenzo Camerano

II 22 del passato novembre 1917 segno uh grave lutto por la Zoologia col- 1' irreparabile perdita del prof. Lorenzo Camerano, chelated a fama di dotto nella scienza da lni predilotta e nuraei'ose serio di scriUti, dfihostranti una attivita pro- digiosa spiegata per lungliissimi anni (1878-1917); attivita speeialmente dedicata alio studio degli aniraali ed agii Istituti di Zoologia e di Anatomia comparata dell' Universita di Torino, chc diresse per oltre un ventennio.

L. Camerano nacque il 9 aprile 1856 in Biella, da Angelo, di antica fami- glia astigiana, e da Angiolina Bagnosacco. Percorse gli studii inleriori, parte a Bologna ed inline a Torino. Qui dal Liceo passo air Universita, dedicandosi alio scienze naturali, per le quali ebbe spiccata predilezione. Consegui la Laurea nel giugno 1878, ed essendo gia in buon concetto a Michele Lessona, fu subito nomi- nato assistente alia Cattedra di Zoologia e di Anatomia comparata, iniziando cosi la sua camera scientiiiea e didattica in quel Museo turinese, che non lascio, se non per pochi raesi, nel 1889, onde recarsi all'Universita di Cagliari, ove era stato nominato professore di Zoologia o di Anatomia comparata.

Artista per natura, il Camerano colli vu da giovinetto la musica, ma piu attivamente si dedico alia pittura, frequentando in Torino l'Accademia Albertina (1871-73), ove fu prediletto da Antonio Fontanesi e vi consegui anche Menzioui onorevoli.

Appassionato dell' arte pittorica e non meno della Zoologia, ebbe egli sem- prc grande attrazione per la montagna ed in gioventu, fra il 1879 (1) ed il 1889, i'eee molte e notevoli gite alpine, speeialmente oelPOssolano, spingendosi a vette .permesse soltanto a forti alpinisti ed all'Estero compiendo escursioni svariate, fra le quali citero quella sui monti della Cabilia ed inoltrandosi all'Oasi di Biskra. Cio gli valse di essere tenuto in molta considerazione dal Club Apino e ne di- .venne beneraerito tanto, da essere chiaraato ad occupare varie cariche lino alia Presidenza ed avere l'onore di presiedere alia solenne commemorazione che quel Sodalizio tenne in occasione del compimento del suo cinquantennio (1863-1913; di splendida vita.

Ben presto, dopo la Laurea, in merito ai suoi lavori, ebbe la nomina a 1 Dottore aggregato alia facolta di scienze o pote impartire corsi Iiberi, prima di Osteologia e poi di Entomologia agraria (1880-1883). Per varii anni insegno nelle scuole medic, ai Licei torinesi e cio avanti la sua andata all' Universita di Ca- gliari, donde ritorno a Torino per 1' insegnamento dell' anat. comparata. In se- guito alia morte di Michele Lessona (1894) il Camerano fu incaricato anche della Zoologia ; ed ebbe cosi la grande soddisfazione di succedere al Maestro, riuscendo degno continuatore del geniale naturalista, il quale l'aveva prediletto, ben rico-

(1) Data che mi ricliiama alia memoria che appunto nell'agosto 1879 feci couoscenza con lui, c 4i poi amico eostante, al Colle d'Olen iD eaoursioni al Corno del Caiuoscio e nei diiitorui,

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noscendo in lui doti eccollenti di scienziato e che, per 1' indole ottiraa personale, lo voile chiamare a far parte della sua lamiglia.

Non e possibile in questi brevi limiti iraposti dal Periodico, di dire, siccome converrebbe, dell'opera scientifioa figurante in centinaia di pubblicazioni che la- scia il Garaerano; eppercio e necessario limitarci. raggruppandole a seconda della loro indole, ad una semplice e non completa enuraerazione.

La sua camera didattica nelle scuole raedie lo consiglio a dettare pregie- voli libri di storia naturale adatti ai ginnasi, ai licei, alle scuole ed istituti tecnici (1883-1891).

Nel contempo i suoi primi studi li rivolse agli insetti ed afflni, sia dal lato puraraente scientifico che da quello pratico, in rapporto specialraente all' agri- coltura. Oltre a descrizioni di nuove specie, nostrali ed estere, si interesso di argomenti di anatomia sopratutto sulla forza assoluta dei muscoli e sopra quelli respirator!, sulle appendici derraiche delle zampe, ecc.

In seguito si dedico a lungo in ricerche e studii sisteraatici e raoi'fologici sugli Anfibi e sui Rettili, ed a lui dobbiamo raolteplici scritti descriventi nuove specie di sauri ed altre poco note, cosi per alcune rane e rospi. Si intrattenne sopra i caratteri sessuali secondari di essi, sul fenomeno della neotenia negli an- fibi, nonche sull'interessanto argomento dei salamandndi norraalraente apneu- raoni ; della vita branchiate e sul poliraorfisrao. Oltre a cio gli dobbiarao raono- grafie speciali sugli Anfibi anuri ed urodeli italiani, sui Sauri, sugli Ofidi e sul Cheloni della nostra fauna.

Fu valido illustratore di un gruppo poco conosciuto di vermi, quali era quello dei Gordidi, descrivendo forme nuove o mal descritte, del Madagascar, del Congo, del Sudan, del Guatemala, del Messico, delFArgentina, del Paraguay, del Siam, Birmania, Malesia, Sumatra e del paese nostro, disponendo di ricchis- simo materiale avuto da viaggi o da Istituti e Musei. Tratto del loro tegumen- to, della loro istiologia ed auatomia, nonche dei primi momenti della loro evo- luzione ; riassumendo le ricerche sue e di altii in Monografie ed in una Revi- sione generale (1917).

Un'altra serie di indagini gli dobbiamo, rivolte aH'importantissimo gruppo degli Onicofori (Peripalus) e fattc con prezioso materiale ed anche relativamen- te abbondante, so si considera la poverta di forme che vi appartengono. De- scrisse forme nuove della Bolivia, dell'Ecuador, ecc, e notevoli furono gli studi sulla struttura dei muscoli mandibolari negli onicofori.

Porto largo contributo, con vedute nuove, sull'applicazione del metodo so- matometrico nello studio degli animali ; disse della distribuzione dei colori nol regno animale e, senza interrompere gli studi sui gruppi succitati, detto pregie voli memorie suirevoluzione, sui zoologi evoluzionisti, sulla storia della zoologia e ricordd non pochi zoologi nostri e stranieri, venuti a mancare in questi ul timi tempi.

Piu tardi si dedico in modo speciale alia Mainmologia e sopratutto alia osteologia e qui menzionero soltanto i principali scritti, quali sono : le ricerche snlla Talpa coeca e T. romana; sulla struttura delle ossa pelviche della Bale- nottera ; suH'anatoinia di un feto diOtaria; le osservazioni saffHyrax srriacus^ sul Buffelus, sul Felis pardus del Ruwenzori ; quelle sui cercopitechi e Cola bus occidentulis ; sulle ossa craniche degli Ungulati, degli oranghi e miceti,

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nonclie della Capra. Fece studi sulle Zebre e sul Quagga, sul Renno ed illustro la fauna dclle Alpi, daudo interessantissimi ragguagli sullo Stambecco o sui Ca- mosci.

Le assidue cure prestate dal Camerano al Museo torinese ed alia scuola, gia frequentata sotto la guida del Lessona e poi da lui continuata, fecero si die pote vantarsi di non pochi allievi, che ben presto raggiunsero notevole posto fra i zoologi nostri e cio gli permise di fondare quel Bollettino dei Musei di zoologia e di anat. compar. dell'Universita di Torino, che, iniziato col 1886, ebbe attiva ed ininterrotta vita flno al giorno d'oggi, giungendo al 31° volume, con ben 717 numeri della raceolta ; ed ove tigurano, oltre lavori del Dirottore Ca- merano, mollissimi dovuti a T. Salvador]', a D. Rosa, a E. Giglio-Tos, a F. Sacco, a M. Peracca, a L. Goguetti Demartiis, a G. Nobili, a E- Festa, a C. Pollonera, a A. Borelli, ad A. Griffini, a P. Marchisio, a F. Bandi, a G. Paravicini, a E. Zavattari ecc, tutti addetti per tempo piu o meno lungo all'lstituto, nonche ad altri numerosi zoologi nazionali e stranieri.

L'alto valore e la rinomanza del Camerano nel campo scientifico e le sue grandi benemerenze gli valsero non poche attestazioni di stima e di fiducia. In- fatti, oltre a molte onoreficenze, egli venne eletto al Laticlavio nel 1909 ; fu Ret- tore all'Ateneo torinese (1907-1908) ; Presidente della Reale Accademia delle Scienze dal 1916; Presidente del Club Alpino dal 1910; membro dell'Accad. di Agricoltura e Conservatore delle Gollezioni ; Socio corr. dell'Istit. Veneto, Presi- dente delPUuione zoologica italiana; Membro del Consiglio superiore dell' Istru- zione ; Membro di molte Commissioni esaminatrici per Goncorsi Universitari e Scuole medie ecc.

Valgano questi accenni a porre in rilievo l'opera scientiflca e didattica del Camerano, che certamente trovera altri che, con maggior calma, potranno de- gnamente commemorarlo ; limitandomi io a poche righe per rendere un tributo di rimpianto e di affetto al caro amico perduto, cui per tanti anni mi lego sin- cera e inalterata amicizia.

Possa il compianto dei dotti reso alio scienziato, essere di sollievo alio schian- to della sua famiglia ; alia quale io pure esprimo i sensi del piu vivo cordoglio per la morte del Collega ed amico, del quale serbero imperitura memoria.

Corr ado Parona.

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zr,:e:p:e]:r,to:r,io

di specie nuove di animal! trovate in Italia e descritte nell' anno 1914

COMPILATO PER INIZIATIVA DELLA U. Z. I.

dal Prof. ALESSANDRO GHIG1 (Bologna)

PREFAZIONE

Nell'anno 1914, primo della guerra raondiale, la diminuita produ- zione scientifica si manifesta altresi con un minore numoro di descri- zioni di forme nuove di animali.

In questo repertorio sono infatti elencate 197 forme italiane, in con- fronto a 322 elencate nel 1913, lo quali sono descritte in GO pubbli- cazioni, 22 di queste in lingua italiana, da 51 autori fra i quali 19 ita- liani.

Le forme nuove sono ripartite nel modo seguente:

Protozoi 3

Celenterati 6

Vermi 13

Echinodermi 1

Molluschi 21

Crostacei 1

Aracnidi 5

Insetti 145

Vertebrati 2

I Protozoi sono tutti Ciliofori trovati dall' Issel nelle pozze di sco-j gliera di Quarto dei Mille.

Fra i Celenterati raeritano particolare rilievo 4 Alcionari del Medl- terraneo descritti dalla Gecchini.

Alia istituzione di nuove specie di Vermi contribuirono la Signora Deqi ai, con tre specie di oiigocheti ed il Cognetti de Martiis con ol-i-J gocheti ed un Turbellario.

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I Molluschi sono tutti descritti dal Coen ed appartengono alia fauna adriatica.

Gl'Insetti sono ripartiti nel modo seguente: Emitteri 4; Tisanotteri 4; Neurotteri 1 ; Lepidotteri 48 ; fra i quali ben 41 aberrazioni di Zygaena dei dintorni di Genova ; Imenotteri 10, fra i quali 8 formiche delle isole del Mediterraneo descritte dall' Emery ; Ditteri 7; Afanitteri 1; Coleot- teri 70, dei quali 22 spettano al Fiori.

La nomenclatura binomia e usata 84 volte, la trinomia 87, la qua- drinornia 15 volte.

Dal Repertorio precedente (1913) vanno radiate le 4 specie di La- eerla erroneamente incluse tra le forme nuove, e corrispondentemente va radiato dalla parte bibliografica il lavoro del Bot lenger.

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T. PARTE BIBLIOGKRAFIOA

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p. 616, 1914. Bagnal, R. S. Brief Descriptions of new Thysauoptera. Ann. Mag. nat.

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I

- 161 -

II. PAKTE SISTEMATIOA

PROTOZOA

CILIOPHORA

Uroleptus retusus Issel (p. 231). Quarto dei Millo, nelle pozzo di scogliera. Urotricha salina Issel (p. 231). Quarto dei Mille, nello pozze di scogliera. Rhabdostyla harpactici Issel (p. 231). Quarto dei Mille, nelle pozze di sco- gliera.

COELENTERATA

SCHYPHOZOA

Pelagia purpuroviolacea Stiasny (p. 529). Adriatico; aequo delle isole Brioni. » rosacea Stiasny (p. 531). Coste dellTstria tino al Uollo di Trieste.

ANTHOZOA

.A-lcyonaria

Aeanella gigliolii Gegchini (1, p. 49). Mediterranco; dintorni delle isole

Egadi, a S. 0. dell'isola Marittima, alia profondita di 823-

760 ra. » mediterranea Cecchini (1, p. 51). Mediterraneo ; ad est dell'Asi-

nara, alia profondita di 420-370 ra. Ceratolrochus magnaghii Cecchini (2, p. 152). Presso Ie isole Egadi alia

profondita di m. 400. Slenocyathus washingtoni Cecchini (2, p. 151). Presso le isole Egadi alia

profondita di m. 400; a nord dell'Asinara alia profondita

di m. 168-284.

VERMES

PLATYHELMINTH1A Turbellaria

Phoenocora jucunda Cognetti de Martiis (p. 1). Torino, in una vasca del R. Orto Botanico.

NEMATHELMINTHIA

Nematoda

Cyrnea eurycerca Seurat (}, p. 391). Corsica, nel ventricolo succenturiato

di Caccabis rufa. Dorylaimus hofmanneri Menzel (p. 88). Lago Tremorgio (Ticino), ed altre

localita delle Alpi svizzere.

- 162 -

Habronema mansioni Seurat (2, p. 427). Corsica, nollo stomaco di Buteo buteo.

ANNELIDA Oligochaeta

Fridericia florentina Dequal (p. 19). Firenze, nei giardini.

» tusca Dequal (p. 15). Firenze e Livorno, nei giardini.

» valdarnensis Dequal (p. 17). Montozzi (Arezzo).

Relodrilns oculatus samnitica n. subsp. Cognetti de Martiis (2, p. 3).

Monte Greco (Abruzzi). Hormogaster praetiosa samnitica n. subsp. Cognetti de Martiis (2, p. 2). Monte Greco (Abruzzi).

Polychaeta

Aricia imitans Eisig (p. 317). Posillipo (Golfo di Napoli).

» longithoracc Eisig (p. 324). Carmine (Golfo di Napoli).

» ramosa Eisig (p. 321). Posillipo (Golfo di Napoli). Scolaricia typica Eisig (p. 428). Posillipo (Golfo di Napoli).

ECHINODERMA

OLOTHURIOIDEA

Trochostoma mediterraneum Bartolini-Baldelli (p. 105). Dintorni dello stretto di Bonifacio, a circa 1000 m. di profondita.

MOLLUSCA

GASTROPODA Prosobranchia

Aporrhais pespelicani vinitincta Coen (p. 27). Venezia. Murex brandaHs longispina n. var. Coen (p. 26). Venezia.

» » iernispinosa n. var. Coen (p. 26). Venezia.

Morio adriatica Coen (p. 26). Venezia. Nassa mammillata abnormis n. var. Coen (p. 25). Adriatico.

» vitrea Monterosato in Coen (p. 25). Puntebianche (Adriatico). Paludestrina hessei Coen (p. 27). Venezia, fossi salsi del Lido; detrito del

Lido. Pseudofusus adustus Coen (p. 24). Puntebianche (Adriatico). Turritella communis laevmscula Coen (p. 27). -- Venezia.

Pu.monata

Leuconia veneta Coen (p. 24). Venezia, al limite della marea, nei canali CI sugli orli delle barene.

LAMELLI BRANCH IA

Dona.v ad?-iatcus croceti n. var. Coen (p. 30). Venezia. Eucardium paucicoslatum ebio-nea n. var. Corn (p. 20). Venezia.

163

Eucardium tuberculatum lactea n. var. Goen (p. 29). Venezia.

» » mutica n. var. Coen (p. 29). Venezia.

» » rudis Coen (p. 29). Venezia.

Lucinopsis undata adriatica n. var. Coen (p. 33). Venezia, lido. Ostrea adriatica producta n. var. Coen (p. 15). Venezia. » » regularis n. var. Coen (p. 15). Venezia.

Pectunculus violacescens albella Coen (p. 28). Venezia. Tapes bendanti elongatissima n. var. Coen (p. 30). Venezia.

CEPHALOPODA

Argonauta monterosatoi Coen (p. 23). Viesti a Mare (Gargano).

ARTHROPODA

CRUSTACEA Isopoda

Leucocyphoniscus solarii Brian (p. 160). Grotta dell'Orso sopra Laglio (Como).

