J. B. DE TONI Silloge Hlgarum omnium hucusque cognitarum. Voi. I. sect. 1-2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo- gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8', p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1--3 BaciUavieae [cum Bibliographia diatomo lo gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. -- Patavii, 1891-94, Tip. Seminario, in 8^\ pag. cxxxii - 1556 - ccxiv. It. lib {francs) 115. Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8°, p. xvi-638. It. lib. {fra f ics) 41. Voi. IV. Flovideae sect. 1-4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8°, p. Lxi-1973. It. lib. {fra/ics) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907 Tip. Seminario, in 8°, p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8°, p. xxxii-520. L. 5. -<^'b-&p- Serie XXVIII (Anno XXXII dalia fondazione della "NOTARISIA,,) - Genn.-Aprilel917 LA NUOVA NOTARISIA REDATTORE E PROPRIETARIO G. B. Doxr DENTONI LAUREATO DELL' ISTITUTO DI FRANCIA (1898, 1909, 1915) MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI BOTANICA PRESSO LA R. UNIVERSITÀ DI MODENA B SOMMARIO ■'i n^De Toni G. B. : La flora marina dell' isola d' Elba e i contributi ui Vittoria Al- toviti-Avila Toscanelli. — Preda A.: Flora algologica del golfo della Spezia. Secondo contributo. — Mazza A.: Saggio di Algologia Oceanica [cont.]. >Y — Litteratura Phycologica. — Necrologie. /ìdresser toui ce qui concerne la: «NUOVA NOTARISIA» == à M. LE Prof. G. B. DE TONI = R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d'abonnement pour la sèrie XXVIII (1917) Francs 15. f^Prix d'abonnement pour les années 1886-S9 du Journal d'algologie «Notarisia» Francs 60. Padova - Tip. Seminario Collaboratori della NUOVA NOTARISIA BeNTIVOGLIO F. BOERGESEN O. BORGE — A. BORZl — F. Ca- STRACANE (f) J. ChALON R. ChODAT J. CoMÈRE L. CuoGHi-CosTANTiNi — J. Deby (-j*) — A. De Toni (f ) A. M. Edwards (f) — D. Filippi — A. Forti — M. Foslie (f) — A. Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski — A. Hansgirg — E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C Mereschkowski — L. Montemar- TINI — O. NORDSTEDT - P. PeRO — P. PeTIT (f) — S. PeTKOFF — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P. Richter (f ) — J. J. Ro- DRIGUEZ (^) W. ROTHERT (f) F. SaCCARDO (f) — W. SCHMIDLE F. SCHMITZ (f) — B. SCHROEDER C. ScHROETER — W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van Bosse — W. West (f) — C. Zanfrognini — G. Zodda. GENNAIO 1917 - (Anno XXXII dalla fondazione della " NOTARISIA „). LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DoTT. G. B. DE TONI LAUREATO DELL'ISTITUTO DI FRANCIA (1898, I909, I915) MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA K. Orto Botanico Modena (Italia) Dott. G. B. DE TONI La flora marina dell' isola d' Elba e i contribuii di \?ittoria Altoviti - A\?ila Toscanelli Il nome della marchesa Vittoria Altovtti-Avila Toscanelli ricorre menzionato qua e là nelle opere che comprendono Alghe del Mare Mediterraneo (*), ma da pochi è conosciuta nel suo giusto valore l'attività dedicata dalla nobile signora nell'esplorazione della flora marina soprattutto per quanto si riferisce all'Isola (^) Cfr. ad esempio Ardissone F^r., Phycologia Mediterranea voi. I-II, pas- sim ; Varese 1883-1886, Tip. Maj e Malnati, 8°; Fichi P., Elenco delle Alghe Toscane {Atti della Società Toscana di Scienze Naturali residente in Pisa voi. IX, fase. I, 1888); De Toni G. B. e Levi D., Pugillo di Alghe tripolitane {Ren- diconti della R. Accademia dei Lincei, ci. di scienze fìs., niatem. e natur, voi. IV, fase. 5, I Sem. 1888) ; De Toni G. B., Sylloge Algarum omnium hucusque cogni- tarum voi. I, Chloropliyceae, voi. III, Fucoideae, voi. IV, Florideae; Patavii 1889- 1915; Mazza A., Noticine algologiche {Nuova Notarisia serie XVI, 1905, pag. 19) ; Preda A., Florideae {Flora italica Cryptogama, pars II ; Algae, voi. I, fase. 1-3; Rocca S. Casciano, 1909, Cappelli, 8"); Forti A., Algae (in Sommier S. et Ca- RUANa-Gatto a.. Flora Melitensis nova pag. 365 - 3S8 ; Firenze, 1914, Stab. Pelles, 80). d' Elba, nella quale essa teneva soggiorno per alcuni mesi del- l'anno. Eppure a lei si devono le scoperte di alcune entità nuove o le conferme di specie assai rare per la flora marina medi- terranea. In Italia, verso la metà dello scorso secolo, si manifestò il valido influsso esercitato da Giuseppe De Notaris, che nel campo della crittogamologia aveva addirittura suscitato buon numero di allievi e imitatori, invogliando coetanei e giovani a raccogliere e studiare, fondando una Società Crittogamica e istituendo con Francesco Baglietto e con altri volonterosi quella pregiata rac- colta che fu distribuita sotto il nome di " Erbario Crittogamico italiano „. Dopo che P. A. Micheli nel secolo XVIII (1729) aveva dato alla luce l'importante opera "Nova Plantarum Genera,,, era avvenuto un vero e proprio rinnovamento della Crittogamo- logia, portato dal nuovo indirizzo di ricerche affidate al micro- scopio ; Giuseppe Raddi, Vincenzo Briganti, Gian Domenico Nardo, Carlo Vittadini, Antonio Bertoloni, Fortunato Luigi Naccari e altri volonterosi avevano preparata questa nuova era degli studi crittogamici, dimostrando quanto poteva attendersi dalle indagini morfologiche e sistematiche delle piante inferiori, nelle quali indagini poi, per la flora algologica marina, dovevano eccel- lere Giuseppe Meneghini e Giovanni Zanardini. Il De Notaris raccolse sopra sé stesso la grave responsabi- lità di far progredire in Italia la scienza crittogamologica e vi riuscì, malgrado non lievi difficoltà, in maniera che per merito di lui si raggiunse allora in questo ramo importante di ricerche il massimo splendore ; vi, riuscì con 1' esempio di una attività mara- vigliosa di lavoro, raccogliendo e invitando a raccogliere, stu- diando e facendo studiare, pii^i che tutto consigliando, aiutando, rivedendo, in una parola sorreggendo col suo vasto corredo di cognizioni e di pratica i principianti ; di ciò fa larga testimonianza il suo carteggio con gli amici ed allievi ('). Spinti dall'esempio e dalla solerzia di un così dotto maestro, (^) Accenni al carteggio Notarisiano sono contenuti in De Toni G. B., Pu- gillo di lettere del rosminiano Giuseppe Gagliardi a botanici italiani {Atii dell' Ac- cad. di scienze, lettere e arti degli Agiati in Rovereto serie III, voi. XVIII, fase. II ; Rovereto 19 12). 3 3 andarono svolgendo l'opera loro specialmente Vincenzo Cesati, Abramo Massalongo, Antonio Carestia, Elisabetta Fiorini-Maz- ZANTi, Lodovico Caldesi, Patrizio Gennari, Martino Anzi, Fran- cesco Panizzi, Vettore Trevisan, Giovanni Passerini, Emilio Marcucci, Luigi Dufour, Antonio Piccone, Francesco Castra- cane, Francesco Ardissone, Giuseppe Gagliardi, Agostino Bal- dini, Alberto Franzoni, Alessio Malinverni, per tacere dei vi- venti come Francesco Baglietto e qualche altro. Per quanto concerne le Alghe l' influsso del De Notaris si esercitò in particolare sul Castracane dedicatosi in modo presso- ché esclusivo allo studio delle Diatomee e alla microfotografia e suir Ardissone e sul Piccone, che rivolsero la loro attenzione a tutti i gruppi di tali crittogame. Fortuna volle che la marchesa Vittoria Toscanelli entrasse in relazione scientifica col conte Francesco Castracane degli Antelminelli, dapprima comunicandogli fanghi marini e lavaggi di Alghe provenienti dall'isola d'Elba (^), poscia avendolo per otto giorni ospite in quell'isola dove il chiaro diatomologo dimorò nella primavera del 1879 (') e probabilmente diede allora i primi insegnamenti sul modo di raccogliere e di preparare le Alghe alla nobile signora che lo ospitava, appassionandola a quelle ri- cerche le quali dovevano poco dopo costituire per essa una delle più vive predilezioni. L' abate Castracane, troppo specialista per essere in condi- zione da poter avviare la signora Toscanelli a una conoscenza metodica della ricca e svariatissima flora marina, non facile a studiare, pensò allora di porre in relazione la sua ospite col più noto algologo del tempo, Francesco Ardissone, il quale si era fatto apprezzare già per parecchi scritti illustrativi delle Alghe di Sicilia, delle Marche, della Liguria nonché delle Floridee italiche e di più era personalmente conosciuto dal Castracane per ^essere (^) Cfr. Castracane Fr., La Grammatophora longissima Petit fra le Diato- mee italiane {Atti della Società Crittog. ital. serie seconda, disp. I, pag. 25-32 ; Milano 1881). (2) Cfr. Castracane Fr., Note critiche intorno a due nuovi tipi di Diatomee italiane {Atti de IV Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei Tomo XXXIII, ses- sione IV del 21 Marzo 1880 ; Roma 18S0). 4 Stato qualche anno insegnante al Liceo di Fano, patria dell'abate. Egli, scrivendo all'Ardissone il 3 maggio del 1879, lo avvertiva che la signora Toscanelli " ad occupare la solitudine si è data a raccogliere e preparare Alghe quali viene disegnando con la camera lucida ; ed ha già fatto di quelle grande raccolta essen- dosi trattenuta per due estati consecutive in viaggio con legno a vela in compagnia dei Professori Roster e Giglioli ('). Essa ora vorrebbe imparare a determinare le specie per potervi ap- porre il nome. A voi, algologo gentile, essa per mio mezzo si rivolge perchè vogliate indicare un succinto programma di studio e i libri più adatti a chi voglia prendere una sufficiente cogni- zione su le Alghe. Credo farvi cosa grata nel fornirvi occasione I di mettervi in relazione con una persona delle più distinte che abbia conosciuto per nobiltà di animo e per coltura, la quale vi potrà fornire copia di materiali per i vostri studi e per l'erbario crittogamico. Oltre di che io vi sarò grato di quanto farete per questa signora alla quale ho dato qualche lezione di microscopia e che promette di studiare ancora le Diatomee delle quali mi ha fornito a dovizia ponendo in atto le istruzioni da me formulate „ (^). Questa presentazione del Castracane spiega i rapporti scien- tifici corsi dall'estate del 1880 fino al 1889 tra la marchesa Vit- toria Toscanelli e Francesco Ardissone, dimostrati dalle let- tere che quest'ultimo conservò della stimatissima sua corrispon- dente e che vennero ad accrescere, per gentile dono dei figli del compianto collega, la mia raccolta di autografi. Le lettere della marchesa Toscanelli (qui io pubblico ora soltanto quelle che hanno più stretto rapporto con lo studio delle (^) Con due bastimenti di diporto, prima il cutter Corinna, poi la goletta^ Olga, la marchesa Toscanelli fece due importanti crociere nel Mediterraneo in- sieme Gol figlio Giambattista e con i professori Giorgio Roster e Enrico Hyl- LiER-GiGLiOLi ; anche il figlio Nello (ora deputato al Parlamento) accompagnò la madre nelle gite compiute per raccogliere prodotti marini, come volle favorir- mene notizia con lettera del 17 aprile u. s. Si veggano sui luoghi visitati nelle crociere le informazioni del prof. Oreste Mattirolo pubblicate in Saccardo P. A., La Botanica in Italia. Materiali per la storia di questa scienza, parte se- conda, pag. IO (Memorie del Reale Istiluto Veneto di scienze, lettere ed arti voi. XXVI, N. 6; Venezia 1901). (^) Dalla mia collezione di autografi [Carteggio Ardissone]. o Alghe) provano il vivo interessamento che la colta signora nu- triva per queste Crittogame alla raccolta delle quali attese per parecchi anni consecutivi ; solamente le sventure gravissime, che ne conturbarono l'esistenza, valsero a fiaccare l'ardore delle sue ricerche, così da scrivere nella lettera del 3 gennaio 1889 (1' ul- tima in ordine di data esistente nel carteggio) queste commoventi parole : " Di Alghe, caro Professore, non mi sono più occupata ; fui tre mesi come al solito all'Elba, ma il mare guardando dalla Vill^ ; si è come spento il fuoco sacro con lo spegnersi la vita di quel figliuolo che dava sapore a quelle applicazioni ! non ho il corredo di studi che occorre per farsene una distrazione a ta- volino „. Dal contesto delle lettere apparirà il contributo arrecato dalla marchesa Toscanelli alla conoscenza della flora algologica marina soprattutto dell'Elba, ma non voglio omettere di qui rilevare che tra le specie raccolte in detta isola due sono in modo particolare importanti così da meritare qualche osservazione : il Pabìiophyl- liiiìi orhiculatimi Thur. e la Falkeiibergia Hillebraìidii {^om.) Falk. Il Palìiwphyllitìii, scoperto all'Elba, venne dapprima determi- nato T^er P.flabcllatitiìi Kuetz. dall'ARDissoNE e come tale segnalato alla sua corrispondente ; però, prima di distribuirne gli esemplari nell'Erbario Crittogamico italiano, I'Ardissone credette senza dubbio prudenza sentire in proposito l'avviso dell'illustre Edoardo BoRNET, il quale infatti corresse la determinazione riferendo il ìPalìnophylluììi raccolto dalla Toscanelli al P. orbiculare (^). Questa Palmellacea era nota soltanto per il Mediterraneo a Antibes (Croutapassière) e non se ne possedeva una descrizione (-) ; la (*) Lettera del io marzo 1S82 di Edoardo Bornet all' Ardissone : « .... Je ne suis pas plus dispose que vous à réunir le Pabiwphylliim de 1' Ile d' Elba au ^alm. flabellaiuni Kùtz. (qui devrait s' appeler Palm, crassinn, le non de Naccari Itant le plus ancien) ; mais peut ètre est -ce 1' espèce de Palmophyllimi que nons iTouvions à Antibes et que non désignions par le nom de P. orbiculare . Per- nettez moi de vous offrir un échantillon désséché et un calque d'après le piante dvante. Gomme vous le voyez, l'Algue est appliquée par tonte la face inférieure it semoule sur le support. Les cellules vertes sont plus grosses dans l'échantillon e l'Ile d'Elbe que dans 1' exemplaire d' Antibes, ce qui est diì, on peut le sup- oser, à ce que la division était moins active ou moins avancée.... ». [Dalla mia Dilezione di autografi]. (-) Il nome primitivo della specie era Palinophyllum orbiculatum Tlnir. Cfr. scoperta fattane dalla Toscanelli all' isola d' Elba estese cosi l'area di distribuzione per questa singolare specie. Nel Mediterraneo il genere Palmophyllnm è attualmente rap- presentato da tre specie : P. crassuin (Nacc.) Rabenh. dell' Adria- tico (Istria e Dalmazia) e del golfo di Napoli, P. orbiailatiim Thur. di Antibes e dell'Elba e P. Gesfroi Picc. dell'isola Gallita ('). Maggiore importanza ebbe l'altra specie, dapprima chia- mata Polysipìionia Hillebraìidii Born., originalmente nota per le isole Canarie, qualche anno fa raccolta anche alla Bermuda e^alle Antille danesi f ) ; essa finora, nel bacino del Mediterraneo, fu ri- scontrata con certezza solo all'Elba ed è perciò una delle rarità della nostra flora marina (■'). Questa Floridea, per il carattere, ri- conosciuto la prima volta a merito del Bornet (^), di avere sola- mente tre sifoni, fu elevata dal Falkenberg a tipo di un genere, Bornet E. et Flahault Ch., Liste des Algues maritimes récoltées à Antiljc-s pag. CC\'I {Bulletin de la Société Botanique de France Tome XXX ; Paris I8S3). L' Ardissone, tenuto conto della lettera del Bornet, nella quale è scritto P. or- biculare (corretto con ogni evidenza da P. orbiciUatum) assunse per la specie il nuovo nome specifico attribuendone la paternità al Bornet, anziché al Thuret. (!) Cfr. De Toni G. B., Sylloge Algarum omnium hucusque cognitarum voi. I, Chlorophyceae, pag. 684-685 ; Patavii 18S9. C^) Cfr. BoERGESEN F., Some new or little known West Indian Florideae, II., pag. 199-201, Fig. 17 [Botmiisì: Tidsshrift 30. Bind, Copenhague 1910J. (3) Forse appartengono alla Falkenbergia Hillebrandii (Born.) Falle, gli esem- plari di una floridea raccolta nel golfo di Napoli e dal Falkenberg (Die Meere- salgen des Golfes von Neapel p. 269 ; Neapel 1879) ascritti al Nitophyllmn con- fervaceum Menegh. Cfr. le osservazioni in proposito fornite in Berthold G., Ueber die Vertheilung der Algen in Golf von Neapel pag. 528 {Mittheilungen aus der Zoologischen Station zìi Neapel Dritter Band ; Leipzig 18S2). ('') Lettera del 2 Dicembre 1S81 di Edoardo Bornet all' Ardissone : « .... La cause principale de mon retard est que je ne pouvais pas mettre la main sur un Polysiphotiia de l' Ile d' Elbe que vous m' aves communiquée jadis et quej' avais note comme distinct par le nombre de ses siphons qui est de trois seulement. Je tenais à revoir la piante pour contròler ma première observation avant de vous répondre. Enfin je 1' ai trouvée et quoique 1' état de collapsus des filaments rende les coupes diftìciles, je me suis assuré de nouveau qu' il n' existe bien réellement que trois siphons. Jusqu' à présent je n' ai observé ce caractère que dans le Polysiphotiia Hillebrandii espèce Canarienne découverte par M. Hil- lebrand à qui je 1' ai dédiée, et dont la votre ne me semble pas distincte. Mal- heureusement je ne connais pas la fructification de cette espèce. Peut ètre existe- ^ t-elle dans vos échantillons ». [Dalla mia collezione di autografi]. i 7 rimasto inedito, Trisiplioiiia {^), poi rimesso col nome di Falkeii- bergia di F. Schmitz cosi che la specie elbana passa ora sotto il nome di Falkeiibergia Hillebraiidii (Born.) Falk. (^), appartenendo altri due rappresentanti del genere (F. vagabiuida [Harv.] Falk. e F. nifolaiiosa [Harv.] Schmitz) alla flora dell'Oceano Pacifico (•^). In omaggio alla memoria della marchesa Vittoria Altoviti- AviLA ToscANELLi ritengo opportuno e utile dare appunto in luce quella parte del carteggio che la compianta signora rivolse al- l'Ardissone con notizie sulla flora elbana e in pari tempo for- nire lo stato attuale delle nostre conoscenze sulla flora algolo- gica marina dell'Isola d'Elba, avvalendomi per questo scopo dell'esame da me compiuto dell'erbario Toscanelli (*) posto a mia disposizione nel R. Istituto Botanico di Firenze dal chiarissimo collega prof. Pasquale Baccarini, al quale rinnovo le più vive azioni di grazie. Possano questi contributi, sia pure modesti, dare eccitamento ai giovani, che si trovano nelle circostanze opportune di sede, affinchè essi, raccogliendo e studiando copiosi materiali soprattutto nelle isole finora inesplorate, abbiano a fornirci la completa illustrazione delle 'florule delle piccole isole del Medi- terraneo, la quale, già iniziata dal compianto Antonio Piccone f ), può riuscire importantissima dal punto di vista fitogeografico met- tendo in luce i collegamenti delle flore continentali. (') Alla istituzione d' un nuovo genere per la Polysiphonia Hillebrandiì è accennato dallo stesso Boknet nella lettera scritta all' Ardissone il 2 gennaio 1884: «.... D' après une communication de M. Falkenberg, le Polysiphonia Hil- lebrandii n' est pas une Rhodomelacée mais une Delesseriée. Il en fait un genre nouveau». [Dalla mia collezione d'autografi]. (2) Il Falkenberg (Die Rhodomelaceen des Golfes von Neapel pag. 169) non menzionò 1' isola d' Elba tra le località assegnate alla FalUenbergia Hillebrandii. (3) Cfr. De Toni G. B., op. cit. voi. IV, Florideae, pag. 864-865; Patavii 1903. (*) Per notizie sull' Erbario Toscanelli cfr. Saccardo P. A., op. cit. pag. io. i^) Piccone A., Catalogo delle Alghe raccolte durante le crociere del Cutter Violante e specialmente in «alcune piccole isole Mediterranee (Reale Accademia dei Lincei ser. 3, voi. IV, Memorie della Classe di scienze fìsiche, matematiche e naturali; Roma 1879). Modena. - R. Istituto Botanico 28 Marzo 1916. Le lettere della march. Vittoria Toscanelli Portoferraìo, 14 Agosto iSSo Prof. Cent:"" Ebbi una sua lettera; e se potrò le farò avere notizia sul trovarsi o no di recente nei Mari nostri, e particolarmente a Livorno, V Halitriis eqitisetifoliiis (^); per parte mia come potrei risponderle, non conoscendolo ? ha ella modo di farmene vedere un esemplare o un disegno ? pensi che di vista ne conosco molte delle Alghe, ma di nome soltanto quelle presentate da Lei. Non so dirle come vada matta dalla contentezza, a saperne determi- nare qualcuna, ancorché sieno poche ancora ! Sono tornata qui in Luglio, e le vengo a rammentare una promessa che 1' ardore cre- sciutole per lo studio delle Alghe, deve farle mantenere. Io 1' a- spetto all'Elba, e le mie raccolte mgtto più che posso in ordine pensando alla sua venuta qua. In questi ultimi giorni con la Draga, e i vari arnesi, aiutata dal prof. Roster (che è un nostro intimo e caris.'"*" amico pieno di zelo, e di sapere non che di attitudine per tutto quello che è studio) ho ripreso a chiedere al fondo del Mare svago, distrazione e soddisfazione (^). Ho trovato una straordinaria abbondanza di Anadyomene flabellata, e qualche esemplare che non conosco, preparato perchè ella me lo presenti. Progredisco lentissimamente nelle cognizioni perchè ho più tempo di raccogliere che di stare su i libri, ma l' assicuro che (i) Si è a lungo discusso sulla esistenza dello Halurus equisetifolins (Lightf.) Kuetz. a Livorno, unica località del Mediterraneo, nella quale fu raccolto da J. Agardh e da Jacob Corinaldi. .Sulla dibattuta questione cfr. Preda A., Algues marines de Livourne {Bull, de V Herb. Boissìer V, 1S97, pag. 985, n. 108); De Toni G. B., Sylloge Algarum voi. IV, pag. 1291 ; Patavii 1903 ; Mazza A., .Saggio di Algologia Oceanica n. 364 ; Padova 1910. (2) Il chiar.mo collega prof. comm. Giorgio Roster, attualmente ordinario d' Igiene nel R. Istituto di Studi superiori di Firenze. I per ardore ve ne ho come il primo giorno, e la mia tenacità fa \ fronte a quella lentezza incapace di stancarmi Riceverò con piacere a suo tempo, la nuova dispensa degli Atti della Società Crittogamologica ('); gli obblighi assunti per la nomina avuta, e dei quali mi parla, saranno facili per me per un terzo, che è quello di fornire specie per l' Erbario ; quando ella venga da me, e trovi qualcosa che valga, ne farò parte con piacere a Lei. In questi giorni ho avuto in regalo la narrativa della Cro- ciera del Violante durante il 77. Vi è un catalogo delle Alghe (•), non numerose, dove trovo noini ignoti per me con speranza, che ella me li renda cogniti vedendo tutta la mia collezione ; ma in quella serie, determinata dal Piccone f), ne figura una specie nuova che hanno chiamato Palmophylluui Gestroi, che a quanto pare è del genere della Zonaria flava ; dopo aver rifiutato al Piccone di dargli a studiare le mie raccolte a bordo dell' Olga, non posso chiedere queste novità, ma a Lei non 1' ha donata ? non potrei almeno vederne un frammento per conoscere se qui la trovo ? Quando abbia messa in ordine la mia collezione man- tisrrò la promessa al Piccone, e azzarderò domandare, ma ora mi sarebbe impossibile. Ho letto in questa narrativa dell' Issel " Cro- (^) La Società Crittogamologica italiana, fondata tino dal 1858 da Giuseppe De Notaris, venne ricostituita nel 187S a merito del prof. Francesco Ardis- SONE che ne fu il Direttore. Nel 18S0 vi fu aggregata, in qualità di socio effet- tivo, la nobile signora Toscanelli. (~) Cfr. Piccone Antonio, Catalogo delle Alghe raccolte durante la crociera del Cutter Violante e specialmente in alcune piccole isole Mediterranee {Dlemorie R. Accademia dei Lincei, ci. di scienze fis., matem. e nat., serie 3*, voi. IV ; Roma 1879). (■') Antonio Piccone (ii settembre 1884 t 21 maggio 1901) fu algologo pe- ritissimo e si acquistò buona fama soprattutto per i suoi studii sulle Alghe rac- colte dalla « Vettor Pisani » e del Mar Rosso ; egli illustrò anche i materiali rac- colti dal cap. E. D' Albertis durante le crociere del «Corsaro» e del «Violante». Cfr. per notizie biografiche: Penzig O., Antonio Piccone. Cenno necrologico (^Malpighia voi. XV, pag. 92-100; Genova 1901) ; De Toni G. B., Della vita e delle opere di Antonio Piccone {Ann. del E. Istituto Botanico di Roma anno IX, fase. 30, pag. 169-1S5 ; Roma 1902); Issel A., Federico Delpino e Antonio Pic- cone botanici liguri {Atti Soc. ligustica di se. nat. e geogr. voi. XXV, pag. 20- 30 ; Genova 191 4). 10 ciera del Violante nel 1877 „ che trovarono ancora lo Sporoc/uins dicìwtoììins creduto fino allora esclusivo dell'Adriatico (*), e di questo non potrei vederne un esemplare ? Perchè venendo qua non vorrebbe ella levarmi queste curiosità, senza pregiudizio del suo Erbario ? Avrò anche una buona quantità di Zonaria Flava (-) da mettere a sua disposizione, ma non dell'Elba. Quando il mare lo permetta, organizzeremo quante più esplorazioni potremo, e trattandosi di \m Isola, un lato dove stare in calma o mezza calma, si dovrebbe trovare facilmente. Si compiaccia scrivermi le sue intenzioni per potere subordinare i miei progetti ; noi ab- biamo anche da curare i Minerali ; il Roster e mio figlio mag- giore, avendo formato fra loro una società e facendo per conto loro delle interessanti escavazioni qui all'Elba. Non vorrei traslo- carmi in vicinanza dei loro filoni, se prima non conosco i di Lei progetti. Mio figlio maggiore, che avrò tanto piacere di farle co- noscere, e per la salute del quale son qui, si trattiene fino al 20 settembre, dopo va per qualche settimana da suo padre, io non dovrei muovermi avanti il Novembre. Mi scriva presto e se ha consigli da darmi, me li dia, che li attendo con desiderio. Mi creda sempre aff:'"" Vittoria A. A. Toscanelli (^) La specie Spuìochiiiis dichoto)nus Zanard. fu descritta infatti la prima volta su esemplari raccolti nell' Adriatico impigliati nelle reti e tratti da grande profondità verso le coste della Dalmazia ; poscia venne riscontrata nel Tirreno a Portici (Herb. Zanardini;, nel mare ligustico a Porto Maurizio (Piccone) ; du- rante le crociere del «Violante» questo Sporochtiiis venne raccolto all'isola Gallita. Di recente \'. Schiffner (1913), dietro l'esame di individui fruttiferi pro- venienti dall' isola Pelagosa, fu condotto a concludere che lo Sporochnus dicho- totnus Zanard. sia un sinonimo della Carpomitra Cabrerà-, (Clem.) Kuetz., specie oceanica e nota per pochissime località del Mediterraneo (Oneglia, Messina, Algeria, isole Baleari ; stando al Berthold anche golfo di Napoli). (2) La scoperta di questa rara Dittiotacea alle isole Monte Cristo e Ponza spetta alla Toscanelli che raccolse esemplari bellissimi, ora, per la distribuzione fattane, conservati presso molti Erbarii. La Zoìiaria flava (Clem.) Ag. vegeta nel- 1' Oceano Atlantico e qua e là nel Mediterraneo. Cfr. Mazza A., Noticine algo- logiche {Ntiova Notarisia ser. XVI, 1905, pag. 19). 11 S. Martììw, 15 Settembre 18S0 Prof. Gent."'" Ebbi la sua lettera del 28 Ag. : e mi dispiacque proprio molto di dovere rinunziare alla speranza di conoscerla personalmente, e averla ospite. Si può dire che tutto l' inverno avevo avuto il pensiero di prepararmi per questa gradita e carissima visita. Ella mi rimanda a un'epoca molto lontana, e anche questo mi dis- piace. Vorrei poter fare una scappata a Milano, ma lo credo assai difficile, quantunque accarezzi quel desiderio fino da quando ella mi accordò i primi consigli circa ai miei studi, o meglio le mie occupazioni più gradite. Non ho mancato di occuparmi immediatamente di raccoglierle l'Anad^^omene Flabellata, e oggi stesso gliene ho fatta spedizione in boccia chiusa in una piccola cassetta, e condizionata con la segatura in modo che nelle scosse non soffrisse. L'Anadyomene è nel liquido ; un liquido che ho adottato copiando le dosi da una ricetta indicata dal Beale. Bisogna che le confessi non dovermene lodare per tutte le specie ; gli organismi più delicati dopo un anno o due vi si disfanno, sebbene quel liquido fosse benis- simo riuscito per le Meduse e altri animali di mare delicatissimi. La speranza che ebbi per un certo tempo di conservarci il colo- rito delle piante, anche essa andò delusa ; le floridee divengono bianche, e il Dasycladus claviformis, e le Rodomele coloriscono in nero il liquido cambiando in più nero il colore loro. Il liquido (del quale ella ha un saggio nella boccia dell' Ana- dyomene) si compone di 80 g. acqua di mare, io g. glicerina, e IO spirito. Anche le Cladophore, dopo tre anni, non tutte, ma diverse sono divenute bianche. Mi dica Ella se vi fosse modo di conservarle più vive, col loro portamento naturale e in un liquido migliore. Suppongo siano stati fatti degli esperimenti. Avanti il Novembre mi permetterò mandarle un numero di cartoni che non sono arrivata a determinare perchè Ella mi faccia il solito favore ; il primo mi ha fatto progredire assai. A No- vembre mi trasloco in un piccolo Villino dove rimarrò un mese o mese e mezzo per poi andare a P^irenze, e ritornare a Marzo 12 o Aprile. Vorrei quando lascio 1' Elba a Decembre, lasciarvi adu- nata tutta la mia collezione, e a Firenze farmi delle preparazioni microscopiche, e dei disegni con la camera lucida. Mi dia a questo proposito dei consigli, e mi dica cosa ella crede che io potrei fare con profitto e vantaggio. Ho cercato ripetutamente il talco" che mi avrebbe fatto tanto comodo, ma a Firenze non ne esiste; la pregherei, se non le fosse di noja a volermene acquistare, e spedire per la posta, dicendomi cosa le debbo, che io la rimbor- serò con vaglia. Ne desidero una discreta provvista. Andai a cercare delle Barche Coralline per invitarle (previo pagamento) a raccogliere piante per me ; mi promisero e sto at- tendendo ; mi diedero dell' Alsidium Helminthocorton (') ; e poi una rossa a foglioline che si ripetono una dietro l'altra e che non so cosa sia (^). Alla punta Fenicia il Prof. Roster mi raccolse vari esemplari di una nuova, per me, che spero ella mi determi- nerà quando io le mando i cartoni ; sulle prime si credeva fosse un bell'esemplare di Ritiphlaea ; ma poi ci siamo convinti che non è, e non sappiamo cosa sia ! Tornando al liquido conservatore, vorrei sapere se Ella pre- ferisce le preparazioni sul cartone, nel quale caso me ne occu- perei più specialmente ; talvolta mi trovo, o meglio mi sono tro- vata talmente provvista di Alghe da conservare, che il liquido era un mezzo piìi sollecito di prepararle, ma dopo l' inconveniente che le ho accennato mi sono sentita scoraggire ; se la perdita del colorito delle Alghe messe nel liquido fosse l'unico inconve- niente, non sarebbe tanto male, ma allo scoloramento si aggiunge (*) Forse non si trattava del vero Alsidium Hebninthochorton (Latouv.) Kuetz. perchè I'Ardissone (Phycologia ISIediterranea I, pag. 352-357) riporta, come località per detta Rodomelacea, solo per il Tirreno le coste della Corsica e della Sardegna e per 1' Adriatico Spalato. (-) Con ogni probabilità questo accenno si riferisce alla Floridea che 1' Ar- DissoNE (op. cit. pag. 171) descrive come Kallynienia reniformis {^Mxn.) KxàSss. In una cartolina postale del 20 gennaio 1S82 la sig. Toscanelli scriveva all' Ardissone : « Spero inviarle per 1' Erbario la Kallymenia e la Corallina in buoni esemplari; nell'Erbario Crittogamico italiano serie II, n. 1262 vennero dis- tribuite col nome di Kallymetiia microphylla J. Ag., esemplari dell' Isola d' Elba raccolti dalla detta signora nell'inverno 1882. 13 anche l'alterazione nel tessuto della pianta, perchè come le ho detto le più delicate, dopo un certo tempo, si disfanno. Le rammento che daspetto alla sua cortesia qualche cambio; ella conosce la mia collezione, per cui sarà in grado di comple- tarla con qualche dono di Alghe non importanti per la sua. Pre- ferisco sempre le italiane, ma non disprezzo neppure le altre. Della Zonaria Flava mi è impossibile mandargliene 60 esem- plari (^); avendone trovata soltanto in una località toccata nel viaggio di due anni fa ; uiai all' Elba ; gliene manderò però più che potrò con i cartoni miei alla fine di Ottobre, e di questa preparata su cartone. Speriamo che lo Sporochnus dichotomus me lo trovino i Corallini ; si figuri, se lo vorrei. Con le mie dragate non sono stata molto fortunata. L' ultimo giorno ho dragato diverse piante di Caulerpa prolifera; le sarebbe interessante, volendone potrei dragare ancora nella stessa località. Anche per lettera adagio adagio vengo a far conoscenza di Lei ; mi rallegro di sentirla padre di due figliuoline, che verranno a rallegrare la sua casa durante le vacanze ; ella ha ragione da lasciarsi vincolare da Loro che hanno tanti diritti. Se Ella pos- siede una sua fotografia, me la mandi, che tanto e tanto la gra- dirò. Quando le mandai la Genealogia di Casa Altoviti, temo aver fatto uno sbaglio mandando a Lei il Volume nel quale scrissi la dedica al Conte Castracane, come al Conte Castracane mandai il volume che dedicai a Lei. Le scrivo dalle spiagge del mare, il tempo cattivo mi fa afì'rettare per partire e tornare in barca a casa. Scusi dunque se chiudo in fretta, e rinnovandole ringraziamenti e auguri me le ripeto aff.'"" obh.'"^ Vittoria A. A. Toscanelli (*) In una cartolina postale del 20 settembre 18S0 la signora Toscanelli scriveva all' Ardissone : « Sarei in ordine per mandarle un numero di Zonarie su cartone, alcune VVrangelie che ella mi chiede e che ora ho sopra cartone, e due o tre Anadyomene su cartone che la prego ritenere ; avrei da unire un 50 car- toni miei con preghiera di determinarli ; mi scriva se posso spedirli a Milano e se Ella può occuparsene ; a me farebbe un gran piacere riceverli presto, perchè mi servono per la determinazione di una parte della collezione che vado met- tendo in ordine ». 14 .S. Piero in Campo [Elba) 6 Ottobre iSSo Prof. Geìit.'"" Era mia intezione mandarle prima le Alghe di cui la pre- venni ; ma la sua lettera mi arrivò quando ero sul punto di par- tire per la Montagna, ove mio figlio col Prof. Roster fanno delle escavazioni Mineralogiche, e ebbi appena il tempo di portarmi tutto qua, per non indugiare la spedizione fino al mio ritorno. Qua la mia giornata è stata assorbita, e non disponendo che della sera per moltissime cose da fare mi perdoni il ritardo. Le mando un pacco di Alghe con due involti ; uno la prego appena determinato a volermelo respingere a Portoferrajo ; l'altro voglia ritenerlo per il suo Erbario. Su ciascuno ho messo una distinta, e di più i cartoni miei, e che la prego rimettermi, hanno il numero del catalogo della mia collezione per cui le sarà facile distinguerli. Dentro ai cartoni ho messo dei fogli volanti con schiarimenti e domande alle quali chiedo risposta alla sua cortesia. Se fra i cartoni miei ella trova qualcosa da desiderare me lo scriva che molto probabilmente avrò da appagarla, perchè della maggior parte delle piante conservo altri esemplari in boccia. Y}e\V Aìiadyoììieiie flabel. le mando tutto quello che pre- sentemente posso ; invece di io mi pare sieno 8 nuovi esemplari. Della Zoìiaria Flava le mando tutto quello che posso, e che raccolsi due anni fa; conservate nello stesso liquido, alcune hanno perduto il colore, altre no. Mi dispiacque l'esigenza della Ferrovia a riguardo dell' A- nadyomene, tanto più che fu un errore l' averle spedito senza francare ; quando ella mi fece gli appunti di una Promemoria, non ho dimenticato le condizioni poco brillanti della Società no- stra, e le sue arti per farla figurare economizzando il più possibile; in riguardo di questo io oso di chiederle se vuol permettermi 15 di riparare all' errore che qua venne fatto, e al danno patito dal- l'Amministrazione della Società, rimborsandola di una spesa che completamente mi appartiene, e sulla quale non direi sillaba, te- mendo dovesse parere un' offesa, se riguardasse Lei personal- mente. Una parola per parte Sua, mi farà inviare 2.50 di fran- cobolli a rimborso delle spese sostenute per conto mio. Il talco mi giunse puntualmente, e ora ella abbia la bontà di scrivermi a quanto ammonta il mio debito che forse potrei som- mare col sopra detto rimborso e farle un vaglia. Gli esemplari numerati avrei adottato volentieri, se avessi avuto i cartoni nelle condizioni volute, ma ho desiderio di essere accertata sulla determinazione della maggior parte delle piante che le invio per rimettermi, e quando non ne so il nome e non le conosco, e non le ho colte nello stesso giorno e nella stessa località, mi trovo impacciata per capire di quale si tratti, col nu- mero rimarrei incerta, e per un poco ancora mi permetta abbon- dare in tutto ciò che può farmi sicura di quello che apprendo nel mandare e riprendere questi cartoni. Le farò il catalogo delle specie che posseggo, onde ella possa mandarmi degli esemplari che mi manchino e saranno molti ! se- guirò il consiglio che Ella mi dà per farlo. Il Conte Castracane ricevendo la Genealogia della mia fa- miglia, mi scrisse che si vedeva proprio che io trascuravo le Diatomee per le Alghe, e più che agli insegnamenti ricevuti da Lui, pensavo a quelli del Prof. Ardissone, a cui pensando di preferenza feci la dedica del libro che gì' inviavo. Sperai ripen- sando ai rimproveri del Conte che avessi fatto un baratto, e nel fargliene domanda mi attaccai a quest'ultima difesa per non comparire soverchiamente distratta, ma vedo che la colpa vi fu e non mi resta che di confidare nell'indulgenza del Castracane! Le invio con i cartoni delle Alghe, alcuni licheni colti qui a S. Piero, mi dica se hanno per lei nessuno interesse. Di qui sono lontana dalla posta ; sentendo da Lei che la posta non accetta che per 300 grammi temo che il mio pacco superi assai quel peso e così convenga farne diversi pacchi. Prendo il provvedimento di scrivere al Direttore della nostra posta per avere schiarimenti e per affrancarlo ; qualora dovessero esser 16 fatti vari pacchi, mi farò rimandar qua questo per farli da me, e così vi sarà ancora un indugio di qualche giorno, del quale, ad ogni buon fine, ho voluto prevenirla. Quando mi scrive diriga Portoferrajo ; vi ritornerò alla metà del mese. Nulla ella mi rispose circa al disegnare le Alghe con la camera lucida. Questo silenzio mi fa credere che ella disap- provi, e lo trovi superiore alle mie forze. Sarebbe per me un modo di meglio imprimermi le varie specie rilevandone le differenze ; e oltre che mi piacerebbe avere i disegni delle piante principali contenute nella mia collezione, e specialmente quelle raccolte da me all'Elba, me ne servirei pre- cisamente come ci serviamo degli appunti o degli estratti che si fanno studiando storia o letteratura. Questi per chi ha poca me- moria ajutano molto. Siccome nell'inverno vado, se mio figlio sta bene, a Firenze per qualche mese, mi serberei per quel tempo una tale occupa- zione ; con le descrizioni sue alla mano e una preparazione al Microscopio mi pare che mi abituerei per pratica a conoscere i caratteri delle diverse specie che poi per meglio imprimermi mi disegnerei. Ho fatto le preparazioni microscopiche con la glice- rina, ma presto si perdono, almeno i tessuti più delicati ; quelle al balsamo sono più difficili a prepararsi. Ultimamente il Garbi, distinto dilettante di Microscopia, mi chiese con insistenza delle Alghe per preparare, ed io gli mandai una trentina di esemplari determinati, togliendoli dalla mia collezione, e lo pregai di farle al balsamo ; scelsi anche fra le specie delle più delicate ; ve- dremo cosa fa, come vengono, e poi anch'io mi proverei vo- lentieri. Abbia dunque la bontà di dirmi a questo proposito cosa ne pensa. S. Piero in Campo è un paesino sulle Montagne di Mar- ciana ; in linea retta ho il mare vicino, ma per andarlo a tro- vare dovrei camminare assai per cercare una strada meno faticosa, per cui durante questo tempo i miei amori con l' infido elemento sono a rispettosa distanza, e non raccolgo nulla. Vedo invece Tormaline, Berilli, i topazi scoperti dal prof. Roster che è con noi, i graniti, i quarzi, le Rosteriti (altro minerale del nostro 17 compagno, nuovamente scoperto) C) ma sono fedele alle piante che sempre preferisco. Mi conservi la sua benevolenza e mi creda af.'"" Vittoria A. A. Toscanelli Portoferrajo^ ig Ottobre j8So Prof. GeJit.'"" Le compiego la nota delle specie di Alghe che compongono la mia collezione, perchè quando possa e voglia, si ricordi di me che desidero arricchirla. Sono contenta che fra i cartoni ella abbia trovato qualcosa di interessante. Il n. 751 che dal suo disegno ho benissimo rico- nosciuto, mi dispiace non poterglielo cedere, perchè è il migliore esemplare dei pochissimi raccolti alla Punta Fenicia; come ap- passionato cultore della scienza e collezionista, non prenderà in mala parte se desidero ritenere perla mia collezione quell' esem- plare ; in sua vece gliene manderò altri quattro non così belli, ma due completi, gli altri con diversi frammenti che potranno servirle per lo studio microscopico. L' avverto che uno è stato seccato appena colto, come quello mio che ella ritiene, gli altri sono stati preparati dopo essere stati nel liquido conservatore per circa un mese, ragione per cui hanno perduto un poco il colore. In quanto alla Zonaria Flava non avendola trovata che una volta a M. Cristo e un'altra volta all'Isola Ponza, timi all'Elba, è impossibile che io gliene fornisca gli altri 40 esemplari che ella mi chiede. Se io fossi abbastanza fortunata da trovare al- (*) Il prof. Grattarola nel 1880 distinse col nome di Rosterite una varietà rosea del berillo cibano, nella nota Sopra una varietà (rosterite) del berillo cibano {Rivista scientifico-industriale n. 19; Firenze 1880); cfr. anche D'Achiardi G., Forme cristalline del Berillo Elbano {Proc. verb. Soc. Tose, di se. nat. voi. XIV, n. 3, 1904, pag. 75). 18 l'Elba la Zonaria nelle proporzioni dell' Anadyomene, come pure la supposta Halimenia, mi farei un piacere di procurargliene. In- quanto alla Halimenia ho mille volte più probabilità perchè sa- pendo con precisione ove ho colto queste, l' anno venturo, alla stessa epoca, non mancherò di ritornarvi ; presentemente sarebbe inutile, perchè ne colsi quante ne trovai. Le dò alcune notizie sull'ubicazione di questa pianta per il caso in cui potessero es- serle gradite. La trovai in una specie di grotta o meglio profonda squarciatura della costa, tutta di granito ed esposta a tramontana; la profondità dell' acqua era da due a tre metri. Gli scogli mi at- tirarono, perchè avevano proprio 1' aspetto delle località fertili per essere tappezzati di Corallina oiììcinalis, di Jania rubens, e di tutte quelle specie comuni, ma di colori vivi, che sono tanto belli anche all'occhio. Non posso negarle che a sentire come occorrono sempre 6o esemplari per fare accogliere dall' Erbario Crittog. una specie bella, mi scoraggisce, perchè capisco le difììcoltà di arrivare a un numero cosi alto. Tanto per l'Anadyomene che per la Zo- naria ella mi ha sempre messo innanzi il n. 6o che diventa il mio cauchemar ; ha la bontà di darmene una spiegazione ? Per esempio della Cladophora pellucida, ella mi dice che sa- rebbe una specie buona per l' Erbario, ma che anche di questa ce ne vogliono 6o esemplari ? si figuri nella località dove fu colta quella, che è fra i cartoni mandati a determinare, ne lasciai pa- recchie pianticelle, oggi, pregato da me, il Prof. Poster è andato a vedere per coglierle e metterle da parte per Lei, non ve ne era piìi una; ne ho in boccia alcune piante di un'altra località dove potrei andare a ricercarla, ma oltre a essere stata una località sterilissima in quest' anno quanto fu fertile l' anno scorso, ve le colsi in Agosto e ai primi di Settembre, per cui mi figuro che sa- rebbe fatica gettata e non riporterei che del malumore. Se dunque ella lo gradisce posso mandargliene una, preparandogliela dalla boccia, ma non cederle quella che ho ; se poi ce ne vogliono 6o mi sgomento davvero ; forse l' anno venturo ! Leggendo la sua lettera, e ripensando alle mie domande, mi pare non avere avuto risposta a tutto ; poiché ella mi dice non aver potuto scrivere dentro ogni cartone, e non aspettandomi 11) perciò risposta con quel mezzo, la prego ricercare nella mia let- tera quelle cose alle quali aspettavo risposta. Per esempio sopra i due cartoni di Grateloupia filicina fra loro tanto differenti, non trovo schiarimento. Adotterò il sistema di porre sopra carta di dimensione adatta alla pianta gli esemplari che destino in antecedenza per Lei, ma quando scelgo fra i miei, bisogna che Ella abbia pazienza. Le sarò grata se facendo 4 pacchi come Ella dice esser necessario, mi spedirà per la posta le Alghe da Lei gentilmente determi- nate, facendomi una festa di riceverle col loro battesimo. In quanto ai Minerali, non solo io, ma anche il Prof. Poster si farà una festa di mandargliene, solamente ci dia tempo, perchè alcuni di questi, come quelli provenienti dai filoni di granito, sono qua e glieli manderò, ma quelli di ferro sono a Firenze e bisogna che Poster torni a Firenze, scelga e spedisca. Giannutri è un'isola dell'Arcipelago Toscano situata a Sud S. Ovest del promontorio o Monte Argentaro, e da questo distante circa IO miglia; è disabitata e le rocce sono Scisfi calcarei o Calcarei argillosi ; l'alga Nemastoitia (') fu presa nel Golfo degli Spalmatoi a poca profondità. Con mille ringraziamenti mi creda sempre obi).""' aff.""' Vittoria A. A. Toscanelli P. S. - Le accludo un vaglia di L. 7 per il talco bellissimo che mi è arrivato con la stessa precisione dell'altro. Un'altra cosa che mi sgomenta è il dover gettare i così detti frammenti o esemplari incompleti ! ma come si fa dove non si arriva con le mani a staccare piante complete ? o se con la draga, (') Trattasi della Neniastoina ccrvicornis]. Ag. [= Platoma cyclocolpa (Mont.) Schmltz] specie piuttosto rara. Risulta da queste lettere che l' alga in parola venne raccolta a Giannutri prima che all' Elba, dove la stessa Toscanelli la rinvenne nell'estate del 1882. Cfr. Fichi P., Elenco delle Alghe Toscane pag. 8, n. iS {Atti Soc. Toscana, di se. nat. resici, in Pisa voi. IX, fase. I). Invece non si fa cenno di questa specie da Tank.\ni E., Fiorula di Giannutri {Amicavo Gior- nale botanico italiano, 1890, fase. II). 20 o il retino, o le forbicette mi arriva strappata una pianta che non ho, ho da farne il sacrifizio ? Questo gettar vìa mi dà pensiero, perchè ognuna di quelle ciocchette se mi rappresenta un piacere mi rappresenta anche una fatica ! Sono curiosa di vedere i car- toni ebrei che mi ritorneranno, giacché avendo ricevuto da Lei un'altra volta lo stesso avvertimento, questa volta avrei giurato di aver seguito appuntino il di Lei consiglio. Sapesse come sono curiosa di rivedere la Polysiphonia phle- borhiza corredata di tutte le sue considerazioni ! Quando abbia fatto conoscenza con la Digeìiea siììip/ex, ne preparerò per Lei tanto volentieri. Farò attenzione al peso nel comprimere le Alghe ; io ho una piccola pressa per cui a Kili mi orizzonto male. Sapesse come avrei smania di fare i disegni ! grazie dell' in- coraggiamento e dei consigli ; speriamo che la volontà e la fer- mezza mi contino per qualcosa nel superare le difficoltà. Quando mi capitano delle specie che non trovo nella sua enumerazione delle Alghe della Liguria, dove debbo andare a cercarne la classificazione fatta col medesimo intendimento che ella ha avuto? Vedrà che mi è accaduto per cinque esemplari regfalatimi da Lei. E ora di nuovo la saluto e me le confermo nff.""' Vittoria P. Ferra jo, S Noveiubre iSSo Prof. Geiit.'"" Non si meravigli dell' indugio a ricevere la cassetta che le annunziai. È a bordo di una barca che. porterà tutto a spedire a S. Vincenzo, e che attende il tempo buono. Neppure io feci la gita che mi proponevo, e fu bene perchè il mare è stato pessimo ; a Rio si è perduto un bastimento in- glese ; sono morti 7 dell' equipaggio, e salvati sei, ma tutti malconci. In questi giorni ho avuto da sgomberare ; ho definitivamente 21 lasciato S. Martino, la villa di Napoleone, per venire in un Villino microscopico che mi sono affittata in riva al mare ; come piede a terra, essendo sola (ora che il figlio anderà nella sua bella villa) questa mi conviene molto ; ma per i cartoni delle Alghe, per le bocce, per i miei Hbri la mancanza di spazio fa spesso perdere del tempo. Mi rallegro del credito che ho verso di Lei, e che Ella non mancherà di pareggiare senza che io Le mandi un precetto ! Penso uno di questi giorni tornare a scrivere a Monzani (') per il famoso sussidio, mi son passati i fumi, e la mia tenacità riprende fiato. Mi propongo questa volta raccomandare la lettera, perchè almeno non mi burli dicendo, al solito, di non averla ricevuta. Vidi purtroppo che la Halymenia era la solita, e il mio or- goglio di aver trovato qualcosa di nuovo, ne fu ferito ! come succede spesso a noi profani della scienza! L'arrampicarsi per fare qualcosa di buono è concesso a tutti, e le sconfitte non mi disarmano ; ora poi ho letto negli Atti che vi è il pericolo di una destituzione a non fare qualcosa per la Società, ed io tengo troppo al mio posto di Socia effettiva per non perseverare a fare quanto posso onde appagare e contentare il nostro amabile e colto Direttore. La ringrazio di tutti gli schiarimenti che Ella ha avuto la cortesia di darmi ; e mi è grato trovare in mezzo a giudizii seri e giusti a riguardo della scienza, compatimento per certi senti- menti che noi benedette donne vogliamo mettere da per tutto ! Scrissi al Targioni (-) innanzi di cambiare dimora, perchè gli mandai un dodici bocce di animali, spugne etc. qua raccolte ; forse non gli mandai nulla di buono, ma dai marinari o nel dragare prendo tutto, e poi lo distribuisco agli amici e conoscenti che (1) L' on. Cirillo Monzani (deputato al Parlamento) al quale la Toscanelli raccomandò ripetute volte di far ottenere dal Ministero dell' istruzione pubblica un sussidio alla Società Crittogamologica italiana, sussidio che più tardi fu ac- cordato, anche per i buoni uffici del senatore De Filippo, dal ministro Baccelli. (^) Adolfo Targioni-Tozzetti, medico, prima professore di botanica, poi di ■ zoologia neir Istituto di studi superiori di Firenze. 22 sono in grado di giudicare di che si tratti ; mi pare che a buttar via si ha sempre tempo. Stasera gh riscrivo per fargh la do- manda di cui ella mi incarica e per non aver 1' aria di scrivere espressamente, dirò che nell'ultima mia mi ero scordata di adem- piere a quella commissione. Ho sorriso, leggendo 1' ultimo paragrafo della sua lettera che ella chiama " ultima preghiera „ e in cui mi chiede Zoofiti ; perchè nelle mie piccole distribuzioni cerco contentare, come le dicevo, diversi amici e conoscenti, e ora, Lei, a cui mi è grato tanto far piacere, mi riassume il desiderio di aver tre specie diverse delle cose che pili facilmente mi è dato raccogliere all' Elba, e mi trovo imbarazzata per contentare gli altri, o Lei; il mio buon umore non prenda in mala parte ; in fondo sono sempre contenta quando mi si offre di avere un pensiero di più verso le persone che stimo, e a cui sono obbligata ; e se rido è di compiacenza perchè il mio amor proprio è lusingato da queste richieste. Non subito, ma via, via che l'occasione si presenterà mi ricorderò di met- tere da parte anche per Lei, e non trascurerò gli amici di Firenze. Mio figlio mi darà dei Minerali per Lei. E tornato ora dal continente, e si è meco impegnato per quando trasloca la sua collezione nella casa che si è costruita. Spero in decembre andare a Roma giacché la sorte, che mi fu sempre poco propizia, ora mi condanna alla vita nomade se voglio godermi quei cari miei tre figliuoli che assorbirono fin qui tutta la vita mia. Il maggiore sta all'Elba ove ha recuperato ab- bastanza salute ; il secondo è a Roma per gli studi liceali ; la figlia è maritata a Firenze. A Roma vedrò il Conte Castracane che già mi promette ogni sorta di amabilità ; sebbene non voglia perdonarmi di non prendere più a simpatia esclusiva le sue diatomee, conto assai sulla di lui bontà perchè voglia lasciarmi impratichire sul Microscopio per valermene con le Alghe maggiori. In questi giorni ho riguardato degli involti di Alghe portate da M. Cristo nel 1877, ed ho trovato una bellissima Zonaria Flava completa e grande, e un Codiitiii che mi pare diversifichi nel modo di ramificarsi dal toìueutosìuii ; ma con quale coraggio si possono fare tali osserv^azioni ! io mi azzardo con Lei, perche bisogna az- 1 '^^ 1 zardare, ma già convinta che queste differenze, che credo ve- dere, sono un inganno della fantasia ansiosa di novità ! Di nuovo grazie infinite delle sue promesse, e delle sue lettere ; mi creda sempre riconoscente Sua ajfr°- e obb.""" Vittoria A. A. Toscanelli Chioccio/a, S Gennaio i8Si Prof. Geiit.'"" Sono stata pochissimo a Firenze e sono venuta alla mia Villa in Vald'Arno richiamata da affari che il soggiorno del- l'Elba mi aveva fatto trascurare. Mi sono portata dietro tutta la mia collezione, e i libri sulle Alghe, e per punirla di aver du- bitato che lasciar l'Elba volesse dire trascurare la mia occupa- zione preferita, le spedisco / pacchi di cartoni con esemplari che la prego determinare. E questo sia suggel che ogn' omo sganni ! Ho poi avuto un'altra fortuna; il Prof. Carnei (') è venuto a Firenze Prof, di Botanica, io non avevo il piacere di cono- scerlo, ma per avergli esternato, per mezzo di Roster, il desi- derio di pescare in una certa cassa di Alghe provenienti dal- l'Australia (-), ha mandato a casa mia la cassa, rimettendosi a me per la scelta, e i cambi. Si figuri quanto avrò da lavorare, e quanto sono contenta ; mi figuro che anche Lei si sentirà ralle- grare dal pensiero che io le mandi una cinquantina di pacchi di Alghe di Australia a determinare. Se Ella vuole levarsi un poco di fatica, abbia la bontà di rispondere a queste mie domande. Vorrei sapere a quale libro debbo rivolgermi quando avendo da cercare quale sia la famiglia a cui appartengono alcuni esem- {}) Teodoro Caruel (27 giugno 1830 t 4 decembre 189S) fu professore di botanica a Firenze dal 18S0 al 1896. Cfr. .Saccardo P. A., La Botanica in Italia II, pag. 136; Venezia 1901. (^) Trattasi di collezioni di Alghe della Nuova Olanda, spedite per lo studio dal solerte botanico Ferdinando Mueller. (Rostock 30 Giugno 1825 j South Yarre (Victoria) io ottobre 1896). 24 plari che posseggo, secondo l' ordinamento che Ella ha prescelto nella enumerazione delle Alghe della Liguria, non trovo nel suo libro le indicazioni che mi abbisognano, e ciò è naturale perchè nel Mare Ligure non possono trovarsi tutte le specie Algologiche. Roster mi ha regalato una collezione di Alghe estere, alcune delle quali ho posto in collezione, perchè guidata dal suo libro ho potuto trovare la famiglia a cui appartenevano ; di quelle poi che non ho potuto classificare le accludo una nota perchè Ella abbia la bontà, di porre in margine la famiglia a cui apparten- gono, secondo la sua classazione, e di più il sinonimo da Lei adottato, qualora il nome scritto non sia quello da Lei preferito. A queste note aggiungo alla fine alcuni nomi appartenenti alle Alghe da Lei favoritemi, e che si trovano nelle stesse condizioni di quelle del Roster. Io ho ordinato la mia collezione col metodo da Lei seguito ed a me indicato, in conseguenza non posso va- lermi di tutti gli autori che posseggo, a meno che ella non m' in- dichi quale. Siccome presumo che in nessuno autore troverò per esteso r ordinamento da Lei dato, sarei pronta a sostenere anche la spesa necessaria per avere una copia della classazione sua, dove per intero fossero semplicemente enumerate le famiglie e i generi di tutte le Alghe, ammesso che ciò possa aversi, e che Ella voglia permettermi una tal copia. Mi suggerisce quest' idee il pensiero che l' avere Lei un erbario, debba averla posta nel caso di fare quello che io vorrei sfruttare da Lei. Se ha libri che possono essermi utili, me li suggerisca. Da Firenze le manderò le nostre fotografie, l' indugio non le faccia credere di essere dimenticato. Saprebbe indicarmi quali sono i principali commercianti di Alghe in Europa, e i nomi dei commercianti ? In attesa di una Sua risposta Le rinnovo auguri, e Le mando un piccolo calendario in cui desidero ella non abbia da segnare che giorni lieti. Mi creda sempre Sita ajfJ"" Vittoria A. A. Toscanelli Lasciai bene il Castracane, ma dopo ha avuto il dolore di perdere una nipote. 25 P. Ferrajo, /y Luglio iS8i Prof. Geìit.'"" Non ho nessuna comunicazione da farle che possa far cam- biare i di Lei progetti, ma le scrivo a Lari per dirle che ella è gradito e atteso Giovedì 21 o qualunque altro giorno. Ho riso delle di Lei dichiarazioni circa a bagaglio ; ieri e avanti ieri per approfittarsi di una calma di mare che permetteva fare una utile ricognizione prima che ella arrivi, siamo stati in barca con mio figlio maggiore e il Prof. Roster dalle 8 ant. alle 7 di sera ; e la toilette dei miei cavalieri era talmente semplice che la sfido a raggiungerla nel semplicizzare il di Lei bagaglio. Scarpe con sole in corda e di tela, assenza di calze, pantaloni rovesciati al ginocchio, maniche di camicia, cappello da 50 cent, lavoro del Bagno pe- nale ; tutto questo per stare nell'acqua da mattina a sera e por- gere a me che non posso imitarli, le prede che facevano di piante e di animali. Ho il dispiacere di dirle che la flora sottomarina è molto indietro ; ho frugato la Costa settentrionale per la lunghezza di circa otto miglia, sia in questi giorni indicati, come nei prece- denti, ma o è povera straordinariamente quest' anno, o indietro. i Gli altri anni le grandi ricerche si sono fatte alla fine del mese, e in Agosto. Vi sono molte Aiiadyomeìie ma non ho trovato che una piantina (^) sopra una Peyssoiielia che mi riuscì nuova. Ella mi dirà che sia. In mancanza d' altro ho preso diverse Alghe fra quelle specie aderenti alle pietre. Il primo giorno che andai in barca si vedevano molti di quei nuvolini a galla che fanno pre- sagire Diatomee, ma avevo scordato il retino. Il mare si metterà in festa per Lei, e voglio sperare che dove non ho trovato, tro- (^) Questa Alga epitìta sulle Peyssoiinelia è senza dubbio la Rhizophyllis Squamariae Kuetz. che infatti venne distribuita in esemplari dell' Elba raccolti dalla ToscANELLi nell'Erbario Crittogamico italiano serie II, n. 1147 [esemplare inferiore] ; errò il Fichi (Elenco delle Alghe Toscane pag. 15, n. 37) nell' indicare come raccoglitore della Rhìzophyllis Squamariae all' Elba, oltre alla sig. Toscanelli, il sig. A. Piccone perchè a quest' ultimo botanico spetta la distribuzione dell' e- semplare superiore raccolto invece ad Albissola in Liguria. 26 vero quando vi torneremo insieme. Il mare è buono, e confido le accordi una buona traversata, questo per la tranquillità della sua Signora, ma lo vorrei più fermo di così per le nostre ri- cerche. Se a Piombino (') ella ha tempo cerchi un poco nel porto che è piccolo, molto aperto e sul canale, ma dove ho trovato sempre molta roba. Io confido che Ella mi insegni a cercare e fiutare in modo da scorgere e trovare quello che ora non scorgo e non trovo. A rivederla dunque Giovedì ; se vi fossero cambiamenti mi telegrafi Mercoledì; il silenzio è conferma dell'arrivo. Ieri per la lunghezza di tre miglia, sempre dalle Coste di settentrione, ho anche dragato, ma non presi che dell' Anadyomene, e dell' Aspero- coccus compressus sopra la Zostera. Mio figlio e il Roster la salutano, ed io me le confermo, con mille complimenti ai Suoi Sua obi)/.'"" e aff.'"" Vittoria A. A. Toscanelli Chiocciola, 2^ Ottobre iSSi Ottimo Prof:' Eccomi finalmente a mantenere la promessa. Sono in cam- pagna, e non so decidere se sia meglio spedirle per la posta, o per Ferrovia, il mio contiiigcìitc di Alghe. Le mando al mio maestro di casa a Firenze con ordine di farne la spedizione /;7?//r^ per l'uno o l'altro mezzo quello che sarà più economico e in pari tempo più adatto a causa del peso. In un modo o in un altro dovrebbe seguire da presso questa mia. Ella riceverà una scatolina e un pacco legati tutti insieme ; vi è dentro : N. 6 Bryopsis myura. (i) Di Piombino, raccolte dalla Toscanelli, figurano nella Phycologia Me- diterranea dell' Ardissone, la Dadresnaya purpurifera J. Ag. e la Cordylecladia conferta (Schousb.) J. Ag. ; quest'ultima specie meriterebbe però di venire con- fermata con nuovi reperti ; cfr. De Toni Syll. Alg. IV, pag. 509. '27 N. II Anadyomene flabellata. „ 12 Palmophyllum flabellatum ('). „ 20 Cartoni da determinare che le offro in dono ritenendo i doppioni. „ 35 Cartoni da riììiaìidariiii determinati insieme a qualcosa che ella aggiunga del suo, come per esempio la famosa Alga (-) di Acireale (approva la mia indiscretezza?). „ 40 Cartoni con Rhizophyllis Squamariae ('). „ 60 e più sassolini con sopra 1' Hildebrandtia (*). „ 62 Acrodiscus Vidovichii ("'). L' Hildebrandtia e l' Acrodiscus possono riuscire utili per la sua pubblicazione essendo in numero sufficente. Lo stesso doveva dirsi del Rhizophyllis Squamariae se non mi fossi imbrogliata fra il 40 e il 60, e soltanto qui nel disporlo per Lei mi sono accorta dell' errore. Se quando sono all' Elba ella vuole ricordarmi che gliene debbo 20 non mancherò di rac- coglierlo. Del Palmophyllum non fu possibile prenderne di più ; Roster entrò nell'acqua e ne aveva colto tanti da mandargliene 60 esemplari, ma sdrucciolò con un piede, per tenersi ebbe a la- sciare quanto teneva in mano, e un'ondata, di quelle che usano (^) È pubblicato, sotto il nome di Pabnophyllum orbicolare Boni, nell' Er- bario Crittogamico italiano serie II, n. 1251 con esemplari raccolti dalla signora TosCANELLi nella estate del 188 1 all' Elba. (-) Evidentemente la signora Toscanelli allude alla magnìfica Schiminel- mamtia ornata, che 1' Ardissone raccolse nel 1863 a Acireale ; ella ripete la do- manda in un' altra lettera da Portoferraio 5 gennaio 1882 : « non mi sono ancora rassegnata che ella non mi desse un esemplare di quella bellissima trovata da Lei a Acireale ; guardi se prima o poi può mettermi alla pari con le altre a cui ella l'ha favorita»; in questa stessa lettera la nobile signora comunica all' Ardissone di avere raccolto dopo le forti mareggiate molti esemplari di Codiiim Bursa, che infatti vennero poi distribuiti al n. 1257 della serie II dell'Erbario Crittogamico italiano. (3) Cfr. la nota riguardante la Rhizophyllis Squamariae. (^) È V Hildenbrandtia Nardi Zanard. [= Prototypns Nardo] distribuita nel- l'Erbario Crittogamico italiano ser. II, n. 1146, in esemplari raccolti dalla signora Toscanelli all' isola d' Elba sugli scogli a fior d' acqua. ("") Col nome di Cryptometiia dichotoma]. Ag. trovasi distribuito V Acrodiscus Vidovichii Zanard. nell'Erbario Crittogamico italiano serie II, n. 1145 in esemplari raccolti nell'estate 1881 dalla signora Toscanelli all'isola d'Elba. 28 all'Elba ove il mare non ha mai pace, si prese tutto il Palmo- phyllum ad eccezione di 12 esemplari che le mando. I cattivi tempi impedirono per dei giorni interi nuove ricer- che, e dopo non ne trovammo più, forse 1' epoca favorevole cessava con l'Agosto e i primi di Settembre. Dell' Anadyomene ella mi disse che era rimasto al corto, e per questo gliene mando questi undici esemplari ; quest' anno per altro non ve n'era tanta abbondanza. Anche degli esemplari di Bryopsis ella si mostrò desideroso, ed io le mando quello che abbiamo potuto mettere insieme, pre- gandolo a ricordarmi, quando sia all'Elba e alla stagione oppor- tuna, di completare il numero di quelle piante che Ella gradisce avere ripetute 60 volte. Vorrei l'Agardh Species Algarum ; a Lei sarà piì^i facile che a me di trovarlo, avendone inutilmente fatto ricerca ; se Ella avesse la bontà di farlo venire per me, gliene sarei veramente grata, la pregherei dirigermelo a Firenze e dirmi il mio debito per poterlo subito soddisfare. Mi dia le sue nuove, quelle della famiglia a cui prego ricor- darmi ; mi dica se vide il Conte Castracane e se ne sa nulla. Mi conservi la sua buona amicizia e mi creda sempre di cuore Sua ajf:'"' Vittoria A. A. Toscanelli 30 ottobre 1881 Geìit.'"^" Professore, Mi dispiace immensamente che Ella non abbia trovato tutti gli Acrodiscus Vidovichii come Ella avrebbe desiderato. Per pren- derli bisognò che il Roster entrasse nell' acqua fino sopra il gi- nocchio, e si arrampicasse fra gli scogli per entrare in una bu- chettina dove erano. Non è possibile sceglierli in una posizione così angusta ; e, facendo a gruppi, quello che viene su, è quello che a Lei mandai ; da per tutto dove gli abbiamo trovati, e presi, non si sono potuti avere piia sviluppati di quelli che Ella ha ve- 29 duto. Se Ella dovesse mettere insieme 60 esemplari, come sei o j sette di quelli inviatile, e più belli, non basterebbero 20 anni, j perchè stando all'Elba dei mesi, e non facendo che tirar su piante dal mare, posso accertarla, per le ripetute riprove, che la propor- zione della pesca mi porta questi dati. Io ignoro se nel Decembre si trovi come nell' Agosto l' Acrodiscus, ma se Ella lo crede, e se avrò in quel mese giornate adatte, farò delle ricerche, non senza ritenere difficile di farle con frutto, perchè in quel mese nessuno entrerebbe, e starebbe delle ore nell' acqua, e arrampi- cato come vi stette il Roster. Se, come prevedo, non farò nulla di buono, me lo rammenti nell' estate futura ; ma non pensi nep- pure di potere, con esemplari bene sviluppati, contentare i 60 suoi abbonati. Trovo giustissime tutte le di Lei considerazioni, ma va tenuto conto della rarità della specie. Sono pronta a fare le ricerche da Lei suggeritemi presso il Prof. Carnei col quale sono in ottimi termini, ma voglio innanzi, per farle con precisione, intendere bene le domande da fare. La Statice in questione, sta bene che è la fanerogama da Lei rac- colta, che ha al calce dei ciuffi di foglie, da cui partono dei lunghi steli ramificati con in cima un piccolo fiore violetto ? non è vero che fu la sola fanerogama che ella prese ? dico questo perchè pensai fosse quella allorché le scrissi di assicurarsi che Beccari o Marcucci non l'avessero annunziata prima di dirla nuova fra noi. So che Beccari e Marcucci studiarono molto la flora del- l'Elba, e quando ella mi scrisse mi parve impossibile non aves- sero pubblicato della presenza di una pianta che fa all'Isola come la gramigna. Se però avessi inteso male, me lo dica, ed io for- mulerò la domanda secondo quello che ella mi dirà. Ho letto bene che si chiama Statice Gougetiana Syn. S. minuta tenuissima? anche questo mi preme per l'ortografia del nome, ed è il Penzig che la determinò ? Scusi e non se ne abbia a male, ma qualche volta nel suo carattere sono delle lettere che si somigliano e vorrei esser certa di aver letto bene ('). I (1) Frammezzo al carteggio della Toscanklli all' Ardissone sta una lettera scritta dal Prof. Teodoro Caruel il 16 Novembre i88r cosi concepita : 30 Eccomi ora a farle una reprimenda nelle regole ; ella ammira la calma e l'intrepidezza del Caruel nel sostenere da solo nn pa- rere contrario a quello di tutti i colleghi ; e Lei chiama tutti, questi colleghi, quando Lei, che è uno di quelli, ai miei rimpro- veri rispose che firmò perchè richiesto da Beccari La prego dei miei complimenti alla sua signora, e finisco come i predicatori ; quando mi manda i cartoni determinati, faccia un' abbondante elemosina. Mi creda sempre e di tutto cuore Sua aff.""" e obbl:"" Vittoria A. A. Toscanelli P. S. - Riapro la lettera per pregarla a scrivermi in quale sottoclasse o famiglia devo collocare la Cordylecladia conferta J. Ag. che non trovo nell' enumerazione delle Alghe di Liguria, e neppure nel Ktitzing. Portoferrajo, 2C) Decenibre 1882 Prof. Geni:"" Ebbi puntualmente i sei volumi dell' Agardh, e non so dirle la mia pena per trovarmi di fronte a quel terribile latino ! non so cosa pagherei per intenderlo a dovere ; chi sa quanta gente annojerò per servirmi di questo gran Maestro che ella mi ha mandato. Gentilissima signora. Quella Statice mi pare la 5. virgata, quella stessa che fa a Livorno, al M. Argentaro, e generalmente nelle isole dell' Arcipelago Toscano, ma che all' Elba non era stata ancora trovata. Il Dott. Marcucci aveva intenzione di fare una flora dell' Elba ; ma credo che non l'abbia mandata ad effetto altrimenti. In mancanza di meglio, c'è l'e- lenco inserito a pag. 194 e seguenti del mio libro sulla Statistica della botanica Toscana. Non so se Ella lo possegga di già ; ad ogni modo, voglio avere il pia- cere di offrirglielo, pregandola di essere cortese tanto da accettarlo. Con verace stima mi confermo Dev."'o T. Caruel Cfr. al riguardo Parlatore- Caruel, Flora italiana voi. Vili [Plumbaginaceae per A. Mori] pag. 5S2 ; Firenze 1888; Martelli Ug., Rivista critica delle specie e varieti italiane del genere Statice pag. 14 ; Firenze I8S7. 