Serie II. 9 Gennaio 1891 LA NUOVA NOTARISIA RASSE&M TRIMESTRALE CONSACRATA ALLO STUDIO DELLE ALGHE REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. DOTT. DE-TONI UBERO DOCENTE ED ASSISTENTE ALLA CATTEDRA DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA, COLLABORATORE DELLA « REVUE MYCOLOGIQUE », DEL « BOTANISCHES CENTRALBLATT )) E DELLA «HEDWIGIA», FONDATORE E REDATTORE (FINO AL MARZO 1890) DELLA NOTARISIA RIVISTA ALGOLOGICA SUSSIDIATA DAL MINISTERO DELLA P. I. NEGLI ANNI 1887, 1888 E 189O DECORATA CON MEDAGLIA DI BRONZO ALl' ESPOSIZ. SCIENTIF. DI PARMA NELl'aNNO 1887, AUTORE DELLA (( SYLLOGE ALGARUM OMNIUM». SOMMARIO Al>. Francesco Oastracane degli AntelminelU : Osservazioni sulla vita del mare l'atte a Fano nell'estate del 1889-90. — Roman Gutwln- Skl : Algarum e lacu Baykal et e paeninsula Kamtschatka a clariss. prof. D.r B. Dybo'wski anno 1877 reportatarum enumeratio et diatomacea- rum lacus Baykal cum iisdem tatricorum, italicorum atque franco-galli- corum lacuum comparatio. — G. B. De-Toni: Relation sur les livrai- sons 18-20 de Tannée Y^'^'^ (1890) du «Notarisia» à présent dirige et amé- lioré par !e Doct. David-Levi Morenos. — Litteratura phycologrica. — Recensiones-Oommunicationes varise. ADRESSER TOUT CE QUI COiNCERNE LA « NUOVA NOTARISIA » A M. LE Doct. G. B. DE-TONI JARDIN BOTANIQUE DE l' UNIVERSITÉ, PADOUE (ITALIE) Prix d' abonnement pour l'année 1890 Francs 15 Prix d' abonnement pour les années 1886-89 du Journal «Notarisia» francs 60. COMMUTATIONES ACCADEMIE, ISTITUTI E PERIODICI che inviarono durante l'anno 1890 le loro pubblicazioni AL DOTT. G. B. DE-TONI REDATTORE DELLA ((NUOVA NOTARISIA )) Italia Società italiana dei Microscopisti, — Acireale. Nuovo Giornale botanico italiano (red. T. Caruel). — Firenze. Società botanica italiana. — Firenze, Malpighia, rassegna mensuale di botanica (red. A. Borzi, 0. Pen- zig, R. Pirotta). — Genova. Società ligustica di scienze naturali e geografiche. — Genova, Società dei Naturalisti. — Napoli. Società Veneto-trentina di scienze naturali. — Padova. Bollettino scientifico (red. A. De Giovanni, L. Maggi, G. Zoja). — Pavia. Ateneo Veneto (red. Gambari e Kiriaki). — Venezia. Trentino Museo Civico. — Rovereto. Francia Società Linnéenne du Nord de la Franco. — Amiens. Le Botaniste (red. P. A. Dangeard). — Caen. Revue de Botanique (red. E. Marcais). — Toulouse. Société botanique de Lyon. — Lyon. Feuille des jeunes naturalistes (red. A. Dollfus). — Paris. Journal de Botanique (red. L. Morot). — Paris. Le Diatomiste (red. J. Tempere). — Paris. Revue Mycologique (red. C. Roumeguère). — Toulouse. Belgio Société Royale de Botanique du Belgique. — Bruxelles. Société belge de Microscopie. — Bruxelles. Dodonaea, Botan. Jahrboek (red. Mac Leod). — Gand. Olanda Archives néerlandaises de Bosscha. — Haarlem. 9 Gennaio 1891 LA NUOVA NOTARISm PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONI R. ISTITUTO BOTANICO, PADOVA AB. FRANCESCO CASTRACANE DEGLI ANTELMINELLI Osservazioni sulla vita del mare fatte a Fano noli' estate del 1880-DO. Lo studio delle meraviglie della Creazione e in particolar modo 4uelle che si hanno nei piiì piccoli organismi nel mentre che forma la mia principale occupazione durante la stagione invernale e la pri- maverile in Roma in modo che il tempo mi trascorre con una ver- tiginosa rapidità, pure mi fa sentire la necessità di interrompere le gradite occupazioni concedendo alla mente un poco di riposo. A tale scopo mi ritiro nell'estate e in parte dell'autunno in Fano mia pa- tria, ove mi feci costruire sulla spiaggia del mare una comoda vil- letta, la quale nel mentre che mi pone a contatto della mia nume- rosa parentela, mi ricrea con l'incantevole vista dell'Adriatico, che mi attira per il refrigerio del bagno e in pari tempo mi offre op- portunità di raccogliere materiali di studio, o mi suggerisce esperi- menti da eseguire a dilucidazione della biologia delle Diatomee. E cosa per me di utile e di diletto il ricordare l'opportunità offerta- misi di fare raccolte interessanti di Diatomee in una spiaggia areno- sa e liscia, ove non si sarebbe potuto attendere di incontrarle, e piiì il riandare sui diversi fenomeni che mi fu dato osservare alla spiag- gia del mare. Certamente non avrò da narrare cose peregrine, però mi lusingo che una tale esposizione varrà ad invaghire almeno alla contemplazione degli spettacoli della Natura, e per chi si diletti negli studi microscopici sarà utile l'apprendere quanto sia facile l'incon- trare nel mare soggetti vari di studio i più curiosi ed interessanti. 19 294 Durante la stagione estiva dello scorso anno ed in più volte la mia attenzione duraote il bagno venne attratta dalla vista di nume- rose faldelle natanti di tinta più o meno scura secondo che presen- tavano la faccia superiore o l'inferiore, come suole vedersi nelle due l'accie delle foglie degli alberi, ed il colore era quello che sogliamo dire di oliva fradicia. Sin dalla prima occhiata potei dichiarare quelle faldelle o quasi false membrane quali aggloraeramenti di infinito nu- mero di Diatomee in processo di riproduzione, avendone più volte incontrato od esaminato con il microscopio altre perfettamente simili. Riportato a casa alcun saggio di quelle faldelle e sottopostolo al mi- croscopio riconobbi non essermi punto apposto nel mio giudizio, ral- legrandomi di avere in quelle un agglomeramento interessantissimo di Pleurosigma. Esaminai le circostanze che dovettero favorire lo svi- luppo di quelle pellicole e ritengo non andare errato riguardando quel fatto quale prodotto di due circostanze che dovettero collimare per condurre a simile risultato. La prima circostanza o condizione riconoscerei nelT influenza dell" acqua dolce scaricata dal porto-canale che sito in prossimità del luogo ove presenta vansi quelle faldelle è alimentato dalle acque del Metanro ad arte deviate. Il fatto del mas- simo rigoglio delle Diatomee nelle acque meno salse è cosa perfet- tamente accertata dalle osservazioni dei Naturalisti Diatoraologi, ed è confermato dalle unanimi testimonianze che si hanno registrate in occasione delle ultime spedizioni scientifiche marine e specialmente della memorabile spedizione inglese del Challenger. La seconda con- dizione e forse più diretta del fenomeno fu T accumulamento di mel- me a ridosso della palizzata sinistra del porto-canale avvenuto sotto l'azione dei venti di Nord-Ovest, il quale accumulamento in luogo di essere costituito da sabbia incoerente e quindi soggetta a continua abrasione, presta un buon appoggio allo sviluppo delle Diatomee per la maggiore coerenza delle finissime particelle marnose. Cosi il non disturbato sviluppo delle Diatomee venne formando sul fondo mar- noso un continuo strato di frustuli riuniti dall'involucro mucoso o coleoderma, nel quale rimanendo imprigionato l'ossigeno risultante dalla decomposizione àoìV Anidride carbonica lo strato sollevavasi dal fondo e scindendosi in brani veniva portato a galleggiare alla superficie. L'osservazione del fenomeno avvenuto sotto i miei occhi e circoscritto in ristretta località, conferma quanto io azzardai dire a spiegazione di simile fenomeno ma avvenuto in cosi larga scala da paralizzare per qualche tempo l'industria dei poveri pescatori, e quin- di da richiamare sul medesimo l'attenzione di Governi e di Società 295 scientifiche ''). Una simile manifestazione del maraviglioso rigoglio della vita del mare è uno dei soggetti più interessanti che si impon- gano allo ricerche del biologo; però non è agevole cosa l' incontrare opportune condizioni di circostanze che valgano a soddisfare la cu- riosità del Naturalista, il quale perciò appunto deve essere tanto più diligente a non lasciar sfuggire l'occasione propizia. Il mare, oltre alle sue molteplici attrattive, presenta altro mera- viglioso fenomeno, che di sua natura s'impone a chiunque non sia totalmente privo di coltura. Intendo parlare della fosforescenza, fe- nomeno più conosciuto per quanto ne viene riferito nei libri di quello che veduto ed esaminato da chi vive nelle vicinanze del mare o che abbia avuto occasione di fare qualche viaggio marittimo. E pure non vi ha forse fenomeno più attraente per sé stesso e per la sua arcana natura della fosforescenza marina. Chi nelle placide notti estive si piace fermarsi alla contemplazione del mare preferisce il trattenersi al lume di luna o nel contemplare l'argentino riflesso di quella sulle acque e iiell' ascoltare il ritmico rumore della onderella che si frange alla riva, sentesi quasi a suo malgrado portato alla poesia. Però quando non splende la luna sull'orizzonte, più meravi- glioso ed attraente spettacolo presenta il mare, ma questo non si offre a chi non è uso a considerare niente più di quanto colpisce l'occhio volgare. Intendo pai'lare della fosforescenza, fenomeno notis- simo a chiunque ebbe occasione di viaggiare in mare o anche sem- plicemente fu in battello a diporto in una notte non rischiarata dal- la luna mentre lungo la via della nave o del battello e nel battere dei remi sull'acqua potè notare una luce incerta e arcana. Ma di ben altra importanza è quel fenomeno per chi, vinta la ritrosia che sentesi a fare il bagno a notte buia, vede attorno a sé splendere l'acqua e questo tanto più quanto forte sarà il rompere dell'acqua per il movere delle braccia nell'azione del nuoto. Nella scorsa esta- te questa luce mi si mostrò tanto viva che trovandomi con l'acqua sin al collo al muovere delle gambe ne potei distinguersi il colore della pelle. Ma questa luce non appare come uno splendore incerto più o meno intenso, ma bensì riconoscesi prodotta da miriadi di punti *) Atti della Accademia Pontilicia dei Nuovi Lincei Sess. I. del 15 Dicem- bre 1872. Sopra la straordinaria apparenza presentata dal mare Adriatico nella seconda metà del Luglio 1872; Atti della Accademia Pontificia dei Nuo- vi Lincei, Sess. I. del 19 Dicembre 1880. Straorrlinario fenomeno della vita del mare osservato nell'Adriatico nella estate del 1880. 296 luminosi microscopici e perfettamente definiti. Chiunque scrisse su tale fenomeno giustamente lo attribuì ad aniinaluzzi ma da tutti si ripete essere quelli appartenenti alla Noctiluca miliaris Surir. , mentre fra le molte raccolte che ho fatto di questi curiosissimi or- ganismi ai quali devesi il grazioso fenomeno luminoso, non ricordo di avervi scorto una Noctiluca. I produttori di questa luce sono de- gli organismi appartenenti ai Peridinium e piìi specialmente ai Ce- ratium che ne formano un sottogenere. Le specie che io ho notate più frequentemente nel litorale di Fano sono il Peridinium acumi- natum, P. Tripos. P. Furca, dei quali i due ultimi sono i piìi gran- di e i pili splendenti, cosicché la maggiore luminosità rimarcata in quest'anno l'attribuisco al predominio delle forme più grandi sul P. acuminaluìn. Più volte ho fatto abbondanti pesche di questi piccoli organismi per mezzo di una reticella galleggiante di velo di seta, ed ebbi il piacere di fornirne al Ch. Naturalista inglese Saville Kent che se ne valse nella istoria degli animali inferiori avendole trovate ricche di specie diverse. La posizione della mia villetta situata sulla riva del mare mi at- trae a quando a quando al bagno nelle notti più calde, e allora mi trattengo a notare l'intensità della fosforescenza, la distribuzione dei produttori di quella, ed ogni altra circostanza che valga a rendermi conto della loro esistenza. In essi è un continuo illuminarsi ad ogni minimo urto per subito estinguersi, per cui appena mi riesci segui- re il moto di alcuno di quei punti luminosi per il tratto di qualche centimetro. Però nel sorgere dall'acqua il mio petto e le braccia ve- devansi costellati da infiniti lumicini che andavano estinguendosi; tuttavia in questo anno ho potuto misurare il tempo che scorreva sin al cessare di tale strana illuminazione sul mio petto e sulle braccia e lo ritrovai di non meno di quaranta secondi. 11 guizzare di un pe- sce nel fondo del mare ne svelava la presenza indicata dalla luce svoltasi alla periferia dell'animale, per cui agevolmente si seguiva nei suoi movimenti. La singolare bellezza della fosforescenza marina in quest' anno mi SUggeri di attingere una bottiglia di acqua per provarmi ad esami- nare con il microscopio i produttori di quella luce. Però mi conten- tai di riguardare qualche volta un tale aquario, ove l'apparire del- la luce nella oscurità mi attestava che quei Peridini erano tuttora vivi. Differendo il propostomi esame microscopico mi accorsi che i Peridinium erano morti, Nondimeno lasciando la bottiglia esposta alla luce per più settimane dovetti constatare lo sviluppo di Diate- 297 mee, che avrei in seguito esaminate. A tale intento incominciai dal decantare la massima parte dell'acqua, e sul finire della decanta- zione scossi fortemente e per qualche tempo la bottiglia per distac- carne possibilmente dalle pareti e dal fondo gli organismi, che vi aderivano. Di fatti la poca acqua ne divenne molto torbida, cosicché versata in un provino e lasciata tranquilla formò un forte deposito. Questo residuo trattato successivamente in piìi acqua ad eliminarne il cloruro di sodio, e le particelle più tenui e leggiere, versatane la maggior parte dell'acqua sopranatante ed aggiuntovi acido solforico circa il doppio in volume e portato al bollore divenne nero. Quando al bollore del liquido acido l' annerimento della massa rimase per minuti stazionario venni gettandovi piccoli cristallini di bicromato di potassa, che nel decomporsi sprigionò l' ossigeno il quale si com- binò con la sostanza vegetale decarbonizzandola completamente, cosi che r insieme del liquido, di nero che era, assunse un bellissimo colo- re verde dovuto al solfato di cromo. Ulteriori lavande e riposi elimi- narono la colorazione verde lasciando vedere al fondo alquanto di te- nuissima bianca polverella costituita unicamente dalla sostanza silicea. Di questo poco residuo siliceo mi valsi per farne alcune prepara- zioni allo storace, e ne ottenni un saggio di Diatomee rappresenta- te da notevole numero di frustuli od esemplari. Il più grande nume- ro di questi erano singolarmente piccoli, che io riguarderei per in- dividui giovani e quindi poveri di silice. Abbondantissimi vi si in- contravano alcuni dischetti dei quali alcuni sotto accurata illumina- zione obliqua si riconoscevano per piccolissimi Coscinodiscus, ma tali quali non si sogliono incontrare di cosi minime misure. La più bella e interessante forma che pure incontrai molto abbondante in questo materiale, così che direi esserne il tipo caratteristico, è VAsle- romphaliis flabellaius Bréb. var. Tergesiina Grunow, che fu forse la prima nuova Diatomea, che mi si parò innanzi nell' iniziare le mie ricerche da circa trenta anni e riscontrata fra i contenuti dello stomaco di un' ostrica fu uno dei primissimi tipi da me riprodotti con la fotomicrografia mandandone copia al Professore Walker Arnott per averne il suo giudizio. Sono pure abbastanza frequenti i frustuli bacillari della Thalassiolhrix Frauenfeldii Grunow, su cui ebbi oc- casione di fare alcune osservazioni critiche nella Relazione sulle Dia- tomee del Challenger *), ove potrà conoscersi quale sia il mio modo *) The voyage ci" H. M. S. Challenger, Botany voi. II. Report on the Dla- tomace;v collected by H. M. S. Challenger during the years 1873-187G. Ry Conte Abate Francesco Castracane degli Antelrainelli. 298 di vedere su quel tipo, al quale sentimento non ho nulla da aggiun- gere 0 da disdire. Che tale tipo riconosciuto per la prima volta da Grunow fra le raccolte fatte nel memorabile viaggio di circumnavi- gazione della fregata austriaca La Novara passava per una forma rarissima del mare Indiano, quando io ne feci abbondantissima rac- colta nel litorale di Fano notandone molte circostanze sul modo di presentarsi e sul processo di deduplicazione e il conseguente dispor- si dell'assembramento in ordine radiante e quello di catena a zig zag. In seguito però quella forma clie si riputava tanto rara venne riconosciuta come una delle più diffuse e proprie di quasi tutti i mari. Le diverse osservazioni sopraccennate sembranmi dimostrare, quan- to facile sia a chi abbia occasione di trattenersi alcun tempo alla riva del mare, il procurarsi materiali da esaminare col microscopio, e quanto pascolo venga offerto alla considerazione di chi sentasi por- tato ad ammirare le meraviglie del microcosmo. Una bottiglia di acqua marina tenuta per alcune settimane sotto l'azione della luce mi forni alcune preparazioni, le quali ad una prima occhiata mi offri- rono argomento di interesse, mentre per uno studio piìi completo forse avrebbero potuto riuscire molto più fruttuose. Però ad onta che io non abbia potuto dare molto tempo allo studio delle forme diatomacee casualmente incluse in quelle preparazioni, sottoporrò qui una breve nota delle Diatomee da me ivi riconosciute, delle quali otto vengono ad aggiungersi al censimento delle forme italiane *), le quali perciò verranno contraddistinte con un asterisco. Non intendo però con que- sta enumerazione indicare tutte le forme diverse, che si racchiudono in questa raccolta, che troppo lunga cosa sarebbe e laboriosa impre- sa il ricordarle tutte, mentre ebbi intenzione unicamente di mostrare quanto agevole cosa sia il procacciarsi argomento a studi interes- santi e curiosi a chi si ritrovi al mare. Ecco l'elenco delle Diato- mee da me determinate nella succitata raccolta. 1. Actinocyclus monili f or mh^ Ralfs. 2. * Actinocyclus Raìfsii, W. Sm. var. ausiraliensis, forma mi- nor, Grunow. 3. * Biddulphia auriia, Bréb. var. minima, Grunow. 4. * Coscinodiscus curvaiulus, Grunow. *) Cfr. G. B. De-Toni e D. Levi, Primi materiali per il censimento delie Diatomacee italiane, Venezia 1886. 299 5. * Coscinodiscus decipiens, Gruiiow. 6. * Coscinodiscus pellucidus, Grunow. 7. Coscinodiscus fimhriatus, Ehr, 8. Amphiprora alata, Ehr. 9. Heiniaulus Hauckii, Grunow. 10. Asteromphalus flabellatas Bréb. var. Tergeslina, Grunow. 11. Nitzschia {Tryblionella) acuminata, Grunow. 12. * Nitzschia [Ceratoneis) longissima, Bréb. forma parva. 13. Nitzschia sigmoidea, W. Sra. 14. * Synedra closierioides, Grunow (Nitzschia closterioides Gr.). 15. * Thalassiothrix Frauenfeldii, Grunow. 30Ó Algarum e hen Bstykal et e pwninsuh Kmitschatka a chriss. prof. B: B. Bybowski anno 1877 reportatanim enumerano et diatomacearum hcus Baykal cum iisdem tatrioorum, italÌGorum atque franco-galliGorum ISLCuum comparatio. SCRIPSIT ROMAN GUTWINSKI Professor e. r. gymnasii Tarnopoliensls Anno 1877 mense Junio clarissimus prof. D/ B. Dybowski, a so- cietate geographica in Jrkoutsk missus, Siberiani peragravit et lacum Baykal atque Kamtschatkam pseninsulam, quoad faunam pertinet, in- vestigavit. Permultas species generum animantium et regni vegeta- bilis ipse collegit, easdem museo societatis permisit, ubi incendio, quod anno 1S79 museum pernicio dedit, omnes ad nihilum venerunt. Perparva pars mansit apud clariss. professorem et ex eadem bene- vole mihi communicavit quinque vitra spiritu vini repleta e lacu Pachabiclia, nonnulla specimina arenae et glarese atque limi e varia altitudine lacus Baykal sumpta atque specimen exsiccatum in rivulo, e thermis «Banna» ad Bolscherject in Kamtschatka fluente, lectum. Cura autem flora algarum lacus Baykal nondum nota sit, propte- rea — quamquam non numerosam — hanc materiam scrutatus sum et omnes inventas species hic indicare volo. Lacus Baykal, ut ex scriptis Gustavi Radde *) constat, est ma- ximus omnium lacuura veteris orbis terrarum. Hic lacus situs est In- ter 51" 28-55° 51' septentrional. latitudinis et Inter 103M5'-110° 20' orientai, longitudinis a Gr. — Longitudo eius est 633,3 km., latitu- do 15-82 km., peripheria autem ejus est 1977 km. et 32233 km.2 su- perfìcies eius occupat. Ripse lacus partim prsecipites ex granitibus, syenitibus et porphyribus compositse, partim leniter assurgentes ex granitibus, syenitibus et porphyribus compositse, partim leniter as- *) Berichte ueber Reisen im Sùd-und Ost-Sibirien, d. g. 1855 bis incl. 1859 von Gustav Radde, in Beitràge zur Kenntniss des russisclien Reiches und dcr angrenzendeii Lànder Asiens von R. E. Baer und G. v. Helraersen. XXIII. Bandchen. Petersburg 1861. 30Ì sUi'gentes ex grosse granosis albis calcibus vel saxis fissilibus cvy- stallinis formatse. Fundus lacus — ut ex. speciininibus professoris D/ E. Dybowski prsestat — arenosus, glareosus et lapidosus est, nonnul- lis auteru locis delicatissimo limo cum minutissimis granis arena) mixto obdiictus est. Venti fere sine ulla intermissione aquas lacus sollicitant et cau- rus cum aquilone maximas tempestates in lacu excitant. Temperibus matutinis ;estivis usque ad finem mensis Julii nebulse densae et fri- gidae speculum aquarum obtegunt. Maxima temperatura aéris, — ut ex observationibus Gustavi Rad- de computando effeci, — erat + 18° R. (Yvm)» niaxima temperatura aqufB + 13' 3° R. (die ^vm et '^vm)? niinima autem aeris + 4' 6° R. (die ^Vvi, ) et minima temperatura aquae -f 2° R. (die ^-/vm) erat. Tem- peratura media (a die 29 Junii usque ad diem 23 Augusti) aéris + 12° 46° R., aqu» autem + 9' 7° R. erat. Aqua tara affluens, quam aqua lacus ipsius adeo pellucida est, ut in alto 10' 8 m. minimi lapilli et majores lapides quarzi in profundo 14,4-16,2 m. certissime dignoscantur. Altura lacus varie indicatum erat. Kononoff anno 1859 maximum profundum lacus 1445,4 m. indicai; mensio autem eius per modum executionis nullius pretii est. Radde measus est altura lacus parva distantia a ripis saxosis et indicat id 150-160 ra. uno antera loco etiam 210 ra. Modo anno 1877 prof. D.' B. Dybowski altura lacus l'aykal perfectissime mensus est et idera 1373 m. indicat *). Eo fit, ut lacus Bajkal profundissimus omnium lacuura putandus sit, quo- niara lacus «Mjòsen)) in Norvegia tantum 800 m. profundus est. Florara phanerogamicam ripariam atqne aquatilem descripsit Rad- de (loc. cit.), florara algologicam antera ipse non indicat. Pag. 188 (1. e.) Radde haec tantum dicit: ramificatis Confervis maxima ex parte saxa submersa obteguntur, qua re fìt, ut per tres vel quatuor heb- domadas u lacus floreatn. — ■ Interea dar. prof. D.' Benedicto Dy- bowski hoc nusquara in conspectura venit, — et id, quod « lacus fio- reat» pollen Couiferarura ventis in speculum aquae collatura, paucis cum Confervis et Oscillarla natante atque nonnuUis Protococcoideis effecerat. *) B. Dybowski. Riniges ueber dio bathometrische Arboitcn ara Baikalseo. Vortr. geli, in d. 103. Sitzung d. Dorpater Naturf. Gesell. Vide adnotationem in «Wiadomosci z nauk przyrodniczych» I. Varsovia 1880, pag. 71. 3Ò2 Haec omnia in exordio de natura lacus Baykai indicendiim esse putavi et nuRc ad arte conclusam specificationem omnium in speci' minibus ex eodem lacu inventarum algarum accedo. Class. CHLOROPHYCEJ; (Kiietz. ex parie) Willr. Ordo PROTOCOCCOIDEiE (Menegh.) [virclin. Fam. palmellacele (Decaisne) Naeg. em. Gen. Scenedesmus Meyen (1829). L Se bijugatus (Turp.) Kuetz. Syn. Diat. p. 607, Dj-Toni Sylioge I, p. 563, n. 1343. Lacus Pachabicha *). 2. Se. quadricauda (Turp.) Bréb. Alg. Falais. pag. 66, De-Toni Syl- ioge I, pag. 565, n. 1347. a) genuinus Kirchn. Alg. p. 98, De-Toni 1. e. p. 566. Lacus Baykai ad montes eiusdem nomiiiis, lacus Pachabicha. b) seiosus Kirchn. l. e, De-Toni 1. e. Lacus Pachabicha. e) ahundans Kirchn. 1. e, De-Toni 1. e. Lacus Baykai cum var. a). Gen. Pediaslrum Meyen (1829). 3. P. ìntegrum Naeg. Gatt. einz. Alg. pag. 96, tab. V, B, fig. 4 a-n, De-Toni Sylioge I, pag. 573, n. 1368. var. genuinum Bleisch forma glabra Racib. Ped. tab, I, fig. 2. Lacus Pachabicha. Gen. Telraèdron Kuetz. (1845). 4. T. muticum (A. Br.) Hansg. in Hedwigia 1888, p, 131, Dft-Toni Sylioge I, p. 599. Inter pollen Coniferarum in speculo aqufe lacus Baykai. Ordo CONJUGAT^ (Link) De-Bary. Fam. DESMIDIACF^ (Kuetz.) De-Bary. Gen. Disphinctium Naeg. (1849), 5. D, Cucurbita (Bréb.) Reinsch Algenfi. p. 178, De-Toni Sylioge I, p. 881, n. 2126. Lacus Pachabicha. ^) Lacus Pachabicha est - ut recte dicam - sinus lacus Baykai in meridiem et occasum spectans, ubi raontanus, rapidus rivulus in lacum influit. 303 Gen. Arthrodesmiis Ehrenb. (1836). 0. A. glaucescens Wittr. Om Gott. odi GEI. pag. 55, tab. IV, f. II. var. papilliferus Gutw. Mat. Cz. II, pag. (16), tab. 1, Hg. 15. Lacus Baykai ad montes eiusdern noininis. Gen. Euasirum Ehrenb. (1831). 7. E. verrucosum Ehrb. Inf. p. 62, t. XII, f. V, Ralfs Brit. Desm. t. XI, f. 2, De-Toni Sylloge I, p. 1066. n. 2573. var. apiculatum Istvanf. Jelentés 1888, p. 221, t. I, f. 7. Lacus Pachabicha. Gen, Stauraslru?n Meyen (1829). 8. St. Sebaldi Reinsch Algfl. pag. 175, tab. XI, f. 1, De-Toni Syl- loge 1, pag. 1220. var. Cookeii Gutw. Bot. Centralblatt n. 29, 1890 (Cfr. Cooke New Brit. Desm. PI. XV. f. 14-15). Lacus Pachabicha. Class. BACILLARIE^ Nllzscl. Pam. NAVICULACE^ (Kuetz.) Heib. p. p. Gen. Pinnularia Ehrenb. 9 P. gibba Ehrb. Kuetz. Bac. pag. 98, tab. XXVIII, fig. 70. Lacus Pachabicha. ,3. Peckii Grun. Nav. tab. II, fig. 17. Lacus Baykai ad Possolsk. 10. P. viridis (Ehrb) Kuetz. Bac. pag. 97, tab. IV, f, 18 et t. XX et fig. 12. Inter Oscillariam tiatantem in rivulo e thermis uBanna» ad Bol- scherjeck in Karatschatka fluente. 11. P. hemiptera (Kuetz.) Habh. Cum antecedente in Kamtschatka; in lacu Baykai ad montes eiusdem nominis et ad Possolsk 12 P. radiosa Sm. Kuetz. Bac. tab. IV, fig. 23. Lacus Pachabicha. 13. P. Heufleri (Grun.) Rabh. FI. Sec. I, p. 214, Grun. Nav. t. I, f. 32. Lacus Baykai ad montes eiusdern nominis, lacus Pachabicha. 14. P. borealis Ehrb. Kirchn. Alg. pag. 175, Schum. Diat. d. h. Ta- tra tab. IV, fig. 55 a. 304 Lacus Pachabicha, in rivulo e therinis ((Baiinao ad Bolscher- jeck in Kamtschatka fluente. 15. P. mesolepta Grun. Nav. tab. (IV.) 2, fig. 22, a, b. Lacus Pachabicha. ,3. stauroneìformis Grun. loc. cit. Cum forma typica. 16. P. stauroptera (Grun.)-Rabh. FI. Sec. I, pag. 222. Lacus Pachabicha .3. parva Grun. Nav. tab. II, fig. 19. Kamtschatkae in rivulo e thermis ((Danna» ad Bolscherjeck fluente. 17. P. Gastrum Kuetz. Rac. tab. XXVIII, fig. oO. Lacus Pachabicha. Gen. Frustulia (Ag.) Rabh. em. (1851). 18. Fr. saxonica Rabh Grun. Ins. Ban. tab. 1, fig. 13. Long. 120 y..; lat. 24 ;/. ; lat apic. 10 y.. Lacus Pachabicha. Gen. Navicula Bory. 19. N. cuspidata Kuetz. Bac. tab. Ili, fig. 27 et 37. Lacus Pachabicha. 20. N. gracilis Ehrb. Grun. Nav. tab. (IV) 2, fig. 27. Lacus Pachabicha, 21 N. Amphigomphus Ehrb. Kuetz. Bac. tab, XXVIII, fig. 40, e. Lacus Pachabicha. 22. N. elliptica Kuet. Bac. tab. IV, fig. 8 et tab. XXX, fig. 55. Lacus Baykal ad montes eiusilem iiofuinis; lacus Pachabicha. Nonnulla speciniina e lacu Pachabicha 105 u.. long., 43 y.. lat. et stri;e 58.31 in 100 a. habent. 23. N. alpestris Grun. Nav. tab. (V), 3, fig. 4. Lacus Pachabicha. 24. N. oblongella Naeg. Grun. Nav. tab. II, fig. 4. In rivulo e therrais _(( Banna )) ad Bolscherjeck in Kamtschatka fluente. 25. N. Bacillum Ehrb. Kuetz. Bac. tab. XXVIII, fig. 69, Grun. Nav. tab. (IV), fig. 1. Lacus Pachabicha. 26. N. COCCOneiformis Greg. Grun. Nav. (IV), 2, fig. 9. Lacus Baykal ad montes eiusdetn nominis. » 305 In speciminibus e lacii Baykal ad Possolsk aliquot formas cura iisdem a Schumannio in Preuss. Diat. fig. 46 delineatis inveni. 27. N. levlssima Kuetz. Bac. t. XXI, f. 14, Grun. Nav. t. (IV), 2, f. 5. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis ad Possolsk; lacus Pachabicha; rivulis e thermis aBanna» ad Bolscherjeck in Kamts- chatka fluente. 28. N. limosa (Kuetz.) Grun. Nav. tab. Ili, fig. 8. y-. genuina Grun. loc. cit, Kuetz. Bac. tab. Ili, f. 50. Lacus Pachabicha. /3. gibberuia Grun. loc. cit. tab. Ili, fig. 8, a. Cum forma antecedente. '/. truncata Grun. loc. cit. tab. Ili, 8, e et 9. Lacus Baykal ad Possolsk; Kamtschatkae in rivulo e ther- mis ((Banna» ad Bolscherjeck fluente. 29. N. sphaeropbora Kuetz. Bac. tab. IV, fig. 17, C, Grun. Nav. tab. (IV), 3, fig. 37. Lacus Pachabicha. oO. N. ambigua Grun. Nav. tab. IV, fig. 33. Cum antecedente. 31. N. tumida Grun. Nav. tab. IV, fig. 43, h. Lacus Pachabicha. /3. subsalsa Grun. loc. cit. fig. 43, e. Lat. 14 a. Lacus Bajkal ad montes eiusdem nominis. 32. N. Carassius Ehrb. Grun. Nav. (Ili), I, fig. 31. Lacus Baykal ad Possolsk et lacus Pachabicha. 33. N. quarnerensis (?) Grun. Nav. pag. 530, tab. (Ili), 1, fig. 8. Long. 41 a., lat. 14 a. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis. 34. N. Rostellum Sm. Grun. Nav. tab. (IV), 2, fig. 10. Cum antecedente et in rivulo e thermis «Banna)) ad Bolscher- jeck in Kamtschatka fluente. 35. N. rhynchocephala Kuetz. Bac. tab. XXX, fig. 35. var. brevis Grun. Nav. II, fig. 31, e. Lacus Bavkal ad Possolsk. var. dubia Grun. Nav. tab. II, fig. 32. Long. 55 y.., lat. II y.., lat. apic. 4 u. In speculo aqujB lacus Baykal inter polleu Coniferarum. [conlinualió) 20 306 , RELATION sur ies livraisons 18-20 de V annèe F^"^*" (1890) du «Notarisia» à prèsenl dirige et amèliorè par le Doct. David-Levi Morenos. «Développer en améliorant toujours, voila notre divise)) D. Levi-Morenos in Notarisia V, n. 18, p. 939. Dans le n. 18 du u Notarisia » le Doct. David Levi-Morenos se propose de contiiiuer tout seul avec celle-ci et Ies livraisons sui- vantes, la rédaction de ce journal qu' il a dédié, de méme que le soussigné, il y a cinq ans, à la raéraoire du grand cryptogamiste tei que Joseph de Notaris, en prenant pour but l'illustration des algues qui constituèrent, on peut dire, une des occupations plus chéries du respectable botaniste. M. Levi adresse quelques mots aux lecteurs de sa revue et après avoir annoncé d'étre reste sans son collaborateur qui crut de son avantage quérir ailleurs un plus grand intérét, de dare de ne point faire des prograrames qui seraient inutiles: ade velopper en améliorant toujours, voila notre divise (sic))). Et on peut assurer que M. Levi, embarrassé dans le travail ju- squ' à ce que le soussigné prenait part (quoique pas trop active) à la rédaction, maintenant tout-à-fait indépendant pourra poser bien plus en haut parce qu'il écrit que «ce journal n'est pas une entre- prise libraire, ni une speculation privée mais un idéal supérieur le dirige et le maintien!)) Voilà en attendant que pour rendre sa revue plus utile il la fait bimestrale de trimestrielle qu'elle était, de manière que la livraison 19 portante la date 30 Juin a été distribuée aux premiers d' Aoùt et celle du 31 Aoùt tout simplement Ies derniers jours de Octobre *). Et le mieux de son «développer en améliorant toujours» il est alle l'obtenir gràce au manque de tonte erreur d'orthographe et de grammaire!? Dans le n. 18 on peut en trouver, mirabile dictu, pre- squ' une centaine dans Ies diverses langues dont M. Levi se sert très habilemeat, ni il y en a défaut dans Ies livraisons qui viennent après. En voici un échantillon : cepandant au lieu de cependant (p. 937), imperrochè au lieu de imperocché (p. 939), daprima de dapprima (p. 943), Jhargang de Jahrgang (p. 943), Massenauftretten de Mas- seuauftreten (p. 947), riuscirli de riuscirgli (p. 949), se au lieu de *) Voir Journal of Botany 1890, n. 335, November p. 352. 307 sé (p. 950), Workomraen de Vorkomraen (p. 952), étandue de éten- diie (p. 958), diatomées retrouvés au lieu de Diatomées retrouvées (p. 959), puvoir de pouvoir (p. 959), domage de dommage (p. 961), Sit- gungber. de Sitzungsber. (p. 969), réassumé de résumé (p. 974), Neber di zeilen au lieu de Ueber die Zellen (p. 979), Fu spedito alcuno alghe au lieu de Furono spedite alcune alghe (p. 991), se un alto idea- le non la illumini e sorregge au lieu de se un alto ideale non la il- lumini e sorregga (p. 942), raarckiugs au lieu de Markings (p. 1099), ferme de terme (p. 1015), incolore de incolse (p. 1076), interpéter de interpréter (p. 1092), elelvetica de helvetica (p. ]094) etc. Et sur la quatrième page de la couverture dans la livraison n. 20 il a inséré que le prof. P. A. Dangeard est ((Director du Botaniste, collection de tranvaux originaux». Peu s'en fallut qu' il le créàt di- reoteur des Traraways! Des fautes sur les noms de famille des auteurs cités, il y en a un tas enorme, par exemple Van Heurck devient Wan Heurk (p. 949), Marshall Ward est changé en Marschall Ward (p. 955), Kitton en Hitton (p. 957), Nees en Uees (p. 975), Reinke en Reincke (p. 1092), Cienkowski en Cieskowsky (p. 1092), Pringsheim en Pringhsheim ([). 