ARACHNIDA Acari

Oribatidae

Galumna linata Oudemans (p. 35). S. Rerao.

» tar sipennata Oudemans (p. 36). S. Rerao.

Notaspis italicus Oudemans (p. 41). S. Rerao.

» patavinus Oudemans (p. 41). Padova.

Hydrachnidae

Lebertia multicincia Thor (p. 31). Pian di Bedole (Val di Genova).

INSECTA

Hemiptera

Heteroptera

Helerocordylus benardi Horvath (p. 89). Foresta di Valdoniello (Corsica,).

Homoptera

Aconura ragusai Melighar (p. 260). Ficuzza (Dintorni di Palermo). Vacuna carlucciana Del Guercio (p. 289). ? Firenze, su foglie di castagno. » castaneae Del Guergio (p. 289). ? Firenze, su foglie di castagno.

Thysanoptera

Aeolothrips gloriosus Bagnall (p. 375). Sorgono (Sardegna). Limothrips angulicornis adusta n. var. Karny (p. 56). Sardegna. » cerealium apjtera n. forma Karny (p. 56). Sardegna.

Thrips ebneri Karny (p. 54). Sicilia.

Neuroptera

Chrysopa vulgaris doriana var. n. Navas (p. 177). Isola del Giglio.

Lepidoptera

Rhopalocera

Lycaena argyrognomon energeles f. n. Stauder (p. 15). Trieste. Pieris napi patunae n. ab. Stauder (p. 13). Sagrado (Fiiuli Orientale).

164 -

Zygaen.id.ae

Zygaena achilleae ligustina n. var. Burgeff (p. 48). Diatorni di Geneva. » carniolica apennina canuta Rocci (p. 225). Dintorni di Geneva. » » » decollaia Rocci (p. 225). Dintorni di Genova.

» » » distincta Rocci (p. 225). Dintorni di Genova.

» » * parvipuneta Rocci (p. 225;. Dintorni di Ge-

nova. » » » quadrisignata Rocci (p. 223). Dintorni di Ge-

nova. Genova.

quinquesignata Rocci (p. 224). Dintorni di

» » » trisignata Rocci (p. 223). Dintorni di Genova.

» » genovensis n. ab. Reiss (p. 46). Dintorni di Genova.

» » laticlavia n. ab. Burgeff (p. 57). Dintorni di Genova.

» » nigricans n. ab. Burgeff (p. 57). Dintorni Genova.

» » nigrosupposita n. ab. Burgeff. Dintorni di Genova.

» » octornata n. ab. Reiss (p. 46). Dintorni di Genova.

» » ornata n. ab. Burgeff (p. 57). Dintorni di Genova.

» » pauper a n. ab. Burgeff (p. 57). Dintorni di Genova.

•» » prolifera n. ab. Burgeff (p. 57). Dintorni di Genova.

» filipendulae stoechanoides n. ab. Stauder (p. 16). Trieste.

» lonicerae silana n. var. Burgeff (p. 63). Dintorni di Genova.

* meliloti italica esoamaculata Rocci (p. 219). Genova, Monte Al-

pesisa.

» oxytropis aurantiaca Rocci (p. 222). Genova.

> » disjuncta Rocci (p. 222). Genova.

» » lampadouche n. ab. Burgeff (p. 60). Dintorni di Genova.

» » minima Rocci (p. 223). Genova.

» » rosea Rocci (p. 222). Genova.

» » separata Rocci (p. 222). Genova.

> » unita Rocci (p. 222). Genova.

» roiiieo aestiva n. var. Burgeff (p. 60). Dintorni di Genova.

» » transapennina cingulata n. ab. Burgeff (p. 60). Dintorni

di Genova.

» stoechadis autumnalis n. var. Reiss (p. 46). Dintorni di Genova.

» » bongerti n. forma Reiss (p. 158). Dintorni di Genova.

» » violacea n. ab. Rocci (p. 219). Genova.

» » cuprea n. ab. Rocci (p. 219). Genova.

» » fuscogutiata n. ab. Rocci (p. 220). Genova.

» » incumpleta n. ab. Rocci (p. 220). Genova.

» » genuensis seocmaculata n. ab. Rocci (p. 221). Genova.

» transalpina maritima amplimacula n. ab. Rocci (p. 221). Genova.

» » » decirclata Rocci (p. 221). Genova.

> » » incompleta Rocci (p. 221). Genova.

» » » quinqueguttata Rocci (p. 221). Genova.

» » calabrica aWicincta n. ab. Burgeff (p. 63). Dintorni

di Genova.

» » tenuissima n. var. Bukgeff (p. 63). Dintorni di Genova.

- 165 -

TToctiaidae

Minoa murinata aterrima forma n. Stauder (p. 16). Trieste.

Pyralidae

Homoeosonia siciliella Zerny (p. 305). Sicilia.

Noctuella vespertalis gilvalis n. ab. Zerny (p. 338;. Sicilia ed altre localita

mediterranee. Rhodophaea getuliella Zerny (p. 318). Sicilia; Pola (Istria).

Tineidae

Nepticula rosmarinella Chretien (p. 270). Alpi raarittime. Hymenoptera

Ch.alcidid.ae

Anaphoidea tuna Girault (p. 109). Italia e Utah.

3?roctotrypid.ae

Anteon trivialis var. leuconeuriis n. var. Kieffer (p. 91). Trieste.

Fornaicidae

Aphaenogaster gibbosa fiorii Emery (p. 258). Nicolosi (Sicilia). Epimyrma (n. g.) kraussei Emery (p. 262). Sorgono (Sardegna). Leptanilla doderoi Mantero in litt. Emery (p. 253). Teulada (Sardegna). Leptothorax luberum augustulus var. hraussei Emery (p. 261). Dintorni

di Gagliari; Sorgono (Sardegna); Asinara. Solenopsis latro sicula Emery (p. 259). Gasteldaccia (Sicilia). Stenamma sardoum Emery (p. 255). Aritzo (Sardegna). Strong ylognathus destefanii Emery (p. 263). Dintorni di Palermo. Strumigenys baudueri termipilis Emery (p. 264). Monte Argentario; Fran-

cia meridionale.

Diptera

Cecid.om.id.ae

Acaroletes ptseudococci Felt (p. 148). Sicilia, da Pseudococats. Siz33.ialid.ae

Melusina bezzii E. Gorti (p. 197;. Moncenisio: Monte Rotondo nei Sibillini (Appennino Marchigiano).

Tipulidae

Psilocohopa directa Kuntze (p. 385). Corsica.

Conopidae

Brachyglossum valvatum Krober (p. 186). Italia settentrionale ; Sarepta.

iyih.iBcid.ae Limnophora grandis Stein (p. 47). Italia. Mydaea deleta Stein (p. 47). Italia.

IDrosopttilidae

Leucophenga quinquemaculata marginalis n. var. Oldenberg (p. 18). Pie- monte.

.A-phaniptera

Neopsylla pitymydis Zavattari (p. 144). Cascinelle, Borzoli (Liguria occi- dentale) su Pitymys savii e P. multiple;*'.

- 1(56 -

Coleoptera

Oara"bidae

Bembidion aeneum paganettii n. var. Netolitzky (p. 172;. Toscana.

» dalmatinum fuliginosum n. subsp. Netolitzky (p. 170). Cam-

pania.

Percus andreini Mainardi (p. 152). Monte Nerone (Umbria); dintorni di Arezzo.

Reicheia hraussei Reitter (1, p. 265). Oristano (Sardogaa)-:

Trechus magdelainei Jeannel (2, p. 327). Alpi marittime; Grotta dctta « balrae Patas » presso Beuil. nell'alta valle del Giano.

Trechus messai Muller (p. 99). Alpi venete, in una grotta.

Stapli.ylinid.ae

Cylindropsis doderoi Razzauti (p. 8). Pisa, nel terriccio delFOrto botanico

e del giardino dell' Istituto zoologico. Edaphus beszedesi Reitter (4, p. 189). Istria. Lomechusa strumosa sicula n. var. Fiori (2, p. 107). Castelnuovo (Mado-

nie) in un nido di Formica sanguinca. Zyras jpupiilio Fiori (2, p. 105;. Bosco Umbria (Gargano).

Pselapla.id.ae

AntaurojiS eocarata brevicarina Raffray (p. 375). Monte Marsicano ; Filet-

tino (Lazio). » luigionii Raffray (p. 378). Monte Marsicano; Filettino (Lazio).

Apobythus gladiator mites n. subsp. Raffray' (p. 391). Monte Marsicano;

Filettino (Lazio). Batrisodes garganicus Fiori (2, p. 110). Monte S. Angelo (Gargano), in un

nido di Lasius emarginalus. Bibloporus minulux Raffray (p. 369). Filettino (Lazio). Brya.ris petm Raffray (p. 381). Monte Marsicano.

» piunciicollis gracilipes n. var. Raffray (p. 383). Monte Autoro.

Monte Camerata (Lazio). Chennium siculum Fiori (2, p. 112). Mistretta, in un nido di Telranwrium

caespitum. Trichony.r garganicus Fiori (2, p. 107). Bosco Umbria (Gargano), in un nido

di Lasius niger. TrichobyUius gracilicornis Raffray (p. 393). Monte Terminillo (Lazio).

SilpKidae

Bat/rysciola andreinii Jeannel (1, p. 201). Toscana: Livorno, Colic Salvetti » derosasi Jeannel <\, p. 200). Monte Argentario, nella grotta

della puuta degli Stretti. » /hrtesculpla Jeannel (1, p. 201). Lula (Sardegna).

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Malacodermidae

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Madonie (Sicilia). » italica Fiori (1, p. 12). Calabria e Basilicata.

» italica imitans n. ab. Fiori (1, p. 13). Calabria e Basilicata. » pallida maritiina n. var. Fiori (1, p. 70). Val Pesio. » peninsularis Fiori (1, p. 73). Italia peninsulare dall' Emilia alia

Calabria. » peninsularis bisignata n. ab. Fiori (1, p. 73). Calabria. » peninsularis parens n. var. Fiori (1, p. 75). Sila (Calabria). » rufa pjadana n. var. Fiori (1, p. 66). Dintorni di Modena, » rufidens fiorii n. var. Pic (1, p. 52). Italia, ? loc. » tristis biinaculata n. ab. Fiori (1, p. 9). Piano Quacella e Monte Salvatore (Madonie). Cantharomorphus (n. g.) longipes Fiori (1, p. 83). Polizzi, sul vcrsante me-

ridionale delle Madonie (Sicilia). Dictyopterus aurora var. limbaticollis Pic (2, p. 50). Asproraonte. Haplocnemus nigricornis var. rufolateralis Pic (2, p. 57). Italia, ? loc. Malthodes brevifurcatus Pic (2, p. 59). Gorizia. » murgianus Pic (2, p. 77). Murge.

» solarii Pic (1, p. 60). Calabria.

Platycis minutus subsp. siculus Pic (2, p. 50). Sicilia. Rhagonycha fulva inapicalis Fiori ^1, p. 87). Sicilia. Cyphosoma paganettii Orenberger (p. 96). Calabria.

Co ccinellidae

Coccinella conglobata della be/fae n. ab. Depoli (p. 25). Dintorni di Lecco. » » pazzinii n. ab. Depoli (p. 26). Dintorni di Lecco.

» » suturalis n. ab. Depoli (p. 25). Dintorni di Lecco.

ElatericLae

Alhous sardiniensis Reitter (2, p. 266). Gonnargentu, Oristano (Sardegna).

Iv£ord.ellid.ae

Mordella horvalhi Apfelbeck (p. 616). Sicilia.

Tenebrionidae

Erodius melitensis Reitter (3, p. 77). Malta.

Chrysomelidae

Chryptocephalus globicollis semipurpureus n. var. Pic (2, p. 12). Varo.

» querceti paganensis n. var. Pic (2, p. 12). Monte Pagano.

» sericeus semiviridescens n. var. Pic (2, p. 11). Alpi.

- 168 -

Chryptocephalv.s sinuatus atroscuiellaris n. var. Pic (2, p. 74). Alte Alpi. » tricolor emilianus n. var. Pic (2, p. 78;. Emilia.

» » hisbinototithorax n. var. Fie (2, p. 78). Pieraonte.

Curculionidae

Otiorrhynchus consentaneus latialis n. var. Solari A. od F. (p. 283). Din-

torni di Roma. » » dimorplius n. var. Solari A. ed F. (p. 283).

Monte Sacro presso Vallo Lucano (Salerno). » » alticola n. var. Solari A. ed F. (p. 284). Abruzzi;

Majella, Monte Greco, Monte Amaro, Gran Sasso. » masiix perlongus Solari A. ed F. (p. 287). Dintorni di Vallo

Lucano. » turgidus iarentinus Solari A. ed F. (p. 288). Grottaglie CGir-

condario di Taranto). » dahnatmus maculosus n. ab. Solari A. ed F. (p. 289). Italia

centrale; Formia; Monte Circeo (Lazio); Isola d'Elba.

VERTEBRATA

PISCES

Oors.grid.ae

Nettastomella (n. g.) plujsonima Facciola (p. 47). Stretto di Messina.

AVES

Passeres

Coccothransles insularis Salvadori e Festa (p. 1). Pantaleo ed Isola An- tiogus ^Sardegna sud occidentale).

o®o--

1

Gosimo Ghekubini, Amministratore-responsabile.

Firenze, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Fnenza, 52.

lonitore Zoologieo Italiano

(Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo nfficiale deSIa Unione Zoologica Italiana

DIKKTTO

i>ai DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI

Prof, di Anatomia luuailfl Prof, di Anatomia coiup. e Zoologia

uel It. Istituto di Sbttdi Super, iu Eirenze nella R. Universita di Pisa

Ufficio di Direzione ed Ainniiiiistrazioue: Istituto Auafomico, Firenze.

12 numeri all'anno Abbuonameuto annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 11.

Comunicazioni originali: Chiarugi G., Nervo coccigeo incluso nella parte ner- vosa del filum terminate. (Con 1 fig.). Brian A., Descrizione di una nuova specie di Laophonte L. quaterspinata n. sp. mihi) proveniente dai raate- riali del Laboratorio marino di Quarto. (Con 4 fig.). Pag. 169-178.

Dnione Zoologica Italiana: Nomenclatura zoologica. Pag. 179-184.

Avvertenza

Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitors Zoologieo Italiano e vietata la riproduzione.

COMUNICAZIONI ORIGINALI

ISTITUTO ANATOMICO DI FIRENZE

G. CHIARUGI

Nervo coccigeo incluso nella parte nervosa del filum ferminale.

(Con 1 figura nel testo)

15 vietata la riproduzione.

Per dimostrazioni scolastiche furono eseguiti preparati microsco- pici di filum terminate di uomo adulto, che venne sezionato trasver- salmente, colorando le fette, raccolte a varia altezza, in diversa ma-

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niera ({). In quelle ricavate dalla prima porzioue del filum, non lungi dall'apice del <:ono midollare, trovai una particolarita, che mi sembra interessante, che rigaarda i rapporti di on nervo coccigeo colla so- stanza del filum.

,. Ejl 9 z.f * *uy

i

71

Sezione trasversa Bel prirao tratto del filnua terruiuale interno, disegnata a mi ingrandimento di 100 d. e ridotta a 1/:i nulla riproduzione. N, nervo coccigeo incluso nella sostauza nervosa del filum.

La superficie del filum in quelle fette, sulle quali l'attenzione era richiamata dalla disposizione anormale, che mi propongo di illustrare (vedi figura), era a contorno ovale, coll'asse maggiore me- diano di circa mm. 1,4, e colPasse minore trasversale di mm. 1,25, non considerando in queste misure 1' involucro formato dalla pia madre. Sulla linea di mezzo, ventralmente, si trovava la conti- nuazione della fessura mediana anteriore del midollo, che interessava il filum per uu lerzo della sua profondita; penetrava nella fessura un sepimento formato dalla pia madre, triangolare all'origine, e in forma di lamina sottilissima nel rimanente. Compariva nelle se- zioni la parte estrema del ventricolo terminate. In quasi tutte le sezioni esso si presentava al centro in forma di ovale assai allun- gato ; piu ventralmente si era obliterato, ed era indicato da una

(') Le sezioni erano state colorate con can'ninio, con enrrainio e verde line, con eraatossilina, occ.

