: ì I \. HARVARD UNIVERSITY Library of the Museum of Comparative Zoology Metaxa 1823 3 2044 072 183 437 1" ONÓGRAFIA DE' SERPENTI 1)1 ROMA p: suoi contorni. DEL PROFESSORE LUIGI M E T A X A'„ ^, I IN ROMA NELLA STAMPERIA DE ROMANIS MDCGCXXIII. Con Licenza de'' Superiori e. IH A su A ECCELLENZ A IL SIGNOR CAVALIERE D' I T A L I N S K I CONSIGLIERE INTIMO, E CIAMBERLANO DI S. M. L' IMPERATORE DI TUTTE LE RUSSIE E RE DI POLONIA, SUO INVIATO STRAORDINARIO E MINISTRO PLENIPOTENZIARIO PRESSO LA CORTE DI ROMA , G. CROCE DELL'ORDINE DI S. ALESSANDRO NEWSKI , CAVALIERE DI DIVERSI ORDINI , MEMBRO DELLA società' REALE DI LONDRA, SOCIO ONORARIO DELL'ACCADEMIA, IMPERIALE DI PIETROBURGO EC EC. EC. LUIGI METAXA* r, olendo io mostrarvi , quanto per ine si può , il mio grato e rispettoso animo , e presciegliere cosa che a Voi ed a me sia egualmente carissima , torno ad of- frirvi poche altre osservazioni e verità naturali . Le quali intorno ai serpenti aggirandosi , m/ viene a mente , che il giovinetto Alcibiade innamorato della filosofia so- le a dire esser e^li lìello stesso caso di chi è morso dal- la vipera , il cui dolore crede usi in qua' tempi co- .IV tanto acerbo , che altri non sapesse concepirne V inten- sità , se non colui die V avesse provato . Posso io dun- que con egual fiducia favellar di scienze con Voi , la cui ardente brama scolpita fui dalV infanzia nel piii vi- vo del enorme fé già gustarvene il dolce , sperimentar- ne l'utile e ponderarne il valore . Gli stiidj natuì^ali pre- siedono ad ogni genere di dottrine , e convengono alV noni pubblico non men che al privato : Gradite pertanto qiiesf uniil dono , che per la Vostra ac- coglienza nobilitato tornerà a decoro del donatore ; e mo- strate col vostro esempio , che avviene di questa redivi- va Atene quel che Tullio dicea dell' antica : \aiCd^n\. cives , peregrini fruuntur . ste^ INTRODUZIONE. serpenti si^i dall'età più remota diecler sempre alimento, e so- «no alle mistiche allegorie , al genio fantastico de' mitologi , al- la calda immaginazion de'poeti . E simboli, e liti , e cidli , ed em- blemi , e geroglilìci , e siinulacri , ed enigmi , inesauste | sorgenti di superstizione , e di tenebre , scaturirono appunto colà nel bel mezzo dell'Asia, ove il tepore del clima propizio più che ogn' al- tro al ben essere delle sostanze organiche ne svolge con prematuro sviluppo le parti , ne compie la simmetrìa , ne determina la va- ghezza , ne serba la perfezione ; ove il vigore , la fecondità , e la mole del corpo per volger d'anni non illanguidisce o degrada. Anche i serpenti colà mostransi formidabili pel numero prodigioso delle varietà , e delle specie , pel vivace brillar delle scaglie , per la sveltezza , e rapidità de' movimenti , per l' anomalìa delle for- me , per r enormità della mole , per 1' energìa del veleno . Né re- ca sorpresa , che idee esagerate del più che umano supposto po- ter de' serpenti si diffondessero nel credulo volgo ; poiché si eb- ber queste in origine da rozzi agricoltori e pastori , i quali abi- tando r aperta campagna furono naturalmente i primi che si scon- trarono co' serpi , ed inorridirono al torvo minacciar delle luci , al gelido tatto della lubrica pelle , al tacito strisciare del ventre , al tortuoso volteggiar delle spire , al vibrar della bifida lingua , e al sordo sibilo , e al pronto sguainare del venefico e feritore lor dente. Imperocché l'uomo volgare chiama buoni e virtuosi gli animali schiavi , snaturati , e da lui resi degeneri per abusar- ne , e riguarda quai mostri di crudeltà quelli, cui l'istinto per la libertà , e per la difesa obbliga ad usare delle armi loro . Fu appunto perciò , che si cumulò nei serpenti ogni genere di reità , e di perfidia , , Et quidcfuid usqumn concìpilur nefas . E poiché lo spavento trasforma , ed ingigantisce la realtà delle cose, parve che al rinascer dell' anno il mutuo amor che ravviva la forza creatrice della natura sol si destasse per riprodurre i serpenti : che si smaltassero i prati per ispirare mentita fiducia : che si rivestis- sero i boschi per divenire funesto asilo di morte . Ai quali timori per età sanzionali, e scaltramente accreditali per sete d'oro, odi regno , si die corpo e senibianza di vero : tutto cospirò a secon- dare la popolar cecità , a fir mostruoso impasto di divino , e di «mano . E a dimostrare quanto altamente tali opinioni fossero ra- dicate nell'animo de' nostri antichi, e qual ne facessero abuso, a fìOvrei narravi ( se 11 tempo mei concedesse ) , che i serpi furon già vile isLromento della pazza crudeltà di Galif^ola , e di Elio«^a- halo ; che posero in fuga le intiere popolazioni (i) ; che sug- gerirono r idea di mostri sfigurati ed immaginari (i) e di stra- tagemmi militari (3) ; clie furon di pena al parricidio ; di scampo alla schiavitù ; di ostacolo alla conquista (4) . Ad altro scopo mirarono i sapienti nel meditare ^11 attributi de' serpi : pel filosofo tutti gli esseri naturali sono grandi ad un cessario dell' organismo : son mezzi conducenti al comun fine di serbar l'individuo e la specie : egli non riguarda gli animali insu- scettibili di educazione quai nemici congiurati a suoi danni ; e non. esige , che tutti nascan per lui , e vivan per lui tributar] e sog- getti : ne studia , e ne ritrae imparzialmente i costumi ; e sótto il velame dell'allegoria e dell'apologo asconde verità fondamen- tali , e getta le basi esenzialmente costitutive della società , e della morale , Non è da stupire pertanto , se i colubri furono riguardati sotto doppio, ed opposto aspetto; or come simbolo della prudenza, della vigilanza , della sobrietà , della robustezza ; or dell' invi- dia , deli' ira , dell'avarizia , dell'ingratitudine, dell' ipocrisìa , della discordia ; or del buon genio , or del cattivo ; or di augurio funesto ; or quai forieri di dominio , di autorità , e di grandezza reale (5) , Le divinità greche ed egizie veggonsi talvolta aver per emblema il serpente , come Mercurio , Opi , Apollo , Minerva , Esculipio, Arpocrate , Giunone ; talvolta servirsene a punizione de- gli uomini , ed a custodia di oggetti gelosi ; talvolta volare entro i lor cocchi tratti da serpenti di strane , e chimeriche forme , co- me Saturno , Medea , Circe , Trittolemo , Cerere . E gli stessi Dei innamorati delle femmine umane cangiarsi in serpenti , come Escu- lapio , Cadmo , e Fauno per Se mele , e Giove per Deolida , e per la stessa sua figlia Proserpina , donde nacque Bacco , che ritenne il serpente , quai monumento onorevole della sua incestuosa deri- vazione (6) . Né spiacque all'Africano il farsi credere figlio di un angue ; ed Alessandro per discendere da Giove , ed Augusto da Apollo , sognarono , che coteste deità , anguine forme vestendo fe- condassero le loro madri (7) . Non v' ha favola , di cui qualche serpe , o drago alato , o pedato , o con creste , o con corna , (1) AMovT. de serpent. p 21. (2) Aid. ib. p. 69. (3) Egn. lib. 6 var. hist. (4) Val. Max. lib. 1. cap. 6. — Plin. H. N. lib. 8. e. j4. (5) Cic. de djVinat. lib. i. (6) Plularc. symp. 3. ' (j) Aid. ib. pag. yB. — Aal. Geli. lib. 7. cap. 1. o o con cento e più capi non faccia parte . Or te li vedi in cielo rappresentar gli astri , e la luna ; or figurare la gioventù , il mon- do, l'eternità, la divinità ; or nell'inferno dirizzarsi sul capo delle Eumenidi , e sul dorso del cerbero . È ben vero , che cotesti contrari modi di alludere e di vedere si devono in parto ripetere dalla natura degli stessi serpenti , fra i quali secondo le diflcrenze di temperatura e di clima , altri sono mansueti ed innocui , aJlri insocievoli e mordaci : altri inermi , altri armali di mortiferi stra- li ; mollo più costantemente però traggono principio dal vario scopo , che si prefissero gli uomini , aventi in animo di spargere or luce , e vei'ilà , or tenebre , e frode . Quindi dall' un lato l'idea della sol3rietà nacque dalla tolleranza al digiuno : quella della pru- denza dall'acutezza del vedere , o dallo schivar cautamente i pe- ricoli , o dal nascondere il capo nel centro delle spire : si vide effigiata l'eternità nel circolo, ch'essi formano del corpo loro: r irritabib'tà , e l'energia li fé ritrarre come i genj de' luoghi (i) là ne' creduti avanzi delle terme di Tito; pel quale genio vuoisi intendere la forza vitale, l'istinto conservatore : il loro periodico ringiovanire con deporre le vecchie spoglie disegnò il mistico emblema del colubro avente un ovo nella sua bocca per espri- mere la forza riproduttrice della natura. Dall'altro lato l'istin- to alla difesa si nomò collera , e ferocia : lumor salivale caustico e venefico per servire alla digestione del rettile si annunciò come creato per gastigo degli uomini , e si credette capace di arrecare mortifera pestilènza : l'idra di Lerna, il preteso Pitone saettato da Apollo , non sono che il miasma palustre spento dai bollori di estivo sole , che prosciugaron lo stagno : pel tacito ed agevole in- sinuarsi ne' più angusti forami fu condannato ad esser sinibolo della seduzione ; e finalmente se ne fece l'apoteosi , ed ebbe luogo nella cista mistica, e ne' sacrificj mitriaci , riguardandolo come cosa di- vina pel suo muoversi senza piedi ; la qual maniera di movimen- to parve misteriosa fino al sapientissimo Salomone (2), che annoverò fra le tre cose incomprensibili viam colahi'i super pctram . Ma di ciò non più ; imperocché la mia intolleranza , più che quella de' miei lettori , mal si adatta a deviare di molto dal pro- posto argomento , ch'é d' altronde per se così fecondo di cose , che non abbisogna di ornamenti , e di frondi . Dirò prima de' serpen- ti , specialmente romani , in generale ; quindi de' serpenti romani in particolare^ per ultimo degli animali parassiti che trovansi nel corpo de' medesimi, A ben determinare i rettili apodi fu sempre di grave ostacolo la difiicoltà di provvederne in gran numero , (i) Virg. Aen. ]ib. 5, — Giovcn. — Fiiig-e duos angucs , piierì , saccr est lociis , evira Mcifo (2) Salom, Provcrij. c^p. 00. v. 19. a 1 4 € maneggiarli viventi senza riguardo . lì nostro zelantissimo ed in- ilìticabile amico Riccioli , vinta la naturai ripugnanza per questa sorta di rettili , e sprezzando timori, fatiche, pencoli e dispendi, SI diede a percorrere le nostre campagne con attività senza limi- ti , e potè nella scorsa stagione estiva raccoglierne in tanta co- pia , elle ben presto ci vedemmo in possesso di moltissimi esem-^ pian di tutte le nostre specie. Su questi presi di fresco, esami- nati e paragonali più volte in istato di vita , non avviliti dalla diu- turna prigionia , e trattati dalla nuda mano del coraceioso e forme modificate dalla giacitura entro i vasi . P A R TE P R I M A. DEI SERPENTI IN GENERALE* § j da vedersi in primo luogo ove si trovino i nostii serpenti ^- e quali parti della campagna siano in preferenza da essi alìitate « Giò premesso , esporrò , come il serpe destato in primavera dal suo- letargo , e deposte le vecchie spoglie , si mette in moto per cer- car nutrimento ( ove Cadrà in acconcio di far parola del veleno di alcuni ) ; e come rinvigorito cosi vada in traccia di altro indi- viduo della sua specie per accoppiarsi e riprodursi . Dirò final- mente degl' attributi de' serpenti in generale , dei costumi , deli' istinto, A R T I G 0 L 0 I. Dóve e quando si troiai/io comunemente i serpenti . Avendo i serpi , come tutti gli altri rettili il sangue freddo <,. e la circolazione , e la respirazione languida ed incompleta , meno propizie sono alla loro natura le regioni aride e fredde , che le umide e calde ; e perciò fra i Tropici , e presso 1' Equatore abi- tano le più grandi specie , le più audaci , e le più venefiche in maggior numero ; mentre ne' climi settentrionali , o mancano , o non ve ne sono che piccoli , torpidi , lenti , e di rado venefìci ; l'unico fra i quali è la vipera , che si estende fino alla Svezia , alla Pomerania , alla Siberia , ed anche più oltre . La quantità de no- stri rettili va progressivamente diminuendo a proporzione che de- cresce lo spazio libero del globo per la. coltura de' terreni , e per gli uomini che vi si stabiliscono . 5 I nostri huonì antlclii alcmic terre popolarono di serpenti , ed altre ne asserirono immuni . Lasciò scritto Solino , che in Sardegna non se ne trovano ; nia il nostro Getti (i) ne ha rinve- nute e descritte più specie: ce! disse Plinio deli' Ibernia , della Lituania , e della Brettagna ; ma le ricerche de' moderni n' esclu- dono e ne smentisccno l'assertiva . E dell'isola di Catidia non il solo Plinio , ma Aristotile e Solino Io attestano ; e Teol'rasto ag- giunge , che in quelF isola non esistono lupi , e se vi si recano d' ol- tremare si muojono . Ma ad onta di tante belle autorità Ballonio ritrovò in Candia tre specie di serpi , fra i quali la vipera (a) . Ed in vero non era credibile , che Candia e le isole Baleari non avessero serpenti , mentre non lungi da queste erano le due famose isole Ophiusa e Colubrnria cosi dette dai serpenti , di cui eran piene (3) . La Tessaglia, le ìndie , l'Etiopia , la Numidia , l'isola di Faro in Egitto , e le due già mentovate Colubraria ed Oilusa , e Malta in Europa, ne alimentano in gran copia. Neil' Affrica ferace di mostri non pochi Numidi periscono ogn' anno vittime di que' velenosi colubri ; enormi gruppi in forma di monti se ne cedono in Etiopia ; e 1' Egitlo al dire di Erodoto (/f) sarebbe impraticabile pe' serpenti , che a torme vi concorrono dal!" Arabia , se gli Ibis , le Cicogne , e le Grui non ne facessero strage . Diodoro Siculo (5) , narra che un serpe di trenta cubiti fu ucciso e portato in Alessandria al re Tolomeo; e Regolo accampato presso il fiume Bagrada (G) dovette impiegare gran parte del suo esercito, e le Catapulte e le Baliste per mettere a morte uno smisurato serpente lungo cento venti piedi . La nostra bella Penisola liac quoque parte saliihritatem liahet ( disse Celso) (7) , quod minus terribUes angiies edit . Gli angui venefìci d' Italia si riducono infatti alla sola vipera , le cui moltiplici specie poco differiscono fra loro pel colore , per la grandezza, e per l'attività del veleno. La Lombardia e il Ferrarese si reputaron fertili di serpenti ; men però dell' Italia Meridionale . Se gli storici meritan fede , la terra degli Osci nella Campania (8) era gremita di serpenti , e reser questi inabitabile il Castello di S. Vito in Puglia sul Monte Gar- gano (9) e l'antica città di Amicla (10) ne fu desolata . Le quali (0 Stor. Nat. della Sardegna. (2) Aldovr. pag. 21. ib. (3) Aldovr. ibid. — Aelian. hist, an, lib. q. e. io. i5.. C4) lib. Z. (5) Ael. ibid. (fi) Aul. Geli. lib. 6. cap. 3. ^.7) Cels. de re med. \\b. 5. cap. 2j: (S) Serv. ia Aeneid. lib. 3. C9) Gesn. de serp. pag. 1. et seq. (10) Già città fra Terracina e Gaeta ; oggi è in quel luogo una Spelonca delta Sperlunp», 6 regioni non liann' oggi più nome di essere tanto serpentifere » quan- to gli amichi ce le dipinsero; e le adjacenze di A micia , e del Mon- te Gargano non sono men popolale del resto della Puglia , e della Campania . Fra i nostri serpenti romani venefici non mi fu dato il rinvenire che cinque specie di vipere : fra i non venefici il pili gigantesco (poiché giunge alla lunghezza di sette e più piedi) è il coluber elnphis ^ eh' è forse il Boa di Plinio (i) ucciso sul Vaticano, imperando Claudio , e trovato con un bambmo nel ven- tre : il più irrequieto e mordace è il coluher atro-virens . Tro- vansi d'ordinario i nostri serpenti ne' terreni vulcanici, ne' quali le lave eruttate offrono caverne , fenditure , screpolature e forami , che servon loro di asilo : cosi lungo le falde e nell' interno delle valli contornate dai monti Laziale , Tuscolo , Artemisio . Non di rado ascondonsi nelle fratte , sotto i sassi , per entro i boschi poco elevati , e poco folli , e prossimi alle acque correnti , o più spesso stagnanti ; ed alcuni ( segnatamente il C. Natrix e il Viperinus ) nuotano nelle slesse acque : difficilmente escono all' aperta cam- pagna , ne si slontanan di molto dai loro covaccioli , onde rinta- narvisi 2:)rontamente , e salvarsi , se vengano inseguiti o sorpresi • Preferiscono ai calcarei i terreni arenosi , i quali oltreché sono meno atti a trasmettere la materia del calore , presentali loro i forami già falli dalle lucertole, ch'essi poi ingrandiscono, e vi s'intru- dono . Forse perciò annidavan lai rettili nella famosa grotta delle Serpi presso S. Severa rammentata dal Kirker (i) ; e tal' é la natu- ra geologica de' contorni della Via Salaria presso la Villa Spada nel luogo dello la Serpeiitara ^ forse perchè colà i serpenti soleansi tro- vare più frequentemente , e in maggior numero . Non é costante r epoca , in cui ricompariscono i nostri rettili : quanto più presto s'intepidisce l'atmosfera , tanto prima si destano; ciò avviene d'or- dinario in Marzo ; ma se come in quest'anno si prolunga il rigore della cruda stagione , i serpenti non escono , se non in Aprile : il primo a mostrarsi é d'ordinario il coluher atrovlrens : l'ultimo è /' elaphis . Tutti ritornano ad isvernare sotterra , comunemente in Autunno più o meno inoltrato secondo che il freddo anticipa o ritarda . ARTICOLO IL Quando e come si spogliano i serpi. Tra gli animali che presso di noi torpidi e digiuni svernano rintanati sotterra o fra i sassi , tutti i vertebrati che iianno la pelle munita di scaglie, come le lucertole ed i serpenti , si spogliano (6) ri;n ]L N. lib, 8. cap. i4. (0 Masaeuin Vorm. Uh. 3. cap. 9. Derham p, 347- (Firenze ly'Q-) 7 «léil' epidermide (i) due volte all' anno. Codesta maniera di ringio- vanire non deriva come sognò il Quercetano da un prezioso radicai balsamo della natura riposto nelle viscere della terra, e non era un dono destinato per gli uomini ed usurpato dai serpi , come im- maginò Giorgio Sabino (a). Accade in primavera , perclic la cu- ticola intirizzita pel freddo, e resa inelastica e densa per l'immo- bilità di più mesi , sarebbe d'ostacolo alla squisitezza del tatto e alla libertà dei movimenti : in autunno , perchè inaridita dall' estivo ca- lore non saria molle e cedevole qual si ricliiede per prestarsi agli avvolgimenti circolari del corpo , che raggruppato dee giacersi così immobile per lutto l' inverno senza cambiar posizione . Lo spogliarsi de' rettili è certa morbosa affezione , come la muta degli uccelli , la dentizione de' mammiferi , e la desr|Qamazione della cuticola umana in certe impetigini , la quale pel disseccamento si stacca , come quella degli angui . Il serpe nell'approssimarsi a quest' epoca