1098). Mais en acciisant les imprimeurs, elles peuvent encore passeri Ce qui est bien plus étrange e' est la citation d'un mémoire de M.'' G. Beck qui vieat faite de la facon: Ritter Gunther. — Flora von Siid-Bosnien. . .. Le brave rédacteur polyglotte n'a pas compris que Ritter en al- leniand e' est un titre d'honneur tei que chevalier en italien et que Gunther (Gunther) e' est un nom propre de personne. Lorsque le D."" David Levi-Morenos sera aussi décoré de ce me me titre qu' il ira peut-étre obtenir bientót surtout d'après son pério- dique (luinquennal, pour sui'vre son exemple dans la bibliographie du ((Nuova Notarisiao on devra inserire à la téte de ses ouvrages Chevalier David! Pourra-t-on ne pas deviner qu'il s'agit des publi- cations de M."" Levi distingue par l'addition de Morenos? A cet égard vient à propos l' opinion expriraée par M/ René Vion dans le n. 219, p. 140 du Bulletin mensuel de la Société Linnéen- ne du Nord de la France sur la connaissance étendue de la langue francaise raontrée par M/ Morenos dans sa préface (( Au lecteur )). René Vion écrit: ((La Notarisia continue d'exister sous la ré- daction du D/ Levi-Morenos, et un avis au lecteur en italien et en francjais (?) expose n 308 D'ici la nécessité pour M/ Levi d'un correcteur diligeut et plus counaisseur qua lui des laogues et des surnoms, ou du moins, coii- sidérée la différence entre les dates de chaque livraison et la réelle distribution, d'en retarder le tirage jusqu' à ce que, sinon toutes (ce qui II' est pas possible) du moins la plus grande partie des fau- tes alt èté supprimée. Voilà l'oeil eufin (dulcis in fundo) s'arréter sur les méprises ou pour adoucir le mot, sur les bévues scientifiques! Tout le monde sait que le genre Prasiola *) appartient aux algues vertes et que les espè- ces dont il est compose vivent sur la terre molte, sur les pierres ou bois ombragés, sur les roches exposées à la mer, bref qu'elles sont aériennes. Mais l'insigne M/ Levi se plait à les piacer parmi les Dictyotacées, algues pas vertes mais brunes et exclusivement ma- rines. Il y a à conjecturer que le rédacteur n'ait vu pas méme les premières pages de l' ouvrage de M/ Imhàuser (qu' il rapporte) où le dit algologue allemand parie déjà des genres Ulva, Schizogo- nium, Hormidium dont l'appartenance aux Chlorophycées n'est pas certainement douteuse. Méme aux pauvres Pèridiniens il ne donne une place pas trop adaptée, la nature de leur pigment les approciie raieux aux Bacillariées qu' aux Chlorophycées (voir p. 971). Un collaborateur du L,3vi, M/ A. M. Luzzatto, très-versé dans r elude biologique des Diatomóes rapporte (voir p. 976) que les Cha^- (oceros se développent par Exospores, traduction erronee de Au- xosporen! Aussi dans un méraoire publié par M/ Imhof, on vise une erreur des plus grossières: le genre Asterionella place tout près à Melosira sied si bien comme si un phanérogamiste mettait Festu- ca auprès de Ranunculus. Sur l' ouvrage originel du D/ Levi (qui est une traduction d'un méraoire déja écrit par lui en italien et pu- blié dans le ((Bollettino della Società dei microscopisti italiani))) a rapportò M/ J. Deby (voir ((Nuova Notarisia 1890, p. 53, 54, 236 ))) pour ne perdre du temps à s'en occuper davautage. Et on achève à présent la relation avec des souhaits pour M/ David Levi-Morenos que dans l' année prochaine le (( Notarisia » con- tinue par lui, soit réellement dèveloppè en amèliorant toujows pour rèussir de quelque lustre aux ètudes de la patrie et n' avoir encore le regret de relever ses manques. 11 faudra du moins qu' il tàche de bien étudier la langue de son pays natal, malgré sa nature '') Prasios, vert. 309 cosmopolite (faute de race) *), pour que s'il y a dans son Journal une certaine utilité pour la Science, il u'ait à nuire à la littérature italienne. Padoue, 2 Janvier 1891. G. B. De-Toni. *) VA. Druramond, La Franca juive, Essai d' histoire contemporaine VI édition (Paris 1886j, tome 1, p. 58 «Le Juif — pour employer une expres- sion énergique de V Aìliance israèlite — est d' un inexorable universalisme, 310 LITTERATURA PHYCOLOGICA Florse et miscellanea pliycologica 183. Beyerinck M. W. — Culturversuche mit Zooclilorelien, Liche- nen-gonidien und anderen niederen Algeri. — Botanische Zeitung XLVIII, 1890, p. 725, 781, Taf. VII. 184. Bornet E. — Note sur deux algues de la mediterranee. — Bull. Soc. hot. de Franco XXXVII, 1890, p. 139-148, tab. I. 185. Cooke M. C. — Introduction to Fresh-water Algse with an enii- meration of ali the british Species, with 13 plates illustrating ali the genera. — London 1890. 186. De Wildeman E. — Contributions à l'ètude des Algues de Bel- gique. — Compi. Rend. Soc. R. hot. Belg. 1890, p. 135-139. 187. De Wildeman E. — Note sur quelques Saprolegniées parasite? des Algues. — Bull. Soc. helge de Microscopie 1890, p. 134-139. 188. Foslie NI. — Contribution to Knowledge of the marine Alga? of Norway I. East-Finmarken, with 3 plates. — Tromsò Museums Aarshefter XIII, 1890. 189. Klebs G. — Einige Beraerkungen ùber die Arbeit von Went: Die EntstehuDg der Vacuolen in den Fortpflanzungszellen der Al- gen. — Botanische Zeitung 1890, n. 35. 190. Marchisio, Perroncito, Varaida. — Contribuzione allo studio delle Muffe: Osservazioni fatte alle terme di Valdieri. — L' idrologia e la climatologia italiana I, 1890, n. 6-7. 191. Moebius M. -- Algae brasilienses a ci. Glaziou collectae, cum 1 tab. — Nota?Hsia ora redatta da David Levi-Morenos 1890, p. 1065-1090. 192. Roy J. — Fresh-water Algae of Enbridge Lake and Vicinity, Hampshire. — Journal of Botany 1890, p. 334-338, 193. Squinabol S. — Alghe e pseudoalghe fossili italiane. — Atti Società ligust. di Se. natur. e geogr. I, n. 1-2. Phaeophycese (excl. Bacili., Syngenet., Peridin.) 194. De Folin M. — Un lieu de provenance du Fucus natans. — Le Naturaliste 1890, 1 Octobre. 311 195. Wille N. — Gasarten in den Blasen der Fucaceen. — Chemisches Centralblatt 1890, n. 23. OhlorophycesB [excl. Desmid., Zygneni., Charac). 196. De-Wìldeman E. — Note sur la dispersion des Cephaleuros vi- rescens Kunze et Phycopeltis arundinacea (Mont.) De-Toni. — No- larisia ora redatta da D. Levi-Morenos 1890, p. 1060-1061. 197. Hieronymus G. — Ueber Dicranochsete reniforrais Hieron., eine neue Protococcacea des Sùsswassers. — Cohn''s Beitr. zur Biol. der Pflanzen, V. Band, 2. Heft, 1890, p. 351-372, Taf. Xl-Xll. 198. Klebs G. — Ueber die Vermehrung von Hydrodictyon utricu- culatum. Ein Beitrag zur Physiologie der Fortpflanzung. — Fl07^a 1870, Heft 5, p. 351-410. Zyg-nemaceae 199. Chmielewsky V. — Eine Notiz iiber das Verhalten der Chloro- phyllbànder in den Zygoten der Spirogyra-Arten. — Botanische Zeitung, XLVIII, n. 48, 1890, p. 773-780, Taf. Vili. 200. Degagny M. — Sur la division cellulaire chez le Spirogyra or- thospira et sur la réintégration des raatières chromatiques refou- lées aux póles du fuseau. — Compi, rend. Acad. Se. Paris T. CXI, 1890, Juill. u. 5. Characege 201. Overton C. — Beitràge zur Histologie und Physiologie der Clia- raceen. — Botanisches Centralblatt Bd. XLIV, n. 1, 1890. Cyanophyceae 202. Gomont M. ~ Essai de classification des Nostocacées homocy- stées. — Journal de Botanique 1890, p. 349-357. Bacillariese 203. Balsamo F. — Diatomee contenute nel canale digerente di al- cune Aplysiee raccolte dal Capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della R. corvetta Vettor Pisani nel 1884-85. — Boll. Società di Naturalisti in Napoli, voi. IV, 1890, fase. II, p. 131-138, Tav. VII. 312 204. Castracane F. — Forma nuova e critica di Pleurosigma del golfo di Napoli. — AUi Accad. ponti/] dei Nuovi Lincei Marzo 1889. 205. De-Toni G. B. — Sulla Navicula aponina Kuetz. e sui due ge- neri Brachysira Kuetz. e Libellus Cleve. — Aiti R. Ist. Veneto di se, leit. ed arti serie VII, tomo I, 1890, p. 967-971. Artari A. — Zur Eniwicklungsgeschichie des Wassernetzes {Hy- drodiciyon uiriculatum Roth). — (140). L' Artari, in seguito allo studio deW Hydrodictyon reiiculatum (L.) Lagerh,, sarebbe venuto alle conclusioni seguenti riguardo a detta specie. 1. Contrariamente alla opinione finora dominante il cloroforo nelle cellule dell' Hydrodictyon non è granuloso ma costituisce una lamina perforata e più volte laciniata. Lo sviluppo del cloroforo dimostra che dapprima esso ha una forma irregolarmente laciniata, indi si in- grandisce, le sue lacinie si piegano, si cougiuogono insieme agli apici e da ultimo formano una rete delicatissima. 2. Secondo le osservazioni di Strasburger, Schmitz ecc. le cel- lule accresciute àQÌY Hydrodictyon sono multiuucleate cioè articoli. Le macule pallide di A. Braun sono i nuclei velati dal cloroforo nelle cellule vive. 3. Dopo la formazione di tutta la massa dei nuclei (uguale al nu- mero dei futuri macrozoogonidii) ha luogo lo scioglimento dei pire- noidi, in seguito al quale scioglimento ha principio la divisione del cloroforo, la quale perdura fino a che congiuntamente al plasma pa- rietale si sono formati i singoli gonidi. Tutti i gonidi contengono un nucleo, si separano uno dall'altro, divengono poligonali, poi si arrotondano negli angoli, acquistano i cigli e si muovono ; in questo stato vi si riconosce anche la presenza di un pirenoide. 4. I gonidi assunto lo stato di quiete si aggruppano, ricevuta una membrana, a formare una rete, ed ogni cellula della nuova giovane colonia ha un solo nucleo ed un solo pirenoide. 5. Si accresce poi per divisione il numero dei nuclei e dei pire- noidi,- il cloroforo diventa lacunoso. 6. La formazione dei microzoogonidi ha luogo nello stesso modo che quella dei macrozoogonidi. La difi'erenza sta solo nel numero e 313 nella grandezza. Ogni inicrozoogonidio ha un solo nucleo ed un pire- noide, una macula (stigma) e 2 cigli, 7. In concordanza con le ricerche di Suppanetz avviene la copu- lazione dei microzoogonidi, che può considerarsi come la forma più semplice dell'atto sessuale. (G. B. De-Toni). Moebius M. — Algce brasilienses a ci. D.' Glaziou lectce. — (191). Il Moebius di recente ha offerto una notevole contribuzione alla flora algologica del Brasile, su materiali raccolti dal D,'" Schenck *). Il presente contributo, accompagnato da una tavola, è stato pre- parato dietro lo studio di una raccolta fatta nel Brasile dal Glaziou e comunicata al Moebius da Urban di Berlino. Le specie enumerate sono le seguenti (quelle segnate con asteri- sco, secondo il Moebius, sarebbero nuove per il Brasile): . Specie d'acqua dolce. * Lyngbya puiealis Mout. — Scytonema cincinnatum Thur. — Microcoleus thelephoroides (Mont.) Moeb. — (Edogonium sp. — * Cladophora fracta Kuetz. f, genuina Kirch. — Pilhophora sp. — '^ Spirogyra nitida (Dillw.) Kuetz.? — *5p. condensata (Vauch.) Kuetz.? — '^ Zygnema insigne Kuetz. — Nitella mucronata A. Br. var. [t). — N. Glaziovii Zeller. — Bairachospermum monili/orme Roth var. confusum (Hass.) Kirchn. — Campsopogon chalybeus Kuetz. Specie marine. * Calothrix wruginea (Kuetz.) Thur. — * C. pilosa Harv. — Lyn gbya JEstuarii (Jiirg.) Liebm. — Microcoleus chthonoplastes (FI Dan.) Thur. — Enteromorpha compressa (L.) Grev. — E. clathra ta (Roth) J. Ag. — Uloa Lactuca (L.) Le Jol. formae. — Chceto morpha media (Ag.) Kuetz. — * Chcelomorpha chlorotica Kuetz — * C gracilis Kuetz. — Ulothrix sp. — * Cladophora prolifera (Roth) Kuetz. forma. — * Ciad, trichocoma Kuetz. — Entocladia mridis Reinke. — *Bryopsis piumosa (Huds. ) Ag. — Codium adhcerens Ag. — Cod. tomentosum (Huds.) Stackh. — C. elonga- ium Ag, — Caulerpa davi fera Kuetz. forma. — '^ Penicillus du- metosus (Lam.) Decne. — Ectocarpus confervoides (Roth) Le Jol. 1) Vedi il resoconto in Nuova Notarisia 1890, p. 95-96. 314 \dv. siliculosus Hauck. — Ectocarpus sp. — Hpdroclathrus cavi' ceUatus Rory. ~ * Lithoderma fatiscens Aresch. — Sargassum rigidulum Kuetz. — S. cyìnosuìn J. Ag. — Diciyoia dichotoma (Huds.) Laraour. — D. ciliaia J. Ag. — Padina sp. — Porphyra laciniata (Lightf.) Ag. — Hildenbrandtia prototypus Nardo /3. ro- sea Hauck. — Chaniransia secundaia (Lyngb.) Thur. — * Scinaia furcellata (Turn.) Biv. — */,. viscida (Forsk.) Ag. — Galaxaurm cylindrica Lamour. — G. rugosa (E. et S.) Lamour. — G. sp. — Ceramium stricium Gr. et Harv. — Ceniroceras clavulatum (Mont.) Ag. — * Spyridia arcuala Kuetz, — Grateloupia cunei folia i. Ag. — Grat. sp. — *? Halymenia ligulaia (Woodw.) Ag. — Gigartina Teedii (Roth) Laraour. — Gymnogongrus Griffìthsice (Turn.) Mart. — * Rhodymenia Palmeita (Esp.) Grev. — Plocamiu?n coccineu?n (Huds.) Lyngb. f. Binderianum (Kuetz.) Hauck. — * Niiophyllum monanthos J. Ag. — * Gracilaria armata (Ag.) J. Ag. — Gr. cer- vicornis (Turn.) J. Ag. — Hypnea musciformis (Wulf.) Lamour. — Gelidium (Pterocladia) capillaceum (Gmel.) Kuetz. — Laurencia sp. (L. obiusa). — Asparagopsis Delilei Mont. — Acanthophora muscoides Grev. — Bostrychia radicans Mont. — B. sertularina Mont. — *B. tenella (Vahl) J. Ag. — Polysiphonia violacea (Roth) Grev. — *?P. subtilissima Mont. — Polys. sp. — Odonthalia mi- crodonla Grev. — * Melobesia Lejolisii Rosan. — *Lithophyllum Le- normandii (Aresch.) Rosan. — Liihoihamnion polymorphum (L.) Aresch. — Cheilosporum sagittatum (Lamour.) Harv. — C. cul- tratum (Harv.) J. Ag. — Amphiroa exilis Harv. — Corallina pia- niuscula Kuetz. f. normalis Kuetz. — C. anceps Kuetz. — Jania rubens Lamour. — *?/. fastigiaia Harv. (Red.). Agardh J. G. — Till Algemes Systematik IX-XL — (114). Con queste tre serie il chiarissimo ficologo svedese termina il suo lavoro iniziato con contribuzioni interessantissime nel 1872. Nella serie IX descrive un nuovo genere di Sporochnacece col nome di Periihalia riferendovi due specie cioè la P. inermis [Fu- cus inermis R. Br., Carpomitra inermis Kuetz., Fucus caudatus Lab., Carpomitra inermis, caudata e siliquosa J. Ag.) e la P. capillaris J. Ag. Nelle serie X si occupa del genere Myriodesma Decae dando una disposizione nuova alle specie, fondandosi sulle serie uniche o nume- rose degli scafidii o sulla dispersione irregolare degli stessi nel se- guente modo. 315 A. Scafidii formanti da entrambi i lati della costa una unica se- rie longitudinale. 1. M. serrulatum (Lam.) J. Ag. 2. M. leptophy llum J. Ag. n. sp. B. Scafidii disposti in più serie longitudinali o quasi sparsi. 3. M. integri folium Harv. 4. M. latifolium Harv. 5. M. quer- cifolium (Bory) J. Ag. Nella serie XI tratta di Floridee venendo a conclusioni impor- tanti specialmente nei riguardi della Tassonomia. I. Cri/pionemzacece. Discute sopra la Halymenia Rally menioides Harv. che è una vera Halymenia dando nuovi ragguagli diagnostici; discute sul genere Gelinaria e su una specie descritta come Nema- sioma ? gelinarioides che crede potervi riferire, assegnando al ge- nere Gelinaria il posto nelle C?yptonemiacece presso Cryptonemia e Polyopes; descrive tre nuove specie di Pachymenia (P. apoda, P. stipitata, P. prostrata). II. Gigariinacece. Dopo aver dato alcune indicazioni sulla Rally- menia tasmanica, propone un nuovo genere Epiphlcea, colle spe- cie E. Harveyi {Schizymenia? bullosa Harv. p. p.) e E. grandifolia. IH. Champiece. Descrive tre nuove specie di Chylocladia (1. C. 'tnonochlamydea, prossima a C. rosea, 2. C. oorynephora, 3. C. ? valida prossima a C. Muelleri). IV. Rhodymeniacece. Descrive come nuove Chrysy menia gela- tinosa affine a C. Cliftoni J. Ag. e ritiene che la Gracilaria di- chotomo- fiabe Hata Crouan in Mazé et Schramm Alg. Guadel. p. 218 sia prossima (se non eguale) alla Chrysymenia halymeniodes Harv. Poscia pella Rhodophyllis? nitophylloides Harv. istituisce un nuo- vo genere Siictosporum da collocarsi presso Epymenia prossimo a Plocamium. V. Rhodophyllece. Per la Rhodophyllis Barkerice Harv. propo- ne un nuovo genere Gloiophyllis; descrive due altri generi mono- tipici Pogonophora (P. californica) e Nematophora {N. australis). VI. Sphcvrococcoidece. Descrive un genere monotipico Tyleio- phora (T. Becheri). VII. Belesseriece. Descrive un genere monotipico da inserire tra Boiì^yocarpa e Neuroglossum col nome di Holmesia (H. capensis) Vili. Helminthocladiaceoi. Accenna alla scoperta fatta dei cisto carpi nella Hebninthocladia australis su esemplari provenienti dal la Nuova Olanda australe; ritiene che X lielminthocladia Schram mei Crouan (Alg. Guadel. p. 177) forse non sia una floridea, ad ogni 316 modo la reputa per struttura più affine al genere Nemalion che ad Helminthocladia ; accenna che V lìelminthocladia Cassei Crouan (Alg, Guadel. p. 177) non si distingue dalle Trichoglfiea ; descrive una nuova Hehninthora {H. fumens); da ultimo propone col nome di Tiarophora (T. australis) un genere che reputa prossimo con una certa probabilità alle Helminthocladicecece. IX. Chondriece. Descrive gli anteridi da lui scoperti nella Pli- Ionia australasica e dà la diagnosi di un' altra specie, P. subulifera. X. RhodomelecB. Dà la descrizione di Chondriopsis ovalifolia n. sp., dallo studio di esemplari completi di Chondriopsis bulbosa (Harv.) J. Ag., dichiara necessario ritirare questa specie dal genere Rhododaciylis dov'era stata da lui stesso un tempo inclusa, perchè presenta un vero ceramidio; descrive con dettagli degli esemplari riferiti ad Alsidium? comosum Harv., eleva a genere il sottoge- nere Lophothalia del genere Dasya e vi ascrive 16 specie tra cui L. strobilifera e L. lanuginosa nuove per la scienza ; descrive una nuova Lenormandia {L. liypoglossum) e sostiene il valore speci- fico della Lenormandia laiifolia che l'Harvey avea ridotto a for- ma della L. speclabilis ; descrive la Amansia mamillaris Lamour. finora poco nota: dà la diagnosi di Vidalia intermedia n. sp. ; emen- da il senso del genere Heterosiphonia Mont. e vi include H. Berke- leyi Mont., H. polyzonioides J. Ag. n. sp., //. firma J. Ag. n. sp., descrive una nuova Polyzonia (P. flabelli fera); si occupa poi della suddivisione e disposizione delle specie del genere Dasya ammetten- do i sottogeneri Slichocarpus Harv,, Pachydasya J. Ag., Rhodo- nema Harv., Dasyopsis J. Ag., Rhodoptilum J. Ag., Eupogodon Kuetz. Come nuove sono descritte D. Wilsonis, D. Crouaniana. D. MeredithicB, D. atactica, D. indica, D. dictyuroides, D. adunca. Si occupa anche del genere Trigenea Sond. di cui descrive una seconda specie {T. umbellata); a spese poi della Claudea Bennet- liana Harv. descrive il nuovo genere fonderia F. de Mueller colle specie S. Bennettiana (Harv.) F. de Muell. Il lavoro dell'infaticabile botanico è accompagnato dall'indice delle famiglie, generi e specie ricordate in tutti i frammenti dell'ope- ra Till Algernes Systematik e da tre tavole colorate contenenti i det- tagli anatomici della maggior parte delle specie studiate nella pre- sente contribuzione. (Red.). Overton C. — Beitrdge zur Histologie und Physiologie der Gna- raceen. — (201). 317 L'auteiir qui prèpare un travail sur diverses particularitès des plantes de cette famille à affinités encore obscures, publie aujour- d'hui une note sur les corpuscules ciliès des Nitella. On désigne sous ce nom des corps sphóriques pourvus d'épines délicates qui avaient été jusqu'ici considérés comme des portions de protoplasrae, Ces productions ont les réactions des substances albuminoides com- binées à du tannin, car si on plonge une cellule de Nitella dans une dissolution aqueuse étendue de bleu de méthylène, la coloration bleue envahit peu à peu tout le corpuscule en commengant par les cils, tandis qu'elle n'atteint pas le reste du protoplasme de la cel- lule. Ces corpuscules paraissent résulter de la transformation des vacuoles qui se raultiplieraient par division, non pas dans le sue cel- lulaire, mais au sein du protoplasme. La raultiplication par division des corpuscules est très improbable; en tout cas, elle n'a jaraais été observée. Ces productions qui, abstractìon faite de leur róle physlologique inconnu, ne sont pas sans analogie avec certains grains d'aleurone (ceux du Ricin, par exeraple) manquent aux Chara fragilis et hi- spicla exarainées par l'auteur; elles sont très développées dans le Nitella st/ncarpa, où on les observe dans les cellules végétatives, les Gcussons, les manubries et méme dans l'oeuf. On les voit augmenter rapidement de nombre et de grosseur à raesure que la cellule assi- milo davantage, mais le fait qu' on les trouve en très grande abon- dance dans les cellules en voie de dépérissement semble indiquer qu' ils ne sont pas utilisés par la suite. Dans la deuxième partie de sa communication, M. Overton étudie certaines particularitès de l'oogemme et signale en passant le pigment roLige cristallisable qui se trouve dans les tubes spiralés enveloppant l'oosphère et que la solution d'hydrate de chloral séparé facilement de la chlorophylie qui l'accompagne. L' accuraulation très precoce d'amidon dans l'oogemme rend très difficile l'étudedu noyau et des phénoraènes de fécondation. Pour étudier les oogemmes. l'auteur les met à digérer pendant un certain temps dans l'acide chlorhydrique étendu de six fois son poids d'eau; cette opération, qui n' altère pas le réseau cytoplasmique, amène la séparation de la cellule centrale de l'oogemme des tubes spiralés qui l'enveloppent et dont on peut la débarrasser avec des aiguilles sous le microscope à dissection. Il vaut encore mieux faire cette macération dans un mélange de ferricyanure de potassium et d'acide chlorhydrique au Yg ou '/,o; après lavage à l'eau et éclaircissement par l'hydrate de chloral, on 318 Yoit très bien le nucléole et le reseau chromatique colore en bleu de Prusse. Des observations de l'auteur, ainsi conduites, il semble résulter que le noyau qui occupe d'abord le tiers inférieur de la cellule-oeuf se rend dans la papille terminale au moment de la fé- coiuiation dont les différentes phases se succèdent rapidement. G'est par erreur que l'on a prétendu que la membrane de la spore des Chara était lignifiée: elle est seuleraent iraprégnóe de su- berine. L'auteur a fait une étude de ces enveloppes de la spore, qui so:it au nombre de trois: une externe, noiràtre et pourvue d'épais- sissements spiralés et de courtes épines (ces dernières sont très de- veloppées dans le Chara fcetida; dans les Nitella sijncarpa et Chara aspera cette conche est lisse) ; une moyenne, brune et également pourvue de stries ; une interne, qui est la membrane propre de la spore, d' un brun clair, mais tout à fait transparente et légèrement subérifiée. Pour étudier ces membranes, qui seraient susceptibles de fournir des caractères distinctif des espòces, M. Overton recommande de trai- ter les feuilles fertiles par de l'acide chromique à SO^/o; l^s par- ties subéritìées subsistent seules; on lave à l'eau et oq monte dans r hydrate de chloral. Les spores non colorées ne doivent pas étre considérées comme des oogemmes non fécondós ; ce manque de coloration est en relation avec la destruction precoce de la gaine de tubes spiralés envelop- pant le cellule centrale. Georges Poirault *). De Wildeman E. — Contributions à l'elude des Algues de Bel- gique. — (186). Sono enumerate 48 cloroficee e 2 floridee tra le quali l'autore rimarca la Vaucheria sericea Lyngb., la V. Debaruana Woron., r Enieromorpha intestinalis L., la TrentepohUa umbrina (Kuetz.) Born. e la Lemanea lorulosa Ag. (Red.). De Wildeman E. — Note sur quelques Saprolegnièes parasites des Algues. — (187). Peu de Saprolegnièes parasites des algues ont óté indiquées jus- qu' à présent en Belgique. Dans la « Florule mycologique des envi- *) Dal Journal de Botanique di L. Morot 1890, p. LXXXV-LXXXVI. 319 rons de Bruxelles » publiée dans les Mémoires de la Sociétó de Bo- tanique de Belgique pour 1884, par M.'"^^ Boramer et Rousseau, une seule espèce, V Aphanom?/ces phycophilus De Bary se trouve signa- lée par M. Evrera, provenant de Boitsfort *). En ótudiant les algues des environs de Bruxelles, M/ De Wildeman a trouvé, outre cette dernière espèce, quatre autres dont une est complètement nouvelle c'est-à-dire le Lagenidium Zopfìi De Wilderaan. Les espèces signalóes sont Aphanoìnyces phycophilus De Bary (sur le Spirogyra nitida), Ancylistes Closterii Pfitz. (parasite du Closterium acerosum), Lagenidium Rabenhorstii Zopf (dans les cellules des Spirogyra), Lagenidium entophyium Zopf (dans les zygospores d' une des grosses espèces de Spirogyra), Lagenidium, Zopfii De Wild, (dans les cellules d'une espèce d' (Edogonium). (Red.). De Wildeman E. — Note sur la dispersion des Cephaleuros vi rescens Kunze et Phycopeltis arundinacea (Mont.) De-Toni. — (196) Dans un envoi de plantes récoltées par M.' Balansa au Tonkin et recues récemraent au jardin botanique de Bruxelles, M."" De Wil deman a trouvé abondemment représentés les deux genres Cepha leuros et Phycopeltis. Les localités suivantes seront donc à ajouter à la dispersion generale indiquée dans le Méinoire publié par De- Toni et Fr. Saccardo **). Le Cephaleuros virescens Kunze, croissait sur les feuilles des n.°^ suivants: N. 2403 Tu Phap. — N. 3275 Bip. (M. Bari). — N. 3869 Tu Phap. Le Phycopeltis arundinacea (Mont.) De-Toni se trouvait sur les feuilles des n.*'^ suivants: N. 3174 Vallèe Lenkok. — N. 3954 M. Bari. — N. 4187 Valléd Banton. — N. 4360 M. Bari. (Red.). Foslie M. — Coniribution to Knowledge of the Marince AlgcB of Norioay, I. Easl-Finmarken. — (188). È una importante contribuzione all'algologia marina delle coste orientali della Finmarchia, contenendo anche la descrizione di pa- l'ecchie specie nuove per la scienza che verranno riprodotte nella ru- brica Algarum novarum diagnoses. (Red.). *) Cfr. Berlese et De-Toni, Syll. Phycom. in Saccardo Syll. Fung. VII, 1, pag. 276. **) Nuova Notarisia 1890, p. 3-20, tav. I-III. 320 Debray F. — Sur Notommata Wernechii Ehr., parasite des Vauchèrièes. — (145). E trattato in questa memoria un argomento più attinente alla Zoologia che non alla botanica vale a dire lo studio di un rotifero {Notommata Werneckii Ehr.) il quale provoca la formazione di galle nella Vaucheria e fu illustrato anche dal Balbiani '). 11 Debray descrive la vita dei giovani indivìdui di Notommata, la penetrazione del parassita nella fronda tubulosa delle Vaucheria, la formazione e l'aspetto delle galle, l'animale e le sue uova, non- ché l'uscita dei giovani individui dall'uovo. 11 lavoro è accompagnato da una tavola e da figure intercalate nel testo. (Red.). Reinke J. — Uebersicht der bisher bekannten Sphacelariaceen. — (137). L'Autore ammette che le Sphacelariacece devono costituire un ti[)o distinto e non già una sottofamiglia delle Ectocarpacecv come altrove, in mancanza di studi più dettagliati, avea provvisoriamente ritenuto *j. Il genere Isthmoplea poi, anziché costituire il legame tra le Ectocarpacece e le Sphacelariacece, è assolutamente un articolo della famiglia Ectocarpacecv. avvicinandosi strettamente al genere Ectocarpus per 1' accrescimento intercalare genuino della parte su- periore uniseriata dei filamenti. Egli divide le Sphacelariacece nel modo seguente : a) Sphacelaì'iacece crustacecB : assi vegetativi mancanti ; sti- piti fruttiferi sorgenti direttamente dal disco basale relativamente grandissimo. Gen. Baltersia Rke. Sp. B. mirabilis Rke. b) Sphacelariacece genuince: oltre il disco basale relativamen- te piccolo esistono assi vegetativi eretti. 1) Sphacelariacece hypacroblastce. Le proliferazioni o rami brevi, dove questi non sono dififerenziati i rami laterali non sorgono mai dalla cellula terminale. Piante di va- rio aspetto e grandezza. Gen. Sphacella Rke Sp. S. subtilissima Rke. Gen. Sphacelaria Lyngb. Sp. »S'. olivacea (Dillw. sp.?) Pringsh. — 6'. radicans (Dillw. sp.?) Harv. — S. iribuloides Meuegh. — S. Pluiiiula Zanard. — S. cirrhosa Roth sp. — S. raceìnosa Grev. — S. plumigera Holmes. — S. Hystrix Suhr. — S. ccvspitula Lyngb. — S. furcigera Kuetz. — S. Borneti Hariot. — S. pulvinata Harv. 1) Balbiani in Ann. des Se. Nat. Zool. 1878. 321 Geli. Chcelopteris Kuetz. Sp. C. piumosa Lyngb. Gen. Cladostephus Ag. Sp. Ciad, spongiosits Liglitf. sp. — C/. vertioillatus Lyngb. sp. — C. an/arc^zciti- Kuetz. {C. hedwigioi- des Bory). 2) Sphacelariacece acroblaslce: Prolificazioni o rami laterali lun- ghi e brevi, nonché foglie, originati dalla cellula apicale del relativo asse principale. Gen. Halopteris Kuetz. Sp. H. filioina Grat. sp. Gen. Stypocaulon Kuetz. Sp. S. funiculare Mont. sp. — S. sco- parhtm Kuetz. sp. — S. paniculatmn Suhr sp. Gen. Phloiocaulon Geyler. Sp. P. squamulosum Suhr sp. - P. spectabile Rke. Gen. Anisocladus Rke. Sp. ^4. congeatus Rke. Gen. Plilopogon Rke. Sp. P. botrt/ocladus Harv. Cladostephus Phloiocaulon Ptilopogon Stypocaulon Anisocladus Chsetopteris Sphacelaria Halopteris Sphacella Battersia [Lithoderraa] (Red. 21 322 Oltmanns F. — Beitrdge zur Kenntniss der Fucaceen. — (136). L'A. pubblica una ricca serie di nuove ricerche e corregge molti dati dei vecchi autori. "Vengono eziandio descritti i germogli avven- tizii e Io sviluppo dei concettacoli ; riguardo a questi ultimi l' Olt- manns avverte che la loro parete interna è costruita a spese di cel- lule giacenti presso la iniziale mentre la iniziale medesima o del tutto od in parte scompare o si sviluppa a preferenza alla base. Un altra osservazione importante fatta dall' A. si è che i cosi detti corpi escretori di Dodel-Port (Excretionskòrper) non sono che oosfere rudimentali di oogonii contenenti poche oosfere. Lo studio dell'apparecchio vegetativo trasse l'autore a fare la seguente divisione che qui viene riassunta: I. Durvilkece. Corpo vegetativo fogliaceo, grande, stipitato e varia- mente partito su cui sono disposti i concettacoli sparsi in tutta la superfìcie o solo sul margine Durvil/cea, Eckloniai^.), Sarcophycus{?). II. Loriformez. La pianta radiata nella età giovanile passa più tardi in una forma bilaterale. Proliferazioni forcute, con cellula api- cale triquetra. Concettacoli mancanti solo nella parte inferiore della pianta. Oogonii raonospori. Himnnthalia, Xiphophora {?). III. Fucece. La pianta giovanile radiata come sopra passa pre- stissimo alla forma bilaterale o dorsiventrale, con cellula quadrilatera. Ramificazione forcuta o monopodiale. Concettacoli svolti solo agli apici dei rami primari o laterali. Oogonii 2-8-spori. Fucus, Pelve- Ha, Ascophyllum, Myriodesma {?). IV. Cysiosh'ece. La pianticella radiata passa in forme di ramifi- cazione bilaterali o mantiene la propria struttura radiata. La cel- lula apicale triquetra rim.ine nella ramificazione monopodiale. Con- cettacoli svolti sopra gli apici poco trasformati dei rami o in proli- ferazioni brevi speciali. Oogonii monospori. Halidrt/S, Plaiylohhim, Carpoglossum, Pycnophycus, Cysfosira, Treptacantha, Phyllacan- iha, Carpodesmia, Sirophysalis, Hormophysa, Coccophora {?). V. SargassecB. Forme radiate o bilaterali con cellula apicale tri- quetra. Rami formanti alla base una o poche proliferazioni foglifor- nii che danno alla pianta un aspetto particolare. Concettacoli su pro- liferazioni brevi speciali. Oogoni monospori. Sargassum. Turbina- ria, Anlhophycus, Carpophyllum, Coniarinia, Pierocaulon, Scy- ioihalia (Seirococcus), Marginarla. Phyllospora {Blossemllea). Mya- gropsis), [llalochloa), (Carpacanthus), (Spongocarpus). 323 Il lavoro dell' Oltraanns è accompagnato da 15 tavole e costituisce una importante contribuzione anche alla sistematica delle Fucacece. (Red.). Gomont M. — Essai de classification des Nostocacèes homocij- stèes. — (202). Les Nostocacèes homocystées (Oscillariées) réclamaient depuis longtemps un travail de revision analogue à colui qui a été effectué par MM. Bornet et Flahault pour les Nostocacèes hétérocystées '). M."" Gomont a entrepris cette revision d'après le conseil de M.