I RIvongan | | 6 cosmos DI | GUIDO CORA SERIE ît" Volume XI (1891-92) È ye pre ; BUREAU OF AMERIZAaAy FTHNOLOCY 1911 LIBRARY NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA SSA SPECIALMENTE SECONDO I VIAGGI E GLI STUDI DI J. BUTTIKOFER pel Prof. Guido Gora. Sommario . pag. 9. Esplorazioni del Biittikofer nella Liberia (1879-82, 1886-87). Risultati geografici: materiali cartografici. ; i ; : - , 3 : 3 à , Ubi Carattere generale della regione. Oro-idrografia, clima, flora, fauna‘. È 16 L'abolizione della schiavitù e la fondazione in Africa di Colonie di Negri liberati. I Storia della Liberia dalle origini ai giorni nostri. ; 5 9 È Area e popolazione della Liberia. Commercio interno ed esterno. Relizioni colle ‘altre potenze . 5 ; } ) h ; 5 } 3 È Gl’indigeni della Liberia. Tribù principali e loro MERO sociali. Caratteri antro- = | pologici. Foggie del vestire, ornamenti ) È 2 3 È : L ; Gl’indigeni della Liberia. Abitazioni, alimenti. Usanze e costumi, industrie. Governo, arte della guerra. Lingue. Carattere dei Negri Liberiani Istruzione; coltura intellettuale. Religione. Avvenire della Liberia LE COMUNICAZIONI COSMOS DI GUIDO CORAÀ debbono essere indirizzate direttamente per posta ed affrancate alla Direzione in Roma, Via Nazionale, n° 181. Memorie, relazioni, notizie, recensioni, informazioni e scritti in genere di qualsiasi estensione, ‘carte originali, schizzi, disegni su qualunque soggetto attinente alla geografia ed alle scienze affini (scoperte, esplorazioni e viaggi, geografia matematica, fisica, biologica, etnografica, economica e sta- tistica, politica, storica) sono assai desiderati ed aggraditi. E riconosciuta eziandio una grande utilità ed importanza, alle singole notizie e comunicazioni epistolari su fatti relativi agli anzidetti argo- menti, che possono essere trasmesse, non solo da scienziati di professione, ma anche da uffici ed impiegati governativi, ufficiali di terra e di mare, agenti diplomatici e conso- lari, negozianti, missionari, da viaggiatori e turisti, e perciò le medesime sono vivamente richieste ed accette. Vengono inoltre accolti con piacere giornali e diari di viaggi, osservazioni od elementi di osser- vazioni astronomiche, topografiche, altimetriche, meteorologiche e simili, sia in vista di eventuali pubblicazioni intere o parziali, sin come materiali consultivi. Finalmente la Direzione accoglie con grato animo e riconoscenza la comunicazione di quei lavori o pubblicazioni poco accessibili o di rarità e che meriterebbero di essere più conosciuti, siano manoseritti (originali o copie), oppure libri, carte, opuscoli pubblicati, giornali (0 frammenti di giornali) nazionali od esteri. La Direzione rivolge preghiera a tutti gli editori ed autori perchè vogliano inviarle le loro pubblicazioni, onde ne venga fatto cenno adeguato nel periodico (a seconda dei casi nel corpo del giornale, tra le Notizie Geografiche, nella rubrica della Letteratura Geografica e negli Anmunzi di Pubblicazioni). CONDIZIONI D’ASSOCIAZIONE Il Volume XIII del Cosmos si pubblica in 6 fascicoli, composti caduno di 6 fogli di stampa, formato in-4° uguale al presente, con carte, tavole od illu- strazioni: sui fascicoli supplementari, di estensione varia, che venissero even- tualmente in luce, gli associati godranno una riduzione di prezzo. Le condizioni d’associazione sono così fissate: Per l’Italia e Possedimenti: Un anno i aero e Un fascicolo separato , 2,50 Per l’estero (Unione Postale): Un anno Hr i6171550 Un fascicolo separato ci 2,75. Pror. GUIDO CORA Direttore e Proprietario 1. Cognizioni attuali sulla Liberia. Una nuova opera di J. Biittikofer, Fra le singole parti dell’Africa che nei loro particolari sono ancora ben lungi dall'essere conosciute con sufficiente approssimazione, in ispecie dai lati geografico, geologico e biologico, va collocata la Repubblica negra di Liberia, nella Guinea Superiore occidentale, uno stato di recente formazione, posto che ne furono get- tate le basi e venne emancipato solo in questo secolo, e che ha il dono di atti- rare vivamente l’attenzione degli esploratori, dei pensatori e di ogni genere di studiosi. Come fu già osservato che l’éra delle grandi scoperte in Africa era chiusa o stava per chiudersi, almeno nel campo strettamente geografico, dopo i viaggi di Stanley, non essendovi più da risolvere alcun problema di capitale im- portanza per l’oro-idrografia generale, od almeno la sistemazione dei principali capisaldi della morfologia geografica africana essendo prossima, così ora più di prima le spedizioni di carattere scientifico attingono maggior forza e possono meglio esplicare i loro obbietti, cioè lo studio più accurato, metodico, minuto, di tutti i quesiti che presenta tuttora la grande sfinge africana nei molteplici aspetti di quelle investigazioni scientifiche che sono più che mai uno dei migliori attributi dell'età attuale. Ed appunto sotto questo riguardo fra le moltissime parti del- l'Africa su cui si è ben lungi d’avere attualmente cognizioni scientifiche adeguate (anche in un senso relativamente generale), sta la Liberia, la quale, ne’ suoi mag- giori limiti, non solo presenta estensioni notevoli di terre, ove niun esploratore posò mai il piede e di cui perciò non si conoscono le caratteristiche geografiche, ma anche sotto la maggior parte degli altri punti di vista scientifici, siamo per ora ridotti a scarse notizie e così poco paragonabili fra di loro da lasciar luogo a molti dubbi circa la loro attendibilità. Quando trattasi di paesi così poco noti, è una vera soddisfazione per lo stu- dioso di segnalare la comparsa di opere che valgano ad accrescerne il patrimonio scientifico, ed in tal caso non semplici cenni bibliografici si richiedono, ma è desiderabile che esami attenti ne vengano fatti e possibilmente riassunti critici, i quali potranno giovare ad un tempo a chi vorrà valersi delle dette opere ed a coloro cui ciò non fosse possibile. É sotto tale punto di vista che mi accingo a trattare sotto alcuni aspetti della Liberia, prendendo le mosse da una importante opera, in cui l’egregio esploratore e naturalista svizzero J. Biuttikofer (conser- vatore nel R. Museo zoologico di Leida) racconta le impressioni di due suoi viaggi in quello stato africano, tratteggiandone chiaramente le condizioni geogra- 2 10 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA fiche, sociali, etnografiche, linguistiche e zoologiche, basandosi sui molti fatti da lui osservati e sui dati raccolti da altre autorità. Quest'opera! — che non esito a dichiarare uno dei migliori acquisti fatti negli ultimi anni dalla letteratura geografica della Guinea superiore — si compone di due grossi volumi, di cui il primo contiene le impressioni di viaggio e quadri della natura liberiana, ed il secondo tratta degli abitanti e della fauna della Liberia, volumi profusamente arricchiti da illustrazioni (per lo più ricavate da fotografie originali dell'autore), disegni di oggetti etnografici, tavole di zoologia in cromolitografia, da una grande carta geografica e da quattro altre cartine o piani topografici. L'opera si rac- comanda da sè medesima, tanto per la sua bontà intrinseca — chiarezza nella esposizione, esattezza scientifica nello scritto, serenità e modestia nei giudizî ed apprezzamenti — come pei pregî esteriori dell'edizione, degna di una delle più riputate case editrici olandesi. Nelle pagine seguenti mi accingerò a far conoscere separatamente i pregî vari delle singole parti di tale opera importante, attingendovi largamente per alcuni lati, che mi paiono attualmente utili ad essere posti in luce oggidi; però nella mia trattazione non intendo di valermi soltanto di siffatta pubblicazione, bensi mi riferirò agli altri materiali esistenti. E veramente si può dire che la bibliografia della Liberia, se non è a dovere equilibrata pei diversi aspetti sotto cui deve presentarsi lo studio di una regione, è però nel suo complesso, per numero e mole di scritti e documenti editi, abbastanza considerevole e copiosa. 1 Reisebilder aus Liberia. Resultate geographischer, naturwissenschaftlicher und ethnographischer Untersuchungen wihrend der Jahre 1879-1882 und 1886-1887, von J. BirTIKoFER, Conservator am zoologischen Reichsmuseum in Leiden. — 2 Volumi in-8° gr. di 456 4 518 pagine, con 5 carte e 186 illustrazioni, tavole e figure. Leiden, E. J. Brill, 1890 (20 M.). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA ll 2. Esplorazioni del Buttikofer nella Liberia (1879-82, 1886-87). Risultati geografici: materiali cartografici. I viaggi del Buùttikofer nella Liberia furono essenzialmente eseguiti per iscopo zoologico, ciò che spiega facilmente i lunghi soggiorni da lui fatti in alcune stazioni particolarmente adatte per caccie e collezioni. Tuttavia anche gli altri rami della scienza, come già ebbi ad avvertire, non vennero trascurati dall’esplo- ratore, al quale poi la geografia deve d’aver egli esteso notevolmente le cogni- zioni su molte parti interne di quello stato, rimaste sin qui inesplorate. Giacchè è fuor di dubbio che la repubblica di Liberia, per quanto sia già stata visitata ed esplorata da molti viaggiatori, e sia sede di molte stazioni di zelanti missionari, pur tuttavia continua ad essere una delle singole parti dell’Africa che nei loro particolari sono ancora ben lungi dall’essere conosciute con sufficiente approssimazione, in ispecie dal lato puramente geografico. In generale gli esplo- ratori nella Liberia si sono per lo più limitati a percorrere una stretta zona litoranea od a risalire per poco alcuni dei molti corsi d’acqua che l’attraversano, basando le loro osservazioni sulle carte nautiche eseguite principalmente da Ame- ricani degli Stati Uniti e da Inglesi: ben pochi veramente sono coloro che essendo penetrati a più di 50 chilometri di distanza (in linea retta) dalla costa, abbiano fornito delle indicazioni cartografiche adeguate per determinare con qualche esattezza il cammino eseguito. Fra i pochi che meritino di essere citati, per l'importante contributo recato alla cartografia della Liberia, sono il geografo libe- riano B. Anderson, che nel 1868 si recò da Monrovia a Musardu e Billelah (ad una distanza in linea retta di circa 400 chilometri), fra i Mandingo occidentali, tenendosi in gran parte sul lato destro della valle del fiume St. Paul ed ese- guendo numerose osservazioni astronomiche e altimetriche, e nel 1874 visitò alcuni altri distretti sul lato sinistro del medesimo bacino fluviale, spingendosi ad una distanza dalla costa di circa 200 chil.® — ed il Bwttikofer, che risalì lo 2 Del primo viaggio d’esplorazione l’Anderson pubblicò una diligente relazione col titolo: Nar- rative of a Journey to Musardu, the capital of the Western Mandingoes, by BeNJAMIN ANDERSON (in-8° picce., di 118 pag. ed una carta. New-York, 1870). Dei risultati di entrambi i suoi viaggi e di altri documenti l’AnpERSON si servì per disegnare la sua Map of the Republic of Liberia, pub- blicata a Monrovia nel 1879. Questa carta trovasi in gran parte riprodotta nella grande ed importante Carte d’'Afrique a 1:2.000.000 del colonnello RéenauLD DE Lannoy pe Bissr — cioè nei fogli 23 (Free Town), 24 (Ségou Sikoro), 81 (Monrovia) e 32 (Koumassi) concernenti la Liberia — e il tratto relativo a questa repubblica fu pure riunito dallo stesso autore in una carta in un foglio, unita all’opera più sotto citata del colonnello Wawwermans. 12 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA stesso fiume St. Paul dalla foce sino al villaggio di Gheweb, nel distretto Busy °, nel 1880, avendone pel primo delineato con qualche esattezza tutto il corso inferiore 4, su di uno sviluppo di oltre 130 chil. in linea retta?. Però i viaggi del Bùttikofer non si restrinsero a ciò. Nel primo volume della sua recente opera racconta come, partito a metà novembre 1879 dall'Olanda in compagnia del signor C. F. Sala, giungesse a Monrovia al principio del gennaio seguente, procedendo subito ai preparativi per un viaggio nell’interno. Alla fine dello stesso mese infatti lasciava la capitale della Liberia per recarsi sul St. Paul, ove ì due naturalisti, aiutati validamente da autorità e specialmente dallo zelante missionario protestante americano signor Day, poterono liberamente impiantare diverse stazioni per farvi raccolte zoologiche, esplorando il fiume ed i suoi contorni. Lo stato precario di salute cui fu presto ridotto il Sala, a causa dell'influenza perniciosa che esercita spesso il clima tro- picale sugli europei, costrinsero il Bittikofer ad eseguire da solo, ma coll’assi- stenza dei capi indigeni, varie escursioni dalla stazione di Saforeh (a circa 7° lat. N), una delle quali verso NNE fiancheggiando il St. Paul sino al men- zionato e misero villaggio di Gheweh, un'altra a OSO, per incetta di vettovaglie, attraverso il distretto di Golah sino al villaggio di Guehpenneh. Ritornati i due viaggiatori a Monrovia il 20 ottobre, ne ripartivano il 15 novembre allo scopo di esplorare il distretto del Grand Cape Mount, situato nella parte NO della Liberia, e che trae il suo nome da un monte isolato, che s'in- nalza all'altezza di circa 350 metri tra il mare ed un bellissimo lago costiero detto Fisherman Lake (Pissu degl’ indigeni). Da Robertsport, principale scalo e capoluogo del distretto, visitarono dapprima il detto lago ed i suoi dintorni, sta- bilendo pure sulla sua riva nord-est una stazione di caccia, e più tardi, dal gennaio al marzo 1881 il Bittikofer fece un'escursione più estesa risalendo il 3 In generale in questo scritto ho ninatenuto pei nomi l’ortografia originale inglese adottata nella Liberia, ove la lingua ufficiale è appunto l'inglese. “ Veramente la parte del corso inferiore del fiume St. Paul, compresa tra la foce e Nyumbahwah, fu rilevata da ufficiali degli Stati Uniti e pubblicata nel 1881 a Washington dall'ufficio cartogra- fico ed idrografico del Coast and Geodetie Survey, sotto il numero 884. ® Fra ì pochi viaggiatori che lasciarono tracce durevoli delle loro esplorazioni e che meriterebbe menzionare, non va dimenticato il tedesco PWilpp Schonlein, che esplorò la regione attigua a Cap Palmas ed il corso del fiume Cavally, dal settembre al dicembre 1855, rimanendo poi sfortunata- mente vittima di un'ulcere maligna 1°8 gennaio 1856 a Cap Palmas. Geograficamente, ciò che ci ri- mane di meglio, intorno al viaggio di quel giovane ed egregio esploratore, è lo scritto (probabil- mente ignoto al Biittikofer, che non ne fa menzione nella sua opera, quantunque citi un’altra notizia minore del viaggiatore stesso) pubblicato per cura dello Zoppritz sotto il titolo: — Cap Palmas und seine Umgebungen, aus den nachgelassenen Briefen des Dr. PaiLirr ScHONLEIN, mit einem Vorworte des Herrn Prof. Dr. K. ZòpprITz (nella Zestschrift der Gesellschaft fiir Erdkunde zu Berlin, Vol. X, 1875, p. 409-487). Il lavoro è accompagnato da una carta, disegnata dallo Zòppritz secondo i rilievi dello Schònlein ed altri fonti, alla scala di 1:250.000. Da ciò si scorge che, oltre ad altre escursioni minori nell’interno, lo Schònlein risalì il fiume Cavally sino a circa 52 chilometri dalla foce, a circa 4° 43'!/, lat. N, poco lungi dal monte Yanghiero (il Flat Mountain delle carte idrografiche inglesi), alto a un dipresso 332 metri sul mare. