MONITORE ZOOLOGICO ITAIJANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFFICIALE DELLA UNIONE Z00L0GICA ITALIANA D1KETTO DAI DOTTOKI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI , Prof, di Auatouiia umana Prof, di Anatouiia comriarata e di Zoologia ncl It. Istituto di Studj Superior! di Fireuze uella It. Universita di Pisa (JON LA CULL ABO KAZIONE BECCARI N. (Firenze) - UIACOMINI E. (Bologna) - LEVI G. (Torino) - LIVINI F. (Milano LOPEZ C. (Pisa) STADERINI R. (Siena) Vol. XXXI — Anno XXXI — L920 (Con 30 figure e 5 tavole) IN FIRENZlil MCMXX INDIOE DEL VOL. XXXI. (Anno XXXI, 1920). BIBLIOGRAFIA N.B. — In questo volume e contenuta la Bibliograna dell'annata 1920 e la con- tinuazione di quella delle annate precedenti. A. — Parte generate. Pag. 141. I. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica. Pag. 141. II. Scritti zoologici d' indole filosofica. Pag. 143. III. Scritti comprensivi e van di Biologia, di Zoologia, di Anatomia e di Fisiologia. Periodic!. Pag. 143. IV. Gonologia, Ontogenia, Teratologia. Pag. 145. V. Citologia e Istologia. Pag. 146. VI. Tecnica zoologica, anatomica e microscopica. Pag. 148. VII. Allevamenti, Giardini zoologici, Acquari, Collezioni, Musei ed altre Istituzioni. B. — Parte speciale. Pag. 161, 193. 1. Invertebrati in genere. Pag. 161. II. Protozoi. Pag. 162. HI. Diciemidi, Ortonettidi, Trichoplax e altri Invertebrati d'incerto tipo. IV. Spongiari. V. Celenterati (Cnidari e Ctenofori). Pag. 163. VI. Vermi. Pag. 163. 1. Scritti generali o su piu che una delle divisioni del gruppo. 2. Platodi. Pag. 163. 3. Rotiferi e (iastrotrichi 163. 4. Neraertini. 5. Briozoi, Foronidi, Gephalodiscus, Rhabdopleura. 6. Brachiopodi 163. 7. Enteropneusti. 8. Sipunculidi. 9. Echiuridi. 10. Nematodi, Desraoscolecidi, Chetosomidi. Pag. 164. 11. Acantocefali. 12. Chetognati. 13. Echinodori. 14. Anellidi. Pag. 164. VII. Artropodi. Pag. 164. 1. Scritti generali o su piu che una delle classi. 2. Tardigradi. 3. Pantopodi o Picnogonidi. 4. Merostorai o Limulidi. 5. Aracnidi. Pag. 164. 6. Grostacei. Pag. 165. 7. Proto trachea ti o Onicofori. 8. Miriapodi 9. Insetti o Esapodi. Pag. 105. a) Scritti generali o su piu che uno degli ordini. Pag. 165. b) Alter igoti o Tisanuri. c) Architteri o Pseudonevrotteri e Mallofagi. d) Ortotteri. Pag. 165. e) Rincoti o Emitteri, e Fisapodi o Tisanotteri. Pag. 166. f) Coleotteri e Strepsitteri. Pag. 166. g) Nevrotteri. Pag. i67. h) Imenotteri. Pag. 167. i) Bitter i. Pag. 168. k) Afaniiteri. I) Lepidotteri. Pag. 168. VIII. Echinodermi. 170. IX. Molluschi. Pag. 170. 1. Scritti generali o su piii che una delle classi. Pag. 170. 2. Antineuri. 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Rteropodi. Opistobranchi. Pteropodi. Polrao nati). Pag. 171. 4. Scafopodi. 5. Lamellibranchi, Acei'ali o Pelecipodi. Pag. 171. 6. Gefalopodi. I »;»■?. 171. X. Tunicati. Pag. 171. XI. Leptocardi o Anfiossidi. XII. Vertebrati. Pag. 193. I. Parte generale. II. Parte anatomica. Pag. 193. 1. Parte generate. 2. Struttura esteriore. 3. Apparecchio tegumentale. Pag. 193. 4. Vpparecchio scheletrico. Pag. 194. 5. Vpparecchio museolare. Pag. 194. 6. Apparecchio intestinale con le annesse glandole. Pag. 194. 7. Apparecchio respiratorio. Pag. 195. 8. Tiroide. Paratiroide. Timo. Corpuscoli timici. Pag. 195. 9. Apparecchio circolatorio. Milza e altri organi linfoidi. Pag. 195. 10. Cavita del corpo e membrane sierose. 11. Apparecchio urinario e genitale. Pag. 196. 12. Ghiandole surrenali. Organi cromafflni, etc. 13. Apparecchio nervoso centrale e periferico. Pag. 196. 14. Organi di senso. Pag. 197. 15. Organi produttori di luce, di elettricita. 16. Anatomia topograftca. 17. Teratologia. Pag. 198. III. Parte zoologica. Pag. 198. 1. Scritti generali o su piu che una delle classi. 2. Giclostomi. 3. Pesci. Pag. 198. 4. Anfibi. 5. Rettili. 6. Uccelli. Pag. 198. 7. Mammiferi. Pag. 199. 8. Antropologia ed Etnologia. Pag. 200. Apjjendice: Antropologia applicata alio studio dei pazzi, dei crimi- nal]', etc. C. — Zoologia applicata. 1. Zoologia medica. 2. Zoologia applicata alFagricoltura e alle industrie. Protezione, Caccia, etc. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Arcangeli Alceste. — Osservazioni sopra il rene cefalico dei pesci. (Nota prelimi- nare). — Pag. 46-55. Borri Celso. — Sopra il uumero e la situazione degli stigmi toracici negli Aeri- didi. (Con rig.). - Pag. 22-29. Brian Alessandro. — Descrizione di una nuova specie di Copepode harpacti- coide del gen. Idya (I. ligustica n. sp. mihi) proveniente dai materiali del La- boratorio Marino di Quarto. (Con 6 figg.). — Pag. 30-35. Bruno Giovanni. — Nodi trasvorsali e strie intercalnri del miocardio. (Con 4 tig.). — Pag. 109-120. Busacca Archimede. — Sulle vie efferenti delle eminenze quadrigemelle del Ca- ne. Nota preliminare. (Con 2 fig.). — Pag. 125-130. Galzavara Domenico. — Sul mnscolo subanconeo dell'uomo. — Pag. 155-159. Colosi Giuseppe. — Liraacidi ed Arionidi couservati nel R. Museo Zoologico di Firenze. (Con 5 fig.). — Pag. 61-7:!. Colosi Giuseppe. — Contributo alia conoscenza degli Rntoraostraclii libici. (Con 4 fig.). Pag. 120-124. — YI — Cognetti De Martiis Luigi. — Nuovo contribute) alia conoscenza delle Gregarine Monocistidee. (Con 2 tig. nel testo). — Pag. 149-155. Crescenzi Giulio. — Di una rara malformazione dot tenue. Nota riassuntiva. (Con 2 rig.). — Pag. 201-205. Decisi A. — La classiflcazione dei Lemuri dell'Elliot. — Pag. 41-45. Fici Salvatore. — Sulla presenza ed identificazione dello sostanze grasse nelle cellule dei tessuti coltivati « in vitro ». — Pag. 205-208. Galati Mosella R. — Sulla Livoneca sinuata Koelbel parassita di Gepola rube- scens e di Atherina mocho. (Con tav. 1). — Pag. 1-10. Ghizzetti G. — Intorno alia tossetta faringea del cranio umano. (Con figura). — Pag. 101-105. Levi Giuseppe. — Sulla persistenza dei caratteri specifici nelle cellule coltivate in vitro. — Pag. 96-101. Livini F. — Notizie prelirainari intorno alia presenza di glicogene in diversi or- gani di erabrioni uraani. — Pag. 56-60. Marco Fedele. — Nuovo organo di senso nei Salpidae. (Con tav. II). — Pag. 10-21 Martinotti Leonardo. — Di un nuovo iraportante procedimento per lo studio di vaii elementi della cute umana. (Con tav. IV). — Pag. 74-92. Puntoni Lino. — Intorno ad una variazione rnorfologica del muscolo scaleno nel- l'uomo. (Con figura). — Pag. 186-192. Rappini Matilde. — Sulle espansioni nervose nei fusi neuro-muscolari e nei ten- dini delle Lucertole. — Pag. 131-133. Senna A. — 11 Cavum cranii di Selache maxima (Gunn.). (Tav. HI). — Pag. 35-40. Sera G. L. — I movimenti etnici nel Caucaso. (Con tav. V o 2 fig. nel tesioj. — Pag. 172-185. Spadolini I, — A proposito di una nota del sig. M. Gorsy « Sur une particula- rity frequente, sinon constante, de la scissure superieure du poumon chez le foetus ». — Pag. 93-96. Vastarini-Cresi G. — Ancora sulla colorazione del glicogeno nei tessuti (colora- zione in toto). — Pag. 134-139. NOTIZIE E VARIETA' Favaro G. — Sulle presenti condizioni delle tavole di G. Fabrici d'Acquapendente — Pag. 140. Levi G. — Notizie sulla sezione embriologiea della londazione Carnegie di Bal* timora. — Pag. 105-108. Necrologio: Marco Pitzorno. — Pag. 92. Per la crisi della stampa scientirtca. — Pag. 40. Ai Direttori degli (stituti Scientifici Universitarii Italiani. — Pag. 160. Istituto Internazionale d'Antropologia. — Pag. 192. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana ]> lit ETTO DA GIULIO CHIARDGI EUGENIO FIGALBI Prof.
  • della /.. sinuata. Pig. 5. — Zarupetta toracica della //. sinuata. Fig. 6. — Ultima appendice addominale vista di sotto. Fig. 7. — Capo della Cepola rubescens visto ili sotto. Sotto 1' opercolo a sinistra della figura trovasi amiidata la Livoneca sinuata. Fig. s. — Capo della Cepola rubescens visto di lato. 1/ area corapresa fra il margine opercolare e la linea curva puoteggiata indica il eontorno della nicchia snb- opercolare dove trovasi la Livo- neca sinuata. Fig. 9. — Capo della Cepola rubescens visto di lato. E stato tolto 1' opercolo branchiale per far ve- dere la nicchia (corapresa dalla linea curva tratteggiata) dentro eni allogasi il dorso della Livo- nee l .sinuata. Le figure 1, 2, 4, 5, 6 eorrispondono alle parti dell' isopodo ingrandite circa 24 volte : la fig. 3 rappresenta 1' isopodo ingrandito circa I volta e naezza. Le tig^. 7, 8, '.> eorrispondono alia gran- dezza naturale. Dott. FEDELE MARCO Nuovo organo di senso nei Salpidae E vietata la riproduzione. Si'amo ben lungi dal possedere ancora un quadro soddisfacente della organizzazione ed attivita nervosa e sensitiva dei Salpidae e- ci accorgiamo facilmente, dall'esame dei lavori fino ad oggi noti, che, meno forse per quanto- riguarda strutturalmente 1' organo vi- sivo, molto vi e da rifare e moltissimo da creare. Troviamo questo carapo, e particolarmente quello estesiologico, invaso da non poclie arbitrarie interpretazioni, ipotesi provvisorie basate su fatti scarsi o malnoti e, peggio ancora, su analogie o credute parentele filogenetiche; nessun lavoro organico per le Salpe, come per tutti i Tunicati, e so vogliamo fermarci a ricerche meglio costrutte dobbiamo nsalire a quelle dell'Ussow (l) (1876) anche esse, fra alcuni pregi, per molti rispetti incomplete e non prive di deficenze di osservazioni ed errori di interpretazioni. Dopo quello dell'Ussow non abbiamo piu avuto uno studio sistematico e ben condotto sulla organizzazione e funzionalita ner- l1) Ussow M. M. — Contrlbuto alia conoscenza della organizzazione dei Tunicati (in rnsso). Edito ilalla Xocieta degli amatori di Scienze naturali, Mosca, Anno tslO. - 11 - vosa dei Salpidei, mono per l'organo visivo, come ho accennato, sa cui possediamo alcune buone ricerche principalraente del Clop- pert ('), del Todaro (2j, del Metcalf (3) e del Redikorzew (4), che hanno raesso in luce molti particolari della sua struttura; nien- te possediamo per i sensi chimici, qualche sparso e coufuso accen- no per il seuso tattile e alcune contraddittorie ipotesi per quello obico. In poche parole: alle deflcienze ed agli errori deU'Ussow, che scambia cellule connettivali per apparati nervosi e da per le terminazioni nervose delle Salpe un quadro semplicista e in gran parte errato, ai vaghi e confusi accenni del Vogt (5), che non porta nessun positivo contributo alia questione, alia indetermina- tezza del Leuckart (6) e del Todaro (7) su cellule sensoriali pi- riformi delle labbra non potremmo aggiungere, fra i lavori recenti, che le poche e imprecise notizie del La hi lie (8) su disposizioni tattili originantisi dalle due paia di nervi anteriori che vanno verso il labbro superiore di Pegea cmfoeclerata Forsk. e l'accenno a ftbrille terminanti in organi rotondi che, secondo l'Apstein ('•'), dovreb- bero trovarsi nelle pareti del corpo delle forme aggregate di Salpa zonaria e Salpa confoederata e che in realta non sono altro che i dischi adesivi degli individui di queste forme catenate. Ma la confusione diventa massima riguardo alle disposizioni riferentisi a funzioni utiche o statiche, perche si e creduto vedere vescicole uditive e statocisti da per tutto: nell' organo visivo (Huxley T. H. (10), Agassiz A. (u)), nelle cosidette glandule neu- (l) Goppert E. — Uatersuchungen uber das Sehorgau der Salpen. — Morphol. Jahrb. Bd. 19, p. 250, 1S92. (-) Toil a ro, F. — Sull'orgauo visivo delle Salpe. — Bend. It. Accad. Lineei, Vol. 2, Fuse. 12, p. 374, 1893. (3) Mete a If, M. M. — The eyes and subneural gland of salpa. — Mem. from the Biol. Labor, of the Johns-Hopkins University, II, 1893. Id. — Salpa and Phytogeny of the Eyes of Vertebrates. — Anat. Am. Bd. XXIX, N. 19, 20, p. 526, 1906. (*) Redikorzew, W. — TJeber das Sehorgan der Salpen. — Morph. Jahrb. Bd. 34, p. 204, 1905. (•'■) Vogt, C — Recherches sur les aniraaux inferieurs de la Mediterranee. 2.e Memoire. — lie moires Institut National Oenevois, Tome II, p. 1, 185 I. C1) Leuckart. — Zoologische Untersuchungen. — 'Jiesseu, 1854, -'.■' Heft,. (7) Todaro, F. — Sopra lo sviluppo e l'anatomia delle Salpe. — Atti Ii. Ace. Lineei. Tomo 2." Serie 2.*, is:;,. (8) iahille, F. Recherches sur les Tuuiciers des cotes de France. — Toulouse, 1890. ('•') Aps tein, C. — Die Salpen der deutschen, siidpolar-Expedition 1901-1903. — Deutsche siidpoUir- Expedition 1901-1903, IX Bd., Zool. 1 Bd., 3 Heft., p. 181-186, 1906. (10) Huxley T. H. — Observations upon the Anatomic and Physiology of salpa and pyrosoma. — Philosoph. Trans. It. S. London A. lSr,2, parte 2-\ 1852. (u) Agassiz A. — Description of Salpa Cabotti, Desor. — Proceed. Boston Soc. Nat. Hist., Vol. 11. 1866. - 12 - rali (Miiller H. (£), Todaro F.(2), Ussow M. M. (:i)) e flno in dispo- sizioni cellulari poste nella eompagine del cent.ro nervoso (Del age et Herouard {*) ), dal Metcalf("J) interpretate come ocelli ; una vera sene, insomma, di pronunciazioni parte di preconcetti e all' infuori di ogni base obiettiva strutturale e sperimentale; tanto da far di- sperare il Met calf che la credenza nel mito della esistenza di tali funzioni in Salpa non abbia mai a cessare ! Notizie su organi di senso speciali, pur senza una precisata attribuzione fisiologica, troviamo in Ussow (''), che per primo in- dicava e figurava in Salpa democratica-mucronata Forsk. due tenta- coli sensitivi, posti lateralmente e simmetricamente all'altezza della fossa ciliata, da lui ritenuti tattili, ristudiati quindi dal Lee (7), che ne precisava meglio la struttura e dava ad essi significato di areo- metri sensori o, meglio, apparecchi idrometrici. Piu I'ecentemente fu accennato dal Todaro (s) ad un partico- lare organo di senso in cui egli trova, seguendo le sue vecchie idee sui rapporti filogenetici con i Vertebrati, similitudini con organi di senso dei Pesci ossei e larv.e di Batraci. Nella breve nota pero non troviamo prove della presunta somiglianza ne l'A. ci fornisce par- ticolari sulla struttura, e innervazione dell' organo, che io ritengo, per cio che riguarda Helicosalpa virgola, simile a quelli che han visto Ussow e Lee in Salpa democratica-mucronata Forsk. soli - taria, malgrado alcune differenze, e per Salpa maxima africana V istessa cosa che ci descrive Fernandez (") per questa specie, dubitando, pur avendone visto qualche particolare della innervazio ne, di trovarsi in presenza di un organo di senso. Mi limito a questo cenno molto sintetico, ma complete), di cib che e state fatto flnora sulle disposizioni sensoriali delle Salpe ri- (') Miiller II. — Verhandlungen d. phys. med. Gesellsch. in Wurzburg, />''/. •'>', p. 57. Riportate anche in Zeitsch. wiss. Zool. lid. 4. p. 329-332, 1852. (-) Loc. cit. ('•) Loc. cit. (4) D61age el II eroparil. — Traite do zoologio coucrote. — Tome 8, p. 194 e nota, 1898. (■"■) Metcalf M, M. — An ausuer to a suggestion bj Delage and Eerouard thai ihc Ac- cessorj Eyes in salpulae maj be Statocysts. — Ann/, .in-. /,'(/. in. p. 301 ::<>:' 1899. (•') Loc. cit. (") Lee, A. 1'.. — On a little-known Sense-organ in Salpa. — Journal Micr. Sc. Vol. 32, ji. S9- 97, 1891. (8) Todaro. F. — Sopra nn particolare organo di sonao delle Salpidae. Rend. B. Ace Lincei Vol 16, I" Sem. p. 575, 1907. (•') Fernandez, M. — Ueber zwei Organe junger Kattensalpen. - Zool. Am. lid. 32, t>. 321- 328 1907. - 13 - mandando, per necessity, ad altrove O lo svolgimenfco di cio cbe ho potuto qui seraplicemente accennare, la descrizione diffusa dei inoiti particolari della organizzazione nervosa che ho potuto stabi- lire o mettere meglio in luce in questi animali, la ricostruzione morfologica e sperimentale dell' entita nervosa e sensoriale delle forme del gruppo come dei rapporti nervosi fra individui della stes- sa catena nelle forme aggregate; mi occnpero in questa nota solo della descrizione e delle modalita per mettere in evidenza un or- gano di senso da me visto per la prima volta nelle due forme di Salpa democratica-mucronata Forsk. e posto topograficamente in una regione del oorpo che ha molto richiamato l'attenzione e gii enori di diversi ricercatori. Osservando, anche sul vivo, una Salpa democr. mucronata Forsk., solitaria o aggregata, dalla parte dorsale e a conveniente ingrandimento, ci accorgiamo che, fra l'organo vibratile e la parete dorsale, esiste come un piccolo cerchietto in cui le cellule della parete epiteliale sono diventate piu spesse, piu piccole e niu adden- sate; questo addensamento cellulare segna la parete dell'organo sen- sitive cui ho dianzi accennato. Per un esame approfondito, metodi semplici e adatti a dare immagini quanto piu si puo complete sono, per chi abbia a dispo- sizione materiale vivo, l'uso del cloruro d'oro e, meglio, delle solu- zioni debolissime di acido osmico. Per il primo ho avuto i migliori risultati ponendo gli animali, in ottimo stato e freschissimi, per alcuni minuti in acido formico ad '/., e, dopo rapidiss'uno lavaggio in acqua distillata, passandoli in cloruro d' oro all' 1 %, dove restavano dalle 6 alle 12 ore, ed anche piu, alio scuro. La riduzione era fatta in acido formico ad l/i anche alio scuro e per 24 ore. Questo procedimento mette in evidenza molti particolari e da una idea esatta della innervazione; il metodo pero che credo meglio adatto e che, dando uua visione complessiva dell'organo, ne mette in evidenza anche una soinma maggiore di particolari, e l'abbruni- mento degii animali (sempre presi vivi ed in ottime condizioni!) (') Un mio lavoro sugli organi 'li senso delle Salpe, di cui uii<'*U nota e un parziale stralcio, e gia pronto fin dal 1914. Allora per la guewa, ora per altre difficolta non mi e riuscito ancora pubbli- carlo. Spero di poterlo far presto e di aver inodo di pubblicare anche il risulfcato dulle mie ricercbe sul sistuiua nei-voso dei Salpidei, gia negli anni precedenti alia guerra compiute Qella Staaione Zoo- logica di Napoli. - 14 - fatto in una miscela in parti ugnali di acido osmico al 24 n/oo ed acidu acetico al 4-6 °/00. Questa operazione va sorveglia'a e, quando la muscolatura del- I'animale prende una tinta marrone (dopo circa un'ora), si passano i pezzi, senza lavare, in alcool a 40-50 %, dove l'annerimento con- tin ua, e qui si lasciano da 5 a 6 od anche piu ore, fino a che ab- biano preso un'apparenza nerastra; si passano quindi in alcool piu forte o; meglio, in glicerina, dove si conservano inalterati, e sem- pre pronti all'analisi, per anni. JNTon avendo a disposizione aniraali vivi si potranno ottenere risultati sufficienti anche su materiale flssato, ricorrendo ad una deile comuni colorazioni (per es. emallume Mayer, che ho trovato adattissimo) o anche immergendo gli animali, conservati in alcool o in formalina, nella miscela osmio-acetica avanti Judicata per alcuni giorni, flnche si sia raggiunto il grado di annerimento desiderato. In quest'ultimo caso pero, i risultati sono di moito inferiori a quelli che si ottengono operando su materiale vivo. Per mettere poi in evidenza, nei pezzi trattati nei modi indi- cati, l'organo in parola bisognera asportare l'imbuto ciliato, che con la sua massa opaca lo nasconde; a tale uopo bastera staccare con tre colpi di forbici la. parte anteriore dorsale dell' animate (secondo i contorni laterali e inferiori della fig. 1) e, tenendo questa parte nei liqnido conservative con la superficie interna rivolta in su, aspor- tare delicatamente l'imbuto ciliato con un ago o, meglio, stringendo in una pinza sottile il cappuccio che, a guisa di linguetta, sporge da quest'organo verso la cavifa interna dello animate (fig. 1 e fig. 3 Cp). Quando 1' operazione e ben condotta l'organo di senso, che era coliocato dorsalmente all' imbuto asportato, resta integro e gene- ralmente completo, e si pub, senz' altro, osservarlo al microscopio, trasportando in glicerina, fra due vetri, la parete antero-dorsale in esame, senza nessun' altra operazione; se le salpe erano state pre- viamento colorate in uno dei modi indicati. 01 tre questi semplici procedimenti si pub ricorrere anche ai tagii, via piu lunga ma utilissima per conoscere con esattezza al- cuni rapporti e particolari dell'organo che sfuggono nella osserva- zione in toto. La parete sensitiva di quest' organo ha in Salpa democratica- mucronata la forma di una calotta sferica che si presenta alquanto schiacciata lungo l'asse dorso-ventrale e che, insieme con una con- cavita del mantello posta di fronte ad essa, forma una vescicola a - 15 - guisa di una lente biconvessa in cui si notano una placca epitelio- sensoriale venti-ale ed un tetto dorsale anisto (fig. 2). Le sue dimension! variano con quelle dell' animate e, su un individuo di medie dimensioni di Salpa dem. mucr. solibaria, p. es., presenta un diametro massimo antero-posteriore di circa 145150:* con un diametro dorso-ventrale di 70 75 «.. Qneste cifre sono state ricavate dalla media di misurazioni eseguite su sezioni di animali inclusi precedentemente in paraffina e quindi, date le inevitabili contrazioni dei tessuti per tale operazione, le misure sul vivo sa- ranno rispettivamente alquanto maggiori. La placca sensoriale, a cui ho accennato, e posta fra lo strato dorsale della tunica e la faccia infero dorsale dell'imbuto ciliato, restando come addossata a quest' organo e divisa dalla superficie esterna del corpo da uno strato che varia col diverso sviluppo dello strato di tunicina. Dando uno sguardo alle figg. 1 e 3 si scorgono subito i rap- porti dell' organo unico bisimmetrico e mediano, con le altre parti del corpo sia nella forma aggregata che nella forma solitaria di Salpa dem. mucr. Forsk. . Esso si trova, insieme con V organo ciliato, nella parte centrale della superficie delimitata verso l'apertura ingestiva dal muscolo inferiore trasversale del labbro, verso la parte cloacale dal margine anteriore dei muscoli propri del corpo e lateralmente dai due mu- scoli elevatori del labbro. Per la sua posizione addossata alia massa opaca dell' imbuto ciliato, che ne impedisce la vista, 1' organo, cosi netto, e potuto finora sfuggire ai diversi osservatori, malgrado alcuni si fossero af- faticati, usando pero metodi inadeguati, a ricercare la innervazione dell' imbuto vibratile, attribuendogliene anzi una assolutamente in- sussistente: come p. es., fra i piu recenti autori, il Me tea If, che confonde le formazioni connettivali poste nei pressi dell' organo con apparati nervosi destinati alia innervazione di esso (*). In errori di tal natura, oltre il Met calf, son caduti ancora altri ed a proposito di questioni ben piu importanti per il significa- to e la forma del sistema nervoso dei Tumcati, come avro modo di esporre e dimostrare esaurientemente in altro luogo; ne faccio qui cenno solo per peter affermare esplicitamente che niente di comune vi e fra l' organo che vado descrivendo e cio che il Met- calf ha malamente descritro ed erroneamente interpretato. I1) Loc. cit. 1893, ee. Anche questi elementi sono legati al centro con fibre a per- corso ed origine costante nelle due forme ed anch' essi si presen- tano nettamente bipolari. Daro di essi maggiori particolari e la figurazione grafica, che qui, per ragione di spazio, ho clovuto eli- minare, quando trattero dell' insieme delle disposizioni sensitive dei Salpidei. Cade acconcio qui notare, comparando gli elementi sensoriali descritti o accennati, e senza volerne derivare nessun legame gene- - 18 - tico, un graduate passaegio, almeno di forma, da elementi tattili diffusi e nettamente epidermici a formazioni piu specializzate e dif- ferenziate ed appartenenti ad un ordine superiore di organizzazione e di funzionalita. Qui, difatti, nello stesso individuo troviamo cellule sensoriali tattili isolate e diffuse nelle diverse parfci della superficie del corpo e poco differenti nei caratteri morfologici essenziali dalle cellule sensoriali riunite nell'organo descritto e, alle volte, come in Salpa clem, mucr., tipicamente raggruppate in cristae, e, fra queste due specie di elementi, il legame ancora piu netto posto dalle cellule sensoriali descritte a lato delle placche. Questi elementi che, per sito e per forma, in niente differiscono dalle comuni cellule tattili se ne distaccano solo, ma nettamente, oltre che per i determinati e speciali rapporti col centro nervoso, per i caratteri morfologici del prolungamento cellulipeto e per i suoi rapporti: questo non attraversa, come nelle comuni cellule tattili, direttamente il mantello portandosi alia superficie esterna dell'ani- male, ma prende contatto, come ho gia detto, con l'organo senso- rial, sicche solo dagli stimoli partenti da esso puo essere impres- sionato. Ecco dunque: cellule sensoriali tattili con speciali localizzazioni e disposte in modo da ricevere solo determinati stimoli; il passag- gio fra queste e le altre cellule e chiaro e graduale ed osservando una Salpa clemocr. mucr. — dove si possono contemporaneamente avere sotto gli occhi le tre specie di elementi: tattili comuni, ele- menti annessi all'organo sensitivo, ed elementi propri di questo — non si puo non essere colpiti dalla evidenza di esso. L'innervazione propria delle cristae sensoriali e data, sia nella forma solitaria (fig. 3, Na) che in quella aggregata (fig. 1, Na) dal primo paio anteriore di nervi, paio esclusivamente sensitivo, che raccoglie ancora, e specialmente, le sensazioni elaborate nella ricca e varia compagine cellulare nervosa della apertura di ingestione. Nei pressi dell'organo ciascun nervo stacca per il suo lato un nu- mero determinato di fibre, di cui ciascuna va ad una cellula sensi- tiva nei modo che ho gia descritto e che e reso con chiarezza dalla fig. 4, Fn. Dei corpuscoli discoidali anucleati, rifrangenti e a corpo granu- loso, che si trovano con sufficiente costanza dorsalmente alia placca sensoriale (fig. 4, Cd), farebbero pensare a rapporti fra essi e que- st'ultima, quasi come ad una funzione statolitica, che, in verita, non son riuscito a dimostrare. Debbo d'altra parte notare che simili - 19 - corpuscoli si trovano anche in altri luoghi della tunica e che e il caso quindi, prima di aver sperimentalmente provato il loro vero significato e la loro funzione, di fare a loro riguardo tutte le riserve. L'organo fin qui descritto, con la sua complessa placca senso- riale e con gli elementi annessi, non ha riscontro alcuno in cio che ci e finora conosciuto nella organizzazione sensoriale delle Salpe e dei Tunicati ; di una placca sensoriale dorsale parla Sal en sky (l),— in Fritillaria borealis, a proposito di due cellule ectodermiche poste nella parte dorsale e mediana di questa appendicularia e innervate da un cortissimo nervo che il ganglio genera restringendosi brusca- mente nella parte dorsale, — ma, pur presentando qualche analogia per la topografla e per la innervazione, le due formazioni differiscono grandemente per la ben diversa struttura. Sale n sky ritiene che la placca di Fritillaria borealis sia un organo tattile, pur confessando difficile precisarne la natura, non avendola riscontrata in nessun'altra specie di appendicularia. Io, per quanto non sia riuscito ancora a mettere in mostra l'organo da me descritto in Salpa democratica mucronata in tutte le altre specie di Salpa da me studiate (e per mancanza di materiale opportuno o per difflcolta di dimostrazione), ho potuto, nonpertanto, riscontrare formazioni corrispondenti in alcune altre specie e particolarmente in Salpa cordiforme zonaria Q. e G. Pall., forma aggregata, dove l'organo si presenta con modalita molto simili a quelle di SaljM de- mocratica-mucronata. Non e facile pronunziarsi sul signiflcato funzionale delle dispo- sizioni descritte anche per la varieta e delicatezza degli organi che, — specie in Salpa dem. vnucr., dove piu facile riesce abbracciare 1' insieme della organizzazione sensoriale, — bisogna prendere sotto analisi per poter giungere a conclusioni inoppugnabili. Per quanto le esperienze da me iniziate presso la Stazione zoologica di Napoli, e dovute poi interrompere, non mi abbiano fornito tutti i dati per una conclusione definitiva, posso pero ritenere con ragione che l'or- gano descritto appartiene ad una delle specializzazioni del senso tattile e che, alia relativamente elevata organizzazione di esso, cor- risponde una attitudine a raccogliere' stimoli di ordine particolare, 0) Sal en sky, W. — Ktudus anatoiuiques aur les Appeiidicttlairos. — Mem. Ac. Sc. Petersburg, Vol. I.', X. y, p. 45, 1903. - 20 - in rapporto con le ondulazioni ed altri fenorneni meccanici svolgen- tisi nell'ambiente in cui gli animali vivono. Diro ancora che, pur avendo nelle fanzioni coordinatrici del- l'equilibrio l'organo visivo una importanza decisiva, e la distruzione di esso porti alia disorganizzazione della facolta di dirigersi nella traslazione, a tale facolta e alia possibility di sentire e rispondere alle variazioni di pressione e di moto dello ambiente contribuiscono, insieme con gli organi tentacolari visti prima dell' Ussow, le dispo- sizioni sensoriali da me descritte in questa nota. Fra le diverse specie di Salpa, la democratica mucronata, che se non addirittura panteplanktonica e certo specie comunissima nelle zone phao-e knephoplaktoniche (*), possiede una note vole esten- sione di distribuzione verticale e, eorrelativamente, una varia pos- sibilita di adattamento a condizioni di ambiente notevolmente diverse. Ed inoltre, queH'apparenza di moti pigri ed uguali, di meccani- smo cieco ed a larghi ritmi, — che da a tutto l'animale una veste di indolenza e di automatismo da non potersi paragonare che a quella di alcune meduse, e nemmeno le piu vivaci, — si attenua ad un esame piu accurato e, persistendo ad osservare, p. es., il vagare di una Salpa demozr. mucr., ci accorgiamo di leggieri che, se quasi sempre cieco ci appare il suo impeto nel movers!, quando pero il piccolo animale urta contro le pareti del recipiente o incontra un altro ostacolo, non insiste o ciecamente si accanisce a procedere nello istesso senso, ma indietreggia con rapidi scatti e la corrente propulsiva, che normalmente uscendo dall'apertura cloacale lo fa pro- cedere con l'oriflzio ingestivo in avanti, uscendo, nel nostro caso, da quest'ultimo, fa spostare l'animale, con replicate e rapide spinte, nella direzione del nucleo viscerale. Tali scatti improvvisi possiamo notare ancora o dietro stimola- zioni sperimentali, — generando fra l'altro onde o correnti improv- vise nell'acqua in cui nuotano gli animali, — o per effetto di ignote cause dipendenti da fenomeni svolgentisi nel liquido ambiente o nel- (!) Lo Bianco. 8. — Notizie biologiche riguardanti specialmente il periodo di maturity )i snale degli animali del golfo di Napoli. — Mittheil. Station zu Neapel, i'.i Bd., I Weft, p. 663, 1909. Oso la nomenclatura del Lo Bianco per dare senjplicemente un riferiuiento batiuoetrico. Per quanto quest) parli della preseuza