31 Mi lusingo di essere messa da Lei in bilancia con lo Straf- forello ('), come colonna dell' Erbario italiano, e quel dolce e soave Professore Ardissone sa toccare le corde sensibili per rinfocolare lo zelo della sua umile e modesta allieva ! Sì, sì, ma intanto io, colonna dell'Erbario, non sono stata messa alla pari con gli altri per il dono della Alga famosa trovata a Acireale ; ah !, non la butto giù ! Aspetto che sieno asciutti per impacchettare e man- darle sessanta esemplari di Corallina officinalis preparati su car- tone ; ma raccomando di fare attenzione nello svolgerli perchè non vogliono aderire ; a questi unirò tanti esemplari di Paluio- pliylliuìi (quelle piante verdi aderenti allo scoglio e apprezzate da Lei) da completare il numero di 60 esemplari contando quelli che le detti in estate, mi pare in numero di 14 ; aggiungerò poi un involto di Kallymenia microphylla dal quale ella ricaverà un 60 esemplari che sono i migliori trovati. Un poco di pigrizia, e la difficoltà di farli aderire forse non facendo gli esemplari a modo di Lei, mi trattiene dal prepararli ; a questi ho da aggiungere i 60 Codium che lascio pure a Lei a preparare. Venuta qui per vegliare sulla salute di Bista, e essendomi caldamente raccomandato il Roster che non era stato bene, favo- rita dalla stagione, sto in mare dalle 11 ant. alle 5 pom. e spesso di più perchè facciamo colazione in barca ; o si bordeggia facendo le corse con le barche che vanno e vengono dal porto, o il più delle volte draghiamo, peschiamo, cerchiamo piante e animali. La bonaccia grandissima che abbiamo avuto, ha messo a nudo gli scogli per più di un braccio durante vari giorni, lasciandoci guardare al fondo del mare come a traverso una lastra di cri- stallo ; quante volte abbiamo sospirato per non avere altrettanta fortuna quando il fondo del mare è nella piena sua vegetazione ! fin qui, tranne quello che le manderò e poche più cose, siamo (') Collaboratore dell' Ardissoxk nell'opera Enumerazione delle Alghe di Li- guria (1877) Idelfoxso Strakforello (1823 t 1899) fu attivissimo raccoglitore di Alghe Ligustiche, delle quali fornì molte specie per 1' Erbario Crittogamico ita- liano e, più tardi, per la Phycotheca Italica ; egli, nato a Porto Maurizio nell'ottobre del 1823, morì in quella città nel marzo del 1899 ; le sue collezioni sono conser- vate all' Istituto Botanico di Genova. 32 stati innanzi alla terra promessa senza trovare nulla e senza che nulla vi fosse .... Applaudisco ai suoi piani di studio che ci permettono fra due o tre anni il principio di un'opera che le farà onore quanto a noi piacere e soddisfazione. Non si può prender passione alla conoscenza di quelle care piantine che sono le Alghe, senza es- sere presi da impazienza per la mancanza di accordo che vi è stato fino a qui nell' offrirci con pubblicazioni il risultato di studi fatti dai nostri maggiori ! Mi scriva quando può, e mi dia da fare, io non chiedo di meglio. Si ricordi di me quando abbia qualche Alga, la mia col- lezione molto si aspetta da Lei. Mi parli di sua moglie e dei suoi bimbi, accetti i saluti più affettuosi di Bista e del Roster. Mi creda sempre Sua aj^.'"" Vittoria A. A. Toscanelli Portofcrrajo, ii Febbraio 18S2 Caro Professore, Le spedisco una scatola entro cui troverà uno strato di Co- dium Bursa più che sufTicente a fare i 60 esemplari. Sopra vi ho pomato della carta sugante, e poi tre pacchi, uno di 60 esemplari di Palmoph3dlum, un altro di 60 esemplari di Corallina, e un terzo pacco di Kallymenia da preparare. Questa non so se ba- sterà per i 60 esemplari, a me pare di sì, ma per paura di farli scarsi mando a Lei a prepararli, e se non basterà tenga nota di quante piante manca e gliele manderò. I Palmophyllum tenendo conto di quelli che le detti in estate sono più di 60. Oltre di questo troverà un pacchetto di cartoni da determinare che' le offro in dono, ma che seguendo il numero che vi ho messo ella avrà la bontà d' indicarmene il nome onde possa darlo ad altret- tanti cartoni uguali che tengo per me. Abbiamo dragato il dragabile senza prender nulla ; le ra- dazze hanno lavorato ma più per il Targioni che per Lei, e in fatto di Alghe non hanno preso che Vidalia volubilis e Rytiphloea 33 tinctoria in tal quantità da ridere. Il mare è stato calmo, limpido, trasparente, acque bellissime, -e se ci fosse stato roba non ci sa- rebbe sfuggita, ma ad onta del bel tempo la vegetazione è in- dietro ; si comincia ora a vedere qualche Laurencia ; starò qui fino ai primi di Marzo, e procurerò avanti di partire di mandarle dei Minerali ; ma ella sa che non dipende da me. Chiuda bene il Carnevale e si diverta ; qui vi è un tentraccio entro cui non sono mai entrata né in questo né negli anni pas- sati. Vado a letto alle 9 o alle 9 e mezzo. Mi scriva appena ha ricevuto questa scatola che tutto è arri- vato in regola. I Codium le daranno da fare perchè colti da un mese sono sempre fradici. In fretta mi creda Vittoria A. A. Toscanei.li Se trovassi qualcuna delle specie da Lei richieste non la dimenticherei, stia sicuro ! Bista e Roster la salutano amiche- volmente. Portofcrrajo, 23 Febbraio 1SS2 Cavo Prof. Nella scatola troverà i Codium, più un 60 esemplari bellis- simi di Halimeda Thuna, sono dragati attorno allo scoglietto. Ho aggiunto due esemplari di un'Alga anch' essa staccata al fondo con la draga, non posso staccarle dallo scoglio per prepa- rarle ; e una Melobesia, che se arriva sana, mi pare bella assai. Troverà anche un piccolo polipaio, e qualche altra cosuccia che ho levato al Targioni per mandargliela. Comincio a essere in moto per fare i bauli, e vorrei il i.° di Marzo essere la sera a Firenze ove anderò a stare nei din- torni perché non ho ancora il mio quartiere libero. Mille cose in famiglia e mi creda sempre Sua obb."'"- Vittoria 3 34 22 IMarzo 1S82 Ottimo Professore, Il giorno avanti di lasciare l'Elba mi pervenne il di Lei splendido dono di cui le fui grata oltre ogni dire. Ammirai il lavoro preciso da Lei fatto, e mi parve molto ingegnoso, non so dirle poi quanto ammirassi l'attività che ella deve spiegare per riparare. Mi dica se i cartoni con le Alghe posso levarli dall' Erbario per metterli nella mia collezione oppure sarebbe peccato guastare il volume. Ora non posso, ma col tempo voglio comprare tutti i volumi già pubblicati dell'Erbario ed è per questo che chiedo a Lei quel consiglio. Sa cosa posso dirle ? Da S. Piero le mandai vari esemplari di Licheni cresciuti sul granito, fra i quali una Umbilicaria cy- lindrica stupenda molto più bella di quella posta nell'Erbario e Lei non mostrò farne conto, e mi scrisse che ormai in quel ge- nere non si poteva trovare più nulla di nuovo perchè troppo studiato f) ; o perchè rigettò da me quello che accolse da altri? Tra i miei Gelidium corneum, ne ho dei più belli di quelli man- dati dallo Strafforello. Sa cosa mi accadde con l'Ectocarpus siliculosus ? ne colsi un poco contando tornarvi i giorni seguenti a prenderne altro ; non ricordo perchè in quel giorno avevo fretta; tornai alla Punta della Rena ma degna di quel nome ; con due insignificanti mareg- giate si era rialzato il fondo del mare, e l'acqua ritirandosi non mi lasciò più trovarne un filo di quella pianta; come mi dispiacque, e quante volte dissi vero il proverbio, chi ha tempo non aspetti tempo ! Le mie Alghe, i miei libri ho alla Chiocciola, nella mia Villa, e non andrò a ritrovarle che a Maggio, se il diavolo non ci mette la coda, per rimanervi due mesi. Qui ho affari, visite agli amici e poco tempo per me. Non andai neppure a sentire la (') Della Gyrophora cylindrìca erano stati , pubblicati nell'Erbario crittoga- mico italiano esemplari due volte, rispettivamente su materiali raccolti dall'abate Antonio Carestia e dal prof. Giovanni Arcangeli. 35 Sarah Bernardi ; si portò via una bella somma, la gente accorse per curiosità, ma non si entusiasmò. Piacque a Lei ? Faccia i miei complimenti alla Sua signora, e accetti di nuovo mille ringraziamenti per lo splendido dono. I collettori però sono avidi e iìidiscreti, ecco perchè senza finire di ringraziarla Le dirò che gradirò tanto esser rammentata da Lei quando abbia le Alghe Americane. Sebbene lontana dal mare, mi tenga nella mente e mi scriva; io le stringo la mano con profonda amicizia e .stima ripetendomi Vittoria A. A. Toscanelli 25 Aprile 1SS2 Grazie, ottimo Professore, delle magnifiche Alghe Americane che ho ricevuto quasi insieme alla sua cartolina. Sono tutta fiera e felice del gradito dono e non rifinisco dal ringraziarla. Immenso piacere mi ha fatto la Sua determinazione di col- locare la famiglia a Lari contando di positivo che ella d' amore e d'accordo farà un divorzio di qualche settimana per darsi allo !j studio e alle raccolte Algologiche sul mare. Parleremo dell'epoca ,j quando saremo un poco più prossimi alla partenza, ma già batto j le mani alla sua buona e amichevole ispirazione. Roster, a cui l'ho comunicata, mi dice scriverle che dal canto suo le preparerà tanta Flabellaria da rimandarla ingrassato e rinvigorito alla fa- miglia. Ella dovrà adattarsi molto per stare con me, ma di questa sua bontà sono veramente tenuta. Ho piacere di aver fatto per Lei più di tutti gli altri Soci, perchè mi sento per Lei anche un pochino più di Loro, non per la scienza ma per i sentimenti che Le professo. Faccio un inchino rispettoso e cordiale a tutti i suoi cari ; e il stringendole la mano di nuovo La ringrazio e mi dico Sua aff.'"'' Vittoria A. A. Toscanelli 36 Lcvanto {Liguria), 25 Settembre 1883 Ottimo Professore, Quanto Ella è buono e gentile di ricordarsi di me ! Venni qui alla fine di Giugno in uno stato di salute pessimo ; mi ci sono rimessa, e le forze fisiche hanno dominato gli effetti del dolore ! Resterò a Levanto ancora un mese circa ; questa quiete, questa solitudine in mezzo a un paese che mi piace, e offre tanti vantaggi per la salute mi conviene ; d'altronde è presto per rien- trare in città e non ho dove andare ! alla mia Villa nel Vald'Arno mi manca il coraggio di andarvi avendoci la tomba del mio po- vero Bistino ! adagio, adagio, avendo più forze, le raccoglierò tutte per superare quell'impressione, ma per ora non posso! All'Elba dove desidererei tanto tornare a cercare ricordi e memorie, a rivivere nel passato, non ci sono andata, perchè troppo esaurita. Che fare dunque di meglio se non rimanere qui dove ho riacquistato fisicamente tanto ? ho nella stessa Villa la Madre e la Bambina di Roster ; voglio a queste due buone creature tanto bene, le loro carezze e premure mi vanno al cuore, meglio dunque è non muoversi. Il figlio è all'Elba, ma verso la metà di Ottobre tornerà a prenderle, e allora quando tutti torne- ranno alla città anch'io mi lascerò trascinare dalla corrente. Qui sono stata poco in mare, e meno a cercar piante ; man- cavo degli arnesi, di gente pratica, e Dio mio ! quel mare che è chiuso alle speranze carissime del passato non ho avuto voglia di servirmene di svago ! portai i libri sulle Alghe, ma non ho fatto nulla, pur conservando passione per quelle care pianticelle. Ho scritto a Roster perchè mi faccia incassare la collezione e me la spedisca a Firenze ove ormai la terrò ; non starò mai più al- l'Elba, né sul mare, quanto ci sono stata in passato, e preferisco averle dove terrò più lunga dimora. Questo che io le dico è per provarle che il mio interesse per le piante di mare è sempre uguale, e che terrò in grandissimo conto l'opera sua tanto per quello di cui tratta quanto perchè viene da Lei. Se volesse in- viarmela qui le sarei molto grata, così mi afi'retterebbe il piacere 37 di vederla, osservarla, ammirarla ; se ella la mandasse racco- mandata, voglia dirigerla a Giovanni Becherucci da trasmet- tersi a me perchè la posta è un po' distante e non sempre le mie gambe mi ci portano volentieri, per cui vi mando l' uomo di casa ; se poi si tratta di una semplice direzione, allora può farla anche a me, perchè consegnano lettere, libri ecc. ugual- mente all'uomo che va alla posta in mio nome. Grazie ancora, ottimo Professore, della sua buona memoria, della distinzione di cui mi fa segno; accetti l'espressione della più viva riconoscenza e mi creda sempre Sita obb."'"" e ajj:"" Vittoria A. A. Toscanelli Mentre per la flora fanerogamica dell' isola d'Elba non man- cano ricordi di piante raccoltevi perfino da botanici del secolo decimosesto 0, riguardo alla flora algologica marina è necessario arrivare alla prima metà del secolo scorso per riscontrare qualche notizia in proposito. Il Meneghini (^) segnalò per detta isola due sole Fucoideae (Cystoseira discors C. Ag. e Cystoseira ericoides var. coniicidata Menegh.) a lui comunicate dal dottore Jacob Corinaldi e dal prof. P. Savi. Pochissime specie cibane nel i868 e nel 1870 raccolse e distribuì (alcune insieme a Lodovico Caldesi) nell' Erbario" Crittogamico italiano e nelle Algen Europas del Rabenhorst il (') Riguardo a piante raccolte intorno al 1550 all' Elba da Luca Ghini cfr. De Toni G. B., I placiti di Luca Ghini (primo lettore dei semplici in Bologna) intorno a piante descritte nei Commentarli al Dioscoride di P. A. Mattioli pag. 41 {Memorie del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti voi. XXVII, N. 8 ; Venezia 1907). Altre indicazioni su piante provenienti dall' isola suddetta riscontransi nei manoscritti Aldrovandiani n. [36, Tomo XIV, n. 98, Tomo I ecc. Alcune specie sono anche figurate nei volumi delle Iconografie Aldrovandiane ; questo (]uanto ai ricordi antichi floristici. (2) Cft-. Meneghini G., Alghe Mediterranee italiane pag. 14-15; Pisa, 1841, Nistri, S" ; Alghe italiane e dalmatiche pag. 43 ; Padova, 1842, A. Sicca, 8". solerte Emilio Marcucci f) il quale aveva in animo di compiere uno studio floristico generale ; pochissimi accenni a qualche specie raccolta dal Caruel sono dati in via incidentale dal Tanfani (-). Può quindi affermarsi che il maggiore contributo venne arrecato dalle ripetute e diligenti esplorazioni condotte per parecchi anni consecutivi a cura della marchesa Vittoria Toscanelli, che diede modo all'ARDissoNE di farci conoscere molte Alghe Elbane, talune delle quali furono distribuite nell' Erbario sopra menzionato. Infine P. Bolzon (^) al quale si devono parecchie Note flori- stiche elbane, raccolse nel Golfo di Porto Ferrajo un piccolo nu- mero di Alghe, le quali tutte erano già, all' infuori di Cliaeto- morpha Limwi, state raccolte molti anni prima dalla Toscanelli, come mi risultò dall'ispezione dell'Erbario della compianta signora. Per la maggior parte dunque le specie enumerate nel seguente Catalogo sono dovute alle esplorazioni fatte dal 1877 al 1882; mi è parso doveroso raccogliere il frutto di cos'i assidue ricerche per rendere in pari tempo un tributo alla memoria della marchesa Vittoria Toscanelli, alla quale spetta anche il merito di avere, con le sue crociere nel Mediterraneo, fornito interessanti materiali soprattutto utili per la conoscenza delle florule insulari, special- mente per le isole Monte Cristo, Pianosa, Ponza, Giannutri, Malta e Lipari. (^) Sono Acetabularia mediterranea, Cladosiphoti uiediferraneus. Spyridia fi- lanietitosa, Giraudìa sphacelariodes, Melobesia verrucosa. (2) Tanfani E., Florula di Giannutri {Nuovo Giornale botanico italiano 1S90, fase. II, pag. 210, 214). (3) Cfr. Bolzon Pio, Erborizzazione all'isola dell' Elba {Bullettino della So- cietà Botanica italiana I, pag. 357; Firenze, 1S93). 39 Wyxophyceae (Wallr.) Stiz. Gen. Hydrocoleum Kuetz. Hydrocoleum lyngbyaceum Kuetz. - F'orti Myxophyceae in De l^oni Syll. Alg. V, pag. 317. Microcoleiis nigrescens Thur. herb. ; Ardiss. in Erh. critt. ifal. serie II, n. 1250 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 286. Hab. sugli scogli a fior d'acqua, Porto Ferrajo, agosto 1881 (F. Ardissone). Osserv. - A proposito di questa specie il Bornet scriveva il 19 decembre 1881 all' Ardissone : " La Nostochinée de l'Ile d'Elbe est mal conservée ; les trichomes sont presque tous dé- truits et les gaìnes sont vides. Cependant je ne pense pas me trom- per beaucoup en la rapportant au Microcoleus nigrescens Thur. „ Hydrocoleum glutinosum (Ag.) Gomont. - Forti Myxophyceae in De Toni Syll. Alg. V, pag. 318. Oscillaria liiieolata Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 282. Hab. isola d'Elba (V. T. secondo F. Ardissone). Gen. Lyugbya C. Ag. Lyngbya aestuarii (Mert.) Liebm. - Forti Myxopìiyceae in De Toni Syll. Alg. V, pag. 262 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 273. Hab. isola d'Elba (V. T. secondo F. Ardissone). Lyngbya sordida (Zanard.) Gomont. - Forti Myxophyceae in De '1 oni Syll. Alg. V, pag. 260. Lyngbya violacea (Menegh.) Rabenh. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 275. Hab. Falcone, 18 Ottobre 1880 ; Nisporto, Rio, agosto 1881 (V. T.). Lyngbya majuscula (Dillw.) Harv. - Forti Myxophyceae in De Toni Syll. Alg. V, p. 268 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 272. Hab. Monte Grosso, Porto Ferrajo, i agosto 1881 (V. T.). 40 Gen. Kiivularia (Roth) Ag. Rivularia atra Roth - Forti Myxophyceae in De Toni SylL Alg. V, pag. 664 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, p. 264. Hab. isola d' Elba (V. T. sec. F. Ardissone). Gen. Calothrìx C. Ag. Calothrix parasitica (Chauv.) Thur. - Forti Myxophyceae in De Toni Syll. Alg. V, pag. 612 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 259. Hab. isola d'Elba (V. T. sec. F. Ardissone). Chiorophyceae (Kuetz.) Wittr. Gen. Palmophyllum Kuetz. Palmophyllum orbiculatum Thur. in Bull. Soc. Boi. de France T. XXX (1883) pag. CCVI; De Toni Syll. Alg. I, pag. 684 {Palììiophylluììi orbiculare Born.). Palniophyllimi orbiculare Born. in Erb. critt. ital. serie II, n. 1251 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 184. Hab. Capo Stella, Longone, settembre 1880 ; Soppigliano, Rio, 12 luglio 1881 (V. T.). Osserv. - Questa specie rappresenta una delle rarità del Me- diterraneo, come s'è già prima avvertito. Gen. Halimeda Lamour. Halìmeda Tuna (Eli. et Soland.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 518; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 174; Erb. critt. ital. ser. II, n. 1442. Hab. Scoglietto 19 maggio 1877 ; Falcone 15 luglio 1877 ; Fetovaja, 30 luglio 1877 ; sui fondi in faccia a Marciana, 8 agosto 1880; Monte Grosso, Rio, agosto 1881 (V. T.). Gen. Flabellarìa Lamour. Flabellaria petiolata (Turra) Trev. Noiueiwlator (1845) pag. 19; A. et E. S. Gepp Codiaceae pag. 48 ; De Toni e Forti Seconda contrib. fl. alg. della Libia pag. 8. 41 Udotea Desfontainii Decne. - De Toni Syll.Alg. I, pag. 508; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 172. Hab. scogli del Falcone, 3 maggio e 8 agosto 1877 » Grotte, 4 maggio 1877 (V. T.). Gen. Codium Stackh. Codium Bursa (L.) Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 490 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 168; Erb. critt. ital. serie II, n. 1257. Hab. Grigolo, i settembre 1880 ; Grotte, Porto Ferrajo, gen- naio 1882 (V. T.). Codium adhaerens (Cabr.) Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 489 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 169. Hab. Falcone, 28 marzo 1880 (V. T.). Codium tomentosum (Huds.) Stackh. - De Toni Syll. Alg. 1, pag. 491 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 170. Hab. Falcone, 15 luglio 1877 e settembre 1880, Fosso del Bagno Penale, Porto Ferrajo, agosto 1881 (V. T.). Gen. Caulerpa Lamour. Caulerpa prolifera (Forsk.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 450 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 166. Hab. Golfo di Porto Ferrajo, 14 maggio 1877 ; dragata in faccia alla Capitaneria dello stesso Porto, 13 settembre 1880 (V. T.). Gen. Bryopsìs Lamour. Bryopsis myura J. Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 434; Ar- diss. Phyc. Medit. II, pag. 154. Hab. Cale delle Alghe, Capo Castello, 27 luglio 1877 ; Feto- vaja, 30 luglio 1877 ; Nisporto, Rio, 20 luglio 1881 (V. T.). Bryopsis cupressoides Lamour. — De Toni Syll. Alg. I, pag. 435 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 155. Hab. Falcone, 26 e 28 maggio 1880 (V. T.). Bryopsis duplex De Not. — De Toni Syll. Alg. I, pag. 429 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 151. Hab. S. Andrea, 23 ottobre 1880 (V. T.). 42 Gen. Derbesia Solier. Derbesia Lamourouxii (J. Ag.) Solier. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 424 ; Ardiss. Phyc. Medif. II, pag. 159. Bryopsis simplex Menegh. in Giani, boi. ital. II (1845) P^&- 249. Hab. Falcone, 3 settembre 1880 (V. T.). Gen. Acetabularia Lamour. T Acetabularia mediterranea Lamour. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 420; Ardiss. Phyc. Medii. II, pag. 178; Erb. criff. ital. ser. II, n. 379; Rabenh. Alg. Eur. n. 2260. Hab. sui sassi per un bel tratto di spiaggia a S. Giovanni, maggio 1870 (E. Marcucci) ; Scoglietto, 19 maggio 1877 ; Falcone, ^ 15 luglio 1877 (V. T.). I Gen. Dasycladus C. Ag. Desycladus clavaeformis (Roth) Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 411 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 180. 4 Hab. Grotte, 4 maggio 1877 (V. T.). Osserv. - Accenna a quest' alga la marchesa Toscanelli nella lettera del 15 settembre 1880. Gen. Valonia Gin. ^ Valonia utricularis C. Ag. - De Tom Syll. Alg. I, pag. 376; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 163. Hab. Scogli del Falcone, 8 agosto 1877 (V. T.) ; Golfo di Portoferrajo (P. Bolzon). Gen. Auadyomeue Lamour. Anadyomene stellata (Wulf.) C. Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 368; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 181. Anadyoiìieiie flabellata Lamour. - Erb. eviti, ital. ser. II, n. 969. Hab. Falcone, 8 agosto 1877 ; Capo Stella, 6 settembre 1880; Grotte, agosto, settembre 1880 (V. T.). Gen. Cladophora Kuetz. Cladophora corynarthra Kuetz. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 345; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 223. Hab. isola d'Elba (V. T. secondo F. Ardissone). 43 Cladophora pellucida (Huds.) Kuetz. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 306 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 225. Hab. Soppigliano, i settembre 1879 ; Nisporto, 21 agosto 1880 ; Falcone, 3 settembre 1880 (V. T.). Cladophora Bertoloniì Kuetz. var. hamosa (Kuetz.) Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 242 ; De Toni Syll. Alg. I, pag. 324. Hab. isola d'Elba (sec. F. Ardissone). Cladophora prolifera (Roth) Kuetz. - De Toni Syll. Alg. l, pag. 306 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 224. Hab. Falcone, 15 luglio 1877; Capo Castello, 27 luglio 1877 (V. T.) Gen. Chaetomorpha Kuetz. Chaetomorpha Linum (Muell.) Kuetz. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 269; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 212. Hab. Porto Ferrajo (sec. P. Bolzon). Gen. Euteromorpha Link. Enteromorpha intestinalis (L.) Link. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 123. Ulva Enteromorpha var. intestinalis Le Jol. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 198. Hab. Bagnetti, Porto Ferrajo, 18 maggio 1877 (V. T.) ; Porto Ferrajo (sec. P. Bolzon). Enteromorpha Linza (L.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. I, pag. 124. Ulva Enteromorpha var. lanceolata Le Jol. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 196. Hab. Bagnala, 23 maggio 1877 ; alla Capitaneria pr. Porto Ferrajo, 17 marzo 1878 (V. T.). Gen. Ulva (L.) J. A &• Ulva Lactuca (L.) Le jol. - De Toni Syll. Alg. I, pag. iii; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 193. Hab. Calata degli Ammazzatoi, 30 Aprile 1877 ; darsena di Porto Ferrajo, 30 maggio 1877 ; presso la Capitaneria dello stesso Porto, 17 marzo 1878 (V. T.). 44 Fucoìdeae (Ag.) j. Ag. Gen. ZiCtocarpus Lyngb. Ectocarpus siliculosus (Dillw.) Lyngb. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 549 ; Ardiss. Pìiyc. Medit. II, pag. 66 [Ectocarpus coìifervoides, partim). Hab. Saline di S. Pietro, Porto Ferrajo, decembre i88i (V. T,). Osserv. - Anche nella lettera del 22 marzo 1882 è ricordato questo Ectocarpus. Gen. Halopteris Kuetz. Halopteris filicina (Grat.) Kuetz. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 515 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 87. Hab. Falcone, 8 agosto 1877 e 16 aprile 1878 ; Lomaja, 29 Aprile 1878 ; Soppigliano, Rio, 12 luglio 1880 (V. T.) ; Golfo di Portoferrajo (P. Bolzon). Halopteris scoparla (L.) Sauv. Stypocaulon scoparimn Kuetz. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 518. Sphacelaria scoperta Lyngb. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 86. Hab. Forte Stella, 3 maggio 1877 ; Fetovaja, 30 luglio 1877 ; Falcone, 8 agosto 1877 ; Cale delle Alghe, Capo Castello, 27 luglio 1877; Bagnetti, 18 maggio 1877; Grotte, 4 maggio 1877; S. An- drea, settembre 1878 (V. T.) ; Portoferrajo (T. Caruel sec. Tan- fani ; P. Bolzon). Gen. Cladostephus C. Ag. Cladostephus verticillatus (Lightf.) Lyngb. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 513 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 84. Hab. Forte Stella e Falcone, 3 maggio 1877 ; Grotte, 4 maggio 1877 ; Falcone, 15 luglio 1877 ; Lamaja, 29 aprile 1878 (V. T.). Gen. Sphacelaria Lyngb. Sphacelaria trlbuloldes Menegh. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 502 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 88. Hab. Nisporto, Rio, 21 agosto 1880 (V. T.). 45 Gen. Asperococcus Lamour. Asperococcus compressus Griff. - De Toni Sy//. Alg. Ili, pag. 494 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 135. Hab. Cala dei Frati, 21 maggio 1877 ; Margidore, 28 maggio 1877 ; Scogli del Falcone, 8 agosto 1877 ; dragato in faccia al Seccione, Porto Ferrajo [piccoli esemplari], 15 luglio 1881 (V\ T.). Gen. Colpomeuia Derb. et Sol. Colpomenia sinuosa (Roth) Derb. et Sol. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 489. Hydroclatlinis sinnosus Zanard. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 123. Hab. scogli del F^alcone, Porto Ferrajo, 31 luglio 1879 (V. T.). Gen. Scytosiphon C. Ag. Scytosiphon llomentaria (Lyngb.) j. Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 485; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 117. Hab. Capitaneria pr. Porto Ferrajo, 17 e 18 marzo 1878 ; Seccione, 28 marzo 1880 (V. T.). Gen. Cladosiphou Kuetz. Cladosìphon mediterraneus Kuetz. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 414 ; Erb. critt. ital. ser. II, n. 174. Hab. sulle foglie di Posidonia, rada di Portoferrajo, estate 1868 (Caldesi e Marcucci). Nell'erbario Toscanelli è conservato un solo esemplare col nome Liebuianiiia Posidoniae Menegh., raccolto a Grotte il 4 maggio 1877, che va riferito a questa specie. Gen. Giraudìa Derb. et Sol. Giraudia sphacelarioides Derb. et Sol. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 447 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, n. 174 ; Erb. critt. ital. ser. II, n. 174 [insieme al Cladosiphou mediterraneus Kuetz.]. Hab. sulle foglie di Posidonia, rada di Portoferrajo, estate 1868 (Caldesi e Marcucci). 46 Gen. Myrionema Grev. Myrionema strangulans Grev. - De Toni Sy/l. Alg. Ili, pag. 399. Myrionema pimctiforine Harv. - Ardiss. Phyc. Meditai, pag. 96. Hab. sulla Enteromorpha intestinalis, Bagnetti, 18 maggio 1877 (V. T.).. Gen. Stilophora j. Ag. Stìlophora rhizodes (Ehrh.) J. Ag. var. adriatica (Ag.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 391 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. iii. Hab. scogli del Falcone, 3 maggio e 8 agosto 1877 ; Grotte, 4 maggio 1877 ; Enfola, sul fondo, 7 agosto 1879 ; Bagnetti presso Porto Ferrajo, 18 marzo 1878 (V. T.). » Gen. Zauardiuìa Nardo. Zanardinia coilaris (Ag.) Crouan. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 305 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 56. Hab. Falcone, 18 agosto 1880 (V. T.). Gen. Dìctyota Lamour. Dictyota dicliotoma (Huds.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 263 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 478. Hab. Grotte, 4 maggio 1877 ; darsena di Porto Ferrajo, 27 maggio 1877; Capitaneria, del Porto, 17 marzo 1878; Lamaja, 29 aprile 1878; Falcone, 3 maggio. 1877 e 28 maggio 1880 (V. T.). Dictyota Fasciola (Roth) Lamour. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 277 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 480. Hab. dragata in faccia alla Capitaneria, Porto Ferrajo, 13 settembre 1880 (V. T.) ; Golfo di Portoferraio (sec. P. Bolzon). Gen. Haliseris Targ. Haliseris polypodioides (Desf.) Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 254; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 488. Hab. Eufola, 5 Giugno 1877 ; Cala delle Alghe, Capo Ca- stello 27 luglio 1877 ; scogli del Falcone, 16 aprile 1878 e 28 marzo 1880 (V. T.). 47 Gen. Fadina Adans. Padina Pavonìa (L.) Lamour. - De Toni Sy//. Alg. Ili, pag. 243 ; Ardiss. Pliyc. Mcdit. I, pag. 486. Hab. Bagnetti, 18 maggio 1877 ; Margidore, 28 maggio 1877 (V. T.) ; Golfo di Portoferrajo (P. Bolzon). Gen. Taonia J. Ag. Taonia Atomaria (Good. et Woodw.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 241 ; Ardiss. Pliyc. Medit. I, pag. 483. Hab. Capitaneria del Porto, 18 maggio 1878 ; Falcone, 28 marzo 1880 (V. T.). Gen. Cystoseira C. Ag. Cystoseira opuntioides Bory. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 162 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 40. Hab. Punta della Rena, Portoferrajo, 7 luglio 1879 (V. T.). Cystoseira abrotanifolìa C. Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 172. Cvstoseira fuiibriata Bory. - Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 23. Hab. Bagnetti, Portoferrajo, 18 marzo 1878 (V. T.). Cystoseira discors (L.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 170 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 29. Hab. Portoferrajo (Jacob Corinaldi sec. G. Meneghini). Osserv. - Il Corinaldi raccolse a Portoferrajo anche un'altra Cystoseira che il Meneghini (Alghe italiane e dalmatiche pag. 43; Padova, 1842, Sicca, 8°) descrisse col nome di Cystoseira cricoides var. corniciilata. Gen. Sargassiim C. Ag. Sargassum linifolium (Turn.) Ag. - De Toni Syll. Alg. Ili, pag. 90 ; Ardiss. Phyc. Medit. II, pag. 16 (S. linifoliimi var. li- nifolium). Hab. Scoglietto, 19 maggio e 6 settembre 1877 ; Cala Man- driola, 20 agosto 1880 (V. T.). 48 Florideae Gen. Neuialìon Targ. Nemalion lubricum Duby. - De Toni Sy//. Alg. IV, pag. 77 ; Ardiss. PJiyc. Medit. I, pag. 267 ; Preda Florideae pag. 378. Hab. Punta del Fanale, Portoferrajo, 7 luglio 1881 (V. T.). Gen. Lìag'ora Lamour. Lìagora viscida (Forsk.) Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 90; Ardiss. Pìiyc. Medit. I, pag. 271 ; Preda Florideae pag. 381. Hab. Bagnetti, 18 maggio 1877 ; Margidore, 28 maggio 1877 ; Lamaja, 29 Aprile 1878. Gen. Wraugelìa C. Ag. Wrangelia penicillata Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 135; Ardiss. Pìiyc. Medit. I, pag. 312 ; Preda Florideae pag. 368. Hab. Falcone, 3 maggio 1877, 19 agosto 1880 ; Margidore, maggio 1877; centro del golfo di Porto Ferraio, 14 maggio 1877; Grotte, 4 maggio 1877 ; Padulella, 21 maggio 1877 ; Nisporto, 21 agosto 1880 ; Scoglietto di Porto Ferrajo, 7 luglio 1881 (V. T.). Gen. Caiilacanthus Kuetz. Cauiacanthus ustulatus (Mert.) Kuetz. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 141 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 293 ; Preda Florideae pag. 367. Hab. tra Acquaviva e il Puntale, Marciana, 15 luglio i88r ; Nisporto, Rio, 30 luglio 1881, agosto 1881 (V. T.). Gen. Gelidiuui Lamour. Geiidium crinale (Turn.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 146 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 290 ; Preda Florideae pag. 362. Hab. Punta Fenicia, Marciana, con cistocarpi, 8 agosto 1880 (V. T.). 49 Gelidium corneum (Huds.) Lamour. var. pectinatum (Mont.). - Ardiss. et Straff. Enum. alg. Lig. n. 490 ; Phyc. Medit. I, pag. 288. Hab. S. Andrea, 23 settembre 1880 (V. T.). Gen. Phyllophora Grev. Phyllophora nervosa (D. C.) Grev. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 234; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 182; Preda Florideae pag. 353- Hab. nel fondo del Golfo innanzi le Grotte, 16 maggio 1877; Capo Stella, 6 settembre 1880 ; La Zanca, 23 settembre 1880 [W . T.j. Gen. Callymenia J. Ag. Callymenia mlcrophylla Zanard. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 299; Preda Florideae pag. 341. Callyìucìiia reniformis Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 171 ; Erb. Critt. ital. ser. II, n. 1272. Hab. Grotte, 4 maggio 1877 : Capo Stella, 6 settembre 1880 (V. T.). Gen. Rissoèlla j. Ag. Rissoèlla verruculosa (Bert.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 327 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 185 ; Preda Florideae pag. 338. Hab. Grotte, 4 maggio 1877 ; Punta del fanale sotto la Ma- donna, 21 maggio 1877 ; Lamaja, 29 aprile 1878 (V. T.). Gen. Sphaerococcus Kuetz. Sphaerococcus coronopifolius (Good. et Woodw.) Ag. - De Toni Syll. ^ilg- IV, pag. 395 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 247 ; Preda Florideae pag. 314. Hab. Capo Stella, 6 settembre 1880; Punta dell' Ottone, Porto Ferrajo, settembre 1880 (V. T.). Gen. Gracilaria Grev. Gracilaria confervoides (L.) Grev. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 431 ; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 237 ; Preda Florideae Pag. 321. 4 50 Hab. dragata da Acquaviva al Fanale, i8 maggio 1878 ; Saline di S. Pietro, Porto Ferrajo, gennaio 1882 (V. T.). Gen. Hypnea Lamour. Hypnea musciformis (Wulf.) Lamour, - De Toni Svi/. Alg. IV, pag. 472 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 281 ; Preda Florideae pag. 330- Hab. Fetovaja, 30 luglio 1877. Gen. Chrysymenia J. Ag. Chrysymenia Uvaria (L.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 543 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 210 ; Preda Florideae pag. 294. Hab. Cala delle Alghe, Capo Castello, 27 luglio 1877 ; Grotte, Porto Ferrajo, settembre 1880 (V. T.). Chrysymenia ventrlcosa (Lamour) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 541 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 209 ; Preda Florideae pag. 296, Hab. Nisporto, Rio, .30 luglio 1881 (V. T.). Gen. Plocainium Lyngb. Plocamium coccineum (Huds.) Lyngb. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 590 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag- 219 ; Preda Florideae pag. 284. Hab. Scoglietto, 26 luglio 1879 ; Falcone* 18 ottobre 1880 ; 7 e 19 luglio 1881 (V. T.). Gen. Nitophyllum Grev. Nitophyllum punctatum (Stackh.) Grev. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 627 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 253 ; Preda Florideae pag. 274. Hab. scogli del Falcone, 8 agosto 1877, 16 aprile 1878 (V. T.). Nitophyllum uncinatum (Turn.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 650 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 255 ; Preda Florideae pag. 278. Hab. Scoglietto, 26 luglio 1879 ; scogli del Falcone, 8 agosto 1877, 18 ottobre 1880 ; Lamaja 29 aprile 1878. 51 Gen. Hypo^lossum Kuetz. Hypoglossum Woodwardìi Kuetz. - De Toni Sy//. Alg. IV, pag. 694 ; Preda Florideae pag. 270. Delesseria Hypoglossiiui Lamour. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 260. Hab. scogli del Falcone, 16 aprile 1878 ; Scoglietto, 26 luglio 1879, settembre 1881 (V. T.). Gen. Laureucia Lamour. Laurencìa obtusa (Huds.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 791; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 326; Preda Florideae ipag. 257. Hab. Falcone, 3 maggio 1877 ; Fetovaja, 30 luglio 1877 ; Pa- dulella, 21 maggio 1877 ; Spiaggia di S. Andrea, 23 settembre 1880 ; Grotte, 4 maggio 1877 (V. T.) ; Portoferrajo (T. Caruel scc. Tanfani). Laurencìa pinnatifìda (Gmel.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. [V, pag. 798 ; Ardiss. Pkyc. Medit. I, pag. 332 ; Preda Florideae V'^%- 255- Hab. Nisporto, Rio, 30 luglio 1881 (V. T.). Gen. Digfenea C. Ag. I Digenea simplex (Wulf.) Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 563; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 356; Preda Florideae pag. 241. Hab. La Cala, Marciana, 8 agosto e settembre 1880 (V. T.). Gen. Dasya C. Ag. Dasya ocellata (Grat.) Harv. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. (1187 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 431 ; Preda Florideae pag. 180. . Hab. scogli del Falcone, 16 aprile 1878, 26 marzo 1880 ; Punta dell'Ottone, 26 agosto 1880 (V. T.). Dasya rigidula (Kuetz.) Ardiss. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. I1206 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 428 ; Preda Florideae pag. 177. Hab. Capo Stella, 6 settembre 1880 ; Fosso del Ponticello presso Porto Ferrajo, 16 ottobre 1880 (V. T.). I 52 Gen. Falkeubergia Schmitz. Falkenbergia Hillebrandii (Born.) Falk. - De Toni Syi/. Alg. IV, pag. 864 ; Preda Floridcac pag. 242. Poìysiplioìiia Hillebrandii Born. - Ardiss. Ph\c. Medit. I, pag. 376. Hab. isola d'Elba, sterile (V. T.). Osserv. - Mancano gli esemplari di questa importante specie nell'Erbario Toscanelli. Gen. Folysìphouia Kuetz. Polysiphonia urceolata (Lightf.) Grev. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 875 ; Ardiss. Pìiyc. Medit. I, pag. 397 ; Preda Florideae pag. 231. Hab. Fosso del Ponticello presso Porto Ferrajo, 16 ottobre 1880 ; Saline di San Pietro, decembre 1881 (V. T.). Polysiphonia subulifera (Ag.) Harv. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 936 ; Ardiss. Pliyc. Medit. I, pag. 386 ; Preda Florideae pag. 216. Hab. dragata in faccia a Marciana, 8 agosto 1880 (V. T.). Polysiplionia fruticulosa (Wulf.) Spreng. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 950 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 393 ; Preda Florideae pag. 212. Hab. Capitaneria di Porto Ferrajo, 18 marzo 1878 (V. T.). Polysiphonia opaca (Ag.) Zanard. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 942 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 387 ;- Preda Florideae pag. 215. Hab. Lamaja, 29 aprile 1878 ; Grotte, 8 e io agosto 1880 (V. T.). Polysiphonia subcontinua (Ag.) J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 917 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 413 ; Preda Florideae pag. 220. Hab. Padulella, 21 maggio 1877 ; Lamaja, 29 aprile 1878 (V. T.). Polysiphonia sertularioides (Grat.) j. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 870 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 395 ; Preda Florideae pag. 229. Hab. Lamaja, 29 aprile 1878 (V. T.). 53 Gen. Fterosipliouia Falk. Pterosiphonia pennata (Roth) Falk. - De Toni Syi/. Alg. IV, pag". 998 ; Preda Florideac pag. 205. Polysiphonia pennata J. Ag. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 365. Hab. Lamaja, 1879 (V. T.). Gen. Lophosiphonia Falk. Lophosiphonia obscura (Ag.) Falk. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1069 ; Preda Florideae pag. 200. Polysiphoìiia obscura J. Ag, - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 369. Hab. Punta Fenicia, 25 luglio i88i (V. T.). Gen. Rytiphloea C. Ag. Rytiphloea tinctoria (Clem.) Ag. - De Toni S\ll. Alg. \\\ pag. 1095 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 422 ; Preda Florideae pag. 189. Hab. centro del golfo di Porto Ferrajo, 14 maggio 1877 ; dragata nello stesso golfo, gennaio 1882 (V. T.). Gen. Vìdalìa Lamour. Vidalia volubilis (L.) Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. noi; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 424 ; Preda Florideae pa.g. 187. Hab. isola d' Elba (V. T.). Osserv. - È ricordata questa specie nella lettera dell' 11 feb- braio 1882, come la Rytiphloea tinctoria. Gen. Sphondylothamiiion Naeg. Sphondylothamnion multifidum (Huds.) Naeg. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1258 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 306 ; Preda Flo- rideae pag. 165. Hab. Falcone [con i tetrasporangi], 16 aprile 1878; Lamaja, 29 aprile 1878; Nisporto, Rio, 20 luglio 1881 (V. T.). Gen. Spermothamnìon Aresch. Spermothamnion Turneri (Mert.) Aresch. - De Toni S\ll. Ah. 54 IV, pag. 1259 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 299 ; Preda Florideae pag. 163. Hab. Falcone, 26 marzo 1880 (V. T.). Gen. Callìthamnion Lyngb. Caliìthamnìon corymbosum (Sm.) Lyngb. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1329 ; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 68 ; Preda Florideae pag. 136. Hab. Scogli del Falcone, 16 aprile 1878 (V. T.). Callithamnion granulatum (Duci.) Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1331 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 73 ; Preda Florideae pag. 137. Hab. Scoglietto, 26 luglio 1879, i e 7 luglio 1881 (V. T.). Osserv. - Ignoro a quale specie possa riferirsi il Callitham- ìiioìi tenni ssimum var. pinnato-furcatum (Kuetz.) che l'Ardissone {Phyc. Medit. I, pag. 63) nota come raccolto all' isola d' Elba dalla Toscanelli ; forse questa varietà rappresenta una forma di Saro- spora byssoides (Arnott). Gen. Pleonosporivim Naeg. Pleonosporium Borrerì (Sm.) Naeg. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1303 ; Preda Florideae pag. 143. Callithamnion Borreri Harv. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 59. Hab. Scoglietto, 26 luglio 1879 [con tetrasporangi], i agosto 1881 ; Falcone, 26 marzo 1880 ; Capo Stella, 6 settembre 1880 ; Fosso del Ponticello, 16 ottobre 1880 ; Nisporto, 30 luglio 1881 ; Bagnetti, gennaio 1882 (V. T.). Gen. Antìthamuiou Thur. Antìthamnion cruciatum (Ag.) Naeg. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1408 ; Preda Florideae pag. 122. Callithamnion cruciatnm Ag. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 76. Hab. Falcone, 26 e 28 marzo 1880, 3 settembre 1880 (V. T.). Antìthamnion Plumula (Eli.) Thur. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1400 ; Preda Florideae pag. 124. Callithamìiion Plaumla Lyngb. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 78. Hab. Fosso del Ponticello presso Porto Ferrajo, 16 ottobre 1880 (V. T.). Gen. Ceramium (Wigg.) Ag. Ceramium strictum Gr. et Harv. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1484 ; Ardiss. Phyc. Medit, I, pag. 102 ; Preda Florideae pag. 109. Hab. Lamaja, con cistocarpi, 29 aprile 1878 (V. T.). Ceramium elegans Duci. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1460; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 100 ; Preda Florideae pag. 108. Hab. alla Capitaneria presso Porto Ferrajo, 18 marzo 1878 (V. T.). Ceramium echionotum J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1453; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 119; Preda F/or/r/t'rt^ pag. 102. Hab. scogli del Falcone, 16 aprile 1878 ; S. Andrea, 23 set- tembre 1880 (V. T.). Ceramium ciliatum (Eli.) Duci. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1473; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 117; Preda Florideae pag. 102, Hab. Capitaneria del Porto presso Porto Ferrajo, 18 marzo 1878; Lamaja, 29 aprile 1878 (V. T.). Gen. Griffìthsia C. Ag. Griffithsia phyllamphora J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1281 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag, 83 ; Preda Florideae pag. 153. Hab. Fetovaja, 30 luglio 1877 ; Falcone, 3 settembre 1880 (V. T.). Gen. Flvimaria Stackh. Piumaria Schousboei (Born.) Schmitz. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1383; Preda Florideae pag. 118. Callithaiìuiion elegans Schousboe. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 75 (non Kuetzing). Hab. Golfo di Nisporto, Rio, agosto 1881 (V. T.). 5(3 Gen. Spyridia Harv. Spyridia filamentosa (Wulf.) Harv. - De Toni Sy//. Alg. IV, pag. 1427; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 193; Preda /^/or/c/mt' pag. 116; Erb. critt. ital. ser. II, n. 478. Hab. da Porto F^rrajo a Longone, luglio 1870 (Marcucci) ; Falcone, 15 luglio 1877 ; fondo del Golfo di Porto Ferrajo, 13 settembre 1880 ; S. Andrea e Bagnetti, settembre 1880 ; Spina dell'Asino, Nisporto, Rio, agosto 1881 (V. T.). Gen. Grateloiipia C. Ag. Grateloupia filicina (Wulf.) Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1563; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 138; Preda Florideae pag. 81. Hab. isola d'Elba (V. T.). Osserv. - E cenno di c|ue.st' alga nella lettera del 19 ot- tobre 1880. Gen. Acrodìsciis Zanard. Acrodiscus Vidovichii (Menegh.) Zanard, - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1598; Preda Florideae pag. 78. Cryptoìieiìiia Vidovichii Zanard. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 162. Cr\ptoìiemia dichotoma J. Ag. in Erb. critt. ital. ser. II, n. 1145. Hab. Enfola, pescato a fondo, 7 agosto 1879 ; Capo Stella, 6 settembre 1880 ; banco di corallo al largo di S. Andrea, 8 set- tembre 1880 ; dragato nel golfo di Porto Ferrajo, gennaio 1882 (V. T.). Gen. Flatoma (Schousb.) Schmitz. Platoma cyclocolpa (Mont.) Schmitz. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1645 ' Freda Florideae pag. 68. Neuiastonia cervicornis J. Ag. - Erb. critt. ital. ser. II, n. 1261; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 131. Hab. Punta Fenicia, Marciana, 8 settembre 1880 (\\ T.). Gen. Nemastoma J. Ag. Nemastoma dichotoma J. Ag. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1662 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 130 ; Preda Florideae pag. 58. Hab. Soppigliano, Rio, gennaio 1882 (V. T.). 57 Gen. Rhizophyllis Kuetz. Rhizophyllìs Squamarìae (Menegh.) Kuetz. - De Toni Sy//. Alg. IV, pag. 1678 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 224 ; Preda Florideae pag. 55; Erb. critt. ita!, ser. II, n. 1147. Mah. Falcone, 3 settembre 1880 ; Punta Fenicia, 8 agosto 1880 ; Seccione, agosto 1881 (V. T.). Gen. Peyssonnelia Decne. Peyssonnelia Squamarla (Gmel.) Decne. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1697; Ardiss. Phyc. Medit. \, pag. 227 ; Preda Florideae pag. 46. Hab. Falcone, 3 maggio 1877 ; Grotte, 4 maggio 1877 ; Punta Fenicia, 8 agosto 1880 ; Cala Mandriola, 20 agosto 1880 ; Seccione, agosto 1881 (V. T.). Peyssonnelia rubra (Grev.) J. Ag. - De Toni 5\7/. Alg. IV, pag. 1696 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 228 ; Preda Florideae pag. 48. Hab. Soppigliano, 17 maggio 1877 (V. T.). Gen. Hildenbraudtia Nardo. Hildenbrandtia Prototypus Nardo. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 17 14; Preda Florideae pag. 44. Hildenbrandtia Nardi Zanard. - Erb. critt. ital. ser. II, n. 1146; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 230. Hab. su scogli a fior d'acqua, isola d'Elba, estate 1881 (V. T.). Osserv. - Allude a questa specie la lettera della Toscanelli in data 24 ottobre 1881. Gen. Melobesia Lamour. Melobesia farinosa Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1764 ; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 445 ; Preda Florideae pag. 28. Melobesia verrucata Kuetz. - Erb. critt. ital. ser. II, n. 378. Hab. sulle foglie di Posidonia nel golfo di Porto Ferrajo, maggio 1870 (E. Marcucci). 58 Melobesìa pustulata Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 177 1 (Dermatolitììon piistulatiim) ; Ardiss. Pìiyc. Medit. I, pag. 446 ; Preda Florideae pag. 30 ; Lemoine Catal. Mélob. Herb. Thuret {1912) pag. LXIV. Melobesìa verrvicata Kuetz. - Erb. critt. ital. ser. II, n. 378 {Melobesiae farinosae Lamour. immixta]. Hab. sulle foglie di Posidonia nel golfo di Porto Ferrajo, maggio 1870 (E. Marcucci). Gen. Lithophyllum Phil. Lithophyllum expansum Phil. forma stictaeformis (Aresch.) Foslie - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1785 ; Preda Florideae pag. 23 ; Lemoine Mélobésiées (191 1) pag. 176. Melobesìa stìct(xformìs Aresch. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 448. Hab. isola d'Elba (V. T. sec. F. Ardissone). Gen. Amphiroa Lamour. Amphiroa rigida Lamour. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1807; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 456; Preda Florideae pag. 15. Hab. Punta Fenicia, 25 luglio 1881 (V. T.). Gen. Corallina L. Corallina rubens L. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1836; Preda Florideae pag. 12. Jaìiia ritbens Lamour. - Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 459. Hab. Forte Stella, 3 maggio 1877; scogli del Falcone, 8 maggio 1877 (V. T.) ; Porto Ferrajo (sec. P. Bolzon). Corallina officinalis L. - De Toni Syll. Alg. IV, pag. 1840; Ardiss. Phyc. Medit. I, pag. 462 ; Preda Florideae pag. 9. Hab. Grotte, 4 maggio 1877 ; scogli del Falcone, 3 maggio e 8 agosto 1877 (V. T.); Golfo di Porto Ferrajo (P. Bolzon). Osserv. - Queste due Coralline sono menzionate nella let- tera del 19 ottobre 1880. A. PREDA plopa fllgologiea del golfo della Spezia SECONDO CONTRIBUTO Nel 1907 la Malpighia (Anno XVIII, p. 76), pubblicava un mio Primo contributo alla Flora algologica del Golfo della Spezia : Floridee, 0 frutto delle mie esplorazioni algologiche nel Golfo, e del lavoro di spoglio che avevo eseguito per la compilazione del volume della Flora italica cryptogama (Pars II, voi. I) dedicato alle Floridee. Era mio intendimento far seguire altri contributi riguardanti in particolare, le Feoficee, le Cloroficee e le Mizoficee del Golfo; ma le mie ricerche rimasero interrotte poco dopo, per il mio cambiamento di residenza. Credo tuttavia che gli appunti già rac- colti, possano, per quanto incompleti, riuscire utili a chi vorrà in seguito occuparsi delle ficee spezzine, e li riordino quindi in questo Secondo contributo. {-) (^) All'elenco di Alghe di questo contributo, va aggiunta la Polysiphonia funebfis De Not., indicata dall' Ardissone per la Spezia (Phyc. med. I, p. 374). (■2) Per la bibliografia rimando il lettore al mio Primo contributo ; per la sinonimia alla Sylloge Algarum di G. B. De Toni. 60 PHAEOPHYCEAE Fam. Dictyotaceae. 1. Zonaria flava (Clem.) Ag. Padiìia Tounicfoì'tiana Lamour. Bertoloni, rigettata dalle onde, sulla spiaggia di S. Tereiizo (Fior. it. crypt. II, p. 45) ; Meneghini (Alg. ital. dalm., p. 235) ; De Not. (Alg. mar. lig., p. 279). 2. Taonia Atomaria (Good. et Woodw.) j. Ag. Dictyota ci Hata Lamour. Bertoloni (Fior. it. crypt. II, p. 41) ; Doria, Capellini e Galdesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; De Not. (Alg. mar. lig., p. 280). 3. Padina Pavonia (L.) Lamour. Bertoloni (Fior. it. crypt. II, p, 51) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; Meneghini (Alg. ital. dalm., p. 240) ; A. Preda, comunissima sulle scogliere sommerse della zona A, (*) in vari punti del Golfo, e su frammenti rocciosi nei bassi fondi, lungo la spiaggia di S. Bartolomeo (22 Mag. 1902). 4. Haliseris polypodioides (Desf.) Ag. Bertoloni (Hist. Fuc. mar. lig., p. 314; Fior. it. crypt. II, p. 63) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; Mene- ghini (Alg. ital. dalm., p. 252); De Not. (Alg. mar. lig., p. 278); Poggi, sulla spiaggia degli Stagnoni (in Herb., 2 Feb. 1901) ; A. Preda, abbondante sulle scogliere della zona A, in vari luoghi. (^) Mi riferisco alle 5 zone di profondità adottate nel mio Catalogne (ics Algues marines de Livonrne (Bull, de 1' Herb. Boissier, toni. V, n. 11, Nov. 1897, p. 961), e nel mio Priìiio contributo (1. e, p. 77). 61 5- Dictyota dichototna (Huds.) Lamour. Bertoloni, a 5. Terenzo (Hist. Fuc. mar. lig., p. 315) ; Poggi, \ alla Calata del porto (in Vinassa, Sec. contr. Fic. lig., p. 7) ; A. Preda, ebbe la specie, dal sig. Baffico, dello stabilimento balnea- rio Selcile (8 Aprile 1905), e la raccolse presso la stessa località, sui blocchi della zona A, alla Batteria dei Cappuccini, e alla diga del Porto ìuercaìitile (24 Mag. 1902). F. ìmplexa (Lamour.) De Toni. Bertoloni, a S. Terenzo (Hist. Fuc. mar. lig., p. 315); Poggi alla Calata del porto (in Vinassa, Secondo contr. Fic. lig., p. 7; in Herb.). 6. Dictyota linearis (Ag.) Grev. Bertoloni, sugli scogli a fior d'acqua (Fior. it. cr3'pt. II, p. 38); Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 7. Dictyota Fasciola (Roth) Lamour. Bertoloni, a 5". Terenzo (Hist. Fuc. mar. lig., p. 315) ; De Not. (Alg. mar. lig., p. 281) ; A. Preda, nella zona A, sui blocchi, alla diga del Porto mercantile (24 Mag. 1902). Fam. Fucaceae. 8. Sargassum salicifolium (Bert.) J. Ag. Bertoloni, presso la polla marina d'acqua dolce di Marola (Hist. Fuc. mar. lig., p. 284; Fior. it. crypt. II, p. 5); Doria, Ca- pellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); Meneghini (Alg. medit. ital., p. 7). 9. Sargassum linifolium (Turo.) Ag. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 10. Sargassum Hornsctiuchii C. Ag. F. lunense (Caldesi) A. De Toni. Intorno al Sargassum lunense del Caldesi, in " Atti dei Na- tur. e Matem. di Modena „ , ser. IV, voi. IX, 1907). Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275; Erb. critt. it. serie I, n, 1319, Rabenh. Alg. Eur. n. 1950). 62 11. Cystoseira cornìculata (Wulf.) Zanard. Bertoloni, frequente nel Golfo, sugli scogli più esposti ai marosi, a S. Terenzo (Hist. Fuc. mar. lig., p. 288; Fior. it. crypt. II, p. 21). 12. Cystoseira barbata (Good. et Woodw.) Ag. C. Hoppii Ag. Bertoloni, nel Seno di Pertitsola e altrove; l'ebbe anche del Golfo dal Caldesi (Fior. it. crypt. II, p. 16) ; De Not. (Alg. mar. lig., p. 277); Meneghini (Alg. ital. dalm., p. 79). 13. Cystoseira discors (L.) Ag. Bertoloni, nel Golfo (Hist. Fuc. mar. lig., p. 285) e, in parti- colare, nel Seno di Pertiisola (Fior. it. crypt. II, p. 11); Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 14. Cystoseira abrotanìfolia Ag. Bertoloni a 5. Terenzo, e sul versante orientale dell' isola Palniaria (Fior. it. crypt. II, p. 13) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); Corinaldi; Meneghini (Alg. medit. ital., p. 13) ; A. Preda, rigettata dalle onde presso il Terrizzo all' isola Palniaria, e sulla spiaggia di S. Bartolomeo. 15. Cystoseira squarrosa De Not. Meneghini, alla Spezia (Alg. ital. dalm., p. 50). La Cystoseira ericoides indicata per la Spezia dal Meneghini (Alg. medit. ital., p. io) va probabilmente riferita alla C. spinosa Sauv. Fam. Sphacelariaceae. 16. Sphacelaria tribuioides Menegh. Corinaldi, alla Spezia (Lettera del prof. G. Meneghini, n. 6); Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); il Bertoloni l'ebbe dal Caldesi (Fior. it. crypt. II, p. 213); Meneghini (Alg. ital. dalm., p. 336). 17. Sphacelaria cirrosa (Roth) Ag. Meneghini, alla Spezia (Alg. ital. dalm., p. 332). 63 i8. Cladostephus verticillatus (Lightf.) Ag. Ciad. Myyiophylluììi Ag. Bertoloni (Fior. it. crypt. II, p. 135) ; Doria, Capellini e Cai- desi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; A. Preda, abbondante sulle sco- gliere della zona A. La Sphaceìaria Bertiana De Not., indicata dal Caldesi per il Golfo (Cat. Alg. Spezia, p. 275), va probabilmente riferita al Ciad, verticiìlatus (V. in proposito De Toni, Sylloge Algarum, Voi. Ili, Fucoideae, p. 510). 19. Halopteris filicina (Grat.) Kuetz. Sphaceìaria filicina Ag. Doria, Capellini e Caldesi (Cat, Alg. Spezia, p. 275); A. Preda, in vari punti del Golfo, sugli scogli della zona A. 20. Stypocaulon scoparium (L.) Kuetz. Sphaceìaria scoparla Lyngb. Bertoloni (Fior. it. crypt. Il, p. 215) ; Doria, Capellini e Cal- desi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); Menegh. (Alg. ital. dalm., p. 344); Poggi, presso gli Stagnoiii (in Herb.) ; A. Preda, rigettata dalle onde sulla spiaggia di S. Bartolomeo, e in altri punti del Golfo, sugli scogli della zona A, Fam. Ectocarpaceae. 21. Ectocarpus confervoides (Roth) Le Jol. Poggi (in Herb.); A. Preda, sugli scogli della zona A, in vari punti del Golfo. Fam. Eucoeliaceae. 22. Punctaria latifolia Grev. Poggi, sulle foglie morte di Posidonia, presso gli Stagnoni (Vinassa, Sec. contr. Fic, lig., p. 8); indicata pure dall' Ardissone (Phyc. med. II, p. 115). 04 23- ScytosiphonLomentaria (L3 ngb.) J. Ag. Cìiorda fistiilosa Zanard. Cìiorda Filiiìii, var. fistitlosa Kuetz. Bertoloni, tra S. Bartoloineo e Spezia (Fior. it. crypt. II, p. 61). 24. Phyllitis Fascia (Muell.) Kuetz. var. debilis (Ag.) Hauck. A. Preda, sui blocchi della diga al Porto ìiicrcaìitilc (20 Gcn. 1902). 25. Asperococcus bullosus Lamour. Meneghini, alla Spezia (Alg. ital. dalm., p. 166). 26. Colpomenia sinuosa (Roth) Derb. et Sol. Encocliuììi simtosuììi Ag. Bertoloni, sugli scogli al Pe riuso presso Lavallà, e a Pertii- sola, dove l'indica come abbondantissima (Fior. it. crypt. II, p. 55); Meneghini (Alg. ital. dalm., p. 168). Fam. Cliordariaceae. 27. Cladosiphon mediterraneus Kuetz. Liebniaìììiia Posidoìiiae Menegh. lYeììiarysfits Posidoniae Hauck. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 274). Fam. Stìlophoraceae. 28. Stilopliora rhizodes (Ehrh.) j. Ag. var. papillosa (j. Ag.) Hauck. L' Ardissone l'ebbe del Golfo dalla signora Favarger (Ph3'c. med. II, p. 113). . 65 CHLOROPHYCEAE Fam. Codìaceae. 29. Codium Bursa (L.) Ag. Bertoloni, abbondantissima tra la Paliiiaria e la Scola, e nella Darte occidentale del Golfo, tra Portovenere e il Seno delle Grazie Fior. it. crypt. II, p. 140) ; De Not. (Alg. mar. lig., p. 298) ; A. reda, bellissimi esemplari rigettati dalle onde sulla spiaggia di S. Bartoloìneo . 30. Codium tomentosum (Huds.) Stackh. Bertoloni, abbondante presso Levici (Fior. it. crypt. II, p. 138) ; \. Preda, rigettata sulla spiaggia di S. Bartoloìiieo (21 Mag. 1902 29 Gen. 1903). 31. Udotea Desfontainii (Lamour.) Decaisne. Bertoloni, su conchiglie, corallari e pietre sommerse fra la Scola e r isola Pahìiaria (Fior. it. crypt. II, p. 47) ; Doria, Capel- ini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); De Not. (Alg. riiar. lig., 0. 298) ; A. Preda, rigettata sulla costa, lungo la strada di Bartolomeo, presso lo stabilimento Pirelli (22 Maggio 1902). 32. Halimeda Tuna (Eli. et Soland.) Lamour. Bertoloni, sugli scogli sommersi presso il castello di 5. Te- ^enzo, dove 1' A. la dice frequente (Hist. Fuc. mar. lig., p. 317), :ra lo stesso castello e il paese di S. Tereiizo, e tra 1' isola Pal- naria e la Scola (Fior. it. crypt. II, p. 142) ; A. Preda, rigettata iuUa spiaggia di S. Bartoloìiico. Fam. Derbesiaceae. 33. Derbesla Lamourouxii (J. Ag.) Solier. Bryopsis Balbisiaiia Lamour. Poggi (in Herb.). 66 Fam. Caulerpaceae. 34. Caulerpa prolifera (Forsk.) Lamour. Bertoloni, rigettata abbondantemente d'inverno sulla spiaggia di S. Terenzo, e così pure strappata dalle reti dei pescatori (Ra- riorum Italiae plantarum Decades quatuor, Decas Tertia, p. 94), a Fiascarina presso Telaro, e a S. Vito, raccolta dal Caldesi (Fior, it. crypt. II, p. 159); De Not, (Alg. mar. lig., p. 297); Ardissone (Phyc. med. II, p. 167); Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 274); Vinassa (Sec. contr. Fic. lig., p. 7). Me la procurai più volte in begli esem- plari, assistendo, sulla spiaggia di S. Bartolomeo, alla pesca colla rete a strascico detta Sciabica, citata dallo stesso Bertoloni come mezzo per raccoglierla (Fior. it. crypt. II, 1. e). Fam. Bryopsidaceae. 35. Bryopsis piumosa (Huds.) Ag. Bertoloni, nel Golfo (Fior. it. cr3'pt. II, p. 166); Poggi, sulla spiaggia degli Stagnoiii (Vinassa, Sec. contr. Fic. lig., p. 8) ; A. Preda nella zona A, sui blocchi della diga al Porto mercantile, e su quelli della Batteria dei Cappuccini (24 Mag. 1902). Fam. Cladophoraceae. 36. Chaetomorpha Linum (Muell.) Kuetz. Bertoloni, liberamente fluttuante lungo la costa, presso Ma- rota, e nel Seno delle Grazie, frammista ad altre Alghe (Fior. it. crypt. II, p. 179). 37. Chaetomorpha crassa (Ag.) Kuetz. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 38. Chaetomorpha aèrea (Dillw.) Kuetz. CU. intermedia De Not. Ch. gallica Kuetz. Bertoloni l'ebbe del Golfo dal Capellini (Fior. it. crypt. II, p. 181) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia p. 275) ; Poggi (Vinassa, Sec. contr. Fic. lig., p. 9). 67 39- Cladophora glomerata L. Questa specie, prevalentemente d' acqua dolce, fu raccolta dal Bertoloni presso Marola, e nel Seno delle Grazie (Fior. it. crypt. Il, p. 194). 40. Cladophora prolifera (Roth) Kuetz. Ciad, catenata Kuetz. Bertoloni, a S. Terenzo, e nella grotta orientale dell' isola Palmaria, l'ebbe anche dal Capellini (Fior. it. crypt. II, p. 184); Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; Poggi (Vi- nassa, Sec. contr. Fic. lig., p. 9 ; in Herb.). Anche l'Ardissone r indica per il Golfo (Phyc. med. II, p. 224). 41. Cladophora pellucida (Huds.) Kuetz. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; va no- tato che il Caldesi fa seguire il nome della sp. da un punto in- terrogativo. 42. Cladophora catenata (Ag.) Ardiss. Indicata per la Spezia dall' Ardissone (Phyc. med. II, p. 226). 43. Cladophora utriculosa Kuetz. Conferva diffusa Roth. Indicata per la Spezia dall' Ardissone (Ph}^. med. II, p. 229), e dal Vinassa (Sec. contr. Fic. lig., p. 9). 44. Cladophora flaccida Kuetz. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 45. Cladophora crystallina (Roth) Kuetz. Bertoloni, sulla Halopitys pinastroides (Gmel.) Ag. (Fior. it. crypt. II, p. 196); M." Doria, secondo l'Ardissone (Ph3'c. med. II, p. 236). 46. Cladophora Bertoionii Kuetz. Bertoloni, sulla spiaggia di S. Terenzo, rigettata dal mare (Fior. it. crypt. II, p. 188). 47. Cladophora mediterranea (Kuetz.) Hauck. Ciad, riipesfris var. inedilerranea Kuetz. G. Doria, secondo l'Ardissone (Phyc. med. II, p. 240), 08 48. Cladophora repens (J. Ag.) Harv. L' Ardissone l' indica per la Spezia (Phyc. med. II, p. 242) ; Poggi, alla spiaggia degli Stagìwiii (Vinassa, Sec. contr. Fic. ligv P- 9)- Fam. Dasycladaceae. 49. Dasycladus clavaeformis (Roth) Ag. Bertoloni, sulle pietre sommerse nel Seno di Pertusoìa (Fior, it. crypt. II, p. 137). 50. Acetabuiarìa mediterranea Lamour. Bertoloni, abbondantissima sulle pietre nel Seno delle Grazie, e a Pertusoìa (App. ad Spec. Zooph., p. 278 ; Fior. it. crypt. II, p. 288) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; A. Preda, pescata su alcuni ciottoli della zona A, a S'. Bartolomeo, presso lo stabilimento Pirelli (22 Mag. 1902). Fam. Valoniaceae. 51. Valonia utrìcularis Ag. Val. Siphwiculus Bert. Bertoloni, all'estremità orientale dell'isola Paliuaria, sugli scogli (Fior. it. crypt. II, p. 160) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). Fam. Ulvaceae. 52. Ulva Lactuca (L.) Le Jol. Bertoloni, l'ebbe dal Caldesi (Fior. it. crypt. II, p. 148); A. Preda, comunissima in vari punti del Golfo, sugli scogli della zona A, e rigettata dai marosi. var. latissima Ardiss. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275). 53. Enteromorpha prolifera (Muell.) J. Ag. Ulva compressa var. prolifera Ag. Bertoloni, sugli scogli a S. Terenzo (Fior. it. crypt. II, p. 152). 54. Enteromorpha intestinalis (L.) Link. Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275) ; Poggi (in Herb.) ; A. Preda, presso Bocca di Magra. (30 55- Enteromorpha Linza (L.) j. Ag. Ulva crispata Bert. Ulva Bertolonii Ag. Bertoloni, sugli scogli, e anche rigettata sulla costa, al Capo Corvo presso la Magra (Fior. it. crypt. II, p. 151) ; Doria, Capel- lini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 275); Poggi, agli Stagiioiii (in Herb.). 56. Enteromorpha compressa (L.) Grev. Bertoloni, trovata abbondante sugli scogli a S. Tereiizo e al Capo Corvo, presso la Magra (Fior. it. cr3'pt. II, p. 153) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg, Spezia, p. 275) ; Poggi (in Herb.). MYXOPHYCEAE Fam. Rivulariaceae. 57. Calothrix Contarenii (Zanard.) Born. et Flah. Riviiìaria Medusae Menegh. Ardissone, secondo esemplari del Meneghini (Phyc. med. II, p. 258) ; Corinaldi (Lettera del prof. G. Meneghini, n. i). 58. Rivularia mesenterica Thur. R. polyotis Hauck. R. hullata J. Ag. Bertoloni, l'ebbe del Golfo dal Corinaldi e dal Capellini (Fior. it. cr^^pt. II, p. 311); Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 276). Fam. Lyngfbyaceae. 59. Lyngbya majuscula (Dillw.) Harv. L. BrigìwUi De Not. Bertoloni, ebbe la specie dal Caldesi e dal Doria (Fior. it. crypt. II, p. 294) ; Doria, Capellini e Caldesi (Cat. Alg. Spezia, p. 276). Angelo Mazza SAGGIO DI flliGOIiOGIfl OGEAHlGfl 590. Rhododermis Van-Heurckii Ileydr. F. Heydrich in Beihefte zum Botan. Centralblatt XIV, 1908, p. 246, tab. XVII. Fronda del diam. di 0,1-1 mill., dapprima disciforme. piana, infine vescicoso-inflata, suddivisa in lobi. La diagnosi di Heydrich è precisamente così espressa: Tallo Vioo~' millim., da principio disci- forme piano, poi rigonfio con ramificazioni lobiformi. Hab. La pianta fu raccolta nel marzo 1902 con Chantransia mi- nutissiììia Ktz. e Giffordia Lebelli (Crn.) Batt. su giovani foglie di Zostera maritima nella baia di S. Brelade nell' isola di Jersey da H. Van Heurck. Di questa pianta, e con le parole stesse dell'autore, si ebbe a discorrere largamente nella trattazione del genere. Ricordiamo. F. Heydrich rilevò che la struttura di questa pianta concorda, nello stato giovanile, con quella dì Rhododermis parasitìca Batt., e che tale eguaglianza nella vegetazione delle due specie arriva tutt' al più al limite della fig. 4, la quale ci mostra la periferìa del tallo di una giovane pianta della R. Van Heurckii, e cioè con le cel- lule sotto il punto marginale apicale lineari, lunghe, verticali e che si fanno gradatamente più grandi e subrettangolari oblique collo scendere lungo i margini laterali. Lo strato interno è formato da 71 cellule di varie forme, rettangolari, pentagone, esagone e subelittiche, equilunghe o con la lunghezza di poco superiore alla larghezza, disposte in serie radiate. Passando alla fig. 5 che rappresenta la sezione longitudinale di n tallo vecchio con cellule incrassate e con peli (sempre della R. V. H.), meglio che dalle parole possiamo apprezzare il notevole divario subito dalla struttura nella fronda adulta. Ivi la periferia (di una sola .issisa di cellule grandette nella pianta giovane) costituisce un vero strato corticale di 3-4 assise di cellule esigue strettamente lineari- :apillari limitatamente al margine apicale, indi grandette subtonde, zrasse e quasi coalescenti con lo scendere lungo i margini laterali e a cui serie più interna si collega con le cellule esteriori dello strato nterno. Lo strato interno è formato da grandi e lunghissime cellule ìlittico-compresse il cui asse maggiore, verticale, è di ,4-8 volte su- pcriore all'asse minore, ossia alla larghezza delle cellule stesse. I peli 5Ì limitano alla parte superiore del margine e sono a malapena vi- sibili sotto un ingrandimento di "V,. Nello stadio ulteriore, e cioè di un tallo vecchio con espansioni 'obate, lo strato marginale è ridottissimo, non solo, ma le cellule che 0 compongono non hanno né consistenza né ambito ben definiti, a giudicare dalla fig. ó, inquantochè sono già in via di assottigliarsi n forma di quelle fibrille esilissime, assai distanziate, longitudinali, :ostituenti lo strato interiore, seppure non debbonsi alla cuticola dal nomento che parlasi di cavità interna. Queste descrizioni vengono offerte sia nell'intendimento di sup- )lire (assai manchevolmente) alle figure dall'autore citate nel suo ;tudio, e sia per dimostrare di quanto negli ultimi suoi stadii la Rliododermis Van-Heurckii deve effettivamente diversificare nella strut- ura dalla Rh. parasitica, per quanto si può desumere dalla descri- 'jone assai imperfetta dell'intimità sua costituita da cellulis mnltis Il series verticales dispositis. Con tutto ciò, peraltro, e per la consi- iistenza e per il colore della fronda, le due specie dovrebbero rite- nersi per autonome. Se ed in quanto poi la pianta designata sotto il nome di Riio- iophvseina Georgii Batt., possa avere relazioni con Rhododermis Van- llcnrcìdi Heydr., ben si comprende come, non conoscendone 1' esem- plare, nulla qui si possa dire al riguardo, tanto più in seguito al 72 silenzio sintomatico serbato in proposito dallo Heydrich. Che possa trattarsi di una forma giovanile di Haìosaccìon? G. B. De Toni in Syll. Alg, Voi. IV, p. 1712, sembra sospettarlo, ma non certo può asserirlo, data la mancanza dei cistocarpi. Sotlofamiglia IV. HILDENBRANDTIEAE (Trev.) Rabenh. . Hildenbrandtieae Trevis. [1848] Alghe Coccotalle p. 106; Rabenh. [18Ó8] FI. Eur. Algar. Ili, p. 408 (Hildenhrandtiaceae) ; Hauck Mee- resalgen p. 37. Fronda crostaceo-innata, formata di cellule a più strati, dapprima levigata, all'epoca della fruttificazione puntato-verrucolosa. Cellule minutissime, rotondate 0 angolato-rotondate, numerose in serie ver- ticali regolarmente ordinate. Concettacoli (cripte) superficiali, aperti in ampio foro apicale. Tetrasporangi numerosi nel concettacolo, pi- riformi od oblungo-elittici, divisi irregolarmente a croce o zonati. O.ss. Alghe delle acque dolci 0 di mare, orizzontalmente espanse, sanguinee, roseo-coccinee o bruno nereggianti. Alle Hildenbrandtieae sono ascritte le alghe costituenti il transito fra le Squamariaceae e le Coraììinaceac, con queste assai concordanti per il frutto, con quelle per la fronda crostaceo-adnata. Gen. HILDENBRANDTIA Nardo (1834). In Isis XXVII, p. Ò75. Etym. dedicata al chiaro medico viennese F. Hildenbrandt ('). Zanard. Synops. Alg. p. i35 ; Menegh. Memor. Riun. Nat. Padova 1841; Kuetz. Phyc. Gen. p. 884, Sp. p. 694; J. Ag. Sp. 11 e in Epicr. ; Ardiss. Phyc. Med. I; llauck Meeresalg. ; Engl. et Prantl Nat. Pflanzenfam. (1897) p. 544. = Erythrocìatlints Liebm. (}) Alcuni altri modi si vedono talvolta usati nello scrivere il nome di questo gen., ma tutti scorretti, siccome non corrispondenti alla vera etimologia che si basa sul casato dell' indicato personaggio, prof. Franz Edler Hildenbrandt. 