divien tristo, inquieto , sedentario, pigro , irritabile oltre l'usato: ^sibila e morde : la cute gli si fa sudicia , e se ne oscurano i co- lori . Si separa primieramente dal corpo e dalle mascelle ov'è più aderente e tenace : la cornea di lucida si fa opaca , poiché se ne divide quel leniiissimo strato di cuticola , eh' è una porzione di sfera sovrapposta alle altre lamelle ; ond' è probabile ( benché Ari- stotile (3) noi creda ) che a quell'epoca s' indebolisca la vista loro ; poiché , tolta la trasparenza della cornea lucida , i raggi luminosi non giungono a penetrare fino alla retina. L'epidermide a proporzione che staccasi dal capo , e via via lungo il corpo fino all'apice della co- da si volge e si rovescia alla maniera di un guanto , sicché la parete interna diviene esteriore. Ad agevolare la separazione s'intrude il serpe ove son corpi angolosi , rottami di vecchie fabbriche , e fol- te siepi ed alberi , e gi'eppi , e vepri ; e per queste anfrattuosita striscia passandovi reiteratamente con fregagioni più o meno forti , celeri e ripetute , Infatti fra le angustie delle pietre e de' bronchi trovansi più comunemente le spoglie de' nostri serpi ; rarissime vol- te però quella delV a?2guis fragilìs , la quale é cosi leggera e sot- tile , che si aggruma , o si asconde o si disperde dal vento . Quan- do il serpe é libero la spoglia é sempre intera ; ma allorché chiuso e ristretto manca di spazio , e di opportuna località , spogliasi a sten- to : la sua epidermide poche volte esce dal corpo senza essere la- (i) Dlcesi dai latini hibernare ^ senectatn exucra ; sjphcir dai greci. Arist. H. A. lib. 8. cap. 17. — Plin. H. N. lib. 8. cap. 27. (2) Lib. 4- cap. Z. Giove ( dice il poeta ) impietosito de' mortali mandò lor per un asino in dono il poter di ringiovanire : V asino volle abbeverarsi ad una fonte custodita da un serpe , che noi permise se non a patto , che gli cedesse quel che portava sul dorso : cosi gode il serpe della gioventù destinata per V uomo ; Tristla nos senio fata prainente mcinent . (3) Hist, an. lib. 8- e. 117. 8 cerata, ciò che talvolta arreca ai serpenti la morte. Nell'interno della spoglia separata mostransi elegantemente scolpite ed impres- se tante cellule , quante erano le prominenze formate dalle sotto- poste scaglie . Cosi ringiovaniti ì serpenti splendono di colori più vivi , s' innamorano , si ricercano più ardentemente , con mutui amplessi si eccitano alla venere ; e dopo aver soddisfatto alle fun- zioni assimilatrici , adempiono a quelle del sesso . Plinio (i) vuol far- ci credere , che il finoccliio da essi gustato facilita la deposizione delle spoglie , e rende loro la vista ; e che le spine del ginepro tol- gono ai serpi il torpor delle scaglie . L' angue cinge la nodosa ver- ga del dio della salute , forse perchè spogliasi l'infermo del mor- bo 5 come il serpe deli' epidermide . Coteste spoglie furon già cre- dute rimedio contro mille morbi , e in ispecie pei mali degli oc- chi (2) : gli antichi le avvolgeano in forma di amuleto ai lor brac- cialetti . Ne abusarono gli alchimisti per accreditare le chimere dell' entusiasta Paracelso , e promettere agli uomini la lusinghiera immortalità : ne abusarono leggiadramente i poeti per lagnarsene colla natura : la venustà delle forme umane ( cantò il delicato* Tibullo ) perchè non si rinnuova come quella del serpe ? Crudeles cìà'ì, serpens iiOi>us exult annos ; Form ce non idi am fata d edere morain . ARTICOLO III. Del muoi'erò'ì de' serpenti , Non v' ha alcun animale fra i vertebrati con più di quattro estremità pel moto progressivo ; e ciò perchè la loro forma non ne richiedeva un maggior numero , e perchè si sarebbe compli- cato l'organismo con fabbricare nuove macchine ossee vestite di mu- scoli 5 e aggiunger peso allo scheletro . Quindi è che trattandosi di modificar gli organi del moto , e deviare alcun poco dal primi- tivo disegno , la natura con saggia economia ha piuttosto sottrat- to che aggiunto . Cosi agli amflbj ha tolto due estremità, e due nella specie umana le ha volte al più nobil uso del prendimento e del tatto . La natura stessa ha saputo moltiplicare i piedi negli animali senza vertebre , nei quali ( mancando essi di uno scheletro osseo interno ) era più facile il combinare con un semplice mec- canismo un maggior numero di estremità . Non potean dunque formarsi i serpenti sotto altro modello , e darsi loro più di quat- tro piedi ; il qual numero per l'enorme lunghezza e per la forma (0 Pliii. li!». B. cap. 27. , Jib. 20. cap. 20. (2} Gesù, de serpcnt. p. 9. 9 . cìììndrica del corpo sarebbe stalo per essi insufilciente . Supponia- mo infalli i serpenti con quatlro eslrernilà : qual disianza fra que- ste : qual copia di muscoli e di ossa per costruirle e muoverle : qual peso, qual dispendio , qual dilfusione di forze? O le estre- mità eran brevi , inclinate e distese come nelle lucertole , ed il serpe avrebbe egualmente rampato col ventre a terra , e le forze motrici , in vece di essere concentrate nei muscoli della spina , sa- rebbero stale indebolite e divise con quelle delle estremità . Se poi i piedi fossero stali alti e perpendicolari , qual gravitazione ed oscillazione del lungo tronco intermedio ; qual urlo , qual resi- stenza , quai lesioni , quai concussioni nelle viscere , qual ritardo nel molo ? Non concedendosi adunque ai vertebrali più di quat- tro piedi , ed abbisognandone i serpenti di un maggior numero 5 immaginò la natura nella costruzione delle vertebre , e ne' muscoli della colonna da esse formata , un ingegnoso apparato loco mo- tore , ch'era impossibile il combinare nelle estremità. E non è da far paragoìie fra i serpenti e certi rettili pedati , come le lucer- tole e i seps , che non hanno il corpo 1 otondo e lungo , ma breve e compresso; né tale è la gra>ilazione del corpo, che i piedi abbiano a perdere e forza e velocità per sostenerlo . Ed è da osservarsi , che le forme rotonde ne' piccoli corpi non esclu- dono alFatto r uso delle estremità ; lochè si vede nella specie degli stessi serpentelli pedali che si connettono immediatamente cogli apo- di , ne' quali il tronco benché cilindrico , essendo assai breve, non osta ali uso delle estremità comunque abbozzate ed appena visi- bili . L' organo del moto dei serpenti è la colonna vertebrale , le cui ossa son tutte eguali dal capo alla coda . JNella faccia superio- re di ciascuna vertebra vi sono due apofìsi trasverse anteriori , e quatlro posteriori , due delle quali medie più brevi ricevonsi fra i lati delle anteriori della vertebra seguente , colla quale si unisce altresì una lunga e larga lamina verticale , ciie può dirsi r apofìsi spinosa : al ai sotto di questa è scavato il canal vertebrale. Nella faccia inferiore , o corpo , 1' estremità aniei iore presenta un tubercolo emisferico; la posteriore una cavità corrispondente : sic- ché ogni vertebra é articolata per artrodia con quella che siegue e con quella che precede . Nella parete inferiore trovansi due li- nee ossee in rilievo , fra le quali una spina acuta sotto il tubercolo colla punta volta verso la testa . Da tal modo di articolazione ri- sulla : 1^ L'impossibilità del moto verticale di elevazione ed ab- bassamento della colonna vertebrale impedito dalle larghe apofìsi spinose superiori . 2°. La facilità del moto orizzontale sinuoso , spirale , da sini- stra a destra e reciprocamente per la mobilità de' tubercoli entro le lor cavità . 3". La limitazione dello stesso moto orizzontale per ope- b IO ra delle apofisi spinose inferiori , non permettendo queste che il capo (Iella vertebra esca dalla sua cavità . Da tale flessibilità, e libartà della spina deriva l'attitudine a volteggiare il corpo per ogni banda , e muoversi per via di avvol- gimenti spirali , orizzontali . Il serpe preme la terra col dinnanzi del corpo ; quindi mette in azione alternativamente dall' un lato e dall'altro di varie parti della spina i muscoli e destri e sinistri descrivendo archi semicircolari opposti fra loro ; sicché i mu- scoli in azione sono quelli che trovatisi uel concavo della curva Cosi inarcandosi raccorcia il suo corpo , e lo avvicina al dinnan- zi . Ciò fatto, poggia a terra le parti posteriori del corpo , e più o meno rapidamente svolge quegli archi , e si allunga e si spinge in avanti , reiterando sempre gli stessi moti . La successione di questi archi forma lo strisciare de' nostri rettili , che si fa col progressivo vibrarsi di una serie di molle sopra una linea orizzontale sinuosa . Possono anche i serpenti formare arco di tutto il corpo , ed ap- prossimare ambe le estremità ; il moto abituale però non si fa mai con una sola spirale ; poiché assai grande sarebbe lo spazio da tal curva occupato , ed assai debole l'azione di un cosi lungo mu- scolo ; e non potendo tai moti opposti essere contemporanei , sa- rebbero successivi ; cioè non si porrebbe il destro in azione, senza che il sinistro si rilasciasse ; la qual cosa ritarderebbe non poco il loro movimento . In talune specie straniere contribuiscono allo strisciare i scudi addominali embricati , e muniti di muscoli pro- prj ; in tutti peraltro 1' asprezza delle scaglie suddette cospira ad agevolare i lor moti ; infatti /' aiiguis fragilis , che ha il ventre liscio , rampa assai