  • aio di piedi. - 31 - parte anteriore o fcoracica, ampia, contrasta con quella posteriore o addominale, che e di piu esigae dimensioni. II segmento anale e breve, e circa meta lunghezza della divi- sione anteriore e con diametro trasversale presso a poco nniforme in tutto il suo sviluppo. I rami caudali sono assai brevi, colle se- tole apicali interne superanti meta lunghezza del corpo. Entrambe le setole apicali, 1' interna e l'esterna, si mostrano spinulose, colle spinule distanziate. Le antenne anteriori sono 9, articolate, pinttosto gracili e slan- ciate, col 2° e 8° articolo discretamente lunghi, ma il secorido e di poco piu lungo del terzo (fig. 2). Fig. Antenna anteriore, Q , (oc. 2 ob. 6) Le antenne posteriori presentano la spina distale piu esterna posta aU'estremita del ramo principale, abbastanza vistosa e legger- mente spinulosa. L'endopodite o ramo accessorio non ha nulla di ben caratteristico, presenta 4 articoli, il primo e l'ultimo piu lun- ghi degli altri e porta in tutto 6 setole come in altre specie (fig. 3). Fig. 3. — Antenna posteriore, O , (oc. 2 ob. 6) Lo parti boccali, anch' esse, non sono molto diverse da quelle deM'Iclya furcata : le manclibole cioe hanno un palpo vistoso rivolto verso l'esterno, formato da un breve articolo basale e da due al- langate e strette laminette fogliacee munite di setole e di peli. La mascella col suo breve palpo, guarnita aU'estremita di molte spine, non mostra niente.di singolare. Le due paia di piedi mascellari. - 32 - come in altre specie, presentano ciascuno un artiglio che li rende adatti alia prensione : sopratutto nel secondo paio, questi uncini sono forti e assume-no l'ufficio di pinze. II prima paio di arti natatori avenfce l'endopodite non molto piu lungo dell'esopodite ed entrambi questi rami larghi e tozzi, rap- presenta forse la parte piu caratteristica di tutto il corpo, e vale colla sua forma, per disiinguere, a prima vista, la specie (fig. 4). II secondo articolo dell'endopodite mostra il margine intemo alquanto convesso e nel suo mezzo, nel punto piu allargato di questo ramo, prende origine la solita setola piumata esterna, accanto ad una pic- cola salienza chitinica, quasi triangolare, posta piu al di sopra (') che parmi mancare in altre forme. II terzo articolo di questo ramo assai piccolo, porta due uncini apicali bene sviluppati, ma disuguali in lunghezza, ambedue abbon- dantemente penicillati (2). Fig. 4 — Primo piano
  • :..,. % Tav.I „ > /// " I 1 17 wv) 8 9 Monitore Zoologico Italiano.Aww XXXI 7m:// Br l rntl ' Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIEETTO DA GIDLIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia niuana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel It. Istituto di Stndi Super, in Firenze nella R. Universita di Pisa CON LA COLLABORAZIONF. DI BECCARI N. (FIrenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Torino) - LIVINI F. (Mllano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amniinistrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 30. XXXTlnno Firenze - 1920 N. 3. SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Decisi A., La classiflcazione dei Lemuri Ae\Y Elliot. — Arcangeli A., Osservazioni sopra il rene cefalico dei pesci. — Livini F., Notizie prelirainari intorno alia presenza di glicogene in diversi organi di embrioni uraani. — Pag. 41-60. COMUNICAZIONI ORIGINALI LABORATORIO DI ANTROPOLOG1A DELLA R. UNIVERSITA DI PAVIA Dott. A. DECISI La classificazione dei Lemuri dell1 Elliot F, vietata la riproduzione. Continuiamo e terminiamo, col presente, il confronto iniziato in due precedent! lavori gia pubblicati (1) della nuova classiflcazione deiPrimati dell'Elliot, con quella del Trouessarb, e ci occupiamo questa volta dei Lemuri. Trouessart divide il suo Ordo IIP: Prosimiae in 4 famiglie viventi: Lemuridae, Chyromyidae, Nycticebidae, Tarsiidae. Egli di- vide la prima in due s. famiglie: Indrisinae coi generi Indris, Pro. pithecus, Avahis, e.Lemurinae coi generi Lemur, Hapalemur, Mixo- - 42 - cebus, Lepidolemur, Ghirogale, Opolemur, Microcebus; la seconda fa- miglia ha il solo genere Chyromys ; la terza ha i generi: Perodic- ticus, Nycticebus, Loris, Galago ; la quarta il solo genere Tarsius. L'Elliot invece divide il suo sottordine Lemuroidea in 3 fami- glie: Daubentonidae, che corrisponde a Chiromyidae, Tarsiidae che corrisponde aH'omonima, e Nyciicebidae. Questa famiglia si divide in 4 s. famiglie e cioe: Lorisinae, coi generi Loris, Nycticebus, Arctoce- bus, Perodicticus; Galaginae coi generi Galago, Hemigalago; Lemu- rinae coi generi, Chirogale, Microcebus, Mixocebus, Altililemur, Lepi- dolemur. Mioxicebus, Lemur; Indrisinae coi generi Lichanotus, Propi- thecus, Indris. Procediamo ora al confronto particolare, avendo di gnida l'or- dine dato dal Trouessart. * * « Il gen. Indris di T. corrisponde al genere Indris di E. La sp. unica del gen. Brevicaudaius (295), e cambiata in Indris per ragioni di precedenza. II gen. Propithecus di T. corrisponde al gen. Propithecus di E. In T. ha 3 sp. Elliot ne considera ben 7, di cui 5 per eleva- zione a sp. di ssp. del T. Una sp. e posta da E. in sin. di un'altra. Coincidono: Diadema (296) e Verrauxi (297). La sp. posta da E. in sinonimia di Verrauxi e Majori (298). Le ssp. elevate da E. a sp. sono: Sericeus ed edwardsi, ssp. di diadema; Dekeni, Coquereli e corona- tus, ssp. di Verrauxi. II gen. Avahis di T. corrisponde al gen. Lichanotus di E. La sp. unica nel gen. Laniger (299) coincide in entrambe le classificazioni. II gen. Lemur di T. corrisponde al gen. Lemur di E. In T. ha 8 sp. viventi, in E. ne ha 14, di cui 4 per elevazione a sp. di ssp. Dae sp. di T. sono poi da E. poste in sinonimia di alfcre, Coincidono : Macaco (306); Mongoz (307); fulvus (308); nigerrimus (309); coro- iKitas (310); rubiventer (311); cata (312). Le ssp. da T. elevate a sp. sono: ruber (ssp. di varius); albifrons, rufus, rufifrons e cinereiceps (ssp. di fulvus, La sp. mayottensis, passa in E. in sin. di nigrifrons Guof), nome adottato per ragioni di precedenza. - 43 - II gen. Hapalemur di T corrisponde al gen. Myoxicebus di E. In T. ha due sp. In E. tre per elevazione a sp. di una ssp. del T. Coincidono : Griseus (313) e simus (314). La ssp. da E. elevata a sp. e olivaceus (ssp. di griseus). II gen. Mixocebus di 2*. corrisponde al gen. Mixocebus di E. La sp., unica nel gen., caniceps (315) rimane tale e quale in entrambe le classificazioni. II gen. Lepidolemur di T. corrisponde al gen. Lepidolemur di E. Le sette sp. considerate da T. e cioe : mustelinus (316) ; ruficaudat us (317); Edwardsi (318); microdon (319); globiceps (320); Grandidieri (321) ; leucopus (322) coincidono in entrambe le classificazioni. II gen. Chirogale di T. corrisponde al gen. Chirogale di E. In T. ha 5 sp. In E. pure 5. Coincidono melanotis (325) ; Grossley (325) ; trichotis (326) ; Sibreei (327) ; MJw e cambiato da j£. in sin. di major, per ragioni di pre- cedenza. II gen. Opolemur di T. corrisponde al gen. Altililemur di E. In T. ha due sp. e due pure in E. Le sp. sono : Samati (328) da E. pdsto in sinonimia di medius, per ragioni di precedenza, e Thomasi (329). II gen. Microcebus di T. corrisponde al gen. Microcebus di E. In I7, ha 5 sp., in E. quattro, perche una sp. di T. passa, in E. in sinonimia di un' altra. Coincidono : furcifer (330) ; Coquereli (331) ; murinus (333); myoxinus (334). La sp. pusillus (332) e posta da E. in sinonimia di murinus. II gen. Chyromys di T. corrisponde al gen. Baubentonia di .£. La sola sp. appartenente al gen., madagascariensis (335), e ugnale in entrambe le classificazioni. II gen Perodicticus di T. e scisso in due sgen. : Perodicticus ed Arctoctibus. II primo corrisponde al gen. Perodicticus di E. che ha 5 specie. La sp. potto (336) rimane invariata. La sua ssp. Edwardsi e elevata a specie. La sp. Batesi (337) e abolita, e passa in sinoni- mia del precedente. . - 44 - Le sp. nuove sono : ju-ju (Thomas 1910), ibeanus (Idem) faustus (idem). II sgen. Arctocebus colla sp. unica, calabarensis (338), passa nel gen. omonimo di E. II gen. Nycticebus di T. corrisponde al Nycticebus di E. In T. ha due sp. di cui una sola rimane; in E. divengono ben 11, di cui 4 sp. nuove, una per elevazione a sp. di un sin., 5 per elevazione a sp. di ssp. E' abolita tardigradus (339). Rimane menagensis (340), sp. peraltro messa in dubbio da T. II sin. da E. elevato a sp. e coucang. Le ssp. elevate a sp. sono: cinereus, malajanus, javanicus, Hilleri, natunae (fcutte di tardi- gradus). Le sp. nuove sono : bomeanus (Lyon 1908) ; bankanus (Lyon 1906) ; pygmaeus (Bon- hotes (1907). Una varieta di tardigradus, tenasserimensis di Blan- ford (1891) e elevata a specie. II gen. Loris di T. corrisponde al gen. Loris di E. In T. ha una sola specie. In E. 2. La sp. gracilis (341) di T. e scambiata da E. in sin. di tardi- gradus per ragioni di precedenza. La sp. nuova e lydekkerianus (Cabrera 1913). II gen. Galago di T. corrisponde al gen. Galago di E. In T. ha 3 sg: Otolemur, Galago, Hemigalago. In E. quattro e cioe: Otolicnus, Otolemur, Otogale, Hemigalago. II sg. Otolemur di T. corrisponde al sg. Otolemur di E. In T. ha 4 sp. E. ne considera ben 10 di cui due per eleva- zione a sp. di ssp. del T. e cinque sp. nuove. Una e abolita (344). Coincidono : crassicaudatus (342); Garnetti (343); Monteiri (345). Agysimbanus (344) e portato in sinonimia del primo (342). Le due ssp. (di crassicaudatus) elevate a sp. sono: lasiotis e Kircki. Le sp. nuove sono: ziduensis (Elliot 1907); panganiensis (Matschie 1906); Badius (Matschie 1905); Eindsi (Elliot 1907); Kikuyensis (Lonnberg 1912). II sg. Galago di T. corrisponde ai sg. Otolicnus ed Otogale di E. In T. ha 5 sp. ; in E. 16 sp. sono nel primo, 4 nel secondo sotto- genere. Coincidono in entrambe le classificazioni : Alleni (347) ; gallarum (349). - 45 - Le 4 ssp. elevate a sp. minori sono: Oabonensis e cameronensis (entrambe ssp. di Alleni), zanzibaricus (ssp. di galago e teng (sotto il nome di sennaariensis). I sin. elevati a sp. sono senegalensis (sin. di galago) e mossam- biius (sin. di moholi). Le specie abolite da E. sono: galago (348) e moholi (310). Le specie nuove (in parte minori, cioe quelle con doppio nome) sono: Alleni Batesi (Elliot 1907); Talboti (Dollman 1910); braccatus (Elliot 1907); braccatus albipes (Dollman 1909); Dunni (Dollman 1910); Nyassae (Elliot 1907); Granti Thomas e Wroughton 1907); pupulus (Elliot 1909). La sp. elegantulus (Lecomte) con la ssp. da E. elevata a sp. minore elegantulus pallidus passa a formare neW'E, il nuovo sg. Oto- gale, colla specie minore nuova, tonsor (Dollmann 1910) e con un'al- tra specie minore costituita da una vecchia specie di Du Chaillu : apicalis (1860). II sg. Hemigalago di T. con le due sp. Demidoffi (352) ed ano- murus (353) e da E. elevato a genere a se dlstinto, con l'aggiunta di due sp. muove: Thomasi (Elliot 1907) e la sp. minore Demidoffi poensis (Thomas 1904). II gen. Tarsius di T. corrisponde al gen. Tarsius di E. In T. ha 4 sp. in E. 7 di cui tre sono specie nuove. Coincidono : fuscus C354); sanghirensis (355); pMliypinensis (356). Le sp. nuove sono : fraterculus (Miller 1910); saltator (Elliot 1910); Bomeanus (El- liot 1910). E' riconosciuta una vecchia specie del 1821, bancanus (Horsfield). La sp. tarsius (353) di Erxleben e dichiarata indeterminabile. - 46 - Prof. Dott. ALGESTE ARGANGELI Osservazioni sopra il rene cefalico dei pesci NOTA PRELIMINARE 6 vietata la liproduzione. Se nel rene cefalico o pronefro dell'adulto di alcuni pesci ossei persistono i glomeruli del Malpighi e quindi il rene stesso con- serva una iunzione renale, per quanto limitata, cosi non e per molbi altri pesci ossei, nei quali i suddetti glomeruli funzionano solo nella gioventu, alio stadio di avannotto, per poi scomparire nel passare deH'animale alio stato adulto. Con la scomparsa dei glomeruli i tu- buli uriniferi possono mantenere i loro rapporti di continuita con il condotto di Wolff del rene addominale, come pure possono perderli e ridursi a tubuli chiusi e piu o meno circonvoluti. In alcuni casi anzi essi si dividono per strozzamento in piccoli frammenti tubulari o vescicolari che persistono anche nell'adulto. Ad ogni modo sia che i glomeruli persistano, sia che scompariscano, il rene cefalico e sem- pre caratterizzato dallo sviluppo di un tessuto linfoide, il quale rag- giunge il massimo grado quando di tessuto renale non rimangono altro che frammenti sparsi dei primitivi tubuli renali. Si pud dire che il rene cefalico, cambiando struttura dopo il periodo larvale, assume anche una funzione ematopoietica, alia quale si deve ag- giungere un'altra funzione compiuta dal sistema interrenale e dal siste- ma cromaffine, i quali prendendo uno sviluppo piu o meno grande, costituiscono, se non vere e proprie capsule surrenali bene delimi- tate, almeno (cosi si crede oggidi) l'equivalente delle stesse. Cio fu gia messo in evidenza da Giacomini sia per i Sahnonidi, sia per i Lofobranchi, sia per i Ciprinidi. Riguardo ai caratteri struttura li che presentano i residui dei tubuli renali nel rene cefalico, i diversi AuLori danno pochi raggua- gli, ed in alcuni casi io credo che siano stati erroneamente inter- - 47 - pretati quelli che essi chiamano residui dei tubuli renali. Infatti Haller (l) per Esox lucius dice: " Sowohl der erste, als auch der zweite Nierenabschnitt sind bei dem geschlechtsreifen Tiere vollig ru- dlmentdr (Fig. 39). Sie bestehen aus dicht beisammen gelagerten " pseudolymphoiden „ Zellen, mit Venendsten von der Kardinalvene und links von der betreffenden V. azygos aus. In diesem Gewebe finden sich keine Andeutungen von frilheren Querkandlchen, doch sind die Zellen, freilich in sehr dicht beisammenliegenden, stravgfdr- migen Gruppen geordnet wie ilberall. In diesem durchaus dichten Gewebe, das sich sehr stark fdrbt, fallen Inselti solider heller Zell- gruppen auf. Es sind dies die Ueberreste des Nierenganges (sng), denn das Rudiment des grossen Malpighischen Kdrperchens besteld aus " pseudolymphoidem „ Gewebe. Das Rudiment des Nierenganges, ein zusammenhdngender, sich windender Zellstrang, besteht, wie gesagt, axis hellen, fest zusammenliegenden, gut begrenzten Zellen mit chro- mophilen Kern. Um der Zellstrang erhdlt sich noch die zelldse Pro- pria. Wie bei Salmo stosst anch hier der rudimentdre vordere Teil des Nierenganges fest an den hinteren funktionierenden an den Grenze des zweiten und dritten Abschnittes uud scheint mit ihm sogar nicht verwachsen „. Ad illustrare quanto sopra l'Autore ofire una figura (39, molto schematica e ad ingrandimento ignoto) la quale rappre- senterebbe unasezione longitudinale orizzontale dei primi due segmenti deH'organo renale in Esox. In essa si vedono dei piccoli cumuli di cellule gialle che Haller interpreta come residui del condotto renale. Per conto mio io ritengo che si tratti o di cumuli di leucociti pig- mentiferi, quali facilmente si pos9ono rinvenire nel tessuto linfoide dei reni piu dlsparati, o forse anche di cellule del tessuto interre- nale e cromaffine, che, come ormai e noto, formano cordoni assai spessi in strato continuo intorno alle vene che percorrono il rene cefalico. Non si tratterebbe dunqUe di rudimenti di un'organo scorn- parso, ma di formazioni di ben diversa natura. Por Cgprinus auratus lo stesso Autore dice: " Bei ihm ist der erste Nierenabschnitt gross toie etwa bei dem Zander, doch von etioas anderer Form. Er ist (Fig. 8, I) mehr der Ldnge nach entfaltet, doch immerhin mit einem Querstiick, an dessen medianen Rande das Rudiment des grosser Malpighischen Kdrperchens deutlich vorspringt. Trotz seiner Grosse ist der Abschnitt vollig rudimen/dr und besteht aus " pseudolymphoidem „ Gewebe, Venendsten und dem Rudiment (') Haller B. — Zur Phylogenese ilea Niereii organs (Holonepbros) der Knochenfisclie, in: Jena Zeit. Naturw. 43 Bd. p. 729r801, 8 Figg. Taf. 28-33, 1908. - 48 - des Nierenganges „. E piu oltre: " Auch der zweite Abschtnitt ist vollig rudimentdr, dock in einer etwas anderen Weise, als bei den bisherigen For men. Er besteht ndmlich nur aus inter costalen Quer- rudimenten, die miteinander gar niclit zusammenhdngen. Die Rudi- mente, rechts 4, links S, liegen an der lateralen und medianen Seite der Kardinalvenen (Fig. 40 r'), ohne sie dorsal oder ventral zu bede- cken. In ihnen finden sich Venendste, und Lichtitngen ohne weitem Zusammenhang bestehen, obgleich nicht einmal ein Rest von Nieren- gange mehr erhalten ist, weshalb diese " pseudolymphoiden „ Knoten untereinander auch nicht zusammenhdngen „. E riguardo a Barbus Egli dice: " Bei diesem ist der erste Nierenabschnitt (Fig. 11, I) gleich wie bei der vorigen Form (Tinea) klein, zeigt noch das Rudiment des grossen Malpighischen Korperchen dusserlich, liegt aber dann der aktive Niere bloss an und wird nur durch die Kardinalvenen daran befestigt, denn jedes noch so geringe Rudiment des zweiten Niere- nabschnittes ist hier loie bei der ndchsten Gattung, Leuciscus ndmlich, vollig verschwunden „. Dalle sovracitate parole di Haller possiamo ben dedurre che questo Autore non ha corredato il suo lavoro di ricerche micro- scopiche accurate : il considerare il rudimento dei grandi corpuscoli di Malpighi come costituito da tessuto pseudolinfoide basta per dimostrare che Egli non ha aftatto studiato la struttura fine del rene cefalico. II tessuto pseudolinfoide, che e poi vero tessuto lin- foide, non rappresenta nemmeno in parte residuo di corpuscoli mal- pighiani, ma una formazione al cui sviluppo invece e connessa la regressione, l'atrofia, la scomparsa dei corpuscoli stessi. Inoltre i residui dei canalicoli urinari sono rappresentati non da cordoni pieni, ma da frammenti degli stessi canalicoli ancora provvisti di cavita centrale, come diro meglio in seguito. Audige, (') che giustamente assegno una parte non piccola alle ricerche microscopiche, riguardo a Barbus fluviatilis adulto trova che nella parte anteriore e media del rene cefalico non esiste piu alcuna traccia sia dei glomeruli, sia dei tubuli uriniferi, il che non sarebbe delia regione posteriore dello stesso rene, regione che si unisce al rene medio per Tintermediario di un peduncolo sottilis- simo rappresentato da alcune striscie di cellule accollate alia vena cardinale posteriore. Nei giovani le parti del rene che diventeranno piu tardi il peduncolo di unione sarebbero costituite da tessuto lin- (') Audig6 J. — Contribution a 1' iStude ilea reins des poissons teleosteens. in: Arch. Zool. Experim. et Oen. 5.e serie, Tome IT, 1910, p. 226-624, 104 fig., PI. XVII. - 49 - foide racchiudente tubuli contorti del rene medio. In seguito alio strozzamento subito da tali parti sotto la spinta delle vene cardi- nali posteriori che prenderebbero ad un dato momento un grandis- simo sviluppo, il tessuto pseudolinfoide (l) ed i tubuli contorti che vi sono contenuti, rinserrati fra l'arco osseo nel quale passano e la parete distesa della vena che li accompagna, verrebbero ad essere dissociati. Mentre alcuni verrebbero respinti verso la parte poste- riore e farebbero quindi parte del rene medio, gli altri sarebbero rigettati verso il rene anteriore e occuperebbero percio la sua re- gione posteriore. Questi ultimi apparterrebbero dunque alia stessa formazione canalicolare del mesonefro: essi si troverebbero sempre in uno stato di degenerazione piu o meno accentuata secondo l'eta del pesce, degenerazione la quale consisterebbe nella fragmentazione di essi in un certo numero di segmenti operata dal tessuto linfoide circostante. Le cellule costituenti le pareti sarebbero accasciate sopra se stesse e avrebbero un protoplasma a contorno irregolare, mala- mente colorabile con i colori di anilina: in esse talvolta manche- rebbe il nucleo e quando esiste sarebbe chiaro, colorabile in modo uniforme e indifferente rispetto ai colori acidi o basici, talora rap- presentato da alcune granulazioni sparse nel citoplasma. Le piu di tali cellule sarebbero isolate, molte scomparse (qual fatto lo dimo- stra?). Esse rappresenterebbero insomma cellule piu o meno dege- nerate. Nelle cavita tubulari si troverebbe una sostanza omogenea, anista, nella quale talvolta si osserverebbe una disposizione concen- trica, la quale sarebbe costituita da un essudato flbrinoso e si esten- derebbe anche negli spazi intercellulari. Alcuni dei suddetti fram- menti tubulari e precisamente quelli situati piu all'innanzi si tro- verebbero in uno stato di decrepitezza piu accentuato e conterreb- bero, pur avendo lo stesso calibro, una minor quantita di essudato flbrinoso. " Cette diminution, dans V etendue de V exsudat, tient d V envaliissement progressif de sa substance par les cellules du tissu pseudolymphoi.de. Apres avoir dissocie et digere le plus grand nom- bre de cellules parie'tales, les mononucleates pe'netrent, dans la lu- miere du tube et creusent de ve'ritables galeries dans V exsudat fibri- neux dont elles prennent progressivement la place. Les quelques cel- lules persistantes de la paroi sont ainsi placees au sein meme des elements blancs qui achevent leur distruction „. In casi di degenera- zione piu avanzata i residui dei tubuli uriniferi sarebbero rappre- sentati da alcune cellule epiteliali degenerate ora isolate ora riunite 0) L'Autore adopra la qualifica di linfoide e quellu di pseudo-liufoido per lo stesso tessuto. - 50 - in piccoli gruppi sparsi nel tessuto linfoide, nel quale " L'etat des vacuoles des mononuclears qui les entourent temoigne d' une dige- stion active de ces elements, aux depens, sans doute des debris des celhdes parie'tales „. L' ossudato fibrinoso allora sarebbe completa- mente scomparso sia sciolto nel plasma che bagna gli elementi del tessuto linfoide, sia piu probabilmente assorbito dagli elementi stessi. " Les reliquats des tubes uriniferes sont tres epars dans la substance granuleuse; cette diminution intense, jointe d leur position relalivement anterieur dans le rein, montre indiscutablement le role pltagocytaire joue par le tissu lymphoide vis-avis de ces elements et aussi la marche, d'avant en arriere, suivie par la regression. Le glomemde geant, les ebauches tres pen differenciees des canalicules segmentates du pronephros et Vextremite anterieure de Vuretcre pri- maire disparaissent d'abord. Puis, les canalicides ayiterieures du me- sonephros disparaissent a leur tour, progressivement, d'avant en ar- riere, sous Vaction dissociatrice du tissu lymphoide dont le develop- pement, necessite par le fonctionnement partiadier du rein moyen, tend d augmenter d mesure que celui-ci se perfectionne. Toute la re- gion anterieure du rein moyen subit, aussi, avec plus ou moins d'in- tensite, cette retrogradation fonctionelle, a mesure que le rein s'accroit avec VOge „. Io non posso assolutamente accogliere le interpretazioni surri- ferite di Audige, sia perche non sono suffragate da reperti fon- dati sopra osservazione del successivo svilupparsi del rene, sia per- che non corrispondono affatto a quanto io ho osservato nelle mie ricerche effettuate sopra Carassius atwatus L. e Barbus plebeius Vol., sia perche esse non reggono ad una critica elementare. Per associarsi a quanto l'Autore scrive bisognerebbe che fosse dimostrato uno dei seguenti fatti, cioe che nei pesciolini giovanis- simi pronefro e mesonefro non sono nettamente separati ma costi- tuiscono un tutto continuo dall'avanti all'indietro; oppure che essi sono separati da un tratto piu o meno esteso nel quale mancano tubuli uriniferi. Nel primo caso con il progressivo sviluppo dell'ani- male in seguito ad una atrofia cui soggiacerebbero i glomeruli mal- pjghiani ed i corrispondenti tubuli uriniferi in una regione interme- dia della formazione renale e precisamente in corrispondenza del sepimento che separa la cavita pericardica dalla cavita addominale, si verrebbero a costituire separati un pronefro ed un mesonefro. Ma allora io domando : Con quale diritto noi possiamo dire che i residui di tubuli uriniferi che persistono nel rene anteriore appar- - 51 - tengono al mesonefro ? Quanto al secondo caso (certo il piu fre- quente) faccio osservare che Audige non dice se nel Barbo primitiva- mente pronefro e mesonefro sono separati, e dal testo sembrerebbe che Egli non li ammetta come tali. Ad ogni raodo, qualora fossero amraessi come tali, cioe separati, l'Autore non ha fornito reperti che ci autorizzino a ritenere come valida la concezione che la por- zione anteriore del mesonefro si separi durante lo sviluppo da que- sto ultimo per andare..ad unirsi con il tessuto linfoide del pronefro e formare un tutto con esso. Ma poi per quale ragione lo strozza- mento (supposto e non provato) operato dallo sviluppo delle vene cardinali posteriori dovrebbe avvenire proprio nella regione anteriore del mesonefro? D'altro canto Audige non si accorge che con l'am- mettere che i residui dei tubuli uriniferi che Egli ha trovato nella parte posteriore del rene cefalico appartengono al mesonefro, non si pud conciliare 1'affermazione che avviene una graduale degenera- zione dei tubuli uriniferi dall'avanti all' indietro, perche anzi si atro- fizzerebbero prima quelli che si trovano dietro alia zona anteriore dello stesso mesonefro, e cio in contraddizione con quanto l'Autore asserisce. In Squalius cephalus adulto lo stesso Audige dice che nel tes- suto piu o meno sviluppato della zona di unione del rene anteriore con il rene medio sono affondati dei canalicoli uriniferi dei quali il perfezionamento organico si accresce progressivamente a misura che essi occupano posizione posteriore. Tina degenerazione dovuta al- l'azione del tessuto linfoide condurrebbe ad una disparizione quasi completa dei primi elementi invecchiati e logori, mentre i posteriori sarebbero i meno colpiti dalla suddetta degenerazione. La transizione fra gli uni e gli altri sarebbe insensibile tanto che non si puo sta- bilire alcuna separazione fra gli stessi. Ed io voglio anche ammet- tere che cosi sia. Ma allora domando : Questa zona di unione com- prende tubuli che appartengono al pronefro ed al mesonefro, oppure solo al mesonefro ? E se appartengono essi solo al mesonefro, quelli del pronefro sono totalmente scomparsi? A me pare che Audige abbia trascurato di dare in proposito delle delucidazioni che sono di capitale importanza, specialmente per cio che riguarda i rapporti del pronefro e del mesonefro negli stadi giovanili dell'animale. Se Egli avesse potuto dimostrare che in tali stadi, e specialmente ne- gli abbozzi primitivi, le due formazioni non sono separate da pa- recchi metameri mancanti del tutto di tubuli uriniferi, avrebbe for- nito dei reperti molto interessanti per la storia dello sviluppo del vene nei Teleostei, - 52 - Io non ho avuto a disposizione esemplari di Barbus fluviatilis Ag., bens: individui adulti di Barbus plebeius Val. Se non posso pero negare con sicurezza quanto Audige dice di avere visto nella prima specie, posso pero ben affermare di non avere trovato per la seconda fatti che mi permettano di accettare le conclusioni del suddetto Autore. Riguardo poi a Garassius auratus Lin., del quale ho potuto esaminare i rapporti fra pronefro e mesonefro dallo stadio di avannotto di 5 mm. di lunghezza fino alio stato adulto, posso ben affermare che il primo e sempre ben separato per un tratto considerevole dal secondo e che i residui dei tubuli uriniferi che si trovano nel rene cefalico dell'adulto appartengono ai primitivi tu- buli uriniferi del pronefro. Ora io sarei disposto a credere che cio debba essere an che per il genere Barbus, come quello che, appar- tenendo alia stessa famiglia dei Ciprinidi, non mostra alio stato adulto condizioni anatomiche cosi differenti da avvalorare il con- cetto che nello sviluppo del pesce pronefro e mesonefro tengano fra di loro tanto different! rapporti. Concludendo diro dunque che cio che ha visto Haller per il pronefro non rappresenta residui di tubuli uriniferi e che quei resi- dui degli stessi tubuli che ha visto Audige appartengono ai tubuli uriniferi primitivi del pronefro stesso e non del mesonefro. Ma io debbo insistere sopra alcune particolarita non prive di interesse sulle quali tornero in avvenire, quando avro raccolto mag- giore copia di materiale. Non solo nella parte posteriore del rene cefalico, ma anche in quella che Audige chiama parte media si possono vedere, anche in esemplari vecchi di Garassius e Barbus, in mezzo al tessuto lin- foide sparsi, sotto forma di vescicole o tubuli molto corti e talora ricurvi, i residui dei canalicoli uriniferi (') primitivi. La fragmenta- zione di questi, che porta alia costituzione dei suddetti residui, io ho potuto seguire nei diversi stadi di sviluppo di Garassius. Essa e connessa con lo sviluppo progressivo del tessuto linfoide, ma non potrei affermare che elementi linfoidi operano una distruzione degli elementi epiteliali dei canalicoli, ne che questi elementi epiteliali mostrino le caratteristiche di una degenerazione. E anche quando noi trovassimo dei caratteri che ci facessero credere ad una dege- nerazione, noi dovremmo farci questa domanda : Se questa degene- razione si effettua, perche nello stato adulto, anzi di vecchiaia, sus- f1) llo trovato che in Garassius auratus due sono i tubuli uriniferi con corrispondenti corpuscoli ili Malpiglii flu- costitniscoFQ il pronefro funzionante, - 53 - sistono ancora e non meno evidenti, non meno grandi queste for- mazioni residuali ? Anzi si puo ben affermare che, confrontando le stesse nei diversi stadi di sviluppo, esse non diminuiscono con il crescere del restante tessuto del rene cefalico, ma crescono se non in numero, in grandezza certo. Ma allora quale fatto puo auborizzare a riconoscere una dege- nerazione ? Si aggiunga poi che la struttura delle pareti delle stesse formazioni non mi ha mostrato cellule in stato di supponibile de- generazione. In ciascuna vescicola o tubulo si puo ben vedere che la parete e costituita da un semplice strato di cellule epiteliali, le quali sono sempre ben colorabili e con tutti i caratteri di una struttura normale, ed in buoni preparati non mostrano mai discon- tinuity. E nemmeno ho potuto rinvenire nelle cellule linfoidi circo- stanti un contegno che potesse giustificare 1' ipotesi di una distru- zione operata dalle stesse a scapito degli elementi epiteliali, quale afferma Audige. II contenuto delle suddette vescicole o tubuli e rappresentato da una sostanza omogonea, jalina, che talora pre- senta una stratificazione concentrica, la quale io credo sia dovuta alia coartazione operata dai liquidi usati nella tecnica del prepa- rato. Ai margiui di questo contenuto, cioe in contatto delle cel- lule epiteliali si osservano spesso delle vacuole vescicolose, nelle quali si osserva talora qualche cellula epiteliale o qualche leucocita. Ma non ho mai constatato quella invasione di leucociti di cui parla Audige e nemmeno escavazioni del contenuto che^si possano ascri- vere ad una attivita dei suddetti elementi. E nemmeno posso dire che le reazioni della sostanza omogenea corrispondano a quelle della fibrina ; anzi le stesse mi dimostrerebbero (ad eccezione delle va- cuole vescicolose) che si tratta piuttosto di colloide (l). Ma io non voglio affermare recisamente che di colloide si tratti, ben sapendo che noi non abbiamo una reazione specifica in modo assoluto per tale composto. Faccio pero osservare che la suddetta sostanza omo- genea corrisponde e nell' aspetto e nelle reazioni a quella che noi possiamo osservare nelle vescicole della tiroiue degli stessi pesci. Le cellule epiteliali costituenti la parete delle vescicole (o tubuli) nella maggioranza dei casi si presentano molto appiattite ed il nu- cleo ha preso parte a questo appiattimento, che sembra connesso alia pressione esercitata dal contenuto della vescicola. Ma questa forma delle stesse cellule io credo che rappresenti uno stadio della funzione secernente dell' elemento e cio sarebbe dimostrato dal fatto (i) Adoprando il aietodo Trajna la sostanza premie un color rosso brillante. - 54 - che in due esemplari (uno di Garassius ed uno di Barbas) (l) ho riscontrato che quasi tutte le vescicole avevano un ben diverso aspetto : in esse tutte le cellule parietali si presentavano molto piu alte, tanto da superare l'altezza la larghezza, rigonfie, provviste di un contenuto finemente granuloso e fortemente tingibile con i co- lon acidi di anilina, mentre il nucleo si presentava spostato sotto 1' estremita distale, avendo assunto un aspetto piu regolare ed un contorno ovale. A questo aumento in grandezza delle cellule epite- liali era collegata una forte riduzione del lume della vescicola, nella quale si mostrava una sostanza molto affine al contenuto delle cellule e che in verita non possedeva i caratteri della colloide. Deb- bo aggiungere che in questi casi ho osservato che nel tessuto lin- foide si presentavano qua e la sparsi alcuni "gruppi di poche cel- lule e talora qualche cellula isolata con tutti i caratteri corrispon- denti a quelli delle cellule epiteliali delle vescicole. Si potrebbero, come ha fatto Audige, interpretare come cellule epiteliali che rap- presentano gli ultimi residui della disorganizzazione delle vescicole. Ma che cosa ce lo dimostra ? Non possono essersi tali elementi distaccati daU'epitelio delle vescicole senza che il loro distacco com- porti una distruzione delle stosse ? E perche no, dal momento che tale distruzione non avviene? Io credo che questo fatto meriti uno studio molto piu esteso e approfondito prima che si possa decidere riguardo al destino di tali elementi isolati, e che alio stato presente sia consigliabile un prudente riserbo. Io mi permetto solo, nonostante che io non disponga ancora di preparati i quali mi dimostrino il ciclo della funzione secretrice degli elementi epiteliali delle vescicole, di esprimere, in base ai due aspetti funzionali osservati ed alia per- sistenza, sotto forma di apparenti ghiandole a secrezione interna, dei tubuli uriniferi, l'ipotesi che questi coinpiano una funzione secreto- ria speciale, la quale pur essendo diversa da quella primitiva renale e di significato ignoto, non merita di essere trascurata. Prendendo occasione dalla trattazione del rene cefalico, sento il dovere di correggere un errore di interpretazione nel quale incorsi parecchi anni or sono in un mio lavoro sulla muscolatura delle ossa faringee di Garassius (2). In tale errore io fui indotto dall'aspetto del contenuto delle cavita dei residui dei tubuli renali nella massa lin- (') Questi due animali non si trovavano in condizioni normali perche il Carassio era marasraatico ed ittorico, il Barbo ;tveva ricevuto una iuiezione intraperitoneal di soluzione di carminio. (-) Arcangeli A. — La muscolatura dolle ossa faringee di Carassius auratus L. e la sua fun- zione. in : Rivista mensile di Pexca e Idrobiologia, An. VI (XIII), 19U, Jf. i012, pp. 231-248. 