^' E. Bornet et à l'aide des riches matériaux. qu'il a mis à sa disposition ; elle est maintenant assez avancée pour qu'il lui soit permis de con- sidòrer comme dófinitivement établies les coupes génériques et leur réuuion eu tiibus, ainsi que la plupart des espèces. Il lui a paru qu' un résumé de cette elude systèmatique au point où elle était par- veuue, pouvait rendre quelques services, en attendant la publication d'un travai! plus ètendu. Voici le cadre de la classitìcation. ALGUES Ordre 1. Scliizophycées Cohn. Sous-ordre II. Myxophycées Stizenberger (PMjcochroìnophycèes Rabenhorst). Fam. I. HORMOGONÉES Thuret. Sous-famille II. Homocystées Hansgirg. Trichome compose d'une simple file de cellules, dépourvu d' hé- térocystes et de poil, ordinairement muni d'une gaine. Membrane de la cellule apicale souvent épaissie supérieurement en forme de coiffe. Extrémité supérieure du trichome fréquemment atténuée. Tribù .1. VAGINARIÉES. Trichomes au nombre de deux on plus dans une méme gaine lorsque les tilaments sont complètement développés, sauf chez un seul genre. Gaines parfois jaunes, rouges ou bleues. A. Gaines renfermant plusieurs trichomes. § Genre I. SCHIZOTHRIX Kuetzing (charact. emend.). I) Bornet et Flahault, Revision des Nostocacèes hétérocystées contcnues dans les principaux herbiers de France (Ann. Scienc. Nat. VII Sèrie, Botan., t. Ili, IV, V, VII 1886-88. 324 Gaines ferraes, lamelleuses, souvent colorées, ordinairement terrai- nées en pointe. Artide à peu près isodiamétriques ou plus longs que le diamétre du trichome, jamais beaucoiip plus courts que celui-ci. Plantes offrant l'aspect des Scytonema. Sous-geiire I. Inactis Kuetzing (charact. emend.). Filaments dressés, ordinairement très rameux, cespiteux, réunis en pulvinules ou en pinceaux; pulviuules souvent incrustès de calcaire ; gaines incolores. Plantes aquatiques. Schizoihrix Brebissoniana (Inomeria Brebissoniana Kuetzing). S. fasciculata (Hypheothrix fasciculata Naegeli). S. CresweUii Harvey. S. ìiommotricha (Hydrocoleum homceotrichum Kuetzing). S. tincioria (Calothrix tinctoria Agardh), etc. Sous-genre II. Hypheothrix Kuetzing (prò parte). Filaments non cespiteux, peu rameux, étroitement entrelacées en une couche mince et coriace, ou en une couche épaisse souvent in- crustóe de calcaire; gaines incolores. S. calcicola (Oscillatoria calcicola Agardh). S. lateritia (Hypheothrix lateritia Kuetzing). «S. Zenkeri (Hypheothrix Zenkeri Kuetzing), etc. Sous-genre III. Symphyosìphon Kuetzing (prò parte). Filaments cespiteux, réunis en móches dressées ; gaines colorées ou incolores. Plantes terrestres. S. Friesii (Oscillatoria Friesii Agardh; Scytonema Bangii Lyng- bye; Symphyosiphon Bangii; Symploca Friesiana, Ralfsiana Kuetzing; Microcoleus Friesii Thuret). S. purpurascens (Schizodictyon purpurascens Kuetzing). S. chalybeus (Symphyosiphon chalybeus Kuetzing). Sous-genre IV. Chromosyphon Nob. Filaments rampants sur le sol ou nageauts, ne formant pas une couche coriace; gaines toujours colorées. S. teleplioroides (Scytonema telephoroides Montagne). S. Miilleri Naegeli. S. fuscescens Kuetzing, etc. §§ Gaines rauqueuses, très rarements colorées, rarenient lamel- leuses, parfois terminées en pointe. Articles beaucoup plus courts que le diametro du trichome dans un des genres. Plantes offrant l'aspect des Ose? Ilaria ou des Lynghi/a, 325 + Genre II. DASYGKEA Thwaites. Gaines très araples et diffluentes, souvent colorées en jaune dorè; trichomes très hlchement agglomórfìs dans la gaine. Dasygloea amorpha Berkeley. +4- Gaines mèdiocrement larges, iucolores, Genre III. MICROCOLEUS Desraazières. Trichomes très noinbreux et étroitement agglomérés dans la gaine coramune; articles à peu près ispdiamétriques, moins longs que lar- ges dans une seule espèce. Plantes terrestres cu aquatiques. Section I. Plantes d'eau douce; articles souvent deux fois plus longs que larges; cellule apicale conique, non capitée, depourvue de coiffe. Microcoleus subtoru/osus (Phormidium subtorulosum Kuetz.), etc. Section II. Piante terrestre; articles à peu près isodiamétriques; cellule apicale capitée, pourvue d'une coiffe. M. vaginatus (Oscillatoria vaginata Vaucher; Oscillatoria repens Agardh; Microcoleus terrestris Desmazières; Chtonoblastus Vaucheri, brjophilus Kuetzing). Section III. Plantes marines; articles jusqu'à deux fois plus longs que larges, moins longs que larges dans une des espèces; cellule apicale conique, non capitée, depourvue de coiffe. M. chtonoplasies Thuret (Oscillatoria chtonoplastes Lyngbye ; Chtonoblastus Lyngbyei; Chtonoblastus salinus Kuetzing). Al. guj/anensis (Sirocoleum guyanense Kuetzing), etc. Genre. IV. HYDROCOLEUM Kuetzing (prò parte). Trichomes en petit nombre mèdiocrement serrés dans la gaine coramune; articles beaucoup moins longs que larges; cellule apicale toujours capitée. Plantes aquatiques, la plupart marines. Section I. Extrémité du trichonie attènuée. Plantes marines. HydroGoleuìn, cantharidosmum (Lyngbya cantharidosma Mon- tagne). H. lyngbyaceum Kuetzing. H. glutinosum (Lyngbya glutinosa Agardh), etc. Section II. Extrémité du trichome non attènuée. Piante d'eau douce. H. heterotrichum Kuetzing (charact. emend.). B. Gaine colorée en rouge, ne renfermant qu'un seul trichome. 326 Geme V. PORPHYROSIPHON Kuetzing. Porpht/rosiphon Notarisii Kuetzing. Tribii II. LYNGBYÉES Kuetzing. Trichome solitaires dans la gaines; gaines parfois jaunes, jamais rouges ni bleues. Sous-tribii I. LyngbyoMées. Trichomes q' ètant nus et mobiles que pendant un temps assez court ; hormogonies sécrétant une gaine nouvelle dès leur sortie de celle où elles ótaient encloses, A. Filaments libres, se séparant sans rupture lorsqu'on les dissè- que; gaines teuaces et flexibles, souvent épaisses et lamelleuses, non diffluentes, parfois colorées en jaune; extrémité du trichome toujours droite. Genre VI. PLECTONEMA Thuret. Filaments pseudorameux, feutrés, non réunis en mèches. Plectonema Tomasinianum (Calotlirix Tomasiniana Kuetzing.) P. Nosiocorum Bornet. P. tenue Bornet, etc. Genre VII. SYMPLOCA Kuetzing (prò parte). Filaments pseudo-raraeux, entrelacés inférieurement en une cou- che feutrée, rèunis dans leur partie supérieure en mèches dressées ou rampantes. Section I. Plantes marines. Sf/mploca fasciculaia Kuetzing. S. hydnoides Kuetzing, etc. Sectien II. Plantes terrestres, d'eau douce ou d'eau thermale. S. Muscorum, (Oscillatoria Muscoruin Agardh). S. muralis Kuetzing. Genre Vili. LYNGBYA Agardh. Filaments non raraeux, croissant en couche feutrée, parfois cespi- teux, non réunis en mèches. Sous-geure l. Leibleinia Endlicher, Kuetzing (prò parte). Plantes épiphytes, ayant l' aspect des Caloihrioc. ; gaines minces; trichomes toruleux. 327 a. Plantes marines. Lyngbya polychroa Meneghini. L. Bacuhim, sp. nov. L. Meneghiniana Kuetzing, etc. b. Piante d'eau douce. L. puiealis Montagne. Sous-genre II. Eulyngbya. Plantes épiphytes ou saxicoles; tìlariients croissant eu conche feu- trée, raremeot cespiteux; gaines souvent épaisses et laraelleuses; tri- ciiomes non toruleux. a. Piante habitant l'eau salée ou saumàtre. L. cp.siuarii Liebman (Conferva aestuarii Mertens ; Oscillatoria scruginosa Agardh, Lyngbya ferruginea, contexta Agardh; Lyngbya interrupta, pannosa Kuetzing ; Siphoderraa curvatum Kuetzing). L. majuscula Harvey. L. confervoides (Calothrix confervoides Agardh, Leibleinia cirru- lus Kuetzing). L. semipiena J. Agardh (Calothrix semipiena, luteo-fusca Agardh ; Lyngbya luteo-fusca, confervoides J. Agardh; Lyngbya Showiana Kuetzing; Leibleinia semipiena, sordida Kuetzing). L. lutea (Oscillatoria lutea Agardh), etc. h. Plantes d'eau douce. L. Martensiana Menegliini. L. spirulinoides sp. nov. L. Lagerhefmn (Spirocoleus Lagerheimii Moebius), etc. B. Genre IX. PHORMIDIUM. Filaments agglutinés en une couche membraneuse, ne se séparant pas saus rupture lorsqu'on "les dissèque; gaines minces, diffluentes, jamais colorées; extrémité du trichome souvent courbée. Section I. Diamètre du trichome atteignant rarement 3 (j..; arti- cles jusqu'à quatre fois plus longs que larges, jamais moins longs que larges. Phormidiutn laminosum (Oscillatoria laminosa Agardh). Ph. purpurascens (Leptothrix purpurascens Kuetzing), etc. Section li. Diamètre du trichome dépassant 3 w. ; articles à peu près isodiamótriques ou moins longs que larges, jamais quatre fois plus longs que larges. 328 a. Cellule apicale non capitée, dépourvue de coiffe. Phor7nidiu7n cataractarum (Hypheothrix cataractarum Naegeli). Ph. topcola (Hypheothrix toficola Naegeli). Ph. coriu'in (Oscillatoria corium Lyngbye; Leptothrix corapacta Kuetzing). Ph. papyraceum (Oscillatoria papyracea Agardh). Ph. Reizì'i (Oscillatoria Retzii Agardh; Phorraidium rivulare, mar- garitiferum Kuetzing). b. Cellule apicale capitée, pourvue d'une coifFe. Ph. lucidum Kuetzing (Oscillatoria lucida Agardh ; Oscillarla Okeni Kuetzing). Ph. subfuscum (Oscillatoria subfusca Agardh). Ph. Joannianum Kuetzing. Ph. calidum (Oscillatoria calida Agardh). Ph. uncinaium (Oscillatoria uncinata, australis, rupestris Agardh ; F^hormidium australe, fonticola Kuetzing). Ph. aniliarum (Oscillatoria antliaria Mertens; Oscillaria autuni- nalis Kuetzing; Phormidium vulgare, allochroura, fonticola Kuet- zing), etc. Sous-tribu II. OscillarioMées. Trichomes nus et raobiles pendant la plus grande partie de leur existence. Gaines minces, fragiles, incolores, nulles ou n'ayant pas encore été observées dans un certain nombre d'espèces. A. Trichomes droits, flexueux ou spiraux, ne forraant jamais une spire régulière. Genre X. TRICHODESMIUM Ehrenberg. Trichomes cylindriques, droits, réunis parallèlement en fascicules flottants de forme déterminée ; articles en nombre indéfini. Trichodesmmm eryihrceum Ehrenberg (T. Hindsii Montagne). T. Thiebautii spec. nov., etc. Genre XI. OSCILLARIA Bory. Trichomes cylindriques, droits ou flexueux, souvent courbés à l'extrémité, croissant en amas de forme et d'étendue indéterminées; articles en nombre indéfini. Section I. Articles plus longs ou plus courts qua le diamètre du trichome, mais égalant au moins le quart de celui-ci; partie supé- 329 rieure du trichome plus ou moins atténuée, courbée en crochet ou contournée en spirale. Plantes habitant les eaux douces, salées ou saumàtres. a. Diamètre du trichome ne dépassant pas 8 a. Oscillarla lepiotricha Kuetzing. 0. animalis Agardh (Oscillaria elegans Kuetzing, Phormidium smaragdinum Kuetzing). 0. Oheni Agardh. 0. forTYiosa Bory (Oscillaria tenuis var. formosa Rabenhorst). 0. terebriformis Agardh, etc. b. Trichomes épais de 8 f/.. à 13 u.. 0. chalybea Mertens, etc. Section II. Articles de deux à six fois plus courts que le diamè- tre du trichome; trichomes toruleux, à peine atténués et longuement arqués à leur extrémité supérieure, spiraux dans une espèce. Plan- tes exclusivement marines. 0. Corallince (Leibleinia Corallinse Kuetzing; Oscillaria nigro-vi- ridis Crouan). 0. margaritifera Kuetzing, etc. Section III. Articles de trois à onze fois, ordinaireraent de quatre à huit fois plus courts que le diamètre du trichome; extrémité du trichome non atténuée, droite, courbée en crochet ou contournée en spirale. Plantes d'eau douce. 0. princeps Vaucher. 0. limosa Agardh (Oscillatoria nigra Agardh ; Oscillaria Froeli- cl'.ii, nigra Kuetzing; Oscillaria Frooelichii Desmazières). 0. curviceps Agardh. 0. ornata Kuetzing. 0. anguina Bory, etc. Section IV. Articles de deux à quatre fois plus courts que le diamètre du trichome, parfois isodiamétriques; extrémité supérieure du trichome non atténuée, droite ou faiblement arquée. Plantes ha- bitant les eaux douces, salées ou therraales. 0. irrigua Kuetzing. 0. tennis Agardh (Oscillaria natans Kuetzing, Rabenhorst; Oscil- laria limosa Kuetzing, Desmazières), etc. 330 Genre XII..BORZIA Cohn. Trichomes très courts, oblongs, composés de trois à huit articles. Borzia Irilocularis Cohn. B. Trichomes jamais droits, formaiit une spire régulière. Genre XIII. ARTHROSPIRA Stizenberger. Trichomes articulés. Arthrospira laxissima sp. nov. A. Jenner? Stizenberger (Spirulina Jenneri Kuetzing, Rabenhorst). Genre XIV. SPIRULINA Link. Trichomes non articulés. Section I. Tours de spire non contigus. Spirulina major Kuetzing, etc. Section II. Tours de spire contigus. S. tenuissima Kuetzing, etc. (G. B. De-Toni). Rafter G. W. — The Fresh-water Algcv and their Relation io the Puriiy of Public Water Supplies. ~ (127). M. Rafter a publié, dans le Journal de la Société des ingónieurs civils d'Amérique, un travail sur le resultai d'une sèrie d'observa- tions sur les Algues, par rapport à la pureté des eaux dans lesquel- les OQ les rencontre. Un grand nombre d' algues proprement dites et de Schizophycèes peuvent contribuer à rendre T eau non potable en suite de l'odeur nauseabonde qu'elles produisent, odeur due proba- blement, d'après les recherches de l'auteur, à la décomposition de l'enveloppe mucilaginense, de Tamidon ou de 1' huile contenue dans les cellules. En outre du Beggiatoa, qui corame on le sait possedè la pro- priété de dissocier les sulfates des solutiuns, 1' auteur cite les genres suivants: Cladopliora, Vaucheria, Balrachospermum, Draparnal- dia, Chcetophora, Volvox, Eudorina, Pandorina, Hydrodiciyon, Palmella, Crenothrix, Oscillarla et la plnpart des Diatornées, par- rai lesquelles il signale spécialeraent le Meridion circulare. Les Desmidiées paraissent la plupart sans action. (E. De Wildeman) *) ") In Compt. rend. Soc. R. bot. de Belgique 1890, p. 142. 331 Hieronymus G. — Ueber Dicranochceie reniformis Hieron., cine nfue Protococcacea des Sussivassers. — (197). L'A. ha già proposto il nuovo genere Dicranochceie nel 1887 e perciò si trova inserito a pag. 698-699 della Sylloge Algarum Oìnnium voi. I, di De-Toni. Si tratta di una protococcacea unicellulare d'acqua dolce, prov- veduta di setole una o più volte dicotome, jaline, costituite da so- stanza gelatinosa, di solito uniche, di raro 2-4 per ciascuna cellula. L' A. descrive ampiamente la formazione e sviluppo delle 8-24 zoo- spore biciliate, la presenza di pirenoide nel cloroforo. Non si può diffondersi sopra questa dettagliata Memoria del Hiero- nymus, accompagnata da una tavola colorata, ma si si permette espri- mere il dubbio se il genere proposto dal Hieronymus differisca ba- stantemente dal genere Gloechcete di Lagerheira, cui corrisponde Schrammia Dangeard *). (Red.). Chmielewsky V. — Eine NoHz ilber das Verhalien der Chlo- rophyllbdnder in den Zygoten dei' Spirogyra-Arten. — (199). L L'Autore ricorda gli studi sul comportamento dei clorofori e dei nuclei nella formazione degli zigoti o zigospore delle Spirogyra fatti da De Bary, Schmitz e Overlon, ommettendo peraltro di menzionare le pur recenti osservazioni eseguite dal Klebahn. Il Chmielewsky dichiara di essere pervenuto a risultati qua e là diversi da quelli dei tre autori prima citati. Se ne riportano le con- clusioni: L'essenza del processo fecondativo consiste nella fusione dei nu- clei delle cellule maschili e femminili. Tutto ciò che, all' infuori del nucleo, apparteneva alla cellula maschile, il cloroforo od i clorofori vengono, durante lo stadio di riposo del zigote disorganizzati, do- vendosi considerare come materiale nutritizio mentre resta solo una massa giallo-bruna come prodotto escreto non assimilato. Nel gio vane discendente delle cellule coniugate cioè nel germe del futuro filamento di Spirogyra, entrano solo il nucleo rinnovato (prodotto /lalla fusione del nucleo maschile col femminile), nonché quella par- te organizzata del plasma femminile, il cloroforo od i clorofori fem- minili che nello zigoto restano immutati. *) G. Lagerheim. — Gloeochaete Lagerheim und Schrammia Dangeard. — Nuova Notarisia 1890, p. 231. 332 La funzione dunque della cellula maschile si limita infine al tra- sporto del nucleo proprio per congiungerlo al nucleo femminile. (Red.). Castracane F. — Forma critica e nuova di Pleurosigma del golfo di Napoli. — (204). Tra il contenuto dell'intestino di una Oloturia pescata nel golfo di Napoli alla profondità di 80 metri comunicatagli dal prof. A. Dohrn il Conte F. Castracane aveva constatato alcuni anni fa la presenza di Aulacodiscus Petersii Ehr. e di Surirella reniformi?, (= Pia giodiscus nervalus Grun.), La presenza deW Aulacodiscus Petersii fu poi confermata da una pesca copiosissima di Diatomee fatte nello stesso Golfo dal Conte Gaetano Barbò. In quest'ultima raccolta il Castracane segnala anche la presenza di una nuova specie di Pleurosigma (P. Thumii) a strie decussate, specie che forse andrebbe collocata nella sezione Pseudo- pleurosigma istituita da Grunow nel genere Navicula, e presso a Navicula Vegce Cleve, insieme al Pleurosigma vitreum Cleve. (Red.). De-Tonì G. B. — Sulla Navicula aponina Kuetz. e sui due ge- neri Brachysira Kuetz. e Libellus Cleve. — (205). L'A. ha studiato la Navicula aponina Kuetz., trovandosi in ac- cordo colle osservazioni del Lagerstedt riguardo alle strie longitu- dinali della membrana connettivale delle valve col quale carattere il prof. Cleve ha proposto nel 1873 il genere Libellus. Nella pre- sente nota viene discussa la identità di Brachysira Kuetz. con Li- bellus Cleve e sono in fine enumerate 8 specie di Navicula e Schizo- nema che l'A. crede dover riferire al genere istituito dal Cleve. (Red.), Gutwinski R. — Zur Wahrung der Prioritàt. — (118). Trattandosi di una Nota preliminare, la redazione si astiene dal darne il resoconto. Sono proposte molte specie e varietà nuove spe- cialmente di Desmidiacee. (Red.). Lakowitz D. — Die Vegeiation der Danziger Buchi. — (123). Contiene tra altro l'indicazione delle Alghe principali del seno di Danzig e tra queste sono in particolar modo menzionate Clado- phora glomerata Kuetz. f. marina, Enteromorpha intesiinalis L., Monosiroma laiissimum Wittr., Ulothvix isogona K., Rivularia 333 elicala Garin,, R. atra Roth, ISodidaria litorea Thur. Ceramium tenuissimuìn J. Ag., C. rubruìn Ag., Polysiphonia nigrescens Grev., PoL violacea Grev. f. tenuissima, Phyllophora Brodicei J. Ag., Furcellaria fastigiata Lamour., Hildenbrandtia rosea Kuetz., Ralf- sia verrucosa Kuetz., Pilayella liitoralis Kjellm., Mesogloea Zoste- ree Harv., Ectocarpus confervoides, Dict'/osiphon fccm'culaceus, Scytosiphon lomentarius J. Ag., Chorda filum Stackh., Sphacela- ria arctica Harv., Fucus vesiculosus L. (Red.). Levi-Morenos D. — Notizie ed appunti algo-ittiologici L Le Alghe come mezzo per conoscere l'etologia dei pesci. — (124). Si spera che il ritardo col quale la redazione riferisce su questo scritto del Dott. Levi-Morenos non abbia a nuocere al progresso del- la scienza algologica, visto il resoconto già fatto senza preamboli sul lavoro originale di A. Giard (da cui il Levi estrasse le sue notizie) sino dal Giugno del 1890 *). (Red.). Levi-Morenos D. — Ferdinand Hauck, Cenni biografici. — (125). Contiene un cenno biografico del compianto cultore dell'algolo- gia adriatica, Ferdinando Hauck. Al cenno biografico è unito il ri- tratto dell'egregio estinto. (Red.). Mackenzie J. J. — A preliminary List of Algce collected in the Neighbourhood of Toronto. — (126). Come lo indica il titolo è una semplice enumerazione di alghe (cloroficee e cianoficee) raccolte nei dintorni di Toronto (Canada). (Red.). Càruel T. — Un piccolo contributo alla flora abissina. — (135). È indicata la Turbinaria decwrrens Bory come raccolta all'iso- la di Shummah a circa 30 miglia di distanza da Massaua. In detta località il Sig. Emilio Carnei raccolse anche dei Sargassum. (Red.). Atkìnson G. F. — Monograph of the Lemaneacece of the Uni- ted States. — (131). Dopo le ricerche di Wartraaan, Piccone e Sirodot sul genere Le- ') Vedi Nuova Notarisia 1890, p. 88-89. 334 manea non mancarono osservazioni ulteriori sopra questo curioso genere di floridee, segnatamente ad opera di Ketel nel 1886, Borne- mann nel 1887 e di Atkinson nel 1890. Quest'ultimo autore pubblica una vera monografia delle Lema- nea degli Stati Uniti prendendo in considerazione il loro habitat, la morfologia delle varie parti della fronda, lo sviluppo (Germinazio- ne delle spore, sviluppo del protonema in forma prostrata [perma- nente] ed in forma chantransioidea, sviluppo del rampollo sessuale, fori-nazione degli organi riproduttori), la fecondazione e lo sviluppo delle carpospore, la ramificazione del rampollo sessuale, infine la si- stematica delle specie americane. Le specie descritte in qnesta monografia sono Lemanea annulata Kuetz. (cui appartengono L. catenata Wood e L. fluviatilis Wolle ex p.), L. torulosa (Kuetz.) Sir. (= L. incurvata Bory ex parte), L. nodosa? Kuetz., L. australis Atk. n. sp., L. granclis (Wolle) Atk. (cui appartengono Tuomeya grandis Wolle e Entothrix grande Wolle), L. (Sacheria) fluviatilis Ag. (= L. coraltina Bory), L. {Sa- cheria) fucina Bory con 4 varietà, (= L. subtilis Ag., L. torulosa Kuetz. p. p,, L. mamillosa Kuetz., Sacheria rigida Sirod., Chan- iransia violacea var. Beardslei Wolle). l.a Monografia di Atkinson è accompagnata da tre tavole, deli- neate dall'autore ed illustranti con accurati dettagli il testo. (Red.). Debray F. — Sur la structure et le développement des Chy- locladia, Champia et Lomentaria. IL Mèmoire. — (132). 11 tallo delle ChylocladiecB presenta una parte inferiore massic- cia, struttura che si rinviene comune in altri gruppi di floridee, men- tre nelle altre regioni il tallo è cavo. Alle prime parti il Debray assegna il nome di assi normali, alle seconde quello di assi speciali. Gli assi normali sono formati da un parenchima a cellule glo- bose od ovoidi col grande asse diretto verso il centro, nel senso del- l'asse e verso le superficie perpendicolarmente alla superficie stessa,- le cellule di questo parenchima nelle parti giovani del caule sono disposte in file longitudinali dicotome, le branche più brèvi delle di- cotomie si ricurvano salendo verso l'esterno in modo da diventare alla loro estremità perpendicolari alla superficie laterale e le ulti- me cellule di queste ramificazioni dicotome vanno a costituire col loro insieme lo strato superficiale del tallo. Le branche più lunghe delle dicotomie continuano ad accrescersi 335 nel senso parallelo all'asse (al centro del ramo del tallo) e sono ter- minate dalle cellule stesse assai minute del punto vegetativo, le quali ultime si segmentano parallelamente alle superficie. Il punto vege- tativo sarebbe, secondo le osservazioni di Debray, costituito da un assieme di cellule superficiali formanti un' area circolare diffusa alla sommità stessa del caule. L'organo di a lesione è rappresentato da una espansione disciforme che si accresce come gli assi normali, con la sola differenza che le cellule superficiali in attività di moltiplicazione non sono localizzate in un' area poco estesa ma bensì diffuse in tutta la superficie supe- riore del disco. Il Debray prende poi a trattare della struttura dei cosidetti assi speciali, da lui già descritta nel 1886, mantenendo tutto ciò che espose in allora, malgrado alcune conclusioni in senso opposto pub- blicate dal Wille *) Sul soggetto delle Chylocladiece si occuparono oltre il Bige- low le cui osservazioni confermerebbero quelle di Debray, anche G. Agardh **) e come si disse N. Wille. 11 Debray esclude l'opinione che le lacune esistenti nell'interno della fronda abbiamo la funzione di aereocisti, perchè anziché piene di gas libero, esse conterrebbero un liquido gommoso. Il Wille so- stiene che nella Lomentaria Kaliformis gli assi speciali (i soli di cui parla) possedono una sola cellula apicale quasi conica che si di- viderebbe 1. parallelamente alla base (da ciò deriverebbe una fila ver- ticale di cellule che si estenderebbe dalla cellula apicale fino al dia- framma immediatamente sottoposto); 2. con setti quasi perpendicola- ri alla superficie, diretti in 5 a 6 direzioni (da cui proverrebbero le cellule conduttrici o Leitungzellen e le prime cellule dello strato corticale). 11 Debray nega l'esistenza della serie verticale di cellule ed am- mette essere avvenuto un errore di osservazione da parte del Wille stesso. L'Autore illustra poi con varie figure gli assi speciali e finisce coir esporre le proprie osservazioni sulle tetraspore ed i cistocarpì, avvertendo come nello Chylocladia 7-efiexa si formino octospore an- ziché tetraspore. (Hed.). *) N. Wille Om Topcellevsexten hos Lomentaria kaliformis 1887, p. 252. **) G. Agardh, Oai Structuren hos Champia celi Lomentaria, 1888. 336 Cramer C. — Ueber die verticìllirien Siphoneen besonders Neo- meris und Borneiella. — (144). L' A. noto per un altro lavoro sulle Sifonacee pubblicato nel 1887 (Ueber die verticillirten Siphoneen, besonders Neoraeris uad Cymopolia), avendo ricevuto copiosi materiali da Hauck, Murray, Re- gel, Bornet offre interessanti dettagli sopra alcune specie di Sifonee e cioè su Polìjphysa Peniculus R. Br,, Botrìjophora Conqueranlii (Crouan) Cram., Neomeris Kelleri Cram., N. dumeiosa Lamour. , Bornetella nitida Mun. Chalm., B. capitata (Harv.) J. kg. Tratta poscia della teoria dell'accrescimento della membrana cellulare. Il lavoro, che è impossibile riepilogare, è accompagnato da 4 ta- vole disegnate dall'Autore ed offrenti la illustrazione delle specie sopra ricordate. (Red.). Balsamo F. — Diatom.ee contenute nel canale digerente di al- cune Aplysice raccolte dal Capitano G. Chierchia nel viaggio di circumnavigazione della R. Corvetta « Vettor Pisani-» nel 1884- 1885 — (203). La maggior parte delle specie enumerate dall' autore vennero da lui ottenute dal materiale della cavità digerente di una sola specie di Aplysia {A. Lessonii). Sono specie appartenenti pressoché esclusivamente alla fiora lit- torale, mancando i ChcBtoceros, le Rhizosolenia ecc. proprii della flora diatomologica pelagica. Le specie indicate da F. Balsamo sarebbero le seguenti : Ampho ra levis Greg. — A. marina W. Sm. — A. crassa Greg. — A angusta var. glaberrima Grun — Navicula elliptica Kuetz. — N. didijina Ehr. — Mastogloia apiculata W. Sm. — M. Smithii Thw — Stauroneis pulchella W. Sm. — Pleurosig7na strigosum W Sm. — P. delicatulum W. Sm. — P. balticum (Ehr.) — P. Stux bergli var. minor Grun.*? — Achnanthes longipes Ag. — A. Cle- cei Grun.? — Cocconeis Scutellum Ehr. — C. Pediculus Ehr. — C. pseudomarginata Greg. — C. diaphana W. Sm. — Epithemia Musculus Kuetz. — Glyphodesmis sp.? — Plagiogramma Gregoria- num var. Grev.? — Rhaphoneis Rhombus Ehr. — Synedra fui- gens (Grev.) W. Sm. — S. Hennedyana Greg. — S. undulata (Bail.) Greg. — Fragilaria Schioartzii Grun. — F. pacifica Grun. — Licinophora constricta Grun. var. — L. CEdipus (Kuetz.) Grun. — L. Lyngbyei (Kuetz.) Grun. — Climacosphenia moniligera Ehr. -— Grammatophora marina (Lyngb.) Kuetz. var. tropica Grun., 337 var. minor Grun. — G. angulosa (Ehr.) Kuetz. — G. macilenta W. Sra. — G. nodulosa Grun. — Striatella unipunctaia Ag. — • Rhabdonema adriaticum Kuetz. — Nitzschia panduriformis Grun. — N. Sigma W. Sm. — N. longissima var. Closierium Grun. — N. macilenta Greg. — Campylodiscus parvulus W. Sm. — Me- losira Dorreri Grev. — M. silicata Kuetz. — Anaulus bi?^ostra- tus Grun. — Biddulphia pulchella Gray. — B. antediluviana (Ehr.) V. H. — Cosoinodiscus nobilis (Ehr.?) Grun. Ci sembra però che la Synedra determinata dal Balsamo come S. Hennedyana Greg. si avvicini piuttosto a Synedra fitlgens W. Sm. e S. Frauenfeldii Grun. La Fragilaria? Se hioarizii Grun. non corrisponde bene alle figure date da Grunow e da Van Heurck od almeno ne costituisce una varietà abbreviata. G. B. De-Toni Cooke M. C. — Iniroduciion io Fresh-ioater Algce wiih an enu- meration of ali the British species. — (185). È un manualetto utile per chi vuole applicarsi allo studio delle alghe d'acqua dolce essendovi dal Cooke esposti con dettaglio il mo- do di raccogliere e conservare le alghe, l'accrescimento, il polimor- fismo, la riproduzione agamica sessuale, la conjugazione, la copu- lazione degli zoogonidii, i movimenti ecc. Segue poi la descrizione delle specie inglesi ricavata dall'opera British Fresh-water Algse dello stesso Cooke. Il manuale è munito di 13 tavole dove sono figurati i rappre- sentanti di 118 generi descritti nel testo. (Red.). Bohlin K. — Myxochoete, ett nytt Slàgte bland Sótvattensalger- na. — (142). I L' A. descrive e figura unnuovo genere di cloroficee d'acqua dolce prossimo a Choetopeltis Berth. {= Bertholdia Lagerh.) e da distinguere da Gloeocha^te Lagerh. {Schrammia Dang.). Le diagnosi di questo nuovo genere e della specie [M. barbata) sono date nella rubrica {(Algarum novarum diagnoses». (Red.). Kjellman F. R. — Om Beringhafvets Alg flora. — (121). L'A. dà la caratteristica della vegetazione propria della località considerata, seguita da un prospetto di tutte le alghe marine raccol- tevi durante la spedizione della Vega mettendole in rapporto col mare 22 338 glaciale e di Ochotsk *). Indica poscia in dettaglio i rapporti preci- pui della flora Beringiana con quelle del mare glaciale e del mare di Ochotsk nonché delle isole Aleutine. Passa indi alla descrizione ed enumerazione delle alghe da lui determinate tra cui molte nuo- ve per la scienza, delle quali vennero già pubblicate le diagaosi nel fascicolo di Agosto 1890 del presente periodico. Il lavoro è munito di 7 tavole illustranti in ispecial modo le La- minariece. (Red.). Roy J. — Fresh-water Aigce of Enbridge Lake and Viciniti/. Hampshire. — (192). Contiene l'enumerazione di alghe d'acqua dolce determinate su materiali già raccolti dal testò defunto F. 0. Farquharson nell'Hamp- shire. Sono descritte due specie ed una varietà nuova: Docidium Far- quharsoni Roy, Closterium striolatum var. orthonoium Roy, Cosmarium Turneri Roy. Sono descritte anche le zygospore di Sphivrozosnia granulalum Roy et Biss. e di Staurastrum glabrum (Ehr.) Ralfs. Nella prima di queste specie sono cubiche, lunghe e lar- ghe 14,5 a., liscie, con 1-2 spine brevi (3,5 a. di lunghezza) ed acute a ciascun angolo; nella seconda specie sono globose col diametro di 25,6 u.. (non comprese le spine), munite di spine numerose, ingrossa- te alla base, subulate, semplici, lunghe 14,4 ^. (Red.). Magniis P. — Sulla diffusione geografica della Sphceroplea an- nulina (Roth) Ag. — (150). Contiene l'aggiunta di alcune località interessanti a quelle indi- cate da me a pag. 56 del presente giornale (anno 1890). La Sphceroplea annulina fu raccolta da 0. Kuntze a Lenko- ran presso al mar Caspio (circa 38° di lai. Nord). Dallo studio di un esemplare giacente nell'Erbario reale di Berlino, il Magnus af- ferma pure r esistenza di detta Alga a Cadice dove fu raccolta nel 1846 dal Willkoram. Altro dato importante è la terza regione che sopra materiali raccolti dal D."" Schinz viene designata dal Magnus vale a dire ad Otjikango-okatiti nella Terra di Herero, a Okondeka *) Su tale argomento vedi il resoconto da me pubblicato in «Nuova Nota- risia» 1890, p. 202-204. G. B. De-Toni. 339 sull'orlo dell' Etosha e presso Windhoek, in una sorgente calda e nel paese del gran Naraa all'Est di Angra Pequena. (G. B. De-Toni). Rodriguez J. — Datos algologicos III. Una especie nueva del gè- nero Cladhymenia. — (133). È descritta una nuova specie [Cladhymenia Borneti Rodr.) rac- colta nel mare mediterraneo presso le isole Baleari a 80-120 metri di profondità. Il genere Cladhymenia abbraccierebbe, secondo il Ro- driguez, 4 specie cioè CI. Lyallii Harv. e CI. oblongifolia Harv. del- la Nuova Zelanda, CI. occidentalis Fari, (inedita) delle isole Bermude e la CI. Borneti Rodr. del mediterraneo. (Red.). Bornet E. — Note sur deux algues de la Mediterranée. — (184). È un nuovo contributo alla conoscenza della flora ficologica del mediterraneo. Il Bornet descrive due nuove alghe Fauchea micro- spora e Zosterocarpus CEdogonium (Menegh.). La Fauchea micro- spora Born. si diflferenzia dalla F. repens Bory per molti caratteri di cui solo i principali vengono indicati nel presente resoconto. Nella F. repens il tallo è 5 volte più grosso, per secchezza qua- si cartilagineo, lucido; i segmenti del tallo sono lineari conformi; le tetraspore piìi grandi vale a dire 70-100 = 20-30; i cistocarpi sono stipitati, con spore grosse circa 32 y.. Nella F. ìnicrospora invece il tallo è sottile, per secchezza mem- branaceo, senza lucentezza; i segmenti sono dissimili, cioè alcuni fo- gliacei larghi, altri ristretti quasi cilindrico-appianati. Le tetraspore sono piccole, 45-50 =; 20-22; i cistocarpi sono sessili, con spore gros- se solo 16 y.. Nella seconda parte del lavoro il Bornet propone un nuovo ge- nere di Ectocarpacece col nome di Zosterocarpus. La specie è fat- ta sopra V Ectocarpus CEdogonium di .Meneghini. 