^. M^M- r- IVUOVI A]V]\AII SCIENZE NATURALI Serie III. Tomo V. (Gennajo e Febbrajo i65a) (pubblicato il 29 Marzo amo sudd.) BOLOGNA tlPOGRAriA SASSI NELLE SPADERIE< I]^IC£ DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO De Filippi — Sioria genetica di «« insetto paras- sito. pag. 9 Piani b Rizzoli — Rendiconto delle sedute dell' Ac- cademia delle Sciente » 16 Alessandrini — Catalogo degli oggetti e preparati più interessanti del Gabinetto di Anatomia com- parata , .... m 33 ScHEMBRi — Vocabolario dei Sinonimi dell' Ornitolo^ già Europea » 61 De Filippi — Sopra una singolare mostruosità d'una Ra'^'^a «66 Id. — Cenni sulla Tiliguerta di Getti . ...» 69 Masson e Focillon — Applicazione dell' elettricità allo studio degli animali microscopici' . . » 72 UziGLio — Analisi delle acque del Mediterraneo, n 76 De Filippi — Alcune osservazioni anatomico-fisiolo- giche sugli insetti in generale ed in particola- re sul Bombice del Gelso w 80 BoNAPARTE Principe Carlo — ConspectUS Systematis Herpetologiae et Amphibiologiae . . . . » 89 APPENDICE Santagata —• Rendiconti della Società Agraria, pag. 98 MiNGHETTi -- Rapporto sili progetto di un' assicurar Zione contro i danni della grandine . . . » 124 MUOVI ANIMALI DELLE /. La Società Redattrice ^ inserendo ne' suoi Annali ^ le Uemo' rie 0 Articoli originali, lascia agli Autori la responsa- bilità delle opinioni che essi emettono. NUOVI ANNALI DELLE SCIENZE NATURALI E RENDICOIXTO DEI LAVORI dell' ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA COI\ APPENDICE AGRARIA PUBBLICATI ALESSANDRINI Cav, Dott. Antonio Prof, ai Anatomia Comparala , e Medicina Veterinaria. BERTOLONI Cav. Dott. Antonio Prof, di Botanica. BIANCONI Dott. G. Giuseppe Prof, di Zoologia , Minera- logia e Geologia. PIANI Dott. Domenico Segretario delI'Accad. delle Scienze. SGARZI Cav. Dott. Gaetano Prof, di Chimica Farmaceutica. Serie III. Tom. T. 1852* SOCIETÀ EDITRICE Consiglio d' Amministrazione Alessandrini Prof. Antonio, Presidente Bianconi Prof. Giuseppe , Vice Presidente. Berloloni Prof. Giuseppe. Piani Prof. Domenico. Sgarzi Prof Gaetano. Predieri Dott. Paolo, Segretario ed Economo. Elenco dei Membri appartenenti alla Società Editrice Alessandrini Prof. Antonio. Bertoloni Prof. Giuseppe. /^ Bianconi Prof. G. Giuseppe. f^.%^pMf-'''A Botter Prof. Luigi Francescor "'" ^ ' ' Contri Prof. Giovanni. Da Via Marchese Dottor Luigfóf^vr"^^' Fagnoli Dott. Giuseppe. Giacomelli Dott. Enrico. Grandi Dottor Giacomo. Minghetti Sig. Marco. Pizzardi Marchese Luigi. Predieri Dott. Paolo Salina Conte Camillo. Sassoli Avvocato Enrico. Sgarzi Prof. Gaetano. \\ Commissioni per la Compilazione degli Annali Sez. I. Per l'Anatomia Umana, e Comparata, Fisiologia e Veterinaria. Direttore — Alessandrini Prof. Antonio. Collaboratori — Calori Prof. Luigi. Predieri Doli. Paolo. Modonini Doti. Bernardo. Soverini Doli. Carlo. Sez. II. Per l'Anatomia e Fisiologia vegetale. Botanica, ed Agricoltura. Direttore — Contri Prof. Giovanni. Collaboratori — Bertoloni Prof. Giuseppe. Da Via Marchese Dott. Luigi Orlandi Doti. Giovanni. Sassoli Avv. Enrico. Predieri Dott. Paolo, Segretario. Sez. lU. Per la Zoologia, Mineralogia, Geologia, e Pa- leontologia. Direttore — Bianconi Prof. G. Giuseppe. Collaboratori — Corradi Alfonso. Gasparini Dott. Enrico. Salina Conte Camillo. Santagata Prof. Domenico. Sez. IV. Per la Fisica, Chimica, e Farmacologia. Direttore — Sgarzi Prof. Gaetano. Collaboratori — Dalla Casa Prof. Lorenzo. Fagnoli Doti. Giuseppe. Grandi Dott. Giacomo. Malvasia Conte Antonio. Sez. V. Astronomia fisica, Idraulica, Ottica e Meteorologia. Direttore — Piani Doli. Domenico. Collaboratori — Gualandi Dott. Francesco. Palagi Doti. Alessandro. Respighi Prof. Lorenzo. Saporetli Doti. Antonio. // 6 Gli amichi Annali di Storia Naturale che comincia- rono col 1829 furono seguiti nel 1838 dai Nuovi Annali di Sciente Naturali, la cui prima e seconda serie si com- piè in 20 Volumi, e cessò col dicembre 1848. A queste due Serie fa seguito ora la Terza col volume quinto e sesto, i quali tratteranno essi ancora le materie che furono soggetto delle precedenti Annate, e quali appariscono dall'esposto quadro; e oltre alle Memorie originali, ed alle comunicazioni, essa farà suoi gli Articoli che servo- no a indicare i principali avanzamenti delle Scienze Na- turali, e in modo speciale raccoglierà possibilmente quan- to si vada pubblicando in Italia. Lo scopo che la Società Editrice si propone col pubblicare questi Annali;, è di alimentare e favorire anche fra noi gli amenissimi studj naturali , i quali un tempo ebbero qui la prima accoglien- za, ed oggi tanto fioriscono altrove; e secondariamente di presentare agli stranieri il modo di stare al giorno dei progressi di queste scienze fra noi, cosa in che essi, o per trascuranza, 0 per mancanza sinora di un giornale che li tenesse informali, mancano assai. Diretti a questo fine gli Annali offrono un agevole mezzo ai Cultori di questi studj , per pubblicare in questi Volumi le Memorie od Articoli relativi a Scienze Naturali; come per altra parte porgono facile opportunità agli Amatori per istare al gior- no dei precipui avanzamenti di queste Scienze. La Società editrice degli Annali , a favorire gli studi Agronomici in queste Provincie, è pure venuta nella de- terminazione di pubblicare in Appendice, un giornale che direttamente trattando le materie agronomiche, riferisca mensualmente i lavori e rendiconti della Società Agraria di Bologna e delle molte Deputazioni Sezionali della me- desima; non che le altre memorie ed articoli che si rife- riscono all'agricoltura compilati pure dalla Sezione secon- da come nel decorso anno. Se non che per meglio diffondere queste ntili produ- zioni, la Società editrice ha creduto di pubblicare ancora disgiuntamente detta Appendice Agraria, aumentando pure la pubblicazione di dodici fogli di stampa ogni anno, senza accrescerne per questo la spesa. €0nM2t0ttt MV H^Qocimme Sarà pubblicato ogni mese un Fascicolo in 8." di 6 fogli di slampa, colle Tavole che occorressero. Sei Fascicoli formano un Volume; il primo e settimo fa- scicolo d' ogni annata sarà fornito di un frontespizio , ed il sesto , e duodecimo dell' indice delle Materie contenute in ciascun Volume. Il Prezzo di ogni fascicolo è di bajocchi 25 pari a fran- chi I. 34 cent. Le memorie ed articoli da inserire negli Annali , dovranno essere diretti franchi di posta al Presidente o Segre- tario. Ogni memoria o articolo dovrà essere munito della firma dell' Autore , il quale avrà 25 copie a parte gratis del suo lavoro stampato negli Annali ; ovvero potrà acquistarne un maggior numero, dietro speciale ordinazione, non però sopra le cento copie. Le associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Prof. Alessandrini in Via Altabella N. 1637, alla Residenza della Società Agraria, e da 8 tutti gli altri componenti la Società stessa. S'intende che l'associazione debba continuare di anno in anno, quando entro Novembre non siasi dato avviso in con- trario. Le spese di porto e dazio stanno a carico degli Associali. Coloro poi che amassero di associarsi separatamente all'Appendice, che formerà un fascicolo di tre fogli di slampa ogni mese, pagheranno soli Scudi 1. 80 ogni anno. STORIA GENETICA DI UIV lIVìSETTO PARJl8I§IITO DELLE DOVA DEL RHYNCHITES BETULETl F. DE FILIPPI PaOPESSOBB DI Z00L06IA NEI.LA REALE DNIVEBSITÀ DI TOBINO i^ul finire del Maggio di quest'anno raccolsi ne* vi- gneli circoslanti a Torino alcune foglie sulle quali il Rhyn- chites betuleti, insello comunissimo anche fra noi, e vol- garmente chiamalo taglietto, avea deposto le sue uova. Come è noto questo curculionite ha per costume di ricove- rare la sua prole nelle ripiegature delle foglie di varie piante, che egli sa fare e complicare con un arte mirabile, ravvolgendo la foglia intiera in tal modo da renderla non dissimigliante da un zigaro. Il mio intento era di osservare in quelle uova la formazione della larva, al che si presta mollo bene la loro grande trasparenza: ma fin dalle pri- me mosse un fallo curiosissimo, e da me uè conosciuto né sospettato, mi fece cambiar tema e proposito. Nelle uova più trasparenti e deposte da poco tempo, come lo mostrava la freschezza della foglia, trovai molto 10 PARASSITO frequenti de' piccoli animaletti parassiti di una forma che mi sembrava affatto strana e ben diversa da quella delle larve degli icneumonidi, alcuni de' quali, come già fece conoscere Da Geer insinuano le loro uova entro que"'. di altri insetti. Presi adunque la risoluzione di osservare l' ul- teriore sviluppo di questi parassiti, e fui abbastanza for- tunato di escir presto dal bujo intorno alla loro natura: di scoprire che essi danno realmente origine ad un insetto parassito della numerosa famiglia degli Icneumonidi, tribù de' Pteromalini , ma con un processo singolarissimo di cui finora non si conosce esempio nella classe degli insetti. Questi parassiti (Tav. I. flg. 1 ,2) nel primo loro stadio sono microscopici, appena discernibili con una forte lente semplice, e guizzano nelT interno dell'uovo di cui hanno an- nullato sul principio la carriera evolutiva. D' ordinario ve n' ha un solo per ogni uovo di i?/ii//2c/izf £5, ma ebbi qual- che volta ad incontrarne fino a tre, a differenti gradi di sviluppo , ciò che dimostrerebbe esservi dessi pervenuti non contemporaneamente, ma l'un dopo l'altro. La loro forma è totalmente diversa da quella ordinaria delle larve degli Icneumonidi , e piuttosto ricorda quella delle larve di alcuni ditleri. Presentano essi infatti un corpo sub-co- nico , posteriormente terminato da un appendice caudale che agitano vivacemente con oscillazioni brusche in dire- zione verticale, ed in tal modo possono percorrere l'uovo del Rinchite in tutti i versi. Questa loro porzione caudale è segmentala , e dalle congiunzioni de' segmenti si ergono alcuni peli lunghi , difficilmente visibili per la loro traspa- renza, e che ne' moti della coda sono diretti ora all' avanti ora all' indietro. Il corpo del piccolo parassito è liscio, o- mogeneo, e non lascia scorgere nel suo interno traccia di organo alcuno, neppure adoperando i pili forti ingrandi- menti del microscopio. Anteriormente termina appuntata con una specie di piccolo vostro corneo , col quale , io credo, il parassito slesso ha potuto aprirsi la strada nel- DELLE UOVA DI EINCHITE 11 Tiiovo del Rinchite, senza che vi sia stalo introdotto dal Pteromalino. Tale si è la forma di questi parassiti nel primo loro stadio, entro uova ricettate da foglie ancora verdi e tenere, quindi deposte da poco tempo. In questo periodo le uova non attaccate, nelle quali perciò sta sviluppandosi la larva propria del Rinchite, appena sono giunte al termine le solcature del tuorlo. Ad un grado ulteriore di sviluppo questi piccoli pa- rassiti, già alquanto accresciuti, presentano nelP interno del loro corpo una parte nuova, come una vescichetta ovale ben circoscritta (fig. 3). Questa vescichetta è desti- nata ad un rapido accrescimento ; e ben presto la si vede infatti così sviluppata da riempiere quasi tutto il corpo del parassito, distendendone l'inviluppo tegumentale in ma- niera che la coda stessa tratta in questa distensione a poco a poco diminuisce e scompare. Il parassito da prima tanto vivace diventa immobile, od appena ancora agita con leg- ger tremolio la residua porzione caudale (fig. 4-6). Dì questo primiero piccolo parassito non occorre più tener parola: la sua vita è spenta: ora incomincia quella della piccola vescichetta ancora informe che si è generata nel di lui seno. Scorso infatti per questa un primo periodo di immobilità, incomincia a contrarsi con moti vermicolari lenti, e separati da lunghi intervalli di riposo. Conti- nuando questo sviluppo, la vescichetta in discorso prende sempre più i caratteri di una larva d'Icneumonide, mu- nita di due mandibole distintissime, ì suoi moti si fanno più vivaci e frequenti. Questa larva rimane però fino al suo completo sviluppo rinchiusa nella spoglia del primo parassito: si nutre evidentemente della sostanza dell'uovo del Rinchite; ed essendo priva di ano, non ha escrezioni di sorta (fig. 6-7). Giunta essa al compimento del suo sviluppo, innanzi che si converta in crisalide, la pellicola del primo parassito da cui era inviluppata, per la cresciuta 12 PARASSITO distensione, e pe' contorcimenti della larva stessa si rom- pe. Poscia l'uovo del Rinchile fin qui rimasto Irasparen- tissimo, diventa bruno ed opaco, la qual cosa è da at- tribuirsi al bozzolo tessuto dalla larva del Pteromalino neir interno dell' uovo stesso , che bisogna quindi aprire con molla cautela onde scorgervi nell'interno la ninfa (fig. 8). Queste metamorfosi si compiono rapidamente; in 15-18 giorni dalla prima comparsa del primo parassito si ha l'insetto perfetto. Appartiene questo, come dissi, alla tribù de' Pteromalini. Io mi asterrò dal darne una descrizione, limitandomi a delinearne i principali caratteri che potranno servire pel confronto co' numerosi generi conosciuti di questa tribìi (fig. 9-10-11). Venendo ora all'interpretazione de' fatti esposti; una che si presenta affatto spontanea, sarebbe quella di con- siderare il primo parassito come una vera larva, in cui un altro parassito, il Pteromalino, abbia insinuato un uo- vo: ed invero già si conoscono molti eserapj di larve di Icneumonidi che sono esse medesime attaccate da altri pa- rassiti della stessa famiglia. Tale fu realmente la mia prima supposizione, che ben presto dovetti abbandonare. Le os- vazioni su questo Pteromalino delle uova del Rinchite fu- rono da me ripetute ben cento volte nel lasso di poche settimane, tanto sono facili (t); né mi occorse giammai il caso di scoprire altra metamorfosi, altra destinazione del primo parassito, fuori quella accennata. D'altronde la sua piccolezza è tale da non lasciar credere che sia possibile ad un altro insetto il traforarlo coli' ovopositore ^ tanto meno poi attraverso il guscio dell'uovo del Rinchite. (1) Si può calcolare che la metà delle uova del lìinchite ven- gano così distrutte dal Pteromalino , se almeno può ammettersi come costante e generale l' osservazione da me fatta nella stagio- ne e nella località accennata in principio di questa memoria. DELLE UOVA DI BINGHITE 13 Le due larve sovra descritte appartengono evidente- mente ad una sola e medesima specie , la cui storia ge- netica è più complicata che negli altri insetti, cioè con uno stadio di più. Noi abbiamo qui una prima larva cbe invece di trasmutarsi nell'insetto perfetto, dovrà generare una seconda larva cui soltanto incombe questo destino. La prima larva è attiva, assai vivace, dotata probabilmente della facoltà di portarsi essa medesima nel mezzo del nu- trimento destinato alla seconda larva , che è sua prole in primo grado, e prole in secondo grado del Pteromalino. È sommamente interessante l'analogia della storia nar- rata di questo parassito delle uova del Rinchite con quella di altri insetti parassiti (almeno allo stato di larva), quali sono i Meloe ed i Rìpipteri, come risulta dalle bellissime osservazioni de' Signori Newport e Siebold. Anche in questi insetti abbiamo due forme successive di larve; cioè una munita di gambe e vivace, che ne precede un altra vermiforme ed inerte. Questa viene generalmente considerata come risultante da una metamorfosi retrograda della prima, mentre invece assai probabilmente ne è un vero prodotto. Si conosce da lungo tempo la proprietà mirabile de- gli Afidi di generare altri Afidi fecondi e vivipari, senza accoppiamento, come nel caso nostro la prima larva del Pteromalino ha generato la seconda. Ma tra un fatto e l'altro passa una differenza assai ragguardevole. Gli Afidi vivipari si devono considerare come femmine in cui le uova si svilupparono per la remola influenza dell'accoppiamento avvenuto fra i genitori, o gli avoli, od i bisavoli, o gli arcavoli loro proprj. Il Sig. Leydig ha dimostrato che gli embrioni degli Afidi si sviluppano ne' canali dell' ovario e con un processo del tutto identico a quello per cui si svi- luppano le uova fecondate dell' istcssa specie (Giornale di Zoologia scientifica di Siebold e Koelliker, Voi. 2.*^). Gli afidi ci presentano normalmente un fenomeno sempre 14 PARASSITO meraviglioso , ma non particolare come si credeva per l' ad- dietro, a questo genere d'insetti: la partenogenesi, od il parto di femmine vergini. Sovente accade di osservare lo sviluppo e lo schiudiraento di uova deposte da farfalle del bombice del gelso che non ebbero mai alcun contatto col maschio: ed un celebre entomologo inglese, il Sig. G. Curtis che ebbi la fortuna di conoscere qui in Torino, mi raccontò come egli abbia avuto occasione di osservar un fatto di questo genere, ma ancora più singolare, in una crisalide unica di Attacus polypherus ricevuta vivente dal- l'America, e dalla quale si sviluppò in Londra una fem- mina che depose uova dalle quali tutte nacquero i bruchi. Questi ed altri simili esempj meritano tutta l'attenzione de' fisiologi, a fine di conoscere quali siano le circostan- ze dell'accoppiamento degli insetti alle quali si deve la fecondazione estesa fino alle uova della seconda genera- zione. Ben diverso è il caso del Pleromalino del Rinchite; la prima larva non è paragonabile all'insetto perfetto, nel modo con che un afide vergine e viviparo lo è all'afide fecondalo ed oviparo: questa prima larva del Pteromalino infatti manca di organi sessuali, non considerando anche la grandissima differenza di conformazione esterna fra essa e l'insetto d'onde proviene, e che pur deve riprodurre. Per istituire un confronto con un fatto strettamente ana- logo bisogna discendere ad altri animali parassiti, cioè ai distomi, i quali pure, siccome è noto per le osservazioni di Siebold e di Steenstrup, non generano direttamente al- tri distomi, ma larve generatrici di altre larve, ed infine poi delle cercarie che essendo le larve proprie de' distomi, in questi si trasmutano. Anche il Pteromalino del Rinchite (e forse come ho osservato più sopra altri insetti parassiti) , non genera di- rettamente i suoi figli, ma esseri intermediarj che sono le madri di questi figli. Questi esseri intermediarj, vere Annali Serie 3= T-V. Tav : 1 h- -Y-A ■'C' fé x-c i:-^. 10 lardi èii L.t: G. DELLE UOVA DI BIISGUITE ÌB larve generanti , hanno ricevuto dal Sig. Steenstrup la deno- minazione di nutrici, ormai accettata nella scienza. Anche il Pteromalino del Rinchite ci presentò adun- que un caso di generazioni alternanti, in quanto che s'av- vicendano effettivamente due diverse forme di prodotti e due modi distinti di generazione. Dirò anzi che è questo il primo esempio conosciuto nella classe degli insetti, per- chè dalle osservazioni precedenti ben si vede come non siano vere generazioni alternanti quella degli Afìdì, che pure erano citati fin qui come esempio di questo meravi- glioso e complicato processo fisiologico. Io preferirei però di chiamare generazione a due gradi questa del nostro Pteromalino e di tutti gli animali che al pari di lui ge- nerano nutrici, da ognuna delle quali ha origine diretta- mente un solo individuo colle forme tipiche della specie. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I. Le fig. 1-7 rappresentano le diverse fasi della storia ge- netica del Pteromalino del Rinchite , fino al com- pleto sviluppo della larva. a. Uovo del Rinchite. b. primo parassito o nutrice, e. se- condo parassito o larva. fig. 8. Ninfa del Pteromalino. d. bozzolo, e. escrementi e spoglia lacerata della nutrice. 9. L'insetto perfetto (maschio): la cui lunghezza è indicata dalla lineetta 9."^ 10. Un ala del pajo superiore dello stesso. 11. Un ala del pajo inferiore. 16 REIXDICOMTO delle sessioni dell'accademia delle scienze dell" istituto di bologna. Anno Accademico 1851-1852. PROFESSORE GAY. MICHELE MEDICI PER LA TEEZA VOLTA. N. Ielle ferie estive V Accademia adunata in seduta straordinaria i giorni 1, 8 e 16 Ottobre promosse l'Acca- demico Onorario Prof. Giambattista Belletti ad Accademico Pensionato in rimpiazzo del defunto Prof. Cavara , l' Alun- no Dolt. Pietro Gamberini ad Accademico Onorario, ed elesse Alunno il Dott. Carlo Massarenti. Nelle stesse ferie l'Accademia ricevè in dono le ope- re seguenti: Dal Governo Britannico — Observations Os- servazioni delle straordinarie perturbazioni magne- tiche Voi. I. Dal Governo Toscano — Rapporto della pubblica espo- sizione dei prodotti del 1860. Dall'Accademia delle Scienze di Pietroburgo — Bulle- tin de la classe historico-philologique. T. VI et VII. Recueil des actes des séances publiques 28 Decembre 1847 , et 29 Decembre 1848. RENDICONTO ACCADEMICO 17 Mémoires. Vl.we Serie. Sciences Mal. Phys. et Nainr. T. VII. Seconde P. Se. Natur. T. V. S.mc et 6.rae livr. Mémoires. VI.^^ Serie. Sciences Mal. Phys. et Natur. T. VIII. Seconde P. Se. Natur. T. VI. 4.me |ivr. Mémoires. VI.""^ Serie. Sciences Mat. Pbys. et Natur. T. VII. Première P. Se. Mat. et Phys. T. V. S.»* et 4.me livr. . Mémoires présentés par divers savants. T. VI. 4.156 |jyp. Dalla R. Accademia Bavarese — Jbhandlungen Dissertazioni della classe Matematico-Fisica Voi. V. parte 3.* Ballettino pel 1849. Buchner. Discorso sulla Chimica. Dalla R. Accademia di Napoli — Memoriale de' lavori 1849-50. Osservazioni di Melloni sopra una Memoria offerta io dono all'Accademia. Dalla R. Accademia di Torino — Memorie Ser. II. T. XI. Dalla R. Accademia di Madrid ~ Memorias. Ciencias nalurales. T. I. P. I. Rendiconti 1849-1850. Dalla P. Accademia de' N. Lincei — Atti delle sessioni 23 Febb., 25 Marzo, 6 Apr. e 11 Maggio 1851. Dalla Società Medico-Chir. di Bologna ■— Bulleltino di Maggio-Settembre 1851. Dalla Società Editrice — Annali delle Scienze Naturali fase, di Maggio, Giugno, Luglio e Agosto 1861. Dalla Contessa Elis. Conlarini — Trattato delle Attinie del Conte Nicolò Conlarini. Dello stesso. Sullo studio degli Insetti; Cataloghi d'Uc- celli ed Insetti; Nuova specie di Cecidomia; Bruco che mangia le foglie del moro. Dal Sig. Gaetano Giordani — Descrizione succinta di ciò che si contiene nell' Instituto di Bologna, e del N. Ann. Se. Natbr. Sehie III. Tom. 5. 2 18 RENDICONTO ACCADEMICO modo in cui vi si coltivano le Scienze. Minuta del celebre Canterzanì. Dai rispettivi Autori. Costa Prof. O. G. — Gita a Pietraroja. Pacini Prof. Filippo — Muffa parasita. Trevisan Viltore — Storia Naturale popolare. T. I.;punt. 1.'' e 2.^ Caulerpearum Sciagraphia. Alghe Udinesi. Caroli -Ferdinandia. Alghe Coccotaile. Scarpellini Erasmo — Biografia di Cesi. Biografia di Cacciatore. Biografia d' Inghirami. Volpicelli Prof. Paolo — Lampada elettro-dinamica. Necrologia di Jacobi. Nuova general soluzione della x'^-i-y^zz'^'^. Sacchetti Dott. Antonio — Sull'olio di fegato di Merluzzo. Storia di un lupus scrofoloso. GeoflFroy Saìnt-Hilaire Isidoro — Colleclions de Jacque- mont. Maramifères et Oiseaux. Sobrero Ascanio — Manuale di Chimica applicata alle Arti. Voi. 1. par. I. Berli-Pichat Carlo — Istituzioni /d'Agricoltura. Dispen- se 4-8. Pélrequin J. E. — Chirurgie d' Hippocrate. Classificazione delle malattìe cutanee. Trattamento per gli ascessi freddi. Impiego terapeutico delle preparazioni di manganese. Bosi Prof. Luigi — Elementi di Patologia. Prolegomeni alla Medicina. Massalongo Abramo — Orsi fossili del Veronese. Longo cav. Agatino — Discorso preliminare della Geonemia. RENDICONTO ACCADEMICO 19 Contri Prof. Gian-Francesco — Sulla malattia della vite. Paolini Prof. Marco— Annotazioni cliniche sulla Pellagra. Aggiunti della nostra Specola — Osservazioni Meteorolo- giche Maggio-Settembre 1861. Golinelli Doli. Luigi — Amputazione di coscia per can- crena spontanea. Senoner Adolfo — Misure ipsometriche nell'Austria e nel Tirolo. 1.* Sessione Ordinaria. 6 Novembre 1851. Il Presidente nomina suo Vice-Presidente il Prof. Cav. Matteo Venturoli. Si legge Dispaccio dell'Emo Protettore, che partecipa la nomina del Dott. Lorenzo Respighi alla cattedra di Astro- nomia in questa Pontifìcia Università, onde gli compete il grado di Accademico Pensionato; ed altro Dispaccio, con cui si approva la nomina de' Soci Corrispondenti L Ca- landrelli, P. Volpicelli, G. Jan, R. Pirla , G. Airy, G. B. Biot, P. Flourens; non che le lettere d'accettazione e ringraziamento de' nuovi Socj tanto Residenti che Corri- spondenti. Agli esercizi letterarj diede principio l'illustre Pre- sidente coir elogio del fisiologo Vogli. Gian Giacinto Vogli, nato in Budrio nel 1697, fu in- gegno assai precoce, emulo in qualche modo di Pico, di Clairaut e di Young. Ammaestrato nelle mediche discipline da Stefano Danielii, fu tratto nel partilo opposto a' se- guaci del Malpighi: contro le cui teorie su la generazio- ne, e su la struttura e l'ufficio del cervello sostenne egli di soli 19 anni pubbliche disputazioni; e poco stante, a conferma delle proprie opinioni diede alla luce due ope- re, intitolata 1' una Jntropogonia , l'altra Fluidi Nervei Historia. Senonchè crescendo in lui cogli anni e col sa- 20 RENDICONTO ACCADEMICO pere l'amore della Verilà, molte cose venne successiva- mente modificando, fino a discendere tanto in Fisiologia che in Medicina a quella dottrina eclettica, e a quel giusto mezzo fra l'empirismo e il razionalismo, che la nostra scuola ha poi costantemente professato. Bacone nel suo stile figurato avea detto =: Empirici, formicae more, con- gerunt tantum et utnnlur: rationales, aranearum more, telas ex se confìciunl. Apis vero ratio media est, quae raateriam ex floribus horti et agri elicit, sed tamen eam, propria facultate, verlit ac digerii. = Or ninna scuola più della nostra seguì il costume dell'ape: qui ogni sistema fu ridotto al suo giusto valore: niun sapiente fu disprez- zalo, ninno venerata con culto idolatra. E forse che senza l'opposizione del Vogli sarebber le raalpighiane dottrine trascorse ad errori pericolosi: e for- se che, se non avesse il Vogli inculcata tanto presso di noi la dottrina del fluido nerveo, non avrebbe il sommo Galvani pensato all'azione del fluido elettrico sul sistema nervoso; la quale studiata per diecianni continui lo con- dusse finalmente per fortuna ben meritala a rendersi crea- tore di maraviglioso ramo di Fisica. Fu anche il Vogli distinto naturalista, distinto chimico. Analizzò le acque di Galisano; studiò la natura de' gessi, onde son ricche le nostre montagne, e in molle disserta- zioni ne trattò in questa Accademia. Morì nel 1762, lasciando due figli degni di lui, Mar- cantonio che professò leggi nell'Università, autor d'opere lodatissime, e Giuseppe pur nostro Accademico, famoso per vastità di sapere, più famoso ancora per filantropia, non teoretica ma operosa, uno di quegli esseri angelici, che non vivono per sé, ma pe' loro fratelli, modello di sacerdote e di cittadino. E qui fu dove il chiarissimo dis- serente potè lasciar libero il corso alla sua eloquenza, co- inè avea lasciato libero il corso alla severità della sua critica neir esaminare i lavori del padre. RENDICONTO ACCADEMICO 21 2." Sessione ordinaria. 13 Novembre 1851. Si legge lettera dell'Accademia delle Scienze di Ma- drid, che propone il cambio degli Atti: e la proposizione è accettata con giubbilo dal Consesso. 1 pericoli a cui sono sottoposti in varii casi non po- chi individui affetti da fratture molto oblique della gamba in causa della difficoltà, od impossibilità di ricomporre, e mantenere in normale direzione tali fratture, richiamarono l'attenzione dei Chirurghi moderni, i quali molti mezzi a ciò proposero, e fra questi la tenotomia sottocutanea del lendine d'Achille, mediante la quale venendo tolto quel- l'attacco con cui i muscoli gemelli e solco rimangono fissi al calcagno, né più potendo i medesimi fortemente con- trarsi, manca così del tutto quella forza muscolare, che obbliga ben di frequente i frammenti a sormontarsi , ed a sporgere all' infuori, 1' esatta coattazione dei quali può quindi ottenersi col mezzo di assai semplici apparecchi. Non convennero però alcuni in simile pratica, presi dal timore che ne potessero rimanere alterate le funzioni del piede. Ma il Rizzoli nella Memoria letta a questo Con- sesso appoggiandosi ad alcune importantissime osservazioni intorno alla riproduzione del tendine d'Achille completa- mente esciso^ od in qualsivoglia modo distrutto, comuni- cale è già oltre un secolo da Pietro Paolo Molinelli al- l'antica nostra Accademia, e convalidate da altre osserva- zioni a lui proprie, si fa a dimostrare come per questi e molli altri fatti che la giornaliera esperienza ci addita sia reso manifesto che l'indicata tenoloraia sottocutanea pra- ticata onde ridurre e mantenere ridotte alcune fratture della gamba, oltre essere esente da pericoli, non può compro- mettere le funzioni del piede, e la dichiara quindi non di rado preferibile ad altri processi. Un caso mollo impor- 22 HENDICONTO ACCADEMICO tante, e grave curato in simile modo assai felicemente dal- l' Autore serve a convalidare il suo asserto. Non oramene però il Rizzoli di indicare, che in alcune circostanze tale tenolomia potrebbe rendersi inefficace, o dannosa, e do- vrebbe quindi e>sere rigettata, o ad altri espedienti pospo- sta, confermando così che dalla conveniente applicazione di un mezzo dipende l'ottenere qui felici risultati, che altrimenti sarebbe vano sperare. Il Rizzoli inoltre facendo riflesso che se per molta serie di fatti è comprovato potere la natura riescire a ri- parare perdite anche mollo estese di sostanza tendinea, tuttavia non potendosi escludere per questo la possibilità che in alcune particolari circostanze tale riproduttivo la- voro 0 manchi, o sia così incompleto da rimanerne im- pediti necessari, ed assai utili movimenti; onde ovviare a tanto danno, che in un caso assai grave era ragionevole il temere, si prevalse di una risorsa colla quale potè rie- scire ad ottenere quel pieno successo, che ardentemente desiderava. Un giovinetto di 15 anni, in seguito di esplosione d'arma da fuoco, riportò tale lesione alla mano sinistra, per la quale era stata dichiarata indispensabile l'amputa- zione della mano istessa. Chiamato il Rizzoli a consulto, ed esaminata quella mano trovò, che il pollice sinistro, col corrispondente metacarpo era arrovesciato all' infuori, mancava l' indice il di cui metacarpo tuttora aderente al carpo era però nel restante estesamente staccalo, e mo- slravasi privo di quasi tutte le parti molli, che a lui so- vrastanno, fratturato in direzione trasversa era il meta- carpo del medio, i di cui tendini estensori vedeansi in gran parte dislrulli in corrispondenza al metacarpo islesso in un colle sovrapposte parli molli , questo dito mostravasi notabilmente incurvato a motivo dello stato di contrazione dei muscoli flessori che al medesimo appartengono, allon- tanati dalla normale posizione erano l'anulare ed il mi- RENDICONTO ACCADEMICO 23 Dimo, distrutta pure vedeasi estesa porzione della cute palmare. Il Rizzoli coir idea di risparmiare l'amputazione, e di porre invece la mano offesa in condizioni da potersi rendere di molla utilità all'infermo si regolò nella manie- ra seguente: Riflettendo egli, che volendo conservare il superstite, ed in gran parte staccalo metacarpo, che corrispondea al- l'indice già perduto, ne sarebbe rimasta una piaga assai vasta, e quindi molto pericolosa, e che l'interposizione di quest'osso fra il pollice, ed il medio avrebbe impedito di accostare il pollice slesso al medio dito, quanto era ne- cessario onde evitare la deformità, che senza di ciò nella mano sarebbesi presentata, posta la mano in supinazione si determinò a risecare il metacarpo stesso di basso in al- to, dal suo lato esterno verso l'interno, ed in direzione assai obliqua, o come suol dirsi a becco di flauto, in vi- cinanza alla di lui articolazione col carpo tuttora intatta, nel qual modo ottenne non solo di rendere molto minore l'estensione della ferita, ma di permettere ancora al me- tacarpo del pollice d'accostarsi di tanto a quello del me- dio da ridurre la forma della mano assai più piacevole. Ciò fallo considerando pure, che il guasto nato nei ten- dini estensori del dito medio era tale da non potere con fondamento sperare la riproduzione di tanta sostanza ten- dinea perduta, che valesse a permettere al dito i naturali movimenti, ebbe fiducia di potere meglio in questo riescire ricorrendo al seguente ripiego. Siccome il metacarpo corrispondente al dito medio era fratturato in direzione trasversa in prossimità del carpo, sollevò il frammento superiore, che era il più lungo ;, lo portò alquanto infuori con delle pinzette, slaccandolo per circa un pollice dalle poche carni cui aderiva, e ne risecò la predella porzione trasversalmenle mercè le cesoje ossi- Tore. In tal modo posti a contatto i due estrerai del me- 24 RENDICONTO ACCADEMICO lacarpo risecato scemò maggiormente la estensione della ferita, e se ne diminuirono quindi i pericoli, e nel tempo stesso combaciaronsi i troncali, e superstiti tendini esten- sori dei dito corrispondente in guisa da farne sperare la reciproca unione. Oltre di che si ottenne ancora, che messi a contatto i due estremi del metacarpo risecato, il dito medio corrispondente, il quale di tutte le dita della mano è il più lungo rimase accorciato quanto era suffi- ciente acciocché il pollice, che gli era posto a contatto non fosse col proprio polpastrello così distante da quello del medio da renderne mollo deforme la mano, e che anzi trovandosi il dito medio islesso vicino al pollice, e più basso dell* anulare sembrasse per questo l'indice, l'anulare paresse il medio, il minimo figurasse l'anulare, e la mano quindi si mostrasse di quella forma abbastanza simetrica,che presenta quando del piccol dito e corrispondente metacarpo soltanto è mancante. Eseguita l'operazione nel modo de- scritto, accostati i lembi pendenti di cute, e le allontanate dita, ed applicato no opportuno apparecchio di medicatura in meno di 40 giorni senza che l'infermo incorresse nel più che piccolo rischio, si ottenne il completo risarcimento di così grave guasto, rimanendo la mano di assai piacevole forma, come rilevasi dai disegni, e dalle preparazioni in plastica appositamente fatte eseguire dal Rizzoli , della quale mano il giovinetto così bene si serve , da non ac- corgersi direbbesi quasi d'avere nella medesima riportata la descritta assai temibile lesione. 3.* Sessione Ordinaria. 20 Novembre 1851. Lcggesi lettera, colla quale il Vice Segretario della Veronese Accademia di Agricoltura , Commercio ed Arti accompagna il dono dei dodici ultimi volumi delle Memo- rie, e propone il cambio degli Atti; proposizione accettala eoo piacere dal Consesso. RENDICONTO ACCADEMICO 25 L'Accademico Piani fa soggetto d'una sua Miscella- nea Analitica la separazion delle variabili nel!' equazioni differenziali, l'analisi d'alcune curve, la cui equazione non è solubile per veruna delle coordinate, e l'analisi de' sistemi di punti secondo il metodo dell'illustre Magistrini. Poscia l'alunno dell'Accademia Dottor Enrico Ven- turini, secondo l'incarico ricevuto dalla Presidenza,- rife- risce la dissertazione del chiarissimo Petlenkofer intitola- ta = La Chimica ne' suoi rapporti colla Fisiologia e colla Patologia =: letta all'Accademia Bavarese. Quando Paracelso insegnava, comporsi il corpo del- l'uomo di due materie, terrena l'una, l'altra siderea, la quale alla morte staccavasi dalla prima, per formare Io spettro del trapassato; allora v'era manifesta incoerenza a suppor la macchina umana sottoposta totalmente alle leggi della nostra Chimica, perchè la materia astrale, su cui la morte non avea possanza , dovea di necessità esser re- frattaria agli agenti terrestri. Ma il chimico moderno, il quale nel corpo dell'uomo non vede se non il fango del- l'Eden^ non cade certo in alcuna contraddizione, se pre- tende che appartenga quello, al par del suolo che lo so- stenta, al dominio esclusivo della sua scienza, e, tranne le operazioni dello spirito, consista puramente la vita in un complesso di chimiche azioni. Pur v' ha troppo intervallo dal potere alla realtà: e ninno giungerà mai a provare impossibil l'esistenza di forze vitali, di speciali forze che solo si manifestino negli es- seri viventi, e o non agiscano punto o^ agendo, rimangan senza effetto negli altri corpi. E quando pur fosse provata la non esistenza di speciali forze della vita, ne seguirebbe solo che la vita potria divenire d'esclusivo dominio della scienza fisico-chimica, quando questa giungesse a cono- scere tutti gli agenti della Natura , e le leggi loro completa- mente: non ne seguirebbe già che la scienza attuale con le sue pile e i suoi apparecchi alla Woolf spiegar potesse 26 RENDICONTO ACCADEMICO le funzioni tutte della vita animale, o pur solo vegetabile. Co* suoi mezzi attuali potrà bene la Chimica trasformare il tizzone spento di Meleagro ne' brillanti d' Alcina; ma tratta nel regno delia vita non sarà valevole a produrre una setola di majale od una foglia di cavolo. Che se mai una Chimica perfezionata potrà operare quest'altri portenti, allora i fisiologi diverran chimici, e non saran certamente sordi alla voce della verità: che la slessa face della Filosofìa, la quale guidò i passi de' La- voisier e de' Berthollet, splendeva pure sui Malpighi e sugli Haller, e splende tutlor fulgidissima sulla nobii lor successione. Intanto converrà lasciar loro le forze vitali , almeno quai simboli di potenze fisico-chimiche non anco determinate, quando non vogliansi ammettere (come il complesso de' fenomeni invita ad ammetterle) quali forze e proprietà esclusive della materia organizzata. A segnare i giusti confini del chimismo e dell'orga- nismo intende il chiarissimo Pellenkofer colla dissertazio- ne , di cui ci esponeva un sunto il Doli. Venturini con tanta nitidezza e precisione. z= Sembrami (concludeva il giovine scienziato) che l'Autore abbia avuto mente di mostrare la dignità della chimica, e la sua importanza nel regno della vita orga- nica ; di far vedere che se sono falsi i pensamenti di co- loro che le funzioni organiche vorrebbero circoscritte sol- tanto nella sfera delle chimiche reazioni, è del pari de- stituita di fondamento la credenza di quegli altri che nel- l'organismo solo ne vedrebbero volentieri la cagione; che esistono ancora delle imperfezioni nei metodi impiegati dalla chimica organica nelle sue analisi, e nel modo di porgerne al medico i risultati; che finora la patologia non può avere sull'essenza de' processi morbosi esalte e positive indica- zioni dalla chimica organica^ fintanto che questa non ab- bia rinvenuto con quali immutabili leggi accada nell'or- ganismo il cambiamento della materia, e quale accordo RENDICONTO ACCADEMICO 27 esista fra esso e quello che succede all'esterno. Quantunque Egli vegga la scienza anche assai lontana ad ottenere sì importanti ed utili risultali, nondimeno profetizza che verrà tempo in cui essa potrà vantare segnalati trionfi in vantag- gio delia medicina; ed è condotto ad una sì bella predi- zione dai giganteschi passi che ha fatto la chimica orga- nica nella breve serie di anni , che essa conta di vita. = 4.^ Sessione ordinaria. 27 Novembre ISSÌ. Mentre il Prof. Fulvio Gozzi, con alcuni suoi dotti lavori, comunicati in varie riprese alla nostra Accademia, veniva mostrando le piij rilevanti cagioni per le quali non di rado avvengono inconvenienti più o meno gravi nell'e- sercizio pratico delle arti salutari, e ne proponeva modi opportuni onde evitarli, si riserbava però di trattenere in più acconcia circostanza il Consesso, intorno le molte sor- genti di mali , che ponno ancora derivare dagli stessi eser- centi, al che intese con una sua memoria, della quale fece lettura nella sumraentovata sessione. Compreso infatti l'Accademico dalla importanza del- l'argomento, lo trattò con tanta estensione, e sapienza, da poter bene sperare, che i di lui consigli seguendo una folla di mali sarebbesi per evitare. Anzi mostrando egli quanto saggiamente, a sì lode- vole scopo abbiano di già cooperalo i più inciviliti governi, a loro si rivolge, e gli impegna a continuare con bell'e- sempio, in sì utile intendimento, ed a metter freno a quelle cagioni , per le quali ponno appunto riguardo a ciò ren- dersi infruttuosi i più provvidi disponimenli dei magistrati, il rigor delle leggi, l'appoggio di sovrana autorità. Se la compasione infatti , se la pietà che ispira un in- fermo nella vita grandemente minacciato, fosse la voce unica, 0 più forte , che guidasse il medico nel pratico esercizio , non piccola serie di mali verrebbe ben di sovente evitala. 28 RENDICONTO ACCADEMICO Ma a questo senliinento sublime, non cedono spessis- simo molte umane passioni, non vi cede l'ambizione, l'or- gogliosa smania di primeggiare, e tutti i pensieri non son per questo rivolti ad un unico, e santo scopo, a quello cioè di veramente giovare a chi perdette salute. Che se pur giorno venisse in cui a questo solo fine si tendesse, quanti maggiori vantaggi non ne ricaverebbero per ciò co- loro che sono oppressi dal male! Non più in allora diffatlo vedrebbonsi così di frequente esposte tante nuove ed insulse dottrine; le quali perchè dettate da fervida mente, ed abbellite da non comune elo- quenza guidano al laccio i meno esperti , e gli inducono con gravissimo rischio degli infermi a prestamente abbrac- ciarle; ma lasciato quant'evvi di immaginario o di falso, alla scienza soltanto dono farebbesi di quelle dottrine che una lunga esperienza, che una pratica ragionata avessero fatto riconoscer migliori. E percorrendo sulle orme famose dei nostri padri, e cercando nelle doti dell'intelletto di trovare motivo, e cagione di decoro, e di gloria; ed abborrendo dalle frodi e dagli inganni, a tutt' uomo adoprandosi onde fare acquisto di cognizioni non già vaghe, e superficiali, ma sode, e profonde, allora sì che riescire potrebbesi di reale van- taggio a chi gravemente infermò; allora potrebbesi con- fidare, che non si ripetessero quegli inconvenienti dai quali tanto danno ponno ricavare gli infermi. 6.* Sessione ordinaria. 4 Decembre 1861. Il Doti. Pietro Gamberini espone i suoi pensamenti in- torno le tregue, e la guarigione della sifilide. Notando l'Accademico che questa infermità a diffe- renza d'altri morbi contagiosi ha di particolare d'assumere molte, e svariatissime forme, e di ripetersi nel medesimo individuo qualora si esponga all'azione del venereo eoo- REUDIGONTO AGCADESIIGO 29 tagio, dimostra pure esservi ìq tale malattia questo di par- ticolare e cioè, elle da primitiva fattasi costituzionale in- nanzi d'essere eliminata e distrutta, va soggetta ben di frequente a recidive, fra le quali evvi spessissimo una tre- gua, un periodo cioè, sebbene indeterminato, irregolare, ed incostante di notabile diminuzione del male, o di ap- parente guarigione. Tale tregua però, che qualche volta è spontanea, più spesso è conseguenza della cura intrapresa, e ad essa tien dietro ora la rinnovazione della preesistente forma mor- bosa , ora invece una serie di fenomeni venerei ben diver- si, finché col ripetersi delle tregue, e delle nuove sifili- tiche manifestazioni , fannosi queste qualche volta così stra- ne, e svariate da potere ingannare in quanto alla loro na- tura il clinico più avveduto, e provetto. Le tregue spontanee poi, secondo l'Accademico, ve- donsi più di frequente negli individui affetti da dolori osteo- copi, alquanto meno spesso si osservano in coloro che sono in preda ai reumi sifilitici, ed anco meno manifesta- mente rilevansi in quelli, che sono attaccati dalle celtiche dermatosi. Concorrerebbe poi da quanto ne pensa l'Autore sles- so a favorire le recidive della lue il passaggio dai rigori del verno ai tepori della primavera, l'uso delle bibite, e dei bagni di acque minerali, o di quelli di mare, l'a- bitare in luoghi umidii il cibarsi di comestibili poco sani, 0 poco nutritivi, l' attenersi ad un genere di vita, che serva ad infievolire l'organismo, e lo spirito; le quali cagioni anzi sfuggendo, od evitando, spererebbe il Gam- berini, che in quei casi nei quali la lue è mite, tanto più se prodotta da blenorragia, riescire si potesse di prolun- gare le tregue in modo da lasciar campo all'organismo, di continuare in quei salutari lavori , pei quali la tregua potesse cangiarsi in completa spontanea guarigione della sifìlide. 30 BBNDICOMTO ACCADEMICO Insiste però mollo saggiamente l'Accademico acciocché siasi ben guardinghi nel dichiarare la perfetta sanazione della lue costituzionale, giacché d'ordinario questa gua- rigione è illusoria, non è che una tregua assai prolungala; e dimostra che caduti non pochi in tale inganno diedero per questo a varii rimedi non mercuriali né jodici quel valore che non hanno nella cura della sifilide, e che a questi soltanto è serbato. E fu diffatlo soggiunge, l'Acca- demico, pel presentarsi di queste tregue spontanee, pel ces- sare temporaneo, o pel rendersi meno palesi i fenomeni materiali, o visibili della sifilide sotto l'uso degli antiflo- gìstici, che si attribuì a questi farmaci la proprietà di vincere la lue venerea costituzionale. Ma questo realmente non è. Con tali rimedi nuli' al- tro si ottiene, se non che quell'atfievolimento di forze vi- tali, che non permette all'elemento infiammatorio, od ipe- remico (il quale assai di sovente accompagna non poche morbose forme veneree) di reggersi o di sostenersi; mo- tivo per cui i fenomeni di turgore, o di flogosi soltanto in causa di ciò, si ammansano o si dileguano. Ma questo minorare e svanire di tali fenomeni accompagnanti le le- sioni indotte dalla lue, non potrà essere di lunga durala non tarderanno i medesimi a nuovamente presentarsi, al- lorché desistendo dal metodo debilitante, che non potrebbe più oltre essere tollerato dall'infermo, si lascierà perciò campo al non ancora distrutto velenoso principio di far risentire la sua malefica influenza sull'organismo. E neppure i preparati d'oro, d'argento, gli acidi, i siroppi concentrali d'azione diaforetica ponno, a sentimento del Gamberini, nelle indicale circostanze rendersi utili in pratica, o molto meglio non lo ponno se non se quando tali mezzi vengano tentati in individui che furono a lungo ed infruttuosamente sottoposti all'azione del mercurio. Anzi stando sempre a quanto asserisce il nostro sifi- lografo anche col mercurio, e col jodio sebbene ammini- RENDICONTO AGCADEItlICO 31 Strali colle aiaggiori cautele e diligenze non si ottengono quasi mai, nei primi trattamenti almeno, complete guari- gioni, ma invece spessissimo sole tregue. Queste però sono più prolungale, di quello che non avvenga quando si usi qualsivoglia altro farmaco, perchè il male lolla contro un rimedio, il quale se attesa forse la natura particolare del venereo veleno, non giunge a prestamente annientarlo, o distruggerlo, tende però man mano a rintuzzarne la forza, ed a renderne quindi più tarde, e meno marcate le dì lui nuove manifestazioni. Coli' insistere però nella cura, rimanendo quel virus senza posa attaccato da così potente nemico , rimane per questo a gradi a gradi eliminato o distrutto , ottenendosi alla perGne così non di rado una guarigione completa, la quale il medico potrà quindi presagire, allora quando le tregue fa- cendosi maggiormente prolungate, e le appariscenze ve- neree meno eslese, e meno pericolose, verrà in tal modo fatta palese la incessante, sebbene graduata distruzione, 0 scomparsa del contagioso principio. 6.* Sessione ordinaria. 11 Decembre 1851. L'Accademia ha ricevuto in dono Dalla R. Società di Edimburgo la medaglia coniata in ono- re del celebre Nepero, e il Voi. XVI. P. IV. e il Voi. XVIII delle Transazioni coi fase 31 e 32 de' Processi. Dalla Società Editrice — Annali delle Scienze Naturali. Settembre e Ottobre 1851 col Propagatore Agricola. Dai Medici degli Asili infantili di Bologna — Rapporto Sanitario pel 1850. Dall'Osservatorio di Edinburgh — Osservazioni Astrono- miche Voi. IX. Sabine Eduardo — Sui mezzi adottati negli osservatori magnetici ecc. Maclear Tommaso — Contributo all'Astronomia e Geodesia. 32 RENDICONTO ACGADEItlICO Contri Prof. Giovanni — Del Progresso Agrario. Predieri Dott. Paolo — Dell'Agricoltura Bolognese. Compiasi la lettura dell'Elogio storico del Cardinal Mezzofanti, dettato con aurea latinità dal Cav. Antonio Santagata. Se queir Anacarsi Klootz, che trasse alla sbarra del- l'Assemblea Costituente i rappresentanti de' popoli della Terra, si fosse avvisato di farli parlar lutti nell'idionaa nativo, sarebbe forse riuscito impossibile a tutto il sapere de' Girondini di pur intenderli, irapossibil certo di render risposta nelle proprie loro favelle. Ma già si educava in Bologna chi da sé solo saria bastato ad eseguire ciò che tanti dotti riuniti non avrebber potuto. E la prova si fece più tardi , quando tutti gli al- lievi di Propaganda gli furono intorno, ed egli rispose all'improvviso in tutte le lingue loro, e rispose per gui- sa, che r uom nato fra Savena e Reno parve aver bevuto le prime aure di vita sul Gange, sul Negro, suH'Orenoco. Quantunque non sia raro il trovare chi un poliglotte assomigli ad un pappagallo , e buono solamente il creda a bordo d'un vascello; è però ben agevole a sentirsi, per poco che vi si rifletta, l'importanza scientifica degli stu- di ìdiomografìci. Chi può dire, quanta ricchezza letteraria degli Egizi, degl'Indi, de' Caldei, de' Persi, de' Fenici sia perita , per non avere i sapienti di Grecia conosciuto gl'idiomi delle nazioni, che i lor conquistatori facevano scomparir dalla faccia della Terra? Chi può dire, quanta ricchezza letteraria degli Arabi sia perduta, o quanta giac- cia ancor sepolta nelle biblioteche, per non aver i filo- sofi europei coltivato il linguaggio de' Mori? Mille monu- menti dell'umano ingegno perirono per l'ignoranza delle lingue, come sarebber perite , se cause d'ordine superiore non le preservavano, le fulminee arringhe degl'Isaia, la sublime lirica dei David, che dod canta la destrezza de' RENDICONTO ACCADEMICO 33 cocchieri, ma celebra le glorie dell'Onnipossente, la elegia desolata de' Geremia, che non piange l'infedeltà delle bel- le, ma geme profondamente sulla rovina delle nazioni. Che se costoro ispirarono i Danti , i Milton, i Bossuet , i Klop- stock, non meno che Omero e Sofocle ispirassero gli Ariosli ed i Corneille; è bene a presumersi , che anche i genj delle letterature perdute avrebber potuto influire sulle moderne, ed accrescerne le ricchezze dell'intelletto e della fantasia. Ecco vantaggi, di cui l'ignoranza delle lingue ha privato il genere umano. Si consideri d'altra parte, come le scO' perte analogie del sanscrilto col zend, col greco , col latino, col germano, collo slavo comprovino una comune origine dal centro dell'Asia, quale ci viene attestata dalle Sagre Carte; e come lo studio di queste analogie esteso piij lungi debba farci conoscere i rapporti de' popoli anche dove ci manchin del tutto istorici monumenti: e niuno sarà certo che possa in buona fede disprezzare l'idiomografìa e i suoi professori. Fra i quali fu maraviglioso il nostro Accade- mico per vastità di cognizioni, più maraviglioso ancora, anzi uuico , per la perfezion della pronuncia , che è pur sempre l'elemento più difficile d'una lingua straniera. {continua) Catàlogo degli oggetti e preparati più inte- ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata di Bologna, del Prof. Antonio Alessandrini. {Continuazione , vedi Serie III. T. IV. pag. 353.) PASSERI 4303 Corvo imperiale — Corvus corax. Lino. =: Gli oc- chi di maschio adulto, uno dei quali aperto per dimostrarne la struttura, nello spirito. Ottobre 1848. Alessandrini. N. Ann. Se. Natuh. Serie III. Tomo 5. 3 34 CATALOGO DEL GABINETTO 2063. Corvo maggiore — Corvus corone, Linn. = Il te- schio d'individuo adulto, aperto il cranio con sezione orizzontale condotta dal foro occipitale al piano delle orbite, per dimostrare la forma ed estensione della cavità encefalica. 1839. Id. 2064. Id. Il teschio di un secondo individuo, con sezione verticale per lo lungo, che comprende anche le mascelle e dimostra quindi la forma ed estensio- ne delle cavità olfativa , e gustatoria. Id. 3288. Id. Porzione del laberinlo osseo nella quale si di- mostra la finestra ovale chiusa dalla staffa , e la rotonda dalla membrana del timpano secondario, nello spirito. Luglio 1842. Dono del Dissettore Dolt. Ercolani. 3289. Id. In una seconda preparazione del laberinto osseo ^ vedonsi distintamente le due finestre: tolto il canale che a quello conduce, si è conservata la mem- brana del timpano secondario. Id. 3431. Id. Testa e collo di individuo adulto, nella quale, mediante injezlone a cera, si dimostra principal- mente il plesso dell'organo dell'udito, in gran parte formato dal sistema venoso, giacché havvi una sola arteria nel di lui centro, come appare dal lato sinistro. Si dimostra ancora, che un ra- mo della carotide facciale, dopo aver formato il plesso del Bahuer,dà il ramo che va all'organo dell' olfato; di più stacca ancora un ramo retro- grado, che, scorrendo fra le lamine del cranio, si porta al cervello, anastomizzandosi coli' arteria che scorre nel canale osseo della base del cranio, vale a dire colla carotide interna, a secco. Di- cembre 1842. Id. 2066. Corvo ghiandaja — Corvus glandarìus, Linn. = Il teschio con sezione orizzontale al cranio, per dimostrarne la forma e capacità. 1839. Id. d'anatomia COnPARATA 35 3437. [d. Altro teschio nel quale si dimostra il canale che serve a mettere in comnnicazione l'aria della ca- vità de! timpano, e delle cellule del cranio con quelle della mascella inferiore. Nello spirito. Feb- brajo 1843. Id. 3282. Id. Porzione di cute tolta dalla testa per dimostrare come i tegumenti comuni formino la lamina e- sterna della membrana del timpano, nello spirito. Detto. Id. 2067. Oriolo, o Rigogolo comune — Oriolus Galbula, Linn. = Il teschio con sezione orizzontale al cra- nio, per dimostrare la cavità encefalica. 1839. Alessandrini. 3280. Id. La metà della testa, nella quale si vede il cu- nicolo divergere alcun poco dal suo andamento per lasciar libero il foro del canale che conduce alle due finestre, nello spirito. Luglio 1842. Dott. Ercolani. 2082. Storno volgare — Sturnus vulgaris, Linn. =3 Te- schio con sezione orizzontale dalla fronte alla re- gione superiore della fossa del cervelletto. 1839. Alessandrini. 2084. Id. Una seconda sezione orizzontale del cranio, con- dotta dalla fronte al terzo superiore del foro oc- cipitale. Detto. Id. 2083. Id. Sezione verticale del teschio pel centro in dire- zione longitudinale, detto. Id. 3290. Lossia volgare — Loxia curvirostra, Linn. = Due laberinti ossei ; il superiore dimostra le due fine- stre; nell'inferiore si è lasciato intatto il canale che conduce alle medesime. A secco. Giugno 1842. Ercolani. 36 CATALOGO DEL GABINETTO RAPACI. 3660. Avoltojo fulvo — Fultur fulvus, Linn. = Gli oc- chi, uno dei quali aperto, nello spirito. Maggio 1844. Alessandrini. 986. Avoltojo nero — Fultur niger, Linn. =: Gli ossi- cini dell'udito, nello spirito. 1826. Id. 2076. Falcone Nibbio? — Falco Milvus, Linn. = Il te- schio, compresa la mascella inferiore, con se- zione verticale pel lungo, onde dimostrare la forma e capacità della cavità encefalica, e delle fosse nasali. Alessandrini. 2063 Id. Uii secondo teschio con sezione orizzontale del cranio condotta dalla fronte attraverso al gran foro occipitale. Id. 3063. Falcone albauella — Falco cyaneus, Monlagu. = Gli occhi di vecchio maschio; uno è intero, l'al- tro è diviso in due con sezione in linea trasversa pel centro. Nello spirilo. Doti. Ercolani. 3141. Falcone Pojana — Falco Buteo , Linn. == Gli oc- chi di due individui , i due superiori aperti mo- strano il sistema sanguifero injelialo in rosso con acqua raggia e gesso ; in uno degli inferiori in- teri si è conservato anche l'apparecchio palpe- brale, nello spirito. Marzo 1842. Id. 3956. Falcone fulvo — Falco fulvus, Gmel. == Gli occhi di giovine femmina, uccisa li 21 settembre 1845 nel Comune di Castenaso, nello spirito. Alessan- drini. Individuo regalato dallo studente Sig. En- rico Rivani. 987. Falcone imperiale — Falco ìmperialis, Bechsl. = Aperti mediante sezioni condotte in diversi sensi per dimostrare la membrana rossa trasparente, di Datura quasi cornea, che negli uccelli copre d'anatomia comparata 37 ìQternameDte tanto la sclerotica quanto la cornea lucida. Si è conservato ancora l'umor vitreo in- durito per far vedere la sinuosità che contiene la lente, ed il prolungamento della jaloidea che l'unisce al vitreo, nello spirito. 1826. Alessan- drini. 3279. Falcone gheppio — Falco tinnunculus ,\Àx\w. = Il muscolo dell' orecchio esterno , e particolare an- damento dei cunicoli, nello spirito. Luglio 1842. Doti. Ercolani. 3291. Falcone Pojana — Falco Buteo, Linn. = Cochlea e canali semicircolari: è sviluppalissimo II foro proprio del canale che conduce alle due finestre; nello spirito. Agosto 1842. Id. 3292. Id. Gli ossicini dell'udito, ed il muscolo tensore del martello, nello spirilo. Id. 3322. Falcone albanella — Falco cyaneus, Montagu. = Labirinto osseo isolato ;, senza il canale perchè meglio veder si possono così le due finestre, a secco. Agosto 1842. Id. 2073. Strige barbagianni — Strix Aluco, Linn. =: Teschio con sezione orizzontale dalla fronte al lembo su- periore della cavila del cervelletto, per dimostrare la forma e capacità encefalica. 1839. Alessandrini. 2074. Id. Teschio di altro individuo con sezione verticale pel lungo al centro, compresa anche la mascella inferiore, dimostrando così, oltre la cavità ence- falica, quelle ancora degli organi dell'olfato e del gusto. Detto. Id. 2075. Id. Teschio di un terzo individuo con sezione obli- qua dalla fronte al terzo posteriore del gran foro occipitale. Dello. Id. 1696. Id. Testa che dimostra l' orecchio esterno. Da uo lato si sono lasciate nella naturale posizione an- che le penne formanti l'analogo dell' orecchietta, 0 padiglione. 1835. Nello spirilo. Id. 38 CATALOGO DEL GABINETTO 202. IJ. Testa nella quale si vede preparalo tanto l'orec- chio esterno quanto l'interno, a secco. 1814. Dott. Noiari. 747. Id. Testa di femmina nella quale da un lato si vede l'orecchio esterno nella naturale posizione, e dall'altro lato, aperto il canale uditivo ester- no , si dimostra la membrana del timpano , la corda dello stesso nome, non che parte degli os- sicini, nello spirilo, 1823. Alessandrini. 3168. Id. Preparazione dell'orecchio esterno: dedotte le penne è visibilissimo l'ampio e complicato meato uditivo. Id. Maggio 1842. Dott. Giacomelli. 2071. Strige Allocco — Strix flammea, Linn. = Teschio con sezione orizzontale condotta dalla fronte al dissotto del gran foro occipitale onde dimostrare la forma della cavità encefalica alla base del cra- nio. 1839. Alessandrini. 2072. Id. Un secondo teschio con sezione verticale tra- sversa al cranio. Detto- Id. 3430. Id. Preparazioni diverse appartenenti tutte all' organo dell'udito, ed eseguite sopra teschi di vari indi- vidui. — N. 1. le parli ossee del timpano e del labirinto in luogo, onde dimostrare la mancanza dell' antivestibolo del Galvani, non che una doc- cia , molto sviluppata in questa specie , e che serve alla porzione d'osso quadrato^ che si articola su- periormente ed anteriormente nella cavità del tim- pano: nelle altre specie questa porzione dell'osso quadralo passa sotto alla fibro-carlilagine che completa il cerchio osseo che sostiene la mem- brana del timpano; cerchio che nelle Strigi è completo. 2. In questa preparazione si osserva come la branca interna della carotide esterna, non po- tendo scorrere nell' osseo canale mancante del d'anatomia comparata 39 bordo superiore dell' antivestibolo, nasca in vi- cinanza delia finestra rotonda, si porti in alto, contenuta in un canale osseo, e vada a formare il plesso del Bahuer: merita d'esser notato, cbe per queste differenze il plesso è contenuto in gran parte nella cavila del timpano , scorrendo in quella doccia in cui si articola l'osso quadrato. 3. Il labirinto osseo fuori di luogo, onde me- glio si veda la mancanza dell' antivestibolo. 4. Id. con porzione di cochlea asportata onde apparisca la cavità del timpano secondario. 5. Id. a cui è unito porzione dell'osseo canale che scorre alla base del cranio, contenendo l'ar- teria e la vena del cervello, a secco. Febbrajo 1843. Ercolani. 186. Strige Gufo — Strix Otus, Linn. '= Teschio nel quale è preparalo l'organo dell' udito. IBM. No- tari. 2466. Id. Il cervello con parte della midolla spinale e gli occhi. Da una femmina adulta vissuta per più di due mesi in schiavitù. 1840. Ercolani. 3586. Strige Gran Gufo — Strix bubo, Linn. zz Gli occhi di maschio adulto, nello spirito, Gennajo 1844. 2078. Strige Civetta — Strix passerina, Linn. = Teschio con sezione verticale pel lungo al centro, che mostra la forma ed estensione delle cavità ence- falica, nasale, e della bocca. 1839. Alessandrini. 2079. Id. Il solo cranio diviso verticalmente pel lungo nel centro. Detto. Id. 386. Id. La testa che mostra preparata la parte esterna dell'organo dell'udito. 1814. a secco. 3277. Id. Regione inferiore del teschio. In alto si dimo- strano gli ossicini dell'udito, ed il muscolo ten- sore. Dal lato destro si vede la tromba Eustachiana segnala colla setola nera, ed il foro del canale 40 CATALOGO DEL GABINETTO delle due finestre: a sinistra è mantenuto in luogo il muscolo tensore della membrana del timpano, della quale si è conservala là lamina posteriore, nello spirito. Luglio 1842. Ercolani. 3281. Id. Testa nella quale si dimostra l'andamento dei cunicoli rimasti naturalmente injettati di sangue, nello spirito. Detto. Id. GR\LLE. 2065. Guarda minore — Otìs Tetrax, Linn. = 11 teschio di individuo di circa quattro mesi , vissuto addo- mesticato. Il cranio è diviso verticalmente pel centro con sezione longitudinale. 1839. Alessan- drini. 2057. Ibi Falcinello — Tantalus Falcìmllus, Linn. = Te- schio con sezione orizzontale al cranio. Detto. Id. 3351. Id. Il cervello estratto dal cranio, e conservato nello spirito. Novembre 1842. Ercolani. 3048. Edinnemo gridatore — Charadrius Oedicnemus, Linn. = Gli occhi sui quali sono state praticate delle sezioni in diverso senso per dimostrarne la strut- tura, nello spirilo. Novembre 1841. Id. 3209. Gru cinericcla — Ardea cinerea , Linn. = Le mem- brane dell'occhio preparate a secco sopra lastra di vetro, per dimostrare principalmente la forma e struttura del pettine. Giugno 1842. Id. 2894. Id. Due teste col cervello denudato, nello spirito. Maggio 1841. Alessandrini. 8184. Cicogna bianca — Ardea ciconia, Linn. rr II cer- vello, cui sta unita ancora piccola porzione di midolla spinale, di maschio adulto , nello spirito. Maggio 1842. Alessandrini. 3324. Id. Le carotidi interne injettate, e tratte fuori dai canati in cui sono contenute , per dimostrarne it D*AnATOniA COMPARATA 41 modo d'unione innanzìchè si diramino nel cer- vello, nello spirito. Agosto 1842. Ercolani. 11Ò9. Id. Gli occhi di due individui adulti, maschio e fem- mina, conservati nello spirito. 1 due collocati in alto sul vetro sono quelli del maschio, uno dei quali aperto mediante sezione orizzontale dalla cornea lucida all'inserzione del nervo ottico. Di quelli della femmina uno si è pure conservato in- tero mentre l'altro aperto con sezione verticale al centro in direzione trasversa, e portato fuori il vitreo e la lente, in uno dei segmenti appari- sce la faccia interna dell'iride, nell'altro porzio- ne di retina. 1839. Alessandrini. 2844. Id. Gli occhi di femmina adulta, conservati interi nello spirito. Maggio 1841. Id. 2831. Id. Gli integumenti tolti dalla sinistra zampa dello stesso individuo, e disseccati onde dimostrare il bel color rosso naturale dei medesimi. Detto. Dott. Giacomelli. 2063. Aghirone cinericcio — Ardea major, Linn. = Te- schio con sezione orizzontale al cranio dalla fron- te all'occipite, per dimostrare la forma ed esten- sione della cavità encefalica ad illustrazione del sistema di Gali, esteso da Vimont anche a questa classe d'animali. 1839. Alessandrini. 2064. Id. Un secondo teschio con sezione verticale pel lungo al centro, che comprende le mascelle e dimostra così anche le fosse nasali, e la cavità della boc- ca. Detto. Id. 3166. Aghirone porpureo — Ardea purpurea, Linn. = La testa di un maschio adulto nella quale si è preparato in luogo il cervello, veduto nella fac- cia superiore. Da un lato si dimostra aperta an- che la fossa nasale, ed ima setola segna la larga comuQicazione che esìste tra la destra , e la sini- 43 CATALOGO DEL GABINETTO stra fossa corrispondentemente al luogo dove si vedono le esterne aperture delle narici. Prepara- zione conservata nello spirito. Aprile 1842. Id. 1183. Id. Gli occhi conservati interi nello spirito. 1830. Id. 2062. Aghirone egretta — Ardea egretta thmn. =. Il te- schio di una femmina adulta con sezione orizzon< tale al cranio dalla fronte all'occipite. 1839. Id. 3478. Id. La testa nella quale si dimostra che niuna dira- mazione nervosa passa pel canale dell' anlivestibo- lOj e che derivano dal 5.** pajo le ramificazioni nervee, che passando fra il plesso del Bahuer vanno ai muscoli dell'occhio: l'apparato destro è rimosso dalla naturale posizione, nello spirito. Marzo 1843. Doti. Ercolani. 1465. Aghirone Sgarzetta. — Ardea Carretta, Linn. ^ Individuo maschio nel quale dal lato sinistro si è preparato l' andamento del tronco del gran sim- patico, nello spirito, 1835. Alessandrini. 2058. Aghirone nitticora — Ardea nycticorax, Linn. = Teschio con sezione orizzontale al cranio dalla fronte all'occipite che dimostra la forma e capa- cità della cavità encefalica. 1839. Id. 2069. Id. Teschio di un secondo individuo con sezione con- dotta obliquamente dall'uno all'altro temporale. Detto. Id. 2000. Id. con sezione verticale trasversa circa alla metà del cranio. Detto. Id. 2061. Id. con sezione verticale longitudinale pel centro, che comprende tanto il cranio, quanto le ma- scelle, detto. Id. 3156. Id. Una testa di maschio nella quale, scoperto il cervello nella sua faccia inferiore, si dimostra l'inserzione della maggior parte dei nervi cere- brali, ed in special modo l'Hippophysis o glan- dola pituitaria. Si è preparalo io parie anche l'or- d'anATOHIA COnPARATA 43 gano dell' olfato aprendo la sinistra fossa nel pia- no inferiore. Nello spirito. Maggio 1842. Id. 1890. Id. Altra testa spogliata soltanto dei comuni integu- menti. Nello spirito. Id. 2056. Aghirone stellare — Ardea stellaris, Linn. == Te- schio con sezione orizzontale nel cranio fatta in grande prossimità della base. 1839. Id. 2056. Id. Un secondo teschio, pure con sezione orizzon- tale, ma condotta più io alto. Detto. Id. NUOTATORI. 2081. Sterna nera — Sterna nigra, Linn. = Il teschio con sezione orizzontale. 1839. Alessandrini. 3052. Laro crepidato — Larus crepidatus, Gmel. = Le glandole sopracocigee, ossìa del groppone, nello spirilo, l.*' Novembre 1841. Doti. Ercolani. 3199. Laro canuto — Larus canus , Linn. =r Gli occhi interi di maschio adulto, nello spirito. Maggio 1842. Alessandrini. 3202. Id. Le glandole lagrimali rimosse dalla naturale po- sizione, e conservate nello spirito. In fondo al vaso vedonsi altre due laminette, che sembrano glandolari essendo formate di molti globoli^ od acini insieme uniti, trovate al di sopra dell'orlo orbitale superiore dal Dolt. Giacomelli nel pre- parare lo scheletro. Sembrerebbero gli analoghi delle glandole Meibomiane superiori, ma in mo- do insolito sviluppale. Dello. Id. 4063. Laro argentato — Larus glaucus , Benicken. = Te- sta di femmina dell'età di nove in dieci mesi, nella quale si è scoperto il cervello, nello spi- rilo. Febbrajo 1847. Dolt. Ercolani. 4091. Id. I piedi dello stesso individuo conservati a secco. 2044. Oca domestica — Anas Anser, Liou. = Teschio 44 CATALOGO DEL GABINETTO completo e maceralo, diviso perpendicolarmente pel centro nella direzione longitudinale per di- mostrare !a capacità e figura delie cavità encefa- lica e nasale. 1839. Alessandrini^ 2045. Id. Altro teschio simile con sezione orizzontale dalla fronte all'occipite. Detto. Id. 2046. IJ. Un terzo teschio con sezione verticale trasversa alla metà circa del cranio. Detto. Id. 874. Oca delle nevi — Anas hyperborea, Gmel. =: Le zampe preparate a secco. 1824. Id. 382. Anitra Cigno salvalico — Jnas Cygnus, Linn. = Una zampa preparata a secco. 1818. Dott. Notari. 4437. Anitra Cigno domestico — Anas Olor , Linn. = Spo- gliata la pelvi di tutte le parti molli sonosi la- sciati in luogo soltanto i principali tronchi si dei spinali che del gran simpatico. Posteriormen- te è slata asportala porzione delle ossa innomi- nale non che la parte annulare delle vertebre onde scoprire l' inclusa regione delia midolla spinale. Nello spirito. Maggio 1850. Dott. Giovanardi. 2777. Anitra Cesone — Anas boscas, Linn. = La testa nella quale, scoperto il cervello; sonosi prepa- rati nella naturale posizione le inserzioni dei nervi olfatorio, ottico e trigemini. Questa prepa- razione dimostra ancora la singolarissima strut- tura papillare dell'organo del gusto, nello spi- rito. Marzo 1841. Doli. Ercolani. 3809. Anitra doraeslica — Anas domestica. =. Porzione del gran simpatico preparato da un lato, in un coli' arteria vertebrale alla quale si associa. S»no preparali anche i nervi spinali che appartengono alla stessa regione, nello spirito. Marzo 1845. Doli. Giacomelli. 2068. Anitra cercedula — Anas querquedula , Linn. = Te- schio con sezione orizzontale al cranio dalla fronte attraverso il foro occipitale. 1839. AlessaodriDi. D ANATOMIA COMPARATA 45 2069. Id. Un secondo teschio con sezione verticale per lo lungo al centro, comprese anche le mascelle. Id. 2070. Id. Un terzo teschio con sezione verticale Irasversa al davanti del foro occipitale. Id. 255. Pellicano Onocrolalo — Pelicanus Onocrotalus, Linn. == Una zampa dissecata per dimostrare la mem- brana interdigitale. 1816. Dott. No tari. 256. Id. Un'ala cogli integumenti rovesciati, che dimo- stra r inserzione delle penne. Preparati e secco. Id. 475. Id. Porzione della membrana cornea che copre il becco, staccata e dissecata. 1818. Dott. Notari. 1194. Id. Gli occhi conservati interi nello spirito. 1839. Alessandrini. 1183. Cormorano maggiore — Pg/ecfl«M5 carho, Lìnn. = Gli occhi conservati interi nello spirito, detto. Id. 2412. Colimbo orecchiuto — Colymbus auritus , Bvìss. = Occhi con diverse sezioni. Marzo 1840. Id. RETTILI TESTUGGINI. 862. Testuggine caouana — Caretta Cephalo , Merrem. = Due teste di individui giovani, in una delle qua- li, portala via la parte superiore si dimostra in luogo il cervello aperto, non che in parte gli or- gani dell' olfato, e della vista. Da un lato si ve- dono aperti il vestibolo ed i canali semicircolari , non che l'andamento del meato uditivo, la ca- tena degli ossicini , e la membrana del timpano. Nell'altra testa, divisa perpendicolarmente al cen- tro pel lungo si dimostra la cavità con lenente il cervello, ed il passaggio dei nervi comunicanti col medesimo. Si vede pur anche porzione della cavità della bocca, ed il luogo in cui si apre 46 CATALOGO DEL GABINETTO nelle fauci la tuba dell' Eustacchio. Questa pre- parazione dimostra altresì il robusto muscolo che, nato dalla base del cranio, si inserisce nella regione cartilaginea della predetta tuba sulla quale porta la propria azione, nello spirito. 1824. Id. 851. Id. Cervello e porzione di midolla spinale fuori di luogo nel quale si dimostra chiaramente non sola il punto d'inserzione di tutti i nervi, ma pur anche i vasi arteriosi riempili mediante artificiale injezione con spirito di terebintina e cera colorita in rosso col cinabro , nello spirito. Dello. Id. 872. Id. Le glandole del Barderò tolte dalle orbite di un altro individuo di maggiore dimensione. In una, distrutto il tessuto celluioso, si mostra divisa nei molli lobi che la compongono, nello spirito. Det- to. Idem. 1455. Id. Mezzo teschio semimacerato nel quale si dimo- stra nella naturale posizione l'osso timpanico. 1834. Id. 605. Id. Porzione di comuni integumenti , conservala nel- lo spirilo, nella quale si vede la continuazione dell'epidermide colla sostanza cornea, non che il tessuto cellulo-fibroso denso interposto fra la pelle e l'ossea sostanza, nello spirito. 1821. Id. SAURII. 383. Cocodrillo del Nilo — Lacerta Crocodilus, Linn. = La pelle di piccolo individuo conservata nello spirito. 1818. Prof. Gandolfi. 1140. Id. Pezzi di pelle di vecchio individuo dissecati, e nei quali si dimostra il modo d'inserzione degli scudetti ossei , parecchi dei quali vedonsi del tutto isolati mediante la macerazione. 1828. Alessan- drini. d'anatomia comparata 47 1647. Id. Tre delle vescichette secernenli integumentali, tolte dalle regioni ascellari ed inguinali, e disse- cate. Dono dell' Eccellrào Sig. Dolt. Giuseppe Fer- lini, che ne fece incetta durante il suo lungo sog- giorno nel Senaar. 1836. 3803. Id. Scudetti integumentali rammolliti mediante la lun- ga macerazione nell'acido idroclorico debolissimo, potendone per tal modo meglio dimostrare l'in- tima tessitura, conservali nello spirito. Dicembre 1844. Alessandrini. 1277. Id. La lingua di individuo giovanissimo isolata e con- servata nello spirito. 1832. Dal Museo Zoologico dell'Università. 4179. Cocodrillo Luccio — Croc odi lus Lucius, Cuv.z=. Gli occhi di piccolo individuo, in uno dei quali si è scoperto del tutto il bulbo conservando soltanto la membrana nictitans,o terza palpebra coi pro- prii muscoli: nell'altro sì sono lasciate in luogo anche le palpebre esterne, e l'inserzione dei prin- cipali muscoli sì del bulbo, che delle palpebre, nello spirito. Ottobre 1847. Alessandrini. 4169. Id. Le membrane del timpano cui stanno uniti an- cora gli ossicini, a secco. Detto. Id. 1878. Id. La pelle del tronco e degli arti dello slesso in- dividuo, conservata nello spirito: vi è unita an- cora la maggior parte della mucosa palatina, la quale offre la regolare disposizione scagliosa che è propria anche della lingua. Detto. Id. 612. Lucertola volgare — Lacerta agilis, Linn. = Te- ste di individui adulti nelle quali si è scoperto il cervello, nello spirito. 1820. Id. 146. Camaleonte comune — Lacerta Chamoeleon , Gmeì. =:r Gli occhi conservati interi nello spirito. 1807. Dal Museo Zoologico. 612. Id. Testa nella quale si dimostra a nudo il cervello. Nello spirito. 1820. Alessandrini. 48 CATALOGO DEL GABINETTO 4277. Id. Due vetri sui quali sono dislese e dissecate por- zioni di cute e di cuticola. Luglio 1848. Id. 1277. Àmeiva — Lacerta Ameiva, Gmel. =: La lingua, la superficie libera della quale si vede coperta di minute scaglie regolarmente disposte, nello spi- rito. 1832. Dal Museo Zoologico. 4182. Iguana tubercolata — Iguana tuberculata , Laur. = Brani di pelle staccati dal tronco di un maschio adulto, nello spirito. Ottobre 1847. Doti. Ercolani. 4187. Id. Gli occhi dello stesso individuo: spogliato del tutto il bulbo della cellulosa, e dei muscoli pro- prii, si dimostrano aderenti soltanto alla pelle mediante la congiuntiva. Nello spirito. Detto. Ales- sandrini. OFIDII. 2625. Coluber atrovìrens = L'asse cerebro-spinale pre- parato in luogo in un grosso individuo, veduto per la faccia superiore, essendo stala asportata la volta del cranio e l'arco delle vertebre, nello spirito. Lo stesso vaso contiene ancora porzione di un altro individuo nel quale il cervello e parte della midolla spinale si dimostrano nella loro fac- cia inferiore. Settembre 1840. Dono del Sig. Prof. Luigi Calori. 511. Id. Porzione del tronco di individuo adulto nella quale staccata la cuticola, e sollevala la cute, si dimostrano i muscoli complicati inseriti nella me- desima, nello spirito. 1820. Alessandrini. 2006. Id. Porzione di pelle dissecata nella quale essendo passata l'arlificiale infezione, a cola e cera co- lorate, nel sistema sanguifero si vede una ele- gantissima rete vascolare regolarissima , che imita la disposizione in quinconce delle squame supe- d'anatomia comparata 49 riori, ed i paralellogrami degli scudi del ventre. In quasi' ulliraa regione una arteria centrale per- corre quasi tutta la lunghezza del corpo. 1834. Id. 2643. Id. Una seconda preparazione simile alla precedente, conservala pure a secco : dono del Sig. Prof. Luigi Calori. Maggio 1840. 4320. Coluber florulentiis, Geoff. — La pelle dissecata di quello slesso individuo del quale si conserva lo scheletro al N. 4315. Novembre 1848. 612. Vipera comune — Pelias berus , Linn. Bonap. = Teste conservale nello spirilo, nelle quali si è scoperto il cervello. 1820. Alessandrini. 3636. Id. L'intera pelle, compresa ancora quella della te- sta, con finissima infezione di color rosso al si- stema arterioso , conservata a secco. La stessa ta- voletta contiene ancora porzione di pelle dì altro individuo, colla stessa qualità di injezione, ma rovesciala e rotolala a foggia di tubo. Settembre 1840. Dono del Prof. Calori. 4321. Tortrix Scytale, Schlegel — Anguìs Scy tale, LìnQ. = La pelle mantenuta distesa, e dissecata. Di- cembre 1848. Alessandrini. 2849. Angue fragile — Anguis fragilis, Linn. =: Maschio adulto nel quale, stirati a sinistra dell'osserva- tore, i polmoni ed il tubo digerente, si vede a lato della colonna spinale il gran simpatico. Pre- parazione sulla quale il lodato Prof. Calori ha diraoslrato il detto nervo in questo offidiano ; par- tecipazione fatta a questa Accad. delle Scienze dell' Instiluto li 22 Aprile 1841, essendo poscia stata inserita la mem. colle relative tavole illu- strative nel tomo VII. pag. 115 dei Nuovi Com- mentari dell'Accademia stessa , nello spirito. Mag- gio 1841. N. Ann. Se, Natur. Sebie III. Tomo 5. 4 50 CATALOGO DEL GABINETTO BATRACINI 833. Rospo comune — Rana bufo, Linn. =: Femmina adulta nella quale si è preparalo in luogo l'asse cerebro-spinale. I tronchi nervosi diretti tanto al- l'arto anteriore quanto al posteriore vedonsi pre- parati nel lato sinistro. Inarcata in alto la spina, ed abbassati i visceri sonosi esposti alla vista i grossi rami nervosi, che, nati dal gran simpati- co, e dai tronchi dei nervi spinali si dirigono in copia ai visceri chilopojetici. Dallo stesso lato si- nistro si è ancora scoperta ed isolata la serie con- tinuata degli ossicini dell'udito, sottoponendovi una laminetla cornea di color fosco. Nello spirito. 1823. Alessandrini. 3814. Rana comune — Rana aesculenta. Lina. ^ Por- zione di pelle dissecata, nella quale si dimostra finamente injettato con materia di color rosso il sistema dei vasi sanguiferi. Marzo 1845. Doti. Giacomelli. PESCI CONDROPTERIGI. 267. Raza — Raja = La testa di specie non determinata nella quale è preparato d'ambo i lati l'organo dell'udito, nello spirito. 1816. Dott. Notari. 2519. Torpedine del Galvani — Torpedo Galvanii, Ris- so 1= Il cervello, e parte della midolla spinale preparali nella naturale posizione in un piccolo individuo. Dal lato destro sonosi asportate tutte le parti, compresa porzione della teca cartilaginea del cranio, e della colonna vertebrale, onde si d'anatomia comparata 51 vedano più dislìntamente i nervi comunicanti col- le diverse regioni del cervello, e delle parti superiori della midolla. Dalia parte opposta si dimostrano i tronchi nervosi immersi nella sostan- za dell'organo elettrico interamente scoperto nella regione superiore; nella inferiore poi vi sono an- cora aderenti gli integumenti , asportato però tutto l'arco cartilagineo che circonda il predetto orga- no, e sostiene i raggi della vasta pinna pettorale, nello spirito. Maggio 1840. Alessandrini. 2521. Id. Una femmina del peso di una libbra ed once cinque boi. nella quale sonosi preparati nella na- turale posizione gli organi elettrici, coi nervi sui medesimi diramati, lasciata intatta la parete ad- dominale, tolta soltanto la pelle onde si vedano i muscoli. Detto. Id. {sarà continuato) VOCABOLARIO DEI SINONIMI CLiSSICl DELL' ORNITOLOGIA EUROPEI (Continuazione , vedi Ser. HI. T. IV. pag. 386.) Stella, Charlet. v. Otis Tetrax, Lino. Stella Avis, Aldrov. v. Otis Tetrax, Linn. Stellarla, Bp. v. Stelleria, Bonap. Stellarla Dispar^ Bonap. v. Stelleria Dispar, Bonap. Stelleria , Bonap. Cat. gen. 232. Anas Pallas, Sparm. , Grael., Lath., Temm. Eniconetta, Gr. £3 VOCABOLARIO Harelda, Bl. e L. Macropus, Nati. Polystica, Eyton. Slellaria, Bonap. list. gen. 281. Stelleria Dispar, Bonap. Cat. sp. 457. Anas Beringi , Lalh. Anas Dispar, Sparm.^ Gmel., Temm., Lath. Anas Stelleri, Pallas, Schl. Eniconelta Stelleri, G. R. Gray. Harelda Stelleri , K. e Bl. Polysticla Stelleri , Eyton. Stellarla Dispar, Bonap. list. sp. Eur. 418. Stercorarius, Briss. v. Catarracla, Bay. Stercorarius, Briss. v. Lestris, 111. Stercorarius Catarractes, Vieill. v. Catarracla Skua , Brum. Stercorarius Longicaudatus, Briss. v. Lestris Parasitica, K. e Bl. Stercorarius Striatus, Briss. v. Lestris Pomaria, Temm. Sterna, Linn., Bonap. etc. Hirundo, Bay., Will. , Sibb. , Linn., Rzac. Larus, Marsil., Gesner. Thalassea, Kaup. Sterna, Linn. v. Anous, Leach. Sterna, Moni. v. Gelochelidon , Brehm. Sterna, Linn. v. Kydrochelidon , Boie. Sterna, Lalh. v. Sylochelidoa, Brehm. Sterna, Gmel. v. Thalasseus, Boie. Sterna Affinis, Horsf. v. Gelochelidon Anglica, Brehm. Sterna Affinis Riipp. v. Thalasseus Affinis, Bonap. Sterna Africana. Gmel. v. Thalasseus Cantiacus, Boie. Sterna Anglica, Moni. v. Gelochelidon Anglica, Brehm. Sterna Anglica, Temm. v. Sterna Macrura, Naum. Sterna Arabica, Ehremb. v. Gelochelidon Anglica, Brehm. Sterna Arabica, Ehremb. v. Thalasseus Affinis, Bonap. Sterna Aranea, Vieill. v. Gelochelidon Anglica, Brehm. D'ORNITOLOCfA EUROPEA 63 Sterna Argentala, Brehm. v. Sterna Macrura, Naurn. Sterna Atricapilla, Brìss. v. Hydrochelidon Leucoplera, Boie. Sterna Boysii, Lath. v. Thalasseus Canliacus, Boie. Sterna Boysii var. B. Lalh. v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap. Sterna Broiine, v. Ruffinus, Briss. Sterna Brachyiarsa , Grab. v. Sterna Macrura , Nanni. Sterna Canescens, Mez. v. Thalasseus Cantiacus, Boie. Sterna Canliaca , Gmel. v. Thalasseus Canliacus, Boie. Sterna Caspia, Lalh. v. Sylochelidon Caspia, Brehm. Sterna cauda cuniformi, corpore nigro fronte albicanti, v. Anous Slolidus, Gray. Sterna Cayana , Lalh. v. Sylochelidon Caspia, Brehm. Sterna Cinerea, Briss. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie. Sterna Colunibina , Schrank. v. Thalasseus Canliacus, Boie. Sterna Dougalli , Temm. v. Sterna Paradisea, Brum. Sterna Douglasi, Moni. v. Sterna Paradisea, Brum. Sterna Fissipes, Linn. v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap. Sterna Fissipes, Pallas. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie. Sterna Fhiviatilìs, Naum. v. Sterna Hirundo, Linn. Sterna Hirundo , Linn., Bonap., Temm., Ranz. , Savi, Grael. , Ben., Schl.^ Bew. ,Durazzo, Risso, Cresp. , Cara eie. Hirundo Marina, Willugh. , Ray., Sìbb. , Lìqd. Sysl. Nat., Rzac. Hirundo Marina Major, Rzac. Larus Albicans , Marsil. Larus Minor, Gesner. Sterna Fiuviatilis, Naum. Sterna Major, Briss. Sterna Marina, Ray. , Eyton. , Will. Sterna Turneri, Will. , Ray. , Sibb. , Klein. , Rzac. Sterna vel Strina, Gesner. Ranzani è nell'idea che la S. Hirundo non dif- ferisca dalla Sterna Paradisea. 54 VOCABOLARIO Sterna Hirundo , Renz. v. Sterna Paradisea , Bruni. Sterna Hirundo, Faber. v. Sterna Macrura, Naum. Sterna Hybrida, Pallas. v. Hydrochelidon Hybiida, Bonap. Sterna Leucoparcia, Kaup. v. Hydrochelidon Hybrida, Bp. Sterna Leucoplera, Temm. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie. Sterna Macrura, Naum., Bonap. Cat. sp. 483. Schl, Sterna Arclica , Temm. , Savi , Bonap. list. sp. Europ. 446., Eylon, Durazzo, Jengus^ Sel- by. 5 Gould. Sterna argentata, Brebm. Sterna Brachytarsa? Graba. Sterna Hirundo, Faber, Sterna Nitzchii? Kaup. Temrainck considera come sinonimi della S. Ma- crura la Brachytarsa e la Nitzchii, però il Principe Bonaparte considera quale specie di- stinta quella di Kaup. Sterna Marina, Bay. v. Sterna Hirundo, Linn. Sterna Major, Briss. v. Sterna Hirundo, Linn. Sterna Media, Horsf. v. Gelochelidon Anglica, Brehm. Sterna Media, Horsf. v. Thalasseus Affinis, Bonap* Sterna Media, dorso fusco, ventre, uropygio et fronte al- bidis, Brown. v. Puffinus Cinereus, Steph. Sterna Megarhyncha, Meyer. v. Sylochelidon Caspia, Brehm. Sterna Melapoleucos, S. G. Grael. v. Hydrochelidon Mi- nuta, Bonap. Sterna Minor, Briss. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap. Sterna Minuta, Linn. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap. Sterna Naevia, Briss. v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap. Sterna Naevia, Linn. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie. Sterna Nebilosa, Sparm. v. Thalasseus Caniiacus, Boie. Sterna Nigra, Linn. v. Hydrochelidon Leucoptera, Boie. Sterna Nigra, Linn. v. Hydrochelidon Minuta, Boie. Sterna Nigra, Auct. v. HydrochelidoD Fissipes, Bonap. d'ornitologia europea 55 Slerna Nitzchii, Kaup. Bonap. Cai. sp. 484. Secondo Schlegel è specie dubbiosa. Sterna Nitzschii, Kaup. v. Sterna Macrura, Naum. Sterna Obscura, Grael v. Hydrochelidon Fissipes, Bonap. Sterna Obscura, Gniel. v. Hydrochelidon Leucoplera, Boie. Slerna Paradisea, Brun. , Bonap., Schl. Slerna Dougalli, Temm. , Savi, Eyion, Ben., Bonap. list. sp. Eur. 446., Durazzo, Cresp. Slerna Douglas!, Moni., Bzac, Kaup. Sterna Hirundo, Renz. Thalassea Douglasi, Kaup. Sterna Paradisea, v. Slerna Hirundo, Linn. Sterna Parva, Penn. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap. Sterna Philippina, Lalh. v. Anous Stolidus, Gray. Sterna Plumbea, Wils. v. Hydrochelidon Leucoplera, Boie. Slerna rectricibus maximis nigrìs^, Linn. v. Lestris Para- sitica, K. e BI. Sterna Stolida, Linn. v. Anous Stolidus, Gray. Sterna Striata, Gmel. v. Thalasseus Cantiacus, Boie. Sterna Slubberica, Ott. v. Gelochelidon Anglica, Brehra. Sterna Slubberica, Otto. v. Thalasseus Cantiacus, Boie. Sterna Turneri, Will. v. Sterna Hirundo, Linn. Sterna vel Strina, Gesn. v. Slerna Hirundo, Linn. Slerna velox Riippell, Bonap. Gal. sp. 485. Schlegel non ammette questa specie come Eu- ropea. Slernula, Boie. v. Hydrochelidon, Boie. Slernula Minuta, Boie. v. Hydrochelidon Minuta, Bonap. Slreparola, Bonap. v. Sylvia, Lalh. Slreparola Conspicillala, Bonap. v. Sylvia Conspicillata, Marsil. Streperà , Briss. v. Chaulelasmus, Gray. Streperà, Briss. v. Chaulelasmus Slreperus, Gray. Slrepsilas, IH. , Bonap., Temm., Ranz., Savi, Less., Leach., Steph. , Eyton, Vig., Ben., Durazzo, Risso, Cresp. eie. 56 TOGABOLABIO Arenaria, Vieill. , Briss. Charadrius, Gmel., Pallas. Cinclus, Mochr. , Gray. Morinclla, Mey. , Nils. Tringa, Linn. , Gmel., Lalh. Strepsilas Collaris, Temm. v. Strepsilas Interpres, III. Arenaria Cinerea, Briss. Arenaria Interpres, Vieill. Charadrius Cinclus, Pallas. Cinclus Morinellus, Gr. Librazinus Brevirostris, Cupani. Morinella Collaris, Mey., Nils. Strepsilas Collaris, Temm., Ranz. , Ben., Less., Risso, Cresp. etc. ^ Strepsilas Interpres, Schl. Strepsilas Melanocephala , Vig. Tringa Interpres, Linn., Lath. , Gmel. Tringa Liltorea, Gmel. Tringa Morinella , Linn. , Gmel. Giovine che non ha compito l'anno. Strepsilas Interpres, Schl. v. Strepsilas Collaris, Temm. Strepsilas Melanocephala , Vig. v. Strepsilas Interpres, Schl. Strigiceps, Bonap. v. Circus, Briss. Strigiceps Cineraceus, Bonap. v. Circus Cineraceus, Montag. Strigiceps Pallidus, Bonap. v. Circus Swainsoni, Smith. Strigiceps Pygargus, Bonap. v. Circus Cyaneus, Bechst. Slrix, Linn., Bp,, Ranz. , Temm., Sav. , Less., Cuv. , Ben., Duraz.', Risso, Cresp. Noctua , Friscb. Otus, Rzac. Surnia* Dumont. Tuidara, Mar. Ulula , Klein. , Schw. , Gesn. , Rzac. , Barr. Strix, Temm. v. Athene, Boie. Slrix degli Autori, v. Bubo, Cuv. d'ornitologia europea 67 Strix, Linn. v. Glaucidium, Boie. Strix degli Autori , v. Nyctale , Brebm. Strix, Linn. v. Nyctea, Sleph. Strix, degli Autori, v. Olus, Cuv. Strix, degli Autori, v. Plynx, Blight. Strix, Linn. v. Scops , Sav. Strix, Lath. v. Surnia, Dura. Strix, degli Autori, v. Syrnium , Sav. Strix, degli Autori, v. Ulula, Cuv. Strix Acanica, Linn. v. Glaucidiura Passerinum, Boie. Strix Accadiensis, Lath. v. Glaucidinm Passerinum, Boie. Strix Accipitrina;, Pallas. v. Athene Noctua, Boie. Strix Accipitrina, Pallas. v. Otus Arachyotus, Boie. Strix Agolius, Pallas. v. Otus Brachyoius, Boie. Strix Alba, Grael. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Alba var. Sepp. v. Strix Flammea, Linn. Strix Aluco, Linn. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Arctica, Sparm. v. Otus Brachyoius, Boie. Strix Ascalaphus, Temm. v. Bubo Ascalaphus, Savig. Strix Barbata, Pallas. v. Syrnium Cinereus, Bonap. Strix Brachyotus, Linn. v. Olus Brachyoius, Boie. Strix Brachyra , Nils. v. Otus Brachaolus , Boie. Strix Bubo, Linn. v. Bubo Maximus, Sibb. Strix Bubo Alheniensis, Gmel. v. Bubo Maximus, Sibb. Strix Candida, Lath. v. Nyctea Candida, Bonap. Strix capite aurilo, corpore Rufo; Linn. v. Bubo Maxi- mus, Sibb. Strix capite aurito pennis Sex, Linn. v. Otus Vulgaris, Flemm. Strix capile laevi, corpore fusco, remigibus albis macu- lis, quinque ordinura , Linn. v. Alhene No- ctua , Boie. Strix capile laevi, corpore luteo, Linn. v. Strix Flammea , Linn. Strix Carniolica, Lina. v. Scops Zorca, Bonap. 58 TOCABOLARIO Slrix Cinerea, Gmel. v. Syrniurn Cinereus, Bonap. Strix Cinerea, Willugh., Ray., v. Syrniurn Aluco, Boie. Slrix Dasypus, Bechsl. v. Nyclale Turnerea, Bonap. Slrix Flammea, Lino., Bonap., Savi , Teram. , Ranz., Ey- lon, Wills., Ben., Durazzo. , Risso, Cresp. eie. Muco Minor, Aldrov. , Jonst. Noclua Guttala, Friscb. Otus Tiirneri, Rzac. Slrix Albo var. Sepp. Strix capite laevi, corpore luteo, Faun. Saec. Linn. N. 49. Strix Gavanica, Gmel., Wurmb. , Horsf. , Lesson fa una domanda se questa è una varietà della S. Flammea. Strix Pralincola, Bonap. Tuidara Brasilensis, Maregr. Ulula Aluco Aldrovandi, Klein. Ulula Cinerea raaculis ferrugineis ditulis, Barr. Ulula Flammea, Cuv. Ulula Flarameala, Schw. , Gesn. , Rzac. Slr Str Str Slr Str Slr Slr Str Slr Str Slr Str Slr Slr Slr X Funerea, Frisch. v. Alhene Noctua, Boie. X Funerea, Linn. v. Nyclale Funerea, Bonap. X Funerea, Lath. v. Surina Ulula, Bonap. X Gavanica, Gmel. v. Slrix Flammea, Linn. X Gin, Lath. v. Scops Zorca, Bonap. X Hudsonia, Linn. v. Surnia Ulula, Bonap. X Lapponica, Sparm. v. Syrniurn Cinereus, Bonap. X Lilurala, Relz. v. Ptynx Uralense, Bl. X Macrocephala, Meisner. v. Ptynx Uralense, Bl. X Macrura, Nalt. v. Ptynx Uralense, Bl. X Naevia, Daud. v. Nyclea Candida, Bonap. X Nebulosa, Linn. v. Ulula Nebulosa, Cuv. X Nisoria, Meyer. v. Surina Ulula, Bonap. X Nivea, Thurberg. v. Nyclea Candida, Bonap. X Nociua, Relz. v. Athene Noclua, Boie. d'ornitologia europea 69 Strix Noclua , Tengm. v. Nyclale Funerea , Bonap. Strix Noclua, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Noctua Meridionalis, Sebi. v. Atbene Noclua, Boie. Slrix Nudipes, Nils. v. Alhene Noctua, Boie. Strix Nudipes, Nils. v. Glaucidium Passerinum, Boie. Slrix Nyclea, Linn. v. Nyclea Candida, Bonap. Slrix Palustris, Seimess. v. Olus Brachyotus , Boie. Strix Passerina, Temm. v. Alhene Noctua, Boie. Strix Passerina, Linn. v. Glaucidium Passerinum, Boie. Strix Passerina, Pallas. v. Nyctale Funerea, Bonap. Slrix Pralincola, Bonap. v. Slrix Flammea, Linn. Strix Pusilla, Daud. v. Glaucidium Passerinum, Boie. Slrix Pygmea, Bechst. v. Glaucidium Passerinum, Boie. Strix Olus, Linn. v. Olus Vulgaris, Flemm. Strix Bufa, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Scandiaca, Linn. v. Bubo Maximus, Sibb. Strix Scops, degli Autori, v. Scops Zorca, Bonap. Slrix Soloniensis, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Stridula, Nov. Ad. Acad. Suec. v. Olus Brachyo- tus, Boie. Strix Stridula, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Stridulala, Linn. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Sylvestris, Gmel. v. Syrnium Aluco, Boie. Strix Tengmalmi , Grael. v. Nyctale Funerea, Bonap. Strix Tengmalmi, var. Lath. v. Glaucidium Passerinum, Boie. Strix Tripennis, Schr. v. Olus Brachyotus, Boie. Slrix Ulula, Linn. cur. Grael. v. Olus Brachyotus, Boie. Slrix Ulula, Linn. v. Surnia Ulula, Bonap. Slrix Uralensis, Pallas. v. Plynx Uralense , Bl. Slrix Zorca, Linn. v. Scops Zorca, Bonap. Slrobilophaga , Vieill. v. Corythus, Cuv. Slrobilophaga Enuclealor, Vieill. v. Corythus Enuclea- tor, Cuv. Slroparola, Schw. v. Anihus, Bechst. 