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stria mediana, irregolare e discontinua, di elementi, che ricordavano per l'aspetto le cellule ependimali della parete ventricolare ; cosi anche dorsalmente all'ovale ; ma questa stria dorsale, alia superficie dorsale del filum, si biforcava ad Y, a branche divaricate, e in alcune sezioni le branche conservavano una cavita a forma di fessura; sta- vano, in ogni caso, a contatto della pia madre. La sostanza del filum era formafea dal tratto estremo dell'asse midollare. Nell'imme- diato contorno dei residui del ventricolo terminale aveva i caratteri della sostanza gelatinosa centrale. In tutta la rimanente estensione era costituita da un tessuto, nel quale i limiti fra sostanza grigia e sostanza bianca non risultavano evidenti; si puo dire soltanto che nella zona cortioale il tessuto appariva piu addensato, e nella mi- dollare piuttosto spugnoso. Cellule nervose in quest' ultima non erano riconoscibili, mentre sembrava che non mancassero, nell'una e nel- l'altra zona, fibre nervose molto sottili. Ma specialmente abbondante, o meglio, predominante, era ovunque la nevroglia. Piuttosto nume- rosi, in specie nella zona corticale, erano alcuni corpi sferoidali o ovoidali assai voluminosi, chiari, omogenei, che interpreto (sebbene non abbia potuto istituire le reazioni caratteristiche) come corpuscoli amilacei, che nel filum furono segnalati dal Remak e identificati come tali dal Kolliker. La sostanza del filum era traversata da parecchi vasellini sanguigni a andamento longitudinale. L' invo- lucro connettivale del filum, formato dalla pia madre, conteneva molti vasi sanguigni, e specialmente si distinguevano, per il calibro relativamente grosso, alcuni di essi, uno arterioso, due venosi, che stavano ventralmente nella parte di mezzo, determinando ivi colla loro presenza un considerevole ingrossamento della pia ; questi vasi maggiori spettavano evidentemente al sistema del tratto arterioso anteriore e del tratto venoso mediano anteriore del midollo. In que- sta parte del contorno del filum, tra esso ed i grossi vasi uliima- mente ricordati, correvano nel connettivo fascetti di fibre midol- late, tagliati trasversalmente, che certo appartenevano agli ultimi nervi coccigei, verisimilmente alle loro radici ventrali, i quali nervi coccigei, come e noto, a differenza del n. coccigeo, che e libero, sono applicati o contenuti nell' involucro del filamento. Erano questi fascetti molto esili, alcuni esilissimi, di poche fibre, parecchi in numero, la maggior parte da un lato, qualcuno quasi nel mezzo ; corrispondevano nell' insieme per posizione alia superficie anteriore del filum.

Fissati cosi i caratteri, che si possono dire normali, del filum terminale nelle sezioni che formavano oggetto di studio, ecco ora

172

la particolarita interessante che vi si trovava. Da un lato, e da un lato soltanto, entro al filum, ventrahnente, a breve distanza dalla terminazione ventral e obliterata del ventricolo terminale, a breve distanza anche dal fondo della fessura mediana anteriore, decorreva un piccolo nervo (del diametro massimo di ram. 0,18) coi caratteri di un nervo periferico, costituito da tre fascetti secondarii di fibre midollate, accompaguati da un vasellino arterioso posto fra mezzo a loro. Lo spazio occupato dal nervo era limitato da un'esile mem- branella. II tessuto del filum neH'immediato contorno del nervo era a maglie piuttosto larghe, e si poteva considerare come spettante alia sostanza gelatinosa centrale.

Disgraziatamente, dato lo scopo di dimostrazione scolastica, per il quale le preparazioni vennero eseguite, le fette non erano in serie regolare e completa; erano state raccolte alcune di tratto in tratto, e nemmeno su tutta la lunghezza del filum ; mancavano inoltre le sezioni della parte piu bassa del cono midollare. Ho potuto soltanto costatare che il nervo non esisteva entro il segmento superiore del cono midollare, e nemmeno era riconoscibile nel tratto inferiore del filum internum, dove la parte nervosa del filum era unicamente rappresentata dal canale centrale, dilatato e a contorno irregolare, e dove si trovavano ancora, nello strato relativamente grosso formato dalla pia, alcuni sottili fascetti di fibre nervose periferiche. Nulla dunque posso dire suH'origine e sul destino del nervolino contenuto nel filum. Per quanto manchino questi dati, che sarebbe stato molto interessante di conoscero, mi e sembrato che l'osservazione non do- vesse andare perduta.

Non mi risulta che di anomalie simili a quella descritta sia stata fatta menzione da altri. Che veramente si tratti di una di- sposizione anomala basterebbe a provarlo il fatto che e unilateral* Del resto in altro preparato in serie di quella medesima regione, ramoscelli nervosi spettanti a nervi coccigei si trovavano soltanto alia superficie o entro all' involucro del filum, come vien detto da- gli A u tori.

Quale spiegazione possiamo dare del nostro reperto? E poco verosimile che quel nervo coccigeo si sia costituito e sviluppato entro al filum, perclie cio contrasta colle nozioni che si posseggono sui caratteri delle radici dei nervi periferici quando sono entro al midollo, ma e piuttosto da credere che vi sia rimasto incluso se- condariamente. Mi sembra che il meccanismo di questa mclusione possa essere immaginato nella seguente maniera. Ho detto di so pra che il filum pfesentava, nel tratto preso in esame, la conti

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nuazione della fessura raediana anfceriore. Questa deve essersi for- mata con un processo simile a quello col quale prende origine nel rimanente del midollo spinale, cioe per accrescimento e prominenza , a ciascun lato della linea medio-ventrale, della sostanza del midollo, che riraane percio infossato in corrispondenza della sua lamina ba- sale. Nello stesso modo che altri ramoscelli di nervi coccigei decor- rono in prosbimita della superficie ventrale del Slum, cosi si puo credere che tale fosse la posizione primitiva del nervo coccigeo in questione, ne ripugna l'ammettere che esso si trovasse in molta vi- cinanza del filum. Questo nel sup accrescimento ha preso col nervo rapporti anche piu diretti, ravorfti dallo stiramento, al quale tutta questa regione e andata incontrb nel cosi detto movimento di ascen- sione del midollo, che determina la fcrasformazione deH'ultimo tratto di questo nel filum. Finche e avvenuto che la sostanza del filum ha formato un solco al nervo, e poi lo ha contoruato in maniera via via piu com pie ta, fino a comp;enderlo e a sequestrarlo entro di se. La posizione che ha ii nervo rispetto ai residui della estremita ventrale del ventricolo terminals e della fessura mediana anteriore, stanno in armonia colla ipotesi che ho formulato.

Che il fatto inverso abbia potuto venficarsi, che cioe il filum si sia comportato passivamente rispetto al nervo, che vi si e an- nidato, credo meno probabile. E vero che alia periferia del filum, lungo la linea di confine colla pia madre, si puo osservare, in casi normali, fin dalla parte iniziale di esso, quasi una compenetrazione fra il tessuto del filum e la guaina di connettivo, dovuta all' inva- sione di quest'ultima, e indizio deH'atrofia dell'organo. A punti si possono anche trovare piccole isole di tessuto del filum in mezzo alia pia. Ma se nel caso nostro il nervo fosse arrivato entro al filum con un tal meccanismo, vi sarebbe stato trasportato dal con- nettivo proliferante, e percio dovrebbe essere contornato da connet- tivo, in connessione con quello della pia madre; il che non e dimo- strato dalla osservazione. Sta contro all' ipotesi era discussa anche la posizione del nervo relativamente profonda.

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ALESSANDRO BRIAN

Descrizione di una nuova specie di Laophonte (L. quaier- spinafa n. sp. mihi) proveniente dai materiaii del La- boratorio marino di Quarto.

(Con 4 figure).

E vietata la lipioduzioue.

Da ricerche e studi compiubi riel Laboratorio Marino di Qaarto ho potuto rilevare che i copepodi podoplei compresi nella micro- fauna del littorale, viventi fissati e nascosti tra le fronde delle alghe Cloroficee e Feoficee fissate agli scogli di Quarto, sommano a piu di una trentina di specie (Vedi Appendice).

Ho trovato che una gran parte di siffatti copepodi, tutti del gruppo degli Harparticoida, sono gia noti, e alcuni di essi gia citati per il Mediterraneo e per l'Adriatico, ma una piccola parte invece, per quanto mi consta, e rappresentata da forme nuove. Di queste ultime pertanto m'accingo ad occuparmi, illustrando per primo in questa Nota, una caratteristica specie di Laophonte che si rinviene abbastanza frequente nelle raccolte bentoniche compiute a Quarto.

A questa nuova specie ho dato il nome di Laophonte quater- spinata, poiche notai in essa di peculiare quattro grosse spine, im- parl, dorsali, una per ciascuno dei quattro pleomeri (o segmenti del pleon) che precedono il segmento anale, corrispondenti, cioe, al 6°, 7°, 8°, metamero del corpo.

Descrizione Laopho7ite quaterspinata n. sp. mihi

Femmina. Corpo poco slanciato, piuttosto largo e tozzo, con tutti i segmenti ampi, brevi, e bene distinti fra loro. Segmento cefalico grande, visto dorsalmente di forma quadrangolare, legger- lnente attenuato verso l'avanti.

Rostro prominente in una lamina sopratutto larga alia base, coU'estremita pure ampia ma troncata trasversalmente e logger-

175

mente lobata, con due setoline ai lati. I quattro segmenti toracali successivi larghi e brevi, lateralmente arrotondati. Contorno poste- riore dei segmenti flnissimamente frangiato.

Le due divisioni del segmento genitale e i due segmenti suc- cessivi (pleon), ciascuno con una spina imparl mediana dorsale, pro- lungata verso l'indietro (fig, 1). Le spine dei tre primi segmenti con setoline ai lati, quella deU'ultimo senza, e piu allungata delle precedent]'. Le parti laterali di detti ultimi segmenti espansi trian- golarmente e densamente setiferi. Ultimo segmento (segm. anale) dal lato posteriore prominente in una lamina ariale o telson rotondeg- giaute, col margine libero contornato da spinule le quail verso l'estre- mita della lamina sono piu grosse (fig. 2).

Rami caudali larghi e tozzi, lunghi quanto il segmento anale, e ciascuno munito di varie setole a guisa di sottili peli, e di due grosse setole apicali, Tuna piu lunga dell'altra del doppio e ambedue spinulose.

Antenne anteriori piuttosto tozze; non superano in lunghezza il segmento cefalico e presentano 6 articoli, il primo e il secondo artico- lo piu grossi di tutti, il terzo articolo attenuato, poco piu corto degli ultimi tre segmenti presi insieme. Antenne posteriori relativamente robuste, bene sviluppate, essendo in complesso lunghe circa quanto quelle anteriori, il ramo esterno di normale struttura, con 4 setole.

Le mascelle anteriori presentano un palpo diviso in tre lamelle, allungate, fornite di setole in numero discreto.

I piedi mascellari anteriori (o mascelle posteriori) hanno una parte distale allungata, sottile, tuttavia rigida e robusta, disposta trasver- salmente rispetto all'asse basale, e coU'apice bidentato. Dalla loro base o protopodite, sul lato interno, si vedono tre laminette costituenti il palpo, disposte Tuna dopo l'altra, ciascuna fornita di due setole, e le tre laminette decrescenti di lunghezza dall'avanti all'indietro.

I piedi mascellari posteriori sono discretamente sviluppati, colla parte basale stretta, con mano fusiforme, col dadylus molto allun- gato e ricurvo all'estremita.

Primo paio di piedi natatori, alluugati, col primo articolo della parte basale (basipodite) piu lungo del secondo: esopodite sottile ve- rosimilmente con tre articoli ; endopodite trasformato in un artiglio molto sviluppato, come e carattestico nel gen. Laophonte. Questo ul- timo ramo mostra tre articoli; il primo o prossimale e assai piu lungo degli altri due articoli presi insieme, che formano la parte basale; il secondo articolo e breve e il terzo od ultimo, come ho detto, e trasformato nel forte e lungo uncino.

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Le tre paia di piedi natatori successivi hanno i clue rami bene sviluppati, provveduti di spine e setole, ma questi rami sono piut- tosto smilzi e sottili. L'endopodite e bi-articolato; esso e munito, sul secondo paio e sul terzo, di 5 setole delicate, nel quarto paio di -i setole, una sola delle quali (la piu piccola) prende origine dal margine esterno. In quest' ultimo paio, l'esopodite porta setole spinigere ossia annate di delicate spinette.

L'ultimo o quinto paio di piedi di moderata grossezza, ha l'ar- ticolo distale tuttavia largo, arrotondato ma troncato quasi trasver- salmente all'estremita e con 5 setole. Espansione interna dell'arti- colo prossimale poco prolungato al di fuori, ma ampio alia base, setole marginali in numero di due.

Lunghezza della femmina adulta mm. 0.55 - 0.65 (non com- prese le setole caudali).

Maschio. Antenne anteriori robuste e tozze, coH'ultimo articolo della parte prossimale notevolmente dilatato e munito di molte se- tole vistose.

Esopodite del secondo paio di piedi molto svaluppato con tutti gli articoli notevolmente ispessiti e mostrando spine assai grosse, e le setole del bordo interne brevi e spiniformi ; l'endopodite e so- migliante a quelle del L. macera Sars, ossia mostta una delle se- tole marginali o terminal! notevolmente trasformata; questo ramo consiste in una parte basale alquanto spessa e dentellata e in una apicale flna, prolungantesi a guisa di setola. La dentellatura o no- dosita della parte basale e costituita da tre o quattro denti o nodi disposti verso il lato interno come in una sega (fig. 3).

Nelle paia successive, terzo e quarto paio, l'esopodite ha strut- tura robusta; e provvisto di forti setole spiniformi e rigide come nel paio antecedente; invece l'endopodite e breve e bi-articolato con setole gracili come nella femmina.

Nel quarto paio due delle rigide e robuste setole del margine esterno sono fortemente spinigere, ossia si presentano annate cia- scuna, da un lato solo, di quattro o cinque spinette assai vistose e salienti (vedi fig. 4). Nella femmina per contro tali setole presen- tano altrcsl spinette, ma in maggior numero e piu minute e gracili.

L'ultimo paio di piedi e molto piccolo, mancantejdell'espan- sione dell'articolo prossimale. Vi hi contano in coinplesso sette se- tole distribute parte sulla parte distale e parte sulla prossimale di esso.

Lunghezza del maschio mm. 0.55 a 0.60 (senza contare le se- tole caudali.

177

Habitat. Questa forma marina, dalla colorazione tendente al rossastro mattone pallido, vive tra le alghe fissate agli scogli del littorale di Quarto dei mille (Genova). Si distingue a piima vista, perche oltre alle quattro spine del pleon, disposte in serie longitudi- nale, sul dorso, una per ogni segmento, presenta altresi una strut- tura affatto speciale dei piedi natatori nel maschio (sopratutto nel paio e nel paio).

Le prime raccolte di bentos, contenenti questa n. sp., sono state fatte dal prof. R. Issel nell'ottobre 1911 ed in seguito, altre furono compiute dallo scrivente nella primavera e nell'estate 1916 e 1917.,

12 3 4

Fig. 1. Parte posteriore di mi individuo feinminile visto da lato per mostrare le spine dorsali del

pleon (X 120). Fig. 2. Parte posteriore di un individuo raaschile visto doraalmente (X 120). Fig. 3. Endopodite del secoudo paio di piedi natatori del maschio (oc. 2 ob. 8). Fig. 4. Piede natatorio del qnarto paio del maschio (oc. 2 ob. 6).

Appendige.

Le alghe fissate agli scogli, nella stessa localita di Quarto, ri- cettano un grande numero di altri Copepodi del gruppo degli Harpacticoida, (circa 34 sp. diverse). E raro trovare in un mede- simo luogo, nel bentos littoraneo, tra vegetali marini, un insieme cosi svariato e numeroso di ccabitatori o coinquilini delle stesse alghe, tutti appartenenti ad uno stesso sottordine e gruppo, come succede per questi entomostraci.

Ne daro qui la lista per ordine sistematico. * 1. Alophytophilus fusiformis n. g. n. sp.

2. Ectinosoma melaniceps Boeck.

3. Harpacticus uniremis Kroyer (frequente altresi a Noli).

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4. H. gracilis Claus (frequente altresi a Noli).

5. Tigriopus fulvus Fisch (raro tra le alghe).

6. Eupelte bicornis Claus.

7. Alteutha interrupta G-oodsir.

8. Porcellidium fimbriatum Claus.

9. Psamathe longicauda Phil. 10. Idya furcata Baird.

* 11. Idya (nova species?)

12. Parathalestris harpadicoides Claus.

13. Phyllothalestris my sis Claus.

* 14. Thalestris longimana Claus. 15. Microthalestris littoralis Sars.

* 16. Rhynchothalestris rufocincta Norm. 17. Dactylopusia thisboides Claus.

* 18. Dactylopusia vulgaris Sars (nova varietas).

19. Dactylopusia brevicornis Claus.

20. Westwoodia nobilis Baird.

21. Westwoodia assimilis Sars.

22. Westwoodia sp. (affine alia W. pygmaea Scott).

23. Amphiascus ductus Claus. [l)

24. Amphiascus similis Claus.

25. Amphiascus phyllopus Sars (nova varietas).

26. Amphiascus parvulus Claus (sin. Canthocamptus parvulus Claus).

27. Amphiascus imus Brady.

* 28. Amphiascus minutus Claus (nova varietas).