lentamente, e mostra esser sul limite in cui la natura era per cambiare gli organi del movimento , avendo soppres- so le estremità senza aver perfezionato la novella maccliina loco- motrice . Fra i nostri serpenti non vi sono saltatori , che muovansi verticalmente come il Boa ; vi sono peraltro di quelli che abitano non lungi dalle acque , e vi nuotano per entro alla maniera dei pesci apodi , fra i quali il Coluher natrix e il viperinus , che tro- vansi per lo più ne' laghi e nelli stagni. Il meccanismo del nuoto all' infuori della differenza del mezzo si fa come quello dello stri- sciare sul suolo : come la terra è la base di sostegno pe' serpenti terrestri ; cosi l' acqua resiste e serve di «'ippoggio ai serpenti nuo- tatori , come alla murena e all' anguilla . A R T I G 0 L 0 IV. Del canale desrli alimenti : deorli orsraTii del veleno . Prima di far parola del cibo proprio de' serpenti gioverà ram- mentar con un cenno gli organi inservienti alle funzioni assimila- trici . E prima sono da notarsi i moti delle mascelle più o meno 1 1 estesi , lìberi e coiTiplicati secondo il bisogno. I più innocenti fra i serpi ( angitis Jirigilis) hanno la sinfisi della mascella posterio- re immobile ed inossala ; ed in questi è del pari immobile la ma- scella anteriore . Altri hanno la sinfisi mobile e connessa per \m di legamenti, e suddividonsi in due classi : quei della prima (* Co- luhcr non venefici ) muovono la mascella anteriore , sollevando- la e volgendola ne' lati , mentre abbassano la posteriore : quei della seconda (la vipera ed i serpi venefici ) oltre l'innalzare la mascella anteriore possono anche portare in avanti l' una o l'al- tra delle due branche , e le ossa inlermascellari che la compon- gono , o ambedue nel tempo slesso . Questi ultimi , coni' è natura- le , hanno il più enorme squarcio di bocca , e possono dirigerla in tutti i sensi , e mordere o con tutti , o con una parte de' denti. Gli angiies hanno denti piccoli , conici , ricurvi in ambe le ma- scelle ; ed altri ancor più brevi e più piccoli disposti in due linee lungo la n)età posteriore
  • ' 2» nel moriie : eh' entrò nel bagno > si profumò , pranzò , e cHeJe let- tere per Angusto alla sua guardia EpaiVodilo : che si trovò il di lei cadavere con due punture nel braccio : clie sospettandosi di veleno, le far mandati i IPsilli a succhiar le ferite dal pietoso Augusto. Le cui lagrime non fur già quelle di Cesare , con che celar seppe la manifesta allegrezza pel capo di Pompeo : pianse Augusto , per- chè il morir di Cleopatra gli rapi il primo onor del trionfo , alle cui pompe seppe la non umil regina eroicamente sottrarsi . Altri è d' avviso che colei propinasse uti veleno già preparalo ; ed altri che si ferisse con un ago avvelenato che avea sul capo per orna- mento del crine . A noi giova il riflettere , che il preteso aspido dovea ben essere di piccola mole , se potè ascondersi entro un panie- rino tra le frutta ; incapace perciò a toglier di vita le due dami- gelle , e quindi Cleopatra , cui interessava il morire placidamente , ma con celerità e sicurezza ; e s' ella ben conosceva gli eifetti dei veleni , come potea sperar morte sollecita , certa e tranquilla dal morso di un piccol rettile , che avea di già esaurito il suo ve- leno attossicando due altri individui (i) ? Quante congetture e dubbiezze in un fatto riputato fra i più autentici , e tramanda- toci da gravissimi storici e greci e latini , Plutarco , Dione , Eba- no , Velìejo Patercolo , e Floro e Svetonio . Quanto deboli sono i fondamenti della fede umana ; e quanto la licenza degli storici so- miglia quella de' poeti . Se il rigor di severa critica giudicasse la sto- ria e le assegnasse i confini , quanti fulmini di guerra si trovereb- bero a contatto coli' eroe della Mancia ! A Pv T I C O L 0 VI. Della generazione de' serpenti . Nell'Ordine de'serpenti,come in tutta la Classe de'rettib, ciascun individuo ha il suo sesso distinto : le femmine d' ordinario sono più grosse de' maschi . Trovansi in questi i testicoli , gli epididimi , i canali deferenti , e due membri genitali : mancano le vescicole seminali . I testicoli , bianchi e lunghetti stanno nell' addomine ai lati della spina avanti i reni ; non dirimpetto 1' uno all' altro , ma il destro alquanto al di sopra del sinistro . Piccolo , breve e lor- (i) Si pretende da molti , che V aspido di Cleopatra fosse il coluhcr Kaje che il Dottor Gavazzi ci recò dal Cairo son già due anni , e fu da me descritto nelle romane efiemeridi letterarie ( tomo terzo , pag. iik-) ; ed è forse di questa specie che parla Galeno nel suo libro a Pisone dopo f.vcr narrato la morte di Cleopatra : ho più volta (dice Galeno) contenipLato io nella grande Alessandria quanto prestissi- mamente ammazzano gli aspidi-^ imperciocché i/ui^i quando vogliono uccidere uma- namente e presto alcuno che sia condannato alla morte , gli attaccano un aspido al petto , e /annoio alquanto passeggiare , e così in breve mqmcnto lo fanno morire . tuoso è repiflidlmo , clie cambiasi ben presto in canal deferente* ambedue dall'uri lato e dall'altro scendono paralelli verso la coda , e mettono capo nella cloaca , ciascuno alla base della verga corri- spondente: nel punto d'inserzione dei due canali, v' ha una papilla, eh' è stata descritta come un pene. Nei maschi delle vipere la di- latazione del canal deferente ha dato luogo a supporre l'esistenza delle vesciche seminali . I membri generatori sono due corpi cilin- drici , armati di spine irregolarmente disposte , come quelle della pelle del riccio : nelle vipere ciascun pene si suddivide in due . Quando non sono in erezione stansi racchiusi e nascosti in due astucci al di sotto dell'ano nel corpo della coda, coli' apice rivolto in su ; né mostransi all' esterno , se non per mezzo di due sottilissimi fo- rellini appena visibili ad occhio nudo presso gli angoli esterni dell' ano. Ma quando il serpe entra in caldo si erigono i membri , e sguai- nandosi per la contrazione dei muscoli della coda spiccansi fuori degli angoli della cloaca . Allora scuopresi anche la ghianda che è spugnosa , e violacea o rossa nel fondo . Lo sperma che si con- tiene entro i lor genitali non è tutto di egual consistenza , ed esa- la un odore simile a quello delle erbe in putrefazione . Due nuiscoli retrattori che si attaccano alla prima vertebra della coda ritirano i peni nella loro vagina. Presso gì' indicati orificj si trovano due altri esilissimi pertugj , dai quali sgorga certo umor fetido spiacevole , pe- netrante , ed in ciascuna specie diverso : quello del colither vìpe- rinus è fra i più. nauseanti e volatili (i).Le ghiandole cilindriche che lo separano ascondonsi ai lati della coda : nelle femmine sono molto più grandi , ed occupano il luogo de' peni ne' maschi . Se si com- primano col dito i lati dell'ano, schizza alla distanza di più pollici un fluido limpido e senza odore , che è forse destinato ad attenuare e disciogliere il più denso umore odorifero salvatico e serpentino . I genitali della femmina sono le ovaje , e gli ovidutti , o ute- ri , o vulve : le manca il clitoride , come a tutti i rettili , ali in- fuori delle testuastini . Gli ovidutti son due canali fìssati ai lati della spina per mezzo del peritonèo , che gì' increspa , e serve loro di legamento . Apronsi presso 1' ovaja con una base conica ghiandolo- sa , sottile ; quindi si fanno cilindrici : le loro pareti s' ingrossa- no , e slargansi poco prima di metter foce nella cloaca . La sfen- ditura della cloaca è difesa da due scaglie assai più larghe delle altre, semicircolari nel fondo e munite di fibre, per cui s'alzano e si abbassano a piacere del rettile : intorno all'ano v'ha un cir- colo di piccole scaglie , che non sono mai meno di quattro , né più di dodici . Uno strato circolare di fibre carnose cinge a modù (i) .... Viperee cubile Metileni , quam (fuod oles olsrc , Bassa Mart. . '4 . di sfintere la perlFeria dell'ano, ed increspa ì dintorni della fis- sura . Un tramezzo membranoso bianco e robusto si frappone (nella femmina) tra la cloaca e l' intestino retto: tale diaframma alla maniera di una valvola s'irrigidisce e si tende nel momento del coito , ed obbligando tutto lo sperma ad imboccare negli ovidutti , non permette che vada a lordarsi cogli escretnenti . Serve all'introduzione di ambedue i peni l'unica sfenditura della cloaca , che fa l' ufficio di ano e di vulva ; né già di due vulve sono munite le serpi , come sulla pretesa assertiva di Plinio credette l' immortai Redi , non facendo avvertenza , che Plinio chia- mò impropriamente uteri o vulve gli ovidutti medesimi . I serpenti si riproducono in primavera, poicliè, la vecchia spoglia deposta, brillano di colori più vivi , e si rinvigoriscono alimentan- dosi . Vivendo la più parte di loro isolati , si chiamano col reci- proco sibilare, siceicano e si riuniscono da lungi, seguendo le odorifere traccio del già detto umore , che separato a quest'epoca in maggior copia dalle ghiandole dell'ano, gli attira, e gli eccita alla venere. La vipera non si riproduce die all'età di tre anni. Accoppiansi i serpi drizzandosi : si abbracciano e si attortigliano a vicenda descrivendo reciproche linee spirali ; e il disotto de' loro corpi cotanto tenacemente aderisce , che diresti essere ambedue un solo serpente . I lor capi si restan liberi e staccati , gli occhi scintillano ; e vibrando la forcuta lingua or lambisconsi , or mor- donsi , donde la favola del parricidio viperino . In tal positura caccia il maschio i due ispidi membri sguainati entro la cloaca della femmina , e n' irrita e punge le dense pareti . Stansi così per lungo tempo co' lor genitali strettamente appiccati fino alla tar- da ejaculazione dell' umor fecondante, compiendo alla face del sole i voti imposti loro dalla natura . Nella più parte de' serpenti le ova schiudonsi dopo essere uscite dalla cloaca ; talvolta però si aprono entro gli ovidutti , come nella vipera , appunto cosi detta , perchè vivipara . E dee presumersi, che le ova della vipera non possano essere avventurate al contatto della luce e dell' aria , poiché non ischiudonsi che un mese dopo esser discese nell'ovidutto. La femmina prossima al parto si agita e si contorce ; vegi»onsi gli ovi attraverso la pelle scorrere ad uno ad uno lungo gli ovidutti ; e la serpe che ne agevo- la il successivo passaggio comprimendoli, e iacendo arco della coda . Appressandole la mano talvolta sibila e morde, talvolta sembra com- piacersi di essere dolcemente palpata , e gode che se le spinga l'ovo verso l'ano , il quale si gonfia e si squarcia , e senza dar sangue n'esce l'ovo o il serpentello , di che non prende cura la madre. Il Coluber Esculapii partorì sette ova; il natrix dodici , V elaphis tredici : tutti hanno impiegato nello sgravarsene da tre fino a cinque giorni . Una femmina del Coluber elaphis racchiusa entro una cassa partorì nove ova in tre giorni ; dopo di che co' moti vibratili della lingua die- ii5 de se^no di esser tranqulUa . Il giorno dopo si pose a lambire per varj minuti i ferri della sua prigione . Le si diede un compagno : sulle prime s' irritò : quindi si avvinsero entrambi , e la puerpera visse senza cibo per quaranta giorni , nel corso de' quali evacuò più volte , e si mantenne sempre audace e robusta . Le serpi in istato di libertà depongono le ova all'aperta campagna ne' terreni soffici e leggeri , e vi si strisciati sopra col corpo affine di ricoprirle : ocni ovo si trova isolalo, e F uno distante dall'altro da tre lino a quindici passi . Sogliono anche talvolta sgravarsene ove son corpi organici in putrefazione , o nelle fenditure esposte a mezzo giorno ma un poco ombreggiate da piante ; forse cosi le ascondono , o per- chè non siano calpestate , o divorate , o perchè il soverchio calore non le dissecchi . Hanno le ova de' serpi comunemente la figura di una ellissi , o quasi di un cilindro : il guscio è piuttosto elastico e cedevole , che fragile e resistente : altre sono trasparenti , simili all'alabastro d' Orte con un solco longitudinale, e con una carena trasversa : altre di un bianco di farina che passa al giallognolo . Il giallo occupa il centro delle ova , ed attorno a questo V albume ; Candida quw croceos circumfluit mula vitellos . Da alcune di coleste ova non dissimili da quelle de' polli nacque la favola , che dall' ovo del gallo sbocciasse il basilisco . E ad ac- creditar questo errore contribuì la figura , che qualche rara volta suol j)rendere il giallo dell' ovo , prolungandosi in un cilindro , e formandosi alla maniera di un serpe . Lo che parve anche più certo , quando si trovò entro le ova de' polli qualche ascaride o qualche lumbrico penetratovi per gli ovidutti , mentre il guscio «ra ancor molle . ::! >> La vipera partorisce da 8 fino a j5 feti , parte viventi, parte morti ; e gli uni e gli altri inviluppati in varie membrane, alle quali impropriamente si die il nome di placenta ; ma in realtà tali ap- pendici non sono né placenta , né cordoni ombelicali ( propri . X/. ) mnte in bocca di Pitt.\;ora questa favola: Sunt qui cuin clamo patrcfaola est spina sepiUcro Maturi crcdaiit liivnaaas ungiiQ tnjduUus . .... (2) Piglia (dice Kirker) de' serpenti di qual ra^xa tu vorrai : arrostiscigli e rida- ciglì in mlnuizoli , e qae' minuzzoli semiiia;Ii iti terreno uliginoso; quindi legger- mente bag.ialo d' acqua piovana con un innaffiatojo ; e questo terreno cosi annaffiato fa che tu lo metta al sole di primavera ; e fra otto giorni vedrai , che tutta quella massa di terra diverr.\ gremita di piccoli vennlccioli i quali ingrosseranno e di verran- no serpenti, che usando poi fra di loro il coito, potranno moltiplicare in '''""'to. (3) I Russi chiamano questi serpanti Z.nija , e il loro parto Znujoiockc ( Redi sper. int. a^V insattc pag. 47- ) 27 in quelli per esser munita di scoglie, in questi per la densità del tessuto . Le grandi Specie alla maniera di tulli i carnivori vivono d'ordinario isolate; le vipere coabitano in società . I^e proprietà istintive, i costumi, i caratteri organici de' serpenti dipendono in gran parte dalla struttura del cuore, e dal languore della respi- razione ; e quindi son loro comuni cogli altri rettili . Da ciò la temperatura del corpo eli' è sempre fredda , e non supera i dieci sradi del termometro di Reaumur : da ciò avviene , die sotto il no^ Siro cielo restansi per lutto l'inverno digiuni, immollili e asside- rati in pieno sopore e letargo , da cui non si risvegliano che in piimavera : da ciò la diuturnità della vita e della irritabilità , che serbano lungo tempo dopo la morte; imperocché l' irritabilità ( che è forse una modificazione chimica della fihra determinata dall'eccitamento del sangue arterioso ) tanto più presto e più com- pletamente si estingue dopo la morte , quanto maggiore fu lo sli- niolo che l'esaurì durante la vita : cosi gli uccelli, il cui sangue iloppiamenle ossigenalo eccita jiel volo i lor muscoli al maggior grado possibile , perdono tal facoltà istantaneamente in un colla vita ; ne' rettili all' opposto , in cui 1' unico tronco che si spicca dal cuore serve di arteria polmonare e di aorla , 1' irritabilità rispar- miata ed accumulata per difetto di sangue arterioso conserva a lungo ancor dopo morte la suscettibilità all' azione de' menomi sti- moli . Da ciò finalmente V incompleta ossificazione dello scheletro, forse perchè il trasudamento delle parti inorganiche che solidifica- no le ossa è proporzionale alla velocità, con che il sangue trascor- re e circola entro i suoi vasi . I serpenti benché animali a sangue freddo mal sofìfrono i col- pi di sole ardente e scoperto , e di pura luce diretta : preferi- scono all'aperta campagna le umide ombrose valli e i boschi meno elevati e men folti . Alcune specie , come il C. natrix , q \\ C. vi- pcrinus (che spesso si trovano insieme, e forse perciò sono semplici varietà ) non si slonlanano dalle acque , donde il nome di Clicly- dri . Nuotano agevolmente ad ogni profondità, galleggiano , o luf- fansi a lor piacere , e si slan qualche tempo sott'acqua senza aver- ne nocumento ; poiché è in lor potere il sospendere la respirazio- ne , o il far servire a questa l'aria che serbano entro il sacco mem- branoso ,' in che si continua e si prolunga il polmone . La lor vita è esente per quanto sembra dai morbi ; ed é una favola , che gli aromali ed i profumi arabi sian loro piacevoli e salubri , e ch'essi ne presiedano alla custodia , come lasciò scrit- to Erodoto ; o che funesti sian loro i vapori dello zolfo , del gal- bano e del legno cedrino ; o che sian colti da epizoozìa alla maniera de' nostri animali domestici , come ne insegna il Manto- vano (i) . (i) Virgii. Georg, lib. Z. d a a8 L'utilità de' serpenti riducesi alla distruzione eli' essi fanno di animali ancor più nocivi ; cioè delle talpe , de' topi ec. , che in cer- te regioni sarebbero di gravissimo danno ai piiV preziosi cereali : diminuiscono inoltre il numero degli uccelli granivori , divorando- ne le ova : cospirano finalmente al maraviglioso equilibrio che re- gna in natura fra le sostanze alimentari e gl'individui che le con- sumano . La sola vipera serve oggi alla Farmacia : la lunga ebolli- zione delle sue carni n' estrae la gelatina , e produce del carbo- nato ammoniacale , che riesce utilissimo ne' casi di apoplesie, e di pa- ralisi croniche. Alle carni di questo rettile si attribuì la virtù di creare il bello nei volti umani che mai non 1' ebbero , e restituirlo air età senile: errore da non proscriversi, poiché condurrebbe se non altro al buon risultato di render più rare le vipere . ARTICOLO VIIL 1' la musica , Della sensibilità de' serpenti per la m. per V elettricità e per la luce . Mancano i serpenti di orecchio esterno , come tutti i rettili ^ all' infuori del coccodrillo: non perciò son privi di udito; poiché senza questo a qual uopo la voce ? E come far preda e schivare i pericoli , e rintracciarsi per conservare la specie ? Immediatamen- te sotto la pelle , ai lati del capo, dietro gli occhi , presso l'ar- ticolazione della mascella posteriore trovasi fra i muscoli un'ossi- cino lineare , orizzontale , trasverso , la cui estremità esterna si at- tacca ad altr' osso della stessa mascella chiamato per tale aderen- za timpanico . L' estremità interna si connette con una lamina os- sea concava a modo di fongo co' margini frastagliati , che ottura la finestra ovale , o vestibolare , ed unitamente al suo peduncolo rap- presenta la catena de' quattro ossicini . Per mezzo della sezione verticale