f I t; I' J. I MONITORE ZOOLOGICO ITALIANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFFICIALE BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatoniia comparata e di Zoologia nel R. Istituto di Studj Supeiioii di Fireiize nella E. University di Pisa CON LA COLLABOKAZIONE BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Torino) — LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Vol. XXX — Anno XXX — 1919 (Con 21 figure e 8 tavole) IK FIIlEKZtl MCMXIX INDICE DEL VOL. XXX. (Anno XXX, 1919). BIBLIOGRAFIA N.B. — In qnosto volume e contonuta la Bibliogpali.i doiraiinata 1910 o la <^on- tinuazione di quella delle annate precedent!. A. — Parte g:cnerale. Pag. 29, 20i. I. Bibliografia, Storia e Biografia zoo'ogica e anatomica. Pag. 29. 2U1. II. Scriiti zooiogici d' indole filosofica. Pag. 30, 202. 111. Scriiti comprensivi e viri di Biologia, di Zoologia, di Analomia e di Fisiologia. Periodicl. Pag. 30, 203. lY. Gonologia, Ontogenia, Teratologia. Pag. 31, 205. V. Citologia e Istologia. Pag. 32, 205. VI. Tecnica zoologica, anatomica e microscopica. Pag. 33, 206. VII. Allevamenti, Giardini zooiogici, Acquari, Collezio^i, Musei ed altre Istiiuzioni. Pag. 33, 207. B. — Parte speciale. Pag. 81. I. Invertebrati in genere. II. Protozoi. Pag. 81. III. Diciemidi, Ortonetlidi, Trichoplax e altri Invertebrati d'incerto tipo. IV. Spongiari. Pag. 82. V. Celenterali (Cnidari e Ctenofori). Pag. 82. VI. Verm"'. Pag. 82. 1. Scritti genorali o su piii die una dolle divisioni del grujipo. 2. PI a tod i. F-'ag. 82. 3. Rotifci'i e Gastrotriclii. 4. Nemertini. 5. Briozoi, Foronidi, Geplialodiscus, Rhabdopleura. 6. Brachiopodi. 7. Entei'opneusti. 8. Sipunculidi. 9. flchiuridi. 10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosoraidi. Pag. 82. 11. Acantocufali. JOi'/? — IV — 1-,'. Ciirlniiii.-ir. 13. Kchinodcri. 14. Anellidi. Pag. 82. VII. Artropodi. Pag. 82. 1. Scritti genorali o su piii clio una dollo classi. 2. Tardigradi. 3. Pantopodi o Picnogonidi. 4. Moi-ostomi o Limulidi. 5. Aracnidi. Pag. 82. 6. Grostacei. Pag. 83. 7. Pi'ototracheati o Onicofori. 8. Miriapodi Pag. 83. 9. Insotti 0 Esapodi. Pag. 83. a) Scn'iti generali o su pik che una deyli ordiai. Pag. 83. h) Attericjoti o Tisanuri. c) Architleri o P.seudonevrotteri e Mallofagi. Pag. 84. d) Ortotteri. Pag. 84. e) Rincoli o Emitteri, e Fisapodi o Tisanutteri. Pag. 84. f) Coleotleri e Si?-epsitieri. Pag. 84. g) Nevrotteri. h) LtH'HoUeri. Pag. 85. i) Ditleri. Pag. 85. h) Afanilteri. I) Lepid/jtteri. Pag. 86.' Vlll. Echinodermi. IX. Molluschi. Pag. 87. 1. Scritti generali o su i)ia die una delle classi. 2. Antinouri. 3. Gasloropodi (Prosobi-anclii. i^teropodi. Opistol)ranflii. Pteropodi. Polnio- nati). 4. Scalopodi. .5. Laraellibranclii, Acelali o Pelecipodi. 6. Gefalopodi. Pag. S7. t X. Tuniciti. XI. Lep'ocardi o Anfiossidl. Xn. Vertebrati. Pag. 121, 161. I. PaRTK GENEKAr.E. II. Parte anatomiga. Pag. 121. 1. Parte generale 121. 2. Struttura cstei-iore. 3. Aitparecchio tegumonlale. Pag. \2Z. 4. Apparoccliio scheletrico. Pag. 122. 5. Appareccliio mus«i»!are 122. 6. Appareccliio intestinale con le annesse glandole. Pag. 122. 7. Apparecchio rospiratorio. Pag. 124. 8. Tiroide. Paratiroide. Tinio. Corpuscoli timici. Pag. 124. 9. Appai'occhio cii'colalorio. Milza o altri organi lialbidi. Pag. 124. 10. Gavita del corpo e membrane sicrose. 11. Appareccliio ut'inario e gonitale. Pag. 124. 12. Ghiandolo surrciiali. Oi'gani cromaHiiii. olc. 13. Appareccliio ncrvoso ccntralo e poi'dbrico. Pag. 12.3. 14. Oi-gani di seii^o. Pag. 126. 15. Organi [)rodiillori di l.ico, di cloLli'icita. 16. Anatomia topogralica. 17. Teratologia. Pag. 126. 111. Parte zoologica. Pag. 161. 1. Sci'itti generali o su i)iu die una delle classi. 2. Giclostorai. 3. Pesci. Pag. 161. 4. Anlibi. 5. Rettili. Pag. 16:5. 6. Uccelli. Pag. 163. 7. Mammiferi. Pag. 164. 8. Antropologia ed Ktnologia. Pag. 164. Appendice : Antropologia applicala alio studio dei pazzi, dei crimi- nali, etc. Pag. 166. G. — Zooloo-ia applicata. Pag. 160. 1. Zoologia medii'a. 2. Zoologia applicata all'agricoltura o alle Industrie. Protezione, Caccia, etc. Pag. 166. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Arcangeli A. — I denli c le li'acce di una piastra maslicatoria coi-nea nel Co- Jntis taenia L. — Pag. 43-47. Beccari N. — Duplicita delle cellule e dello fibre del Mauthnor in un avanotlo di Trota. (Saimo fario) (con 3 tig. nel lesto). — Pag. 88-96. Bruno G. — Snll' epoca della comparsa e sail' evoluzione delle strie intorcalari nel cuore dell' uomo. (Nota prelirainare). (Con tav. VI). — Pag. 172-175. Colosi G. — Testacellidi consorvati nel R. Musoo Zoologico di Fu-enze. (Con 6 rig.). — Pag. -57-63. Chiarugi G. — Di un organo preepirisario ndla Cavia. (Con tav. 1). — Pag. 34-42. Favaro G. — Leonardo da Vinci e (iirnlanio Fabrici d' Acquapendcnte. — Pag. 53-54. Fioratti I. — Linee fondamentali della liistribuzione dell' altc/.za del cranio in Fnropa. (Con 4 rig;;, e tav. II). — Pag. 64 73. Gaiati-Moselia R. e La Monica L. — Ricerche sulla Discoplirya fjigantea (Stein) parassila della cloaca di Discocflo.rsus pictus (con tav. III). — Pag. 127-140. — YI — Ganfini C. — Su lui caso di rene unico cd iitero uiiieofiie consociato a vaiicta vascolai-i. (Con 3 tigs:.). — Pag. 141-15:5. Giannelli L — Note anatoraicho sul gruppo dei muscoli flossori nella gamba dell' uoiiio. (Con 1 fig.). — Pag. 105-113. Giuffrida Ruggeri V. — La conlrovorsia sul fossilc di Piltdowii o V origino del li;iilii:ii iimano. — I'ag. 7-18. Granata L — Dei'in iinycoide-s Boccarii ii. g., ii. sp. iiiiovo oiiiginalico parassila di Molgc vulgaris L. (Con tav. \\-\\ — Pag. 153 16u. Granata L — AHliiita c posizionc sistoraatica di Capillus inlcsliaalis mihi parassita di Pachyiuliis communis (Savi). — Pag. 1^7-171. Livini F. — Prima ceiitui'ia di osservazioni intorn(f all' accrescimento delP inte- stiuo, neir uonio. (Nota riassuntiva). I. Le dimensioni dell' intestine nelle va- lie eta. — Pag. 1-0. Livini F. — Pi-iina centui-ia di osservazioni intonio all' accrescimento dell' iiito- stino. neir uomo. (Nota riassuntiva). II. L'accrescimento in lunghezza dcH'in- testino. in confronto all' aec-i'escimento in lunghezza del corpo. — Pag. 48 53. Livini F. — Prima eonl.uria di osservazioni inlorno all' acr.resijimento dell' inle- stino, neir uomo. (Nota riassunti^^a). 111. Gon-elazioui nell" accrescimento dei vari sogracnti dell' intestine. — Pag. 114-120. Pensa A. — Osservazioni di moi-fologia o biologia cellnlare. (La cellula panci-ea- tica csocrina). (Con lav. VII e Mllj. — Pag. 181-198. Terni T. — L'azione dolla imti-izioue tiroidea suUj sviluppo dcilo larve di An- libi, sotto r inliuenza di temperature varie. — Pag. 18-2L Terni T. — A pi'oposito della raia nota: « L'azione dclla nntrizione tirt)i'lea sullo sviluppo delle larve di Anlibi, sotto 1' inliuenza di temi)eratuie varie. — Pag. 176. Vital! G. — Sulla pi-esenza di nn lascio libro-museolare, alisleno-masceilaiv, e snlla sua possil)ile parziale o complela ossilicazione nell' uomo. i^Con 4 ligg). — Pag. 207-218. RIVISTE CRITICHE. Arcangeli A. — Fatti straordinari osscrvati dal Prof. dolt. Nu-l)aum-Hilaro\\it'z neirapparato digei-ente di alcuni pesci ossei di mare pi'olondo. — Pag. 218-224. Colosi G. — Le mutazioni sperimentaii. — Pag. 177-180. RIVISTE BIBLIOGRAFICHE. Rosa D. — Ologenesi, nuova teoria dell' evoluzione e ilella dist:'il)izinne ;ieogr:i- lica dei viventi [F. Raffaele]. — Pag. 96-104. SUNTI E RIVISTE Ceni 0. — 11 cervcllo e la funzione ovarii;a nei Mammileri. — F'ag. 74-75. Livini F. — Presentazionc od illustrazioue di i)reparati istologici die diuiostrano la prest'iiza di sostanza eolloide nella tiroide di giovani embrioni umani. — Pag. 24. — VII — NOTE DI TECNICA Croveri P. — Su an metodo di colorazione eraoprotozoaria rimpiazzante il Giemsa. — Pag. 77. Martinotti L. — Nuovi perfozionaraenli tecnici per lo studio delle fibre elasticho nei tessuti normali e patologici. — Pag. 75-77. NOTIZIE E VARIETA' La questione degli assistenti universitari. — Pag. 28. Concorso a premio. — Pag. 80. Ficalbi E. — Tre grandi cetacoi dati in secco sul littorale toscano. — Pag. 199-200. G. C. — Emilio Gasser e il ganglio del Gasser. — Pag. 200. Necrologi: Sterzi Giuseppe. — Pag. 25-27. Paolo Delia Valle. — Pag. 27. Francesco Todaro. — Pag. 54-55. Stanislao Bianchi, — Pag. 55-56. Rodolfo Malaguzzi-Valeri. — Pag. 56. Romeo Fusari. — Pag. 78-80. Luigi Luciani. — Pag. 200, Errata-Gorrige — Pag. 224. Si avvertono i sigt^. Abbonati al Monitore Zoolo- gico cbe il prezzo di abbonamento al Yol. XXX (1919) e di L. 20, lonitopo Zoologieo Italiano (Pubblicazioiii Italiaue (Ji Zoologia, Anatomia, Etnbriologia) Orgaiio iifficiale delia linione Zooiogioa italiana aiOLIO GHIARUGI EUGENIO PIGALBI Prof. «U .Viirttoniiii iiiuana Prof. cU Aiiatoiiiia couip. o Zooloj^ia nel R. Istituto ili Studi Super, in JFireuze nella fl. Universitil di Pisa CON LA COLLABORAZIONE BECCARI N. (FIrenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) — STADERINi R. (Siena) Ufiicio di Direzioue -id /i. limmistrai^ioue: Islitato Aiiatomico , FiiniiZf. 12 numeri airanno — Abbuonaiaento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 1-2. SOMMARIO: Gomunigazioni originali: Livini F., Prima centuria di ossorvazioni intorno ail'accresciraento doll'intestino, nell'uorao. I. Le dimensioni dell'in- testino nello varie eta. — GiufU-ida-Rj^gori V., La controversia sul fossile di Piltdown 0 Torigine del philum umano. — Terni T., L'azione della natrizione tiroidea snllo sviluppo dclle larve di Anflbi, sotto I'influenza di temperature varie. — Pag. 1-24. SuNTi E RivisTE. — Livini F., Prosontazione ed iliustrazione di preparati istolo- gici clie dimostrano la presenza di sostanza colloide nella tiroide di giovani embrioni uraani. — Pag. 24. Necrologi. — G. Sterzi. — P. Della Valle. — Pag. 25-27. Varieta. — La questione degli assistenti univorsitarii. — Pag. 28. COMUNICAZIONI ORIGINALI RR. ISTITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO IN MILANO — ISTITUTO ANATOMICO Prof. F. LIVINI Prima centuria di osservazioni intorno all'accrescimento dell'intestino, nell'uomo. I. — Le dimensioni dell'intestino nelle varie eta. NOTA RIASSUNTIVA E Tietata la riproduaione. In questa Nota vengono riassunti i risultati delia prima cen- turia di osservazioni intorno all' accrescimento dell' intestine nel- - 2 - 1' uomo. Materiale di studio : N.° 100 soggetti di varia eta, a co- minciare da feti dal principio del 4.° mese di vita intrauterina, a vecchi di 86 anni. Le misurazioni sono state prese nell' intestine appena estratto e liberate dai gas e dalle materie tecali - La lunghezza veniva mi- surata dopo aver inciso il mesenteric in modo da far scorn parire le curve deir intestine, evitando, per quanto era possibile, di esercitare su di esse trazioni — Per la determinazione del calibro, misuravo la distanza tra i due margin! dell' intestine, dopo che le due superficie, interposte ai detti margin!, erano state addessate 1' una all' altra ; le cifre che riportero per ciascun segnieute dell' intestino indicano il calibro 7nedio, e ciee la media ottenuta da piia misurazioni prese in diversi punt! di an determinate segmente. 1. — Le dimensioni dell' intestino nelie varie eta. La lunghezza media dell' intestino m tofo, a sviluppo completo, risulta — dalle osservazioni fatte fine ad era — essere di M', 8,47, con variazieni tra M'. 5,10 e M'. 10,04. Nella tabella 1 sone indicate la lunghezza media e le varia- zieni nelle diverse eta. I. — LUNGHEZZA DELL' INTESTINO Media cent. 46,9 119,8 182,7 214,1 „ 257,8 „ 335,6 460,7 525,4 „ • 594 „ 652 759,7 „ 875,3 „ 820,3 A sviluppo completo, risultane pel, per i singeli segment! del- r intestino, queste cifre medie : per il tcnue : M'. 6,60, con variazioni tra 3,72 e 8,33. Eta /4.0 mese w J) s)6.° /8.° V ' 9." n 1.0 anno 2.0 }) 3.''-4." » 5.»-9." 7J lO.^-U. 0 15.''-20. 0 7) 21.°-86. 0 IN TOTO „. Variazioni 3nt 39,3 — 54,6 H 66,8 — 198,5 V 157,4 — 220,3 n 172,8 — 266,6 » 203,1 — 319,3 7} 260,3 — 414,5 V 311,3 — 693,5 V 466 — 598,3 » 539 — 695 n 566 — 790,8 n 668,1 — 838,5 » 510 — 1004 » 670,7 — 993,5 - 3 - per il duodeno : cent. 27, con variazioni tra 18,5 e 33. per il digiuno-ileo : M'. 6,53, con variazioni tia 3,40 e 8,03. per il crasso (*): M. 1,51, con variazioni tra 0,97 e 2,61. per il cieco : cent. 5,9, con variazioni tra 4,5 e 7,5. per il proc. vermif. : cent. 8,6 con variazioni tra 5 e 13. II calibro medio, a sviluppo completo, e risultato : per il duodeno, mill. 34, con variazioni tra 25 e 42. per il digiuno-ileo, mill. 24, con variazioni tra 13 e 35. per il crasso, mill. 36, con variazioni tra 21,5 e 42. per il processo vermiforme, mill. 7,6, con variazioni tra 4 e 10. Dioevo, trattando dell' accrescimento del processo vermiforme deir uomo, che la lunghezza di quest' organo non sempre e in rela- zione coll' eta del soggetto, e puo essere assai diversa in soggetti della stessa et^ ; soggiungevo, pero, cne tale variability, del processo vermiforme perdeva ogni valore come segno di rudiraentalita del- r organo, poiche variazioni non meno estese presentavano, nel me- desimo senso, gli altri segmenti dell' intestine : ora, i dati qui sopra riportati documentano in mode evidente q'uesta ultima asserzione. Valga, a fissar meglio le idee, qualche altro esempio. Variazioni di lunghezza in soggetti della stessa eta. a) Per il duodeno : in due feti del V mese, lunghi c. 25 : da c. 2,4 a c. 4,2 ; in sei feti, lunghi c. 45 : da c. 6 a c. 12 ; in due ragazze di 19 anni : da c. 23,5 a c. 32 ; in tre vecclii di anni 84-86 : da c. 21,8 a c. 31. h) Per il digiuno-ileo : in tre feti del V mese, lunghi c. 25 : da c. 70 a c. 167 ; in cinque neonati, lunghi c. 49-51 : da c. 203 a c. 388 ; in due ragazze di 19 anni : da c. 340 a c. 784 ; in tre vecchi di anni 84-86 : da c. 505 a c. 685. c) Per il crasso : in tre feti del V mese, lunghi c. 25 : da c. 17 a c. 24 ; in cinque neonati, lunghi c. 49-51 : da c. 43 a c. 63 ; in due ragazze di 19 anni : da c. 122 a c. 152 ; in tre vecchi di anni 84-86: da c. 112 a c. 261. d) Per il cieco : in tre feti del V mese, lunghi c. 25 : da m. 6 a m. 23 ; 0) S' iut«nda sempre oscliiso 1' apparato cecale, die vieue cousiderato a parte. - 4 - in cinque neonati, lunghi c. 49-51 : da m. 17 a ra. 30 ; in due bambini di 3 anni : da m. 18 a m. 50 ; in tre vecclii di anni 84-86: da m. 45 a m. 70. E ovvio clie la lungtiezza deli' intestine in toto risenta delle va- riazioni dei singoli segmenti: cosi, essa oscillava: in tre feti del V mese, lunghi c. 25 : da c. 92 a c. 198,5 ; in cinque neonati, lunghi c. 49-51 : da c. 260,3 a c. 466 ; in" due ragazze di 19 anni : da c. 510 a c. 975 ; in tre vecchi di anni 84-86 : da c. 693,8 a c. 993,5. Poiche le variazioni di lunghezza esistono in tutte le eta della vita, e sono nel periodo fetale non meno estese che a sviluppo complete, e lecito supporre che queste ultimo rappresentino non una disposizione acquisita durante la vita extra- uterina, ma la per- sistenza di una disposizione fetale. Quelle che e stale detto per la lunghezza vale per il calibre, variabile esse pure entro limiti assai estesi, in tutte le eta, come dimostrero nel lavoro complete. Non mi risulta che«gh intestini brevi siano sempre piu larghi degli intestini lunghi e viceversa, in mode da stabihrsi una specie di compenso, restando, di conseguenza, immutata, o mutata di po- co, la superflcie dell' intestine : il fatto puo veriflcarsi, ma puo an- che veriflcarsi 1' inverse ; e valgano questi ricordi : Due feti, lunghi c. 25, avevano il digiuno-ileo diversamente lungo: c. 70 in un caso, c. 143 neU'altro ; ora, 11 calibre medio era uguale nei due casi, precisamente mill. 1,5. Gli stessi feti avevano anche diversamente lungo il crasso : c. 17 in uno, c. 24 neU'altro; il ca- libre era alquanto maggiore nel crasso piii lungo (mill. 4, di fronte a mill. 3,2). Due ragazze di 19 anni avevano il digiuno-ileo lungo : c. 784 in un caso ; c. 340 nell' altro, cioe assai meno della meta ; orbene il calibre medio era alquanto maggiore nel digiuno-ileo piia lungo (mill. 29 di fronte a mill. 26). Gli btessi soggetti avevano pure il crasso diversamente lungo : c. 152 in un caso, 122 neU'altro ; men- tre il calibre medio era all'incirca uguale nei due casi (circa 32 mill.) In questi e in tutti i casi consimiii si tratta dunque di una riduzione assoluta nelle dimensioni dell' intestine; cosicche possiamo afferm.are che esistono individui, di tutte le eta, con intestini di piccolo dimensioni ed altri con intestini di grandi dimensioni. Questa grande variabiUta, che interessa tutti i segmenti dell' in- - 5 - testino, toglie ogni valore — come avevo prima affermato ed ho ora dimostnito — alia variabilita, che, nello stesso sense, presenta 11 processo vermiforme, come segno di rudimentalita di quest'organo. La langhezza insolita o la insolila brevita di un intestino non richiedono necessariamente la lunghezza insolita, rispettivamente la insolita brevita, di tutti i segment! onde esso risulta; si puo anzi verificare che sia breve un intestino perche uno solo dei suoi seg- ment! e abnormemente breve, gli altri segment! avendo una lun- ghezza normale o anohe superiore alia media; e I'inverso per gli intestini abnormemente lunghi. Valga qualche esempio : 1. In una giovane donna, di anni 19, con intestino brevissi- mo — langhezza totale m. 5.10 — , 11 diginno-ileo misurava soltanto m. 3.40 — circa la meta della lunghezza media — , mentre gli altri segment! avevano una lunghezza normale, anzi il duodeno era un po' pill lungo del consueto (cent. 33); assai piti lungo che non fosse in altra donna della stessa eta, nella quale misurava cent. 23, men- tre !1 digiuno-ileo era lungo m. 7.84, pii^i del doppio che neU'altro soggetto. 2. In un vecchio di 85 anni, con intestino piu lungo della me- dia, il duodeno, il digiuno-ileo e I'apparato cecale avevano una lun- ghezza normale, mentre il crasso misurava m. 2.60, circa un metro piir della media; piii del doppio della lunghezza del crasso in un soggetto della stessa eta, nel quale il digiuno-ileo aveva all' incirca la medesima lunghezza come nel prirao soggetto. Gli stessi fatti si verificano nei bambini, ed anche nel perio- do fetale. 3. In due bambini, alti rispettivamente c. 61 e 65, mentre duodeno e crasso erano lunghi presso a poco ugualmente (duodeno : c. 16,5 e 18; crasso: c. 78 e 81), la lunghezza rispettiva del digiuno- ileo era di c. 580 e c. 444. 4. In due feti, lunghi c. 25, nei quali le differenze in lun- ghezza del duodeno e del crasso erano hevi (duodeno: c. 2,4 e 3; crasso: c. 15 e 17,5), la misura rispettiva del digiuno-ileo era di c. 70 e 143. 5. In due feti, lunghi c. 43, nei quah le differenze in lun- ghezza del duodeno e del digiuno-ileo erano insignificanti (duodeno: c. 5,6 e 6,5; digiuno-ileo: c. 221 e 222), la lunghezza rispettiva del crasso era di 32 e 40. 6. In due feti,, lunghi c. 45, nei quali eia relativamente pic- - 6 - cola la diflferenza in lunghezza del digiuno-ileo (c. 275 e 293) era pro- porzionalmente grande la differenza in lunghozza del duodeno e del crasso, precisamente: circa la meta, per il duodeno (c. 6,4 e 12); circa '/g peril crasso (c. 41 e 59). Servono questi ricordi per la diraostrazione di quanto sopra affermavo. Ma da essi si rileva anche che se e vero che causa prin- cipale delle variazioni in lunghezza dell' intestino in toto sono le vai'iazioni che riguardano il digiuno-ileo, h altrettanto vero che anche il crasso ha, sotto questo rapporto, una importanza non trascurabile (cfr. I'esempio n. 2). Voglio infine accennare al fatto che nella vecchiaia sembra ri- sultare una diminuzione nelle dimensioni dell'intestino. Che la media del calibre sia, dopo i 50 anni, piii bassa che non tva i 20 e i 50 anni, mi pare che gia apparisca dai dati finora raccolfci; e questa riduzione interessa tutti i segment! dell'intestino. Per la lunghezza, le cose, flno ad ora, non risultano chiare: dimostrano le cifre che la media tra il 20° e r86o anno e inferiore a quella tra il 15" e il 20° anno per il digiuno-ileo, per il cieco e per il processo vermifor- me, un po' superiore per il duodeno e per il crasso, di quest'ultimo la media piu alta della lunghezza corrispondendo proprio alia piii tarda eta. Su questa, come su altre questioni, attendo che nuova luce portino ulteriori ricerche, che gia sono in corso. - 7 La controversia sul fossile di Piltdown e Torigine del philum umano N(yrA DI V. GIUFFRIDA-RUGGERI 15 viutata la liprodiii'.ione. Sono ormai trascorsi sei anni dalla scoperta dei frammenti fos- sili di Piltdown (dicembre 1912), e ancora non si e ben sicuri sucio che rappresentano. Alcune ossa della volta cranica in condizioni tali da non aderire fra loro, cosicche la scatola cranica ha potuto essere ricostruita in vario modo dai diversi antropologi, la meta destra di una mandibola, la quale non raggiunge neanche la linea mediana, un canino superiore obsolete e i due nasali sono stati trovati a di- verse riprese e riferiti a Eoanthropus dawsoni (Woodward). La di- spiita concerne il fatto che le ossa della scatola cranica e i due nasali sono tipicamente umani ; invece la mandibola e il canino se trovati a parte non sarebbero stati riferiti a un Hominida {*). Sin dal principle quindi furono manifestati dubbi in proposito (dalLan- kester e dal Waterston), nia questi non assunsero un carattere definitive se non nel novembre 1915, quando apparve lo studio di Gerrit S. Miller, il quale arditamente scomponeva V Hominida sottraendone la mandibola. Infatti questa, paragonata alia mandi- bola dello scimpanse [Pan dei zoologi americani), mostrava le iden- tiche note morfologiche generiche sia nell' insieme che nei denti, differendo solo in caratteri specifici (minore brachidontia ecc.) : la mandibola e il canino quindi appartengono, secondo il Miller; a un antropoide da lui denominate Pan veins {^). Era prevedibile che quegU anatomisti inglesi, i quali hanno au- tenticato il battesimo di Eoanthropus dawsoni, dando anche no- (>) Altri avanzi sono stati trovati reconteiueiite, ma senza un valoie lisolutivo. (2) Miller {G-errit S,). — The Jaw of the Piltdown Man. — Smiths. Miscell. Coll. Vol. 65, N. 12, Nov. i915. In queato lavoro si pu6 riscontrare tutta la bibliogratia anteriore. - 8 - tizie della sua moifologia ceiebrale scimmiesca — il che ha ori- ginato un' altra polemica sulla quale sorvoliamo (^) — avrebbero controbattuto la demolizione americana. Dopo olLre un anno e venuta la risposta, ma non direfctamente dai maggiori responsabili. Peraltro I'autore, W. P. Py craft ('), ha riscosso la piu larga ap- pro vazione dallo Elliot Smith C), e quindi puo considerarsi come un interprete autorizzato a esporre cio che agh anatomisti iiiglesi sembra ancora sostenibile. La replica del Miller (') non si e fatta attendere, e appare condotta in un modo superiore all'attacco, il quale e ribattuto punto per panto, con una obbiettivita che fa contrasto alia irruenza aggressiva deU'avversario. La conclusione e che non vi sono nella mandlbola di Piltdown caratteri cosi esclusi- vamente uniani da controbilanciare i caratteri che nella stessa man- dibola sono unanimemente riconosciuti come scimmieschi, cioe che non sono stati mai visti se non in mandibole associate a crani di scimmie: e soltanto perche a poca distanza si sono trovati fram- menti di un cranio umano, che tali caratteri adesso non sono piii considerati come scimmieschi. II Pycraft, infatti, arriva a dire che la mandibola di Piltdown rassomiglia piu alia mandibola di un Cafro che a quella di uno scimpanse. Eppure, al memento della scoperta gh anatomisti inglesi hanno dichiarato, che appunto per i suoi caratteri umani nel cranio e scimmieschi nella mandibola I'uomo di Piltdown era quale doveva attendersi, data la teoria dell'evoluzione ! E evidente che il Miller avendo spinto le cose an po' piia in la, la conseguenza logica della divergenza morfologica e riuscita cosi disastrosa alia nuova crea- zione, che I'antico punto di vista del Keith, dello Elliot Smith e degh stessi scopritori Dawson e Woodward (•'') ha dovuto essere abbandonato per una nuova difesa, la quale non sembra piu ugualmente sincera. La debolezza di questo nuovo atteggiamento dei sostenitori di Eoanthropus dawsoni si rivela anche dal fatto, che sono adoperati 0) Segnataineiite fia il prof. Elliot Siuitli, che lia ricavato il gesso endocranico, e il prof. J. Symington, che ha scritto che poco o nulla so ne potova conoludero. C) Pycraft (W. P.). — The jaw of tlie Piltdo-nu luan : a replyto Mr. Gerrit S. Miller. — Hcience Progress. V'ol. 11, pp. 389-409, Jan. 19i7. (') Smith (G. Elliot). — The problem of the Piltdowu jaw : huiuan or subhuman? — Eugenic Review, Vol. 9, p. i67, July, i9i7. (<) Miller (Gerrit S.). — The Piltdowu jaw. — Amer. .Town, of I'hys. Anthrop., Vol. 1, iV. i, pp. 25-52, Jan.-Mar. 1918. (■') Le parole precise del Woodward uel luarzo 1913 erano iiueste : « the mandible appears to be almost precisely that of an ape, with nothing human except the molar teeth. Even these ;ipi>roach the ape-pattern in their well developed fifth cusp and elongated shape ». - 9 - argomenti sussidiari, i quali non hanno piu alcima relazione coi fatti morfologici. Ad es., lo ElJiot Smith dice che, ammettendo un antropoide pleistocenico in Europa, nelle condizioni di trovamento che danno poca probabihta per due esseri distinti, si avrebbe un rivolgimento di tutti grinsegnamenti della paleontologia, e anche il Pycraft si appella alia " prospefctiva „ paleoutologica anziche alia antropologica. Di fronte a cio sta il fatto, che appunto i pale- ontologi sono coloro che faori d'Inghilterra si sono fatti i paladini della interpretazione scimmiesca della mandibola di Piltdown : e basti il dire che hanno accolto la demolizione del Miller il prof. Boule (^) e i paleontologi americani Osborn C^), Matthew ('), Gregory C) e Lull C). Cio significa che la palentologia non trova nuha in contrario aU'autonomia della mandibola, e che lo Elliot Smith e il Pycraft s'ingannano totalmente appellandosi ai criteri dei paleontologi. La distinzione del Pycraft fra i criteri adottati dai paleon- tologi e quelli adottati dagli antropologi e realmente incomprensi- bile, poiche gli uni e gli altri non possono avere altro criterio che il criterio mortologico: non basta trovare insieme due ossa per creare un nuovo animale, quando manca la correlazione morfologica. Questa e la base necessaria per ogni ragionaraento zoologico. Gome dice giustamente il Miller, a qualunque vicinanza fossero stati trovati il corno di una specie ignota di antilope e il dito di una specie ignota di cavallo, nessuno credera di trovarsi in presenza di un animale reahzzante il mito del liocorno. Una tale possibiht^ — sebbene non sia certamenle preclusa — non e tenuta in alcun conto, poiche nelle serie delle associazioni morfologiche sinora osservate non se ne trova alcuna siffatta; quindi il morfologo con- clude per due animali distinti. In linea di fatto non si puo dire neanche che a Piltdown siano stati trovati soltanto gh avanzi del cranio uniano insierae alia mandibola, anzi sono stati trovati nello stesso spazio frammenti scheletrici appartenenti a diversi altri ani- (1) III « L'Sathropologie », Vol. 2S, pp. 433-435. Oct. lOil . (2) Oaborn (H. Fairfield). — Men of the Old Stone Age. — 2» ediz., p. 5i2. New-Tork, 1916. (3) Matthew ("W. D.). — Kecent progre-ss in vertebrate paleontology. — Science, N. S. Vol. 43, pp. 107-108, Jan. 1916; e anche: Note on the association of the Piltdown skull and jaw. — Bull. Am«r. Mus. Xat. Hitt. XXXV, pp. 348-350, Jun. 1910. (*) Grregory (W. K.). — Studies on the evolution of the Primates. — Parts 1-2. Bull. Amer. M\u. Nat. Hist, XXXV, pp. 315-316, .(un. 1916: e in Amer. Anthrop. N. S. Vol. IS, p. 384, Jul.-Sept. 1916. {■') Lull (R. S.). — Organic evolution. — New-York, 1917, p. 681. - 10 - mali; cosicche e stato gi^ ammesso che si tratta di qualche cosa di simile a un fondo di rigurgito fluviale, o, come si dice, una sacca (^). Per tutte queste considerazioni i paleontologi sojio contrari al Pycraft, e se mai sono gli antropologi, i quali — a eccezione di pochi {') — hanno accolbo I'associazione alquanto paradossale (come a noi e sempre apparsa) del cranio nscostraifco e della mandibola. Basti menzionare il Keith e gl'italiani G. Sergi, Frassettc-, Sera, Vram; sebbene sia probabile che nessuao di essi trovi che la mandibola del Negro sia la piu vicina a quella di Piltdown. II Sera e gia vagatnente irapegnato per I'associazione filetica fra il Negro e il ProiMopithecus^ e non sappiamo quale accoglienza fara all'idea di intercalare il Piltdown: la lacuna morfologica e cronolo- gica — poiche col Piltdown siamo al terzo interglaciale — resta sem- pre enorme. Gh anatomisti ed antropologi inglesi hanno mostrato una grande soUdarieta nel sostenere che il cranio e la mandibola appartengono a un Hominida in complesso molto prossimo a H. sapiens^ a ecce- zione del Wright (^) e qualche altro. Ma alcuni dei sostenitori non hanno tenuto una difesa molto logica: poiche non hanno piii insistito sui caratteri scimmieschi della mandibola, pur di salvare il lore Eoanthropus. La scoperta dei caratteri umani della mandibola di Piltdown poi deve essere riuscita molto gradita a tutta una categoria di persone, la quale non vuole sentire parlare di caratteri scimmie- schi nei nostri antenati. Ultimamente cio e apparso evidente in un opuscolo del Wood -J ones, il quale inveisce contro " the modern school of American palaeontologists, the school which has elected to declare that the jaw of the Piltdown man is that of an extinct chimpj.nzee, the school which has attempted to re-establish the belief in the origin of man from the anthropoid series „ (^). II doppio appunto, che muove — in modo cosi patetico da riu- scire un po' comico, mostrando anche una tipica intoUeranza poco 0) Soltauto la preaenza di due osaa fragilissime, come i nasali, appare miateriosa : furono tro- vati a parte. (2) Oltre alio scrivente 6 da menzionare ilPuccioni, il quale sin da principle ha messo in dubbio clie la mandibola e il cranio siano potuti appartenere alio stesso individuo ; cfr. Puccioni (N.), Appunti intorno al frammento raandibolare I'ossile di Piltdown (Sussex). — Arch, per I'Antrop. e I'Etnol. XLIl, p. 132, Fireme, 1H13. ^) In Man, Vol. 16, p. 121, Aug. 1916. {*) Wood-Jones (Fr.). — The problem of man's ancestry. — London, 1918 p. 45. - Del re.sto il ritorno alia serie antropoidea 6 caldeggiato da Keith, il quale crede die 1" escludeila rimuove alcune picoole difficolti), ma no aostituisce altre pih graudi. Questa esclusione dovrebbe limitarsi agli antropoidi attuali, troppo specializzati : cfr. Gi uf f r i d a- Ruggeri (V.). — Uuicitk del philum uraano eon phiralita dei ceutri specific!. — Riv. Hal. di Paleont. XXI \', Fasc. I-Il. 1918. - 11 - scientifica — il Wood- Jones ai paleontologi americani (cosi degni di ogni riguardo !), raostra anzi la sincerita scientifica dei raedesimi; poiche se essi sono convinti — e questo e vero — die ruomo ha origine da un antropoide che da arboricolo sia divenuto terrestre, quale migliore prova avrebbero potuto addurre se non accettando 1' uomo di Piltdown, com' era stato immaginato dagli anatomist! inglesi ? lo credo che appoggiando il giudizio che il Keith da di Eoanthro- pus, meta iiomo meta scimmia, avrebbero servito efficaceraente la loro tesi: " We must expect — dice il Keith di Eoanthropus, ed egh crede che cio appunto si sia verificato — if evolution be true, to find forms in v^hich ape and human characters are reproduced in va)"ious combinations „ (^). Invece i paleontologi americani rinun- ziano a questo documento : logicamente il Wood- Jones dovrebbe essere contento di questa rinunzia, e piuttosto dovrebbe rivolgere i suoi strali contro il Keith, che appoggia la tesi americana (o meglio di Huxley) della discesa deU' uomo dagh antropoidi con questo nuovo argoraento, il fossile di Piltdown, neha mandibola del quale egli ha scoperto tanti caratteri scinimieschi : il debohssimo sviluppo della linea milo-joidea, la fossetta geniale che si osserva nella faccia posteriore della sinfisi, la struttura interna fotografata coi raggi X piii simile alia scimmiesca che all'umana e altre par- ticolarita anatomiche (-). Onde si vede che da una parte il Wood -J ones non vuole rinunziare a Eomithropus, poiche aggredisce colore che vogliono pri- varlo della mandibola, dall' altra parte gli preme di combattere la teoria della discendenza antropoidea, alia quale Eoanthropus appunto per la sua mandibola — almeno per colore che non hanno cambiato opinione sui caratteri scinimieschi evidenti, sia pure insieme con gh umani — reca la piu significativa conferma. La posizione del Wood-Jones in questo conflitto ci sembra singolarmente infelice e anche — vorremmo ingannarci ! — poco sincera, poiche egli vede certamente tutto questo equivoco in cui si avvolge e che e del resto chiarissimo : evidentemente V Eoanthropus del Wood- Jones non e quelle di Elliot Smith e di Arturo Keith, cioe il famoso anello di unione previsto dalla teoria di discendenza : " the man in the making „. Noi preferiamo la posizione dei paleontologi americani, i quali in coscienza dichiarano che la loro predilezione per una teo- (1) In Man, Vol. 17, p. 84^ May, 1917. II Keith crede che il fossile sia dall' inizio del plei- stocene. (1) Kpitli (A.). — The antiiiviity of Man. — Loudon. 1915, pp. 324, 433, 437. 439. - 12 ria noil li puo spingere sino al punto da rinnegare I'orclinaria pro- cediira zoologica e paleontologica, per la quale la scatola cranica e le ossa nasali vanno da una parte, il canino e la mandibola vanno da un' altra parte, " each set of fragments to a member of the family which the characters indicate „ ('). * " La crisi del trasformismo, la quale Le Dantec annunziava alcuni anni fa, e molto piili acuta e piu evidente adesso che non allora „, cosi terminava la sua lezione di apertura alia Harvard University il prof. Caullery, dalla Sorbona passato in cambio a Cambridge, Mass., per il 1916 (^). Questa crisi si e fatta sentire fortemente anche in antropologia. II decano degli antropologi italiani ha dichiarato piii volte che non gl' importa di " buttare all' aria „ la teoria deir evoluzione, e le cri- tiche, che a lui sono state rivolte, spesso alludevano all' " immobi- lismo „, cui egli andava incontro. E non a case gli si faceva questa critica, essendo egh un fervente seguace del Bateson, come si ri- leva dalla compiacenza che egli prova a illustrarne le idee C). Ora tutti sanno che il Bateson ha dichiarato, nel suo hbro " Problems of Genetics „, che egli e perfettamente agnostico e indifferente quanto air evoluzione ; il che non sorprende, anzi questo risultato appare inevitabile, quando non si ha altro in mente che il mendelismo, poiche il mendelismo non da alcuna chiave per un' evoluzione qual- siasi, e cosi dicasi della " discontinuita delle specie „, che daquello deriva, ed e tanto prediletta dal Sergi. Soltanto nel 1914, nel suo discorso presidenziale deha British Association in Australia, il Bateson ha manifestato un' idea evo- luzionistica, ma quale idea ! " L' evoluzione puo essere considerata come il progressive svolgimento di una complessita iniziale, la quale, sin dal principio, racchiude in se stessa ogni diversita, differenzia- zione e risultato finale raggiunti adesso dagli esseri viventi „. E una concezione che senza difficolta viene classificata come diame- tralmente opposta a queha del trasformismo, e indica tutta una nuova orientazione, la quale, come ho detto, ha la sua influenza anche in antropologia. In realta sarebbe una conclusione giustificata, Q) Miller (Genit S.). - The riltdown Jaw. — Loc. cit., p. 43. (-) Caullery (M.). — The present state of tlie problem of evolution. — Science, April 21, 1916. (') Cfr. ad 03. Seigi (Gr.). — froblemi di atienza conteuiporanca. — Torino, 1910, passim. - 13 - se noi avessimo soltanto i risultati della moderna genetica, i quali per se stessi conducono alle concezioni immobiliste ; ma noi ab- biamo anche tiitta la massa dei dati raorfologici, i quali possie- dono 11 valore di punti d' appoggio in favore delle concezioni tra- sformisfeiche, e precisamente, dice il Caullery, di un trasformismo piu 0 raeno lamarkiano. In primo luogo va menzionato lo studio della paleontologia, scienza che effettivamente e divenuta per opera dei suoi cultori americani, tutii evoluzionisti convinti, la fautrice piu efficace del trasformismo, anche per I'uomo. Gli attacchi ai paleontologi ame- ricani da parte di chi rinnega Darwin e Huxley nel citato opu- scolo edito per cura della " Society for promoting Christian Know- ledge „ (^) si spiegano per V miportanza capitale che ha assunto la paleontologia, come I'ostacolo piu formidabile, contro il quale si m'ta questa nuova mentalita, il cui ideale sarehbe di fare a meno del trasformismo. Senza questa spiegazione " psicologica „ gli attacchi sembre- rebbero irragionevoli, da parte di chi sostiene la discendenza arhorea deir uomo e ha scritto un pregevole libro per dimostrarla C)- Ben lungi dal disprezzare la paleontologia il Wood -Jones avrebbe po tuto mettere in rilievo la dimostrazione paleontologica deU'esistenza arborea dei primi Placentali fatta dal Matthew nel 1904 O, e in particolare per i Primati la derivazione di quest' ordine da Insetti- vori arboricoli a grosso cervello, somighanti in molti punti ai generi T'lipaia e PiilocercuSj derivazione sostenuta dal Q- re gory sin dal 1910 C). A questa constatazione positiva poco si aggiunge dicendo, che I'uomo non e mai passato per uno stadio di quadrupede, poi- che cio e implicito nella dimostrazione dell'arboreita originaria di tutti i Primati, e non e altro che la formula negativa implicita nella formula positiva. Che I'uomo sia venuto direttamente dal ceppo dei primi Placentah arboricoh, come pare che voglia il Wood-Jones, 0 sia venuto dagli Insettivori arboricoli o dai Lemuri o dai Simiidae, diventa in ogni caso superfluo dire che non e mai state un qua- drupede come il cane, I'elefante o il cavallo. Nessuno ha mai pen- sato che il Klaatsch abbia errato a dir questo, ma neanche e da (1) Wood-Jonea (Fr.). — Tho problem occ. — Op. cit. ('-) Wood -Jones (Fr.). — Arboreal Miiu. — London, 1916. (») Matthew (W. D.). — The arboreal ancestry of the Mammalia. — Amer, Naturalist, 1904, pp. S11-81S. (■1) Gregory (W. K.). — Tho Orders ol Muraiiials. — />'««. Americ. Mas. Xaf. Hist. XXVII, p. 321, Febr. 1910. - u - ritenere che abbia detbo qualche cosa di importante, per quanto cio sia sembrato estremamente importante al Wood- Jones, il (luale ne e riraasto talmente conquistato da farsene apostolo e ban- ditore. Si puo quindi dire che ilKlaatsch e stato molto fortunato a concretare solennemente una constatazione gia sorpassata — la quale si puo scusare per il fatto che egli amava rivolgersi a un pubbhco raolto vasto, e, sia detto senza nulla togliere ai suoi grandi meriti, quando si occupava di antropologia, assumeva uno spiccato atteggiamento di arrivista che piu d'un antropologo adesso si com- piace di imitare, — laddove la sua frase non avrebbe dovuto far impressione altro che per la forma un po' stravagante. La fortuna della formula negativa — che e semphceraente com- plementare della constatazione positiva sopra acconnata — si spiega, perche si presta alia propaganda antitrasformistica presso il gran pubblico, il quale intende per trasforraismo la teoria del quadru- pede diventato bipede ; allora, eliminato il quadrupede, la teoria cade in frantumi ! Ma da parte, di un naturalista, il quale certa- mente sa che la teoria ha tutt' altre basi, e che il trasformismo resta ugualmente, anche senza I'antenato quadrupede, si dovrebbe tenere — io credo — piu alia sincerita. anziche all'effetto. Eviden- teraente il Wood -Jones non si sente evoluzionista, e cio gli pro- cura uno stato emotive che lo porta ad inveire contro i naturalist!, i quali sostengono I'evoluzione ; ma egli sa che i paleontologi ame- ricani non partono dal quadrupede per giungere all'uomo, partono invece da un animale arboricolo ; e allora con quale sincerita U de- nuncia al suo pubblico, cui vuol far credere che soltanto il Klaatsch ha veduto giusto ! In questo episodic poco edificante noi vediamo ancora un ef- fetto della " crisi del trasformismo „, che esercita la sua influenza sconvolgente anche fra gli antropologi piia meritevoli ; onde si ve- dono alcuni di questi, ossessionali dall' idea di demolire, correre in cerca di contrasti phi artificiosi che reali, confidando in una molto dubbia abilita verbale. Anche la difesa di Eoanthropus e in realta una demolizione, poiche fatta dal Wood-Jones con uno spirito anti-evoluzionistico. Vi e ancora un altro atteggiamento da considerare, il quale di- pende dal fatto che non si sa sino a quale punto di rassomighanza possano condurre le semplici leggi deUo sviluppo organico, senza - 15 - r intervento di alcan legame genetico. Eff'ettivamente certi fenomeni di convergenza a volte conducono quasi a una parentela morfolo- gica ma non filetica C). Di solito vengono addotti certi esempi di sviluppo di un solo organo, il quale — ad es. Tocchio, I'ala, ecc. — puo aversi nolle piia svariate serie di animali, senza stabilire alcuna parentela fra colore che lo possiedono : questa plasticita della natura sarebbe favorevole al poliflletismo umano. La grossolanita ed erro- neita di questa argomentazione non ha bisogno di essere dimo- strata, soltanto che si pensi alia differenza biologica che passa fra un organo preso isolatamente e un organismo complesso come I'uo- mo, il quale in tutti i suoi dettagli coincide, sia che si tratti di un Negro, sia che si tratti di un Mongolo o di un Australiano, ecc, in quei dettagli, s' intende, che non sono differenze raziaU (di varieta 0 specie) inerenti a ciascuno di essi. Poste queste differenze da parte, resta una somiglianza anatomica e flsiologica, la quale non si sa per quali convergenze multiple abbia potuto originarsi. Sino ad un certo punto si puo ammettere che, anche provenendo il Negro, il Mongolo e I'Australiano, per es., da phila distinti, un loro organo, I'encefalo, per ragione funzionale (evoluzione funzionale del Deperet) abbia potuto assumere, nonostante la diversita delle ori- gini, lo stesso sviluppo e lo stesso aspetto raorfologico. Resterebbero tutti gli altri organi a testimoniare che si tratta di una semplice convergenza limitata aU'encefalo, e avendosi tale testimonianza si concluderebbe che i phila sono distinti. Certamente questa conclu- sione non si potrebbe poggiare suU'encefalo, ma sugli altri organi : se non che i pohfiletisti non ci hanno mai detto quali sono questi altri organi, o comunque parti deU'organismo, che mostrino le di- versita irreducibih e primordiali onde si geneia la loro irremovibile convinzione polifiletistica. Al contrario, essi sarebbero piuttosto propensi a continuare la dimostrazione della convergenza, esten- dendo 1' influenza dell'encefalo a tutto il resto deU'organismo : cer- tamente se a loro si dicesse che gli arti sono straordinariamente siraili in tutti gli Hominidae, sia per una infinita di dettagli morfo- logici, sia nelle loro proporzioni col busto (indice schelico), non man. cherebbero di obiettare che cio e consegaenza della deambulazione eretta e della prensione. (1) II fatto peraltro si presenta rarissimamente, ed e stato notato del G a d o w a proposito del I'origine dei Katidae, poiche realraeate 1 Nandii, gli Strazzi e i Casoari hanuo origine iudipendente- mente gli uni dagli altri, e cosi anche la riduzioiie delle ali e dello sterno si 6 avuta in altri nccelli , oggi scomparsi, .i quali vivevano in isole discoste dai continenti : sono fatti di isoniorfismo politopico , che, naturalmeute, non implicano alcuna parentela filetica. - 16 - Essi dimenticano che un ruovo genere di vita porta, e vero, con se le stesse correlazioni, vale a dire, gii stessi cainbiamenti coraplementari, ma d'altra parte non bisogna neanche egagerare queste conseguenze al panto ciie non sarebbe piu possibile ricono- scere le origin! distinte, quando queste fossero cosi profoude come si pretende dai polifiletisti, che risalgono a Propliopithecus per una parte dell'umanita attuale. AUora succede, come espone il Vialle- ton, che " les correlations nouvelles en rapport avec un nouveau genre de vie s'etabhssent dans un organisme determine qui a dej^ une structure anterieure propre, transmise par ses ancetres et sur laquelle les adaptations nouvelles n'exerceront qu'une action super- ficielle, limitee, n'entamant pas la nature meme de Torganisme „ (^). E siccome cio succederebbe per ognuno dei supposti progenitor! di- stinti, non si avrebbe per i lore rispettivi discendenti che una rassomi- glianza superficiale, la quale dovrebbe essere facilmente rimovibile. In case contrario non si fa la dimostrazione diretta della plu- ralita dei phila, ma si tenta la dimostrazione della possi- bilita di tale plurality nonostante ogni apparenza con- tra ri a. Un'uguale possibilita si potrebbe mettere avanti per qua- lunque genere zoologico abbastanza ricco di specie, anche non avendosi alcun motive per porre tale problema, appunto come si fa per I'uomo. Se non vi sono fatti morfologici che pongono insi- stentemente questo problema, a che pro cercare di risolverlo? E' un problema morfologicamente vuoto di contenuto, e dal punto di vista fisiologico anche superfluo. Nulla fa sospettare che la somi- glianza degli arti in tutti gh Hominidae sia dovuta a conformazioni non uniche di origine, a conformazioni preumane multiple, anato- , micamente diverse, ciascuna delle quali reclamerebbe una parte deU'uraanita, quella parte che portava in grembo sin dal lontano eocene. lo capirei che tutta I'umanita fosse derivata dal minuscolo — si pensi alia grandezza di un gatto — Propliopithecus, e questo infatti figura fra i nostri antenati nello studio ad esse dedicate dallo Schlos- ser sin dal 1911 ; ma non capisco come si possa sostenere che soltanto una parte di essa e derivata da Propliopithecus. Mi pare che si esageri la portata del frammento fossile, al quale si vuol dare la paternita di una parte dell'umanita; giacche la esclusione di tutto il resto di Hominidae farebbe credere che noi possiamo seguire la discendenza da Propliopithecus, controllandone tutti gli (}) V i ;i 11 (• t on (\j.). — E16ments do morphologie (les vert.6br63. — Farin, i9H, p. 708. - 17 - svolgimenti ulteriori aia in linea diretta sia in linee divergenti (le quali possono benissimo — dafco 11 tempo enornie intercorso — co- piire tiitto 11 canipo di Homlnidae), e abblamo concluso che tutte queste linee non possono raettere capo ad alcun ramo deiruraanita tranne che a quello Negro. E' difflcilmente credibile che si possa valutare la posslbilita di svilappi slno a questo punto di estrema precisione, quando il trasformismo puo confcare anche salle muta- zionl, come tendono ad ammettere i paleontologi, 1 quaU si valgono di un unico phllum molto remoto como capostipite dl ogni famiglia. Ci sarebbe anche da domandarsi, dove sono le altre linee piii probabili, le altre specie progenitrici in concorrenza con Propliopl- thecuSj e i caratteri per i quali queste specie sono piia indiziate a fornire altri rami dell'umanita, i Mongoli, o gli Australiani. I poli- filetisti deiruomo (che non bisogna confondere coi pohfiletisbi dei Mammiferi o soltanto dei Primati) non avrebbero aspettato la nostra domanda per farcelo sapere, se avessero potuto dire qualche cosa in proposito: ma nulla possono dire. Lo studio dei denti fossili non dara mai i risultati che essi sperano: e uno studio molto magro: " qu'est-ce qu'une dent ? Voila un organ adaptatif par excellence qui se conserve ou disparait aisenient dans un meme philum „ (*). Tanto piia si dovrc^ concludere che i particolari morfologici diversi delle corone dentane si hanno facilmente nello stesso philum C). E come regola generale vale serapre cio che lo stesso morfologo ribadisce: " C'est I'ensemble, la concordance dans rarchitecture, dans la proportion des regions qui doivent decider de la possibilite de la descendance et non tel ou tel fait isole de morphologie „. Sono cose risapute, ovvie, ma noi le trascriviamo per gli altri, to- ghendole da persona specialmente autorizzata in materia di morfo- logia ; onde si scorga la stridente contraddizione fra cio che puo ragionevolmente aspettarsi dall'indirizzo morfologico inteso da un (1) Vialleton (L.). — Op. cit., pp. 759-760. (2) Noi adoperiarao questo termine nel sense piii risti'etto — come si convieue all'argomento del quale ci occupiamo — : disgraziatameute 6 uu termine cosi elastico, cho si pu6 parlare anche di un philum rifereudosi a tutti i Vettebrati, come viceversa si pu6 parlare di molti phila uel seno stosso di una famiglia, nel senso di lormazioni parallels. Quosto « polifiletismo interne » che 6 ovvio, e perci6 ammesso seuza ditlicolt^, e realmente tutt'altra cosa e genera le piii gravi confusioni, come ho gi^ spiegato altrove : cfr. Uuicit^ del philum ecc. Loc. cit. — Del resto nulla 6 venuto fuori an- cora dallo studio dei denti, che possa interpretarsi contro il monofiletismo. Cfr. la conclusione del Sera: « Gli uomini in sostanza per i loro denti possono considerarsl aver perfezionato i caratteri di una Platirrina indifferenziata ecc. », in Giorn. p»r la Mot\t. ecc, Anno I, 1917, p. 219. Si potrebbe anche dire che per la sostanza e per la forma, die I'A. ha dato al suo enunci»to, siamo in presenza di una conclusione raonofiletica per riguardo agii « uomini ». - 18 - morfologo di professione e cio die ci promettono — senza poterlo mantenere — i polifiletisti, morfologi per roccasione. In concluttione, e sempre vero cio che e apparso a tutti i zoo- logi, cioe che nessuna famiglia e piu naturale di quella degli Homi- nidae, cosi circos-critta nel campo morfologico e cosi omogenea : di tale com portamento nessuna spiegazione appare piia logica e piii ovvia fuori che I'unicita del philum. Crediamo anzi che, se si trat- tasse di altro mammifero che I'uomo, non verrebbe neanche in mente di poter mettere in dubbio la parentela genetica fra le diverse varieta o specie, che cadono attualmente in osservazione. Gennaio 1919. Napoli — K Universitd. Istituto Antropologico. ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI PALERMO. TULLIO TERNI L'azione della nutrizione tiroidea sullo sviluppo delle larve di Anfibi, sotto I'influenza di temperature varie. k vietata la riproduzione Da una serie di ricerche sull'azione combinata di varie tempe- rature e di varie nutrizioni sulla morfologia delle larve dei Bufo- nidi, iniziate fin dal 1913 e interrotte nel 1915 per forza maggiore, tolgo e riferisco qui alcuni dati che possono stare a parte, come integrazione sperimentale e dottrinale di ricerche di altri. Come e noto, la temperatura ha una notevole influenza sulla velocita dello sviluppo embrionario ; or non e molto codesta azione e stata valutata con una certa esattezza ed e stato appurato che - 19 - r incremento della velocita di sviluppo e diretfcamente proporzionale air incremento della temperatura (Krogh '14, Terni '14). E al- trettanto ben noto per le ricerche di Qudernatsch ('13, '14) e suc- cessivamente di Cotronei ('13) e di Giacomini ('14) che la nutri- zione tiroidea determina nelle larve di Anfibi un fortissimo accele- ramento dei process! di differenziazione che menano alia metamorfosi. lo ho pensato di ricercare se e in quale misura I'azione acce- leratrice della tiroide suUo sviluppo degli Anfibi sia influenzata dal variare della temperatura. Ritengo che il problema che mi son posto sia affatto nuovo, poiche nessuno degli Autori piu sopra citati, ha tenuto nelle esperienze alcun conto della variante " temperatura „ ne mi risulta che altri Autori si siano occupati di tale questione. Ho usato per le esperienze un grosso termostato collo sportello di vetro incoloro, che mi dava una temperatura abbastanza costante fra i 26" e i 29° C. Ho adoperato tiroide di bue, ridotta in piccoli pezzettini. Nel corso deU'esperienza le larve hanno avuto sempre a loro disposizione'come nutrimento soltanto tiroide fresca frequen- temente cambiata ; anche 1' acqua veniva sostituita diverse volte al giorno con acqua ben aereata e portata alio stesso grado di tem- peratura del termostato prima di essere versata nei piccoli acquari di vetro, in ognuno dei quali era state messo un numero costante (assai piccolo proporzionalmente aha capacita del recipiente) di in- dividui. Molte cautele sono necessarie perche non muoiano le larve cosi trattate. Le larve allevate a temperatura ordinaria, nutrite esse pure con sola tiroide nell' identico mode, erano situate nella stessa stanza del termostato (per cui quasi eguali condizioni di luce) ; la temperatura ambiente vario durante il periodo delle esperienze fra i 9° e i 15° C. Trascrivo qui sotto, estratti e riassunti dai protocolli delle numerose esperienze compiute, i soli dati che hanno importanza per il problema che qui ci intereasa di chiarire. Krogh A. — On tho influence of the temperature on the rate of embryonic development. — ZeiUchr. f. allgem. Phyiiol., Bd. 16, 1914. Terni T. — Contribute alio atudio dell' influenza della temperatura aulla velocity dello svilup- po emhrionario. — Bicerche di Biologia dedic. a A. Lustig, Firenze, 1914. Gudernatsch J. P. — Feeding experiments on Tadpoles. I. The influence of specific organs given as food on growth and ditt'erentiation. Arch. f. Entrv.-mech., Bd. XXXV, 1912. Id. — Feeding experiment* on Tadpoles. II. A further contribution to the knowledge of or- gans with internal secretion. — The Amer. Journ. of. Anat., Vol. 15, 1914. Cot in nei G. — Primo contribute sperimentale alio studio delle relazioni degli organi nell'ac- cresuimento e nella metamorfosi degli Anfibi Anuri. L' influenza della nutrizione con tiroide di Mam- miferi. — Bion, Vol. II, 1914. Giacomini E. — Presentaziono di girini di Raua temp, e di avanotti di Salmo f. nutriti con tiroide di bue. — Bullett. d. Hcienze med., An. LXXXV, Serie IX, Vol. 2", Bologna 1914. - 20 - Egp. y. _ Larve di Bufo vulg., provenienti da uova deposte I'll, II, '15, luiiglie mm. 5,5, schiuse da 2-3 giorni, senza appendici branchiali, provviste di abbozzo caudale, allevate fin qui in condizio- ni normal!. Si inizia la nutrizione tiroidea il 23, II, '15. Termostato a 2«S'^ G.\ il 5, III, '15 cominciano a fuoruscire gli arti anteriori (prima il sinistro), inentre regtedisce la coda. Ambiente interno (Q'^ 13° C): il 31, III, '15 comincia la emis- sione degli arti anteriori (sempre prima il sinistro) e il riassorbi- mento della coda. (In condizioni normali di natrizione e di temperatura le larve si sarebbero metamorfosate circa nel giugno-luglio). Esp. VIII. — Larve di Bufo vulg., provenienti da uova deposte il 12, II, '15, lunghe ram. 8, con appendici branchiali ben evidenti e con coda ben sviluppata, allevate fin qui in condizioni normali. Si inizia la nutrizione tiroidea il 26, II, '15. Termostato a 28'^ C. : il 6, III, fuoriescono i primi arti anteriori sinistri e inizia la regressione della coda. Amhieyite interno {10^-14° C): il 31, III comincia la fuoruscita degli arti anteriori e il riassorbimento della coda. Esp. X. — Larve di Bufo vulg., da uova deposte I'll, II, '15, lunghe mm. 16, di cui mm. 6 di coda, con appendici branchiali ben sviluppate, allevate fin qui in condizioni normah. Si inizia la nutrizione tiroidea il 5, III, '15. Termostato a 28'^ C: il 13, III, fuoruscita degli arti anteriori e iniziale regre.'ssione della coda. Ambiente interno {! 0^-15" C): il 5, IV, compaiono i primi arti anteriori, mentre la coda sta regredendo. Esp. XI. — Larve di Bufo vulg., da uova deposte il 20, II, '75, lunghe mm. 8-10, con appendici branchiali, nutrite fin qui normal- mente. Si inizia la nutrizione tiroidea il 10, III, '15. Termostato a 28" C: il 16, III, jirima emissione di arti ante- riori sinistri, mentre la cuda aveva gia cominciato a ridursi prece- dentemente. Ambiente interno {IP-W C): il 2, IV, cominciano a fuoriu- - 21 - scire gli arti anteriori (sempre prima il sinistro), mentre la coda sta riassorbendosi. Esp. XIII. — Larve di Bufo vulg., lungho mm. 15, di cui mm. 8, 5 di coda, fornifce di abbozzi degli arti posteriori, provenienti da uova deposte I'll, II, '15 e allevate fin qui normalmente. Si inizia la nutrizione tiroidea il 12, III, '15. Tennostato a 28" C: il 17, III, cominciano le prime emissioni degli arti anteriori mentre la regressiono della coda b assai iiiol- trata. Ambiente interno {14^-15'^ C): il 5, IV fuoriescono gli arti ante- riori e comincia la regressione della coda. Come risulta dalle mie esperienze in modo concorde, I'elevarsi della temperatura rende molto piu efftcace I'azione speciflca della nutrizione tiroidea sulla differenziazione delle larve di Bufo. Questo fatto si verifica sempre, qualunque sia lo stadio larvale nel quale si comincia la somministrazione di tiroide. Nelle larve allevate in termostato a circa 28" C, si ha uno sviluppo che e di 3-4 volte piu veloce di quelle delle larve tenu- te a temperatura ambiente, sempre a parita di sommi- nistrazione di tiroide. Scarse ricerche mi hanno persuaso che al disotto di 10° C. I'azione della tiroide e minima suUo sviluppo dei Bufonidi. Non ho potuto calcolare il Qjo di Van't Hoff (quoziente co- stante di velocita per lO*' di differenza di temperatura), per la man- cauza di buoni termostati e per le variazioni assai notevoli della temperatura ambiente durante il corso delle esperienze. Del resto dalla mia ricerca {'14) risulta chiaramente che il Qk, non 6, nei processi ontogenetici, una costante, comelo e, approssimativamente, per gli equiiibri chimici. E lecito di considerare i'azione, sulle larve di Anfibi, della nu- trizione tiroidea, come simile a quella delle temperature elevate compatibili collo sviluppo del germe? Nolle larve trattate con tiroide, corae e note, la metamorfosi avviene mentre 1' individuo possiede - 22 - diinensioni molto piccole. E merito diGudernatsch, e successi- vamente di Cotronei e di Giacomini, diaver ben separate nel mec- caaismo dello sviluppo larvale, il fattore accrescimento dal fattore differeuziazione, coiraiuto del brillante e fecondo metodo della nu- trizione tiroidea, che influenza la seconda, ma non il pritno. Anche la temperatura elevata, benche in grade molto minore, ha una tale virtii discriminativa, in quanto che essa, auche se asso- ciata a nutrizione normale sufflcente, esercita la sua azione accele- ratrice suU'evoluzione della forma esterna, a preferenza che sul- I'accrescimento di massa; tuttavia non riesce a indurre quelle svi- luppo precipitoso e disarmonico che e caratteristico nella nu- trizione con tiroide. Chambers ('08) haosservato, nello sviluppo delle uova diEana temporaria^ che le larve allevate a 25° C. producon degli Individ ui che appena metamorfosati misurano in media mm. 11 X mm. 6,5; mentre a 10° si originano delle piccole Rane di mm. 15 X mm. 8. Anche io da ricerche preliminari ancora inedite mi aono con- vinto che in Biifo viridis e in Bufo vulgaris si verifica lo stesso fenomeno, anche piii accentuate che nei resultati di Chambers, della proporzionalita inversa fra temperatura e massa della larva sviluppatasi a quella data temperatura. Altri fatti ho osservato neUe medesime esperienze, i quali dimostrano che certe altre di- sarmonie nello sviluppo correlative si verificano nolle larve di Bufo fatte sviluppare continuativamente a temperatura alta, in specie se nutrite con muscoli di bue (nutrizione che, secondo le ricerche di Yung '83, affretta la metamorfosi) ; I'arto anteriore che fuoriesce per pnmo e quasi sempre il sinistro ; il destro talvolta non arriva ad essere emesso, perche la larva muore prima (confronta anche Cotronei '13); sempre pero, anche se la larva sopravvive per un certo tempo alia metamorfosi, essa, oltre ad essere assai piii pic- cola (*), e anche assai torpida, sia nei movimenti volontari che nella responsivit^ agli stimoli meccanici. Adunque arabedue i fattori " calore e tiroide „ (per quanto in grade di gran lunga piu elevate quest' ultima), inducono un acce- Chatubors R. — Eintiuss dor Eigriisse und dcr Temperatur auf das Wacbstum und die Grouse des Frosches und dossen ZoUcn. — Arch. f. mikr. Atiat., Bd. 72, 1908. Yung E. — Contiibutioii k I'histoiro de riutiuoiice des milieux pbysico-cliiiiiiques sur les ("■tt-es vivants : II. Influouce des dilKrentes esp^.cea d'alitueuts sur le d6veIoppenieut de la Grenouille (liana esculonta). — Arch, de Zool. experiment, et gener., 2 Ser., t. i, 18S3. (■) Nel Bufo vulgaris lio ottenuto delle larvottino uietaiuorfosate ad alta temperatura, che aveva- 110 i|uasi le stease diiuousioui di larve trattate con tiroide alia temperatura dellainUeute. - 23 ~ leramento tale dei fatti differenziativi esterni, che la larva non ha tempo di raggiungere quelle dimensioni che le garantiscano la tra- sformazione in un animale perfetto di una grandezza tipica per quella specie. Sar^ da me esposto altrove quanto riguarda il note- vole scarto dalla forma normale che negli erabrioni di Bufo d^ I'al- levamento a teraperatura ininterrottamente elevata — soprattutto se accoppiato a dieta carnea. Qui ho voluto soltanto accennare di sfuggita a certi caratteri di parallelismo nel comportamento evolu- tive delle larve di fronte ai due different! stimoli : caratteri i quali rendono legittima questa conclusione : che I'azione delle tem- perature elevate compatibili collo sviluppo normale del germe (io ho dimostrato che ad es. per il Bufo vulgaris di Sardegna questa temperatura e di circa 35° C.) in confronto all'azione delle basse temperature, e fine ad un certo punto analoga, dal punto di vista del resultato finale, a quella della nutrizione tiroidea in confronto, ad esem- pio, alia nutrizione carnea. Queste conclusioni si riallacciano a quelle di Kam merer ('10), basate pure su dati sperimentali, che fattori diversi possono, agendo, determinare una reazione identica in organismi della stessa specie. Ad esempio, il melanismo degli Anflbi potrebbe esser provocate cos\ dalla siccita come dalla imtrizione eccessiva, come dall'alta temperatura, ecc. ; la neotenia potrebbe esser determinata dal freddo, altrettanto che dalla grande quantita e tranquillity dell'acqua nell'acquario. Proseguendo oltre, io ho fatto intervenire nella stessa espe- rienza i fattori che, agendo separatamente, provocano nello stesso materiale embrionario reazioni simili. Facendo agire simultanea- mente i due stimoh " nutrizione tiroidea e alta temperatura „ ho ottenuto una maggiore intensita dell'effetto comune, soprattutto per quel che e velocita delle differenziazioni embrionarie esterne. I fatti da me osservati adunque dimostrano che due fattori stimolanti cosi disparati, I'uno flsico (calore) I'altro chimico (nutri- zione tiroidea) per i quali ricerche precedenti avevano dimostrato un'azione flno ad un certo punto analoga sullo sviluppo degli An- Kammerer P. — Die Wirkung aiisserer Lebensbedingungen auf die otganiache Variation in Licht der experimentelleu Morpliologie. — Arch. /. mikr. Anat., Bd. 30, 1910. - 24 fibi, possono, qualora siano tatti agire contemporaneamenfce sulla stessa larva, sommare la loro particolare attivita, si da determinare nel soggetto in tal modo aggredito una reazione raolto piu intensa di quelle che il medesimo avrebbe manifestato, qualora fosse stato sottoposto all'azione di uno solo dei due fattori stimolanti. SUNTI E RIVISTE LlvJni F. — Presentazione ed illustrazione di preparati istologici che dimo- sirano la presenza di sostanza colloide nella ti?'oide di giovani emhrioni umani. — Atti Soc. ital, Sc. nat., Verbal! sedule. Milauo, 1919. L'A. ha iniziato una serie di ricerche intorno alia istogonesi delle ghiandolc a secrezione interna, neH'uorao, coll' intendimento prccipuo di determinare in qual periodo dello sviluppo esse acquistino una struttura paragonabile a quella che avranno a sviluppo complete, cosi che si possa ragionevolmente supporre che sono atte a funzionare, detorrainazione che potra servire come direttiva a studi di ordine risiologico, per completare 1' interessante capitolo delle funzioni embrionali e fetali. In questa Nota viene presa in considerazione la ghiandola tiroide. Gonclusioni : Nella tiroide doU'uorao, gia si e iniziata la forraazione del secrete in era- brioni della lunghezza di mill. 35, secondo la linea CR di Keibel ; la cavita delle vescicole tiroidee si forma per il depositarsi di questo se- crete framezzo ad un gruppetto di cellule epiteliali contigue — non per il di- sfacimento degli eleraenti centrali degli isolotti epiteliali solidi, dei quali la tiroide dapprima risulta — , e la cavita va poi ampliandosi per il riversarsi in essa di nuovo secrete ; il secreto ha gia caratteri raorfologici e proprieta microchimiche paragona- bili a quelli della sostanza colloide della tiroide a sviluppo complete, in era- brioni della lunghezza di mill. 62, secondo la linea CR di Keibel. 25 NECROLOGI GIUSEPPE STERZI NacquG a Cittadella in Provincia di Padova il 19 raarzo 1876, raori dopo breve raalattia il 17 febbraio ultimo scorso ad Arezzo, ove come Tenente Co- lonnello medico di complemento dirigeva gli Ospedali railitari. Si inscrisse alia Facolta medico-chirurgica di Pisa nel 1893, e subilo si di- stinse per vivacita d'ingegno, per diligenza nello studio e per inclinazione al- I'anatomia. AU'inizio del secoiido corso entro Allievo interno nell'Istituto anatomico di Pisa, diretto dal Prof. Guglielmo Romiti, ed io die vi ero Assistente attesi, lino da allora, alia sua educazione scieutilica. Dal 1896 al 1899 fu Proassisteute. Lo lasciai al principio dell'anno 1898 per recarmi a Padova a supplire nell'insegna- mento dell'anatomia il Prof. Vlacovich. Lo Sterzi passo trionfalmento per tutti i corsi medico-chirurgici deJrUni- versita Pisana, e sostenuto con ottirao risultato Tesame di laurea, venne a Pa- dova, ovo lo attendevano il mio aflfetto paterno e le mie grandi speranze nel suo lorte iiigegno e nella sua ferrea volonta. In Padova fu nominate Aiuto nel 1899, consegui la Libera Docenza nel 1904 e dal 1906 ebbe I'lncarico per TAnatoraia topograflca. Venne eletto Pro- fossore Straordinario di anatomia a Gagliari nel 1910 e quivi fu promosso Pro- fessore Ordinario nel 1914; un anno dopo, fu chiamato a Messina, Prese servizio militare nel giugno 1915 e mori vittima dello scrupoloso adempimento del do- vere. Lo Sterzi si persuase ben presto che il metodo veramente razionale nelle indagini anatomiche e il comparative, e percio alia padronanza dell'anatomia umana aggiunse la conosconza dell' anatomia e della embriologia comparate, non die dell'anatomia raicroscopica. Gli avevo date per Tesi di laurea: « I rapporti della pia madre con la rai- dolla spinale », e lo avevo avvertito che forse occorrevano ricerche sullo svi- luppo delle meningi. A questi miei modesti consigli Egli rispose pubblicando nel 1901 il primo cospicuo lavoro dal titolo : « Ricerche intorno all'anatomia comparata ed al- Tontogenesi delle meningi ». Studiando le meningi si accorse che erano deficienti le nostre conoscenze sulla indi-fologia e sullo sviluppo del sistema nervoso centrale dei vertebrati, e allora ideo un grande piano, quello di studiare I'anatomia comparata e io svi- luppo di questo sistema in tutte le classi, disegno gigantesco, apparso inattua- bile a quoUi che uon conoscevano le doti della meute ed il carattere dello Sterzj. - 26 - Nel 1907 vide la luce il prirao Volume di qucsta serie, che tratta del siste- ma nervoso centrale dei Giclostomi, libro di 731 pagine con 194 figure origiaali intercalate nel testo. Nel 1909 usci la prima parte del secondo Volume, alia quale tenne dietro nel 1912 la seconda parte : la prima tratta dell'anatomia, la seconda dello svi- luppo del sistema nervoso centrale dei Selaci. Sono complessivamento 1361 pa- gino con 544 figure originali intercalate nel testo. E cosi dal piccolo tema die gli consigliai per Tesi di laurea sulle meningi spinali, la sua vasta mente concepi ed in parte condusse a termine indagini raeravigliose. Ma I'attivita scientiflca dello Sterzi non si limito a queste Pubblicazioni. Egli ne dette alia luce altre raolto interessanti, tra le quali sono da ricordare quelle: sopra I'anatoraia coraparata e lo sviluppo dei vasi sanguiferi della mi- dolla spinale, sulla struttura dell'ipofisi, sul sacco endolinfatico, sul tessuto sot- tocutaneo. Esegui da se tutte le numerose figure che accorapagnano i suoi la- vori. Pubblicd in due volumi (uno nel 1914, I'altro nel 1915) uu pregevole Trat- tato di Anatomia del sistema nervoso centrale dell'uomo. Degno di particolare menzione sono anche le ricerche storiche su Giulio Gasseri. E nemmeno il servizio militare arrest6 del tutto la sua operosita, durante questo fece la compilazione degli Organi dei sensi per il Trattato di Anatomia umana che sta pubblicando la Gasa Editrice Francesco Vallardi. Con tutti questi lavori ha portato un numero assai ragguardevolo di inte- ressanti contributi al patriraonio dolle cognizioni anatomichc, contributi che esi- gono, per essere raccolti, lungo studio e che saranno fatti conoscere con altra pubblicazione. I lavori dello Sterzi furono molto apprezzati in Italia ed all'Estero : otten- nero un premio dall' Istituto Veueto, un premio dall' Istituto Lombardo ed uno dairAccadomia delle Scienze dell' Istituto di Francia. Lo Sterzi era avido di saporo e instaucabile nella ricerca del vero ; anche dope raggiunto il piii alto grade della sua carriera, consorvd viva la passione per le indagini scientifiche. Ha dimostrato luminosamente che nolle ricerche anatomichc il metodo com- parative, quando e usato da vigorose intelligenze bene preparate, pu6 condurre alia risoluzione dei problemi i piii ardui. Lo Sterzi che aveva portato il metodo comparative a tanta eccellenza e che con grande amore studiava Torganizzazioue di esseri cosi lontani dall'uomo, co- nosceva raagistralmente I'anatomia umana eJ era di questa un chiaro ed ele- gante cspositore, Le cognizioni di anatomia e di embriologia comparate gli ser- vivano per una comprensione profonda dell'anatomia dell'uomo. Possedeva ormai tutte le prerogative di un insigne Maestro ed avrebbe contribuito validamente nel campo scientifico al raggiungimento degli alti de- stini della patria. I suoi grandi meriti lo avrebbero certamente condotto ad una cattedra di primaria importanza, dalla quale avrebbe fatto un' insegnamento assai proflcuo ed il suo Istituto sarobbe stalo una fiorente scuola di ricercatori guidati con indirizzo scientifico. Alle belle doti di scienziato facevano simpatico riscontro le preclai'e virlii del cittadino. Era entusiasta delle uostre gloriose tradizioni politiche e scientifi- che e nutriva ardente affetto per la patria : questi sentimenti erano in lui sti- - 27 - moli potenti alF indefesso lavoro. Ebbe grande bonta di anirao e cortesia di modi. Fu padre esemplare. Quali tesori d' intelligenza, di operosita, di bonta sono scoraparsi con lo Sterzi ! La sua raorte e una sciagura gravissiraa per I'anatomia. Giuseppe Sterzi ci fu rapito a 43 anni, ma resta di lui un'opera scientiflca veramente grandiosa per mole e per iraportanza di risultati : ad essa si inspi- rino i giovani della nuova Italia ! Padova, 15 marzo 1919. Dante Bertelli. PAOLO DELLA VALLE Con Paolo Della Valle e scomparsa una forte tempra di biologo clie gia con rara precocita si era afforraata e molto ancora proraetteva di costruire nel campo della Morfologia gcnerale e sperimontale. La parte piii nuova e piii efficace delle sue indagini e rappresentata dai poderosi studi sulla croraatina dal punto di vista tisico. Dopo avere con ricercho anteriori aramesso che il numero dei croraosomi di un gruppo omogeneo di cel- lule e soggetto a variare, tentando cosi di scuotere la ben nota dottrina di B o- veri, egli ha voluto nella sua opera principale enunciare con linguaggio chimico- flsico il fenomeno della formazione dei croraosomi, ed e pervenuto alia conclu- sione che quest! ultirai sono dei cristalli fluenti. Partondo dal fatto che emerge dalle ricerche degli ultimi anni, che il nucleo in riposo e otticamente omogeneo, il Della Valle suppose che durante la pro- lase i cromosorai si costituiscano per un fenomeno di smescolamento ; o con altre parole mentre durante il periodo di riposo la cromatina forma col cario- plasina un'unica fase omogenea, durante la divisione si comporta di fronte al carioplasma come una fase indipendente. Molto interessanti sono anche le ricerche sui rapporti fra differenziazione c rigenerazione. In quoste anche la parte sperimontale, oltre che il lato critico, apparo convincente. La doppia rigenerazione del capo nelle Planarie sono due conquiste tecniche e dottrinali di grande importanza. Anche gli studi sulla ri- generazione negli stoloni isolati di Glavelhna ha portato a risultati interessanti lelativamente alia nattu-a della raorfolassi ed ad induzioni feconde sulla raolli- plicazione agama dei Tunicati. E per tacere di altre ricerche minori di Morfologia causale e sperimentalo, ricorderd inline lo studio sulla cavita peribranchiale nel Bufo, dense di osserva- zioni e di discussioni. Come un'altro giovano valentissimo biologo Italiano, Raffaele Zoja, Paolo Delia Valle e morto nella pienezza esuberante delle sue grandi attitudini scien- tifiche. II migliore omaggio che i biologi itahani possouo rendere alia sua me- moria, e il proseguire nella via da lui tracciata con tanto ardimento. L. - 28 - VARIETA La questione degli assistenti universitarii Nel moraento attuale, nel quale si discutc o si ricerca il raodo di restau- rarc e migliorare Torganamento statale di tutti quanti gli organismi sociali, an- clie gli ordinamenti dclla istruzione superiore sono oggetto di studii e di pro- posto per rifoi-nic, piii o raeno radicali e profonde. Gosi ritorna in discussiono I'ai'gomento delle condizioni che sono fattc oggi agli assistenti ed aiuti delle cat- tedre univcrsitarie ('). Non occorre ripetere i dati e le cifre colle quali si diraostra che il sopra- detto porsonalo e retribuito raeno degli operai, addetti agli stessi istituti uni- versitarii, e qualche volta raeno dei custodi. Gonviene invcce richiaraare i con- cetti che servirono di base a stabilire cosi raeschine retribuzioni. Sta di tatto die I'ufflcio di assistente e di aiuto ad una cattedra non puo essere lino a se stesso c die rappresenta invece 1' inizio di una carriera (spesso troppo lunga) al cui terraiiie e la liberta e una agiatezza, raodesto premio di una laboriosis- sima vita. Ma e anche un fatto che nell'attesa del raeritato preraio e durante il faticoso lavoro, oggi, Tassistente o aiuto, non puo contarc per vivcre die sul suo stipendio, ne puo ossci'o tranquillo dei suo av venire, a j raeno che di- sponga di mezzi proprii, o che devii e impieghi altriraenti la sua attivita. Gosi accade iuevitabilraente un rallentaraento dell'attivita scientitica del per- sonale addetto alle cattedre ed agli istituti, o quanto raeno una deviazione de gli studii dal line puraraonte scientitico, a quello di una piii pratica utilita, con raanil'esta deformazioue dei lini altissirai pei quali sono costituiti certi istituti scentihci, e un abbassaraento dello spirito e della cultura superiore del paese. Ne si possono fare distinzioni, nel proporre i riraedii, fra le diverse Facolta univcrsitarie; se del caso conviene distinguere fra le differenti cattedre e isti- tuti, a seconda che le diverse branche dell' insegnaraento si accostano piu o raeno alia pratica professionale. La posizione di assistente o aiuto e una posizione di attesa, raa I'attesa deve essere possibile senza sacritizio esagerato; altriraenti stanca o devia. Sol- tanto rendendo la posizione di questo personale piii sicura e raeno gravosa e possibile richiaraarvi i giovani laureati raeglio adatti e raeglio forniti delle atti- tudini necessarie al lavoro scientiflco e all' insegnaraento. Un aiuto delle classi anziane. (1) Societii Botanica Iluliaiia. — Alle SocieU scieutiticbo e ai Diiettoii degli Istituti delle Uuiver- silii italiane. — Firenze, 11 gennaio 1919. Avvertenza Delle Coiimiiicazioiii Origiiiiiii che si pubblicano nel Monilore Zooioyico Llaliano e vietaLa la ripiuduzione. GosiMO Gherubini, Am.iinistratore-responsabile. Fiieuze. 1910. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52. lonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblioazioni Italiane di Zooiogia, Anatomia, Embrlologia) Organo ufficiale delia Unione Zoologica Italiana II I R EXT O DA , OIULIO 0HIARU6I EUQENIO PIOALBI Piof. di Aiialomiii iiiuana Prof, di Anntoraia coiiip. e Zoolugiu uol K. Lstitulo di Studi Super, ill l''iioiize iiellii 11. [Jiiivorsita di Pisa CON I. A COLLABORAZIONE DI BECCARI N. (FIrenze) — OIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) — STADERINI R. (Siena) Uffioio di Direzione ed Auiaiiiiisira.iioue: lutitato Anatoinico, t'irenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 3-4. SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 29-33. GoMUNiGAZioNi ORiGiNALi : Chiarugi G., Di un organo preepifisario nella Gavia. fCon tav. I). — Arcangeli A., I denti o le traccc di una piastra raasticatoria cornea ncl Cohitis taenia L. — Lfvini F., Prima centuria di osservazioni in- torno aH'accroscimenlo doll'intostino, nell'iiomo. II. L'accrescirnento in lun- ghezza deli'intestino in confronto airaccrcscimcnto in lunghezza del corpo. - Pag. 34-53. Leonardo Da Vinci e Girolamo Fabrici d'Acquapendente [G. Favaro]. — Pag. 53. Negrologi. — F. Todaro — S. Bianchi — R. Malaguzzi-Valeri. — Pag. 54-56. BIBLIOGRAFIA 8i da notizia soltanto dei lavori puhblicati in Italia. A. - PARTE GENERALE I. Bibliografia, Storia o Biografia zoologica e anatomica — Necrologio di Guide Angelotti. — Riv. di Anirop., Vol, 21, p. 331. Roma, 1916-17. C. D. — Paolo dolla Valle. Necrologio. — Rass. d. Sc. hiol., An. 1, N. l,pp. 13-16. Firenze, 1919. Gh. — Fedorico Korz. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 4 (1918), pag. 76. Bo- logna, 1918. Salvador! Toinraaso. — Nota bibliogratica intorno ad E. Benvenuti. — Riv. iUd. di Oniitolofiid, An. 1 (1918), pp. 28-29. Bologna, 1918. - 30 - XernI T, — L'opera scientifica di Paolo Delia Vallc. Rassegna. ~ Rass. d. Sc. hioL, An. 1, N. 2, pp. 25-31. Firenze, 1919. Vallon G. — Carlo Zaffagnini. — Riv. ital. di Ornilotogia, An. 4 (1918), pp. 76-77. Bologna, 1918. Vallon G. — Giaciato Martorolli. — Riv. ital. di Ornitologia, An. 4 (1918), pp. 7-12, con riiratto. Bologna, 1918. II. Scritti zoologici d'indole fllosofica Carazzi David. — Est-ce qu'il y a des especes en voie de dissociation? — Rass. d. Sc. biol., An. 1, Fasc. 1, pp. 3-8. Firenze, 1919. Enriques Paolo. — Ricerche sulla eredita delle mosche. — Riv. di Biologia, Vol. 1, Fasc. i, pp. 72-81. Roma, 1919. Glglio-Tos Ermanno. — A proposito del coniglio di Porto Santo e della realta della specie. — Riv. di Biologia, Yol. 1, Fasc. i, pp. 50 71. Roma, 1919. Majocchi Francesco Luigi. — Lo leggi di Mendel e I'eredita — Fratelli Bocca {V. Bona), 16^, 220 pp. con tav. Torino, 1917. 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Ca- razzi. — Firenze, Stab. Tip. E. Ariani. [Ha iniziato la pubblicazione nel 1919]. — Rivista di Biologia. Pubblicazione biraestrale. Direttori : Gustavo Brunelli e Osvaldo Poliraanti. — Roma, Dott. G. Bardi, Tipografo del Senalo, editore. [Ha iniziato la pubblicazione nel 1919]. Airaghi Carlo. — Sulla scomparsa di alcuni gruppi di animali e di vegetali. — Natura, Yol. 9, Fasc. 5-8, pp. 124-142, con figure. Milano, 1918. Azzl Azzo. — Ricercho sulla temperatura del corpo dei pesci marini. — Pubbl. d. Staz. Zool. di JS'apoli, Yol. 2, Fasc. 1, pp. 77-103, con 3 figure. Mi- lano, 1917. . Balliano Arturo. — Sopra due casi di eunucoidismo. — Morgagni (Archivio), An. 60, N. 7, pp. 169-192 e N. 8, pp. 193-221, con figure. Milano, 1918. Cencelll Alberto. — Osservazioni sull' incrocio e selezione neH'allevamento brado di cavalli. — Riv. di Biologia, Yol. 1, Fasc. 1, pp. 91-92. Roma, 1919. Centanni Eugenio. — La perdita nolle cellule degli stomiti blastonomici come causa di tumoro. — Riv. di Biologia, Vol. 1, Fasc. 1, pp. 82-90, con fig. Roma, 1919. - 31 - Ghlgi A. — Biologia, ecoiiomia, produzione. — Nalura, Vol. 9, Fasc. 9-12, pp. 192-209. Milano, 1918. Loeb Leo. - Svilappo norraale e sviluppo neoplastieo. — Tumori, An. 6, Fasc. 2, pp. 127-141. Ro)na, 1918. Maiocchi Francesco Luigi, — Dei rapporti esistenti fra attivita funzionalo degli orgaiii e sviluppo, forma, struttura di essi. Tesi di lib. docenza. — Tip. P. Toschi e C, 4°, 134 pp. con figg. Modena, 1916. Minozzi G. — Contributo alio studio della spoleologia italiana. La grotta di S. Maria M. sul moute Valiestra (Rcggio E.). — Bull. d. Soc. Entoni. Hal., An. 48, pp. 164-174. Firenze, 1916 [1917]. Mola Pasquale. — Gatalogo della raccolta delle piante e degli aniraali esistenti nella regione di Bosa. — Tip. Valdes, 8^, 45 pp. Cagliari, 1916. 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Gronologia, Ontogenia, Teratologia Berzolari Eugenia. — Sul potere rigenerativo della parte posteriore delFAmrao- coetes branchialis. Con 7 flg. e tav. — Bull. dell'Istil. Zool. d. R. Univ. di Palermo, Vol. 1, Fasc. 1-2 e 3, pp. 1-8 e 33-42. Palermo, 1918. Biraghi Ada. — Sulla deformazione amcbiforrae della vescicola gerrainativa delle nova di Pholcus phalangioides. Con 14 tigg. — Bios, Vol. 2, Fasc. 4, .pp. 357-384. Genova, 1915. Chiarugi Giulio. — Ulteriori osservazioni intorno a un organo nervoso cho va dall'eminenza del chiasma aH'ectoderma, in embrioni di cavia. Con tavole XV-XVII e 11 fig. nel testo. — Arch. Hal. Anal, ed Embriol., Vol. 16, Fasc. 2, pp. 149-174. Firenze, 1917-18. Caradonna G. B. — Alcune osservazioni sull'ordine di successione dei solchi di prime ordine nel raantello cerebrale di Bos, Ovis e Sus. Nota riassuntiva. — Ann. d. Fac. di Med. di Perugia, Ser. 4, Vol. 4, Fasc. 4, pp. 209-221. Perugia, 1914. Cotronei Giulio. — Influenza della temperatura suR'azioue della tiroide sui girini. — Rend. R. Ace. Lincei, Clas. sc. fis., mat. e nat. Vol. 25, Ser. 5^, l'-> sem., Fasc. 1, Sed. 2 gennaio 1916, pp. 48-54. Roma, 1916. Cotronei Giulio. — Osservazioni suU' influenza della tiroide suUo sviluppo degli insetti. — Rend. Ace. Lincei, CI. sc. fis., mat. e nat.. Rend. Vol. 27, 2° sem., Fasc. 11, Sed. P dicembre 1918, pp. 376-379. Roma, 1918. - 32 - Cova Ercole, — Sul contenuto di colesterina della placenta. — Folia Gynaeco- loyica, Vol. 9, Fasc. 3, 1914. Paria, 1914. Estr. di 64 pp. Dorello P. — Sopra lo sviliippo di alcune formazioni mesencefaliche con spe- ciale riguardo al Nucleo rosso ncl Sus scrofa. — Vedi M. Z., XXIX, 4, 51. Dulzetlo F. — Gontributo alia conoscenza della struttura della granulosa e del- rorigiiio dei raateriali deutoplasmici nell'oocite degli Uccelli (Fringilla can- nabina L.). — Vedi M. Z., XXIX, 4, 51. 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Tranchina Maria Guncetta. — Suiraccrescimento dei capillari linfatici nella larva di Discoglossus pictus. Con 1 tav. -- Bull, dell' Istit. Zool. d. R. Univ. di Palermo, Vol. 1, Fasc. 1-2, pp. 1-8. Palermo, 1918. V. Citologia e Istologia CerlettI Ugo. — Nuova concezione circa la struttura della nevroglia. — Ann. d. Istit. ])sich. d. R. Univ. di Roma, Vol. 9, pp. 315-330, con figg. Roma, 1914. Comes Salvatore. — II condrioma e I'apparato dittiocondriale nei corpuscoli san- guigni dell'embrione dei mammiferi. Con tav. XXII. — ■ Arch. Hal. Anat. ed Embriol., Vol. 16, Fasc. 3, pp. 308-341. Firenze, 1917-18. CortI Alfredo. — Per la tecnica e per la conoscenza del condrioma. Con 2 ligg. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 16, Fasc. 3, pp. 279-307. Fiy-erize, 1917-18. Cortl Alfredo e Fussi Tilve. — Stndi sul glicogeno: ricerche sopra un mamrai- fero ibernante. Con tav. XXIII-XXIV. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 16, Fasc. 3, jjp. 382-421. Firenze, 1917-18. Levi Giuseppe. — La vita degli elementi isolati daU'organismo. — « Scieniia » Riv. di Sc, Vol. 25, An. 13 (1919), N. 81-1 (Gennaio 1919), p2J. 21-32. Bologna, 1919. Levi Giuseppe. — Considerazioni suUa costituzione tisica del citoplasma dcsunte da nuovi dati morfologici sulle cellule coltivate in « vitro ». — Rend. R. Ace. dei Lincei, CI. Sc. fis., mat. e nat., Vol. 27, Ser. 5^, 2° sem., Fasc. 5, pp. 136140. Roma, 1918. Levi G. — Nuovi studii sull'accrescimento delle cellule nervose. Ricorclic in Orthagoriscus raola. Con tav. ~ Atti R. Ace. Sc. Lett, e Belle Arti di Pa- lermo, Vol. If. Estr. di 12 pjx Palermo, 1919. - 38 - Luna E. — Note citologiche suirepitclio pigraentato della retina coltivato in vitro. — Vedi M. Z., XXIX, 4, 52. Montesano Giuseppe. — Circa il coraportamento dello sclieletro nevroglico di Paladino nolle libre nervose dolle diverse zone ed arec del raidollo spinale. — Ann. d. Istit. psich. d. R. Univ. di Roma, Vol. 9, pp. 61-87 con tav. Ro>iia, 1914. 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Maestrini Mario. — Un raetodo seraplice e pratico per ottenere preparati da raicroscopio a striscio. — Ann. di Igiene, An. 28, N. 12, pp. 656-657. Roma, 1918. Martinotti Leonardo. — Nuovi perfeziouamenti tecnici pei' lo studio dclle libre elastiche nei tessuti norraali e patologici. — Boll. Sc. med.. An. 89, Ser. 9, Vol. 6, Fasc. 9, pp. 273-281. Bologna, 1918. Rocchi Giuseppe. — SuH'esarae dei nervi periferici al raicroscopio polarizzatore. — Rendic. Soc. tned.chir. Bologna, Ad. 21 giugno 1918, in : Boll. Sc. med., An. 89 (Ser. 9, Vol. 6), Fasc. 7, pp. 241-242. Bologna, 1918. VII. Allevamenti, GJ-iardini zoologici, Acquari, Collezioni, Musei e altre Istituzioni. — Guida per I'acquario della stazione zoologica di Napoli. l'^ Ediz. — Slaz. Zoolog. ed. (A. Trani), 8'^, 120 pp. con fig. Napoli, 1917. - 34 - COMUNICAZIONI ORIGINALI I3TITUT0 ANATOMIGO DI FIRENZE Di un organo preepifisario nella Cavia NoTA DI G. CHIARUGJ (Con tav. I). E vietata la riprodiizione Per render conto delle osservazioni, che forraano argomento di questa Nota, e necessario prender le mosse da un breve ricordo dello svilappo della epifisi nella Cavia. Se ne occupogiailD'Erchia(^), ma nella pregevole e ben nota memoria di lui manca la descrizione degli stad'i piu precoci. La epifisi si abbozza, in embrioni della langhezza massima di circa 8 mm., approssimativamente a meta della lunghezza della volta diencefalica, in un punto nel quale la parete, che decori'eva paral- lelamente e vicinissima alia superflcie della testa, se ne allontana e discende verso la fossa prediencefalica. In quel punto si verifica una improvvisa e distinta diminuzione nella grossezza della parete, che si effettua a spese della supei'ficie interna, ed ha per effetto di dare origine ad una depressione, che e appunto il prinio accenno alio sviluppo deir epifisi. Questa e anche caratterizzata dalle ten- denze che hanno le cellule della parete, delle quaU i nuclei sono sovrapposti in molti piani, a crescere in altezza dal lato della su- perficie interna, sulla quale cominciano a presentarsi con un segmento chiaro. L'abbozzo epifisario a questo stadio non forma rihevo sulla 0) Ere Ilia (D) Fl. — Contribute alio studio della yolta del ceivoUo iutermedio e della legione liarulitiaria iu embrioni di Pesci e di Mammiferi. — Monitorc zool. ital.. Vol. 7, pp. 75, US e 20i. Firenze, 1896. - 35 - superficle esterna dell'encefalo. La commessnra posteriore, dal tratto intercalare raggiunge, divenuta sotfcilissima, I'abbozzo epifisario, e termina di contro ad esso. In embrioni, nei quail 11 processo di formazione dell' epifisl sia appena piu progredito, si accentuano le caratteristiche sopra notate, e a volte si accenna un leggero solco superficiale trasversale a in- dicare 11 limite anteriore dell'abbozzo epifisario. Si possono allora ben distinguere in esso un tratto caudale e un tratto rostrale piu lungo e piu sottile. Si arriva cosi gradatamente ad uno stadio (embrioni della lun- ghezza massima di circa 13 mm.), nel quale I'abbozzo epifisario si e fatto prominente suUa superficie esterna ; e veramente in forma di piccola evaginazione. Nel suo segmionto anteriore, che nel discen- dere si assottiglia, per continuarsi nella parte antistante del tetto del diencefalo, dalla quale sempre meglio si distingue, compare su- perficialmente in avanti la commessura superiore. In embrioni dai 16 ai 23 mm. di lunghezza massima, I'epiflsi va crescendo assai di volume, specialmente in sense longitudinale ; dapprima e sferoidale, poi a cono o a pina, ed e formata da cellule fitte riunite in una massa nell'insieme omogenea, e a contorno re- golare. La cavita scavata alia sua base, recesso epifisario, si man- tiene in proporzione assai piccola ; e di forma conica : nella sua pa- rete anteriore, e nella concavita del labbro che la limita in avanti, si trova la commessura superiore ; questa, nelle fasi piu avanzate, tende a prolungarsi verso la parte immediatamente prossima della parete del sacco dorsale. In dietro, alia sua base, la epifisl si con- tinua largamente nel tratto intercalare. E in questo stadio di svi- luppo che il D'Erchia rappresenta I'epifisi, da lui non considerata in stad'i precedenti, nelle figg. 20 e 21 della sua memoria. II D'Erchia ha esattamente rappresentato la epifisl nella cavia neonata (fig. 22, riportata da Studnicka(^) alia fig. 124). Con ca- ratteri sostanzialmente simili essa si presenta nell'adulto. Di alcune particolarita che potrebbero essere aggiunte alia sommaria descri- zione, che Egli ne ha dato, non e per il nostro scope necessario di occuparci. Negli embrioni di cavia, molti in numero, presi in esame per O Studnicka F. K. — Die Parietalorgane, in Oppel's, Lebib. d. vergl. rnikr. Aiiat. d. "Wirbeltiere. Jena, 1905. - 36. - lo studio delle prime fasi di sviluppo deU'epitisi, ho vedato nel mas- simo numero dei casi che I'abbozzo dell'organo e semplice, sia che si consider! la forma della depressione o fossetta che lo rappresenta, sia che si guardi alia struttura della corrispondeute parete. Come eccezione alia regola, fu constatato in due esemplari, dei quali ora diro, un accenno alia duphcita deU'organo. In un embrione della lunghezza nucale di mm. 8,5 (sezionato sagittalraente) (fig. 1) I'abbozzo epifisario era limitato in avanti da un leggero solco trasversale esterno, al quale verso il ventricolo corrispondeva uno sprone. L'abbozzo, oltre a presentare una depres- sione superflciale ed estesa, in dietro nella posizione consueta, ne aveva un' altra piii piccola nel suo segmento anteriore. Le cellule della parefce prospettanti verso la cavita, a segmento distale alto e chiaro, formavano, in corrispondenza di ciascuna fossetta, un gruppo abbastanza distinto. Per la presenza dello sprone sporgente in ca- vity, che segnava il limite anteriore dell'abbozzo epifisario, la pa- rete encefalica rostralmente alio sprone appariva leggermente inca- vata nella sua superficie interna. In altro embrione della lunghezza massima di mm. 11, della lunghezza nucale di mm. 9,5, nel quale la testa anteriore misurava mm. 6 (sezionato sagittalmente) la duplicita dell'abbozzo epifisario era anche piu evidente. Essendo ad uno stadio di sviluppo un po pill inoltrato, il detto abbozzo faceva gi&, rilievo sulla superficie e- sterna del diencefalo, verso la quale compariva come una duplice lieve gibbosita: delle due sporgenze, separate da un solchetto tra- sversale, la posteriore era un po pii^i grossa. Dal lato della superfi- cie interna a ciascuna sporgenza corrispondeva una fossetta ; quella scavata nella gibbosita posteriore era, in correlazione col maggior volume di questa, piu ampia e piu profonda dell' altra. Ciascuna delle due fossette era poi contrassegnata dai carattori delle sue cellule prospettanti in cavita, che avevano verso di questa un segmento chiaro, protoplasmtico, piii alto, che non le cellule poste nell' inter- vallo fra le fossette. Seguendo la serie delle fette dal piano mediano in direzione laterale, tosto scomparivano nell'abbozzo dell'epiflsi i se- gni della duplicita. I reperti, dei quah abbiamo tenuto parola, acquistano d'impor- tanza quando si tenga conto di alcune variazioni osservate in stadi piu avanzati di sviluppo. Allorche I'epifisi e divenuta piriforme, gi^ si scorgono vasi san- guiferi penetrati nel suo interne, e tra questi uno specialmente e notevole verso la base in avanti, che vi penetra dalla faccia ante- - 37 - riore. In qualche caso la penetrazione del vaso neirepifisi determina una incisura, al di sobto della quale I'epifisi sfcessa tende a differen- ziarsi in un piccolo lobuletto accessorio. Cos! e in un embrione della lunghezza massima di mm. 17, della lunghezza nucale di mm. 14 (fig. 3), nel quale sotto alia incisura ed al vaso in essa contenuto, si vede fra le fibre della commessura superiore un accumulo di cel- lule, simili alle epifisario, che arrivano fm presso alia superficie del- I'organo, e di contro a questo accumulo il recesso epifisario legger- mente si deprime. In altro embrione della medesima lunghezza, I'ac- cumulo di cellule epifisarie sotto all'incisura ed al vaso e piii rile- vante, e sporge distintarnente verso la superficie anteriore dell'or- gano (fig. 4). Ma tanto nel primo che nel secondo embrione, la par- ticolarita sopra notata e limitata al punto occupato dal vaso, non interessa I'epifisi in modo completo nel piano frontale. In altro embrione della lunghezza massima di mm. 23, della lunghezza nucale di mm. 18, alia base dell'epifisi in avanti, al di sopra del fasci della commessura superiore, si trovava un lobuletto conico, piccolo, corto, che si seguiva per poche sezioni, il quale faceva corpo alia base colla parte principale deH'organo, ma ne rimaneva distinto alia sommita. Ripeteva la struttura della epifisi, e alia sua base accoglieva qualche fascetto della commessura supe- riore (fig. 5). Era avvenuto in questo caso in maniera piii perfetta la sepa- zione dalla massa deU'epifisi di un lobuletto accessorio, la quale separazione nei due embrioni prima desciitti era incompleta e sembrava legata alia penetrazione in quel medesimo punto di un vaso assai grosso. Molto probabilmente, non era la penetrazione del vaso che determinava nei procedenti embrioni un parziale distacco, ma il vaso li si trovava, perche lungo quel piano un frammento della ghiandola avova te.Klenza a diff'erenziarsi dal resto, e il vaso ha trovato la via tracciata per raggiungere la ghiandola. In una cavia neonata (fig. 6), nella parete anteriore del recesso epifisario si trovava una evaginazione relativamente profonda, che interessava la sottile lamina (occupata dalla commessura superiore), la quale dalla base della ghiandola si porta verso il labbro ante- riore del recesso. Di contro alia evaginazione si soUevava un corpi- ciattolo a forma di pina, ristretto al suo impianto, poi rigonfiato, e terrainantesi a punta. Situate al dinanzi della base dell'epifisi, da questa era separate mediante una stretta fessura con connettivo e con vasi. Misurava in lunghezza dal fondo della evaginazione mm. 0,2, e d'avanti in dietro, a livello del massimo rigonfiamento, mm. 0,08. - 38 - Si seguiva per 13 sezioni di 10 a. Ripeteva la struttura della epi- fisi, e conteneva verso la base un fascetto di fibre nervose, che scendeva verso la commessura superiore. Alcuni gruppetti isolati di cellule, identiche alle epifisarie, si videro in qualche sezione lungo uii'arteriola die scorreva dinanzi all'epifisi : il piu elevate era a un livello un po' piu alto del culmine del corpo quadrigemello ante- riore ; potevano essere considerati come fraramenti distaccati dal corpiciattolo accessorio che abbiamo descritto, il quale forse in stadio piu precoce si continuava all'apice in un prolungamento sottile, fi- liforme. In una cavia adulta (fig. 7) la parete anteriore del recesso epi- fisarie, occupata dalla commessura superiore accoglieva un piccolo diverticolo del recesso, nell' identica posizione di quelle descritto nell'esemplare precedente di cavia neonata, senza peraltro che qui fosse presente un lobiiletto accessorio della epifisi. * Dall'insieme delle osservazioni sulle quali ho riferito, si trae la convinzione che un corpo coi caratteri deU'epiflsi si puo costituire al dinanzi di essa, come variazione, certo non frequente, ma forse nemmeno eccessivamente rara. II medesimo si presenta con differenti caratteri, anzi tutto, come e naturale, secondo lo stadio di sviluppo dell'animale, in se- condo luogo in correlazione col grade di perfezione e di indipendenza che il corpo stesso ha raggiunto. La sua pi'esenza in stadii precoci e indicata dalla dupUcita della depressione della parete encefalica, 0 della gibbosita scavata da una fossetta, che rappresentano fasi successive dell'abbozzo epifisarie. E la depressione, respettivamente la gibbosita anteriore, che spetta al corpo accessorio. Questo puo essere accennato in seguito dalla tendenza che esiste alia separa- zione di un lobuletto dalla massa principale dell'organo, in avanti. Fu veduto come un corpiciattolo assai ben differenziato posto dinanzi all'epifisi, di contro al quale puo formarsi uno speciale diverticolo del recesso epifisarie. Infine si puo trovare un tale diverti-^olo del recesso, anche in mancanza del lobuletto ghiandolare. Quando la com- messura superiore e gia comparsa, come era in tutti i casi eaami- nati, se si eccettuano i due embrioni piu giovani, I'organo preepi- fisario sta in rapporto coUa commessura superiore, la quale si pro- lunga al dinanzi di esso. E dunque contenuto entro i limiti asse- gnati alia regione epifisaria. - 39 - E' interessante paragonare questi reperti con quelli di altri Autori in altri Vertebrati, per arrivare ad interpretarli razionalmente. Lo faro, limitandomi a ricordare, fra le molte, quelle osservazioni, che meglio servono al nostro scope ('). Nei Pebromizontidi (mi attengo alle indicazioni dello Sterzi(^)) si sviluppa nella volta del diencefalo una estroflessione imparl, I'abbozzo pineale comune. Dal peduncolo che congiunge tale abbozzo alia volta diencefalica nasce posteriormente una piccola estrofles- sione imparl, che secondo I'A., rappresenta rudimentalmenfee I'epi- fisi, mentre dall'abbozzo traggono origine due diverticoli, destro e sinistro, che sono respettivamente 1' orgauo pineale e il parapi- neale, dei quali il prime rimane un po al di dietro dell'altro; essi rappresentano, anche per la struttura, gli occhi pineali di altri Vertebrati. [Torna qui opportune ricordare che un accenno alia bilateralita degli oi-gani pineali fu dimostrata in altri Vertebrati. Di solito uno sol tan to si conserva, ma possono rimanere ambedue, spostandosi uno al dinanzi dell'altro, come in varii PesciJ. Per i Rettili, mi limitero a riportare le conclusioni del Bera- neck e del Francotte. Secondo Beraneck (^) la volta del diencefalo da origine a due diverticoli press'a poco della stessa forma e delle stesse dimen- sioni, uno anteriore, I'altro posteriore, dei quah le cavita comuni- cano fra lore e col ventricolo sottostante. Pol il diverticolo ante- riore si trasforma in una vescicola isolata, indipendente, che diven- tera I'occhio pineale, il diverticolo posteriore si mantiene in comu- nicazione col ventricolo e diventa repifisi. Secondo il Francotte {*) nella Lacerta vivipara e neW Anguis fragilis si trovano in origine talvolta due distinte evaginazioni nel tetto del diencefalo, poste una dietro all'altra; 1' anteriore rappre- senta Tocchio pineale, la posteriore Tepifisi. Piii tardi si modifl- (1) Sull'aigomeuto, si cousultiuo spocialmoute : Gaupp. — Zirbel, Paiietalorgau uml Parapbysis. — Ergebnissc d. Anat. u. Entwick., VII Bd. IS 97. Wiesbaden, 1898. Preuaut A. — El6ments d'oiubryologie de I'lioiuiue et des veitiM)r68. Livre 2. — Fails, pp. 566-613. S t u d n i cka, I. c. (■-) Sterzi G. — II sistema uervoso centrale dei Vertebrati. Vol. I. Uicloatomi. — i'adova, 1907. (3) B6raneck Ed. — L'individualitS de I'oeil parietal. — Anat. Anzeiger, Bd, 8, ,S. 669-677. Jena, 1893. (■*) Francotte P. — Contiibutiou a I'titude de Toeil parietal, de lY-pipbyse et dc la paraphyse chez lea Lacertilieus. — Mem. couronnes et Mem. d. Savants etrangcrs. publics p. V Acad, roiialc d. sc. lett, et beaxix-arts de Belgiqiie, T. 55. Bmxelles, 1896, - 40 - cano i rapporti di queste evaginazioni rispetto alia parete encefa- lica, ill maniera che le loro cavita comunicano col ventricolo per mezzo di un orifizio coraune. Ma, oltre a questa maniera di sviluppo, che Francotte con- sidera come primibiva, se ne puo avere un' altra : puo avvenire che la evaginazione posteriore, la quale i-appresenta la epifisi, si formi non soltanto dietro alia base della prima nel tetto del diencefalo, ma sul contorno dorsale di quella. In defiriibiva poi, nell'an caso e neir altro 1' abbozzo dell' occhio pineale si separa da quello della epifisi. Negli Uccelli (polio, piccione), secondo il Livini ('), si forma nel teUo del diencefalo, sulla linea di mezzo, una leggerissima e aemplice estroflessione, che rappresenta il prime abbozzo dell' epi- fisi, coUe cellule profonde assai sviluppate in altezza e il nucleo so- spinLo verso il segmento esterno. Poco dopo, si produce al dinanzi di questa una seconda estroflessione, simile per forma e per strut- tura air abbozzo epifisario, la quale, per il confronto coi Kettili, egli considera come abbozzo dell' occhio parietale [pineale]. I due abbozzi sono fra loro indipendenti, e le loro respettive cavita si aprono separatamente nel ventricolo. Mentre 1' abbozzo dell' epifisi continua nella sua progressiva evoluzione, quello deli' occhio pinea- le ha una durata estremamente breve, e scompare senza lasciar tracce. E dunque una formazione rudimentale in alto grade; tal- che e possibile che in qualche caso non si costituisca o non risulti evidente; mentre eccezionalmente puo conservarsi piii a lungo di quanto per solito non faccia, come ha veduto in un caso, in un embrione di Piccione, riprodotto nella fig. 15 della tavola. Fra i mammiferi, il Cutore (^) ha descritto in due casi, in in- dividui di Bos taurus da poco nati, col nome di corpo prepineale, un corpiciattolo di variabili dimensioni, che si sohevava dalla volta diencefalica tra il corpo pineale [epifisi] e la lamina posteriore del pulvinar pineale [sacco dorsale]. Era un po slargato alia base d'im- pianto, cui faceva seguito un tratto ristretto a guisa di collo, e terminava con una estremita relativamente volumiiiosa, tondeg- giante; sottili lamine connettivali lo separavano dagh organi fra i quali era compreso. I preparati erano alia Weigert, e 1' unica par- ticolarita di struttura che viene segnalata, e la presenza nell' or- (') L i V i u i F. — Formazioni della volta del proencefalo iu alcuni uccelli. Ricerche anatomiclie b(l ombriologiche. - Arch. ital. Anat. Emhriol., Vol. 5, Fane, 3. pp. 377-417. Firenze, 1906. (-) Cutore G. — Di una particolaro formazione prepiiicaK' nel Tios tavr>i.