60 VOCABOtARlO Slroparola, Schw. v. Antluis Cempestris, Mey. Slropai'ola, Jonst. v. Calamoherpe, Boie. Slroparola, Aldrov. v. Sylvia, Lalh. Slroparola Altera, Jonst. v. Calamoherpe Arundinacea , Boie. Slroparola Vulgo, Aldrov. v. Sylvia Cinerea, Bonap. Struthio ex China, Klein, v. Balearica Pavonica, Vig. Strulhus, Boie, Ronap. Emberiza, Linn. , Gmel. , Terara. , Wils. Fringilla, Mill., Forst., Linn. Horlulanus , Briss. Niphaea, Andub. Strulhus, Boie. v. Fringilla, Linn. Strulhus Hyeinalis, Bonap. Emberiza Hyemalis, Linn., Gmel., Temm. Emberiza Nivalis, Wills. Fringilla Hudsonia, Mill., Forst. Fringilla Hyemalis, Linn., Schlegel non l' am- mette come specie Europea. Horlulanus Nivalis Niger , Briss. Sturnus, Linn., Bonap. ed Autori. Slurnus, Linn. v. Accentor , Bechst. Sturnus, Aldrov. v. Acridolheres , Ranz. Slurnus, Linn. cur. Gmel. v. Cinclus, Bechst. Sturnus Albus, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Sturnus Alter, Jonst. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Slurnus Candidus, Schw. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Slurnus capile albo, Aldrov. v. Slurnus Vulgaris, Linn. Slurnus Cinclus, Linn. cur. Gmel. v. Cinclus Acquaticus, Bechst. Sturnus Cinereus, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Slurnus Cinereus Jonstoni, Barr. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Slurnus Collaris, Scop. v. Accentor Alpinus, Bechst. Sturnus Leucocephalus, Briss. v. Slurnus Vulgaris, Lino, D ' ornitologia'europea 61 Sturnas Leucomelas, Briss. v. Sturnus Vulgaris, Lino. Sturnus Marinns, Aldrov. v. Acridolheres Roseus, Ranz. Sturnus Maritanicus, Lath. v. Accentor Alpinus, Bechsl. Sturnus Maritanus, Lino. v. Accentor Alpinus, Bechst. Sturnus Niger, pectore albo^ Lina. v. Cinclus Aqualicus^ Bechsl. Sturnus Pratorura Vulgaris, Klein, v. Sturnus Vulgaris, Linn. Sturnus Pullus Jonstoni , Barr. v. Sturnus Vulgaris , Linn. Sturnus Roseus, Scop. v. Acridotheres Roseus, Ranz. Sturnus Tertius, Jonst. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Sturnus Unicolor, Marmora, Bonap., Savi, Terara.,GouId., Ranz<, Less. , Ben., Risso, etc Sturnus Vulgaris Unicolor, Schl. Sturnus Varius, Wolf. v. Sturnus Vulgaris, Linn. Sturnus Vulgaris , Linn. , Bonap. , Aldrov. , Temm. , Ranz. , Savi, Schl. , Less., Lath., Vieill. , Roux. , Nils., Briss. , Willugh., Ray. , Ben., Du- razzo. Risso, Cresp. , Cara, Drum. etc. Sturnus Albus, var. B. Briss., Aldrov., Will. Sturnus Alter , Jonst. Sturnus Candidus, var. Schw. Sturnus capite albo var., Aldrov. Sturnus Cinereus var. D. Briss., Aldrov., Charlet. Sturnus Cinereus Jonstoni var. Barr. Sturnus Leucocephalus var. C. Briss. Sturnus Leucomelas, var. B. Briss. Sturnus Pratorum Vulgaris, Klein. Sturnus Pullus Jonstoni, Barr. Ornith. Sturnus Tertius, Jonst. Sturnus Varius, Wolf. e May. Sturnus Vulgaris Uniculor , Schl. v. Sturnus Unicolor Mar- mora, Bonap. Subbuteo, Rzac. v. Circus, Briss. Subbuleo, Gesner. v. Circus Cyaneus, Bechst. 62 VOCABOLARIO Subbuleo , Jonsl. v. Falco , Linn. Subbuteo Bellonii, Aldrov. v. Falco Subbuleo, Linn. Subbuleo si ve Hypolriorchis ^ Jonsl. v. Falco Subbuteo, Linn. Subbuteo Turneri, Rzac. v. Cinclus Cyaneus, Bechst. Sula , Briss. , Bonap. , Temra. , Ranz. , Lacep. , Less- , Mey. , Eylon, Raj., Will. Anser, Ray., Will., Gesn. , Aldrov., Jonsl. Dypsorus, 111. Graculus, Mochr. Morus, Vieill. Sula Alba, Mey. v. Sula Bassana, Briss. Sula Bassana, Briss., Bp. , Temm. , Lacep. , Eyton , SchL Anser Bassanus, Ray., Will., Gesner., Aldrov., Jonsl. Graculus, Mocbr. Morus Bassanus, Vieill. Pelecanus Bassanus, Gmel., Linn. var. B. Lath., Bewick. Pelecanus Maculalus, Gmel. Pelecanus Punctatus? Sparm. Plancus, Anser Bassanus, Klein. Plancus Congener Anseri Bassano, Klein. Siila Alba, Mey., Ranz., Temm., Less. Siila Boleri, Rzac, Will. Sula Major, Briss. Sula Melanura, Temm. Sula Hoieri, Rzac. v. Sula Bassana, Briss. Sula Major, Briss. v. Sula Bassana, Briss. Sula Melanura, Temm. v. Siila Bassana, Briss. Surnia, Dum. , Bonap., Cuv., Less., Boie. Slrix, Lath., Lino., Nils., GraeL, Meyer. Surnia j Bonap. v. Athene, Boie. Surnia, Selby. v. Nyclea, Steph. Surnia, Boie. v. Ptynx, Blighl. d'ornitologia europea €3 Surnia, Dum. v. Strix^ LinD. Surnia Funerea, Dura. v. Surnia Ulula, Bonap. Surnia Hudsonia, Boia. v. Surnia Ulula, Bonap. Surnia Noctua, Bonap. v. A.lhene Noctua, Boie. Surnia Noctua, var. MiihI. v. Athene Noctua, Boie. Surnia Nyctea, Selby. v. Noctua Candida, Bonap. Surnia Ulula, Bonap. Strix Funerea, Latb. , Linn., Gmel. , Sdii. Strix Hudsonia, Linn., Gmel. Strix Nisoria, Mey. Strix Ulula , Linn., Nils. Surnia Funerea, Dura., Bonap. Surnia Hudsonia, Boie. Surnia Uralense, Boie. v. Ptynx Uralense, Bl. Sylbeocyclus , Bonap. v. Podiceps , Lath. Sylbeocyclus Minor, Bonap. v. Podiceps Minor, Lalh. Sylochelidon , Brehm., Bonap., Durazzo. Hydroprogne^ Kaup. Nelopus, Wagl. Sterna^ Lath., Mey., Pallas, Tenam. , Ranz., Savi, Eyton, Bonap. Specchio Comp. , Cresp. Thalasseus, Boie. Sylochelidon Caspia, Brehm., Bonap., Durazzo. Sterna Caspia , Lath. , Pallas , Ranz. , Temm. , Savi, Schl.,Eylon, Bonap. Specchio Comp., Cresp. etc. Sterna Megarhyncha, Mexer. Thalasseus Caspius, Boie. Temrainck Man. d'Ornith. parte 2.* pag. 734. osserva ohe l' uccello indicato col nome di Sterna Caspia Sparm. è sinonimo della Ster- na Cayana, Lath. Sylvia, Lalh. , Bonap. , Cuv., Vieill., Temm., Ranz., Less., Savi, Wolf., Mayer, Gmel., Roux, Bechst. Curruca, Bechst., Briss. , Eyton, Risso. 64 VOCABOLARIO Ficedula, Raj, Barr. , Will. LusciDia , Klein. Motacìlla, Linn., Barr., Pallas, Gmel. Parus, Briss., Rzac. Passer, Rzac. Stroparola, Bonap., Aldrov. Sylvia, Lalh. v. Accenlor, Bechst. Sylvia, Bechst. v. Adophoneus, Kaop. Sylvia, Temm. v. Agrobates, Sw. . Sylvia, Lath. v. Anthus, Bechst. Sylvia, Klein, v. Budytes, Cuv. Sylvia, Klein, v. Bulalis; Boie. Sylvia, V. Calamodyta, Bonap. Sylvia, Mey. v. Calamoherpe, Boie. Sylvia, Marmerà, v. Cellia, Bonap. Sylvia, Temni. v. Cislicola, Less. Sylvia, Lalh. V. Curruca, Briss. Sylvia, Lalh. v. Cyanecula , Brehm. Sylvia, Lalh. v. Hypolais, Brehm. Sylvia, Licht. v. Iduna, K. e Bl. Sylvia, Mey. v. Lusciniopsis, Bonap. Sylvia, Lalh. v. Meliogophilus, Leach. ^ Sylvia, Lalh. v. Molacilla, Linn. Sylvia, Lalh. v. Muscicapa, Linn. Sylvia, Savi. v. Petrocincla, Vigors. Sylvia, Savi. v. Petrocossydhus , Boie. Sylvia, Bechst. v. Philomela, Briss. Sylvia, v. Phylopneusle, Meyer. Sylvia , Lalh. v. Pralincola , Kaup. Sylvia, Lath. v. Pyrophlalma, Bonap. Sylvia, V. Regulus , Ray. Sylvia, Lalh. v. Riibecula, Briss. Sylvia, Lath. v. Rulicilla, Ray. Sylvia, Lalh. v. Saxicola, Bechst. Sylvia , Lath. Troglodiles , Viei'il. d'ornitologia europea me presa nella Svezia, Schlegel però non r ammette come formante parte del Cat. Or- nit. Europeo. {sarà continuato) RfOTA SOPRA DM SISGOIARE MOSTRUOSITÀ DI DM RAZZA DEL DOTTOR F. DE FILIPPI Professore di Zoologia nella Università di Torino. V egregio Sig. Gaetano Cara , Direttore del R. Museo di Cagliari , al cui zelo , al cui disinteresse deve quello stabilimento una moltitudine di oggetti preziosi raccolti nell'isola, mi ha veramente sorpreso in mostrarmi uno strano pesce da esso acquistato per quella collezione zoo- logica, nel quale si trovano riuniti ai generali caratteri delle Razze, altri non solo proprj , ma così eccezionali, da lasciar lungo tempo sospeso il giudizio intorno alla precisa sua determinazione (Vedi Tav. II.). N. Ann. Se. Natur. Sesie III. Tomo 5. 5 66 nOSTRUOSITÌ Ciò che maggiormente colpisce in questo individuo, risiede nelle pinne pettorali non congiunte col capo, e nella posizione delle fenditure branchiali, quattro delle quali assai aperte e distinte sono poste ai lati del collo, come negli Squali, mentre la quinta quasi impercettibile, è collocata sulla faccia inferiore del corpo. Il capo è assai grosso, ed offre alla sua parte dorsale, nel mezzo del contorno del fronte una piccola verruca. Tutti gli altri caratteri si accordano talmente con quelli di una Pastinaca ( Trygon), che stimando inutile affatto il qui singolarmente enunciarli, mi limito a confermare il detto con un'esatta figura rappresentante il pesce dalla sua faccia ventrale. Resta ora il problema intorno al valore da accordarsi ai caratteri mentovati siccome proprj di questo individuo, e che lo distaccano non solo dalle vere e normali Pasti- nache, ma da lutti i Rajidi. Certamente, obbedendo alla prima impressione, sarebbe da giudicarsi esso siccome for- mante il tipo di un genere nuovissimo, anzi di una fami- glia intiera intermedia alle due degli Squalidi e de' Rajidi. Per tale opinione propendeva realmente il Sig. Cara, die- tro l'assicurazione avuta dai pescatori d'altri individui con forme precisamente uguali , tratti dalle profondità del mare presso Cagliari. Ma d' altra parte que' caratteri così ecce- zionali si trovano associati ad altri troppo precisi ed in maggior numero, non solo rivelanti una Pastinaca in ge- nere, ma in ispecialità la Pastinaca comune ( T'ry^on pasfj- naca): di maniera che non v' ha dubbio doversi l'indi- viduo che forma oggetto della presente nota considerare come una mostruosità della specie anzidetta. Una recente memoria sui cambiamenti morfologici delle Torpedini pubblicata dal Sig. Leukart di Gottinga (ora professore a Giessen) (1) non solo mi autorizza a confer- ei) Zeìtsckri/ft filr wissenschaftliche Zoologie von v. Siehold und Koelliher. Voi. 2. pag. 254. DI VRA BAZZA 67 tuarmi su questa opinione , ma a determinare più spe- cialmente [il genere a cui appartiene questo mostro. Il Sig. Leuckart infatti ha osservato che nell'embrione delle Torpedini le pinne pettorali sono da principio libere, spor- genti alio innanzi verso il capo, come per comprenderlo iu mezzo, poscia rapidamente conquesto si saldano. Que- sti embrioni hanno inoltre la porzione frontale prolunga- ta, come nelle Razze propriamente delle {Raja Laevìraja), del quale prolungamento si avrebbe un residuo nella ver- ruca frontale della nostra pastinaca. Dietro tali dati sa- rebbe questa da considerarsi come un individuo in cui si sono conservati permanenti le forme transitorie dell'em- brione. È una mostruosità che troverebbe posto nelle clas- sificazioni teratologiche, accanto alla spina bifida, al lab- bro leporino, ed a molle altre anomalie di sirail natura, che rappresentano condizioni normali e transitorie dell' or- ganismo in corso di formazione. Se questa interpretazione è giusta, potremo anche da essa arguire i cambiamenli di forma che hanno luogo nelle Pastinache durante la loro vita embrionale, cambiamenti che finora non ci sono conosciuti per alcuna osservazione diretta. Infatti si può dire, anche per l'analogia co' fatti riscontrali del Sig. Leuckart nelle Torpedini, che da prin- cipio le Razze in genere, e quindi anche le Pastinache, avendo le pinne pettorali libere hanno una rassomiglianza cogli Squali, che perdono subito col successivo salda- mento delle slesse pinne al collo ed al capo. Appena av- venuto questo saldanienio, resta ancora agli embrioni delle Pastinache e delle Torpedini una sporgenza frontale, de- stinata essa pure a sparire col tempo, ma che frattanto ricorda quella che deve restare permanente e normale nelle Razze genuine {Raja Laevìraja). Da ciò si deduce che l'organismo de' Rajidi rappresenta uno slato più avanzato che non quello degli Squalidi ; e fra i primi le Torpedini ^e le Pastinache devono ancora precedere nel sistema le 68 MOSTRUOSITÀ DI UNA RAZZA Razze propriamente dette. Né questa disposizione sistema* tica fondata sopra i dati delle condizioni embrionali in questi pesci , può correre pericolo d' esser contradetta. Per tutti gli altri e più importanti caratteri dell'organizzazione i Rajidi e gli Squalidi sono talmente stretti in gruppo na- turale, che non si saprebbe altrimenti con quali di essi dar principio alla serie, con quali chiuderla. Bisogna per altro nell'uso di questo criterio, come da qualunque al- tro che si voglia prendere isolatamente , andar molto cauti. Ed infatti esso fu qualche volta male applicato, perfino da' zoologi di primo ordine. La sola analogia fra lo sche- letro cartilagineo permanente de' selacj , e quello pari- menti in origine di sola cartilagine ne' pesci ossei, ha po- tuto indurre alcuni naturalisti, e lo stesso Cuvìer a consi- derare i Selacj come di rango inferiore ai pesci ossei stes- si. Altri dal confronto dei Ganoidi eteroceri (cioè col lo- bo superiore della coda prolungato), cogli embrioni de' Salmonidi, che parimenti sono eteroceri ne' primordi del loro sviluppo, si valgono di questa circostanza per con- siderare eziandio i Ganoidi come inferiori ai pesci ossei. È evidente che in tali casi si è troppo sacrificato ad una idea preconcetta, tanto che non fu tenuto calcolo del com- plesso degli altri caratteri, e particolarmente di quelli im- portantissimi del sistema nervoso , pei quali così i Selacj, come i Ganoidi, sono decisamente più avanzati nello svi- luppo che non i pesci ossei. Da ciò nacque il medesimo inconveniente come se taluno pensasse a disporre nel si- stema zoologico i carnivori ed i quadrumani dopo le ba- lene, per la sola considerazione della presenza de' denti nelle mascelle, che nelle Balene è un carattere embrionale e transitorio, mentre è in carattere permanente per tutta la vita De' cani, nelle scimmie, nell'uomo stesso. ^Annali Serie 3/ T: V. Tav: Il ^^-^^=^^^<2^ C^a^ 'il dis. Lit: uaspari 69 CENNO SIJLIA TI'LIGDEBTA DI CETTI (Lacerta (Podarcis) tiliguerla, Gmel.) DEL PROF. F. DE FILIPPI Fra le moltissime specie che Gmelin ha adottate senza critica neir arricchire l'ultima edizione del Systema na- turae, v'è la liliguerta di Sardegna, che Getti nell'aureo suo libro, dopo il semplice confronto col ramarro comune (di cui, al pari che d'ogni altra specie di Incerta, manca quell'isola) aveva indicata come specie nuova e distinta. Posteriormente gli autori che trattarono degli animali della nostra Penisola, e fra essi il Prof. Gene (1) ed il Principe di Canino (2), cercarono mostrare come la tiliguerla non debba per nulla separarsi specificamente dalla volgare In- certa de' muri. Io pure non aveva potuto piegarmi ad al- tra sentenza, esaminando gli esemplari conservati nell'al- cool, che dalla Sardegna avea recati al Museo Torinese l'illustre mio antecessore. Dovetti però mutare avviso al- lorquando ebbi ad osservare le liliguerte vive tanto comu- ni lungo le siepi presso Cagliari, e potei paragonarle con altre Incerte di Piemonte, di Liguria, di Toscana, di Na- poli. La tiliguerta è una specie da ristabilirsi ne' catalo- ghi sistematici, se non che, lungi dall'essere esclusiva alla Sardegna, è comune per tutta Italia. Già il Sig. de Selys Longschamps (3) accennò all'esistenza di una specie (1) Memorie della Reale Accademia delle Scienze di Torino, 1.* Serte. Voi. 36. (2) Iconografia della Fauna italica. (3) Faune Belge eie. pag. 174. 70 CERNO SULLA TILIGUERTA di Incerta da distinguersi dalla comune Incerta de' muri, colla quale rimase fin qui confusa, frequente ne' contorni di Torino; e propose di chiamar questa nuova specie o col nome di Lacerta sericea, o con quello di L. tiliguerta, a flne di utilizzare due vecchi nomi rimasi! senza appli- cazione. Questa nuova specie è realmente la tiliguerta, che nella valle del Po vive in compagnia della lucerta de' muri, ma nell'Italia meridionale e nelle grandi isole di Sardegna e di Sicilia, trovasi sola, mentre per Io contra- rio al di là delle Alpi manca affatto, e lascia alla lucerta de' muri il dominio esclusivo. In verità non havvi altro carattere esterno per distin- guere queste due specie cotanto affini fuori del colore del fondo sul dorso che è verde nella tiliguerta, bruno nella lucerta de' muri: invano io ho cercalo una differenza co- stante nella proporzione delle varie parli del corpo, nel numero e nella disposizione delle squamme o de' pori fe- morali. Ma quest'unico carattere desunto dal colore, non è frivolo e leggiero , come sembrerebbe in apparenza. Esso è ne' rettili in così stretto rapporto col genere di vita e colla stagione da meritare la maggior fiducia. D'altronde nella pluralità dei casi i caratteri esterni sui quali è fon- data in zoologia la distinzione delle specie non sono che caratteri empirici, servono cioè come mezzi per riconoscere le diversità specifiche, non per fondarle. Il color verde del fondo del dorso che è un contrasegno della tiliguerta in paragone della comune lucerta de' muri , indica un sog- giorno assai più campestre, ciò che viene confermato e- ziandio dall'esame de' suoi costumi. Presso Torino la ti- liguerta è comune specialmente nelle campagne arenose di Cambiano, dove si trova pure frequentissima la lucerta de' muri; ed io mi sono preso sovente il divertimento di osservar comparativamente i costumi dell'una e dell'altra. Non ho potuto verificare ciò che asserisce il Sig. de Selys Longschamps sulla maggior sensibilità pel fischio della DI CETtl 71 tìligaerta, ma costanlemenle ho avuto la miglior prova della reale differenza specifica di queste due lucerle nella loro repulsione vicendevole. Vivono esse, per così espri- mermi, nel medesimo paese, ma non mai sotto il mede- simo tetto. La tiliguerta non si rifugia nei muri. Ben so- vente sulle strade o ne' campi lungo i muri de' giardini, trovai frammisti indivìdui delle due specie, ricreantisi ai raggi del sole; davanti ai miei passi fuggivano per due opposte direzioni, a costo anche di lunghi giri di cammi- no, la lucerla comune ai muri, la tiliguerta alle siepi. La costante differenza del colore unito alla diversità de' co- stumi, sotto la medesima influenza di clima, sono titoli che depongono in favore di una reale diversità specifica di queste due lucerle, ben più che se fossero disgiunti dalla barriera delle Alpi, come accade di altre specie dubbiose, e per esempio^ del passero domestico e del passero ci- salpino. ««^©SìSJ@B'®?>^ 72 Applicazione dell' Elettricità allo studio de- gli ANIMALI microscopici DEI SIGNORI MaSSON E Ad. FociLLON , professori al Liceo Louis-le-Grand. ( Revue et Magasin de Zoologie N. 150. ) Da lungo tempo il Sig. Masson, professore di Fisica al Liceo Louis-le-Grand ^ SlVQì ■^emdXo che lo studio degli animali microscopici poteva trovare qualche utile soccorso nell' impiego delle diverse proprietà elettriche. Al comin- ciar del novembre del 1849, mi comunicò le sue idee su questo soggetto, e, conforme le sue viste, intraprendem- mo, nei troppo brevi istanti che ci lasciano le cure del- l'insegnamento, alcune esperienze sull'illuminamento del microscopio per la luce elettrica in nuove condizioni e con una mira speciale. Queste esperienze ci aveano già dato alcuni risultati che noi seguiremo, quando pensai che una delle grandi difficoltà che cerchiamo a combattere, quella mobilità prodigiosa di certi animali o di certe parti sotto il microscopio, potrebbe senza dubbio essere annul- lata istantaneamente da una specie di colpo di fulmine che, a un momento dato e a piacere dell'osservatore, saetterebbe, per così dire, questi esseri sempre in moto e li inchioderebbe sotto l'occhio del niicrografo. La mia idea fu sul momento compresa ed eseguita dal mio abile collaboratore. Disponemmo sopra una lamina di vetro due foglie di stagno tagliate in punta. Queste due punte poste in faccia l'una all'altra, non lasciavano fra loro che un breve intervallo sul quale disponemmo la goccia d' infu- sione. Una sottile lamina di vetro posta sulla gocciola APPIIGAZIORB DELL* SLETTRIGItX 73 compì la disposizione del nostro oggetto. Ei fa posto sotto il microscopio } l'una delle foglie di stagno fu messa in comunicazione con un conduttore della macchina elettrica, e l'altra col suolo. Tutto così preparato, uno di noi si mise al microscopio , 1' altro fece girare la macchina. Col- r occhio posto sull'oculare, teneva colla mano destra il conduttore della macchina, e così stabiliva una comuni- cazione che impediva alla scintilla di passare per le foglie di stagno. Nel momento in cui scorsi un animale passare fra le due punte , lasciai il conduttore ; la scintilla prese il cammino delle foglie di stagno, e istantaneamente l'ani- male fulminato rimase sul luogo. Ci fu facile allora di stu- diarne tutte le parti, senza che i suoi movimenti si faces- sero illusione veruna; noi potemmo così fissare un'ani- male in una posizione determinata; infine fu impossibile a qualunque di questi esseri microscopici di fuggirci. L'elettricità, rapida come il baleno, lo fermava sul mo- mento e lo dava immobile alle nostre investigazioni. Per completare l'idea che può farsi dei servigi che aspettar deesi da questo nuovo processo, bisogna aggiungere le osservazioni seguenti: Certi animali, come i Monadari , sono sempre fulminati senza alcuna deformazione; altri, molli e contrattili , si deformano quando la scintilla , troppo debole, lascia loro una specie d'agonia. Qui bisogna fare alcune prove onde giungere a proporzionare la forza della scintilla con quella degli animali che si vogliono osservare. Quando si è ottenuto così il cadavere d'uno di questi es- seri infinitamente piccoli, si può facilmente disegnarlo alla camera oscura; tutte le sue parti immobilizzate com- presevi i cigli vibratili, offrono allora contorni netti e precisi. Di più , per mezzo di lievi oscillazioni impresse alla lamina sottile di vetro, si fa girare il cadavere in modo da scorgerlo volta per volta sotto tutti gli aspetti. Per questo modo abbiamo potuto in poco tempo consta- tare diversi punti dell'anatomia degl'infusori, quali sonor 74 APMiCAZioNE dell' elettricitX la disposizione in un budello {jeniculato e terminato in ceco fondo, senza veruna dilatazione e appendice del ca- nale digestivo di diverse Verticellina; l'esistenza d'una cavila viscerale abbastanza completa in questi medesimi animali; l'esistenza pure d'una vera organizzazione poliga- strica differente, in questi dettagli, da quella data da Ehren- berg, ma molto analoga, pel suo piano generale, nello Spirostomum virens', infine l'analogia completa dell'orga- nizzazione dei Vibrioni della colla di pasta cogli Ascaridi, per lo studio di tutti gli apparecchi, e sopratutto del si- stema nervoso e degli organi generatori. Queste vaghe in- dicazioni faranno comprendere che abbastanza noi abbiamo sperimentato per essere sicuri dell'efficacia del nostro pro- cesso, senz'aver avuto la comodità di ottenere risultati abbastanza controlati fra loro per formularli diversamente che in termini generali. Avvi ancora un altro punto di vista sotto il quale si deve guardare le nostre esperienze, e che io non posso dispensarmi d'indicare; è il punto di vista fisiologico. E curioso il vedere 1' elettricità agire su questi esseri si tenui e sì piccoli, come agisce sopra gli animali più elevati, e con una rapidità che non lascia dubbio alcuno sul!' ana- logia completa della forza nervosa , qualunque sia la sua sede negl'infusori, con quella degli altri animali. Ma questo non è tutto, la naturale conseguenza di questi fatti era che quegli infusori che non sono veramente animali doveano presentare altre proprietà, e l'esperienza ce r ha mostrato. Nella grande famiglia delle lìacillaria d'Ehrenberg, esiste un certo numero d'esseri che, privi di moti parziali, presentano nuUadimeno moti di trasla- zione generale ben constatabili. Nelle Navicelle si finisce, col vedere gli organi minutissimi di questa locomozione, ina nelle vere Bacillarie non si è potuto vederli ,6 le for- me dell'essere, ben differenti da quelle delle Navicelle , annunziano una affatto diversa organizzazione. Abbiamo in- APPiiCAZioNB dell' eiettrtcitX 76 Fatti provato che la scintilla elettrica non ha alcuna azione sui movimenti delle vere Bacillarie, mentre che ferma istantaneamente quelli delle Navicelle. V' è dunque per noi in questo un mezzo di porre un limite piìi preciso, fra gli animali inferiori e i vegetabili; perchè credo che si possa decidere , da questo solo, che le iVavjcc/Ze apparten- gono ancora al regno animale, mentre che le Bacillarie entrano nel regno vegetale. Tali sono i primi risultati d'esperienze recentissime, da cui uno studio più lungo e più profondo trarrà certa- mente ben miglior partito , ma che noi non abbiamo vo- luto più ritardare di far conoscere ai zoologi micrografì. AMIISI DELIE ACOUE DEI MEDITERRAJfEO DEL SIGNOR UZIGLIO (Vlnstitut N. 843. pag. 69) Il conoscere la composizione dell'acqua dell'Oceano e dei mari interni è un fatto che interessa grandemente la geologia, in causa dell' importanza di queste grandi masse liquide nella storia fisica del globo. Non minore interesse presenta per la chimica e per l'industria, potendosi met- tere a profitto i sali che queste contengono. Riusciran quindi gradite le analisi dell' acque del Mediterraneo, che il Sig. Uziglio ha dovuto rifare non avendo i chimici, che l'hanno preceduto in questo lavoro, valutato con bastante precisione le proporzioni di potassa e di soda che esse tengono in dissoluzione. Il Sig. Uziglio ha scritto diverse memorie su questo 76 ANALISI DELLE ACQUE arg[oroento , e il Sig. Marcello de Serres ne facera all' Ac- cademia di Montpellier il rapporto 3 che appunto noi ora presentiamo ai nostri Lettori. > La composizione dell' acqua del Mediterraneo non può essere paragonata a quella dell'Oceano, poiché esso è circoscritto in un bacino ristretto e chiuso , e perchè quiudi presenta un grado maggiore di concentrazione. In- fatti la salsedine dei mari sembra essere mantenuta dai 8ali che le acque continentali continuamente vi trascinano e dalle sostanze solubili che le acque minerali vi dever- sano durante il loro corso. Perciò le acque dei mari sono generalmente più salate vicino alle coste che nel mezzo. Per un'altra parte, le acque minerali, particolarmente le sorgenti salate hanno la maggior analogia di composizione con quella delle acque marine. » Secondo il Sig. Uziglio , le principali sostanze con- tenute nel Mediterraneo sono gli acidi cloridrico, bromi- drico, solforico e carbonico. I Signori Figuier e Mialhe hanno indicalo di pili nell'Oceano l'acido fosforico, di cui hanno trovate traccie combinate colla magnesia. In quanto alle basi, il Sig. Uziglio vi ha osservato la potassa, la soda, la magnesia, la calce, l'ossido di ferro, alle quali bisogna aggiungere l'ossido di manganese per l'Oceano. 11 più nolo degli elementi delle acque del mare , il cloro , vi è pure il più abbondante; infatti 100 gramme d'acqua del Mediterraneo ne contengono 28'". ,0468 e soltanto Og'-,0432 di bromo che accompagna a un incirca costantemente il primo di questi metalloidi. L'uno e l'altro vi sembrano combinati coi metalli alcalini^ il sodio e il potassio. Non si concepirebbe come, all'origine della formazione della terra, il cloro trovandosi in presenza delle sostanze me- talliche pelle quali ha la più grande affinità non si sia com- binato con esse, come ha fatto l'ossigeno, se non si fa- cesse attenzione alla grande massa di quest'ultimo, com- parativamente al cloro. È infatti posteriormente all'epoca DEL nEDlTERBAKEO 77 delhL formazione dei numerosi silicati che compongono la massa del globo, che l'ossigeno, e l'idrogeno, il cloro e il sodio hanno costituito la base dell'Oceano, e più tardi ancora, che i due ultimi elementi, riunendosi, hanno composto alcune porzioni degli strati terrestri. » 11 punto più importante dei lavori del Sig. Uziglio sulla composizione dell'acqua del Mediterraneo, è la di- mostrazione della quantità di potassa eh' essa racchiude. Secondo le sue analisi questa quantità monterebbe a Og''-, 0320 o soltanto 0S''.,265 di potassio sopra 100 gr. Cosi l'estrazione di questa sostanza non è possibile che per la concentrazione che subiscono le acque del mare prima che incomincino i depositi che ne contengono delle traccie. Malgrado questa piccola quantità, il Sig. Uziglio presume che, poco, la potassa estratta dall'Oceano o dal Mediter- raneo prenderà il posto del prodotto della lisciviazione delle ceneri dei vegetabili , come la soda artificiale estratta dal sale marino è stata sostituita da molto tempo con van- taggio a quella che Iraevasi dalle piante marine. Allorché si riflette alla petrificazione delle conchiglie, che ha luogo in seno ai mari attuali; si è poco sorpresi che la proporzione della calce vi sia doppia di quella della potassa. Infatti, 100 gr. d'acqua del Mediterraneo con- tengono Os''',623 di calce; proporzione che è ancora più grande nell'Oceano, secondo i Signori Figuier e Mialhe. Il carbonato esiste in assai grande quantità nel Mediter- raneo, per formare importanti masse di calcare conchi- glifero analoghe a quelle dei terreni terziari, infine per sostitursi a quello che componeva le conchiglie nel loro primo stato. Questa nuova materia calcare produce vere petrificazioni analoghe a quelle che si sono operale nei tempi geologici. » Il cloruro di sodio esiste in 100 grammo d'acque del mediterraneo per 2g''.,9124, cioè a un incirca per 3 centesimi. Dopo questo sale , il più abbondante nelle acque 78 ANALISI DELLE ACQUE marine, si può citare il cloruro di magnesia, che fi»pra 100 gramme vi si trova per Og''-,3219j mentre che i sol- fati di magnesia e di calce non vi entrano, il primo, che per Os''.,2477, e il secondo che per Ost-,\3B7. » Dietro i grandi depositi di solfato di calce che la concentrazione dell' acqua del Mediterraneo lascia precipi- tare sul suolo delle paludi salifere, supporrebbesi che que- sto suolo dovesse trovarsi in maggiore quantità. Se l'ana- lisi non ve Io dimostra in proporzione maggiore, non bi- sogna perdere di vista che sovente rinuovansi le acque- madri delle saline. Si concepisce quindi che alla fine d'un certo spazio di tempo, come questo sale possa formare considerabili depositi. » I vegetabili e gli animali contengono notabili pro- porzioni di iodio, e nondimeno le analisi le più recenti non ne indicano né nell'Oceano, né nel Mediterraneo. Nondimeno non si può inferirne clje questi esseri debbano affatto formarlo da loro, poiché la natura non ne ha loro dato il potere. Bisogna soltanto che gli organi assorbenti dei vegetabili e degli animali siano più delicati e più per- fetti dei nostri mezzi d' analisi più perfezionati. Ma la causa che impedisce di dimostrarvi la presenza dell'iodio dipende dalla quantità di bromo che trovasi nel tempo slesso nelle acque dei mari. Infatti lo iodio cessa di mostrarsi in un liquido di cui 10 centimetri cubici contengono più di 0S'"-,06 di bromuro, per 0g'".,0002. Puossi ad arbitrio rendere pos- sibile od impossibile la colorazione turchina dell'amido, aggiungendo in parecchie volle, in un liquido, dell'ioduro o del bromuro. Non si potrà dunque riconoscere lo iodio e valutarne la dose nelle acque dei mari, che allorché sa- remo giunti a sbarazzare queste acque dai corpi che nuo- cono alle reazioni , e per conseguenza alla manifestazione di questo metalloide. » In una seconda memoria, il Sig. Uziglio ha esami- nato i risultati dell'evaporazione dell'acqua del Mediter- DEL MEDITERRAINEO 79 raneo a differenti gradi dell' areometro, e della sua analisi infine a diversi gradi di temperatura. Egli ha dato il ri- sultato delle sue esperienze sulla deposizione dei sali, in confronto coli' andainenlo del termometro e dell'areome- tro, in quadri che non son suscettibili d' analisi , e la cui utilità non può punto esser compresa da quelli il cui scopo è di profittare per quanto è possibile, sotto il rapporto industriale, dei sali contenuti nelle acque dei mari. Ma, sollecitiamo a dirlo, i risultati ottenuti, confrontati gli uni cogli altri, sono in generale poco distanti, e per con- seguenza poco differenti. » 11 Sig. Uziglio ha fatto conoscere, in un quadro che sarebbe a desiderarsi più esteso, quale è la diversità dei depositi salini ottenuti a differenti densità. Questo qua- dro curiosissimo, sarà certamente consultato con frutto da quelli che s' applicano all' industria. I quadri che lo pre- cedono provano che l'andamento dell'evaporazione con- tinua delle acque nelle saline è identica fino alla densità di 25 gradi. Quest' identità si sostiene sufficientemente bene fino a 30^ 3 ma oltre, e sopratulto accostandosi a 35°, le differenze fra il giorno e la notte complicano il fenomeno, al punto che sul suolo non si ottengono che dei miscugli variabilissimi di sai marino con del solfato di magnesia e di cloruro di magnesio. » I risultali dell'evaporazione sono ancora più varia- bili allorché si oltrepassano 25 gradi. I miscugli dei sali che si depongono provano numerose differenze nella loro composizione, senza che si possa stabilire nessuna previ- sione sul risultato dei precipitali. Questi conlengaiio dei precipitali i quali contengono da 0,5 a 1,17 del loro peso di potassa. Sovente accade che questa sostanza si Irovi in depositi formati sotto acque la cui densità non è che di 34 a 35 gradi; questi depositi provengono da una va- riazione nella decomposizione delle acque e 1' osservazione eo6Ì espressa non può essere considerala come cumplcU, 80 ANALISI DELLE ACQ. DEL ISEDIT. » Nella memoria stessa del Sig. Uziglio potranno ve- dersi gli effetti che la temperatura esercita sulla solubilità dei salij perchè pochi ve ne sono che, come il cloruro di sodio, siano così solubili a freddo come a caldo. Que- st'oggetto non è meno importante di quelli sui quali ci siamo estesi, ma come non è punto suscettibile d'analisi, non diremo di più su questo argomento. Alcune Osservazioni Anatomico-Fisiologiche su- gl'Insetti in generale j, ed in particolare sui Bombice del Gelso, del Prof. De-Filippi. (Annali della R. Accad. d* Agricoltura di Torino Voi V.) Questo lavoro è diviso in tre parti : delle trachee e del tessuto adiposo; del sistema digerente; dei pretesi infu- sori del sangue. Daremo di ognuna di esse un breve cenno. 1.*^ Delle trachee e del tessuto adiposo. Le trachee del Baco da seta sono formate di tre strati. Il primo o interno che si comipone dì chitina t devesi con- siderare come una continuazione degli integumenti, e nelle varie mute di questo si distacca e si cambia. Su questo primo strato ravvoigonsi, le spire ravvicinate del filo ela- stico : tanto esso che la membrana che lo sostiene sono inataccabili dalla potassa caustica. Il terzo strato o esterno è una membranella sottile e diafana, senza particolare strut- tura, e al contrario delle due prime, intieramente solu- bile nella potassa caustica , al quale carattere si conosce una dello combinazioni di proteina. Fra il fìlo spirale e OSSERV. ANATOUIGO-FISIOLOGIGBE 81 l'inviluppo esterno, non essendo essi sovrapposti ma di- I scosti tutt' air ingiro, rimane uno spazio, dal Blancbard detto intermembramilare o peritraeheale. In questo spazio I secondo la nuova teoria del predetto Sìg. Blanchard , cir- i colerebbe il sangue , di maniera che questo fluido sarebbe contenuto in veri vasij in ciascuno di questi poi, esistendo, come abbiamo veduto, a guisa di un'asse una trachea, l'aria ed il sangue circolerebbero sempre accompagnati fin nelle più minute diramazioni delle trachee stesse. Fra poco vedremo il valore di questa teoria , che quantunque seducente non ha però mancato d'avere forti oppositori. Lo spazio peritraeheale è occupato da poco liquido affatto incoloro e non circolante, e da una moltitudine di corpuscoli in forma d'otricelli, aderenti alla membrauella indicata.. Il Blanchard e il Newport considerano questi corpiciuoli come globuli sanguigni, il Meyer all'incontro come nuclei delle cellule primitive delle trachee. Sono essi d'ordinario ovali 5 contengono una sostanza traspa- rente sparsa di minuti granuli, e sono distribuiti presso a poco ad eguali distanze l' un dall' altro. Queste cellule vengono dal Prof. De-Filippi distinte col nome di cellule peritoneali, od anche per la loro posizione peritracheali . Ma quale è 1' uffìzio di queste cellule peritoneali ? Se non si può precisare il loro uffìzio , si può però accertare che esse non funzionano che negl'insetti allo stato di larva, trovandosi allora nel loro inaggior grado di sviluppo, mentre verso la fine dello stalo di crisalide vengono queste cel- lule, per la enorme dilatazione dei tubi tracheali in causa della grande quantità d'aria ammessavi, fortemente com- presse, quasi spariscono lasciando solo qua e là pochissi- mo distinti ed impiccioliti i loro nuclei. Il tessuto adiposo viene formato da una moltitudine di lobi, composti di una sottilissima membranella anista , che forma il sacco entro cui stanno i globuli dei grasso. In questo sacco penetra un ramo tracheale che nelle larve N. Ann. Se. Natur. Serie. III. Tomo 5. f> 82 OSS. ANAT. FISIOL. è assai piccolo, ma visibile e assai dilatato nell'insetto compito. La suddetta membranella non è già un inviluppo proprio dei lobi adiposi, ma è la stessa che forma l'in viluppo esterno delle trachee; in una parola è la mem- brana peritoneale. I granuli, i globuli di varie sorta, formatisi nello spazio peritracheale possono passare ed anzi passano nella torrente della circolazione : ma per qual via essi ciò fac- ciano tuttora è ignoto, probabilmente per lo scoppio della membrana ; ma il contrario non ha luogo. Se lo spazio peritracheale del Blanchard realmente esiste non è poi vero, che vi si trovino dei globuli di sangue: almeno per quante accurate indagini abbia fatto 1' Autore nostro non gli è mai riuscito di vederne. Contro l' asserzione del Blan- chard medesimo il Prof, di Torino dice che l'inviluppo ester- no accompagna soltanto quelle porzioni di tronchi e di rami tracheali che trovansi nella cavità generale e non già fin nelle più minute diramazioni, poiché questa mem- brana scompare quando quei rami si gettano su di un vi- scere. In questo caso forse la membranella anzidetta ab- bandona la trachea, per aderire alla superficie esterna del viscere slesso, comportandosi per tal modo come il peritoneo coi visceri addominali degli animali superiori. L'ipotesi adunque della circolazione peritracheale an- dando a cadere conviene quindi nuovamente ammettere come sistema vascolare il solo unico e semplice vaso pul- sante dorsale. Sembra poi che 1' aria rinchiusa nelle tra- chee non possa avere un'azione diretta sul sangue imbi- bito dei tessuti che ne' soli visceri , cioè la dove , come si è osservato, le trachee penetrano e si diramano spo- glie del loro terzo inviluppo. Da ultimo convien far nota- re ì rapporti grandissimi che esistono fra la funzione re- spiratoria e il nulrimento|negl' insetti. Nei primordi della loro esistenza quando cioè assai languida è la loro respi- razione, si formano quelle grandi masse pinguedinose che, OSS. ANAT. FISTOt. 83 ricoperte dai soli strati tegumentali, inviluppano princi- palmente gli organi della nutrizione e sono causa della rotondità, mollezza e volume relativamente maggiore delle larve} ma quando, col compire la loro ultima metamor- fosi e toccare l'ultimo stadio della loro vita, vivacissima si fa in loro la respirazione ben presto sarebbero essi con- sunti se la provvida natura non avesse destinala tutta l'età precedente ad accumulare nel loro corpo tal copia di ma- teriali combustibili da poter supplire alle esigenze delle energiche loro funzioni. 2.** Del sistema digerente. 11 tubo membranoso che incomincia alla bocca del bombice, forma la membrana interna dell'esofago. Questo canale è di grosse pareti , e prima di giungere al ventri- colo presenta un'enorme sacco formato d'una tenuissima membranella e costantemente teso da aria. Gli entomo- logi chiamarono questo sacco ventricolo succhiante^ sup- ponendo, che col dilatarsi che esso fa, e col rarefarsi dell'aria per questo dilatamento nel suo interno, venga aspirato per la proboscide il liquore di cui va in cerca la farfalla. Ma il mostrare che questo non è il vero uffìzio del predetto sacco, e che il nome quindi di ventricolo succhiante male gli si addice, è cura primaria del nostro Autore in questa seconda parte del suo lavoro. Affinchè questa opinione potesse dirsi fondata sarebbe necessario il riconoscere una comunicazione diretta fra il sacco d'aria e r esofago : ora per acuratissime preparazioni e colla pili minuta ispezione anatomica, è giunto il Prof. De-Fi- lippi a scoprire non essere il sacco d' aria che un grande rigonfiamento del solo esterno inviluppo dell'esofago, e non avere perciò comunicazione alcuna diretta coli' esofago stesso. L'aria di questa vescica non avendo né ingresso né egresso libero peli' esofago, non può essere aria prò- 84 OSS. ANAT. FISIOL. venuta per via di deglutizione, e quindi non può essere che aria secreta , o derivata direttamente dai vasi tracheali che distribuisconsi sulle pareti dello stomaco , ed in par- ticolare sul suo fondo. Lasciata adunque la denominazione di ventricolo siicchiante come non conciliabile col suo mec- canismo Ei lo chiama semplicemente sacco d' an'a , o vescica aerea. L'esofago al suo sbocco nello stomaco, è circondato da un ammasso di ghiandolette, analoghe alle salivali, penetrato da molte trachee. Lo stomaco o ventricolo chi- lifico degli autori è posto fra l'inserzione di queste ghian- dole e Io sbocco dei vasi di Malpigbi, Le pareti dello stomaco sono grosse e formate di tre strati: esternamente di libre longitudinali, poscia di fibre circolari traverse, e per ultimo d'un epitelio pavimentale. Quest'interna su- perficie, è come vellutata e sparsa di lobuli adiposi e di ghiandole a guisa di sacchetti pieni internamente di cel- lule nucleate : sì gli uni che gli altri sono muniti nell' in- terno d'una trachea , che comportasi in modo da simulare un condotto escretore. Ài lati dello stomaco verso la parte sua superiore sono due piccoli ammassi d'uno splendido rosso ranciato meravigliosi a vedersi. Somma è la loro delicatezza, scom- ponendoli il solo tocco di un pennello 3 il De Filippi ha scoperto essere essi costituiti di globuli sferici , tutti d' egual diametro , risultanti come da un grosso nucleo trasparente di colore giallo ranciato pallido , inviluppato da una so- stanza di colore ranciat», e posti in serie lineari entro tubuli circonvoluti formati da una membranella sottile e anista. Evidentemente questi organi sono ghiandole, e l'Au- tore le crede destinate a secernere l'umore col quale làj farfalla corrode il bozzolo e si pratica l'uscita. A cre- der questo Egli è stato indotto dal colore della macchiai lasciata sul bozzolo stesso dalla farfalla che lo ha perfo-j rato, e dal non trovar segno alcuno di queste glandolo j OSS. ANAT. FISIOL. 86 nella Liparis dispar, nel Cossus ligniperda e nella Sphynx nerii, insetti tutti che non tessono un vero bozzolo. Al ventricolo propriamente detto segue l' intestino te- nue della struttura stessa dello stomaco. I reni o vasi di Malpighi , un tempo canali biliari, sono sottili e cilindri- ci , e scendono in circonvoluzioni numerose ed intricate quasi per inviluppare il tubo intestinale, insieme ai lobi adiposi. L'intestino tenue sbocca dopo alcune inflessioni in un ampio sacco detto cieco, depositandovi le sue se- crezioni, e quelle dei reni sotto forma di un liquido ros- sastro torbido per una grande quantità di corpuscoli nuo- tanti a guisa d' infusori, e per l'acido urico che, essendo insolubile , forma un sedimento bianco roseo. Questo mi- scuglio escremevtizio viene espulso con molta forza dalla farfalla appena si è levata dalla capsula, e questo forse per essere formata la parte del cieco d' un intreccio di fibre muscolari. A questo sacco potrebbesi benissimo ap- porre il nome di vescica orinaria, avendone la struttura e r uffìzio. Fra queste fibre trovansi sparsi un gran numero di corpuscoli che al microscopio si presentano come grandi cellule , il cui contenuto risulta da una moltitudine di al- tre piccole cellule con sostanza granulare all' interno, di- sposte attorno ad un grosso nucleo centrale, nel cui mez- zo non vedesi che una macchietta a forma di croce. Que- sti organi problematici non sono al dire del nostro Ana- tomico che glandole, il cui foro escretore sarebbe la mac- chietta centrale a croce. Da ultimo fa notare una condizione anatomica di molta rilevanza. Nella farfalla del baco da seta abbiamo veduto essere lo stomaco tappezzato da una moltitudine di folli- coli glandulosi, e i vasi di Malpighi tubi regolarmente cilindrici: nella Sphynx nerii succede il contrario, cioè lo stomaco è privo di follicoli , e i vasi malpighiani invece ne sono forniti. Le stesse circostanze trovansi in altri or- 86 OSS. ANAT. FISIOL. dini d'iasetti; inollre frai follicoli dello stomaco e quelli dei reni esiste grande analogia di struttura. 3.° Dei pretesi infusorii del sangue. Tutto questo terzo capo viene consacrato all'esame delia teoria del Sig. Guérin-Méneville sulla formazione del Calcino o Muscardiria nei bachi da seta. Di questa teoria si è già, dato un sunto in questi nostri Annali nel Tomo IV. di questa Serie pag. 165; sarà ora interessante il co- noscere a quali opposizioni , ed osservazioni vada sogget- ta per gli studi del Ch. Prof. De-Filippi. Se ben rammentasi abbiam detto trovarsi nel liquido torbido rossastro del grande cieco del bombice e nella ge- neralità delle farfalle, corpuscoli nuotanti che a prima fronte hanno l'aspetto d'infusori; ciò che diciamo del cieco dicasi degli altri tessuti. Quantunque questo fenome- no fosse conosciuto dai naturalisti non era però avuto in gran conto, finché il Sig. Guérin-Méneville non gli diede maggior rilievo, facendolo base ad un'ipotesi sulla genesi del tanto funesto calcino. Ei riguarda infatti questi cor- puscoli quali animaletti viventi, e dall' averli osservati nel sangue del filugello in certe condizioni morbose, dà loro il nome di ematozoidi. Per sopra più ei vuole che detti corpuscoli non solo si trovino nel sangue ma che si producano nell'interno dei suoi globuli, e che non solo abbiano correlazione col calcino, ma che ne sian causa, convertendosi ognuno di questi animaletti a poco a poco in talli di Botnjlis. Sarebbero questi adunque esseri orga- nici aninìali per un periodo della loro vita, piante in un altro! Ipolesi già altre volte in voga, ma pur sempre az- zardosa e ripugnante. Tali corpicciuoli microscopici sono tutti omogenei, senza cigli e prolungamento caudale, di forma sferica o subovale, pellucidi o opachi. Il loro moto è oscillatorio» OSS. ANAT. FISIOL. Sf non molto vivace , e come di reciproca attrazione e ri- pulsione; perdurano in esso finché trovinsi nel liquido, riprendendola però qualora dopo l'esiccazione vengano riumettati anche dopo tempo notabile. Se questi fenomeni ci ridestano alla mente quelli del rotifero , non però devesi col Sig. Guérin trovare differen- za fra questo movimento e il così detto moto broovniano o molecolare che presentano alcune sostanze vegetabili e mi- nerali: poiché per quanto possa variare la loro forma e il sito di loro provenienza, il processo causale del feno- meno è sempre il medesimo, il loro movimento è pura- mente molecolare, e di questo moto abbiamo un esempio di perfetta rassomiglianza in quello che in molti casi pre- sentano i granuli di pigmento tolti dalle loro cellule. Se a questi corpuscoli non conviene la denominazione di animali, neppure quella di corpuscoli del sangue po- trebbesi loro dare , non trovandosi essi esclusivamente in questo liquido, ma ancora, e con frequenza assaissimo maggiore nei tessuti sia delle larve come delle farfalle ; nelle prime però solamente come prodotto morboso, nelle seconde come prodotto normale e costante. — In quanto all'origine loro, può stabilirsi, dice il Sig. De Filippi, con qualche sicurezza, 1.^ non formarsi essi che nell'in- terno delle cellule dei tessuti per un' alterazione del con- tenuto ; 2.** esser la loro produzione in ragione diretta della quantità d'aria messa a contatto dei tessuti stessi, tanto più abbondante quindi, quanto più normalmente s'accosta l'insetto (la respirazione in esso facendosi al- lora come si è detto più energica che mai) alla fine della sua carriera vitale, e più che in ogni altra parte sulle pareti della vescica aerea. La formazione di questi granuli nelle larve sarebbe uno stato morboso prodotto da troppo fervida ossigena- zione, malattia in perfetto antagonismo con quella detta giallume non proveniente che dalla formazione del grasso 88 OSS. AN\T. FISIOL. nelle cellule peritracheali in causa di una soverchiamente tarda respirazione. Una stessa larva può essere affetta nello stesso tempo da ambedue queste malattie ; ma da ciò non inferirassi esser false le suddette loro spiegazioni , qualora si faccia attenzione alle origini separate dei varii cespiti di trachee destinate all' introduzione dell' aria nel corpo degl' insetti. Restava ancora ad esaminare quest' asserzione del Na- turalista francese « la produzione dei detti corpicciuoli , e quella della muffa calcinica o Botrytis bassiana sono due fenomeni collegati » ma il nostro Autore non si è trovato ancora in circostanze favorevoli di ciò fare non essendosi potuto procurare, nel tempo che faceva queste osserva- zioni anatomico-fisiologiche , dei bachi in principio di muscardina, né essendo riuscito a produrre artificialmen- te questo morbo in quelli che allevava nel suo gabinetto. Vogliamo sperare che Ei non vorrà privarci di que- sti ultimi risultali, e non lasciar così incompleto questo suo lavoro per tanti titoli commendevole. Alla Memoria vanno unite tre tavole in litografìa, che ci mostrano le preparazioni su cui fondava il nostro Autore le sue asserzioni. A. C. ^^^Q^^s» 89 CONSPECTUS SISTEMATO! HERPETOIOGIAE ET AMPHIBIOIOGIAE CAROLI LUCIANI BONAPARTE Edilio altera reformata. 1860. CLASSIS III. REPTILIA. Sectio I. Rbizodonta. Or do 1. Dinosaurii (Megalosauria). Fossil. 1. IGDANODONTIDAE. 1. Iguanodontina . . Fossil. 1. Eur. Spe 2. Megalosauridae. 2. Magalosaurina . . 3. Hylaeosaurina . • 12. 1. 3. Geosauridae. FossU. 4. Geosaurina. . . . 20. 34. Ordo IL Ornithosaurii {Pterosauria) Fossil 4. Pterodactylidae. Fossil 5. Pterodactylina . . 12. 12. m C0N8PECTUS ETC- Or do 3. Emydosaurii (Crocodili). 5. Crocodilidae. 6. Teleosaurina . . . 27. 7. Gaviaiina ( Crocodili- dae, Gr. ) . . • 3. 8. Crocodilina {Crocodili- dae, Gr.) ... 12. 9. Alligalorina {Alligato- ridae, Gr. ) . . . 1. As. m. Malaiasia. 2 Afr. As. Oc.Ara. ni. 10 America. 43. 0. Ordo 4. Enaliosaurii. FossiL 8 20 6. Plesiosauridae. Fossil. 10. Basilosaurina . . 13. 11. Plesiosaurina . . 20. 7. ICHTHYOSAURIDAE. 12. Ichlhyosaurina . . 12. 45. Sectio II. Testudinata Ordo 5 Chelonii. 8. Sphargididae. 13. Spliargidina {Cheloni- dae, p. Gr. ) . . 9. Cheloniidae. 14. Cheioniina ( Cheloni- dae , p. Gr. ) . . 18. 1. Maria omnia. 3. Maria omnia. conspectus etc. 91 10. Trionychidae. 15. Trionychina {Triony- cidae, Gr. ) . . . 12. 0. As. Af. Am. s. Oc. 12 11. Tbstudinidae. 16. Chelina ( Chelididae , p. Gr.) .... 0. America merid. 1 17. Hydraspidiaa ( Cheli- didae, y. Gv.). . 5. 0. As. Af. Oc. Am. m. 25 18. Emydina {Emydidaey Gr.) 12. 3. Cosmopolit. 50 19. Testudinina ( Testudi- nidae , Gr. ) . . . 3. 3. Cosmopolit. 24 50. 10. 120 Segtio III. Squamata. Ordo 6. Saurii (Lacertae). Tribus I. Pachyglossi. 1 2. Gedonidak (Nyctisaura, Gr.) 20. Hemidactylina {Gecko- tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20 21. Plalydaclylina (Gec/io- tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20 22. Ptyodactylina {GecA;o- tidae, p. Gr. ) 1. Cosmopolit. 20 23. Gymnodactyliiia {Ge- ckotidae, ip. Gr.) . . . . 0. As. Af.Oc. Am. 18 13. Stellionidae ( StrobilosaU' ra, Gr. ). 24. Stellionina ( Àgami- dae, p. Gr.) 2. Eur. As. Af. Oc 50 92 CONSPECTUS ETC. 25. Draconina ( Àgamidae, p. Gr.) ....... 26. Tropidurina (Iguani- dae , p. Gr. ) 27. Polychrina ( Jguani- dae , p. Gr. ) 28. Basiliscina ( Iguani' dae, p. Gr. ) 29. Iguanina ( Jguanidae , p. Gr.) .... 1. 14. Chamaeleontidae. ( Bau- drosaura, Gr. ). 30. Chamaeleonlina (CAa- tnaeleonidae , Gr.). . . . 0. As. m. Ocean. 10 0. America. 40 0. America. 25 0. Americ. calid. 2 0. America. 12 1. Eur. As. Afr. 18 1. 6. 235 Tribus II. Leptoglossi. 15. Heladermidae ( CyclosaU' rae, p. Gr. ). 31. Helodermina (^Teioder- midae , Gr. ) 0. Mexico 16. Varanidae ( Cyclosaurae , p. Gr.). 32. Varanina ( Monitori' dae, p. Gr. ) . . . . 17. Ambiridae ( Cyclosaurae , p. Gr. ). 33. Ameiriria(retdae, Gr.) . . 18. Lacertidae ( Cyclosaurae , p. Gr.). 34. Lacertina ( Lacertini- dae, Gr. ) . . . 8. 0. Afr. As. Oc. 15 0. America. 25 20. Eur. As. Af. Oc. 50 COHSPECTUS ETC. 93 35. Tachydromina (Zonu- ridae, p. Gr.) 0. Asia. Oceania. 2 19. Ophiosauridae ( Cyclosau- rae, p. Gr. ). 36. Chamusa urina ( Cha' musaurìdae , Gr. ) . . . . 0. Africa. 1 37. Chirocolina {Chiroco- lidae, Gr. ) 0. America mer. 1 38. Cercosaurina ( Cerco- sauridae , Gr. ) 0. America mer. 4 39. Cordylina (Zonuridae, P- Gr.) 0. Africa. Amer. 16 40. Ophiosaurina ( Zonu- ridae, p. Gr.) l.Eur.As.Af.Am. s. 3 41. Chaìcidiaà (Chalcidae, Gf"- ) 0. America m. 4 20. Amphisbaenidae (Ord. Am- phìsbaenae, Gr. ), 42. Amphisbaenina (Am- phisbaenidae, Gr.). . . . l.Eur.Af.Am.m. 10 43. Lepidosternina {Lepi- dosternidae, Gr. ). ... 0. Amer. m. Afr. 4 44. ChiroCina (Chirotidae, Gr.) 0. Mexico. 1 45. Tragonophina ( Tra- gonophidae, Gr. ) . . . , 0. Arica. 1 21. Anguidae (Geissosaura , Gr. ) 46. Anguina ( Ophiomori- dae, Acontiadae, Scin- cidae, p. Gr. ) 3. Cosmopolit. 12 47. Scincina {Scincidae,-p. et Sepsidae, Gr.). . . . 1. Cosmopolit. 80 48. Gymnophthalmina(6?/m- nopthalmidae, Pygopidae, m CONSPECTUS ETC. 2. Eur. A». Af. Oc. 12 Agrasiadae , Lialisidae , Gr.) 49. Typhlinina ( Typhlini- dae, Gr. ) 0. Africa. Oceaii. 3 8. 28. Ordo 7. Ophidii (Serpentes) Tribus I. Innocui (Colubrina ^ p. Gr. ) 245 22. Typhlopidae. 60. Typhlopina ( Typhlo- psidae , p. Gr. ) . . 51. Stenostomina (Ttjphlo- psidae , p. Gr. ). . . 23. BOIDAE. 52. Boina (Bot'dae, p. Gr.) . 63. Pythonina ( Boidae , P- Gr.) 54. Erycina (Boidae, p. Gr.) 24. AcROCHORDiDAE (fli/dndae.' p. Gr.). 55. Acrochordina . . . 1. Cosmopolit. 25 0. Africa. Amer. 5 0. Am. Oc. Madag. 15 0. Afr. As. Ocean. 12 1. Eur. or. As. Af. 5 0. As. Oc. IVlalaias. 2 25. Xenodermidae (Hydridae! p. Gr. ). 56. Xenoderaiina 0. Malaiasia. 1 0. As. Amer. m. 4 26. Ilysiidae (Boidae! p. Gr. ) 57. Ilysiina 27. Calamariidae. 58. Uropeltina 0. Ins.Phil.Ceylon. 2 59. Xenopeltina 0. Malaiasia 1 60. Calamariina ...... 0. As.Af.Ain.m.Oc.25 CONSPECTUS ETC 96 28. COLOBRIDAE. 61. Coronellina 1. Cosmopolìt. 15 62. Xenodonlina 0. As. Ara. ni. Oc. 10 63. Helerodontioa 2. Amer. s. Mad. 5 64. Lycodonliiia 0. Af.As.Oc.Am.nj. 15 65. Colubrina 5. 11. Cosmopolit. 40 66. Herpetotdryina 0. As. Af. Am. Oc. 15 29. DlPSADIDAE. 67. Dendrophina 0. As. Afr. Am.Oc. 16 68. Psamraophìna 2, Cosmopolit. 12 69. Dryophina 0. Asia. Oc. Am. 12 70. Tragopina 0. Asia. Malaiasia. 3 71. Dipsadina 0. As. Af. Am. Oc. 20 30. Natricidab. 72. Natricina 2. 5. Cosmopolit. 25 73. Homalopseriaa ( Hy- dridae, p. Gr. ) . . , , 0. As. Oc. Am. 15 74. Herpetina. ...... 0. Afr. occ. 1 7. 23. 300 Tribus li. Venenati ( Viperìnae et Colubrinia , p. Gr. ). 31. Hydridae. 75. Hydrina {Htjdridae, T^.Gr.) 0. As. m. Oc. 10 32. Najidae. 76. Bungarina 0. As. m. Ocean. 3 77. Elapina 0. As. Af. Am. Oo. 18 78. Najina 0. Af. As. m. Oc. 12 79. Dendroaspidina .... 0. Africa. 1 33. VrPERIDAB. 80. Viperina (Viperidae, Gr.). 3. Eur. .\s. Af. Oc. 15 96 CONSPECTUS ETC 81. Trigonocephalina ( Crotali- dae, p. Gr.) 0. As. Af. Am. Oc. 15 82. Crotalina ( Cro^altdae, p. Gr.) 0. America. 6 3. 80 Specierum Reptiliura viventium numerus 1000. Specierum Reptilium Europearum nura. 70. Specierum Reptilium Fossilium numerus 200. ( Continua ) APPE]\DICE KEIXDICOIXTO DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA. PRESIDENTE Marchese Doti. Luigi Da Via Seduta Ordinaria delli 4 Maggio 1861. Sono presentati alla Società i tre primi fascicoli delie Istituzioni Scientifiche e Tecniche ^ ossia Corso Teorico e Pratico di Agricoltura , Libri XXX di Carlo Berti Pichat: Un Opuscolo dello stesso Sig. Berti Pichat in- torno a\V Allevamento dei Bachi da Seta, quelli e questo venuti in dono dallo stesso Autore. Il primo fascicolo dei Rendiconti delle Adunanze della R. Accademia de* Georgofìli di Firenze. I due primi fogli del Voi. IX. degli Annali ed Atti della Società di Agricoltura lesina. È letto il Dispaccio di S. E. Mons. Pro-Legato col quale si notiGca V approvazione dell* alto Governo dì Roma della nomina del Sig. Francesco Bella a Socio Corrispondente Estero della nostra Società. Poscia il Sig. Conte Gaetano Zecchini legge una sua Memoria Intorno alla Convenienza di favorire in- sieme le Industrie e l'Agricoltura. N. Ann. Se. Natur. Serib III. Tomo 5. 7 98 APPENDICE Se piaccia ad alcuno istituire un confronto fra lo stato presente della Città e Provincia nostra e quel- lo de' tempi andati in ciò che riguarda 1' esercizio delle Arti e la prosperità e floridezza che di esso ne segue quanto sarà rallegrato al considerare le cam- pagne tanto avrà ragione di dolersi dello stato inte- riore della Città , avvegnacchè in esse 1' agricoltura , sciolti gli antichi legami e venuta a mani più esperte ed operose, abbia fatti per tutto e più nelle pianure mirabili avanzamenti , e coli' accresciuta produzione sieno gli abitanti cresciuti sommamente di numero, e fatti più agiati. Dove invece nella Città le mani- fatture ed industrie un tempo famose e floridissime sieno quasi aS'atto perdute, e rimanga per questo una parte non lieve di cittadini senza lavoro , senza pa- ne, inquieta ed infelice. Considera l' illustre Autore come la vera prospe- rità pubblica e privata non sia possibile in uno stato o paese qualunque finché per tutte le classi della so- cietà, dalle maggiori alle infime, non sieno ordinate quelle provvidenze che le rendono ciascuna contente, e che precipua condizione di queste si è che quelle arti e quelle industrie che di lor natura si coadiu- vano insieme sieno tutte ad un modo attive capaci e favorite. E qui viene dietro a mostrare il danno che sopportiamo , guardato anche solo pel lato eco- nomico , col cedere allo straniero di venire a te- soreggiare sopra i nostri prodotti, ricevendoli grezzi da noi e rimandandoli a noi ridotti in opere di perfetto lavoro. Riconosco, Egli dice, che a noi s' appartiene più che ogni altra cosa ben lavorare }e terre, posti come siamo io provincia ubertosa e APPENDICE '99 dì favorevole cielo , ma ancora sostengo che Del- l' arte slessa dei campi non giungeremo ad ottenere intero proGtto se ancora non avrem cura di far pro- gredire le industrie e manifatture che più con essa si legano ; che quanto meno rimanga di prodotti grezzi da mandar fuori avran più valore e quan- to minore fra noi sia il prezzo di essi già lavorati ne sarà maggiore il consumo , e cresciuta così per doppia maniera la ragione del produrre crescerà Del- l' agricoltore Io studio e la fatica. Coli' accennare ai progressi delle nostre campagne uon vuole il Zuccbini ingenerare l' idea che sieno già desse pervenute al ter- mine più desiderabile di buona coltivazione, e subito aggiunge che molto invece rimane per giungere a que- sto termine nelle pianure , moltissimo nelle montagne. Ed altro argomento della necessità e dovere per noi di favorire le industrie che non sono pretta agricoltura lo presta il giudizio di tutta la moderna scuola eco- nomica e della esperienza delle altre nazioni che con- danna alla meschinità o lascia in pericolo continuo quei paesi che fondano nella sola agricoltura o nelle sole manifatture la sorgente della propria ricchezza poiché per quanto più stabile e reale sia la ricchezza stabilita sui terreni di quella che apporta la mano d' opera, un paese di soli agricoltori lavora più per gli altri che per se stesso, e sarà sempre inferiore e come mercenario dello straniero e a poco a poco si abbassa e si distrugge , com' è avvenuto o avveniva appunto della Spagna. Si rallegra 1' autore che per questo rapporto tanto non possa pur dirsi della no- stra Provincia, la quale non è per certo V ulti- ma a coltivare ancora le industrie, ma saviamente 100 APPENDICE ne avverte che gli agricoltori farebbero gran male a se stessi ed all'intero paese se per quanto è da essi non dassero mano ancora al prosperare di quelle , aderendo invece a quelle viete e false opinioni che li vorrebber distogliere da si virtuosa impresa. Si pretende da molti , o piuttosto si pretendeva in ad- dietro nella leggerezza e confusione di idee sopra i primi princìpi economici, che un paese veramente a- gricola debba tutte occupare, per cosi dire, sui campi le forze di braccia e di capitali , e che ogni parte di queste forze distratta in altri cospicui lavori lontano dai campi non fosse che a danno e pregiudizio comune. Risponde 1' Autore a queste opposizioni e le annulla. Fra la città e la campagna vi ha questa differenza che gli uomini di città o sobbor- ghi sono inetti ai lavori di campagna , come gli uomini di questa han da natura ripugnanza ad en- trare in città e sono incapaci di porsi ad alcun de- licato mestiere. La città e la campagna ciascuna han vita propria e distinta e crescono quasi di lor mede- sime. Coltivate le industrie nella città e sobborghi e quella gioventù scapestrata e tumultuosa che offende diverrà costumata e laboriosa e darà figli sani e ben disposti. Coltivate meglio le terre bisognose più di lavoro e là cresceranno le famiglie di numero e di sanità , e coli' abbondanza dei prodotti verrà abbon- danza di pascolo , tanto necessario ancora , checché si dica, nelle nostre montagne e nelle stesse pianure. Quanto ai capitali sarebbe ben trista la sorte de' nostri proprietari se la loro industria sui campi fosse a tale ridotta di non ritrarre da essa che 11 solo so- stentamento della vita , o la più parte non avesse an- APPENDICE 101 cora altre sorgenti di guadagno : la qual cosa se non sia , e 1* agricoltura non soffra pesi ed angustie in- comportabili , e siano resi raovibili e circolanti i ca- pitali , e sia reso mite l' interesse del denaro neces- sario ai coltivatori per aumentare il profitto de' suoi lavori , avverrà che col risparmio alle spese di essi e colle ragionevoli economie saranno riuniti i capitali ben sufficienti e preziosi per alimentare, educare e render felice e onorata una gran parte di cittadini: e questo con merito e profitto ben maggiore di quello che dai Comuni e dai privati siasi acquistato altre volte col gittare vistose somme di danaro in una specie di beneficenza che potrebbe dirsi pigra e igno- rante a confronto di quella che nel sollevare il mi- sero gli da ancora occasione di far uso del proprio ingegno e delle proprie forze. Contro i quali abusi e le triste loro conseguenze tatta è rivolta V opera e la parola magnanima del- l'ottimo e benemerito concittadino nostro Sig. Conte Zucchini. Il Segretario Sig. Prof. Giovanni Contri legge il suo Rapporto o giudizio sull'Opera del Ch. Signor Carlo Berti Pichat che ha per titolo Istituzioni Scienti/iche e Tecniche, ossia Corso Teorico e Pratico di Agricoltura. La Società ricevuto d'altra parte il primo fa- scicolo di quest' Opera lo rimise al Sig. Prof. Contri con preghiera di farlene Rapporto , ed in questa Ses- sione veniva presentato e letto quel Rapporto mede- simo. È da notare questa particolarità ; come cioè dal solo primo fascicolo abbia saputo l'ingegno del Ch. Segretario rilevare i pregi di tutta l'opera e pre- 102 APPENDICE cooizzarne il successo, e come nell' indicare il valore ed i meriti dell' Opera del Berli si sieno fatti palesi per se medesimi i pregi rari ed antichi di scienza, di Glosofìa, di erudizione e di eleganza de' quali è riccamente adorno l' illustre Segretario congiunti in esso (come nel Rapporto stesso si vede) al sentimento il più elevato di equità, di giustizia, di buona eco- Domia poste e riconosciute da lui per fondamento e cardine maggiore della Agricoltura , qualora si voglia considerarla secondo il suo proprio carattere di Scienza ed Arte generatrice della ricchezza , della concordia e della prosperità delle Nazioni. Il Rapporto di esso Sig. Professore è il seguente: ,« Niun incarico poteasi per certo affidarmi né più a me grato, ne più onorevole di quello, che per di- Sposizion vostra, o Colleghi Pregiatissimi, mi fu dato giorni sono , di riferire cioè a Voi l' opinion mia in- torno air Opera che si sta pubblicando a Torino dal nostro Socio Carlo Berti Picuat e che ha per tito- lo Istituzioni Scientifiche e Tecniche j, ossia Corso Teo-^ fico e Pratico di Agricoltura. Trattasi di un Impresa laboriosa : di un' Opera mancante all' Italia , e da lungo tempo desiderata ; trattasi di un lavoro che va a compiersi da un nostro Collega , e nostro con- cittadino; e quello di che più mi compiaccio tratta- si di esser entrati in ben fondala speranza che per utilità della scienza e dell' Arte Agraria , e per onore eziandio delle Italiane lettere si abbia fra non molto condotto a fine un tal lavoro da un mio antico di- scepolo, che ebbi sempre in molto pregio , e che pel suo amore alle Scienze, ed all'Arte Agraria in ispe- cial modo sempre si distinse, e si mostrò indefesso APPENDICE 1Ò3Ì tieir applicarvìsi , onde procurare al proprio paese ogni genere di miglioramento Economico-Agrario , e di Scientiflco Progredimento. Per tutto ciò adunque, Voi ben vedete che ho motivi speciali per ringraziarvi come fo del ricevuto incarico , e per incominciare col significarvi la sod- disfazione che ne ho provato. E quantunque io debba dubitare di ben corrispondere col presentarvi una giusta idea delia materia, ed un analisi qual Voi potete desiderare , pure io tengo per fermo che potrò spedirmene con brevi parole, e credo ancora che chiunque abbia letto il Prodromo , il quale quasi per intero occupa il Fascicolo 1." del 1." Voi. (che qui fin ad ora solo ci pervenne) come potrà essersi for- mato una giusta idea dell' opera intera , così , senza trattenervi di soverchio , colla semplice osservazione, e senza una troppo minuta analisi potrà portarne tm sufficiente giudizio. E qui primieramente non tralascierò di avver- tire che l'autore accennando in breve alle Opere Agra- rie che la precedettero, senza affettata modestia che or più non è di moda e con vera ingenuità , dimo- stra il perchè quelle non più servono all'intento di una piena, ed universale istruzione, mentre nel tempo stesso dichiara che egli non sarà per seguire il moder- no^ e facil costume di far libri con libri disposto però a giovarsi di quanto si è o addivenga di pubblica ragio- ne. Nel che si mostra Egli seguace del vero Progres- so il quale non consiste, come fo per sistema intro- dotto da non pochi a giorni nostri , che fabbricando utopie senza fondamento di pratica per lo più si fanno come un pregio di cancellare della mente dello 104 APPENDICE studioso ciò che insegnaroDO gli antichi, e iniqua- mente quasi direi si rivoltano contro i medesimi. Ma il nostro autore per Io contrario si dà a conoscere ben penetrato da una verità che un savio soleva so- vente ripetere dettando precetti in quest' Illustre Ar- chiginnasio e cioè che noi dobbiamo giovarci delle cognizioni scientiGche depositate negli antichi libri serbandole con venerazione, e su di esse basando la moderna scienza come sopra solido piedistallo, e che dobbiamo nel tempo stesso trar partito dalle notizie che ne vanno accumulando i contemporanei anche men dotti , perciocché il vero sapere , massime in fatto di scienze pratiche e di arti non è sempre ove le medesime s' insegnano , ma ben di sovente a te Io mostra col fatto o V artista meccanico senza lettere , e senza cultura , o l' agricoltore anche di lui più rozzo, e senza lume di scienza che a lui Io additi. E già Columella nell' aurea sua Prefazione egregia- mente lasciò scritto praecepta nostra non con- sumare scientiam sed adjuvare promittui, nec statim quis- quam compos agricolationis erit his perlectis rationi- bus y nisi et obire eas voluerit , et per facuUates potu- erit. Ideoque haec velut adminicula studiosis prometti- tnus non profutura per se sola, sed cum aliis. E qui continuando col notare la duplice distin- zione delle Istituzioni in Agrologia, ed Agronomia, vale a dire in teorica e pratica non serve ch'io fac- cia osservare quanto ella sia naturale , e precisa. Non oraraetterò per altro di far riflettere nella suddivisio- ne della materia il Progresso della scienza ; che nell'Agrologia, secondo il piano tracciato dall'Auto- re nel Prodromo, accoppia alle nozioni di fisica le APPENDICE 105 economiche di ogni genere. La qual cosa io lodo, e sia questo se è possibile con sopportazione dei retro- gradi , che ammettono fra gli elementi della scienza agraria la soia fìsica e tutto al più alcun principio della campestre, e della domestica Economia, esclu- sane la Pubblica, tanto essenziale a parer mio , e fon- damento dell' intera scienza. Farmi che essi abbìan addottato per loro Autori Catone , e Varone , e per essi forse troppo ne insegnò, di troppo avanzò l'A- grologia Golumella. Ed io pure rispetto , e venero que' luminari dell' antico sapere, ma però non reputo aver essi tanto innanzi portato lo studio e la inven- zione , che non ne sia molto rimasto da meditare per chi voglia occuparsi dell' Agricoltura colla mente più che colla zappa , e colla vanga. E quando poi col lume delle storie rifletto aver scritto Catone in un tempo in cui V Agricoltura non dovea servire che a mantener del pari in vita il Con- sole j ed il soldato Romano ; aver scritto Varrone allorché 1' eloquentissimo filosofo d'Arpino proclama- va disonorato e vile il raercadante e diceva egli non doversi essere uno stesso popolo e trafQcante e nel medesimo tempo Signore del Mondo, dico, e so- stengo che un' Agrologia stabilita sui soli principi che erano nelle menti di quegli scrittori, non potea informare che un Agricoltura molto meschina relati- vamente a quella che vuoisi a tempi nostri , a quella che tende a ricavare perpetuo dalle terre il massimo possibile profitto ; a quella in somma che in univer- sale soddisfa i grandi bisogni delle Nazioni, ed ali- menta le Arti , ed anima i commerci e sto per dire intesa ad interessare le Nazioni tutte, e le Società 106 APPENDICE tutte r una coli' altra , rendendole fra loro amiche , e bene affezionate fra loro per proprio e per comu' ne interesse. Inoltre è da por mente che 1' Agricoltore non è sempre padrone di fare quel che vuole , e quello che è più a lui , e ad altri utile , si perchè quei mez- zi di cui dovrebbe esser fornito vengono a lui tolti da circostanze Politiche , o altre affatto estranee al- l'ordine della propria azienda, sia perchè l'ordine stesso è turbato o da favori inopportunamente ac- cordati all' arti in genere o in ispecie , ed alla stessa agricoltura, la quale non di favori abbisogna (come molti ignoranti pretendono) ma di sola giustizia che garantisca le proprietà , ed assicuri , e difenda il frutto delle fatiche , sia perchè in fine l' industria in genere, ed il commercio che debbono giovare ed alimentare la medesima e per giusta reciprocanza esserne animate e promosse, pur troppo spesso s'arrogano di soste- nersi a spese di quella e di giovarsene senza recarle aiuto veruno. Per tutto ' ciò è chiaro a non dubitarne che lo studio dell' Agricoltura si è ora esteso di moltissimo , e che privo della parte Economico-Politica come era tìn tempo tornerebbe monco, ed imperfetto. Percioc- ché lo studio dell' Agrologia ossìa 1' Agricoltura Teo- rica studiata per princìpi si è lo studio di arricchir le Nazioni ; s' egli è pur vero che tutti dell' Agricol- tura vivono , e tutte le altre arti o ne nascono , o se ne giovano , o ne traggon mezzi per sostenersi. Che ben meschino sarebbe quel popolo che volesse fon- dare la propria ricchezza o sulla caccia, o sulla pesca , 0 sui prodotti delle miniere : che l' oro non fa ricco APPENDICE 10? 1' uomo , ma si beDe il grano che Io nutre, e il vino che lo disseta , e gli dà vigore , e che il commercio alimentato dall' Agricoltura quasi esclusivamente è vincolo di Sociale Progresso fra l' Italiano , e l' In- glese , fra r Europeo , e 1' Asiatico , fra il Turco , e il Brasiliano , che tutti trovano il proprio conto a commerciare fra loro , a cambiare i prodotti del pro- prio paese con quelli delle più lontane regioni , ad amarsi in fine , ed a sostenersi 1' un 1' altro come fra- telli , impiegando le proprie forze non a soggiogare i deboli come si voleva da quegli antichi ma bensì a difendere il misero contro le oppressioni del forte come ne prescrivono le leggi del Cristianesimo , e co- me ne prescrissero fin da' più remoti tempi le Divine Leggi a noi tramandate dal gran Legislatore Mosè. Ecco dunque in qual guisa, e perchè nell' Agro- logia ai princìpi della fisica naturalmente vengon die- tro gli Economici in tutta la loro estensione, e come lo studio di Catone , di Varrone , di Columella , e di Palladio , e di Greci scrittori ancora , quantunque migliorato, corretto e ampliato dalle cognizioni dei moderni specialmente per le grandi scoperte chimi- che ^ mineralogiche, e fisiche dello scorso secolo è stato fin a quel tempo il fondamento di tutta l'Agro- logia, così in appresso le profonde meditazioni di un Genovesi , le belle osservazioni di un Verri , le sot- tili investigazioni dì un Adamo Smith , le considera- zioni teorico-pratiche di un Gioia , i pensieri Agra- rio-Economici di un Dandolo , dovevano necessaria- mente applicarsi alla scienza Agraria per incremento dell' arte che è la vera , e più universale sorgente della ricchezza delle Nazioni. 108 APPENDICE E già alquanto prima che da noi si facesse que- sto passo importantissimo nel progresso della Scienza si ebbero esempi dell' applicazione delle Scienze Eco- nomiche all' Arte Agraria presso altre Nazioni , e principalmente per quello che ne insegnò Young , e ne lasciò scritto nelle sue opere in Inghilterra , ed in seguito il di lui discepolo l' Illustre Thaer nell' Ale- magna. Se non che questi riguardar non si possono che come cenni, e considerazioni sconnesse 1' una dal- l' altra , mancando in quelle opere quel metodo scien- tifico , quel concatenamento d' idee, quel dedurre da esempi di pratica la generalità dei principi , senza di che arduo, e di poco fruito riesca l'insegnamento. II perchè V Autore in questa parte del suo trattato si propone di esporre quanto riguarda la Società, ossia l'Economia Civile Agraria, quanto riguarda l'uomo, e cioè l'Economia Morale Agraria, come pure dirà del fondo, vale a dire degli Elementi eco- nomici dell' impresa , e della condotta che è poi in altri termini l' Economia Agraria dell' Impresa me- desima. Alla quale prima parte delle Istituzioni assolu- tamente teorica seguita la parte pratica ossia le Isti- tuzioni Tecniche già indicate superiormente col nome di Agronomia. Intorno alla quale possono valere molte delle sovraesposte considerazioni perciocché in essa premessi i generali princìpi della coltivazione e tutto ciò che riguarda i terreni, e le varie loro for- me e disposizioni , ed i vari sistemi a cui possono essere assoggettali nel coltivarli si passa a trattare con certa ampiezza la filologia agraria , da alcuni erroneamente confusa colla Botanica , per discendere APPENDICE 109 poi in conchiusione a spiegare le coUivazioDi specia- li, e le rurali industrie , la quale trattazione è l' ul- tima di tutta r Opera. Questo è io sostanza il piano dell' importante lavoro diviso in 30 libri , e tutto ciò si dimostra nel Prodromo, e nei Prospetti dimostrativi che lo accom- pagnano, a cui tengono dietro alquante considerazio- ni Generali le quali giovano a mettere in chiaro tutta la materia ed unite al Prodromo stesso servono co- me da Introduzione Generale. Il che saviamente si è fatto dall' Autore , affinchè lo studioso possa fin da principio formarsi una giusta idea del metodo con cui sarà per intraprendere il suo studio e così pre- pararsi al medesimo con queir ordine , e con quella concatenazione d' idee di cui già dissi superiormente. La quale concatenazione, ed ordine certamente non polran mancare nella trattazione degli argomenti diversi , perciocché il saggio che ne abbiamo nel Pro- dromo ci è garante per la chiarezza delle idee, e rigore matematico che in ogni parte vi si osserva. Per la qual cosa io non posso che sommamente lo- dare il piano tracciato dall' Autore , il quale ne as- sicura che r esposizione della materia , e 1' esito bene corrisponderanno all' aspettativa ed alle preconcepite speranze. E conchiudendo dirò che l' impresa del Berti PiCHAT è impresa Italica , che promette molto di uti- lità alla comune Patria , e che tale utilità è assicu- rata dai conosciuti meriti dell' Autore e dal bene or- dinato saggio che già ne abbiamo nel Prodromo. 110 APPENDICE Sessione Ordinaria detti 11 Maggio 1851. Letto e approvato il Processo verbale della Sedu^ ta antecedente il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi lesse una breve Memoria per invitare la Società a dare incarico ad alcuno de' suoi Soci che si recasse allo- ra alla Esposizione di Londra, e fosse fornito de' lumi e cognizioni a ciò convenienti, di osservare e studiare io Inghilterra i metodi colà praticati di attraversare i torrenti od ì fiumi con iscoli d' acque introducen- doli in canali formati con tubi di ferro fuso, posti sotterra e inferiori al letto dei torrenti medesimi , af- fine di conoscere e giudicare quanto sia opportuno per noi 1' adoperare quel metodo per giungere a dare corso libero e spedito alle acque colatizie dei terreni posti nella nostra Provincia alla destra del Reno — Il dire che in questi terreni , o in grandi tratti di essi , il frutto della naturale loro fertilità e delle pratiche e delle spese gravose de' proprietari e de' coloni di essi sono sempre incerti e precari per la difiìcoltà degli scoli e pel pericolo ognora imminente a quei terreni di restare sommersi o eccessivamente impre- gnati dalle acque pluviali che non possono correre; e l'aggiungere ancora che questo male e pericolo si toglierebbe in gran parte coli' aprire a una porzione di quelle acque medesime una foce sotto le acque del Reno che non può riceverle in sé se non molto lontano da quei terreni per essersi troppo innalzato , fa evidente ad ognuno la rilevanza dello studio e e delle osservazioni proposte dall' Ispettore Pancaldi. Né si contenta egli già di annunziare semplicemente APPENDICE 111 uoa tale rilevanza ma la viene via via dimostrando colla narrazione di tutti ì progetti fatti dai più famosi ingegneri , periti e matematici impegnati nella soluzio- ne del Problema fissato può dirsi col chirografo di Clemente XIII nell'anno 1761 del = come, cioè, si pos- san sanare quei terreni dando libero corso in essi alle acque. = Dall' esame ed analisi dei quali progetti Io stesso Ispettore Pancaldi , chiamato anni addietro ad esporre in proposito il suo parere trae fuori o compone un progetto suo proprio col quale si pare in vero risoluto quel Problema alle condizioni se- guenti : 1. Che si separino in due distinti canali le acque del Terzo Circondario da quelle del Quarto. 2. Che nei terreni del Quarto e del Quinto Cir- condario si costruisca un nuovo canale che riceva le acque sole de' terreni superiori e le conduca nel Posto dell'antica Beccara, lasciando alle acque dei terreni inferiori il canal della Lorgana che le tragitti al Reno passando pel Sajarino: 3. Che le acque del Terzo Circondario disgiunte dal Quarto s' avviino diritto all' Adriatico passando sotto il Reno con una botte formata in pietre o mat- toni ovvero in ferro fuso. Piacquero allora queste deduzioni o consigli del Pancaldi, e nelle trattative per esse cogli interessati venivansi appianando le difficoltà che naturalmente s' incontravano , e se le vicende politiche non aves- sero arrestate queste trattative sarebbe rimasto solo indeciso se la botte o canale sotto Reno fosse me- glio costruirlo in pietra o in ferro fuso. Colla spe- ranza pertanto che quelle trattative si ripiglino era 112 APPENDICE opportuno e saggio consiglio di osservare in Inghil- terra come quei canali in ferro fuso si facciano e con quale vantaggio , e infìne della sua Memoria indica e spiega l'Autore i punti diversi nei quali era a di- vidersi e considerarsi cotesto studio medesimo. Terminata la lettura della Memoria e la Confe- renza della Società intorno ad essa il Sig. Presidente nel dichiarare sciolta la presente Adunanza prega i Signori Soci Ordinari a trattenersi in Sessione Straordinaria per occuparsi di rispondere ad una Interpellazione della quale era stata onorata la Società da un pub- blico Dicastero (1). Sessione Straordinaria delti 9 Giugno 1861. In questa Sessione il Sig. Dott. Paolo Predieri legge il Rapporto della Commissione che nella Ses- sione Straordinaria delli 27 Ottobre 1850 fu incarì- cata a stendere un Rapporto sui riscontri avuti dalle Deputazioni Sezionali intorno al Quesito proposto dalla Deputazione di Budrio = Sui mezzi coi quali si possa (1) Ogni qualvolta la Società abbia a trattare di argo- menti risguardanti le Interpellazioni che le vengono da alcun pubblico Dicastero od occorra il concorso o consenso delie pubbliche Autorità per dare effetto ad altri suoi studi ne om- niette i verbali nel presente Rendiconto. APPENDICE 113 appo Doi migliorare le Razze dei Bestiami che mag- giormente servono all' Agricoltura. =: Questa Com- missione è formata dei Signori: < Da Via March. Luigi Presidente. Alessandrini Cav. Antonio. Contri Prof. Giovanni. Monti Ing. Francesco. Medici Prof. Michele. Predieri Dott. Paolo relatore. Sassoli Avv. Enrico. Dopo la lettura del Rapporto la Società si trat- tiene in lunga discussione sopra ogni parte del me- desimo, il quale, esaurita che sia la materia in essa trattata, verrà a suo tempo pubblicato. Dopo questo la Società è invitata dal Sig. Pre- sidente a formare la Terna per la elezione di un nuovo Presidente della Società medesima per 1' anno prossimo venturo Accademico secondo le prescrizioni del Regolamento, e però , fatte le debite avvertenze per r ordine e regolarità della votazione e dello scru- tinio , e soddisfatto a quanto si dovea , n' è uscita la Terna nel modo seguente formata dai Signori : Sassoli Avv. Enrico. Da Via March. Dott. Luigl Alessandrini Prof. Antonio. Sessione Straordinaria delli 16 Giugno 1861. La Società è convocata ed unita in questa Ses- sione per ricevere comunicazione di un Dispaccio di N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 5. 8 114 APPENDICE molto interesse e gradevole di S. E. Mons. Commis- sario e Pro-Legato del giorno 7 corrente mese. Il Dispaccio è il seguente: Illustrissimo Signore , Piacque al Ministero di Arti e Commercio appro- vare , ed incoraggiare una Esposizione di Agrari pro- dotti anche in questa Provincia, preceduta intanto da una di semplice floricoltura. Approvò pure che entrambe si facessero nel vasto e delizioso edifizio di S. Michele ^ lieto insieme con me di poter corrispondere al vivo desi- derio di tanti cultori , di fare non solenne ne pomposa , ma vaga , modesta , e comoda mostra del frutto de' loro studi. Alla felice adesione si degnava d' aggiugnere il prelodato Ministero che l'avrebbe eziandio accompagnata con medaglie d' argento _, per apposita e competente pre- miazione. Ciò stante, non saprei come meglio condurre la cosa ad effetto di quello che dirigermi a codesta So- cietà, benemerita per indefesse cure, e per utilissimi studi e produzioni letterarie. Quindi nella certezza di trovare nelle SS. LL. queW operoso concorso di lumi e di pratiche viste _, che valgano a rendere , non che conveniente , di reale vantaggio la progettata Esposi- zione di Prodotti agrari della Provincia, ad esempio di quanto si viene operando in altre Città illustri dello Stato, sono a pregarle di assumere il cortese incarico, e di compilare intanto un piano di regole , per le quali si assicuri l'immaginato scopo agràrio, e di accom- pagnarmelo col corredo di osservazioni opportune per meglio garantirne la riuscita. APPENDICE US Mentre dal canto mio vado disponendo^ malgrado l'angustia del tempo ^ l'assembramento dei prodotti di floricoltura ; per l' altra , che è di più vera importan- za, attenderò dalle SS. LL. il desiderato ragguaglio, e intanto le confermo la distinta mia stima. Bologna 7 Giugno 1851. Jl Commiss. Pont. Straord. e Pro-Legato Gaetano Bedim. Àll'Illmo Sig. Presidente della Società Agraria di Bologna. Non potea questo Dispaccio non essere ricevuto dalla Società con singolare sua compiacenza ; ed il venirle cosi in un tratto ed inaspettata quella appro- vazione del Ministero di che parla il Dispaccio e con essa r invito di S. E. Mons. Pro-Legato di compilare il Piano di Regola pel riusci mento più felice della Mostra medesima era (com'è naturai cosa il com- prendere) favore tanto più gradito quanto più desi- derato e improvviso ad un tempo. Nel Dispaccio Legatizio non si parlava punto dì epoca in cui eseguire 1' Esposizione, ed i Soci pre- senti air Adunanza non si tosto ebbero espressa la concorde loro compiacenza , e reso il ben giusto e largo tributo di lode e di ammirazione che si deve a Mons. Pro-Legato che fra tante gravi cure ha sa- puto spontaneo trovar Egli stesso nuovi modi di ec- citare fra noi gli agricoltori all' amore dei campi e di dare insieme a questa Società colla sua piena fi- 1 16 APPENDICE ducia onore e conforto , proposero il dubbio =: Se meglio convenisse incominciare le Esposizioni agrarie in questo o piuttosto nel prossimo anno agrario =. Ne questo dubbio era fuor di ragione per diversi mo- tivi, fra' quali sopra tutti era notabile quello della stagione molto avanzata pei lavori già fatti e della scarsezza del tempo a istruire e preparare gli agri- coltori a cooperare e concorrere ad una conveniente Esposizione. La qual ragione certamente gravissima facea prevaler l' opinione che fosse miglior consiglio rimettere 1' Esposizione all'Autunno del prossimo an- no , ma contro di essa prevalse invece il desiderio di porre tosto a proGtto il favore del Ministro e di Mons. Pro-Legato e di mostrare per qualunque modo si fosse il gradimento della Società e la prontezza sua a seguire il Superiore Governo negli ottimi e bene- voli suoi divisamenti. Dal qual desiderio animati ri- volsero i Soci al prò di esso gli argomenti medesimi che potevan esser contrari , e si convenne che la strettezza del tempo avrebbe scusata la tenuità e po- chezza delle cose che si fossero esposte , e che aven- do appunto bisogno gli agricoltori nostri di appren- dere r uso , le maniere e , per così dire , il significato di queste provvide costumanze agrarie aveasi a con- siderare la prima cos'i estemporanea Esposizione quasi avviamento e preparazione a cose migliori , senza perciò che ne avesse a soffrire il decoro del paese e della Società. Risoluta cos'i la discussione si passò a nominare una Commissione che s' impegnasse a compilare il sopradetto Piano di Begola ed assumesse r incarico di ordinare e condurre quanto potea in se- guito occorrere al buon successo della proposta ed APPENDICE tl7 applaudita Esposizione. La Commissione fu la se- guente : Da- Via March. Dott. Luigi Presidente. Alessandrini Cav. Prof. Antonio. Amorini Bolognini March. Vincenzo. Bianconi Prof. Gio. Giuseppe. Bertoloni Prof. Giuseppe. Contri Prof. Giovanni. Pancaldi Ing. Ispettor Pietro. Ferrari Ing. Gio. Domenico Membro della Commissione , e Segretario. Sessione Straordinaria Solenne delli 13 Ottobre 1861 per la Prima Esposizione Agraria. Questa Adunanza è tenuta nella Villa Legatizia di S. Michele. La Società tutta intera vi è invitata compresi i Soci Corrispondenti delle Deputazioni Se- zionali della Provincia , e vi sono invitati il Corpo Consultivo di Legazione, il Presidente del Municìpio, gli Amministratori Provinciali, le Autorità Militari, r Accademia Benedettina , la Società Medico-Chirur- ea ed un eletto numero di altri Cittadini. I Portici, 1 Giardini, le Rimesse, gli Atri infe- riori dì questa nobile e vasta abitazione sono occu- pati dagli oggetti agrari che da tre giorni vi sono posti con molta eleganza e col miglior ordine possibile in pubblica mostra . S. E. Monsi gnor Pro-Legato negli Atri superiori con somma cortesia e dignità riceve i Signori invitati e s' intrattiene con essi in ameni discorsi. Finché giunta r ora dell' Adunanza Egli li invila a seguirlo 118 APPENDICE nella Sala prescelta all' Adunanza stessa , in quella deDomioata la Biblioteca. In quest* Àula magoìQca e famosa per belle pitture e per ampia forma bellissi- ma s" asside ognuno al posto che gli è designato o gli è più a grado e poco appresso il Sig. Prof. Cav. tìAETANO Sgàrzi Censore della Società, tenendo il po- sto e r uffizio del Presidente che era lontano dalla Città , apre , come si dice , la seduta con brevi ma eloquenti ed opportune parole in lode del Reggitore benigno di questa nostra Città e de* Ministri del Prin- cipe e degli Amministratori di questa Comune e Pro- vincia e dell' eletto consiglio d' uomini esperti e pru- denti tratti dal seno della Società Agraria per rego- lare le cose della Esposizione: promotore il primo di sì laudevole e proficua Istituzione, cooperanti gli altri d' una o d' altra maniera a secondare le inten- zioni di Lui in opera tanto magnifica. E della bontà e utilità di quest' opera adduce in breve le prove , essendoché , Egli dice , coli' esempio più che colla pa- rola si persuadono gli uomini; e ne' fatti delle Arti le cose s'intendono meglio al vederle che al sentirle descritte; e nulla è più giovevole in generale a com- muover gli spiriti e sospingerli al bene del porli in emulazione fra loro , dell' onorarli , e del rendersi dal Principe stesso o da' suoi ministri alcun segno di premio a chi n' è più meritevole. Compiuto dal Professore il suo dire il Sig. Dott. Paolo Predieri scelto oratore dell' Adunanza con ampio , erudito e facondo discorso prende a ragionare dell' Agricoltura bolognese e dei mezzi più acconci di accrescerne i Prodotti. La solennità di questo giorno consacrata tutta APPENDICE 119 all' onore ed al vantaggio dell' agricoltura di questo Paese rendeva acconcio più che mai il parlare in es- sa alquanto dell' onore e dei vantaggi che nella Città e Provincia nostra si produssero in addietro e son per prodursi nell'avvenire. È consolante ad un popolo veder nella storia del suo passato una serie numerosa o continua di fatti belli e mirabili, e se altri popoli a noi afiQni han- no vanto di glorie splendidissime e strepitose, pochi forse potrebbero gareggiare col popolo bolognese nella purezza , antichità e costanza di sua virtù molteplice ed immutabile. Avvegnacchè per quanto in addietro si volga lo sguardo crescano quasi per così dir del continuo i motivi dell' ammirare e del lodare, ne mai si scorga in questo popolo alcuna eccessiva cupidigia ma solo un amore sempre vivo del bene comune e desiderio di onore e di quiete nella coltura massima- mente delle scienze, delle lettere e delle arti. Fra queste prende a parlare il Predieri della Agricoltura e ci dimostra come sia sèmpre stata nel bolognese lodevolmente trattata quest' arte secondo la varia condizione de' tempi fino a que' giorni più antichi cui possa giungere la memoria degli uomini : e die- tro ce la vien descrivendo nella civiltà che può dirsi Etrusco-Bolognese , fatta già Bologna per testimonian- za di Plinio capitale o Lucumonia Etrusca : e quando poscia nel dominio o collegamento Romano si meritò la terra nostra quell' encomio stupendo che l'Oratore pronunziava col nominare il suo e circostante paese = Provincia di virtù , di costanza , di gravità = ed oltre questo pregiandola de' nomi di Flos llaliae , Fir- mamentum Imperìif ornamentum dignilath. Provincia 120 AppERDICB ìnfioe optimorum et forlìssimorum virorum amicissimo" rumque Reipubblicae : colle quali autorità s' arrecano pure le altre di que' tempi cbe dimostrano i ricchi prodotti e le speciali industrie agrarie di questo popolo. E trascorso ancora quel periodo lungo e luttuoso della invasione de' Barbari e delle tenebre che vi recavano risorger Bologna nello studio de' campi ed esser ben presto famosa maestra di esso nell'opera illustre di Pier de Crescenzi , ne più da quel tempo negletta o mal go- vernata r Agricoltura , tanto che per la stessa e per fotte r arti addiutrici , sia sempre mostrata quasi a modello del meglio. Nota il jPredieri ogni passo a- vanzato per questi tempi dalla agricoltura nostra, e coir asta misuratrice cbe è chiamata Statistica addita e segna ì gradi non piccoli del suo progresso. La qual cosa per quanto piaccia e rallegri più nondimeno rallegra il pensare che tanto ancora è lontana 1' agri- coltura della sua perfezione, poiché rimane campo ricco e ubertoso ove spaziare con frutto d' ingegno d'arte e di fatica. Accennati pertanto i difetti e le viziose costu- manze delle nostre campagne nell' eseguire i lavori mostra i vantaggi che avremo dal correggere que' difetti e dall' introdurre invece le usanze migliori. A conseguire il quale effetto ( riporto le sue stesse pa- role) a fu di mestieri promuovere efficacemente, in » prima la buona istruzione agraria ed economica » nelle classi superiori , affinchè sieno conscie le mi- » gliori maniere di ottenere il ben pubblico e priva- » lo: poscia fa d' uopo estendere ancora la istruzione » agraria elementare o primaria nelle classi inferio- » ri, e per gradi differenti «norma delle condizioni e APPENDICE 121 a posizioDi sociali. » Sopratutto poi inculca e sostie- ne la necessità d' istruire ì Fattori od Agenti di cam- pagna. « Quel colono, Egli dice, che deve col su- » dorè della fronte fecondare le isterilite zolle , non » può ne sa trattenersi a ponderare le ragioni del » suo operare, e ben di rado considera quelle, che » potrebbero rendere il suo lavoro di maggiore uti- » lità. Tutto può in lui V autorità degli avi , la cie- » ca abitudine, T amore al maraviglioso, la supersti- » zione , che in oggi si annida pur anche , benché » con minore successo , fra molti villici delle nostre » campagne. È necessario io dico che i fattori , che » i coltivatori sieno superiori alla numerosa schiera > degli ostacoli , che in mille modi si frappongono » ai veraci ed estesi miglioramenti , che sieno essi » persuasi molto esservi da variar fra noi , da inno- » vare, da togliere per raggiungere quella meta, che » altri già ottennero col progredire. Al che fare tanto » gioverebbero le preliminari istruzioni agrarie teo- » fico pratiche adatte alla capacità dei giovanet- » ti , se queste verranno , come io spero , ben pre- » sto fra noi poste in uso con iscuole e bene in- » tesi Istituti Agricoli ». Invita infine gli uditori e quelli maggiormente che di autorità e di senno sono su gli altri elevati « a riflettere sullo errore anche » troppo esteso, ma che pone grande ostacolo ai mi- » glioramenti, quello di lasciare alla popolazione cam- » pestre , ed ai suoi usi e pareri presso che la dire- » zione e cultura delle nostre campagne». E riferendo il discorso in generale alle condizioni morali del paese « Ohimè!, Egli dice, che il ricco, il letterato, » r artista troppo di rado rammentano che 1' agricol- 122 APPENDICE » tura è il sostegno priocìpale delle nazioni ! Voi » dunque, o Signori, sorgete apostoli in quest'era » di novello provvedimento ! Voi più avveduti , fa- » vorite la istituzione di banche agricole , ed inve- » slite nuovi capitali sulle fertili terre bolognesi! Voi » favorite la buona istruzione nel popolo campagnuolo » con scuole adatte , con istituti agricoli , col senno , » collo esempio e con tutti quei mezzi dei quali po- » tele disporre. E questa odierna funzione che ora » modestamente inauguriamo per favorire il ben pub- » blico, sotto gli auspici del superiore Governo, ono- » rata dalla presenza delle Primarie Autorità , e dei » Corpi Accademici , sia uno stimolo a migliori avan- » zamenti , ed a belle mostre di prodotti scelti , nuo- » vi e maggiormente abbondevoli ». Cosi terminava con poche parole appresso il suo discorso r egregio Oratore e dietro a lui ne veniva il Sig. Ing. Gio. Domenico Ferrari colla lettura del Rapporto della Commissione intorno ai principali og- getti presentati alla Esposizione essendo egli Segretario della Commissione medesima ed avendo più giorni prestata graziosamente 1' opera sua come Ispettore principale, si può dire, della consegna e disposizione di tutte le cose presentate , ond' ebbe a meritare e ricevere da tutti molta lode e gratitudine. È diviso il Rapporto in più parti distìnte coi titoli di Modelli , Macchine , Pomona , Cereali , Orticoltura , Selvicoltura , Albericoltura , Be- stiami , Industria e Varietà. Non potevano indicarsi nella brevità del tempo concesso al Rapporto tutti quanti gli oggetti stati e- sposli e però si accennavano soltanto come è detto APPENDICE 123 t principali e con essi le persone che secondo il pa- rere e giudizio della Commissione meritavano d' al- cuna guisa la pubblica menzione od uno speciale in- coraggiamento o di essere proposte degne di premio: e dovendo il Rapporto stesso venire presto e per in- tero pubblicato si ommettono qui i nomi ed i titoli di onore. Non è a dire con quanta generale soddisfazione fossero accolte ed applaudite le tre letture da quella eletta e ragguardevole corona di uditori i quali in buon numero, sciolta l'Adunanza, passarono ad os- servare di nuovo nei giardini -e nei portici le cose che cessavano in quel giorno di essere esposte. Dom. Santagata Vice-Segretario. 