del capo scuopresi al di là della finestra ovale la cavità del laberinto ; e dentro questa un follicolo , o sacco con pareti vascolose , che racchiude tre molli sassolini cretacei , si prolunga in una specie di cono leij^iermente inarcato , ed é nel suo interno diviso da un tramezzo cartilaginoso doppio , eh e un principio di chiocciola . Vi sono altresì tre canali quasi circolari , ciascun de qua- li descrive una periferia presso che intera , ed a questa recansi vi- sibilmente i rami del nervo acustico , dividendosi prima di entrare nel labei'into . L'osso fungiforme sembra non aver muscoli propri; e ad onta di ciò i serpenti non percepiscono solo fugacemente la sen- sazione del suono pel semplice tremore prodotto nell'aria dal cor- po sonoro , ma son capaci , siccome vedremo , di prestare atten- zione in udire ; la qual prerogativa credeasi esclusivamente compe- tere agli animali , i cui ossicini del timpano muniti fossero di mu- scoli propri . Né solo i serpenti cui mancano ne sono suscet- libili , nia i pesci altresì che son privi degli accennati muscoli , e degli ossicini , e della cavità del l impano che li contiene . Impe- rocché ci assicura Marziale , che fra cotesti muti abitatori delle acque già nutriti dal romani nei loro vivaj ad magi stri Nomen quisque sui venit citatus\ e cosi la delicata murena pender si disse dal sibilo incantatore della vipera innamorata , di che tanto leggiadramente favoleggia- rono Oppiano e Manuel File . Quanto più sviluppato e perfetto è l'organo dell'udito (giac- ché non indarno si mostrò la natura mirabilmente industriosa nel fabbricarlo , pronta nel compierlo , cauta e gelosa nel difenderlo ) tanto più docili e ligj arrendonsi gli animali alla forza seduttrice deli' aruionia . Quest' arbitra dell' uman cuore ne desta e ne spe- gne a suo talento gli tiITetti ; fu pur dessa riguardata dai pittago- rici qual farmaco potente contro mille morbi non men fisici che morali ; fu pur dessa che dirozzò e ritolse gli uomini alla barba- rie e alle selve , e fé lor gustare i comodi della vita sociale ; la qual verità si travede adombrata nella favola di Orfeo , Dictiis oh hoc lenire tigres rahidosque leones . Né r influenza della musica é caratteristica del solo uomo ; ma scorgesi ad evidenza nella più parte de' bruti ; sia che l'anatomia ne scuopra e ne dimostri l'organo dell'udito; sia che la semplice analogia , o l' incerta congettura il deduca , come nelle api , che per mezzo del suono comunque rauco ed ingrato distolgonsi dalla in- trapresa emigrazione , sicché restansi come per incanto immobili ed appese a modo di grappolo . Che direm dunque de' serpenti ? Opinava!! gli antichi, che i serpi con parole si costringessero all' obbedienza , ed a seguir docilmente le voglie dell'uomo: che i versi e le canzoni avessero la virtù or di attrarre e mansuefare i serpenti , or di espellerli , spossarne il veleno , e disarmarne le fauci ; o ( se cosi piacesse all' incantatore) enfiarli , e farli scoppiare, e disperderne le membra . Anche oggi i ciurmadori arabi agitan- do il pugno con misurate cadenze addestrano i colubri benché ve- nefici ( coluber naja Lin. ) ad una specie di danza . Ma degli ef- fetti dell'armonia istromentale niente altro si sa , se non che i pre- tesi maghi col suono di zampogne formate colle tibie de' gatti chia- mavan da lungi , e si tiravan dietro i serpenti . La qual fa- vola mi diede l' idea di verificare , se realmente la musica facesse impressione sensibile su i nostri rettili. Era il mese di Luglio dello scorso anno 1822., quando sulle calde ore del meriggio furon dispo- sti entro un lungo ed alto cassone per di sopra aperto diversi 3o esemplari di ciascuna Specie de' nostri colubri in piena vita ed at- tività , perchè tolti di Tresco dalla campagna per opera del nostro indefesso Riccioli : in altra cassa del pari aperta si die liioco alle vipere. La sperienza si fece nel gabinetto fisico de' Lincei , ove le scienze naturali come in lor santuario ed asilo si contentano di esser coltivate . La chiara ed armonica voce di un organo determinò un general movimento in tutti i colubri non venefìci, che agitavansi per entro la cassa e ne ascendeano le pareti : /' elaphis sofferma- vasi di tempo in tempo diligendosi a lento passo verso lo stro- mento , a cui del pari immobilmente rivolto era il coluher escu- lapii , dirizzandosi fino a mezzo corpo : il solo colubev atro-s>irens sempre irrequieto volgeasi entro la cassa senza aver posa . Le al- tre Specie come anche le vipere non mostrarono sensibilità . A ripetere questo esperimento ofTri la sua casa medesima il mio buon amico e collega professor Pietro Manni , in cui le virtù del cuore non contraddette dalla fortuna gareggiano con quelle dell' intelletto , e servonsi di mutuo sostegno e di scambievole con- fine ; poiché la scienza mostrando e diritti e doveri alimenta tal- volta e consiglia da un lato la fdantropia ; dall'altro ne prevede il mal uso e gli eccessi , e ne addita i pericoli . Fec' egli sbaraz- zare e chiudere una camera , ove spaziar potessero i serpenti in piena libertà ; ed infatti coi lor sinuosi avvolgimenti percorren- dola ben presto se ne reser padroni . Era in questa un nobilissi- mo piano-forte toccato dalla mano maestra del professore di mu- sica Sig. Eugenio Zannotti , il quale prescelse a tal uopo quanto v'ha di più espressivo e commovente a destare o sopir patemi. Il Coluher elaphis sì diresse pel primo verso lo strumento , e quin- di il Coluher Esculapj ; le quali due specie attorniavano il novello Orfeo , e quasi estatiche per la soavità dell'armonìa dolcemente il guatavano . Lo stato di quiete alternavasi con quello del moto al sospendersi , e al rinnuovarsi del suono . Il Coluher atro-virens se- guendo il suo costume fu sempre inquieto : le vipere , come anco- ra le altre specie innocenti , non diedero indizio alcuno , onde ar- guirne compiacenza o disgusto . Dal che può concludersi , che fra i nostri serpenti , alcuni ( V elaphis , e V esculapj ) possono essere per mezzo della musica ad- dimesticati e ridotti : altri come /' atro-virens ne sono troppo ga- gliardamente stimolati : altri infine sono affatto sordi , fra i qua- li la vipera e l'aspide che n'è una Specie , cui acconciamente pa- ragona il Salmista ( Psalm. Sj. ) i reprobi nell'errore incalliti : si- cut aspidis sur d 02 , quce non exaudit voceni incantatoris (j) . Ed ecco perchè il rabbioso dente della vipera risparmiar non sep- (i) Mittam vobis serpentcs regulos , quibus non est^ incanlantio y et morde- bunt vos . ( Gcrcm. cop. b. v. 17. ) 3i pe la vaga Euridice , quantunque ( cos'i 11 festevol Redi ) fosse moglie del più gentil musico dell' Universo . Ulteriori saggi avea in animo istituire , onde conoscere 1' intlucnza della luce , del ca- lorico e dell'elettricismo: i primi due agenti non produssero al- cun effetto nelle vipere : la vista di un' accesa candela non fu lo- ro gradevole , poicliè tentarono sottrarsene . Fra i non venefìci altri al primo brillar della face le si avventavano mordendo ; al- tri sibilavano ; altri tentavan la fuga e nnscondeansi : a poco a poco però tutti vi si accostumavano , ed estraevano pacificamente la lin- gua . \J Escidapj veniva approssimandosi verso la luce; ma ad- dolorato pel soverchio calore vibrò un morso e si ritirò. \J eia- plus tranquillamente soffri il calore della candela che gli si pose in bocca; \ atrovirens irrequieto al suo solito si diede a mor- dere , e tentò più volte la fuga . Spiacevoli oltremodo riuscirono a tutti i nostri rettili le scosse elettriche , die ne' più gracili ed av- viliti ravvivarono la moribonda irritabilità : V atro vìrens vi si mo- strò il più sensibile : l' elaplds meno di ogni altro : i più deboli non sopravvissero lungo tempo . PARTE SECONDA DEI SERPENTI ROMANI IN PARTICOLARE, ARTICOLO I. De serpenti romani non venefici . A serpenti che trovansi nei nostri contorni sono compresi ne' due Generi Linneani , anguis e coluber . Quelli del primo Genere sono i più prossimi per la struttura ai rettili pedati ; poiché si connet- tono immediatamente coi Seps , la cui famiglia è munita di quat- tro piccolissime estremità , che poco o nulla servono al moto pro- gressivo . Hanno gli angiies tutto il corpo coperto di scaglie embricate di egual grandezza : il capo osseo : la lingua appena estensibile e frastagliata in punta : le mascelle dentate : 1' occhio con tre pal- pebre : la coda lunga ed ottusa . i". Anguis fragilis L. Carpare suhcvquali , saprà trilincato , cinnamomeo , rubescente , nitllissinio , subtiLS griseo plumbeo . Aldovr. de serpent, 2^p* Gsecilia viilgaris . 