ANNATA 1919 (fase, unico) - (Anno XXXIY dalla fondazione della " NOTARISIA „) LA NUOVA NOTARISIA PROPRIETARIO E REDATTORE DoTT. G. B. DE TONI LAUREATO DELL' ISTITUTO DI FRANCIA (1898, I909, I915) MEMBRO DEL REGIO COMITATO TALASSOGRAFICO ITALIANO PROF. ORDIN. DI BOTANICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI MODENA R. Orto Botanico 3Iodena (Italia) Angelo Mazza flggiante al saggio di Algologia Oeeaniea (FLORIDEAE) Anziché imprendere un Saggio di trattazione delle Fucoideae oceaniche con una certa larghezza di vedute quale è richiesta da studi desunti dal vero, il che non è più compatibile con una vita jain fere occidua, ho stimato più conveniente fare seguire un' aggiunta alle Floridee, includendovi cioè quelle pervenutemi al- lorché il rispettivo loro posto sistematico era stato oltrepassato con le già avve- nute pubblicazioni in Nuova Notarisia dal Luglio 1905 al 1918. Fra i generi di dubbia referenza alle Bangiacee, la Syll. Alg. di G. B. De Toni, voi. IV, Sect. I, p, 3i-32, reca quelli di Bangìopsis [B. subsimplex - Mont. - Schmitz, d'acqua dolce) e Concìwcdis (C. rosea Batt.). Di quesl' ultimo si fa qui un cenno per l'importanza sua speciale di rappresentare forse una delle più alte manifestazioni fra le Alghe perforanti, carattere che si credette già esclusivo per alcuni animali. Oss. — Non si tratta di animali semoventi, grandi e bene in- dividuati, quali le Foladi e i Ricci dì mare, ma di microscopici nu- merosi individui fissi, la cui vita è vincolata all'unione loro in colo- nie inscindibili. Queste colonie, per dire solo del caso avente un' esteriore par- venza col caso algologico nostro, si mostrano sulle conchiglie con lo stesso aspetto di macchie rosee come la Conchocelis. Il fenomeno ^u osservato sopra una giovane valva di conchiglia di Tridacna gi- gantea (*), del diam. di 25 cm. per 12. Umettata una delle macchie con acido cloridrico, mediante raschiatura si ottiene il distacco di una membrana che al microscopio rivela un' apparizione meravigliosa, tale che, a prima vista, dato il suo colore, non si esita a ritenerla dovuta ad una floridea. Con la susseguita azione dell'acido e dell'es- siccazione il soggetto si manifesta nella sua essenza animale con la natura corneo-tendinosa della sua sostanza fattasi di un colore am- brino scuretto. 11 disegno rivela una di quelle eleganze strane proprie dei zoo- fiti appianati. Trattasi di un reticolo formato da una fitta ramifica- zione appianata ripetentesi in ogni senso, ad articolazioni losangi- formi più o meno regolari anastomosanti per ogni angolo delle lo- sanghe mediante attenuazioni brevi filiformi, d'onde l'origine del- l'assieme reticolato. Gli organi riproduttori si formano, di tratto in tratto, al vertice di tali angoli, non però anastomosanti ma recanti invece delle cellule tonde da una a parecchie, sessili, di varie dimen- sioni a seconda del loro grado di sviluppo. Questa visione ci vien fornita dunque dalla parte superficiale ossia esteriore della macchia la quale permane tuttavia col suo co- lore roseo. Quanto più si approfondiscono le asportazioni della stessa macchia, si vede che il reticolo si va sempre più modificando e sem- (*) Facente parte di una voluminosa raccolta di conchiglie (da me poi donata al Mus. Civ. di St. di Milano) fatta ad Aden dall' amico Augusto Franzoi che, come africanista, ebbe il suo quarto d' ora di celebrità. Ebbe vita assai agitata per avventure politiche, drammatiche, romanzesche, da lui volontariamente tron- cata a Torino il 14-4-1911. Se avesse aspettato la guerra avremmo avuto un altro eroe di più fra gli eccezionali per grandezza e valore. Volle sottrarsi alla vita per la troppa pace cui si vedeva ultimamente condannato, e ciò anche in seguito ad artrite. 3 plificando. Ai corpi losangiformi articolari si va sostituendo un reti- colo di maglie tonde a doppia parete l'una dalT altra distanziata, aventi pertanto la forma di due anelli concentrici. Ancora piij profon- damente, questi anelli si trovano semplici e non più riuniti a reti- colo ma distanziati l'uno dall'altro come i fori di un crivello. A que- sto punto ho troncate le mie indagini. Ignoro se questo zoofito sia stato descritto e in quale classe as- segnato. Si direbbe che appartenga agli Spongiarii aspiculari. 11 du- rissimo ambiente avrebbe resa inutile la formazione delle spicule. Di questo fenomeno animale credetti far cenno piuttosto ampia- mente per impressionare ed acuire nei giovani allievi il senso della speculazione applicato alle visioni microscopiche. Genere CONCHOCELIS Batters (1892). On Conchocelis, a new gen. of perforat. Algae in G, Murray Phycol. Memoirs part I, V, pag. 27 (Etym. conche, conchilia, et cele, tumor) ('). C. nov. gen. — Thallus minutus e filis ramosis articulatis hic illic in utriculos septatos, forma irregulari dilatantibus compositus. Propagatio fit per sporas in cellulis utriculorum evolutas. Unica spora in singulis cellulis. Genus ad Porphyraceas referendum. Batt. La diagnosi riportata in Syll. Alg. è cos'i espressa : Tallo minuto penetrante nelle conchiglie formato da fili ramosi, articolati, articoli qua e là in modo irregolare dilatati (monosporangi). Cellule (come sembra) munite di un cromatoforo singolo parietale (^) Se la scelta del cele, tumor, è proprio quella del Batters e con essa avesse inteso indicare 1' aspetto della pianta quale si presenta sulla matrice, sarebbe in contraddizione con la di lui frase di maciilas roseas efficìentes, che esclude l' idea di un' escrescenza così protuberante da paragonarsi ad un tumore. L' unico vo- cabolo che concordi con tale frase sarebbe quello di chilis, macula. Si ricorda inoltre che coilos, cavus, meglio starebbe a indicare gli articoli y d' origine australiana. Forse il nostro algologo deve aver creduto in ■ buona fede all'esattezza di tale determinazioue sotto la quale de- ■' v'essergli pervenuto l'esemplare; che se di questo avesse impreso ; il controllo, è a lui che sarebbe stata riserbata la constatazione della j nuova specie che fu poi invece H. luniens J. Ag. i Il mio esemplare forma un cespo di parecchie frondi appresso i al caule di Cvmodocea antarctica. Le frondi hanno l'altezza di io ! cm., il massimo diam. di un rnill. e il colore carnicino-bruno. La ! distribuzione del rameggio è assai irregolare: vi si comprendono ! incomplete pennazioni, opposizioni, dicotomie, alternanze, unilatera- lità, e tutte queste modalità sono rappresentate dai rami più lunghi, e cioè dal mezzo cent, a 5-6 cm. Tra l'uno e T altro di questi rami si hanno rametti dentiformi. ottusi, lunghi da frazioni di mill. ad un mill. Data la giovinezza della pianta, le basi di ciascuna fronda non sono ancora tumescenti. In complesso, vista nel secco, ricorda il ; portamento di alcune forme di Lanreiicia obtnsa. ■■ Più che per l'esteriorità (mancando il carattere da cui deriva ' il nome specifico), è notevole per la sua struttura la cui descrizione sono in grado di estenderla anche alla visione longitudinale dell'asse, non quale si presenta in superficie, ma nella sezione sua verticale, ; il che mi pare sia stato finora trascurato. La sezione trasversale, previo il bagno semplice, è largamente ] elittica alla base della fronda, indi questa (ìgura si fa sempre più compressa procedendo verso l'alto. L'asse è dato da un vasto cer- ' 17 chio ialino a crassissima parete a primo aspetto membranacea, ma nella quale è facile scorgere un ammasso di natura filamentosa, come vedremo più innanzi. L'interno delimitato da questo cerchio è perfettamente vacuo. La parete esteriore di esso cerchio produce lutto air ingiro dei fascetti sessili, composti di tlli crassi, tozzi, di 3-4 articoli, dicotomi in modo più o meno regolare. Nell'ulteriore sviluppo, ciò che avviene a una certa altezza dalla base, questi fa- scetti si svolgono sopra una base tronciforme, spesso gibbosa o va- riamente contorta, e, con breve e tozza espansione, si dividono in dicotomie a divisioni ora patenti, ora incurvate, talora anche ana- stomosantisi, e in ogni caso producendo una seconda dicotomia che o si arresta all'inizio, o degenera in cortissimi rametti varia- mente disposti e conformati. Nessuna fruttificazione. Per rendersi poi ben conto della natura dell' asse, occorre os- servarlo nella sezione longitudinale, siccome la più atta nel rispec- chiare la disposizione naturale degli elementi. Cos'i potei ottenere uno strato uniforme di fili ialini, fibriformi, longitudinalmente com- bacianti pei fianchi, leggermente sinuosi, continui e semplici in ap- parenza. La compressione fra due robusti vetri, provocando l'isola- mento moderatissimo dei fili, rivela com" essi sono contorti su loro stessi e composti ciascuno di più fili a lunghi articoli incospicui, di- versamente ramosi, sia mediante acutissime dicotomie le quali se- guono il loro percorso longitudinale, sia mediante altri rami più esili e più corti, emessi in gruppi di due a quattro dai nodi artico- lari dei fili maggiori e aventi invece una direzione orizzontale per la quale servono di contesto alla massa midollare rendendola più omogenea e più serrata. Se si forza maggiormente la compressione, tutta la massa dei fili si apre longitudinalmente in due parti eguali ciascuna delle quali, accatastando i suoi componenti, si ritira, l'una da un lato, l'altra dall'altro, a contatto con la base dello strato este- riore, determinando lungo tutto il centro dell' asse ubo spazio vuoto. Così viene a spiegarsi la matassa anulare rappresentante l'asse nella sezione trasversale; cos'i si spiega del pari lo stesso largo vuoto che si forma alla base della fronda adulta, quale conseguenza del con- centramento di ogni energia nelle parti medie e superiori destinate alla fruttificazione. Dopo quanto fu detto, il lettore-controllore sarà meglio disposto 18 a ritenere come i fatti rilevati, più che le modalità dello strato este- riore, importino per stabilire la differenza fra le due specie. a. Helminthora iumens J. Ag. — Port Phillip, Australia, leg. Ferd. Mueller. Sottofamiglia IV. DERMONExMEAlì Schmitz. Dermonemeae Schmitz (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 4, Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. 141 (1896), p. 329. Tallo come nelle Nemalieae. Cistocarpi immersi nel corticc, sparsi, non definitamente limitati. Genere DERMONEMA (Grev.) Harv. (1853). Harvey Ceylon Algae n. 93 (Etym. derma cute, nema filo). Schmitz loco cit.; Heydr. Beitr. z. Kenntn. Algenfl. v. Ostasien (in Hedwigia 1894) p. 289; Schmitz et Hauptfl. in Engl. et Pr. loc. cit., p. 334. Fronda cilindrica o poscia appianata, dicotoma, rami coronati all'apice da prolificazioni in numero vario, a contesto interiore di- stinto in tre strati, cellule interiori in modo subregolare longitudi- nalmente scorrenti, le intermedie più intricate e verso la periferia dicotomicamente divise e producenti dei brevi fili, presentanti al- l'apice 1-4 grandi cellule ovali (formanti il corticc) più spesso divise 3 volte in dicotomie di cellule minori. Procarpi numerosi nelle pro- lificazioni terminali dei rami; cistocarpi (pericarpio nullo) evoluti nelle regioni superiori della fronda, generati da un gonimoblasto a cespolino piuttosto lasso di fili densamente ramosi sporigeri. Ante- ridi (secondo Heydrich) evoluti in fili dicotomi dello strato perife- rico, a spermatangi minutissimi. Sporangi ignoti. Osservazione. — Schmitz e Hauptfleisch non riscontrarono an- teridi. 11 genere si compone di due sole specie finora: la seguente e il D. gracile (Kuetz.) Schmitz, della Nuova Caledonia (Kuetzingj. 19 6ÓÒ. Dermonema dìchotomum Harv. Harv. Ceyl. Algae n. 98; Ferguson Ceyl, Algae n. 76; Heydr. Beitr. Alg. v. Ostasien p. 289, t. XV, f. 5- io (dove lo si descrive ampiamente); vSchm, et Haup. 1. cit.; De Toni Phyc. Japon. nov., p. 19. Gymnophloea gracilìs Mart. Tange Preuss. Exped. nach Osta- sien p. 146, non Kuetzing. Fronda cilindrica, tre volte dicotoma, ascelle rotondate, rami di- varicati, apice piuttosto appianato recante 5-8 prolificazioni piccole subdicotome. llab. all'isola Ceylan (Harvey, Ferguson, Martens); a Kelung dell'isola Formosa (Warburg, Heydrich). — Fronda alta 2-2,5 cm., larga circa 2 mill., molle, gelatinoso-carnosa, lubrica, porporescente, nel secco spesso verde, sorgente da un piccolo e Grassetto disco ra- dicale. Essiccando aderisce fortemente alla carta. Nei miei esemplari lo spessore supera di poco quello di una se- tola ; la fronda è piuttosto nerastra e di durezza quasi cornea. Ammol- lita dal bagno si fa turgida, carnoso-gelatinosa, con che il diam. si accresce d'alquanto. L'assieme della pianta potrebbesi paragonare al portamento di molte altre. In via di approssimazione cito ad esem- pio le Polysìphoiiia Biasoletiiana, fasiigiala^ japonica. Nella ramifica- zione si nota un carattere non frequente, forse non ricordato, che si manifesta su uno dei rami delle dicotomie mediane; quello cioè di due sottili, brevi, rettilinei, acuti rametti spiniformi, opposti. Le sezioni trasversali nella parte caulescente hanno forma largamente monocurva, o policurva per accidentalità; nelle regioni mediana e superiore l'ellisse va sempre più comprimendosi, ma non cos'i da ren- dere le parti stesse appianate. Tutte le estremità dei rami sono ro- tondate. Le ascelle sembrano acute ad occhio nudo, ma al microscopio si palesano egregiamente rotondate. La struttura è come venne de- scritta. a. Dermonema dichotomum Grev. - Is. Ceylon. leg. Harv. 20 Fam. VII. CHAETANGIACEAE Schmitz. Subfam. I. SCINAIEAE Trev. Genere SCINAIA Bivona (1822) in Iride (Palermo 1822). Ltim. dedicato a D. Scinà, ]. Ag. Sp. II, p, 420, Epicr. p. 5io; Morph. Florid. p. òi; Ardiss. Phyc. Medit. I, p. 2Ò8; Hauck Meeres- alg. p. ói; Schmitz Uebers. Florid. p. 4: Ginnania Mont. (i836) Fior. Canar. p. iÓ2; Kuetz. Sp. p. 715 ; Myelomiiini Kuetz. (1843) Phyf. gener. p. 3o3; Halymenia, Ulva, Fucus, Sehestedtia., Corallo- psis et Dumo n Ha sp. auct. Fronda cilindracea, gelatinoso-membranacea, dicotoma, immer- samente subcostata, contesta di quasi tre strati: costa (strato cen- trale) costituita da fili angusti scorrenti longitudinalmente in modo più denso dai cui margini si staccano dei fili con direzione obliqua e assai piij lassi formanti Io strato intermedio, strato periferico co- stituito da cellule rotondato-angolate condensate strettamente in una membrana unistratosa. Cistocarpi sospesi fra Io strato periferico, a nucleo globoso racchiuso nei fili ambienti densissimamente contesti con apertura verso il carpostomio ; fili carposporiferi plurimi, radianti in modo estrorso dal plesso placentare del nucleo, fascicolato-ramosi, articolati quasi a monile, generanti fra gli articoli le singole carpo- spore rotondate. Tetrasporangi ancora ignoti. Anteridi costituiti da cellule minutissime evolute alla superficie della fronda. A questa diagnosi di carattere generico, J. Agardh, come osser- vazione, fa seguire quest'altra di riferimento alla Scinaia furcellata considerata come la tipica del genere, e che io riporto dopo la trat- tazione sua troppo spicciativa fatta sotto il n. 32. Frondi dicotomo-fastigiate, somiglianti a sacchetti cilindracei, rigonfii, direbbcsi, pel succo interiore, dissette, mostranti una costa e dei fili da questa uscenti, reggenti la membrana esteriore. Costa formata da fili allungati, assai tenui, longitudinali, densamente sti- pati. Questi fili hanno un corso obliquo o insensibilmente orizzontale verso la periferia, formando cos'i lo strato intermedio molto lasso ; 21 sono articolati, ad articoli non facilmente discernibili per la tenuità loro, dicotomi, a dicotomie più dense verso la superficie; da questi si ab- bassano a ritroso dei fili dicotomi alla stessa guisa dei fili che cin- gono la decorrenza dell'asse. Cellule dello strato periferico disposte in poche serie, colorate da endocromi, si direbbero quasi gli apici rigonfi del fili intermedi e laterali con le pareti a vicenda rassodato-coalescenti raQiguranti una membrana unistratosa continua di copertura ('). Nella fronda senile i fili interiori sono densissimi. Cistocarpi fra lo strato periferico so- spesi ai fili ambienti dello strato medio, globosi, cinti da nessuna membrana ambiente. 11 resto ut saprà. Oltre all'indicata specie tipica, se ne menzionano altre tre: la Sci?i. moniliformis ]. Ag. della N. Olanda australe, la Scin. carnosa Harv. dell'isola di Ceylan, e la Scin. ? salicornioides (Kuetz.) J. Ag. di Porto Natale, al sud Africa. Non conosco alcuna descrizione della struttura della seconda e della terza; della prima se ne farà un cenno unicamente per rile- vare un peculiare carattere strutturale. Tutte e tre queste specie sono passate sotto il controllo di j. Agardh, il che sembra voler signifi- care come egli le accolga nel genere, non so poi se e con quali restrizioni. Certo un dubbio dev' essergli rimasto per la salicornioides, ma non so dire se in causa de' suoi caratteri esteriori, o interni, o di entrambi. Devesi infine aggiungere che di queste tre specie sem- bra ignota finora qualsiasi fruttificazione. 667. Scìnaia furcellata (Turn.) Biv. f. australis J. Ag. .^ J. Ag. Epicrisis p. 5 12. Scinaia furcellata Hook, et Harv. Fior. Nov. Zel. II, p. 245. Fronda a membrana più ferma, fili di contestura più evidente- mente fascicolato-fastigiati Hab. le spiagge della Nuova Zelanda (Harvey) e della Nuova Olanda australe.^ (F. Mueller), (*) Così forse meglio precisa l'Ardissone, 1. e. «Strato periferico di cellule rotondato-angolose, svolte verso il termine dei fili mediani, coperte all'esterno da una sorta di grosse cellule incolore, cilindriche, oblunghe, strettamente con- giunte in una membrana continua spalmata all' infuori da sostanza gelinea piut- tosto abbondante » . 22 . Sulla struttura della f. tvpica ci siamo già abbastanza fermati nella trattazione del genere, e per ogni altro riguardo se ne tollerino i seguenti ricordi. — Scinaìa furcellata nasce sugli scogli e sulle conchiglie morte a poca profondità ; 1' essere stata dragata talvolta in fondi maggiori (5o m. secondo Chalon) si spiega con la facilità per la quale la pianta si slacca dalla matrice e vien quindi trascinata nelle zone inferiori. Sorge da un piccolissimo callo tondo, sia in modo sessile, sia mediante uno stipite di qualche mill. di altezza. Di rado è subrepente, e ciò avviene in piccoli individui scmpliciu- scoli. Nello sviluppo suo ordinario e vista nel suo elemento ha l'abito di un cespo emisferico più o meno denso, alto da 2 a io cm., che si fa floscio e cascante poco dopo ritratto dall'acqua na- tiva. Nelle preparazioni dispiegate assume un perimetro circolare, più o meno integro, di un diam. che può raggiungere i i5 cm. 11 cespo si compone di una a otto divisioni principali, flabellate, ad ascelle subtonde o largamente ottuse, tosto divise in dicotomie che si ripetono parecchie volte, e sempre più ravvicinate dal basso verso l'alto, con ascelle acute; gli apici sono sempre più 0 meno profon- damente forcuti a seconda del vario grado di sviluppo. La grossezza varia, anche indipendentemente dall'età, da mezzo mill. a 2 mill., e quasi 3 mill. può raggiungere sotto le dicotomie m.ediane. 11 colore è dipendente dall'età, dalla favorita e dall' ostacolata vegetazione, m onde si ha il porporino-bruno, il porporino-vinoso, il cinnamomeo, il giallorino-chiaro, con tutti i semi-toni intermedi. Nello stato re- cente, vista al folgorante sole, appare cosparsa di miriadi di punti esigui, lucidissimi, iridescenti-aurati. Dalla f. tipica poche altre se ne vollero distinguere e assai più sarebbero per un dilettante che con questo intento si desse alla con- sultazione degli erbari. Le distinzioni più razionali si fondano ora sulla morfologia esteriore, ora sulla struttura, né mancano quelle che si basano anche sul colore e sulla statura, ecc. Nell'Algarium Zanardini vedo una f. irregiilaris auct.ì ed una pall&ns Zanard., e fra le Alghe di Schousboe vedo una Seìiesiedlia humilis Schousb.; denominazioni queste che stanno a dimostrare la buona volontà di autori volontariamente confinatisi in un" area troppo ristretta. Finora sembrano invece rispettate le forme undulata (.Mont.) J. 23 Ag., auslralis ]. Ag., e siibcostata J. Ag. — Si dirà ora qualche cosa della sola aiistralis. In una vecchia raccolta di Alghe Muelleriane d'Australia (non solo impreparate ma anche ridotte in cattivo stato per una lunga trascurata giacenza) abbondava la Ballia callithcha ridotta a mate- riale di spazzaforno, più che di studio. È appunto sopra un pezzetto di matrice calcare di un individuo di detta ceramiacea. che rinvenni impiantato un misero esemplare di Soinaia fur celiata la cui struttura non mi fece dubitare trattarsi della f. auslralis. L'esemplare è alto 5 cm. Il suo portamento dendroide Io diffe- renzia subito da quello della f. iypica. La base è composta da una piccola massa di produzioni tronciformi opposte e subfascicolate, ret- tilinee, incurve e ricurve, alte da una frazione di mill. a mezzo cent., variamente foggiate ma con predominio di costrizioni e d'ingrossa- menti a bottiglia, subellittici e subtondi irregolarmente alternati, le estremità sempre tonde, e quelle a contatto della matrice uncinato- prensili, ciò che rivela un ripiego della pianta per meglio assicurare la sua stabilità. Sopra una tal base si erge il caule alto un cent, e mezzo, rettilineo, uniforme in apparenza e nudo, ma in realtà fatto d' insensibili graduate costrizioni e di allungati rigonfiamenti, e re- cante unilateralmente dei tubercoli nei quali, è facile ravvisare delle ramificazioni deformatissime rimaste allo stato iniziale. Alla sommità del caule si apre la prima dicotomia piuttosto divaricata, ad ascella subtonda. Le dicotomie bi ripetono altre tre volte, senza tener conto delle forcelle apicali. Le ascelle di queste dicotomie sono ottuse od acute, e qualche volta appianate in una linea retta orizzontale so- prelevata, quasi inizio di una tricotomia che fosse stata troncata alla sua base. Altro notevole carattere di questa pianta è quello fornitoci da certi rametti lunghi 4 mill., sottili, acutamente acuminati, incurvi, che in numero di 1-2 vengono emessi dall' insenatura ascellare delle terze dicotomie o ai lati esterni delle ascelle od anche un po' più in su delle medesime, ma sempre dal lato esterno. Una stroncatura incrassata di uno dei rami reca indizi di prolificazioni. La grossezza media della pianta è di un mill. abbondante, di due sotto le ascelle. La sostanza è tenace, pieghevole, non aderibile alla carta anche se previamente rammollita e indi compressa; il colore è pallidamente laterizio-giallastro. 