* 29. Laophonte brevispinosa Sars.

* 30. Laophonte quaterspinata n. sp. mihi.

31. Laophonte brevirostris Claus.

32. Laophonte cornuta Phil.

33. Orthopsyllus linearis Claus.

34. Metis ignea Phil.

I numeri segnati con asterisco riguardano, per quanto mi con- sta, o lorme nuove per la fauna italiana o specie e varieta non ancora descritte, che saranno oggetto di studio in miei ulteriori la- vori; gli altri numeri senza asterisco rappresentano specie note gia ci- tate o per il Mediterraneo o per l'Adriatico ma, in gran parte, non ancora per la Liguria.

Laboratorio Marino di Quarto dei Mille, 1917.

(•) Del gen. Amphiascus altra specie, ijul uon Citata, vive in Liguria; una forma atliue all' A. ■parvus Sars, rinvenuto da lue a Noli.

179 -

UNIONE ZOOLOGICA 1TALIANA

SEGRETERIA

COMMISSIONE DI NOMENCLATURA ZOOLOGICA. (Circolare N. 6)

Comunicazioni e notizie trasmesse dal Segretario della Commissione interna- zionale di Nomenclatura Zoologica, prof. G. Wardell Stiles, perche, a norma dolle deliberazioni del Congresso internazionalo di Zoologia di Monaco (1913) sieno inserite nel « M on it ore Zoologico ».

I.

Elenco di 39 nomi generici, in prevalenza linneani, in esarae per la inserzione nell'Elenco ufficiale di nomi zoologici.

I seguenti 39 nomi generici sono stati sottoposti all' esame della Commissione internazionalo di nomenclatura zoologica per la loro inser- zione nell'« Elenco ufficiale » dei nomi zoologici deliberate dal Gongresso internazionale di Zoologia di Graz (1910).

I sopradetti nomi sono, dal punto di vista della nomenclatura zoo- logica, conformi e validi e tutti comunemente in uso.

Si pregano gli interessati di esaminare l'elenco dei nomi che sono trascrittl nella presente circolare, e di pronunziarsi in proposito appo- nendo: un X (PS- X Ar cello.) accanto a ciascuno dei nomi per i quali si e d'opiniono favorevole alia loro inserzione nell'elenco e cancellando con un frego (es. Arcella) quelli per i quali si e d' opinione contraria.

In questo caso s' invitane i dissidenti ad esporre le proprie ragioni documentandole con esaurienti dati bibliografici.

Tutii coloro che riceveranno questo elenco sono pregati di volerlo rispedire, firm a to, con sollecitudine al Segretario della Gommissione Internazionale di Nomenclatura, perche possa coordinare le singole ri- sposte.

Per i nomi sui quali vi saranno osservazioni, verranno redatti de-

I gli elenchi da sottoporre, pel parere, alle commissioni consultive per i

singoli gruppi animali: i nomi per i quali, invece, non vi saranno obbie-

zioni l'elenco sara trasmesso ai membri della Gommissione internazio-

(') Per le ciioolari precedeuti N. 1, 2, 3, 4 e 5, v. Monit. Z. Ital., An. 25, p. 74 e 174, An. 26 p. 161, An. 28, p. 25 e 143.

- 180 -

nale di Nomenclatura per il voto definitive) sulla loro inserzione nel- Elenco ufficiale » dei nomi zoologici.

La Gommissione ha adottato nel critico periodo che si attraversa il temperamento di favorire l'accordo, eliminando come meglio e possi- ble le divergenze di opinioni nella nomenclatura zoologica alio scopo di fare opera valida. La cooperaziono degli interessati per raggiungere questo fine e percio desiderata e richiesta.

Prof. G. W. Stiles

Segretarlo della Commlssione Internazlonale di Nomenclatura Zoologica.

Abbreviazioni. A. Proposto per 1' Elenco Ufficiale fatte da Apstein, 1915.

S. II Segretario della Gommissione avendo verificati i dati originali riguardanti il getiere e la

specie considers, il nome generico conforme e valido in base alle regole di nomenclatura. J. II caso e stato studiato, per la Commissione, da David Starr Jordan, ed il nome generico

e proposto col relativo genotipo. HSW. II caso 6 stato studiato da un Comitate della Societa Elmiutologica di "Washington DC,

e proposto e consigliato alia Commissione dalla detta Societa. Tod. Tipo per desiguazione originale. Tsd. Tipo per susseguente designazione. Mt. Monotipo.

PROTOZOA

Arcella Ehrenberg, 1830a (1832a), 60, 73, (40, 53); Tod. vulgaris Ehrenb., 1830a (1832a), 60, 73, 81, 89, 90, 95, (40, 53, 61, 69, 70, 75), pi. 1, fig. 6 [A;S.].

COELENTERATA

Hydra Linn., 1758a, 816; Tsd. polypus Linn., 1758a, 816, (syn. vulga- ris, viridis) [A;S.].

TREMATODA

Hemiurus Rud., 1809a, 38; Tsd. Fasciola appendiculata Rud., 1802, 78, (ospite tipico Clupca alosa : Europa). [ A ; HSW ; S.] Hemim rus Gerv., 1855, mammifero; Hemiura Ridgway, 1888, uccello.

Schistosoma Weinland, 1858 (prior. dell'Estr. 30) 87; lit. Distoma hae- matobium Bilharz, 1852a, 72 (ospite tipico Homo; Egitto). [HSW;S.] (Sinonimi: Gynaecophorus Dies., 1858 (tipo haemaiobius); Bilhar- zia Gobbold, 1859 (tipo haematobia); Thecosoma MoQuiN-TANDONi 1800 (tipo haematobium); Schistosomum R. Blanch., 1895 (tipo haematobium). Non Schistosoma Brady, 1877, Aracn.

CESTODA

Anoplocephala E. Blanchard, 1818e, 344-345; Tsd. Taenia perfoliati Goeze, 1782a, 43, 353, (ospite tipico Equus cabal! as ; Europa). [HSW;S.J. Non Anopiocepfiala Stal, 1870, Emittero.

Hymenolepis Weiland, 1858a, 52; Tsd. Taenia, diminuta Rud., 181(Ja, 689 (ospite tipico Mas rattus; Brasila). [ IIS W ; S. "j.

- 181 -

Moniezia R. Blanchard, 1891 L, 187, 194, 195 (2, 9, 10); Tod. Taenia expansa Rud., 1805a, 38 (ospite tipico Oris an'es; Museo di Al- fort, Francia). [HSW;S.|.

Stilesia Railliet, 1893a, 277-278; Tod. Taenia gldbipunctata Rivol- ta, 1877 (ospite tipico Oris aries) [HSW]. II Segretario della Gommissione non ha potuto verificaro la pubblicazione originale riguardante la T. glolripunctaia, ma, astrazion fatta da questa riserva, non ha ragioni per infirmare la data 1877 fissata dal Raillet.

Thysanosoma Dies., 1835a, 105; Mt. actinioides Dies., 1835a, 106 (ospi- te tipico Cervus dichoiomus ; Brasile). [HSW; S.J.

CIRRIPEDIA

Lepas Linn., 1785a, 667; Tsd. anatifera Linn., 1758a, 668. (A; nome garantito alia Gommissione da H. A. Pilsbry; S.).

TUNICATA

Pyrosoma Peron, 1804, 437, 440, pi. 72; lit. atlanticum Peron 1804, 440, pi. 72. (Agosto 18 od anche prima, 1804). [A; S.].

PISCES

Actpenser Linn., 1758a, 237; Tsd. A. sturio Linn., 1758a, 237. [A; J S.].

Callionymus Linn., 1758a, 249; Tsd. C. Ivra Linn., 1758a, 249. [A J; S.].

Ghimarra Linn., 1758a, 236; Tsd. G. monstrosa Linn., 1758a, 236 [A; J; S.].

Ctupea Linn., 1758a, 317; Tsd. C. Itarengus Linn., 1758a, 317. [A J; S.].

Coriphaena Linn., 1758a, 261; Tsd. C. Mppurus Linn., 1758a, 261 [A; J; S.].

Cothts Linn., 1758a, 204; Tsd. C. goUo Linn., 1758a, 265. [A; J; S.].

Cyclopterus Linn., 1758a, 260; Tsd. C. lumpus Linn., 1758a, 260. [A J; S.].

Cyprtnus Linn., 1758a, 320; Tsd. C. carpio Linn., 1758a, 320. [A; J Leunis, Mt. ; S.].

Diodon Linn., 1758a, 334; Tsd. D. hystrix Linn., 1758a, 335. [A; J S.].

Esox Linn., 1758a, 313; Tsd. E. lucia.s Linn., 1758a, 314. [A; S;] Jor- dan, secondo Artedi. Questa scelta del tipo ha da to luogo ad una questione che e stata discussa dalla Commissione nel Parere n. 58; in base al quale e stato riconosciuto VEsox lucius come specie tipo del gen. Esox).

182

Exococtes Linn., 1758a, 316; lit. E. volitans Linn., 1758a, 316. [A* ero-

la ns S. Jordan scrive: « Secondo Artedi E. rolitans Linn., =

E. evolans Linn., e il tipo di Halocypselus Weinland ». Jordan &

Evermann (1898, pt. 3, p. 2835, Fishes of N. & M. Amer.) scrivono:

« Exocoetus rontons Linn., come Lonnberg ha dimostrato, e iden-

tico con E. evolans Linn. Poiche il genere E.roeelus (Syst. Nat.

Ed. 10, 315) e fondato solamente mlVJ&vocetus rolUnns, il nome

Exeeetus deve riferirsi a questa , specie prendendo il posto del

nome generico Halocypselus ». Gadus Linn., 1758a, 251; Tsd. G. m@rhua Linn., 1758a, 252. [A; J; S."J. Gasterosteus Linn., 1758a, 295; Tsd. G. aculeatus Linn., 1758a, 295.

[A; J; S.]. GoUus Linn., 1758a, 262; Tsd. G. niger Linn., 1758a, 252. [A; J; S.]. Lophius Linn., 1758a, 236; Tsd. L. piscatorius Linn., 1758a, 236. [A;

J; S.]. Mormyrus Linn., 1758a, 327; Tsd. M. cyprinoides Linn., 1758a, 327.

[A; J; S.]. Mullus Linn., 1758a, 299; Tsd. M. Mrbatus Linn., 1758a, 299. [A;

J; S.]. Muraena Linn., 1758a, 244; Tsd. M. Helena Linn., 1758a, 244. [A;

J; S.]. Ophydion Linn., 1758a, 559; Tsd. 0. barbatwm Linn., 1758a, 259. [A;

J; S.l. Osmerus Linn., 1758a, 310; Tsd. Snlmo eperlanus Linn., 1758a, 310.

[A; J; S.]. Per ca Linn., 1758a, 289; Tsd. P. ftm-iatilis Linn., 1758a, 289. [A;

J; $.]. Pleuroneetes Linn., 1758a, 268; Tsd. P. platessa Linn., 1758a, 269.

[A; J; S.]. Sdlmo Lixx., 1758a, 308; Tsd. & salar Linn., 1758a, 308; [A; J; S.], Somber Linn., 1758a, 297; Tsd. & scombrus Linn., 1758a, 297. [A;

J; fiL], Scorpaena Linn., 1758a, 266; Tsd. S. porous Linn., 1758a, 266. [A;

J; S/J. JS&urUS Linn., 1758a, 304; Tsd. .9. ///rm/s Linn., 1758a, 304. [A; .J; S.J. Syngnatfws Linn., 1758a, 330; Tsd. & «cws Linn., 1758a, 337. [A;

J;S.i. Zews Li.w.. 1758a, 266; Tsd. Z. (alter Linn., 1758a, 267. [A; J. S.J.

Contemporaneamente alia presenle pubhlicazione e stata distribuita, in Italia, agli interessati una copia -dell'Elenco della serie dei nomi so- pradeiti con preghiera di esprimere in proposito la propria opinione, i-iii\iandu V Elenco suddelto sottoseritto alia Gommissione nazionale di Nomenclatura Zoologica perche questa possa coordinare le singole opi- nioni in una relazione collettiva da trasmettersi al prof. Stiles.

- 183 -

it:

II prof. Stiles, trasmette, inoltre, una « Not a » concernente la possibile sospensione delle regole internazionali di nomenclatura zoolo- gica nel caso di Holoturia Linn. 1758 (tipo physalis) = Pliysalia La- marck, 1801 (tipo pplagica) [Gelenterati-: Sifonofori] e Bohadschia Jae- ger, 1883 = Holothuria Brughiere, 1791 [Echinodermi : Oloturie]: caso che egli propone di sottoporre alia Commissione internazionale di Nc- menclatura Zoologica, perche stabilisca che:

1.° II nome generico Physalia Lamarck, 1801, tipo pelagica - sin. Phyxa/is Linneo, 1758 - sia conservato, contro quello di Holoturia Linn., 1758 piii antico, cho dovrebbe avere, perciq, la priorita su quello di Lamarck;

2.° In seguito al rigetto c. s. del nome generico Holoturia Linn. 1758, sia, invece, conservato il nome generico Holothuria Brughiere 1791 per le Oloturie [Echinodermi], contro quello generico di Bohad- schia Jaeger, 1833, che dovrebbe applicarsi alio Oloturie, se, in omag- gio alia stretta applicazione della legge di priorita assoluta, il nome generico di Holothuria Linn, 1758 dovesse avere la precedenza su quello di Physalia Lamarck, 1801.

La proposta del prof. Stiles si fonda sulla considerazione che la norma della priorita assoluta, nel caso in esame, invece di uniformare la nomenclatura, ingenerebbe confusione: perche si dovrebbero trasfe- rire e scambiare da un gruppo ad un altro di Metazoi e da un animale ad altro, nomi generici universalmente riconosciuti nel senso sopradetto fin dal 1791 (per Holothuria, Echinodermi) e fin dal 1801 (per Physalia, Sifonofori) ed usati dagli autori da oltre 100 anni per animali del gruppo, al quale i detti nomi generici, sono stati riferiti rispettiomente da Bru- ghiere e da Lamarck.

II proponente prof. Stiles invita gli zoologi a pronunziarsi in pro- posito. Gli zoologi italiani sono, percio, pregati di accogliere 1' invito e di far pervenire alia Commissione nazionale di Nomenclatura zoologica il proprio parere, accompagnandolo, dalle osservazioni che crederanno del caso; perche, coordinando le singole risposte, possa la nostra Com- missione comunicare il responso collettivo degli zoologi italiani sulla questione.

III.

II prof. Stiles, trasmette, infine, un'altra « Not a » sulla possibile sospensione delle regole internazionali della nomenclatura zoologica nel caso di Musca Linneo, 1758 e Callijphora Desvoidy, 1830.

In questa « Nota » egli fa rilevare che, in conformita di quanto fu in proposito statuito dai congressi zoologici internazionali, un certo nu-

- 184 -

mero di Zoologi hanno fatta richiesta alia Commissione Internazionale di Nomenclatura zoologica, perche questa eserciti i suoi poteri plenarii nel caso del genero Musca Linn., 1758 sospenda la rigida applicazione della regola di priorita assoluta che, nel caso, in base alle ragioni addotte dai richiedenti, piii che disciplinare la materia, ingenererebbe confusione di nomenclatura e stabilised che: come specie tipo del ge- nere Musca debba considerarsi la M. domestic^, ed inoltre riconosca il genere Calliphora Desvoidy 1830 con C. vomiioria come tipo.

In conseguenza di queste comunicazioni, il Segretario della Com- missione Internazionale della Nomenclatura, invita tutti gli interessati, Zoologi, Entomologi, Parassitologi, di volere esprimere la propria opi- nione in proposito e comunicargliela non oltre il maggio 1918.

Di questa «Nota» contemporaneamente al presente riassunto pub- blicato nel Monitore, e stata spedita copia integrate ai Zoologi e spe- cialist! italiani con preghiera di volere esprimere il loro parere per lettera indirizzata alia Commissione nazionale di Nomenclatura, perche questa possa coordinaro le risposte avute e comunicarle al prof. Stiles.

Prof. Fr. Sav. Monticelli.

Segretario dell' Unione Zoologica Itallana

Gosimo Gheuubini, Amministratore-responsabile.

Fireiize, 1917. Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52.

!

Italiano

(Pubblicazioni Italiaue di Zoologia, Auatomia, Embriologia)

Organo ufficiale (iella Unione Zoologica Italiana

DilRKTTO

dai DOTTORT GIULIO CHIAROGI EUGENIO FIGALBI

Prof, ili Anatomiii umaua Prof. <li Anatoinia coiup. e Zoologia

iiol It. Istituto di Sfcndi Super, in Ehenze nella K. Univeraita- di Pi.sa

Ufficio di Direzione ed Ainministrazioue: Istituto Aiiatomv'.o, Firenze.