<) I,. — Arch. ital. Anat. Emhriol., Vol. VIII. Fast. 1, pp. i'.?0-9.?rt. Firenze, 190!). - 41 - gano di fibre nervose con decorso prevalentemente trasversale, rac- colte in un'area posta anteriorniente, alia base e nel coUo, e che facevano parte di un robusto fascio, collocato al di sotto dell' or- gano, al di dietro e a una cerba distanza dalla commossara supe- riore (fimicolo prepineale postcoimtdssarale) . — In feti della lunghezza di 30-52 cm. non ha veduto il corpo prepinale, ma soltaiito in qual- che case un accenno di esso, rappresentato da un sollevamento co* nico, pill 0 meno evidente, in fondo al solco che e tra 1' epifisi e la lamina posteriore del pulvinar pineale. L' A. osserva che questo speciale sollevamento trovasi anche rappresenbatu in due figure [relative a feti di bue] della Nota del Favaro sulla diaphysis (*), raa non viene segnalato nel testo. Sul significato del corpo prepi- neale, I'A. non si pronunzia in maniera decisa, sebbene sia mani- festo che Egli e inclinato a ritenerlo omologo alie formazioni che nei varii vertebrati si sviluppano dalla volta del diencefalo nell'ln- tervallo fra la commessura su peri ore e 1' epifisi. Mi sembra che non vi possa esser dubbio sulla equivalonza morfologica tVa Torgano accessorio della regiope epifisaria della Ca- via e il corpo detto prepineale, che il Cutore ha describto nel bue ; 6 cio tenuto conbo della loro posizione e dei lore rapporti. 11 primo accenno alio sviluppo dell'organo accessorio nella Cavia ricorda la piia anteriore delle due evaginazioni, che in albri Vertebrati, tia i quali sppcialmente i Rettili e gli Uccelli, si costibaiscono o si pos- sono costibuire nella regione epifisaria, ki quale ovaginazione anbe- riore, nei Rebbili si braslbrmera ncll' organo pineale, e negli Uccelli (nei quali precocemenbe si atrofizza), rappresenta del debbo organo pineale un rudimeubo. Sul fondamento di tali comparazioni verrebbe ad essere dimo- strato che in alcuni Mammiferi, puo comparire come variazione, un vestigio deli' organo pineale. E poiche, per le osserva.zioni nella Ca via, il primo abbozzo della formazione accessoria si trova entro i limiti normah della fossetta epifisaiia, e in stadii successivi puo apparire come una porzioncella imperfettamente separata dalla epi- fisi, si dovrebbe concludere che normalmente V epifisi dei mammi- feri comprende in se i material! formativi di quell' organo, che in altri Vertebrati rimane distinto e si sviluppa nell' organo pineale ; soltanto, per eccezione, in alcune specie essi potrebbero riacquistare 0) Favaro G. — Di un organo speciale della vAlta cUencefalicu. iu Boy taunm L. — Uonit. zool. ital., Vol. 15, pp. Ui-120. Firenze. 1904. - 42 - ki loro indipendenza, e dare origine a un corpo, sempre rudimeii- tale, ma piu o meno distinto dall' epifisi. Se si accettano queste conclusioni, che espongo coUe necessa- rie riserve, I'organo accnssorio della cavia e del bae raeriterobbe per la sua iiaLura morfologica 11 iiomo di organo pineale (^); meii- tro, quandQ non si tenga con bo che della sua posizione, puo essere cliiauiato organo preepifisario. Poicho la sucouLla delle due deiiomi- nazioni nulla pregiudica, do a questa la preferenza. Spiegazione della Tavola I. luilicazioui comuni. Cp, coinincssiira postoriore ; Os, coiiiniesaura superiore ; E, epitisi (uellp fig. 6 e 7 e rappreseutata della opifisi aoltanto la poizione basale) ; Pe, organo pi'oepitiaai in e suo iiKlinionto : Ji, reccsso epifisario ; S, lamina posteiiore dul sacco doraalt- ; Ti, tratto iuteicalaro : V, vaso clie peuetra uell'epitisi dalla faccia anterioie, in pio.ssimita della base. Fig. 1. — Da una sezione mediana della testa di uu ombiione di Cavia, della luughezza nucale di niiu. 8,5. lliprodiice la volta del diencefalo uel tratto corrispoudente all'abbozzo della epifisi. Ingr. 200 d. Fig. 2. — Da una sezione mediana della tosta di uu embrioue di Cavia, della luughezza niassiiua di mm. 11, della lungbezza nucale di mm. 9,5. lliproduce la volta del diencefalo nel tratto corri- apondente all'abbozzo della epifisi. Ingr. 200 d. Fig. 3. — Da una sezione mediana della testa di un embrione di Cavia, della luughezza massinia di mm. 17, della lunghezza nucale di mm. 14. Kiproduce la regione epiflsaria. Ingr. 100 d. Fig. 4. — Come sopra. Fig. 5. — Da una sezione mediana della tc^ta di uu embrione di Cavia, della lunghezza massima di mm. 23, della lunghezza nucale di mm. 18. lliproduce la regione epifisaria. Ingr. 100 d. Fig. 6. — Da una sezione mediana deU'encolalo di Cavia neonata, nella regione epifisaria. lugrandi- meulo 100 (1. — X, diverticolo antoriore accessorio del recesso epifisario, diretto verso la base d' impianto dell'organo preefisario. Fig. 7. — Da una sezione mediana dell'encefalo di Cavia adulta, nella regione epifisaria. Ingr. 40 d. — X, diverticolo antoriore accessorio del recesso epifisario. 0) Come residtava ancbe dalla prcccdonte osposizioiie, io seguo gli Autori che adottano il nome di einfisi per I'organo ghiandolare in rapporto con quella parte della volta del dioncofalo, cho 6 com- presa fra la coramesaura posteriore e la commessura superiore, e il nomo di organo (occhio) pineale per I'organo o per gli organ! seusoriali, che, in maniera piii o meno perfetta, possono svilupparsi liella niedesima regione. - 43 - ARGANGELI ALGESTE I denti e le tracce di una piastra masticatoria cornea nel Cobitis taenia L. ^ vietiita la riproduzioue Riguardo ai denti del Cobitis taenia L., denti ciie si trovano saldati alJe ossa faringee inferiori, gli ittiologi in generale dicono die essi sono in numero di 10 per ciascun osso e disposti in una sola serie. Nessuno, per quanto io mi sappia, ne ha trovati un nu- mero maggiore, quale appunto risulta dalle mie ricerche. Le deboli ossa faringee inferiori sono fortemente divaricate al- r indietro e nella parte posteriore si ripiegano verso 1' interne ed in alto in mode da abbracciare anche ai lati il perimetro del tube faringee. Sinostosati a ciascun osso io ho rinvonuto 14 denti di for- ma conica allungata, ripiegati all' indietro (almeno nello state di contrazione delle pareti faringee) in mode da trovarsi per la lore raassima lunghezza aflfondati in solchi della mucosa, dai quali sporge solo la punta piuttosto aguzza. Sono disposti uno di seguito all'al- tro sul margine interno o mediale dell'osso relative, ma non ad esso sinostosati per tutto ii perimetro della lore base, bensi solo dai lato esterno dello stesso, raentre dal lato mediale la papilla dentaria degli stessi per larga apertura trovasi in intima relazione con il tessuto connettivo delle pareti della faringe. Per la forte divaricazione delle ossa faringee la serie dei denti di sinistra forma in avanti con quella di destra un angolo molto ottuso, e ciascuna serie costituisce come una specie di rastrello, il quale verosimilmente ha rufficio di afferrare gli alimenti, quando viene a rialzarsi per la rotaziune sul sue asse maggiore dell'osso faringee determinata dal Musculas pharyngotransversus (0, e di (1) Vedi la mia nota : La inuscolatura delle ossa fariugee di Carassius auratus L. e la sua fun- zione. — Rivista mensile di Pesca e Idrobiologia, An. TI {XI 17), 1911. N. 1012, pp. 237-24S, 2 fig. - 44 - portarli poi in dietro per I'azione del Musculus retractor arcus bran- chialis dorsaUs e del M. pharyngo-clcwicularis iniernus. In ogni modo iinche per la loro inclinazione all' indietro, piu accentuata nel mo- vimento contrario, essi sono di ostacolo a movimenti retrogradi del cibo. La grandezza di questi denti aumenta dal 1° al 4" in ciascuna serie, per poi decrescere fino al 14° che e estremamente piccolo. La piccolezza degli ultinii quattro denti puo giustificare il fatto di essere passati inosservati agli ittiologi, perche nella preparazione di ossa faringee di Cobitis essi possono molto facilmente sfuggire aH'osservazione anche quando si liberi I'osso dalla sovrastante mucosa insierae alia quale si distaccano. La migliore cosa quindi e di ri- correre a preparati microscopici di sezioni dell' intera faringe. In tutti questi denti manca completamente lo smalto e di sola dentina essi sono costituiti. Posteriormente, e alquanto medialmente rispetto a qutsta fila di denti funzionanti, si trova, nascosta nella mucosa, una seconda fila di germi dentari in forma di bottoni epiteliali connessi con I'epitelio superficiale da un sottile cordone pure epiteliale. Questi bottoni corrisponderebbero per il numero ai denti funzionanti, se non mancassero gli ultimi tre o quattro. Sono dunque in numero di 10 od 11 per lato e degradanti in grossezza man mano che pro- cediarao da quelle corrispondente al 4° dente funzionante per arri- vare al 10" o all' 11°. La piccola papilla dentaria in essi e rivestita di un sottile cappuccio di dentina solo nei primi cinque o sei. Po- trebbe darsi che in esemplari molto grandi di Cobitis si trovino questi bottoni in numero corrispondente ai denti funzionanti, della qual cosa io dubito : ad ogni modo essi sono estremamente ridotti, almeno nello sviluppo, rispetto agli ultimi e non fanno mai eru- zione fuori della mucosa. Per quanto io non abbia potuto studiare nel Cobitis, come gia feci nel Carassius auratus L., lo sviluppo dei denti, per la loro giacitura ed indipendenza dai denti funzionanti, per non averli mai trovati in uno stadio di sviluppo piu avanzato, ne ravvicinati per la base all'osso faringeo del corrispondente lato, questi germi dentari, i quali rappresentano i cosidetti denti di ri- cambio dei Ciprinidi, stanno a confermare I'opinione che gia espressi a proposito del Carassius ('), per la quale i cosidetti denti di ricam- bio dei Ciprinidi non debbono ne possono essere considerati come 0) Vedi la mia nota : La dentatura del Carassius auratus L. Cenni atorici ed osservazioui. — Jitvmta mensile di Pesca e Idrobiologia , Ati. V {XII). i9iO, N. 7 9. pp. 177-192. - 45 - tali, ma appartengono ad una generazione dentaria indipendente e verisimilmente in via di regressione, regressione appunto die nel CobiUs taenia L. ha raggiunto un gi'ado molto avanzato. Qaesti germi dentari nel Cobitis non erano stati rinvenuti da nessun Autore. La regressione degli stessi sarebbe poi intimamente connessa con il fatto della scomparsa della piastra masticatoria cornea della quale peraltro io ho potuto rin venire le tracce. La famiglia dei Ciprinidi fra i diversi caratteri che la distin- guono presenta quelle di possedere i suoi rappresentanti una piu o meno robusta piastra cornea (Kanplatte dei tedeschi) situata al di dietro del cuscino gustatorio del palato e fissata per mezzo di un den- so tessuto connettivo al pfocesso faringeale dell'osso basioccipitale : contro di essa vengono ad urtare i sottoposti denti delle ossa fa- ringee inferiori. A torto quindi per me alcuni Ittiologi, dopo avere segnalato questo carattere iraportante nella diagnosi dei Ciprinidi, includono in questa famiglia i Cobitidi, nei qiiali nessun Autore ha rinvenuto questa piastra cornea, la quale effettivamente manca nel Cobitis taenia L., almeno come una formazione che pei- sviluppo, struttura e funzione possa indicarsi come piastra masticatoria ; senza considerare che molti altri caratteri presentano i Cobitidi per giustificare la lore separazione in una distinta famiglia. Nonostante qnanto sopra, e innegabile la grande affinita dei Cobitidi con i Ci- prinidi, per la quale essi si potrebbero verisimilmente considerare come derivati dai Ciprinidi stessi per adattamento a speciali con- dizioni di vita, adattamento che ha portato seco la riduzione e la modiflcazione di molti organi di questi pesci (^). Haempel in uno studio sopra la piastra masticatoria dei Ci- prinidi C) dice (a pag. 6) di avere esaminato il Cobitis barbatula L., ma, a parte questa affermazione, non riferisce una parola sulla sud- detta piastra di questo pesce e non dice nemmeno se essa esista oppure no. Per conto mio ho osservato quanto segue. Ai due lati estremi della volta leggermente concava della fa- ringe, cioe la dove la parete di questa con angolo pinttosto acuto si piega in basso, un poco all'indietro degli ultimi tre o quattro minutissimi denti funzionanti, si osserva un' ispessimento dell' epi- teho della mucosa in forma di un cono grossolano, nel quale le cellule hanno caratteri completamente dift'erenti da quelli che pre- sentano gli elementi del restante epitelio faringeo. (^) Sopra queste luodiflcazioni rif6rir6 iu apposita nofca. ("i) Vedi Haempel Oskar, Ueber die sogeuanute Kauplatte dit Cyiirinoidcii. — Her. Jiayr. liiol. Vei-mehsulat. MUiichen, 1 Bd., pp. 1-21, 7 figij., Taf. 1, lOOH. - 46 - Al disopra dello strato germinativo a cellule cilindriche sovra- stante al connettivo, gli elenienti ingranditi presentano una forma poligonale che si accenfcua, negli strati superiori e raostrano nella loro superficie corti prolungauienti in forma di spine con i quali si connettono fra di loro. Nel suo interno ogni cellula possiede un nu- cleo assai ricco di cromatina, tondeggiante, con nucleolo rotondo od ovale, e nel citoplasma del filamenti ben differenziabili, i quali sem- bra che attraverso le spine suddette si continuino con quelli delle cellule adiacenti. Verso il limite snperiore dell'ispessimento gli ele- menti cominciano a mostrare un leggero appiattimento del loro corpo e quel caratteri degenerativi del citoplasma e del nucleo, che caratterizzano le cellule dello strato veramente corneificato della piastra dei Ciprinidi, Tali elementi alia superficie sono sorpresi nei- I'atto di desquamarsi. Siamo dunque davanti ad un epitelio tipica- mente evolvente verso la corneificazione, che non subentra intera- mente inquanto che le cellule iniziano il loro distacco prima di avere subito una completa corneificazione. Questo ispessimento epi- tehale, oltre che per la forma, si distingue a colpo d' occhio per la colorabilita e la struttura dal restante epiteUo stratificato della fa- ringe ed anche per il fatto che in esso mancano completamente le cellule mucipare che nel secondo epitelio talvolta sono cosi nu mo- rose da costituire quasi feutti gli strati cellulari superiori a quello germinativo. Noi possiamo quindi con molta verisimiglianza consi- derare queste due prominenze epiteliali come i residui di una pia- stra cornea masticatoria che nel Cobitis ha subito una forte regres- sione, regressione che d' altra parte corrisponde a quella subita dal processo faringeo dell' osso basioccipitale. Nei Ciprinidi questo pro- cesso e formato da due gambe discendenti dal basioccipitale, le quali comprendono fra di loro la parte iniziale dell' aorta descendens e si riuniscono al di sotto della stessa in una piastra ossea oriz- zontale che ripete la forma, un poco piu ingrandita, dalla piastra cornea che accoglie nella sua superficie inferiore. Nel Cobitis invece manca del tutto la piastra ossea trasversale congiungente inferior- mente le suddette gambe del basi-occipitale, le quali in questo ani- male sono fortemente divaricate ed estese all' indietro senza circo- scrivere 1' aorta altro che ai lati della stessa. Tali gambe si prolun- gano assottigliandosi all' indietro in due stiletti che fiancheggiano r aorta ed avvicinandosi alia linea mediana passano sotto di essa per ricongiungersi all'estremita posteriore in una punta smussata che trovasi all' indietro del livello che raggiungono le ossa faringee. - 47 - A tale punta si attacca ai due lati il Muse, retractor arcus bran- chialis dorsalis. Solo in quel punti dove lo sfregamento, del res to assai leggero, delle punte degli ultimi tre o quattro denti di ciascuna serie ha determinato uno stimolo, si e prodotto dunque nel Cobitis un' epi- telio piu consiatente di quello ordinario della mucosa faringea. Contemporaneamente a questa riduzione dell' intero apparato masticatorio noi troviamo nel Cobitis taenia la mancanza di un vero e proprio cuscino gustatorio anteposto alia faringe, quale si osserva potentemente sviluppato nei Ciprinidi in genere. Per quanto la volta della cavita boccale in questo pesce present!, specialraente nella parte posteriore che fa passaggio alia faringe, una mucosa assai spessa, ricca di fibre muscolari striate nel connettivo e di bottoni gust:itori nel sue epitelio, essa non forma quell' ingrossa- mento cosi caratteristico nei Ciprinidi, cioe un vero cuscino gu- statorio bene ditterenziato, nel quale muscolatura, innervazione e tessuto adipose hanno assunto uno sviluppo, relativamente al Co- bitis, enorme. La ricchezza di bottoni gustatori dell' intera cavita boccale nel Cobitis poi e molto inferiore a quella del Ciprinidi, dal che si puo arguire ciie la funzione del gusto almeno per cio che concerne la bocca sia pure molto inferiore. In cousiderazione delle particolarita sovra esposte (a parte la maggiore semplicita deh' intero apparato digerente rispetto ai Ci- prinidi), e lecito supporre che esse stiano in intimo rapporto con il genere di alimentazione del pesce. II Cobitis taenia non si nutre di sostanze dure che richiedano una niacinazione, come e il caso del Ciprinidi i quali si alimentano oltre che di aniniah a tegumento assai dure, anche di corpi vegetali assai consistenti, per es. di se- mi. Piccoli vermiciattoli, piccolo larve di insetti piuttosto molh, e tanti altri piccoli invertebrati a tegumento sottile, piccoh fram- menti vegetali spesso in decomposizione, sostanze organiche putre- scenti e peiflno fango costituiscono 1' alimento del Cobitis. Nel Co- bitis fossilis L. e nel Cobitis barbatida, che con il Cobitis taenia L. costituiscono la famiglia assai omogenea del Cobitidae si puo sup- porre che r apparato masticatorio abbia subito le stesse modiflca- zioni, le quali d' altro canto staimo a dimostrare le relazioni di af- finita che indubbiamente esistono fra Cobitidi e Ciprinidi. Milano, 28 Marzo 1919. - 48 - RR. ISTITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO IN MILANO — ISTITL'TO ANATOMICO Prof. F. LI V IN I Prima centuria di osservazioni intorno airaccrescimento deirintestino, neH'uomo. NOTA RIASSUNTIVA II. — L'accrescimento in lunghezza dell' intestino, in confronto all'accrescimento in lunghezza del corpo. E viotata la riproduaione. Per giungere a questa detenniiiazione, e stato ricercato il rap- porto — nelle varie eta — tra la lunghezza dell' intestino in tolo, come anche dei singoli seginenti onde esso risulta, e la lunghezza del corpo, sia della lunghezza totale, sia della lunghezza del tronco misurata dal vertice al coccige, e cio per gli eventual! raffronti tra uomo e animali. II rapporto tra lunghezza dell' intestino In toto e statura, a oompleto sviluppo, risulta in media — dalle indagini fatte fine ad ora — di 5,2, essendo 1 la statura, con variazioni da 3,i a 6,4. Rispetto alia lunghezza del tronco — essendo quest' ultima uguale a 1 — , risulta di 10,4, con variazioni da 6 a 13,1. II rapporto medio e le variazioni, nelle varie eta, tra la lun- ghezza deirintestino in toto e la lunghezza totale del corpo, rispettiva- mente la lunghezza del tronco, sono indicate nelle Tabelle II e III. IL — RAPPORTO TRA LA LUNGHEZZA DELL' INTESTINO " IN TOTO ,. E LA LUNGHEZZA DEL CORPO. Lunghezza del COI •po = = 1. Eta Media Variazioni 4*' mese ^,1 3,y - 4,6 ^" 5,3 3,4 - 7,8 6" 5,8 5,4 - 6,3 7^^ 6,1 5,1 - 7,2 ^" 6,6 5,1 - 0,1 9" 7,3 5,2 - 9,1 - 49 - 8,1 7,1 6,9 6,1 5,7 5,4 5. III. — RaPPORTO TRA la LUNGHEZZA DELL'INTESTINO " IN TOTO „ E LA LUNGHEZZA DEL TRONCO (*). Lnnghezza del tronco = 1. 1."^ a nil" 2.« « S.o-4.° » 5.0-9." n 10.»-14.o V 15.°-20.'' n 21.0-86.0 n 5,7 - 11,1 6,2 - 8,2 6,5 - 8,2 5,2 - 6,8 6,1 - 6,2 8,1 - 6,3 4,1 - 6,4 H ^ 1 Et^ Media Variazioni 4." mese 5,1 4,7 - 5,4 1 5." 7,7 5,1 - 11,3 ' 60 8,6 7,8 - 9,5 70 9,2 8 - 10,5 8.«-9.« „ 9,9 7,5 - 12,6 l.''-2.° anno 13,7 13,6 - 13,9 3.0-6." „ 12 U - 12,6 7.°-14." 11,5 9,5 - 14,2 150-20" 10,9 6 - 13,1 21.0-86.0 „ 9,9 8,2 - 12,3. Per i singoli segment! dell' intestine, rispetto alia statura, a sviluppo coinpleto, e risultato questo lapporto medio : per il duodeno — statura n: 100 — : 16,5, con variazioni tra 11,5 e 20 ; per il digiuno-ileo — statura =: 100 — : 4,1, con variazioni tra 2,1 e 5; per il crasso {-) — statura = 100 — : 93,9, con variazioni tra 58 e 170; per il cieco — statura = 100 — : 3,6, con variazioni tra 2,6 e 4,7 ; per il processo verraiforme — statura = 100 — : 5,4, con variazioni tra 3,2 e 8. Rispetto alia lunghezza del tronco, il rapportq medio e ri- sultato : per il duodeno — 1. del tronco = 100 — : 33,4, con variazioni tra 23 e 37,8 ; (1) Misuiiita dill veiticf al coccige. (-) S' inteuda sempie escluso I'apparato cecale. - 50 - per il digiuno-ileo — 1. del tronco = 100 — : 8,2, con variazioni tra 3,9 e 10 5; per il crasso — 1. del tronco = 100 — : 189, 1, con variazioni tra 119 e 318; per il cieco — 1. del tronco =: 100 — : 7,3, con variazioni tra 5 e 9,8: per il processo vermiforme — 1. del tronco = 100 — : 10,6, con variazioni tra 7 e 15. Diniostrano i dati esposti : 1" che il rapporto tra I'accresciniento in lunghezza dell' inte- stine in toto e Taccrescimento in lunghezza del corpo — sia che di questo si consideri la lunghezza totale, sia che si consideri la lun- ghezza del tronco — va gradualmente e considerevolmente cre- scendo dal principio del 4° mese di vita iutrauterina fino verso il terzo anno ; tanlo che in questo tempo la media del rapporto e circa il doppio di quelle che non sia nel 4*^ mese di vita intraute- rina, se il riferimento vion fatto alia lunghezza totale del corpo — 8,1 di fronte a 4,1 —, assai piCi se il riferimento vien fatto alia lunghezza del tronco — 13,7 di fronte a 5,1 — ; 2° che dopo il 2° anno di vita si ha un rallentamento da parte dell' intestine, indicate da una diminuzione progressiva del rapporto, senza che la media di questo raggiunga — pur nella piii tarda eta — una cifra cosi bassa come nei feti al principio del 4^ mese ; essendo pero supnriore di poco se il riferimento vien fatto alia lunghezza totale del corpo — 5 di fronte a 4,1 — , essendo superiore di molto se il riferimento vien fatto alia lunghezza del tronco — 9,9 di fronte a 5,1. Tutto questo — espresso in altri termini — vuol dire che I'intestino in toto ha, proporzionalmente, la sua massima 'lunghezza nei primi due anni, la sua lunghezza minima nella prima meta della vita intrauterina — 4o-5' mese — . Basti ricordare questi dati : essendo 1 la lunghezza del tronco, la lunghezza media dell' inte- stine e: nel 4"'-5'' mese di vita intrauterina: (5,4 neir8<'-9o „ 9,9 nel r-2'' anno 13,7 ilo()() il 15" anno 10,4. Questi risultati sono la documentazione di an altro fatto snl quale richiamavo I'attenzione nel discutere intorno al processo ver- raiformu duiruomo, e cioe che I'accrescimento di questo organo in confronto all'accrescimento in lunghezza del corpo — special- - 51 - mente del tronco — avviene conformemente airallungamento del- r intestine in toto; e viene cosi posto in piia chiara luce un altro importante argomento contrario alia tesi che il processo vermiforme sia da ascrivere agli organi rudimentali. Se in luogo di considerare I'accrescimento dell'intestino in toto, si prende in esame raccrescimento dei suoi singoli segmenti, risulta un coraportamento del digiuno-ileo e del processo vermiforme, da un lato, diverse dal comportamento del duodeno, del cieco e del crasso, dall'altro. Per il digiuno-ileo e per il processo vermiforme, si constata: che questi segmenti dell'intestino si allungano con rapidita consi- derevolmente maggiore del tronco — se pure non in misura unifor- memente progressiva — durante la vita intrauterina e nei primi due anni, tanto che in questo ultimo periodo il rapporto e piu del doppio del rapporto nel 4° mese di vita intrauterina; che dal 3° anno in avanti I'allungamento dei due segmenti dell'intestino, che ora ci interessano, precede con rapidita alquanto minore, rispetto al po- riodo precedente, tanto e vero che il rapporto va pregressivamente diminuendo, pur restando, a sviluppo complete, superiere al rap- porto nel 4° meso di vita intrauterina. Qualche cifra : II rapporto medio tra lunghezza del digiuno-ileo e lunghezza del tronco — 1. del tronco = 1 — 6: 5.1 nel 4''-5o mese di vita mtrauterina ; 10,6 nel 1° e 2" anno ; 8.2 dope il 15" anno. Per il processo vermiforme — 1. del tronco = 100 — , il rap- porto medio e : 8,8 nel 4o-5" mese di vita intrauterina ; 16,4 nel 1° e 2° anno ; 10,6 depo il 15° anno. In conclusione, e applicabile, per il digiuno-ileo e per il pro- cesso vermiforme, la legge enunciata per 1' intestine in toto. Questa cenformita neU'accrescimento tra il processo vermifor- me ed il segmento dell'intestino che ha funzionalmente la massima importanza mi pare un altro buen argomento contrario alia tesi che il processo vermiforme sia un organo rudimentale. Per gli altri segmenti deh' intestine — duodeno, cieco, crasso — le cose avvengono altrimenti: il lore allungamento precede con ra- pidita considerevolmente maggiore dell' allungamento del corpe dal principle del 4" mese fine a sviluppo complete, se pure in maniera - 52 non gradualmente progressiva. Qualche cifra: Essendo 100 la lun- ghezza del tronco, la lunghezza media e : per il duodeno : 4"-5'' mese di vita iatrauterina : 16 80-9° „ „ „ : 21,8 l»-2° anno : 24,1 dopo il 15" anno : Sb,i. per il crasso : 4''-5'* mese di vita intrauterina : 83,6 8O-90 „ „ „ : 152,8 P-2'' anno : 180 dopo il 15° anno : 189,1. per il cieco : 4°-5*' mese di vita intrauterina : 2,8 H°-Qo ■ A. 7 O » „ „ „ . *,/ 10-2° anno : 5,6 dopo il 15° anno : 7,3. Conclusioiie generale: 11 digiuno-ileo e il processo verniiforme hanno, proporzionalmente, la massima lunghezza nei primi due anni; il duodeno, il crasso, il cieco hanno proporzionalmente la massima lunghezza a sviluppo completo. Date le estese variazioni in lunghezza dell'intestino che posso- no presentare soggetti della stesa et^, e ovvio che esistano corre- lative variazioni nel rapporto tra lunghezza dell' intestino in toto, come anche dei suoi singoli segmenti, e la statura. Qualche ricordo: Essendo uguale a 1 la statura, il rapporto dell' intestino in toto variava : da 3,7 a 7,9, iu 5 feti lunghi 24-25 cent. da 3,2 a 6,8, in due ragazze di 19 anni, alte rispettivamente ra. 1,55 e 1,60. da 4,6 a 6,4 in tre vecchi di 84-86 anni, alti rispettiva- mente m. 1,50, 1,58, 1,54. Come cifre estreme, cito due casi : in un bambino di 7 mesi, alto 61 cent., il rapporto era di 11,3 ; in una ragazza di 19 anni, alta m. 1,60, il rapporto era di 3,2. Queste cifre sono molto significative, come dimostrazione con- traria alia tesi della rudimentalita del processo vermiforme, in quanto provano -- come gia affermai — che le variazioni del rap- porto tra lunghezza del processo vermiforme e la statura, rispetti- - 53 - vamente la lunghezza del tionco, non sono piu estese di quelle che, nello stesso senso, presenta la riraanenbe parte deH'intestino ; e que- sto vale ancorche si considerino, anziche 1' intestine in toto, i suoi singoli segmenti. Qualche esempio : II rapporto variava, rispetto alia lunghezza del tronco : 1. In feti lunghi 24-25 cent. : per il tenue — lunghezza del tronco = 1 — : da 5,3 a 11,3 per il crasso — lunghezza del tronco = 100 — : da 98 a 130 per il proc. verm. — „ „ „ „ — : da 7 a 8,8 2. In feti lunghi 42-45 cent.: per il tenue — lunghezza del tronco = 1 — : da 7,5 a 12,6 per il crasso — lunghezza del tronco = 100 — : da 130 a 207 per il proc. vermif. — lunghezza del tronco „ — : da 4,4 a 11,6 3. In due ragazze di 19 anni: per il tenue — lunghezza del tronco = 1 — : da 6 a 13,1 per il crasso — lunghezza del tronco = 100 — : da 140 a 250 per il proc. vermif. — lunghezza del tronco „ - : da 5,3 a 5,9 Non mi risuita che la lunghezza dell' intestine sia necessaria- mente in proporzione alia statura, nel senso che individui alti ab- biano sempre intestini lunghi e individui bassi intestini brevi. Esempi. 5 alto M. 1,53: lunghezza intestmo M. 9.32 5 alto M. 1,75: „ „ „ 9,46 Individui di altezza molto diversa possono avere intestini ugual- mente lunghi. 9 alta M: 1,55: lunghezza intestine 2 alta M: 1,55: „ „ $ alta M; 1,56: „ „ Individui della stessa altezza possono avwre nitestini molto di- versamente lunghi. M. 6,71 . 7,92 „ 9,75 Leonardo da Vinci e Girolamo Fabrici d'Acquapendente. L" Italia, stanca ed aftannaia ancora dalle latiche deU'immano contiitto, si appresta a celcbrare il quarto centonario della raorte deU'universale Leonar- do. Ma la memoria del Soramo non dove (arci obliat'o quella di un altro, mi- pore bensi, ma pur sempro grande tra i cultori delle discipline auatomiche di - 54 - tutt.i i tempi o di tutti i luoghi. Un secolo in punto dopo la raorte di Leonardo, e persino nello stesso mese, chiudeva qui in Padova la lunga, laboriosa e glo- riosa vita Girolamo Fabric! d'Acquapendente: quelle il 2 raaggio 1519, questi i! 21 magg'io IGli). Se vogliamo prescindero da ogiii altt-a raanifestazioue del possente genio di Leonardo o limitarci a consideraro il solo anatoraico, la distanza die intercede tra il valore dei due profondi indagatori della organizzazione aniraalo dirainuisce alquanto. Troppo diverse sono tuttavia lo raodalita, socondo le quali I'uno e I'altro trattarono I'anatoraia uraana, I'anatomia comparata e rembriologia, per- che possano instituirsi razionali ralfronti. Una sola coincidenza ci basti segnalare, all' infuori della data della raorte, nella vita scientiflca dell'uno e dell'altro, ed e quella di vederli accoraunati en- trambi nel raerito di avere, se non condotto deiinitivamente a terraine, certo portate ad assai buon punto stupende figure anatomiche, I'rutto di lunglii anni di studio indefesso ; accoraunati entrarabi nella delusione di scomparire prima di averle pubblicatc. Quattro secoli dovettero trascorrere priraa die tutte le rigure anatomiche supcrstiti di Leonardo (ehi pud dire del numero e del valore delle scomparse ?) venissero date alia luce: sono passati tre secoli, e le bellissime Tabulae Anato- micae dell' Acquapendente giacciono tuttora inedite a Venezia tra i piu preziosi codici della .Maiciaua, ove le ridestava dall' immeritato oblio una diecina d'auni fa il nostro cumpianto amico Giuseppe Sterzi. Quale migliore augurio noa possiamo noi formulare in questa occasione, se non quello di vedere quanto priraa pubblicate anche le tavole originali del Fa- bric!*, riprodotte con tutti i piii perfezionati raetodi dell'arte graflca raoderna, e seguendo le raodalita, che FAutore stesso aveva espressameute stabilitc? R. Istituto Anaiotnico di Padova, 15 aprile 1919. Giuseppe Favaro. NECROLOGI FRANCESCO TODARO U 22 ottobre del decorso anno si e spento a Roma Francesco Todaro, Di- rettore di quell' Istituto Anatoraico, Senatore del Regno, raerabro deH'Accaderaia dei Lincei e di nuraerose altre accaderaie scientifiche. Giovanissimo prese parte alia spedizione dei Mille e poi, datosi con ardore alio studio delle discipline anatoraiche, raggiunse ben pi-esto il grade di Profcs- sore ordinario nella lluiversita di Messina, e nel 1870 fu chiaraato all'Ateneo di Roma. Si puo dire senza teina di esagerare, che egli fu un vero innovatore della Scienza Auatoraica Italiana. Inlalti, salitu alia cattedra in un'ei)oca in cui I'Ana- toraia Uraana in Italia si liraitava quasi csclusivaraente alia pura descrizioue della forraa e dei rapporti dei singoli organi, Todaro fu un caldo sostenitore della necessita dell' indagine microscopica e della opportunita di associare alio - 55 - studio deiruomo, quello degli aniraali, e di confrontare le forme dell' individuo adulto con quelle dell' individuo in via di sviluppo. L'esporienza successiva di- mostrd pienaraente la giustezza dolle sue vodute. Delia sua grando attivita scieiitiflca fanno testimonianza le numerose pub- blicazioni sopra i piii svariati argomenli deirAnatomia Umana, dell' Anatomia comparata e della Embriologia. Ma la mole principale dei suoi lavori, riguarda specialraente il genore Salpa, del quale illustro la sislematica, scoprendo anche una nuova specie, I'anatomia, mettendo in evidenza organi flno allora ignorati, e rembriologia, rieercando la parentela coi cordati e coi vertebrati. Fino agli ultirai mesi della sua vita, quando il peso degli anni e la malferraa salute ne avevano debellato la robuslissima libra, egli resto sulla breccia dedi- cando la sua mirabile operosita agli studi prediletti con un fervore giovanile tale da destare un senso di commozione e di stupore in quanti ebbero occasione di avvicinarlo. E se talvolta parve affievolirsi la sua attivita nel carapo della scienza, non fu perclie si concedesse il riposo al quale una vita interamente spesa a van- taggio degli studi e dell' insegnaraento gli dava ben diritto, ma per svolgere quella sua grande, preziosa attivita, resa ancor piu feconda da un inesauribile entusiamo, in altri campi ugualmente important! per il bene od il progresso della Nazione. Cosi I'Educazione Fisica non ebbe propugnatore piii convinto di lui, un piu fervente apostolo. Alia memoria del grande Maestro, del cittadino illustre, del patriota puris- simo, i cultori delle scicnze biologicho, gl'Italiani tutti s' inchinano oggi con ri- verente aramirazione. R. Versari. STANISLAO BIANCHI 11 23 luglio 1918 spongevasi in Siena il prof. Stanislao Bianchi, cho per quasi un trentennio fu insegnante di Anatomia umana iieirUniversita senese. Col])ito da inesorabile morbo, per lunghi mesi Egli ne vide, ne sopportd gli allarmanti progressi, ma con rai'a fortezza d'animo seppe resistere alia violenza del male, e flno a pochi giorni prima della morte, pure stremato di forze e in preda alle piu gravi sofferenze, voile adempiere agli obblighi del suo insegnamonto. Nato a Parma il 17 febbraio 1857 incomincio gli studi di raedicina nell'Uni- versita di Siena e li compi nell' Istituto di studi superior! di Firenze, dove nel 1881 consegui il diploma di iibero esercizio. Nel 1883 ebbe ia nomina di Proset- tore neir Istituto anatomico di Siena, e nell' anno seguente quella di aiuto alia cattedra di Anatomia descrittiva in Firenze, ove poco tempo dopo fu nella stessa materia abilitato alia libera docenza. Sompre in Firenze gli venne affl- dato r insegnameuto dell'Anatomia pittorica da quell' Accademia di Belle Arti, e neir Istituto di Studii superior! fu per un breve periodo prolessore incaricato di Anatomia descrittiva. Nel 1890 fece ritorno, come straordinario di Anatomia umana normale, al- rUniversita di Siena, noUa quale promosso ordinario nel 1895 esplico tutta la sua efRcace attivita didattica e scientillca. Da raolli anni aveva per incarico - 56 - riusegnamento dolla Topogratica, e presso il locale Lstituto di Belle Arli tencva pure da lungo tempo uri corso di Anatomia pittorica. La sua opera scientifica si svolse precipuaraente nel campo della osteologia, alia quale porto copiosi ed interessanti contributi con ricerche originali attinonti alio sviiuppo, alia morfologia, alle anomalie di svariati dementi scheletrici. Egli noil limito le sue indagini all'uomo, ma le estese ad altri mammifori, o molto vai'icta ossee umano illustro anche dal punto di vista dolF antropologia crimi- nale. Non e mio compito fare qui un'analisi dei lavori pubblicati dal Bianchi, ma come particolarraente degno di menzione citer6 quello sullo sviiuppo delld squdiiia occipitale e sul modo di originarsi delle varie, forme delle ossa in- terpuinelali e preinterparietali nel cranio umano. Con queste sue osservazioni, per le quali si servi di un ricco ed ottimo materialc di studio, mise in luce in- teressanti particolari relativi alia comparsa e all'accrescimento dei nuclei ossifi- cativi della squama, nonche dei nuclei dai quali si originano quelle ossa acctes- sorie che vanno sotto il norae di preinterparietali. E contribui per tal modo alia migliore conoscenza morlblogica della mota superiore della squama occipitale. Tra gli altri argomenti die Egli tratto, sou da ricordare le anomalie nume- riclie vertebrali nello scheletro dei normali c degli alienati, e le var'eta del cranio osservate in feti umani e in altri mammiferi. Quando nel 1895 fu deliberata in Siena la ediUcazione di un nuovo Istituto anatomico, il Bianchi no studio con grande cura il progetto, di cui vigilo poi la esecuzione. E il nuovo edilicio universitario sorso grandiose, elegante ndla sobrieta delle sue linee, e in tutto ben rispondente ai suoi flni. Di cid va data gran lode al Bianchi, che a complotare I'opera arricchi notovolmcnte le colle- zioni del Museo anatomico, e in modo speciale quella craniologica, la (jnale puo dirsi oggi una delle piu importanti d'ltalia. S. RODOLFO MALAGUZZI-VALERI Assistente nell' Istituto di Anatomia umana normale della R. Universita di Bologna, tenente medico, morto il 27 agosto 1918, alPeta di anni 29. Le sue puhblicazioni sono : — Di un caso di articolazione costo-clavicolare. — Moniiore zool. ital., Fi- rewzo, A. XXVII, 1913. — Goutributo alia conoscenza dei primi stadi di sviiuppo della davicola in Vespertilio vipistrellus. — Arch. ital. di Anat. e di E/nbr., Vol. XIII, 1914. — II legamenlo bicoine del Caldani o costo-clavio coracoideo uelFuomo e negli antropoidi. — Pathologica, die. 1914. — Arterie mouingee dalla occipitale. — Monit. Zool. ital. Vol. XXV, 1914. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze. 1919. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, S2. . '//>/// /o/r Zfw/(\r/i(0 /l//////// o, . l/////y XXX 7}nr/ «^J|pior1fc A,tm.l,"^M"i.^'t> Urn Honitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Orgaiio ufficiale della Uoione Zoologica Italiana DIRETTO I> A 6IULI0 GHIARUGI BUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia nniana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istitnto di Stndi Super, in Firenze nella R. fJniversitii di Piaa CON I, A COLT. ABORAZ ION F. UI BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) TJfficio di Direziotie ed Auiiiiiinstra:£ione: L.sljJ.ato Aiiaf.omico. Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 5. SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Colosi G., Testacellidi conservati nel R. Miiseo Zool(igico di Firenze CGon 6 figure). — Fioratti I., Linee londaraen- tali della distribuzione deH'altezza del cranio in Europa (Con 4 flgg. e tav. II). — Pag. 57-73. SuNTi E RivisTE. — Ceni 0., U cervello e la funzione ovarica nei Mamnoiferi. Pag. 74-75. Note di Tecnica. — Martinotti L, Nuovi porfbzionamenti tecnici perlo studio delle fibre elastiche nei tessuti norraali e patologici.*— Croveri P., Su un me- todo di coloraziono emoprotozoaria rimpiazzante il Gierasa — Pag. 75-77. NECROLoaio. — Romeo Fusari. — Pag. 78-80. CONGORSO A PREMIO. — Pag. 80. GOMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ZOOLOGIA DEGLI INVERTEBRATI DI FIRENZE. G. COLOSI Testacellidi conservati nel R. Museo Zoologico di Firenze (Con 6 ligiire;. 15 vietata la riproduzione. Molto ragionevolmente fa osservare Germain nel suo ma- nuale (*) clie la maggior parte delle specie di Testacella son fondate (') Mollusques de la France et des regions voicines, II. — Gasteropudes piilmones et prosobranehes lerrestres et fiuviatiles ; Paris, 1913. - 58 - sopra differenze spesso lieviysime della conchiglia e che devon con- siderarsi come dubbie e non hanno che un valore affatto provviso- rio. E pero da notare che egh seguita ad ammettere indistintamente tutte le specie enumerate da Locard nel suo Prodrome {^) ; e noi sappiamo quale inesauribile frammentatore di specie sia state questo. Del resto e difetto comune alia maggior parte dei malacologi quello di attribuire valore di caratteri specifici alle qualita dei gu- sci, i quali invece, variando in stretto rapporto con I'ambiente, so- vente non indicano altro che fasi di variazione della medesima specie. Che dire poi di taluni, come il G-rateloup, che si son diver- titi a fabbricare specie nuove in base a pure considerazioni di geografia malacologica ? 