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 13 fiume Mahfa per circa 45 chilometri, dalla foce sino alquanto a monte della pic- cola, ma importantissima città di Cobolia (100-120 case). Intanto la salute del Sala andò peggiorando, così che, mentre stava per ritornare a Monrovia, col- l'intenzione di restituirsi in patria, mori a Robertsport il 10 giugno. Rimasto solo, il Bittikofer, in unione ad alcuni Liberiani, continuò ad esplorare il distretto di Grand Cape Mount, risalendo alcuni fiumi minori, come il Morfi col suo affluente di sinistra Japaca, tributario del Fisherman Lake, percorrendo per una cinquantina di chilom. una delle vie più importanti pel commercio in- terno, che dal lago pei villaggi di Cambama, Gonon, Canga ed altri guida al distretto Busy. Senonchè, travagliato egli pure dalle febbri locali, non potè più oltre reggere nel soggiorno in quei luoghi e senti il bisogno di ritornare in Europa per ristabilirsi in salute ed attingere nuove forze onde proseguire il suo compito. Da Monrovia, ove era nuovamente giunto alla fine del gennaio, salpava il 24 aprile per Liverpool e l'Olanda. Di questa sua prima spedizione scientifica alla Liberia, l’egregio esploratore pubblicò nel 1884 nelle memorie della Società geografica di Amsterdam® una diffusa relazione, con una gran carta a 1:300.000 — memoria, che l’autore stesso tradusse poi in tedesco, innestandola in gran parte nell'opera recente più sopra menzionata, introducendovi però numerose correzioni e varianti e notevoli aggiunte. Ritornando in Europa il Bittikofer credeva che in un mezzo anno avrebbe potuto risanare completamente e recarsi poi di nuovo sul teatro delle sue esplorazioni; visto però che, anche dopo due anni trascorsi, ancora si risentiva degli strapazzi e delle privazioni inerenti alla vita di un cacciatore nelle parti selvaggie dell’Africa, invio per proprio conto un suo compaesano e sperimen- tato cacciatore, il sig. F. HM. Stampfli, che si trattenne nella Liberia dal maggio 1884 alla primavera del 1886, facendo importanti collezioni zoologiche, e ritornando poi in Svizzera affranto egli pure dalla medesima vita faticosa. È certamente ammirevole la tenacia spiegata dal Biùttikofer, il quale, pur di raggiungere l'intento scientifico che si era fissato, sapendo per prova a quale esistenza andava incontro, non si peritò di tornare nuovamente a Monrovia nel novembre 1886 col suo amico Stampfli (in quel frattempo rimessosi in salute). Nel secondo viaggio nella Liberia, la cui durata fu di soli sei mesi, il nostro esploratore riuscì non solo a riunire importanti collezioni di storia naturale e a far progredire le cognizioni sulla fauna liberiana, ma ottenne pure notevoli risultati nello studio della geografia di quello stato, della sua storia, degli usi e costumi de'’suoi abitanti. © Mededeelingen over Liberia. Resultaten van eene Onderzoelingsreis, door JT. Biittikofer en C. F. Sala în de jaren 1879-1882, samengesteld door J. BirmtizoreR (Bibladen van het Tid- schrift van het Aardrijlskundig Genootschap gevestigd te Amsterdam, n. 12, Amsterdam 1884) — gr. in-4°, di 163 pagine, con 1 carta della Liberia occidentale a 1:300.000. 14 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA Le prime due settimane del suo secondo soggiorno nella Liberia il Buttikofer, col compagno, le impiegò a visitare nuovamente il distretto di Grand Cape Mount, completando i rilievi e le osservazioni geografiche fatte nel primo viaggio; poi, dalla metà del dicembre alla metà’ dell'aprile esplorò la regione litoranea tra Monrovia e la foce del Junk River, ed il bacino di quest’ultimo fiume, eseguendo numerose escursioni, con ricco bottino zoologico. Dal lato geografico questa parte del viaggio fu forse la più fruttifera, avendo il Bittikofer eseguito minuti rilievi, in ispecie del Junk R. e del suo affluente di sinistra Du Queah, risalendo il corso sinuoso di quest’ultimo per oltre 50 chilometri sino ad una cascata, che ne impedisce la navigazione. Le molte osservazioni fatte provano che il Junk R. è uno dei fiumi più ricchi d'acque della Liberia, per la copia dei tributari, e nelle vicinanze della foce è, come tanti altri corsi d’acqua liberiani, sottoposto alle continue e notevoli ero- sioni delle correnti marine dominanti, che tanto profondamente alterano la costa di quella regione africana, come altrove sul nostro globo. Per effetto di tali ero- sioni lungo una costa regolare si formano successivamente delle sinuosità più o meno spiccate ed in spazi di tempo variabili a seconda della natura e resistenze delle rocce che la costituiscono; dapprincipio le forze erosive marine v’intagliano delle baie o insenature, e se in esse sboccano fiumi che abbiano tributari paral- leli alla costa in vicinanza delle loro bocche, le prime insenature passano poscia allo stato di lagune costiere, finchè colle abrasioni successive le baie s’accen- tuano e s'addentrano nella costa, scompaiono le lagune e i tributari primi, pros- simi alla foce, divengono a lor volta corsi d’acqua indipendenti, con proprie imboccature. Esempi di questi tre diversi stadi dell’ idrografia liberiana sono il Junk R. medesimo pel primo caso, la baia di Robertsport pel secondo, quella di Monrovia pel terzo. La terza parte del viaggio, dal 21 aprile alla metà di maggio fu occupata dal Buttikofer a visitare per via di mare il littorale della Liberia dalla baia di Grand Bassa (5° 53' lat. N) al capo Palmas, esplorando e rilevando accuratamente la parte inferiore di alcuni fiumi, ‘in ispecie del St. John's R., che sbocca nella baia del Grand Bassa, del Cess o Cestos R. (la cui foce è a 5° 27' N), e del Sinoe R. (Sainoh, a 5° S): presso la foce di quest’ultimo fiume trovasi uno dei più importanti centri commerciali della Liberia, la bella città di Greenville, fon- data nel 1838, e capoluogo della provincia di Sinoe. Un’altra piccola città libe- riana è Harper, nella penisola rocciosa del Capo Palmas e capoluogo della pro- vincia più meridionale, Maryland: presso Harper trovasi la tomba del grande esploratore tedesco dott. G. Nachtigal. A questo viaggio litoraneo non prese parte lo Stampfli, il quale rimase invece a Schieffelins: visse sul Junk R. occupato nell’aumentare le collezioni zoologiche: e negli stessi contorni continuò a fermarsi ancora — dopo la partenza del Biit- tikofer per l'Europa, avvenuta il 30 maggio 1887 — esplorando e rilevando il corso inferiore di un altro grosso affluente di sinistra del Junk, il Farmington Lat git n Lugua Hr NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 15 R., che forma il confine tra la provincia di Gr. Bassa e quella più nordica di Messurado. Anche della seconda sua spedizione scientifica alla Liberia, nel 1886-87, il Buùttikofer dà nel primo volume della sua opera notizie circostanziate, in alcuni luoghi anzi più diffuse di quelle relative alla precedente, e da esse ho desunto i cenni che precedono. I risultati cartografici di entrambe le spedizioni furono dall’autore stesso elaborati nelle carte unite all'opera (e propriamente al vol. I), e che contengono, come risulta da quanto già dissi, molte cose nuove e correzioni notevoli alle carte dianzi pubblicate. In qualche luogo si manifesta un po’ d’imperizia carto- grafica dell'autore, che forse sarebbe riuscito a produrre lavoro più completo, affidando la definitiva elaborazione dei suoi materiali ad un cartografo di pro- fessione. Ciò sì riscontra particolarmente nella troppa ampiezza in generale attri- buita ai corsi d’acqua e nella imperfetta rappresentazione dell’orografia, che è quasi per intero tralasciata nella provincia di Messurado, a supplire la quale bisogna ricorrere alla precedente carta, per alcune parti meno esatta, pubblicata dalla Società geografica di Amsterdam. La carta generale del viaggio rappresenta tutta la Liberia litoranea e parti adiacenti per una larghezza media di 100 chilometri e per un'ampiezza maggiore del doppio dal lato del St. Paul's R., ed è alla scala di 1:1.000.000; vi sono inchiuse due carte minori, una del Fisherman Lake e contorni a 1:170.000, e l’altra della regione dei fiumi Messurado e Junk, a 1:200.000, le quali hanno un pregio cartografico maggiore e sono in gran parte ricavate dai rilievi dell’e- sploratore : la seconda in ispecie è ridotta da rilievi eseguiti alla scala di 1:50.000. Quattro cartine staccate comprendono i risultati principali dei rilievi eseguiti nell'ultima parte del secondo viaggio, e sono contraddistinte coi nomi: Grand Bassa, 1: 100.000; River Cess, 1:50.000; Sinoe, 1:50.000; Cape Palmas, 1:25.000. Tanto nella carta principale, come nelle minori, non è indicato l’unità o le unità di misura adoperate per esprimere le profondità e le altezze: per quanto le ampiezze dei corsi d’acqua siano quasi sempre segnate in metri, pure è probabile che le altezze debbano leggersi in piedi inglesi, le profondità in braccia pure inglesi — corrispondendo a quelle delle carte nautiche. Per quanto, mancando di istrumenti geodetici, l’esploratore ne’ suoi rilievi si sia soltanto servito della bussola e dell’estimo delle distanze, pure è fuor di dubbio che, sia a cagione della diligenza impiegata nel lavoro, sia pel lungo soggiorno ed il necessario costante controllo delle osservazioni, i risultati finali presentano un pregio reale e segnano un progresso notevole nella cartografia liberiana. Quanto venni sin qui riassumendo potrà far conoscere l’importanza dell’opera del Bittikofer e l'andamento generale de’ suoi viaggi; per dare però un’ idea adeguata dell'impressione finale che l’egregio esploratore riportò dalla Liberia, riassumerò qui appresso alcuni dei quadri della natura di quel paese così bene tratteggiati dall'autore medesimo. 16 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 3. Carattere generale della regione. Oro-idrografia, clima, flora, fauna”. La repubblica di Liberia occupa una parte della costa ovest dell’Africa tro- picale e propriamente di quella della Guinea Superiore, che si stende da Sierra Leone sino a Kamerun ed ha per confini a NO la colonia inglese di Sierra Leone ed a SO la Costa dell’Avorio, mentre verso l’ interno non ha confini che siano esattamente stabiliti. La linea della costa procede quasi in linea retta da NO a SE e si eleva da — un capo all’altro di pochi metri al disopra del livello del mare, di tratto in tratto interrotta dai molti fiumi che arrivano dall'interno e da frequenti pro- montorî che sporgono dentro mare, volti tutti a ponente o a NO e nascondono dietro il loro declivio settentrionale delle insenature più o meno considerevoli, le quali offrono buoni ancoraggi alle navi che vi approdano. D'’ordinario in queste insenature vengono a gettarsi e confluire parecchi fiumi. Dietro la costa giace una zona paludosa, quasi allo stesso livello del mare, coperta in parte da steppe prative e specialmente da folte boscaglie, composte specialmente di veri labirinti d’intricate Aizofore, nonchè di Pandani (Pandanus candelabrum)8 dalle grottesche forme: tale zona paludosa è intersecata in lungo e in largo da profondi ed ampi canali, che al tempo del flusso e nella stagione delle piogge rigurgitano di acqua e inondano il terreno circostante, lasciando solo emergere qua e là delle specie di isole o lingue di terra più elevate, sulle quali di preferenza gl’indigeni stabiliscono le loro dimore ed i depositi dei loro prodotti. Procedendo oltre verso l'interno, il suolo si eleva a grado a grado e le paludi scompaiono per dar luogo ad un terreno fertile, composto in gran parte di argilla ferrigna, adatta in special modo alla coltura del caffè. E col crescer della di- stanza, le colline divengono sempre più frequenti e più alte, finchè per la loro elevazione possono a buon diritto prendere il nome di monti o rialti montuosi. ? Ricavato particolarmente dai capitoli III e IV del volume I dell’opera del BirTIKOFER. ® Come avverte il. BiirriroreRr, la flora della Liberia è rimasta sinora pressochè inesplorata, mentre ‘ffrirebbe un ricco campo di ricerche; sembra però ch’essa presenti affinità colla ftora di Sierra Leone e coi paesi situati ad oriente della Liberia medesima, tanto che pel suo studio il nostro au- tore assevera che si può adoperare con profitto l’opera di J. D. Hooker, Niger Flora (London 1849, con 1 carta e 52 illustraz. e tavole). Fra i pochi botanici che si occuparono specialmente della flora Liberiana è da notarsi con lode speciale il già citato viaggiatore Pa. ScuònLEIN, che attese altresì a collezioni e ricerche botaniche nelle parti della Liberia da lui visitate ed esplorate nel 1855-56; la sola parte del suo erbario giunta in Europa fu elaborata da F. KLorzsc®, sotto il titolo: Phi lipp Schonlein's botanischer Nachlass auf Cap Palmas (nelle Phystkalische Abhandlungen der K. Akademie der Wissenschaften, Berlin 1857, pp. 221-242, con 4 tavole). di : 9: NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 17 Questa regione è discretamente popolata d’ indigeni e lungo il corso dei fiumi abitata da coloni negri venuti d'America che vi coltivano lo zucchero ed il caffè. Al di là di questa regione montuosa e boschiva che si prolunga senza inter- ruzione per parecchie giornate di cammino, ha principio un vasto altipiano noto sotto il nome di pianura dei Mandingo (Uorodugu del Binger), ricco di pascoli e leggermente ondulato o seminato di alture, sul quale si credeva sorgesse una lunga catena montuosa, conosciuta sotto il nome generico di Kong, che doveva dividere l’altipiano, dove hanno origine i fiumi liberiani dall’ esteso bacino del Niger: — le recenti esplorazioni del capitano francese Binger nel Sudan sud- ovest hanno quasi affatto provato l’erroneità di tale opinione: l’indicata linea di displuvio deve probabilmente aver luogo in una regione orograficamente poco accidentata. Il suolo di queste regioni elevate e delle colline stesse consiste, come si è già detto, d'una argilla rossa, fortemente impregnata di ferro, la quale senza dubbio è un prodotto del deperimento delle masse rocciose. Un fenomeno singolare è la crosta densa e porosa, nota sotto il nome di Laterite, che in quasi tutte le regioni tropicali veste le roccie sporgenti a fior di terra, dovuta alle trasforma- zioni che le roccie stesse subiscono per influenze chimiche e meteorologiche. Un numero considerevole dei fiumi liberiani ha origine nella sopra menzionata regione montuosa e boscata e, dopo aver attraversato lentamente la zona delle paludi, corre a gettarsi nel mare. La più parte di essi però solo nella stagione delle piogge vi giunge gonfia di acque; nella stagione asciutta invece le loro foci si riempiono di sabbia, cosicchè, seguendo la linea della spiaggia, si possono va- licare a piedi asciutti. Altri arrivano dall’altipiano, ed alcuni, come il St. Paul, il St. John ed il Cavally, probabilmente dall’altopiano dei Mandingo o di Uorodugu. Tutti questi fiumi sono navigabili per battelli a remi a distanze più o meno considerevoli dentro terra. Il St. Paul, p. e., non si può risalire che sino a 20 miglia dalla costa, mentre il Cavally, secondo l’idea accettata dal Bittikofer, sarebbe navigabile financo alla distanza di 60 miglia — distanza che lo scrivente inclina a ritenere esagerata assai e riducibile invece a 30 o 35 miglia?. ° Il viaggiatore liberiano A. CrumwmeL pretese di aver risalito (verso il 1859 o 1860) il Cavally sino ad 85 miglia inglesi (137 chilometri) dalla foce, presso il qual punto la navigazione di quel fiume sarebbe interrotta da una cascata e da rapide pericolose, incontrandosene poi altre a 15 miglia (24 chi- lometri) più a monte (V. Proceedings of the R. Geographical Society of London, vol. IV, n, 4, 1860, pag. 185-186). Un altro