12 nnmeri all'anno Abbuonameiito annuo L. 15.

XXVIII Anno Firenze - 1917 N. 12.

SOMMARIO: Bibliografia. - Pag. 185-187.

Comunigazioni originali : Senna A., Note Ittiologiche. I. Sull'identita dcllo Sto-

mias bonaparU'i Fowl, con St. boa (Risso). II. Stadi larvali di St. boa (Risso).

(Con tav. IX e 1 lig. nel tosto). Pag. 188-201. Necrologio: Alessandro Coggi. Pag. 202-204.

Avvertenza

Delle Comtinicazioiii Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione.

BIBLIOGRAFIA

Si da notizia soltanto dci laoori pubblicati in Italia.

XII. Vertebrati.

III. PARTE ZOOLOGICA (Continuazione)

1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE CLASSI.

Knottnerus-Meyer T. Ossorvazioni varie fatte nel giardino zoologico di Roma. Boll. cl. Soc. Zool. ital., Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 10-11, An. 1914 (23), pp. 149-152. Roma, 1916.

3. Pesci. Monticelli Fr. Sav. Di un curioso caso di inquilinismo di un Oligochete nel- YAmmocoetes di Pelromyzon planeri. Boll. cl. Soc. di Natur. in Napoli, Vol. 29, (Ser. 2, Vol. 9), An. 30, 1916, pp. 59 61, con 3 figg. Napoli, 1917.

- 186 -

6. UCCELLI.

Angelini Giovanni. Nuovo contribute) sulla distribuzione del Lanius senator

baclius (Hartl.). Boll. d. Soc. Zool. Hal., Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 10-11,

An. 1911 (23), pp. 161-162. Roma, 1916. Carpegna (Di) Falconieri Guido. Cattura di un Acrocephalus palustris (Can-

najola verdognola) a circa 800 ra. s./m. e lungi da luoghi accjuitrinosi, in

tcrreno asciutto e sassoso. Boll. d. Soc. Zool. Hal., Ser. 3, Vol. 3,

Fasc. 10-11, An. 1914 (23), pp. 145-146. Roma, 1916. Chigi Francesco. Considerazioni intorno agli ibridi del verdone col cardellino

ed ai rapporti eli affinita fra queste due specie. Boll. d. Soc. Zool. ital.,

Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 10-11, An. 1914 (23), pp. 153-160. Roma, 1916. Chigi Francesco. Specie, razze, varieta. 11 Passer domesticus (Linn.) e le sue

forme. II Suppleincnto. Boll. d. Soc. Zool. ital., Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 10-11,

An. 1914 (23), pp. 147-148. Roma, 1916. Manfredi Paola. Contributo alia conoscenza delle razze locali dell' Alborella

(Alburnus alborella Do Fil.). Arch. Zool. ital., Vol. 8, pp. 259-399, con

1 lav. e 1 fig. Napoli, 1916. Mazza Felice. Su la cattura di due uccelli rari presi nella Provincia di Roma

durante l'anno 1916. Boll. d. Soc. Zool. ital., Ser. 3, Vol. 3, Fasc. 12,

An. 1914, pp. 191197. Roma, 1917. Salvadori T. e Festa E. Alcuni uccelli della Cirenaica, colla descrizione di una

nuova specie del genere Caccabis. Boll. d. Musei di Zool. e Anat. comp.

d. R. Univ. di Torino, Vol. 31, N. 714, pp. 1-2, Torino, 1916.

7. Mammiferi. Gamerano Lorenzo. Ossorvazioni intorno alia Rupicapra rupicapra parva Cabrera. Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 31, N. 712, pp. 1-4. Torino, 1916.

8. Antropologia ed Etnologia Giardina A. Sul valore biologico delle curve empiriche del Sera e delle pa-

rabole di altezza. Giom. p. la morf. dell' Uo mo e d. Primati, An. 1,

Fasc. 1, pp. 35-51. Pavia, 1917. Kraus Amedeo. Di un nuovo craniografo. Siena, tip. S. Bernardino, 1916.

i'< pp., con figure. Ortiz Fernando. Le origini antiche della dactiloscopia. (Con 1 tav.). Arch.

di Anlrop. crim., psich. e med. legale, Vol. 35, (Ser. 4, Vol. 6), Fasc. 1,

pp. 45-49. Torino, 1914. Pagliani Luigi. Le leggi dello sviluppo dell'organismo umano in rapporto al-

l'educazionc iisiea nolle scuole. Giom. d. R. Soc. ital. di Igiene, An. 36,

N. 11, pp. 417-437. Milano, 1913. Rovere (Delia) Domenico. Ricerche sulla data di nascita dei fanciulli intelli-

genti in alcune scuole di Milano. Giom. d. R. Soc. ital. d' Igiene, An. 35,

N. 12, pp. 531537. Milano, 1913.

Appendige: Antropologia APPLIGATA ALLO STUDIO DEI PAZZI, DEI GRIMINALI, ECG.

Carrara Mario. Le applicazioni deH'Autropologia ci'iminalc nella prevenzione di polizia. Arch. Antrop. cri>»., psich. e med. legale, Vol. 35, (Ser. 4, Vol. 6), Fasc. 5, pp. 517-530. Torino, 1911.

- 187 -

Lattes Leone. L'origine cerebrate delle asimmotrie craniche nei delinquenti.

Arch, di Antrop. crim., psich. e med. legale, Vol. 36, (Ser. 4, Vol. 7),

Fasd 1, pp. 19-42. Torino, 1915. Lombroso Gina. Nuove ricerche sui delinquenti. I risultati dell' inchiesta uffl-

ciale fatta in Inghilterra dal dott. Goring per controllare le teorie lora-

brosiane. Arch, di Antrop. crim., psich. e med. legale, Vol. 35, (Ser. 4,

Vol. 6\ Fasc. 1, pp. 13-39. Torino, 1914. Lombroso G. e Ferrero G. La donna delinquente, la prostituta e la donna

normale. Torino, Editori Fratelli Bocca, 1915. Un vol. in 16° di pa-

gine 508, con 7 tav. e 15 fig. Masini M. U. e Vidoni G. Vn raicrocefalo criminate. (Con 1 fig.). Arch, di

Antrop. crim., psich. e med. legale, Vol. 36, (Ser. 4, Vol. 7), Fasc. 1,

pp. 43-48. Torino, 1915. Vervaeck. Sillabo di un corso d'Antropologia criminate. Arch, di Antrop.

crim., psich. e med. legale, Vol. 35, (Ser. 4, Vol. 6), Fasc. 5, pp. 541-543.

Torino, 1914. Vidoni G. e Gatti S. Su le anoraalie e su lo malattie della pelle ed annessi

negli alienati. (Con 3 tav.). Arch, di Antrop. crim., psich. e med. legale,

Vol. 35, (Ser. 4, Vol. 6), Fasc. 2, pp. 143-165. Torino, 1914.

G. - ZOOLOGIA APPLICATA.

1. ZOOLOGIA MEDIGA.

Alessandrini Giulio. I pidocchi e i mezzi per distruggerli. (Con 3 fig). An-

nali d'lgiene, An. 26, N. 2, pag. 92-108. Roma, 1916. Bandi Ivo. Sul pericolo di attecchimento della filariasi umana nolle zone

Nord-AI'ricane indenni. (Con tav. 1-4). Soc. toscana d'Igiene, Atti del-

Vanno 1914 (1° semestre), An. 30 d. Nuova Serie, Vol. 19, Fasc. l,pp. 225-

240. Firenze, 1914. Finzi Guido e Campus Antonio. Anaplasmosi. Sid significato dei « Corpi en-

doglobulari » « Punti marginali » « Anaplasrai » trovati nel sangue degli

ovini della Sardegna e del Piemonte. II Nuovo Ercolani, An. 22, N. 1-2,

pp. 2-8. Torino, 1917 .

2. zoologia applicata all'agricoltura e alle industrie.

Protezione, Cacgia, ecg.

Bezzi Armando. Lo slughi. II Nuovo Ercolani, An. 20, N. 25, pp. 391-

395. Pisa, 1915. Cozzolino Marzio. -- Per la lotta contro le Cocciniglie degli agrumi. Boll.

d. Soc. d. Natur. in Napoli, Vol. 27, (Ser. 2, Vol. 7), An. 28, pp. 257-280.

Napoli, 1915. Griff ini Achille. VEquus grevyi e gli csperimenti del Bureau of animal in- dustry di Washington. Natura, Vol. 5, Fasc. settembre-ottobre 1914,

pp. 257-282, con figg. Milano, 1914. Guercio (Del) Giacomo. La invasione delle Arvicolc nelle carciofaje dell'Em-

polese (Firenze). - Vedi M. Z., XXVI, 10, 233. Guercio (Del) Giacomo. Ulteriori ricerche sullo stremenzimento o incappuc-

ciamento del Trilbglio. Redia, Vol. 10, Fasc. 1-2 pp. 235-301, con 42

fig. Firenze, 1915.

- 188 -

COMUNICAZIONI ORIGINALI

R. ISTITUTO DI ZOOLOGIA E ANATOMIA COMP. DEI YERTEBRATI IN EIRENZE

Note Ittiologiche

I. - Sull' identita dello Stomias bonapartei Fowl, con St. boa (Risso) II. - Stadi larvali di St. boa (Risso)

DI

A. SENNA

(Con tav. IX e 1 fig. nel tcsto).

E vietata la riproiluzione

1.° La questione della presenza nel Merliterraneo di piu di una specie di Stomias che sembrava risolta, dopo alterna e laboriosa vicenda, in senso negativo, ammettendo cioe il solo St. boa (Risso), e stata risollevata di recente dal Fowler (1) il quale ha descritto e figurato col nome di St. bonapartei sp. n. un esemplare di St. barbatus Bonap. della stessa collezione del principe di Canino, ora conservato nell'Accademia di scienze a Filadelfia (*).

Merita di essere qui ricordato a maggior chiariraento, che, in j origine, l'istituzione delle due specie St. boa (Risso) e St. barbatus Cuv. fu dovuta al cattivo stato dei pochi esemplari che in quel tempo si conoscevano; alio St. boa si ritenevano pertinenti, in altre' parole, gli esemplari senza barbiglio e colle ventrali allungate, men-I tre alio St. barbatus venivano riferiti quelli provvisti di barbiglio e con ventrali assai brevi.

L'assenza del barbiglio e la brevita delle ventrali dipendevano com'e stato dimostrato in seguito, da occasionale perdita e rottura.' e queste condizioni non avvertite prima dal Risso (2) poi dal Cu1 vier (3) hanno dato origine all'erronea separazione delle due specie

Successivamente il Bonaparte (4) descrisse e figuro uno Sto;,

(*) Typo. n. 7955. A. S. P. Italy. C. L. Bonaparte, n. 349. From dnti. T. B. Wilson,

- 189 -

mias che, essendo provvisto di barbiglio, venne da lui riferito alio

St. barbatus Cuv. : anche questo esemplare era difettoso, oltreche per le ventrali rotte e percio raolto brevi, per la parziale mutila- zione della dorsale e della anale, le cui formole radiali (D 9, A 13) risultavano, come e facile arguire, ben differerenti da quelle indicate in precedenza per la specie omonima di Cuvier; cio ebbe per con- seguenza che uno St. barbatus Bonap. non Cuv. fosse elencato anche in seguito come specie istituita da Bonaparte.

Infatti sebbene il Valenciennes nella sua classica opera (5) dietro l'esame di esemplari tipici o cotipici di Risso, del Cuvier e di quelli avuti dallo stesso principe di Canino col nome di St. barbatus Cuv. avesse avvertiti glj errori dei suoi predecessori e di- mostrato nel inodo piu evidente trattarsi di una sola specie, pure vediamo nelle opere del G-iinther (6), del Canestrini (7), del Do- deiiein (8), persistere accanto alio St. boa (Risso) lo St. barbatus Bonap. per la formola diversa della dorsale e dell'anale.

Gli autori piu recenti, Moreau (9), Vinciguerra (10), Vail- lant(ll), Carus(12). Goode e Bean (13), Brauer (14), Zugma- yer (15), valendosi anche di nuovo materiale hanno definitivamente riunito le due specie e considerato quale unica specie vivente nel Mediterraneo lo St. boa (Risso), cui venne unito dal Liitken (16) come sinonimo anche lo St. ferox Rein hard dell'Atlantico, specie ritenuta distinta per un cinquantennio.

Cio premesso, la riesumazione dello St. barbatus Bonap. col nome di St. bonaparteisp. n. fatta di recente dal Fowler (1) se gia a prima vista puo sembrare singolare, risulta in deflnitiva insoste- nibile quando si consideri che un attento esame della dettagliata descrizione non rivela alcun carattere che possa sicuramente consi- derarsi differenziale rispetto alia specie di Risso.

Lo St. bonapartei Fowl, e, in breve, basato su un esemplare anch'esso difettoso. L'autore, d'altronde, ce ne avverte nella descri- zione di parecchi caratteri ; anche la figura nel testo e somewhat restored; percio senza che si renda necessario passaro in rivista tutti i particolari descrittivi, anche perche e noto (Cfr. Braaer 14) che i caratteri effettivamente differenziali nelle specie di Sto- mias si riducono a pochi, bastera qui ricordare che le pinne petto- rali e sopratutto le ventiali so.no brevi nella supposta nuova specie perche rotte ; la dorsale e la anale hanno un numero di raggi mi- nore del normale (D III, 9? e A III, 14) per lo stesso motivo ; d'altra parte la configurazione generate del corpo, i rapporti di di- meneione fra le varie parti, il numero delle squamme della linea

- 190 -

laterale, quello dei denti e la lore disposizione sui preraascellari e sui mascellari sup. e inf., inflne la forma e lunghezza del barbiglio, tripartite al suo apice, non las'ciano adito a rilievi differenziali. Al- trettanto pno dirsi della distribuzione dei fotofori sui capo, sulla membrana branohiostegale e kmgo la linea ventrale, sebbene a proposito di quest'ultimi non vi sia indicazione precisa del loro nu- mero se non per qnello tra l'istmo e le pettorali che e di 10 e quindi normale.

L'unica differenza che si rivela nella descrizione e nella figura riguarda i piccoli fotofori della porzione raediana del tronco al di- sotto della linea laterale che, secondo il Fowler, sono disposti in un gruppo mediano di almeno 4 fotofori, in corrispondenza di cia- scun infossamento occupato dalle squamme. Questo particolare non si veriflca nello St. boa (Risso) e credo che sia indicato inesatta- mente, come diro fra poco.

Quanto alle note critiche e compai-ative che il Fowler fa se- guire alia descrizione per sostenere la sua tesi, esse lasciano adito a rilievi che tendono ad infirmarla. L'autore, infatti, dimentica fra altro che la primitiva descrizione del Risso, della quale si serve per confronto, era errata, ad es. riguardo la posizione dei denti; e la figura troppo grossolana per essere oggetto di comparazione. Tutto questo e gia stato detto fino dai tempi di Valenciennes (1. c.) ma l'autore americano non ne tiene calcolo. Lo stesso Va- lenciennes, se ha convenuto che lo St. barbatus Cuv. era specie al tutto nominale e mal caratterizzata, come rammenta il Fowler, ha altresi dimostrato, e questo il Flower lo dimentica, che lo St. barbatus Bonap. dietro esame dei cotipi non poteva distinguersi dalla specie di Risso.

In conclusione, io ritengo che lo St. bonapartei Fowl, non possa per alcun carattere essere considerato come buona specie e debba includersi tra i sinonimi della St. boa (Risso). L'accurato esame che ho compiuto della serie di 27 esemplari che di questa rara spe- cie si conserva nella collezione dei Vertebrati italiani, fondata dal compianto prof. Cliglioli me ue ha dato la conferma e nel con- tempo la diniostfiizione che, se le variazioni dei caratteri diagno- stici oscillano entro limiti rnaggiori di quanto non sia stato indicato nelle descrizioni, perche basate sull'esame di pochi esemplari, non si e logicarnente autorizzati che ad ammettere una sola specie nel nostro mare.

Grli esemplari della collezione italiana sono di diversa grandezza il piu piccolo - che possiede tutti i caratteri dell'adulto ha una

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lunghezza totale di mm. 73 (senza la ccrdale) ; il piu grande rag- giunge i 280 mm. Quest'ultime dimensioni, gia notevolissime, pos- sono anche essere sorpassate in questa specie: Holt e Byrne (17) ricordano infatti un individuo di mm. 308 che e il maggiore fino- ra note.