3ei Ferr. Imperai, nat. 7o5. Gecella , cecigna , cecilia , Incignola (i). Var. i5. A gula ad medium abdomen colore ardesice ; hinc sub-nigro . Colmine nelle valli , selve , contrade , rottami di fabbriche ec. Capo di sopra e di sotto piaiio ; in avanti sottile , triangola- re , con suture poco evidenti : mascelle punteggiate di bruno : na- rici piccole : senza alcun forame esterno per T udito : occhi roton- di , piccolissimi , coli' iride nera :• squarcio della bocca di cinque li- nee : lingua grigia alla base , nera all' apice . Dorso color cannellino rossastro con tre linee bruno-nerastre , longitudinali , paralelle : scaglie lisce lucidissime , piccole , eguali , embricate , esagone . Ventre gi'igio ài acciajo , o di piombo ; in jS. color di arde- sia dalla gola alla metà dell' addomine , e da questo all' ano , ne- rastro . Tutto il corpo cilindrico , grosso come la coda . Lunghezza ia-i3 pollici : scaglie addominali i35. , ed altret- tante sottocaudali (2) . Viviparo : un mese dopo la fecondazione produce da 8-12 serpentelli lunghi da 18-21 linee . Vive fino in Siberia . Trafora i ghiacci col muso per respirare : poco slontanasi dalla sua tana : si nutre di lombrici e d' insetti , Mansueto ed innocuo , preso che sia si contrae e si distende così vivamente , che divien Iragiiissimo : i suoi frammenti sopravvivon più ore . Osserv. Crescendo il rettile in età , le linee cambiansi in file di punti neri , che linaimente si perdono . Questa gradazione ha dato origine alle due pretese specie , Erix di Linneo , e Clivicus di Daudiii , le quali a rigore non sono che varietà della specie fra- gilis provenienti dall' età progressiva del rettile j e forse anche dal sesso e dal clima . Laureati ristringe a due soltanto le linee dorsali , derivandole da una macchia grigio -bruna del capo. Gronovio e con lui i più lucenti ne riconoscono tre . Se si ha il bruno come tinta fondamen* tale , le linee son due ; se il color di cannella , le linee son tre. A questa prima famiglia degli angues succede quella dei veri serpenti ; Linneo comprese nel genere colubcr tutti i serpenti ve- nefici , e non venefici , le cui scaglie , o scudetti ( scutella ) dall'ano fino all' apice della coda sono doppi . Noi direm prima dei non ve- nefici . (i) In varie parti d'Italia si chiama anche colubro comiine , serpente di ve- tro , bissa orbala , orbighina , cesia , orbiga , tutti nomi derivanti dalla pretesa cecità del rettile . ( Cuvier R. an. tom. 2. p. 69. ) On'ct. (2) li numero degli scadi , scudetti e squame addominali non è sempre co- ntante come in questo , coaì negli altri serpent" 33 1». CoLUBER NATRix L. Ex cifìpreo cfvrulesccntc nigricaiis , col- lari occipitali cjc inaculis hi/iis mitico lulcscentihus .postico nign's. Aklovr. Nahix loriniala 287. CoIuÌjio atro , cai-bone , anguil- la di siepe, serpe iiuolaLure , marasso cC acqua ^ niaìigia-i'ospi , vipera f/' acr/an ec. (') . Abita le siepi, i proli, le valli, i lai^hi , le accjue slagnanli : s'introduce nelle sciuleiie, nelle case rurali ce. Capo eou (lue o tre iDacehie bianco giallastre più o meno pallide , talvolta appena visibili , che riunite circondano il collo alla maniera di un collare attorno la nuca : al di dietro due al- tre grandi niaccliie nere die entrano nelle gialle , e convergendo formano la figura come dalla Pannonia austriaca nella Turchia. Depone da io a 20 ova o sopra il letame, o nelle fenditure, o nelle terre leggiere esposte al mezzo giorno . Sverna a pie de' vec- chi e putridi alberi. Suol rintanarsi fin a j5 e 20 pollici sotterra entro i covili di donnole , topi, talpe , conigli . Si nutre d'insetti, lombrici , rettili , pesci ec. (2) . (0 Jljrdrus di Dioscor. , Chodrsydrus di Nicandro , mjctgrus degli antichi , serpe n:-ro del Mattioli ( Cu»-, rcgu. an. Tom. 2. pag. 70. ) Couleuira à collier, ser- pe Calabro di Virgilio . Est (itiam ille malus Calabris in saltiòus anguis. (Lucati. ) Nalrix violalor aquce . . , . Tiberio ( V. Svcton.) parlando iVi Caligola disse , se educare natriccm poputo romano, (a) hic piscibus utratn Iinprobvs ingluvicin , ranisque loquacibiis explet . Foslipiam cxhausla palus , ierrcBcjue ardore dehiscunt Exsilit in siccutn . ( Virg. Georg, lib, 3, ) e 34 La sua carne è commsstìbiìe, e già creduta specifico contro i morbi cronici della pelle, e contro l'impotenza virile : narrasi di un tal duca di Baviera , ciie credette divenir padre minf»lando pol- li nutriti con questa specie di serpente. I conladini l' han per au- gurio di fortuna . 2\ COLUBER GABINUS ( nobìs ) ( Fig. I. a , b ) Ahdomine Jlavo , tCBuia media nigva ad aiatm usque decarreiiLe : liiieis binis occi- pitalihas antrorsitìi co'ifl cs'itlbu^ . Trovato a Gabi nel Maggio del 1822. fra la via labicana e la prenestina . Capo ovale allungato , che si assottiglia in avanti : orlo della mascella anteriore grigio -verdastro con linee negre che tagliano obliquamente l'apertura della bocca, e si prolungano sulla ma- scella posteriore ornnt;i di punti verdi: l'iride color d'oro: due linee negre ai lati dell' occipite , che convergendo in avanti for- mano un V (1) . Dorso (*2) carenato verde bruno di oliva , o di bottiglia cari- co 5 con fascie nQv^Q paralelle trasverse talvolta interrotte , che ta- gliano ad aniialo retto la carena dorsale : scaijjìie ancor carenate » Lati con iscaglie liscie , larg'ie , ovali , sen^a carena , con mac- chie verticali nere frapposte alle prime . Ventre (5) bianco-giallastro macchiato di giallo d'ocra nei lati con largì fascia negra nel mezzo che scorre non interrotta insino all'ano. Il di satto della coda diU'ano all' apice nero. Lunghezza del corpo 2 piedi e 5 pollici e mezzo . Grossezza del capo 27 linee , del capo 9. Scudi addominali 1G2. Scudetti paja Go. Oiserv. Questa specie non ancor descritta ha molti caratteri sa comune col natrix {J\) . 5°. CoLUBER viPERiNJS Latr. Capite postice divaricato , sub-aU" rito : inaculis dorsi alternis flaxiiosis , abdomim tessellato . ( Vulg. Zinna-vacche , mangia-sorci , scacchiera) (5) . Questo ser- pente dovrebbe a rigore considerarsi come varietà del C. natrix ; poiché molto gli somiglia nella forma , nelle abitudini e ne' colori , e trovasi per lo più insieme con quello . Vi sono però delle diffe- renze da me determinate in seguito di replicate osservazioni com- parative fatte sopra molti individui viventi dell'una e dell'altra specie . Il serpente viperino : (1) Maculae utriiiquc quasi triangularì figura in acutum desinunfc . {Aldovr. pag. 287. (2) Color tergi nigricat circa alvum : color intcr latam et viridcm est medms lincio ni'^ris virgatas . ( AldoiT. ibid. ) (3) Veriter ejas ( dice A. Magno ) declinat ad cinereitatcm aarcam a Color© TCntris aureo . ( Gesn. Bg. ) (4) V. Saba II. 33. i. Natrix Gronovlana . V. Laurent» pag. ^S. (5) Gav. K, A. tom. 2, pag. 70. La viperine . 35 l^ Suol essere più Iiirgo e plii grosso del natrix . 2". Non tarilo coinuneruente si trova dentro le acque. 3". II suo capo più largo , più grosso e più piano prolun- gasi in due apofisi ben rilevalo verso i' occipite , che prendonsi dai contadini per orecchie, o per corna (i) . 4'. Ha il colh'ire non formato da inaccliie gialle , ma soltanto dalle nere, die dall'occipite si avanzano fino al vertice. 5°. Ha più profonde le due cavità nel cui centro apronsi le narici . 6^. Il corpo più enfiato nella regione dell'ano. ^". La coda molto più breve . 8'\ Le macchie laterali più comunemente rettangolari che oc- chiute . 9". Un minor numero di macchie nella porzione negra addo- minale . Il nome di zinna -vacche ( come ([uello di boa dato da Pli- nio ad un' altra specie ) trae origine dalia favolosa tradizione, che i serpenti si attacchino ai capezzoli delie vacche , e ne suggano il latte. Dissi favolosa , porcile la bocca de' serpenti è armata di 6. file di denti , e non può stringere la papilla senza ferirla alìerrandola , e senza lacerarla nel ri trarne la bocca ; ciò che la vacca non sa- prebbe tollerare senza difendersi e darsi alla fuga . Nello stomaco di questo serpente Irovansi spesso topi domestici e campestri , pipistrelli e rospi , Tre di quesli ritrovammo nello sto- maco di un viperino : il più prossimo alla bocca era ancor viven- te . E qui è da osservarsi , che fra gli animali mangiati dai ser- penti il rospo vive più a lungo degli altri entro il loro ventrico- lo ; poiché alcune parti del suo corpo possono esser digerite senza eh' esso ne muoja . Nel tagliare un serpe vivo vedemmo un rospo saltargli fuori dello stomaco , e fuggirsene benché mancante di una zampa posteriore già digerita . Tutti i serpenti ridotti in cattività vomitano naturalmente , o si obbligano a rigettare , solleticando loro le fauci e 1' esofago con una penna . Gli animali eruttati o sono sopiti , o in. tutto o in parte decomposti , o viventi . Il viperino investito , predato e racchiuso schizza da due fo- rellini invisibili ad occhio nudo , e posti ai Iati dell'ano (V. p. I. art. 6. ) un umore giallastro di un puzzo intollerabile , che parte- cipa dell' asa fetida e del gas idrogeno solforato (2) . Il colubro viperino ha gli stessi costumi del natrix : è poco mordace : si addomestica facilmente : sulle prime però stringe con (i) AWovr. Io coufoii'le col natrix 'S In lateriùus capitis post oculos ccu calli ii aspi il. (2) WùA. Ita!. l'PÌr.iiv) e Settemhre 1817. (5) Syu. Kept. Au-ir. p. n^a. Col. beriis ; (4) Cuv. R A. toni. 2. p. i^ri. Presici- da ^ùlt'òii^ bruciare , (o) Queste e nou allrc ri:iora sono le «peoio ia lioi trovata ne' contorni di Hu- ma. Assci-iscuno alcuni esistcn; prei^u di noi la l'iptnn (cnniodyt^s L ( Maxiilì «^u- 44 APPENDICE. Degli animali parassiti che si trovano ne serpenti . Ascondonsi nelle viscere de' nostri serpenti varie specie di ver- mi , la più parte de' quali fiir già descritti esaltissirnaraente dall'in- signe Zoologo di Berlino Rudolphi (i) . perìore verrucosa ) Vip. Illyn'ca Aldovr. ; Aspido del corno rli Mattroli ; C. aspìs Gm. , la vipere à museau cornu ( Cuv. 1\. a. 2. 