viaggiatore, il Rev. C. C. Horrmann afferma egli pure (loc. cit. vol. VI, 1862, pp. 66-67) di aver risalito nel luglio 1861 il CavaZly (che scrive Cavalha) fino a 70 miglia dalla foce, al villaggio di KeXkre, della tribù Webbo, a poca distanza dalle rapide, ed in quel punto il fiume era profondo da 4,6 a 8,2 metri; aggiunge poi che ad un miglio o due dalle rapide, in un punto ove il fiume forma varie isole, si trovano tre cascate, la maggiore delle quali è alta m. 3,6, dopo di che per un paio di giorni a monte esso è otturato da cinque cascate, scorrendo per lungo tratto in una direzione verso NE: a Kekre l’Hoffmann dice d’aver lasciato il Cavally per recarsi a BoAlen stazione di missionari a 8 miglia di distanza, e quindi d'aver proseguito il viaggio verso l'interno in direzione nord-est per altri 25 miglia sino a quattro città (leggi: piccoli villaggi) della tribù Diebo. All'incirca simile dev'essere stato l'itinerario tenuto nel 1868 dal viaggiatore inglese W. ReapE 3 18 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA Come in tutte le regioni tropicali, anche in Liberia si alternano regolarmente le stagioni piovose colle asciutte. Quella asciutta corrisponde al nostro inverno, dura cioè dalla metà di novembre sino a tutto aprile; e la piovosa cade al tempo della nostra estate, da maggio a novembre. La prima ha tuttavia anche i suoi giorni di pioggia, come la seconda i suoi giorni sereni e non si passa bruscamente dall’una all’altra, ma sono separate per lo più da brevi periodi di transizione, costantemente agitati da nembi frequenti ed impetuosi. Il clima di Liberia, naturalmente assai caldo a motivo della sua posizione geografica, è in sommo grado modificato dalle condizioni orografiche ed idrogra- fiche del suolo e specialmente dalle variazioni atmosferiche. D’ordinario il ter- mometro segna in media alle 6 del mattino 25° C, all'una dopo mezzogiorno 30°, ed alle 6 della sera 29°. Durante la notte di rado scende al disotto di 24° e nei giorni più caldi supera appena i 31°. La massima differenza tra la tempe- ratura del giorno e della notte ha luogo nella stagione asciutta, quando di notte- tempo soffia la brezza gelata di terra chiamata « harmattan », e la minima in quella piovosa, allorchè il cielo si mantiene costantemente coperto di nubi. Ad ogni modo la temperatura di continuo estiva da un capo all’altro dell’anno, e la malaria che vi regna sovrana, rendono quelle regioni a dirittura micidiali per gli Europei, che in niun tempo riuscirono, nè mai riusciranno, come è oramai provato dall’ esperienza, ad acclimarvisi; perciò non mancano mai, dopo aver soggiornato tre anni al più lungo in que’ luoghi, di tornare in Europa per sei mesi almeno, a dar nuovo vigore al corpo consunto ed affranto e rimettersi perfettamente in salute. Non è facile esprimere in poche parole l'impressione prodotta dalla vista delle piante che crescono in Liberia. Esse hanno più del maestoso che del vago e più che attrarre sorprendono e sopraffanno. L'occhio si bea mirando le ricche gradazioni nel verde delle foglie, ma non vi scorge lo smalto dei fiori, che noi siam soliti di ammirare nelle nostre praterie e sugli alti dorsi alpini. Non v'è luogo quasi dove regni una giusta misura e di rado trovasi. un fiore che armo- nizzi a nostro giudizio cogli oggetti che lo circondano. I più smaglianti e più bizzarri sbucciano su tronchi d'albero imputriditi in mezzo ad impenetrabili mac- (V. il vol. II della sua opera The African Sketch-Book, London, 1873, pp. 304-305), il quale però accenna soltanto di aver risalito il fiume Cavally sino a Bohlen e d'essersi poi spinto nell'interno per 3 giorni di marcia attraverso alla foresta vergine, fra tribù cannibale (?). — Senza moltiplicare gli esempi, osserverò da ultimo che queste distanze e la descrizione del corso del fiume Cavally dei citati viaggiatori e di altri (in ispecie missionari), hanno, per così dire, ricevuto una consacrazione nel- l'AUgemeiner Missions-Atlas, del dott. R. GrunpemanN (V. la sua carta della Liberia a 1: 1.500.000, nella sezione dell’Africa, carta n. 4; Gotha, 1867). Orbene, queste distanze mi paiono assai esagerate. Il monte Gero (della carta del Grundemann), al cui piede nord è collocata la stazione di Bohlen, deve corrispondere col monte Yanghiero di Schònlein (V."più addietro,"la nota 5 a pag. 12), a 22 miglia più a sud: perciò il tratto naviga- bile del Cavally, sin presso a Bohlen, si ridurrebbe a 30 o 35 miglia marine, e l'estremo punto raggiunto verso l'interno dovrebbe ridursi in proporzione. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 19 chie e non odorano affatto o così potentemente che tolgono i sensi. In breve quanto si vede interessa più per la novità e per la stranezza, di quel che ammalii per la vaghezza e l’armonia. Nella stessa guisa che gli strati superiori dell’ampio oceano sono solcati da schiere di delfini danzanti, le cime elevate degli alberi sono percorse da truppe numerose di scimie burlevoli, viventi in società, e vi hanno specie tra esse che passano la vita intiera nelle loro aeree dimore senza mai scendere in terra. S'incontrano inoltre, annidati ne’cavi degli alberi, scoiattoli in gran numero di diverse specie, ed anche scoiattoli e cani volanti e qua e là qualche raro pan- golino. Di gran lunga più numerosi però sono gli uccelli, che dànno vita al fogliame dei boschi colle loro grida, il loro cinguettio ed il loro canto e in parte ancora s’abbellano per le loro penne superbamente colorite. Fra essi meritano speciale menzione il calao strillatore, e le colonie ciarliere dei pappagalli grigi, i picchi martellanti, gl’insolenti uccelli barbuti, gli splendidi succhiatori di banani, colombi di varie specie, ed ogni varietà di uccelli cantatori, i quali, ciascuno a sua guisa, rompono colle loro voci la solitudine e il silenzio dei boschi. Nè le regioni inferiori mancano di animali speciali. Quivi albergano bufali selvaggi, diverse specie di antilopi, il piccolo ippopotamo liberiano (Choeropsis liberiensis), e qua e là un elefante romito, raro esemplare della sua razza. In vicinanza dei luoghi dove gli animali scendono a bere, spiano la preda il leopardo e la pantera; il grande formichiere ha scavato la sua tana in un nido di termiti abbandonato, e topi campestri e criceti (Cricetomys gambensis). rappresentano la famiglia dei rosicanti. Graziose tortorelle saltellano tra il folto dei cespugli; presso le chete paludi silvane posa l’airone dalle lunghe gambe rosse, e il tara- buso che ha gli uomini in orrore, fa udire i suoi gridi metallici dal buio della macchia dove si tiene nascosto. E neppure vi ha penuria di rettili — e qui s'af- faccia una testuggine gigantesca che trascina a stento tra le folte piante le sue pe- santi piastre dorsali — là un pitone lungo 3 a 9 metri giace immobile digerendo la preda, mentre su per gli alberi gracidano le ile appiccicate alle foglie. Api selvatiche recano assiduamente il miele e la cera ai loro nidi nel seno degli alberi. Dappertutto s'incontrano le interessanti costruzioni delle termiti (Termes mordax e T. bellicosus); innumerevoli formiche corrono frettolose su e giù e verso il mezzogiorno s'alza il canto stridente delle cicale e dà il segnale del riposo. Tutta l’enorme vastità della selva sembra allora come vuota d’abitatori; non sì muove più un’ala, nè si ode più una voce; le piante egualmente paiono immerse nel sonno e le vaghe libellule, anch’esse durante l’afa del giorno, chiudono le loro ali trasparenti, come da noi durante la notte. 20 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 4. L’abolizione della schiavitù e la fondazione in Africa di Colonie di Negri liberati. Storia della Liberia dalle origini ai giorni nostri. Come già dissi, il secondo volume della rimarchevole opera del Buttikofer tratta degli abitanti e della fauna della Liberia, e non presenta certamente mi- nore interesse del primo, in ispecie pel modo con cui sono tratteggiate le condi- zioni etnografiche e linguistiche degli indigeni liberiani. E non solo per lo zoologo, ma anche pel geografo presenta interesse la seconda parte del volume in cui. l’autore espone in bella forma e con larghe vedute lo stato attuale delle cogni- zioni sulla fauna liberiana, al cui progresso contribuirono notevolmente in primo luogo il Buttikofer stesso, poi ì suoi compagni colle numerose e fruttifere esplo- razioni e cacce !9. Per quanto concerne lo studio degli abitanti, onde riuscire ad un concetto chiaro degl’intricati rapporti tra le popolazioni della Liberia, osserva assennata- mente l’egregio esploratore come sia affatto necessario di separare nettamente la popolazione indigena da quella coloniale, nera o di colore, immigrata dal- l'America, e di esaminarle ciascuna in campo proprio. E poichè il viaggiatore, per la forza delle cose, è destinato a venire anzitutto in contatto col secondo elemento, che già da molto tempo si considera come padrone del paese, così da esso conviene prendere le mosse. I Liberiani in stretto senso od « Americani », com’essi a differenza degli indigeni sogliono denominarsi e dagli ultimi medesimi sono appellati, sono schiavi Negri americani liberati e loro discendenti, in parte mescolanze di ogni grada- zione, i quali fondarono delle colonie e delle stazioni agricole e commerciali in diversi punti della Costa già detta dei Grani o del Pepe, in ispecie su diversi promontori e sul corso inferiore dei fiumi principali, la cui riunione venne for- mando una estesa unità politica, la Repubblica di Liberta. Il Buttikofer riandando brevemente la storia della scoperta di quella parte 1° Dallo stretto punto di vista scientifico, lo zoologo troverà descritte partitamente le colle- zioni zoologiche delle spedizioni del Biittikofer nelle annate 1881 e seguenti delle « Notes from the Leyden Museum ». Alla fine del II volume della sua opera il Bittikofer dà un elenco degli animali liberiani sinora determinati, distinguendo le nuove specie trovate da lui e da’ suoi compagni. L'elenco comprende: 91 Mammiferi (di cui 11 nuovi), 254 Uccelli (7 nuovi), 51 Rettili ed Amfibii, 82 Pesci (9 nuovi), 44 Molluschi (4 nuovi), 173 Insetti (22 nuovi), 21 Crostacei (1 nuovo), 3 Vermi (nuovi). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 21 dell’Africa occidentale e dei rapporti tra gl’indigeni e gli europei, non manca di notare quale straordinario impulso fosse stato dato alla tratta dei negri, ritenendo sulla fede di un altro profondo conoscitore del paese !!, come il numero degli schiavi tolti dall'Africa occidentale nello spazio di 300 anni e portati tanto in America, come nei possedimenti europei nell'Africa medesima, salisse a ben 20 mi- lioni d’individui! di cui 5 milioni spettano all’Inghilterra e agli Stati Uniti, 2 alla Francia, 1 all’Olanda e ad altri Stati, e 12 milioni alla Spagna. Com'è noto i primi tentativi serî per porre un freno alla nefanda piaga sociale, disonorante le nazioni che pretendevano di essere alla testa della civiltà e che proclamavano l'uguaglianza degli uomini, furono fatti in Inghilterra da /. Clarkson e specialmente dal grande filantropo William Wilberforce, le cui idee vennero poco a poco acquistando una grande popolarità e contribuirono largamente alla graduale abolizione della schiavitù. Nel 1787, col loro solito senso pratico, gl’In- glesi fecero il primo tentativo di restituire all'Africa degli schiavi negri liberati ed organizzarne l’esistenza a colonie libere: così fu fondato in quell’anno lo stabilimento di Freetown, alla punta nord di Sierra Leona, divenuto, dopo varie vicende, una fiorente colonia, di poi passata sotto il dominio diretto del governo Inglese. Nell’America Nord, ove le idee abolizioniste avevano già avuto nei secoli ad- dietro dei fautori come William Penn e Beniamino Franklin, le idee di Wil- berforce si fecero strada più lentamente, a causa della prevalenza degl’interessi materiali, ma ebbero nullameno due apostoli in Elijjas Caldwell e Robert Finley, i quali riuscirono a fondare nel 1816 a Washington, sotto la presidenza di Henry Clay, una « Società Americana di Colonizzazione per lo stabilimento di uomini di colore liberi degli Stati Uniti» 12. Lo scopo della Società era pu- ramente filantropico e fu deciso che tutte le risorse sarebbero impiegate ad acqui- stare un territorio sulla costa d’Africa e ad installarvi i negri liberati, fornendo loro i mezzi di trasporto, utensili, provvigioni, sino a che potessero bastare a sè medesimi. Un altro provvedimento, che mostra ancor più lo scopo disinteressato dei promotori ed aderenti, fu il principio stabilito che non poteva accordarsi verun possedimento territoriale a dei bianchi, neppure a titolo di ricompensa per servigi resi, onde evitare, in seguito, qualsiasi tentativo che avesse potuto stor- nare l'impresa dal suo vero scopo !8. 11 I] missionario cattolico francese Rév. Père Pierre BovrBAI1x, nel suo importante lavoro: La République de Libéria (88 pagine, con 1 carta: Paris, Typog. de la Revue diplomatique, 1887) — 2 pag. 15. 12 American Colonisation Society for colonising the free people of colour of the United States. 13 Come fonti per la storia della fondazione e dello sviluppo della repubblica negra di Liberia, oltre ai primi due capitoli (pag. 1-76) del secondo volume della prelodata opera del BirrIkorER (in cui l’autore tratta diffusamente e con tutta diligenza l’argomento dalle origini sino al 1889), sono eziandio a consultarsi le opere seguenti: — Rev. R. GurLey, Report on the Condition of Liberia (Rapporto in data del 14 settembre 1850. indirizzato al Presidente degli Stati Uniti dell'America Nord) — con 1 carta [Washington], 1850. 22 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA Gl’inizi dell'impresa furono assai difficili; molti animosi e zelanti nocchieri della umanitaria istituzione e numerosi coloni negri perirono vittima del perni- cioso clima tropicale africano e delle prime condizioni instabili, vagando qua e là in cerca di un territorio adatto allo scopo e libero da altri impegni, finchè nel 1822, grazie all’instancabile operosità dei capi ed inviati bianchi della So- cietà, in ispecie di Jehudi Ashmun, ed all'energia d'un negro di New York, Elija Johnson **, il primo nucleo di coloni riuscì a stabilirsi fermamente nelle alte terre del capo Mesurado o Montserrado (Messurado dei Liberiani) ! e adia- — Africa redeemed by the Growth and Prospects of Liberia — in-12°: London, 1851. — C. Ritter, Begriindung und gegenwiirtige Zustiinde der Neger-Republik Liberia an der Westkiiste Afrika's (nella Zestschrift fiir Allgemeine Erdkunde, Vol. I, Berlin, 1853, p. 5-49) — con 1 carta. — H. Wauwermans, Liberia, histoire de la fondation d'un état nègre libre — in-12° di 273 pag. e 2 carte: Bruxelles, 1885. Debbo avvertire che al principio del I° volume della sua opera il Biittikofer premette un elenco di pubblicazioni riferentesi alla Liberia, elenco ch'egli stesso afferma di non avere alcuna pretensione ad essere completo — e difatti vi si notano alcune lacune notevoli, in confronto ad altri scritti od articoli citati. L'autore, però, che si mostra così bene orientato sull’argomento, avrebbe fatto cosa utile per gli studiosi dando la dovuta estensione alla bibliografia liberiana, compilando un elenco, per quanto possibile completo, di tutte le pubblicazioni inerenti a quello stato africano. 