II rapporto fVa altezza massima e lunghezza del corpo e, nel maggior numero degli esemplari, la cui lunghezza totale sorpassa i loo mm., compreso tra 1 : 12 ; e 1 : 14 ; di rado si hanno rapporti minori o maggiori, ad es. 1 : 11,5 e 1 : 14,5 ; le piu notevoli diffe- renze si riscontrano invece negli esemplari, che, pur avendo tutti i caratteri deH'adulto, hanno una lunghezza totale minore dei loo mm., in tal caso abbiamo rapporti che oscillano tra 1 : 15 e 1 : 17,3 ; quest'ultimo e quello di un es. di 73 mm. di lunghezza. Detto rap- porto va crescendo negli es. ancor piu piccoli, e di 1 : 20 nei giovani; io 1' ho trovato di 1 : 25,3 in larve all' inizio del normale accresci- mento in lunghezza.

I dati suesposti sono degni di ricordo quando si consideri che il Brauer (14) nell'esame critico dei caratteri diagnostici delle specie di Stojnias, assegna a St. hexagonatus Garm. 1 : 9, a St. colubrinus Garm. 1: 10-1 : 11, a St. af finis Giinth., St. boa (Risso), St. atriven- ter Garm., St. Valdiviae Brauer, St. gracilis Garm., e St. nebulosus Alcock, 1: 11-1: 12, inline a St. elongatus Alcock 1: 15.

II rapporto fra la lunghezza del capo e quella del corpo e com- preso tra 1 : 8 e 1 : 10 nei miei esemplari, ma pud scendere a 1: 7,5 secondo Zugmayer (1. c.) ed elevarsi a 1: 10,5 secondo Holt e Byrne (17).

II barbiglio, che diede luogo a tante discussioni, e indiscutibil- mente sempre presente negli esemplari integri ed e un organo cilin- dnco, tubolare, estensibile, di lunghezza maggiore di quella del capo, talora piu lungo del doppio del capo, per lo stato di distensione, il che si rivela dal minor spessore che presentano le pareti dehmi- tanti il lume : l'estremo distale, alquanto ingrossato, provvisto d'una macchia pigmentata, arcuata e d'una massa ghiandolare, termina con tre brevi appendici tentacoliiormi, sparse di punti pigmentati. Data la delicatezza dell'organo si puo arguire che in tutti quegli esemplari nei quali il barbiglio e al suo estremo provvisto di due o di una sola appendice si tratti di mutilazione occasionale e non e improbabile che il poteredi rigenerazione non ripristini l'organo nella sua integrita e lunghezza primitiva. Cosi si spiegherebbero le con- dizioni di quegli esemplari citati fra altri daVaillant (11), nei quali il barbiglio era notevolmente corto e intero al suo apice.

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I denti presentano alcune variazioni indipendentemente dalla grandezza degli esemplari e che possono ihtlicarsl nel inodo se- guente : sui premascellari, partendo dalla sinfisi e per ciascun lato, la formola che piu spesso si incontra e: 1, F, 1, 1, 1 = 5; nella quale la posizione e il nuinero dei denti piu lunghi e piu curvi sono indi- cati dai numeri in grassetto, mentre gli altri numeri indicano i denti mediocri o piccoli. In qualche caso la formola e 2, I, 1, 1,1 =6, od anche 1, 1, 1, 1, 2 6 ; dalle quail rispettivamente si puo con- statare che il numero e posizione dei denti piu grandi riraangono immutati.

Sui mascellari esiste sempre una dentellatura fitta, uguale, obliqua all' indietro ; quanto ai denti della mandibola, la formola piu ovvia per ciascuna branca e la seguente : 2. 1. 1. 1. I. 2 8, talora si ha : 2. 1. 1. 1. 1.3 = 9, oppure % 1. 1. 1. j. 1 : '== 7 con possibility di variazioni anche per ciascuna branca, pero per quanto concerne i denti piccoli e mediocri, poiche i maggiori mostrano una notevole costanza nel numero e posizione. .

Formule radiali : Br. 15-18; P. 6; in un solo esemplare, normale nel resto la P aveva 5 raggi. V. 5, di rado 6; numero che veniva assegnato alio St. ferox Reinh.

Le ventrali quando sono intatte, sono sempre allungate e, volte all' indietro, raggiungono la papilla anale. Nella D i raggi variano nella mia serie da 17-21 con maggior frequenza del n. 18; Holte e Byrne indicano anche 16 raggi; nell'A. si hanno, 18-22 raggi con maggiore occorrenza del n. 20-21, sempre indipendentemente dalla lunghezza degli esemplari.

La linea lat. consta di 74-79 squamme; Valenciennes (5) e Brauer (14) indicano come minimo 72, Holt e Byrne (17) segnano come numero massimo 80, Go ode e Bean (13) perfino 88. Questa differenza tra 72 e 88 e certo notevolissima e, a mio credere, me- rita conferma.

Venendo ora a considerare i grandi fotofori della serie ventrale e laterale, la cui importanza nella speciografia degli Stomias e stata opportunamente posta in rilievo dal Brauer, riporto i dati seguenti nei miei esemplari : Serie ventrale: 1-P 11-13; B rauer ne indica 10 Zugmayer 10-11, Holt e Byrne da 11-14. P-V 44-48; Holt e Byrne hanno ossevvato anche 51 fotofori, Goode e Bean 54, V-A 10-13; secondo Goode e Bean 14. AC 15-17; secondo Zngmayer 14-17; secondo Holt e Byrne 16-18

Serie laterale : dall'opercolo alia verticale della V 43-49 ; dalla V all'estremita della serie 12-14.

I fotofori tra i raggi branchiostegali sono da 15-17 nella mia serie ; Holt e Byrne, in altri eaemplari, ne trovarono da 12-16.

Mi resta ora a dire dei piccoli fotofori del tronco, la cui di- stribuzione sulle linee di squamme e stata oggetto di studio dal Brauer in diverse specie, senza che ne facesse cenno nello St. boa (Risso) della quale specie si occupa invece Zugmayer e, come si e detto, anche il Fowler pel suo SL bonapartei. Limitandomi in proposito a considerare la porzione mediana del tronco (cfr. figura nel testo), noto che, al disotto della lieve carena dorsale la

1* fila presenta due piccoli fotofori vicinissimi fra loro nel centro d' ogni squamma; qualche volta il gruppetto ma solo su alcune 'squamme e formato da 3 fotofori, di rado di piu o ve n'e uno solo centrale. Le due file successive (2a e 3a) hanno un solo fotoforo centrale di rado in qualche squamma sono due; la fila al di sotto (4a) che corrisponde ad un clipresso al percorso della linea laterale, poco visibile in questa specie, ha normalmente da 3-4, talora 5 fotofori posti nel mezzo e formanti un gruppetto oppure una linea obliqua, sulle due file seguenti (5a e 6a) ciascuna squamma ha da 3 a 5 fotofori in serie lineare o aggruppati che dall'angolo inferiore dell'esagono si dirigono verso il centro ; infine le squamme delle ultime due serie (7a e 8a) che portano centralmente i grandi organi luminosi hanno diversi piccoli fotofori lungo i loro margini.

Secondo il Zugmayer (15), la prima serie di squamme ha invece un solo fotoforo centrale; la 5" e la 6a uno solo all'angolo inferiore di ciascuna squamma o dell'esagono, il che io non ho mai riscon- trato nei miei esemplari; altrettanto posso dire riguardo ai gruppi di almeno 4 fotofori che il Fowler (1) indica e figura nel centro di ogni squamma della 5a e 6a fila nel suo SL bonapartei. Ritengo che entrambe queste disposizioni non corrispondino al vero quando l'esame

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venga esteso a tutte le squamme d'una stessa serie nella porzione mediana del tronco.

Gli eseraplari della Collezione Giglioli provengono da Nizza, Cornigliano, Noli, Fhmlmarina, Messina e Catania. Di altre localita italiane e fatta tnenzione nell'opera del Car as (12). Oitre che nel Me- diterraneo, questa rara specie fu indicata dall'Atlantico, dalla Groen- landia alle coste della N. Inghilterra e dalle Is. Ibridi al Capo di Buona Speranza, infine nel Pacifico australe.

Lo St. boa (Risso) e specie pelagica, il cui habitat normale e il mare aperto in falde d'acqua di piu centinaia di metri di pro- fondita. I dati massimi e minimi, 3443 218 m., citati dagli autori riguardano casi speciali. Esemplari giovani e immaturi sono stati pescati di notte a pochi metri ed anche alia superficie; stadi lad vali, secondo Holt e Byrne, furono catturati alia superficie ed anche a piu centinaia di metri di profondita. Da noi a Messina, fasi larvali sono spiaggiate unitamente ad altre specie di profon- dita; per gli adulti si hanno esempi di catture nel Mediterraneo colle reti usate per le acciughe.

II. L'eliminazione dello St. bonapartei Fowl, dal novero delle specie valide, lasciando di nuovo impregiudicata la questione della presenza nel Mediterraneo di un' unica specie del genere, toglie qualsiasi dubbio sull'esatta determinazione di quelle larve che pel prima ci fece conoscere il Sanzo (18) come indiscutibilmente perti- nenti alio St. boa (Risso).

Devo pero avvertire che per qualche tempo ho sospettato che cio meritasse conferma, non tanto pel dubbio che logicamente po- teva insorgere dalla concscenza di una seconda specie del genere descritta come propria del Mediterraneo e che nessuno finora avea infirmata, quanto dall'esame di alcune larve pescate nel plancton di Messina ed esistenti nella collezione dei vertebrati italiani. Fu- rono esse dono dei prof. Kleinenberg e Dohrh al prof. Giglioli. il quale, in via provvisoria, le distinse col nome di Microstomias 2Mradoxnm Gigl. ritenendole forme giovani, affini agli Stomiatidi.

Si tratta di 4 larve delle quali 3 appartengono alio St. boa (Risso), la quarta, che il Giglioli indico come " notevolmente di versa non ha nulla a che fare con detta specie e bastera dire.;, senza* occuparmene maggiormente, ch'essa e una larva di Chauliodui\ Sloani Bl. e appartiene al periodo di continuo accrescimento larvale; la sua lunghezza e di mm. 41,5 circa, gli abbozzi dei fotofori della

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linea ventrale, non ancora pigmentati, sono visibili per trasparenza e sono pure manifest* l'abbozzo della pinna anale e una piccola dorsale col carabteristico primo raggio assai lungo. Fasi larvali uguali di quesba specie furono illustrati pel primo dal Sanzo (19).

Consideriamo ora le larve di Stomias boa (Risso). Una di esse misura mm. 24.8 dall'apice del muso all'estremo del lobo codale inferiore e non lascia scorgere, neppure osservandola per trasparenza, traccia di abbozzi di organi luminosi; appartiene quindi al primo periodo di accrescimento larvale, durante il quale, il Sanzo (20) accenna solamente che le larve, pur essendo brasparenbissime e prive di organi luminosi, giungono fino alia lunghezza di mm. 50.

Gli albri due esemplari hanno una lunghezza bobale di mm. 44.5, appartengono invece all'inizio del periodo di bransizione o di nor- male accrescimento che segue quello di riduzione in lunghezza o di iemilarva, per usare la berminologia adobbaba dal prof. Grassi. Non e nobo quale sia il massimo di riduzione che in quesba specie puo subire la semilarva ed e verosimile che, come in albri casi, la mas- sima riduzione, come pure il massimo accrescimenbo del primo pe- riodo larvale vadano soggebbi a variazioni individuali.

Ad ogni modo quesbi ultimi esemplari, per i caratteri che diro in seguito, appartengono ad una fase di sviluppo piu inolbraba della larva di mm. 41,63 descritta e flgurata dal Sanzo (18) e riporbaba al periodo di riduzione in grandezza (semilarva).

Nella larva piu piccola (mm. 24.8) il profilo generale del corpo (fig. 1) corrisponde a quella della semilarva; il capo appare un poco piu lungo e precisamenbe misura mm. 1.90 dall'esbremo del muso alia caviba branchiale; per certo e piu inclinato in basso, condizione che si riscontra anche in altre forme, ad es. in Bathophilus nelle larve giovanissime; detta inclinazione e minore nei due esemplari di mm. 44.5.

La bocca, per la fenditura assai grande richiama le condizioni dell'adulto ; la mascella superiore, mantenendosi all'esterno, ricopre quella inferiore che e gia notevolmente sporgenbe: enbrambe pre- senbano piccolissimi denbi (fig. 2).

L'occhio e ovale, di color nero, il suo diamebro orizzonbale e di mm. 0.32; quello verbicale, che si presenba alquanbo inclinabo all'indiebro, e di mm. 0.44. II crisballino e cenbrale.

Lo sviluppo in albezza della pinna primordiale dorsale non si rivela in quesba fase d'accrescimenbo maggiore, ne il suo decorso di- verso da quello della larva in fase di riduzione; ma l'inizio della pinna sul dorso non ha luogo ad !/8 di lunghezza botale dall'esbremo

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cefalico, come e indicate- da Sanzo (1. c), bensi a circa V^.s in corrispondenza del 16° miomero.

E interessante notare che nella nostra larva, anche ventral- mente si osserva un lembo o margine che dall'ano si estende era- nialmente, mantenendosi pressoche della stessa altezza per la mag- gior parte del suo percorso, poi diminuisce gradatamente e termina alio stesso livello della pinna primordiale dorsale (fig. 1). Detto lembo trasparentissimo, senza alcuna pigmentazione, non diverso, in breve, per aspetto da quello dorsale, mostra all'osservazione microscopica di essere distinto dalla linea del corpo e sono proclive a considerarlo un residuo di pinna preanale primordiale, quale si osserva durante una fase precoce di sviluppo in altri teleostei e negli stessi Sto- miatidi (Cfr. Bathojihilus) conservarsi anche in periodi di sviluppo inoltrato.

La presenza di questo lembo non indicato da Sanzo (20) nelle larve in fase di accrescimento, mi fece dubitare, come dissi, in un primo momento che questa larva fosse specificamente diversa, tan to piu che all'anzidetto carattere si aggiungeva quello della presenza d'un distinto abbozzo di pinna ventrale (fig. 1) che il Sanzo (18) non dice visibile nella stessa semilarva di Stomias boa. Sono venuto poi nel concetto che la persistenza d'un organo larvale e l'anticipo di com- parsa di un organo definitivo potevano andar soggetti a variazioni individuali ; noto infatti che se nelle due altre larve a sviluppo piu inoltrato persiste pure un residuo di lembo primordiale ventrale, sebbene piu ridotto, l'abbozzo della pinna ventrale non e piu svi- luppato, sebbene le larve stesse abbiano poco meno del doppio della lunghezza del corpo.

La pinna dorsale (fig. 3) e in diretta continuazione colla pinna pri- mordiale; la linea di demarcazione e ben evidente, oltreche per l'angolo o sinuosita che in quel punto si osserva e gia notato dal Sanzo, sopratutto per la presenza nella porzione iniziale della pinna dor- sale di fascetti di fibre, abbozzi dei primi raggi. La pinna principia non in corrispondenza alia verts cale condotta all'ano, come nella se- milarva ma un poco piu in avanti e precisamente al livello del ver- tice del 66° miomero, essendo 68 i miomeri preanali. La forma non differisce da quella della semilarva, il numero dei raggi gia costi- tuiti e di 14 ; anteriormente si notano tre abbozzi di raggi, ed un quarto posterioimente, gli uni e gli altri ben distinti per i rispet- tivi portaraggi ; quest' ultimi muniti della relativa museolatura spor gono dal profilo dorsale. Lungo i raggi gia costituiti si notano cro matofori per lo piu rarnificati, di color bruno,

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La pinna anale e opposta alia dorsale, pur presentando il suo punto anteriore d' inserzione un poco piu. indietro di quello della dorsale e parimenti la sua base d' irapianto finisce un poco poste- riormente a quella della prima, condizione quest' ultima che si con- serva nell'adulto. La forma in questo stadio appare un poco meno triangolare che nella semilarva ; il numero dei raggi costituiti e di 16, anteriormente si osserva l'abbozzo di un altro raggio, poste- riormente quelli di altri tre, in to tale quindi 20 raggi, numero che si riscontra anche in adulti, come dissi a suo luogo. I raggi hanno cromatofori ramificati nero-bruni.

Quanto alia codale, l'asimmetria dei due lobi, notata dal Sanzo nella semilarva, non e maggiore in questa fase d'accrescimento. Sul dorso la pinna comincia un poco i iu avanti che non ventralmente. I raggi gia costituiti. sono in ques a larva 19, dei quali 10 nel lobo superiore e 9 in quello inferiore : a »bozzi di altri raggi, sotto forma di fascetti di fibre si notano tan to sulla porzione marginale dorsale che sulla ventrale ; quest' ultime sono bene disimpegnate rispetti- vamente dalle pinne dorsale e anaie. La pigmentazione della pinna codale e data da piccoli cromatofori, per lo piu puntiformi, nero- bruni, posti lungo i raggi dei due lobi ; dorsalmente e ventralmente alcuni abbozzi di raggi presentano gia linee di cromatofori ; que- st' ultimi inline si dispongono a guisa di margine sulla porzione iniziale della pinna.