11 nuovo genere proposto dall' algologo francese è affine a Soro- carpus Pringsh. e prossimo a Discosporangium Falkenb. Una osservazione interessante viene data sopra gli articoli fusi- formi rigonfiati che fecero dare all'alga il nome specifico di CEdo- gonium i quali si sviluppano presso l'estremità di rametti il cui ac- crescimento è terminato. Essi contengono una sostanza bruna, d'aspet- to resinoso, quasi opaca, che offre le reazioni del tannino. Forse queste cellule tannifere fungono da propagoli ; non è probabile però i 340 l'opiniooe di Ardissone il quale suppone che questi articoli rigonli siano sporangi. Il lavoro di Bornet è munito di una tavola dove è illustrata la Fauchea microspora anche nella parte anatomica con una figura di confronto della struttura della Fauchea repens. Figure interca- late nel testo illustrano il genere Zoster ocarpus. (Red.). Hariot P. — Notes sur le genre Trentepohlia Martius. — (HO). Il genere Trentepohlia è stato oggetto di molti studii massime in questi ultimi anni, in cui comparvero parecchie contribuzioni spe- cialmente da parte di De-Wildeman, De-Toni, Wille, Weber vau Bosso, Gobi, Hansgirg. Ora il Sig. Hariot, avendo a sua disposizione copioso materiale in gran parte autentico, ha pubblicato nella presente Memoria sotto il modesto titolo di Notes sur le genre Trentepohlia una revisione monografica del genere in parola, discutendo sui caratteri generali delle Trentepohlia, sulla loro collocazione nel sistema delle Cloro- ficee, sui C'jenogonium. Fa poscia la storia delle specie che compon- gono il genere Trentepohlia fondato nel 1817 dal Martius (Flora erlangensis p. 351) sostituito poi da C. Agardh nel 1824 (Systema Algarura) col nome di Chroolepus cui, seguevAo l'esempio dato dap- prima da Thuret e seguito poi da Wille, De-Toni, Lagerheim ecc. viene preferito il nome imposto più anticamente dal Martius. Qui non é il luogo di diffondersi troppo; basterà notare che mentre nel Sy- stema Algarum di C. Agardh le specie indicate sono 7 nella Sylloge Algarum voi. I. di De-Toni sono descritte, ben 37 specie ed 8 esclu- se. Con alcune specie comparse dopo la pubblicazione di quest' ulti- ma opera si sorpassa la quarantina. L' Hariot distingue due sottogeneri cioè Eu-Trentepohlia eoa fi- lamenti primarii nel substrato ramosi senz' ordine ed irregolarmente, quasi eguali agli eretti ed in Heterothallus con filamenti primarii regolarmente ed ordinatamente ramosi, quasi disposti a disco, col- r aspetto di Phycopeltis e fili eretti come nel sottogenere Eu- Trentepohlia. Divide poi le specie del sottogenere Eu-Trentepohlia in due sezioni, in accordo con De-Wildeman: 1. specie a cellule ci- lindriche; 2. specie a cellule torulose o moniliformi (nel loro assie- me). Nel primo gruppo si riunirebbero pressoché tutte le specie a filamenti lunghi, nel secondo quelle formanti uno straterello polve- rulento 0 molto basso. 341 Sono nuove per la scienza Tr. Wainioi Har., Tr. Leprieurii Har. ; vengono dall' Hariot riferite al genere Trentepohlia anche le seguenti specie di Coenogoìiium : Omiogonium clialepium Nyl., Coen, diffractum Krerapelh., Coen, rigidulum Muli. Arg., Coen, depressum Muli. Arg., Cam. effusum Krenipelh. Alle osservazioni e diagnosi delle specie studiate l'A. fa seguire la descrizione di un nuovo genere Nylandera {N. teniaculaia), af- fine a Trentepohlia da cui differisce per le cellule setifere nel dorso. Riportasi dalla memoria dell' Hariot il prospetto e la chiave ana- litica delle specie, Conspectus Familise Trentepohliacearum. Trentepohliacese Thallus disciformis, epiphyticus. Cephaleuroidb^. Thallus filiformis, Chroolepide^. Chroolepide^ Articuli tìlorura haud setiferi. Trentepohlia *). Articuli filorum dorso setiferi. Nylandera, Trentepohlia Martius. Fila primaria inordinata, implicata S. g. Eu~Trentepohlia. Fila primaria regulariter e puncto centrali radiantia, S. g. Helero- thallus. Specierum claTis analytlca I. Trentepohlia Martius, Flora erlangensis, p. 351, 1817. Conferva, Lepra. Lepraria. Byssus, Lichen, Amphiconium , Chroolepus, Ctanogonium, Mycinema, Demalium, Ectocarpus, Pro- tococcu^, PleurocoGcus, Phytoconis, Syncollesia, Torula. Synac- liutn spec. Fila erecta, e thallo primario decumbente nascentia, ramosa aut simplicia, parallela aut inordinatira intricata, cilindrica, moniliforraia vel vario modo torulosa, odorem gratum Violae redolentia, vulgo lu- teo-viridi aut rubro colore tincta, in sicco pallescentia; cellula) cy- iindricse, doliiformes aut rotundatae; zoosporangia lateralia, termina- lia, inlercalaria, sessilia aut pedicellata, rotundata, elliptica vel la- *) .le n'ai envisagé dans cette monographie que les genres Trentepohlia et Nylandera (P. Hariot). ?42 geniformia, e eellulis non semper nisi magnitudine distineta; zoospo- rae (zoogameta) antice biciliatae inter se copulante^ zygoturaque post tem lapporissum germinans efficieiites. — Plantae terrestres stratoso- pannosse aut crustaceas, corticum, foliorum saxorumve incol?e. Subgenus 1. Eu-Trentepohiia. A. — CellulcB oylindricce. a. Zoosporangia sparse vel seriatim disposila. -f Crassiores (8-32 a.). * Cellula} pluries diametro transversali longiore^ (8-68 u..). Filia 8-30 [X. crassa, erecta, congesta, elongata, plus minus ra- mosa, rigida, pellucida aut reticulata; cellulas 8-60 u. (vulgo 40 u..) longa. T. aurea (L.) Mart. (sensu latiori). Fila 28-32 a. crassa, erecta, elongata, ramosa, flaccida, flexuosa, pellucida; celluUje 48-68 a. longye. T. mllosa (Kuetz.) De-Toni. ** CellulcB diametro 1 vel duplo longiores (20-48 a.). Fila in stratum panoosura, ut in T. aurea expatisum, congesta, 16-32 [x. crassa; cellula^ 20-40 a. longa?. T. sinensis (Harv.) Hariot. Fila in stratum tenue, expansum, viride (etiam in sicco) congesta, 16-20 a. crassa; cellula^ fere quadratae, 20-24 tx. longse. T. jucunda (Ces.) De-Toni. 4-f- Tenuiores (4-16 u..). * Fila elongata. Fila flagelliforraia, ramosa; rami vulgo elongati, patentes, rarau- losi, quasi fasciculato-verticillati ; cellulae 10-16 a. crassae, 48-60 a. longffi. T. elongata (Zeli.) De-Toni. Fila flagelliformia, parce ramosa, rami nudi, axillis plus minus acutis, cellulsp 6-8 a, crassee, 28-40 a. longse. T. dialepta (Nyl.) Hariot. ** Fila breviora. Fila intricata, curvato-flexuosa, ramosissima, 4-10 u.. crassa, cel- lulse 12-48 [x. longse. — T. aurecv formam graciliorem diceres. T. abietina (Flot.) Hansg. Fila simpiicia, attenuata, acuminata. T. effusa (Kremp.) Hariot. (j. Zoosporangia numerosa, racemosa vel uncinato-pedicellata. 343 Zoosporangia numerosa (2-7), raro singulu, in cellula suffultoria ventricosa uocinato-pedicellata. T. arborum (Ag.) Hariot. Zoosporangia racemosa ad latera filorum et ramoruin. T, Wai- nioi Hariot, Zoosporangia dimorpha, alia racemosa, alia normalia seriatim di- sposita. T. Kurzii (Zeli.) DT. et Lev, B. — CellulcB rotundatce, ellipticce aut fasiformes. + Tenuiores (6-12 a.). Fila gracilia, minuta; cellulse polymorphse vulgo elongato-fusi- formes, 10-24 a, longae; zoosporangia lageniforraia. T. lag eni fera (Hild.) Wille. -f+ Cra^siores (12-44 a.). * Fila in thallum cohcerentem semper disposila. Fila stratum pannosum v, densum, fìrmuin quasi pelliculara effor- mantia, erecta, ramosa; cellulae vulgo doliiformes, geniculis leniter con- strictae, membrana crassiori striata obtectae, T. JolUhus (L,) Wallr. Fila stratum filamentosum, laxum efficientia, erecta, vaga ra- mosa; cellulae leniter doliiformes, membrana pauUulum crassa obte- ctae. T. diffracta (Kremp.) Har. Fila adscendentia deflexa, rigida, sparsa, raraoso-dichotoma, toru- losa; cellulae fusiformes, frequentar iiirtello-squamosse, T. rigidula (Muli.) Har, Fila parco ramosa, raoniliformia ; cellulae rotundatae, pellucidse. T. Moni Ha De Wild. ** Fila plerwnque in thallum dissociatum disposila.. Fila stratum crustaceo-pulverulentum aut tomentoso-holoseri- ceum formantia, vulgo decumbeotia, parallela aut inordinata, toru- Iosa, moniliformia; cellulae polymorphaì, rotundatae, ellipticae, raro cylindricae, membrana tenui vel crassa, laraellosa obtectae. T. odora- ta (sensu iatiori) (Wigg.) Wittr. Cellulae cylindricae vulgo cohaerentes in fila parallela, v. odo- rata. Cellulae ellipticae plus minus cohaerentes. v. betulina (Rab.), Cellulae rotundatae vulgo dissociatae. v. utnbrina (Kuetz.). Subgenus 2. Heterothallus Hariot. Thallus primarius discum orbicularem regularem effìngens; cel- lulae 8 7. longae. 7'. depressa (Miill.) Har. 344 Thallus primarius fìlis valde ramosis subcruciatis, e filo cylindri- co Ortis constans ; cellula 8 a. longse. T. diffusa De Wild. Thallus primarius tortuosus, fìlis a centro vage radiantibus; fila erecta ramosa ; cellula? 20-28 a. longae. T. Leprieurii Hariot. II. Nylandera Hariot. Cellulse dorso setiferae ; ceterum Trentepohlice. N. teniaculata Hariot, [N. peruana (Kuetz,) Har.] 1890. (Red.). Agardh J. G. — Spedes Sargassorum Australiw. — (134). L'illustre ed attivissimo algologo svedese pubblica in lingua la- tina un grosso volume sul genere Sargassum nel quale dopo aver esposto le principali nozioni sopra la morfologia dell'apparecchio ve- getativo (radice, caule comune di tutta la fronda, rami e rachidi dei rami, foglie, vescicole aeree, ricettacoli, scafidii, criptostomi) tratta anche della maniera di distinzione e dispone le specie dei diversi tipi di tsargassum, tratta dei caratteri accessori!, e di quelli dei sotto- generi, delle località naturali ove uìancano e della distribuzione geo- grafica dei Sargassum. L'Autore propone dei sottogeneri e dei prospetti per agevolare la determinazione delle specie, per i quali si rimanda il lettore al lavoro originale dell' Agardh stesso. Il lavoro è accompagnato da 31 tavole colorate ed è assolutamen- te necessario a chiunque voglia determinare una specie di Sargas- sum, in particolar modo dopo la confusione gettata in tale genere di Fucacee dal Grunow, il quale descrisse tante specie e varietà quasi sempre senza alcuna figura ed in gran parte su puri fram- menti di fronda. Sono dall' Agardh proposte parecchie specie nuove di cui si trova già data la diagnosi nell'apposita rubrica uAlgarum novarum diagnoses» del fascicolo 26 Ottobre 1890 del presente pe- riodico. (G. B. De-Toni). Hariot P. — Le genre Bulbotrichia. — (147). L'A. ha potuto, dietro l'esame di esemplari autentici, inviatigli dal prof. Suringar, riconoscere che la Bulbotrichia peruana Kuetz. deve riferirsi al genere di Trentepoliliacece da lui proposto recen- temente col nome di Nylandera '). La Nylandera peruana (Kuetz.) 1) Vedi P. Hariot in Journal de Botanique 1890, u. 5, p. 85, nonché Nuo- va Notarisia 1890, p. 65. 345 Hariot si distingue dalla Nylande?^a (eniaculaia Hariot per la di- sposizione fastigiata e reticolata del tallo. Riguardo alla Bulbotri- chia hoiryoides Kuetz. egli ammette con Boruet '), De-Toni ^) e De Wildeman ^) che non è una pianta autonoma ma bensì è formata da un ammasso d'alghe inferiori e d'ife fungine, rappresentando degli initia Lichenum. Lo stesso dicasi di Bulbotrichia albicla Wood e di B. onokosnsis Wolle che pure rappresentano miscele di alghe uni- cellulari con ife miceliali. Insomma, in accordo con Bornet, De-Toni e De Wildeman, egli sostiene che il genere Bulbotrichia male defi- nito dal Kuetzing non può essere conservato. Esso infatti contiene 1. delle produzioni lichenose cui prendono parte alghe appartenenti a gruppi differenti; 2. una pianta autonoma che deve rientrare nel genere Nylandera. (Red.). 1) E. Bornet, Recherches sur les gonidies des Lichens 1873, p. 24. 2) J. B. De-Toni, Sur un nouveau genre d'algues aériennes 1888, p. 157, Sylloge algarum 1, 1889, p. 260. 3j E. De "Wildeman, Observation sur le genre Bulbolrichia 1888, p. 158. 346 Communicationes varice Il Sig. D. D. CuNNiNGHAM di Calcutta ha inviato numerose foglie con Alghe epifite formanti parte del genere da lui proposte col no- me di Mycoidea. 11 Sig. J. L. Harvey Gibson ricevette in comunicazione per un suo studio monografico alcune specie di Rhodochorton Naeg. II Sig. J. Deby inviò in dono un preparato di Pleurosiauron Fui- men (Brightw.) della Nuova Zelanda. Ringraziamenti ai Signori P. A. Dangeard, J. Wortmann, F. ScHMiTZ, Th. Reinbold, G. Murray, J. Deby, J. Schaarschmidt, F. R. Collins per comunicazioni risguardanti la Correspondance algologique. Associati alla Nuova Notarisia Pagarono l'abbonamento all'annata 1890 i Signori C. Clausen, M. Dulau, E. Greve, F. Schmitz, W. West, 0. Weigel. Cambi Hanno accettato lo scambio con la Nuova Notarisia anche i se- guenti giornali : American Naturalist, New York Microscopical Jour- nal, American Monthly microscopical Journal. Il Sig. P. Petit mi ha inviato per l'Erbario un esemplare di (Edogonium biforme Nordst. raccolto a Dieppe. 347 Il prof. J. G. Agardh mi spedì in dono una collezione di Alghe rare, specialmente Australiane. M'inviarono la loro fotografìa i Signori D. B. Riabinine, G. La- GERHEIM, M. MOEBIUS, F. WOLLE, R. GUTWINSKI, U. MARTELLI, C. Flahault, 0. NoRDSTEDT, J. Reinke ; tanti ringraziamenti agli egregi donatori. Il Dott. 0. LoEW di Monaco (Baviera), in relazione ad una mia notizia pubblicata testé *), mi scrive di aver trovato la Sphceroplea annulina (Roth) Ag. nella sola località del giardino di corte (Hofgar- ten) ed esclusivamente nei mesi di Maggio e Giugno. Si annuncia con vivo rincrescimento la morte del conte H. F. G. Stroemfelt avvenuta a Stockholm (Svezia) il 29 Marzo u. s. Egli fu collaboratore della Notarisia già redatta dal Levi-Mo- renos e da me e vi pubblicò un lavoro, accompagnato da una tavola, col titolo: Algse novae quas ad littora Scandinaviae indagavit ete. Pubblicò ancora altre ricerche d'indole botanica come per es. Om algvegetationen i Finlands sydvestra skàrgàrd 1884. — Islands Kàrl- vaxter, betraktade fran vàxtgeografisk och floristisk synpunkt 1885. — lakttagelser òfver fanerogam — och ormbunksvegetationen ivd Nor- ges sydvestra Kust — Om Algvegetation vid Islands Kuster — Einige flir die Wissenschaft ueue Meeresalgea aus Islands 1886 — Under- sòkningar ofver algernas vidfàstningsorgan — Rhodochorton membra- naceum Magn, inuti Hydrozoer, 1887. — Fòredrag i botanik vid K. Vetenskaps-akademiens hògtidsdag den 26 mars 1888. — Algae nov* ad littora Scandinaviae 1888. (G. B. De-Toni). *) G. B. De-Toni, Frammenti algologici III. La Sphceroplea annulina (Roth) Ag. nella regione parmense e la sua distribuzione geograflca. — Nuova No- tarisia 1890, Giugno p. 56. Padova 1891, Tip. del Seminario. Austria-Ungheria Magyarhoni Fòldtanì Tàrsulat. — Budapest. Zeitschrift des Ferdinandeums fùr Tirol und Vorarlberg. — Inns- bruck. Magyar Nòvénytani Lapok (red. A, Kanitz). — Kolozsvar. K. K. Naturhistorisches Hof-Museum. — Wien. K. K. Zoologisch-botaoische Gesellschaft. — Wien. Germania Deutsche botanische Monatschrift (rad. G. Leimbach). — Arnstadt. Deutsche botaaische Gesellschaft. — Berlin. Botanisches Centralblatt (red. 0, Uhlvorm et G. Kohl). — Cassel. Hedwigia (red. K. Franti). — Breslau. Naturwissenschaftliches Verein des Regierung-Bezierkes Frank- furt. — Frankfurt a. 0. Societatum Litterae (red. E. Huth). — Frankfurt a. 0. Oberhessische Gesellschaft fur Natur-und Heilkunde. — Giessen. Verein fùr Naturwissenschaftliche Unterhaltung (red. R. Sade- beck). — Hamburg. Svizzera Naturforschende Gesellschaft. — Bern. Société helvetique d'histoire naturelle. — Neuchàtel. Inghilterra, Scozia ed Irlanda Scottish Naturalist (red. J. W. H. Trail). — Aberdeen. Naturai History and Philosophical Society. — Belfast. Naturai History Society. — Glasgow. The Naturalist. — Yorkshire. Grevillea (red. M. C. Cooke). — London. Journal of the Quekett microscopical Club. — London. Svezia e Danimarca Botanisk Tidsskrift (red. H. Kjaerskou). — Copenhague. Botaniska Notiser (red. 0. Nordstedt). — Lund. Russia e Finlandia Societas prò Fauna et Flora Fennica. — Helsingfors. Neurussische Gesellschaft der Naturforscher. — Odessa. Société des Naturalistes. — Kieflf. Académie imperiale de St. Petersbourg. — S. Petersbourg. Portogallo Boletira da Sociedade Broteriana (red. J. Henriques). — Coimbra. stati Uniti d'America Journal of the New York Microscopical Society (red. L. Zabri- sckìe). — New York. American Naturalist. — Philadelphia. Academy of Naturai Sciences. — Philadelphia. The Canadian Institute. — Toronto. American Monthly Microscopical Journal (red. Hitcoock). — Wa- shington. Journal of Mycology (red. B. T. Galloway). — Washington. DONA Elenco delle persone che inviarono, durante Tanno 1890, le loro pubblicazioni m dono alla a Nuova Notarisia». J. G. Agardh. — A. Artari. — G. Atkinson. — C. Avetta. — P. Baccarini. — A. W. Bennett. — A. N. Berlese. — F. Boergesen. — K. Bohlin. — E. Bornet. — A. Borzì. — ■ G. Briosi. - G. S. Bullo. — F. Castracane. — F. Cavara. — P. T. Cleve. — C. Cra- mer. — F. Debray. — J. Deby. — F. Del Torre. — E. De-Toni. — E. De-Wildeman. — W. G. Farlow. — C. Flahault. — M. Foslie. — F. Fratini. — A. Giard. — A. Goirau. — E. Grove. — R. Gut- winski. — B. Halbherr. — A. Hansgirg. — P. Hariot. — L. Irahau- ser. — G. C. Karop. — F. R. Kjellman. — G. Klebs. — L. Klein. — 0. Kruch. — G. Lagerheim. — D. Lakowitz. — M. Lanzi. — D. B. Lazaro e Ibiza. — G. Leuduger-Fortmorel. — M. Lojacono. — L. Macchiati. — G. Magnanini. — P. Magnus. — V. Manzini. — U. Martelli. — L. Meschinelli. — W. Migula. — S. Miliarakis. — M. Moebius. — A. Mori. — E. Nìcolis. — 0. Nordstedt. — C. A. J. A. Oudemans. — G. Paoletti. — E. Parfitt. — G. Passerini. — H. Peragallo. — P. Petit. — P. Pichi. — A. Piccone. — A. Pizzi. — A. Poli. — M. Raciborski. — J. Rattray. — T. Reinbold. — J. Reinke. — H. M. Richards. — J. J. Rodriguez. — 0. Rosenthal. — H. Ross. — E. Rostrup. — P. A. Saccardo. — R. Sadebeck. — F. Schmitz. — F. Schuett. — K. Schumann. — F. Sestini. — A. B. Seyraour. — W. A. Setchell. — H. Van Heurck. — E. Vinassa. — F. A. F. C. Went — W. West. — N. Wille. — V. B. Wittrock. — E. Zacharias. — 0. E. Zerlang. — H. Zukal. Tanti ringraziamenti agli egregi donatori. THE BOTANICAL 6AZETTE edited BY John W. Coulter, Wabash College, Crawfordsville, Ind» U. S. A. Annual subscription in Italy L. 11.25. Serie II. 2 Marzo 1891 LA NUOVA NOTARISIA RASSEGNA TRIMESTRALE CONSACRATA ALLO STUDIO DELLE ALGHE REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. DoTT. DE-TONi LIDERO DOCENTE ED ASSISTENTE ALLA CATTEDRA DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA, COLLABORATORE DELLA (( REVUE MYCOLOGIQUE )), DEL (( BOTANISCHES CENTRALBLATT )) E DELLA ((HEDWIGIA», FONDATORE E REDATTORE (FINO AL MARZO 1890) DELLA NOTAKISIA RIVISTA ALGOLOGICA SUSSIDIATA DAL MINISTERO DELLA P. I. NEGLI ANNI 1887, 188S E I 8qO DECORATA CON MEDAGLIA DI BRONZO ALl'eSPOSIZ. SCIENTIF. DI PARMA NELL' ANNO 1887, AUTORE DELLA (( SYLLOGE ALGARUM OMNIUM ». SOMMARIO . Piccone: Noterelle tìcologiche VII. Nuovi dati intorno alla questione se il Fucus vesiculosus L. cresca in Liguria. Vili. Sulla presenza del Codiuni tomentosura Ag. in Liguria e sulla sua area di distribuzione nel Mediter- raneo. IX. Nuovi frammenti algologici per la florula di Caprera. X. Cenni intorno alla Halimeda Tuna Lamour. jS. Albertisii Piccone. — Roman Gatwlnski : Algarum e lacu Baykal et e paeninsula Kamtschatka etc. enumeratio (contui natio). — A. Borzi: Noterelle ficologiche: I. Il genere Dictyospliosrium Naeg. e le sue affinità. II. Sul genere Botryocuccus Kuetz.. IIL Contribuzione alla Morfologia e biologia del Porphyridium cruentum Naeg. IV, Sul genere Hariolina del Dangeard. V. Per la storia delle comu- nicazioni intracellulari delle Nostocliinee. VI. Il genere Clenocladus Borzi e le sue afiinità. VII. Sui generi Micro thamnion Kuetz. e Leplosira Borzi. — J. Deby: Bibliograpliie recente des Diatomées IV. — Recensiones. — Oomuiunicationes vari». — P. A. Saccardo : Recommandationd aux phytographes. ADRESSER TOUT CE QUI CONCERNE LA « NUOVA NOTARISIA » A M. LE DocT. G. B. DE-TONI JARDIN BOTANIQUE DE L' UNIVERSITÉ, PADOUE (ITALIE) Prix d' «bonnement pour i'année 1890 Francs 15 Prix d' abonnement pour les annc^es 1886-89 du Journal «Notarisia» francs 60. PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO 0 CAMBIO Dott. G. B. DE-TONI, Redattore della Nuova Notarisia R. ISTITUTO BOTANICO, PADOVA Berlese A. N. e Bresadola G. Microraycetes Tridentini, cura tab., 1890. A. Poli. Alcune osservazioni sul reagente di Millon, 1890. — Note di Microtecnica, 1890. P. Petit. Diatomées de Table-Baj, avfic 1 pi., 1876. A. Pizzi. Sulla composizione chimica della foglia di Maclura auran- tiaca, 1890. P. A. Saccardo. Sylloge Fungorum omnium hucusque cognitornm voi. Ili, 1884. E. Zacharias. Ueber die Anatomie des Stammes der Gattung Nepen- thes, mit 3 Taf., 1877. K. Rostrup. Ustilagineae Daniae, 1890. G. Briosi. Per difendersi dalla peronospora della vite, 1890. — Ancora sul come difendersi dalla Peronospora, 1890. E. Nicolis. Carta geologie?, della provincia di Verona, 1882. — Oligocene e Miocene nel Sistema del Monte Baldo, 1884. A. Goiran. Specimen Morphographiae vegetalis seu neophyta quidam vascularia aliaque critica in agro Veronensi collecta, 3 Tab., 1875. E. Zacharias, Ueber Bildun^ und Wachsthum der Zellhault bei Cha* ra foetida, 1890. Gj. Istvànffi. Algae nonnullae a beato E. Frivaldszky in Rumelia lectje, 1890. L. Macchiati. Primo elenco di Diatoraacee del laghetto artificiale del pubblico giardino di Modena e qualche osservazione sulla biolo- gia di queste alghe, 1891. — Seconda contribuzione alla flora del gesso, 1891. — Nota preventiva sulla morfologia ed anatomia del seme del- la Vicia uarbonensis, 1891. G. Lagerheim. Harpochytrium und Achlyella, zwei neue Chytridia- ceen-Gattungen, 1 Taf., 1890. 2 Marzo 1891 LA NUOVA NOTARlSm PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONI R. ISTITUTO BOTANICO, PADOVA NOTERELLE FICOLOGICHE ') PEa A. PICCONE VII. — Nuovi dati intorno alla questione se il Fucus vesiculosus L. cresca in Liguria. Il March, Gaetano Rovereto, giovane ma appassionato cultore del- le Scienze naturali, ebbe poco tempo addietro occasione di leggere la breve Nota da me anteriormente pubblicata intorno ad un esemplare di quest'alga raccolta tra Savona ed Albissola dal prof. D. Michele Pacini *), e tosto si prese premura di comunicarmi individui della stessa specie che anch' egli raccolse nella località anzidetta. Mi ag- giunse che parecchi li trovò rigettati sulla piccola spiaggia situata ove ha la sua foce il Ritano di Valoria, ma che uno Io rinven- ne tra altre alghe da lui prese su d'uno scoglio sommerso poco lon- tano dalla costa. Alla domanda da me rivoltagli se poteva con tutta sicurezza asserire di avere svelto tale esemplare dallo scoglio, o se era casualmente impigliato nelle alghe ivi raccolte, coscienziosamente rispose di non ricordarlo. Pare a me perù, e parve anche a lui più probabile che si trattasse di un individuo ivi affisso, ossia vegetante, 1) Vedi Nolerelle geologiche I-III {Notarisia anno IV, 1889, n. 13, p. 664 a 671). — Noterelle ficologiche IV-Vl [Nuova Notarisia I, 1890, p. 21 a 30). 2) Vedi il n. I. delle Noterelle or ora citate. ?3 350 giacché tale scoglio (come ben conosco anch' io per la pratica che ho della località) trovasi isolato nel mare e bersagliato continuamen- te dalle onde, anche quando il mare stesso è poco agitato, e non cre- do quindi possibile vi rimangano sopra oggetti che ad esso non sieno solidamente attaccati. Questi i fatti. Quanto alle induzioni e considerazioni che intorno ad essi possono farsi veggasi la nota precedente. Genova 15 Maggio 1890. Vili. — Sulla 'py^esenza del Codiura elongatum Ag. in Liguria e sulla sua area di distribuzione nel Mediterraneo. Nell'agosto della scorsa estate, mentre si facevano in Albissola marina i bagni di mare con la famiglia, ci avvenne di trovare pres- so la spiaggia, e in due giorni consecutivi, delle alghe galleggianti, fra le quali, con molta sorpresa, vidi per la prima volta viventi belli esemplari del Codium elongatura, Ag. Queste alghe furono al certo svelte ad una tal quale profondità dalla forza delle onde, giacché il mare era stato, nei giorni che precedettero la raccolta, fortemente agitato. Tra i suddetti esemplari quello più sviluppato è alto non meno di 60 cm. Tenendo conto della lunghezza e della consistenza della fronda, nonché del grado di agitazione del mare che ne deter- minò il distacco dal corpo sul quale erano affissi, credo non allonta- narmi molto dal vero supponendo che tali esemplari vegetassero alla profondità di dieci metri almeno. Siccome io divido pienamente l'avviso del Montagne, del Kùtzing. di G. Agardh e di altri valentissimi algologi che si debba cioè, pel complesso de' suoi caratteri, ritenere come specie ben distinta e da non confondersi con le forme più sviluppate del C. tomentosum; e siccome della sua esistenza iu Liguria non si ebbe finora che una vaga notizia, cosi credetti non afi'atto privo di interesse il far cono- scere la mia assai modesta scoperta. Di questa bell'alga infatti il prof. De Notaris non fa cenno al- cuno nello Specimen Algologim tnaris ligustici (1842) e soltanto nelle Novità algologiche, da lui pubblicate nel 1846 ^), egli la an- novera tra le specie ritrovate in Liguria posteriormente alla com- parsa dello Specimen anzidetto, ma senza dare alcuna indicazione 1) Descrizione di Genova e del Genovesato, Voi I, Regno Vegetale, 351 circa alla località ove sarebbe stata raccolta. L'esemplare che tut- tora esiste nell'erbario da lui lasciato, e che ebbi in gentile comu- nicazione dal prof. Pirotta, non è che un frammento, alto 20 cm. circa, di giovane individuo, non presentando callo radicale e non aven- do all'ascella dei rami bene sviluppata la caratteristica dilatazione della fronda. Tenuto però conto dell'insieme dei caratteri che pre- senta, non può sorgere dubbio sulla esattezza della determinazione fattane dal fu mio illustre maestro. Nella Enumerazione delle Alghe di Liguria dei Sigg. Ardisso- ne e Strafforello (1878), il Codium elongatum non è compreso. A pag. 155 vi si legge: «11 Codium elong aium di Agardh non è mai » stato da noi trovato in Liguria. Però notiamo che il C. lomento- » surn talvolta assume delle forme che accennano al C. elongaiwn, » il quale come è noto si distinguerebbe appena dall'altro per le di- » mensioni maggiori e per la presenza di dilatazioni ascellari. A que- » sta circostanza sospettiamo che si debba attribuire la citazione del •>■> C. elongatum fra le alghe ligustiche (DeNtrs) ». Il prof. Ardissone nell' altra sua opera Phycologia 7nediterranea, P. II (1886-87), pag. 171, ammette il C. elongatum quale semplice varietà del C. tomentosum, e tra le citazioni delle località ove fu rinvenuto havvi pur la seguente: a Mare ligustico (sec. De Notaris)». G. Agardh nella parte Vili {Siphonece 1888) della sua opera Till Algernes Systematik, a pag. 46, dice, ma in modo generico, che questa specie abita anche il Mediterraneo. Nella Sylloge Algarum finalmente del Dott. De-Toni (1889) tro- vo nel voi. I, a pag. 496, che la Liguria non figura tra le località citate a proposito di questa specie '). Intorno alla sua area di distribuzione nel Mediterraneo e' è da osservare che è molto vasta. Fu infatti raccolto sulle coste setten- trionali africane tanto in Algeria (Montagne) quanto in Egitto (Fi- gari); fu trovato in Sicilia, in Sardegna ed alle Baleari (Rodriguez); figura tra le specie mediterranee della fiora francese, nonché tra quel- le del Golfo di Napoli; per cui, in conclusione, la Liguria verrebbe 1) Ivi non è citata neppure la Sardegna. Che sulle coste di quest'isola ve- geti la specie di cui ci occupiamo ò cosa ben certa, avendovela raccolta Gen- nari, Canepa e Marcucci. Vedansi in proposito: A. Piccone, Fionda algo- logica della Sardegna n. 178, — W. Barbey, Flores Sardovi compendium pag. 89. 352 ad essere la parte più settentrionale del Mediterraneo ove vegete- rebbe questa bella sifonea. In ordine infine alla sua distribuzione batimetrica nulla trovo di preciso nei varii autori che posseggo. Solo il Rodriguez asserisce {Algas de las Baleares p. 33, n. 34 sub C. iomentosuìn var. elon- gahtjn) che sulle coste di Minorca vive a 90-100 m. di profondità. Genova 15 Ottobre 1890. IX. — Nuovi frammenti algologici per la florula di Caprera i). L'egregio prof. Domenico Lovisato raccolse pure in quest'anno un pugillo di alghe nel mare che bagna la storica isola di Caprera. Egli le prese a 6 m. di profondità al Passo della Moneta e me le spedi graziosamente in dono. Eccone l'elenco: 1. Halimeda Tuna Lamour. |3. Albertisii, Picc. — Parecchi indi- vidui, il maggiore dei quali è alto 12 cm. Tutti epifitici sui rami della Posidonia oceanica. 2. Udotea Desfontainii Decne. — Sonvene alcuni belli esemplari con la fronda alta quasi 8 cm. e larga più di 5 cm. Anch' essi era- no epifitici sui rami della Posidonia le di cui foglie loro servivano di riparo. Ciò spiega come abbiano raggiunto uno sviluppo superio- re a quello che osservasi in esemplari cresciuti in condizioni diver- se. Aggiungasi come causa concomitante la maggiore tranquillità del- le acque che normalmente si ha in 6 m. di fondo. 3. Sphacelaria scoparla Lyngb. 4. Stilophora sp. — Vecchi frammenti indeterminabili. *5. Chrysymenia uvaria J. Ag. — Giovani esemplaretti epifitici sui rami della Posidonia. 6. Polysiphonia fruticulosa Wulf. 7. Polysiphonia subulifera Harv. *8. Melobesia membranacea Lamour. — Sulle foglie della Posi- donia. *9. Melobesia verrucata Lamour. — Con la precedente. Sono, a dir vero, poche specie, ma mi decisi ad enumerarle per- chè fra esse tre ne figurano (e sono quelle segnate con asterisco) finora non raccolte da altri a Caprera, e perchè da questa collezion- cella risulta come la mia varietà Albertisii della Halimeda Tuna \) Vedi, fra queste Noterelle, quella pubblicata sotto il u. V. 353 cresca in una nuova località, corno essa vegeti anche a soli m. 6 di fondo ed epifitica sui rami della Posidonia. Genova 25 Dicembre 1890. X. — Cenni intorno alla Halimeda Tuna Lamour. [i. Albertisii, Piccone. Questa varietà della notissima Halimeda Tuna fu da me propo- sta, sino dal 1879 ^), su esemplari dragati in m. 10 di fondo dal Gap. Enrico D'Albertis nell'Isola di Caprera a Porto Palma. La draga- rono successivamente il D' Albertis stesso nella Baja della Chiesa presso risola della Maddalena in ni. 25 -) e Cesare Marcacci, di- stinto ufficiale della R, Marina, a Porto Camicia (Sardegna) in m. 40 3). Come appare dalla Noterella che precede, altri individui ne ricevetti in quest'anno dal chiarissimo prof. Domenico Lovisato, che li colse in soli 6 m. di fondo a Caprera, al Passo della Moneta, ed epifitici sui rami della Posidonia. Dal confronto teste instituito fra i numerosi esemplari di queste diverse provenienze con quelli anche più numerosi della specie (e che possiedo di tante e disparatissirae località), sempre più mi con- fermai nell'opinione che l'alga di cui trattasi, se non la si vuole riguardare come specie distinta, costituisce almeno una ben distinta varietà della Halimeda Tuna. Eccone i motivi. La forma delle articolazioni della fronda è certo nelle specie del genere Halimeda carattere di primaria importanza. Ora l'alga no- stra invece di avere tali articolazioni quasi orbiculari, o subrenifor- mi, come nella specie (anche se giovanissime), le ha decisamente cu- neate in basso e alquanto rotondate in alto, e ciò fin da quando na- scono, e tali si mantengono fino a sviluppo completo. Questo carat- tere lo feci ben risaltare mediante le figure che intercalai nel testo delle due memorie in nota citate e che pubblicai intorno alle rac- colte algologiche fatte durante le crociere del Violante dal beneme- rito Cap. D' Albertis. È bensì vero che in alcuni esemplari della specie 1) A. Piccone, Catalogo delle alghe raccolte durante le crociere del cut- ter Violante (Roma 1879), p. 7. 2) A. Piccone, Risultali algolofiici delie crociere del Violante (Genova 1883), p. 11. 3) A. Piccone, Nuovi materiali per V algologia sarete (Firenze 1884), n, 17. 