2 fig. - 55 - foide del rene cefalico e dalla forma vescicolosa di tali residui, per lo che io credetti di avere a che fare in essi con un tessuto di tipo tiroideo, anche perche le- vescicole presentavano una somiglianza straordinaria con quelle della tiroide, la quale si trova in corrispon- denza del punfco dove l'arteria branchiale si ramifica nei vasi desti- nati alle branchie. E percio a proposito dei due muscoli che formano il musculus retractor arcus branchialis dorsalis dissi: " Haempel dice, che fra ciascuno di questi due muscoli e la potente muscola- tura laterale del pesce esiste da ogni lato uno spazio cavo che e riempito da massa renale. Io non ho esaminato esemplari di Carpa e quindi non posso recisamente contraddire tale affermazione, ma nonostante cio io mi permetto di dubitarne e di credere che si tratti piuttosto, come in Carassius, di tessuto tiroideo „. Io allora non pen- sai alia eventuale persistenza sotto forma frammentaria dei primiti- vi tubuli urinari del pronefro e non conoscevo ancora il lavoro del resto allora rnol to recente di Audige, che certo avrebbe evitato la mia interpretazione. Sono molto lieto oggi di riconoscere il mio er- rore. Ricerche ulteriori dimostreranno fino a qual punto la mia ipo- tesi di una funzione a secrezione interna dei residui dei tubuli del pronefro nell'adulho possa sussistere. B. Istituto Tecnico " C. Cattaneo „ Milano. 56 - ISTITUTO ANATOMICO DI MILANO Prop. F. LI V INI Notizie preliminari intorno alia presenza di glicogene in diversi organi di embrioni umani E vietata la riproduzioue In una comunicazione fatta alia Societa italiana di Scienze na- turali, nella seduta del 15 febbraio del corrente anno, feci conoscere i primi risultati di uuo stadio intorno alia presenza e alia distri- buzione del glicogeno in diversi organi di embrioni e feti umani. Si riferivano essi ad un embrione della lunghezza di mill. 24 secondo la linea CR di Keibel e Mall, fissato in alcoolassoluto e successiva- mente trattato secondo i metodi proposti da Vastaiini-Cresi per la ricerca del glicogeno — tanto colla kresofucsina quanto colla fuc- sina basica — , preparati di controllo essendo stati fatti, per lostesso embrione, col metodo Langhans. In questo embrione fu riconosciuta la presenza di glicogeno negli organi che qui enumero ('): funicolo ombelicale, tanto nella gelatina di Warthon quanto nelle pareti delle arterie e della vena ombelicale (in quantita discreta); corda dorsale (abbondantissimo) ; tegumento (abbondante nella epidermide, scarso nel derma) ; abbozzi cartilaginei dello scheletro (abbondante) ; muscoli volontari (abbondantissimo) ; miocardio (abbondantissimo) e pareti di vasi sanguiferi (scarso); epitelio della mucosa buccale, della lingua, della faringe, del- (') Da tempo 6 stata riconosciuta la presenza di glicogeno in organi embrionali. - 57 - l'esofago, dello stomaco e dell'intestino — tenue e crasso — (abbon- dante) ; pancreas, tanto nell'epitelio degli abbozzi ghiandolari quanto in quello dei condotti escretori (scarso) ; epitelio dei condotti escretori maggiori del fegato (in modica quantita) ; tutto l'apparecchio polmonare, localizzato nell'epitelio e nelle cartilagini (abbondante) ; rene, esclusivamente nell'epitelio dei tubuli collettori (scarso) ; pelvi renale, uretere e vescica, esclusivamente nell'epitelio (in discreta quantita); meningi (scarso) ; tonaca fibrosa dell'occhio (scarso) (*) . Non fu riconosciuta la presenza di glicogeno nelle cellule epati- che, nelle ghiandole surrenali, nella sostanza nervosa, nella milza, nei tubuli renali — eccezion fatta per i tubuli collettori, come fu sopra indicato — , nell'epitelio del labirinto membranoso, nelle mem- brane oculari — ad eccezione della tonaca fibrosa — . Nulla potei dire di sicuro intorno alia tiroide, alia paratiroide e al timo, a cagione della imperfetta conservazione deU'embrione nella regione corrispondente a quelli organi. Successivamente, all'Istituto lombardo di Scienze e Lettere, nella seduta dell'8 aprile, esposi i risultati ottenuti in un embrione piu giovane, precisamente della lunghezza di mill. 18 secondo la linea CR di Keibel e Mall, embrione preparato con gli stessi metodi per la ricerca del glicogeno. Dimostrai che contenevano glicogeno gli organi che ora enumero : il funicolo ombelicale, tanto nella gelatina di Warthon quanto nelle pareti delle arterie e della vena ombelicale (in discreta quantita) ; la corda dorsale (scarso) ; il tegumento (scarso tanto nella epidermide quanto nel derma) ; gli abbozzi cartilaginei dello scheletro (in alcuni appena traccie — corpi vertebrali — ,in altri in discreta quantita — coste) ; i muscoli volontari — (abbondante); il miocardio (abbondante) e le pareti di vasi sanguiferi (scarso) ; l'epitelio della mucosa buccale, della lingua, della faringe e del- (i) Una riprova che si fcratfcaase di glicogeno si ebbe nel fatto che in un altro embrione uniano dela stessa lunghezza, fisaato con un liquido acquoso (Zenker) e trattato coi metodi Vastarini- Cresi e Langhans, la reazione niancf* completaniente; e ci6 perche, come e noto, il glicogeno e solubile in acqua. - 58 - l'esofago (in discreta quantita); quello dello stomaco e dell'intestino — tenue e crasso — (abbondante) ; il pancreas (scarsissimo e localizzato nell'epitelio); i condotti escretori maggiori del fegato (scarso), mentre le cel- lule epatiche ne erano completamente sprovviste ; l'epitelio del la laringe, della trachea e dell'albero bronchiale (in discreta quantita); la ghiandola tiroide ed il timo (scarso); la paratiroide (in discreta quantita); il rene (scarsissimo e localizzato nell'epitelio dei tubuli collettori) ; l'epitelio dell'uretere (scarso) e della vescica urinaria (in discreta quantita) ; l'epitelio di alcuni tubuli del mesonefro (scarsissimo) e del canale di Wolff (scarso) ; l'epitelio del canale di Muller (scarso) ; le meningi (scarso); qualche grosso leucocita, entro al lume vasale. La sostanza nervosa dell'encefalo, del midollo spinale e dei gan- gli cerebrospinal! non conteneva generalmente glicogeno : soltanto traccie mi'nime osservai in qualche sezione di midollo spinale. Man- cava inoltre il glicogeno nelle cellule epatiche — come fu detto — , nei tubuli uriniferi, ad eccezione dei tubuli collettori, nel corpo ge- nitale (testicolo), nella milza Un terzo embrione fu preso in esame che misurava in lun- ghezza mill. 38 secondo la linea CR di Keibel e Mall : venue preparato cogli stessi metodi per la ricerca del glicogeno. Intorno ai fatti in esso osservati si danno in questo scritto notizie sommarie. II reperto piu interessante e stato la presenza di glicogeno nelle cellule epatiche ('). Accenno qui soltanto che sono in numero liraitatis- simo le cellule epatiche che contengono, in quantita maggiore o minore, glicogeno : generalmente esse si trovano in vicinanza dei vasi sanguiferi, in partioolare delle vene centrali del lobulo. Per eftetto della fissazione, il glicogeno apparisce in forma di granuli o di zolle irregolari che ora occupano una parte del corpo cellulare, ora invece sono sparsi in tutto il citoplasma ; mai si tro- 0) A propositi) della compared del glicogeno nelle cellule epatiche degli emhrioni uniani, Keibol '' Mall (Manual of human Embryology, Vol. IT, pag. 418-419) scrivono. « In the liver of the rab- bit, glycogen appears in the 22 day of gestation, six days after the formation of fat, and it increases steadily and rapidly until birth (Chipmau). Apparently the time of its appareaueo in human em bryoe has not been determined ». - 59 - vano nell' interno del nucleo. Una riprova che si tratti di glicogeno si ha nel fatto che in un embrione della stessa lunghezza, fissato in un liquido acquoso e trattato poi coi metodi Vas tarini-Cresi o Langhans, la reazione e mancata completamente tanto nelle cellule epatichequanto in altri organi che, neU'embrione oggetto della presente nota, contengono glicogeno. E questo l'erabrione piu giovane nel quale, nno ad ora, ho po- tuto dimostrare glicogeno nelle cellule epatiche (1). Oltre a cio, si notano, nello stesso embrione, altri fatti che diversificano da quelli osservati nei due embrioni piu giovani dei quali e stato di sopra discorso: li accenno. Nella corda dorsale il glicogeno e in quantita molto esigua in confronto aU'embrione di 24 mill. Anche negli abbozzi cartilaginei dello Scheie tro, soltanto un certo numero di cellule cartilaginee ne contiene, mentre molte altre ne sono sprovviste. All'incontro, le ghiandole surrenali, che prima non contenevano glicogeno, ora lo contengono, se pure in piccola quantita : conviene precisare il fatto. NeU'embrione che ora consideriaino si assiste alia migrazione della sostanza di origine simpatica — la futura sostanza midollare — attra verso alia sostanza che deriva dall'epitelio celoma- tico — la futura sostanza corticale — ; e si constata che mentre que- st'ultima — che negli embrioni piu giovani esaminati rappresentava da sola tutta la ghiandola surrenale — non contiene glicogeno — come non ne conteneva negli embrioni piu giovani — , ne conten- gono gli isolotti di origine simpatica, che si vedono sparsi in mezzo alia sostanza corticale in atto di migrare verso la zona centrale dell'organo. Traccie di glicogeno si trovano ora anche nel corpo genitale (testicolo). La vescica urinaria, dove nei piu giovani stadi il glicogeno era limitato all' epitelio, ne contiene ora, in modica quantita, anche nella tonaca muscolare. Lo stesso si verifica per la muscolatura liscia dell'esofago, della trachea e di qualche tratto dell' intestino. Glicogeno in grande quantita contengono ora la cresta dentaria e gli abbozzi dell'organo dello smalto. (!) fe interessante rilevare che le prime traccie di secreto nella ghiandola tiroide si osservano in embrioni all' incirca alio stesso stadio di sviluppo, precisamente della lunghezza di mill. 35 secondo la linea CR di Keibel (cfr. Livini F., — Presentazione ed illustrazione di preparati microscopici che dimostrano la presenza di sostanza colloide nella tiroide di giovani embrioni umani. — Atti Hoc. ital. Sc, nat. Vol. 58, Milano, 1919. - 60 - Infine, nei nervi si trova glicogeno, ma soltanto nell'epinevro e nel perinevro. Tali le piu importanti differenze in confronto agli embrioni piu giovani. Nell' embrione di 38 mill, contengono, poi, glicogeno gli organi che enumero: il funicolo ombelicale, tanLo nella gelatina di Warthon quanto nelle pareti dei vasi ombelicali ; il tegumento : abbondantissimo nell' epidermide, scarso nel derma ; i muscoli volontari (abbondantissimo) ; il miocardio (abbondantissimo) e le pareti dei vasi sanguiferi (scarso) ; T epitelio della mucosa buccale, della lingua, della faringe, del- 1' esofago, dello stomaco e dell' intestino — tenue e crasso — , in tutti in notevole quantita ; il pancreas, tanto nell' epitelio ghiandolare quanto in quello dei condotti escretori (scarso) ; 1' epitelio della cistifellea e dei condotti biliari maggiori (scarso); 1' epitelio della muccosa nasale (abbondante) ; 1' epitelio della laringe, della trachea e dell' albero bronchiale (abbondante) ; la ghiandola tiroide (scarso) ; il timo, localizzato nei corpuscoli di Hassal; il mesonefro, localizzato in alcuni tubuli con epitelio alto (scar- so), mentre manca nei glomeruli e in tubuli con epitelio basso ; T epitelio del canale di Wolff (scarso); il rene, localizzato nell' epitelio dei tnbuli collettori (scarso), mentre manca nei glomeruli, nei tubuli contorti ; 1' epitelio della pelvi renale, dell' uretere e della vescica urina- ria (abbondante) ; 1' epitelio celomatico (scarso); le meningi (scarso). Manca, anche in questo embrione, nella milza, nella sostanza nervosa dell' encefalo, del midollo spinale e dei gangli cerebrospinal!. Le ricerche proseguono in stadi piu giovani ed in stadi piu avanzati. Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firence, 1920. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52. lonitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zooiogia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRE T T O DA GIULIO OHIARU6I EDGENIO FICALBI Prof, di Aiiatomia uiuana Prof, di Auatomia corap. o Zooiogia nel R. Istituto
  • 1, 1888, - 66 - lata. . . „. E per L. cinereoniger: " .... crasse rugosus; squamae oblongae, non carinatae.... ; carina saepius prominula et elongata;.... solea zonis lateralibus fuscatis „. Ora ohiunque abbia cura di os- servare un certo numero di eseraplari delle due specie si accorge subito che questi caratteri, dati come differenziali, non lo sono as- solutamente anche se presi insieme. Recentemente Germain (') ha accenbuato il carattere arbitrario delle diagnosi del genere Limax, con I'aggravante che egli trascura del tutto l'esame anatomico. Egli infatti per L. maximus dice: " Animal.... mediocrement rugueux; carene posterieure courte eb assez prononcee ;.... pied blanchatre avec bords grisatres bres ebroibs... „ e per L. cinereo- niger: " Animal... tres forte ment rugueux; carene forte, elevee, d'un blanc jaunabre, s'ebendant du bouclier a l'extremibe du corps;.... pied noir ou noiratre avec large bande median e blanchatre „. Le due diagnosi di Germain non corredate da alcuna noba ana- tcmica sono prive di ogni valore sisbemabico. Io ho osservato esem- plari di L. cinereo-niger ; in quanto alia carena dorsale essa e ora un po' piu ora un po' meno pronunziata in entrambe le specie; pe- raltro io non ho riscontrato in nessun caso che la carena dorsale di L. cinereoniger si estende dall'estremita posberiore flno alio scudo dorsale. Circa la colorazione delle suola non ho veramente mai os- servato alcun L. maximus che presenti le due sbriscie laberali nere nettamente separate da una zona chiara; pero posso affermare che numerosissimi esemplari di L. cinereo-niger hanno la suola unico- lore. Ne e da pensare che negli animali conservati il colore sia scomparso, perche l'alcool non esercita su di esso che un' azione assai blanda. Liniax maximus, Linneo, 1758. Limax maximus -f- cinereus Simrotii, 1885, 1910. „ cinereus Kunkel 1908. „ maximus Taylor 1896. „ cellarius (pars) -\- corsicus -f- nubigenus Germain, 1913. Per la completa sinonimia cfr. Simroth (1885 o 1910) e il mio precedente commento al gen. Limax. Parecchi autori designano ancora (juesta specie col nome di (') Mollusques di la France ol dea regions voisines, II, Ga8t6ropodes puluiouea et prosobranches terrestrea et fluviatiles. — Paris, i913. - 67 - L. cellar ius. Ma per la denominaziono del D'Argenville di Limax cellaria (Conchyologie, 1757) non vale la regola di priorita, in quanto questa si applica solo a partire dalla X ed. del Syst. nat. (1758). Ne puo farsi risalire a Lister il nome di L. cinereus, perche questi non usava la nomenclatura binoraiale. Westerlund afferma che il nome linneano di L. maximus non e sinonimo di L. cellarius D'Angerville, bensi L. cinereo-niger. Ma data la confusione che e sempre regnata in proposito non e il caso ne vi e la possibilita di stabilire sicure sinonimie fra nomi tanto antichi ed indubbiamente comprensivi. M. 358. Coll. 208. — Fiesole; 1 es. (squamme del mantello molto grandi). M. 434. Coll. 369. - Dintorni di Firenze; 3 es. M. 509. Coll. 900. — Versilia; 4 es. M. 671. Coll. 906. — Casal Monferrato ; 8 es. M. 708. - ' - Belluno; 4 es. M. 708 - - Belluno; 7 es. M. 1372. Coll. 201. - Dintorni di Pirenze; 4 es. Limax cinereo-niger, Wolf, 1803. Limax maximus P cinereo-niger Simroth, 1885, 1910. „ cinereo-niger Kunkel, 1908. „ cinereo-niger Taylor, 1896. „ cinereo-niger -f- ater -f- cellarius (partim) Germain, 1913. Per la completa sinonimia cfr. Simroth (1885 e 1910) e il mio precedente commento al gen. Limax. M. 509. Coll. 909. — Versilia ; 2 es. (suola bianca, unicolore) M. 509. Coll. 917. - Versilia; 2 es. ( „ „ „ ) M. 556. Coll. 820. — Montesenario (Firenze); 1 es. (suola bianca, unicolore). M. 565. Coll: 818. — Bosco della Verna (Casentino, Toscana); 1 es. (suola bianca, unicolore). M. 708. — — Belluno ; 5 es. (suola tipica con due fasce la- terali cinereo-scure, nettissime, separate da una fascia mediana bianca). M. 758. Coll. 207. — Fiesole ; 1 es. (suola bianca, unicolore). M. 1373. Coll. 202. — Italia ; es. (fasce laterali cinereo, fascia mediana bianco-cinerea ; le separazioni non sono nette). M. 1373. Coll. 203. — Italia; 1 es. (suola marginata di cinereo, il resto bianco-cenere). M. 1573. Coll. 204. — Italia; 1 es. (suola marginata di cinereo che si accentua ai due apici). - 68 - M. 1374. Coll. 205. — Italia; 2 es. (suola bianco cenere, mar- ginata di cinereo piu intenso). Limax flavus Linneo, 1758. Corrisponde al L. variegatus Drapanaud, col quale nome e an- cora sovente designate Per la sinonimia cfr. Simroth (1885 e 1910) e Lessona e Pollonera (1882). L. enbalius Bourguig^at ammesso da Germain )1913) come specie distinta non e che una forma di L. flavus. M. 311. Coll. 567. - Cagliari.; 2 es. M. 338. Coll. 211. - Fiesole; 3 es. M. 434. Coll. 571. — Firenze; 3 es. M. 671. Coll. 207. - Casal Monferrato; 1 es. M. 678. Coll. 982. - Is. di Montecristo; 1 es. M. 724. - Is. di Malta; 1 es. M. 757. — — Torino; 4 es. M. 773. - - Is. di Pianosa; 1 es. M. 785. - - Palermo; 3 es. M. 1373. Coll. 206. - Italia; 1 es. — — Firenze; 3 es. Limax melitensis Pollonera. Malacolimax {melitolimax) melitensis Pollonera, 1891. Nella loro Monografia Lessona e Pollonera collocavano fra le specie dubbie o d'incerta collocazione una forma di Limax raccolta da Issel presso la Valetta (Malta) e da questi lasciato indetermi- nato (1). I due autori lo chiamarono Limax melitensis limitandosi a trascrivere la breve diagnosi di Issel, senza poter procedere ad un ulteriore esame dei campioni che erano stati smarrifci. Riporto testualmente la diagnosi; " L. elongato-conicus. antice attenuatus, postice acuminatus, ecarinatus, pallide-cinereus unicolor ; clypeo mediocri, non gibboso, minute granulato, antice posticeque rotundato. Sub-clypeum conspici potest limancellam parvulam, ovali-elongatam. Longit. 20 mill, lat., 3 72 „. Nel commento alia diagnosi e aggiunto: ' La mancanza della carena insieme alia granulazione delcappuccio faranno distinguere questa specie da tutte le altre italiane ; anzi (■) Issel A. — Mollusulii terreatri e fluviatili di Malta. — Bull. Ualac. Hal., I, 1868. - 69 - questi caratteri la escludono finora da qualunque dei gruppi sopra descritti „. Come e evidente in base ai caratteri dati L. melitensis Lessona e Pollonera (zz: Limax sp. Issel) e irriconoscibile. II nome pero non presentando caratteri di caduoita per omoninia puo ancora venire adoperato. Pollonera (l) credette di ravvisare in alcuni esemplari prove- nienti da Malta la specie molti anni prima riscontrata da Issel. Egli pero nota che il cappuccio e lineinente striato invece di essere grauuloso; ma dubitando che Issel " sia stato tratto in errore per avere osservato l'animale mentre era contratto, allorche per effetto di questa contrazione la striatura del cappuccio si raggrinza in modo che questo sembra granuloso „ si dichiara perfettamente convinto di trovarsi di fronte a Limax melitensis Lessona e Pollonera., ben- che venisse a cadere Tunico carattere di riconoscibilita della specie. Pollonera pero sottrae il limacide maltese al gen. Limax e lo colloca nel gen. Malacolimax stabilendo per esso il sottogenere Me- litolimax " il quale, consorvando la radula degli altri Malacolimax (dente centrale triaculeato, campi mediani biaculeati), ha un appa- rato riproduttore simile a quello delle Lehmannia, cioe la verga bre- ve, con un flar/ellum latero-terminale. 11 cauale digerente e a sei circonvoluzioni, l'ultima delle quali e munita di un coecum meno lungo di quello da me osservato nel M. valentianns Ferussac ,.. Fig. 1. — Limax metitensis ; alcuni denti della radula. A dire il vero io ho esitato lungamente dinanzi al dilemma, se ammettere la forma maltese come specie distinta o se passarla in sinonimia di Limax arborum (= Lehmannia marginata). In verita l'apparato digerente e l'apparato riproduttore sono identici a quelli di quest'ultima; e soltanto i caratteri della radula, ai quali si an- nette, almeno finora, un valore indiscutibile mi hanno finalmente deciso a mantenere la specie. Non e pero necessario includerla in un genere diverso da Limax, e tanto meno creare per essa il sotto- (l) Appunti di malacologia, VII, Iutoi-uo ai Lim toidi di Malta. — Boll. Mws. Zool. Anat. comp. Torino, VI, 99. 1891. - 70 - genere Melitolimax. Essa sta benissimo accanto a L. arborum; ne il fatto che il dente centrale della radula sia triaculeato al contrario della maggior parte delle specie di Limax in cui e monoaculeato, si oppone, poiche in L. tenellus abbiamo tin caso analogo molto nettamente risolto da Simroth. I disegni tratti dall'imico esemplare da me possedato concor- dano perfettamente con quelli dati da Pollonera. M. 724 — Malta: 1 es. lung, in alcool mm. 29. Fig. 2. — Limax melitensis ; apparato sessuale. Nota al genere Limax. — In alcune pagine stampate lo scorso anno (Mon. Zool. Ital., XXVII) avevo segnalato nn notevole caso di parallelismo morfologico negli Eufausiacei, mostrando come in un gruppo naturale di organismi, considerando una serie di caratteri ed ordinandoli gerarchicamente, si verificano nei veri rappresentanti del grappo i caratteri rinniti nelle varie maniere prevedibili col cal- colo combinatorio e permesse dalla subordinazione dei caratteri stessi. Di tali parallelismi si possono dare un numero infinito di esempi, i quali, se non altro hanno questo d'interessanto, di mostrare la rela- liva scarsezza di motivi morfologici compatibili con la vita e la massima utilizzazione di essi, per cui la molteplicita delle forme - 71 - organizzate e una conseguenza del vario aggruppamento delle pos- sibility morfologiche piu che di apparizione volta per volta di carat- teri nuovi. L. arborum L. flavus i Ghiandola erraa- frodita arroton- ( data ( Ghiandola erma- ] frodita grappo- ( liforrae ( Ghiandola orma- ] frodita arroton- ( data G> CZ O J8 3 « %"&£ a £ 3 o o Ph. 2 w © L. melitensis L. coeruleus L. maximus ecc. L. lenellus Ghiandola ei*ma- . frodita grappo- ( liforme I Ghiandola erma- frodita arroton- ( data Ghiandola erraa- frodita grappo- liforrae Ghiandola erraa- frodita arroton- data ©■a ~ G o re o re s re 69 © ~ o o R1 O © re (J S^ £ © re re 3 cH Ghiandola erraa- frodita grappo- liforrao © re re c "© *r Q © o © a "BK S.2 o o J- o ft. 2 - 72 - Gen. — Agriolimax. Delle cinque specie ammesse per 1' Italia da Simroth, qualcuna delle quali richiederebbe un accurate esame per la confer ma della sua validity, due sono molto comuni in Italia : A. agrestis ed A. laevis. Entrambe sono rappresentate nolle collezioni del Museo. Le altre tre specie, create da Simtoth, sono : A. sarcitis, A. Scharffi, A. planar ioides. Agriolimax agrestis, (Linneo) M. 641. Coll. 908 - Dintorni di Firenze ; 13 es. „ 653. — — Monte Cimone ; 3 es. „ 708. - - Belluno ; 3 es. Agriolimax laevis, (Muller) M. 724. Coll. - Isola d' Elba ; 1 es. Gen. — Amalia. Le seguenti specie del genere Amalia sono state finora riscon- trate nella regione italiana : Amalia marginata, A. carinata, A. gra- cilis, A. Sowerbyi, A. gagates, A. Robici, A. baldensis, A. Ehrmanni. Quattro di esse sono rappresentate nella collezione del Museo. Un esemplare di A. carinata proviene pai pressi di Tunisi. Amalia marginata, (Draparnaud) M. 724. - Is. d* Elba, 24 es. Amalia carinata (Risso) M. 724. — Malta ; 21 es. Alcuni esemplari sessualmente im- maturi ; la diagnosi della specie pero non e dubbia. A. carinata era stata trovata a Malta gia da Pollonera, il quale vi faceva no tare un particolare sviluppo della ghiandola vestibolare, non presentato dai miei esemplari che, come ho detto, sono sessualmente immaturi. M. 650. Coll. 981. - M. Nerli, Tunisi; 1 es. In questo esem- plare e da notare lo sviluppo straordinario della ghiandola vestibo- lare, a somiglianza dei casi citati da Pollonera per Messina e per Malta, Amalia Sowerbyi (Ferussac) Amalia insularis Lessona e Pollonera deve, secondo Simroth, passarsi in sinonimia di A. Sowerbyi. Per A. Doderleini ed A. sicida 73 dei medesimi autori la sinonimia rimane dubbia essendo i caratteri dati insufficienti ad individuare la specie. Gli esemplari che ho sotto occhio corrispondono perfettamente alia forma tipica delle coste inglesi. M. 358. Coll. 212. - Livorno ; 4 es. Amalia gagates, Dbaparnaud. Amalia Raymondiana, Bourgnignat. Amalia gagates, Simroth. M. 678. Coll. 912. - Ghisoni a Sartene ; 2 es. Gen. — Arion Ferussac. Arion subfuscus, Draparnaud. M. 653. — Serra bassa Bascoh ; 4 es. M. 708. - Belluno ; 1 es. 3 Fig. 3. — Amalia marginata ,• apparato sesauale. Fig. i. — Amalia carinata (eseraplaro di Tunisi) ; purzioiie basale dell' apparato seseiui! Fig. 5. — Amalia Sowerbyi; apparato sesauale, - 74 - R. CLINICA DERMOSIFILOPATICA DI KOLOGNA. — DIRETTA DAL PROF. D. MAJOCGHI Di un nuovo importante procedimento per lo studio di vari dementi della cute umana (1). Per il dott. LEONARDO MART1NOTTI, Aiuto e Docente (Con tav. IV). R vietata la riproduzione. I. - GENERALITA. Vari elementi dei tessuti in genere e in particolare della cute, che a tutta prima sembrano essere di struttura, di natura e di origine to- talmente diversa, possono dimostrarsi mediante un procedimento in cui il principio fondamentale e il medesimo, mentre i dettagli di tecnica non sono che varianti dello stesso metodo. « Se le sezioni fatte al congelatore di pezzetti di cute (e di qual- siasi organo che contenga gli elementi dimostrabili con tale metodo) fissati in soluzione di formolo salificata con sali diversi, vengono cro- mizzate con una soluzione vecchia di un bicromato che abbia tendenza a liberare e a mantenere in soluzione dell' ossido di cromo, e poi colorate con 1' azocarmino, e (nel caso dei grassi) con I' azur si ottiene una elettiva dimostrazione dei nuclei, delle emazie, delle fibrille musco- lari Usee, dei grassi, e dei nervi, e di particolari minute librille col- lagene ». II. — PRINGIPI DEL METODO. METODICA GENERALE. a) Sail flea zione. Scelta del sali. II concetto della Salifwazione e stato a me suggerito dalla duplice idea di una blanda azione dissociante che detti sali esercitano sugli ele- (') I>i quests memoria e stata data eoniuuicaziono preventiva alia Societa medica di Bologna uella Soduta del 13 giugno 1919 con dimostrazione di preparati (Boll, delta Soe. med. di Ilologna, 1920, a. XCL p. 46). - 75 - menti dei tessuti, unita a fatti di una saponificazione del loro costituente grassoso o lipoideo, fatto questo che si puo avere anche come feno- meno cadaverico. Fino a qual punto tale concetto del la saponificazione sia esatto non saprei veramente dire, data la diflieolla di controllo bio- chimico di simili ricerche; e certo pero che a rigor di logica 1' addi- zione di un alcali o di un carbonato alcalino in ogni caso non puo por- tare che a fatti, per lo mono parziali, di saponificazione dei grassi. Devo ricordare poi che l'aggiunta di sali al formolo (particolar- mente di Sali di Carlsbad) era gia stata introdotta da altri autori (soluz. di formolo di Bonn e di Jo res (*) specialmente per la fissazione e la conservazione dei pezzi anatomici (Marshall, J. e G. Kellner (2) Klotz Maclachlan (3), Goburn (4) come pure per la dimostrazione degli ossidasi Strassmann (5), Fursenko (6), Winkler (7). Nel numero non indifterente di composti da me adoprati, ricordero che i corpi che hanno piu importanza sono rAUuminio, il Galcio, il Ma- gnesio, il Litio, il Potassio, il Sodio, il Rame, 1' Uranio, lo Zinco, il Bario. Dei vari Sali, gli acetati sono poco consigliabili: l'linico e l'acetato di rame, che puo dare buone immagini dei nervi; quelli di sodio e di piombo non hanno particolari pregi. Lo stesso dicasi dei benzoati, bo- rati, citrati, fosfati, salicilati, tartrati; molti anzi mostrano un' azione deleteria sui tessuti; alcuni poi in pivsenza della formaldeide e dell'ac. formico libero si scindono: p. es. il carbonato di NH4 libera NH3, che in parte si combina colla formaldeide dando luogo alia formazione di esametilentetramina. Gli ossalati, i nitrati, i fosfati, gli ipofosfiti, non posseggono proprieta superiori ai precedenti, percio non meritano par- ticolare menzione. Discreti risultati si hanno coi picrati (di NH,, Ga, Mg, Li). Dei formiati merita menzione quello sodico che mostra una parti- colare afflnita verso i grassi del sottocutaneo contribuendo alia loro in- solubilizzazione. Macera pero 1' epidermide. I carbonati sono ottimi: molti pero si scindono dando luogo anche a formiati della rispettiva base, per le tracce di ac. formico libero, con- tenuto nella soluzione di formalina. II Carbonato di soda da buone im- magini delle fibrille muscolari, dei vasi e una parziale insolubilizzazione dei grassi. Importante e il Carbonato di Litio: usato in soluzione satura (for- molo sol. al 10 -(- Carb. Li acq. saturo 90) da luogo a bellissime imma- 0) J ore 3. — Centralbl. f. Allg. Pathol. 1896, 134. (2) Marshall J. e C. Kellner. — Bull. Intern. Assoc, of. Med. 1913, IV, 42. (3) Klotz e Maclachlan. — Ibidem, p. 1915. T, 59. («) Klotz e Cohuriu. — Ibidem. 1916, VI, 51. (6) Strassmann. — Centralbl. f. ally. Pathol. 1909, 577. («) Fursenko. — Centralbl./. allg. Pathol. XXII, 97. t7) "Winkler — P. in Folia haematol. XV, 1914, 48. - 76 - o-ini della rete vasale capillare, per cui (specialmente quando sono pieni