124 APPENDICE RAPPORTO della Commissione incaricata di esaminare il pro- getto del Sig. Ing. Astolfi di un'' assicurazione mutua dei possidenti contro i danni della gran- dine nella Provincia di Bologna , letto nella Ses- sione straordinaria della Società Agraria tenutasi li 21 Decembre 1851. — °>3>»«cc<:'' — Nell'anno 1845 il Signor Marchese Luigi Tanari leg- geva alla Società nostra una proposta di associazione mutua, contro i danni della Grandine nello Stato Pon- tifìcio. Ivi dopo aver mostrato i vantaggi di tale associa- zione ai proprielarj , ai fittaiuoli, ai coloni, definiva la sua proposta, per una cassa di deposito nella quale una Società di agricoltori serba in comune i propri risparmi affine di valersene a ristoro di tutte le perdite, che a ciascuno degli indivdiui che la compongono , cagionano ogni anno le tempeste. E scendendo poscia alia pratica, accennava alcune norme generali, ed augurava che un gior- no potesse tale istituzione attuarsi fra noi. Questo medesimo argomento che allora piacque senza effetto, ha pigliato di nuovo a trattare il Sig. Ing. Astolfi nel corrente anno in un suo opuscolo a stampa intitolato = Progetto di una Società di Possidenti per V assicu- razione della grandine nella Provincia di Bologna. E la Società Agraria a sua istanza ha nominala una Commis- sione composta dei sottoscritti, affinchè ne faccia il debito esame, e ne riferisca il suo parere; il che per quanto le nostre forze comportano ci accingiamo di compiere. Il progetto del Sig. Ing. Astolfi restringe il campo che dal Marchese Tanari era divisalo. Imperocché mentre questi estendeva l'associazione allo Slato Pontificio, e a APPENDICE 125 tutti i prodotti agrari, l'Astolfl Io limita alla Provincia di Bologna^ e solo per la Canapa^ il Riso, il Frumento, e rUva: con che viene a renderlo di più facile ese- guimento. E dimostrato pur egli i vantaggi di una tale asso- ciazione, passa ai due punti principali dì tale materia, cioè alla Tariffa del prezzo da pagarsi dagli assicurati e al modo di liquidare i danni avvenuti, e di compensarli. Rispetto al primo punto, Egli, traendo la conseguenza dalle osservazioni di un trentennio (raccolte in breve tavola si- nottica) stima potersi stabilire i seguenti prezzi: per l'as- sicurazione della Canapa Scudi 8 per cento sulle rendite, pel Frumento Se. 4, pel Riso Se. 10, per l'Uva Se 7. Rispetto al secondo punto cioè al metodo di liquidare i danni nel caso di paliti infortuni!, prende le sue norme da quelle adottate dalla Società di assicurazione di Trie- ste, che anch'essa nei guasti della Grandine fece vistose operazioni. E noi abbiamo ricevuto dall'Autore manuscrilto il suo progetto di regolamento, il quale ci par fatto con molta diligenza e discrezione. Ma innanzi tratto prendendo a considerare le massime generali del progetto Astolfl, taluno della Commissione muoveva dubbio che questo genere d'associazione trovi poco favore generalmente presso gli Agricoltori, ai quali ripugna la entità del premio da pagarsi: imperocché i pic- coli possidenti ne sono gravati oltre misura, e ai grandi possidenti par di trovare compenso nell'una parte dei loro beni a quello che per avventura solBFron nell'altra. Gli uni e gli altri sperano di andar salvi dalle calamità eventuali (che a ciò troppo natura ne rende inchinevoli) e a peggio andare si rifiutano dicendo che è duro sottostare ogni anno ad una sicura tempesta, per schivarne un'altra maggiore sì, ma incerta o remota. Le assicurazioni far buone pro- ve soltanto dove il premio che si paga è minimo a rispetto del danno minaccialo, come per esempio negl'incendi delle 126 APPENDICE case , 0 nei naufragi dei bastimenti. Obbiettava altresì che l'impianto di una Società d'assicurazione trae seco di ne- cessità moltissime spese, le quali per di più del ristoro dei danni dovrebbero gravare gli Associali ; e metteva in- nanzi le esigenze infinite, e le difficoltà di appagarle, la malizia che pur si mescola a queste imprese , e sovente le turba; la incertezza dei metodi di liquidazione. Pare- vagli che se per una parte sarebbe pieno di cure, e di fa- stidio il tenere separati i prodotti che si assicurano quasi formandone tante società diverse , ciò nullameno si ravvi- sa indispensabile, perchè altrimenti il coltivatore di canapa non crederà suo interesse mescolarsi di assicurare il riso, e viceversa. Trovava fra le influenze atmosferiche questa singolarità che alcuni luoghi son percossi frequentemente da grandine, altri per lunghissimo spazio d'anni ne vanno esenti. Laonde la Società di Trieste poneva diversità di ta- riffa non solo da prodotto a prodotto, ma eziandio da luogo a luogo. Poi addimandava se l'incasso stabilito non sarà sufficiente, in che modo ripararvi? chiamare nuovo danaro dagli associati è scabroso ; pagare soltanto ai dan- neggiati una quota proporzionale, toglie all'impresa ogni efficacia. Concludeva che la Società stessa di Trieste dopo la prova di alcuni anni ha dovuto cessare le operazioni sull'assicurazione della grandine. Queste obbiezioni, comecché gravissime, non parevano alla maggiorità della Commissione bastevolmente conclu- denti ad eliminare del tutto un tale progetto. Le difficoltà che pur si riconoscono nell'impresa, non son tali da non potersi superare. Le spese di amministrazione debbono es- sere lievi se la Società sia ben governata, e non sensibili allorché fra molti si ripartano: gli inganni, le malizie, le frodi, quanto nelle umane cose è possibile, vogliono essere evitate da regolamenti savi e discreti: l'assicurazione dei vari prodotti potrebbe occorrendo essere tenuta divisa; se v' ha oggi ripugnanza negli agricoltori a pagare una APPENDICE 127 tassa rilevante a questo fine , tale ripugnanza verrà meno quando ne veggano in pratica l'utilità: la Società di Trie- ste avere per anni liquidato i guasti della grandine senza serii reclami ; se dessa poi cessò dalle sue operazioni vuoisi attribuire per l'una parte al piccol numero di quelli che nel principio assicuravano, per l'altro al guadagno che essa come Società privata e specnlatrice (non di mutua garanzia) pretendeva di fare oltre il ristoro dei danni: la sua esistenza di parecchi anni mostrare che il tentativo era possibile. E già lo avevano mostrato più manifestamente altre Società formatesi nella Francia e nella Prussia. D'al- tra parte quanto non giova alla produzione della ricchezza, l'aspettativa sicura dell'avvenire? Può il proprietario me- diante l'associazione disporre tranquillo di una rendita certa; il colono ha assicurata la sussistenza, ed è chiusa quella gran sorgente di debiti che nelle annate cattive è costretto ad incontrare, e lo sommergono nelle miserie, e lo disvogliano del lavoro, senza che il proprietario sovente ne sia mai più rimborsato. Più largamente e con fiducia si ponno applicare alla terra nuovi capitali, tentare nuovi miglioramenti, e nuove industrie quando sia tolto il pericolo che una meteora in brev'ora rapisca il frutto dei risparmi e dei sudori. L'associazione mutua infine è argomento di moralità e di quiete pubblica. Queste erano le ragioni ventilate da ogni parte per le quali si veniva a questa conclusione. Il progetto di un associazione mutua dei possidenti per i danni della grandine, quando l'associazione sìa li- bera, e spontanea merita lode e favore dalla Società Agraria. Le difficolià gravi che veramente si incontrano a tal fine sembrano [superabili, dal buon volere, dalla preser- vaoza , dal concorso di molti. Per la tariffa dei prezzi che sarebbe da pagarsi dagli assicurati, la Commissione non si credè tanto fondata da esprimerne un giudizio, ma stimò bene di interpellarne 128 APPENDICE particolarmente le Deputazioni Sezionali, che sono a por- tata di meglio conoscere e valutare i danni che la gran- dine ordinariamente arreca- Per le norme infine della liquidazione e del compenso potrebbe questa parte desumersi dai Regolamenti delle al- tre Società analoghe, confrontati e modificati secondo le circostanze della nostra provincia. E il progetto del Sig. Ing. Aslolfi ne porge una base opportuna. Però questa materia non spetta tanto alla Commissione nostra, quanto alla Riunione degli assicurati, se un giorno si venisse a dar effetto alla presente proposta. Tali erano i pensieri della Commissione quando il Sig. Ing. Astolfì pubblicò un nuovo opuscolo con una ulteriore proposta sul medesimo argomento. Essa difTerisce dalla pri- ma in ciò che, invece di un'associazione spontanea e pri- vata, propone che l'impresa sia promossa e regolata dal- l'Amministrazione Provinciale. In secondo luogo chiede che dove avvenga che in un anno ì prezzi di contribuzio- ne degli assicurati non bastino al compenso dei guasti prodotti dalla grandine, l'Amministrazione Provinciale vi sopperisca con un sopracarico. Ripreso quindi l'esame di tale subbiello della Com- missione , apparve chiaro alla medesima che facendosi ini- ziatrice l'Autorità Provinciale di un tale progetto, sono per derivarne alcuni vantaggi, e specialmente date le con- dizioni del paese nostro poco avvezzo alle imprese d'as- sociazione privata. I quali vantaggi sono un credito mag- giore all'impresa; una esecuzione più facile pei mezzi onde la Provincia dispone ; una probabilità più fondata di esito. Ma d'altra parte l'intervento dell'Autorità nelle fa- cende economiche dei privati è agli occhi dei sottoscritti un mezzo eccezionale, ma non mai regola di buona eco- nomia in una ordinata Società. La regola vera economica è la libertà sì negli individui che nelle associazioni ; e il Governo , i Corpi Provinciali , e Municipali mentre debbono APPENDICE 129 tutelare il franco esercizio dei Diritti di ciascuno, rimuo- vere gli ostacoli, agevolare gli sforzi dei privati colle opere di pubblica utilità, se passano questo termine, se s'ingeriscono delle industrie, se vogliono farsi Amministra- tori 0 gestori d' intraprese, ollrecchè di rado riescono a buon successo, vanno contro al fine che loro è prescritto dalla indole della Società. L'intervento dell'Autorità nelle fa- cende economiche dei privati, che da molti oggi si dimanda come rimedio ai mali, pare a noi invece che sia cagione di essenziali conseguenze , e certamente ad esso si atten- gono in gran parte quelle utopie che tanto si deplorano 0 si temono. Nondimeno considerando che nel presente caso si tratterebbe di dar principio ad un nuovo sistema di mutua garanzia, il quale potrebbe essere in avvenire dato liberamente ad amministrare alle compagnie dei privati, si potrebbe in via di eccezione ritenere utile, che questa assi- curazione fosse promossa ed iniziata dall' Amministrazione Provinciale. E se tale è anche il parere della Società Agraria potrebbe essa cooperarvi con un voto, od una preghiera rivolta alla competente Autorità. Ma ciò che non si può in alcun modo ammettere si è, che lo sbilancio che in dan- nata ipotesi fosse per verificarsi fra i premi d'assicurazione e i danni liquidati, si traesse da una tassa generale. Lo scopo del Sig. Ing. Astoltì in questa proposta pare a noi sìa quello di costringere indirettamente tutti i possidenti ad associarsi : imperocché ognuno veggendosi sottoposto al rischio del pagamento, preferirebbe di avere ancora l'even- tualità del benefìzio: ma oltrecchè ciò pecca contro la giu- stizia e l'equità, il costringere direttamente od indiretta- mente i possidenti ad assicurarsi ci sembra contrario al diritto di proprietà libera che ha ciascuno^ ed ai principi della buona economia; ci sembra ricadere in quell'errore dell'intervento governativo nella gestione dei beni privati che non dubitiamo ancora una volta di ripetere pernicioso. Però su tale argomento dobbiamo lodare assaissimo la do- N. Ann. Se. Natur. Sebie IH. Tomo 5. 9 130 APPENDICE cililà del Sig. Astolfi che udite le nostre osservazioni di- chiarò di ritirare questa parte del suo Progetto. E per esaurire la materia non possiamo passar sotto silenzio il rapporto del Dolt. G. Crescimbeni a nome della Deputazione Sezionale di S- Giovanni invitata ad esami- nare questa proposta. Esso vi oppone i seguenti dubbi , difetto di abitudini morali di associazione; repugnarsi dai grandi possidenti a farne parte; difficollà di precisare la tassa di assicurazione; difficoltà di liquidare i danni. Quindi non vede che due modi di riuscire nell'impresa, l'uno che il Governo stesso assuma quest'Ufficio, l'altro che sia opera di una Società privata speculatrice. I dubbi in so- stanza concordano con quelli promossi dalla Commissione. L'ingerenza Governativa fu da noi eliminata per le ragioni sopradelte. Finalmente quanto ad una Società speculatrice, se per una parte le difficollà di esecuzione vengan meno, per l'altra uopo è notare, che tali Società volendo fare considerevoli guadagni, oltre il ristoro dei danni, la gra- vezza sui possidenti diviene tanto maggiore, a tal che li allontana ognor più dal desiderio di assicurarsi. E di fatto esiste anche presentemente ed esiste già da molti anni una Associazione speculatrice privilegiata dal Governo Pontificio a tal fine; ma o abbia temuto di perdere nell'impresa, o non trovi associati, certo è che sin ora non ha fatto, ri- spetto alla grandine, alcuna operazione di rilievo. Quindi almeno per adesso non ci sembra trovare in ciò fiducia di felice riuscimento. Venendo adunque a raccogliere le fila dello sparso di- scorso^ la Commissione sottopone alla Società Agraria i seguenti suoi pensamenti. 1. È utile e commendevole l'associazione mutua ap- plicata ai danni della grandine. 2. Essa dee essere sempre ed in ogni caso spontanea, cioè a dire, che i proprietari siano liberi di assicurare o no i prodotti agrari secondo che loro talenta. APPENDICE 131 3. L'assicurazione mutua Dormalmente dovrebbe es- sere diretta o ammiDistrata dalli stessi associati. 4. Se nel principio dell'impresa le difficoltà son gravi, potrebbe ove il credesse opportuno l'Autorità Provinciale farsene promotrìce ed iniziatrice, sempre però col pensiero di rinunziarne la gestione ai privali quando sia bene avviata. 5. In questo senso la Società Agraria può raccoman- dare alla Provincia il progetto del Sig. Ing. Astolfl. 6. La tariffa dei prezzi, le modalità della liquidazione dei danni meritano più maturo studio, e la Commissione ricevendone incarico potrà esaminarle più specialmente quando avrà ricevuto da tutte le Deputazioni Sezionali i loro rapporti sul proposito. 7. Ad ogni modo è degno di lode lo zelo con che il Sig. AstoIS ripigliando il concetto del March. Tanari, ri- sguardandolo più precisamente, svolgendolo nelle sue ap- plicazioni, e procacciandone l'esecuzione, intende ai pro- gressi della nostra Agricoltura e della pubblica prosperità. Firmati Marco Minghetti Relatore. Enrico Sassoli. Enrico Grabinski. Luigi Loup. Gio. Domenico Ferrari '^7S- 132 MIGLIORUMENTO DELIE MIE DEGLI AlilMÌLI che servono all' Economia rurale. La Deputazione Sezionale di Budrio al princi- piare dell'anno 1849 chiamava l'attenzione della So- cietà Agraria j intorno la necessità di studiare i mezzi più acconci pel miglioramento dei bestiami che servo^ no alla nostra economia rurale; mentrechè se ab- biamo a rallegrarci che lo stato loro abbia da qualche anno progredito verso il meglio, siamo però ancora ben lontani dal poter essere a pieno soddisfatti a questo pro- posito. Pertanto con vero interessamento la Società Agra- ria accoglieva sì fatta proposta , e con sua Circolare N. 140. delli 27 Luglio 1849 invitava le Deputazio- ni Sezionali a fare ciò stesso oggetto dei propri studj. Molte e molte proposte^ degne tutte di lode, ne giunge- vano alla Società in riscontro alla circolare anzidetta, le quali tutte furono rimesse ad una Commissione appo- sitamente nominata, che ha già incominciato, e ben pre- sto sarà per terminare i propri studi. Intanto però si è creduto opportuno di non dilazionare ulteriormente la pubblicazione di alcuni fra i riscontri pervenuti. Che se non tutti si rendono di pubblica ragione , non è perchè agli altri manchi il merito, o non vi sieno utilissime proposte delle quali si occuperà la Commissione , ma perchè ne è sembrato , che quelli prescelti da pubbli- care contengano una più abbondante raccolta di noti- zie e proposte , le quali possono praticamente essere adottale dai nostri allevatori. I Compilatori. APPENDICE 133 U DEPUTAZIONE SEZIONILE DI PERSICETO AW Illustrissimo Sig. Presidente della Società Agraria di Bologna. Mi è dato finalmente di potere in parte riferire intor- no al quesito sul bestiame proposto fino dal Luglio dello scorso anno 1849 nella lettera della Signoria Vostra lUrna, N. 140; e dico in parte; perchè è piaciuto a questa De- putazione Sezionale, dividendo in due parti il quesito sud- detto, di discutere prima del miglioramento delle raTpifi del bestiame, e di differire quindi la discussione (che pe- rò non sarà molto lontana) intorno al più ragionato ed economico me%7fi di nutrirlo. La Deputazione Sezionale pertanto, seguendo le mas- sime manifestale in due separati rapporti, l'uno del eh. Sig. Prof. Giulio Crescimbeni, l'altro del rinomato Zoo- jatro Sig. Prof. Giovanni Gotti; ha avvisato che per mi- gliorare le razze del bestiame si debbano avere in consi- derazione le seguenti cose. Riflettendo innanzi tratto che il migliorare le razze del bestiame non altro è che ren- derlo più addatto e più appropriato all'uso cui è destinato, e considerando che la Provincia nostra si divide in mon- tagna, in pianura e parte ancora in pascoli, ha stimato essere pregio dell'agricoltura l'allevare un bestiame ac- concio a lavorare le colline ben distinto da quello, che occorre per le lavoragioni del piano, massime quando sia esso forte ed argilloso , e così del pari il migliorare e per- fezionare per li pascoli, un'altra specie di bestiame, ac- concia più d'ogni altra a prestar latte e buona carne da macello. Quindi ha veduto che di tre specie di animali bo- vini abbisogna la nostra industria agricola, e cioè: 134 APPENDICE 1. Della razza Pugliese per le grandi lavoragioni del- la pianura. 2. Della razza Montanara , che non è che una specie del medesimo genere, preferibile al colle, non tanto per la circoscrizione e torosità degli arti, quanto per recono- mia del foraggio che occorre a mantenerla. 3. Della razza Modenese oppure di quella Sv^^era, che molto convengono, ove non siavi il bisogno di sotto- porle alle gravi fatiche dell'agricoltura. Poste le quali cose, ha pensato che il miglior mezzo per migliorare e perfezionare tutte tre le suddette razze consista nel porre ogni studio ed attenzione nell' assortire le stalle e nel sorvegliare la procreazione. Per il qual flne non solo si dovrà raccomandare la scelta di belle e buone vaccine, ma eziandio e più ancora di provvedere accurata- mente a quella di Tori perfetti e vigorosi, in rapporto alle varie specie che s'intenderà di propagare; poiché, al dire di Monsignor Malvasia , negli animali i figli assomi- gliano assai più al padre che alla madre. Li quali Tori , oltre all'essere perfetti e vigorosi e ben nutriti, ed all'a- vere le altre qualità che ad un Toro ben fatto si richie- dono, si vogliono più grossi delle vacche che devono co- prire, non sì però che siavi una grande sproporzione; giacché il toro troppo grosso per una piccola vaccina, la schiaccia, ed il parto riesce sovente difficile e pericoloso. A prevenire pertanto moltissimi inconvenienti, a ren- dere più che sia possibile accurate le copriture delle vac- cine, ed assicurarne la fecondila, e ad ottenere de' belli e buoni allievi, la Deputazione Sezionale ha riputato che sarebbe opportunissimo che venissero adottate dal Governo alcune provvidenze, le quali tutte sì riassumono , e si com- prendono in queste. 1.*^ Che ninno possa tenere un Toro , e spacciarlo alla ,| fecondazione, se da competenti ed esperti deputali non sia riconosciuto idoneo. APPENDICE 135 2." Che collii il quale si occupa di questo traffico, deggìa tenere un bollettario a madre e figlia, dal quale risulti il numero delle monte, e la distanza dell'una dal- le altre; stante che l'avidità degli spacciatori, sovente le fa di mollo oltrepassare il numero delle quaranta, che si permettono da alcuni Zoojatri: mentre da altri si vuole che non trapassino le venti. S.** Che ogni anno alla fine di Maggio si verifichi l'età e lo stato igienico dei Tori , perchè sieno immancabilmente scartati^ e sostituiti, le quante volte o per un titolo o per UQ altro ne fosse palese il bisogno. A queste discipline però non dovrebbero andar soggetti quei proprielarii i quali hanno tori per loro proprio uso esclusivo; avvertendosi per altro che qualcuno della De- putazione ha proposto che ove alcuno dei detti proprie- larii facesse commercio del suo toro o lo cedesse ad aHri per coprire vaccine sotto qualunque titolo, sarebbe con- veniente il sottoporlo ad una multa pecuniaria. ^ Eccole esposte in breve, o Illustrissimo Sig. Presi- dente, le cose discorse e proposte da questa Deputazione Sezionale intorno al miglioramento delle razze del bestia- me, a cui spero di potere quanto prima aggiungere un altro rapporto intorno alla seconda parte del quesito,, e cioè dei pili ragionato ed economico mezzo di nutrirlo. Ed assicurando intanto la Signoria Vostra Illma. dello zelo il più vivo per parte di questa Direzione, tutto im- pegnato al migliore andamento della Deputazione Sezio- nale, mi pregio di rassegnarmi colla più devota stima. Della stessa Signoria Vostra Illustrissima: Persicelo li 2 Novembre 1850. Vmo Devomo Obblmo Servo Il Direttore Enrico Sassoli. 136 APPENDICE ULTERIORE RAPPORTO DELLA DEPUTAZIONE SUDDETTA Questa Deputazione Sezionale conobbe T importanza del quesito fatto da cotesta llliìia Presidenza col dispac- cio delli 27 Luglio 1849. N. NO per sapere quali mezzi si ritenessero più addatti a migliorare le razze del bestia- me ed a nutrirle in un modo più ragionato, ed economi- co. Si diede essa con ogni impegno allo studio di quel tema, e rispose alla prima parte del medesimo coli' estratto del rapporto fallo dall'onorevole Sig. Doli. Crescimbeni che fu inoltrato alla Presidenza suddetta nel 24 novem- bre 1850. N. 43. Continuò la discussione della seconda parte del quesito stesso, e dalle molle cose che vennero esposte da quelli che presero parte alla medesima , e dai moltissimi falli raccolti si conobbe che rutilila, e l'e- conomia nei modi di alimentare il bestiame dipendono dalle qualità delle differenti specie del medesimo, dall'uso al quale si destina, dai prodotti che si vogliono ricavare da quello, dalla più abbondante quantità dei diversi fo- raggi , e delle biade con cui si alimenta e dal costo loro, le quali cose tulle diversificano ne' varii poderi, nelle an- nate diverse, e sono subordinale a circostanze mutabili, ed eventuali. APPENDICE 137 La DeputazioDe suddetta per rispondere conveniente- mente alla seconda parte del quesito suespresso credè ben fallo il raccogliere, e registrare le pratiche qui usate dalla pluralità degli educatori di bestie, ed accennare quelle che sono adoprale dai più diligenti ed esperti fra i mede- simi, e che essa giudicò le migliori. Fu essa d'avviso che il mezzo di migliorare il bestiame consistesse nel nutrirlo bene, nell' alloggiarlo conveniente- mente, nell'avere ogni cura della salute di quello, e nel- r impiegare alla riproduzione gli animali più perfetti. Considerò essa che l'educatore di bestie si propone fini differenti colla di lui industria poiché ha per iscopo r ottenere carne e grasso , ovvero latte per il bisogno della nostra domestica economia ed esige lavoro per migliora- re la condizione de' terreni che sono coltivati , e che per- ciò dovrebbero essere differenti le razze destinate a soddi- sfare 0 l'uno 0 l'altro di quei bisogni, e diverso il modo di alimentarle. Vide essa che ciò non accade fra noi ove si richiede dal bue che incallì nella fatica, e che visse in mezzo a privazioni continue, carne e grasso abbondanti, e saporiti quando o per diffetti del corpo, o per età a- vanzata non è più atto a reggere alla fatica del lavoro delle terre. Ravvisava essa in ciò i pregi della nostra razza la quale più o meno bene soddisfa a questi bisogni diffe- renti, e la solerzia de' nostri agricoltori che con tanta po- vertà di mezzi sanno ricavare vantaggio da quella. Molti di essi nell'alimentare le bestie fanno distinzio- ne fra quelle destinate al lavoro, e le altre che devono in- grassarsi, ovvero somministrare il latte, e nel territorio di S. Agata ove una caseria rende facile lo smercio di que- sto, ed ove le vacche danno un prodotto rilevante non essendo raro il ricavare So- 20 annuali dalla vendita del solo latte, sono esse alimenlale con cure particolari e con foraggi buoni e con biade sufficienti , ma negli altri luoghi di questa Sezione ove poca, o nulla è l'industria d'im- 138 APPENDICE piegare utilmente il latte nel caseifìcio, le vacche che lo somministrano sono nutrite nello stesso modo che le be- stie da lavoro e non viene usato un metodo speciale di alimentazione che per le sole da ingrasso. Si dà comunemente un cibo migliore ai vitelli di un anno usando fieno buono mescolato a poca paglia, avena, ed altre cereali miste a semole, e più generalmente sono adoperali gli escrementi dei bachi da seta. Fu però osser- vato che nella più gran parte delle stalle non sono essi nutriti con bastante latte nei primi mesi della vita loro to- gliendosi quello alle poppe della madre per impiegarlo in altri usi. Nella stagione estiva e gran parte della primavera e dell'autunno le nostre bestie buine senza distinzione sono alimentate al pascolo nei pochi prati naturali qui esistenti, nei rivali, nelle capezzaggini, nei cavagni ,ed in mezzo ai campi ove si nutriscono con diverse specie di erbe. I pra- tici hanno conosciuto che la gramigna è più nutriente del- le altre, e che dà forza maggiore alle bestie da lavoro, come pure che l'erba medica, il trifoglio, e le papilio- nacee producono nelle vacche quantità maggiore di latte. Qualcuno di essi ha qui fatto esperienza delle foglie di colsat, e le ha trovate attissime a produrre latte di otti- ma qualità ed abbondante. Nelle giornate piovose, e durante la notte le bestie sono alimentale entro le stalle con erba medica, trifoglio, orzo, fieno greco, e lupinelle falciati in verde, ed alle de- bite stagioni colle erbe provenienti dalle sarchiature del frumento e dei marzatelli, e colle cime del primo, e con quelle delle fave e dei frumentoni mescolate a poca paglia. La parte più importante dell'alimento loro consiste nelle foglie degli alberi , e si dà qui la preferenza a quella del- l'olmo cui succede l'altra di pioppo. Alcuni educatori di bestiami hanno trovato ottima la foglia di rovere quando se ne faccia uso nell'autunno allorché comincia ad indù- APPENDICE 139 fare e credono essi che nella primavera sia rifiutata dalle bestie perchè amara. Quest'alimentazione supplementaria entro le stalle d fatta assai parcamente trovando più conveniente il non sa- ziare interamente i buoi , e lasciare loro il desiderio , ed il bisogno di nutrirsi abbondantemente nel pascolo. Poco uso si fa allora delle biade, e se qualche avve-> duto educatore cerca di sollecitare l'ingrassamento di qual- che bestia adopera l'orzo, e l'avena, ritenendo che du- rante l'alimentazione con foraggi verdi, esse convengano meglio che qualunque altra specie di biada. L' alimentazione delle bestie con erbe fresche è migliore nei luoghi in cui le praterie naturali, ed artificiali sono pia abbondanti, e dove havvi ricchezza di foglie d'alberi, di erbe nei campi, e di cime di leguminose e di cereali. Fu osservato da questi educatori di bestie che le erbe le quali provengono dai terreni argillosi o forti del nostro Distretto Sezionale danno un nutrimento migliore di quello che si ha dai foraggi di terreni leggieri sabbiosi o calcari del medesimo, la quale osservazione dovrebbe determinare i nostri coltivatori ad estendere con preferenza nei primi l'educazione del bestiame. All'approssimarsi della rigida stagione quando il fred- do, e le intemperie impediscono ogni lavoro alle terre i bovi sono qui rinchiusi stabilmente nelle stalle, e pur trop- po una gran parte dei medesimi, almeno qui da noi, non è nutrita che di sola stoppia e paglia di frumento, e si debilita in modo che al ritornare della buona stagione molti di essi sono costretti per rimettere le forze perdute di fare un consumo non piccolo di foraggio verde , e per- dere una parte del tempo che potrebbe essere impiegata utilmente in un pronto, e sollecito ingrasso. Questa Deputazione Sezionale pensa che quando si potesse ottenere una coltivazione più estesa di foraggi ed una più economica distribuzione di quelli che sono som- 140 APPENDICE ministrali verdi alle bestie nella stagione nella quale ab- bondano, la nostra razza migliorerebbe e si raggiunge- rebbe lo scopo di nutrirla con vantaggio, e con una bene intesa economia. Sul finire del Febbraro quando la primavera comin- cia a mostrarsi si aggiunge a quelle magre paglie , e stop- pie qualche poco di fieno specialmente guìardo ovvero guaiumi, fraine, lupinelle, trifogli, erbe mediche, loglie- resse, e tritumi, e paglie di fave, di veccie, di ceci, e di veccioli , ovvero canne tenere di valle, o mezze robe od altri foraggi secondo suggerisce il tornaconto per il costo loro ne' difierenti luoghi, e questa mescolanza viene fatta coir aggiungere un quinto di quelle sostanze più nutrienti a quattro quinti delle stoppie, e delle paglie suddette, e solo alcuni pochi accrescono le prime sino alla dose di un quarto, e pochissimi a quella di un terzo, I tritumi di fave, ceci, veccie, e veccioli sono usati da taluno separata- mente alla fine di ciascun pasto asserendo che in tale mo- do si eccita nelle bestie la sensazione della sete, e si ob- bligano ad abbeverarsi più abbondantemente. Oltre la mischianza detta alcuni con provido consiglio somministrano ai bovi loro fave, cereali, od altri grani franti e vi aggiungono vinaccie, e semole le quali biade vengono comunalmente date nella misura di uno de' nostri quartiroli per ogni due bestie grosse. Allorché si ha bisogno di ottenere dalle vacche un abbondante prodotto di latte, e quando si ha necessità di avere da queste, e dai buoi carne e grasso gli animali destinali a dare quei prodotti si sottopongono ad un trat- tamento diverso. In quel caso la mescolanza del fieno colla paglia si fa in modo che almeno presso la maggior parte dei nostri educatori la metà di quella si compone di fieno, 0 delle altre sostanze superiormente indicate. Si danno biade abbondanti e può ritenersi come misura media la quantità di quartiroli tre al giorno per ogni pajo di bestie. Le cir- APPEWDlCE 141 costanze economiche dell'educatore, il costo relativo delle derrate diverse lo determinano a preferire nella composi- zione delle biade detie le vinacce, o le fave, o i ceci, o le cicercliie o i fagioli cotti, o il frumentone, o la veccia, 0 l'orzo, 0 l'avena, o i veccioli , o il fieno greco bollito, 0 i mezzi frumenti, e le mondiglie, o le ghiande mace- rate, 0 altri grani} e semi franti e mescolati a semola, ovvero le sanse o pannelli di semi oleosi misti ad una o più di quelle sostanze. I più avveduti limitano l'uso delle vinaccie, quello del fieno greco, e dei veccioli alle sole bestie da ingrasso non credendo che quelle sostanze convengano alle vacche lattifere, alle quali alcuni esperti educatori benché troppo pochi di numero somministrano radici sminuzzate di bar- babietole e ne hanno buon risultaraento, e qualcuno fa uso di radici di pomi di terra, ed ottiene bontà, ed ab- bondanza di latte. L'uso delle radici diverse che servono all'alimenta- zione delle bestie non è qui mollo esteso benché pochi ignorino che le barbabietole, oltre il servire all'ingrasso, sono un eccellente nutrimento alle vacche lattifere, au- mentando in esse la secrezione del latte. Qualcuno giusti- fica una tale non curanza col porre innanzi la difiicoltà di conservare in qualche anno le radici di quella pianta fa- cili ad imputridire particolarmente quando sono raccolte negli autunni umidi, e piovosi. II Sig. Conte Annibale Vincenzo Ranuzzi che prese parte alla discussione di questo importantissimo argomento convenne che presso noi era generale 1' uso di mescolare la semola alle biade, ma fece saviamente considerare che sarebbe stato più conveniente, e più utile il sostituire a quella la farina del frumento. Esponeva esso che uno staio di crusca il quale pesa libb. 22 o 23 al più, è pagato 28 baiocchi, e molte volle anche 30: che una corba di buona qualità la quale pesa circa libb. 175 vale oggi non 142 APPENDICE più di Se. 2. 10, e che ridotta a farina dà il peso di libb. 172 di modo che ogni peso di quella vale circa bajocchi 30, costo non superiore a quello della crusca. Aggiungeva che l'utile sarebbe assai maggiore quando si sostituissero alla semola farine di mezzo frumento e di mondiglie il costo delle quali sarebbe minore di baj. 30 per ogni peso di esse. Si trovano anche presso noi agronomi esperii i quali hanno conosciuto che il mezzo più economico d'ingrassare le bestie è quello di farlo nel minore tempo possibile per- ciò con una somministrazione giornaliera abbondantissima di sostanze nutrienti avuto riguardo alla facoltà degli or- gani che servono alla digestione ne' diversi animali, ed uno de' medesimi ha trovato vantaggioso, e di spesa mi- nore l'usare giornalmente per ogni pajo di bovi 3 de' no- stri bigongi di vinacce, 40 libbre di pannello di lino, 2 quartiroli di fava, 1 di fagioli colti, e 2 quartiroli di cru- sca della covetta. Durante il tempo dell'ingrasso esso som- ministra fieno schietto e della qualità migliore ai bovi, pochissimo essendone il consumo, poiché non ne mangia- no al di là di libb. 25 al giorno, e brevissimo è lo spa- zio di tempo occorrente a raggiungere il necessario im- pinguamento, atteso le quali cose esso ha trovato quel me- todo più economico di qualunque altro. Quell'educatore alimenta le vacche lattifere con ottimo fieno, e con molta vinaccia, e somministra ad ogni paio di quelle libb. 10 di pannello di semi oleosi, ed un mezzo quartirolo di risina che esso cuoce ed aggiunge alle altre sostanze e ad una convenevole quantità di semola o covetta. È qui ignoto 1' uso del sale nella nutrizione del bestiame e pochi conoscono il mezzo facile di rendere più saporite e più nutritive le paglie, e le stoppie bagnandole con a- qua che contenga una soluzione di quello. Qualcuno l'a- dopera in piccolissima quantità unito alle biade che si danno ai vitelli, e crede che con questo mezzo si avvez» Zino facilmente a cibarsi delle medesime. APPENDICE 143 I nostri educatori nell'inverno somministrano il cibo ai bovi due volte al giorno e cioè nella mattina, e nella sera, e durante la stagione estiva aggiungono una terza razione nel mezzo giorno, e danno le biade alle bestie da tiro nella sera, ed a quelle da ingrasso ed alle lattifere nella mattina, e nella sera. Non isfuggì agli osservatori at- tenti che gli educatori i quali dividono i foraggi in un maggiore numero di frazioni, e somministrano quelle con metodo regolare ottengono ottimi risultamenti riuscendo i bovi loro meglio nutriti, e più vegeti, e robusti. Dalle cose fin qui narrate può dedursi che nella plu- ralità dei casi le bestie buine sono qui alimentate conve- nientemente, e che quando si estendano le buone pratiche usate dai nostri più esperti , e più diligenti educatori la condizione di esse potrà divenire più perfetta e più sod- disfacente. Questa Deputazione Sezionale pensa che un metodo ragionato di alimentazione delle bestie non possa avere uo risultato veramente utile se non si collega alla salu- brità del luogo in cui alloggiano, ed alle più diligenti cure della salute loro, ed è persuasa che molle cose ri- mangono qui a farsi per questa parte, non tacendo però che alcuni, e forse non pochi de' nostri educatori le ten- gono in buone stalle, e le governano ogni giorno con a- more e con attenzione. Ma pur troppo molti presepii di questo Distretto Sezionale mostrano colle forme loro che quelli i quali li costruirono in quel modo erano persuasi della massima erronea un tempo addottala dagli agronomi essere cioè il bestiame un male necessario nell'agricoltura. Nessuno che abbia fiore di senno potrà persuadersi che un animale destinato originariamente a vivere nell'aria aperta, quantunque nutrito bene e con abbondanza, possa prosperare trovandosi per molli mesi chiuso in un abituro basso, umido, privo di aria e senza luce, reso molle volte più insalubre dal continuo stanziare di molle persone, e 144 APPENDICE dalle emanazioni mefìtiche di ammassi di concime conser- vati entro il medesimo per il supposto fine di mantenere un conveniente calore. È parimenti a desiderarsi che non siano trascurate dai nostri educatori di bestie quelle cure giornaliere minuzio- se alle medesime le quali, mentre le mantengono prospere e sane, contribuiscono grandemente al miglioramento loro come lo prova l'esempio di luoghi a noi non lontani nei quali la pratica esatta di quelle cure è un bisogno, ed un abitudine inveterata in coloro che si danno al governo de' buoi. È dolente questa Deputazione Sezionale di non potere dare una risposta più intera al quesito che fu fatto da co- testa Illustrissima Presidenza, ed a nome di quella prego la Signoria Vostra Illustrissima ad accettare il poco come attestazione del buon volere della medesima, e con questa speranza ho l'onore di protestarmi con stima, e con os- sequio Della Signoria Vostra Illustrissima Di Persiceto li 8 Gennaio 1851. Umilissimo Devotissimo Servitore Giovanni Orlandi Vice-Direttore. APPENDICE 145 METODO DEL GUÉNON per conoscere la quantità e qualità di Latte che può somministrare una Vaccina. II Signor Guénon è un francese carapagnuolo, che per quaranl'anni ha pralicate delle osservazioni, e delle esperienze, per conoscere a colpo d'occhio la maggiore o minore quantità, e la buona o debole qualità di latte che somministra una Vaccina , ed in pari tempo accertarsi per quanti mesi durerà la somministrazione abbondante del latte. Questo metodo di esaminare le Vaccine pubblicalo in questo anno dall'autore, e corredato ancora di appro- priati disegni , sembrava ad alcuni dover essere una di quelle mistificazioni, o presuntuose ciarlatanerie, che di tratto in tratto si divulgano pure nella Francia per fini indiretti, ed anche per trarre denaro dalle tasche dei meno avveduti. Però la lettura del libro del Guénon, e la ispe- zione delle tavole incise , se non cancellò affatto quella prima sinistra impressione, ha tuttavia persuaso che quel francese è mollo bene istruito in questa pratica , sendochè il suo metodo fu trovato buono, anzi il migliore, da molle Società Agricole di quella nazione, quindi il meno incerto di quanti si conoscono. Difatti donato il Guénon di vistosi premi, e decorato di molte medaglie d'oro da quelle pri- marie Società Agrarie, che ne lodarono ed approvarono la invenzione, fu pure nel decorso anno 1851 ^ incaricato N. Ann. Se, ISatur. Serie III. Tomo 5. 10 146 APPENDICE dal Sig. Buffet, Ministro in allora di Agricoltura e Com- mercio, a percorrere ia Francia, ed i suoi principali Sta- bilimenti agricoli, per ivi diffondere ed insegnare la sua pregievole invenzione. La lettera del Ministro è la seguente, molto onorevole per il Guénon cui venne diretta li 29 de- corso agosto 1851 Signore, » Nel parteciparvi che sono terminate le vostre dif- » ferenti pubblicazioni o scritti sulle vaccine lattifere, voi » m'informale che vi ponete alla disposizione [dell' ammi- w nistrazione per eseguire dei viaggi, il di cui oggetto sa- ì> rebbe di propagare nei dipartimenti le cognizioni del vo- )) stro metodi». M Io accetterei volontieri la vostra offerta , se la sla- M gione non fosse di presente troppo avanzata, perchè in w oggi possa confidarvi una missione di questo genere, w Ma ho tuttavia deciso che al cominciare del primo » gennajo prossimo voi sarete inviato durante il corso del n prossimo anno 1852, nei vari Stabilimenti agricoli situati n nei dipartimenti, dei quali io vi farò avere la distinta » fra breve tempo. » A tale effetto vi vengono assegnati cinquecento fran- )) chi di trattamento fìsso ogni mese, più 75 centesimi ogni » chilometro per spese di viaggio. » Ricevete, o Signore, le assicurazioni di mia distin- t> ta stima // ministro di Agricoltura e Commercio L. Buffet. \ Dopo ciò crediamo sia molto lodevole ed utile, esporre qui in breve questo suo metodo , perchè i nostri lettori se ne approfittino, lo insegnino, e lo facciano leggere ed apprendere ai fattori , ed ai campagnuoli, che più sono in APPENDICE 147 caso di avvantaggiarne, quando fosse trovato buono, sic- come vi è luogo di crederlo. Pertanto i caratteri, ovvero ì segni che formano T og- getto della invenzione suindicata , vengono dal Guénon chia- mati scudi e spiche ; carallerì che sono abbastanza chiara- mente impressi dalla natura quasi senza eccezione alcuna, sopra gli animali d'ogni sesso della specie bovina, e sono collocati alla parte posteriore dei medesimi. Lo scudo rac- chiude nella vaccina i capezzoli e le poppe, e si distingue pel suo pelo, che va al rovescio, e monta anziché discen- dere, come quello della pelle di tutto il corpo. Inoltre il pelo dello scudo differisce da quello del mantello, perchè è ancora più fino, più corto, più morbido, e di colorito più chiaro. Lo scudo, ovvero questa qualità differente, e questi altri speciali caratteri nella pelle, e nel pelo costi- tuenti il medesimo, prende il suo principio nel mezzo dei quattro capezzoli delle Vaccine, donde una porzione di esso si stende sotto il ventre nella direzione dell' ombeli" co, mentrechè l'altra parte si dirigge nello interno, ed un poco al disopra dei garetti, sporgendo allo infuori fino alla metà della superficie posteriore delle coscie: ascende poi sopra le poppe, e restringendosi si prolunga talvolta in certi individui fino al livello della estremità superiore della vulva. La superficie, il colorilo, e l'estensione occu- pata da questa differente pelluria,ne assicura il Guénon, dimostrare per certo in tutte le razze la capacità lattifera 0 la quantità di latte che somministra la vaccina, in guisa che genericamente considerata, quanto più Io scudo si è esleso, tanto più debbesi quella ritenere buona lattajola» La finezza del pelo di questo scudo , ed il colore chiaro della sua epidermide, sono poi un sicuro indizio che il latte è buono, cioè saporito, e provveduto di molto burro. Al contrario se il pelo è grosso, non fitto, ed arricciato, è segno che la vaccina è mediocre, o cattiva lailajola, e «io più 0 meno a seconda della statura e della razza. Ne 148 APPENDICE viene pertanto la conseguenza, che quanto più lo scudo si è esteso, l'organo che secarne il latte sarà robusto, bene sviluppato, ed energico; per guisa tale che con questi dati addiviene facile ad ognuno di precisare la quantità della secrezione del latte di una vaccina, osservando la esten- sione dell'organo secretore, e le sue appendici, le quali cose però sfuggono agli occhi non abituati, a questa nuova maniera di esaminarle. Direbbesi pure che l'organo se- cretore del latte in questi animali, si è come un vaso, del quale si può conoscere la capacità interna misurandolo nei suoi esteriori contorni. Se questi caratteri sempre si riscontrassero veridici, ma nelle sole vaccine adulte e lattifere, il loro pregio sa- rebbe assai meno pregevole ed utile, di quello che se con essi si possano trarre dei lumi, e delle sicure indicazioni, ancora collo esaminarli nelle vitelle, e prima di decidersi per l'allevamento, ovvero per la loro consegna alla mac- cellaria. Per buona sorte però il Guénon, e varie Società Agricole francesi ne assicurano e certificano, che gli anzi- detti caratteri si osservano, ed esistono ancora nelle vitelle appena nate, od al piti nei primi mesi della loro età; quindi rassicurano potersi con un accurato esame, ed ispe- zione risparmiare la vita, ed allevare quelle vitelle che si mostrano bene costituite per lo allattamento, quando saranno divenute madri, risparmiando ancora quei vitelli che si crederanno atti a divenire tori di razza lattajola, scar- tandone invece quelli altri animali che tali caratteri non presentano. Il Guénon ricorda pure nel suo libro, che per ottenere delle vaccine buone lattaiole, bisogna come già è noto ai pratici allevatori , procurare di favorire lo ampliamento di quelle speciali razze, che più si mostrano bene adatte a somministrare molto latte, servendosi a tal fine ancora dei Tori bene costituiti per queste utili qualità. Fortunata- mente però le osservazioni praticale sui vitelli maschi da APPENDICE 149 poco (erapo nati , dimostrano la esistenza dei caratteri spe- ciali anzidetti; e quantunque nei vitelli la forma dello son- do, e la estensione di esso sia minore, e differente di quello che nelle femmine, pure quei caratteri servono sufficien- temente a dare degl'indizi sulla loro altitudine maggiore 0 minore a procreare vaccine molto lattifere: quindi anche in questi animali di sesso maschile , siano essi adulti , ovvero nei primi mesi di loro età, si ponno trarre notevoli, ed utili indizi per decidersi per lo allevamento, anziché per la castrazione e macellazione dei medesimi. Resterebbe ora discorrere alcun poco intorno alla ap- plicazione di questo nuovo metodo di osservazione sulle vaccine appartenenti alle razze, che noi possediamo, sia perchè indigene, ovvero perchè acquistale nelle Romagne, nel Polesine, nella Svizzera , e nel Modenese donde talvolta ci pervengono. Per la qual cosa molto vi sarebbe a dire se quivi volessimo riportare un numero esteso di osserva- zioni e di testimonianze a fin di persuaderne i nostri cam- pagnuoli. Ma essendo tuttavia necessario che ognuno per apprendere si persuada mercè le proprie indagini ed espe- rienze, ci limiteremo a dire che in dieci Vaccine da noi esaminate colle avvertenze degli scudi e delle spiche in- dicate dal Guénon , senza prima conoscerle affatto nelle loro proprietà lattifere, e prima ancora di averne interro- gato i loro padroni, fummo fortunati di conoscere, che in otto vaccine, noi avevamo collo nel segno, precisando la quantità, e la qualità di latte che doveva somministrare ciascheduna di quelle^ sia in ragione della loro età, del- l'epoca scorsa dal parlo, della qualità del vitto di cui fa- cevano uso, della statura di ciascheduna, e della indole della razza cui appartenevano, talché avendo veduto che due sole volte ci eravamo errali, credemmo fosse neces- sario ancora per noi come ad ogni altra persona una pra- tica speciale, per bene avvertire le circostanze tutte che si riferiscono al giudizio da darsi. Quindi credemmo essere 150 APPENDICE probabile e vero che sulle vaccine di quelle razze fran- cesi e ben noie al Guénon , questi abbia acquistate tal fatta di pratiche cognizioni, da rendere il suo giudizio quasi sempre simi'gliante al vero, sia nella quantità del latte da somministrarsi da una vaccina, come nella qualità buona o debole del medesimo. Il Guénon addentrandosi in particolari piiì minuti e dimostrativi ci espone pure nel suo libro alcune avvertenze che crediamo di riferire per norma di coloro che amano studiare questo argomento. Il valore degli scudi, egli dice, trovasi favorito o diminuito dalla presenza delle spiche, o piccole ciocche di peli , che si distinguono per l'andamento e forma differente della peiluria dello scudo. Se si eccet- tuino le spiche di forma ovale, che sono sopra li capez- zoli del didietro, le altre s piche , avverte il Guénon, di- minuire il valore dello scudo in ragione della loro esten- sione. Lorqnando il disegno dello scudo è bene formato, e che il pelo vi è fino, e la pelle morbida e scolorita, la vaccina debbe chiamarsi di prim' ordine in punto di som- ministrazione di buon latte: ma quando lo scudo è molto scarso e limitato, la vaccina debbe credersi meno produt- trice di latte, quindi di second' ordine Un altro indizio notevole si ha pure dalla presenza di una spica sulla coscia dritta o sinistra della Vaccina, avvegnacchè per essa si fa manifesta un'alterazione nel ca- libro del vaso lattifero interno, o della vena mammaria, cosicché se si cerchi di misurarla col dito indice si cono- scerà col fatto la differenza notevole nel calibro del mede- simo in confronto coli' altro situato nella parte opposta mancante di spiche. Talvolta avviene pure che lo scudo nel restringersi a forma di larga fetuccia si innalza fin d'appresso la vulva, ed ivi poi si allarga di nuovo pren- dendo una doppia effusione. In questo caso la vaccina che presenta questo speciale carattere debbe apprezzarsi più o meno in ragione della media risultante nella misura di APPENDICE 151 questa appendice di scudo allungato. Finalmente dietro gli studi praticati dallo inventore, la forma degli scudi variando nolevolmenle a seconda delle accidenlalità naturali della vaccina , ed in ragione della razza cui appartiene, avuto pure riguardo ancora alla statura , eia, ed altre condizioni dell'animale, crede potersi stabilire dieci forme di scudi più distinti, donde poi egli credette di costituirne, dieci classi, con vari ordini disgiunti, assegnando a ciascheduno di quelli la durata dello allattamento , e la quantità media del giornaliero prodotto , supposto però sempre una nu- trizione uniforme per ogni vaccina, ed il riposo presso che continualo per ciascheduna delle medesime. Nel rifferire queste particolari osservazioni le quali crediamo però meritevoli di attenzione, potendo esse gio- vare alla pratica in qualche guisa, invitiamo i nostri cara- pagnuoli , e le persone tutte che coltivano con passione le faccende agrarie, e lo allevamento e commercio del be- stiame, a porvi attenzione praticando convenienti esami e confronti sulle vaccine che hanno sott' occhio, e nel mo- do che superiormente ne viene indicato. Anzi per rendere più agevole lo intendimento di questo metodo, crediamo avvertire i nostri lettori, che alla residenza della Società Agraria trovansi le figure disegnate, conforme alle idee emmesse dal suo autore Guénon, le quali verranno pre- sentate a coloro, che non avendo bene intesa la descrizione scritta amassero di osservarle, per meglio apprendere la istruzione che quivi brevemente abbiamo riportata. P. D. Predieri. 152 APPENDICE SULl' USO DI US PETTINE per la mietitura, anzi raccoglitura del Riso, inventato da Luigi Bianco di Verona {*} Non può nascere dubbio sulla utilità dello Strumento raccoglitore del Riso, volgarmente conosciuto sotto il no- me di =. Pettine Bianco = attessochè l'uso fattone nel Veneziano, ed in questo stesso anno nel Ferrarese, e nelle Risare Bonaccioli , e Bacciocchi nel Bolognese come si os- serverà in appresso lo ha abbastanza. Egli è perciò che l'in- ventore Luigi Bianco trova regolare e proficuo, di fare pubbliche alcune nozioni che crede, se non indispensabi- li, almeno opportune agli Agricoltori che volessero far- ne uso. Abbenchè la mietitura sino ad ora usata si faccia in apparenza con minore spesa , è però di fatto che dopo la mietitura occorrono le seguenti opere manuali , e dispen- diose operazioni, e cioè: a. Legatura in covoni. &. Trasporto sull'argine o barca. e. Tradotta all'aja od in barca, o sul carro. d. Formazione della Trebbia o Catasta. e. Trebbiatura per distaccare la grana dallo stelo. f. Separazione della grana dal pagliume. g. Slocatura. h. Separazione delle grane piene dalle vuote, giavone ecc. k. Cusloditura onde ridurre la grana a monte, e potendo a Pilla, ciò che talvolta si prolunga per un mese a seconda della buona, o cattiva stagione. APPENDICE 153 L'esecuzione di queste nove operazioni porta di con- seguenza ingenti spese, che forse sono meno notabili in confronto della dispersione del Riso sulla Risaja, e sull'Ar- gine, come per i mezzi di trasporto nel cammino da farsi onde tradurlo all'Aja, e più poi della parte che inevita- bilmente perisce, allorché la stagione è piovosa, ed il Ri- so 0 non può mietersi, o crolla dagli stessi covoni nelle arginature, od il Riso stesso per la umidità si sviluppa, e nasce perfino negli stessi covoni. Altro inevitabile difello, anzi pregiudizio, s'incontra pure col vecchio metodo, ed è quello della mescolanza col Giavone. Ora coir uso del Pettine Bianco gli accennati incon- venienti, ed altri che tornerebbe troppo lungo portare in questo articolo, vengono effettivamente eliminali, siccome le spese di battiture, politure, separazioni ecc. vengono risparmiate dal coltivatore del Riso; utili ancora pro- vati dall'estratto del Foglio = Incoraggiamento = del- l'Istituto Agrario in Ferrara (24 Decembre 1851 N. 49) ove alla partita della Risarà Ronaccioli, una volta Mare- scalchi in Altedo, si è verificato una utilità ragguagliala di Scudi 4. 09 la tornatura, proveniente però principal- mente non dal risparmio della mano d'opera, ma dalla qualità ottima del Riso^ e più poi dalla ninna quantità dispersa nella raccoglilura, e trasporto. Questo solo fatto basterebbe per convincere, oltreché non vi ha più il pe- ricolo di deperire, o germinare sugli argini, o marcire nella slessa Aja-, mentre col nuovo metodo si ottiene il Riso atto a monte, quand'anche fosse la stagione pio- vosa, bastando pochi minuti di aria senz' acqua per l'asciugamento della grana allorché rimane attaccata allo stelo; poiché maturato che sia il Riso, se lo si raccoglie asciutto, è di per sé atto a monte; quindi finito il perico- lo, ed il pensiero, oltre il dispendio, o la niuna rendita del terreno che riraaserdeve ad esclusivo uso del pascolo per i cavalli trebbiatori. Quand'anche la casualità portasse 164 APPENEICE che il Riso non fosse allo a nionle nel raccoglierlo, e (1* altronde convenisse di ridurlo allo a Pilla, non è forse di una grande risorsa il polere approffiltare dall' intera aja che piti non sarà impiegata per la battitura o trebbia- tura? Non è una vera utilità quella nell'eseguire o dispor- re terreni a nuove risaie, di risparmiare la costruzione dell' aja di cotto? E l'altra che coli' antico sistema occor- reva uno spazio di due mila metri quadrati , mentre tutto al più ora ne potrebbero bastare mille? Oltre di ciò la trebbiatura notturna viene risparmiata, e quindi non solo sono evitali gl'inconvenienti inerenti alla notte, ma eziandio il Proprietario ed Agenti vengono in facoltà di verificare viemmeglio il proprio interesse. Il precitato Foglio =: Incoraggiamento = fa vedere una ulteriore utilità sul prezzo; e questa proviene prin- cipalmente dal raccogliersi il Riso senza zizzania, o già- vone, dal miglior colore, dall'essere tutto di una qualità, a cui si aggiunge che si raccoglie per intero dalla Risarà, mentre adoperando lo strumento tagliente, certa quantità di spiche rimangono sempre incolte sulla Risarà. E qui credo bene l'avvisare, che alcuni senza cono- scere il metodo di adoprare il Pettine Bianco, si accin- sero all'opera, dopo di avere provveduto una certa quan- tità d'Istrumenti , e non riescirono nell' intento per sola mancanza di pratica; per la qual cosa l'inventore Bianco trova opportuno la proposta di portarsi egli stesso, o man- dare li suoi uomini pratici per incamminare l'operazio- ne, dopo di che ben facile riesce il proseguimento. Se a questo si aggiunga che l'istruzione del Bianco si estende anche sopra alcune pratiche nell'aja, e trasporto dalla Risarà all' aja, le sue avvertenze che sono il risultato di una lunga pratica, oltre la minor fatica e perdita di tempo, torneranno mai sempre di utilità anche nel risparmio di spesa. Più poi nel caso di nuovo impianto di Risarà ed Aja, APPENDICE 155 tornerà di molta utilità allo intraprenditore l'apprendere le istruzioni del Bianco, imperocché si possono fare dei risparmi non indifferenti nell' Aja e nei locali, che pre- parati a seconda del nuovo metodo, saranno per un lato meno dispendiosi nell'impianto, e per l'altro saranno ca- gione di risparmi nella mano d'opera. La raccoglitura viene fatta dai piccoli individui di ambo i sessi, e bastano gli uomini adulti occorevoli alla sorveglianza ed al trasporto. Questa non è una utilità di poco vantaggio pel risparmio di spesa, e per potere im- piegare gli uomini, e donne robuste in altre operazioni agrarie ;, sendochè in quell'epoca viene scarsa la mano d'opera in ispecie in certi paesi. La utilità del Pettine Bianco è un fatto già provato nella raccolta del Riso. Estendendolo pure all'Avena, ed alla raccoglitura del seme di Lupinella, tornerebbe d'im- mensa utilità anche per questi generi; ma non avendo in oggi prove di fatto, io non posso esporre che un volo, un suggerimento , e non determinale osservazioni, le quali spero bene di potere presto eseguire, e ne pronostico fin da ora tutta la utilità. Il prezzo di ogni Pettine, che è di ferro fuso dentato eon cerchio di Ferro, e manubrio di legno, ed unito a piccolo sacco di tela era di Scudi due, ora però si è ri- dotto a Se. 1. 60. Viene pagato in rate, e cioè: All'atto della consegna ... Se. 0. 40 In Ottobre dell'anno stesso . . . » -. 60 In Ottobre dell'anno susseguente . m -. 60 Importo totale Se. 1. 60 Però l'ordinazione non può farsi dopo il Giugno, anzi per non trovare diiTicoItà, e perchè siano in pronto in tempo debito gli attrezzi ed i pettini, il Bianco trova molto 156 APPENDICE conveniente che T ordinazione abbia luogo prima della metà del Giugno medesimo. Però volendosi dal Proprietario di Risaje fare conlem- poranearaenle il pagamento alla consegna dei Pettini, in questo caso il Bianco abbuona un ribasso del 6 per 100 sul totale importo. Dirò per ultimo che il Proprietario di una Risarà ben provveduta di Pettini può conseguire il vantaggio di ri- trarre un ulteriore utile prestandoli a nolo ai Mezzadri, e così può venire in poco tempo reintegrato della spesa im- prontata per la loro provvista; la qual cosa tornerebbe di utilità per lo stesso Mezzadro, che non avrebbe più il carico della spesa dei cavalli per la trebbiatura già in uso, e pagata in oggi secondo il vecchio sistema dallo slesso Mezzadro. Riguardando anche sotto altro aspetto il nolo del Pettine Bianco, trovo giusto, che il Mezzadro ne paghi il nolo, avvegnaché fatta riflessione che il proprietario della Risaja è tenuto alla manutenzione delle tele, del cerchio, e dell'olio di cui è conveniente tenerlo fornito nel tempo che non si adopra , perciò sembrami consen- taneo a ragióne un compenso al proprietario per parte dello stesso Mezzadro. Finalmente debbo avvertire che il deposito unico nello Stato nostro del Pettine Bianco rimane presso il Signor Gaetano Francia in Bologna strada Borgo Casse Num. 1342. Di ciò ne porgo avviso affinchè siano scienti li Signori Proprietari di Risaje che volessero farne acqui- sto; il quale Signor Francia prenderà qualunque ordi- nazione in proposito , e farà anche osservare lo stesso Pettine raccoglitore agli amatori di Agricoltura, trovandosi siccome dicevarai non è guari, sempre, ed in ogni tempo disposto pel bene che si farebbe, e può farsi all'Agricol- tura con questo pettine in risparmio di spesa , ed utilità di mano d'opera, come ancora per l'istruzione opportuna nell'impiego dei giovinetti quasi sempre oziosi nell'epo- APPENDICE 157 ca della raccolta, e principalmente poi per la conserva- zione e perfezione del Riso od altro genere che siasi rac- colto. Bologna li 30 Decembre 1851. Ing. Filippo Lisi. (*) L' utensile rustico di cui si fa parola nell'articolo che qui abbiamo pubblicato, deve considerarsi come una prova luminosa della difficoltà grandissima che incontrano coloro i quali assumono l'arduo impegno di cambiare le pratiche e le costumanze da lungo tempo seguite. Inventato esso nel 1780 dal Vicentino Conte Egidio Negri fu in allora fatto conoscere al pubblico con due memorie compilate una da Giovanni Arduino Accademico Fisiocratico di Siena, e l'altra da Zaccaria Betti di Verona, nelle quali furono enunciati i pregi del novello trovato, e si addussero nume- rosi esempi di esperienze eseguite con successo felice. Poco valsero quei scritti scientifici , ed il pettine del Negri cadde prestamente in obblio. Nella Rivista Trimestrale delle Arti Agrarie qui pub- blicata nel 1828 e compilata dal Ch. Prof. Orioli e dal- l'Ing. Astolfl si rimise in campo il pettine raccoglitore del riso, con una dotta memoria la quale era fornita di un disegno presso che eguale a quello che si osserva nell'an- tica dell'Arduino; ma anche questo non bastò a porre in credito l'invenzione del Negri. Nel 1844 il Sig. Luigi Bianco di Verona fatta una qualche utile modificazione all'arnese suddetto volle ri- tornarlo in vita con una sua memoria pubblicala dal Li- banti di detta Citlà, la quale fu riprodotta in molti gior- nali , e con essa si posero in bella luce i pregi del pettine riformato. Non tutti gli agricoltori si mostrarono persuasi 158 APPENDICE dell' ulilìlà del jnedesimo, e V Economista giornale che in quei tempi si pubblicava in Milano, divenne un campo dì battaglia nel quale roolti avversari contrastarono a pal- mo a palmo il terreno al Bianco, ed ai sostenitori del pet- tine. L'osteggiare si estese prestamente in altri giornali della Penisola, e le Gazzette privilegiate di Venezia e di Milano, il Periodico di Verona, il Repertorio d'Agricol- tura di Torino, La Fama, e l'Amico del Conladino apri- rono le colonne loro per quella guerra d' inchiostro, du- rante la quale primeggiarono nelle file degli avversari del Bianco, il Dolt. Erasmo Maria Perlini , ed A. Orerò, ed in quelle degli amici Francesco Leopoldo Pez agente Strasol- do, ed il Conte Sanseverino. La benemerita Conferenza Agraria di questa Città non poteva rimanere estranea alla quistione promossa dal Bian- co, e nella di lei tornala del 28 Febbraio 1845 il Prof. D. Santagata presentava 1' Opuscolo pubblicalo dal Libanti. L'Ing. Scarabelli autore della memoria, che vide la luce nella Rivista Trimestrale del 1828, lesse un bellissimo ed esteso rapporto favorevole alla Conferenza suddetta nella tornata del Febbraio 1845, ed un sunto di quel lavoro fu pubblicato nel Felsineo Anno 6.° alla pag. 74, Un tale argomento divenne soggetto di discussione nelle tornate del 27 Marzo, e del 3 Aprile del detto anno restando per ultimo sospesa la decisione della gran lite del pettine rac- coglitore del riso. Il Ch. Prof. Boiler estensore del giornale Ferrarese l'Incoraggiamento nel N. 36 dello scorso anno richiamò l'attenzione del pubblico sull'invenzione del Bianco il quale intanto aveva ottenuto dall' Austria un Privilegio So- vrano, ed oltre le teoriche antiche espose molti fatti nuovi i quali comprovano i vantaggi che si possono ottenere dall'uso di quell'utensile rustico dal medesimo in qual- clie guisa migliorato; e noi ci rendiamo solleciti di ag- giungere ai medesimi quelli di un valente nostro con- APPENDICE 169 cittadino, e dichiariamo francamente che saremmo lieti di vedere che gli esperimenti falli in questi ultimi tempi fossero valevoli a distruggere le induzioni che in se- guilo di opinioni preconcette furono espresse da un agro- nomo sapientissimo nel Fascicolo 82 del passalo Ouobre dell'accreditalo Repertorio d'Agricoltura di Torino. I Compilatori. EFFETTI miu ìmmm di materie virulenti nelle vie digestive dell' uomo e degli ammali domestici. -♦♦*-&*>£ 5^<***^- II Sig. Renault direttore della scuola Veterinaria di Alfort, lesse nel giorno 17 Novembre scorso, all' Accade- mia delle Scienze di Parigi ^ una memoria che aveva il titolo suenunzialo. L'autore che nel 1828 aveva presentato alla stessa Accademia un lavoro sopra questo argomento, ha continuato in appresso le sue ricerche, ogni qualvolta se ne è a lui presentata l'occasione favorevole. Ora dallo in- sieme delle esperienze e delle molte ed importanti osser- vazioni consegnale in quella memoria, egli crede di poter dedurre le seguenti conclusioni, che noi quivi riportiamo sendochè ponno riescire utili a conoscersi dai nostri lettori, e da qualunque persona cui interessa la pubblica salute. 1. Il cane ed il majale possono mangiare senza pe- ricolo per la loro salute, tulli i prodotti di secrezioni qua- lunque sieno: tulli gli avanzi cadaverici (sangue, carne, latte) colli 0 non colli , provenienti da animali afFtlli da 160 APPENDICE qualcheduna delle malattie contagiose di cui ha fatto pa- rola in quel lavoro, cioè la morva, ed il farcino acuto, le malattie carbonchiose (quelle almeno del montone) la rabbia, il tifo contagioso, la peripneumonia epizootica delle bestie bovine, l'epizoozia contagiosa dei gallinacci. 2.^ La medesima immunità esiste per le galline rela- tivamente alle stesse malattie^ eccettuata forse T ultima, sulla quale il Renault si è riservato prima di decidere, di sperimentare fuori della sfera epizootica , in cui trovaronsi nel decorso anno i gallinacei di quelle località. 3.° Le materie virulenti della morva, e del farci- no acuto, che perdono completamente le loro proprietà contagiose, per l'azione alterante della digestione dei car- nivori e degli onnivori , le conservano, benché meno ener- giche, nelle vie digestive del Cavallo. 4.° La materia virulente del sangue di milza, che può mangiarsi senza inconvenienti, e digerirsi facilmente dal cane, dal majale, e dalla gallina, dà spesso luogo a degli accidenti carbonchiosi , quando è ingojala da degli erbivori, come il montone, la capra, ed il cavallo. 5.*^ Questa immunità riguarda al contagio di cui go- dono i carnivori e gli onnivori alimentali con sostanze vi- rulenti, mentre possono d'altra parte produrre tutti i loro effetti quando sono ingojali da degli erbivori, sembra di- pendere da ciò^ che i virus, essendo per origine loro prin- cipe di natura animale, subiscono in organi destinati a digerire alimenti animali , delle modificazioni o chimiche de- composizioni, in seguito delle quali essi perdono le loro proprietà malefiche; ciò che non può avvenire allorché sieno ingerite dagli erbivori, i quali per la loro organiz- zazione non sono atti a digerire altro che sostanze vege- tabili. 6."^ Checché ne sia di questa spiegazione, egli è co- stante in fatto, che non vi è alcun pericolo per l'uomo a nutrirsi colla carne, o con altri prodotti di animali (ma- APPENDICE 161 jali 0 polli) che sono stati alimentati per più o meno lungo tempo, con porzioni più o meno grandi di animali morti di malattie contagiose. 7.° Per conseguenza , e poiché è dimostrato che i ma- jali e le galline non risentono, sìa nella salute sia nella qualità dei prodotti da loro forniti per T alimentazione del- l'uomo, alterazione alcuna, in seguitò del loro nutrirsi con sostanze di animali morti per morva, o per farcino j carbonchio o rabbia, non esiste alcuna ragione sanitaria da impedire di alimentare majali o pollame con avanzi di altri animali morti per quelle malattie, esistenti negli am- mazzato] (clos d'équarrisage). 8." La cottura sulle carni, e l'ebullìzione sui liquidi provenienti da animali affetti da malattie contagiose, hanno facoltà di distruggere le proprietà virulenti di questi liquidi o di queste carni a tal punto che, non solamente le materie morvose e farcinose possono allora essere ingojate impu- nemente dal cavallo, dal montone, e dalla capra, come gli avanzi dei gallinacci morti dell'epizoozia del pollame domestico, lo possono essere dagli animali domestici stessi, ma di più tutte queste materie (d'altronde sì attive, di cui la forza contagiosa è sì energica e sì certa, allorché sono inoculate allo stato di freschezza) cessano di essere me- nomamente virulenti, e divengono completamente inerti su qualsiasi animale, anche dopo la loro inoculazione, quan- do hanno subito l'azione della cottura o del bollimento. D'onde risulta che per quanto giusta sia la ripugnanza dell'uomo a nutrirsi di carne, latte ecc. provenienti da bovini, majali, montoni o polli attaccati da malattie con- tagiose, non avvi realmente alcun pericolo per lui man- giando carne cotta, o latte bollito ricavato da questi animali. Tali sono i risultamenti ottenuti dalle sperienze praticale ed esposte dal Renani i ; ma poiché le deduzioni eh' egli ne ha tratte meritano tuttavia di essere ripetute e comprovate, e N. Ann. Sg. Natur- Serie ITI. Tomo 5. tt 162 APPENDICE potrebbero d' altra parte male intese introdurre nella pratica sanitaria delle funeste ommissioni, cosi non sarà mai abbastanza avveduto quel veterinario, incaricato della visita delle carni da macello per cibo dell'uomo, rifiutando le carni malate a norma di legge. Il pericolo ceno che si può incorrere toccando animali morti affetti da malattie contagiose e virulenti è già constatalo da tanti fatti fu- nesti, che non vi ha bisogno di ricordarlo. Non così sem- bra avvenire quando si tratti di toccare le carni cotte di questi animali , ed anche di farle servire in cibo per gli animali o per 1' uomo. Ma oltreché ripugna all'uomo l'uso di carni malate, chi vorrà o potrà maneggiarle e cuocerle senza toccarle? Chi vorrà permettere che altri inesperto inav- vedutamente corra il rischio di perire di qualcheduna delle malattie contagiose? Ciò è quanto non crediamo possibi- le. Pur tuttavia se per mal inleso interesse o per qualche malaugurato accidente si presentassero in cibo delle carni ben cotte, o del latte bollito appartenenti ad animali morti dalle malattie contagiose 0 virulenti, vi ha ora nuovo motivo di credere con fondamento non dover essere funeste a colui che ne dovesse far uso. Del resto coloro che amassero maggiori istruzioni in proposito potrebbero leggere un utile libretto , non ha guari tradotto dal tedesco Chirurgo Antonio Àmorth, e pubblicato in Milano dal Martinelli, intitolato = Istruzioni sulla visita degli animali e delle loro carni pei visitatori di campagna che non hanno cO' gni^ioni di veterinaria. = Paolo Predieri. APPENDICE 163 NUOVO PRESAME , 0 CAGLIO LIQUIDO ANIMM DEL TURRINI. È opinione abbracciata da tutti gli scrittori di eco- nomia rurale che l'agricoltura, e la pastorizia debbono essere fra loro legate in un modo indivisibile^ in guisa che una non può esistere senza dell'altra; la quale sentenza non dubitai di proclamare come vera in altro mio discorso letto ad una Illustre Adunanza di dotti, e qui poscia pub- blicato (i) ed a conferma del mio dire stava l'autorità del dotto Sig. Cav. Granata scrivendo esso nel suo Catechismo Agrario stampato in Napoli nel 1840 alia pag. 193 che men- tre l'agricoltura dal suo lato offre agli animali domestici alimenti più sani , più copiosi , più idonei alla specie, all'età, alle circostanze, e nel tempo medesimo chi la esercita coltiva meglio, e ricava maggior profitto dal suo terreno quando collegandola alla pastorizia si occupa di produrre artificial- mente i foraggi; dall'altro la pastorizia offre all'agricol- tore: 1.° le forze degli animali domestici, che si rendono compagni delle fatiche, le quali egli non potrebbe ese- guire in niun modo, o almeno imperfettamente e con moltissimo stento; 2.'^ carni, latte, pelli, lana ecc. ecc. oggetti indispensabili alla vita , ed al benessere del- l'Agricoltura medesima; 3.° letami, senza de' quali non vi ha coltura, che possa essere a lungo produttiva. Es- sendo innegabile, che a bene coltivare la terra, l'uomo solo non basta, vi occorre il bestiame, che con la forza. ^, (1) Cenno sull'Agraria e sua farlìzione Koma. Tipo- pafia Pucinelli 1851. 164 APPENDICE e la fatica cooperi all'agricoltura, e col concime renda più fertile il suolo. Difattì come il bestiame non può sus- sistere senza l'erbe della terra, così l'agricoltura non può prosperare senza l'opera di quello e senza il concime. Ogni giovamento che si rechi al bestiame, si volge in benefìzio dell'agricoltura. Ed il migliorare di questa contribuisce alla comune prosperità. E considerando inoltre tra i vantaggi, che si ricava- no dal bestiame bovino, pecorino, caprino ecc., il latte formare un oggetto importantissimo nell'economia rurale per i varj prodotti che (1) con esso si ottengono, sono di avviso, non sarà disconveniente leggere nel Propaga- tore Agricola di Bologna alcune cose risguardanti il nuovo caglio, 0 presame liquido da usarsi nel caseificio caglio sco- perto nel 1851 dal chimico Farmacista di Verona Sig. A. Tnrrini. Ninno ignorando moltissime sostanze essere state adoperate per ottenere la coagulazione del latte; fra le altre gli acidi minerali, e vegetabili, i sali con eccesso di aci- do (cremor di tartaro, sale di acetosella), lo spirito di vino, la gomma arabica, lo zucchero ed alcuni vegetabili, ma invano, mentre la migliore, l'unica sostanza che può dare una coagulazione di genere perfetto è lo stomaco dei vitelli lattanti, dei capriuoli, ecc. Si sono anco fatte delle sperienze con i fiori di caglio (galitim verum) ed il formaggio è riuscito un poco verdiccio, ma ad un tempo stesso più grasso, più consistente, più dolce. Feltrando però diligententemente colla polvere di carbone il sugo di questo caglio prima di usarlo, perde il color verde, ed (l) Il latte è composto di tre sostanze particolari: la erema , o panna , o fior di latte , dal quale si estrae il bur- ro , la parte caseosa , d' onde si cava il cacio , o formag- gio, ed il siero. Considerato come medicamento è un topico raddolcente per uso esterno; amministrato internamente e nutritivo, pettorale, dolcificante. APPENDICE 165 il formaggio riesce di un colore sbiadalo. Ferrari crede doversi anteporre questo caglio a qualunque altro presa- me perchè in tal modo il formaggio si allontana di più dalla putrefazione, il che non si può ottenere coli' uso del colostro dei vitelli. Vediamo giornalmente degli esem- pi nei formaggi bianchi, che si fabbricano dagli Svizzeri, i quali servonsi per coagulare il latte del galìum parìsien- se di Linneo a fiori bianchi, mentre il galìum verum è munito di fiori gialli; ed i loro formaggi sono più diffi- cili a putrefarsi dei nostri. Non è poi a maravigliarsi , che il galìum allontani la putrefazione del formaggio, es- sendo acido il sugo di questa pianta, perciò è antisettico, al contrario il colostro come sostanza animale è molto di- sposto alla fermentazione. E fatte sul presame alcune indagini , mi reco a dove- re di additare, quanto risulta sul presame liquido del Tur- rini dai giornali scientifici di Agricoltura, Arti, e Com- mercio. Ben giusti e continui lamenti esternati dai proprieta- ri di cascine, e dai negozianti di formaggi pel gonfiamento, tarlo, cattivo odore, sapore disgustoso, e putrefazione a cui i medesimi veggono soggiacere grandi partile di for- maggi , indussero il dotto chimico farmacista di Verona a rivolgere la sua attenzione nel modo più speciale su di questa sostanza per indagarne le cause principali, onde il male provenga, e per iscoprire ad un tempo un mezzo più sicuro , che valesse a preservare dai suesposti danni sì ne- cessario, e prezioso prodotto. Il convincimento inoltre dei più valenti pratici, e co- noscitori della fabbricazione dei formaggi sullo sconcio, e cattiva preparazione ovunque praticata del caglio, o pre- same, e l'importanza del principio caseificante doveano occupare soprattutto lo studio, e le disamine del chimico esperimentatore. Raccolte difalti le più possibili, e precise cognizioni dei pochi sludi scìenlifìci finora fatti sul caglio , 166 APPENDICE e coDOsciuti I vari metodi di preparazione di Francia , In-* ghilterra, Svizzera, e ripetuli i processi del dolt. A.Cat- taneo dopo non molti nuovi e non dnbbi esperimenti potè ritrovare il Turrini nel suo nuovo caglio, o presame li- quido il sicuro, e facile preservativo contro qualunque si- nistra alterazione dei formaggi. Cotesto nuovo caglio, di cui ora esporrò i caratteri, e le proprietà altro non sem- bra essere, che una soluzione del principio coagulante detto chitnosina, o pepsina (V. Annuario delle scienze chimico-farmaceutiche, e medico-legali. Mantova 1851 fase. 69. num. 6, ). La causa del coagulamento del latte giusta il parere del Sig. Orosi per opera del presame debbesi rife- rire alla pepsina che la mucosa dello stomaco naturalmente produce, e trovasi commista al latte indigesto degli ani- mali. Il risultato dell'azione del caglio, o presame è la divisione del latte medesimo in un misto di caseina, e di burro (cacio) ed in siero liquido, che contiene la mag- gior parte dei sali di latte, e la lattina, oltre quel poco di caseina, che naturalmente esiste allo stato solubile dentro il latte. I caratteri, e le qualità più eminenti di questo nuovo presame liquido sono le seguenti: 1.*' Cotesto nuovo caglio è un liquido trasparente, scevro di ogni sostanza di facile divisione adattabile ad ogni specie di latte, e puossi stabilire dietro una prima prova la dose occorrente sì per la state, che per l'inverno. 2.** Un'oncia di questo caglio è capace di coagulare libbre 200 di latte. 3." Produce la più pronta ed abbondante cagliata for- nita di tutti i caratteri di vera elasticità, ed omogeneità voluti dalla buona pratica. 4.** I formaggi preparati col nuovo caglio, o presame liquido non acquistano cattivo odore, né sapore disgustoso. 5." Preserva interamente i formaggi dal gonfiamento, dal tarlo , e dalla stessa putrefazione. APPENDICE 167 Tali dunque sodo i caratteri, gli effetti ed i vantaggi rinvenuti sul nuovo caglio liquido del Turrini nel casei- ficio. Dai rapporti quindi presentati all' Accademia di Agri- coltura, Arti, e Commercio di Verona, e da quanto pub- blicò il Sig. Dolt. Cera nella Gazzetta Veneta del 1861 viene confermata l'efficacia del suddescritto liquido prpsa- rae sopra i formaggi di già condotti alla piena loro ma- turità, non restando per esso inquinali i formaggi da ve- runa sostanza eterogenea, onde non cade dubbio, cbe il medesimo debbasi ora preferire nell'arte del caseificio, e far conoscere a tutti gli agronomi, proprietarj, direttori di cascine, ed ai negozianti di formaggi. E mentre dobbiamo saperne buon grado e renderne grata testimonianza di lode al dotto Sig. Turrini per avere colla stampa pubblicato la scoperta, il processo, i caratte- ri, e gli effetti vantaggiosi di cotesto nuovo principio ca- seificante, quale messo in pratica sarà di non piccolo gio- vamento a tutti i proprietari di bestiame: da savi e pru- denti sperimentatori con ogni studio dovremo osservare, se tali sieno per essere gli effetti , ed i vantaggi nel no- stro clima e nei nostri prodotti; alla qual cosa ora inten- diamo nutrendo piena fiducia di porgerne poi al pubblico altri più dettagliati e profittevoli rapporti. Doti. Domenico Luigi Mazzanti Consultore Feterinario della S. Consulta. 168 APPENDICE Mnvio di atauni artightni boiognesi alla Esposizione di Ijontlra nel fl$51« Re" soconto ai signoni Conifibuenii» A voi, cui il desiderio di giovare al pubblico bene, e specialmente d'incoraggire l' industria nazionale, mosse a cooperare con tanta solerzia e cortesia alla nostra propo- sta, noi dobbiamo innanzi tutto parole di ringraziamento. Imperocché l' approvazione vostra e il vostro concorso ci ha dato animo e mezzi all' impresa e fra molti dubbi e contrarietà, ci ha raffermato nella fiducia di buon esito. A questa fiducia poi il fatto corrispose anzi, ci sia lecito il dire che ha superato la nostra aspettativa. Imperocché dalle relazioni del Sig. Ingegnere Francesco Gualandi che accom- pagnò e diresse i nostri artigiani, e dal Rapporto inoltre che ciascun di loro ha redatto distesamente per iscritto, abbia- mo potuto persuaderci che gli eletti da voi, seppero trarre notabile profitto da questo viaggio , facendo tesoro di utili cognizioni e di pratiche perfezionatrici dell'arte loro. Né dobbiamo tacere come tutto procedesse sempre nel migliore accordo fra di essi ; e come serbino un sentimento di vi- vissima gratitudine ; la quale ora per mezzo nostro inten- dono significarvi. Le quali cose annunziando con grato ani- mo, adempiamo altresì al dovere di presentarvi il sunto delle notizie riferiteci, e il resoconto degli introiti e delle spese. Il giorno 31 Agosto partirono gli artigiani da Bologna insieme all'Ingegnere Gualandi , e presero la via di Piemon- te. Trattenutisi alquanto a Piacenza ed a Torino e quivi esa- minati alcuni opificii, valicarono le alpi e si fermarono in APPENDICE 169 Lione quanto era necessario a dare uno sguardo alle ira- portanti manifatture che vi fioriscono. A Parigi rimasero sino al 17 di settembre , e colà poterono essere ammessi in alcune primarie officine attinenti all'arte loro. Preparati poscia da questo tirocinio, passarono a Londra: né è a dire quanto rimanessero sorpresi di quella stupenda Esposizione dove erano raccolti prodotti che l' industria umana ha saputo creare in tutto il mondo. Per venti giorni consecutivi pas- sarono molte e molte ore nel Palazzo di cristallo, e dopo averne ammirato il complesso, ciascun di essi prese a stu- diare quella parte che più particolarmente lo riguardava, notando i nuovi strumenti, i processi piìi spediti , i più per- fetti risultamenti. Da Londra il Calzoni si mosse a visitare altre città industri dell'Inghilterra, quindi per la Prussia, la Germania , la Svizzera e la Lombardia si ricondusse a Bologna. Il Nadini prima di ripatriare tornò a Lione, e quivi per un mese ebbe adito ed esercizio quotidiano in diverse manifatture. Il Barerà e il Giorgi rimasero a Parigi sino al 5 novembre , e quindi fecero pur essi ritorno a casa. Ma perchè possiate di ognuno più specificatamente avere contezza, diamo qui il sunto dei loro Rapporti. Alessandro Calzoni Fonditore — dà principio al suo Rap- porto coli' Esposizione di Londra. Accenna in primo luogo come la più parte delie macchine agricole ivi da lui esami- nate non siano applicabili al nostro sistema di coltivazione nella loro interezza, ma possano bensì suggerire utili modi- ficazioni agli strumenti dei quali usiamo. Rivolse l'attezione sua ai nuovi perfezionamenti recati nei sistemi idraulici; ai metodi migliori per riscaldare gli ambienti, avuto riguar- do alla qualità del nostro combustibile; alle macchine più efBcaci per lavorare le materie grezze delle quali abbondia- mo, come la canapa; a molti attrezzi infine i quali servono agli usi domestici o a diverse industrie, come segare^ pial- lare il legno, e simigliauli. Né ha tralasciato di por niente iti Londra e lungo tutto il viaggio a quel che si riferisce 170 APPENDICE alla costruzione delle strade ferrate. Seguita un catalogo delle fabbriche principali alle quali ebbe adito, e sono le seguenti — A Parigi Officina Cave — Officine della Strada ferrata del Nord — Officina de Coster — Fonderia Thiebaut. Quivi frequentò anche il Conservatorio delle arti e me- stieri — a Londra le fabbriche di Maudsley, William Jakson, e Bryan Donkin — l'Arsenale di terra e di mare a Wool- wich — a Birmingham la Fabbrica di pentole in ferro fuso di Bullochs ed un' altra di spille ed aghi — a Manche- ster le Officine meccaniche di Fairbairn e di Roberts, e le manifatture di cotone di Berley — A Liverpool la Ferriera Horsefall, la Fonderia Smith, la Officina Curtis e Kennedy, e quella di Mac-Gregor — A Bruxelles una delle Fabbriche di macchine idrauliche e a vapore di Derosne e Cail — A Charleroi l'Officina Conillet, e la Fabbrica di lastre di Zinco Belfontain — A Seraing la grande Fabbrica di macchine di Cockerill — A Liegi la Fabbrica di lime Brizzard, e quella di macchine da filare della Società di S. Leonardo — A Zurigo una dello stesso genere di Escher W. Fyss — A Mi- lano finalmente la Fonderia e Officina Sehlezel con 1' altra Douloir, la manifattura delle scatole e guarnizioni metalli- che Rolandi , dei bottoni Binda, ed alcune altre. Egli ebbe la ventura di poter non solo visitare a parte a parte queste fabbriche, ma in alcune eziandio sperimentare egli stesso nuovi metodi , prendere note , sbozzi e disegni che gli sa- ranno proficuo sussidio alla memoria. Similmente reputa di mollo vantaggio l' aver formato relazioni commerciali per la materia grezza dell'arte sua. Conchiude il rapporto con alcuni cenni sulla condizione meschina delle nostre industrie a fronte delle estere , e attribuisce questa inferiorità al di- fetto dei capitali sufficienti, dello spirito di associazione, delle facili vie di communicazione , delle materie grezze, di stabilinieuli acconci che forniscono in copia e a buon prezzo gli strumenti necessari alle varie arti. Giuseppe Nadini Tessitore — La prima cosa che at- APPENDICE 171 trasse la sua ammirazione fu la grande Fabbrica d'arazzi di Gobelins: la vastità dell'impianto, la ricchezza dei capita- li, e la magnificenza dei prodotti gli apparver tali quali soltanto possono darsi in una grande capitale come Parigi. Frequentò pur egli il Conservatorio delle arti e mestieri, e potè studiarvi ì modelli di tutte le macchine testorie dal- l'origine dell'arte sino ai più recenti processi. E fra le molte cose che trovò degne di nota , due principalmente furono a lui nuove ed utili : un telaio alla Jacquart con grisse mobile per la stoffa a damasco sul fondo à gros, il qual telaio risparmia un terzo dei cartoni occorrenti 5 e in secondo luogo una cassa a sei spole d'invenzione tedesca, onde le spole stesse si mutano durante il lavoro con mirabile pre- stezza. Nel Palazzo di cristallo ampliò le osservazioni fatte in Parigi e fra le cose più degne di maraviglie gli parvero quattro telai fatti a Dublino di rara ed ottima costruzione. Il nuovo sistema di F. Vandevin, onde si tesse senza uopo di cartoni, sebbene ingegnosissimo, gli sembrò per la sua complicazione diffìcile ad applicarsi: ma bello ed applica- bile giudicò il telaio pei broccati di seta del Bonandiel di Berlino che ha il pregio di singolare esattezza nella mon- tatura j come pure un altro telaio nuovissimo dove gli spo- letti raccolti in una cassa attraversano il drappo mercè lo scoccar di una molla senza bisogno della mano dell'ope- raio, il che risparmia due terzi del tempo che occorre al presente. Il tempiale continualo dei telai F. W. Harrison di Blackborn gli parve molto commendevole sia per l'ugua- glianza che dà al drappo, come per l'artifizio onde si ferma ad un tratto, quando il filo venga meno o si tronchi. Questi ultimi trovati egli intende di applicare appo noi subilo che il possa, come pure il metodo di licciatura inventato nella Prussia e non per anche usato in Francia, imperocché la macchina che colà si adopera per la licciatura à coulisse conviene solo nelle fabbriche di grandissimo impianto. Vista l'Esposizione di Londra, si recò egli a Lione, ed ivi per- 172 APPENDICE corse moltissimi opifìcii : fu introdotto presso Monsieur Car- quillah e Monsieur Tranchìar tessitori , e potè lavorare anche in opera di scialli Ternau. Similmente si trattenne ed esa- 'minò a tutto suo agio la fabbrica diretta da Cleto Tassinari suo cognato, che è una delle primarie di Lione, e potè averne spiegazioni e disegni. Fra le cose vedute in Lione accenna con molto encomio i telai coi quali fu fatto il ri- tratto della Regina d'Inghilterra. Dà termine al suo Rap- porto tributando lodi al nostro Agostino Melloni beneme- rito dell'arte tessitoria, i metodi seguiti dal quale nella lic- ciatura possono gareggiare eziandio coi metodi esteri più rinomati. Flavio Barerà Stovigliaio — Cominciò egli le sue osser- vazioni a Torino, visitando la bella fabbrica di Dartu e Ri- cliardi Giunto a Parigi fu con molta amorevolezza accolto dallo egregio nostro chimico Prof. Malaguti, e mercè sua raccomandato al Sig. Salvetat chimico Direttore della mani- fattura di Sevres la piìi stupenda di quante sono in Euro- pa. Con questi validi aiuti potè ad una ad una esaminare le operazioni dell' arte ceramica , e studiarne i progressi nel museo che a detta manifattura è attinente 5 ed inoltre avere campioni delle paste, e invetriature e raccogliere informa- zioni esatte delle località ove si rinvengono le materie pri- me, e dei prezzi. Potè ancora formare relazioni con altri direttori di fabbriche secondarie in Francia, nelle quali ebbe agio di occuparsi delle stoviglie e delle porcellane che si fanno pel commercio e per 1' uso comune. Gli fu eziandio di molta istruzione visitare il Conservatorio delle arti e mestieri, ed ivi principalmente rivolse l'animo allo studio geografico dei terreni ove giacciono i minerali per la detta fabbricazione, i quali terreni vi sono esattamente divisati cogli strati loro delle argille, dei caolini, dei feldspati, e dei quarzi; ed inoltre osservò lutto il processo di estrar- li, di purificarli, di lavorarli. L' Esposizione di Londra for- luva lai copia di prodotti dell' arte sua e di tale bellezza , APPENDICE 173 che il Barerà non si attenta a descriverli : tocca però del mirabile quadro in porcellana rappresentante da un lato il ritratto della Regina d'Inghilterra, dall'altro quello del Principe Alberto, di grandezza quasi naturale, e di perfe- zione straordinaria, il quale fu lavorato a gran fuoco di moufle nella predetta fabbrica di Sèvres. Accenna pure, siccome prova singolare dell' arte , certe piccolissime e fi- nissime tazze che non possono esser posate che sulla barn» bagia, tanta è la loro fragilità. Né può tacere gli smalli e i vetri colorati di Germania, ai quali però sovrastavano i vetri dipinti a fuoco dal Berlini e dal Bagatti Yalsecchi di Milano: come pure facevano bella mostra le porcellane del- la Fabbrica Ginori di Firenze. Osservò altresì un nuovo me- todo di invetriatura trasparente e colorata, e begli effetti di chiaroscuro tanto in terraglie che in porcellane. Final- mente in Inghilterra ebbe occasione di esaminare le sto- viglie di Wedgewood, quelle di Minton, e le porcellane di lohn e Charles Meigh, e di Micheli: come pure le ma- terie prime che si estraggono nella Coriiovaglia che sommi- nistra le migliori. Conclude il suo Rapporto giudicando che la buona qualità dei prodotti da questo dipende in gran parte che si usino eccellenti materie ; e eh' egli a tal uopo ha procacciato corrispondenze in Francia, in Inghilterra e in alcune parti d'Italia dove si rinviene, e si fa commer- cio del minerale siliceo. Giorgi Giuseppe Fabbro — A Piacenza diede il Giorgi principio alle sue indagini, notando modi nuovi di Ietti di ferro con vernici a staffa : a Torino visitò la Zecca e l' ar- senale dove vide fondere e tornire cannoni. Giunto a Parigi potè aver adito alla Fabbrica de Coster e vide lavorare tutti gli ordegni che alla costruzione di qualsivoglia macchina si richiedono, fra i quali accenna i torni per fare viti diritte, e rovescie a più vermi , strumenti per spianare il ferro , per calibrare tubi, per scanalare rulli, per faccettare dadi, •per tagliare ed egualire denti delle ruote. Pose attenzione 174 APPENDICE speciale alla fabbricazione delle lime e dei trapani; e av- verte che i motori che vide erano messi in opera da mac- chine a vapore. Anch' egli come i suoi compagni riconosce molla utilità dall' aver visitato il Conservatorio delle arti e mestieri, ove gli fu dato studiare tutti gli utensili dell'arte fabbrile, e le varie maniere di leve e d'ingranaggi, e i modelli delle macchine idrauliche ed a vapore. E nota co- me assai rimarchevoli le macchine per segare le impialla- ciature e le tarsie di legname. Due altre officine ha egli visitato in Parigi, nell'una delle quali lavoravano 1500 operai, nell'altra 1700, e ha con molta attenzione seguito le operazioni loro. Soggiunge come più e più volle fosse ammesso al Laboratorio del Sig. Ingegnere Porro dove ha veduto fabbricare strumenti di precisione e rinvenne una nuova e ben adatta morsa, e un tornio dal quale si ottiene qualunque figura geometrica. Da Parigi passò a Londra, e qui anch' egli si dimostra stupefatto e ammirato dei lavori dell'arte sua che trovò riuniti alla Esposizione. Nella va- rietà immensa di questi, nota principalmente torni di varia costruzione, una macchina per tagliare e perforare buchi, una macchina a piattaforma, torchi di diversi modelli per stampar monete e caratteri, soppresse idrauliche o a curva, macchine a vapore, meccanismi per filare canapa lino e cotone, telai di varie foggie, una macchina singolare per comporre mattoni , altre per fare uncinelli , raffi , cardi, aghi , maglie, lame da coltelli, capsule, e le punte che diconsi di Parigi; poi tutti gli ordegni all'uopo dei Pompieri, una copiosa raccolta di aratri , cucine di ferro fuso economiche, orologi con svarialissimi ingegni di scappamento e molti altri utili trovati. Oltre l'Esposizione industriale, il Giorgi ha visitato a Londra una grande fonderia ed officina riu- nite dove si fabbricano vascelli tutti in ferro, e macchine a vapore. Finalmente descrive come al suo ritorno in Fran- cia passasse alcuni giorni all'officina del Creusot, dove lavoravano oltre duemila operai , e quivi avesse opportunità APPENDICE 17Ò di vedere come si estrae il minerale, come si purga, co- me s' affina , si converte in attrezzi di ogni genere : insomma tutto il processo dal primo scavo della ^miniera sino ai pro- dotti più complicati e perfetti. Da questo sunto potrete argomentare voi slessi, o Si- gnori, quanto sia stato il desiderio loro di apprendere, quanta la diligenza con che hanno corrisposto alle vostre cure. E lo potrete ancor meglio vedere col fatto, se come sperasi, avrà luogo in quest'anno una Esposizione indù- striale a Bologna, nella quale i nostri artigiani si faranno solleciti di mostrare alcun lavoro. Laonde non possiamo dar termine senza tributare ad essi la meritata lode, come pure sentiamo il dovere di testificare pubblicamente la no- stra riconoscenza al signor Ingegnere Francesco Gualandi che ha disimpegnato il suo ufficio con abilità, zelo e di- sinteresse, quale noi non avremo potuto desiderare mag- giore. Così questo primo tentativo riuscito a bene, sia con- forto e stimolo ai nostri concittadini di continuare nel- r impresa generosa di proteggere la industria nazionale, sia coli' applicarvi i capitali, sia col favorire l'istruzione degli operai, sia col fornir loro occasione di lavoro. Sarà questo uno dei modi assai rilevanti di giovare al paese no- stro, e di accrescerne la ricchezza, sarà una di quelle opere le quali ( ci sia lecito ripetere ora le parole del pro- gramma con l'autorità di una felice esperienza) hanno ef- ficacia di collegare le varie classi della Società con vincoli di benevolenza e di gratitudine. Bologna 15 Febbraio 1852. Bevilacqua March. Carlo. Minghetti Marco. CicoGNARi Pietro. Tizzardi March. Luigi. Davia March. Luigi. Ramponi Francesco. Marsili Conte Carlo. Simonetti Princ. Rinaldo Sgarzi Professor Cav. Gaetano. Segue l'Elenco dei Contribuenti, e il Resoconto delle spese che ammontarono a Scudi 933. 