14 Il 20 febbraio 1820 una prima spedizione (della Società di colonizzazione americana) composta di 88 negri e mulatti affrancati s'imbarcò a New York sotto la guida di tre capi bianchi e diretta verso l’Africa. Essa si fermò dapprima nei contorni di Freetown, indi nell'isola Sherboro, ove l’insa- lubrità del clima fece perire i bianchi e 22 mulatti: i rimanenti, sotto la condotta di EZja Johnson ritornarono nella colonia di Sierra Leone. Nel 1821 una nuova spedizione, condotta dal cap. R. 7". Stockton e dal dott. E. Ayres partì da New York e si diresse pure a Sierra Leone, ricongiungendosi ai resti della precedente; poi Stockton e Ayres si recarono al capo Messurado e conchiusero il 15 dicembre 1321 un trattato, mediante il quale i capi indigeni cedevano in tutta proprietà alla Società un territorio di 209 chilom. (130 miglia legali) di sviluppo di costa e di 64 chil. di ampiezza verso l'interno, attorno al detto promontorio. Il 22 aprile 1822 gli emigrati lasciarono Sierra Leone su due piccole golette e approdarono al capo Messurado; ma qui sorsero vive contestazioni cogl’indigeni, i quali im- pedirono lo sbarco nell'isola Bushrod (tra le foci dei fiumi St. Paul e Messurado), che doveva esser stata compresa nella cessione; costretti a rifugiarsi temporariamente su altra isola più piccola assai, i coloni ebbero assai a soffrire durante le lunghe trattative cogl’indigeni, mentre i capi bianchi della spedizione erano tornati in America per cercare soccorsi onde terminare le vertenze. I coloni furono decisi a perseverare nella loro impresa grazie all'energia del negro EZja Johnson, il quale, agli agenti della Società di colonizzazione, che avevano offerto agli esiliati di ricondurli agli Stati Uniti, rispose intrepidamente: « Durante due anni cercai una patria; io l’ho trovata e vi rimarrò! » (I have deen two years seeking a home. I have found it; and I shall remain). Ridotti, nel mese di luglio, a 21 uomini armati, temendo sorti peggiori, gli emigrati, sempre sotto la guida di EZja Johnson, presero stanza sulle alte terre del capo Messurado e vi si stabilirono, venendo poi a crescere in numero per un nuovo rinforzo di 51 coloni giunti (muniti di viveri) nell’a- gosto sotto la guida del bianco Jehudi Ashmun, nominato agente principale della colonia dal comi- tato americano: dopo alcuni scontri cogl’indigeni, soccorsi da ultimo da una nave da guerra inglese, riuscirono a stabilire una pace definitiva il 1° dicembre 1822 (WauweRMANS, opera citata, p. 115-122). 15 Questa località e il Cape Mount erano già stati indicati come luoghi propizi per l'impianto di una colonia di negri liberati sin dal 1787 da Waldstròm, Sparrman e Arrhenius, che fecero un viaggio in Africa in quell’anno per iniziativa di una Società filantropica per la civilizzazione dei negri formatasi in Svezia a Norrkòping (V. CarL RirTER, Allgemeine vergleichende Erdkunde, Afrika, 2° Ausgabe, Berlin 1822 — p. 388). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 23 cenze, in un territorio di 130 miglia di lunghezza costiera e 40 miglia di lar- ghezza verso terra, acquistato nel dicembre dell’anno precedente dai capi indi- geni. Nel febbraio 1824 giunsero altri coloni dalla Virginia e nel luglio dello stesso anno la nave americana « Porpoise » col rev. Gur/ey, inviato dalla So- cietà di colonizzazione e dal governo dell’Unione per ispezionare la colonia e darle una specie di governo provvisorio. In nome della Società ed a perenne memoria della sua origine, alla nuova colonia si diede il nome di Liberia ed al primo stabilimento, fondato sul capo Mes- surado, quello di Monrovia, in onore del presidente degli Stati Uniti, J. Monroe (che si era altresi segnalato con misure energiche per reprimere la tratta degli schiavi): a capo del Governo Coloniale fu assunto lo stesso Ashmun, il quale tenne con molta lode la carica fino al 1828, anno in cui partì per l'America, affranto dal suo immane lavoro, morendo poi a New York poco dopo il suo arrivo in età di soli 385 anni. Al termine del governo di Ashmun la Colonia contava già circa 1200 negri emigrati, cui s'erano aggiunti numerosi negri indigeni; essa aveva allargato i suoi confini per modo, che si estendeva dal Little (Half) Cape Mount River sino al St. Johns R., prolungandosi assai più verso l’interno e possedendo inoltre fat- torie al Grand Cape Mount ed al Cestos R. Si era formata una piccola truppa regolare cui era affidata la sicurezza della colonia e promulgato (nel 1824) un codice penale, basato sull’istituzione della giuria; vennero aperte scuole, costrutte chiese e persino aperta una stamperia e pubblicato un giornale 16. Troppo lungo riuscirebbe il seguire passo a passo la storia, pur così interes- sante, delle varie fasi per cui passò la Liberia. Basterà accennare in breve come la piccola Colonia si mutasse poi in vero Stato indipendente. Fu lo stesso Ashmun che al suo ritorno negli Stati Uniti insistette presso il Comitato americano perchè fosse cambiato il potere dittatoriale che s'era riservato nel governo della Colonia, modificandolo nel senso di accordare ai coloni mede- simi una più larga parte della direzione degli affari. Perciò il 22 ottobre 1828 il Comitato modificò il governo della Colonia, riserbandosi soltanto la nomina d'un agente e d’un vice-agente, e nell’agosto 1839 fu proclamata una costituzione più larga, la quale consacrava la capacità politica dei Negri !”. Tuttavia questo si- mulacro di governo, che in realtà si riduceva ad una Colonia più o meno grande 16 The Liberia Herald. 17 Ben a proposito osserva il Wauwermans (1, c., p. 136-137) lo strano anacronismo pel quale, mentre in Africa si riconosceva una capacità politica ai negri, dagli Americani stessi a Boston ve- niva perseguitato crudelmente il coraggioso William Lloyd Garrison, che, pel primo, osò sostenere apertamente agli Stati Uniti la tesi dell’abolizione della schiavitù. Del resto il progetto di coloniz- zazione della Liberia, nella mente dei fondatori, non ebbe mai per oggetto la tesi abolizionista, ma unicamente il mezzo d’assicurare un avvenire ai negri liberi. Disgraziatamente il rimedio era quasi affatto inefficace rispetto all’entità del male; infatti nel 1839 vi erano circa 4000 negri liberati in Liberia e 3.000.000 di negri schiavi in America! 24 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA dipendente da una Società particolare, senza aperta protezione del governo degli Stati Uniti, non giovò troppo al progresso della Liberia, a cui il governo Inglese negava (e con ragione in via giuridica) il diritto di stabilire dei dazi sulle merci d’importazione. Gli attriti, facili a spiegarsi, tra la colonia inglese di Sierra Leone e la Liberia, l’affezione che, per un cumulo di circostanze, andava sempre più scemando tra i Liberiani e la madre patria, decisero la Società americana protet- trice a consigliare i coloni a proclamare la propria indipendenza. L’assennato e generoso consiglio trovò, contro la generale aspettativa, una popolazione tanto saggia e forte da poterlo subito attuare, con ottimo risultato. Nel gennaio 1847 la Società di Colonizzazione americana cedette al Consiglio dirigente della Liberia tutti i suoi diritti sovrani, riserbandosi soltanto la pro- prietà d’una parte dei terreni acquistati, onde aver mezzo anche in avvenire d’incoraggiare l'emigrazione, ciò che infatti fece sino ad oggi, non rinunciando - mai ai suoi primi ideali. Tra la Società e la Liberia i rapporti proseguirono sempre stretti come per l’addietro, anche dopo la completa emancipazione, e certo la riconoscenza non potrà mai venir meno nel nuovo Stato verso quella verace madre, finchè dureranno i sentimenti di rettitudine !8. Un primo appello fatto alla popolazione della Colonia nell'ottobre 1846 e riu- scito favorevole, ne preparò l'emancipazione. La Commissione locale nominata per redigere le basi governative dell’erigendo Stato presentò il 26 luglio 1847 una Costituzione (simile a quella degli Stati Uniti), che venne accolta con voto unanime. Finalmente il 24 agosto 1847, dopo una solenne funzione religiosa, fu solennemente proclamata a Monrovia la Repubblica di Liberia ed issata la bandiera nazionale 1° — ed il nuovo Stato incominciò serenamente la sua nuova vita d'indipendenza politica. A presidente della repubblica fu eletto l’antico governatore designato dal Comitato americano, J. J. Roberts, che era stato uno dei principali fautori dell’emancipazione della colonia. La prima sessione del Congresso nazionale fu ini- ziata il 3 gennaio 1848, con un appello a tutte le nazioni civili per sollecitare l'appoggio e la benevolenza loro in favore della nascente repubblica. È giustizialil riconoscere che se l'Inghilterra aveva osteggiato la Liberia sinchè essa non aveva stabilità politica, allorquando la Colonia si mutò in Stato legal- mente costituito, fu l’' Inghilterra medesima la prima fra tutte le nazioni a riconoscere il governo liberiano, inviando, poche settimane dopo la proclama- zione d’indipendenza, una nave da guerra a Monrovia a salutare con 21 colpi di cannone©la bandiera liberiana. Grazie all'attività del Presidente e dei suoi collaboratori, nonchè in virtù del buon senso e della disciplina dei Liberiani, la 18 La somma impiegata dalla Società, dalla sua fondazione sino ai nostri giorni, per raggiungere i suoi scopi di colonizzazione, deve salire a circa 3.000.000 di dollari (a un dipresso 15 !/3 milioni di lire italiane). 1° La bandiera nazionale porta scritto attorno al suo stemma: Republic of Liberia, ed il motto nazionale: The love of liberty brought us here (l'amore della libertà ci condusse qui). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 25 repubblica fu ben presto riconosciuta da altri Stati, Gran Bretagna, Francia, Belgio, Germania, Olanda, Portogallo, Italia, Austria, Danimarca, Svezia, Nor- vegia, Brasile, Haiti, stringendo colla maggior parte di essi dei trattati commer- ciali. Quantunque la Liberia avesse conchiuso sin dal 1848 un vantaggioso trattato di commercio cogli Stati Uniti, pure il governo dell'Unione Americana del Nord fu uno degli ultimi a riconoscere l’indipendenza della nuova repubblica, tanto era ancor tenace il pregiudizio dei cittadini e dei governanti Americani contro la razza negra — e si fu solo in seguito alla soppressione della schiavitù agli Stati Uniti, che la Liberia fu finalmente riconosciuta come Stato indipendente con un atto solenne del Congresso americano, il 8 giugno 1862. Nel 1857 lo Stato, che era venuto man mano ingrandendosi con successivi acquisti regolari di territori dai capi indigeni, prese nuova forza aggregandosi la Colonia di Maryland — una colonia fondata, sullo stampo di quella di Li- beria, l’anno 1833 nella regione del Capo Palmas da una Società di colonizzazione del Maryland 29, che le diede ben presto un grande impulso, in ispecie agricolo, mutando poi più tardi la colonia in una specie di stato indipendente, ma affine alla repubblica Liberiana. Coll’annessione del Maryland, che veniva a formare una nuova contea, oltre alle tre già esistenti di Messurado, Grand Bassa e Sinoe, la Liberia venne ad avere la sua maggiore estensione litoranea, essendo limitata ad oriente dal fiume S. Pedro (a circa 6°40' long. E Gr.), ad occidente o nord-ovest dal fiume Mongray (a circa 12° 20' long. E), confinando da questo lato col territorio Sherboro del possedimento Inglese di Sierra-Leone. Questa vicinanza non giovò alla repubblica, la quale, mancando di mezzi per organizzare i suoi estremi Territori nord-ovest ?1, se li vide contestati dalla sua potente vicina, cui, dopo lunghe e penose contro- versie, dovette per forza abbandonare tutta la parte compresa tra i fiumi Mongray e Manna: l’atto di spodestamento venne comunicato al governo liberiano il 7 agosto 18833 22, ma fu solo l’11 novembre 1887 che si addivenne in Monrovia, tra i due interessati, a fissare un protocollo definitivo per determinare stabil- mente i confini tra i possedimenti Inglesi e la Liberia: a quest’ultima rimane la sinistra del fiume Manna ed il confine prolungato in direzione nord-est lascia 20 Maryland state colonization Society, con sede a Baltimore. 2 North-West Boundary Settlements. 2 Circa la questione dei confini, oltre alle citate opere di BirrIKoreR e WaAuwERMANS, vedasi pure, per quanto si riferisce alle varie stipulazioni sino al 7 agosto 1883, il breve scritto pubblicato nelle Petermann's Geographische Mttteilungen, herausg. v. Dr. E. Brnw, vol. 29, 1883, n. XI, p. 430-433, sotto il titolo: Britische Annexionen an der Sterra Leone-Kiiste — con una pregevole carta di B. HassensrEIn della regione tra Cape Mount e la parte nord della costa di Sherboro, a 1: 1.250.000. Circa le pretensioni accampate dagli Inglesi, sono a consultarsi i documenti parlamentari — Bluebook C. 3420, London November 1882 (con carta); e B/luebook C. 3765, August 1883 (con 2 carte) — e l’opera di Joann M. Harris, Annerations to Sierra Leone and their influence on British Trade with West Africa (in-8° di 66 pag., con 1 carta: London, 1883). 26 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA alla repubblica la città di Boporo e quelle altre già in possesso della Liberia a quell'epoca, salvo per le regioni più interne a fissare limiti più precisi nell’av- venire, di comune accordo. Maggiormente s'allargò la Liberia verso l’interno, stipulando dei trattati con molti capi indigeni, e fra gli altri, in seguito ai viaggi di B. Anderson (1368 e 1874), acquistando importanti territori sull'altopiano dei Mandingo occidentali a nord e presso Musardu, e dalla valle del St. Paul's R. portando i limiti dello Stato verso ESE sino ad una distanza media dalla costa di 150 a 200 chilometri. È necessario però avvertire che nella zona limitrofa interna il governo liberiano non ha, praticamente, fatto alcun atto di proprietà, mentre l'apertura di una strada da Monrovia a Musardu non potrebbe riuscire che di grande vantaggio pel commercio tra il littorale ed i ricchi paesi Mandingo. Gli allargamenti di ter- ritorio in questo senso equivalgono a quelli che oggidìi si fanno su così vasta scala in Africa da molte potenze Europee — che si annettono nominalmente vasti paesi, conglobandoli nei loro protettorati e nelle loro così dette « sfere d'influenza ». Forse non tarderà molto il giorno in cui la Liberia si troverà eziandio di fronte alla Francia nella delimitazione dei confini interni ed orientali, posto che la Francia pretende al dominio di tutto il Sudan occidentale e della costa dell’Avorio (ad est del fiume S. Pedro). Per sovvenire alle molte spese di organizzazione del nuovo Stato, per dare un attivo impulso ai lavori pubblici, costrurre strade, ponti necessari allo svi- luppo agricolo e commerciale, il governo della repubblica decise di contrarre un prestito in Inghilterra. Senonchè questo mezzo, che avrebbe potuto giovare al credito ed al benessere della Liberia, per un cumulo di circostanze che non è qui il luogo di esaminare — come peculato e malafede di agenti mediatori, interessi esorbitanti richiesti sul capitale — si converti invece in un'operazione finanziaria disastrosa, dalla quale lo Stato non si è ancora a tutt'oggi rimesso e che certamente è assai gravosa alla finanza pubblica. L'inizio di questo periodo finanziario fu altresì fonte di temporanei torbidi nel paese, che ancora una volta fu salvo pel buon senso innato dei Liberiani. La questione finanziaria e quella dei lavoratori (che corrisponderebbe alla questione operaia nel suo stadio primitivo) s' impongono a Liberia e continuano a creare delle difficoltà, le quali, per tutti coloro che s’interessano schiettamente al progresso di uno Stato così degno d’interesse, meriterebbero di essere prese in tutta la considerazione che meritano, onde avviare il paese verso quella solu- zione pratica che ne asssicurerà nell’avvenire la prosperità economica. Quando si pensi agli inizi della Liberia ed alle simpatie che l’ accompagnarono nella sua emancipazione, non si può far a meno di ritenere che non le dovrebbe mancare all'esterno un appoggio più efficace, il quale, ove saggiamente offerto e mante- nuto, riuscirebbe decoroso ed utile per ognuno dei contraenti. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 27 5. Area e popolazione della Liberia. Commercio interno ed esterno. Relazioni colle altre potenze. Secondo documenti ufficiali, l’area della Liberia si valuta a circa 37.200 chi- lometri quadrati. Questa cifra è però assai al disotto del vero, e non può cer- tamente adattarsi che alla zona litoranea od a quella direttamente amministrata dallo Stato. Invece se teniamo conto dell’allargamento del territorio verso l’in- terno — nella misura più sopra indicata'23 — la superficie della Liberia, secondo miei calcoli preliminari, non dev'essere inferiore a circa 149.000 chilom. quadrati : sarebbe però utile agl’interessi del paese che il Governo liberiano, per prevenire ulteriori contestazioni circa la sua sovranità verso l'interno, facesse constare uf- ficialmente quale sia l'estensione ch’esso riconosce al proprio territorio ?4. Se l’incertezza circa l’area della Liberia è così grande, non minore è quella che si riferisce al numero de’ suoi abitanti. È ovvio il pensare che, nelle con- dizioni attuali, lo Stato non ha avuto nè mezzi, nè l’opportunità di eseguire o tentare un censimento della popolazione, come sì pratica nella maggior parte degli altri stati civili, tanto più quando la vicina colonia di Sierra Leone è nella me- desima incertezza circa l’effettivo della popolazione indigena. I valori relativi alla Liberia differiscono essenzialmente riguardo alle regioni più interne, a quelle, cioè, in gran parte o totalmente sconosciute; tuttavia anche per le zone litoranee e fluviali colonizzate o aperte al traffico non si hanno dati sicuri. Alcuni autori vanno sino al punto di ritenere che la popolazione indigena, la quale forma ad ogni modo la grande maggioranza degli abitanti, possa salire, in un’area più ristretta di quella da me calcolata, a pressochè 2 milioni 25; questa cifra deve però ritenersi certamente esagerata, non avendosi nessuna prova da farcì sup- 2 V. alla pagina precedente. 2 L'estensione della Repubblica verso l'interno è valutata diversamente a seconda della diversa posizione accettata dai geografi per la città di Musardu, attorno alla quale vennero ottenute im- portanti cessioni di territori, come già fu avvertito. Ora se le coordinate determinate dal viaggiatore liberiano AnprrsoN sono state messe in non cale da varî cartografi, portandone in ispecie la longi- tudine assai più verso occidente, le diligenti informazioni avute dagli indigeni dall’esploratore fran- cese cap. Bincer gli consentirono invece di collocare nella carta generale del suo memorabile viaggio la detta città a un dipresso nel sito medesimo assegnatogli dall’Anderson e già accettato nella grande carta dell’Africa a 1:2.000.000 del colonn. R. pe Lannoy pe Bissr. E in base appunto a tale posizione ed in ispecie ai limiti segnati nell'ultima carta francese, te- nuto conto delle convenzioni coll’Inghilterra, che mi sono accinto a determinare planimetricamente la superficie della Liberia, che mi risultò appunto di chilometri quadrati 149.000 circa. % E. B. Gupsron, Liberia (« The Journal of the Manchester Geographical Society », vol. 4, 1888, n. 7-12, p. 233-248, con 1 carta) — a pag. 234 e 243. VELVAIRARAN x A Aste M 28 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA porre che un agglomeramento così notevole di abitanti trovisi verso l’interno, posto che nella zona litoranea esso non si verifica. Il padre Bourzeix riteneva che il nu- mero complessivo degli abitanti salisse a 1.500.000; Bittikofer crede la cifra troppo alta, riferendosi alle regioni interne da lui visitate e così scarsamente popolate: l'egregio esploratore si rifiuta però a sostituire un’altra valutazione, mancando- gliene gli elementi necessarî. Fra gli altri, è pure da ricordarsi il calcolo comu- nicato varî anni fa da un Console degli Stati Uniti a Liberia 25, secondo il quale gl’indigeni che non posseggono tutti i diritti dei cittadini salirebbero al numero di 750.000, gl’indigeni civilizzati, discendenti da immigrati ed indigeni, a 5000, gl'immigrati a 12.000, i discendenti degl’'immigrati a 500. Per quanto concerne questi elementi, possiamo ritenere, col Buttikofer, che i così detti Liberiani — Negri e mulattè venuti d'America, meticci provenienti, dal loro incrociamento cogl’indigeni e discendenti degli uni e degli altri — sal- gano a non meno di 20.000 individui, mentre ammettendo che gl’Indigenî siano così densamente distribuiti, come nelle colonie inglesi di Sierra Leone e della Costa d'Oro, circa 15 abitanti per chil. q. ??, il loro numero salirebbe a ben 2.235.000 nella Liberia, valore che ci sembra per ora assai superiore al vero. Miglior risultato si ottiene ritenendo che la densità di 15 ab. per chil. q. si ri- ferisca ad una zona litoranea estesa dalla costa sino a circa 60 chilom. nell’in- terno e perciò pari alla superficie riconosciuta ufficialmente — e che il rimanente dell'area da me calcolata, cioè la parte più interna, abbia invece la densità media assegnata al Sudan occidentale, 9 ab. per chil. q.?8. In tal modo veniamo ad ottenere il seguente specchietto per l’area e la popolazione della Liberia, che ci sembra prossimo al vero: Zona litoranea . . c* 37.000 chil. q. — 15 ab. p. chil. q. — pope. ass?. 555.000 ab. Zona interna . . » 112.000 » — 9 » — =» 1.008.000 » Totale per la Liberia 149.000 » — 10,5 » — » 1.563.000 » Od anche, in cifre arrotondate si può calcolare l’area della Repubblica a circa 150.000 chil. q., la popolazione a 1.500.000 abitanti, la densità a 10 ab. per chil. q., risultato finale, per la popolazione, che concorda colla cifra ammessa dal Bourzeix. In quanto alle città e centri più popolati, devesi osservare che nessuno di % Proceedings of the R. Geographical Society, vol. VI, London 1884, n. 10, p. 580. 27 Tale densità, per le colonie inglesi della Guinea Superiore, è pure ammessa nell'opera Die Bevòlkerung der Erde, VIII, von H. Wacner und A. Supan (supplem. n. 101 alle Petermanns Geograph. Mitteilungen, in-4° di 285 pag. e 5 carte; Gotha, Perthes, 1891) — vedi a pag. 168-169, . nota 8, ove per la metà occidentale della Guinea Superiore si adotta però la densità di soli 14 ab. per chil. q. ® Loco citato, p. 168. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 29 essi probabilmente oltrepassa i 10.000 abitanti, ed una decina al massimo di essi possiede da 1000 a 10.000 abitanti: la capitale, Monrovia, non conta che 3000 abitanti 2°, forse 5000 coi sobborghi: Boporu, città frontiera del NO ed uno dei mercati più considerevoli dello stato cont., secondo Anderson 3000 abitanti e circa 10.000 coi sobborghi e villaggi adiacenti che ne dipendono. Moltissimi piccoli centri che hanno diritto di portare il nome di città contano appena qualche centinaio di individui ed anche meno di 100. La maggior parte dei centri abitati della zona litoranea ed in ispecie della costa, debbono la loro esistenza alle fattorie commerciali Europee ed Americane, fra cui primeggiano quelle di tre ben note ditte, una tedesca, una olandese ed un’altra americana °°, alla prima delle quali si deve d’aver promosso regolari co- municazioni marittime per mezzo di piroscafi: altre linee di navigazione impor- tanti per le comunicazioni colla Liberia sono inglesi e se n’ era pure, anni addietro, iniziata una belga. Non è a dirsi però che i Liberiani siano rimasti in- differenti spettatori in queste lotte d'interessi, giacchè anzi varie ditte liberiane hanno preso parte al movimento commerciale, sia con mezzi propri, sia con mezzi procacciati dall’estero. Il commercio, che trae alimento dalle svariate e abbondanti produzioni na- turali, è perciò assai sviluppato nella Liberia e non mancano le facili comuni- cazioni da luogo a luogo per via acquea, non solo con navi a vela, ma eziandio per mezzo di piroscafi; mancano però le strade rotabili, a cui non dovrebbesi tardare a por mano. D'altra parte, se lo Stato per facilitare le sue comunicazioni col resto del mondo è già entrato dal 1° aprile 1877 a far parte dell’ Unione Postale universale, manca però di quell’altro mezzo importantissimo di comuni- cazione che è il telegrafo elettrico, ed è uno dei pochi paesi notevoli dell’Africa occidentale che non sia collegato col cavo sottomarino, che già funziona da pa- recchi anni in quella parte del continente nero. Per quanto concerne i rapporti che la Liberia mantiene cogli altri Stati civili, è d’uopo avvertire che, mentre essa è largamente rappresentata all’estero da | consoli ed agenti consolari, pochi sono i rappresentanti di potenze estere nella repubblica o quelli che la rappresentano con sedi vicine alla medesima; la maggior parte dei rappresentanti degli stati esteri sono commercianti stabiliti a Monrovia ‘ e non appartengono al personale di carriera, come del resto crediamo sia il caso pel maggior numero dei rappresentanti della Liberia all’estero. Fra le nazioni che, per quanto legate alla Liberia per trattati commerciali, ed aventi nel proprio territorio dei rappresentanti della stessa, non prendono al- cuna parte diretta al commercio colla repubblica, nè vi sono rappresentati in 29 BiùrTIKOFER, opera cit., vol. I, p. 22. 30 Esse sono le ditte C. Woermann di Amburgo, Hendrik Muller di Rotterdam e Yates and Porterfield di New York. 30 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA alcun modo, trovasi anche l’Italia 3!, la quale, pur troppo, si è finora quasi per intero disinteressata di una parte dell’Africa destinata ad un prospero avvenire 82, e che ad ogni modo contiene nella sua storia, per quanto recente, molti punti degni dell’interesse dei nostri concittadini. 31 La Liberia ha un Console generale ed un Vice console a Genova, un console in ognuna delle città di Cagliari, Livorno, Napoli e Venezia, e un altro Vice console a Sassari. 32 Un viaggiatore degno di fede, il maltese sig. M. A. M. Mizzi, che tornò testè da un viaggio in quella parte d'Africa, in una lettera datata da Monrovia il 5 marzo 1892 scriveva quanto segue, che segnaliamo all’attenzione dei commercianti ed industriali intelligenti del nostro paese: « L'Italia si tiene lontana da questa terra, nonostante che molti prodotti italiani trovino qui il « loro smercio..... per la via di Amburgo e colla contromarca tedesca! Non avrei creduto se non « avessi veduto e toccato. « Il burro della Lombardia, in piccoli recipienti di latta rotondi, si vende con la sovrapposizione « di una etichetta tedesca! « I fiammiferi o cerini italiani sono misti a quelli della « C. G. des allumettes chimiques pour « la France et l'étranger » di Parigi; ma le cassettine sono vuote per metà. Per ogni 10 cassettine « completamente vuote si dà in cambio una parzialmente piena, e così il consumo è continuato, ma « sempre stazionario. « La biacca di Genova si vende nei soliti pacchi, ma con una sopracoperta gialla, credo norve- giana! » (Gazzetta Piemontese, 7-8 maggio 1392). Re CRAL NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 31 5. Gl’indigeni della Liberia. Tribù principali e loro rapporti sociali — Caratteri antropologici. Foggie del vestire, ornamenti, Nella penultima parte della prelodata sua opera in due volumi, il Buttikofer, come già dissi, tratta separatamente degl’indigeni della Liberia e lo fa con sin- golare competenza e chiarezza. Dalle circostanziate notizie ch'egli ci dà intorno ai rapporti politici e sociali di quelle popolazioni così interessanti, ai loro carat- teri antropologici e etnografici, alle lingue, alla vita ed ai costumi, desumiamo le seguenti, che daranno se non altro un'idea degl’'importanti materiali riuniti dall’autore e degli studi e ricerche proseguite, e nel farlo ci rincresce solo di non poter riprodurre i nitidi e, per lo più, caratteristici disegni ch'egli aggiunge a migliore illustrazione del suo lavoro. Nell’incominciare il suo studio, l’egregio esploratore richiama alla memoria del lettore ciò che un riputato geografo olandese del 17° secolo ne scrisse intorno alle medesime popolazioni #3, asserendo che il quadro lasciatoci dello stato di col- tura e delle istituzioni sociali e civili degli indigeni della Liberia, ed in ispecie dei Vey, dal Dapper oltre 200 anni fa è tuttora esattissimo, tanto che il Bit- tikofer non avrebbe difficoltà ad accettarne le idee quasi parola per parola. Questa affermazione, mentre torna maggiormente ad onore della completa imparzia- lità del nostro autore, ci permette di constatare una volta di più come si possano conservare intatti, anche nel corso dei secoli, gli usi e costumi di aborigeni, che non abbiano avuto troppo contatto con elementi stranieri, in ispecie con europei. Lo studio degl’indigeni della Liberia offre il più grande interesse e se da un lato i cittadini liberiani sono ammirevoli pel modo con cui superarono il difficile pe- riodo della loro emancipazione, attirano vivamente la simpatia di ogni studioso imparziale gli aborigeni, che soli possedevano nei secoli anteriori il territorio e conservarono per tanto tempo una coltura al certo assai rimarchevole nella sua vera essenza. Gl’indigeni si suddividono in numerose tribù, e le principali di esse sono: i Vey nel territorio di Grand Cape Mount, tra i fiumi Manna e Little Cape Mount; i Deh tra quest’ ultimo fiume e quello di St. Paul; i Golah, possente tribù nella regione selvosa del medio St. Paul's R.; i Mamba a tergo di Mon- 3 Dr. OLr. Dapper, Nauwkeurige Beschrijvinge der Afrikaansche gewesten van Egypten ; Barbaryen, Libyen, Biledulgered, Negroslant, Guinea, Etheopièn en Abyssinién (in-folio, con illustr., Amsterdam 1668). Una traduzione tedesca fu pubblicata nel 1671, una francese, pure ad Amsterdam, nel 1686. 