0 di colore che per ogni specie e sotto spe- cie han pensato di far tante varieta per quanti sono i toni di colore 0 i centimetri di lunghezza dei singoli individui ? Caratteri diagnostici validi sono anche per i testacellidi, quelli tratti daH'apparato sessuale, il quale sottraendosi alia diretta in- fluenza deiram])iente, oscilla entro limiti strettissimi di variabilita. Ma anche questo va inteso cum grano salis, perche pur ammettendo I'assoluta costanza dei caratteri sessuali in seno ad una specie, non e detto che essi non varino, ed anche molto, a seconda della ma- turita e della diversa attivita sessuale di ciascun individuo. Per tal ragione la maggiore 6 minore grandezza della verga e della sua guaina, della tasca seminale e del suo condotto, ecc. non possono esser presi sempre come punto di partenza per la fondazione di nuove specie. Inoltre, sono state frequentemente descritte e dise- gnate delle protuberanze della guaina della verga che han tutta I'apparenza di essere state prodotte dallo state di contrazione del- I'organo : in tal case non si deve di esse tenere alcun conto nelle diagnosi. Dall'esame dei campioni posseduti e dal confronto delle diagnosi e delle figure date dai vari autori mi son convinto che tre sono le specie dell' Europa occidentale che si possono affermare con sicu- rezza, cioe : T. haliotidea, T. scutulum e T. Mcmyei. A queste dovrebbe a^iche aggiungersi T. Gestroi di Simroth(-}, ma I'autore non ha date i caratteri anatomici della specie sarda. In quanto a T. Gompanyoi sara il case di vedere, come fin dal 1856 dubita- vano Gassies e Fischer, se essa non sia una forma di T. scu- tulum. (1) Prodi'omt) ile Malacoloiiie trancaise. — Cataloi/ue general dea Molhisquex vimmts de Frvnce ,■ Lyon, 1882. (2) Nachtschneckenstuilioii iu Soc. Ital. di Sc. iVat., Vol. LVIl. - 73 - I pochi dati di Schmidt, Broesike, Davis, Spengel per la Spagna e Portogallo fanno tuttavia probabile I'appartenenza quasi assoluta a forme orto-ipsicefale della Penisola Iberica. CONGLUSIONI. Confrontando i lisultati e^sposti fia loro nelle tre zone succes- sive in cui si puo dividere 1' Europa e cioe : settenfcrionaie, centrale e meridionale, noi vediamo : Neir Europa settentrionale, fatta eccezione dell' estremo lembo orientale che comprende; Lapponi e Samoiedi, noi vediamo che un elemento ortocefalico, per lo pii^i brachioide, accompagna sempre, per lo meno in condizioni di pari frequenza, un altro elemento do : p. il qucJe, nella maggior parte dei casi, si puo identificare con 1' ele- mento germanico. E molto interessante notare che in due zone periferiche, come la Finlandia e 1' Irlanda piii occidentale e settentrionale, I'elemento ortocefalico e persino predominante con una forte maggioranza dei casi. In questa stessa fascia percio dell' Europa piii settentrionale i risultati del Biasutti, che darebbero una percentuale di oltre 74 di plati, vanno corretti. Neir Europa centrale (Germania, Olanda, Francia, Austria-Un- gheria, Svizzera) la conformazione del suolo ha evidente influenza sulla distribuzione delle forme, Noi cioe troviamo i br: p. in tutte le zone montuose ad elevazione sensibile. Cosi oltre che nel Mas- siccio Alpine li troviamo in Boemia, nello Schwarzwald, nei Vosgi, nel Massiccio centrale della Francia, nei Pirenei. Gli ortocefali, nella maggior parte dei casi brachioidi, sono in- terposti in tutti i larghi spazi che passano fra i nuclei di concen- trazione della plati-brachicefalia. Neir Europa centrale noi abbiamo anche il territorio dove sono piia frequenti i do : p. i quali hanno la loro massima concentrazione attuale, a quanto sembra, nella Prussia Orientale. Nella fascia meridionale dell' Europa (Penisole: Balcanica, Ita- lica, Iberica) gli ortocefali hanno la prevalenza assoluta rispetto alle altre due forme : la plati-dolico e la brachi-plati. Essi possono essere pero o lunghi (Spagna) o corti (Balcania). Gh Italic! avrebbero caratteri intermedi. - 74 - SUNTI E RIVISTE Ceni 0. — II cervello e lafunzione ovarica net Mammiferi. — Arch, di Fi- siologia, vol. 16, 1918. La meraoi'ia del Ceni si ricollega ad altre ricorclic che TA. con lodevole persevoranza da vari anni ha prosoguito siii rapporli funzionali fra coi'teccia oerebrale e corpi gonitali. In una prima serio di pubblicazioni I'A. tentu di dimostrarc che i pertuf- baraenti funzionali della eorleccia cerebrale dcterrainano altorazioni nclia sper- raatogenesi; piii tardi rivolse la sua attenzione aH'oleraento sessuale feraminile della gallina. Lc ricerche attuali furono esoguite su cagne sottoposte a lesioni totali o parziali della cortcccia (in parte del lobo occipitale e temporale, in parte del lobo fronlale) ed esaminate nel periodo dei primi tre mesi successivi al trauma. Furono osservati con grando (requenza (8 volte su 13), quando gli animali si sono pienaraente ristabiliti dal trauma, processi involutivi nei follicoli ool'ori e sopratutto in quelli in raaggior accrescimento. « Nel prirao periodo di 24-44 giorni circa la vescicola germinativa appare di solito atrofica o in completa pigmentosi con grave disgregazione dei cromo- somi e vacuolizzazione dei nucleoli. Nello fasi piii avanzate invece la vescicola germinativa conserva ancora il suo volume e la sua forma tondeggiante; il sue citoplasma (?) e affatto incolore, raentre i raicrosomi sono ridotti ad un tine pulviscolo, costituito da particelle ben definite che ricordano i raicrosomi delle fasi naturali in synapsis ». Questi reperti metterebbero in luce « la grande sensibilita del corpo geni- tale femminile ai traumi cerebrali, nonche la gravita e la durata degli effetti deleter! dei traumi sui processi biologic! ereditari indipendenteraente dalle con- dizioni organiche e psichiche delTanimale, lc quali possono apparire ottime sotto ogni aspetto ». Si ti'atta evidentemente di un risultato di grande portata generale, perche csso tenderebbe a dimostrare, che le cellule sessual! e piii particolarmente i cromosom! di queste, cioe le parti della cellula alio quah si attribuisce una parte preponderante nella trasraissione dei caratteri ereditari, sono sonsibilissime a le- sioni dei centr! corticali. Con rammarico dobbiamo constatare che la documentazione di tali reperti non ci sembra convincente. L'A. anzi tutto non tien conto dell'estrema labilita della vescicola germina- tiva dell'oocite dei Mammiferi, per efifetto della quale oociti all' identico stadio di evoluziono ed in presenza dello stesso fissatore possono presentarsi con ca- ratteri raorlblogici diversi; per di piii il llssatore di cu! si servi I'A. (liquido Bouin) e inadeguato alia conservazione della vescicola germinativa dei Mammi- feri; sarebbe stato di gran lunga preferibile che I'A. fosse ricorso al liquido di Fleraming o ad altro fissatore contenento tetrossido di osmio, come una lunga - 75 - esperionza ha dimostrato a tutti coloro che si occuparono della citologia di oociti di Mamraiferi. Inflno I'A. noil tion aleun conto della circostanza seguente: <;he dalle ricer che di Tafani, di Ho II, di Sobotta e da quelle piii complete di Winiwar- ter emerge che durante I'ovoluzione della vescicola gerrainativa dcU'oocite di Mammiferi, avvongono nella medesima complicate trasformazioni della croraa- tina, che ci pormottono di soriaro dello fasi, Ic quali si ricollogano ad imagini osservate in oociti e sperraatociti di moltissimi altri animali e caratterizzano il processo della pseudoriduzione cromatica. Non ci sembra invero che sussista rapporto veruno fra i reperti dell'A. e Ic imagini che caratterizzano lo varie fasi doiraccrescimento dell'oocite. Ma meno d'ogni altra ci spieghiamo la deflnizione di synapsis che I'A. da all'aspetto pulverulento della vescicola germinativa. Fu deflnita da Winiwarter come synapsis la fase di sviluppo dei giovani oociti in cui i filamenti cromatici sottili avvolti a gomitolo si addensano in un titto cumulo; durante quosta fase avverrebbe raccoliamento di duo fllamenti sottili riuniti in coppie; ne derivano grossi cromosomi bivalenti, i quali in una fase successiva (nucleo diplotene) si scindono di nuovo nei componenti originari. Ricerche successive hanno conformato I'appaiamento doi cromosomi, ma non Taddcnsamonto dei medesimi in una regione limitata del nucleo. Non esiste adunquo durante I'accrescimento dell'oocite una fase di sinapsi ; e ad ogni modo le imagini interpretate come tali nulla hanno di comune colla polverizzazionc della cromatina detinita come sinapsi dall'A. G. Levi. NOTE DI TECNICA Martinotti Leonardo. — Nuovi perfezionmnenti tecnici per lo studio delle fibre elastiche nei tessuti normali e patologici. — Bull. Sc. mod.. An. 89. Fase. 9. Bologna, 1918. L'A. ha sperimentato per lo studio delle fibre elastiche un nuraero conside- rcvolc di metodi cd e venuto alia conclusione che un metodo somplice di colo- razione assai buono per sezioni di pezzi lissati in formalina e ottenuto col mi- crotome congelatore e il seguente : 1. Golorazione per 5, 10 e 20 minuti con soluzione acquosa 1 "/o fl' B'cu vittoria B. 2. Lavaggio in acqua. 3. 1-2 minuti in soluzione acquosa 1 "/o di Kristalponccau. 4. Lavaggio in acqua. 5. 1 minute in soluzione di tannino-Orange. In 150 cc. di acqua si sciol- gono a caldo 50 gr. di tannine. Si lascia raffrcddare u si aggiunge ana cc. 20 di alcool a 95° e glicerina. A 90-95 cc. di questa soluzione si aggiunge 5-10 cc, di soluzione acquosa al 5 ^/^ di Orange g. - 76 - 6. Lavaggio in acqua. 7. Alcool assoluto, benzoic, xilolo, dammar. Lc fibre elastiche colorite in bleu scuro spiccano su fondo giallo o aranciato. Ma per averc una dimostrazione corapleta delle fibre elastiche bisogna pur scrapre ricorrere ai metodi classici della orceina e di Weigert. Tanto per I'uno come per I'altro I'A. non da alcuna avvertenza sulla fisaa- zione cd e quindi a ritenersi che egli proceda come nel caso classico. Ecco come egli colora con Torceina: 1. Colorazione delle sezioni per 12-24 ore uella soluzione seguente: Orceina gr. 0.5 — 1.0 Alcool 95" (-c. 84. Sciogli ed aggiungi: Acqua distillata cc. 1(3. Acido nitrico (D = 1,40) cc. 2-3. La soluzione in vaso ben tappato dura inalterata anclic per qualche anno. 2. Lavaggio in acqua distillata. Non in alcool. 3. Gontrocolorazione in soluzione di cresilvioletto acquoso 1 "/o 5-10 minuti. 4. Colorazione per 1 minuto nolla soluzione di tanni no-orange, come per il metodo precede nte. 5. Lavaggio in acqua di fonte. 6. Alcool ass. rapidamento, xilolo, balsamo. Fibre elastiche brune, fondo giallo paglia, nuclei violetti. L'A. dice che non tutte le orceine che si trovano in commercio sono ugual- monte buone. Non da alcuna avvertenza suH'eta della soluzione, che come e nolo, ha molta importanza nel metodo Unna-Tanzer ed in quello modificato da Livini, quindi essa e probabilmente ottima anche appena fatta. Per il metodo Weigert egli consiglia il segueute procedimento : 1. Colorazione delle sezioni per 12-24 ore nella soluzione alcoolica neulra di victorielina. Lo sezioni vi si portano dalFalcool. Uu cccesso di durala non nuoce. La soluzione colorante si prepara nella seguente mauiera : Si scioglie 1 gr. di Bleu Vittoria B. in 150-200 cc. di acqua riscaldando a poco a poco. Quando e complotamente disciolta e sta per entrare in ebullizione si aggiungono 2 gr. di resorcina, si agita per qualche minuto e vi si aggiungo 25 cc. di percloruro di ferro. (Indubbiamente I'A. voleva dire 25 cc. di soluzione oflicinale di perclo- ruro, liquor sesquicloruri feiri;. Si agita nuovamente e si bolle per qualche minuto; si lascia quindi raffreddare e si filtra. Gettato il filtrato, si scioglie il residuo in 100-200 cc. di alcool ctilico a 95^ scaldando con cautela. Da anche ottimi resultati I'alcool mctilico ass. 2. Lavaggio in acqua. 3. Controcolorazione in soluzione acquosa di safranina all' 1 °/„ per 5,15 c .30 minuti. 4. Diffcronziazione in alcool assoluto. 5. .\Icool ass., benzoic, xilolo, dammar. - 77 - L'elastina o tutti i prodotti dcgoncM-ativi di essa sono intcnsaracnto c clct- tivamento coloriti in bleu cupo. Secondo VA. e quosto il motodo rnigliore. N. Beccari. Croveri Paolo. — Sti un metodo di cotorazione emoprotozoaria rhnpiazzante il Giemm. — Nnovo Ercolani, An. 23, n. 13-14, Torino, 1918. Si proparano lo soguonti soluzioni madri : 1. Bleu di Manson : Acqua distillata crac 100 Borate di soda gr. 5 Bleu di Metilene puro gr. 2 Si la boliire I'acqua a bagno maria. Quando bollc si aggiunge il borato; quando questo esciolto, 11 bleu di metilene. Si agita o si raantiene a bagno-maria la soluzione finche sulla bottiglia iion compaiono ridessi rosso-violacei. Si lascia ratfreddare e si filtra. 2. Soluzione raadre di bleu di metilene. Alcool metilico glicerinato al 10 % cmc. 100 Bleu di metilene puro gr. 1 3. Soluzione madre di oosina. Alcool metilico glicerinato al 10 "/„ cmc, 100 Eosina purissima gr. o,.50 Queste soluzioni si conservano a lungo inalterate. Per I'uso si prepara la seguente miscela die pure si conserva con il potere colorante per lungo tempo. Alcool metilico glicerinato al 10"/o crac. 100 Soluzione 1 » 16,25 Soluzione 2 » 12,50 Soluzione 3 » 17,50 Sul vetrino dove e stato disteso il sangue essiccato ma non tissato, si la- sciano cadere alcune gocce deila miscela e si lascia agire il colore per 5 minuti. Si aggiunge acqua distillata in proporzione di 4 o 5 volte la quantita di miscela impiegata e si lascia agire il colore per altri 10-30 minuti. L'acqua distillata deve essere perfettamontre neutra. Poi si lava, si prosciuga e si guarda all' immersione. La miscela puo anche servire per colorazione lenta in vaschette. Si dssano allora i votrini con i soliti tlssatori (alcool-etere, alcool ass.) c si lasciano 12 ore in una soluzione del colore ottcnuta, aggiungendo 1 goccia di miscela per ogni cm'' di acqua distillata. II risultato della colorazione e identico a quello che si ottiene col Giemsa. N. Regc.\ri. - 78 - NECROLOGIO ROMEO FUSARI. 11 29 mai'zo u. s. si spegiiova in Torino il prof. Romeo Fusari, direttore deir Istituto Anatomico dell' Ateneo Subalpino. Un larghissimo stuolo di allicvi 0 di araici ne accompagnava la cara Salraa all' ultima diraora, tra il piu largo e sincere compianto, poiche tutti sapevano die lo Scoraparso era stato non sol- tanto imo scienziato di reale valore, un lavoratore indefesso, un padre ed un cittadino csemplare, ma soprattutto un uomo infinitaraente buono e somma- raente giusto. Col solo aiuto del proprio iiigegno e dolla propria attivita, non avendo po- tuto avere per parte della famiglia ne sussidi pecuniari, ne appoggi di pcrsone influenti, percorse in tempo relalivaraente breve una delle piii brillanti car- riere. Era nato in Castiglione d' Adda il 1° marzo 1857. Compiuti appena i primi corsi ginnasiali lascio la casa paterna ed attese ad umili impieghi ; sentcndosi pero irresistibilmente attratto dalla passione alio studio, sacriflco tutti i ritagli di tempo, i poco lauti risparmi, e le ore del giusto riposo a corapletaro la pro- pria coltura. Riusci cosi a conquistarsi 1' iscrizione alia scuola di farraacia del- r Universita di Pavia. La sua tenacia fu compensata, poiche vinse il preraio Ghislieri e questo gli perraise di seguire la propria vocazione senza essere as- sillato dalla necessita del guadagno. Passato al torzo corso di medicina ebbe oc- casiono di Carsi conoscere ed apprezzare dall' illustre prof. Gamillo Golgi, che nel 1884 lo nominava aiuto nel suo laboratorio di Istologia e lo ebbe poi serapre per allicvo prediletto. Gonseguita nel 1885 la laurea, vinse per concorso un posto di perfeziona- mento all' interno per 1' anno 1887, anno che trascorse a Messina nel laborato- rio embriologico del Kleinenberg, dopo di che passo in qualita di primo sct- tore air Istituto anatomico diretto dallo Zincone. Ottenne T abilitazione per ti- toll alia libera docenza nel 1888 e fu incarieato dell' insegnamento ulticiale del- r Istologia. Dichiarato cleggibile nel concorso del '90 per le eattedre di Anatomia di Geneva o di Gagliari, si recava a Ferrara, chiaraatovi da quella Facolta rac- dica e vi rimaneva lino al '95 tenendo con grande onore il posto conferito- gli. Passo poscia alia cattedra di Anatomia microscopica di Bologna e quindi, in seguito a nuovo concorso, a quella di Anatomia umana di Modena. Nel 1898 gli vcniva offorta la successionc del compianto prof. Garlo Giaco- raini, succcssione di cui il Fusari era ben degno, per la ormai lunga ed ottima carricra didatlica, per la larga e profonda coltura, per la copiosa e genialo pro- - 79 - dnzionc scientirtca. A Torino insegnd per venti anni conqiiistando 1' aftotto de- gli studenti, ai quali rivolse sorapre tutte le sue cure, e la cordiale dofGronza dei Golleghi, i quali conoscevano ed apprezzavano non meno il sue alto valore che la dirittura del suo carattero. Molte Accademio, e fra queste le maggiori d' Italia, si onorarono di averlo per socio ordinario o corrispondente. Romeo Fusari lascia un ricchissimo patrimonio scientitico, poiche in tuttc le branche dell' Anatomia, intesa nel sense piu largo e piu raodorno, Egli si ad- dentro con precisione di metodo, con pazienza di indagine, con serena sever ita di critica tanto verso gli altri quanto verso se stesso. Con lunglie e minute ri- cerche sul sistema nervoso centrale e periferico dei vertebrati superiori ed in- feriori e con 1' applicazionc della reazione nera del Golgi a vari tessuti, conti- nuo r opera del suo maestro, giungendo a reperti nuovi e riuscendo a deluci- daro questioni oscure ; nel campo della erabriologia e della organogenesi scrisse delle memorie classiche, come quella sulle prime fasi di sviluppo dei teleostei, che gli valsero il premio Carpi delT Accaderaia dei Lincoi, e quelle sullo svi- luppo delle capsule surrenali, onorate col premio Fossati dell'Istituto Lorabardo; nel oampo della morfologia porto larghi contributi coi lavori sulle fessure del- r osso parietale, sui vari modi di sostituzione della lamina papiracea nell' orbi- ta, sulla morfologia del muscolo temporale, sulia disposizione e sul raodo di ac- crescimento dei villi intestinali, sulla presenza di cartilagine nel setto della lin- gua, e con la descrizione di molte disposizioni anomale ; nel campo della tecni- ca ideo il metodo della stereofotografia a mediocre ingrandimento, per rendere evidenti quelle particolarita c;he sono troppo minute per cssere osservate diret- tamente, troppo grossolane per esscre osservate coll' aiuto del microscopio, sug- geri un metodo semplice di colorazione delle cellule del Panetli, escogito un metodo molto dimostrativo per il differenziamento.macroscopico della sostanza bianca c grigia dei centri nervosi (^). Questo, senza tener conto di una quantita di lavori minori di istologia, di casistica, di storia, parecchi dei quali, sebbone riassunti in poclie pagine o soltanto in comunicazioni orali, contongono reperti assolutamente nuovi e soramamente intercssanti. Una parte dell'atiivita del prof. Fusari, che non pud essere dimenticata neppure in un cosi breve cenno, e quella che si riferisce alle opore didattiche. Accanto ad ottirae traduzioni Egli lascia due trattati di istologia (uno in colia- borazione col prof. A. Monti), il « Compondio di Anatomia umana », il capitolo sul sistema nervoso nel trattato coUettiyo italiano edito dal Vallardi e, pur- troppo inedite, ie « Lezioni di Anatomia topograflca » alle quali lavorava an- cora alia vigilia della sua morte. La sobrieta e la precisiouc sono le caratteristi. che di queste opere, per le quali non si limito alia diligente compilazione, sulla scorta dei migliori trattati preesistenti, ma risali sempre alia fonte della osser- vazione diretta per tutte le questioni dubbie e controverse. Dal novembre del 1U13 all' ottobre del 1917 fu Rettore dell' Universita di (1) Qviesto metodo, uon pubblicato L. fCerambycidae). — Reclia, Vol. 13, Fasc. i-2, pp. 99-104, con 4 figg. Ft- renze, 1918. h) Imenotteri. Girault A. A. — Three new australian chalcid flies. — Redia, Vol. 13, Fasc. 1-2, pp. 197-198. Fv-enze, 1918. Grandi G. — Gontributo alia conoscenza degli Agaonini {Hymenoptera Chal- cididae) deU'Eritrea e dell'Uganda. — Boll. d. Soc. Entoniol. itnl.. An. 48, pp. 3-42, con 12 figg. Firenze, 1916 [1917]. Grandi G. — Gontributo alia conoscenza degli Agaonini {Hymenoptera, Chalci- didae) di Giava. — Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 300, con 22 figg. Portici, 1917-18. Malenotti Ettore. — Nuovi Calciditi. — Redia, Vol. 13, Fasc. 1-2, pp. 77-92, con 17 figg. Firenze, 1918. Malenotti Ettore. — « Casca luzonica » Malen. n. sp. endolago di Schizaspis io- bata Golcll. o Rob. — Redia, Vol. 13, fasc. 1-2, ppt. 73-76, con 6 fig. Fi renze, 1918. Nadig AdoUb. — Alcune note suUa fauna dell'alta Valsesia. Formicidae. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. in Milano, Vol. 56 (An. 1917), Fasc. 3-4, pp. 331-341. Pavia, 1918. Sarra Raffaele. — Intorno ad un Imenottero Tentredinide (Cimbex 4-maculata Miill.) dannoso al raandorlo. — Boll. d. Labor di Zoologia gen. e agr. di R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 275-286, con 4 figg. Portici, 1917-1918. Silvestri F. — Gontribuzione alia conoscenza del genere Gentrobia Forster. {Hy- menoptera, Chalcididae). — Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola Slip, d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 245251, eon 4 figg. Portici, 1917-1918. Silvestri F. — Descrizione e notizie biologiclie di due Imenotteri Galcididi pa- rassiti di uova di Gicale. — Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 252-265, con 12 figg. Portici, 1917-1918. Silvestri F. — 11 genere Thysanus Walker. {Hymenoptera: Chalcididae). — Boll. d. Labor, d. Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Por- tici, Vol. 12, pp. 266-271, con 2 figg. Portici, 1917-1918. • i) Ditteri. Bezzi Mario. — Riduzione e scomparsa delle ali negli insetti ditteri. — Natura, Vol. 7, Fasc. 9-10, pp. 85-132 e Fasc. 11-12, pp. 133-182, con figure. Mi- lano, 1916. Bezzi Mario. — Un nuovo genere di Ditteri subatteri scoperto dal prof. A. Gorti sulle sorame Alpi della Valtellina. — Atti d. Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 57, Fasc. 1-2, pp. 19-28, con 2 figg. Pavia, 1918. Bezzi Mario. — Studi sulla Ditterofauna nivale delle Alpi italiane. — Memorie d. Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ, St. nat. Milano, Vol. 9, Fasc. 1, pp. 1- 164, con 2 tav. Pavia, 1918. - 86 - Bezzi Mario. — Rinvenimento di una Chionea (^Dipt.) dei dintorni di Torino. — Boll. d. Soc. Ent. Hal., An. 49, pp. 12-49. Firenze, 1917 [1919]. Bezzi Mario, — Una nuova specie etiopica del gen. Himantostoma Loew. (Dipt.). Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 86-93, con 1 fig. Portici, 1917-1918. Bezzi Mario. — Ultoriori notizie sul gon. Himantostoma Loew (Dipt.). — Boll, d. Labor, d. Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Por- tici, Vol. 12, p)p. 272-274. Portici, 1917-1918. Enriques Paolo. — Ricorche sulla eredita delle mosche. — Riv. di Biologia, Vol. 1, Fasc. 1, pp. 72-81. Roma, 1919. Forconi Giovanni. — Dermato-myasis rauscosa et oestrosa. — 1 volume dipp. 8- 190, con 2 tav. e 20 figg. Siena, Stab. Tip. S. Bernardino, 1915. Piras L. — Contribution aux connaissanccs sur la biologie du « Stegomya calo- pus », Blanchard, 1907. (Resume de Tauteurj. — Archives ital. de Biologie, Tom. 69, (Nouvelle serie, Tom. 9), Fasc. 1, pp. 20-32. Pise. 1919. Silvestri F. — Descrizione di una specie di Osciiiosoma (Diptera: Chloropidae) osservato in fruttescenze di Gaprilico. — Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12. p)p. 147-154, con 9 fiyg. Portici, 1917-1918. Silvestri F. — Sulla Lonchaea aristella Beck (Diptera: Lonchaeidae) dannosa alle inrtorescenze e fruttescenze del Capri dco e del Fico. — Boll. d. Labor, di Zoologia geyi. e agr. d. R. Sc. sup. d" Agricoltura in Portici, Vol, 12, pp. 123-146 con 19 figg. Portici, 1917-1918. I) Lepidotterl. Foa Anna. — L'epitelio dell' intestine medio nel baco da seta sano c in quello malato di flaccidezza. — Boll. d. Labor, di Zoologia gen. e agr. d. R. Sc. sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 12, pp. 217-244, con 2 tav. Portici 1917-1918. Pigorini Luciano. — Ulteriore contributo alio studio del raeccanisrao di forraa- ziono del bozzolo. II. Rapporti fra i carattori dei bozzolo e le dimensioni dello spazio nel quale viene tessuto. — Arch, di Farmac. Sper. e Sc. aff.. Vol. 23, Fasc. 11, pp. 324-352 con figg. Siena, 1917. Rocci Ubaldo. — Sul signiflcato biologico del bozzolo nel Malacosoma neustria L. — Arch, di Farmac. sper. e Sc. aff., Vol. 23, Fasc. 9, pp. 280-288. Siena, J.9 17. San-a R. — Vedi M. Z., in questo N., pag. 83. Turati Emilio. — Variabilita del Parnassius apollo pumilus Stich. e ricerche sul- I'origine dei Parnassius. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Mi- lam, Vol. 57, Fasc. 1-2, pp. 29-89, con 7 tav. Pavia, 1918. Turati Emilio. — Revisione delle Syntorais palearticlie a doppio cingolo giallo, e saggio di una classirtcazione delle varie specie e forme. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 56, Fasc. 1-2, pp. 179-232, con 7 far. Pavia, 1917. Turati Emilio. — Un genere nuovo alia fauna paloartica. Emmalocera palaearctella, nova species. — Boll. d. Soc. Entomol. ital.. Anno 48, pp. 109-117, con 12 figg. Firenze, 1916 [1917]. Turati Emilio. — Ancora sulle variazioni del Parnassius apollo pumilus Stich. — «v — (Nota compleraentare). — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Mi- lano, Vol. 57, Fasc. 3-4, pp. 183-i88. Milam, 1919. Verity Roger. — Nuove ossorvazioni sui Lepidotteri Ropaloceri dell'Isola d'Elba. Boll. cl. Soc. Entomol. ital.. An. 48, pp. 175-193. Firenze, 1916 [1917]. Verity Roger. — Gontributo alle I'icerche suH'epoca di comparsa dei Lepidotteri alio stato di coraploto sviluppo. (I Lepidotteri diiirni del Pian di Mugnone, m. 119-274, presso P'irenze. IL Dal 9 aprile al 14 raaggio 1916). — Boll. d. Soc. Entomol. ital, An. 48, p)p. 194-200. Firenze, 1916 [1917]. IX. Mollusclii. 3. Gasteropodi, (Prosobranchi, Eteropodi, Opistobranchi, Pteropodi, Pol- MONATl). Coen Giorgio S. — Di un nuovo Fusus adriatico. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 56 {An. 1917), Fasc. 3-4, pp. 317-319 con 3 fiycj. Pavia, 1918. Castelli Anna. — Intorno alia sensibilita olfattiva dei Gasteropodi Polraonati. Ri- cerche istologiche e flsiologiche. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 57 {An. 1918), Fasc. 3-4, pp. 261-296, con 2 tav. Pavia, 1919. 6. Cefalopodi. Azzi Azzo. — Sulla lino struttura della ghiandola salivare posteriore di Octopus niacropus. Con 4 fig. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 16, Fasc. 2, pp. 246-258. Firenze 1917-18. Term Tullio. — Numero e grandezza deile cellule nervoso: ricerche sulle brac- cia dei Cefalopodi Ottopodi. — Vedi M. Z., XXVIII, 1, 7. - 88 - COMUNICAZIONI ORIGINALI DALL ISTITUTO ANATOMICO Dl FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. CHIARUGI. DupHcita delle cellule e delle fibre del Mauthner in un avanoito di Trota (Salmo fario) DOTT. NELLO BEGGARI AiuTO E Libero docente (Con 3 rigtire nel testo) K vietata la ripiuiiuzioiie. Nel sistema nervoso central e della raaggior parte del pesci e di molti anfibi esistoiio due cellule gigantesche situate nella regione del nuclei terminali del nervo acustico, a cavallo del fascicolo lon- gitudinale lateraie, tra questo le fibre arcuate dorsaii e il fascicolo longitudinale mediale. Da queste cellule nasconu due grosse fibre le quali, dope essersi incrociate sulla linea di mezzo, si collocano nel fascicolo longitudi- nale mediale della oblongata, poi raggiugono il midoUo spinale e lo percorrono in tutta la sua lunghezza ftno alia estremita caudale. Cellule e fibre, queste ultime descritte per la prima volta dal Mauthner, furono oggetto in passato di numerose ricerche flnche due memorie, una del Tagliani C) ed una mia successiva C), fis- sarono definitivamente i loro caratteri morfologici, stabilirono con esattezza i loro molteplici rapporti e gettarono le basi della inter- pretazione del loro valore funzionale. (') Tagliani G. — Le fibre del Mauthner nel midollo spinale dei vertehrati inferior! (Anaaini). — Arch. Zool., Vol. 2, Faac. 3, NapoU 1905. (-) Beccari N. — Ricerche sulle cellule e fibre del Mauthner e sulle loro connessioni in pesci ed anfibi (Salmo fario, S. irideua e Salaniandrina porspicillata). — Arch. Hal. di Anat. ed Emhriol., Till. 6, Fate. 4, Firenze 1907. - 89 - Tello (*) in un lavoro sui nuclei bulbari ricorda questi ele- ment! e conferma in gran parte i rapporti da me veduti. Barthel- mez (-) innne recentemente studia di nuovo le cellule del Mauthner per precisare meglio il rapporto del dendrite laterale con le fibre vestibolari e la costituzione dello intreccio di fibre che involge la cellula. In base a tutti questi studii si sa ormai con sicurezza che nei pesci due sole grosse cellule con i loro relativi prolungainenti rap- presentano un importante sistema associativo sensoi'io rnotore che avrebbe I'ufficio di coordinare gli stimoli di equilibrio e di trasmet- terli agli elementi motori del tronco. Che io sappia nessuno ha mai vediito e descritto un apparato mauthneriano costituito da un numero maggiore di cellule. E appunto un fatto di questo genere, una duplicita cioe degli elementi mauthneriani, che io intendo illustrare con la nota presente. Ho osservato la cosa in un avanotto di trota {Salmo fario) lungo 20 mm. che fa parte di una serie numerosa di stadii da tempo trattati col metodo Cajal e inclusi, di recente aflfettati per uno studio di revisione, gia quasi terminate, sul comportamento delle collateral] delle fibre del Mauthner e sui loro rapporti con gli elementi motori. Se si esaminano le sezioni del midollo di questo avanotto si nota che a ciascun lato della linea di mezzo, ventrahnente al canale ependimale e al disopra della commessura ventrale, sul margino laterodorsale del fascio che E dinger chiama vestibolo-spinale, an- ziche una sola grossa fibra molto piu cospicua delle altre come si ha in tutti i casi normal!, ne esistono due di calibre pressoche eguale (Fig. 1). Esistono quindi in questo individuo quattro fibre del Mau- thner. Che si tratti effettivamente di- quattro fibre mauthneriane ce Io dimostra oltre al calibre anche il fatto che tntte e quattro emet- tono le carattei'istiche collaterali corte e diritte. dirette dorso-late- ralmente verso i prolungamenti ventrali di cellule motrici (^). Nei calibre del cilindrassi si nota una lieve diflferenza. Esiste un cilindrasse piu cospicuo di tutti gli altri ed e quelle mediale del lato (1) TeUo F. — Coiitribucion al conoscimento del eric6falo de loa tele6ste08. Los nucleos bulbil- r68. — Trah. d. Lab. de invest, hiol. de la Univ. de Madrid., T. 7, Fasc. i-2, J909. (-) Bai'thel mez G. N. — Mauthner' s Cell aud the nucleus niotoriua Tegtuenti. — Journ. of. Oomp. neural., Yol. 25, N. i, 1915. (3) Non entro per ora in alcnn particolare su questo rapporto che fu gli illustrato, ma nou esau- rienteuieuto. noUa mia memoria piii sopra citata, che lia dato luogo a divergenze di vedute fra me e i ricercatori the mi hanno segnito, e the forma argomento delle nnove ricerche che fra breve pubbli- chercV - 90 - destro; esso ha uii diametro di 4 u.. Gli altri tre sono circa V3 piu piccoli e pressoch^ eguali fra loro. Risalendo nella oblongata si osserva che le fibre nascono da quattro cellule le quali, per la grandezza, per la forma e per i rap- porti, indubbiameiite hanno il valore di cellule di origine di fibre del Mauthner. Ma esistono fra loro alcune differenze che ritengo non prive di interesse. Quel che caratterizza una cellula del Mauthner non e tanto il volume cospicuo quanto la presenza, da me bene illustrata nelle '> ¥■ - ff Fig. 1. — Sezione trasveraa del raidollo spiiiale cervicale della larva di Salmo fario lunga 20 mm. che presenta la duplicitit delle fibre niauthneriane. Metodo Ci\jal. Ingr. 440 X circa. cr. Cellule radicolari motrici ; cv, commissura ventrale ; Md, fibre del Mauthner del lato de- stro ; Ms, fibre del Mauthner del lato sinistro ; r, fibre della radice anteriore ; us, faacio vestibolo spinale. larve di trota, di un dendrite laterale che prende rapporto con fi- bre deir VIII e di un dendrite ventrale che si ramifica nel piede della oblongata. Esiste inoltre attorno alia cellula, come fatto tutto caratteristico, un complicato iutreccio di fibre che io chiamai ca- nestro, e che riconobbi costituito da fibre dirette del nervo vesti- bolare, da fibre del fascicolo longitudinale dorsale e laterale e da fibre arcuate dorsali e loro collaterali. - 91 - Barthelraez nel lavoro piii sopra citato ha approtondito lo studio del rapporti delle cellule del Mauthner. Egli avrebbe veduto in Amia calva che una massa situata at- torno alia origine del cilindrasse, la cui natura era ancora scono- sciuta, sarebbe ugualmente formata da terminazioni nervose. La cellula del Mauthner sarebbe quindi pro v vista attorno al cono di origine del suo cilindrasse di questo particolare intreccio che il Barthelmez chiaraa berretto, e attorno a tutto il suo corpo e ai suoi prolungamenti dendritic! del canestro illustrate da me. A me sembra difficile separare con esattezza le fibre spettanti al beri^etto, qualora esso sia effettivamente un intreccio di fibre nervose, da queUe del canestro. Ad ogni mode, spettino al berretto 0 spettino al canestro, e indubitato che le fibre nervose raccolte in questi due intrecci prendono rapporto con la cellula che essi invol- gono. Le quali fibre in base alle mie ricerche e a quelle di Tello e di Barthelmez apparterrebbero a tutte le seguenti specie: fibre vestibolari dirette, fibre arcuate esterne ed interne e loro collate- rali, fibre e collaterali del nucleo acustico laterale raccolte nel fas- cicolo longitudinale laterale, fibre del fascicolo longitudinale dorsale che comprende la via cerebello-tegmentale, collaterali del fascio di- rette e crociato tetto-bulbare, fibre del nucleo della radice sensi- tiva del trigemino. Ma le connessioni piii iraportanti delle cellule mauthneriane sono quelle con le vie acustiche, cioe quelle del dendrite laterale con le fibre vestibolari dirette e quelle del corpo cellulare con fi- bre vestibolari dirette, con fibre arcuate dorsali e con fibre del fa- scicolo longitudinale laterale nella maggior parte provenienti dal nucleo acustico-laterale. Questa premessa sui rapporti delle cellule mauthneriane e stata necessaria per comprendere la importanza di certe differenze delle quattro cellule di cui e questione. A destra esistono due cellule mauthneriane pressoche uguah per volume e per forma, e situate una accanto all' altra in sense antero posteriore (Fig. 2). Tutte e due posseggono un dendrite laterale; e i due dendriti sono di uguale sviluppo, sono parallel! e si portano verso il nucleo di Deiters e verso le fibre vestibolari che li investono co- me nei casi normali. I dendriti ventrali di queste cellule sono poco sviluppati. I neuriti, uguali di cahbro, sono un poco piu piccoli del neurite deha cellula piu voluminosa del lato opposto. Nel midoUo spinale essi costituiscono le fibre mauthneriane del lato opposto, cioe del sinistro. - 92 - Trattandosi di una larva di stadio piuttosto giovane, il cane- stro pericellalare e poco sviluppato. Ad ogni modo si vede bene che ogni cellula lia un canestro proprio. Alia cui costituzione si vedono con evidenza partecipare prinoipahnente fibre vestibolari, fibre arcuate dorsali, loro collaterali e fibre del fascicolo longitudi- nale laterale. A sinistra le cose stanno diff"erenteraente (Fig. 2). A livello delle due cellule surricordate esiste una sola cellula piu grande di tutte, prov- vista di un voluniinoso dendrite laterale, che da solo prende rapporto con le tibi-e vestibolari. II dendrite ventrale e pure molt.o svilup- Fig. 2. — Kicostruzione grafica semischematiea delle i cellule del ISIauthuer. I lati destro e siuistio della fignra corrispoudono rispettivamente al lato destro e aiuistro della larva. A sinistra la cel- lula del Mauthner rappreseutata uella sua totalitii e quella piii rostrale, che trovasi al uiedesirao livello di quelle di destra. a, fibre arcuate dorsali ; D, Nucleo di Deiters ; /d, fascicolo longitudinale dorsale : fi, fascicolo lougitudinale laterale ; Md, Ms, cellule del Mauthner rispettivamente destre c sinistre ; t, nucleo tangenziale (Cnjal) ; tm, colonna motrice tegnieutale, Vllm e TTTs, radice uiotrice e radice sen- sitiva del nervn faciale ; YTIT, radice vestiholare. pato ed arriva con I'estreniita dei suoi rami alia superficie ventrale della oblongata. Esistono inoltre abbondanti ;i,lt,ri dendriti mmori che si staccano dal contorno ventrale e raediale della cellula. II neurite e il piu cospicuo dei quattro ed e quello che nel midollo si colloca medialmente a destra. - 93 - II canestro anche qui non e molto sviluppato e si presenta con i caratteri normali. Siarao, in poche parole, di fronte a una cellula (Jel Mauthner come la si puo osservare in un caso normale. Ma 50 y. caudalmente a quesfca cellula ne esiste un'altra ugual- mente molto piii voluminosa delle comuni cellule, la quale da oii- gine a un grosso neurite che si porta sulla linea di mezzo, la in- crocia e si colloca a lato di quello della cellula mauthneriana sopra- descritta. Tale neurite ha un calibre uguale a quello degli altri dae del lato opposto e nel midoUo e situate lateralmente a destra. La cellula della quale e questione (Fig. 3) per il volume e per la libra alia quale da origine e pure indubbiamente una cellula del Mauthner. Peraltro essa differisce dalle altre tre percbe innanzi tutto a i/s a \\ Fis- 3. — Sezione trasversa della oblongata rtella iiierteeiiua larva a livello della cellula del Mau- thner atipica. Iiigr. 332 'X, drcn. a, fibre arcuate dorsnli ; c M, eellnla del ilantbiier atipica ; /d, fascicolo lougitudinale dor- salo ; Jl, fascicolo lougitudinale laterale ; te, cellule tegiuentali comuni e t«, cellula tegmentale del fascicolo long, laterale (c. di Miiller?); VII m, radice motrice del uervo faciale. non ha dendrite laterale. Possiede e vero un dendrite che si stacca dalla sua estremita laterale, ma questo dendrite ha forma e dimen- sioni simili a quelle degli altri dendriti che si staccano dal contorno ventrale del corpo cellulare e come questi e corapreso nello spes- sore del fascio longitudinale laterale. Mancano in esse i due carat- teri del vero dendrite laterale che sono i'arborizzazione a distanza ed il rapporto con fibre vestibolari dirette. II dendrite ventrale esiste, ma e piccolo, poco ramificato e - 94 - anch'esso quasi totalmente compreso nel fascicolo longitudiiiale laterale. Non si riconosce un cariestro pericellulare. Si notano e vero attorno alia cellula raolce fibre le quali peraltro non hanno caratteri di fibre terminal). Sono in prevalenza fibre arcuate dor- sal! e loro collafeerali che raggiungono il fascio longitudinale laterale. Questa cellula non ha quindi alcun rapporto diretto con le fibre vestibolari, nientre e quasi esclusivanieiite connessa per mezzo dei suoi dendriti con il fascio longitudinale laterale. Vien fatto di doraandarci che valore ha questa duplicita delle fibre mauthneriane ? Come possiarao spiegarne la genesi ? Per tentare una spiegazione bisogna considerare la struttura della oblongata degli ittioposidi e fissare la nostra attenzione sopra alcune cellule assai voluminose che formano una colonna alia quale si da il nome di colonna o nucleo tegmentale raotore. Cajal (M aveva descritto e analizzato queste cellule nel cervello degli uccelli, distinguendole in gruppi ai quali aveva dato deterrainati norai. Barthelmez nel lavoro gia citato le ha studiate di nuovo nei pesci ; e siccome non ha probabilmente veduLo il lavoro del Cajal fa di esse un altro raggruppamento ed unaclassificaziono un po dif- ferente. Comunque a noi cio poco importa e non entreremo nel me- rito della questione. Ci limiteremo a far notare che nelia oblongata e nel raesence- falo dei pesci a ciascun lato della linea di mezzo, nello spazio com- preso fra le fibre arcuate dorsali il fascio longitudinale laterale e i fasci mediani, esistono grosse cellule multipolar! dalle quali na- scono neuriti che si collocano nel fascicolo longitudinale dorsale del medesimo lato e del lato opposto. Si puo pensare, con fondamento, che le cellule mauthneriane siano due cellule di questa specie, che hanno acquistato piii complessi rapporti, si sono maggiormente svi- luppate ed in definitiva hanno costituito un sistema associativo se- parate e ben distinto. Barthelmez ritiene di potere inoltre distinguere le cellule tegmental! in due specie: alcune piii voluminose sono situate piu dorsal men te delle altre fra le fibre arcuate dorsaU e il fascicolo longitudinale laterale; altre di volume minore sono situate piii ven- tralmente e costituiscono la maggior parte della colonna tegmen- tale. Egh vedrebbe nelle prime e nell^^ rispettive fibre T omologo (") Cajal, 8. It a 111 on. — Coutrihucion al estudio de los ganglios de la substancia reticular d<.l bulbo eou alcuuos detalles' conceruiontes k los focos motoros y vias reflejas bul bares y mesocofalecas. — Trad. d. Lab. de investic. biol. de la Univerx. de Madrid., T, 7, Fasc. 4, p. '25'3, LOGO. 95 - delle grosse cellule e fibre che il Mitller per primo descrisse nel cervello dei ciclostomi, e senz'alfcro le chiama cellule del Miiller. Di queste cellule del Miiller nel cervello di Ainia esisterebbe un nu- mero limitato e alcune avrebbero una posizione costante. Ve ne sarebbero, p. es., due per ciascun lato che non mancherebbero mai 6 sarebbero situate una caudalmente e una rostralmente alle cellule del Mauthner in ioro immediata vicinanza. Esse farebbero parte di due gruppi che il Barthelmez chiama pre- e post-mauthneriano. Se dobbiamo tener conto del volume, una distinzione in cellule del Miiller e cellule comuni nella colonna tegmentale delle larve di trota non puo farsi, perche non esistono differenze tali da permet- terci una scelta. Ma esistono indubbiamente cellule che hanno ri- spetto al fascicolo longitudinale laterale una posizione differente dalle altre e questa posizione rammenta quella delle cellule del Miiller descritte dal Barthelmez. In una serie di una larva normale di Salmo irideus di medio sviluppo a tale scopo esaminata ho trovato, per es., che 7 fette (le fette sono in tutte le serie di 10-15 [j.) rostralmente alle cellule mauthneriane esiste a destra una cellula tegmentale annidata nel fascicolo longitudinale laterale; mentre 11 fette caudalmente si ve- dono da un lato una e dall' altro due cellule situate ugualmente fra il f. long, laterale e le fibre arcuate dorsali. Peraltro tanto le prime che le seconde cellule sono di volume pressoche uguale, anzi quasi un po' piii piccole, di quelle che costituiscono la colonna ven- trale. Cellule simili con disposizione un po' differente e un po' dif- ferenti in numero le ho vedute in varie altre serie che ho esami- nato a questo scopo. Anche nella larva che presenta la duphcita delle fibre mau- thneriane, insieme alia cellula del Mauthner atipica (quella situata pill caudalmente) esiste una cellula tegmentale di volume normale annidata nel fascicolo longitudinale laterale (Fig. 3). Resta quindi assodato che nolle larve di trota esistono cellule tegmental! pre- e post-mauthneriane situate in una posizione simile a quella occupata dalle cellule del Mauthner e dalle cellule che in Amia Barthelmez ha chiamato cellule di Miiller. Nel presente caso di duphcita delle cellule del Mauthner sono state alcune di queste cellule che in via anormale sono aumentate di volume e sono diveimte uguali alle cellule di Mauthner oppure in altra maniera si e tormata la duphcita? E difficile precisare un fatto di questo genere ; ma, volendo - 96 - azzardare una ipotesi, non sembra inverosiraile che a destra si sia verificata una vera duplicita dello elemento mauthneriano per pre- coce divisione della unica cellula priniitiva. A sinistra invece la primitiva cellula mauthneriana tipica sembra essere quella provvista di due dendribi e situata di contro alia eraergenza del nervo vesti- bolare. L'altra, invece, situata piu caudalmente, si puo pensare che sia una cellula teginentalo postmauthneriana, la quale per cause a noi ignote e cresciuta nofcevolmente di volume e ha dato origine ad un neurite che e divenuto una fibra del Mauthner. E che questa fibra sia del Mauthner non vi e dubbio, perche le collaterali corte e diritte cosi caratteristiche non esistono in alcun altra fibra. Per altro la cellula ha mantenuto inalterati i suoi primitivi rapporti rnnanendo immersa nel fascicolo longitudinale laterale, i cui confini i suoi dendriti non oltrepassano. Queste considerazioni valorizzano la ipotesi piii sopra espressa che il sistema mauthneriano si sia differenziato dalle colonne mo- trici tegmental!. RIVISTA BIBLIOGRAFICA Daniele Rosa. — Ologenesi, nuoca (eorlcl deirevoluzione e dclla di- sf/ihuzione geograflca del inrenti. — R. Bemporad e Figlio, oditori. Firenze, 1918. La nuova teoria deU'evoluzione degli esseri viventi, che il Rosa espone e svolge in questo libro, ci era gia nota nelle sue Hnee fonda- mentali per alcune pubblicazioni preliminari. La teoria della Ologenesi ammette che da una materia vivente, o, piu precisariiente, da un essere primordiale, di cui essa non si occupa di ricercare I'origine, si siano andati formando, nel corso del tempi, per un necessario processo di evoluzione, il cui determinismo era imma- nente al plasma specifico di quel primissimo progenitore, tutti gU orga- nismi che hanno popolato nei tempi passati e popolano questa nostra terra e la popoleranno, fmche vi troveranno le condizioni favorevoU alia loro esistenza. L' evoluzione della « varia famiglia di piante e d'animali » si sa- rebbo compiuta e si continuerebbe a compiore a somiglianza dello svi- - 91 ^ luppo d'un organismo daH'ovo, per im processo continuo necessario di successive scissioni d'un idioplasma preesistente in due nuovi idioplasmi, nei quali si tradurrebbero in atto le qualita che gia erano, per ipotesi, contenute in potonza nel primo. Un idioplasma specifico, se puo vivere, deve necessariamente, a un certo momento della sua esistenza, sdoppiarsi in due idioplasmi figli, che si foggeranno un corpo, la cui forma e le cui qualita erano fatal- mente predestinate nell' idioplasma da cui essi si sono originati; non altrimenti di quello che accade in ogni ontogenesi, dove I'ovo, se vive, deve necessariamente scindersi nei due primi blastomeri e questi, per successive divisioni, nelle varie generazioni di cellule, che, difierenzian- dosi a misura che si formano, mettono capo a quel complesso di parti diverse armonicamente disposte a costituire quel dato individuo di quella data specie, che era gia in potenza nell' idioplasma di quell'ovo. Col progredire del processo della segmentazione dell'ovo o del dif- ferenziarsi degli eleraenti cbe ne derivano, vanno man mano esauren- dosi, col tradursi in atto, le potenze formative, sicche, mentre noll'intero ovo vi si trovano tutte, e nei successivi blastomeri se ne trovano in numero sempre piii limitato; nelle cellule d'un dato tessuto non vi sono piii, in generale, che quelle capaci, net tradursi in atto, di formare altre cellule di quel tessuto. Gosi e non altrimenti, nella evoluzione filogene- tica d'un dato idioplasma, si vanno gradatamente attuando e, pel fatto stesso forse della loro attuazione, esaurendo le potenze formative nei successivi idioplasmi che per la scissiono del precedente si vanno indi- vidualizzando. Ne risulta, che, mentre nell' idioplasma dell'essere primor- diale erano in potenza contenuti i fattori, o determinanti che dir si vo- gliano, di tutte le forme predestinate a manifestarsi ; nelle successive forme manifestatesi quel fattori sono sempre piu ridotti in numero e varieta; finclie si arriva alia determinazione d'una forma specifica, il cui idioplasma non contiene piu in potenza altri fattori, se non quelli capaci di determinare quella forma specifica. Gosi e avvenuto che nella evoluzione degli esseri vivenli alcuni rami della discendenza si sono esauriti nelle loro facolta evolutive e, se son continuati a vivere, altro non hanno potuto produrre se non forme simili, dando luogo a quelle varie entita della Zoologia e della Botanica sistematica (tipi, classi, ordini, famiglie, generi e specie), che sembrano, e forse sono realmente, rigidamente fissate nei loro carattcri e immutabili. Consoguenza di questa ipotesi, che potrebbe dirsi della monotonia progressiva dell'idioplasma, e un'altra ipotesi: quella detta dal Rosa batmnfilia, la quale aramette che nei primordii della vita soltanto si manifestarono le diverse direzioni evolutive, che poi hanno condotto alio svilupparsi dei varii phyla di piante e d'animali. I nessi genetici fra i gruppi zoologici e botanici bisogna ricac- - 98 - ciarli molto indietro nel corso dell'evoluzione ; e ammettere che gia molto precocemente si siano scissi gridioplasmi primordiali e avviati a quel dillerenziamenti die hanno