  • 'U4 o di Mg o raeglio di Li per pocbi istanti, al massimo l'-2'. 5. Breve lavaggio. Alcool ass. Bouz. Xil. Uamar. Bellissime membrane del Malpigbiano in rosso (l) II metodo di Miller (Frankfurter ZeiUchr. f. Pathol. 1912, XI, 403) 6 in fondo una lacca cro- moematossilinica. - 91 - La insolubilizzazione dei lipoidi colla cromizzazionee un fatto noto- riamente stabilito da Giaccio: successiyamento io sono riuscito a ren- dere insolubili i grassi del sotto cutaneo nella lacca cromo-ematossilinica usando come liquido cromico il bicromato di litio vecchio; la stessa reazione cromocrisoidinica da me preconizzata si basa sulla insolubiliz- zazione dei grassi per effetto di una soluzione cromica. Nel fare queste ultimo ricerche ho potuto stabilire ancora che il bicromato di litio vecchio in soluz, al 10 °[0 per 12, 18, 24 ore (non di piu) a 37° insolubilizza, completamente i grassi del sottocutaneo. Se dopo si fa agire per 6-8 ore una soluzione di nitrato di Ag. 1 °[0 l'insolu- bilizzazione e ancora piu stabile. Altrettanto se si tratta con cloruro d'oro all' 1 V Entrambe queste possono eventualmente essere sottoposte al viraggio con il metodo airidrochinone, e successivo lavaggio in iposolfito. Anche l'acido fosfowolframico in soluzione al 5 °[0, fatto agire per 24 ore ha azione insolubilizzante piii o meno completa sui grassi del sottocutaneo; qui e difficile pero ammettere che si tratti dello stesso meccanismo d'azione del bicromato di Li, dato che l'ac, fosfomolibdenico agisce essenzialmente sulle proteine medianto un processo denaturante. Ho gia riferito che il metodo e di difficile esecuzione e non e cer- tamente affidabile ad un principiante; la dimostrazione dei grassi e quella delle emazie, riescono con discreta regolarita; un po' piii malagevole e quella delle fibrille muscolari, e piu ancora quella delle fibrille del con- nettivo. I nervi rappresentano relemento piii incerto e piu incostante ad essere colorato. Le difficolta stesse del procedimento sono di ostacolo a che si possa dare un metodo comune che serva per tutto. L'aggiunta di Sali di Carlsbad e la formola di Jo res rappresentano certamente i fissativi di uso piu gonerale; ma per i grassi rimane sempre sovrano l'allume mentre per gli altri elementi e molto piii opportuno ricorrere ai pro- cedimenti singolarmente indicati. Dei bicromati quelli invecchiati di litio e di rame sono parimente di uso piii comune; l'azocarmino serve come colorante generate mentre l'azur puro o nelle miscele e nelle soluzioni che lo contengono, rappresenta il colore di elezione dei grassi. Riguardo ai risullati mi limitero, nel chiudere questa memoria, a ricordare come il procedimento dia risultati che con gli altri metodi non sono stati os- servati, specialmente per le fibrille muscolari delle ghiandole e dei vasi, per quelle connettivali dei fasci del collageno, nonche per le emazie in rapporto alia topografia dei capillari. Rispetto ai grassi esso ha sopra tutto importanza dal punto di vista istochimico. - 92 - Spiegazione della Tavola IV. Fig. 1. — Rete vasale attoruo al tubulo di un glomerulo sudoriparo. Fig. 2. — Fibrille del collageno. Fig. 3. — Fibrille muscolari attorno ai t.ubuli glandolari sudoripari. Fig. 4. — Irabnti di Golgi (la figura vonde solo in parte esattamente le imiuagini che si ossservano nei preparati). Fig. 5. — Nerro simpatico. MARCO PITZORNO Annunziarao con rararaarico il decesso del prof. Marco Pitzorno libero do- ccnte di Anatomia umana nella R. Universita di Sassari avvenuta in quella citta il 18 luglio di quest'anno. 11 prof. Pitzorno era da raolti anni Aiuto alia Gattedra di Anatooia uraana e fu anche ad intervalli incaricato deH'insegnaraento della stessa disciplina. Fu un appassionato cultore deH'Anatomia. Fra le sue nuraerose pubblicazioni segnalercmo: Una ricerca sullo sviluppo delle cavita premandibolari in Gongylus ocellatus (1902), dalla quale emerge che questo si costituiscono per fusiono di cavita pri- raarie dappriraa indipendenti; uno studio sulla fine vascolarizzazione del midollo spinale (1903) dell'uomo e di vari aniraali; uno studio anatomo-comparativo sulle arterie succlavia ed ascellare (1903S1905); varie ricerche sulla struttura dei gan- gli sirapatici dei Pesci e dei Gheloni (1910-1915\ le quali portano un notevole ed originale contribute alia conoscenza del simpatico dei Vertebrati inferiori. Al prof. Pitzorno fu per questi suoi studi sul simpatico conferito dall'Istituto Lomb. di Sc. e Lett, un premio di incoraggimento sulla Fondazione Fossati. Nel 1919 Pitzorno pubblico una ricerca statistica sulla morfologia delle ar- terie del pancreas. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monilore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1920. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52. . Homtore Zoologico /tali a no, . In no XXXI 7m: IV 3 m\ mi ipte 'immt 4 n fW»f .; W. I-. - . • '^r^*- i^v * ~yfr" " ' KMdlidis. Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana DIRE T T O DA GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, ili Anatomia muaua Prof, di Anatomia coiup. e Zoologia nel K. Istituto di Stndi Super, in Firenze nella It. [Tniversita di Pisa CON LA CO I.I.ABO II AZIONE HI CECCARI N. (Firenze) — GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Torino) - LIVINI F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADER1NI R. (Siena) Ufticio di Direzione ed Ammmisuaziioue: Istituto Auatoinino, Firenze. 12 Humeri nll'anno — Abbuonamento annuo L.. 30. XXXI Anno Firenze - 1920 N. 6. SOMMARIO: Comunicazioni originali: Spadolini I., A proposito di una nota del sig. M. Corsy « Sur unc particularity frequente, sinon coustante, de la scissure superieure du poumon chez lo foetus*. — Levi G., Sulla persistenza dei caratteri specifici nolle cellule coltivate in vitro. — Ghizzetti C, Intorno alia fossotta faringea del cranio umano (Con tig.). — Fag. 93-105. Notizie sulla sezione embriologiea della fondaziono Carnegie di Baltimora. (G. Levi). — Pag. 105-108. COMUNICAZIONI ORIGINALI DAL L.VB0RAT0RI0 DI FISIOLOGIA DI FIRENZE DIRETTO DAL PROF. G. ROSSI A proposito di una nota del sig. M. Corsy « Sur une par- ticularity frequente, sinon constante, de la scissure su- perieure du poumon chez le foetus » (*). Dott. I. SPADOLINI, Aiuto e Libero Docente ft vietata la riproduzione. Nella seduta del 20 gennaio 1920 il Corsy ha comunieato alia riunione biologica di Marsiglia della " Societe de Biologie „ alcune sue osservazioni salla scissura superiore del polmone fetale. Egli, in dodici feti umani a different eta di sviluppo, ha riscontrato, che (i) C. K. de la Sot-. de'Biol., vol. S3, pag. 103, 1920. - 94 - la scissura, la quale separa a destra il lobo superiore dal medio, spesso si presentava interrotta da un ponte variamente esteso di parenchiraa polmonare. In alcuni casi questo solco era reso disconLinuo semplicemente per la presenza di una membrana connettivale, in alfcri non si ap- profondiva a tutta sostanza come si veriflcherebbe normalmente secondo i trattati. Altri particolari su questa disposizione che ri- guarda la morfologia del polmone sono descritti dal Co ray, il quale sembra propenso a concludere che l'eta del feto non abbia impor- tanza sul processo stesso di saldamento fra i lobi. L'A. manifesta il proposito di continuare le ricerche su questo argornento che non gli risulta preso in considerazione finora da altri. Non avrei richiamata l'attenzione su questa nota del Corsy, semplicemente per fare osservare che disposizioni identiche o simili, in assai maggior numero furono descritte damefino dal 1912. Credo invece opportuno rilevare alcune conclusion! alle quali giunge l'A. e che secondo il mio modo di vedere derivano dal metodo di inda- gine che egli ha seguito e che consiste nell'illustrare isolatamente soltanto alcune delle variazioni morfologiche presentate da un or- gano, metodo che porta a conclusioni completamente differenti da quelle a cui si deve giungere qualora ci si ispiri a concetti piu ge- nerali, adottando per esempio il metodo statistico, il quale gia da molti anni viene applicato con successo alio studio di problemi morfologici nel Laboratorio di Anatomia Umana Normale in Fi- renze; Con questi criteri, appunto nelPIstituto Anatomico di Fi- renze ebbi diversi anni or sono l'opportunita di compiere uno stu- dio abbastanza esteso sulla morfologia del polmone (I. Spadolini, Contributo alio studio della morfologia del polmone " Archivio Ita- liano di Anatomia e di Embriologia „, vol. 11, pag. 604, 1912-13), e interpretai il significato dei solchi polmonari e quindi della divi- sione del polmone in lobi, sottoponendo tutte le disposizioni riscoii' trate ad un esame critico basato sullo studio della distribuzione dei bronchi nei respettivi territori polmonari e sulla conoscenza dei processi che si svolgono nei primi stadi di sviluppo dell'apparecchio respiratorio. Come risultato di questa serie di ricerche fu possibile dare una espressione grafica della variability delle scissure e dei lobi polmonari e stabilire cosi la frequenza con cui le variazioni stesse compaiono. Nel lavoro, che corredai di numerose riproduzioni foto- grafiche dei casi che mi parvero piu interessanti, e quindi descritta fra le molte altre, anche la variazione citata recentemente dal Corsy e ne feci allora rilevare l'importanza e la necessita di ricor- - 95 - darla nella descrizione dei solchi polmonari, perche risconbraba circa nei dae terzi dei casi osservati. Illusbrai anche le modaliba colle quali nei numerosi casi esaminabi si manifestava quesba incomple- tezza del solco secondario e dal confronto fra le disposizioai pre- sentate da feti e quelle risconbrate in soggebbi giovani e adulbi pobei sbabilire che quesba scissura, alia pari di albre, e compleba alquanbo piu frequenbemenbe nei febo. Per quesba ragione sosbenni 1' ipobesi che il processo di saldamenbo fra i lobi conbinui a verificarsi fino a periodi assai inolbrabi dello sviluppo, ed anche olbre la nasciba. Quanbo all'ipobesi del Corsy secondo la quale l'A., condivi- dendo le idee di Alezais, farebbe dipendere le anomalie delle seis- sure polmonari da connessioni vascolari, ribengo che essa sia assolu- bamenbe inconciliabile con i fabbi' dimosbrabi dalle mie ricerche. Per ricordare il valore morfologico di quesbo gruppo di variazioni credo infabbi opporbuno riporbare dal mio sbudio alcune considerazioni : " II polmone si pud considerare nell'insieme come un organo che si abbozza per segmenbi cosbibuibi da due lobi, respebbivamenbe corrispondenbi alle coppie dei bronchi dorsale e venbrale che si svi- luppano lungo il bronco principale. Abbiamo quindi una serie di incisure intersegmenba.li (principali) e parallele le une alle albre, ed una serie di incisure inbrasegmenbali (fra lobi dorsali e venbrali, accessorie) che sono invece in prolungamenbo Tuna deil'albra. La permanenza e la cosbanza dell' incisura principale del polmone? tanbo a desbra quanbo a sinisbra, dimosbra che e persisbente e co- sbanbe la prima incisura inbersegmenbale; e quindi nor male l'indi- pendenza assoluba del primo segmenbo dai segmenbi successivi. Che io mi sappia, non vi hanno casi nei quali sia sbaba osservaba la scomparsa dell'incisura principale, cioe la fusione del primo segmenbo cogli albri. Quesbo fabbo conferma in noi l'idea che le incisure inbersegmen- bali abbiano un valore morfologico prevalenbe sulle inbrasegmenbali, poiche oltre a comparire J5no dai primi sbadi, sono quelle che nei diversi bipi di varieba conservano una disposizione piu fissa. Infabbi alio sbesso modo che non si e mai osservaba la scomparsa della inbersegmenbale I, solo in casi rarissimi si e veduba comparire in- complebamenbe la inbersegmenbale II. D'albra parbe e relabivamenbe frequenbe la incomplebezza e qualche volba la mancanza dell' inci- sura secondaria o inbrasegmenbale. Egli e dunque, ripebo, quesbo delle inbersegmenbali un sisbema di scissure che ha brovabo uno sbabile assebbo morfologico e rappresenba una disposizione piu fon- damenbale che non quella delle inbrasegmentali. Nei processo evo- - 96 - lntivo ontogenetico, i diversi segmenti del polmone si fondono fra di loro ed alio stesso modo si fondono anche i lobi delio stesso seg- mento. La fusione dei segmenti fra loro non com porta variazione altro che minima e rarissima, (al massimo pao coinparire un accenno della seconda incisnra intersegmentale) ed in ambedue i lati rag- giunge e si arresta sempre alio stesso stadio, mentre invece il pro- cesso di fasione tra i dae lobi del segmento non sembra che abbia trovato ancora il sao assetto definitive Gia esso e a sinistra piu avanzato e si estende normalmente anche al 1° segmento, piu cefalico; mentre a destra di norma non arriva a congiungere i dae lobi di qaesto 1° segmento. Le varieta poi della lobazione polmonare, che nnmerosissime sono state osser- vate dagli altri e da me, sono tatte collegate col differente o irre- golare svolgersi di qaesto processo di fasione fra i lobi; cioe dal permanere o meno di qaelle scissare intrasegmentali da noi ricor- date. Ne pad sfaggire, che anche il processo di fasione dei lobi, nella nostra specie e gia molto vicino a trovare il sao assetto defi- nitivo, poiche, come dimostrano le tit belle, le variazioni si aggrap- pano intorno ad ana normale molto alta e l'ampiezza dell' oscilla- zione e limitata assai, cosi p. es. per il namero delle scissare anor- mali non va oltre la intrasegmentale del secondo segmento „. GIUSEPPE LEVI Sulla persistenza dei caratteri specifici nelle cellule coltivate in vitro A proposito di una Goraunicazioue di Chr. GHAMPY (1). E vietata la riproduziuue. Chr. Champy si occapa ancora della differenziazione delle cel- (') Champy ('h. Pertc do la staretidn jpecifique des cellules cnltiv6es in vitro. — ('. /.'. de 13 - 97 - lule coltivate in vitro e piu precisamente della scomparsa o meno delle proprieta biologiche del tessuto coltivato contemporaneamente alia trasformazione dei caratteri citologici; un organ o che ben si presta ali'analisi di tale proprieta e la prostata, il di cui fermento determina, come G-ley e Camus hanno dimostrato, la coagulazione del secreto delle vesciehette seminali. Frammenti anche minuti di prostata di Cavia portati nel li- qnido delle vescicole seminali determinano ua'area di coagulazione opaca caratteristica; ma i frammenti dello stesso organo dopo es- ser stati collocati in plasma colla tecnica consueta per le culture " in vitro „ danno una coagulazione del liquido suddetto sempre piu debole dal 1° al 2° giorno; al 3° ed al 4° giorno non la danno piu affatto. II controllo istologico dimostra, che in queste condizioni l'epi- telio dei tubuli prostatici sopravvive, si moltiplica, ma perde i ca- ratteri particolari di epitelio secernente che aveva nella prostata normale; vi e dunque correlazione fra la perdita della differenzia- zione e la scomparsa della produzione del fermento. Quest'osservazione interessante armonizza pienamente coi fatti antecedentemente illustrati. Infatti J' osservazione di Champy, (912-914) che le cellule secernenti coltivate in vitro si sdifferenziano perdendo i loro caratteri speciflci non e stata fino ad oggi conte- stata. Ma in una nota aggiunta alia suddetta comunicazione Champy si occupa dei risultati delle mie ricerche (919) sulla differenziazione in vitro delle fibrille connettive e degli elementi muscolari; egli conte- sta che nelle mie colture vi sia stata differenziazione di fibrille con- nettive e muscolari e suppone, che io sia stato tratto in errore dal fatto, che nella zona di invasione gli elementi differenziati siano stati trascinati dalla migrazione delle cellule mobili; e mi muove l'appunto " di aver confuso i tenomeni di cultura con quelli di so- pravvivenza, e sopratutto con quelli di distensione e di ameboidi- smo, che sarebbero secondo l'A. assai piu generali ed importanti di quanto si creda „. Di fronte alia difficolta di negare la persistenza dei caratteri speciflci negli elementi del cuore, che, come emerge dalle ricerche di Burrows, di Carrel, di Braus, di M. Lewis, continuano a pulsare per molti giorni nelle culture, Champy manifesta la con- vinzione che il caso del cuore sia affatto particolare; quando il cuoie continua a battere nel plasma le cellule muscolari non si sdifferen- ziano, soltanto perche in quel caso la conservazione della funzione - 98 - crea precisamente la condizione che fa difetto per gli altri tessuti. Ma secondo l'A. si tratterebbe non di coltura, ma di sopravvi- venza; ci troveremmo in tal caso di fronteadun espenenza analoga a quella eseguita da tanti anni da fisiologi, di mantenere la fanzione del cuore nell'organo isolate Per affermare che vi e coltura bisognerebhe dimostrare che le cellule cardiache si moltiplicano. Con rammarico debbo constatare che Champy nel trattare con tanta leggerezza una questione intricata, mostra di ignorare molti fatti che in questo capitolo della Biologia sperimentale sono stati illustrati. Champy ritiene che le fibrille connettive da me osservate nella zona d'invasione siano dei frammenti provenienti dal tessuto esplantato, anziche dei prodotti dalla differenziazione di cellule mesen- chimal!. Ma egli dimentica che io ho seguito nella coltura vivente l'accrescimento per movimento ameboide di lunghissime propaggini di cellule emigrate nel coagulo, sulla natura delle quali mi man- tenni del resto assai riservato. — Champy non fa poi cenno delle importanti ricerche di M. Lewis, la quale ha sorpreso l'evoluzione di fibrille connettivali nell'ectoplasma di elementi della zona d'inva- sione; e le immagini ottenute da Lewis sono cosi nitide e con- vincenti, che nessun istologo competence pud supporre che si tratti di frammenti di fibrille preesistenti trascinati nel coagulo. Riguardo agli elementi muscolari striati del cuore e dei muscoli volontari, conviene distinguere fra la possibility di differenziazione nelle colture in vitro da parte di mioblasti che non hanno ancora i caratteri specifici e la persistenza nelle colture in vitro dei carat- teri che le cellule avevano gia acquistato nel tessuto prima del- l'esplantazione. La possibilita di una differenziazione fu osservata da Harrison negli elementi dei muscoli scheletrici di larve di Rana. Ma da nessun' alfcra delle ricerche successive di Burrows, di Congdon, di W. e di M. Lewis, ne dalle mie, risulta dimostrato in modo convincente che mioblasti esplantati prima della loro dif- ferenziazione possono evolversi ulteriormente nelle colture. Anzi da quanto e stato finora visto e lecito arguire, che la tecnica attuale delle colture non permette tale differenziazione, al- meno in colture di tessuti di Amnioti. Percio e in errore Champy quando mi attribuisce la constatazione di " una differenziazione in vitro di fibrille muscolari „ che io non ho mai affermata. - 99 - In quanto alia persistenza dei caratteri specific nei mioblasti io ho osservato (l), in pieno accordo con Congdon, W. e M.Lewis, che (pag. 558) : " Non e norma generale che gli elementi in vitro perdano i propri caratteri morfologici ; le cellule degli epiteli di ri- vestimento, quelle deila notocorda e soprattutto i mioblasti della muscolatura striata emigrafci nel coagulo, i quali ultimi possiedono delle caratteristiche specifiche piu spiccate, possono mantenerle a lungo in grado diverso a seconda dei casi „. Io ho particolarmente insistito sulla seguente circostanza ; che la sdifferenziazione degli elementi muscolari nei quali si sono co- stituite le miofibrille striate e un'eventualita frequente nelle colture, ma non rappresenta la norma ; perche in molte colture di miocardio e di muscoli scheletrici noi vediamo emigrare nel coagulo delle fibre muscolari con miofibrille con o senza striatura. Noi ignoriamo ancora quali siano le condizioni che permettono o meno l'evoluzione dei mioblasti ; condizioni che sono verisimil- mente connesse alle proprieta del mezzo colturale, a lievi variazioni nel modo di preparare il frammento esplantato, ecc. Di fronte ad incertezze non minori ci troviamo quando si tratta di determinare le cause della preponderanza dell'uno e dell'altro dei vari tessuti di un organo esplantato. Perche Champy considera come eccezionale il caso del cuore, e non tiene alcun con to delle ricerche di W. e M. Lewis dalle quali emerge che fibre dei muscoli scheletrici molto inoltrate nella loro evoluzione (colture di embrioni di polio dal 7° all'll0 giorno) in con- tinuity con le estremita tagliate delle vecchie fibre ed anche libere, possiedono una distinta striatura trasversale e pulsano ritmica- mente? Cosi Champy dimentica i reperti di M. Lewis sulle cel- lule muscolari liscie, pure pulsanti ritmicamente. Egli pretende che gli elementi muscolari coltivati in vitro non si moltiplicano e per questo contesta alia massa di cellule emi- grate nel coagulo il valore di una coltura. Se queste esperienze fossero paragonabili, come erroneamente ritiene Champy alia so- pravvivenza del cuore isolato, non saprei dargli torto; ma neppure uno dei fatti che conosciamo giustifica tale paragone. Burrows ha osservata una larga migrazione di mioblasti nel plasma e la loro riproduzione per mitosi e che il sincizio di mio- blasti isolati riprodottisi per divisione dopo qualche giorno incomin- (') Levi G. — Nuovi studi an cellule coltivate in vitro. — Arch. ital. di Anat. e di Kmbr. Vol. XYT, f. 4, 19i9. — 100 — ciano a pulsare. Inoltre le ricerche successive di W. e M. Lewis e mie hanno confermato che i mioblasti si riproducono per mitosi nella zona di invasione. Basterebbero questi fatti a dimostrare che le colture di miocardio non sono neppure lontanamente paragonabili agli organ i isolati mantenuti in vita nelle classiche esperienze fisio- logiche. Ma anche prescindendo da questi fatti incontestabili per clii abbia una certa esperienza su quest'argomento, mi sembra che la distinzione sulla quale tanto insiste Champy fra sopravvivenza (survie) e coltura sia puraraente verbalistica e priva di interesse. Questa distinzione fn gia da me criticata a pag. 558 e seg. della mia pubblicazione citata. Non annoiero il lettore col ripetere ora gli argomenti gia detti. Champy non si rende conto che la denominazione di " coltura „ ha un valore empirico; fu adoperata per il desiderio di stabilire un parallelo fra il com portamento degli organisrni unicellulari e quello delle cellule dei Metazoi nei mezzi nutritivi, e fu mantenuta come denominazione comoda per indicare succintamente questo procedi- mento tecnico; ma e evidente che la medesima e priva di conte- nuto scientifico. Champy pretende di limitare la denominazione di coltura sol- tan to a quei casi nei quali le cellule si riproducono; ne verrebbero adunque ad essere escluse tutte le esplantazioni (secondo la deno- minazione di Op pel) di tessuto nervoso embrionale, in cui avviene una differenziazione di fibre nervose; come pure quelle esplantazioni di tessuto muscolare nelle quali non si ha una moltiplicazione di cellule; cosi pure quelle di epiteli e di altri tessuti, in cui la molti- plicazione cellulare e limitata e del tutto assente. La mirabile scoperta di Harrison ha dato alia scienza un metodo che permette di modificare artificialmente 1' ambiente nei quale le cellule dei tessuti vivono, e questa modificazione si riper- cuote sulla loro forma e sull'architettura del tessuto; in molti casi la capacita riproduttiva che esse possedevano si esalta; ma in ge- nere le cellule gia differenziate, quali i neuroblast! e talora i miobla- sti, non si riproducono. Cos! pure le differenze nei mantenersi o meno dei caratteri spe- ciiici originari non sono sostanziali ma variano moltissimo anche per uno stesso te3suto per tanri fattori, non ultimo cerfco la proprieta del mezzo di coltura, come Uhlenhut ha dimostrato. Ma questi non sono cho particolari, certamente non trascura- - 101 - bili, ma di importanza accessoria e che non giustificano per nulla la distinzione su cui insiste Champy. Una sola distinzione ci e concessa alio stato attuale delle no- stre conoscenze, distinzione alia quale le ricerche antecedenti di Champy hanno validatnente contribnito : fra organo colla sua struttura tipica ed immutabile, finche le correlazioni che si stabili- scono mediante gli ormoni circolanfci negli organi dello stesso indi- viduo si mantengono integre, ed esplantato o coltura che dir si vo- glia, nella quale l'architettura tipica deH'organo originario tende a modificarsi in grado piu o meno elevato a seconda delle condizioni, anche se, come non di rado accade, le cellule del tessuto manten- gono i loro caratteri specifici o perflno si differenziano ulteriormente, come nel caso dei neuroblast!. ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI GENOVA DIRETTO DAL PROF. P. LACHI Intorno alia fossetta faringea del cranio umano G. GHIZZETTI. Studeiite (Con flgura). it vietata la riproduzione L' argomento della fossetta faringea specialmente in rapporto colle cause che la determinano ha interessato gli anatomici sin dal 1846, anno in cui Tortual per il primo la osservo in un cranio di Cafro e in uno di Boschimano e le diede il nome di fovea bursae. Come giustamente noto Poelchen 0) non va confusa colla fossetta navicolare, depressione leggera, superficiale, delineata da due leggeri rilievi ossei, tanto piu quando si pensi che questa, sempre secondo Poelchen, si presenta nel 62,3% di crani esaminati, (') Poelchen. — Zur Anatouiie des Naaenraclienniauiues. — Virehoxv' s Arehiv., 1S90. - 102 - mentre la fossetta faringea invece e molto rara, 1,4 % secondo Le Double. Tourneanx (l) che ha trovato la percentuale piu alta, 1' ha osservata il 3,89 %. Puo anche notarsi la coesistenza di una fossetta navicolare e di una fossetta faringea. Sul modo di forma- zione della fossetta faringea sono state emesse paiecchie teorie. Infatti si e voluta trovare la sua ragione d' essere in un arresto di sviluppo del basioccipitale, in una saldatura incompleta del basioc- cipitale col basiotico, in una persistenza del condoUo ipofisario (che invece e piu anteriore), in un semplice canale vascolare (G- ruber) o nella pressione prodotta dalla tasca di Seessel (Rorniti (2)), o an- cora come depressione prodotta dalla borsa faringea in rapporto col canale cordale inferiore (Pern a (3)). Quest' ultima teoria incontro il favore di J. P. Tourneaux, come conciliante i reperti anatomici con i dati embriologici, e anzi accomuno 1' origine della fossa navicolare a quella della fossetta fa- ringea, dicendo questa una fossa navicolare piu profonda, corrispon- dendo al fondo della borsa racchiusa dai depositi di sostanza ossea. Nessuna di queste teorie ha incontrato il favore universale, anzi la questione e sempre dibattuta. Per quanto io sappia nessuno ha cercato di fare osservazioni dirette a constatare quale parte di faringe corrisponda alia fossetta faringea; ed e percio che ho intrapreso una serie di ricerche su ca- daveri umani per stabilire quale parte di faringe prenda eventual- mente parte alia formazione della fossetta faringea. Le mie osservazioni sono state eseguite su 62 cadaveri di tutte le eta, da feti non a termine a vecchi. Per 1' osservazione ho pro- ceduto nel seguente modo : Con un taglio trasversale rasentante il pavimento delle cavita nasali lino alle coane e con un altro perpen- dicolare a questo e frontale diretto in basso al di dietro della man- dibola, abbattevo la meta inferiore della faccia in basso, mettendo cosi alio scoperto la paret6 posteriore del faringe, dominandone per- cio anche la volta. Nella 1 1 nasi totalita dei casi ho trovato la presenza della ton- (i) Tourneaux -I. 1'. — Hours, pharyngienne et recessus median du pharynx ehez 1' homme et ohez le chevaL fossette pharyngienne el naviculaire chez l'homme. — Journal de I'AntUomie et Physiologie, 1912. (2) Romiti. — I.i icssrtia faringea nell' osso occipitale dfll' uomo. — Atti della Societd toscana di Scienze Naturali, 1890. P) Pern a. — Sul canale basilare raediano e sul significato della fossetta faringea dell' ossn oc- cipitale, — Anatoinixchcr Anzeiger, /;./. XXVIII. X. l.r>-l<>. 1906. - 103 - silla faringea o dei suoi resti con una insolcatura sagitbale piu o meno ben definita : recesso raediano se appariva come solco me- diano della tonsilla o dei suoi residui, borsa faringea se invece me- glio definita a forma sferica cava. Staccando poi con precauzione la faringe, ho osservato al di dietro di questa la presenza di due fasci fibrosi compatti, che partendo dal tubercolo faringeo si dirigono in avanti verso l'apertura posteriore dolle fosse nasali. Questi due fasci non possono in nessun modo essere confusi coll' afctacco della fascia faringea, perche sono piu profondamente situati e sono piuttosto in rapporto con il legamento vertebrale comune anteriore. AH' esame istologico essi sono risultati composti di tessuto fibroso denso. Figura seiniscbematica. — /. /i fasci librosi iu coutiuuazioiie del liganiento vertebrale eomune an- teriore : r. f. infossatnra ovo si insiuua il recesso faringeo ; t. f. tubercolo faringeo ; I. v. a. liga- niento vertebrale comune anteriore. Quesfci due fasci aderenti al tubercolo faringeo tendono a diva- ricarsi in avanti per terminare sfumando ai lati del basioccipitale in vicinanza della sincondrosi sfenoccipitale, come mostra la figura. Inoltre i detti fasci fibrosi, mentre aderiscono al tubercolo fa- ringeo, si continuano in basso in quella parte di ligamento che dal detto tubercolo va a quello dell'atlante e successivamente sulla - 104 - faccia ventrale delle altre vertebre sottostanti, in modo che il liga- raento vertebrate comune anteriore piuttosto che dal tubercolo fa- ringeo apparisce originato sul basioccipitale sotto forma di due fasci lateral i al davanti del tubercolo stesso, continuantesi poi su questo e successivam ente sulle altre vertebre. Non mi sembra strano il pensare che gli indicati fasci fibrosi profondamente in corrispondenza del processo basilare possano andare incontro ad una ossificazione che circoscriva nella linea mediana una depressione quale e la fos- setta navicolare, anche tenendo conto della sede, forma e dimensioni. Pochi millimetri al davanti del tubercolo faringeo, fra i due fasci anzidetti, costantemente s' incunea una piccola porzione di fa- ringe, corrispondente all' estremo postero-inferiore del recesso farin- geo, che riesce impossibile distaccare e che nasconde la borsa farin- gea quando esiste (v. fig. r. f.). Nei tre casi di fossetta faringea che ho potuto studiare sul cadavere nelle 62 ricerche, la borsa faringea costantemente dopo essere passata attraverso ai due anzidetti fasci fibrosi, andava ad occupare colla sua parte piu 'profonda la fossetta stessa. II passag- gio della borsa faringea attraverso i fasci 1' ho potuta anche osser- vare microscopicamente in preparati, che permettono di rilevare il rivestimento epiteliale (con qualche elemento adenoideo all' intorno) chiuso da una parte e dall' altra dal tessuto fibroso denso dei due fasci e prolungantesi nella fossetta. I tre casi di fossetta da me osservati sono: uno di uomo del- 1' eta di 80 anni, morto per bronco-polmonite, uno di donna di 45 anni, morta per ascesso freddo lombare e un altro in uomo di 72 anni, morto" per tabe dorsale. La fossetta della donna non era molto profonda e presentava nel fondo delle anfrattuosita, forse dovuie a compressione, ricordanti quelle prodotte dalle granulazioni del Pac- chioni e la fossetta del tubercolo pterigoideo studiata da Lachi (1). Le osservazioni da me fatte mi conducono alle seguenti con- clusioni : 1.