38 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA rovia, tra i fiumi Messurado e Junk; i QueaA più ad oriente, lungo il fiume Du Queah; la potente tribù dei Pessy, verso l'interno al di là delle due pre- cedenti e ad ovest limitrofa dei Golah. Il territorio di tali tribù è considerato dai Liberiani come appartenente alla provincia o contea di Messurado (Mont- serrado). La grande tribù dei Bassa occupa un’area assai estesa tra il mare a SO, il fiume Farmington a NO, il fiume Sangwin a SE ed il popolo Gibî con alcune altre tribù verso l'interno. Questo territorio forma la provincia Liberiana di Bassa o Grand Bassa. A SE del fiume Sangwin incomincia il territorio della tribù Kru (la patria dei ben noti « Krooboys », tanto apprezzati come marinai), che si estende a SE sino al fiume Grand Sesters. Tutta quest'area trovasi sotto la -giurisdizione della provincia di Sinoe. Finalmente intorno al capo Palmas, ad occidente del territorio dei Kru abitano i Gredo o Gedebo, divisi come i Kru in piccole numerose tribù, che occupano tutto il paese sino al fiume San Pedro . e tanto nella lingua come nei costumi sono assai affini agli stessi Kru. Il terri- torio dei Grebo forma la provincia di Maryland. Oltre a queste tribù, che si trovano nella zona amministrata quasi per intero dal governo liberiano o che col medesimo hanno più stretti rapporti, non bisogna tacere di altre interne, che si trovano pure nell’area dei territorî annessi alla repubblica. Tali sono, nella regione delle foreste: a nord dei Golah la tribù dei Condo (detta pure di Boatwain, dal nome del suo precedente Re, Boatswain), ad oriente di essa quella dei Busy, e a sud di quest’ultima i Barline. Più nel- l'interno, limitatamente a queste tribù e sull’ altopiano Mandingo, quasi senza boschi, si estendono le tribù Mandingo, che si vanno assai avanzando verso il mezzogiorno, propagando la loro elevata cultura e civiltà e diffondendo le dot- trine di Maometto, di cui sono pressochè tutti seguaci zelanti. Come già fu detto, una parte del territorio dei Mandingo occidentali è oggidi compresa nella sfera d'influenza o nei limiti stessi della Liberia. Fra tutte le nominate tribù, che trovansi specialmente nella zona littoranea o ad essa adiacente, due rami fondamentali sono specialmente interessanti e co- nosciuti, e sono i Vey ed i Kru. I Vey sono gente affabile e cordiale, in mezzo a cui i bianchi possono vivere in tutta tranquillità; assai pacifici, poltroni in guerra, sono continuamente molestati o derubati dai predoni irruenti dal nord e. dall’ovest: ciò spiega perchè tale tribù, più di qualunque altra dell'interno, abbia fatto un’adesione così stretta al governo della Liberia. Fra essi trovansi eccellenti manovali e quasi tutti sono diligenti agricoltori, ma anche appassionati giuocatori. L'Islam ha fatto grandi progressi in quella tribù e si avvicina sempre più dall’interno verso la costa. — Le popolazioni che trovansi ad est del fiume Manna, in una regione prima Liberiana, e recentemente annessa ai dominî In- glesi, appartengono alla tribù dei Ga/linas e sembra siano immigrati dall'interno; parlano, lungo la costa sino a tutto il golfo di Sherboro, la lingua Vey. Per lo più hanno istinti artistici e lavorano anche l'argento: anche fra essi l'Islam è penetrato assai. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 33 Diminuiti assai di forza e di numero sono i Deh, mentre invece assai potenti ed influenti sono i Go/aA, popoli guerrieri e meno socievoli dei loro vicini i Vey. Più innanzi nella coltura, e sotto l’influenza dei Mandingo, si mostrano le tribù Busy, Barline e Pessy, generalmente assai dedite all'agricoltura e tengono grandi mercati in città ben difese. I Mamba, prima residenti attorno al promontorio Messurado, si sono in gran parte fusi coi Liberiani, mentre i Quea% ed i loro vicini i Gibî sono ancora puri feticisti e quasi per intero indipendenti dalla Li- beria. Sotto molti rapporti, anche da quello della lingua, i Bassa sono consan- guinei dei Kru ed in generale hanno forme robuste e ben proporzionate; come i Kru sono buoni conoscitori del mare e spesso adoperati come timonieri o piloti costieri. Maggiormente conosciuti di tutte le altre tribù della Liberia sono i Xru, i quali, quantunque abitatori di una costa riputata poco propizia ai naviganti, in ispecie pe’ suoi pericolosi scogli, sono ricercatissimi come uomini di mare. Come fattezze sono lungi dall’essere belli di persona ed hanno in generale una vera fisonomia negra, assai più delle tribù vicine dell'occidente; sono di forte muscu- latura, di grande energia e di forza non comune. Gli uomini non amano che il mare, pescano colle loro canoe anche con tempo burrascoso ed usano assai di allogarsi sulle navi a vela ed a vapore provenienti dall'Europa onde percorrere le coste dell’Africa più in basso, pel trasporto delle mercanzie dalle navi a terra e viceversa, come inservienti macchinisti, ed infine per tante occupazioni marit- time per cui sono nati ed alle quali male sì attagliano in quei climi i marinai bianchi. Questa loro riputazione marinaresca data dall’epoca in cui il commercio degli schiavi prese un grande sviluppo; ed è a notarsi che giammai alcun Kru era esportato come schiavo, giacchè i trafficanti e mediatori di carne umana ben sapevano di quanta maggiore utilità potevano essere loro i Kru per assicurare il loro carico. — Da questa loro rinomanza proviene probabilmente il nome, sotto il quale sono sonosciuti da Liberiani e da stranieri, essendochè i Kru fra loro si denominano Grebo: Kru (in inglese Kroo) dev'essere derivato dal vocabolo inglese crew (ciurma di nave). Al plurale vengon detti Kr00b60ys, e Krootowns i centri o stazioni ove incontransi e si possono arruolare siffatti elementi così importanti per la navigazione della costa di Guinea. I contratti coi Kru sono regolati da una legge speciale, la così detta « shipping law », e per essere va- lidi debbono essere confermati da una convenzione scritta, che i Kru conoscono sotto il nome invariabile di « book » (libro) ed a cui attribuiscono un'importanza speciale, quantunque il più spesso non ne sappiano leggere i termini. I Kru sono orgogliosi della loro attitudine marinaresca e alla pesca e ten- gono in poco conto o sprezzano gli altri Negri che non furono mai sul mare. Perciò non s’interessano della coltura della terra, che abbandonano alle donne, ai ragazzi ed ai servi. Sanno però fabbricarsi essi stessi le loro canoe e vi fanno prova di notevole finitezza. Sono i Kru generalmente meglio vestiti degli altri indigeni, tanto gli uomini 5 384 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA come le donne, e sono pure più curanti del buon vitto. Per lo più sono di buona indole ed onesti e di commercio aggradevole — ciò che non toglie che abbiano pure i loro lati cattivi, e, come osserva il Buùttikofer, nel trattare in ispecie con stranieri fanno talvolta niuna differenza fra il mio e il tuo. A causa del rimescolamento delle stirpi è difficile stabilire in Liberia diffe- renze antropologiche esatte tra le medesime. Si può dire che gl’indigeni formano una schiatta d’uomini sani e robusti; grandi di corpo, generalmente ben nu- triti e membruti. Tutti però, compresi anche i mulatti liberiani, hanno i piedi e le mani magre e sottili. La fronte è stretta e, specialmente nei bambini, sporgente nel mezzo a guisa d’una grossa enfiatura. Gli occhi sono grandi e neri e sembra che gettino fiamme sotto le lunghe ciglia. Il naso è raramente ar- ricciato; la punta è anzi spesse volte distesa considerevolmente all’ingiù. Le labbra non sono così tumide ed arrovesciate come d’ordinario si suppone; in al- cuni individui potrebbero anzi chiamarsi sottili. Quello però che risalta sopra- tutto nei negri di Liberia è la dentatura sana e bianchissima, che hanno cura di mantener netta sciaquandola assiduamente e fregandola con una bacchettina di legno arrendevole nelle ore di ozio. Il cranio è generalmente di una dolicocefalia piuttosto marcata, mentre il prognatismo è più debole di quanto potrebbe sembrare dall’anzidetto. Il colore della pelle è simile a quello del bronzo, or più or meno carico. Raramente s'incontrano tra gl’indigeni individui di color bruno scuro : Biittikofer assevera di non averne mai osservati di veramente neri. Non sono rari i casi di albinismo, specialmente tra i ragazzi nelle missioni, ma sono più frequenti quelli di albinismo parziale. Come tutti i popoli allo stato di natura, anche gl’indigeni di Liberia amano fregiarsi il corpo in varie guise ed è generale fra loro l’uso di tatuarsi la pelle, improntandola di segni indelebili per mezzo di materie coloranti e succhi corrosivi. Oltracciò usano intonacarsi il viso ed il petto di argilla bianca e gialla e spesso si stropicciano la pelle con una pomata composta d’olio di palma ed essenze odorifere per mantenerla morbida ed elastica. I poveri portano per lo più i capelli corti; gli abbienti invece li dispongono ai due lati del capo in un gran numero di treccioline, una allato dell’altra, principiando dalla fronte e terminando alla nuca. Le donne particolarmente pongono la massima cura nell’acconciatura del capo ed alle sopramenzionate treccioline aggiungono sull’alto della testa un intreccio di capelli finti e di filamenti di foglie di palma coronato d’un talismano, ovvero d'una borchia d’argento. Il vestire degl’indigeni è estremamente semplice. I fanciulli sino all’età di otto anni vanno nudi affatto. Gli adulti di tutte le tribù non hanno in generale NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA h19) altro indumento all'infuori di un gran fazzoletto da naso tra le gambe, assicu- rato sul ventre e sulla schiena ad una cordicella stretta intorno ai fianchi. Spesso le giovanette alla fascia stretta alla cintola appendono dinanzi e didietro un grem- biulino ornato di perle, della larghezza appena d’una spanna. Le donne maritate però avvolgono d’ordinario la persona in una lista di stoffa di cotone di colore azzurro, 0 stampata, lasciando solo la parte superiore del corpo scoperta. I cap- pelli e i berretti per difendere il capo dal sole e dalla pioggia sono invece d’un uso generale e ve ne hanno di varie specie, fabbricati di foglie di palma o di tela indigena ed ornati in varie guise. I negri, e le donne sopratutto, amano alla follia di caricarsi di gioielli che si procurano trasformando le monete d’ar- gento che capitano loro alle manì in anelli, armille, pendenti, fermagli, cate- nelle ed altre fogge di ornamenti o portandole intatte appese in lunghe filze al collo e alla cintola. Altri ornamenti più primitivi sono le collane di denti ed artigli di leopardo, di denti di pantera e di coccodrillo o di conterie per lo più bianche ed azzurre. Gl'indigeni sono amanti all'estremo della nettezza ed usano bagnarsi spessis- simo e lavarsi ogni sera in un sito riservato espressamente per questo scopo dietro la capanna, dove si pongono coccoloni nudi affatto e si spruzzano copio- samente d’acqua da una calderuola che tengono stretta tra i ginocchi. 36 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 7. Gl’indigeni della Liberia. Abitazioni, alimenti — Usanze e costumi, industrie. Governo, arte della guerra — Lingue — Carattere dei Negri Liberiani. Le loro abitazioni sono riunite in villaggi più o meno grandi che in Liberia prendono il nome di towns (città) e half-towns (mezze città). Le prime rappre- sentano i centri abitati propriamente detti; le altre non sono che appendici dei medesimi, e d’ordinario sono occupate soltanto dagli schiavi addetti alla coltiva- zione dei campi. Le case sono disposte disordinatamente intorno ad una gran piazza e spesso così vicine tra di loro, che si dura fatica a farsi strada tra l’una casa e l’altra. Le case al solito sono piccole e non offrono comodità d’alloggio che per una sola famiglia, ossia pel padrone colla moglie e i figliuoli. Se il pro- prietario ha più mogli, ciascuna di esse ha la sua propria capanna. La più parte delle case sono di forma ovale o rotonda e coperte da un tetto di foglie di palma a forma di cono. La porta è stretta e bassa, cosicchè non si può giungere nell’interno senza curvarsi, ed è chiusa da un pezzo di legno lavo- rato rozzamente o da una grossa stuoja. Il pianterreno è diviso secondo il bi- sogno, in due o più stanze, di cui la prima serve di cucina e di salotto e le altre di camere da dormire pel capo di casa e la famiglia. I servi usano sdra- larsi per terra nella stanza d’entrata intorno al fuoco che viene mantenuto ac- ceso tutta la notte. Le capanne non hanno finestre e il fumo per conseguenza deve trovare un’ uscita attraverso il tetto. Le stanze del pianterreno sono munite d’un soffitto e lo spazio tra il soffitto ed il tetto, a cui si accede per una botola, serve di magazzino per riporvi il ricolto dei campi, l'olio di palma ed altre cose di prezzo. Gl’'indigeni passano del resto la maggior parte del tempo all'aperto: lo spazio dinanzi della capanna serve loro di stanza di ricevimento e di spoglia- toio, e non di rado preparano quivi anche le loro vivande e le mangiano. Oltre alle abitazioni ordinarie, in ciascuno dei grandi villaggi trovasi una. casa per i palaver o parlamenti nella quale il capo della tribù tiene giustizia pubblicamente o raduna i maggiorenti della città per trattare i pubblici affari, e consiste d’un edificio rettangolare con sole tre pareti, lasciando aperta la parte volta verso la piazza col munirla soltanto di alcuni pali per sorreggere il tetto. Il principale alimento in Liberia è incontestabilmente il riso che viene im- portato dall'estero in gran quantità a cura delle varie Fattorie. Gli abitanti però delle regioni ad oriente di Monrovia preferiscono cibarsi di manioc, cassava o batate. Gl’ingredienti, qualunque essi siano, riso od altro, si fanno bollire nel- l’acqua e si lasciano poi svaporare finchè siano poco meno che asciutti. La vi- vanda infine giunta a questo punto, viene versata entro una scodella di legno NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 37 spargendovi sopra olio di palma e pepe e l’intiera famiglia vi si accoccola intorno per mangiarla. L'unica bevanda è l’acqua della sorgente o della fontana, che in. generale è di buonissima qualità. Durante il pasto viene attinta da una calde- ruola di ferro o d’ottone a portata di mano, servendosi del frutto d’ un albero incavato a guisa di tazza, che fa quindi il giro della tavolata passando da una mano all’altra. Altre bevande d'uso frequente sono il vino di palma ed il caffè, che per la mancanza assoluta di latte, si beve puro con o senza zucchero. Nelle famiglie degl’indigeni si mena una vita assai semplice. I ricchi hanno d’ordinario molte mogli, ma tra esse una sola esercita considerevole influenza ed ha schiavi che la servono. Le rimanenti debbono di per sè pensare al loro sostentamento. Le donne del resto sono in generale condannate a lavori faticosi e fa meraviglia, come nonostante ciò siano per lo più contente e di buon umore e ridano e scher- zino volentieri, e dopo aver lavorato tutto il giorno, passino metà della notte danzando e facendo musica. L'educazione dei figliuoli è affidata esclusivamente alla madre, la quale perciò ha sui medesimi maggiori diritti che il padre, co- sicchè venendo a morire, il padre, se vuole che i figli rimangano seco, deve mediante doni ottenere il consenso dei parenti di lei. Morendo invece prima il marito, il fratello maggiore di lui prende allora il suo posto e fa valere i suoi dritti sulla donna e sui figliuoli. Gl’indigeni misurano il tempo per giorni, mesi ed anni. L’anno si calcola da una stagione asciutta all’altra ed incomincia all’ epoca in cui si dispongono le nuove piantagioni, ossia alla tine di febbraio o principio di marzo. I mesi prin- cipiano colla luna nuova e sono di 28 giorni. L'anno quindi avrebbe 13 mesi in luogo di 12. Nel determinare le ore del giorno si regolano dal sorgere e tra- montare del sole e dall'ora del passaggio del sole al meridiano ed il tempo medio tra queste epoche ossia le 9 ant. e le 3 pom. è quello dei loro due pasti gior- nalieri, l’asciolvere ed il pranzo. L'industria degl’indigeni è, per un popolo allo stato di natura, meravigliosa e di grande importanza. Si rimane a dirittura stupiti al vedere i superbi lavori di pellicceria e di cuoio eseguiti specialmente dai Mandingo. Essi adoperano per questi lavori ogni specie di pelli; a preferenza però quelle di animali rapaci, di scimie, di antilopi, di capre e di pecore, e conoscono anche a perfezione il modo di dare al cuoio una tinta durevole gialla, azzurra, bianca o nera a piacere. L’industria tessile vi è anche in fiore ed oltracciò i Mandingo fabbricano sacchi da viaggio, portafogli, else e foderi di sciabole e