354 tipica si trovano articolazioni leggermente cuneate nella parte infe- riore, e che in qualche individuo della nostra varietà se ne scorgono talora di quelle ove la forma cuneato-rotondata è meno marcata, ma, come ognun sa, la eccezione non infirma e non distrugge la re- gola. E quante fanerogame a foglie, ad esempio, ovate ne presenta- no talvolta delle ovato-lanceolate, o viceversa? Cessa forse per que- sto il carattere anzidetto di essere tenuto nella debita considerazione? Altro carattere di valore è per le Halimeda quello di possedere il margine delle articolazioni integerrimo, o ondulato, o crenato, o lobato. Ebbene: mentre nella H. Tuna il margine è sempre integer- rimo, 0 solo eccezionalmente subintegerrimo, la nostra varietà lo pre- senta bene spesso leggermente crenato. In pochi individui anzi riscon- trai articolazioni lobate ; ma essendo essi vecclii o danneggiati, non posso attribuire a questo fatto quella importanza che avrebbe se mi si fosse più frequentemente presentato. In terzo luogo citerò l' altezza e robustezza della pianta. E caso raro trovare individui anche bene sviluppati della H. Tuna che ar- rivino all'altezza di cm. 10; nella nostra varietà, se sono a sviluppo completo, raggiungono, o facilmente oltrepassano, e non di poco, il decimetro. Ne ho alcuni alti piiì di 15 cm. Come a prima vista dal maggiore sviluppo e robustezza della fronda si distingue un esem- plare di Codiuìn elongaiuni da altro di C. lomentosum, cosi per lo stesso carattere subito si riconosce la nostra varietà dalla specie alla quale venne riferita. In ordine al colore della fronda osserverò che è di un bel verde 0 verde leggermente giallastro nella H. Tuna anche quando è com- pletamente sviluppata, mentre nella varietà è sempre glaucescente ed anzi non di rado di un giallo sporco, e talvolta tendente al fer- rugineo. Ad onor del vero debbo aggiungere che nelle giovanissime articolazioni si ha un color verde cupo. In ultimo noterò che quanto all'incrostazione della fronda non rilevai forte diversità, ma che appare leggermente maggiore nella varietà che nella specie. La fronda, come è ben noto, dividesi normalmente per dicotomia. Tale carattere si verifica anche nella nostra varietà, ma credo non inutile il registrare che ritrovai un caso di tricotomia ed uno di pen- tacotomia. Dopo quanto esposi resterebbe a discutere se, per l'alga nostra, trattasi di specie meritevole di essere distinta, o di una semplice va- rietà. Tenuto conto della forma cuneato-rotondata delle articolazioni, 355 dell'essere talvolta leggermente crenate, sempre glaucescenti o giallo- ferruginee, ed alquanto più incrostate che non neW II. Tuna, io mi ero determinato a riguardarla come una nuova specie. Nel mio er- bario infatti l'avevo collocata sotto il nome di llalimeda Alberiisii, nome datole per esprimere, anche sotto questa forma, la mia rico- noscenza verso il Gap. Enrico D'Albertis che me ne aveva procu- rati i primi esemplari e che mi avea regalate tutte le raccolte al- gologiche eseguite durante le crociere del «Violante». Siccome per altro gli anzidetti caratteri cominciano a comparire, ma in modo direi quasi rudimentale, in alcuni individui della H. Tana, preferii rite- nerla come una semplice varietà e come tale la feci conoscere. C è un' altra specie alla quale si potrebbe forse riferire e con la quale ha non pochi punti di contatto. Questa è la Halimeda papi- racea che il compianto Zanardini descrisse fin dal 1851 su esemplari del Mar Rosso i), e che figurò poi nella sua memoria Plantarwìn in mari rubro hucusque coUectarum enumeratio (p. 80, tab. XI, fig. 2). Infatti nella diagnosi che ne dà è accennato che le articola- zioni della fronda sono subcuneate -), e tali appariscono infatti nella citata figura, nella quale peraltro sono rappresentate di forma meno regolare e più accentuatamente crenate, o quasi lobate, di quello che s'osservi negli esemplari della nostra varietà. Nelle successive osservazioni è poi anche detto che è pianta di colore glauco verdeg- giante. — Non avendo però nella mia collezione alcun rappresentan- te della specie Zanardiniana, non posso appurare se i miei dubbii abbiano o no fondamento. Fin dal principio de' miei studii intorno a questa bella sifonea mi era nato il sospetto che si trattasse di una varietà della Hall- ìneda Tuna dovuta alle condizioni inerenti alla profondità in cui 1) G. Zanardini, Algce novoé vel minus cognitce in Mari rubro a Portiero collcctue (Regensb. Flora 1851, p. 37). 2) Nella diagnosi che della Halimeda papyracea dà il celeberrimo G. Agardli nel suo lavoro intorno di\\Q Siphoyicis {Till Algernes Sy sterna Uh ^^\\\, p. 81), e che trovasi quasi testualmente riprodotta a pag. 519 del voi. I della Sylloge algarum dell' ottimo amico Dott. G. B. De-Toni, i caratteri dati dal- l'Autore della specie (carticulis subcuneatis, obscurc lobatis vel re- pando-crenatis» non sono riportati. Quanto al colore della pianta che lo Za- nardini segna uglauco-virescens n l' Agardh lo dice «virescens»: però più sotto aggiunge: «Frondam vidi nunc herbaceo-viridera, nunc glaucescentem, in pianta senili nunc albidam». Il De-Toni pel colore nota: «virescens, se- nectute fere albida». 356 venne dragata, ossia alla minor copia di luce, maggiore tranquillità dell'ambiente, meno frequenti variazioni e forti squilibrii nella tem- peratura, ecc. Ma dopoché, dal copioso materiale da me raccolto, o ricevuto da amici, potei accertarmi che se la H. Tuna var. Alber- iisii vive fra i 6 ed i 40 metri di fondo, è pur vero che la specie tipica (la quale piìi comunemente vegeta sugli scogli a fior d'acqua) talvolta cresce a qualche decina di metri di profondità, devo logi- camente ammettere che tale mio sospetto è destituito di base, e che nella stessa guisa in cui fanerogame della regione alpina raccolgonsi nella subalpina o viceversa, e altre alghe marine proprie delle parti superficiali o profonde delle acque si trovano in condizioni affatto opposte, così queste due forme di Halimeda possono rispettivamente invadere il territorio che serve normalmente di abitazione all'una od all'altra. Se mi determinai a pubblicare le sopra scritte osservazioni egli è anche perchè questa forma da me fatta conoscere, come già dissi, fino dal 1879, fu obbliata nel già citato lavoro del celeberrimo G. Agardh intorno alle Siphonece e nella Phycologia mediterranea del Prof. Ardissone. Non dimenticò farne cenno l'amico De-Toni a p. 519 del Voi. I della sua utilissima Sylloge Algarum. Genova 31 Dicembre 1890. só-r Algariim e hcii Baykal et e pseninsuh Kmitschatka a chriss. prof. D: B. Bybowski anno 1877 reportat arimi enumeratìo et diatonmceariun hous Baykal cum iisdem tatricorum^ italicorum atque tr anco- galìioor uni laomim Gomparatio. SCRIPSIT ROMAN GUTWINSKl Professor e, r. g-ymnasii Tarnopoliensis 36. N. appendiculata Kuetz. Bac. tab. Ili, fig. 28 et tab. IV, flg. 1 et 2, Grun. Nav. tab. II, fig. 29, d. Lacus Bajkal ad montes eiusdem nominis; Kamtschatka3 in rivulo e thermis «Banna)) ad Bolscherjeck fluente. 37. N. cryptocephala Kuetz. Bac tab. Ili, fig. 20 et 26, Gran. Nav. tab. II, fig. 28, a, f), e. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis, ad Possolsk et in lacu Pachabicha. 38. N. firma Kuetz. (ò. major Grun. Nav, tab. Ili, fig. 1. Lacus Bajkal ad Passolsk. 39. N. producta Sm. Grun. Nav. tab. (IV), 2, fig. 35. Lacus Pachabicha. 40. N. Peisonis loc. cit. tab. (Ili), 1, fig. 28. Cum antecedente et ad Possolsk in lacu Baykal. 4L N. binodis Ehrb. Kuetz. Bac. tab. III, fig. 35, Grun. Nav. tab. IV, fig. 23. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis. Gen. Siauroneis Ehrb. 42. St. Phcenicenteron Ehrb., P. Petit Diat. des Vosg. PI. IV, fig. 9. Long. 144 p.. ; lat. 29 p-.j lat. apic. 10 p.. Lacus Pachabicha. 43. St. lanceolata Kuetz. Bac. tab. XXX, fig. 24. Long. 201 a.; lat. 43 [t..; lat, apic. 12 [x. Cum antecedente. 44. St. anceps Ehrb. Lacus Pachabicha. S58 b) lineari^ Rabh. SÌ. amphicephala Kuetz. Bac. t. XXX, f. 25. Cum forma typica. 45. St. Meniscus Schum. Preuss. Diat. fig. 54. Lacus Bajkal ad inontes eiusdem nominis. 46. St. Cruclcula Sm. Lacus Pacliabicha. Gen, Schizosiauyon Grun. 47. Sch. tatricum (Gutw.) De-Toni Nuova Notarisia 1890, p. 196, D. 285, Diaguoses novarum algarum {- Siawoneis iatrica Gutw. Mat. Pars II, 1890, tab. I, fìg. 20). Lacus Pachabicha. Gerì. Pleurosigma Smith. 48. PI. attenuatum (Kuetz.) Sm. Cum antecedente. 49. PI. acuminatum (Kuetz.) Grun. Nav. tab. IV, fig. 7. Lacus Pachabicha. Gen. Schizonema Agardh. 50. Sch. virlduium Rabh., Kirchn. Alg. p. 186. Long. 48 u.. In rivuh) e thermis uBanna)) ad Bolscherjeck in Kamtschatka fluente. Fam. CYMBELLACE.E (Kuetz.) Grun. Gen. Cymbella Agardh. 51. C. Ehrenberglì Kuetz, Bac. tab. VI, fig. 11. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis, ad Possoisk; la- cus Pachabicha. 52. C. cuspidata Kuetz. Bac. tab. Ili, fig. 40. Lacus Pachabicha. 53. C. naviculaeformis Auersw. Cam antecedente. 54. C. Gregorii Ralfs, Rabh. FI. Sec. I, pag, 79. Lacus Pachabicha et lac. Baykal ad Possoisk. 55. C. gastroides Kuetz. Bac. tab. IV, fig. 14, C, Sypniewski, Okr- zemki okolic Poznania tab. I, fig. 15. Lacus Pachabicha. nov. subsp. substomatophora Gutw. Cymbella pcene statura C. stomatophorcv Grun. in Schraidt Atlas 359 tab. X, fig. 28-30, differt margine dorsuali magis curvato {arcua- to), ante polof; rapide in apices obtuse rotundatos consiricto, no- dulo centrali perparvo. nulla zonula hyalina cincto ; striis minus convergentibua et apicibus non capilalis sed elongalo-angtistatis. Margo vent'ralis inconspicue triundulus. Long. 82 a.; lat. 24 u..; lat. apic. 9,6 p.. Lacus Pachabicha. 56. C. cymbiforme Kuetz. Bac. tab. VI, fig. 12. Lacus Bajkal ad montes eiusdem nominis et ad Possolsk ; lac. Pachabicha. Gen. Encyonema Kuetz. (Grun. em.). 57. E. prostratum Ralfs, Kuetz. Bac. Tab. XXV, fig. 7. Lacus Pachabicha. 58. E. ventricosum Grun., Kirch. Alg. pag. 189. Cum antecedente et in speculo aqusB lacus Bajkal inter pol- len Coniferarum atque in alto eiusdem lacus usque ad 50 m. Gen. Amphora Ehrb. 59. A. ovalis Kuetz. Bac. tab. V, fig. 35 et 39. Lacus Baykal ad Possolsk. 60. A. lineolata Ehrb., Sjpniewski loc. cit. tab. II, fig. 4. Lacus Bajkal ad raontes eiusdem nominis et lacus Pachabicha. Pam. COCCONEIDACEìE Grun. Gen. Cocconeis Ehrb. 61. C. Placentula Ehrb. In speculo aquae lacus Bajkal in Conferva sp. 62. C. striolata Rabh. FI. Sec. I, pag. 99. Lacus Pachabicha. 62. C. salina Rabh., Kuetz. Bac. tab. V, f. 8, 3. Cum antecedente. 64. C. marginata Kuetz. Bac. tab. V, f. 4. Cum antecedentibus et in lacu Bajkal ad montes eiusdem nominis. Pam. GOMPHONEMACE^ (Kuetz.) Grun. Gen. Gomphonema Agardli. 65. G. diciiotomum Kuetz. Bac. tab. Vili, fig. 14. Lacus Baykal ad Possolsk. e) a/ftne (Kuetz.) Rabh. FI. Sect. I, p. 286. Lacus Pachabicha. 360 66. G. Vibrio Elirb., Kuetz. Bac. tab. XXIX, fig. 75, Schum. Preuss. D. fig. 31. Lacus Pachabicha. 07. G. capitatum Ehrb. Cum antecedente et iti lacu Baykal ad montes eiusdem nominis. OS. G. constrictum Ehrb. a) lypicum Gutw. Bacili, tatrens. p. 8, n. 53. Lacus Pachabicha, lacus Baykal ad Possolsk. Specimina ad Possolsk coUecta longit. 115 u.. et strias evi- denter punctatas habeat. 69. G. acuminatum Ehrb. e) coronaiutn Rabh. Lacus Pachabicha, lacus Baykal ad Possolsk. d) ìnontanum Schum. Diat. d. h. Tatra tab. Ili, fig. 35. Lacus Pachabicha. 70. G. Olivaceum (Lyngb.) Kuetz. Bac. tab. VII, fig. 13 et 15. In speculo aquEe lacus Baykal Inter pollen Coniferaruni ; in ri- vulo e thermis ((Banna» ad Bolscherjeck in Kamtschatka fluente. 71. G. intricatum Kuetz. Bac. tab. IX, fig. 4. a) tijpicum Gutw. Mat. Pars II, 1890, pag. (28), n. 193. Io speculo aquae lacus Baykal Inter pollen Coniferarum. 72. G. tenellum Sm. Cum antecedente. 73. G. fractum Schum. Preuss. f. 32. Lacus Pachabicha. 74. G. assymetricum Gutw. Mat. II, 18.)0, p. (28), a. 195, tab. I, fig. Cum antecedente pluribus in speciminibus. Pam. ACHNANTHACE^ (Kuetz.) Grun. Gen. Aclinanthidium Kuetz. (em. Heib.). 75. Ach. microcephalum Kuetz. Bac. tab. III, fig. 13 et 19. Lacus Pacìiabicha 76. Ach. coarctatum Bréb. Cum antecedente. 77. Ach. exìle Heib., Kirchn. Alg. pag. 194. In speculo aqucB lacus Baykal inter pollen Coniferarum. Gen. Rhoi'cosphenia Grun. 78. R. curvata Grun., Kirch. Alg. p. 195. Long. 31 a. Cum antecedente et in lacu Pachabicha. 361 Fam. ìNITZSCHIACE^ Grun. Gen. Benticula Kuetz. (1844). 79. D. thermalis Kuetz. Grun. CEst. Diat. tab. XVIII, fig. 28. Lacus Bajkal ad Possolsk. /3. minor Grun. CEst. Diat. tab. XII, flg. 14. In rivulo e thermis «Banna)) ad Bolscberjeck in Kamtschatka fluente. 80. D. sinuata Sm., Grun. Nitzschieae fig. 20. Lacus Pachabicha. 81. D. Kuetzingii Grun. CEst. Diat. tab. XII, fig. 27. Kamtschatkae in rivulo e thermis uBanna» ad Bblsclierjeck fluente. Gen. Nitzschia Hass. 82. N. thermalis (Ehrb.) .\uersw. Grun. Nitzsch. t. (XVIII) XII, f. 22. Lacus Baykal ad montes eiusdem norainis; lacus Pachabicha. 'è'ò. N. parvula Sm. Kirch. Alg. p. 197. In lacu Baykal cum antecedente. 84. N. curvula (Ehrb.) Sm. a) typica Gutw. Mat. Pars II, 1890, pag. (30), n. 210. Kamtschatkae in rivulo e thermis uBauna» ad Bolscberjeck fluente. 85. N. tenuis Sm., Kirchn. Alg. pag. 198. Lacus Pachabicha, lacus Baykal ad Possolsk. Speciraina e lacu Pachabicha, 151 y.. loogitudinis habent. 80. N. communis Rabh. b) minuta (Bleisch) Kirchn. Alg. pag. 198, Grun. Oìlst. D. (Nitzsch.) tab. XII, f. 2. In speculo aquj^ lacus Baykal. 87. N. Palea (Kuetz.) Grun. (Est. Diat. tab. XII, t". 3. Kamtschatkae cum N. .cuì-vula (Ehrb.) Sm. Fam. AMPHIPLEURACEyE Grun. Gen. Amphipleura Kuetz. 88. A. pellucida Kuetz., Kirch. Alg. pag. 199. Lacus Pachabicha. Fam. SURIRELLACE^ (Kuetz.) Grun. Gen. Surirella Turp. 89. S. Smithii Ralfs, Rabh. FI. Sect. I, p. 52. Cum antecedente, 362 90. S. biseriata Bréb., Kuetz. Bac. tab. VII, fig. 10 a, Sypuiewski loc. cit. tab. II, fig. 2. Lacus Pachabicha, lacus Baykal ad montes eiusdein nominis et ad Possolsk. 91. S. angusta Kuetz. Bac. tab. XXX, fig. 52. Cum antecedente. 92. S. nobilis Sm., Kirclm. Alg. pag. 200, n. 526. Long. 237 ^. Lacus Pachabicha. 93. S. splendida Kuetz, Bac. t. VII, f. 9, Sypniewski 1. e. t. II, f. 3. Long. 172 p.. Cum antecedente et in rivulo e thermis uBanna» ad Bol- scherjeck in Kamtschatka fluente. Gen. Cymatopleura Sin. 94. C. elliptica (Bréb.) Sm. Lacus Pachabicha. 95. C. Solea (Bréb.) Sm. var. apiculata Pritch. Cum antecedente. Gen. Campylodiscus Ehrb. 90. C. spìralis (Kuetz.) Sm., Kirchn. Alg. pag. 202. Lacus Pachabicha. Pam. DIATOMACE^ (Grun.) Kirchn. Gen. Odontidium Kuetz. 97. 0. Harrissonìi Sm. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis. 98. 0. hiemale Kuetz. Bac. tab. XVII, fig. 4. Lacus Pachabicha. b) turgidulum (Ehrb.) Grun. Kuetz. loc. cit. f. 2. Cum forma typica. 99. 0. mesodon Kuetz. Bac. tab. XVII, fig. 1. Lacus Pachabicha. Fam. MERIDIONACEìE Kuetz. Gen. Meridion Ag. 100. M. circulare Ag. Lacus Pachabicha, lacus Baykal ad Possolsk. 363 Fam. FRAGILARIACEvE (Kuetz) D. T. Gen. Fragilaria Lyngb. 101. Fr. capucina Desm., Kirchn. Alg. p. 206. Lacus Bay4ial ad inoutes eiusdem nominis. 102. Fr. virescens Ralfs, Grun. (Est. D. tab. IV, fig. 15, b. Lacus Pachabicha, lacus Bajkal ad Possoisk. 103. Fr. construens Ehrb. Lacus Pachabicha. Gen. Synedì^a Ehrb. 104. S. lunaris Ehrb. y) genuina Grun. (Est. Diat. pag. 75. In speculo aquae lacus Baykal. 16) campyla Hilse. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis in altitudine 10 m. 105. S. bilunaris Ehrb., Kirchn. Alg. pag. 207. Lacus Baykal in profunditate 1000 ra. 106. S. Vaucheriae Kuetz. Lacus Pachabicha. 107. S. gracilis Grun. (Est. Diat. tab. V, fig. 24. Lacus Baykal ad Possoisk. 108. S. Ulna Ehrenb. a) genuina Kirch. Alg. p. 208, n. 557. Cum antecedente. /3) amphirhynchus Kuetz. Bac. tab. XIV, fig. 15. Lacus Pachabicha. Fam. TABELLARIACE^ Gen. Tabellaria Ehrenb. 109. T. flocculosa Kuetz. b) ventriCOSa (Kuetz.) Grun. Cum antecedente et in lacu Baykal ad montes eiusdem nominis. Fam. EPITHEMIACEtE Grun. Gen. Epithemia Kuetz. 1 10. E. turgida Kuetz. Bac. t. V, f. 17, P. Petit Diat. Vosg. PI. IV, f. 23. a) genuina Grun. (Est. Diat. tab. VII, f. 2, b. Lacus Baykal ad Possoisk et lacus Pachabicha. b) Westermannì Grun. loc. cit. tab. Ili, f. 8. Lacus Pachabicha. HI. E. Sorex Kuetz. tab. V, fig. 5, a, b, e. 364 Lacus Pachabicha et lacus Bajkal ad montes eiusdem nominis. 112. E. gibba Kuetz. Bac. tab. IV, fig. 12. Cura antecedente in lacu Baykal et ad Possolsk in lacu Pa- chabicha, in rivulo e therrais uBanna)) ad Bolscherjeck in Kamt- schatka fluente. Speciraina e Kamtschatka longitudinem 192 a. et 65 strias in 100 u.. habent. 113. E. Zebra (Ehrb.) Kuetz. Bac. tab. V, f. 12 et tab. XXX, f. 5. a) genuina Grun. Lacus Baykal ad Possolsk. b) saxonica Grun. CEst. Diat. tab. Ili, fig. 6. Lacus Bajkal ad Possolsk et ad montes eiusdem nominis. 114. E. Porcellus Kuetz. Grun. (Est. Diat. tab. Ili, fig. 6. Lacus Baykal, lacus Pachabicha. 115. E. gibberula (Ehrb.) Kuetz. Bac. tab. XXX, fig. 3. Var. producta Grun. loc. cit. tab. VI, fig. 9. In rivulo e thermis uBanna)) ad Bolscherjeck fluente in Kamtschatka. Gen. Eunoiia Ehrenb. (ampi.). 116. E. Diodon Ehrb., Grun. (Est. Diat. tab. VI, fig. 11. Lacus Baykal ad Possolsk. 117. E. bidens Greg., Schum. Diat. d. h. Tatra tab. 1, fig. 10, d. e. Long. 60 a., lat. 19 a., lat. apic. 12 a.,, lat. lateris secund. 27 a. Lacus Baykal ad montes eiusdem nominis et ad Possolsk. Nov. var. Dybowskii Gutw. ^ Eunotia ventile medio concavo, dorso biundulatOj apicibus pa- 7'um a lalcrìbus constricfis, produciis et sunima fronte non ro- tundaiis sed evidenier concavis, propterea biundulis. Striis pali- lo convergentibus non punctatis. Long. 55 a., lat. 14 ^a., lat. apic. 9,6 u.. Lacus Pachabicha. 118. E. Papilio (Ehrb.) = [Himant. Papilio Ehrb.], Kuetz. Bac. tab. XXIX, fig. 48. Lacus Pachabicha. Gen. Ceratoneis Ehrb. (em. Grun.). 119. C. Arcus (Ehrb.) Kuetz. Bac. tab. VI, fig. 10. Gum antecedente. 120. C. lunaris (Ehrb.) Grun., Schum. Diat. d. h. Tatra pag. 65. Lacus Pachabicha, 365 Fam. MELOSIRACE^ Kuetz. Gen. Melosira kg. em. Heib. 121. M. SUbflexilis Kuetz. Bac. tab. II, fig. 13. Crassitudo filamenti 10-22 y.. Lacus Pachabicha; in rivulo e thennis uBanna» ad Bolscher- jeck in Karatschatka fluente. 122. M. granulata (Ehrb.) Pritch. [Melosira ordinata Kuetz. Bac. tab. II, fig. 7 (4)]. Long. celi. 60 a., lat. 16,8 ^. Lacus Bajkal. 123. M. tenuis Kuetz. Bac. tab. II, fig. 2. Lacus Bajkal ad montes eiusdem nominis. 127. M. hyalina Sypniewski Okrz. ok. Pozn. tab. I, fig. 6, non Ca- stracane. Lacus Bajkal ad Possolsk. Gen. Orthosira Thw. em. Heib. 125. 0. arenaria Sm., Kuetz. Bac. tab. XXI, fig. 27. a) typica nob. Cjtiodermate verrucis (punctis) destituto. Crassit. celi. 65-96 a. Numerosissime in lacu Bajkal. b) granulata Gutw. Mat. do fl. gì. Galicji Pars II, 1890, p. 36, tab. I, f. 3-^ Crassitudo cellulse ad 108 a. ! Numerosissime (cum forma typica) in lacu Bajkal; lacus Pachabicha. 126. 0. orlchalcea Sm., Kirchn. Alg. p. 217. a) genuina Kirch. loc. cit. In speculo aquae lacus Bajkal inter Confervarn sp. 127. 0. Roeseana (Rabh.) Kirchn. loc. cit. p. 217. Lacus Pachabicha, lacus Bajkal ad Possolsk. Gen. Qyclotella Kuetz. 128. C. operculata (Ag. 1827) Kuetz. Bac. tab. I, fig. I. Lacus Bajkal ad Possolsk. 129. C. Kuetzingiana Thw., Kirch. Alg. p. 217. Diani. celi, 14,4 [x. Lacus Bajkal. 130. C. Astraea (Ehrenb.) Kuetz. =(C. Rotula Kuetz. Bac. t. II, f. 4). Cum antecedente. 24 366 Class. PHYCOCHROMOPHYCM Raìl. Ordo NEMATOGEN^ Rabh. Fam. RIVULARIACEìE. Gen. Scytonema kg. 131. Se Callìtrìchae (Kuetz.) Rabh. FI. Sect. II, pag. 260. Lat, trichom. = 6 a. ; Long. celi. veg. = 2,4 u..; Lat. vagina^ = 8,6 ^. - 9,6 ij-. - 24 a. ! Diamet. celi, liraitanearum 7,2 [j.. Lacus Pachabicha. Fam. NOSTOCHACE^ Gen. Nostoc Vauch. 132. N. pruniforme (Roth) Ag., Rabh. FI. Sec. II, pag. 168. Long. celi. veg. = 6,2 u..; lat. = 4,8 [j..; Long. celi. lim. = 12-13 a.; lat. = 9,6-12 a. Lat. vaginse 16,8 ^. Lacus Pachabicha. Gen. Inaciis Kuetz, em. Thur. 133. I. Kuetzingìi Rabh. FI. Sect. Il, pag. 159. Long. celi. veg. = 3 a.; lat. celi. veg. = 3,6 u.. - 4,8 fx. - 7,2 p.. Lat. vag. 9,6 [x. Lacns Pachabicha. Fam. OSCILLARIACEyE Gen. Oscillarla Bosc. 134. 0. rupestris Ag. = {Phormidium rupestre Kuetz.), Kirchn. Alg. pag. 246. Long. celi. = 4,8 p.. Lat. celi. =: 4,8 a. In rivulo e therrais aBanna» ad Bolscherjeck fluente in Kamtschatka. 135. 0. natans Kuetz., Kirchn. Alg. p. 287. Long. celi. = 2,4-3,6 u.. Lat. celi. 7,2 [x. Inter pollen Coniferarum in speculo aquse lacus Baykal. CContinuatio) NOTERELLE ALGOLOGIGHE DI A. BORZt I. Il gen. Dictyosphaerium Naeg. e le sue affinità. Pochi anni addietro ini ero proposto delle ricerche sullo svilup- po del Dictyosphcerium Ehrenbergianum Naeg., ma dovetti tosto sospenderle a causa di malattia; né più tardi mi sod trovato in gra- do di riprendere i miei studi per mancanza di materiale. Debbo quindi per ora limitarmi a esporre solo pochi dati, quali risultano dalle mie indagioi, potendo essi giovare a far meglio conoscere talune particolarità d'indole morfologica e chiarire i rapporti sistematici di quest'Alga con altre Cloroficee. È da notare anzi tutto che quanto ci è noto sullo svolgimento e sulla organizzazione del D. Ehrenbergianum non si allontana dai limiti di una certa superficialità; anzi le attuali nostre conoscenze includono varie inesattezze attinte all'opera dell'eminente botanico di Monaco ') e che gli Autori di scritti algografici, copiandosi a vicenda, ci hanno fedelmente trasmesso. Valga tale considerazione a giustificare questa mia nota. Secondo le mie osservazioni, le caratteristiche colonie galleggianti di D. Ehrenbergianum prendono la prima loro origine da partico- lari elementi sferoidi, i quali, raccolti dentro tenue e amorfa gelati- na e dispersi nel fondo degli acquari, formano delle piccole associa- zioni del tipo di Palmella. Tali colonie si sciolgono prontamente e le cellule, rimaste libere, soggiacciono ad un rapido processo di mol- tiplicazione vegetativa. La bipartizione del contenuto ha luogo se- condo due sole direzioni dello spazio. L'elemento iniziale si divide 1) C. Naegeli, Gattung. einz. Mg. p. 73, tav. II, E. 368 per la regione mediana; i due segmenti filiali pigliano tosto una for- ma semisferica; crescendo e separandosi, questa stessa forma rimane quasi inalterata, dappoiché la regione corrispondente al lato di co- mune contatto dei due elementi filiali si accresce in minori propor- zioni rispetto al restante contorno; cosicché, a sviluppo compiuto, le cellule medesime divengono ovali o ellissoidi più o meno depresse da una parte, e possono ancora, esagerandosi di piìi le dette condi- zioni di disuguale incremento, diventare reniformi. Di questi casi tro- viamo pieno riscontro nelle forme descritte col nome di Nephro- cytium. Cotesta maniera d'incremento determina nelle singole cellule un certo lieve spostamento, che si accentua maggiormente al soprag- giungere di una nuova bipartizione. Questa ha luogo per la direzio- ne del maggior diametro della corrispondente cellula madre; i quat- tro elementi rimangono allora disposti secondo tre direzioni coi re- lativi centri rispondenti a' quattro vertici di un tetraedro. Essendo questa la posizione degli elementi iuiziali delle colonie queste deb- bono necessariamente assumere una forma sferoide, continuando sem- pre il processo di bipartizione delle cellule a compiersi secondo due sole direzioni. È utile il richiamare la nostra attenzione sulla maniera partico- lare di comportarsi della parete della cellula madre durante il de- scritto svolgimento. Anzitutto si noti che il cloruro di zinco jodato non dà una di- stinta reazione circa alla proprietà chimica della membrana cellula- re. Per quanto sottile, i forti ingrandimenti rivelano la parete stes- sa costituita da una materia assimilabile a consistente gelatina. Essa assorbe avidamente i colori d'anilina, specie il verde di metile e prende una colorazione di cui la intensità scema verso l'interno. Ri- correndo a siffatto reattivo, possiamo agevolmente studiare la mem- brana nel momento in cui compiesi la divisione delle cellule. Le due successive bipartizioni che il contenuto cellulare subisce si compiono ad intervalli di tempo brevissimi; si direbbe quasi che la divisione in tetrade avesse luogo simultaneamente. Le quattro cel- lule figliali appariscono coinvolte da un tenue strato di amorfa ge- latina la quale proviene da diffluenza degli strati interni della [mem- brana della cellula madre; lo strato esterno della stessa parete in- vece persiste, dotato com' é di maggiore resistenza. Questa è infine superata dalla sempre crescente forza di espansione della gelatina interna, in modo che lo strato esteriore è infine costretto a lacerarsi 369 a cominciare dall'alto alla maniera di una capsula. La divisione av- viene alquanto irregolarmente, però ne risultano costantemente 4 di- stinte parti e soltanto riunite per piccolissimo tratto in basso. Gli ele- menti figliali rimangono associati in unico gruppo tetradico all'in- terno della gelatina originaria che vi forma torno torno un tenuis- simo invoglio assai trasparente ed omogeneo e clie serve a tenerli adesi alle quattro lacinie suddette. Crescendo e pigliando quella di- sposizione che abbiamo dianzi notata essi rimangono appiccicati al- l'apice di detti lembi in modo che per ogni lacinia corrisponde un elemento figliale e la lacinia stessa par vi formi una sorta di so- stegno. Essendo i descritti lembi convergenti in un punto comune par che da questo si partano quattro distinti pedicelli servienti di supporto alle quattro cellule della giovine colonia. Per via di tale aderenza i lembi si divaricano e piegansi in modo da seguire la di- rezione degli elementi associati. Durante il descritto fenomeno e a misura che i quattro lembi si separano, i margini di questi tendono a rivoltarsi derivandone un in- sensibile ispessimento che rende visibili le dette lacinie anche senza l'impiego di reattivi coloranti, malgrado la loro estrema trasparenza. Però esse allora si disegnano molto imperfettamente, non se ne scor- gono che i tratti generali, i quali bastano a rappresentarcele a mo' di esili cordoncini. Ed è appunto sotto questa forma che tali produ- zioni sono state descritte da tutti gli autori a cominciare dal Nae- geli. Anche lo stesso Wille ^) ce le rappresenta come fili in una fi- gura attinta al Bictyosphcerium pulchellum Wood, però egli ha riconosciuto benissimo la relazione di cosifatte formazioni colla pa- rete delle cellule madri degli elementi delle colonie. Lo ampliamento delle associazioni seguendo per bipartizioni cel- lulari secondo due direzioni dello spazio, la forma primitiva delle co- lonie in corso di sviluppo rimane del tutto inalterata; esse prendo- no un contorno globoide, ovale o ellittico. Le produzioni stipitifor- mi, di cui abbiamo parlato, essendo persistenti, rappresenteranno il numero delle generazioni degli elementi che costituiscono l'associa- zione; e secondo che durante l'indicato processo moltiplicativo ogni cellula ha subito una sola divisione oppure due, osserveremo tali pro- duzioni raccolte in verticilli gemini o quadripartiti, cosi come è stato notato dal Naegeli. Resta a ricercare l' origine di quel tenue strato gelatinoso che 1) Nelle Naturi. Pflanzenfam. di Engler e Prantl, 40° fase, p. 44. 370 d'ordinario forma una sorta d'inviluppo generale intorno alle colo- nie. Su questo proposito mancano precise indicazioni nei libri descrit- tivi. Anche al Wille è passata inosservata questa particolarità. Deb- bo però notare che la formazione di siffatto inviluppo non ha luogo costantemente e in quelle proporzioni come si deduce dalle figure del Naegeli. Nella generalità dei casi non esiste alcuna traccia od al più osservasi uno strato di estrema tenuità e trasparenza. Piccoli corpuscoli e minutissime forme di bacilli trovantisi a caso disperse nell'acqua, vi rimangono adese alla periferia formandovi una coro- na di esili dentellature o cigliolini '). In tal modo il contorno del- l'integumento spicca con una certa evidenza. Del resto qualunque sia il grado di tenuità e la copia di detta gelatina, essa prende la sua origine durante il processo di bipartizione degli elementi dagli strati interni della parete delle cellule madri; in conseguenza di ciò la materia gelatinosa si accresce di continuo nel corso di sviluppo delle colonie e tutte le cellule vi rimangono circonfuse comprese le appendici stipitiformi. E quindi inesatta la indicazione diagnostica di sfere cave attribuita dagli Autori alla colonia di Dictyosphcermm : esse sono interamente costituite da una massa gelatinosa solida per quanto estremamente tenue e diffluente. La struttura delle cellule di D. Ehrenbergianum offre qualche interesse per quello che riguarda specialmente i cromatofori. Secon- do il Wille '^), essi sono in forma di placca cingente da un solo lato la cavità cellulare. Ed invero essi assumono quest'apparenza; però attentamente considerati, anzicchè di una placca clorofiUacea, trat- tasi di un vero corpo solido, spesso della forma di un segmento di sfera, a volte anche di una mezza sfera e che si adagia contro .un lato della parete. Si direbbe che il cromatoforo fosse derivato da forte depressione unilaterale, subita da un corpo già in origine avente una forma sferica. Di più, nel centro, detto segmento offre uno ispes- simento maggiore che ai lati, dando luogo ad una sorta di rialzo che si protende oltre il centro della cavità cellulare; il che avvalora la supposizione che il cromatoforo di D. Ehrenbergianwn traesse la sua origine da un corpo clorofillaceo solido centrale lobato che si sia 1) Effettivamente come ciglia sono state descritte dagli Algologi siffatte produzioni e ritenute come carattere distintivo del Dictyosph. reniforme Bulnh. (Cfr. De-Toni, Syll. I, p. 660). 2) Loc. cit. p. 51. 371 spostato del centro, pigliando così una posizione unilaterale e dive- nendo alquanto depresso. Tali considerazioni valgano a mettere in rilievo le relazioni di questa forma di cromatofori eoa quella caratteristica ai corpi ciò- rofìllacei del Dictijosphceriuìn Hitchcockii Wolle. Quivi le cellule contengono un cromatoforo centrale, stellato. Per via di tale parti- colarità recentemente il Sig. Lagerheim ') proponeva la costituzione del genere Dictyocystis includendovi quest' ultima specie. Se noi get- tiamo uno sguardo alle figure del Wolle ^) relative al detto D. Hit- chcockii troveremo qualche altra particolarità che viene in appog- gio alle vedute del Sig. Lagerheim. Per esempio, le colonie di Bi- ctyocijstis Hitchcockii sembrano costituite esclusivamente da elementi che si bipartiscono secondo una sola direzione dello spazio e questa direzione è sempre la medesima; caso che non si verifica giammai nel Diciyosphcerium Ehrenbergianum e forme affini. Quanto al pirenoide dei cromatofori di D. Ehrenbergianum è da notare come esso assuma una forma regolarmente poligonale, anzi spes- so quella di un pentagono; il che ci conferma sempre più nell'idea, già espressa dallo Schimper, che il pirenoide sia da considerarsi come un vero cristalloide. Il caso dei pirenoidi di Diciyosphcerium è uno dei piiì istruttivi per la dimostrazione di tale tesi, anche te- nendo conto delle vistose dimensioni che dette formazioni presentano. Gli esposti dati morfologici rendono agevole la ricerca della af- finità sistematiche del gen. Dictyosphcerium. Abbiamo notato come gli elementi di Diciyosphcerium si trovino raccolti dentro una ganga gelatinosa a contorno definito. Questa pren- de origine dagli strati interni della parete delle cellule madri, men- tre gli strati esteriori, dotati di maggior consistenza, tendono a per- sistere formando uua sorta di tunica solida. Questa si apre da un lato e si scinde in profonde lacinie, a mo' di un calice, durante il processo di bipartizione. Gli elementi figliali e così quelli delle varie generazioni successive rimangono adesi alla sommità delle lacinie; ne deriva perciò un sistema di lacinie di differente età, le quali par- tendosi da un centro comune si quadriforcano successivamente. La stabile connessione dei diversi ordini di lacinie fa sì che la colonia piglia un contorno definito, sferoidale. 1) Nella Nuova Notarisia, fase. dell'Ottobre 1890, p. 226. 