24 Se da quest' unico esemplare fosse lecito trarre deduzioni gene- rali, ognun vede intanto, anche nelle sole esteriorità, per quali e im- portanti caratteri la f. aiislralis differisce dalla forma tipica. Basti ri- cordare la presenza del caule, sia che questo rimanga unico, sia che altri avessero potuto aggiungersi in seguito allo sviluppo delle pro- duzioni basilari arrestate, secondo ogni probabilità, nelle fortunose vicende in cui l'esemplare fu travolto con la sua compagna di ma- trice; come pure basti ricordare i caratteristici rametti infra- ed ex- tra-ascellari, ecc. Infine si nota che fra le irregolarità delle linee laterali delimi- tanti tutto il percorso della fronda, vi sono sempre le solite varianti che si susseguono a tratti: raramente cioè presentasi il rettilineo un po' prolungato, mentre per regola generale si ha il curvilineo con- vesso delle parti allungato-rigonfie. e il curvilineo concavo nelle parti allungato-attenuate. La sezione trasversale tratta da un ramo di una seconda dico- tomia è elittico-Iineare. Asse midollare di fili ialini-lucidi, brevi, sem- plici, longitudinali, ad articoli non rilevabili ma che si possono met- tere in evidenza allungandoli mediante la compressione, isolati, com- misti ad altri simili ma con direzioni diverse per cui ne conseguono incroci in forma di X, di W, o semplicemente incontrantìsi nel punto basale a guisa della lettera V. Nella sezione trasversale tutti questi fili costituiscono un assieme assai lasso, ma, visto in superficie, l'asse stesso si mostra densissimo di fili in quanto si presenta in tutto lo spessore della sua massa. Lo strato intermedio è formato da fili con- simili a quelli dell'asse, senonchè gl'incroci avvengono più raramente data la maggiore distanza tra filo e filo, per cui nella visione super- ficiale questo strato appare assai diradato, e diradatissimo si offre nella sezione trasversale. Strato corticale di grande spessore, compat- tissimo per fili a ramificazione assai strettamente fastigialo-di-trico- toma, a cellule supreme coalescenti in membrana unistratosa costi- tuente la cuticola periferica. Sotto la compressione i fili midollari si allungano e gì' incrociamenti assumono parvenza di ramificazioni. La sezione trasversale di una giovanissima fronda ha un perimetro sub- tondo variamente accidentato. 11 suo contenuto è cellulare per eccel- lenza, formante un denso strato uniforme di cellule tonde e sub- tonde, grandette, mediocri e piccole dense di contenuto, sempre più 25 digradanti di volume dal centro alla periferia. Gli elementi poi che costituiscono la struttura delle parti superiori della fronda adulta sono quelli stessi della parte mediana sopra descritti, senonchè i fili sono capitati mediante una cellula tonda del diam. due volte e mezzo maggiore degli articoli normali, e queste cellule si trovano talvolta intercalate lungo i fili stessi. In ciò pare vedersi un richiamo alla struttura della fronda giovanile, e alle cellule estreme periferiche della fronda adulta. Avendo dato un'idea abbastanza completa del comesi presenta la mia pianta ìniiis et in cute, sarà bene ripetere la diagnosi Agar- dhiana della sua f. aiistralis : frondis membrana firmior e, filis evidcn- tiorìbus fasciculato-fastigiatis contexta. 11 semplice buon senso ci sug- gerisce che, per ogni altro verso, la detta forma per nulla dunque differisce dalla typica. Ora poiché ciò non è nei rapporti col mio unico esemplare, dovrebbesi inferire che se esiste infatti una forma neozelandese rispondente alla citata diagnosi, esista del pari un" altra pianta della Nuova Olanda australe, che con la prima non ha altra parentela che quella del genere. E così si spiega \ interrogativo ap- posto alla intestazione di questo capitolo. A completare la conclu- sione, aggiungo che il mio esemplare ha dei nessi di analogia, in quanto all'esteriorità, e dei nessi più ben definiti, in quanto alla struttura, con le ultime tre specie di Scinaia, come si vedrà trat- tando di Scinaia ? salicornioides J. Ag, Ó68. Scinaia moniliformis J. Ag. Till Alg. Syst. VOI, p. 72. Fronda membranacea, cilindraceo-compressa, tutta articolata- mente costretta, dicotomo-decomposta mediante prolificazioni emer- genti fra il vertice degli articoli, articoli congiunti da un istmo del doppio più tenue di essi, l' infimo obconico, i mediani obovato-ob- lunghi, i supremi giovanili subrotondati. Hab. a Port Phillip, Nuova Olanda australe (J. Br. Wilson). Fra la membrana della fronda i fili interiori percorrono in vario modo il tubo, altri quasi serpeggianti lungo la parete, altri più longi- tudinali. L'asse è costituito da un fascicolo assai denso di fili longitu- dipali, dal quale si vedono qua e là staccarsi dei fili scorrenti verso la periferia, nel vivo sostenenti forse la membrana della fronda. Abito 26 di Chylocladia Muelleri o di Coaìocloniuni opunlioides ma la struttura è diversa. Di questa specie e della Scìn. carnosa Harv., dell' is. di Ceylan (che, secondo J. Ag., poco differisce dalla Scìn. furcellata Biv., ad onta delle sue più rade e differenti costrizioni) sarebbe stato di un grande aiuto il possedere sia pure anche un piccolo frammento per meglio valutare, in via di confronti, la pianta di cui al numero pre- cedente e la stessa Sciti. ? salicornioìdes che qui fa seguito. 6Ò9. Scinaia ? salicornioides (Kuetz.) J. Ag. J. Ag. Sp. II, p. 125, Epicr. p. 5i3. = Ginnania salicornioides Kuetz. Sp. p. 710, Tab. Phyc. XVI, p. 25, t. 70; Corallopsis dicho- toma Suhr in Bot. Zeit. 1839. P- 70> hg- 44-^ Fronda in forma di corda, cilindrica (con l'essiccazione ango- lato-alata.^), subregolarmente e ripetutamente costretta, alquanto di- latata in un disco depresso-piano alla sommità delle costrizioni che riescono pulvinate o subcupoliformi, prolifera dal centro pulvinare pedicellata, subcornea. Hab. a Porto Natale, sud Africa (Kuetzing, Becker). Fronda nel secco quasi quadrialata e subspiralmente torta, so- stanza e colore quasi cornei, crassa quanto una penna colombina, lunga IO cm. e oltre, dicotomo-fastigiata, qua e là costretta, alle costrizioni alquanto dilatata in un disco depresso-piano, ogni seg- mento nuovo subpedicellato pullulante dal centro del disco. Se il fin qui riportato dalla Syll. Aìg. di G. B. De Toni rispec- chia proprio tutto quanto ebbe a dirne J. Agardh e quanto debbasi ritenere in base alla figura di Kuetzing, bisognerebbe convenire che la pianta natalense non fu peranco completamente studiata, come lo si può desumere dal punto interrogativo proposto al nome del ge- nere. Cos'i il silenzio serbato sulla struttura e sulla fruttificazione, è da intendersi nel senso che tanto l'una come l'altra sono eguali a quelle di Scinaia? Ciò non è da credersi in quanto alla struttura, e in quanto alle fruttificazioni può darsi che siano ancora ignote. Eppure in quest'ultimo ventennio i più riputati erbari debbono essersi forniti degli esemplari relativi dopo le larghe distribuzioni generosamente fatte dal benemerito dott. Becker, senza tener coato di quelle commerciali. Che proprio nessun autore ne abbia ripreso 27 10 studio? - Tutte domande inutili, - si dirà forse da qualche let- tore, ma che pure non potei tralasciare dal farmi in quanto, seb- bene in possesso di un esemplare, anche io stesso (il che è ben naturale) non sono in grado di rispondervi. Il caule, o, per meglio dire, la parte inferiore, semplice (priva di base nell'esemplare osservato), sottostante alla prima vastissima dicotomia, ha la lunghezza di 3 cm., e lo spessore, nel secco, poco più di un mill. Questa dicotomia ha una larghissima apertura, essendo uno dei rami assai divaricato, e l'altro quasi orizzontale. Le dicotomie si ri- petono 5-6 volte in modo sempre più serrato con ascelle acute od ottuse, e tra l'una e l'altra si hanno pochi rametti assai divaricati, lunghi da 2 mill. a 2 cm., irregolarmente sparsi, con prevalenza unilaterale. Le proliticazioni cimali spatolato-rotondate e peduncolate, hanno la massima larghezza di quasi 2 mill., e l'altezza di 5 mill. 11 portamento è quello di un corimbo depauperatissimo formato dallo assieme delle dicotomie, sostenuto da un peduncolo o caule. L'al- tezza della pianta è di i8 cm., l'ambito superiore del corimbo di 22 cm. Nel secco la fronda è nerastra nelle parti più adulte, bruno- scura nelle parti superiori, roseo-scurette le prolificazioni. Inoltre è coperta da un quasi insensibile velo calcareo la cui essenza è me- glio rivelata dall'effervescenza che vi produce l'acido cloridrico. J. Agardh, nelle oss. sul genere, paragona le frondi a sacchetti rigonfi, e nella diagnosi di Scfnaia furcellata f. subcostata dice come questa si mostri articolata per effetto delle costrizioni. Sebbene la natura e il compito di queste costrizioni siano ben diversi da quelli propri della specie di cui si tratta, non è però senza significato che in entrambi i casi esse si presentino come conseguenza di una co- stura interna. La differenza più immediata consiste in ciò: che nel primo caso trattasi di fronda già completamente evoluta, mentre nel secondo caso ogni costrizione segna un periodo di evoluzione della fronda nei successivi suoi stadi di accrescimento, epperò assai di- versamente organizzata. Ogni costrizione in Scin, ? salicornioides si chiude come si chiuderebbe un sacco già ripieno (per continuare il paragone) mediante un laccio, sopravanzandone la breve parte su- periore vuota della tela^ che si allarga a disco pieghettato-radiato, mentre nella nostra alga si rinsalda in un disco uniformemente com- 28 patto. Dicesi inoltre che talvolt^ì, invece di questo disco, si ha una prominenza subcupoliforme, ma forse trattasi di un equivoco, perchè in tal caso, come mi è risultato, in detta forma subtonda devesi ravvisare un ammasso di prolificazioni non ancora svolte, come si vedrà più innanzi. In quanto ai vari altri particolari con cui la fronda esterior- mente si presenta, ciò è dovuto al vario contegno dell'asse poli- morfo, o colonna d'ispessimento interno. Questo ispessimento mi- dollare è ben lungi dall'essere simmetrico, omogeneo e localizzato in modo definitivo e costante in una linea centrale che tutta per- corra la fronda di cui dovrebbe costituire l'asse, come avviene nor- malmente anche nelle stesse Scinaia. La ragione di ciò è implicita nella stessa conformazione della fronda composta di tante parti che, in certo qual modo, hanno un carattere di subindipendenza l'una dall'altra, in quanto l'asse, che dovrebbe tutte collegarle in un corpo unico e continuo, è soggetto a fatali e ripetute interruzioni per ri- nascere duplicato mediante nuove produzioni gemelle originanti le dicotomie. Ora l'indicato ispessimento midollare è infatti general- mente e ordinariamente centrale, ma può spostarsi anche, ora da un lato, ora dall'altro, in tutto, o solo in parte della sua massa. Questa massa, premendo contro lo strato corticale, emette delle appendici angolate che si protendono in un assottigliamento lamellare il quale oltrepassa lo strato corticale e in questo movimento di penetrazione e d'uscita è seguito gradatamente da una parte della massa stessa. Va da sé che, contemporaneamente alla loro uscita, le parti sconfi- nanti si muniscono del rispettivo strato corticale in continuazione di quello preesistente interrotto dalle nuove produzioni. E cosi come nello stato normale, cioè ad asse perfettamente e delimitatamente centrale, noi vediamo l'esteriore aspetto bicipite, ossia bialato ; nei casi contrari, di fuoruscita cioè di parte della massa midollare va- riamente accidentata, vediamo invece la formazione esteriore tri-qua- drialata, e ciò non esclusivamente nei margini, come è il caso più frequente, ma talvolta anche nella faccia stessa della fronda. Queste spinte dalla massa midollare verso la periferia si pos- sono provocare inconsapevolmente. Cosi operando la sezione tras- versale in punti a costa unica, centrale, si è stupiti di trovare tal- volta un centro diradatissimo di fili e accompagnato invece da un 29 grande ispessimento circolare aderente alla base delio strato corti- cale. Ora tutto ciò non è che l'effetto della compressione esercitata dal rasoio troppo ma forzatamente approfondito per poter ottenere il taglio completo di una materia tenacissima e prona alle sue dis- locazioni. I disegni perimetrali delle singole sezioni trasversali, tratti nei vari punti di esplicazione dei fenomeni sopra indicati, se non sono proprio belli, sono invece molto istruttivi, e ad essi devesi la migliore constatazione dei fenomeni stessi. Mi dispenso dal recarne csem.pi cui sarebbe impossibile trovare termini di confronto un po' approssimativi. Mi limito al più semplice, siccome quello che di pre- ferenza andavo cercando. S'imagini una stretta figura novilunata o un'altra flessuosa recanti, unilateralmente e di poco distanziate, nella parte mediana di un margine due brevi produzioni lineari incurve o recurve, e ora dirò che a queste figure corrisponde una bialazione facciale. 11 torcimento subspirale (poco sensibile nel mio esemplare e pochissimo esteso) è forse una conseguenza delle vicende inte- riori ripercotentisi sullo strato corticale, ma non mi si offerse la prova spontanea di ciò, né mi sono occupato di ricercarla. Ma il fatto più impressionante, che mai ebbi occasione di ri- scontrare in qualsiasi altra alga all' infuori di questa, è il seguente. Sotto, e a contatto immediato del vertice dell'angolo formato dalla prima dicotomia, e cos'i di ciascuna delle seconde dicotomie, mi colp'i la presenza di un cespolino, alto un millim. o poco più, rivestito di uno strato calcare che lo rende bianchiccio. Forse nes- suno ancora si è interessato di penetrare l'essenza sua, scambiato probabilmente con un' incipiente Corallinacea. Tale fu anche il mio primo sospetto, senonchè la costanza di questa produzione nell' oc- cupare sempre le stesse indicate posizioni, mi convinse, prima an- cora eh' io avessi impreso lo studio suo, doversi trattare di un fe- nomeno inerente all'evoluzione della Scinaia 1 saliconiioides J. Ag., - nome che il Becker reca senza punto interrogativo. Previa la decalcificazione in posto per assicurarmi la completa asportazione di un cespolino, di questo potei, sebbene molto som- mariamente, osservare ogni sua parte. La sua base è composta di numerosi esigui otricoli ialini, subtondi nel primo stadio, attenuati in un peduncolo filiforme subrizinoso nella parte sua inferiore, sub- repente, e che, in unione a molti altri, collegano lassamente la massa 30 degli otricoli. Gli otricoli non essendo coevi, si può così assistere a parecchi stadi della loro evoluzione che si opera gradatamente col- r allungarsi in modo ovato e poscia cilindrico. Nel più progredito stadio si ha dunque una frondicina cilindrica, semplice, più o meno lungamente attenuata nella parte sua inferiore, mentre l'estremità superiore lo è assai meno e si allarga in un apice a disco pateni- forme. Questa base discoide reca un corpo tondo del diametro sub- eguale o un po' superiore a quello massimo del corpo della fronda, corpo che, forzato con la compressione, si apre e s' individualizza in parecchi rametti ialini, tubolosi, attenuati alla base, subtondi al- l'apice. I più progrediti di questi rametti sono, naturalmente, gli esterni, incurvi, siccome ancora conservanti la forma primitiva loro conferita dal capolino globoso, mentre quelli interni, più giovani, più piccoli e subovati, hanno fin d'ora la direzione eretta. Il corpo della fronda, formato da una membrana esilissima, ialina, visto in superficie, mostrasi già 2-3 volte segmentato mediante linee orizzontali, tenui ma bene accentuate, alle quali però ancora non corrispondono le caratteristiche costrizioni proprie della pianta più adulta. I segmenti si vedono percorsi trasversalmente da fili mo- niliformi, di un' esilità suprema, di un roseo-chiaro, subcontesti me- diante accavallamenti leggermente diagonali che non alterano perciò l'impressione della direzione loro orizzontale; altri segmenti invece mostrano i fili rettilinei, assai serrati pei fianchi e scorrenti longitu- dinalmente. Sotto la linea di un segmento mediano potei chiara- mente osservare due corpi tondi, giallorini, assai grandi in relazione all'ambiente, ma troppo immaturi per potere ravvisare in essi delle fruttificazioni. Come si è visto, noi siamo dunque in presenza di un processo riproduttivo analogo a quello che si verifica in parecchie delle Felci bulbillifere, le quali lasciano cadere i bulbilli già provvisti di una o più frondicine. Quando però queste crittogame superiori cominciano a produrre sporangi, cessa in esse la produzione dei bulbilli. E sic- come pare che siano finora ignote le fruttificazioni di Scinaia salicor- nioides, è lecito pensare se ciò non debbasi (come per altre floridee che trovansi nello stesso caso) a quella stessa legge cui soggiaciono le dette felci. Che i cespolini epilìtici della stessa pianta-matrice siano decidui, lo prova la lassa aderenza loro, come lo prova il loro 31 rivestimento calcare perchè non galleggino ma affondino in cerca di una straniera e ben diversa matrice, probabilmente lapidea. E a pro- posito della giovanile incrostazione calcare, abbiamo già accennato al debolissimo residuo che ne permane sulla fronda adulta, massime nelle località viciniori ai giovani cespolini, il che rivela come la pianta- madre abbia avuto una non diversa origine. Motivi di connessione ci hanno obbligato a discorrere della strut- tura nello stesso mentre che ci occupavamo della descrizione este- riore della pianta adulta. Dopo aver veduta la struttura nella varia- bile sua complessità, sarà opportuno osservarla nell'aspetto suo sche- matico semplificato, quale appunto ci si presenta in un'esilissima sezione trasversale. A prima vista s' impongono delle robustissime fibre ambrine (rosseggianti nel recente.^) scorrenti piuttosto rigida- mente e longitudinalmente il midollo, sopra uno sfondo uniforme ialino-cinereo. Un più attento esame ci avverte che la realtà de- v' essere ben altra, se dobbiamo trovarci in accordo con la sottofa- miglia delle Scinaieae. Gravato il preparato, rammollito dal bagno, del peso di un ro- busto vetro, vediamo che le pretese fibre, aumentando il loro volume coir individuarsi degli elementi che le compongono, si dispiegano in robusti fili ialini, articolati, dicotomi, largamente sinuosi, che si ac- cavallano determinando nel loro percorso degli spazi dittici di varia grandezza, disposti verticalmente, e come questi stessi fili si decom- pongono più volte in nuove e più ravvicinate dicotomie con le di- visioni sempre più esili e più fitte, d'onde lo sfondo sopra indicato. Lo strato corticale è formato dal prolungamento delle ultime suddi- visioni le cui articolazioni sono intercalate da cellule più grandette, e proseguono rettilinei e fastigiati verso la periferia dove le coale- scenze unistratose sono assai deboli. a. Scinaia salicornioides ]. Ag. - South Africa, Bomvanaland coast. Mrs. Filmer. Jan. iSgy. Ex Herb. Dr. H. Becker, F. L. S. Sottofamiglia II. CHAETANGIEAE Kuetz. Fronda subtubolosa o saccata, lineare o piana, ora semplicetta ora subregolarmente dicotoma, contesta di due strati, più spesso in- crostata da calce. I gonimoblasti consistono in un cespolino com- 32. j paltò convesso o quasi espanso ad ombrella concavo contorto con ] le cellule terminali dei tìli articolati tramutate in carpospore. ; Cistocarpi immersi nel tallOj sempre provvisti di un pericarpio ; il più delle volte compatto. Tetrasporangi più spesso crociatamente .; o zonatamente divisi. t Si compone di generi : Brachycladia Sond., Gaìaxaura Lamour., Actìnotrichia Decne, Chae/angìum Keetz. = Genere BRACHYCLADIA Sond. ' Sonder (1854) in Linnaea Voi. XXVIll, p. 514 (Elym. ùracliys i breve e clados ramo). J. Ag. Epicr. p. ói; Schmilz Syst. Ueber. Fio- \ rid., p. 4; Zanardinia ]. Ag, (1876) Epicr. p. .538; Till Alg. Syst. ; VII, p. 75 (non, Zanardinia Nardo). : Fronda sopra uno stipite cilindretto stopposo subluboloso-piana, i lineare, dicotoma, incrostata di calce, ad apici increscenti peniciilali, ] coperta di fili giovanili minutissimi glanduliformi, glabrala nella se- \ nilità, contesta di due strati; T esteriore di cellule verticali coalescenti in una membrana areolala, tubo interiore percorso da fili ialini più \ sparsi. Cistocarpi collocati in macchie più intensamente colorate, irn- * mersi in escavazioni dello strato corticale. Tetrasporangi (forse evo- | luti nei fili glanduliformi e divisi a croce .^). Anteridi forse in alcune \ articolazioni degli stessi fili glanduliformi. 11 genere si compone uni- camente della seguente specie. \ Ò70. Brachycladia marginata (Soland.) Schm. ut supra. \ Bracìiycladia australis Sond. ut supra, Zanardinia marginata ]. hg.. Corallina marginata Soland. in Ellis Zooph. p. 11 5, Galaxaiira , {Microtlioe) marginata Lamour. Mist. polyp. p. 2Ó4, Decaisne, Corali. ; p. io5, llarvey Phyc. austr. Ili, tab. i36! ' Stipite incrassato, cilindrico, subdicotomo, interamente velloso, , rami appianati flabellatamente dicotomi, segmenti sopra le ascelle ; acutette o subrotondate patenti lineari, apparentemente glabri, su- \ perficie provvista da giovane di fili brevissimi subglanduliformi, nello ~ stato adulto subglabrata, apici increscenti, qua e là costretti, coperti ; da un fascetto di fili più lunghi. \ Hai', nell'oceano Pacifico, Indiano e Atlantico tropicale, e cioè j sa alle spiagge del Brasile, Porto Natale al sud Africa, Giappone, Sene- gambia, is. Antigoa delle Antille, Nuova Olanda, isole Figiensi e del- l'Amicizia. Callo radicale carnoso, disciforme, coperto di peli. Pianta ce- spitosa, diorgana, composta cioè dello stipite cilindraceo e della fronda (segmenti) piana. Stipite lungo 2-5 cm., raramente semplice, più di frequente 2-3 forcuto o fascicolatamente ramoso, rigido, crasso 2-5-Ó mill., densamente coperto di peli orizzontali. Frondi uscenti dagli apici dei rami dello stipite, lunghe 4-12 cm,, larghe 8-4 mill., ad ambito flabelliforme, più volte dicotome, a guisa di Diclyota, seg- menti eretto-patenti, lineari, piani, ottusi, a margine crassetto e in- flesso, subcanalicolati, minutissimamente granulati alla superfìcie. Apici dei segmenti il più delle volte ottusi o smarginati, poscia co- ronati da un duplice ordine di fili articolati cespitosamente aggre- gati. Colore della fronda oscuramente rosso, volgente infine al ver- dino e al bianco. Sostanza coriacea. Gli autori ne distinsero le seguenti forme : f. marginala J. Ag. Epicr. p. 534, Galaxaura marginata Kuetz. 1. e; segmenti superiori distintissimamente zonati trasversalmente. Al lido della Senegambia; f. DiesiJigiana (Zanard.) J. Ag. Epicr. 1. e, Galaxaura Diesin- giana Zanard. Icon. Phyc. adriat., t. 22 Bl; segmenti superiori sub- zonati, interstizi nel disco collabenti glandulosi a margini glabrati. A Porto Natale; f. linearis (Kuetz.) J. Ag. 1. e, Galaxaura linearis Kuetz., Gal. canaliculata Kuetz. Sp. e Tab. Phyc; segmenti angusti lineari, qua e là costretti, alle costrizioni coperti di fascetti di fili più lunghi. Ai lidi del Brasile; f. dilatata (Kuetz.) J. Ag. 1. e, Gal. dilatala Kuetz. l. e; seg- menti più larghi, costrizioni poco cospicue, apici increscenti con fa- scetti di fili chiomati. Ad Antigoa (Fìuetzing); la stessa, come sem- bra, ai lidi della Nuova Olanda (Harvey), Nel leggere la descrizione di questa pianta e osservandone la vivacemente porporina figura dello Harvey con le relative analisi, ben si comprende che siamo in presenza di fenomeni tali da renderla sotto ogni riguardo interessantissima. Ma trovandosi di fronte a se- nili individui calcificati e privi dello stipite, cosi imponentemente 3 34 . ] conformato nel suo eccezionale sviluppo, come si offrono nei miei ' esemplari, si ha l'impressione d'incompleti bianchi fantasmi senz'ai- \ cuna di quelle attrattive speciali che in effetto ben la distinguono dal gen. Galaxaura. Tutto ciò sarebbe il meno quando il microsco- ! 