80. 176 "^ APPENDICE ESCURSIO]\E ALL' IMPERIALE E REGIO INSTITUTO AGRARIO IN PISA (15 Aprile 1849) DEL CBIAR. SIC. DOTI. DOMENICO GALVANI Professore di Agricoltura Teorico-Pratica e scienze au- siliari presso l'Academia Agraria in Pesaro: letto nella seconda adunanza generale dell' Instituto Agrario Ferrarese , neW occasione della Festa Agraria ce- lebrata in detta Città, nel Maggio 1851. ( Continuazione e fine , vedi Propag. Agr. pag. 516 ) Dal Trebbiatojo sì passa nella parte esterna, al Pecorile costruito giusta gl'insegnamenti del cav. Vincenzo Dandolo (1); del cav. Filippo Re (2)j e del sig. Tessier {3). Ora voltasi alia sinistra; e al principio di un luminoso ed ampio loggiato trovasi l'abbeveratojo con tromba aspirante > la quale fa tutto il servizio dello Stabilimento. Dopo si entra nella camera detta , Segatojo ecc. , alla si- nistra rivolgendosi , si trova il Bovile alla diritta entrando vi è il Vachile; nel primo vi erano due paja di buoi; nel secon- do, dieci vacche o mucche, fra queste una egiziana di esqui- sitissime forme , avente una pelle coperta di un pelo finissimo di color plumbeo. Sono costrutti sì l' uno, che l'altro, a vol- ta, muniti di finestre con invetriate, e griglie; in estate, nella parte esterna , vi vengono collocate delle stuoje, per man- tenergli freschi ;sono alte dal suolo 170 centimetri. Il corritojo d' innanzi alla mangiatoja , è largo 80 centimetri. La mangia- toia è alta 60 centimetri; è larga in basso 33; 44 in alto; alla distanza di 130 vi sono, nella parte superiore, delle caviglie APPENDICE 177 di ferro inchiodate, per dare alla medesima mangiatoja più solidità, e per mantenere i suoi lati sempre paralleli (4). Non è nuovo il metodo, che crediamo, per ogni rapporto, razionale, di tenere cioè la mangiatoja discosta dal muro ; poi- ché sappiamo che il celebre poeta georgico toscano Luigi Ala- manni cantò nella sua Coltivazione : E'I bifolco tal' or , quando ha mestiero Di pàscerla o nettar, girargli intorno (5). Nel vacchile, credevamo di vedere il lastricato inclinato verso la mangiatoja ; ma no, che è costruito secondo l'erroneo costume antico; il bravo Professore Direttore, vi suplisce in- grossando il letto nella parte posteriore. Il sagace e diligente agronomo conte Roncioni toscano, ha seguito 1' utilissimo suggerimento del pastore svizzero (6) , il quale crede , e non senza ragione , che il rimanére conti- nuamente inclinate le mucche o vacche nella parte posteriore, possa essere cagione della malattia , ch'egli chiama caduta del- la matrice. Per essere più assicurati del fatto, interogammo l'inclito sig. cav. Antonio Alessandrini, Professore d'Anatomia Com- parata, e di Zoojatria nella Pontificia Università di Bologna, il quale fu cortese di risponderci: ritenére coli' elvetico Pa- store , che stanti la posizione molto inclinata nella posterior parte, possa avvenire non di rado la caduta della matrice. V'è una camera interposta tra il bovile, ed il vacchile in- dicata come si disse col nome di Segatojo ecc. ; in questa vi è una preziosa machina, preziosa per gli effetti salutari che produce, tagliando minutamente foglie, cortecce tènere, stra- me, fieno, che il sig. Dombasle appella II grande taglia pa- glia rotativo. Questo sminnzzaiore rotativo della paglia ecc. si compone di un disco di ferro fuso , formante un volano armato , in uno de' raggi, di un coltello di acciajo curvo, che taglia a cia- scuna rotazione , sopra una lunghezza determinata , i foraggi situati in un truogolo. Le materie da tagliare sono condotte da un pajo di cilindri scannallati di ferro fuso, che sono mes- si in movimento dallo stesso volano. Questo disco o volano fa muovere cosi la paletta che spin- N. Ann, Se. Natdr, Serie. III. Tomo 5. 12 178 APPENDICE gè, ad ogni movimento, tutta la massa del foraggio, di modo tale di racilitarne l'azione del coltello sminuzzatore ; di ma- niera che, tutte le parti del mecanismo, sono messe in mo- vimento per la sola azione che l'operajo ha impresso al ma- nubrio. Si può regolare la machina in modo di avere il forag- gio, le erbe, lo strame della lunghezza di 36, di 24, e fino di 12 millimetri. Questa machina può dirsi, quasi creata dal- l'illustre Dombasle; quest'onore giustamente meritato, glielo rendano tutti gli scienziati suoi connazionali. Ridotto cosi il cibo, da porgere al bestiame, lo intride, il bovaro , con aqua tiepida , che estrae da una caldaja co- perta, come si dirà fra poco; con un tridente di legno agita la massa; gitta su la stessa un manipolo di sale comune (Clo- ruro di sodio, sai rupestre, sai gemma) in polvere ridotto, e nuovamente méscola il foraggio; poi lo dà al bestiame, che lo mangia avidaraenle, senza defaticare il sistema dentario, né tampoco il digestivo, bene sapendo , il dotto Professore Di- rettore, che il cloruro di sodio, contribuisce possentemente a mantenere la sanità di tutti i bestiami. La caldaja di rame coperta, di cui si è fatto parola più sopra, noi ritenghiamo sia intonacata di slagno ; essa è posta su di UH fornello economico dal suo autore detto alla Rumfort, che per economia di combustibile , il fumo gira d'intorno alla caldaja, poi entrato nel condotto si disperde nell'aria; in que- sta caldaja adunque sono còtti a vapore i tuberi delle rape, de' pomi di terra, delle barbabietole, delle carote ecc.; le quali sono poste in un diafragma , per evitare il contatto del- l'aqua ; costume, che apresero gli europei dagli americani (7), di apreslare i cibi in quel modo còtti, ai bestiami abbiamo veduto altra machina che maneggiando in senso diritto, o, da sinistra a diritta , il suo manubrio , si riducono in fetucce la bietarapa cruda, il pomo di terra parimente crudo ecc. ; v' è però chi crede essere pericoloso l'uso della patata cruda , per contenere essa la solanina , pericolo che riscontrasi nella fronda che dire dovrebbe foglia (8), adoperata come foraggio (9). Il boaro ne somministra in ogni anno una piccola porzione, die- tro ordine del Professore Direttore, premessa però una mani- APPENDICE 179 poiazione con aqua tiepida , ed un po' di sale cooiiine , che la riduce quasi ad una pasta glutinosa, come si ottiene colia farina del grano. Una scala conduce ai granai ed al fienile, situati sopra il bovile ed il vaccliile, all' abitazione dell'Orto- lano, e del Magazziniere. Il fieno è qui custodito come si fa alla sinistra , e destra del Po ; ma la mischia e lo strame si conservano in pagliai sopra basi di cotto o di materiale, co- me fu indicato superiormente. Si trovano in prossimità le abitazioni del Capo del bovile e vacchile, e sopra , quella dell'Ortolano. Come pure la stalla de' cavalli, per il servigio dello stabilimento, che con più pro- prietà di lingua, dire si dovrebbe equile. Ottimo consiglio fu quello di stabilire, che nell' Jns/tfuto Agrario, siavi la Fabbrica degli arnesi rurali, noti che l'offi- cina del Fabro-Legnajo, e del Fabro-Ferrajo, dove viene la- vorato tutto ciò che può occorrere per lo Inslituto, non che tutto ciò che può venire commesso. Abbiamo veduto un pigiatore da uva , che il Professore Direttore drsse che bene pigiava gli acini della medesima , senza lacerare i graspi, che, senza diibio, comunichcrebbono al vino ingrato sapore. Vedemmo pure tre o quattro Raggie ; ma una delle migliori era molto assomigliante ad un modellino, che fu regalato alla scuola dal Sig. Antonio Ingegnere Frabetli. Allorché dovremo farne costruire una per questa Scuola di Pesaro prenderemo a modello quella di Agostino Gallo deno- ninata Traina fig. 1. Tav. IV. perchè ci pare più perfetta. Vedesi ancora, la Fucina, e scala che porta al deposito di ferro, legname ecc. ove è lo ingresso alla Clinica Zoojalrica. La scala annessa conduce al quartiere dell' Infermiere , alla Bigattiera, al Gabinetto di modelli, e di pezzi zoolómici ecc. Studiò fino allo inizio dello Stabilimento lo egregio Professore Ridolfi di procurare al paese un pratico insegnamento di Zoojatria, col quale cooperare alle lezioni teoretiche del Pro- fessore che nella Università ne leggeva i precetti a comodo e complemento de' medici studii. Trattavasi di procurare un inse- gnamento accessorio a quello dell'agronomia, di stabilire un esercizio pratico di Veterinaria , e Maniscalcia , sufficiente ai bisogni delle campagne, e tale che potesse esservi annualmente previsto coi mezzi economici dello stabilimento agrario (10). 180 APPENDICE Osservammo la stanza di guardia pel custode, e vicino ad essa la stalla di deposito per gli animali che cercano ammis- sione alla Clinica, come pure due stalle una pei cavalli, l'al- tra per gli animali vaccini ammalati. Osservasi ancora l'Of- ficina del Maniscalco con ingresso apposito per il pubblico ed il locale per la ferratura e per altre operazioni. Non che un recinto scoperto per varj usi addetti alla maniscalcia. Nell'angolo esterno di questo recinto il Professore Diret- tore , vi ha formato un letamajo scoperto , con pozzetto da un lato, munito di alberi di alto fusto, per difenderlo all'Est , al Sud, ed all'Ovest, dai raggi solari. Il fondo è còncavo, con de' fori nel mezzo ove defluiscono le urine le quali si ac- cumulano nel pozzetto. In tempo di estate, o quando la tem- peratura è elevata , fa eseguire a mezzo della rammentata ma- stelletta , lo innaffiamento, sia coir urina, sia coll'aqua. Que- sta sarà una prova ; il tempo renderà manifesto se sia o no buona questa pratica , la quale pare suggerita da Varrone: Lo sterquilinio sia in sito , ove il raggio del sole noi tocchi , e s'inar- ridisca ; o vero d' intorno a bella posta alberi frondosi vi pian- ta, e ne lo difendi (11). Nel secondo campo contiguo, quello cioè cinto da siepi, di cui fu fatto parola, vi si coltivano i cereali, le baccelline 0 papiglionacee , ed altre piante intercalate , come le appellano i francesi: per modo di esempio, le rape, i cavoli, le carote ecc.; le quali vanno fra i raccolti detti da' napoletani ruba- te (12), in una rotazione o assuolamento (13) quadriennale. Vi sono de' magnifici prati stabili di erba Spagna (Medicago sa- liva, Linn.) ; di Lolierella, o Lojessa ( Lolium perenne, Linn. ); e di Trifolio (Trifolium campestre, Linn.) i quali li fa entrare avvedutamente, il Professore Direttore, tutti nella rotazione, a norma sempre del bisogno; per cui in massima è assuolamento quadriennale; ma che in certe annate, può addivenire sessen- nale , quando cioè si dissodano i prati di Medica , di Trifolio , di Lojessa, a norma del più conveniente interesse dell' Instituto. L'altro possedimento a dieci minuti dall' Instituto, di cui fu fatto cenno in principio , non abbiamo potuto, come dicem- mo , visitare ;, per la continua dirotta pioggia, ci fu detto dal Professore Direttore, essere tutto terreno di natura argillosa; APPENDICE 181 che incomincia adesso a ridurlo a forza di emendamenti, mi- gliorandone la fisica, e la chimica ferlililà; sempre pesando, calcolando, e tutto mettendo nelle spese di cultivazione , per essere ligio di quella conosciuta sentenza, ricevuta da tutti gli agronomi, che la — Economia campestre, è quella scienza che V insegna a ricavare dal Podére il màssimo vantaggio , col minore dispendio possibile. — Con questi ed altri principi l'ottimo Professose Ridolfi an- dava trasfondendo nella mente del magnanimo Principe, fossero dati a lui i mezzi onde persuadere co' fatti , e mostrare colla pratica la verità delle teorie, dalle quali si desumono i me- lodi, si ricavano i processi dell'arte. Allorquando le compa- razioni sono giuste, li penetrano l'animo, e agevolmente ti conducono alla persuasione. Eccone una : come la Clinica, Egli dice, occorre a rendere fruttuose le scienze mediche, come gli Ospedali sono necessarii per fare buoni medici ; così abbi- sognano i campi per utilizzare lo insegnamento scientifico in agronomia', sono indispensabili le rustiche faccende a fare pratici agricoltori (14). Il vivissimo desiderio che abbiamo di potere cooperare colla minìmezza di nostre forze , al benessere della nascente Agraria Instituzione stabilita nella illustre Città di Pesaro, per opera di alcuni magnanimi e dotti pesaresi (15); ci determinò di trasportarci, in aprile prossimo scorso, ove trovasi il più celebre Instituto Agrario d'Italia, cioè a Pisa, attraversando quantità di ostacoli che si frapponevano per pure conoscer», dietro l'avviso dell'Inglese agronomo Arturo Young tutto ciò eh' è relativo a fare promuovere ed avvanzare la Economia Rustica in uno Stato ; cioè ti metodo di coltiva- zione , 0 , come modernamente esprimesi, assuolamento addattato il più produttivo ; tult' i migliori instrumenti aratorj di più recente formazione; il capitale circolante, e l'abbondanza de' beitiami. Era nostro divisamente di osservare, com'erano costruiti il bovile, ed il vacchile ecc. ; cose tutte che ci dovranno ser- vire di norma, allorché fra breve ci sarà affidato il Podere che acquisterà questa preclara Academia Agraria il quale giusto Io intendimento del celebre Thaer (16), addiverrà Esperimen- tale, e Modello, dietro sussidio estraordinario statuito in Ur* 182 APPENDICE bino nel fcbrajo p. p. dal siipieiite Consiglio Provinciale^ mollo standogli a cuore una così profìcua, e saggia Institu- zione , sapendo avere questo Fondo tutti gli estremi voluti dal tuscolano Agiòlogo, che sono pur quegli a cui ha mirato quel- la stessa celeberrima Academia : ,, Quello è il campo migliore, egli dice , che a' pie del monte è posto , che guarda il mezzodì , dove l' aria spira salubre , e dove d' operai vi è sempre copia. Quel Podere preferisci , eh' è vicino a Città , o ver Castelli , al mare, al fiume o a buona strada, e frequentata : che più cosi avrai de' tuoi prodotti lo smercio (17). Noi vi andammo volontieri , anche per cerziorare queste dottrine che furono pubblicate dal piìi volte lodato Professore Ridolfì ; e ci fu narrato essere, dal suo illustre successore, integralmente professate e diffuse le stesse stessissime dottrine : sapemmo, e ci è grato il dirlo, che tutto quanto poteva desi- derarsi, che concorresse a formare una scuola teorico-pratica di agricoltura, e quanto si sarebbe potuto designare opportu- namente a comporre uno Stabilimento del genere dì quello che può attualmente considerarsi come compito a Pisa, vi si trova realmente riunito ; e quindi nulla manchi al completo insegna- mento agronomico, se non se quelle cultivazioni negate dalla località. „ Io sono persuaso , dice lo stesso Autore del Rendicouto , e noi pure lo siamo, che molto limitati siano i vantaggi che possono venire alla pratica agraria da una semplice catedra di Agronomia ; e però mostriamo la necessità di dotarla di un esteso possedimento (18), dove i fatti parlassero e fossero la condanna o il trionfo de' principj scientifici dirigenti la im- presa. Ma perchè la voce dei fatti sia realmente potente , bi- sogna che dessi nascono in circostanze e con mezzi comuni^ che siano superiori ad ogni eccezione ,e possano, anzi debba- no, essere ammessi senza differenza veruna dal sospettoso in- teresse e fino dagl'increduli di cose agrarie, ignoranti sì, ma nondimeno stentorei declamatori , che gridano non essere spe- rabile un grande miglioramento in agricoltura per l'applica- zione dei progressi scientifici, i quali, non possono negare, che uno, per causa simile ne avvenisse nelle arti , e nelle ma- nifatture. Ma, non è questo il luogo di entrare in tale discus- APPENDICE 183 sione; bensì eli' è questa la opportunità di dire, come s'in- tende preparare coi fatti una vittoriosa replica alle loro sotti- li, ma spesso assurde argumentazioni. Queste dottrine, che addottiamo anche noi, anderemo se non superbi, si gloriosi in professarle, avendo per duce un Personaggio, che si è giustamente meritato la lode non solo d'Italia, ma si d'Europa, no» tanto per Io amore, che f» grandissimo, con cui difTuse, con non lieve dispendio, e fa- tica, le pratiche più profìcue dell'arte agraria , quanto per la filantropica carità con cui fece tesoro delle più utili discipli- ne, per farne dóno non già alla sola toscana, ma sì all'Ita- lia, anzi al mondo scientifico. È costume nobilissimo ingenito de' toscani spiriti, di fare di tutto per propalare la scienza. Ne abbiamo una prova ma- nifestissima nella più famosa Academia , quella del Cimento, la quale col motto provando, e riprovando rese innumerabili servigi alle Scienze. Altrettanto cercò di fare una più mode- sta Academia, quella dei Georgófìli, a benefìzio non già della sola toscana , ma sì dell'italiana agricoltura: e ciò che operò lo egregio fondatore Montelatici Padre Abbate Don Ubaldo in Firenze nell'anno 1753, altrettanto fu fatto in Meleto di Val d'Elsa nel marzo dell'anno 1834 (19) dal celeberrimo Prof. Ridolfì ; con questa differenza però, che il primo, ebbe dalla munificenza dell'immortale Granduca Pietro Leopoldo e locale decorosissimo per le adunanze academiche. Orlo esperimen- tale georgico (20) di 30 stiore (o vero ectari 1,5799 circa) nel mentre che il secondo, dedicò, come fu detto, e sé stes- so, e molta parte de' suoi fondi per rendergli esperimen- lali, e modelli; magnanimità più propria di un Sovrano, che di un particolare nobilissimo Personaggio. Affermiamo in fine , che Io Iiistituto Agrario di Pisa al- tamente onora chi per primo ne concepì il pensiero interes- sando gli agronomi, e gli amici della educazione del popolo; il Sovrano benefico che lo dolo, e fecelo di pubblico diritto: e il Chiarissimo Sig. Professore Dott. Pietro Cùppari che eoo tanta perspicacia ed accuratezza lo conduce, per cui ben t ragione può dirsi, il primo Instituto Agrario d' Italia. Petaro 3 Luglio 1849. 184 APPENDICE NOTE (1) Saggio dfl Governo delle Pecore Spagnuole e Italiane, con tavole io r«iue , Milano anno 180i. (2) Sopra alcuni abusi che si commettono nella educazione delle pecore nostrali. Milano anno 1807. (3) Istruzioni su le Peeore , e sui merini. (4) Quantunque reputiamo in molta parte perfetto il bovile che ve- demmo descritto tredic" anni fa nel reputato Giornale Agrario Lombardo- Veneto (Volume V serie seconda primo trimestre dell'anno 1836, pagi- ne 103, 4 e 5) immaginato e fatto costruire dal Sig. Ingegnere Carlo Scalini, per esservi , oltre a molte comodità, degli spiragli posti su la inangiatoja a misurata distanza , i quali cambiano l'aria che viene dal- l'animale espirata, senza che il medesimo venga offeso da quella che per necessità deve entrare : comodità che non v'è né nel bovile, né nel vac- chile di Pisa; ma se dobbiamo confessare la verità, il Signor Scalini, doveva , per essere pili facilmente imitato , darne piti esatta e minuta descrizione , senza stare su le generali come ha fatto. (5) Libro IV. vers. 564 e 65. (6) Giornale Agrario Toscano. Voi. V. p. 236. (7) Elementi di Agricoltura teorico-pratica de' signori Professori Mo- retti e Chiolini; seconda edizione. Voi IV. p. 135. Nota. (8) Grassi Giuseppe- Saggio intorno ai sinonimi della Lingua italiana. p< 83 della duodecima edizione. (9) Giornale Agrario Toscano , Voi. X. p. 75. (10) Giornale Agrario Toscano. N> 74. Primo Rendiconto ecc. (li) Caronelli. Apotegma agrario 104. (12) Granata Prof. Luigi. Economìa Rustica. (13) Questa é una dizione francese già ricevuta dagli agronomi ita- liani e divenuta tecnica ; questa medesima operazione , di rotazione agra- ria , chiamasi assuolamento , cioè divisione del terreno arabile in tante parti o suoli , quante sono le specie di piante che si vogliano cultivare se- paratamente, e successivamente. (14> Rendiconto ecc. pag. (15) Nominiamo con piacere , lo Eminentissimo Sig. Cardinale Luigi Ciacchi Protettore di detta sua Città natale. Socio Onorario di quell'in- clita Academia Agraria , ed esperto cultivatore dell' Agricola Scienza ; e il fu conte Francesco Cassi , rinomato traduttore della Farsaglia di Lu- cano ; e lo egregio marchese Pietro Petrucci chiarissimo matematico e naturalista distinto, ora Presidente dell' Academia, e Ispettore della Scuola di Agricoltura Teorico-Pratica , e Scienze Ausiliari. (16) Principes G^néraux et Fondamentaux de 1' Economie Rurale. Dyson en. 1842. pag. 157. parag. 267. APPENDICE 185 (17) Apotegmi Agrari , tratti dall'opera di Marco Porcio Catone, dal conte Pietro Caronelli (Venezia anno 1791). (18) La pensava cos) pure il nostro Precettore cav. Filippo Re. Si può vedere il suo = Rapporto a Sua Eccellenza il Sig. Ministro dell'Interno •u lo stato dell'Orto Agrario della Reale Università di Bologna = alla pa^ gina 2 (Milano per Giovanni Silvestri, anno 1812) nel quale si esprimeva cosi: " mentre però tu tale principio ti dispone l'Orlo Agrario, déveti itudiare di offerire e$empi di quegli usi che possono condurre a migliorare l'agricoltura de' territorj , nel centro de' quali esso è collocato, ed anzi é nel dare alle medesime il maggior grado di estensione possibile che deve$i riporre attensione singolarissima. Nel far ciò si potranno eseguir esperimenti td osservazioni di non ultimo rilievo; promuovere il coltivamento di nuovi vtgetabili , perfezionare alcun metodo od almeno additare praticamente i mezzi di farlo , e supplire nel tempo medesimo con i prodotti del sito alla eontervaiione dello Stabilimento ,,• (19) Giornale Agrario Toscano. Voi. IX- p. 141. (20) Il giorno del possesso dell' Academia dei GeorgóAli di Firenze, fu il 17 maggio 1783, (Vedi Corso di Agricoltura di un Academico Geor- gófilo , Tom. III. p. 171, della terza edizione). Coloro che negarono che l'Imperiale e Regia Academia de' Georgófìli in Firenze non aveva fondo esperi mentale^ osarono pure di negarlo a quella di Milano, e di Mantova, e di altre italiane Academie. La generosa filantropia della Imperatrice e Regina Maria Teresa , di gratissìma ricordanza , creò in Milano , ed in Mantova due Academie , cui piacque di appellare , la prima Società Po- triolica , la seconda Colonia Agraria, ambedue dotate di foudo o camp» per le esperimeotazioni. Veggati Giornale d' Italia ecc. T. VII. p. 84. AVVERTIMENTO L' Ortografia 3 dall'Autore seguita , è quella inse- gnata dal Gherardini Giovanni colla sua Lessigrafia ItcUiana messa a Confronto con quella insegnila dal Vocabolario della Crusca. (Milano pel Branca, anno 1843;. 186 APPENDICE del mese di Gennaio 18o2. Rapporto dei riscontri spediti dalle Deputazioni Sezio- nali Agrarie letto alla Commissione incaricata del- la corrispondenza colle medesime. Signori , Poche pioggie, neve scarsissima anche nei monti eie- vati, spesse nebbie e dense, e geli non molto intensi fu- rono le qualità caratteristiche che segnarono lo stato me* teorologico del passato Gennaio. Allontanandosi esso dal consueto trascorse accompagnato da una temperatura mite lontano dall' infuriare dei venti e dallo imperversare del cielo, e gli ultimi giorni di quello si mostrarono placidi e sereni , ricordanti una primavera incipiente se il soffiare continuo di un venticello di tramontana non avesse miti- gato il tiepore intempestivo delia stagione. Gli onorevoli cor- rispondenti che con diligenza rara ci favoriscono i consueti rapporti mensuali annunziano che la temperatura mite di cui abbiamo favellato superiormente fu favorevole alle produ- zioni campestri diverse, ed al lavoro delle terre eccettuando- ne il relatore di Torretta soltanto le fave invernenghe le qua- li percosse dal gelo presentano il gambo loro annerito e di- sorganizzato. Non crediamo che questo sia gran male perchè ai fusti perduti altri novelli subentreranno più vegeti e rigo- gliosi ed apportatori di ricco prodotto, sempre che le vi- cende atmosferiche siano loro benigne, e propizie. A no- APPENDICE 187 atro avviso le latnentanze dei rapportatori della pianura sono più rilevanti allorché, fatta da taluni di essi l'os- servazione che il suolo non gelò al di là della profondità di quattro delle nostre oncie, temono che le terre argil- lose e tenaci non siano purgale bastantemente vale a dire che le molecole loro non abbiano avuto mezzo di disaggre- garsi quanto fa d' uopo per essere esposte al contatto dell'ossigeno dell'aria, e divenire perciò più ricche di principi minerali assimilabili dalle piante, e più facili ad essere sminuzzate dai lavori. Vi narriamo con piacere, o Signori, che molte siste- mazioni di suolo sono state praticale nei differenti luoghi di questa Provincia benché la ristrettezza dei mezzi della maggiore parie dei possidenti sottoposti al peso di gravezze e di balzelli non lievi sia impedimento all'esecuzione di un numero maggiore di lavori campestri i quali sarebbero una sorgente di ricchezza allo Stato. La mancanza dei lavori nel monte è causa della tem- poranea emigrazione degli operai giornalieri di quei luoghi nelle vicine maremme toscane, trovando essi in quelle regioni un compenso onesto alle fatiche loro il quale non può essergli accordato nel paese nativo. La corrispondenza di Porretta ci fa conoscere che il prezzo dell'opera gior- naliera è presentemente ad un saggio minore del consueto negli anni decorsi ravvisandosi una differenza di due, ed anche di quatlro baiocchi in meno. Concordano tulli i rapporti nell' asserire che la vege- tazione del frumento si presenta bella e vigorosa, e quelli della pianura e dei colli narrano altrettanto delle fave minute, od invernenghe, e rileviamo ancora dai mede- simi che le praterie non solfersero alcun danno e mostra- no perciò un beli' aspetto promettitore di copiosi foraggi per il bisogno dei nostri armenti. Se i fieni e le erbe che devono alimentarli durante la presente stagione invernale non sono ovunque abbon- 188 APPENDICE danti sappiamo però dalle corrispondenze suddette che essi bastano all'uopo, e ci viene ancora detto che non mancano ai medesimi le materie occorrenti per adagiarli nei presepi, e ricavare con ciò una produzione maggiore di concime. Non può dirsi altrettanto dei Distretti dell'alta montagna ove la neve precoce coprì le foglie cadute dai castagni ed impedì che fossero raccolte, ed adoprate nelle stalle all'uso che abbiamo indicato. In uno solo dei rapporti che ci stanno sott' occhio si fa cenno della vite , e quello si riferisce ad un Distretto Sezionale assai esteso di pianura narrandosi che colà il detto vegetabile non ha sofferto per il gelo, e ci giova sperare che si possa dire altrettanto di tutti gli altri luo- ghi della Provincia. Desideriamo di sentire nei rappor- ti agricoli del venturo mese che là dove specialmente la vite provò i danni dei quali fu impropriamente creduta causa V oidium tuckeri sia stata affrettata la potatura di quella pianta, almeno per quanto riguarda il taglio dei tralci inutili. Crediamo che in questo modo si possa ren- dere minore lo sgorgo della linfa di primavera che è detto comunalmente pianto della vite il quale non è certamente favorevole alla vegetazione prospera della pianta, ed ag- giungeremo che quando la vile sia debole, ed infermicela come lo sono senza dubbio tutte quelle che si mostrarono intaccate dall'oidio, uno sgorgo abbondante di linfa deve essere dannoso, e funesto alla medesima. Ci permetterete, o Signori, di ripetere in questo luogo ciò che fu dello da un dotto agronomo nell'eccellente giornale 11 Collettore dell'Adige e che ravvisammo con- senziente ai principii di fisiologìa vegetale da noi piìi volte messi innanzi, benché con poco frutto, perchè i piìi dei nostri Agricoltori credono quella scienza inutile al buon successo delle pratiche rurali , e la considerano come un corredo di erudizione dottrinale e nulla piìi. Il fisiologo Veronese dice che non si può stabilire APPENDICE 189 assolutamente quando abbia cominciamento il muoversi dei succhi {linfa) nell'interno della pianta. Essere assai probabile che questo , benché con estrema lentezza , pure cominci assai più presto di quello che apparisca ai nostri occhi, e che la potagione ritardata anche di non molto turbi alquanto le funzioni organiche del vegetabile. Chiuderemo questo rapporto col dirvi che Io stato di salute degli animali che servono all'economia rurale della nostra Provincia è generalmente parlando prospero, ed in buona condizione. Il prezzo delle carni bovine, quello delle cereali e delle civaie diverse non è molto elevato. Solo l'alpigiano si duole della mancanza del frutto del castagno il cui pro- dotto fu scarsissimo nella parte alta dei monti, e minore di un terzo del consueto raccolto nella parte media e bassa di quelle regioni dal che ne conseguì che il valore di una tale sostanza alimentaria indispensabile in quei luo- ghi poco favoriti dalla sorte ascese alli Scudi tre per ogni libbre 200: come ci è fatto palese dai Corrispondenti delle Sezioni montane. La lettura dei rapporti suddetti non ci pone in gra- do di dirvi cosa alcuna che sia nuova sulla condizione delle strade, e dei boschi che colà si trovano, e perciò ci avrete per iscusati se non ci occupiamo di questo ar- gomento, e se qui diamo termine al nostro rapporto. G. Orlandi. 190 APPENDICE BIBLIOGRAFIA PRINCIPII ELEMENTIRI DI ECONOMIA SOCIALE DETTATI DA GUGLIELMO ELLIS E VOLTATI IN ITALIANO DAL DOTI. MASSIMILIANO MARTINELLI DI FBRSICBTO Bologna, Tip. Hocchi nelle Spaderie 1 851 . Solo da pochi giorni ci pervenne questo libercoletto nel quale sono esposte con chiarezza e con ordine le nozioni principali della Scienza importantissima dell' Economia Sociale dettate da un sapiente Economo del Regno Unito, e tradotte in francese, poscia da questa lingua trasportate nell'italiano idioma da un egregio nostro concittadino, il quale aggiunse del proprio un elegante e dotto proemio , ed una annotazione a ciascuno dei 31 capitoli nei quali si divide lo scritto originale dell'autore Inglese. Leggemmo con piacere il preambolo del traduttore italiano ed il re- stante lavoro del medesimo, e trovammo giudiziosa la scelta del tema fatto soggetto dei suoi studi, e ci fu facile il co- noscere che quello era stato trattato con amore, e con diligenza per cui non mancheranno certamente alla sua letteraria fatica la lode ed il favore di tulli coloro ai quali stanno a cuore il bene e la prosperità del proprio paese. APPENDICE 191 Dedicati noi per elezione allo studio delle dottrine che si riferiscono all' agricoltura, ed alla pastorizia sorgenti vere e perenni della ricchezza dei popoli non abbiamo creduto di disertare dalle medesime rivolgendo le nostre meditazioni al libro del Dott. Martinelli nel quale si trat- tano materie che si collegano strettamente alla scienza a- gronomica. La comunanza dei principii fondamentali dell'Econo- mia Sociale e delT Agronomia è palesata apertamente dal traduttore italiano nel suo preambolo in cui si leggono le massime fondamentali che qui compendiamo le quali a nostro avviso si possono applicare con utilità anche alla scienza agronomica dipendendo interamente dalla pratica delle medesime il vero progresso dell'arte importantissima del coltivatore. Il lavoro è l'origine della ricchezza, e l'aumento di questa trovasi subordinato allo sviluppo del capitale, l'incremento del quale dipende dalla previdenza^ dalla moralità e dal risparmio. La prima proprietà dell'uomo è quella della sua per- sona vale a dire degli organi del corpo, e delle facoltà dello spirito, e dall'esercizio libero delle medesime nasce la proprietà delle cose che sono alle a servire ai di lui bisogni. L'attività degli individui, e delle famiglie deriva dal- la sicurezza di godere il fruito delle proprie fatiche, e quella si accresce sotto l'egida di un tale principio e da questa deriva il vantaggio di ognuno, e di lutti. Il consorzio umano si sostiene con un ricambio con- tinuo di servigi e di aiuti in modo che la prosperità de- gli uni è collegala con quella degli altri, ed ogni indi- viduo è tanto più ricco quanto che si trova in condizione di fare, e di ricevere un numero piiì grande di servigi e perciò è cosa assurda il far consistere la ricchezza nella sola materia, ed il confondere l'uiBcio di essa cogli stru- menti e congegni inventali a rappresentarla. 192 APPENDICE La soddisfazione dei bisogni fittizi impedisce quella dei reali perchè le spese superflue tolgono i mezzi di sop- perire alle necessarie, ed il consumo inconsiderato colla distruzione dei capitali inaridisce, e distrugge la sorgente dell'industria, e toglie il mezzo di ogni legittimo godi- mento futuro. Repuliamo savia e giusta la sentenza espressa dal tra- duttore italiano allorché al finire del suo discorso asseri- sce che quando colla difusione delle dottrine che abbiamo accennate superiormente gli uomini saranno illuminati ed avranno perciò compresa tutta la importanza della Scienza dell'Economia Sociale, e delle leggi immutabili che la governano, si sarà fatto per la prosperità , e per la quiete della Società, per la felicità, e per la virtù dei cittadini assai più di quello che si potrebbe ottenere a prò del- l'ordine colle leggi le più severe, e colle repressioni. 11 Sig. Ellis tratta con molto sapere, e con stile con- ciso e lucido le materie tutte che si riferiscono alla ric- chezza, al capitale delle nazioni, alla rendita delle terre, al lavoro, alle mercedi, alla permutazione delle cose, al valore mercatabile delle medesime, alla moneta, alla carta di credito, al commercio, al cambio fra i differenti popo- li, alle macchine, alle gravezze ed ai balzelli, al reddi- to ed al consumo, ed il dotto traduttore con narrazione facile, ed elegante riproduce il pensiero dell'autore, ed aggiunge in fine di ogni capitolo alcune belle considera- zioni che palesano l'elevatezza del di lui ingegno, e lo studio profondo dei migliori autori di Economia Sociale. Ricorderemo fra le altre la nota al Capitolo V della Par- te II dell'opera in cui si parla della cooperazione degl'in- dividui appartenenti all'umana società leggendosi in essa una pittura diligentemente delineata dell'ordine naturale della Società nelle brevi parole che qui riportiamo. n Tutti gli ordini , e tutte le classi dei cittadini , ec- cettuati coloro che vivono nell'ozio, nel vizio, e nel de- APPENDICE 193 litto, contribuiscono col lavoro dell' ingegno o della mano al servigio della comunanza. Così il lavoro più nobile, ed elevato, come il più umile ed oscuro merita bene e degli individui, e della civile famiglia. L'agricoltore è ne- cessario all'artigiano, l'artigiano all'agricoltore, perchè se l'uno porge gli alimenti e le materie, l'altro appresta le forme, gli attrezzi, le case, le masserizie, e gli abiti. All'uno ed all'altro è necessario il sapiente che indaghi i segreti della natura, e propaghi il frutto de' suoi stu- di, e delle sue felici scoperte. A tutti poi è necessario chi vegli alla comune tranquillità e sicurezza, vinca le resistenze e gli ostacoli superiori alle forze individuali, e respinga le interne ed esterne offese. Ecco l'ordine natu- rale della società j ecco la cooperazione dei membri che. la compongono per servire al maggiore possibile vantaggio di ognuno, e di tutti- n Occorrerebbero troppe parole a passare in rassegna le cose tutte che rendono pregevole il libro del Dott. Mar- tinelli le quali sono moltissime. Nel leggerlo non ci sfuggì che l'opinione dello scrittore inglese non è sempre seguita dall'annotatore italiano il quale scostandosi qualche volta dalla medesima credè meglio accordare la preferenza a dot- trine professate da scrittori appartenenti a scuole diverse dalla inglese. Lontani da qualunque pretesa di decidere del merito di quelle teorie opposte ognuna delle quali vanta sosteni- tori celebri ed illustri, confessiamo con franchezza che quantunque i principii addottati dal Dott. Martinelli siano sempre da esso puntellati con buone ragioni non potemmo abbandonare interamente quelli che furono esposti dallo scrittore inglese. Il Sig. EUis nel Capitolo XML della Farteli, trattan- do delle imposizioni diverse sembra preferire il sistema delle tasse e gravezze detto progressivo, e propone a modo di esempio che nulla si domandi alla rendila di mille fran- N. Ann. Se. Natur. Serie HI. Tomo 5. 13 194 APPENDICE chi 0 meno , che si chiedano 10 franchi alle rendite di due mila, 20 a quelle di tremila, e così di seguito aggiun- gendo sempre 10 franchi ad ogni mille addizionali di ren- dita. Lo scrittore inglese termina il suo discorso colle se- guenti parole « Fino a qual segno l' accettazione di un tale principio può sostenere la prova della pratica, e del- l'applicazione? O quali sono gli altri mezzi propri ad ot- tenere il medesimo fine? Qui non imprenderemo a deci- dere tali quislioni ; ma ci basti indicare, che sarebbe una magnifica combinazione organica degna dell'ammirazione del mondo quella, la quale, conferendo ai possessori di una ricca rendita il singoiar privilegio di contribuire col loro superfluo ai carichi dello Slato, ammettesse (risul- tato consolante) gli uomini meno favoriti dalla fortuna al godimento di tutti i benefici di un buon governo al prezzo di sagrifizi comparativamente minimi, w Queste parole sono improntate di tanto amore alla classe dei bisognosi sem- pre misera e travagliata che ninna considerazione è di tanto potere da cancellare l'impressione favorevole che esse fe- cero sulla nostra mente, quantunque riconosciamo per vera l'opinione dell' anotatore italiano che giudicò necessario allorché si voglia applicare una tassa col metodo pro- posto dal Sig. Ellis lo stabilire un limite alla progressione della medesima. Diremo ancora che nel Capitolo XIV. della Parte II. in cui si parla dei balzelli indiretti il Sig. Ellis asserisce francamente che una imposta sopra gli atti di procedura colla formalità del bollo è una imposizione gravosa (( sulla giustizia, ed un rifiuto di riparazione il quale comprime il debole che è attaccato, ed aiuta il forte che vuole op- primere ». Noi non intendiamo dare un giudizio su questa opinione, e solo ci sembra che in alcuni casi tale sentenza non si dilunghi gran fatto dal vero, specialmente quando il rimborso delle spese incontrate nell'amministrazione della giustizia sia qualche cosa di più del solo rimborso limite APPENDICE 195 Stabilito dal dotto traduttore nella sua annotazione al Gap. XV. della Parte li. Non siamo interamente persuasi che so- pressi quei balzelli le liti temerarie e capricciose avessero a moltiplicarsi senza fine, mentre non mancherebbero mezzi potentissimi a frenare l'audacia di litiganti ardimentosi ed inconsiderati. Termineremo il presente cenno bibliografico col tri- butare la meritata lode all'egregio Dott. Martinelli che volle regalare i suoi conazionali di un lavoro eccellente, e desideriamo che il suo libro sia letto, e meditato da tutti coloro i quali amano con caldo affetto questa carissima comune patria e la desiderano perciò grande, e felice, e lo raccomandiamo specialmente alle persone all'istruzio- ne delle quali l'inglese Ellis destinò il suo volume pic- colo di mole, ma grande per l'utilità degli insegnamenti che con poca e lieve fatica si possono ricavare da quello. G. Orlandi. o^^c^^^^^!3^5>©^ 5ss co ;-2. -^ Ora O c«0> O jJo « o « ^o -z «vo'^ " "z^dz dod> d>zd « ». 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J oros"o'^o'o*c^"o"^'o"c»o o*—"o o'w «"o o"— *o oV o •--*— o 00 00 o> cu j:^ 1:^ ì:^ tt' j::' « « *:i ?• ?r; ^i Sr, Sri J::Ì ?^ •ftcot^oooo— Ciro»--* ^ocot^coo^o — CJro*^»ncDt^oooo^ rFrumento mondo Se, la corba 2. 40. — bo Frumento naturale,. 2. 30. — V bc Frumentone , 1. 56. — wa Fava grossa ....,, 1. 81. - V Id. minuta . . . ,, 1. 94. — Avena ,, 1. 14. 6 Fagioli saponi . . • ,, 1. 62. — •^"ra Riso Pilato , Carne di manzo. . ,, le 100 lib. 2. 11. 2 6. 25. — M Id. di vitello . . ,, 7. 25. - Id. di maiale . . ,, 5. 38. — .~ Oliopercibodil.qua '■S'Z lità ,, Id. di 2. qua- 10. — . - II II" lità 9. -. — INDlSStòfe%EI PREZZI MEDII DELLE PRINCIPALI DERRATE CAMPESTRI nell' ultima quindicina del febbraio 1852. ;elOO/tft. . Se. — . 36. -. ..,,-. 46. — ..,,—. 30. — ..,,-. 25. — 'Canapedi 1. qualità,, 5, 12. — Id. di2. qualità ,, 4. 85. — Id. di 3. qualità,, 4. 65. — Oliodaarderedil. qua- lità ,, 8. 80. — Id. di 2. qualità ., 7. 80. — la corba ^Vino bian. nostrale ,, 2. 50. — / Semidipianteoleose,, 2. 80. — le 100 ilo. Id. di erba medica ,. 7. — . — Id. di trifoglio . . „ 5. 50. — Id. di lupinella. . ,, 6. 50. — V '"* 9- — . — « ' Id, ti, logliessa . . ,, 3. 50. — MOVIMENTI COMMERCIALI. PARSI ITALIANI. Nelle piazze di Ferrara , di Modena , ed in quejle de! Loro bardo Veneto furono poche le contrattazioni delle cereali e con prezzi che non si alzarono. A Verona il grano turco ebbe qualche aumento di prezzo e si crede colà ad una vicina inchiesta dell' Inghilterra, e che perciò delibano aumentare anche i prezzi del frumento del quale i depositi nel Veneto ora sono poco proveduf In Ferrara non seguirono molte contrattazioni di Canape, ed il prezzo fu di Se. 39. 52. 5 ogni mille libbre. Nei mercati della Lombardia non accadde alcuna variazione nei prezzi delle sete. Si spera un avvenire più prospero dopo la fiera vicina di Pesth in Ungheria. A Milano seguono contrattazioni bastantemente attive delle sete a prezzi però minori di quelli che si ottengono nel Veneto. La vendita dei vini si fa sempre con aurat:ito notevole di prezzi nei luoghi differenti d' Italia. Poche sono le contrattazioni degli oli , e senza variazione di prezzi. I bovini ed i maiali grossi da macello sono venduti a prezzi alti nei mercati diversi specialmente dei Uomini Estensi. PAESI STRANIEf^I. In Francia si crede generalmente ad un vicino aumento de prezzo delle cereali stante che i depositi di quella derrata non sembrano baslevoli al bisogno del consumo sino al raccolto venturo. L'esportazione del frumento è ora gravata di 2 franchi l'ettolitro , e quella delle farine di 4 fr. ogni 100 kilo. Nella Germania e nei paesi del Nord il mercato delle cereali diverse è languido e con prezzi stazionari. A Liverpool in Inghilterra nell'ultima settimana del Febbraio si effettuarono molte contrattazioni di grano turco con accrescimento di prezzo. Si chiese molto per la vendita del frumento ma i compratori mancarono. Nell'istessa settimana sono state ivi vendute 77,000 balle di cotone. Le notizie giunte da Lione non sono trojipo favorevoli alla vendita delle sete italiane. Esse trovano invece una vendita pronta nei mercati d'Inghilterra a prezzi però che non sono molto sostenuti. Colà le sete della China sono ricercate con pre- mura e tutte quelle che il Governo pose all'incanto furono comprate prontamente ai prezzi stabiliti dal medesimo. G. 0. CO05O5O5 — OOOO-;— ~I-~5>1 nora mancanti. E di più onde meglio addimostrare la for- ma^ e la capacità del cranio aggiunge altre due figure colle quali con somma esattezza si rileva essere la di lui inter- na cavità piuttosto ampia, e capace quindi di contenere un cervello alquanto voluminoso in proporzione della gran- dezza dell'animale, e di tal forma che molto si accosti alla sferica. Nel passare poi che fa l' Accademico alla descrizione della pelvi, al contrario di quanto ne pensa il Meckel , di- mostra, che le ossa innominate sono completamente sepa- rale nella regione del pube , e fra loro riunite soltanto per parti molli, ed aggiunge ancora non verificarsi l'as- serzione sfuggita al Cuvier , e cioè che in tutti i formi- chieri, il bacino offra la singolarità, di trovarsi l'Ischio unito air ultima vertebra del sacro la quale presenta due apofisi per riceverlo, dal che ne risulta un foro invece dell'ischiatica incavatura; facendone eccezione il formi- chiere intorno il quale l'Accademico richiama l'attenzione di questo Consesso, nel quale evidentemente manca il di- chiaralo contatto dell'osso cosciale col sacro, aderendo soltanto mediante tessuti molli alle due prime vertebre della coda, i di cui processi trasversi presentansi perciò molto più eslesi, e robusti di quelli che appartengono alle altre vertebre caudali. Che se poi il Prof. Alessandrini non fosse alieno dall' introdurre senza necessità nuovi nomi per animali già da lungo tempo conosciuti, toglierebbe al for- michiere il nome sotto il quale è più generalmente ricor- dato non essendo del tutto esatto, e lo chiamerebbe piut- tosto formichiere biungulo, avendo cinque dita nei piedi sì anteriori che posteriori , ma delle cinque dita anteriori due soltanto rendendosi manifeste fuori della pelle me- diante egual numero di robustissime unghie. Compita il RENDICONTO ACCADEMICO 203 Cav. Alessandrini ia descrizione delle più importanti parli costitueniilo scheletro, fatta considerazione al modo dì ali- mentarsi, ed alla qualità del cibo di cui fa uso questo animale, passa a trattare dell'apparecchio digerente, nel che fare però non parla estesamente dell' anatomica strut- tura della prima regione dell'apparecchio stesso, perchè già stata estesamente illustrata dal Rapp, e dal Meckel , ma invece con molto maggior vantaggio si fa a descrivere lo stomaco, e gli intestini rendendo cosi palese, che la lunghezza del tronco del piccolo formichiere, alquanto diversamente da ciò che il Cuvier, ed altri ne pensano, sta a quella degli intestini come uno a quattro ;, e che lo stomaco di questo animale non è come generalmente dai naturalisti ripetesi del tutto semplice, presentando invece complicazioni manifeste ed interessanti abbastanza; com- plicazioni di struttura che fra gli organi secernenti acces- sori del canale alimentare devono essere ancora in modo speciale nel fegato notale. Le osservazioni poi del Cav. Alessandrini variano pure alquanto da quelle del Meckel , del Rapp , e di altri per ciò che riguarda la struttura anatomica dell'apparato re- spiratorio. La laringe infatti oltre che, da quanto ha egli osser- valo, è della lunghezza di 11 millimetri, mostrasi tutta in- tera sostenuta dal largo corpo dell'osso joide, contandosi poi nella breve, e larga trachea, che è soltanto lunga 13 millimetri, e larga quattro, undici anelli. I putmoni che da questa hanno origine, purché esaminati siano nella loro faccia vertebrale, non mostrano alcun solco di separa- zione, se se ne eccettui uno appena percellibile nel pul- mone sinistro, ed al contrario veduti i pulmoni nella loro faccia sternale, il sinistro è manifestamente diviso in due lobi mostrando nell'esterno lembo mediante due profonde solcature Iraccie di ulteriori divisioni, li destro pulra)!ie poi è profondamente separalo in quattro distintissimi lobi. 204 EENDICONTO ACCADEMICO Il cuore di questo animale, secondo l'Accademico, non è piccolissimo come generalmente si riferisce, e sebbene si creda che negli sdentati manchi l'appendice auricolare dei seni venosi, in questo formichiere manifestamente esiste rudimenlaria nel seno delle vene cave, molto più espansa in quello delle vene polmonari, ed al contrario di quanto dichiara il Rapp, mostrasi col lembo irregolare, come d'ordinario si osserva negli altri mammiferi. Finalmente il Cav. Alessandrini per ciò che riguarda 1' apparecchio uropojettico genitale nota di particolare, che in questo formichiere l' orifìzio dell'utero non è come indica il Rapp doppio, ma che invece non vi ha che una sola apertura, ma larga, ad orlo debole, e quasi frasta- gliato. Che se per le osservazioni fatte dal nostro Accade- mico su questo animale la scienza si arrichì di nuove im- portanti nozioni, se in seguito di queste singolarmente poteronsì molto meglio stabilire nuovi punti di analogia e di ravvicinamento fra questi mammiferi tanto anomali in apparenza e molti rettili, ed uccelli, il Prof. Alessandri- ni però in quel modo che è ben degno del suo grande sapere, lungi dall' inorgoglire per la importanza dei di lui ritrovali, dando nuova prova di quella singolare modestia, che forma uno dei tanti belli ornamenti che gli son pro- pri, nulla cerca di oramettere, onde addimostrare le molte cagioni, per le quali i sommi uominii che in tali difGcilis- sime indagini lo precedettero , non giunsero a rilevare, ciò che venne da esso lui osservato. 8.^ Sessione ordinaria. 8 Gennajo 1852. Si legge Dispaccio dell'Emo Protettore, che partecipa la nomina del Dolt. Lorenzo Della Casa alla cattedra di Fisica in questa Pontificia Università , onde gli compete il grado di Accademico Pensionato. V RENDICONTO AGGADEHICO 205 Si riceve in dono da questa Socielà Medico-Chirur- gica r ultimo fascicolo del Bulleltino pel 1851. Godea di fiorente salute una giovane abbastanza av- venente, di condizione modista, quando volle sventura, che per motivo ben giusto, oppressa fosse da assai pro- fondo ed affligente patema, pel quale tanto soffrì e nel morale, e nel fisico, da perdere in brev'ora la primiera ilarità, e freschezza. E ben lungi di contribuire a toglierla dalla penosa , e triste situazione in cui era caduta, valse Tesser presa da amofosa passione, trovandosi l'animo suo in angustia continua pel ragionevol riflesso, che in causa di ciò per cui tanto avea sofferto, e sofl'riva, quel giorno islesso nel quale sarebbe fatta sposa a colui, che anelava stringere al seno, non già lietezza;, ma desolazione, e pianto gli avrebbe forse procurato. A tali cagioni morali, altre fisiche, ed assai potenti aggiugnendosi, ne riportò tale offesa il nerveo sistema, tanto danno ne risentì 1' intera macchina della giovane da susseguirne lenti bensì, ma assai temibili interni pato- logici lavori. Essa per altro tali mali trascurando, non solo conti- nuò nelle ordinarie domestiche occupazioni , ma infer- matasi per grave febbre tifoidea una di lei sorella, piiì di quanto le indebolite forze avrebbergli permesso, affettuo- samente l'assistette; e fu in seguito di ciò, e fu per la suscettività del di lei alterato nervoso sistema, che anch'essa venne presa dai prodromi di simile malattia. In tale stato venne sciaguratamente mandata a mari- to ; ma suH' imbrunire di quel giorno istesso in cui effet- tuaronsi le di lei nozze, oppressa dal male, non più pò» lendosi reggere in piedi dovette di necessità stabilmente in letto coricarsi. Ivi giacqne per sette giorni, e con sintomi tanto mi- 206 RENDICONTO ACCADEIHICO nacciosi, da indurre il medico curante a consigliarne i parenti di collocarla in Clinica. Ma non valsero le sapienti e caritatevoli cure ivi prodigatele dal Ch. Prof. Belletti, onde tentare di por freno ad una malattia così precipitosa^ l'inferma morì 63 ore dopo il di lei ingresso nello Spe- dale per le insanabili successioni di un micidiale tifo me- ninge encefalite. Il dottissimo Professore pertanto nella indicata sessione informa l'Accademia di questo importante fatto, ed accu- ratamente espone i risultati delle osservazioni anatomiche eseguite sul cadavere 30 ore dopo la morte della giovane sposa. Per le quali indagini , o!tre che è reso manifesto il lento interno lavoro pel quale la misera progressivamente deperiva, e che consisteva in una mesenterica, e pulrao- nare tubercolosi, sono resi del pari manifesti i guasti al cervello già presagiti, e pei quali l'inferma dovette soc- combere. Ma mentre i risultali necroscopici pienamente confer- mavano quanto dal nostro Accademico erasi dubitato in riguardo all'encefalo, nel portare però che si facea l'ana- tomico coltello sullo stomaco di questa giovane fatta ca- davere, con sorpresa nel medesimo tali disordini organici rilevava da non poterne dare convincente spiegazione stan- do ai fenomeni che l'inferma presentò nel corso della ma- lattia che troncone la vita. Lo stomaco infatti nel fondo cieco era assottiglialo, e rammollito in modo da rompersi e minutamente lacerarsi al più che piccolo tocco, e den- tr'esso conteneasi un muco denso, sieroso, giallastro, dì colore cinereo, ed inodoro. Attentamente, esaminato lo stomaco istesso, mentre la di luì membrana esterna scor- geasi lìscia, la mucosa, la vascolare, e la muscolare pre- senlavansi fuse non solo in tutto il cui di sacco , ma ben anco in buon tratto delle regioni adjacenti, e solo per gradi queste membrane riacquistavano le loro apparenze, e i loro caratteri fisiologici in vicinanza al piloro. RENDICONTO ACCADEMICO 207 Nel fondo cieco del ventricolo poi rimanevano super- stili alcuni avanzi di arborizzazioni vascolari contenenti globuli sanguigni d'assai nero colore. Che se le indicate profonde, ed eslese lesioni tennero per un momento esitante il nostro Collega a stabilirne la genesi, se le più diligenti e perspicaci indagini convali- date da accuratissima analisi chimica istituita gentilmente dal Prof. Cav. Gaetano Sgarzi, servirono ad allontanare ogni sospetto di propinato veleno, le profonde cognizioni anatomico-patologiche di cui il Professore Belletti è fornito valsero ben presto a persuaderlo della più probabile ori- gine di quell'esteso rammollimento. Con tali nozioni infatti vedendosi egli autorizzato ad escludere, che il rammollimento istesso fosse conseguenza ultima di malattia acuta, o lenta dello stomaco, che esi- stesse nella indicata inferma prima della sua morte, ne risultava perciò che il riscontrato estesissimo guasto non poteasi ascrivere ad alcun procedimento patologico, e quin- di né a flogosi gastrica, né a qualsivoglia diatesi o discra- sia come sarebbe la scirrosa, la cancerosa, la scorbutica, né a rammollimento morboso semplice, né al gelatinifor- me di Cruveillier, ma invece, secondo l'Accademico, at- tribuire piuttosto si dovesse a quel rammollimento che Carswel chiama chimico cadaverico , che non è quindi ef- fetto di una malattia reale, che non é semplice risultato della putrefazione, ma bensì il prodotto di una del tutto particolare dissoluzione chimica avvenuta dopo la morte, e cagionata forse , come pure opinò il Jaeger in analoghi casi, dall'azione dissolvente dei succhi gastrici, divenuti estremamente acidi negli ultimi periodi della vita , per la malefica influenza del sistema nervoso profondamente al- terato, in causa della natura, e violenza del male cui fu soggetto. 208 RENDICONTO ACCADEMICO 9/ Sessione ordinaria. 15 Gennajo 1862. Si ricevono in dono le opere seguenti: Dal Governo Neerlandese — Flora Baiava fase. 165 e 166. Dalla R. Accademia Bavarese — Disseriazioni della Clas- se Matematico-Fisica Voi. VI. P. I, e Bulleltino pel 1850. E dai rispettivi Autori : Chelini Prof. Domenico — Sopra una Memoria di Liou- ville. — Sul parallelogrammo de' moli rolatorj. — Sn\ moto diurno della Terra. Fabroni Doti. Lorenzo — Sugli oflìzi dell'ordine sanitario. — Epizoozia del pollame d'India. Aslolfi log. Giuseppe — Proposte pe' danni della grandine. Leggesi una Nota inviata dall'Accademico Pensionato Prof. Francesco Orioli, col titolo di Idee Cosmologiche; di cui è principale soggetto una questione di priorità- = Il celebre Faraday (vi è detto) manifestava sulla natura della materia le proprie idee nell'Aprile del 1846, pubblicandole nel Philosophical Maga'-^ine del susseguente Maggio (V. Archives des Sciences physiques et naturel- les, Décembre 1846 n.*» XI. pag. 244 et suiv.) con dire ch'ei non ammette atomi di dimensioni sensibili, mante- nuti in equilibrio da forze di diversa natura, e separali da spazi vuoti; e che sostituisce, in luogo loro, semplici centri di forze, la cui riunione costituisce i corpi; e che considera ogni atomo, cioè ogni centro nel senso dianzi dichiaralo , come presente da per lutto dove l' azione eh' esso esercita si fa sentire; e poiché si fa sentire su tutto l'Uni- verso, egli ammette coesteso ogni atomo all'Universo. Or tali appunto sono l'idee, ch'io più dislesamente pubbli- cava dal mio lato , due anni prima di lui. = E qui l'Autore trascrive quanto avea detto nell'Opera RENDICONTO ACGADEIHIGO 209 sua, Stampata in Corfù — Spighe e Paglie — nel Qua- derno d'Aprile del 1844 alia pag. 146 e seguenti; e che è a un dipresso il sistema dinamico presentato sotto la slessa forma , sotto la quale presentavalo da molti anni nelle sue lezioni in questar nostra Università. Indi passa a mostrare come le obiezioni mosse dal celebre Airy con- ila il sistema dinamico { Philosophical Magatine rì° sup- plementario dei 1846) non vi necessitino veruna sostanziai mutazione. Noi viviam certi, che tale questione agitata fra tre nostri illustri colleghi non riuscirà ad alcuna spiacevole conseguenza, e che il Faraday , tanto ricco di proprie sco- perte , vorrà di buon grado riconoscere d' essersi in questa speculazione incontrato col fisico italiano. 10.^ Sessione ordinaria. 22 Gennajo 1862. All'occasione di dover riferire intorno ad Opere del Sobrero e del Tonini, che testé ricevemmo in dono, il Prof. Domenico Santagata entra a parlare dell' Insegna- menlo della Chimica applicala alle Arti. Appoggiato air autorità de' più solenni maestri e al- l'esempio de' più rinomali istituti sostiene che l' insegna- mento debb' essere scientifico e non empirico; ciò che ira- porta pure che s'incominci da un esteso corso di Chimica Generale. Richiederassi allora che l'allievo non patisca troppa scarsezza di tempo disponibile, e che sia allo a comprender le teorie della scienza. Io non iscrivo pel garzone, dice Chaptal .... Ma quel garzone, ch'entra la prima volta in Filadelfia dando di morso ad una grossa pagnotra, vi farà tra pochi lustri un ingresso trionfale, e sarà salutato pel più gran fisico e pel più gran diplomatico dell'età sua. Questo ed altri sommi tulìù saevapauperias: né cerio abbisogna altrettanto ingegno a intender le pro- porzioni atomiche o l' isomorfismo. L' Accademico osserva 2t0 RENDICOINTO ACCADEMICO che tali esempi furono sempre rari, e che in generale = l'uomo che travaglia nelle fatiche de' muscoli e delle membra, o che è obbligato a eseguire di continuo de' mac- chinali movimenti , perde la facoltà del riflettere dell'astrar- re del meditare, e senza di queste operazioni rettamente continuale non può la mente sollevarsi a quelle intelli- genze 0 cognizioni che sono proprie dei dotti e guidano la mano ad opere nuove e peregrine =. Quindi egli pre- ferisce d'istruire la classe media, la quale si renderà va- levole a dirigere gli stabilimenti d'industria, e a soccor- rere co' suoi lumi l'infimo operajo. A questo fine o si potranno istituire apposite scuole o, se particolari condi- zioni non vi si oppongono, si potrà profittare delle già esìstenti, dando all'insegnamento una conveniente esten- sione. 11.* Sessione ordinaria. 29 Gennaio 1862. L'illustre filologo e poeta march. Angelelli legge un dotto ed elegantissimo ragionamento sol Bloly d'Omero. Antichi e moderni botanici cercarono qual fosse que- sto preservativo contro gl'incanti di Circe, che Mercurio porse ad Ulisse. = Ponendo mente al testo di Omero (dice l'Accade- mico), stimo che molto ragionevolmente Eustazio abbia affermato, non altro essere da cercare nella voce moly che un senso allegorico e morale ; ed io aggiungo che il poeta esclude, con le sue medesime parole, la possibilità di tro- vare fra le opere di natura l'erba mentovata. Prima d'ogni altra cosa, Omero non dice qual nome avesse il moly nella favella comune degli uomini: la qual cosa mostra che quest'erba, come ignota a tutti, non aveva proprio nome. Appresso questo, aggiunge, che ardua impresa è ca- varla dalla terra e per avventura impossibile ad uomo: di che danno indizio quelle parole, che gli Dei possono RENDIGOnTO ACCADEMICO 211 tutto ; ciò vuol dire quello ancora che ad uomo non è con- cesso. Alla per fine, ponendo le particolarità di quest'erba che ha radice nera e fior bianco; ninno potrà credere che, appresso questi segni chiari e visibili, fosse rìmasa senza nome: talché, avendo gli antichi notizia di un farmaco di tanta utilità, non sapessero come chiamarlo. Sopra queste ragioni, parmi che sia mostrato a suf- ficienza, che il poeta intende per le sue parole medesime ad avvisare il lettore, che l'erba moly non ha nascimento e vita che nella sua mente. E modo somigliante tennero an- cora i più moderni poeti ^. Dopo un sì fatto avvertimento dato ai cultori della naturale filosofia, l'Accademico entra nelle regioni della filosofia morale, e accostandosi a Temistio ritiene, che per la voce moly sia significato un antidoto conlra i ve- leni che guastano la mente ed il cuore. E per vero in Circe, non meno che in Alcina ed in Logistilla, è così manifesta l'allegoria, che il poeta può bea risparmiarsi di gridare: <( O voi ch'avete gl'intelletti sani; Mirate la dottrina, che s'asconde Sotto '1 velame degli versi strani. » Dopo questo Ragionamento legge il Prof. Domenico Santagata un' Appendice alla Dissertazione della seduta precedente, colla quale, mentre conferma le proprie opi- nioni sul miglior metodo da seguirsi nell'insegnamento; intende però ad allontanare da sé il sospetto d'aver voluto far carico a chiarissimi direttori d'istituti, se in vista di speciali condizioni hanno dovuto battere diversa strada. L'Accademico è, quanto altri mai, persuaso che il pre- scinder dalle circostanze è vaneggiamento d'utopista, e che le stesse più consentite riforme debbonsi introdurre per gradi, quando abbiavi inconveniente ad operarle lutto ad un tratto. E fors' anco non mancherà chi stimi , non 212 RENDICONTO ACCADEHIICO esservi poi alcun assurdo, se accanto a quella scuola, sn cui dovrebbe scriversi = Odi profanum vulgus, el ar- ceo :=, altra sen vegga ordinata a dirozzare il povero artigianello ; come non trovarono assurdo i nostri maggio- ri, che accanto all'alta Università d'Irnerio sorgesse l'u- mile ginnasio del Calasanzio. 12.* Sessione ordinaria. B Febbrajo 1852. ' L'Accademia ha ricevuto in dono dall'Istituto Smith- soniano di Washington le opere seguenti; Smithsonian .... Lavori scientifici Smithsoniani. Vol- li, e Appendice I. al Voi. III. Ammal .... Rapporto pel 1849 de' Regenti dell'Isti- tuto Smithsoniano. Reports .... Rapporti della Segreteria della Guerra con ricognizione delle strade da Sant'Antonio ad El Paso. Report .... Rapporto di T. Buller King sulla Ca- lifornia. Report .... Rapporto di B. Apthorp Gould sulla sto- ria e scoperta di Nettuno. Notices Notizie sulle pubbliche librerie degli Stati Uniti. Annual .... Rapporto pel 1848 de' Commissari del- le Patenti. Report .... Rapporto di Foster e Whitney sulla geo- logia e topografia del Lago Superiore nel Michigan. Report .... Rapporto di R. R. Gurley sulla Liberia. Proceedings .... Processi dell' Associazione Ameri- cana per l'avanzamento della scienza; Congresso del 1850. Il Prof. Contri, non avendo ancora condotte a ter- mine le osservazioni sugl'ingrassi, ch'egli prosegue colla RENDICONTO acgadehico 2Ì3 pazienza di Santorio , e che gli sono al tutto necessarie per la promessa Continuazione della già pubblicata sua Me- moria sul Progresso agrario, né però volendo mancare all'obbligo accademico, prende a soggetto di ragionamento un' Operetta francese di un Montagne , marchese di Pon- cins, e discendente dal famoso filosofo, la quale s'intitola Le Grand Oeuvre de V Jgriculture e comparve nel 1779 ; lavoro assai pregevole, ignoto o sfuggilo al dottissimo Prof. Re e agli altri storici e bibliografi della scienza. La satira sanguinosa lanciata contro a' nuovi Trillo- lemi neìV Homme aux quarante éciis , aipp\andìta dalla na- turale pigrizia, e sostenuta dalla forza dell'abitudine, sa- rebbe riuscita a perpetuare un'agricoltura non troppo su- periore a quella dei Druidi; come dall'altro Iato la dot- trina de' nuovi Tritlolemi, se avesse trionfato, sarebbe riuscita ad opprimere di fatiche enormi il genere umano per ridurlo in compenso a poi morirsi di fame. Saggia- mente pertanto divisarono quegli agronomi, che tolsero ad esaminare con imparzial critica i diversi metodi agra- rii, e sceverarne l'utile dal dannoso. Tra questi fu note- vole il Montagne, il quale seppe assai bene conciliare il sistema di Toull coli' antica agricoltura francese, accop- piando il lavoro abbondante della terra all'uso de' conci- mi. E al lavoro della terra consigliava egli perfino si fa- cesse prender parte dalla milizia; ciò che da buon uffi- ciale riconosceva dover tornare in vantaggio della milizia stessa. E per vero non si vorrebbe rivocare in dubbio 1 bontà della pratica romana, che il Segretario Fiorentin riassumeva con quel precetto rr Si tengano i soldati in tanti esercizi ora particolarmente, ora generalmente, che non resti loro tempo a pensare o a Venere, o a' giuochi, né ad altre cose che facciano i soldati sediziosi e inutili =, 214 RENDICONTO ACCADEMICO 13." Sessione ordinaria. 12 Febbrajo 1852. II Cav. Bianconi legge una quinta dissertazione = De Mari olim occupante planilies , et colles Italiae, Graeciae, Asiae rainoris etc et de aetale Terreni quod Geologi ap- pellant Marnes bleues =. L'Accademico facendo discendere il Mediterraneo dal- l'altezza delle marne bleu verso i tempi della guerra tro- jana , metteva alla disperazione i nostri archeologi. Non basta dunque (dicevano) che ci sia tolto di più vagheg- giare una Ravenna fabbricata cogli avanzi dell'Arca, se anche non siamo obbligali a ritirare da' tempi omerici la trojana Padova e l'etrusca Felsina ed altre antichissime città italiane? Sarebbe pur cortesia, se l'Accademico, sen- za rinunziare alla testimonianza de' fatti, potesse ravvi- cinare un poco più al Diluvio quel suo distacco d'Abita e Calpe. Certo che per far riuscire l'isola di Pìiaros ad una velata dal lido egizio, come la trovò Menelao, per render possibile la navigazione fra il Mare Interno e l'Eritreo, attestata da qualche scrittore, non è già necessario d'ele- vare il Mare Interno fino alle marne subapennine; ma, se i geografi ne dicono il vero , basta la sola sedicesima parte di quest'altezza. Anzi una tanta altezza del Mare Interno avrebbe resa diffìcile, se non impossibile la navi- gazione. Chiudiam difallo lo stretto di Gibilterra, ed ele- viamo di settecento piedi il Mediterraneo: e l'acqua sor- montando l' istmo di Suez per secenlosessanla piedi, in breve si scaricherà nel Mar Rosso, e noi con ciò solo avremo fatta opra di ragni. Alziamo ancora l'istmo quasi ad al- trettanta altezza, dacché ci è lecito supporre che le forze della natura , come staccarono Abila e Calpe con permesso d'Ercole, così potessero produrre pur anco uno sprofon- damento nell'istmo arabico, e nelle sue adiacenze: e al- RENDICONTO ACCADEMICO 216 lora i flutti del Mare Interno o si precipileran nell'Eri- treo da una cateratta di 650 piedi d'altezza^ o almeno discenderanno per un pendio da non permetter guari corso di navigli contr' acqua. La navigazione adunque fra i due mari, quando fosse provata, invece di favorire l'ipotesi dell'Accademico, per poco l'abbatterebbe. Essa però è ben lontana dall' esser provata: cliè anzi dal non trovar- si mai menzion di barche nella narrazione de' viaggi d' A- bramo e della famiglia di Giacobbe, si rende probabile che viaggiassero all'asciutto sull'istmo. Vorremo noi an- che dalle frasi discendere in Egitto e salir dall' Egitto , usate in essa narrazione, inferire che T istmo fosse molto basso, 0 poco superiore all'attuale altezza? Ma alle obbiezioni tratte da' passi biblici fu già data soddisfacente risposta nelle precedenti dissertazioni , stu- pende del pari per erudizione e per acume ; e le opinio- ni degli egizianisli sull'antichità del Delta furono vitto- riosamente combattute. Onde se r Accademico, facendo un' escursione in Grecia e nell'Asia Minore, potesse cogli oc- chi proprii assicurarsi, non esservi luogo chiaramente ricordato da Omero, il qual si trovi, siccome noi, al di sotto delle marne bleu, ed obblighi a trasformare in tri- tone un qualche Ajace o un qualche Sarpedonte; allora l'ipotesi che il Mediterraneo arrivasse alle marne verso l'epoca della guerra trojana, acquisterebbe tal grado di probabilità j ch'egli potrebbe gridare con maggior fran- chezza che non ha fatto finora =. Ite a cercare in allo le rovine di quella Troja, che per tanti secoli non poteste rinvenire sulla pianura =. Lasciando omai le discussioni storiche, l'Accademico entra a trattar di proposilo la questione geologica. Egli segue le marne bleu per tutta Europa e fuori ; vien trac- ciando a grandi tratti il periplo dell'antico Mediterraneo, 0 mare pliocenico; ed esaminando ora in luogo, ora sulle opere d'illustri geologi, la composizione, la giacitura, le 216 BENDIGONTO ACGADERIIGO relazioni cogl' inferiori e coi superiori terreni, e gli acci- denti tutti d'esse marne, e notando specialmente come in moltissimi luoglii (a Monte Biancano per esempio) il plio- cene si trovi a nudo o coperto di poco humus, in situa- zione orizzontale e non traversato da altri terreni, ne con- clude che il deposito pliocenico si è formalo dopo l'ul- timo cataclismo. Ecco ciò che la Geologia da sé sola ne insegna. Se poi l'abbassamento del mare sia avvenuto fra Noè ed Abramo, o fra Àbramo ed Omero, o fra Omero ed Erodoto, non si può dalla sola Geologia determinare, ma convìen far ritorno alla storia e alla tradizione. Né sarìa forse assurdo il supporre, che dapprima si abbassasse o si rovesciasse l'istmo, e il Mare Interno si scaricasse nell'Eritreo; e mantenuto quello da piogge e nevi a qualche metro d'altezza al di sopra dell'istmo nuo- vo, ne avvenisse che e potesse navigarsi dall'uno all'al- tro mare, e ad un'epoca più o men rimota da Omero (sotto il regno di Menes se vuoisi) il basso Egitto fosse così sommerso, come lo suppone il poeta al tempo del- l'eccidio di Troja : in seguito, aprendosi lo stretto gadi- tano, si abbassasse il Mediterraneo al livello attuale. Con questa modificazione che ridurrebbe l'effetto del- lo stretto alla stima d'Eratostene , sarebbe tolto il biso- gno d' imbarcare Abramo, e la famiglia d' Israello, pecora sua, et armenta, et omnia, quae habere potue- runt, e per giunta anche i carri che quel gentil Faraone mandò ad portandum senem , et omnia , quae possederai in Terra Chanaam. Se la pietà filiale sollevò il veneran- do vegliardo in plaustris , quae miserat Pliarao, non vorremo noi intrometterci per calarlo in nave non regia: ma quando l'istmo attuale non fosse per avventura emerso, gli apriremo un cammino sull'istmo antico al disopra delle marne. Già l'istmo bisogna alzarlo; quando per contenere le acque all'altezza delle marne subapennine non si pre- ferisca di chiudere lo stretto di Mandeb, e far dell'Eritreo RENDICONTO acgadehico 217 UD seno del mare pliocenico; ciò che importerebbe uno studio preventivo de' sedimenti marini lunghesso la catena trogloditica e l'arabica, le quali, convergendo appunto verso il £ab-el-Mandeb, sembrano invitarne a tale supposizione. Converrebbe però riaprire a suo tempo Io stretto, per dar passo alla flotta di Salomone, e alle stesse navi d'Egitto. Ma non è questa palestra per un algebrista, e si è arri- schiato anche troppo. Il chiarissimo Collega si propone di tornare sopra una questione, che è così degna di lui, come il saper suo è potente a vincerne tutte le difficollà, per quanto si vogliano grandi. Ben potranno occorrer pentimenti nella costruzione dell' edifìzio: ma le fondamenta ne furon gettate saldissime, quand'egli venne a provarci, che le marne bleu si sten- dono tutto air intorno del Mediterraneo, preso nel più lar- go significato della parola, e che son deposito marino posdiluviano. Alle fatiche gravissime, che gli restano a sostenere, non fia per mancare premio condegno: che la soluzion completa di si alta e importante questione basta ad assicurare eternità di fama. Lo stesso Prof. Bianconi legge una parte d'un nuovo Fascicolo dei suoi Saggi Zoologici Mozambicani, nella quale descrive due serpenti avuti dal cav. Fornasini, un Tropìdonotus scàber di Linneo, ed una specie nuova delle Calamarie di Schlegel, a cui per la somma piccolezza degli occhi l'Accademico dà il nome specifico di tnìcro- phtalma- Ed eccone la frase = Calamaria supra undique plombeo-nigra , subtus albescens, serie macularum nigre- scentium in ventre medio =. 14.* Sessione ordinaria. 26 Febbraio 1862. Il Prof. Giuseppe Bertoloni descrive alcuni Coleotteri del Mozambico, i quali sebbene già dagli Entomologi co- N. AiNN. Se. Natdr. Serie IU. Tom. 5. 13 ^8 RENDICONTO ACCADEMICO nosciuti, ignoravasi però che abitassero ancora in questa Provincia Africana, e presenta al Consesso un'insetto ra- rissimo nativo pnre del Mozambico; che stando alle più accreditate moderne classificazioni dei Coleotteri apparter- rebbe alla famiglia dei Goliatidl , ed al genere Golialhns della medesima, il quale insetto dall' Accademico, ad onore del suo scHopritore, è perciò chiamato Goliathus Fornasini. Nel descriverne che fa l' illustre Entomologo tanto il maschio, quanto la femmina dimostra che mentre questa non ofi're alcuna differenza generica dai Goliati, e deve perciò tale essere la medesima ritenuta, il maschio invece si scosta alquanto dalle varie specie di questi animali finora conosciute per alcuni caratteri specifici notevolissimi, e cioè per la presenza nel sincipite d'una particolare apofisi, per la rotondità dell'apice della tibia anteriore, e pel dente muticoche rilevasi all'angolo esterno della tibia ìstessa. Per le quali differenze, che rinvengonsi fra questo insetto, e gli altri Goliati di sesso mascolino, l'Atitore, se non convenisse collo Schaum di non creare cioè nuovi generi , sopra la differenza di un sol sesso, sarebbe indotto ad escludere questa specie dal genere indicato, e ad ele- varlo invece al grado di genere novello. Ma rimanendo egli fermo nel suo proposito ben s'av- vede però che l'insetto, variando dalle tre specie di Go- liati già noli non solo per la diversa natura e distribuzione dei colori, per la quale queste specie istesse vengono fra loro distinte, ma bensì, come dissi, per importanti, e specifici caratteri, dedotti dalla particolare forma, e strut- tura di alcune parti , non potrebbe per questo essere con quelle raggruppato; le quali quindi essendo fra loro distinte per caratteri di assai poca importanza, e forse ancora non valutabili, dovrebbero essere considerate piuttosto come distinte varietà di una sola e medesima specie, per la quale l'Accademico riterrebbe il nome di Goliathus giganteus. RENDICONTO AGCADEniGO 219 E questa sua proposta troverebbe appoggio dal Bur- tnaister che non ammette per buona la seconda specie dei Goliati conosciuti, e la rifonde nella prima; e sarebbe pure sostenuta dal riflesso, che la differenza di tali ani- mali non essendo dedotta dalia loro particolare forma e struttura, ma bensì dalia varia disposizione del loro co- lorito, non può questa prestarsi all' esatta loro distin- zione, variando la medesima negli individui di tutte, e tre le prelese specie, della quale varietà il Bertoioni ne dimostra i passaggi tanto negli individui da lui osservati, quanto in quelli esaminali dal Melly, e dallo stesso Schaum. Per il che adunque l'Accademico riunendo le tre an- tiche specie in una sola, che per quanto ho detto si di- stingue dalla novella da lui egregiamente descritta per so- stanziali, e rilevanti caratteri, dichiara, da queste due specie doversi ricavare le norme per la fondazione del ge- nere Golialhus, nel qual modo, egli dice, non allontanandoci dal sentiero di severa filosofia, e dalia stessa legge ema- nata dallo Schaum di non creare cioè dei nuovi generi sopra le differenze di un sol sesso, le raggrupperemo per più certi legami , dedotti dai caratteri comuni alla strut- tura di ambedue. Sessione straordinaria del 26 Febbrajo 1852. Finita la sessione ordinaria, l'Ordine de' Pensionatisi è trattenuto per eleggere un alunno della Sezione Matema- tica. Il Presidente ha proposto i Dottori Don Giuseppe Ru- bini e Alfonso Colognesi;de' quali è rimasto eletto il se- condo quasi alla unanimità, avendo però anche il primo ottenuto un partilo favorevolissimo, anzi per uà solo voto inferiore a quel dell'eletto. 220 RENDICONTO AGGA0E«IGO 16." Sessione ordinaria. 4 Jtfarjjo 1862. L'Accademia ha ricevuto in dono le opere segoenti: Dalla R. Accademia Belgica — Memorie T. XXIV e XXV. — Memorie premiate ec. T. XXIIf. — BuUettino T. XVI. P. II, T. XVII. P. I. e II., T. XVIII. P. I. — Catalogo della Biblioteca dell' Accademia. — Annuario 1850 e 1851. — Memorie di Le-Docte sull' Agricoltura Lussembur* ghese e sulla Chimica Vegetabile. Dalla Società Medico-Chirurgica di Bologna — BuUettino fase, di Dicembre 1851. Dalla Società editrice — Annali delle Scienze Naturali. Novembre e Dicembre 1851, col Propagatore Agricola. Dai rispettivi Autori — Ercolani G. B. Degli Scrittori di Veterinaria. Voi. I. — Berti-Pichat Carlo — Istituzioni d'Agricoltura. Di- spense 9-14. — Strobel Pellegrino — Malacologia Ungherese : e Ma- lacologia Trentina. Disp. 1 e 2. — Gualandi Francesco — Oloraetro di Porro. — Bellini G. B. — Oftalmie nei militari di Cestello. — Bellavitis Giusto — Geometria Descrittiva. — Robolotti Francesco — Degli Ospitali di Cremona. — Volpicelli Paolo — Sull'Accademia dei Lincei. 11 Prof. Giuseppe Bertoloni descrivendo una leguminosa, ch'egli appellava Mavia judicialis dal nome caffro Mavì e dall'uso che si fa ancora al Mozambico del suo veleno nella procedura criminale, d'annunziava che ilcav. Sgarzi aveva assunto l'impegno di riconoscerne il principio ve- nefico (V. Memorie della nostra Accademia T. II). Fedele RENDICONTO AGCADEIHICO 231 alla sua promessa , il cav. Sgarzi viene oggi ad esporci le relative sperieoze. Quello che dall' Accademico poteva sottoporsi ad esame, era porzione della radice con sua corteccia. Se ne presero 3600 grani, che si sottoposero successivamente al tratta- mento coir alcool, coli* acqua distillata e coli' acido acetico diluito, e all'incenerimento. I prodotti però nulla offriva- no di nuovo, e il particolar principio venefico era sfug- gito all'analisi. Senonchè nell'Alcool ottenuto dalla di- stillazione pel concenlramento dell' estratto alcoolico , e così nell'Acqua distillata dalle tinture per la riduzione dell'estratto acquoso manifestavansi caratteri che indicavan l'esistenza d'uo principio acido: allora si prese a sepa- rarlo dall'Alcool per mezzo della Calce, e dall'Acqua per mezzo dell' Ossido di Zinco idrato; e si ebbero cristalli salini, sui quali versando poi Acido Solforico diluito, si ottenne per mezzo della distillazione una minima quantità d'un nuovo principio, che l'Accademico così descrive. =: Esso è un liquido trasparente, scolorato, di con- sistenza quasi oleosa ; l' odore suo è a dirsi veramente par- ticolare, perchè molto somiglia quello di materiale grasso e segnatamente del butirro irrancidito, ha molto del vi- roso e dell'aromatico insieme, che ricorda in lontano l'A- cido Valeriaoico ; ha un sapore acre assai , e per modo che la lingua d'un coniglio nel punto che ne fu bagnata, si fece pallida, indi giallastra, e così il labbro dacché ne fu tocco. Alla temperatura di — 17 C. si solidifica sotto forma cristallina confusa^ ma tosto ritorna liquido allor> che s'allontana dalla mistura frigorifera inserviente a con- gelarlo. È volatile; si scioglie nell'acqua e nell'alcool; produce dei sali i quali per la loro parte sono perfetta- mente cristallizzati, solubilissimi nell'acqua, non però nell'alcool e nell'etere, in tutto e per tutto somiglianti ai Vaierianati. Che se non fosse l' azione sua estrema e potentissima. 222 RENDICONTO ACCADEMICO e che Io accasla all' Acido Idrocianico, dal quale d' altron- de lo separa l'odore ed il nìun effetto sui sali a base dì ferro; polrebbesi quasi confondere coli' Acido Valerianico, siccome col Butirrico, col Focenico ec. pei principali carat- teri |e pel suo aroma; ma da questi pure lo tengono lontano ancora il piccante ed acetico effluvio che hanno dessi, a cui esso sostituisce il viroso che piuttosto Io metterebbe a lato degli Acidi Lactucico, Atropico, Veralrico ed al- tri, se non vi si opponesse o il non volatilizzarsi degli uni, 0 il mancare di stabiliti caratteri gli altri. Quindi il medesimo è apertamente a giudicare un acido nuovo e di suo genere ; che non ha un analogo ed è affatto partico- lare ; e che slaute il provenire dalla Mavìa Jitdicialìs ha diritto ad essere chiamato Acido 3Iavico =. Sperimentossene la potenza sopra conigli e porcelli- ni d'India, propinandolo ora in islato di combinazione ne' sali, ora in istato di semplice soluzione nell'acqua. Combinato non produsse la morte, se non dopo molti giorni: libero invece, quantunque in dose minima, spiegò un'azione fulminante e superiore a quella d'altra qua- lunque sostanza deleteria, attaccando il sistema nervoso alla maniera dell'Acido Idrociauico- La Chimica ha dunque trovato nell'Acido Mavico il violentissimo de' veleni : tocca ora alla Terapia a volgerlo in vantaggio dell'umanità. Se noi faremo, non avrem che apprestata un'arma più terribile al delitto, e qualche ar- rabbiato sofista si unirà al volgo ignorante per gridale, che l'albero della scienza non ci frutta altro che danno. Ma l'Accademico ha già riconosciuto un facile e prontis- simo antidoto nell'Alcool: e determinando l'azione eletti- va dell' Acido , ha indicato a' Clinici il genere di malattie, in cui possono farsi a sperimentarlo come soccorso tera- peutico iposlenizzante. Né mancherà certo di trovarne i componenti chimici, tostochè gli verrà fornito tanto di Mdvia da poterne estrar l'Acido in quantità sufficiente; RENDICONTO AGCADEHIGO 223 sebbene la modestia sua non gli conceda di farcene so- lenne promessa. 16.* Sessione ordinaria. 11 Mar'^o 1862. Dall'Imperiale Accademia delle Scienze di Vienna si sono ricevute in dono le opere seguenti; Memorie della Classe Fisico-Matematica Voi. I, e fase. 1, 2. 3 del Voi. ri. Memorie della Classe Storico-Filosoflca Voi. I, e fase. 1. 2 del Voi. II. Fogli di Notizie. N. 1-18. Rendiconti della Classe Fisico-Matematica per gli anni 1849-50-51. Item della Classe Storico-Filosofica. Fontes Rerum Austiiacarum , fase. 1-4. Archivi per le Fonti delle Antichità Austriache, pub- licati negli anni 1849-50-51. Dalla nostra Specola le Osservazioni Meteorologiche di Decembre 1851. Dal Principe Baldassare Boncompagni le Notizie su Guido Bonatti 5 Gherardo Cremonese e Gherardo da Sab- bionelta, e sulle versioni di Platone Tiburlino. Dal Prof. Poletti la Relazione sul Cbolèra Morbus in Ferrara nel 1849. Dal Dott. Giuseppe Paimeggiani la Monografia della Febbre Tifoidea. Il Dott. Ermete Malaguti legge una sua Memoria in- titolata ConsideraT^ioni anatomiche fisiologiche sul settimo pajo dei nervi cerebrali appartenenti al vitello. Da che il Wrisberg scuoprì l'esistenza di un nervo intermedio fra la porzione dura, e molle del settimo pajo dei nervi cerebrali, sorsero fra gli anatomici , ed i fisiologi opinioni assai disparate onde stabilire di quel nervo le at- tinenze, la distribuzione, la natura. 