2) Fr. Wolle, Fresh- Water Algce of the United States, tab. 157, fig. 12, 372 Ammettiamo per uq momento possibile il caso che cotesta connes- sione cessi in modo che i 4 pezzi che risultaao dalla scissione degli strati esterni della cellula madre si separino tosto completamente ri- manendo travolti e allontanati dalla gelatina involgente le cellule figliali e proveniente da diffluenza degli strati interni della parete della cellula madre; allora necessariamente le colonie mancheranno d'ogni regolarità; vedremmo gli elementi sparsi senza alcun ordine e formanti dei plessi d'indeterminata estensione; osserveremmo altresì le lacinie qua e là circonfuse nella massa della gelatina fondamentale e disperse senza veruna regola. Il caso risponde precisamente alle par- ticolarità di costituzione di un'altra Alga verde, la Schizochlamys gelatinosa Al. Br. Conosco quest'alga dagli esemplari vivi raccolti nel maggio 1881 fra le screpolature delle lave basaltiche, esposte all'umi- do, dell'isola Vulcano. Anche questa Cloroficea ha delle cellule prov- viste di un grosso cromatoforo centrale a pirenoide cinto da un indu- mento amilaceo. Il cromatoforo presenta meno pronunciata la depres- sione unilaterale che abbiamo già notato nei corpi clorofillacei del D. Ehrenbergianum ; essa è indicata da una piccola areola scolorata laterale nel modo stesso come sovente si vede negli elementi isolati di Pleurococcus vulgaris ^), e allo stato di gonidi all' interno della fronda di molti Licheni. Colla scorta dèi caratteri desunti dalla struttura delle cellule noi possiamo accennare ad altre affinità dei generi Schizochlamys, Diotyosphcerium o Dictyocystis. Difl9.uendo gli strati esteriori delle cellule madri in abbondante gelatina egualmente come quelli interni, avremmo delle colonie in- teramente formate da una copiosa ganga gelatinosa amorfa dentro cui stanno associate le diverse generazioni di elementi figliali. Questo caso ci fa pensare alla possibilità di collocare accanto ai suddetti generi parecchie forme descritte dagli Autori sotto il nome di Te- traspora. Io non ho potuto estendere le mie ricerche a tutte le spe- cie ascritte a questo genere; gli stessi esemplari secchi da erbario l) II Sig. Wille (loc. cit. p. 56) colloca il gen. Schizochlamys fra le Pleu- rococcacee. Se questa famiglia ha ragione di esistere (il che io non credo) la Schizochlami/s gelatinosa v'è del tutto estranea, dappoicchè quest'Alga si riproduce altresì per zoospore a due ciglia le quali derivano per divisione successiva in 4-8 parti degli elementi vegetativi. Di ciò ho potuto ripetuta- mente assicurarmi esaminando i saggi raccolti all'Isola di Vulcano. Io credo il gen. Schizochlamys sufflcientemente definito e degno di esser conservato come gruppo autonomo delle Prasiolacee. 373 non permettono uno studio completo. Fra le forme esaminate parrai che la Teiraspora micrococoa E^uetz. (Rabh. Alg. eur. n. 766!) e la T. gelatinosa Desv. (Rabh. ih. n. 178!), possiedano un cromato- foro parietale '); non cosi le forme descritte coi nomi di T.natans Kuetz. (Rabh. ib. n. 407!), T. baliosa kg. (Rabh. n. 1233, 1150!), T. Siereophysalis Kuetz. (Rabh. ib. n. 858 !), T. cìjlindrica Ag. (Rabh. ìb. 1171!, Desm. n. 916!, Wittr. et Nord. n. 243!) e T. explanata Ag. (Wittr. et Nordst. n. 24)!. Presso queste ultime specie si nota un grosso cromatoforo centrale più o meno depresso da un lato e talvolta lobato alla periferia. È probabile che uno studio piìi esteso potrà meglio confermare questa necessità di separare dall'antico e classico genere Linkiano Tetraspora tutte quelle forme a elementi provvisti di cromatofori laminiformi parietali. Forse richiamando a vita il genere Tetf'asporella Gaill. (1833) quest'ultime forme vi si potrebbero ascrivere come caratteristiche del genere Tetrasporella, Così definito il genere Tetraspora, la maniera di crescimento delle associazioni frondiformi ci indicherà nuovi punti di contatto coi generi Schizochlamys, Dictyosphcermm e Dictyocysiis ; e difatti presso le specie di Tetraspora la moltiplicazione vegetativa degli elementi si compie per divisioni che si alternano secondo due dire- zioni dello spazio, almeno questa forma di accrescimento è la piiì prevalente. Accettando gli esposti criteri noi giungiamo ad una serie di for- me dove gli elementi, pur essi provvisti di un grosso cromatoforo centrale a contorno più o meno lobato o laciniato, stanno associati in plessi sovente di notevole estensione, tali le Prasiola. Quivi la gelatina fondamentale che involge e tiene adesi gli elementi è in minor quantità, anzi assai scarsa; ne derivano perciò delle associa* zioni frondiformi compatte, simulanti in tutto un vero corpo multi- cellulare della stessa indole che la fronda di un' Ulva, oppure, se- condo le condizioni di svolgimento in cui consideriamo l'Alga, le as- sociazioni acquistano i caratteri di serie confervoidee multiple {Schi- zogonium) o semplici {Hormidium) o riduconsi per reiterata fram- mentazione in piccoli gruppi cubici o tabulari {Pleurococcus). In tutti i casi rimane inalterata la fondamentale struttura delle cellule, e le associazioni non differiscono da quelle di Tetraspora che per la 1) Non così l'esemplare della collezione Rabenhorstiana al n. 1115, pur esso contraddistinto col nome di T. gelatinosa] esso mostra un cromatoforo centrale. 374 miDor copia della gelatina ambiente. Del resto il genere Tfypothal- lus di Hooker ci dimostra la possibilità di una graduale transizione dalle une alle altre forme e tanto meglio ancora le specie del ge- nere Palmophyllum. Si aggiunga ancora che dappertutto nella forma di cui parliamo è in prevalenza il processo di bipartizione cellulare secondo due direzioni dello spazio, quindi caratteristica è la costitu- zione di plessi 0 famiglie estese in superfìcie o frondiformi, come in nessun caso havvi eccezione alla regola generale circa alla maniera di riproduzione. Questa funzione corapiesi anche nelle Prasìola ') per mezzo di zoospore bicigliate, come ci è noto presso le specie degli al- tri generi qui citati. Questa nota aggiuntiva a quanto io già scrivevo a pag. 232 e seg. dei miei «Studi Algologici» mi dà occasione di ripetere come io ritengo che fra le Protococcoidales le Prasiolacee formino un gruppo naturalissimo e ben definito. Esse sono delle Alghe verdi unicellulari per eccellenza, formanti delle colonie di varia estensione e forma. L'associazione ha luogo per mezzo di una materia gelati- nosa che in varia copia viene segregata dalle pareti cellulari. Le co- lonie ci accrescono in via vegetativa per reiterato processo di bipar- tizione che si compie secondo due direzioni alterne dello spazio, di rado secondo una sola, eccezionalmente secondo tre direzioni. Le cel- lule possiedono un cromatoforo centrale, spesso lobato-laciniato, di rado alquanto depresso da un lato: nel centro del cromatoforo esi- ste un distinto pirenoide a indumento amilaceo. Tutte le Prasiolacee si riproducono in via agamica per zoospore bicigliate, IL Sul gen. Botryococcus Kuetz. Il genere Botryococcus veniva stabilito dal Kuetzing ^) prenden- dovi a tipo una piccola Cloroficea già scoperta da A. Braun nei la- ghi della Svizzera, assegnandovi come carattere fondamentale degli elementi ovoidei od ellittici raccolti per mezzo di fili in dense colo- nie o cumoli, irregolari all'interno di una comune tunica gelatinosa. Più tardi il Rabenhorst ^), descrivendo l'Alga del Braun, si atteneva alle diagnosi del Kuetzing. Soltanto più recentemente vediamo al- quanto emendato quel cenno diagnostico; così è che il Kirchner ^) 1) Questo argomento è stato da me estesamente trattato nel 2 fase, degli «Studi Algologici». 2) Sp. Mg. p. 892. 3) FI. Eur. Alg. etc. lU, p. 42. 4) Krypt. v. Schlesiens, II, p. lU. 375 esclude dalle sue descrizioni il carattere indicato dal Kuetzing di «cel- lulae . . . . in familias filis connexa^)). Ciò nonostante al tempo in cui il Kirchner pubblicava la sua Flora algologica della Slesia non era possibile avere un concetto sicuro del valore sistematico del genere Botryococcus mancando dei dati precisi sullo sviluppo di quest'Alga, ond'è che solo in via di congettura essa veniva dagli Autori riferita al gruppo delle Tetrasporacee. Pivi tardi il Klebs ') scopriva una piccola Cloroficea formante sulla terra umida dei densi pulvinuli co- stituiti da fitti cumoli di numerosi elementi raccolti dentro omoge- nea gelatina e vi riconosceva in essa, sebbene molto incertamente, un nuovo rappresentante del genere Botrijococcus -). Difatti in una nota cosi egli si esprime: uOb dieso Form in der That zu der Gattung )) l-)Otryococcus gehòrt, scheint mir nicht ganz siclier, da von der )) bisher bekannten Art, Braunii, nur Unvollstandiges bekannt ist». Ciò posto, le nostre conoscenze, anziché estendersi in conseguenza delle pregevoli indagini del Sig. Klebs sullo sviluppo del suo Botr. terricola, danno oggi luogo a parecchi gravi dubbi sul valore siste- matico dell'Alga già presa dal Kuetzing come tipo del genere Bo- tryococcus. Tele convinzione si acquista gettando uno sguardo alle figure originali relative al B. Braunii allegate dal Wille al suo re- cente lavoro ^) e leggendo la diagnosi generica esposta da questo egregio Algologo in quello scritto. Se i disegni non mancano di fe- deltà e l'Alga figurata è precisamente quella di cui ci occupiamo, il Botryococcus Braunii rappresenterebbe con certezza lo stadio di svolgimento di un Alga ben differente dal punto di vista sistematico, cioè il Mischococcus confervicola Naeg., e del quale mi sono già da vari anni estesamente occupato ^}. Non ho bisogno qui di ripetere quanto allora scrivevo. Le figure del Sig. Wille ed il cenno illustra- tivo diagnostico non lasciano alcun dubbio che quelle aggregazioni cellulari derivino da un processo reiterato di divisione secondo due sole direzioni dello spazio: gli elementi figliali e delle differenti ge- nerazioni successive prendono una particolare posizione obliqua in modo che finiscono col trovarsi inseriti sopra una superficie perfet- tamente chiusa ed in particolare sferica. Gli elementi rimangono coesi per mezzo di una secrezione gelatinosa: ne derivano degli am- 1) Organ. ein. Flag. etc. p. 335. 2) Botryococcus terricola Klebs n. sp. 3) L. e. p. 51, flg. 25. 4) la Malpighia, Anno li, pag. 133 e seg. 376 massi sferici più o meno regolari od anche alle vòlte irregolarmente lobati. Gli elementi di tali associazioni offrono di caratteristico un cromatoforo parietale a mo' di lamina privo di pirenoide; particola- rità la quale viene pienamente confermata dalle indicazioni del Sig. Wille. Resterebbe un dubbio circa alla costituzione delle zoospore le quali come è noto, possiedono un sol ciglio nel caso del Misclio- coccus. Su tale questione i dati esposti dal Sig. Wille non sono ab- bastanza espliciti; però a quanto pare, egli non ha visto zoospore nel saggio rappresentato nella fig. 25 e se nella diagnosi accenna a tali germi sembra che si riferisca alle indicazioni del Klebs spettanti al B. terricola. I dati esposti mi autorizzano a concludere che se il Boiryococ- cus Braunii è precisamente l' alga figurata ed in parte descritta dal Wille manca ogni fondamento per giustificare la conservazione del genere Boiryococcus nel senso ammesso dal Kuetzing, essendo essa una forma di svolgimento del Mischococcus confervicola Naeg. L'alga descritta dal Klebs col nome di Boiryococcus terricola, essendo cosa assai differente dal B. Braunii, potrebbe forse a questa convenire r appellativo di Botryococcus emendando la diagnosi redatta dal Wil- le. Io non so se ciò possa accettarsi senza restrizioni o dubbi. In ogni modo io propongo che, in via provvisoria almeno, figuri il Klebs come patrino del genere Botryococcus anziché il Kuetzing, III. Contribuzione alla morfologia e biologia del Porphyridìum cruentum Naeg. II Porphyridiuìn cruentum Naeg. è certamente un'Alga di cui le nostre conoscenze sono tuttora assai vaghe ed incerte. Considerata prima come una vera Palmellacea, ritenuta poi una Bangiacea, oggi è ridotta alla modesta dignità di semplice specie del genere Apha- nocapsa delle Croococcacee, nonostante le sue cellule provviste di un cromatoforo centrale stellato e di un distinto pirenoide. Non è qui il luogo di discutere ed esaminare quale delle accennate ubicazioni sia la più attendibile, dappoiché resta ancora un lato assai importante della quistione da risolvere: in che modo si compie lo sviluppo di quest'Alga? E dessa una forma autonoma, oppure uno stadio anormale, degenerativo di altre Alghe capaci di illimitato sviluppo per via di scissiparità? Il Sig. Hansgirg, riferendo al genere Aphanocapsa la Palmella cruenta dei vecchi algologi, opina che non si tratti di una buona specie ma di una semplice forma biologica, una delle non poche 9t? e assai disparate di cui si compone il ciclo d'esistenza dello Scyto- neìna Hofmanni Ag. Condotta la dottrina del polimorfismo delle Al- ghe su questo campo, manca una scorta sicura e rigorosamente scien- tifica alla discussione, e le deduzioni del Signor Hansgirg acquistano le parvenze di mere fantasticaggini. Noi non potremmo seguire l'Au- tore di questa dottrina su tale via, dappoiché l'esperienza ci ammae- stra, che, per quanto mutabile, l'organismo d'un' Alga terrestre rima- ne sempre qualcosa d'invariato nella sua intima costituzione, quasi come traccia indelebile della entità morfologica di esso attraverso le non poche fasi che ne compendiano l'esistenza. Tralasciando per ora tale argomento, che non è certo l' obbietto principale di questa nota riferirò di talune particolarità riflettenti la biologia di quest'Alga. Il Porph. cruentuin è contraddistinto da una stazione affatto particolare: preferisce i vecchi muri inquinati da materie organiche, e più precisamente ne predilige la base e le regioni più vicine al suolo. Ivi cresce associato a talune forme del tutto caratteristiche di luoghi immondi p. e. Oscillarla, Stichococcus. Rhaphidium ecc. Molto spesso si accompagna alla Ulothrix flaccida, e a stadii pleu- roccacei e ormidioidi di Prasiola. Fra mezzo alle colonie di Porphy- ridium brulicano a miriadi germi di bacterii, infusori, amibe, flagel- lati. Tuttociò ci fa pensare alla possibilità che quest'Alga si compiac- cia di un substrato nutritizio ricco di principii organici comportan- dosi alla maniera di molti funghi. Io non sono ancora in grado di potere riferire i risultamenti di colture istituite con difi'erenti metodi allo scopo di chiarire in maniera positiva tale quistione; posso però con sicurezza afl'ermare che coltivazioni pure di quest' Alga eseguite sopra un substrato minerale poroso, previamente sterilizzato e di con- tinuo mantenuto umido per afflusso di acqua ordinaria di fonte e de- purata da germi inquinanti non riescono. L'Alga si comporta in tali condizioni come le spore di un Coprinus messe a germinare dentro una gocciola di pur' acqua, vale a dire le spore germinano ma i fi- lamenti che ne derivano restano corti e ben presto si disorganizzano. Così le cellule di Porphyridium ; sulle prime esse non accennano ad alcun cambiamento e seguitano a bipartirsi; dopo una settimana si scorge manifesto un arresto di sviluppo, in ultimo scompare ogni traccia dell'Alga nella coltura. Sottoposte alle medesime condizioni di coltura degli elementi di Stichococcus bacillaris seguitano nei primi giorni a svolgersi nella maniera normale; più tardi pigliano un contorno circolare e ne derivano dei piccoli plessi protococcoidei^ 378 Spero di poter quanto prima comunicare i risultaraenti di ulte- riori indagini su tale argomento. Intanto è bene richiamare la nostra attenzione su talune particolari relazioni morfologiche del Porphy- ridiuin cruentum con un' altra Alga, il Pleurococcus vulgaris Menegh. Altrove ho dimostrato ^) colla scorta di saggi autentici prove- nienti dall'Erbario del Meneghini, che col nome di Pleurococcus vulgaris si debba intendere una forma di Alga verde a cellule prov- viste di UQ cromatoforo centrale stellato-lobato, con pirenoide rive- stito da un tenue indumento amilaceo. Detti elementi non conten- gono materia amilacea in granuli e la sostanza ternaria piglia il ca- rattere di piccole gocciole di sostanza grassa ^) che si osservano sparse fra le lacinie del croraotoforo mascherandone il contorno. Ciò posto è da notare come ordinariamente copiose colonie di Pleurococcus vulgaris costituiscano il substrato del nostro Porphtj- ridiuìn. Ho lungamente rivolta la mia attenzione alla ricerca di pos- sibili relazioni genetiche fra ambo queste Alghe. Le probabilità di- vengono maggiori quando si fa un confronto tra la intima organiz- zazione delle forme di cui parliamo. E difatti nulla havvi di piìi pre- ciso nel definire i caratteri proprii a una cellula di Porphyridium che il dire quest'Alga rappresenta un vero Pleurococcus a materia verde sostituita da un pigmento roseo. Forse cotesta differenza non sarebbe di lieve momento, come non è in taluni gruppi di Alghe, dove l'indole della colorazione di cromatofori è base di importanti divisioni sistematiche. Ma in tali casi siffatto carattere si accompagna ad altri e non pochi criteri di maggiore entità morfologica o vi rimane in- teramente subordinato. Davanti alla identica maniera di costituzione delle cellule di Porphyridium e di Pleurococcus, e alla perfetta identità di accrescimento e di riproduzione delle colonie di queste alghe, nulla si oppone a considerare quasi di niun valore fondamen- tale nel senso morfologico le ricordate differenze uell' indole della co- lorazione dei cromatofori di esse forme. Forse cosi ragionando tro- veremmo conveniente il tornare alla opinione dei vecchi Algologi restituendo il Porphyridium cruentum alle Palmellacee. 1) Studi Algologici, fase. 2, p. 211. 2) li Sig. Wille (nelle Naturi. Pflanzenfam. 41° p. 54, flg. 35) non ha per questo riguardo dato una fedele interpretazione di tale particolarità, avendo egli rappresentato e descritto gli elementi di P. vulgaris provvisti di cro- matofori parietali. 379 Ma le ragioni di analogia sono talora impotenti a risolvere ogni questione di pura morfologia e divengono fantasticherie se non sus- sidiate dalla materiale osservazione. All'epoca in cui i miei studi eran diretti a indagare lo sviluppo del Pleurococcus vulgaris io raccoglievo sopra una vecchia mura- glia nei dintorni di Messina un denso strato di materia verdastra offrente qua e là delle tinte tendenti al rossastro ; questa colorazione appariva molto intensa in certi punti, in altri assai debole in modo da confondersi colla tinta verde fondamentale. Al microscopio detta materia vedevasi costituita da colonie di Pleurococcus allo stato nor- male d'incremento vegetativo e da plessi di elementi di Proiococ- cus viridis in via di sviluppo per zoospore. Questi ultimi offrivano la più graduata tinta dal verde intenso al »'osso carico. Anche le zoo- spore presentavano così svariate colorazioni. Da detti germi io attin- gevo il materiale di una serie di colture eseguite in varie condi- zioni. Di una parte dei risultati, riflettendo le relazioni del PI. vul- garis col Protococcus viridis, ho dato esteso cenno in altro mio la- voro. Quanto alla quistione di cui ora ci occupiamo sarà bene spen- dervi qualche parola. È anzitutto sicuro che il Porphyridium cruenium non possiede altro mezzo di riproduzione che le cellule stesse vegetative le quali, disciogliendosi la gelatina ambiente, si isolano e servono come punto di partenza a nuove colonie. Ho tentato ogni espediente i) e ripetute prove per accertarmi di questo fatto. Quando si spargono nel fondo di acquari delle zolle di Porphyridium a capo di due giorni la ge- latina si discioglie; la superficie dell'acqua, gli strati profondi di questa e il fondo del recipiente appariscono colorati in roseo, la qual tinta è dovuta alla grande copia degli elementi di quel!' Alga che si sono separati e dispersi nel liquido ambiente. Essi tendono ad inva- dere le pareti del vaso sulle quali la colorazione diviene più intensa. È notevole il fatto che sono le pareti le più esposte alla luce quelle che rapidamente si coprono di abbondante vegetazione di Porphy- 1) Un espediente semplicissimo per provocare artificialmente o affrettare la emissione delle zoospore è quello di rinchiudere le vaschette contenenti l'Alga in un'ambiente privo affatto di luce; togliendo poi dopo 12 ore o poco più il riparo si ottiene l' effetto desiderato. Alle volte conviene lasciar molto tempo l'Alga esposta a pochissima luce, quella che potrebbe p. e. pro- venire da un angusto spiraglio praticato attraverso una delle pareti del ri- paro. Se rare zoospore vengono messe in libertà si ò sicuri di poterle racco- gliere sulle pareti del recipiente corrispondenti alla detta apertura. 380 ridium. La diffusione dell' Alga ha luogo per cresciuta deliquescenza della gelatina fondamentale, l'accrescimento vegetativo delle colonie è influenzato positivamente dalla luce in modo che le diverse gene- razioni di elementi si dispongono sul Iato più direttamente sottopo- sto all'influenza dei raggi luminosi. Parrebbe in questo caso che essi dessero luogo ad un lento moto di translazione. Mi sono lungamente occupato di tale particolarità acquistando sempre più la convinzione che le cellule vegetative di P or phy ridium non sono suscettive di riproduzione col concorso di zoospore o di altre forme di germi mobili. Nei miei acquari le zoospore provenienti dai ricordati elementi di Profococcus, arrestato il movimento in contatto alle pareti più esposte alla luce, costituivano uno spesso strato verdastro. Alcuni ger- mi scorgevansi affatto verdi, altri presentavano traccio di minute gocciole di una materia oleosa rossastra; presso altri detta sostanza era in tal copia preponderante da conferire all'intiero corpo della zoospora una tinta rossiccia o rosea del tutto omogenea. Non c'era alcun dubbio sulla perfetta identità di germi siffatti. Essi proveni- vano da cellule di Profococcus provviste in differente copie d' ema- tocroma. Durante la germinazione a poco a poco spariva ogni trac- cia di questa materia e tutti i germi indistintamente riacquistavano una intensa colorazione verde limitata al proprio e unico croma- toforo. A questo punto la mia attenzione veniva rivolta a talune cellu- le di Porphyridium che scorgevansi isolate e sparse in mezzo a que- gli estesi cumoli di germi appartenenti al noto Protococcus. Per potermi accertare della provenienza di dette cellule si rendeva ne- cessario il procedere alle indagini col massimo possibile rigore; al- l' uopo ricorrevo al seguente espediente. Il materiale da studio raccolto in campagna non offriva appa- rentemente alcuna traccia di Porphijridium. Se delle piccole colo- nie di quest'alga esistevano e fossero esse sfuggite alle mie ricer- che, le cellule di quest' alga mancando di mezzi rapidi di traslazio- ne non avrebbero potuto, in poco tempo, per la sola via dell'accre- scimento vegetativo, percorrere un notevole tratto all'interno degli acquari, alla pari delle zoospore di Protococcus, per infine orientarsi alla luce. Partendo da questo principio io disponevo nel fondo di re- cipienti molto grandi nuovo materiale da studio. Le vasche veniva- no ricoperte da uno spesso cartone tinto in nero in modo da sot- trarre l'alga all'azione della luce; questa vi perveniva soltanto da ssi; UQ angusto spiraglio praticato da un lato attraverso la parete del coperchio. Il materiale per le ricerche era situato a grande distan- za da detta apertura in modo che le zoospore per portarsi sulle pa- reti corrispondenti allo spiraglio dovevano percorrere in linea retta uno spazio esteso circa 20 centimetri. Appena versata l'acqua nella vaschetta volli assicurarmi della completa assenza di elementi di Porphyridium sui punti destinati a raccogliere le zoospore. Detti recipienti furono collocati sul davanzale della finestra del laborato- rio in modo da evitare che le più piccole scosse dell'impiantito della stanza dessero luogo a possibili oscillazione nel liquido degli acquari. Cosi disposte le indagini, i risultati confermavano le prime osser- vazioni, vale a dire, in mezzo a copiosa vegetazione di zoospore ger- minanti di Protococcus apparivano non rari elementi isolati di Por- phfjridium, il che c'indurrebbe a credere che essi provenissero di- rettamente dalle dette zoospore di Protococcus, e che durante la ger- minazione la sostanza costituente le gocciole rossastre avesse compe- netrato e interamente investito il cromatoforo di alcuni germi. Io debbo con esitazione affermare ciò ed esprimere un dubbio che delle azioni chimiche provocate da particolari condizione ambienti fossero suscettive di indurre nell'organismo, per es. di una zoospora di Pro- tococcus delle variazioni tali da segnare il punto di partenza ad una nuova ed inaspettata fase a noi nota sotto la forma di Porpliyri- clhiìn. Non è mai troppo lo insistere sulla necessità di comprendere dentro il caratteristico ciclo di esistenza di molte specie di alghe ter- restri talune forme di svolgimento quasi occasionali, le quali sem- brano dipendere da particolari condizioni chimiche del mezzo cir- costante. Esse costituiscono degli stadi capaci di conservarsi e per- petuarsi per via di scissiparità, da me chiamati già anamorfìcz ^). I Rhaphidium, gli Stichococcus, gli Scenedesmus, i Dactylococcus ne porgono istruttivi esempi. In questa guisa si potrebbe forse do- mandare se il Porphyridium sia da annoverarsi fra sifatte forme a svolgimento aberrante e di cui l'origine parrebbe debbasi ricerca- re durante la evoluzione per germi mobili del Pleurococcus vulga- ris -). Io non ardisco rispondere in maniera assolutamente afferma- 1) Nel Boll, della Società bot. it. 1890. 2) A schiarimento di questa proposizione, che potrebbe avere l'aria di un paradosso, stante la maniera assolutamente dogmatica colla quale si asseri- sce che le Pleurococcacee hanno perduta la facoltà di generare zoospore, ri- peto che il Pleurococcus vulgaris non è che una forma locale evolutiva ve- getativa di Prasiola, di pari valore che gli Hormidium e gli Schizogonium, 25 382 tiva a tale questione; piacemi soltanto di aver richiamato l'atten- zione degli algologi sopra taluni fatti che interessano la morfologia e biologia del Porpht/tndium cruentum. IV. Sul genere Hariotina Dangeard. Col nome di Sphcerasirum verrucosum già il Sig. Reinsch descri- veva e figurava nelle sue Contributiones ^) un'Alga del tutto nuo- va, ma evidentemente riferibile al noto genere Naegeliano Coelastrum. Sostanzialmente essa differisce dalle altre specie registrate nella Flo- ra europcea del Rabenhorst ^) per essere le cellule esattamente sfe- riche e provviste torno torno di corte prominenze verruciformi. Nel- la Sylloge Algarum ^) del Sig. De-Toni essa è appunto descritta sotto il nome di Coelastrum verrucosum (Reinsch), però l'egregio Autore ha creduto possibile il dubbio che l'alga del Reinsch rap- presentasse qualcosa di simile a una Trochiscia e forse si trattasse di accidentali aggruppamenti di cellule di quest'ultimo genere di Alghe. Ma meglio che la diagnosi e i disegni del Reinsch giovano le indicazioni e le figure del Sig. Dangeard a dissipare ogni dubbio cir- ca l'autonomia specifica del Coelastrum verrucosum. Occorre al- l'uopo rivolgere la nostra attenzione al genere Hariotina di cui è autore il detto Sig. Dangeard *). Esso genere è caratterizzato da elementi sferoidi raccolti a 4, 8, 16 in unica famiglia. Ogni cellula presenta alla superficie degli ispessimenti a rao' di costole rilevate, le quali qua e là s'incontrano per costituire una vera reticolazione. Nel momento in cui i singoli elementi, per via di reiterate biparti- zioni, danno origine a colonie figliali, la membrana di esse cellule si distende e serve a tenere coesi i vari membri della famiglia, essa lacerasi e i brandelli delle costole d' inspessimento intrecciandosi co- per la quale forma si accede a quella moltiplicativa, nel vero senso della pa- rola, nota agli Algologi col nome di Protococcus vìridis. Di questo argomento mi sono estesamente occupato nel 2. fase, dei miei «Studi Algologici» a pag. 204. Aggiungo ancora che la famiglia delle Pleurococcacee non ha ragioni d'essere; tal quale la vediamo costituita e limitata dal moderni Algologi, dal Dangeard al Wille, essa include stadi normali metagenetici e stadi anamor- fici di varie Cloroflcee. 1) Pag. 73, tab. XIII, fig. 3, a, b. 2) Voi. Ili, p. 79-80. 3) Voi. I, p. 572. 4) P. A. Dangeard, Mémoire sur les Al(jues, in Botaniste 1** ser., p. 162, Tav. VII, flg. 15-17. stituiscono una rete a maglie larghe ed irregolari attorno gli ele- menti figliali. È molto evidente che il preteso genere Hariotina non è altro che il Coelastrum. verrucosum De-Toni. La figura del Reinsch non lascia alcun dubbio per quanto meno completa; tuttavia vi troviamo fedelmente rappresentate le caratteristiche emergenze della parete cellulare ed anche una traccia della rete connettrice. Viste sul con- torno, le dette prominenze si disegnano a mo' di corte verruche, ed è appunto sotto questa forma che le troviamo indicate nei disegni del Sig. Dangeard. Il loro carattere di costole prominenti ci si ri- vela durante la formazione di colonie figliali. Avendo avuto occasione di studiare sul vivo l'alga del Sig. Reinsch sono in grado di confermare pienamente le osservazioni del Dangeard circa alla maniera colla quale si accrescono in via vegetativa le co- lonie. Completerò ancora il cenno del Sig. Dangeard aggiungendo come le cellule si riferiscono allo stesso tipo di struttura caratteri- stico alle altre specie di Coelasirum giusta le indicazioni del Nae- geli ^). In ogni cellula si distingue un ampio cromatoforo a mo' di placca parietale includente un pirenoide; esso è sede di copiosa for- mazione d'amido di cui i granuli si accumolano cosi fitti da dare al contenuto cellulare un aspetto finamente granuloso onde il Dan- geard ebbe a dire che esso è «colore en vert par la chlorophjlle sans chromatophores speciaux apparents». Per questa ragione me- desima lo stesso Sig. Dangeard nota che l'amido uest disseminò dans le protoplasma en fins granules ». Non possono meravigliarci cotesto inesattezze avendo il Sig. Dangeard studiato troppo superficialmente il contenuto cellulare della sua Hariotina, superficialità che sembra essere la nota dominante di tutti i suoi lavori sulle Alghe e che fa uno strano contrasto colla forma dogmatica e assoluta colla quale egli suole dedurre dei principii di alta importanza per la filogenesi delle Alghe. Riferendomi al genere Hariotina il Sig. Dangeard ha il merito di aver dato una nuova conferma che sonvi dei generi ascritti alle tipiche Protococcacee dove evvi un vero stadio d'incremento vege- tativo; e difatti presso il Ccelastrum verrucosum De-Toni le co- lonie si accrescono per semplice processo di bipartizione vegetativa. Germi mobili presso quest'alga sono stati da me osservati una sola volta. Se ne formano 16-32 in ogni cellula che abbandonano spar- 1) Gatt. einz. Mg. pag. 97-98, fig. V, C. 484 pagliandosi nell'acqua. La parete della cellula madre si discioglie lateralmente durante la uscita delle zoospore. Queste sono identiche a quelle di Hydroclictyon e Pedzasirum. Ignoro come esse si svolgono. In conclusione dirò che il genere Hariotina del Dangeard non ha ragione di esser conservato e deve seguire la sorte della Schram- mia dello stesso Autore i): V Hariotina reiioulata Tianìg. è la stes- sa cosa che Caelastrum verrucosum (Reinsch) De-Toni, alga già de- scritta e figurata fin dal 1875 dal Sig. Reinsch sotto il nuovo appel- lativo generico di Sphcerasirum. V. Per la storia delle comunicazioni intracellulari delle NOSTOCHINEE. In un mio lavoro sulle comunicazioni intracellulari delle Nosto- chinee ^) accennavo che il Sig. Wille ^) fosse stato il primo a rico- noscere in una specie di Stigonema la presenza di sottili cordonci- ni protoplasmatici colleganti fra di loro i vari articoli dei filamenti. Ho riferito pure come secondo il Lagerheim *) la priorità di questa scoperta dovesse attribuirsi al vSig. P. Reinsch avendo questi già molto tempo prima osservato siffatte comunicazioni nello Stigonema Kerguelensis ^). Ciò posto, è da notare che né il Reinsch, nò il Wil- le sono stati i primi a richiamare 1' attenzione degli algologi su questa particolarità delle cellule degli Stigonema; le prime osserva- zioni rimontano al Naegeli, il quale a pag. 74 della sua classica ope- ra sulle Alghe unicellulari s), fin dal 1849, cosi scriveva: uBei Si- rosiphonarten sah ich mehrmals die durch breite Hiillraembranen getrenntea Zellen durch farblosen zarte Fàden verbunden. Die Ur- sache und die Bedeutung dieser Fàden ist aber noch rathselhaft». Il cenno del Naegeli è ancora pregevole perchè mette in rilievo un' altra circostanza ignorata finora, vale a dire, che anche le cellule delle Croococcacee possiedano identiche comunicazioni protoplasma- tiche. Egli infatti così si esprime: (c Bei grossen Formen von Chroo- coccus kònnen die absterbenden Zellen durch einen dùnnen Strang vereinigt sein (Tab. I, A, flg. 1, e))). La figura citata non lascia al- cun dubbio sulla importanza di tali indicazioni, delle quali è a spe- 1) Vedi Lagerheim in Nuova Notarisia, Ottobre 1890, 2) In Malpighia, Ann, I, fase, 2, 3) Nei £er. d. deutsch. bot. Ges. I, p. 245 (1883). 