condotto alia composizione della fauna e della flora delle varie epoche geologiche. . Con questa ipotesi si da ragione della gia grande varieta ed evoluzione del gruppi principali, con tulti i loro caratteri fin nei piu antichi terreni paleozoici. Gl'idioplasini antichissimi, che avevano in se nascosti i destini dei futuri abitatori della terra, erano apparentemente piu omogenei, piu seniplici nella loro struttura e nelle loro funzionalita, piii adattabili forse alle varie condizioni osterne e piii largamente diffusi alia super- ficie della terra; essi erano eminenteraente cosmopoliti, come attual- mente sono p. es. la massima parte dei protisti. E piu di tutti appa- rentemente semplice, ed adattabile e diffuso fu naturalmente Tidioplasnia primordiale, che in nuinero sterminato d'individui prese a un dato mo- ra ento a popolare il globo terraqueo. Come pero questi antichi e ignoti progenitori subirono il fato ch'essi portavano in se, e si scissero nei loro figli, e nei piu o meno lontani nepoti, questi. continuando a evolversi, cioe a tradurre in atto le potenze ereditate, sempre piii andarono divergendo gli uni dagli altri e serapre piii complicandosi nella loro organizzazione, andarono di pari passo per- dendo la sconfinata adattabilita e per conseguenza sempre piii liraitata divenne la loro area di distribuzione. Cosi possiamo supporre, per esem- pio, che alcuni dei primitivi e totipotent! abitatori delle acque, adatta- tisi a vivere su qualche pezzo di terra emersa, vi elessero domicilio e, procreandovi numerosa figUuolanza, dettero a questa I'occasione di estrinsecare, continuando la sua evoluzione in questo nuovo mondo, le latenti qnalita di animali (o piante) terrestri che dormivant) (e forse avrebbero in eterno continuato a dorniire senza questa fortunata occa- sione) nello idioplasma degli acquatici progenitori. Questi primi coloniz- zatori delle terre emerse pnrtarono con se quel fattori di ulteriore evo- luzione proprii ai loro particolari idioplasmi, che valsero a delerminnre i futuri abitatori di quelle terre. Ma intanto i discendenti dei medesimi progenitori acquatici, rimasti nelle acque del mare, continuarono ad evolversi e a scindersi manifestando nelle varie linee gonealogiche le tendenze innate. Cosi nel mare e sulle terre emerse si svolsero paral- lelamente forme diverse d'un medesimo phy hem, originatesi da un molto remote ceppo comune, da un unico idioplasma ancestrale. Applicando questo ipotetico processo evolutivo a un caso concreto, si puo supporre p. es. che dall' idioplasma di antichissimi protartropodi, che, forse, presso a poco simili fra di loro come gl' individui d'una spe- cie, erano largamente diffusi negli oceani primevi, derivarono, per suc- cessive scissioni e consecutive ovoluzioni, i varii gi'uppi di crostacei marini e di insetti terrestri. E ognun vede come, ammeltendo un tal procedere deU'evoluzione, si rende possibilo la evoluzione parallela di - 99 - griippi simili, piii o meno compreiisivi, su terre e in acque lontane e anche isolate topograficamente, e cliventano spiegabili « per ipotesi » moUi falti della distribuzione geografica degli esseri viventi, che altri- meiiti rappreSentano dei veri enigmi, o, per essere interpretati, richie- dono varie ipotesi accessorie spesso poco verisiraili o a dirittura fanta- stiche, come quelle delle complicate e ripetute migrazioni da centri di diffusione, quali comunemente, e in base alle precedent! teorie evoluzio- nistiche, si sogliono ammettere per la prima origine d'una specie o d'un gruppo pill comprensivo ; e della successiva comparsa o scomparsa di vie di comunicazione per mare e pfer terra. E queste ipotesi sono il piu delle volte veri circoli viziosi, perche cercano il loro fondamonto proprio nei fatti che esse vogliono spiogare. E s' intende anche come I'ologenesi e la batisinfilia permettano al Rosa di adottare 1' ipotesi di un processo evolutivo strettamente mo- nofiletico, dando facilmente ragione deli'appareute polililetismo che sem- brano dimostrare alcuni gruppi. La mancanza infatti delle connessioni che si dovrebbero trovare se non altro ogni lanto, almeno come fossili, tra due o piii serie di forme, che per la loro affinita sembrano essere derivate da un progenitore comune, ci costringe in molti casi. in base alle varie ipotesi evoluzionistiche gia proposte, ad ammettere altrettante linee di discendenza indipondenti quante sono le serie. « Insomma *, come giustamente osserva il Rosa, « qualunque sia il gruppo grande « 0 piccolo che preiidiamo a considerare, noi ci troviamo solo davanti « una quantita di fraramenti indivisi, piu o meno lunghi, che sembrano « aver fatto parte, come ramoscelli e ramuscoli, di uno stesso ramo « principale, ma le cui connessioni ci sono realmente ignote » (p. 107). Ebbene I'ologenesi con la batisinfilia, che ne e un coroUario, « conduce € appunio ad un apparente polifileiisino in questo senso, che le linee « note di evoluzione ci derono appari7-e indipendenti, ma ci conduce € ad esso pel iraniite di un reale, per quanto nascosto monofUeti- « smo » (p. 117), perche le forme connettenti, o progenitrici, si devono supporre molto antiche, e tali, per la loro costituzione, da non essere il piu delle volte fossilizzabili, e le linee di discendenza che se ne stac- carono rimasero a lungo immutate. Cosi che perfino la comune origine di specie d'un medesimo genere deve ritenersi molto lontana nel tempo. E il Rosa, nel capitolo sulla batisinfilia, da cui ho tratto i due brani teste citati, insiste sul presupposlo necessario della teoria deU'Ologenesi, che quelle che potremmo chiamare lo « smistamento » dei varii idio- plasmi avvenne soprattutto, se non esclusivamente, nei primordii del- I'evoluzione, e il processo di sdoppiamento segui con ritmo progressi- vamente rallentato, come vediamo avvenire anche per I'ontogenesi (cui qui ancora una volta paragona il Rosa I'evoluzione filogenetica), in cui le divisioni cellulari si succedono in principio rapidissime e poi sempre piu lente col procedere del differenziamento crescente. - ioo - Principio foadamentale dell'ologenesi (come il nome scelto dal Rosa VLiole indicare) essendo lo sdoppiamento di tiitti gli individui d' una specie, o, moglio, dei lore idioplasrai al termine della loro evoluzione ret- tilinea, in due specie o duo idioplasrai diversi I'ano dall'altro e con di- verse potenze prospettive ; e poiclie, per ipotesi, V idioplasma priraor- diale popolava all' inizio della vita ia nostra terra di uno sti3rminato numero d' individui, si ebbero, nei primi tempi del processo evolutivo, a ogni nuova tappa suUa via del progresso, numerosissime forme diver- genti e numerosissinii individui per^ciascuna forma. Fu cosi oflferto un ricchissimo materiale all'opera della lotta per I'esistenza, che il Rosa rjconosce efflcace, ma come fattore di eliminazione, non di selezione. Nacquero in ogni sdoppiamento specie (e quindi anche gruppi d'ordine superiore) in numero molto maggiore di quello che poi non pote man- tenersi. Moltissimi individui e molte specie e gruppi clie ne derivarono, dovettero presto o tardi soccombere, sia perche si trovarono in am- bienti poco favorevoli alia loro costituzione, sia perche annientati da piii numerosi e fieri nemici, o da piii fortunati concorrenti. Cosi alcune li- nee di discendenze si andarono man mano spegnendo; altre attraversa- rono le epoche geologiche felicemente, ora continuando a produrre ric- chi e varii rami, ora arrestandosi a un memento piu o meno prossimo a quello della loro origine perche avevano sortito un idioplasma gia ir- rigidito nella forma acquistata e non piii capace di ulteriore evoluzione. L' insieme della evoluzione degli esseri viventi puo rappresentarsi abbastanza fedelmente con Timmagine d'un albero, che a fior di terra produca numerosissime ramificazioni dicotoraiche, dalle quali si elevano altri rami presso a poco verticali, che si sdoppiano ad altezze diverse e il processo di biforcazione continua, ma sempre piu lento e piii rado, fino alia cima. Gli ultimi ramuscoli apicali rappresentano gli esseri at- tualmente viventi, ma molli rami e ramuscoli si arrestano, esauriti, ad altezze diverse. La divisione dicotomica e uno degli assunti del Rosa, di cui in verita non so vedere rass.,)luta necessita, perche si poirebbo anche ara- mettere, senza danno, io credo, per I'ologenesi, una divisione in tre, quattro o piii rami. Ma il Rosa crede di riscont.i*are nei gruppi zoulo- gici e botanici evidenti tracce di questo continue sdoppiamento. Io non so persuadermi ch' egli abbia ragione; ma non voglio dilungarmi ora a discutere questo punto, che cortamente non e di primi ssima importanza . per la teoria. Che le successive scissioni degl' idio])lasmi in due a ogni tappa, siano sufflcienti a fornire un abbondantissimo materiale per I'ulteriore evoluzione e fuori dubbio quando si pensi che 50 divisioni successive danno oltre un quadrilione di specie (1.125,899,906,842,624). « Suppo- « nendo dunque », dice il Rosa (p. 229) « che le specie moderno siano « solo il resultato della cinquantesima bipartizione e computando il nu- - 101 - « mero di esse a circa un milioiie, risnlterebbe gia che per ciascuna « specie attuale ce n'erano iiii bilione (mille milioni) di pontenziali, spe- <-< cie, che torse oggi fioriscono su altri mondi, ma die sul nostro non « sono apparse mai perche i rami che le avrebbero portate han doviito « essere troiicati piii o raeno presso alia comuiie radice dal mancato « adattamento airambiente ». La dicotoraia del sistema ha poi secondo il Rosa, un carattere fon- damentale che si puo esprimere cos'i : « in tutie le dicotoinie Vuna delle « due linee filetiche che si producono hn rHspeUo aWaltra il carattere « intrinseco di linen precoce e i' altro qiiellu di linea tardlva » (Ologenesi. pag. 140). Precoce e tardive si riferiscono alia diversa rapidita di evolu- zione e al!a diversa c^pacita di iilteriore progresso ; piii precisaraente il ramo precoce e qiiello che piu presto si esaurisce, perche dotato di minor potenzialit^ fllogenetica, la quale e invece maggiore nel tardivo. II ramo precoce pero, per la rapidita delta sua evoluzione da ori- gine piu presto a forme piii elevate, torse gia tbssilizzabili quando an- cora non ne poteva dare di tali il ramo tardivo. « Si ha cosi — dice il Rosa — I'illusione che I'lmo dei rami sia piii antico dell'altro, rnentre « esso riesce solo a lasciarsi riconoscere prima ». Con questo principle crede I'Autore di poter dar ragione delta co- stituzione tassonomica dei gnippi (e ne porta alcuni esempi) e di raolti fatti paleontologici, qiiali Testinzione di alcune linee, la ricca evoluzione di altre in date epoche, ecc. In un capitolo su « Torigine delle unita specifiche e la conserva- ;done delle specie nascenti », il Rosa discute i seguenti quesiti: 1.0 Perche il sistema degli organismi non forma serie continue, ma e invece frarameatato in « specie » ? 2." Gome avviene che le nuove specie non siano gia at lore prime apparire soppresse dall'incrocio? 3.° Come mai le specie nascenti possono prodursi in un numero di individui sufficiente ad impedire che esse, per quanto adatte, non rie- scano ad affermare la lore esistenza? E, dimostrata con copia di argomenti 1' insutlicienza delle diverse leorie finora proposte (dal Lamarck e dai neo-Lamarckiani, dal Dar- v^"ill, dall'Eimer, dal De Vries), a rispondervi, o la necessita che esse; hanno per rispondervi di ricorrere a varie e non sempre accetta- bili ipotesi sussidiarie (quali 1' isolamento geografico, I'isolamento fisio- logico ed altre), cerca di dimostrare che I'ologenesi, con il sue pro- cesso di evoluzione per « cause interne », e la sola capace di sodisfare a tre condizioni essenziali perche quel quesiti trovino una risposta ge- nerate e adeguata. e cioe: « 1° cho in essa la disgiunzione germinale « sia determinata da una differenza nell' intima costituzione dell' idio- « plasma specifico; 2o che in essa la stessa differenza che determina - 102 - « la disgiunzione germinale deterinini pure quella somatica ; 3^ che « essa aminmetta un grado tale di poligenismo per cui le nuove specie « appaiano subito in un numero enorme di individui (e percio anche « su una cosi ampia area) che vi sia per essi una sufflciente proLabilita « di trovare I'ambiente adatto ai loro nuovi caratteri » (pag. 174). II capitolo su « I'adattamento e lo leggi deli'evoluzione » e forse 11 piii elaborate, ma anclie il piu ditlicile a bene intendere e a discutere di tutto il libro. Su di esse I'A. richiama Tattenzione consigliandone, insie- me al prime capitolo, che tratta le « proposizioni fondamentali », la let- tura a chi voglia, con risparmio di fatica, forniarsi « un' idea abba- stanza giusta, se pure molto incompleta, di quelle che il libro contiene* (pag. XI). L' autore giustamente mette in rilievo la gravita del problema del- r adattamento per una qualsiasi teoria della evoluzione perche, egli scri- ve : « Noi vogliamo comprendere come mai le nuove strutture e fun- « zioni, malgrado la straordinaria complicazione spesso raggiunta, mo- « strino una reciproca armonia ed un adattamento a condizioni spesso « particolarissime d'ambiente che quasi ci impongono la credenza che « esse siano direttamente dovute ad una mente superiore operante se- « condo un disegno prestabilito, che ogni specie sia, secondo 1' espres- « sione di L. Agassiz, un pensiero incarnate del Creatore » (p. 191). Dope di aver letto e riletto il capitolo, si resta un po' sorpresi e parecchio delusi, perche il- problema cosi bene messo in evidenza con le parole teste riferite, viene poi passato sotto silenzio nella sua parte essenziale. Nella prima parte del capitolo si cerca di dimostrare come solo r ologenesi, col sue principio di evoluzione per cause interne secondo linee gia prestabilite, possa, a difterenza di tutte le altre ipotesi evolu- zionistiche (dove la variazione dell' idioplasma sia che si riferiscano a cause interne o a fattori esterni, sono sempre supposte avvenire in qualsiasi direzione), render conto delle armonie interne necessarie ad assicurare la validita degli organism!. La scissione di un idioplasma, quando questo ha raggiunto lo stadio della propria evoluzione in cui deve necessariamente bipartirsi, produce due nuovi idioplasmi non « in qualunque mode diversi fra loro, ma li « produrra secondo qualche modalita generate e comune a tutte le sorta « di delerminanti » o di proprieta determinatrici, se si vuole usare un'e- spressione che non implichi una costituzione inicromerica dell' idiopla- sma nel senso del Weismann. L' evoluzione precede sempre progressivamente, con continua com- plicazione, ma sempre anche come esplicazione di qualita gia potenzial- mente esistenti nell' idioplasma precedente. L' idioplasma, nelle successive scissioni, pure arricchendosi per la manifestazione delle qualita fine allora latenti, si mantiene fondamental- - 103 - mente (se ho ben capito il concetto del Rosa, che, debbo confessarlo, mi riesce alquanto oscuro) dotato di tutte le armonie intrinsoche che lo rendevano fin dal primo suo apparire atto a vivere. Mi e impossibile entrare in maggiori particolari siilla lunga e al- quanto intricata esposiziono della € ramificazione endogena delle linoe filetiche » e del « meccanismo dclla scissione » ; chi vorra saporne di piu legga il libro. Ma la parte che riguarda « 1' adattamonto all' ambiente » ci lascia veramente in asso. L'A. ammette che per realizzarlo deve « assolutamente intervenire « la scelta naturalo »; che pero le leggi intrinseche dell' evohizione le preparano un materiale non esposto « a perdersi per sola scarsezza « numerica o per incrocio e che presenta il massimo grado possibile di « proba])iUta di contenere forme adatte all' ambiente ». E si limita a dimostrare che, con le premesse (bndamentali della sua ologenesi, cor- redata dalla batisinfilia e dalla leggu della dissimetria dei pJiyla ge- melli, risulta raolto probabile che si siano continuamente realizzate for- me adatte a dati ambienti in date epoche, perche la formazione d' una specie d' un genere d' una famiglia avviene su un' area tanto piu ampia (juanto piu il gruppo e comprensivo e « 1' apparizione di forme, che pei « loro visibili caratteri siano da collocarsi in uno stesso gruppo non « avviene in un tempo, ma dura epoche geologiche nel corso delle quali « qualcuna delle forme cho appaiono trovera, almeno per un certo tem- « po, le sue condizioni di vita ». Si parla dunque in tntto il capltolo di adattamento in senso multo generale e proprio dei casi particolari, che rappresentano il gran mi- stero, cui I'A. accenna in principio, non si fa i3arola. L'A. si contenta di constatare che 1' ologenesi e, per la spiegazione degli adattamenti « almeno tanto buona » come il Darwinismo o che essa non implica processi che siano in disaccordo con qualche legge generale conosciuta: Ma dove le altre ipotesi vengono mono, vien meno anche 1' ologenesi. Come le altre, anch' essa rimane impotente a spiegarsi le innumerevoli e complicate osigenze raorfologiche e- funzionali degli adattamenti reci- proci. Con quale probabiUta si potra credere siano andati p. es. rea- lizzandosi per dicotomie successive da un idioplasma primordiale le tanto specie di fanerogarae e le specie d' insetti pronubi necessarie alia loro impollinazione, con tutti i complicati caratteri strutturali, con la minuziosa corrispondenza di fenomeni biologic! che li legano indissolu- bilmente fra di loro ? E I'idioplasma d'una Taenia coenurus gia si avviava nei primordii della vita a compiere la sua evoluzione neH'intestino d'un cane, e nel cervello d'una pecora, che erano in quel tempo potonzialmente contenuti nell'idioplasma d'uu forse unicellulare anlenato? E, si badi bene, tutto il mondo degli animali e delle piante vive di - 104 - simili reciprocanze, clie non sono gia casi eccezionali, ma imo degli aspetti piu essenziali della vita. Ora una ipotesi della evoluzione, che non riesca a renderci conto di qiiesti fatti, non e accettabile; e 1' insuf- ficienza delle teorie precedent! aH'ologenesi, cos'i bene dimostrata dal Rosa, si manifesta proprio e soprattutto in tale incapacita. L'ologenesi si puo salvare soltanto, come teoria dell'evolazione, facendo ancora un passo sulla via del determinismo e ammettendo le armonie prestabilite. Ma, a nie pare ciie gia l'ologenesi abbia il torto d'essersi cacciata per qiiella via. II Rosa dice nella introduzione al suo libro che questa sua teoria costituisce per lo meno una proficua « ipo- tesi di lavoro » ; io la direi piuttosto una « ipotesi di riposo » ; perche il valore d'una ipotesi di lavoro sta nella possibilita di saggiarla con I'osservazione o con I'osperimenlo ; e, bisogna convenire clie tanto il Jjarnarckismo quanto la teoria della solezione o anche quella delle mu- tazioni meritano quella designazione. Ma e naturalmente esclusa ogni possibilita di esperimento per verificaro le qualita degli idioplasmi an- cestrali postulati daU'ologenesi: e quanto all'accordo di questa teoria con i fatti osservati o osservabili, esso non ha, a inio parere, nessun valore probativo, perche, per ipotesi, la teoria ammette che cio che e avvenuto nella evoluzione degli esseri viventi era gia inevitabilmente destinato, ne poteva altrimenti avvenire. Per accettare dunque l'ologenesi non ci resta che coinpiere un atto di fede e quindi non indagare oltre, ma riposarci con la ferma convin- zione che tutto e come doveva essere. E allora, io mi domando, perche non araraettere piuttosto la crea- zione, come I'arametteva il vecchio Agassiz p. es.; tanto piu che lo stesso Rosa mi sembra non esservi assolutamente contrario quando dice: « Certo a chi volesse sostenere che la costituzione del primo or- « ganismo, in cui erano in potenza tutti gli organisrai posteriori, sia « stata " voluta ,, noi non sapremmo esplicitaraente contraddire », (pag. 237). Se io non credo l'ologenesi accettabile come teoria dell'evoluzione, se non le riconosco le qualita d'una ipotesi di lavoro, credo con pari convinzione, che il libro del Rosa debba accogliersi con rispetto e gra- titudine da ogni biologo e da ogni pensatore, e ch'esso, mettendo vecchi problem! sotto una luce affatto nuova, li rischiara molto efflcacemente e invita il lettore a nuove e non sterili riflessioni. Roma, 21 aprile 1919. Federigo Raffaele. Avverteaiza Delle (Joiimuicazioni Originali ciie si pubblicano nel Mojtilore Zoologico Ltaliano e vietata la riproduzione. GosiMo Cherubini, Am.\jinistratore-responsabilk. Firenze, 1919. — Tip. L. Niecolai, Via Faensa, 52. Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embrsologia) Organo ufficiaie della Unione Zooiogica itaiiana D I R E T T O DA GIDLIO CHIARU6I EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uiuaua Pi'of. di Anatomia coiup. e Zoolugia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella R. Uuiversit&, di Pisa CON LA COLLABORAZIONF, DI BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) — STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Aoioiinistraziioue: l.sliJ.iito Auatomico^ Firenze. 12 rmmeri airaiino — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 7. SOMMARIO: Gomunicaztoni originali: Giannelli L, Note anatoraiche sul grup- po dei rauscoli flessori nclla gamba deiruorao (Con 1 flgura). — Livini L, Pi'ima ceiituria di ossei-vazioni intoruo all'acoresciraento dell'iiitestino, nel- Tuomo. III. Gorrelazioni neH'accrcscimento dei vari segmenti deii'intestino — Pag. 105-120. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO UI FERRARA Note anatomiche sul gruppo dei muscoli flessori nella gamba deiruomo Prof. LUIGI GIANNELLI (Gon una figura). 15 vietata la riproduaioue. La dissezione dei muscoli profondi della regione posteriore della gamba induce sempre negli studenti una certa difflcolta nella de- limitazione loro, non ritrovandola cosi netta come si descrive e si rafflgura nei trattati da noi piii in uso. II M. Tibialis posterior e quasi sempre per vario tratto nascosfco la, dove al contrario do- vrebbe, stando alle citate descrizioni, apparire libero tra il M. Flexor digitorum longus ed il M, Flexor hallucis longus; ed e quivi rico- perto da una membrana fibrosa piii o meno completa, che porge - 106 - attacco alle sue fibre muscolari e che si continua, come vedremo, con il setto apoiieurotico tra esso ed il Fl. dig. Ion., rnembrana clie gli sfcudenti incidono per avere sul pezzo di dissezione la ri- produzione integrate delle figure dei testi a detrimento della dispo- sizione reale dei muscoli e delle varie forinazioni a loro connesse. E su questa disposizione che desidero subito soffermarmi per di- scuterla "poi dal lato anatomo-comparativo. Le ricerche sono state eseguite in 50 gambe, e da queste e emersa una disposizione-tipo, che si ritrova nella maggioranza dei casi, ed alia quale si possono facilmente riportare le altre varie disposizioni. Disposizione tipica. M. Flexor digitorum longus. — Debbo ricordare che la faccia posteriore della tibia, nella parte situata al .di sotto della linea obliqua, e percorsa da una cresta verticale, piii o ineno raanifesta, che parte da quella linea, e con decorso obliquo verso I'esterno si termina ad altezze diverse sul bordo laterale dell'osso, senza pro- lungarsi mai fino a livello della epifisi inferiore. Tale cresta divide quel segniento della faccia posteriore in due porzioni, I'una interna piu estesa, che da attacco al Fl. dig. 1., e I'altra esterna Umitata, in cui si fissa il Tibialis posterior. Cio preniesso, diro che il Fl. dig. 1. {Fdl della Fig.) si origina dalla linea obliqua e dalla faccia posteriore della tibia a partire da quella linea fino alia epifisi distale, ed inoltre da una lamina set- tale intermuscolare tra esso ed il Tib. post., lamina incurvata late- ralmente per abbracciare il margine laterale di quest'ultimo muscolo ed impiantata (V. Fig. in a) sulla descritta cresta verticale dell'osso. In corrispondenza della terminazione di questa cresta la lamina aponeurothca, abbandonato I'osso, si continua in un arco fibrose de- corrente in basso e lateralmente, che accavalla all'indietro il Tib. post. {Tp della Fig.), e che va poi a fissarsi aU'estreraita inferiore della tibia confondendosi con la parte piii bassa del setto intermu- scolare tra Tib. post. [Tp) e Flexor hallucis longus {Fhl). Da tale areata, che con la faccia posteriore della tibia costituisce un anello in cui passa il Tib. post., prendono origine ugualmente, come dalla lamina settale di cui e continuazione, fasci di fibre muscolari del Flex. dig. Ion. [Fdl) Tutte quante le fibre di origine di questo muscolo si dirigono poi in basso ed in dietro per raggiungere il tendine d' inserzione, tendine che, come e note, passa al di dietro di quelle del Tib. post., - 107 - prima che entrambi si collochiao nel solco malleolare della tibia per portarsi inflne dividendosi alle quattro ultirae dita, ma del cui ul- teriore decorso e del cui modo di comportarsi io non voglio occu- parmi. La descritta lamina settale {a della Fig.) nella saa parte sa- periore si prolunga in una espansione membranosa variamente estesa (6) diretta in alto e lateralmente, che si distende sulla faccia posteriore del Tib. post, il quale su di essa, come vedremo, prende impianto, e si fissa alia fibula ed alia linea obliqua della tibia con- fondendosi con la spessa fascia aponeurotica che giace sul M. Po- phteus (P). M. Tibialis posterior. — Nasce {Tp della Fig.), come si sa, dalla linea obliqua della tibia, dalla stretta e breve zona della superficie posteriore della tibia posta lateralmente alia cresta verticale, dalla membrana interossea, dalla superficie interna del perone situata dietro quella membrana e dal setto intermuscolare che lo divide dal M. Fl. hal. Ion. (Fhl della Fig.). Ma una parte delle sue fibre provengono dalla faccia profonda della espansione membranosa che emana dalla lamina settale di cui ho parlato, non che dalla parte - 108 - alta della faccia esterna concava della lamina settale stessa, la quale invece in basso ha con quel muscolo soltanto rapporti di contiguita essendone divisa da connettivo molto lasso. Le sue fibre dirigendosi in basso si raccolgono in un tendine che compare snl margine mediale del muscolo e che serve a colle- garlo alia tuberosita dell'osso navicolare ed al primo cuneiforme. II M. Tib. post, passa per I'arcata fibrosa del Fl. dig. Ion. per porsi nella parte bassa della gamba al dinanzi di quest' ultimo muscolo. M. Flexor hallucis longus. — Prende origine dai Vs inferiori della faccia posteriore della fibula (Fhl. della Fig.), dai setti inter- muscolari che lo dividono medialmente dai Tib. post, e lateralmente dai MM. Peronaei, ed alcuni fasci delle sue fibre si distaccano dalla terminazione deU'arco fibrose del Fl. dig. Ion. Tutte queste fibre convergono attorno ad un tendine che si fa Ubero in basso e che va a raggiungere I'alluce. Conosciuta la disposizione, che nella massima parte dei casi presentano i muscoh flessori, profondi, nella gamba, e facile com- prendere le moltephci variant! dinanzi aUe quali ci possiamo ritro- vare, ma che sempre si possono riportare a quella disposizione-tipo, variazioni che riguardano sopratutto la lamina settale tra Fl. dig. Ion. e Tib. post, con la sua espansione aponeuioLic;i e col suo arco fibrose. — Poche parole dedico a tali varianti che riunisco in quat- tro gruppi. 1." L'arco fibrose puo essere poco sviluppato, (il che coincide con la minore robustezza della lamina settale) e ridursi inferior- mente a sottili lacerti continuantisi al solito medialmente con le fibre del Fl. dig. Ion. e lateralmente con quelle del Fl. hal. Ion. 2."^ Puo I'espansione membranosa della lamina settale essere incompleta e rappresentata da qualche striscia aponeurotica che giunge alia linea obliqua della tibia ed alia fibula. 3.0 Si riscontra al contrario talvolta un grande sviluppo di quella espansione membranosa sotto forma di lacerti fibrosi molto ravvicinati, tan to da vederla distaccare dalla lamina settale e dai- l'arco fibrose, in cui questa si continua, per raggiungere, oltre i suoi ordinari luoghi di impianto, \\ setto intermuscolare tra Tib. post. 6 Fl. hal. Ion. e foudervisi. In tali casi il Tib. post, e da per tutto ricoperto da siffatta espansione, che con la faccia profonda presta anche impianto, specie nel segmento superiore, alio sue fibre. - 109 - Talune volte pero si ha una estesa espansione membranosa, ma sviluppata in alto ed in basso, mancante invece nelia parte media, e I'arcata fibrosa, allora, soltanto per breve tratto appare lil)era, rimanendo in basso congiunta dalla espansione sua alio stesso setto intermuscolare tra Tib. post, e Fl. hal. Ion. 4." Si danno casi, nei quali I'espansione membranosa della la- mina settale e ridotta a pochi ftisci, e coesiste qualche nastro fibrose discendente die congiunge I'arcata fibrosa al setto intermuscolare tra Tib. post, e Fl. hal. longus. Dell'arco fibroso da me descritto, ed annesso al Fl. dig. Ion., fanno cenno vari autori. Fritz Frohse e Max Frfmkel, dope avere fatto rilevare che il decorso di quel muscolo dalla parte me- diale della gamba alia laterale della pianta del piede esige che esso si incroci con i due altri del gruppo flessorio profondo, e che il primo incrocio al S'^ distale della gamba avviene col tendine del Tib. post, ed il secondo alia pianta del piede si effettua col ten- dine del Fl. hal. Ion., aggiungono che in corrispondenza del primo incrocianiento si trova molto spesso una speciale areata, la quale a dir vero serve all'origine di pochi sottili fasci muscolari del Fl. dig. Ion. cui I'arcata appartiene, ma possiede un grande interesse teorico, giacche essa rende talvolta molto chiara la originaria con- nessione del muscolo in parola col sue Caput plmdare. Nessun altra indicazione tali autori forniscono. Foirier e Richer descrivono come incostante un areata speciale che essi riattaccano al setto fibroso tra Fl. dig. Ion. e Tib. post, e suUa quale si inserisce il primo di quei muscoli. Quest' ar- eata, se poco sviluppata, si fisserebbe sulla parte media della fac- cia posteriore della tibia per terminarsi all'epifisi sua distale, mentre, quando e bene sviluppata, I'estremita sua superiore si espanderebbe per andare ad attaccarsi sul bordo posteriore del perone e sulla linea obliqua deUa tibia. Ftauber e Merkel fanno originare il Fl. dig. longus dalla faccia posteriore della tibia e da un arco tendineo che scende, lunge il margine posteriore del muscolo, sul Tib. post. Si parla invece da Theile deha lamina settale su cui ho ri- chiamato Tattenzione, ma tace e sulla sua espansione membranosa e suU'arco fibroso, che sono sue emanazioni. II Fl. dig. Ion., egli dice, nasce da fibre carnose e da fibre tendinee ; la sua porzione - 110 - tendinea e una laminetta verticale che proviene dalla tibia presso I'inserzione del legamento interosseo ed anche da quest' ultimo, e che si estende dall'orlo del M. Popliteus fln sotto il mezzo della gamba. Questa laminetta e situata al lato esterno del muscolo e discende in parte fine alia base del malleolo interno. Da essa na- scono fibre carnose, e le altre provengono dalla faccia posteriore della tibia nella medesima estensione. II Thane infine assegna al Fl. dig. Ion. un origine molto estesa qual'e stata da me data come variante del 3^ gruppo. Lo fa na- scere infatti dalla porzione interna della faccia posteriore della ti- bia e da una sottile aponeurosi che ricuopre il Tib. post, e si in- serisce al margine interno del perone e dalla quale prende oiigine anche il Fl. hal. lonsus. Erna (.xlaesmer da un diligente studio comparative del mu- scoli profondi posteriori della gamba, eseguito sopra gruppi di ani- mah, i quah in seguito alia lore genetica connessione lasciano sup- porre un gradualesviluppo di muscoli(Monotremi, Marsupiah, Sdentati, Insettivori, Proscimmie e Scimmie), concluse che solo nolle Pro- scimmie compare un Flexor tibialis senza il rainimo dubbio omologo al Flexor digitorum longus ed un Flexor fibularis omologo al Flexor hallucis longus dell'uomo. In tutti gli altri Mammiferi sotto le Pro- scimmie esiste solo il Flexor fibularis come flessore profondo dei diti alle cui falangi prende le sue inserzioni, mentre il Flexor tibialis ha per lo piu rapporto soltanto con la fascia plantare. Da cio la supposizione di alcuni che il Fl. tib. in quesfei Mammiferi rappre- senti un secondo Tibialis posterior, e che il Fl. dig. longus umano sia mancante oppure sia incluso indifferenziato nel Fl. fibularis. Erna Grlaesmer avrebbe nei Marsupiali trovato la chiave per stabihre I'omologia tra quel Fl. tib. ed il Fl. digit. Ion. dell' uomo, giacche, mentre in alcuni (ad es. Bidelphys cancrivora, Dasyurus hallucahts) il Fl. tib, non ha alcun rapporto col Fl. fib. ed il suo tendine allargandosi cuopre come una fascia il margine mediale del piede e passa nella fascia plantare formata dal M. plantaris, in al- tri {Myrmecubius fasciatus) quel tendine si divide in due, in uno pill largo che va alia base del primo metatarso ed in uno piu sot- tile che si unisce al tendine del Fl. fib., ed in altri infine (ad es. Bidelphys nirglniana, TJ/ylacinus) il tendine del Fl. tib. si fonde del tutto con quello del Fl. fib. -- ill - Negli Sdentati pure si riscontrano variazioiii identiclie a quelle dei Marsupial! e negli Insettivori non vi e connessione alcuna tra i tendini dei due flessori provvedendo da solo di tendinetti i vari diti il Fl. fibularis. Nelle Proscimmie e nelle Scimmie i due flessori sono di uguale valore, ed ognuno da 2-5 tendini che si possono unire fcra loro pre- sentando tutte le possibili varieta, Quindi a me sembra che le ricerche di Erna G-laesmer ab biano sufficientemente dimostrata la omologia del Flexor dig. Ion. deiruomo con il Fl. tibialis degli altri Mammiferi. lo credo di poter corroborare le induzioni su tale omologia prendendo in esame comparative non la terminazione, ma I'origine di quel mnscoli nella serie dei Monotremi e dei Marsupial!, quale e rivelata dalle ricerche stesse d! Erna Grlaesmer; e sara pur fa- cile, dopo un simile esame, renders! ragione delle disposizioni varie che presenta il Fl. dig. Ion. dell'uomo in rapporto alle espansioni fibrose che con esse si sono prese in considerazione. No! Monotremi [Ornithorhpicus anatinus^ ed Echidna aculeata) il Fl. tib. e il piu sottile dei muscoli dei lato flessorio della gamba ; decorre in una doccia che gli presenta il margine laterale del Tib. post, die superiormente e invece da quello ricoperto ; s! origina dalla estremita superiore della fibula, ed il suo tendine al d! sopra del malleolo mediale incrocia il tendine del Tib. post, ponendoglisi al di dietro. — II Tib. post, corrisponde per la sua situazione alia meta laterale della tibia, si origina, ricoperto dal Fl. tib., dalla estremita superiore della fibula, dalla membrana interossea e dalla fascia del M. Popliteus, ed e fiancheggiato nel suo decorso lateral- mente dal Fl. tib., dinanzi al cui tendine si pone il suo al di sopra del malleolo tibiale. — II piu voluminoso infine d! ^questo gruppo muscolare flessorio e il M. Fl. fibularis che si origina dai due terzi superiore della fibula. Si conclude che nei Monotremi il piu mediale dei muscoli in parola e il Tib. post., cui seguono, procedendo !u fuori, il Fl. tib. ed il Fl. fibularis ; che il Fl. tibiahs prossimalmente cuopre con la sua origine !1 Tib. post:, e che distalmente, al di sopra del malleolo tibia- le, il tendine del prime si pone al di dietro del tendine del secondo. Passando ai Marsupial! si assiste ad una graduale modifica- zione ne! rapporti e nelle connessioni di questi muscoh fine a r!- chiamare quanto c! e date osservare nell'uomo. Nella Fam. Didel- phidae il Fl. tib. molto sottile e alia sua origine situato al di dietro, fuse, e da esse indivisibile, col Tib. post., con il quale si fissa alia - 112 - estremita superiore della fibula ed alia fascia poplitea, ed il auo tendine al solito, come nei Monotremi, incrocia, ponendoglisi po- steriormente, il tendine del Tib. post, a livello del malleolo tibiale. II Tib. post., unite intimamente alia sua origir.e con i due flessori (tib. e fib.), nasce con questi dalla estremita superiore della fibula e con alcune fibre dalla membrana interossea. II Fl. fib., tre volte piu voluminoso del tib., oltreche dalla estremita superiore della fi- bula, prende origine dal terzo superiore del suo corpo e dalla mem- brana interossea (qui insieme col Tib. post.). In Fam. Dasyuridae il Fl. tib., sempre molto esile, ricuopre quasi completamente il fascio muscolare del Tib. post., e prende origine dall'estremo superiore della fibula, dalla fascia poplitea e dalla membrana interossea (qui unitaraente agli altri due rauscoli). Non Gambia la situazione del suo tendine di fronte a quello del Tib. post. II Tib. post, ed il Fl. fib. si presentano come nel gruppo pre- cedente del Marsupiali. Si ha in definitive una piii intima fusione del muscoli tra lore, indivisibili non solo in alto ma anche in cor- rispondenza della lore origine dalla membrana interossea su cui tutti prendono attacco. Se passiamo poi ai Phalangeridi, ci troviamo di fronte ad una espansione nolle origini del Fl. tib., le quali si estendono, dai luoghi gia indicati, fine al quarto superiore della tibia, involgendo cosi tal muscolo in mode complete nel suo lato posteriore e mediale il Tib. post, e mantenendo lateralmente le descritte connessioni con questo e col Fl. fib. merce la lore comune inserzione alia membrana inte- rossea. 11 suo tendine, come in tutti gli altri animali, a livello del malleolo tibiale decorre dietro il tendine del Tib. post. Niente ho ha aggiungere a quanto precedentemente ho detto sugli altri due muscoli. Si arriva in tal mode ad un Fl. tibialis, che ha reahzzato tutte le condizioni di origine e di rapporti del Fl. digit, longus dell' uomo attraverso a varie fasi filogenetiche di spostamento, durante le quali il Fl. tib. si e espanso attorno al Tib. post, pur conservando le pri- mitive sue connessioni. L'espansione membranosa della lamina set- tale, che il Fl. digit. Ion. invia dietro il Tib. post, porgendo profon- damente attacco alle fibre di quest'ultimo muscolo, corrisponde veri- similmente ai suoi attacchi primordiali aha fibula, alia linea obliqua della tibia ed alia fascia del M. Popliteus, e, come primitivamente il Fl. tib. era fuse a livello di quella sua origine col Tib. post., cosi continua quell' espansione ad essere da questo indivisibile per dare nasciraento a fasci suoi muscolari. L'arco fibrose anaesso al Fl. digit. - 113 - Ion, e dovuto alia conservazione in basso del rapporti pdmitivi di (30inunaiiza di origine delle fibre del due fleasori e del Tib. post, dalla membrana interossea, mentve da tali rapporti in generale quel mu- scolo si libera nel resto della loro estensione, servendo, per tale evenienza, queirarco d'impiaiito alle fibre del Fl. digit. Ion., e costi- tuendo in pari tempo con la tibia, suUa quale quel muscolo in gran parte si inserisce, I'apertura per il passaggio del Tib. post. Se si conservano anche neU'uomo nella loro intierezza, o quasi, le citate connessioni primordiali dei due flessori e del Tib. post., avremo allora quelle disposizioni variate del Fl. digit, longus da me descritte nel gruppo 3°. Da quanto ho esposto si possono ora trarre le seguenti conclu- sioni generali : t 1.^ Al gruppo muscolare flessprio della gamba nell'uomo sono annesse espansioni fibrose costanti, ma variabili di aspetto, le quali sono emanazioni del M. Flexor digitorum longus. 2. a La presenza e la variabilita di queste formazioni fibrose vengono chiarite dallo studio comparativo di quel gruppo muscolare nella serie dei Mammiferi. 8.-'^ La omologia dei MM. Flexor digitorum longus, Tibialis posterior e Flexor halla'us longus dell'uomo rispettivamente con i MM. Flexor tibialis, Tibialis posterior e Flexor flbularis degli altri Mammiferi e chiarita non solo dall'esame della loro terminazione, qual' e state fatto da Erna G-laesmer, ma anche da queho della loro origine praticato da me. Bibliograiia Fritz Froshe e Max FiiiiikeL — Die Mnslcelu des menscbliclioii Beiiies iu Handbiich der Ana- tomie dea Menschen lierausg. von Prof. Karl von Bardelel)en. — Zveite Abteil. Zweiter Teil. Jena 1913. Poirier e Richer. — In « Trait6 d' Anatomie humaine di Paul Poirier. — Tom. II, fasc. 1" ». Rauber. — Anatomie des Mensclien- — 1897. Merkel. — Trattato di Auatomia topogratica. — Tom. 3<> Trad. Ital. 1909. P. G. Tlieile. — Trattato di Miologia o di Angiologia. — Versione Ital. 1846. Thaue. — In « Quain I. Auatomia nniana. — Versione italiana Miologia ed Angiologia. T. II. fasc. II ». Erna Glaesmer. — Untei-8uoliung iiber die Flexorengruppe am Untcrscbeiikel und Fiiss dei- San- getiere. — Morph. Iharb. Bd. 38. - lU - RR. I8TITUTI CLINICI DI PERFEZIONAMENTO IN MILXNO — ISTITUTO A.NATOMICO Prof. F. LIVINI Prima centuria di osservazioni intorno airaccrescimento dell'intestino, neiruomo. NOTA RIASSUNTIVA III. — Correlazioni neiraccrescimento dei vari segmenti deli' intestino. B rieUitu la riproducione. Per lo studio di tale questione e stato determinato il rapporto, nelle varie eta, della lunghezza, rispettivamente il calibro, di un seg- mento deirintestino rispetto all'altro, istituendo poi gli opportuni raffronti. Risiiltati e considerazioni : La lunghezza del tenue va proporzionabnente diminuendo, ri- spetto alia lunghezza del crasso, col procedere dell'etd. Per dare idea delie proporzioni nelle quali il fatto ora enun- ciato si verifica, riporto qui le cifre che indicaiio il rapporto tra la lunghezza del tenue e quella del crasso nei feti piu giovani finora da me esaminati e in soggetti di eta piii avanzate, fine alia vec- chiaia. Lo stesso metodo seguiro per le altre questioni. Essendo 100 la lunghezza del tenue, quella del crasso e : Principio del 4" mese di vita iiitrauterina 14,2 70 mese „ „ 20,4 l''-2' anno 17,4 30-6° anno 19,4 86° anno 29,3 La differenza non si stabihsce in maniera graduale; infatti la media del rapporto tra la lunghezza dei due segment! cresce con graduale progressione fine al 7" mese di vita intrauterina; nell'S'-g" mese diminuisce sensibilmente, pur rimanendo superiore alia media nei feti piu giovani, per tornare a crescere dal 3° anno in poi. Considerando singolarmente i due segment! onde il tenue risulta, - 115 - si consfcata che, sotto questo pimto di vista, il loro comportamento e un po' diverse. Per il digiuno-ileo vale quanto e state detto per il tenue in toto: il rapporto tra la lunghezza del digiuno-ileo e la lunghezza del crasso — essendo 100 la lunghezza del digiuno-ileo — e : Principio del 4° mese di vita intrauterina 13,8 7" mese „ „ 22,2 V-2^ anno 17,8 3<>-6° anno • 20,6 860 anno 30.6 Quanto al duodeno, il crasso cresce proporzionalmeate o gra- dualmente di piu dal principio del 4^ mese di vita intrauterina fino alia nascita ; si ha un rallentamento non molto sensibile, da parte del crasso, nel I*' e 2° anno — indicate da una corrispondente di- minuzione del rapporto — ; dopo di che, i due segmenti dell' inte- stine si accrescono proporzienalmente in ugual misura, come ri- sulta dal fatto che il rapporto si conserva pressoche costante dal 1° al 20o anno. Essendo 1 la lunghezza del duodeno, quella del crasso e : principle del 4*^ mese di vita intrauterina 4,8 80-9° mese „ „ 7,5 10-20 anno 6,1 150-200 anno 6,1 860 anno 5,5 Questo vuol dire che il digiuno-ileo e il duodeno non crescono proporzienalmente nella stessa misura ; cio che viene anche dimo- strato dal fatte che, mentre durante la vita intrauterina raccresci- mento del duodeno avviene con rapidita proporzienalmente e pre- gressivamente minore del digiuno-ileo, dopo la nascita e fino a svi- luppe complete cresce con rapidita maggiere. Essendo 100 la lun- ghezza del digiuno-ileo, quella del duodeno e : 40 mese di vita intrauterina 3,4 90 mese „ „ 2,6 lo-2o anno 3 150-200 anno 4,5 860 anno 4,5 L'apparato cecale cresce in lunghezza proporzionalmente come la rimanente parte dell' intestino durante la vita intrauterina e nei primi due anni ; dopo il 2° anno cresce con rapidita alqiianto nmiore. - 116 - Si constata infatti che il rapporto tra la lunghezza dell'appa- rato cecale e la lunghezza della rimanente parte dell' intestine — ridotta quest'ultima a 100 — e airincirca 2 nella vita intrauterina e tra il 1" e il 2" anno, nientre oscilla tra 1,7 e 1,8 tra il 3° a il 15° anno, riducendosi a 1,6 dopo il 20°. Rispetto ai singoli se^menti dell'intestino, I'apparato in que- stione non si comporta — sotto questo punto di vista — Jiello stesso modo. Rispetto al duodeno, cresce proporzionalmente di piii durante la vita intra-uterina, mentre dopo la nascita si inizia, da parte del- I'apparato cecale, un rallentamento che va facendosi progressivamen- te pill sentito. Infatti il rapporto tra la lunghezza del due segmenti — ridotta a 100 la lunghezza del duodeno — e: nel 40-5° mese di vita intrauterina 80 nell'8''-9o „ „ 91 nel l°-2o anno 84 tra il 15° e il 20° anno 64,4 Rispetto al digiuno-ileo, cresce proporzionalmente di piii, tanto durante la vita intrauterina quanto dopo la nascita, se pure entro limiti assai modesti. Infatti il rapporto tra i due segmenti — ri- dotta a 100 la lunghezza del digiuno-ileo — e : nel 4''-5° mese di vita intrauterina 2,2 nell'8°-9- mese „ „ 2,4 tra il V e il 20o anno 2,3-2,6. Rispetto al crasso, cresce proporzionalmente di meno durante la vita intrauterina come dopo la nascita e flno a sviluppo completo, salvo un lieve acceleramento, da parte dell'apparato cecale, nel l°-2° anno. Infatti il rapporto tra i due segmenti — ridotta a 100 la lunghezza del crasso — e: nel 4''-5'' mese di vita intrauterina 14,6 nell'8''-9° mese „ „ 12,5 nel lo2° anno 14,4 dal 3° al 6° anno 11,4 dal 15° al 20° anno 10,8 Cosicche : durante la vita intrauterina crescendo I'apparato cecale in lunghezza con rapidita maggiore del due segmenti del tenue, con rapidita minora del crasso, si stabilisce un certo equili- brio, donde il risultato che nel periodo indicate esso cresce propor- zionalmente come la rimanente parte dell'intestino. Invaca, dopo la nascita, cresce un po'piu rapidamente del digiuno-ileo, ma assai meno, rapidamente del duodeno e del crasso,'^ specialmente dopo il 2° anno - 117 - per modo che requilibrio si perde a scapito dell'apparato cecale, con conseguente proporzionale sua diminuzione di lunghezza rispetto alia lunghezza totale dell'intestino, sensibile tra il 3" e il 15° anno. Se vengono singolarmente considerati — sotto questo punto di vista — i due segmenti dell'apparato cecale, si constata che essi si comportano alquanto diversamente. La lunghezza del cieco va, proporzionalmente aumentando rispetto alia luyighezza delta rimanente parte dell' intestino^ col progredire dell'etd, se pure in r)%isura assai lieve. II rapporto medio tra le due parti — ridotta a 100 la lunghezza deha rimanente parte dell' in- testine — e : nel 40-5" mese di vita intrauterina 0,5 nel r-2o anno 0,7 tra il 15o e il 20° anno 0,8 La lunghezza del processo vermifoi'me cresce pt'oporzionalmeate a quella delta rimanente parte dell' intestino fi?i verso il 4'^ arino, mentre in seguito va gradualmente diminuendo. Infatti, il rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza della rimanente parte deU' intestine — ridotta quest' ul- tima a 100 — e di circa 1,4 nel periodo fetale e nei primi 6 anni ; si riduce a 1,1 tra il 15° e il 20" anno, a 0,9 dope il 20". II rallentamento^ da parte del p>7'ocesso verfniforme, avviene ri- spetto at crasso, in piroporzioni maggiori che rispetto al tenue ; ri- spetto at duodeno^ in yropozioni ynaggiori che rispetto al digiunoileo. Lo dimstrano queste cifre. II rapporto tra lunghezza del processo vermforme e lunghezza del tenue, ridotta quest' ultima a 100, e : nel 4''-5 mese di vita intrauterina 1,8 nel 10-2° anno 1,7 tra il 150 e il 20" anno 1,5 dope il 20° anno 1,2 II rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza del crasso — ridotta quest' ultima a 100 — e : nel 40-5" mese di vita intrauterina 11,2 nel l°-2° nnno 9,3 tra il 15° e il 20° anno 6.6 dopo il 20° anno 5,1. Per quanto riguarda singolarmente i duo segmenti del tenue : II rapporto tra lunghezza del processo vermiforme e lunghezza del duodeno — ridotta quest' ultima a 100 - e : nel 4'*-5o mese di vita intrauterina 62 nel 10-2° anno 56 - 118 - tra il lb' e il 20° anno 40 dopo il 20'' anno' 27 II rapporto tra lunghezza del processo venniforme e lunghezza del digiuno-ileo — lidotta quest'ultima a 100 — e : nel 4''-5'' mese di vita intrauterina 1,8 nel l''-2o anno 1,7 tra il 15 e il 20*^ anno 1,6 dopo il 20° anno 1,2 In conclusione, il rallentanienbo deiraccresoimento in lunghezza dell'apparato cecale rispetto alia rimanente parte dell' intestino e dovuto esclusivamente ad un rallentamento da parte jdel processo vermiforme, che si verifica dopo il 4° anno e principalmenle rispetto al duodeno e al crasso. Un raff'ronto tra I'accrescimento in lunghezza del processo ver- miforme e del cieco riprova I'esattezza della affermazione che quesci due segment! si comportano diversamente I'uno dall'altro, rispetto alia rimanente parte dell' intestine, in quanto dimostra che essi si accrescono con diversa rapidita, e precisamente il processo vermi- forme cresce in lunghezza proporzionalmente con rapidita rninore del cieco. Infatbi, il rapporto tra la lunghezza del due segmenti — lidotta a 100 la lunghezza del processo vermiforme — e : nel 4''-5 inese di vita intrauterina 33 nel l''-2'' anno 56 tra il 15° e il 20° anno 64 dopo il 20* anno 79,5 II calibro del tenue va proporzionalmente diminuendo rispetto al calibro del crasso, col procedere dell'etd. Le medie del rapporto, nelle varie eta, tra il calibro del crasso e il calibro del digiuno-ileo, rispettivameate del duodeno, dimostrano appunto la verity di questa affermazione. Infatti, il rapporto tra calibro del duodeno e calibro del crasso — ridotto quest' ultimo a 100 — va diminuuendo col progredire dell' eta, se pure in maniera non gradualmente progressiva : e infatti : nel 4° mese di vita intrauterina 189 nel l°-2° anno 94 tra il 15^ e il 20" anno 104 dopo il 20° anno 91 Diminuisce e gradualmente col procedere dell' eta il rapporto tra calibro del digiuno-ileo e calibro del cra.sso — ridotto quest' ul- timo a 100 — : esse e infatti : - 119 - nel 4*'-5'' mese di vita intrauterina 138,3 nel V-2° anno 72 tra il 150 e il 20° anno 65,8 dopo il 20" anno 66 Pertanto, poiche ad una progressiva, proporzionale diminuzione della lunghezza del tenue rispetto al crasso si associa, col proce- dere dell' eta, una riduzione del calibre, ne consegue che nell' in- sieme, il tenue cresce con rapidita minore, cosi che, a sviluppo complete, esse ha, rispetto al crasso, proporzionalmente dimensioni assai minori di quelle nelle prime eta — fisso per ora il principio del 4° mese di vita intrauterina — . Tale corapartamento del tenue rispetto al crasso corrisponde con molta esattezza a quelle del processo vermiforme. Abbiamo di- mostrato di sopra che quest' ultimo cresce in lunghezza proporzio- nalmente mono del crasso ; provano le cifre che seguono come si ripeta lo stesso per il calibre. Infatti, il rapporto tra calibre del processo vermiforme e calibre del crasso — ridotto quest' ultimo a 100 - e : nel 4°-5'' mese di vita intrauterina 63,3 nel 1^-2° anno 29 tra il 15° e il 20^ anno ^ 25,2 dopo il 20° anno ' 20 Questo fatto che il processo vermiforme non si accresca nelle stesse proporzioni del crasso, osservavo in altra occasione che non puo essere considerate come un segno di rudimentalita deU'organo, dappoiche nello stesso mode — e lo abbiamo poco fa dimostrato — si comporta, rispetto al crasso, il tenue; e nessuno vorrebbe percio pensare che quest' ultimo sia un organo rudimentale. Un altro valido argomento, contrario alia tesi della rudimentalita del processo vermiforme, e rappresentato dal fatto che nell'insieme — almeno flno ad una certa eta — esso cresce in proporzioni forse un po' maggiori, certo non minori del digiuno-ileo. Abbiamo in- fatti dimostrato di sopra che la lunghezza del processo vermiforme cresce proporzionalmente come quella del digiuno-ileo durante la vita intrauterina e nei primi anni ; le cifre che seguono provano che durante tutta la vita intrauterina il calibre del primo cresce pro- porzionalmente di pill del calibro del secondo. Infatti, il rapporto tra calibro del processo vermiforme e calibro del digiuno-ileo — ri- dotto quest' ultimo a 100 — e : nel 4° mese di vita intrauterina 45,6 nel 5° mese „ „ 63,5 neir8o-9° mese „ „ 53 - 120 - nel l°-2° anno 41 tra il 70 e il U^ anno 46 dopo il 20° anno 33 Un'altra considerazione. Date le estesissime variazioni, sia di lunghezza sia di calibro, che i singoli segmenti dell'intestino possono presentare in soggetti della stessa eta, e naturale che esistano cor- relative Vctriazioni del rapporto tra le diinensioni di essi segmenti. Valga qualche ricordo. In feti, lunghi 25 cent. : il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del digiuno- ileo-ridotta quest'ultima a 100 — variava da 12,5 a 24,2; il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del duodeno — ridotta quest'ultima a 1 — variava da 5,7 a 9,5; il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del processo vermiforme — ridotta a 100 la lunghezza del crasso — variava da 6,3 a 13,9. In due ragazze di 19 anni: il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del digiuno- ileo — ridotta quest'ultima a 100 — era rispettivamente di 19,3 e 35,8; il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del duodeno — ridotta quest'ultima a 1' — era rispettivamente di 3,8 e 6,4; il rapporto tra lunghezza del crasso e lunghezza del processo vermiforme — ridotta la lunghezza del crasso a 100 -~ era rispet- tivamente di 5,4 e 7,7. Fatti anaioghi si osservano riguardo al calibro. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, e tutti dimostrerebbero che le variazioni, delle quali e questione, si osservano in tutte le eta della vita, e sono ugualmente estese per tutti i segmenti dell'inte- stino, per modo che perdono completamente valore quelle che riguar- dano il processo vermiforme, come segno di rudimentalita dell'organo. Osservo inflne che, in considerazione del fatto che le variazioni del rapporto tra le dimensioni dei singoh segmenti dell'intestino in soggetti della stessa eta sono nel periodo fetale non soltanto present!, ma non meno estese di quelle che si incontrano in soggetti a sviluppo compieto, si puo ragionevolmente supporre che queste ultimo non si siano determinate tardivamente, ma che rappresentino semphcemente la persistenza di disposizioni fetali. Avvertenza Delle Comunicazioni Originaii che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firen««, 1919. — Tip. L. NUcolai, Via Fa«Bza, 52. lonitore Zoologieo Italiano (Piibblioazioni Italiano di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Itaiiana DIRETTO DA aiULIO CHIARDGI BUOENIO FICALBI Prof, ili Aiiaromia iiiuaua Prof, di Aiiittoiuia couip. e Zoologia iiel K. Istituto (li Stiidi Suiier. in Fiiouze uella \i. Uiiiversit.a