pugnali, scudisciì, selle, briglie, cintole, tabacchiere ed un'infinità di altri oggetti di cuoio vaghissimi, solidi ad un tempo e lavorati ed ornati con gusto e senso artistico. La maggior parte delle tribù negre liberiane sono sotto la dipendenza dei loro proprî principi o maggiori capi-tribù, ed i territorìî minori dipendono da semplici capi, i quali, per quanto piccoli siano i loro dominii, sì arrogano come 38 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA i loro superiori il titolo di re, che di fatto in tempo di pace può ad essi com- petere come ai primi, avendo spesso altrettanta influenza come i veri sovrani. Però in tempo di pace non possiedono truppe e dal lato del fasto e della pompa, non hanno corte, e come il popolo vivono in condizioni molto semplici, a diffe- renza di tanti capi di altre parti dell’Africa. In tempo di guerra però ì grandi capi o Re acquistano potere su tutto il territorio della propria tribù e possono cavarne i tributi necessarî per le proprie imprese bellicose; e posto che i mag- giorenti traggono la loro ricchezza dagli schiavi e dalle donne, spesso i più forti muovono guerra appunto per poter condurre schiavi i nemici sconfitti, una guerra felice procurando altresì ricchezze ai vassalli. Per quanto semplice sia il modo di vivere nella residenza, quando viaggia un capo di qualche importanza pone ognì cura a porre in bella mostra la sua potenza e si fa sempre accompagnare da un codazzo di maggiorenti, di gente armata e di donne, tutti adorni dei co- stumi vistosi — ciò che non toglie che il Re, come il suo seguito, porti sotto la sua toga il fazzoletto, ma vada scalzo. L'arte della guerra è ridotta alla più semplice espressione presso gl’indigeni e si riduce ad una serie di guerriglie od imboscate, essendo escluso affatto il si- stema di far avanzare grossi nerbi di truppe. È inveterato l’uso d’inviare delle spie onde raccogliere notizie sulle forze e le condizioni di un luogo abitato che si vuole assalire; queste spie, conosciute sotto il nome di « softly men », sono ben pagate per la loro pericolosa missione, che costa loro assai spesso la morte se sventati dal nemico. Di solito sì attacca il nemico di nottetempo, all’epoca del raccolto del riso, cercando sorprenderne i luoghi aperti od anche i fortificati e d’incenerirli, mentre gli abitanti coi loro averi vengono tratti schiavi. Talvolta però i luoghi sono così bene fortificati da resistere a qualunque attacco d’indi- geni e da mandare a monte l'impresa progettata. Nei paesi ove sono a temersi spesso attacchi nemici, quasi tutte le residenze dei capi sono più o meno salda- mente fortificate, e tali opere di difesa nelle regioni boschive constano di cinte a palizzate, in quelle povere di piante, come l'altopiano dei Mandingo, sono muri di notevole altezza e spessore, costrutti regolarmente di solidi e regolari massi d'argilla, che sotto l’azione del sole s’induriscono come pietra. Ciascuna delle tribù dapprima menzionate ha la sua propria lingua che non è intesa affatto dalle tribù confinanti, o solo imperfettamente. Secondo J. G. Chris- taller 34, le lingue degl’indigeni di Liberia possono riunirsi in due gruppi: le 3% Die Sprachen in dem Negerfreistaat Liberia (nella Zettschrift fiir afrikanische Sprachen, Berlin 1889, p. 315-320). Utilissima pure a consultarsi è l'importante opera: A sketeh of the modern Languages of Africa, by Rosert NerpHAM Cusr (2 vol. in-8° di 600 pag., con 1 grande carta. London, 1888). V. anche: S. W. KoeLLe, Polyglotta Africana, Comparative Vocabulary of more than 100 distinct African Languages (in-folio di 212 pag. e 1 carta; London, 1854). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 39 lingue Mande e le Kru. Alle prime appartengono la lingua Kosso, la Pessy e la Vey che si parla dal fiume Gallinas sino al fiume Little Cape Mount e per due giornate di distanza andando verso l’interno. Le altre abbracciano le lingue dei Deh, dei Bassa, dei Kru e dei Grebo. La lingua dei Go/ah sembra non appar- tenga nè all’uno nè all’altro dei due anzidetti gruppi linguistici. Notevolissimo è il fatto della speciale attitudine linguistica degli indigeni, i quali assai spesso oltre la propria lingua parlano quella dei loro vicini ed altre ancora e vi sono individui i quali non soltanto intendono quasi tutte le lingue liberiane, ma possono anche parlarle; se si aggiunge a ciò che soventi quei me- desimi poliglotti conoscono anche qualcosa d’inglese, è un fatto che essi riescono di una utilità incontestabile quali interpreti dei viaggiatori, come potè farne esperienza il Biuttikofer, da cui attingiamo la notizia. La più interessante di tutte le lingue indigene è la Vey o Vaz, che si scosta assai dalle altre e si riconosce per la sua ricchezza in vocali, e possiede molte ed interessanti proprietà grammaticali. Ha poi di speciale sulle altre la qualità di possedere caratteri propri, di cui si fa spessissimo uso e che sono proprietà precipua dell’aristocrazia indigena, cioè delle famiglie dei principi e dei capi in- digeni. I caratteri si scrivono da sinistra a destra, come appo noi, e non constano di lettere d’alfabeto, ma invece di segni, ognuno dei quali rappresenta una sil- laba. Il Biùttikofer dati alcuni cenni sulle proprietà grammaticali della lingua Vey e della onomatologia di alcuni luoghi liberiani su cui potè avere spiegazioni sufficienti, fa seguire una specie di glossario di vocaboli ed espressioni Tedesche- Vey, che viene utilmente a collocarsi accanto alle molte pubblicazioni lingui- stiche e filologiche che furono sin qui fatte intorno a quell’interessante idioma africano °°. Fra le altre cose rimarchevoli del capitolo che il dotto esploratore consacra alle lingue negre della Liberia sono rimarchevoli le sue indagini intorno al modo di esprimere i numerali da 1 a 100, dalle quali risulta che le lingue di tutte le tribù a lui note posseggono un sistema di numerazione quinario, ove il 5, il 10 ed il 20 formano delle unità. Così di mano in mano il sistema da quinario sì muta in vigesimale, nel quale il numero 20 e tutti gli altri divisibili per 20 formano delle unità. Questo sistema numerale per unità di cinque, dieci e venti sì spiega facilmente col conteggio sulle dita, per modo che una mano segna l’u- nità cinque, le due mani assieme l’unità dieci, le due mani e le dita riunite l’unità venti. Questa facilità di contare per decine è poi facilitata dai popoli che usano andar scalzi, come già avvertì pel primo il Aoel/e 36. Pel 100 si adopera d’ordinario 20 Xx 5; solo i Vey, che a causa del traffico coi bianchi parlano in- glese, conoscono il vocabolo hundred (100), che adottarono nella corrotta forma 3 BirTIKOFER, opera cit., vol. II, pag. 240-260. 3% Outlines of a grammar of the Vei language, together with a vei english vocabulary (in-8° di 266 pag., London, 1854) — V. a pag. 29. 40 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA di Rondo, e di cui si servono, contando però al di là secondo le regole del loro sistema numerale. Per le loro relazioni con popoli stranieri, nelle lingue dei negri indigeni della Liberia si sono introdotte molte parole ed espressioni di altre lingue, che presero forma corrotta e talvolta sono considerate parole indigene. Così rimangono tracce evidenti dell’intimo commercio con Spagnuoli e Portoghesi: ad es. da una cor- rotta forma del verbo ispano-portoghese saber gl’indigeni liberiani hanno rica- vato il vocabolo sawe (sapere) 37, come la parola palaver (in Vey, poh), che ha di poi assunto tanti significati, deriva dallo spagnuolo pa/abra o dal porto- ghese palavra (parola). Anche la parola tawa (tabacco), per la quale in nessuna di dette lingue indigene vi ha un vocabolo appropriato, è indubbiamente di ori- gine spagnuola e portoghese (tabaco). Come già avvertimmo e com'è naturale, la lingua inglese va facendo molti progressi nella Liberia, e in ogni villaggio litoraneo si trovano spesso più per- sone, anche fanciulli, che siano in grado di parlare almeno un po’ d'inglese. Naturalmente la pronuncia ed il fraseggiare non sono molto puri, ed anzi l’im- pronta che ne riceve il linguaggio ha un po’ di quella comicità o di quel par- ticolare colorito che si riscontra di solito nelle lingue europee parlate da indigeni nelle colonie extra-europee. Molte parole inglesi, però, vennero in- trodotte, con varianti più o meno notevoli, nelle lingue indigene liberiane, per esprimere oggetti che prima agl’indigeni stessi non erano noti: così il Biittikofer scrive che nelle tribù a lui note intese le parole g/assy per glas (bicchiere), shilly per shilling (scellino), coppa per coppers (per le monete liberiane di rame), clocky per clock (orologio), pohky per porc (salame); vennero pure introdotte espressioni qualificative di alcune cose, come ad es. per esprimere la parola birra nella lingua Vey si ha Kavlu gih (acqua amara). Il dare un'idea generale del carattere dei negri in Liberia è assai difficile. Secondo le circostanze, sono buoni o malvagi, volonterosi o restii, onesti o ladri, fedeli o falsi, e perciò il partito migliore si è di far loro scorgere costantemente che si sta in occhi. Nella più parte dei casi il rigore accompagnato da una certa dose di dolcezza, un procedere risoluto ed energico, ed a tempo opportuno, una parola di lode o d’incoraggiamento, quando la meritino, o severi gastighi, se trovati mentitori o colti a rubare o a fare altra cosa disonesta, vale con essi assai più che i continui rimproveri e le battiture. Trattato a questo modo, il negro si getta nel fuoco pel suo padrone bianco e ne prende la difesa anche a fronte d’individui della sua stessa razza. # L'indigeno che parla inglese non dice mai yow Xnows (voi sapete), sibbene yow sawe, oppure me sawe (io so), o me no sawe (io non so), od anche: them mane sawe book for true-true (quest'uomo se n'intende benissimo di libri). — (BiùrmEOFER, loco cit., p. 239). NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 41 Missionari Americani si sono dedicati con esemplare abnegazione, non solo a convertire gli adulti al cristianesimo, ma a dirozzarne la prole, insegnando ai fanciulli a leggere, scrivere e conteggiare e tra una lezione e l’altra tenendoli occupati utilmente in lavori manuali. Peccato che il seme sparso con tanti sacri- ficii non dia frutti migliori! Il negro dopo essere stato in simil guisa allevato, istruito e vestito, raramente mostra desiderio di giovarsi dell’educazione rice- vuta pel vantaggio dei connazionali a cui non toccò questa fortuna. Rientra anzi in casa dei suoi parenti e quando gli abiti che ha portati seco, sono con- sumati dall’uso, torna ad avvolgersi un fazzoletto intorno ai lombi all’usanza del paese. 6 42 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 8. Istruzione; coltura intellettuale. Religione. Avvenire della Liberia. Nelle pagine precedenti ho cercato di mettere in maggior luce alcune delle caratteristiche della Liberia, valendomi in parte notevole delle ricerche e studî del Bùttikofer, senza pretesa però di dare un quadro completo geografico e so- ciale di quella repubblica — còmpito che non sarebbe qui il caso di assumere. Tut- tavia onde il lettore possa meglio giudicare del carattere dei Liberiani, aggiun- gerò ancora qualche parola intorno allo stadio attuale dell’istruzione nel loro paese e dei frutti recati. Come già ebbi ad avvertire accennando all’eccellente governo di J. Askhmun, fin dagl’inizî della colonizzazione della Liberia vennero aperte scuole, fondate chiese ed aperta anche una stamperia, ove incominciò a pubblicarsi un giornale periodico. Le prime 6 scuole governative vennero erette nel 1826, in parte con fondi pubblici, in parte con fondi privati: più tardi, per estendere maggiormente l'istruzione, vennero pure aperte scuole festive in tutta la colonia. Tuttavia, come osserva il Buùttikofer, per insufficienza di mezzi non si ottennero subito i bene-. fici sperati. Questi si mostrarono invece ben presto per opera dell’energico ed instancabile governatore Thomas Buchanan (il primo nominato dopo la nuova costituzione data alla Colonia nel 1839) 38, il quale nello stesso anno della sua assunzione al potere, prescrisse che in ognuno dei maggiori centri abitati si do- vesse aprire una scuola pubblica. le scuole popolari così istituite recarono presto grandi frutti e furono vivamente appoggiate dal governo e dal popolo medesimo. In quel periodo di gestazione della Colonia, come nel primo decennio della Re- pubblica non solo fiorirono tali scuole, ma allato ad esse vennero sviluppandosi le numerose scuole di ogni genere fondate e mantenute da missionari protestanti americani, con denaro americano, proveniente in gran parte da sottoscrizioni pri- vate: dieci scuole superiori erano state aperte dai missionari, ma di tutte non sopravvisse fino ai nostri giorni che l’Alewander High School al St. Paul's R. Colla proclamazione dell’indipeudenza della Liberia nel 1847 venne pure promul- gata Ia legge liberiana per l'istruzione gratuita e pubblica elementare. Ogni centro di 300 abitanti possiede una scuola primaria ove s' insegna a leggere e scrivere, la grammatica, l’aritmetica e la geografia. L’istitutore riceve 250 dollari annui pagati dallo Stato. Dei comitati scolastici locali regolano quanto 3 V. più addietro a pag. 23. Il Buchanan morì già nell'agosto 1841, rimpianto e venerato da’ suoi governati, a Bassa Cove, località che venne poscia in suo onore denominata Buchanan. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 43 è relativo alle scuole ed indirizzano ogni anno un rapporto al governo sulla loro situazione, il numero, l’età ed il sesso degli scuolari e su tutte le materie che giudicano importanti per lo sviluppo dell'istruzione. Per l'istruzione supe- riore esiste a Monrovia una specie di Università, fondata il 23 gennaio 1862, il cosidetto Liberia College, ove dei professori (non bianchi, ma di colore) pro- venienti dagli Stati Uniti insegnano scienze fisiche e matematiche, letterature greca, latina e araba: è il solo istituto educativo che conferisca l’addottoramento. Un’ istituzione affatto simile esiste per le donne, ed è diretta da una signora americana °°. Come si vede, l'ordinamento scolastico è veramente buono e non si può far a meno di dar la dovuta lode tanto alle autorità governative, come alle società delle missioni ed al popolo medesimo per tutti gli sforzi fatti onde ottenere un progresso nella coltura nazionale, togliendo l’analfabetismo, che pur troppo è an- cora tanto sviluppato in molti stati civili della vecchia Europa. Non dobbiamo però tacere che l’istruzione impartita è alquanto inferiore ai desideri, sia per mancanza di luoghi veramente adatti per scuole, come per deficienza di suppel- lettili didattiche: naturalmente l'istruzione impartita nelle campagne è ad uno stadio più basso che non nelle città maggiori. Per favorire poi lo spirito di associazione e di fratellanza, e le ricerche e studî di ogni genere, non mancano Società, e fra esse dobbiamo qui specialmente far menzione della Liberia Interior Association, limited, Società esistente già da parecchi anni, collo scopo di promuovere l’esplorazione e la conoscenza dell’ in- terno del paese — scopi i quali però sino ad ora hanno avuto poco profitto, per la mancanza di mezzi adeguati. Se in mezzo a tante vicissitudini e con una vita politica sin qui così breve la Liberia non ha ancora potuto entrare con molta larghezza nella produttività intellettuale, è giustizia riconoscere che ad essa non sono mancati sin qui go- vernanti pretti Liberiani di merito indiscutibile — come il precedente Presidente H. R. W. Johnson *, uno statista di prim'ordine e di quelli cui i proprî go- 39 WAUWERMANS, Op. cit., p. 223-224. 