4) In Notarisia (nota) 1, p. 67, 5) Alg. aq. dulc. Ins. Keì-guel. p- 70, tab, IV, tìg. V. 6) Gattung. einzell. Algen, Ziirich, 1849. rare si faccia tesoro per uno studio più preciso ed esteso. Il Naegeli accennando di volo alla presenza di fili connettori intracellulari pres- so le Nostochinee, non ha saputo rendersene sufficiente ragione ; essi sono stati da lui paragonati alle appendici stipitiformi degli elementi di DiciìjosphcGrium. Questo errore non toglie nulla al merito della scoperta, la quale conferma sempre piii il concetto che le osserva- zioni di quell'eminente botanico costituiscono ancora oggi un pre- zioso contributo alla conoscenza delle Alghe. VI. Il genere Ctenocladus Borzì e le sue affinità. A pag. 49 dei miei ((Studi Algologie! I )) a proposito delle affinità sistematiche del genere Ctenocladus, io scrivevo che detto genere si debba considerare come il tipo più elevato della famiglia delle Croolepidacee. Questa mia opinione veniva seguita da parecchi e spe- cialmente d-al De-Toni, tanto che le specie di Ctenocladus figurano nella Sijlloge accanto a quelle del genere Trentepohlia. Non cosi nel recente lavoro del Wille; secondo questo egregio algologo il ge- nere Ctenocladus sarebbe una Chetoforacea. Tali contraddizioni e il desiderio che ho di completare in parte ed emendare le mie prime indicazioni mi obbligano a redigere que- sta nota aggiuntiva. Al tempo in cui si pubblicava quel mio lavoro la mia sperienza sulla sistematica delle Alghe Verdi non era sufficientemente matu- ra. Le pubblicazioni dello Schmitz sui cromatofori, comparse pochi anni dopo, esercitavano sull'indirizzo dei miei studi una notevole in- fluenza, abituandomi a riconoscere nella intima organizzazione delle cellule il criterio più sicuro per rintracciare le affinità sistematiche della più grande parte dei gruppi spettanti alle Cloroficee. Epperò che colla scorta di tale principio parmi si possa con maggior sicu- rezza precisare il valore sistematico del genere Ctenocladus, Le specie che vi si riferiscono sono contraddistinte da un insie- me di fili ramificati verso una sola direzione. Gli articoli tipicamente cilindrici, hanno lo stesso tipo di struttura che quelli di una Ulothrix, vale a dire possiedono un cromatoforo a mo' di placca parietale aperta longitudinalmente da un lato, e un pirenoide centrale a in- dumento amilifero. Mancando i ramuli di un' appendice flagelliforme all'apice, non esiste alcuna ragione perchè il genere Ctenocladus debba esser collocato fra le Chetoforacee. I fili non sono caratteriz- zati da veruno accrescimento apicale ; tuttavia allo stadio riprodut- tivo tende l'incremento a localizzarsi alla sommità dei ramuli e gli 386 articoli vegetativi di quella regione, senza mutar di forma, divengono degli zoosporangi. Di questa particolarità troviamo qualche riscontro nel Chloroiylium cataractarum Kuetz. Quest'alga presenta le mag- giori affinità col nostro Cienocladus e specialmente collo Ct. fasti- giaius anche per la disposizione unilaterale dei rami; piccoli detta- gli morfologici e specialmente la presenza di macrozoospore a 4 ciglia e una maniera di svolgimento un po' differente bastano a giu- stificare la separazione dei due generi. La detta forma di crescimento caratteristico al genere Cienocla- dus e al Chloroiylium calar aclarum e mammiforme manca al Chloroiylium, coriacewn Zeli, (in Rabh. Alg. n. 1989) e forse al C. compacium Kuetz. Quest' ultime specie, se non m' inganno, posseden- do dei fili a ramuli alterni rammentano talune forme di Cloroflcee non ancora ben note agli algologi e da me assunte come tipo del nuovo genere Chloroclonium ; molto probabilmente esse ne sono par- te integrante e non ne difi"eriscono che per un habitat affatto diverso. Tenendo conto di quest'ultima particolarità le specie di Chloroclo- nium si accostano alle specie di Entoderma Lagerh. per la manie- ra endobiotica di vivere crescendo esse dentro le produzioni gelati- nose di molte alghe. Noi non avremmo alcun carattere per distin- guere gli Entoderma dai Chloroclonium essendo in ambo questi generi i filamenti ramificati irregolarmente. Tuttavia i Chloroclo- nium coi loro articoli zoosporiferi localizzati in determinate regioni del corpo vegetante se ne difi"eriscono sufficientemente prendendo un posto intermedio fra gli Cienocladus e i Chloroiylium da una par- te e gli Entoderma dall'altra. Confermando in massima la proposta costituzione della famiglia delle Ulotrichiacee, sulla base dei caratteri indicati a p. 25 dei miei {(Studi Algologici» ritengo conveniente che il genere Cienocladus e gli altri affini qui indicati debbano riferirsi con tutta certezza alle dette Ulotrichiacee e sia perciò necessario il riunirli in unico plesso di pari valore sistematico che le due sottofamiglie delle Ulotrichiee e delle Chetoforee. Uno schema riassuntivo di tali gruppi sarebbe il seguente: Fam. Ulotrichiacese Algae filamentosse, multiarticulatae; articuli uninucleati, chromato- phoro unico, parietali, laminaeformi, pyrenoide indumento amylifero cincto, praediti. Zoospora? 2-4 ciliatae',- zoogametae ciliis binis, zoospo- ris omnino conformes. 387 Subfam. I. Chaetophoreae Fili ramosi; rainuli ad apices in piluni hyalinum plus rainus longe producti. Stìgeoclonium Kuetz., Draparnaldia Bory, ChaBtophora Sdir. etc. Subfam. II. Otenocladieae Fili ramosi ad apices haud piliferi. a) Ramuli unilaterales. 1. CtenocladliS Borzì. — Ramuli steriles repentes, fructiferi erecti, fastigiati. Macrozoosporse ciliis binis. 2. Chiorotylium Kuetz. — Ramuli oranes erecti dense congesti, thal- lura pulviniformem efformantes. Macrozoosporaa ciliis quaternis. b) Ramuli alterni. 3. Chioroclonium Borzì nov. gen. — Ramuli omnes aut saltem fru- ctiferi repentes, ad apicem fructiferi. Zoosporae ciliis binis. * Pulvinatce. 1. C. coHaceuin (Zeller in Rabh. Alg. n. 1989) mihi (sub Chlorotìjlio). 2. C. compactum (Kuetz. Sp. add. pag. 895, Tab. phyc. V, tab. 37, fig. Ifl) mihi. {Cladophora compacta A. Br. Mscr. teste Rabh.). ** Endobice. 3. C. gloeophilum n. sp. 4. C. elongatum n. sp. 5. C. parvulum. n. sp. Subfam. III. Ulotrichiese Fili haud ramosi nec piliferi, raro ad apices acuminati. Hormiscia Aresch., Ulothrix Kuetz. (p. p.), Uronema Lagerh. VII. Sui generi Micròthamnion Kuetz. e Leptosira Borzì. Le considerazioni esposte nella nota precedente giustificano la ne- cessità di un nuovo cenno sulle relazioni sistematiche del genere Leptosif^a Borzi i). A questo proposito è utile anzi tutto rivolgere la nostra attenzione al genere Microiha?nnion Kuetz. legato indub- biamente al nostro da evidenti affinità, ma, pur troppo, ben poco co- nosciuto. Le varie indicazioni degli autori sulla organizzazione delle Alghe spettanti a quest' ultimo genere sono incomplete; cosi pure 1) Sludi Algologici I, pag. 17 e seg. tav. II. 388 assai vaghe le aotizie sul modo di svolgimento di esse. Pochi anni addietro mi ero proposto delle ricerche profittando del materiale vivo raccolto al padule di Ortora presso Messina. I miei studi sono tut- tora incompleti; peraltro, parrai, possano formare argomento di un breve cenno preventivo. La specie da me esaminata risponde esattamente a quella forma divulgata dallo Stitzenberger nelle Decadi Rabenhorstiane al n. 772 sotto il nome di Microthmnnion elegans ; probabilmente essa è la medesima cosa cha il Micr. sirictissimum che figura sotto il u. 829 della medesima collezione. Gli Autori convengono nel riunire ambo queste forme sotto il nome specifico di Micr. Kuetzingianum Naeg. Forse il medesimo sia da dirsi quanto al Micr. vexator del Cooke. Non così del M. cladophoroides del Reinsch ^) che secondo il La- gerheim ^) sarebbe riferibile al genere Phceothamnion Lagerh. Il Micr. Kuetzingianum forma eleganti cespuglietti dai rami de- licatissimi tutto al più larghi 5 [>.. Essi cespugli aderiscono colla base al corpo di varie Alghe, Cladophora, CEdogonium, Vaucìie- ria etc, od agli steli sommersi di Myriophyllwm etc. La cellula basale è conformata in corto stipite e termina in basso in un esiguo corpo calloso costituito, in apparenza, da consistente gelatina. Ogni cespuglietto consta di un sistema di vari ordini di ramificazioni le quali conservano lo stesso spessore dalla base all' insù, salvo verso gli apici ove i singoli rami appariscono alquanto assottigliati. Nella distribuzione dei difi"erenti ordini di ramuli sembra prevalga una cer- ta regolarità; le diverse ramificazioni si dispongono quasi costante- mente in ripetute dicotomie volgendosi verso una sola direzione e divaricando alquanto in modo che V insieme della fronda prende una forma brevemente conica. Rare parziali varianti a cotesto tipo di ramificazione si notano. I ramuli sono frequenti e si può dire che ogni articolo diventi un ramo per germinazione laterale della sua regione apicale. In tal guisa la base di ogni ramulo è costituita da una porzione di articolo del ramo di ordine precedente e la cavità di quest' ultimo entra per vario tratto a far parte della base del ra- mulo di ordine seguente. Gli articoli sono perfettamente cilindrici e delicatissimi, lunghi circa 10 e persino 12 volte più che non sia la loro larghezza. Hanno delle pareti sottili e di trasparenza vitrea. Gli strati esteriori di esse 1) In Linn. Soc. Journ. bot. XV, p. 216. 2) JJeber Phonothamnion, eine neue Gattung etc. Stockholm 1884, p. 12. tendono a diffluire in tenuissima gelatina, la quale costituisce attor- no ai cespuglietti un delicato indumento mucoso appena apprezzabile coir impiego dei reattivi coloranti. La copia ed il grado di tenuità di così fatta produzione presentano notevoli varianti, a segno che si danno dei casi di estrema deliquescenza e diluizione per cui i ce- spuglietti appariscono affatto nudi. Identico fenomeno di gelificazione degli strati esteriori delle pa- reti cellulari, come è noto, si osserva presso le ChcpAophora, le Dra- parnaldia e gli Stigeoclonium, così che gli Autori hanno creduto pos- sibile un ravvicinamento del Micr. Kuetzingianum a questi ultimi generi. Gli articoli appariscono debolmente colorati in verdastro; il che dipende dalla presenza di un cromatoforo che a mo' di ampia e sot- tilissima lamina cinge parzialmente la cavità cellulare. Esso scorgesi affatto omogeneo in tutta la sua estensione ed egualmente sottile. Mediante l'impiego dell'acqua jodata se ne seguono agevolmente i contorni. Questo reattivo e specialmente la soluzione alcoolica del- l'acido picrico ci assicurano della perfetta assenza di un pirenoide. Del resto il protoplasma apparisce omogeneo e scevro di granula- zioni, salvo qua e là delle minute gocciole oleose. Un nucleo è visi- bile colorando i preparati mediante l'ematossilina del Kleinenberg. Intorno allo sviluppo del Micr. Kuetzingianum si sa ben poca cosa. Secondo gli Autori le cellule apicali dei rarauli crescono al- quanto di volume, si arrotondano e divengono degli zoosporangi. Co- me sieno conformate le zoospore, resta tuttora ignoto. Le mie ricerche confermano la circostanza che le zoospore pren- dono preferibilmente origine dagli articoli superiori dei ramuli; od almeno la evoluzione delle cellule in zoosporangi comincia dalla som- mità dei rami. Detti elementi crescono alquanto di volume tendendo così a differenziarsi da quelli vegetativi. L'accrescimento però è di vari gradi; alle volte massimo e i rami allora vedonsi terminare in una sorta di clava od in un corpo oblungo. Questo stadio di sviluppo è stato descritto dall' Hansgirg ^) col nome di M. Kuetzingianum var. subclavatum. Talora soltanto gli articoli subapicali o più interni si trasformano in zoosporangi e si distinguono facilmente da quelli vege- tativi, cui uguagliano per lunghezza essendo alquanto più spessi. Que- sta particolarità si trova rappresentata nelle fig. 1-4 della Tav. CV dell'opera di Wolle ^). 1) Prodr. p. 265. 2) Fresh-Wat. Mg. of V. S. Tab. CV, fig. 1-4. 390 Secondo la forma e le dimensioni delle cellule zoosporifere il con- tenuto di queste si divide solo transversalmente oppure anche lon- gitudinalmente in un numero variabile da 8 a 30 parti che diven- gono altrettante zoospore. Così all'interno degli zoosporangi, i germi assumono una posizione uniseriale o biseriale e vengono messi in li- bertà dissolvendosi la parete dello zoosporangio soltanto da un lato. Le zoospore escono 1' una dopo l'altra lentamente e si spandono nel liquido ambiente. Hanno una forma ovale; il rostro è piuttosto corto, jalino; lateralmente a questo si scorge un ocello rossigno. Il cromatoforo riveste la estremità opposta al rostro. Possiedono due ci- glia esilissime. In complesso ogni zoospora misura in lunghezza 4-6 ,a. Se esse sono suscettive di copularsi non saprei con certezza asse- rirlo. Soltanto riferendomi ai casi da me osservati parmi indubitato che direttamente esse germinino in contatto ad un substrato solido e ne derivino nuovi cespuglietti. Le aflSnità del genere Microlhamnion col genere Lepiosira sono evidentissime, Allo stato vegetativo la LepL Mediciana forma dei cespuglietti egualmente costituiti e ramificati collo stesso ordine come quelli ca- ratteristici al Micr. Kuetzingianum. Evvi una certa differenza di forma e nelle dimensioni degli articoli; né le pareti di questi ten- dono presso la L. Mediciana a diffluire in amorfa gelatinosa. Tut- tavia identica vi è la struttura delle cellule. A tal proposito piacemi rettificare alcune inesattezze nelle quali sono incorso descrivendo il contenuto degli articoli vegetativi di Lepiosira. Ogni cellula di Lept. Mediciana possiede un unico cromatoforo parietale molto ampio che spesso riveste e circonda da ogni lato la cavità. Le fitte granula- zioni amilacee, cui esso dà luogo, danno al contenuto un aspetto gra- nuloso, tal quale è stato da me descritto, I corpuscoli amilacei, ge- nerati dal cromatoforo, occupano la regione periferica del protopla- sma; il centro essendo scevro di dette granulazioni, si scorge piià trasparente e ne deriva una sorte di areola più chiara. Quivi è col locato il nucleo. Il cromatoforo può variare in ampiezza in modo che le pareti rimangono parzialmente scoperte. Istruttivo è a questo pro- posito l'esame dei conidi protococcoidei in via di germinazione. Que- sti elementi riproduttivi possiedono evidentemente una placca croma- toforica parietale che cinge in parte la cavità cellulare; i suoi contorni risaltano distinti anche per via della scarsità di granulazioni amilacee. Così come vedesi, quanto alla struttura degli articoli vegetativi esiste una perfetta identità in ambo questi generi. L'assenza di pi- m renoide è certamente un carattere di non lieve valore sistematico e che allontana sempre più le forme di cui discorriamo dalle Ulotri- chiacee mentre conferma le mie prime vedute circa alla posizione sistematica dei detti generi. Essi sarebbero perciò certamente delle vere Croolepidacee. Considerando poi come in tutti gli altri generi riferiti a questa famiglia ogni cellula contiene parecchi cromatofori si è indotti a proporre la costituzione di un gruppo distinto avente per rappresentanti i generi Leptosira e Microthamnion. La siste- mazione definitiva della famiglia delle Croolepidacee potrebbe farsi secondo il seguente schema : Fam. Chroolepidaceae Algae multicellulares, thallo filamentoso, ramoso, cellulis chroma- tophoris pluribus, raro 1-paucis, pyrenoide destitutis. Zoosporae ciliis binis, zoogametis omnino conformes. Subfam. I. Ohroolepideae Rarauli omnino liberi, cellulis chromatophoros plures includentibus. Trentepohlia Mart., Trichophilus Van Bosso, Gongrosira Kuetz., Acroblaste Reinsch. Subfam. IL Phycopelteae Ramuli nonnumquam saltem fructiferi lateraliter simul concreti et thallum laminseformem expansum substrato adnatum efficientes, cellulis chromatophoris pluribus. Phycopeltis Millard. {Chromopellis Reinsch ex p.; Chcelopellis Mòb. non Berth., PhyUactidium Kuetz. ex p.), Hansgirgia De-Toni. Subfam. III. Microthamnieae Ramuli erecti liberi, cellulis chromatophoro singulo praeditis. Microthamnion Kuetz., Leptosira Borzi. 392 JULIEN DEBY Blbliographie recente des Diatomées IV *). 1. Balsamo Fr. — Diatomee contenute nel canale digerente di alcune AplysicB raccolte dal Capitano G. Chierchia nel viaggio di circum- navigazione della Vetlor Pisani nel 1884-85 (con 1 tav.). Boll, della SoG. dei Nat. in Napoli, Ser. I, Voi. IV, 1890. Je n'ai pas connaissance de ce travail et je ne puis donc en rendre corapte. 2. Bonardi V. E. — Diatomées des lacs de Delio et de Piano. — Ce travail ne m'est connu que par un très court corapte-rendu dans le Botanisches Centralo lati n. 52, 1890, Voi. XLIV, p. 431. Dans le premier lac 35, dans le second 44 espèces sont signalées dont aucune pélagique. — Une variété nouvelle du Cocconeis helvetica Brun est décrite sous le nom ò.' acuminata. En dehors de cela rien de nouveau. 3. De-Toni Gio. Batt. — Sulla Navicula aponina Kuetz. e sui due generi Brachysira Kuetz. e Libellus Cleve. R. Ist. Botan. del- l'Università. Padova 27 Mag. 1890. — Mons. De-Toni réunit, apròs discussions des caractères des genres et des espèces, les espèces suivantes sous le nom gónérique de Libellus (Cleve 1873): 1. Schizonema Grevillei. 2. Schizonema comoides Gaill. Syn. S. Berkeleyi Kuetz. 3. Navicula rhom,bica Greg. 4. Navicula hamulifera Grun. 5. Navicula plicata Donk. 6. Amphora (Navicula?) compianata Grun. 7. Navicula simulans Donk. 8. Navicula aponina Kuetz. Syn. Navicula vichiensis Haime et Petit. Les 7 premières espèces sont comprises dans le sous-genre Eu- Libellus, tandis que la deroière que n' en diffère que par une taille *) Cfr. J. Deby Bibliographie recente des Diatomées I. in Notarisia 1889, p. 829-832, II. in Nuova Notarisia 1890, p. 49-55, III. in Nuova Notarisia 1890, pag. 232-240. 393 inférieure et un habitat d'eau douce forme le sous-genre Bra- chysira. 4. Ouchesne Leon. — Le Diatomiste 1890, p. 27. Étude Microgra- phique des peiies du Pleurosigma angulatum avec photographies. Ce travail reproduit en grande partie des idées expriinées nornbre de fois dans les interrainables discussions sur la nature des valves du Pleu7'0siffma, publiées depuis une vingtaine d'années. L' au- teur naturellement prétend que ce que lui a vu et photographiè doit étre l'expression de la vérité. C est ce que chaque microgra- phe qui s'est occupò de la matière a fait avant lui. — La con- clusion de Mr. Duchesne, que nous nous gardons bien de vouloir contredire, e' est que les perles sont roades au somraet et hexa- gones à la base. Il est étonnant pour nous que les ufabricants d'espèces)) n'aient pas partagé le PI. angulatum en deux espè- ces distinctes, l'une a perles rondes et l'autre hexagones! Cela peut d'ailleurs encore se faire! 5. Pelletan J. — Joum. de Microg. voi. XIV, Dee. 1890, p. 356. — Monsieur Pelletan, se basant sur les photographies de Mess, Bas- set et Duchesne, revient à la fameuse discussion relative aux per- les du Pleurosigma angulatum. Il les considero ici comme ron- des; mais dans un numero subséquent de son Journal, il se rallie aux idées de Duchesne publiées dans le Diatomiste. Il est malheu- reux que la photographiè ne sert qu' à peu de chose pour éluci- der cotte question, car elle reproduit raerveilleusement toutes les apparences produites par les phénomènes de diffraction. 6. Levi-Morenos D. — Quelques idées sur revolution défensive des Diatomées en rapport avec la diatomophagie des animaux aquati- ques. Notarisia 1890, p. 1092. — Ce travail coraprend la fin des recherches sur u revolution défensive» des Diatomées et resumé en 5 paragraphes les vues générales de 1' Auteur. — Nous regret- tons de ne pouvoir accepter aucune des conclusions de 1' Auteur car aucunes de ses {(. observations directesn ni de ses a dèductions logiques)), ne nous paraissent expliquer aucunement les faits qu'il voudrait faire adraettre par .ses lecteurs. — Nous différons entiè- rement de l' auteur sur l' interprétation des faits signalés. 7. Mililer Otto. — Bacillariaceen aus Java, I. Berichte der Deut- schen Botan. Gesell. Bd. Vili, 1890, p. 318, 1 pianelle. — Ce travail ne ra'est pas encore parvenu au moment où j'écris ces lignes. Il est d'ailleurs annoncé corame devant étre reproduit dans «Notarisia» par Mr. Levi-Morenos. 394 8. Onderdonk Cornelius. — The Movements of Diatoms. The ini- croscope. Trenton N. J. Augt. 1890, p. 225. L'auteur attribue le mouvement des Diatomées à l'existence à leur surface d'une cou- che de protoplasma, qui serait douée d'un mouvement ccpulsatif» continuel. Nous avouons n'avoir que peu de foi dans cette « ^-^eo- rie)) de M/ Onderdonk qui fait nombre avec tant d' autres expli- cations peu satisfaisantes d'un bien curieux phénomène, qui réside sans doute conirae manifestation de la force vitale. 9. Peticoias C. L. — Notes sur le dépót fossile de Diatomées Mari- nes des puits Artésiens à Atlantic City. Joiirn. de Micrographie, Dee. 1890, p. 346. — C'est une traduction de la note de M."" Pe- ticoias dans le aAmer. M. M. Jourl.» dont nous avons déjà rendu compte prècédemment. 10. Rattray J. —Joum. Quek. Micr. Club, voi. IV, ser. 2, p. 275. — On y trouve une table-des-matières synonymique de la Monogra- phie des Aclinocyclus de M.'" Rattray, préparée par M.*" Weissflog, pour son usage personnel, mais qu' il a obligemraent perrais de reproduire par la rédaction du Journal du Quekett Club. 11. Shrubsole W. H. — Joum. of the Quekett Micros. Club Ser. II, voi. IV, n. 28, p. 259. On a new Diatom from the Estuary of the Thames, pi. Xlil, fig. 4, 5, 6. — Sous le nom de Streptotheca Tamesis M."" Shrubsole décrit un organismo qu'il a trouvó mèle à d' autres détritus dans la vase de la Tamise et qu'il classe par- mi les Diatomées, position qui nous parait fort douteuse, malgré r aspect de l'endochrome qui semble coccochromatiforrae. Le ^S^re- ptotheca forme des rubans linéaires, à peine ou pas siliceux et très aplatis. Il est difficile à reconnaitre au milieu des débris qu' il habite et ne présente ni division distincte en valves, ni en zones connectives. On ne l'a pas observé en voie de déduplication. Nous considérons cette forme comme fort problématique et sa po- sition parmi les Diatomacées comme fort sujette à critique. 12. Schmidt Adolf. — Atlas der Diatomaceen-Kunde, Heft 39-40. Planche 153 représente des Actinopiychus 154 155 156 157 158 159 160 ) » )) ) )) » ) )) )) ) » Aulacodiscus ) )) .Aulacodiscus et Forodiscus ) )) TìHceratium et Trinacria » Navicula et Bictyoneis 395 Le temps nous a manqué pour un examen critique des espèces figurós qui nous parait fort nécessaire, surtoufc pour les Acizno- piychus. Ces figures de M/ Schraidt comme pour le passe, conti- nuent à tenir la palme parmi les représentations de Diatomées. 13. Tempere J. — Recherche et récolte des Diatomées. Le Diaio- miste n. 3, p. 25, Dee. 1890. — Cette première partie d'un tra- vati ((à continuer», donne quelques génóralités pouvant étre uti- les au commencant. Il omet de mentionner les Diatomées terre- stres, qui manquent rareraent dans les mousses, sur les murs et sur les arbres. 14. Tempere J. — Le Diatomiste p. 30, Dee. 1870. — «Diatomées rares ou nouvelles». Une douzaine d' espèces plus ou moins remar- quables sont figurées. Nous ne désirons pas entamer la discussion critique de ces formes et nous contenterons d'exprimer l'opinion que r Hi/drosera Borijana de Pant. n' est qu' une variété du Tri- ceratium Whampoénse décrit et figure par Schwarz, de la Chine, dans l'Hedwigia il y a déjà nombre d'années. L' /Zyc/rosera mau- riiiana de Bergon me parait une monstruosité, qui dififère de toutes les formes normales connues à' Hydrosera. h'Hydrosera {Tricer.) Javanensis de Cleve est aussi bien voisin des formes figurées dans le Diatomiste. 15. Woolman Lewis. — u Artesian Wells», Atlantic City, New Jersey. From Ann. report of the state Geologist 1889, Trenton N. J. — Ce petit travail indique toutes les stratifications traversées par les sondages artésiens, avec indication des couches diatomifères. Les sondages ont penetrò jusqu' à une profondeur de 1398 pieds, mais les Diatomées ne paraissent guère se propager plus bas que 6 à 700 pieds et ne se rencontrent qu'à 400 pieds, à peu près, sous la surface du sol. Une section représente tous les terrains traversés par les sondages. 16. Woolman Lewis. — Geology of the Artesian Wells at Atlantic City. N. J. Proc. kcad. Nat. Se. Philadelphia March 1890. — L' auteur donne l'historique des piiits artésiens foncés à Atlantic City dans le New Jersey et représente en section les diverses stra- tifications traversées par les sondages à travers les couches dia- tomifères dont l'épaisseur est de 658 pieds. Les parties les plus riches en diatomées sont atteintes à 400 pieds, à 525 pieds et à • 625 pieds de profondeur. Une liste des espèces déterminées à ce jour dans ce dépót est fournie par M. M. Kain et Schultze, mais com- me par une erreur inexplicable les Naviculées ont été omises, ces 396 Mess. se proposent de reproduire ultérieureraent le catalogue com. plot que nous attendrons pour en rendre compte. La forraation géo- logique appartieni au Miocene et doit étre voisine de celles du Ma- ryland et de la Virginie renomtnées depuis Ehrenberg par leurs Dia- tomées spéciales. La liste incomplète de Diatomées de ces sondages s'élève à 149 espèces reparties en 49 genres. 17. Webbeir H. J. — The fresh-water Algae of the plains. Bot. labor. University of Nebraska, Amer. nat. voi. XXIII, n. 275, p. 1011. Cette liste comprend une quinzaine de Diatomées d'eau douce sans aucune importance ni nouveautós récoltóes le long des mares et des fossés du chemin de fer dans la région sableuse du Nebraska. 397 RECENSIONES W. Chmielewski. — Sur la Conjugation des Spirogijra. — Ex- trait du Protocole n. 4 des sèances de la Soc. des Naiur. de Varsovie 1890. M. Chmielewski a étudié les procès qui ont lieu dans les zygo- spores, quand ces dernières se passent à l'état de vie latente. Voici les résultats que l'auteur a obtenus. Les chroraatophores-màles se détruisent dans la zjgospore sans se fusionner avec les chroraatophores-femelles; e' est par cela que pendant la germiuation des zygospores ne se développent que les chromatophores-femelles. Les plus intéressantes observations ont été faites sur les noyaux. Après la fusion des protoplasmes de deux cellules les noyaux se fu- sionnent aussi. Feu de teraps après, quand la zygospores est déjà con- verte de ses membranes, le noyau se divise eii deux noyaux-filles; par une bipartition répètée il en resuite quatre noyaux. Puis deux de ces noyaux se détruisent et deux se fusionnent de nouveau. A. Artari (Moscou). Reinhard L. — Sur le dèveloppement du Gloeochcete ìViilrockia- na Lagerh. — Travaux du 8"^^ Congrès de naiuralisies et de mèdicins apani siègè a S'. Peiersbourg en 1889-90. Le Glù'.ochcele Wittrockiana a été découvert et dècrit en 18S2 par M. Lagerheim, qui le plaga parrai les Chroococcacèes. Cette al- gue se rencontre à la surface d'objets submergés tantòt en cellules isolées, tantót en colonies de 2-4-8 cellules. Chaque cellule est munie de deux poils et enveloppée d' une mem- brane consistant de deux couches. Le conteiiu cellulaire a la couleur du smaragde, mais le pigraent est localisé sur les chromatophores ovoides qui se raultiplient en s'étranglant en direction transversale. Au centro de chaque cellule se trouve un noyau, qu' on remarque 398 fort bien à Taide du carmin. La multiplication vegetative des cellu- les s' opere par la division longitudinale, chaque cellule-tìlle recoit un poil de la cellule-mère et l'autre poil se développe de nouveau. La multiplication réproductive a lieu à Taide des zoospores en for- me ovoide-cylindrique; les zoospores nagent très peu de temps, e' est pourquoi on les apergoit très rarement. La zoospore est formée par le contenu tout entier de la cellule-mère. En se fondant sur l'histoire du développement du Gloeochceie Wiitrockiana, M. Reinhard le place parmi les Palraellacées. Il se rapproche le plus du Tetraspora, dont les cellules développent les zoospores d'une manière analogue et sont aussi munies de poils. A. Artari (Moscou). 399 Communicationes varlae L'Acadérnie des sciences a decerne ses prix dans sa séance pu- blique annuelle du 29 décembre dernier. M. GoMONT a obtenu le prix Desmazières pour un Mèmoire raanuscrit intitulé «Etude monogra- phique sur les Oscillariées. Un de prix Montagne a été decerne à M/ P. Hariot pour ses travaux sur les Algues notamment pour sa monographie du genre Trentepohlia, publiée dans l'excellent Jour» nal de Botanique redige par M/ le D/ L. Morot. M/ le D/ Julius Wortmann, l'un des rédacteurs en chef du Botanische Zeitung, vient d'étre appelé à la direction de la station de recherclies de physiologie vegetale a Geisenheira. Associati alla Nuova Notarisia Pagarono l'abbonamento all'annata 1891 i Signori M. Gomont, E. Weissploq, P. Petit, E. Bornet, M. Dulau, P. A. Saccardo. Gollaboratori Tra i collaboratori della Nuova Notarisia sono da annoverare an- che il Sig. S. Stokmayer il quale promise una Notizia sul genere Binuclearia Wittr. ed il D/ Leuduger-Fortmorel il quale pubbli- cherà a suo tempo nel nostro giornale una memoria sopra le Bacil- lariee della Malesia. NEPTUNIA. Rivista mensile per gli studi di scienza pura ed ap- plicata sul mare e suoi organismi e commentario generale per le Alghe a seguito della Notarisia. Il nostro ex-collaboratore nella Notarisia (annate I-V, n. 1-17), D.' David Levi-Morenos, colla lodevole sua tendenza a svolgere mi- 400 gliorando sempre *) ha intrapreso la pubblicazione di una rivista mensile per gli studi di scienza pura ed applicata sul mare e suoi organismi, facendola servire anche a Commentario generale (?) per le Alghe quasi a seguito degli ultimi fascicoli da lui migliorati della sua Notarisia. Il Sommario del I. numero (Gennaio 1891) della Neptu- NIA è molto esteso riguardo ad informazioni e recensioni e contiene anche qualche nota originale. È deplorevole peraltro la scorrettezza grammaticale che appa- risce in questo primo fascicolo, per il qual motivo ripetiamo al no- stro valente ex-collega la raccomandazione fattagli altra volta e su cui speravamo non dover più tornare. È molto singolare per es. a p. 6 quel Crottau invece di Crouan, a pag. 2 linea 3 Dinoflallati anziché Dinoflagellaii, a p. 8 riga 27 H. Leukeru K. in luogo di H. Zenkerii K. e così nelle varie lin- gue parecchie dozzine. Il prezzo di associazione annua per l'Italia è di ital. L. 20, per l'estero (unione postale) di L. 25. L'ufficio di amministrazione e direzione delle Neptunia è sito in Venezia, S. Samuele, 3422. (Red.). Il prof. W. G. Farlow viene a confermare con una sua lettera ed un esemplare, la esistenza della Sphceroplea annulina (Roth) Ag. nell'America del Nord, come ebbi a dichiarare nella mia noti- zia sulla Sphceroplea pubblicata nel fascicolo di Giugno del presente periodico. L'esemplare speditomi dal Farlow fu raccolto a S. Ber- nardino in California. De-Toni Le fameux préparateur Moller a termine un type-platte qui com- prend 4026 diatomées sur un seul slide. C'est un chef d'oeuvre de patience. Nous apprenons que Mons. le Docteur Leuduger-Fortmorel à Dou- lon. Franco travaille à une monographie du Genre Chaetoceros. *) Cfr. quanto è stampato a pag. 306 del nostro giornale. 