224 RENDICONTO ACCADEMICO La quale differenza d'opinioni dovendosi forse prin- cipalmente ripetere dalla mancanza di sludi anatomici ab- bastanza esatti sul nervo indicato, onde porre in più chiara luce uo argomento cosi importante, il Dott. Malaguti im- prese per questo nuove indagini, ed osservazioni, e collo scopo di ricavare dal maggiore sviluppo delle parti meno incerti ed equivoci risultati le istituì sul vitello. Tale ne è la loro importanza da non dovere ommeltere di alquanto estesamente descriverle. Denudata il Malaguti nei modi i più opportuni la guaina fibrosa molto robusta costituita dalla lamina esterna della dura meningeche abbraccia tanto il facciale, quanto l'acustico, dopo averla incisa ed allontanati l'uno dall'al- tro questi nervi potè in allora osservare alcuni fili nervei, i quali a seconda che egli ne scrive pel color grigio ros- signo di cui erano forniti offrivano il più vivo contrasto col niveo candore dei nervi fra i quali trovavansi colloca- ti, e risolvevansi come in due radici distinte delle quali una scorgevasi in corrispondenza del nervo acustico, l'al- tro era attigua al nervo facciale mediante alcuni esili ra- moscelli, e siccome prolungavansi fino alla estremità li- bera del moncone del settimo ove erano troncate, mostra- vano per tale maniera di continuarsi entro la sostanza del cervello. Dapprima, dice il Malaguti, non volli credere ai miei propri occhi , rimanendo indeciso se quelle pretese radici piuttostochè appartenere all'intermedio del Wrisberg fos- sero invece fili radiculari del settimo pajo;ma poscia ap- prezzare dovetti la prima opinione, imperocché oltre al colore differente che offrivano potei assicurarmi che con- vergendo fra di loro andavano a confondersi con un corpo allungato gangliforme , analogo al ganglio genicolato, che si riscontra nella specie umana. Questa particolare intu- mescenza di colore grigio rossigno come i summentovati fili componevasi di una moltitudine mirabile di fibrille RENDICONTO AGCADERICO 325 nervee delicatissime strettamente riunite insieme da un tes- suto tomentoso ricco di vasi sanguiferi. Denudato il gan- glio dalla guaina fibrosa che Io avvolgeva in un col fac- ciale entro l'acquedotto del Faloppio s'avvide che il pri- mo poggiava semplicemente sopra il secondo ,che pel co- lore era da questo diversissimo, e che incurvandosi formava una specie di ansa attorno al nervo indicato laddove si riflette per insinuarsi nell'acquedotto. Colla sua estremità superiore il ganglio in discorso trovavasi in immediato rap- porto colie due radici più sopra accennate , al disotto delle quali mezza linea circa il ganglio istesso staccava una co- spicua propagine che in un col nervo acustico penetrava entro il labirinto, ove pervenuta è probabile che andasse con quello ad espandersi sull' apparecchio membranoso del labirinto istesso. Ma ciò che grandemente richiamò la mia attenzione, continua a dire l'egregio anatomico, su questo apparalo nervoso singolare fu il vedere, che dalla convessità del ganglio, che chiameremo genicolato, e dalla parte del medesimo che guardava il quinto pajo dei nervi cerebrali partivasi un grosso ramo molto analogo al vi- diano craniale , che si osserva nella specie umana, che senza avere alcun rapporto col nervo facciale sortiva dall'acque- dotto del Faloppio per confondersi dopo breve cammino con un denso tessuto fibro cartilagineo, che quasi mi tolse la speranza di vederne la terminazione. Volle fortuna che falliti non andassero i miei voti, poiché superato che ebbi l'ostacolo non lardai ad isolarlo fino ad un ganglio del gran simpatico al quale direttamente si congiungeva senza mandare per via alcuna diramazione alle parti adiacenti. Intorno al quale ganglio del gran simpatico non devo na- scondere che spediva anteriormente un ramo all'orbila in rapporto se non erro col sesto pajo dei nervi cerebrali, ed un altro inferiormente, che rappresentava come la con- tinuazione del vidiano craniale decorrente al ganglio cer- vicale superiore del gran simpatico. Il ganglio genicolato 226 RENDICONTO ACCADEMICO poi nella sua estremità inferiore dividevasi in tre grossi rami anch'essi di color grigio rossigno, i quali erano mollo appariscenti sul ginocchio del facciale, ma mano mano, che scendevano con questo nervo per l'acquedotto scioglievansi in guisa da formare colle fibre del comu- nicante un intreccio assai complicato. Agendo poi debita- mente sull'estremità inferiore del ganglio in discorso potè il Malaguti scorgere un plesso di fili in islretta attinenza col nervo comunicante della faccia, dal quale plesso par- tivano alcuni rami, che a diversa altezza perdevansi nel facciale istesso, ed uno dei quali soltanto gli fu dato iso- larlo in basso dal tenace neurilema fino al ramo aurico- lare dil vago con cui istituiva una vera anastomosi. Final- mente fra l'auricolare ed il comunicante vide leso un fila- mento nervoso, che non saprebbe precisare se fosse spe- dito dall'auricolare al comunicante, o viceversa, sebbene per l'anastomosi precedente, e per la tinta cinericcia che lo caratterizzava avesse motivo di giudicarlo uno dei lauti fili del ganglio genicolato, che si commescolava discen- dendo colle fibre del facciale. E potè ancora assicurarsi che il ganglio genicolato esistente sul ginocchio del fac- ciale, mandava fuori dell'acquedotto due propagini una delle quali si anastomizzava col tronco comune formalo dalla riunione di quattro filamenti che scaturivano dal gan- glio cervicale superiore dell'intercostale, mentre l'altro che era più sottile e descriveva un più lungo tragitto an- dava ad anastomizzarsi col primo ramo uscente dal gan- glio cervicale superiore , a poche linee di distanza dal ganglio medesimo. Per le quali indagini, ed osservazioni anatomiche fi- nora descritte , avvalorale da' più sottili argonienli , dalle più profonde ed estese cognizioni fisiologiche e patologiche il Malaguli ne deduce l.** Che l'apparecchio nervoso osservato nel vitello fra la porzione dura, e molle del settimo pajo avendo RENDICONTO ACCADEMIGO 227 colore, struttura, forma, e distribuzione del tutto diffe- renti da ciò, che offrono i nervi collaterali, ne viene per conseguenza che debba ritenersi da questi separato, e di- stinto. 2.0 Che tanto V intermedio per essere in rapporto alla maniera de' comunicanti dell' intercostale col settimo pajo, quanto il ganglio genicolato per non avere i caratteri dei gangli composti, e per comunicare col gran simpatico, meritano di essere collocati nella sezione dei nervi spet- tanti alla vita organica. 3. Che l'intermedio offrendo una plausibile spiega- zione dei consensi, che esistono fra i visceri del torace, e dell'addome coli' organo dell'udito, e col cervello, e viceversa mercè i rapporti che istituisce col simpatico, e col vago, debba perciò considerarsi come un'emanazione dell'intercostale protratta fino agli organi cerebrali. 4.° Finalmente che il nervo del Wrisberg non poten- dosi considerare contro l'opinione del Sig- Morganfi come un nervo sensifero identico alle radici posteriori dei nervi spinali, acquisterebbe un grado maggiore di probabilità il ritenerlo un nervo della vita organica in attinenza diretta col centro più cospicuo del sistema nervoso. 17.^ Sessione ordinaria. 18 Mar^o 1852. Leggesi Dispaccio dell'Emo Pro-Segretario di Stato, col quale partecipa, che avendo rassegnato al S. Padre a nome dell'Accademia il Tomo II delle sue Memorie, la Santità Sua si è degnala di accogliere con la usata be- nignità un tale omaggio , e gli ha comandato di esternarlene il suo gradimento. Sebbene non pochi dei più accreditali medici sistemi siano stati fecondi di scientifìclie e pratiche utilità , ciò nullameno bisogna pur convenire che ben di frequente 328 RENDICONTO ACCADEMICO spinta troppo innanzi l'applicazione delle vagheggiate dot- trine, od usato ogni sforzo acciocché alle medesime pie- gassero , 0 cedessero i falli , ne derivaron per questo al- l'egra umanità serie infinite di mali. Convinto di ciò il Chiarissimo Professore di Clinica Medica G. B- Comelli nella indicala sessione leggeva al- l'Accademia una sua Memoria, colla quale si proponeva di convalidare un tal vero mercè d'assai robusti, ed in- calzanti argomenti, cercando nel tempo stesso di compro- vare che il metodo empirico razionale era quello, il quale nell'attualità della scienza sembrava dovesse meritare la preferenza. In conferma di che appoggiavasi egli dapprima a quanto ne dimostra la giornaliera osservazione in riguardo a non pochi assai validi rimedi , ì quali lungi di far co- noscere la loro efficacia in quel modo che dovrebbe essere consentaneo colle teorie piiì persuadenti, rendono all'op- posto in non poche circostanze palesamente manifesto, che soltanto per un'azione del tutto modale, o specifica in molto gravi e particolari emergenze riescono di immensi vantaggi fecondi. E seguitando l'Accademico nel suo assunto, espone i danni rilevanti da cui in alcuni temibilissimi momenti è minacciato un infermo non allontanandosi dalle norme di qualche preconcepilo sistema, ed indica invece i sommi vantaggi che l'infermo islesso può in tali casi ritrarre de- clinando coraggiosamente dagli stabiliti precelti. Intorno a che si fa forte l'avveduto Clinico, d'inte- ressanti felici risultati otlenuli nella sua lunga, e lumino- sa pratica , e di molti altri osservali da uomini non meno rinomati ed esperti, pei quali si rende palese, che stre- mate in non pochi individui le generali forze in causa d'energico metodo antiflogìstico usato onde tentare di vin- cere acutissima pleurite, o profonda pneumonite, riesci diffatti assai efficace il distogliersi dal consiglio d'alcuni RENDIGOnTO AGGADEMIGO ZZ9 sistematici, famosi d'altronde per ingegno, e per dottri- na , i quali in simili pericolosissime circostanze giammai vorrebbero che si ricorresse ai corroboranti od agli ecci- tanti onde non aumentare cosi l'impeto di quella flogosi che minacccia d'appresso la vita dell'infermo, mostrando invece ripetuti fatti (come l'Accademico ne assicura) van- taggiosissimo l'uso interno del vino, delle misture cor- diali» dei ricreanti, coi quali mezzi le naturali forze ria- quistano il vigore che è sufficiente, od indispensabile, ac- ciocché effettuinsi quei salutari critici cambiamenti che ser- vono a far dileguare la flogosi. I quali salutari lavori, non solo denno essere conve- nientemente all'opportunità procurati^ ma ciò che più monta si è di guardarsi bene dal giudicarli (il che in molti casi diversi dagli enunciati da non pochi si usa) dipen- denti essi stessi da flogistico processo, e curabili quindi con metodo debilitante. Nel quale errore, secondo l'Accademico, caddero spe- cialmente tutti coloro che nelle febbri così dette essenzia- li, 0 primitive nuli' altro videro, che una manifestazione di un interno più o meno esteso lavoro infiammatorio. Per lui tali febbri devono, come ancora molti illustri ne pensano, essere quasi sempre ben diversamente consi- derate. Il loro apparire in buon numero di casi, non è che l'efi'etto delia forza conservatrice insita all'organismo, che sorgendo, e mostrando la propria potenza, il proprio vigore colle febbrili appariscenze, serve in tal modo a li- berare la macchina animale di principi superflui, etero- genei, 0 nocivi. Chiunque pertanto preoccupalo dall'idea di infiammazione tenterà ad ogni possa di spegnere, o di annientare tal febbre, nuli' altro farà, che danneggiare l'infermo. Chiunque cercherà invece di non disturbarne menomamente il regolar corso, di convenientemente diri- gerla 0 soccorrerla, sarà il benefico ajulo della natura. Ed infine il Prof. Comelli non pochi argomenti ag- 230 RENDICONTO ACCADEMICO giugnendo, onde vieppiù confermare la fallacia d'alcuni sisteraallci precelli, proclama nuovamenle rutilila del me- todo empirico razionale, od ecclellico, ed egli ne ha ben ragione, giacché colale melodo frullò i più felici, e bril- lanti risultati al nostro clinico venerando. (contìnua) Catàlogo degli oggetti e preparati più inte- ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata di Bologna^ del Prof. Antonio Alessandrini. {Continuazione, vedi pag. 33.) 3909. Raza cinerea — Raja batis, Linn. == Piccolo indi- viduo maschio sul quale a sinistra si è preparalo l'organo rudimcntario, che il Mayer (De organo eleclrico in Raiis aneleclricis. Bonnae 1843) crede l'analogo dell'organo elettrico. Dal lato, sinistro si è asportalo l'organo per far vedere l'insigne tronco nervoso che vi sta sopra. Sulla parie in- feriore della lastra di vetro si conserva lo slesso organo fuori di luogo, tolto da una =: Raja cla- vata =, onde meglio dimostrare la relazione che ha quest'organo coi condotti inlegumenlali mu- cipari della testa, che sempre si inseriscono in questo punto come su di un centro comune, es- sendo il ripetuto organo quivi circondalo da ro- busta aponeurosi, sulla quale appunto aderiscono i tubi mucipari, come meglio si vede nel prepa- rato superiore, dove l'organo è rimosso, e so- nosi lasciati i tubi aderenti alla espansione fìbro- sa: nello spirilo. Agosto 1845. Alessandrini. CAT. DEL GAB. D' ANAT. COMP 231 854. Squalus mustelus , Linn. = La testa di piccolo in- dividuo conservata nello spirilo. Portala via la porzione superiore della capsa carlilaginea si vede scoperto il cervello, parte della midolla spinale, coi principali nervi nati dal primo, seguili fino nel punto dove attraversano la parete cartilaginea. Sono pure preparali gli occhi coi proprii musco- li e nervi, ed è visibilissimo il ganglio lenlico- lare, o cigliare. Dalla sinistra parie sono sco- perti i canali semicircolari membranosi, e por- zione dell'otre in cui vanno ad inserirsi. 1824. Id. 1049. Squalo blu — Squalus glaucus, Cuv. = Piccolo individuo nel quale si è scoperto, lasciandolo nella naturale posizione, il cervello e la midolla spinale. Dal lato sinistro meglio si dimostrano le diverse parti componenti il cervello, nonché l'ori- gine ed il passaggio dei nervi comunicanti col medesimo, nello spirito; 1827. Id. 1519. Squalo grigio — Squalus grìseus , Linn. = Il cer- vello con piccola porzione di midolla spinale di individuo gigantesco preso nell'Adriatico, del peso di libbre bolognesi mercantili 704, e della lunghezza di piedi undici pur bolognesi. I lobi encefalici contenevano copia grande di liqui- do gelaliniforme, forse formatosi per scompo- nimento della sostanza stessa dell'organo, giac- ché quando se ne poiè fare l'estrazione l'ani- male era morto da dodici giorni , nello spirilo. 1836. Id. 1510. Id. Porzioni del teschio dello slesso individuo, con- servate nello spirilo, e nelle quali sono prepa- rati gl'organi dei sensi. Nel pezzo maggiore si dimostrano gl'organi dell'olfalo, della vista e dell'udito: nel più piccolo il solo organo del- l'olfalo, l'esterna apertura del quale mostra una 232 CATALOGO DEL GABINETTO singolare disposizione , di una cartilagine cioè con- formata a foggia di imbuto, la parte più ristretta del quale si immerge e protubera entro la cavità olfativa , e sembrerebbe quasi servir dovesse ad impedire la pronta uscita dell'acqua da questa ca- vità una volta che penetrata vi sia. Detto. Id. 1521. Id. L'occhio destro; si vede aperto, essendosi stac- cata quasi interamente la cornea lucida dalla scle- rotica. Sonosi conservati anche i muscoli del bul- bo stesso, ed un piccolo cilindro cartilagineo sul quale poggia il bulbo, che rimane cosi allonta- nato dal fondo dell'orbita, disposizione comune a molte altre specie di questa famiglia. Nello spi- rito. Detto. Id. 1520. Id. L' organo dell' udito tolto dalla destra regione della testa. I canali semicircolari, ed il vestibolo sono aperti, e chiaramente si vede il modo d'in- serzione dei nervi acustici nell'apparecchio mem- branoso. Nello spirito. Detto. Id. 1470. Squalo volpe — Squalus vulpes, Cuv. = Questa piccola femmina, proveniente dall'adriatico, fu acquistata nella pescheria della città li 8 Mag- gio 1835; era dei peso di libb. 15 boi-, lunga un metro e 42 mill. la sola coda misurava 75 mill. Sonosi preparati i nervi encefalici^ e pa- recchi degli spinali. Nello spirito. Detto. Id. 1763. Squalo Squatina — Squalus Squatina, Linn. = Porzioni di cranio di due individui nelle quali è preparato l' organo dell' udito. Nello spirito. 1837. Idem. 1686. Scylium, Cuv. Squalus catulus, Linn. = Porzione della pelle del dorso e dei fianchi, distesa arti- ficialmente e disseccata per mostrare il colora- mento elegante della medesima, e la disposizione e figura delle minime Squame che la coprono all'esterno. 1837. Id. d'amatouia comparata 233 1814. Centrina Salvimi ^ Risso = La pelle di piccolo in- dividuo impagliata e disseccata. Dal Museo Zoo- logico dell'Università. 1837. 769. Storione comune — • Accipenser Sturio, Linn. = Preparazione dell' organo dell'udito. Diviso il cra- nio con sezione verticale pel centro in direzione longitudinale, si dimostra la forma ed estensione della di lui cavità encefalica, non che i princi- cipali fori pei quali passano i nervi encefalici. I canali semicircolari sono isolati ed aperti, nello spirito. 1823. Alessandrini. 1161. Id. Gli occhi di piccolo individuo. In quello collo- cato in alto nel vetro si è denudata del tutto la sclerotica cartilaginosa, staccata, e rovesciata in- feriormente la cornea, e si vede per tal modo a nudo la faccia anteriore dell' iride ed attraverso della pupilla la lente resa opaca dallo spirilo- L'altro occhio, diviso in due con sezione oriz- zontale pel centro, mostra la grossezza delle mem- brane, e nella regione posteriore il corpo vasco- lare denominato glandola coroideale, nello spiri- to 1829. Id. 3801. Id. Porzioni di scudi tolti dalla testa di piccolo in- dividuo, e nelle quali si vede injettato artifìcial- mente con materia di color rosso il sistema ar- terioso. La porzione collocata in alto nel vetro è stata rammollita mediante l'immersione nell'acido muriatico mollo debole, e vedonsi sollevati in parte gli strati fibrosi superiori ; nello spirito. Di- cembre 1844. Id. 3806. Id. Diverse preparazioni le quali hanno servito per le osservazioni microscopiche esposte in una mia memoria sull'intima tessitura delle squame dei pesci, letta a questa Accademia delle Scienzeni 19 Dicembre 1844, ed inserita nel tomo IX dei Pi. Ann. Se. Natur. SEraE III. Tomo 5. 16 234 CATALOGO DEL GABINETTO Nuovi Commentari pag. 371-389, Bologna 1849. Lastra di vetro marcata B. n. 6. Laminetta tolta dalla faccia esterna, coperta ancora della cutico- la, d'uno scudetto integumentale di una testa sulla quale era stata praticata l'injezione nel si- stema sanguifero sì arterioso che venoso. — 6. Al- tra simile laminetla tolta presso la faccia inferiore dello scudetto, e nella quale è anche più evidente la struttura fibro-vascolare del suo tessuto. — 7. Altra simile laminetta , analoga a quella del n. 5 e nella quale si è in parte sollevato lo strato più superficiale. — 8. Anche questo frammento è analogo ai precedenti , e tutti sono stati tolti sopra di uno scudetto rammollito coli* acido mu- riatico. Nello spirito. Febbrajo 1845. : PLECTOGNATI. 1162. Pesce Mola — Tetraodon mola. Lino. = Gli oc- chi di un individuo di piccole dimensioni. Nel- l'occhio intero si dimostra l'inserzione dei mu- scoli retti, la posizione e struttura del nervo ot- tico e dell'arteria centrale, non che la configu- razione della sclerotica interamente cartilaginosa. Aperto l'altro occhio con sezione orizzontale si Tede la forma ed estensione della di lui cavità, le tuniche più interne, e gli umori vitreo e cri- stallino induriti dallo spirito nel quale si conser- va la preparazione. 1829. Alessandrini. 1343. Id. Il cervello con porzione di spinai midollo del- l'individuo gigantesca che si conserva nel Museo Zoologico. Col cervello sooosi conservati ancora i principali tronchi nervosi comunicanti, non che ^ i canali semicircolari membranosi , nello spirito. 1834. Dott. Notari. d'anatomia comparata 235 1422. Id. Gli occhi dello stesso, in uno dei quali si di* mostra l'inserzione del nervo ottico, ed il diluì passaggio attraverso della sclerotica, e dall'altro si è estratto il corpo vascoloso unito al nervo ot- tico, ed al grosso fascio di vasi che si dirigono al corpo stesso. Nello spirito. 1834. Alessandrini. 3722. Ostracione trigono — Ostracion trigonus , Bloch. = La solida armatura della pelle, tolta da un in- dividuo deperito del Museo Zoologico dell'Uni- versità. Da un lato si è conservata tutta intera l'armatura; dall'altro una sola porzione, che sulla tavoletta si è collocata a rovescio per far vedere anche l' interna struttura degli scudetti componenti questa specie di solida corazza. Ago- sto. 1844. Id. 3762. Id. Scudetti della spoglia predetta rammolliti coli' a- cido idroclorico onde poterne meglio studiare l'in- tima tessitura, e conservati nello spirito. Nell'alto della lastrina di vetro si vedono le lamine infe- riori degli scudetti, dalle quali sonosi staccate le zone lineari che le adornavano, e che si dimo- strano poi nella naturale posizione negli scudetti collocati nella parte inferiore della stessa lastra, e nel fondo del vaso. Ottobre 1844. Id. 3805. Id. Parecchi altri scudetti, pure rammolliti, ed in vario modo preparati, e disposti sopra di una lastra di vetro. Nello spirito. Gennajo 1845. Id. MALACOPTERIGI. 262. Luccio — Esox Lucius, Linn. == Il cervello nella naturale sua posizione, e scoperto nella faccia inferiore , per dimostrare in singoiar modo la de- cussazione dei nervi ottici. Nello spirito. iSTO. Dott. Notari. 236 CATALOGO DEL GABINETTO 2186. Carpione — Cyprinus Carpio, Lino. =3 Gli occhi tolti da una femmina del peso di libbre 12 bo- lognesi , pescato nella Zana presso S. Pietro Ca- pofiume li 27 Settembre 1839, e regalata al Mu- seo dal Dissettore Dott. Gio. Battista Ercolani. Uno degli occhi è stato aperto con sezione oriz- zontale pel centro, e la lente perfettamente sfe- rica, sì vede isolata in fondo al vaso^ nello spi- rito. Alessandrini. 3800. Id. Regione caudale di piccolo individuo nella qua- le, staccati superiormente due ordini di scaglie, vedonsi le parti radicali delle scaglie inferiori, coperte da una produzione del corio evidente- mente vascolare , abhenchè nel pezzo non sia slata praticata T artificiale injezione. Detto. Id. 2232. Monochiro — Monochirus maculipennis , Agassiz. = La cute staccata da un lato del corpo, che mo- stra le scaglie molto eleganti, tanto vedute nella loro faccia esterna, quanto nella parte inserita negli integumenti, avendo conservato la prepa- razione a secco stretta fra due vetri. 1839. Id. 2233. Id. Parecchie delle scaglie predelle isolate e conser- vale a secco fra due vetri onde poterne esaminare al microscopio l'elegantissima struttura. Id. ACANTOPTERIGI. 1893. Smaro — Smaris Alcedo = Gli occhi di piccolo individuo del peso di una libbra bolognese, lun- go 315 mill. Uno è aperto mediante sezione oriz- zontale pel centro; l'altro è intero, e coperto in parte dello strato pinguedinoso esterno. Nello spi- rito. 1838. Id. 26t4. Scaro — Scarus latus, Ranz. = Pesce del Brasi- le, lo scheletro del quale si conserva nel Gabi- d'anatomia comparata 237 netto al N. 1680. Parte degli integumenti a di- mostrazione delle larghe scaglie, conservata nello spirito. Settembre 1840. Id. 1160. Orata comune ~ Sparus aurata, Linn. = Questo individuo acquistato nella pescheria della città li 20 Febbraio 1829 era del peso di bolognesi libbre sei. Uno degli occhi è intero, e sollevata la congiuntiva anteriormente, portale via le espan- sioni tendinee nella regione posteriore appare nu- da la sclerotica di ossea tessitura, e membranosa soltanto nel segmento anteriore corrispondente alla cornea, che è molto estesa. L'altro occhio diviso in due con sezione orizzontale pel centro, fa ve- dere la grossezza della sclerotica stessa, e la di- sposizione delle parti interne. La terza prepara- zione è la congiuntiva staccata del tutto dall'oc- chio medesimo, e si vede molto più diafana in quello spazio circolare che copriva la cornea, nel- lo spirito. Id. 946. Serranus gigas , Cuv. = Individuo del quale si con- serva anche lo scheletro al N. 1075. Degli occhi uno intero dimostra il nervo ottico; spogliato del- l'inviluppo fornito dalla dura madre, si vede conformato a foggia di una fettuccia più volte pie- gata sopra se stessa: nell'altro, diviso vertical- mente in due eguali metà, una mostra la faccia interna dell'iride, e la forma della pupilla; l'al- tra la lente di forma sferica, nello spirito. 1826. Idem. 716. Cefalo -- Mugil cephalus, Linn. = La testa di pic- colo individuo divisa perpendicolarmente, e nella quale si dimostra l'apparato membranoso del- l'organo dell'udito, non che la cavità collocala alla base del cranio contenente la concrezione la- pidea dell'organo stesso, che si vede nella natu- rale posizione, nello spirito. 1822. Id. 238 CATALOGO DEL GABINETTO 717. Id. La testa intera di altro individuo, aperta supe- riormente onde si veda il cervello in luogo, e la porzione dell'apparato membranoso auditorio con- tenuto entro il cranio, nello spirito. Detto. Id. 2279. Sfirena — Sphiraena Baracauda , Cuv. del Brasile. =: Porzione della pelle stretta fra due vetri e di- seccata. 1839. Dott. Ercolani. 1445. Lofio pescatore — Lophìus piscatorius, Linn. = La testa nella quale si è preparato l'organo del- l'udito nel lato destro, dimostrando singolarmente l'apparato membranoso, ed i filamenti nervosi di- retti alle diverse parti dello stesso, non che la grossa concrezione lapidea contenuta nel sacco ve- stibolare, nello spirito. 1834. Alessandrini. 2982. Tonno comune — Scomher Thynnus , Linn. r= La lente cristallina di grosso individuo nella quale mediante la semplice bollitura ed il diseccamento si dimostra la struttura stratificata della sua so- stanza, ed il nucleo trasparente durissimo, emu- lante un vero cristallo. Luglio 1841. Dono del Disegnatore Cesare Bettini. 2278. Trachinotus glaucus, Cuv. et Val., dei mari del Brasile = Porzione della pelle stretta fra due vetri, e disseccata a dimostrazione della forma e disposizione delle scaglie. 1839. Ercolani. 3423. Centrisco scudettato — Centriscus scutatus , Linn. =: Piccolo individuo proveniente dal Mozambico, e conservato intero nello spirilo per la singolare struttura della pelle. Mandato con altri oggetti dal Sig. Fornasini bolognese, domiciliato da lun- go tempo in quelle regioni per interessi commer- ciali. Febbrajo 1843. D'ANATOniA GOntPARATA 239 MOLLUSCHI. CEFALOPODI. 3795. Oclopo — Octopus , Lara. Octopus muscatus. = Porzione di pelle diseccata nella quale si vede finamente incettato con materia rossa il sistema arterioso. Ottobre 1844. Dono del Prof. Calori. 3012. Id. L'apparecchio nervoso tanto del sistema dei ten- toni, quanto dei gangli del mantello. Nei piedi o tentoni presenta il sistema nervoso la stessa di- sposizione descritta dal Van Beneden nel polpo dell'Argonauta nelle sue Miscellanee Zoologiche, nello spirito. Settembre 1841. Id. 3013. Id. Una seconda preparazione analoga alla precedente, ma in un individuo più piccolo, e nella quale, oltre il cervello, l'occhio, i nervi dei tentoni e del mantello, sonosi conservati anche parecchi dei tronchi dei nervi viscerali. Dett. Id. 1238. Seppia officinale — Sepia officinalis , Linn. = Il così detto osso di Seppia, quale esempio di con- chiglia piana ed interna, coperta essendo natu- ralmente da porzione degli strati integumentali. 1832. Alessandrini. 1466. Id. Individuo di notabile grandezza nel quale si è preparalo principalmente il ganglio encefalico coi grossi nervi comunicanti col medesimo, e dal lato destro il bulbo del nervo ottico coli' occhio cor- rispondente aperto mediante sezione orizzontale. Questa preparazione dimostra, che il ganglio en- cefalico è marcatamente distinto in due porzioni; una superiore all'esofago, rigonfia a guisa di piccolo cervello, di un bel color bianco, e colla quale sono in continuazione i nervi diretti agli or< 3iO CATALOGO DEL GABINETTO gani esterni dei sensi; l'altra, sottoposta al detto canale, più molle, allungata^ di color fosco^che dà origine ai nervi viscerali, e del tronco. Aper- to ed asportato il mantello, tutti gli altri visceri si vedono nella naturale posizione, nello spirito. 1835. Id. 1467. Id. Un secondo individuo nel quale è ugualmente preparato il ganglio encefalico, ma scoperto nella faccia inferiore. .\ sinistra si vede isolato il gros- so ganglio laterale coi moltissimi e grossi fila- menti nervosi diretti al mantello, ed ai di lui muscoli, nello spirito. 1835. Id. 1225. Nautilo — Nautilus pompitius , Linn. = La con- chiglia, divisa in due uguali metà con sezione longitudinale per dimostrarne l'interna elegante struttura di moltiplicati sepimenli orizzontali so- vrapposti. 1831. Id. 2465. Ippurite — Hippurites Fitoloìdeus , Catullo = Mo- dello in gesso, da Lui descritta e figurata nel = Saggio di Zoologia fossile. Padova 1827. pag. 173. Tav. vn. = Marzo 1840. Dono dell'Auto- re medesimo. 2466. Hippurites Fortisii, Catullo = Id. Ibid. Tav. VL pag. 171. Id. 2467. Hipp. Nanus, Cat.czld. Memoria Geognostica del- lo stesso Autore. Padova 1834. Tav. II. fig. 2. Id. 2468. Hipp. dilatatus , Cai. = Id. Memoria suddetta Tav. IL fig. 1. Id. 2469. Hipp. turricula. Cai. = Id. Memoria predella, Tav. I. fig. 5. Id. 2470. Spherulites duplovalvata , Cat. = Pure modello in gesso. Mera, predelta , Tav. L fig. 1. Id. 2471. Spher. umbellata, Cai. = Id. Memoria citala, Tav. I. fig. 2. Id. D'AnATOniA COUP ARATA 241 GASTEROPODI. 718. Elice comune — - Ilelix pomatia, Linn. = Il siste- ma nervoso preparato nella naturale posizione. Individuo conservato nello spirito. 1822. Dottor Notari. 2494. Id. Un secondo individuo, nel quale si è pure pre- parato il sistema nervoso, ma veduto in diverso aspetto. Id. Maggio 1840. Dott. Ercolani. 3462. Turbo rogosus = Estratto l'animale dalla conchi- glia sonosi sul medesimo scoperti parecchi fila- menti nervosi , nello spirito. In fondo al vaso si conservano altri due individui contenuti ancora nella loro conchiglia. Marzo 1843. Id. Dal Museo Zoologico. 2472. Turritella Borsonii , Catullo. = Memoria geogno- stica. Tav. II. fig. 5. Aprile 1840. Modello in ges- so regalato dal lodato Prof. Catullo. 2564. Trochus granulatus, Lam. = La conchiglia di due individui. Maggio 1840. Dono del Direttore. 2566. Nerita millepunctata, Lam. = La conchiglia nu- da. Detto. Id. 1231. Conus marmoreus, Lam. = La conchiglia divisa verticalmente verso l'asse per dimostrare l'anda- mento della spira. 1831. Id. 1232. Bucino celata — Buccìnum galea, Linn. = La conchiglia univalve di individuo di notabile gran- dezza sulla quale sonosi indicate mediante lettere le diverse parti , o regioni delle conchiglie di que- sta forma , seguendo la descrizione di De Blain- ville =r Manuel de Malacologie et de Conchylio- logie = 1825. Id. 242 CATAIOGO DEL GABINETTO ACEFALI. 1236. Pettine, o Conchiglia del Pellegrini — Pecten Ja- cobaeum, Brug. , Ostrea maxima, Linn. = La conchiglia, da un individuo di mole discreta pro- veniente dall'Adriatico. 1831. Id. 3813. Id. La valva superiore di altro individuo nella quale, distrutta in gran parte la solida sostanza calcare mediante la lunga immersione nell' acido idroclo- rico debole , appare in molli punti la sottil tra- ma cellulare, che costituisce il fondamento orga- nico della dilei tessitura, nello spirilo. Marzo 1845. Id. 3714. Pinna nobile — Pinna nobili s , Linn. =: La con- chiglia di individuo colossale, sulla faccia ester- na della quale aderiscono in copia delle valve d'ostriche di tutte le dimensioni, proveniente dal- l' Adriatico. Agosto 1844. 3715. Id. La conchiglia di un secondo individuo molto più piccolo, ma sul quale bene si dimostra la ele- gante struttura esterna, ed i naturali calori. Detto. 1234. Cama cordiforme — Isocardium cor, Lam. = La conchiglia di individuo di mole discreta, pescato nell'Adriatico tra Sinigaglia e Fermo. 1831. Do- no del Direttore. 2560. Cardium erinaceum, Lam. = La sola conchiglia. Mag- gio 1840. Id. 2562. Fenus aurea, Lara. r= La conchiglia. Detto. Id. 2323. Ascidia solcata — Jscidia sulcata, Coquebert. = Tre individui a dimostrazione della singolare strut- tura dei comuni integumenti in diverso modo sui medesimi preparati, nello spirito. 1840. Id. 2337. Ascidia rustica — Ascidia rustica, Lam. =: Due individui sui quali si è pure preparata la pelle separandola nei diversi strati. Dello. Id. d'anatomia comparata 243 ARTICOLATI ANNELIDI. 2883. Lombrico terrestre — Lumbricus terrestris, Linn. = L'asse centrale del sistema nervoso, rimosso dalla naturale posizione , e conservato a secco tra due vetri. È singolare la rassomiglianza di que- st' organo colla midolla spinale dei vertebrati, giacché in forza della prossimità dei gangli, per la ristrettezza degli anelli del corpo,, si viene a formare un cordone quasi completamente cilin- drico, e quindi somigliante a quello dei Verte- brati privi di arti come, per esempio,! serpenti. Maggio 184L Alessandrini. CROSTACEL H75. Gambaro d'acqua dolce — Jstacus fluviatilis = Anello nervoso che cinge l'esofago, e serie dei ganglii del tronco nella naturale posizione, e ve- duti nella faccia inferiore , nello spirito. 1835. Id. 1476. Id. Ganglio encefalico, e serie dei ganglii del tron- co, come nella preparazione precedente, ma ve- duti dalla faccia superiore. Detto. Id. 1477. Id. Un terzo individuo nel quale si è pure scoperto il ganglio encefalico, veduto superiormente in un coi nervi comunicanti, cioè l'olfalorio, l'ottico, l'analogo del trigemini e l'acustico. Nel disporre questa preparazione ho osservato chiaramente un altro nervo insigne, che dalla regione posteriore del ganglio encefalico pas«a tosto a distribuirsi, diviso in tre rami principali, al vicino stomaco, e che parmi perciò l'analogo del pajo vago. Detto. Id. 244 CATAIOGO DEL GABINETTO 1444. Id. Pescato nel momento in cui accadeva la muta della solida crosta integumeniale, si vede nella regione toracica superiore di già caduto l' antico indumento, e scoperto il nuovo morbidissimo, bianco e trasparente, nello spirito. 1834. Id. 1067. Granchio marino — Maja Squìnado = Tavoletta sulla quale sono regolarmente distribuiti i vari pezzi , uniti, ed isolati, componenti lo scheletro esterno di questo crostaceo comunissimo sul lilto- rale dell'Adriatico. Tre individui, tutti femmine, hanno servito per questa preparazione, i molti pezzi della quale sono distribuiti come segue. 1. Individuo intero veduto per la faccia inferio- re; da una parte sonosi mantenuti sollevati i prin- cipali pezzi che armano la bocca. 2. Scudo di altro individuo veduto per diden- tro, lasciale in luogo le mandibole, il primo e secondo pajo delle mascelle;, e le labbra coli' uni- to rigonfiamento membranoso analogo alla faringe. 3. Pezzi caudali uniti dello stesso individuo. 4. Il terzo individuo nel quale sono isolati i diversi pezzi formanti le varie regioni dello sche- letro. 5. Pezzi componenti l'armatura della bocca — A. Piede mascella esterno — B. quarta mascella — C terza mascella — D- seconda mascella — E. prima mascella — F. mandibola — G. labbra superiore ed inferiore, ed allargamento faringeo uniti. 6. Antenna maggiore sinistra rimossa dal suo luogo. 7. Peziolo crostaceo che sostiene l'occhio del- lo stesso lato. 8. Le cinque zampe vere del lato destro, cia- scuna formata di più pezzi mantenuti uniti. d'anatomia comparata 246 9. Le zampe sinistre divise nei vari loro arti- coli — a. primo articolo — b. secondo — e. ter- zo — d. quarto — e. quinto — f. ultimo articolo. 10. Lo scudo intero; a destra sonosi lasciale nella naturai posizione le antenne e 1' occhio. 11. Il piastrone o sterno, veduto per didentro. 12. I vari pezzi caudali separati, a,a, \ sette pezzi , che insieme articolati formano la coda ; b,b, le quattro false zampe che sostengono le ova. 13. Parecchie delle branchie rimosse dal loro posto. 1827. Id. 1083. Gambaro di mare — Cancer gammarus , Linn. =: La grossa estremità di una delle chele, rammol- lita mediante la protratta immersione nell'acido idroclorico debole. Tagliatane una porzione nel corpo, e sollevata si è potuto dividere la crosta, 0 parte solida integuraentale , in più strati mem- braniformi, più regolari gli esterni, meno gl'in- terni: la parte epidermoidale vedesi distrutta, forse per la soverchia concentrazione dell'acido; non è accaduto questo in una porzione dello scu- dio della Maja squinado, trattato nello stesso mo- do, nella quale si è distaccata notabile porzione di cuticola, e scoperti i sottoposti strati bianchis- simi, nello spirito. 1827. Id. 1517. Squilla — Squilla mantis, Cuv. =. Il sistema ner- voso preparato nella naturale posizione in due in- dividui: sì nell'uno che nell'altro si è scoperto l'asse gangliare aprendo l'animale pel dorso, asportando però in uno tutta la muscolatura af- finchè meglio vedersi possa l'organo in discorso. Nello spirito. 1835. Id. A. Un terzo individuo nel quale più chiara- mente si dimostra il ganglio encefalico. Detto. Preparazione del Prof. Calori. 246 CATALOGO DEL GABINETTO B. Un quarto individuo aperto pel ventre, di- mostrando cosi il predetto asse per la sua faccia inferiore. Id. INSETTI. U76. Scolopendra mordente — Scolopendra morsìtans; Linn. == Due individui ceduti dal Museo Zoolo- gico dell'Università; in uno si è preparalo tutto intero l'asse dei ganglii centrali; dal lato sini- stro si è tolto l'apparecchio delle mascelle e le palpe onde meglio veder si possa il colare ner- voso esofageo, ed i filamenti laterali, che asso- ciati in un piccolo ganglio sulla faccia superiore dell'esofago stesso, formano il nervo viscerale analogo al pajo vago; nell'altro individuo, sco- perto l'esofago e parte dello stomaco sollevando l'incominciamento del vaso dorsale, si vedono meglio i filamenti predetti scorrenti sull'esofago, e direttiv allo stomaco. Preparazioni conservate nello spirito. Tra due lastre di vetro poi sonosi disposti a secco i seguenti oggetti da osservarsi al micro- scopio. 1. Porzione di quel filamento laterale che dal vaso dorsale si dirige verso il secondo dei gangli centrali , e creduto impropriamente da Gae- de un nervo. 2. Pezzetto di trachea, e fascetlo di fibre muscolari tolto da una zampa. 3. Por- zione del tessuto celluioso che circonda il vaso dorsale, composto in gran parte di una finissima rete vascolosa. 4. L'estremità posteriore del vaso dorsale a dimostrazione della tessitura delle dilui pareti. 6. Piccola porzione di uno dei condotti salivali. 6. Due porzioni di filamenti nervosi deij sistema gangliare centrale. 1830. Alessandrini. d'anatomia comparata ^17 1518, Cervo volante — Lucanus cervus, Linn. = Parte centrale del sistema nervoso preparata aprendo l'animale pel dorso. Slaccalo il tubo digerente presso la sua estremità posteriore si vede nuo- tante nello spirito, 1835. Id. 101. Bomhyx pavonia major , Fab. = La larva prepa- rata la parte centrale del sistema nervoso gan- gliare, nello spirito. 1811. Prof. Gandolfi. 3296. Id. L'asse nervoso gangliare preparalo in diverso aspetto in altre due larve della stessa specie, nello spirilo. Maggio 1842. Doli. Ercolani. 3038. Sfinge testa di morto — Sphinx atropos , Linn. = L'asse gangliare centrale, dimostralo aprendo gli integumenti della larva per la regione inferiore del corpo, nello spirito. Novembre 1841. |d. RAGGIATI ECHINODERMI. 3317. Echino mangereccio — Echìnns aesculentus , Lino. = Cinque individui di mole diversa, provenienti dall'Adriatico, e dei quali è conservata soltanto l'esterna spoglia, in due individui guernita ancora degli aculei; a secco. Agosto 1844. INTESTINA LL 607. Ascaride lombricoide — Jscarìs lumbricoides , Linn. = Individuo di mole notabile, aperto pel lungo onde dimostrare l'apparalo delle fibre musculari della pelle, disposte in piiì strali, nello spirilo 1827. Alessandrini. 248 GAT. DEL GAB. D'AMAT. COMP. POLIPI. 2667. Tubipora — Tubipora musica. Lino. = Porzione del solido polipajo. Maggio 1840. Dono del Dis- settore Dott. Ercolani. INFUSORI!. 3363. Vaso contenente buona copia di Tripoli di S. Fiora, trovato composto dai moderni Micrografi, e sin- golarmente dal valentissimo Prof. Ebrenberg di Berlino, di scheletri, o spoglie di animali infu- sorii ; fatto importantissimo da me pure verificato sopra di questo medesimo saggio. Settembre 1842. Dono dell'egregio Sig. Dottor Giovanni Battista Bianconi. (sarà continuato) VOCABOLARIO DEI SlNOJriMI CLASSICI DELL' ORNITOLOGI! EUROPEI {Continuazione , vedi pag. 51.) Sylvia Aquatica, Latb. v. Calamodyta Aquatica, Bonap. Sylvia Arundinacea, Lath. v. Calamoherpe Arundioacea, Boie. Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv Sylv a Atricapilla, Lath. v. Curruca Atricapìlla, Briss. a Bonelli, Vieill. v. Calamodyta Melanopogon, Bonap. a Bonelli, Brehm. v. Phyllopneuste Bonelli, Bonap. a Buccis Nigris, Klein, v. Saxicola Oenanlhe , Bechsl. a Caligata, Licht. v. Iduna Caligata, Gray. a Capinera, Raff. v. Pyrophtalma Melanocephala , Bp. a Capistrata, Riipp. v. Curruca Riipelli, Bonap. a Cariceli, Naum. v. Calamodyta Aquatica, Bonap. a Cariceti, Naum. v. Calamodyta Cariceti, Bonap. a Cetti Marmora^ v. Cettia Aliisonans, Bonap. a Cericea, Nati. v. Cettia Altisonans, Bonap. a Cerlhiola, Temm. v. Locustella Cerlhiola, Bonap. a Cinerea , Lath. , Bonap. , Savi , Temm. , Ranz., Less., Ben., Sebi, Durazzo, Cresp. ,Cara, Drum. Curruca Caeruraria, Briss. Curruca Cinerea, Briss., EytoD. Curruca Sylvia, Risso. Ficedula Affinis, Ray. Motacilla Subcinerea, Barr. N. Ann. Se. Natua. Sehib III. Tomo 5. 17 260 VOCABOLARIO Motacilla Sylvia , Linn. cur. émel. Parus Cinereus, Briss. Sloparola vulgo, Aldrov. Sylvia Cinerea, Lalh. v. Motacilla Alba, Linn. ' Sylvia Cisticola, Temm. v. Cisticola Schaeniciila , Bonap. Sylvia Collybita, Vieill. v. Pliyllopneuste Bufa, Bonap. Sylvia Conspicillata, Marra., Bonap. , Tenim. , Banz., Sa- vi, Schl. , Less. , Ben., Durazzo, Cresp. Slerparola Conspicillata, Bonap. Sylvia Conspicillata, v. Sylvia Icterosis, Menetr. Sylvia Curruca, Lath. , Bonap., Temm., Vieill., Savi, Less., Scili., Ben., Durazzo, Cresp. eie. Alberto Andithia, Rzac Caonevarola, Aldrov., Charlet., Jonst. Curruca, Gesn., Schw., Bell., Sibb., Linn., Rzac. Curruca Garrula, Briss., Eyton., Risso. Ficedula Canoabina, Jonst., Will. Ficedula Bostro et pedibus luteis nìgrìs, Barr. Hypolais , Rzac. Hypolais Aliorum, Rzac. Hypolais seu Curruca, Aldrov. Luscinia Altra, Klein. Luscinia Fusca, Klein. Motacilla Curruca; Gmel., Linn. Motacilla Dumetorum, Linn. cur. Gmel. Motacilla Garrula, Linn., Retz. Motacilla supra fusca, subtus exalbida, macula pone oculos grisea , Faun. Suec. Linn. N. 233. Motacilla Sylvia, Pallas. Parus Subviridis, seu Curruca, Barr. Passer Graminaceus Schwenckfieldi , Rzac. Passer Sepiarius, Rzac. Sylvia Dumetorum , Lath. Sylvia Garrula, Vieill., Bechst. , Ranz. Sylvia Sylvicola, Lath. d'ornitologia europea 251 Sylvia Ciirriica, v. Sylvia Subalpina, Bonelli. Sylvia Cy^neciila, Mey. v, Cyanecula Suecica, Boie. Sylvia Darlfordiensis, Lalb. v. Meliogophilus Provincialis, Leach. Sylvia Dumetorum, Lath. v. Sylvia Curruca, Lalh- Sylvia Farailiaiis , Menetr. v. Agrobates Galaclotes,Bonap. Sylvia Ferruginea, Vieill. v. Meliogophilus Provincialis, Leach. Sylvia Ficedula, Lath. v. Muscicapa Alricapilla, Linn. Sylvia Filis, v. Phyllopneuste Bufa, Bonap. Sylvia Fitis, v. Pbyllopneuste Trochilus, Bonap. Sylvia Flava, Klein, v. Motacilla Sulphurea, Bechst. Sylvia Flaviventris, Vieill. v. Pbyllopneuste Trochilus, Bonap. Sylvia Fluviatilis, Mey. v. Lusciniopsis Fluviatilis, Bonap. Sylvia Galactoles, Temm. v. Agrobates Galactotes, Bonap. Sylvia Garrula, Viell. v. Sylvia Curruca, Lath. Sylvia Grisea, Vieill. v. Curruca Orphea, Boie. Sylvia Gula caerulea, thorace ex albo variegata, Klein, v. Cyanecula Suecica , Boie. Sylvia Gula grisea fimbricalas Klein, v. Buticilla Eritha- cea, Bonap. Sylvia Gula Plumbea, Klein, v. Accenlor Modularis,, Cuv. Sylvia Hippolais, Lath. v. Hypolais Salìcaria, Bonap. Sylvia Hippolais, Angl. ex Eur. Pum. v. Phyllopneusle Ruffa, Bonap. Sylvia Horlensis, Lath. v. Curruca Hortensis, Peno. Sylvia Hortensis, v. Sylvia Subalpina, Bonelli. Sylvia Hortensis, var. Lath. v. Curruca Horlensis, Penn. Sylvia Icterina, Vieill. v. Hypolais Iclerina, Bonap. Sylvia Icteropes, Menetr. Secondo Schlegel non deve slare fra le specie Europee, K. e Bl. dicono non differire dalla S. Conspicillata. Sylvia Ignicapilla, Briss. v. Begulus Ignicapillus, Cuv. Sylvia Uliaca, Savi. v. Turdus Uliacus, Linn. 252 VOCABOLARIO Sylvia Lanceolata, Temra. v. Calamodyta Lanceolata , Bp. Sylvia Leucopogon, Mey. Sylvia Subalpina, Bonelli. Sylvia Leucnra, Savi. v. Saxicola Leucurus, K. e Bl. Sylvia Locuslella , Lath. v. Calainodyta Locustella, Bonap. Sylvia Liiscinia, Linn. v. Philomela Liiscinia , Sw. Sylvia Liiscinoides, Savi. v. Lusciniopsis Savii, Bonap. Sylvia Lutea capile nigro, Klein, v. Budytes Flava, Cuv. Sylvia Maculata, Lath. v. Anthus Arboreus, Bechst. Sylvia Melanocephala, Lath. V. Pyrophtalma Melanocepha- la, Bonap. Sylvia Melanopogon , Temaa. v. Calamodyta Melanopogon, Bonap. Sylvia Meleuca, Ralf. v. Pyrophtalma Melanocephala, Bp. Sylvia Merula, Savi. v. Turdus Merula, Linn. Sylvia Modularis , Lath. v. Accentor Modularis, Cuv. Sylvia Montanella, Lath. v. Acceutor Monlanellus, Temm. Sylvia Moschita, Lath. v. Curruca Atricapilla, Briss. Sylvia Musica, Savi. v. Turdus Musicus, Linn. Sylvia Mistacea, Men. v. Sylvia Subalpina, Bonelli. Sylvia Naltareri , Temm. v. Phyllopneusie Bonelli, Bonap. Sylvia Nigrifrons, Boie. v. Calaraoherpe Nigrifrons, Bonap. Sylvia Nisoria, Bechst. v. Adophoneus Nisorius, Kaup. Sylvia Oedonia, Vieill. v. Curruca Hortensis, Penn. Sylvia Oenanthe, Lath. v. Saxicola Oenanlhe, Bechst. Sylvia Olivetorum, Slrickl. v. Calamoherpe Olivetorum, Bonap. Sylvia Orphea, Temm. v. Curruca Orphea, Boie. Sylvia Paludicola, Vieill. v. Calamodyta Aquaticus, Bonap. Sylvia Palustri» , Bechst. v. Calamoherpe Palustris, Boie. Sylvia Passerina, v. Sylvia Subalpina, Bonelli. Sylvia Pectore nigro, Klein, v. Motacilla Alba, Linn. Sylvia Pestilenlialis, Klein, v. Butalis Grisola, Boie. Sylvia Petraruni, Klein, v. Pratincola Rubetra, Kaup. Sylvia Phaenicurus, Lath. v. Rulicilla Phaenicura, Bonap. Sylvia Philomela, Bechst. v. Philomela Major, Sw. d'ornitologia europea 253 Sylvia Phoenicura, Lath. , Schl. v. Rulicilla Phaenicura, Bonap. Sylvia Phragmilis, Bechst. v. Calaraodyta Phragmitis , Bp. Sylvia Pilaris , Savi. v. Turdus Pilaris, Lino. Sylvia Polyhlotta, Vieill. v. Hypolais Salicaria, Bonap. Sylvia Prasinopyga, Licht. v. Phyllopneuste Bonelli, Bp. Sylvia Provincialis , Lalh. v. Meliogophilus Provincialis, Leach. Sylvia ReguluS;, Lalh. v. Regulus Cristalus, Bay. Sylvia Rubecula, Lalh. v. Rubecula Familiaris, Bl. Sylvia Rubetra , Lath. v. Pratincola Rubetra, Kaup. Sylvia Riibicola, Lalh. v. Pralincola, Kaiip. Sylvia Rubiginosa, Temra. v, Agrobales Galaclotes, Bonap. Sylvia Bufa, Lath. v. Phyllopneusle Rufa, Bonap. Sylvia Rufa, Naum. v. Phyllopneuste Rufa, Bonap. Sylvia Rufescens.5 Savi. v. Saxicola Slapazina, Kooh. Sylvia Riipelli , v. Curroca Riipelli, Bonap. Sylvia Ruslicola, Vieill. v. Pyrophlalma Melanocephala , Bonap. Sylvia Ruscicola, v. Sylvia Ruslicola, Vieill. Sylvia Rulicilla, Klein, v. Rulicilla Phaenicura, Bonap. Sylvia Salicaria, Bechst v. Calamodyla Aqualicus, Bonap. Sylvia Salicaria, Linn. v. Curruca Horlensls, Penn. Sylvia Sarda, Marm. v. Pyrophlalma Sarda, Bonap. Sylvia Savii, Vieill. v. Lusciniopsis Savii, Bonap. Sylvia Saxatilis, Savi. v. Pelrocincla Saxatilis, Vig. Sylvia Schaenobenus, Lalh. v. Accentor Modularis, Cuv. Sylvia Schaenobaenus, Scop. v. Calamodyla Aqualicus, Bonap. Sylvia Schaenobaenus, Vieill. v. Calamodyla Phragmitis, Bonap. Sylvia Sericea, Nati. v. Cellia Sericea, Bonap. Sylvia Sibilalrix, Bechst. v. Phyllopneuste Sibìlalrix, Bp. Sylvia Solitaria, Savi. v. Pelrocopyphus Cyaneus, Boia. Sylvia Stapazina, Lalh. v. Saxicola Slapazina, Koch. 254 VOGABOIARTO Sylvia Strapazina. var. B. Latb. v- Saxicola Stapazìna, Koch. Sylvia Streperà, Viell. v. Calamoherpe Arundinacea, Boie. Sylvia Striata, Brehm. v. Calaraodyla Aquatica, Bonap. Sylvia Subalpina Boneili, Bonap. ,Temm., Durazzo, Schl. Curruca Minor, Briss. Curruca Passerina , Bisso. Sylvia Leucopogon, Meyer, Savi, Ben. etc Sylvia Systacea, Men. ;, Bonap. list. sp. Eur. 104. Sylvia Passerina, Teram., Latli. , Gmel., Ranz., Roux. , Less. Non è cosa certa che la Sylvia Passerina , Temm. sia lo stesso individuo così pure chiamato da Lath. Nilsson considera come sinonimi la S. Hortensis, la S. Passerina e la Curruca Mi- nor. Yieillot stabilisce una specie che chiama Sylvia Aedonia alla quale considera per si- nonimi la S. Passerina e la Surruca Minor, la qual cosa dal Ranzani non è ammessa, questo pure non ammette la S. Passerina e la Curruca Minor, come sinonimi della Sylvia Subalpina Boneili; il Ranzani con Wilson è di parere che non differisce di molto la S. Passerina dalla S. Hortensis, e che non sia essenzialmente distinta dalla S. Aedonia di Vieill. Trova infine che il giovine della S- Curruca s' avvicina a quello della S. Passerina. Sylvia Suecica, Lath. v. Cyanecula Suecica, Boie. Sylvia Sylvatica, Klein, v. Rubecula Familiaris, Bl. Sylvia Sylvicola, Lath. v. Phylopneuste Sibilalrix, Bonap. Sylvia Sylvicola, Lalh. v. Sylvia Curruca, Lath. Sylvia Thorace Argentata, Klein, v. Ruticilla Phaenicura, Bonap. Sylvia Thorace Argentata var. Klein, v. Ruticilla Phaeni- cura, Bonap. d'ornitologia europea 266 Sylvia Tilhys , Scop. v. Riilicilla Erithacea, Bonap. Sylvia Torquata Savi. v. Turdus Torquatus, Linn. Sylvia Trochilus, Lalh. v. Phyllopneuste TrochiUis, Bonap. Sylvia Troglodites, Lalh. v. Troglodiles Europaeus, Cuv. Sylvia Turdina, Gloger. v. Calaraoherpe Turdoides, Boie. Sylvia Turdoides , Mey. v. Calamoherpe Turdoides , Boie. Sylvia Typus, Èiipp. v. Cislicola Shaenicula, Bonap. Sylvia vertice subrubro, Klein, v. Curruca Atricapilla, Briss. Sylvia Viscivora, Savi. v. Turdus Viscivorus, Linn. Sylvia Wolfi, Briss. v. Cyanecula Suecica, Boie. Sylvicola, Eyton. v. Pèyllopneusle, Mey. Sylvicola Bufa, Eyton. v. Phyllopneuste Bufa Bonap. Sylvicola Sibilalrix, Eyton. v. Phyllopneuste Sibilatrix, Bonap. Sylvicola Trochilus, Eyton. v. Phyllopneuste Trochilus, Bonap. Syrnium Savignay , Bonap. , Eyton. Aluco, Jonst. Noctua, Frisch. Scotiaptex, Sw- Strix degli Autori. Ulula, Aldrov. , Briss., Gesn. , Klein., Rzac, Will., Bay. Syrnium, Sav. v. Ptynx, Blighl. Syrnium Aluco, Boie, Bonap., Durazzo, Risso, Schl. Aluco Major, Jonst. Noctua Major, Frisch. Strix Alba, Gmel. Strix Aluco, Linn., Lath. , Mey. , Savi , Teram. , Ranz. , Bonap. Specchio Comp. , Ben. , Cresp. Strix Cinerea, Will., Bay. Strix Noctua, Gmel. Strix Rufa, Gmel. Strix Soloniensis, Gmel. 256 VOCABOLARIO Strix Stridula , Llnn. , Gmel. , Lalh. Strix Stridulata, Lino., Gmel., Lath. Strix Sylveslris, Gmel. Syrnium Slridulum , Eylon. Syrnium Ululans, Savi. Ulula, Aldrov. , Briss. , Gesn. Ulula Gesneri et Aldrovandi, Rzac. , Wiil. Ulula Latinis, Ray. Ulula Vulturina? Klein. Syrnium Cinereus, Bonap. Strix Barbata Pallas. Strix Cinerea, Gmel., Lath., Richard. Strix Lapponica^ Sparm. , Retz. , Less. , Nils. , Temra. , Schl. Lesson colloca questa specie sotto il genere Ulula, Cuv. Syrnium Stridulum, Eyton. v. Syrnium Aluco, Boie. Syrnium Ululans, Sav. v. Syrnium Aluco, Boie. Syrnium Uralense, Boie. v. Ptynx Uralense, Bl. Syrrhaptes , III,, Bonap. list. geo. 194. Temra., Ranz. , Less. Heteroclitus, Vieill. Tetrao, Pallas, Gmel., Latb. Syrrhaptes, Pallas, Temra. v. Syrrhaptes Paradoxus, III. Syrrhaptes Paradoxus, III. List. sp. Eur. 281. Bonap. Nel Cat. met. degli Uccelli Europei riporta que- sta specie come non Europea. Heteroclitus Tarlaricus, Vieill. Syrrhaptes, Pallas, Teram. , Ranz., Less. Tetrao Paradoxus, Pallas, Gmel. d'ornitologia europea 257 T. Tacbydromus , III. Cursorius, Lath. Tachypetes, Vieill. , Bonap., Temm., Ranz., Dumonl. Atagion, Mochr. * Fregata, Cuv. , Lacep., Dumer., Less. Pelecanus, Linn., Gmel. , Lath. Tachypetes Aquilus, Vieill. Bonap. Cat. sp. 407. List. sp. Ani. 407. Ranz. Pelecanus Aqailus, Linn., Lath. Pelecanus Leucocephalus, Lath., Grael. Pelecanus Minor, Gmel., Lath. , Buffon crede che sia un giovine dell'Aquilus, ma Vieill., Temm. e Drapiez lo considerano come specie distinta e lo chiamano Tachypetes Minor, Schlegel non lo riporta nel Cat. Ornit. Europeo. Pelecanus Palmerstoni, Lath., Gmel. Tachypetes Minor, Vieill. v. Tachypetes Aquilus, Vieill. Tadorna^ Leach., Bonap., Steph-, Boie, Eyton. , Raj., Sibb. , Marsil. , Briss. , Aldrov., Willugh., Durazzo. Annas, Linn., Jonst. , Aldrov. , Gesn. , Cupani, Schw., Gmel., Bewick., S. G. Gmel., Temm., Ranz. , Ben. , Bonap. Specchio Comp. , Savi , Risso, Cresp. etc. Chenalopex, Charlet., Jonst. Vulpanser,K. e Bl. Charlet., Jonst., Will.,Gesn., Aldrov., Charlet. Tadorna, Steph. v. Casarca, Bonap. Tadorna, Briss. v. Tadorna Vulpanser, Klein. Tadorna Bellonii , Steph. v. Tadorna Vulpanser, Fleram. Tadorna Casarca, Steph. v. Casarca Rutila, Bonap. Tadorna et Vulpanser, Aldrov. v. Tadorna Vulpanser, Fleram. 258 VOCABOLARIO Tadorna Familiaris, Boie. v. Tadorna Vulpanser, Fiera. Tadorna Rutila, Eyton. v. Casarca Rutila, Bonap. Tadorna Tadorna, Flem. v. Tadorna Vulpanser, Flerana. Tadorna Vulpanser, Flemm., Bonap., Selly, Durazzo. Anas Cornuta, S. G. Gniel. Anas Dominicana, Cupani. Anas Indica Quarta, Aldrov. Anas Longiroslra Quarta, Schw. Anas Marittima, Gesn. , Aldrov. Anas Marittima Rondelletli, Jonst. Anas Tadorna , Linn. , Teram. , Ranz. , Ben, , Bp. , Specchio Comp., Savi, Ray. , Risso, Cresp., Schl. etc. Chenalopex , Cliarlet. , Jonst. Tadorna, Briss. , Linn. Tadorna Belloni, Ray., Sibb., Marsil., Will., Steph. , Eyton. Tadorna et Vulpanser, Aldrov. Tadorna Familiaris , Boie. Tadorna Tadorna , Flemm. Vulpanser , Jonst. , Will. , Gesn. , Aldrov., Charlel. Vulpanser Tadorna , K. e Bl. Tangara, Guldenst. v. Euspiza Melanocepliala, Bonap. Tangara , Sparm. v. Melanorypha , Boie. Tangara Melanocoryplia , Guldenst. v. Emberiza Melanoce- pliala, Bonap. Tangara Sibirica, Sparm. v. Melanocorypha Tartarica, Boie. Tanlalides, Wagl. v. Plegadis, Kaup. Tantalus, Linn. v. Ibis, Cuv. Tantahis, Linn. v. Plegadis^ Kaup. Tantalus Aetiopicus, Lalh. v. Ibis Aethiopica, Bonap. Tanlalus Falcinellus, Linn. v. Plegadis Fàlcinellus, Kaup.. Tantalus Ibis, Linn. v. Ibis Aethiopica, Bonap. Tantalus Igneus, Linn. v. Plegadis Falcinellus, Kaup. Tantalus Viridis, Linn- v. Plegadis Falcinellus, Kaup. d'ornitologia europea 269 Tarda, Klein, v. Otis, Linn. Tarda, Frisch. v. Otis Tarda, Linn. Tarda Isidoro, Rzac. v. Otis Tarda, Lin. Tarda Naevia , Klein, v. Otis Telrax, Linn. Tarda Pyrenaica, Barr. v. Otis Tarda, Linn. Taurus Plinii, Will. v. Botaurus Slellaris, Boie. Teiraatias, Boie. v. Gallinago, Steph. Telophorus, Sw. , Bonap. Lanarius, Boie ma non di Vieill. Lanius, Linn., Shaw. , Temm., Lath. Telophorus Eryihropterus, Sw. v. Telophorus Senegalen- sis, Bonap. Telophorus Senegalensis , Bonap. v. Telophorus Erythro- plerus, Sw. Telophorus Senegalus, Bonap. Lanius CucuUatus, Temm. Lanius Erylhroplerus , Shaw. Lanius Rutilus, var. Lath. Lanius Senegalus, Linn. Terekia, Bonap. v. Xenus Kaup. Terekia Yavanica, Bonap. Xenus Cinereus, Kaup. Telrao, Linn., Bonap. ec. Gallus, Rzac. Grigallus, Gesn. , Jonst., Charlet. Lagopus, Klein. Lyrurus, Sw. Urogallus, Briss., Will., Raj, Aldrov., Kaup., Jonst. , Charlet. Tetrao, Linn. v. Bonasia, Bonap. Telrao, Linn. v. Coturnix, Ben. Telrao, Linn. v. Francolinus, Steph. Tetrao, Linn. v. Lagopus, Vieill. Tetrao, Linn. v. Orlyx , Steph. Tetrao, Linn. v. Perdix, Briss. Tetrao, Linn. v. Pterocles, Temm. 360 VOCABOLARIO Telrao, Linn. v. Slama, Bonap. Tetrao, Pallas. v. Syrrhaptes, III. Telrao, Linn. v. Turnix, Benn. Tetrao Albus, Gmel. v. Lagopus Albus, Bonap. Tetrao Alchata, Linn. v. Pterocles Alchata, Licht. Tetrao Alpinus, INils. v. Lagopus Minulus, Leach. Telrao Andalusica, Gmel. v. Turnix Gibraltaricus, Benn. Tetrao Arenaria, Lath. v. Pterocles Arenarius, Temm. Telrao Arenarius, Pallas. v. Pterocles Arenarius, Temm. Telrao Belulinus, Scop. v. Bonasia Sylvestris, Bonap. Tetrao Belulinus, Scop. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Bonasia, Linn. v. Bonasia Sylvestris, Bonap. Telrao Brachydaclylus, Temm. v. Lagopus Brachydacly- lus, Gould. Tetrao Cachinans, Relz. v. Lagopus Albus, Bonap. Telrao Canus, Sparm. v. Bonasia Sylvestris, Brebm. Tetrao Caudacatus , Gmel. v. Pterocles Alchata, Licbt. Telrao Caucassicus, Pallas, Sebi. Telraogallus Caucassicus, Sebi. Tetrao Chata, Pallas. v. Pterocles Alchata, Licht. Tetrao Coturnix, Linn. v. Colurnix Communis, Boie. Tetrao Coturnix, Linn. v. Coturnix Vulgaris, Benn. Tetrao Coyolcos, Gmel. v. Orlyx Virginiana, Bonap. Telrao Eremita, Ihunb. v. Tetrao Urogallus, Linn. Tetrao Francolinus, Linn. v. Francolinus Vulgaris, Steph. Tetrao Gibrattarica, Gmel. v. Turnix Gibraltaricus, Benn. Tetrao ibridus, Sparm. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Intermedius, Longsd. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Islandicus, Faber. v. Lagopus Mutus, Leach. Tetrao Lagopodis, Nils. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Lagopus, Linn. v. Lagopus Albus, Bonap. Tetrao Lagopus, Linn. v. Lagopus Mutus, Leach. Telrao Lagopus, var. Gmel. v. Lagopus Scolicus, Vieill. i Tetrao Lagopus, var. Minor Alpina, Linn. v. Lagopus Mii-j tus, Leach. < D * OKNITOLOGIA EUROPEA 26t Telrao Lapponicus, Gmel. v. Lagopus Albus, Bonap. Tetrao Major Aldrovandi, Urogallus, Will. v. Tetrao Uro- gallus, Linn. Telrao Major Gesnerl, Rzac. v. Tetrao Urogallus, Linn. Tetrao Mariolandicus , v. Ortyx Virginiana, Bonap. Tetrao Medius, Leisl. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Mexicanus, Gmel. v. Ortyx Virginiana, Bonap. Tetrao Minor, Linn. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Mntus , Montin. v. Lagopus Albus , Bonap. Telrao Neraesianus, Scop. v. Bonasia Sylvestris, Brehm. Tetrao Paradoxus, Pallas. v. Syrrrliaptes Paradoxus, III. Tetrao Pedibus nudis, corpore griseo maculato, linea sub- ciliorum, alba, Linn. v. Coturnix Commu- nis, Benn. Telrao Perdix, Linn. v. Starna Perdix, Bonap. Tetrao Petrosus, Gmel. v. Perdix Petrosa, Lath. Tetrao Plinii, Gallus Alpinus,elUragen, diclus,Charlet. V. Telrao Urogallus, Linn. Telrao Bufa, Pallas. v. Perdix Graeca, Briss. Telrao Rufus , Linn. v. Perdix Rubra , Briss. Telrao Rnpestris, Gmel. v. Lagopus Mulus, Leach. Telrao Saliceli, Temra. v. Lagopus Albus, Bonap. Telrao Saliceti, Temra. v. Lagopus Scoticus, VieilL Telrao Saliceli Scoticus, Schl. v. Lagopus Scoticus, VieiU. Tetrao Scoticus, Lath. v. Lagopus Scoticus, VieiU. Tetrao Subalpinus, Nils. v. Lagopus Albus, Bonap. Tetrao Tetrix, Linn., Bonap., Lath., Temm. , Ranz. , Sa- vi, Less. , Eyton, Durazzo, Risso, Schl, Atlagen Major, Charlet. Eryihrontaon Plinio, Rzac. Gallus Bettula, Gesn. Gallus Betularura , Rzac. Gallus scoticus Sylvestris, Aldrov. Grygalliis, Linn. Syst. Nat. Grygallus Aldrovandi et Gesnero, Rzac 262 VOCABOLARIO Grygallus Minor, Rzac. Lagopus, Klein. Lyrurus Tetris, Sw. Pbasianus Montanus, Rzac. Perdix Asclepia Major, Charlel. Tetrao Belulinus? Scop. Tetrao Minor, Linn. Syst. Nat. Telraon Minor, Gesner. Tetrax Nemesiana, Rzac. Urogallus Minor, Briss., Aldrov. , Will., Jonsl., Ray., Charlet. , Klein., Schw. , Gesn. Urogallus seu Tetrao Minor, Aldrov. Nascono diversi Ibridi dall' accopiaraento della T. Tetrax, così col T. Urogallus nacque il T. Urogalloides , Naum. , Tetrao Medius , Lei- sler. , Mey. , Temm. , Tetrao Hybridus, Sparm. Tetrao Interraedius, Longsc. Colla Lagopo- dis, Nilss. Tetrao Telrix var. Grael. e l' Uro- gallus minor Panctatus, Mey. Tetrao Tetrix, var. y. Gmel. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Urogalloides, Naum. v. Tetrao Telrix, Linn. Tetrao Urogallus, Linn., Bonap. , Savi, Gmel., Temra,, Ranz. , Less. , Risso, Durazzo, Sch. Capricalla , Sibb. Femmina. Erythrotao Plini , Rzac. Gallus Alpeslris; Rzac. Gallus Montanus, Rzac. Gallus Sylvestris, Rzac. Gryallus, Cbarlet. Gryallus Major, Gesn., Jonst. Lagopus Maximus, Klein. Tetrao Eremita? Thunb. Tetrao Major Aldrovandi , Urogallus , Will. , Sibb., Ray. Tetrao Major Gesneri, Rzac. d'ornitologia europea 363 Tetraoa Plinii,Gallus Alpinus et Uragen diólus, Charlet. Telrax Nuraesiani, Portae seu Grygallus major, Aldrov. Tetrix Arislolelis, Jonst., Charlet. Urogallina Major, Schw. Urogallina Major Schwenckfieldi , Rzac. Urogallus, Gesn. , Lino. Syst. Nat. Urogallus Major, Briss., Jonst., Charlet. , Rzac. Urogallus Simpliciter, vel Urogallus Major, Gesn. Tetrao Virginianus, Linn. v. Ortyx Yirginiana, Bonap. Tetraogallus Caucassicus, Schl. v. Tetrao Caucassicus, Pallas. Tetraon Longolio, Schw. v. Otis Tarda, Linn. Tetraon Minor, Gesn. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrapteryx, Thunb. v. Antropoides, VieilL Tetrastes, K. e BI. v. Bonasia , Bonap. Tetrax, Leach. v. Otis, Linn. Telrax Carapeslris, Leach. v. Otis Tetrax, Linn. Tetrax Nomesiani Portae seu Grygallus major, Aldrov. V. Tetrao Urogallus, Linn. Tetrax Numenians, Rzac. v. Tetrao Tetrix, Linn. Tetrao Parva, Gesn. v. Melanocorypha Calandra, Boie. Tetrax vel Tarax Nuraesiani, Gesn. v. Otis Tarda, Linn. Tetrix Aristotelis, Jonst. v. Tetrao Urogallus, Linn. Thalassea, Kaup. v. Sterna, Linn. Thaiassea Douglas!, Kaup. v. Sterna Paradisea, Brum. Thalasseus, Boie, Bonap., Durazzo. Aclochelidon, Kaup. Hirundo, Cupani. Sterna , Gmel. , Tenim. , Savi , Schw. , Lalh. , Mey., Ranz., Otto, Bechst., Eyton., Bewick., Riipp., Horsf. , Ben., Bonap. Specchio Comp., Ris- so, Cresp. Thalasseus, Boie. v. Sylochelidon , Brehm. 264 YOGAB. d'ornit. europea Tbalasseus Affinis, Bonap. Sterna Affinis , Riipp. , Schl. Sterna Arabica, Chrumb. Sterna Media, Horsf. Thalasseus Cantiacus, Boie, Bonap., Durazzo. Hirundo Marmia Media, Cupani. Sterna Africana, Gmel., Lath. adallo secondo Temra. Sterna Boysii , Lath. adulto in abito di primavera. Sterna Canescens, Mey., Ranz. Sterna Canliaca, Grael., Temm., Savi, Eyton, Bewick., Schl. , Bonap. Specch. Comp. , Ben., Risso, Cresp. etc. Sterna Columbina^ Schranck. Sterna Nebulosa, Sparm. Retz. , Retz. giovine se- condo Nils. Sterna Striata, Gmel. giovine secondo Lath. Sterna Stubberica, Otto, Bechst. quest'ultimo ci- ta come sinonimo della T. Caniiacus , la Ster- na Columblna di Schranck la quale secondo il parere dello stesso Schranck non differi- sce dal Larus Columbinus di Scop. la qual cosa viene contrastata dal Ranzani. {sarà continuato) DELLA mi E DELLE OPERE DI GHERARDO CREMONESE traduttore del secolo duodecimo E DI GHERARDO DA SARBIONETTA astronomo del secolo decimoterzo RACCOLTE DA S. E. IL SIC. PRINCIPE DON BALDASSARRE BONCOMPAGNI DI ROMA Nella sessione del 27 Giugno 1851, il Boncompagni riferiva all'Accademia dei nuovi Lincei ^ cui appartiene, i risultamenti delle ricerche da lui praticate , e degli studi fatti , sopra la vita e le opere dei due Gherardi suenun- ziati. La difficoltà di unire insieme ed ordinare le moltis- sime cognizioni che ciò risguardano; la importanza di esse per la storia di quei remoti secoli avvolta nell' oscurità j le esalte notizie che si apprendono intorno la incerta vita di questi uomini, ne persuadono a compendiare in queste pagine, quanto abbiamo letto nel libro, già pubblicato dal- l'autore in Roma, con bella e nitida edizione in 4.'* di 110 pagine, corredata dei fac simile, la quale opera inoltre forma parte degli atti dei nuovi Lincei. Celebre è il nome di Gherardo Cremonese per le tra- duzioni da esso fatte nella lingua del lazio, di moltissi- me opere, o memorie arabe, rinvenute nelle biblioteche dei Mori. Nato in Cremona nel 1114, moriva in Toledo di 73 W. Ann. So. Natdr. Serie. IH, Tomo 5. 18 266 NOTIZIE RACCOLTE anni , cioè nel 1 187. Però non poche incertezze esistendo sulla vila di questo nostro italiano, e sulle versioni da esso praticate, non può a meno di riuscire gradito ad ognuno , come per le cure di questo egregio e istruito Si- gnore, siensi in oggi quelle potuto rischiarare e conosce- re per intero. Tre pregevoli documenti consultati dall'autore relativi a questo traduttore, si trovano manoscritti nella biblioteca vaticana, e sono — l.^* Un elogio di Gherardo Cremonese in prosa Ialina; — 2.° Un catalogo di traduzioni da lui fatte; — 3.*^ Una iscrizione, composta di sette versi, in sua lode. Risulta dall' elogio anzidetto , che sino dalla sua prima età, s'istruì nella filosofia, e ne studiò ciascun ramo, se- condo le dottrine dei latini. Che avendo il Gherardo avuto contezza dell' opera di Tolomeo intitolata Composizione matematica, e non esistendo quest'opera presso i latini, egli, desideroso di conoscerla, si condusse in Toledo. Che colà avendo trovato molti libri d'ogni scienza, dei quali erano privi i latini , ma scritti in arabo , imparò la lingua araba, a fin di tradurli in latino. Che impadronitosi bene di quella lingua, prese a voltare le migliori opere che colà esistevano, e continuò poscia finché visse a farvi moltissime traduzioni. Francesco Pipino Dominicano,che fiorì nel prin- cipio del secolo decimo quarto, porge pure queste notizie nella sua cronaca, pubblicata dal Muratori; sicché sopra di queste rimane tolto ogni dubbio. Non così per quanto riguarda la patria del Gherardo, per la quale è parso a Nicolò Antonio i scrittore del decimo settimo secolo, ed agli autori del Giornale dei letterati d'/ra/ia, che sia na- tivo di Carmona, città della Spagna; ma l'Arisi, l'Elogio Ialino anzidetto, esistente nel codice vaticano N. 2392, e Francesco Pipino nella cronaca pubblicata dal Muratori, persuadono il Boncompagni ed accertano, essere questo Ghe- rardo veramente nativo di Cremona, e doversi credere a quanto è detto nella iscrizione a lui dedicata, esistente pure nel Valicano, ove fra gli altri versi si legge: DA B. BOHCOMPAGN! 267 « Htmc sine consimili genuisse Cremona superbit. w Ponendo rn disparte quanto è detto da vari scrittori intorno alle varie opere tradotte dal Gherardo, per le quali si conosce come siano differenti il numero delle opere, ed i titoli delle versioni, i! Boncompagni avendo conosciuto che più esteso, e meglio completo catalogo si è quello trovalo pure nella biblioteca vaticana, lo presenta alpub- blico per intero, col suo titolo in fronte così concepito « Hec vero sunt nomina librorum quos transtulit n Dal quale catalogo si conoscono ben molle notizie, atte a diradare delle oscurità, ed a togliere degli errori com- mesi dal Weidler, e da vari scrittori vissuti nei secoli po- steriori; delle quali utili notizie bisogna esserne grati alle fatiche, ed alle indaginose ricerche praticate dall'autore. A fin di rendere sempre più pregevole il libro pub- blicato, il Boncompagni ha voluto corredarlo di una ver- sione inedita, che il Gherardo fece in Toledo, esistente essa pure nel codice Vaticano N. 4606, colla quale ci è fatto conoscere un trattato d'algebra, colla traduzione pure in linguaggio algebrico, di alcune regole ed operazioni che in quel trattato sono indicate. Né certamente è privo di importanza questo trattato , perchè per esso si conferma , nel modo più luminoso, un risultamento notabilissimo sulle importanti ricerche del Sig. Chasles della storia dell'Al- gebra, cioè che l'Algebra numerica fu introdotta in Euro- pa dai traduttori del duodecimo secolo. Trovansi pure in quel trattato due cose degne di molto rimarco, e sono i versi relativi alla risoluzione delle equazioni di secondo grado, la notazione delle quantità negative. Mohammed ben Musa di KhowarcTjn , matematico ara- bo che viveva sotto il califfato di Al-Mamun , cioè nel nono secolo dell'era cristiana, e Leonardo Pisano detto Fibo- nacci, matematico del secolo decimo terzo, danno sulla risoluzione delle equazioni di secondo grado, le medesime regole che si trovano nel trattato d'Algebra tradotto da 268 NorrziE raccolte Gherardo Cremonese. Frate Luca Pacioli di Borgo San Sepolcro, da pure le slesse regole io dodici versi, scritti in cattivo latino: ma intorno al pregio di quest'opera l' il- lustre Chasles, rispondendo con lettera al Boncompagni, ne ricorda esso ancora i molti pregi, ed assicura che n la M notazione delle quantità negative è un fatto originale che » può indicare una derivazione indiana, la quale è pure j) interessante per la storia dell'algebra presso gli europei. i) Si potrà restare meravigliati (prosegue il Chasles) co- n me questa notazione, che racchiudeva un principio ca- n pitale, cioè la distinzione delle quantità positive e ne- M gative, abbia portato i suoi frutti solamente 300 anni più « lardi; mentrechè gli arabi come si conosce dall'algebra )) di Mohammed ben Musa, e da quella di Fibonacci, non )) conoscevano che delle quantità positive. Ma ben molli n altri esempi provano che talvolta delle scoperte che co- w sliluiscono dei veri progressi , e che un giorno avranno » il loro posto nella istoria della scienza , restino inavver- » lite per molti secoli, n n Barone A. Humboldt, versatissimo com'egli è nella storia delie Matematiche, scrisse non è guari nel Cosmos (anni 1845-1860) « che gli arabi erano debitori alla scuola Alessandrina del metodo di dimostrare, procedendo da una proposizione ad un'altra, i risultamenli ottenuti; metodo che sembra essere mancato agli algebristi indiani. Una eredità così bella, dagli arabi accresciuta, passò nel duo- decimo secolo per mezzo di Giovanni di Siviglia, e di Gherardo Cremonese, nella letteratura europea del me- dio evo. M Ma di ben molti altri pregi sono ricche le ricerche del Boncompagni. Non ultimi per certo sono quelli che ri- sguardano uno esatto confronto, ch'esso pratica, fra i titoli delle opere tradotte dal Gherardo, come sono notate nel catalogo vaticano, e talune opere non molto note, per- chè antiche e poco diffuse, quantunque quasi sempre in DA 6. BONCOMPAGNI 369 esse trovisi reale importanza scientifica, o per lo meno slorica. Una grave difficoltà superata con molto senno e discer- nimento dal Boncompagni, si è pnre quella che risguarda la oscurila delle notizie sloriche del primo Gherardo di Cremona, di spesso confuso col secondo Gherardo, esso ancora detto cremonese , perchè ( nato in Sabbioneiia , e vis- suto al tempo dell'Imperatore Federico II) raorivane poi in Cremona dopo il 1260. Fu d'uopo svolgeie non pochi libri, codici, e pergamene antiche per sciogliere le que- stioni ed i dubbi, che ad ogni pie sospinto si presentano, essendoché anche nei scorsi secoli furono da vari storici confusi i due Gherardi, comechè un solo fosse vissuto, e non due vi fossero in quei lontani secoli; l'uno tradut- tore, come dicemmo di molte opere originali arabe, l'al- tro astronomo del secolo terzodecimo. Quindi gli scritti e le opere di Guido Bonatti , di Francesco Pipino, di Pro- spero Marchand, di Biondo Flavio, di Lilio Zaccaria, di Leandro Alberti, di Maffei,di Vida, di Faroldo, di Cara- pi, di Gavitelli, di Ghilini, ed altre molte, sono slate svol- te, confrontate, e studiale da lui per dilucidare la oscura questione. Noi non sapremmo meglio informare i nostri lettori intorno alla vita del secondo, cioè di Gherardo da Sabbionetta, di quello che riportando letteralmente ciò che di lui pubblicarono i bolognesi Padri Mauro Sarti, e Mauro Fattorini nell' opera, pure consultata dall'autore, inlitolata De Claris Archiginnasìi bononiensis professori- bus a seculo XI, usque ad seculum XIV , così espresso » Erat Bononiae ad annum MCCXX, alter Magisler » Gerardus Cremonensis , cujus mentionem reperio in ta- » bulis Archivi Monachorum S. Stephani , nunc Senatus )) Bonon. Sed incerium , quam facuKatem profiterelur. Ce- » lebris habitus est eodem saeculo Gerardus alter Cremo- » nensis, de Sabloneta eliam apellatus, quod vel natus es- » set in vico agri Cremonensis Sabloneta, vel inde essel 270 «OTIZJE BACCOLTE » oriiindus. Vanissiinam Aslrologiae artera profilebalur, et » ioter Aslrologos sui temporis exceilenlioies locura obti- » niiit. Vendilabal ille siias niigas Eccelino de Romano, » Uberto Pelavicino, aliisque Magnatibus, qui eura eon- » sulebaiil. Et extatit adhuc ejus responsa in Codice Bi- » blioibecae Valicanae ciim boc titillo : Judicìa 3Iagistri )) Glierardi de Sdbloneta Cremonensis super multìs qiiae- )> stionibus naturalibus , ac annorum Mundi revolutìoni- » bus. Multa ex bis prolata sutit prò Palavicino, cujus de- ì) voluni se praedicat nugatoi" ille. Nec minori obseqnio » cultura ab se Eccelinum impurissìmum hominem, et ne- ì> quissimura tyrannum proflletur. Sunt aulem scripta haec w Gerardi responsa circa medium saeculum XIII ex quo w ejus aetalera certo intelligimus. Ac forlasse est ille ipse n Magister Gerardus , qui anno MCCXX Bononiae degebat w studiorura causa. Eum laudai Guido Bonaltus, qui re- w liquos Aslrologiae judiciariae Professores sui lemporis n siiperavit. n Quantunque per lo avanzamento delle scienze sieno in oggi fatti manifesti i deliri dell'astrologia da questo Gherardo insegnati, pure riportandosi a quei lontani tem- pi, il Tiraboschi avverte, che in punto poi di Astronomia la Teorica dei Pianeti di questo Gherardo da Sabbiouetla fu per lungo tempo avuta in conto poco meno di opera classica. Né deve recare meraviglia che questo Gherardo , fra le gemme che presentava al pubblico, abbia mischiati inutili sterpi, perchè il celebre matematico Padre B. Ca- valieri, benché in tempi a noi più vicini, si trovò esso ancora guidato in simili imprese di Astrologia, dalla pos- sente opinione del maggior numero. Il Montncla poi vo- lendo tessere il debito elogio di questo secondo Gherardo, scrisse nella sua storia della matematica « On lui dui aussi » une traduction dii comraenlaire de l'astronome el géo- )) raètre Geber sur VAlmagesie, ainsi qu* un petit traile » d'Alhazan, sur ks crèpiiscules. Il fui aussi auteur de DA B. BOINGOMPAGNI 271 » cerlaines Théoriques des planètes , qui furenl pendant M long-temps une èspèce de livie classique, raais qui w (suivant Regiomontanus) n'en èlaient pas inoins un M tìssu de délires et de bévùes. Gel astronome se crut M obligé de les metlre au jour, par un petit ouvrage I) particulier. w E per non riuscire soverchiamente lunghi in questo rapporto, ci contenteremo delle cose già riferite sopra quest'opera del Boncompagni , lasciando poi ad altro tem- po, il discorrere delie notizie da esso narrale sopra Guido Bonalli , e sopra Platone Tiburtino, con altre operette scritte e pubblicate appositamente dal medesimo. Vorremmo pertanto che l'Italia avesse molti di simili diligenti ed istruiti cul- tori della storia della matematica, non che della nostra antica letteratura, come l'autore di quest'opera sopra i due Gherardi, perchè potremmo così sostenere, e prose- guire con plauso quel nome che agli italiani già si ap- partiene in molte scienze, ma specialmente nello avanza- mento delle matematiche in quei primi secoli dopo il ri- sorgimento delle lettere. Nei quali poi la città nostra dal Novara maestro di Copernico, dal Ferrari, dal Cavalieri e da tant' altri celebri matematici, che in appresso quivi eb- bero stanza, cooperò grandemente all'avanzamento di es- sa; come già è notato nelle storie del Montucla, del Li- bri, e negli utili materiali storici della facoltà di matema- tica bolognese, pubblicati dal Prof. Silvestro Gherardi in questi N. Annali Serie H. Voi. V. anno 1846. Paolo Predieri. SlPiTO DI m RAPPORTO FATTO SULLA CALIFORNIA DALL'ONOREVOLE INCÀniCATO SIG. TOMMASO BUTTLER-KING ALL'ONOREVOLE SIG. GIOVANNI M« CLAYTON Segretario di Siato della Federazione Americana, sotto la data del 22 Marzo 1850. Letto all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna nella Sesiione del 1.° Aprile 1852. ■»-3»3>>»<^4C.- Un tale rapporto che mi fu consegnato dal Ch. Sig. Presidente di questa Accademia , perchè ne facessi un estrat- to, ha un carattere così prevalente di Finanza e di Eco- nomia speculativa, che può ben dirsi avere ad interessare piuttosto la Nazione Americana dell'Unione che dava quel mandato speciale al suo Rappresentante, di quello che un Consesso, siccome è questo, puramente scientiQco. A sdebitarmi però di qualche maniera della commis- sione che mi venne affidata , dirò solo quel tanto che sotto l'aspetto statistico, e in qualche modo geologico ho po- tuto raccogliere dal tutto insieme, omettendo affatto il ri- manente. E incominciando dalla Popolazione, dice l'onorevole incaricato che sebbene l'Humboldt la calcolasse nel 1802 a 16,863 abitami, e il Forbes nel! 830 a 23,025, ora però dietro i suoi computi, può ritenersi ascendere all'ingente cifra di 115,000, di cui 80,000 sono altrettanti Cittadini SUNTO DJ UN HAPP. FATTO SULLA CALIF. 273 Americani emigrati, 20 e più mila stranieri d'ogni Na- zione, oltre un numero molto scarso d'Indiani territoriali; il quale va di continuo scemando, massimamente dopo la guerra col Messico. Per ciò poi che risguarda gli Indiani indigeni delle Montagne non se ne può fare, a suo avvi- so, stima precisa quantunque pensino alcuni formare essi un complesso di circa 300,000 uomini. Comunque ciò sia, egli dichiara come, e pel genere di loro vita, e per le loro selvagge abitudini , e per le qualità dei cibi dei qua- li si nutrono, non che per una decisa avversione con- tro gli Emigranti, sarìa opera troppo ardua il ridurli in civile consorzio, ed anche solo assoggettarli al lavoro, e alla coltivazione delle terre; che anzi mostra egli la ne- cessità di presidiare il luogo di una guarnigione militare, onde proteggere gli intrusi dalla ferocia di cotesti indigeni. Del Clima spiega la variabilità somma, e insieme la periodicità; la quale ultima molto ragionevolmente fa de- rivare delle correnti Nord, e Sud-Est, che nel loro anda- mento attraverso il Continente seguendo la linea della maggiore attrazione del sole, producono queir alternarsi di umido e di secco che contraddistingue la regione della California. Dice del suolo essere altamente fertile, siccome di natura alluviale, il quale, e per la sua giacitura, e per l'intima composizione, e pel colore cupo-scuro sembra es- sere stato depositato, quando quella parte di nuovo mon- do era ancor ricoperta dalle acque Oceaniche: lo crede quindi adatto ad ogni specie di cultura, tranne quella del- lo Zucchero che è pur fatta generale a tulli gli Slati At- lantici dell' Unione. Aggiunge inoltre, portare opinione che certamente nella antichità, le vallale del Sacramento e di S. Gioachino siano stale il letto d'un grande Lago, e che i fiumi attuali presentino infiora gli indizi di essersi scavati i loro leni attraverso il deposilo di alluvione. Descrive le belle vallale e le amene pendici dei còlli 274 SUNTO DI UN RAPPORTO che sono a' piedi della Sierra Nevada ; poco dice di quella del Colorado, come non bene ancor conosciuta: giacché essendo abitata da numerose tribiì di selvaggi naturalmente ostili ai bianchi, hanno essi impedito non solo ogni inve- stigazione del loro paese, ma persino il semplice passaggio pel medesimo degli Emigranti; per cui da Santa Fé vo- lendo andare alla California è duopo fare un giro vizioso di circa 100 miglia al Nord verso il Lago Salso (Salt-Lake). II suolo poi situato all'Occidente della Sierra Nevada, e che comprende le pianure del Sacramento, e di S. Gioa- chino, ricopre un'area di quasi 60 o 60 mila miglie qua- drate, le quali sotto uu saggio e appropriato sistema di coltivazione, potrebbero portare e mantenere una popola- zione uguale a quella che é al presente all'Ohio, ed a Nuova York. In quanto ai prodotti di esportazione della California prima del trattato di pace col Messico, e innanzi alla sco- perla dell' oro , dice l' Autore , che consistevano quasi esclu- sivamente in pelli ed in sego: perchè essendo i Californi un popolo pastorale, attendevano più alle razze dei Ca- valli e degli Armenti di quello fosse alla coltivazione delle terre. Quindi è che la distruzione degli Armenti per ca- varne le pelli ed il sego è ora cessala del tutto, in seguito della ricerca del bestiame, specialmente bovino, la quale crescerà sempre a misura della popolazione. E circa ai bovini assicura possedere essi maggior forza e maggiore pazienza al lavoro dei cavalli e dei muli , e percorrere sotto l'azione dei carichi più lunghe distanze in minor tempo. Le Giovenche soprattutto vengono in rilevante copia dal Missouri, e non può essere lontano il tempo che siffatti animali verranno esportali a migliaia dalli Stati Occiden- tali , per provvedere questo nuovo mercato. Né si creda che le carni salale potessero supplire ai bisogni di questo paese, in quanto che è slato espertmentato che coloro che si cibano di esse nella stagione asciutta, ossia calda ^sono FATTO SULLA CALIFORNIA 275 Slati attaccati da scorbuto, e da altre malattie cutanee delle quali non pochi son morti. Conchiude quindi non esservi clima che più di questo richiegga carni fresche e vegetabili, per la conservazione della pubblica Igiene. Per ciò che è della feracità del suolo, mostra essere tanta, che nelle ricche valli di alluvione, il frumento so- pratutto e l'orzo hanno prodotto fino da 40 a 50 staia per ciascuno di semina e senza il soccorso della irrigazione. Vi si producono pure a perfezione le patate irlandesi, le rape, le cipolle ed ogni sorta di radici commestibili. Nelle valli orientali e della catena liltorale delle montagne, il clima è sufficientemente caldo per condurre a maturazione il frumento indiano, il riso, e fors'anco il tabacco. La vile non meno, è stata coltivata con molto successo ovun- que è stata piantata; di più la stagione asciutta preserva questo frutto da quelle malattie che gli sono tanto fatali nelle contrade Atlantiche, e vi cresce a maturazione la più perfetta. I succhi che se ne spremono, danno vini ec- cellenti e in grande abbondanza. I grappoli sono veramente deliziosi; e quando, appassiti con diligenza, possono con- servarsi per mesi interi senza alcun detrimento. Vi si col- tivano pure con facilità pomi, pere, e pesche, né vi ha ragione per credere che gli altri frutti ancora, che gli Stati Allanlici producono a dovizia, non possano qui pure al- lignare. Le erbe infine vi sono molto lussureggianti e nu- tritive, e danno pascoli eccellentissimi. Sebbene la mitezza del verno, e la feracità del suolo assicurino alla California decisi vantaggi rurali, non può negarsi però che un sistema di irrigazione riuscirebbe della più alla importanza, e aumenterebbe di gran lunga i prodotti agricoli tanto in quantità che in varietà durante la massima parte della stagione asciutta, la quale d'al- tronde è di incalcolabile benefizio per la ricolla delle bia- de, che possono nel miglior modo custodirsi a ciclo aperto e senza tema che vengano danneggiale dalle pioggie, dalle umidità, e da tutta la serie delle meteoriche intemperie. 276 SUNTO DI VH RAPPORTO A contrapposto di pìccola parte coltivata e ridente, veggonsì vaste e nude lande silvestri, e prive d'ogni ve- getazione. Le foreste nella massima parie son circoscritte ad alcuni gruppi di querele qua e là sparsi per le vallate. Per conseguenza vi è in genere grande scarsità di legname. Nelle parti per altro settentrionali del territorio a una la- titudine di 39", e sai gioghi che s'inalzano snlla estesa pianura del Sacramento e di S. Gioachino a' piedi della Sierra Nevada, le foreste di legnami sono bellissime ed estese, e quando venissero impiegate agli usi domestici, po- trebbero a sufficienza supplire ai bisogni delle regioni me- ridionali e settentrionali dello Stato. Ma la gola di cavar oro, dice l'onorevole Incaricato « che non ingrassa chi co- glie, ma bensì chi fa cogliere » spegne ogni bnona- ten- denza a migliorare la condizione del luogo, e ritarda quin- di sopra ogni cosa i progressi dell'industria e dell'agri- coltura. L'estensione e il valore delle pubbliche terrp adatte a lavori e a speculazioni agricole, aggiunge l'Autore, non potrà determinarsi se non quando venga assicurato e riconosciuto il dominio di quelle che furono occupale dalle mani morie, che è quanto dire risolvere, se appartengono desse veramente ai Gesuiti, ed ai Francescani. Le terre del lato settentrionale del territorio, le quali si suppone com- prendere un'area di circa 20 milioni di jugeri , gran parte dei quali certamente pregevoli pe' suoi legnami , e per la natura del suolo, non sono stale ancora esplorate e tanto meno deliberate. Comparativamente poche concessioni sono state falle finora nella gran valle del Sacramento e di S. Gioachino, la quale credesi contenere da 12 a 15 milioni di jugeri che appartengono quasi esclusivamente al Gover- no; senza parlare della regione dell'oro, la quale abbrac- cia la intera falda della Sierra Nevada lunga circa 600 miglia, e larga 60, e che potrebbe anch'essa comprendersi nel sistema generale di un Pubblico Demanio. FATTO SULLA CALIFORNIA 277 Una grande ispezione delle pubbliche terre ridotta ad appropriali sistemi dove d* irriga'^ione , dove di asciuga- mento per mezzo di ben dirette livellazioni e canalizzazioni tornerebbe di tanta utilità al ben essere del luogo, di quanta ai perfezionamenti dell'agricoltura ; i quali vantaggi di ninna guisa potrebbero meglio ottenersi che per mezzo di pubbliche vendite, e concessioni territoriali. E passando ai vantaggi commerciali, il Relatore Ame- ricano fa vedere come essendo l'oro il prodotto del paese, sia in esso fondata l'attuale ricchezza, e ciò fino a che l'opera di scavare un siffatto metallo sarà più profittevole di qualunque altra occupazione industriale: l'oro anche in uno stato originale e non coniato serve agli usi del cambio e presenta non solo il mezzo del commercio domestico e interno, ma eziandio di quello coli' estero. Osserva però che se in California vi fosse una Zecca, non solo rispar- mierebbe la esportazione di una quantità d'oro conside- revole, che rimarrebbe nell'interno per la maggiore rap- presentanza che ha una tal Lega agli Slati Uniti ed al Chili , ma farebbe sì che a questo Stabilimento ricorre- rebbe la specie dell'argento che si ricava dalla costa Oc- cidentale del Messico, e fors'anco del Chili e del Perù; senza dire di quella che si scava in alcune contrade del luogo stesso. La quale mancanza è poi anche cagione che l'oro puro della Cina avendo un valore presso a poco di scudi 14 per oncia, vale a dire due scudi meno di quello della California, mette alla necessità chiunque voglia im- portare manifatture e prodotti dell'India a S. Francisco, di rimetter l'oro coniato o in polvere, direttamente a Nuo- va York, per investirlo in biglietti di banco sopra Londra. Mostra poscia che avendo la Natura così bene disposti i venti, e le correnti del Mar Pacifico, e versato sui gio- ghi e sulle montagne della California sì copiosi tesori, po- trebbe il Porto di S. Francisco addivenire la controlleria del Commercio di questo Oceano per quanto ha di alti- 278 SUNTO DI UN RAPPORTO nenze colla costa occidentale dell'America; sebbene d'al- tronde per quanto grande fosse nn tale commercio, non potrebbe paragonarsi né ora né mai colla grandezza , e col pregio del commercio domestico su la California, e i pili vecchi Stali della Unione. E qui insliluendo un cal- colo approssimativo dei valori veramente notevoli che so- no stati estratti dal Chili, dal Perù, e persin dalla Cina per la raoltiplicità degli oggetti che si sono da queste Nazioni in cambio somministrali, e che si sono già a que- st'ora resi della piii alta importanza nel paese nascente per innalzar ville, costruire città, e per soddisfare ai primi bisogni della sociale convivenza; trae induzioni di quante centinaia di milioni potrebbero annualmente arricchire a tutto proprio vantaggio gli Stali Uniti, quando resi facili i trasporti, sopratlullo per mezzo di una linea ferrala at- traverso lo stretto di Panama , mettesse il paese patrono in circostanze tanto preferibili rispello agli altri che ora cam- biano e mercano colla California. E venendo a dire della ricchezza metallica e minerale del paese dichiara, che quantunque la regione dell'oro comprenda un perimetro, come si è dello di circa 30,000 miglia quadrate quant'è la superficie delle pendici lungo la Sierra Nevada, non è fuor di ragione il congetturare che un tale perimetro possa estendersi anche di mollo in se- guito di ben dirette investigazioni. Aggiunge poi che que- st'oro deriva in gran parte dalle correnti dei fiumi che sgorgano giù dalle giogaie della Sierra insieme colla sciolta delle nevi. La principal formazione ossia il suhstratum di questi còlli è una specie di lavagna talcosa (lalcose slate): il superstratum penetrato talvolta a vistosa profondila, è il quar'{o\ donde è originata e invalsa presso i Minatori e gl'intelligenti la universale opinione che l'oro, sia pure in particelle staccate o in pezzi o in vene, sia stalo creato in combinazione col quarzo suddetto. La qualità del ter- reno in cui il prezioso metallo si trova è d'indole vergine FATTO SULLA CALIFORNIA 279 e non ismosso^ né alterato da cataclismi vulcanici. Si rac- coglie a preferenza in località speciali, accompagnate da speciali circostanze e indicazioni, nei bassi fondi, nei sol- chi dei fiumi, nei burroni o lavine, e nelle così dette bu- che a secco (dry diggings). Nelle quali ultime asserisce trovarsi all'identico stato originario, e quindi sotto tutte le forme e grandezze, da un'oncia fino a pareccl^ie lib- bre di peso. E che sia stato formato primitivamente in combinazione col quarzo, accerta essere così numerose e pa- tenti le prove da non poterne assolutamente dubitare; fra le quali; che la massima parte di essi pezzi hanno più o meno quarzo aderente; altri bisogna stritolarli e ridurli in minutissima polvere per segregameli ; altri infine, e non pochi, assoggettarli alla reazion del mercurio. Quando poi discende a parlare del ragguaglio dei valori che presunti- vamente sono stati trovali nella regione dell'oro, stabilisce che a ben determinarlo farebbe mestieri conoscere la quan- tità raccolta dal principio della scopepla. Nel quale com- puto mettendo per base che ogni lavoratore possa avere scavato in una ragion media per un migliaio di scudi a testa, ed essendo gli emigrati ascesi al numero mano mano crescente di fino 50,000 provenuti dal Chili, dal Perù, e dagli altri Slati delle coste del Pacifico dell'America me- ridionale durante gli scavi falli nel 1848 e 49, deduce che siasi ottenuto un contingente di oro pel valore approssi- mativo di scudi 40,000,000, ossiano dollari; mentre sugli stessi elementi approssimativi calcola che quello del cor- rente anno 1850 possa salire da sé solo ad allrettanto; e molto più ancora. La metà della quale prima somma è da pre- sumere egli dice che sia stata trovata e portala fuori da- gli stranieri. E gran parte di un tal contingente smisuralo pare che sia stata raccolta nei fiumi e torrenti, specialmente del lato settentrionale, ossia da quelli che versano nel Sa- cramento, senza però che la loro ricchezza sia sensibil- mente diminuita; non essendo stati fino ad ora esplorati 280 SUNTO DI UN RAPPORTO gran fatto quelli del Sud, che metton foce nel S. Giuseppe, i quali per altro, dietro quanto ne viene assicuralo da pa- recchi che gli hanno visitati, sembrano abbondare anche in copia maggiore del suddetto prezioso metallo, che non gli altri del Nord. Ultimo oggetto al quale l'onorevole Incaricato rivolge ie sue investigazioni , è quello di stabilire una regola colla quale trarre il maggiore profitto e ben disporre della ric- chezza metallica di questo avventurato paese. E qui, fra le diverse misure che propone, sono le seguenti. D'impedire la compra e la vendita del terreno ove si trova l'oro, e riguardarlo invece come il tesoro della Na- zione Americana, e quindi come il retaggio della posterità. Di fissare un Appanaggio per un Commissario Straordi- nario delle miniere, e stabilire un numero sufficiente di Commissari Assistenti, affine di porre in esecuzione la legge e tenerla in osservanza. Che ogni scavatore avesse a pagare per tassa un tributo di un'oncia (16 dollari j per la li- cenza di scavare oro durante un anno. Che chiunque trovasse una nuova vena, potesse lavorarla a suo prò, die- tro pagamento al tesoro di un tanto per cento. Con que- ste ed altre regole e discipline somiglianti, come son quel- le di poter tagliare legnami, costruire capanne per parte degli scavatori, eriger villaggi in prossimità delle mi- niere; fa poi vedere come colla sola tassa d' un'oncia si avrebbe nel venturo estate un reddito presuntivo di 800,000 scudi, senza calcolare la tassa per cento da retribuirsi dai nuovi scopritori , la quale potrebbe fare montare il quoziente degli incassi a un qualche milione di dollari; mentre poi rivolti questi redditi al miglioramento del luogo, sia per ciò che è di costruzione di strade, canali, ponti, sia per altre analoghe instituzioni benefiche, mostra come in poco d'ora potrebbe l'Unione ritrarre da questo paese un tesoro di benemerenza , rendendo a immensa misura più prospera la condizione anche morale degli abitanti, e FATTO SULLA CALIFORNIA 281 togliendoli da quello stato d' anarchìa e di sangue in cui non solo dovrebbero cadere lasciando le miniere in balìa di speculatori^ lua ne' quali sono già a quest'ora incorsi per fatto di Bande armate, forti di molte migliaie di stra- nieri; siccome quella che composta di Messicani e Cbilesi Della state del 1849 invase la contrada delle miniere, e dopo avervi esercitalo ogni maniera di sevizie, sottrasse per un valore di 20 milioni in tanta polvere d'oro, che apparteneva per diritto di compra agli Stati delia Unione. Per ciò che risguarda le miniere di mercurio ^ ritiene l'Autore essere queste nella California assai numerose, estese, ed eziandio pregevoli. Quelle di cinabro che pro- ducono il mercurio, trovarsi molto vicine alla superficie, per cui riuscire facilmente escavabili e fortemente produt- tive, specialmente per i processi atti a purificare la lega dell'oro. Altre miniere pure diconsi nuovamente scoperte, ma intorno ad esse non si hanno finora dati sicuri. Si ri- tiene che consistano in filoni di leghe di argento, di fer- ro, e persino di rame; ma sul loro conto non si è ancora ottenuto alcun che di preciso, né sulla estensione loro, né sul loro valore. Conchiude il Sig. Buttler-King il suo rapporto col- Tinsistere energicamente sopra le due necessità, di una via ferrala attraverso l'Istmo di Panama, e di una Zecca. La prima, allorché soprattutto fosse collegata ad altre linee di comuaicazione tra i due Oceani, darebbe ai prodotti ed alle manifatture degli antichi Stati Confederati il dominio sopra i mercati della California, quasi esclusivamente agli altri Stati della costa Occidentale. La seconda diverrebbe , co- me già si è detto, della massima importanza pel luogo, anche perchè darebbe alla lega d'argento che vi si trova indigena, tanto valore commerciale" da fornire ai mercati di que' paesi i mezzi di mantenere ed accrescere i loro rapporti coi nostri principali porti sul Pacifico. La lega d'argento che si trasporta in Europa dalla costa occiden- N. Ann, Se Natur. Serie III. Tomo 5. 