° Sulla faccia ventrale del processo basilare, dal tubercolo faringeo (ipocordale) si dipartono due fasci fibrosi che irradiandosi in avanti si sperdono sui lati fin presso la sincondrosi sfeno-occipi- tale e costituiscono I' inizio del ligamento vertebrale comune an- teriore. 2.° I due fasci fibrosi, pochi millimetri al davanti del tuber- (') Laclii. — T)i una « fossetta • nel cranio umano. — Archwio Ha- itomia e di Embriologia. Vol. XIIi Fasc. :'.. 1914. - 105 - colo faringeo, lasciano sulla linea mediana una depressions in cui si insinua costantemenfee il recesso faringeo col suo estremo poste- riore, e la borsa faringea se esiste. 3.9 Fossetta navicolare e fossetta faringea hanno differente va- lore morfologico : la prima dipende dalla formazione ligamentosa descritta: la seconda dipende da una evaginazione della faringe. 4.° Se esiste una fossetta faringea, questa coesiste con una borsa faringea, pure ammettendo che la borsa faringea possa non dare luogo ad una fossetta faringea. Notizie sulla sezione embriologica della fondazione Carnegie di Baltimore. E vietata la riproduziolie. La sezione embriologiea della Fondazione Carnegie di Washington e accolta in un Istituto della John Hopkins University di Baltimora ed era sino al 1917 diretta da Franklin P. Mall; dopo la morte prema- tura di questo grande embriologo avvenuta nel Novembre di queH'anno, della direzione dell' Istituto fu incaricato e poi definitivamente nominato George L. Streeter allievo di Mall. Esso e destinato alio studio del- l'embriologia umana, ma intesa in un senso largo ; vi e compresa, oltre che l'Anatomia sistematica deU'embrione a vari stadi, usufruendo di tutti i mezzi di cui dispone la tecnica embriologica, la struttura dei tessuti e delle cellule deU'embrione, come pure lo studio del corpo deU'embrione complessivamente. Gosi pure non sono trascurati gli studi su embrioni anomali, nel quale campo Mall seguendo le orme di Carlo Giacomini ha lasciato un solco profondo, nelle ricerche sperimentali su embrioni di quegli ani- mali che sono accessibili all'esperimento. Finora 1' Istituto embriologico si era ihstallalo nel Hunterian Labo- ratory della Johns Hopkins University, ma attualmente essendo gli am- bienti inadeguati ai nuovi bisogni, e progettata la costruzione di un grande edificio a 4 piani. — 106 - Recentemente fu invitato a fame parte Warron H. Lewis Pi*r>- fessore di anatomia fisiologica nella Johns Hopkins University, tanto fa- vorevolmente conosciuto nel mondo scientifico per le sue ricerche di Embriologia sperimentale e soprattutto per i suoi recenti studi com- piuti in collaborazione con M. Lewis sulla coltivazione dei tessuti in mezzi di coltura artificiali. Vari ricercatori (Arthur Meyer, Adolf Schultz, Abram Kerr, E. Cowdry, G. W. Barthelmez, B. F. Kingsbury, II. D. Senior, P. Reagan, R. Chambers, ed altri ancora) hanno temporaneamente rinunziato all' insognamento che tenevano in altre universita per poter dedicare tutta la loro attivita alia ricerca nella sezione erabriologica dell' Istiluto Carnegie, e torna ad esso a grande onore, di aver ospitato durante la guerra, offrendo loro una posizione decorosa e larsxhi mezzi di lavoro, due valenti studiosi Belgi, Oraer van Der Stricht e Jules Duesberg, i quali in seguito all' invasiono del Belgio erano stati co- stretti ad abbandonare la loro patria. In grazia ad una sapiente organizzazione vi sono inviati embrioni umani da tutte le parti dell* America. Nel 1917 ne possedeva 2000 esemplari, dei quali 860 patologici, 11 40 normali; e negli anni successivi la collezione si e considerevolmente arricchita. Degli embrioni normali 24 appartenevano al 1° mese, 314 al 2°, 309 al 3°, 226 al 4°, 141 al 5°. Moltissimi degli embrioni raccolti veil- nero sezionati in serie e furono dei medesimi e di determinati organi eseguite ricostruzioni plasticbe, altri furono iniettati per lo studio dell'ap- parato vascolare. Molte figure del notissimo trattato di Keibel e Mall sono riproduzioni di embrioni iniettati e di modelli appartenenti all'Isti- tuto Carnegie. Fra le ricerche piu recenti compiute in quel centro di studio e rese di pubblica ragione in parte nei piii noti periodici americani, in parte nelle « Publications of Carnegie Institution of Washington » periodico con veste tipografica lussuosa e splendide tavole litografiche, segnalero come particolarmente notevoli le seguenti: Gli studi di Mall pubblicati dopo la sua morte su embrioni umani ciclopici e sul magma reticolato in nova umane anomale. Un'altra pubblicazione postuma di Mall porta un importante con- tribute statistico, fondato sul materiale della collezione di embrioni, sulla tanto dibattuta questione del rapporto fra mestruazione e feconda- zione, arrivando alia conclusione che il periodo in cui con maggior fre- quenza la fecondazione avviene e dal 4° al 13° giorno dopo Finizio della mestruazione. L'osservazione di Streeter di un uovo contenente due embrioni gemelli, l'uno alquanlo piu inoltrato di quelle di von Spee del 1896 (v. II.) L'altro arreslato nello sviluppo e costituito da 2 vescicole sepa- - 107 - rate, l'una delle quali rappresenta evidentemente la vescicola amniotica, l'altra la vescicola ombelicale. Sarebbe stato desiderabile che l'A. ricordasse a questo proposito l'osservazione di Ghiarugi del 1909 (Arch. it. di An. e Embr. Vol. 8) di un uovo umano al 2° mese in cui due embrioni indipendenti, ciascuno dei quali era provvisto di un funicolo, di un sacco vitelline e di un amiios proprio, erano contenuti in un unico corion. A W. Meyer illustra 4 casi di gravidanze gemellari con doppio uovo nelle quali i due embrioni presentano spiccate dilferenze di gran- dezza e nei gradi di sviluppo: e evidente che in questi casi uno dei ge- melli era morto ed era stato trattenuto sino alia nascila deH'altro (vedi a questo proposito 51 caso descritto da Lachi nel 1895). Meyer ha dedicato inoltre la sua attenzione alia frequenza deH'an tolisi e del riassorbimento intrauterine del contenuto dell' uovo nell'uo- mo; sui 2000 casi della Collezione Carnegie questa fu risconlrata nel 12.8 «/0 dei casi. Omer van der Stricht ha studiato l'istogenesi dell'organo del Gorti e piu particolarmente dei pilastri, del tunnel e dello spazio di Nuel. Duesberg ha proseguito le sue antecedenti indagini nel dominio della citologia (spermatogenesi in Fundulus, cellule interstiziali in Didel- phis). Notevolissime sono le ricerche di Florence R. Sab in sull'embrio- logia deH'apparato vascolare, le quali si ricollegano a quelle antecedenti di H. Evans sui vasi sanguigni, eseguite nell'Istituto anatomico della Johns Hopkins Univ. di Baltimora. Non esitiamo affermare che in seguito a questo gruppo di ricerche, nonche a quelle antecedenti di R. Sab in suH'embriologia dei lintatici, tutte eseguite con metodi di iniezioni vascolari assai delicato e perfetti e di gran lunga preferibili al metodo delle ricostruzioni seguite dalla scuola Viennese, un progresso immenso e stato compiuto in questo ca- pitolo dell'embriologia negli ultimi 15 anni. Ormai non e piu concesso di dubitare che i primi vasi sanguigni deU'euibrione si abbozzano in forma di una rete. Le piu recenti ricerche della Sab in si rivolsero alio studio delle prime fasi dello sviluppo dell' angioblasto nell'area vascolare dell'em- brione di polio vivente, nonche alio studio di embrioni precoci di polio, di maiale, e di uomo iniettati. W. ed M. Lewis hanno attivamente proseguito le interessanti in- dagini alle quali si so.no dedicati da vari anni sulla struttura e sulle manifestazioni biologiche di cellule coltivate in mezzi artificiali, che credo inutile di riferire, perche di una parte di esse ebbi gia opportu- nity di occuparmi in questo stesso periodico. Le pubblicazioni piu recenti di W. Lewis riguardano la comparsa di granuli di degenerazione e di vacuoli nelle cellule in vitro; la comparsa - 108 - di centrioli e di una centrosfera in fibroblasti in degenerazione nelle cellule in vitro. Quelle di M. Lewis la formazione di goccioline di grasso nelle cellule delle culture, lo sviluppo della stria tura trasver- sale nel miocardio di embrione di polio studiato in blastodermi viventi e fissati, la contrazione di cellule muscolari liscie in colture. Queste ricerche ad indirizzo biologico speritnentale costituiscono il maggior vanto della Morfologia americana e della scuola di Baltimora in ispecie. Fu infatti in questa scuola che Harrison ha iniziato le sue indagini sperimentali sullo sviluppo dei nervi nolle larve di Anfibi e successivamente ha scoperto il metodo della coltivazione dei tessuti in vitro. E in grazia a questi ordini di studi proseguiti poi da Burrows, da Carrel, da W. e M. Lewis, da Chumbers, da Macklin e quelle compiute in altri campi, ma sempre in indirizzo sperimentale da Mor- gan, da Jacques Loeb, da Goncklin, da Lillie, da Child, da Sto- ckard e da tanti altri, che la Morfologia Nord-Americana ha conqui- stato un posto preminente nella scienza internazionale. Certamente a questo magnifico risultato contribuisce la larghezza di mezzi di cui dispongono gli Istituti Nord-Americani, ma sarebbe ingiu- sto il disconoscere che i ricercatori di quel paese sono dotati di raro spirito di iniziativa e di un'intelligente capacita di organizzazione. (t. Levi. Avvertenza Delle Conmnicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoulogico Italiano e vietata la riproduzione. GOSIMO CHERUBINI, AMMINISTRATORE-RESrONSABILE. Firenze, 1920. — Tip. L. Niecolai. Via Faenza, 52. lonitore Zoolopo Italiano (Pubblicazioni Italiane ili Zoologia, Anatomia, Etnbriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DA GIULIO OHIARUGI EDGENIO FIGALBI Prof, di Auatonria uiuatia Prof, tli Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Stndi Super, in Firenze nella It. Universita di Pisa COX I. A COT, L A KOlt A ZIONE III BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) - LEVI G. (Torino) - LIVINI P. (Mllano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed AmmiiUfiarazione: Istil.ni.o Anatomino, Fiiftnzr.. 12 nuineri all'auuo — Abbuonainento annuo L 30. XXXI Anno Firenze - 1920 N. 7. SOMMARIO: Comunicazioni originali: Bruno G., Nodi trasversali e strie in- tercalari del raiocardio (Con 4 tig.). — Colosi G., Contributo alia conoscen- za degli Entomostrachi libici (Con 4 figure). — Pag. 109-124. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA DI PALERMO. (DIRETTORE INC. PROF. E. LUNA). Dott. GIOVANNI BRUNO (Assistentc) Nodi trasversali e strie intercalari del miocardio (Con 4 figure). ft vietata la liprodnzione. Studiando le strie intercalari del miocardio, ho avuta piu volte 1' opportunity di osservare, attraverso le travate del sincizio mu- scolare, alcune formazioni incostanti, simili a nodi trasversali, in- tensamente colorati dall' ematossilina, che ricordano le onde di con- - iio - trazione descritte dai varii A. A. (Schaffer '93, Engelmann 73, '78, '81, '93 etc.) nei muscoli volontarii, e da altri (Koe Hiker '49, '88, '89; Leydig, Heiderich '01; Soli '06; Mac Gill '08) nei muscoli lisci di un gran nutnero di animali, e che sono identifica- bili con quelle fortnazioni descritte da Schmidt 1910 nei miocar- dio di un individuo colpito da corrente elettrica ad alta tensione. Sebbene la maggioranza degli A. A. ammebtano che le strie in- tercalari hanno una struttura assai complicata, fibrillare, non dissi- mile dalla sostanza contrattile con cui sono intimamonte connesse, non mancano alcuni, anche tra i piu recenti A. A., i quali hanno voluto identificare le strie con queste formazioni incostanti del tes- suto contrattile che si rinvengono anche nei muscoli volontari. Di questa opinione sono Schmidt 1910 ed Aime 1911; il primo ri- scontro nei muscoli volontarii umaui il reperto gia osservato nei cuore ; il secondo descrisse nei muscoli omojoidei della testugine nodi trasversali di vario aspetto ed estensione. Onde studiare gli eventuali rapporti tra strie intercalari e nodi trasversali, ho esaminato un buon numero di miocardii umani ap- partenenti ad individui di varia eta, morti per malattie diverse, e prelevati poche ore dopo la morte, e miocardii di alcuni animali (co- niglio, cavia, cane, riccio) uccisi per dissanguamento o per puntura del bulbo e prelevati sia prima che durante la rigidita cadaverica. Ho voluto inoltre fissare alcuni cuori ancora pulsanti e non retratti per ricercare se in queste condizioui di flssazione le strie e le onde fossero presenti e se queste favorevoli condizioni di flssazione del materiale avessero qualche influenza sull' aspetto ordinario della sLriatura trasversale e sulla frequenza e distribuzione delle strie e dei nodi. II fissatore di preferenza adoperato fu il liquido di Maximo w Ia formula, che per lunga esperienza mi ha dati ottimi risultati nei trattamento del tessuto contrattile. Altro materiale venne fissato con la formalina alcalina al 10 %• Le sezioni furono trattate con la ematossilina feirica, col metodo di Bremer, con l'ematossilina fosfo- molibdica, col metodo di Achucarro modificato da Del RioHortega. Vennero eseguite inoltre osservazioni a fresco con materiale prele- vato da animali viventi (bufo, cane) e mantenuto in liquido di Rin- ger a 38°; in tale materiale fu possibile osservare al microscopio le fibre in contrazione. Poiche il compito che mi son proposto e stato quello di stu- diare comparativamente le strie intercalari ed i nodi trasversali, ho - Ill - scelto nella descrizione dei reperti specialmente quei easi nei quali si osservavano contemporanearaente le due formazioni. RlASSUNTO DELLE OSSERVAZIONI. I. — Materiale umano. Neonato di quattordici giorni morto per malattia acuta. II cuore fu raccolto dieci ore dope la raorte ed era iu rigidita cadaverica. Nelle sezioni dei pezzi fissati in liquido di Maximow e colorati con ematossilina ferrica si osservarono intere travate in cui i nodi tra- sversali, omogenei e colorati in nero, si susseguivano come le perle di una collana. Essi apparivano di vario spessore, si estendevano per tutta la larghezza della ft bra ed oluepassavano i margini di essa. Al- cuni pero erano estesi a poche mioflbrille soltanto. In vicinanza dei nodi la libra appariva profondatnente modifi- cata, nel senso che il regolare alternarsi dei Q e dei teloframmi era completamente sconiparso per tratti piu o meno estesi, e la libra appariva oniogenea. Nelle travate dove i nodi erano assai ravvici- nati non si distinguevano ne i, teloframmi ne i Q. Nelle rimanenti zone del preparato le strie intercalari erano nettamente visibili sotto forma di bastoncini trasversali sottili, intensamente colorati, com- presi tra segmenti contrattili completi e normali. La distanz;i tra una stria e 1' altra era quella dei miocardii normali, e cioe fra esse erano interposti da 20 a 30 segmenti contrattili. Bambino di due anni morto per meningite tubercolare. Dodici ore dopo la morte il cuore era in rigidita cadaverica, e nelle sezioni della parete ventricolare e dei muscoli papillari intere travate erano occupate da nodi voluminosi che conferivano ad esse l'aspetto di collane di perle. Generalmente nelle sezioni osservate non si distingueva la striatuxa trasversale ; poco distinta appariva la striatura longitudinale. Soltanto in zone assai ristrette era pos- sible distinguere il periodico alternarsi del Q e dei teloframmi. In queste zone le strie intercalari apparivano come bastoncini trasver- sali intensamente colorati comprosi tra segmenti contrattili normali distanti 1' una dall' altra come nei miocardii normali. Uoino di venticinque anni morto per influenza. Nelle sezioni della parete e dei muscoli papillari del ventricolo sinistro di questo individuo i nodi erano in scarso numero e di va- - 112 - rio spessore ; da un lato e dall' altro di questi, per tratti piu o meno estesi, era scomparsa la striatura trasversale. Le strie inter- calari erano distribute nelle varie travate come nel miocardio nor- male, ma apparivano ampie e scolorate come si osservano talvolta in miocardi di individui di questa eta. In tntto il resto dell' abbondatite umano raccolto non ho po- tuto trovare, nel contesto delle travate muscolari, altre formazioni all' infuori delle strie intercalari. II. — Materials proveniente da altri animali. Alio scopo di ricercare se lo stato di distensione o non del miocardio avesse qualche rapporto con le strie e con i nodi, ho lis- sato i cu'ori di alcuni animali (cane, coniglio) in distensione, operan- * t 21 i'ig. 1. — Sezioue lonjiitudiuale delle travate miocardielie del caore del coniglio delta dgura 4. In mezzo ai aegraenti contiattili di aspetto nonuale si notauo le strie intercalari eaili e nodose. Kiss, in liq. di Maximow e col. con ematoss. t'errica. Ingr. 1900 X- do nel seguente modo. Messo alio scoperto il cuore dell' animale, ho legati singolarmente i vasi afferenti e I' arteria polmonare, ed at- traverso 1' aorta ho fatto passare 1' ago di ana siringa di Pravatz, su cui ho legato poi il vaso. Mediante una siringa con liquido di Ringer a 38° circa, ho riempito saccessivamente le cavita cardiache spingendo a volta a volta 1' ago nel loro ambito. Ottenuta la di- stensione, ho fatto passare un ago assai sottile attra verso la pa- rete del ventricolo sinistro, in modo die il liquido di Ringer potesse - 113 - lentamente defluire ; contemporaneamente ho sostituito al Ringer il liquido fissatore (Maximow), e spingendo 1' iniezione con una certa pressione, ho mantenuta la distensione delle parefci curdiache. Quan- do il Ringer fu completamente scacciato dalle oavita, vennero riti- rati gli aghi, stretto il nodo sull' aorta ed innnerso 1' organo intero nel fissatore. Ventiquattro ore dopo esso era gia indurito, ed allora venne diviso in due parti, lasciandolo ancora per ventiqaattro ore nel fissatore ; poi venne trattato col solito inetodo. II cuore si con- trasse quasi regolarmente sino a quando la prima iniezione di fis- satore era penetrata nelle sue cavita, e rispose alio stimolo mecca- nico con contrazioni lente sino a quando fu riempito quasi comple- % il Fig. J. - Sezione longitudinals delle travate miocardiche del euore dul coniglio della figuia 1 in corri- apoudeuza della zoua dei nodi. Fias. con 1. di Maximow e color, con ematoss. ferrica. Ingr. 1900 X- tatnente. Percio possiamo ritenere che la fibra fu sorpresa dal fis- satore in piena attivita, e venne abolito, od almeno ridotto al mi- nimo, il cosi detto periodo agonico, a cui alcuni ricercatori (Ta- wara, Sapegno) hanno voluta attribuire non poca importanza per la genesi delle strie intercalari. Nel coniglio e nella cavia l'esame delle sezioni ha dimostrato : che nel miocardio la disposizione della sostanza contrattile e iden- tica a quella delle fibre volontarie fissate in distensione, e che lo - 114 - spessore dei segmenti contrattili e maggiore di quello one si ha nelle sezioni di miocardio non disteso. Per questa condizione riesce agevole vedere le strie intercalari in forma di bastoncini nodosi, di modico spessore, interposti tra due segmenti contrattili (Fig. 1). In alcune travate pero, senza alcun ordine, si trovano nodi intensarnente colorati, di forma e gran- dezza varia, talora biforcati, ed in queste zone il regolare alternarsi dei granuli Q e dei teloframmi e in gran parte scomparso (Fig. 2). Alcuni nodi pero risultano da linee trasversali simili a teloframmi intensarnente colorati e ravvicinati gli uni con gli altri (Fig. 3). f:::: ■ : « : m Fig. :>. — Sezione longitudinale tlella travata raiocardica di cavia. Si uota ail uua estreiuita l'aspetto norm ale del tessuto contrattile ; uel resto dolla sezione si ve&e tin uoilo di modico spessore, co- atitnito da linee ravvicinate, in mezzo alle quali e raccolta una sostanza omogenea colorata in nero dall' ematossilina. Fiss. con 1. di Maximow e col. con ematoss. ferrica. Ingr. 1900 X. Le figure 1, 2 e 3 sono state disegnate con la camera lucida di Abbe-Zeiss, e con luce artiflciale. Questo fatto era stato notato da Schmidt 1910 nel miocardio del- l'individuo colpito dalla corrente elettrica e da Aime 1911 nei mu- .-scoli omojoidei della testuggine. Nelle sezioni dei muscoli papillari iii coniglio ho notato inoltre che i nodi occupavano una ristretta zona del preparato, interessando un certo numero di travate, mentr.e in tutte le rimanenti l'aspetto della struttura del miocardio era per- fettamento normale (Fig. 4). - ii5 - Cane giovane. (^uedco anirnale fu ucciso per dissanguamonto ed il cuore fu flssato subifco in formalina alcalina al 10 %■ Le sezioni furono ottenute col micro to mo congelatore e vennero trattate col metodo di Achucarro modif. da Del Rio-Hortega. Nelle sezioni della parete ventricolare si nofcarono alcuni nodi raccolti in zone assai ristrette. Questi nodi apparivano come ispes- simenti delle fibre ed erano attraversati da fini linee intensamente colorate in nero estese sino ai margini del nodo. In altri casi il nodo risultava di una serie di piccoli nodi intimamente connessi con le varie miofibrille della travata. Ciascun piccolo ispessimento Fig. 4. — Sezione lougitudinale del mascolo papillate costole distali sono evanescenti; umbone piccolo, prossimo al margine anteriore. Antenne superion con ambo i rami di 16 arti- coli; antenne inferiuri con 18-19 tubeicoli sonsori. Angolo occipitale del capo sporgente ad angolo acuto; profilo post-occipitale con con- cavita a semicerchio. Estremita del rostru annate di una spinula. - 123 - Fornici distinte, lievemente curve, attingenti l'estremita del rosfcro. Tronco col solo telson scoperto dal guscio ; nessun segmento e dor- salmente tubercolato ; soltanto qualche breve setola al margine dor- sale. Zampe 27 paja, le sette posteriori ridotte, l'ultima di esse ru- dimentale. L'ultimo segmento distinto del tronco e apodo. Un altro segmento coalescente col telson e distinto da esso solo nella parte ventrale. Carene posteriori cigliate e munite di aculei un poco ar- cuati; due flagelli al margine dorsale anteriore. Appendici poste- riori ricurve e lunghe quasi il doppio degli aculei delle carene po- steriori. Cinque esemplari con guscio lungo mm. 8-9, raccolti in un pic- colo stagno formato dalle acque piovane e che dura solo 3 o 4 mesi; alle Due Palme presso Bengasi. Febbraio 1916. Leg. P. Vito Z.anon. Branchipus pisciformis, Schaeffek. Branchipus stagnalis, Auct. Numerosissimi campioni raccolti in una pozzanghera da scolo di acque piovane presso Misurata. Dicembre 1912. leg. Col. med. A. Andre ini. Diaptomus salinus, Daday. 1885. — Diaptomus salinus Daday (Mathem. es termesz. kozlem. vomatk. a kazai viszon., XIX ; 1883). 1888. — Diaptomus Blanchardi De Guerne e Richard (Bull. Soc. Zool. France, XIII: 1888). 1889. — Diaptomus salinus De Guerne e Richard (Mem. Soc. Zool. France, II; 1889), ecc. Parecchi esemplari con maschi e femmine ovigere provenienti da un piccolo stagno formato dalle acque piovane e che dura solo 3 o 4 mesi, alle Due Palme presso Bengasi. Febbraio 1916. Leg. P. Vito Zanon. 11 Diaptomus salinus, oltre che in gran parte dell'Europa, e dif- fuse abborida::temente in Algeria, ma e stato riscontrato di solito in acque un po' salate, mentre nel nostro caso pare che viva in acque perfettamente dolci. Nondimeno gli esemplari da me esaminati of- frono i caratteri tipici. D. galebi, D. alluaudi, D. aegyptiacus, spe- cie afflni a D. salinus, sono state rinvenute in Egitto. 124 - APPENDICE Apus cancriformis nell'Eritrea. Le cospicue raccolte zoologiche fatte dal Colonn. Medico A. And rein i nell'Eritrea hanno fornito gran copia di inateriale in- teressante che e stal.o in parte illustrate- nel Bollettino della Soc. Entomologica italiana dal 1902 in poi. Ma per qnanto riguarda i Crostacei la raceolta si limita a 5 esemplari di Apus cancriformis catturati entro una pozza d' acqua ad Adi Caie, nel setfcembre del 1902. Sono esemplari di graudi dimensioni e non differiscono altro che per la mole un po' maggiore dai rappresentanti europei. Uno di essi e lungo mm. 34, esclusi i Cercopodi. Le maggiori dimensioni che la specie raggiunge in Africa erano state gia notate da S imo n ('). (') E. Simon. — Etude sur les Crustacea terreslres et fl'uviatilea recneillia en Tunisia en 18*3. 1884 et 1885. — Exploration sdentifique de la Tunisie, Paris, 1885. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiauo e vietata la riproduzione. Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile. Fireime. 1921. — Tip. L. Niecolai. Via Faenza. 52. . Honitore Zoologico ItaUano,Anno XXXI TavIII l»v' X w via v yn , in vc ""*> Giampieri ili.s. -VI-Vll Mil IX • Monitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Ortjano ufficiale della Unione Zoologica Italiana GIOLIO UHIARUGI EUGENIO PICALBI Prof, di Anatomia muaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nei R. I.stituto di Stndi Super, in Firen/.e nella It. University di Pisa con la <:o i. r. \ no i: a z ion k BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Torino) - LIVINi F. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio (ii Direzioue ed AuiuinuaUa/;iuue; l.slilul.o Auiif.omi<:o, b'iieiize. 13 iimneri all'anno — Abbuouamento annuo L. 30. XXXI Anno Firenze - 1920 N. 8. SOMMARIO: Gomunicazioni originali: Busacca A., Sulle vie efferenti delle emi- nenzo quadrigemelle del cane (Con 2 flg.). — Rappini M.f Sidle espansioni nervose nei fusi neuro-muscolari e nei lendini delle Lueertolo. — Vastarini- Cresi G., Aneora sulla colorazione del glicogeno dei tessuti (colorazione in toto). — Pag. 125-139. Sulle present] condizioni delle Tavole di G. Fabrici d'Acquapondente. (G. Fa- varo). — Pag. 140. COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVERSITA DI PALERMO. (DIRETTORE INC. PROP. E. LUNA) Sulle vie efferenti delle eminenze quadrigemelle del cane Dott. ARGHhMEDE BUSAGGA, Assistente. Not a preliminare (Con 2 figure). K vietata la riproduzione Nonostante le numerose ricerche, in massima parte sperimen- tali, sulle vie efferenti della lamina quadrigemina, aneora oggi non si e d' accordo sulla esistenza di alcune vie di projezione di essa, - 126 - ne si hanno notizie precise sulla origine e sulla lerminazione di tali vie. Ho creduto utile di intraprendere una serie di ricerche, sull'ar- gomento, nei mammiferi, e riferiaco in questa nota i risultati otte- nuti producendo delle lesioni nella lamina quadrigemina del cane, e trattando poi il nevrasse con il metodo di Marchi. La ricerca ha presentato delle difficolta tecniche, ed ha richie- sto 1' esame di una gran quantita di matenale, per poter scegliere tra esso quello che non si prestasse ad erronee interpretazioni. Di ventotto esperienze eseguite, solo nove poterono essere utilizzate, e dallo studio di esse ho potuto stabilire i seguenti fatti. Le eminenze quadrigemelle sono collegate con i segmenti del nevrasse ad esse sottostanti, da due vie lunghe che si estendono sino al midollo, e percio credo debba loro conservarsi il nome di vie tetto-spinali. Di esse una e diretta 1' altra crociata. La via tetto-spinale crociata e rappresentata da un unico fascio che degenera tutte le volte che si produce una lesione non super- ficiale delle eminenze anteriori. Io ne ho riscontrato la degenera- zione in otto su nove delle esperienze da me prese in considera- zione ; mancava in uno in cui la lesione era limitata alio strato delle fibre tangenziali, e solo in qualche punto raggiungeva lo strato delle cellule orizzontali. Negli altri casi ho potuto no tare che il fa- scio era tanto piu cospicuo e piu esteso in direzione caudale, quanto piu estesa era la lesione del la eminenza anteriore. Infatti, in una esperienza in cui essa era minima, le fibre degenerate erano scarse, e la degenerazione si arrestava nella parte piu alta della protube- ranza. In altri casi ho potuto seguire la degenerazione del fascio sino a livello del rigonfiamento cervicale del midollo. Le fibre, che si sono originate dai varii strati della eminenza quadrigemella anteriore, decorrono radialmente verso la faccia dorso- lateral della sostanza grigia centrale dell' acquedotto di Silvio, co- steggiano detta faccia della sostanza grigia, passano nella formazione reticolata del mesencefalo e, descrivendo una curva a concavita dorso- mediale, si portano verso la linea mediana, passando tra fascicolo longitudinale mediale e nucleo rosso. Sulla linea mediana si incro- ciano con le fibre del fascio omologo proveniente-dall' altro lato, e vanno a situarsi postero-medialmente al nucleo rosso, dal lato op- posto a quello di origine. L'incrocio si inizia a livello della emergenza delle prime radi- - 127 - cole del nervo oculomobore comune, e termina a livello della estre- mita caudale del nucleo rosso. II fascio appena incrociatosi assume decorso longitudinale, e di- scende nel ponbe, nel bulbo e nel midollo. Nella parte media del ponte esso subisce uno spostamento in direzione ventro-laterale, allontanandosi dal fascicolo longitudinale mediale e dalla linea mediana; poi torna ad avvicinarsi alia linea mediana ed al lascicolo longitudinale. Nella parte piu bassa del bulbo esso torna a spostarsi ventral- mente, avvicinandosi al margine postero-laterale del nucleo olivare inferiore. Nel midollo decorre nella parte antero-mediale del cordone an- teriore. f-Tl.C. Fig. I. — Schema delle vie affereuti ed effereuti delle eminenze quadrigeiuelle anteriori. F. O. fibre ottiche. F. L. fibre del leiunisco iuediale. F. T. S. C. fascio tetto-spinale crociato. Le terminazioni delle fibre costituenti tale fascio non ci ap- paiono chiare, dato il metodo di cui mi sonservito; sicche, in base ai miei reperti, si possono solamente ammettere, in via ipotetica, le connessioni con i centri motori del rombencefalo e del midollo. I varii ricercatori hanno generalmente ammesso che il fascio tetto-spinale crociato tragga origine dalle eminenze anteriori e dalle posteriori, e lo hanno quindi considerato come una via ottico-acu- stica riflessa discendente. In base ai miei reperti, che concludono per la nessuna compartecipazione della eminenza posteriore alia sua costituzione, si deve ammettere che esso sia aenqjlicemcnte una via ottica riflessa discendente (vedi schema 1), destinata a collegare uno - 128 - dei centri ottici primarii con le formazioni sottostanti del romben- cefalo e del midollo. La via tetto-spinale diretta e anch' essa rappresentata da un unico fascio che degenera tutte le volte che si produce una lesione nelle eminenze posteriori. Io ho riscontrato la degenerazione di tale fascio in sei sulle nove esperienze da me prese in considerazio- ne ; mancava in due nelle quali si aveva una vasta lesione delle eminenze anteriori, ed in una in cui la lesione della eminenza an- teriore era molto superficiale. Nei casi in cui si aveva la degenerazione, il fascio era tan to piu cospicuo, e si estendeva tanto piu in direzione caudale, quanto piu vasta era la lesione della eminenza posteriore. Per una lesione minima, ho visto la degenerazione arrestarsi