73 (i839); Rhodytapium Zanard. (18.43) Sagg. p. 16, in annot., istituito per la specie d'acqua dolce. Fronda orizzontalmente espansa, tenacemente adnata con la pa- gina inferiore, con la superficie fruttifera, contesta di cellule suban- golato-cubiche, seriale in linee orizzontali e verticali. Tetrasporangi disposti circolarmente entro cripte superficiali largamente aperte, oblunghi, entro un perisporio ialino variamente quadridivisi. Oss. Frondi tenacemente adnate alle pietre, tenuamente crosta- cee, imitanti macchie sanguineo-rosseggianti, da giovani orbicolari, a poco a poco espanse e confluenti con altri individui d'onde un ambito irregolare, conteste di cellule minutissime. Cellule strettissi- mamente concrete, rotondato-quadrate, disposte quasi senza alcun ordine viste in superficie, nella sezione verticale si mostrano seriate in linee verticali ed orizzontali. Nella superficie della pagina superiore trovansi escavate numerose cripte aperte mediante un più largo ostiolo, rotondate, con la parete interna coperta densamente di te- trasporangi convergenti verso il centro. Parafisi nulle (ma sempre?). Tetrasporangi oblunghi con nucleo della stessa forma, zonatamente o crociatamente diviso, in un perisporio cospicuo ialino. Cistocarpi ? È da tener presente che questa descrizione risale ad un'epoca assai anteriore alla scoperta dell' Hilden. Le-Cannellìeri Hariot, della Terra del Fuoco, delle cui caratteristiche i citati autori non poterono per conseguenza tener conto nel prospettare l'assieme del genere. La Sylloge Algarum di G.;^B, De Toni ne descrive sette specie, nu- mero che forse potrebbe venire ridotto, dietro l'esame di materiale autentico. 591. Hildenbrandtia Prototypus Nardo. •-=: H. Nardi Zanard. op. cit., //. Nardiana Zanard, in Bibl. ital., t. 96, 1839, P- '-^4' Leproma lapidea Schousb. Alg. n. 48Ò, Placoma lapidea Schousb. Alg. n. 487, Lithosoma lapidea Schousb. Alg. n, 488, //. sanguinea Kuetz. Phy. gen., H. rubra Menegh in Mem. Riun. Fronda tenuissimamente crostacea, maculeforme, sanguineo-porpo- rina; tetrasporangi! oblunghi, crociatamente (od obliquamenteì divisi. Hab. sulle pietre nel golfo di Genova pr. Alassio (Strafforello), a Camogli e a Portofino (Ardissone) ; nel Tirreno all'isola d'Elba (sig.^ Toscanelli); nell'Adriatico ai lidi di Venezia (Zanardini, De 74 Toni, Forti); ad Istria (Hauck); nel Mar Nero (Woronichin) ; nel- r Atlantico dalle spiagge dell' Inghilterra fino a Tangeri d' Africa ; neir America del Nord sulle roccie nella mediana zona litorale (Til- den sotto il nome di Peyssonnelia Dnbvi (^) e Farlow sotto il nome di H. rosea; Kiitz. in Mar. Alg. of New England p. iió, ove si afferma esservi everywhere common) ; nel Pacifico boreale, Alaska (Setchell et Gardner, op. cit. p. 367). Forma delle croste sanguineo-porporine aderentissime ai sassi e cosi tenui da scambiarsi quali macchie. Nello stadio estremo o nel morto si fendono in ogni parte, onde facilmente se ne staccano dei frustoli (^). Variabile è il loro colore, ora di sangue recente o essic- cato od oscuramente castaneo, spesso pure verdeggiante ai margini. Tetrasporangi oblunghi, più spesso divisi a croce. Non senza dubbi sono le sinonimie della specie, a quanto sembra. Alla H. san- guinea Kuetzing autore della specie, Areschoug e altri attribuiscono parafisi e tetrasporangi inegualmente ed obliquamente subzonati ; la Rhododermis Drummondìi Harv. in Ann. Nat. Hist. (dell' Atlantico) da alcuni autori fu ascritta alla H. Prototypus. — Var. kerguelensis Asken., macchie saturatamente porporine, dapprima orbicolari, infine ad ambito irregolare, larghe parecchi cent,, crasse fino a 870 [x. Al- l'isola Kerguelen. — Concettacoli numerosi, recanti densamente alle pareti, radiatamente generanti, dei corpi cilindracei circ. 25^6 [x, zonatamente quadrivisi (carpospore) .^ commisti a parafisi qua e là ramose. F. Hauck nella sua op. cit., dopo aver ammesse come sinonimie di H. Prototypus le H. sanguinea Kùtz. e H. rubra Menegh,, fa se- guire una p rosea {U. rosea Kùtz., R. rubra Harv.), quale semplice varietà della stessa II. Prototypus, e in ciò ne convengono anche Setchell e Gardner, non senza osservare peraltro che un'assai sot- tile pianta roseo-rossa può rappresentare una distinta specie. Forse nel Pacifico settentrionale .^ Tenuto presente il fin qui esposto, ben si comprende la ragione delle sinonimie e di certe titubanze nell' assegnare o meno ad un \ (*) Veggasi Setchell-Gardner, Alg. of Northwest. America, p. 367. (2) Questa facilità io non 1' ho mai riscontrata. 75 prototipo unico parecchie manifestazioni oligotipiche per diversità d'ispessimento della fronda e di tonalità nella colorazione. Migliore elemento di giudizio su "cui basare le specificazioni sarebbe certo quello di stabilire in ciascuno degl' individui che si esaminano il modo della divisione dei tetrasporangi, tanto più che del genere non ci sono peranco noti i cistocarpi. L'esame di esemplari di H. Proioiypus nel senso più lato, com- prese cioè le piante designate con le sinonimie sopra ricordate e forse con l'aggiunta delle specie rosea ed expansa (sec. Setchell- Gardner e Dickie), ad onta dell'irregolarità nella divisione dei rela- tivi tetrasporangi, perchè ciò avviene pure in individui della stessa Protolypus, mi fa dettare le seguenti linee. Frondi piane, liscie (le sopraelevazioni eventuali sono dovute alle matrici quando queste, ad esempio, sono fornite dal granito a grani angolato-taglienti che conferiscono alla fronda una superfìcie assai irregolarmente tubercolosa) rosee, porporino-coccince, porpori- no-vinose, giallorino-coccinee, castanee o quasi nerastre, a seconda degli ambienti e dell'età, ad ambito tondo nel giovane, indi irrego- lare col diametro da Ò-12 cm. e oltre. Allorché la matrice viene a riuscire insufficiente all'espansione della fronda, come accade nel caso di piccoli ciottoli, questa, dopo aver finito di avvolgere il sop- porto, riappare superiormente sovrapponendosi a sé stessa, ripeten- dosi sempre più il fenomeno allorché la matrice diede ricetto a due o più frondi (*), Struttura e tetrasporangi come nel genere. a. liildenbrandtia Proto typus Nardo. (Diversi esemplari sopra gra- nito, sopra roccie silicee e sopra carbonato di calcio). Roscoff, aoùt 1902. Coli. J. Chalon. b. H. sanguìnea Kg. Lato occidentale del Promontorio di Por- tofino (Genova), Agosto 1875, leg. Ardissone. (i) A volte succede che le spore di Hìldenhrandtia si fissino sopra una ma- trice più o meno già occupata dalle minute larve di Balanus. In questi casi si ha il curioso fenomeno dell' alga rossa tutta cosparsa di- eleganti stellette bianche costituenti i primi stadi dell' astuccio balanifero. L' animale ha perforato la fronda, ma questa se ne rivale col coprire poscia la parte inferiore degli astucci assai cresciuti nel frattempo in forma ovoidale a larga base troncata, senza che peraltro da questi adattamenti ne derivi alcun danno ai due esseri. 76 e. Hildenhrandtia Proiotvpus Nardo (sotto il nome di Peyssonnelia Dubvi (Crouan). Tracyton, Kitsap county, Washington, 4 Ag. 1897. J. E. Tilden. 592. Hildenbrandtia rosea Kuetz. Kuetz. Phycol. p. 884, Sp. p. 694; J. Ag. Sp. II. p. 495, Epicr. p. 379; Aresch. Enum. p. 95. = Erylìiroclalhrtis pellUus L\Qhm. in Kròyer ; Cruoria pellita Oersted De region. mar. p. 5o (fide Aresch.); Verrucaria rubra Sommerf. Suppl. fi. Lapp. p. 140 (tìde loci nata- lis) ? ; Segeslria rubra Fr. Lichenogr. p. 480 (partim }) ; Zonarìa deu- sta Lyngb. Hydr. p. 19 (partim), t. 5. Fronda di forma indeterminata, qua e là espansa, coccineo-ro- sea, tenuissima, fili un po' attenuati verso l'apice, articoli quasi eguali al diametro, tetrasporangi nidulanti fra i paranemi, irregolarmente divisi. Rab. sulle pietre spruzzate dall'acqua neir oceano Atlantico, p. e. nel porto Cuxhaven (Kuetzing), alle spiagge della Bahusia (Are- schoug) e nelle stesse altre regioni indicate per la H. Proto/ypus, neir America boreale (Farlow). L'aspetto esteriore è simile a quello della precedente sp. Cel- lule larghe 2,5-3 (x., quasi equilunghe al diametro. Sporangi divisi in modo irregolare, cioè tra il modo crociato e il triangolare, escluso il zonato. Vuoisi distinta una var. fuscescens Caspary, Seealgen von Neukuhren p. 14Ó: crosta simulante quasi una macchia di sangue essiccato, costituita da uno strato di cellule fino a 23, cellule disposte lungo linee rette. Sulle pietre nel golfo Wange (Caspary). Che ne pensino alcuni autori di questa pretesa specie fu detto nel n. precedente. La pianta relativa fu già designata anche col nome di Haematophloea Crouanii Crn. (non J. Ag.) ; da Debray, Van ileurck e Heydrich fu riunita alla //. Prolotypus. L'unico esemplare esaminato è di un granato assai scuro, e poiché il colore, dato il genere, si mantiene indefinitamente inalte- rato dalla prima sua essiccazione in poi, come pure considerata l'o- rigine sua baltica, dovrebbesi ritenere come un rappresentante della varietà del Caspary, di cui possiede i caratteri. Né sul valore di questi caratteri né di altri nei riguardi dell'autonomia specifica o meno della H. rosea, nulla è lecito esprimere di così positivo da risolvere li la questione. Farmi invece doversi soprattutto tener presente che. trattandosi di un genere di transizione dalle Squamariacee alle Co- rallinacee, non convenga dare una speciale importanza a talune ma- nifestazioni aventi carattere individuale più che specifico. Nel caso attuale il carattere primario è quello della maggiore indeterminatezza nella natura della divisione dei tetrasporangi, e siccome la stessa ambiguità può riscontrarsi talora anche nella II. Protoiypus, ragione di più perchè a questa debbasi riunire la H. rosea. Con la seguente si passa già infatti alla divisione zonata. a. Rildenbrandlìa rosea Kutz. Christiania, 18-4-1848, leg. Schù- beler. 593. Hildenbrandtia Le-Cannellieri Hariot, in Journ. de Botanique 1887, p. 74, cum icone; Asken. Alg. Exped. Gazelle p. 3i, t. 11. f. 1 1 - 1 4. Fronda espansa in modo indefinito, porporino-fosca, cartilaginea, rugosa, cavernosa, poco aderente alla matrice, crassa 5-8 mm. ; cel- lule quadrate del diam. di 5- io [j-., densissime radiatamente disposte; tetrasporangi evoluti in cripte superficiali, frammisti a parafisi lineari, oblunghi, zonatamente divisi. Hab. spesso sulle rupi nello stretto Magellanico fino al Capo Horn, America australe (Naumann, Hariot, Askenasy). Per il notevole suo spessore e per il peculiare suo portamento dipendente dal curioso modo della sua vegetazione, questa specie si differenzia ben nettamente, anzi rudemente, da tutte le sue congeneri. A primo aspetto sembra trattarsi di una fronda unita a guisa di una spessa lamina profondamente bitorzoluta, di color avana-scuro nel secco, cioè di quella speciale tonalità che talvolta il rosso intenso subisce per alterazione. (^) Una descrizione meno imperfetta avrebbe richiesto l'esame di esemplari muniti di matrice perchè se nelle altre specie la completa (ij Nel caso di cui si tratta non è forse estraneo a questa alterazione 1' uso di una soluzione di formalina infelicemente impiegato dal Dott. Turquet nell' intento della migliore conservazione delle alghe da lui raccolte alla Terra del Fuoco, come e' informa P. Hariot nel suo Extrait sulla Expèdition Antartìque fran- caise [igoj-igo^) p. i. 78 adesione al sopporto senza il concorso delle mancanti rizine è abba- stanza spiegato dall'estrema sottigliezza della fronda combinata all'a- zione del muco apprensivo, mal si può spiegare in questa, una volta levata dal suo substrato, sterilizzata fors' anco dal formolo, e disseccata. Il primo stadio di vegetazione nelle altre specie è quello di una forma unita, perfettamente circolare, e solo negli ulteriori sviluppi l'ambito assume un aspetto variamente irregolare, in dipendenza dei successivi accrescimenti in lobature ora indipendenti, ora confluenti, ed ora sovrapponentisi nei casi delle più ampie espansioni richiedenti la completa involuzione di quella limitata superfìcie che può offrire un piccolo ciottolo. La specie di cui si tratta si trova in ben altre condizioni alle quali deve la sua tenace robustezza e il peculiare modo di vegeta- zione. Per quanto è a mia cognizione, la pianta dev' essere per ec- cellenza anfibia, svolgentesi in un ambiente tra il mare e la roccia matrice emersa e sopra elevantesi ad una certa altezza sul pelo del- l'acqua di cui non riceve che gli spruzzi, e per conseguenza può trovarsi in comunione di piante così marine come terricole. Ecco, in proposito, il quadretto che ci presenta P. Hariot che, ben ebbe a descrivere l' ambiente : « Celie Algue, qui recouvre les rocker s de la Terre de Feii et qui a été retrouvèe dans le délroit de Magel- lan par le Doti. ISlaumann au cours de t Expédition de la Gabelle, forme une 7S>ne rouge sombre qui franche sur la teinte grise des ro- cker s, vivant en sociètè de Litkotkamniées et de Lichens ». Oltre che per l'ambiente, la pianta dunque ci si presenta con caratteri esteriori ben diversi da quelli delle sue congeneri. Già dalle prime sue evoluzioni la continuità della lamina è presto interrotta da divisioni irregolari lobuliformi, incrassate, ramificate, a divisioni di tratto in tratto convergenti, che, confluendo, determinano delle fenestrazioni varie di forma e di dimensioni, il che tutto costituisce una base appianata aderente al substrato. Sopra questa parte basilare le stesse lobulazioni, che rappresentano le estremità delle iniziali diramazioni, vanno sviluppandosi in forma di grosse verruche tonde submoniliformi che si ammassano alla superficie della fronda in com.- patte configurazioni a guisa di rosette tubercolose regolari ed irre- golari, d'onde un aspetto esteriore, cerebriforme quale può ravvi- sarsi in alcune specie di licheni, p. es. in Lecidea cerehrina Schaer. 79 Altre notizie non posso aggiungere, né so se avrei potuto tro- varne nei Journal de Botanique 1887, sopra citato e che io non ebbi la possibilità di consultare. a. Hìldenhrandtia Lecanmìieri Har. ! Terre de Feu i883. P. Hariot. Fani. VII. CORALLINACEAE (Gray) Harv, Corallideae Gray (1821) Arrang. Brit. PI. I, p. 339. Corallinaceae Menegh. (i838) Cenni organogr. alg. 33 [Corallineae) ; Harv. (i853) Nereis bor. Amer. Il, p. 80; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Prantl Naturi. POanzenfam. (1897). In quanto alla forma la fronda è grandemente variabile, ora filamentosa più o meno ramosa, ora fogliacea 0 crostacea, piuttosto dendriticamente suddivisa, uni-pluristratosa, talvolta endofìtica, quasi sempre incrostata di sostanza calcarea. Sporangi, anteridi e procarpi riuniti in sori, alle volte evoluti in concettacoli propri. Cellule ausi- liarie, dopo la fecondazione, tutte vicendevolmente copulate. Gonimo- blasti plurimi generati dalla copulazione della cellula (presentanti delle brevi catenelle di carpospore). Prospetto dei Generi. I. Tallo non incrostato da sostanza calcarea, costituito da semplici fili articolati, ramosi, espansi in un piano {SchmìtTJeUeae FosL). Schmit%ieUa B. et B. — Organi di riproduzione disposti in ne- mateci nudi, senza vero pericarpio. Tallo endofìtico nella Clado- phora pellucida. II. Tallo sempre calcificato. A. Tallo non articolato, piano, crostiforme, o fogliaceo o foveolato fino a coralloideo. f Sporangi riuniti in sori più 0 meno nettamente definiti ovvero in gruppi concettacoliformi muniti di più pori. I. Tallo senza strato basale differenziato {Chai'.tùlithoneae Fosl.). 80 Chaetolithon Fosl. — Tallo endofitico o parassitico sulle Corallina. Sporangi riuniti in sori concettacoliformi, 2. Tallo con strato basale, non endofitico {Lithotìiaìiinioneae Fosl.). I Tallo nello stato vegetativo sempre monostromatico, solo in prossimità dei sori pluristromatico. (^) Epilithon Heydr. — Cellule costituenti lo strato tallino minutissime. Sporangi divisi in modo zonato. II Tallo anche nelle parti vegetative pluristromatico, con ipotallo differenziato dal peritallo. Sporolithon Heydr. (') — Sori sporangiferi di forma indeterminata. Sporangi indivisi o divisi in modo crociato. Lìthothamnion Phil. — Sori sporangiferi superficiali, appena immersi, con tetto piano o appena elevato. Sporangi 2-4 divisi trasver- salmente. Phyìiiatohthon Fosl. — Sori sporangiferi immersi, con tetto concavo patelliforme. Sporangi come nel gen. Lilhothamnion. •\'\ Sporangi riuniti in veri concettacoli quasi urceolati, ciascun concettacolo provvisto di un unico poro dapprima chiuso da un tappo che più tardi viene espulso. 1. Tallo senza strato basale proprio [Choreonemeae Fosl.). Choreonema Schmitz. — Tallo endofitico nelle Corallina. 2. Tallo con strato basale, non endofitico. § Tallo fortemente calcificato {Melohesieae Fosl.). Q Tallo nello stato vegetativo tipicamente unistratoso, solo in prossimità dei concettacoli pluristratoso. Melobesia Lamour. ('') -- Croste semplici, non sovrapposte Tuna all'altra. (^j F. Heydrich, basandcsi sugli organi della riproduzione sessuale, distinse alcuni generi affini al gen. Lithotìianinion Phil. cioè Eleutlierospora (1900) che corrisponde al gen. Phyniatolitlio7i Fosl. S^Phym. polymorphum (L.) Fosl.] ; Sphae- ranthera (1900) che va riferito in parte al Lithothamnion crispatum Hauck, in parte al Lithophyllum byssoidcs (Eli.) Phil. ; Paraspora (1900) che è il Lithothaìii- nion fruticulostim (Kuetz.) Fosl. (") Questo genere sembra corrispondere quasi 'integralmente al gen. Archeo- lithothamnion Rothpl. che per ragioni di priorità dovrebbe venire preferito (almeno per le forme fossili). (^) Il Foslie (1909) elevò a genere un sottogenere Heteroderma da lui pro- posto nel 1909 per il gen. Alelobesia, dal quale lo affermò distinto per la man- 81 Lìtholepis Fosl. — Croste regolarmente sovrapposte 1' una all' altra, in apparenza perciò pluristratose. O O Tallo anche nello stato vegetativo sempre pluristratoso, con ipotallo differenziato dal peritallo. (') ^ Sporangi quasi ugualmente distribuiti su tutto il fondo del concettacolo. Hydrolithon Fosl. — Ipotallo poco sviluppato, unistratoso. Goniolithon Fosl. — Ipotallo pluristratoso. iif^-Jif. Sporangi sviluppati solo alla periferia del concettacolo, la parte centrale essendo occupata da parafisi. A Ipotallo unistratoso. Dermatolithon Fosl. — Ipotallo poco sviluppato. A A Ipotallo pluristratoso. Lilhophvllum Phil. — Struttura cellulare abbastanza omogenea. Ipo- tallo formato da serie cellulari concentriche. Tenarea Bory. — Struttura come sopra. Ipotallo formato da fila- menti giustaposti e densi ma con le cellule non disposte in serie concentriche. Porolithon Fosl. — Struttura cellulare non omogenea, per la pre- senza di cellule grandi sparse o in gruppi. Il Tallo lievemente calcificato, spesso flessibile (Mfl.y/(?/i/jon'a^ Fosl.). Lithoporella Fosl. — Tallo crostiforme, non caulescente. Croste irregolarmente sovrapposte Tuna all'altra. canza di cellule piliformi (eterocisti) ; tipi ne sono la Melob. Le-Jolisii Ros. e la Meìob. coronata Ros. ; nel 1908 lo stesso Foslie aveva proposto un sottogenere \Pliostroma (tipo lo Hapalidiuiìi zonale Crouan) pure per il gen. Melobesia, sot- togenere che neir anno successivo ammise invece nel genere Heteroderiìia. Nel- r intricatissima congerie di forme di Cotallinaceae inarticolate gli autori, giova notarlo, mostrano continui pentimenti rispetto ali ' assegnazione generica ; per for- nire un solo esempio, ricordisi che il Lithophylluni [Cai-polithon) mauritianum Fosl. (1907) divenne DFelobesia (Pliostroma) maiiritiana Fosl. nel 190S per cam- biarsi in Heteroderma {Pliostroma) mauritianutn Fosl. nel 1909. (1) F. Heydrich, seguendo i concetti accennati nella nota i, distinse alcuni generi affini a Lithophyllnni Phil. cioè : Stichospora (1900) fondato sul Lithotham- nion calcareum (E. et S.) Aresch. ; Hyperantherella (1900) che comprende il Li- ^ihophylluìii incrustans Phil. e forse il Lithophyllimi decussatmii (E. et S.) Phil. ; StereophylluìH (1904) al quale è riferito il Lithophylluììi expansiun Phil.; e Peri- ^perinofi (1900) poi mutato in Perisperiiiiuìi (1901) che, secondo il Foslie, rientra nel gen. Lithophyllmn Phil. 6 82 Masiophora (Decne). Harv. — Tallo flessibile, caulescente, al disopra fogliaceo-appianato, più volte forcuto-ramoso. B. Tallo articolato, con ginocchia (geniculi) più o meno calcificate, eretto, cilindrico o appianato. f Organi di riproduzione sviluppati nel tessuto corticale. Concettacoli emisferici o conici, sessili. Amphiroa Lamour. — Genicoli uni o plurizonati (ossia formati da una o più serie di cellule). Ramificazione del tallo dicotoma, pennata o irregolare. Articoli cilindrici, compressi o sagittali. ff Organi di riproduzione sviluppati nel tessuto midollare. Concettacoli globulosi o piriformi. 1. Genicoli plurizonati. Metagonìolìthon Web. v. Bosse. — Articoli cilindrici. Rami laterali del tallo verticillati, sorgenti dai genicoli. 2. Genicoli appena o nuli' affatto differenziati (gli articoli vegeta- tivi essendo separati da costrizioni del pari calcificate). Lilhothrix Gray. — Ramificazione principale dicotoma con articoli compressi ; rami laterali pennati con articoli cilindrici. 3. Genicoli unizonati. Rami laterali derivanti dagli articoli. I Concettacoli sessili. Cheilosporuìii (Decne.) Aresch. — Concettacoli immersi nei rami laterali ovvero nei processi marginali dei rametti laterali. II Concettacoli peduncolati. Corallina Lamour. — Ramificazione pennata o più o meno decom- posta o tricotoma. Jania Lamour. — Ramificazione regolarmente dicotoma. I Lo scrivente, sprovvisto delle opere dello Heydrich e del Foslie, potè avere dalla gentilezza del Dott. G. B. De Toni il qui sopra ri- portato prospetto sistematico delle Corallinaceae e relative noticine a pie di pagina. Di ciò anche qui ringrazia l'egregio amico. Le tallofite finora esaminate, anche con metodi più semplici di preparazione, ci si mostrano piuttosto agevolmente nelle organizza- zioni loro più o meno complesse aprendoci, si direbbe, cortesemente la casa loro di una trasparenza di vetro. Non così può dirsi delle 83 Corallinacee le quali sono quasi tutte riparate entro fortezze lapidee espugnabili solo in seguito a un lungo assedio chimico anatomico, dopo di che reclamano un più alto compito intellettuale diretto alla ricerca e alla valutazione dei caratteri di struttura nei rapporti della sistemazione. I risultati di un tale studio sono ancora in parte va- riamente apprezzati dagli autori nel senso di conferire ad essi l' im- portanza di caratteri distintivi per l'identificazione dei generi e di talune specie, se se ne toglie la grossolana divisione delle inartico- late (JVlelobesieae) e delle articolate (Eucorallineae). Di simili difficoltà si è ben lungi dall'avere un esempio nelle calcificazioni di Alghe estranee alla famiglia di cui ora devesi trattare, quali Cymopolia, Ace- tahularia, Halimeda, Galaxaura, Actinotrichia ecc., non escluse le stesse Squajiiariaceae e Hìldenbrandtieae che più vi si avvicinano. Non è da stupirsi pertanto se gli specialisti della materia nel- l' approfondire lo studio delle Corallinaceae sentirono la necessità delia creazione di sempre più nuovi generi, creazione dovuta non tanto alle scoperte di nuove piante, quanto alla scoperta di caratteri nuovi in piante di vecchia conoscenza, e che molte di queste abbiano fatto passaggio dall'uno all'altro dei vecchi generi (badare perciò alle sinonimie), d'onde un rimaneggiamento nella generale disposi- zione sistematica. Quella ora presentata dal Dott. G. B. De Toni, assai pregevole in quanto meglio rispecchia lo stato odierno della scienza, non può essere però l'ultima definitiva. (*) Nell'intento di semplificare l'identificazione dei generi e delle specie, e tenuto conto dei lavori di Foslie, di Heydrich, di Yendo, ecc., la signora Lemoine, col suo studio sopra la Slructure una- tomique, application à la classification, (") ce ne dà un notevole contributo per quanto, finora, limitato ai generi Lithoihamnion e Lì- ihophyllum^Q \ovQ dtìùvaXx Archaeoliihothamnion, Porolitlion, ecc. Questo lavoro che tratta della tecnica della preparazione, della incrostazione, Cj Non si riporta il prospetto di Schmitz-Hauptfleisch, contemplante soli nove generi, siccome di troppo scarso interesse pratico ai nostri giorni in cui a ben più numerosi intimi elementi devesi avere riguardo per la collocazione siste- matica degli accresciuti generi e specie. (~j Annales de l' Institut Oceanog. t. II, fase. 2 15 Fev. 1911. Veramente la proposta devesi alla sig. A. Weber van Bosse, Corallinées in The Corallinaceae of the Siboga Exped. LXI, 1904, Leyden. 84 degli organi riproduttori, delle descrizioni dei quattro citati generi, della bibliografia relativa, ecc. sarà di grande aiuto agli studiosi per i vantaggi assai pratici del proposto metodo, massime nei casi di esemplari sterili. Tutto ciò ho inteso premettere per spiegare il modo spiccio che lo scrivente dovrà usare nella trattazione delle Corallinacee, non avendo abbastanza materiale né tempo nò possibilità di controllare fatti noti e molto meno di aggiungerne di nuovi in una materia per la quale si richiedono speciali e laboriose preparazioni secondate da occhi e da mani di giovanili acume e destrezza. A. Tallo non articolato. Genere SCHMITZIELLA Born. et Batt. (1891). In llolm. et Batt. Rev. List. p. loi, On Schmiiyeìla, a new Ge- nus of Algae (Annals of Botany voi. VI), p. i85, t. X. Etym. gen. dedicato al chiar. bot. germanico F. Schmitz. Rngl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 540. Fronda tenue, non incrostante, endofitica, piana membranacea, pseudoparenchimatica, venosa. Frutti sotto la cuticola di Cladopìiora l'in pustole concettacoliformi emisferico-depresse pertugiate all'apice l^porus], elevate) sparsi, minuti, privi di pericarpio proprio chiuso, formanti sori nemateciosi. Oss. Cistocarpi nudi (privi di pericarpio proprio). Carpospore e tetrasporangi commisti a poche parafisi. Tetrasporangi zonatamente divisi. Il tallo consta di nervi primari formati da cellule allungate "pluriseriate (2-8) lungamente scorrenti, i secondari monosifoni pen- natamente uscenti, alterni in un coi precedenti formanti un reticolo ispessito più o meno densamente da macchie cellulari (rametti). — Finora se ne conosce una sola specie. 594. Schmitziella endophloea Born. et Batt. in Gibson A revis. List of Mar. Algae (1891) p. 116; Batters op. cit. = Erytlirocelis Cladophorae Batt. herb. Etym. della specie En dentro e phloios corticc. 1 85 Ilab. nelle frondi di Cladopìiora pellucida, le quali tinge di un bel colore coccineo, nell'Atlantico ai lidi boreo-occidentali di Francia (Bornet), in Inghilterra (Batters). Nella sua Liste des Alg. mar. J. Cha- lon precisa le seguenti località : Fécamp, Bruneval, Grandcamp (Debray), Granville, 'St. Malo, Morbihan (Lenorrnand), Jersey 1902 (H. Van Heurck), Duon (J. Cha- lon), Biarritz, Guéthary, St. Jean de Luz (Sauvageau). Sporangi 20 » I 2, spore 2-4. Scelgo le seguenti notizie fra quelle che si apprendono dalla citata opera del Batters. L'alga di cui si tratta venne scoperta da Bornet nel 1854 a Cherbourg, ma non venne pubblicata che più tardi in occasione della sua nota sulla Melobesia [Choreonemà] Thii- reti Born., apparsa negli Études Phycologiques 1878, ripromettendosi di tornare sull'argomento, ciò che non avvenne per mancanza di esemplari recenti. Il Batters nel i885 raccolse a Torquay un'alga che egli credeva non ancora conosciuta e cos'i distinta da ogni specie descritta, che la collocò nel suo erbario sotto il nome di Erylhrocelis Cladophorae, ma venuto poi a conoscenza della precedente scoperta fatta dal Bor- net ne adottò il nome da questi impostole in onore del grande algo- logo germanico. Osserva che nelle località Torquay e Puffin la pianta attacca di preferenza le Cladopìiora che si trovano sull'estremità delle roccie profonde, molto ombreggiate dalle eminenze di queste e sporgenti sugli abissi e solo sui rami della pianta ospitante la quale, a quanto sembra, non è influenzata dalla presenza dell' endofita. La Schììiil-iella venne trovata unicamente sulla Ciad, pellucida e non si sa concepire una ragione perchè non si trovi su altre specie, mas- sime su quelle aventi una base perenne, quali C. catenala e C. pro- lifera. L'azione della luce non sembra necessaria allo sviluppo pro- speroso di SchìiiilTJella, e infatti in individui di Cladophora invasi da Melobesie si rinvennero splendidi esemplari della endorita viva- mente colorati, ma sterili. Credesi che le spore della endofita pene- trino nella Cladoph. per la piccola apertura collocata all' estremità di ogni cellula, destinata alla fuoruscita delle zoospore. Il primo stadio dello sviluppo di una fronda di SchmiiT^iella dall' A. osservato consiste in sei cellule assai irregolari. La spora vi sembra divisa in quattro parti una delle quali è quasi divisa in tre. Da questo punto in poi 86 la fronda va sempre più allungandosi formando rami laterali. In prin cipio il tallo consiste di cellule rosee seriale in filamenti i quali ra- mificandosi formano una rete e finalmente una membrana più o meno compatta pseudoparenchimatosa espansa inclusa tra i sepimenti delle cellule della Cladophora e frequentemente, arrotondando le cellule della pianta ospitante, finisce coli' assumere la forma di un cilindro concavo. I filamenti primari sono composti di cellule cilin- driche allungate e si protraggono a grande distanza in serie parallele di 2-8 (ordinariamente 3-4), indi si separano dirigendosi in modo opposto, raggiungendo cosi talvolta i filamenti di altri gruppi. Le molte e irregolari ramificazioni secondarie sono composte di cellule brevi assai varie, e tengono la stessa direzione del filamento princi- pale. La natura del tallo presenta quindi l'aspetto di una espansione membranacea venosa ove le cellule lunghe dei fili primari rappresen- tano le vene. Talvolta le ramificazioni si sovrappongono e allora il tallo viene ad essere formato da due (raramente tre) strati di mem- brane. La membrana delle cellule è sempre sottile e delicata, non mai calcare come in quasi tutte le altre specie dell'Ordine. Gli or- gani riproduttivi si sviluppano in sori nemateciali sulla faccia supe- riore in forma di protuberanze emisferico-depresse le quali provocano dei piccoli sollevamenti sulle articolazioni della Cladofora. I sori te- trasporici hanno un perimetro rotondato e spesso sono sparsi in gran numero sulla superficie del tallo, i cistocarpici sono più grandi, più piani e non cosi numerosi, ma non è certo se tale carattere sia co- stante (*). Gli anteridì non furono osservati. 11 gen. Schìnit%ìella appartiene indubbiamente all'Ordine delle Corallinaceae ma differisce in molli punti da tutti gli altri generi. La formazione del tallo differisce da quella del maggior numero dei mem- bri dell' Ordine, ma una molto simile formazione venne trovata nella Melobesia callithamnioides Falkbg. e nello Hapalidium callilhamnioides Crn. Il suo modo poi di vivere endofitico forma un'analogia col gen. Choreoìiema Schmitz, col quale però non ha altro di comune. 11 ca- rattere distintivo del genere consiste nella completa assenza, in tutte I (^) Per altre più particolari notizie sulle fruttificazioni sarà d' uopo che lo studioso ricorra all' originale opuscolo quando non abbia mezzo di rilevarle sul vero. 87 le sue forme più rudimentarie, della parete racchiudente con la quale sono circondati gli organi riproduttori di tutte le altre Corallinacee. Gli organi riproduttori di ScìimitTjeììa sono prodotti da sor! aperti nemateciosi circondati da un anello di brevissime parafisi, mentre quelli degli altri generi sono rinchiusi in concettacoli aventi una pic- cola apertura apicale. 11 Batters, in questo suo studio, ha usato un ingrandimento di mille diametri per le carpospore, per le bispore e per le tetraspore; di 760 diam. per ogni altra parte della pianta. Nei miei esemplari l'endofita si presenta dalle ascelle delle primarie divisioni della Cladopìiora e si estende, da questo punto in poi, fino agli apici estremi della cloroficea, ma sempre mantenendosi nelle parti dipendenti dallo stesso asse alla cui ascella la spora di Schmit\ielìa ebbe a penetrare nella matrice, libere lasciando le vege- tazioni degli altri assi. Dovrebbesi da ciò dedurre che un individuo di Cladophora perchè sia completamente invaso dalla Corallinacea occorrerebbe che le spore di questa avessero penetrata la cloroficea in ciascuno degli assi secondari di cui si compone. Il colore roseo- porporino si conserva assai bene negli erbari, come me lo prova un esemplare raccolto dallo Harvey, osservandolo ora (anno 191Ó), e un altro raccolto dal Chalon nel igoS, mentre lo trovo invece affatto scomparso in una preparazione fra due vetri saldati nei margini con vernice. a. SchmilT^iella endophloea Bornet. Gatteville (Manche). Harvey. b. Idem Born. et Batt. Dans cellules de Clado- phora pellucida. Duon (Roscoff), Sept. 1903. Genere CHAETOLITHON Fosl. (1898). Foslie, List of sp. of Lithoth. p. 7, Rev. Syst. Surv, of Melob. (1900) p. i5. (Etim. chaete setola, lìthos, pietra). Lithothamnion sub- gen. Lithoneina Fosl. in op. cit., Melobesiae sp. Solms-Laubach. Fronda parassitica, cellule dell' ipotallo penetranti a guisa di ri- zoidi nel contesto delle alghe matricali (delle Coralline). Concettacoli degli sporangi soriformi, subimmersi. Cistocarpi finora ignoti. Gen. monospecifìco. 88 SgS. Chaetollthon deformans (Solms) Fosl. in List cit. = Melobesia deformans Solms Corali, p. 67, t. i, f. 5, t. Ili, f. 12. Hab. negli apici di Corallina natalensis {Jania nat. Harv.), i quali deforma (Solms-Laubach). Gli apici della Corallina deformati dal Chaetolithon si fanno cioè brevemente articolati coralliformi e per ogni verso irregolarmente ramosi. Privo di qualsiasi esemplare nonché di piij estese notizie sopra la pianta invadente, nulla posso aggiungere al riguardo. Oss. — L'etimologia del genere ci suggerisce l'idea di un tallo setiforme indurato come pietra in seguito a calcificazione. Ma pro- babilmente di calcificato non si ha che la parte fruttigera sporgente dalla matrice, come avviene in Choreonema, mentre in entrambi i casi la parte vegetativa (ipotallo) sarebbe da ricercarsi nel tessuto della pianta ospitale sotto la forma di un filo rizoideo di struttura cellulare moniliforme, tenero e nudo. Come si è visto, il Foslie nel descrivere il Chaetolithon ne qualifica la fronda come parassitica, mentre in realtà sarebbe semiendofitica come Choreonema ma senza alcuno dei caratteri che possano giustificare la qualifica. Restando nel mare, non so se sia stato mai dimostrato un vero parassitismo nelle alghe, cos'i come avviene delle Loranlhaceae fra le dicotiledoni. Evidente- mente deve trattarsi di ospitalitalismo. Nel caso nostro, che potrebbe forse estendersi ad ogni altro consimile, la dimostrazione dell'ospi- talità dovrebbe essere fatta con un richiamo di fatti la cui esposi- zione ci porterebbe troppo in lungo. I capitoli ne potrebbero essere i seguenti : sopporto o sostegno (falsa matrice, minerale, vegetale, animale) ; matrice vera, simbiosi di protezione per la pianta più de- bole ma senza penetrazioni; simbiosi con penetrazione più 0 meno profonda; simbiosi di completa penetrazione inclusavi la stessa frut- tificazione (endofitismo). In questo ultimo caso trovasi la Schmit-^iella. Nei casi di più o meno profonda penetrazione a scopo di evoluzione e protezione insieme e con fruttificazione esteriore trovansi Harveyella, Clwreocolax, Actinococcus, Sterrocolax, Callocolax, ecc., cui debbonsi aggiungere Chaetolithon e Choreonema^ generi tutti che hanno d' uopo di una matrice vera quale è costituita dal tessuto vivente delle ri- spettive piante ospitanti delle quali peraltro non consumano l'orga- nismo ma unicamente un' infinitesima parte di quel fluido marino, che, sempre rinnovantesi, le pervade. È cos'i che questi pretesi pa- 89 Tassiti, per quanto in modo indiretto, non sfuggono alla legge co- mune che presiede alla nutrizione delle alghe. Genere EPILITHON Heydr. (1899). Melobesieae p. 408; Weit. Ausbau Corali. Syst. (1900) p. 314. — Genus prò Melobesia membranacea conditum. (Etim, epi sopra, lithos (pietra). Il gen. fu creato dallo Heydrich nel i8gg con un' unica sp., £/>//. membranacea (Esp.) Heydr., sottogenere di Lithothamnion secondo Foslie. Sembra che in origine la pianta fondamentale del genere Epìli- thon sia stata dallo Heydrich designata col nome di Lithothamnion Van-Heurckii ('), abbandonando così, mentre rendeva onore all'a- mico, anche il nome specifico di mcìnbranacea per eliminare il dub- bio che la pianta stessa possa avere qualsiasi relazione con la Melo- besia membranacea Lamour., ora Lithotliaìimion membranacenm (Esp.) Posi. E poiché il genere è monospecifico, la diagnosi relativa è im- plicita nella seguente descrizione fatta dallo stesso scopritore della nuova alga che si distanzia pertanto dal gen. Lithothamnion e piij ancora dal gen. Melobesia. • 59Ò. Epilithon Van-Heurckii Heydr. Al riguardo Jean Chalon nella qui sotto citata Lista ha pubbli- cato quanto segue : «.Lithothamnion Van Heurckii Heydr. — Jersev igoS e 1904, Ste-Brelade, epave sopra Aglaophenia attaccata ad una Halydris, H. V. H. Il Dott. Henri Van Heurck ci comunica, estratta dal suo Pro- drome^ la traduzione della diagnosi d^W Epilithon Van-Heurckii, del sig. Heydrich, e le figure riferentesi a questa nuova Alga. Epilithon Van-Heurckii Heydr. mscr. (*) Veggasi J. Chalon, Liste Alg. INIar. p. 207. 90 Il tallo forma suW Aglaophenìa dei piccoli punti rosei da i5oa 35o [J-. di diam., provvisti di 2 a 8 lobi ineguali profondamente incisi, arrotondati, che non si riuniscono e più non crescono Tuno sopra r altro, ma che sono manifestamente separati o si toccano alle estre- mità come lo mostra la fìg. 2. Il tallo non è calcificato, esso è fisso con tutta la sua parte inferiore e composto di uno strato di cellule quadrate, aventi di 6 a 8 o da 8 a 8 [j.. di diam. ed è provvisto di cellule corticali assai piatte che sono completamente immerse in quelle grandi (confrontare fig. 3), e che coprono la metà della grande. Non vi sono cellules-Iimites. Le tetraspore, divise trasversalmente in due, si trovano in con- cettacoli soriformi da 80 a 100 [x. di diam., che contengono 7-8 te- trasporangi ed hanno altrettanti pori (fig. 2 e 3) ; questi concettaceli sono perfettamente sferici. Di tutte le specie di Melobesìa descritte, non vi è che la M. membranacea che si avvicina alla nuova specie. La M. membra- nacea è incrostata di calce, ha dei sori e dei concettacoli più grandi e, nelle vicinanze di questi, parecchi strati di cellule e le tetraspore divise trasversalmente. La pianta fu trovata nel febbraio 1903 dal sig. Dott. Henri Van Heurck. Essa cresce sui gambi d' Aglaophenia impiantati sopra la Ha- lidrys sìliquosa rejetta nella baia di St. Brelade all' isola di Jersey. Lo stesso botanico 1' ha trovata nelle condizioni identiche nel febb. 1904. Questa specie è rara ». Perchè altri possano intenderle meglio di quanto io non sono in grado, si riportano dall'originale queste parole : « et est (la minuta pianta di cui si tratta) pourvu de cellules corticales très plates qui sont complétement enfoncées dans les grandes, et qui couvrent la moi- tié de^ la grande ». Né la fig. 3. al riguardo citata, mi apporta una maggior luce. Ivi sono figurate cinque cellule rettangolari, grandi, disposte in linea orizzontale, e quindi coi lati maggiori pure nella stessa direzione. Tre di queste cellule, e cioè una ad una delle estre- mità della figurata porzione di fronda, e due altre all' estremità op- posta recano nell'angolo superiore sinistro una piccolissima cellula subrettangolare corrispondente, per dimensioni, a meno di un terzo delle grandi cellule che molto parzialmente ricoprono. Dalle due grandi cellule centrali di detta porzione (libera da ogni sovrapposi- 91 zione di cellule minori) sporge un concettacolo contenente 4 tetra- sporangi divisi trasversalmente in due. Veda ora il lettore se fra il testo e la figura vi è perfetta rispondenza e se, ad ogni modo, il fenomeno è ben reso. L' osservazione non ò forse cosi oziosa o me- ticolosa come può sembrare, e ciò non tanto per il particolare cui si riferisce ma in quanto rientra nel giudizio espresso dal De Toni a proposito della determinazione delle Lithothamnieae quafii maxime dìfficilis est, tantum, specìminum authenticorum comparatione factà aiit figurarum bene delineatarum subsidìo, seciira. (^) Che la denominazione di Epilithon non sempre convenga alla pianta di cui si tratta, è comprovato dalla matrice animale sulla quale finora unicamente fu trovata, a quanto riferisce il Van Heurck, e cioè suir Aglaophemia sp. dei Celenterati idroidi, fam. delle Plumu- lariee, di sostanza coriacea, sempre priva di qualsiasi incrostazione lapidea che si attacca alle rocce o alle alghe più robuste, quale la Halidrys siliquosa, come avviene anche per le Plumularia crìstata, P. falcata e altri zoofiti. Cosi si rileva per l'eventualità in cui la pianta del Van Heurck, mutata la matrice, non muti per avventura alcuni dei caratteri stati finora osservati. Sulla stessa matrice animale, appresa pure alla Halydris, fu rinvenuta la Melol/esta inaequilatera Solms a Tatihou (Malard e Kuckuck). Genere SPOROLITHON Heydr. (1897). Heydrich, Corali, ins. Melob. n. ló, Melobesiae p. 416 (Etym. spora seme, tithos pietra). La figura del tallo offre 1' aspetto dei Li- tliothamnion, ma gli sporangi, secondo il citato autore, producono degli strati (sori) più o meno estesi sovrapposti (non concettacoli propri); gli stessi sporangi sono indivisi o raramente bipartiti (cro- ciatamente divisi .>). Nel 1891 il chiaro esumatore di alghe primeve, A. Rothpletz, creava il genere Arcliaeolitliamnion ascrivendovi, naturalmente, sol- tanto alcune delle Lithothamniec fossili, più non aventi, a quanto (^) Vegg. De Toni, Syll. Alg. IV, p. 1729. 92 pare, alcuna genuina rappresentanza attualmente. Ciononpertanto vi furono incluse talune specie viventi che, secondo il Foslie, apparten- gono a generi diversi. Nel 1899 F. Heydrich abolì il gen. Archaeoli- thothamnion, non so se in modo assoluto o nei soli riguardi delle spe- cie viventi, sostituendovi il gen. Sporolithon al quale furono rife- rite le seguenti specie, secondo si legge in De Toni Syll. Alg. p lyóB: Spor. piyckoides [leydr., Spor. molle Heydr., Spor. crasstuii Heydr., tutti e tre del mar Rosso presso El Tor., nonché lo Spor. medìter- raneum Heydr. del golfo di Napoli. Ignoro che ne sia avvenuto, nel concetto dell'autore, delle specie di Archaeolitìiothamnion di cui ai n. I, 2, 3, 4 della Sylloge stessa, p. 1722. 597. Sporolithon mediterraneum Heydr. Ein. neue Melob. Mittelm. (1899) P- 227. ^=: Archaeoliiholhamnìon mediterraneum (Heydr.) Fosl. Rev. Syst. Surv. of the Melob. (1900) p. 8. — Crosta crassa, rossa, ondulata, a pochissime elevazioni 2-3 (di rado più numerose) irregolarmente globosa; sori sporangiferi sparsi sulla crosta, elevato-appianati. Hab. sulle conchiglie nel golfo napolitano (Dott. Francotte). — Crosta del diam. di 6-8 cm., crassa i-i,5 mm. Elevazioni alte o,5 cm. Sori alti appena o,5 mm., del diam. di 4-Ò mm. Tetrasporangi I 20 «»! 64 y^. Pure considerata la limitatissima stazione che le venne finora assegnata nel solo Mediterraneo, ho creduto di far eccezione per questa specie col farne quivi un cenno, altre non conoscendone. E da ricordare che Lìthothamnion e Lithophyllum sono generi che per forma, struttura, incrostazione più 0 meno densamente la- pidea e per evoluzione biologica si possono considerare eguali e che vegetano dal pelo dell'acqua fino a molta profondità a seconda non solo delle specie ma talvolta anche di una stessa specie. Veggasi Rodriguez. 1 due esemplari di Sporolithon da me esaminati, dalla natura del rispettivo loro sopporto dovrebbesi arguire essere provenienti da profondità diverse. Spaccatane la matrice dell'uno (piuttosto leggero in rapporto al volume) la trovai costituita da molta arena combinata con detriti di sottili conchiglie, di aculei di Ricci di Mare e da diverse valve giovanissime di Cardium ancora integre. Vuotata di questo suo 93 contenuto assai incoerente e perciò facilmente involgibile, Taiga potè così assumere una forma subsferica molto depressa il cui interno si compone di parecchie cavernule intercomunicanti dovute a stratose resistenze minori del substrato d'onde la molteplicità degli avvolgi- menti dell'alga i cui accrescimenti successivi determinarono in se- guito l'indicata forma. In questo caso la natura della matrice sta- rebbe ad indicare la poca profondità in cui la pianta ebbe a trovarsi. L'altro esemplare invece, assai pesante in rapporto al suo pic- colo volume, avvolge una pietra bigia silicea compattissima, ed è a questo che si potrebbe assegnare una profondità maggiore. La su- perficie di entrambi gli esemplari è uguale, avendo cioè insensibili on- dulazioni, mentre le elevazioni vi sono assai numerose in forma di bitorzoli rotondato-appianati, di varie dimensioni di cui le più grandi uguagliano quelle di un granello di miglio, mentre i superiori loro volumi sono dovuti a confluenze di due o più bitorzoli, originando, in tal caso, delle configurazioni varie di forma. I sori si mostrano con granulazioni assai più piccole e perfettamente liscie. 11 colore è cretaceo, il che non deve stupire essendo il caso più comune fra le Corallinacee inarticolate la cui tavolozza è tanto variabile quanto ef- fìmera, ciò che devesi all'incrostazione calcarea una volta cessata la vita della pianta, o che questa sia stata raccolta in istato di ultra maturanza. Dalla raschiatura della porzione previamente decalcificata con acido cloridrico e poscia più a lungo (48-60 ore) con liquido di Pé- rény (acido nitrico in alcool) si ottiene una gelatina subialino-sporca contenente detriti scuri insolubili di materie matricali la cui presenza peraltro non impedisce un' abbastanza esatta percezione del tessuto dell'alga. Questo è formato da cellule rettangolari, subquadrate e «^ubtonde formanti un reticolo di maglie seriate circoscritte da una parete di minutissime cellule tonde, lucide, riunite a monile irrego- lare come, cioè, se un ipotetico filo non passasse pel centro di cia- scuna ma in punti più 0 meno distanti da esso. Sono appunto così fatte le linee trasversali dell'indicato reticolo. Le divisioni longitudi- nali dello stesso sono invece costituite da fili in apparenza semplici, di un'estrema esilità uniforme, ma che certamente debbono essere alla loro volta articolati. Ipotallo di cellule minutissime, irregolarmente stratose e con fili monililormi, rizoidi, ramosi. 94 Con questo risultato di un'unica visione in superficie non pre- tendo di avere illustrato una struttura che richiede ben altri e più delicati esperimenti, non esclusi quelli a semidecalcificazione con se- zioni trasversali e longitudinali estese anche alle parti sorifere. a. Sporolithon mediterraneum Heydr. — Golfo di Napoli. CoUez. profess. Francotte à la Station Zooìogique. Dono del prof. J. Chalon. 598. Sporolithon ptychoides forma Heydr. Heydrich Melobesiae (1897) p. 415, Sporolitlioii ptychoides forma... Corali, insbes. Melob. (1897) p. Ó7, t. Ili, f. 20-23. Hab. in Coralliis lapidibusque pr. El Tor in mari Rubro (Kai- ser). Sotto il nome di Lithothamnion polymorphuìn trovo nel mio er- bario una esile ma larga melobesiea adnata ad un pezzetto di valva di Pinna, raccolta nel 1870 a Massaua da A. Issel. Non so a chi debbasi una tale determinazione che certo non può convenire alla pianta. E da escludersi infatti che possa trattarsi delle alghe omonime, r una fossile del Capeder, 1' altra vivente del Farlow (che oggi me- glio direbbesi Clathromorphum compactum - Kjellm.-Fosl.), propria delle regioni boreali delT Atlantico europeo ed americano e della re- gione Alaskana nel Pacifico, e di una terza, pure omonima, di Lin- neo (ora Phymatolithon Fosl, Eleutherospora Heydr.), Converrebbe soffermarsi invece sullo Arcìiaeolitlwtliamnion erythraeum (Rothpl.) Fosl., oppure, e forse meglio, sulle tre nuove specie di Sporolithon dello Heydrich, proprie, finora, del mare Rosso, già citate nella tratta- zione del genere. Di queste nuove specie non conosco descrizioni ; ma e la co- mune stazione originaria e il fatto di averle l'autore distinte speci- ficamente in ptycoides con f. dura, in molle e crassum, pur non es- sendo in grado di entrare in merito a tali distinzioni, m'inducono a ritenere che il mio esemplare debba avere assai intima relazione con le indicate specie. La fronda della pianta di Massaua, dello spessore di un terzo di mill. e debolmente calcifera, é interamente adnata alla matrice di cui ripete perfettamente la levigata planizie, non avendo altre sopra- elevazioni air infuori delle fruttigere in tutto simili a quelle di Melo- besia. Basta qualche minuto di umettazione con acido cloridrico per 95 ; renderne la sostanza assai tenera e quasi gelatinosa. Il nativo colore j roseo-porporino si è dealbato. La forma è quella di un'ampia crosta con leggere lobature rotondate e alcune croste minori, tonde, più chiare, ad essa si sovrappongono. Vista in superficie, mostra un tessuto di esigue cellule ialine la cui turgenza prodotta dal bagno decalcificante le fa apparire piutto- sto tonde e lucide. Queste cellule sono disposte in serie trasversali senza una cospicua differenza da quelle della periferia. Nell'esem- plare osservato questo lucido strato cellulare si mostra in alcune parti percorso da una sorta di venatura robusta, ramosa, ad estre- mità subtronche dalle quali sporge un fascio di brevi filamenti as- sai rigidi. Questa supposta venazione, giallorino-scuretta, sotto la compressione fra due vetri si può isolare e rivela così la sua natura animale. Di questo rilievo ho creduto far cenno per premunire lo studioso esordiente contro erronei apprezzamenti causati da talune eteroge- neità che spesso si accompagnano alle alghe adnate alla matrice già in precedenza invasa da altre manifestazioni vegetali ed animali. Si sa che ben raramente i raccoglitori di alghe si scalzano e lavorano di scalpello e martello per asportare gl'individui muniti della loro diretta matrice, contentandosi delle facili prede superficiali o reiette coi rispettivi sopporti mobili. In queste ultime condizioni le piante non sempre possono offrire tutte le manifestazioni di cui sono suscettibili a seconda dei vari ambienti, delle varie età e delle varie matrici. Bisognerebbe conoscere gli esemplari del sig. Kaiser sui quali lo Heydrich imprese il suo studio per giudicare se ed in quanto corrispondono a tutte le esigenze all'uopo richieste. All'ini- zio di tale studio egli aveva cosi distinti gli esemplari : 1. Sporolitìion ptychoides, iovmiv dura, indi Sporolithon ptychoides senz'altro; 2. Spor. ptychoides f. mollis, indi Spor. molle ; 3. Spor. ptychoides f. mollis, indi Spor. crassum. Il fatto COSI presentato, senza 1' accompagnamento dei dati che dovrebbero giustificarlo, farebbe nascere il dubbio che possa trattarsi di un' unica pianta in condizioni differenti di ambiente, di sviluppo, di matrice. L' esemplare della pianta di Massaua e per la condizione sua 96 frammentaria e per la natura della matrice, offre troppo scarsi ele- menti di giudizio in rapporto alle vedute generali inerenti alla sua evoluzione, tenuto conto altresì dell' unicità dell' individuo. E però da notarsi il fatto che le croste più giovani, sovrapposte alla grande crosta adulta, sono quasi prive d'indumento calcare e e][uindi più molli. L'intendimento di chi scrive, nell'avere esposto tutto quanto sopra, non è stato certo quello di fare opera di critica, ciò che sa- rebbe stato nemmeno del caso, ma unicamente di fare rilevare al- cune delle difficoltà complesse e grandi che si oppongono allo stu- dio delle Corallinacee anche per parte degli stessi specialisti che pure possedessero materiale rispondente ad ogni esigenza. a. Lithoth amili OH polymorphum. Sopra conchiglia di Pinna. Mas- saua, 1870. Legit Issel. Genere LITHOTHAMNION Phil. (1837). Subgen. Eulithothainnion Fosl. Philippi in Wiegm. Arch. voi. I, p. 387 (Etim. lithos, pietra, thaninos arboscello, cespuglio). Aresch. in J. Ag. Sp. II., p. Sig; Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 5i2 partim; Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900), p. io; Melobesiae o. MiUeporae (Nullipo- rae) spec. auct. veter. ; Spongites sp, ec. Kuetz. Polyp. calcifèr. (1841) p. 3o, Phyc. gen. p. 386, Spec. Algar. p. 698; Melobesiae spec. Harv. Ner. austr. et Man. ed. 2. Fronda calcarea, lapidescente, eretta suU' ipotallo crostiforme, tu- beriforme o fruticolosa, semplice o ramosa, subcilindrica, formata da due strati di cellule, cellule •corticali subesagone e le interiori oblunghe-allungate disposte in zone trasversali sovrimposte. Concet- tacoli degli sporangi soriformi superficiali o subimmersi, sparsi per la fronda, a tetto pertugiato. Sporangi zonatamente divisi. Concet- tacoli delle carpospore superficiali o leggermente immersi, conici 0 subconici, pertugiali all'apice del meato. Carpospore prodotte dalla regione periferica delle cellule coniugate, cellula centrale coniugata munita di poche parafisi allungate, presto caduche. Dall' anno stesso della fondazione di questo genere cominciarono 97 le contGvSe tra i ficologi circa la necessità o meno di distrarvi pa- recchie delle specie che lo compongono, contese che nemmeno oggi sono finite. Vero è che da principio il genere comprendeva anche alcune Melobesia e alcuni Lithophyllum dei quali si cominciò a sba- razzarsi, essendosi posto in sodo che in Lilhothamnion l'evoluzione della fronda dissomiglia da quella dei due altri generi. Ma l'opera che si continua ai nostri giorni si basa sopra fatti nuovi la cui na- tura non può ascriversi a delle transitorietà individuali, pure ammesso che in qualche caso ciò possa verificarsi. Questi fatti nuovi, che co- stituiscono ora la base di nuovi generi emancipati dalla massa dei Lithothamnion, si possono rilevare dal recente prospetto messo in testa alla famiglia, ma anch'esso non vuol punto significare un'in- violabilità posta sotto r egida di un sacro lupiier terminalis ('). Esclusi i fossili, la Syll. Alg. di G. B. De Toni fa menzione di un'ottantina circa di specie di Lithotìiamnion che, in ordine decre- scente, si possono, press' a poco, così distribuire: Atlantico boreale d' Europa, Mediterraneo, Africa e Madagascar,. California, Coste d' In- ghilterra e di Francia, Giappone, Mar Nero, Terra del Fuoco, Nuova Zelanda, Canarie, Brasile, Is. Tahiti, Alaska, Atlantico Occid., Isola Kerguelen, Australia, China.... La relativa scarsezza delle località, a parte alcune omissioni, si spiega col fatto che si verifica anche nei centri più scientifici: fatica delle raccolte, incomodo nei trasporti e nella collocazione in erbario, trattandosi spesso di masse ponderose e ingombranti, di nessun in- teresse estetico per il profano, presentandosi queste Corallinacee più di. sovente sotto il rude aspetto cretaceo di pietrame. Queste considerazioni non sono estranee alla limitatissima trat- tazione'che qui ne vien fatta. 599. Lithothamnìon corallioides Crouan FI. Finist. p. i5i, tab. 20, genn. i33, f. 8-9; Fosl. Norw. Lithoth. p. 62, t. 16, f. 32-37 {^. fla- bdligera Fosl.). Spongiies corallioides Crouan Alg. mar. Finist. n. 242; {}■) A proposito di sistematica e prospetti relativi, compreso quello delle Co- rallinacee, veggasi r opera di Svedelius N. sulle Rhodophyceae in Engl. et Franti, Naturi. Pflanzenfam., Leipzig 191 1. 98 Desmaz. Cr. Fr. 2 ser. n. 622 (non Corallium pumilutn Ellis Corali., t. 27, f. C ut habent fr. Crouan). Fronda subirregolarmente ramosa, rami provvisti di assi brevis- simi, espansi in planizie, liberi o più 0 meno uniti, cilindracei 0 compressi, ad apici rotondati o troncati; concettacoli sporangiferi radunati all'apice dei rami. Hab. nell'Atlantico pr. Brest in Francia (Crouan). — Forse sono assai distinte dal tipo Crouaniano due forme provenienti dal lido atlantico francese (f. subvalida e f. minuta) dal Foslie (Some new or crit. Lithoth. anno 1898 p. 7) proposte. Eziandio una f. crassa Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 539, raccolta alle coste francesi atlantiche e con abito minore del Lilhopìiyllum Racemus Lam. sembra appena o difjìcilmente distinta. I miei numerosi esemplari furono raccolti da J. Chalon nel di- partimento di Finistère sopra bassifondi di roccie granitiche, porfiri- che e sienitiche, facendovi assoluto difetto il calcare, e tutti sono privi di qualsiasi traccia di matrice sia delle roccie ignee dii][icili ad intaccarsi, sia di altre alghe lapidee o di conchiglie morte in quanto la specie rifugge dal calcare. Il vario suo modo di comportarsi ha lasciato largo campo agli autori nel determinare le forme. Cosi nella sua Liste des Alg. mar. p. 20Ò dello stesso raccoglitore si legge : « Les formes suivantes ont été reconnues par Heydrich dans le total d'un dragage fait à Duon : A. compressum, B, crassum. C mamillo- sum. D. minutum. E. subsimplex. F. subvalidum ». Gli esemplari esaminati si possono distinguere nel modo seguente. Forme a perimetro assai più alto che largo. — Fronda ad asse unico o subunico, alta 2-4 cm., spessa 1-2 milk, cilindrica, attenuata alle due estremità, rettilinea 0 più o meno incurva. Ramificazione ridotta a semplici bitorzoli o con una sola dicotomia cimale formata da due rami sottili assai divaricati lunghi un cent, circa, oppure con pochi rami lungo Tasse corti divaricati, sparsi, unilaterali o subop- posti più lunghi rettilinei od arcuati in vario senso o distorti, sublisci o bitorzoluti. Evidentemente è a questo gruppo che si possono as- segnare le forme distinte sotto le lettere D, E, F soprindicate. Forme a perimetro equilatero 0 la cui largheT^^a supera V altera. — Fronda ad asse primario spesso indistinto in causa delle ramifi- cazioni primarie che fin dalla base si fanno coalescenti con l'asse I 99 stesso. Ramificazioni di 2.° e di 3.° grado assai numerose, sempre più accorciate dal basso verso 1' alto, disposte in evidenti dicotomie, subcilindriche, compresse od appianate ad apici rotondati, talora quasi fungiformi o più spesso in apparenza subtronchi, in realtà tozzamente sub-bilobi quale inizio di una nuova dicotomia formatasi allo stato iniziale. Ramificazioni ora libere, ora coalescenti negli assi unicamente, ora anche fin presso le sommità mediante convergenze e rinsalda- menti determinanti un grossolano reticolo, ora completamente coa- lescenti in ogni loro parte e in tal caso la pianta presenta un aspetto membranaceo assai crasso con bitorzoli marginali e sopra ambo le faccie, oppure patelliforme dorsiventrale con la pagina superiore con- vessa munita di tubercoli brevi e di altri più lunghi sul margine, mentre la pagina inferiore è concava e liscia. È in questo gruppo che debbonsi ricercare le altre forme di cui alle lettere A. B. C. Negli esemplari il colore ora è bianco, ora cinereo puro 0 con una sfumatura verdiccia, ora roseo-lillacino. Alcuni recano giovani Nilo- phyllum e Cruoria purpurea Crn. Per osservare la struttura quale appare in superficie, occorre che a mezza decalcificazione venga isolata una piccola porzione della pellicola esterna, ossia di strato corticale. Da simile preparazione si scorgerà chiara al microscopio la disposizione delle cellule in zone trasversali leggermente arcuate In quanto alla parte centrale, che è la più restia ad abbandonare la calce, converrà rinnovare il bagno con nuovo acido cloridrico piuttosto forte e allorché il preparato, da bianco e solido si sarà convertito in gelatina, occorre lasciarlo essic- care sopra vetro, in seguito a che saranno possibili le sezioni longi- tudinali e meglio ancora quelle trasversali. Queste ultime a seconda delle posizioni, hanno una forma subtonda od elittica più o meno compressa con le estremità dell'asse maggiore un po' prodotto a punta ottusa 0 rotondata. Il midollo si vedrà composto di fili esi- guamente moniliformi ialini che s'irraggiano dal centro verso la pe- riferia ivi formando lo strato corticale Grassetto di cellule colorate stipatissime. Tetrasporangi leggermente colorati in porporino stinto, rotondati alla base, leggermente ottusi agli apici, quattrozonati. Ci- stocarpi come nel genere, sparsi e a gruppi di 2-4, parimenti stinti. a. Lithoihamiiioìi corallioides Crouan. Roscoff, 6 Sept. 1903. Ex coli. Chalon. 100 6oo. Lithothamnion lichenoides (E. et S.) Heydr. Heydr. Melobesiae (1897), Lith. Mus. Paris (1901); Fosl. List of Lithot. (1898). Melobesia lichenoides Aresch. in J. Ag. Sp. II; Mil- lepora lichenoides EU. et Sol. Zooph. p. i3i, t. 23; Miìlepora {Nulli- pora) byssoides var. fascicuhis Lamarck Hist. anim. 2, p, 204; Liiho- phyllum lichenoides Phil. in Wiegm. Arch. 1887, p. 889; Rosan. iMé- lob. ; Hauck Meeresalg. p. 268; Melobesia licheniformis Decne. Ann. Se. Nat. 1842; Mastophora lichenoides Kuetz. Sp. p. 697; Zonaria rosea Ag. Syst. Fronda fogliacea, orizzontalmente espansa, crassa 200-400 [i, inferiormente qua e là aderente (libera nel margine), all'inizio in forma di disco o di scudo, poscia variamente lobata 0 prolifera; prolificazioni flabellate o emisferiche, subsquamatamente sovrapposte, libere, superficie liscia, spesso concentricamente subzonata; concet- tacoli sparsi o qua e là aggregali, emisferico-appianati, ben definiti, del diametro di 0,8-1, 3 mill. Hab. sulla parte inferiore della Corallina officinalis e delle Cy- stoseira nell'Atlantico alle spiagge Inglesi e di Francia; nel Mediter- raneo alle spiagge della Sicilia (Philippi) e di Rodi ; nel mare Au- strale all'isola Norfolk (Harvey); San Vicente, al piede delle Lami- naria (J. Chalon, Liste p. 207). Le frondi hanno il diam. di i-5 cm. e formano sulla matrice uno strato della lunghezza più che pedale, secondo il Philippi, ciò che non è stupefacente se ben si considera il fenomeno, giacché in questi casi trattasi dell' unione di più individui come ho verificato nei miei esemplari. In quanto alla crassezza di più cm., credo debba trattarsi di mill. Infatti se la fronda ha lo spessore di 200-400 [jl., per quanto grande sia il numero delle sovrapposizioni di più indi- vidui, non può essere di una portata così enorme da raggiungere complessivamente la crassezza di più centimetri (^). Colore rosso- porporino o biancastro; circoscrizione della fronda più o meno sub- orbicolare, adnata completamente in origine, indi sospesa per afjlo- sciamenti, raggrinzamenti e quindi diminuzione di volume delle ma- (*) Secondo lo Hydricli, in Lithothamnion sciUelloides Heyd. le squame su- periori hanno lo spessore di mezzo mill., le intermedie di i mill., le inferiori di 2 mill. e mezzo. 101 trici vegetali che essa strettamente involge anche con gli stessi mar- gini i quali rimangono liberi soltanto allorché la pianta ha raggiunta la sua evoluzione completa. In questo stato la pianta è imbricato- lobata coi lobi larghi 2 cm. o poco più, tutti orizzontali pnlcherrime (particolarità individuale ?) imbricati, tenui, quasi papiracei, semicir- colari, zonati talvolta, a margini quasi integri 0 più o meno ondu- lati o perfettamente piani. Concettacoli subemisferici, evidentemente a tetto pertugiato. 1 miei esemplari si trovano appresi sopra un caule di Cystoseira invaso abbondantemente da Corallina rubens, strettamente avvolgenti l'una e l'altra per tratti di io-i5 cm. di lunghezza. Come si è già osservato, ciò non vuol dire che il Litliothamnion sia del pari cosi lungo, giacché trattasi di parecchi individui disposti 1' uno di seguito all'altro e anche più o meno sovrapponentisi pei margini. Sono as- sai fruttificati e, più che per ogni altro riguardo, si fanno notare per cimali cornucopie, calici e pissidi subsessili 0 più o meno lungamente pedicellati, dalle quali coppe sporgono costretti ciuffi rosei della Co- rallina e qualche nera estremità di piccoli rami della Cystoseira. A queste coppe, di cui non vedo fatto cenno, devesi più particolarmente il nome specifico in quanto rammentano il gen. Cladonia (Licheni). Nessuna novella fronda sovrapposta alle frondi preesistenti. Un lobo giovanile, visto in superficie, si presenta formato da piccole cellule componenti dei fili longitudinali-obliqui radianti in modo flabellato con un'evidenza cospicua e di fili più sottili assai meno cospicui disposti in brevi linee trasversali tra l'una e l'altra serie dei fili longitudinali-obliqui. Questa struttura differenzierebbe assai dal gruppo dei Litliothamnion Patena, antarctìcum e scutelloides i quali si distinguono per una struttura di cellule disposte in modo concentrico. In altre parole, nel primo caso trattasi di un largo seg- mento di cerchio avente il punto d'irraggiamento delle cellule col- locato alla base della fronda o lobo di fronda ; nel secondo caso trattasi di un cerchio perfetto in cui la base degli irraggiamenti è collocata nel centro della fronda più o meno orbicolare. Non di rado succede che, nell'intento di distinguere quante più forme é possibile, si rischia di perdere di mira l'obiettivo principale. Toltene le già considerate come semplici forme, e cioè V antarctica e Patena che costituiscono generi a sé stanti per ragioni di struttura, 102 tutte le altre ammesse dal Foslie, vale a dire pusilla, depressa, aga- riciformis, heterophylla, sono forse da considerarsi quali espressioni di natura più o meno individuata o commista cioè di transazione, dovute o alla matrice o a condizioni circumambienti, ma le differenze che ne derivano sono sempre collegate ad un esponente originario fornitoci dalla più comune forma tipica che, come tale, si caratterizza soprattutto per la maggiore abbondanza di produzioni monotipiche. Tenuto presente questo principio, le pretese forme si risolvono in semplici deformazioni di adattamento. Basti l'esempio più sopra rilevato in esemplari di Guéthary nei quali la deformazione occasionale dei lobi cimali (in rapporto alla natura della matrice) da un meno infatuato sarebbe stata facilmente intesa nel suo effettivo valore. È qui il caso del vitn vi repellere. È da ricordare che le alghe calcaree non sono assolutamente schiave nella prigione lapidea in cui si rinchiudono a scopo di difesa. L'alga ha il potere di elaborare certe sue escrezioni dissolventi (ani- dride carbonica o altro) che la mettono in diretta comunicazione coir ambiente esteriore, sia per procurare la fuoruscita alle spore, sia per difendersi contro aggressioni che impedissero la libera evoluzione delle sue parti fruttigere. Ora è appunto per isfuggire all' azione del dissolvente emesso dalla sua prigioniera Corallina, che i margini del Lithothamnioii lichenoides, arrestando bruscamente lo stretto loro avol- gimento, si discostano dalla matrice svasandosi in fuori, dando cosi origine alla formazione delle coppe cladonieformi. Che tale sia la vera spiegazione del fenomeno ne abbiamo la prova fornitaci dai citati esemplari in quelle loro parti in cui il Liihothamnion involge invece la Cystoscira e vediamo che questa, mancando dello stesso potere difensivo, o é tutta quanta strettamente involuta dall'ospite fino alle estremità de' suoi rami, oppure gli apici di questi ne spor- gono senza che siasi determinata intorno ad essi alcuna formazione cladonieforme. a. Lithothamnion lichenoides (EU. et Sol.) Rosan. Guéthary, Mai 1903. Coli. J. Chalon. ^ j 601. Lithothamnion antarcticum (Hook, et Harv.) Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 644, Lithothamnion lichenoides f. antar elica (H. et H.) Posi. List of Sp. p. 7 ; Melobesia antarclica H. et H. Nereis 103 australis p. iii; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. b\^\; Melob. verrucata. var. aniarctica Hook. f. Crypt. antarct. p. 176: Kuetz. Sp. Alg. p. 696. Fronda a circoscrizione orbicolare, lobata, adnata nel mezzo, integerrima e libera nel margine, con la superfìcie ondulata da lievi linee concentriche. Hab. sopra varie alghe, principalmente sopra Ballia, Cladoste- phiis, Corallina ai lidi Fuegiani (P. Dusen, Foslie), a Hermite Island, Capo Horn, Falkland-Island, Kerguelens Land, Auckland nella N. Zelandia, etc. All' infuori di quelle esposte, non conosco altre notizie di autori sopra questa specie, per cui ben pòco posso aggiungere in base al mio troppo scarso materiale. Nei suoi primi stadi somiglia ad un pulviscolo roseo con un tenue velo calcareo. Nelle più grandi dimen- sioni vedo che queste non sono mai maggiori di 7 mill. in lunghezza e poco meno in larghezza. Alcune volte la lunghezza può sembrare più che triplicata pel solo fatto della riunione di più individui che parzialmente si sovrappongono per mezzo dei margini più o meno leggermente lobati. Quando la matrice è troppo stretta, questa viene avviluppata. Questi contegni sono propri degl'individui aventi per matrice il caule o gli assi secondari di Ballia callilricha, più raramente quelli di B. scoparla. L'evoluzione è sempre più piccola e subpia- neggiante allorché si compie sulle penne e pennette delle stesse Crouaniee. Tali sono i caratteri esteriori per cui si distingue dal Li- thotham. Balena del quale condivide la fragilità ad onta dell' assai più estesa applicazione sua al substrato. Fruttificazioni prominenti tonde, sparse, raramente confluenti e piuttosto grandi in relazione alla pic- colezza della fronda. Nel secco il nativo colore si muta in paglierino chiaro o in bianco deciso. Può anche darsi che la mutazione del colore si debba alle matrici reiette alla spiaggia ed ivi a lungo fer- mentate per l'azione solare. Vista in superficie si mostra composta di cellule minutissime disposte in fili radianti dal centro geometrico. Queste cellule sono oblunghe, ultra esigue nella parte inferiore dei fili, e cioè intorno al centro comune, di poco più grandi nella mediana, e di nuovo sem- pre più piccole quanto più si avvicinano al margine della fronda la quale è munita di un tegmento ialino di un' esilità estrema, 104 a. Melobesìa antarctica Hook, in Ballia callitricha, Auckland (N. Zelanda) 1874. Legit H. Kronec. 602. Lithothamnion Patena (Hook. f. et Harv.) Heydr. Heydrich Lith. Mus. Paris (1901) p. 542. = Melobesìa Falena H. f. et H. Nereis Australis p. ni, t. 40; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 614; non Melobesìa crassìtiscula Kuetz. Phyc. gener. p. 38ó, nec Mastophora crassìuscula Kuetz. Sp. p. 696; Lithotham. lichenoìdes forma Patena Fosl. New or crit. cale. Alg. (1900) p. 12. Fronda agìssa per la base, orizzontale, obovata o suborbicolare appianata, crassetta, concentricamente striata, nitida, a margine in- tegerrimo crasso piano ; concettacoli orbicolari, depressi, sparsi. Sori e cistocarpi di 800 [i. di diametro. Rab. le spiagge della Nuova Olanda e della Nuova Zelandia sulle frondi di Ballia, Corallina, Delesserìa (Harvey, Mueller, Laing, Heydrich). Le stazioni dovrebbero forse estendersi a qualche altra regione. Le giovani frondi membranacee, sottilissime, lievemente calca- ree, puntiformi, rosee, sono orbicolari e tali si conservano nei primi stadi. Si apprendono alla matrice mediante un piccolo ispessimento basilare munito di due tenaci lobi che afferrano il corpo di presa come i bimani e quadrumani fanno coi polpastrelli del pollice e in- dice, conche la fronda riesce nel rimanente completamente libera. In un periodo posteriore le giovani frondi si allungano e si attenuano nella parte loro inferiore, in guisa che il perimetro di esse risulta rotondato in alto, cuneato in basso. L'indicata attenuazione inferiore va indi gradatamente scomparendo e allora la fronda, dello spessore di mezzo mill. circa, acquista un perimetro dittico, a margine in- crassato piano o più o meno rialzato, integralmente o parzialmente, il cui diametro longitudinale può raggiungere i 12 mill., e quello orizzontale i 9-10 mill. Se a questi dati aggiungiamo il frequentis- simo totale sbianchimento, più in piccolo, la fronda ricorda assai bene il coperchio calcare invernale con cui le comuni chiocciole si tappano nel loro guscio. Spogliata la fronda dello strato calcare, si ottiene un dischetto bianchiccio, torbido, piuttosto tenace, assai crasso, aumentato cioè 105 di uno spessore più che doppio di quanto non si presentava nel suo stato naturale, il che dinota il grande potere d'imbibizione delle cel- lule di cui essa si compone. Naturalmente il bagno acidulato deve essere lungamente protratto. Queste cellule sono disposte concentri- camente nello stesso modo e con gli stessi particolari quali furono indicati per la specie precedente, ma sono assai più crasse, più va- rie nelle dimensioni, in prevalenza subtonde o subangolate, quasi ia- line. La cuticola involgente è assai più robusta. Riesaminato lo stesso preparato dopo ottenutane l'essiccazione sopra sottilissimo talco, si constata che il diametro della fronda si è ridotto alla metà, che lo spessore si fece ancor più sottile di quanto può presentarsi in una membrana di gìovant Porphyra essiccata, e, infine si ha la sorpresa della riapparizione del colore roseo con una manifestazione nuova meglio apprezzabile ad occhio nudo e sotto luci variamente oblique: quella cioè, di una leggiadra iridescenza avente dei combinati o iso- lati riflessi di porporino e di azzurrino pallidamente verdognolo. Que- sto fenomeno non ha altra importanza che quella di un postumo carattere artificiale provocato dalla concentrazione di quelle sostanze coloranti non percepibili nella diluzione loro allo stato naturale. a. Melobesia Patena Harv. Alghe Muelleriane d'Australia. Port Phillip 1895. 6o3. Lithothamnion scutelloides F. Heydrich, nov. sp. Bull, de l'Acad. roy. de Belgique (Classe des sciences) pp. 563- 566, anno 1900.' L'alga qui sopra denominata fa parte di quelle raccolte dal sig. Racovitza durante il viaggio d'esplorazione antartica della « Belgica a>, e consegnata per lo studio dal Dott. E. De Wildeman al Dott. F. Heydrich il quale nel cit. Bollettino ne tratta nel modo seguente. « Questa pianta forma un tallo complesso, abbastanza grande, costituito da plaqiies sviluppatesi irregolarmente le une sulle altre, come ne ho descritte e figurate nel mio lavoro Neue Kalkalgen von Deutsch-Neu-Guinea (Bibl. Bot. Stuttgart, 1897), tav. I, fig. 12, sotto il nome di Peyssonnelia Tamiense, ma con questa differenza che le placche jsolate sono più spesse e più grandi. Queste placche, riunite da 6 a 8, sono costituite a prima vista da lamelle irregolarmente reniformi, sinuate sui margini, di y^ di mill. di spessore, attaccate 106 ' per tutta la loro faccia inferiore al substrato, sia sopra una pietra, sia sopra una generazione anteriore della stessa alga. 11 margine, avente una zona biancastra di un mill., è libero su tutto il suo con- torno e in generale un po' soprelevato, ciò che, visto dall'alto, con- ferisce a tutta la pianta un aspetto ondulato; il centro del tallo è par sitile situato regolarmente un po' più in basso. Le piccole plac- che si risospingono per i margini, ma non si saldano fortemente, come in L. synanablaslum Heydr. ; esse si toccano semplicemente. La disposizione particolare del centro comunica alle placche un aspetto di scaglia, dal che noi abbiamo desunto il nome specifico sculelloides. In un taglio trasversale del tallo, si osserva che le placche au- mentano di spessore con la profondità : le superiori misurano ^j ^ di mill. di spessore, quelle della parte di mezzo misurano un mill. e le inferiori possono raggiungere lo spessore di 2 mill. e mezzo, di guisa che si ha T impressione che queste ultime potrebbero appartenere ad un'altra specie. Parimenti, la zona biancastra marginale, segnalata più sopra, s'ispessisce pure per dei rigonfiamenti in forma di cercine. Ciò che prova, malgrado queste particolarità, che ci si trova in pre- senza di una sola e medesima specie, è l'esame dei frutti che so- venti si trovano ancora in abbastanza grande numero sui vecchi talli, in file sotto la superficie ». « Per la struttura interna, questa specie appartiene al gruppo dei Lithothamnion Patena e Muelleri, cioè le cellule sono, mal- grado l'appianamento del tallo, disposte concentricamente. Dei lun- ghi filamenti centrali, di 8 ji. di larghezza e di 20 [x* di lunghezza, partono in tutti i sensi, soprattutto verso l'alto e verso il basso; delle file di cellule periferiche arrotondate misurano ó (x. di diametro. Le file della faccia inferiore misurano appena un quinto di quelle della faccia superiore ». « Le cellule vegetative posseggono un solo cromatoforo allungato. La zona biancastra del margine è costituita da una parete cellulare, incolore, più volte ripiegata su sé stessa, come nella Corallina^ e che ricopre la coupé terminale del punto vegetativo ». « I frutti erano sparsi, ma ho potuto riconoscere più volte i veri tetrasporangi collocati sotto la cuticola come nelle specie del gruppo di L. Patena. A prima vista, la grande cavità da 5o a 100 jj. si trova sullo stesso livello della cuticola, i 5o-óo pori sorpassano un po' que- 107 st' ultima; ma a poco a poco il tessuto circostante si sviluppa, fino a sorpassare la cavità sorifera e che le spore si trovano disposte sullo stesso piano della cuticola. I tetrasporangi misurano 3o \ì. di lunghezza e 12 [a di larghezza». « Se io completo ancora il quadro dei L. Patena, aniarcticuiii e licìienoides (lleydr., Die Liilwth. du Muséuni d' hist. natur, de Paris in Engl. Boian. Jahrb., 1^00) coi caratteri di questa specie, io penso avere suQicientemente provato che quest'ultima non è stata segnalata in alcun luogo ». «a) Trailo: ramificato, come in L. decussatum Solms ricurvato in forma di conchiglia, sinuato, étagè (piano). b) Fissazione : attaccato lassamente con tutta la faccia inferiore, come in L. decussatum Solms. e) Sori : cavità sorifere nel mezzo della cuticola. d) File (rangées) di sori: disposte ad arco poco curvato sotto la cuticola. e) Strato coassilare : irregolarmente radiato. f) Cavità sorifere : collocate nella parte superiore dello strato coassilare. Questa pianta deve dunque, malgrado i suoi rapporti evidenti coi L. Muellerii e L. Engelhardii, essere considerata come una spe- cie ben delimitata. La prima di queste due specie non possiede mai dei talli disposti gli uni sugli altri, e i sori sono immersi più profon- damente nel tallo. 11 L. Engelhardii possiede una superficie non piana, tubercolata [mamelonnce), i concettacoli sono separati, ciò che non si presenta mai nel L. scutelloides, e le cellule interne sono più corte. D'altronde, nessuna specie dello stesso gruppo presenta delle lamelle sovrapposte, ispessentisi in modo così rimarchevole con 1' età. (nHab. — Alga calcare, a livello dell'alta marea e un po' al di sotto. Ricopre i frammenti di roccia caduti dal dirupo. Golfo Saint- Jean. Ile des Etas, 8 janvier 1898, n. iSó». 604. Lithothamnion Lenormandiì (Aresch.) Fosl. Foslie, Norw. Lithoth. p. i5o; Heydr, Lith. von Helgoland p. 78. = Lithophylluvi Lenormandiì Rosanoff, Melob. (i8ó6) p. 85; Melo- besia Leiiormandii Aresch. in J. Ag. Sp. II (i852) p. 514; Hauck Meeresalg. p. 267 ; Ardissone Phyc. Medit. I, p. 447. 108 Fronda sassicola, più raramente conchicola (Ardiss.), totalmente adnata con la pagina inferiore, suborbicolare, strettamente squamo- loso-imbricata, a margine crenato-lobato subzonata, infine confluente; concettacoli emisferici o deprebso-emisferici. Hab. nell'Atlantico ad Arromanches, Francia settentrionale (Le- normand;, a Gris-Nez, Audresselles, Fécamp (Debray), a Bruneval, St. Jouin (Bernard), Port-en-Bessin, Grandcamp (Debray), Cherbourg (Le Jolis), Baie Ste-Anne presso Brest (Crouan), Biarritz, Guéthary, St, Jean de Luz (Sauv.), alle spiagge Inglesi e is. Helgoland (Hauck, Heydr.ich), a San Vicente, ai piedi delle Laììiinaria (secondo la Liste di J. Chalon), nel mare Ligustico a Cornigliano (Dufour), nell'Adria- tico (Hauck), nel mar Nero (Woronichin, Heydrich). nello stretto di Magellano. Fronda come sopra si è detto, del diam. di 2 cm. e oltre, crassa 100-600 jx, di colore ora porporino rosso, ora roseo-violetto, ora creta- ceo-bianco, con la pagina superiore squamoloso-imbricata, più 0 meno crenato-lobata nel margine, lobi rotondati e con zone non sempre percepibili. Concettacoli sporangiferi subemisferici, spessissimi, del diam. di 25o-35o \>., a copertura intersecata da 25-3o canali, spo- rangi 60-80 = 2 5-35 |x, carposporiferi [}) ad occhio nudo bene con- spicui ma quasi minori che in Melobesia (Derm.J pustulata, piano- convessi, né a poro foralo. A quest'ultimo proposito l'Ardissone (1. e.) osserva che le due forme di pericarpi, dall' Areschoug in questa specie indicati sotto il nome comune di ceramidi, secondo Rosanoff rappresenterebbero le due fruttificazioni proprie delle floridee. Ma se è certo che i peri- carpi convesso-appianati, solo aperti mediante numerosi e stretti orifici (canali), rappresentano un apparecchio di fruttificazione tetra- sporica, non è forse egualmente sicuro che gli altri, più prominenti a guisa di mammella ed aperti mediante un foro apicale, sieno ef- fettivamente dei cistocarpi. Ricorda infine che gli anteridi sono stati veduti dal Thuret. Se badiamo al contegno multiforme e al vario colore e spessore della fronda, anche in questa specie si potrebbero riconoscere diverse forme, ma, come di solito avviene, di alcuni dei caratteri relativi a ciascuna si possono trovare accenni più o meno cospicui anche in individui che si vedono considerati come tipici nelle distribuzioni fat- I 109 tene da alcuni autori. FovSlie ne distinse le forme sublaevis, squainu- losa e aus/ralis, dalla seconda delle quali aveva forse tratto il suo Lithoth. squamulosum. È un fatto che talora i margini, abbandonata la crassezza loro, si spianano in una produzione più o meno estesa di minute squame, ma ignoro se sia unicamente sopra questo fatto che F. lleydrich ha proposto il suo Squamolìthon Lenor mandi . Voglio sperare che, cessata la guerra, e riprese le comunicazioni, il prof. G. B. De Toni possa riprendere nella sua Ntioca No/an'sia quelle recensioni che ci tengono al corrente di quanto si scrive nel campo di quella Cenerentola che è l'Algologia, e trovarvi quei rifornimenti di cui gli studiosi abbisognassero. (*) Dai miei esemplari posso trarre i seguenti appunti. Perimetro adulto. — È dei più variabili, cosi per la forma come per le dimensioni. Queste ultime però non oltrepassano mai l' indi- cata misura, a meno che si tratti di due o più individui accostati e toccantisi per vari punti, ciò che è da badarsi. Lo svolgimento suo, come è naturale, non si opera sempre su di un sol piano, essendo subordinato alla forma e alle dimensioni della matrice alle cui acci- dentalità e isolamento si adatta. Cosi nei substrati insudicienti ad accoglierlo sopra un sol piano, l'individuo, dopo averne occupata la faccia superiore, girandone i fianchi, ne riveste anche l' inferiore. In quanto alla forma, può essere subsemplice nelle evoluzioni compatte, ossia raccolte in una massa subunica. Ciò avviene quando le dira- mazioni vengono a trovarsi cos'i avvicinate che gì' intervalli sono presto occupati più o meno completamente dai lobi squamolosi che si determinano con l'età. 11 caso contrario si verifica quando le di- ramazioni sono distanziate e assai allungate. E in questo caso che si danno quei graziosi disegni la cui eleganza decorativa, rosea o lilacina, spicca con grande risalto sul fondo nero delle selci e delle lavagne. (*) In data di Riccione 17 Luglio 1911, l'amico G. B. De Toni mi scriveva: « Le darò una notizia che Le farà soddisfazione. Nelle ultime dispense dell'opera colossale Engler e Franti Die Naturlieìien PJlanzenfaniilien che trattano delle Floridee, la sua Algologia Oceatiica è citata nella Wichtigste Litteratur quasi ad ogni famiglia. Come vede il suo lavoro è apprezzato anche dai tedeschi quale buon materiale bibliografico e critico. E io del successo dell' opera Sua me ne rallegro di tutto cuore » . 110 Superficie. — Si comprende come le maggiori sopraelevazioni siano più proprie delle forme compatte, in quanto entro un minore spazio debbono svolgersi le ultime vegetazioni, d'onde le sovrappo- sizioni uniche e doppie dei lobi e i sollevamenti dei margini con tutte le loro manifestazioni di ondulazioni incrassato-rotondate o cre- state qua e là pianeggianti in estese produzioni squamolose. Si ag- giungano le sovrapposizioni della pagina della fronda sulle quali si determinano talvolta delle gallozzole facilmente rompentisi in causa del vuoto sottostante, e infine le fruttificazioni di doppia natura e di differenti dimensioni. Parecchi di questi fenomeni raramente si ve- rificano nelle forme a divisioni assai più strette e distanziate suscet- tibili di suddivisioni pure rotondate ma talvolta lineari, sottili, con- vergenti fino ad incontrarsi e a sovrapporsi con le estremità loro, dando cosi origine a dei cerchietti marginali sui fianchi e alle som- mità. Struttura. — Ipotallo di 2-3 serie di cellule rettangolari-subqua- drate orizzontali, gradatamente ingrossandosi salendo verso il centro. Peritallo di cellule più o meno regolarmente rettangolari allungate. Tutte queste cellule si dispongono in file radiato-flabellate dirigentisi alla periferia che è protetta da una cuticola ialina. a. Melobesia Lenormandii Aresch, Cherbourg, leg. Le Jolis. 6. Litlioth ai union Lenormandii (Aresch.) Fosl. Còtes de Bretagne. Aoùt 1902, leg. J. Chalon. e. Litiiothamnion f. australis Fosl. Stretto di Magellano, 19 12, lesr. Suore Salesiane. [continua] LinERATDRA PHYCOLOGICA Florae et Miscellanea pliycologica 1. Bargagli-Petrucci G. — Studi sulla flora microscopica della re- gione boracifera toscana (XII. La vegetazione algosa nella re- gione boracifera). — Nuovo Giornale botanico italiano Nuova serie, voi. XXII, n. 4, pag. 389-41 i (403-408). 2. Brenner W. — Strandzoner i Nylands Skàrgàrd. — Botanìska Notiser 1916, Hàftet 4, pag. 173-191. 3. Chemìn E. — Quelques Algues nouvellcs du littoral du Calvados \_Fucus caranoides L., Callithamnion Gaillonii Crouan, Catenella Opuntia Grev.]. — Bull. Soc. Limi, de Normandie ó sér., 7'' voi. (1914) pag. 33-34. 4. De Toni G. B. — La flora marina dell'isola d'Elba e i contributi di Vittoria Altoviti-Avila Toscanellli. — Padova, 19 lò, Tipografia del Seminario, 8.", pp. 62. 5. De Toni G. B. e Forti Achille. — Catalogo delle Alghe raccolte nella regione di Bengasi dal R, P. D. Vito Zanon. — Atti del Reale Istituto Veneto di sciew^e, lettere ed arti T. LXXVI, Ve- nezia 1916. 6. Gertz 0. & Naumann E. — Vegetationsfàrgningar i àldre tider I. Biologisk-historiska Notiser. — Botaniska Notiser 19 lò, Hiif- tet 4, pag. 145-162. 7. Howe M. A. and Hoyt W. D. — Notes on some marine Algae from the Vicinity of Beaufort, North Carolina. — Memoirs of the Neiv York Bot. Garden voi. ó, 191 6, pag, io5-i23, plates 1 i-i5. 112 8. Kawamura T. — On the Border Line of Limnobiological Zones [japonice]. — The Botanical Magatine voi. XXX, 1916, N. 354, pag. (i55Hi56). 9. Nakano H. — The Vegetation of Lakes and Swamps in Japan III. Report., Lake Noziri. — The Botanical MagaTJne voi. XXX, 19 ló, N. 35o, pag. (3i)-(5o). 10. Nakano H. — Remarks on Dr. Kawamura 's View Concerning to the Limnobiological Zone-Limitation [japonice], — The Botanical Magatine voi. XXX, iqió, N. 352, pag. (i5ò)-(iÒ2). 11. Naumann E. — Mikrotekniska Notiser. V-VI, — Botanisha Notiser 1910, Hàftet 2, pag. 49-63. 12. Okamura K. — Icones of Japanese Algae voi. HI, N. IX-X, voi. IV, N. I. — Tokyo, 191 5- 19 16. i3, Ostenfeld C. H. — De Danske farvandes Plankton i aarene 1898- 1901. Phytoplankton og Protozoer. 2. Protozoer ; Organismer med usikker Stilling ; Parasiter i Phytoplanktonter, med 4 Figur- grupper og 7 Tabeller i Teksten. — K. Dansli. Vìdensk. Seisk. Skrift. Nat. og Math. Afd., 8. Raekke, H. 2, Kòbenhavn 1916, pag. 115-197. 14. Perrier Edm. — À travers le Monde vivant. — Paris, 191Ó, E. Flammarion, 16°. i5. Yendo K. — Notes on Algae new to Japan. IV. — The Botanical Magagne voi. XXX, .1916, N. 35o, pag. 47-65, fig. 1-4. 16. Yendo K. — Notes on Algae new to Japan. V. — Tlie Botanical Magatine voi. XXX, 1916, N. 355, pag. 243-263, fig. 1-2. Biographica I 17. Anonymus. — Thomas William Butcher. 1868-1916. Obituary. — Journ. R. Micr. Soc. 19 ib. Aprii, pag. 176. 18. Anonymus. — Joseph Virieux (f 16 marzo 1915). — Revue gène- l'ale de Botanique Tome 27, i9i5, n. 3i5, pag. 95-96. 113 Florideae 19. Boergesen F. — The Marine Algae of the Danish West Indies. Voi. 2. Rhodophycee. — Dansk. Botanisk Arkiv Bd. 3, N. i b, 191Ó, pag. 81-144, fig. 87-148. 20. Chemin E. — Le genre Scinaia (Floridées) dans 1' Herbier Lenor- mand. — Bull. soc. Linn. de Normandìe ó sér., 7'^ Voi, 19 14, pag. 65-66. 21. Chemin E. — Quelques Algues rares du littoral (du Calvados) [^Delesseria sanguìnea Lamour., Nitophylluni Gmelini Grev.]. — Bull. Soc. Linn. de 'Normandìe 6'' sér., 7*^ voi., 19 14, pag. 75. 22. Collins F. S. and Howe M. A. - Notes on Species of Halyme- nia. — Bull. Torrey Bot. Club voi. 48, 191 6, pag. 169-182. 23. Kylin H. — Ueber Callithamnion Furcellariae J. G. Ag. und Cal- lithamnion hiemale Kjellm. — Botanìska Notiser 19 16, Hàftet 2, pag. 65-67. 24. Kylin H. — Ueber Spermothamnion roseolum (Ag.) Pringsh. und Trailliella intricata Batters. — Botanìska Notiser 19 16, Hàftet 2, pag. 83-92, Fig. 1-2. 25. Kylin H. — Die Entwicklungsgeschichte von Grifjithsia corallina (Lightf.) Ag. — Zeitschrift fiir Botanik 8. Jahrg., 19 16, pag. 97- 1 23, T. I, II Textfig. 26. Kylin H. — Ueber die Befruchtung und Reduktionsteilung bei Nemalion multifidum. — Ber. der Deutschen botan. Gesellsch. XXXIV, 1916, pag. 257 -271, 7 Textabbildungen. 27. Kylin H. — Die Entwicklungsgeschichte und die systematische Stellung von Bonnemaisonia asparagoides (Woodw.) Ag., nebst einigen Worten ùber den Generationswechsel der Algen. — Zeitschrift fiir Boianik 8. Jahrg., 19 16, pag. 545-586, 11 Abbil- dulgen im Text. 28. Svedelius N. — Das Problem des Generationswechsels bei den Florideen, mit i3 Abbildungen — Naturzuiss. Wochenschrift N. F., XV. Band, 1916, N. 25-26. 114 Fucoideae 29. Sauvageau C. — Sur les variations biologiques d'une Laminaire (Saccorhiza bulbosa). — Cotnpt. re.nd. Acad. Se. T. i63, 1916, pag. 396-398. 30. Skottsberg C. — Notes on Pacific Coast Algae. I. Pylaiella Po- stelsiae n. sp., a new Type in the Genus Pylaiella. — Univer- sity of California Public, in Botany voi. ó, N. 6, 191 5, pag. i53- 1Ò4, plates 17-19. ('hlorophyceae (excl. Desmid., Zygneni., Charac.) 3i. Pascher A. — Ueber die Keimung einzelliger haploider Orga- nismen : Chlamydomonas. — Ber. der deulschen botan. Gesell- scìiaft 34. Band, pag. 228-242, 5 Textfig. V 32. Playfair G. I. — Oocystis and Eremosphaera. — Proceed. of the Linìt. Soc. of New South Wales voi. XLI, 1916, pag. 107-147, Fig. 1-28, plates VII-IX. 33. Teiling E. — Schwedische Planktonalgen. II. Tetrallantos, cine neue Gattung der Protococcoideen. — Svensh Botan. Tidschrift 191 5, Bd. 10, N. I, pag. 59-6Ó, Fig. i-i5. p 34. Tscharna Rayss. — Le Coelastrum proboscideum Bohl. Étude ' de planctologie expérimentale. — Matériau\ pour la flore crypto- gamique Suisse voi. V, F'asc. 2, 1915. Myxophyceae 35. Teodoresco E. — Sur la presence d^une phycoerythrine dans le Nostoc commune. — Compt. rend. Acad. Se. T. i63, 191 ò, pag. Ó2-64. 36. Yasuda A. — Microcystis pulverea Forti. — The Botanical Ma- ga\ine voi. XXX, 19 16, N. 352, pag. (io3). 115 Bacillarieae 37. Oestrup E. — Marine Diatoms from the Coasts of Iceland. — Botany of Iceland voi. I, 1916, pag. 847, 394, Piate I. 38. Pochettino A. — Su la polarizzaziune detta reticolare. II. Su al- cuni fenomeni ottici presentati dalle valve striate delle diatomee. — Rendic. R. Accad. dei Lincei ser. quinta, voi. XXV, 2° sem., 191Ó, pag. 162-1 58, Fig. I-IIl. Peridinieae, Flagellata etc. 39. Pavillard J. — Flagellés nouveaux, épiphytes des diatomces, — Compi, rend. Acad. Se. T. i63, 1916, pag. 65-68. 40. Pavillard J. — Recherches sur les Péridiniens du Golfe du Lyon. — Trav. de P List, de Botan. de V Univ. de Montpellier et de la Station Zoolog. de Cette, sèrie mixte, Mém. N. 4, pag. 9-70, pi. I-III, Cette 19 16. 41. Playfalr G. I. — The Genus Trachelomonas. — Proceed. of the Linnean Society of Nezu South Wales voi. XL, 191 5, part I, pag. 1-41, Fig. 1-20, Plates I-V. Algae fossiles. 42. Samsonoff-Aruffo Cai — Il Lithothamnion tophiforme di Unger nel calcare ad Amphistegina di Nettuno, di Pianosa e dei Bagni di Casciana. — Rendic. R. Accad. dei Lincei serie 5, voi. XXV, I sem., fase. 5, 1916, pag. 335-339. Pochettino A. — Su la polarizzazione detta reticolare. IL Su al- cuni fenomeni ottici presentati dalle valve striate delle Diatomee. — Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei serie 5% voi. XXV, 2° sem. 1916, pag. 1 62- 168, 3 Figure. 110 L'A., che in una Nota precedente aveva trattato deir effetto po- larizzante delle fenditure sottili confermando le osservazioni del Fi- ZEAU (i8òi), rivolge ora la propria attenzione a studiare la polariz- zazione della reticolare col controllo dei fenomeni ottici presentati dalle valve striate delle Diatomee. È noto come queste Alghe silicee costituiscano da lungo tempo uno dei mezzi per riconoscere quella che suole chiamarsi la «bontà» dei microscopi! e come esse abbiano sempre dato largo e non di raro diQicile soggetto di ricerche ai microscopisti sia appunto per le striature e punteggiature sottilissime (Castracane, H. L, Smith, Wal- LicH, WooDWARD ccc.) sia per i fenomeni ottici, diffrazione della luce ecc. (H. L. Floegel, T. F. Smith, Nelson, Rheinberg ed altri). Il prof. Pochettino ha eseguito le sue osservazioni su materiale diatomaceo fornitogli dal dott. Achille Forti, in quanto che egli volle evitare la birifrangenza accidentale che si verifica sempre per le scal- fitture su vetro nella zona immediatamente adiacente alle scalfitture stesse. Osservando le Diatomee fra Nicol incrociati e in luce parallela (cosi si evitano complicati fenomeni di diffrazione) le valve illuminano il campo del Microscopio, si ottiene di nuovo l'oscurità girando con- venientemente il preparato nel suo piano; le direzioni di estinzione COSI determinantesi sono in stretta relazione con le direzioni delle strie valvari. L'Autore con molta accortezza avverte che potrebbe venire posto il dubbio che il frustulo di queste Diatomee fosse co- stituito da silice cristallizzata o divenuta comunque accidentalmente anisotropa, ma egli nota che si può essere indotti a ritenere altra la ragione dei fenomeni osservati per le seguenti considerazioni : in primo luogo la densità della sostanza costituente queste valve, risul- tante, per numerose determinazioni fatte da varii autori, uguale a 2,2 cioè a quella della silice amorfa (^); in secondo luogo il fatto che quelle valve che non presentano striature, non mostrano neppure la reazione ottica di cui si occupa l'autore; in terzo luogo il fatto che (*) Ricordo qui il lavoro di Max Schultze, Die Structur der Diatomaceen- schale verglichen mit gewissen aus Fluorkiesel kiinstlich darstellbareu Kiesel- hàuten {Veiii. d. nat. Ver. d. Prov. Rheìnl. XX, 1863); anche Bot. Zeìt. XXI, 1863, pag. 420. 117 la immersione delle valve in liquidi aventi lo stesso indice di rifra- zione {n = 1,5) della silice amorfa, ad esempio nell'olio di legno di cedro, il fenomeno non si verifica più, mentre 1' effetto massimo si consegue nei preparati a secco ed è poco manifesto nell' acqua (/2 r= 1,33) e nelle soluzioni di joduro di bario e mercurio (« = i>79)- Il PocHETTiNo, dopo avcr esposto in una tabella i risultati delle sue osservazioni, ne discute l'importanza. È da notare, tra altro, che allorquando la distanza tra le strie è maggiore di 0,4 [i si ha una polarizzazione normale alle strie e invece quando la distanza è mi- nore o, tutt' al più, uguale a o,3 jx si ha una polarizzazione paral- lela alle strie. Alcune interessanti osservazioni ha fatte l'autore su alcune dia- tomee o\:b\co\d.v\ [Actinoplvchus, Aiiìiscus, Actinocyclus, Coscinodiscus); esaminando queste valve con un obiettivo di apertura numerica 0,08 fra nicol incrociati, in luce parallela mollo intensa, rilevò che esse rischiarano il campo presentando una netta croce nera avente (co- munque si giri il preparato nel suo piano) le braccia sempre paral- lele rispettivamente alle sezioni principali dei due nicol; questa croce è visibile ancora, ma presenta una tinta bleuastra scura, quando l'a- pertura numerica delP obiettivo è di o,3o ; se ne ha solo più un ac- cenno air orlo con un'apertura di 0,47 e nulla più con una apertura maggiore. Quando si giri l'analizzatore di 1° — i°,5' al massimo nelle valve di uno dei soprammenzionati generi discoidi, la croce nera si trasforma in una curva a due rami di andamento che ricorda quello iperbolico, analogamente al fenomeno ottenuto dal Dessau (i88ó) nei cosi detti specchi di Kundt. Ho creduto fare cosa utile riferendo sul lavoro del Pochettino perchè esso presenta una certa importanza per i micrografì e mi auguro che ricerche in questo indirizzo siano estese ad altri generi di Diatomee, ad esempio Epithemia, Eunotia, Svnedra^ Frustulia. Sa- rebbe interessante anche lo studio della valva, a scultura molto com- plicata, deW Arachnoidisciis ornatus Ehr. e di altre Centricae. G. B. De Toni 118 Collins F. S. and Howe M. A. — Notes on Species of Halyme- nia. — Bulletin of the Torrey Botanica! Club voi. 43, 19 16. pag. i6g-i82. Sono descritte le seguenti quattro nuove specie del genere IJa- lymenia con osservazioni sulle rispettive af][ìnità : Halvmenia bermudensis [con tetrasporangii] delle isole Bermude agìne alla Halymenia Floridana J. Ag. Halyinenia Gelinaria [con cistocarpii] della Florida e della Caro- lina settentrionale, aQine alla Halymenia Floresia (Clem.) Ag. Halymenia pseudofloresia [con tetrasporangii] delle isole Bermude, pure afpne alla Halymenia Floresia (Clem.) Ag. Halymenia echiiiophysa, delle isole Bernìude, affine alla Haly- menia aciinophysa Howe. Howe M. A. and Hoyt W. D. — Notes on Some marine Algae from the Vicinity of Beaufort, North Carolina, — Memoirs of the New York Botanica! Garden voi. 6, 1916, pag. io5-i23, plates ii-i5. Le Alghe delle quali tratta il lavoro dei sig. Howe e Hoyt fu- rono raccolte con la draga a 28 miglia da Beaufort (Carolina del Nord) dal sig. Lewis Radcliffe il giorno 11 agosto 191 4; esse sono le seguenti : Microchaete nana (non sporifera) sulla Dictyota dicholoma. Gli autori la affermano differente dalla Microchaete purpurea J. Schm. avendone confrontato esemplari autentici loro comunicati da F. Boer- GESEN ; forse la specie è prossima alla Microchaete viiiensis Asken. Derbesia turbinata (con sporangi turbinati a spore immature), da confrontarsi con la Derbesia repens Crouan, certo differente dalla Derbesia vaucheriaeformis (Harv.) J. Ag. Streblonema solitarium (Sauv.) De Toni (con sporangi plurilocu- lari 40-78 A 14-36 [x), sulla Dictyota dicholoma ; è specie nuova per la flora americana. Phaeoslroma pusillum (con sporangi uniloculari 8-16 ji diam., talvolta aggregati in sori di 16-48 ;j. diam., sporangi pluriloculari 22-29 == i5-i8 [j.), sulla Dictyota dichotoma e su Idroidi, nonché su una specie di Spyridia. 119 Elachisla stellulala (Harv.) Griff. (con sporangi uniloculari e pluri- loculari, questi ultimi 3o-5o ^ 5-8 \s), sulla Dictyota dichotoma. Erythrocladia recondita (monoica : spermazii ovoidi, 2-4 {j. diam. ; sporocarpii formanti una sola carpospora (di raro due), ovoide, ob- lunga o irregolare di 8-19 [i diam. massimo) sulla Dictyota dichotoma e altri organismi marini; gli autori discutono, a proposito di questa specie, sul genere Colaconcma Batt. e sul genere Neevea Batt., rite- nendo quest'ultimo piuttosto affine al genere Gonio trichum Kuetz. Erythrocladia vagahunda (monoica ? : sporocarpii formanti una sola carpospora (di raro 2 ?), ovoide, oblunga o irregolare, di solito di 12-1 5 [J- diam. massimo), sulla Dictyota dichotoma. Acrochaetium affine, (monoico : anteridi di solito vicini al pro- carpio, laterali o latero-terminali, solitari o 2-3 aggregati; cistocarpi 3-8-spori, carpospore i3-26 * 8-18 [j. ; monospore, nelle piante ses- suali, laterali, sessili o pedicellate, ovvero terminali, 18-27* 10-18 [i) sulla Dictyota dichotoma. La specie è prossima a Acrochaetium Iloytit Coli., A. iinipes Boerg. e A. rohustum Boerg. Ostenfeld C. H. — A List of Phytoplankton from the Boeton Strait, Celebes. — Dansk Botanisk Arkiv Bind 2, N. 4, 191 5, pag. 1-18, Fig. i-io. Fra le Mizoficee, i Silicoflagellati, i Peridiniali e le Bacillariee della raccolta fatta a Baoe-Baoe Bay (lat. 5° 3o' S, long. i22"3o E) da P. Th. Justesen segnaliamo: Dinophysis miles Cleve subsp. Schroeteri (Forti) Ostenf. [synon. : Heteroceras Schroeteri Forti 1901, Dinophysis miles Web. v. Bosse 1901 ; Dinophysis miles f. indica Ost. et Schm. 1901], subsp. Maris-Rubri (Ost. et Schm.) Ost., Dinophysis pediinculala (Schmidt) Ostenf., Peridinium assymmetricum (Mangin) Ost. [synon.: Peridiniopsis assymmetrica Mang. 1911; Diplopsalis len- ticnla Stein, vix Bergh; Diplopelta Bomba Joerg. 1912], Coscinodi- scus Castracanei, nom. nov. [= Coscinodiscus centralis var. Castr. 188Ó, C Oculus-Iridis Ostenf. 1902 non Ehr.], Coscinodiscus Jone- sianiis (Grev.) Ostenf. [syn. = Eiipodiscus Jonesianus Grev. 1862, E.? commutatus Grun. 1884 partim, Cose, radiatiis var. Jonesianus V. Hk. 1896 partim]. Le figure riguardano Peridinium conicuui Vanhòff., Asterionella 120 notata Grun. (una catena contorta), Bacteriastrum hyalinum Laud. (una catena avvolta da mucilagine), Biddiilphia sìnensis Grev. (una grande cellula, probabilmente quella che proviene dalle auxpospora), Cosciiiodiscus sp. con piccole Cocconeis adisse alla zona connettivale, Coscinodìscus Castracani Ost. (faccia valvare e connettivale), Cosci- nodìscus Jonesianus (Grev.) Ost., Ditylium trigonuni Schroed. (faccia valvare), Lauderiopsis costata Ost. (faccia connettivale), Rhi^osoteiiia crassìspìna Schroed. (faccia connettivale). Skottsberg C. — Notes on Pacific Coast Algae. I. Pylaiella Po- stelsiae n. sp., a new Type in the genus Pylaiella. — Univ. of Ca- lifornia Public, in Botany voi. ó, N. 6, 191 5, pag. 1 53- 164, plates 17-19. L' A. descrive una nuova Ectocarpea della California, già riferita dal Saunders al Leptonema fascicutatum Reinke, col quale essa non ha nulla a che fare; l'alga californica cresce sulla Pos teista palmaefor- mìs e costituisce il tipo d' un nuovo sottogenere di Pylaiella cosi definito : Pylaiella Bory subgen. Panthocarpus Skottsb. Fila erecta nume- rosa, simplicia vel ima basi furcata, interdum in parte dimidia supe- riore ramulis brevibus sparsis regulariter oppositis ornata. Sporangia plurilocularia terminalia, longe catenulata, e transformatione filorum ramulorumque orta, multiseriata. Sporangia unilocularia ignota. Pili nulli, . Pylaiella Postelsiae Skottsb. [Synon. Leptonema fascicutatum Saun- ders 1899, non Reinke]. Dense caespitosa, obscure fusca, ad 10-12 millim. alta. Fila pri- maria radicantia, rhizoideis praedita ramosa, plus minus endophytica, 8-10 {X crassa, secundaria erecta longissima simplicia vel sparse ra- mulosa. Cellulae basales duplo longiores quam latiores (i2-i5 [x diam.), infimae membrana crassiore et interdum rhizoideis praeditae, cete- rae i5-2o [x diam. et duplo-quadruplo longiores quam crassiores, dein breviores et ad septa leniter constrictae. Ramuli breves vel bre- vissimi, oppositi, obtusi, sub angulo e. 6o°-8o° egredientes. Sporan- gia plurilocu laria 2 1-23 {i diam., sporae 4-5 [i diam. Bai), in truncis foliisque Postelsiae palmaeformis ad oras Californiae (D. A Saunders, W. A. Setchell, C. Skottsberg). 121 Samsonoff-Aruffo C. — Il Lithothamnion tophiforme Unger vel calcare ad Amphistegina di Nettuno, di Pianosa e dei Bagni di Ca- sciana. ■— Rendic. R. Accad. dei Lincei, ci. di se. fis. mat. e natur. voi. XXV, ser. 5, i sem. 191Ó, pag. 335-339. Nei calcari ad Amphistegìna delle località sopra menzionate l'A. ha riconosciuto la [)resenza del Lithothamnion tophifortne Unger del quale essa fornisce accurati ragguagli morfologici, desunti soprattutto dall'esame delle sezioni trasversali e longitudinali. Notevole é la struttura eccentrica dei rami, notevole è pure la fusione di rami che perciò presentano due midolli insieme confluenti e circondati da uno strato corticale comune distintamente zonato. Mancano del tutto le «cellule doppie» del Pilger (1908) e quelle formazioni peculiari che il RosANOFF chiamò eterocisti. Gli esemplari erano tutti sterili, nondi- meno per la struttura del tallo 1' A. li riferisce alla sezione quinta del genere LitJiothaiiniion seguendo la classificazione della sig. Le- moine; essi corrispondono al Lithothamnion poriferum Kjellm. che insieme a Lithothamnion nodnlosum Fosl. e Lith. fornicatum Fosl. è, secondo la Lemoine, sinonimo del Lithothamnion tophiforme Unger. Questa specie fu trovata nel calcare di Leitha dall' Unger, poscia, vivente, nella parte superiore delT Oceano Atlantico lungo le coste norvegesi (Kjellman, Foslie), nel Mar Bianco (Gobi), lungo le coste d' Islanda (Stroemfelt) e di Groenlandia (Rosenvinge). 11 ritrovamento del Lithothamnion tophiforme nei terreni pliocenici del Mediterraneo è interessante, perchè fornisce un anello d'unione fra la presenza di detta alga calcarea nel Miocene medio e nell'epoca attuale. Teiling E. — Schwedische Planktonalgen. II. Tetrallantos, eine neue Gattung der Protococcoideen. — Svensk Botanisk Tidskrift Bd. IO, 1916, H. I, pag. 59-66, Fig. 1-14. In uno stagno profondo al più un metro, situato in vicinanza della città di Skara (Gotlandia), PA. raccolse nell'estate del 1915 ab- bondante materiale planctonico (heloplankton consistente quasi in totalità di Protococcoidee, Desmidiacee e Flagellati) segnalando parec- chie specie e varietà da aggiungere alla flora della Svezia cioè: Goniuni angulatum Lemm., Pediastriim Boryanuni var. perforalum Racib., Tetracoccus botryoides West, Tetraedron siamense (W. et G. S. 122 WcvSt) Wille, Scenedesmus hìjugatus var. disciformis Chodat, Crucige- nia trìanguìaris Chodat, Kirchneriella gracillima Bohlin, Dictyosphaerìutn . letrachotomum Printz, Tetrallantos Lagerheimii n, gen. et sp., Anki- strodesmus closterioides (Bohlin) Printz, Aiikisirodesmus falcalus var.^ radiatus (Chod.) Lemm., Staurastruui connatum var. rectangulare Royi et Biss., S/aurastrum ioianum Wille et var. torluin n. var., Dinobryon marchicum Lemm., Trachelomonas Hystrix n. sp., Trachdomonas in- termedia Dang., Peridinium anglicum G. S. West, Feridinium umbo- natum var. inaequale Lemm. Ecco le diagnosi delle entità proposte come nuove : Tetrallantos genus novum Protococcalium {Dimorphococco proxi- mum, Schmidleiae et Schroederellae aQìne). Cellulae fusiformes, semicirculariter curvatae, quattuor in coloniam associatae, sic ut duae cellulae mediae in uno plano vel tabula leniter curvata angulis junctae sint. Duae reliquae cellulae a loco coniun- ctionis exeunt, fere in eandem partem directae. Coloniae libere na- tantes. Chlorophorum unicum parietale, pyrenoide singulari. Tetrallantos Lagerheimii sp. n. — Cellulae apicibus rotundatis. Long. celi, (chorda arcus) \S-\j jx, lat. et crass. celi. 5-6 \h, long, coenob. circ. 46 \y, lat. coenob. circ. 20 [>.. Staurastrum ioianum Wolle var. tortum n. var. — Semicellulae bibrachiatae, circ. 40" tortae. Trachelomonas Hystrix n. sp. — Cellulae oviformes, stoma in collum extensum. Margo colli aculeis 4 instructus, corpus cellulae aculeatum; aculei longissimi a parte aborali; larg. celi. 35-43 [j., lat. celi. 20-24 \}"> long. coli. 4-5 {1, long. acuì. 9 {x. Ducellier F. — Contribution à l'étude de la flore desmidiologi- que de la Suisse, Première partie, avec soixante et une figure dans le texte et une planche. — Genève, 1915, Georg et C'", 8". L'A. dopo la pubblicazione del Catalogne des Desmidiacées de la Suisse e della memoria Etudes critiques sur quelques Desmidiacées, ebbe campo di esplorare parecchie stazioni del bacino del Lemano e del Rodano superiore e di ricevere altresì materiale di studio dal Vallese e da alcune località della Svizzera orientale. 11 lavoro, che su questo materiale potè eseguire il Ducellier, contiene le indica- 123 zioni di numerose Desmidiacee, molte delle quali sono accompagnate da osservazioni morfologiche o critiche. Sono da aggiungere alla flora svizzera le seguenti specie, varietà e forme : I. Torbiera Tenasses-Prautin. Neirium digitin (Ehr.) Itz. et Rothe forma ad [3 ventricosum La- gerh. accedens, Closteriuin sp. ad CI. Sìliqua West accedens, Euasirum òma/e (Turp.) Ehr. forma Ralfs, Cosmarium cyclicum Lund. a iy- piciim Lund., b arcticum Nordst., Cosm. notahiU Bréb , Cosmarium te- tragonnm Naeg. forma Lund., Cosm. alpestre Roy et Biss., Cosm. Braunii Reinsch fax p.) var. lohulatum Schmidle, Cosm. Sportella Bréb. a typicum, b formae ad var. subnudum West acced,. Cosili, speciosum Lund. var. simplex Nordst. a f. intermedia Wille, b. forma ad var. biforme Nordst. acced., Cosm. nasutum f. granulata Nordst., Cosm. quadrimi Lund. var. miniis Nordst., Staurastrum pygmaeum Bréb., Staur. trape%iciim Boldt var. campylospinum Schm., Staurastrum margaritaceum forma ad St. Wilsii Turn. accedens. II. Col du Simplon. Cylindrocystìs diplospora Lund., Netrium interruptum (Bréb.) Lùtk. var. mìnus n. var., Penium Navicula var. crassum West, Penium di- dvmocarpiim Lund. (con doppia zigospora), Penium chrysoderma Borge, Penium subtruncatum Schm., Penium exiguum West f. major West, Closterium Nilssonii Borge, Clost. gracile Bréb. ad var. elongalum West acced., Micrasterias sp. ad Micr. Murravì West accedens, Cosmarium tetragonum (Naeg.) Arch. var. Lundellii Cooke, Cosm. mo- nilìforme (Turp.) Ralfs, Cosm. Net':{erianum Schm., Cosm. polonicum Racib., Cosm. Blyttii Wille var. Novae-Syhae West, Cosm. nasutum var. euastriforme Schm. n. f. tornatum, Arthrodesmus Incus (Bréb.) ilass. forma isthmosa Heim. et var. Ralf sii West, Staurastrum pileo- ìatum Bréb. forma, Staur. megalonotum Nordst. forma hastatum Lùtk., Staur. ornatum Turn, var. asperum Schm,, Staur. Sebaldi Reinsch. III. Le Lac Noir. Cosmarium subundulatum Wille, Cosììi. inconspicuum West, Cosm. vexatuìu West, Staurastrum punctulatum var. subproductum West. Paviliard J. — Recherches sur les Péridiniens du Golfe du Lion. Travail de T Institut de Botanique de TUniversité de Montpellier 124 et de la station zoologique de Catte, sèrie mixte, Mémoire N. 4 ; Cette, 1916, pp. 70, planches I-III. Questa Memoria contiene I' in\;entario sistematico dei Peridiniei riscontrati dal Pavillard nel Golfo del Leone e interessa perciò gli studiosi del Mediterraneo. Per la maggior parte le specie enumerate sono accompagnate da osservazioni morfologiche o da note relative alla distribuzione geografica; come nuove sono proposte le seguenti: Exuviaella minima, Ptychodiscus inflatus, Ceratiuni reticulatmn (Pouchet) Cleve forma hiemalis, Gouvaiilax monacantha (var. major e var. minor), Pachydinium mediterraneum (n. gen. et sp.), Peridinium cystiferum, Perid. Leottis [= P. saltans Pavill. 191 5 non Meunier], Perid. mite, Oxytocum elegans, Murrayella intermedia, Phalacroma acutum \Ph. vasium var. acuta Schùtt 1895], Dinophysis homunculus Stein var. ventricosa. Din. diegensis Kof. var. caudata. Din. interme- dia. Din. lenticula. I Playfair G. I. — Oocystis and Eremosphaera. — Proceedings ot the Linnean Society of New South Wales voi. XLI, 1916, part i, pag. 107-147, 28 Text-fìg. and plates VII-IX. Sono bene accetti quei lavori, nei quali viene trattato monogra- ficamente un gruppo ovvero un genere di piante, fornendo di queste le figure e le descrizioni, nonché la distribuzione geografica; sarà dunque bene accolto certamente il lavoro del Playfair, che ebbe lo scopo di dare un rapporto su tutte le forme di Oocystis e di Ere- mosphaera della Nuova Galles del Sud, di rivolgere 1' attenzione sul polimorfismo della Eremosphaera e sulla connessione di essa con le Oocystis, di fornire le descrizioni originali e le figure, per quanto era possibile, di tutte le specie e forme finora pubblicate di questi due generi. Per la Eremosphaera viridis TA. conferma le osservazioni già fatte da R. Chodat (iSgS) circa il polimortismo e figura la forma di tipo Gloocystis, le autospore e i cloroplasti. DoWa. Eremosphaera viridis De By sono proposte 4 varietà nuove cioè : var. acuminata, var. ova/is, var, doliformis, var. nodosa. Per il genere Oocystis Naeg. il Playfair dà particolareggiate notizie intorno alle specie e varietà, talune delle quali sono propo- 125 ste come nuove entità o nuove combinazioni. Ricordiamo a questo proposito . Oocysiìs Naegefii A. Br, var. africana (G, S. West) Printz('), var. macrospora (Turn.) PI., var. obesa, var. curta, O. ÌSJovae Seuiliae Wille var. aiistralica, O. crassa Wittr. var. Ostenfeldìi, O. lacustris Ciiod. var. natans (Lemm.) PI., var. paludensis, O. nodulosa W. West var. australis, O. Rotula, O. subsphaerica, O. apiculata W. West var. splendida, var. asymmetrica (W. West) PI., var. obesa, var. simplicior, O. subhexagona, O. Nordstedtiana (De Toni) PI. et var. rotunda (Schm.) PI., O. Chodali, O. amtraliensis, O. ovalis (Turn.) W. et G. S. West var. subtruncata, var. cylindracea. Seguono poscia le indicazioni delle specie sconosciute all' autore e la lista dei sinonimi. G B. De Toni Ostenfeld C. H. — • De Danske Fervandes Plankton i Aarene 1898-1901. Phytoplankton og Protozoer. 2. Protozoer ; Organismer med usikker Stilling; Parasiter i Phytoplanktonter, med 4 Figurgrup- per og 7 Tabeller i Teksten, avec un Résumé en francais. — K. Danske Vidensk. Selsk. Skrift. Naturvid. og mathem. Afd., 8 Raekke, II. 2, Kòbenhavn 1916, pag. 115-197. Di questa parte 2% che costituisce il seguito di un' importante contributo planctologico, (^) interessano per la nostra Rivista i pa- rassiti dei planctonobii vegetali ; questi sono : Olpidium Lauderiae Gran [Synon. Olpidium phycophagiim Meunier 1910, O. Dityli Ost. nom. nud. in Bull, trimestr. ; Eurichasma Lauderiae Petersen 1905] in alcune Diatomee {Chaetoceros, Dilylum^ Lauderia, Thalassiosira ecc.); Entophlyciìs Rhi'^osoleniae G. Karsten, nelle Rhi^osolenia Shrub- (^) Fu H. Printz nel 1913 a riferire la Oocystis elliptica var. africana G. S. West (191 2) a varietà della Oocystis Naegelii K. Braun e perciò la nuova com- binazione non spetta al Plavfair al quale senza dubbio è sfuggito il lavoro di H. Printz, Eine systematische Uebersicht der Gattung Oocystis Nageli (Nyt Magazin for Naturvidenskaberne B. 51, Christiania 1913, pag. 165-203 (con ricca bibliografia) Tav. IV-VI. p) Cfr. in Nuova Notarisia ser. XXIV, 1913, pag. 148-149 la mia recensione sulla prima parte del lavoro dell' Ostenfeld. 126 solei, alata, ottusa {^)', Rhiz^ophidiiim? Huxleyì (Haeck.) Ostenf. (Synon. Protomonas Huxleyì Haeck. 1871]; Vanipyrella Chaetoceratis (Pauls.) Ostenf. [Synon. Apodinium Chaetoceratis Paulsen 1911]; Hyalosac- cus Cerata Keppen 1899. Okamura K. — List of Marine Algae collected in Caroline and Mariana Islands, 1915. — The Botanical Magazine voi. XXX, 19 ló, N. 349, pag. 1-14, Fig. 1-9, piate I. li catalogo, pubblicato da K. Okamura, comprende 28 specie di Cloroficee, i i di Feoficee 6 22 di Rodoficee ; sono proposte come nuove specie Dilophus repens, Haliseris repeiis, Halaracìinion calca- reuni. Havvi grande predominio di Caulerpa e di Ralimeda ; da se- gnalarsi anche alcune Boodlea, la Tydemania expeditionis Web. v. Bosse, il Gelìdium pusillum var. conchicola Picc. et Gorm., la Chaui- pia compressa Harv., la Halyinenia lacerata Sond. Vendo K. — Notes on Algae New to Japan. IV. — The Botani- cal Magazine voi. XXX, 1916, N. 35o, pag. 47-65, Fig. 1-4. L' A. tratta delle seguenti specie, da aggiungere alla flora giap- ponese : Boodlea composita (Harv.) Brand, Chaetomorpha Linum Kuetz., Spalhoglossum Solierii Kuetz., Spath. variabile Fig. et De Not., Spath. corni geruin J. Ag. (Fig. \), Bangia ciliaris Carm., Porphyra leucosticta Thur., Gigartina Lessonii (Bory) J. Ag., Gig. unalashensis Rupr. (Fig. 2), Gig. ochotensis Rupr. (Fig. 4), Gig. mamillosa J. Ag., Phyllophora palmettoides J. Ag. Sarcocladia crateriformis J. Ag., Polysipìionìa ur- ceciata Grev,. Poi. violacea Grev., Poi. cancellata Harv., Falkenbergia rufolanosa (Harv.) Schmitz, Spy ridia aculeata Kùtz., Ptilota filicina J. Ag., Rhodochorton Rothii Naeg. L' A. nella figura 3 rappresenta la Gigartina sitchensis Rupr. (*) La Entoplilyetis Rìiizosoleniae G. Karst. fu riscontrata anche nella Rlii- zosolenia Casttacanei H. Perag. del Golfo di Siam ; cfr. De Toni G. B. e Forti A., Analisi microscopica di alcuni saggi di fitoplancton raccolti dalla R. N. « Li- guria » (Memorie del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti Voi. XXIX, N. I ; Venezia 1916). 127 Vendo K. — Notes on Algae New to Japan. V. — The Botani- cal Magazine voi. XXX, 191Ó, N. 355, pag. 243-2Ó3. Si tratta delle seguenti Alghe: Ulva vìgida hg., Spongomorpha saxatilis (Rupr.) Collins, Spong. arda Kuetz., Acrosiphonìa Mertensii (Rupr.), Acros. duriuscula (Rupr.), Cladophora glaucescens Harv., Sporochnus radiciformis (R. Br.) Ag., Spor. scoparìus Harv., Leathesìa umbellata Menegh., Dilo- plius ftabellatus Collins, Liagora Cliftonì J. Ag., Galaxaiira elongata J. Ag., Gdidium laiifolium Born., Gel. asperulum Kuetz., Ahnfeltia concinna (Ag.) J. Ag., Callymenia reniformis J. Ag. var. cuneafa]. Ag,. Lomentaria umbellata H. et H., Rhodopìiyllis capensis Kuetz., Lauren- eia distichophylla ]. Ag. Polysiphonia flexella J. Ag., Polys. mollis H. et H. {}) Dasya villosa Harv., Acrolhamnioìi pulchellum (Harv.) J. Ag., Prionitis australis J. Ag. [}). Molte di queste specie sono accompagnate da osservazioni. Boergesen F. — The Marinae Algae of the Danish West Indies. Voi. 2. Rhodophyceae. — • Dansk Botanisk Arkiv Bd. 3, N. i b, pag. 81-144, fig- 87-248. L' A. prosegue le sue importanti osservazioni sulle Floridee delle Indie occidentali danesi, trattando con molti particolari delle seguenti specie : Liagora pulverulenia Ag., Scinaia complanata (Coli.) Cotton var. intermedia n. var., Galaxaura comans Kjellm., Gal. subverticillata Kjellm., Gal.flagelliformis Kjellm., Gal. lapidescens (Sol.) Lamour. ('), Gal. delabida Kjellm., Gal. rugosa (Sol.) Lamour., Gal. squalida Kjellm., Gal. marginata (Sol.) Lamour., Gal. occidentalis n. sp. [con anterdi; della sezione Vepreculae Kjellm.], Gelidium corneum (Huds.) Lamour. var. pinnata (Huds.) Turn., Wrangelia Argus Mont. (1' A. vi riferisce la Wr. plebei a J. Ag. i863), Wr. bìcuspidata n. sp., Wr. penicitlata Ag., Hatymenia Floresia (Clem.) Ag., Grateloupia filicina (Wulf.) Ag., Grat. dichotoma j. Ag., Grat. cunei/olia J. Ag., Contarinia Magdae n. (^) Galaxaura tonietitosa Kuetz. (del Messico) è la stessa cosa che la specie descritta col nome di Holonema Liebmanni dall' Areschoug {Phyceae novae 1854, pag. 356). 128 sp. (^), Cruoriopsis sp., Peyssonnelìa (Criiorìella) armorìca Crn., P.(Cr.) Dubyi Crn., P. (Cr.) Boergesenii n. sp,, P. {Cr.J Nordstedlìi n. sp., P. (Eupeyssonnelia) simulans n. sp., P. (Eup.J conchicola Picc. et Grun. i De Toni G. B. e Forti Acil. — Catalogo delle Alghe raccolte nella regione di Bengasi dal R. P. D. Vito Zanon. — Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti Tomo LXXVI, Venezia igió. In alcuni recenti lavori che riguardano la flora algologica della Tripolitania e della Cirenaica gli autori ebbero occasione di fornire un contributo abbastanza ricco alla conoscenza della regione di Ben- gasi dietro lo studio di materiali raccolti dal benemerito dottore An- tonio Vaccari, colonnello-medico nella nostra R. Marina. Nella Nota di cui sopra è dato il titolo, si trovano messi insieme i risultati dell'esame di materiali provenienti dalla Giuliana e da Ben- gasi, spediti dal R. P. D. Vito Zanon (della Missione dei PP. Giu- seppini al Fuehat) al Prof. R. Pampanini e da quest'ultimo comuni- cati per le studio. Nella considerazione che in particolare per la flora d' acqua dolce nuovi tornano i reperti per detta località gli au- tori stimarono giovevole alla conoscenza della distribuzione geogra- fica dare in luce il catalogo, per quanto modesto, delle alghe da essi determinate, corredandole in qualche caso delle opportune an- notazioni. II fatto che parecchie specie [Holopedium irregulare, Nit'^schia Heufleriana, Stauron&is anceps var. hy alina, Slauroneis sp., Tetmemo- rus minuius ecc.) sono per la prima volta segnalate nel Continente Africano serve a dimostrare quanti vantaggi possa attendere la fico- geografia da una esploraziono metodica e accurata della Libia. Le specie raccolte nel maggio 191Ó a Giuliana sono le seguenti: Exuviaella Lima, Prorocenlrum inicans, Melosira Westii, Mei. cremi- lata, Hyalodisciis radiaiiis, Coscinodiscus nilidus, Actinoptychus undii- latus, Actinocyclus snbtilis, Astérolampra marylandica, Biddulphia pulchella, Granimatophora angulosa var. hamulifera e var. mediterra I (^) Le Rhizophyllidaceae e le Sguamariaceae sono elaborate dalla sig. A. Weber van Bosse. 129 nea, Gramm. oceanica, Rhahdonema adriaiiciim^ Striatella unipunclata, Tessella inlerrupta, Dimerogramma nanurn., Licmophora Elirenbergiì e var. ovata, Climacosphenìa elongata, Cymatosira horenTjana, Syne- dra affinis, Svn. Uhm, Thalassiotlirix Frauenfeldiì , Ardissonia Baculus, Ard. robusta, Toxarium undulatum, Aslerionella Bleakeleyii^ Rkopa- lodia Musculus, Nil'^schia constricta, Ni/'^. margùiulata, Ntt^i. marina, Nit~. Martiana, Ni/:{. sigmoidea, N/t-^. spathuiaia, Nit^schiella longis- siìna, Podocystis adriatica, Surirella fastuosa. Sur. hybrida var. coìi- tracia. Sur. ovalis, Encyonema Lunula, Ampliora Arcus, Ampli, cin- gulata, Atìipìi. costata. Ampli. Grevilìiana, Ampli, inflexa, Ampli, lae- vis. Ampli, ostrearia, Ampli, pusilla, Trachyneis aspera var. vulgaris, Trapidoneis lepidoptera var. delicatuhi, Navicula bioculata, Nav. Bom- bus, Nav. Crabro, Nav. disito-radiata, Nav. directa, Nav. Liber var. elongata, Nav. Lyra, Pleurosigma formosum var. balearica, Pleur. ibericum, Pleur. latum, Mastogloia angulata, Mast. Meleagris^ Mas/. Per agalli, Mast. quinqueco stata, Mast. Smithii var. amphicephala, Coc- coneis molesta, Cocc. pellucida, Cocc. Scuiellum, Orthoneis aspera. Orili, binotala, Ortli. fimbriata, Orth. splendida. Le specie d'acqua dolce raccolte a Bengasi sono le seguenti: Oedogonium sp., Cliaetophora elegans, Hormidium flaccìdum f. aqua- tica, Pedias/rum Boryanum, Characium ornitliocephalum, Cliar. Sie- boldi, Zygnema pectinatam, Closterium Ehrenbergii, Clost. Lunula, Tet- memorus minutus, Cosmarium Meneghina^ Phormidium uncinatum, Ho- lopedium irregulare, Cyclotella Kuet7j.ngiana, Hant\schia Amphioxys, Nit\schia Frustulum, Nii:{. Reufleriana, Nit^. hungarica, Nit^. obtusa var. scalpelliformis, Nit^. Palea, Amphora libyca, Amph. ovalis var. Pedìculus, Stauroneis anceps var. hyalina, Stauroneis sp. [St. inflatae proxima), Navicula ambigua, Nav. cryplocephala, Nav. elliptica, Nav. Rotaeana, Nav. viridula, Frustulia rliomboides, Gomphonema angusta- tum, Achnanthes minutissima. Lemoine P. M.°'' — Calcareous Algae. — Report on the Danish Oceanographical Expeditions 1908-1910 to the Mediterranean and adjacent Seas voi. II, Biology, with io Textfgures and one Piate. È un importante contributo alla conoscenza delle Alghe calca- ree del Mediterraneo e dei mari adiacenti, soprattutto per quanto 130 concerne la regione orientale ; il materiale venne raccolto durante le due spedizioni del « Thor » (1908-1909 e 1910). Le stazioni, nelle quali gli esemplari vennero prelevati sono : Sicilia. Taormina, 14 decembre 1908, profondità 3-i6 metri. — Lithothamìiion Haucìiii, Lilhophyìluìn incrustaiis, Lithopli. expansum, Lithoph. (Derma toh tlion) pustulaium, Tenarea tortuosa, Melobesia (Plio- s troni a) :;07ialis. Grecia, a nord-ovest di Egina 37"49 N., 23°27' Est, 3o decembre 1908, profondità 55 metri. — Lilholhamnion fruticulosuni^ Lithoth. Phiìippii, Lithoth. catcareum^ Lithophylluìn Rac&mus, Lithoph. soìutum. Grecia. Salamis, 3i decembre 1908, profondità 6-8 metri. — Lithothavinion Lenormandi. Spagna. Capo di Gate [Prov. di Granata], 24 giugno 1910, pro- fondità i5-2o metri. — Lithophylluìn expansum, Melobesia farinosa, Melobesia 'zonalis. Vicinanze dell'isola di Malta, 35''44' N., iS^oy' Est, 22 luglio 1910, profondità 98 metri. — Lithothamnion Lenormandi, Lithophyl- Inni (Dermatolithon) hapalidioides. Tripolitania, grande Sirti, 26 luglio 19 io, profondità 74-80 metri. — Lithothamnion Hauckii, Lithophyllum expansum, (^) Lithoph. soìu- tum, Lithoph. (Dermatolithon) pustulaium. (^) Tripolitania, 3o°23' N, 1 9,^02' Est, profondità 35 metri. — Litho- phyllum solutum, Melobesia T^onalis {}). Derna, 32''45' N, 22°4i' Est, 28 luglio 19 io, profondità 1 3 metri. — Lithothamnion Hauckii, Lithophyllum expansum. Mare Egeo, Isola Tenedos, 39^48' N, 2 5''59' Est, 5 agosto 1910, profondità 35 metri. — Lithothamnion Fhilippii, Lithoth. crispatum. Lithoth. Hauckii, Lithophyllum expansum, Lithoph. solutum, Lithoph. Racemus, Lithoph. lichenoides, Lithoph. hapalidioides, Melobesia t^o- nalis, Peyssonnelia polymorpha. (*) Questo Litfiopliyllum fu già segnalato per Gargaresc da De Toni G. B. e Forti A. ; Cfr. Pampanini R. Plantae Tripolitanae pag. 260 ; Firenze 1914. (2j Questa specie venne già segnalata per Tripoli. Cfr. De Toni G. B. e Forti A., Contribution à la flore algologique de la Tripolitaine et de la Cyrenaì- que pag. 5 {Ann. de V Inst. Océanogr. T. V, fase. 7). 1 131 Mare Egeo, stessa località, profondità ii-i5 metri. — Lithotham- nion crispatum. Lithophyllum solutiim, Lithoph. Racemus, Lithoph. ha- palidìoides. Mare Egeo, stessa località. — Lithothamnion Leuormandì, Litho- phyUuìii lichenoides, Melohesia ^onalis. Sicilia, Isola Bella presso Taormina, 20 agosto 1910, littorale. — Litìioihaiìinìon Hauckii, Lilìioth. subtenellum, Lithophyllum expansum, Lithoph. lichenoides, Lithoph. pustiilatum, Tenarea tortuosa, Melohesia Lejolisii, Corallina mediterranea, Amphiroa rigida. Sardegna austro-orientale, Pira Sinus, 26 agosto 1910. — Litho- phyllum papillosum. Isole Baleari, tra Majorca e Minorca, 39°52' N, S^ Est, 28 Agosto 1910, profondità 65 metri. — Lithothaìnnion calcareum, Li- thophyllum expansum. Algeria, presso Oran, 35°44' N, o°53 Ovest, 4 settembre 19 io, profondità i5 e 3ó metri. — Lithothamnion Hauckii, Lithoth. calca- reum var. squarrulosa, Lithophyllum expansum, Lithoph. lichenoides. Francia, Costa Atlantica a Brest, 19 settembre 19 io. — Litho- thamnion calcareum var. crassa. La egregia signora Lemoine dà poscia per le singole specie le opportune osservazioni morfologiche e la distribuzione geografica. Nuove combinazioni sono : Lithothamnion subtenellum (Posi.) Lem, [Sinonimi: Goniolithon subtenellum Fosl. 1898, Lithophyllum subte- nellum Posi. 1905, 1909], Lithophyllum solutum (Posi.) Lemm. [Sino- nimi : Lithothamnion fruticulosum \. soluta Fosl. 1905, Lithothamnion solutum Fosl. 190Ó]. Playfair G. I. — The Genus Trachelomonas. — Proceedings of the Linnean Society of New South Wales voi. XL, part I, 1916, pag. 1-41, Fig. ]-2o, plates I-V. L' A. illustra la specie e varietà del genere Trachelomonas ri- scontrate nella nuova Galles del Sud nei due distretti di Sydney e Lismore, dopo avere premesse alcune nozioni generali sulla nomen- clatura, sulla -riproduzione e sulla lorica. Proposte come nuove forme o combinazioni sono : 132 Trachehmionas volvocina Ehr. var. pellucida, var. punclata, var. granulosa, var. cervicula (Stokes), Tr. intennedia Dang. var. levis, Tr. Botanica con la var. granulosa e var. minor. Tr. ovalis Playf., var. lata, var. scrobicnlata, var. minor, Tr. Bulla Stein var. austra- lis, Tr. oblonga Lemm. var. austrahca, var. attenuala, var. scabra, Tr. pusilla con le var. rotunda e var, punclata, Tr. cylindrica Ehr. var. decollata, var. punclata, Tr. pulcherrima con le var. latior, var. minor, var. lismorensis, var. granulosa, Tr. Volali Lemm. var. pellu- cida, var. australis, var. intermedia, var. cylindracea. Tr. euchlora (Ehr.) Lemm. var. minor, Tr. anipullala e var. major, Tr. conica con le var, granulata, RichinoJidie, ovata e caudata, Tr. clavala e var. sub- annata, Tr. caclacea, Tr. granulosa con le var. subglobosa e oblonga, Tr. australis con le var. obesa, splendida, arcuata, conica., subdenticu- lata, Tr. hispida (Perty) Stein var. australica, var. granulata, Tr. bacillifera con le var. ovalis e minima, Tr. Sydneyensis con le var. oblonga, minima, obesa, Tr. armata (Ehr.) Stein, var. glabra, var. granulata.^ var. sparsigranosa, var. longispina, var. duplex, Tr. lismo- rensis con le var. longicollis, ovata, scorbiculata, elliptica., cordata e pygmaea, Tr. eury stoma Stein var. producta, var. Klebsii, Tr. cau- data Stein var. australica, Tr. acuminata (Schmarda) Stein var. am- phora, Tr. urceolata Stokes var. ovalis, var. Girardiana, Tr. elegan- tissima (West) Playf. var. ovata., Tr. napiformis con la var. elegans, Tr. sessilis con le var. minima e elegans, Tr. triquelra, Tr. gibberosa e var. rolundata, Tr. subglobosa. Dall'esame della parte descrittiva di questa Memoria risulta la tendenza alla forse soverchia discriminazione di forme, le quali, a nostro vedere, rappresentano leggiere variazioni individuali, così fatta da essere qaalche volta esagerato il loro elevamento al titolo di varietà. Bargagli-Petrucci G. — Studi sulla flora microscopica della re- gione boracifera toscana VIII-XIU, — Nuovo Giornale Botanico ita- liano, Nuova serie, voi. XXII, n. 4, pag. 389-411, Nel capitolo XII l'autore tratta della vegetazione algosa della regione boracifera toscana. Le Alghe inferiori sono abbondanti e contribuiscono potentemente a colorire, per cosi dire, la scena nella 133 regione boracifera, portando nel paesaggio anche in località aride e calde una tinta verde che si alterna con vivo contrasto alle mac- chie bianche, gialle ed ocracee delle incrostazioni minerali. Le Alghe e i Flagellati seguenti vennero determinati, sui preparati del Barga- gli-Petrucci, dal D. A. Forti : Gloeocysiis vesiculosa Naeg., Ch.lamy- domonas sp., Dimorphococcus sp., Stichococciis varìabilis, Rariotina sp., Polyedrium sp, Cliromidina Rosanoffii, Hapalosipho?i ìaminosus, Phormidium Valderianum, 'Nit\schìa Palea. Oestrup E. — Marine Diatoms from the Coasts of Iceland. — The Botany of Iceland voi. I, 1916, pag. 347-394. Piate I. Il lavoro è basato sull'esame di 438 campioni raccolti da varie persone nelle coste islandesi. Di ogni specie l'A. dà l'habitat e l'area di distribuzione geografica, in parecchi casi anche avvertimenti sulle asinità o su qualche carattere morfologico. Sono proposte come nuove le seguenti entità : Diploneis notata, Dìploneis ? inaequaìis, Navicula glabra, Nav. Knyokonites CI. var. .- islandica, Nav. {Libellus) complanata var. Q) Gompìionema liamtschalicum Grun. var. islandìcum, Navicula abrupta Greg. var. densestriaia, Nav. Lyra Ehr. var. islandica, Cocconeis levìs, Achnanthes islandica., Nit^schia islandica, Synedra curvata. Kylin H. — Die Entwicklungsgeschichte und die systematische Stellung von Bonnemaisonia asparagoides (VVoodw.) Ag. — Zeitsch- rift fùr Botanik 8. Jahrgang, Heft 9, 191Ò, pag. 54»-586, Fig. i-ii. L'A. scelse per oggetto di studio una Floridea della quale non si conosce la produzione di sporangii, cioè la Bonnemaisonia aspara- goides (Woodw.) Ag., (') in modo da rilevare il comportamento nello (') Secondo Derbes e Solier la Bonuainaisoitia asparagoides è dioica, se- condo Thuret, Magnus, Bornet, Buffham monoica È bene osservare che la famiglia delle Bonnemaisouiaceae quale è in generale limitata dagli autori seguendo i concetti di Schmitz e Hauptfleisch è costituita da generi che hanno fra loro dubbia affinità; così mentre la Bonnemaisoiiia è aplobionte come forse lo sono i generi Naccaria e Atractophora (dei quali pure sono ignoti i tetrasporangi), ab- biamo che il genere Leptophyllis J. Ag. ha tetrasporangi irregolarmente crociati, 134 sviluppo di questa Floridea aplobionte, al pari della Scinaia furcel- Jata, il cui sviluppo fu egregiamente illustrato da N. Svedelius. 