19 282 SUNTO DI UN RAPP. FATTO SULLA CALIF. tale del Messico monta a più di 10 milioni di scudi per anno. Quella dei paesi della còsta occidentale dell'America meridionale in quantità d'altrettanto. Solo quella del Mes- sico va impiegata a pagare le importazioni Europee entro i suoi porti dal Iato dell'Atlantico. Un mercato quindi a S. Francisco per questa specie 0 lega d'argento sarebbe un mezzo di surrogare le fab- bricazioni Americane e Cinesi a quelle di manifatture Euro- pee in tutti quei paesi: locchè aumenterebbe a dismisura il commercio tra la Cina e la California. Q. Baratta. <=<^^K^5^@^S^^X>^ 283 ANIMADVERSIO in Lecideam Bolcanam Cyfii PoUinii ÀUCTORE A. D. MASSALONGO Lecideam Bolcanam, quo anno Pollinìus detexerit, hauti comperlum est: id unum scio eam primum editam anno 1816 in opusculo, cui titulus Hortì et Provinciae Veronen- tis plantae novae vel minus cognitae etc. pag. 29, iterumque descrìptam in volumine 3.° Florae Veronensis pag. 411. Curtius Sprengelhac de specie disseruit in magno opere Systema Vegetabilium (voi. 4. pag. 255) et post euni nemo quod sciam de hoc vegetabili verbum fecit, perinde ac non esisteret. Hoc tantum anno in novissimo opere CI. Schareri, Enumeratio critica Lichenum Erupaeorum (Bernae 1850), mentio occurrit Lecideae Bolcanae Pollinii , eaque vel lypo- graphi mendo, vel errore ejus qui scripsit schedam, ap- pellatur Lecidea Bokeana. Vidit Clariss. Seharer hanc speciem, quam ait crescere in monte Bokia Tirolis meridionali, in herbario Clariss. Boissieri , ad quem missa erat a Prof. DeNotaris, ex her- bario ipsius Pollinii deductam, eamque dìjudicavit formam quamdam Leeanorae muralis ^ diffractae ( Lichen diffractus Ach. Prodr. pag. 63). Cum autem PoUinius hanc novam speciem condìdisset ex exemplaribus nondum perfectis ac sterilibus, ideoque loco organorura fructificationis videret ea, quae fructificationis dumtaxat rudimeula erant (pulvi- nuli) factum est, ut omnes, qui de hac specie locuti •unt ea exemplaribus ab auctore missis , eundem errorem confìrmareut, veraque hujus singularis vegetabilis natura c4 forma nunquam dignoscerelur. 384 AniIdAUTERSIO ECC. Deprehendit acutìss. Schàrer causam erroris commu- nis, eaque organa denotavit, non ut organa fructìfìcatìo- nis , sed tanquam primordialem ipsorum statura, neque a ventate aberravit, cura hunc lichenem retulit ad formara quaradam Lecanorae muralis: quaraquara oranino certum non videalur, debeat nec ne ad ejus var. ^ diffracta re- ferri ; et eo raagis quod in eara sententiam visus est pro- pendere, ut ad hanc varietatera referenda itera esset Par- melia? Bokii Friesii ( Syst. Orb. Veg. pag. 285. Lich. Eur. ref. pag. I50)j ad quam sententiam eum forte adduxit consonanlia vocabuli Bokia prò Bolca, quem locum nata- ]era speciei judicarat. Obiter enim aniuadverto, me 'jam ab anno 1848, cura Lichenum Veronensium studio intentus, speciem Pol- linianam accurato exaraine prosequerer et nativo loco stu- derem , mullis habitis comparationibus in exemplaribus au- thenticis, quae in herbario demortui botanici adhuc ser- vantur, in suspiciouem venisse de imperfeclione speciei Bolcensis qua ratione descripserat Pollinius, cura vera fru- ctificationis organa distincta perfectaque viderira. Quod te- slanlur literae quas pluries ab eo usque anno dedi III.'' Equiti Berengerio , et ante edilum Schareri opus, Prof. G. Nolarisio et S. Garovaglio, quibus etiam exeraplaria fru- ctibus ornata coramunicavi , praedictis aniraadversionibus in schedis adjectis. Lecanorae muralis ^ diffractae Schaereri ( Lecanora dif- fracta Ach. Lich. Univ. pag. 43l ) character, ut idem Schaerer tradii (Spicilegium pag. 418. — Enum. crit. pag. 66) is est, ut apothecia atro-f.mbriata , et thallum ^/owco- virescentem habeat , ut ait etiam Rabenhorslius in suo opere Die Lichenen Deutschlands pag. 42. { Schwarz gefranste Apo- thecien ). Friesius in Lichenographia Europaea reformata pag. Ili de hac varietale loquens, ne verbum quidem unum facit de eo characlere, quod apothecia alro-fimbriata sint, eaque lanlummodo dicil sub-rufa, repetens quae Acharius ANIISADVERSIO ECC. SSS diserai in omnibus fere suis operibus (Prodr. et Lich. loc. cit. — Meth. pag. 42) apotheciorum disco rufo-fusco. Is porro cbaracter in Lecidea Bolcana desideralur , cu- jus apolhecia luni juvenili lum adulta aetate sunt colore flavo-fusco et citrino marginata : quare aul Lecanora mura- lis ^ diffracta Schaereri et Rabenhorstii alla est ac Lichen diffractus Acharii, aut Lecidea Bolcana alia varietas. Prae- terea apolhecia Lecanorae diffractae interdum iota atra sunt (Schaer. Rabenh. Ach. Lich. loc. cit. obs.) quod in Lecidea Bolcana PoIIinii accidit nunquam , in qua eodem semper colore flavo-fusco remanent. Quuni aulem Clariss. Schaerer afGrmet Lichenem dif- fractum Ach. , idem esse cum sua Lecanora muralis ^ dif- fracta, Lecidea Bolcana aliqua ex parte differre videtur, cum praenotati in ea characteres desint. Fateri tamen opor. let, descriptionera ab Achario exhibitam suae Lecanorae diffractae cura specie Polliniana omnino convenire, prae- sertim ubi loquilur de areolis talli, quas docet esse an- gulosas, aliquando marginibus elevatis et nigris, et de ve- getatione apotheciorum, quae rasissime occurrunt , disco plano rufo, margine thallode elevato tumido integro, chara- cteres qui omues in Lecidea Bolcana reperiuntur. Quod autem spectat ad Parmeliam? Bokii Friesii , de qua Clariss. Schaerer visus est anceps haesisse , debeat nec ne ad hanc eandem Lecanorae muralis varietalem referri, in id inductus, ut dictum est oh similitudinem vocabuli Bokia cum Solca, nullum remanet dubium de ejus diffe- rentia a speciebus supradiclis : et satis erìt legere quae idem Friesius docet, ut in hanc sententiam pertraharisj quibus adde, in Parnieiia? Bo/cn' apolhecia madida eundem semper colorem servare , in Lecanora diffracta vero epi- thalli colorem induere, qua de causa arbitror, Rabenhor- stium buie licheni jure raeriloque speciei honorem non ademisse. Dictis igitur in unum collectis, species, de quibus dìsputalur, bisce characleribus poUent. 286 AHinADVERSIO ECC. Leeonora murali$ var. Bolcana. MSSLNG. Syn. Lecidea Bolcana Pol- li». Hort. et Prov. Veronens. pi. nov. vel niinus cognit. pag. 29. — Fior. Veronens. Tol. 3. pag. 411. tab. II. fig. 3. — Lecidea Bolcana PoUin. ( non Poli. ) Sprng. System. Teg. pag. 259. voi. 4. Thallo orbiculari strami- neo , viridi-ochroleuco , am- bitu effìgurato-lobato , centro arcolaio - squamuloso : squa- mulis anguloso-sublobatis , ni- gro-marginatis subtus atrìs, punctis plerumque nigricanti- bus lapoth. Poliin. ) notatis. Apotheciis raris sub-auran- tiacis dilutius margitiatis , tandem testaceo-rufis ( nun- quam atris) , flexuosis amplis convexiusculis , margine thal- lode luteolo crenulato persi- stente. Lecanora muralis ^ dif- fracta. SCHAER. Syn. Lecanora diffracta Ach. Lich, uuiv. pag. 432. Synops. pag, 180. — Lich. Ach. Proflr. pag. 63. — Le- cidea cechumena ^ diffracta Ach. Meth. pag. 42. — Par- melia Saxicola ^ diffracta Fr. Lich. Eur. pag. 111. — Le- canora muralis ^ diffracta Schàr. Enum. pag. 66. — Lecan. muralis y diffracta Schàr. spio. p. 4i8. — Le- canora saxicola ( muralis ) e diffracta Rabenhorst, Deut- schl. Lich. pag. 43. Thallo orbiculari glauco- virescente , ambitu effìgurato- lobato , centro areolatosqua- mulis angulosis nigro mar- ginatis. Apotheciis rufo-fuscis (Ach. Fr. ) atro- fimbriati» , tandem nigris. (Schàer. Ra- benh. ). Tamenetsi in id incubuerim, ut internam duaram ha- rum varietalum strucluram inspicerem, adhibitis magna virlule instrumentis ( 1275 diara. ) sporidiorum indiciura oc- currit, idque tantum deprehendi, in iecanora diffracta pa- rapliyses esse multo laxiores, quam in Lecidea Bolcana , in qua ad fastigiuni suiit etiam longe lumidiores. Viget communissime in Basaltis m. Bolca praesertim ad septemtiionem j quod huniida loca diligat et umbrosa, et montis Belocca oppidi Tremniaci (Tregnago) ad orien- AniKTADVERSIO ECC. 287 temi, ibique maculas effìcit praegrandes, interdutn ipsius pedis, crusta decarum et aliquando quatuor linearun cras- situdinis, ea de causa quod plantae plantis superimponun- tur: quo characlere Parmeliae s^raminae Wahlenbergii pro- pinquam dixeris, nisi enormi magnitudine ab ea differret. Sopra le Piante fossili dei terreni terziarj del Vicentino. Osservazioni del Doti. Abrado Massalongo. Padova, 1851 in S," Lo studio dei Vegetabili fossili che nella nostra Pe- nisola si trovano, non è stato curato con un impegno pari alia importanza , ed alla ricchezza del soggetto. Ora però che fuor d' Italia con molla assiduità si lavora in questo tema, abbiamo la compiacenza di vedere anche fra noi ri- sorgere questo studio , mercè dell' Opera che qui annun- ziamo, colla quale il Sig. Dolt. Massalongo ci esibisce un saggio delle dotte sue fatichete dell'amore, ed impegno che egli professa per queste amene ricerche. Aveva già egli in addietro pubblicalo un Opuscolo, secondo che egli ne avverte , col titolo di =r Praeludium Florae primordiali Bolcensi =z Oggi tratta di que' vegeta- bili fossili che trovansi a Salcedo, a Chiavon, a Novale nel Vicentino, e che scavansi presso i Torrenti Chiavon, ed Agno. Li Terreni che racchiudonli sono terziarj bensì, ma lascia egli incerto a qual Formazione appartengano. Sembra però che inclini, in grazfa della natura delle Pil- liti, a guardarli come probabilmente Eocenici. Inoltre se parecchi Pesci fluviatili ivi rinvenuti, accennano ad una 288 PIANTB FOSSILI ECC. Formazione d'acqua dolce, v'hanno poi de' Pesci, e delle Piante marine, che condurrebbero a credere il contrario. La Flora fossile di queste località somiglia a quelle di Ra- doboj , di Parschlug , di Solzka ; ma assai poco a quella di Oeningen, di Haering, di Sinigaglia, di Pa\!ia e di Parigi; per nulla di monte Bolca. Lo che appare chiaramente dal quadro che egli intitola Concordanze della Flora terziaria del Vicentino colle altre Flore terziarie di Eurojm. Di 107 Fitolili infatti del Vicentino, hantiovi simili 28 a Sotzka, 21 a Radoboj , Il a Parschlug, 6 ad Haering, 3 ad Oenin- gen e Bilin , e solo 2 al Bolca. Un altro Prospetto esibisce il confronto fra la Flora fossile del Vicentino , e la viven- te; ed un altro fra questa e la Fossile del Bolca. Seguono poi le descrizioni delle singole Phitoliti del- l'agro Vicentino. Comincia colle Crittogame, finisce colle Leguminose, e con alcune impressioni di Piante incerte. Molte specie vi sono illustrate che già l'Unger nella sua Chloris protogaea principalmente, aveva descritte; e le fi- gure delle di lui opere vengono all'uopo citate. Ma molte specie nuove sono descritte dal Massalongo mediante frase latina, ed illustrazione italiana. Li caratteri per la defini- zioni delle Pillili sono desunti dal Peziolo, dalla figura, e dal margine delle Foglie, non che dal numero, direzione , anastomosi ecc. dei così detti nervi. Compiono l'esame il confronto colle Foglie vive, e la indicazione del luogo ove furono scavate. Ma desideransi le Figure, tanto necessarie per l'intelligenza degli oggetti; le quali se è a dolere che manchino, (benché per troppo giuste ragioni), 1' Au- tore confida di poterne corredare altra opera congènere di cui medita la pubblicazione. — Conlansi 51 specie nuo- ve, proposte dal Sig. Massalongo oltre ad alcune varietà. Infine chiude questa pregevole opera un Quadro che com- prende un Prospetto della Flora terziaria di Europa, in cui notatisi distinti quei Phitoliti che appartengono ai ter- reni Eocenici , ai Miocenici, ai Pliocenici, ed al Diluviano. G. G. BIANCONI. SUL COSÌ DETTO CAPOSTORNO RAGIONAMENTO DI TELESFORO TOMBARl Niuna fra le morbose affezioni , che invadono gli ani- mali domestici, ed in modo particolare le specie didda- tili, tanto spesso ci si appresenta, od almeno vien dichia- rata , quanto quella del cosi detto capostorno. Questo nome però, se mal non m'appiglio al vero, desunto essendo da un effetto soltanto , che produr sogliono quasi tutte le varie malattie cerebrali, anziché appalesare la vera loro natura, e portar luce pel diagnostico, serve a vieppiù in- viluppare la pratica medica veterinaria nell'incertezza e nel- r oscurità. Ed infatti per questa parola, altro non s' intende, che il raggirarsi dell'animale intorno a se slesso, non portan- do mai naturalmente la testa, ossivero, dirò cosi, avendola distornata, rimanendo cioè stupido, o furioso, o vacillan- te, per le funzioni del cervello alterate od assopite. Che ciò sia, credo averne argomento per crederlo dalla varia applicazione della parola usata dai nostri patologi, mentre gli uni hanno voluto esprimere con questo termine la (logistica affezione; e per designare lo stato vertiginoso, la manìa, i linfari versamenti, i rammollimenti , e le ida- tidi ecc., altri l'hanno adoperato. 11 perchè poi non sapen- dosi dai più misurare, e dar giusto calcolo alle cause pro- ducenti un qualsiasi stato morboso di quest'organo, né à\ì& forza sintomatologica di alcuno di essi; e precipi- tandosi sovente un giudizio sulla non probabilità di tentarne la cura, o sembrando malagevol cosa l'impren- id^ SUL CAPOSTOJINO derla, per disconoscerne la natura, grossolani errori si commettono. E mestieri adunque tener dietro alla diatesi varia di queste morbosità, le quali la natura or di idio- patiche, tal altra di sintomatiche e consensuali rivestono, onde non subire l'umiliazione, di urtare tanto spesso in que' scogli, che nel medico esercizio giganti s* innalzano j e perchè dal poter precisare di qual forza essi sieno, di- penderà la salvezza, o la morte degli animali. Non si può negare, che in alcuna di queste malallie, non si riesce appuntino a statuire una sicura e perfetta diagnosi; ma pure vi sono apparenze baslcvoli per approssimarsi al ve» ro, e per poter dedurre, quali siano le cause originarie, che abbiano prodotto il disequilibrio sensitivo ed animale, non essendo cosa troppo consentanea alla ragione , lo at- tenersi semplicemente alla serie de' fenomeni, e nel dar calcolo alle cagioni promovenli un generale sconcerto. E perciò , che il comprenderle tutte sotto il nome vacuo di capostorno, siccome dai pratici tiensi l'uso, è una aperta manifestazione dell'imperizia nelle mediche cose; mentre se di acuta infiammazione del cervello si traiti, o delle sue meningi, che freuitide addimandasi, o se di sanguigno stravaso, o di linfare ; se di un rammolimento ; se d'ida- tidi o di vermi; se di parziale idropisia, o totale, che idrocefalo appellasi; se di un morbo periodico ricorrente; se di vertigini per saburre intestinali, non puossi, ne deb- besi dichiarare con questo nome assoluto ed unico. Da tale improprietà n' è susseguito generalmente una falsa pratica abitudinale , perchè , vedendosi una bestia affetta da qualche malore nel capo, si corra a precipizio nel danneggiare i possidenti, dichiarandola presa da capo- storno, e perciò incurabile, senza poi indagare, quali possano essere le cagioni effeltrici , che non ben ponde- rate, o mal conosciute ci conducono per Io più ad un operato irragionevole. Essendo adunque tra gli animali domestici il genere T. TOMBARI 291 diddatili, che di preferenza cade soggetto a queste alte- razioni del centro nervoso, e ne viene pur anco giudica- to si spesso offeso di guisa , che in alcuni tempi tanta è la copia , da far persino dubitare ai meno esperti , che un'indole epidemica, o contagiosa rivesta. E perciò, che per quanto è in me , di accennare ne imprenda le cause predisponenti, e determinanti lo svolgimento, i sintomi patognomonici, la cura indicata nei casi di possibile gua- rigione addimostrando, che non in tutti i voluti capo- storni si possa, e debbasì perdere la speme, di dissipare la concorsa affezione, e ritornare gli animali nella salute. Ciò anzi alcuna volta potrassi agevolmente conseguire, se decampare si voglia da certe teorie di alcuni patologi ve- terinarii, per le quali, tacendosi i turbamenti e le offese, che l'indole delle cause avrà impressa nel generale, le specialità locali soltanto si noverano, le quali, a mio cre> dere, nei diversi individui per circostanze interne ed ester- ne, variare pure si denno. Per questo speciale localizzare n' è dunque susseguito , che specifici rimedii topicamente trovansi indicati, i quali infruttuosi rimangono, perchè a debellare i sintomi, e non a ripristinare l'avvenuto gene- rale squilibrio, unicamente intendono. Quindi è, che pas- sando in rassegna le più comuni affezioni encefaliche, mi studierò addimostrare , come sovente si emetta un irra- gionevole giudizio, e mala applicazione si faccia d'un te- rapeutico metodo. Trasandando pertanto di discorrere a lungo sulla fre- nìtìde, delle sue cagioni, e de' suoi caratteristici segni, dirò ; che rivestendo dessa la natura di acuta infiamma- zione, è per il sangue di troppo anìmalizzato, che or le membrane , ed or il centro nervoso ne rimangono assa- lili dalle non omogenee molecole di esso, idi cui sintomi invero confondersi non ponno con quelli di altre malat- tie di diatesi opposta, esscDcIo di tale evidenza, che im- possibile riesce non conoscerli a prima giunta. Essendo 292 SUL CAPOSTOBMO adunque una malattia per principii di soverchia animaliz- zazione acquistati dal fluido irrigatore, il sangue, il me- todo per combatterla e vincerla mirare unicamente si debbe a depurare e scemare questo sangue chimica- mente offeso, perchè possibilmente ritorni ad essere il mezzo nutriente, ed alla macchina animale non offen- sivo. Né io qui accennerò alla categoria dei mezzi per tale intento valevoli, mi permetterò solo alcune eccezio- nali considerazioni, che risguardano certo metodo di te- rapia per una pronta rivulsione creduto efficacissimo. E per esempio, quando trattisi di formare un punto contro- irritativo alla nuca con bottoni di fuoco , o coi setoni alle sue parti laterali, nello stato di acutezza flogistica cere- brale, vogliono alcuni patologi, piuttostochè recare un van- taggio, ne aumentino l'intensità. E evidente, che la pri- ma azione del caustico attuale, e dei setoni produca un' irritazione non lieve nelle parti, ove se ne faccia appli- cazione, e di afflusso umorale, il quale si effettua per l' a- zione meccanico-chimica dei rimedii in discorso. Richia- mandosi gli umori, per accumularsi sovrabbondantemente sulla parte cauterizzata e lesa ; ed il calorico stesso per sé eccitante, trasfondendosi alle parti infiammate, non può a meno di aggravare lo stato flogistico del cervello stesso, o delle sue membrane, per cui in un morbo di tanta veemenza, com'è le frenitide , chi è, che non veg- ga, che i revulsivi in tale stato rendano più grave il pe- ricolo, ed accelerino la morte? Non 'è adunque così pron- to il richiamo esterno degli umori eterogenei, che infer- mano il cervello, ma abbisogna un qualche lasso di tem- po, in cui, dirò cosi, pel sovraeccitamento della massa cerebrale portato dal calorico, e dal cumulo degli umori, che nella sua prossimità radunansi, ed è ben difficile, che non ne conseguiti un tale aggravamento, pel quale veggonsi sempre funesti risultaraenti colle frequenti perdite degli animali di tal guisa trattati. Per me, io credo, che tali T. TOMBARI 293 riinedii, seppure adoperai: si volessero nello stato di acu- tezza, dovrebbero praticarsi ben lungi dal centro dell' in- fiammazione, onde schivare i spiacevoli effetti di sopra accennali. Ma più parrai, che indicati sieno vicino al cen- tro nervoso, alloraquando diminuito, o cessato affatto lo stato infiammatorio, s'abbiano segni tali, da temere di un qualche versamento per lo sbilancio nato del sistema esalante ed assorbente, che mantenga 1' animale in un as- sopimento , stante l' impedita azione del cervello. Allora sì, che l'azione dei rivulsivi sarà giovevole per distor- nare l'afflusso umorale, che è la causa del permanente disordine, e perchè il calorico, in ispecial modo colla sua trasfusione , eccitando l' estremità dei precitati vasi caduti in uno stato inattivo, varrà a ripristinare l'equili- brio nel loro funzionare. Ed in questi soli casi ho veduto e trovato proficui tali mezzi, per cui mi sono convinto della fallacia dell'indicazione, e della erroneità della pra- tica da molli esercenti tenuta per tale affezione flogistica. Ma più che della frenilide è mio divisamente di di- scorrere innanzi tutto di quelle cause, che sul generale agiscono, ed in modo diretto o consensuale sul cervello, generando quelle affezioni eziandio di diatesi non infiam- matoria, che frequenti nella specie bovina avvengono. Al- cuni ingorghi , gì' idrocefali , le vertigini di queste bestie sono adunque alterazioni provenienti o da sanguigno stra- vaso, o di linfa, da cui provengono idropisie totali o par- ziali, da idalidi, o da simpatica e consensuale irritazione del tubo gastrico, o da vermi^ che nei seni frontali si al- loggiano. Queste affezioni adunque sogliono mostrare l'ani- male stupido, balordo, avente la testa penzoloni, o mal sostenuta, il quale ad intervalli vacilla nei movimenti, ha la pupilla dilatata, e sporge'nte all' infuori il bulbo, e fassi insensibile alle voci, ed alle percosse, molle volle cade in terra, come massa inerte, e con moti convulsivi si dibalte. Però questi sintomi non tutti si appresentand 294 SUL CAPOSTORNO ad Ogni malattia cerebrale , ed ammettono pure remitlenxe tali , durante le quali l' animale tutte le sue funzioni nor- mali riprende, da farlo comparire sanissimo, a meno che, diligentemente osservando, costante ritrovasi la dilatazione della pupilla, e sconcertate le funzioni digerenti. In que- ste malattie ben di rado scorgesi la febre , ma invece il polso è irregolare, esile, debolissimo, tranne nello stra- vaso sanguigno, in cui si associa esaltamento febrile, e nella consensuale affezione dal disordiuamento del tubo ga- strico derivante, la quale può essere accompagnata da vera febre, che svolgesi per lo stato, in cui trovasi quest'ul- timo viscere. Prendendo ora a disanima le lalterazioni da stravaso sanguigno causate, dirò, che le cagioni di queste ponno essere primarie o idiopatiche, secondarie o consensuali. Invero con poca chiarezza ci spiegano i nostri Patologi, che i movimenti in giro, cui si costringono queste bovine nelle ore più calde della giornata per la trebbiatura del grano, i colpi dati sulla testa dai loro condottieri, oche altro, siano bastevoli a suscitare l'accennato disordine. Sembrami, che il perchè, ed il come avvenghino simili sconcerti addimostrare si debba , onde discorrere ed agire con cognizione di causa, per non rimanersi nell'oscurità fisiologica e patologica , in cui si lasciano le poche som- ministrateci indicazioni. Gli animali bovini adunque, e massime i giovani, nella «tagion della state, per essere cibati ad esuberanza con alimenti sostanziosi e succulenti, trovansi di avere accre- sciuta, più crassa, e ripiena di molecole vivificanti la nativa quantità del sangue, che soverchiamente distende, ed irrita le pareti dei loro vasi non solo, ma nutrimento ricco animalizzante agli organi tutti diffonde sì, che av- viene per le gravose fatiche, a cui si sottopongono senza cautela, che un impeto piìi forte la circolazione acquisti. Per tale acceleramento di circolo, ne consegue per iutinia T. TOMBAKI 295 relazione la frequenza dell'alto alternativo della inspira- zione, ed espirazione, per cui il sangue refluo, a slento potendo circolare nell'organo polmonare, si rimarrà non perfettamente arterizzato, e sempre più sarà cagione di un maggiore irritamento, che sulle parti, che hanno di- retta comunicazione col centro circolatorio, com'è il cer- Tello , i suoi influssi più gagliardamente dispiega. Ad au- mentare vieppiù questa difficoltà respiratoria principal- mente concorre l'uso abominevole di sottoporre a prolun- gate e gravi fatiche gli animali, subito dopo aver empiuto gli stomachi di abbondantissimi alimenti. E questa io m' av- viso, essere una cagione in parte primaria, in parte se- condaria , che agisca sull' individuo per l' affezione in di- scorso. Diffalto distesi li stomachi dalla soverchia quan- tità dei cibi , per la posizione orizzontale dei bruti , si portano in avanti, e comprimendo sul diaframma, restrin- gono la cavità toracica in modo da non permettere la necessaria dilatazione dei visceri respiratori. Impedendosi per cotal modo meccanico 1' azione chimica dell' arteiiz- zazione del sangue, perchè precluso l'ingresso all'aria nel polmone per quella richiesta quantità a depurarlo e vivificarlo, ne verrà, che le molecole eterogenee del san- gue venoso, rimettendosi in circolo per le arterie, non più si confaranno alla regolare nutrizione e vivificazione, e più ancora , per non potersi effettuare questo circolo nei polmoni col suo libero corso normale, mediante la com- pressione che soffrono, rimarranno ingorgati considerevol- mente non solo i vasi stessi polmonari, ed irritate le di loro pareli, ma sibbene lo saranno anche quelli, che più da vicino coli' apparecchio respiratorio e sanguifero diretta- mente comunichino. E di ciò rimarrà persuaso ognuno, che conosca la |disposizione in moltissimi poppanti della carotide interna al suo ingresso nel cranio, che dividendosi in più sottili diramazioni , le quali elegantemente insieme ft' intrecciano , s' aggomitolano , per poi tornare a metter 296 SUL CAPOSTORNO, T. TOMBARI foce in un sol vaso , alla sella turcica , che è propriamente la carotide interna. Per tale violenta e stentata circolazio- ne proviene quindi lo sfiancamento dei precitati vasi, e poscia la possibilità di rottura di qualche minimo vaselli- no, e per conseguente Io sbilancio nel vario agire di es- si, perciocché od il copioso trasudamento, o la stasi del sangue, o la sua uscita dai vasi formano quell'ingorgo nella massa encefalica , per il quale l' animale si mostra caduto in uno stato di molestia, ed in questo procedere di cose , sembrami , che la cagione effettrice e determinane te la cerebrale affezione in discorso riferire si debbe uni- camente alla qualità del sangue , il quale poi anche pel calore soverchio dei raggi cocenti del sole nell'estate, può certamente vieppiìi rimanere eccitato , da rendersi ca- gione morbifera. Per una causa meccanica o secondaria, cioè per per- cosse, o per urti violenti nel capo, si succedono i san- guigni stravasi cerebrali, allorché per lo stiacciamento, o lacerazione di que' vasi caduti sotto la percussione, si formi un afQusso maggiore e stazionario o tra le menin- gi, o nella polpa midollare, il quale produce uno stato morboso. {.tarò, coviinuaio) APPEIVDICE RER[DICO]\TO DELLE SESSIONI SOCIETH agraria della FBOVIIIA DI BOLOGNA PHESIDENTE PROFESSORE CAV. ANTONIO ALESSANDRINI Sessione straordinaria delli 7 Dicembre 1861. La prima dell'Anno accademico 1851-1852, Letto il Processo verbale dell' ultima Sessione straordinaria tenuta li 13 Giugno scorso viene ap- provato. — Tosto appresso si legge un Dispaccio di S. E. R. Mons. Commissario Pro-Legato delli 28 Novem- bre scorso col quale 1' E. S. cortesemente annuncia che la Sacra Congregazione degli studi si è compiac- ciuta di eleggere a Presidente della Società nostra per r anno Accademico che incomincia il Ch. Sig. Cav. Prof. Antonio Alessandrini trascelto dalla Sacra Congregazione stessa dalla Terna che la Società avea formata nella Sessione sua delli 9 Giugno prossimo passato; e quindi si fa lettura della lettera colla N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 3. ^ 20 298 APPENDICE quale lo slesso Sig. Prof. Alessandrini, ricevuto già da alcuni giorni 1' avviso della nomina sua di Presiden- te, egli graziosamente riscontra di accettare l' inca- rico. Rallegrasi molto la Società di si gradita elezione e a Lui ne indirizza le espressioni più chiare di gra- dimento. Egli che entrava in questa stessa Sessione ad occupare il posto e la carica di Presidente, facendo uso del privilegio che gli accorda l'Art. Vili del Reg. , no- minava il Vice-Presidente nella persona dell' egregio e benemerito Sig. March, Dott. Luigi Da-Via, il quale, mosso sempre da quel medesimo desiderio che 1' a- nima di essere utile e servire l'Istituzione stessa della Società, con generose e modeste parole s'induce ad accogliere 1' onorevole invito e viene ad assidersi al posto della sua carica presso il Presidente. — Il Sig. Dott. Paolo Predieri legge il Rapporto delle cose operate dalla Società nel tempo delle va- canze dal quale apparisce come i lavori della So- cietà lungi dal rallentarsi in tempo di vacanza sono stati con tutta alacrità proseguiti continuando gli studi ai quali veniva invitata dalle numerose inter- pellazioni e proposte. — Passando poscia a dare effetto alle cose stabi- lite neir ordine di questa prima Sessione Straordi- naria occorreva la Rinnovazione delle Cariche e la nomina dei nuovi Soci alla Classe dei Corrispondenti Residenti ed a quella degli Ordinari se rimaneva vacante alcun posto in questa Classe. Fu osservato pertanto che niun posto la Dio mercè rimaneva va- cante in questa Classe fuori di quelli occupati da quei Soci che per ragioni private e spontanee pre- ferivano essi medesimi di passare alla Classe dei Cor- APPENDICE 299 rispondenti Residenti in forza dell' Art. XX del Re- golamento e della Circolare N. 25 del Dicembre del- l' anno passato , ma si volle dalla Società che prima di venire alla sostituzione di altri ai loro posti sì manifestasse loro per lettera il desiderio di conser- varli nella Classe degli Ordinari e si rimettesse ad altra Sessione fissata pel giorno 21 prossimo cotale sostituzione, riconosciuta innanzi legalmente la vo- lontà di quei Soci di essere trasferiti alla Classe dei Corrispondenti Residenti. — Dietro questo sono proposti a nuovi Soci Cor- rispondenti Residenti diversi ragguardevoli Signori ed altri a Soci Corrispondenti Esteri, i quali con regolare scrutinio sono eletti dai Soci presenti alla Adunanza e ne saranno pubblicati i nomi tosto che se ne avranno le debite approvazioni. — Rinnovavansi inoltre le cariche agli uffizi di segreteria pei quali compivasi il Triennio delle ul- time elezioni : eleggevansi due nuovi Soci alla Com- missione di Censura dalla quale ne uscivano due altri per turno di anzianità : se ne confermavano due altri nella Commissione per le Esperienze estratti prima a sorte dalla Commissione stessa secondo il regolamento ; e si provvedeva alle cariche di Teso- riere della Società , e di Direttori dell' Orto Agrario. Dei quali atti si attendono pure le superiori appro- vazioni. Sessione Ordinaria delti 14 J)icemhre 1851. È letto il Processo verbale della Sessione Ordi- naria ultima trascorsa e viene approvato. 300 APPENDICE Si apre quindi questa prima Sessione del nuovo Anno Accademico coli' annunciare la scelta fatta dal Superiore Governo del Ch. Sig. Cav. Prof. Antonio Alessandrini a Presidente della Società e la cortese sua annuenza e si annunzia che lo stesso Sig. Prof. Alessandrini nella Adunanza straordinaria delti 7 Dicembre invitava alla carica di Vice-Presidente il Sig. March. Doti. Luigi Da-Via che nell' accettare tale carica facea ben chiaro vedere che in lui non viene mai meno 1' amore che ha sempre nutrito verso di questa nostra Società. — È letto un Foglio dell' Emo Sig. Cardinale Wi- seman Arcivescovo di Westminster delli 7 Ago- sto scorso da Londra stessa pervenuto alla Società li 23 Settembre col quale quel dottissimo ed ottimo Porporato accusa ricevimento del Quinto Volume delle Memorie della Società inviatogli da essa e si compia- ce di ringraziarne del dono colle più gentili e con- fortevoli espressioni e termina con queste parole » augurando di cuore al dotto sodalizio una sempre » più tranquilla e luminosa carriera e pregandogli » dall'Autor della Grazia, benedizioni più larghe del- » le iunumerabili eh' Elleno quotidianamente vanno » investigando in Lui come Autore della Natura. » — Sono presentate le opere seguenti venute in dono alla Società : Roncaglia Dott. Carlo , Relazione storica sul Ca- vo burana e sulla Botte di Bonificazione sotto Pana- ro. — E. Fabbri Scarpellini , Sopra i lavori chimico- farmaceutici del Prof. Pietro Perretti. — Dott. Paolo Predieri , Sulla illuminazione a Gas , Istruzione teori- co-pratica, — Prof. A. Serpieri di Momnq, Di un APrEMDICB 301 notevole abbassamento di temperatura nei giorni fra il 9 ed il 13 luglio 1860 in Francia, in Italia , a Bru- xelles e a Vienna. — Prof. A. Serpieri , Sopra un' ar- ticolo dell' Institut relativo alle stelle cadenti. — Prof. A. Sebpieri^ Sulle stelle cadenti dell'Agosto 1860. — Alberto Gdillion ; Memorie sopra una Filanda a va- pore e dettagli sopra la maniera di filare i bozzoli da seta. — Annali ed Atti della Società di Agricoltura lesina dal 1 al 4. — G. B. Martini Lupi , Sopra al- cuni miglioramenti finanziari e d'industria agricola nello Stato Pontificio. — Rendiconti delle Adunanze della R. Accademia dei Georgofili di Firenze. — Orioli Prof. Francesco, Congetture fisiche sopra nuovi tentativi che sembrano potersi fare per distruggere nelle nuvole la disposizione a generare Grandine. — Orioli Prof. Fran- cesco , Nuove Osservazioni intorno gli effetti de' Pa- ragrandini metallici. — Beltrami Don Paolo , Preposto di Rivolta presso Milano, Dialogo Popolare. — Orioli Prof. Francesco , Brevi osservazioni intorno i Para- grandini con un' Appendice. — Orioli Prof. France- sco, Dei Paragrandini metallici, nuovo Discorso. — ■ Orioli Prof. Francesco , De' Paragrandini metallici , nuove notizie. — Orioli Prof, Francesco , De' Para- grandini metallici. Discorso quarto. — Codelupi Prof. Antonio , Sopra il prodotto de' Bozzoli di cinque edu- cazioni di Bachi da seta praticate nell' anno 1 843. — CoDELUPi Prof. Antonio , Sopra una nuova malattia dei Bachi da Seta. — Codelupi Prof. Antonio, So^ pra il più proficuo sistema di rotazione Agraria e sul modo più acconcio alla misura della fertilità dei Ter- reni. — Scritti raccolti e pubblicati dalla Società d' In- coraggiamento per la Provincia di Padova. — Paoli- 302 APPENDICE Ni Prof. Marco , Annotazioni Cliniche sulla Pellagra. — Carlo Bebti Pichat , Fase. 8 del Voi. 3 , fase. 3 del Voi. I _, fase. 3 del Voi. 3_, fase. 4 del Voi. ì j e fase. 4 del Voi. 3 delle Istituzioni scientifiche e tecniche ^ os- sia Corso Teorico- Pratico d' Agricoltura. — Commen- tari dell' Ateneo di Brescia dell'anno 1848 a tutto il 1850. — Cupp ARI Prof. Pietro, Relazione delle ricer- che fin qui praticate intorno la dominante malattia delle uve. — - Memorie della Società Medico-Chirurgica di Bologna Voi. 5. fase. 1. e 2. — De-Rossi Giuseppe, Memoria sulla natura della predominante malattia delle viti. — Atti della 1.* Premiazione della Società d' in- coraggiamento in Padova. — Tommaso Bonaccioli , Si- nistri effetti della Bevanda nitrata osservati in alcuni branchi di vitelli affetti di tosse per vermi nelle vie respiratorie. — Tommaso Bonaccioli , Istruzione suc- cinta intorno all' Epizoozia aftosa de' Buoi. — Tom- maso Bonaccioli , Relazione intorno alle gravi ed altre circostanze morbose che accompagnarono la febbre afto- sa nei buoi della Provincia Ferrarese. — Astolfi Ing. Giuseppe , Ulteriore proposta dell' assicurazione per i danni della Grandine. — Petrucci Pietro , Sopra una nuova specie d' infusorio. — Prof. De-Brignole , Sul Crambo di Teofrasto , malattia che infesta le viti nel corrente anno. — Il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi legge la prima parte di una sua Memoria intitolata = Sistemazione delle Acque e dei Boschi nella Montagna Bolognese. = Proponendosi di leggere la seconda parte della stessa Memoria nella Sessione prossima Ordinaria si rimette a quella sessione il Compendio della intera Memoria col processo verbale che la riguarda. APPENDICE 303 Sessione Straordinaria delli 21 Dicembre 1851. Sono letti e discussi diversi Rapporti di Com- missioni incaricate di speciali studi sui quali si pub- blicheranno a suo tempo quelle conclusioni che po- tranno essere fatte di pubblica ragione. Sessione Ordinaria delli 28 Dicembre 1851. Il Sig. Ispettore Pietro Pancaldi legge la seconda parte della sua Memoi;-ia intitolata = Della Sistema- zione delle Acque e delle Boscaglie nelle Montagne bo- lognesi z= della quale era stata letta la prima parte nella precedente sessione. — A raggiungere il fine che l' illustre Autore pro- poneva a se stesso in quella memoria considera il soggetto di essa in tutta la sua interezza e lo svolge in ogni sua parte incominciando dalla descrizione fisica , geognostica , e topografica della Provincia tutta ; nella quale nascendo i torrenti molteplici che la percorrono e la solcano nelle vette più alte del- l' Apennino , o ne' monti e ne' colli subalterni e giungendo alle valli o presso al mare , tanto il piano che il monte della Provincia sono come dir colle- gati a produrre e ricevere i medesimi effetti di danni o di vantaggi secondo le cagioni operatrici di ordine o di disordine in quella od in questa porzione del ter- reno di essa provincia. E dietro ne viene Egli espo- nendo una per una queste cagioni di ordine e di disordine; e componendo quasi una storia di quanto si è operato in bene ed in male su questi torrenti 304 APPENDICE e ne' terreni montuosi dove maggiormente s' ingros- sano, chiaramente ne mostra gli abusi antichi e gra- vissimi che hanno occasionato i mali che ora sof- friamo e che più forti e funesti soffriranno i nostri nipoti se agli abusi o cagioni di disordine non si oppongono tosto le azioni efficaci delle cagioni in- vece di ordine che Egli con grande studio e perizia spiega, descrive e consiglia. Un argomento si vasto e rilevante non poteva essere trattato in poche parole ne poteva non uscirne un lungo e cospicuo lavoro quale in fatto è riuscita la Memoria che ha occupata per due volte 1' atten- zione dell' Accademia. E poiché 1' Autore ha rias- sunto in fine tutto il discorso in pochi e brevi ar- ticoli cosi non posso offrire alla Società compendio più perfetto e succoso , come si desidera , di quello che ne dà 1' Autore stesso riferendo colle sue stesse parole quelli Articoli che sono i seguenti. » 1. Il territorio bolognese , che forma 1' ultima parte di ponente dello Stato Pontificio , ne è la Pro- vincia la più popolata , la più fertile per la indu- stria speciale e coraggiosa che si pratica dai possi- denti affine di renderla assai produttiva. » 2. Esso rimane diviso in due parti dalla strada di Bazzano , e dalla Via Emilia e Flaminia , 1' una superiore , composta delle deliziose colline e delle montagne bolognesi , le quali grado grado si esten- dono sino all' Appennino ed alle sue adiacenze sul confine Toscano e Modonese; l'altra (cioè la infe- riore ) , che dalle strade suddette si protende sino all'antico Po di Primaro (ora Reno). » 3. Questo Territorio bolognese è attraversato in APPENDICE 306 direzione normale da ostro a tramontana da molti Torrenti, i quali hanno la loro origine nelle vici- nanze dei crini dell' Appennino , e scorrendo allo ingiù per il versante subappennino di tramontana si scaricano nel Reno , che è il recipiente generale di tutte le acque torbide e chiare del bolognese. » 4. 1 corsi delle acque al monte vennero abban- donati, da lungo tempo a questa parte, alle loro naturali bizzarie, fomentate oltremodo e progressi- vamente ingrandite dai dissodamenti e disboscamenti di suolo , che ora producon frane e scoscendimenti continui nelle pendici montane , e più spesso ed in- golfate le escrescenze nei corsi di acque a pregiudi- zio della bassa pianura , nel mentre che , non es- sendo le acque al monte più trattenute ed assorbite dalle piante e dal cottico del suolo boschivo , che ne bevea porzione , manca poi 1' elemento alla pe- rennità dei corsi d' acque nei tempi estivi. A questo sconvolgimento del sistema di natura delle acque correnti bisogna quindi addebitare la maggior af- fluenza invernale nei torrenti , la scarsità ed anco la totale mancanza delle acque in essi nella state, e non ad aumento di portata , che non si verifica a confronto dei tempi antichi. » 6. Sino a che le acque dei torrenti divagaron torbide sulla bassa pianura , le boscaglie montane furono rispettate , le acque al monte furono frenate con chiuse , con repagoli e con piccoli lavori d'ogni sorte, che si costruivano e si mantenevano dalle Co- muni e dai maggiori possidenti interessati le riviere , che dalla strada di Bazzano , e dall' Emilia e Fla- minia procedevano sino alle valli , erano mantenute 306 APPENDICE dai rispettivi Consorzi degl' interessati nella loro di- fesa ; ma col progredir dei tempi , aumentata oltre- modo la popolazione , e con essa i bisogni civili del Territorio , si tralasciaron le opere che portavano dispendio in montagna , e si rivolse ogni pensiero alle nuove industrie , che si presentarono più pronte nella distruzione delle boscaglie per ridurne il suolo a coltivazione di cereali , senza alcun riguardo ai danni che ne sarebbero derivati in appresso, e che si soffrono infatti oggigiorno ; come , per lo slesso fine di provvedere alla cresciuta popolazione, si die- de opera con tutta fretta ad incassar le acque in nuovi canali arginati in pianura , sebbene non fosse per anco compiuta la bonificazione dei bassi fondi su cui doveano impiantarsi le nuove arginature a difesa dei terreni da coltivare ; senza contemplare in prevenzione gli effetti che produrrebbe un giorno r abbandono delle acque , i nuovi ed estesi disbo- scamenti e dissodamenti al monte , ossia senza con- templare i tristi effetti che la non curanza delle acque correnti alla loro origine dovea produrre negli alvei arginati al piano , i pericoli e i danni cui rimar- rebbero esposti i bassi fondi, che voleansi salvare dalle irruzioni delle acque disalveate. » 6, La grand' opera dell' inalveazione del fiume Reno e dei suoi inlluenti fu fatta dal Governo coi fondi dell' Erario , con quelli della Provincia e dei particolari interessati ed anco formando debiti , che dovevano poi pagarsi alla fin del conto , ossia ad opera terminata , dai possidenti sollevati dai danni delle acque disalveate , disposizione la quale fu poi abrogata nel 1806 nel modo che si è riportato al- APPENDICE 307 r Art. IV §. 42 ; ma essendosi attivato dopo il 1796 il Catasto del Territorio bolognese , cbe si era ese- guito per ordine del Pontefice Pio VI , le imposizioni d' acque incominciarono da quell'epoca a distribuirsi fra tutti i possidenti del Territorio, e quindi anco su quei di montagna ;, che nulla aveano mai pagato per quest' oggetto e per il quale concorrono anch' essi dal 1796 a questa parte alla spesa di manutenzione dei lavori cbe servono a mantenere i corsi d' acque arginati in pianura , a difesa dei terreni del piano , che , vallivi , un giorno , sono ora ridotti a bella e produttiva coltivazione. » 7. Nulla si fa e si spende in oggi per regolare le acque al monte , ove V unica disposizione gover- nativa è diretta ad impedire 1' ulteriore dello disbo- scamento e dissodamento montano , a cautelare e vincolare il godimento delle boscaglie , a modo che rimanga garantita la incolumità pubblica, impegno assai grave , perchè in opposizione all' interesse , e dicasi pur anco ad una certa moralità dei privati. Tutto si spende per mantenere nel miglior sistema possibile i corsi delle acque arginati al piano , pel cui regime e manutenzione si formano i fondi oc- correnti ogni anno, a tenuini del Moto Proprio 1817: Dall' Erario pubblico per la metà dell' importo portato dal preventivo di Acque: Dalla Provincia mediante una sovra-tassa di un decimo sulla dativa reale del territorio : Dai possidenti più da vicino interessali , in ra- gione dell' utile che ne risentono , per quanto rimane a completare la somma cui montano ogni anno le spese d' Acque provinciali , detratte le poche doti d' Acque. 308 APPENDICE » &. Il prodotto del decimo che ha pagato la Pro- vincia non si è però impiegato tutto negli affari di Acque di questo Territorio , essendoché della somma di Se. 27647 , che rende , non si sono spesi nella gestione dei nostri corsi d' acque provinciali argi- nati, ragguagliatamente dell'anno 1847 all'anno 1850 inclusive, se non se Se. 17,129, per cui si sono distratti dal contributo di questa Provincia un anno per l'altro Se. 10,518. » 9. 1 nuovi e gì' incessanti bisogni di sollevare e sfamare gli abitanti della montagna : 1' aggravio che soffrono i possidenti di monte come concorrenti an- ch' essi nel decimo di sopraccarico alla dativa reale , alle spese dei lavori d' acque al piano , dai quali non ne risentono alcun vantaggio : la troppo rigo- rosa restrizione dell' uso , e del godimento dei bo- schi , che ad essi viene comandata a garanzia della incolumità pubblica , sono 1 principali molivi pei quali reclamano di continuo , non si curano dei di- sordini delle acque al monte , e si prendono mag- giori licenze nel disboscare e dissodar il suolo mon- tano , rivolgendosi a vane industrie fallaci in fatto , ma lusinghiere di primo aspetto. Su questi principali titoli di reclamo non solo si sono resi passivi alla conservazione delle bosca- glie , ma si son pure fatti inobbedienti a quanto prescrivono i regolamenti disciplinari , che riguar- dano il buon governo dei boschi; perlochè è addi- venuta necessaria una riordinazione sostanziale del- le acque e dei boschi di monte , la quale non si po- trà mai ottenere se non s' incomincia ad attivarla con un ben inteso sistema di chiuse , a cui proceda APPENDICE 309 di conserva un imboscamento normale senza spesa dei possidenti di montagna, e per il quale, reso stabile lo imboscamento delle principali e più fra- nose pendici colla protezione che vi presteranno le serre, si possa poi pretendere dalle Comuni e dai possidenti una estensione maggiore d' imboscamento, lasciando nel frattanto campo a quelle industrie che si troveranno tollerabili. » 10. In qualunque modo, la riordinazione delle acque e delle boscaglie al monte non potrà verifl- carsi altrimenti che sottoposta all' azione del Gover- no, perchè abbia una direzione, un'amministrazione unica , uniforme ed attiva , che col miglior ordine e colla minore spesa corrisponder possa alla impor- tanza dell' impresa , e tronca speditamente le qui- stioni fra l' interesse generale e l' interesse privato, la cui definizione non verrebbe mai a termine senza r autorità governativa. Per lo che si presenterà a chiunque necessario che le chiuse i primi imbosca- menti normali siano fatti e mantenuti per un tempo almeno dal Governo , ossia dalla rappresentanza Pro- vinciale mediante i suoi Ingegneri e subalterni , ai quali è già appoggiata la ispezione e la sorveglianza dei boschi. vii. Come sembra ragionevole che le spese tutte per la costruzione e per la manutenzione delle opere destinate al riordinamento delle acque e del suolo montano , da cui hanno la loro origine i torrenti , siano egualmente sostenute dalla Provincia , che po- trà assumerne l' impegno senza bisogno di caricare di nuova tassa i possidenti, quando si procuri la facoltà di disporre e di prevalersi all' uopo del fondo 310 APPENDICE del li Se. 10518 circa che si pagano, ma non si spen- dono nei nostri lavori d' acque provinciali , quan- tunque formino parte del decimo di sopraccarico al- l' annua dativa reale che paga la Provincia di Bo- logna per la conservazione dei corsi delle acque provinciali, ciocche pare si debba ottenere facendo riflettere alla Superiorità che la riordinazione delle acque e la rimessa delle boscaglie al monte è in sostanza un' impresa dalla quale sentiranno vantag- gio sommo , avranno risparmi di spese d' acque sen- sibili anco le altre Province interessate nel Reno e nei suoi influenti inferiori , cioè le Province di Fer- rara e di Ravenna , le quali si troveranno egual- mente sollevate da quegl' ingolfamenti che derivano nel Reno , nel Sillaro , nel Santerno e nel Senio dall' attuale abbandono delle acque , e dalle altre circostanze di già indicate. IL soggetto su del quale vi ho trattenuti , o Si- gnori , è di un' importanza somma. Io non ho la presunzione di averlo bene ed a sufficienza svilup- pato , e mi chiamerò contento se il mio discorso potrà disporre questa nostra Società a coltivare ed a provocare 1' attuazione di una provvidenza , che io trovo consentanea sovra ogni altra alle intenzio- ni manifestate più volte da Sua Eccellenza il Signor Ministro dei lavori pubblici a favore dell' agricol- tura e degli agricoltori , e per cui più Gate la Le- gazione eccitava questo nostro Consesso Agrario a proporre piani di miglioramento. » Terminata la lettura di questa Memoria ricor- darono i Soci presenti che fino dal principio del- l' anno passato la Società fra i molti temi proposti APPENDICE 31 1 dalle Deputazioni Sezionali per Concorso di Premi trascelse quello che giudicò il più opportuno e il più importante di tutti e che potevasi appunto in- dicare col titolo stesso della Memoria del Pancaldi = Della Sistemazione y cioè, delle Acque e dei Boschi nelle Montagne bolognesi, zz Ricordarono che più e più volte si unirono i Soci in Sessioni per deter- minare la condotta e 1' estensione ed i limiti che si volevano nel lavoro di Concorso , e che infine fu incaricato 1' esimio Dott. Ferrari a dettare il Pro- gramma di questo Concorso secondo le idee parti- colari della Società, e che in effetto, composto quel Programma con molto studio e sapere ed approvato dai Soci, fu considerato che ad un tema sì vasto e difficoltoso conveniva un premio maggiore di quello di che poteva allora disporre la Società e si ordinò di provvedere che si potesse più innanzi offerire un premio condegno alla gravità e utilità dell' opera che si desiderava. Ora per fortunata e beila coin- cidenza di cose è avvenuto che il lavoro del Pan- caldi soddisfi appunto a quanto si domandava in quel Programma , per la qual cosa è evidente che la Società per molte maniere è obbligata al Pan- caldi e che quest' ultimo lavoro di lui sia preso da essa in ispeciale considerazione trattandosi in esso dottamente e con antica e profonda esperienza del fondamento si può dire e dell' origine principale del bene o del male avvenire della nostra Provincia. Sarà bene se gli avvertimenti e i consigli del Pancaldi saranno seguiti ; sarà male se libero , com' è ora in gran parte , sarà lasciato il corso agli abusi ed al disordine , onde in ogni anno più si dispogliano i 312 APPENDICE monti che perciò si scompongono e franano ; e più i terreni portati in basso coi torrenti divengon nocivi in luogo di giovar le pianure; e le acque più accumula- te e più rapide e disfrenate tengon ognora i possidenti di pianura in angustie, in pericoli ed in aggravi inces- santi di spese. Dove all' incontro , regolate le cose con ragione o a meglio dire come la natura stessa e l'espe- rienza ne insegna, ogni giorno può togliersi del male presente e crescere e conservare le ricchezze montane con alleviamento di pesi e con aumentata prospe- rità agraria della pianura. Questi pensieri conferivano fra loro i Soci su quanto era stato prima discorso dal Pancaldi nella sua Memoria , ed il Sig. Presidente considerando che i mezzi di riparare ai disastri delle montagne ed ai danni per essi delle pianure si vogliono ricavare ( come dimostra 1* Autore ) e dall' opera dei privati e dalla immediata ed efficace cooperazione del Go- verno , ordinò che la Memoria stessa fosse rimessa a quella Commissione che è incaricata di studiare e proporre al Governo stesso quelle cose che si ri- conoscono necessarie al miglioramento agrario della Provincia. La qual Commissione può dirsi gover- nativa essendo stata richiesta dalla solerzia e dal desiderio del pubblico bene in fatto di agricoltura dal Sig. Ministro stesso di Agricoltura e Commercio. D. Santagata Vice-Segretario. APPENDICE 313 Sessione ordinaria delli 11 Gennaio 1852. Letto ed approvato il precedente verbale, sì da comunicaziooe di un ossequiato Dispaccio , N. 767 col quale S. E. Rina Mons. Commissario Straordi- nario e Pro-Legato partecipa al chiarissimo Signor Presidente la sua approvazione, per le nomine dei Soci alle cariche designate dal voto della Società Agra- ria, e cioè di Censori, nelle persone dei Soci Signor Prof. Giuseppe Bianconi , e Sig. Avv. Enrico Sassoli ; di Segretario, in quella del Sig. Prof. Giovanni Contri; e di Vice-Segretari nei Soci Sig. Doti. Paolo Predieri per la 1." Sezione, Sig. Prof. Domenico Santagata per la 2.^ Sezione , e Sig. Ing. G. Domenico Ferrari per la 3.* Sezione. Approva pure in esso dispaccio, la nomina del Sig. Conte Camillo Salina come Teso- riere della Società , e dei Sig. Prof. Giuseppe Berto- Ioni, ed Ing. Francesco Monti come Direttori del Fondo agrario. Quindi fatta lettura di tre lettere dei nuovi Soci Residenti , Signori Conte Giovanni Malvezzi , Conte Biagio Bianconcini , e March. Annibale Guidotti , si prescrive dal Chiarissimo Sig. Presidente venga letto lo scritto, del quale ora si fa breve parola. Memore mai sempre la Società Agraria, essere suo precipuo divisamento, quello di promuovere dei miglioramenti agrari, pei quali il Superiore Governo avevano inviato lodevolissimo ed apposito eccita- mento , con ossequiato Dispaccio- N. 286 , nominava nel decorso anno una Commissione di Soci ordina- ri, a Gn di studiare le cagioni che deteriorarono le razze dei nostri bestiami domestici , additandone ad N. Ann. Se. Natur. Serie 111. Tomo 5. 21 314 APPENDICE un tempo i mezzi diversi e più acconci per riescire a migliorarle, siccome io allri paesi si fa manifesto. Compilatosi pertanto dalla medesima un circostan- ziato Rapporto, leggasi questo nella attuale sessione. Non mi farò a descrivere dettagliatamente le molte cose saviamente esposte e riferite , sendochè il merito loro, e la importanza in genere del vasto argomento, ne induce a pubblicarne ben presto il contenuto nel giornale agrario. Né basti intanto l'accennare, che in esso sonovi esposte e ricordate le pratiche, che deturpano e deteriorano grado grado le razze , e si vengano invece additando uno per uno gli usi e me- lodi giovevoli , ed opportuni per riescire al migliora- mento dei nostri bestiami domestici. Chi volesse dire ogni cosa in minimi termini , dovrebbe asseverare, che il Rapporto della Commissione ha per iscopo, di addita- re i modi di allevare, nutrire , e custodir bene il be- stiame , non che di usare ogni diligenza nella scelta dei genitori, e di quelle altre utili avvertenze che si riferiscono alla più idonea propagazione della specie. Né in ciò fare estendesi di soverchio il lavoro della Commissione in ragionamenti astratti , ed astruse osservazioni fisiologiche, sendochè quelli e queste, io modo però idoneo ed opportuno, pochi mesi innanzi erano già state raccolte ed ordinate, con zelo e discer- nimento, da un membro della stessa Commissione, il quale, in due separate memorie facevane soggetto di lettura al nostro corpo Accademico. L' argomento per- tanto del miglioramento delle razze dei bestiami do- mestici, può dirsi in oggi veramente studiato con ogni premura ed efficace interessamento dalla Società Agra- ria , alla quale ed a voi tutti, o Signori, qui pre- APPENDICE 315 sentì, altro ora non resta, se non se dar corso alle pratiche conclusioni, che in fine del Rapporto, già in- viato al Superiore Governo, sonosi riferite, e sono le seguenti. 1. Promuovere, con adatte istruzioni ed eccita- menti, la costruzione di più idonee Cascine e special- mente Mandrie, e Porcili, siccome la esperienza dei più celebrati maestri ne ha dimostrato convenire al buono e salubre allevamento , e custodia dei nostri bestiami. 2. Accrescere e favorire con una maggiore esten- sione la coltivazione dei prati artificiali , delle bar- babietole, dei tuberi e radici; diminuendo invece quella dei seminati , e dei terreni lavorativi , affin- chè collo introdurre nuovi foraggi , e maggior numero di sostanze nutrienti, e collo estendere ancora viem- meglio gì' introdotti , si possa ottenere il triplice in- tento, di accrescere la quantità del bestiame in ogni podere, di nutrirlo meglio di quello che si faccia di presente, e di affaticar meno i giovani manzi e le vaccine pregne : dai quali bestiami poi si denno otte- nere gli individui più pingui , e gli allievi più idonei a migliorarne la razza. 3. Trovar modo di sorvegliare con regole la te- nuta e conduzione dei Tori da monta ; col quale in- tento favorire la scelta , e dirigere le pratiche che si riferiscono alla riproduzione dei bovini; specie più d' ogni altra importante per questa nostra provincia. 4. Pubblicare e diramare ai campagnuoli una Istruzione popolare sullo allevamento dei nostri be- stiami, e sulle avvertenze ad aversi per migliorare le nostre razze differenti. 316 APPENDICE 5. Pubblicare e distribuire con apposito program- ma buco numero di medaglie d'incoraggiamento, od anche premi in denaro , per quelle persone , che dimoranti nei territori delle Deputazioni Sezionali, si saranno data premura di favorire con efficaci mezzi questo miglioramento , avendone adottate ed insegna- te le buone pratiche, sia introducendo bestiami di razze pregiate , come ancora incrocicchiando gli in- digeni con bestiami stranieri più idonei ed apprezzati. Si da termine al Rapporto colla espressione di un voto, per trovar modo in appresso di fissare una idonea e sufficiente somma in denaro, per lo acquisto di bestiami di buone razze, in quantità però suffi- ciente ad introdurre fra noi ogni anno buon nu- mero di allievi , affinchè col decorrere del tempo si possa sperare , che il grande numero dei Tori da monta , si abbia ad ottenere da queste più idonee ed accreditate razze desiderate. Per ultimo la Commissione fa un appello alla diligenza dei Soci , al loro amore pel decoro e pel bene del paese, affinchè le pratiche suggerite, poiché non difficili ad eseguirsi, vengano adottate dai me- desimi con vero interessamento , e rendano per tal guisa manifesto coi fatti , che 1' appartenere alla So- cietà nostra, equivale ad una esplicita e sincera di- chiarazione, di non voler continuare le dannose ed inefficaci pratiche ricordate , ma essere dessi intima- mente persuasi, di cooperare con ogni diligenza al mi- glioramento delle medesime, nel modo ancora sa- viamente indicato dalla prenominata Commissione. Chiudasi la sessione colla lettura di una breve Memoria sullo stesso argomento, stesa con molto di- APPEWDICE 317 scernìmeDto, e con alcune speciali vedute pratiche lo- cali, dal Sig. Dolt. F. Cassarini Direttore della Depu- tazione Sezionale di Castiglione. Di questa , poiché debbesi pubblicare per este- so nel giornale agrario , qui si ommette di riferirne il transunto. Sessione straordinaria delli 18 Gennaio 1862. Letto il precedente verbale , che viene approva- to, il Segretario legge un breve rapporto compilato da lui e dal Socio Signor Ing. Pietro Pietra intorno allo eseguito riordinamento della incipiente Biblioteca della Società. Poscia si leggono tre altri Rapporti di molto interesse, i quali sono posti a regolare discus- sione, sendochè si riferiscono a varie interpellazioni pervenute alla Società. Di questi rapporti però si om- mette di pubblicare il transunto, dovendosene atten- dere in appresso la Superiore approvazione. Proseguendosi a trattare gli affari pei quali sono io oggi stati radunati i Soci Ordinari , e dietro alcune riflessioni risguardaoli la futura Esposizione Agraria , si stabilisce, che la Commissione nominata per quella del decorso anno , abbia ad occuparsi e disporre le cose occorrenti , e per le quali sia opportuno pen- sarvi di presente , riserbandosi la Società di nominare io appresso una Commissione per la nuova Esposi- zione Agraria-Industriale , appena sarà giunto il Dì- spaccio Governativo in relaziona alla medesima , ed io riscontro a quanto sì è di recente dimandato. Si passa quindi a leggere un Rapporto inviato alla Società dalla Commissione delle Deputazioni Se- 318 APPENDICE zioDali, col quale vengono proposte le nuove Domi- ne per le cariche delle Deputazioni Sezionali , e si propongono a Soci diversi individui dimoranti nelle medesime. Intorno al qual rapporto la Società dopo averlo posto ai voli per 1' approvazione , stabilisce ven- gano inviati al Superiore Governo con lettera i nomi delle persone notate nel medesimo. Per ultimo, avendo il Ch. Sig. Presidente fatto co- noscere che i Soci Signori March. Massimiliano Ange- lelli , Prof. Antonio Santagata , Prof. Antonio Berto- Ioni , Dott. Giacomo Grandi e Davide Bourgeois , de- siderano di essere annoverati fra i Soci Corrispon- denti Residenti , invece di continuare a far parte dei Soci Ordinari come nei decorsi anni , così prevalen- dosi esso dell' Art. Vili dello Statuto, propone alla So- cietà altri cinque soggetti , tratti dall' Elenco dei Resi- denti, e cioè Signori Gualandi Ing. Francesco, Pizzardi March. Luigi, Marsili Conte Carlo, Guidi Giuseppe, Pietra Ing. Pietro. Posti a ballotazione gli anzidetti pro- posti , ciascheduno però separatamente , riescono tutti nominati Soci Ordinari, e si raccomanda al Sig. Pre- sidente di subordinare tale nomina a S. E. Mons. Pro- legato, pregato ad impartirvi la sua approvazione. Sessione ordinaria delli 25 Gennaio 1862. Lettosi r Elenco dei Soci intervenuti ed il pre- cedente resoconto che venne approvato , 1' estensore del presente verbale, poiché per la prima volta vede- si occupare il posto di Segretario a destra del Ch. Sig. Presidente , cosi prende a dire : » Onorato dalla vostra fiducia, Accademici Pre- APPENDICE . 319 » staDtissimi, a fio d' occuparmi, anche in quest' anno, » degli affari risguardanti la Società nostra , poiché » io vidi essere unanime il voto di voi cortesemente « dimostratomi nel decorso mese , mi sobbarcai di j> buon grado ad assumerne il peso, versando le mie » cure alla prima Sezione della Segreteria in sul prin- » cìpiare dell' anno presente. A ciò mi stimola pur » anco il vivo desiderio di cooperare per mia parte » a rendere minori le cure e fatiche degli altri due » Vice Segretari , ed in ispecie del Prof. Domenico » Santagata , al quale gli Atti della Società , ed altre » occupazioni, accrebbero fin qui la mole delle fac- » cende , da abbisognare in oggi di qualche tempo » per ultimarle. Con animo però" di rinunziare ben » presto ai medesimi le incombenze in oggi assunte, » io mi presterò per quanto è in me , a fare le veci » in questi primi mesi dell' anno accademico , del » Prof. Contri nostro Segretario meritissimo, ben cer- » to che alla insufficienza, voi pure , così amorevoli » e discreti, mi coadiuverete coi vostri lumi e col vo- » stro senno; mentre dal canto mio, a dimostrare il » sincero aggradimento, porrò ogni cura ed interessa- li mento, onde procurare, per intanto, il sollecito an- » damento delle affidatemi incombenze. Ed affinchè » vi siano noti i mezzi coi quali 1' ufficio della So- » cietà nostra si propone di trattare , con efficacia » sempre maggiore , gli affari risguardanti il migliora- » mento dell' agricoltura, credo in oggi di parteciparvi » per parte del Ch. nostro Sig. Presidente, che in ogni » giorno, dalle ore una alle quattro pom., l'ufficio » sarà aperto ai Soci che avessero a trattare e rife- » rire sugli affari risguardanti le commissioni speciali 320 APPENDICE » ed istruzioni relative, non che sugli articoli ed al- » tri oggetti riferibili alia pubblicazione del Giornale » d'Agricoltura, che in codesto anno, per naeglio della » cosa, verrà quivi ordinato e distribuito per cura di » una Commissione mista , alla quale me Segretario , » la Censura credè bene aggregare tre membri di co- » desta Società Agraria a norma delle dimande e » delle ricevute istruzioni. » Presentansi pure in questa Sessione alla Società lettere di ringraziamento , inviate dai nuovi Soci Resi- denti Sig. March. Carlo Bevilacqua, e Sig. Ing. Giuseppe Ferri , non che altre due lettere pure di ossequio e ringraziamento, pervenuta l' una da Rennes, ed in- viata dal Ch. Prof. Faustino Malaguti che io quella città francese onora la patria nostra , occupando, con moltissimo plauso e celebrità, la cattedra di chimica; e l' altra dell' egregio Sig. Gio. Battista Spalletti di Reggio, passionatissimo cultore di agronomia nei va- sti lenimenti dal medesimo posseduti nella nostra Pro- vincia e fuori. Presentasi ancora un programma pubblicato da una Commissione di Signori Bolognesi , per la co- struzione della Strada Ferrata dal conQne modenese al confine toscano, passando per la nostra Provincia, nel quale sono esposti gli articoli , che risguardano la concessione a chiedersi all' Eccelsa Commissione internazionale per le strade ferrate residente in Mo- dena. La Società fa sincero plauso ai generosi ed avveduti suoi concittadini soscrittori del programma, i quali intendono anche in oggi come in passato, e con ogni efficacia , ad illuminare il pubblico sui veri suoi interessi , inlorno l' importantissimo ramo di ben APPENDICE 321 essere generale, quali sono le strade ferrate per que- sta Provincia, allorché renderanno alla stessa tutto quel pregio, che per la sua naturale struttura e posi- zione gii si appartiene. Il Sig. Presidente invita quindi il Socio Corri- spondente Residente Sig. Dott. Carlo Frulli a leggere la sua memoria che porta per titolo, Esperimento qua- driennale della cultura della Canapa senza impiego di strame tallivo. Le buone osservazioni non sono giammai in nu- mero soverchio , quando servir denno a dimostrare la utilità di alcune recenti pratiche, e la opportunità negli agronomi avveduti, per cessare dalle cattive e viete consuetudini. E tanto più se ne debbe moltissima lode a coloro, che si studiano di riferirne delle nuove con calde parole , perchè molto acconcie a risvegliare nei meno avveduti campagnuoli il desiderio di adot- tarne gli utili risultamenti. Di questo bel numero deb- bonsi annoverare le osservazioni riferiteci dal Socio Residente Sig. Dott. Carlo Frulli, il quale erudito e facondo, siccome si è sempre dimostrato nelle proprie scritture, ha creduto di intrattenere l'adunanza colla Esposizione di un quadriennale esperimento intorno la cul- tura della canapa in un podere suburbano nella condu- zione del quale venne ammesso affatto V impiego dello strame vallivo , siccome per solito costumavasi in prece- denza, ed a simiglianza dei vicini poderi. Non vorrò, o Signori, ripetervi i principii generali di buona agrono- mia e pastorizia, che guidarono il Disserente alla de- terminazione suenunziata, né le osservazioni da lui praticate in Francia e nella Svizzera , intorno la con- duzione dei bestiami con una scarsa lettiera, ma 322 APPENDICE con abbondante e saporito foraggio da bocca, per- chè voi pure avete riconosciuto cogli altri più ripu- tati agronomi, che la coltivazione dei terreni deve pra- ticarsi per modo , da ricavarsene dai medesimi que- gli oggetti che più si convengono alia indole de' me- desimi, ed alle qualità locali delle dimande , e delle condizioni economiche ; quindi in perfetta relazione col vero tornaconto; poscia per quanto sia possibile procurarsi con essi la lettiera ed i foraggi de' quali si abbisogna. In altri termini potrebbe dirsi essere in ge- nere pei nostri poderi assioma lodevolissimo, che per ottenere la maggior rendita , bisogna tenervi un nu- mero proporzionato di bovini , onde con essi lavo- rare e concimar bene le terre , nutrendo quelli an- cora a dovere, e meglio di quanto siasi Cuora praticato dalla più parte dei proprietari ; risparmiando purè per quanto è possibile o le condizioni del fondo il permettano, 1' acquisto ed il trasporto degli strami, fo- raggi e concimi, sicché le spese riescano minime, e le rendite divengano in copia sempre maggiore. I quali felici risultamenti ( avvertivane 1' autore ) si ot- tengono a dovere , coli' opportuno e bene adatto la- voro delle terre, e coli' impinguamento di esse : sic- ché air appoggio di quel vero, che le rendite fanno in poca terra, e dell'altra pure non meno veridica os- servazione, che le derrate, foraggi, canapa, grano, raarzuoli, riescono di migliore qualità quanto più si ottengono dai terreni bene disposti , lavorati e pingui, si possa vedersene tuttavia accresciuti e migliorati ì prodotti , benché con minore quantità di terreno la- vorativo od a seminati, lasciando poi 1' altro, ove siavi tornaconto, ad uso di foraggi pei bovini. APPENDICE 323 Ora il disserente, avuto a calcolo la vistosa spe- sa che il proprietario fra noi debbe in oggi sostenere per lo acquisto della lettiera pel bestiame , cioè dello strame vallivo , fa conoscere , che al ponente di Bo- logna, essendo il costo di Se. 12 circa per ogni car- ro, ne è il benefizio sproporzionato all' utile che pro- duce nel podere , né essere questo in equa relazione colla minima spesa sostenuta dal mezzadro per la condotta di quello. Si abbia pure , egli «lice , riguar- do alla fatica pei trasporti dello strame dal lontano padule alla mezzadria , ma in oggi il prezzo o la dif- ferenza, perchè è quasi tripla di quella che costu- mavasi al principiare del secolo, si è tale, che non può più ammettersi, senza grave danno, l'antico compenso pagato dal mezzadro, quello cioè di uno scudo per ogni carro di strame da esso condotto, stando poi tutta la spesa al proprietario. Pertanto in vista della scarsezza sempre maggio- re nella provincia nostra degli strami , o finché non ne diminuisca il prezzo attuale, forse col rendersi più prossime le valli del ferrarese , in oggi per noi trop- po lontane e scomode , perchè sprovvedute ancora di canale naviglio , e di buone strade rotabili o car- reggiate, che permettano gli svalli e ne facilitino il trasporto , il Sig. Frulli , anche senza l' uso dello stra- me, avendo potuto ottenere una quantità doppia di canapa e di grani , e di altri raccolti , soltanto col- r aumento dei foraggi e dei bestiami nel podere espe- rimentale suburbano, diminuendone di un quinto la quantità di terreno seminato, opinerebbe di inculcare viemmeglio , ed insistere perchè vengano adottate le pratiche surriferite , cioè quelle che tendono a dimi- 334 ApFEnDrcB nuire li consumi degli strami , ed 1 prezzi loro , anche pel minore concorso degli acquirenti, che co- gli usi anzidetti si andrebbe a verificare , affinchè in avvenire potersene poi allora acquistare senza la grave spesa attuale. Al che fare gli è sembrato molto bene adatto di proporre, ciò eh' egli ebbe ad usare in quel podere, quello cioè di far pagare al mezza- dro la metà della spesa dello strame , per averne con tal metodo notevole economia o diminuzione di consumo. In pari tempo trovò egli pure molto utile lo accrescere i prati artificiali ed i foraggi, diminuen- do invece il terreno lavorativo. Le quali pratiche, poi- ché a lui pure gli servirono utilmente a nutrire mag- gior numero di bovini, tendono pure ad accrescere i concimi in luogo, ed a migliorare in breve tempo qualunque sorta di terreno, fosse puranco ingrato; mentre poi diminuiscono le fatiche al bestiame adul- tOj e si accrescono in pari tempo gli utili dello alle- vamento dei giovani manzi. Quindi accertavane la Società che con questo facile metodo, la rendita di quel podere sperimentale a lui pure si accrebbe no- tevolmente. Bisogna pertanto convenire , siccome e- sprimesi 1' autore , che nutrito bene 1' armento , anche con meno abbondante e rinnovata lettiera, si può meglio sostenerlo e migliorarlo, di quello che si pratichi dalla più parte dei nostri coloni; perciò i riferiti suggerimenti, già riconosciuti utili nella buo- na agricoltura in quelle località ove ne è molto costo- so lo strame, essere necessario che la Società Agra- ria si adoperi ad insinuarli ed estenderli con tutti quei mezzi dei quali può disporre, e più ancora di quanto siasi fin qui praticato. APPENDICE 326 Per ultimo il Censore della Società Sig. Cav. Marco Minghetti presenta alla medesima, in nome del Socio Ordinario Sig. Prof. Gio. Battista Ercola- ni , il primo Volume delle Ricerche storiche sulla ve- terinaria praticate ed esposte dal medesimo; della quale opera interessante il Ch. Sig. Presidente or- dina ne sia fatto informativo Rapporto alla Società. Sessione ordinaria delli 8 Febbraio 1852. Letto ed approvato il precedente verbale, si pre- sentano alla Società li seguenti libri inviati in dono dai loro autori , e cioè , Studi di Ercole Bianchini sulla valutazione dei fondi rustici ; non che il Volu- me della 51.""" annata, coutenente gli Atti e Memorie della Società di Agricoltura francese del Dipartimento Saine ed Oise ( Versailles ). Quindi si leggono lettere inviate alla Società dai nuovi Soci Corrispondenti e Residenti Signor Mar- chese Lodovico Amorini , Sig. Ing. Cesare Calzolari e Sig. Avv. Antonio Zanolini, colle quali ringraziano il corpo accademico per la recente nomina ricevuta. Il chiarissimo Sig, Presidente invita poscia il Segretario della Commissione per le Deputazioni Se- zionali, a leggere il riscontro diretto alla Società, dal Socio Ordinario Sig. Prof. G. Bertoloni, riferibile ad una interpellanza fatta dalla Deputazione Sezio- nale di Loiano, intorno ad una supposta malattia , dalla quale vedevansi affette varie patate , raccolte in quel territorio nello scorso ottobre ; li quali tu- beri furono inviati al medesimo con speciale inca- rico di esaminarli, e riferirne il savio suo parere. 326 APPENDICE Il riscontro, che qui si ommette, sarà pubblicato nel Giornale Agrario. Viene quindi ammesso il Signor Dottor Fran- cesco Pistocchi a leggere il discorso che ha per ti- tolo « Della necessità e dei mezzi efficaci a provvedere di buone Acque potaòili i Villici della Provincia che abitano d' appresso alle valli od alle terre poste ad umi- da coltivazione. » Premesso un breve esordio riferibile alla impor- tanza in genere dell' argomento igienico, che il me- dico autore imprende a discorrere per sollievo della classe dei villici obbligati a far uso di acque mal sane , perchè obbligati ad abitare terreni posti in basso, e da presso alti nostri paduli o risaje, si fa ad appoggiare la opinione di coloro che reputano l'uso di quelle acque, sia per cibo o bevanda, ca- gione non lieve delle varie endemie cui di spesso vanno soggetti , cioè degl' ingorghi , idropi , flsconie , ampliamenti di milza , febbri intermittenti , affezio- ni calcolose ed altri morbi ostinati molto frequenti in quelle località , specialmente nelle autunnali sta- gioni. La visita che il Pistocchi talvolta praticò in quei territori , ed il saggio da lui fatto colà in molli pozzi e sorgenti, gli dimostrò che quelle acque po- tabili non dovrebbero servire a tale uso , perchè tor- bide , di sapore lisciviale , amarognolo , e talvolta ancora nauseanti e pantanose, specialmente nella esti- va stagione , quando le sorgenti si fanno più basse, ovvero anche quando in primavera ed in autunno, dopo lunghe pioggie, queste acque si mescolano colle prime, per essere di sorgenti che scorrono fra strati pressocchè superficiali , quindi fra torbiere , od an-» APPENDICE 327 tiche quore; che altro non sono se non se gli avan- zi di piante palustri sepolte ed ispessite , le quali colà vivevano in antico , e prima che per nuove terre tra- sportatevi dalle acque torbide dei nostri torrenti , restassero quelle interite e decomposte. Il quale dan- no , dice r autore , non solo si manifesta alla salute dei villici, perchè pure malamente si presta alla cot- tura dei legumi e degli altri cibi, ma sibbene alcune volte con danno degli stessi bovini ed altri animali domestici , sicché al sopravenire di qualche lieve morbo epizootico , gli animali di quelle località sono maggiormente presi ed aggravati degli altri posti ove esistono buone acque potabili; e perciò anche per questo lato verificarsi maggiore il danno a quegli abitatori, già per se stessi depauperati dalle frequenti indisposizioni e malsanie. Quindi volendo migliorare in quei luoghi la importantissima condizione igienica, doversi dare, per quanto sia possibile, un migliore scolo alle terre che in oggi rimangono coperte dalle acque, non che impedire le umide culture in quelle località che in oggi fossero suscettibili di altre col- tivazioni; poscia studiare i più economici e conve- nienti mezzi di provvedere quei villici , e quei be- stiami di buone acque potabili. Ciò detto 1' autore si ferma principalmente sopra tre maniere eh' egli crede colà di più facile eseguimento e cioè : 1. La conduzione di acque pure e salubri dalle scaturigini naturali dove sgorgano perenni ed ab- bondanti. 2. Il perforamento di pozzi volgarmente delti ar- tesiani o modonesi. 3. La costruzione di ampie e bene ideate cisterne con acconci espurgatori. 328 APPENDICE Alla prima maniera potrebbero in oggi prestare non lieve soccorso e facilitazione, il basso prezzo al quale sono pervenuti i tubi di ghisa o di ferro fuso , ottimissimi a conduttare e diramare in quelle loca- lità (che fortunatamente non sono molte) le buone acque potabili dei Comuni posti ad un livello su- periore , senza ricorrere alla vistosissima spesa de- gli antichi acquedotti romani, dei quali Bologna ne serba pure le traccie per nove miglia, in quello che col nome di Mario si appella. In quanto al secondo progetto , 1' autore è di parere, potersi esso ancora porre in opera con sicuro profitto, giacche alcuni antichi pozzi perforati in vari comuni bolognesi , ed in oggi pure utilissimi agli a- bitatori di quelle località; dimostrano la possibilità e facilità di potersi fra noi ottenere perenni acque potabili salienti ; le quali pratiche furono già da po- chi anni poste di nuovo in uso dal Sig. Conte Bian- concini alla Fantuzza, con deciso vantaggio dei vil- lici che abitano quei dintorni. Intorno poi alla costruzione di bene adatte ci- sterne, furono i migliori metodi cosi appieno sugge- riti dal Ch. Prof. Sgarzi, in un suo lavoro sulle acque potabili di Bologna, da permettere in oggi di semplicemente ricordarli. Per ultimo espone un voto affinchè i membri della Società Agraria si facciano premura di eccitare quei proprietari, ed essi ancora intraprendano pei pri- mi qualcheduna delle utili pratiche da lui ricordate, talché r utile loro sia congiunto al benessere ed alla salute dei villici che da essi dipendono, o dei be- stiami che gli appartengono. (continua) Paolo Predieri Vice-Segretario. APPENDICE 329 AVVERTIMENTI m MODO DI MIGLIORARE lA RAZZA OVINA DEL SIG. RAFFAELE MENZANI Letto (dia Dejmtazione Sezionale di Loiano , nella tornata delti 21 Gennaio 1851. Egli è evidente che all' Agricoltura va unito il Bestia- me, e che questo è fonte perenne di immensi vantaggi. Le pecore in ispecie per i nostri monti sono quelle che ne somministrerebbero i maggiori, se venissero tolti i difetti che a mio parere meritano seria osservazione, e che in rozzo stile io mi farò a indicare brevemente. Molli scrittori ci attestano come in Italia gli antichi riguardavano questo animale come prezioso pei tanti utili che ne ritraevano , e come bella ed estesa ne fosse la raz- za, per le incessanti cure che vi prodigavano. Limitandoci ad osservare le sole pecore della Montagna Bolognese, in oggi però si è costretti ad attestare tutto all'opposto, degra- dandosi notabilmente la razza, e restringendone il numero. Io sono d'avviso che ciò provvenga dalla poca cura che vi si appresta, non che dal tristo e scarso alimento che vi si somministra; che se facciasi il confronto fra pecore meglio curate, con altre trascurate affatto, l'occhio pel primo ne scorge la differenza, ed il calcolo vi prova tante volte, che il reddito annuo se non maggiore, è eguale al capitale, senza affatto calcolarne l'utilità che il loro con- cime produce. Che tale bestiame sia pessimamente custo- dito, ognuno il può da se stesso -verificare, osservando che generalmente le stalle destinale alle pecore, sono mal tenute ed insalubri, aventi l'apparenza di sozze caverne, N. Ann. Se. Natur. Serie IH. Tomo 5. 22 330 APPENDICE ove le fetide esalazioni reprimono il respiro a chi per poco vi si tralliene; le pareli rozze e sconnesse, fra i cui meati vi annidano i sorci ed i rettili; il suolo ineguale, privo di selciato, e per natura imbevuto di acque sotterranee, o che dall'esterno vi filtrano; vari ed irregolari pertugi che fan- no l'ufficio di finestre nella enorme grossezza dei muri, e che per mala costruzione meglio servono a condultare l'acqua pluviale nella stalla medesima ; si vedranno pure le pecore nuotare nel fango per mancanza di letto , oppure si troverà il letto oltreraodo macerato e fetente. Da tutto ciò potrebbe l'osservatore ritenere, che tali ambienti piultoslochè a custodire gli animali , sieno invece destinati a troncar loro la vita. Il metodo poi di alimentare le pecore è riprovevole assai , e questa parte molto importante viene affidata a fan- ciulli od a persone inesperte. Si guidano al pascolo in qualunque ora della giornata senza aver riguardo alla qua- lità del pascolo stesso, se umido od asciutto, se sano o malsano. Non si ha la previdenza di preparare i foraggi nella dovuta quantità per l'inverno, di modo che se per la stagione si è costretti a tener rinserralo il gregge per lungo tempo, il foraggio destinato per due mesi, servir deve per tre, uè si ha cura di ricorrere ad altri mezzi, governandole infine col solo vincilio, per le quali cose tutte si riducono le pecore in uno slato deplorabile. Da tale precisa descrizione sullo stato attuale delle pecore, si scorge la necessità di porvi istantaneo rimedio, e quindi occorre che i Possidenti diano mano alla bel- l'opera colla massima energia. Io sarei d'avviso convenga per prima cosa provvedersi di Montoni Spagnoli, i quali colla finezza delle loro lane miglioreranno la qualità delle nostre, ben inteso che si abbia la precauzione di accoppiarvi pecore sane e robuste, scartando affatto le affette e malsane. Ciò solo non basta per averne un buon esito , giacché APPENDICE 331 v'hanno Possidenti che si providero di Montoni Spagnoli , ma che per avere trascurato di somministrare al gregge un perfetto alimento, niun miglioramento ne ottennero (1). Conviene perciò aver cura che i foraggi sieno di per- fetta qualità, non essendo atto il Vincilio da se solo a nu- trirle; conviene provvederle di fieno, biade, e beveroni, non mancando ancora di somministrar loro quotidianamente una regolare e proporzionata quantità di sale, sia che venga sciolto nei beveroni stessi , o mescolato alle biade od a- sperso nei foraggi. Aver cura inoltre che i pascoli desti- nati alle pecore sieno sani ed asciutti , e specialmente che non sieno bagnati dalla rugiada, più d'ogni altra cosa nociva, per cui si rende necessario affidare il gregge a persone istruite in proposito. Non si tralasci di ridurre gli ambienti destinati per stalle, se non a perfezione, almeno asciutti e salubri; al quale scopo ove non si avesse asciutto per natura il suolo, sarebbe bene praticarvi qualche chiavica coperta, indi sel- ciare il pavimento. Intonacare le pareli per un'altezza al- meno di tre piedi ; converrebbe che gli ambienti fossero alti e le finestre spaziose, l'una opposta all'altra, accio- chè la ventilazione si rendesse frequente; nella stagione estiva non tener chiuso l'ingresso, essendo a questo ani- male assai nocivo il caldo , e quasi nullo il freddo. Gli sia mantenuta costantemente l'acqua in apposito Trogolo acciò possa spesso il gregge abbeverarsi, e questo sia tenuto alla dovuta altezza perchè nell'acqua non vi s'im- merga sterco. Sarebbe bene ancora impiantare all'intorno rastelliere semplici, acciocché i semi ed i tritumi del foraggio cadendo, non s'avvolgano fra la lana delle pe- (1) Per conoscere le altre cagioni, che olire l'anzidetta, im- pedirono il buon effetto della introduzione dei 3Iontoni spagnuoli, si potranno leggere le due Memorie del Predieri inserite nel Voi. VI. della Società Agraria, e precisamente le pag. 133 e 134, (I Compilatori) 332 APPENDICE core; e perchè questi non vadano dispersi, converebbe, sotto le raslelliere costruirvi le mangiatoie; le quali in pari tempo servirebbero per distribuire loro le biade, la crusca, le radiche ecc. In tal modo si potrebbero gover- nare nell'interno delie stalle ; locchè è conveniente non solo nella stagione invernale, ma bensì anche in quei giorni piovosi ed umidi, nei quali si ritengono nocivi i pascoli. Non è bene il pulire spesso la stalla, e ne ciò ritar- dare di troppo, al qual uopo io ritengo ciò debbasi effet- tuare ogni quindici giorni insieme al rinnovare il letto. + Scartate od esitate altrove le pecore che non danno speranza di perfezionamento, sarà meglio per qualche tem- po tenerne un ristretto numero, ma perfetto, essendosi sempre in tempo di aumentarlo colla discendenza perfe- zionata. Aumentandosi il numero di queste, può ognuno trar profitto dai ripali erbosi, dalle cavedagne, dai prati abbandonali di poco prodotto, considerati pascoli, e così destinarli al solo mantenimento delle pecore. L'epoca op- portuna all'accoppiamento si ritenga l'Ottobre, cosicché figliando a capo di cinque mesi si avranno gli agnelli in Marzo. Nati gli Agnelli, si allevino soltanto quelli che per la finezza della lana s'accostano a quella del padre, né si lascino poppare più di cinque mesi. Nell'inverno in ispe- cie si aumenti la dose, e la sostanza ai beveroni salali, fa- cendo uso di piante leguminose, e ne verranno alla luce agnelli più robusti. In tal modo governale e custodite, si ha anche la certezza di tenerle lontane dalle malattie alle quali comunemente vanno soggette, ed in ispecial modo dalla così detta marciala. Tali cure son certo verranno compensate dall' au- mento del reddito, e dalla compiacenza di avere miglio- rala la razza pecorina, scopo lodevole, e come dissi uti- lissimo. Menzami Raffaele. APPENDICE 333 DEI MODI ONDE PROVVEDERE AL MIGLIORIMENTO DEL BESTIAME CHE SERVE ALLA NOSTRA AGRICOLTURA. letta nella tornata della Deputazione Sezionale agraria di Castiglione del i.° Aprile 1851. DAL DIRETTORE FRANCESCO CASSARINl Signori La benemerita ed illustre Società Agraria della nostra Provincia, la qnale per tulle maniere promuove ed inco- raggia l'agricoltura, prima e vera sorgente di ricchezze pei popoli d'Italia essenzialmente agricoli, ha rivolti, co- m'era naturale, i suoi studi anche al bestiame, ed ha ri- chiesto a noi pure il nostro avviso, intorno aj modi di mi- gliorarne le razze , secondo vi feci palese. 