L'urostilo, ben distinto, si incurva in alto (fig. 3) in direzione del lobo dorsale ; l'ultimo ipurale e di forma triangolare e da appoggio a 10 raggi; il penultimo ipurale, pure triangolare da sostegno a 7 raggi: ad esso e strettamente addossato un pezzo stretto, lineare, soste- nente un solo raggio e che rappresenta l'ultimo arco emale e in pros- simita di esso si vede abbozzato il penultimo (cfr. fig. 3 e 4).

Le pettorali sono assai piccole, colla parte basale peduncolata, quella membranosa e arrotondata, finamente striata e spessa nella porzione mediana, sottile e trasparente lungo i margini (fig. 2).

Un abbozzo di pinne ventrali e gia visibile, come dissi, in que- sta larva tra il 51°-52° miomero; anche queste ventrali presentano la parte basale e la membranosa conformate come le pettorali.

11 numero dei miomeri e complessivamente di 80, dei quali 68 preanali e 12 postanal] ; i primi 3 preanali sono incompleti ventral- mente. II numero totale, anzidetto non si discosta di molto da 76 che e quello delle vertebre che ho constatato in due esemplari adulti di St. boa. La differenza che intercede entra nei limiti delle varia-

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zioni individuali che si notano sia nel numero dei miomeri che delle vertebre.

La pigmentazione del corpo c pressoche limitata alle pinne dor- sali, anale e codale; vari cromabofori stellati, di color bruno nero notansi sul capo, nella regione branchiale e lungo il tubo digerenbe senza che assumino una disposizione degna di rilievo.

Sono visibili 4 archi branchiali (fig. 2), ancor sprovvisbi di vere. la- mine branchiali, che resbano alio scoperbo per la disbanza che inbercede fra il margine posberiore dell'opercolo e il cinbo. La trasparenza della larva permebbe di osservare che nell'encefalo il rilievo del cervellebbo e ancora indisbinbo, sebbene sia nobevole in questa specie; il mesen- cefalo e invece gia ben sviluppabo; del labirinbo sono visibili i bre canali semicircolari coi rispebbivi rigonfiamenbi ampollari; nel bubo digerenbe nobasi la porzione esofagea disbinbamenbe ricurva in basso; lo sbomaco provvisbo di appendice cieca e il nobevole sviluppo del fegabo; il bubo inbestinale e ampio, diribbo, di diamebro uguale fino al livello dell'abbozzo della pinna venbrale: all'albezza del 60° miomero l'inbesbino presenba un abbozzo valvolare; Y inbesbino terminate e lievemente rivolto in basso; l'oriflzio anale e prominente e sorpassa il livello della base d'impianbo della pinna anale; al di sopra dell'ano e ben disbinto l'oriflzio urinario, il cui condobto dapprima slargabo poi sbrebbo puo essere seguibo per breve brabto (fig. 3).

Riassumendo, i carabberi pel quali questa larva di Stomias diffe- risce da quella descritba da Sanzo, in fase di riduzione si devono logicamenbe riferire alio sviluppo meno inolbrabo e sono la riprova ch'essa e nel primo periodo di accrescimenbo larvale. Debbi carabberi riguardano le dimensioni minori, il capo piu inclinabo in basso, la presenza di un residuo di pinna primordiale venbrale, il minor nu- mero di raggi gia cosbibuibi tanto nella D, nella A, e nella C, e so- prabubbo la bobale assenza di abbozzi di fobofori.

Prendendo ora ad esaminare le albre due larve o piu semplice- menbe essenclo idenbiche una di esse, ne indicai la lunghezza botale in mm. 44.5 e ritenni la larva in un periodo di sviluppo piu inolbrabo di quella describba dal Sanzo, e cioe all'inizio del periodo di norm ale accrescimenbo.

II carabberisbico allungamenbo del corpo e reso ancor piu evi- dente, in quesba fase e infabbi il rapporbo bra massima albezza (pin- na primordiale compresa), e la lunghezza e 1 : 25,3. menbre era di 1 : 11,6 nella larva precedenbe.

Nel capo (fig. 5), l'inclinazione sull'asse del corpo e assai dimi- liuiba; minore e il suo allungamenbo, il rapporbo infabbi bra la sua lun-

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ghezza e quella del corpo e di 1 : 15,2, montre era di 1 : 13,7 nella prima larva. L'occhio e ovale, il suo margine superiore e piu disco- sto dal profile- dorsale del capo, il diametro orizzontale e di mm. 0,34, qnello verticale e di mm. 0,54 e si presenta alquanto inclinato al- I'innanzi.

La bocca non mostra particolari degni di nota in confronto della fase precedente.

La pinna primordiale dorsale persiste nelle condizioni indicate nella larva in periodo d* accrescimento ; pure presente sebbene di- molto ridotto e il lembo primordiale ventrale. La pinna dorsale e tuttora in diretta continuazione colla primordiale; il numero dei raggi costituiti e di 16 piu 3 abbozzi di raggi anteriormente. I raggi posteriori hanno cromafori bruni riccamente ramificati, verso il margine libero i cromatofori sono puntiformi.

La pinna anale (fig. 6) e triangolare come nella semilarva, vi si contano 19 raggi e un abbozzo anteriore. II peduncolo codale si e note- volmente allungato in confronto della semilarva, maggiore e percio la distanza che intercede fra il margine posteriore della dorsale e dell'anale e la base d'impianto dei raggi della codale; l'asimmetria dei lobi di quest'ultima persiste malgrado il maggior sviluppo rag- giunto; il numero dei raggi costituiti e di 10 sul lobo inferiore, di 9 su quello inferiore; i due margini dorsale e ventrale della pinna codale, piu sviluppati in lunghezza, mostrano rispettivamente 4 ab- bozzi di raggi il primo, 2 abbozzi il secondo. Piccoli cromatofori puntiformi di color nero si osservano sul percorso dei raggi.

L'urostilo e i due ultimi ipurali (fig. 6) non presentano variazioni particolari ; i rapporti tra ultimo arco emale e pen ultimo ipurale sono pure identici a quelli della larva precedente; i fasci muscolari sono piu evidenti e si e delineato il penultimo arco emale.

Le pettorali hanno la porzione peduncolata un poco piu lunga, nella membranosa si scorge una fine striatura anche nella parte marginale trasparente.

L'abbozzo delle ventrali, posto fra il 52°-53° miomero, non ap- pare piu sviluppato di quello della larva precedente, il che comprova, a mio credere, che in quella la precoce comparsa dell'abbozzo doveva attribuirsi a variazione individuale.

II numero dei segmenti muscolari e di 80-81, di cui 68-69 prea- nali, 12 postanali.

La pigmentazione del corpo non e visibilmente maggiore di quella della larva precedente.

I fotofori della serie laterale ventrale sono ben evidenti anche

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a luce incidente per la loro pigraentazione ; la loro disposizione e eorrispondente a quella di alcuni adulti e precisamente dall'istmo alle pettorali si confcano lOfotofori; dalle pettorali alle ventrali 48; in questo esemplare l'abbozzo delle ventrali e dopo il 48° fotoforo; dalle ventrali all'anale 14, dall'anale alia codale 15. Sulla membrana branchiostegale noto 9 fotofori ed altrettanti abbozzi di raggi (fig. 5). Lungo la regione boccale sono pure presenti alcuni fotofori. Non esiste invece alcun accenno dei fotofori della serie superiore ventrale, che gia il Sanzo avea riconosciuto di comparsa tardiva in Stomias e in altri generi, ma e interessante constatare che la loro apparizione e anzi piu tardiva di quella dei piccoli fotofori lungo la linea laterale.

E' solo nella parte posteriore del tronco e specialmente nella regione codale che in questa larva in fase di normale accrescimento, gli anzidetti piccoli fotofori si scorgono per trasparenza e il loro decorso in serio corrisponde all'incirca al vertice dei miomeri: talora se ne vede uno solo piu spesso due od anche tre (fig. 6), con dispo- sizione che gia prelude quella indicata piu addietro lungo la linea laterale dell'adulto.

La cavity branchiale e tuttora ampiamente scoperta; i 4 archi branchiali, la cui curvatura si e fatta piu acuta, . mostrano l'inizio della formazione dei foglietti branchiali sotto forma d'nn orlo den- ticolato.

La trasparenza della larva lascia scorgere nell' encefalo una larga fossa romboidale, il rilievo del cervelletto manifesto e attra- verso il sottile pallio i due sviluppati gangli basali; nella fossetta olfattiva, che si e abbozzata men tre mancava nella fase precedente, la mucosa non presenta pieghe; nell'apparecchio digerente la por- zione esofagea e divenuta quasi diritta, infine piu accentuata, in confronto della larva precedente, e la valvola all'inizio deH'intestino terminate.

I caratteri suesposti comprovano in breve che questa larva di Stomias boa (Risso) e in una fase di sviluppo piu avanzato della precedente e della semilarva descritta dal Sanzo e che quindi deve riportarsi all'inizio del normale accrescimento.

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12. Car us J. Prodr. Faun. Mediterraneae. Vol. IT, p. 3, p. 560. Stuttgart, 1893.

13. Good e G. B. e Beau T, H. Oceanic Ichthyology. P. 108. Washington, 1895.

14. Brauer A. Wissensch. Ergebn. Deutsch. Tiefsee Exp. Valdivia. XV, Tiefsee-Fische, 1. p. 49. Jena, 1906.

15. Zugmayer E. Result, scient. ecc. Poissons pruv. campagnes Princesse Alice, fasc. XXXV, p. 71. 2Ionaco, 1911.

16. Liitken C. Nogle Nordiske Laxesild (Scopeliner). Vid. Medd. Nat. For, p. 212. Copenha- gue, 1892.

17. Holt E. W. L. e Byrne L. "VV. Fisheries Ireland scient. Inv. 1, p. 5. Dublin, 1913.

18. Sanzo L. Larva di Stomias boa Risso. It. Com. Talassogr. Ital. mem. X. Venezia, 1912.

19. Id. Stadi larvali di Chauliodus Sloaui Bl. si. Com. Talassogr. Ital. mem. XXXIX. Venezia, 1917.

20. Id. Notizio ittiologiche. liendic. XI Ass. ord. e Convegno Un, Zool. in Palermo. Monit. Zool. Ital. XXVI, X. 5-6. Firenze, 1915.

Spiegazione della Tav. IX.

Fig. 1. Larva di Stomias boa (Risso) di mm. 24.8 di luugh. tot., nel primo periodo di accresci- mento. av. abbozzo della ventrale.

Fig. 2. Estremita anterioro della stessa.

Fig. 3. Estreniita posteriore della stessa. a. ano; ou. oriflzio nrinario; ur. urostilo ; ui. ultino ipu- rale; pi. penultiiuo ipurale ; ae. ultimo e penultimo arco emale.

Fig. 4. Estremita posteriore della colonna vertebrale dell'adulto, per confronto colla flgura pre- oedente. Stesse lottere.

Fig. 5. Estremita anteriore della larva di mm. 44.5 di lungh. tot. all' inizio del normale accresci- mento.

Fig. 6. Estremita posteriore della medesima.

202

A/essandro Coggi.

All' eta di 53 anni raoriva iraprovvisamente il 18 luglio 1917 a S. Madda- Iena di Marcaria, presso Castellucchio (Mantova), il prol. Alessandro Coggi, oi'dinario di Zoologia, Anatomia e Fisiologia comparate e incaricato di Geologia nella R. Universita di Modena.

II Coggi era nato a Cremona il 30 aprile 1864. Nella citta nativa compi gli studi secondari conseguendo, in quell' Istituto Tecnico, la licenza di lisico- matematioa il 20 noverabre 1881. Si iscrisse all'Universita di Pavia pel corso di Scienze Naturali e lattivi i primi due anni, pass6 a studiare nell' Universita di Bologna dove si laureo a 21 anni il 18 dicembre 1885. Presso questa stessa Uni- versita, nominatovi subito dopo la laurea, tenno per molti anni il posto di aiuto nell' Istituto Zoologico diretto dall' illustre prof. Carlo Emery del quale fu scolaro ed amico affezionato. Nel 1892 consegui per titoli a Bologna la libera doeenza in Zoologia e due anni appresso, nel 1894, sempre a Bologna, ottenne la libera doeenza anche in Anatomia comparata. Frequento a piu ripreso la Stazione Zoologica di Napoli, dove si occupo con predilezione doll' embriologia dei Selaci, riuscendo a provvedersi d'una preziosa collozione di embrioni, spe- cialmente di Torpedo, di cui egli usufrui soprattutto per i suoi studi sullo svi- luppo e sulla morlologia degli organi di sonso laterale e delle ampolle di Lo- renzini. Per breve tempo, nell'anno scolastico 1897-98, insegno Zoologia e Ana- tomia comparata all' Universita di Perugia. Nel 1899 fu nominato, in seguito a concorso, straordinario alia cattedra di Zoologia e Anatomia comparata dell' U- niversita di Siena, di dove, nel 1905, passd, per trasferimento, alia stessa catte- dra dell' Universita di Modena. Era ordinario dal 1906.

Nell' Universita di Modena, dove ultimamente per la morte del prof. Pan- tanelli era stato incaricato dell' insegnamento della Geologia, ebbo ancbe 1' o- nore di essere nominato Rettore.

Fu socio e dal 1909, per pareochi anni, Presidente della Societa dei natu- ralisti e matematici di Modena. Dal 1907 era anche Socio attualc della R. Acca- demia di scienze, lettere ed arti di questa stessa citta.

II Coggi si occupd principalmente di morfologia dei Vertebrati. Fra gli Invcrtebrati rivolse in modo particolare i suoi studi agli Artropodi.

La sua operosita scientifica s' inizia con una memoria intorno ai corpi ross: della vescica natatoria di alcuni Teleostei, con la quale memoria, che fu og getto della sua dissertaziono di laurea e che venne pubblicata nel 1887, pose ir rilievo che non esiste un rapporto fra la maggiore complicaziono dei corpi ross della vescica natatoria e la mancanza di un dutto pneumatico e, avuto riguard< alia loro struttura, distinso i corpi rossi in epiteliali e non epiteliali, a second; che l'epitclio di rivestimento intorno della vescica natatoria partecipa in ma niera attiva coji ispessimenti ed introflcssioni o cripte alia loro formazione op pure si limita, senza modilicarsi sensibilmonte, a ricoprire le reti mirabili.

In un'altra memoria stampata nel 1890 negli Atti della R. Accademia de Lincei e intitolata « i sacchetti calcaroi ganglionari e l'acquedotto del vestiboh

- 203 -

nello rane », fornisce un' accurata descrizione della costituzione di detti organi non solo nelle rane ma ancho nell' Ey la arborea o ncl Bufo vulgaris.

Nel 1892 con una memoria inserita negli Atti dolla R. Accadoraia dello Scienze di Bologna, ti'atta di un'anomalia di un embriono di Selacio (di Torpedo ocellata) dalla quale trae materia per discutere sopra lo sviluppo lilogenetico del sistema nervoso sensitivo e portare qualche appoggio alia concezione di von Lenhossek. basata sidle osservazioni in Lumbricus. E con due lavori del 1895 tratta di alcuni fatti che riguardano la cresta neurale cefalica dei Selaci, rilevando principalmente che le pareti dorsali del cervello antoriore danno ori- gine ad una porziono di cresta neurale che non ha relazione con nervi perifo- rici e divcnta poi nella sua totalita tessuto connettivo embrionale.

Con una serio di pubblicazioni, che cominciano dal 1891, si occupa dello sviluppo e dolla morfologia delle ampolle di Lorenzini, degli organi di senso lateralo e dei loro nervi nei Selaci e particolarmente nella torpedine, portando un contributo assai pregevole alio studio di questi interessanti organi di senso cutaneo e delle questioni relative alia istogenesi dei loro nervi.

Con lo ampie conoscenzo acquistate intorno alio ampolle di Lorenzini, il Goggi pote poi discutere intorno al signiflcato moriblogico di quegli organi speciali del tegumento dei Ginnofloni descritti dai fratelli Sarasin e da essi ritonuti come organi auditivi accessori. Tali organi vennero dal Goggi parago- nati invece alle ampolle di Lorenzini dei Selaci ed a queste omologate.

Inoltre dalle sue ricerche sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini, degli organi laterali e dei loro nervi nei Selaci e in parte dalle osservazioni contera- poranee di 0. Schultze sail' istogenesi delle fibre nervose sensitive periferiche di senso generale, il Goggi fu portato ad esporre una serie di considerazioni sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei Vertebrati e su una nuova clas- silicazione dei principali organi di senso. Seguendo una geniale concezione per- sonal, egli venne alia conclusione che tutti i nervi periferici sensitivi e motori dei Vertebrati si sviluppano esclusivamente a spese del materiale di elementi cellulari del sistema nervoso centrale, che il loro accrescimento in primo tempo e centrifugo, ma, formatasi l'espansione nucleata terminale, diventa centripeto. In qucsto slio concetto il Goggi non esclude che Tallungamento dei nervi av- venga, in piccola parte, anche per moltiplicazione degli elementi che formano il loro tratto intermedio.