'A pio ce ne rivelasse i pregi, ciò che pure non è ottenibile né nel ; secco né con la decalcificazione che serve soltanto a tramutare la \ sostanza, coriacea nel recente, semplicemente tenace e di spessore 1 sottile nel secco, in altra così gelatinosa che ogni sopraelevazione, j come quella cosi minuta di peli glandulosi, vi resta incorporata, men- ; tre con grande evidenza vi si mostra soltanto l'uniforme strato cor- | ticale composto di fittissime celluline a doppia parete. ' a. Brachycladia marginala (Sol.) Schm. - Zanzibar, leg. Ililden- i brandi. b. Brachycladia marginata - Barbados. Deter. E. Bornet ; leg. Vi- | ckers. : ì Genere GALAXAURA Lamour. ] 671. Galaxaura infirma Kjellm. : Kjellman F. R. Om Ploridé-Slàgtet Galaxaura p. 81 (1900). ; E. Tilden, sotto il n. 607 delle sue American Algae, ne dà la i seguente diagnosi; Frutescent; frond loose forked, with the interno- ; des often evidently contracted at the base, scarcely more than i-5 ^ mm. wide, with dose set superficial papillae, subclavate cylindrical, ■ rounded or often acutish at the apex, not rarely short-mucronate, j 25-3o mie. lon., about 18 mie. wide. Hab. sulle rocce a mezza marea alle isole Waianae, Oahu, ■! Hawaii. Fronda subsessile, ad ambito semicircolare, ramosa già da qual- che millimetro sopra la base mediante dicotomie che si ripetono 5- I 7 volte, l'ultima delle quali forcuta, cioè con rami brevi equialti. Alla j prima vegetazione altre se ne aggiungono, provenienti dall'ascella 1 delle prime dicotomie, del pari dicotome, subfascicolate, assai più à brevi siccome più giovani e perciò più intensamente colorate per -:; essere ancora quasi prive di calce. Le costrizioni dei rami ora sono \ graduate, ora producentisi abrupte; tutte le divisioni hanno i mar- ^ gini per una strettissima linea inflessi, talora subscanalate e trasver- '■ 35 salmente rugose, anzi escavate da fossettine. Superfìcie papillosa ma più evidentemente nei margini i quali talvolta recano altresì dei lun- ghi fili isolati o a fascetti, callitannioidei, in apparenza irregolarmente articolati per costrizioni. Gli elementi strutturali, assai densi nelle parti inferiori, si vanno diradando in quelle superiori. La sezione, tratta trasversalmente dal basso, è subtonda. Midollo composto di fili affastellati strettamente, scuretti, più volte dicotomi, formanti una massa radiato-reticolata aprentesi in dicotomie alla base dello strato corticale. Sullo sfondo di questo grossolano reticolo, vedesene un altro assai più diradato e più tenue siccome composto di fili disgregati, esilissimi, articolati, limpidamente ialini. Le estremità dicotomo-corimbose di entrambi i reticoli mettono capo alla periferia. Strato corticale nerastro per so- prasaturazione cromatica dello spessore cellulare a serie irregolari inferiormente, indi più ordinate e infine disposte perpendicolarmente alla periferia donde sporgono in forma di papille. Col procedere verso l'alto, la massa midollare, oltre che a diradarsi, va facendosi gradatamente asimmetrica, e allora si ha una sezione di forma li- neare con le estremità rotondate, rettilinea, semilunata o novilunata, ma sempre unilateralmente gibbosa, ciò che spiega lo spostamento dell'asse midollare fino a ridursi a contatto dello strato corticale da un lato e distribuendo verso l'altro le sue espansioni filiformi dico- tome. Conseguentemente anche lo strato corticale vien pure a dimi- nuire il suo spessore. L'esemplare è alto quasi 7 cm., con un ambito di io cm. So- stanza ben ferma e tenace nel secco, nel recente forse molle se ad essa allude l'aggettivo infirma; colore di un bel granato nel secco, più 0 meno velato da calce. a. Galaxaura infirma Kjellm, Del gruppo delle Hawaii. Magg. 1900. E. Tilden. 672. Galaxaura lapidescens (Soland.) Lamour. Lamouroux Polyp. fléx. p. 21; Decne. Class. Corali, p. iiò; Kuetz. Sp. p. 53o; J. Ag. .Epicr. p. 53o; Dichotomaria lapidescens Lamarck Anim. sans vertèbres ; Corallina lapidescens Soland. in Ellis Zoophyt. p. 112, t. XXI, fig. 9. 36 . Fronda interamente vellosa, soggiacente membrana indi incro- stata, più raramente glabrata, infine subfarinacea, tutta subconforme, rami rigidi (indi incrostati) qua e là più o meno cospicuamente co- stretti, costrizioni subconfluenti. Hab. nell'Atlantico più caldo alle isole Canarie e lidi d'Ame- rica, nel Pacifico a Friendly Island; alla Nuova Olanda, isole Celebes; a Nangasaki del Giappone (Schottmueller) ; alP isola Iriomotto in Cina (Warburg, Heydrich); nel Mar Rosso, e Indiano all'is. di Madagascar. Le frondi, nei massimi sviluppi, possono raggiungere la lun- ghezza di 2 dm. Nella var. annulìgera Picc. et Grun. in Piccone Alg. eritr. p. 3 12, n. 67, è forse da ravvisarsi X Aclinoirichia rigida, come può far sospettare la seguente diagnosi : fronda densissima- mente pelosa, filamenti brevi anellatamente disposti. Nel mar Rosso (Marcacci). Come caso pratico, si fa seguire la descrizione del mio unico esemplare. Da un callo gonfiamente lentiforme, largo quasi 2 mill., e sopra uno stipite lungo 2 mill. e mezzo, crasso un mill. e mezzo, s'innal- zano 3 frondi di cui due alte ó cm. e mezzo, e la terza 2 cm. e mezzo. Ogni parte della pianta è subcilindrica e uniformemente ri- vestita di uno strato calcareo cosi levigato da sembrare lapidea, il che non impedisce la percezione di alcune lievi costrizioni e anche anellazioni nelle parti sue superiori. La prima dicotomia si apre im- mediatamente all'apice dello stipite, e altre se ne ripetono per 5-ó volte, sempre più ravvicinate col progredire verso l'alto, aventi ascelle subtonde le inferiori, indi ottuse, coi rispettivi rami piuttosto corti, e anche più corti ancora e un po' tozzi nelle ultime divisioni, mediocremente divaricati e tosto bruscamente ascendenti in modo ora rettilineo, ora curvilineo. Forche cimali patenti, ma in maggio- ranza allo stato incipiente. Sostanza tenace, pieghevole, il che di- nota che la lapidescenza è solo apparente. Colore neutro latte-vino- cinereo. Le sezioni trasversali hanno sempre forma tonda. Quella del callo presenta centralmente un ammasso tondeggiante (asse longi- tudinale) piccolo, scuro per sostanza parenchimatica inveterata nella quale ebbero origine i primi grovigli dei fili che, sporgendo tutto all' ingiro di esso, si dispiegano densamente intrecciati. Questi fili 37 sono ialini, robusti, dicotomi, con lunghissime articolazioni, 6-8 volte più lunghe del diametro, dirigentisi verso lo strato esteriore. Strato esteriore assai spesso di volume e assai denso di conte- nuto, costituito dagli svolgimenti dicotomici dei perimetrali fili mi- dollari, fattisi più fitti e giallorini. hi questa massa circolare esteriore si nota inoltre qualche nucleo tondo, più piccolo di quello centrale, ma avente di questo la stessa natura, con che tiene forse il luogo delle cellule assiali produttive di nuove frondi {^egg. n. 4Ó7). Final- mente i fili sporgono semplici dalla periferia rendendola vellosa, ma come tale è solo possibile osservarla in seguito alla decalcificazione. In tutto il resto della fronda, escluso l'elemento produttivo, la struttura è sempre quale fu ora descritta, senonchè in modo sempre assai più diradato e meno robusto quanto più si procede dal basso verso l'alto. a. Galaxaura lapidescens Lam. Isola Celebes dell'Oceania, nella Malesia Olandese. Genere ACTINOTRICHIA Decne. Decaisne (1842) in Ann. se. nat., Bot., XVllI, p. 1 18 (Etim. a<7//.$- raggio e thrix pelo). Kuetz. Sp. p. 53!; Schm. et Hauptfl. in Engl. et Franti Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 389; Galaxaura sp. auct. Fronda cilindrica, più o meno indurata dalla calce o incrostata, forcuto-ramosa, superiormente vestita di verticilli di peli articolati, brevi, densamente serrati. Fili midollari crassissimi densamente sti- pati in fascicolo centrale, accompagnati da analoghi numerosi rizoidi. Fili corticali commisti a rizoidi nella parte interiore del corticc, este- riormente ripetutamente forcuti, breviarticolati e nel cortice esteriore confluenti in una struttura distintamente cellulare; cellule superficiali coalescenti in uno strato esteriore parvi -cellulare. Sporangi, cisto- carpi e anteridi finora ignoti. Oss, — Secondo Askenasy Alg. Forschungsr. Gazelle, questo gen., tralasciate le ambagi, andrebbe congiunto a Galaxaura, e que- sto è pure il parere di Schmitz e di Hauptfieisch. Se ambagi è tutto quanto ne è stato scritto da Askenasy, Kuet- 38 . zing, Areschoug e Kjellman, ci si può domandare perchè dunque il genere si mantiene. Non certo pei verticilli di peli, che sono pure comuni a Brachycladia e a Galaxaiira. hi quanto al midollo, nel pro- spetto dei generi formanti le Chaelangieae vien distinto come laxiu- scidiun in Brachycladia, plus minus laxus in Galaxaiira, crassissìmiis et densus in Actinotrichìa. Anche i divari midollari non sono dunque tali da potersi su di essi unicamente stabilire i generi, il che si è giustamente riconosciuto. Ora se Brachycladia sta a sé unicamente per i suoi caratteri esteriori, tanto valeva che un tale concetto di distinzione fosse pure applicato ad Aciinoirichia che così bene si distingue dagli altri generi appunto per il suo portamento. Di questo portamento \\ forcuto-ramoso senza altre aggiunte dice troppo poco; altro poco di più se ne dirà nel discorrere dell" unica specie. Valgano queste mie per ambagi da aggiungersi alle altre ('). 673. Actinotrichia rigida (Lamour.) Decne. - ut supra. Kuetz. ut supra; De Toni Phyc. jap. p. 20, n. 12; Galaxaiira rigida Lamour. Hyst. polyp. fléx. p. 205, t. 8, f. 4; Voy. Freycinet p. i63, t. 91, f. 19-1 1 ; Asken. Alg. Exped. Gazelle p. 82, t. 7, f. 1-7; Galaxaiira indurala Kuetz. Tab. Phyc. Vili, t. 3i, f. i. Per i caratteri veggasi il genere. Hab. nel mare Rosso, nell' Oceano Indiano orientale ed occi- dentale, nel Pacifico, all'isola Maurizio e Madagascar, nell'Australia boreale, isola Tongatabu, Tahiti e Sandvic, Vitiense Matuku, "Vavau, di Salomone ; a Nangasaki nel Giappone (Schottmueller, Martens). "Verticilli di peli articolati regolarmente distanti. Fronda rigidetta. Bellissima specie. 11 novellino che, colpito da quest' ultimo avvertimento e attratto dal nome generico, credesse trovare in questa pianta chissà quali portentose atfinità che dovessero ricordare gli Anemoni di mare, si troverebbe ben disilluso. La verità è che, toltone il colore forse ros- seggiante (quando capita), anche allo stato vivente e nel suo stesso (*) Le aniba^cs (da intendersi nel migliore loro significato) sono proprie an- che dei migliori autori, in quanto implicano quell' acume critico pel quale molte verità vengono poscia a maturare. 39 elemento dev' essere pur sempre una gran misera cosa in confronto, non dicesi delle vagheggiate Attinie, ma semplicemente della Bra- chycìadia e delle Galaxaiira. Ecco ora come si presenta nei miei esemplari privi del callo basilare. Fronda filiforme, subcilindrica, alta 3-5 cm., subeguale nella sua crassezza, di un mill. piuttosto scarso, dalla base alle sommità, più o meno regolarmente e forcutamente dicotomo-fastigiata. Dicotomie distanziate e poche nella parte inferiore, in modo più appressato nella parte superiore, in complesso ripetentisi 5-ó volte con un am- bito tra il flabellato e fastigiato. Il percorso ascensionale della fronda si opera mediante linee spezzale rette o leggermente curve. La su- perficie, subuniforme ad occhio nudo, è invece a tratti irregolari, massime inferiormente, munita di gradate costrizioni e di nodosità, oltrecchè di numerose papille in vario modo deformate indicanti le basi di peli erosi. Tutta la pianta è rivestita da un uniforme strato calcare che la rende bianchiccia o chiaramente paglierina, nel re- cente forse talora rosseggiante. Sostanza rigida, tenace, pieghevole senza spezzarsi, almeno nelle parti più adulte; gelatinosa in seguito alla decalcificazione. La definizione di pulcherrima species non si vuol tuttavia met- tere in dubbio, ma è anche certo che nessuno di tale venustà ebbe e non avrà mai la possibilità di farne la constatazione diretta, ma solo in seguito alla decalcificazione e ancora con un tal quale sforzo d'immaginazione quale deve avere compiuto T artista per disegnare le anatisi 2 e 3 della Tav. Harveyana n. i36, riferentesi alla Bra- chycladia. IJ Actinotricìiia deriva il suo nome dai nematocisti radiati che sporgono dall'orlo boccale delle Attinie, salvo che nella pianta la raggerà, anziché unica, si ripete parecchie volte formando dei ver- ticilli equidistanti. La struttura è quale venne sopra descritta. Solo si osserva che per la grande facilità con cui moltissime fra le cellule superficiali vengono ad isolarsi e spostarsi, lascerebbe supporre in esse, date certe condizioni fra cui la perfetta maturanza, l' acquisizione di una facoltà riproduttiva diretta, senza cioè il tramite di quei normali or- gani che nella specie non furono peranco scoperti. a. Actinotrichia rigida (Lamx.) Decne. Isole Seychelles in Oc. In- diano Occident. 40 Genere CHAETANGIUM Kuetz, Kuetzing {1843) Phyc. gen. p. 892, Sp. (1849) P- 792- (Etym. chaeta setola e aggeìon vaso; alludente forse al cistocarpo conside- rato come vaso e al contenuto suo di fili considerati come setole). J. Ag. Sp. p. 458, Epicr. p. 538; Schmitz Syst. Uebers. Florid. p. 5; Nothogenia Mont. (1843) Voy. Poi. Sud p. 109: Kutz. Sp. p. 793; Chondrus, Graleloupia, Fucus sp. auct. Fronda membranaceo-cornea, saccata e subsemplice 0 appianata e dicotoma per prolificazioni ramosa, contesta a due strati: l'interiore di fili tenuissimi anastomosanti infine densissimamente contesti, l'e- steriore di fili verticali cilindracei stipatissimi, ad apici clavati appena cospicuamente articolati. Cistocarpi immersi nella fronda a pericarpio subemisfericamente prominente, nucleo chiuso da un plesso di fili densissimi, aperto verso il carpostomio, internamente cavo, vestito intorno alle pareti di fascetti di fili pregnanti; fascetti abbreviati ge- neranti negli articoli terminali dei fili le singole carpospore clavato- obovate. Tetrasporangi sparsi. Se non fosse per la natura speciale del gonimoblasto_ sulla quale si fonda la sottofam. delle Chaetangieae (vedi), si stenterebbe a credere o non si crederebbe affatto come vi possano appartenere le specie componenti questo genere, tale e tanta è la differenza del- l'abito loro in confronto delle precedenti, donde il richiamo alle Gi- gartineae [Chondrus) e alle Grateloupiaceae [Grateloupia] e persino al Fucus degli antichi autori. Di bene accertate se ne conoscono otto specie sparse nelle re- gioni australi, e cioè Tasmania, Nuova Zelanda. Valparaiso, Terra del Fuoco, Capo di B. Sp., isole Maluine. J. Agardh le divise in tre subgeneri : I. Subgen. Nothogenia (Mont.)J. Ag. : Fronda complanata lineare, semplice o subdichotoma; - quattro specie. II. Subgen. Chaelangium (Kuet.) J. Ag. : Fronda complanata, qua e là subdivisa, spesso decomposta per prolificazioni provenienti dal disco e dai rami; - due specie. 41 111. Subgen. Rhodosaccion J. Ag. : Fronda inflato-tubolosa, sem- plice, saccata o subdivisa; - due specie (^). 674. Chaetangium varìolosum (Mont.) J. Ag. Sp. p. 461, Epicr. p. 539; Chondrus variolosus' M.oni. Prodr. Phyc. antarct. p. ó; No- thogenia variolosa Mont. Voy. Poi. Sud p. 109, t. 10, f. 3, Kuetz. Sp. p. 793, Tab. Phyc, XIX, t. 46, non Nothogenia iuberculosa Kuetz. Sp. p. 793; Sphaerococciis fragilis Mont. FI. Boliv. p. 27, non C. Ag. Sp. Alg. p. 253 dove trattasi di Trematocarpus fragilis ]. Ag. (Vagg. n. i52 del Sagg. Alg. Oc. Mazza). Fronda compressa, lineare, subcanaliculata, regolarmente dicoto- mo-fastigiata, segmenti lineari flabellatamente espansi integerrimi, i terminali conformi patenti; cistocarpi in ambo le pagine (più spesso in quella superiore) addensati. Hab. nell'Oceano Australe all'is. Auckland della Nuova Zelanda (D' Urville, Hooker); all'is. Kerguelen ; alla Terra del Fuoco (Paul Hariot). Frondi cespitose, lunglie 4-10 cm., anguste lineari, larghe 2-4 min., compresse piane o subcanalicolate, cuneate alla base, indi ripe- tutamente dicotome e fastigiate, segmenti flabellatamente espansi, di guisa che la fronda dispiegata sopra un unico piano riesce semicir- colare. Segmenti terminali ad apice ora rotondati, ora emarginati. Sostanza cartilaginea. Colore rosso-scuro porporescente. Gli esem- plari secchi aderiscono debolmente al foglio. È evidente l'evoluzione dei criteri subita nel concetto di Mon- tagne a proposito della specie di cui si tratta. Ne farebbe fede la creazione del genere Nothogenia [notoghennisì spurio), con che sem- bra aver egli voluto in qualche modo farsi scusare le altre sue si- nonimie. Negli esemplari della Terra del Fuoco, donatimi dall'amico Ha- riot, la pianta non è più alta di 1-2 cm., sorgente ora unica, ora bi-trifronde, da un piccolo callo appreso ad una matrice silicea. I suoi (') J. Agardh contese all' Areschoug e al Grunow, che C/iaei. saccatuui non sia che una forma giovanile di Chaet. ornatmn, ma può anche darsi che gì' illustri suoi oppositori abbiano ragione. La questione della tubolosità va esa- minata caso per caso [Vegg. n. 485 lettera d del presente Saggio]. 42. caratteri sono precisamente quelli espressi nella descrizione sopra ri- portata, salva la statura assai minore. Cosi pure la struttura corri- sponde a quella descritta. È notevole la straordinaria tenacità dello strato corticale, che tale si mantiene dalla base all'apice della pianta, il che non impedisce la facilità della sua imbibizione. Lo prova il fatto che così la forma subcilindrica, brevemente limitata a poco sopra del callo, come la forma piana che si estende a tutto il resto, osservate in sezione trasversale entro una goccia d'acqua leggermente acidu- lata, danno sempre una figura subtonda o largamente elittica e tanto r una che T altra, sempre così liberamente immerse, vanno sempre più dilatando la loro circonferenza fattasi perfettamente tonda. Così a prima visione noi scorgiamo un midollo ialino fittissimo nella se- zione tratta inferiormente e assai diradato nella sezione tratta da una divisione apicale. Basta l'attesa di qualche minuto perchè il midollo inferiore, in dipendenza della sempre più aumentata dilatazione della periferia corticale, si faccia meno serrato nel suo contesto di fili e di rizini, e così rarificato nella sezione cimale da mostrare il centro midollare quasi vuoto. Lo strato corticale invece, toltane una leggera diminuzione del suo volume, nella scura sua composizione nulla la- scia intravvedere se in questa sia avvenuta qualche mutazione in fatto di densità. Praticata allora una forte compressione fra due ro- busti vetri, n" ebbi per effetto il completo ritii'o del midollo contro la base dello strato corticale, lasciando vacuo tutto il vasto spazio interno; lo strato corticale si limitò a concedere la fuoruscita di po- chi e lunghi fili ialini dicotomi in basso, cortissimamente tricotomi all'apice, rimanendone tetragona la sua massa circolare. Che se que- sta si volesse ancora forzare, se ne otterrebbero delle spezzature compattissime ma non mai delle scomposizioni nei suoi elementi. Se noi poi ripetiamo gli stessi sperimenti sul Chaetangium or- natuin (subgenere Chaetangium j. .^g.), si avrebbero i seguenti risul- tati, in aperta contraddizione con quelli esposti per il Chaetangium variolosum (subgenere Nothogenia J. Ag.). — \n primo luogo l'imbi- bizione è assai più lenta e non mai progrediente in modo indefi- nito. Alla base della fronda (sezione tonda o subtonda, semplice o rotondamente bilobata) il midollo è composto di fili e rizini assai più esili e così fittamente contesti da uno strato uniforme ialino-cinereo, non suscettibili a diradarsi centralmente e tanto meno a ritirarsi con- 43 tro la base dello strato corticale; al converso, anche forzato mediante la compressione, si separa in tante parti compatte tra esse collegate da fili individuati o ben poco contesti. Lo strato corticale è esile, piuttosto lasso, giallorino-ialino, trasparente assai più del midollo, e quindi mostrante nettamente la struttura sua. L'apice della fronda ci dà una sezione lineare flessuosa o variamente curvata. In essa il midollo è fatto di fili ialini longitudinali, lassamente contesti dirada- tissimi. Strato corticale voluminoso, denso, porporino, con struttura di chiara visione. In base a questi esperimenti, la tendenza ad un'e- ventuale tubolosità della fronda sembrerebbe insita nel Chaetansium variolosum anziché x\q\X ornatiim, ma in realtà in una tendenza di tal natura non è da credersi. Il fenomeno della fistolosità in generi che non lo comportano affatto è sempre da ritenersi come la conseguenza di una causa patogena. (Veggasi in proposito il n. 486, lett. d di questo Saggio). Questo è il motivo più probabilmente vero del rigon- fiamento che può rinvenirsi tanto nel Chaetangium ornatum come in qualsiasi altra specie del genere, e non quello della giovinezza della pianta. ' a. Chaetangium variolosum (Mont.) J. Ag. Terre de Feu. leg. Ha- riot. Complément à la flore Algol, de la Terre de Feu par M. P. Hariot (Estratto dalla Notarisia, parte speciale della Rivista Neptunia, voi. VII, n. 3i, 1892. Venezia, Tip. Fratelli Visentini). Genere WRANGELIA Ag. (1898) C). 675. Wrangelia tenella Harv. in Trans. Irish Acad. Voi. 22, p. 540, Syn. Phyc. austral. n. 339; J. Ag. Epicr. p. ói8. Frondi articolate dalla base completamente ecorticate, parcamente e subvagamente ramose e ai genicoli oppositamente 0 verticillata- mente ramellose, verticilli vicendevolmente separati, rametti dei ver- (^) « Genus F. A. Wrangelio dicatum lib. Bar. Cubiculario et Secretario Regio, in excursionibus algologicis socio frequenti, qui nomen, jam a Linnaeo pluries citatum, in scientia servaturus plures dissertationes botanicas in Act. Holm. introductas conscripsit ». C. A. Agardh, Sp. Alg. Voi. II, p. 137. 