11 Kylin studia lo sviluppo della Bonnemaìsonia asparagoides (struttura della fronda, cariocinesi somatiche, sviluppo degli spermazii, dei rami carpogoniali. fecondazione e riduzioni cromosomatiche, sviluppo del cistocarpio) e la posizione sistematica del genere (forse presso al genere Naccaha, che mancando di tetrasporangi, è con tutta proba- bilità aplobionte) ; tratta da ultimo della questione riguardante la ge- nerazione alternante delle Alghe, considerando gli esempii dei generi Chlamydomonas^ Oedogonium, Coleochaete, Spirogyra, Dictyota, Culle- ria, Laniinaria {digitala), Fucus. Kylin H. — Die Entwicklungsgeschichte von Grijfithsia corallina (Lightf.) Ag. — Zeitschrift fùr Botanik 8. Jahrgang, Heft 2, 19 lò, pag. 97-123, Fg. i-ii, Taf. I. L'A. prende le mosse da* una Memoria stampata dal. F.Lewis nel 1909 intorno lo sviluppo della Griffithsia Bornetsìana, in quanto gli parve riconoscere una notevole divergenza tra i reperti del Lewis e quelli riscontrati, rispetto alle divisioni nucleari, in altre Floridee esattamente investigate al riguardo. Il Kylin scelse come materiale di studio una specie afpne, la Griffiihsia corallina (Lightf.) Ag., raccolta presso Kristineberg in fine di luglio (i9i5) in individui mu- niti la maggior parte di tetrasporangi, solo due con spermatangi, due con organi femminili. Di questa specie l' A. descrive la struttura della fronda, le divisioni nucleari e cellulari, Io sviluppo del procar- pio fino alla maturità e dello stesso dopo la fecondazione, lo svi- luppo del cistocarpio. degli sperm.azii e dei tetrasporangii. In com- il genere Delisea Lamour. tetrasporangi zonati e il genere Ricardia D. et S. tetra- sporangi divisi a triangoli. Sono a desiderarsi investigazioni dirette a riconoscere se Atractophora e Naccaria alano aplobionti, se Leptophyllis, Delisea e Ricardia nonché il genere Wratigelia siano diplobionti. Come spiegare il caso della Dasya ocellata (Grat.) Harv. della quale si conoscono solo individui con spermatangi e individui con tetrasporangi? Forse che Dasya punicea Menegh. di cui J. Agardh descrive i cistocarpi, rappresenta la forma femminea della Dasya ocellata? Solo una revisione accurata delle Dasya potrà risolvere l'importante questione sulla quale altrove richiamai l'attenzione; cfr. De Toni G. B., Alcune considerazioni sulla flora marina pag. 91 (Nuova Notarisia XXVI, 1916). i 135 plesso il lavoro rappresenta una critica allo studio del Lewis, impe- rocché le osservazioni del Kylin divergono quasi sempre da quelle dell'autore americano; basti dire, per ricordarne una, che il Lewis nella Griffithsia' Bonietiana ammette che il fuso eterotipico sia in- tranucleare (come Yamanouchi osservò nella Polysiphonia violacea), il Kylin invece nella Griffiihsfa corallina afferma che il fuso si forma liberamente nel citoplasma granuloso, come avviene nella Rhodofnela virgata e fors'anco nella Delesseria sanguinea. Okamura K. — Icones of Japanese Algae voi. Ili, N. IX-X, voi. IV, N. 1, plates CXLI-CLV. — Tokyo igiS-igió. Sono descritte e figurate le seguenti Alghe : Codium cylindriciim Holm., Codium lalum Sur'mg., Chordaria firma E. S. Gepp, Chordaria Cladosiphon Kuetz., Gelìdium crinale (Turn.) Lam., Herposiphonia subdisticìia Okam., Halìmeda cuneata Her., Hai. Opunlia Lam. f. cordata Barton, f. Renschii Barton, Hai. macroloba Decne, Hai. incrassata Lam. f. typica Barton, f. Laniourouxii Barton, Gracilaria confervoides- (L.) Grev., Spyridia filamentosa (Wulf.) Harv., Spyridia elongata Okam. n. sp., Homoeostroma latifolium (Born.)J. Ag., Caulerpa Oìiamurai Web. van Bosse, Cani, fastigiata Mont., Caul. cu- pressoides Ag. var. Lycopodium f. amìcoruni Web. van Bossé, Caul. Webbiana Mont. f. disticha Web. van Bosse. Svedelius N. — Das F^roblem des Generationswechsels bei den Florideen, mit 14 Abbildungen. — Naturwissenschaftliche Wochen- schrift, Neue Folge, XV. Band, N. 25-2Ó, Jena 19 ló. Dopo avere premesso alcune considerazioni generali sulle sco- perte di Hop^MEisTER e di altri illustri botanici rispetto alla genera- zione alternata, N. Svedelius dà in forma piana il riassunto dei re- centi studi sui fenomeni di riduzione cromosomatica e sulla questione della generazione alternante (gamelofito e sporofito) nelle Floridee (Rhodophyceae) basandosi sopra studi propri fatti sulle Delesseriacee e sulla Scinaia e sopra ricerche di altri algologi come Kylin, Lewis, Yamanouchi. L' A. ricorda quanto rispetto agli organi di riproduzione delle Rodoficee fu esposto da C. Agardh, }. G. Agardh, Decaisme, 136 C. Naegeli (che reputava sessuali le tetraspore e ciliati gli spermazii), Pringsheim, Bornet e Thuret questi due ultimi portando il pila im- portante contributo sulla questione. Ricorda poscia le conclusioni alle quali pervennero F. Schmitz e Oltmanns e infine riassume gli studi di Wolfe, Yamanouchi, Le- wis, Kylin e propri come sopra s'è avvertito ; è uno scritto di vol- garizzazione che si legge con molto profitto. Kylin H. — Ueher die Befruchtung und Reduktionsteilung bei Nemalion multifidum. — Berichte der deutschen botanischen Gesell- schaft XXXÌV, 1916, pag. 257-271, 7 Abbildungen im Texte. In quest'ultimo decennio, a merito di Yamanouchi, Lewis, Sve- DELius e Kylin si è constatato ehe la riduzione cromosomatica av- viene nella formazione dei tetrasporangi, ma per le Floridee prive di questi organi di riproduzione si aveva solo il lavoro recente di N. SvEDELius, il quale, nella Scìnaìa jurcellata Biv., dimostrò che la ri- duzione avviene alla prima divisione del nucleo della cellula uovo fecondata. 11 Kylin nel presente suo scritto vuole paragonare il com- portamento nucleare del ISlemalion multifidum con quello dell'ora menzionata specie di Scinaia, non accogliendo parecchie tra le osser- vazioni di Wolfe (1904), poste già in dubbio dal Davis (19 io). La specie è di solito dioica; non di raro però si riscontrano individui monoici (*) con minore quantità di spermatangi che non avvenga negli individui prettamente maschili. L'autore descrive gli sperma- tangi (la prima volta descritti nel i85o dal Mettenius), la fusione del nucleo maschile con il femminile (così restano confermate le belle ricerche compiute nel 1894 da N. Wille), la evoluzione del carpo- gonio e lo sviluppo dei gonimoblasti ecc. Nella germogliazione delle carpospore traggono origine stadi giovanili di tipo chantransioideo, secondo le osservazioni di G. D. Chester (^) ; l'autore non ha a questo proposto eseguito ricerche. (}) Anche T. H. Bufgham riscontrò individui monoici di Nemalion umliifi- dmn a Swanage nell' agosto 1887. (2) Cfr. Nuova Notarisia Vili, 1897, pag. 39. 137 Kylln H. — Ueber den Bau der Spermalozoiden der Fucaceen. — Berichte der deutschen botanischen Gesellschaft XXXIV, 1916, pag. 195-201, Taf. II, Dopo la descrizione, fornita nel 1854 da G. Thuret, degli ante- rozoidi delle Fucaceae, si discusse sulla struttura minuta del corpo di questi elementi sessuali, il Behrens ammettendo per essi un grosso nucleo cinto da un mantello di citoplasma, il Guignard invece soste- nendo che il volume del citoplasma corrisponde press' a poco a quello del nucleo relativamente piccolo ; lo Strasburger si era avvicinato al Behrens, concludendo formare il nucleo la massa prin- cipale dello anterozoide. Pochi anni addietro (1908) il Retzius riprese a studiare la que- stione correggendo alcune osservazioni del Guignard e riconoscendo la presenza di organiti particolari (Nebenkernorgane). Di fronte a questo complesso di incertezze, il Kylin volle investigare con la moderna tecnica quale parte sia rappresentata negli anterozoidi dal citoplasma, quale dal nucleo; FA. studiò il Fiicus serraius (materiale fresco e materiale fissato). Nel giovane anteridio esiste un nucleo relativamente grande con nucleolo, un citoplasma schiumoso (Wa- benstruktur) alcuni cromatofori giallo-verdognoli accostati al nucleo, alcuni corpi'cciattoli fortemente rifrangenti (vescicole di fucosano e goccioline di grasso). Il nucleo per ripetute divisioni dà origine a 64 nuclei, mano mano, col succedersi delle divisioni, scompare il colore dei cromatofori che sono sostituiti da leucoplasti ; nel 64° stadio nu- cleare riappare il colore che va dal giallo verdognolo all'aranciato; questi cromatofori così intensamente colorati in aranciato costituiscono la cosi detta macchia oculare dell' anterozoide. L" anterozoide libero è piriforme, lungo 4-5 [x, largo 2,3-2,5 [j-; i flagelli sono disuguali, il posteriore circa due volte piia lungo dell'anteriore. L' A., ricordate le osservazioni fatte da S. Yamanouchi riguardo alla mitosi nel Fiiciis vesiculosiis, avverte che la prima divisione è di riduzione, dando 32 cromosoni aploidi. Quando l' anteridio è diviso io 64 cellule, in ciascuna di queste si forma un anterozoide. II Kylin non riusc'i a rilevare la esistenza dei « Nebenkernorgane » del Ret- zius (forse sono residui dei grani di fucosano V) Il cromatoforo dell" anterozoide è privo di fucozantina, contiene carotina o zantofilla, se non entrambi questi pigmenti. ' 138 Kylin H. — Ueber Callithamnion Furcellariae J. G. Ag. und Gal- lithamnion hiemale Kjellm. — Botaniska Notiser 1916, pag. óS-óy. L' A , avendo studiato individui tetrasporiferi e cistocarpiferi della specie Callithamnion hiemale Kjellm., raccolti a Kristineberg durante l'inverno (gennaio 1916), conclude trattarsi di una semplice forma hiemalis del Callithamnion Furcellariae J. Ag., il quale ha i gonimoblasti divisi in 2-4 gonimolobi. Il Callithamnion Furcellariae , J. Ag. è affatto distinto da quella specie che gli autori inglesi con Arnott chiamano Callithamnion byssoides, il quale però, secondo Harvey (Manual 1841, pag. 107) ha le favelle frequentemente trilobe. Notisi che JoHNSTONE e Croall nell'opera The nature-printed Bri- tish Seaweeds voi. Il (1859) P'^g- ^7^ P^'" •' Callithamnion byssoideum Arnott danno la indicazione « favellae binatae, generally terminating truncate branches». Nella mia Sylloge Algaru?n voi. IV, pag. i35o-i35i implicita- mente notai la af][ìnità tra il Callithamnion Furcellariae J. Ag. e il Callithamnion byssoides Arnott, riferendo entrambe le specie, pure con dubbio, al genere Seirospora Harv. G. B. De Toni Kylin H. — Ueber Spermothamnion roseolum (Ag.) Pringsh. und Trailliella intricata Batters. — Botaniska Notiser 1916, pag. 83-92, 2 Fig. L'A., dopo aver ricordato le agìnità osservate dagli autori circa lo Spermothamnion Turneri (Mart.) Aresch. e lo Sp. roseolum (Ag.) Pringsh., conferma per quest'ultima specie la presenza di sporangi negli individui recanti procarpii come già era stato affermato dal Pringsheim (18Ó2) e dal Lewis (1909). I tetrasporangi sono divisi a triangolo (forse gli individui ricca- mente tetrasporangiferi sono diploidi), L'Autore fornisce poi alcuni ragguagli intorno la Trailliella intricata Batt., che egli osservò sol- tanto sterile, dimostrando che la specie del Batters non ha nulla a fare con lo Spermothamnion roseolum (Ag.) Pringsh. ; la Trailliella ha cellule particolari con contenuto speciale (che per azione di acido acetico o cloridrico separa jodio), mancanti nello Spermothamnion; essa possiede articolazioni fino a 2 volte più lunghe del diametro, i 139 mentre lo Spermothamnion roseoltim le ha 5-io volte più lunghe che larghe. Secondo il Kuckuck {Zeitschriftfiir BotaìiikS, 1916, pag, i35) la specie che sotto il nome di Spermothamnion roseolum fu descritta nel 1915 dal Kylin {Arkiv fiir Botanik 14) corrisponde alla Traillidla intricata Batt. Dal lavoro del Kylin risulta che lo Spermothamnion roscoìiim genuino del Pringsheim é cosa affatto differente dalla Traillieìla. De Toni G. B. e Forti A. — Analisi microscopica di alcuni saggi di fitoplancton raccolti dalla R. N. «Liguria». — Memorie del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti Voi. XXIX, N. 1, pp. 33, 2 Figure nel testo e 3 tavole. Gli autori, in attesa di una illustrazione particolareggiata di tutto il materiale fitoplanctonico raccolto durante il viaggio della R. Nave « Liguria », reputarono opportuno di non tardare a far conoscere (nella Memoria di cui sopra è dato il titolo) il resultato dell'esame microscopico di alcuni saggi pelagici comunicati, per uno studio pre- liminare, dal ch.mo prof. Daniele Rosa, ordinario di Zoologia degli Invertebrati presso il R. Istituto di Studi Superiori in Firenze. Tali saggi sono aocompagnati dalle seguenti indicazioni : Stazione XXIII : latit. 8° 6' S, longit. 135° E. Gr., nel Mare di Arafura, 12 ottobre 1904. Temperatura dell'acqua alla superf. 27° 5; salsedine 3,17879; densità 1,0241. Saggio di un fitoplancton super- ficiale monotono che copriva il mare a strisele di color giallo. Stazione XXVIII: latit. 8° 5o' N., longit. io3° 55' E. Gr., in rotta da Saigon a Bangkok, 29 dicembre 1904. Temperatura dell'acqua alla superf. 25" 5 ; salsedine 3,90180; densità 1,0220. Piccolo saggio di reliquato ; oltre forme vegetali inferiori, contiene resti di animali e sostanze eterogenee. Stazione XXIX : latit. 9° 55' N., longit. 101° o5' E. Gr. nel Golfo di Siam, 5 gennaio 1905. Temperarura come sopra 26°; salsedine 2,83585; densità 1,021 5. 1. Piccolo saggio di reliquato, come sopra. 2. Saggio di un fitoplancton monotono che a guisa di polvere gialla copriva il mare per una vasta zona. Come si scorge dalle precedentii indicazioni si tratta di saggi 140 raccolti in località, le quali per nor> presentare facile occasione a venir esplorate a scopo scientifico, sono meritevoli di formare og- getto di studio. In realtà sulla flora pelagica, e si potrebbe anche aggiungere neritica, delle stazioni sopra menzionate la letteratura botanica conta pochissimi contributi, prescindendo dalle opere di indole generale che notano qua e là organismi vegetali provenienti dal Mare di Ara- fura e dal Golfo del Siam. Per il Mare di Arafura materiali diatomacei vennero illustrati a merito di O' Meara, di F. Castracane e di J. Brun non senza ta- cere che accenni a Bacillariee arafurensi sono contenuti nelle revi- sioni monografiche del Rattray, nei censimenti, non sempre esattis- simi, del Lemmermann e in via incidentale anche in altre pubblica- zioni, in taluna delle quali non manca qualche riferimento alla re- gione Siamese. Per il Golfo del Siam poi in particolare quanto alle Diatomee e alle Peridiniee planctoniche, si possiede un notevole contributo a cura rispettivamente di C. H. Ostenfeld e di Johs. Schmidt che ebbero in esame dieci campioni raccolti sulla superficie del mare nella parte più interna del Golfo; per le Peridiniee si hanno alcuni dati nelle opere di Joergensen e di Kofoid, mentre di qualche specie, bento- nica però, si ebbe ad occupare il Brun. Riguardo la florula del mare di Arafura vengono per la prima volta segnalate \di Catagnymene pelagica Lemm. e la Thalassiothrix Frauenfddìi var. javanica Grun, riguardo alla florula del Golfo di Siam si viene a confermare, insieme a numerose specie da aggiun- gere, la ricchezza del fitoplancton in forme dei generi Coscinodiscus e Rhi\osolenia, le quali, può dirsi, costituiscono i tipi predominanti, come risulta dalla serie delle osservazioni, che accompagnano i nomi degli organismi riscontrati nei saggi planctonici delle stazioni XXVllI e XXIX della «Liguria». Gli AA. danno l'elenco sistematico delle specie riscontrate nei detti saggi planctonici, accompagnando ciascheduna specie di osser- vazioni ora morfologiche ora sistematiche e per queste rimandasi alla Memoria originale. I fitoplanctonobii enumerati sono : Entophlyclis Rhi'^osolenìae G. Karst., Trìchodesmhim Hildebrandlii Gom. (tab. I, fig. 2), Pelagothrix Clevei J. Schum., Catagnymene pe- 141 lagica Lamm., Rìchelia intracellulari s J. Schm., Pyrocystis Hamulus CI. var. inaequalìs B. Schròd., Perìdinium elegans CI., Ceratium mas- siliense (Gourr.) Joerg., Cer. Kofoidii Joerg., Cer. inflexum (Gourr.) Kof., Actinoptychus undiilatus (Ball.) Ralfs, Cyclotella striata (Kuetz.) Grun. var. stylorum (Brightw.) nov. comb., Coscinodiscus Sol Wal. (tab, II, fig. 4; a proposito di questa specie gli AA. discutono sulla autonomia del genere Planktoniella Schùtt), Cose, radiatus Ehr., Cose, praetextus Jan. (tab. II, fig. 2, 7; gli AA. danno di questa specie, inedita, una particolareggiata diagnosi), Cose. Oeulus-Iridis Ehr., Cose, nobilis Grun. (tab. Ili, fig. 8-9), Cose, lineatus Ehr., Cose. Janisehii A. Schm. var. arafurensis Grun., Cose, excentrieus Ehr., Cose. Jone- sianus (Grev.) Ostenf. var. Moseleyi (O' Meara) nov. conb., Cose. Castracanei Ostenf., Cose, bipartiius Rattr. (2 figure nel testo e tab. II, fig. 5-6 ; gli AA. dando la diagnosi particolareggiata di questa singo- lare specie, descrivono per la prima volta un individuo quinario), Cose. Asteromphalus Ehr. var. conspieua Grun. (tab. II, fig. 1), Pal- Jìieria Hardmanniaiia Grev. (tab. Ili, fig. lo-i 1), Aetinoeyelus Ralf sii (W. Sm.) var. ehalhngercnsis Castr., Aetin. diibiosus G. Karst., Di- tylium Brightwellii (T. West) Grun., Biddulphia regia (Schuitze) O- stenf., Hemiaulus sinensis Grev., Chaetoeeros Vauheurhii Grun., Ckaet. Castracanei G. Karst., Rlii\osolenia Temperei H. Perag., i?///:^. styli- formis Brightw., Ridi, robusta Norm. var. lata nov. nomen, Rhi?.. inermis Castr., Rhi\. hebetata Bail. 1. hiemalis Gran, Rhi7^. crassa Schimp., Rhi7^'. Coehlea Brun, Rhi\. Castracanei H. Perag. (Tab. I, fig. 1), KlìiT^, annulata G. Karst., Thalassiothrix Frauenfeldii Grun. var. ja- vaniea Grun., Pleurosigma Normanii Ralfs. Eriksson J. — Jacob Georg Agardh. Minnesteekning, med Por- tràtt och en tafla. — K, Svenska Vetenskapsakademiens Lefnadst. Bd. 5, Stockholm 1916, pag. i-i36. Il Prof. Eriksson, con questa sua pubblicazione, fornisce una particolareggiata biografia del compianto G. G. Agardh ; dell'illustre algologo lundense i'A. ricorda i primi studi, gli esami, il dottorato, le prime raccolte di Alghe, la dissertazione di laurea, la successione come professore al padre, le relazioni coi dotti del tempo, in una parola gli inizii della carriera. Segue poi l'indicazione dei viaggi al- 142 l'estero, nel 1827 a Berlino, a Trieste, a Venezia, nel i836 per Cope-'r nhagen e la Germania fino a Parigi, in Gran Bretagna e in Italia (frutto di questo viaggio, tra altro, 1' opera Algae marìs Medi/erranei et Adria- tici{^ nel 1840 attraverso la Germania e l'Austria fino all'Italia, nel, 1854 in Inghilterra e nel i85ó in Francia. H L' Eriksson considera 1' opera svolta da G. J. Agardh nel campo dell'Algologia (') dimostrando la grande quantità dei risultati ottenuti, qua e là servendosi cortesemente delle mie parole con le quali nel 1902 espressi la mia opinione sul valore degli scritti del compianto scienziato ; tratteggia poscia 1' importanza delle pubblicazioni di si- stematica delle Fanerogame considerando gli scritti di minore e mag- gior mole, il primo dei quali tratta De Pìlularfa (i833), altri trattano di pura tessonomia 0 di morfologia esterna. Non tralascia 1' Eriksson di porre nel debito rilievo come V Agardh abbia sostenuto i meriti di Linneo con critiche e obiezioni al Sachs e al Darwin; questo ca- , pitolo, interessante appunto perchè costituisce una difesa di Linneo,' non può venire riassunto nei brevi limiti di una recensione. Segue quindi un rapporto sull'azione svolta da G. J. Agardh come autore di trattali scolastici e di scritti popolari, come persona appartenente all'Università (fino dal 1884 come docente). Ma l'attività del compianto Maestro fu rivolta anche al mondo degli affari, tra altro alla Banca di Risparmio di Lund (1857-1892)6 a diverse istituzioni cittadine. Segue un breve cenno sulla famiglia dell' Agardh, sulle onoranze funebri, sulle distinzioni onorifiche ed accademiche, riproducendo la pergamena dedicatagli nel 1898 su mia iniziativa dagli ammiratori e la Memoria si chiude con l'elenco delle pubblicazioni dal i833 al 1901. G. B. De Toni (') Ringrazio il eh. prof. Eriksson il quale, con lusinghiere parole, si valse delle opinioni da me espresse intorno 1' opera scientifica di G. G. Agardh traendo profitto dalla biografia che pubblicai nel 1902 (Nuova Notarisia serie XIII, 1902, pag. T-2S). G. B. De Toni 143 flecpologie Dott. Wilhelm Heering morto in Amburgo. 26 giugno 1916; sono noti i lavori che questo botanico stampò intorno le Eteroconte le Sifonali dello Schleswig-Holstein (190Ó-1907). Prof. Leopold Kuy morto in Berlino, 2Ó giugno 19 16. Egli era nato a Breslavia il 5 luglio 1841. Nell'algologia ricordiamo di lui in particolare i seguenti scritti : Ueber die Morphologie von Chondriopsis coerulescens Crouan die dieser Alge eigenen optischen Erscheinungen, m. i Taf. (Mo- natsb. K. Akad. d. W/ssensch.). Berlin 1870. Ueber einige parasitische Aigen (Ber. Beri. Gcsellscli. naturf. Freunde vom 19. Nov. 1872). Aechte und falsche Dichotomie im Pflanzenreich {Ges. naì. Freun- de \. Berlin 1872). Ueber Axillarknospen bei Florideen [Festschr. der Gesellschaft nat. Freunde). Berlin 1873. Ueber die Bedeutung der Florideen in morphol. und histol. Be- ziehung [Botanische Zeitung 1873, p. 433). Gustave Adolphe Thuret {Flora 1875). Das Pflanzenieben des Meeres. Berlin 1875. Das Schei tei wachsthum einiger Fucaceen {Bot. Verein f. Bran- denb. 1875). Botanische Wandtafeln. Berlin 1879. Das Wachsthum des Thallus von Coleochaete scutata in seinen Beziehungen zur Schwerkraft und zum Lichte {^Ber. der deutsch. bot. Ges. Band II, 1884, p. 93-9Ó). Die Abhàngigkeit der Chlorophyllfunction von den Chromato- phoren urid vom Cytoplasma [Ber. d. deutsch. bot. Ges. Band XV, 1897, pag. 388-403). 144 Ueber den Einfluss von Zug und Druck auf die Richtung der Scheidewande in sich theilenden Pflanzenzellen (Jahrb. f. zviss. Bot. Band XXXVll, pag. SS-gS, T.-II, Leipzig 1901). Del Kny abbiamo parecchie altre contribuzioni, come si può ri- levare dall'Indice generale dei primi cinquant' anni della Botanische Zeitung 39, 237-239. Prof. J. Wiesner ; era nato il 20 gennaio i838 a Tschechen (Moravia); fino dal 1873 insegnò anatomia e fisiologia delle piante all'Università di Vienna; riguardo alle Alghe, abbiamo un suo di- scorso « Das Ptlanzenleben des Meeres » tenuto nel 1904 alla riu- nione generale della Società per la esplorazione scientifica dell' A- driatico. sj J. B. DE TONI Silloge nigarum omnium hucusque cogniiarun^ Voi. I. sect. 1--2 Cìilovopliyceae [praem. Bibliotheca phycol^ gica]. - Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8^, p. cxxxix-131q It. lib. {Jvancs) 92. Voi. IL sect. 1--3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomok gica (curante J. Deby) et -Repertorio geografìco-polyglott3 (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. - Patavii, 1891-94^ Tip. Seminario, in 8^, pag. cxxxii -- 1556 -- ccxiv. It. lib {francs) 115. Voi. III. Fiicoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8°,. p. XVI--638. It. lib. {^fvancs) 41. '' Voi. IV. Florideae sect. 1--4. - Patavii, 1897-1905, Tip. Semi^^- nario, in 8°, p. lxi--1973. It. lib. [francs) 131. Voi. V. Myxopìiyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907 Tip. Seminario, in 8"^, p. 761. It. X\!o. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8°, p. xxxii-520. L. 5. -45^^v=^- kùè XXVIII (Anno XXXII dalla fondazione della ''NOTARISIA,^) - Luglio-Ott. 1917 LA N-UOVA NOTARISIA l\ \\ 1 MI REDATTORE E PROPRIETARIO a. B. Doxx. DE-TONI LAUREATO DELL'ISTITUTO DI FRANCIA (1898, I909, I915) MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROFESSORE ORDINARIO DI ISOTANICA PRESSO LA R. UNU'ERSITÀ DI M0DF:NA SOMMARIO i'anfrog'iiini Carlo : Pugillo di Licheni corticicoli della vSomalia. — ]^[azza A. : Saggio di Algologia Oceanica [cont.]. — Litteratura "Phycologica. — Necroloffie. — Index. fìdressep tout ce qui concerne la: «NUOVA NOTARISIA» = à M. LE Prof. G. B. DE TONI = R. Orto Botanico, Modena (Italie) Prix d'abonnement pour la sèrie XXVIII (1917) Francs 15. 'rix d'abonnement pour les années 1SS6-S9 du Journal d'algologie «Notarisia» Francs 60. Padova - Tip. Seminario Collaboratori della NUOVA NOTARISIA T. Bentivoglio — F. Boergesen — 0. Borge — A. Borzi — F. Ci STRACANE (f) J. ChALON R. ChODAT J. COMÈRE ' Cuochi-Costantini — J. Deby (f) — A. De Toni (f ) — A. Edwards (f) — D. Filippi — A. Forti — M. Foslie (f ) — Al Garbini — G. Guglielmetti — R. Gutwinski — A. Hansgirg ^ E. M. Holmes — L. Holtz — T. Johnson — G. Lagerheim — V. Largaiolli — A. Mazza — C. Mereschkowski — L. Montemar- TINI — O. NORDSTEDT — P. PeRO — P. PeTIT (f) — S. PeTKOFF >• — A. Piccone (f) — T. Reinbold — P, Richter (f) — J. J. Ro- ■ DRIGUEZ (f) W. ROTHERT (f) F. SaCCARDO (f) — W. SCHMIDLE.- F. SCHMITZ (f) — B. SCHROEDER C. ScHROETER W. A. Setchell — C. Techet — A. Trotter — A. Weber van Bossb — W. West (7) — C. Zanfrognini — G. Zodda. LUGLIO-OTTOBRE 1917 - (Anno XXXII dalla fondazione della " NOTARISIA „) LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DoTT. G. B. DE TONI LAUREATO DELL'ISTITUTO DI FRANCIA (1898, I9O9, I915) MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI 150TANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA R. Orto Botanico Modena (Italia) DoTT. CARLO ZANFROGNINl Pagillo di Webeoi eoptieieoli della Somalia La flora lichenologica della Somalia formò oggetto di studio da parte di A. v. Krempelhùber (') il quale illustrò i licheni raccolti in quelle regioni dell'Africa orientale da }. M. Hildebrandt; molti anni più tardi E. Stizenberger (~) nel suo lavoro esteso a tutta l'Africa, tenne conto delle specie indicate dal Krempelhùber riferendole in alcuni casi con mutata nojnenclatura per adattarle al sistema da lui seguito, giovandosi anche delle osservazioni che in proposito aveva pubblicato J. Mùller (=*), 1 Licheni dei quali tratta questa mia nota vennero raccolti sopra diverse corteccie nella Somalia (Bur Libi, Bur Egherta, tra Geleb e Bidi) nel 1913 dal Dott. Guido Paoli (•*) ; in complesso le specie e varietà, in tutto i(S, costituiscono una aggiunta alla co- (') VoN Krempelhlìrer K., Neue P>eitrage zu Afrika' s Flechten - Flora {IJnnaea, Neue Folge, Bd. 7 Heft. II, p. 135-144, Berlin 1877). ('■^) Stizenberger Ernest, Lichenaea Africana; St. Gallen 1890-1S91 Kòppel S». (•'j Mueller I., Lichenologische Beitràge XXII (Lichenes Somalienses : i. Enu- meratio Lichenun a CI. Hildebrandt in Africae Orientalis territorio Somaliland lectorum) {Flora 1885). (■') Ringrazio il Chiar.'»o Prof. Pasquale Baccarini (Direttore del R. Istituto Botanico di Firenze) il quale mi inviò gentilmente per la determinazione i Li- cheni raccolti dal Dott. G. Paoli. 10 146 noscenza della flora della Somalia, e anzi talune \^ArthoilìeIium ma- crotheciim (Fce), Ramalina complanata (Sw), XJsnea florida var. stri- gosa (Ach.), Physcia piota var. ervlhrocardia (Tuck.) ecc.] dimostraiT.o le aljìnità floristiche con le regioni dell' Usambara e del Kiliman- scharo e in genere dell' Africa orientale, come tali regioni risultano illustrate, soprattutto a merito di Steiner (^) di J. Mùller(^) e di Stein ('). Ho creduto opportuno eseguire sul materiale Somalo il maggior possibile numero di osservazioni sia di morfologia esterna che di istochimica per completare le cognizioni finora raccolte sulle specie da me riscontrate, allo scopo di facilitare le identificazioni che per le stesse specie abbiano a farsi in avvenire, convinto che per alcuni generi, ad esempio per Usnea, Raìimlina e simili, la sistematica abbia ad avvantaggiarsi assai dai reperti microscopici inerenti alla struttura del tallo, spesso negletti o poco tenuti in conto dai descrittori di Licheni. Arthonia gregaria (Weig.) Koerb. Syst. Lich. Germ. p. 291. S. Almquist Mon. Arth. Scand. p. 20. A. L. Smith Mon. Brit. Lich. P. II, p. 20S. A. cinnabarina v. radiata IL Olivier FI. Lich. de L' Orne p. 2 5o. Coniocarpon gregarium (Schaer.) Mass. Rie. p. 40. Essic. Anzi Lich. Lang. N. 5i8tì;. Dall'erbario Baglietto, esem- plare autentico di A. Massalongo, esemplari raccolti da L. Caldesi nell'Appennino Ligure. Tallo bianco 0 leggermente porporino, con apoteci depressi di lunghezza variabile, quasi immersi nel tallo, confluenti, disposti per lo più in modo radiale, colorati in bruno. Per tali caratteri esterni gli esemplari raccolti in Somalia si avvicinerebbero non al tipo della specie gregaria (Weig.) ma alla varietà obscura (Schaerer), ovvero all' obscuriim del Coniocarpum gregarium Mass. (') ; ma avuto ri- (}) Steiner J., Flechten aus Britisch- Ostafrica {Sit,zungsber. dcrviatìi. CI. K. Aliai, d. Wiss. evi. Band, Abt. I, p. 207-234). (2) MuELLER J., Lichenes Usambarenses {Engler' s Jatirb. XX, 1S95, p. 238-29S). MuELLER J., Lichenes Africae Tropico - orientalis {Flora 73. Band, 1890, P- 334-347)- (3) Stein, Uebersicht iiber die auf Dr. Hans Meyer' s drei Ostafrika - Expe- ditionen (1887-1889) gessammelten Flechten (in H. Meyer, Osfafrikanisclie Gletscherfahrten ; Leipzig 189 1). (-') A. Massalongo, Meni. Lich. p. 116. 147 guardo alle spore che si presentano di |j. 17-22 >< 7-9 e pei' ciò con dimensioni maggiori di quelle che si riscontrano nella varietà obscura che sono appena [i 12 -i5, ho ritenuto opportuno riferirli al tipo ('). A. gregaria (Weig.) var. kermesina A. L. Smith f. opegraphoides (Mass.). A. cinnaharina (Wallr.) var. kenìiesina (Schaer.) Nyl. Lich. Scand. p. 287 f. opegraphoides (Mass.j. Coniocarpon gregariiim 5) opegraphoides Mass. Mem. Lich. p. 116. Icon. A. Massalongo Rie. fig. 82. Essicc. Anzi Lich. Lang. N. 5i8 h. Tallo tenue, leproso, limitato, cosparso di granulazioni rosse. Apoteci di forma allungata, flessuosi e ramosi, di mm. i - 2,5 X mm. 0,5 - ^ 25o; coi margini cinnabarino-pruinosi. Imenio ed ipo- tecio concolori rosei ; epitecio rosso bi'uno. Parafisi agglutinate, poco distinte. Aschi ventricosi, di {jl 60 - 65 X 35 - 40, con otto spore. Spore ialine o di colore pallido ocraceo, 4 -ó- settate, cuneate, coi loculi disuguali dei quali il superiore costituisce la porzione più allargata delle spore ed è assai differente dagli altri che sono piccoli e assai ristretti. Spermogoni globosi, di varia grandezza, di |j. 70- 120; spermazii cilindrici diritti, qualcuno appena curvo, di {i 4 - 5. Gli esemplari di questa specie si presentano con due forme di- stinte : r una con talli soltanto spermogoniferi, distinti per avere numerosi e piccoli globuli di colore bruno, sparsi sulla superfìcie bianco-rosea del tallo; l'altra con talli provvisti di apoteci di forma allungata, curvi, ramosi come si osservano negli apoteci lirelliformi del genere Opegrapha, e che A. Massalongo distinse nella forma opegraphoides. R. Almquist (op. cit.) definì gli apoteci della specie gregaria (Weig.) « valde varia » questo, io pure, ho riscontrato in num.erosi esemplari ; ma tuttavia ho osservato che la varietà ope- graphoides descritta dal Massalongo deve essere mantenuta distinta per la caratteristica forma allungata degli apoteci che a prima vista si differenziano da quelli irregolari, più brevi, semplici 0 aggtegati con disposizione radiale e che sono proprii della specie gregaria (Weig.) sia nella forma tipo che nella varietà aslroidea Mudd. (') J. Steiner, Flech. aus Brit - Ostafrica, p. 230, ha osservato nelV A rikouia {S. Conio/onta) gregaria Koerb. var. obscura Schaer, spore più grandi. 148 Quanto al colore, gli apoteci sono variabili dal cinnabarino all'ocraceo; per questo carattere A. Jatta (^) riguardò V opegraphoides Mass. come forma dell' ^. ocìiracea Duf. mentre quest'ultima si os- serva da quella distinta per avere spore più piccole [\x i5- lò >< 7-8) e apoteci di forma suborbicolare. Ciò risulta confermato dal riferimento che R. Almquist (op. cit.) fa del N. 5i8 dell'essiccata Lich. Lang. di M. Anzi {A. gregaria f. opegraphoides Mass.) alla specie gregaria (Weig.),come pure dall'avere constatato negli esem- plari di Somalia apoteci maturi parzialmente cinnabarini o bruno- fulvi, ma con spore grandi ed apoteci di forma allungata e per ciò da considerarsi uguali a quelli della specie gregaria Weig. L'idrato potassico scioglie le granulazioni rosse del tallo e del- l'apotecio in una sostanza uniforme che assume una colorazione bruno-violacea. Il cloroioduro di zinco dà all' imenio una tinta verde azzurrognola mentre le membrane degli aschi diventano gial- lognole, le spore di un giallo intenso distinto, e le granulazioni rosse si sciolgono con un comportamento analogo a quello che produce r idrato potassico. Il cloruro di calcio iodato rende bleu la zona ime- niale mentre gli aschi rimangono incolori o colorati in giallo pallido, e le spore al contrario divengono di un colore giallo-fulvo 0 giallo-rosso. Arthothelium macrothecum (Fée) Mass. Rie. Aut. Lich. p. 55. A. macrotheca Mùller Graph. Feeanae 61, p. Graph. Ekfeld. in Louis, et Fior. Bull. Herb. Boiss. N. 2, 1895, p. 49. Lich. Beit. Flora 1884, N. 32, pag. 9, N. 818. Arthonia macrotheca (Fée) Hue Lich. Exot. Nouv. Arch. Muséum p. 2Ó5, N. 8049. E. Stizen. Lich. Afric. p. 212, N. 1390. Essicc. J. Mùller Graph, Ciih. N. 148. Esemplare della Guyana Francese di Leprieur. Tallo sterile, bianco-cinereo, talvolta limitato da una linea nera. Apoteci di forma irregolare, allungati elittici o quasi sferici, semplici o aggregati, da prima immersi, poscia emersi sul tallo, i più gio- vani cosparsi di bianco, dopo neri, di grandezza varia mm. 1 -2,5 X 0,5-1,5, con spessore di [j. i5o-220. Epitecio bruno di [x i5-i8, (*) A. Jatta, Fior. Crypt. It. Lich. p. 765. 149 ipotecio ialino ovvero giallo-paglierino, o giallo-scuro di [j- 30-40. Pa- rafisi indistinte. Aschi piriformi 0 quasi globosi, di [j, ioo-i65X94-ioo, con Ó-8 spore. Spore a forma di ho:[:^olo, di rado 3-7-settate, quasi sempre murali, ialine o giallo-pallide, coi loculi delle spore di forma cubica disposti in serie da 10-12, con 3-6 loculi per ciascuna serie, e agli apici soltanto 1-2; grandezza della spora variabile da ;j. 52- 70 X 20-28. Questo esemplare di Somalia differisce da\V Ariho thelium iiia- crothecum (Fée) Mass. e Muli, descritto dagli A. per avere il tallo non effuso, ma determinato da un protallo nero, spore talvolta solo sellate, e le murali con dimensioni maggiori. Questi caratteri diffe- renziali non ho ritenuto siano da riguardarsi suQicenti per determi- nare una varietà del macrolhecum (Fée) poiché negli esemplari con- trollati delle collezioni essiccate di Cuba e della Guiana Francese i talli si dimostrano sulla stessa matrice ora effusi, ora determi- nati ; questa variabilità del tallo si verifica pure in altre specie di Arlhothelìum così ad es. nellM. spectabile Mass. ('). La presenza di spore settate non può costituire carattere differenziale dovendo queste essere riguardate come uno stato imperfetto ; fatto che ci viene di- mostrato dalla minore dimensione di queste spore che raggiungono al massimo jj. 52 X 20 in confronto di quelle murali che sono di circa [X -jo >< 28. Il ioduro di potassio iodurato ed il cloruro di calcio iodato co- lorano in giallo-rosso la zona imeniale, la parete degli aschi e il contenuto di essi, nonché le spore. Col Sudan III si scoprono goccio- line colorate in rosso nell'interno degli aschi e nell'imenio. Graphis scripta Ach. f. recta (Humb.) Nyl. Scand. p. 252. A. M. Hue Lich. Exot. p. 232. Add. Nov. Lich. Eur. p. 240. Leighton The Lich. FI. Brit. p. 429. G. scripia var. cerasi Ach. Syn. p. 83. Opegraplia scripta var. recta Schaer. Lich. Helv. Spie. p. 4Ó. Enum, Lich. Eur. p. i5i. Icon. Hepp Flech. Eur. N. 4Ó. Tallo tenue, talora limitato da protallo nero. Apoteci numerosi emersi, semplici, lineari, sottili, diritti, di rado un po' curvi, acuti alle estremità, lunghi mm. 1-4X0,4-0,250, disposti l'uno dietro (i) Hei'P, Flecht. Eur. X. 536. 150 l'altro e formanti linee nere ordinale ira di loro in modo parallelo. Escipulo carbonaceo, a margini grossi distinti, avvicinati, epitecio bruno, ipotecio ialino. Parafisi semplici o appena forcute agli apici e quivi leggermente ispessite. Aschi oblunghi cilindrici, ottospori, di [j. 5o-6oX 20-25. Spore ialine, allungate fusiformi o allungate ci- lindriche, di ;x 2I-33XÓ-7, 5-7-settate coi loculi quasi globosi. La varietà recta (Humb.) che Acharius (op. cit.) e Schaerer (op. cit.) descrissero con apoteci emersi corrisponde esattamente agli esem- plari Somali da me studiati, mentre E. Fries (') ed altri A. osserva- rono nella varietà recta (Humb.) apoteci immersi. Il controllo da me praticato di parecchi essiccati mi ha dimostrato la frequenza nel presentarsi degli apoteci per lo più immersi ; trovasi carattere co- stante per tutti la disposizione parallela degli apoteci, la forma fu- siforme delle spore e il numero dei setti non superiore a sette, mentre nella specie tipica si riscontrano anche io setti donde spore con maggiori dimensioni fino a (x 45. Il cloruro dì calcio iodato, il ioduro di potassio iodurato colorano in giallo-rosso o giallo-fulvo l'imenio. Graphis glaucescens (Fée) J. Muli. Graph. Feeanae 1887, p. 36, var. macrospora. Tallo tenue, bianco, che inumidito diviene bianco-glauco, limi- tato da protallo nero. Apoteci immersi nel tallo, o un pò" emersi, allungati, lirelliformi, semplici 0 forcuti, per lo più curvi e flessuosi, di mm. 1-0,5, larghi [x 250-400, con spessori di 11 100-200. Escipulo coi margini un po' conniventi ; epitecio piano di co- lore' bruno allo stato di secchezza, giallo-fulvo se inumidito, più ampio nella porzione centrale dell' apotecio ove raggiunge jx ioo-25o, angusto acuto alle estremità; ipotecio ialino o giallo pallido, di jj. 20- 25. Parafisi uniformi semplici, distinte, lasse tra loro. Aschi allungati clavati, per lo più con quattro spore, di rado 6-8. Spore ialine, cilin- driche allungate, agli apici ottuse, rotondate, diritte o un po' curve od oblunghe quasi fusiformi, plurisettate (12-20) di [j. 55-72 >< 8- 12, con pareti sottili e loculi delle spore lenticolari. I caratteri delle spore in questi esemplari di Somalia sia per il (*) E. Fries Lich. Eiir. p. 371. 151 numero dei setti fino a 2c sia per la lunghezza raggiungente fino a [j. 72 si dimostrano differenti da quelli di' esemplari di altre località descritti dagli A. per il tipo glaucescens (Fce), mentre tra di loro tali esemplari appaiono corrispondersi per la struttura del tallo, degli apoteci e per la forma delle spore. Ma la grandezza, e il nu- mero dei setti nelle spore della specie glaucescens Fée gli A. indi- cano in modo diverso ; E. Wainio (^) descrive sporae pluriseptatae (septis vulgo 4- IO raro - 3) long. ;j. 14 - ^4, crass. jx 4 - io ; }. Mùller [op. c\t.) sporae in ascis 4-8-nae. \ì. 2-] - 4^ longae, 8-10 latae, S-io- loculares ; A. Massalongo (^) sporidii '^- \b-loculari ; ciò rende pre- sumibile che neir Africa, ove non mi risulta sia stata tuttora riscon- trata la specie glaucescens (Fce) si presenti con spore fornite di un maggior numero di setti di quello fino ad ora riscontrato e as- sumenti anche maggior grandezza ; è per questi caratteri desunti dalle spore che io designo gli esemplari Somali come una varietà macrospora della G. glaucescens (Fée). Nell'Africa occidentale W. Nylander (^) studiò la Graphis exal- bala la quale ha caratteri del tallo e in parte degli apoteci simili a quelli degli esemplari raccolti in Somalia, ma differisce da questi per essere provvista di epitecio costantemente nero, aschi sempre ottospori, spore più piccole ([i 2.3-40 X 7-9)1 8- lo-loculari ; inoltre è sassicola, soltanto di rado corticicola. J. Mùller (') dall'Australia de- scrisse una Graphis [S. Chlorographa) verini/era che presenta asinità talline colla nostra varietà di Somalia ma è distinta da essa per gli apoteci più piccoli ed emersi, aschi ottospori, spore lineari vermi- formi 24-loculari, lunghe [j. 100. Graphina obtrita J. Mùller Graph. Fecanae (1887) P- 46. Tallo tenue bianco, limitato da protallo nero. Apoteci immersi nel tallo, lirelliformi, diritti o llessuosi, semplici, forcuti o ramosi, escipulo non distinto dal tallo che lo ricopre e con questo forma negli apoteci giovani i margini d'a prima avvicinati, poscia divari- (^) F. Wainio, Etude Class. Nat. Morpli. Lich. Brésil, 1S90, p. 125. (2) A. Massalongo, Meni. Lich. p. III. (•') W. Nylander, Lich. Ins. Guineensium p. 28. (^) J. MuELLER, Lich. Beitriige (1SS7) XXV, N. 1187. 132 cati ; disco piano, secco bruno-rossiccio, inumidito bruno-castagno, ipotecio ialino; grandezza variabile degli apoteci da mm. 3-o,5X {1 23o-ó5o con uno spessore di \i 120-170. Spore ialine, murali, le più giovani settate soltanto traversalmente, cilindriche ottuse agli apici, con setti traversali 14-20, e ciascun setto diviso in loculi di forma lenticolare 0 cubica, disposti in serie da i-3 in numero di 2-3 agli apici, per lo piij ó nel centro della spora; dimensione della spora [j- 70- 100 X 17-24. Il cloro ioduro di zinco colora il tallo in atro-violaceo e così pure i margini dell' escipulo; le spore più mature divengono gialle fuliginee, le più giovani di un giallo-citrino o ferrugineo; parafisi e teche restano incolore. 11 Iodio e il cloruro di calcio iodato tingono l' ipotecio e l'csci- pulo in giallo-rosso, le spore mature in bruno, le giovani in giallo- ferrugineo. Graphina Ruiziana J. Mùller Graph. Feeanae 1887, p. 38. A. L. Smith Mon. Brith. Lich. II, 191 1, p. 237. E. Wainio litud. Class. Lich. Brés., 1890, p. 106. Graphis sp. A. Leighton The Lich. Flora 1879, p. 433. Essicc. Reliq. Herb. W. Joshua, N. 98 h. Non mi risulta che questa specie sia stata raccolta nelT Africa, ma soltanto nell" .america tropicale. Tallo bianco-cremeo, tenue, pulverulento, rugoso, limitato da protallo nero. Apoteci prominenti, sessili, tronchi alla base e di rado un po' ristretti, assai avvicinati, lineari allungati, semplici, qualche volta ramosi o tripartiti, diritti, spesso flessuosi, arcuati alle estremità, ottusi, lunghi mm. 0,5-2,5, larghi [x 200- 35o. Escipulo nero atro, grosso, coi margini da prima avvicinati, poscia divaricati ; epitecio rimoso, più o meno largo in rapporto collo stato di maturità dell' a- potecio, da prima bianco concolore al tallo, poi nero intenso ; ipo- tecio confluente alla base coli' escipulo. Parafisi sottili agglutinate. Aschi cilindrico-clavati, di [x 90- 100 X 26-28, con parete assai ispes- sita anche negli aschi con spore mature ; ispessimento maggiore sugli apici ove può raggiungere [x ó e nelle pareti laterali di jj. 2-4. Spore ialine, elittiche allungate, ottuse agli apici, ovvero elittiche fusiformi, le più giovani appaiono soltanto plurisettate, a completo 153 • sviluppo sono murali con setti traversali 8-i3 e con loculi globosi I in numero variabile da i - 5, di ;x 24-38 X 8-9. Il ioduro iodurato potassico colora la zona imeniale in giallo e le spore in giallo-rosso o fulvo. II cloruro di calcio iodato colora le spore e l'imenio in giallo-fulvo e le pareti degli aschi in lilacino. Questa specie nello stato giovane pel carattere bianco-pulveru- lento del tallo e dell' epitecio come per la variabilità delle spore plurisettate e murali può essere confusa colla G. angtiina f. pulveru- lenta A. L. Smith la quale però ne differisce per avere sempre apo- teci immersi acuminali alle estremità e spore più grandi (di ;x 3o- 75 X i5-2o). La specie ahstracla, raccolta in Somalia, ascritta da Krempelhùber al genere Graphis (Fissurina) (^) e da esso descritta soltanto negli apoteci e nelle spore venne da J. Mùller riferita al genere Gra- pliìna, tuttavia essa non può essere riguardata uguale alla specie da me studiata, da questa differenziandosi per la disposizione radiale degli apoteci, per la struttura dei margini dell" escipulo assai avvici- nati e per ciò forniti di angusto epitecio, nonché per le spore più piccole ([x 25-27X8-11) e costituite da minor numero di setti trasversali. Roccella Montagne! Del. f. angustior Nyl. Syn. p. 2Ó1. J. Mùller Lich. Usamb. (Bot. Jarb. Syst. Pflan. 1895) p. 244. Lich. Arabici (Bull. Herb. Boissier 1893) p. i3o. Essicc. Rei. Herb. W. Joshua - Isola Madagascar (Africa au- strale) ; Isola Socotra (Africa orientale) ; Giava (Arcipelago Indie Olandesi). Il tallo è assai simile a quello della R. fuciformis (Ach.) di co- lore bianco-cremeo o bianco-cinereo, di forma angusta, ramificato, agli apici lungamente acuto ; soredi marginali rotondi. Come già osservò Nylander (op. cit.) si distingue dalla fuciformis (Ach.) « thaììo laxiore tciiuìore et forte magis opaco, jam anguslìore, jam laiiore ». Lo strato corticale è formato da ife perpendicolari all'asse del (i) Kremi'Elhuki5Ek, Neue Beitrage zu Afr. P'Iechten-Flora [Linnaea, 1S72, p. 144, N. 36). 154 tallo con spessore di ;j. 20 -35 al quale segue lo strato gonidifero con Chroolepus (gonidi di a 5o - 70) strato midollare assai sviluppato specie nella parte centrale costituito da ife assai lasse di mm. 0,50-0,70. Platygrapha periclea (Ach.) Nyl Lich. Scand p. 2 56. A. L. Smith Brit. Lich. Fior. II, p. 204. Arnold Lich. Frank. Jura, p. 202. Schìsmatomma aìdetinum (Ehrh.) A. Zahl. Pflanz. Flech., p. 11 5. Sch. dolosum (Flw. et Koerb.) Mass. Rie. 57, fig. io5. Biatora abietina Hepp Flecht. Eu. Icon., N. 140 e 517. Lecidea abietina Schaer. En. Lich. Eur. p. 126. Essicc. Arnold N. 1629, 88d. Loyka Lich. Himg. Fase. II, N. 87. - Hepp Flecììt. Eur. N. 140 e 517. Tallo verrucoso, leproso, bianco, subdeterminato. Apoteci i più giovani piani orbicolari con margine tenue, col disco bianco pruinoso immersi nel tallo dal quale sono circondati e un po' nascosti ; quelli a sviluppo completo emersi neri o leggermente bianco-pruinosi di mm. 0,4-0,7, con ipotecio bruno assai spesso di (x [20-80. Parafisi sottili semplici, dentate o brevemente ramose, assai più lunghe degli aschi, [X i3o-ioo. Aschi cilindrici, ottospori, di ;j> 70-84 >( 12-20. Spore fusiformi, diritte o un po' curve, sempre trisettate, di ijl23-3o. " 1 reattivi iodati colorano la gelatina imeniale in giallo-rosso; mentre le pareti degli aschi e delle spore rimangono incolore, il contenuto degli aschi diventa rosso. È specie assai polimorfa nel tallo, che si presenta tenue leproso, evanescente, e talvolta verrucoso areolato, negli apoteci ora piccoli immersi, convessi, immarginati, ora più grandi piani con margine distinto variabile nel colore dal bianco-pruinoso al nero. Le spore hanno il carattere costante di essere trisettate ma però variabili, da fusiformi diritte o leggermente curve o cilindriche a forma di baston- celli irregolari ottusi ad uno od ambedue gli apici con differenti gran- dezze da [X 2 3 a 43. Tutto ciò dimostra le diljìcoltà dello studio di questa specie e come essa abbia dato luogo a controversia per la esatta definizione dei suoi caratteri giustificando per tale modo il nome specifico di dolosum che alcuni autori le assegnarono. Poco diversifica dalla Platygrapha albella Muli. Arg. n. sp. (^). (') J. ÌNIuELLER, Lichenes Usambarenses (Engler. Bot. Jahrb. Syst. 1895, p. 278). 155 Parmelia Nilgherensis Nyl. in Flora, 1869, p. 291. J. Harmand Lich. Frane. Cat. Syst. Descr., 1909, p. 578. Arnold F. Zur Lich. FI. Mùnch. 1891, p. 27 sub Imbricarìa sp. A. Hue Add. Nov. Lich. Eur., 1886, p. 42. P. periata Ach. subsp. ciliata (Nyl.) J. Crombie Mon. Lich. Brit. 1894, P- ^33. P. proboscidea (Tayl.) E. Wainio Etud. Class. Lich. Brès. 1890, p. 29. A. Hue Lich. Extra -Eur. 1901, p. 19Ò. Essicc. Arnold N. i3ó Z'. Lidi. Mon. N. 285-28Ó; dell'erbario Baglietto esemplari raccolti a Keren. Tallo bianco o bianco-glauco, sinuoso-lobato alla periferia, con- vesso al centro, liscio 0 leggermente rugoso con lobi a contorno arrotondato coi margini ascendenti ondulati cresputi non sorediferi ; nella faccia inferiore bruno-nero con rizine concolori e solo in cor- rispondenza dei lobi di colore più pallido castagno ed anche bianco; sui margini dei lobi provvisto di ciglia nere semplici larghe mm. 1-2. Lo strato esterno è formato da una sostanza amorfa, giallo-pallida e costituisce lo strato corticale superiore, quello inferiore è colorato in bruno, ha uno spessore di [j- 13-24; a questo segue lo strato gonidifero di [x 40-70. Lo strato midollare ha maggiore sviluppo, comprende la maggior parte del tallo, è di ij. 140-227; è composto di ife ricoperto da una sostanza che lo rendono di aspetto stopposo; tale sostanza viene sciolta dall' idrato potassico senza assumere colo- razione alcuna, mentre la sostanza corticale esterna diventa di co- lore giallo. Il cloruro di calcio iodato e il ioduro di potassio iodurato comunicano una colorazione atro-violacea alla sostanza che circonda le ife midollari, la quale col primo reattivo si spappola anche in una massa granulosa conservando distinto il colore violaceo-atro, mentre la parete delle ife che si scopre assume una colorazione giallo fulva, lo strato corticale superiore diventa giallo ferrugineo, quello inferiore giallo bruno. Il cloroioduro di zinco scioglie la sostanza avvolgente le ife midollari colorandole in rosso-testaceo, la membrana dei go- nidi in rosso-violaceo. Il rosso di rutenio si fissa colorando preva- lentamente lo strato corticale superiore e inferiore e sulle rizine. Gli apoteci sono rari, immaturi di mm. 2-3, concavi di aspetto urceolato e sono sorretti da un peduncolo di mm. 3-4. Gli spermo- goni sono quasi globosi, di ;j. 234 X 2i5 — 134 X 1 34, assai avvici- nati tra loro, disposti per lo più alla periferia del tallo ove sono fa- 156 cilmente riconoscibili per la loro forma sferica con ostiolo evi- dente e colore nero. Spermazii cilindrici, diritti, in forma di baston- celli di \>. 8- IO X 1-2. Ramalina complanata (Sw.) Nylander Ree. Ram. 1870, p. 39. E. Wainio Etud. Class. Nat. Morph. Lich. Brés, (1890) p. 21. A. Hue Lich. Ex. Nouv. Arch. Mus. p. 56, N. 418. Lich. Ext. Eur. p. 67. A. Zahlb. Pflanz. Fam. Flecht. p. 22. R. calycaris f. complanata Nyl. Syn. Lich. p. 295. Essicc. Ex Herb. W. G. Farlow : esemplari di Bermuda. Tallo cespitoso, laciniato, ramoso intrecciato alla base, rigido, alto cent. 3-5, di colore giallo-paglierino, con lobi e lacinie com- pressi a superficie liscia e lucente ; i più sviluppati sono di mm. 2-3, piani ovvero concavi con scanalature e presentano sul dorso e sui margini piccole papille sparse concolori al tallo coli' apice bianco so- redifero; le lacinie superiori più ristrette di mm. o,5 -0,4 hanno forma lineare, per lo più sono incavate a doccia agli apici attenuate, ottuse od acute mai forcute 0 flabelliformi. Apoteci quasi sempre marginali, di mm. 3X4 — 3,5 X 4,5, nello stato giovanile col disco pruinoso- glauco-cesio che poi diviene testaceo pallido o bruno e con un breve pedicello inseriti sui margini dei lobi tallini ; ipotecio giallo-pallido. Rapatisi densamente agglutinate, sottili, semplici o forcute agli apici e quivi un po' ingrossati. Aschi ovali cilindrici, ottospori, di [i 30-40X 12-18. Spore ialine, cilindriche, diritte o leggermente curve, agli apici ottuse, unisettate o trisettate, di rado quadrisettate. Il tallo è formato all' esterno da una sostanza compatta quasi amorfa o finamente granulare di |j- 3-7 comunicandogli un aspetto nitido, lucente ; detta sostanza è solubile, senza manifestare alcuna colorazione, nell'idrato potassico, e Brandt la considera composta in gran parte di acido usnico. Al di sotto di questo strato esterno tro- vasi la corteccia vera formata da ife assai ispessite nelle quali non si riscontrano traccie di alcuna cavità e disposte in senso lon- gitudinale air asse del tallo, costituendo uno strato corticale di ;j. 10-18, che riveste lo strato meccanico 0 condroideo il quale da quello si differenzia perchè formato da numerose ife lunghe densa- mente appressate e anastomosate tra loro e rappresentanti col loro insieme uno strato di aspetto madreperlaceo, segnato da punteggia- 157 ture che indicano i residui delle cavità delle ife. Questo strato mec- canico è disposto intorno al tallo in modo analogo a quello che si riscontra per gli sclerenchimi ipodermici delle foglie di alcune specie del genere Phormium e Dìooii, formando uno strato continuo sotto- corticale che si introflette irregolarmente nello strato midollare, ed è maggiormente sviluppato sui margini o alla base dei lobi tallini o in corrispondenza delle scanalature del tallo, ove spesso sostituisce lo strato midollare. Questi differenti strati risultano evidenti e distinti l'uno dall'altro dopo T azione dell'idrato potassico. Col cloroioduro di zinco la sostanza esterna che riveste lo strato corticale non si colora, mentre la corteccia diviene giallo-bruna e si stacca in qualche punto dal meccanico che rimane quasi del tutto incoloro o si colora in giallo pallido. Il rosso di rutenio colora rapidamente lo strato meccanico o condroideo in rosso porporino che si distingue dalla corteccia che assume un colore bruno laterizio mentre lo strato esterno rimane incoloro. Questa reazione ebbi già a riscontrare nei fasci interni mecca- nici e subcorticali della Rain. maciformis (Del.) col rosso di rutenio, e per ciò ritengo questo reattivo vantaggioso nello studio della mi- crochimica dei licheni. Lo strato gonidifero composto di glomeruli di Proiococciis è di- sposto al disotto dello strato meccanico ed è costituito da ife lasse le quali si connettono allo strato midollare che è di vario spessore e ove raggiunge il suo maggiore sviluppo le ife appaiono più scarse e formanti lacune o cavità. L' azione dei predetti reagenti non pro- duce modificazione né colorazione alcuna nelle ife dello strato mi- dollare, soltanto la membrana dei gonidi col cloro -ioduro di zinco si colora in violetto. Le precedenti osservazioni sulla struttura del tallo della R. coni- planata Sw. confermano quelle già esposte da Th. Brand (') sul tallo della R. calycarìs dimostrandosi queste due specie assai aQllni nella loro struttura interna. Mi è inoltre risultato conforme agli studi già fatti da Th. Brandt (op. cit.) che questi licheni non sono costituiti di una corteccia unica composta di due zone quale la considera (') Th. Brandt, Beitr. Anat. Kenn. Flech. Ram. {Hedroigia 1909, p. 146, Taf. VII, fig-. 12). 158 A. Hue e come già feceio W. Nylander e J. M. Crombie ; ma di tre strati distinti Tuno più esterno amorfo, l'altro corticale, ed uno meccanico piìi interno, che insieme formano uno strato protettivo del lichene. W. Nylander (op. cit.) affermò che la R. compìanaia Ach. dif- ferenzia appena dalla i?. denticulatd. (Esch.) e che soltanto l'azione dell'idrato potassico distingue quest'ultima dalla prima, perchè lo strato midollare della R. dentìculata (Esch.) si colora in giallo poscia in rosso, mentre permane incoloro quello della R. compìanaia (Ach.). Dal confronto da me fatto di esemplari di queste due specie e di quelli di Somalia mi risultò a prima vista che i talli sembrano uguali tra di loro ; ma, fatta anche astrazione dalla caratteristica rea- zione che li distingue per l'azione della potassa, un esame accurato dei talli rende evidenti i seguenti caratteri differenziali. I lobi o la- cinie della R. compìanaia (Ach.) presentano sempre delle scanalature, e sono agli apici allusi o soltanto allenuali ; quelli della R. denlicu- iala (Esch.) hanno rare scanalature e agli apici sono forcuti o fim- hriali ; inoltre il disco degli apoteci è sempre bianco-pruinoso o pallido laterizio nella R. denliculala (Esch.), mentre nella R. compla- nata (Ach.) lo strato bianco-pruinoso del disco si osserva solo nei giovani apoteci, quelli a completo sviluppo diventano di colore testaceo o testaceo-bruno ; da ciò la R. denliculala (Esch.) conforme pure alla distinzione che già ne fece A. Hue (') deve essere riferita quale varietà della R. complanala (Ach.). Negli esemplari di Somalia ho riscontrato la presenza di spore Irisetlate e qualche volta quadriseltate^ ciò costituisce un fatto nuovo che non mi risultò sia stato osservato nei riguardi della R. compìa- naia (Ach.) ma soltanto furono osservate dagli autori (^) spore triset- tate nella R. evernioides (Nyl.) e da Ph. Hepp (^) furono figurate spore bi-trinucleate nella R. pollìnaria (Ach.). Ramalina polymorpha (Ach.)J. M. Crombie Mon. Lich. Brit., i85?4, p. 143. J. Harmand Lich. de France 1907, p. 410. (i) A. Hue, Lich. Extra-Eur., p. 68. (2) A. Hue, op. cit., p. 64. — A. Zahlbr., Pflanz. Flecht., p. 222. (3) Ph. Hepp, Flecht. Eur. le, X. 564. 159 Tallo rigido, denso cespitoso, eretto, alto cent. 2-5, giallo pal- lido glaucescente, inumidito acquista colore giallo più intenso quasi ocraceo. Lobi tallini compressi, costati in direzione longitudinale dei- Tasse, semplici sublineari acuminati, talvolta all'apice ampli, dilatati ovvero un poco ramosi. Soredi marginali di forma irregolare, limitati, piani o concavi, larghi mm. o,5 - 2, semplici, pedicellati, ovvero ses- sili ed aggregati, distinti per una polvere bianca che li ricopre. Apoteci rari, con breve peduncolo inseriti ai margini del tallo, di forma orbicolare, larghi mm. i,5-2,5, con margine fallino turgido e rugoso, concolore al tallo, disco pallido testaceo. Aschi cilindrici al- lungati, un po' allargati all'apice, di ;j. 52-58X8-5. Parafisr sottili, semplici, agli apici forcute e ramose, assai tra di loro agglutinate. Spore oblunghe, ottuse agli apici, i -settate, talvolta guttulate 0 ap- parentemente trisettate, ed anche semplici, [j. i5-i7X3-4. Rappresenta questo lichene una forma della E. polymorpìia (Ach.) la quale può venire compresa nei tre distinti tipi descritti da Th. Fries (^) e W. Nylander (^) della emplecta (Ach.), lignlata (Ach ) e capitata (Ach.). L'esemplare di Somalia da me studiato differisce dalla emplecta (Ach.) poiché questa si presenta con lobi assai ristretti di aspetto quasi cilindrico e densamente ramosi ; colla ligulata (Ach.) ha maggior affinità per la forma semplice e poco ramosa dei lobi che questa presenta, ma poi essa si differenzia dai lobi che col loro insieme formano talli più grandi, mm. 3-8, come pure per la distri- buzione dei soredi che sono disposti irregolarmente sopra la super- ficie del tallo ; si dimostra più afpne alla forma capitata 0 strepsilis (Ach.) alla quale si collega per la struttura semplice dei lobi in generale poco ramosi, ma ne differisce per la maggiore ampiezza del tallo e soprattutto per la forma e distribuzione dei soredi che nella capitata (Ach.) raramente si trovano disposti ai lati dei lobi tallini ma quasi sempre agli apici dandole un aspetto caratteristico capituliforme ed essendo convessi. Esaminati tuttavia questi esem- plari di Somalia, collo studio comparativo delle trasformazioni a cui va soggetta la specie polymorpìia (Ach.) sono tratto a riguardarli come forme tipo della polymorpha (Ach.), tenuto conto dei caratteri già (^) Th. Fries, I.ich. Scand., 1881, p. 41. (■') \V. NvLANDER, Lich. .Scaiid. r86r, p. 76. 160 adottati anche di recente da autorevoli lichenologi quali J. M. Crom- bie e J. Harmand nelle loro opere sopra citate. La struttura interna del tallo conferma 1' affinità di questa Ra- moilìna Somala colla R. strepsìlù (Ach.) (*) ; in essa il tessuto mec- canico ha uno sviluppo prevalente sopra gii altri strati di cui si compongono il tallo e 1" epitecio. Il tessuto meccanico non occupa in modo uniforme la periferia del tallo ma è interrotto da piccole porzioni di tessuto gonidifero e portasi a contatto collo strato corti- cale o con aperture o fenditure comunicanti direttamente coiresterno. Può il meccanico assumere uno sviluppo anche maggiore e forman- dosi in modo centripeto occupare tutto lo spazio compreso tra lo strato corticale superiore e inferiore, ciò si verifica costantemente sui margini dei lobi ed in altre porzioni specie della base del tallo. Trovasi inoltre il meccanico disposto a fasci sparsi e non ade- rente allo strato corticale, ed è allora circoscritto da tessuto gonidi- fero ; assai più di rado il meccanico si presenta ridotto ad un sottile strato subcorticale, e in questo caso soltanto si può riscontrare la presenza di uno strato midollare lasso. Questo modo vario della di- sposizione del meccanico in questa Ramalina è in generale in rap- porto di quanto si constata nella Ram. strepsilis (Ach.), conforme agli studi fatti di questa da Th. Brandt (op. cit.), ma una differenzia- zione tra le due specie esiste; poiché i talli della Ramalina di Somalia presentano un maggior sviluppo e distribuzione del tessuto mecca- nico, come pure una formazione di fasci isolati nello spessore del tallo e dipendenti dallo strato corticale dei quali Th. Brandt non fa cenno per la Ram. strepsilis (Ach.). Il tallo ha uno spessore medio di rnm. 0,7 ; lo strato corticale esterno di [i 18 -35 è costituito da una massa compatta e in parte granulare ed è colorato in bruno ; lo strato meccanico subcorticale è formato da ife distinte assai ispessite di aspetto madreperlaceo ed è variabilissim.o di- spessore da ;x 3o - 65o ; i fasci o cordoni centrali di tessuto meccanico sono di a Ó0-170, lo strato gonidifero è di aspetto stopposo vario da \i 20-i5o, lo strato midollare quando esiste non supera i \y 35. (0 Th. Brandt, op. cit., p. 135, Taf. \, fig-. 10-13. IGl Nell'apotecio la porzione centrale dell' imenio può raggiungere uno spessore di ;i 5o dei quali [x io comprendono 1" epitecio, (x 53 la zona imeniale, ;x 87 Tipotecio; queste proporzioni diminuiscono, in vicinanza dei margini dell' apotecio riducendo il complessivo spes- sore a [j- io5 dei quali [j- S per l' epitecio, la zona imeniale conserva circa lo stesso spessore, e Tipotecio diminuisce a [x 42. Nelle altre parti -l' apotecio si presenta con struttura analoga a quella del tallo, con prevalenza del tessuto meccanico, il quale nella sua por»zione centrale e nel peduncolo si dimostra costituito da cordoni meccanici distinti. L/ idrato potassico ha azione dissolvente sia per l' epitecio che per la sostanza granulosa dello strato corticale. Il cloruro di calcio iodato, il ioduro di potassio iodurato colorano P epitecio e Io strato corticale in giallo-bruno 0 fulvo, la zona imeniale e l'ipotecio in giallo col primo, e in verde blcu scuro col secondo; lo strato mec- canico assume una colorazione gialla. Il rosso di rutenio, 1' ematossilina di Grenacher tingono in bruno-rosso 0 bruno-violaceo P epitecio e lo strato corticale; in rosso-porpora o violaceo il meccanico; rimangono incolori le ife dello strato gonidifero e midollare. Usnea florida (lloff.) var. strigosa Ach. Meth. p. 3 10. A. Ilue Lich. Extra-Eur. p. 36. - Lich. Exot. p. Ó2, X. 492. J. Ilarmand Lich. de France p. 7Ó. E. Stizenb. Lich. Afr. p. 41, n. 222. Usnea barbata Fr. e f. Jlorida Fr. var. strigosa Nyl, Syn. p. 2Ó7. E. Wainio Etud. Class. Nat. Morph. Lich. Brés. p. 4. Essicc. Esemplari: dell'erbario Baglietto raccolti nel Brasile dal Dott. Casaretto ; dal Brasile raccolti da A. Glaziou e pubblicati nel- r essiccata Lichenes Aust. ; dal Messico dello herb. Hepp ; dall'Abis- sinia settentrionale O. Beccari ; da Gheleb erb, Baglietto e altri esem- plari raccolti dal Dott. Strobel nell'Argentina esistenti nell'erbario Baglietto e controllati da Krempelhùber (*). Tallo eretto alto cent. 3-4, giallo-paglierino o cinereo-pallido, ramoso alla base, nei rami principali e secondari cilindrico e ricoperto {') Come da lettera 20 Novembre 1864 diretta da Krempelhueber a F. Ba- glietto [Collez. del prof. G. B. De Toni]. 11 162 da numerose fibrille di lunghezza differente, flessuose ; le une, più lunghe divaricate ad angolo retto, flessuose, per lo più semplici o .all'apice talvolta forcute di mm. o,5-o,7, le altre più brevi quasi papillose, che danno al tallo un aspetto strigoso. Apoteci concolori al tallo di grandezza e forma differenti, di mm. 14 )< 10-11 X 9? marginati da ciglia di ineguale lunghezza, talora esistenti anche nella parte inferiore dell' apotecio. Parafisi ramose all'apice e quivi ingros- sate. Aschi cilindrici o clavato-cilindrici, lunghi [j. 5o-58, ottospori. Spore semplici, elittiche od ovali, di ;j- 10-12 X8-9. La struttura interna sia dei rami principali che secondari risulta di più strati distinti. Il più esterno amorfo ricopre in modo uniforme la superficie del tallo e non presenta interruzioni 0 screpolature, come altre specie di Usnea che hanno per lo più superficie liscia ; e ciò dipende senza dubbio dalla presenza delle numerose fibrille che rivestono il tallo ; non presenta reazioni caratteristiche ma acquista una maggiore intensità di colore dallo stramineo e cinereo-pallido al giallo-citrino per l'azione del cloroioduro di zinco e cloruro di calcio iodato ; l' idrato potassico lo rigonfia e in parte lo scioglie. Lo strato corticale sottostante ha uno spessore variabile da [i 5o-25o, a prima vista non dimostra quale disposizione tengano le ite avendo queste un ispessimento nella parete che comunicano col loro in- sieme allo strato un'aspetto uniforme, madreperlaceo. L'azione del- l'idrato potassico che scioglie in parte l'ispessimento delle ife, rende evidente la trama che lo compone, la quale si dimostra disposta come le ife dello strato midollare, anzi sembrano una continuazione di queste, essendo ramose anastomosate, ma però senza vani o la- cune venendo queste riempiute dalla massa di ispessimento che si produce nelle ife corticali. Tale strato dà luogo a speciali reazioni per l'azione soprattutto del rosso di rutenio il quale sopra esso si fissa comunicandogli una colorazione rosso-porporina che lo diffe- renzia dallo strato esterno amorfo che rimane incoloro ; lo stesso avviene delle ife midollari. Col cloruro di calcio iodato e cloroioduro di zinco l'ispessimento delle ife corticali non si colora ma la trama formata dalla cavità delle ife assume una colorazione giallo-rossa; lo stesso si ottiene anco col ioduro di potassio iodurato e col bleu d'a- nilina trisolfonato che però rispettivamente colorano in giallo-ferrugineo e in bleu. L'ematossilina di Delafield e quella di Grenacher danno 163 allo strato corticale una colorazione rossa ('), da ciò si può presu- mere che lo strato corticale di questo lichene sia in prevalenza di natura pectica. Lo strato midollare varia di spessore in conformità allo sviluppo differente dei lobi tallini, esso si connette da un lato collo strato gonidifero che è costituito da ife grosse, ispessite, che formano un fìtto reticolato nei cui vani sono compresi i gonidi ; dal- l'altro si unisce al cilindro assile e si dimostra composto di ife sot- tili e disposte in modo lasso. Questo differenziamento dello strato go- nidifero da quello midollare risulta evidente anche mediante l'azione del rosso di rutenio che colora in rosso-porporino il primo e lascia incoloro il secondo. 11 cloruro di calcio iodato colora le ife, specie dello strato gonidifero, in atro-violaceo-vinoso, e per l'azione pro- lungata del reagente si stacca dalle ife la sostanza di ispessimento sciogliendosi in una massa uniforme che conserva il predetto colore atro-vioiaceo, mentre il residuo delle ife assume una colorazione bruno-ferruginea analoga a quella che acquista collo stesso reagente la trama formata dalla cavità delle ife corticali: il cloroioduro di zinco riproduce la stessa reazione ma in maniera più fugace ; coi detti reattivi la membrana dei gonidi si colora in rosso-violaceo. L'idrato di potassio come nelle ife corticali, scioglie la sostanza di ispessi- mento delle ife dello strato gonidifero rendendo cos'i queste di aspetto uniforme e uguale a quelle sottili e disposte in modo lasso dello strato midollare. La parte più interna o centrale del tallo è costituita da un cilindro assile lormato da ife strettamente appressate le une alle altre, con pareti ispessite che gli danno un aspetto compatto, madreperlaceo assai simile a quello che si osserva nello strato cor- ticale. Per l'azione dell'idrato potassico solvente della sostanza di ispessimento delle ife appare evidente la struttura del cilindro assile, che risulta di ife insieme riunite e formanti fasci o cordoni che tra (*) A. Arcangeli, vSulla struttura dell' Usnea articulata Kq.\\. {AttiSoc. Tose. Se. Nat. Pì'oc. Verb. voi. XIV, N. 2, 1904, p. 52) riscontrò uguale reazione col cloroioduro di zinco. Nel tallo dell' Usnea sulfurea Fr. (Aiti Soe. Tose, 1904, P- 161) 1' A. ha otte- nuto col cloroioduro di zinco lo strato corticale colorato in giallo-rossastro nella parte superiore, mentre nell' inferiore esso si colora in rosso violaceo che ben presto passa all' azzurro : coli' ematossilina di Delafield si colora in rosso soltanto la parte inferiore dello strato corticale. 