a livello della parte piu alta del nucleo olivare superiore; in altri casi invece ho potuto seguirla sino in corrispondenza della emergenza delle radici del secondo pajo dei nervi cervicali. Le fibre che si originano dalle cellule del nucleo della eminen- za posteriore, e forse anche dalla corteccia di essa, si portano in massima parte lateralmente, e, passando tra il nucleo deU'eininenza posteriore ed il braccio quadrigemello inferiore, si vanno a confon- dere con le fibre del lemnisco laterale. Solo qualche libra raggiunge il lemnisco passando medialmente al nucleo dell' eminenza poste- riore. Decorrendo nel lemnisco laterale, le fibre raggiungono il corpo trapezoide, dove sono situate ventrahnente al nucleo olivare infe- riore. Nel midollo, occupano la parte antero-laterale del cordone anteriore, nella posizione del fascio olivo-niidollare (Helweg). Non ho potuto stabilire le connessioni del fascio; iio visto che esso subisce una notevole riduzione del numero delle sue fibre, a livello dei nuclei del ponte situati postero-lateralmente al fascio piramidale; un'altra riduzione nell'attraversare il corpo trapezoide, ed un'altra ancora a livello del nucleo olivare inferiore. Questo fatto ci pud far supporre connessioni con i nuclei del ponte, con quelli del corpo trapezoide, e con il nucleo olivare inferiore; ma il fatto me- rita migliore dimostrazione. II fascio tetto-spinale diretto, traendo origini dalle eminenze qua- drigemelle posteriori, deve considerarsi come una via acustica ri- flessa discendente, (vedi schema 2), destinata a collegare uno dei piu - 129 - cospicui ammassi di sostanza grigia, scaglionati lango il decorso della via acustica centrale, con le formazioni grigie sottostanti del rombencefalo e del midollo. Da alcuni Aa. e stata ammessa l'esistenza di un fascio tetto- reticolare, che collega la lamina quadrigemina con la forraazione re- ticolata del mesencefalo. Dalle mie esperienze non risulta che si possa parlare di un vero e proprio fascio. x r^> Fig. 2. — Schema delle vie atfereuti oil efferenti delle eminenze quadrigemelle posteriori. L. L. lemnisco laterale. F. T. S. D. fascio tetto-spinale diretto. Ho visto, quasi costantemente, degenerare delle fibre che, dalle eminenze quadrigemelle, si portano nella formazione reticolata; ma si tratta di fibre disseminate, delle quali, alcune tenninano verosi- milmente al nucleo rosso, ed altre alle cellule della formazione reti- colata. Quindi ritengo che, almeno per il cane, non si possa — dato il valore che comunemente si da alia parola fascio — parlare di un fascio tetto-reticolato, ma semplicemente di fibre tetto-reticolari. Le due eminenze quadrigemelle sono collegate fra loro da due fasci di fibre a direzione trasversale e tra loro completamente in- dipen'denti che, passando dorsalmente alia sostanza grigia centrale deiracquedotto, riuniscono le due eminenze omotipe. II fascio che collega le eminenze anteriori e limitato ai due terzi anteriori delle eminenze, e le sue fibre si confondono cranialmente con la commessura bianca posteriore; anzi alcune fibre, provenienti dalle eminenze anteriori, entrano in' tale commessura. - 130 - II fascia che collega h due eminenze posteriori e costituito da numerose fibre, ma e poco esteso in senso cranio-caudale. Non mi e riuscito potere stabilire con esaUezza se, dalle emi- nenze posteriori, parbano fibre che entrano nel braccio quadrigemello inferiore. Su sei casi di lesione delle eminenze posteriori, ho avuta la degeneraziono del braccio quadrigemello soltanto in tre, ed in esai la lesione era molto estesa ed interessava in qualcuna il brac- cio quadrigemello stesso, interrompendolo al suo distacco dall' emi- nenza. Mancava invece in tre casi in cui la lesione era limitataenon interessava il suddetto braccio. Quindi si rimane in dubbio se, le fibre che si trovano degene- rate nel braccio quadrigemello, provengano dalla eminenza poste- riore, o se piuttosto esse non siano altro che quelle fibre del lemni- sco laterale che si portano al corpo genicolato mediale, le quali sono state interrotte all'altezza delle eminenze posteriori. Per quanto riguarda l'esistenza di probabili vie di connessione a decorso ascendente (tetto corticali, tetto-talamiche, tetto-retini- che, etc.) ammesse da alcuni autori, diro che nei miei esperimenti non ho mai avuto degenerazione di fibre che si portano ai nuclei del talamo, od alia corteccia. In tre casi ho notatb la degenerazione della benderella ottica, ma, da un esame accurato, ho dovuto con- cludere che tale degenerazione non era in rapporto diretto con la lesione da me prodotta nella lamina quadrigemina, ma con lesioni delle cellule retiniche che, come e noto, si possono avverare in se- guito a distruzioni della lamina stessa. Infatti in un caso ho ri- scontrato la degenerazione di poche fibre nella benderella ottica dal lato della lesione; in un caso degenerazione di poche fibre nella benderella ottica e nel nervo ottico del lato opposto a quello della lesione; in un altro, degenerazione delle due benderelle e dei due nervi ottici. Quindi debbo concludere che dalle eminenze quadrige- melle anteriori non partono fibre di projezione a direzione craniale. Palermo, settembie 1920. 131 - ISTITUTO DI ANATOMIA COMPARATA DELLA R. UNIVKRS1TA DI MODENA DoTT.sa MATILDE RAPPINI Sulle espansioni nervose nei fusi neuro-muscolari e nei tendini delle Lucertole. E vietata la riproduzione. In una monografia teste pubblicata {Rivista di Biologia, Vol II, Fasc. IV, 1920) ho esposto i risultati delle mie ricerche sulle espan- sioni nervose sensitive intramuscolari di alcuni Mainmiferi. Furono presi in esame i fusi neuro-muscolari e gli organi muscolo-tendinei alio scope di portare un nuovo contributo alia soluzione di alcune vecchie questioni, come quella della natura delle espansioni placoidi dei fusi e del signiftcato di quei plessicini di fibre nervose sottilis- sime che stanno attorno ai medesimi organi di senso (Ruffini, Perron cito). Dopo queste ricerche pensai di ristudiare le espansioni nervose dei fusi neuromuscolari delle Lucertole, intorno a cui s' agitarono nuove questioni in seguito agli studi di Perroncito (1901-02); di tali questioni due soltanto mi premeva riprendere in esame con altre indagini: la forma e la disposizione che assumono le raraifl- cazioni cilindrassili per dare l'espansione principale; la derivazione delle espansioni placoidi. Circa la prima questione avanti le ricer- che di Perroncito si era stabilito specialmente da G-iacomini (1898) che l'espansione principale o primaria si comportasse pres- s' a poco come quella secondaria o a fiorami dei fusi dei Mammi- feri, cioe che essa fosse data da ramiftoazioni frequenti |e brevi, molte delle quali conformate a C o ad S con la sola tendenza quindi a circondare la libra muscolare. Perroncito invece la descrive e rappresenta come 1' espansione primaria dei fusi dei Mammiferi, fatta cioe di nastri larghi e piatti, che a guisa dl eliche o di anelli, talvolta molto lunghi, circondano completamente le fibre muscolari. - 132 - Intorno a questo soggetto i miei gia numerosi preparati sono di una ohiarezza decisiva; essi dimostrano che I'espansione princi- pale o primaria dei fusi neuromuscolari delle Lucertole si comporta esattamente secondo la descrizione datane da Giacomini. Osservando ad un medio ingrandimento qualcuno dei miei pre- parati si puo ricevere 1' impressione che in alcuni brevi tratti del- l'arborizzazione primaria esistano realmente avvolgimenti spirali- formi, ma quando questi stessi punti vengano esaminati a forte ingrandimento ci accorgiamo dell' inganno : tale aspetto e dato da configurazioni a C od a S, molto ravvicinate e succedentisi con re- golarita. Ne sono la prima a correggere quest' errore d' osservazione, giacche, oltre Giacomini, se ne avvidero anche Regaud e Favre (1905), che scrissero: " Nous n'avons jamais observe les formes rubannees annulo-spirales figurees par Perroncito chez les Lezards „. Non e questa una minuzia morfologica da non meritare la pena di soffermarvisi sopra; che anzi e di grande importanza per lo stu- dio comparativo dei fusi neuro-muscolari nelle diverse classi dei Vertebrati. Come Ruffini ha piu volte fatto rilevare, i fusi neuro- muscolari presentano caratteri profondamente diversi dagli Anfibi anuri, dove per la prima volta compaiono (Giaco mini), all'Uomo, in cui la ricchezza e la complessita delle espansioni nervose rag- giungono ll massimo grado: tali espansioni nervose hanno configu- razione e fisonomia diversa da classe a classe. La configurazione che Perroncito attribui aU'espansione pri- maria dei Sauri e invece propria dei piccoli Mammiferi, dei quali particolarmente mi occupai. Tali cognizioni duuque sono di fonda- mentale importanza per la morfologia e fors' anche per la fisiologia comparata. Bremer, Trinchese e Cipollone avevano ritenute come disposiziom normali le dentellature che si osservano sulla superflcie dei fusi neuro-muscolari dei Sauri, dentellature che sono piu accen- tuate in corrispondenza dell'espansione nervosa primaria. Cip olio no diede loro una grande importanza considerandole come destinate ad aumentare la snperflcie di contatto tra le fibre muscolari circostanti e I'espansione nervosa del fuso. Ebbene Regaud e Favre dimo- strarono sicuramente che esse rappresentano delle vere e proprie alterazioni, prodotte dall'acido formico usato in concentrazioni troppo elevate. Io convengo pienamente in questa spiegazione, giacche nei - 133 - raiei preparati si osserva che i fusi delle Lucertole hanno la super- ficie costantemente liscia. Intorno al secondo problema, cioe sulla derivazione e natura delle espansioni placoidi, non posso per ora dare alcun giudizio; diro solo che su circa, 100 esemplari di fusi che finora possiedo mai una volta mi e capitato di vedere le disposizioni descritte da Per- roncito, no quelle quasi simili vedute da Regaud e Favre. Questa parte del problema e di grande importanza h'siologica e per la sua soiuzione portai gia nei Mammiferi nuovi contributi, che mi sembrano decisivi contro l'ipotesi che le placoidi siano di natura motrice. Poche parole infine voglio aggiungere sulle espansioni nervose nei tendini delle stesse Lucertole. A tale proposito non posso che pienamente confermare quanto fu osservato da Ciaccio e Maz- zoni (1888-1890). Nelle Lucertole non esistono ancora organi ran- scolo-tendinei, come nei Mammiferi. L'espansione nervosa si fa sul tendine, piu o meno lontanamente dall'estremita muscolare. Osser- vai anche diversi casi in cui l'espansione nervosa si trovava nelle immediate vicinanze del punto d'inserzione dei tendini sull'osso. Tutti i predetti punti della mia analisi verranno ampiamente trattati e documentati nei lavoro deflnitivo. Modena, 30 ottobre 1920. - 134 — ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORM ALE LtELLA R. I'MVERSITA DI NAPOLI DIRETTO DAL PROF. G. SAL VI Ancora sulla colorazione del glicogeno nei tessuti (colorazione in to to) Nota del dott. U. VASTARlNl-CRESl A iu to o Professore incaricato E vietata la riproduzioue. La lusinghiera accoglienza, che il mio metodo del cloridraio di romnilina per la colorazione del glicogeno nei tessuti {19 e 20) ha ge- neraline.nle iiiconlrato presso cultori italiani e slranieri d' istologia (nor- male e patologica) e d' erabriologia ('), non e valsa a I'armi credere che ( ) Dei tiuilfi ricercatori che sporinientarono con succesao il mio metodo ricordero i seguenti : Addari, Contino, Corti e Fussi, <1 1- Crecchio, Fiessinger, Livini, Luna, P.Mayer, Pentagna, Rollo, Scalia, Tomiselli, Varriale (v. Bibliografia). Ecco ora alcuni giudizi : a) P. Mayer, 1' illnstre istologo tedesco che « si vasta onna ha atampato » nei campo della nticrotecnica, in an lavoro che ha per titolo « Znr Farbung dea Glykogena » {i2), dnpo aver fedel- niente riferito il metodo del cloridrato di rosanilina e rieouoaciute ginate le mie critiche agii altri metodi, dichiara di aver largainente aperimentata la nuova colorazione non soltanto sni vertebrati, ma anche angl' in vertebrati, e riasaume il sno giudizio in queste parole : « Yastarini's Methode farbt « zweit'ellos das Glykogeu acbarf und stark, die roten Grannla oder Schollen heben 8ich von dem « fast ungefarbten Grunde sebr deutlich ab. Die Priiparate sind jedenfalls viele Monate lang, wahr- « seheinlich jahrelang halt bar ». Espone in seguito alcuni propri metodi di colorazione aemplice e relativamente rapida del glicogeno, soffermaudosi principalmente sopra qnello che egli chiama « me- todo dell' inehiostro » (Tinte zur Glikogentarbung) j ma flniace per riconoaeere la superiority del mio metodo au tiitti gli altri, come pud rilevarsi dai seguenti period] : « Und nun zu den Reaultaten ! •< Bei sorgfaltigem Vergleiche gnter Priiparate die nach Vastarini' s Methode tingiert sind, und ana- « logen nach der meinigen gebe. ieh jenen den Vorzug, da in ihnen das Glykogen deutlicher hervor- •> tritt : die roten Kbrnchen aind, audi wenn sie iibereinander liegen, leichter unteracheidbar als die .< schwarzen. So weil ich aua eigener Anschaunng urteilen dart', hat Vastarini recht, wenn er seine « Methode der von Best vorzieht, el volume sulla cellula epatica (y. p. 516), dopo aver eapoato il mio metodo. parlando del suo valore, ha queste parole : « Cette methode plus fidele que la methode « a l'iode ». c) A. Corti e T. Fussi, nei loro « Stud! sul glicogeno >■ (T), in rignardo alia tecnica usata tielle ricerche (p. 395), dichiarano quanto segue: « Noi ci attenemmo per queste ricerche al metodo .< proposto pochi auui or souo dal Vaatar ini-Cr eai. Uno di noi in antecedeuza a queate ricerche «< ne aveva fatte altre.di controllo t'ra il metodo del carminio di Beat e quello delle fucsiue di Va- « a tar in i -C re si, otteneudo riaultati tali da far ritenere il aecondo certamente superiore al prirao <• per aiourezza di applicazioue. elettivita specifica. e almeno pari per finezza di riaultati ». - 135 - il melodo stesso fosse perfetto; che anzi mi ha spronato a perfezionarlo e sopra I ul to a renderlo piii semplice e spedito. In vero il prihcipale difetto del mio — come di iutti gli altri rae- todi che si prefiggono il medesimo scopo — sta appunto nella conside- revole lentezza. E noto che, fino ad ora, la dimostrazione istologica del glicogeno non si e mai potuta ottenere se non snlle sezioni microtomiche d'i og- getti gia inclusi in celloidina o in paratflna. Inoltre, pet* le ragioni da me altrove {19) ampiamente esposte, le sezioni medesime debbono essere colorate senza previo incollamento sui vetrini, cioe a dire debbono essere trasportate libere o volanti dalTuno all'altro liqaido mediante una spatola od alfcro adatto istrumento. I numerosi tentativi latti da me e da altri per potere eseguire la colorazione del glicogeno sopra sezioni previamente attaccate sulle lastre (portoggetti) o sui vetrini (coproggetti) hanno fallito quasi completamente alio scopo. Infine, quando si abbia da Tare con oggetti molto fragili o delicali, e necessario ricorrere al cosi detto collodioaage delle sezioni medesime. Si comprende agevolmente come, in tal case, le ricerche si rendano ancor piii lunghe e penose, specie se debbansi esaminare sezioni seriali di organi o d'interi embrioni. Per rimediare a cosi grave inconveniente nessun mezzo fu da me risparmiato, e, gia nella mia seconda comunicazione f'atta suU'argomento aH'Accademia medico-chirurgica di Napoli nel giugno del 1909 (:>^>), annunziavo, in via preliminare, di aver tentata « la colorazione del gli- « cogeno net pezzi in tolo; ma — aggiungevo — i risultati finora otte- « nuti, per quanto incoraggianli, non furono del tutto soddisfacenti ». Oggi pero, dopo parecchi anni da quei primi tentativi, posso senza esita- zione aflermare d'aveiMinalmente risolulo rimportanle problema tecnico. Se volessi qui riferire gl' innumerevoli saggi da me fatti per giun- gere a precisare le condizioni necessarie alia sicura riuscita del me- todo, potroi riempire parecchie pagine. Preferisco di esporre il piii bre- vemente che mi sara possibile il mio nuovo modus agendi. 1. Fissazione. — Organi od embrioni, freschissimi, si fissa'no, secondo le normo consuete, in uno dei seguenti liquidi alcoolici: a) alcool etilico pure a 90°-99°; b) t'ormalina alcoolica con o senza aggiunta di acido acetico (al- cool a 94° cm3 90 -f t'ormalina del commercio cm3 10 -f- acido acetico glaciale cm3 5). <■) sublimate alcoolico (sublimate- corrosive gr. 5 -f alcool a 75° cm3 100 -f- acido acetico glaciale cm3 5) : d) alcool acetico del Camay, meglio conosciuto sotto il nome di liquido di Carnoy-van Gchuchten (alcool assoluto cm3 60 -f- clorotbr- mio cm3 30 -J- acido acetico glaciale cm3 10) ('). (*) Xuu ho esperienzH peraonale dei fissatoti «lol Neukirch (solnzionL ucquoae di furiuulinu o di subliuiatu. saturate cou daatrosio) ue di quello del Beibliugei' (auetoue -\- alcool asaoluto Va). - 136 - II tempo d' immersione dei pezzi nel liquido fissatore varia, natu- ralmente, a seconda dei casi; ma, in generate, e consigliabile di non pro lungaiio senza un' assoluta necessita e cio per evitare un eccessivo in- durimento dei tessuti. 2. [)ecalcipicazione (eventuale). — hopo gli opportuni lavacri in alcool puro, alcool iodato ecc, si procedera, se del caso, alia decalcifi cazione. che dovra esser fatta anch' essa con liquido alcoolico. Tra ie varie soluzioni io do la preferenza alia seguente : Alcool a 90° cm.3 100 Acido cloridrico puro » 5 La decalcificazione e assolutamente necessaria per gli embrioni, an- che se in essi il processo di ossificaziono sia appena agl'inizii; ne sa- rebbe opportuno aftidarla al tenue potere decalcificante dell' acido clori- drico contenuto nella miscela colorante, poiche 1' acidita di questa ne sarebbe nolevolmente diminuita, se non del tutto annullata, a scapito della elettivita e della nitidezza della colorazione. Sembra infatti accer- tato che la pres^nza dell' acido cloridrico nella soluzione colorante sia destinata precipuamente ad evitare che, oltre al glicogeno, si colorino in rosso i nuclei e le altre formazioni plasmatiche o metaplasmatiche. Debbo anzi aggiungere che un bagno di qualche ora nell' alcool clo- ridrico riesce vantaggioso anche pei pezzi che sicuramente non conten- gono tessuto osseo, forse perche in tal modo viene preventivamente e completamente neutralizzata 1' alcalinila dei tessuti. 3. Colorazione. — Dall' alcool cloridrico i pezzi o le felte, di qua- lunque larghezza, ma non piu spessi di 1 centimetre saranno immersi direttamente nella sostanza colorante, che potra prepararsi, anche molto tempo prima dell'uso, secondo Tuna o l'altra delle seguenti l'ormule : Formula I. Kresofucsina del Griibler gr. 0.50 Alcool a 94° cm.:i 100.00 HG1 puro e concentrato » 2.00 Si sciolga a freddo la kresofucsina nell' alcool e si aggiunga. poi, goccia a goccia, I' acido cloridrico. Formula 11. Soluzione A : liquido del Weigert (fucsilina) per la colorazione delle fibre elastiche cm.3 50. Soluzione B: Resorcina gr. 2 I- fucsina basica gr. 1 4~ alcool a 94° cm.3 50 -f- HG1 puro e concentrato cm.3 2. Si prepari dapprima la soluzione A secondo le prescrizioni del Weigert; si allestisca quindi la soluzione B sciogliendo. a t'reddo nel- T alcool la resorcina e la fucsina ed aggiungendo poi goccia a goccia T acido cloridrico. Si mescolino in ultimo le due soluzioni. Circa la durata della colorazione varranno le seguenti norme: Du- rante le prime ore (6-24, a seconda dei casi) i jic/./.i resteranno nella - 137 - miscela colorante in recipiente chiuso : ma, trascorso questo tempo, sara necessario che il recipiente (preferibilmente una vaschetta di ve- tro a pareti basse ed a larga apertura) resti scoperto ed al riparo dalla polvere fine a che il liquido, per evaporazione di una buona meta dell' alcool, abbia acquistata una consistenza leggermente sciropposa. Un riscaldamento nel termostato a -j- 28°-32° o. meglio ancora, la espo- sizione in ambiente bene aerato potranno abbreviare notevolmente la durata della immersione. Quando si sia ben cei'ti dell'avvenuta eolora- zione (*) i pezzi saranno lavati nell' alcool a -i- 90"-94\ che sara piii volte ricambiato fino a che i pezzi stessi non gli cedano piii sensibili quantita della sostanza colorante. E in questo momento che. il piii delle volte, e possibile verificare, anche ad ovchio nudo, la riuscita del me- todo, poiche le parti riccamente provviste di glicogeno appariranno co- lorate in rosso vivo e spiccheranno sulle altre che si mostreranno di un colorito violetto piii o meno intense. E cosi che, a mo d"esempio, in embrioni di mammiferi della 2a meta della gestazione (divisi in seg- menti dello spessore di 1 cm.), la superficie cutanea si presenta di un bel colore rosso-amaranto, mentre i plessi coroidei, la mucosa orale, il cuore, le diramazioni bronchiali si mostrano tint i in un rosso-carmi- nio che risalta nettamente in mezzo al colorito violaceo pallido delle parti circostanti e fa vivo contrasto col violetto carico, quasi nero, delle cartilagini. 4. Inclusione. — Dopo una rapida disidratazione in alcool assOluto, i pezzi saranno inclusi in celloidina o meglio ancora in paraffina. II sog- giorno dei pezzi nell'alcool assoluto, che dev' essere anch' esso piii volte rinnovato, sara, per quanto e possibile, breve, non dovendo in genere, sorpassare le 3 o 4 ore complessivamente. Dei liquidi intermedii o deal- coolizzanti lo xylolo e quello che, specialmente riguardo alia conser- vazione del colore, da i migliori risultati. L'olio di legno di cedro e l'essenza di trementina, che, per certi rispetti, sarebbero preferibili, esercitano una notevole azione decolorante. II cloroformio e il benzolo conservano bene il colon?, ma rendono i pezzi troppo friabili, cosicche male si lasciano tagliare al microtoino. 5. Sezioni. — Le sezioni, che, in generale, si ottengono senza diffi- colta, saranno attaccate sulla lastra portoggetti col ben noto liquido dello Sclwllibaum (1 parte di collodion su 4 parti di olio di garofani) che si distendera su quella in sottilissimo strato con una bacchetta di vetro o con un pennellino. La lastra sara quindi portata per breve tempo nel termostato a -j-37°-40°, dopo di che le sezioni saranno libe- rate della paraffina mediante xylolo ed, ove non vogliasi procedere ad (*) Chi speiimenta il metodo pur la prima volta potra assicurarsene Lmmergeado, insierae con i pez/,i, nel liquido colorante, un certo aumero ili sezioni microtoniiche liberc di un organo ricca- aeute prowisto ili glicogeno (co;ne, mi es., il legato di un aniiuale adulto, ben nu trito) e ritraendo- ni! di tempo in tempo qualcuna clie laveia in alcool a 94" ed osserverfi al microscopio. - 138 - una colorazione di contrasto, saranno montate direttamente in balsamo xilolico neutro. 6. Colorazione di contrasto. — Se lo si credera opportuno — di solito non e necessario — si potra anche eseguire una colorazione di contrasto, con una solazione alcoolica di verde-luce o d'indaco-carminio, sia sulle sezioni volanti, sia sulle sezioni attaccate alia lastra. In que- st'ultimo caso, ad impedire che le sezioni, liberate della paraffina, pos- sano, durante varii passaggi, distaccarsi dalla lastra, sara necessario evitare Valcool assolulo puro (che, com' e noto, discioglie il collodion) e sostituirlo, ogni volta che se ne presentera il bisogno, con una rniscela a parti eguali di alcool assoluto e cloroformio. 1 risultali che si ottengono con la colorazione dei pezzi in toto, secondo il descritto procedimento, sono perfettamente simili a quelli che le due rniscele coloranli A e B danno sulle sezioni libere. In I'atti le zolle ed i granuli di glicogeno si colorano intensamente in rosso; le fibre elastiche, le granulazioni delle m,astzellen e la sostanza t'onda- mentale della cartilagine ialina si tingono in violetto piii o ineno carico. fin quasi al nero; le fibre collagene, i plasmi in gene re ed i nuclei re- stano quasi incolori od assumono una tinta violacea pallidissima ("). Non mi pare dubbio che il mio metodo, con la uuova modificazione introdottavi (modificazione della quale non credo suscettibili gli altri metodi fino ad oggi escogitati), sia destinato a prestare i piii utili ser- vigi ai cultori d'istologia e d' embriologia. Esso iul'atti, oltre all' esser divenuto assai piii semplice ed incomparabilmente piii rapido, non esclude la possibility di altre svariate colorazioni nucleari o plasmatiche. da eseguirsi ad libitum su alcune delle sezioni ; le quali, a tal fine, potranno essere attaccate sulle lastre o sui vetrini anche col metodo (*) Delia eletticild del mio metodo — che di speeificiti non si puo parlare a proposito di nessun raetodo di colorazione istologica — dopo i giudizii favorevoli di ricercatori quail il Mayer e il Fiessinger, potrei non )»iii occuparrai; ma, poiche qualcuno (Rollo in /.">, p. 149) ha affermato che col mio metodo si colora non soltanto il glicogeno, ma anche « la soatauza mucosa dei tessuti patologici -, ' i<> che non si veriflcherebbe col metodo del Best, faro psservare: 1° che il Best, nel- l'eaporre il euo metodo (5, p. 531) credeva di dovet dichiarare, tra l'altro, che la sua solazione di carmiaio colora anche, sebbene incostantemente, la mxicina delle cellule caliciformj; 2» che, a tale riguardo, 1' Arnold (.V) notava : « se col carminio ilel Best si colorauo anche sostanze mueinoidi o .. fibrinoids, cio vuol dire che le medesime contengono appunto glicogeno, ne per questo scema il « valore del metodo >>: 't° <-hc eseguendo il mio metodo con le norme precise che io stesso ho date lin dal 1907, non ho mai vista colorata in rosso la nrncina delle cellule caliciformi ne' di altri ele- iiienti cellulari -. t" Hie. se per caso, col metodo stesso, si vedessero assumere la colorazione rossa elementi che di solito contengono mucina, non per questo si sarebbe autorizzati a uegaix che in quel dato caso si tratti di glicogeno, I.i mucina tion e torse mi glico-proteide '( Quale maravigliu dun" que se, in condizioni speciali, possa al suo posto trovarsi glicogeno? - 139 r- . . . T — _ dell'attrazione capillare (*'). Ma v'ha di piu: il metodo cosi modificato e assai meno dispendioso che non fosse in origine, cio che, ai tempi vol- genti, non mi sembra trascurabile pregio. Napoli, settembre 1920. Bibliografia. 1. A dd aii V. — Sulla presenza di glicogeno nel rene normale ilei mammiferi. — liiforma medica. Anno XXVI, 1910, n. 3. 2. Id. — Ricercbe istologiche sulle inodilicazioni del glicogeno in seguito alle iniezioni di adrenalina. — Ibidem. 1910, ST. 9. I!. Arnold J. — Ueber Plasmastruktureu mid ilire funktiouelle Bedeutuug. — Jena, 1914 (riass. per la parte tecnica in Zeitxchr. f. wiss. Mikr. Bd. 31, p. 394-98). i. Berblinger W. — Das Glykogen in menschlichen Herzen. — Beitrage z., pathol. Aunt. u. z allg. Pathol. (Ziegler). Bd. hill, 1912. 5. Best F. — Ueber Karininfarbung des Glykogens und der Kerue. — Zeitschr.f. wiss. Mikr, Bd. XXII I, 1906, p. 319-22. 6. Coutino A. — Sulla presenza del glicogeno nei tessuti norraali e patologici dell'occhio uraano: con una doppia tavola. — Palermo, 1914. 7. Corfci A. e Fussi T. — Studii snl glicogeno. Ricerclie sopra on mammifero ibernante. — Arc!i. ital di Anat. e di Embriol. Vol. XVI, 1917-1S, pagine 382-421, con tav. XXIII-XXIV. 8. be Creecbio G. — Sulle asfissie dovute a cause me'ccauicbe. — tStudio critico-sperimentale. Con 3 tav. Napoli, 1913. 9. F iessinger K. — La cellule bepatique. — lievue generate d' Histologie. T. IV. Paris, 1911. 10. Li vini F. — Notizie preliminari iutorno alia presenza di glicogeno in diversi organi d'enibrior.i uraani. — Monil. zool. ital. Anno XXXI. 1920, p. 56-60. 11. Luna E. — Li retina dei vertebrati. — liieerche fatte nel haboratorio di Anatomia normale di Roma ecc. Vol. XVI, 1912. 12. Mayer P. — Zur Farbung des Glykogens. — Zeitschr.f. wiss. Mikr. Bd. XXVI, 1909, pagino 513-522. 13. Neukirch P. — Ueber morpbologisebe Uiitersncbung des Muskelglykogens und eine nene Art seiner Fixation. — Virehow's Arch. Bd. 200, 1910. 14. Pentagna 0. — Sulla presenza e sul signiftcato del glicogeno nei tumori inalrgni. — 6azze.lt a internaz. di Medic. Ghirurg. ecc. Sapali, 1914. 15. Hollo A. — Importanza e signiflcato del glicogeue nei tumori. — Ibidem, IUI3. 16. Scalia-d'Aiuico R. — Itteri emolitici primitivi. — Tesi per la libera docenza in Patologia spec. med. Vn vol. dip. VIII-393. Napoli, 1914. 17. Tomiselli A. — Le modification! del glicogeno nel fegato e nei muscoli in seguito a legato ra del coledoco. — Gazzetta internaz. di Medicina, Chirurgia, ecc. Napoli, 1912. 18. Varriale R. — Li alcuni tumori renali. — Ibid. 1910. 19. Vastarini-Cresi G. — Un nuovo inetodo di colorazione del glicogeno nei tessuti. — (Con I tav.). Atti d. M. Accad. ined.-chirurg. di Napoli. Anno hXI, 1907. 20. Id. — Ulteriori ricerclie sopra un nuovo metodo di colorazione del glicogeno nei tessuti. — Ibid. Anno hXIll, 1909. (**) Non e forse superflno l'avvertire die in tali sezioni la colorazione rossa del glicogeno, per la solubilita di questo nell'acqua distillata, va completamente perduta, mentre persiste la colorazione violetta delle fibre elasticbe e della cartilagine. 140 - Suite present! condizioni delle Tavole di G. Fabrici d' Acquapendente. Recatomi alia Biblioteca Marciana per rivedere le Tavole Anatomi che del Fabrici dopo il loro ritorno dal forzato osilio durante la guer- ra, ho dovuto con dolorosa sorpresa rilevare il notevole deterioramenio da esse subito. Partite da Venezia nel febbraio del 1017, nelle casse n. 18(3 e 187 insieme con altro raro e prezioso raateriale, per Firenze, vennero quivi riposte in San Lorenzo nei sotterranei della Cappella dei Principi. ove rimasero a qnanto pare, sempre richiuse nelle casse, per tre anni con- secutivi, essendo ritornate a Venezia solo alia fine del marzo ultimo scorso. Non dobbiamo dimenticare che queste tavole ad olio, eseguite da piii di tre secoli, gia prima che gli eventi della guerra ne consiglias- sero il trasporto, presentavano alterazioni, in seguito alle quali molli dei piii fini particolari appai'ivano in varie figure meno distinti o erano scomparsi affatto, ma alcune soltanto di queste, come segnalava anche lo Sterzi, si mostravano gnaste dalle muffe o dall' umido. Queste muffe si sono ora moltiplicate e diffuse a gran parte delle tavole, non solo rendendo niolte figure indecit'rabili. ma lasciando te- mere assai per la loro integrita anche dopo opportuni trattamenti e restauri. Sulla necessita, anzi sull' urgenza dei quali, dopo la verificazione da me t'atta, crederei superfine insistjre : lo t'accio tuttavia, tanto piii che le difficolta burocratiche, che si oppongono ad un sollecito rimedio, sono ora accresciute dalla persistente mancanza di un Prefetto della Biblio- teca. Venezia, Settembre 1020. Giuseppe Favaro. Avvertenza Delle Comunicazioni Original! che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. Cosimo Gheiiubini. Am.ministratore-responsabile. Firenze. 1921. — Tip. L. Niecolai. Via Faenza, 52. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRE T T O DA GIULIO (JHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof. di Auatomia muaua " Prof, di Anatomia comp. e Zoologia nel K. Istituto di Stndi Super, in Firenze nella R. (Iniversita di Piaa CON LA COLLABORAZIONE DI BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) — LEVI G. (Torino) - LIVINI P. (Milano) LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Aunnnusuazione: lutituto Anatomico , Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L 30. Per l'est<»ro Fr. 30 (in oro). XXXI Anno Firenze - 1920 N. 9. SOMMARIO: Bibliografia. — Pag. 141-148. Comunicazioni originali : Cognetti De Martiis L., Nnovo contribute) alia cono- pcenza delle Gregarine Monocistidee (Con 2 fig. nel testo). - Calzavara D., Sul muscolo subanconeo dell'uomo — Pag. 149-159. Notizie. — Pa?. 160. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. A. - PARTE GENERALE I. Bibliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica Anile Antonino. — I disegni anatomici di Leonardo da Vinci. — Riforma medica, An. 35, N. 16. Estr. pp. 11 con 1 fig. Napali 1919. Anile Antonino. — L7 Anatomia in Leonardo da Vinci. — Giorn. Medicina mi- litare, An. 67, Fasc. 11, pp. 1272-1278 con fig. Roma, 1919. Baglioni Silvestro. — 11 metodo dello studio della medicina secondo Giovanni Maria Lancisi. — Giorn. Medicina militare, An. 68, Fasc.9,pp. 576-577. Roma, 1920. Beccari Nello. — Elenco dei titoli e delle pubblicazioni. — Firenze, Tip. Nicco- lai, 19.19. pp. 8. - 142 - Beccari Nollo. — Aggiunte alia oporosita didattica e scientiflca. — Firenze, Tip. Niccolai, 1919. pp. 16. Bertelli D. — Giuseppe Sterzi. — Mon. Zool. It., An. 30, N. 1-2, pp. 25-27. Firenze, 1919. Bilancioni Guglielmo. — La fonetica biologica di Leonardo da Vinci. — Giorn. Medic ina mililare, An. 67, Fasc. 11, pp. 1217-1240, con figure. Roma, 1919. Bilancioni Guglielmo. — La gerarchia olegli or°rani dei sensi nel pensiero di Leonardo da Vinci. — Giorn. Medicina milttare, An. 67, Fasc. 11, j>p. 124 1 1271, con figure. Roma, 1919. Bilancioni Guglielmo. — G. M. Lancisi e lo studio degli organi di senso. — Giorn. Medicina mililare, An. 68, Fasc. 9, pp. 588-636, con figure. Roma, 1920. Brunelli Gustavo,. — Ernesto Haeckel: « In memoriam! ». — Riv. di Biologia, Vol. 1, Fasc. 3-4, Maggio-Agosto, 1919, pp. 518-526, con ritratto. Roma, 1919. Bruni Angelo Gesare. — Romeo Fusari e la sua opera scientilica. — Arch. Scienze med., Vol. 42, Fasc. 3 4, pp. 3-28. Torino, 1919. Capparoni Pietio. — « Lancisiana ». — Giorn. Medicina Mililare, An. 68, Fasc. 9, pp. 637-642, con figure. Roma, 1920. Cutore Gaetano. ■+- Curriculum vitae ed operosita scientiflca. — Catania, Tip. P. I. A., 1919. pp. 48. Favaro Giuseppe. — Leonardo e la topojji'arta dorsale dei visceri.— Emporium . Vol. 49, N. 293, maggio 1919, pp. 4, con 3 figure. Favaro Giuseppe. — Leonardo da Vinci c Girolamo Fabrici d' Acquapendente. Mon. Zool. It., An. 30, N. 3-4, pp. 53 54. Firenze, 1919. Favaro Giuseppe. — 11 terzo centenario della mortc di Girolamo Fabrici d'Acqua- pendente. — R. Ace. di Sc. Lett, ed- Arti in Padova, Tomato, del giorno 8 giugno 1919, Vol. 35, Disp. 3 degli Atti e Mem., pp. 4. Padova, 1919. Favaro Giuseppe. — Leonardo e l'embriologia degli uccelli. — Raccolta Vin- ciana, Fasc. 10, pp. 141-151. Milano, 1919. Favaro Giuseppe. — Giuseppe Sterzi. — Archives It. de Biol., T. 69, Fasc. 2, (N. Ser., T. 9). Estr. pp. 7. Pise, 1919. Gaetani (De) Luigi. — Elenco delle pubblicazioni. — Messina, Tip. D'Amico, 1919. pp. 4. Gaetani (De) Luigi. — Curriculum vitae. — Messina, Tip. Ditta D'Amico, 1919. pp. 34. Gaizo (Del) Modestino. — Giovanni Maria Lancisi : discorso commemorativo. — Giorn. medicina militare, An. 68, Fasc. 9, pp. 578-587, con ritratto. Roma, 1920. Giglio-Tos Krmanno. — Lorenzo Camerano. Cenni biograflci. — Boll. d. Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, N.725, Vol. 33, pp. 1-14, con ritratto. Torino, 1918. Hopstock H. — Leonardo e i manoseritti anatomid-nsiologici di Windsor. — Giorn. Medicina militare, An. 67, Fasc. 11, pp. 1279-1281. Roma 1919. Marchi (De) M. — In memoria del dott. Cristoforo Bellotti. — Atti d. Soc. It. di Sc. Nat. e d. Mus. civ. di St. Nat. in Milano, Vol. 58, Fasc. 3-4, pp. 365-370, con ritratto. Pavia, 1919. 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Livini F. — Presenza di sostanza colloide nclla tiroide di giovani embrioni uma- ni. — Vedi M. Z., XXX, 8, 124. Livini Ferdinando. — Intorno alia presenza di glicogeno in diversi organi di un - 146 - embrione umano di 18 mill. Nota prev. — Rend. 1st. Lombardo Sc. e Lett., Ser. 2, Vol. 53, Fasc. 8-9, pp. 342 3 (3. Milono, 1920. Marchetti Laura. — Sul destino del blastopore* durante la Ibrmazione do\ canalis nevrentericus e del proctodoeum nel Bufo vul oris. Con 13 fig. — Arch. Hal. Anat. ed Embriol., Vol. 17, Fas. 2, pp. 216-238. Firense, 1918-19. Mongiardino Teresio. — Osservazioni sullo sviluppo dci denti nei Mamraiferi. Origine e formaziono degli spazi interglobular! di Czermak nel Bos tatirus. Con tav. XVII-XV11I. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 17. Fasc. 2, pp. 130-143. Firenze, 1918-19. Monterosso Bruno. — II ciclo biologico dcll'oocite dei mammiferi attraversa un periodo di vita latente? — Riv. di Biologia, Vol. 1, Fasc. 3-4, maggio- agosto 1919, pp. 382-396. Roma, 1919. 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Sirtori Carlo. — Ricerclie sperimentali intornu aU'asportazione dell'ovario, sur- rene, tiroide rispetto aH'andamento della gravidanza. — Atti Soc. lombarda 8c. med. e biol., Vol. 8, Fasc. 3-4, pp. 1/ 1-156. Milano, 1919. Vastarini-Cresi G. — Contributo alia conoscenza della organogonesi della lingua (Papilla vallata retrocaecalis nell'uomo). — Ricerche fatte nel Lab. di An. norm. d. U. Unto, di Roma, etc., Vol. 19, Fuse 12. pp. 97-122, con I tav. c '.> fi', pp. 76-81, Firenze, 1920. Pensa Antonio. — Osservazioni di morfologia e biologia cellulare. (La cellula pancreatica esocrina). Nota prevcntiva. — Parma, Unione tip. parmense 1919, 2>P- 24, con tav. 7 e 8. Perronclto A. — Megaeariociti e piastrine del sangue: la nota prev. — Bull. Soc. med.-chir. Pavia, An. 32, N. 4 del 1919, pp. 607-614. Pavia, 1919. Sireci Damiano. — Rieerche sperimentali sulla fagocitosi. V. Influenza dello scuo- tiraento dei leucociti del siero di sangue e dei battcri sulla fagocitosi. VI. 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Polettini Bruno. — Un metodo semplice per la preparazione di un liquido co- lorante tipo Giemsa. — Policlinico, Sez. pratica, An. 27, Fasc. 30, pp. 791-792. Roma, 1920. Romanese R. — Presentazione di preparati di sangue trattati con un nuovo li- quido per la eolorazione del Romanowsky. — Giorn. Ace. Medicina To- rino, An. 82, N. 9-12, pp. 390-394. Torino, 1919. - 149 - COMUNICAZIONI ORIGINALI iSTITUTO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DELL UNIVERSITA UI TORINO Dott. LUIGI COGNKTTI DE MARTIIS Nuovo contributo alia conoscenza delle Gregarine Monocistidee. (Con 2 figure nol testo). E vii'.t.iit.:i la riprod union Gii studi comparativi che da alcuni anni ho intrapreso sulle Monocistidee mi vennero singolarmente favoriti dalla scelta di Oli- gocheti esotici per la ricerca di quelle interessanti forme parassite. Pure ricorrendo a materiale compreso in collezioni fissate e conservate in alcool da qualche mese mi e riuscito di ottenere ben spesso ottimi preparati microscopici, e mi torno van taggioso, nei con- fronts di talune particolarita citologiche in forme e in stadi talora molto disparati, disporre di esemplari fissabi alio stesso modo. II confronto fra i miei preparati e le figure che i vari autori hanno ricavato da materiale appositamente trattato con fissativi citologici (fra cui anche 1' alcool) mi hanno convinto che le difFe- renze di perfezione e di nettezza delle iinmagini sono non di rado trascurabili. Le due specie qui sotto descritte vennero trovate in Oligocheti conservati in alcool forte per circa quattro mesi. Le sezioni dei pezzi infestati, spesse 10-15 micr. sono state colorate con emallu- me Mayer acido seguito da lavaggio in acqua di fonte e da un co- lorante di contrasto (eosina) ('). I1) Per o^ 800; G gamete, \ 2250; D sporozuiti in tre stiiili successivi. X 2250. La forma dei trofozoiti e caratteristica (fig. 1 A): da una por- zione principale o corpo ovoide sporgono due appendici subcilin- driche fra loro uguali, dirette in senso quasi opposto. Gli assi prin- cipal! delle due appendici formano incrociandosi un angolo che si aggira sui 130 gradi. II corpo appare spesso un po' detormato per 1' azione dell' alcool ; misura 45-55 micr. secondo 1' asse minore, 55-80 micr. secondo 1' asse maggiore. Le due appendici misurano cia- scuna circa 25 micr. in lunghezza, la loro base e larga 8-10 micr., (') Per i caratteri dell' Oligoohete ospitatore si consulti : Cognetti 1913, Michaelaen 1917. (*) Cfr. Hesse 1909, Cognetti 1918. - 151 - 1' apice e spesso 6-8 micr. e appare arrotondafco. La sezione tra- sversa delle appendici e circolare. Pure essendo dotate verosimil- mente di mobilita, come prova fra altro la disposizione arcuata o sinuosa ch'esse mostrano in vari esemplari, dette appendici non pare siano retrafctili durante il periodo di accrescimento del trofo- zoite : esse ne caratterizzano la forma. Suppongo che siano desti- nate a scomparire quando il trofozoite diveuta sizigice, ma non ho potuto controllare questa mia supposizione. Non ho trovato esem- plari attaccati alia superfice di qualche organo dell' ospitatore me- diante una delle appendici, sicche mi mancano dati per ascrivere con certezza alle appendici il significato di organiti d' adesione com'e il caso invece per 1' unica appendice (troraba) di Rhynchocystis Hes- sei Cogn. ('). Le appendici di Dirk. bras, rassomigliano alia tromba di quest' ultima specie, ma non mostrano una interruzione apicale dell' epicito e del sarcocito, ne sono provviste di creste epicitarie (fig. 1 B). Queste ultime mancano su tutta la superflcie del trofo- zoite il cui epicito e estremamente sottile e confuso col sarcocito sottostante, il quale, sulle appendici, ha uno spessore apprezzabile, come pure alia loro base, mentre sul resto del corpo e indistinto. Le appendici lasciano pure distinguere uno strato miocitico parallelo alia superficie e interposto fra sarco- ed entocito (fig. 1, in A pun- teggiato). 11 miocito e cianofilo al pari di quello di Rhynch. Hessei, ma non vi potei riconoscere dei mionemi : esso appare organ izzato a formare un tubo largo circa 7 micr., chiuso all' estremo distale, espanso alia base di ogni appendice a raggiungere la regione super- ficiale del corpo per confondersi col sottile strato sarco-epicitico. Alia regione apicale delle appendici il miocito si fa piu sottile, cosi dicasi del sarcocito, entrambi ancora riconoscibili (fig. 1 B). h' entocito ha aspetto alveolare, gli alveoli sono occupati da grani di paramylon rifrangenti e fra loro molto serrati : detti gra- nuli non trattengono ne 1' emallume ne 1' eosina. Per riconoscerne il contorno e necessario chiudere molto il diaframma del microsco- pio; essi nei trofozoiti minori appaiono bacillari, nei piu grossi ovoi- di, lunghi o micr. spessi 3. Nell' entocito sono sparsi senza ordine degli addensamenti, piii o meno cianofili, simili a piccoli coaguli di forma assai irregolare, sublaminare : essi ricordano un po' il mate- rial cianofilo gia da me indicato per Monocystis Beaufortii Cogn. (2). (•) Cfr. Cogn et'ti 1913. ('-') Cfr. Cognetti 1918. Recenteinente Tregoaboff (1918) lia riuordato la presenza nell' ento- cito di una Monociatidea, Gonospum tesficuli Tr6g.,
  • ; aecondo dettu autoi-u esse rappresentauo i re- .■iidtii di uiateiie uuttilizie aauorbite dal piuassila. - 152 - In quest' ultima specie il materiale cianofilo scompare al termine del- 1' accrescimento del trofozoite, in Dirhynch. br. esso appare piu scarso e piu frammentato nei trofozoiti piu grossi. II nucleo e tondeggiante, non ha posizione flssa, misura circa 12 micr. in diametro e contiene un cariosoma sferico spesso 4-5 micr. Nei sacchi e nelle capsule seminali dell'esemplare di Fimosco- lex sopra ricordato non trovai trofozoiti di altre specie oltre a quelli sopra descritti; nei sacchi seminali rinvenni alcune cisti rac- chiudenti fra altro delle masse di grani di paramylon uguali a quelli dei grossi trofozoiti di Dirhynch. bras, sicche non esito a conside- rare quelle cisti come appartenenti a detta specie. Hanno forma tondeggiante e misurano 150-180 micr. in diametro: parte di esse contengono sporocisti. In una trovansi molti gameti irregolarmente ammassati attorno ad un residuo citoplasmatico, in due altre inflne detto residuo, come il precedente ricchissimo di grani di paramylon, contiene gran numero di piccoli nuclei, piu numerosi alia periferia, indizio di gamatogenesi quasi ultimata (*) In tutte le cisti uno spa- zio piu o meno ampio appare vuoto a,d indicare la probabile esi- stenza di un liquido cistico e al tempo stesso 1' avvenuta coarta- zione del residuo plasmatico. II gamete figurato (fig. 1 C) riproduce una forma ehe ripetuta- mente potei osservare nella cisti sopra ricordata, e che gia per altre Gregarine e stata descritta. Non posso tuttavia dire con certezza se ai gameti piriform!, lunghi 5 micr., spessi 4 micr., con nucleo apicale, altri se ne accompagnino nella medesima cisti, o se fra gameti della stessa forma vi siano differenze nei volume del nucleo; rimane quindi incerto se Dirhynch. brasil. abbia coniugazione ani- sogama. Le sporo cisti sono biconiche a poli uguali, misurano circa 23 micr. in lunghezza e circa 6 micr. in spessore. Esaminandone il contenuto in differenti cisti potei seguire la formazione degli spo- rozoiti attorno al residuo sporale (fig. ID). Ciascuno degli otto nuclei tondeggianti derivati dal nucleo della spora appare dapprima associato ad una breve appendice protopla- smatica fortemente eosinofila; questa in seguito si allunga aumen- tando in dimensioni ma conservando l'eosinofilia. II nucleo pure si allunga rimanendo ad una estremita. Lo spo- rozoite maturo misura 6-7 micr. in lunghezza di cui un terzo oc- (') Non ('• riconoscibile il contorao dei dne sizigiti forse a causa della loro dispoaiziorie nei i>iv- parato • 1 i sozioni in aerie <> in segtiito a deformazioue per eit'etto dell'alcool. - 153 - cupato dal nucleo, e poco piu di 1 raicr. in spessore; le due estre- mita sono acuminate. All'inizio della loro formazione gli sporozoiti sono disposti senza ordine sul residue- sporale, alia fine appaiono quasi sempre direfcti nel senso dell'asse maggiore della sporocisti : escono attraverso gli apici di questa. II nuovo genere istituito per la specie sopra descritta e carat- terizzato dalia forma del trofozoite: l'esisbenza in questo di due appendici situate a poli quasi opposti, e provviste di miocito, non trova riscontro nei caratteri di altri generi di monocistidee a spo- rocisti omopolari. La forma simile che possono assumere i trofo- zoiti di qualche specie di Monocystis s. s. e transitoria e dipende dalla mobilita e deformabilita piu o meno grande dei trofozoiti me- desimi. In nessuno degli esemplari di Dirh. esaminati trovai varia- zioni importanti nella forma sopra descritta e figurata. Nematocystis almae nov. sp. Questa specie pud annoverarsi fra le Monocistidee " celomi- che „ (l): trovai diversi trofozoiti nella cavita generate d'un esem- plare adulto di Alma emini Mich. var. aloysii-sabaudiae Cogn. rac- colto sulla catena del M. Ruwenzori nel giugno 1906 durante la spedizione di S. A. R. Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruz- zi (2). I trofozoiti sono di solito avvolti ognuno da piu linfociti e contenuti nei segmenti che seguono al 14°; nei sacchi seminali non ne trovai. Fig. '.'. — Nematocjistis almae n. sp., A B due trofozoiti, \ 8<)u ; (I spora ottouncleata, X 2250. La forma del trofozoite e piu o meno allungata con tendenza a curvarsi fortemente ad arco (fig. 2 A, B) ; la sezione trasversa e circolare, le due estremita sono fra loro uguali, arrotondate o piu o meno protese in punta conica. Gli esemplari piu piccoli hanno di- (!) Cfr. Hesse 1909 p. 10, 282. (2) Per la bill iografia relativa a questo Oligochete si cousulti Miuhaelseu 1917, pa, con figg. 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Per es. laddove giudica dell'altezza sul vivente con le stesse divisioni che per il cranio. laddove ricava 1' indice V dei Serbi dalle medic degll indiei, invece che fare la media degli indici \' iudividuali, ma sopratutto laddove propone una anova divisione dei tijii di altezza. Per comprendere la inconsistenza della sua pro- posta di porre I'ortoccfalia fra T._> e 80 di indice 5T, basta pensarc che i Tirolesi, tipici platicefali tino ad ora. divt-rrebbero per una mcta ortoci fall e peisinn ipsit el'ali per l'altra. Vorrei auclie ebie- dere al prof. G. U. che mi indichi una serie etnica yerameute platicefalica secondo il suo sistema. che sara assai imbarazzato a trovarla. L'argomento che con la mia divisione non si lianuo in Europa degli ipsicefali non lia alcana portata. In |>rinio luogo 1'affermazione non e esatta e quando anche lo fosse, non proverebbe altro che.... in Europa non vi sono ipsicefali. 1'na divisione in categoric non pn6 tondarsi sulle variazioni numericlic pi cseiitate da una stugola - 175 - Sara percio sufficiente fermarci piu a lungo sulle regioni piu im- portant! ed esporre invece i risultati flnali della nostra analisi per le altre. I 70 Avari presentano pochi br : pi. e una maggioranza di br: o:, contenuta fra 83 e 88 di indice orizzontale. I 7 casi di Chunsach, localita sita molto a valle dell'A- varskoe Koisn, sono dei veri ipsicefali contenuti fra 86 e 90 di in- dice orizzontale. Mentre percio il solo indice orizzontale ci farebbe concludere per la unita del tipo, la considerazione dell'altezza ci fa scoprire tre tipi distinti che sono reali. perche le diverse localita li presentano alio stato piu o meno puro. I br: pi: infatti predominano a Igali, i br : o : ad Arguani. Purtroppo non abbiamo potuto identificaie questa come la maggior parte delle localita Avare. Gia pero possiamo dire che l'elemento piu alto e un elemento periferico, pianigiano. Nei 35 Laclii di varie localita del Kasikumicker-Koisu riscon- triamo veriftcarsi la regola, cui i lettori che conoscono i lavori miei e dei miei allievi sono abituati. La localita Kul, situata piu a monte, presenta il maggior nu- mero di br: pi:, a Tchaimy, situata piu a valle, abbiamo 10 su 10 br: o:. II terzo elemento, br: ips:, in corrispondenza della situazione piu elevata del complesso delle localita Lachi e assente. La suddetta regola si vede ancora piu chiaramente veriftcata pei 69 Andi e pei successivi Dido. Gli Andi dimorano nella valle media dell'Andiskoe-Koisu; ma le tre provenienze Andi piii basse e cioe Andi, Botlich e Godoberi sono caratterizzate da un predominio di forme br. ips., site fra 85 e 90 di indice orizz. I 10 casi di Carata, sita in una valle laterale, si distribuiscono cosi: 3 pi. br.; 4 br. or.; 3 br. ips.. A Hihatl, sito molto piu in alto nella valle prmcipale, su 10 casi, 6 sono br. p], 3 br. i., 1 br. o. (Vedi fig. 1). Tuttavia a Chlibischi, sito a quanto sembra, nelle vicinanze di Schaitl (che vedremo presto per la provenienza etnica del Dido) in regione, 8ia pure l:Enropa. Io iudicai a surhcieuza che le serie Poliueaiaue ci danno vere tonne ipsi- cefaliche. Si pud obbiettare che le deuorninazioui sono convenzioni. Ma ci6 e vero flno ad uu certo limite, che in qnesto caso e rappresentato dalla reale variazione del carattere in tutta Vumanita. La divisione da me proposta fit la conseguenza di un saggiaraeuto e di un con Iron to di numei'osissime sorie etniche delle piii diverse regioni della terra e non credo possa essero spostata uotevolineute. Inoltre il raio me tod o ha il vautaggio di teuer conto della oscillazione di valore fisiologico della al- tezza, oscillazione che qnello di fr. R. non permette piii di apprezzare. - 176 - grande prossimita della dorsal e principale del Cancaso, abb i a mo una condizione di cose sorprendente. Su 10 casi, 5 appartengono ad una forma ips. che e affatto diversa da quella riscontrata a Andi, Botlich e Godoberi, in quauto che e molto piu allungata ed e percio simile a quelle forme che devono riscontrarsi sal versante sud del Cau- caso, a giudicarne dall'indice orizzontale (giacche non abbiamo dati dell'altezza) nei Cevsuri, Tusci, Sciavi ecc. e che noi effettivamente risconbreremo negli Osseti, prossimi a quelli, sebbene leggermente piu allungata ancora. Gli altri casi di Chlibischi sono 3 br. o., 1 br: pi., 1 br. i. MW TTn n r AW : » J3 A T# i r ■h ^ ^ zr D O OnJo • KcuuiXa. O """-- O v XL hi] 4> • n to) o« Fur. I. I Dido abitano la valle alta dell'Andiskoe-Koisu. In conform ita di cio i 53 casi hanno una maggiore percentuale di br. pi.. I br. i., imianzi menzionati, sono praticamente assenti, mentre gli ipsicefali sono piuttosto allungati, piu persino che a Chlibischi. Ma piu im- portant sono le conseguenze dell'analisi per localita. A Kideri ab- biamo prevalenza di forme basse e larghe. Due casi di questa pro- venienza appartengono ad una zona di platicefali relativamonte lun- ghi, raramente frequentata da crani nel Caucaso e che vedremo ben 177 presto. A Schaitl abbiamo 4 br. pi., 8 br. o., I br. i., 1 ips. piutto- sto lungo e 1 platic. piuttosto lungo. (Vedi fig. 2). Ad ALlilko presto a Ghwarsehi Rull'Andischor-Koisu sono invece ben 7 br. o. su 10 casi. Schaitl e un;i local ita altissima, ma non in immediate vicinanza dei passi e quindi appare p >«o alterata dal- l'accesso di forme pianigiane, sia del Nord, sia del Sudi Ma a Begita e a Tladal che, pur essendo etnicamente Dido, sono gia nella alta valle dell'Avarskoe-Koisu le cose vanno assai diversamente. # ■41 H ' ' 1 ' ""a — i — i L. ,1 " ft. S° N a *2A »* tf^fu tt o O \#\ O V> 0 o • + • 1 _£L 5° O ^a (Fig. 2). A Begita abbiamo su 10 casi : 6 appartenenti ad una zona di plati rehitivamente lunghi che per lo innanzi non abbiamo mai visto che alio stato sporadico; 3 ips. lunghi come a Chlibischi e 1 br. pi. A Tladal 4 su 10 casi sono degli ips. relativamente lunghi; 3 dei plati relativamente lunghi. Quesfee due localita hanno percib una composizione etnica affatto diversa da quella che nui abbiamo visto sinora; e dato che esse indicano chiaramente nel loro insieme la indipendenza deU'elemento plat, piuttosto lungo, dall'elemento br. pi., di cui quello non pub dirsi la oscillazione verso uu estremo, sorge il problema della provenienza di questo elemento. Ora esso, non riscontrandosi nelle basse e medie valli dell'Andiskoe e dell'Avarskoe- Koisu, dobbiamo dire che proviene dal sud, come quello ipsicefalo relativamente lungo che abbiamo visto. Ma che cosa rappresenta, etnologicamente parlando, questo ele- - 178 - mento ? Un componente etnico enropeo di grande importanza e ca- ratterizzato da relativa dolicocefalia a platicefalia: l'elemento biondo, dolicocefalo, ad alta statura, dettogermanico (1); orbene e un fatto assai significativo che appunto fra i Dido, e fra gli Osseti e stata osser- vata una niaggiore abbondanza di tratti del tipo chiaro per il colore dei capelli, della pelle e degli occhi in confronto degli altri Cauca- siani. Per cio che riguarda gli individui misurati dal v. E. pero, non abbiamo potuto riscontraie una niaggiore frequenza di questi tratti nella provenienza di Tladal (per Begita mancano le indicazioni re- lative). Cio pero non puo sorprendere, quando si pensi che, mendeliana- mente parlando, i carafteri di un tipo si ereditano indipendentemente l'uno dall'altro. Nelle stirpi Dargua che abitano il Nord-Est del Daghestan dob- biamo distingnere quelle del Nord da quelle del Sud, per la presen- za o assenza di un elemento etnico che abbiamo visto. Cosi fra i 33 Caitaghi vediamo (oltreche confermata la solita regola di distribuzione, con il contrasto fra Madjahs, sito a piu forte altezza, ove predominano i br: pi:, e i br: o:, e Kara-Kureischa, sito a un livello piu basso, dove predominano i br: ips:) esser presonte l'elemento relativamente do: pi: cosiddetto germanico: ed assente l'altro dnl: ips:. I 72 Dargua-Acuscia presentano gli stessi fatti. II loro grarico generale, confrontato sopratutto con quello dei Dido, rivela fatti assai interessanti. Innanzi tutto esso differenzia bene tre dei diversi tipi da noi distinti: e bene evidente il distacco di quello che vo- gliamo indicare convenzionalmente col nome di dol : pi: dal br: pi: e dal br: o:. L'elemento br: o: qui predomina, con accesso non frequente di forme br: i:. Nei Dido invece e evidente l'oiientamento generale verso forme piu basse. Cio e in armonia col carattere generale del- l'abitato degli Acuscia, sulle pendici nord-orientali del Caucaso, no- tevolmente piu basse. Cio che pero e piu notevole e la assenza assoluta di quell'ele- mento che vedemmo nei Dido e che possiamo chiamare convenz. do: ips:. Esistono forti differenze locali, ma purtroppo non abbiamo po- tuto identificare molte delle localita in questione. Intanto si puo (') A dir vero, esso, secondo noi, non ei prasenta una vera e propria platicefalia. Le gerie relativa- mente pure degli Ali'inanni dello Schwciz e ili Ebraeh del Rauke ■ la ortocefalia. I>i cio, perche assai iiuportanTe. discon-eieiuo altrove. - 179 - dire pero cho i dol: pi: sono piu frequent! a Obarbueb e a, Tsu- dachur, specie in quest'ultimo, dove sono 7 su 12. 11 riscontro dei caratteri cromatici da una molto piu forte frequenza di occhi grigi (7 su 10) appunto a T&udachur, che in altre localita, come la dava per Madjalis e Utsari fra i Caitaghi. Qua percio abbiamo ancor piu chiare indicazioni per la identi- ficazione dei dol: pi: nell'elemento germanico. Ma Tsudachur e sito, sul Kasikumicki-Koisu, assai piu in basso delle diverse provenienze Lacbi, che abbiamo gia visto e siccome queste non ci avevano dato la apprezzabile presenza di un elemento dol: pi:, dobbiamo concludere che assai probabihnente i dol: pi: di questa regione non vi vennero attraverso i passi montuosi, ma seguendo la via delle coste del Caspio. Del iesto la to- pografia speciale del la regione con dorsali secondarie distanti dalle principali, conforta tale opinione. Come abbiamo accennato, piu al sud, le cose cambiano. Fra i 10 Dargua Warkun di Ashti sono, oltre 4 o 5 dol: pi:, 3 dol: ips:. Anche qui i dati descrittivi ci danno forte frequenza di occhi chiari e grigi. Fra i 34 Tabassarani, con i quali gia entriamo nella cerchia delle stirpi curiniche, la provenienza di Chiv, sul medio corso del Chirak-chai, ha 3 do: ips: sopra 10; altri 3 casi br: pi: e 1 br: o:. Nei Tabassarani del Nord ritorniamo a quella eguale proporzione di br: pi: e br: o: che deve essere la condizione primitiva, essendo beninteso i br: pi: localizzati nelle zone piu alte. Da tutto cio si deduce, che, se e vero che l'elemento do: pi: e venuto dal sud, esso deve essere anche cronologicamente piu antico sul luogo di quelle do: ip:. Cio gia si poteva sospettare per i fatti presentati dai Dido, ma qua diviene assai piu chiaro, e di- verra ancor piu chiaro, quando vedremo i dati della Ossezia. Fra i 43 Curini, riscontriamo una molto maggior frequenza di elementi br: ip:, di quella che abbiamo riscontrato in tutte le popolazioni finora esaminate. Una frequenza simile si riscontra soltanto fra i Cumicchi. Vedremo che cosa cio significhi. Come i Curini occupano una fascia semilunare di territorio sito in genere a minor altitudine di quella dei Tabassarani e volta verso il Caspio nella sua prima parte, e sul corso inferiore del Samur per la seconda e conforme a cio presentano altezza del cranio maggiore di quella dei Tabassarani, cos'i pure fra le stesse provenienze curiniche - 180 - sono appunto quelle, come Clmsry, site a poca distauza dal mare, che presentano predominio di br: ip:. Si desume da cio come l'elemento bipico della stirpe curiniea sia il br: ip:, pianigiano, e come i Tabassarani siano in realta dei montanari curinizzati. Piu o meno la stessa cosa vale per gli alfcri Curinici. Cosi i 14 Aguli dell'alta valle del Chirak-chai sono ■ dei Primati \<>l. II, 19i8. - 185 - quarto secolo, per il quale gli Alani, antenati degli Osseti, erano biondi ed aitanti della persona. Evidentemente in quel tempo sopravviveva una piu forte quan- tity di sangue blondo che e andato poi scorn parso, fenomeno che si e riprodotto in Europa in tantissimi luoghi, ovvero piu sempli- cemente ancora gli Alani defluirono verso il Nord. Se la distribuzione tipica dei br. pi. e br. o., nel Caucaso, con- forme la regola da noi e dai nostri allievi tante volte illustrata e rotta per il Caucaso centrale, nella Ossezia, da una parte restano prove sufficienti della identica distribuzione primitiva dei br. pi. anche per questa regione, e dall'altra abbiamo prova e indicazioni che la invasione dell'Ossezia e stato un fatto relativamente tardivo o per lo meno posteriore alia distribuzione caratteristica dei br. pi. e br. o.. Ma a parte tale questione cronologica a noi pare che resulti dal presente lavoro dimostrato che il Causaso rivela come gli altri massicci europei una distribuzione delle forme che e perfettamente consona alia mia teoria sui rapporti tra zone di glaciazione e zone di platicefalia. L'esame della distribuzione della altezza del cranio nel Caucaso mi ha rafforzato, anzi, in una mia idea che fino a qui non avevo espressa a sufficienza e che e che la ortocefalia e so- prattutto la brachiortocefalia e in qualche maniera associata nella sua genesi alia brachi platicefalia. Ma di cio meglio ad altrove. - 186 - ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UMVERSITA DI BOLOGNA D1RETTO DAL PROF. G. VALENTI Dott. LINO PUNTONI, Assistente Intorno ad una variazione morfologica del muscolo scaleno nell'uomo. (Con figura) E vietata la ripioiln/.ione." Quella formazione complessa costituita dalla massa scalenica, che nell' uomo e suddivisa in un numero maggiore o minore di fasci muscolari, presenta talora delle variazioni morfologiche sia riguardo alle sue inserzioni, sia riguardo alia disposizione delle singole digi- tazioni. Le anomalie muscolari in generale comprendono la mancanza di muscoli normali, i muscoli soprannumerari e le varie disposizioni morfologiche di muscoli normalmente esistenti. I muscoli soprannumerari stanno ad indicare delle forme esi- stenti normalmente in alcune specie animali, che appaiono di tanto in tanto presso di noi, sotto le forme piu varie corrispondenti a dei giadi successivi della loro sparizione nella serie zoologica. Le seconde, e cioe le variazioni morfologiche di muscoli nor- malmente esistenti, sogliono riprodurre un tipo normale in qualche specie della serie zoologica. Fra le variazioni morfologiche presen- tate dalla parte posteriore del muscolo scaleno nell' uomo, un grup- po degno di nota e coslituito dai. fasci soprannumerari, i quali, mentre talvolta rappresentano delle vere inserzioni accessorie (fasci muscolari accessor! del m. scaleno o scaleni soprannumerari), tal'al- tra la collegano piu o meno a muscoli o ad organi vicini. Molti di questi fasci anomali anno semplicemente il valore di fasci errativi, altri invece anno un certo interesse morfologico, trovando riscontro nell' anatomia comparata, poiche riproducono forme normali in ani- mali inferiori. Pertanto mi sembra utile descrivere ed illustrare la disposizio- - 187 - ne che la parte posteriore del muscolo scaleno prcsentava da umbo i lati in un individuo sezionato durante le esercitazioni in sala del taglio; disposizione che, secondo le mie ricerche, non risulta sia stata descritoa da alcuno, ed il cui preparato si conserva nel rauseo di anatomia umana di questa R. Universita, segnato col n. 95, esem- plare a della serie nuova. Si trattava di un uomo di 60 anni, con Fascio anomalo della parte posteriore del tit. scaleno. VI, clavicola ; — Co. d., fascio