85,) ; a noi però non fu dato il rinvenirne alcun esemplare . E a dir vero non Ispingemmo tanf oltre le nostre inda°,inì , onde la troppo ardente brama di cercare quel che non esiste non servisse altrui di occa- sione per formare artificialmente qualche rettile immagineirio , siccome avvenne non ha guari in Napoli ad un valente anatomico e zoologo italiano mio illustre amico , che ricercando la V, uinmoilyfcs n'elihe in vece una vipera comune , cui aveano sollevato la pelle del muso , iutrofiucendovi per di dentro uno stecco . Questa vipera abita principalmente nel Contado di Gorizia, ed ha un pìccolo corno molle e coper- to di scaglie all'estremità del muso. ( V. Mattioli in Diosc. lib. 6. cap. 47- ) ( Aet. lib, i3. cap. 25. ) Mi sono astenuto altresì dalla descrizione del C. irilineafus L. perchè trovato la prima volta dal nostro Riccioli non già ne' contorni di Roma , ma sotto le mura di Gallipoli in Terra di Otranto . Questo serpente non venefico ha il dorso rosso-bra- no con tre linee paralelle bianco-cerulee : ambi i lati con una fila di macchie irrego- lari di color rosso-bruno . L' addomine di un rosso-bruno con macchie rettangolari uè' lembi degli scudi . Finalmente non diam qui luogo a certo serpente , che si disse pochi anni in- dietro abitare nella regione Celimontana presso l'Anfiteatro llavio perchè non or fu dato di rincontrarlo in natura , e perciò lo sospettiamo immaginario : il lettore potrà giudicarne dalla descrizione . =i Ancuis l-atrAns r= Pcdlbus qucdiior pentaductjlis , itìigua ancipiti^ longissiina ^ i'crsaiUl , non bìfida. Caput dcpressum , calyptraiuin : ocidi ion'i , obliqui , minitanfes : obiuius mcditabundus : facies S(/nallida , Un'Ida : ore hianie raucux lafrat ( semel in lieb- dóinada ) : incessus iardus , fuctuans , dubius . Jan/o/' inigralorius : non liiber- nat : senectam exiùf ., non niorcs : colore variai polymorphus ^ ut chamaleon . Se- nior in bruma vix forpescit : versipellis , ?nisantkropus , lucifugus laici . De- Icctafur furfure : pollphagus iHCiitat p ree seri ini quisquiliis : esuriens prodit , ira- sci.'ur , odoreni telruin spargit , et blande nutrienles ex insidiis aggrcdliur , rubidusquc ìnordet morsti inani . Fa;tuufn , quos edit , una sccpe eademqiie die pucrperia et exequicG celebrantur . Itaque in ejus creatione non se Jactavii ylu- ctor naiurce . ■ Fra i luoghi ne' quali abbondan serpenti non dee trasandarsi una delle piccole isole del lago di Bolsena detta Biseniinu dal nome de' proprictarj Conti Bisen/.! ; (fel vasto e comodo fabricato , e magnifico palazzo in oggi dcseito contoj-i ( s' e l'ur vero quel che si narra ) essersi impossessati i serpenti , e moltiphVatisi in si gran nume- ro , che i naturali di que' contorni temendone gli attacclii e la resistenza non ardi- scono più approdare in quella deliziosa isoletta, e stimano Impossibile l'estirparli. Finalmtnic nello scorso mese di Giugno mi sono assicurato personalmente della prodigiosa quantità di serpenti che trovansi nella terra di Piazzano , annidati nel pa- lazzo e nell'antica rocca de' Monaci Farfensi proprietarj di delta terra : da questo edificio posto nel cent: ' dell' aliitato partonsi i serpi principalmente in tempo di not- te a far caccia di topi e s'introducono nelle case vicine : ne' ntcsi estivi di quest'anno mi asserirono di averne uccisi fino a 290. : a me non fu d.ito il vedere se non le due specie innocenti elvphis , ed escidajìii . (1) Enfozoorum , sive verinium un'-malium naluralis ìlisloria ec. Vcggat-i an- che l'altra di lui opera più recentemente pubblicata, che ha per titolo = hnioìoo- rum Sjnopsis . ,45 Questo diligente Elrnintologo oltre le molte Specie de' Generi , StrongiliiS , Ascaris , Ecliinorrjncims , Filaria e Distoma , tro- vate nel canal digestivo della più parte de' nostri rettili , rinven- ne altresì V Ascaris nigro-i'enosa di Zeder ne' polmoni delV An- guis fragilis ; ed in quelli del Coluber natrix il Distonid naja ', una specie dubbia dell'Ordine Nematoidca già indicata dall' im- mortai Redi nel suo serpente da due teste, eli' era probabilmente lo stesso natrix (j) ; nel cui fegato tondeggiavano cinque rilevate vescichette , ciascuna delle quali racchiudeva un vermicciolo della stessa razza di quegli impanlanali nella cavit<à degl' intestini ; V Echinorrjnchus cinctus nel mesenterio del coluber atro- virens ^ e della 'vipera Redi ; una nuova specie di Filaria nell' esofago del C. Austriacus : nel peritoneo del C. elaphis V echinorhjnchi.is oli- gacanthus ; ed il distoma crystcdliìmm nelle idatidi del cuore della vipera herus , delle quali idatidi il prelodato Redi ('2) vide tem- pestato il peritoneo della vipera non che la milza che ascondeasi nel fondo del sacco , ed era abjuanto più grossa di una grossa penna da scrivere. Sa questa, (dice il naturalista) s'innalzavano al- cune vescichette , ciascuna delle quali racchiudeva un piccolissi- mo lombrico ravvolto a chiocciola . I colubri che abbiamo notomizzati ci convinsero sempre più della fedeltà ed esattezza del chiaiissimo professore di Berlino : VAscaris brevicaudatus ci parve essere fra le Specie più comuni e frequenti nelle intestina de' nostri serpi ; e qualche rara volta ci scontrammo coli' A. lumbricoides che altri non vide ne' serpenti . Avendo poi singolarmente rivolte le mie osservazioni ad esa- minare i vermi del Coluber viperimis non indicati ( forse per man- canza di esemplari viventi ) da quel professore illustre , mi avven- ne di scnoprire nel peritoneo la qui espressa ( fìg. 5. ) specie di filaria che non ho determinato , e ciò che più mi sorprese , quel- la nuova specie trovata da Treutler nel 1788. nel fegato della phoca barbata , e quindi denominala da Budolphi (3) distoma te- nuìcolle ( fig. 6. ) Finalmente nella primavera del passato anno analizzando con occhio armato la forma e la disposizione delle scaglie , di che è munita la cute de' serpenti , ci avvedemmo, che in quasi tutti, tranne V elaphis ^ e le vipere, al disopra di dette scaglie correva- no più o meno celeremenle alcuni animaluzzi , e rintanavansi nelle grotticelle formate tra scaglia e scaglia ; conobbi agevolmente ap- partener questi alla famiglia degli acari , e benché non tutti gU (1) Ruflolphi Synops. p. 180. (2) Redi degli aniinali viv. tiCt^li an. viv. pa;;. i4i- (3) Entozoorum Syii- \^^%. o65. r; Dlslonia oblon^wn , jdcinwn , colio an^u- stato ,poris cinlsphericis , y-antraU inujorc . 46 esemplari della stessa specie ne fossero sempre e costantemente afFetti , pur, dato di mano ad una lente più acuta, potei distin- guere e determinare le due differenti specie ( fig. 7.9.)- P^^'" severando a lungo nelle mie ispezioni microscopiche , e ripeten- dole pazientemente , giunsi ad accertarmi , che erano ambedue della grossezza presso a poco di un granello di sabbia ; egualmente agili e pronti al moto , di color bianco sudicio ; V una specie ( ^^§- 9- ) immacolata ; V altra ( lìg. 7. a ) con macchie brune varia- mente figurate ; di pelle nitida , guernita di radi e brevi peluzzi , che a foggia delle spine dell' istrice si sollevano dal dorso ben di- ritti ed intirizziti . La prima specie ( fig. 9. ) ha il corpo ovale , la pelle liscia, distesa, senza increspature: il davanti si prolunga in una specie di rostro o muso che si confonde col corpo . Tal rostro si assottiglia e si dirama in due pezzi mobili , e divisi lon- gitudinalmente , sicché 1' acaro gli allontana o ravvicina a piacere. Le otto zampe sono lunghette , e presso che eguali fra loro : il pri- mo pajo prossimo al capo è rivolto verso il medesimo, ed alquanto più lungo : le altre paja sono dirette verso la parte posteriore del corpo . Ciascuna estremità è terminata da una specie di piccola ampolla ovale , o sferica trasparente , divisa in due da una super- fìcial fenditura . Ai lati della parte inferiore di ciascuna metà tro- vammo que' due uncini o unghie ricurve vedute la prima volta da Lewenhoeck e quindi da De-Geer : son queste piccolissime , retrat- tili, e si ascondono e si mostrano a volontà dall'animale: ciascuna zampa è divisa in più articoli ( fig. io. ) . Questa specie di acari appartiene senza dubbio alla prima se- zione di Latreille e sono di quelli ch'egli chiama domestici {i) -> che trovansi su tutto il commestibile , e su gli uccelli ed insetti preparali ne' gabinetti . La seconda specie (fig. 7.) ha il corpo rotondo quasi circo- lare , scabroso con alcune ineguaglianze , e più radi yjeluzzi sparsi qua e là , terminato da un rostro cilindrico un poco più breve : è parimenti di un bianco sudicio con qualche fosco d* ombra sul dorso o coir addomine macchiato di bruno ; le ({uaìi macchie sono formate dalle interne parti dell' acaro , che traspariscono a tra- verso la pelle . Questi acari appartengono , per quanto sembra , alla seconda sezione di Latreille , e sono (2) di quelli che si attaccano agli uo- mini e agli animali . Alla qual famiglia spetta Vac. exulcerans di Linneo , che si annida nelle ulceri della rogna ,0 n' è la cagione , e l'acaro della farina (^Ac. Sir'oL.) che vi si mesce, e s'impasta giornalmente col pane . (1) I-ati-eiilc ilisf. ii.if. (Ics itisecl. toni. -. j.ng.54i- ^>^nras iL'ììi