164 di loro si intrecciano prevalentemente in senso longitudinale all'asse del tallo, ma che in qualche sezione trasversale o leggermente obliqua si presentano anche incrocicchiate o intersecate ad angolo retto. Il comportamento dei reagenti sopraindicati avviene in maniera analoga a quella che si manifesta nelle ife dello strato corticale. Dal rosso di rutenio si manifesta sul cilindro centrale un'azione assai piìi lenta poiché da prima esso si colora in rosa o rosso-corallo che va grado grado intensificando conservando le sezioni a lungo nel reat- tivo. L'azione di questo reattivo sembrami non lasci dubbio per de- terminare la natura pectica degli ispessimenti delle ife che costitui- scono gli strati specialmente corticali dei talli e già come ebbi più volte occasione di constatare nei talli di Ramalina, Placodium mi ri- sultò sempre ottimo reagente per la microchimica dei licheni. A. Arcangeli nella specie di Usnea da lui studiata (*) ha riscon- trato rapporti differenti tra lo spessore dei diversi strati a seconda del diverso stadio di sviluppo del tallo. Considerati io pure i diversi strati in rapporto all'età differente di sviluppo dei talli, mi risultò esistere nei rami secondari o più giovani uno sviluppo proporzionale e pressoché uguale tra di loro come risulta evidente nelle sezioni trasversali di un tallo di circa mm. i di spessore ; cilindro assile |j. 35o, strato corticale e midollare u. 340 per ciascuno. Mentre nei rami principali in media di circa mm. 2 il cilindro assile ha uno spessore di mm. 0,7 ; lo strato corticale di mm. o,5, quello midollare di mm. 1, cioè si ha un maggiore sviluppo del midollare in con- fronto degli altri, e del cilindro assile più del corticale. 11 cilindro assile si suddivide nei punti corrispondenti alle rami- ficazioni del tallo, quivi assumendo una forma leggermente compressa, (') A. Arcangp;li, Come si forma 1' articolazione del tallo nell' /!/.y«^« barbata var. articulata Ach. {Atti Sor. Tose. Se. Nat. Proc. Vcrb. voi. XIV, N. 1905, p. 160); ramo giovane di tallo, cilindro assile più sviluppato del midollare; strato midollare .più sviluppato del corticale: ramo adulto «strato midollare più svilup- pato di tutti, strato assile più del corticale». Appunti sul tallo dell' Ustica sulfurea Fries. Op. cit., p. 154; «cilindro as- sile e strato corticale raggiungono proporzioni relativamente maggiori nelle rami- ficazioni più grosse e più vecchie a scapito del midollare, quest' ultimo nelle ramificazioni più piccole e più giovani è molto sviluppato, se non più dello .strato assile, del corticale certamente . e dando origine diretta ai cilindri assili delle ramificazioni seconda- rie : da ciò ne deriva, come ho constatato con opportune misurazioni, che il cilindro assile diminuisce di spessore dopo la sua biforcazione, mostrandosi come è naturale proporzionato al successivo assottiglia- mento delle ulteriori ramificazioni. In alcuni talli, se provvisti di nu- merosi apoteci, ho constatato al disopra delle biforcazioni che il ci- lindro assile quasi subito riacquista lo spessore di prima, per la quale cosa questi talli appaiono cilindrici uniformi colla stessa grossezza air incirca dalla base al loro apice ove terminano sempre con un apotecio. Le fibrille e papille che rivestono la superficie del tallo sono costituite dagli strati corticale e midollare, i quali per disposizione, struttura e comportamento microchimico coi reagenti sopra indicati si dimostrano uguali a quelli dalla cui conformazione tallina provengono. Gli apoteci di spessore vario da mm. 0,54-0,3 non presentano traccia alcuna del cilindro assile né di cordoni di ife, sparsi ; lo strato midollare che ha maggior sviluppo è di ;j. 3oo-25o occupa la zona centrale dell' apotecio e diminuisce progressivamente fino ai margini dell' apotecio, in esso sono comprese due zone di gonidi, 1' una pros- sima all' apotecio, l'altra allo strato corticale, in questa le ife hanno punte assai ispessite e disposte dènsamente tra di loro ; col rosso di rutenio si colorano in rosso-porpora, mentre le ife midollari che for- mano la parte centrale dell' apotecio, sono più sottili e hanno dispo- sizione lassa, con questo reattivo permangono incolore. Lo strato corticale è di jx iii-Sq, la parte esterna amorfa che lo ricopre di [j. 20-26. La zona imeniale è di ;jl óo-So, comprende l'epitecio che è di |j. 5-7. L'ipotecio è incoloro e di [j. 12-14. L'azione dei pre- citati reagenti si manifesta in modo analogo negli strati che corri- spondono nella loro struttura a quelli del tallo. Si distinguono a mezzo del cloruro di calcio iodato, ioduro di potassio iodurato, cloro- ioduro di zinco Tepitecio che assume una colorazione giallo-fulva o bruniccia, la gelatina imeniale che diventa azzurra e l'ipotecio giallo. 11 rosso di rutenio e il bleu rosanilina trisolfonato colorano rispet- tivamente il primo ripotecio in rosso-porpora con colorazioni poco apprezzabili nelle altre parti dell' imenio; il secondo colora l'epitecio in bruno e la gelatina imeniale in azzurro. 166 Usnea hirta (Hoff.) f, cornuta (Plot.) Usnea barbata f. cornuta (Plot.) Nyl. Syn. p. 299. Usnea cornuta (Plot.) A. Hue Nouv. Arch. ' Mus. Lich. Exot. p. ó3, N. 504. U. hirta (Hoff.). J. Harmand Lich. de Prance 1907, p. 38o. Ess. Esemplare raccolto in Germania controllato da Koerber, dall'ero. Baglietto, raccolto sui rami di Erica autografo di Schimper. Esemplare raccolto nella Selva Carbonara riferito da P. Baglietto nei Licheni In. Sard. p. 64 col nome di Usnea barbata [3) ceratìna Schaerer. e riveduto come mi consta nel detto Erbario e unito alla specie cornuta Koerb. Esemplare della Repubblica Argentina legit Strobel. Tallo eretto, cespitoso, rigido, assai ramoso, glauco-ocrolcuco 0 bianco-verdognolo, alla base colorato in bruno, alto cent. 2-5, spe- cialmente nelle ramificazioni secondarie provvisto di fibrille variabili, le une allungate semplici o agli apici forcute e alquanto curve che raggiungono la lunghezza di mm. 0,4, le altre più brevi patenti frammiste a papille verrucose concolori al tallo o con soredi bianchi che danno alla superficie del tallo un aspetto scabro so-irto. 1 rami principali alla base del tallo sono evidentemente articolati mentre agli apici di rado si dimostrano o sono imperfettamente articolati. Apoteci scarsi, disposti sopra un ripiegamento del tallo di forma elit- tica, sinuosi ai margini o con fenditure talvolta profonde che fanno apparire l'apotecio come formato da tre o quattro piccoli lobi; essi hanno in media dimensioni di mm. 7-5, i più giovani coi margini interi sono di mm. 4 >< -'"^ ovvero di mm. 4 )< 4,5, tutti concolori al tallo e provvisti alla periferia o nella parte inferiore dell' apotecio di 4-6 fibrille di lunghezza differente tra di loro e un po' curva agli apici. Aschi cilindrici, con otto spore. Spore semplici, le più giovani globose, le più mature ovali, di [x 8- io X 5 -ó. Gli esemplari di questo lichene sono differenziati dalla Usnea florida (Hoff.) perchè hanno talli che nel loro sviluppo completo risul- tano più piccoli e costituiti da numerose e intricate ramificazioni, gli apoteci si presentano essi pure con dimensioni minori di quelli che si riscontrano nella U. florida (Hoff.). k prima vista possono ve- nire scambiati per la U. ceratìna (Ach.) f. incurvescens (Arn.) ovvero con talli giovani di U. ceratìna (Ach.) colla quale esistono caratteri co- muni nella dimensione dei talli e nella presenza talvolta di articola- zioni. Ma questi talli della U. ceratìna (Ach.) rappresentano uno 167 stadio giovanile del lichene come ce lo dimostra la mancanza di apoteci e non sono quindi paragonabili a quelli raccolti in Somalia che pure presentandosi con talli piccoli hanno tuttavia apoteci carat- teristici e provvisti di spore distinte , inoltre nella U. ceraiina (Ach.) le articolazioni sono disposte irregolarmente sui rami dalla base agli apici al contrario di quelle che si riscontrano sui talli raccolti in Somalia nei quali le articolazioni sono per lo più soltanto alla base dei rami. Colla U. iurta (Hoff.) dimostrano maggiori asinità sia nei riguardi del tallo che degli apoteci differenziandosi dall' Iurta (Hoff.) per la presenza di articolazioni alla base delle ramificazioni per la quale cosa io reputo debba riferirsi alla JJ. cornuta Flot. o Kocrb. p. p. considerando però questa »non come specie autonoma ma varietà dell' \J. iurta (Hoff.). La struttura interna del tallo come nelle altre Vsnea è composta di uno strato esterno corticale, midollare e assile centrale. Nella cor- teccia si distinguono uno strato esterno di ijl So-qS formato di gra- nulazioni giallo brune, ed una parte sottostante a questa di aspetto ialino, madreperlaceo assai ispessita, di queste le ramificazioni più giovani ne sono sprovviste ; e da questi in modo irregolare va grado grado formandosi raggiungendo jj. 67 nei rami principali. Lo strato corticale è talvolta interrotto da glomeruli di gonidi che dallo strato sottostante midollare in esso protendono dimostran- dosi in questo carattere differenti dalle altre specie di Usnea da me studiate. Lo strato midollare può essere riguardato in gran parte come strato gonidifero poiché in esso sono sparsi e disposti glomeruli di gonidi ed è soltanto nella porzione prossima al cilindro assile che ne è del tutto privo e costituito da ife disposte in modo più lasso ; il suo spessore differisce nei talli giovani che è di jj. 90 da quello dei più adulti ove raggiunge i [i 270. Il cilindro assile varia da [i 93-870 ed è formato da ife con pareti ispessite le quali sono tra loro riunite in modo da costituire dei fasci che seguono l'asse longitudinale del tallo e si anastomiz- zano e si intrecciano tra loro. Alla biforcazione delle ramificazioni appare evidente lo scindersi del cilindro assile in due i quali vanno gradatamente diminuendo il loro spessore dalla base del tallo verso l'apice. Considerati i diversi strati del tallo in rapporto allo sviluppo 16b che essi acquistano nei diversi stati di sviluppo delle ramificazioni e questo a mezzo di opportune misurazioni (^) mi è risultato che tutti gli strati aumentano grado grado il loro spessore dalle parti più giovani alle più evolute, che lo sviluppo maggiore viene in primo luogo raggiunto dallo strato gonidifero, poi dal cilindro assile alla base dei rami, ove appunto si manifestano le caratteristiche arti- colazioni. La parte corticale agli apici si presenta costituita del solo strato esterno colorato in bruno, manca quindi la porzione ialina che di regola appare sui rami che hanno raggiunto uno spessore di circa mm. 0,5. Le papille hanno struttura uguale al tallo riferibilmente agli strati corticale e midollare, degli elementi che formano il cilindro assile in esse non trovasi traccia. Gli apoteci hanno uno spessore medio di [x 400, in essi gli strati prevalenti sono quelli della zona imeniale, lo strato gonidifero, poscia il corticale il quale riveste la parte inferiore e i margini degli apoteci. Come nel tallo lo strato esterno è colorato in giallo-bruno ed è di [j, 40, a questo segue uno strato ialino assai sviluppato di [j. 80 ; lo strato midollare lasso ò assai ridotto e quasi mancante alla periferia dell' apotecio, come di regola raggiunge il suo maggior svi- (1) Rami di inni. 0,36 : ^ . f strato esterno bruno n ^j nel complessivo jt 66 Corteccia ; ... [ » lahno ,,.,,, f parte soniclifera » 54 » » 108 IMidollo -j 1, , l » midollare lassa » 46 » » 92 Cilindro assile » 93 >> » 93 Rami di mm. 0,683 • ^ . e strato esterno bruno » 47 » » 94 Corteccia ; . ,. \ » ialino » 14-20 » » 34 , ,, f parte gonidifera » 54-67 '> » 121 Midollo ; • , ,, , I » midollare lassa » 100 » » 200 Cilindro assile > 234 » » 234 Rami di mm. 1,2 : f strato esterno bruno » 47 » » 94 Corteccia ; . ,. ( » ialino » 34-100 » » 134 ,,.,,, e parte gonidifera » 60-67 » » 127 Midollo ; • , ,, , ^,, ^ \ » midollare lassa » 201-268 » » 409 Cilindro assile » 370 » » 380 169 luppo nella parte centrale ove l'apoteeio si inserisce sul ripiega- mento del tallo ; quivi le ife hanno una disposizione assai lassa e per ciò facilmente determinano la formazione di cavità, che in detto punto è facile riscontrare praticando sezioni longitudinali. Nella zona imeniale, l'epitecio granuloso, giallo-bruno è conco- lore al tallo, di ix 6-10, l'ipotecio distinto ialino di jx 20-28; le parafisi semplici^ forcute ed anche ramose sono assai agglutinate di [j. 5o-6o; gli aschi cilindrici allungati un po' ingrossati all'apice di [j. 52-60 X 20-28 sono ottospori. L' idrato potassico agisce nello stesso modo degli acidi sciogliendo la sostanza colorante bruna dell' epitecio, e cos'i pure quella dello strato esterno sia del tallo che dell' apotecio e rende la corteccia uniformemente ialina rigonfiando l'ispessimento delle ife senza scio- glierlo. U cloruro di calcio iodato, il ioduro di potassio iodurato co- lorano le ife dello strato midollare e del cilindro assile in atro-vio- laceo, l'azione prolungata del cloruro di calcio iodato spappola questa sostanza colorata avvolgente le ife, la quale diviene allora riconosci- bile sotto forma di massa granulosa colorata in atro violaceo mentre le ife assumono una nuova tinta giallo-fulva. 11 cloroioduro di zinco non dà speciali reazioni, soltanto la membrana dei gonidi si colora in rosso-violaceo. Col rosso di rutenio e colP ematossilina di Gre- nacher si manifestano colorazioni distinte tanto nello strato corticale che nel cilindro assile, col primo nella corteccia lo strato piij esterno si tinge in atro-purpureo e la parte ialina in rosso-porpora mentre il cilindro assile acquista una colorazione rosea ; col secondo lo strato corticale diventa lilacino livido con gradazione più scura verso Te- sterno e il cilindro assile roseo-lilacino, al contrario le ife midollari rimangono sempre incolore. La zona imeniale si distingue per la co- lorazione azzurra che assume col cloroioduro di zinco e col cloruro di calcio iodato mentre l'epitecio diventa giallo-fulvo e l'ipotecio giallo- verde. Il rosso di rutenio colora l'epitecio in atro-porpureo e l'ipo- tecio in rosso-corallo. Theloschistes flavicans f. croceus (Miiil. Arg.) Hue Lich. Extr. Eur. p. 99. j. Ilarmand Lich. de Francc p. -J42. Pbyscia sp. et var. Nyl. Syn., p. 407. Cornicularia crocea Ach. Lich. Un., p. ói5. Syn. Lich , p. 3oi. 170 Tallo cespitoso, ramosissimo, all'ascella delle biforcazioni com- presso^ rami divaricati intricati cilindrico-compressi, di mm. i-o,5, di colore giallo-croceo che inumidito diventa bruno-fulvo, un po' eretto, poscia prostrato, non soredifero ma qua e là con verruche. Strato corticale condroide di [i 3o- i 5o. Strato midollare di \i 200 -5o2, formato da ife molto lasse nel centro del tallo e quivi talvolta fisto- loso soprattutto nei rami cilindrici. In questo lichene lo strato midollare ha sviluppo prevalente sullo strato corticale. Apoteci giallo-fulvi con margine distinto più pallido prominente nei più giovani, tenue nei più sviluppati, in questi spesso ridotto a semplici denti; grandezza degli apoteci mm. 0,2-2, 5. Aschi cilindrico-clavati o un pò" allungati nel mezzo, di [i 60 >< 19 ottospori. Spore polari-diblaste, di \). i3-i6Xó-Q. L'epitecio e lo strato esterno del tallo assumono un colore rosso-porpora ■ per l'a- zione della potassa. Questo esemplare raccolto in Somalia differisce dalla specie tipica flavicans non solo per il colore croceo del tallo, ma per avere sparse alla superficie del tallo qua e là verruche e come già osservò E. Acharius, op. cit., raiìiìs teretiuseiilis implexis ad axillas compressis. Theloschistes flavicans Norm. var. polymorpha. Tallo cespitoso eretto, giallo-croceo, decolorato cinereo nei rami adulti coperto da apoteci, inumidito diventa di colore giallo-verde, rigido, alto cent. 2-5. Lobi tallini sempre coìiipressi e variabili ài forma, striati o scanalati con divisioni o ramificazioni varie; i lobi principali sono più larghi e più spessi di mm. 4-7, si restringono gradatamente verso gli apici trasformandosi in ramificazioni le quali per lo più si dispongono a forma di ventaglio, altre con divisioni più semplici soltanto dicotome ; le lacinie superiori anguste sono di circa mm. i-i,5. Alcuni lobi rimangono più brevi un po' curvi con maggiore spessore, questi sono ricoperti nei margini e sul dorso di numerosi apoteci e verruche. Gli apoteci di colore aranciato-fulvo sono sessili ovvero presen- tano alla base un restringimento cosi da sembrare brevemente pe- duncolati, i più giovani concavi divengono pieni a completo sviluppo con margine intero sono di mm. 3-4. Oltre questi apoteci che hanno 171 spore si producono tanto sui margini che sulla superficie dei lobi altri apoteci piccoli e numerosi che manifestano uno stato incom- pleto di sviluppo essendo sempre privi di aschi e di spore, si trovano questi frammisti a verruche. Gli apoteci fertili si distinguono a prima vista da quelli abortivi per il loro maggiore sviluppo, e perchè sono disposti più radi e quasi mai frammisti a numerose verruche. Le pa- rafisi, per lo più semplici, sono talvolta forcute agli apici e quivi appena ingrossate. Gli aschi allungati cilindrici, un po' allargati nel mezzo appaiono ventricosi, sono di [j. 52 >< 18-10 ovvero \x 58 X 19-12, comprendono 8 spore. Le spore ialine, ampiamente elittiche allungate, ottuse agli apici, polaridiblaste, coi loculi sferici di [x 3-4 congiunti tra loro da un istmo per lo più visibile, hanno dimensioni di [j. i5 - 18 X 7-9- La struttura del tallo è formata da uno strato corticale e uno midollare variabili nel loro spessore a seconda delle diverse parti del tallo ; si osserva alla base del tallo che il corticale raggiunge la maggiore grossezza che va riducendosi verso gli apici dei lobi, il fatto opposto dimostra il midollare che alla base del tallo è per lo più ridotto a poche ife disposte in modo lasso che spesso danno luogo a cavità cosi da rendere il tallo in questo punto fistoloso (^). Nello strato midollare la parte che trovasi a contatto col corticale contiene gonidi di Protococcus. Lo strato corticale è formato da ife disposte in senso longitu- dinale all'asse del tallo; questa disposizione appare evidente nelle parti più giovani del tallo, mentre alla base dei talli 0 in quelli più sviluppati lo strato corticale risulta costituito da ife densamente ap- pressate che gli danno un aspetto condroideo, e madreperlaceo e nel quale non riesce facile distinguere quale disposizione presentano le ife; tale strato si dimostra analogo a quello che si riscontra in alcune specie di Ramalina e serve a dare rigidezza al tallo. Lo strato corticale trovasi ass^ ridotto nelle verruche che rivestono la super- ficie del tallo le quali comprendono numerosi gonidi. Le verruche (*) Strato corticale all'apice dei lobi jj. 35 - 80 > midollare e gonidifero all'apice dei lobi . . mm. 0,7 - |x 300 .Strato corticale alla base del tallo » 0,5-»! 00 » midollare e gonidifero alla base del tallo . . » 0,5 - » 70 17-2 come gli apoteci non si trovano sempre sparse in tutti i lobi del cespite tallino, e i lobi che ne sono provvisti si distinguono dagli altri non solo per essere brevi e meno suddivisi ma perchè curvi e bitor'^olnti e presentano uno spessore maggiore e una struttura ana- loga a quella della base del tallo. Queste verruche in grandezza vanno da [x 3oo a \^. ySo. Della specie fiavicans Norm. sono state descritte parecchie va- rietà traendone i caratteri differenziali soprattutto dalle trasformazioni talline. Confrontando gli esemplari di Somalia con altri e numerosi di cui dispongo fui da prima incerto se dovessi descrivere una nuova specie, tanto il lichene di Somalia si presenta dissimile dalla specie fiavicans Norm. Ma studiato questo lichene con ogni cura sia nei rapporti della sua struttura esterna che interna ho concluso col giu- dicarlo una forma della specie fiavicans assai a0ine alla varietà co- status Stnr. (*) la quale si presenta cespitosa con lobi compressi assai più ampii di quelli della specie fiavicans Norm. Di questa va- rietà cosiatiis Stnr. non avendo esemplari di confronto ho dovuto dedurre i caratteri che la distinguono soltanto dalla descrizione fatta dagli A. ("^) e da questa mi è sembrato che gli esemplari di Somalia presentino qualche carattere differenziale per avere lobi tallini di .maggiore grandezza agli apici concolori e non nereggianti come si osservano nella varietà costatus Stnr. e soprattutto per il potimorfisnio dei lobi i quali in uno stesso cespite tallino si presentano alcuni angusti e divisi in lacinie, altri con ramificaTjoni disposte a ven- taglio ^ ovvero anche semplicemente divisi in maniera dicotoma. Ol- tre ciò si osserva un dimorfismo nei lobi del tallo dipendente sia dalla presenza degli apoteci fertili, o di quelli numerosi abortivi e delle verruche i quali intluiscono a determinare un maggiore o mi- nore sviluppo dei lobi sia in rapporto allo spessore, grandezza e (ij J. Steiner, Flecht. aus Britisch Ostafrica {Sitzb. d. uiatii. natìiriv. CI. ; evi. Bd., Abth. I, p. 214). (2) A. HuE, Lich. Extra-Eur., 1901, p. 98-100. J. MuELLER in Flora 1885, P- 3- J. Harmand, Lich. de France Cat. Syst. Descr., 1907, p. 442. E. Stizenberger, Licii. Africana (1S90) p. 70, N. 408. W. Nylander, Syn. Meth. Lich., p. 406-407. 173 suddivisioni dei lobi come già ho accennato nella descrizione dei talli di questo lichene. Per tali caratteri morfologici facilmente distin- guibili come per la struttura interna mi sono convinto che questo Theloschistes di Somalia non sia una specie nuova e autonoma ma rappresenti piuttosto uno stato differente non ancora descritto del dimorfismo della specie flavicans Norm. e che io distinguo e designo in una nuova varietà polvmorpìia. Buellia parasema var. microcarpa (Ach.) Koerb. Syst,, p. 228. B. parasema |3) vulga/a Fh. Fr. Lich. Scand., p. 590. B. parasema f. microcarpa (Koerb.) Arn. Lic. Frane. Jura, p. 191. Lecidea disci- formis Nyl. Lich. Scand., p. 23d. L. dìsciformis f. microcarpa (Ach.) Stiz. Lich, Afr., p. i83. L. punctaia y) microcarpa Schaer. Fn. Lich. Eur. p. 129. Icon. llepp Flech, Eur. N. 3i5. Essicc. Schaerer Lich. Helv. N. 199. - Mepp Fìecht. Eur. N. 754. Apoteci piccoli, sparsi o agglomerati, plani con margine promi- nente. Spore ialine, brune o fuliginee, unisettate, di rado semplici o con due setti, di forma varia, elittichc oblunghe, diritte o un po' curve, talora biscottiformi, di jx 14-21 XS-g. L'idrato potassico colora il tallo da prima in giallo, poi in rosso laterizio; l'epitecio da bruno diviene giallo-rosso e nello stesso modo si colora l'ipotecio. La gelatina imeniale col ioduro di po- tassio iodurato si colora in verde-bleuastro, le parafisi e gli aschi in giallo-ferrugineo. Physcia pietà (Sw.) var. erythrocardia (Tuck.). E. Stizenb. Lich. Afr. 1890, p. 80. Ph. pietà var. coccinea Muli. J. Lich. Beitr. XXII (in Flora i885), p. 4, N. 697; 1890, p. 341, N. 45. Tallo bianco, interrotto qua e là da piccoli tratti colorati in rosso, resi manifesti alla superficie del tallo sia per abrasioni sia per disqua- mazione dello strato corticale che lascia scoperto il sottostante strato midollare il quale è riccamente compenetrato di granulazioni cocci- nee; lo stesso manifestasi nelle formazioni incomplete soridifere. Inu- 174 midito a mezzo di evaporazioni bollenti di acqua acquista un colore pavonazzo pallido che si rende per tale trattamento permanente anche dopo il distaccamento naturale del tallo. Nella porzione infe- riore aderente al substrato è di colore bruno. La forma del tallo largo cent. 2 circa è quasi orbicolare; il tallo è costituito di lacinie pe- riferiche piane, ai margini sinuose crenate, di mm. i-i,5, al centro confluenti pieghettate convesse e di aspetto granuloso ineguale. Apo- teci piccoli immaturi con margine tallino leggermente crenato e disco bruno. La struttura interna del tallo varia tanto nei riguardi dello spessore che della disposizione degli strati. Considerata sui margini dei lobi sulle lacinie della periferia apparisce tenue ; nella parte centrale ove i lobi sono convessi e pieghettati, confluenti e provvisti di granulazioni allora è assai spesso. Ove il tallo si presenta più sottile in questo manca lo strato midollare o trovasi ridotto a poche ife con disposizione lassa ; al contrario se il tallo ha un certo spessore più grosso allora lo strato midollare raggiunge uno sviluppo prevalente sopra gli altri strati e si presenta compenetrato da nume- rose e fitte granulazioni di colore coccineo che gli danno un aspetto speciale, uniforme rosso. Con opportune sezioni trasversali il tallo si presenta formato da strati sottili ialini alternati con altri più grossi colorati in rosso, ciò deriva dall' addossamento e fusione delle lacinie talline costituenti col loro insieme il tallo ; queste lacinie per la loro conformazione tenue sui margini e più grossa al centro presentano una differente struttura che si manifesta appunto nell'insieme del tallo con stratificazioni alternate ora ialine ora colorate in rosso. Lo strato esterno corticale incoloro è costituito da ife verticali che formano col loro insieme un pseudoparenchima denso che si connette allo strato gonidifero, provvisto questo di gonidi con Proiococcus (^). L' idrato potassico colora lo strato esterno corticale in giallo-ci- trino ; le granulazioni coccinee e lo strato midollare assumono un (1) Talli con spessore di \i. 122 :: 135 |i 220 11 334 Strato esterno corticale superiore ^ 17 > iS 30 » 35 » » gonidifero > 25 . 27 40 » 67 » > midollare ialino » 20 rosso » 70 » 135 » corticale ialino 0 plectenchima > 70 >: 60 » 60 .» 70 » » inferiore bruno IO '■> IO » 20 » 27 175 colore violaceo; con questo reattivo o coli' acido cloridrico si può rendere più evidente la struttnra del tallo di questo lichene. Il cloro- ioduro di zinco scioglie le granulazioni rosse dello strato midollare in una sostanza uniforme colorata in violaceo pavonazzo mentre le ife midollari si colorano in giallo-ferrugineo, distinte dalle ife corti- cali per il colore giallo-citrino o vitellino che queste assumono collo stessQ reattivo. R. Istituto Botanico di .Modena DIRETTO DAL PrOF. G. B. De ToNI Angelo Mazza . SAGGIO DI AIiGOIiOGIA OGEAJlIGA 6o5. Lithotbamnion membranaceum (Esp.) Fosl. Foslie Rev. Syst. Surv. of Melob, (1900). =r-. Corallma meuihra- nacca Esper Zooph. t. 12, f. 1-4; Melohesia ìuembranacea Lamour. ; Kuetz. Phyc. gen. ; Harv. Ner. austr., Aresch. in J. Ag. Sp. II; Hauck Meeresalg. ; Rosan. Rech. Melob. p. òò, t. 2, f. i3-iò, t. 3, f. i. Epililhon membranace-a (sic !) Heydr. Melobesiae (1897,. Crosta orbicolare, reniforme 0 anelliforme, spesso irregolarmente crenulata nel margine, tenuissima, totalmente adnata con la pagina inferiore, parcamente indurata da calce, monostromatica, presso i concettaceli 4-5s-tromatica ; concettacoli sporangiferi più o meno nu- merosi disposti su tutta la superficie della crosta, talora confluenti verruciformi, i carposporiferi e anteridiferi quasi emisferici. llah. sopra varie piante marine in quasi tutti i mari, nell'Atlan- tico dalle spiagge della Norvegia fino al Capo di B. Speranza, Africa australe (Harvey); nel Mediterraneo e Adriatico (Hauck, Ardissone, Mazza, Spinelli) ; nel mar Nero (Woronichin) ; nella Tasmania (Ca- pra) ; alle Canarie (D'Albertis q.zc.). Fronda dapprima tenuamente membranacea, anzi di una sotti- gliezza estrema, subrugosa, appena calcarea, di un colore bigio az- zurrastro, da adulta calcarea, ora rossa o porporina, ora di un bianco cretaceo o virescente, del diam. 1-4 mill., più raramente fessurata 177 dal centro alla periferia come in Melobesìa farinosa, sottilissima, la- melloso-imbricata. Concettacoli sporangiferi del diam. di circa 200 jt, a copertura grandemente porosa, largamente aperti dopo l' evacua- zione. Veramente, stando alla sinonimia di Heydrich, questa specie do- vrebbe far parte del sottogen. Epilithon unitamente ai Litbotham cor- ticiforme (Kùtz.) Fosl. e monostromaticum Fosl. dei quali, peraltro, dalla Sylloge Algarum del De Toni non risulta che F. Heydrich sia- sene occupato. Certo le tre specie, salva la regione dei concettacoli, vengono date come monostromatiche. Non conosco il perchè dell' £/>/- lithon, mentre le citate specie sono algicole e \ Epilithon Van Heur- ckii Heydr., se mai, sarebbe epizoo (*). Le tre figurate sezioni verticali della specie di cui si tratta, da- teci dal Rosanoff e riprodotte dallo Hauck, sono assai interessanti. La prima a ricettacolo con cistocarpi ha il peritali© più spesso e con un unico canale a parete cigliata ; la seconda a ricettacolo con te- trasporangi ha il peritallo di sole 4 serie di cellule munito di 4 ca- nali semplici ; la terza ha un ricettacolo con anteridi e un peritallo di 3 serie di cellule fornito di un solo canale della stessa natura di quello pei cistocarpi. L' ipotallo è monostromatico in tutti e tre i casi. Gli anteridi (spermatangi) filiformi, incurvi, sono radunati in una massa compattissima in forma di ciambella. Gli spermazi hanno la forma di una sferetta che, in luogo di ciglia vibratili, è munita a ciascuno dei poli di una sferettina ultra esigua, eguale cioè nel suo punto nell'in- grandimento di i3oo diametri. a. b. e. Melobesia membranacea Lamx. Siracusa, S. Giuliano (Ge- nova) ; Tasmania, Nevvport, sopra Posidonia ; Canarie, sopra Piero- dadi a capillacea. Genere CHOREONEMA Schmitz (1889). Schmitz, Syst. Uebers. Florid. p. 21 (Etymologia dall'autore non esibita. Ce la offre però il Reinsch con la creazione del suo genere Choreocolax, traendola da choreìn penetrare, alludente al tallo pene- (') Vegg. il n. 596 del presente Saggio, 13 178 trante il tessuto dell'alga ospitante: nel caso presente Io Schmitz vi aggiunse il iiema, filo). Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 841 ; Endosìphonia Ardiss. (i883) Phyc. Medit. I, p. 450-451 (non Endosìphonia Zanard.); Melobesiae sp. Born. Nel 1878 Bornet in Thuret, Études phycologiques, pubblicava la relazione documentata sulla vera natura di quelle piccole produzioni tondo-subconiche recate da alcune Corallina (dallo Harvey ritenute quali fruttificazioni della Corallina squamata), riconoscendovi invece una Melobesia, da lui chiamata pertanto Melobesia Thureti Born. L'Ardissone non credette di accettare il nome di Mé?/c'Z'^.yza applicato alla piantina di Bornet, in vista delle notevoli differenze fra essa e le vere Melobesia, sostituendolo con quello di Endosìphonia, non ri- cordando che questo vocabolo fin dal 1878 era già stato usato dallo Zanardini per designare una Rhodomelacea della Nuova Guinea. P2cco ora la descrizione del gen. Choreonenia, quale dall' Ardis- sone venne desunta dalla citata opera di Bornet e Thuret. Fronda filiforme, endofita, svolta nel tessuto midollare di varie Coralline, articolata, monosifonia, nuda. Cistocarpi provveduti di un pericarpio quasi conico, ossia in forma di verruca assai prominente, con la superficie elegantemente reticolata, aperto all'esterno mediante un foro apicale, svolto su di un pedicello laterale che però rimane immerso nel tessuto della matrice, cosicché su di questa il pericar- pio sporgendo apparisce sessile. Filamenti sporiferi brevissimi, arti- colati, sporgenti all' ingiro del fondo della cavità pericarpica il cui centro è occupato da un fascetto di cellule piliformi che sono trico- gini persistenti. Spore arrotondate, svolte in n. di 3-4 in altrettante articolazioni dei filamenti che le portano a maturarsi quasi contem- poraneamente. Tetraspore ed anteridi svolti in concettacoli simili a quelli dei cistocarpi, pure aperti e spesso, su di una stessa fronda, ravvicinati fra di loro ed ai cistocarpi. Tetraspore sorgenti dal fondo del loro pericarpio alle cui pareti si adagiano. Concettacoli anteridi- feri alquanto più piccoli degli altri. Anteridi costituiti da filamenti sottilissimi procedenti dalle pareti del concettacolo e convergenti verso Tostiolo. Anterozoidi (spermazi) sferici provveduti di due piccole spor- genze od orecchiete laterali. 179 6o6. Choreonema Thureti (Born.) Schmitz. Schmitz Syst. Uebers. Fiorici, p. 2 i ; Engl. e Franti Naturi. Pflan- zenfam. (1897) p. 641, f. 288 A ; Buffham On Antheridia (iSgS) p. 299-300. — Melobesìa Thureli Boni, in Thur. Et. Phyc. p. 96, tab. 5o, fig. 1-8 (1878); Solms-Laubach Corali, p. 12, t. Ili, f. i, 4-10; Hauck Meeresalg. p. 2Ó1, fig. io5 (i885); Endosiphonia Tìni- r&ti Kxd^xs^. Phyc. Medit. (i883) p. 45i, non Endosiphonia ZaudiVd. (1878). Per la descrizione veggasi il. precedente capitolo del Genere. Hah. nelle frondi di alcune Corallina nell'Atlantico; nel golfo di Genova sulla Jania rubens e /. cornìculala (Ardissone); nell'Adriatico sulla Corallina rubens e C. vìrgata (Hauck); nel Mar Nero, senza indicazione della matrice (Woronichin); a Jersey sulla Corali, squa- mata (Van Heurck) ; a Le Croi.sic (Flahault); a Guéthary sulla C. cor- niculata []. Chalon); a Rivadeo, la Corogne (Sauvageau) ; sulle Coral- lina nell'Oceano Australe (sec. Thuret (*); nel mare del Giappone a Misaki (Yendo). Osservando con una semplice lente una porzione di Corallina squamata invasa da Choreonema, di questa simbiotica semiendofita non si percepiscono che le fruttificazioni sporgenti marginalmente dai rami della pianta ospitante e per conseguenza relativamente po- che. La porzione stessa, una volta rammollita con cloro, presenta le fruttificazioni del Choreonema in forma di vescicoline pellucide, per- fettamente tonde in seguito all' azione del bagno, subialine 0 di un chiaro giallorino sporco, a superficie reticolata, il cui terzo inferiore trovasi immerso nella matrice. 11 preparato, visto al microscopio sotto la pressione di un vetro ordinario, si fa così trasparente, che, dove si avrebbe creduto di trovare un solo concettacolo di Choreonema sul margine della matrice, se ne rivelano parecchi, talora fino a 1 2 disposti a gruppi o in modo subverticillato, ciò che nel secco non era avvertibile per lo schiacciamento loro contro la faccia della Corallina. Più che a questo riguardo, le mie indagini erano rivolte parti- colarmente alla ricerca del tallo filiforme, monosifonio, articolato, ra- moso, indurato da calce, come si espone nella Sylloge Algarum di (*) È ben credibile, sia per l'autorità dell'asserente, come dalla constata- zione che io ne feci in Corallina tenuissivia raccolta dal Capra a Victor Harbour (Australia meridionale). A. Mazza. 180 G. B. De Toni, p. 1720, Voi. IV. L' Ardissone non fa cenno dell' in- durimento calcare, il quale, se mai, è forse limitato al solo ricetta- colo, inquantochè il pedicello di questo e il tallo filiforme trovansi immersi nella matrice dove non trovai indurimenti calcarei. Le mie ricerche in proposito riuscirono vane, sia perchè il tallo stesso è di0icilmente discernibile tra i fili midollari della Corallina^ sia perchè ignaro del metodo da seguirsi in simili indagini sulle quali non ho tempo di fermarmi. Cosi di questo particolare come di altri che po- trei indicare se ne avranno spiegazioni e figure negli Études phyco- ìogiqties di Thuret-Bornet, ai quali rimando il lettore. Una di tali figure (riprodotta dallo Hauck op. cit.), ci presenta un concettacelo cistocarpifero, in sezione verticale, ingrandito 25o volte, senonchè per alcuni particolari farebbe desiderare il testo di Bornet. Vi apprendiamo che la parete del pericarpio è formata da tre strati di cellule strettamente oblunghe, degradanti di proporzione dalla base all'ostiolo dove invece sono piccole e tonde. Il fondo del concettacolo è costituito da uno strato di cellule tonde parzialmente sovrapponen- tisi coi loro fianchi. Dal centro di questo strato s' inalza il fascio dei tricogini persistenti e intorno ad esso, appoggiati alla parete del pe- ricarpio, si hanno molti cistocarpi subtondi, i più giovani in basso, i pili adulti in alto. Al di sotto del pericarpio o concettacolo si trova un corpo tondo a doppia parete che evidentemente ne rappresenta il peduncolo. Questo peduncolo s' insinua in una porzione di matrice formata da cellule subtondo-angolate costituenti un robusto retico- lato ('j ma senza alcun indizio di quel tallo filiforme che natural- mente dovrebbe far capo alla parte inferiore del ritenuto pedicello. Lo scopo di questa figura è stato forse quello unicamente d' illustrare non già il tallo ma il concettacolo dei cistocarpi. a. Chor&onema Thurelì Schmitz. Sopra Corallina squamata. Le Croisic I mai 1877. Donne par Ed. Bornet. b. Idem. Sopra Corali, corniculata. S.* Vaast-la- flougue (Manche) Hauer. e. Idem. In Corali, tenuissima. Victor Harbour (Australia merid. legit Capra). (') Questo reticolato devesi probabilmente a lamelle calcari producenti un tale fenomeno dovuto a rifranginienti di luce. Vedi De Toni, Syll. Alg. Voi. IV, p. 775 nel richiamo 2) a pie di pagina. 181 Genere MELOBESIA Lamour (1812). Polyp. fléx. p. 3i5 emend. limit. (Etym. forse da Melobosis o Meliboia, figlia dell' Oceano P) ; Kuetz. Sp. per la massima parte; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 5io in quanto si riferisce parzialmente al subgen. I ; Hauck Meeresalg. p. 260, escluse alcune sp. ; Ardiss. Phyc. Medit. 1 p. 411, parzialmente; Engl. e Franti Naturi. Pflan- zenfam. (1897) p. 5i 1. = lìapalidium Kuetz., Agardhia Menegh. (i838) Cenni Organogr. Alghe p. 41 (non Agardhia Gray 182 1, né Cabrerà 1828, né Spren- gel 1824) ; Agardhìna Nardo (sec. Meneghini); Juergensia Reich. 1841 (non Spreng. 1818); Plectoderma Reinsch; Millepora, NtiUipora, Phyllaciidhim sp. auct. Fronda piana, orizzontalmente crostaceo-espansa, con la pagina inferiore totalmente adnata, incrostata da calce, mono (pluri) stroma- tica; strato basale formato da serie di cellule disposte in modo flabel- latamente radiato. Concettacoli carposporiferi superficiali, conici o emisferico-conici, muniti di poro apicale. Concettacoli sporangiferi a cavità schizogena (fendentesi) superficiali 0 poco immersi, conici o emisferico-conici, aperti all' apice con poro centrale. Oss. Alcuni autori per questo gen. descrivono i concettacoli te- trasporangiferi aventi un coperchio poroso; ma le specie aventi que- sto carattere appartengono a Litìiothamnion e ad altri generi. Alcuni di questi altri generi, di cui si accenna fra i derivanti da antiche specie di Melobesia, sono appunto contemplati nel prospetto premesso alle Corallinaceae. Nelle opere più recenti sopra tale fami- glia, già pubblicate o che fossero da pubblicarsi, si dovrà pertanto badare alle sinonimie di Melobesia quale fonte prima di tutti quei rivoli stati aperti o che saranno per aprirsi posteriormente. Nulla è più suggestivo di un grande nome per indurci a consi- derare come incontrovertibile un asserto sulla di cui autorità si ap- poggia. Né ciò avviene ai soli incompetenti, ma talora anche a chi possiede qualità d'iniziative proprie. Da molti anni iri poi, consultando F. Hauck, ogniqualvolta mi veniva sottocchio la fig. loó, non po- tevo reprimere una sensazione di scetticismo vedendo ascritta fra le Corallinacee una pianta che con esse in generale e con la Melobesia 182 in particolare non presentava un qualsiasi addentellato per cui po- tervela ricongiungere. Giunto il momento di occuparmene, poco ci volle a persuadermi quanto fosse giustificata la mia diffidenza. Melobesia callìthamnioìdes non è che un nome imposto dal ce- lebre Falkenberg ad una piantina sterile, d'aspetto callitannioide, da lui trovata sopra un' Aglao^om'a (uno stato di Ciitleria miillifida) nel Golfo di Napoli, e , ripetuto da Solms-Laubach per altri individui tro- vati pure nella stessa località, nonché da F. Hauck, che ne ebbe dal- l'Adriatico. L' Alffarium di Zanardini non ne fa menzione. Non si può credere che alla detta piantina si possano riferire indifferente- mente tanto lo Hapalidium callitìiamnìoides dei fratelli Crouan, quanto Colaconeina e Hymenoclonium del Batters e 1' Arthrosira del WoUny. C. A. Picquenard, come apprendo dalla Nuova Notarisia, genn. 1913, ha istituito il gen. Guerinea, in onore di J. Guérin-Ganivet, fondandolo sullo Hapalidium Crn. suddetto, dandone la seguente dia- gnosi : « Fronde nana [non incriistaid)^ ramosa, filis tenuissimis, re- peniihus inferne matrici affixìs, prò parie in stratiim Iwri'^ontale sub- continuum plus minusve flabelliforme coalitis, prò parte in reticulum irregulare dispositis, articulis quadratis ». Discute poscia sulle somi- glianze che il gen. Guerinea presenta con le porzioni repenti di qualche Rhodochorton e rimane incerto sulla collocazione sistematica del nuovo gen. creato sopra una pianta sterile, e se esso sia da av- vicinare a Rhodochorto7i 0 a SchmilTìella. Non si fanno commenti, non conoscendo la pianta dei Crouan. Come si vede, il campo si allarga tanto da perdere di vista la pianta del Falkenberg nella quale, secondo il Foslie (Rem. Melob. Herb. Crouan, 1900, p. 7) sarebbe da riconoscervi dei più giovani individui di qualche Rhodochorton. A questo modo di vedere mi sono io pure associato dopo esaminati l' assieme ed i particolari della ci- tata fìg. loó (che F. Hauck riprodusse da quella di Solms) riferentisi al contegno delle diramazioni, alle anastomosi che si ripetono qua e là, alla forma delle articolazioni e alle cellule apicali {Gren^- ^elleji) formate a cappello o col coperchio, secondo l'espressione dello Schmitz; il tutto riscontrato consimile a quanto può verificarsi nei giovani individui di Rhodochorton Rothii Naeg. Non bisogna dimen- ticare che il Rhodocìiorlon è variabilissimo, (vegg. n. qSS di quest'o- pera) e di facile adattamento agli ambienti più varii, sino a farsi 183 aerobio sulle pareti delle caverne che si aprono sul mare, e a spin- gersi, per eccezione, a notevoli profondità, come lo proverebbe la matrice della pianta Falkenbergiana (Da 70 a iio m. di fondo, sec. Rodiguez). In seguito al contributo dato per la formazione di nuovi generi, il gen. Melobesia, allo stato odierno, secondo la Syll. Alg. di G. B. De Toni, si comporrebbe di ló specie. Questo numero andrebbe forse aumentato, ciò che non può avvenire se non per mezzo di uno specialista che tutto si dedichi all'argomento. Il Foslie ha diviso le sue specie in due sottogeneri: I. Eumelobesia che comprende le specie a fronda monostromatica, esclusa la regione circondante i concettacoli che è sempre polistromatica, cioè da M./ar/wcij-a Lamour. a M. rugulosa Setch. et Fosl, ; II. Heterodenna che comprende le spe- cie a fronda polistromatica anche nelF ipotallo, cioè da iAl Corallina^ (passata fra i Lithophyllum dallo Heydrich), fino a M. triplex n. sp. di Heydrich. 607. Melobesia farinosa Lamour. Polyp. fléx. p. 3)5; Kuetz. Sp. p. Ó96; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 5i2: Rosan. Rech. Melob. p. Ó9; Solms Corali, p. 1 1 ; Hauck op. cit. p. 2Ó3, fig. 107; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 445. = Melob. iuaequilalera Solms; Melob. verrucala auct. ex parte; Kuetz. Sp.; Hapalìdiuiìi coccìneum Crouan Fior. Finist. ; Melob. gra- nulata Menegh. in Zanard. Saggio (1848) p. 44 (nomen); Millepora Fiicoruin Lamarck parti m .^ Fronda piana, totalmente adnata con la pagina inferiore, subor- bicolare, fessurata, subsquamoloso-imbricata, presto conlluente farine- forme; concettacoli occupanti tutta la fronda, emisferici, addensati, minutissimi. Hab. i polipari, le foglie delle Zosteracee, le alghe fogliacee principalmente, raramente su qualche animale (p. e. a Tatihou sopra Aglaopìienia raccolsero Malard e Kuckuck) neir Atlantico e mari in- terni derivanti, a Wood's HoU, America sul Fticus vesìculosus (Far- low) ; nel Mediterraneo e Adriatico frequentemente, nel Mar Nero (Woronichin); alle spiagge Capensi sopra Callìblepharìs fuìibriaia ; nel mar Rosso sui Sargassi ; nel mare Australe a Port Phillip e Victor Arbour, Nuova Olanda, ecc. 184 Frondi giovanili tenuissime membranacee, nello stalo adulto più o meno vestite di calce e di colore ora cretaceo-albido o candido, ora roseo-porporino, dal centro alla periferia talvolta irregolarmente fessurato-tagliate, al dissopra più raramente squamoloso-imbricate, infine confluenti più o meno con altre vicine frondi, donde la ma- trice sembra quasi spolverata di farina. Le serie delle cellule di cui la fronda si compone sono larghe 8-12 {j.. Fronda monostromatica, vicino ai concettacoli distromatica. Concettacoli sparsi per tutta la fronda, addensati, del diametro da 100 a 200 ji., quelli sporangiferi hanno il poro circondato da cellule allungate piliformi. I miei esemplari mi suggeriscouo le seguenti osservazioni. Frondi giovanili puntiformi, raramente esilissime e subpellucide, in generale tosto ben calcificate, cospargenti la matrice come una bianca spolverizzazione di farina sgranulata. Vedendo una tale ab- bondanza di produzione, fa nascere il sospetto se non possa trattarsi di un'innumere suddivisione delle spore, d'onde l'enorme quantità delle germinazioni. Si sa che nell'accrescimento la maggior parte di queste piantine perdono la loro individualità nelle comuni confluenze, senza che di tale riunione rimanga alcuna traccia delle solite sovrap- posizioni che avvengono per mezzo dei margini. Si danno invece, ma raramente, casi opposti, e cioè di sovrapposizioni sopra una fronda evoluta, nel che però è da ravvisarsi il prodotto di una ge- nerazione posteriore. Non è forse lontano dall'argomento un altro fatto. Allorché le spore si apprendono p. e. ad esili fili di una Cladophora, la clorofi- cea ci si presenta bensì più o meno cosparsa di bianca polvere, ma della Melobesia io non vidi mai alcun individuo portato a maturazione, ciò che invece è normale nel Litìiothamnìon Patena la cui unione alla matrice si limita ad un solo punto basilare, ed è unicamente per questo fatto che sceglie per matrice le suddivisioni filiformi di Ballia, ecc. Dirò di più : di un ricco cespo di Cladophora rupesirìs infarinato di Melobesia, venutomi in riesame dopo io anni di erbario, constatai che quasi tutta la polvere bianca se n'era staccata e riu- nita in fondo alla busta di custodia. Che nei casi di questa natura possa avvenire nel mare un disseminamento di profughe frondicine in cerca di una più consentanea matrice, io non oserei asserirlo senza le prove, ma, se mai, non sarebbe da stupirsene. Quello che 185 è certo si è che la specie in esame (e forse non sola), oltre che esi- gere pel suo completo sviluppo una matrice piana di almeno 5 mill. di diametro, manca di qualsiasi attitudine all'involgimento di una matrice insu(][iciente, ed è appunto in tal caso che si pensa ad una vìrtiide amica che vi provveda altrimenti. Ecco ora un esempio di spazio matricale appena appena suljiciente. Ce l'offre una foglia di Posidonia recante diversi individui evoluti di M. farinosa. Vediamo che quelli centrali alla pagina della Najadacea hanno un perimetro perfettamente tondo, mentre quelH vicino al margine sono assai ob- lunghi. Inoltre il margine di questi ultimi, mentre è curvilineo dal lato interno della matrice, è invece rettilineo nel lato opposto, cor- rispondente cioè al margine della foglia di Posidonia. Qualsiasi alga avvolgente, girato il sottile spessore della matrice, sarebbe brava- mente passata dall'altra parte. Non cosi la nostra specie che si fermò come sull'orlo di un abisso di cui ci fa capire il proprio orrore in- crassando e corrugando il suo margine rettilineo, quasi tentasse di retrocedere ('). La fìg. 107 lettera a dello Hauck, riprodotta da quella del Rosa- noff, ci presenta la visione in piano di un giovane tallo, da cui ap- pare una struttura cellulare concentrica. Come di consueto, le cellule sono rettangolari-subquadrate, disposte in file radianti dal centro alla periferia. Le file stesse sono però ben lungi dal presentare quella consistenza e regolarità proprie del gruppo dei Liihothainnion Patena, MiicUeri, scuielloides, e ciò non poteva essere per la ragione che le cellule, avendo pressoché tutte le uguali dimensioni, ne consegue che non tutte le serie radianti possano avere in modo diretto il loro punto di partenza dal centro della fronda. Molte serie 0 file radiali che si possono distinguere in primarie, secondarie ecc. vengono a formarsi durante i successivi periodi di accrescimento del tallo, di guisachè le origini rispettive sono sempre tanto più distanti dal cen- tro quanto più hanno luogo in punti da questo lontane. In altre pa- role : nei Litìwthamnion predetti si hanno file semplici e quindi in- (^) Se è sopra un fatto di questa natura (ciò eh' io ignoro) che il Solms ha designato una M. inaequilatera, la distinzione non avrebbe ragione di essere, in quanto il divario dipende, come si è visto, da una causa meramente accidentale e non costante. 186 teramente di diretta provenienza centrale; in Melob. farinosa mwQCQ si hanno file di 2-Ó volte acutissimamente dicotome il cui angolo e talvolta appena discernibile o si nasconde affatto dietro speciali cel- lule apicali, nel corpo stesso della fronda, di origine carpogena, cioè sedi avvenire di concettacoli (*). Nelle lobature 0 squamale poi, la radiazione delle file cellulari non è più concentrica, ma partente dal basso e dirigentesi in modo flabellato verso i margini. Concettacoli piccolissimi, numerosi, assai prominenti, talvolta con più 0 meno confluenze d'aspetto verrucoso, d'onde, forse la sinoni- mia di M. verriica/a. Cellule peristomatiche oblunghe subclaviformi, inflesse sul vano dell' ostiolo, non suscettibili, a quanto pare, di ulte- riore accrescimento. a. Melobesiaverriicata. Isola d'Elba, magg. 1870. leg. Marcucci(-). b. M. farinosa Lamx. Golfo d'Ajaccio. Det. Reinbold, leg. Bor- gese. e. M. verrucata. Al Lazzaretto d'Ancona, leg. Caldesi. d. M. farinosa Lamx. Sopra ' Callophyllis. Cherbourg 14-11- 1853. Bornet. e. Idem Duon. Roscoff, Sept. iqo3. Coli. J. Chalon. Ó08. Melobesia Le-Jolisiì Rosan. Rech. Melob. p. 62. Aresch. Obs. Phyc. HI, p. 3; Solms Corali, p. 1 1 ; Hauck Mee- resalg. p. 264; Ardiss. Phyc. Medit. 1, p. 446; Weber van Bosse Bijdr. Algenti van Nederland 1886, p. 3; Farlow Mar. Alg. New Engl. 1881, p. 180 = Melobesia membranacea e Melobesia farinosa di alcuni autori (partim). Fronda adnata totalmente con la pagina inferiore, rosea 0 ere- , taceo-bianca, piana, suborbicolare, infine lobata confluente; concetta- I f*) Seppure non trattasi di eterocisti, come opina Rosanoff. (2) Gli esemplari distribuiti col nome di Melobesia verrucata nell' Erbario Critt. ital. dal Marcucci, accanto alla Melobesia farinosa hanno anche la Me- lobesia {Dermatolithou) pustulata. Cfr. De Toni G. B., La flora marina dell' isola d'Elba e i contributi di Vittoria Altoviti-Avila Toscanelli pag. 61 ; Padova 1916 ; Lemoine P. (Mad.), Catalogne des Mélobésiées de 1' Herbier Thuret pag. LXIV (Soc. Boi. de France T. LVIII, 191 1). 187 coli piccoli, appena sporgenti, subpiani, muniti d'ostiolo, addensati. Anteridi e cistocarpi ? Hab. sulle foglie delle Zosteracee, raramente sopra alghe ; nel golfo di Genova; nel Mare Jonio alle coste della Sicilia (Ardissone); nel golfo di Napoli (Berthold, Solms); nell'Adriatico (Hauck, Heydrich); nell'Atlantico alle spiagge Neerlandesi (A. Weber van Bosse); coste di Francia (Rosanoff, Chalon) ; Mare del Nord (Hauck); coste occi- dentali dell'Atlantico a Wood's Holl (Farlow) e a Key West (Howe) ; Mar Nero (Woronichin). Frondi dapprima minutissime, maculiformi, rosee, orbicolari, indi lobate e fessurate, più spesso confluenti, monostromatiche nell' ipotallo, 2-3-stromatiche intorno ai concettacoli. Concettacoli del diam. da i5o-20o "j.., ostiolo col margine munito di cellule allungate. Secondo gli esemplari osservati, le caratteristiche esteriori di questa specie si differenziano dalla precedente per l'abbandono della forma polverulenta nel primo stadio della sua vegetazione. Le nuove piantine si dimostrano assai meno indurite dalla calce e tosto appia- nate anziché granulose, sottili, rosee o bianco-cretaceo sulle foglie di Posidonia, rosee o bianco-azzurrine sulle foglie di Zostera. Inoltre, il loro perimetro subtondo assai per tempo si allunga e in tale forma allungata sempre si mantiene nelle conseguenti confluenze dovute all'accrescimento degli individui viciniori che si saldano in modo da celare ogni origine della fronda cos'i aumentata. In tale stato si hanno delle lamelle subpellucide e sottili per povertà di calce, assai bene prestantisi alle osservazioni superficiali fatte nel secco, e più atte alle pronte decalcifìcazioni sempre necessarie per metterne in rilievo la struttura (*). Nello stato di completa e matura evoluzione, si ha frequente l'esempio di foglie di Posidonia interamente coperte in ambe le pagine di uno strato bianco, opaco, compatto, uniforme, nel quale solo con una buona lente è dato rilevare i minutissimi concettacoli poco prominenti, sparsi senza alcun indizio di quel relativo ordine che sarebbe lecito supporre in una massa composta di molte centi- (*) La preparazione si deve farla direttamente sul vetro di osservazione, al- trimenti con difficoltà si potrebbe rinvenire in un bagno a parte una frondicina minutissima ed incolore per trasportarla, con pericolo di guasti, sotto il micro- scopio. 188 naia d'individualità che per la loro evoluzione migliore si sono riu- nite in colonie. Anche in questa specie si ripete la nessuna attitudine all' avvol- gimento della matrice. Le eccezioni al riguardo si possono trovare, forse unicamente, in quelle antiche specie di Melobesia state aggre- gate ad altri generi o che diedero luogo alla formazione di generi nuovi, ciò che ha pure il suo significato. A proposito delle fruttificazioni della M. Le-Jolisìi, occorre ricor- dare un episodietto di cui non mi so rendere perfetta ragione. F. Hauck, op. cit., nella fig. 108, lett. a, riprodotta da quella del Rosanoff, ci presenta la sezione verticale di un concettacolo tetra- sporangifero della Melob. di cui si tratta. Due sporangi, uno per lato, ancora reniformi per la pressione esercitata su di essi dalla parete concava del pericarpio, non hanno peranco traccia di divisioni, men- tre due altri centrali, oblunghi, rettilinei, sono chiarissimamente zo- nato-divisi in quattro spore. Di conseguenza lo Hauck spiega la fig. con la dizione di Conceptaìiel mit Telrasporangien. Dalla Sylloge Alga- rum di G. B. De Toni ora apprendo che il Rosanoff ha invece de- scritto e figurato un concettacolo come cistocarpifero, ciò che conferma il Foslie (^). Dev'essere accaduto che nella riproduzione il disegnatore o lo Hauck stesso hanno involontariamente cambiato il sesso alla natura della fruttificazione, tramutandola da femminile in sporangiale. Operando, nel modo che ho detto, sopra una frondicina lamel- lare subpellucida, e cioè dapprima nel secco, si constata una super- ficie cribrosa per effetto ottico della combinazione minerale con quella vegetale. Non potendo disporre di un ingrandimento fino ai òoo diam. come sarebbe richiesto, non posso controllare la parte h della fig. 107 di Hauck, dove si dà l'aspetto in piano di M. farinosa in quella parte da me qualificata in M. Le-Jolisii come semplicemente cribrosa. La realtà, come ha illustrato il Rosanoff, è ben più compli- cata, né io intendo entrar in merito alla medesima. Qui ho voluto accennare semplicemente ad un fenomeno sul cui grande interesse chiamo T attenzione dei giovani studiosi. (1) Il BoRNET è del parere che gli organi descritti dal Rosanoff come cisto- carpi, evidentemente non rappresentano che una forma di fruttificazione tetraspo- rica. Foslie è del parere contrario. 189 Poter ottenere col solo mezzo della raschiatura della matrice, dei concettacoli isolati, è già un buon risultato. Nel secco questi pe- ricarpi sono tondi, leggermente compressi ai poli, col polo, diremo così nord, munito di un'appendice lineare. Pure in tale stato, hanno già qualche trasparenza attraverso la quale si possono intravvedere dei corpi tondi che, fin da tale momento, non si può esitare nel ri- tenerli come cistocarpi. Basta una goccetta cloridrata per ottenere che la trasparenza si faccia completa. Si comprende come l'azione del bagno possa aver aumentato, sebbene di pochissimo, la grandezza del concettacolo il quale serba però sempre la stessa forma che nel secco. (*) L'esteriore parete dell'invoglio si vede costituita da esigue cel- lule ialine disposte in file obliquamente radiato-flabellate, cos'i esili che a prima impressione fanno credere a fibrille rafforzanti la men- brana cuticolare. L'appendice lineare che sovrasta il sommo della sfera cistocarpifera si è delineata in un ciuffetto rigido di cellule al- lungate piliformi, verticalmente erette. Interessanti sono l'origine e l'accrescimento di queste cellule peristomatiche. È da notarsi che fra le relativamente grandi cellule parietali, subquadrato-rettangolari, e la cuticola del concettacolo hanno posto delle celluline triangolari disposte in un'unica serie, visibili solo ad un forte ingrandimento. Queste celluline si fanno invece subtonde nel peristoma dove pro- ducono delle cellule assai allungate subclaviformi, che si dispongono orizzontalmente formando cos'i opercolo alla cavità del concettacolo. Successivamente queste stesse cellule, entrando in un secondo pe- riodo di vegetazione, si allungano gradatamente più del doppio as- sumendo nel medesimo tempo la direzione verticale. Che quest'ultimo fenomeno sia proprio esclusivo a due sole specie di Melobesia, è quanto non venne, forse, finora bene stabilito. Chiarificato nel modo predetto lo spessore del concettacolo, spic- cano in esso le carpospore (ne contai fino a 12), subtonde, oblungo- obovate, a diverso grado di sviluppo, aventi quel giallorino proprio {}) La cit. fig. dello Hauck ci dà invece un concettacolo schiacciatissimo, ciò eh' io riterrei quale un effetto della preparazione combinato con la pressione esercitata dal taglio verticale ; la quale riesce tanto più grande quanto più esa- gerato ebbe a riuscire il provocato rammollimento del preparato. 190 del roseo o del porporino stinti, e mostranti V interno farcito di cor- puscoli. Il diametro dei concettacoli è da i5o-2oo [x. Cosi ancora una volta si stabilisce che finora i concettacoli co- nosciuti nella specie di cui si tratta sono sempre con cistocarpi, ri- manendo ignoti, per quanto è a mia cognizione, quelli tetrasporiferi e quelli anteridiferi. a. Melobesia Le-Jolisii Rosan. Sopra Zostera et Posìdoiiia. Chenal de la Jle verte à Roscoff, Aoùt 1900, Coll.J. Chalon. b Idem. Key West, Florida (Stati Uniti). By Marshall A. Howe. 609. Melobesia Cymodoceae Fosl. New Melobesiae (1901) p. 23. Croste o macchie bigio-rosee, dapprima orbicolari, infine con- fluenti e irregolari, monostromatiche, eccetto la regione presso i con- cettacoli; concettacoli sporangiferi ora solitari, ora radunati, subemi- sferico-conici. Hab. le foglie di Cymodocea antarciìca a Port Phillip, Nuova Olanda (F. Mùller). Cellule basali (nella sezione verticale) 10-12 v 7, viste in superficie 12-18=^8-12 [j.. Concettacoli sporangiferi del diam. 200-280 [a; sporangi zonatamente divisi, iio^^^SS [x. Primo stadio di vegetazione non polverulento, ma tosto squa- miforme-membranaceo. Confluenze spaziate, che dove riescono fitte rivelano sempre le delimitazioni delle singole frondi. Frondi in ori- gine subtonde, presto concettacolifere, le sterili subdiafane, cosi sot- tili che mostrano, talora, dei rilievi corrispondenti alla nervazione della foglia matrice. Le più grandi macchie di confluenze hanno un perimetro variabilissimo, non esclusa la forma oblunga angolato-ret- tilinea, senza che ciò derivi da cause dovute ad accidentazioni della matrice. Nei cauli della Cymodocea, cui l' alga pure si apprende, si potrebbe talvolta in questa ravvisare una certa attitudine all'avvolgi- mento, ma ciò non è che un'apparenza in quanto si tratta di con- fluenze, ossia di più frondi espanse in una regione che, pel suo dia- metro potrebbesi dire pianeggiante nei rapporti con la piccolezza delle singole frondi considerate come ognuna a sé stante. Vista in superficie, la specie si mostra composta di cellule esi- gue, ialine, rettangolari-subquadrate, spesso subalternate da altre 191 subtonde, un po' più grandette, subeterocistidee, lucidissime, dispo- ste in file radiato-flabellate. Nel flabello subtondo celluioso delle stesse giovani fronde ancora isolate si osservano delle elegantissime manifestazioni. Si tratta di un cerchio perfettamente tondo, composto di cellule relativamente grandette, lucide, avente per centro un altro cerchio formato di cel- luline. Quest'ultimo, alla sua volta, ha una semplice cellula centrale, grandetta. La periferia del cerchiettino intermedio è collegata alla grande periferia del cerchio maggiore da una fìtta raggiazione di fili composti di celluline esigue. Questo singolare fenomeno, posto in rilievo mediante la compressione del preparato fra due robusti vetri, ci viene spiegata dagli sporangi roseo-dorati che, sfuggiti dalla loro sede, si trovano sparpagliati all'intorno assieme a certe lunettine fal- cate, dello stesso colore, e altro non rappresenta che un concettacolo tetrasporangifero reso ad un unico piano per effetto dello schiaccia- mento avvenuto dall' alto in basso, in seguito a che il centro della sua base venne obbligato a coincidere col centro dell' ostiolo, tanta è la maravigliosa euritmia che presiede a queste organizzazioni ! Le lunette falcate, pure sfuggite dal loro ambito (alcune volte si possono però trovare ancora al loro posto), rappresentano il fondo del con- cettacolo su cui basavano i filamenti sporiferi che si trovano pari- menti ma isolatamente espulsi col trattamento suddetto. Fra i parecchi che si possono trovare nella presente opera, ho creduto aggiungere anche quest'altro amusemenl scìentifique per acuire nei giovani studiosi il senso critico di fronte a consimili sorprese che può riserbarci il microscopio. a. Melobesia Cyniodoceae Fosl. Nuova Olanda. Leg. Mueller, det. A. Mazza. òio. Melobesia coronata Rosan. Rech. Mélob. p. 64. Fronda orbicolare, poscia reniforme, parcamente lobata, grigio- rosea ; concettacoli (carposporiferi ?) . 1-9 in quaqiie crusia, spesso disposti in cerchio, più grandi che non in M. Le-Jolisii, conici, ostiolo coronato da peli assai lunghi. Bah. sulle frondi di Pollexfenia pedìcellata alle spiagge d'Au- stralia (Mueller in Erb. di Lenormand e di Mazza). — Sporangi (car- 192 pospore r) in quatuor loculamenta divisa come furono disegnati da Rosanoff. Se a questa cosi misera, e non a su(]ficienza chiara, si limitasse la descrizione del Rosanoff, bisognerebbe convenire ch'egli siasi tro- vato nel mio stesso imbarazzo. (Le due interrogazioni, molto a pro- posito, si debbono al De Toni). La matrice si spappola sotto l'azione degli acidi, mentre si spez- zetta nel secco, donde l'ingombro di materia estranea ed oscurante nel primo caso, e la di^icolta di una buona raschiatura nel secondo Superati in qualche modo questi inconvenienti, bisogna rifarsi da capo per trovare dei concettacoli che sono piuttosto radi, e più rad ancora i maturi. Ci si trova per lo più dinanzi a concettacoli vacu o con sporangi in via di formazione così iniziale da prestarsi a dop pie interpretazioni. Ripetuti più volte gli esperimenti, mi riusci di mettere chiarissimamente in sodo la natura tetrasporangifera delle fruttificazioni coi tetrasporangi egregiamente quadrizonati. Dal canto mio ritengo che anche lo stesso egregio Autore non abbia viste altre fruttificazioni all' infuori di queste, altrimenti si sarebbe ben più con- cretamente e specificatamente espresso nei riguardi cosi dei concet- tacoli tetrasporangiferi, come di quelli cistocarpiferi. La giovane generazione non si presenta come un pulviscolo minutissimo spessamente e subuniformemente sparso, ma bensì in gruppi distinti, in seguito confluenti coi più prossimi, conservando sempre ben definite le singole originarie individualità sotto la forma di minutissime granulazioni tonde. Questo fatto non sembra estraneo alla determinazione delle forme assunte dal perimetro delle confluenze, che sono quanto mai variabili, ma non mai di natura avvolgente (*). 11 colore è di un bigio-rossastro-vinoso, eh' io non ebbi mai a riscon- trare in alcun' altra Melobesia. I concettacoli sono più grandi che non in M. Le-Jolisiì q, al pari che in questa, sono muniti all'ostiolo di lunghe cellule piliformi sulla cui natura si è discorso al n, óo8. In superficie si palesa composta di cellule relativamente assai (') La Pollexfenia matrice ne resta invasa su ambo le facce. La stessa ma- trice si apprende ai cauli di Cymodocea antarctica i quali recano talora una pianta crostacea, di colore biancastro ed avvolgente. Verificai che non si tratta di una Melobesia ma bensi di una Squamariacea, forse nuova. 193 più grandi di quelle delle specie precedenti, roseo-vinoso-diluito-tor- bide, rettangolari e subquadrate, più grandi nella parte mediana delle file con cui si dispongono. File longitudinali, subperpendicolari nella stretta zona centrale della fronda, flabellato-radiate nelle vastissime zone laterali. Cuticola dermatica esilissima ma piuttosto tenace. Di questa specie il Foslie (New sp. or forms of Melob., 1902, p. 9) ebbe a rilevare una forma zonata Posi., cosi caratterizzata : croste orbicolari o quasi, concentricamente zonate; concettacoli sub- conici 0 conici, in parte da i5o-200 e in parte da 25o-3oo |i di dia- metro. Sulle frondi di Lenormandia spectabilis a Port EUiot, Austra- lia meridionale (Sig.^ Brumsert; Reinboldj. — Croste del diam. di un cent, e oltre, talora parecchie insieme confluenti. Concettacoli veduti vacui per quanto di dimensioni diverse, forse in una sporangiferi o anteridiferi, in altra carposporiferi. a. Melob esìa coronata Rosan. Australia, leg. Ferd. Mueller. Det. A. Mazza. Genere GONIOLITHON Fosl. (1898). Foslie Syst. of Lithoth. p. 5; List of Sp. of Lithoth. p. 8; Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. i5. (Etym. gene seme, lìthos pietra) ('). Fronda litofiUidea; eterocisti numerose nel tallo o qua e là sparse. Concettacoli sporangiferi superficiali o subimmersi, conici, all'apice al- lungati o sopra il mezzo costretti, parte superiore degli sporangi spesso decidua nella maturanza riducendo allora i concettacoli alla forma emisferica o conica, ostiolo Grassetto; sporangi m.uniti di pe- dicello allungato sorgenti per tutto il disco basale, disco congiunto (*) Non conosco la citata opera, e quindi se il Foslie abbia esposta la ra- gione di un tal nome (che potrebbe derivare anche da gonia angolo o da goìiy articolazione). Posso dire unicamente che, ad onta della decalcificazione, i con- cettacoli di G. Reinboldi, sotto la forte compressione fra due vetri oppon- gono una resistenza che è vinta solo quando si è, con 1' insistenza, provocato quel crepitio speciale che si accompagna alla meccanica stritolazione dei granuli di sabbia. Che anche organi interni possano, per eccezione, calcificarsi, si potreb- bero addurre altri esempi; basti quello deWo Halarachnion calcareiim 0\^a.m. i cui fili midollari presentano pure lo stesso fenomeno. 