11 subielto se deve stare a cuore a lutti gli agricoltori, molto più lo deve a quelli del monte, che soltanto mercè la pastorizia ri- traggono un frutto dalla non ubertosa loro possidenza , ed è perciò che io, adempiendo anche il vostro desiderio, oggi vi inlratlerò su questo argomento col maggior buon volere sebbene con poca , anzi nessuna dottrina. Incominciando dalla specie piti importante, cioè dalla ' bovina dirò, che i pregi principali -di questa, relativamente ì ai nostri luoghi, sono la rob-j^tezza, la mezzana corpo- ratura, e la eleganza delle forme, pregi che si verificano generalmente negli individui onde sono fornite le nostre 334 APPENDICE campagne; per Io che sii questo proposito io devo ren- dere, siccome rendo, ai nostri agricoltori un giusto tri- buto di lode : così potessi renderlo a loro anche nel ri- manente! Dicendo che i nostri bestiami bovini, generalmente parlando , uniscono questi pregi , non ho inteso di esclu- dere che ve ne siano dei mediocri, ed anche degl' infimi, che troppi ve ne sono. Eppure percorriamo i mercati e vedremo le ricerche e le contrattazioni cadere su tutti e- gualmente, e forse più sui mediocri e gl'infimi, che sui migliori! Questo, che a prima vista si chiamerebbe fenomeno, e che noi vediamo accadere in lutti gli umani commerci è, a parer mio, una conseguenza necessaria del sistema sociale, in cui altri sono provisti di larghe, altri di mez- zane, altri di meschine fortune; i primi che possono im- piegare un più ricco capitale è evidente (limitandomi al mio subietto) che si rivolgeranno ai bestiami migliori, don- de avranno anche un più ricco profitto; i secondi ai me- diocri, e così via via; della qual cosa, per sé già mani- festa , ognuno può avere una prova indubitata con una semplice osservazione di fatti materiali. — Chi dunque tendesse a voler lutto egualmente buono, lutto egualmente bello, se io non m'inganno, farebbe quasi bordone a certe dottrine, non so se più pazze che perverse, le quali pur- troppo serpeggiano fra gli uomini. Laonde in questa ma- teria fa d'uopo star ben guardinghi per non essere affa- scinati dal bagliore di vane utopie, e non lasciarsi indurre indirettamente, o a precludere la via all'impiego dei pic- coli capitali, 0 a recare degl'inopportuni impacci alla in- dustria che sempre tornano in danno di essa. Io trovo inoltre che per formare un retto giudizio in proposito conviene eziandio por mente alla posizione to- pografica della nostra Provincia, che trovandosi al conlatto può dirsi di tre esteri Stati esercita cogli abitanti di questi, APPENDICE 335 continui scambi , specialmente del bestiame di cui si par- la, per causa dei quali forse potrebbero ridursi a nulla ^ 0 a ben poco gli effetti di ogni benché energico e vigoroso provedimento. E qui tolga Iddio che io dubiti solamente che si voglia pensare a togliere o diminuire simili scambi con qualche misura di protezione (per servirmi della pa- rola del giorno) più alta di quella già in vigore. Senza di che io domando agli agricoltori: il deterio- ramento del bestiame bovino presso di noi procede dalla razza, o piuttosto da mala cura che se ne abbia? Alla quale domanda non è difficile la risposta per chi abbia visti , ed abbia continuamente sotto gli occhi esempi di animali, che superbi per bellezza, forza, e gioventù tolti dalle mani di uno, e venuti in quelle di un altro colono perdono quasi ad un tratto i loro pregi, e addivengono non altro che miseri carcami j e di altri per lo contrario I che di infimi che sono, mutata stalla; a mano a mano rinvigoriscono, e mostrano da ultimo una bellezza che niuno, se non intelligentissimo, avrebbe in loro sospettala. Forse taluno considerando quanto possano adunque influire le cure del colono al miglioramento del bestiame, potrebbe pensare a stimolare , e ad accrescere queste cure con qualche pubblico premio, come si è praticato altrove: nel quale pensiero io non saprei convenire, perchè siffatti premii, che toccano sempre ai più arditi, ai più destri, non sono che trista sorgente di maldicenze, d'invidie, e di odii. Il maggior premio, lo stimolo maggiore a far prosperare il proprio bestiame, è l'utile, il guadagno che se ne ricava; e quel colono che vede l'altro industre e diligente condurre la vita con tutti quegli agi che si addicono alla sua condizione, e sente se stesso circondato da squallore e da debili, e non è spinto dalla smania di procacciarsi un ben essere eguale, non si coramoverà cer- tamente in vedere il suo vicino donato di un premio, e sì conforterà guardando che infiniti altri ne sono privi sì pari di lui. 336 APPENDICE Chi concludesse da lutto questo, che io disapprovo ogni tentativo per procurare un miglioramento s'inganne- rebbe a partito. Io ho mostrati i pericoli che s'incontre- rebbero volendo portare la cosa tropp' oltre, affinchè non si adoperino mezzi soverchiamente coercitivi, che invece di togliere il piccolo male lo farebbero inciprignire; ho voluto mostrare la insufficienza di altri provvedimenti;, già posti in opera senza prò, affinchè non si disperda in essi il denaro, che si potrebbe altrimenti usare con vantaggio maggiore: ora eccomi a dire quello che nella mia dappo- chezza penso eseguibile e conveniente in proposito. Secondo gl'insegnamenti di celebri zoojatri, che ho visti confermali da una lunga esperienza, io tengo che le bestie ritraggono principalmente dal padre o la beltà, o i diffelti^ e che perciò ai soli maschi da razza debbano limitarsi i provedimenli e le cure. Ciò premesso general- mente, e venendo alla specie bovina io vorrei che per te- nere lori di razza, fosse necessario la licenza del magistra- to Municipale; che questi fosse obbligato a concederla quando gli animali fossero bastevolmente adalli all'uopo; che per accertarsi di ciò egli dovesse rivolgersi alla locale Deputazione Agraria; e finalmente che questa licenza avesse a rinnovarsi colle slesse guaranligie ogni anno almeno , punite le contravenzioni e le frodi con una pena pecunia- ria alquanto superiore all'utile che prosumibilmente po- trebbe ritrarsi violando la legge. Per questa guisa ^ se la mia opinione non mi fa travedere, mentre è lasciata libera la industria, libera la concorrenza, si allontana il pericolo che alcuni, siccome sogliono, tirino un disonesto partito 0 dalla bonarietà dei coloni, o dalla difficoltà di condurre le femmine altrove, specialmente nei luoghi alpestri sic- come i nostri. Dalla specie bovina passo a discorrere di quella de' ca- valli ; ma se per la prima io dissi parole di meritalo en- comio ai nostri agricoltori, per la seconda mi è forza APPENDICE 337 muovere biasimi e rimproveri. Questo nobile e generoso ani- male, che fido compagno dell'uomo divide con luì le fa- tiche e i pericoli, è presso noi cosi degradato « che non )) si sa (per servirmi delle parole di un dotto e spiritoso w scrittore) se appartenga alla specie del cavallo, o piul- M tosto ad una qualche varietà di mostri». E qual mera- viglia se la sua propagazione (opera spesse volte di un fortuito incontro nei pascoli) è dovuta a un deforme ron- zino che mal si regge su i piedi? Se le cavalle durante la loro pregnanza, non di rado ignorata^ sono mal go- vernate, e sopracaricate di fatiche da un contadino indi- screto? E noi usati a non ricavare alcun frutto da questo ramo importante della pastorizia, seguendo riprovevolmente la corrente abbiamo lasciati consumare tanti e tanti forag- gi a questa razza degenere senza tentare un passo per mi- gliorarla, sebbene vi ci invitassero i pascoli spaziosi, le vaste boscaglie, e i felici successi di altri luoghi montani: or come por fine alla vergognosa inerzia? Su questo proposito molli hanno scritto in Italia, e fuori, ma per lo pili collo scopo di mostrare ai governi come avrebbero potuto avere dai propri slati cavalli neces- sarii alle armate, non già con quello di favorire diretta- mente la privata industria, e quindi hanno proposti mezzi così smodatamente dispendiosi che solo ad una slato pos- sano convenire, e che perciò io farei opera perduta a qui enumerare. Il provedimento che ho proposto di sopra per la spe- cie buina non sarebbe acconcio e sufficiente per quella de' cavalli. Di fatto posto l'obbligo della licenza comunale per tenere tori da razza, si ha la certezza che la propagazione avverrà soltanto per mezzo degli animali giudicati idonei, non essendovi alcuno che tenga dei tori per servirsene ad altro uso; laddove per lo contrario essendo i cavalli interi comunemente usati al pari degli altri, anzi dai vetturali preferiti per ragione di minor prezzo , e maggiore robu- 338 APPENDICE stezza, posto anche l'obbligo della licenza comnnale per tenere stalloni nulla di più facile, nulla di più probabile che 0 per caso,o per volontà dei padroni la propagazione succeda anche mediante altri animali. Il volere poi impe- dito generalmente l'uso dei cavalli interi sarebbe pretesa esorbitante ed improvida. Oltre di ciò se può proibirsi l'uso de' tori non atti a servire per razza senza timore, e senza dubbio che ne se- gua un assoluta mancanza , stantechè il generale bisogno presenta un sicuro guadagno, e stante la non grande dif- ferenza di prezzo da un toro meno buono ad un buono, questo timore e questo dubbio si convertono in certezza ri- spetto ai cavalli, e per la enorme differenza di prezzo che passa da un tristo ronzino ad un buono stallone, e perchè non è sperabile di ritrarre ad un tratto un guadagno pro- porzionato da genti incallite in un errore, tanto più che potrebbero facilmente provedere in altro modo al loro bi- sogno, come ho mostralo di sopra. Dunque non basta vie- tare l'uso di cattivi stalloni, ma fa mestieri apprestare con ogni agio l'uso dei buoni. Per le quali considerazioni io conchiudo primiera- mente, che mentre dovrebbe lasciarsi libero l'uso de' ca- valli interi, dovrebbesi però impedire, colla sanzione di una multa non grave, di servirsene per monta, e di man- darli sui beni comunali ove i comunisti abbiano il jus pas- cendi, o nei beni privati soggetti a tale mutua servitù: secondariamente che le Comuni componenti un governo (parlo sempre pei nostri luoghi) dovessero provedere uu generoso stallone adallato al monte, e farne dono ad un possidente, il quale si obbligasse di mantenere la razza per un tempo determinalo, che a mio avviso non potrebbe es- sere minore di 15 anni, ad uso esclusivo dei Comunisti, e fissato nella misura più mite il prezzo d'ogni montatura. Il qual possidente dovrebbe essere tale da presentare tutte la guarentigie per l'adempimento degli obblighi che assu- APPENDICE 339 raerebbe. Passato quel lerapo , e vistosi col fatto quali van- taggi si hanno anche dalla specie cavallina, la privala in- dustria saprà da per se procacciarseli per l' avvenire, sen- z* altro bisogno di divieti o di stimoli. Resta a parlare dei maiali e delle pecore, ma pare a me che né per gli uni né per le altre sia da porre in- nanzi alcun provedimento. Non per i primi perchè ormai è generalizzata fra noi la razza del Valdarno, razza bella e feconda forse non inferiore ad alcuna; non per le se- conde perchè la mortalità cui vanno soggette sì di fre- quente, e che ora pur la distrugge, non deriva già dalla razza, ma dal mal governo che ne hanno i coloni, dagli insalubri pascoli a cui consideratamente le satollano; ed anche i pochi felici successi dei tentativi fatti nella vicina Toscana mi dissuadono da sostituire una nuova razza al- l'indigena. Eccovi detta la mia povera opinione sul grave, e dif- fìcile subietto; voi tenetela in quel conto che nella vostra saviezza vi parrà meritare. INTORNO All' USO DEI SAIE MARINO PEI BESTIAME A confermare l'importanza, e la utilità del sale ma- rino nel mantenimento del bestiame saggiamente esposta dal dotto ed arguto Sig. Doli. Gio. Orlandi redattore del Propagatore Agricola in Bologna nel quaderno di Gennaio e Maggio del passato anno 1851, e messa in pratica da vario tempo dal valente agronomo Sig. March. Doli. Luigi Da Via Autore di non pociie memorie agrarie credo poter rispondere col rinomato Rozier al dubbio iasotlo , se l' uso 340 APPENDICE del sale pel bestiame sìa o no vantaggioso , che la na- tura la quale in ogni cosa dovrebbe consultarsi, decise ogni questione. Niuno ignora, che concesse agli animali un sentimento, che gli spinge al bene, e gli allontana dal male, arcano nella sua essenza, e manifestissimo nei suoi effetti , appellalo dal volgo Istinto da Ippocrale , principio impellente. Ed in vero noi non conosciamo animale il quale non abbia un gusto positivo pel sale marino (cloruro di sodio) (1), e pel salnitro (nitrato di potassa). I piccioni si vedono guadagnare dopo otto o dieci miglia di tragitto i lidi del mare, e cercare tra gli scogli il sale, che vi si attacca. Le pecore, e gli altri ruminanti si vedono avida- mente leccare le efflorescenze sulle pietre, e sui muri delle stalle, dove formasi il vero sai nitro, e ciò per dar tuono al loro stomaco, ristorare l'azione degli organi digestivi, e riaversi dalla tristezza. I selvaggi si servono del sale per sorprendere gli animali alla caccia, e col favore di quest'esca li fanno ritornare dai boschi, e si perviene a farsi amare, e seguire da essi. Ed essendo il tutto provato dai falli, e dalle quotidiane esperienze, come si potrà dire il sale è nocivo, il sale è inutile al bestiame? L'eccesso sarà nocivo, dannosa essendo l'abbondanza, ben ravvisando con Hartmann, che se venga usato in gran copia irrita. (1) Questo sale assai comune in natura trovasi in istato nativo , e anidro ( sai gemma ) contenente quando è puro 39,66 di sodio, e 60,34 di cloro in masse considerevoli o miniere, in tutta l'Europa ( Journ. de pharmac. V. 502^; in Siberia ( Pallas Voyage ì. 368 ) sotterra , e costituente certe montagne, come in Ispagna (a t6 leghe da Barcellona) ove se ne vede una alta 500 piedi, e della circonferenza di tre miglia ( Bibliot. brilt. Vili. 351 ) e trovasi del pari in soluzione in quasi tutte le acque sorgive , a quelle di varj laghi, che per esso diconsi salsi, e finalmente nelle acque del mare, ove abbonda. APPENDICE 341 inaridisce, produce la sele maggiore, e gli altri mali pro- venienti dall'abuso dei sali composti. Ma fra l'eccesso ed il necessario vi deve essere una linea d'intervallo, che l'animale più sobrio dell'uomo rare volle oltrepassa. Risulta inoltre da ripetute osservazioni, che molto bestiame bovino, o pecorino nelle spianale di Lombardia, e nelle vaste campagne romane nelle stagioni di primavera, e di autunno molto umide e fredde in seguito di continue piogge si perde per timpanite generata dallo sviluppo di molta aria nei ventricoli , sicché percossa la regione ven- trale vi suona come il tamburo. La cagione di questa ma- lattia è il cibo di soverchia quantità di medica (1), o di trifoglio (2) di fresco tagliato, o di altra erba rugiadosa, e bagnata. E da questo forse potrebbe trarsi per leggiltimo corollario che l'erba medica, che il trifoglio sia nocivo, sia inutile al bestiame? No certamente. Poiché non si po- trà mai ricavare dai mali provenienti dall'abuso alcuna sentenza contro il buon uso. È dunque il troppo nutri- mento, è l'eccesso cioè la quantità, che gli produce la morie se l'animale non è prontamente soccorso coi rime- dj atti ad assorbire il gas acido carbonico, ossia l'aria, che si sviluppa dagli alimenti mangiali , come sono l'acqua di calce, la soluzione di sapone e potassa, l'ammoniaca, e la magnesia, ecc. ecc. e coli' eseguire immediatamente (allorché siensi mostrate innlili le su indicale sostanze me- dicamentose) previa l'incisione della pelle la puntura nel centro del lato sinistro col noto istrumento chirurgico det- te trequarti- (1) Erba medica, o erba spagna Medicago-sativa. (2) Tre sono i trifogli comunen\finte coltivati \P il tri- foglio "pratajolo tiifolium praleiise 3 2.*^ «7 trifoglio bianco, ò ladino , trifolium repensj 3.° «7 trifoglio pesarone, tri» fòlium incarnatum. 342 APPENDICE Prima intanto di ammioistrare il sale al bestiame sarà bene osservare la natura dei pascoli e la qualità delle sta- gioni. Imperocché non sarà necessario darlo a quelle pe- core, le quali stanno in luoghi ove nella state non sortono mai dalle stalle se non si è del tutto dissipata la rugia- da e la nebbia. L'erba corta ma molto nutritiva di alcuni paesi suole essere per se stessa abbastanza secca senza cercare di aumentare la sete col sale. Sarà inutile apprestarlo al bestiame che soggiorna nei terreni prossimi al mare, e per l'estensione di cinque o sei miglia da' suoi lidi, poi- ché i venti marini trascinano seco una sufficiente quantità di parti saline, e le depongono sulle piante. Gioverà somministrarlo al bestiame nelle stagioni pio- vose sia di primavera, sia di autunno, sia d'inverno umi- do, e sarebbe un' operare in ragione inversa dei proprj interessi risparmiare il sale ai buoi e vacche, le quali vi- vono, e popolano luoghi pantanosi ed un opporsi senza forti cagioni o fatti , alla nota regola, che quanto più V erba è internamente acquosa, quanto pia il terreno del pascolo è umido, tanto più è necessario il sale ai bestiami. Per le medesime ragionisi vedrà indispensabile l'uso del sale nei paesi settentrionali, dove le pioggie sono con- tinue, ed il caldo è moderalo, consideralo come sostanza tonica per rinforzare cioè le fibre dello stomaco troppo rilassato da un nutrimento acquoso, ed in vista delle altre sue particolari qualità che andrò sommariamente ad espor- re, poiché il sale marino dissipa la sovrabbondanza della umidità, eccita l'appetito, e previene quelle malattie il principio delle quali riconosce per causa il rilassamento, e la cattiva digestione. Difalti Hartmann intorno all'uso del sale marino ci scrisse « usato moderatamente aiuta la )) soluzione dei cibi nel ventricolo w e soggiunse « né può ì) essere probabile che l'uso universale di esso nella so- » cietà sia stalo introdotto senza una guida d'istinto, w Né APPENDICE 343 lacerò quanto sul medesimo oggetto ci pubblicarono Morat e Derlens nel Dizionario universale di Materia Medica e Terapeutica generale mentre alla pagina 1004 art. sodio, il sale marino stimola blandamente gli organi digestivi, eccita l'appetito, agevola la digestione, ed è un bisogno imperioso per la più gran parte degli uomini. Il suo uso è salutare ai bestiami. Sembra preservare i montoni dalla cangrena prodotta dalle idatidi (Faune des med. 1. 156. Ran. cit. da I. F. Gmelin appar. medici. 85) ed altrove, dato io dose purgativa (mezz'oncia ad una in soluzione) irrita più dei sali neutri, eccita calore, sete, e può provocare il vomito, e senza quest'ultima avvertenza potrebbe senza dubbio in dose troppo forte cagionare una sorte di avve- lenamento. Pel cavallo è un veleno dato alla dose di due 0 tre libbre (Journ. de med. di Leroux XIX. 150. ). Venne pure osservato, scrisse il Gera nell'Igiene degli animali, che alcune pecore, ed animali bovini affetti da morbo na- scosto ricorrendo al sale furono felicemente risanali , e si effettuò in un modo ammirabile l'ingrasso. Il Sig. Grognier Professore di Veterinaria in Parigi nel suo corso d'Igiene Veterinaria (1837) dopo avere con savio criterio mostrato quanto gli erbivori tutti appetiscono singolarmente il sale, ne descrive i vantaggi, che dall'uso di questo ne ritrae il loro fisico, e la loro economia. Infatti fa conoscere, che le vacche lattatole, cioè da frutto, dietro la somministra- zione del sale, o solo, o disciolto nell'acqua con crusca di frumento, o unito al foraggio producono un latte più abbondante, più ricco di burro, e di parte caseosa (1); che le medesime sono meno soggette ad asteniche infermila, le (() Se al cibo, scrisse il Chiolini, che alle vacche si dà aggiungasi un poco di sale, il latte riesce più denso, e sa- porito. Il trifoglio, la medica, e la veccia falciata favori' stono V abbondanza del latte più di tutte le altre erbe. 344 APPENDICE quali presso di loro sodo le più frequenti, che i prodotti di queste sono molto più vigorosi, che i buoi da lavoro col sale aumentano le forze benché parcamente nutriti; che i tori sono più ardenti , e più fecondi nella riproduzione della specie, locchè viene confermato dal lodato Dott. Gera nell'opera citata, ove dice che, viene somministrato il sale ai maschi prima di fare montare, e quando il loro temperamento s'indebolisce, fortificando cotesta sostanza la loro costruzione, che la forza ed il vigore del cavallo sono aumentati; che la riuscita del puledro e più sicura, e ciò risulta dalle osservazioni fatte in Inghilterra e negli Stali Uniti ; che i montoni sono preservati da quella ma- lattia conosciuta sotto il nome di cachessia acquosa, di raarciaia 0 bisciola delta anco putredine (dai francesi powr- riture) o malattia dei lumachini. Difalli l'aceto, ed il sale marino, scrisse il eh. Metaxà al §. 249 vanlansi come pre- servativi della cachessia acquosa (l) la quale però di rado si osserva nelle gregge , che pascolano le spiagge del mare , ove si nutrono di erbe salate. Tale regime conviene alla specie ovina più di qualunque altra specie quando parti- colarmenle trovasi esposta alle dense nebbie, ed agli effluvi paludosi, ad un vitto poco salubre, e che alloggia in stalle umide insalubri, e poco aereale; che i majali oltre all'in- grossarsi più sollecitamente e completamenie sono preser- vati dalla raalallia detta gragnuola o ponicatura ; che pre- serva tutte le allre specie di animali domestici dalle affe- zioni verminose, da debolezze, da cachesie o dimagra- menti, ai quali potessero essere soggetti in tempi di raa- ( t ) Mentre il Sig. Bassi asserisce che il solfo , e la ean- fora sono i due soli rimedii, cui ha conosciuto efficaci contro la cachessia acquosa, conchiudono i Signori Doti. Chiolini e Moretti che il sai marino ed il nitro dovrebbero a giudizio loro essere di singolare vantaggio. APPENDICE 345 lattie gravi ed epizootiche ^ che infine il pollame, i pic- cioni, e gli uccelli, non escluse le api (I) insetti tanto utili nella economia rurale, godono miglior stato di sa- lute, sono più fecondi, ed ingrassano più facilmente fa- cendo uso discreto del sale. Inoltre particolari circostanze avendomi posto nel caso di osservare, che le malattie degli animali erano più fre- quenti nei paesi dove l'uso del sale era ignoto, che negli altri, e che quanto più a questi si amministrava tanto meno erano affetti da malattie gravi , contagiose ed epizootiche; ed avendo dal 1845-50 tenuto varie vacche mucche posso accertare in detto spazio di tempo non aver avuto perdita alcuna per avere indistintamente apprestalo un giorno si ed uno no un'oncia e mezza di sale marino in una secchia di acqua pura con crusca di frumento e ciò in seguito di studj fatti nei decorsi anni nei trattati di Agraria e di Igiene Veterinaria , anzi averne rilevato , che quei capi i } quali si riprendeano perchè dati ad altri per concessioni tem- 1 porarie, tuttoché scaduti e deteriorati, dopo due mesi circa di 1 continuala somministrazione salina lentamente ingrassavano ed emettevano da vari punti della pelle i così detti tarli, non I ommesse però le altre cose, le quali assicurano al bestiame una esistenza vigorosa, e lunga vita, cioè farli ogni giorno strigliare , strofinare , lavare gli occhi , pulire le unghie noe tenerli troppo chiusi nell'inverno, ed obbligarli a mo- derato esercizio ecc. ecc. (1) Nel i.^ quaderno del Propa^itore Agricola di Bolo- gna iS5i, leggesi « Le api che nelle primavere umide e fred- de per causa di frequenti pioggie soffrono dissenterie prodotte dai cibi raccolti sui fiori bagnati ed itvvizziti sono da que- sta malattia preservate allorché possono usare di una solu- zione di buon sale comune in acqua tiepida che in opportuni vasi sia collocata vicino agli alveari. K. Ann. Se. Natur. Serib IH. Tomo 5. 23 346 APPENDICE Enumerali i vantaggi del sale nella economia del be^ etiame, e conosciuto formare una parte necessaria alia nutrizione, e conservazione dei medesimi sarà d'uopo os- servare il modo di aDjministrarlo, e la sua dose. Tre sono difatti le maniere di amministrare il sale al bestiame; 1.° solo; 2.° misto al foraggio; 3.° stemprato nella loro be- vanda: quest'ultimo metodo potrebbe produrre sinistri in- convenienti, se non si avesse estrema riserva nell' usarlo, perchè l'animale assetato prenderebbe sale oltre misura; e quindi conviene, che l'acqua ne sia semplicemente con- dita, e non salata, specialmente quando è di una natura scipita, e pesante: un'oncia di sale basta per una secchia di acqua. Margaroli consiglia di aspergere i foraggi con acqua, in cui siaci disciolto del sale, o tenere dei pezzi di sai gemma nelle mangiatoje, oppure fare un pastone contuso della marna con calce, o con gesso, a cui si unisce del sale in forte proporzione, e se ne fanno dei pezzi co- me mattoni che si pongono presso le mangiatoje in modo che gli animali possano prenderne leccandone prima e dopo il pasto. Mentre si amministra il sale al bestiame, con- viene osservare attentamente di tenere ogni animale sepa- rato dal vicino, poiché taluni mangiano più presto deg-li altri, e sovente accadrebbe che uno stesso animale man- giasse esso solo quasi due porzioni. Ciò si fa ancora per evitare che l'acqua salata, quando un'animale mangia le foglie dure, non vada a cadere sulla pelle del vicino. I buoi non cesserebbero di leccarsi a vicenda e colla lingua si porterebbero via il pelo, quale deglutito produrrebbe sinistri inconvenienti, come indigeribile dagli animali, ser- vendo così di base a formare quelle concrezioni chiamale egraeopoli, pallottole composte cioè di frantumi di piante indigeste, di molecole calcari, e di aglomerati dalle mu- cosità, che trovansi negli organi digestivi degli erbivori in ispecie, quali ho veduto conservali dal Sig. Cav. Mar-» garucci uomo di chiarissima fama pel molto sapere in si fatte materie. APPENDICE 347 li sale marino suole generalmente darsi dalia dose di once due alle Ire e più allorché si pone all'ingrasso. Secondo il Doti. Gera il marinum della quantità, che si può dare, è di un'oncia all' incirca per ciascun animale, e per gli altri in proporzione. In quanto alla quantità giu- sta il savio parere del lodato Sig. Orlandi (5.*^ quad. del Propag. Agricola di Maggio 1851) la misura da prendersi sarà quella che farà d'uopo per dare all'acqua un sapore sensibile e marcato di sale. Su ciò invito i lettori a consul- tare la dottissima memoria del Sig. Barrai sull'impiego del cloruro di sodio nell'economia animale pubblicata nel 1847 , nella quale si troveranno prescelte le dosi conve- nienti ad ogni specie di animale sia bovino, sia cavallino, sia suino, sia pecorino ecc. ecc. il 1. quaderno del Pro- pagatore Agricola di Bologna Gennaio 1851. ed il foglio 11. o e 12.odel Voi. IV. degli Annali della Società di Agri- coltura Toscana. È da notarsi ancora che il suddetto Sig. Grognier pub- blicò in Lione nel 1831 un'operetta nella quale dimostra i grandi vantaggi che si otterrebbero nel dare agli animali erbivori cibi cotti , e salati. La loro salute riacquisterebbe la spesa, che cagiona questo metodo, e verrebbe anco com- pensata dalla maggior quantità di latte, dalla miglior qua- lità della carne , e dalla maggior forza dei lavori ; di più si potrebbero porre a profitto nuove sostanze alimentarie, quali sarebbero i giunchi, la canna, la ginestra, il ranun- colo, ed altri vegetabili tigliosi, che crudi sono indigeri- bili. E qui cade opportuno riportare una osservazione, che leggesi nei fogli inglesi del 1764 assai utile per coloro che devono sovraintendere le coltivazioni nelle terre altrui^ e dirigere le faccende rurali, scarnano provvedere ai loro inieressi col trarre maggior profitto nelle terre proprie col più breve tempo, e colla minor spesa possibile. Un par- ticolare di America avea una considerevole quantità di fieno 348 APPENDICE guasto per le continue pioggie, e quasi imputridito nei campi. Ebbe la precauzione , quando ^o chiuse nel suo stato di siccità conveniente di far spargere del sale al primo strato: subito che questo ebbe sei pollici di fieno al di- sopra fece lo stesso, e così alternalivaraente di mano in mano formò un strato di foraggio, e di sale in piccola quantità fino a che tutto il fieno fu ammucchiato. Quando questo particolare cominciò a darlo al bestiame, questo vi si gettò sopra con un'avidità straordinaria, e lo preferì anco a quello, in cui non vi era sale, quantunque fosse di qua- lità eccellente. Esperienza che mentre merita di essere ri- petuta specialmente in quelle stagioni, dove le pioggie con- tinue fanno perdere quantità considerevoli di foraggi che potrebbero essere dagli animali consumati con questo me- todo, ci dà poi occasione di riconoscere nel sai marino un azione temperante, o correttiva, ed un potere, direi antisettico sui foraggi guasti , quale venne notato da Prin- gle, da Wedel, da Mustel ecc. Sembrami necessario di far qui osservare che anco il Sig. Godine Prof, nella scuola di Alfort nei suoi elementi d'Igiene Veterinaria (Parigi 1815) prescrive l'uso del sale per correggere i foraggi, che per qualunque siasi causa, abbiano perdute le loro buone qualità, ed il loro succo nutritivo, e che forse sarebbero dagli animali rifiutati, ed in caso diverso diverrebbero per essi causa predisponente di malattie. Il sale, scrisse Lessona nel suo trattato delle malattie perniciose dei bestiami (Mil. 1820) può contribuire moltissimo a correggere la cattiva qualità di fieno guasto, ed alterato, di cui se ne insaleggino gli strali, spargen- dovene sopra nella proporzione di una libbra per ogni cento libbre di fieno. Se il fieno non è stalo salato , sarà ben fatto di sciogliere una libbra di sale in una conca, o vaso qualunque di legno contenerne 5 o 6 secchi di acqua, ed immergervi il fieno prima di amministrarlo agli animali, 0 spruzzarlo con acqua salata mediante spugna, od altro. APPENDICE 549, Rifleltendo infine essere il sale un elemento dei più indispensabili al sangue dell'uomo e degli animali a cui umori fornisce la soda, della quale non possono a meno, ed al succo gastrico l'acido idroclorico indispensabile al compimento di una buona digestione, ed averne grande bisogno, anzi singolarmente appetirlo gli animali erbivori, del pari che ne ha bisogno l'uomo quanto piìi si acco- sta al loro modo di vivere, ed osservando che il be- stiame tutto mantenuto senza sale trovasi debole, predi- sposto a continue infermità, ha un sangue, che sovente s'ispessisce, e diventa nero come quello degli animali vec- chi; mentre all'opposto si osserverà sano, vigoroso, e ra- pidamente ingrassarsi quello col sale nutrito, ed alimen- tato, per cui ne verranno segnalati vantaggi al pubblico interesse, all' industria, al commercio somministrandoci oltre alla maggior copia di concimi, latte piti abbondante, più denso, ricco di burro , lana più fina, carni più saporite, più nutritive, aventi le buone qualità alimentarie ecc. ecc. si potrà conchiudere, dopo avere ben ponderate le esperienze e le osservazioni dei più distinti Agronomi, e trattatisti d'Igiene Veterinaria (dovendosi sempre l^sperienza prefe- rire a qualunque teoria) che l'avidità somma addimostrata dagli animali verso il sale marino l'istinto cioè, o il prin- cipio impellente ci fornì sicuro criterio onde provare quanto esso sia loro utile ed indispensabile. Ed è perciò che ter- mino il mio dire nella lusinga che questo lavoro, qualunque esso siasi, comprovante la utilità del sai marino nell'eco- nomia dei bestiami , e che avea fatto soltanto per mia istru- zione, e diletto non sia per riuscire inutile. Dott. Domenico L. Mazzanti. Consultore Veterinario della Sacra Consulta, 350 APPENDICE NOTIZIE DIVERSE le razze pfù pregevoli dei bestiami domestici. In due memorie da me Ielle nel decorso anno alla Società Agraria bolognese, ed ora dalia slessa pubblicale nel volume seslo,iofeci parola di alcune speciali ed utili razze di bestiami, le quali poiché vivono e crescono in Inghilterra, ed in allri esteri e lontani paesi, ove furono prodotte dalla diligenza di istruiti e diligenti allevatori, così non possono di leggieri venire osservale dai nostri campagnuoli e dai nostri proprietari, onde apprezzarne le belle ed utili qualità loro, a fin di inlrodurle presso noi, in quelle località, ove vi è meglio potrebbero prosperare, senza ledere anzi favorendone il vero tornaconto, por ne- cessario per mantenerle e conservarle definitivamente. Però avendone in quelle memorie fatta semplice menzione, è pure in oggi conveniente, che in queste pagine, apposi- tamente pubblicate per istruzione agraria, io mi estenda alcun poco, riportandone quelle ulteriori notizie ed av- vertenze sopra ciascheduna razza, le quali possano poi ser- vire a darne una sufficiente e chiara idea, additandone ad un tempo i pregi speciali di ciascheduna, non che le utili applicazioni agli usi e costumi di alcune di queste nostre contrade. A favorire poi la intelligenza dei lettori, mano roano che verrò descrivendo una razza pregevole sotto qualche rapporto, ho creduto di corredarne la descrizione col disegno in figura litografica, tolto da una opera pre- gevole inglese, per la quale oltreché quella non esiste APPENDICE 361 fra noi , si renderà un servigio non comune, diffondeodone con tal mezzo le cognizioni speciali relative, le quali colla vista della figura, pili che colla descrizione parlicolare dei caratteri, ponno comprendersi e ricordarsi. BUE DELLA RAZZA DI DURHA9I (vedi figura prima) Il Bue di questa razza presenta i seguenti special? caratteri pei quali facilmente si distingue. Pelo liscio e morbido, sopra pelle pieghevole e sottile; colore di nn rosso vivace, sfumato di un bianco puro. Talvolta è picchiet- tato e macchiato specialmente nella superior parte , essendo quasi bianco nel ventre. La testa, che è poggiata sopra un robusto e largo collo, è piccola, e si appunta molto verso il muso; ha le narici molto large; gli occhi molto spor- genti^ con uno sguardo benigno: corna arcate, piccole, li- scie e puntute; orecchie grandi ed elevale; petto largo, spalle piegate allo indietro; schiena orizzontale e piana fino all'origine della coda; lombi lunghi, larghi e ripie- ni; sopra gambe sottili, piuttosto corte. Vedute di dietro come davanti, le forme di questo gran bue, presentano una specre di quadratura, anziché tondeggiare come so- gliono in altre razze ; la slessa forma quadrilatera oblonga presenta pure questo ruminante, osservandolo da un bal- cone elevato. 11 peso cui suole pervenire si è libbre 2600 bolognesi in soli 40 mesi di età, mentre nei primi quat- tro mesi dopo la nascita, il vitello di frequente pesa già 400 libbre. Questo bue è docile, buon mangiatore, ma quando comincia il suo ingrassamento scema in lui note- volmente l'appetito, continuando con tulio ciò ad ingras- sare con prestezza. Il sapore della sua carne è mollo ap- prezzato dagl'inglesi, i quali la pongono innanzi nelle tavole più riputale dei ricchi, essendovi stimatissima. 362 APPENDICE Di questa razza ollenulasi nel decorso secolo, poiché merita una speciale considerazione, dirò brevemenle come si ottenne. Fu verso l'anno 1760 in che il famoso Bakewell co- minciò le maravigiiose sue esperienze sopra i bestiami. Questo allevatore è uno dei più grandi riformatori agricoli che abbia avuto l'Inghilterra. Semplice fittajolo della pro- vincia di Disley, nella contea di Leicester , imprese a cam- biare da capo a fondo le razze degli animali domestici sparse sul suolo della Gran Brettagna. Guardando da pri- ma la riforma sotto il punto di veduta della razza bovina, fece in guisa che gli individui colla medesima quantità di nutrimento potessero dare, comparativamente agli altri, mag- giore abbondanza di carne, nella quale la buona e scelta fosse poi proporzionatamente molto più rilevante, di quello che la carne di minor pregio, o di rifiuto. Bakewell pose in prima per principio che negli animali che si vogliono in- grassare, le parti intorno alle quali bisognava anzi tutto occuparsi , erano quelle che la esperienza insegnò a conside- rare come sede della carne migliore; cioè quelle che costi^ tuiscono le parti superiori, ma specialmente di dietro. Quan- to alle parti inferiori del corpo, quell'avveduto alleva- tore dichiarò, che non si porrebbero in carne se non a pregiudizio delle altre; essere dunque necessario che l'ani- male per sua natura non abbia disposizione di sorta ad ingrassarsi in quelle parti. Predizioni di sinistro augurio accolsero le splendide promesse del riformatore . ma egli non si lasciò atterire, e proseguì l'opera perseverantemente. Altri prima di lui avevano atteso alle forme dei buoi per- chè fossero belle, e proporzionate: Bakewell invece si ap- plicò più particolarmente alla utilità della forma, fosse pur anco mostruosa all'aspetto. Osservando con molta atten- zione il modo onde si comportavano i buoi e gli animali neir ingrassare, non tardò ad acquistare la prova che per gli speculatori, c^ tra sempre perdita in sottomettere al- APPENDICE 353 V ingrassamento gli animali di grande ossatura; che ne costava molto l'alimento per cuoprire quelle ossa grosse, e che in ultimo i macellai non ricercano 1 carcami , ma la carne buona negli animali che comprano. Partendo da questi dati Bakewell si applicò a produrre una razza di buoi appro- priala alla scopo che gli ingrassatori si propongono , cioè animali di pelle pieghevole , fina , elastica , colla testa e tutte le parti ossee infinitamente piccole e sottili, di corpo leggier- mente cilindrico, coli' intervallo che separa le anche lar- gamente sviluppato, col petto vasto, e colle gambe corte. Il sistema da lui adottato consisteva in perfezionare la razza che aveva quella tendenza desiderala, con individui della stessa famiglia che presentassero eguali caratteri ; quindi a migliorare questa razza di Durham (come quella di al- tri animali siccome dirò parlando dei medesimi) adopera- va il padre e la figlia, la madre ed il figlio, il fratello e la sorella; coll'avvertenza però di scartare sempre que- gli individui che mostravano colle loro forme speciali, dì allontanarsi da una specie di tipo ideale, che egli erasi già formato in testa , e che aveva disegnato in figura. Gran numero di allevatori dichiararono che questo accoppia- mento in famiglia da lui adoperalo, era un sicuro mezzo di produrre la degenerazione nella specie; ma accadde il contrario di ciò; o per meglio dire avvenne quello che egli erasi proposto, di ottenere cioè degli animali da macello,! quali se poco sarebbero adatti alla fatica, in causa delle ossa sottili del loro scheletro, e del gran peso del corpo, e se alla vista sembrar potevano mostruosi, erano però as- sai più utili e produttivi di lutti i buoi delle altre razze inglesi, come razza da macello. Bakewell avendo per gradi conosciuto e provato il segreto di modellare i buoi a seconda dei suoi desideri , ed avendo pure osservalo che le corna degli animali portavano gravi pregiudizi alle giovani pian- tagioni, e che cagionavano aiicara molli accidenti, e di so- vente ferite pericolose, e talvolta aborti nelle donne che 354 APPENDICE deggiono mungere le vaccine, volle creare ancora una razza senza corna , e l'ottenne collo slesso metodo della selection, cioè collo scegliere sempre negli accoppiamenti in famiglia, quegl' individui che mostravano la desiderata tendenza, le corna cioè sempre più piccole. Come per la specie dei buor avendo pnre applicalo il suo metodo ai Montoni , ai Porci , ai Cavalli, riesci, come vedremmo, a produrre anche in queste specie razze pregevolissime, talché dopo parecchi anni di sforzi ottenne frutti, che gli attirarono l'attenzione degli uo- mini avveduti. Già sui mercati più non indicavansi certe spe- cie di animali, se non se col nome di ra^'^e di Disley o di Durham. Però la via da percorrere era lunga e dispendiosa, sicché di sovente gli mancarono i mezzi pecuniari. Allora, bisogna pur dirlo a gloria di quel governo, il parlamento corse in aiuto del fittaiuolo, e lo sovvenne di sufficienti mezzi, per modo, che dopo un quarto di secolo, vidersi spianate tutte le difficoltà trovale in principio, e la razza Durham, di cui fo' parola, come le altre che ricorderò in appresso, eransi ottenute costanti e perfezionate. Le pub- bliche esposizioni ed i mercati continuarono a produrre per lui ottimi risultamenti, perchè vendeva i bestiami a prezzi assai maggiori degli altri allevatori; ma in quanto ai tori od ai maschi vitelli, egli continuò a negarli per gran tempo, onde non vedere deteriorala la sua razza nelle mani altrui; concedeva però la locazione in cambio della vendita, e ne otteneva anche per le monte somme notevolis- sime. Fra i suoi Tori uno ve n' era al quale erasi dato il nome di Two penny, e che non fecondava mai a meno di 10 lire sterline (circa Se. 46 romani). — In altro articolo dirò delle altre razze pregievoli ottenute da questo ed al- tri allevaiori; intanto però basterà ricordare, che questo benemerito inglese, nato nel 1725, morì di 70 anni, lascian- do un ricchissimo patrimonio alla sua famìglia, guadagna- tosi con una industria degna di ogni elogio. Il bue di questa razza, il quale come io diceva su" fav. Ili APPENDICE 355 pefiormente è poco adatto alla fatica, essendo puramente pregevolissimo come bue di razza da macello, a mio cre- dere potrebbe introdursi solamente con vero profitto, in quelle provincie italiane ove i pascoli abbondano, e scar- seggiano invece i terreni da lavoro. Forse l'agro romano, per lo Stato Pontificio ^ sarebbe luogo adatto; sendochè di rado ivi si aggiogano i bestiami per il lavoro di quelle campagne, le quali però sono assai provvedute di succosi ed abbondanti foraggi. Né si correrebbe rischio di ven- derli a basso prezzo , perchè le carni si vendono alle ma- cellerie di Roma, un quarto di più di quello che costumasi in queste -Provincie. Forse qualche proprietario delle basse nostre pianure, potrebbe introdurre con vantaggio questa gigantesca razza, ch'egli pure venderebbe i buoi, nel quar- to anno di età, a prezzo elevatissimo. Quello però che sti- masse di ciò fare, converrebbe che introducesse almeno due 0 tre maschi interi giovani, e dieci o dodici femmine, onde conservare la razza , ed ottenerne in appresso un prodotto proporzionato alle vistose spese che occorreranno per il trasporto dall'Inghilterra al porto di mare più vi- cino alla località ove bramerebbe collocarli. Dirò in seguito dei Montoni Disley, dei Porci anglo- cinesi, e di altre razze estere pregiate; intanto ho creduto di dare la preferenza alla razza dei buoi di Durham , per- chè se quelle di Lincoln, di Sommerse!, e di Glocester sono di grande statura e robuste, questa però è la piiì stimata in Inghilterra, sotto il rapporto della quantità ab- bondante di latte che somministrano le vaccine, come della facilità a crescere ed ingrassare dei buoi , non che per il buon sapore delle carni, e pel notevolissimo peso a cui pervengono in breve tempo. Paolo Predieri. 356 APPENDICE BREVE INDICAZIONE DELIA PELLAGRA CHE AGGRAVA LA CLASSE POVERA DEL COMUNE DI LOJANO NELLA PROVINCIA DI BOLOGNA Letta alla Deputazione Sezionale Agraria di Lojano nella Sessione delli 30 Giugno 1851. DAL DOTTOR GAETANO BARAVELLI Invitato da un privato rapporto di amicizia, ad offrire per la Commissione Agraria Sezionale di Lojano, una bre- ve indicazione della Pellagra, che aggrava in modo spe- ciale la classe Agricola di questo Distretto, abbenchè privo dei sussidiari elementi che risguardano le relazioni di al- tri medici su questo argomento, mi proverò tuttavia ad esprimere ciò che ho potuto nel mio pratico esercizio ri- levare, raccogliere, e praticare in proposito. Per ciò che riguarda la sintomatologia della Pellagra, dirò aver io pure osservato, che la pelle o cute degli affetti della Pellagra , nelle parli maggiormente esposte all' aria , si avvizza ed oscura, perdendo quella mollezza che è propria di coloro che per la debita e normale nutrizione, godono di una fisiologica cutanea traspirazione ed assorbimento. Al petto, e più alla parte anteriore delle gambe, cioè delle tibie , e maggiormente su la parte dorsale delle ma- ni, la pelle dei Pellagrosi, oltre ad essere lucida, si fa an- cora rossastra, e con fenditure si apre, e separasi in pie- APPENDICE 357 cole squararae, come se tendesse a completamente sciogliersi dalla vitalità delle parti adiacenti, a modo quasi direi di una tendenza o separazione cancrenosa. Ciò succede nella primavera, e nei primordi dell'estate specialmente, sia poi ciò pel temperarsi dell'aere, o più ancora per Tira- pressione della luce, e dei caldi raggi solari. Questi due elementi debbono però limitare la loro azione soltanto nel- r esterna locale espressione della Pellagra , la quale deve già essere per lo innanzi ordita dagli opposti elementi, che si accompagnano alla stagione invernale, cioè il freddo, e la umidità, in associazione però alla abituale deficienza di buona nutrizione, e di politezza di corpo. I Pellagrosi , perdendo le loro forze sì fisiche che in- tellettuali, entrano in un modo di vita sì inerte ed ottusa che li disaffeziona alle loro precedenti occupazioni ordinarie, e più verso gli oggetti di sollievo. Con tutto che non vi ten- dessero di già da se stessi, nel modo di vita in cui entrano, rimarrebbero ugualmente disgiunti da ogni consorzio so- ciale, illanguidendosi ogni rapporto affettuoso, od almeno simpatico col medesimo. La loro espressione è tutta d'avvili- mento, anzi di perdimento d'animo. Pregiudicata pure rima- ne io essi la cellulare della bocca, e gli apparati digestivi, e le relative funzioni. Col crescere in tristezza di animo si fissano in qualche tetra convinzione , e con ciò cominciano a smar- rirsi nella loro intelligenza. Divenuti poi che siano dementi i Pellagrosi, (ciò che avviene nell'ultimo stadio, cioè verso il secondo o terzo anno) tendono con più o meno di vio- lenza al suicidio, per cui abbisogna che vengano traslo- cali in addalti ospizi, per esservi non solo curati, ma ga- rantiti da tali estremi. Abbenchè siavi chi creda prevalere questa malattia più nelle donne che negli uomini, io però in questi paesi ho potuto tìu'ora rilevare il contrario, cioè che prevale più negli uomini che nelle donne, per cui la ripeto in essi più frequente, e per le maggiori sostenute fatiche, e 358 APPENDICE per le protraile iimidità che agirono sopra di essi, e per r assorbimento di fetide esalazioni ogni quante volte del)- baoo presiedere al servigio dei bestiami, sia col rimanere molle ore nelle stalle , come ancora dormendo nelle medesi- me onde meglio attendere ai loro impegni; non essendovi sempre apposito ambiente conciliabile colla economia do- mestica e colla propria salute. In fra li casi che ho potuto rilevare essere le donne esposte alla Pellagra , ho potuto rimarcare quello delle donne che furono in tutta la loro gioventù al servizio di benestanti, quindi avvezze ad usare buon cibo. Queste dopo avere ottenuto di procurarsi delle vesti, e quel corredo che desideravano, pel non mai rinunziato intendimento di ma- ritarsi, si condannano di nuovo e di spesso pel raalrimo- nio con un povero, ad una vita di privazioni, perla quale avendone perduta l'abitudine, ne sentono quindi le gra- vose conseguenze, e collo indisporle fisicamente e moral- mente, le sottopone ben presto ad essere aggravate dalla Pellagra, molto più di quelle donne, com'io diceva, che vissero sempre nelle privazioni di lauta ed abbondante nu- trizione. Esternasi non solo la Pellagra più di frequente, ma ancora si fa più manifesta, e più sollecita nel suo rovi- noso corso, negli individui deboli ed inoltrati in età, più che negli arditi, vigorosi, e giovani. Ciò ancora perchè a questi ultimi si offrono più circostanze d'industria che gli procurano di ben nutrirsi, non fosse altro coli' accettare impegni di opere in terreni altrui ; nei quali casi per po- tere servirsi vi è meglio delle loro braccia, cerca ognuno di offrirgli dei cibi più nutritivi. Per ciò che riguarda la causa predisponente dalla quale si può a parer mio con maggiore probabilità ripe- tere la Pellagra, in grado eminente io vi accredito quella in genere della deficienza dell'occorrente nutrizione, dopo la quale pongo in secondo luogo quelle altre pure igie- APPENDICE 359 diche delle protratte umidità, dei patemi di animo, e della poca polizia personale, ed ancora dalla cattiva qualità delle acque potabili. In fra le diverse cause della deficienza del- l'occorrente nutrizione, primeggia poi quella dell'uso quasi esclusivo della Polenta di grano turco, la quale si fa di spesso assai male, cioè con poca acqua e scarsa bol- litura; poscia si mangia condita, o col solo sale, o con pochissimo altro inadatto condimento, come la cipolla cot- ta, e l'aceto di vino, ovvero colle Ricotte nell'estate. Rare volte si condisce con un poco di formaggio, o di lardo, 0 di pesce , sempre però in scarsissima dose. Le differenze dei prezzi del grano turco o frumento- ne infra le diverse piazze e mercati di questa istessa Pro- vincia, non si debbono riputare dalle diverse qualità e bontà del gran turco, ma piuttosto fra noi dalle diverse spese di trasporto pel medesimo. Ciò che non si può tra- sportare con grosse biroccie, ma soltanto con bestie da soma, alle quali si debbono soprapporre sul dorso i sac- chi di grano turco, col necessario guadagno d'intermedi sensali, e negozianti, e miilaiieri, necessariamente deve rie- scire assai aumentato il prezzo del grano tuico e dei ce- reali, infra le diverse piazze di questi, come di altri paesi montani, ancora di un' istessa Provincia. Quei paesi che jìiù sono prossimi a Castel San Pietro, ove concorrono le esuberanti granaglie delle ubertose pianure Roraagnuole, debbono necessariamente avere dei prezzi assai differen- ziali, e minori di quelli che trovansi nei paesi più distanti, ovvero privi di strade rotabili , come in gran parte questi nostri e perciò di difjlcile e dispendioso transito. A prevenire la diffidenza che potrebbe sorgere contra il mio asserto della protratta umidità per disporre li po- veri montanari alla Pellagra, dirò che li frequenti guadi di fiumi 0 torrenti che debbono varcare; le strade sprov- viste di bene adatti scoli; le nevi- assai protratte; le male conservale fabbriche dei coloni, e dei poveri piccoli pos^ 360 APPENDICE sidenti, sono le circostanze che nelle stagioni invernali assai protraentesi in queste elevate località, espongono le famiglie dei montanari ed i loro discendenti più che i Coloni dei piani , alle funeste azioni di protratte umidità. Quindi le generazioni deperiscono nelle forze fisiologiche, ed a gradi a gradi si predispongono nei figli e nei nipoti quelle condizioni interne, e queir alterato chimismo, che poi si dimostrano viemmeglio, allorché alcuni individui debbono più degli altri soffrire in causa di miseria. Dovendo questa mia relazione compendiata servire ad uno scopo agricola, non credo affatto disconveniente lo includervi, che essendo io stato parecchi anni al servizio sanitario di parecchi comuni delle Marche, vi ho in quei paesi ritrovati assai pochi casi di Pellagra, e quegli stessi che vi ho incontrali non presentarono il complessivo dei dichiarati principali sintomi, i quali invece si presentano assai pronunciati nei Pellagrosi di questo nostro distretto. Ciò facilmente sembra derivare perchè trovasi colà: I.*Un più breve corso di epoca invernale, essendo le Marche in una località più meridionale, e più temperata dai venti marittimi. 2.* Una maggiore abbondanza relativa di Vili, vendendo visi il Vino a bassi prezzi, e senza acqua; anzi colla cottura a cui si sottopone la metà del mosto, scema ancora quella parte acquea che vi può essere unita. Egli è vero che colà pure si fa dai poveri un assai abbondante uso di Polenta di Grano turco, ma si usa di cuocerne la farina in moli' acqua, e più che quivi si pro- trae la cottura di essa. Oltre a ciò ancora dai coloni Marchigiani si usa di frequente un pane, che quantunque per noi non sia abbastanza aggradevole, né per gusto, né per sapore ^ può, anzi sembra essere più nutritivo e più salutevole a prevenire dalla Pellagra, di quello che la sem- plice Polenta di Frumentone, entrando in quello non solo la farina di questo, ma ben anche la farina di fava e di ghiande, con un poco di farina di buon grano. APPENDICE 361 Vi sono poi più ben tenute le case coloniche, (ben inteso a parità di paesi montani) e forse ciò pel buon esempio of- fertone dalla ben condotta e vasta amministrazione , che io allora eravi dei beni così detti dell' Àppanaggio Boarnais, la quale offriva a quei paesi , ciò che offre d' esempio fra noi quella del benemerito Sig. E. Loup in Scanello. Le donne dei Coloni delle Marche, ancora le più mon- tane, tengonsi poi più interessate al provvedimento delle biancherie , forse per averne più li mezzi dei nostri montana- ri in causa della coltivazione dei Bachi da seta, stante l'es- servi colà più abbondanza di Gelsi, e più facilità di tenerli e venderli in causa delle migliori strade, onde poterne trasportare i Bozzoli nelle relative piazze di smercio. Non vi si usano colà comunemente altre acque potabili che quelle di sorgente;, che sono sostenute a carico comuna- le, pochi essendo i privati che le abbiano nelle proprie abi- tazioni, mentre le maggiori popolazioni trovansi alle vette dei Monti, e le sorgenti sono o nel pendio, o nelle sotto- poste Valli di essi. Ho voluto esporre tutto questo, onde offrire maggio- rità di elementi a giudicare, quali fra le più accreditate cause della Pellagra possono concorrere a renderla in que- sti paesi maggiormente dominante e funesta, quando si volessero cercare i modi di almeno mitigarla; non dovendo l'esercente sanitario sempre limitarsi a proporre per ri- medi delle malattie che affliggono l'umanità, quelli sol- tanto che trovansi nelle farmacie, ove abbiano quelle ori- gine da deficienza d'Igienici provvedimenti ; e ciò tanto più quanto che io parlo a persone versate in cognizioni e pratiche agricole- La comparazione delle differenze che incontrasi fra i climi, ed i modi di nutrizione, di bevande, di soggiorno e di vita che si possono fare fra le diverse Provincie di un islesso regime governativo, in cui siavi intrinseca diffe- renza fra qualche regnante malattìa, dovrebbe essere con- N. Ann. Se. Natur. Serie. III. Tomo 5. 2i 362 APPENDICE siderato per congruo mezzo, se non per le mie deboli risorse, almeno per se stesso, alla ricerca di ciò che po- tesse migliorare la salute dei poveri abitanti del distretto di una popolosa Provincia, da una funesta malattia che tanto più facilmente la minaccia e si accresce, quanto più soffrono questi poveri esercenti delle intense fatiche pei loro agricoli impegni, senza nemmeno la compensativa risorsa di una buona e sufficiente nutrizione. 11 mezzo terapeutico, che più si è manifestato utile per i Pellagrosi da me curali, si è l'uso protratto della così detta Acqua della Masotta. Per ciò che mi disse l'ottimo amico mio Prof. Paolo Muratori (sempre ricordato dalli nostri scienziati concittadini, per le sue distinte cognizioni nelle chimiche scienze) si può questo farmaco da ognuno prepararsi col succo espresso dei Pampini di Vite, ram- molliti con un poco d'acqua di fonte prima di spremerli, poscia, detrattone con colatura e spremitura, il succo per un sufficiente bicchiere per giorno , unirvi quello di un mezzo limone, ed una presa di sale nitro. Più volte l'ho usato nella mia pratica, e l'ho saputo praticato ancora da altri in tale modo, dagli affetti da Pellagra in primo e se- condo stadio, e quasi sempre con felice risultamento. In generale convengono, oltre li acidi vegetali , ancora li subacidi nelle stagioni calde; e nelle fredde i rimedi tonici ed amari, fra cui primeggiano li decotti di china, e le altre tinture amaricanti. In ogni epoca poi conviene, anzi è necessario, di sussidiare tali farmachi con mezzi nu- tritivi di facile difi'usione od assimilazione, come li buoni brodi di carne di manzo, e di vini specialmente generosi e bene condizionati e fermentati, ma però in proporzione suf- ficiente, e limitata per gradi successivi. Ho avuto ad ottenere prodigiosi effetti in più casi pel loro sollecito e proficuo corso, dall'uso del vino così detto Santo, associalo all'uso degli anzidetti rimedi; e due ancora dall'etere solforico, imbevendone con poche goccie APPENDICE 363 alcnni pezzetti di zucchero. Una donna mi rinvenne in pochi giornil, che era assai inferma, ed apparivane agoniz- zante; altra che era da non pochi giorni demente, e da parecchi anni incronìchita per afTezìone pellagrosa. Delia prima, da molli anni non ne ebbi più notizia, e sono ora 19 anni che io ebbi a curarla a Paterno d'Ancona. La seconda è di questo comune, perciò posso dire che si mantiene guarita- So che a Sant'Orsola si praticano con profitto i ba- gni a vapore, e mi compiacerei di poterli io pure quivi praticare, essendo i bagni io generale mezzi più atti ad agire egualmente ed energicamente sulla pelle in questa malattia, che ha in essa se non la intima cagione, però la prevalente espressione fenomenologica di sua esistenza. Noe entrerò né sopra i vari periodi della Pellagra, né su la supposizione da taluni ammessa della sua comunicabilità , oltre quella di derivazione; imperocché non ho di che po- tere stabilire nulla di bene determinato ed esatto in pro- posito. Potrò dire soltanto che il Prof. Marco Paolini, ol- ire il Dott. Luigi Carlo Farini in questi ultimi anni, colla ricchezza delle loro scientifiche cognizioni , si sono occu- pati in modo speciale dello studio della Pellagra ; e dalle loro memorie pubblicate potrete conoscere, o Signori, ben molte utili notizie, che io quivi per brevità non ho credu- to di riferire. Voi però intendeste, come sia per essere giovevole, il migliorare le condizioni igieniche di questa Destra classe povera, per diminuire la Pellagra; adoperate adunque per questo fine il vostro senno, i vostri mezzi, la vostra influenza, e diverrete voi pure medici veramente degni d'ogni più bello elogio, perché ridonerete all'agri- coltura non pochi individui, che in oggi, anziché di sol- lievo, sono di aggravio a questi nostri Comuni. 364 APPENDICE COlTIVAZIOm DELL4 ROBBIA TINTORIA (Continuazione e fine dell'Articolo pubblicato nel Quaderno 4.0 del 1851.) > p^>&t 3g<^a oo l~lf >e -«a. 5)5 'e 53 ^ I 'e . o 9.2'^9.2 ;9.2 ..2 o .-j^o , ré 9™ . — qOnujd Z i '« ■■« X *^ re 9 re O '■« 5; £ ?^ O u Q z u -^ ^ ^ 2: g; '^ r/j cÓ o>ttìo>- ò>co>v3Òt«6òz>t«ò>- woMÒ6>-còd o o o : 00— ." : ooo_ _ _ _ S ^^ I" SSI2 i?x;'if"''"''^'2 »'•■■-•-•*•» Wc-'tc'—'i'—'ocTif) « «'—''»»' oi" ^'— '^ — '.^_ ^. 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Olio da ardere di 1. qua lità „ Id. di 2. qualità ,, ,, _. 44. — ,, -. 25. - 5. 22. 50. - Vinobian. nostrale ,, Semi di piante oleose „ Id. di erba medica ,. Id. di trifoglio . . „ Id. di lupinella. . ,, Id. dì logliessa. . ,, 4. 95. - 4. 75. — 5. 20. — 7. 80. — la eorba 2. 55. — 2. 80. — le 100 lib. 7. — . — 5. 50. — 6. 50. - 3. 50. — MOVIMENTI COMMERCIALI. PAESI ITALIANI. Nel mercato di Ferrara vi fu calma di affari, e le poche vendite di cereali colà seguite presentarono poca variazione nei prezzi. Eguale calma nel Modenese. Nelle piazze del Veneto e specialmente in quella di Legnago accadde un piccolo aumento nel prezzo delle cereali, ed i risi sono assai ricercati , verilìcaniiosi ciò anche in Ferrara. A Trieste non avvenne variazione nei prezzi del frumento i quali però sono sostenuti. Il grano turco continua ad ottenere prezzi assai vantaggiosi. Nella Toscana non vi sono variazioni nel prezzo delle cereali il quale tende ad alzarsi. Nel mercato di Trieste i semi oleosi sono in favore , ed i prezzi tendono ad aumentare. La poca canape che rimane in Ferrara continua ad essere ricercala anche eoo offerta di prezzi elevati. I vini sono sempre in credito tanto nel Modenese quanto nel Ferrarese e nella Toscana , e si vendono a prezzi assai sostenuti. A Modena il prezzo dei bovi da macello è in aumento come pure quello dei foraggi che ora scarseggiano. Nei mercati della Lombardia avvi calma momentanea nelle contrattazioni delle sete non verilìcaniiosi però un ribasso sensibile dei prezzi. Mentre le materie pri- me in sete fine tanto gieggle che lavorate si sostengono, le manufatture invece sono pochissimo ricercate- PAESI ESTERI. Dopo che il prezzo del frumento, e delle altre cereali si alzò non poco nei mercati della Francia ora è caduto in ribasso perchè l'Inghilterra non fa acquisti , ed il suo commercio dì grani rimane nella calma la più profonda. Nei mercati principali di Germania si è manifestato un ribasso sensibile nel prezzo dei granì. Nei paesi vignicoli di Francia il prezzo dei vini si mantiene assai elevato in seguito del prodotto scarso dello scorso anno. I prezzi attuali hanno superato quelli che si ottennero da ben un decennio a questa parte. Non si è verilicata alcuna v^fiazioo^uel prezzo delie lane nei diversi mer- cati esteri, -tti., r^ n C. 0. ) co r- c^ «3 r^ ^ 5^ ?^ ?^ ^ ^ J^ Jì ir: t3 1^ *:■ t* »^' *^ *^ *^* *^ »^'»^ ^-'^^^ rN.VtC . — \1SL^* T^ -71 ti 0< 'TI 0> C-i ci QJ C^ ci 'M ff^ y^ ti ci ti iM ir^ CI cellentes regni vegelabilis foetus ! Eorum parvitas quae ad nihilum ut ita dicam, ver- tebat, eos ab oculis philosophi naturalim rerum scruta' toris saepissimae subtrahebat, quo fìebat , ut amplissimi vitae oceani, quo undequaque circumdabatur, ignarus» tereret imprudens pedibus singulis gressibus millia cor- porum viventium innumera. Quot mirae res,quot,sil fas verbo, microcosmi ad usque heslernam properaodum diem, ab oculis nostris effugeruDt, ob defectum instrumentorum» quae sensibus nostris opem afferrenl ac vira!... Tandem hominum ingenium, quod ventosos oceani fluclus vincere, fulmina domare, et immensa firmamenti spalia telescopiis scrutari ausum est, invenit quoque instrumentum quo mil- lies ac centiaes millies auctae res perexiguae, examinibus nostris vel invitae subjicerentur, ac via patefìeret, qua studiosus quisque infinitas res perlractaret propemodum ac pernosceret. Quantara raehercule utililatem physicis ac naturalibus discipliuis attualit inventum microscopium? Quos per id progressus facere? Supervacaneum est rem tam cognitam refricare. — Id unum tamen non lacebo, mirum prorsus esse, nonnuUos adhuc a tam praetioso instruraento adhi» bendo abhorrere, eoque provehi, ut audeat diclitare, per- niciosum magis qnam utilem, microscopi! usum naturali- bus scientiis fuisse •' Et ut ad rem nostram veniaraus, quo se modo babebat cryplogaraia saeculo XIX ineunte? Quis prò certo poterai staluere quae pianta Ge«u5 esset, quae Speda ? Solus sim- plicium cryslallorum ujus, succedentibus annis scientiae hujus partes , aliqua ratione ob oculos posuit; quos tamen errores, quantasque objectorum admodura distinctorum ac diversorum confusiones, coraposilarum crystallorum usus aperuil declaravit. Sed aliquid propius atlingamus: quo statu eral Al- gologia viginii tantum vel triginla abbino annis? NOTUM LICHENVn GERUS 395 Quo vero slalu est nunc invento microscopio? Qui veritates hujusmodi infìciatur, nihii omnino liojus scientiae cognitnm habere ostendit, suamque in primis praedical ignorantiara. — Lichenologia sola veterura disciplinarura obsoletarum tenax bactenus visa est, aut uonnulli saltem ex ejus culloribus ab antiquis se vinculis liberare bacte- nus neglexerunl^ et aequiorem studiorura ralionera ample- xari. — Nonnulli inquam: clarissimi enim viri Eschweiller, FéCf Montagne, De-Notarìs, ostendunt equidem , quam rectum iter scientiae buie paretur, quae scientia (nonpu- deat fateri) licet ex diiìcillimis regni vegetabilis habenda sit, tamen ita facile se dirigendam exhibet ducendamque, ut sororura suarum nulli primas concedere videatur. Neque hic locus est enumerandi phases, quibus bre- vi decem circiter lustrorum spatio lichenologia est sub- jecla, id unum sufficit animadvertere , vel in praesentia- rum non esse omnibus in casibus certam aulonomiam cu- jusque lichenis. — Thallus, proteiforme illud organum, in qnos quantosque errores ioduxit nobilissinia nostrae aeia- tis ingenia? j4/7o?AeciMOT ipsum , quamquam multo constantiiis , ta- men faulores saepe fefellit, ea quidam causa, quod exle- rius plerumque aspectum est, nec cultro anatomico in ejus viscera deventum , nec organa regenerationis examinata sunt. Id unum prò certo habeatur, quod nullo prorsus du- bio slatuo , inutilem nempe fulurum conalum iquemque Lichenologiae ad systema redigendae, dum exerioris thalli et apotheciorum structurae dumtaxat incumbemus: ea enim specierum tantummodo, et generalibus classium ordinum- que partilionibus vix ac aegre polerit inservire, genera vero desuraenda esse ex interiori compage apotheciorum, nempe ex forma et natura excipulorum, et praecipue ex structura sporidiorum, quae in lichene grandi ac perfecto, sunt vera organa genuina reproduclionis. ' Nec dicat aliquis, etiam gonidia taraquam reprodu- 396 SPRODICTYON clionis organa posse considerari , cum ab ipsis magnus plantai'utn lichenosarura nuraerus propagetur;nam planlae ipsae perfectiores propagantur per surculos, per gemmas, per radiculas etc. et lameo nulliis naturalium verum stu- diosus pulavit dici posse, gemmas, surculos, radiculas unum esse cum fruclu et semine. Donec igitur etiam in Lichenologia, ea sporidiorum existimatio non habeatur, quae in aliis rei botanicae partibus habelur fructus, ex ephebis nuraquam excedet haec scientia, erilque usque te- nebris obsita. Sporidia saepe characteres genericos ofFerunt oplimos, tura propter eoriim formara, tura propter involucrorum naluram , tura propter nuraerum, et coUocationem; eaque sola fere possunt plerumque unara ab alia dislinctas ac- curate species exhibere, ipsasque prope dicam varietates, sine quibus nihil cerlum statui poterit umquam. Quod ad varietates, non exigua fateor, affert adju- menta vita vegetativa morphologia lichenum, studium eo- rum evolutationis; hoe tamen baud semper sufficit, nam lichenes perraulti eadem aelate pares exhibenl saepe exter- nas notas, cura structura eorura interior quam maxime diversa est. Hinc profecto varietates innumerae a prestan- tissimis lichenologis institutae, super nonnullas, quas prò veris habuerunt transitionibus, quae tamen varietates mi- croscopio adhibito, evanescunt pleraeque et aut nuraquam extiterunt, aut sunt vel verae formae autonomae, vel vitae studia lichenis alicujus, distincta turpiler et injuria nomi- nibus specialibus; iisque varietatibus praecipue referenda est confusio, quae adhuc oblinei lichenologiam, quaeque haud dissimili ratione inter dicoliledoneas plantas ex. gr, obtineret, si distingui singulae singulis nominibus vellent, prout paruae aut ingenles sunt, vividae aut tabidae^ fae- cundae aut infructiferae , fiondosae aut ramis carentes, leves aut scabrosae etc. Sed hac de re satis, quaeque di- ximus confirmet descriptio generis sequentis, quod a prae- SdtUM tlCHEKUM GENUS 397 clarissimo quondam lichenologo descriptiim est, tamquam simplex varielas unius e communioribus lichenibus Europaeis. Vir clarissimus Ludovicus Emmanuel Shaererius in suo opere Lìchenes Helvetici exsiccati- vaiietales posuil tres Lecanorae atrae, numeris 307, 569, 538, eae sunt vulgaris, exigua, verrucoso-ar colata; quamvis sex alias varietates, vel formas describeret (pag. 72-73 Enum. Crii.). Cura quodam die propter aliud meum opus, aliquorum ex iis licheuibus structuram anatomicam examinarem, ad Lecanoram atram cum perveni ; miratus sura, quod re- pererira, e tribus exemplaribiis hujus speciei ab helvetico Lichenologo editis , primum laniumraodo, idest 307 ad Lecanoram atram re vera pertinere, ex aliis vero duobus, unum (569) non varietatem esse, sed speciem admodum distinctam, allerum antera esse Lichenera prorsus igno- Inm, pulcherrimum ipsum quidem, ac distinctissimum ex omnibus hactenus descriptis- Ad Lecanoram atram quod spectat et ad ejus variela- les juxla Sehaereri sentenliam , nec non de earum anato- mia dixi jara in meoarticulo, cui titulus Sui generi Di- Tina e Dìrìnopsìs , ad quera leclorem remitlo: nunc di- cara tanturamodo de Lecanora atra \. verrucoso- ar colata. Sub numero 538 ut dictum est, in omnibus suis col- leclionibus Lichenum helveticorum, non evulgavit seraper Shaererius eandem formara Lichenicam: in aliquibiis ser- vatur quippe status quidam verae Lecanorae atrae, sed in aliis, saliera in mea, existit Lichen omnino singularis, qui pertinel ad classem angiocarporum et ad ordinem Fer- rwcflnoideorwm, quorum genus singulare et omnino novura efformat. Ecce libi Lichenis characleres. Aspeclu est singulari : prima aetale, similliraus pri- mordiis alicujus formae saxicolae Lecanorae atrae, cujus nimirura varietas exislimaius est a Schaererìo causa mi- nimi cujusdam disci atri coloris , qui sopradiclae Lecanorae discura aliquatenus redolel. Coelerum facies ejus externa 398 RPRODICTYON comparari merito posset Pirenulae nitidaet et praesertim Porinae, cum hujus instar exigua quaedam tubercula mammis similia praeseferat, quibus organa corpomorpha continentur. Thallus hujus Lichenis crustosus, originem ducit a pulvere quodam densiore ad album vergente, natura fere coriacea, qui inilio uniformiter perfusus, pregressa tem- poris fitcompactus, contiguus, et verrucis crassioribus to- tus conspersus. Ab ineunte aelate in vertice earum verrucarura thallo- dicarum punclula quaedam nigra apparent,quae primor- dia disci Lecanorae atrae apprirae imitantur. Processu ae- tatis tumefìunt hae verrucae, et millimetri altitudine thal- lum ìpsum exsuperant parvarura instar uberum, distin- ctae admodum atque expressae, granosae totae, ejusdem coloris ac thallus, vertice excepto,qui ut diximus, punto quodam nigro lucidissimo insignitus, parvi foraminis aspe- ctnm offert. Interna hujus Lichenis structura atlenlius examinata, ea illum forma reperi, qua nullus antea Lichen repertus est; tria enim in ipso deprehendi excipula, et amplum nucleum ceraceo-cartilaginosum , colore violaceo, in quo asci distinctissimi extabant, sporidiis ingentibus affatim praediti. E tribus excipulis duo sunt eadem substantia qua thal- lus, hoc discrimine, quod extimum constai maxima ex parte e substantia ejus corticali, ìntimum medullari, ter- tiura autem vel medium totum est e substantia propria corneo-carbonacea, seque prodit per nigrara illam exiguam papiliam exlernam, quae dieta est. De his excipulis alia quoque adnotanda sunt; ejcii/m^m enim ut in Pirenulis et Sagediis totara ferme verrucam proligeram comprehendit et obducit,et est substantia car- tilaginosa, densa, compacta, granosura et inacquale. — ìn- timum est aliquanto moUius, ac pinguius introrsus, ubi NOVUH LICHENUn GENUS 399 coil cum matrlcae, e subslanlia amylacen, et superius in duas oras dividilur, quae extenuantur valde, et in sino suo, veluti in scutellaquadam colligunt et comprehendunt nucleum proligerura, quem ab excipulo extirno secernit nigrum illud medium, quod superius crassius, aliquando ita altenualur, ut interius evanescal, excipulura intimum omnìno complectens. In unico meo exemplari nullum ferme indiciura ap- paret pororum, per quos nucleus cum externo commu- cet, et in apothecio domtaxat, vix ac aegrae deprehendi- tur profundura quodara punctuUim, quo monemur, etiam in hoc lichene minime deesse ostiolum, quo lichenes an- giocarpi praediti sunt. — Nucleus autem,cum lichen quo- modocunque madet, cavum interius totura implet, conlra cum aret , duas ejus terlias partes vacuas relinquit. — Porro est natura ceraceo-carlilaginosa, tenaci, et coalescit exi- libus admodum capillaribns paraphysibus, quae paulalim evanescunt, ac inlereunt, ascis amplis interieclis, iisque frequentissimis, sporis octo constanlibus. Asci oriuniur a parvis quibusdani sacculis orbiculatis, plenis subslantiae micilaginosae, coloris fllavo-viridis, in qua natant lenuia aliqua puuctula subnigra perdistincla- Progressu temporis hi sacculi teretiores fiunt, ab inferiori parte coarclantur, tumefiunt a superiore, ut clavae forraam penitus capiant. Sporidia, quae continent, praegrandia, et diametro duplo longiora; ea quidem sunt oviformia, diaphana et prima aetale vacua, sed adulta obscuriore inficiuniur colore, nucleisque perexiguis redundant, qui sese invicem com- primunt, et sporidio formam pariuni relis^ maculis irre- gulariter tetragonis. .., Aelate perfecta, sporidium est colore fusco-fuligineo, tamque opacura fil, ut iniernum nucleorum rete aegerrime inspici possit. Res notalu digna est in sporidiis Lichenis, de quo verba facio, episporii natura, quòd initio est dia- phanum, paulalim solidescere, idemque cortìcis nalurait) 400 SPRODICTYON ÌDduere, qui cortex fìndilur sutura quadam transversa « secus diaraetrum, et obscurum ac reliculatum endosporium einiltit. Nonnunquam,sed rarius, sparidium non recta fin- dilur medium, sed hac illac nulla lege, inque oris ri- marum nalurara suam solidam et cartilogiuosam ostendit. Transersa tamen sporidiorum sutura apparet preraro , praecipuae in juvenibus, quae inania fere sunt et integra. Post exhibitara singularis hujus Lichenis descriplio- nem, descendamus ad ejus characteres genericos, tum ad ad ejus affinitates et diiferentias ab aliis licbenibus angio- carpiis Europaeis. Sporodictyon Nov. Gen. AvoruEGWìs ^excipulum triplex; exterìus e substantia thalloidea praesertìm corticali , interius e substantìa thal- loìdea praecipue medullari formatum , medium proprium corneo-carbonaceum , papillula vel poro terminali vix in' instructum, thalamìum ceraceo-cartilagineum servans. Asci ; creberrimi , magni, octospori , paraphysibus te- nuibus laxiusculis obvallati- Sporidia ovoidea fuligineo- fusca quadrata-multicellulosa , episporio crasso, dein cartilagineo i opaco, plerumque transverse dlieìscente cincia. Affinitates et differentìae. NuIIus adhuc lichen, quod sciara, distioctorum trium excipulorum characterera protuli t, eaque ratione nulli pror- sus accedit. Sporidia si spectes , horura quoque causa cura reliquis lichenibusangiocarpiis europaeis parum affinis est; licet enim nonnulli sporidia quidem multilocularia habent percrassa, numquam tamen in retis formam disposita sunt, sed potius ordinibus divìsa transversis quibusdam diapha- NOVUM IICHENCI GENUS 40l liis inlerjectis, Ut videri polest in rerrucaria Actìnostoma, io Gyalecta cupulari etc. Nulla vero est similitudo cuna sporidiis generis Sphae- Tophori, id enim ea habet perpusilla et rolunda: nulla cura sporidiis generis Chìodecton: nam haec vermicula- ria sunt, et quatuor nucleis pollent: nulla cum Pyrenu- la, et Segestria, et Thelotrema haec enim ea habent in discis vel fusiformem, iteraque quatuor nucleis Constant: nulla cum Pyrenotheis Cliostomìs, quae inania habent, perpusilla et absque nucleis; nulla cum Endocarpon et Pertusaria ({na^Q ovoidea sunt et nucleis carent: nulla cum Strigula quae duos nucleos praefert: nulla cum Limbo- ria, quae multis nucleis scaleni. Sporidia nostri Lichenis accedunt duntaxat^ ac pror- sus similia sunt sporidiis Umbìlìcarìae pustulatae, hoc tamen discrimine, quod in Umbilicana sunt ma jora , colo- re minus fusco, endosporio tenuiore. Sporodictyon Schaererìanum Massai. Syn. Parmelia atra v. ver rucoso-ar colata Schaer. ! Lecanora atra e. verrucoso-areolata. Schaer! Enum. cric, pag. 73. Lìdi. helv. ex. n. 638. in mea collect.H Viget ad saxa arenaria acqua suffiisa in monte Gurnigel agri Bcrnensìs, ubi legii. Clar. L. Em. Schaererius cujus no- mini speciem dicatam voluimus. Datura Veronae. Kalendis Marlii a. 1862. 402 Catàlogo degli oggetti e preparati più inte- ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata di Bologna, del Prof. Antonio Alessandrini. ( Continuazione , vedi pag. 230. ) -^ SEZIONE Vili. APPARECCHIO GENITALE MAMMIFERI UOMO 1640. Due testicoli macerati alquanto onde staccarne con maggiore facilità l'albuginea, e dimostrare la di- sposizione dei tuboli seminiferi raccolti in masse molto maggiori di quelle che vedonsi in mammi- feri di grande statura, per esempio, nel cavallo. Le singole masse sono separate da molli strati di tessuto celluioso, ma non già da interi sepi- menti produzione dell' albuginea, come pure fu detto da taluno, nello spirito. 1837. Alessandrini. 269. La verga rimossa dalla naturale posizione , coi corpi vascolosi incettati a cera , di colore diverso in quelli del pene, e nell'altro dell'uretra. Prof. Mondi- ni. 1816. CAT. DEI CAB. D'ANAT. COMP. 403 1239. Id. Utero colle tube Faloppiane e le ovaje tolto dal cadavere di una giovane d'anni 21 morta di en- cefalite prodotta dall'avere sostenuto per lungo tempo un carico multo pesante sulla testa. Mori nubile , e certamente non era stata mai gravida. Nelle ovaje sono riuscite elegantemente preparate le vescichette del Graaf, parecchie delle quali aperte fanno vedere la composizione della loro parete non che l'umore contenuto, il quale con- densato dallo spirito somiglia al tuorlo cotto d' ovo di gallina, nello spirito. Alessandrini. 1831. 1628. Id. Ovaje appartenenti a tre individui di età diversa. Le due che vedonsi sciolte entro il vaso, una delle quali lacerata a tutta sostanza appartennero a donna maritata morta li 12 Dicembre 1831. nel- l'anno cinquantesimo. Le due insieme unite fu- rono tolte dal cadavere di una vergine d'anni 21 morta li IGGennajo 1833. L'ultima molto appas- sita, e stretta con refe fu d'una vecchia di 72 anni,raorla in Gennajo 1832, nello spirito. I837.1d. 567. Id. Placenta umana injettata con cera colorita in rosso. La injezione spinta per una delle arterie non solo è passata nella consocia , ma si è fatta strada anche nella vena. Fu la placenta evacuata dopo parto femminino a termine. Unita alla pla- centa si è conservata anche porzione del corion e dell' amnios, a secco. Id. 1821. 825. Id. I vasi sanguiferi d'altra placenta, con porzione di funicolo, injettali con cera e pece, di color rosso nelle arterie, blu nelle vene, e preparati per erosione mediante la protratta macerazione nell'acido nitrico allungalo, a secco. Id. 1823. 824, Id. Ovo di poche «ettiraane contenente l'embrione: vi si vede chiaramente anche la vescichetta ombe- licale, indicata nella preparazione mediante un 404 CATALOGO DEL GABINETTO fìlo passalo a prossimità della medesima, nelfo spirito. Id. 1825. 1182. Id. Ovo di pochi giorni intero, sui quale vedonsi i fiocchi della decidua reflessa estesi a quasi tutta la di lui superficie. Al dissotto sullo stesso vetro si vede isolata anche la decidua uterina, e questa e quello usciti per aborto in Febbrajo 1830, nello spirilo. Id. 1479. Id. Ovo di circa quattro settimane abortito li 25 Febbrajo 1835 da donna giovane, che aveva par- torito altre volte felicemente. Aperto con diligenza il corion vi si vede per entro un'ampia vescichet- ta , probabilmente la vescichetta ombelicale , presso la quale un finissimo tomento celluioso, che pare cominciasse ad ordire l'amnios, e l'embrione che vi suole essere sovrapposto, nello spirito. Id. 1480. Id. Ovo di sei settimane circa abortito da donna gio- vine e robusta per causa traumatica, la quale pare di già ne avesse prodotto il parziale distacco dei giorni innanzi che accadesse l'aborto. Infatti le lacerazioni avvenute nel tessuto dalla decidua ute- rina stravasando sangue entro il di lei parenchima ne accrebbe la mole in modo da spingere l'ovo alla bocca dell'utero, e sollecitarne l'espulsione: la decidua uterina fu poi emessa qualche tempo dopo , e si vede fermata sulla parte inferiore del vetro, nello spirito. Id. 1835. 148J. Id. Falso germe emesso con molta perdita di sangne, dopo tre mesi di sospensione dei mensili ripur- ghi, da donna giovane, che aveva partorito altre volte felicemente. Raccolto e regalalo dal Dottor Giuseppe Faccioli li 13 Aprile 1835, nello spirito. 1579. Id. Ovo intero di poche settimane, emesso da donna giovane dopo profusa melroragia , nello spirito. Àiessaudrini 1835. u'AnATOniA COItlPARATA 405 1755. Id. Ovo abortito li 24 Agosto 1837 nel cinquante- simo giorno di gravidanza. Era contenuto entro grosso involto di coagolo sanguigno, che sem- brava effuso tra gli strati della decidua uterina, tolti i quali si manifesta l'ovo, coperto soltanto di grosse villosità in tutta la superficie, traspa- rendo ancora il piccolissimo embrione nuotante nel liquore dell' amnio, nello spirito. Dono del Sig. Dott. Antonio Vecchi. 2362. Id. Ovo di pochi giorni nel quale incomincia appe- na a mostrarsi la vescica dell' amnio, senza^ che apparisca ancora traccia dell'embrione, nello spi- rito. Alessandrini. 1840. 2771. Id. Ova abortito nell'interno del quale è manifesto un doppio sacco, ma non si distingue ancora traccia veruna di embrione; esiste soltanto la ve- scichetta ombelicale di mole notabile. Pezzo rac- colto e regalato dal Sig. Dott. Filippo Gozzi li 20 Marzo 1841, nello spirito. 2648. Id. Aborto di circa 35 giorni, che mostra anche la decidua reflessa. Aperta questa si manifesta il piccolo ovo , seminato in tutta la sua faccia esterna dei villi mediante i quali si mette poi in relazio- ne colle parti circostanti, nello spirito. Dono del Sig. Prof. Marco Paolini. 1840. 2772. Id. Altro ovo abortito nel quale l'embrione stac- catosi dai propri inviluppi è caduto nel fondo del vaso. Anche qui esiste grossissima vesci- chetta ombelicale aderente agi' inviluppi , nello spirito. Dono del Sig. Dott. Vincenzo Visconti. Marzo 1841. 2024. Id. Piccolissimo embrione di poche settimane, tro- vato tra il corion e l'aranios del tutto isolato, e che conferma perciò il parere di Doellinger e Pockels, addottalo da Breschel, Serres etc. che 406 CATALOGO DEL GABINETTO l'embrione dei mammiferi s'immerga nella ve- scica delTamnios, esistente indipendentemente da lui, come lo fanno i visceri ciie prutuberano en- tro i sacchi formati dalle sierose comuni, nello spirito. Alessandrini. 1839. 102. Id. Feto di due mesi circa, aderente ai propri in- viluppi, che si vedono aperti: nello spirito. Prof. GandoIS, 1811. 1443. Id. Feto di circa due mesi e mezzo, abortito il i." Febbrajo 1834 da donna maritata, d'anni 34 ^ che aveva figliato felicemente altre volte, né mai abortito. Nel primo mese di quest' ultima gravi- danza ebbe a soffrire accessi di epilessia. L'aborto parve determinalo da spavento, e fu accompa- gnato da lievissima emorragìa. Si dimostra in questa preparazione la conti- nuazione dell' amnios sul cordone dal lato della placenta , e suH' esterna superficie del feto dall' op- posto lato, nello spirito. Oggetto regalato dal Doti. Giuseppe Faccioli, preparato dal Direttore. 1834. 1478. Id. Embrione molto giovine, e che mostra ancora in parte aperta la parete muscolare dell'addome in prossimità dell'inserzione del tralcio. Mandalo dal Sig. Doli. Franciosi della Baricella dove fu rac- colto in Marzo 1835. 1Ò78. Id. Embrione di due mesi compili, slaccato dagli inviluppi, e guasto nella tesla. JNegli inviluppi, formati sul vetro separatamente si vede sollevalo tutto r amnios, e si .dimostra il prolungamento di questa membrana sul tralcio, nello spirito. Alessandrini , 1835. 2874. Id. Ovo abortito il l.** Maggio 1841. La donna si credeva gravida da circa due mesi e mezzo; ma l'ovo è certamente più piccolo di quello esser do- d'anatomia compabata 407 vrebbe ammessa quest' epoca. Aperto il sacco de- gli inviluppi si dimostra che invece dell' embrio- ne esiste nella di lui cavità un ammasso irregolare di cellulare tomentosa per cui invece di una gra- vidanza regolare aveva luogo in questo caso la formazione di una mola. È singolare l'esistenza di una grossa vescichetta ombelicale allato del- l'ammasso tomentoso. Verso il fondo del vaso vi è la decidua reflessa staccatasi naturalmente dall' ovo. Durante la gravidanza la donna nulla aveva sofferto capace di disturbarla. Oggetto rac- colto e regalato dal lodato Sig. Dolt. Visconti, nello spirito. 3477. Id. Feto abortito da donna lattante, senza causa violenta, ma con profusa emorragia: essa si cre- deva gravida da tre mesi, ma il feto non pare tanto inoltrato nello sviluppo: avvi un lungo fu- nicolo ombelicale, e nel punto dove si unisce agli inviluppi si vede un bianco corpiciuolo sferico, che pare la vescichetta ombelicale più dell'usato grossa e patente in questo periodo della gestazione. Id. Dono del Dissettore Dolt. Ercolani. 3603. Id. Feto di tre mesi abortito la notte delli 4 Dicem- bre 1843. Lo stesso vaso contiene ancora un cor- po ovoide duro, avente l'aspetto di mola, emesso dodici giorni dopo. Le circostanze che accompa- gnarono l'aborto, e la malattia che ne venne in seguito, sono descritte nella lettera del Sig- Doti. Ferdinando Verardini che accompagnava il pezzo, e che si conserva sotto questo numero nell'Ar- chivio del Gabinetto, nello spirito. 3860. Id. Ovicino abortito pochi giorni dopo il concepi- mento senza causa manifesta , ma con notabile metroragia. Dono del lodato Doti.' Visconti, nello spirito. Maggio 1846. 408 CATALOGO DEL GABINETTO 4295. Id. Aborto di tre mesi. Aperto l'esteriore tomento fioccoso si vede in alto il sacco dell' amnio con- tenente l'embrione, ed inferiormente la decidua reflessa in formazione, non avendo ancora l'ovo nel discendere obliterata la cavità risultante dalla decidua uterina, che si forma prima della discesa dell' ovo. Accadde questo aborto in Gennajo 1848 , ed il pezzo fu raccolto e regalato dal Dissettore Aggiunto Dott. Enrico Giacomelli, nello spirito. 4296. Id. Nello stesso vaso è contenuto altro ovo, ad un grado anche minore di sviluppo, da me raccolto li 22 Maggio 1848 assistendo donna giovine ma- ritata , affetta da grave melrite. Nel quarto giorno da che si erano manifestati i fenomeni infìamma- torj, dopo discreta emorragia, emise senza gran- de sforzo e dolori questo globo coperto da denso sangue aggrumato , dopo di che la metrite comin- ciò a declinare, e l'inferma fu in pochi giorni guarita. Era prossimo a terminare il secondo mese da che mancava la mestruazione allorché avvenne l'aborto, a produrre il quale non vi ebbero par- te cause particolari. Notomizzato il pezzo con di- ligenza, e dopo che fu liberato dal molto sangue che Io rivestiva, ed infii travasi anche attraverso delle tuniche proprie, che ne erano tutte imbe- vute, scoprii l'amnios mollo più grosso, compatto e tomentoso dell'ordinaria, ed aperto anche que- sto sacco ne uscì denso umore, pure del colore del sangue, senza che rilevare si potesse nella cavità del detto sacco traccia dell'embrione, il quale era probabilmente perito qualche tempo in- nanzi che accadesse l'aborto, che per tal modo impedì si formasse una mola, come sarebbe ac- caduto, se l'ovo così privo del germe fosse ri- masto più lungamente nell'utero. Alessandrini. [)*AHilTOIIIlA COMPARATA 409 QUADRUMANI. 30. Pileco Salirò — Fythecus Satyrus, Geoffr. = Ud feto quasi a termine conservalo nello spirito. Do- no del Sig. Pasquale Coddè di Mantova. 1807. 1006. Cercopiteco cinosuro — Cercopithecus Cynosurus , Geoffr. =: Il pene colla vescica orinaria, porzione dei dutli deferenti, e le vescichette seminali in- cettate a mercurio e preparale a secco. Alessan- drini, 1826. 762. Id. Organi genitali, e vie orinarle della femmina. I vasi sanguìferi sono injettati a cera di color rosso nelle arterie, verde cupo nelle vene. Uno dei reni è diviso in due mediante sezione orizzontale onde dimostrarne l'interna struttura; uno specillo se- gna r incominciamento dell' uretere , troncato onde rovesciare all' indietro la vescica, mostrandosi così meglio l'utero e la vagina: quest'ultima è aperta longitudinalmente 6no al collo dell'utero, del quale è quindi bene manifesta la forma della bocca. Uno specillo segna il luogo di sbocco dell'uretra presso l'esterna apertura della vagina. La clito- ride, proporzionatamente è molto grossa, situata a notabile distanza dall'esterna apertura della va- gina, che mostra appena gli indi/i delle grandi labbra ai lati della clitoride stessa in parte coperta da lungo prepuzio, nello spirito. Id. 1823. 982 Cercopiteco Sdibeo — Cercopithecus Sabaeus, Geoffr. Simia Sabaea, Linn. r: Organi genitali del ma- schio unitamente alla vescica orinaria. I condotti deferenti , e le vescichette spermatiche sono in- jettate a mercurio. La sinistra vescichetta liberata dal tessuto celluioso esteriore , e' distesa ha la forma di lungo intestino cieco con delle piccole N. Ann. Se. Natcr. Serie III. Tomo 5. ?7 410 CATALOGO DEL GABINETTO appendici, e ripiegato irregolarmente sopra se stesso , e come meglio si vede nell' opposta vesci- chetta lasciala nello stato naturale. Il prepuzio è aperto e disteso per mostrare come si continua sul glande, a secco. Id. 1826. 083. Cercopiteco rosso — Cercopithecus ruber := Le parli genitali maschili. Nel destro testicolo si è con- servata le vaginale comune rovesciata e dislesa. Vedonsì pure distinte le vescichette accessorie e la prostata. Nel sinistro testicolo chiaramente si dimostra come la vaginale si ripieghi sul mede- simo formando l'esterna sierosa, a secco. Id. 984. Inuo Bertuccia — Simia Inuus, Linn. = Organi genitali maschili preparati a secco fuori di luogo: vi è unita ancora la vescica orinarla, e porzione d'intestino retto. In questa preparazione si dimo- strano principalmente i vasi arteriosi diretti a que- ste parti, incettati con cera rossa. Id. 1007. Babbuino Drillo — Simia Leucofaea, F. Cuv. = Organi genitali unitamente alle vie orinarle. Le vescichette seminali sono injettate col mercurio fluente; i vasi sanguiferi di cera di colore diverso nelle arterie e nelle vene. La vena spermatica si- nistra in questo individuo si divide in due rami uno dei quali s'imbocca colla cava presso l'in- serzione della vena spermatica destra, l'altro ter- mina nella corrispondente vena renale, a secco. Id. 691. Cebo Apella — Simia Capuana, Linn. = Parti ge- nitali maschili unitamente alle vie orinarle. Le vescichette seminali sono distese dal mercurio, ed una di esse sciolta nell' unico condotto che la com- pone, e che soltanto è ripiegato sopra se stesso, nello spirito. Id. 1821. d'anatomia comparata 411 FIERE 3293. Pipistrello murino — Vespertilio murinus , Linn. = Apparecchio genito orinario maschile rimosso dal- la naturale posizione, e conservato nello spirito. Dott. Giacomelli. Luglio 1842. 2888. Pipistrello orecchiuto — Vespertilio aiirìtus , Linn. = Le parti genitali femminee fuori di luogo: l'u- tero gravido conteneva un solo feto, gli inviluppi del quale soDosi aperti, lasciandovelo unito solo pel funicolo. Nella destra ovaja, distesa sul vetro è visibilissimo un grosso corpo luteo, nello spi- rito. Maggio 1841. Dott. Ercolani. 1452. Riccio europeo — Erinaceus , europaeus, Linn. = Apparecchio genitale maschile, preparato nella naturale posizione in un individuo adulto di no- tabile grandezza, ed allorquando, in prossimità dell'epoca della frega, tutte le parti erano nel massimo sviluppo e turgore. Dal destro lato si vedono isolate e dislese le parli diverse formanti gli organi secernenti di questo complicatissimo apparecchio, vale a dire le vescichette seminali^ le accessorie, le glandole del Cowper , la prostata , le antiprostate. Queste ultime pel loro volume escono dalla pelvi, e si collocano ai lati dell'in- testino retto. Dal sinistro lato le stesse parti ve- donsi nello stato naturale, nello spirilo. Alessan- drini, 1834. 1921. Id. Due glandole dell'apparecchio genitale maschi- le, injetlate a mercurio. Quella di tessitura più grossolana segnata, a, è la glandola di Cowper; l'altra indicata col, 6, è la glandola anale di un Iato. La prima è rappresentala nella Tav. HI. fig. 8.^ S.b dell' Opera di Gio. Mueller =: De glan- 412 CATALOGO DEL GABINETTO dularam secernentium structura penitiori = Nella naturale preparazione però i condotti sono più suddivisi in rami verso la periferia della glandola , a secco. Dono del Prof. Calori. 1838. 3706. Id. Una delle glandole mammarie coi condotti ga- latofori incettati a mercurio, e preparata a secco. Questo individuo quando venne ucciso allattava i piccoli. Dolt. Ercolani Agosto 1844. 2707. Id. Le altre glandole mammarie di un lato , senza preparazione, e liberate soltanto dagli integumenti e dalla cellulosa, che naturalmente le riveste^ nello spirito. Id. detto. 3708. Id. Apparecchio genitale ed uropoietico dello stesso individuo: ai reni vedonsi unite anche le capsule atrabilari, nello spirito. Id. detto. 386. Id. Un feto quasi completamente sviluppato, nello spirito. Prof. Gandolfì, 1818. 661. Id. Un secondo feto meno sviluppato. Id. Dono del Direttore, 1822. 2390. Talpa d'Europa — Talpa Èuropaea, Linn. = Gli organi delia generazione maschili preparati nella naturale posizione in individuo adulto. Id. Ales- sandrini. 1840. 1614. Orso comune — Ursus arctos, Linn. = Organi ma- schili della generazione, unitamente a porzione dell'intestino retto. Presso l'ano si vede prepa- rato il sacco destinato alla secrezione dell'umore nericcio e fetido che geme da questa apertura, particolarità propria di altre specie di mammiferi massime dell'Ordine delle fiere: nello spirito. Id. 1836. 1515. Id. Le parli genitali della femmina, tolte dalla na- turale posizione, e conservate nello spirito. Aven- do sempre questi individui vissuto in istalo di schiavitù, abbenchè avessero oltrepassata l'epoca D'ANAtOniA GOBIFARATA 4lS della pubertà, giammai aveva avuto luogo l'ac- copiamento , la vagina quindi si mostra nello slato di completa integrità: la di lei regione più pro- fonda è separata dall'anteriore mediante un ri- gonfiamento in forma di zona circolare, riguar- data da taluno come analoga all'imene dell' umana specie. Il breve tratto di canale che si estende dalla nominata zona fino all'utero è coperto da eleganti pieghe longitudinali rilevatissirae e pa- rallele, fra le quali poi esistono copiosissime rughe trasverse. Aperto anche il corpo dell' utero mediante sezione longitudinale la faccia interna del medesimo si vede pure coperta di pieghe lon- gitudinali analoghe a quelle della vagina, ma meno prominenti, ed interrotte da rughe oblique. È singolare in questo individuo la disposizione delle ovaje, contenute interamente entro l'imbuto formato dall'espansione peritoneale che sostiene la tromba , e dal quale imbuto estraggonsi con difficoltà. Id. 1836. 1776. Tasso d'Europa — Ursus Meles, Linn. = L'osso di notabile dimensione, estratto mediante la ma- cerazione dell' organo copulatore maschile. Id. 1837. 1964. Id. Le parti genitali femminee, e gli organi uropo- jetici, tolti dalla naturale posizione, e conservati nello spirito. Id. 1839. 481. Id. Utero, vescica orinarla, intestino retto, e borsa odorifera insieme unite , e preparate a secco fuori di luogo. Dott. Notari, 1819. 1705. Mustela Faina — Mustela Foina, Linn. = L'osso dell'organo copulatore preparato per macerazione. Alessandrini, 1837. 3229. Zibelo — Viverra Zìbetha , Linn. = Borsette, o fo- licoli della sostanza odorosa, collocate fra l'ano 414 CATALOGO DEL GABinETTO e le parli genitali, a secco. Dal Museo di Sloria Naturale dell'Università. Giugno 1842. 663. Lontra comune — Lutra vulgarìs , Erxleb. = Le parti genitali maschili, e le vie orinarle di un individuo nato da pochi giorni, nello spirito. ÀleS' sandrini. 1821. 910. Id. Organi genitali ed uropojetici di femmina. Sonosi conservati anche i reni succenturiali e vedonsi le arterie spermatiche dirette all'utero. Ai lati del- l'intestino retto si dimostrano le due vescichette, od organi secretori! della sostanza fetida^ una delle quali aperta, a secco. Id. 1836. 480 Cane domestico — Canìs famìlìarìs, Linn. = La vescica orinaria cui stanno uniti i dutli deferenti injeltati a mercurio, e preparati a secco: aperta l'uretra longitudinalmente, si dimostra ancora il punto di loro sbocco. Id. 1819. 395. Id. Testicolo sul funicolo spermatico del quale ve- donsi alcuni linfatici injeltati a mercurio, nello spirito. Doti. Notari, 1818. 270. Id. La verga coi corpi vascolosi injeltati a cera, e preparata a secco. Prof. Mondin! 18l6. 387. Id. Ossa macerate appartenenti al pene di piiì in- dividui di statura e razza diversa. Doti. Notari, 1818. 2257. Id. Corna dell'utero ed ovaje di individuo di sette mesi, entrato perla prima volta in calore, senza però aver provato l'accostamenio del maschio. In una delle ovaje si vedeva una vescichetta del Graaf molto grossa , ricca di vasi sanguiferi, e prossima a rompersi. Aperta col taglio se ne dimostra l'in- terna finissima membrana, nello spirito. Alessan- drini, 1839. 522. Id. Utero gravido con finissima injezione a cera nel sistema sanguifero: aperto in parte, ed asportato d'anatomia comparata 415 lino dei feli , si vede in luogo , solo in parte sol- levata, la placenta uterina nella quale è passata r infezione, nello spirilo. Id. 1820. 623. Id. Feto in parte tuttora chiuso nei proprii inviluppi, e nel quale si è preparata, isolandola, l'ampia vescichetta ombelicale. Id. detto. ò26. Id. Altro feto, chiuso nei propri inviluppi, intallo. Id. detto. 4384. Id. Tre feti chiusi entro gli inviluppi, trovati entro l'utero della cagna mancante della destra zampa anteriore, e della quale si conserva lo scheletro al N. 4366, nello spirito. Settembre 1849. 743. Id. La vescichetta ombelicale isolata negli inviluppi di un feto prossimo al suo compimento, di cane mastino. Si vede distesa su di un vetro, e si è seguita anche lungo porzione del tralcio. Dalla parte opposta del tralcio stesso si vedono i vasi omfalo-mesenterici staccati , ed il sacco delTamnio aperto e rovesciato. Id. Alessandrini 1823. 2890. Id. I vasi omfalo-mesenterici, in parte artificialmente injeltati in un cane di razza piccolo levriere, uc- ciso 36 ore dopo la nascita. Si è portata via parte degli intestini , onde meglio veder si possano i vasi stessi. Id. Dott. Ercolani. 