4° Il Prof. Hilary Richard Wright Johnson, rieletto per la quarta volta Presidente della Re- pubblica di Liberia il 7 maggio 1889, nacque a Monrovia il 1° giugno 1837 ed è figlio del grande Elija Johnson (morto il 28 marzo 1849), uno dei più benemeriti fautori dell’indipendenza liberiana. Presa la sua licenza scolastica nell’« Alexander High School» nel 1857, si segnalò ben presto nel campo didattico e scientifico, tanto che dal 1858 al 1861 lo vediamo direttore della « Baptist High School », nel luglio 1864 assunto alla carica di direttore del Comitato di vigilanza («Board of Trustees ») del < Liberia College », e poscia nel gennaio 1867 nominato professore di filosofia e di let- teratura al medesimo Istituto universitario, cattedra che tenne sino alla di lui prima nomina a Pre- sidente della Repubblica. Fra gli altri gradi accademici il « Liberia College » gli decretava, nel 1872, il titolo di « Master of Arts» (Dottore in Belle Arti), e nel 1882 quello di « Doctor of Laws » (Dottore in Legge). Nella carriera giornalistica si distinse come Direttore in capo del « Liberia Herald » dal 1857 al 1861, incombenza che riprese poi nel 1864. 44 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA vernati mostrano a ragione la maggiore riconoscenza — viaggiatori arditi come Seymour e Ash 4, esploratori e geografi di merito come 5. An- derson 4, scrittori versatili e geniali come il dott. B/yden, poeti come Teage Se il Johnson si dedicò così attivamente allo sviluppo deil’istruzione e della cultura liberiana, non meno strenuo campione si mostrò della sana politica e della buona amministrazione pubblica. Eletto deputato nel 1861, nel 1862 accompagnava il Presidente Benson nel suo viaggio in Europa, visitando l'esposizione di Londra e varie corti europee, prendendo pure parte in Londra ai primi ne- goziati nella questione delle frontiere nord-ovest. Fu varie volte Ministro di Stato sotto il Presidente Warner, nel 1865, nel 1866 e 1867. Nel 1870 fu innalzato alla carica di Ministro dell'Interno ed accompagnò il Presidente Roye nella sua missione agli Stati Uniti e nell’ Inghilterra, ove, per dis- sentimenti circa il seguito dell’anzidetta questione delle frontiere, si separò dal Roye, ritornandosene poco dopo in patria. Occupò nuovamente le funzioni di Ministro di Stato sotto il governo provvisorio - del 1871, e sotto la Presidenza del Roberts conservò tale funzione simultaneamente a quella di Mi- nistro dell'Interno, negli anni 1872 e 1873. Nel 1878 rifiutò l’incarico di Commissario nella questione delle frontiere. Finalmente, amato, apprezzato da tutto il paese, pel di cui bene aveva sempre ado- perato tutte le sue forze e il grande ingegno, il Johnson, denominato the peoples man (l’uomo del popolo), o the son of the soil (il figlio della terra) perchè nato e cresciuto in Liberia, venne nel 1333 unanimemente acclamato Presidente della Repubblica, e di poi per quattro volte riconfermato alla suprema carica, ch’egli tenne a maggiore vantaggio dello Stato, il quale sotto la sua direzione ha notevolmente progredito sotto ogni aspetto. Attualmente è Presidente della Repubblica di Liberia Joseph James Cheeseman, rieletto il 2 gen- naio 1892 pel biennio 1892-94. 41 Nel 1859 i liberiani Seymour e Ash intrapresero un gran viaggio da Monrovia, verso l’ in- terno per ben sei mesi, affermando di aver raggiunto la città di Quanga (?), nella regione montuosa di Kong, ad una distanza da essi voluta a ben 287 miglia inglesi (466 chilometri) da Monrovia, a 384 (618) da Gran Bassa ed a 14 giorni di marcia da Sierra Leone. Quanga sarebbe una grande città murata, di 2500 passi di circonferenza, con cinque porte da cui partono strade guidanti ad altri centri abitati. I due viaggiatori nel loro cammino avrebbero pure visitato altre grandi e popolose città, attraversando paesi abitati da popolazioni molto innanzi nell’industria, agricoltura e commercio ed assai benestanti, ricchissime di bestiame e anche di argento, popolazioni di religione maomettana, introdotta dai loro alleati, i Mandingo. I viaggiatori, non paghi delle osservazioni generali sull’indole del paese, si occuparono pure di raccogliere notizie statistiche, dati e saggi relativi alla geologia, la flora, la fauna, l’etnografia e l’igiene. La interessante relazione di questo viaggio fu pubblicata dagli stessi Sevmour ed AsH in molti numeri del « Liberia Herald » e se ne trova pure cenno in un discorso del Presidente della Società Geografica di Londra, del maggio 1860 (V. Proceedings of the R. Geogr. Society, Vol. IV, London, pp. 184-85). Disgraziatamente l’impresa, condotta senza vero indirizzo scientifico, non ha fornito indicazioni sufficienti, sia per far constatare la sua reale entità, come per poter tracciarne, in modo anche solo generale, l’itinerario su una carta. Le distanze sopra indicate, per la posizione di Quanga, non concor- danti fra di loro, non rischiarano la cosa, e non corrispondono nè alla distanza che separa Monrovia dalla città di Kong (per la prima volta visitata dal cap. francese Binger nel 1888), nè convengono ad altri luoghi di nome affine: potrebbe darsi che i viaggiatori liberiani avessero oltrepassato il di- stretto di Musardu e raggiunto più a nord-est i paesi dei Uassulu o dei Uorodugu. Certo si è che la vasta area incognita che si estende tuttora in quella parte d’Africa non ci permette di sciogliere ancora il dubbio. Ad ogni modo, anche nel caso in cui il viaggio di Seymour ed Ash non avesse avuto tutta la estensione indicata, l'idea solo dell'impresa sarebbe sempre testimonianza non dubbia dell’interesse intenso dimostrato sin d’allora dai liberiani per l’esplorazione del proprio territorio. 2 V. più addietro a pag. 26. NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA 45 e Olmstead Luca (quest’ultimo anche musicista) 4. Ciò provi che non soltanto la ricerca del benessere materiale, ma anche l’inclinazione ai più bei concetti dell’idealità trova molta simpatia nel paese. Il gusto poi per la poesia e per la musica non è estraneo al popolo liberiano, tanto che nella più povera capanna, assevera il Buttikofer, s'incontra l’amore alla poesia ed alla musica. Per quanto concerne quella forza odierna così notevole che è la stampa, è da osservarsi come oltre al giornale The Liberia Herald — fondato come già dissi nei primi anni della formazione della Colonia (e cioè poco dopo il 1826), e che può vantarsi di aver largamente contribuito a promuovere il progresso politico ed intellettuale del paese, avendo altresi avuto a direttore, dal 1857 al 1860, il prelodato Johnson — vennero pubblicandosi successivamente altri pe- riodici, come il Republican e l’Observer, quest'ultimo assai autorevole e ben redatto. Nè deve tacersi degli sforzi lodevoli, coronati da successo, fatti nella Liberia contro l’alcoolismo, una piaga per lo più importata in Africa dai coloni bianchi e che in altri paesi non si è riusciti a sradicare. Quantunque siansi fatti sin qui dei tentativi generosi per istituire stabili missioni Cattoliche **, pure si può dire che attualmente i cristiani liberiani sono pressochè tutti protestanti, appartenenti però a numerose sètte, fra cui predominano i Battisti e Metodisti.: si dice che dal 1833 al 1880 questa sola setta abbia impiegato in spese di culto e scolastiche non meno di 800.000 dollari, rac- colti per la maggior parte in America da sottoscrizioni libere. Meno numerosi sono i Presbiteriani e Luterani, mentre invece la Chiesa episcopale prote- stante ha essa pure numerosi seguaci ed esercita una grande influenza. Tutte le missioni numerosissime di queste sétte e delle loro suddivisioni contribuirono e contribuiscono tuttora largamente, come già dissi, al progresso intellettuale del paese, per la qual cosa meritano il più largo encomio. È poi a notarsi come l’esistenza di tante sette diverse non produca alcun inconveniente nella Liberia, che può considerarsi come un paese modello per la più liberale tolleranza re- ligiosa. Allato al progresso delle religioni cristiane, non è a tacersi che un’altra reli- gione ad essa ostile va facendo continui passi dalle regioni limitrofe dell'interno verso la costa, ed è l’Islamismo, che trova specialmente zelanti apostoli nei 4 Il Liberia National Anthem (Inno nazionale Liberiano), parole e musica, è dovuto al poeta e musicista liberiano OLmsrteADp Luca — e trovasi riprodotto nel vol. II della citata opera del Bùr- TIKOFER (p. 175-177). 5 Nel 1884 la Società francese Za Congrégation du Saint-Esprit et du Saint-C@ur-de-Marie fondò una stazione di missioni cattoliche a Monrovia, diretta dal prelodato Padre Bourzeix; ma dopochè quest’ultimo dovette ritornare in Europa sperando rimettersi in salute (il che pur troppo non avvenne, essendosi spento poco dopo), la missione andò subito deperendo e nel 1887 fu abbandonata. — Ora si sono iniziati nuovi tentativi dalla Santa Sede per stabilire altre missioni cattoliche, ed anche a tal uopo si recava nel 1892 alla Liberia lo zelante viaggiatore maltese-italiano sig. M. A. M. Mizzi. s; 46 NOTIZIE SULLA REPUBBLICA DI LIBERIA Mandingo, i quali tuttavia contribuiscono essi pure, sotto altri punti di vista, ad incivilire le tribù indigene, istruendole in talune industrie e commerci di cui sono maestri. In conclusione, la Liberia, per quanto, a causa di circostanze ineluttabili, abbia dovuto emanciparsi innanzi tempo, ha mostrato di essere uno stato che possiede tutti i requisiti per raggiungere un lieto avvenire: la virtù e l’ingegno di molti suoi governanti passati e presenti, il patriottismo, il buon senso, il mite animo, la tolleranza e temperanza predominante nei Liberiani, le ricchezze di un suolo ancora poco sfruttato, la posizione geografica del paese non lasciano luogo a dubitare che lo stato riesca a conquistare la prosperità ed il posto che le compete in seno alle nazioni civili. Ma acciocchè le difficoltà attuali vengano rimosse od attutite, onde la questione finanziaria che tanto la snerva ora si avvii verso una soddisfacente soluzione, è necessario che lo Stato liberiano sia mag- giormente sorretto dalla vera simpatia e dall’appoggio delle altre nazioni civili — non solo da un appoggio meramente platonico, ma da quell’aiuto fraterno, che le nazioni di vero intendimento civile si debbono fra di loro per lottare contro le barbarie e contro gli elementi perturbatori e dissolventi. Speriamo che la Liberia, fiduciosa nella bontà della sua causa, riesca presto a liberarsi dagli ostacoli che inceppano il suo pieno sviluppo e giustifichi i pa- triottici versi del suo poeta popolare T'eage. All hail, Liberia, hail! Arise and now prevail O°er all thy foes. In truth and righteousness, In all the arts of peace Advance and still increase, Tho' host oppose! ‘5. #5 « Salute, Liberia! Alzati e trionfa ora di tutti i tuoi nemici. Colla fede e la giustizia, mal- grado gli ostacoli, avanzati e progredisci sempre in tutte le arti della pace! ». Torino — Stabilimento Tipografico Vincenzo Bona. tà tia, LEN ® D Sono ancora in vendita alcune copie della COLLEZIONE COMPLETA DEL < COSMOS DI GUIDO CORA », 12 volumi e 2 fascicoli supplementari (1873-96), di circa 5300 pagine, con 132 carte e 66 illustrazioni, al pvezzo ridotto di L. 200 in fascicoli sciolti (salvo il vol. I, di cui non esistono più che copie legate), e L, 230 in volumi legati in tela con apposita iscrizione dorata. I volumi tuttora disponibili separatamente sono i seguenti: Volume LI, sa di XVI-300 pagine, con ll carte e 4 illustrazioni, legato . È ” Lire it. 30 Volume II, ASTA, di XVI. 464 pas ., con 12 carte e 2 illustrazioni, in fascicoli sctolti ; È é ; Lire it. 20 Id. legato . ; D 23 Volume III, AS75-4S76, di XVI-464 pagine, con ll carte e 2 illustrazioni: in fascicoli sciolti. : : Lire it. 20 Id. legato ’ 23 Volume V, 18 75-1ST79, di XVI-464 pagine, con 14 carte e 2 illustrazioni, in fascicoli sciolti Lire it. 20 Id. legato a i ’ 33 Volume VI, 18SO-18S881, di XVI[-464 pagine, ‘con 13 carte e ] illustrazione, in fascicoli sciolti ; i Lire it. 20 Id. legato ; 3 v 23 Volume VII, 1882-188285, di XVI-368 pa- gine, con 7 carte e 15 illustrazioni, in fascicoli sciolti È 5 Lire it. 15 Id. legato ; 7 ’ 18 Volume VIII, 188584-8S5, di XII-372 pagine, con 9 carte e 9 illustrazioni, in fascicoli sciolti . E ; Lire it. 15 Id. legato . ? D 18 Volume IX, 1886-88, di XVI-368 pagine, con 10 carte e 5 illustrazioni, in fascicoli sciolti E . Lire it. 15 Id. legato 3 3 ’ 18 Volume X,, 41885859-91, di XVI-368 PaELor, con 11 carte e 5 illustrazioni, in fascicoli sciolti > 5 Lire it. 15 Id. legato x , 18 Volume XI, 1852-9595, di XVI- 368 pagine, con 8 carte e 2 illustrazioni, in fascicoli sciolti È È Lire it. 15 Id. legato ; i ; ; » 18 Volume XII, 1894-56, di XVI-416 pagine, con 24 carte e cartine, 3 profili e 4 illustraz., in fascicoli sciolti Lire it. 15 Id. legato Ù 18 NB. Il volume IV, 1877 (di XVI-464 pag., con 12 carte e 6 illustrazioni) è soltanto ven- dibile colla collezione completa. Per la legatura dei volumi sono San: eleganti Copertine in tela, con apposite iscrizioni dorate, a L. 2 caduna. Dei Fascicoli separati sono esauriti i seguenti: II, III-IV del vol. I (1873); VI del vol. IV (1877); I del vol. V (1878-79); V-VI del vol. VII (1882-83); X-XI-XII del vol. VIII (1884-85); IV del vol. IX (1886-88) — ed il II° Supplemento. ‘Tutti gli altri sono în vendita separatamente ai prezzi seguenti: I fascicoli del Volume I i : . caduno al prezzo di L. it. 8,00 » dei Volumi II, II, RIVE GVGEVe i: » » » 2,25 » del Volume VII ; » » » 1,50 » dei Volumi VIII, IX, % XI, XII » » » 2,00 I Supplemento (1884), di 190 pagine, non legato Lire it. 6 Dirigere le domande all’indirizzo: Cosmos di Guido Cora, 181, Via Nazionale, Roma. GUIDO CORA FRA GLI SLAVI MERIDIONALI Un'escursione in Croazia e in Serbia 1 Volume in-8°, con 33 illustrazioni. Roma 1904 — Prezzo L. 2 — GUIDO SU CONTRIBUZIONE ALL'ETNOGRAFIA DELLA CROAZIA E DELLA SERBIA | 8°, PIRRO 190b,*==Rrezzo. Li. di Milia ll IMPRESSIONI DI VIAGGIO (1899) 1 Volume in-8°, con 42 illustrazioni. — Roma 1901 - Prezzo L.2 — Pr of Guripo Cora. Al Monte Bianco — 8°, Roma 1899 — L’Italia in Cina: la Baia di San-Mun. - 8°, Roma 1899 —_ Il conflitto Cinese e l’Italia. — 8°, Roma 1900 — Cina e Giappone: il Celeste Impero e l’Impero del Sol nascente. — 8°, Roma 1900 . È ; Le nuove Spedizioni Antartiche. — 8°, Roma 1902 _ Sulla opportunità che s’istituisca nella Penisola Balcanica e adiacenze una rappresentanza di- plomatica e consolare più in armonia cogl’in- teressi politici e commerciali dell’Italia in UE paesi. — .8°9, Napoli 1905... “ Die Zigeuner — 1 Vol. in-8° di 100 pp., su carta fora Torino 1895 . Carta altimetrica e batometrica dell’Italia, costrutta e dise- gnata da Gurpo Cora. Scala 1:2.000.000 — 5* Ediz., 16° migliaio Carta della Colonia Eritrea coll’Abissinia e regioni limi- trofe, tra il Nilo, Suakin e il Golfo d’Aden, costrutta e disegnata dal Prof. Guipo Cora — 8® Edizione, 8° migliaio L'Isola di Cipro. Viaggi e studi di EmiLro DescHamPs — 1 Vol. in-8° di 68 pp., con 4 illustrazioni. Roma 1898 } Vendibili presso il Prof. GUIDO CORA in Roma, via Nazionale, n. 181 e presso i principali Librai. Torino — Stabilimento Tipografico Vincenzo Bona. ” »” ” ” resa 10 ape” Ji i re 0,50 dee