44 ticilli brevi attenuato-ottusi, costituiti di 2-3 articoli, articoli dei ra- \ metti brevi contratti ai genicoli. \ Hab. le spiagge orientali della Nuova Olanda. — Abito di Calli- i thamnion. Rametti opposti non verticillati recanti dal Iato interiore i ; tetrasporangi brevemente pedicellati, subaggregati, divisi a triangolo. ! Cistocarpi ignoti rimanendo incerto il genere. ! Oss. — A proposilo di quest' ultimo avvertimento, è bene os- J servare che delle n. 24 specie di Wraìigelia contemplate nella Syll. \ Alg. di G. B. De Toni, due figurano incerte per imperfetta cono- l scenza, e undici le quali per i carattteri esteriori avrebbero rapporti j col gen. Sphondylothamnìon (Ceramiaceae), salva la definitiva 'siste- \ mazione loro allorché ce ne saranno noti i cistocarpi. Dato lo stato i attuale delle nostre cognizioni, le divisioni Agardhiane sono sempre j interessanti quale sussidio d'identificazioni^ tenendo però sempre ! presente una distinzione di riserva che potrebbe stabilirsi in Wran- \ gelia ed Eu-Wrangelia. \ Della Wrang. tenella non ho potuto vedere che pochi fili fram- j mentarì commisti ad altri di doppio spessore e corticati appartenenti : ad un Ceramium che forse le serviva di matrice. Gli articoli assiali | sono lunghi 4-Ò volte più del loro diametro che di poco sorpassa j quello di un capello. La cortezza e radezza dei rami e dei rametti \ conferiscono a questa pianta, dell'altezza di 4-5 cm., un aspetto di : povertà in opposizione alla ricchezza ed eleganza che, in generale, ! contraddistinguono il portamento del genere. a. Wrangeìia tenella Harv. ! Nuova Olanda ; Harvey. ■ 676. Wrangeiia Haiurus Harv. Alg. Austr. exs. n. 262, Phyc. I austral. tab. 70; J. Ag. Epicr. p. big. \ Frondi corticate alla base, in alto cinte più lungamente da uno strato spongioso di fili congiungenti i verticilli, subpennatamente più < parcamente ramosi e verticillatamente ramellosi ai genicoli, verticilli approssimati spesso confluenti, rametti dei verticilli incurvi subcon- vergenti cilindracei appena attenuati in un apice ottuso, articoli dei rametti 6-8 volte più lunghi del diametro. ' Hab. le spiagge australi e occidentali della Nuova Olanda sui | cauli di Cimodocea e di alcune alghe. Frondi sorgenti da un sorcolo decombente, stipiti lunghi 7-10 i 4Ó cm, e oltre, sparsamente e irregolarmente ramose. Rami più spesso semplici, vermiformi, recanti pure dei verticilli a qualche articolo Colore roseo, volgente al bruno o all'ocraceo nel secco. Sostanza molle e quindi aderente fortemente alla carta. Per spiegare con qualche particolare il sxibpinnatim decomposila parcius ramosa, conviene osservare che si tratta precisamente dei se- guente processo giudicato in base alla parte superiore di un disco alta 4 cm., che a tanto si riduce il mio esemplare. Se assai pochi (e infatti tre soli) e non più lunghi da mezzo cent, a quasi 2 cm. sono i rami evoluti sopra un margine di 8 cm. di estensione, ciò non vuol dire che ogni altro articolo non rechi lateralmente in modo perfettamente opposto (e quindi pennato, il sub non avendo che il significato di una restrizione per chi ad occhio nudo non può valu- tare il fatto) la sua ramificazione, oltre quella dei rametti verticillati che rivestono la pianta di tanti anelli di peli. Senonchè questa ra- mificazione si arresta ai primi stadi di evoluzione, latente pertanto ad occhio nudo in quanto si confonde con la sopraelevazione dei verticilli. Ma al microscopio ogni ramo non evoluto si differenzia assai nettamente per la lunghezza e grossezza sua, sia in modo sin- golo, e avente allora la forma cilindrica, sia sotto la forma di un grosso cono per effetto della confluenza di due rami. I detti rami cilindrici, pur mantenendosi isolati in tutto il loro percorso, molto spesso avviene che confluiscono unicamente per l'apice loro che riesce pertanto unico, assai ingrossato, di forma subtonda od ovata, simulante quasi una fruttificazione lungamente bi-tripeduncolata, ciò per dire solo delle più caratteristiche confluenze, tralasciando inoltre quelle dei rametti che possono talora più o meno largamente con- crescere in forma di una membrana. Questa specie trovasi nella stessa condizione della precedente, sotto il dubbio cioè che abbia riferimento al gen. Sphondylotìiamnion , non già per la presenza dei rametti verticillati (sphondylos), che sono comuni anche nelle WrangeUa bene accertate,- ma pel solo fatto che se ne ignora ancora la fruttificazione carposporica. a- WrangeUa Halurus Harv. ! Australia. bjj. Wrangelia clavigera Harv. Alg. Austr. exs. n. 268, Phyc. Austr. tab. 287; J. Ag. Epicr. p. 62 1. 46, i J Frondi in alto lungamente corticate con un corticc denso di fili i pennatamente ramosi e ai genicoli verticillatamente ramellosi, rami : subclaviformi, verticilli confluenti coprenti più lungamente all' ingiro ! l'apice dei rami; i rametti dei verticilli superiori sono incurvi sub- 1 convergenti cilindracei leggermente attenuati all'apice ottusetto, gli \ inferiori subdivaricato-pennati, articoli dei rametti 3 volte più lunghi \ del diametro. ' Haò. il lido australe della Nuova Olanda (Mueller, Watts, i Wood, Harvey). ì Radice coperta di fibre. Frondi lunghe i5-3o cm., più volte pen- ; nato-ramose, ramo primario, ossia caule, più spesso semplice, rara- mente forcuto, penne primarie largamente espanse, densamente ve- ■ stite. Colore bruno-rosso. Sostanza nelle parti più adulte rigidetta, nelle altre mollissima. : Euwrangelia, specie cioè bene acquisita, caratterizzata per una i fronda dalla base in su più lungamente corticata mediante uno strato ; longitudinale di cellule più anguste e più esteriori facienti parte di ! quelle che circondano irregolarmente il tubo centrale assai più ampio, esteriormente glabrescente talvolta, ma per sola apparenza, essendo ; sempre più o meno fittamente coperta di fili pullulanti dal corticc. ! Se l'incompleto esemplare osservato mi diede ragione dei più mi- < nuti particolari di questa specie, la cit. Tav. dello Harvey ce ne pre- • senta il bellissimo portamento. La pianta è alta i5 cm., a disco sem- i plicc fino all'altezza di undici cm., indi forcuto. Pennatamente di- \ sposti lungo il disco, cominciando all'altezza di un cm. dalla base, ; si hanno 3o rami da un lato e 3y dall'altro, in quanto per questi ! ultimi sette manca il corrispondente nel lato opposto. I più svilup- i 1 pati di questi rami hanno la lunghezza da 3 a 5 cm. e mezzo e sono subpennati; i più corti, lunghi da 2 miil. a i cm., sono semplici. ; Rami e rametti sono clavati. Perimetro subpiramidato, subespanso all'apice in causa della biforcazione. J Cistocarpi nell'apice dei rametti terminali, globoso-rotondati, in- ~ volucrati dai rametti circostanti, aggregati in parecchi, secondo la i i fig. di Harvey, analisi n" 2; nucleo emisferico, privo di membrana i comune, constante di fili abbreviati, articolato-clavati, dicotomo-fa- stigiati; carpospore piriformi oblunghe, radiatamente disposte, singo- • larmente incluse in un sacchetto ialino conforme pedicellato; para- , 47 fisi? Tetrasporangi in individui proprii, globosi, grandi, sessili, divisi a triangolo. Oss. sulla struttura in genere. — C. A. Agardh non conobbe che la Wrangelia penicillata Ag., poiché di questa la sua W. tenera non è che una forma giovanile. Del filo primario (disco) ci dice come inferiormente sia composto e cellulis maxime irregularibus fere hie- roglyphicis, con che si espresse assai meglio di quanto io non abbia fatto al n. 43. J. Agardh, trattando in modo generico della struttura, pare che si fosse limitato al seguente accenno che io rilevo però unicamente dalla Syll. Alg. di De Toni : axis centralis crassiusculus articulis praelongis constitutus, cellula apicali transverso septo a con- tigua separata. Come potei osservare in un callo di Wrangelia penicillata Ag., l'asse della futura fronda si palesa in forma di grande cellula più vivamente porporina, immersa in una sostanza gelatinosa ialina nella quale credo debbasi ravvisare il rivestimento dell'asse stesso sotto la forma di più o meno numerose membrane concentriche. 11 nome di membrana va associato al concetto di uno strato laminare esilis- simo, trasparentissimo, ialino, privo di qualsiasi apparente organizza- zione, destinato ad una funzione di mera contenenza e di protezione. Si danno però casi, come il nostro, in cui la creduta membrana non è altro che gelatina coibente che sembra destinata alle più im- portanti evoluzioni quali possono essere quelle dei fili articolati, uscenti direttamente dal corticc delTasse. Cosi almeno lascerebbe credere il reperto microscopico di Wrangelia clavigera Harv., che ora si descrive. Non disponendo di parti più inferiori, la sezione trasversale venne tratta dalla parte mediana del disco, ottenendone una figura elittica presto rotondata sotto il bagno e tutta raggiata di rametti piliformi. 11 punto centrale è occupato dal tubo assile giallorinó, dit- tico, inguainato a distanza da una membrana ialina, striolata di cer- chi concentrici, sempre più Grassetti dall'interno verso l'esterno. Il breve spazio tra il cerchio più interno e il tubo sembra vuoto in ap- parenza, ma non è da escludersi un invisibile contatto che nel vi- vente deve certo stabilirsi sotto l'influenza del fluido pervadente. I cerchi più esterni matassiformi danno origine a tante produzioni in- testiniformi di dubbia definizione scientifica (C. Ag. le chiama cellule 48 i senz' altro nel riguardo di W. pemcillata) ialino-torbide, assai sinuose ! e a ghirigori, lunghissime, dirigentisi radiatamente verso la periferia, i Negl' interspazi queste stesse produzioni determinano delle anse ton- de, vacue, collegate alla matrice, e verso il margine producono delle ' vere cellule tonde più piccole a nucleo roseo, pure subcollegate colla j matrice, e infine altre affatto isolate in forma di brandelli matricali fusiformi, sublineari, angolato-caudate a nucleo granuloso-scuretto. E ; così noi vediamo la materia gelatinosa accompagnare l'asse dalla i sua origine, dispiegarsi intorno ad esso lungo tutta la sua evolu- ■ 1 zione in forma di membrane concentriche e, mediante queste, al- j lontanarsene sotto l'aspetto di espansioni enteriche cellulogene, fin- ; che giunta alla periferia dar ivi origine ai rametti nei quali dovranno i svolgersi le fruttificazioni e infine le spore cui presteranno quel sac- culo protettivo formato ora da una vera e propria membrana a cui \ finalmente si riduce la plasmatica gelatina ormai esaurita di ogni sua j facoltà creatrice. i La struttura della base di un ramo semplice cimale reca unica- , mente, oltre il tubo e le membrane concentriche, numerose cellule i tonde, angolate, lineari, grandi, ialine con nucleo scuro. Quel che ; debba avvenire dal mezzo della fronda in giù, e dal mezzo in su è i facile immaginare: cioè la preminenza sempre più sottile e più fitta j dell'apparato intestiniforme nel primo caso, e la preminenza cellu- j lare nel secondo. ■ \ Si è già detto che nelle Wrangelìa di cui non ci sono note pe- | ranco le fruttificazioni si vorrebbe riconoscere un' aljfinità col genere ■ Sphondylothain?iion. Sq 1' aQinità si riducesse ai soli caratteri esteriori potrebbe anche passare, ma se si volesse estendere alla struttura, il i caso è ben diverso. Già si è visto sopra per mezzo di C. Agardh e ' con maggiori particolari per mezzo dello scrivente, la complicata : struttura di due Wrangelia genuine. Veggasi ora quanto avviene in Sphondylothamnion e si confronti: tubo assile di forma instabile e fa- j cilmcnte spostabile, sia che ciò avvenga per natura propria o per j effetto dell'essiccazione. Anche dopo un lungo bagno diljìcilmente i se ne può controllare la tubolosità, presentandosi sempre, nelle se- '\ zioni trasversali, di natura laminare assai sottile, tenace, restia al- l'imbibizione, di un bel colore roseo o porporino e perfino nerastro , negl' individui senili, di forma ora brevemente ed esilmente novilu- ■ 49 nare o retta, ora più o meno nastriforme semplice o variamente lo- bata o fastigiata, contenuta nel suo ambito naturale p sconfinante nello strato membranaceo ialino. Questo strato è limpidissimo con striature concentriche che si palesano sotto la luce obliqua ma assai più diljìcilmente nella parte interna ridotta a specchio. Lo strato cor- ticale è fornito dalla periferia della stessa^ membrana ialina fattasi assai crassa, tenace e leggermente paglierina. Sulla natura delle membrane avvolgenti il tubo ebbi occasione d'intrattenermi più lungamente nel capitolo sul genere Sphondylo- thamnìon. Il fenomeno si ripete più specialmente nelle Ceramiacee, e tra le Fucoidee è interessantissimo quello che si presenta nel ge- nere Cladosiphon Kuetz. dove il giro periferico della membrana, an- zicchè semplicemente incrassato e reso tenace, produce un esilissimo strato corticale composto di celluline ultra esigue lineari, perpendi- colari, scurette, strettamente aQìancate. a. Wrangelia clavigera Harv. Australia, leg. Harvey. Osserv. — Oltre di questo, trovo nella mia collezione altro esemplare, pure frammentario, proveniente dall'erbario Montagne, cosi accompagnato' « Wrangelia clavigera (an W. nobilis var. ?) Har- vey. Western Port, Victoria. 18Ó7». A quale dei due autori appar- tenga la domanda, se e come vi sia stato risposto io ignoro; pro- babilmente la pianta è rimasta sempre dubbia per mancanza di un migliore materiale in ogni stadio, e forse anche perchè riunisce in sé alcuni caratteri di W. clavigera, di W. ballioides J. Ag. e di W. nobilis Harv. La struttura è uguale a quella di clavigera, ma ciò vuol dir poco in quanto è comune a tutte le specie, salva una mag- giore o minore densità. Non mi è possibile ricostituire il portamento. La ramificazione parmi molto irregolare ; divisioni primarie lunghe 5-8 cm. di-subtricotome, quelle secondarie sono lunghe da 2 mill. a 3 cm., variamente sparse, talvolta con preminenza unilaterale. Ad occhio nudo sembra detersa, ma in realtà è coperta di un tomento ramicellare più o meno smussato o diversamente deteriorato. La sommità dei rami più giovani è provvista di un glomerulo tondo od allungato, roseo, composto di rametti lunghi, più volte ramosi, con- vergenti e intricati cosi d'assumere T indicata forma. La pianta reca una piccola Corallina, forse nuova, che dà ricetto ad un Choreonema. 50 òjS. Wrangelia setigera Harv. FI. Tasm. 11, p. 309, t. 191 A. J. Ag. E^icr. p. 622, Florid. Morphol. t. 32, f. 3; Spyridia tas- manica J. Ag. Sp. IH, p. 342; Kuetz. Tab. Phyc. XII, t. 42. Frondi corticate, cortice infine denudato dei verticilli quasi gla- bro cilindraceo, pennatamente decomposto-ramose e ai genicoli ver- ticillatamente ramellose, rametti dei verticilli allungati semplici rigidi setiformi, articoli dei rametti quasi 3 volte più lunghi del diametro. Hab. le spiagge della Tasmania e della Nuova Olanda au- strale. Abito di Spyridia filamentosa, ma le setole sono egregiamente verticillate L'esemplare osservato manca della parte inferiore; la sua parte media e superiore misura 6 cm. di lunghezza. Le ramificazioni pri- marie sono due soltanto; numerose invece le secondarie le quali escono in modo opposto lateralmente a ciascuna delle articolazioni con un'ascella largamente rotondata, pennatamente decomposto-ra- mose con articoli parecchie volte più lunghi del diametro. I rametti verticillati delle articolazioni sono già scomparsi, non solo nella parte media, ma anche in quella superiore, non so se unicamente in causa di un'insita precoce deciduità o se questa debbasi altresì ai maneggi della preparazione. Cistocarpi numerosissimi, tondi, porporino-giallo- rini, isolati, in file da 2 a 5, o raggruppati nella parte inferiore delle ramificazioni secondarie. Nulla posso dire del portamento, ma ar- guendolo dal ritaglio laterale del foglietto su cui trovasi applicata la parte dell'esemplare a me pervenuta, deve trattarsi di 3-4 grandi divisioni primarie subfiabellate formanti un ambito complessivo di circa IO cm. Vista in superficie, si comprende come la pianta debba essere assai povera di contenuto, perchè toltine i fili rosei fascicolati per- correnti longitudinalmente la fronda di cui essi costituiscono lo strato corticale, non altro scorgesi fuorché un' organizzazione esilmente membranacea composta di fili rosei ultra esigui e fittamente contesti. Se non fosse per riuscita delle ramificazioni che ne segnalano la presenza, gli articoli mal sarebbero individuati; senonchè il disco reca talvolta alcuni articoli di un rosso assai scuro, subcilindrici quelli più in basso, tondo-oblunghi gl'intermedi, sempre più sferici col progredire verso l'alto. E siccome questi articoli non sono contigui ma inframmezzati da 3-4 altri ordinari, cioè pressoché indistinti, e 51 poiché il fenomeno più non si ripete in qualsiasi altra parte della pianta, farebbe sospettare che esso possa dipendere dn una causa estranea alla normale vegetazione di questa. Alla pochezza del con- tenuto devesi aggiungere la nessuna sua disposizione all' inturge- scenza mediante quella imbibizione che in questo caso non si veri- fica affatto ad onta delle più sottili sezioni trasversali le quali perciò mai possono disporsi in piedi. Ciò sarebbe solo possibile operando nelle parti subbasilari assenti nel mio esemplare. È questa l'unica specie costituente la III Sezione (Setosae di J. Agardh). a. Wrangeìia setigera Harv. Australia, leg. Mueller. , Genere ATRACTOPHORA Crn. Crouan in Ann. Se. Nat. 1848, voi. X, p. 3ói (Etim. atraclos fuso e phoreo reco, allusivo ai rametti cistocarpiferi fusiformi). Zer- lang in Flora, 1889, Heft 4 (dove si tratta ampiamente della strut- tura della fronda, degli anteridi e dei cistocarpi); Schmitz e Hauptfi. in Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. 142 (i8g6), p. 345. Naccaria subgen. Atractophora J. Ag. Sp. Ili, p. 712, Epicr. p. Ó26. Fronda secondatamente ramosa, rami laterali ora solitari ora op- posti o verticillati, eretta, cilindrica, articolata, verticilli dei rametti a vicenda liberi, elegantissimamente piumosa, inferiormente e nei rami maggiormente evoluti fili decorrenti lungo l'asse centrale primario crassetto lungamente articolato, continuamente corticata ed irta di ra- metti subsemplici irrompenti dal cortice fra i verticilli, superiormente e nei rametti nuda 5 crescenza acropeta; cellula apicale minuta; cel- lule nate sotto di questa producenti per mezzo di setti verticali cellule marginali verticillate circondanti la cellula assiale. Organi della frut- tificazione monoici situati nei rametti di ultimo e penultimo ordine. Cistocarpi piccoli, sparsi in numero di i-3 sugli ultimi rametti. An- teridi ora solitari in un rametto allungato, ora numerosi irregolar- mente sparsi o approssimati formanti delle piccole plaghe. Tetraspo- rangi finora ignoti. — Genere monospecifico. 52 . I 679. Atractophora hypnoides Crouan, ut supra; Born. et Thur. ' Not. Algol. 1, p. 5o-5i; Zeiiang, Schmitz e Hauptll. ut supra. Nac- \ caria hypnoides]. Ag. Sp. Ili, p. 712, Epici", p. 62Ó. | Fronda eretta (non forcutamente) lateralmente ramosa, rami la- I terali uscenti per ogni verso ora singoli ora opposti ora nel ramo primario verticillati, piramidatamente decomposta, superiormente sub- ecorticata, verticilli dei rametti a vicenda liberi, elegantissimamente ' piumosa, inferiormente corticata per fili decorrenti lungo il tubo pri- i i mario ed irta per rametti subsemplici uscenti dal corticc fra l' uno e \ l'altro verticillo, rametti moltissimi submoniliformemente articolati, i quelli dei verticilli pennati, quelli degl' internodi subsemplici, articoli >. caulini lunghi il doppio del diametro, quelli dei rametti eguali. i Hab. nell'oc. Atlantico ai lidi della Francia (Bonnemaison, Cro- uan, Bornet), alle isole anglo-normanne ("Van Heurc^v), St. Malo (Thu- | ret), St. Poi de Leon (Dudresnay), rada di Brest, dragata St. Marc ! (Crouan), Guéthary (Thuret). ■ Frondi cilindriche, lunghe 4-8 cm., secondatamente ramose, in- feriormente più sode corticate, superiormente più tenui, articolate, \ monosifonie, ma dense di rametti, simulanti lo strato periferico. 11 ! caule e i rami primari sono costituiti da articoli grandi al di fuori subinconspicui, pure coperti da uno strato di fili decorrenti dai ra- 1 metti; questi fili decorrenti nell'articolo primario assai tenui, sono • articolati monosifonì, articoli 3-4 volte più lunghi del diam., col tubo i dell'articolo priinario infine concreti. Rametti, inferiormente, offerenti ; spesso gli articoli denudati, circa il triplo più lunghi del diametro, ramettini molto più crassi; superiormente i rametti sono quasi ve- ■ .... . * stiti di densi ramettini. Ramettini uscenti fra i genicoli degli articoli in modo opposto o verticillato, attenuati alla base più crassa, infe- 1 riormente oppositamente ramosi, poscia alternatamente pennati, nudi, \ nell'apice protratto ottusi. Articoli dei l'amettini una volta e mezzo 1 i più lunghi del diametro, contenenti endocroma colorato nel tubo ialino. Cistocarpi evoluti nella parte mediana dei rametti, non inclusi in una comune membrana, nò coperti da ramettini sterili ma quasi nudi a carpospore plurime densamente aggregate radianti per ogni verso sulla loro base. Colore e sostanza come in Naccaria Wigghii. Poiché si hanno vallanti ne! rameggio di questa attraente pianta, non potrà esser vano un esempio individuale del come si presenta s 53 in un esemplarino di Crouan ridotto a poco più della sua parte su- periore per una lunghezza di 3 cm. La crassezza del disco è un po' meno di un mill., e di poco più scarsa quella dei rami che si fanno capillari nella parte loro superiore ad apici pcnicillato-piumosi. La pennazione del disco si opera mediante rami opposti o sub opposti ascendenti bruscamente con una curva ascellare largamente roton- data; quella dei rami è meno regolare, più abbondante e di natura composita alternandosi con modalità varie, meno la secondata. Per ogni altro più minuto riguardo corrisponde alla riportata descrizione. Le condizioni delT esemplare non permettono alcun controllo della struttura la cui conoscenza sarebbe stata assai interessante nei rap- porti col genere seguente a(]ìne di mostrare fino a qual segno si estendono le at][ìnità. Colore roseo-carnicino. a. Atractophora liypnoides Crouan! Brest; très-rare; leg. Crouan. Genere NACCARIA Endl. (1836), Gen. plant. p. 6. (Etim. da Luigi Fortunato Naccari di Chioggia, della ficologia adriatica benemerito); Kùtz. Sp. p. 714, Phyc. gen. t. 44; J. Ag. Sp. Ili, p. 711, Epicr. p. 025; Born. et Thur. Notes algol. I, p. 52, t. XVIII; Ardiss. Phyc. Med. I, p. 3i3; Zerlang in Flora 1889, Heft 4 (dove si tratta accuratamente degli organi della fruttificazione); Schmitz e Hauptfl. in Engl. et Prantl Naturi. Pflanzenfam. 142 (189Ó), p. 364. Fronda cilindretta, gelatinosa, per ogni verso qua e là ramosa, dapprima formata da un asse articolato monosifonio nudo e da ra- metti verticillati tri-dicotomo-fastigiati, formanti uno strato subconti- nuo periferico fino all'apice, infine contesta quasi di un duplice strato circondante l'asse immutato, l'interiore formato da cellule grandi ialine rotondate, 1' esteriore di fili decorrenti articolato-ramosi formanti lo strato corticale circondato da muco solidescente. Organi della fruttificazione dioici. Cistocarpi evoluti nella parte mediana intumescente dei rametti (talvolta contenenti gonimoblasti bini), car- pospore piriformi plurime dell'asse intorno radianti, a vicenda libere ; parafisi presenti ramose in alto. Anteridi formanti delle zone distinte nei rametti di penultimo ed ultimo ordine. Tetrasporangi ignoti. Genere monospecifico. ^4 . 68o. Naccaria Wiggbìi (Turn.; Endl. Bibliog. ut supra; indi Johnst. et Croall Brit. Sea Weeds 1, p. 187, j tab. òó; Harv. Phyc. Brit. tab. 38, Syn. p. 126, Atl. tab. 48, tìg. 218; , Zanard. Icon. phyc. Adriat. Ili, p. 117, tab. 109; Hauck Meeresalg. ì p. 53, fig. 16; Fucus Wigghii Turn, in Linn. Trans, VI, p. i35, t. 10, ■ Hist. Fucor. t. 192; Engl. Bot. tab. 11 65; Chaetospora Wigghii Ag. ■ Syst. pag. 14Ó; Chauv, Recherch. p. 94; Grev. Alg. Brit. tab. 16; | Hypnea Wigghii Lamour. Essai p. 14; Cladostephus Wigghii Spreng. • Sp. plant. IV, p, 347; Chordaria Wigghii Wallr. ; Naccaria gelatinos a J. Ag. Sp. Ili, p. 71 3, Epicr. p. 020; Naccaria Vidovichii Menegh. i in Giorn. bot. ital. 1844, pag. 298; Zanard, Icon, phyc. adriat. I, p. 143, t. 34: J. Ag. Sp. Ili, p. 715. j Fronda eretta, piramidata, assai lateralmente (più di rado for- j cutamente) ramosa, rami più giovani per ogni verso fittamente ra- J mulosi, verticilli dei rametti formanti lo strato periferico subcontinuo I coibito in gelatina, rametti dicotomi fastigiati, 1 Hab. le rupi subdemerse nell' Atlantico alle spiagge di Francia j (De La Pylaie, Crouan, Bornet e altri, veg. J. Chalon Liste Alg. mar. p. 134), d'Inghilterra (Borrer, Griijìths, Wigg, Hutchins, Thompson, j Landsbouroug, Harvey) d'Elgolandia (Binder); nel Mediterraneo, golfo ■ di Genova a Porto Maurizio e Capo Cervo (Strafforello), a Cette : (Binder) e Nizza (Risso ej. Agardh), all'is. d'Ischia (signora Favarger, Ardissone), a Napoli (Falkenberg e Schmitz), a Pozzuoli, marina di \ Lucrino (Guadagno, Mazza); nell'Adriatico ai lidi d'Istria (Hauck) e i della Dalmazia (Meneghini, Zanardini). 