cervicooiuo-dentato ; — D. a., dentato anteriore ; — E. sc, ele- vatore della scapula ; — G. P. gran pettorale ; — 1'. P. piccolo pettorale ; — »Vc, scapola ; — Sc. I, Sc U, Sc III, scaleno auteriore, medio, posteriore ; — S. cl. /«., sterno-cleido mastoideo ; — S. sc, sot- toscapolare. masse muscolari non molto sviluppate. Essendo stata dissecata com- plotamente la regione laterale del collo, sul preparato anatomico di questa si rileva come dalla massa comune dello scaleno medio e posteriore (parte posteriore del m. scaleno), e precisamente dal terzo medio delia loro faccia esterna, si stacchi un fascio muscola- re, ben distuito, della lunghezza di 85 mm., largo da 8 a 15 mm., - 188 - nastriforme, il quale si porta in basso, decorrendo parallelo ai fasci della parte posteriore del m. scaleno. Arrivato all' altezza del mar- gine superiore del m. dentato anteriore, si allonbana dallo scaleno posteriore sulla faccia ascellare del m. dentato anteriore stesso. Mantenutosi fino a questo punto di natura esclusivamente musco- lare, si continua ad un tratto con un tendinetto nastriforme, largo 12 mm., le cui fibre espandendosi a ventaglio, si comportano molto diversamente. Le superiori, piu grosse e piu stipate, abbracciano a mo' di ansa la faccia interna ed inferiore della la digita- zione del m. dentato anteriore e vanno ad inserirsi alia parte su- periore del margine spinale della scapola, confondendosi in parte colle fibre del dentato anteriore stesso. Le altre fibre si espandono sull' aponeurosi del m. dentato anteriore, foimandovi una sottile lamina ben differenziabile dall' aponeurosi d' involucro del muscolo. Qua e la poi, fra le fibre tendinee di questa lamina si notano dei sottili fascetti muscolari. Questa lamina posteriormente si inserisce al margine spinale della scapola, mentre che in basso ed in avanti si perde per gradi sull' aponeurosi predetta. Una tale disposizione, che identica si os- serva da ambo i lati del collo, non e accompagnata da altre ano- malie dei muscoli vicini. Tuttavia e degno di nota l'evidente sviluppo della parte supe- riore del m. dentato anteriore, le cui fibre si inseriscono anche sul margine superiore dell' omoplata, spingendosi fino ad un dito tra- sverso dall' incisura soprascapolare. Invece le digitazioni medie si presontano molto sottili. Riassumendo, si tratta di un fascio muscolare anomalo che la parte posteriore del m. scaleno invia alia scapola e che prende nel- 1' ultimo tratto delle connessioni colla parte superiore e media del muscolo dentato anteriore; fascio che io chiamero cervico-omoden- tato. Per illustraro questo fascio anomalo e bene vedere quali re- lazioni passino fra il m. scaleno ed i muscoli vicini, avuto riguardo specialmente alia porzione posteriore del m. ycaleno, al muscolo dentato anteriore, al m. elevatoro della scapola, ed ai muscoli so- pracostali. II muscolo scaleno nell' uomo oggi si suole considerare come una formazione complessa, costituita di elementi omok)ghi agli in- tercostali ed agli elevatori delle coste, a seconda che i fasci pro- vengono dai tubercoli ventrali oppure da quelli dorsali delle verte- bre cervicali. Di fatto i fasci nei quali e diviso il m. scaleno non anno il valore di muscoli singoli, data la grande varieta numerica - 189 - e morfologica di essi. Percio anziche di uno scaleno anteriore, medio e posteriore e preferibile parlare di una parte anteriore e di una parte posteriore del m. scaleno. La prima (m. scaleno anteriore) raggiunge i tubercoli ventrali; la seconda cioe la parte posteriore scalenica offre delle variazioni e cioe la parte anteriore di qnesta (m. scaleno medio) puo raggiungere tanto i tubercoli ventrali quanto i dorsali (Albino, Col son); mentre la parte posteriore (m. scaleno poste- riore) si inserisce di preferenza ai tubercoli dorsali, quantunque di- rettamente o per anastomosi possa raggiungere i tubercoli ventrali delle vertebre cervicali (Livini). I fasci costali della massa scalenica possono essere lino a sette, e possono ridursi a due. Non e fuori di luogo ora, esaminando la parte posteriore del m. scaleno, ricordare i cosidetti scale ni sopran- numerari, i quali van no col nome di m. scaleno laterale, m. sca- leno intermediario, m. scaleno aocessorio. II m. scaleno laterale de- scritto da Albino, osservato poscia da Soemmering e da Me- ckel, e un fascio piu o meno distinto della parte posteriore del m. scaleno, sulla cui faccia esterna trovasi situato. Nasce dai pro- cessi trasversi delle vertebre cervicali inferiori e prende inserzione alia 2a costola. Si riscontra come normale nel gatto. II m. scaleno intermediario va dai tubercoli anteriori della 6a e 7a vertebra cervi- cale alia la costa e nella sua inserzione inferiore si trova davanti alia parte posteriore scalenica, dividendo i fasci nervosi del plesso brachiale dall' arteria succlavia. E comune a tutte le scimmie an- tropoidi (M. Alix); fu descritto in un boscimano da Test Lit e di quando in quando ricompare nell' uomo, colmando cosi d' un tratto le distanze normali della serie zoologica. Lo scaleno accessorio di Macalister e una parte distaccata della parte anteriore della parte posteriore del m. scaleno, che va dai tubercoli posteriori dei pro- cessi trasversi della 4a, 5a, 6a vertebra, cervicale lino alia la costola. Viene separato dalla massa scalenica posteriore per mezzo di tron- chi del plesso brachiale. Morfologicamente ci riconduce a casi omo- ioghi osservati in scimmie (Testut). Avuto riguardo all' anatomia comparata, Testut ci dice che nella maggior parte dei mammiferi, la parte posteriore del m. sca- leno prende sul torace delle inserzioni piu estese assai di quelle che noi troviamo nella specie umaua; infatti nel maggior numero dei roditori raggiunge la 5a costola e perfino la 6a costola. Strauss-Durckeim descrive nella massa posteriore scalenica del gatto sette divisioni distinte, che egli designa col nome di l°-7° - 190 - scaleno e fra le quali egli trova il rappresentanto dello scaleno la- terale del Soemmering. M. Chudzinski ha osservato che la parte posteriore del m. scaleno discende ordinariamenfce piu in basso nelle razze di colore. Henle dice di avere osservato in an cadavere, da ambo i lati del collo, un sottilo muscoletto che, distaccatosi dai processi trasversi deila 3a e 4a vertebra cervicale, fra la massa scalenica, s'inseriva sulla la digitazione del muscolo dentato anteriore ad un arco ten- dineo teso fra la la e la 2a costola e colle libre posteriori alia 3* costola. Questo caso presenta una certa analogia con qnello da me descritto. Venendo ora a considerare cio che si riferisce al m. dentato anteriore ed ai m. elevatore deila scapola, quest'ultimo si puo rite- nere come un fascio divergente o cervicale del primo Di fatto essi sono separati da uno spazio triangolare, normal mente riempito da una lamina aponeurotica. Ora non e raro constatare come l'eleva- tore mandi una o due digitazioni soprannumerarie sui processi tra- sversi deila 5a e 6a v. cervicale, ed anche flno alia 7* v. cervicale, nel quale caso scompare lo spazio triangolare suaccennato. Questa fusione del dentato anteriore con l'elevatore e stata segnalata da Henle, da Sabaticr e da altri autori. Inoltre e un fatto normale in alcuni niammiferi ed in alcune scimmie, mentre nei vertebrati inferior! non vi e discontinuity fra m. elevatore e m. dentato an- teriore. Riguardo alle relazioni fra questi due muscoli ed il m. scaleno, oltre il caso citato piu sopra e qnello mio, di una unione cioe fra lo scaleno ed il dentato anteriore, diro come Testut abbia con- statato l'unione dell'eievatore alia massa scalenica mediante qual- che fascio, fatto questo confermato anche da L e D o u b 1 e, il quale rilevo come la parte posteriore del m. scaleno si potesse talora confondere col m. elevatore. Altri fatti degni di nota sono la con- nessione del in. dentato anteriore col in. 1° sopracostale (Le Double); e la connessione del m. scaleno (parte posteriore) col m. 1° sopra- costale o coi 2 primi intercostali (Le Double), fatto questo che si riscontra anche nel gatto (Strauss-Dnrchei m), e che sta a suf- fragare come fra i muscoli ventrali i muscoli propri del tronco pos- sano essere rifenti a diversi sistemi, corrispondenti ciascuno ad uno speciale strato muscolare, che nelle diverse regioni, conformemente a quanto dimostra 1'anatomia comparata, si e variamente modifi- cato. II m. scaleno posteriore (collo) ed i muscoli sopra costali (torace) costituiscono un sistema (Gegenbaur). - 191 - Co nsi derail do ora che il m. elevators della scapola, quantunque comunemente descritto fra i muscoli dorsali del tronco per ragioni topograftche, si deve ritenere come facente parte primitivarnente della muscolatura ventrale, perche innervato da rami ventrali dei nervi spinali, alia stessa stregua del m. dentato anteriore, ci si rende conto delle relazioni che avvengono e che sopra ho citato fra questi due muscoli. Abbiamo poi d'altro canto notato come talora il m. scaleno si possa rinire tanto all'elevatore quanto al dentato ante- riore, ma poiche tinora ho fatto risaltare l'eventuale connessione dell'elevatore col dentato anteriore, rimane soltanto da studiare la relazione che passa fra la parte posteriore scalenica ed il m. den- tato anteriore, come avviene nel caso di Henle e nel mio per mezzo del fascio cervico-omo-dentato. II m. dentato anteriore appartiene ad un gruppo di muscoli, i quali hanno raggiunto un notevole sviluppo modificandosi e diffe- renziamlosi progressivamente daila prima disposizione, durante il corso della filogenesi, in conseguenza dello sviluppo degli arti. II m. scaleno in toto appartiene invece ad un gruppo dl mu- scoli, i quali si sono modificati in conseguenza della scomparsa delle costole nella regione cervicale della colonna vertebrate. Questo di- mostra come i due muscoli si siano andati difterenziando filogene- ticamente per lo sviluppo o la regressione dello scheletro. Se ora si considftia l'azione flsiologica dei due muscoli, si sa che essi epli- cano, e specialmente il m. dentato anteriore, una potente azione inspiratoria. Abbiamo percio comunanza di funzione. E logico pertanto ritenere che primitivarnente il muscolo sca- leno e il muscolo dentato anteriore fossero fra loro connessi, come sta a testimoniare l'esistenza del fascio cervico-omo-dentato da me descritto, poiche, se finora non abbiamo in nostro aiuto che del- le incomplete cognizioni riguardo alle omologie del sistema muscolare nelle diverse specie dei vertebrati, si pud tuttavia afTermare in linea generale che le variazioni presentate da un muscolo tendono a ri- condurlo al suo stato primitivo, vale a dire a riprodurre la dispo- sizione caratteristica di certe specie situate piu in basso nella serie zoologica. II fascio cervico-omo-dentato del m. scaleno ci porta a consi- derare traverso il corso filogenetico le possibili relazioni del m. sca- leno col m. dentato anteriore, ed a considerare come il muscolo sia un organo essenzialmente variabile nella sua forma, nel suo volume, - 192 - nelle sue inserzioni, e non flssabile percio, come nelle classiche de- scrizioni, con una disposizione costante. Bologna, 2\ ottobre 1920. Bibliografia. Rosenmiiller. — Dissert. de liomuillis iniiscoloruni corpoVis buinani varictati1 us — Leipzig, 1S04. G. Theile. — Trattato di miologia ed angiologia iu Enciclopedia anatomica. — Venezia, iS46, p. 144. Alix. - Discussion sur le transform isiue. — Bui. Soc. d'Anthr. IS69. Maialister. — Tram, of Hoy. Irish. Acad. 1871. Sabati^r. — Coiuparaison des ceiutures et des menibres. - 1S80. . G egeu ban r. — Traite d'anat. linniaine. — Paris, 1889. Gilis. — Votes sur l'anatoniie des muscles scalenes. — G. 11. Soc. Bioloyie. 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NOTIZIE Nel Settembre scorso fu tenuta a Parigi una riunione preparatoria per la fondazione di un Istituto internaz. di antropologia, riunione di cui e apparso re- centcraonte il rendiconto. Lo scopo della fondazione di detto Istituto e in sostanza quello di proeu- I'ai'e un sempre miglior procedimento collettivo di lavoro, col promuovero co- municazioni piu rapide e fi'equenti fra studiosi dellc stesse branche della scicn- za antropologica, organizzazione di incliieste, diffusione di risultati importanti o scoperte, compilazioni collettive di Trattati, ecc. La riunione suddetta stabili un ufficio ccntrale a Parigi e degli Uffifi na- zionali. Della organizzazione dell' ufficio nazionale italiano e incaricato il prof. G. L. Sera (V. Mazzini 12, Pavia) al quale quanti si interessano alia cosa possono rivolgersi per ulteriori schiaiimcnti. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. Gosimo Cherubim, Amministratore-responsabile. Firenze, 1921. — Tip. L. Niecolai. Via Faenza, 52. Monitor e Zoologico Italiano. Anno XXXI. Tar. V. 3. 4 - Ct-x &&■ 2 9 - tftu<&+cf 5 s> - /w«t Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DA GIULIO UHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Auacomia umana Prof.
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Illustro una rara anomalia del tenue che, riscontrata in una bambina di 13 anni nel corso di una laparatomia esplorativa, ebbi possibility di esaminare successivamente in modo piu completo al tavolo anatomico. II cadavere di soggetto profondamente denutrito, della lunghezza di cm. 135, senza alcuna malformazione o alterazione di sviluppo negli altri organi od apparati, presenta all'esame del tenue, i cui vasi sono iniettati colla miscela del Gerota i seguenti reperti: Normale disposizione della matassa del tenue che ha una lun- ghezza di m. 2,51 ; a 43 centimetri dalla valvola ileo-cecale si trova un diverticolo a dito di guanto con impianto sul tenue- in vicinanza della sua inserzione mesenterial ; l'apice provvisto di un breve me- sentere e libero in cavita peritoneale; il diverticolo ha colorito, spes- sore, consistenza della parete identici a quelli della parete del te- nue; mancano speciali pieghe mucose o disposizioni valvolari al suo imbocco nell'ileo; la mucosa ha caratteri in tutto simili a quel- la dell' ileo con disposizione uniforme e regolare di pieghe perpen- dicolari all'asse maggiore del diverticolo, pieghe che riproducono in modo esatto le valvole conniventi ; il ramo principale della mesen- terica superiore scende nel meso fino al punto da cui si stacca il diverticolo. A 63 centimetri dalla valvola ileo-cecale, ad un attento esa- me fra le due pagine del mesentere si intravede un cilindro di - 202 - dimensioni simili a quelle del tenue cui si accompagna a canna di fucile quasi senza solco di demarcazione ; il cilindro patologico di consistenza un po' superiore a quello dell' ileo, per lo spessore mag- giore della parete, segue il tenue nelle sue curve normali per la lunghezza di 37 centimetri ; a questo punto si scosta dal cilindro intestinale normale per incurvarsi verso la radice del mesentere ter- minando dopo un tratto di circa 14 cm. con un rigonfiamento cla- viforme che fa rilievo sulle pagine anteriore e posteriore del mesen- tere a sinistra della linea mediana, quasi a livello del tronco della arteria mesenterica superiore: in questo punto il rigonfiamento si riavvicina alia porzione distale della prima ansa del tenue. Fig. 1. 1. Lntestino — 2. Diverticolo — 3. Punto di origiiie del diverticolo — i. Apice del diverticolo. La fotografia del pezzo anatomico e presa dalla taccia destra del uieseutere e dimostra il com- Hi" 'hi vasi mesenteric] sni due eilindri intestinali. Gli stessi rami della arteria mesenterica superiore si distribui- scono alia formazione patologica e al corrispondente segmento inte- stinale e con le stesse modalita di suddivisione e di penetrazione nella parete; il rivestimento sieroso passa da un cilindro all'altro senza - 203 - affondarsi fra di essi per il tratto in cui si accompagnano a canna di fucile; dove il tratto patologico si scosta dal tubo intestinale, il meso incontrato il margine di quello, si divide a rivestirne le due faccie per ricoraporsi in corrispondenza dell'altro suo margine con caratteri perfettamente identic! al res to del mesentere e por tarsi fino al margine concavo del tratto di tenue che gli corrisponde. II lume del cilindro anomalo, che e di ampiezza uniforme per la maggior parte della sua estensione, se si eccettua il lieve rigon- fiamento a clava nella sua porzione piu alta, dove si mette in co- municazione col tenue va restringendosi a tronco di cono per l'esten- sione di circa due centimetri, cosicche all' imbocco nel tenue ha poco piu di un centimetro di diametro; il punto di passaggio della mucosa di questo cilindro nella mucosa del tenue e stabilito da una netta linea di demarcazione; il lume del tenue dal punto di sbocco del diverticolo fino al cieco appare di dimensioni un po' superiori al tratto rimanente del tenue, anzi in tutta vicinanza e a valle dello sbocco del diverticolo per la lunghezza di circa 10 cm., il tenue presenta una dilatazione ampollare il cui diametro si avvicina a quello dei due cilindri (diverticolo — tenue normale) insieme riu- niti. II diverticolo non contiene feci o materiali ingeriti e la sua mucosa e rivestita da un induito di colorito chiaro, vischioso, d'a- spetto mucoide. La mucosa dei due segmenti presenta notevoli difierenze macro e microscopiche; quella del tenue e sottile, di colorito roseo, legger- mente vellutata con pieghe trasversali regolarmente disposte, men- tre la mucosa del cilindro patologico e di colorito grigio roseo, di spessore piii che doppio della mucosa del tenue, con superfice ine- guale per rilievi di altezza variabile, irregolarmente disposti, che le conferiscono un aspetto papillare e villoso, che ricorda il cuore a lingua di gatto di alcune pericardii fibrinose. Microscopicamente la mucosa del tenue e le altre tuniche si pre - sentano con caratteri perfettamente normali; nel diverticolo, al- l'esame microscopico si nota una spiccatissima festonatura della mucosa che assume un aspetto papillomatoso; il chorion e tenue e molto ricco di vasi sanguigni dei quali alcuni arrivano sino quasi sotto all'epitelio di rivestimento ; vi si vedono linfociti irregolar- mente disposti, scarsi in alcuni punti, addensati in altri, talvolta regolarmente distribuiti a costituire un vero e proprio follicolo lin- fatico. L'epitelio di rivestimento e cilindrico semplice e ricopre tutte - 204 - le festonature della mucosa; alcune cellule hanno coutenuto unifor- memente granuloso, altre sono in via di trasformazione mucosa. Le ghiandole che costituiscono in massima parte lo strato mu- coso, sono formate da un canale escretore il cui epitelio e cilindrico a tipo mucoso, ma piu basso dell'epitelio di rivestimento gastrico; il canale escretore in profondita talvolta si ramiflca e termina a cul di sacco; le cellule' delle ghiandole presentano due tipi ben di- versi morfologicamente e per reazioni microchimiche : alcune corri- spondono alle cellule delomorfo, altre alle cellule adelomorfe della normale mucosa gastrica. Fig. 2. — Parete del diverticolo a piccolo ingrandiinuuto. Fra le formazioni ghiandolari sopradescritte e in tutta vicinanza della muscularis mucosae, si notano alcuni gruppi di acini ben dif- ferenziati dalle ghiandole sopradescritte: il loro lume e piu ampio, nelle sezioni appare rotondeggiante ed ovalare, mai con forma di tubulo; le cellule che rivestono l'acino sono cilindriche o prismati- - 205 - che con protoplasma chiaro e con nuclei ovoidali appiattiti con loro maggiore diametro parallelo alia circonferenza dell'acino dove sono disposti in modo regolare. La muscularis mucosae non costituisce un nastro sottile e regolare, ma e rappresentata in qnalche punto da scarsi fasci mu- scolari irregolarmente disseminata fra fibre connettivali molto piu spesse e piu numerose di quelle che si trovano normalmente nulla muscularis mucosae. La tunica muscolare e formata da uno sfcrato di fibre circolari e da uno di fibre longitudinali, entrambi di spessore considerevole. La sierosa e costituita dal normale rivestimento peritoneale ; dove i due cilindri intestinali sono a contatto essa passa a ponte da un cilindro sull'altro ; fra di essi e interposto del cellulare lasso nei punti di maggiore accollamento e del tessuto cellnlo adiposo nell'angolo diedro formato dallo svolgersi dalla loro curvatura. Interpreto la malformazione situata a 43 cm. dal cieco come un vero e proprio diverticolo di Meckel in rapporto a residui del dutto onfalo mesenterico; considero invece l'altra malformazione come una duplicita segmentaria dell'intestino; ne spiego la genesi con un'anomalia nello sviluppo dell'intestino che lo interessi in quel periodo embrionario in cui col la vacuolizzazione della massa d'epi- telio che occlude temporaneamente il lurtie intestinale, si associa la formazione per parte del mesenchima delle pieghe longitudinali. v> ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA NORMALE DELLA R. UN1VERS1TA DI PALERMO (DIRETTORE INC. PROF. E. LUNA) Sulla presenza ed identificazione delle sostanze grasse nelle cellule dei tessuti coltivati « in vitro » Dott. SALVATORE F1CI, Assistente. E vietata la riproduzione Alia presenza di sostanze grasse e similgrasse nelle cellule dei tessuti coltivati " in vitro „ hanno accennato alcuni degli Autori, che si sono in quest' ultimo decennio occupati di questo campo di ricerche (Burrows, Maximow, Lewis, G. Levi, Lambert, - 206 - Harrison, Kronto'wsky, etc.). Le loro affermazioni pero, dal lato istochimico, non vanno al di la del riconoscimento generico dei grassi neutri, la presenza dei quali i piu ammettono; quanto alle sostanze lipoidi, qualcuno le ha riscontrate soltanto in condizioni speciali di esperiraento, e sempre come prodotti di autolisi o di metamorfosi. Piu ampie e piu conclusive sono state le ricerche degli stu- diosi sul significato delle inclusioni grassose nelle cellule delle cul- ture, ed in proposito bisogna ricordare quelle di W. e M. Lewi s e di G. Levi, i quali hanno portato nuovi ed interessanti contribute sulla questione dei rapporti che intercedono fra i condriosomi e le inclusioni grassose. E certo che lo studio del metabclismo del grassi neile culture di tessuti puo essere fecondo di grandi risultati, e forse, battendo questa via nuova, si potranno risolvere alcuni dei problemi piu oscuri della fisiopatologia cellulare. La possibility infatti di modificare, sebbene entro certi limiti, le condizioni di vita degli elementi cellulari, la facilita di osservar- ne direttamente le modificazioni, che abbiamo ragione di ritenere siano raolto affini a quelle dell' organismo vivente, ci permetteranno forse di apprezzare quali siano le condizioni d' ordine biologico, che determinano 1' accuraulo di grassi negli elementi cellulari, quali quelle che lo favoriscono o lo ritardano, quali quelle che lo modifi- cano qualitativamente e quantitativamente. II campo di studio e quindi molto vasto, e merita che venga attentamente e largamente utilizzato. Nelle ricerche, che formano I' oggetto di questa Nota, ho cer- cato, basandomi sulle conoscenze istochimiche piu moderne, di iden- tificare le sostanze grasse e similgrasse, che si trovano nelle cellule dei tessuti coltivati " in vitro „, paragonando fra di loro i risultati ottenuti e vagliandoli secondo le diverse condizioni di esperiraento e secondo i tessuti coltivati. Per questo studio, mi sono avvalso di tessuti embrionali di- versi di polio, dal 1° al 13° giorno d' incubazione, che coltivavo in plasma omogeneo, diluito in proporzioni variabili in liquido di Rin- ger-Locke, secondo la tecnica consigliata da G. Levi. II trattamento coi vari metodi, che qui sotto elenco, si eft'et- tuava per uno stesso tessuto in epoca diversa di sviluppo. 1) Colorazione col Sudan III 2) Colorazione col solfato di Bleu-Niio - 207 — 3) Metodo Herxheimer 4) Metodo Ciaccio pei lipoidi 5) Metodo col tetrossido di osmio 6) Metodo Marchi 7) Osservazione con la luce polarizzata. Riservandomi di esporre per esteso in un lavoro di prossima pubblicazione i risultati ottenuti con 1' impiego dei vari me tod i, mi limito per ora a riassumere le conclusioni generali, alle quali son pervenuto, tenendo presente, per la identiflcazione delle sostan- ze grasse e similgrasse, quanto risulta dalla combinazione dei vari metodi, in relazione ai reperti che essi hanno in comune. Le inclusioni di grasso nelle cellule delle culture cominciano a vedersi tra la 4a ora e la 13a ora. La loro quantita aumenta man mano col crescere dell' eta della cultura, e, quando questa e vec- chia, esse infarciscono tutte le cellule. Non credo che ci siano no- tevoli differenze quantitative dei grassi in rapporto alia specie di tessuti coltivati ; forse ne sono piu fornite, a parita di condizioni, le cellule mesenchimali ed epiteliali, che i mioblasti ed i neuroblasts Nelle cellule coltivate, i grassi appartengono alia categoria dei grassi neutri e delle sostanze lipoidi. Si mettono in evidenza col Sudan III: i primi sotto forma di numerose goccioline e di granuli di colorito giallo arancione uni forme, le seconde sotto forma di scarse goccioline di tinta giallo arancione debole e non uniforme. La presenza di tali sostanze e confermata col metodo Herxhei- mer, che colora i primi in rosso arancione assai vivo ed i secondi in rosa pallido. Trova anche conferma in parte, col trattamento al solfato di Bleu-Nilo, che mette in evidenza i lipoidi sotto forma di scarse goccioline di tinta violacea, a sfuraatnre tendenti piu o meno al rosso o al turchino, ma non rivela in modo decisivo i grassi neutri, giacche non si riscontrano inclusioni di tinta rosso fluorescente, cio che fa pensare che essi non esiscano alio state puro. La pre- senza dei lipoidi e inoltre confermata col metodo Ciaccio. Di piu, il metodo Marchi rivela l'esistenza di grassi neutri in- saturi, sotto forma di sferule e granuli intensamente anneriti, e di sostanze lipoidi, sotto forma di rare goccioline di tinta grigio ver- dastra. Inline, 1' osservazione con la luce polarizzata mette in evi- denza scarse e minute sferule birilrangenti, costituite da lipoidi (fo- sfadidi e cerebrosidi) e presumibilmente da eteri di colesterina,.non escludendo i miscugli di acidi grassi con colesterina. Oltre questi tipi di grassi, si riscontrano nelle cellule delle cul- - 208 - ture acidi grassi saturi ed insaturi, sia puri, sia sotto forma di mi- scele, che si mettono in evidenza, i primi col metodo Herxheimer, come inclusioni colorate in rosso arancione vivo, mentre i secondi restano scolorati; inoltre col solfato di Bleu-Nilo, sotto forma di sferule e granuli di tinta turchina piu o meno intensa ; di piu col tetrossido di osmio e col metodo Marchi, che rivelano i cornposti insaturi sotto forma di inclusioni intensamente annerite, mentre quelli saturi, riducendo poco o punto il reattivo, assumono rispetti- vamente una tinta grigio cenere o grigio olivastra. Le sostanze grasse anzidette il piu delle volte esistono sotto forma di miscele, nella cui composizione entrano in quantita piu o meno grande altri grassi ; esse danno percio una reazione colorante incerta e poco decisiva, ed e per questa ragione che i vari reperti, ottenuti coi metodi adoperati, acquistano un valore probativo, sol- tanto se si paragonano fra di loro e si considerano nel loro assie- me, restando immutate le condizioni di esperimento. E poco pru- dente affermare 1' identiflcazione di una data sostanza grassa, ba- sandosi su di un solo metodo istochimico od anche su vari metodi isolatamente considerati, anche perche questi metodi, come tali, a prescindere da qualsiasi altra considerazione, non danno sempre ed in ogni caso affldamento scientifico sicuro. Tenuti presenti i risultati ottenuti, si puo concludere : 1) Nelle cellule dei tessuti coltivati " in vitro „ esistono so- stanze lipoidi e grassi, costituiti in prevalenza da grassi nentri; si riscontrano inoltre acidi grassi saturi ed insaturi. Tali sostanze si trovano nelle cellule sia alio stato puro, che sotto forma di mi- scugli. 2) Le inclusioni di grasso nelle cellule delle culture comin- ciano a comparire dalla 4a alia 13a ora ed aumentano man mano con 1' accrescimento della cultura. 3) La loro quantita nei vari tessuti pare sia approssimativa- mente la stessa ; forse, a parita di condizioni, le cellule epiteliali e mesenchirnali sono piu fornite di inclusioni grassose di quel che non siano i neuroblast ed i mioblasti. Palermo, novembre 1920. Gosimo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1921. — Tip. L. Niecolai, Via Faenza, 52. Pubblicazione mensile Jjonto corrente colla Posta. Pubblicato ll 17 luglio 1920. Jflonitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO GlULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia ainana Prof.
  • li Btudi Super, iu Fireuzu nella R. 1 i Pisa CON LA COLLABORATIONS BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) - LEVI G. (Torino) - LIVINI F. (MilanoJ LOPEZ C. (IMsa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 30. XXXI Anno — Firenze, 1920 — N. 7 FIRENZE TIPOGRAFIA LUIGI NICOOLAI 1921 Pubblicazione mensile Conto corrente colla Posta. Pubblicato il 20 gennaio 1921. IWomtore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italian U1BHTTO GIULIO CHIARUGI EUGENIO PIGALBI Prof, di Anatomia uinana Prof, ili Anatomia oouin. e Zoologia uel R. latitufco di Sfcud'i Super, in Fireiiat nolIa E. University di Pisa CON LA COLLABOKAiSlONIi BECCARI N. (Firenze) - GIACOMINI E. (Bologna) ~ LEVI G. (Torino) - LIVINI F. (Mllano LOPEZ C. (Pisa) - STADERINI R. (Siena) Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 13 uumeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 30. XXXI Anno — Firenze, 1920 — N. 8 FIKEtfZE TIPOGRAFIA LUIGI NICCOLAI 1921 Pubbiicazione mensile C°"'° c°r™£ co,la *£*• Pubbiicato ll 10 raarzo 1921. JloDitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale delta Unione Zoologica Italiana D I B E T T O GIULIO CHIARDGI EDGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umana Prof, di Anatomia <<>mp. e Zoologia ael E. Ietituto dj Studi Super, in Firenae nella It. University I ANATOMIA e di EMBRIOLOGIA Sommario del Fasc. 1° - Vol. XVIII. Pitzorno M. — Morfologia delle arterie del Pancreas. (Con tav. I e 37 fig. nel testo). — Pag. 1-48. Perna G. — Sullo sviluppo e sulla costituzione della « Vescicula semina- lis > delT« Ampulla ductus deferentis » e del « Ductus ejaculatorius » nell'uomo. (Con tav. II-XVII e 4 figure nel testo). — Pag. 49-155. Luna E. — Studio sulle cellule pigmentate della coroide collivate « in vi- tro ». (Con lav. XVIII). — Pag. 146-155. Fascicolo 2° Beccari N. — Studi sulla prima origine delle cellule genilali nei Verte- brati. — I. Storia delle indagini e stato attuale della questione. (Con 34 figure nel lesto). — Pag. 157-226. Favaro G. — Nervo terminate e regione etmoidale mediana neH'uomo. — Ricerche embriologiche ed anatomiche. (Con 23 figure nel testo). — Pag. 227-269. Natali G. — Note comparative sulla forma del corpo striato e sopra i suoi segmenti nel cane e nella pecora. (Con 5 figg. nel testo). — Pag. 270-278. 2/Archivio Italiano di Anatomia e di Embriologia *i pubblka in quattro fatscicoli eke formeranno ogni anno un volume di pagine 800 circa con illufitrazioni c con tavole. — II prezzo annuo di abbonamento e : Per V Italia L. 60; per I'Estero Fr. 65 comprese le spese di spedizione. Amministrazione : Ditta LUIGI NICCOLAI • Via Faenza, 52 • FIRENZE TZjz SffsDBOBM MBL WHOI Library - Serials 5 WHSE 01330