Nei campo degli Invertebrati il Goggi scrisse intorno all'evoluzione dei Cro- stacei. Si occupo poi di Oribatidi italiani, descrivendo diverse specie nuove di questi piccoli acari terrestri e portando cosi un contributo alia conoscenza della fauna oribatologica italiana.

Scrisse un'elaborata necrologia dcll'illustre anatomico Bolognese Luigi Galori, e quella necrologia gli dette occasione di fare ricerche bibliograficho sulla viviparity di un'efemera, del Cloeon dipterum, che era stata vagamente annunziata da Siebold, ma che fu veramente scoperta e stndiata da Galori fino dall'anno 1848.

In collaborazione con G. Geccherelli redasse delle note biologiche su al- cune zanzare del Senese.

11 Goggi fu ricercatore assai coscienzioso ed uomo di rigido carattere.

E- Giacomini,

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Pubblicazioni del prof. Alessandro Coggi.

1. Intoruo ai corpi rossi della vescica natatoria di alcuni Teleostei. Mittheilxingen axis der Zoolo-

gischen Station zu Xeapel, Band. 7. iSS7.

2. Ueber den epitbelialeu Tbeil der sog. Blutdriisen in der Schwiuimblase des Hecbtes (Esox lucius).

Morpholog. Jahrbuch, Band 15.

3. Ueber die sog. Kalksackchen an den Spiualganglien des Froscbes uud ihre Beziebungen zuin

Ductus endolympbaticus. (Vorlaufige Mittbeilung). Anat. Anzeiger. 5 Jahrgang. Jena, 1890.

4. I saccbetti ealcarei ganglionari e l'acquedotto del vestibolo delle rane. R. Accad. dei Lincei.

Memorie delta Classe di Sc. fis., mat. e nat., Ser. 4, Vol. 6. 1890.

5. A proposito di spostamenti del carioplasiua e del nucleolo nelle cellule nervose. Nota critica.

Mend. R. Accad. dei Lincei. Classe di Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 6. 1S90.

6. Sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini. Ibid., Ser. 5, Vol. 7. 1891.

7. Snr le developpement des ampulles de Lorenzini. Archives italiennes de Biologie, Tome XVI.

8. Zur Abwebr. Zool. Anzeiger, Jahrg. 1892.

9. Lo vescicole di Savi e gli organi della linea laterale nelle Torpedini. Rend. R. Accad. dei Lin-

cei. Classe di Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 7. 1891.

10. Les vesicules de Savi et les organs de la ligue laterale cbez les torpilles. Archives ital. de Bio- logie. Tome XVI.

11. Un' auoinalia in un embrione di Selacio. Memorie della R. Accad. delle Seienze dell' Istituto di Bologna, Ser. .5, Tomo 2. 1892.

12. Note sull'evoluzione dei Crostacei. - Rivista Italiana di Paleontologia. 1895.

13. Alcuni fatti cbe riguardauo la cresta neurale cefalica dei Selaci. Rend. R. Accad. dei Lincei.

Classe di Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 4. 1895.

14. Kicercbe su alcuni derivati deU'ectoderma nel capo dei Selaci. II cordoue gangliare anteriore in Torpedo e Pristiurus. -- Ricerche fatte nel Lab. di Anatomia nor male della R. Universitd di Roma ed in altri Lab. biol., Vol. 5. 1895.

15. Quelques faits conceruant la crete neurale cephalique des Selaciens. Archives ital. de Biologie. Tome 23.

1C. Luigi Calori. Necrologia. Anat. Anzeiger. Band 13. 1897.

17. Ancora sulla viviparity di un' efemera. Ibid. Band 18. 1897.

18. Descrizione di specie nuove di Oribatidi italiani e annotazioni intorno a specie aconosciute Bullettino della Societa Entomologica Italiana, An. 30. 1898.

19. Una nuova specie di Oribatide. Prospetto dell' Acarofauna italiana del prof. Canestrini. Fadova,

1897-98.

20. Xuovi Oribatidi italiani. Bullettino della Soc. Entom. Ital., An. 32. 1900.

21. Sulle aiupolle del Lorenzini. Comvnicazione al I Congresso dell' Unione Zoologica Italiana in Bo- logna, 1900.

22. Nuove ricercbe sullo sviluppo delle ampolle di Lorenzini. Rend. R. Accad. dei Lincei. Classe di Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Vol. II. 1902.

23. Sviluppo degli organi di senso laterale, delle ampolle di Lorenzini e loro nervi rispettivi in Tor- pedo. — Arvhivio Zoologico, Vol. I. Napoli, 1902.

24. Lo sviluppo e la morfologia delle ampolle di Lorenzini e loro nervi. Ibid., Vol. 2. Napoli, 1905.

25. Le ampolle di Lorenziui nei Gimuofioni. Monitore Zoologico Italiano, An. 16. Firenze, 1905.

26. Sullo sviluppo del sistema nervoso periferico dei Vertebrati e su una nuova classificazione doi principali organi di senso. Ibid., An. 16. Firenze, 1905.

27. Appunti sulla elassiricaz.one zoologica. Atti della Societa dei nat. e mat. di Modena, Ser. 4,

Vol. 12, An. 43. Modena, 1910.

28. Note biologicbe su alcune zauzare del Senese. (In collaborazione con G. Ceccberelli). Bul- lettino della Soc. Entom. Ital., An. 36. 1904.

Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile.

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DEL COMITATO DI REDAZIONE

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Volume VIII. 1914-1915.

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Prof. Fr. Sav. Monticelli

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ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO

PUBBLICATO SOTTO OLI AUSPICI DELLA

UNIONE ZOOLOGICA

PER CURA

DEL COM1TATO DI REDAZIONE

Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI

Oril. di Zoologia nella R. Univeisita di Napoli

Volume VIII. 1014-1915.

INDICE. Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo- parassitarie I sulle fasi e l'intorpretazione di particolari cellule viventi liberi in follicoli dello struma. Tav. 1. Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. Giigi A. Sull'eredita della ernia cerebrale nei polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. Marcucci E. Capacita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter- minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. Morgera A. Ricerche sulla mortologia e fisiologia della glandola cecale (appendico digitiforme) degli Scyllium e sulla funzione del processo vermiforme dell'uomo e dei raaramiferi. Tav. 8 e 2 inc Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del giriuo di Bufo vulgaris. Tav. 9-10. Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav. 11-12 ed una inc. Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere Pisa. Tav. 13-14. Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali » dell' Alborella (Alburnus alborella De Fjl). Tav. 15 ed una inc. Monticelli Fr Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.

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Dell'Archivio zoologico italiano si pubblica annuahnente uu Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. L'abbonamento e di L. 40.

Redazione ed Amministrazione: Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli

Commissionarii e rappresentanti : per 1' Italia alia Libreria Fratelli Treves: Via Roma, 258 Napoli per l'estero alia Libreria Oswald Weigel : Konigstra«se 1. Lipsia.

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————————— Pubblicato il 31 agosto 1917.

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Pubblicazione snpplenientare dell' « Annnario del Miiseo Zoologico della R. Unirersita di Napoli (Nuora serie) ».

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Prof. Fr. Sav. Monticelli

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ARCHIVIO ZOOLOGICO ITALIANO

PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA

UNIONS Z O O L O Q I C A.

PER CURA

DEL COM1TATO DI REDAZIONE

Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI

Ord. di Zoologia nella K. Univeraita di Napoli

Volume VIII. 1914-1915.

INDICE. Diamare V. Contributo critico alle immagini eel alle lesioni zoo- parassitarie I sulle fasi e l'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in follicoli dello struma. Tav. 1. Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina heterochaeta (Miohlsn). Tav. 2. Ghigi A. Sull'eredita della ernia cerebrale nei polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. Marcucci E. Capacita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ue deter- rainano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. Morgera A. Ricerche sulla morfologia e fisiologia della glandola cecale (appendice digitiforrae) degli ScyUium e sulla funzione del processo vermiforme dell' uomo e dei raaramileri. Tav. 8 e 2 inc Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris. Tav. 9-10. Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav. 11-12 ed una inc. Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere Pisa. Tav. 13-14. Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali » delP Alborella (Alburnus alborella De Fjl). Tav. 16 ed una inc. Monticelli Fr Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.

E in corso di stauipa il Volume IX

Dell'Archivio zootogico italiano si pubblica annualmente un Volume di cir< a 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. L'abbonamento e di L. 40.

Redazione ed Amminhdrazione : Istituto Zootogico R. Universita di Napoli

Commissionarii e rappresentanti : per 1' Italia alia Libreria Fratelli Treves: Via Roma, 268 Napoli per 1'estero alia Libreria Oswald Weigel : Konigstraese 1. Lipsia.

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Puttblicato il 9 ottobre 1917.

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Riccrcho dell'Istituto Zonlogico della R. Universitsi di Xapoli

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X. 1 Monticelii Fr. Sav. II cratere di « Astroni » nella Campania, 15 inci- sioni. X. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-stagno craterico di Astroni, Tav. 1-3. X. it. - Pierantoni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni I Naididae, Tav. 4. X. 4. - Caroli E. - Collembola I. Su di un nuovo genere di Neelidae, Tav. 5. X. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni, Tav. 6. X. O - Savi L I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro- ni. Tav. 7. X. 7 - Della Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.

Pubblicuziono supplemental^ dell' « Aiuinario del Museo Zoologico della R. UnlTersita di Napoli (Nnova serie) ».

Resole Intsrnazionali della Nomenclatnra Zoologies

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REDATTA DAL

Prof. Fr. Sav. Monticelii

Edita dal « Monitorc Zoologico Ilaliauo

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ARCH1VI0 ZOOLOGICO ITALIANO

PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI DELLA

UNIONS ZOOLOOICA

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DEL COMTTATO DI REDAZIONE

Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI

Old. ili Zoologia uella II. Universita di Napoli

Volume VIII. 1914-1915.

INDICE. Diamare V. Contributo critico alle immagini ed alle lesioni zoo- parassitarie I sulle fasi e l'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in follicoli dello struma. Tav. 1. Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina heterochaeta (Michlsn). Tav. 2. Ghigi A. Sull'eredita della ernia cerebrals nei polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 inoisioni. Marcucci E. Capaoita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter- rainano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. Morgera A. Ricerche sulla raorfologia e h'siologia della glandola cecale (appendico digitiforme) degli Scyllium e sulla funzione del processo vermiforme dell' uomo e dei mammiferi. Tav. 8 e 2 inc Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris. Tav. 9-10. Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav. 11-12 ed una inc. Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere Pisa. Tav. 13-14. Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali » dell' Alborella (Alburnus alborella De Fil). Tav. 15 ed una inc. Monticelli Fr Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.

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Dell'Archiwio zoologico italiano si pubblica annualmente un Volume di circa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. L'abbonamento e di L. 40.

Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologico - R. Universita di Napoli

Commissionarii e rappresentanti : per 1' Italia alia Libreria Fratelli Treves: Via Roma, 258 Napoli per l'estero alia Libreria Oswald Weiyel : Konigstrasse 1. Lipsia.

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per 1'applicazionB della fotografia e delle arti grafiche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05

(LOCALI PROPRI)

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NUOVI MODELLI

Pubblicazione mensile

Contc corrente colla Posta.

Pubblicato il 28 decerabre 1917.

IBomtore Zoologieo Italiano

(Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia)

Organo ufficiale tlella Unione Zoologica Italiana

DIRKTTO DAI DOTTOKI

GIULIO CHIARUGI

EUGENIO FICALBI

Prof, di Anatomia coniji. e Zoologia nella K. Uuiversita di Pisa

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Firenze, 1917

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Ricerclie delPIstitnto Zoologico della R. Uniyerslta dl Napoli

Fascicolo I

N. 1-7

X. 1 Monticelli Fr. Sav. II cratere di « Astroni » nella Campania, 15 inci- sioni. IV. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-stagao craterico di Astroni. Tav. 1-3. IV. 3. - Pierantoni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni 1 Naididae, Tav. 4. IV. 4. - Caroli E. - Crllembola I. Su di un nuovo genere di Neelidae, Tav. 5. N. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni. Tav. G. IV. 6 - Savi L. I ciliati aspirotrichi del lagostagno craterico di Astro ni, Tav. 7. N. 7 Della Valle P. Tardigrada, Tav. 8-11.

Pubblicazione supplemental dell' « Annnario del Museo Zoologico della B. Univcrslta di Napoli (NnoTa seric) ».

Regole Internazionali della Nomenclatura Zoologica

ADOTTATE DAI CONGRESSI INTERNAZIONALI DI ZOOLOCIA

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Prof. Fr. Sav. Monticelli

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PER CURA

DEL COMLTATO DI REDAZIONE

Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI

Ord. di Zoologia nella R. University di Napoli

Volume VIII. 1914-1915.

INDICE. Oiamare V. Contribute? critico alle immagini ed alle lesioni zoo- parassitarie I sulle fasi e l'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in follicoli dello struma. Tav. 1. Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina heterochaeta (Miohlsn). Tav. 2. Gliigi A. Sull'eredita della ernia ceret>rale nei polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. Marcucci E- Capacita rigenerativa degli arti nolle larve di Anuri e condizioni che ne d«ter- minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. Morgera A. Ricerche sulla morfologia e fisiologia della glandola cecale (appendice digitiforme) degli Scyllium e sulla fuuzione del processo vermiforroe dell'uomo e dei mammileri. Tav. 8 e 2 inc Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris. Tav. 9-10. Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav. 11-12 ed una inc. Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del genere Pisa. Tav. 13-14. Maniredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali » dell' Alborella {Alburnus alborella De Fjl). Tav. 15 ed una inc. Monticelli Fr Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.

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Dell'Archivio zoologieo italiano si pubblica annualmente un Volume di ciroa 400 pagine ricco di tavole e di illustrazione. L'abbonamento e di L. 40.

Redazione ed Amministrazione : Istituto Zoologieo - R. Universita di Napoli

Commissionarii e rappresentanti : per 1' Italia alia Libreria Fratelli Treves: Via Roma, 258 Napoli per l'estero alia Libreria Oswald Weigel : Konigstrasse 1. Lipsia.

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Pubblicato il 20 gennaio 1918.

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Jtf. 1 Monticelli Fr. Sav. II cratere di Astroni » nella Campania, 15 inci- •ioni. IS. 2. - Marcolongo I. Gastrotrichi del lago-stagao craterico di Astroni. Tav. 1-8. X. 3. - Pierantcni U. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni ] Naididae, Tav. 4. fi. 4. - Caroli E. - Collembola I. Su di un nuovo genere di Neelidae, Tav. 5. X. 5. - Iroso I. Rotiferi del lagostagno craterico di Astroni, Tav. 6. K. ft Savi L. I ciliati aspirotrichi del lago-stagno craterico di Astro- ni, Tav. 7. S. 7 - Delia Valle P. Tardigiada, Tav. 8-11.

Puboliciizione supplementare dell* « Annaario do! Museo Zoologico del la R. UnlTcrsita di Napoli (Nuora serie) ».

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UNIONS ZOOLOGICA.

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DEL COMITATO DI REDAZIONE

Redattore : Prof. FR. SAV. MONTICELLI

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Volume VIII, 1914-1915.

INDICE. Diamare V. Contribute) critico alle immagini ed alle lesioni zoo- parassitarie I sulle fasi e l'interpretazione di particolari cellule viventi liberi in follicoli dello itruma. Tav. 1. Cecchini C. L'apparato circolatorio della Pheretina heterochaeta (Miohlsn). Tav. 2. Ghigi A. Sull'eredita della ernia cerebrale nei polli in correlazione ad altri caratteri. Tav. 3-5 e 26 incisioni. Marcucci E- Capacita rigenerativa degli arti nelle larve di Anuri e condizioni che ne deter- minano la perdita. Tav. 6-7 e 12 incisioni. Morgera A. Ricerche sulla morlologia 0 tisiologia della glandola cecale (appendico digitiforme) degli Scyllium e sulla i'un/ione del processo vermiforme dell' uomo e dei mammiferi. Tav. 8 2 inc Sabatino C. Sullo sviluppo dell'intestino spirale del girino di Bufo vulgaris. Tav. 9-10. Cognetti L. Ricerche sulla struttura della Phoenocora jucunda. Tav. 11-12 ed una inc. Misuri A. Revisione delle specie mediterranee del geuere Pisa. Tav. 13-14. Manfredi P. Contributo alia conoscenza delle « razze locali » dell' Alborella (Alburtius alborella De Fjl). Tav. 15 ed una inc. Monticelli Fr Sav. Prostoma sebestis. Tav. 16.

£ in corso di stumpa il Volume IX

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' Pubblicato il 20 febbraio 1918.

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Pubblicazione mensile ^nic corrente colla Posta.

PubDlicato il 20 marzo 1918.

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