1 Frondi sorgenti da un callo radicale lunghe S-i5 cm., larghe \ 1-1,5 milk, filiformi, cilindriche, ramosissime per ogni verso, rami \ laterali decomposti ramulosi. Rametti capillari, i fruttiferi tumidi nel ^ mezzo, attenuati alle estremità. Cauli e rami primari corticati da uno J strato di (ìli continui decorrenti, asse angusto cinto da cellule grandi • rotondato-angolate. I rametti constano di un asse articolato dal quale ■ escono dei ramettini plurimi per ogni verso, dicotomo-decomposti, ] fastigiati, e cos'i densamente stipati da formare uno strato continuo 1 periferico circondato da gelatina. Gli articoli dei ramettini sono ob- ■" lunghi inferiormente, elissoidi i superiori, la loro lunghezza è uguale \ a quelli della specie precedente. Colore lietamente roseo, facilmente \ 55 volgente al bruno con l'essiccazione. Sostanza gelatinosa di fortissima adesione alla carta. Nei miei esemplari, provenienti dalle indicate stazioni di Porto Maurizio e di Pozzuoli, la pianta ha callo basilare polifronde, alta da 7 a i5 cm., con un perimetro subemisferico tanto alto quanto largo. Anche qui il caso pratico (ad onta delle ottime figure del Bor- net riprodotte da F. Hauck loc. cit.) non sarà discaro al giovane stu- dioso per intendere la specie a sé stante, e anche nelle relazioni sue con le precedenti Nemalioninae Schmitz, in quanto fu possibile allo scrivente mostrarne i contatti nella insufficienza del proprio materiale. La sezione trasversale tratta poco sopra la base ci offre una fi- gura indefinibile, quasi di un' elisse schiacciata e capricciosamente sinuosa. Il centro è occupato da una piccola cellula nucleata di color giallorino (tubo assiale) a distanza da essa delle membrane ialine, crasse, contorte, ammassatesi lungo tutta la base dello strato corticale. Prolungato il bagno e compressa la preparazione, questa si apre e as- sume la forma circolare non soltanto nel suo perimetro ma anche nel suo contenuto. Le membrane informi si sono cioè alla loro volta aperte in ó-8 vastissime cellule pericentrali, ialine, a parete membranacea esilissi- ma, vacue, parzialmente sovrapponentisi, determinando così delle elissi nei punti intersecanti di sovrapposizione. Nel contempo ven- gono anche messi allo scoperto due altri giri di cellule un po' meno grandi delle prime e piuttosto oblunghe anziché tonde quelle for- manti il cerchio intermedio, esigue le più esterne disposte in 2-3 serie disordinate, fornite di endocromi, formanti la periferia. È da c^^uesta periferia che escono degli elegantissimi rametti ad asse arti- colato, semplici alla base, poscia dicotomi a rami disuguali, vestiti fittamente di ramettini uscenti per ogni verso, dicotomo-fastigiati, esiguamente moniliformi, costituenti quasi un secondo strato corti- cale, come ne dà l'impressione lo strato di gelatina che li circonda. Dati i precedenti dell'Ordine, si é tratti a credere che tanto le vaste cellule (se cosi potesse dirsi a rigore di termine) componenti i due giri pericentrali, come le membrane concentriche, come quelle intestiniformi ecc., sono tutte modalità intese, oltre che alla consi- stenza della fronda, a farsi intermediario veicolo vegetativo condu- cente alle cellule vere e infine alla fruttificazione. 56 Sottofamìglia V. GELIDIEAE (Kuetz.) Schm. Kuetz. (1843) in Linnaea XVII, p. io3, Phyc. gener. p. 890; J. Ag. (i85i) Sp. Il, p. 4Ò2 ! (187Ó), Epicr., p. 548, escluso il gen. Wur- demannia, Schm. (1889) Syst. Uebers. Florid. p. 5. Frondi fornite di un asse centrale cinto da un corticc denso continuo, fili corticali verticillatamente disposti; cellula apicale del- l'asse disgiunta dall'inferiore contigua da un setto orizzontale. Genere GELIDIUM Lamour. Lamour. (i8i3) Ess. p. 41, emend.; Mont. Fior. d'AIgcr. p. 104 (descrizione del frutto inesatta); Naeg. Neuer. Algensyst. ; Haufe Beitr. Kenntn. Anat. einiger Florideen (Gòrlitz 1879) p. 21Ó, t. VII; J. Ag. Alg. med. p. 101, Sp. II, p. 46Ò, Epicr. p. 54Ò; Schm. et Haupt. in Engl. et Franti Nat. Pflanzenfam. 142, p. 847; Cornea Stackh, (1809) Tent. mar. crypt. ; Clavatida Stack. id. ; Acrocarpiis Kuetz., Echino- canlon Kuetz. Phyc. gen. - Relmìnthocìiorton, Sphaerococcus, Fncus, Chondn'a, Teloedeuia sp. auct. Fronda cilindrica o ancipite-piana, pennatamente decomposta, contesta di quasi tre str-ati, T interiore formato da fibre longitudinali densissimamente conteste, l'esteriore di cellule rotondate le più in- teriori delle quali talora maggiori, le corticali subcongiunte in fili brevissimi moniliformi. Cistocarpi fra gli apici delle penne prominenti in entrambe le pagine, tipicamente biloculari per dissepimento lon- gitudinale, pericarpo a due strati, l'esterno di cellule rotondate con- giunte in file moniliformi verticali, V interno di fili allungati contesti subconcentrici. Tetrasporangi crociatamente divisi, evoluti nelle penne cilindrette presso l'apice per cui il rametto riesce clavato, mentre in una fronda subpiana formano dei sori nella parte mediana della pagina. Maggiori particolari sulle fruttificazioni si possono leggere in j. Agardh Sp. II, p. 46Ó-4Ó7, riportati dal De Toni in Syll. Alg. 1\^ p. 146. Quest' ultima opera ne descrive 26 specie ben note, 20 altre o sono dit]|icilmente distinguibili o richiedono uno studio ulteriore, e infine altre i3 furono passate ad altri generi. 57 68 1. Gelidium asperum (Mert.) Grev. in Kuetz. Sp. p. 7Ó4. J. Ag. Sp. II, p. 475, Epicr, p. 55 1; Fucus asper Mert. mscr. ; Spìmerococcus asper Ag. Sp. Alg. p. 288, Syst. p. 228. Fronda ancipite, decomposto-pennata, penne lineari da ogni lato attenuate subregolarmente pennettate, serrulate nel margine, infine fruttifera in pennette apposite, rami lanceolato-clavati minutissimi. Hab. la Nuova Olanda (Labillardière, Harvey) a Port St. Philippe (Malm); alla Nuova Zelanda (Baume). Nella fronda sterile, per grandezza, colore e ramificazione ' ga- reggia quasi col Gelid. cartilagineiim. Penne di solito opposte, ad apice spesso prolungato denudato. Pennette semplici, le inferiori più lunghe cioè 3 cm. e oltre, le superiori più brevi. Penne e pennette seghettate con denti minuti, alcune più densamente, altre sparsa- mente, altre nude. I denticoli sono i primi inizi delle foglie fruttigere. La pianta fertile ha la fronda più cilindracea, in luogo dei denti i margini recano densissimi cigli fruttiferi. Cigli lunghi circa 2 mill., alcuni semplici, altri pennatamente ramosi, rami e cigli semplici con- formi, clavati o finalmente piuttosto lancoidei. Nella pianta fertile le parti rimaste sterili non presentano alcun denticolo come avviene nelle piante sterili. Che pel rameggio il Gelid. cartilagineìun abbia attinenze con la fronda sterile della specie di cui si tratta, ciò non vuol dire che il portamento sia eguale in entrambe le specie. Ciò vien provato dalla grande differenza che lo stesso cartilagineìun presenta a seconda che si tratti degli esemplari del Capo o di quelli americani, massime di Vancouver Island (British Columbia) distribuiti dalla Tilden sotto il nome di Gelid, latifolium Born., corretto da Setchell-Gardner in Gelid. Amansii Lamour. (sinonimia del Gelid. cartilagineum). E quando si dice che nella pianta fertile il Gelid. asperum si approssima assai al Gelid. glandulaefolium, è da intendersi allorché quest'ultima si pre- senta pure nella forma fertile. La sezione trasversale di un ramo è lineare ovvero ad ellisse assai depressa con le estremità ottuse. Midollo di cellule anguste, oblunghe, subtonde od oblongo-subangolate, a contenuto granuloso, collegate da fili ialini esilissimi che esse ricoprono e dai quali sem- brano prodotte in masse fibrose che si possono forzatamente scom- porre in glomeruli formati delle cellule stesse. Corticc come nel gè- 58 nere. Nel mio esemplare i cistocarpi rendono panciutamente fusiformi le pennette in cui si trovano e l' ingrossamento di queste avviene con la stessa frequenza ora nel terzo inferiore, ora nella parte me- diana, ora nel terzo superiore delle pennette. a. Gelidium asperum Ag. ; Western Port, Victoria (Australia) Har- vey, Maggio 18Ò7. Oss. — Sopra questo esemplare trovai una frondicina di Poly- 7.onia elegans Suhr. 682. Gelidium lingulatum J. Ag. Bidr. Florid. Syst. p. 3o, Epicr. p. 552; Kuetz. Tab. Phyc. XVIII, tab. ó5. Fronda ancipite 3-4-pennata, penne maggiori denudate e le mi- nori subsemplici commiste ad altre lineari, da giovani acutamente se- ghettate, le più adulte a margine più di sovente lungamente denu- dato ineguali, qua e là con pennette abbreviate tetrasporangifere a margine serrato-dentate, infine crescenti in alto in modo densamente decomposto. Hab. al lido Chilense. Nel mio esemplare la pianta è alta 20 cm. Si compone di un cespo di sedici fronde, che si apprende ad una vecchia conchiglia in via di scomposizione, sottile, scutiforme substellata [Patella?)^ me- diante un groviglio di rami lunghi da 2 mill. a 2 cm., semplici e ramosi con le sommità ornitopodioidi, rotondato-prensili quelli aderenti alla matrice, incurvato-avvinghianti gli altri. Fin da questo stadio e in tale oQìcio si può osservare il carattere della spinescenza margi- nale nei più giovani di questi rami simulanti delle radici di una fa- nerogama. I dischi hanno la larghezza di un mill. e mezzo, i rami quella di mezzo mill.; disco e rami gradatamente attenuati verso l'alto. La disposizione del rameggio è quale venne sopra riportata, e cioè assai variabile nella lunghezza delle maggiori e minori penne le cui sin- gole ubicazioni (punti d' uscita) nei rapporti del disco e dei rami primari, sono ben lungi dal presentare quella regolarità che si as- socia al nome di penne e pennette. Si può dire pertanto che una vera regolarità nelle pennazioni si può riscontrare in modo costante quasi unicamente nella disposizione dei rametti spiniformi, conici, subpellucidi, perpendicolari, rettilinei o recurvi ornanti i margini dei 59 rami brevi, lineari, piani-liguliformi (d'onde il nome specifico) lunghi da 2 a 5 mill. che di tratto in tratto si presentano fascicolati; in ogni altro di lunghissime, dei mediocri e piccole pennazioni T occhio non potrebbe ravvisare che dei rami di vario ordine, tanto si presen- tano distanziati e radamente opposti. Più che alla precedente, è piut- tosto a questa specie che assai meglio spetterebbe l'epiteto di aspra, in causa appunto delle spine o denti ricurvi accompagnanti le parti più giovani e le linguette, i quali fanno sì che il complesso delle frondi, per essere strettamente fastigiato, forma un assieme che con pena si può separare ne' suoi componenti ad onta della percorrenza loro longitudinalmente rettilinea. Le crescenze cimali o subcimali si operano spesso mediante i rami ligulati fascicolati a massa obovata o subtonda. La pianta è tetrasporifera. Sostanza cornea tenace; il colore è atro-violaceo ad occhio nudo, ametistino-chiaro sotto il microscopio. La sezione trasversale, lineare nel secco, si fa più o meno lar- gamente ellittica col bagno, con che non si vuol escludere la forma ancipite. Midollo leggermente colorato, composto di fibre robuste longitudinali-diagonali, che si possono decomporre in fili moniliformi subcontesti. Nel preparato, il midollo si separa talvolta nettamente dal corticc. Strato corticale assai denso, di un violetto-bruno, com- posto parimenti di fibre, ma compattissime, rettilinee, verticali alla periferia, dove nelle sommità loro si decompongono in esigui fili m.o- niliformi cortamente ramosi. a. Gelidiuììi lingulatum J. Ag. Inique (Chile), luglio igiS; leg. al- lieve Istituto locale Salesiano; intermediariario prof. Don Giac. Gre- siNO ; determinò A. Mazza. Oss. — Un migliore e più abbondante materiale pervenutomi nel frattempo, mi metterebbe in grado d'intrattenermi, non solo dei Gelidiitm, ma anche di molte specie appartenenti ad altri generi, con quella maggiore esperienza e abbondanza di fatti, che non posso certo riscontrare in molte delle mie prime trattazioni le quali sareb- bero da ripudiarsi. Mi limito a chiedere venia ai lettori, inquantochè un' aggiunta non può essere sinonimo di un rifacimento. 60 Genere PORPHYROGLOSSUM Kuetz. (1847). Kuetz. in Regensb. Fiora, p. 755, Sp. A\g. (1849) p. 794 (Etim. porphyros porporino, glossa lingua). J. Ag. Sp. II, pag. 403, Epicr. p. 553; Schmitz e Hauptfl. in Engl. e Franti Naturi. Pflanzenfam. 142, p. 348. Fronda piana, cartilaginea, ferma, enerve, agissa mediante una radice ramosa intricata, con entrambe le superficie delle lamine se- minate di numerose pennette fogliacee. Tetrasporangi crociatamente divisi collocati nelle pennette [carpoclonia Kuetz.). Genere mono- specifico. 683. Porphyroglossum Zollingeri Kuetz. ut supra, Tab. Phyc. XIX, t. 45, Sp. p. 794; J. Ag. Sp. II et Epicr. ut supra. Fronda lineare, ondulata, attenuata alla base, ottusa all'apice, sopra la base ramosa o divisa, rami e segmenti fogliacei collocati longitudinalmente nella parte mediana delia lamina, pennette nume- rosissime dense minute, includenti i tetrasporangi ovati sparsi. Hab. le spiagge dell'isola di Giava (Zollinger). — Colore oscu- ramente porporino. La fronda è lunga 8-10 cm., larga 4-Ó mill. Forse a questo genere appartiene, come avverti G. B. De Toni, la Suhria japonica Harv. Non conoscendo la pianta nei suo integrale sviluppo, mi limito ai seguenti cenni suggeritimi da due frammenti di essa. Disco lineare alto 6 cm. e mezzo, privo di base, largo 4-5 mill., ondulato subvolubile, strozzato in apparenza da due costrizioni ; l'in- feriore a istmo largo un mill. e di poco più lungo, la seconda, a distanza di 2 cm. e mezzo, ad apparente istmo alluhgatissimo, poco più sopra del quale esce un ramo lungo un cent, e mezzo attenuato all'apice. Quest'apice reca due prolificazioni ligulato-spatolate di po- chi millimetri di lungliezza, di differente sviluppo. È da osservare che la costrizione inferiore è reale, mentre la superiore è invece si- mulata, dovuta cioè all'essiccazione, e infatti, in seguito al bagno, riprende la normale e piana larghezza dei disco. Così pure le on- dulazioni marginali scompaiono per effetto del bagno e riappaiono col ridisseccamento. L'apice dei disco è piuttosto rotondato e porta 61 quattro piccole prolificazioni non coeve. La più sviluppata di queste reca nei margini, uno per lato, due piccolissimi corpi tondi sulla cui natura non posso pronunciarmi. Ma il più caratteristico è il fatto che, viste in superfìcie, queste prolificazioni mostrano un rameggio interno cosi coalescente che la massa sua costituisce il corpo stesso lamellare della prolificazione. Ora questa, sotto la compressione fra due vetri, dispiega il suo disegno rameggiato in tante tricotomie for- formanti un assieme corimbiforme. Sarebbe assurdo il volere da que- sto fenomeno inferire come in un proseguo di evoluzione un tale apparente rameggio si faccia manifesto con le caratteristiche di un non mai più sentito processo vegetativo; lo si espose bensì al solo titolo di una delle tante curiosità che la compressione può provo- care a seconda della natura e disposizione dei tessuti visti in super- ficie e nel loro integro spessore. Gli sporofilli, o carpocloni che si vogliano chiamare, sono di- stribuiti in due soli gruppi lineari distanti 3 cm* l'uno dall' altro, en- trambi sulla stessa faccia del disco. Non avendo mezzo di consultare gli autori e la tavola Kuetzin- giana sopra citati, riproduco ora la morfologia delle parti tetraspo- rangifere come viene da me interpretata in seguito alle note prese dal vero, esponendo nello stesso tempo il processo con cui la frut- tificazione viene condotta alla maturanza. Il processo si svolge in due fasi ciascuna delle quali si pre- senta con un aspetto assai differente. Nel primo stadio i rametti si compongono di un disco lungo 1-2 mill., largo una frazione mie. di milL, leggermente costretto in alto per allargarsi quindi in forma di una testa di clava, cioè ad apice integro, rotondato, provvisto di un ciuffo di peli ialini, lunghetti, acutissimi, unicellulari, raramente a sella 0 bifida, e allora priva del ciuffo. Meno quelli della sommità clavata, entrambi i margini dei rametti sono provvisti di numerosi denti conici, ottusissimi, opposti, alcuni pochi dei quali (da 1-4 per ogni rametto) si sviluppano in pennette corte, oblungo-rotondate, un po' attenuate alla base, verticali. Questi rametti, visti in superficie, presentano uno strato di cellule densamente colorate di porporino- vinoso con un sentore giallastro, varie di dimensione, prone alla fruttificazione, contrariamente a quanto avviene nella fronda matrice. Senonchè i rametti stessi, perchè la fruttificazione si compia, richie- 62 dono un'ulteriore suddivisione. All'uopo qui entra in azione la se- conda fase del processo che si svolge non già coi mezzi ordinari di carattere esclusivameute vegetativo, ma in modo in cui il movimento meccanico ha la più gran parte. Ciò avviene con una violenza il cui effetto rammenta quello prodotto da una causa artificiale esteriore, quale può essere appunto determinalo da una forte compressione. Già lo scrivente, prima ancora di passare alla disamina del come si operano le suddivisioni dei rametti, aveva osservato come si possano ottenere delle configurazioni rameggiate mediante la compressione di una giovane prolificazione. Sta bene che il fatto non ha alcuna connessione con quello che si sta ora esaminando, ma entrambi si debbono al movimento violento cui si costringono gli elementi di una complessa struttura. Ora questo movimento deve aver compreso non so se il Kuetzing, o chi altro, allorché per definirlo ricorse al greco clonoeis che, fra gli altri consimili significati, ha pure quello di motus vehemens, per indicare 1' originaria formazione delle pennette fruttigere da lui chiamate appunto carpoclonia. Ecco ora le vicende che accompagnano il fenomeno. [continua] EGIDIO CORTI . Gli abitatori di un peduneolo floreale di flinfea Nello scorso maggio facendo lo studio di Plancton del lago del Segnino nell'alta Brianza, tra i Phragmites galleggiavano alcune foglie di Nymphaea e di Nuphar dallo stelo lunghissimo ricoperto da uno strato bruniccio che raschiato e sottoposto al microscopio mi svelò una ricchezza di specie che non mi venne mai fatto di riscontrare al- trove e delle quali credo bene di dare l'elenco {'). Il lago del Segrino si trova in una zona calcarea e T acqua è talmente satura di calcare che i Potamogeton ed i Myriophyllum, ivi vegetanti, sono coperti da una spessa incrostazione bianca, mentre i picciuoli fogliari ed i peduncoli floreali delle Nymphaeaceae ne sono immuni. Su questi peduncoli trovai esclusivamente ed abbondanti delle Merismopedia che non mi venne fatto di riscontrare nei molti saggi di Plancton raccolto nelle diverse parti del lago; è pure rimarche- vole la quantità di Cosmariuììi sia per numero di individui che di specie. Tranne le Chaetopeltis, le Coleochaete ed i Gomphonema nessuna (^) Sull'argomento può vedersi anche la seguente Memoria: De Toni G. B. e Levi D., De Algis nonnuUis, praecipue Diatomaceis, Inter Nymphaeaceas Horti Botanici Patavini {Malpighia, voi. I, 1886, pag. 60-67). 64' delle specie qui sotto elencate vive a^ìssa sui vegetali, le altre vi- vendo ordinariamente di vita libera. Cyanophyceae. Chroococcus tur^idiis Ktz. Aphanocapsa Grevillei Hass. Aphanothece pallida Ktz. Microcystis a cripta Richt. » fuscolutea Hansg. » marginala Menegh » piilverea Wood. Merisuiopedia glauca Nees. » eie san s A. Br. » aeruffinosa Bréb. o » tennis sima Lemm. Anahaena minutissima Lemm. » cvlindrica Lemm. » flos-aquae Lyngb. Tolypothrix tennis Ktz. Microchaete tenera Thur. Eivularia Biasolettiana Menegh. Dinoflagellatae. Gonyaulax pala stris Lemm. Peridinium cinctuin Muli. » inconspicuum Lemm. » puiilluni Pén. Bacillarìeae. Melosira varians Ag. » granulata Ehrb. Tabellaria flocciilosa Roth. Diatoma vulvare Borv. Svnedra Acus angustissima Grun. » capitata Ehrb. Cocconeis Placentula Ehrb. 65 Navictcla pygmaea Ktz. » radiosa Ktz. » rhynchocephala Ktz. » nohìlìs Ehrb. Cymbella lanceolata Ehrb. » veniricosa Ktz. Gotìiphonema constriclnm Ehrb. » lanceolatum Ehrb. Amphora ovalis Ktz. .^ Cymatopleura Solea Bréb. Campylodiscus sp. Conjugatae. Penium margaritaceum Bréb. Disphinctmm connatiim Bréb. Cosmarium moniliforme Turp. » Meneghina Bréb. » rolundalum Gay. » Nae^elìanum Bréb. » protuberans Lund. » parvulum Bréb. » punctulatuin Bréb. » Phaseolus Bréb. » pusillum Bréb. » obsoletum Hantzsch. » pseudogranatum Nordst. » margarìlifenim Turp. » subtumidiim Nordst. » Boeckii Wille. » Ungerianum Naeg. Slauraslrnm Arachne Ralfs. » dejecttim Bréb. » pa pillo suni Kirchn. Chiorophyceae. Sphaerocvslis Schroeterì Chodat. 6a Pediastrum Boryanum Turp. » constriclum Hass, Sc&nedesmus quadricauda Turp. Stigeoclonium longipiìum Ktz, Chaetopeltis orhicularis Rerth. » minor Moeb. Coleochaete sentala Bréb. Rhìzopoda. Are ella vulgaris Ehrb. Cenlropyxis aculeata Stein. Rotiferi. Pleosoma truncata Lev. Monostyla bulla Cosse. Rhinops sp. Aniiraea cochlearìs Cosse. Nematoda. Prìsmalolaimis sp. Milano, febbraio igig LITTERATURA PHYCOLOGICA Flora e et Miscellanea i)liycologica 1. Brown L. B. — Experiments with marine Algae in freshwater. — Pubi. Pitget Sound mar. Station, I, 1915, pag. 21-34. 2. Conrad W, ^ Le Phytoplankton de l'Etang d' Overmeire. I. — Aniiales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (AoCit 1914) p. 115- 125, 2 Fig. 3. Conrad W, — Algues, Scliizophycées et Flagellates récoltés par M. W. Reckert aux environs de Libau (Courlande, Rus- sie). — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 126-152, Fig. 1-3. 4. Danilov A. N. — The Relation between Gonidia and Hyphae in Lichens. — Journal of Botany voi. LVI, n. 666, Jiine 19 18, pag. 169-181. 5. Fritsch F. E. — Contributions to our Knowledge of the Fresh- water Algae of Africa. 2. A First Report on the Freshwater Algae, mostly from the Cape Peninsula, in the Herbarium of the South African Museum. — Annals of the South African MuseuìJi voi. IX, part VII, pag. 483-611, Fig. 1-43. 6. Fritsh F. E. — Freshwater Algae. — British Antarctic (" Terra Nova „) Expedition, igio, Nat. Hist. Report, Botany Part I, pag. 1-16, piate I; London 1917. 7. Gardner L. N. — New Pacif Coast Marine Algae, I. — Univer- sity of California Publications in Botany Voi. 6, n. 14, 1917, pag. 377-416, plates 31-35. 8. Howe M, A, — The Marine Algae and marine Spermatophytes of the Tomas Barrerà Expedition to Cuba. — Sniitìisonian Miscellaiieuns Colìections voi. 68, N. ii, 1918, pp. 12, i Fig. 9. Kindle E. M. — A new bathymetric record for attached Algae and Diatoms in Lake Ontario. — Journal of Ecology III, 1915, pag. 149-^52- 10. Klemm J. — Beitrage zu einer Algenflora der Urngegend von Greifswald (siid òstlich ^von Neuenhagen). — Greifswald, 1914, 8°, 88 pp., I Taf. 11. KufTerath H. — Contribution à l'Etude de la flore algologique du Luxembourg meridional. — II. Chlorophycées (exclus. De- smidiacées), Flagellates et Cyanophycées. — Annales de Bio- logie lacustre T. VII, fase. 3-4 (Aoùt 1914) pag. 231-271, Fig. 1-20. 12. KufFerath H. — Notes sur la flore algologique du Luxembourg septentrional (Districts calcaire et ardennais). — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 3-4 (Aoùt 1914), pag. 272-357, Fig. 1-16. 13. Kylin H, — Weitere Beitrage zur Biochemie der Meeresalgen. — Zeitschr. fiir physiol. Chemie Bd. loi, 1918, pag. 236-247. 14. Lapicque Louis. — Emploi des Algues marines pour l'alimen- tation des chevaux. — Coniptes rendus de l' Acad. des scien- ces T. 167, n. 27, 30 dee. 1918, pag. 1082- 1085. 15. Lebour Marie V. — The Food of Post-Larval Fish, with figu- res 1-7 in the Text. — Journ. of the Mar. Biol. Assoc. of the Unii. Kingdoni n. s., voi. XI, n. 4, 19 18, pag. 433-469. 16. Leick E. — Die Stickstofìfernahrung der Meeresalgen. — Na- turiv. IVochenschr. N. F, XV, 1916, pag. 87-91. 17. Michaelis H. — Biologische Studien iiber Schiitzmittel gegen Tierfrass bei Siisswasseralgen. — [Dissert. Jena]. — Schò- neberg (Mecklenb.) i9i5, Lehmann & Bernhard, 8°, pp. 38. t8. Moore G. T. — Algological Notes II. Preliminary List of Al- gae in Devils Lake, North Dakota. — Annals of the Missouri Bot. Garden voi. 4, 1917, pag. 293-303. 