13 194 alla copertura da fili sottili spesso scomparenti nell::i maturanza. Con- cettaceli carposporiferi superficiali, conici, spesso allungati all'apice, poro apicale Grassetto. Lo stesso Foslie vi ha distinto i seguenti due sottogeneri : Subg. I. Cladolithon. — Tallo ramoso. Concettacoli sporangiferi nella maggioranza superficiali con apice prolungato piuttosto breve. Subg. 11. Herpolilhon. — Tallo crostiforme. Concettacoli sporan- giferi subimmersi, ad apice prolungato o verso il mezzo costretti, con la parte superiore infine spesso decidua. Abbiamo visto nel prospetto dei generi che T ipotallo è pluri- stratoso e che gli sporangi si sviluppano solo alla periferia del con- cettacelo, la parte centrale essendo occupata da parafisi. La creazione del genere si deve al Foslie, prendendone a base alcuni fra i già componenti i generi Lithothamiiion, Lithophylluin e Melobesia, poche essendo le altre piante non precedentemente men- zionate (epperò non aventi sinonimie) che vi entrarono a far parte. Diverse sono le forme distinte dall' A., né mancano dubbi sulla ge- nuinità di almeno una mezza dozzina di specie. Tutto sommato, la Sylloge Algarum di G. B. De Toni ne menziona 21 specie di cui parecchie assai lontanamente distribuite. La struttura è più o meno analoga a quella degli ora indicati generi, ma con la complicazione di un elemento che può dirsi nuovo pel suo speciale sviluppo che ivi assume : quello delle elerocisti di cui peraltro si ebbe a fare un fuggevole accenno in due Melobesia, per non dire delle sue manifestazioni in alcuni generi delle Mizoficee, salvo forse una diversa significazione e una diversa struttura. Nei riguardi del gen. Goniolithon^ non avendo lo scrivente materiale suf- ficiente per occuparsene in modo generico, dovrà limitarsi a quel poco che se ne potrà dire trattando dell' unica specie di cui in ap- presso. óii. Goniolìthon Reinboldi A. W. v. Bos. et Posi. mscr. = Litìiopìiyllum Reinboldi A. Web. et Posi. Three new Lithoth. (1901) p. 5, Lithophyllum cerebelloides Heydr. Ein. trop. Lithoth. (1901) p. 405. - Croste dapprima tenui, producenti dei rami densamente serrati 195 brevi fastigiati, anaslomosanti, più o meno punteggiati con gli apici rotondato-incrassati e ottusi, infine formanti dei noduli globosi; con- cettacoli sporangiferi addensati, convessi ma poco prominenti, del diametro da 300-400 [a ; concettacoli cistocarpiferi ignoti. Hab^ sui Corallidi ed altri corpi alle isole dell'arcipelago della Sonda (Exped. Siboga) ; alle isole Samoa (Mus. Godeffroy) e spiag- ge di Sansibaria (Dott. Stuhlmann); alle isole Maldive e Laccadive (S. Gardiner) ; all'is. Tami (Bamler, Heydrich); alle is. Hav\'ai (sig."" J. E. Tilden). Croste nella prima età 4-6 cm., poscia raggiungenti oltre gli 8 cm, di diam. Tetrasporangi i25'=?So ^.. Secondo Foslie, questa spe- cie sarebbe prossima al Gon. Boergesenìi Posi, di S. Croce delle Indie occidentali. Quella compiacenza con cui le Corallinacee si passano tosto dal mare all'erbario, viene scontata talora ben penosamente allorché trat- tasi di studiarle. La specie di cui si tratta è tra le fastidiose da decalcificare e tra le difficili per lo studio della struttura, quando non si possiedano tutti i segreti chimico-meccanici dell'arte preparatoria congiunti ad una grande pazienza. Sulla descrizione sopra riportata è facile formarsene un concetto esatto del suo portamento il cui controllo peraltro richiederebbe ma- teriale in ogni fase di sviluppo, da sottoporsi per 24 a 48 ore (se- condo la massa) ad un bagno di acido cloridrico concentratissimo, operazione questa ch'io limitai ad una porzione marginale di una fronda evoluta. Ciò volli stabilire a parziale giustificazione delle mie insuljìcienti osservazioni. L'unico mio esemplare, del diam. massimo di 3 cm., ha una forma subsferica, irregolare, troncata alla base per la quale si ricon- giungeva ad un lobo sporgente di un vecchio substrato di polipaio corallino. Il nucleo (matrice) dell'alga consiste appunto di tale ma- teria. Lo strato superficiale è formato di noduli globoso-emisferici, in parte a convessità unita, in parte munita al sommo di una fosset- tina puntiforme o lineare. Il colore è cretaceo con una sfumatura di azzurrino- verdognolo. Allo stato naturale, la fronda ha lo spessore di un mill. circa. In seguito alla decalcificazione un tale spessore dovrebbe essere di- 196 minuito, ma, in effetto, lo troviamo invece aumentato fino a due min. in seguito all' inturgescenza prodotta dal lungo bagno cloridrico. Si ottiene cosi una crassissima membrana cenerognola o leggermente giallorina, tenera, carnoso-gelatinosa, opaca, che bisogna lasciar es- siccare per trarne delle sezioni così sottili da lasciar trasparire, sotto il microscopio, l' intima struttura. L'ambito della sezione trasversale di una porzione subpianeg- giante marginale è dittico ad estremità un po' prolungato-ancipiti ; il perimetro è subintegro o variamente accidentato da piccoli lobi rotondato-angolati a margine continuo o accidentato. La periferia, in uno solo dei lati, presenta inoltre dei peli cortissimi, ialini, unicellu- lari, semplici (rizine della faccia adnata). In quanto all'interno, la prima impressione è quella di una grande quantità di cellule speciali grandi, mediocri e piccole, elitti- che, obovate, tonde, ialine le piij giovani, ialino-ambrine e un po' torbide le mature, le quali tutte, meno che nel margine, ricoprono il vero tessuto proprio della famiglia, che è quello delle file radiato- flabellate composte di cellule rettangolari. È evidente che nelle de- scritte cellule anormali debbansi riconoscere delle eterocisti, di na- tura forse disseminativa, come avviene anche in talune altre floridee di scarsa o non ancora conosciuta produzione di frutti tetrasporici o carposporici. Nel nostro caso la supposizione parrebbe in certa guisa confermata dal fatto che con la semplice compressione fra due ro- busti vetri le cellule in questione si possono eliminare cominciando dalle più mature siccome libere, poscia dalle laterali e, fino ad un certo punto, anche dalle intercalari, facenti cioè parte delle file di cellule normali componenti il tessuto della fronda, che, in tal modo, si riesce a mettere più o meno interamente allo scoperto. (') Ho osservato che in taluno dei punti dove le file strutturali vengono ad interrompersi in seguito al distacco di una cellula nor- male fattasi eterociste, vengono a determinarsi dei fili riziniformi, (^) « Le eterocisti delle Corallinacee, ossia cellule perforate particolari, hanno un significato, credo, diverso da quelle omonime delle Mizoficee, e fu il Rosanoff ad osservarle nella Melobesia farinosa ; le eterocisti mancano nella Melobesia Lejolisii, tipo del gen. Heteroderma, come pure mancano in Lithophylluìn e Li thothamnion » . G. B. De Toni, in lett. 31. 8, 1916 ad A. Mazza. 197 articolati, brevissimamente ramosi coi rami ravvicinatissimi, cimali, capitulati o substellati. Se ciò avvenga in natura o debbasi alla vio- lenta pressione artificiale, come pure se le eterocisti laterali non siano che eliminazioni naturali di quelle stesse già intercalari, è quanto non posso dire per mia esperienza, non conoscendo quanto, al riguardo delle eterocisti, fosse stato pubblicato da qualche autore. Che se questi prodotti sieno poi in ogni loro particolare all' intutto simili a quelli osservati in Litìiolhamnion membranaceum, nemmeno so assicurarlo, non avendo in essi potuto stabilire se siano o no perforati, certo mancano di pigmento. Fu appunto negli esposti esperimenti che constatai nei concet- tacoli (tetrasporiferi) il fenomeno di una parziale calcificazione, ciò che diede origine (così io credo) al nome del genere, come già ebbi a notare. Aggiungo infine che la compressione può provocare innanzi tempo la deciduità della parte superiore prolungata dei concettacoli. Osservazione. — Nei riguardi delle speciali cellule, quasi extra- strutturali, che, per mera analogia, si è convenuto anche qui di men- zionare sotto il nome di elerocistl, si fa ora seguire quanto in pro- posito me ne scrive il prof. Achille Forti in sua lettera del 23 set- tembre 1916. «Le eterocisti o eterociste nelle Missoficee sono per l'appunto cellule scolorite, povere di contenuto, perchè hanno intercettata ogni comunicazione con le cellule vicine inframembranose e nelle Nosto- chinee particolarmente degenerando facilmente agevolano lo stacco degli ormogonii, i propagoli di questi strani organismi. Non conosco eterociste nelle Corallinacee né mi risulta che altri ne abbia descritte, nemmeno il recente manuale di F. Oltmanns ne fa cenno ». In data del 28 detto mi soggiungeva: «Quanto mi scrive sul Gomolithon Reinbolbi è davvero assai interessante, e costituendo un fatto nuovo, è bene ne faccia materia di una comunicazione, come del resto mi pare sia disposto a fare. Non veggo perciò il bisogno che io debba, come che sia, toglierle il merito del suo reperto. Data la cortese profferta ed appena ne abbia il destro, ossia in novembre, vedrò se mi riesce di eseguire una microfotografia di coteste etero- ciste, e se mi riuscirà abbastanza bene, ne faremo una tavola da allegare al suo lavoro ». 198 5o4- Lithophyllum Reìnboldi Weber et Foslie. Waialua, Oahu, Territory of Hawaii. J. E. Tilden, ii Je igoo. Det. by Dr. Kjellman. Notabene. — Questo n. 504 si riferisce alla distribuzione della Tilden e non al Saggio presente. Genere DERMATOLITHON Fosl. (1900). Foslie, Revis. Syst, Surw. of Melob. p. 21. (Etym. derma cute, lithos, pietra). :^=^ Melobesia, Lithothainnìon, Lithophyllum sp. di alcuni autori. Fronda come nel gen. Melobesia. Concettacoli sporangiferi sub- immersi, emisferico-conici, muniti di apertura apicale, sporangi prov- visti di un breve pedicello sorgenti dal disco basale subpiano tra parafisi libere claviformi. Concettacoli carposporiferi subimmersi, emi- sferico-conici a poro apicale pertugiati ; carpospore accompagnate da parafisi. Questo genere in Sylloge Algarum viene dal De Toni conside- rato piuttosto come un mero sottogenere di Melobesia, epperò non distinto da questa nel prospetto dei generi a p. 171Q di detta opera. Osserva peraltro che i caratteri di Melobesia sono da emendarsi pel fatto che in talune specie presentano un tallo pluristromatico. L'au- tore del gen. Dermatolithon è pure dello stesso parere, ma sembra che abbia voluto accentuarne la distinzione col fatto dell' ipotallo poco sviluppato., come risulta dal prospetto qui premesso alla fam. delle Corallinacee. Ora a tale riguardo è lecito ricordare che J. Comère, riferendo sul Saggio di classificazione delle Melobesiae (basato sulla struttura anatomica) quale fu proposto dalla sig. Lemoine, rileva come /' hy- pothalle 11 est plus reconnaissable, et probablement représentè par l'as- sise basilaire des cellules, que rien ne dijperencie des autres cellules du tissu (^). Dunque da questo lato il gen. Dermatolithon non si differenzia dal gen. Melobesia, pure emendato in fatto di polistromatismo, d'onde (1) Nuova Notarisia, Luglio 191 1, p. 152. 199 una ragione di più per informarci di quanto avviene a proposito dell' ipotailo nel nuovo gen. Foslieano. Le manifestazioni al riguardo forse variano da specie a specie, e gli stessi specialisti si trovano talora nell'imbarazzo sul senso d'accordarsi all' inferiore strato quale si manifesta nelle varie specie, al punto d'attribuire ad alcune di esse l'appartenenza ad altri generi ('). Se ne conoscono sei specie, di cui due dubbie, quasi tutte del- l'Atlantico, Mediterraneo e Adriatico. 612. Dermatolìthon pustulatum (Lamour.) Fosl. Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (190Ó) p. 21. Melobesia piistu- lata Lamour. Polyp. fléx. p. 3i5; Kuetz. Spec. p. 696; Harv. Ner. austral. p. 110; Aresch. in J. Ag. Spec. Il, p. 5i3; Heydr. Corali, insbes. Melob. (1897) p. i5; Rosan. Rech, Mélob. p. 62; Hauck Mee- resalg. p. 265, fig, 109; Ardiss. Phyc Medit. I, p. 446. Melobesia verrucata Lamour. partim, Crouan FI. Finist. p. i5o (in Fuco). Fronda totalmente adnata con la pagina inferiore, indi crassa convesso-pulvinata, suborbicolare, imbricata, infine confluente ; cisto- carpi cospicui, sparsi per quasi tutta la fronda. liab. sulle floridee e altre alghe, nell' Atlantico dalle spiaggie inglesi in giù comprese le Canarie, nel Mediterraneo e Adriatico, nel Mar Nero, all' isola Norfolk nel Pacifico (Harvey), ai lidi del Giappone (Martens), e isola di Formosa (Heydrich). Fronda nell' inizio piana, suborbicolare, ma gradatamente con la vegetazione lamelloso-imbricata al di sopra e più o meno a cusci- netto, di colore rubescente, virescente o bianco, del diam. di 2-10 milk, infine confluente con altre frondi costituendo una crosta più o meno indeterminata crassa mono-pauci-stromatica. Concettacoli mammelliformi, del diam. di 3oo-5oo ji. Se il carattere dell' ipotallo poco sviluppato fosse proprio il mar- chio precipuo del gen. Derniatolithon, questa specie, in certi casi, (^) A proposito di Dermat. hapalidìoidcs (Crn.) Fosl. {Lithophyll. Heydr.), F. Heydrich così scriveva a J. Chalon : « Il serait interessant de voir sur exem- plaires authentiques si e' est vraiment une espèce, ou bien 1' état jeune de Litìio- tlianinion Lenormaiidii». V. Chalon, List. Alg. mar. pag. 205. 200 dovrebbe ritenersi come il prototipo quale fu raffigurato dal Rosa- noff e riprodotto da F. Hauck nella fig. 109 dell' op. cit. Ivi l'aspetto della struttura, visto nella sezione verticale, è cos'i semplice che non occorre il sussidio dell' iconografia per farsene un concetto esatto. All' ingrandimento di 35o volte, la fronda (sterile) è larga ó cm. e mezzo e alta 9 mill. L'interno è costituito di due strati: il basale, composto di un'unica serie orizzontale di 20 cellule assai grandi, rettangolari, con gli angoli superiori rotondati, perfettamente perpen- dicolari alla cuticola della fronda quelle centrali, le laterali legger- mente inclinate a destra da un lato, a sinistra dall'altro ; al di so- pra di queste cellule sono disposte, in una sola serie, 17 celluline ultraesigue, sublineari, distanziate, parallele alla cuticola stessa. Ebbene, come si possono definire questi due strati r> Letteral- mente intesi, r inferiore non potrebbe altrimenti interpretarsi che come un vero ipotallo (cioè hypo, sotto il tallo), in riferimento al- l' impercettibile (nel vero) strato superiore, quando questo si volesse considerare come peritallo. Cos'i inteso questo complesso, ognun vede quanto un ipotallo cos'i enormemente pronunciato sarebbe in contrapposto con l' enunciazione di tallo poco sviluppato attribuito al genere, Senonchè qui soccorre appunto il rilievo fatto dalla sig. Le- moine, e cioè che V ipotallo non è più riconoscibile, e che probabil- mente è rappresentato dall'assisa basilare di cellule che per nulla differiscono dalle altre cellule del tessuto. In altre parole, si tratterebbe di un unico strato di cos'i grandi e robuste cellule da tener luogo di un ipo-meso-peritallo. In quanto al secondo strato sottocuticolare, altro non sarebbe che un esiguo corticc che si può trovare senza distinzione in tutte le Melobesieae, più o meno distinto, più 0 meno regolare, poiché infine non d' altro trattasi che di cellule apicali di ciascuna delle file strutturali. Non bisogna però credere che questo ora esposto sia il caso più frequente, mentre il vero è il contrario; e cioè che tanto in que- sta specie come nelle altre del genere, pure ammesso il poco o ir- regolare sviluppo del peritallo, il tessuto della fronda si presenta con un'evoluzione poco 0 polistromatica e con una distinzione più o meno bene definita fra uno strato e l'altro. La struttura cos'i se ne avvantaggia dal lato della consistenza dovuta alla maggiore mi- nutezza delle cellule componenti le file radiato-flabellate, e quindi più disposta alla produzione di concettacoli. 201 Gli esemplari da me osservati (o almeno le parti che sottoposi al microscopio) mi risultarono di questa più fìtta e più complessa struttura, constandomi inoltre che le frondi relative, nei casi d'insuf- ficienza dello spazio piano delle matrici, si mostrano suscettibili di avvolgimento. Vedo annunciato che il Moebius in Foslie op. cit., ne distinse una forma crmita a me affatto ignota. a, Melobesìa pustulata Lamour. Sopra un frustolo di Fucus species. b. Idem In Chondrus crispiis. Alg. Lusitaniae. e. Idem In Plerocladia capillacea. Azzorre, isola del Pico, 24-8-1886. Legit E. D'Albertis. 6r3. Dermatolithon Lamìnariae (Crouan) Posi. Foslie, Remarks on Melob. in Herb. Crouan (1899) p. i3. = Melob&siae Lamìnariae Crn. FI. Finist. p. i5o almeno in parte; Dermatolithon macrocarpum f. Lamìnariae Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) Crosta piana, sottile, orbicolare o suborbicolare, violaceo-bruna, fragilissima, poco lobata, con superficie fessurata; concettacoli piccoli, numerosi, assai depressi ; sporangi elissoidi, zonatamente divisi. lìab. sugli stipiti di Laminaria digitata e L. Cloustonii nell'A- tlantico ai lidi della Francia. Nei primordi degli studi relativi, pare che alla Melobesìa Lamì- nariae dei fratelli Crouan non si accordasse altro valore all' infuori d'essere considerata come sinonimia di Melob. macrocarpa del Rosa- noff, se è esatto quanto risulta nella Liste Alg. mar. di J. Chalon, p. 2o5. Al Foslie e allo Heydrich devesi il riesame di entrambe. Quest'ultimo, allorché ebbe a rivedere la sinonimia delle Corallinacee raccolte dallo stesso Chalon, a proposito di Melob. macrocarpa Rosan., si doman- dava : Est-ce bien une cspèceì Peni- e tre n ne forme jeiine d'' un Li- tìiotliamnion ìnstallé sur Laininaire (1. e), conche, forse per il primo, intravedeva la necessità d' una separazione delle Melobesìa in base al monostromatismo e al polistromatismo, ciò che venne fatto dal Foslie con la divisione loro in due sottogeneri : Eumelobesìa e Hete- roderma. Nel riferimento al caso presente, si ebbero pertanto: il Dermatolithon macrocarpum (Rosan.) F'osl. caratterizzato da un abito 202 e struttura simili a Deniiat. pitsiulatuui, da concettaceli più promi- nenti, e con distintavi una forma faerocnsis Fosl., a fronda 6-8-stro- matica e concettacoli subconici poco prominenti, con sporangi bis- pori ; e il Deniiaiolithon Laminarìae (Crn.) Fosl., caratterizzato, piut- tosto poveramente, nella premessa descrizione. Ben pensando e confrontando tutti questi particolari, ognun vede di quanta importanza si presentano gli addentellati per la ripresa di ulteriori indagini intese ad una sistemazione definitiva delle Melobe- sieae. 11 nostro G. B. De Toni, in un pensatissimo suo lavoro ci ri- cordava testé la sentenza di Massimiliano Spinola: «La vita del naturalista, qualora sia diretta dal costante e dall'unico amore del vero, è una catena di successivi pentimenti ». (^) I miei esemplari, sopra Laminaria Clousionii, si presentano sotto la forma di croste convesse, subtonde ed oblunghe, di un colore latte e vino più o meno vivido in alcuni individui, più o meno di- stinto in altri per confinare col cretaceo, e del massimo spessore di circa due milk Sollevata una crosta superficiale, constatai che questa faceva da coperchio ad altra crosta sottostante di colore più scuro e provvista di concettacoli depressi, ciambelliformi col centro rilevato in un corpuscolo emisferico. Si tratta dunque di due generazioni r una sovrapposta all'altra, d'onde l'insolito notevole spessore della crosta in apparenza unica. Ipotallo non bene individuato, di cellule grandi ma non tutte sulla stessa linea basilare, indi gradatamente impiccolendosi, formanti delle file radiato-flabellate. Tetrasporangi di un rancione stinto-scuretto, oblunghi, zonatamente divisi in quattro spore. a. Le Jolis. - Alg. marin. de Cherbourg. 255. Melobesia Lami- nariae Crouan. Sur Laminaria Cloustoni (stipite). Octobre. (*) G. B. De Toni : Alcune consideraziotii sulla Flora Blarina (Nuova No- tarisia, Aprile-Luglio 1916). 203 Genere LITHOPHYLLUM Phil. (1837) in Wiegm. (V) • Arch. Ili, I, p. 387 (Etym. lithos pietra e phyllon foglia). Hauck Meeresalg, p. 2Ó7 esclus. sp.; Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 5i2; Heydr. Corali, insbes, Melob. (1887) p. 46 in parte; Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. ló; Me- lobesia subg. Lithophyllum Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 5i5; Ardiss Phyc. Medit. I, p. 447. SpongiteSf Millepora, Nullìpara, Ceriopora partim, Pocillopora, Gleba, Tenarea sp. auct. Fronda costrutta in modo dorsiventrale, piana, variamente e0ì- gurata, robustamente incrostata di calce, più o meno adnata, a mar- gine libero 0 lassamente aderente, pluristromatica. Concettacoli come in Melobesia. Concettacoli sporangiferi immersi 0 subprominenti, a tetto nella centrai parte dapprima convesso, indi più 0 /neno ecor- ticati, infine spesso subdepressi, muniti di poro centrale. Concetta- coli carposporiferi immersi o subprominenti, convessi; carpospore in un fascette centrale accompagnate da più brevi paratisi. Oss. Il gen. si distingue innanzi tutto per avere il tetto dei con- cettacoli sporangiferi pertugiato da un foro unico, anziché Ha nume- rosi canali. Se le etimologie rispettive vogliono rispecchiare un concetto si- stematico, devesi ritenere che la prima distinzione fra Lithothamnion e Lithopliyllum (come si praticava un tempo) si basava quasi unica- mente sulle esteriorità. Ma anche a questo stesso riguardo il con- cetto è errato. Ora che, prima d'ogni altro carattere, si bada alla struttura ed alle fruttificazioni, arboscelli o cespi dei primi, ed espan- sioni fogliacee dei secondi non hanno più ragion d'essere nei rap- porti della distinzione fra i due generi. Si è andati anzi tanto oltre (*) Veggasi nella presente opera 1' Aggiunta che fa seguito alla trattazione del gen. Tenarea Bory (1832) nella quale é riportato un articolo, tolto dal Journal de Botanique, t. IX del 1905, in cui P. Hariot esprime il parere, che il genere Lithophyllum Philippi (1837) dovrebbe essere soppresso e sostituito dal gen. Te- narea in base al diritto di priorità. Si osserva però che questa non ha l' ipotallo in serie concentriche come avviene in Lithophyllum, 204 che, come abbiamo visto, alcune specie passarono dall'uno all'altro genere, e, in base ad alcune altre, vennero fondati generi nuovi. Del che si ha una prova nel più recente prospetto delle Coral- linacee, dove vediamo di quanto e per quali riguardi il gen. Litìio- phyllum ora disti dal gen. Lithothamnion. Ci limitiamo pertanto a far notare unicamente, a proposito della struttura, che in Lithotham- nion solo per alcune specie del gruppo L. Falena e L. Muelleri le cellule sono tutte quante disposte in modo concentrico, mentre in Lilhophylliun tale disposizione è limitala al solo ipotallo. In quanto all' aspetto esteriore i Lithophyllum si presentano in due forme principali : la tuberosa, che in modo più evidente implica un rameggio più di sovente nascosto nell' interno basale della massa individuale, originariamente più o meno diviso, indi più o meno confluente con le sommità soprelevate in forma di verruche o di emisferi variamente foggiati, o di creste piegolinato-labirintiformi, oppure interamente pianeggianti in lamine parzialmente sovrappo- nentisi coi margini più o meno soprelevati ; la crostacea, a frondi più sottili e meno duramente lapidee, con ramificazioni in apparenza soppresse, trattandosi di confluenze appianate che si determinano fino dalle prime evoluzioni degl'individui ma che si possono rendere più o meno evidenti nelle preparazioni più o meno decalcificate, os- servate al microscopio. Arboscelli o cespi si danno dunque anche nei Lithophyllum, contrariamente alla originaria distinzione loro dai Lithothamuiojt. I Lìtìio phyllum, come i Lithothamnion e altre piante e animali in genere, hanno rappresentanti nei musei fossili dalla natura composti durante le conflagrazioni primeve del Geode. In complesso la Sylloge Algarum di G. B. De Toni ne enumera oltre una sessantina, sparsi in ogni regione del globo, né è detto che altri non se ne possano aggiungere. II Foslie nell'opera sopra citata, li divise nei seguenti sottogeneri: Sottogenere I. Euliihophyllum Fosl. — Concettacoli sporangiferi immersi, infine formanti delle depressioni puntiformi nella superficie della fronda; disco recante gli sporangi spesso assai arcuato (convesso). Sottogenere II. Carpolìlhon Fosl. — Concettacoli sporangiferi ap- pena eminenti sulla superficie della fronda, tetto infine affatto ecor- ticato ; disco meno arcuato in alto. 205 Sottogenere III. Lepidomorphum Fosl. — Concettacoli sporangiferi immersi o subprominenti, tetto infine decorticato in parte; disco più o meno arcuato in alto, col tetto connesso al corpo centrale mediante fili sottili. 614. Lithophyllum Racemus (Lamour.) Fosl. Fosl. Rev. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. 17, = Lithothamnion Racemus Aresch. in J. Ag. Sp. Il; Ardiss. Phyc. Medit. 1, p. i53; Millepora {ISluUipora) Racemus Lamarck; Lithotham. crassuiii Phil. in Wiegm.; Hauck Meeresalg. p. 278; Spongìtes racemosa Kuetz. ; Spongites crassa, Spong. nodosa, Spong. stalactitica Kuetz. ; Lithoth. rhodìca Unger (secondo Foslie). Fronda infine libera, rotondata, tubercoloso-racemosa, rami bre- vissimi, crassi, stipati, all'apice rotondati subgloboso-nodiformi ; con- cettacoli poco elevati, verruciformi-depressi, aggregati all' apice dei rami. Hab. nel Mediterraneo alle spiagge della Sicilia (Philippi) e nel golfo di Napoli a Secca della Gajola (Falkenberg, Solms), nell'Adria- tico (Hauck, Kuetzing), nell' Atlantico, rada di Brest (Crouan, sec. la Liste di J. Chalon, p. 206). — Fascicolo bianco o roseo-violaceo emisferico o subemisferico, più o meno tendente alla forma ovata, nodoso-racemoso o tubercoloso, cioè a rami brevissimi crassi obesi e nodiformi all'apice. — Forma Kaiserii (Heydr.) Fosl. Rev. cit., Li- thotham. Kaiseriì Heydr. Corali, insbes. Melob. (1897) p. Ó4. Fronda il più delle volte adnata, più raraniente libera, bianco-verdeggiante, rami irregolari lunghi 1-2 mm., concettacoli del diam. di 400-500 (x. Sui Corallidi presso El Tor nel Mare Rosso (Kaiser). Questa specie vien posta a capolinea del subgenere Eiiliiho- phyllum. Gli esemplari esaminati furono dragati nella detta località di Secca delle Gajola, alla profondità di 3o met. nel luglio 1902 per cura della Stazione Zoologica di Napoli. Sono costituiti da masse di perimetro subsferico o subovato, del diam. maggiore da 4 ad 8 centim. Il più piccolo ha il peso di 7, e il più grande di 53 grammi. Il colore è cretaceo, verde-pisello secco o parzialmenre roseo-viola- ceo chiaro. La superficie loro è costituita dalle sommità dei rami sotto l'aspetto di noduli in numero che (a seconda del volume delle 206 masse) varia da 5o a 3oo circa, la cui forma, in origine subtonda, si rende presto variabilissima in causa di semplici o multiple con- fluenze che si operano così pei fianchi (ciò che è il caso ordinario) come per sovrapposizioni più o meno verticali. Da questi particolari che si riferiscono unicamente alla superfi- cialità dell'assieme, si può arguire con quanto diverso e superiore interesse ci si presenterebbe la fronda ove fosse possibile metterla a nudo nella sua integrità, conservandole cioè il crasso generale di- segno della sua ramificazione. Non certo io qui mi proporrei un tale compito che implica un lungo e diljìcile problema da risolvere. Si pensi che per la decalcificazione di un paio di noduli del diam. di 4 mill. occorre un bagno da i 2 a 24 ore di acido cloridrico concen- tratissimo, e con tutto ciò non sempre si arriva a sciogliere un re- siduo centrale nucleo calcare. S'immagini che avverrebbe operando sopra un' intera massa ! Vediamo piuttosto come si presenta nel suo interno una fronda nello slato naturale, dopo 14 anni dalla sua pescagione. Spaccata all' uopo verticalmente la massa relativa, non deve stu- pirci l'assenza di qualsiasi nucleo matricale sul quale la pianta si è svolta, perchè nel caso attuale, la matrice, se mai, è stata cos'i piccola da confondersi framezzo 1' assai più sviluppata massa calcare prodotta dalT istessa pianta alla sua base, ond' è che il carattere di soluta è qui ben meritato, circostanza che ne rende agevole il dra- gaggio. Da tale base sorge un corto e grossolano disco (forse dovuto alla confluenza di due o più getti coevi) presto ramoso, cavernoso air interno con uno-tre loculi contenenti una materia compatta, ci- nereo-azzurrognola, che, decalcificata, si risolve in brani di lamelle membranacee di un giallorino sporco e in cellule grandette giallic- cie, con altre numerosissime ialine, mediocri, piccole ed esigue, in parte sciolte e in parte seriale in file accostate. In questo miscuglio, prodotto dall'acuta pinzetta nell'opera di estrazione e ripulitura delle cavernule, sono da ravvisarsi gli ele- menti strutturali del disco in quanto si tratta delle cellule, e l'ele- mento della cuticola in quanto si tratta dei brandelli membranacei. Le cavernule si ripetono sempre più piccole nelle ramificazioni, ma le ultime, cioè quelle più in alto, invece di diminuire, aumentano di 207 ampiezza, e ciò per effetto delle confluenze delle penultime dirama- zioni, in seguito a che vengono a determinarsi cavernule uniche ma di maggiori dim.ensioni. È appunto dalla superficie esteriore di que- ste ultime cavernule che si dipartono i noduli più o meno grossa- mente e più o meno lungamente peduncolati, costituenti la caratte- ristica superficie delia pianta. L' interno dei noduli, anziché vasta- mente cavernoso e di ambito assai irregolare, è sempre tondo, pic- colo e farcito della stessa indicata materia con l'eventuale aggiunta dei concettacoli. Così dei Lilhothamnion come dei Lilhophyllum e di alcuni loro derivati non si ha un'opera che tratti delle relative strutture con l'e- stensione a tutte le specie, ma solamente dei saggi saltuari dedotti dallo studio di qualche nuova specie o consigliati casualmente da discussioni polemiche. I testi si limitano, al riguardo, alla ripetizione della seguente diagnosi schematica, senza però mai che questa si trovi svolta in relazione alle singole specie: Slratum superius e cel- luìis subhexagoiiis, inferius e celluUs elongafis in ■^ojias Iransversales regiilariter super itnpositis constriicttuiì. Delle difficoltà inerenti allo studio delle Corallinacee e dei mezzi richiesti per compierlo, il lettore di buona volontà potrà rendersene conto con la scorta di Corallinae verae Japonicae e con lo Study of the genìcula of Corallinae di K. Yendo. In quanto alla specie di cui qui si tratta, il poco che se ne disse credo possa essere sufficiente alla sua identificazione. ói5. Lilhophyllum fasciculatum (Lamarck) Fosl. Fosl. List of Lith. p. 3o, New or crit. cale. Algae (1899) P- 3o ; Revis. Syst. Surv. of Melob. (1900) p. 18 (plur. formae). = Liiho- tìiam. fasciculatum Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 52 2, Fosl. On Some Lithot. (1897) p. 8; Millepora {Nullipora) fasciculata Lamarck Hist. d. anim. s. vert., 2, p. 2o3 ; Nullipora fastigiata Blainv. Jhonston Bri- tish Spong. and Lithoph. p. 240 ; Melobesia fasciculata Harv. Phyc. Brit. t. LXXIV. Fronda infine libera, rotondata, porporina, ramoso-fasciculata, rami egredienti da ogni parte, brevi subfastigiati, subcilindrici, sub- dicotomi, troncati all'apice e depressi al centro. 208 Hab. il fondo arenoso sparso di conchiglie, alle spiagge Scandi- nave ed Inglesi fino al Mediterraneo. Ivi a Secca della Gajola, Secca di Benta Palummo e Secca d'Ischia, comune (Falkenberg). Fronda del diam. di 2-5 cm., porporina, il più delle volte in- torno cosparsa di lapilli, infine di forma più o meno sferica, ovata od oblunga, provvista in ogni parte di rami fastigiati più o meno densi. Rami ora semplici (e ciò nelle forme meno sviluppate), in- crassati all'apice, ora dicotomicamente moltifidi con gli apici più o meno troncati. Come SporolUlwn mediterraneum, Goniolithon Reinboìdi e Litlio- phyllum Racemus, per dir solo delle piante finora comprese in que- st'opera, anche la specie di cui ora si tratta ha fronda lapidea, for- mante una massa subtonda o subovata. Negli unici miei due esem- plari, provenienti dal Golfo di Napoli, ha un diam, di 7 cm., e un colore cretaceo, di quella tonalità propria indicante il roseo o il por- porino scomparsi. La superficie è quale venne qui sopra descritta. La sommità dei rami è però anche tonda, liscia, senza fossettina puntiforme o lineare semplice o composta in forma di denti molari; talora è an- che piuttosto uniformemente scaberrima, massime nella base della fronda a contatto del fondo su cui posava. Le sommità troncate, ora sono nella maggioranza inerti, talvolta invece si allargano in un'espansione membranacea, sottile, candida, piana se lo spazio glielo consente, scodelliforme, 0 come che sia concava quando l'e- spansione piana le viene impedita dalla pressione delle vicine estre- mità tonde. Nessuna presenza o indizio di lapilli murati dalla pianta né intorno alla sua base né più in alto, ciò che rivelerebbe come un tal fenomeno non sia costante ma in relazione all'ambiente di posatura e forse anche a quello della zona di profondità. Tale ripiego pare sia inteso ad impedire il rotolamento su sé stessa provocato dai sommovimenti delle onde ai quali la pianta si trovasse in balia in causa di un insuljiciente profondità. Si tratterebbe insomma di una precauzione difensiva di poco dissimile da quella usata dalla Conchiglia muratrice [Phorus conchyliophorus). Nella precedente specie abbiamo rilevato il fenomeno della for- mazione di cavernule calcaree per entro il disco, i rami principali e in quelli secondari concrescenti così da formare a tratti delle uniche 209 cavernule comuni e grandi, anziché di piccoli tubi corrispondenti a ciascuna delle suddivisioni, ove ciascuna avesse conservato la pro- pria individualità di vegetazione, e abbiamo pure visto come il con- tenuto di tali cavernule fosse costituito dagli elementi strutturali della fronda che, in tal modo veniva a formare l' intera ed intima parte a sé stante in modo cospicuo entro l' astuccio lapideo. Spaccata una massa (fronda) di Lilhophylliim fasciculalum, vi constatiamo pure la mancanza di qualsiasi nucleo grande o piccino, che, per la natura sua differente dal calcare secreto dalla pianta, desse a dividere la funzione sua di matrice, conche non si vuole già escludere quella matrice vera involuta nella base lapidea della fronda, e fin qui, pertanto, ci troviamo nell'istesso caso presentato dal Lithoph. Racemus. Ma all' infuori di questa comunanza, nessuna altra è più possibile rilevare ad occhio nudo fra le due piante. In Lithopliyllum fascìculatum pare abolita qualsiasi individuazione delle parti inferiori, in luogo delle quali vi troviamo un agglomerato di masse minori subemisfericamente emergenti dalla massa basilare comune, subtonde, verrucolose, lapidee, da ciascuna delle quali si dipartono in modo grossamente sessile le divisioni superiori tozza- mente ramoso-fascicolate. Né la massa basilare, né i conglomerati di mezzo, né le rami- ficazioni componenti l'esteriorità della fronda, per quanto spezzettati, nulla rivelano della sostanza vegetale di cui tuttavia sono virtual- mente compenetrati, non un indizio qualsiasi di quella stratificazione prettamente calcarea esteriore tanto caratteristica nella specie prece- dente, non un qualsiasi segno che possa corrispondere ad una cen- tralità assiale, ma bens'i un tutto omogeneo, lapideo, candido, aspetto del più puro carbonato di calcio. Eppure, come era da prevedersi, tutte queste grossolane e rudi apparenze di niun interesse vegetale, celano una delicatissima orga- nizzazione che molto le avvicinano al Lithoph. Racemus. Per porla in evidenza non bisogna aver fretta, ma rimettersi al tempo (magari 3 giorni) perchè possa compiersi la graduale decalcificazione. Cos'i, per aver un'idea del come si compia una ramificazione apicale, po- tranno servirci certe membrane giallorine (alterazione del roseo-por- porino) che ci si presentano sotto il microscopio, le quali altro non sono che l'effetto della confluenza di un rameggio ridotto, per afflo- 14 210 sciamento, ad un unico piano in seguito all'eliminazione dell'ele- mento calcare che, nel naturale, dispiegava sopra diversi piani l'e- voluzione delle ultime suddivisioni. Tale membrana ci si mostra per conseguenza abbondantemente traforata da fenestrazioni larghissime, meno larghe, mezzane, piccole e piccolissime, delle più svariate forme, e coi margini protratti in prolungamenti lineari, sinuosi, accidenta- tissimi, corrispondenti a rametti liberi. La struttura di queste mem- brane è cellulosa con cellule di varia forma e di varia natura, in parte subtonde esigue, in parte allungate filiformi semplici o a rizine, e tutte quante ialine sopra uno sfondo giallorino costituito dalla cu- ticola. Talora vi si osservano incastrati i concettacoli sporangiferi assai oblunghi, e più raramente quelli cistocarpiferi subtondo-cuneati, gli uni e gli altri rosso-brunicci. Potrei aggiungere altri particolari circa la struttura delle parti mediana e basilare, ma sembrami ba- stare il già detto per l'identificazione della specie. Oss. La caratteristica esteriore di questa specie sembra unica- mente quella rappresentata dai rami nodoso-conglomerati, ora assai corti, subtondeggianti, piuttosto tozzi e più compattamente agglome- rati, come nei miei esemplari del Golfo di Napoli, ora coi rami più allungati e quindi con le sommità libere assai sporgenti dal perime- tro subtondo della massa. Di quest'ultima f. F. Hauck ce ne dà un esempi, nella fìg. 3 della Tav. V in Meeresalgen. Sotto il n. 5 della stessa tavola ci offre la fìg. di un Litliotìi. fascìculaltim (Lam.) Aresch. P fruticulomììi, che forse corrisponde alla Spongites fruticulosa Kuetz. \Lilhoth. fruticulosum (Kùtz.), ora Paraspora fruticulosa {Khiz.) Fosl.]. Sotto i n. 10-11 della Tav. Ili col nome di Lithoth. fasciculatuniAo stesso Hauck ci presenta due fig. nelle quali la massa ha perduto ogni suo carattere tuberiforme, massime quella sotto il n. 1 1 il cui portamento si può paragonare alle forme più snelle e più semplici di Lithoth. corallioides. Secondo Posile pare che trattisi di una forma di Lithophylbim hyssoides. òi6. Lithophyllum dentatum (Ivuetz.) Fosl. Fosl. Syst. of Lith. p. io; New or crit. cale. Algae (igoo) p. 3i (plur. form.). = Spongites dentata Kuetz. ; Lithothamnion dentatum Flauck Meeresalg. p. 278, Tav. II, fig. 2 e Tav. V, fig. 2. 211 Fronda libera, rotondata^ denticolata, costituita da rami più o meno appianati, radianti per ogni verso, irregolarmente cquialti di- visi, non serrati, qua e là concrescenti dilatati agli apici, ottusamente denticolati o subcornicolati o profondamente emarginati. Hab. neir Adriatico orientale (Hauck) ; nel Golfo di Napoli (sec. Kuetzing) ; a Porto Vendres (J. Chalon) ; nell'Atlantico alle spiagge d' Irlanda (sec. Foslie). Frondi grandi. Rami larghi 2-1 5 mm. Questa specie è aQine al Lithothamnion fasciculalnm (Lam.) Fosl. e da riconoscersi con avve- dutezza frammezzo ad alcune forme intermedie. È da confrontarsi altresì con la forma sandvicensis Fosl. New Melobes. (1901) p. 11, raccolta alle isole Sandvicensi da J. M. Barnard. Quanto ora se ne dirà è riferibile unicamente agli esemplari me- diterranei di Porto Vendres nel dipartimento dei Pirenei orientali, raccolti nell'Aprile 1902 da J. Chalon. Più numerosi sono gl'indivi- dui che si hanno sott' occhio, e più imbarazzante se ne presenta la descrizione. Le stesse bellissime figure fotografiche di F. Hauck, sopra citate, non possono offrirci che degli aspetti unilaterali a spiegare i quali occorrerebbe sempre l'uORcio della penna. Per di più trattasi di forme più minutamente ramose. Le capricciosità di questa specie si manifestano fin dal suo ini- zio, essendo spesso molto diljlcile lo stabilirne il punto d'inizio, e ciò avviene nei casi in cui la matrice fu così esigua, che della sua presenza non lascia traccia in qualsiasi punto della fronda, né si può arguirlo dalle accidentalità di questa per la loro perfetta uniformità. Questi ora indicati sono pertanto unicamente i casi in cui la fronda può dirsi completamente libera. Ma non sempre la pianta è cos'i sciolta. Io posseggo esemplari sopra pezzi di selce bigia abbastanza ragguardevoli per dimensione, e non è detto se queste matrici erano isolate o non rappresentino invece che frammenti di ben più grandi masse, come ne danno a sospettare il vecchio colore in causa del sedimento marino nel lato in cui la pietra ospita l' alga, mentre negli altri lati si presenta di un nitido e recente bigio-azzurrino e con i margini taglientissimi, ciò che rivela la non meno recente opera d' uno scalpello, comò usava l'amico raccoglitore. Sulle tracce fornitemi da uno dei più giovani esemplari fra 212 quelli sciolti, e quindi a matrice esigua, si può cosi ricostruire il processo iniziale della pianta. Nel periodo poco più che germinativo la frondicina si fa tosto scanalata nei due terzi della sua parte infe- riore e nel progredire rinsalda i propri margini, meno quelli della parte apicale, risultandone cosi un tubicino a superfìcie unicurva e poscia angolata a facce piane, figurando in tal modo da stipite al- l' espansione fogliacea che nel frattempo si è svolta alla sommità di esso. Si può ritenere che non altrimenti avvenga nella prima vege- tazione degl' individui appresi ad una matrice lapidea mobile o fissa, ma l'appurarlo in piante adulte non è fattibile, tanto larga e spessa- mente cretacea si fa allora la base, in dipendenza non più di uno solo, ma di parecchi punti della sua adesione alla matrice. Posso soltanto assicurare che in questo caso si possono avere parecchi dei tubicini ma non più aventi ruQicio di quello originario, in quanto si presentano ad un piano assai più elevato e quindi distante dalla matrice. L'origine di questi ultimi proviene dall'involgimento verti- cale dei margini laterali di una delle espansioni fogliacee (rami). In- fine si dà il caso delle apprensioni ad una matrice cosi lassamente incoerente, che la pianta, per meglio assicurarsi una stabilità (per la quale si sarebbe detto non avere essa poi una così grande preoc- cupazione, a giudicare dagl'individui liberi), abbandonata ogni evo- luzione ascendente, raggrinza tutti i suoi rami in una massa oblunga, assai schiacciata nei fianchi, e in questo stato si rende essa pure completamente libera. 11 perchè di questo speciale contegno non dovrebbe dunque ricercarsi nella natura della matrice, ma in qualche altra causa ambientale. In complesso, gli esemplari da me esaminati corrispondono as- sai bene alla preniessa diagnosi, ma se ne distinguono per un ra- meggio assai meno abbondante di quanto appare nelle citate figure dello Hauck, e per i margini né profondamente né poco emarginati. Il colore é cinereo-verdino. L' interno delle masse individuali é caratterizzato da cavernule assai grandi, ora a sé stanti, ora intercomunicanti, la cui origine è ben diversa da quella constatata in Lìthophyllum Racemus, essendo nel caso attuale dovuta unicamente ai rami fogliacei curvatisi più o meno regolarmente a calotta i cui orli marginali vengono a saldarsi con quelli di altri rami contigui parimente foggiati. 213 La fruttificazione si mostra assai per tempo. Io non constatai che tetrasporangi in sori zonati. 617. Lithophyllum incrustans Phil. in Wiegm. Arch. 1847; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 519; Solms Corali, p. 16. :=^ Lithothaninìon incrustans Fosl. Norw. Lithot. p. 94, Spongites incruslans Kuetz. Sp. p. 698 ; Spongiies racemosa Kuetz. Phyc. ge- ner. p. 386, Sp. p. 698 ; Liihothamnion polymorphum di alcuni aut. ex parte; Spongites confluens Kuetz. Sp. 1. e. (sec. Foslie) ; Litlioth. depressum Crouan FI. Finist. p. i5i; Lithoih. incrustans f. depressa Fosl. Norw. Lithot. ; Lithoth. ponderosum Fosl. On Some Lithot. (1897) p. i5? Crosta crassa, rosseggiante-albida, incrostante corpi alieni, in- tegra nel margine o appena lobata. Hab. la zona superiore nel Mediterraneo, alle spiagge della Si- cilia (Philippi) e nel Golfo di Napoli (Solms); nell'Adriatico (Kuet- zing e Hauck), nell' Atlantico alle spiagge della Francia (Bornet, Crouan, Le Jolis, Van Heurck, Lespinasse, Sauvageau, Chalon) e dell' Inghilterra (Harvey, Batters). I concettacoli sporangiferi, secondo Foslie (che ebbe ad osser- varli in Lithoth. depressum Crn.) sono irregolarmente sparsi o ag- gregati, puntiformi, orbicolari-depressi, del diam. di 5o-8o [j., infine di 80-120 ;j., larghi, ostiolo del diam. di i5-2o [i, sporangi a 2-4 spore. Concettacoli carposporiferi convessi subemisferici, del diam. di i5o-2oo [X, poco prominenti. Sulle forme di questa specie confrontare le osservazioni cosi di Foslie in Norw. Lithoth. p. 94 e seg., Some new or crit. Lithoth. (1898) p. 17 (forma angulata), New or crit. cale. Alg. (1900) p. 28, come di Heydrich Fin. neue Melob. des Mittelm. (1899), p. 22S (f. flabellata, f. subdichotoma. f. labyrinthicd) cosi dall' uno come dall' al- tro esibite. Che a questa specie possa appartenere un Lithoth aiìinion ponderosum Fosl., raccolto a S. Tomaso d'Africa, è lecito dubitare. Nelle specie precedenti abbiamo visto che le piante costituiscono una massa tuberiforme la cui superfìcie è formata dalle divisioni su- periori dei rami, mentre l'interno è occupato unicamente dalla parte inferiore e media dei rami stessi, e non da una matrice formata da corpi alieni, e dove questa esiste, in più o meno grosso volume, 214 trovasi sempre esteriormente all'ambito della fronda, cioè alla base di questa. Non COSI nella presente specie la quale può bensì presentarsi anche in masse assai voluminose e ponderose, ma tutto questo vo- lume e la più gran parte del peso è dovuto unicamente alla matrice (pietre o agglomerati vegetali e animali) che essa riveste con la sua fronda crostacea dello spessore di un mezzo mill. e più, a se- conda dei casi. La sbrigativa diagnosi sul suo portamento, quale venne supe- riormente riportata, non può essere stata desunta che dalla forma più semplice assunta a tipo, e infatti tutte le altre più complesse vennero considerate come mere derivazioni. Ammesso pure che la valutazione del vario suo portamento debbasi considerare a questa stregua (il problema potrebbe anche essere invertito), ragione di più per vedere se ed in quanto nel tipo si presentino particolari che lo colleghino ai suoi derivati. 1 cinque esemplari della t. typica da me osservati, sono oriundi di Guéthary (nord della Francia); rivestono completamente dei ciot- toli mediocri, quali subtondi, quali oblungo-depressi ed uno laminare, di selce cinereo-rosea od azzurrina. Sono dunque a matrice libera, particolare da non trascurarsi perchè, come vedremo, le forme de- rivanti sono tutte più o meno a matrice fissa e di ben diversa na- tura, e questo pure si nota, non tanto nei riguardi della matrice dif- ferente, quanto del differente ambiente che chiaramente presuppone. a) Forma typica. — Come tale ritenuta probabilmente per prio- rità di descrizione, data la facilità della raccolta a bassa marea senza r impiego di mezzi speciali, del quale ambiente se ne ha prova an- che per la Cladophora repens [Aegagropila] che talora le si apprende. L'ampiezza e la forma perimetrale della fronda sono difficilmente valutabili con precisione in causa delle ripetute lobature che finiscono per incontrarsi nel rovescio della matrice. Non credo di errare at- tribuendole un'ampiezza dai io ai 18 cm. La fronda gira facilmente la matrice anche ad angoli acuti ma non si sovrappone che ben ra- ramente mediante qualche sua lobatura. La diagnosi dice: margine integra, y/x /t'Z'a/a'. A questo riguardo bisogna bene intendersi. I miei esemplari s'impongono invece per lo sviluppo loro mediante una sequela perimetrale di lobature; ora 215 è unicamente ai margini di queste singole lobature cui dovrebbe ri- ferirsi la integrità appena lobata. Fatte queste premesse, possiamo ora raQigurarci il complesso della fronda come una grande riunione di frondi (rami) tonde la maggior parte, con alcune altre elittiche, oblunghe o subangolate, assai varie di ampiezza, e cioè di 2 mill. a 3 centimetri. Ciascuna di queste parti della fronda è debolmente marcata dai rispettivi mar- gini piani vagamente e leggermente microlobati, e ciò avviene nelle frondi giovani che trovarono bastevole spazio piano, massime nel rovescio delle matrici. Nel caso inverso la demarcazione dei lobi riesce invece oltremodo sentita pei combinati motivi della matrice convessa o variamente accidentata e dell'inoltrato sviluppo delle lo- bature i cui margini, incontrandosi con quelli delle lobature contigue, non si sovrappongono già come potrebbe supporsi, ma, combacian- dosi con la rispettiva faccia inferiore e concrescendo insieme, pro- vocano delle sopraelevazioni che da mezzo mill. possono raggiungere il mezzo centimetro di altezza. Né a ciò si limita l'effetto dell'incon- tro delle lobature, ma determina altresì, per mutue compressioni in vario senso, delle deformazioni assai strane (massime sulle matrici accidentate) generalmente di forma concava assai irregolare, dove si vede lo sforzo di due agenti in contrasto per difendere ciascuno la propria naturale evoluzione. Ne consegue che i margini delle stesse lobature si fanno ondeggiatamente cristato-involuto-nodosi. Per tutte le indicate particolarità che ne accompagnano la evoluzione, l'aspetto della fronda nel suo assieme ci si presenta come compo- sto di tante parti subpianeggianti e convesse, liscie, di un delicato verdino (alterazione della eritroficeina), delimitate dalle rispettive or- lature (margini) ora descritte, le quali costituiscono un assai promi- nente cordonato formante un grossolano reticolo a larghissime ma- glie sulla superfìcie della fronda stessa. Forme derivanti. — Stando alla Liste des Alg. mar. di J. Chalon, p. 2o5-2o6, sembra esservi stato tempo in cui F. lleydrich facesse tutta una cosa di Lithoph. fascìculatuìn (Lam.) Fosl. e di Litliopìi. incrustans Phil., ond' è che si aveva questa disposizione : Lithoph. incrustans (Phil.) Heydr. con le forme seguenti: A. fasciculatiun (Lam.) Heydr., ^. flabellatum Heydr., C. Harveyi Fosl., D. subdichoto- mum Heydr. La scienza è fatta di pentimenti, slam d'accordo; ma 216 Chalon, che stampava la sua Liste nel igoS, avrebbe dovuto cono- scere il pentimento di Heydrich avvenuto sei anni prima, allorquando nel 1899, pubblicando le sue Ein. neue Melob. des Mittelm., ricono- sceva l'autonomia delle due specie, e cos'i limitava le forme del Lithoph. incruslans Phil. in Wiegm. : f. flabellata, [. subdichotoma, f. labyrinihica. Ripudiava dunque la f. Harveyi alla quale sostituiva la f. labyrinihica, del che vedremo la ragione. 618. — b) Forma flabellata Heydr. — Massa priva di cavità nel mio esemplare» Dopo la typica^ è la manifestazione più semplice. 11 suo portamento si potrebbe paragonare ad un gruppo di Polvpo- rus coi cappelli più 0 meno confluenti, senza le zone arcuate di accrescimento. Le faccie superiori sono però subappianate e cosparse di poche elevazioni tonde, assai prominenti, con altre rotondato- depresse, in parte isolate e in parte confluenti, commiste a pochis- sime dentiformi. Meno le soprelevazioni, tutta quanta la superficie, composta di tre grandi lobi flabellati, è punteggiata di forellini pe- netranti di poco la soprepidermide calcarea. Questo semplicismo è la risultanza ultima di un processo più complicato. Osservata la fronda pel dissotto, constatiamo che essa è fissata ad un mediocre pezzo di selce intorno al quale la pianta (unica.^) ha ravvolto circolarmente e ondulatamente le sue prime lo- bature, altre originandone che nella parte loro superiore si dispiegano a ventagli confluenti alla rispettiva base. Di questi ventagli alcuni sono formati da un lobo unico e quindi meno spessi e a margini subpiani; gli altri sono raddoppiati in seguito ad un prodottosi ap- piccicamento per mezzo della loro pagina inferiore, di guisachè, seb- bene visti pel dissotto della massa, ci presentano la faccia superiore e sono spessi più del doppio per incrassamento dei margini assai ondulati. Questo spessore conserva marcatamente sull'orlo perime- trale la traccia dell'avvenuta riunione delle due parti che hanno cos'i mascherata la rispettiva individualità. 11 colore è di un verde chia- rissimo, con traccie di roseo sui doppi margini e al sommo delle so- prelevazioni. L' esemplare è oriundo di Banyuls, regione dei Pirenei orientali. Le manifestazioni più complesse di questa stessa forma, di eguale provenienza, avvengono in masse più grandi, più ponderose, compo- ste di due 0 più frondi, aventi per matrice dei conglomerati calcari 217 composti da antiche fondamenta di Litotamniee consunte, racchiu- denti vecchi Balanus, Mitili, Serpularie e Patella. Queste masse, ad onta del volume che talora è di oltre i5 cm. di diametro, sono re- lativamente leggere, e ciò devesi alle più vecchie lobature che con le loro sentite arenazioni vengono a determinare internamente degli spazi vuoti in forma di caverne grandi, mediocri e piccine, sia iso- late, sia intercomunicanti e talora anche mettenti capo all'esterno. E siccome in questo caso si ha una matrice fissa per la quale lo svolgimento delle frondi viene limitato ad un^ unica superficie, si può imaginare con quanta complessità di accorgimenti si risolva il pro- blema della contemporanea evoluzione di parecchi centri di accre- scimento in uno spazio limitatissimo, tanto più se si considera che la specie non consente sovrapposizioni che coprano la pagina supe- riore dei lobi, ma unicamente concrescenze per appiccicamento di facce inferiori di un lobo con le facce inferiori dei lobi contigui con cui vengono ad incontrarsi. Come era d'aspettarsi, il problema non poteva altrimenti risolversi fuorché coli' abolizione dei flabelli spiegati in luogo dei quali si ha un ammasso di scodelle col fondo acuto, ottuso, subtondo o strettamente pianeggiante, e con le pareti in va- riabilissimo modo deformate a seconda della maggiore o minore re- sistenza incontrata nelle mutue compressioni. Anche in uno stesso lobo l'orlo della coppa non sempre riesce interamente allo stesso livello. La profondità delle coppe varia da uno a quattro cent. S'in- tende che le pareti di queste sono sempre doppie per effetto del solito appiccicamento, e tanto internamente che esternamente sono sparse di tubercoli di varia dimensione. Gli orli sono tutti incrassati, ora integri e unicurvi, ma più di frequente sono lobato-tubercolato- ondulati. Colore come sopra. 619. — e) Forma subdichotoìiia fleydr. — Già f. Harveyi Heydr. 11 pentimento è dovuto alla constatazione che la Melobesia Brassica- florida Harv. altro non rappresenti che il Lìthothamnion Brassica^ florida Aresch. in J. Ag., ora Gonìolìthon B rassica- florida {\\3ìTv.) Fosl., pianta finora conosciuta come propria del golfo di Algoa (Africa) dove fu raccolta dallo stesso Harvey (Ner. austr. p. 110), la cui strut- tura è accompagnata da poche eterocisti o pseudo-eterocisti che si voglia dire. Massa emisferico-depressa, del diam. di undici cent. La matrice 218 è fornita da una piccola colonia di Balani sopra la quale, ma non a contatto di essa, la pianta con un suo lobo ha gettato una volta, formando cosi una cavernula che mediante un foro presso la base si mette in comunicazione con l'esterno. In questa forma non è più possibile riconoscere i flabelli né le scodelle, essendoché i lobi della fronda quale si presenta alla superfìcie, oltre che essere di-polidico tomicamente divisi e suddivisi, ciò avviene però in un modo così strettamente compatto che il fenomeno della ramificazione è ben lungi dal presentarsi con chiarezza cospicua, almeno nel mio esem- plare. La massa dà l'impressione di un complesso di sopraelevazioni ramose, flessuose, circonvolute, variamente contorte, collegate e a tratti subtroncate, e tutte quante tubercolose, a tubercoli conico-ot- tusi, dentiformi ed emisferico-subpeduncolati. Non è certo da esclu- dersi che in altri individui la ramificazione possa essere più chiara- mente caratterizzata. II colore é cretaceo di un giallorino-sporco, quale alterazione del roseo-porporino. In un secondo esemplare verdazzurro-biancastro, dal prof. Cha- lon distinto (forse per ispirazione dello Heydrich) come f. intermedia fra Harveyi e dìchotoma (sic) si ha un peggiorativo di quello qui ora descritto, nel senso cioè che le sopraelevazioni corrispondenti alle direzioni del rameggio sono ancor meno pronunciate, più minute e incospicuamente collegate. Le nodosità sono il risultato del solito raddoppiamento dei lobi i cui margini ondulati, crespati, circonvoluti, si sono trasformati in creste bernoccolute per ingrossamenti di forme e dimensioni diverse. Ecco perchè nello spiegamento pianeggiante di qualche lobo non e raddoppiato, come in tale forma eccezionalmente si presenta in qual- che punto perimetrico alla base delle masse, non si riscontrano so- praelevazioni. 620. — d) Forma lahyrinthìca Heydr. — Due esemplari designati da J. Chalon nel rispettivo cartellino: l'uno, Lifhopìi. incrustanSy f. dichotoma, Apr. 1902; l'altro, Lithoph. i?icrustans, f. tra la Harveyi e la dichotoma^ Magg. igo3, entrambi di Banyuls. Primo esempi. — Massa emisferico-depressa, del diam. di 14 cm., con la superficie munita di sette gobbe fra tondeggianti e ob- lunghe, del colore proprio di un antico marmo statuario, quale alte- razione del nativo roseo-porporino. Ha per base un candido calcare 219 cavernulato occupato in parte da Balani e in parte da una interes- santissima Spongia gelatinosa, irta di lunghissime spicule ialino-lu- cide, che un primo bagno doridi ico non riesce a disciogliere. La parte inferiore dell'alga è composta di un grossolano reticolato cal- care dal quale sorgono dei tronchi alti circa 2 cm., paralleli, sem- plici e subdicotomi, del diam. massimo di 3 mill. Questo spessore è intercalato da parti assai più attenuate, cosicché i tronchi direbbonsi composti di grossolane articolazioni. Questi tronchi procedono ora rettilinei, ora un po' sinuosi, piuttosto liberi nella metà inferiore, indi coalescenti, pur conservando la loro individualità, separantisi poscia per riunirsi di nuovo nella parte superiore dove si fanno decisamente concrescenti e tozzamente policotomi. I lobi esterni della massa giunti a questo stadio di vegetazione determinano delle espansioni costi- tuenti al di sotto e all' ingiro della massa dei flabelli, a margini on- dulati subintegri, disposti in due 0 tre piani l'uno all'altro sovrap- posti, più o meno concreti. Questo dispiegamento cimale è affatto soppresso nei lobi interni i quali, per mutua compressione, riescono cos'i stipati da costringere le crestate cime ad assumere la caratteri- stica disposizione labirintica costituente la superficie superiore emi- sferica della massa. Le accennate gobbe corrispondono ad altrettanti lobi della fronda. Le individualità di ogni singolo lobo, oltre che dalle indicate sopraelevazioni gibbose, sono rivelate anche da un al- tro fenomeno: quello delle conche subtonde ed elittiche del diam. periferico di circa 2 cm., liscie all'interno, profonde circa un cm., le quali corrispondono agli spazi vuoti intercedenti fra l'uno e l'altro lobo (flabello) di cui una parte si è abbassata per tappezzare il fondo degli spazi stessi. Di questo minuscolo paesaggio topografico, se si moltiplicano enormemente le dimensioni, io vidi già qualcosa di so- migliante presso r Osservatorio Vesuviano in certi tratti di suolo formato dai ghirigori di lava, chiazzati qua e là da conche della stessa materia ripiene d'acqua piovana. Nel fin qui detto è abbastanza implicitamente spiegata la forma- zione della superficie convessa della massa. A tale riguardo è però d' uopo rilevare come nella f. lahyrinthica non si ripete il fenomeno dei lobi diremo cos'i foderali da un altro lobo mediante il combacia- mento delle rispettive faccie inferiori. Ad onta di questo mancato raddoppiamento la loro crassezza non è però inferiore a quella che 220 si riscontra nelle altre forme. È proprio altresì della f. di cui si tratta l'avere i lobi a margine subcontinuo, crassetto, più o meno sentita- mente reflesso, mentre nelle altre forme il margine è tubercolato in modo che si direbbe esagerato, se non fosse naturale. E alla prepa- razione più omogenea di queste parti cui devesi l'omogeneità di un assieme composto da brevi disegni la cui regola è quella di non averne alcuna e che pur tuttavia contribuiscono alla formazione di un'armonia nella quale non sappiamo se più ammirare la grazia o la stranezza. hi poche parole: della fronda osservata superiormente, ossia nella distesa superticiale emisferica della sua massa, noi non possiamo altro vedere che lo spessore degli orli, assai incrassati e variamente foggiati appartenenti alle estreme sue divisioni. Esimendomi dal cer- care imagini per ogni singolo disegno degli svariatissimi che com- pongono la superficie stessa, sintetizzando, credo potersi paragonare l'assieme ad un ammasso intestinale ridotto, senza sovrapposizioni, ad un unico piano e composto di parti non lungamente continue ma interrotte a brevi o più lunghe distanze, flessuose, subparallele, in- volute, circolari, afflosciate e turgide con rare strozzature, con molte altre parti tubercoliformi non seguenti alcuna linea, ma isolate, gran- dette e piccole; il tutto a interspazi strettissimi, lineari, ma piuttosto profondi, per cui ogni particolare del disegno riesce demarcatissimo. Secondo esemplare. — Fronda in massa subsferica, ponderosa (oltre mille grammi), stata privata della matrice, ultra matura, in parte cretaceo-gessosa, in parte verdazzurro chiarissimo, avente alla base un flabello non raddoppiato, largamente bilobato, subpiano, ad orlo marginale leggermente reflesso, e tutto il resto della superficie costituito dagli orli marginali ad assieme labirintiforme. Otto conche interflabellari di differente diametro, poco profonde, di cui tre sole assai piccole a parete e fondo lisci, mentre tutte le altre si presen- tano tappezzate in modo labirintico. Spaccata la massa, si constata che la fronda è fin dalla base in ogni senso ramosissima, coi rami subcilindrici, relativamente di pic- colo diametro, internamente cavi. Quest' organizzazione, vista trasver- salmente, si presenta sotto forma di un reticolato grossolano a ma- glie aperte negli agiati sviluppi, schiacciate nelle parti dove avven- nero mutue compressioni. 221 L'esemplare mi fu donato dal prof. Chalon con l'indicazione di forma tra la Harveyi e la dichotoma^ ma, come si è visto, trattasi sempre della f. labyrinthìca. Mi ero dapprincipio proposto un riassunto conclusivo, inteso a dimostrare il perfetto collegamento di tutte e quattro le forme, se- nonchè, ad esame compiuto, ho dovuto convenire che mi mancano molto probabilmente alcune sottoforme intermedie di passaggio dalla typica alla flabellata, e dalla subdichotoma alla labyrinthìca. Mi sono esteso sui caratteri macroscopici nel!' intendimento di facilitare almeno il riconoscimento delle distinzioni Heydrichiane. Oss. Per mancanza di materiale, non si estende più oltre il sag- gio sopra altre specie della 1. Sezione Eulithophylliim Fosl. La Sezione II. Carpolithoii Fosl. si compone di sole due specie : LitìiophyUum decipiens Fosl. delle spiagge di California e Fuegia, e L. ? dJicoideum Fosl. crescente sul primo, entrambi a me ignoti. Si passa pertanto alla 111. ed ultima Sezione dei Lepidoìiiorphutn Fosl., comprendente i8 specie fra le più interessanti, ma delle quali, sempre per T indicato motivo, il saggio sarà limitatissimo. 621. Lithophyllum byssoides (Lamarck) Fosl. Fosl. Rev. Syst. Surv. of. Melob. (1900) p. 20; Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 537. = Goniolithon? byssoides Fosl. List of Lithoth. p. 8 ; Spongites byssoides Kuetz. ; Gleba corallina, alba, calcarla, ut plurimum irregulariter globosa aut ovata Seba Thesaur. Ili, p. 212; Millepora polymorpha globosa Esp. Millep. t. i3; Millepora [Nullipora) byssoides Lam. Hist. d. anim. s. vert. 2, p. 2o3; Lithoth amnion bys- soides Phil. in Wiegm. Arch. 1837, p. 384; Aresch. in J. Ag. Sp. Il, p. 522; Hauck Meeresalg. p. 276 (non Spongites fruticulosa Kuetz.). (^) Fronda adnata, al di sopra rotondato-pulvinata ramosissima, rami eretti pulvinato-fastigiati densamente compatti, subcilindrici, inferior- (') Una sinonimia che dovrebbe precedere tutte queste indicate è quella di Nullipora Trochanter Bory, Notice sur les Polypiers de la Grece, e P. Hariot in Tenafca, Journ. de Bot. t, IX, 1895. La prima raccolta della pianta risale dunque al 1832 per mezzo dello stesso Bory (Vegg. in quest'opera V Aggiimta fatta alla trattazione del gen. Tenarea). 222 mente coadnati, superiormente moltifidi, apici subattenuati semplici o lobati ; concettaceli sparsi superiormente sui rami, elevati, verru- ciformi. Hab. Seba e Philippi lo segnalano del Mediterraneo, come se ivi fosse comune in ogni punto, ciò che in realtà non sussiste. Dal- l'Algarium relativo non risulta che Zanardini lo possedesse. Eguale silenzio da parte del P'alkenberg in Die Meer. Alg. des Golf, von Neapel, dell' Ardissone in Phyc. Medit. e relativa Rivista, del Rodri- guez in Alg. de las Baleares, del Bornet in Alg. de Schousboe. Ora ho la fortuna di poter precisare un punto, ed è quello della spiag- gia di Zanzur (Tripolitania) dove nel maggio 1914 il sig. A. Ricco- bono, del R. Orto Bot. di Palermo, fece una piccola raccolta di al- ghe fra le quali potei facilmente determinare alcuni esemplari di questa caratteristica specie. Presso Tripoli e Homs venne pure rac- colta (A. Trotter). In quanto all' Adriatico anche F. Hauck, come di solito, non specifica alcun punto stazionario. Neil' Atlantico alle spiag- ge della Norvegia presso iMandal r (Wille secondo Foslie) ; nel iMare Rosso (sec. Heydrich). Fronda bigio-calcarea, del diam. di 10-12 cm., crassa 1-2 mill., pulvinato-emisferica, sotto il mezzo cava, formata da rami fruticolosi più o meno eretti densissimamente compatti e pulvinato-fastigiati. Rami normalmente cilindracei, inferiormente anastomosantisi coad- nati, indi più o meno compressi, moltifìdo-ramulosi, spesso attenuati verso l'apice, per lo meno mai incrassati. Concettacoli obovati, sparsi densamente sui rami, a poro evidentemente pertugiato, del diam. di 25o |i, secondo Hauck. Gli esemplari esaminati, oriundi di Zanzur, (') sono a massa pulviniforme, a convessità più o meno sentita. Mancano spesso di matrice, anche di quella più diretta, cioè ad immediato contatto con la base delle piante. Osservai che più esiguo è il punto di attacco, e questo venga fornito da una punta sporgente, e più la massa rie- sce subtonda e con le divisioni superiori suberette; a più larga base, (') Della stessa provenienza determinai : Alsidium corallinum Ag., CallWia- vnnion tenuissimuni Kiitz., Chylocladia mediterranea J. Ag. {Gastrocloitium cla- vatum Ardiss.), Cystoseira strida Sauv. {C. avientacea v. stricta Mont.), Micro- di e tyon umbilicatuìu (Velley) Zanard. 223 e tanto meglio se pianeggiante, la massa riesce più o meno appiat- tita e con le ultime diramazioni orizzontali. 11 maggiore de^ miei esemplari ha appunto questo contegno che vedo condiviso dalla fig. n, I della Tav. fotografica li di Hauck op. cit. L'esame del dissotto della massa ne rivela il processo evolutivo, che è quello stesso già osservato in altre specie. Nel caso attuale si hanno tanti tubicini cilindrici (assi primari) piìi allargati alla base incrassata e già provvisti fin da questo punto di rami che in modo arcuato od angolato si anastomizzano, e così successivamente lungo il percorso degli assi con rari e brevi tratti laminari, determinando una sorta di reticolato che talora costituisce la parete di tante ca- vernule nell'interno dell'assieme. La suddivisione del rameggio su- periore è quale venne sopra descritta. Data questa disposizione delle parti, ne consegue una relativa leggerezza della fronda la quale pre- senta pertanto un'eleganza che s'impone anche a prima vista. Gli esemplari sono candidi o cretacei, ciò che rivela una più o meno prolungata soleggiatura sull'aperta spiaggia; uno di essi, forse per- chè sommerso o di recente reiezione, è violetto e atro-violetti sono i Ceramìum diaphanum nani, da esso recati, mentre queste stesse piante hanno perduto ogni colore nei primi cui parimenti trovansi associate. In qualche cavernula della massa trovai delle piccolissime Spoti- gia costituite da un reticolo ialino formato da fili esilissimi rigidi ma non duramente cornei, prive di spicule. Struttura a zone arcuato-flabellate composta di file di celluline lucide subintercalate alle quali o un po' laterali, altre se ne trovano ma ancor più piccole e scure. Se ho ben visto, i concettacoli mi parvero cistocarpiferi. a. Lithophvllum byssoìdes (Lamarck) Fosl. Tripolitania, alla spiag- gia di Zanzur. 7-5-1914. Leg. A. Riccobono ; det. A. Mazza. 