  • P- 7-19, con figg. Roma, 1918. - 127 - DALL ISTITUTO DI ANATOMIA COMl'ARATA DELLA R. UNIVERSITA DI PALERMO Ricerche sulla Discoph?'i/a gif/antea (Stein) parassita della cloaca di Oiscoglossiis pictus. per il Dott. ROSARIO GALATI MOSELLA (Assistente) e LUIGI LA MONICA (Con tav. Ill) E vietata la riprodnzione INTRODUZIONE La Biscophrya gigantea (Stein 1860) (1), fig. 1, e un infusorio appartenente alia famiglia clelle Opaline (Astomi): ha un corpo raolto grande (1-1 Vo mm.), allungafco, cilindrico, leggerniente assot- tigliato verso la regione posteriore. La regione anteriore del corpo porta un organo scoiielliforme: la ventosa adesiva. Esiste un ca- nale conti'attile che corre lungo tutto il corpo. 11 nucleo e ovoidale. La riproduzione avviene mediante divisione trasversa con for- mazione di catene. Secondo Biitschli oltre che nella cloaca di Discoglossns si trova anche in quella di Bana e di Bitfo. Un sino- nimo piuttosto comuneraente adoperato per la Biscophrya e quelle di Haptophrya Maupas (2-3), Everts (4), Certes (5), Kent (6). Della Biscophrya si sono gia occupati il Claparede e il Lach- mann (1860) (7), il Maupas (1879) e il Biitschli (1888) (8) nel sue volume sui Protozoi Ciliati pubblicato in Klassen unci Ordnungen cles Thier-Reichs (Bronn): le osservazioni pero eseguite da questi autori sono poco dettagliate e, sotto qualche riguardo, monche addirittura; piii iniportanti fra esse ci sembrano quelle del Biitschli in quanto sollevano, se non altro, delle notevoli qnestioni sulla naorfologia e sulla biologia di quest' infusorio parassita, question! che, come vedremo, attentamente considerate potranno essere ultO' riormenbe sviluppate e risolte. - 128 -. II Cohn (9) ha il raerito di aver tentato nel 1904 iino studio mediocremente dettagliato della costituzione del nucleo della Disco- phrya, del canale contrattile di essa tanto caratteristico e di avere descritto con sufficiente chiarezza il processo di divisione e della formazione delle catene della quale anche noi ci occuperemo alia fine della presente nota. Tuttavia vedremo cho le sue ricerche di- fettano per quanto riguarda I'apparato adesivo posseduto dalla Di- scophrija : e cosi pure non tanto esatte sembrano le conclusioni cui perviene I'Autore sulla struttura del canale contrattile. Alcune di queste manchevolezze del lavoro del Cohn sono state gia messe in luce in una nota preliminare del La Monica (10) nel 1915. In tale nota il La Monica ha rivolto principalmente la sua abtenzione alia struttura dell'apparato adesivo ed e venuto alia conclusione che verso la superflcie interna della ventosa adesiva (coppa succiante) pendono dei fllanienti protoplasmatic! che formano delle arcate; essi pero non s'inseriscono lie arrivano alia parete dorsale dell'animale. La maggiore o minore tensione di tali fllamenti protoplasmatici determinerebbe la fissazione o lo svincolo del paras- sita dalla mucosa dell' intestine del Discoglossus. Considerazioni non meno interessanti ha fatto il La Monica sul canale contrattile; egli e venuto alia conclusione che si tratta di un vero e proprio vaso a parete propria e non di una cavita scavata nel protoplasraa; si tratta cioe di un vaso isolabile dal protoplasma che lo circonda. II La Monica, che ho avuto il piacere di avere compagno di studii per alcuni anni, dope la pubblicazione di quella nota ha con- tinuato per qualche tempo le sue ricerche alle quali anch' io ho preso parte. Una serie di circostanze pero non gli permisero piii dj proseguire gli studii intrapresi, per cui io, servendomi in parte del materiale da lui rg.ccolto, in parte aggiungendo i resultati dei miei reperti, ho creduto conveniente di raccoghere per ora nella presente nota quelle osservazioni morfologiche e biologiche sulla Discophrya che mi sembrano presentare maggiore importanza. R. Galati-Mosella. Lo studio del ciclo evolutive della Discophrya offre non poche difncolta: e necessario anzitutto per lo studio delle fasi del ciclo evolutive poter avere, cora'e chiaro, per lungo tempo delle colture del parassita: il che rappresenta un ostacolo molto grave in quan- to la Discophrya, come in generale gli Astorai fuori del lore am- biente naturale vivono pochi giorni (34); in secondo luogo questi parassiti sono sensibilissirai ai cangiamenti d'ambiento ed e noto - 129 — come un' osservazione prolungata faccia in f)ssi apparire delle de- fnrmazioni patologiche diversissime (Cepede). Poco giova lasciare le Discophiyae in un vetrino d'orologio (nella camera umida) con parte del retto e del contenuto cloacale mescolato ad un po di soluzione fisiologica (Metcalf 1): le Discophryae vivono con quest'espediente al massimo 5 giorni. Abbiarao tentato delle colture in brodo fre- quenteraente rinnovato e in recipient! sterilizzati e a perfetta chiu- sura, in soluzioni di peptonati ed altri liquidi nutritivi; ma flnora non abbiamo avuto la fortuna di vedere quest' infusorii viventi ol- tre il 5" giorno dall' inizio deU'esperimento, L'ORGANO ADESIVO. Ha ricevuto varii nomi : cosi il Biitschli e il Cohn lo chia- mano " Saugiiapf „ che signiflcherebbe Coppa succiante, lo Sche- wiakoff lo chiama " Acetabulum „ e il Kent " Prehensil organ Acetahuliform „. Tutti questi nomi ci dicono che a quest' organo non da tutti gli studiosi e state attribuito il medesimo valore fun- zionale e strutturale. Secondo alcuni autori, fra i quali il Maupas e il Biitschli, esso servirebbe esclusivamente a flssare la Disco- phrya alia mucosa intestinale deU'cinimale ospitaute, secondo altri, per es. secondo il Certes, servirebbe anche a succiare un alimento liquido. A prima vista quest' organo si presenta come una coppa 11 cui orlo presenta delle ciglia molto piu lunghe e robuste di quelle che si trovano nolle altre parti del corpo. Tale orio a prima vista sem- bra formate di pi'otoplasma pii^i dense, piii resistente, piii elastico, quasi una specie di rinforzo anulare. L'aspetto ad anello si ha quan- do la ventosa vien guardata di profllo o dal ventre (fig. la, c) : in realta pero non trattasi di una specie di anello circondante I'orlo della ventosa, piuttosto tutto il fondo della ventosa medesima e rivestito di una specie di cuscinetto, come del resto puo dimo- strarsi con lo studio delle sezioni del quale ci occuperemo fra non molto. Secondo il Maupas dei mionemi partirebbero dal fondo della coppa andando ad inserirsi nella parete opposta: essi servirebbero all'adesione della ventosa alia mucosa cloacale. Ma in realta dal fondo deha coppa adesiva si partono dei mionemi che arrivano fine alia parete opposta ad essa attaccandosi? Cosi dice il Maupas, ma egli stesso, a dir la verita, non ne sembra molto sicuro. Per decidere tale questione abbiamo pensato di ricorrere a delle sezioni - loO di quest' infusorio parassita ; I'esame dei tagli longitudinali e tra- sversali che interessino tale coppa adesiva potra, com'e chiaro, metterci in grade di risolvere piii facilmente tale problema. Le se- zioni sono state condotte nella direzione ab indicata scliematica- mente dalla linea tratteggiata nella fig. 2 a. Per potere eseguire queste sezioni o s'iinparafflna tutta la cloaca contenente le Discophryae e cio specialraente nel periodo in cui esse sono particolannente abbondanti (novenibre-marzo); o si ricorre ai nietodo (Majer) di riunire i protozoi dentro tubicini di gelatina nei quali vengono fatti tutti i passaggi necessarii e dentro i quali si opera lo stesso imparaffinamento dei protozoi. In questo mode si possono fare delle sottilissime sezioni della regione anterione del corpo delle Discoprhyae dove trovasi I'organo adesivo ; e, non di rado, si possono ottenere delle sezioni di tale organo, mentre trovasi ancora attaccato alia mucosa della cloaca di JJiscoglossiis. Nella fig. 7 si osserva appunto la sezione dell'organo adesivo attaccato ad una piega della mucosa cloacale, a : si vede come la superficie interna della coppa combacia perfettamente con la superficie esterna della piega. La fig. 2 h rappresenta una sezione della regione anteriore del corpo della Discophrya, nella localita cioe dove trovasi I'organo adesivo; la direzione del taglio e indicata, co- me si e detto sopra, dalla linea tiatteggiata della fig. 2a. In questa sezione si puo distinguere che 1' exoplasma piii finamente granulo- so, si spinge verso la superficie interna dell' organo adesivo for- mando come dell'arcate assai caratteristiche. Non sembra trattarsi, come ha creduto il Ma upas, di mionemi che partendosi dal fondo dell'organo adesivo vanno ad inserirsi sulla parete dorsale del corpo cellulare: -tali filamenti non hanno i caratteri dei mionemi, visto che i metodi paiticolari per dimostrarne la natura mioflbrillare ci hanno date sempre risultati negativi. Pno darsi che tali processi, che non presentano i caratteri proprii dei mionemi, non prendano parte attiva nei fenomeni ammissibili di contrazione e dilatazione della ventosa e quindi nell'adesione e nel distacco di essa dalla mucosa cloacale, ma servano piuttosto come impalcatura di sostegno della ventosa medesima. E diremo, a proposito, che ci sembra assai plausibile I'ipotesi che lo stato di riposo, diciamo cosi, dell'animale sia rap- presentato dalla sua adesione alia mucosa cloacale: ed invero ripe- tute osservazioni ci hanno dimostrato che la gran maggioranza delle Discophryae, quando si apre la cloaca del Discoglossus, si trova attaccata alia parete intestinale, mentre ben poclie sono quehe che Bi trovano liberamente nuotanti nel contenuto cloacale. - 131 - Tutto quanto abbiamo detto vale, s'intende, per il case che i processi ad arcate sopra descritti coiucidano con le formazioni cho furono osservate dal Ma upas e da lui iltenube come mionemi. Se intanto coloriamo la Discophrya col blu di metilene o col rosso neiitro osserveremo che il suo corpo cellulare, specie se visto di protilo, presenta un grandissiiiio imraero di filamenti dell'aspetto di sottilissime fibrille striate tiMsversalmente: tali flbrille evident! nella regione anteriore del corpo cellulare, diventano evidentissime in corrispondenza della ventosa. Qui segoono delle curve partico- lari, in buona parte parallele all'orlo della ventosa medesima, come si pub vedere nella fig. 3. A tutta prima si e tentati di considerare senz' altro tali for- mazioni come delle miofibrille striate. L'attento esame pero ci di- mostra che tale apprezzaraento e erroneo: di fatto, se consideriamo che le ciglia vibratili delle Discoplnyae hanno la lore origine in evidenti granulazioni basali disposte sotto la cuticola che ricopre il corpo cellnlare (figura 4), ci convinceremo che in un primo tempo ci erano sembrate miofibrille striate quelle che niente altro rap- presentano, in realta, che le singole serie dei granuli basali traspa- renti attraverso la cuticola cellulare. Ed e chiaro che tali forma- zioni appaiano piii evidenti in corrispondenza della ventosa, giacche in questa localita maggiore e la trasparenza. Cos! pure se si guarda il fondo della ventosa quando. I'animale sta con la regione ventrale ni su, tale fondo apparira percorso dalle formazioni sopra descritte assai evidenti giacche in questa localita la cuticola, la vera cuti- cola, e pill sottile. che nelle altre parti del corpo. E dicianio la vera cuticola poiche si potrebbe credere, anzi, che sul fondo della ventosa la cuticola sia molto pin spessa che altrove, considerando il cuscinetto che forma il fondo della ventosa come dovuto ad un maggiore ispessimento cuticolare. L' attento studio, invece, del cuscinetto ci fa vedere che esse non si deve affatto considerare come un ispessimento cuticolare, ma come una forma- zione a se. Ed invero sia dall'esame delle sezioni (fig. 26), sia dal- I'esarae della ventosa estroflessa (fig. 5), come si riesce ad ottenere valendosi di particolari espedienti tecnici, risulta che questo cusci- netto e rivestito superficialmente ed esternamente da una cuticola, vera e propria continuazione della cuticola che riveste il rimanente corpo del nostro animaletto. Tale cuticola e qui pero piii sottile. Niente quindi ha da vedere il cuscinetto di cui discorriamo con un ispessimento della cuticola. Esso rappresentera probabilmente un - 132 - apparato in modo particolare interessante per il funzionameuto della ventosa. H metodo delle sezioni ci permette di risolvere in senso affer- mativo la questione lasciata insoluta dal Btitschli e da altri, se cioe il fondo delTorgano adesivo possegga o no delle ciglia. Osser- vando infatti le varie sezioni (fig. 2b) della coppa adesiva, si vede chiaramente che esso e ricoperto di ciglia abbastanza lunghe e robuste. Non sapremmo dire, in verita, come e quanto possa essere utile al buon funzionamento della ventosa I'essere il suo fondo prov- visto di ciglia, anzi ci sembra dubbio che esse possano favorire I'adesione. La presenza neU'organo adesivo di ciglia capaci di ra- pido movimento potrebbe piuttosto servire di sosteguo all' ipotesi avanzata dal Ma up as, che quest'infusorio non si nutra esclusiva- mente per osniosi cuticolare, ma anche prendendo ad es. batterii che vivono costantemente assieme a tutti gli altri parassiti nella cloaca degli Anuri. Ma in tal case e difficile poter ammettere I'as- sunzione di parti celle alimentari attraverso il fondo della coppa adesiva, fondo rivestito dello spesso cuscinetto di cui abbiamo fatto parola, tranne che nel fondo non si cell qualche apertura che serva di passaggio ai corpuscoli aUmentari. Ma per quante osservazioni abbiamo potuto fare non ci e linscito di osservare finora aperture di sorta nel fondo della ventosa. Lo studio inoltre delle sezioni ci dice che la mucosa cloacale viene sollevata atldirittura dall'azione, diciamo cosi, aspiratrice della ventosa: I'animale cioe o si fissa alle pieghe gia esistenti nella mu- cosa cloacale o, come ci sembra accadere piii spesso, per mezzo del suo organo adesivo forma quei soUevamenti della mucosa cui deve attaccarsi. B cio e diniostrato dalla perfetta corrispondenza fVa la forma del sollevamonto della parete cloacale e la concavity della ventosa (fig. 7). Il Canale contrattile. Quest'organulo esistente nella Dioscophrya si allonLana dallo schema generale delle vacuole contrattili : si potrebbe riavvicinare forse al sistema di vacuole esistente negli affini AnoplofricU, con- siderandolo cioe come originato dalia fasione di piii vacuole con- trattili elementari. II Biitschli sostiene tale modo di vedere, non pero con suffi- ciente sicurezza : di fatto egli stesso dice che " ricerche speciali po- - 133 - -tranno assodare se questa opinione sia del tntto giusta „. D'alfcra parte il Biitschli sostiene che laiigo il canale esistoiio dei pori e cio per ii fatto che esso si scarica uniformemente (cioe senza coiitra- zione successiva) assottigliaridosi seinpre piu fino a scomparire quasi corapletamente : questi pori rappresenterebbero i pori delle singole vacuole eleraentari costituenti il cauale. Anche il Cohn e d'accordo col Biitschli sebbene egli dichiari con sincerita di rion aver raai visto simili pori. Egli inoltre descrive il riempimeato del canale nel quale si formerebbero tante bozze quante sono le va- cuole eleraentari ed avverte che lo scarico del canale non e simul- taneo in tutta la sua lunghezza, ma cominciando da un' estremita si porta successivamente all'altra. Ora, per quante osservazioni abbiaino potuto fare, mai ci e oc- corso di notare le bozze di cui parla il Cohn: sempre il canale ci e apparso omogeneo in tutta la sua lunghezza, sia nella contrazione che nella dilatazione, come pure nell' intervallo fra queste due fasi. Crediamo intanto che un' obiezione assai grave che si possa muovere alia credenza che il canale risulti di un sistema di vacuole disposte in serie, sia quella che gli Autori che sostengono tale ipo- tesi non hanno menomamente badato al fatto che il canale con- trattile della Discojjlirya non sta tutto in un piano, ne coi're di- ritto da un capo all'altro del corpo : il canale descrive delle curve in piani diversi ed alcune volte si avvolge in spire tanto strette da formare dei vari nodi. Ora, come mai e possibile che cio si veriflchi in un sistema slegato di vacuole ? Un tale comportamento richiede una vera e pro- pria unita del canale, richiede cioe che esso sia un vaso unico vero e proprio. A questa conclusione si perviene del resto da uno studio raor- fologico accurate e dall'osservazione delle sezioni convenientemente colorate, nonche per il fatto che in particolari condizioni, distrug- gendo per es. il protoplasma circostante, e possibile ottenere gran parte del vaso perfettamente isolate e con le pareti molto ravvi- cinate a causa della perdita del suo contenuto. L'avere il canale contrattile delle Discophryae una parte propria darebbe ragione all'opinione del Cepede, che cioe tutte le vacuole contrattili possiedono una membrana nettamente differenziata. Gli Autori che hanno negate (Cohn, Ma up as) una parete propria al canale contrattile della Discophrya non hanno, in fin dei conti, detto alcun che dei metodi che hanno adoperato per dimostrare tale mancanza e tutto lascia quindi supporre ch' essi abbiano for- - lU - mato tale giudizio basandosi sLilla seraplice osservazione microsco- pica sia in materiale vivo, sia in materiale fissato e colorato. Nes- suno di questi due Autori fa cenno ne di sezioni, ne, quel che piu interessa, di tentativi di isolamento della vacuola previa distruzione del protoplasma che la circonda. II canale confcrattile poi si adatterebbe dentro una cavita, un seno scavato nell' exoplasma : esso pero sarebbe piii lungo del seno al quale ai adatterebbe incurvandosi sinuosamente : artiflzio che avrebbe lo scope di aumentare la superficie assorbente. Nella fig. 6 si osserva una sezione della regione anteriore della Biscophrya comprendente in parte il canale contrattile : si vede come esso si prolunghi fine all' estremita anteriore-superiore dell' organo ade- sivo. Nella figura il canale e parzialmente sezionato (a causa del- le curve da esso descritte): nel sno interne si vedono chiaramente quel setti dei quali parla il La Monica nella sua nota preventiva. 1/ essere il canale contrattile contenuto in un seno non sareb- be un fatto nuovo negl' Infusorii. Lachniaun e Claparede in- fatti parlano di un sistema escretore di simile costituzione esistente in molti Enchelydi: si tratterebbe, secondo questi Autori, di una cavita ripiena di liquido in cui resta immersa a guisa di ampoUa una vacuola provvista di parete propria ed attaccata ad un punto della ]^arete del corpo. Tale disposizione, com'e chiaro, si mette bene in evidenza durante la sistole della vacuola, mentre nel mas- simo della diastole non appare piu evidente giacche la parete della vacuola si addossa alia parete del seno. La questione di una membrana istologicamente differenziabile, della quale sarebbe provvisto il canale contrattile della Discophrya ci pone innanzi un altro problema : se cioe la parete e attiva o passiva nella contrazione. Nella escrezione si compie certamente un lavoro e la forza necessaria per la sua esplicazione e fornita o dal protoplasma circostante al canale o dalla parete stessa del canale. L' interpretazione data dal Biitschli (la tensione superficiale delle gocce e inversamente proporzionale al lore diametro ; le goc- ce vacuolari hanno quindi una tensione superficiale elevata rispetto air ambiente che si puo considerare come una grossa goccia avente quindi tensione minore. Stabiiita la coniunicazione tra lore per r apertura del poro escretore le tensioni tendono ad equilibrarsi il che portera lo scarico delle vacuole), 1' interpretazione, diciamo, del Biitschli spiegherebbe soltanto le condizioni piii semplici del fe- nomeno. I canalicoli del reticolo escretore della " Bursaria „ si con- ti'aggono pur senza coniunicazione esterna della vacuola centrale. - 135 - Per questa ragione ha gia notato I. Mil Her in quesfco caso deve effefctuarsi una pressione la quale puo esser dovuta alia pa- rete del canalicoli, e il Miiller ha considerate quest' ultima come la pill probabile e " non si puo seguire con attenzione il gioco della vacuola e dei vasi che no partono senza sentire nascere e corroborare I'opinione che sia la vescicola che i vasi abbiano pa- rete propria e slano attivi nella contrazione „. E nemmeno la semplice pressione osmotica puo spiegare lo sca- rico delle vacuole e il Loeb (11) infatti, in vista delle osservazioni di Mac Galium, inclina a credere che nei fenomeni contrattili in- terni la cellula fornisce parte dell' energia di escrezione e di assor- bimento. E a dimostrare quante forme possibili possono assumere queste forze ricorda gli " strizzamenti ritmici „ del liquido conte- nuto nelle vacuole degl' infusorii. " Qui il lavoro di escrezione e fatto evidentemente dalle contrazioni protoplasmatiche e non dalla pressione osmotica „. Nel caso speciale della Dlscophnja il iavoro della contrazione del canale difflcilmente puo supporsi che venga eseguito, almeiio in massima parte, dal plasma circostante: e cio sia perche durante la sistole del canale non si ha alcana contrazione ajTprezzabile della parete del corpo dell' infusorio, sia perche il protoplasma della. i)i- scophrya e dotato di assai scarsa elasticita. E cio e d' accordo con quanto ha detto il Biitschli, che cioe nella maggior parte dei protozoi parassiti la presenza di una resistente cuticoia protopla- smatica ha fatto perdere al plasma gran parte della sua viscosita. Esso percio non ha piii alcana coesione accentuata, alcuna contrat- tilita spiccata, qualita assorbita tutta dalla cuticoia e le deforma- zioni del corpo causate da qualche ostacolo sono rose momentanee grazie appunto alia elasticita di questa resistente cuticoia. Che se la cuticoia viene a rompersi, rottura che puo ad esem- pio provocarsi schiacciando fra il copri e il portaoggetti le Disco- phryae che si trovino in assai scarsa quantita di soluzione fisiolo- gica, si vede che il plasma della Dlscophrya si sminazza in un gran numero di granuh che non inostrano affatto alcana tendenza a riu- nirsi in gocce a causa del piccolissimo potere di coesione. Da cio ci sembra lecito concludere che, se la parete del canale contrattile della Dlscophrya ha una struttura istologica, come tutto inclina a far credere, con molta pro^babilita e li che dobbiamo cer- care la forza che presiede al lavoro di escrezione. Per quanto concerne il ritmo del canale pulsante della Dlsco- phrya in rapporto agli stimoli fisico-chimici sono necessarie delle - 136 - osservazioni molto accurate e numerose: molto piu di quanto ha tatto il Cohn. Dalle esperienze del Cohn citiamo soltanto che si dedurrebbe che il ritmo del caiiale della Discophrya segue la legge di Kanitz (12), cioe : la frequenza delle pulsazioni rappresenta una funzione esponenziale della temperatura, AlOUNE CONSIDERAZIONI SULL'APPARATO NUCLEARE II macronucleo della Discophrya si presenta in forma allungata, ovoidale, con I'asse maggiore nella direzione della lunghezza del corpo. Due fafcti interessanti che riguardano il macronucleo della Di- scophrya sono : in primo luogo la. sua piccola massa rispetto a quella del protoplasma, in secondo luogo la sua spostabilita. La spostabilita del macronucleo sarebbe dovufea, secondo il Biitschli, all'azioiie di correnti nutritive; secondo il Cohn si verifi- cherebbe invece per mezzo di fill protoplasmatici che s' inserirebbero sul fondo dell'organo adesivo e che tirerebbero il macronucleo: il Cohn pero non e sicuro della sua ipotesi ne ha elementi sufficienti per poterne dim'ostrare la verity : egli stesso ce lo dice. Ora, se si tiene sempre di mira il macronucleo quando I'ani- male gira intorno al proprio asse, durante I'intero giro non si av- vertono dei cambiamenti d'aspetto del macronucleo, fatto che do- vrebbe verificarsi se il nucleo fosse appiattito, come crede il Mau- pas: di profilo esse dovrebbe presentarsi sott'altro aspetto. In favore dell' ipotesi del Ma up as starebbe il fatto che se si pone a foco il macronucleo in mode da abbracciarne I'intero diame- tro, esso appare ben distinto, mentre scompare quasi immediata- mente non appena si sposti la vite micrometrica, Ed allora potrebbe darsi che I'aspetto uniforme che presenta il macronucleo quando I'animale gira intorno al proprio asse sia dovuto al tatto che la sua statica sia indipendente dai movinienti del plasma dov' e posto. II metodo delle sezioni, anche in questo case, ci e servito per decidere tale questione. Ed infatti nelle sezioni della Discophrya che sono state condotte perpendicolarmente all'asse maggiore dal nucleo, la sezione di quest'ultimo ci e apparsa costantemente a contorno cir- colare o appena appena ellittica, come non dovrebbe accadere se il nucleo fosse appiattito. II macronucleo ordinariamente trovasi poco discosto daU'organo adesivo. Difficile e 1' assodare I'importanza di tale posizione : il Metcalf (13-14) risponderebbe che il piinto dove trovasi il macro- - 137 - nucleo e il centro dell'attivita vitale del protoplasma: ed avendo il macron ucleo infatti, come sembra ormai molto probabile, iraportanza nella vita vegetativa, non dovrebbe sorprendere la sua collocazione vicino all'apparato adesivo che dovra avere tanfca parte nella vita vegetativa dell'animale. E ci sembra interessante far notare in pro- posito come nelle sezioni da noi ottenute imparafflnando e sezio- iiando in toto la cloaca, in moltissime sezioni, diciarao, appartenenti ad animali che rimasero uccisi dal fissativo mentre stavano ancora attaccati alia muccosa o da poco se ne erano distaccati, come in- dica la loro posizione rispetto alia mucosa medesima che presenta delle sporgenze ad essi corrispondenti, il nucleo appare posto pro- prio molto vicino all'organo adesivo. Tale fatto si puo vedere assai chiaramente nella fig. 8. La divisione dell a " Discophrya „ e la formazione di gatene d'individui. Nella Discophrya il prime accenno aH'imminenza della divi- sione ci e fornito dal protoplasma, giaccho nel posto dove in se- guito si formera il solco divisorio appare una linea chiara che di- vide il protoplasma in due regioni. II macronucleo, il cui volume s'e frattanto accresciuto, scende in basso in modo proprio da di- sporsi nel mezzo della linea chiara. II Cohn, come gli altri autori che si sono brevemente occupati della Discophrya, non hanno fatto attenzione a tali cuxostanze. II fatto che la divisione sarebbe quasi preannunziata da quella spartizione, diciamo cosi, del protoplasma in due regioni, anteriore e posteriore, mi sembra presentare un certo interesse in quanto sappianio che, in generale, 1' annunzio alia divisione e dato dai cambiamenti morfologici del nucleo: perdita della membrana, ad- densamenti della cromatina, formazione di fusi etc. ; la divisione del protoplasma e un fenomeno posteriore a tali modificazioni nu- clear!. Certamente ci si potrebbe opporre che i fatti da noi sopra mentovati siano soltanto apparent! : che cioe se potessimo studiare in dettaglio i fenomeni nucleari forse si vedrebbe che questi pre- cedono anche in questo case la divisione protoplasraatica e, niagari, all'accenno di essa. Ma non bisogna dimenticare che quella tale linea chiara divisoria compare nel protoplasma molte ore prima che il nucleo migri verso di essa e quand'ancora esse non sembra pre- sentare in niun modo modificazioni apprezzabili. 11 macronucleo arrivato nella regione del protoplasma dove s'e - 138 - foniiata quella linea chiara, aumenta la sua lunghezza e in esso si possono scorgere in modo assai chiaro degli addensamenti polari dei granuli di cromatina: si avrebbe cioe quasi la formazione di un rozzo fuso. Naturalmente per poter dire qualche cosa di definitivo sul- r andamento della divisione della Biscophrya bisogna ancora deter- minare il comportaraento del micronucleo, dato che esso esista, e se present! delle figure mitotiche. Per ora le notizie che si hanno in letteratura riguardo al micronucleo delle Opaline sono piuttosto scarse e in particolar modo per le Anoplophrynae e per i Disco- phrydi. Alcuni autori (Maupas, Biitschli) ne ammettono 1' esi- stenza, altri la negano. II Cohn confessa, per la Discoplirya, di non aver potuto conckulere nulla in proposito: tuttavia egli manifesta il dubbio di averlo visto qualche volba quando raniraale si prepara alia divisione. II Cepede (15) dice che il micronucleo degli Astomi e difficile a studiarsi e richiede a cio una tecnica speciale. Ora, se ammettiamo, come crede il Maupas per altri Astomi, che il micronucleo sia interne al macronucleo, possiamo evidente- meiite supporre una divisione diretta di tutto il sistema nucleare. Nelle Anoplophrynae e nei Discophrydi, infasori in generale di grandi dimensioni ed allungati in senso antero-posteriore, la divi- sione non e seguita da distacco dei pezzi, ma questi rimangono uniti per qualche tempo forniando delle caratteristiche catene salle quali tanto hanno discusso e fantasticato gli studiosi. La Biscophrya quando ha raggiunto una certa lunghezza si di- vide, come abbiamo detto, traaversalmentein due meta che riman- gono attaccate. II comportamento di questi due pezzi riguardo alle ulteriori divisioni puo essere identico in alcuni casi, differente in altri. Ed infatti puo saccedere che i due individui non vadano in- contro ad altre divisioni e che il pezzo posteriore si accresca rima- nendo attaccato al prime per poi staccarsi, una volta raggiunto un certo sviluppo. Puo darsi in voce il case che ambedue i pezzi si dividano ognuno in due in modo da formare una catena di 4 indi- vidui. II Cepede (15) chiaraa " primite „ il pezzo che e prov visto deir organo adesivo e " satelliti „ gli altri. Questi quattro indivi- dui possono dividersi ancora in due e dar luogo ad 8 individui, numero limite massimo secondo Maupas, Biitschli, Cepede e Cohn. Noi pero abbiamo avuto occasione d'incontrare molto spesso catene di 9 individui e in qualche case finance catene di ben 12 in- dividui ; quindi le catene di 9 individui crediamo che si potrebbero riportare alle catene di 12 per perdita di 3 individui, ed in verita il distacco si rende manifesto per dei piccoH prolungamenti fibrillari - 1S9 - che rimangono al posto del distacco. Ad un simile disfcacco dei pic- coli individui bisogna riportare altresi le catene formate da un grosso primite seguito da un piccolo satellite, come frequentemente capita di osservare. Nella fig. 9 si osserva una catena di Biscophrya di due pezzi nella quale I'individuo posteriore sta dividendosi in due, nella fig. 10 una catena formata da un grosso primite seguito da 4 satelliti. Come interpretare tali catene? Si puo paiiare di una gemma- zione simile a quella che si ha nella tenia, come fanno ad esempio ilMaupas e il Cepede? Crediamo di dovere rispondere negati- vamente, come vedremo piii il la. Se intanto la catena delle Discophryae va incontro ad un leg- gero accresciraento in lunghezza, tale accrescimento crediamo che si debba interpretare in questo mcdo. La lenta formazione dei setti rispetto alia velocita di divisione porta come prima conseguenza la formazione stessa della catena e secondariamente Taccrescimento in lunghezza di essa e cio perche ciascun individuo cominciando a vivere di vita autonoma per la ritardata Uberazione comincia ad accrescersi a proprie spese. In qualcuno di essi infatti, a cominciare da qaello che trovasi piia in avanti, s'inizia gia la formazione dell'organo adesivo. Tale fenomeno si oppone aha equipollenza dei pezzi della catena. II Cepede crede che la formazione di queste catene d'individui rappresenti un magnifico esempio di adattamento parassitario. I pa- rassiti di grosso taglio, egh dice, sarebbero facilmente distrutti per gli urti con i detriti cloacali spesso assai duri, come silice, calcare, gusci di diatomee etc., mentre essi disponendosi metamericamente in catene di piccoh individui, il danno di un urto ricadrebbe soltanto su un solo individuo e non su tutta la catena. Quest'ipotesi del Cepede uon ci persuade proprio, se non altro per il fatto che non bisogna dimenticare che queste catene esistono pel' un periodo tfi tempo assai limitato e sono piuttosto rare, men- tre gl'mdividui isolati sono molto piiA comuni. E non ci sembra poi esatta I'omologazione che fa il Cepede della formazione delle ca- tene della Biscophrya con la formazione delle proglottidi delle tenie, interpretando cioe, i due fenomeni come un caso di convergenza per identiche condizioni etologiche. II confronto non va perche nolle tenie v'e un solo produttore: lo scolice, qui invece gl'individui neo- formati possono alia loro volta produrre nuovi individui. Palermo, 26 giugno 1919. 140 Bibliografla 1. stein T. — Uebei' die ilim bis jetzt bekaunt gewordenen u. v. ihm genauer erforscht Infus. welche im lunerii v. and. Thier. eine paras. Lebensw fiihr. — Abh. k. hohm. Oes. Bd. 10, 1859. 2. Maupas E. — « Haptophrya gigantea ». — Comp. rend. Ac, Sc. Paris 1879. 'i. Id. — Contribution k V etude moipliol. etc. — Arch. d. Zool. experiment. 1883. 4. Everts E. — Bijdrag tot de Kennis der Opalinen uit Let Uarnik. van Batrachiers. — Tijdschr. Nederl. Dierk. Vereen 1879. .">. Certes A. — Note sur 1' Haptophrya gigantea Maupas etc. — Bull. Soc. Zool. France 1879. ti. Kent W. S. — A manaal of the Infusoria. — London 1880. 7. Lacbmanu et Clapar6de. — Etudes sur les infusoires et les rhizopodes. — Mem. inst, Qene- voise. T. V. 1858. 8. Biitscbli O. — « Protozoa » in Klassen und Ordnungen des Thier-Reichs (Bronn's). — 1888. Abt. III. 9. Cohn L. — Zwei parassitische Infusorien aus « Discoglossus pictui ». — Arch, filr Prot. Kun- de. Bd. IV 1904. lu. 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Pig. 3. — Dalla regione anteriore di nn.a Discophrt/a colorata col bin di metilene. Le lettere come nella tig. 1. Fig. 4. — Porzione dello strato esterno del corpo della Discophrya per far vedere I'inserzione dello ciglia sui corpuscoli basali subcuticolari. Fig. 5. — Porzione anteriore del corpo della Discophrya colorata col bin di metilene. La ventoea ve lascia vedere il ouscinetto adesivo ca e la cuticola della ventosa cv. Fig. 6. — Sezione longitudinale della meta anteriore della Discophrya con sezioni del canale contrat- tile {c,s). Nell' interno di alcune di queste sezioni si possono osservare dei dissepimenti. Fig. 7. — Sezione, come in 26, della ventosa adesiva attaccata ad una piega a della mucosa cloa- cale ; 6 exoplasma. Fig. 8. — Sezione longitudinale di una Discophrya con il uucleo spostato molto alio innanzi. Fig. 9. — Una catena di Discophrya di due jjezzi, dei quali il posteriore sta dividendosi. Fig. 10. — Catena formata da un primite e 4 satelliti. Ingrandimenti : fig. 1, 2a, 9, 10. Ob. 4, Oc. 2 Koristka. iig. 6, 8. Ob. 7 Oc. 3 Koristka. fig. 7. Ob. 9* Oc. 2 Koristka. fig. 26, 3, 4, 5. Ob. ap. Vis imm- oiuog. Oc. 3 Koristka. Avvertenza Delle Comutiicazioiii Oijgiiiali ciiu si pubblicaiio nel Monilore Zoologico Italiano e vietata la lipioduzione. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabilk. Fireuze, 1919. — Tip. L. Niccolai, Via Eaenzs, 52. . Hojiitore Zoolof/ico JfaUano.Amio XXX I Tmdif cc- tm J'' 8 1- S- ' ? /? m xs^' ca r.e r.s m JO \fi ■!:fi.ffmi/,3!zaSC'c.Cf.9S Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale delia Unione Zooloyica italiana DIRETTO DA GIULIO GHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Auatoiuiii umaiia Prof, di Anatomia coiiip. e Zoologia nelli. Istituto di Stndi Super, iu Fii'eiize iiella R. Uiiiversit.'l di Pisa CON LA COLLABORAZIONE DI BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E, (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Aininiuistrazione: Istituto Auatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuoaamento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 9. SOMMARIO: Comunicazioni originali: Ganfini C, Su un caso di rene nnico cd utero unicorne consociato a varieta vascolari. (Con 3 figure). — Granata L, Dermomycoides Beceaiii n. g., n. sp. (nuovo enigmatico parassita di Molgo vulgaris L.) (Con tav. IV-V). — Pag. 141-160. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI GENOVA DIRETTO DAL PROF. P. LACHI Su un caso di rene unico ed utero unicorne consociato a varieta vascolari (Con 3 figure). NoTA DEL DOTT. G. GANFINI Aiuto. E viotiita 1.1 riprodnzioiie Le varieta anafcomiche che descrivo sono state riscontrate in un ca(3avere di donna di a. 45, morta per bronco-polmonite nel mese di gennaio u. s. Esse riguardano I'apparato uro-genitale ed il sistema vascolare dell'addome e della pelvi. Ho creduto utile di fame oggetto di studio non solo per la loro concomitanza e per la rarita di alcune, ma anche perche mi sembra che il loro interesse - 142 - ,/^ /-. r- — ■■ — ^ -. va,da oltre a quello della seiiTi)lice cnriosita anatomica in quanto che ci possono servire come mafeeriale per lo studio dello sviluppo del sistema vascolare e del sisteraa genitale svelandone alcuni punti oscuri. Devo preiuettere alia descrizione che il cadavere di questa donna non presentava aU'esame esterno alcun indizio di malforma- zione, fu destinato alle esercitazioni anatomiche senza preparazione alcuna ; percio ed anche per gli esercizi di dissezione che vi erano stati praticati non farono potuti studiare dettagli che pure sareb- bero stati interessantissimi. Fig. ]. — Apparato geuitale di sinistra, o.s. =: ovaio sinistro, p.pv. —^ processo peritoneo-vagiuale, F =r fibroiuionia. Le alterazioni dell'apparato urogenitale sono le seguenti. Si nota anzitutto la totale mancanza del rene sinistro e dell'uretere. Persiste a sinistra il processo peritoneo-vaginale il cui fondo, un po' rigonfio, si presenta come un piccolo tumore erniario. Entro il pro- cesso peritoneo vaginale si insinua la tuba talloppiana di sinistra che colla sua estreraitct superiore, rappresentata dal padiglione, ri- mane enlro al bacino ; il padiglione sebbene di dimensioni piu pic- cole che normalmente e ben formato ; uno specillo introdotto nel- I'apertura centrale del padiglione puo inoltrarsi nella tuba solo per mezzo centimetro; Taltra parte della tuba e impervia. Seguitando I'esame della tuba, si vede che, appena giunta entro il canale pe- ritoneo vaginale, si rigonfia in una intumescenza del volume di una piccola noce, di consistenza raoUe, ricoperta da sierosa, e fissata per un tenue peduncolo al fondo del processo peritoneo-vaginale. L'esame istologico di questa intumescenza ci mostra che essa e costituita quasi essenzialmente di cellule muscolari e da fibre con- nettivali, frammiste e disposte senza alcun ordinamento apprezzabile ; vi notiamo pure la presonza di vasi sanguigni specialmente note- voli per il forte sviluppo delle lo]"o tuniche. Al padiglione della tuba e connesso, per una tenue briglia, un corpicciolo del volume di una piccola mandorla, liscio alia superficie, un po' piu consistente dell'altro descritto, situato medialmente al - 143 - padiglione ed in immediata vicinanza deH'oriflcio di entrata nel pro- cesso peritoneo vaginale. Per la sua forma e per i suoi rapporti si sospetta che esso rappresenti I'ovaio di sinistra, cio che e confer- mato per mezzo dell'esame istologico. Tutte queste formazioni appartenenti all'apparato genitale di sinistra non hanno alcun rapporto di continuita colle altre parti dell'apparato genitale il quale ad una superflciale osservazione non mostra altra abnormita che una forte latere deviazione destra del- I'utero. II corpo dell'utero molto piccolo presenta un fondo rigon- fiato a mo' di clava e si continua direttamente colla tuba destra. E a notarsi cheil punto di continuazione della tuba coll' utero e situato esattamente nel centre del fondo clavato dell'utero stesso Fig. 2. — Appavato genitale destro. O.d. =: ovaio destro, U. =: utero. Nulla di anormale si puo riconoscere nella conformazione, nella situazione dell'ovaio, tuba e ligamento rotondo di destra. Esami- nando un po' piii attentamente I'utero ed i suoi rapporti colla va- gina ci accorgiamo che non esiste una demarcazione tra corpo e collo uterine; possiamo pero riconoscere una porzione vaginale, e I'orificio esterno che e normale e tagliato trasversalmente. L'esame della superfice interna della vescica urinaria mostra la assenza del^o sbocco dell'uretere sinistro, percio il normale disegno del trigone vescicale risulta alquanto alterato. Le varieta del sistema venoso sono le seguenti: A destra si trovano normali le vene iliaca esterna e la interna che si uniscono tra loro in corrispondenza della sinflsi sacro-iliaca. - 144 - L'unica vena resultante si porta in alto, a destra dell'aorta, e sui corpi delle vertebre lombari fino all'altezza dell' ilo reoale destro ; quivi giunta e dopo aver ricevuto lo sbocco della vena renale de- stra si dilata considerevolmente a solo qui assume I'aspetto della vena cava inferiore e come tale si porta verso il diaframma senza mostrare altra varieta dal comportamento normale. A sinistra manca la vena iliaca interna; le piii grosse ramifi- cazioni venose parietali (v. ischiatica, glutea etc.) sboccano nella vena iliaca esterna. Da questa vena si distacca a livello deirarticolazione sacro-iliaca un ramo abbastanza grosso che si dirige verso destra con decorso pressoche orizzontale per sboccare nella vena iliaca interna di de- stra qualche niillimetro prima che questa si fonda colla iliaca esterna dello stesso lato. Questo ramo anastosmotico trasversale pelvico passa percio al davanti dalla P vertebra sacrale ed e situate ven- tralmente alia voluminosa arteria sacrale media. Dopo aver date questo ramo anastomotico, la vena iliaca ester- na sinistra prosegue cranialmente sui corpi vertebrali lombari, e a sinistra dell' aorta. Si puo percio indicare come vena cardinale posteriore sinistra ed il suo ulteriore comportamento conferma 1' esattezza di questa interpretazione. Infatti giunta all'altezza della seconda vertebra lombare passa trasversalmente verso destra per gettarsi nella vena cava inferiore nel punto ove questa si costituisce ossia in corrispondenza dello sbocco della vena renale destra. Una vena renale sinistra e natu- ralmente assente, ma per la situazione topografica e sostituita dal- r anastomosi trasversale lombare che costituisce una radice, la ra- dice sinistra, della vena cava inferiore. In questa anastomosi tra- sversale sboccano le vene sessuali di sinistra. La vena cardinale posteriore di sinistra prosegue cranialmente per altri due segmenti in un sottilissimo tronco che si approfonda in seguito in un foro intervertebrale. Varieta altrettanto interessanti, ma molto piii rare a verifi- carsi, si riscontrano nella disposizione delle arterie della regione lombare e pelvica. L' aorta, dalla quale non vediamo naturalmente nascere 1' arteria renale sinistra, sembra a prima vista che si bi- forchi piu cranialmente del normale ossia a livello del corpo della 3^ vertebra lombare ; avvertiamo anche una notevole differenza di calibre nei due rami di biforcazione. In realta troviamo che alia 3* vertebra lombare 1' aorta manda a sinistra 1' arteria iliaca esterna i 145 indi prosegue il suo cammino non piu sulla- linea mediana, ma in- clinata verso destra e inentre scorre sul corpo della 4'"^ vertebra lombare maiida un' arteria lorabare a sinistra, che e la 4% la quale per raggiungere il suo territorio di distribuzione deve attraversare la colonna vertebrale. Dopo cio 1' aorta giunta al disco tra 4-'' e 5''' vertebra lombare si divide nell' arteria iliaca primitiva di destra e arteria sacrale media, L' arteria iliaca primitiva destra e le branche Fig. 3. — A. =. aorta, V.C. = vena cava infeiioie, v.i\ =: veua icuule destra, v.c.p.s. =z vena cai- dinale posteriore sinistra, v.e.p.d. -— vena cardiuale posteriore destra, v.cj.d. =: vena geuifcale de- stra, v.g.s. =: vena gonitale sinistra, v.i.e. == vasi iliaci esterni di destra, v.i.i. = vasi iliaci in- tern! di destra, a.s.