19. Nansen F, — Closing-netfs for vertical hauls and for horizon- tal towing. — Cons. perni, intcrn. E.xpl. nier, Pubi, circonst. Copenhague, 1915, 67 pp., 5 Fig. 69 20. Naumann E. — Bidrag till Kannedomen om Vegetations - Far- gningar i Sòtvatten. En Komplettiring till bidragen II, III och V. — Botaniska Nofiser 1918, Haftet 5, pag. 217-230, Fig. 1-4. 21. Neuenstein H. — Ueber den Bau des Zellkerns bei den Algen und seine Bedeutung tur ihre Systematik. — Heidelberg, 1914, 8°, pp. 91, 20 Fig. 22. Okuda Y. and Eto P. — Jodine in Marine Algae. — Joiini. Coli. Agric. Iiìiper. Univ. Tokyo 1916, 5, pag. 341-353. 23. Paulsen Ove. — Plankton and other" biological Investigations in the Sea around the Faeroes in 1913, with 6 Figures in the text. — Meddelelser fra Komm. for Havimders, Serie Plankton, Bind I, 1918, pp. 27. . 24. Platt E. L. — The Population of the " Blanket Algae „ of fresh- water pools. — Aiiier. Natiir. IL, 1915, pag. 752-762. 25. Pràt S. — Algenernahrung. — Biologické Listy IV, 1915, pag. 310. 26. Rich Florence. — Notes on the Algae of Leicestershire. — Joìirnal of Botany voi. LVI, n. 669, sept. 1918, pag. 264-268. 27. Scheibener E. — Das Wunder des roten Schnees. — Natur VII, 1916, pag. 133-136. 28. Schiller J. — Fin Novum unter der Algen. — Die Nafnnvis- seìiscltaften IV, 19 16, pag. 78-80. 29. Schuitz M. — Beitrage zu einer Algenflora der Umgegend von Greifswald (siidostlich von Neuenhagen). — Greifswald, 1914, 8°, pp. 88, I Karte. 30. Sobrino Buhigas R. — Rèplica a la nota y observaciones de D. F. de Buen a la Memoria " La purga del Mar o Hema- totalasia „. — Boi. de la R. Soc. espaii. de Hist. Nat. T. XVIII, 1918, n. 7-8, pag. 348-356. 31. Steinecke F. — Die Algen des Zehlanbruches in systemati- scher und biologischer Hinsicht. — Schrift. phys. okon. Ges. Kònigsberg LVI, 1916, 138 pp. 32. Steinmann P. — Praktikum der Siìsswasserbiologie. I. Teil. Die Organismen des fliessenden Wassers. — Berlin, 1915, Gebr. Borntrager, 8", 118 Abbild. 33. True B. T. — Notes on Osmotic Experiments with Marine Algae. — Botanical Casette LXV, 1917, I, pag. 72. 70 . 34- Virieux J. — Recherches sur le plancton des lacs du Jura centrai. — Annales de Biologie lacustre T. Vili, fase. 1-2 (Octobre 1916) pag. 5-192, Fig. 1-47. 35. Voss NI. — Beitràge zu einer Algenflora von Umgegend von Greifswald — Messtischblatt n. 514, westlicher Teil.; Greifs- wald, 1915, 8", pp. 96, 2 Karten. 36. Vouk V. — Moska Vegetacija Bakarskog zaliva (Die marine Vegetation des Golfes von Bahar [Buccari]). — Bull. Trav. se. Slaves du Sud de' Zagreb, Croatie, 19 15. 37. Vouk V. — Doije nove morske alge iz Hrvatskog Primosja. (Zwei neue Meeresalgen aus dem kroatischen Litorale). — Bull. Trav. Se. Slaves du Sud de Zagreb, Croatie 1915. 38. West G. S. — Algological Notes XVIII-XXIII. — Journal of Botany voi. LIV, n. 637, January 1916, pag. i-io. 39. Wille N. — Report on an Expedition to Porto Rico for colle- cting freshwater Algae. — Journ. New York Bot. Card. XVI, 1915» pag- 132-146. 40. Vendo K. — Notes on Algae new to Japan. VIII. — The Bo- tanical Magazine voi. XXXII, Tok3'o 1918, N. 376, pag. 65-81. 41. Vendo K. — Notes on Algae New to Japan. Concluding Re- mark. — The Botanical Magazine voi, XXXII, n. 380, August 1918, pag. 175-187. Biogi*ai)hica 42. Carlsson A. — Cari Adolph Agardh. — Svenskt Biogr. Lexikon 1917, 16 pp. 43. Carpentier A. — L'abbé Felix-Charles Hy (1853-1918). — Revue generale de Botanique T. XXX, n. 360, 15 dee. 1918, pag. 369-376. 44. Chodat R, — Philippe van Tieghem 1839- 1914. — Ber. deutsch. bot. Ges. XXXIII, 19 16, pag. (5)-(24). 45. Gorini C. — Francesco Ardissone. Commemorazione. — Ren- dic. R. Istituto Lombardo di se. e leti. voi. LI, 1918, fase. 10- 12, pp. 12. 46. GiJssow H. J. — Mordecai Cubitt Cooke (1825-1914). — Phytopa- thology VI, 19 16, pag. 1-4, i portr. 71 47- Jost L. — Hermann Graf zu Solms-Laubach. — Ber. deutsch. hot. Ges. XXXIII, 1916, pag. (95)-(ii2). 48. Svedelius N. — Jakob Georg Agardh. — Svenskt Biogr. Le- xikon 1917, 7 pp. 49. Wille N. — Veit Brecher Wittrock. — Ber. deutsch. hot. Ges. XXXIII, 1916, pag. (25)-(48). Florideae 50. Boergesen F. — The Marine Algae of the Danish West In- dies. Part IV. Rhodophyceae (4), — Dansk Botanisk Arkiv Bd. 3, N. I, 1918, pag. 241-304, Fig. 231-307. 51. Collins F. S. and Howe M. A. — Notes on species of Halyme- nia. — Bull. Torrey Botan. Club XLIII, 1916, pag. 169-182. 52. Cotton A. D. — Ptilota piumosa Ag. in Britain. — Journal of Botany voi. LUI, n. 630, 1915, pag. 171- 172. 53. Howe M. A. — Further Notes on the Structural Dimorphism of sexual and tetrasporic Plants in the Genus Galaxaura. — Brooklyn Botan. Garden Memoirs I, 1918, pp. 191- 197, pi. III- IV et fig. 1-4. 54. Lemoine P. M.""" — Contribution à l' étude des Corallinacées fossiles; I. Généralités sur la structure des Corallinacées; IL Etat actuel de nos connaisances sur les Corallinacées fos- siles; III. Corallinacées fossiles de la Martinique. — Bull. Soc. Gcol. de France 4 sér., t. XVII, 1917, pag. 233 - 279, Fig. 1-23. 55. Lemoine P. M."'' — Contributions à l' étude des Corallinacées fossiles. IV. Sur la présence du Lithophyllum amphiroaeformis Rothpl. dans l' Albien de Vinport (Landes). — Bull. Soc. Gcol. de France 4 sér., t. XVII, 1917, pag. 280-283. 56. Lemoine P. M.™" — Sur quelques Corallinacées trouvées dans un calcaire de formation actuelle de l'Océan Indien. — Bull, du Mus. d' Hist. naturelle 1917, n. 2, pag. 130-132. 57. Lemoine P. M.'"* — Les Mélobésiées des Antilles danoises ré- coltés par M. Boergesen. — Bull, du Mus. d' Hist. naturelle 1917, n. 2, pag. 133-136. 72 . 58. Lemoìne P. M."'*" — Sur quelques Mélobésiées des Comores en- voyées au Muséum par M. H. Poisson. — Bull, dii Miis. d' Hist. nati tre Ile 19 18, n. i, pag. 88-89. 59. Matsui H. — Relation between the Chemical Constituents of " Asakusanori „ and its Ouality. — Joitni. Coli. Agric. Imper. Univ. Tokyo 1916, 5, pag. 391-393- 60. Narita S. — Enumeratio Specierum Nemalionis et Helmintho- cladiae Japonicae. — The Botanical Magazlne voi. XXXII, n. 381, september 1918, pag. 189-193, i fig. in the Text, piate IV. 61. Newton R. Bullen. — Foraminiferal and Nullipore Structures in some Tertiary Limestones from New Guinea. — Geolog. Mag. 1918, Decade 6, 5, N. 5, pag. 203-212, plates VIII-IX. 62. Okuda Y. and Nakayama S. — The Quality of " Asakusanori „. — Journ. Coli. Agric. Imper. Univ. Tokyo 1916, 5, pag. 339-340. Fucoìdeae 63. Beckmann. — Die praktische Bedeutung der Fucus- und Lami- naria-Arten. — ■ Sitzungsber. K. preuss. Akrd. Wiss. 1916. 64. Boulger 6. S. — Did Doody observe the Oogonia of Fucus? — • Journal of Botany voi. LIV, n. 640, aprii 1916, pag. 113. 65. Frye T. C, Rigg G. B. & Crandall W. C. — The Size of Kelps on the Pacific coast of North America. — Botan. Casette LX, 1915, pag. 473-482, 2 Fig. 66. Grunow A. — Additamenta ad cognitionem Sargassorum. — Verh. K. K. Zool. boi. Ges. Wien 1916, pag. 329-448, 1-185. 67. Kibbe A. L. — Some points in the Structure of Alaria fistu- losa. — Pubi. Puget Sound Mar. Station \, 1915, pag. 43-57. 68. Kylin H. — Ueber die Fucosanblasen der Phaeophyceen. — Berichte der deut. boi. Ces. 1918, pag. 10-19, 2 Textfig. 69. Okamura K. — The "Sargasso Sea„. — The Botanical Ma- gazine voi. XXXII, Tokyo 1918, N. 377, pag. (i37)-(i4o). 70. Peters R. — A preliminary Study of the causes that produce " baldheaded „ Kelp. — Scient. Bull. Kansas Univ. 1914, pag. 3-10, I piate. 73 71. Spence Magnus. — Laminariaceae of Orkne}'^ : Their Ecology and Economics. — Journal of Botany voi. LVI, n. 670, oct. 1918, pag. 271-285. Chlorophyceae (excl. Desinid., Zygnent., Charac). 72. Bristol B. Muriel. — On the Life-history and Cytology of Chlo- rochytrium grande, sp. nov. — Annals of Botany voi. XXXI, 1917, pag. 107-126, 2 Fig. in the Text, plates V-VI. 73. Crow W. Beroard. — The Classification of some colonial Chla- mydomonads. — The New Phytologist voi. XVII, 1918, N. 7, pag. 151-159, Fig. 1-2. 74. Fritsch F. E. and Takeda H. — On a Species of Chlamydomo- nas (C. sphagnicola, F. E. Fritsch and Takeda - Isococcus sphagnicolus, F. E. Fritsch). — Annals of Botany voi. XXX, n. CXIX, 1916, pag. yiz-'òll^ Fig. 1-14. 75. Frye J. C. & Zeller S. M. — Hormiscia tetraciliata sp. nov. — Piiget Sound marine Stai. Pubi. I, 1915, pag. 9-13, i piate. 76. Harper R. A. — On the Nature of types in Pediastrum. — Menioirs of the Neiv York Bot. Gard. voi. VI, 1916, pag. 91- 104, Fig. 1-2. 77. Harper R. A. — The evolution of Celi types and contact and pressure responses in Pediastrum. — Menioirs of the Torrey Bot. Club voi. XVII, 1918, pag. 210-240, Fig. 1-27. 78. Harper P. A. — Organization, reproduction and inheritance in Pediastrum. — Proceed. of the Amer. Philos. Soc. voi, LVII, 1918, N. 4, pag. 275-436, Fig. 1-35 & plates V-VI. 79. Harper P. A. — Binary fission and surface tension in the de- velopment of the colony in Volvox. — Brooklyn Bot. Gard. Memoirs voi. I, 1918, pag. 154-166, Fig. 1-4 & piate II. 80. Harper P. A. — Morphogenesis in Pediastrum. — Science II, n. 37» pag. 385- 81. Harper P. A. — The Structure and Development of the Co- lony in Gonium. — Transact. Amer. Micr. Soc. voi. XXXI, n. 2, pag. 65-84. 74 82. Hurd A. M. — Codium mucronatum. — Pubi. Piiget Sound mar. Station, I, 1916, pag. 109-135, plates 19-23. 83. Lieske R. — Serologische Studien mit einzelliger Grunalgen. — Sitzungsber. heidelberg. Ak. Wiss. 1916, pag. 1-47. 84. Moore G. T. — Algological Notes. I. Chlorochytrium gloeophi- lum Bohlin. — Annals of the Missouri Bot. Garden voi. 4, 1917, pag. 271-278, piate 18. 85. Moore G. T. — Algological Notes. III. A Wood-penetrating Alga, Gomontia lignicola, n. sp. — Annals of the Missouri Bot. Garden voi. 5, 1918, pag. 211-224, plates 13-15. 86. Pascher A. — Animalische Ernahrung bei Grunalgen. — Ber. deutsch. bot. Gesellsch. XXXIII, 1915, pag. 427-442, i Taf. 87. Pascher A. — Ueber Halosphaera. — Ber. deutsch. bot. Ge- sellsch. XXXIII, 1915, pag. 488-492. 88. Piercy Alma. - The Structure and Mode of Life of a Form of Hormidium flaccidum, A. Braun. — Annals of Botany voi. XXXI, n. CXXIII-CXXIV, 1917, pag. 513-537, with 3 Tables and 6 Fig. in the Text. 89. Printz H. — Contributiones ad floram Asiae interioris perti- nentes. I. Die Chlorophyceen des siidlichen Sibiriens und des Uriankailandes. — K. Norske Vidensk Selsk. Skrift. 1915 [1916] pp. 52. 90. Smith Gilbert Morgan. — Cytological Studies in the Protococ- cales. III. Celi Structure and Autospore Formation in Te- traedron minimum (A. Br.) Hansg. — Annals of Botany voi. XXXII, 1918, N. CXXVIII, pag. 459-464, piate XV. 91. Smith G. M. — The Organisation of the Colony in certain Fourcelled Coenobìc Algae. — Trans. Wiscons. Acad. Se. Arts and Letters voi. XVII, pag. 1 165- 1 120. 92. Smith G. M. — Cytological Studies in the Protococcales. I. Zoospore Formation in Characium vSieboldii A. Br, — An- nals of Botany voi. XXX, 1916, pag. 459-466. 93. Smith G. M. — Cytological Studies in Protococcales. II. Celi Structures and Zoospore Formation in Pediastrum Boryanum (Turp.) Menegh. — Annals of Botany voi. XXX, 1916, N. CXIX. 75 94- Takeda H. — Schourfieldia cordiformis, a new Chlamydomo- nas. — Aìiiials of Botany XXX, 1916, pag. 157-159, 5 Fig. 95. Takeda H. — Dysmorphococcus variabilis, gen. et sp. nov. — Annals of Botany XXX, 1916, pag. 151-156, 15 Fig. 96. West G. S. — A new Species of Gongrosira. — Janni. R. Micr. Sor. 1918, pàg. 30-31. i piate. 97. West G. S. — A further Contribution to our Knowledge of the Two African Species of Volvox. — Journ. Qiiekett Micr. Club ser. 2, voi. XIII, n. 83, nov. 1918, p. 425-428, plates 29-30. Desmidiaceae, Zygnemaceae 98. Ducellier F. — Contribution à l' étude de la flore desmidiolo- gique de la Suisse. Deuxième partie, avec nombreuses figu- res et deux planches dans le texte. — Genève, 1918, Georg et C.'", 8.'^ 99. Ducellier F. — Trois Cosmarium nouveaux de notre flore hel- vétique. — Bull. Soc. Boi. de Genève 2"^ sér., voi. X, 1918, n. 1-4, pag. 12-16, Fig. 1-3. 100. Ducellier F. — Étude critique sur Euastrum ansatum Ralfs et quelques-unes de ses variétés helvétiques. — Bull. Soc. Boi. de Genève 2'"' sèrie, voi. IX, 1918, n. 1-4, p. 35-46, Fig. 1-29. loi. Gisti R. — Beitràge zur Kenntnis der Desmidiaceenflora der Bayerischen Hochmore. — Miìnchen, 1914, 8°, 60 pp., 4 Taf. 102. Weatherwax P. — Some peculiarities in Spirogyra dubia. — Proceed. Indiana Acad. Se. 1914, pag. 203-206, 5 Fig. Cliaraceae 103. Groves J. - On the Name Lamprothamnus Braun. — Journal of Botany voi. LIV, n. 647, nov. 1916, pag. 336-337. 104. Groves J. — A New Nitella (N. Dixonii G. et J. Groves). — Journal of Botany voi. LUI, n. 627, 1915, pag. 41-43, pi. 536. 105. Groves James & Bullock-Webster G. R. — Nitella mucronata in Gloucestershire. — Journal of Botany voi. LV, n. 659, nov. 1917, pag. 323-324. 106. Sandwith Cecil. — Tolypella intricata Leonh. [a Yate]. — Jour- nal of Botany voi. LV, n. 665, July 1917, pag. 195. 76 Myxopbyceae 107. Klein G. — Zur Chemie der Zellhaut der Cyanophyceen. — A 112, K. Akad. Wiss. Wien LII, 19 15, pag. 246. 108. Maertens H. — Das Wachsen der Blaualgen in mineralischen Nahrlòsungen. — Halle, 1915, 8", 58 pp. 109. Riofrio B. Fern. — Sobre la estructura de las Cianoficeas. — Boi. de la R. Soc. Espan. de Hist. nat. t. XVIII, 1918, n. io, pag. 529-538, Fig. 1-6. no. Roddy H. J. — Concretions in streams formed by the agence of blue green Algae and related plants. — Proceed. Amer. Philos. Soc. LIV, 1915, pag- 246-258. 111. Turchini J. — Ròle de rhétérocyste des Nostocées. — Rev. gèli, de Botanique T. XXX, 1918, n. 357, pag. 273-282, pi. 19. Bacillarieae 112. Catalogo delle collezioni di Diatomee e di Funghi appartenute ai soci Ab. Conte Francesco Castracane degli Antelminelli e dott. Matteo Lanzi possedute dalla Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei [a cura dei prof. F. Bonetti, G. Antonelli, cav. Fr. Gatti; stampato per ordine e munificenza del P. Giu- seppe Lais]; Roma 1919, Artigianelli S. Giuseppe, 4.° 113. Keeley F. J. — Polarization and color eff'ects exhibited by cer- tain Diatoms. — Proceed. of the Acad. of Nat. Se. of Phila- delphia voi. LXIX, 1917, part III, pag. 334-338. 114. KulFerath H. — Contribution à l'étude de la flore algologique du Luxembourg meridional. III. — Diatomées. Conclusions relatives à la distribution des Algues. — Annales de Biolo- gie lacustre T. VII, fase. 3-4 (Aoùt 1914) pag. 369-389, Fig. i. 115. Mann A. — The Economie Importance of the Diatoms. — An- iiìtal Report Smiths. Iiistit. "1916, pag. 377-386, plates 1-6; Washington, 1917. ri6. Schussnig B. — Bemerkungen zu einigen Adriatischen Plan- ktonbacillarien. — Sitsimgsber. Rais. Akad. ÌViss. Wieii 1915» 30 PP-> 14 Fig. 77 iiy. Torka V. — Diatomeen der Brahe und der Netze. — Zeitschr. deutsch. Ges. Kunst iind Wiss. Posen XXII, 1916, pag. 26-36, I Abbild. 118. Vendo K. and Ikari Jiro. — Auxospore-formation of Chaeto- ceras debile Cleve. — The Botanical Magazine voi. XXXII, n. 379, July 1918, pag. 145-149, pl- H. 119. YermolofF N. — Notes on some Intermediate Forms of the Ge- nera Navicala and Cymbella. — Jouni. Quekett Micr. Club ser. 2, voi. XIII, n. 83, nov. 1918, pag. 407-424, pl. 26-28. Peridinieae, Chrysomonadinae etc. 120. Burton. — Flos-aquae [Euglena viridis]. — Jonnial of the Que- kett Micr. Club ser. 2, voi. XIII, n. 84, Nov. 1917, pag. 345. 121. Conrad W. — Contributions à l'Etude des Flagellates: III. La Morphologie et la Nature des Enveloppes chez H3^meno- monas roseola Stein et H. Coccolithophora Massart et Con- rad, nov. spec.. et les Coccolithophoridae. — Annales de Bio- logie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 155-164, Fig. 1-6. 122. Conrad W. — Contributions à l'Étude des Flagellates: IL Tal- lochrysis Pascheri, nov. gen., nov. spec., type d' une famille nouvelle (Thallochrysidaceae Nob.) de Chrysomonadines. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 153-154- 123. Conrad W. — Revision des espèces indigènes et fran^aises du genre Trachelomonas Ehrenb. — Annales de Biologie la- custre T. Vili, fase. 1-2 (Octobre 1916) pag. 193-212, pi, I. 124. Fritsch F, — Notes on British Flagellates. I-IV. — The New Phytologist voi. XIII, 1914, n. io, pag. 341-352, Fig. 1-3. 125. Heathcote W. Hy. — Euglena rubra in Britain. — Journal of Botany voi. LV, n. 657, sept. 1917, pag. 257. T26. Huber-Pestalozzi G. — Formanomalien bei Ceratium Hirundi- nella O. F. MuUer. — Verh. schweiz. Naturf. Ges. 1914, II, pag. 191-193- 127. Kofoid C. A. & Swezy Olive. — On the Orientation of Ery- thropsis. — University of California Publications in Zoology voi. 18, N. 6, 1917, pag. 89-102, 12 figures in Text. 78 l j 128. Petersen Johs. Boye. — Om Synura livella Stein og nogle ! andre Chrysomonadiner. — Vidensk. Medd. fra dansk Na- turhist. Foren. Bd. 69, 1918, pag. 345-357, Tab. V. '\ 129. Suchlandt 0. — Dinoflagellaten als Erreger von roten Schnee. i — Ber. deiits. hot. Ges. XXXIV, 1916, pag. 242-246, i Abb., j I Taf. ] 1 i I Tecnica microscopica ! 130. Nelson E. M. — The Binocular Microscope. — Journ. Quekett \ Micr. Club ser. 2, voi. XIII, n. 83, nov. 1918, pag. 429-436. j Vendo K. — Notes on Algae new to Japan Vili. — The Bo- ; tanical Magazine voi. XXXII, Tokyo 1918, n. 376, pag. 65-81. j L' autore considera le seguenti specie le quali vanno ag- ■ giunte alle flora marina giapponese : ' Ralf sia verrucosa J. Ag., Galaxaura arborea Kjellm., Gal. Ve- \ precula Kjellm., Chondrus affinis Harv., Plocamium costatmn H. { et H. (?), Nitophyllum ciliolatmn Harv., N. monanthos J. Ag., Da- •. sya elongata Sond., D. collabens H. et H., D. punicea Menegh., i Polysiphonia macrocarpa Harv., P. fibrata Harv., P. ferulacea \ Suhr, Lophocladia Lalleiiiaiidii Schm. , Pterosiphouia parasitica Falk., Ceramium secundatum Lyngb., Cer. rubrum forma fascicu- j latiim J. Ag., f. corymbifera J. Ag., Grateloupia dichotoma J. Ag. (?). i Gardner N. L. — New Pacific Coast Marine Algae. I. — Uni- j versity of California Publications in Botany voi. 6, N. 14, 1917, ! pag- 377-416, plates 31-35. ■ Vengono in questa Memoria descritte con interessanti osser- : vazioni parecchie nuove Alghe marine delle coste di California: ! Arthrospira maxima Setch. et Gardn. (viene emendato il gè- ' 79 nere SpiriUina Turpin, 1827); Chlorochytrimn Porphyrae Setch. et Gardn. (su Porphyra perforata f. segregata Setch. et Hus); Ga- yella constricta Setch. et Gardn. ; Myelophycus intestinalis f. tennis Setch. et Gardn, ; Pelvetia fastigiata f. gracilis Setch. et Gardn. ; Sargassnm dissectifolium Setch. et Gardn. (sinonimo Sargasswn pilulifernm (Turn.) Ag., Farlow Alg. exsicc. Amer. bor. n. 102; CoUins, Holden et Setchell Phyc. Bor. Am. n. 527 a [non b\, non C. Ag. Sp. 1823, p. 27, nec Yendo Fucaceae Jap. 1907, p. 54 ne- que Fiicus piliilifer Turner 1808); Cystoseira neglecta Setch. et Gardn. (somigliante alla Cystosira osmundacea); Petrocelis franci- scana Setch. et Gardn. (sinonimo : Petrocelis Middendorffii in Col- lins, Holden et Setchell Phyc. Bor. Amer. n. 900 [non n. 1548], Tilden Amer. algae n. 202); Hildenbraiidtia occidentalis Setch. (sassicola; manca di parafisi); Coriophyllitm expansurn Setch. et Gardn. (tipo di un nuovo genere, Coriophyllum, ascritto in via provvisoria alle Squamariaeeae ; la specie ricorda il sottogenere Ethelia proposto nel 1913 dalla egregia sig. Weber van Bosse per il genere Peyssonellia); Ciimagloia Andersonii (Fari.) Setch. et Gardn.) (a questo nuovo genere Cwnagloia gli autori riferi- scono il Nemalion Andersonii Farlow; il genere è intermedio fra Nemalion e Dermonemd). Il lavoro del Gardner è accompagnato, oltre che da una buona bibliografia, da tavole che illustrano in parte gli habitus di alcune tra le specie descritte, in parte alcuni particolari di struttura. Mann A. — The economie Importance of the Diatoms. — ■ Annual Report Smithson. Institution 1916, pag. 377-386, pi. 1-6; Washington, 1917. In questo lavoro di divulgazione sulla importanza delle Dia- tomee l' egregio autore dà ben riuscite riproduzioni fotografiche : (tav, I) un preparato (ingrand. 60 volte circa) Diatomee fossili del- l'Ungheria quasi tutte centriche; Arachnoidiscus Ehrenbergii Bail.; tav. 2 Triceratiiim balani- fermn Temp. et Br. e Biddulphia Grimoivii (Jan.); tav. 3 Trice- ratiuni arcticum Brightw., Orthoneis splendida (Grev.) Grun., Acti- noptychiis Heliopelta Grun.; tav. 4 Actinoptychus Aster Brun , 80 . Auliscus pniinosiis Bail. ; tav. 5 Biddulphia Pentacrinus (Wall.) V. Hk., Aiilacodiscus concentriciis Mann; tav. 6 Navicula gemmata Grev., Stirirella Baldijkii Norm., Surirella gracilis O' M. Conrad W. — Contributions à l'étude des Flagellates: III. La Morphologie et la Nature des Enveloppes chez Hymenomonas ro- seola Stein et H. coccolithophora Massart et Conrad, nov. spec, et les Coccolithophoridae. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 155-164, Fig. 1-6. L'Autore venne alle seguenti conclusioni: 1. In Hymenomonas roseola Stein e H. coccolithophora Mass. et Conr. la cellula è circondata d'un triplice inviluppo: a) la membrana propria della cellula; b) uno strato periferico di gelatina limitato verso l'esterno da una cuticola sottilissima; e) i coccoliti, anelli periferici di carbonato calcico. 2. Quanto a morfologia ed a natura chimica gli inviluppi delle Hymenomonas sono identici a quelli delle Coccolitliophoridae. 3. Si potrebbe sia far entrare le Hymenomonas tra le Coccoli- thophoridae delle quali sarebbero forme d'acqua dolce o salma- stra, sia unire definitivamente le Coccolithophorae alla Chrysomo- nadineae. 4. Hymenomonas coccolithophora Massart et Conrad si caratte- rizza per la forma regolare, globulosa della cellula e principal- mente per i suoi coccoliti anulari fortemente allungati. Conrad W. — Algues, Schizophycées et Flagellates récoltés par M. W. Reckert aux environs de Libau (Courlande, Russie). — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 126-152. Sono in tutte 164 specie;, in particolare ricordiamo le se- guenti : Cyanocystis parva n. sp. (su una Cladopìiord), Oscillatoria te- nnis Ag. var. sttbcrassa n. var. (fig. i), Chrysopyxis Reckerti n. sp. (fig. 2), PhacHs costata n. sp. (fig. 3). Sono pure interessanti : Hofmaìiia appendicitlafa Chod., Phaco- tiis Lcndneri Chod. 81 Conrad W. — Contribution a l'Étude des Fiagellates: III. Thal- lochrysis Pascheri, nov. gen., nov. spec, type d' une famille nou- velle (Thallochrysidaceae Nob.) de Chrysomonadines. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914) pag. 153-154. Thallochrysis Pascheri, nuova Crisomonadinea, fu trovata fra le piante acquatiche in un fossato d'acqua salmastra, in forma di fiocchetti bruni, liberamente natanti; mostrasi essa formata da aggregati talloidi, irregolarmente laciniati e ramificati talvolta secondo le tre dimensioni dello spazio. Le cellule del tallo sono rettangolari o poligonali, in qualche caso più o meno tondeg- gianti, 10-18 y 7-15 \i-, formate da membrana relativamente grossa, di dubbia natura cellulosica; ogni cellula contiene un cromato- foro bruno, a forma di placca a margini crenulati o anche di cu- pula, di più sonvi numerose goccioline d' olio o leucosina. La moltiplicazione succede : 1. per divisione delle cellule e formazione di talli pluriseriati; talora alcune cellule si staccano dall' insieme, si dividono e co- stituiscono degli aggregati pleurococcoidi ; 2. per zoosporulazione; zoospora del tipo Chromidina, con stigma e flagello apicale unico, 2-3 volte più lungo della cellula; 3. per costituzione di ammassi palmellacei, nati a partire dalle zoospore che si sono immobilizzate. Conrad W. — Revision des espèces indigènes et fran^aises du genre Trachelomonas Ehrenbg. — Annales de Biologie lacu- stre T. Vili, fase. 1-2 (octobre 1916) pag. 193-212, pi. I. A breve distanza dal lavoro del Playfair sul genere Tra- lomonas (Proceedings of Linnean Society of New South Wales voi. XL, 1915, part I, pag. 1-41, pi. I-V) vide la luce questa re- visione delle specie di detto genere proprie del Belgio e della Francia. L' Autore, dopo aver rilevato giustamente la grande va- riabilità degli organismi euglenacei appartenenti al genere Tra- chelomonas Ehr., dispone le specie in una chiave analitica e dà poi le descrizioni delle specie e varietà. Proposte come nuove sono : Trachelomonas volvocina Ehr. var. derephora (fig. 3), Tr. elegans (fig. 5), Tr. umbilicophora (fig. 7), Tr. margaritifera (fig. 9), Tr. cribrimi (fig. io), Tr. Amphora 82 ■ (fig. Il), var. fusifonnis (fig. 12), Tr. euchlora (Ehr.) Lemm. var. parvula (fig. 17), Tr. Knjferathi (fig. 21), Tr. Torleyi (fig. 22), Tr. ovoidea (fig. 25). Conrad W. — Le phytoplankton de l'Etang d'Overmeire. I. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 2 (Aoùt 1914), pag. 115-125. Lo stagno di Overmeire è un relitto dell'antico corso della Schelda che, come avverte il Massart, anche nel periodo storico subì spostamenti continui. Nel catalogo riguardante il fitoplancton sono comprese 71 specie e varietà; sonvi 5 generi nuovi per il Belgio, 8 per la Fiandra orientale, 18 specie nuove per il Belgio e 45 per la Fiandra orientale, Virieux J. — Recherches sur le plancton des lacs du Jura centrai. — Annales de Biologie lacustre T. Vili, fase. 1-2 (Octo- bre 1916) pag. 5-192, Fig. 1-47. A J. Virieux si deve il complesso di ricerche, sopra men- zionate, sul plancton dei laghi del Giura centrale, che fu, in Francia, una delle prime regioni nelle quali venne studiato il plancton, con le osservazioni zoologiche iniziate dallo svizzero O. E. Imhof (1883); la flora limnetica venne solo pili tardi inve- stigata, soprattutto ad opera del Chodat (1897-98). Se voglia ri- flettersi che i laghi presi in considerazione dal Virieux sono 47, tornerà ovvio comprendere l'importanza che ha il lavoro che ne illustra i rispettivi planctonobii. Per ciascun lago l'Autore fornisce brevemente i dati dell'al- titudine, delle dimensioni in lunghezza e larghezza, della profon- dità, la bibliografia, le date delle pesche, la composizione del plancton (con le specie dominanti nei diversi mesi di raccolta) e particolari eventuali osservazioni. Segue poi lo studio sistematico degli organismi del plancton ; ricordinsi per il fitoplancton Chroococcus giganteits W. West e Chr. limneticiis Lemm. (fig. 15), Goìnphosphaeria aponina Kuetz. con le due nuove varietà limnetica e delicatula (fig. 16 1-3), Goinph. lilacea n. sp. (fig. 16, 4), Anabaena planctonica Brunnth. (fig. 17). Sono date le figure di alcune Mallomonas, di Syniira Uvella 83 Ehr. var. lougipes n. var., Ceratiitìii curvirostre Huitf. Kaas, Peri- dmiiim bipes St., P. tabulatimi Clap. et Lachm., P. marchicum Lemm., P. aciculifentiìi Lemm., P. Cimningtoni Lemm., P. Westii Lemm., P. angliciim G. S. West ; tra le molte Diatomee indicate dall' Autore sono figurate Synedra Schroeteri Meist., Syii. delica- tissima W. Sm., Tabellaria fenestrata Kuetz. f. perlonga, tra le Desmidiee Staurastrum aìiatinum Cooke et Wills var. biradiatum West, tra le Cloroficee Ulothrix zonata Kuetz. Molte osservazioni riguardano gli organismi animali plancto- nici, con figure di Diffliigia hydrostatica Zach., Floscularia muta- bilis Bolt., parassiti {Bertramia asperospora), di Rotiferi della specie Asplancna priodonta Gosse, Diaptonius denticornis Wierz., Coelo- sporidiiun cìiydoricola Mesn. et March. Sulle appendici di alcuni Cladoceri (dei laghi Floget, Ver- nois, Chalin) 1' autore osservò dei commensali (epibionti Schròder 1914) che riferì al genere Characiopsis. Il ViRiEUX studiò anche le variazioni di alcuni organismi del Plancton [Ceratium ; alcune Diatomee; Anuraea cocJilearis, Anu- raea aciileata e altri Rotiferi; Dapìuiia longispina); fornì poi utili notizie sulle periodicità degli organismi nel plancton, sulla ripar- tizione di questo nei laghi differenti del Giura, sulle principali caratteristiche del plancton della regione studiata. Il lavoro è ter- minato da un copioso indice bibliografico. G. B. D& Toni Kufferath H. — Contribution à l'étude de la flore algologique du Luxembourg meridional. — II. Chlorophycées (exclus. Desmi- diacées), Flagellates et Cyanophycées. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 3-4 (Aoùt 1914) pag. 231-271, Fig. 1-20. In altro lavoro, pubblicato nel BuUetin de la Société Royale de Botanique de Belgique (t. 53, 1914, p. 88-110), furono dal Kuf- ferath catalogate le Desmidiacee raccolte nel Lussemburgo me- ridionale; ora l'Autore dà i risultati delle sue osservazioni sulle altre Cloroficee, sulle Cianoficee e sui Flagellati. Specialmente da segnalare sono le forme nuove : Golenkinia minima, Conradia ivcriistans (genere prossimo a Oocystella e Oocystopsis Lemm.), Filoprotococcus enteromorphoides 84 (genere nuovo di Pleurococcacee), Lepocinclis Oviim (Ehr.) Lemm. v^ar. quadrata, Lep. pyriformis, Trachelomonas hispida (Perty) Stein var. minima, Bommeria viridis (genere di Euglenacei), Oscillato- ria acutissima, Arthrospira Massartii, Spirulina agilis, Lyngbya Conradii, Polychlamydum calcicolum, Scytonema calcicolum. Kufferath H. — Notes sur la Flore Algologique du Luxembourg septentrional (Districts calcaire et ardennais). — Annales de Biolo- gie lacustre T. VII, fase. 3-4 (aoùt 1914) pag. 272-357, Fig. 1-12. Sono descritte le seguenti nuove specie : Homoeothrix brevis, Chlorotriaiigulum minutum (pare un ge- nere vicino a Brachiomonas Bohlin), Penium adelochondrum Elfv. var. constrictum, Cosmarium arduennensis, Ceratoiieis Arcus Kuetz. var. parallela, Pteridomonas sphaerica. L'Autore dà figure di Scenedesmus Hystrix Lagerh. var. ar- matus Chod., Coccomyxa thallosa Chod., Pediastrum bidentatum A. Br., Stigeoclonimn subsecundiim Kuetz., Closteriitm Dianae Ehr. var. arcuatum (Bréb.) Rabenh., Penium adelochondrum Elfv. var. ptmctata Schm., Xanthidium antilopaeum Kiitz., Euastrum insigne (caso teratologico), Urceolus Alezini Meresch. Kufferath H. — Contribution à 1' étude de la Flore algologique du Luxembourg meridional. III. Diatomées. Conclusions relatives à la distribution des Algues. — Annales de Biologie lacustre T. VII, fase. 3-4 (Aoùt 1914) pag. 359-388. In tutto sono 114 specie di Diatomee tra le quali sono più interessanti le seguenti : Cymbella obtusa Greg,, Navicida elli plica Kùtz., Meridion cir- culare Ag. var. latum n. var. (fig. i). L'Autore fa poi alcune considerazioni sulla flora algologica lussemburghese. &' Boergesen F. — The Marine Algae of the Danish West Indies Part IV. Rhodophyceae (4). — Dansk Botanisk Arkiv Bd. 3, N. i e, 1918, pag. 145 - 240, Fig. 149 - 230, N. I d, 1918, pag. 241 - 304, Fig. 231-307. 85 Nel fare seguito al resoconto dato in precedenza (*) dobbiamo ripetere le lodi e gli auguri da noi fatti quando 1' egregio autore iniziò la illustrazione sistematica delle alghe marine delle Indie occidentali danesi (•). Le specie prese in considerazione sono le seguenti : Peyssonnelia {Eiipeyssonnelia) polymorpha? (Zan.) Schm., P. [Eup.) rubra (Grev.) J. Ag., Hideubrandia prototypus Nardo, Li- thothamnion inesomorphiuìi Fosl., L. sejimctimi FosL, L. riiptile Fosl., L. occidentale Posi., Lithophyllmii accretwn (Fosl. et Howe) Lem., L. ? carybaeitìii Fosl., L. erosimi Fosl,, L. iiiterniedium Fosl., L. daedaleum Fosl. et Howe, L. strictum (Fosl.) Lem. var. naìia Fosl. et Howe, L. ? absimile Fosl. et Howe, L. ? propinqmiui (Fosl.), L. {DermatoUthon) prototypum Fosl., Melobesia farinosa Lamour., M. {Pliostromd) Chaniaedoris Fosl. et Howe, M. {Lithoporella) atlan- tica (Fosl.) Lem., M. {Litholepis) affìnis (Fosl.) Lem., Porolithon mamillare (Harv.) Lem. var. occidentalis Fosl., P. Boergesenii (Fosl.) Lem., P. pachydermwn Fosl., Amphiroa rigida Lamour. var. an- tillana n. var., A. fragilissima (L.) Lamour., Corallina cnbensis (Mont.) Kuetz., Jania puntila Lamour., /. adhaerens Lamour., /. decussato-dichotoma Yendo, /. capillacea Harv., J. sp., Spermotha- mnion investiens (Crouan) Vick., Griffithsia globulifera (Harv.) j. Ag., Griffithsia sp., Mcsothamnion n. gen., M. caribaeuni n. sp., Callithaninion cordatimi Boerg., C. byssoides Arn., Callithamnion sp., Seirospora occidentalis Boerg., Antithamnion Antillarum n. sp., Antithaninion sp. (prossima a A. cruciatimi), Crouania attenuata (Bonn.) J. Ag., Spyridia filamentosa (Wulf.) Harv., Sp. clavata Kiitz., Sp. aculeata (Schimp.) Kiitz., var. typica, var. disticha n. var. f. inermis n. f., Centroceras clavulatimi (Ag.) Mont., Ceramium fa- stigiatum (Roth) Harv., C. strictum Grev. et Harv., C. transver- sale Coli, et Herv., C. nitens (Ag.) J. Ag., Laurencia Poitei (Lam.) Howe, L. papillosa (Forsk.) Grev., L. obtusa (Huds.) Lamour. et var. gelatinosa (Desf.) J. Ag., L. implicata J. Ag., L. chondrioides n. sp., L. cervicornis Harv., Chondria polyrhiza Coli, et Herv., Cli. (^) Cfr. «Nuova Notarisia» ser. XXVIII, 1917, pag. 127-128. (2), Cfr. G. B. De Toni in «Nuova Notarisia» serie XXIV, 1918, p. 186-187. 86 ■ atropurpurea Harv., Cli. littoralis Harv., Ch. dasyphylla (Woodw.) Ag., Acanthophora spicifera (Vahl) Boerg., A. muscoides (L.) Bory, Polysipììonia havanensis Mont., P. sp., P. variegata (Ag.) Zan., P. sphaerocarpa n. sp., P. uiacrocarpa Harv., P. ferulacea Suhr, Di- genia simplex (Wulf.) Ag., Bryothaììinioìi triquetnmi (Gmel.) Howe, Br. Seafortìiii (Turn.) Kiitz., Herposiphoìiia tenella (Ag.) Naeg., Dipterosiplioìiia dendritica (Ag.) Falk., Lophosiphonia obscura (Ag.) Falk., L. cristata Falk., Bostrychia tenella (Vahl) J. Ag., Lopìwcla- dia tricìioclados (Mert.) Schm. G. B. De Toni « Narita Seiichi. — Enumeratio Specierum Nemalionis et Hel- minthocladiae Japonicae. — The Botanical Magazine voi. XXXII, n. 381, Tokyo 1918, pag. 189-193, piate IV, i Fig. in text. L'autore prende in considerazione le seguenti specie: Nemalion vermiculare Sur. [vi si riferisce Neuialion lubricuni Matsumura, Nakamura, Vendo (non Duby nec alior.)]; A'', umltifi- dum (Web et Mohr) J. Ag. [specie nuova per la Flora Giappo- nese]; N. pìilvinatnm Grun.; N. japonicum Vendo et Narita n. sp. ; Helniinthocladia Yendoana Narita sp. nov. [vi si riferiscono Hehninthocladia australis Okamura (non Harvey)], Nemalion atte- niiatum Hariot, De Toni (non Ag. nec alior.), H. purpurea (Harv.) J Ag., H. australis Harv. Ecco le diagnosi delle nuove specie : Nemalion japonicum Vendo et Narita tab. IV, fig. I. — N. fronde tereti, parcissime subdichotomo-divisa et insuper per to- tani longitudinem ramulis obsita, ramulis aliis brevioribus tenuio- ribus simplicibus glandulaeformibus vel capillaeformibus, aliis crassioribus longioribus subclavatis apice obtusis simplicibus vel dichotomo-divisis : substantia mollissima; colore purpureo-roseo; fructificatione ignota. Hab. Shobuta, Prov. Rikuzen, unico specimine lecta (D."* Wainwright). Frons circiter 7,5 cm. longa, e disco radicali soli- taria, versus basin attenuata, sursum dilatata, apice obtusa. Pars media frondis circ. 3,5 mm, diam. aequans. Substantia gelatinosa, valide flaccida, ita ut specimen chartae arcte adhaereat. Color purpureo-ruber. Structura Nemalionis. 87 Helììiiìithocladia Yendoaiia Narita, tab. IV, fig. II-III. — H. fronde tereti vel teretiusculo-compressa, pinnatim decomposito- ramosissima, ramulis multo tenuioribus, basi constrictis sursum attenuatis; substantia mollissima, gelatinosa; colore bruneo-pur- pureo; medulla fibrillosa laxe composita e cellulis uniformibus constructa; cystocarpiis praesentibus. Hab. Oma, Prov. Mutsu (K. Vendo); Onahama, Prov. Iwaki (Herb. K. Okamura); Mito, Prov. Hitachi (Herb, K, Okamura), Inuboe, Prov. Shimousa (K. Watanabe), Yokosuka (Savatier, Ha- riot fide Vendo). Frons 10-30 cm. alta et ultra, plerumque e di- sco radicali solitaria. Pars media axis principalis 3-12 millim. diam. metiens, rami minores valde graciliores. Substantia gelati- nosa, mollissima, ita ut specimina exsiccatione chartae adhaereant. Yendo K. — Notes on Algae New to Japan. Concluding Re- mark. — The Botanical Magazine voi. XXXII, n. 380, Tokyo 1918, pag. 175-187. K. Vendo riassume il frutto delle sue aggiunte alla Flora Giapponese dopo aver ricordato i contributi di Okamura e De Toni. Le aggiunte fatte dall'Autore riguardano 106 Floridee, 29 Feoficee e 43 Cloroficee; discute poscia sopra i rapporti geogra- fici della flora giapponese e dà l'indice delle specie da lui de- scritte o indicate nelle note con i rispettivi sinonimi. Vendo K. and Ikari Jiro. — Auxospore-formation of Chaeto- ceras debile Cleve. — The Botanical Magazine voi. XXXII, n. 379, Tokyo 1918, pag. 145-150, pi. II. Com' è noto, prima F. SchQtt (1889) e poscia Gran descris- sero l'auxosporogenesi nei Chaetoceras; gli Autori riscontrarono un uguale processo di riproduzione nel Chaetoceras debile Cleve (tipo delle Auxospores asexuelles typo I del Mereschkowsky). Catalogo delle collezioni di Diatomee e di Funghi apparte- nute ai soci Ab. Conte Francesco Castracane degli Antelminelli e Dott. Matteo Lanzi possedute dalla Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei [a cura dei prof. F. Bonetti (f), G. Antonelli, cav. Fr. Gatti; stampato per ordine e munificenza del P. Giuseppe 88 , Lais, presidente dell'Accademia]; Roma, 1918, Artigianelli S. Giu- seppe, 4.° L' Accademia Pontificia Romana dei Nuovi Lincei venne in possesso di due collezioni assai importanti: l'una di Diatomee in materiali greggi e in preparazioni microscopiche pervenuta com- pleta dagli eredi del compianto Ab. Fr. Castracane, V altra di Diatomee e di preparati microscopici di funghi già appartenuta al Dott. Matteo Lanzi. Bene fece il P. Giuseppe Lais a far eseguire il Catalogo di entrambe le collezioni, del quale ordinò a proprie spese la stampa. AH' esecuzione dell' opera attesero il prof. Fi- lippo Bonetti (morto nel 1912), il prof. Giuseppe Antonelli cu- stode delle collezioni, e il cav. Francesco Gatti, rendendosi ve- ramente benemeriti col far conoscere al pubblico la ricchezza del materiale crittogamico formato dalle dette due collezioni. Il Catalogo si presta facilmente alla ricerca del materiale classificato mediante indici alfabetici dei generi e delle specie, geografici delle preparazioni microscopiche e del materiale, in gran parte greggio, delle spedizioni delle navi (Challenger, Ga- zelle, Talisman, Travailleur, Vettor Pisani), delle raccolte di varii scienziati (Brébisson, Cleve-Moeller, Eulenstein, Gagliardi, Gru- now), delle preparazioni di provenienze e di località ignote. Potei in questi ultimi mesi vedere in Roma, nella sede del- l'Accademia, per gentile consenso del prof. G. Antonelli, l'ab- bondanza del materiale, soprattutto importante quello raccolto nella spedizione del " Challenger „ il quale, a chi vorrà studiarlo, servirà come altrove augurai (') di base a utili contributi per la distribuzione geografica delle Bacillariee nelle singole stazioni soprattutto dell'Oceano Pacifico. G. B. De Toni Moore G. T. — Algological Notes. I. Chlorochytrium gloeo- philum Bohlin. — Annals of the Missouri Botanical Garden voi. 4, 1917, pag. 271-278, piate 18. L'A. riscontrò nella Rivnlaria Bonietiaiia Setch. (epifitica (^) La «Nuova Notarisia » serie XI (1900) pag. 19. 89 sulle Chara e su cauli) raccolta a Gosnold Pond, Cuttyhunk (Mas- sachusetts) nell'agosto 1908 la presenza di un Chlorochytrium descritto col nome specifico gloeophilum dal Bohlin (1897) in esem- plari di Rivularia provenienti dal Paraguay (prima spedizione di Regnell), poi riferito dal Brunnthaler (1915) al genere Ken- trospìiaera Borzì; il Moore descrive le particolarità della specie e si sofferma in particolare sull' unico modo di riproduzione os- servato (aplanospore 32-54 in ogni sporangio, sferiche, circa 4 [j. diam.). Avendo esaminato le Rivularie di alcune collezioni essiccate (Rabenhorst n. 295, 355, 416, 648, 743, 793, 931, 932, 975, 976, 1095, 1125, 1452, 2184, 2540, 2563; Collins, Holden & Setchell n- 357> 358, 260, 508, 860, 1015; Tilden 166, 289, 570, 571) non vi riscontrò la presenza del Chlorochytrium gloeopìiiluìii, mentre ne riconobbe l' esistenza nella Rivularia Bornetiana da Watch Hill Pond, Watch Hill, R. I. distribuita al n. 157 della Phycotheca di Collins, Holden & Setchell. Moore G. T. — Algological Notes IL Preliminary List of Algae in Devils Lake, North Dakota. — Annals of the Missouri Botanical Garden voi. 4, 1917, pag. 293-303. Premesse alcune notizie sul lago Devils (Ramsey County, North Dakota), tra altre rilevando la salinità dell' i "/q, dà l'elenco delle Alghe, escluse le Peridiniee e le Diatomee. Particolari os- servazioni sono fatte a proposito di Tetrapedia gothica Reinsch, Plectonema tenue Thur., Anabaena Flos-Aquae (Lyngb.) Bréb., No- diilaria spumigena Mert. var. genuina B. et FI. (copiosissima, spesso come Flos-aquae), Characium Hookeri (Reinsch) Hansg. (sui Cy- clops viventi; specie per la prima volta segnalata in America). Moore G. T. — Algological Notes III. A Wood-penetrating Alga, Gomontia lignicola, n. sp. — Annals of the Missouri Botanical Garden voi. 5, 1918, pag. 211-224, plates 13-15. In legni di pino sommersi nell'acqua dolce nell'isola di Na- ghawena (presso Woods Hole, Massachusetts) l'A. scoperse una nuova specie, Gomontia lignicola, della quale fornisce la seguente diagnosi : 90 . j G. filamentis plerumque simplicibus, raro ramosis, a centro ^ communi non radiantibus; chlorophoro singulo parietali valde re- ' ticulato, more valde evoluto in cellula apicali, pyrenoidibus nu- i merosis; nucleis i-6; cellulis maturis 100-200 «t longis, 25-45 ;j, ! latis; zoosporangiis typicis generis; zoosporis biciliatis, 12-15=:^ ' 10-12 [a; germinatione tum directa per zoosporas tum per sporas ; magnas forma irregulares perdurantes directe germinantes et fi- 1 lamenta vegetativ^a una aut plura gignentes ; aplanosporis et aci- netis non visis. i I Lapicque Louis. — Empiei des Algues marines pour l'alimen- j tation des chevaux. — Comptes rendus de l'Académie des scien- ces T. 167, n. 27, 30 dèe. 1918, pag. 1082-1085. : Sostituzione di 500-1000 gr. di avena con un corrispondente peso di Alghe {Laminaria flexicaulis) lavate e disseccate. ' Lemoine Paul M.""' — Sur quelques Corallinacées trouvées | dans un calcaire de formation actuelle de l' Océan Indien. — ; Bulletin du Muséum d'Histoire naturelle 1917, n. 2, pag. 130-132. I L'autrice studiò un campione di calcare proveniente dall'isola ^ Mayotte (Arcipelago delle Comore) datole in esame dal professore ] A. Lacroix del Museo di Storia Naturale di Parigi e vi segnalò \ la presenza di cinque specie delle quali due innominate (un Li- thothamnioìi e un Lithophyllum) e tre nominate {Lithophylliuìi me- \ galocystum Fosl. noto finora delle isole Taui Taui e delle isole ■ Karkaralong; Lithophyllum australe Fosl. noto dell'Oceano In- ; diano per i " recifs „ di Saya de Malha e di Cargados Gara3'os ? a oriente di Madagascar; Amphiroa fragilissima (L.) Lamour. nota : come a Madagascar nelle regioni calde degli Oceani Pacifico ed ^ Atlantico). F. Hauck, trent' anni addietro (Hedwigia 1888, pag. 91) in- , dico per le isole Comore una specie di Amphiroa {A. nobilis \ Kuetz.) e la Corali ina (Jania) rubens L. ) Lemoine Paul M.'"° — Sur quelques Mélobésiées des Comores envoyées au Muséum par M. H. Poisson. — Bulletin du Muséum \ d'Histoire naturelle 1918, N. i, pag. 88-89. I 91 Vengono aggiunte alla florula delle Comore il Lithothamnion purpurascens Fosl. e la Melobesia [Pliostroma] mauritiana Fosl. Lemoine Paul M.""' — Les Mélobésiées des Antilles danoises récoltées par M. Boergesen. — BuUetin du Muséum d' Histoire naturelle 1917, n. 2, pag. 133-136. Secondo l' A. la piccola flora delle Alghe rosse calcaree delle Antille Danesi si ripartisce tra i generi Lithothamnion (4 specie), Lithophyllwn (9 specie), Porolitlion (3 specie) e Melobesia (4 spe- cie); madama P. Lemoine presenta anche un quadro della ripar- tizione geografica delle Melobesiee delle Antille e delle regioni vicine. Lemoine Paul M.""' — Contribution à l'étude des Corallinacées fossiles. I. Généralités sur la structure des Corallinacées; IL Etat actuel de nos connaissances sur les Corallinacées fossiles; III. Co- rallinacées fossiles de la Martinique. — Bulletin de la Société géologique de France 4 sér., T. XVII, 1917, p. 233-279, Fig. 1-23. Lo studio delle Alghe calcaree fossili, che è uno dei più dif- ficili, non fu molto coltivato, quantunque esso possa riuscire im- portante, come dimostrò il Garwood (1913) a proposito delle So- lenopora dell' Ordoviciano. Con la nota competenza la signora Lemoine discute sulla struttura delle Corallinacee e soprattutto sui tipi strutturali assunti dalle Corallinee {Corallina, Amphiroa ecc.) e dal genere Lithophyllwn, dai generi Lithothamnion, Ar- chaeolithothamnion, Solenopora e Metasolenopora. L'A., trattando dello stato attuale delle nostre conoscenze sulle Corallinacee fossili, ricorda che calcari d'origine vegetale, costituiti in gran parte da detti vegetali, sono stati segnalati per quasi tutte le epoche geologiche a partire dal Siluriano ; a quel- r epoca paleozoica le Solenopora costituirono depositi calcarei im- portanti associati a formazioni coralline ; le Corallinacee ricom- paiono in grandi quantità al Cretaceo superiore (Craie de Mae- stricht) e la loro azione si accentua durante il periodo terziario; all'Eocene e all'Oligocene esse costituiscono con la loro accu- mulazione strati calcarei conosciuti in tutto il bacino del Medi- terraneo; al Miocene sono abbondantissime nel Leithakalk di 92 . Vienna, nei Faluns dell' Anjou ecc. La Lemoine fornisce poi l'e- lenco delle specie trovate nei terreni primarii (Cambriano [So/e- nopora?