401 Padova (Italie) 16, II, 1891 Moiislenr et très loiioré Coiifrère J'ai riioaiieur de vous adresser la coinmunication ci-joiate etje voiis pi'ie, dans l'intórèt de la scieiice, de bieii vouloir Tiiisérer dans votre Journal ou telle qu'elle est ou mieux traduite dans la laiigue liu Journal. Votre très dévoué P. A. Saccardo Poir les PHYTO&RAPHES, particiilièreffleit CRYPTO&AMISTES RECOMMANDATIONS La longue expèrieuce que j'ai faite dans l'élaboration de mou Sijlloge Fungorum omnium m' a persuade de l'utilité, je dirai méme de la necessitò, de suivre dans la description des plantes cer- taines règles qui sont trop souvent négligées. Voici ces recomman- dations: 1. Il est nécessaire que les botanistes qui décrivent des espèces nouvelles en les traitant du point de voue de la raorphologie et de la biologie, avec des détails très minutieux et très compliqués, y joignent des diagnoses spécifiques ou génériques (préférablement en latin) concises et comparatives selon les règles phytographiques. En effet il Q?i très difficile et souvent très anabigu de choisir dans la foule des détails les caractères essentiels et différentiels. 2. La phrase spécifìque ou diagnose est, pour certains auteurs particulièrement cryptogamistes, èxcessivement dótaillée et prolixe et trop laconique pour d'autres. Une bonne phrase spécifìque doit donner, en forme assez concise et claire, seulement les caractères essentiels et différentiels. Toute observation de détail doit étre relè- guée après la diagnose. Il est encore nécessaire pour les espèces nouvelles d'indiquer son affinité avec les autres connues plus pro- chaines. Celui qui determino des espèces nouvelles sait combien de temps il doit perdre pour la détermination s'il a à faire avec des diagnoses très prolixes et sans notions d' affinité. 402 3. L' expérience a dejà déraontré, du moins dans la cryptogamie, qu' il est très utile, pour la désignation de la patérnité d'une espè- ce, d'indiquer entre parenthèses l'auteur qui a le premier décrit sous d'autres genres cette espèce. Il est toujours nécessaire d'ajouter le noni de l'auteur qui a transporté l' espèce du genre primitif à un autre, car sans cela on devrait entendre que l'auteur de l'ouvrage où la combinaison des noms est citée, est égalemeot l'auteur de cet- te eombinaison. Nous trouvons par ex. dans les écrits de Winter des noms semblables: (.{ Sphcp.rella conveooula (Schwein.) Syn. Sphreria convexula Schwein. » Si nous n'ajoutons pas le nom Thùraen après la parenthèse, nous devrions croire que Winter est l'auteur de la combinaison; et alors nous aurons d' après les règles d'autres bota- nistes les deux notations suivantes : Sphcerella convexula (Schwein.) Wint. ou Sphcerella convexula Wint. qui sont toutes les deux faus- ses. Mais si nous disons Sphcerella convexula (Schwein.) Thiim. nous avons la notion très exacte que Schweinilz a créé l' espèce et que Thùmen l'a rapportée à son juste genre. 4. En décrivant les cryptogames parasites, il faut citer les pian- tes ou les animaux nourriciers avec la nomenclature technique la- tine. Les noms vulgaires (anglais, italiens etc.) des plantes sont sou- vent difficiles à étre identifiés. 5. Pour les raesures des organes tant microscopiques que macro- scopiques, il est nécessaire d'adopter une mesure unique, savoir cel- le métrique; pour les mesures microscopiques, laissant de coté tonte fraction, on devra préférer les micromilliraètres ou microns (jnicra; a.). Les différentes mesures et les fractionnaires sont très souvent cause d'erreur ou de doute. 6. Pour designer brièvement les dimensions des organes micro- scopiques il convient (corame du reste plusieurs le font) d'indiquer d'abord le chiffre de la longueur et ensuite celui de la largeur plus grande avec le signe s entre l'un et l' autre, en se passant du signe p.. ; si l'ergane est comprime on pourra ajouter encore le chiffre de l'épaisseur; par ex.: spore 15^4 signifie spore longue 15 u. et largo et épaisse 4 a.; spore 15=:4ì;2 signifie spore longue 15 a., large 4 [x. et épaisse 2 p.. Plusieurs auteurs au lieu du signe ^ (que j" ai propose et suivi depuis 1872) emploient les signes =, : , X, =^ qui pour les mathématiciens ont une signification dififérente et definie. Pour les organes macroscopiques on devra indiquer la qualité de la me- sure, savoir m., cm., mm. et la partie mesurée. 7. Dans la désignation de tous les groupes des plantes en gène- 403 ral on emploie des noms fémiuins (Dicotyledones, Ranunculacece, Anemonece etc), on devra faire de méme pour les Cryptogames; ainsi si nous disons Sphceriacece, Mucedinece, HydnecB etc, nous devrons nécessairement dire aussi: Pyrenomiceiece, Hyphomyce- tece, Hymenomyceiece et noQ Pyrenomycetes, Hyphomycetes, Hy- ìnenomyceles comme voudraient beaucoup d'auteurs. 8, Les couleurs des plantes et particulierement celles des corol- les, des Champignons, des spores etc. sont souvent dócrites avec des noms de signification incertaine. Il serait bien d'employer une no- menclature définie appuyée à des échantillons normales. Je vais pu- blier à cet effet une chromotaxie qui sera, je l' espère, de grande utilité. 9. Pour ce qui concerne la nomenclature des fraits et des spo- res des Champignons, il serait utile d'employer seulemeut la sui- vante, qui au reste est adoptée par la plupart des mycologues. Hymenomycetece. Pileus (quelle forme qu' il soit); basidia, ste- rigmata, spora, cystidia. Gasteromycetece et Myocomycetece. Peridium, gleba, capillitium, flocci, sporse. UredinecB. Sorus, uredosporae, teleutosporae, mesosporse, pseudo- peridium, secidiosporae, paraphyses. Ustilaginecv. Sorus, sporse. Phycomycetece. Oogonia, oosporae, antheridia, zygosporse, azygo- spor;«, zoosporangia, zoospora^, sporangia, sporoe. Pyrenomycetece et Phymatosphceriacece. Stroma, perithecium, loculus, ascus, sporidia, paraphyses. Discomyceiece et Tuberoidece. Ascoma, gleba, ascus, sporidia, paraphyses. Schizornyceiece. Filamenta, baculi, cocci, endosporse, arthrospora3. Sphceropsidece. Perithecium, basidia, sporulae. Melancom'ece. Acervulus, basidia, conidia (et non gonidia, nom de signification tout differente et qui doit ótre reservé aux Lichens). Hyphomycetece. Cfespituli, sporodochium, hyph?e, sporjB. Obs. Si la spore germe, il se forme le promyceliuin qui géné- ralemeut produit les sporidiola. 404 AVIS M. C. RouMEGUBRE, Directeur de la Revue Mycologique, Rue Ri- quet 37 à Toulouse (France) ofifre des séries de cinquante a cent espè- ces de belles préparations de Demangeon (Algues des eaux douces des Vosges) pour 50 on 100 espèces d' algues des eaux douces d'une autre contrée de la France, d'Europe ou méme extra-Européenne. Sociètè cf èchanges. — lavitation aux algologues de vouloir bieu adresser dans le premier trimestre de 1891 à M. C. Roumeguère, Rue Riquet 37 à Toulouse la liste de leurs ohlata pour l'échange des algues marines et fluviatiles de 1891 dont la liste sera publiée le P"" mai 1891. Nomina La Societas Ccvsarea Nalurce Curiosorum Mosquensis nella seduta del 15 Novembre 1890 ha proclamato suo socio ordinario il dott, G. B. De-Toni, proprietario e redattore della presente Rivista algologica. 9 G. Lagerheira. Contribuciones a la flora algologica del Ecuador l~Il» 1890. 0. Mattirolo e L. Buscalioiii. Il tegumento seminale delle Papiliona- cee nel meccanismo della respirazione, 6 Tav., 1890. A. Hansgirg. Ueber die Verbreitung der reizbaren Staubfàden und Narben etc, 1890. — Physiologische und algologische Mittheilungen, 1 Taf., 1890. H. Klebahn. Studien iiber Zygoteu 1, Die Keimung von Closterium und Cosmarium, 2 Taf., 1890. P. A. Saccardo. Due felci rare della provincia di Treviso, 1891. — Fungi aliquot Mycologiae roraanae addendi, cum l tab., 1890. J. Bresadola et P. A. Saccardo. Pugillus raycetum australiensium, cum 1 tab., 1890. S. Stockmayer. Ueber die Algengattuug Rhizoclonium, rait 27 Zin- « cographien, 1890. — Vaucheria caespitosa, mit 1 Taf., 1890. F. del Torre. Le crittogame raccolte e studiate nel distretto di Ci* vidale, 1890. P. Magnus. Erstes Verzeichniss der ihm aus dem Kanton Graubun- den bekaont gewordenen Filze, 1890, O. Miiller. Bacillariaceen aus Java 1, mit 1 Taf., 1890. V. Chmielewsky. Diagnoses algarum novarum quas anno 1888 cir* ca etc, 1 Tab., 1889. — Eine Notiz iiber das Verhalten der Chlorophyllbànder in den Zygoten der Spirogyra-Arten, mit 1 Taf., 1890. J. Roy. Freshwater Algae of Enbridge Lake and vicinity, Hampshi- re, 1890. — The Desmids of the Alford District, 1890. 0. F. Andersson. Bidrag till Kànnedomen om Sveriges Chlorophyllo- , phyceer, I Chlorophyllophyceer fran Roslagen, m. 1 Taf., 1890. P. Magnus. 10 botauische Notizen, 1890. — Thorea ramosissima aus Belgrad 1889. G. Klebs. Ueber die Vermehrung von Hydrodictyon utriculatum, Ein Beitrag zur Physiologie der Fortpflanzung, 1890. Ricasoli V. Della utilità dei giardini d'acclimazione e della natura- lizzazione delle piante, 1890. — Coltivazione all'aria aperta di piante tropicali e sub-tropi- cali, 1890. De Cobelli G. Contribuzione alla flora dei contorni di Rovereto, 1890. E. Bornet. Note sur deux algues de la Mediterranée, 1 pi., 1890. G. Magnaniiii, Sulla conducibilità elettrica delle soluzioni acquose di acido borico in presenza di mannite, 1890. — Sul comportamento della mannite rispetto all'acido borico, 1890. H. M. Richards, Notes on Zonaria variegata Lamx., 1 piate, 1890. W. G. Farlow et A. B. Seymour, A provisionai Host-Index of the Fungi of the U. S., part II Gamopetalai-Apetalae, 1890. U. Martelli, Sull'origine dei Viburni italiani, 1890. M. Foslie, Contribution to Knowledge of the Marine Algae of Nor- way I East-Finmarkeu, with 3 plates, 1890. A. Hansgirg, Ueber neue Sùsswasser- und Meeres-Algen und Bacte- rien etc, mit 2 Taf., 1890 G. Passerini, Diagnosi di funghi nuovi, Nota IV, 1890. R. Sadebeck, Kritische Untersuchungen tiber die durch Taphrina- Arten hervorgebrachten Baumkrankheiten, mit 1 Taf., 1890. G. S. Bullo, La Tuberina (Stachys affinis), 1891. E. Vinassa, Beitràge zur pharmakognostischen Mikroskopie, 1885-87. F. Castracaoe, Forma critica e nuova di Pleurosigma del golfo di Napoli, 1889. 0. Loew, Ueber das Verhalten niederer Filze gegen verschiedene anorganische StickstofFverbindungen, 1890. M. Gomont, Essai de classification des Nostocacées horaocystées, 1890. G. Cuboni, Esperienze per la diffusione della Entomophthora Grylli Fres. contro le Cavallette, 1889. G. Cuboni e A. Garbini, Sopra una malattia del gelso in rapporto colla flacidezza del baco da seta, 1890. P. A. Saccardo, L'invenzione del Microscopio composto, 1891. — Della prima istituzione degli orti botanici e delle cattedre dei semplici in Italia. — Sulla introduzione dell' Ailantus glandulosa in Italia e parti- colarmente nel Veneto, 1890. Ettore De-Toni, Due fenomeni meteorici; un uovo di gallina mostruo- so, 1890. P. Petit, Diatoraées de Table-Bay, 1876. J. G. Agardh, Chlorodictyon, ett nytt Slàgte af Caulerpeernes grupp, 1870. — Species genera et ordines Algarum voi. Ili, pars II, 1880. — Ueber die Bedeutung Linné's in der Geschichte der Botanik, 1878. — Bidrag till Flondeernes Svstematik, 1870. Giugno - Settembre 1891 LA NUOVA NOTiIRISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DOTT. G. B. DE-TONI R. ISTITUTO BOTANICO, PADOVA Notiz lìber das Vorkommen von Dicranochaete reniformis Eieronymiis bei Berlin. Von Prof. G. v. Lagerheim in Quito In der Sitzung der botanischen Sectioa der Schlesischen Gesell- scliaft fiir vaterlàtidische Cultur vora 10 Nov. 1887 hat Hierony- mus die ersteo Mittheilungen iiber seine mtevessa.nie Dicranoch<.:ef e gemacht. Exemplare davon wurden nachher in Hauck und Rie li- ter Phycotheca universalis vertheilt. Soeben ist die ausfùhrliche Arbeit von Hieronymus ùber die Alge erschienen i). Diese Alge ist mir schon seit mehreren Jahren bekannt. Als idi im Jahre 1886 mich in Berlin aufhielt, fand ioli an Sphagnuin- Blàttern aus einem der Seen in Grunewald (Halensee?) eine sehr eigenthumliche Ideine grune Alge, die ich sogleicli zu studiren an- fing, und in welcher ich auch eine ueue Protococcaceen-Gattung erkannte; ich machte dariiber einige Mittheilungen an einige algo- logischen Collegen. Die Alge war welter nichts als Dicranochcvle reniformis Hieron. Da es mis aber nicht gelingen wollte die Zoo- sporenbildung der Alge zu beobachten und ich die Alge weder im Schwarzwald noch wo anders, seitdera ich Berlin verlassen, auffin- den kounte, so liabe ich unterlassen etwas dariiber zu publiciren. I) Cu Hieronymus, Ueber Dicranochsete reniformis Hieron., eine neue Pro- tococcacea des Siisswassers (Sonderabdr. aus Cohn 's Beitr, z. Riol. d. Pdan- zen, Band V). 2Q* 406 Das Vorkommen von Dicranochcete bei Berlin ist nicht ohne Inte- resse, da Hieronyraus sagt (1. e. pag. 352): aUnter eine Hòlie von etwa 500 Meter scheint die Alge nicht herabzusteigen, wenigstens habe ich dieselbe bisher vergeblich in Torfstimpfen der Ebene und niederen Vorberge gesucht». In den vielen Torfsiirapfen, die idi in Schweden algologisch er- forscht habe, habe ich die Alge nie beobachtet. Quito d. 28 Jan. 1891. 407 Algariim e hoii Baykdl et e pwninsulsi Kstmtschatka a dariss. prof. B: B. Bybowski anno 1877 reportata^rum eniimeratio et dia^tonuceariim Islgus Baykal ciim iisdem tatricorum^ italÌGorum atqiie franGO-gallÌGorum laGuiim Gomparatio. SCRIPSIT ROMAN GUTWINSKI Professor e. r. grymnasii Tarnopolìensis Lacus Bajkal, cuius aqua dulcis est *), ab omnibus adhuc cogni- tis lacubus penitus sua fauna differt, ut ex scriptis clarissiraoruiu virorura W. Dybowski **) et B. Dybowski ***) constat; ut autein ex. supra coraraemorata euumeratione algarum et praecipue diatoraacea- rum coguovimus, flora eius eidera stagiiorum et lacuum Galicise au- striacse affinis est. Fere omnes species diatomacearura, quse in lacu Baykal vivunt, in Galicia jam inventae sunt. Res magni momenti es- set, floram diatomacearum lacus Baykal cum eadem aliorura lacuum totius orbis terrarum comparare et affinitatis gradum estendere. Cura autem libros, quibus in hac re elaboranda uti possim, mine non ha- beam, propterea tam magnani comparationem ommittara et floram dia- tomacearura lacus Baykal cum eadem flora tatricorum, italicorum et francogallicorum lacuum tantum comparabo. Optirae facturura rae esse putabo, si rem in una tabula comparando demonstravero. *) Schmidt. Mélanges phys. et ehem. tir, des BuUet. V, X, p. 673, 1877, **) \V. Dybowski. Studien iiber die Spongien d. russ. Reiches, mit beson- der. Berùcksichtig, d, Spong-Fauna d. Baikalsees (Mém. de l' Acad. des Scien. de Si Petersb. VII, Sér. XXVII, n. 6, 1880. — W. Dybowski. Die Gasteropod. Faune des Baikalsees (Mém. des 1' Acad. des Scien. de St. Petersb. VII, Sér. XXII, n. 8, 1875. *'^*) A. B. Dybowski. Beitràge zur nàheren Kenntniss der in dem Baikal- see vorkommenden niederen Krebse aus der Gruppe der Ganmiariden, Beihett zura X. A. de Horse entomolog. Rossise 1874. 408 400 LACUS BAYKAL Czarny staw Maximus lacus e quinque polonicis lacubus Smreczy- nowy slaw Toporo- wy staw Lac de Gérard- mer Lac de Longe. mer Pinnularia gibba — .. ]3 Peckii — viridis — hemiptera — radiosa — Heufleri — borealis — mesolepta — » stauroneiformis — stauroptera — » ^ parva — Gastrum Frustulia saxonica Navicala cuspidata — gracilis — Amphigomphus — eliiptica — alpesti'is — Bacillum — coeconeiformis — Isevissima — limosa a) genuina — » j3) gibberula — » e) truncata — sphserophora — ambigua — tumida — » jS) subsalsa — Carassius — f|uarnerensis (?) — Rostelhim — rhynchocephala a) brevis — » ^) dubia — appendiculata — cryptocephala — firma jS) major — producta — Peisonis — binodis Stauroneis Phoenicenteron — lanceolata — anceps — » j3) linearis — Meuiscus — Crucicula Lac BlajiC Lago Santo Modenese Lago di Allcghe Lago di Bracciano Lago Trajano Lago di Como Lago d' orla Lago Lago Lago di Moe- d Idro Maggiore sola 410 LACUS BAYKAL Maximus lacus e Smreozy- Toporo- Lac de Czarny quinque nowy wy Gérard- siaw polonicis lacubus slaw staw mer Longe nier Schizosfauron tatricum Pleurosigma attenuatum — acuminatum Schizonema viridulum Cymbella Ehrenbergii — cuspidata — naviculseformis — Gregorii — gastroides — » n. subsp. substomatophora — cymbi forme Encyonema prostratum — ventricosum Amphora ovalis — lineolata Cocconeis Placentula — striolata — salina — marginata Gomphonema dichotoraum — » e) affine — Vibrio — capitatum — constrictum — acuminatum — » e) coronatum — » d) montanum — olivaceum — intricatum a) typicum — tenellum — fractum — assymetricum Achnanthidium microcephalum — coarctatum — exile Rhoicosphenia curvata Denticula tiiermalis — sinuata Nitzschia thermalis — parvula — tenuis — communis b) minuta Amphipleura pellucida Surirèlla Smithii — biseriata — angusta del" Lac Blauc Lago Santo MoJeneee Lago di Alleghe Lago di Bracciano Lago Trajano Lago ili Como Lago ».., lat. celi. 30-40 a., membr. celi, levi, achroa, nucleis amyla- ceis in serie singula disp., zygosporis membr. levi, crassa, luteola, 65-90 a. diara.). Ueber die Keimung der Cosìnariiim-Zy goten berichtet Verf. fol- gendes. In der reifen Zygote beobachtet man zwei an einander ge- lagerte, aber nicht verschmolzene Kerne. Die ausgeschliipfte Keim- kugel onthiilt zwei rundiiche Chromatophorenballen, jeden mit Py- renoid, und einen grossen Zellkern, der sich in einem dem Knàuel- 445 stadiurn eritsprechenden Zu.staiide befindet. Der Kern theilt sicli in zwei Tocliterkerne, welclie sicli von eiiiander eiitferuen. Diirch die Theilung der Tocliterkerneii eiitsteht wie bei Clostei'ium eiiieti Gross- kerii und einen Kleinkerii. Nach dei' Ausbildung der Kernen furcht sich die Keimkugel, und die dadurch entstandenen Halbkugein be- kommen eine Einschnùrung. Auch bei Cosmarium verinuthet Verf., dass der Kleinkern mit dem Grosskern verschtniitzt. Hàufig kara es vor, dass das eine Keiniling die beiden Kleinkerne und einen Gross- kern und der andere Keimling nur einen Grosskern enthielt. Von derselben Cosmarium- Avt beobachtete Verf, zahlreiclie klei- nere, dunkler gefàrbte Sporen, die er tur Parthenosporen hàlt. Diese keinitem in folgender Weise. Die ausgeschlùpfte Keinikiigel entlifilt ausser dem Kern nur einen bailenfòrmigen Chromatophor balien. Dnrch zweinialige Mitose enstehen vier Kerne, ein Grosskern uni drei Klein- kerne. Durch Einschniirung entsteht ein einem Cosmarium àhnli- cher Keimling, der raeist in der einen Zellhàlfte den Grosskern und einen Kleinkern, in der anderen zwei Kleinkerne enthalt. Der Chro- matophorballen wird ebenfalls eingeschnùrt. Jetzt verschmelzen wahr- scheinlich die drei Kleinkerne mit dem Grosskern. Nachdem vorher Kern-und Zelltheilung stattgefundeu hat, bildet. sicii an jeder der beiden Tochterzellen ein allmahlich gròsser werdender Fortsatz, und so ensteht ein kleines Keimlingspaar. Bei nicht vòllig durchgefiihrtor Zelltheilung entstehen scheinbare « Verwachsungen », wovon Verf. zwei abbildet. In der Desmidieenlitteratur fìnden sich zahlreiche sol- che monstrò>;e Formen abgebildet '); das Entstehen derselben hat man friiher meist nicht erkliiren kònnen. Die von Verf. untersuchte Cosmarium-Art bestimmt er zu C. Botrytis (Bor.) Menegh., was jedoch unrichtig sein muss, da die Halb- zellen genau halbkreisfòrmig sind, die Membran glatt ist und dio Zy- goten am Gruude verdickte Stacheln haben. Im nachsten Abschnitt vergleicht Verf. die Keimung der Desmi- diaceen mit jener der Zygnemaceen und Mesocarpeen. In d<^n Keim- lingen von Cylindrocysiis Brebissonii hat Verf. nur einen Kern nachweisen kònnen. Der letzte Abschnitt enthait allgemeine He- ') Vergi, z. B. Istvànfrt Jelentes t. I, tig. 1, 2, 15, 22, t. Il, lìg. 36; Nonl- stedt Fresh-water Alg. N. Zealand tab. XU, tìg. 8, 9, 10, 11; Willc Ferslv- vandsalg. Nov. Semi. t. XII, flg, 11, ;i6; West Fr.-wat. Alg. Nortli Yorksh. t. l-iOl, tìg. 10; De Wildeman Obs. s. Desra. t. 1, tìg. 1,2; Lundcll Desm. Suuc. t. V, tìg. 12; etc. 446 trachtungea i'iber das Verhalteri der Chromatophoren, Pyrenoide und Kerne. Auf seinen Beobachtungen gestùtzt wiederspricht Verf. zu Schrnitz, als er schreibt, dans die Chromatophoren iu ihrer ursprùiig- licheu Gestalt vorhanden bleiben. Die Beobachtungen des Verf. iiber das Verhalten der Pyrenoiden von Cosmarium sprechen fiir die Ver- mehrung derselben durch Theilung und gegen die Krystallnatur der- selben. Daneben scheint eine Neubildung von Pyrenoiden vorzukomraen, HofFentlich wird es dem Verf. gelingen weiteres Material fùr seine hochinteressante Studien zu erlangen. 13. Aus Ecuador war vorher nur eine Desmidiee bekannt. Verf. giebt in diesen beiden Beitràge 17 Desmidieen aus der Uragebung von Quito an, sàmmtliche sind europàische Arten rait Ausnahnie von Closierium giganteum Nordst, Nur eine neue Form wird be- schrieben: Co^ìnarium granaium Bréb. [t>. concavum Lagerh. 1. e. p. 16, a forma genuina, cujus magnitudinem et forman generalem ìequat, differì lateribus seraicellularura a fronte visarum concavis. Dio verschiedenen Varietaten von C. Turpinii Bréb, stelli Verf. zu- sammea und weist nach, dass forma a von Lundell nicht mit [-j. Lun- delln Gutw. identisch ist, wie R a e i b o r s k i und Nordstedt wollen, 14. EntluUt auch die Referate der 1888 erschienenen Desmidia- ceenlitteratur. 15. Verf. beschreibt folgende neue Formen ohne dieselben abzu- bilden. Docidium FarquJiarsonii Roy 1. e. p. 335. Medium-sized, about six times longer than broad ; constriction sliglit; ring [)rominent, brown; base very slightly tumid, with one or two wevy slight undulations near it; frond gradually tapers to about haif the breadth at the slightly thickened truncate apex, whicli terminates with about 12 tìattened elongated granules, giving it a slightly crenulated aspect ; chlorophyll-bands about 6, wavy, with a clear circular space dose to the apex, containing nuraerous ino- ving granules; surface punctate; enveloped in a narrow mucous sheath. Length 288-384 a. ; breadth at constriction 40-42 y.. ; do., basai swelliug 48-53 y.. ; do., at apex, 32,5-27 u.. Soli eine sehr ausgezeichnete Art sein. Closleritiin slriolattiìn Ehrenb. ,3. orthonolum Roy 1. e. p. 330. Uepper side fiat, straight for about half the lenght of the frond; eleven to twelvo times longer tlian broad; froni one-sixth to one- fourth longer than the typical forai, by two-thirds of its breadth; in colour and striation the two are similar; zygospore unknown. Lenght, 447 320-390 V..; breadth, 32 st. and on tliis ground he has revived Agardh's narne; a course of which I cannot approve. Hariot has also shown, 1. e. p. 384 (repr. p. 20) that Nylander considered Agardh's species a variety of his Coenogoniuin confer- voides and that Nylander' s type speciraens also belong to Tr. pleio- caì'pa. In Ann. d. se. nat, hot. ser. 4, voi. 11 (1859), p. 24o, Nylan- der described his Coenogonium confervoides and stateri that on the specimens from Ile de Bourbon he had seen apothecia. Therefore what he then describes is surely a lichen. In Ann. d. se. nat. bot. ser. 4, voi. 16 (1863), p. 91, Nylander seems to have raade these specimens from Bourbon Island the type of a new species Coen, in- terpositum, bu.t does not quote C. confervoides ex parte and con- cerning C. confervoides he says 1. e. p. 91-92: «Filamenta thallina absque elementis obducentibus linearibus distinctis, ita simpliciter confervoidea (mm. 0,016-0,028 crass.) . . . . Propter apothecia ignota non omnino certum est, sin hsec species ad genus Coenogonium per- tineat» and in his paper of 1859 1. e. he says: «Thallus e filamen- tis longis simplicibus eompositus». From the diagnoses in these two papers it is evident that Nylander describes the filaments as simple but as Treniepohlia has branehed thallus and there nothing else in Nylander 's description to demonstrate that he is describing a Tren- iepohlia, not to saj' T. pleiocarpa I think we have no right to choose the name of confervoides in place of pleiocarpa but should reserve it for the fungus that forms a lichen with the assistance of T. pleio- carpa as gonidia, or perhaps more correctly for the above mentio- ued Coenogonium interpositum. — However it is very interesting from a historical point of view to have made out what the type speciraens of Coenogonium confervoides Nyl. and Conferva arho- rum Ag. really are. In his paper «Note sur le genre Cephaleuros (in Journ. de Bo- taniq. 3.« Année, n. 16, p. 274-6, n. 17, pag. 284-8, 1889) Hariot has restored the name of Cephaleuros for M;/coidea in consequence of the examination of Type speciraens. Now both Kunze's originai description and Fries's little fuUer one are too incomplete to decide whether they refer to Mijcoidea or to the allied genus Hnnsgirgia, especielly as Fries (Syst. Mycol. 3, p. 327) adds «Forsitan Dicùjo- nema Ag. Syst. Alg. ». The character «flocci sporangiferi non se- ptati» given both by Kunze and Fries is, as shown by Hariot, 454 erroneous. I cannot therefore accept either KuNZE or Fries as the authority for Cephaleuros. It is possible that some later author, stili before 1880 when Mycoidea was set up by Cunningham, may bave pubblished a better description of Cephaleuros than either KuNZE or Fries, cfr. fig. 80 et 81 in Introduct. to Cryptog. Bot. by the Rev. M. J. Berkeley, 1857. I therefore thiak that it is yet un- decided whether Cephaleuros or Mycoidea bas the right to priority. In Botaniska Notiser 1890, p. 117, K. Starbaeck says that it is impossible to decide what Sphceria sepincola of Fries 's works is and that up to and includi ng Winter's «die Filze» thes question had not been cleared up, Starbàk has exainined the type specimen and found it identical with Sphcerulina inlermixta (B. et Br.) and on this ground alone he revives the name of sepincola. If no other reason exist it seems to me that Brooms and Berkeley 's name is entitled to priority and that Fries 's name should be regarded as a synonym. 455 DIAGNOSES ALGARUM NOVARUM PhaeophycesB (excl. Syngenet., Diatom., Peridin.) ANISOCLADUS Reinke in Ber. deutsch. hot. Gesellsch. Vili, 1890, pag. 213 [Sphacelariacece). — Rauiuli normales axi.s, rami eloii- gati et breves seraper steriles, primi vero tomento laxo filorum radicalium obvoluti (ut in Slypocauló). Fructificatio in ramis ad- ventitiis brevibus, ramosis, seque circa axin sparsis e partibus ve- tustioribus sporangia in ramorum elongatorum exsurgentibus. Spo- rangia in ramorum advent. axillis sita limitata. 1. Anisocladus congestus Reinke l. e. p. 213. — A. habitu Sii/poc. funiculaìHs Mont., sporangiis unilocularibus in axilla ramuli bre- vis numerosis, globosis, longiuscule stipitatis; sporangiis plurilo- cularibus singulis vel binis (raro ternis) in axilla, quandoque in apice ramuli brevis acrogenis, globosis, multo majoribus. Hah. ad extremam meridionalem regionem Africse; ad Novam Zelandiam. BATTERSIA Reinke in Ber. deutsch. boi. Gesellsch. Vili, 1890, p. 205 [Sphacelariacece). — Thallus crustaceus, stratosus, habitu Ralfsim, stratu cellulari superiori stipites fructiferos simplices vel ramosos in soros collectos emittente. Sporangia unilocularia in sti- pite fructifero terminalia vel ad ejusdem ramulos laterales inserta. 2. Battersia mirabilis Reinke /. e. f. 2. — Characteres generis. Jlab. prope u Berwick )) ad oras anglicas maris septentrionalis (E. Batters). PERITHALIA J. Ag. Till Algemcs S/js/emafik IX, 1890, p. 1 [Spo- rochnoidecc). — Frons teretiuscula, pinnatim decomposita, immer- se subcostata, demum valide caulescens, ramulis flliformibus sub certo stadio in capitela minuta desinontibus, sub alio in media par- te circumcirca fructiferis. Receptacula in ramulis ultimi ordinis evoluta, spicara typhaeformem aemulantia, oblongo-cylindracea, par- te sterili (conspicue angustiore) pedicellata et superiore consimili aristata, sporangiis paranematibusque circumcirca a corticali strato 456 frondis radiantibus densissimis constituta. Paranemata supra pedi- cellum basalem (articulum infiraura) subfasciculatim ramosum, spo- rangiis singulis circumposita, siinpliciuscula, articulata, claviformia. Sporangia paranematibus sesquilongioribus fulcrata, oblonga, peri- sporio hyalino, apice rupto deraura aperta. 3. Perithalia ìnermis (R. Br.) J. Ag. l. e. p. 2, Fucus inermh R. Br. in Turn. Hist. Fuc. t. 166, Carpomitra inermis Kiietz. Harv. Phyc. ausir. tab. 238, Fucus caudatus Labili. 1804-1806, Car- pomitra inermis, C. caudata et C. silzquosa J. Ag. Sp. p. 178. — P. frondibus a caule breviore circumcirca egredientibus elon- gatis, inferne sparsius ramosis, superne dense decorapositis co- mam terminalera validam forraantibus, ramis stupa destitutis, ra- raulis in rachide pinnata plurimis, simpliciusculis, subancipiti-com- pressis, setatn crassitie aequantibus, fertilibus in spicam elongatam quartana ramuli partem sequantem incrassatis. Hab. ad oras australes Novse HoUandiae et Tasmaniae. — Ab espansione tuberosa radicali, tomento obducta, frondes saepe nu- merosae proveniunt, quse ipsse sensim in caulem incrassaturn bre- viorem, sparsira tomento obductura intumescunt, a quo rami ere- ctiusculi, pedales et ultra circumcirca emittuntur. Rami sunt pin- natim decompositi, pinnis inferioribus sparsioribus et simpliciori- bus brevioribusque, superioribus densioribus et longioribus, s;«pe incurvis magisque divisis, omnibus conjunctis caudam apice coma- tara referentibus. Spica fertilis saepius 6-7 mm. longa. 4. Perithalia capiilaris J. Ag. /. e. pag. 3. — P. frondibus elongatis, per totara longitudinem fere aequaliter pinnatim decora- positis, rarais inferioribus sublongioribus, ima basi ssepe stuposis, raraulis in rachide pinnata plurimis decorapositis fìliforraibus, cras- sitie capillaribus, fertilibus in spicam ovali- aut oblongo-cylindra- ceam, sua longitudine vix sextam partem ramuU acquante incras^ satis. Hab. ad oras Novae Zelandiae; Barriere Island Thames (Rev. W. CoLRNSO in herb. kewensi). — Partem inferiorem hujus non vidit ci. Agardh sed in schedula speciminis ultra pedalis adnota- vit Colenso frondera in magnam raolem excrescere. In fronde es- siccata ambitus totius fere est plumse ovato-lanceolatse ; at rami revera quoquoversum exeunt, nunc bini quin iramo nunc plures fere fasciculati, suboppositi, aut 2-3 collaterales majores inferio- rum sa^pe ad basin tomento stuposo obducti. Rami isti 7-10 rara. 457 longi fere ad earadem normam decorapositi. Spica terminalis sin- gula (nunc duae superpositae) pluriraae 1 mm. vix superantes, raro 2 mm. aequantes. 5. Myriodesma leptophyllum J. kg. Till Algemes Sysiematik X, 1890, p. 6. — M. foliis a caule tereti egredientibus pinnatifidis adparenter inferne trichotomis, superne alternatira dichotomis, la- ciniis angustissimis integerrimis; scaphidiis majusculis utrinque secus costam seriatis, in suprema laciniarum parte alternantibus, adparenter unicam seriem longitudinalem formantibus. Hab. ad «Israeliten Bay» Novse Hollandiae. — Caulis pedalis et ultra longus, 1 cm. circ. lat. Folla 7-10 cm. longa, 2 ram. lata, luteo-fuscescentia, a caule valido nigricante quasi heterogenea. PH/EOSPH/ERIUM Kjellm. Handb. Skand. Algf,. 1890, p. 41 (Fam. Chordariacece, Subfam. Myrionemea-). — Garaetangia et sporan- gia filis periphericis basi insidentia, haec subclavata, illa cjlindrica e serie unica cellularum contesta. Frons subglobosa. Fila periphe- rica arcte clavata, simplicia vel ramosa, e strato basali contracto radiatim egredientia. Genus a genere affini Myrionemate structurà gametangiorum praesertim abludens. 6. Phaeosphaerium punctlforme (Lyngb.) Kjellm. loc. cit., Linkia pun- ciiformis Lyngb. ITydrophyt. Dan. p. 195. Hab. adCeramium rubrum in oris Scandinaviae et Galliae. 7. Phioiocaulon spectabile Reinke in Ber. deutsch. boi. Gesellsch. Vili, 1890, p. 213. — P. frondibus magnis; corticc in parte in- feriori ramorum elongatorum pseudo-parenchyraatico a corpore cen- trali acute discreto, in superiori parte genuine parenchymatico, haud distincte a corpore centrali discreto. Hab. ad oras Australise meridionalis. — Inter Sphacelarieas hucusque cognitas maxima species. PHYSEMATOPLEA Kjellm. Handb. Skand. Algflora I, p. 60 (Fam. Enc