-m. =: arteria sacrale media, a.f. =t arteria feniorale di sinistra. da essa dipendeiiti direttamente o indirettamerite non mostrano va- rieta alcuna. Invece 1' arteria sacrale media molto piu grossa che normalmente, del calibre di ciica mezzo centimetre, e alia sua origine situata a destra della linea mediana, rnggiunge questa solo air altezza della seconda vertebra sacrale ova dopo aver dato un'ar- teria sacrale diretta a sinistra, cambia bruscamente di calibre, di- viene sottilissima e si comporta allora come di norma. L' arteria sacrale sinistra che per ii calibre sembra la continuazione della sa- - 146 - crale media si dirige dappriraa in alto e a sinistra, manda un sot- tilissirao ramo nel primo foro sacrale anteriore e giunta a livello della parte piiJ alta del grande foro ischiatico si ripiega quasi bra- scaniente in basso ed aU'esterno per raggiungere fine al disotto del legamento inguinale ove si unisce all' arteria iliaca esterna di sini- stra e contribuisce cosi alia formazione dell' arteria femorale. In tutto questo tragitto arcuato, questa arteria sacrale da luogo, senza perdere molto del suo calibre, alia piii importanti ramificazioni, che di regola vengono date dall' arteria iliaca interna, ossia alia a. glu- tea, ischiatica, otturatoria etc. Disgraziatamente, non fu possibile riconoscere se esisteva e dove originava 1' arteria ombelicale. Dalla descrizione resulta che le varieta riscontrate nei sistema urogenitale e vascolare di questa donna si possono cosi formulare : Nell'apparato urogenitale: mancanza dell'uretere e del rene di sinistra. Mancanza od atrofia del segmento distale del condotto ge- nitale di sinistra in modo da risultare un'utero unicorne destro ; persistenza del processo peritoneo-vaginale a sinistra entro al quale si trova la parte superiore del canale genitale differenziato nella tuba; a spese di questa parte si e sviluppato an piccolo flbro-raio- ma che e allogato entro il processo peritoneo-vaginale. Nell' apparato vascolare venoso : persistenza della vena cardi- nale posteriore sinistra con esistenza del ramo anastomotico tra- sversale pelvico tra le due vene cardinal! posteriori. La vena cava inferiore si e formata solo nella sua parte piii craniale. Mancanza delle vena iliaca interna e della vena renale a sinistra. Nell'apparato vascolare arterioso : mancanza dell' arteria renale sinistra e dell' arteria iliaca interna, dello stesso lato. L' arteria iliaca esterna sinistra nasce direttamente dall' aorta a livello della 3' vertebra lombare. I rami parietali dell' iliaca interna sinistra sono dati dair arteria sacrale media per mezzo di una arteria sacrale lateraie. Se volessimo pretendere, alio scope di indicare la frequenza di queste varieta, di trovare nella letteratura la descrizione di un case perfettamente eguale a quelle in esame, potremmo dire senz'altro che esso e unico. Se poi consideriamo partitamente le varieta ana- toniiche secondo I'apparato ove si sono prodotte allora vediamo che la varieta del sistema venoso e tutt'altro che rara. In una tesi di Pangratz (1) del 1894 si trovano registrati 30 casi di permanenza delle 2 vene cardinall posteriori o, come a volte e detto, di raddop- - .147 — piamento della vena cava inferiore. In iin lavoro di Gerard del 1906 (2) aumenfcano fino a 44 e dopo questo anno ne trovo regi- strati molti altri di cui alcuni verranno citati piii oltre; in ogni modo e da avvertire che queste stafcisfciche sono lungi dall'essere esatte; ad esempio vedo trascurato un caso descritLo da An to- ne Hi (3). Ancora piii frequenfci sono le varieta dell' apparato genito urinario. I casi di rene unico con malformazioni degli organi geni- tali sono staLi descritti in gran copia anche da autori Italian! e piii nel sesso maschile che nel femminile, date cho le vie genitali ma- schili derivano dalla stessa matrice da cui deriva Turetere ed il rene. Ed anche fra i numerosi casi che si riferiscono al sesso fem- minile che io ho potuto prendere in esame, nessuno riproduce esat- tamente le condizioni da me riscontrate siil cadavere esaminato. La ragione e forse da ricercarsi nel fatto che trattandosi di arresti di sviluppo e difficile che la causa producente Tarresto dello svi- luppo agisca nelle stesse condizioni di tempo e di misura; potremo trovare cioe le identiche alterazioni solo nel caso che il perturba- mento abbia agito nello stesso periodo 'dello sviluppo e sia state della stessa intensita. In ogni modo tutti i casi descritti da autori italiani e stranieri di utero unicorne, con o senza rudimento dell'altro corno, o i casi di mancanza dell'utero e della vagina hanno tutti, almeno per la lore origine, qualche punto di somiglianza con quelle descritto da me. — Voglio ricordare pero in modo particolare il caso descritto da Honisberg (4) (utero unicorne destio; mancanza del rene e uretere di sinistra e di un piccolo rudimento di tuba sinistra) che e molto simile al mio anche perche vi erano associate varieta va- scolari importanti, ma differenti da quelle da me trovate ; quelle descritto da Cutore (5) in una bambina (rene unico ectopico, man- canza totale dell'utero e della vagina per mancato sviluppo della parte inferiore dei due condotti di MuUer, presenza delle ovale e deir inizio delle tube, oltre ad altre malformazioni del fegato, della railza etc.) ed il caso descritto da Romiti (6) (utero unicorne con corno rudimentario dal quale si era sviluppato un fibre mioma). Al- quanto piu rara e la varieta riscontrata nell 'apparato vascolare ar- terioso. — Nel trattato di Anatomia di Quain (7) si registrano tre casi di mancanza dell'cirterJa iliaca interna, il caso descritto da Ellis,, da Eckhard e da Ledwich; in questi casi le arterie normalmente originate dall' ipogastrica venivano fornite da un' ansa deir iliaca esterna che si approfondava nella pelvi. Un altio caso si trova ricordato da Lushka (8) ed e molto simile ai precedenti. - 148 - Solo le cognizioni embriologiche ci spiegano le varieta riscon- trate in questo cadavere a carico degli apparati urogenitale e va- scolare, e la spiegazione diviene tanto piii chiara in quanto che ognuna di queste varieLa e dovuta ad arresco dello sviluppo senza che in segaito siano intervenuti alfcri fattori a rendere ineno evi- dente la loro interpretazione. Nei primi periodi dello sviluppo di questo soggetto e avvenuto forse la formazione normale del corpo di Wolff e del condotto di Wolff, ma ben presto deve essere accaduto un perturbamento, del quale ci sfugge la natura, la causa che I'ha prodotto e I'inteusita, ma per il quale la porzione piii inferiore del dutto di Wolff di sinistra, quella porzione prossima alio sbocco del dutto nella cloaca, ha cessato di evolversi normalmente o non si e sviluppata. Siccome e da questo tratto piii caudale del dutto di Wolff che germoglia I'uretere e indirettamente il rene deflnitivo cosi abbiamo nel nostro case I'assenza di quel due organi. Del rene deflnitivo pro- babilmente si e sviluppata quella parte di parenchima che e for- mata dal tessuto nefrogeno del corpo di Wolff, ma essa, se pure si e abbozzata deve essere ben presto scomparsa. Basandomi sui dati di His e di Keibel riportati da Felix (9) possiamo riportare I'epoca del perturbamento che ha colpito il con- dotto di Wolff approssimativamente alia 4^ settimana embrionale. La malformazione nel campo genitale che porto alia esistenza del- I'utero unicorne deve essere, a parer mio, considerata come una conseguenza della alterazione che colpi il dutto Wolffian o. Infatti dobbiamo ricordare che i due condotti di Muller, i quali si svi- luppano piii tardivamente del condotti di Wolff e cioe alia 5» set- timana embrionale (in embrioni lunghi 1 cent.) hanno con i condotti di Wo-iff un rapporto molto intimo specialmente nella loro porzione caudale quella cioe che e destinata a forraare, per fusione del due condotti di Muller nella linea raediana, Tutero e la vagina. II rap- porto e tanto intimo che alcuni autori (Balfour (10), Tourneux (11) in base alle »ricerche di Balfour e Sedgwick negli embrioni di polio, ammettono che il segmento inferiore del condotto di Muller si accresca a spese delle pareti del condotto di Wolff. Se noi accet- tiamo questo mode di vedere e facilmente spiegabile che in seguito ad una alterazione che colpisce nel suo sviluppo la parte inferiore del condotto di Wolff si abbia pure una alterazione nello sviluppo del segmento inferiore del condotto di Miiller; nel nostro case il condotto di Muller sinistro normalmente abbozzato e sviluppato - U9 - nel segmento superiore ha dato luogo alia formazione della tuba, ma non essendosi sviluppato nel segmento inferiore, non ha parte- cipato alia formazione deU'utero e della vagina i quali organi si sono format! a spese del dutto di Miiller dal lato destro ; da cio I'utero unicorne. Non dobbiamo nasconderci pero che la accennata diretta par- tecipazione del condotto di Wolff alio svilappo ed airaccrescimento del segmento inferiore del condotto di MuUer dei vertebrati supe- riori non da tutti gli osservatori e ammessa, che anzi la maggior parte di essi, specialmente i piii recenti, la esclndono anche negli uccelli (LuQghetti (12). Tattavia non viene escluso un certo grado di dipendenza dello sviluppo del condotto di Muller dal condotto di AVolff; questo, per riferire la parole di Broman(13) " funziona, per cosi dire, come un gubernaculum per il dotto di " Muller, pertanto senza contribuire all'accresciQiento in lunghezza " dello stesso per mezzo di mater! ale cellulare „. Anche cosi limitata I'intluenza che il dutto di Wolff esercita sullo sviluppo del condotto di Muller, si puo capire come un per- turbamento nello sviluppo di quello, debba, o, raeglio, possa indurre deUe alterazioni sull'ulteriore normale sviluppo di questo. Ed una prova indiretta della giustezza di questo concetto si ha nella grande frequenza di associazione delle varieta dei genitaU femminili interni di un lato con la rnancanza del rene dello stesso lato (Paltauf (14), Ballowitz (15), Mangiagalli (16)). La non avvenuta formazione del corno utero vaginale sinistro, ha naturalmente influito sulla ulteriore evoluzione di tutto 1' appa- rato genitale interne dello stesso lato; a cio io credo di ascrivere la persistenza del condotto peritoneo vaginale che si e formato ed ha cessato quiadi di evolversi, ed anche la situazione dell' ovaio sinistro in vicinanza dell' inizio del condotto peritoneo-vaginale, po- sizione che Y ovaio ha normalmente al S^ mese di vita intrauterina. In quanto al fibromioma contenuto entro il processo peritoneo- vaginale io non so dire ae esse abbia tratto origine dagh elementi del legamento inguinale o dagU eiementi della parte persistente del condotto di Muller. I casi descritti nella letteratura, fra i quali ri- cordo quelli di Rom it i e di Mangiagalli rendono piii accetta- bile il secondo modo di vedere. Varieta venose. Le ricerche di Hochs tetter (17) sullo svi- luppo della vena cava inferiore sono cosi note che mi dispense dal riportarle per documentare che nel caso in esame non e avvenuta - i50 - la formazione del seginento sottorenale delhi veua cava inferiore perche e rimasta delinitivamente la condizione embrionale della esi- steiiza cioe delle due vene cardinal! posteriori. Quesfce due vene sono tra lore unite dal. ramo anastomotico trasversale pelvico il che ci indica, secondo Kolimann (18) che 1' arresto dello sviluppo del sistema venose e avvenato in uno stadio non preoocissiino, ma circa alia 6^ settiraana di vita embrionale. Credo invece piii interessante occuparmi un po piia diffiisamente sul reperto relative alia vena sessuale di sinistra che trova il sue punto di sbocco nel ramo anastomotico trasversale tra le due vene cardinal! posteriori. Sappiamo dalle ricerche di Hochs tetter (19), Zumstein (20), che le vene sessuali nella loro parte craniale sono precedute dalla formazione d! un'anello venose sviluppatos! a spese della vena cardinale posteriore. Questo anello venose attraverso il quale passa I'uretere e composto di due rami, uno posteriore piu voluminoso rappresentato dalla vena cardinale, 1' altro anteriore piia sottile che diventera in seguito la parte craniale della vena ses- suale. 11 punto in cui questo ramo ventrale si riunisce cranialmente alia respettiva vena cardinale, in altre parole lo sbocco della vena sessuale nella cardinale posteriore si trova un po al disotto della vena renale a destra ; un po al disotto del ramo anastomotico tra le due vene cardinali a sinistra. Ora, siccome la vena cardinale di destra viene a formare la parte caudale della vena cava inferiore, cosi nell' adulto troviamo che la vena sessuale destra imbocca nella vena cava inferiore. A sinistra invece ove la vena cardinale posteriore e destinata a regredire, la vena sessuale oltre che esser formata dal ramo an- teriore deir anello venose descritto, viene prolungata cranialmente a spese di quel piccolo tratto di vena cardinale posteriore compre- so tra I'estremo craniale dell' anello venoso e il ramo anastomotico trasversale tra le due vene cardinali. Questo ramo anastomotico prende parte alia formazione del segmento interne della vena renale sinistra definitiva, percio nell' adulto vediamo la vena sessuale di sinistra sboccare nella vena renale. Applicando queste conoscenze al nostro case ove per la man- canza del rene sinistro vi e pure assenza del tratto esterno della vena renale, dove troviamo pure la permanenza della vena cardi- nale posteriore sinistra dovremmo trovare lo sbocco della vena ses- . suale sinistra in questa vena cardinale postei-iore ; infatti e cosi che si comporta. la vena sessuale in alcuni dei casi di permanenza della vena cardinale posteriore sinistra descrilti da altri autori, ad - 151 - esempio nel caso di Patten (21), in uno di Gerard (2), mentre nel raio caso come in quelli di Antonelli (3», in un altro di G-e- rard(22), in uno di Giwens (23), di Mucliet (24), la vena ses- SLiale si vede sboccare o nella vena renale o nel punto di unione della vena renale colla vena cardinale posteriore. Per renderci ra- gione di questo diverse comporfcamento possiamo ammettere che nell' embrione umano 1' anello venoso, che da origine col suo ramo anteriore alia vena sessuale, si estende cranialraente di piii che non nei mammiferi nei quali e stato seguito nel suo sviluppo. Ne que- sta ammissione puo sembrare illogica quando si rifletfca che in al- cuni mammiferi, ad esempio nel gatto, 1' anello venoso e piii svi- luppato in lunghezza che non nella cavia (Hochs tetter) (19). Anche per la spiegazione della anomala ed alquanto strana di- sposizione del sistema arterioso pel vice ed addominale ci servono le ricerche embriologiche di diversi Autori principalmente di Hoch- s tetter (25). Da qaeste ricerche resulta che la priraitiva arteria dell'arto inferiore, Tarteria ischiatica, si distacca dall'aorta a livello del 40-50 segmento lombare, in seguito pero anastomizzandosi col- I'arteria ombelicale e dopo che il tratto prossimale di qaesta ultima arteria si e atrofizzato, le due ramiflcazioni arteriose, ischiatica ed ombelicale, sembrano originare dall'aorta per un tronco comune; e quando Tarteria ischiatica che dapprima e piccolissima, ha acqui- stato un maggior calibre serabra che I'arteria ombelicale ne sia un ramo collaterale. Prossimalmente al punto di origine delPombelicale dall'ischiatica si distacca un'arteria, dapprima esilissirna, 1' arteria femorale 0 iliaca esterna. Levi (26) in embrioni di cane, cavia, coni- glio confermo sostanzialraente questi dati di Hochstetter, eBro- man in embrioni umani: solo e da rilevarsi che in questi non e stato osservato lo stadio iniziale di origine dall' aorta dell' arteria ischiatica (Ewans) (27). In ogni mode il tronco comune dell'arteria ombelicale e dell'arteria dell'estreraita inferiore rappresenta I'arteria iliaca comune dell'adulto; e la parte pelvica, prossimale, dell'arteria ischiatica rappresenta I'arteria ipogastrica. Conviene era ricordare che secondo B rem an (13) le arterie iliache comuni dei due lati, nel lore tratto iniziale si avvicinano I'una all'altra, in mode da toccarsi e quindi fondersi e da questa loro fusione deriverebbe la parte piii caudale della definitiva aorta. La detta fusione delle 2 iliache primitive in un tronco impari era stata del resto gia ammessa da Levi (26) ed io credo che il caso da me descritto serva di appoggio a questa ipotesi. - 152 - __^ „„ m -. Infatti nel caso in esame per il turbarnento dello sviluppo non si e avuta la formazione della arteria iliaca interna sinistra; dalla ombelicale si e svilappata solo I'arteria iliaca esterna, percio e man- cata la formazione deH'arteria iliaca com Line; mentre a destra lo sviluppo e proceduto regolarmente e si e avuta la formazione della arteria iliaca comune. Dell' ultimo tratto dell'aorta che dovrebbe for- marsi per la fusione del segmento craniale delle due iliache comuni, e presente per conseguenza solo la parte destra la quale ha consei'- vato la sua posizione laterale rispetto alia linea mediana; possiamo cosi spiegarci, con la mancanza di questa fusione, la situazione asimmetrica della arteria sacrale media e la sua origine, che, solo apparentemente, avviene dalla arteria iliaca comune di destra. Le altre varieta arteriose, come I'origine dalla arteria sacrale media della maggior parte dei rami che normalmente derivano dalla ipogastrica hanno per me un'interesse secondario e si sono proba- bilmente causate per supplire al non avvenuto sviluppo della ipo- gastrica per la permanenza e maggiore sviluppo di una rote capil- lare che normalmente dovrebbe sparire, oppure, come pensa G op- pert (28), per formazione di anastomosi capillari che acijuistano un calibro che normalmente non dovrebbero raggiungere. Bibliografia. 1. Pangratz A. — Ueber die sogenannte Verdoppeluiig der obereu uud uutoicn Hohlveue. ^ — Inaug. Dissert. Eonigsherg, i, Fr. 1804. 2. Gerard G. — Anomalies vasculaires par arrets de developpeiuent. — Bihliogr. Anat. T. XV^ 1906. 3. Antoiie 1 li G. — Duplicita apparente della veua cava inferiore. — liesoconto della 1{. Accad. Medico -Ohirurgicii. Napoli, 1882. 4. Honigsberg M. — Ein fall von angeboreneii Missbilduug des Urogeuitaltractus. — Motiat. GeburUh, u. 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Nella zona interna (fig. 4) si trovano, a gruppi di 2 o di 4, piccoli elementi mononucleati, irregolarmente sferici o ovali, di circa 2, 3 ;j. di diarnetro, che crescono flno a raggiungere 7, 8 u. di diametro, mentre il nucleo si divide due volte (fig. 7-9). Questi elementi sono costituiti da an protoplasma piii o meno vacuolizzato ; a mano a mano che crescono si delinea un unico grosso vacuole mediano, nell' interne del quale non e state possi- bile mettere in evidenza alcuna struttura. II protoplasma forma, attorno al vacuole, un anello irregolare nel quale si trovano 2 o 4 nuclei. Una suddivisione del protoplasma, forse con modalita di- verse che non e state possibile esattamente definire, porta alia se- parazione di 4 corpi mononucleati che ricorainciano ad accrescere e a divldersi. Nella zona periferica, internamente alia zona delle spore, gli elementi che danno origine a queste si differenziano dagli elementi della zona centrale per le loro dimension! e per il lore aspetto (fig. 3, 1013). Si trovano raramente elementi mononucleati di 4-5 y. di dia- metro. Sono comuni elementi di 8-10 y. di diametro, con 2 e con 4 nuclei. Essi possiedono un protoplasma dense, ricco di granuli croma- tici sparsi irregolarmente. Presentano talvolta, come gli elementi interni, una cavita centrale. I nuclei sono costituiti di un grosso granule fortemente cro- matico vicino al quale si trova spesso un altro granule piia piccolo. I corpi 4 a nuclei (fig: 10) si allungano, si strozzano leggermente (fig. 11) quindi si forma una membrana divisoria e si scindono in due parti, ciascuna con due nuclei (fig. 12), le quali riraangono ade- renti o si separano; queste si dividono a loro volta dando origine a 4 corpi mononucleati (fig. 13). Assieme a questi si trovano ele- menti di aspetto simile ma nei quali i nuclei si moltiplicano fine a diventare 8 (fig. 14-15). Solo eccezionalmente questi elementi a 8 nuclei assumono la forma allungata rappresentata nella fig. 16. Normalmente essi anno forma sferica o ovale e miaurano 13-15 ij. di lunghezza per 8-10 di larghezza: sono questi che danno origine alle spore resistenti. - 156 - Questi elementi a 2-8 nuclei si trovano anche nella zona peri- ferica interna (basale), dove tuttavia la formazione di spore e ecce- zionale. Essi si trovano spesso disposti in file di 3 o 4, come nella fig. 5. Gli elementi a parete resistente si trovano sempre — in vari stadi di sviliippo — nella zona periferica esterna. Essi derivano dai corpi a 8 nuclei che si ricoprono di una membrana rigida e spessa mentre i nuclei si moltiplicaoo rapidissimamente. E raro trovare stadi intermedi (fig. 17) fra quelli a 8 nuclei (fig. 14' e quelli a nuclei numerosi (fig. 18-19). I nuclei diventano alia fine numerosissirai cosi da costituire una massa di granuli minuti sparsa in tutto il piotoplasma. Nolle spore mature il contenuto e suddiviso in numerosi corpi sferici di 1 !-«• o poco piii di diametro, fortemente cromatici, dei quali non e possibile definire la struttura. La membrana presenta una spiccata elettivita per alcuni colori acidi, e specialmente per la fucsina. * * * Oltro alle deformazioni cutanee (pustole), dovute fondamental- mente ad una azione meccanica della massa parassitaria, I'infezione determJna nei tessuti dell' ospite che si trovano a contatto una evidente reazione infiammatoria, con notevole nifilbrazione fago- citaria. I fagociti, che si trovano sparsi in numero limitato nel connet- tivo attorno alle cisti limitatamente sviluppate, 'aumentano pro- gressivaniente. Se ne trovano aderenti alia membrana cistica, che tuttavia non attraversano mai, cosi che la massa parassitaria non viene mai direttamente attaccata. La lore azione si manifesta quando la massa e giunta ad un termine massmio di sviluppo e la membra- na si rompe, nella parte esterna sotto 1' epidermide (fig. 2, a si- nistra). I fagociti si accumulano allora nella zona di rottura, nella quale I'epidermide presenta subito tracce di lesione e non tarda a rompersi. Le spore che prime si separano dalla massa e defluiscono dalla cisti vengono inglobate (fig. 0); mentre, una volta compiuta la lesione dell'epidermide che determina I'apertura della pustola, la massa dei fagociti prima, e quindi le spore, vengono riversate al- r esterno. Le masse parassitarie, nolle pustole aperte, sono sempre sensi- - 157 - bilrnente piu piccole di quelle in accrescimento. E naturale ritenere che rapidamenbe si compia in esse la formazione di spore che von- gono a mano a mano espulse. Verosimilmenbe si ha cosi una gua- rigione per enucleazione spontanea. Nessun dato permette di stabilire quale possa essere il modo di infezione. La caratteristica azione del fagociti fa ritenere impossibile una auto-infezione. Le spore che, nelle pustole ancora chiuse, escono dalle cisti, non possono essere diffuse nel connettivo e determinare cosi la formazione di nuove masse parassitarie e di nuove pustole: ammesso che esse siano capaci senz'altro di svilupparsi. I fagociti, senza dubbio, difendono da questo Torganismo : le spore inglobate perdono rapidamente la lore struttura e mostrano caratteri evidenti di alterazione. Nemmeno sembra possibile una infezione diretta per via cuta- nea, che, anche in questo caso, e logico ammettere che I'azione dei fagociti dovrebbe manifestarsi attiva e valida: come abbiamo visto esserlo per le spore hbere. Ma intorno a questi punti non puo essere stabilito niente di precise se non in seguito ad esperienze dirette — che mi pi-o- pongo di fare appena mi venga dato di trovare nuovi casi di in- fezione. Fine a questo memento anche le affinita del parassita e la sua posizione sistematica non possono essere nettamente stabilite. I caratteri esterni rammentano esattamente le infezioni da Dermocystidium pusula (Perez) osservate da Perez (1913) e e Moral (1913) nella i»elle di 3£olge marmorata e di M. cristata. La massa parassitaria delle pustole di Dermocystidmm appare costituita da element! particolari, sferici, di 8 o 10 [x di diametro, contenenti una voluminosa inclusione sferica (della quale ne Perez ne Moral hanno potuto determinare la composizione jchimica )si- tuata in posizione eccentrica, un nucleo con grosso cariosoma ed alcuni granuli cromatici sparsi nel protoplasma. Questi elenienti sono circondati da una tenue membrana e si trovano ammassati ma del tutto indipendenti I'uno dall'altro. La cavita della pustola, situata nel connettivo sottocutaneo, e delimitata da una membrana continua che Moral considera come formata dal connettivo deH'ospite, mentre Perez (pag. 350) ac- cenna — con dubbio — alia possibility che si tratti di una mem- brana propria del parassita. Noi abbiamo osservato una membrana cistica del tutto simile - 158 - ^ a quella di Dermocystidium ; ma — come abbiamo rilevato — tutto fa ritenere che essa sia una formazione affatto indipendento dal parassita. Perez ha potuto seguire dettagliatamente I'azione dei fagociti e I'enucleazione spontanea delle pustole. I fenomeni appaiono, nelle infezioni da Dermocystidiu7n, alquanto different! da quelli da noi notati. L'enucleazione delle pustole di Dermocystidium, comincia — come nel nostro caso — con una rottura della membrana cistica. Imniediatamente si forma, attorno alia massa parassitaria — tra questa e 11 connettivo — un tessuto " a reticolo lasso „, di aspetto caratteristico, che non e altro che una agglomerazlone densa di fa- gociti, i quaU affluiscono verso la regione di rottura, e possono insinuarsi anche nella massa compatta dei parassiti, inglobandoli a poco a poco. I fagociti si fondono in cellule giganti; e si ha nelle sezioni I'a- spetto di un vasto plasmodio, cosbituito dai contatti e le anasto- mosi di questi fagociti. Tale formazione e paragonabile a quella sopra descritta ; ma nel nostro caso raccumulo dei fagociti e sempre limitato ad una zona ristretta, corrispondente a quella nella quale avviene la le- sione dell'epidermide, e i fagociti — pure riuniti in un ammasso, restano tuttavia sempre indipendenti I'uno dall'altro. Dopo questo stadio, nelle pustole di Dermocystidium, la massa parassitaria continua a cmigrare nel connettivo, sotto I'epidermide che comincia a distendersi e uon tarda a rompersi. Cosi la massa parassitaria viene espulsa e resta, nel connettivo, una zona nella quale — tra le maglie del plasmodio fagocitario — sono trattenuti alcuni elementi parassitari. Perez considera I'unico stadio noto del parassita come ■ una sorta di spora resistente che viene disseminata e puo diffondere I'infezione a nuovi ospiti. 1 tentativi di cultura di tali spore fatti da Moral hanno dato risultati negativi : come pure sono riusciti vani i tentativi di ino- culazione diretta nella pelle di Triton e di Axolotl : dal che giusta- niente deduce Perez che I'infezione deve av venire per via interna e — verosimilmente — con I'intermedio di nn altro ospite (Daphnie 0 Copepodi, forse) — giacche anche Tintroduzione diretta di spore neir intestine e stata tentata con insuccesso. Alexeieff ha proposto la riunione di Dermocystidium alle jntejess^nti Blastocystis (antiche " cisti di Trichomonas „) tiovate - 159 - parassite deU'intestino degli anfibi del topu, dell'iiomo, in una fa- miglia {Blastocystidae) afflne ai Blastomiceti, Le Blastocijstis dell' uomo sarebbero — secondo Schwellen- g rebel forme di degenerazione di altri parassiti mia^iiivdii. Blasto- cystis entirocola Alex., degli Anfibi, degli Irudinei ecc. e evidente- niente un Blastomicete aberrante col quale Dermocystidium deve essere probabilmente collegato. Ma nessun carattere potrebbe giustificare un ravvicinamento del parassita che abbiamo descritto a queste forme. L'aspetto delle pustole e delle cisti rammenta evidentemente carte infezioni da Microsporidi. Ma molti caratteri fanno ritenere che ai tratti piuttosto di una forma vegetale, e, alio stato attuale delle conoscenze sul suo ciclo e suUa sua struttura, gli unici orga- nism! coi quali puo trovarsi una cerba affinitasono appunto i Bla- stomiceti. II suo ciclo comprende stadi di moltiplicazione e stadi di spo- rificazione. Nella moltiplicazione degli element! non troviamo ne la divi- sione per gemmazione de! Saccaromiceti, ne la divisione per seg- mentazione degli Schizosaccaromiceti, ne la caratteristica divisione plasmotomica per strozzamento osservata da Alexeieff inBlasto- cystis. Gli element! a 4 nuclei (zona esterna) si alkingano e si stroz- zano, quind! si forma una membrana divlsoria die separa gli ele- ment! figii. Sarebbe quosta una forma di divisione intermedia tra la divisione plasmotomica e la divisione per segmentazione. Si co- noscono gia, tra i Blastomiceti, esemp! di divisione anomali, inter- med! tra la divisione per gemmazione e la divisione per segmenta- zione. La divisione in 4 che si ripete costantemente tanto ne! grand! element! della zona periferica quanto ne! piccoli element! della zona interna (con modalita, forse, different!) e caratteristica di questa forma. Le membrane si separano dal corpo cellulave durante le divi- sion! e si geliflcano dilatandosi, dando origine alio stroma a reti- colo che abbiamo descritto. Sulla natura delle membrane e di questo stroma, come del resto sulla presenza di inclusion! e d! corp! di riserva, nulla puo essere detto, non avendo potuto analizzare materiale vivente. Nessun dato ha potuto essere stabilito relativamente alia pre- senza di un processo sessuato. - 160 - Per spiegare la presenza di due sorta di elementi di moltipli- cazione — elementi piccoli della zona interna, elementi grandi della zona esterna — si affaccia naturalmente I'ipotesi che questi ultimi prendano origine dalla fusione a due a due dei piccoli elementi raononucleati, in una forma simile a quella osservata in Schyzosac- charoimjces e che forse si trova ripetuta anche in Blastocystis. Ma nessun dato puo essere portato in appoggio di questa ipotesi. I tentativi fatti per ritrovare I'infezione sono fin'ora riusciti vani. Mi sono deciso tuttavia a render noti questi primi risultati delle mie osservazioni per attirare I'attenzione su questo interes- sante parassita, la cui vera natura non potra essere determinata che dopo ample ricerche fatte su materiale vivente e tentando pos- sibilmente delle culture e delle infezioni artificiali. Propongo per questa forma il nome di Dermoymjcoides Beccarii n. g.j n. sp. Bibliografia. Alexeieff, A. ^ Sur la nature des foiniations elites Kystes ile Trichoinonaa iutestinalis. — C. R. Soc. Biol. Paria. T. LXXI, p. 396, jig. i9U. Id. — Sur le cycle 6volutif d'une Haplosporidie (IclitTOsporidinm gasteropliilnm Caull. et Mesn.). Arch. Zool. Exper. T. 54, N. et M. n. 2, p. 30-44, 1914. Id. — Sur le Cycle ^volutif et les affiuit6s de Blastocystis enterocola. — Ibid. T. 56, X. et It. N. 5, pp. 113-128, 3 Jig., 1917. Moral, H. — Ueber das auftreteu von Deruiocystidiuiu pusula (Perez) eiuem einzelligeii Parasiteu del- Haut des Molclies bei Tritou cristatus. — Arch. f. Mikr, Anat. Bd. 81, p. 381-393, pi. 29, 1913. P6rez, C. — Dermocystidium pusula parasite de la peau des Tritons. — Arch. Zool. Exper. T. 52, p. 343-357, pi. XIV, 1913. Swellengrebel, N. H. — Observations ou Blastocystis bomiuis. — rarasitology , Tol. IX. N. 4, p. 451-458, PI. Xri-Xril, 1917. Spiegazione delle Tav. IVV. Tutte le figure sono tolte da preparati fissati cou liquido di Zenker e colorati con Ematossilina ferrica di Heidenhain. Ftg. 1 — Coda di Triton cou pustola. lugr. 1 : 3 circa. Fig. 2. — Sezione di una pustola con due cisti, delle quali una in deiscenza. Ingr. circa 80 diaiu. Fig. 3, 4, 5, — Strato esterno, medio e basale della massa parassitaria. Ingr. circa 750 diam. Fig. 6. — Spore iuglobate da fagociti. Ingr. 900 circa. Fig. 7-9. — Elementi della zona interna. X 1800- Fig, 10-13. — Elementi della zona periferica in divisione X 1800. Fig. 14. — Elem6nto a 8 nuclei X It^OO. Fig. 15. — Eleuiento a 8 nuclei con vacuole X ISOO. Fig. 16. — Elemento a 8 nuclei li forma eccezionale X 1800. Flgg. 17-19. — Stadi di maturazioue delle spore X 1800. Fig. 20. — Spora X 1800. Avvertenza Delle Coniunicazioni Oiiginali che si pubblicano nel Monito7'e Zoologico Italiano e vietata la ripioduzione. GOSIMO GhERUBINI, Am IINISTRATORE-RESPONSABILE. Firense, 1919. — Tip. L. Ni«colai, Via FaAnza, M. Monitore Zoologico Italiano, Anno XXX. ? * w n it Fi^.- 2 1 /V'£?V -^ Fig. 3 lonitope Zoolosico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufiiciale della Unione Zoologica Itaiiana D I R E T T O DA aiULIO CHIARDGI HD6ENI0 FIGALBI I'lof. (li Aiiiitoinia uiiiana Prof.
  • 9o. 27. Gamier C. — Les « tilaiueuts basaux » des cellules glandulaires. — liihl. anat., 1891. 28. Id. — Contribution a I'lStude de la structure et du fouctionnement des cellules glandulaires sl- reuses etc. — Journ. de I'Anat. et de la Physiol., 1S99. 29. Id. — Considerations g6n6rales eur I'ergastoplasnie, protoplasrae superieur des cellules glandu- laires etc. — Journ. de Physiol, norm., et de patJiol. gen., T. X, 1900. 30. Golgi C. — Sur une fine particularite de structure de I'epitlielium de la mn^ueuse gastiique et iutestiuale de quelques vcrti'bres. — Arch. ital. de hioL, T. LI, 1909. 31. Guieyase-Pelissier A. — Les dilT'ercntiations protoplasiuiques et I'aetivite cellulairo. — Pc- vue gen. d. Sc, 1909. 32. IIau.?scliild N. W. — Zollstruktnr und Sfkretion Ui den Orbitaldriisen der Kager etc. — Anat. Hefte, XVI Bd., 1914. 33. Hoveu H. — Contribution k I'etude du functionuenient des cellules glandulaires etc. — Arch. /. Zellforsch., VIII Bd., 1912. Zi. 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Fig. 2. — Cellula paucreatica di Triton cristatus ucciso dopo liO' di azioue del cloiidrato di pilaoar- l)iua, Fias. iu liquido di Maxiniov-Levi. colorazione coll'einatossilina ferrica. Ing. 900 diauietri. Fig. 3. — Cellule dello ste.sso pancreas del nuiuero precedente. Fias. iu liquido di Hermann, colora- zione coU'eiuatossilina ferrica. lugr. 900 diametri. Fig. 4. — Cellula paucreatica di Triton cristatus ucciso poco dopo un paato noruiale. Motodo del Cajal al nitrato d'uranio per 1' iuipreguazioue del reticolo di Golgi. Ingr. 900 dianietri. Fig. 5. — Cellula paucreatica di Triton cristatus ucciso dopo ciuilocarpiua. Metodo e ingr. couie ai numeri precedeuti. Fig. 8. — Cellula paucreatica di Triton cristatus ucciso dopo 90' di azioue della pilocarpiua. Metodo e iugr. coiue ai numeri precedeuti. Fig. 9. — Cellule pancreaticbe di Triton cristatus ucciso dopo 45' di azioue della pilocarpiua. Metodo couie ai uuiueri precdeuti. Ingr. 640 dianietri. Fig. 10. — Cellula paucreatica di Triton cristatus ucciso dopo 20' di azioue della pilocarpiua. Metodo e ing. come al numero jirecedeute. 1 disegui corrispoudenti alle figure 1 a 8 furouo eseguiti con obb. Lcitz 2 mm. apcrt." mini." 1,30, oluI. 8 comp. e ridotti a V2 nella riproduzioue. (.Jiielli delle figure 9 e 10 collo stesso obbiettivo e con ocul. 4 couip. indi lidotti a '-/a nella riproduzioue. ~ 199 - NOTIZIE E VARIETA Tre grandi Cetacei dati in secco sul llttorale toscano. Q;ioste brovi notizic piibblico con aI(iaanto ritanlo, ma (como si siiol dire) mocrlio tardi che raai. Physcier macrucephalus L. — Qaosto capodoglio, adulto c di grandi di- mcnsioni, Ibrse gia morto, fu bultalo dal mare sul liloi-ale scoglioso tra Folio- nica e Castig[ion dclla Pescaia nel Novemhre del 1913, c la si disCece. Due ver- lobre si couservano nei nostro Museo zootomico. Bal.aenox>tei a physalus (L., noa Pallas), ossia Balaenoptera musculus Auct., lion L. ; adiilta c grandc. — 11 27 Deeemb.ie 1915 Giorgio Giglioli o il compianto Enzo Zerboglio, stiidenli nella nostra Universita, rinvennero sulla spiaggia fra Marina di Pisa e Livoriio la testa ossea di un grosso cetaceo, seraiatfondata iieila rena ; opinarono che fosse stata buttata a riva dalla burrasca del giorno precedentc. Dopo alcuni giorni il Prof. G. Lopez, aiuto noil' Istituto zoologico, si I'ccu sul posto, che e in grande prossimita del fortino di Mezza Piaggia, e gin- dico trattarsi del cranio (ormai scorapleto) di un individuo di grandi dimcnsioni della specie anzi dutta. Balaenoptera physalus {[,., non Pallas), ossia Balaenop)tera musculus Auct., non L. ; giovanissiraa. — Il 13 Decembre 191G con mai'e agitatissimo per forte vento di mezzogiorno-scirocco, cambialosi poi in libeccio, un cetaceo fa sospinto dalle onde in un luogo dctto Lo-canne prosso la darsena degli AltiCorni a Poi- tovecchio pi'esso Piombino ; era vivo e dall' impeto del mare buttato contro le intravaturc di un vecchio pontile, no i-iportava gravi ferite e dopo circa quat- tro ore di lotta coi flutti veniva spiuto, cadavere, alia spiaggia Noemi tra il Ponte d'oro e la darsena. II Prof. Lopez si reco sul luogo e, oltre quanto sopra, mi riferi: « Riconobbi a prima vista che si trattava di una balenottera e non di un capodoglio (como aveva telegral'ato la Gapitaucria) ; I'animale era state tratto a terra e sventrato, e i visceri dispersi ; era lungo circa M. 5,40 e pesava, senza i visceri, circa 650 chilogrammi ; aveva 15 paia di coste, e suUe pinne pettorali non v'era traccia di fascia bianca ; mi sembra die resemplare sia senza dubbio da riferirsi alia Balaenoplera musculus Auct., nan L. ». La testa fu portata nel nostro Laboratorio e ne traeramo (ci voile cura e attenzione) lo scheletro, che ora costituisco un complete e molto interessantc preparato del Museo zootomico pisano. Trattasi di individuo giovanissimo, como chiaramente dimostra lo stato dello scheletro, con le fragilissime ossa, non com- pletamente sviluppate. Gonsiderando questi sogni di immature sviluppo, e pur le non piccole dimensioni dell' individuo, I'aspctto delle pinne pettorali e anche dei piccoli fanoni, il numoro dolle coste e vari caratteri dello scheletro cefalico, appare del tutto giustiticato il giudizio che si tratti della specie di sopra indi- cata. Allora, in base alle dimensioni, che da taluni AuLori si danno dei neonati (qualcuno stima la lunghezza 6 Metri, Van Beneden indica circa 5 Metri), si dirobbe trattarsi appunto di un individuo neonate, o presso die tale (o cer- tamente pai'torito nel Moditoi'rnnco) ; e forse non e da cscludersi qucsia suppo- sizione : che la raadre (come pare che sia costume) abbia cercato una baia adatta - 200 - a partorire e Tabbia trovata nel golfo di Portovecchio, (o I'opoca del parto con- cordcrehbc con Tasscrzione di qiialche Autoro, come Guldberg, die la mette in invcrno), o cbo altliia poi porduto 11 piccolo in causa dclla biirrasr-a. K. FlCALI^I, Istituto di Zuol. e Anat. comp. della R. Un. di Pisa, Decemhre 1919. Emilio Gasser e il ganglio del Gasser E venuto a main'are di rocente ua aaatomico illiisti'o, Kniilio Gassor, professoi'o a Marbur.u-. Non era trascorso raolto tempo da quando una schiera di cultori dt'lle scionzc anatomiclie, per lestoggiafno il 10^ anno -di ela, avova ra^colta in un volume a lui dedicato una interessante serio di raemoi'ie. Un giornale medico italiano, noirannunziaro la morte delPanatomico di Marburg, aflci-raa, cadendo in un grave equivoco, cho Egli ha dato il suo nomo al ganglio somilunarc del trigomello. Non sara porcio inutile i! ricordaro cho quel Gassor, che studio la intu- mescenza ganglionare del V, gia nota prima di lui, ma da altri ritenuta quale uti rigontlamento plessilorme del nervo, fu profossore a Vienna verso la meta del socolo XVIII. Un allievo del Gasser, a lui molto devoto, I'Hirsch, in una rae- moria sul nervo del quinto pajo, dette una buona descrizione del ganglio serai- lunare secondo il Gasser, o propose per il primo il nomo di (janglio del Gas- ser per queiroi'gano, che aveva appreso dal suo Maestro a mettere in chiara ovidenza. La memoi'ia deU'Hirsch « Paris quinti ner coram encejihali disquisitio analoinica », cho porta la data del 17G5, e indusa nel Torao I dell' opera « Scriptores necrologici minores selecli, etc.; edidit G. F. Ludwig. Lipsiae MDVCXCI » (1.. G. C. (1) Cf. a pag. 2'>1 e a pag. 2G2 {Explicatio tabulae): « OaniiUm scmilunure, seu ah Invi'iitorf intc yi.oris ejus fahrlcae, (iasserianum impostenm dicendum... ». NECROLOGIO LUIGI LUCIANI In giugno raoriva a Roma nolla eta sua di settantaotto anni il Profossore Luigi Luciani, ascolitano di nascita. Fu insigne cullore della Fisiologia, cho insegno negli Alenei di Siena, di Fircnze, di Roma. Di intclligenza forte, lucida, ordinata, di cullura estesa e profonda, cccolse come ricercalore e come docente. La sua produzione scientitica, Cche si aggiio su dilficili temi, come per esorapio le funzioni nervose;, fu per importanza raggiuu-devole. II suo insegnaraento era di quelli, che lasciavano indelebile traccia in colui, che con amore li seguiva; no resta a ricordo quella magistrale opera di impi'onta originalc, che e il Trat- tato di Fisiologia. Alia memoria dello Scienziato illustro, dell'indimenticabile Mae- stro omaggi di vencrazione. E. F. GosiMo Cheuubini, Amministratore-responsabile. Fiienze, I'Jia. — Tip. L. Niccolai, Viu Faoiizu. 5U. Moniiore Zoologico Italiano - Anno XXX Tav. VII. «.;i!>«. Fig. 1 Fig. 2 ■^^^if ■>^^: ■ Fig. 3 PENSA, dis Monitore Zoologico Italiano - Anno XXX Tav. VIII. lUS Fig. 4 Fig. 7 Fig. 9 q/.*??"?- ^A.r V.",,'-', 4 .^%^ P^ ~. Fig. 5 Fig. 8 Fig. 10 Fig. 6 PENSA, dis lonitoFB Zoologieo Italiano (Pubblicazioiii Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale della Uiiione Zoologica Italiaria I) I llETTO !)A. SIULIO OHIARUGI BD6ENI0 FIGALBI Prof, (li Aiiatoiuia iiinaiia Prof, di Anatomia coiiip. e Zoologia iiel R. Ist.ifnto ili Stcidi Siipor. in Fiioiiz<'! iiella K. Universifa di Piaa CON r. A f ' O I, L A R O R A z r O X K DI BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Auiiumistrazione: IstitiUo Audf.oinir.o, Firenze. 12 niimeri all'anuo — Abbnonamento annuo L. 20. XXX Anno Firenze - 1919 N. 12. SOMMARIO: Bip.liografia. ~ Pag. 201-207. CoMUNicAzioNi ORiGiNALi: Vitali G., Sulla proKcnza di iin faficin flbro-iniiscolare, alisfeiio-masrollai'o, e sulla sua possil)ilo parziale o eompleta ossiticazioiie noH'aomo. (Con 4 figure). — Pag. 207-2 is. RiviSTE critiche: Arcangeli A., P^atti sli'aordinaii ossorvati dal pi'oC. dolt. Nu- sbaum-Hilai'iiwicz nell'aiipai'ato digorento di aK uui posei ossei di marc i)1'g- Ibndo. — Pag. 218-224. BIBLIOGRAFIA 8i da notizia snlfanfo dei larori jmhhlicnii hi ttnlia. A. - PARTE GENERA LE I. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica Bignotti Gaetano. — Aiessandro Goggi. Nccrologio. — Atli Soo. Nat. e Mat. di Modena, Ser. 5, Vol. 4 (50), pj}. 95-104. Modena, 1918. Bruni Angolo Gesare. — II prof. Romeo Fusari (Gonno nccrologico). — liin. di Bioloyia, Vol. 1, Fasc. 2, pp. olO-Stl. Rotna, 1019. Favaro Giuseppe. — Misure o propoi-ziorii del corpo uinano secondo Leonardo. — Vedi M. Z., XXX, 10, 165. Favaro Giuseppe. — II canono di Leonardo sulle proporzioni del corpo umaiio, Vedi M. Z., XXX. 10, 165. ; ./ ,. Gradenigo G. — Est ce vrairaont a Helmholtz qu'on doit attribucr la thenrio sur I'audition qui porte son nom? Les pi-eoiu-seui's: Duvei'ncy (1683), Val- salva (1704). Le createur: Gotugno (nOh. (Resume de I'auteur). — Arch. Hal. de Biologie, T. 69, (Noicvelle Serie, T. 9), Fasc. 1, pp. :i:'-47. Pise, 1919. - 202 - Stefani (De) Teodosio. — Giuseppe Riggio. (Gorameraoraziono). — Giorn. di Sc. Nat. ed Econ. di Palermo, Vol. 31 {An. 19l.j a i7), pp. 55-56. Palermo, 1918. Toni (De) G. B, — In memoria del socio nazionalo prof. sen. Lorenzo Ganaerano. — Atti d. R. Istit. Ven. di Sc, Lett. ed> Arti, An. Ace. 1917-18, T. 77. (Ser. 9, T. 2), Parte prima, pp. 11-15. Venezia, 1918. Toni (De) G. B. — Goramemorazione del m. e. E. F. Trois. — Atti ^d. R. Istit. Ven. di Sc, Lett, ed Arti, An. Ace 1918-919, T. 78, (Ser. 9, T. 3), parte P pp). 25-46, con 7ntratto. Venezia, 1919. Valle (della) Antonio. — Augusto Woissmaun. — Rend. Ace Sc. fis. e mat., Ser. 3, Vol. 21 {An. 54), Fasc 1-4. Nap)oli, 1915. Valle (della) Antonio. — Goramemorazione di Giovanni Paladino. — Rend. Ace. Sc. fis. e irat., Ser. 3, Vol. 23 (An. 56), Fasc. 1-3, pp. 13-23. Napoli, 1917. Viviani Ugo. — L' iconogratia, la vita e ie opere di Andrea Gesalpino. — II Ce- salpino. An. 13, N. 5, pjj. 73-86, N. 6, pp). 89 108 e segg. Con lav. e figg. Arezzo, 1917. Viviani Ugo. — II carteggio inedito del prof. Giovanni Bianchi (.lanus I'iancus) notomista riminese colfastronomo e medico aretino prof. Tommaso Perelli. — II Cesalpino, An. 14. A. 7, ijp. 77-84, N. 8, pp. 85-92, X. 9, pp. 93-101, e segg. A?'ezzo, 1918. II. Seritti zoologici d'indole filosofica Bolin (t. — Idees nouvelles sin- I" adaptation et 1' evolution. I'''' Partie. Les desharmonies des etres vivants. — « Scientia » {Rivista di Scienza), An. 9, Vol. 18, Fasc. N. 42 (4),, pp. 3-15. Bologna, 1915. Bohn G. — Idees nouvelles sur I'adaptation et revolution, r^!'""" Partie: Gonception physico-chimique de revolution. —«. Scientia » (Rivis/a di scienza), An. 9, Vol. 18, Fasc. N. 42 (4).,. pp. 85-97. Bohxjna, 1915. Cuenot L. — Tln'orie do la preadaptation. — « Scientia » (Rivista di scienza), An. 8, Vol. 10. 