\; Siluriano [parecchie Solenopora ; Corallina Reussiana Goepp. (?)]; Carbonifero [Solenopora Garwoodi ; Archaeolithotha- innion marmoreitm ; Lithophylliuìi ? belgicuni] ; Permiano [Soleno- pora, Lithothamnion\; secondarli (Trias [Lilhothaninion triadicum]; giurassico [Solenopora jiirassica, Solenoporella sp., Metasolenopora Rothpletzi, Lithothamnion jurassiciim\ cretaceo [alcune specie di Lithothamnion , Archaeolithothamnion e Lithophylliini], Senoniano [sp. di Lithothamnion e Lithophyllwn] daniano-montiano [Litho- thamnion parisiensé\), terziani e quaternarii (nummulitico [sp. varie di Archaeolithothamnion e Lithothamnion ; Amphiroa sp.], neogeno inferiore e medio [sp. di Lithothamnion, Lithophyllmn, Jania], neo- geno superiore e quaternario [sp. di Lithothamnion, Lithophyllum, Amphiroa]). Una ricca bibliografia segue le indicazioni paleofitologiche e in essa non mancano le citazioni di lavori di Italiani, che si oc- cuparono di Alghe calcaree fossili, come il Capeder, il De Stefani, Abramo Massalongo, Dante Pantanelli, il Silvestri, il Tra- bucco e la signora Caterina Samsonoff-Aruffo ; quest'ultima pubblicò recentemente tre altre Note, la prima su un Lithotha- mniott {L. compactiim Kjellm. f. ramulosa) del Post-pliocene di Brindisi (1916), le altre due su alcune alghe calcaree {Lithotha- mnion intermediimi Kjellm., Goniolithon Martella Sams., Lithophyl- lum Destefanii, Lithothamnion miocenum Sams., Lithothamnion sp., Archaeolithothamnion (?) sp.), provenienti dall'isola di Malta (1917). La terza Contribuzione riguarda Corallinacee fossili della Martinica, cioè Alghe del Miocene inferiore e Alghe della Mon- tagna Pelée; delle prime l'A. descrive Lithothamnion Douvillei n. sp. (differente dal vivente L. riiptilè), Lithothamnion caravellense n. sp., Lithothamnion peleense n. sp., Lithophyllum Giraiidi n. sp., Lithophyllum prelichenoides n. sp., Lithophyllum martinicense n, sp., Lithophyllum {Dermatolithon) preprototypum n. sp.. Corallina Coss- manni n. sp., Arthrocardia Mangini n. sp. ; delle Alghe delle roc- cie della Montagna Pelée la Lemoine fornisce le diagnosi delle seguenti nuove specie : Lithothamnion peleense, LitJiothamnion La- croixi, Lifhophyllum prelichenoides, Lithophyllum Giraudi, Litho- 93 phylliuìi preìiioluccense, Lithopliylliiin {Denìiatolithoìì) Dublancqui, AììipJiiroa prefragilissiìua. Lemoine Paul M,"" — Contributions à l'étude des Corallina- cées fossiles. IV. Sur la présence du Lithophyllum amphiroaefor- me Rothpl. dans l'Albien de Vinport (Landes). — Bulletin de la Société géologique de France 4 sér., T. XVII, 1917, pag. 280-283. L'A. segnala il Litìiophylluìn auiphiroaef orine Rothpl. fossile a Vinport e tratta delle affinità di questa specie con l'attuale Lithophyllum byssoides (Lam.) Heydr. Riofrio B. Fernàndez, — Sobre la estructura de la Cianoficeas. — Boletim de la Real Sociedad Espanda de Historia Naturai T. XVIII, n. IO, die. 1918, pag. 529-538, Fig. 1-6. L'Autore premette alcune notizie sugli studi finora eseguiti rispetto alla struttura cellulare delle Cianoficee (il nostro Borzì che pure tanto contribuì in argomento non viene citato dall' au- tore) non senza omettere la famosa " mitosi degli idrati di car- bonio „ di A. Fischer (1905) ; passa quindi a dar conto delle sue osservazioni citologiche su una specie di Oscillatoria e su una specie di Nostoc, entrambe innominate. Col metodo argirotannico usato da Achucarro, con le varianti introdotte da Del Rio Hor- TEGA, l'A. non potè riconoscere la presenza di mitocondri. La bibliografia che accompagna il lavoro mostra parecchie lacune; oltre al Borzì, avrebbero potuto trovarsi posto H. Du- KiNFiELD Scott, R. Hegler, E. Palla, Olive e parecchi altri ci- tati da G. S. West (Algae voi. I, pag. 46-48; Cambridge 1916). Narita Seiitchi. — Notulae ad Algas Japoniae. IL — Journal of Botany voi. LUI, n. 631, 1915, pag. 212-216. Enumera parecchie Alghe giapponesi tra le quali della Caii- lerpa Okamurai Web. v. Bosso è proposta una nuova forma mi- nor ; il Gelidium crinale (Turn.) Lamour. è segnalato come nuovo per la flora giapponese. 94 ' Harper R. A. — On the Nature of Types in Pediastrum. — ] Memoirs of the New York Botanical Garden voi. 6, 1916, pag. 91- ] 104, Fig. 1-2. i Interessante studio sulla disposizione delle cellule costituenti le colonie conobiche (8- e 16-cellulari) del Pediastrum Boryanum \ e sul tipo di simmetria che presentano le dette colonie. ' Harper R. A. — The Evolution of Celi types and Contact and ■ Pressure Responses in Pediastrum, — Memoirs of the Torrey i Botanical Club voi. XVII, 1918, pag. 210-240, Fig. 1-27. Come il precedente, questo lavoro riguarda purecchie specie i di Pediastrum studiate nella genesi delle rispettive colonie ceno- ; biche tenendo conto della relazione della forma dei varii tipi cellu- ■ lari con le reazioni biogenetiche intercellulari. Oggetto delle os- • servazioni dell' A. sono Pediastrum iutegrum Naeg., Ped. simplex ; Meyen {= Ped. triangulum (Ehr.) BraunJ, Ped. Boryanum (Turp.) Menegh., Ped. asperum A. Br., Ped. duplex Meyen var. reticula- \ tum Lagerh., Ped. clathratum A. Br., Ped. angulosum (Ehr.) Me- \ I negh., [Ped. tricortmtum), Ped. Ehrenbergii A. Br. L' A. nella bibliografìa non ricorda un lavoro di M. Raci- ' BORSKi (Przeglad gatunków Rodzaju Pediastrum; Kraków 1889) ! dove trovansi indicate molte disposizioni delle cellule nelle co- \ Ionie cenobiche di molti Pediastrum dei quali sono anche descritte j non poche nuove sottospecie e varietà; ad esempio in P. iute- j grum subsp. Scutum le disposizioni sono i + 7;6-|-io, 1+5 + io; 5 -}- II + 16; I + 510 -]- 16; I -|- 6 + IO -[- 15 ; in subsp. per- ' foratimi le disposizioni sono i + S + io; 4+12; 6-|-ii-}-i5; in P. simplex 1+7; 1+5+ io; 5+ 11; 4+12; 3+10 + 3 i ecc.; in Ped. muticum 1 + 7; 2 + 6;5+ii; 1+6 +10 +15; ; 9+14 + 9 ecc.; in P. Boryanum suhsY>. perforatum i + 7 ; 6 + io; ; I + 5 + IO ecc. ; in P. angulosum 1 + 7 (raro) ; 2 + 6 (frequente); | 1+5+ io; 6+10; 5+ii;4+i2; 3+13; 6+ 10 + 16; 6+ ; II + 150+ II + 16; 6+ 14 + 20 + 24; 4 + 7 + 14 + 28 + 21 ecc., ì perfino con cenobii di 128 cellule; in P. constrictum 2 + 6; 4+ 12; ; in P. biradiatum 4 + 11 + 17; in P. Tetras 4; 1 + 7; 2 + 6; 1+ j 6+i;4+i2;5 + ii;6 + io; i + 6 + 9;5+ii + i6. j Queste ricerche statistiche sulla costituzione dei cenobii nel 95 Pediastriiììi meritano di venire incoraggiate, perchè da esse potrà ricavare qualche vantaggio la sistematica e lo studio delle affi- nità delle specie. G. B. De Toni Harper R. A. — Organization, Reproduction and Inheritance in Pediastrum. — Proceedings of the American Philosophical So- ciety voi. LVII, n. 4, 1918, pag. 375-439, Fig. 1-35, plates V-VI. L'A., il quale fino dal 1908 si occupò dell' organizzazione di alcune piante cenobiche (Bull. Univ. of Wisconsin, Sci. Series, voi. 3, n. 7, pag. 279-336) e nel 1912 e 1913 illustrò rispettiva- mente la struttura e lo sviluppo delle colonie nel Goniimi e la morfogenesi nel Pediastrum, ci dà nel lavoro sopra indicato un buon contributo sulla organizzazione, riproduzione ed eredità in quest' ultimo genere. Tratta lo Harper intorno alla disposizione delle cellule e de- gli spazii intercellulari nelle colonie 16-cellulari di Ped. aspcrum dandone il diagramma tipico (i + 5 -f- io), alle 5 fasi della mol- tiplicazione vegetativa di detta specie, alle variazioni fluttuanti nelle relazioni intercellulari nelle colonie di P. asperuni e di P. Boryanuni con minuziose osservazioni di misure geometriche, alla ereditarietà delle forme cellulari. Harper R. A. — Binary Fission and Surface Tension in the Development of the Colony in Volvox. — Brooklyn Botanic Gar- den Memoirs voi. I, 1918, pag. 154-166, fig. 1-4, piate IL L'A. considera, avverso alle opinioni di L. Klein e di P. Fal- KENBERG, il Volvox come un metafito incipiente con un corpo plu- ricellulare di forma definitivamente organizzata e con la fonda- mentale differenziazione previamente stabilita di soma e cellule germinali; egli ricorda la diflicoltà di separazione delle cellule nel Volvox, mentre sono le cellule facilmente secedenti nel Go- ìiium ; distingue la divisione cellulare, la riproduzione e la indi- vidualizzazione in Euglena, Chlamydomonas e Sphaerella, Volvox ; discute i lavori di A. Braun, E. Overton e di altri autori a pro- posito del Volvox e di altri generi {Eudorina, Pandorina ecc.). Una accurata bibliografia chiude questa interessante Memoria, 9(5 ' ; nella quale la tavola annessa dimostra la divisione binaria che si i verifica nel Volvox. i Turchini J. — Róle de l'hétérocyste des Nostocées, — Revue generale de Botanique T, XXX, 1818, n. 357, pag. 272-282, pi. 19. . I L' A. con le sue osservazioni viene a dar ragione al nostro \ BoRzì (*) il quale fino dal 1878 pensava che le eterocisti delle Nostocacee servissero a interrompere la crescenza illimitata del ; tricoma, coincidendo con le vedute espresse in merito già dal De , Bary che voleva sostituire al nome di eterocista quello di cel- , lula limite; egli nega invece che le eterocisti rappresentino, come | pretendevano Hegler, Brand e altri autori, cellule con materiali i di riserva; riuscì a dimostrare che la eterocisti nel Nostoc è in | rapporto con le cellule vegetative mediante una sorta di istmo , più lungo e più gracile di quello che unisce le cellule vegetative • tra loro; l'estrema fragilità di tale istmo può spiegare la fre- j quenza della divisione del tricoma in ormogonii a livello delle ì eterocisti. ,i ■i i Spence Magnus. — Laminariaceae of Orkney: Their Ecology \ and Economics. — Journal of Botany voi. LYI, n. 570, october | 1918, pag. 281-285. j Ricorda l'A., con alcuni interessanti particolari, le seguenti | specie : i . . . . . i Laminaria Cloustom Le Jolis, Lam. flexicaiilis Le Jolis, Ala- \ ria esculenta Grev., Saccorhiza bulbosa De la Pylaie, Laminaria 1 saccharina L. '; <'') II chiar. Borzì {Noie inorfol. e biol. delle alghe ficocromacee 1S7S, p. 241) \ è molto esplicito rit^uardo alla funzione delle eterocisti : « Le colonie (nel Nostoc) ^ si spezzano in frammenti allo interno della mucilagine della fronda per mezzo di \ eterocisti»; (ibidem pag. 243): «gli eterocisti si erano separati dai filamenti e si \ vedevano sparsi ed isolati dentro la tenue e diffluente massa mucilaginosa della ' fronda»; (ibidem pag. 246): «gli eterocisti, adempiuta la loro funzione (cioè (jnella d' interrompere i filamenti) restano isolati ed immobili a posto, indi dis- ' perdonsi nell'acqua; (ibidem pag. 249]: « gli eterocisti interni od intercalari, gio- ] vano efficacemente ad interrompere il filo e spezzarlo in frammenti di varia lun- 1 ghezza» ; (continuano osservazioni analoghe a proposito di Anabaena a p. 276 ecc.). \ i 97 West G. S. — Algological Notes XVIII-XXIII. — Journal of Botany voi. LIV, n, 637, Jan. 1916, pag. i-io. Segue l'egregio Autore col modesto titolo di Note la tratta- zione dei seguenti oggetti. Nella XVIII propone di mutare in Chlamydomoìias microscopica il nome da lui dato a una nuova specie di Chlamydomoìias cioè alla. C/i/amydomonas gracilis [Algol. Notes XIV, 1915) perchè una omonima specie venne già descritta da Julia W. Snow nel 1903 (The Plankton Algae of Lake Erie ; Bull. U. S. Fish. Commission for 1902, pag. 388, t. I, fig. i). Nella XIX r A, si occupa del genere Protococcus Ag. riferendo sul la- voro sistematico del Wille (1913) che studiò gli esemplari origi- nali del Protococcus viridis Ag. (1823) dimostrandone la identità con la comune specie conosciuta col nome di Pleurococcus viilga- ris [Pleitrococciis Naegelii Chodat 1902); restano autonome le spe- cie Protococcus viridis Ag., P. rnfescens Kuetz., P. dissectus Kuetz., P. Kuetzingii G. S. West (sub Pleurococco 1904), P. frigidus W. et G. S. West (sub Pleurococco 191 1), P. antarcticus W. et G. S. West (sub Pleurococco 191 1), P. fuscatus G. S. West 1914; meno sicura è l'autonomia di Pr. aiigulosus Corda, P. pachydermus (Lagerh.), P. umcosus Kuetz. Nella Nota XX viene descritto un nuovo genere di Volvo- cacee, appartenente alla flora marina, col nome Platymonas [PI. tetrathela), affine a Scherffelia Pascher (1912) della sottofamiglia Carterieae. Nella XXI il West si occupa di alcune specie britan- niche di Chlamydomoìias cioè Chi. brachyiira n. sp. (marina). Chi. palatina Schmidle, Chi. Holdereri Schmidle, Chi. Grovei n. sp. La Nota XXII ha per oggetto due specie di Pteromonas cioè Pt. an- gulosa (Cart.) Dangeard e Pt. Takedaiia n. sp. Infine l'ultima Nota illustra una forma anomala di Closterium Ehrenhergii accrescendo così le nostre cognizioni sulle mostruosità delle Desmidiacee, ul- timamente trattate per il Closterium moniliferum da A. Andree- SEN (1909). West G. S. — Algological Notes XIV-XVII. —Journal of Bo- tany voi. LUI, n. 627, march 1915, pag. 73-84. Nella Nota XIV l'A. tratta di alcune Volvocinee nuove per le isole britanniche : 98 Dunal iella salina (Dunal) Teod.; Carteria Oliveri n. sp. (pros- sima a C. obtusa Dill) ; Chlaìuydoinonas reticiilata Gorosch. ; Chlam. globulosa Perty; Chlaiìi. variabilis Dang. ; Chlam. elegans n. sp. (affine a Chlam. Knleinikowii Gorosch.); Chlam. gracilis n. sp. {cfr. Algological Notes XVIII = Chlam. microscopica). Nella Nota XV il West illustra lo sviluppo del Mesotaenium caldariorum (Lagerh.) Hansg. e si mostra contrario alle vedute sistematiche di Oltmanns riguardo all' autonomia della famiglia Mesotaeniaceae. Nella Nota XVI l'A. descrive due nuove specie di Ulothrix d' acqua dolce : Ulothrix spiroides (somigliante alla Giocolila contorta Chod. 1900) e 67. siibconstricta. Neil' ultima Nota viene trattato intorno il genere Tetradesmus G. M. Smith al quale va unito il genere Victoriella Woloszynska (1914); l'A. descrive e figura una nuova specie, Tctr. cumbricus e le altre specie congeneri Tetr. iviscoiisiiiensis G. M. Smith e Tetr. Ostenfeldi (Wolosz.) nov. comb. (sinonimo Victoriella Osten- feldi Woloszynska). West G. S, — A new Species of Gongrosira. — Journal of the Royal Microscopical Society 1918, part i, march 1918, pag. 30- 31, I piate. L'A. descrive col nome di Gongrosira Scourfieldii una nuova specie trovata da D. J. Scourfield e G. T. Harris sul legno in un torrente a Weston Mouth presso Sidmouth (Contea di Devon), fornendone la seguente diagnosi: G. aquatica, in rivulis rapidissimis vigens, stratum efformans vivide viridissimum, circ. 4-9 millim. crassum, calce valde incru- statum; thalli parte inferiori e filamentis densis anastomosantibus constante, cellulis tumidulis irregularibusque, parte superiori e filamentis plus minusve erectis ramulosis, cellulis apicalibus ob- tusis non attenuatis, apicibus filamentorum e crusta calcarea pro- trusis, filamentorum erectorum cellulis ut plurimum omnibus ra- morum initia ostendentibus; cellulis plerumque subcylindricis, lon- gitudine variabilibus, diametro 1-9-plo-longioribus, omnibus chro- matophoro parietali pyrenoide singulo (rarissime binis pyrenoidi- 99 bus) instructis; zoogonidangiis intercalaribus, ore laterali praedi- tis, e cellulis brevissimis fere semper oriundis, 16-19 V- crassis; celi. fil. bas. 12-16 [i cr., celi. fil. erect. 7,5-9,5 \ì. cr. L'A. paragona la sua specie, notandone le differenze, con la G. trentepohlioides Schmidle (1897) e Goiigr. incrustans (Reinsch) Schmidle (1901). Yermoloff N. — Notes on some intermediate Forms of the Genera Navicula and Cymbella. — Journal of the Quekett Mi- croscopical Club Ser. 2, voi. XIII, n. 83, November 1918, p. 407- 424, plates 26-28. Nicola Yermoloff, nell' adunanza del 9 aprile 1918, del Que- kett Microscopical Club presieduta dal Dott. A. B. Rendle, trattò di un argomento assai importante di diatomologia. Tutti gli stu- diosi di Diatomee, egli disse, sono impressionati dell'immenso numero di forme, specie, sottospecie e varietà descritte, nomi- nate e classificate ; le differenze che condussero alla creazione di nuove forme erano talora assai frivole e incerte, basate su im- pressioni personali di osservatori e perciò ne sorse un labirinto di confusa sinonimia. Di tempo in tempo autori distinti tentarono di rimediare a tale stato di cose, sforzandosi di ridurre il nu- mero esistente di specie e varietà ammesse. Tali aggruppamenti vennero intrapresi da Cleve riguardo al genere Navicula, da Cox e Rattray al genere Coscinodiscus. Sir N. Yermoloff opina che il lavoro accurato di registrare le minuzie e le suddivisioni fatte dai sistematici diatomolos:! siano state proficui e inevitabili; ma quello che si deve compiere è una integrazione sintetica, da intraprendere e solo possibile dopo lo studio delle variazioni ; le variazioni di forme intermediarie di Diatomee non avvengono ex abrupto, ma si ha il passaggio in- sensibile da una forma all' altra. A questa integrazione sintetica mira appunto il lavoro di Sir Yermoloff il quale considera una Diatomea fossile americana, d'acqua dolce, la Navicula Monmou- thiana Grun., come la forma ancestrale di una intiera serie di specie del genere Cymbella, arrivando così fino alla piccolissima forma nota col nome di Cymbella microcephala ; tra la Navicula Momnouthiana Grun. e la Cymbella microcephala sarebbero forme 100 . intermedie nella serie : Naviciila Moìimonthiana-Stoddcri, Cyni- bella Stodderi Cleve, Cymb. acquai is W. Sm., Cymb. angnstata W. Sm., Eìicyoiicììia gracile Rabenh., Cymb. scotica W. Sm., Cymb. delicatula Kuetz., Cymb. gracilis-Cesatii, Cymb. Cesatii Rabenh. La questione così posta da N. Yermoloff è molto grave e avendo nell'adunanza del detto Club dato luogo a osservazioni del Presidente e dei soci H. Morland, N. E. Brown, D. Bryce e Dott. Leeson, non mancherà di venir discussa, e sarà bene per la sistematica, da altri provetti diatomologi. West G. S. — A Further Contribution to our Knowledge of the Two African Species of Volvox. — • Journal of the Quekett Microscopical Club ser. i, voi. XIII, n. 83, nov. 1918, pag. 425- 428, plates 19-30. Come si ricava da un precedente resoconto (') nel 1910 G. S. West descrisse, dietro l'esame di soli individui vegetativi, due nuove specie di Volvox cioè il V. Roussoletii comunicatogli dal Rousselet (1905) di provenienza Gwaii (Rodesia) e il V. africa- nus raccolto da R. T. Leiper (1907) nell'Albert Nyanza (Uganda); dopo di allora in materiale raccolto dal Dott. Jakubski nel De- serto Ussango vennero scoperte colonie sessuali, solo femminili nel V. africanus, tanto maschili che femminili nel V. Roussoletii ; il West presenta nel suo lavoro i caratteri delle due specie e fa un interessante confronto tra esse e le due specie ben note V. globator e F. aureus. (1) Cfr. la Nuova Notarisia ser. XXII, rgn, pag. 142-143. AVVISO IJVSTITUT BOTANIQUE HERBIER BOISSIER Genève, Novembre igiS Monsieitr et ìionorc confrcrc, r ai r honneur de vous informer que l'Herbier Boissier est maintenant installò dans l'Institut de Botanique de l'Université. Désormais, toutes nos collections de plantes sèches (Herbiers Ayasse, Rapin, Reuter, Reber, Kampmann, Université de Ge- nève, etc.) réunies à l'herbier si important que la famille Bar- bey-Boissier a offert récemment à l'Université, constituent un tout sous le nom d'Herbier Boissier. Il en est de mème des bi- bliothèques dont la classification et l'arrangement ont été re- nouvelés. A cet effet, de nouveaux et vastes locaux ont été concédés et aménagés pour l'Institut de Botanique et l'Herbier Boissier. M. G. Beauverd reste attaché à l'Herbier Boissier en qualité de conservateur. Les botanistes désireux de consulter les collections ou la bi- bliothèque peuvent étre admis, sans autre formalité, tous les jours de 2 h. à 5 h., sauf le jeudi. Tous les envois ou les demandes de renseignements doivent étre adressés, dorénavant, à la Direction de l' Institut Botanique et de l'Herbier Boissier. La direction et les employés se feront un plaisir et un devoir de faciliter 1' utilisation des précieux do- cuments qui nous ont été confiés. Veuillez agréer, Monsieur et honoré confrère, l'assurance de ma consideration distinguée. Le Ditecteiir de V Institut Botanique et de V Heibier Boissier. R. Chodat 102 li flecttologie Il prof. Edoardo Janczewski morì in Cracovia il 17 luglio 1918; era nato a Blinstrubiski (Russia) il 14 decembre 1846 ; la- sciò importante orma nel campo dell' algologia, soprattutto con lavori sulle Feosporee, sulle Porphyra, sulla struttura di alcune Nostocacee, sullo sviluppo del cistocarpio nelle Floridee. Solms- Laubach gli dedicò un genere di Floridee Janczewskia. Il maggiore Teodoro Reìnbold morì a Itzehoe il 29 marzo 1918 ; di lui si hanno parecchi studi in particolare sulle Alghe di Kiel, sulla flora marina delle Samoa, del Giappone, della Nuova Olanda ecc.; egli si era anche specializzato nello studio dei Sar gassimi. Il Dott. Paolo Kuckuck morì il 7 maggio 1918; nato il 24 maggio 1866 a Petricken (Prussia orientale) si addottorò a Kiel nel 1891 e in quell'università fu assistente di Botanica dal 1888 al 1892, poi fu addetto all' istituto biologico dell' isola di Helgoland; si occupò in modo particolare di Feoficee e Floridee. Il 15 settembre 1918 morì l'ab. Felice Carlo Hy profes- sore alla Università cattolica di Angers (era nato a Mouliherne il 12 maggio 1853). Scrisse, riguardo alle Alghe, una nota sul ge- nere Microchaete (1887) descrivendo una nuova specie, M. stria- tuia ; si occupò anche dello studio delle Characeae (1889-1890, 1913-1914); una biografia di F. C. Hy, scritta dall' ab. A. Car- 103 PENTiER, può leggersi nella Revue generale de Botanique diretta da G. BoNNiER n. 360 (15 dicembre 1918). A Ginevra morì Casimiro de Candolle, che era nato in quella città il io febbraio 1836; continuava la tradizione scienti- fica dell' avo Agostino Piramo e del padre Alfonso illustri botanici. Si annuncia con vivo rincrescimento la morte di monsignor Augusto Abele Ettore Léveillé avvenuta il 25 novembre 1918 all'età di 55 anni, che egli era nato a Mans il 13 marzo 1863. L'ab. Léveillé ebbe il merito di fondare una rivista men- sile Le Monde des Plantes e l'Accademia internazionale di geo- grafia botanica, della quale curò la pubblicazione di un BuUettino che conta più di cinque lustri d' esistenza. Il Léveillé pubblicò parecchi lavori di floristica francese e contributi alla flora del- l'Asia orientale, nonché studi sulle Onagrariee; oltre che agli studi botanici, si dedicò in tempo di guerra al soccorso dei ma- lati e dei feriti, e di lui si può dire quanto scrisse il suo bio- grafo Amb. Gentil : egli è passato facendo il bene. Il prof. Georg Klebs morì in età di 61 anni a Heidelberg il 16 ottobre 1917. Il Dott. Albert Loefgren, nato a Stockholm l'ii settembre 1854, morì a Rio de Janeiro il 30 agosto 1918. INDEX Corti Egidio — Gli abitatori di un peduncolo floreale di Ninfea Mazza Angelo — Aggiunte al saggio di Algologia Oceanica (Flo- rideae) .......... pag 6.Ì ;)(:*# Institut Botanique Herbier Boissier pg #** C. De Candolle (n. io febbraio 1836) F. C. Hy (12 maggio 1853 f 15 settembre 191S) Ed. Janczewski (14 decembre 1846 f 17 luglio 1918) G. Klebs (f 16 ottobre 1917) P. KucKUCK (24 maggio 1866 f 7 maggio 1918). A. A. H. Léveillé (13 marzo 1863 j 25 novembre 1918) A. LoEFGREN (11 settembre 1854 f 30 agosto 1918) . T. Reinbold {-f 29 marzo 1918) ..... pag. 103 » 102 » 102 » 103 » . 102 » 103 » 103 » 102 Antonelli G. 76, 87. Beckmann 72. Boergesen F. 71, 84. Bonetti F. 76, 87. Boulger G. S. 72. Bristol B. Muriel 73. Brown L. B, 67. Bullock- Webster G. R. 75. Burton 77. Carlsson A. 70. 106' Carpentier A. 70. Chodat R. 70. Collins F. S. 71. Conrad W. 67, 77, 80, 8r, 82. Cotton A. D. 71. Crandall W. C. 72. Crow W. B. 73. Danilov A. N. 67. Ducellier F. 75. Eto P. 69. l'ritsch F. E. 67. 73, 77. Frye T. C. 72, 73. Gardner L. N. 67, 78. Gatti Fr. 76, 87. Gisti R. 75. Gorini C. 70. Groves J. 75. Grunow A. 72. Glisso w H. J. 70. Harper R. A. 73, 94, 95. Heathcote W. Hy. 77. Howe M. A. 68, 71. Huber-Pestalozzi G. 77. Hurd A. M. 73. Ikari J. 77, 87. Jost L. 71. Keeley F. J. 76. Kibbe A. L. 72. Kindle E. M. 68. Klein G. 76. Klemm J. 68. Kofoid C. A. 77. Kufferath H. 68, 76, 83, 84. Kylin H. 68, 72. Lais G. 76, 88. Lapicque L. 68, 90. Lebour M. V. 68. Leick E. 68. Lemoine P. M.'"* Lieske R. 7i. 68, 71, 72, 90, 91,93. Maertens H. 75. INIann A. 76, 79. Matsui G. 72. Michaelis H. 68. Moore G. T. 68, 73, 74, 88, 89. Nakayama S. 72. Nansen E. 68. Narita S. 72, 86, 93. Naumann E. 69. Nelson E. M. 78. Neuenstein H. 69. Newton R. BuUen 72. Okamiira K. 72. Okuda Y. 69. 72. Pascher A. 74. Paulsen O. 69. Peters R. 72. Petersen J. B. 78. Piercy Alma 74. Platt E. L. 69. Pràt S. 69. Printz H. 74. Rich FI. 69. Rigg G. B. 72. Riofrio B. F. 76, 93. Roddy H. J. 76. Sandwith Cecil 75. Scheibener E. 69. Schiller J. 69. Schultz M. 69. Schussnig Br. 76. Smith G. M. 74. Sobrino B. R. 69. Spence Magnus 73, 96. Steinecke F. 69. Steinmann P. 69. Suchlandt O. 78. Svedelius N. 71. Swezy Olive 77. 107 Takeda H. 73, 74- Torka V. 77. Trae B. T. 69. Turchini J. 76, 96. Virieux J. 70, 82. Voss M. 70. Vouk V. 70, Weatherwax P. 75. West G. S. 70, 74, 75, 97, 9S, 100. Wille N. 70, 71. Vendo K. 70, 77, 78, 87. Yermoloff N. 77, 99. Zeller S. M. 73. MBL WHOI Library - Scriais 5 WHSE 00736