622. Lithophyllum capitulatum Heydrich, nov. sp. Se si voglia richiamare l'aspetto esteriore delle specie precedenti, già si vede a quali, e quante modalità di contegno si prestino le parti superiori delle ramificazioni, e come ciò non escluda peraltro la presenza di alcune particolarità per le quali le specie tutte si col- legano, cominciando dall'origine della fronda fino alle supreme sue 224 divisioni. Se cosi possa dirsi anche della presente specie, non oserei asserirlo, a ciò non bastando la stessa magistrale descrizione dello Heydrich, che qui sotto letteralmente si riporta tradotta dal francese in cui la volse il prof. De VVildeman. L'esemplare relativo fa parte delle Alghe raccolte nel 1897 dal naturalista sig. K. Racovitza du- rante il viaggio d'esplorazione della « Belgica» alla Terra del Fuoco. « Il tallo forma dapprima come in Lithophyllum Corallinae^ (Cr.) Heydr. [Melobesiae Corallinae Cr,), delle piccole croste, di un mill. appena di diam., attaccate sulle pietre. Queste piccole croste si svi- luppano sopra le rocce liscie, hanno un margine sinuoso, s'incon- trano e crescono le une sulle altre, formando un tallo continuo. Il tallo misura appena da V^o ^ V20 "^^ '^'^^- "^^ spessore; tuttavia gli individui isolati posseggono la proprietà d'ispessirsi abbastanza ra- pidamente, di guisa che si osservano degli esemplari, che, sopra un diam. di due mill. circa, misurano mezzo di spessore. Gl'individui, originariamente distanti da 1 a 2 mill., si riuniscono pei loro margini concrescendo in modo che riesce diljìcilissimo il determinare micro- scopicamente il limite dei talli. Allorché io a 3o piccoli talli si sono così riuniti, l'insieme costituisce una crosta da 3 a 4 cm. di diam., colorata di un roseo pallido, sulla quale si formano dei rigonfiamenti irregolari, di 2 a 3 cm. di altezza e della stessa larghezza circa, semi-globosi, e il tallo acquista l'aspetto del Lìthothaìnnion papil- ìomm » ('). « La superficie del tallo è finamente striata, una stria stretta, tutte di circa 5o [i, interrotte dai concettacoli. hioltre, esso si separa dalla superficie, per frammenti, uno strato di cellule bianche, come ciò avviene sovente nel Lithophylium incruslans ; il colore roseo ap- pare allora attraverso le porzioni scolorate. Le cellule vegetative non posseggonp uno strato coascellare, ma si attaccano al substrato per una fila di cellule arrotondate. Le altre file di cellule non sono cur- vate, come presso la maggior parte delle specie di questa classe, esse si drizzano verso la superficie del tallo. Le cellule misurano ó {j. di diam. e sono quasi globulose. Il loro cromatoforo consiste, co- me neir Ekuth ero spora polymorpìia lleydr. ('), in una grande placca (*) Hauck, RIeeresalgen, tav. II, fig. 4. (■^) Hevdrich, Die Lithotham. voti Helgoland. (Ber. der Biolog. Station, 1900). 225 allungata, che si estende nelle cellule inferiori in modo da occupare tutta la lunghezza di una parete laterale ». « I concettaceli si sviluppano dappertutto, tanto sulla superficie piana che sulle bolle [élevures], distanziati di circa 200 [x. Visti dalla faccia superiore, essi appaiono come delle piccole placche di 25o |i di diam., a puntuazione centrale, né sorpassano la superficie del tallo. Il loro taglio longitudinale mostra una cavità appiattita, di circa 240 [A di diam. e di circa 60 jx di altezza, con una leggerissima ele- vazione alla base. Essi sono coperti d'uno strato di tre file di cel- lule, di cui la lunghezza sorpassa due tre volte quella delle altre cellule, e che misurano da ò a i5 [i. La fila superiore di queste cel- lule si trova sulla stessa altezza della cuticola ». « 1 tetrasporangi misurano 60 ^ di lunghezza e 40 [a circa di diametro, divisi in quattro, per zone », « Come feci notare, non si può paragonare questa specie se non col Lilhophyll. papilloswn a cagione del suo habitat (Adriatico pr. San- sego, - Zanardini, Hauck -), ma l'identificazione con questa specie non è possibile se si tien conto della descrizione di Foslie, (^) men- tre la formazione delle lamelle e i concettacoli quasi semiglobosi non esistono nella nostra specie. E particolarmente interessante il confrontare le cellule vegetative delle due piante; mentre che nel Lithoph. capitulalum non esiste alcuno strato coascellare, esso esiste in un esemplare di Lithoph. papillosum (Zanard.) Heydr. mscr. (^) ch'io debbo all'amabilità del sig. prof. Debray, uno strato coascellare di cellule nettamente differenziate che occupa il quarto dello spessore del tallo ». Hah. Alga calcare, al livello dell'alta marea o al di sotto, sulle rocce. — Lapataì'a. Terra del Fuoco. Argentina. Canale di Beagle, 24 dicembre 1897. N. ']^. (*) Foslie, Noriveg. Lìthoth. Trondhjem, 1895, p. 93. (^) Non ammettendo una differenza specifica tra Lithophyllmn e Goìiiolithon, come lo fa Foslie in Syst. Siirv. of the Lithot., io considero questa pianta come un Lithophyllmn Heydr. Cf. Ber. d. deulsch. Bot. Gesellsch., 1898, p. 409. IS 226 Genere TENAREA Bory (1832) C) Ignoro se l'A. ne abbia dato 1" etimologia. Si sa che abbiamo un Tenarea (lat. Taenaris) ora Matapan col qual nome si designa il Capo e insieme la caverna della Laconia, detto anche Capo di Sparta, in Grecia. Siccome però i nomi delle località si applicano soltanto per la designazione specifica di qualche pianta ritenuta esclusiva di un dato punto, ma non mai per la designazione di un genere, sa- rei d'avviso che l'A. abbia desunta la denominazione della pianta dal greco iainia, che corrisponde ai latini taenia, vitta, leuiniscus, fa- sciola, che nel caso nostro si riferirebbero alle lamelle costituenti un meandro alla superficie della fronda di Tenarea tortuosa (Esper) Lemoine, unica finora costituente il genere. 11 prof. G. B. De Toni mi fa notare che Tenarea Bory (i832) avrebbe avuto diritto di priorità su Lìthophyllum Phil. (1837), e così per non demolire Lithophyllum si mantiene Tenarea con la distin- zione da lui indicata rispetto alla struttura dell' ipotallo, come fu sta- bilito nel Prospetto dei generi componenti la famiglia delle Coralli- naceae. Non conoscendo quanto ebbe a pubblicare P. Hariot con la sua nota «Le genre Tenarea Bory» nel Journal de Botanique IX, iSgS, p. II 3- li 5, possiamo però ritenere che nella struttura sua differisce dal gen. Lithophyllum per avere l' ipotallo formato da filamenti giu- staposti e densi ma con le cellule non disposte in serie concentriche. In quanto alla fruttificazione, l'Ardissone in Phyc. Medit. II, p. 448, osserva come Rosanoff attribuisca alla specie dei cistocarpi simili a quelli da questi osservati nella Melobesia crassa, ma che dalla fig. che r A. dà di questi supposti cistocarpi [Mélob. pi. VII, fig. 7) sem- bra che essi rappresentino invece una fruttificazione tetrasporica (i) J. B. Bory de Saint-Vincent, nato ad Agen il 6 luglio 1778, morto a Parigi il 22 decembre 1846, fu un mirabile ingegno di quella feconda versatilità più propria dei migliori naturalisti. Delle sue opere qui ricordo soltanto 1' Expé- ditioii scient. de Morée (1832 et suiv.), e Nouvelle Flore du Pelopoìinèse et dea Cyclades (1838), per coloro che credessero consultare in merito al nostro argo- mento. Del Bory si occupò nel 1908 il Sauvageau nella Nota: Bory de Saint- Vhicent d' après sa correspondance publu'e par M. Lauziin (Journal de Botanique 2 sèrie, Tome I). 227 costituita da piccoli concettacoli, aperti mediante un foro apicale, nei quali le tetraspore si adagiano alle pareti seguendone la concavità. Aggiunta. — Era già scritto il capitolo sul genere quando, per la squisita amabilità dell" illustre C. Sauvageau che qui sentitamente ringrazio, mi giunse l'articolo che sull'argomento ebbe a pubblicare l'anìico P. Hariot nel cit. Journ. de Bot., e che ora qui si riporta. Come si vedrà, il Bory ne trasse il nome precisamente dalla località ove raccolse la pianta relativa, e non già derivandolo dal carattere esteriore cosi originalmente appariscente, come con dubbio io potei supporre. Ma quello che più importa notare in tale articolo si è la nuova sinonimia dall' A. proposta, al quale riguardo ignoro se e quali obiezioni siano state opposte. Le gerire TENAREA Bory par M. P. Hariot. Bory de Saint-Vincent recueillit pendant l'expcdition de Morée, sur les rochers du Gap Ténare, une production calcitìée qu'il con- sidera comme un Polypier et qu'il signala comme tei dans une Notice sur les Polypiers de la Grece. Cette Notice, assez courte d'ail- leurs, est insérée dans la partie consacrée à la Zoologie de 1' e.xpé- dition scientifique de Morée. II n'est donc pas étonnant qu'elle soit passée complètement inapercue des botanistes, quoique Decaisne ait recherché avec grand soin dans les ouvrages de Lamarck et de La- mouroux les prétendus Polypiers qui devaient faire partie du groupe des Algues calcaires. A la page 207, Bory, parlant du Polypier recueilli au Gap Té- nare, dit qu'il n'est pas nouveau, « quelques auteurs V ayant déjà mentionné; mais ce qu' ils en ont dit et représenté est insutfisant. On en doit former un genre dont les caractères seront: croùte la- melleuse très mince et très fragile, plicatile, ayant sa surface parse- mée de tubercules épars imperforés, presque microscopiques, et émettant de toute sa surface une mucosité translucide très abon- dante ». (*) (*) Questa mucosità è essa da attribuirsi alla pianta o ad un prodotto etero- geneo ? Annoi, di A. M. 228 Il propose de le nommer Tenarea, parce qu' il a été récolté au Gap Tonare. Les échantitlons types qui existent dans les collections du Mu- séum permettent de se reconnaìtre dans la description diffuse et trop peu scientifique, faite par Bory, de son Tenarea undiilosa qu' il caractérise par la diagnose suivante : « Tenarea (undulosa), albo-lu- tescens, lamellosa; lamellis undulato-tortuosis anastomosantibus com- plicatissimis ». Une bonne figure (PI. LIV, et non LIX comme il est imprimé par erreur) reproduit exactement le Tenarea avec ses tu- bercules épars iniperforés, qui ne sont autre chose que des concep- tacles (') parfaitement perforés, ainsi que nous avons pu nous en assurer. Bory rapporte à son Tenarea undulosa en synonymes une citation d' Esper qui nous a paru se préter sans trop de peine à cette adaptation. Quant aux Millepora decussata et agarìciformis, as- similés d'ailleurs avec doute, ce sont des productions du mème or- dre, mais spécifìquement bien différentes. De ce qui précède, il résulte que le Tenarea est une Algue ap- partenant au groupe des Mélobésiées, faisant actuellement partie du genre Lithophyllum Philippi. iMais le Mémoire où Philippi a établi ce dernier genre date de 1837, tandis que le Tenarea de Bory est de i832. II faudrait donc, de par les droits de priorité, supprimer le genre Lithophylluin et le remplacer par le genre Tenarea, antérieur de cinq années. (-) D" un autre coté, le T. undulosa ne peut étre éloigné de deux autres Lithophylluin, les L. cristatum et crassum^ qui n'en sont que des formes à thalle plus épais. Nous proposons donc la synonymie suivante : Tenarea undulosa Bory, Expédition scientifique de Morée, III, V partie, Zoologie (i832), p. 207, t. LIV, f. 3. var. p cristata [Lithophyllum cristatum Meneghini, Lettera del prof. Giuseppe Meneghini al Doti. Jacob Cor inaldi a Pisa, 1840, N. 9). var. Y crassa [Melobesia crassa Lloyd, Algues de f Ouest de la (^) Ce sont des conceptacles à tétrasporanges. Les tétraspores mesurent 40 [x sur 30 |j,. (2) Si è in seguito scoperto che Litlwph. ha 1' ipotallo in serie concentriche, ciò che non avviene in Tenarea. Annot. di A. M. 229 Frane e, N. 3i8 [nomen nudum]; Lithopliyllum crassuin Rosanoff, Mcm. Soc. Cherbourg, p. 98, i8ó6). La piante de Bory est renriarquable par son élégance et la min- ceur de ses frondes d'apparence foliacée; dans le L. cristatutìi, les frondes sont beaucoup plus épaisses, formées de lames généralement rctrécies à la base et dilatées seulement plus haut; le L. crassum semble tenir le milieu entre les deux formes extrcmes : ses frondes, tout en étant épaisses, le sont moins que dans le L. cristaliim ; elles sont entièrement formces de lames élargies dès la base (comme dans le type), et de plus les ramifications y sont plus petites et moins nombreuses, de sorte que 1' ensemble du thalle est moins compact, Quant au L. hierogly pine uni Zanardini fnomen nudum), Saggio di classìfieao^ione, p. 44 (1843), il ne parait otre, du moins d' après les échantillons distribués, que le premier état de développement du L. eristaium. Bory a encore dccrit, dans le mème Mcmoire, un Nullipora Troeìianter qui n" est autre que le Lìthothamniom byssoides créé par Philipp! pour le Nullipora byssoides de Lamarck. [Journal de Botanique, t. IX, 1895). Ò23. Tenarea tortuosa (l-^sper) Lcmoine. Mélob. (1900) p. 20 (inclusevi più forme). = Mille por a tortuosa Esp. Pflanzenth. I, p. 118, t. 22; Goniolithon iorliiosum Fosl. Some new or. crit. Lithot. (1898) p. 14; Tenarea undulosa Borjy Exp. Mo- rée, Zoologie (i832) p. 207, Hariot in Journ, de botan. IX (1895) n. ii3 (^) ; Litlìoph. eristaium Menegh. Lett. al Corinaldi (1840) n. g; Hauck Meeresalg. p. 270, tav. Il, fig. 5-6; Heydr. Lith. Mus. Paris (1901) p. 537; Spongites cristala Kuetz. Sp. (1849) p. Ó98; Aresch. in J. Ag. sp. II, p. 519; Lith, hieroglyphicuìH Zanard. Saggio (1843) p. 44 (nomen)?; Melobesia crassa Lloyd Alg. de P Guest n. 3i8 (no- men); Lithophyllum crassum Rosan. Mélob. p. 93; Melobesia cristata Ardiss. Phyc. Medit. I, p, 447; Lithotham. eristaium Heydr. (1897), (') Per le sinonimie vegg. il citato articolo di P. Hariot riportato nell' Ag- giunta alla trattazione del genere. 280 Litìioph. {Cladoliilion) lorluosiun Fosl. 1899; iJtìiopìiyU, [Lepidolilhon) lorluosuììi Fosl. (1901). Fronda inferiormente tutta aljìssa, consistente in croste crasse pallidamente violaceo-bigie, recanti verticalmente alla superficie delle laminette, laminette densamente stipate, equialte, variamente contorte in guisa da costituire dei meandri, talvolta gradatamente disposte orizzontalmente nel margine basilare della massa lassamente squamu- loso-sovrapposte; concettacoli verruciformi poco convessi (eccetto il margine), anfigeni, cioè di doppia origine. Hab. nel Mediterraneo alle spiagge d' Italia, della Francia, della Grecia e dell'Algeria (Meneghini); Falkenberg la trovò comune all'i- sola di Capri, all'isola delle Sirene, di Nisida, a Secca della Gajola nel golfo di Napoli (Foslie, Heydrich, Bory); nell'Adriatico qua e là (Hauck, Zanardini); nell'Atlantico alle spiagge della Francia (Lloyd, Thuret, Rosanoff, Sauvageau). Croste assai variabili di grandezza, rotte poroso-spongiose, ru- gose alla superfìcie. Concettacoli del diam. di circa i5o \ì.. Sarebbero da confrontarsi alcune forme (f. deciimbens etc. che il Foslie op. cit. credette distinguere) rna non è qui il caso di oc- cuparsene per mancanza di materiale relativo. Posso soltanto osser- vare che se la fig. n. 5 di F. Hauck è ben conforme alla fìg. lypica, non cos'i può dirsi di quella al n. 6 nella quale le lamelle, anziché integre, si presentano diviso-ram.ose. Di questa forma P. Hariot non fa cenno nel suo articolo pubblicato nel Journal de botan., t. IX, 1895, sia perchè dallo stesso Hauck non messa in rilievo nel proprio testo, sia perchè non posseduta dal Museo di Parigi, in base ai cui esem- plari potè invece stabilire una forma tipica, che è appunto quella qui sopra descritta, e due altre forme (0 varietà?): la cristata e la crassa che, rispettivamente, sotto i nomi di Lìthophyllum cristaium Menegh. e L. crassum Rosan. [Melobesìa crassa Lloyd), venivano considerate come semplici sinonimie della f. lypica, rilevandone i caratteri pei quali da questa si contraddistinguono. La massa del più grande de' miei esemplari del diam. di 5 cm. e mezzo, dello spessore di 2 cm. e mezzo, è calcareo-spongiosa, piut- tosto friabile e quindi facilmente spezzabile a mani disarmate, men- tre per i Lilhophyllum da me già osservati occorse 1" uso d' una ro- busta lama fortemente colpita da un martello. L'interno è percorso 231 da pochi assi primari cilindrici a ramificazioni sessili assai ravvicinate, squamiformi, subtonde, confluenti pei margini, determinanti, mediante, incurvazioni a vicenda saldatesi, grandi e poche cavernule longitudi- nali e moltissime altre assai più piccole che, in sezione trasversale si mostrano sotto la forma di un reticolato a maglie aperte nelle parti inferiore e media della massa, cieche per schiacciamento vicino alla sommità. Le ultime diramazioni sono tricotome, lamelliformi, erette, alte un cent, o poco più;, subflabellate, rispettivamente saldate pei margini laterali, pieghettato-ondulate nella parte loro superiore, di guisa che la superficie della massa offre un elegante aspetto mean- driforme, così da ricordare, in piccolo, certe increspature di musso- lina quali si usano per ornamenti donneschi. De' suoi esemplari 1' Ardissone dice che sono giallo-verdognoli; i miei sono cretaceo-verdazzurri, ma quest' ultimo colore è dovuto ad una mizoficea annidantesi nelle piegolinature della Corallinacea. Ciò si nota per evitare equivoci nell' interpretazione della struttura nella quale si possono vedere associati dei filamenti estranei. a. LitììophyUiim cristatum Menegh. - Jetée S.'" Barbe a S.' Jean de Luz (Bassi Pirenei) Magg, igoS. Coli. J. Chalon. Osservazione — hi sua lettera 22 Dicembre 1916, diretta allo scrivente, il prof. A. Forti cosi mi riferisce in merito alle Alghe mi nori ospitate nelle pieghe della fronda di Tenarea tortuosa (Esp.) Lemoine : « La sostanza feltrosa miocroa, grigio-azzurrognola che rinvenni insinuata nelle pieghe della fronda calcarea di Lithophyllum tortuo- siim (Esp.) Posi, non è certo facile a definirsi rappresentando una specie di piccolo cimitero! — Le guaine di Nostocacea che predo- minano sono quasi sempre vuote, oppure gli articoli che vi si com- prendono ancora sono cosi danneggiati da non lasciare nessun in- dizio sicuro sul loro aspetto primitivo. — Bornet e Flahault, a pro- posito di Calothrix scopuloruni, accennano a un fatto che potrebbe aver relazione col caso presente. Tali Rivulariee in fatto, emettendo dair estremità aperta delle guaine ormogonii in una serie più 0 meno indefinita, finiscono col vuotarsi lasciando le guaine con gli ultimi articoli deformati più o meno scolorite e contratte. Ma non è oppor- tuno azzardare una determinazione su dati così scarsi e male defi- 232 niti. Il piccolo cimitero può essere popolato altresì di frammenti di .fronda di Cladophora, di pezzetti di tubi gelatinosi di Berkeleya m'i- cans (Dillw.), e di altro materiale così sminuzzato che non si può certamente riconoscere e che forse si è fermato in quelle anfrattuo- sita impigliandosi tra le guaine di quella Nostocacea che forse può aver vegetato in quelle fessure sporgendo il pennacchio dei suoi filamenti come una rete o un filtro per i minori frammenti traspor- tati dall' onda. Resta però che piuttosto che di una Lyngbya mi sem- bra si tratti di una Calothnx anche perchè un paio di volte mi sembrò scorgere dei pseudorami che nelle Lyngbya non si veggono giammai ». In base al sopra esposto, si può pertanto ritenere per certo che la mucosità osservata dal Bory ne' suoi esemplari raccolti al Capo Tenare è dovuta unicamente alle minori alghe ospitate dalla Coralli- nacea, così come si ripete negli esemplari raccolti da j. Chalon a S. Jean de Luz. Genere MASTOPHORA Decaisne (1842). Classif. des Alg. in Annal. d. Selene, nat. 1842, 2 sér., Tom. XVI, p. Ò9 et Mém. sur les Corallines p. 114 [Melobesia: sectio III, Mastopliora). (Etym. ììiaslos mammella, /Aor^o reco). Kuetz. Spec. p. 69Ò (esci. Melobesia lichenoides e a|]ìni) ; Harv. Ner. austr., p, 108; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 525; Engl. et Franti, Naturi. Pflanzenfam. (1897) p. 542; Heydr. Corali, insbes. iVlelob. (1897) p. 45 =^ Melobesia, Di- ciyota^ Zonaria e Padiìia sp. auct. Fronda leggermente calcarea tenace, inferiormente cilindrico- caulescente e quivi aQissa, superiormente piano-fogliacea flabelliforme, dicotoma o prolifera, costrutta di cellule subisomorfe subcubiche. Concettacoli sparsi nel mezzo della fronda, emisferico-mammelliformi, a ostiolo pertugiato. Sporangi eretti sul fondo dei concettacoli, ob- lunghi, a quattro spore zonatamente divise. Oss. Fronda tenuemente calcarea mai fragile, ma flessibile e tenace, inferiormente in via normale, almeno negli esemplari compie- 233 tamente evoluii, evidentemente caulescente, superiormente fogliacea e percorsa da un nervo più o meno evidente quale continuazione dello stipite, zonata, mai orbicolata, talora a tratti prolificante. Tutte le cellule di cui si compone, come in Zonaria, sono subcubiche e radiatamente disposte, le superficiali farcite di endocroma rosso ; molti degli strati trovansi congiunti in una costa più o meno evidente, e due il più delle volte nella parte fogliacea (^). Concetta- coli più grandi che in Melobesia e Amphiroa, quasi esattamente mammelliformi, nella pianta secca spessissimo vacui. Genere insigne, assai differenziato nella famiglia per il suo por- tamento di cui sarebbe di0icile, senza la scorta di un ricco erbario mondiale, trovarvi tra le Floridee un'analogia abbastanza confacente, se se ne toglie la Peyssonnelia replicata in cui vuoisi ravvisare l'a- spetto della Mastophora pygmaea Heydr. Per ogni altra specie, se vien citato il gen. Zonaria come possibile confronto, ciò devesi in- tendere nei soli riguardi della struttura, come sopra si è detto, per- chè, in quanto al portamento, il ravvicinamento, se mai, devesi ri- ferire unicamente alla Zonaria flava (escluso il tomento stopposo del caule), e anche ciò forse nei soli rispetti della Mastophora La- mouroiixii Decaisne e M. plana Harv., per quanto è lecito giudicare dalle sole tre specie esaminate e dalle descrizioni relative alle rima- nenti. In ogni modo il paragone con le Dictyotaceae è reso sempre impossibile dai colori cosi diversi nei termini di confronto. Se ne conosce una decina di specie distribuite: a Porto Nata!, alla N. Olanda dal fiume dei Cigni fino a Port Phillip, alle isole Marianne, Guham, P'ormosa, Sandwich e Maldive. 624. Mastophora Lamourouxii Decaisne in Ann. selene, nat., Bot., 1842, ser. 2, T. XVI, p. 114 sub Melobesia; Harv. Nereis Austral. p. 108; Krauss, Beitr. p. 207; J. Ag. Sp. 11, p. 536; Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 98, f. h-l ; Zonaria rosea Ag. It. Freycinet p. 164.^; Padina rosea Lamour. herb.; Dictyota rosea l^amouv.', Melobesia [Ma- (') In generale i talli ev^oluti sono costituiti da almeno 4 strati di cellule, ma senza un vero ipotallo distinto. Così M.me Lemoine, Essai de classific. des Mé- lob. Le coste poi meritano uno studio speciale che qui non potrà però avere una completa trattazione. 234 stoplicrd) flabellata Sond. in Bot. Zeitung 1845; Melobesia [Mas/o- pìwra) licìieniformis Decne loc. cit. Stipite lineare più volte irregolarmente dicotomo rami evane- scenti in segmenti a base cuneato-angustata incisa e apici tlabellati a margine involuto e al dissotto pruinosi. Hab. a Porto Natale nell' Africa australe, a Giava e alla spiag- gia della N. Olanda australe dal fiume dei Cigni (Sonder) fino a Port Phillip dove è frequente. Callo radicale abbastanza grande discoideo. Fronda lunga fino a io-i5 cm., colore ora porporescente, ora e forse più spesso ver- deggiante, indi finiente in bianco cretaceo. Stipiti "plurimi da uno stesso callo radicale, il più delle volte larghi 1-2 mill., più o meno evidentemente subalati, a margini spesso irregolarmente dentati, ir- regolarmente dicotomi, o forse piuttosto pennato-dicotomi ; rami e rametti ossia coste con più o meno evidenza ora inferiormente ora più in alto evanescenti in segmenti. Segmenti lunghi 2,5 cm. o più brevi inferiormente calcareo-pruinosi, superiormente subnitidi, a mar- gini più o meno involuti, cuneati alla base e all' apice integri o lo- bati, lobi larghi quasi 2-6,5 mill., rotondati. Concettacoli frequenti, della grandezza e posizione come nelle specie dei precedenti generi. Si è già detto, trattando del genere, che l'analogia di questo con il gen. Zonarìa deriva dalla forma (non già dalla natura) e dalla disposizione delle cellule in modo radiato a linee d' innovazione zonate. Se macroscopicamente si volesse altre cercarne nell'esteriorità si potrebbe segnalare la comune proprietà dello stipite alato. Ma que- ste parti alari hanno un'origine e un significato ben diversi nei due generi, almeno per quanto si tratta della Zonarìa flava. Nelle floridee, generalmente parlando, le espansioni laterali dello stipite e sue ramificazioni non sono che il prolungamento attenuato dei rispettivi diametri, come lo prova lo strato corticale che dalla parte assiale (più voluminosa sia per la costura, sia per un tubo centrale unico o accompagnato da altri pericentrali) si prolunga nelle attenuazioni laterali. Si osserva inoltre che nella citata Zonarìa si hanno delle spaccature che si operano rasente la costa centrale, per cui le divisioni che ne conseguono recano l'ala da uno solo dei lati, in Mastophora Lamourouxìi invece non si hanno già delle spac- cature di una parte preesistente, ma delle produzioni di parti nuove 235 mediante diramazioni delle coste, per cui le divisioni che ne conse- guono recano un'ala cosi da un lato come dall'altro delle costure. {'■) Traendo la sezione trasversale dal caule o da un ramo prima- rio della Zoiiaria flava, noi vediamo un corpo centrale ingrossato e tondo rivestito da un fitto e corto tomento feltrato, e da ciascuno dei lati di esso corpo un prolungamento glaberrimo lineare attenuato alle estremità, formato, con minore spessore^ delle stesse cellule componenti la parte assiale ingrossata, disposte in linee diagonali, senza alcun divario nel margine all' infuori delle solite cellule più grandi e subdecolorate come comporta il genere. Non disponendo di parti caulescenti inferiori di Mas/opliora La- mourouxii, vi supplii con la sezione trasversale di un peduncolo re- cante il cimale corimbo fogliaceo. Ne ottenni una forma largamente elittica la cui grande massa interna è composta da uno strato di cellule di un rosso brunetto, subcubiche, piccole, disposte in linee parallele suborizzontali, cioè leggermente diagonali, circondata da uno strato corticale composto di cellule roseo-giallorine, crasse, sub- tonde, disposte in 3-4 serie irregolari. Intorno a questo strato cor- ticale si mostra un' espansione' alare assai interrotta, quasi dilacerata, piana, composta di cellule eguali a quelle della massa interna, le cui file continuano la stessa direzione delle file della massa stessa. Un simile esem.pio di produzione alare extracorticale io non conosco in altre floridee, se se ne toglie quello fornitoci dalla Delisea pulclira Mont., dove peraltro ha un significato speciale ben differente: quello cioè di essere la sede delle fruttificazioni tetrasporangifere (Vegg. Harvey, Phyc. Austr. Plat. lò). Nel caso nostro però si tratta di ben altro, e cioè che le produzioni d'apparenza alare, quand'anche si volesse ammettere la derivazione loro dalla massa interna (del che non si ha un apparente indizio nell'interposto strato corticale), hanno tuttavia un pretto carattere di novelle frondi destinate forse a sosti- tuire gli eventuali stroncamenti cimali per traumi, ma che nei casi normali si vanno totalmente obliterando cominciando dalle parti in- feriori dei cauli e dei rami primari, rimanendo inerti allo stato loro iniziale nelle parti superiori. (*) Ciò però succede anche in Zonaria interrupta Lamour. e in Z. Tnnic- riana J. Ag. e forse in altre. 236 Tutto ciò sia stato detto nell'intento di dimostrare quanto poche siano le analogie e quanto grandi invece le differenze fra i generi Zonarìa e Mastophora. anche nei soli limitatissimi riguardi ora con siderati. Dai frammenti cimali da me osservali, ben posso figurarmi con quanta imponente bellezza debba presentarsi un completo individuo polifronde nello stadio della sua più dispiegata vegetazione (*). In essi nò il porporescente, né il verdeggiante, né il cretaceo, ma bensì una delicata tinta neutra di latte e vino con un sentore violetto- cinnamomeo, ai quali colori si aggiunge il bianco-cilestrino dovuto ai margini involuti ripiegantisi sulla pagina superiore delie espansioni fogliacee. In fatto di colori, si sa che le floridee sono assai mutevoli, dipendendo cioè dalle varie condizioni di ambiente, di età, eccetera in cui possono trovarsi le piante nel vivente, e poscia in seguito all'essiccazione. 1 concettacoli, anziché vivamente porporini, sono di un roseo- ranciato-lattescente che li fa spiccare sul fondo vinoso-scuretto delle espansioni fogliacee. Il loro tessuto è isomorfo come nelle parti la- minari ma più povero di cromatofori; di una coerenza assai più lassa e quindi meno tenace nei frequentissimi casi di vacuità, per cui, nel secco, le pareti si fanno piuttosto fragili e quella sporgente sulla lamina si sfonda talvolta per la mancanza di contenuto, determinando cos'i la forma di uno scodellino, o si fora nel punto centrale della parete stessa. Siccome il fenomeno di questa così frequente sterilità è proprio di tutte le specie del gen. Mastophora, non è affatto da credersi che ciò debbasi unicamente ascrivere al cessato proseguimento della loro maturanza, o, tanto meno, che gli sporangi siansi atrofizzati in seguito all'essiccazione, come potrebbe fare ritenere l'espressione di (i conceptacula in exsiccata pianta saepissime vacua », ma bensì è (i) La parte caulescente di uno di tali frammenti la trovai invasa da una in- teressantissima Callitamniea delle Pectinatac }. Ag., all' intutto eguale al Callita- lìiìiion simile Harv. {Antithamnion nodiferum J. Ag.) quale venne figurato nella Tav. 207 della Phyc. Australica di Harvey. Senonchè i miei esemplari (lunghi 1-2 cm.) aderiscono inferiormente alla matrice mediante rizine, del che non vedo cenno nella Syll. Algaruin di De Toni, p. 1401. •237 più probabile che si tratti di un naturale aborto delle cellule carpo- gene (*). Considerato inoltre che trattasi di piante di cui non si co- noscono ancora i cistocarpi, tanto più riuscirebbe interessante 1' ana- tomia dei calli basilari in ogni singola specie, intesa a mettere in sodo un'eventuale natura loro subperennante, epperciò dotati di cel- lule assiali di riproduzione, come fu constatato in alcune specie di Gloiopellis, ma che qui non è possibile praticare per mancanza di materiale. La supposizione è forse avvalorata dal fatto che nel mi- dollo di MastopJiora canaliculata trovasi un elemento intestiniforme che si collegherebbe all' indicato speciale modo di riproduzione. Veggansi in proposito i numeri 466 e 467 della presente opera. a. Mastophora Lamouroaxh Decne. Champion Bay, Nuova O- landa occident. Algae Muellerianae, cur, J. Ag. distributae. 205. Mastophora hypoleuca Harv. Nereis austral. p. 108, t. XLI ; Aresch. in J. Ag. Sp. II, p. 527. Stipite lineare, irregolarmente dicotomo, rami evanescenti in seg- menti cuneiformi laciniati, lacinie lineari involute nel margine, al dissotto bianco-lanate e consperse di nere macchie depresse. Rah. a Porto Natale nell' Africa australe (Gueinzius) e Isipingo (Weber van Bosse). Fronda lunga Ó-9 cm., ramosissima, irregolarmente dicotoma, non fastigiata. Rami in segmenti forcuti, cuneati, involuti nel mar- gine e ottusi all'apice, superiormente scabri e striati, al dissotto co- perti da lana breve bianca e cosparsi di macchie minute colorate e depresse. Concettacoli grandi e prominenti. Colore oscuramente bruno- porporino. Questa specie, come la precedente, non richiede una vera de- calcificazione, essendo coperta di un tenuissimo velo pruinoso calcare che non interessa punto il tessuto né la stessa epidermide, e per liberamela a scopo di chiarire la visione superficiale, basta un bagno di acido acetico assai diluito. In seguito a che la fronda abbandona (^) Che ciò avvenga in effetto potei constatarlo in Mast. hypoleuca Harv. 238 il SUO naturale roseo-dealbato per assumere un colore porporino- brunetto alquanto sbiadito, di un unico tono. Si rileva un tal parti- colare perchè mette in evidenza come il bianco al di sotto (d' onde hvpoìcuca) delle espansioni laminari non devesi già ad una lana, come vien detto, ma a delle squamette obovate, fragili, brevemente peduncolate, pellucide, coperte di una finissima brinatura calcare, quasi mannite, che il bagno stesso discioglie. La natura di queste appendici si apprende coli' osservare al microscopio la raschiatura della pagina inferiore, da operarsi nel secco e prima del bagno. Per quel che trattasi dei caratteri macroscopici, è bene notare che il portamento della presente specie varia alquanto da quello della precedente, pur conservando la segmentazione superiore la forma flabellata. Ma questi flabelli, anziché di lobi larghi subroton- dati, disposti in due-tre corimbi ravvicinati così da simulare un unico corimbo assai ricco, sono invece composti di lobi assai più stretti e disposti in un corimbo unico molto povero. Sotto questo corimbo cimale, alla distanza cioè di circa 2 cm., si sviluppa un aggregato di ramificazioni brevi, sessili, unilaterali, 3-4 volte decomposte in modo dicotomico, cosicché per entrambi questi particolari la fronda assume un aspetto tutto suo speciale, così da non poterlo attribuire ad un carattere meramente individuale. Le espansioni fogliacee viste in superficie si mostrano composte di cellule rettangolari vinaceo-bruno-giallastre disposte in file acco- statissime flabellato-radiate. La sezione trasversale del caule ha forma elittico-depressa. Mi- dollo di filamenti crassetti, colorati di vinaceo-scuretto, composti di cellule esigue moniliformi, sinuosi, subparalleli, indi, a tratti, con- fluenti in un punto per tosto discostarsi, e così di seguito, formando perciò una sorta di reticolo a maglie elittiche. Margini di spessore vario, e cioè a tratti composti di cellule grandette in 4-6 serie pa- rallele verticali alla periferia, e ad altri tratti composti di sole 2-3 serie eguali, cioè che deriva dalla più o meno sviluppata espansione alare. 11 curioso si é che nelle sezioni immediatamente successive il midollo ha la stessa composizione dei margini, e ciò deriva da im- provvisi appianamenti locali. I concettacoli vacui sono tondi, ordinariamente sparsi. L'inanità loro si mostra fin dall'origine per la trasparenza incolore delle pa- 239 reti attraverso le quali si mostrano le pareti rettilinee delle cellule normali contigue del tessuto ambiente. I concettacoli fertili, densa- mente aggregati, sono oblunghi, lotondati nell'estremità inferiore, attenuati e talora quasi acuminati in quella supeiiore, oscuramente colorati, con tetraspore vagamente zonate. a. Mastophora hypolciica Harv. — Isipingo, presso Porto Natale, Africa Australe. Weber van Bosse. [continua] LITTERATURA PHYCOLOGICA Florae et Miscellanea pliycologica 43. Brown L. B. — Experiments with marine Algae in fresh water. — Piiget Sound Marine Stai. Public. I, 191 5, pag. 3 1-34. 44. Buchheìm A. — Der Einfluss des Aussenmediums auf den Tur- gor-Druck einiger Algen. — Bern, 191 5, Wyss, 8°, pp. 71. 45. Harder R. — Beitràge zur Kenntnis des Gaswechsels der Mee- resalgen. — Jahrb. fiir zuiss. Bofanik 5ó. Band, 191 5, pag. 254- 298. 4Ò. Lauterborn R. — Die sapropelische Lebewelt, ein Beitrag zur Biologie des Faulschlammes natùrlicher Gewàsser. — Verhandl. d. nat. Med. Vereiiis t.u Heidelberg 191 5, N. F., i3, pag. 395- 481, I Taf. 47. 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Pavillard J. — Recherches sur les Diatomées pélagiques du Golfe du Lion. — Travail de T Institut de Botanique de l'Université de Montpellier et de la Station Zoologique de Cette, sèrie mixte, Me- moire N. 5, 19 16, pp. 63, Fig. i-5 et planches I-II. Dopo alcune considerazioni generali sulle Diatomee pelagiche, l'Autore dà il catalogo sistematico delle forme riscontrate nel plan- ton del Golfo del Leone. Sono da ricordare : Thalassìosira decipiejis (Grun.) Joerg., Skeletonema costaium (Grev.) Cleve, Coscinodiscus gigas Ehr., Cose. Oculus-Iridis Ehr. (ne ricorda le microspore), Platildouiella Sol (Wall.) Schùtt, Aslerolampra niary- landica Ehr., Asterolampra Grevilld (Wall.) Grev. (con molte osser- vazioni sulla sinonimia), Asteroìiiphalus flabellatiis Grev., Gossleriella tropica Schi.itt, Acthiocyclus suhtiììs Ralfs, Corelhron criophiliun Castr., Lauderia borealis Gran, Scìiroederella delicatula (H. Perag.) Pav. [= Deionula Schroederì Gran] (con osservazioni e figura), Daciylio- solen ììiediterraneus H. Perag. [= D. Bergonii H. Perag., D. tennis (Cleve) Gran, D. meleagris G. Karst.] (con figure e osservazioni), Leptocylindrus danicus Cleve, Guinardia Blavyana Perag., Guin. flac- cida (Castr.) Perag. (con figure e osservazioni), Rhi\osolenìa alata Brightw., Rhi\. amputata Ostenf., Rhi7^. Calcar-avìs Schulze, Rhi\. Castracanei H. F^erag., Rhì'^. formosa H. Perag., RJii^. fragilissima P. Bergon [= Rhi'^. faeroensis Ostenf., i?/;/^. pellucida Schroeder non Cleve], Rhi^^. imbricata Brightw., i?^/:^. robusta Norm., Rhi']^. hebetata Bail. var. semispina Hensen [con Richelia intracellularis\ Rln~. seti- gera Brigthw., Rhi:{. Shrubsolei Cleve, Rhi-^. Stolterfothii H. Perag., 246 Rhi7^. Teiiiperei Perag. (inclus. Rìiìt^. acuniinata Perag.), Bacteriaslrum elongatum Cleve, Bact. hiconicum n. sp., Bact. hyalinum Laud., Baci, deìicatuliim Cleve, Bact. elegans n. sp., Bact. mediterraneum n. sp., Bact. comosum n. sp., Cìiaetoceros densum Cleve, Chaet. tetrasticìion Cleve, Chaet. Dadayi Pav. (con osservazioni anche sulP inquilino Tintitmus), Chaet. danicum Cleve, Chaet. periudanum Brightw., Chaet. rostratum Laud., Chaet. affine Laud. (inclus, Cìiaet. Schiìttii Cleve, Chaet. Willei Gran), Chaet. aiiastoìuosans Grun. (con osservazioni mediante le quali FA. esclude dalla sinonimia il Chaet. extenius Gran), Cìiaet. angliciim (Grun.) Ostenf. (= Chaet. ìongicrure Ost. et Schm.), Chaet. Qontortum Schùtt, Chaet. costatuni Pav., Chaet. crini- tuni Schùtt, Chaet. decipiens Cleve, Chaet. Diadema (Ehr.) Gran, Chaet. diversuni Cleve, Chaet. ìaciniosiim Schùtt, Chaet. Lauderi Ralfs (= Chaet. Weissflogìi Schùtt), Chaet. Loren\ianum Grun., Chaet. messanense Castrac. (= Ch. fiirca Cleve), Chaet. pseudobreve Pav., Chaet. pseudocurvisetiiììi Mang., Chaet. secimdum Cleve (= Ch. cur- visetum Cleve), Chaet. simplex Ostenf,, Chaet. sociale Laud., Chaet. tortissimum Gran, Chaet. Wighamii Brightw., Eucampia \odiacus Ehr., Dilylium Brightzuellii (T. West) Grun., Lithodesrnium iindulatum Ehr., Biddulphia mobiliensis (Bail.] Grun., Cerataulina Bergami H, Perag., Hemiaulus Haucìiìi Grun., Hem. sinensis Grev., Thalassiothrix Fra- uenfeldii Grun., Th. longìssima CI. et Grun., Th. mediterranea n, sp., Asterionella japonica Cleve, Navicula membranacea Cleve (= Staurop- sis membranacea Meunier), Nit:{schia Closteriiim W. Sm., M/:(. se- ria ta Cleve, Alla sistematica r A. fa seguire interessanti osservazioni generali che riguardano l'epifìtismo nelle diatomee pelagiche [Vorticella ocea- nica Zach, su Chaetoceriis densum; Bicoeca mediterranea Pav. su She- letonema, Nit^schia seriata ecc., Solenicola setigera Pav. su Dactylio- solen mediterraneus ; Tintinnus lusus-undae Entz su Hemiaulus Hauckii, Chaetoceros peruvianum ; Tintinnus inquilinus O. F. Muli, su Chaeto- ceros Dadayi e Chaet. tetrasticìion ; Richelia intracellularis nella Rhi- T^osolenia hebetata Bail. f. semispina) e la fisionomia generale e l'evo- luzione periodica del plancton diatomaceo con utili notizie biologi- che. La Memoria del Pavillard, accompagnata da un copioso indice bibliografico, vuole essere raccomandata agli studiosi del fitoplancton marino, i quali vi troveranno utili indicazioni. 247 Pavillard J. — Flagellés nouveaux, épiphytes des Diatomées pé- lagiques. — Comptes rendus de l'Académie des sciences, t. i63, séance du 17 juillet 1916, pag. 65-68, Fig. A-C. Due nuovi flagellati vengono descritti dal Pavillard, 1" uno, tipo di un nuovo genere, è la Solenicola setigera, l'altro la Bicocca me- diterranea. Per la Solenicola setigera Pav. l'esistenza era stata intrav- veduta nel 1902 dal Gran che disegnò, senza dargli un nome, l'or- ganismo in questione vivente all' esterno dei frustuli del Dactylioso- len tennis nel Nordisches Plankton (1904) pag. 25, tab. XIX; più tardi il Mangin (Ann. Inst. Océanogr. t. l'V 191 3, p. 9) illustrò, in miglior modo, lo stesso organismo. Il Pavillard descrive con molti particolari il flagellato epifita riscontrato sopra un Daciyliosolen (D. Bergonii H. Perag. ad interim). Nella Solenicola gli individui sono giustaposti, ma distinti, la massa protoplasmatica individuale priva di membrana differenziata, aderisce alla Diatomea ospite con la base espansa, misurante i5-20«5-6 jj. ; alle due estremità termina con una breve espansione pseudopodica 0 si prolunga in un nastro sottile protoplasmatico, egualmente lungo o più lungo del corpo e spesso dilatato a spatola alla sua estremità distale. 11 nucleo è voluminoso, sempre unico, con un piccolo nucleolo. Nel protoplasma alveolare si notano 2-4 vacuoli voluminosi, alcuni vuoti, altri del tutto occu- pati e come distesi da masse amorfe accompagnate da corpicciuoli bacilliformi (forse raccolti digestivi); esiste, piantato verso il mezzo della massa citoplasmatica e in prossimità ai vacuoli digestivi un lungo flagello filiforme, quasi dell'aspetto di un capello ondulato. Il genere Solenicola sembra essere prossimo al genere Oikomonas. La Bicocca mediterranea Pav. fu riscontrata copiosa sulle catene di Skcletonema costatum, su 'Nit\schia seriata, Ccrataulina Bergonii, Cìiaetoceros anastomosans ecc.; per la disposizione dei flagelli essa si differenzia da B. lacustris e B. oculata, esse pure epifite di Dia- tomee planctoniche. West G. S. — Algae. Voi. 1, Myxophyceae, Peridinieae, Bacilla- rieae, Chlorophyceae, together with a brief Summary of the Occur- rence and Distribution of Freshwater Algae. — Cambridge, 1916, University Press, 8", pp. 475, Fgg. 271. 248 Questo volume forma parte di quella serie di Manuali botanici edita a cura di A. C. Seward e A. G. Tansley e merita particolare considerazione perchè rappresenta un buon aiuto come guida ai gio- vani che vogliano dedicarsi allo studio delle Alghe, anche per le figure numerose che accompagnano il testo. Delle Alghe inferiori (Mizoficee o Cianoficee) l' A. tratta nella parte generale intorno la parete cellulare, il protoplasto, discutendo soprattutto sulla questione del corpo centrale che preferisce sostituire col nome di nucleo incipiente (che egli esclude si divida per mitosi), i pigmenti, le inclusioni (granuli centrali, grani di cianofìcina del BoRzì, vacuoli di muco, glicogeno e zucchero, olio, pseudovacuoli), la continuità protoplasmatica, le eterocisti (per la funzione delle quali ricorda le opinioni di Borzi, Hansgirg, Hieronymus, IIegler, Fritsch, Spratt, Brand ecc.), i movimenti spontanei (l' A. avrebbe potuto ri- cordare B. Corti e Adanson che studiarono nel secolo XVIII questi movimenti), la moltiplicazione ormogoniale, la riproduzione asessuale per gonidii (nega quella per zoogonidii affermata da Zukal e da Goebel) e per spore perduranti, il polimorfismo, le stazioni e la di- stribuzione, le forme simbiotiche, le affinità e la classificazione per la quale mantiene i due ordini Coccogoneae (con le famiglie Chroo- coccaceae, Chamaesiplionaceae) e Hormogoneae (con le famiglie Oscil- latoriaceae, Nostocaceae, Scyloiiemaceae^ Stigonemaceae, Riviilariaceae, Camptotrichaceae), seguendo quella adottata dal Forti elaborando il quinto volume della mia Sylloge Algarum. Delle Peridinieae (o Dinoflagellati) il West, dopo aver premesso alcune osservazioni generali, tratta delle famiglie Gymnodinìaceae, Py- rocystaceae (con a parte le Pliytodinaceae), PeridUiiaceae e Prorocen- traceae dando conto della struttura delle cellule, dei rispettivi proto- plasti e cromatofori, della moltiplicazione cellulare, delle spore per- duranti Qcc. ; nella bibliografia avrebbe, a mio vedere, potuto trovar posto la Monografìa dei Ceratium di Joergensen e qualche altro lavoro. Delle Bacillarieae (o Diatomeae) in modo analogo ai gruppi pre- cedenti è condotta la trattazione; per la classifìcazione TA. sugge- risce una fusione dei due schemi proposti dal Schìjtt (1896: Cen- tricae e Pennatae) e del Forti (1912: Immobiles et Mobtles) ; per le Bacillarieae si rese benemerito il Grunow il cui nome, nella biblio- 249 grafìa, avrebbe potuto figurare con onore insieme ai nomi di altri diatomologi. Segue il gruppo delle Cìilorophyceae per le quali l'autore ricorda le classificazioni proposte da Bohlin, da Blackman e Tansley, da Oltmanns, da Chodat, da Wille e finisce coli' adottare le 4 divisioni Isokon/ae, Ahontae, Siephanokontae e Heterokovlae ; di queste 4 divi- sioni il West tratta con diligenza; interessanti, fra altro, gli schemi che rappresentano le linee evolutive dei singoli ordini, sorta di alberi genealogici. In fine del suo lavoro TA. raccoglie interessanti dati ecologici col considerare le associazioni subaeree, irrorate e acquatiche, dan- done chiari esempi; non sono trascurate le notizie concernenti il Benthos e il Plancton (Limnoplancton, Potamoplancton e Cryoplan- cton). Noi non possiamo che tributare lode per questo volume a G. S. West, già apprezzato per tanti lavori compiuti da solo o in- sieme al compianto W, West. G. B, De Toni Weber van Bosse A. — Rhizophyllidaceae and Squamariaceae. — \n F. Boergesen, The Marine Algae of the Danish West hidies voi. 2, Rhodophyceae, pag: 128-14Ó, Fig. 137-149 [Dansk Botanisk Arkiv Bd. 3, N, 1 b^ Copenhagen 1916]. Delle Rhizophyllidaceae X egregia signora Weber van Bosse illu- stra una nuova specie del genere Contarinia Zanard., proponendo il nome di Contarinia Magdae; questa è rupicola e corallicola, mentre la C. peyssonneliaeformis Zanard. cresce sopra le Spugne e le Ci- stosire; di più ha il tallo calcificato alla base e privo di sostanza calcarea solo nella parte superiore (mentre la specie Zanardiniana è tutta carnosa, molle); altre differenze si notano nelle dimensioni delle cellule costituenti il tallo le quali nella nuova specie sono mag- giori. Gli sporangi costituiscono dei sori, si sviluppano all' apice dei fili verticali, e sono irregolarmente divisi a croce 36-40» 16-20 \ì.. La C. Magdae venne dragata dal E). Mortensen tra le isole S. Tommaso e S. Giovanni. Delle Squamariaceae 1" A. ha studiato le seguenti specie, dopo avere fatto alcune considerazioui sulla opportunità di suddividere il 250 genere Peyssonnelia in tre sottogeneri [Cruoriella, Eupeyssonneìia e Ethelia), opportunità convenzionale in quanto io credo invece esistano motivi suQìcienti per mantenere T autonomia del genere Cruoriella Crouan, quale la accolsi nella Sylloge Algarum IV, pag. 1690, pure ammettendo che Cruoriella si accorda a Peyssonnelia rispetto alla fruttificazione, sebbene in questa siano gli organi sessuali in indivi- dui separati, in quella nella specie tipica occorrano nello stesso in- dividuo e anche nella nuova specie, P. Boergesénii proposta dalla Weber van Bosse si verifichi la stessa monoicità. Peyssonnelia [Cruoriella] armorica Crouan, nota già per le coste europee dell'Atlantico e per il Mediterraneo, fu raccolta presso l'i- sola S. Tommaso, Peyssonnelia [Cruoriella) Dubyii Crouan, fu raccolta a S.Tommaso. Peyssonnelia [Cruoriella) Boergesenii n. sp. viene cos'i descritta." Thallus totus adnatus, valde calcarius, circ. o,5 mill. altus, superficie levi cum singulis venis conspicuis, e centro ad peripheriam currenti- bus, constans hypothallo et perithallo. Hypothallus constat filamentis repentibus, juxtapositis, flabella angusta elongata eQicientibus. Cel- lula apicalis longa; cellulae filamentorum hypothalli aeque altae aut altiores ac cellulae apicales. Perithallus divisus in partem inferiorem, cellulis magnis, tetragoniis aut sesqui altioribus quam latioribus (40- 3ó {J. altis, 40-36-20 [x latis) et in partem superiorem cellulis grada- tim decrescentibus, periphericis multo brevioribus quam latioribus (io {X altis, 20 {j. latis). Nemathecia 240 [j. alta, cum carposporis (100 [JL long.) quadripartitis zonatis ; paraphyses 40-36- ló- 12 ji alta, 6-8-12 [x latae; cellulae apicales moniliformes. Adsunt in eadem pianta carposporifera,^spermatangia. Sporangia ignota. Color saturate purpureus. Questa specie raccolta all'isola Santa Croce somiglia alla P. Barveyana che, secondo i miei dubbi altrove espressi (*), va forse a- scritta al genere Cruoriella. Peyssonnelia (Cruoriella) Nordstedlii n. sp. viene cos'i descritta : Thallus tota superfìcie inferiore adhaerens, paullum calcarius (colore ignoto), diam. usque ad 4 centim., constans hypothallo et perithallo. (1) Sylloge Algarum IV, pag. 1694. 251 Hypothallus constai filis repentibus, juxtapositis, parva flabella effìcien- tibus. Cellula apicalis filorum alta et brevis, in sectione longitudinali altior filis hypothalli. Cellulae 28-36-40 [x longae, 10-20-28 jj. latae et plus minus 28 «j. altae. Perithallus constai filis adscendentibus, stra- tum satis crassum denique fissum fornriantibus. Pars inferior hujus strati perit, pars superior hypothallum novum efficit, cum radiculis uni- et pluricellularibus partem inferiorem tegentem, radiculis iis in partem inferiorem penetrantibus. Cellulae 1 2-20-36 {j. altae, 12- 16-20 [X latae. Namathecia sporangifera (immatura tantum visu), spo- rangiis cruciatim quadripartitis. La specie fu raccolta all'isola S. Giovanni. Peyssonnelia (Eupeyssonnelia) simulans nuova specie viene così descritta : Thallus tenuis, orbicularis aut irregujaris, substrato to- mento brevi adhaerens sed facile a substrato solutus, durus, calcarius, zonas concentricas et lineas radiales vix conspicuas exhibens, con- stans hypothallo et perithallo. Hypothallus constai filis rectis, juxta- positis, cellula apicali brevi lata instructis. Cellula apicalis in sectione radiali altior filis hypothalli. Cellulae 20-28-32-40 [x longae, 16-20 [x latae, in sectione 20-24 l-'- altae. Perithalli cellulae infimae omnes fere aeque altae ac cellulae hypothalli, in sectione transversali altiores quam latiores, in longitudinali fere quadraticae, cellulae superiores gradatim decrescentes. Cellulae 24-28 [j. altae, 20 \s. latae. Nemathe- cia 200 jj- alta, in thallo parvas maculas obscuras irregulares eQìciunt carposporis (100 ji) tripartitis zonatis et paraphysibus obtusatis (cel- lulis paraphysum sesqui altioribus quam latioribus). Nemathecia spo- rangifera sporangiis 60-80 [j. altis, cruciatim divisis. Questa specie raccolta a San Tommaso, San Giovanni e Santa Croce somiglia alla P. conchicola Picc. et Grun. Peyssonnelia (Eupeyssonnelia) conchicola Picc. et Grun. L' A., che potè avere materiali di confronto dall' erbario Forti, ascrive con dubbio a questa specie esemplari sporangiferi raccolti a S. Croce. Peyssonnelia (Eupeyssonnelia) polymorpha (Zanard.) Schmitz. A questa specie 1' A. ascrive con dubbio un esemplare con nemaleci a carpospore immature raccolto dal D. Mortensen a San Tommaso. Peyssonnelia {Eupeyssonnelia) rubra (Grev.) J. Ag. L' A. vi rife- risce due esemplari raccolti a Santa Croce. Mac Caughey Vaughan. — The Seaweds of Hawaii. — American Journal of Botany voi. Ili, N. 8, October 1916, pag. 474-479. L'A., premesse alcune notizie sulle condizioni geografico-fisiche e algologiche dell' Arcipelago Hawaii, considera le Alghe usate come cibo sotto il nome generico di « Limu » (/) al quale, a seconda delle sorta delle Alghe impiegate per la confezione, è aggiunto un epi- teto specifico semplice o composto, una sorte di nomenclatura bino- mia. Cosi abbiamo: LiiJiu ele-eh = Enteromorpha flexuosa. Lìinii lo-loa = Gelidium sp. (sec. Setchell il Collins lo deter- minò per Gelidium Amansii). Limu Koele = Gymnogongrus sp. Limu wawae-iole = Codium Muelleri. Limu lìuna = Hypnea sp. (sec. Setchell il Collins la determinò per Hypnea nidifica). Limu koìio = Aspagagopsis Sanfordiana. Alcune forme di Limu sono coltivate dagli indigeni; l'A. indica poi i modi di preparazione e conservazione, le mescolanze del Limu con Aleuriies mohiccana, pesci, ricci di mare, oloturie ecc. Accenna infine a qualche uso farmaceutico di Alghe [Spirogyra ecc. per ma- lattie oculari, Centroceras come catartico, Hypnea nidifica per di- sturbi gastrici) e al commercio dei prodotti, soprattutto all' importa- zione in China e in Giappone. Petersen Johannes Boye. — Studier over Danske aérofìle Alger. — K. Danske Vidensk. Selsk. Skrift. 7 Raekke, Naturv. og. mathem. Afd. XII, n. 7, Kòbenhavn 191Ò, pag. 271-379; Tav. l-IV. Il Petersen ha pubblicato con la Memoria sopra citata un im- portante contributo sulle Alghe aerofile cioè sulle Alghe suscettibili di soddisfare ai loro bisogni di acqua assorbendola dall' acqua atmo- sferica e atte a sopportare i periodi di siccità abbastanza frequenti (^) Richiamo qui all'interessante Memoria, non citata dall' A., che il Set- chell pubblicò nel 1905 e nella quale si trovano molte utili notizie sull' argo- mento. Cfr. W. A. Setchell, Limu {University of California Piiblications, Bo- tany, voi. 2, N. 3, Aprii 1905, pag. 91-113). G. B. De Toni 253 (inerenti a questo modo di vita) senza passare per uno stato parti- colare di riposo; il lavoro dell'autore è meritevole di lode per le molte notizie in esso contenute e per T interesse generale dell'argo- mento trattato; nondimeno vogliamo rilevare eh' egli avrebbe potuto non trascurare qualche utile confronto con gli studi pubblicati ri- guardo alla flora subaerea dal Fritsch e con le osservazioni sulle forme terrestri di Diatomee aerobie, non che dell' Ehrenberg (1848) di Deby e di Macchiati (^). Impossibile è dare qui un esteso resoconto della Memoria del Petersen, corredala com' è di tante notizie particolareggiate, anche rispetto alle culture fatte di parecchie delle forme aerofile osservate dall'autore. Tratta l'Autore sulla facoltà posseduta da dette Alghe di sopportare la disseccazione, confermando le ricerche di Schroe- DER (1886) e di F. Gay (1891); discute poi in modo speciale sulle Diatomee, occupandosi di Navicula Borrichii n. s^.^ ISJ.fontinalis Grun., N. mutica Kuetz. var. elliptica n. var., Mdx.minima n. var., var. Cohniì Hilse, N. nivalis Ehr., A^. contenia Grun,, N. terrestris n, sp., Neidium affine Ehr. var. amphirhynciis f. minor, Stauroneis agresiis n. sp., Staur. acrophila n. sp., Navicula Alomus Naeg., N. pelliculosa (Bréb.) Hilse, N. Vaucheriae n. sp., N. cincia (Ehr.) Kuetz, var. Heufleri Grun., A/", cryptocephala Kuetz, var. veneta Kuetz., N. falaisensis Grun., N. Gastrnw Ehr. var. exigiia Greg., Pinnularia borealis Ehr., P. Brebissoìiii Kuetz. f. typica, var. diminiita f. minutissima, P. inter- media Lagerst, P. microstauron CI., P. subcapitata Greg., Amphora Normanii Rabenh., Achnanthes coarctata Bréb., A. lanceolata Bréb., A, linearis W, Sm., Hant^schia amphioxys (Ehr.) Grun., Nit:(schia commujiis Rab. var. abbreviata Grun., N. debilis (Arn.) Grun., Ai^. Hant':{- schiana Rabenh., A^. inconspicua Grun.^ N. Kuet'xin giana Hilse, A/". Palea W, Sm., AT. lanceolata W. Sm. var. incrustans Grun., Eii- notia gracilis (Ehr.) Rab., Denticula subtilis Grun., Melosira Dickiei (Thw.) Kuetz. (^) (^) Cfr. anche De Toni G. B. e Forti A., Alghe [della spedizione del Ru- wenzori] pag. 5 e seguenti. In questa Memoria è, tra altro, ricordata la Pinnula- ria Passerina De Not. come corrispondente, con ogni probabilità, a Navicula mu- tica Kuetz. che il Petersen cita tra le forme aerofile. (2) Parecchie di queste Diatomee furono segnalate tra le forme viventi sulle rocce e raccolte da S. A. R. il Duca degli Abruzzi nella spedizione al Ruvvenzori, da De Toni e Forti op. cit. 254 Delle Cloroficee il Petersen indaga con molta accuratezza il modo di vita e i metodi di cultura, soffermandosi poi sulle seguenti Alghe : Conferva hombycina Ag., Mesotaeniutn macrococum (Kuetz.) Roy et Biss. ver. micrococcum (Kuetz.) West, Mes. clilamydosporum De Bary, Mes. violascens De Bary, Cylindrocystis Brebissomì Menegh. e var. minor West, Zvgogoniuni ericetorum Kuetz., Pleiirococcus vulgaris Menegh., P. Naegelìi Chod., P. calcarius n. sp,, P. lobatus Chod., Coccomyxa dispar Schmidle, C. Naegelìana (Arch.), Wille, C. olivacca n. sp., Trochìscia hirta (Reinsch) llansg., Tr. granulata (Reinsch) Hansg., Cysiococciis humicola Naeg., Dictyococcus n. sp. (?), Clilorella ellipsoidea Gern., Daclylococcus bicaudatus A. Br., Slichococcus bacil- larìs Naeg. (*), S. minor Naeg., 5. major Naeg., S. fragiìis (A. Br.) Gay, S. mirabilis Lagerh., .9. pallescens Chod., S. lacusiris Chod., Hormidium flaccidiim Kuetz., U. mucosum n. sp., H crenuìaium Kùtz., Prasiola crispa (Lightf.) Menegh., Pr. muralis (Kuetz.) Wille, Pr. fur- furacea (FI. Dan.) Menegh., Trentepohlia aurea (L.) Mart., T. Jolithus (L.) Wallr., T. odorata (Wigg.) Wittr. e var. umbrina (Kùtz.) Har., T. lagenifera (Hild.) Wille ('), Vaucheria liamata (Vauch.) DC, V. ter- rcstris Lyngb., V. repens Hass. Quattro Tavole, disegnate con molta finezza ed eleganza, accom- pagnano la pregiata xMemoria del Petersen, al quale auguriamo di proseguire le sue ricerche estendendole alle Mizoficee delle quali pa- recchie specie sono aerofile e sarebbe utile indagarne la resistenza alla disseccazione e gli adattamenti aerobii. G. B. De Toni Péchoutre F. — La Sexualité Hétérogamique des Laminaires et la Reproduction chez les Algues phéosporées. — Revue generale (i) Per quanto si tratti di una osservazione di trent' anni fa, ricordo che lo Sticliococcus bacillarìs fu raccolto sopra alcuni Polyporus a Padova; cfr. De Toni G. B. e Levi D., Intorno ad una Palmellacea nuova per la flora veneta {Notarisia II, n. 5, 1887, pag. 281-283). (2) A proposito della Trentepolilia lagenifera (Hild.) Wille cfr. De Toni G. B. Notizie sopra due specie del genere «Trentepohlia» Mart. {Notarisia \\\y n: II, 1888, pag. 517). des Sciences N.°' de 3o novembre et i5 décembre 191 6, avec Fig. I Vili. Si raccomanda la lettura di questo interessante scritto riassuntivo del Pechoutre,, nel quale è esposto con brevità e chiarezza lo stato attuale delle nostre conoscenze intorno la riproduzione nelle Feospo- ree segnalando in modo particolare le belle osservazioni che sulle Laminarieae furono compiute di recente dal Sauvageau. G. Thuret fino dal i85o aveva affermato la asessualità delle zoospore originantisi negli sporangi uniloculari di Laminaria sacclia- rina e Saccorhi\a bulbosa; Drew nel 19 io invece sostenne che tra tali zoospore nella Laminaria saccharina e L. digitata si verifica la coniugazione comportandosi esse come gameti, affermazione contestata da Williams (1912) e da Sauvageau (191 5); 1' A. riassume i risultati delle culture fatte da quest'ultimo botanico, il quale in questi ultimi anni ha recato un importante contributo alla biologia delle Alghe brune. Sauvageau C. — Sur les variations biologiques d'une Laminaire (Saccorhiza bulbosa). — Comptes rendus de l'Académie des Sciences Tome i63, séance du 16 octobre 19 16. L' Autore, da molte osservazioni fatte, conclude che la Sacco- rhi\a bulbosa a Roscoff come a Guéthary acquista la sua maggiore grandezza in cinque a sei mesi e compie in meno d'un anno il ciclo completo della sua evoluzione, suffragando così l'affermazione fatta nel 189Ò dal Phillips sull'annualità della detta specie; tuttavia l'osservatore che non avesse constatata la scomparsa autunnale di un grande numero di individui, mancherebbe di punti di confronto per valutarne la durata e se la Saccorhi%a presenta lo stesso feno- meno sulle altre coste della Manica, si concepisce che gli autori non abbiano riconosciuto più presto la annualità di essa. Sauvageau C. — Sur une Laminaire nouvelle pour les cotes de France (Laminaria Lejolisii Sauv.;. — Comptes rendus de T Acadé- mie des Sciences Tome i63, séance du 4 décembre 1916. Alle quattro specie di Laminarieae che vivono sulle coste della 256 Manica, Laminaria sacchariua, L. flexicaiilis, L. Cloustonii e Sacco- rhì\a bulbosa (!' Alarla esculenta è rara e sporadica) l' A. aggiunge una nuova specie, che chiama Laminaria Lejolisii, raccolta in settenn- bre (e in novembre) presso Roscoff, dove essa cresce insieme a L. Cloustonii. La nuova specie è caratterizzata da una lamina biancastra; gli stipiti (mancavano le basi) erano lunghi fino oltre i metro con un diametro basilare di 3-3,5 cm. e apicale di i-i,5 cm., essi avevano un colore bruno grigiastro, erano affatto lisci, flessibilissimi, senza epifiti, con due serie di canali muciferi, l'uno al limite interno della corteccia, l'altra più esteriore che perde di nettezza nella regioni più vecchie. II tutto si corrompe rapidamente all'aria. La lamina è lunga circa i metro, è provvista di canali muciferi e biancastra spe- cialmente alla sua base indivisa; i sori sono grandi e irregolari, an- figeni, disposti nelle lacinie più lunghe e coriacee che nella L. Clou- stonii. La nuova specie proposta dal Sauvageau si potrebbe avvici- nare soltanto alla Laminaria pallida Grev. ; ignoro cosa sia veramente la Laminaria albescens De la Pyl. che fu ascritta fra i sinonimi della Laminaria digitata Lamour. (L. flexicaulìs Le Jol.). Sauvageau C. — Sur la sexualité hétérogamique d'une Lami- naire (Maria esculenta). — Comptes rendus de 1' Académie des Scien- ces Tome 162, séance du 29 Mai 1916. L'A. ha studiato, col mezzo delle colture, il comportamento delle zoospore di^W Alarla esculenta proveniente da Roscoff (Finistère), fino alla formazione dei protalli. 1 protalli maschili e femminili d^oW Alarla esculenta differiscono da quelli della Laminaria flexicaulis e L. saccharina per la persi- stenza e l'eventuale ufjìcio dell" embriospora (che con la parte pros simale del tubo di germinazione non si distacca dalla cellula distale, continuando a vivere il nucleo figlio rimasto indietro, anziché a de- generare); inoltre i protalli femminili differiscono per la forma del- Toogonio e per la non trasformazione di tutte le cellule in oogonii ; di più il numero di piante fornite è minore che presso le altre due specie. Sauvageau C. — Sur les « glandes à mucilage » de certaines Laminaires. — Comptes rendus de T Académie des Sciences Tome 1Ó2, séance du i3 juin 1916. 257 L' A. constatò nelle piantine monostromatiche di Alaria esculenta ottenute in colture la presenza di ghiandole a mucilagine, corrispon- denti a quelle descritte da Vendo (1909) nelle Undaria; si tratta di veri e propri serbatoi di fucosano degni di venir notati in quanto anche per 1' Alaria si tratta, come è il caso delle Undaria, di pianta priva di canali muciferi. Sarà da ricercare se il fucosano possa tra- sformarsi in mucilagine, in modo da riconoscere se le « ghiandole a mucilagine » sostituiscano funzionalmente i canali muciferi. Sauvageau C. — Sur les gamétophytes de deux Laminaires (L. flexicaulis et L. saccharina). — Comptes rendus de l'Académie des Sciences, Tome 162, séance du 17 avril 1916. Nel 1915 TA. aveva fatto conoscere per la Saccorhi\a bulbosa una alternanza di riproduzione sessuale e asessuale che ricorda, a grandi linee, quella degli Equiselutn; ora egli si occupa dello stesso fenomeno per le due Laminaria sopra indicate. L'embriospora, del diametro di 5 ]s. circa, uno 0 due giorni dopo la sua deiscenza, dopo sdoppiamento del cromatoforo, emette un tubo strettissimo (meno di 2 [x.) regolare 0 varicoso la cui estre- mità si rigonfia e riceve la maggior parte del contenuto; il nucleo si divide in due, uno dei nuclei figli (quasi sempre) si disorganizza, r altro passa nel rigonfiamento che si limita con un setto e costituirà l'origine del protallo. Il rigonfiamento aumenta di volume, i croma- tofori vi si moltiplicano. Alcuni protalli maschili a fruttificazione precoce sono minuscoli e a poco a poco si coprono di anteridi, altri più tardivi e di forma più complicata; gli anteridi sono uninucleati e quasi incolori (con- tengono nondimeno uno o due cromatofori molto ridotti e pallidis- simi). L'estremità rigonfia che diviene un protallo femminile si aumenta per più lungo tempo; talvolta si trasforma, senza segmentarsi, in oogonio ; tutte le cellule del protallo femminile sono equivalenti e ciascuna di esse può trasformarsi in oogonii. L' oospora è sempre grande rispetto ali" anterozoide. L'uovo germoglia, come nella Sac- corhi\a, senza subire un periodo di riposo. 258 HcGttologie ELIA METCHNIKOFF Si annunzia la morte^ avvenuta il i5 luglio 191 6, di Elia Met- CHNIKOFF, direttore dell'Istituto Pasteur; il dotto batteriologo era nato a Ivanavka presso Karkoff nel 1845; nel 1870 fu nominato profes- sore ordinario a Odessa : parecchi anni dopo venne ali" Istituto Pa- steur, continuando a occuparsi di ricerche biologiche su vari argo- menti e soprattutto sull'immunità. Dal 24 agosto 191 1 il compianto scienziato apparteneva alla nostra Reale Accademia dei Lincei come socio corrispondente straniero. 11 4 settembre 191Ó mori a Tavarnok (Ungheria) a settant'anni d'età il dott. Josef FantOCSek, noto soprattutto per i suoi lavori sulle Diatomee fossili. INDEX De Toni G. B. — La flora marina dell' isola d' Elba e i contributi di Vittoria Altoviti-Avila Toscanelli ....... pag. i Mazza A. — Saggio di Algologia Oceanica .... » 70, 176 Preda A. — Flora algologica del golfo della Spezia. — Secondo contributo ........... 59 Zanfrognini C. — Pugillo di Licheni corticicoli della Somalia . » 145 **# Heering W. (f 26 giugno 1916) Kny L. (5 luglio 1841 t 26 giugno 1916) Metchnikoff e. (f 15 luglio 1916) Pantocsek J. (I 4 settembre 1916) Wiesner J. (20 gennaio 1838 f 1916) * 143 » 143 » 258 » 258 » 144 Anonymus 112. Bargagli Petrucci^G. ni, 132. Boergesen F. ' 113, 127. Borovicov G. A. 243. Borzì A. 244. Bouvier W. 244. Brenner W. in. Brown L. B. 240. Buchheim A. 240. Buder J. 245. Chemin E. in, 113. Collins F. S. 113, 118. Crandall "VV. C. 242. De Toni G. B. ni, 128, 139. Ducellier F. 122. Eriksson J. 141. Forti A. Ili, 128, 139, 244. Frye T. C. 242, 243. Gertz O. in. Getmann M. R. 242. Giade R. 244. Greger J. 243. Harder R. 240. Howe'.M, A. Ili, 113, 118. Hoyt W. D. Ili, 118. Kavvamura T. 112. Kibe A. L. 242. Kuwada Y. 243. Kylin H. 113, 133, i34, 136, i37, 138, 242. 260 Lauterborn R. 240. Leick E. 240. Lemoine P. (mad.) 129. Lieske R. 243. Lingelsheim A. 242. Mac Caughey V. 240, 252. Masumune G. 245. Migula W. 244. Muenscher W. L. C. 240. Nakano H. 112. Naumann E. 1 11, 112, 240. Nienburg W. 244. Oestrup E. 115, 133. Okamiira K. 112, 126, 135, 242. Ostenfeld C. H. 112, 119, 125. Pascher A. 114, 243. Pavillard J. 115, 123, 244, 245, 247. Péchoutre F. 240, 254. Perrier E. 112. Petersen J. B. 241, 252. Pieper A. 244. Playfair G. I. 114, ii5, 124, 131. Pochettino A. 115. Rayss T. 243. Rigg G. B. 242. Samsonoff-Aruffo C. 115, 121. Sauvageau C. 114, 242, 243, 255, 256, 257. Schermer E. 241. Schiller J. 241. Schussnig B. 241, 244. Scott A. D. 242. Sheldon J. M. 243. Skottsberg C. 114, 120. Steinecke F. 241. Steinmann P. 241. Svedelius N. 113, 135. Teiling E. 114, 121, 241. Teodoresco E. 114. Tscharna Rayss 114, 243. Voss M. 241. Vouk V. 241. "Weber van Bosse A. 242, 249. West G. S. 241, 247. * Yasuda A. 114. Vendo K. 112, 126, 127. Zeller S. M. 243. J. B. DE TONI Silloge HIgorum omnium hucusque eognifarum. \ Voi. I. sect. 1--2 Chlorophyceae [praem. Bibliotheca phycolo- gica]. -- Patavii, 1889, Tip. Seminario, in 8^, p. cxxxix-1315. It. lib. {francs) 92. Voi. IL sect. 1--3 Bacillarieae [cum Bibliographia diatomolo- gica (curante J. Deby) et Repertorio geografico-polyglotto (curante Prof. Dr. Hectore De Toni)]. -- Patavii, 1891-94, Tip. Seminario, in 8'-", pag. cxxxii - 1556 -- ccxiv. It. lib {francs) 115. Voi. III. Fucoideae. - Patavii, 1895, Tip. Seminario, in 8°, p. XVI--638. It. lib. {francs) 41. Voi. IV. Florideae sect. 1--4. -- Patavii, 1897-1905, Tip. Semi- nario, in 8°, p. LXI--1973. It. lib. {francs) 131. Voi. V. Myxophyceae [curante Dr. A. Forti] - Patavii, 1907 Tip. Seminario, in 8^, p. 761. It. lib. {francs) 48. ETTORE DE TONI Dizionario di pronunzia dei principali nomi geografici moderni. Venezia, 1895, Tip. Emiliana, 8°, p. xxxii-520. L. 5. -'^■■^-- r^ 5 VVHSE 00735