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Buscalioni Luigi. — II lavolino traslatore-marcatore Buscalioni, della dilla. G. Zeiss di Jena. Con ligure. — Atti Ace. Gioenia di Se. Nat., A7t. 92, Ser. 5, Vol. 8, Mem. X di pp. 6. Catania, 1915. Cutore Gaetano. - L'aequa qssigenata come liquido lissatore. Nota di tecniea istologica. -- Boll. d. sedute d. Ace. Gioenia di Se. Nat., Ser. 2, Fasc. 38, pp. 3-5, Catania, 1916. - 207 - VII. Allevamenti, G-iardini zoologici, Acquari, Collezioni, Musei e altre Istituzioni. Rege Rosina. — Numraoliti cd oiititoidi di aleuiie localita islriaiic. — Alli Soc. Ital. Sc. Xd/. e Mu.wi) Cir. SI. Nat. in Milano, Vol. 55, Fafsc.2-3,pp. i93- 235, con tar. Paria, 1910. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI >ilENA DIRETTO DAL PROP. R. STADERINI Suiia presenza di un fascio fibro-nmscolare, alisfeno-niascel- lare, e sulla sua possibile parziale o completa ossit'ica- zione nelluonio. DoTT. GIOVANNI VITA LI Aiuto 0 prof, incai'icato di Embriologia (Con 4 ligure). i; vietata la riproduzione. Nell'esamiiiare un cranio del nostro museo, la niia attenzione fu richiamata da un tramezzo osseo, che interrompeva la continuita della fessura orbitale inferiors sinistra. Per poLerne liconoscere esattamente la forma ed i rapporti con le ossa vicine, essendo il cranio predetto gia privo della ca- lotta, tolsi con due tnitti di seg;i la parete superiore e qiiella late- rale deli' orbita, in modo da poter metter bene in evidenza la fes- sura orbitale inferiore in tutto quanto il suo decorso. E un cranio che, per quello che si puo riconoscere dalla base, perche come ho gia detto la calotta mancava, doveva appartenere ad un individuo di eta adulta, ma non molto avanzata: diametri - 208 - sagittale e trasverso, presi come ineglio si poteva sul contorno della base, rispettivaraente cent. 17 e 12,5. Ha caratteri femminili e non presenta altre varieta. La fessura orbitale inferiore sinistra e attraversata in tutta vi- cinanza dal suo estremo mediale (Fig. 1) da un ponte osseo diretto dall'indietro all'avanti, ed un po dall' alto in basso, di forma cilin- droide e lungo 8 mm. II suo estremo posteriore si fonde col contorno supero-mediale dell'apertura esocranica del canale grande rotondo. L'estremo ante- riore, un p6 slorgato, e lievemente appiattito dall'alto al basso, si ^-A __-/,r Fig. 1. — Mostra la parote infei'lore dt'H'orhita sinistra ; la I'cssnra orbitale inferiore cd il ponte salda con la faccia infratemporale del mascellare supei'iore, tre mil- limetri al di sotto del bordo inferiore della fessura orbitale inferiore, e a livello della sutura tra I'apofisi orbitale del palatino ed il ma- scellare suporiore stesso. Quest' estremo anteriore presenta una larghezza di cincpae mil- limetri; colla raeta laterale circa corrisponde al mascellare superio- riore, al di sotto della siitara tra quest' osso e I'angolo postero-in- feriore dell' os planum deli'etmoide, che in questo cranio si spinge un po pill indietro dell'ordinario ; colla meta mediale e in diretto rapporto con la sutura dell' apoflsi orbitale del palatino col mascel- lare superiore. - 209 - II margine mediale di questo ponte osseo delimita col contorno mediale della fessura orbitale inferiore un foro ovale, col maggior diametro diretto dall' indietro all' avanti, ed un p6 dalla parte me- diale verso quella laterale. I diametri rispettivi di questo foro sono mm. 4 e 3. Queste le particolarita anatomiche dell' anomalia ossea in esa- me, della quale non ho trovato alcun accenno m letteratura, seb- bene abbia cercato di completare le ricerche bibliograflcho nel mi- glior mode che ho potuto. Per quelle che riguarda il suo significato, la prima idea che si affaccia alia mente e quella che si tratti di una parziale ossiflca- zione del tessuto fibro-muscolare, che colma la fessura orbitale infe- riore; ed in un prime momento anch'io ebbi una tale impressione. Pero la regolarita dei margini e 1' aspetto cilindroide che esse presenta; la sua situazione un po piu profonda di quella del tessuto che colma la fessura, mi misero in dubbio suU' esattezza di que- sta interpretazione cosi semplice; tanto che decisi, per quanto le ricerche sul tessuto fibromuscolare della fessura orbitale inferiore fossero abbastanza numerose, di far qualche osservazione sul cada- vere; e di esarainare i crani del museo, per vedere se eventual- mente tale vaneta fosse presente in altri ; o se pure non si tro- vasse qualche cosa, che potesse piti o meno da vicino ricordarla. Di 608 crani esaminati, che erano in condizioni per poter fare le osservazioni sopradette, nessun altro presentava la varieta ana- tomica sopra descritta. In 40 ho trovato peio sulla tuberosita del mascellare, a livello del tratto a cui corrisponde I'estremo anteriore del ponte osseo, un rilievo, che per lo piii ha la forma di una spina, e qualche volta invece si presenta lineare. Le dimensioni di questa spina ossea sono un po variabih. A volte e piccola, con una base cioe di 3-4 mm. ed un' altezza di 2. Altre volte la sua base e larga 5-6 mm. ed ha un' altezza quasi corrispondente. E sempre un po' appiattita dall' alto al basso, come r estremo anteriore del ponte osseo, e con la sua punta guarda verso il contorno supero-mediale del foro grande rotondo, oppure un po' piii medialmente. A volte, pur essendo nelle immediate vicinanze della sutura tra il mascellare superiore e I'apoflsi orbitale del palatine, rappre- senta un rilievo del mascehare; qualche volta invece e posta pro- prio nella sutura prodetta, e fatta a spese in parte del mascellare iu parte del palatine. — 2HJ - Faccio seguire i seguenfci dati statistici: Sopra 608 crani ho osservato : una spina poco accentuata 22 volte, cioc 3,61 % (^ v. a destra: 8 v. a sinistra; 5 v. bilaterale); una spina molto ben pronunciata 14 volte cioe 2,80 % (1 v. a de- stra, 10 V. a sinistra, 3 v. bilaterale); un rilievo osseo lineare in 10 casi e cioe 1,64 % (3 v. a destra, 3 v. a sinistra, 4 v. bila- terale). Per quelle che riguarda U^ ricerche sul cadavere, estese a 20 soggetti, 7 dei quali provenienti dal manicomio provinciale, ho po- tato mettere in evidenza quanto segue. Diro da prima come proce- devo in esse. Abbattuta la parete superiore e !a massima parte di quella la- terale della cavita orbitaria, e tolto il contenuto dell'orbita, scoUavo '^"i Fig. 2. — Mascullare aupoiiotc siiiistro presentanto hx spina iu oorrispondonza della tul)oro9iti'i. il periostio da quella parte che rimaueva della parte laterale, in modo da arrivare al bordo superiore della fessura orbitale inferiore; tagliavo lungo questo bordo il tessuto fibro-muscolare della predetta fessura, e dope averlo ribattuto in avanti e medialmente, scollavo il periostio della parete inferiore doU'orbita, incominciando, come ben si comprende, dall'angolo antero-laterale. Messo in evidenza il nervo mascellare superiore, e dopo avere ancora ridotto il pezzo, tagliando la parte della fessura situata la- teralmente al predetto nervo, limitavo le mie ricerche medialmente a questo, procedendo con le pinze in via ottusa e togliendo lenta- mente il grasso della fossa pterigo-palatina. Eseguendo la dissezione con tali precauzioni, si puo mettere - inl - in evidenza molbe vol to uii fascetto, che ha le stesse dimensioni ed in qualche caso lo sbesso preciso decorso del ponte osseo sopra detto. Esso pero puo presentare vane modalita, sia per le dimensioni, sia rispetto a! decorso della sua parLo posteriore, modalita che credo opportune prendere partitamente in esarne. In cinque casi ho messo in evidenza un fascetto cilindroide, delle dimensioni del ponte osseo sopra descritto, del quale presenta il decorso e le stesse relazioni con le ossa vicine, inserendosi per- cio: posteriormente sul contorno supero-mediale del foro grande rotondo; anteriormente, con una base piuttosto larga e schiacciata dall'alto al basso, al di sotto del bordo inferiore della fessura orbi- tale inferiore, con la parte pid mediale della quale delimita un foro ^:1 _ . i- ' '^. ' 1< 1 .". 4f^' i^ Fig, 3. — Vi e di.se>iuato il liiscio libru-iimscoliiru, olic dccui-re al hito mediale del u. xuascelhire su- peiiore e s' iiiserisce posteriormente sul ooutorno superomediiile del loro rotoodo : auteriormente al di sotto del bordo inferiore della fessura orbitiilo inferiore. rieinpito dai tessuto adipose della fossa i)terigo-palatina. Ha un de- corso parallelo a quelle del nerve raascellare superiore, che costeggia dalla parte supero-mediale, fig. 3. IS'ella massima parte del suo decorso o separate dal tessuto flbro-muscolare 'della fessura orbitaria inferiore per mezzo di tessuto adiposo. In altri 8 casi, pur mantenendosi identico I'attacco anteriore, decorre piii obliquamente, ed all' indietro si inserisce non sul con- torno supero-mediale del forame rotondo come nel caso precedente, ina al di sotto e medialmente a questo, sulla faccia anteriore deha lamina laberale del processo pterigoideo ; in mode che lo si vede venir fuori dal fondo della fossa pterigo-palatiiia dirigendosi molto obliquamente in avanti o lateralmonto, fig, 4. - 2^12 - In questi casi ha la lunghezza di 11-12 mm., e per lo piu di forma cilindro-conica, con la base in corrispondenza deH'attacco po- steriore, e delimita col coutoi-no mediale della fessura orbitale infe- riore una stretta fessura. A volte, pur avendo lo stesso decorso, e molto piu gracile. L'esame microscopico ha dimostrato che risulta, tan to in questi casi che nei precedenti, di fasci di fibre muscolari lisce, misti a fa- sci di connettivo flbrillare dense, d'aspetto tendineo. Negli altri 7 soggetti questo fascetto di color bianco splendente, mentre e bene individaalizzato nella sua parte anteriore, inserita alia tuberosita del rnascellare, a poca distanza dalPinserzione ante- riore piega in basso ed un po' in dietro, risolvendosi in tenui la- I Pig. 4. — Mostiii il fascio tibromuscolaie alislV'iiouuiscill.ue, hi cui iuserzioiie posteriore si la iu questo caso medialmento e al di sotto del foro roloudo. cinie connettive, che passano tra gli organi contenuti nella regione, perdendosi poi nel periostio della fossa pterigo-palatina. Riepilogando possiamo dire: che nella parte piii profonda della fossa pterigo-palatina esiste in moltissimi casi un fascetto fibro- muscolare, situato al di sotto del tessuto che colraa la fessura or- bitale inferiore, dal quale nella massima parte dei casi e comple- Lamente separate per raezzo di tessuto adipose; che solo qualche volta il suo estrenio posteriore si riunisce ad esse ni corrispon- denza del contorno supero-mediale del foro rotondo. Che a volte e bene individualizzato soltanto nella sua parte anteriore inserita alia tuberosita del rnascellare. E chiaro che il ponte osseo e la spina della tuberosita del rna- scellare, sopra descritti, data I'identita di decorso e di rapporti che hanno col fascetto fibro muscolare in questione, rappresentano: il primo la sua ussiflcazione completa; I'altra un'ossificazione parziale. - 218 ~ L'ossificazione di fasci legamentosi o rauscolari e un fatto ab- bastanza comune, e senza allontanarci dal cranio, possiamo ripor- tarci a quanto avviene per il legamento pterigo-spinoso (di Civinini) e per quelle crotafifcico buccinatorio (di Von Brunn). Non e altrettanto semplice invece I'interpetrazione morfolo- gica del fascetto da me sopra descritto, e per tentarne una plausi- bile spiegazione, credo conveniente esporre quanto si sa a proposito del tessuto della fessura orbitale inferiore. Miiller nel 1858 riconosceva che neH'uomo la fessura orbitale inferiore e chiusa da tessuto di color grigio rossastro, composto in predominanza da fasci di fibre muscolari lisce, provvisti per lo piii di tendini elastic!. Ritenne 1' A. che tale niuscolo rappresentasse la membrana orbitale dei niammiferi, che risultava parimente di fibre musco- lari lisce. Gria nel 1820 (iirard aveva notato che la membrana orbitale dei mammiferi non aveva omogetieita di struttura, presentando del tessuto eterogeneo, sulla cui natura le opinioni degli Autori non furoiio da prima concordi. Cosi Gurlt le assegno da prima una struttura muscolare; in seguito ritenne invece che fosse composta da tessuto elastico ; e Bendz parimente contesto la presenza di elementi muscolari, rite- nendo che essa risultasse di connettivo comune e di tessuto elastico. Le osservazioni di Miiller sulla presenza di tessuto muscolare liscio nella fessura orbitale inferiore dell'uomo, e nella membrana orbitale dei mammiferi, furono poco dopo confermate da Turner, da Harling e da Sappey. Secondo Harling, il tessubo muscolare liscio della membrana orbitale presenta variazioni notevoli nolle diverse specie di mam- miferi; cosi e molto bene sviluppato nei ruminanti : nella pecora i fasci muscolari sono diretti secondo due direzioni, che si incrociano ad angolo retto, circolarmente cioe e lungitudinalmente. Nel cane il muscolo orbitale e invece meno sviluppato. Neir uomo il tessuto muscolare liscio della fessura orbitale in- feriore, secondo le ricerche di questo A., di Hesse r e di altri, (giac- che un numero abbastanza considerevole di autori ne ha fatto og- getto di speciali ricerche, principalmente con lo scope di spiegarne la funzione ; quistione che per il nostro compito bastera soltanto r avere accennata) non riempie soltanto la fessura orbitale inferio- re, ma ne oltrepassa un po' anche i limiti. Indietro raggiunge, pas- sando al disotto del tendine di Zinn, la parte anteriore della pa- - 214 - rete infero-mediale del seno cavenioso, in avanti' si esteiiJe fino alia parte anteriore della fessura stessa. Esso riempie lo spazio limitato dai margini della fessura, di dove i fasci muscolari invadoiio per breve tratto il periostio orbi- tario, e qualcbe rare fascetto si frammiscliia pure alle fibre del pe- riostio della fossa pterign-palatina. Le fibre muscolari sono in maggior quantita in corrispondenza della parte piu mediale della fessura orbitale inferioi'e ; a questo li- vello il tessiito connettivo e quasi conipletamenfce rimpiazzato da fibre muscolari lisce, presentando la membrana lo spessore di un millimetro ed an die piii. La direzione delle fibre e quasi esclusivaraente paraliela a quel- la della fessura orbitale inferiore, soltanto nel segmento postero- mediale di questa si osservano fibre a direzione antero-posteriore. La massa muscolare e limitata superioi'mente dai grasso del- r orbita, inferiormente da quelle delle fosse infratemporale e pteri- go-palatina. Per quello chu riguarda la menibiana orbitale, stando agli stu- di di Burka, rd, Uri»yer, Kal t, possianio dire clio nell'intera serie del vertebrati, 1' aj)parato oculare e circondato da una membrana (periorbita), tanto piia evidentc e sviluppata, quanto [)iu e incom- pleta la cavita cartilaginea o ossea in cui 1' apparato oculare e si- tuate. Tale membrana ba presso a poco la forma di un imbuto, che originandosi dai dintorni del forame ottico, si cojitinua con la base 0 nelle palpebre, o nell' orlo cutaneo, che circonda 1' apertura della cavita oculare; oppure, nei mammiferi, si inserisce suU' orlo orbitale stesso. Lo scheletro della cavita orbitaria comunica, piu o nieno am- piamente, nella maggior parte dei vertebrati con la fossa tempo- rale; in altri anche con la cavita buccale ; e percio la periorbita viene ad avere relazioni topografiche immediate con i muscoli ma- sticatori ; tanto che 1' apparato oculare viene ad esser circondato 0 totalmente come nei pesci, o parzialmente (rettili, uccelli, ed una parte dei jnammiferi) dai muscoli masticatori stessi. Quanto piu, salendo nella scala zoologica, aumentano le dimen- sioni delle pareti ossee della cavita orbitaria, tanto piu la mem- brana periorbitale viene a perdere le sue relazioni con i muscoli masticatori; finche nella maggior parte dulle scimmie e nell'uomo, essendo la cavita orbitaria quasi da per tutto circondata da pareti ossee, tale membrana viene ad esser separata dai uiuscoli mastica- - 215 - tori, si fonde col periostio delle pareti ossee, e conserva la sua in- dividualita soltanto in corrispondenza dei tratti dove la parete os- se;i, e incompleta (Biirkard), Groyer ritiene, contrariamente a Burkard, die il periostio della cavita orbitaria, quando questa si completa, riuipiazzi il tessuto iibroso della meinbrana periorbitale, venendo ad essere in diretta continiuizione con le fibre mascolari lisce che di questa riniangono; che essa in tali vertebrati non sia cioe una formazione distinta. Le intinie relazioni topogratiche tra periorbita e muscoli ma- sticatori, che in inolti vertebrati si stabiliscono, portano di conse- guenza anclie delle relazioni fanzionali tra I'apparato oculare e la muscolatura sopra detta (Burkard). Cosi negli anflbi, nei lacertili e negli uccelli ritroviamo fasci di fibre muscolari striate o nella stessa compagine della periorbita o in intinui relazione con questa. Negli anfibi (rami) si ritrova neiki oarete inferiore della perior- bita un muscolo di sostegno del bulbo ed un elevatore di questo, le cui inserzioni alio pterigoide, indicano la lore dipendenza originale dalla inusculatura dell' arco mascellare superiore. Ritroviamo inoltre un abbassatore della palpebra inferiore, ed un distensore della parete inferiore del sacco oibitario, die posteriormente si contiiiuano. con la massa dei muscoli masticatori. Nelle sakiniandre, in lacerta e negli uccelli, si ritrova interiorinente un fascio muscolare striate, situate immediatamente sotto alia periorbita, e che si espande nella palpebra inferiore. Negli uccelli si osservano anche delle fibre mu- scolari striate, dirette sagittalmente, nella parete inferiore del sacco orbitaiio, e che corrispondono alia stessa formazione degli anfibi. Quanto piii diminuiscono nella periorbita le fibre muscolari striate, tanto maggiormente si sviluppa la sua muscolatura liscia (Burkard). Questa nei pesci e rappresentata da elementi muscolari sparsi; non in molta maggior quantita ne conLiene la periorbita dei serpenti. Diventa piu abbondante nei lacertili e nelle tartarughe, nei quali due gruppi si continua ininterrottamente neirapparuto palpebrale. Nella periorbita dei mammiferi la quantita di tessuto musco- lare liscio e inversamente proporzionale all' estensione della parete orbitaria ossea. E quindi, allorche la cavita orbitaria viene ad esser delimitata lateralmente ed in dietro dalla fossa temporale quasi corapletamente da pareti ossee, (scimmie superiori ed uomo) il tes- suto muscolare liscio si ritrova solamente nei tratto in cui quella e interrotta, cioe nella fessura orbitale inferiore (muscolo di Miil- - 216 - ler); dove rappresenfca quasi esclusivamente da solo, essendo il coiinettivo scarsissimo, quanto e residuato della membrana perior- bitale. Possiaino iioi paragonare il fascio fibro-muscolare osservato )ielia fossa pterigo-palatina dell'uomo, con qualcuno dei fasci striati, che abbiamo visto entrare, neila serie dei vertebrati, neila compa- gine 0 in intima relazione con la periorbita? Non mi sernbra, visto che esso e ben distanziato dal muscolo di Miiller, il quale neU'uomo rappresenta la parte della membrana orbitale che ha conservato la sua individualita, pre^a nell'lnsieme con le varie formazioni musco- lari che le sono intiniamente connesse. Ma osservando sempre i rapporti di vicinanza die la periorbi- ta ha in molti vertebrati col coinplesso dei muscoh masticatori, possiamo forse ritrovare qualche formazione muscolare a cui rife- rire il fascio sopra descritto. Nei serpenti si ritrovano al di sotto della periorbita, senza avere intime relazioni con questa, dei muscoletti di fibre striate provenienti dallo pterigoide e che sono in rapporto con la mobilita deir areata pterigo-palatina, cosi necessaria per i movinienti del- r apparato buccale: elevatore e propulsore dello pterigoide (Hoff- mann); ed inoltre un muscolo che, originandosi dalla parte ventrale dello sfenoide, va ad attaccarsi nel punto di unione del prefrontale con lo pterigoide (Burkard). Le disposizioni dei rettili ricordano quelle dei pesci, i quah, avendo 1' apparato mascellare superiore mobile, posseggono una mu- scolatura a cio deputata, e che e situata al di sotto ed indietro deir apparato oculare, presentando con la periorbita i medesimi rap- porti che ha nei serpenti. Cosi nelle razze tra i muscoli masticatori, suddivisibili in molti gruppi, se ne trova uno (levator maxillae superioris proprius), che si origina dalla faccia laterale del cranio, al di sotto del processo post-orbi- tale, e si espande a ventaglio in avanti e lateralmente, inserendosi sul margine superiore del palate quadrato (Vetter, Tiesing). E addossato alia parte posteriore ed inferiore della periorbita. Questo muscolo e presente anche nei teleostei (levator arcus palatini). Negli anfibi urodeli sono presenti due muscoU rudimentali: le- vator arcus palatini e adductor maxillae (Lubot;ch). Anche negli uccelli si ritrovano dei fascetti muscolari poco ap- pariscenti, che conservano la relazione primitiva coll' apparato ma- scellare superiore; essi si originano dalle ossa, presso la linea me- - 217 - diana e dal setto interorbitale e si porLano all'estremo posteriore dello pterigoide ed al quadrato (da Burkard). Preinesse queste nozioni anatomo-comparative, e ricordando che il fascio da me descritto nell' uomo, ha col tessuto flbro-muscolare della fessura orbitale inferiore gli stessi rapporti topografici che i fasci muscolari sopra rammentati hanno con la periorbita ; che inol- tre esso presenta, in linea generale, punti di attacco ossei parago- nabili a quelli di quest' ultimi, non mi sembra ipotesi eccessiva- menfee azzardata il ritenere che esso rappresenti nell' uomo iin ru- diniento dei fasci muscolari, destinati in altri vertebrati ai movi- menti dell' arco mascellare superiore. Credo pero che sarebbe forse eccessivo voler tentare di stabi- lire se esso corrisponda all'unu, piuttosto che all'altro dei fasci mu- scolari sopra detti. Bibliograj&a degli autori citati. Beudz. — dcber ilio orbitalliaut bui .siiiijrotliitjion. Midler's Archiv. 1811: citato da liar ling. Von Brunn, A. — Daa Foramen ptorygospinosuiu (Civinini) und lUr I'orus crotapliitico-bucci- natorius. — Anat. Am. Bd. YT, iS'Jl. r.urkard, Ot. — Ueber die Periorbita dor WirlKjlthiere uud ibre mu.sculosen Elemeute. — Archiv. /. Anat. u. Phi/siol. Jahr, 1'.I02. Civinini. — Nuovo giornale dei letternti di Visa, 1835 e Archiv io delle sc. ined. Jisiche toscane, 1837, citato da Von Brunn. Girard. — Traite d'Anatomie veterinaire. — Paris, 1820. Gurlt. — Handbucb der vergloicbenden auatomie der Haussaugethiere. — Berlino, 1S3I. Citato da Harli ng. Greyer, F. — Zur vergleichenden anatomie des M. Orbi talis, und der Mm. palpebrales tarsales. — Verhandl. der morphol. physiol. Gesellsch. zu Wien. 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Nusbaum-Hilaro- wicz neirapparato digerente di alcuni pesci ossei di mare profondo. In una comunicazione preliminary (^) pubblicata nel 1915 e della quale solo da poco tempo, per ragioni inerenti alle mie condizioni du- rante la guerra, ho potuto avere conoscenza, 11 Prof. Dr. Nusbaum- Hilarowicz riferisco osservazioni fatte sopra Fanatomia e I'istologia dell'apparato digerente di pesci ossei di mare profondo, le quali sareb- bero di grande interesse so a me, che da tanti anni sto occupandomi deU'apparato digerent<' ed in particolare di quello doi pesci, non losse sorto il dubbio che, in alcuni casi per lo meno, il suddetto Autore sia incorso in interpretazioni erronee doV'Ute ad osservazione troppo super- Ociale ed a materiale fissato in modo non conveniente alio studio. Ed infatti non e logico ammettere die con materiale, quale quello dal Nu- sbaum ricevuto dalla Spedizione scientifica di S. A. il Principe di Mo- naco, si possa pretendere di descrivere parlicolarita istologiche, e ta- lora anche citologlche, per osservare le quali, ognuno ormai sa che ) Nuaban m - H il ar owi cz .Joseph. — Ueber deii Ban des Danukanals bei einigcu Tiefsee- knochenfisebiMi. Vorliinfige Mittciliiiig. in: Anat. Am. 4f> Jid.. p. 474-4S4. 4 Jiijg. t'.)i:>. - 219 - occorre disporrc di uiatorlalo fresco, anzi vivente, da fissare coo liquidi adatti alio scopo. Farlare di mitocondri, di corpuscoli basali nelle cellule epiteliali deU' intestiao eoc. ecc. in preparati ottenuti con raateriale molto probabilmente conservato in alcool, per conto mio indica una certa leg- g-erezza, conCerniata dal Catto clie I'Autore non paiia nel testo dei iissa- Uvi adoperati. Si aggiunga che 11 lavoro dello stesso diraostra delicienza di nozioni anatomiche e Irascuratezzza non lieve nei riguardi della bi- bliogralia. lo mi soffermero solamente sopra quei reperti del Nusbauni che, per inia personale esperienza, io ritengo dovuLi ad erronea inter- pretaziono e a descrizione di artefatti. Higuardo a Gaslroto/nns Bairdii (Gill u. Ryder) I'Autore suddetto trova, neU'epitelio cilindrico semplice che riveste la mucosa dello sto- maco, che: « De/- « Pfropf » einer jedca Zelle ist nichl.ioniooenen, vicl- iiielii' zeigt O' cine feine longitudiwde Styeifmig. -was h:li aacJi bei einic/cn anderen TlefseefUchen beobaclitete ». Indubbiamente questa stria- tura non puo considerarsi come un fatto parlicolare dei « Tiefseefischen » ma e dovuta ad un raggrinzamento del « Pfropf » generate dalla fissa- zione non adatta, perche io la ho potuta constatare in diverse specie di pesci di mare fra i piii comuni e studiali, ma sempre (juando i preparati presentavano le caratterisliche di una lissaziojie male riescita; mentre in preparati di matm-iale bene fissato non ho potuto mai constatare sitlatta striatura. E andiamo avanti. Per I'intestino dello stesso pesce Nusbaum dice: « Es ist seJir inte- ressant, das.s der Anfamjsteil des Pijkrrusdarhies: .seltr eng ist und in der Magenioand selbst zieht, umgeben von der Musheischicht {der zirku- Idren und longitudinalen), die hier filr den Magen und den Anfang- steil des Darrnes gemeinsmn ist (Abb. 3) ». E piii oltre: « Wir unterschei- den iin Duodenum drei Abschnitte: f einen'Vorderen, der ausschliesslich von Magenepilhel mit MagendriXsen ausgekieidet ist; 2^ einen zentra- ten, der noch, scmit don ersteren, in der Mugenrand selbst rerlduft und in seiner linken Hdtfte von MagenepiMiet mit Magendrusen, in der rectiten dagegen von Darmepiiliel ausgekieidet ist; 5" einen lUnteren, der den Bogen hildel and schon aussc/iliesstich von Durmepithel aus- gekieidet ist. In direliter Nachbarschaft der gastro-duodenalen {Pylo- rus) Olfnung ist die Darinliohle in dj-ei sclUitzfonnige Abschnitte, durch zicei bindegewebige von Epithet ausgekleidete {Abb. 3 d) Septen geteilt, ivas um so rnelir zu einer liermetischen Schliessung dieser Offnung icdJirend der starker en Zusammenziehung der zirkuUirenMagensmu- skein dient ». E pill sotto a proposito del Mitteldarm : « In diesem vordersteit, etwas verb)-eite)-ten Atisclmilte des Mitteldarnies bildel die Schlei/nhaut eine geunsse Anzahl von Langs fatten, welche so horh sind, dass sie sich in der Mitte der Darm/iuhle initeinander verbinden {Abb. :ifj; zvn- schen diesen Ldngsfalten finden sich auch hier und da Querfalten' - 220 - Infolge der obipen Verhdltnls.^e ist hier die Darmholile nicht einheitlicfu sondern erscheint an Qiierschnitten in einer Anzalil von sehunddren, durcJi radidre Septen voneinander isolierte Hohlen geUUlt, was die Ver- daicungsftdche de-s Darmes in hohem Grade rer-f/ro.ssei-l {Abh. 3). Diese Sepfen sind run fibrilldren Bindegeirebe gebildet und von Epithel aus- gekleidet', Mushelfasern dringen in dleselben nicht hinein. Mehr Mnter- icdrts sieht man schon eine einheiUiche Darmhohle und die Fatten bilden nur ein Netz ran Septen in dem periplierisclien Absdmitte dieser Hohle ». Ora io debbo osservare quanto segue. In pesci, che presentano lo stomaco con la forma ratfigurata da Nusbaum per Gastrotomus, puo accadero bcuiissimo che, per contrazione subita dal tubo digerente e aumentata dalla fissazione, la porzione pilorica venga per un corto traito del suo principio come ad essere ritratta dentro il Fundus stomacale. In tale caso so la sezione del preparato e stata condotta obliquamente da destra a sinistra in modo da tagliare lo stomaco all'altezza della pic- cola curvatura (cioe della curvatura superiore per la quale il Fundus passa alia parle pilorica), senza peraltro interessare la tunica muscolare di tale curvatura, si oltiene una immagine qnale e quella rappresentata nella figura 3 data dal Nusbaum (immagine che dimostra appunto Tobliquita della sezione), e cioe 1' immagine dell' intestino pilorico «.um- geben von der Muslielschicht {der zirhularen und longitudinalenj , die hiei' fiir den Magen und den Anfangssteil des Darmes geraein- sam ist ». Non riesco poi a capire in base a quali concetti anatomic! si possa chiamare duodeno una parte del tubo digerente che « ausschtiessiich von Magenepithei mil MagendriAsen ausgelUeidet ist ». Sembrei'ebbe dunque che, secondo I'Autore, 1' epitelio e le ghiandole proprie dello stomaco non fossero sufflcienti a caratterizzare con la loro presnnza lo stomaco stesso. Un vero e proprio controsenso. Che poi Nusbaum abbia tratto i suoi reperti dall'osservazione di una sezione oblifjua viene inoltre ad essere dimostrato dall'avere egli trovato che il 2^ segmento del tratto da lui designato come duodeno « in seiner Hnken Hdlfte von Magenepithei mit Magendrusen, in der rechten dagegen von Darinepithel nusgelileidet ist ». E mi pare che non occorruno spiegazioni! Riguardo poi al 3" segmento, il fatto di presentarsi nella sezione di esso esaminata dallo stesso Autore tre cavita dipende dall'avere il taglio interessato due pieghe della mucosa adagiate, per la contrazione dell'in- testino, parallelamente all'asse di questo; le quali naturalmente venivano a costituire ciascuna un Cornice longitudinale, che in sezione trasversale od obliqua, generava 1' immagine di una cavita situata di fianco a quella cent rale. Tulto cio io asserisco per avere osservato tali immagini piii volte - 221 -~ in diversi pesci, salvo che I'esame, tanto delle sezioni trasversali come delle longitudinal! continuato nella serie, non mi ha indotto alia inter- pretazione del Prol'ossore di Lemberg, il quale nella surriferita partico- larita, per lui interessante, troverebbe la conferma alia opinione gia espressa, per la quale nei pesci ossei di mare profondo la chiusura della parte pilorica, assicurata nella contrazione delle pareti da tale conformazione, inipedirebbe il passaggio nell' intestino delle parti non disciolte degli alimenti, parti che il pesce poi restituirebbe al mondo esterno per un processo dl vomito!! Ed anche per 1' intestino da lui detto mecUu, Nusbaum non si e accorto che la sezione osservata interessava 1' intestino stesso in una sua curvatura (curvatura, che, se non esisteva di fatto, po- trebbi^ benissimo essersi Ibrmata nelle contrazioni dei tessuti durante r imparaflinanienlo (') del materiale) nella quale le pieghe della mu- cosa, quasi come irraggianti dalla parte centrale e profonda della concavita possono in un taglio oblique dare rimpressione di una cavita divisa da setti (le pieghe) in cavita secondarie. Ma se I'Autore avesse di un tanlino prolungato la osservazione nelle sezioni seriali, si sarebbe bene accorto della fallacita della sua interpretezione, per la quale egli e venuto ad annunziare una particolarita anatomica, a mio mode di vedere, sbalorditiva, quale quella di un tratto intestinale con molteplici cavita o kimi. In questo case Egli non spiega, come ha fatto per il co- sidetto tluodeno, tale conformazione come adatta ad una funzione quasi di filtro, ma assegna ad essa il compito di aumentare considerevol- mente la superficie di assorbimento dell' intestino; e cio, senza conside- rare che tale aumento di superflcie sarebbe ben tenue rispetto a quelle offerlo da semplici pieghe libere della mucosa, Le cellule epiteliati dell' intestino dello stesso animale presentereb- bero, secondo Nusbaum, nel plasma superiore al nucleo, « Alveolen und helle Schlitze die oline Zireifel ein Ncgatlv des Oolgi'schen Ap- parates darstellen ». Ed io non aggiungo commenti, che lascio a coloro i quali si sono occupati dell'apparato di Golgi nelle cellule epiteliali ; ne mi dilungo sopra altre particolarita citologiche osservate dallo stesso Autore. In Melaniphal's niizolepis (Giinther) Egli trova nell'epitelio sto- macale « ausser Jiohen ZyUndO'zeJIen, die an der Basis {Abb. 6 B) gevOhnlicli im 1-3 ziernlich lange Fortsdtze ubergehcn, auch kvJn- .sches E[jii]>el und sogar ein hubisch-abgeplattetes ; alle diese Epitfiel- zellen sind rait eineni slavli eniirichelten « Pf'ropf » rersehen, der eine seJir dlstinhte Ldngstreifimg zeigt ». Ora, a parte la differenza di altezza delle cellule epiteliali, che puo essere dovuta alle diverse fasi della secrezione, io ritengo lermamenle che i processi basali delle stesse cel- (1) Faccio notare che dalla figura 3 offerta dall' Antoie si deduce che egli ha iraparaftiuato (o coinnrn)ue inclnso) e sezionato stoinaco, intestino e pancreas tutti insieine ! - 222 - lule siano prodotti di alterazione, come prodotti di alterazione ritengo le immagini altra volta da me osservate, e simili a quella rappresentata nella fig, 6. B, dove si vedono, accanto a due cellule epiteliali alte, due alti-e corle piii della meta delle prime. E pure per questo pesce I'Autore ripete che neH'iutestino pilorico o duodeno « das Ejiileluim zeUji die Str-uhiur des Mcigetis ecc. ecc. ». E per il fegato poi dice: « Riiu/.s um die grosser^en Bluigefusse, die sick hauplsdchlicli nahe der Perijiheyie der Leber befinden, siehL man sehr oft tiele kleine Gefnsse, die die er.steren mnxpannen, und zioi- schen diesen uiiispannenden Blutgefassen sielit man sehr zahlreiche eosinopldle LympJiocyten, v:ie audi Zellen, die man als Erylhrobla- sten bezeichnen kann, da jnan rerschiedene Ubergange von diesen lelzteren bis zu den Eryihrocylen findet ». Ed io lascio giudicare al lettore se sia lecilo, con una cosi sLrabiliante scarsezza di prove, deci- dere riguardo la tbrmazione degli eritrociti, per osservare la quale oc- corrono, ben si sa, ricerche moUo delicate. Ma non basta. Neilo Stomias boa (Risso) Nusbaum trova un' or- gan© soltoesofagvo secondo lui finora ignoto per altri pesci. Io voglio riportare integralmente le sue parole, afflnche il lettore giudichi della leggerezza delle stesse. « iJas suboesophageale Drusenor-gan {Tliyreoi- dea?\ Das lockere Bindegeirebe hildet an der Ventrulseite der ror- dersien Abteilung des SclUunddarmes eine Vei-dickung, in irelcher ein sehr interessanies Drusenorgan liegt {Abb. 5. A.J. In seinem vor- deren AbscJmitt ist das Organ paarig und besieht aus zvrei Anhdufim- gen von an beiden Enden blind gescidossenen Drusenschlauchen, die von zahlreiehen Lcucocyieu., von besonderen druslgen Epiihelslrdn- gen und vielen Kapillaren umgeben sind. In dem hinleren AbschniU vereinigen sich dlese zwei D)-dsenorgane zu einem einzigen unpaa- ren. In jeder Animufung isi die Anzahl der Schldache, die einige Windungen machert, 2-1 : jeder Schlauch isi von einem sehr lioJien Zilinderepithel (Abb. 5. C), mit Wi7npernversehen,gebildet: Im Pla- sma liegen Ldngsi'eihen von, Mitoclwn.drien, der Kern ist oval, in der Mlile gelegen ; der Inlialt des DrilsenscJilaudies ist eine teils I'einkiJrn.ige, tells aus vielen Btdsclien hesiehende Masse {KolUmU) die sich mil Eosin stai-k fcirbt. Die Epithelstrdnge{Abb. 3, B.) beste/ien aus einer ScJiiciit lose nebeneinander liegenden Jn)-nf6rmigen Zellen {mil enger Basis und rerdicktem frelen Ende) mil runden, oft ge- lappten Kernen:elne solc/ie driisige Zellensc/iic/it utngibt ein in der Mitle llegendes Blulkapillar. Dlese Strange anastomosieren mitelnan- der. Unter der Lymphocyten des Organes unterscheiden irAr : I. kleine, mit Tiomogenem Plasma, und grosscn diroinatinreichen Kernen in der Mitle. 2. grosse, liornclienreiclie, eosinopliile, mil einem polstan- digen Kern von diversen Gesialten {rundllcli, dreilappig, Jiufeisen- formig). Dem Bau nach entsjn'icht rieileiclit die D}-use nur tlieilweise einer Thyreoidca {blind geschlossem Epithelschlauche, alter mit Wim- pern!): vide Eigentumlichheiten des histologm-Jies Baues- {Epithels- irdnge, die die Kapillaren umgchcn) tmd die tupographischen Verhalt- nisse npreclien abcr dafur, dass irlr es hie)' 'mil einer sehr eigen- Inmlichen, hUhe')- unhehnnnten Driise der inneren Sehretion zu tlmn linhen ». Indiscntibilmente I'org-ano pari rinveimto da Nusl)aum rK^n rappre- senta alfcro che i corpi postbranchiali rinvonuti per priuio da Supino (') nei Leptocefali di Gong-er vulgaris h di Anguilla vulgaris, in seguito da Giacomini anche nelle Gieche e nelle Anguille adulte (^j e in diversi altri Teleostei (^) e precisamente in Cyprinus carpio, Garassius auratus. Tinea vulgaris, Phoxiiius laevis, Salino facio, Salino lacustris ed Esox luc'ius. Gon le ricorche di Giacomini si puo dire che sia, se non stabi- lito, per lo meno giustamente preconizzabile che i corpi postbranchiali in forma di organi, sia pari, sia impari, debbano ritrovarsi in tutti i Pesci. Per conto inio posso confermare la esistenza degli stessi in Ga- rassius auratus, Gyprinus carpio. Barlms plebeius, Phoxinus laevis e Gobitis taenia, cioe in tutti quel pesci alio scopo esaminati. Sotferman- domi sopra Garassius auratus, diro che nei casi nei quali I'esame mi ha rivelato \nia cattiva fissaziono ho potuto ossf^rvare un (atto che in ri- guardo ai reperti di Nusbaum assume non lieve importanza e cioe che il reticolo di capillari sanguigni interposti alle vescicole, di cui e costi- tuito il corpo postbranchiale, e state colpito da emorragie che hanno in diversi punti cagionato la rottura delle vescicole e quindi il riempi- mento delle stesse da parte del sangue ivi versalosi. In tali casi appa- riscono delle immagini che ricordano in un modo sorpi-endente la figura (5, B) data da Nusbaum riguanlo a quegli « EjJllhelsti-dnge » formati da un semplice strato di cellule orilinate intorno ai capillari sanguigni. II fatto poi di trovarsi in essi « lose nelieneinander Inrnjormige Zellen {mit enger Basis und rerdlcktem freien Ende) mit runden, oft ge- lnppfe?i Kernen » starebbe a confermare I'alterazione subila dagli or- dinari « Schlati.rhe » (non vescicole ?) di cui secondo fAuture sarebbe costituito I'organo. E ad artefatto dovuto a cattiva fissazione io credo debba riportarsi Tosservazione di ciglia vibratili aU'estremo distale dell'epitelio alto e cilindrico costituente i tubuli ghiandolari. Nella figura, che di tale epi- telio (Abb. 5, b) da I'Autore, le ciglia sarebbero tanto lunghe da egua- gliare (nientedimeno !) quasi la meta deiraltezza delle relative cellule. (1) Snpino F. — Ossorvazioni sojum i coi'iii postliiuiicliirtli dei Pesci. in: Jxicerche fatte nei La- boratorio di Anat. norm. Univ. Itoma, Vol. 12, pag. 253, 19U7. (-) Giacomini R. — 1 coriii poatbraiicbiaH nelle Cieebe o nelle Anguille adulte. in: Eendi- conto S» Ansemblea ord. e Gonvagjw Un. Zool. Ital. in Borinio, 31 Agosto-i Setlembre i()08. Monit. Zool. Ital. Anno XX, N. 2-3, pag. 89-92, 3 fig. P) Idem. ^ I corpi postbruiichiali dei Telenstei. in : liendie. R. Accail. S<:. 1st. llologna, Anno 1911-1912, Bologna, 13 pp - 224 - E come se non bastasse Egli dice che « iin Plasma liegen Ldngsreihen ran Mitocondria », ed anche li rappresenta bene evident! nella suddetla figura. Per quanto TAutore abbia indovinato in cio (e non ha rischiato molto ad indovinare i mitocondri in cellule epiteliali), io non credo che il suo materiale fosse consorvato nel modo piii adatto per la osserva- zione degli stessi. Nusbaum si domanda se il conlenuto dei tubuli ghiandolari e so- stanza coUoidea. Dal moraento che lo stato di conservazione .del mate- riale gli ha perraesso di usare metodi di colorazione delicati, perche non ha cercato di mettere in evidenza la colloide con uno dei relativi metodi ? Dalla domanda poi che Egli si fa, e cioe se I'organo sottoeso- fageo puo considerarsi come una « Thyreoidea », e lecito dodurre che I'Autore non sa dove si trova la tiroide nei Pesci. In conclusione alcuni dei reperti del Prof. Nusbaum s(mo troppo straordinari perche possano essere accolti senza grandi dubbi. Io credo che adoprando per ricerche istologiche e citologiche materiale conser- vato, quale puo essere quello raccolto da una spedizione, senza curarsi inoltre di sottoporre ad una ragionevole critica le osservazioni relative, ben altri e numerosi fatti straordinari si potrebbero riscontrare nei pe- sci di mare profondo : senza considerare poi che molto spesso chi esa- mina specie peculiar!, come quelle menzionate, puo trovarsi gia disposto a rinvenire in esse eccezionali particolarita. II che e lecito supporre sia accaduto al Professore di Lemberg. Dal R. Istitulo Tecnico « G. Gattaneo » di Milano. Luglio 1919. ERRATA CORRIGE. — Nella tav. VI, annessa alia Comunicazione di G. Bruno (N. 10), la Jig. 4 deve portare il miiuei-o .9, e la fi:f. 3 il nuinoro 4. — Nella spiegazione delle figure (pag. 175) a Fig. 3. invece di feto al 3" ?new, si legga feto al 5" rnese. Avvertenza Delle Comunicazioni Oiiginali che si pubblicano nel Monilore Zoologico Ltaliano e vietata la riproduzione. GosiMo Cherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1920. — Tip. L. Niecolai. Via Faenza. 52. Pubblicazione mensile ^0"^° corrente colla Posta. Pubblioato il 10 aprile 1919. jVlonitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana DIRETTO DA GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, rti Anatomia uiuaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenii( nella It. Universitil di Piaa CON LA COLLABOKAZIONE BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINi E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) TJfficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abtouonamento annuo L. 20 XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 1-2 EIREIl^ZE TIPOGBAPIA LUTGI NlCCOLAl 1919 hbblicazione mensile ^o"to corrente colla Posta. Pubblicato il 25 giugno 1919. IWoDitoFe Zoologieo ItallaDo (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Itaiiana U I B E T T O GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatotaia comp. e Zoologia «el R. Istituto di Stiidi Super, in Firenze nella R. Universita di Pisa CON LA COLLABOEAZIONE BECCARI N, (Ftrenxe) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) tifficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. ISi numeri all'anno — Abbuonamento auuuo L. 20 XXX Anno — Firenze, 1919 ~ N. 3-4 EIRENZE ■J:iPOGKAFIA LUIGI NIOCOLAI 1919 Pubblicazione mensile ^°"to corrente colla Posta. Pubblicato il 10 luglio 1919. Jlomtore Zoologieo Italian (Pubbiicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Itaiiana DIRETTO DA GIUUO CHIARU6I EUGENIO FICALBI Prof, (li Anatomia umana Prof, di Anatomiii comp. e Zoologia nel K. latituto di Studi Super, in Fireuze nella R. Universitii di Pisa CON LA C O L L A B O E A Z I O N li BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Islituto Anatomico, Firerize. 12 uumeri aH'auuo — Abbuonamento annuo L 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 5 EIEENZE TIPOGRAFIA LUIGI NICCOLAI 1919 Pubblicazione mensile ^0"^° corrente colla Posta. Pubblicato il 31 luglio 1919. IHoDitoFe Zoologieo ItallaDo (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delia Unione Zoologica Italiana DIRETTO 6IULI0 CHIARUGI BUGENIO FIGALBI Prof, di Auatomia, umana Prof, rti Anatomia comp. e Zoologia nel K. Istituto di Stiidi Super, in Firenze nella R. Universita di Pisa OOX T,A COLLABOJ; AZtON r, BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LIVINI F. (Milano^ LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 18 numeri alPanno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 6 riRENZE TIPOGBAFIA LUIGI KICCOLAI 1919 Pubblicazione mensile ^o"^o corrente colla Posta. Pubblicato il 16 seltembi-e 1919. IWonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiaiia b 1 IS E T T (> UA GIULIO GHIARU6I EUGENIO FIGALBI Ti'of. ili Anatomia uiDaiKi I'rof. di Anatomia couip. e ZooloRia hcl R. Istitiito ili Stmli Sii))er. in l''ircn/.f uella If. Dnivorsit;i di Pisa CON LA COL h A li O I! A / r O N K bECCARI N. (Flretize) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) UfRcio di Direzione ed Amministrazione: Istitulo Anafomic.o, bHrenzc. 12 niiineri all'anno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 7 TIPOGH An A T.[JIGI NIC'OOLAI 1919 Pubblicazione mensile po"J?. corrente colla Posta. Pubbhcato il It oltobre 1919. jWomtope Zoologleo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Itaiiana D I R E T T O GIULIO OHIARUGI EUGENIO FIGALBI Pvof. di Aiuitoiiiia uiuaua Prof, di Anatomia coiup. e Zoologia bel E. Istitiito di Stadi Super, iii Firenze uella K. Univeiuita di Pisa CON LA C O L L .\ B O R A Z I O N K BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVIN! F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione eel Amministrazione : Islitulo A?ialoinko, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 8 EIKEKZE TIPOGRAFIA LUIGI NICCOLAI 1919 Pubblicazione mensile Co"^? corrente colla Posta. Pubmicato il 9 dicembre 1919. IBonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana DIRKTTO GIUUO GHIARD6I EU6ENI0 FIGALBI Prol'.
  • ' M LI, A BOIi AZION E BECCARI N. (firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVIN! F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : latituto Anafomico, Firenze. 12 numex'i all'anno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 9 TIPOGBAFIA LUIGI NlCCOLAl 1919 Pubblicazione mensile ponto corrente colla Posta. Pubblicato il 7 febbraio 1920. IWoDitoFe ZoologlGo ItaliaDo (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embrioiogia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana GIULIO GHURUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uruana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di StudJi Super, in Firenze nella R. Universita di Pisa CON LA COLLABOEAZIONE BECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) — LiVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Ammiuistrazione : Istituto Anatomico, Firenzf. 12 uumeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 10 FIKENZE TIPOGRAFIA LUIGI NICCOLAI 1919 Pubblicazione mensile ?o"^o corrente colla Posta. Pubolicato il 18 marzo 192(t. fJoDitope Zoologieo lUliano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Orgaiio iifficiale della Unione Zoologica Itaiiaita U 1 R E l T O DA GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, (li Anatomia uiuaua Prof, di Aiiafoiuia coiiip. c Zoologia nel U. Istituto di iStuil'i Super, iu Fireiize uclla U. Univursita di Pisa CON LA (JOLLABUKAiilONE BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) - LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazioue : Istilalo Anaioinico, Firenze. 18 Humeri alPanno — Abbuonamento annuo L.. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 1 1 EIRENZE TIPOGRAFIA LUIGI NIOCOLAI 1920 Pubblicazione mensile Co"*o corrente colla Posta. Pubblicato il 17 aprile 1920. IBoDitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Etnbriologia) Organo ufficiale deila Unione Zoologica Italiana GIUUO GHIARUOI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia umaua Prof, di Auatoniia coiup. e Zoologia nel R, Lstitnto di SUidi Super, in Fireuze nella R. Universitii di Pisa CON LA OULLAliOKAZlONt. BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI B. (Bologna) — LEVI G. (Palermo) - LIVINI F. (Milano LOPEZ C. (Pfsa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. \2 liumeri all'anno — Abbuonamento annuo Li. 20. XXX Anno — Firenze, 1919 — N. 12 TIPOGRAMA LUIGI NICCOLAI 1920 , I ,.. ^"^' ' "'f="^y Serials 5 WHSE 01330