1024. Id. Placenta uterina, e porzione di decidua nella quale è passata l' infezione di colla, e cera rossa, spinta per l'aorta ventrale della madre. Disseccata stretta fra due vetri. Alessandrini, 1826. 2659. Cane Volpe — Canis Vtilpes , Li nn. = L'utero col- le tube faloppiane e le ovaje, rimosso dalla na- turale posizione e conservato nello spirito. Da individuo vissuto sempre in ischiavilù, e perito nell'età di poco più di un anno per concussione ai visceri nel precipitarsi da notabile altezza. Dolt. Ercolani. Settembre, 1840. 416 CATALOGO DEL GABINETTO 899. Cane Lupo — Canis Lupus, Linn. = Organi ge- nitali e vescica orinaria di femmina uccisa nell'età di mesi cinque e giorni 24. Presa nei covile a Castiglione nell'alta montagna bolognese è vìssuta presso di me addomesticata fino all' epoca indicata. Aperta longitudinalmente la vagina si vede in basso la clitoride contenuta entro una incavatura della faccia interna delle grandi labbra. Piii in alto uno specillo intromesso segna lo sbocco del- l'uretra ai disopra dei quale ia vagina, nota- bilmente ristretta , forma molte rughe longitudi- nali, Dello spirito. Alessandrini, 1825. 1000. Gatto Pantera — Felis Pardus , Linn. = Organi genitali di femmina piuttosto giovine unitamente alla vescica orinaria. Si è conservala ancora por- zione d'aorta colle arterie spermatiche e le om- belicali, a secco. Id. 1826. 477. Gatto domestico — Felis cattus , Linn. zr La me- tà posteriore del tronco di una femmina che di- mostra l'utero gravido jnella posizione naturale colle arterie e le vene incettate a cera di colore diverso, e preparato a secco. Dolt. Notari, 1819. 478. Id. Tre ova contenute nell'utero predetto, mostranti singolarmente injeltata la decidua reflessa , inje- zione derivante quindi dalle arterie uterine, nello spirito. Id. 527. Foca a ventre bianco — Phoca Monachus jl^^vm. cz Inviluppi del feto con finissima iojezione a cola e cera nei sistema sanguifero, rossa nelle arterie, blu nelle vene , preparali a secco. In questa pre- parazione distintamente si dimostrano le due la- mine dei corion, la membrana formante l'allan- loide, per alcuni traili injeltata, lo sbocco dell' ura- co nella medesima, ed il prolungamento tanto dell' amnio, quanto della lamina interna del co- rion sui funicolo ombelicale. Alessandrini, 1820. D* ANATOMIA COMPARATA 417 628. Id. Quattro tavole in foglio R. , rappresenlaoti di oaturale grandezza gli inviluppi stessi distesi, non che il feto estratto dai medesimi, ed aperto nell'addome. Questi disegni, ridotti per un for- mato in 4.<^ vanno uniti alla mia Memoria su gli inviluppi del feto della Phoca bicolor inserita negli Opuscoli Scientifici che allora si stampa- vano in Bologna. RODITORI 2664. Topo decumano — Mus decumanus , Pallas. r= Le parti genitali maschili fuori di luogo, e del tutto isolate, nello spirito. Dott. Ercolani, Settembre, 1840. 618. Id. Vescichette seminali, e dutti deferenti injettati di mercurio, e preparali a secco fuori di luogo. Alessandrini, 1820 2622. Id. Apparecchio genitale femminino, ed uropojetico, colle arterie finamente incettate di materia rossa, e preparato in luogo a secco. Dono del Dottor Giacomelli. Aprile 1844. 2912. Id. L'utero gravido unitamente alle tube Falloppia- ne, ed alle ovaje, tolto dalla naturale posizione, e conservato nello spirito. Vi sono quattro feti per ciascun corno, ma quelli del lato destro hanno mole alquanto maggiore. Id. Maggio 1841. 2906. Id. Un feto estratto dall'utero, col sistema placen- tario iniettato con acqua ragia colorita in rosso. Id. detto. 2702. Topo minore — Mus musculus , Linn. = L' utero gravido nel quale per anomalia piuttosto rara è contenuto un solo individuo. Sulla faccia esterna del corno conlenente l' unico feto vi si vedeva aderente un piccolissimo tumoreilo folicolato di color rossigQO, nello spirito. Id. 1840. 4t8 CATALOGO DEL GABINETTO 3230. Castoro Bivaro — Castor Fiber, Linn. r= Uno dei grossi folicoli prepuziali conlenenti e secernenti la sostanza odorosa concreta denominata nelle Farmacie castoro. Dal Museo di Storia Naturale dell'Università. Giugno 1842. 1116. Istrice cresluto — Hystrix cmfa^a, Linn. = L'ute- ro e sue adiacenze, unitamente all'apparecchio uropojetico, rimossi dalla naturale posizione, e conservati nello spirito. Alessandrini, 1828* 4481. Lepre timido — Lepus timìdus ,-=: Organi genitali maschili , e sistema uropojetico di giovine indi- viduo, nello spirito. Dott. Giacomelli, Maggio» 1851. 687. Lepre coniglio — Lepus cuniculus, Linn. = La metà posteriore del tronco di maschio adulto nella quale sono preparate a secco le parti genitali e le vie orinarie. Le vescichette seminali, l'intestino retto, e la vescica orinaria sono injettate con cera bianca; i vasi deferenti, e porzione dell'epididimo col mercurio fluente. La vaginale comune del te- sticolo sinistro è aperta, e si vede continuarsi col peritoneo, la sinistra è intera e rovesciata. Ales- sandrini, 1822. 2473. Id. Le parti genitali maschili con fina injezione di materia rossa nelle arterie in individuo nato da 32 giorni, nello spirito. Dott. Ercolani. Aprile 1840. 656. Id. Utero gravido injettate le arterie con acqua ragia colorita in rosso. Aperto e staccate alcune delle ova , la materia sì effondeva facilmente dai vasi ute- rini , ma non è passata in verun modo nella pla- centa fetale. Id. 1837. Alessandrini. 2429. Id. Un secondo utero gravido , il quale conteneva cin- que individui pervenuti circa alla metà dello svi- luppo intra-uterino: i due contenuti in uno dei d'anatomia comparata 419 corni sono stati asportali , e si conservano in un vaso a parte nel seguente numero, gli altri tro- vansi ancora nella naturale posizione, aperto sol- tanto parzialmente l'utero per dimostrarne meglio il modo di aderimento. Id. Alessandrini, 1840. 2430. Id. Gli altri due feti che erano contenuti nel predetto utero, apertigli inviluppi, e aderenti ai medesimi pel funicolo. Id. 2500. Id. Un terzo utero, pervenuta la gravidanza quasi a termine, nelle corna del quale sonosi lasciati soltanto due feti, estraendone gli altri cinque, che vedonsi nello stesso vaso in vario modo pre- parali. Si è aperto anche il fondo della vagina per dimostrare come ciascun corno si apra nel fondo della medesima con foro distinto. Id. 1530. Id. Cinque feti, tolti da un utero ai primordi della gestazione. Id. 1836. 667. Id. Altri feti, chiusi nei loro inviluppi, nei quali si dimostra principalmente la forma e posizione della placenta: in uno si è staccata in parte la placenta fetale dall'uterina, nello spirito. Alessandrini, 1821. 626. Cavia Cobaja — 3Ius porcellus, Linn. =: Porzione posteriore del tronco di un maschio adulto in cui sono preparale in luogo le vescichette semi- nali, e le vesciche accessorie, dislese dall'umore naturale coagulato dallo spirito: dimostransi an- cora i testicoli, uno dei quali unito mediante gli inviluppi all'anello inguinale, l'altro staccato ed aperto per mostrarne l'interna struttura. Id. detto. 1822. 2445. Id. Organi genitali di maschio adulto col sistema arterioso finamente incettato in rosso, e preparali nella naturale posizione, nello spirito. Doli. Er- colani, 1840. 420 CATALOGO DEL GABmETTO 2497. Id. Parte del tronco di altro individuo adulto, cogli organi genitali ed uropojelici preparati, injettato a cera il sistema arterioso. Id. Alessandrini, detto» 2444. Id. Le parti genitali di femnoiina adulta con fina in- iezione nelle arterie eseguita a freddo con gesso sospeso nell'acqua ragia, e colorito col cinabro. Id. Dott. Ercolani^ detto. 2498. Id. Regione posteriore del tronco di una femmina con fina injezione a cera rossa nelle arterie, e mostrante le parti genitali e le vie orinarle: il sinistro rene offre la non rara anomalia di due arterie eraulgenti. Id. Alessandrini, detto. 2499. Id. Preparazione analoga alla precedente in un' altra femmina, e nella quale mostransi finamente in- iettale anche le capsule soprarenali. Id. detto. SDENTATI. 4478. Bradipo tridattilo — Bradypus trìdactylus , Linn. =: Un feto molto inoltrato nello sviluppo, e tuttora inviluppalo dalla pseudo membrana che ricopre il pelo, nello spirito. Maggio 1841. 4552. Dasipo a testa ristretta — Dasypus Stenocephalus , Ranz. = Un feto prossimo a maturità, al basso- ventre del quale aderisce il funicolo ombelicale. Id. Luglio 1851. 4553. Id. Un secondo feto, ma ai primordi dello sviluppo, presentando appena i primi rudimenti della solida armatura integumentale. Id. detto. PACHIDERMI 482. Porco domestico — Siis Scrofa , Linn. = L' utero colla vescica orinarla e l'intestino retto preparati a secco fuori di luogo. L' utero conteneva un solo d'awatomia comparata 421 feto ai primordi dello sviluppo. Dott. Eugenio Nolari Dissettore, 1819. 517. Id. L'utero a gravidanza più inoltrata, con fina in- fezione a cola e cera di colore diverso nelle ar- terie e nelle vene. In alcuni tratti del sacco sono state tolte le tonache sierosa e muscolare, onde meglio si manifesti l'injezione. Alessandrini, 1820. 519. Id. Altra porzione d'utero ugualmente incettato, ma a gravidanza più inoltrata, a secco. Id. detto. 1627. Id. Ovaje di femmina adulta uccisa nello stato di gravidanza nel pubblico macello della Città in Gennajo 1833. Vedonsi preparate le diverse masse in cui si divide quest'organo, alcune delle quali del tutto staccate, come pure parecchie vescichette del Graaf a diverso grado di sviluppo, tolte da una delle anzidette masse, nello spirito. Id. 1836. 2370. Id. Porzione d'utero tolta da individuo molto giovi- ne, e che non era mai stato gravido. Spinta l'in- jezione per le arterie spermatiche è passata facil- mente nelle vene riempiendo così tutto il sistema vascolare sanguifero. La materia injettata era cera e cola colorita in rosso col cinabro, ma nella composizione della materia ceracea invece dell'olio d'ulivo mi sono servito di quello di lino con poca trementina, rendendo così la pasta più molle del- l'ordinario, e più facilmente penetrante anche pei minimi ramicelli, a secco. Id. 1840. 1286. Id. Porzione della membrana interna di un utero pervenuto quasi al termine della gestazione, in- iettato a cola e cera il sistema sanguifero, colo- rita in rosso nelle arterie, in verde cupo nelle vene, e conservala a secco tra due vetri. Id. 1834. 2367. Id. Altra porzione di utero inoltrato nella gravidan- za, similmente injettato, gonfio é disseccalo. Id. detto. Essendo stata rovesciala prima del dissecca- mento, mostra al difuori la faccia interna. 422 CATAIOGO DEL GABINETTO 2368. Id. Tre pezzi dell'utero predelto, pure rovesciati, fermati su vetri distinti , e conservati nello spirito per dimostrare jla elegantissima injezione massi- me del sistema arterioso. Id. detto. 2369. Id. Un feto ancor chiuso nei propri inviluppi , tolto dall'utero predelto dopo praticata l' injezione, e che al difuori mostravasi tinto di bel color rosso , come se passala fosse nel medesimo la materia injettata: ma le semplici lavature nell'acqua fe- cero scomparire il coloramento dovuto al solo trassudamenlo della sostanza injettata. Modo di preparali che convalidano l'ipotesi della non di- retta comunicazione tra i vasi dell'utero e quelli del feto. Id. detto. 2371. Id. Altre due porzioni dell'utero di sopra indicato al N. 2367 , fermate sopra velri distinti , una delle quali aperta pel lungo, ed unita alla corrispon- dente ovaja, l'altra interamenie rovesciata, nello spirito. Id. detto. 2386. Id. Porzione dell'utero con injezione, descritto al N. 2370, conservata nello spirito per la più fa- cile osservazione. Id. dello. 616. Id. Un feto cogli inviluppi aperti, e l'allantoide preparata ed isolata in tutta la sua estensione, nello spirito. Id. 1820. 1166. Id. Piccolo feto coi proprii inviluppi. Si è aperto il sacco dell' amnio che lo conteneva, i limiti del quale, molto angusti, sono indicati dal cotone. Si vede quindi che la maggior parte degli invi- luppi stessi si compone dell'estesa allanloide co- perla esternamente dal corion, nello spirilo. Id. 1829. 1292. Id. Gli inviluppi di individuo arrivato quasi al ter- mine della vita entrouterina, e nei quali vedonsi finamente injetiale le vene del corion: anche in d'anatomia comparata 423 quelle dell' amnios, isolato o stirato in alto, è passala parzialmente la materia injettata. Il sacco allantoideo si vede esso pure in parte isolato, principalmente verso le estremità del lungo sacco. Id. detto 1832. 2204. Id. Ovaje d'individuo d'anni due, nolomizzate li 23 Ottobre 1839. In una si dimostrano isolate molte vesciche del Graaf, che per lo più occupano gli ìnterstizìi frapposti ai lobi. È notabile la differenza di forma e volume che corre tra le due ovaje. La femmina dalla quale furono estratte portava nell'utero sette piccoli pervenuti alla metà circa dello sviluppo. Tre delle vescichette di variamole sono fìssale su di un vetro : una quarta si ve.de aperta sul vetro, e l'esterna sua buccia venne spogliata ISno all'isolamento della membrana va- scolare. Id. dello 1839. 2209. Id. Piccola porzione di corion, tolta dagli inviluppi di un feto pervenuto circa alla metà della gesta- zione, e nella quale le arterie sono finamente in- jeltate in rosso con colla e cera, disseccala fra due vetri. Alessandrini, 1839. 2210. Id. Altra simile porzione di corion, vicino alla quale avvene ancora un brano senza injezione onde instituire se ne possa il confronto, ugualmente I disseccali. Id. detto. I 2222. Id. Il rimanente degli inviluppi indicati nei due nu- j meri precedenti. È aperto il corion colà dove strel- tamente si addossa ed abbraccia Pamnio, la ca- vità del quale perciò si vede pure aperta: nel j fondo di essa , a destra ed a sinistra del funicolo, si vede proUiberare il sacco allantoideo, in que- sta regione superiormente coperto dall' amnios, inferiormente dal corion. A secco." Id. dello. 1236. Id. Due feti coi loro inviluppi ; in uno si sono lasciali 424 GAT. DEL CAB. d'aNAT. GOMP. interi; nell'altro portato via in parte il corion, si vede isolato il sacco dell' aranios con entro il feto: a destra dell'osservatore l'allantoide è iso- lata fino al di là della regione del funicolo; in questo, mediante filo rosso si segna il largo ura- co^ continuazione dell' allantoide, la quale a si- nistra è in gran parte coperta ed inviluppata dal corion. Presso il luogo dove dalla vagina del fu- nicolo escono i vasi per comporre il corion fron- doso, pende dai vasi omfalo mesenterici la ve- scichetta ombelicale piccolissima ed avvizzita , nello spirito. Id. 1831. {sarà continuato) VOCABOLARIO DEI SINONIMI CLASSICI DELL' ORNITOLOGIA EUROPEA ( Continuazione , vedi pag. 249. ) -»>»»£>& } lo il vantaggio di cambiar paese, e di torsi alle vecchie abitudini, e molti pellagrosi appartenenti a famiglie dive- nute agiate o per eredità, o per industria si ristabilirono eoo questa semplice cura. Nella primavera T uso del bouil' lon aux herbes dei Francesi adoprando quelle erbe, che secondo la diatesi particolare sembrano indicale come le crocifere, le fumarie, le cariofillee ecc. serve di grata , ed utile medicina. Io mi sono compiaciuto spesse volle di que- sto ordine di cura; il tempo potrebbe ancora sgannarmi. Intanto Ella faccia di quesle ciance quel conto, che crede, poiché per me il suo giudizio è inappellabile. Perdoni e conservi sempre la sua grazia al )SUO kS.flo ed Obb.mo Discepolo. Solatolo 22 Aprile 1852. o<^^^c?^ìfiP4§t^^ 466 SUL cosi DETTO CAPOSTORNO RAGIONAMENTO DI TELESFORO TOMBARI ( Continuazione , vedi pag. 289. ) e >3>>» « cc'<:° — Affetto impertanto l'auimale da questa alterazione ^ mostrasi ora stupido , con occhi semichiusi , ora troppo vivace, con i vasi della congiuntiva molto turgidi, con bocca calda più del naturale, ed avente un esaltamento in tutto il suo organismo. I rimedi! pronti ^ e ben adattati possono molte volte ricondurlo nello stato suo primitivo. Quindi i salassi generali, e locali^ i rinfrescativi, i pur- ganti, il riposo, la dieta regolare, il ghiaccio applicato alla regione occipitale, saranno opportunissimì, seppure de- campasi dagli usi irragionevoli, che se dopo la prima e la seconda sanguigna non veggasi miglioramento stabile, si dia per perduto l'animale, e se ne faccia vendita pel macello. Riliensi pei nostri mestieranti, che la sola san- guigna abbia da guarire tutti i mali, trascurando poi di mantenere , e di apprestargli altri medicamenti opportuni a temperare e dissipare lo sconvolgimento svoltosi nel suo individuo. D' onde ne deriva lo sgomento portato e con- servato dagli empirici nel giudicare a prima vista perduto un' animale , allorché dia segni di una cerebrale affezione , senza aver altro tentato, che una o due sanguigne, per le quali se non producesi immediato 1' effetto , la fatalis- sima sentenza di morte pronunciasi. Ogni malattia però percorre i suoi stadii, ne può pretendersi di comandare SUL CAPOSTORNO, T. TOMBARI 467 alla natura pel subitaneo ristabilimento dello sconnesso equilibrio, a seconda dei nostri desideri! , e del nostro in- teresse , ma sibbene converrà soccorrerla coi mezzi del- l'arte con sano raziocinio applicati, onde possibilmente raggiungere un'esito felice. Susseguono quindi quelle lesioni, e forse le più fre- quenti per stravasi linfari , o idropisie, che idrocefali si chiamano, per rammollimenti, per formazione d'idatidi, le quali o per depravala costituzione, o per cattivo go- verno, nutrimento, ed altri riprovevoli abusi il cervello dei diddattili invadono. £ cosa notissima, che gli animali giovani, e la maggior parte delle bestie bovine, così dette da spasso, si trascura di mantenerle con quella nettezza voluta per la stregghiatura, per cui veggasi ripieni di lo- ja, di polvere, e si riempiono di pidocchi per modo, che da lungi scorgansi le lendini sotto forma di macchie bian- co-giallognole. L' impedita cutanea perspirazione , la smania, la veglia, il prurito vivissimo, da cui questi animali sono presi, unitamente ad altre cause, che accennerò qui ap- presso, conducono l'individuo ad una emaciazione schifo- sa, che da vero raarasmo ci sembra affetto. Sogliono pur anco i coloni alcuna volta sottometterli alla fatica in tale stato di debolezza, da infievolirne sempre piii la non formata loro costituzione, e da renderli infermicci, ed a molte indisposizioni soggetti. Il tenere queste bestie a sterilissimo nutrimento per intera stagione, qual sarebbe l'inverno, produce tale dimagramento da far credere a tutta prima esser prese da una qualche cacchessia. Ed in- vero per me credo , che per essere cibate di grossolane sostanze, contenenti pochissimi od alterati nutritivi prin- cipii , e per conseguenza di assimilazione difficile, si operi nel loro organismo un'alterazione piuttosto significante, perchè veggonsi macilenti nell'abito del corpo, con tutte le membrane mucose presentanti un rosso molto dilavato; la pelle si è resa coriacea, gli escrementi formati di pie- 468 SUL CAPOSTORNO ciole sibale, dure, ed aride, per cui caduti in uno stato di atonìa, hanno disordinate le azioni organico-vitali, me- diante la produzione dei vizii umorali, che, impoverendo la generale nutrizione, manifestasi un totale sbilancio nel- r individuo. Introdotte per verità negli stomachi di questi diddalili sostanze non atte abbastanza per la loro nutrizio- ne, e per la digestione, preparare non si ponno i nuovi materiali per essere sostituiti alle perdite contiuue, i quali per i fluidi nei solidi vengono depositati nell'azion della vita. Eseguendosi adunque una chimificazione molto alte- rala, il sangue non potrà mai ricevere que' sostanzio- si principi! da recar nutrimento agli organi, che percor- re, e rimanendo esso pochissimo vivifìcalo, piullostochè accrescerli e rinvigorirli, li fa cadere in uno stato di de- perimento, e di lassezza. Non esistendo più quell'armo- nica relazione fra i sistemi tutti del corpo, e seguendo uno sbilancio fra l'assorbente e l'esalante, nascono quei versamenti linfari maggiori o minori da formare idropisie generali o parziali , a seconda dell' influsso ricevuto , e della predisposizione in cui trovasi quello o tal altro viscere. Ne proviene quindi, che anche i nervi, necessariamente indispensabili all'esercizio di tutte le individuali funzioni, rimangano inabili a mantenersi coli' energia richiesta, perchè il sangue non serve più a sorreggerli abbastanza negli atti sensiferi ed animali. Ond'è, che la medesima impressione risentano i di loro centri nella stessa maniera di rotto equilibrio, a norma che il fluido irrigatore sia capace a propagarla. Oltre poi il generale sconcerto ope- rato in lutto l'organismo, il cervello vieppiù cade in maggiore squilibrio pel rapporto diretto che passa tra questo e lo stomaco, mediante le diramazioni, che nervi pneumogastrici appellansi. Essendo lo stomaco nel presente caso il primo a per- dere la forza vitale, col modificarsi la sua attività nel decomporre gli alimenti , e preparare materiali riparatori T, TonBARi 469 per r individuale riproduzione, non può a meno di par- tecipare al centro nervoso gli stessi suoi effetti. Ciò si effettua mediante le sostanze cibate peccanti nella qualità e quantità, le quali non contenendo materiali assimilativi, coercilano lo stomaco a raddoppiare di sua forza per es- sere in parte decomposte, per cui rendesi alterata la azione, e prolungandosi il soggiorno delle deglutite so- stanze per la maggior parie non assimilabili, fermenta- no poi, e separano emanazioni gasose acri e stimolan- ti, che eccitano le sue interne pareti, e ad invadere la massa encefalica consensualmente si portano. Ond'è, che oltre le accennate cause generali, anche questo stato ir- ritativo parzialmente concorre a preparare a poco a poco uno sbilancio nel cervello, e questo si compie e si ma- nifesta il più delle volle, quando gl'animali, colle forze digestive alterate o modificate, vengon posti a più lauto cibo, siccome nella primavera , che componesi di erbe te- nere e socculenti, dalle quali, per la violenta fermenta- zione, che subiscono, vien separala una maggiore quan- tità di aria fissa , o gaz carbonico eminentemente irritante. Che la relazione tra il cervello e lo stomaco sia inti- ma, è un fatto dalla esperienza comprovalo. Si leghi, o recida a bella posta una delle branche nervose dell' oliavo pajo, si vedrà toslo cadere lo stomaco in uno stato d'ina- zione, per modificarsi la forza eretliva dell' interna villosa, nello agire alla decomposizione delle alimentari sostanze, per cui le digestioni malamente si eseguiscono. Se poi ambo le diramazioni nervose venghino lese, allora lo sto- maco cade in una vita totalmente inattiva, siccome preso da violenta paralisi. Accade similmente, quando il sangue o soverchiamente animalizzato, o depauperalo de' suoi principii, ottundala nervosa sensibilità, e la privi di quella forza elettrica, che a mantenere l'individuo nello slato sano richiedesi. Della stessa guisa però, che lo stomaco privato della relazione dì rapporto col cervello, cade in 470 SUL CAPOSTORNO una vera atonìa, questo fa rissenlire a quello i suoi infliis' si, allorché la forza vitale venga anormalmente o ecci- tata, o diminuita. A misura adunque dell'esaltamento, o stato depressivo dello stomaco , rimane di consenso leso il cervello, siccome è altresì vero, che quando il cervello cada in qualsiasi stato morboso, l'apparecchio digerente non eseguisce più regolarmente le sue operazioni. Di que- ste alterazioni adunque i nervi ne sentono tutta l'effica- cia, e sono essi, che ricevono l'attitudine a far sentire certi appropriati stiraoli, e di trasmettere in certe circo- stanze al cervello quelle affezioni, dalle quali ponuo es- sere compresi. Di tal guisa il canale alimentare sente l'a- zione dei cibi, e dei raenstrui digerenti, e reagisce pe' suoi nervi, adempiendo le funzioni, che gli spettano. Che se quest'organo venga comunque straordinariamente affetto, egli è certo, che influisce sul cervello, siccome questo viscere nelle sue turbolenze reagisce su di esso. Non v' ha chi ignori, che il tubo alimentare partecipa alle disordi- nate funzioni celebrali al segno, che la digestione o non si fa, o si fa male. E la ragione di ciò sta nella sensibili- tà impressa ai nervi, per la quale e sentono gli slimoli, e 1* impressione al cervello ne trasmettono ; è in essi pro- prietà variabilissima, rendendola alcune circostanze più pronta e vivace , altre ottundendola , e notabilmente dimi- nuendone la forza. Ond'è che per quest'intima relazione noi veggiamo presi gli animali da malori del capo, da ver- tigini ecc., per saburre intestinali causati, e questi pure nella comune pratica sì credono incurabili , non per altro a mio credere, perchè realmente non si prendano a cu- rare. Diffatti sarà dessa una cura razionale, se nel caso di esaltamento consensuale del cervello si prosegua , come è di uso, di praticare emissioni di sangue, trascurando quei rimedii, che a liberare le vie digerenti rimirino? Sarà ben fatto adunque in simili casi, allorché l'animale dia segni di alterazione al capo , proveniente da gastrico im-^ T. TOMBARI 471 barazzo, di usare sostanze purgative innanzi tutto, e la dieta 5 onde togliere la cagion morbifera nello stomaco esistente, il quale liberato, cessano pur anco gli effetti conseusuali del cervello. Per colai modo si sono veduti ritornare nella perfetta sanità certi animali , che già erano stati dichiarati non guaribili, essendo dovere del medico veterinario investigare le cause, onde sapere appropriare que' mezzi valevoli a dissipare possibilmente gli effetti. E ritornando sulli idrocefali, dirò, che l'ozio com- pleto eziandio, nel quale il più delle volte si tengono questi animali giovanissimi nell'invernale stagione, e per lo più rinchiusi in angustissime stalle, ove le continue emanazioni ammoniacali portauo eccitamento nell'indivi- duo ; il porli a pascolare erbe pregne soverchiamente di acqua , o possedenti una proprietà ostruente per l' imbratto di melma, o di arena, contribuiscono tutte alla deprava- zione dei liquidi e dei solidi in uua maniera incredibile. Quindi è, che dalla discrasia del sangue, e perverti- mento della linfa procede, secondo 1' opinione più conva- lidata la formazione di quelle idatidi,o vescichette ripiene di linfa, contenenti vermi microscopici, così detti entozooa- rii , i quali nella linfa stessa depravata trovano propizia occasione al loro sviluppo. Per l'alterazione di questi umori, noi veggiamo presi gli animali or da idropisie cerebrali, ed ora dalle citate vescichette, le quali a spese del cer- vello stesso aumentandosi, comprimono le sue pareti, e ne alterano le sue funzioni, o nulle le rendono. Né è vero, che riconoscere si possa, come alcuni autori pre- tendono, se r affezione morbosa sia proveniente da raccolte linfari libere negli emisferi del cervello, o nella pia o dura madre] o se da esistenza delle idalidi, essendoché gli ef- fetti sono assolutamente identici, vale a dire lo stordi- mento, la perdita della vista da uno o d'ambo gli occhi, per r esercitata pressione da questi corpi sui talami ottici, ossivero per la di loro atrofìa, per cui la' retina vien pa- 472 SUI CAPOSTORNO ratizzata j né dal preteso calore aumentato sulla nuca in qualche punto, dal quale francamente decider si possa del luogo fisso ammalalo. L'esperienza ci fa conoscere, che caduto un animale in tale stato morboso, per quanto attentamente si esplori la region cervicale, nulla all' esterno ci è dato sentire di preternaturale, per cui gli abbagli sono grandissimi nella pratica, quando dagli esercenti s'imprenda a trapanare il cranio, nella mira di vuotare la linfa raccol- ta. Il fatto si è, che mediante questa trapanazione non solo non si rimedia alla evacuazione della linfa stravasala, ma si procura con tal mezzo una vera irritazione, e fors'anco uno stalo flogistico , per la lesione delle sierose membra- ne, che tutta ravvolgono l'encefalica massa. Come mai potrassi decidere, se lo stravaso o le idalidi esistano tra meningi, ossivero nell'interno dei ventricoli cerebrali, o nelle varie altre sue parli? Difficilmente potendosi cono- scere la quantità del liquido rinchiuso nella cavila del cranio, e molto meno la sede o località del medesimo, quest'operazione dovrebbe essere rarissima, per non ag- gravare la condizione del cervello slesso, ma invece ve- desi praticata sì spesso, tuttoché risulti di una continua infruttuosità. Ed invero ammesso pur anco , che si venisse alla portata di conoscere la località dell' afflusso umorale, o della formata idalide, e che la trapanazione raggiungesse Io scopo dell'evasione dell'umore raccolto, questa ese- 'guire dovrebbesi con moltissima maestria, da non appor- tare gravi danni di specie diversa. Ma se l'accumulamento linfare esistesse nei ventricoli cerebrali, od in qualche altra sua parte, potrebbesi senza danno perforare la so- stanza cinerea e midollare del cervello? E concesso an- che, che alcun inconveniente non ne provenisse, sì ri- niedierebbe radicalmente al male colla puntura, e coll'e- scila del liquido contenuto, se di riparare al generale con valevoli presidii totalmente venisse trascurato? E certo , che dipendendo questa morbosa affezione il più delle volte T. TOMBARI 473 da universale alterazione dei liquidi per i principii disaf* fini nei solidi intromessi , nulla si otterrà di satisfacente , se s' imprenda la cura soltanto locale , non pensando di ritornare lo stato tonico in tutti i sistemi già squilibrali per la cattiva nutrizione e pessima digestione, mediante la quale non potendo ricevere il sangue i materiali ripa- ratori alle perdite, rimarranno tutti gli organi presi da un languore tale, da non poter più funzionare, giusta il loro stato normale. Concorrono pure a ciò i costituzionali difFetti por- tati per la cattiva scelta dt'gli animali riproduttori, perchè sottomessi alla fecondazione o in un età troppo tenera, od estenuati dagli accoppiamenti, o ripieni di morbose viziosità, non ponnoche riprodurre debolissime costituzioni a mille infermità soggette, siccome ho già esposto in al- tra mia memoria, nel Propagatore Agricola pubblicata, dimostrando quanto influir possano i mali accopiamenti al deterioramento delle forze fìsiche nei nuovi prodotti animali. Accade pure spessissimo, che un ingorgo, o la for- mazione idatiginosa, siccome nel cervello, affetti ancora lo spinai midollo. E questo osservasi per lo più negli ani- mali, deboli per costituzione, o ridotti in tale stato da soverchia fatica. Dipartendosi da questo centro moltissimi nervi, che alla vita sensitiva, ed ai sensi inferiori, cioè all'apparecchio muscolare, come principio di movimento, destinati sono, chiaro risulta, che quando il centro per qualsiasi stato morboso rimanghi affetto, ne partecipino medesimamente anche le diramazioni, producendo paralisi, movimenti convulsivi , o somma difficoltà nell' eseguire gli atti di locomozione, o perdita totale del senso in una, o tal altra parte della macchina animale, giusta l' afflusso umorale , o r idatide , che invada parzialmente , od in mo- do totale un punto piuttostochè un altro. E perciò, che non di rado scorgiamo parecchi animali bovini, di alterata N. Ann. Se. N*td«. Serir III. Tomo i. 31 474 SUL CAPOSTORNO costìluzione, rimanere affetti o da totale paralisi degli ar- ti, o da paraplegia, o da moti cootuIsìtì, senza che ab- biano un esaltamento febbrile, né che l' affezione cere- brale accompagni la morbosità nella rachide , e ninno stu- dio vi si ponga per conoscere la causa alterante , se idio- patica o consensuale, se o nò flogistica, ma invece si giu- dica perduto l' animale, senza nulla tentare. E seppure una cura venga a questi apprestata, la si è di lieve mo- mento, e dannosa, riducendosi tutta all'esterno, e per lo più controindicata dalla natura del male. Veggonsi ap- plicare cerotti raffazzonati in stravagantissimo modo, o cretato sulla region lombare, onde ridonare vigore e to- nicità ai muscoli, che gli empirici chiamano «/"orsafi, per la perdita della quale l'animale trovasi impedito di stare in sulle gambe. Quindi bagni di aceto caldo nella vista di corroborare, ignorandosi da essi il valore di questa acida sostanza, che è di leggiero deprimente. Finalmente sanguigne ripetute, che a nuli' altro valgono, se non ad aumentare lo stato depressivo, dal quale trovansi assaliti gli animali. Ne consegue da ciò uà deperimento sempre maggiore in quelle povere bestie, che finalmente finiscono la loro vita iiiuliluienle martoriata. A diradare finalmente questi malori, sarà giusto, che si allontanino le cause, per quanto è in noi, che li prò* ducono, non essendo tulle le volle possibile, nel caso di loro manifestazione, potervi rimediare con appropriata cura, perchè quando in molte circostanze ne siamo av- vertili, la disorganizzazione tocca il suo colmo. Non sarà dunque inutile ripetere , che migliorare si debba la condi- zione di questi esseri animali , i quali pel modo brutale di riproduzione, pel cattivo nutrimento, per la pessima educazione, riportano una fìsica costituzione cagionevole, alterata per le male digestioni , pel consumo precoce delle forze materiali, mediante le laboriose fatiche superiori di gran lunga all'età, all'individuo, alle quali senza discre- T. TOMBARI 476 zione vengono assoggettati. Subentrando adunque la ragio- ne al capriccio, alle abitudini grossolane ed erronee, a- Tretno a lanienlare certamente minori disastri, di quelli, che oggi ci toccano per incuria, e colpa nostra. E riepi- logando conchiuderò, come mai potremo attendere di avere sani e vigorosi allievi nelle specie didattili, se ge- nerati da padri e madri diffettosi, se il metodo igienico è tutto estraneo alle leggi della natura? E massima d'a- gricola economia l'alimentar bene il bestiame per olle- nere tutti i mezzi profittevoli per la coltivazione dei terreni, e per il commercio. E pur legge di regolala igiene il pascerli con sostanze nutrienti date a regolata quantità, onde non procurare l'indebolimento di loro co- stituzione. Ma questo metodo economico, questa igienica legge malamente si conosce dai nostri tenitori di bestiame. Alloraquando per questi esseri corre il bisogno di nutrirli sostanziosamente, onde con regolarità proceda lo sviluppo, l'aumento ed il vigore degl'organi componenti la mac- china animale, si è appunto in tal tempo, che vengono cibati di grossolane sostanze, non confacenti né alla deli- catezza del loro stomaco, né alla forza dei succhi gastri- ci, perchè non conlenenti principii bastevoli per la pro- pria nutrizione. L'allontanare adunque le cause predispo- nenti e determinanti le discorse morbose affezioni, dev'es- sere, per quanto sia possibile, la prima cura, che dob- biamo intraprendere. Un buon nutrimento sano, e sostan- zioso invero dovrà essere adoperato in ogni tempo, per- chè si mantenga negli animali quell'armonica relazione tra il sistema vegetativo e sensitivo troppo necessaria al loro sviluppo, in una parola alla perfetta sanità. Che se il sangue rimanga languido riparatore, perchè privalo delle particelle omogenee, assimilabili, acquisterà princi- pi! disaffìni, eterogenei, e questa disaffinità, od elercge- nia è quella, che rende alterati tutti gli organi della mac- china animale. Sarà pure opportuno soccorrere radicalmente 476 SCL CAPOSTORJJO, T. TOMBARI questi animali, allorché soggiacessero nelle discorse afTe» zioni per squilibrio dei sistemi, oltre al buon vitto, con mezzi depurativi e tonici, assoggettandoli all'uso del ferro, onde correggere i vizii nel sangue, e della valeriana per modifìcare 1' azione del nerveo sistema, e di altre sostanze tonto internamente^ quanto per T esterno che Irò vansi in- dicate dai nostri più accreditati patologi. Di tal guisa operando, la medicina veterinaria mag- gior credito acquisterebbe, perchè questa scienza non con- sisle soltanto nel debellare le manifestate malattie, per le quali non di rado rendesi insufBciente, ma sibbene ad in- dicare un metodo igienico opportuno a prevenire, ed im- pedire i fisici sconcerti. o^rcX^^^a^^^ 477 CONSPECTUS mmmm herpetoiogiae et amphibioiogiab CAROLI LUCIANI BONAPARTE Edilio altera reformata. l&BO. ( Continuazione , vedi pag^ 89. ) CLASSIS IV AMPIHIBIA. SOBCLASSIS I. BaTRACHIA Ordo 1. Ranae. i. PiPiDAC. Foss. Eur. Sp. Num. 1. Pìpina 0. America mer. 1 2. Daclylethrina 0. Africa mer. 1 2. Myiobatrachidae. 3. Myiobatrachina 0. Australia. 1 3. BOMBINATORIDAE. 4. Botnbinatorina .... 3. 1. Europa Asia. 2 5. Pelodytina 1. Europa. 1 6. Alytina 1. Europa. 1 7. Cycloramphina 0. America mer. 3 4. Pelobatidae. 8. Pyxicephalina 0. Africa. Amer. 4 9. Pelobatioa 2. Europa. Asia. 2 5. Ranidae. 10. Ranina 8. 6. Cosmopolit. 30 6. Hytidae. 11. Hylina 1. Cosmopolit. Ò5 478 conspectus etc. 7. Hylakdactylidab. 12. Hylaedactylina 0. Malaiasia. 3 8. EUBAPHIDAE. 13. Eubapliina 0. America mer. 4 9. Ceratophreidae. t4. Megalophreidina 0. Malaiasia 2 15. Ceratophreidina 0. Amer. mer. 3 tO. Engystomidae. 16. Leinperina 0. America mer. 1 17. Engystomina . . . • . .0. Afr. As. Am. 6 18. Rhinodermina 0. America mer. 1 11. BUFONIDAE. 19. Brevicipilina 0. Af. As. Oc Am. 6 20. Biifonina 2. 4. Cosmopolit. 18 13. 16. 145 Ordo 2. Salamandrae. 12. Plburodelidae. 21. Pleurodelina { Salaman- dridae, p. Gr. ) 1. Europa mer. 22. Bradybatina ( Salaman- dridae , p. Gr.) 1. Afr. s. Eur. m. 13. Salamandridae. 23. Seiranolina {Salaman^ dridae i p. Gr. ) 1. Eur. mer. 24. Salamandrina (Salaman- dridae, p. Gr. ). . . 1. 2. Eur. Am. 25. Mo\Qwa {Molgidae,GT.) . . 0. Asia orienl. 26. Tritonina {Salamandri- dae, p. Gr. ). . . . 14. Geotritonidae. 27. Mycetoglossina ( Pletho- dontidae, Gr. ) 0. America s. 2. 7. Cosmopolit. 10 14 CONSPECTUS ETC 479 " 28. GeotiJtonina t. Europ. raer. 1 3. 13. 35 Orio 3. Pseudo-Salamandrae. 15. Andriantidae. Fossil. 29. Andriantina .... 1. 16. SlEBOLDlIDAE. 30. Sieboldiina {Protonopsei- dae, p. Gr. ) 0. Japon. 1 17. Protonopseidae ( Pseudosau- ria , p. Gr. ). 31. Protonopseina ( Proto- nopseidae , Gr. ) 0. America 6. t 18. Ampbiumidae. 32. Amphiumidae , (^mpAm- midae, Gr.) 0. America 6. 1 1. 0. 3 Ordo 4. Protei. 19. Hypochthonidae ( Meantia, p. Gr. ) 33. HypochthoQina (Protei' dae 5 Gr. ) 4. ? Europa. 1 20. Sirenidae (Meantia, ip. Gr.). 34. SUemua (Sirenidae, Gr.) . . . 0. Am. s. 3 21. Necturidab (Meantia, p. Gr. ). 35. Neclurifla (Profejdae, p. Gr.) . 0. America s. 1 22. SiREDONTiDAE (Larva Batra- chii ignoti, Gr. ). 36. SiredoQtina 0. Mexico 1 4. . 480 CONSPECTUS ETC SUBCLASSIS li. PeROMELÌ. Ordo 5. Ratrachosaurii. Fotsil.. 23. Batrachosaqridae. Fossil. 37. Balrachosaurina 25. 25. Orda 6. Batracophidii (Caeciliae) 24. Caegiiiidae {Pseudophidae, Gr.). 38. Ceciliina (Caec«7mdae, p. Gr. ). 0. Am. As. Afr. 7 39. Epicriina (Caeciliade, p. Gr. ) . 0. Asia. 2 40. Siphonopina {Caeciliade, p. G.). 0. America. 2 0. U Specterum Amphibiorum viventinm numeru» 200. Specierum Amphibiorum Europ. numerus 30. Specierum Amphibiorum Foss. num. SO. APPE]\DI€E KEIXDICOIXTO DELLE SESSIONI ae/ca mm\ mmk della psovincia di bologìiia PRESIDENTE PROFESSORE GAY. ANTONIO ALESSANDRINI ►^^^^ì^a**** • Sessione Ordinaria delli 8 Febbrajo 1852. ( Continuazione , vedi pag. 328. ) Per ultimo il Segretario delle Deputazioni Se- zionali, Sig. Prof. D. Santagata da lettura di una Memoria del Sig. Dott. Luigi Barbieri di Querceto intitolata — Annotazione sul danno che recano le Ca- pre nelle parti boschive montane del Governo di Lojano. In questo scritto, già letto a quella Deputazione Sezionale, il Sig. Dott. Barbieri espone che i quattro Comuni , che costituiscono quel Governo , cioè , Lo- iano , Monghidore , Mouzuno e Monterenzo hanno una considerevole estensione di suolo montano, co- perto ( esclusone quello ridotto a coltura ) per quat- tro quinti di castagni e querele, poche roveri, e molti Cerri, atto pure alla vegetazione d' altre simili piante giovani, insieme allo spino, il ginepro, il N. Ann. Se. Katur. Serie HI. Tomo 5. 32 482 APPENDICE frassino, 1' oppio, ed altri alberi di frutti selvatici , e virgulti d' ogni genere. Essere proQcuo e necessario conservare le dette piante , ed anzi farne sorgere e vegetare altre ancora. Al che però egli avvisa tor- nare sommamente pregiudicevole la capra, la quale col suo morso uccide le piante cui addenta , e a poco a poco distrugge i boschi impedendone la ri- produzione , e lasciando quindi nella più grande in- digenza il montanaro , che da soli prodotti boschi- vi ricava il necessario per vivere. Oltre poi a tale gravissimo danno il Sig. Dott. Barbieri fa notare che la capra è animale per se di poco vantaggio : il suo latte contiene scarsa quantità di butiro, onde 1 formaggi che se ne formano, riescono inferiori agli altri , ancorché sieno misti col latte di pecora ; la capra allorquando non figlia, e per conseguente non dà latte , niun utile produce che valga almeno a sopperire le spese di mantenimento; la comunione sua colle pecore torna a queste perniciosa, percioc- ché r urto del suo frequente cozzo è nocivo alle me- desime , massime quando sieno in istato di pregnanza. All'incontro sbandite che fossero, come propone il Sig. Dott. Barbieri , le capre dal territorio di Loia- no, il montanaro vedrebbe assai utilità nel sostituirvi le pecore, le quali lasciate tranquille viemeglio pro- spererebbero, e maggiori prodotti darebbero. OltraC'- ciò, egli nota , come le pecore mansuete pascolino la sola erba, rispettando le tenere piante boschive; come buono sia il latte che porgono , onde si formano ec- cellenti formaggi ; come da esse due volte l' anno si ottenga il prodotto della lana , che a sufficienza compensa le spese del loro mantenimento. Né valer APPENDICE 483 possono le obbiezioni, che la capra dà maggior quan- tità di latte; che di più si ricava dal capretto; che ella di tempera più robusta va soggetta a minori infermità ; perciocché , come si è detto , se più ab- bondante copia di latte si ottiene dalla capra, que- sta non compensa la migliore qualità , che si ha dalla pecora. È vero vendersi a più caro prezzo il capretto dell' agnello , ma tale utile non può stare a fronte dei danni sopraccennati; inflne quanto alle infermità, ove si prodighino alle pecore le necessarie cure, si tengano lontane dalle capre, le si riguar- dino dalla perniciosa rugiada , si porga loro mas- sime nell'inverno più nutritivo foraggio, conveniente quantità di sale agrario , e qualche poco di biada , si ha fondamento per credere , che non cederanno la robustezza alle capre istesse ; le quali cure e spese saranno poi largamente compensate dal maggiore utile che si potrà ritrarre da questo quadrupede. Per le quali cose conchiude che siano da sbandirsi le capre dai luoghi, ove vegetano o possono vegetare piante arboree, e sieno relegate in quelle parti sterili o balze , nelle quali sorgono arbusti e sterpi soltanto; che tornati inefficaci i reiterati reclami fatti per ot- tenere un tale benefico provvedimento, sia da pre- garsi la benemerita Società Agraria, tanto sollecita neir accordare il suo appoggio a quanto può inte- ressare la selvicoltura , acciocché presso le compe- tenti Autorità col suo autorevole volo promuova le opportune disposizioni. La Società desiderosa di cooperare alla conser- vazione dei nostri boschi , ha approvate in genere le osservazioni del Sig. Dott. Barbieri, indicale per 484 APPENDICE questo utile fine , ed ha con piacere appoggiato il voto del Chiarissimo Signor Presidente , perchè se ne rimetta la Memoria alla Commissione dei migliora- menti agrari. Sessione Ordinaria delli 12 Febhraro 1852. Si dà cominciamento colla lettura del verbale riferibile alla precedente adunanza. Poscia appro- vato il medesimo , comunicasi ai Soci presenti un Dispaccio di S. E. Rma Mons. Prolegato e Commis- sario Straordinario , col quale vengono approvate le seguenti nomine , che la Società a norma del Rego- lamento, fece nell'adunanza straordinaria 18 scorso Gennaio. Vengono quindi annoverati e proclamati Soci Ordinari i Signori , Ing. Francesco Gualandi , Giuseppe Guidi , Conte Carlo Marsili , March. Luigi Pizzardi, e Ing. Pietro Pietra, i quali appartenevano innanzi all' ordine dei Soci Onorari o Corrisponden- ti Residenti. Vengono poscia pubblicati 1 nomi , dei nuovi Soci Corrispondenti delle Deputazioni Sezionali, e cioè Per Loiano i Signori Maestrani Francesco , e Menarini Domenico. Per Medicina : Fiorini Nicola. Per Budrio : Neri Giuseppe, Pasquali Gaetano, e Bonora Luigi. Per Persicelo : Martinelli Dott. Massimiliano , Morisi Dott. Ferdinando, Masetti Dott. Alessandro, Cuccoli Luigi , Guidalotti N. U. Girolamo , Candini Amos , Zucchi Angelo , e Rossi Alessandro. APPENDICE 485 Per S. Giorgio di Piano : Calzoni Giacomo, Ca- valieri Pietro , Candini Eugenio , Serrazanetti Isido- ro, Luminasi Cesare, Baroni Giovanni, Simoni Luigi. Per Bazzano : De Maria Giuseppe , Arcangeli Virgilio, De Maria Michele, Osti Damiano, Lolli Luigi , Rocchi Pietro , Ferretti Filippo , Gardini Ca- millo , e Donati Giuseppe. Per Poggio Renatico : il Sig. Balboni Antonio. Quindi vengono pubblicati i nomi dei proposti alle cariche nelle seguenti Deputazioni Sezionali già approvati dal Superiore Governo e sono Per quella di Loiano : il Sig. Menzani Raffaele nominato Direttore in luogo del Signor Frontini Luigi, che attesa la distanza di sua dimora dal Ca- po Luogo , si crede di esonerarlo da tale ufficio, no- minandolo a quello di Vice Direttore. Per quella di Vergato, si nomina a Vice Diret- tore il Sig. Luciano Monari. Per quella di S. Giorgio: avendo rinunziato il Sig. Sante Sarti all' Ufficio di Direttore, si è sostituito il Sig. Antonio Fava. Per quella di Bazzano : a Direttore il Sig. Gio- vanni Ferretti, e Vice Direttore il Sig. Raffaele q.m Carlo Minelli, e a Segretario il Sig. Giuseppe Donati. Infine per la Deputazione di Poggio Renatico : a Direttore il Sig. Giuseppe Fornasini, in luogo del Sig. Federici , che ne emise rinunzia. Leggesi pure dal Segretario lettera dell* Eccelsa Commissione Amministrativa Provinciale, colla quale partecipavansi alla Società, le misure prese, e gli ordini dati, affinchè le piantagioni d' alberi, eseguite in via d' esperimento nel comune di Castiglione , ve- 486 APPENDICE nissero custodite e difese dagli agenti provinciali ^ incaricati di invigilare per la esecuzione delle leggi che alla conservazione dei boschi si riferiscono. Prosegue la Sessione colla comunicazione delle varie lettere di ringraziamento, inviate dai Soci Corri- spondenti e Residenti , e cioè dei Signori Cuppari Prof. Pietro di Pisa ; Calzolari Dott. Ercole , Dalla Rovere D. Luigi , De-Ferrari March. D. Raffaele Duca di Galliera , tutti di Bologna. Leggesi ancora altra lettera inviata dal Sig. Prof. Gio. Contri per ringraziare il Corpo Accademico , della sua nomina a Segretario della Società, pel se- guente triennio, e per attestare alla medesima il de- siderio di cooperare ai suoi lavori, appena la sua mal ferma salute glie lo avrebbe permesso. Dopo ciò il Segretario della Commissione per le Deputazioni Sezionali, diede comunicazione al Cor- po Accademico, di una nota scritta dal Sig. Menzini di Anzola , e già presentata alla Deputazione Sezio- nale di Persiceto , intorno il bisogno Di una più este- sa e completa Istruzione negli esercenti la Veterinaria, Sul quale argomento il Chiarissimo Sig. Presidente crede di riferire , come il Superiore Governo per recenti disposizioni Universitarie, abbia stabilito che i giovani vogliosi di dedicarsi agli studi di Veteri- naria , sieno in prima istruiti nelle lettere e nella filosofìa, siccome per le altre scienze è provveduto. Ne avvisa poscia i Soci presenti ad appoggiare que- ste lodevoli disposizioni , col dare la preferenza ai buoni Veterinari, e divulgare ai coloni ed agenti di campagna, la necessità ed i vantaggi di ricorrere ai Veterinari bene istruiti , anziché ai meno avveduti APPENDICE 487 ed ignari , li quali però quantunque sembri sieno più discreti nei prezzi delle funzioni sostenute , pure lucrano di soverchio , perchè quasi sempre con danno del ben essere del bestiame, e della saggia economia campestre. Per ultimo viene ammesso il Sig. Dott. Pietro Gavazzi a leggere una sua Memoria Sulla utilità delle Mostre od Esposizioni Agrarie ^ e sui mezzi di ottenerla maggiore. A cagione della qualità dell'argomento, molto esteso e dettagliato , non che per la pubblicazione già ordinata nel giornale agrario, si lascia indietro r estratto di questa Memoria encomiata e gradita da ognuno , e si nota che per le molte osservazioni e proposte pregevoli ed opportune , delle quali è for- nita, si rimette la Memoria stessa alla Commissio- ne regolatrice appunto delle Esposizioni , onde ne tragga il profitto , che nelle presenti nostre condi- zioni vedrà convenire. Sessione Ordinaria delli 14 Marzo 1852. Dopo lettura del verbale precedente il Ch. Sig. Presidente presenta un Dispaccio di S. E. Revina Mons. Commissario e Pro-Legato , col quale dimo- stra r aggradimento suo , e quello di S. E. il Sig. Ministro del Commercio e Agricoltura in Roma, per la pubblicazione delle stampe, e degli atti relativi all' Esposizione Agraria. Poiché in quel Dispaccio con espressioni onorevolissime pel Corpo Accademi- co, vengono accompagnate le medaglie di premio, e si fa plauso ancora al progetto di associarvi l'È- 48S APPENDICE sposizione delle patrie manifatture , così cfedesi ri- portarne il fine letteralmente. » Finalmente il lodato Sig. Ministro al quale » non mancai di rappresentare nei modi più efficaci » la opportunità, che nel prossimo venturo anno fosse » associata all'Esposizione dei prodotti Agrari, an- 1) che quella dei manifatturieri , ha con molta be- « nignità fatto plauso ad un simigliante progetto, che » sin d' ora si piace di approvare. j) Nel rendere quindi intesa V. S. Illfha non » che r Illustre Consesso eh' Ella presiede , delle di- » sposizioni della Superiorità, intorno questo duplice » intento della futura Esposizione , affinchè possano » per tempo prendersi le necessarie misure, che as- » sai raccomando , e di cui vorrà darmi sollecita » comunicazione, le accompagno le N. 14 Meda- » glie in Argento, con facoltà di distribuirle ai pre- » miati, a nome del Ministero , ed ho il piacere di >> confermare a V. S. IlliTia le proteste della mia di- » stinta stima. » L' Amministrazione Cointeressata dei Sali e Ta- bacchi nello Stato con lettera del 1." Marzo rende partecipe alla Società Agraria i risultamenti ottenuti nell'anno 1851 colla vendita del Sale nero o misto per uso del bestiame e dell' agricoltura. E quantun- que per essa lettera si conosca che il consumo si è presentato notevolmente maggiore di quanto avvenne nel primo anno , talché havvi luogo a sperare che questa utile pratica si vedrà ben anche più estesa ne- gli anni venturi , pure l' Ilhno Sig. Vice Aih.re , col confronto delle cifre risguardanti la quantità del be- stiame delle quattro Provincie, moltiplicata per la APPENDICE 489 quantità di sale relativa al consumo di ognuna, esprime la propria dispiacenza per aver trovato il consumo del sale di gran lunga inferiore a quello che egli desiderava , inculcandone quindi dalla So- cietà Agraria quelle ulteriori diligenze e provvedi- menti , che servano a rendere maggiormente utile la Superiore* Governativa concessione. Intorno al quale argomento i Soci intervenuti non possono a meno di riconoscere quanta utilità arrechi la Società Agra- ria nella introduzione del sale per uso del bestiame, come degli altri metodi nuovi , perchè appunto nella Provincia bolognese ove tiene sua sede , il consumo è stato di gran lunga maggiore delle altre vicine. E se nel decorso anno 1851, l'uso del sale pel bestiame, non fu quanto potevasi attenderlo, bisogna pur conve- nire che fra noi come altrove , le buone usanze si in- tromettono nei costumi campestri con qualche lentez- za ; ma in pari tempo bisogna rammentarsi che i campagnuoli , ai quali tanto dobbiamo , sono di tale tempra da preservare nel proposito incominciato , accrescendone anzi per gradi il consumo relativo , a seconda degli eccitamenti ricevuti, e degl' utili ri- sultamenti , che dai fatti osservati , e dalle proprie esperienze palesemente ne emergono. Presentasi pure alla Società lettera del Ch. Sig. Prof. G. Bertoloni in riscontro a quanto gli era stato trasmesso, circa lo esame e lo sviluppo di uova ap- partenenti all' insetto , che notevolmente nel decorso anno danneggiò le foglie degli alberi della nostra mon- tagna bolognese; uova che avendo egli fatte nascere, onde esaminare l' insetto nelle diverse trasfigurazio- ni , potè conoscere che appartenevano al Lìparis Di- 490 APPENDICE spar Linn. ; insetto che talvolta sviluppasi in co- pia strabocchevole , con danno delle selve monta- ne , quando per circostanze atmosferiche non comu- ni, o per copia delle uova depositate in precedenza trova modo di conservarsi nel verno , crescere e pro- sperare nella state. Il Socio Ordinario e Vice Segretario Dott. Paolo Predìeri intrattiene poscia la scielta adunanza dei Soci, colla lettura di una Memoria che avea per ti- tolo Delle scuole tecniche, e dei mezzi più acconci per renderle fra noi adatte a favorire la industria agricola e manifatturiera. Di questo discorso ascoltato con moltissimo interessamento dai Soci intervenuti in inolto numero, si riportano nell' odierno verbale le ultime conclusioni riferite , dalle quali si compren- dono a sufficienza quali sieno le principali opinioni dall' Autore sostenute. 1." Che le manifatture nella nostra provincia debbono limitarsi e riferirsi, come le altre di tutto lo Stato, ad alcune di quelle che risguardano i no- stri prodotti agricoli , cioè a quelle per le quali in oggi un moderato dazio protettivo , e le spese di porto e commissione, ponno bastare a bilanciare le differenze risultanti dalla maggiore abilità e quanti- tà di fabbricazione, di smercio e buon mercato che altri popoli ora possiedono. 2.° Che le scuole tecniche fra noi, denno avere in mira il miglioramento di queste speciali manifat- ture , e quello ancora che può riferirsi alla nostra agricoltura e pastorizia. 3.° Che tali scuole per riuscire al fine indicata debbono occuparsi in prima della istruzione elemen- APPENDICE 491 tare metodica , poscia della dimostrativa e pratica , però colle parole e coi modi adatti alla capacità della nostra classe artigiana. 4.° Che alla direzione delle fabbriche di mani- fatture , o di qualunque officina industriale , occor- rendo un limitato numero di persone , ne potendosi queste istruire fra noi, per mancanza di idonei isti- tuti tecnici , e di mezzi pratici convenientissimi , è meglio che i Direttori delle fabbriche da istituirsi, sieno presi ove trovansi già educati e provetti , som- ministrando poi ai medesimi, mercè le nostre scuole, abili ed istruiti operai subalterni, affinchè coadiu- vino alla migliore riuscita della intrapresa, e dessi ancora ne siano retribuiti in copia maggiore , cioè eguale alle buone funzioni somministrate. 5.° Che se alcuni giovani nostri concittadini o statisti, amassero di seguire questa carriera del mi- glioramento delle manifatture , potranno ( come ta- luni già praticarono con successo ) in prima istruir- si nelle nostre scuole universitarie, e fatti Ingegneri teorici, apprendere poi nelle estere scuole ed officine assai riputate , quella più elevata istruzione teorica e pratica tecnica, che fra noi in oggi non abbiamo mezzo di insegnare. 6." Che senza voler essere fisici o chimici, pon- no i nostri campagnuoli e fattori, apprendere nelle scuole tecniche, buone istruzioni, utili pel migliora- mento delle macchine ed attrezzi rurali, giovevoli ad accrescere i concimi ed i foraggi , opportune per conoscere le condizioni atmosferiche . le cose di a- graria , di fisica _, di chimica , e di molti altri og- getti relativi al perfezionamento dell' Agricoltura e Pastorizia. 492 APPENDICE 7.° Che le manifatture in oggi a suo avviso più opportune ed utili fra noi , sono i filati e tes- suti di canapa e lino, la fabbricazione di buone carte , di buone pelli, di ottime seterie o tessuti re- lativi , di stearina , di vetri , cristalli , e stoviglie più comuni , non che la confezione dei colori e dei metodi per bene fissarli sopra i vari oggetti. 8." In quanto alle manifatture in lana , gli sem- bra dover noi limitarci in oggi a quelle più facili e grossolane , perchè relative alle qualità infime della lana presso noi esistente , e doversi in prima mi- gliorare le razze delle pecore dello stato, innanzi di pensare agli altri più fini tessuti, pei quali occor- rono lane di Sassonia, di Inghilterra, di Slesia, te- nute in conto delle più fine lineari o crespate. 9.° Che infine per le manifatture di cotone , quantunque sia lo Stato sprovveduto di questa pianta, pure colla facile introduzione dei filati inglesi a buon prezzo, ed in causa del grande consumo che ora si pra- tica fra noi di tessuti ordinari di cotone, gli sembra lo- devole di cercare il miglioramento di questi, escluden- done però le infinite varietà più fine e difficoltose. Sessione Ordinaria delli 28 Marzo 1852. La sessione ha cominciamento colla consueta lettura dei nomi dei molti Soci intervenuti alla pre- cedente sessione. Grato alle* dimostrazioni di affettuoso interes- samento adoperato dalla Società Agraria per la pub- blica Esposizione dei prodotti agrari tenutasi nel de- corso anno _, S. E. Mons. Commissario Straordinario e Prolegato, accompagna con vive espressioni di com- APPENDICE 493 piacenza e di aggradimento , copia di altro Dispaccio direttogli da S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura , col quale Esso rende partecipe , come il Santo Pa- dre, coi tratti di sua singolare bontà, abbia accolto il Volume degli Atti, e delle Memorie pubblicate iu occasione della prima Esposizione Agraria sue- nunciata. Esprime pure in esso Dispaccio come S. EiTia Revma il Sig. Cardinale Prefetto della Sacra Congregazione degli studi , ed ancora S. Eccellenza il Sig. Ministro di Agricoltura e Commercio, abbia- no ricevuto quel libro con dimostrazione di grata accoglienza , e con ringraziamenti , per il molto zelo ed indefessa cura adoperata dalla Società Agraria onde migliorare viemmeglio gì' interessi agricoli e commerciali della bolognese provincia. Con altro Dispaccio la prefata Eccellenza Sua, Monsignor Commissario e Pro-Legato , ne partecipa ancora come a norma delle premure esternate dalla Società Agraria , abbia fatto invito all' Illma Camera di Commercio , a delegare un qualche suo membro, per cooperare , e dirigere la duplice Esposizione dei Prodotti Agricoli e Manifatturieri , la quale dovrà tenersi nella stessa Villa Legatizia di S. Michele in Bosco neir Autunno di codesto anno , e ne accerta sul valido appoggio, e sui mezzi opportuni da som- ministrarsi in proposito dalla Illiìia Commissione Amministrativa Provinciale. La stessa Illina Commissione Amministrativa della bolognese Provincia , ringrazia pure con ono- revolissima lettera la Società, per l' invio degli Atti e Memorie suenunziate. Il Segretario legge pure lettere di ringraziamento 494 APPENDICE delli Ingegneri Sig. Francesco Gualandi , e Pietro Pie- tra , e Mar. Luigi Pizzardi , li quali da Soci Residenti furono già annoverati ed approvali Soci Ordinari. Con lettera delli 27 Marzo il Socio Residente Sig. Ingeg. Filippo Lisi trasmette pure una Leva o semplice istrumento, del quale egli ha fatto uso per ripulire dalle piante bonaghe {Ononide spinosa) un grande prato in Livergnano che ne andava ripieno con danno del prodotto del fieno. La descrizione dello istrumento , non che alcune utili osservazioni che in questo incontro comunica alla Società, risguardanti le avvertenze da lui usate per migliorare ed accre- scere senza spesa il prodotto di quel prato , sono brevemente esposte nella sua lettera , la quale però quivi si ommette , dovendosi inserirla nel Giornale Agrario per vantaggio del pubblico. Si passa quindi a riferire il contenuto di una lettera del Socio Ordinario Sig. Ing. Pietro Pancal- di , risguardante alcune osservazioni topografiche ed idrografiche da praticarsi nella Parrocchia di Vigo , onde conoscere se dopo la caduta frana , che in quel territorio di recente tanti danni e sventure produsse, potessero immettersi nella Limentria , e quindi nel nostro canale di Reno , alcune acque di quelle fon- tane che scolano a piedi del monte Vicesio , è che per lo innanzi si vedevano disperdere entro le ca- verne esistenti alle falde di esso , senza più veder- sene 1' esito in luoghi inferiori. Trovate molto op- portune ed utili le riflessioni esposte dal prefato Sig. Ingegnere , il Ch. Sig. Presidente dirigge la let- tera alla Commissione incaricata per la corrispon- denza colle Deputazioni Sezionali, affinchè col mez- APPENDICE 495 zo della Deputazione di Castiglione , alla quale ap- partiene per riparto stabilito il Territorio di Vigo, sieno praticate le predette indagini da idonea per- sona, e ne sia fatto preliminare rapporto alla Società. Per ultimo il Signor Presidente invita il Vice. Direttore della Dfeputazione Sezionale di Persiceto Signor Dottore Giovanni Orlandi , a leggere un suo rapporto , del quale erane stato incaricato nella sessione delli 26 scorso Gennaio , intorno al 1." Volume delle Ricerche Storico- Analitiche sugli Scrit- tori di Veterinaria praticate ed esposte da Gioanni Battista Ercolani, — E di vero niuno, più del nostro esimio concittadino e collega Prof. Ercolani, po- teva per primo intraprendere di fare buona raccol- ta di utili cognizioni di Veterinaria , in |un campo cioè tuttora sconosciuto ed indeterminato , egli che per le assidue cure adoperate nel riunire i ma- teriali, che vagamente trovansi sparsi nelle biblio- teche più rinomate d' Italia , ovvero inseriti in an- tichi codici e pergamene pressoché sconosciuti ed inosservate , sapeva poi con molto senno ben sce- gliere le gemme , e separarle dal fango nel quale di spesso trovansi frammiste per la lontananza dei tempi , e la rozzezza di alcuni di loro. Il pensiero dell' Ercolani, di riepilogare in. una raccolta storica tutto ciò che può meritare seria considerazione in punto di Zooiatria e Veterinaria , partendo dalle età favolose lino a questi ultimi tempi , si è ben meri- tevole di ogni nostro maggiore encomio, in oggi che lontano dalla patria, se trovò nei decorsi anni tem- po di occuparsi in tal sorta di ricerche scientifiche, trovasi però amareggialo nello spirito per lo allon- 496 APPENDICE tanamento dai più cari congiunti ed amici , e quindi privo ancora di quegli incoraggiamenti , che per la modestia dell' autore , a noi pure assai nota , pos- sono in questa laboriosa intrapresa venirgli oppor- tuni e graditi. Già è abbastanza conosciuto come neir argomento in discorso esista fultavia una gran- de lacuna , in veterinaria specialmente , nella qua- le, il Zanon verso il 1760, aveva posta per così dire qualche pietra di scandaglio , ma con ben scarso profitto. In oggi invece , colla sicurezza di una bella riescita , Bologna potrà annoverare fra' suoi figli ed allievi, quel primo che, poste da banda le diffi- coltà e le incertezze, amò di misurarsi con queste, sentendosi abbastanza forte per gli attivi studi pre- cedenti , e per le molte esperienze già praticate alla Scuola bolognese, come ajuto intelligentissimo e bene affetto del nostro Ch. Preside Professore di Anato- mia Comparata e Veterinaria Cav. Alessandrini. E noi interpreti del desiderio dei Soci presen- ti alla lettura , e ben grati alle assidue fatiche del- l' Ercolani , gli auguriamo di tutto cuore quegli altri mezzi scientifici, e quella felicità e tranquillità d' a- nimo che possono giovargli , onde compiere 1' altro Volume con quella diligenza e buon discernimento' del quale in questa Sessione conoscemmo fornito il primo, già pervenutoci in grazioso dono, e del qua- le in oggi, con vero interessamento, il Socio Corri- spondente Sig. Dott. Orlandi ne porge alla Società Agraria un sunto assai ordinato ed esteso, che quivi si ommette , onde vederlo interamente pubblicalo nel Giornale Agrario. Paolo Predieri Vice Segretario, APPENDICE 497 DI UNÌ PARTICOLARE ALTERAZIONE sofferta da varie Patate inviale alla Società dalla Deputazione Sezionale di Loiano LETTERA presentata alla Società Agraria nella Sessione delli 8 Febbraio 1852 dal chiarissimo Signor PROFESSORE GIUSEPPE BERTOLONI >>si»B-i3ui isu^jii; fcguoq iy 'on Umilissimo ^ Devotissimo Servitore :. ; i. l'VMii (M . GIUSEPPE BERfoiom. ' '/i unji'.i ib i,vv! aailqwsa ■lij. jb 'j( i.t ; ri;jf!'3?, obiioMe hi! ùViinfiM'i aìhn fli8jjf"4MB >l> U Ocl-V '3 ,9I()Ìl9(jlJa i li uM d Li!] ^ihobm?. ■ yJiiii^ i; jila snod ó «odg -l'I ';' !! OfJiJiJJuc (li 9>0 ; j i/onoA cjìciila tillob /, . ' '; (,,.^.!l'Hirri(! •;;(•) . \\hi \h 500 APrEKDICG Di UH SKIPUCK SIRI'1E.\'T0 0 LSYA per la esh'a siane dHlc Itm^fnr radici delle piani e bonaghc' (ononide spinosa ) che datmcggiatio i proli nalwali. rWrtrtsstmo Sig. Precidente In conformità di quanto le significavo l'altro ieri .tra- smetto a V. S. Chiùa, lo strumento semplice ed economico, del quale mi servo da vari anni , per estrarre e levare le piante di bonaghe, dette onomdc spmosa , che infestano e deturpano le erbe di alcuni prati, specialmente serotini. Cotu'Ella può conoscere, solo che vi ponga attenzio- ne, r islrumento del quale ora faccio parola, si è una semplice leva di legno robusto, che i tìsici direbbero di secondo genere; cioè di quelle leve che hanno il punto di ap^Ktggio nella estremità inferiore, la potenza nella e- streraiià superiore, e la resistenza verso il centro. La stan- ga di legno , lunga quattro piedi , è incastrala a cerniera con un pezzo di tavola piana, che appoggia sul prato senza bucarlo , affinchè essa non si abbia a deturpare colla terra; sendochè per la estrazione delle lunghe radici dt booa- ghe, è bene che la terra del prato sia assai bagnata, co- me in autunno avanzato suole riscontrarsi. Nel mezzo della stanga sonovi praticati a varie distanze cinque o sei fori , che permettono ad una caviglia di ferro ad occhiello di fernurvisi robustamente, ora più in alto ed ora più in basso a seconda del bisogno, cioè della lunghezza, e re- APPENDIOE ItOf sistenza della radice da estrarsi. A questa caviglia fermasi nn laccio doppio scorridojo, formato di robusta funicella, lungo circa un piede, il quale laccio, mentre nella estre- mità superiore si ferma ed appunta nella caviglia, nella inferiore invece si fa passare attraverso il colletto della pianta al disotto precisamente dei piccoli rami, nel qual luogo' essa è robusta abbastanza da resistere allo sforzo necessario per la estrazione della lunga radice. Con un poco di attenzione e di pratica, adattando la caviglia or su,orgìiJ a seconda della resistenza e lunghezza della ra- dice^ si riesce a praticare la estrazione con facilità senza rompere la pianta di ononide, la quale, se mai non si e- strae intera colla radice, facilmente ripullula Tanno ap- presso con danno del prodotto da ottenersi. Le radici, che io pure le trasmetto colla presente, so- nosi da me estratte in un mio prato a Livergnano ; e quan- tunque lunghe circa un piede e mezzo, pure colla mia leva sortirono tutte presto senza rompersi, ed il colono al quale insegnai la pratica , è riescito a pulirmi dalie bo- naghe, buona parte di un prato di 35 tornature, che pur troppo da molli anni ne andava ripieno. Quel prato, che ormai è tutto pulito da quelle piante spinose, ha pure mi- gliorato d'altra parte con una semplice avvertenza da me usata in questi ultimi anni, la quale poiché ha giovato grandemente, così amo di partecipargliela in questa occa- sione. Sappia adunque che in quelle località montuose, si costuma come altrove, di pascolare il prato in autunno colle pecore e colle giovenche, per guisa che, finita la fredda stagione, le piante, che già erano sofferenti e deboli per le continue lacerazioni , essendo poi ancora scoperte e senza barbe, risentono maggiormente l'azione dei geli; tal- ché la primavera non sempre riesce a guarirle totalmente, da lasciarle prosperare con quella vigoria , che serva a dare un abbondante prodotto. Ora avendo, io veduto che la estrazione delle bonaghe potevasi fare in autunno, or- £02 APPENDICE dioava al mio colono, che quel prato fosse lasciato intafto* e non pascolato, desiderando pure che l'erba cresciuta nei mesi di Settembre ed Ottobre, restasse sulla pianta per servire meglio alle funzioni, che ad una buona vegetazione e successivo sviluppo si convengono. Già sono molti anni che per tale uso quel mio prato rende il doppio di erbe p fieni , di quello che facesse per lo innanzi, ed anche buttandovi sopra, benché in poca quantità, del terriccio ammassalo nello stesso prato, ove il terreno presenta una qualche altura; e così coli' erba naturale e con poca terra rimanendo viemmeglio difeso dai geli in inverno, e rincal- zate te piante nella primavera, ho avuto i felici risultati che ho annunziato poc'anzi, e dei quali ne sono conten- tissimo, perchè ottenuti senza spesa veruna, e con pochissima fatica e mano d'opera. Il danno quindi che io risento^ per la perdita di quel pascolo autunnale, è assai bene riparato con un prodotto abbondante, che a conti fatti mi compensa ed avvantaggia notevolmente; essendo io per solito abituato nelle mie prescrizioni e riforme campestri, come nella introduzione di qualche nuovo utensile o strumento, a tener dietro alla semplicità e facilità di esecuzione; pre- gievoli doli, senza delle quali nei piccoli incontri ed affa- ri campestri , non si trova quel vero tornaconto, che debbe pur sempre avere in mira ogni buon agricoltore. Sarà mia cura in appresso di incomodarla di nuovo colla esposizione e descrizione di una specie di Argano, col quale intenderei di lavorare la terra sostituendolo ai Bovi: ma perchè non ho per anche praticale sufficienti esperien- ze in proposito, così Ella mi abbia intanto per iscusato se in oggi mi sono limitato alla semplice indicazione di un istrumenlo, che per il lievissimo costo può essere da ognuno adoperalo con profitto. Mi creda sempre colla de- bita stima e riverenza, Bologna li 27 Marzo 1852. Devotissimo ed Obbligai. Serv& Ing. Filippo Lisi. m RIFLESSIONI SU LE ESPOSIZIONI AGRARIE B DELL'UTILE CHE DÀ QUESTE PUÒ ATTENDERNE LA PROVINCIA BOLOGNESE letta alla Società Agraria di Bologna nella Sessione delli 22 Fehhrajo 1852. DAL SIC. DOTI. PIETRO GAVAZZI — °>>>> «cc<:o — Grato oltre ogni dire per l'onore compartitomi, d'inlratte-' nervi oggi con alcune riflessioni su le Esposizioni Agrarie, e dell'utile che da queste può trarsi per la Provincia nostra, quan- do a' Vostri sforzi unisca il Governo sussidi pecuniari (come proclive mostravasi già quest'anno, largheggiando premi a quanti esponenti se ne trovarono per Vostro giudizio degni) duolmi di mia insufficienza per sì vasta materia, e di tanto ardire mi sia scusa il pensiero che mi determinò a questo lavoro, quello cioè di alleviarvi dalla noia di classifìcare le materie a trattarsi in proposito, e di contribuire così colla mia pietra alia costruzione del grande edifìzio, il perfezionamento della nostra agricoltura : abbenchè lungo e prolisso datemi un benigno ascolto, mentre mi riesci impossibile ridurre in più breve spazio tanta materia. Lo scienziato di buona fede esamina attento le innovazioni fatte nel suo ramo scientifico, trovatele utili e giuste, se ne persuade, le accetta, le diffonde, ne usa; gli altri tutti le ne^ gano, le combattono, d'ogni maniera le avversano, ma loro malgrado la verità si fa strada; il volgo non le esamina, passa oltre e non le cura, per lui il passato è norma ce l'abitudine è » la seconda vita dell' uomo. » Diversamente corrono le cose quando cioè più non trattasi di ragioni teoriche, ma di fatti certi provati, e più ancora se le prove di fatto sottopongonsi al pubblico esame, ed allora sentesi d'ogni parte esclamare, Veb .' eome utile quei trovato , quasto è facile a mettersi in pratica , 504 APPENDICE e tutti l'adottano. Ecco il perchè gli aurei Vostri scritti non produssero sin qui il bene che pur dovevano; ecco il perchè i campi a modello tanto ammaestrano; ecco il perchè la semplice mostra di quest'anno ha tanto fruttato! Tutti che hanno visitata la Esposizione Agraria nostra, come pure quella di Ferrara, sono oggi persuasi della facilità ed uti- lità di gramolare la canapa con macchine diverse dalle usate sin qui , e pel risparmio grande di tempo , e per la perfezione del lavoro che con queste si ottiene; per la ninna perdita del ge- nere sotto forma di sloppa , ed altre ragioni che per brevità om- metto. Finalmente per l'utile incalcolabile che presenta questo metodo ai padroni, potendo cioè assistere essi o far assistere alla lavorazione della canapa ( pel breve tempo in essa impiegato) e quindi a vista sua farla legare in fasci, e trasportare nei ma- gazzeni, impedendo così al colono di saldare i suoi debiti colla mussa comune. Eppure, vantaggi sì grandi oggi soltanto sono stali apprezzati, perchè in pratica hanno veduta la cosa, e cer- tamenle il pensiero, il desiderio di giungere a questo fìoe vige da quanto coltivasi fra noi la canapa ; e la macchina esiste d'al- tra parte da quanto si coltiva in Russia : ed il Ferrarini nel suo Dizionario ne parla, e ne riporta le tavole dimostrative , e molli altri autori ne parlano; e gl'Inglesi da moltissimo tempo ne usano per perfezionare la canapa da noi spedita colà; ed il Sig. Audinot colali macchine sin dall' anno 1832 introdusse fra noi, che pel loro uffìzio appellavano agrettatore. Qual è la dif- ferenza dalle odierne a quelle P Perchè adunque essendo la stessa macchina non fu prima d'oggi addottala? perchè era necessario fosse veduta in pratica. Non è questo il tempo di parlare del- l'addizione, fatta alla gramola esposta qui, di volantino; mentre a lungo vuol essere trattala la cosa , e non è del mio subbietto. Solo dirò che da anni opinava per questo; oggi sono per una sola lavorazione a compressione , e la dichiaro di doppia utilità, anzi di assoluta necessità nei poderi di terra forte, perchè valen- dosi del legnoso della canepa ridotti in piccoli frustoli, per far letto al bestiame unitamente a paglia, o strame vallivo, si ha un concime meccanico-chimico, il quale oltre all'ingrassare ac- concia il terreno; perchè al detto modo ridotto, abbruccia più lentamente, quindi minor pericolo d'incendio, e più economìa APPENDICE 606 pel colono; perchè in minor spazio contiensi, quindi riduzione delie fabbriche appositamente costrutte lontano dai caseggiati per questa brucciaglia. Né questo è il solo vantaggio ottenutosi dalia mostra di quest'anno, mentre la lupinella a doppio taglio, presen- tata dal Sig. March. Da-Via, è stata molto apprezzata e se ne vedrà tosto l'effetto nella diffusione di sua cultura; diverse specie di le- gumi sono state piaciute, e di queste pure sarà estesa la colti- vazione; altri invaghiti delle belle specie di frulla esposte ne ri- cercano li innesti. Intorno agli slrumenli e macchine rurali si è molto parlato e questo pure varrà ad introdurre utili modifica- zioni nelle antiche; le gigantesche piante presentate dalMinelIi, e le Paulonia imperialis in ispecie, hanno di loro utilità per- suasi non pochi; e cosi dicasi di altri oggetti. Se adunque è cosa certa cbe la massa degli uomini dai soli fatti avverati, a colpo d' occhio si persuade ; se manchiamo nostro malgrado di campi a modello; se una semplice mostra ha tanto fruttato; e chi non vede la necessità di ripeterle il più spesso possibile? ma ognuno qui e persuaso al pari di me di questa verità, non resta quindi che a tracciare la via, acciò riescano nel massimo grado utili. À mio avviso la prima cosa a farsi si è l'obbligare, quanti pensano d' esporsi ad un nuovo concorso agrario, con uno od altro oggetto, a tenere esattamente notato il metodo impiegato per ottenerli, le circostanze che accompagnarono lo sviluppo de' medesimi, tutto esattamente autenticato, o da locali autorità (le Deputazioni Sezionali prima d'ogni altra ) o da autorevoli persone competenti in ordine alla qualità dell'oggetto, e che questo sun- to teorico accompagni al concorso la cosa destinatavi, acciò possa essere pubblicato, o a canto d'essa, se in brevi parole può espor- si, o in un catalogo da vendersi contemporaneamente all'espo- sizione al prezzo il più modico, o meglio da dispensarsi gratis agli accorrenti; poiché questi sunti di fatti provati valgon me- glio di qualunque opera voluminosa a persuadere il popolo che a quelle non ricorre, e senza perdere altro tempo in tentativi per arrivare ad un dato fine, gli agronomi pratici troverebbero la strada già appianata , e pronti la correrebbero con utile im- menso della popolazione. In secondo luogo, assoggettando gli esponenti a norme indagi- 506 APPENDICE uose necessita invogliarli alle ricerche^ collo stabilire premi pecif" niari quanto più si possa elevati , mentre una medaglia è stimolo agli uomini di delicato sentire, e ricclii, ai quali lo dispendiarst nella ricerca d'un vero non fa discapito; mentre all'opposto corrono le cose pel povero, abbencbè intelligente, agricoltore. Mi si dirà da taluno, vero è il vostro asserto, ma per mol- ti premi e grandi occorrono somme che non abbiamo ; ben lo so, rispondo, e perciò appunto m'unisco a Voi o rispettabili Signori per rintracciarle. Limito prima d'ogni altra cosa a quat- tro 0 cinque anni li concorsi col metodo suindicato , mentre que- sto lasso di tempo basta, a mio credere, per fare addottare in generale quanto di utile e nuovo possedè oggi l'agricoltura. In appresso potrebbero ridursi e nel numero, e nella misura, più non ricercandosi la condizione dei metodi : solo uno grande conserverei ogni anno per le ricerche non ancora compiute da dispensarsi a tenore di un Vostro programma, come praticasi ne- gli altri concorsi della pittura , scultura ecc. Per cinque anni adunque sono a ricercarsi fondi maggior» alle premiazioni, e per riunirli senza gravitare su di una sola cassa, fa di mestieri il chiedere prima tutto, una dotazione al Governo, una alla Provincia, una al Comune, e se qneste do- tazioni non bastano si parifica il disavanzo col ricavo della ven- dila dei cataloghi; con un'obulo d'introito per chi non è con- tadino lavoratore; colla vendita degli annali preziosi di questa Società; colla stampa di un giornale od opera agronomica; con un'associazione. Tutti che posseggono e coltivano, traendo immenso vantaggio da simili concorsi, ben volonlieri si preste- ranno, col mezzo delle Deputazioni Sezionali, a formare i fondi necessari per le premiazioni dei medesimi, e tanto più volon- lieri lo faranno conoscendo, che dando uno, possono ottenere premio di cento. Il Governo però, la Provincia, ed il Comune, larghi nel dotare toglieranno qualunque pensiero in proposito, e formeranno il fondo ch€ Vi abbisogna, conoscendo l'indescri- vibile vantaggio, che fanno, non solo all'intera popolazione della Provincia, sibbene a quanti studieranno i nostri rendiconti e se ne varranno. Trascuro poi l'elemento che ha Bologna per la con- dizione di possedere l'Università, gli Orti Agrario e Botanico^ Società e sue affigliaaioni ; e perchè la nostra Provincia pre- APPENDICE 607 Senta tutte le coltivazioni asciutta , umida , e montana in ìstato loderoie, ordinato il concorso generale delie Legazioni, lasciando a ciascuna dì essa 1 concorsi speciali, per non privare alcuno di un tanto benefìzio; nePqual caso le spese sarebbero distri- buite anche su le altre Provincie concorrenti , il perchè mi sem- bra s'avrebbe denaro ad oltranza per le premiazioni. Toccato il modo di ricercare il denaro occupiamoci di conoscere quanto ne abbisogna, ed il come distribuirlo. Le cattegorie che in appresso successivamente dirò, v'indiche- ranno 0 Signori quali sarebbero le mie viste su la classificazio- ne dei concorsi, e la premiazione dei medesimi; mentre destinerei una, due, e tre classi di premi per ogni categoria esaminata. Dal Vostro solo giudizio però dipenderà e il numero e la misura loro, non essendo questa che una semplice indicazione di essi, la- sciando indeterminato il numero dei medesimi in ciascuna classe, conoscendosi che possono verificarsi molti casi nei quali si ri- scontrino eguali requisiti ad essere premiati: tuttavia a secon- da dei fondi richiesti ed ottenuti si determinerà nel manifesto il numero deUe categorie destinate al premio delle classi di cia- scuna di esse, per invogliare cosi sempre più gli agronomi al concorso, verificandosi maggiore la probabilità d'essere premiati. A due categorie soltanto, le più importanti, assegnerei più di cento scudi per il premio di prima classe; alle altre tutte dai cento scudi all' ingiù; e proporzionatamente assegnerei la diffe- renza delle due inferiori classi a tenore di quanto è assegnato nella prima; tenendo disponibile un fondo di scorta per la pa- rità di circostanze al premio già accennato; ed ove questa si ve- rificasse in pochi casi, se non in alcuno , il detto fondo si por- terebbe disponibile pel veniente anno, o si aumenterebbero o destinerebbero nuovi premi, a seconda di quanto la pratica mo- strerà necessario a farsi in proposito. Ora delle epoche dei concorsi. Meglio di me sa ognuno che poco vantaggioso uflTicio farebbesi egli agronomi, se fosse stabilito il concorso in un'epoca nella quale certi oggetti non sono ricercati dal commercio, o che non sono di stagione; poi- ché dovrebbersi i primi vendere con perdita , ottenere i secondi con dispendio; necessita quindi di o]ierare in guisa da conciliare l'interesse di tutti, e tenuto a calcolo quanto praticasi negli 508 APPENDICE altri paesi, ne' quali sono in uso i concorsi agrari, diriderei in due epoche il concorso annuo. Qui mi si obbietterà da taluno che il frutto fuori di stagione è più ricercato, perciò meglio pa- gato; che è ?ero, rispondo, in quanto alla frutta; non così del bestiame da grascia, il quale si vende per la Pasqua , e della razza suina che solo in tempi prefissi può essere macellata, vendendosi ì più grassi nell'ultima settimana del Carnevale; ed aggiungo che, dividendo in due il concorso agrario, si verificherà più facil- mente il caso d'avere frutta , fiori, ed ortaglie d'altra stagione. Colla risposta all'obbiezione da me portata superiormente in campo, si è veduto che il bestiame da grascia ha un'epoca già fissata dal commercio per la sua vendita; che i suini hanno un tempo prefìsso alla loro macellazione; tempo determinato dalla legge Annonaria, dalla domanda dei Pizzicagnoli, dalla tempe- ratura , e da ultimo dal precipuo materiale del loro ingrassa- mento, la ghianda, che solo raccogliesi in autunno avanzato; ora dirò vendersi la più bella ortaglia invernale nella vigilia del S. Natale ; ed altrettanto dicasi della frutta conservata ; e che il bestiame da allievo vuol essere veduto prima faccia uso di cibo secco; finalmente dirò che ovunque praticasi dì mostrare, di pre- miare, di vendere il bestiame ingrassalo per la Pasqua. Da tutto questo concludo per fissare la prima esposizione nella settimana della Pasqua, la seconda al principiar dell'autunno ; ma perciò fare è di mestieri l'ottenere dalla Deputazione Annonaria, che si possano pubblicamente macellare e vendere, dopo l'esposizione degli animali da grascia, i suini che a quella fossero presentati. La prima esposizione servir dovrebbe alla premiazione dei bovini, suini, lanuti, e pollami ingrassati; dei maschi di tutte le specie destinati alle monte, gli stalloni in ispecie; delle or- taglie e fruita invernali, vedute in gesso o cera dai getti cavati dal vero, presentati ad una apposita commissione nella settimana delle Sante Feste Natalizie; delle ortaglie, frutta e fiori di sta- gione, 0 fuori ; delle macchine e strumenti rurali nuovi, o modi- ficali. Nella seconda, l'autunnale, si premierebbero le specie tutte di bestiame allevato; i prodotti tutti dei campi, dei giar- dini, degli orli sin qui usati, e i nuovi introdotti; gl'ingegni tutti meccanici facilitanti i lavori agricoli; le produzioni dalle nostre, od estere, materie grezze ottenute; e quant' altri og- APPENDICE 509 getti fossero presentati, aventi attinenze all' agricoltura > ed al commercio. Stabilita l'utilità dei concorsi agrari j la necessità di premi pecuniari ; il modo da tenersi per formare i fondi indispensabili alle premiazioni; le epoche dei concorsi; gli oggetti da esami- narsi e premiarsi in ogni singolo concorso, permettetemi, o Si- gnori, di dare una rapida occhiata, a quanto è suscettibile di miglioramento nella nostra agricoltura, dividendo tanta materia, come dissi, per categorie, onde il tutto possa essere compreso nei limiti di questo discorso, mentre dall'esame soltanto deU l'attuale nostra coltivazione può formarsi una idea esatta di quanto è a proporsi quale utile modificazione della medesima ; dal che direttamente ne conseguita la formazione delle cate- gorie, e delle classi dei premi da stabilirsi. Se questi brevi cenni però sullìcientemente non chiariscono le cose trattate in esse, non me ne date carico; il perchè Ve lo dissi nello indicarvi la mia insufficienza , ed i confini segnati ai mio lavoro. Supplirete alla mancanza col destinare ad ognu- na uno studio^ a parte. Rivolgeremo anzi tutto l'attenzione al bestiame separata- mente, considerandolo a seconda della rispettiva sua importanza agronomica, e commerciale; poi a quant' altro all'agricoltura appartiene. 1. Il bestiame bovino sarà il primo sottoposto a disamina come l'oggetto il più interessante l'agricoltura, riguardato tanto sotto l'aspetto di mezzo lavoratore, quanto sotto quello d'alimen- to ; perciò appunto ad uno ad uno considereremo, il bestiame da allievo , da lavoro , e da grascia ; ma non entrerò nell' arringo sen- za avervi ricordato che oggi si conosce e si ottiene con facilità quel cambiamento qualunque che si desidera nelle forme e qua- lità dei bestiami ; della qual verità ci ammaestrano le esposizioni Ingresi, pelle quali o per capriccio, o per utile veggonsi indivi- dui, tanto diversi dalle razze dalle quali discendono, da crederli appartenenti ad altra specie; e ciò per successive incrociature. La differenza essenziale rimarcabile fra le razze bovine del Bolognese, consiste nella grandezza degli individui delle medesime, piccoli 0 meglio nani essendo quelli del monte, più grandi quelli flel piano. Ai nostri bovi frammiscbiansi dei Lombardi e Veneti a filo APPENDICE lunghe corna e testa svelta, deiModonesi rossi di pelo a corna corte e sporgenti in avanti; ciò posto, dimando io, quali migliora- menti si amano introdurre, perchè domandati dalle viste del gior- no ad utilizzare questo ramo agronomico-induslriale? 1. aliegeri- mento del capo con riduzione di corna ; 2. maggior quadratura nelle spalle e pelvi; 3. ingrandimento degli individui; 4. ricer- ca di razza apposita per l'ingrassamento, come si è ottenuto in Inghilterra. Coll'allegerire il capo e ridurre le corna oltre al rendere l'animale più gaio alla vista (ciò che in termine mercantile corrisponde ad avere maggior mercanzia) l'occhio si fa più grande, vivace, brillante ; l' animale più non va soggetto all'ombra; e si mette a disposizione della natura un materiale osseo pel resto del tronco. Colla maggior quadratura e regola- rità dello scheletro, più liberi si fanno i movimenti degli anima- li, dalla qual circostanza ne viene aumento di forza , e ciò per- chè essendo regolari le inserzioni dei tendini, apportano esatta disposizione dei muscoli, di modo che contraendosi ninno in- tercetta il movimento dell'altro, ed occupa ciascuno lo spazio da natura ad esso destinato. DifTatti osservando il bestiame, di qualunque specie, sottoposto a fatica, troviamo che negli indi- vidui mai costruiti di gambe, si sviluppano ^ preferenza le ma- lattie proprie delle medesime, perchè li muscoli e li tendini lavo- rano fuori di posto. In secondo luogo si rende più bello il be- stiame, più stimato, più cercato, e si vende a maggior prezzo. In terzo luogo perchè il ragionamento, fatto pei muscoli all'e- sterno, vale per li visceri all'interno; tutti si trovano al loro posto ; niuho compreme e maltratta il vicino, ed a sue spese si ingrandisce causando malattie invincibili; perciò le funzioni tutte si eseguiscono regolarmente , ed il bestiame passa la vita in perfetta salute. Ne questo è il tutto; là buona disposizione dei visceri colla salute porta l'ingrassamento, correndo libera- mente linfa e sangue di buona qualità, ed avendo agio a 'depo- sitarsi, ed a convertirsi grado a grado in adipe: dove all'in- contro i visceri si comprimono, i fluidi sono stretti a correr ra- pidi per entro ai vasi, e mai non depositano grasso; l'esperien- za ci mostra impossibile ingrassare, per quant'arte si usi, gli individui volgarmente chiamati scaglioni, quelli cioè che hanno strette alla pelvi, e le spalle. Coir ingrandimento degli individui si APPENDICE 611 arranno animali più forti ^ un maggior materiale alimentare; e quando avremo ottenuta una razza di grandi vacche, potremo queste sostituire in gran parte ai buoi (parificandosi in forza una grande vacca ad un bue mezzano) operando cos'i il gran cambiamento indispensabile alla nostra Provincia, per soltrurci all'importazione dal di fuori di caccio e bestiame. Ne si credb maggiore il dispendio nello alimentare individui grandi dai pic- coli (confronto futto a parità di età), mentre la nutrizione non si opera per semplice legge meccanica, ed il piccolo mangia molte volte più del grande, il magro più del grasso e cosi via Tia. Se poi verrà addottalo il metodo di non mandare il bestia- me al pascolo per non disperdere concime, e per sapere còme è nudrito ogni giorno, in questo caso non vi sarà differenza alcuna, o minima, e si manterrà bello; il campo non sarà danneggiato, e il vantaggio sarà incalcolabile per tutti i rap- porti, massime rispetto alle vacche, le quali bene e regolarmente alimentate daranno latte, e serviranno nello stesso tempo al la- voro, e non mancheranno di venire ogni anno in caldo e d'im- pregnarsi; e disposti in diversi punti delle caserie, raccogliere- mo in esse il latte che oggi in gran parte si disperde, e lo tra- smuteremo in caccio fino, ed avremo il vantaggio che danno le cascine senza il dispendio delle medesime. Colla ricerca di razza apposita all' ingrassamento pervenuti una volta allo scopo, ri- sparmieremo tempo ed alimenti, e produrremo carni non gustate sin qui per squisitezza. Dalle viste generali veniamo alle specia- lità, assegnando ad ognuna le regole da seguirsi per consegui- re ì premi. Per le bestie da alHem, e da lavoro, basterà che si pre- sentino al concorso con certificato, autenticato dalle Autorità locali, indicante il nome e cognome del proprietario; il luogo ed època precisa della nascita, il podere sul quale è pasciuto (non volendo premiare bestiame estero che dopo il concorso sorta all'istante di Provincia) la paternità e maternità e presso chi si trovano, per essere in grado di proporre nuove incroccia- tnre, dimostrate vantaggiose dall'esperienza a raggiungere il fine proposto di stabilire una perfetta razza nostrana di bovini. I premi di prima classe si destinerebbero a quelli individui che presentassero tutti tre li requisiti superiormente detti; quelli 61^ APPENUICE dì seconda classe , a chi due ne avesse raggiunti ; e i terzi pre- mi , sarebbero per li aventi un sol requisito. Nei primi concorsi però avrei più d'ogni altro a calcolo quello della grandezza, massimamente nelle vacche , e premierei colia prima classe que- sti individui, pel riflesso delle spese incontrate dai proprietari per introdurli fra noi, proponendo in appresso le incrocciature di essi con individui aventi gli altri requisiti, onde raggiungere il (ine superiormente detto. Per le bestie da grascia si esige un rendiconto esatto, col metodo tenuto nello alimentarle : la qualità e quantità delle so- stanze alimentari impiegate, la durata della grascia, il peso dell'individuo prima d'essere sottoposto all'ingrassamento, per desumerne l'aumento apportato dal metodo tenuto, mediante rattlGca all'atto della esposizione; l'età, la provenienza, il luo- go della grascia , la padronanza , il tutto debitamente autenti- cato. Si dichiarerà fin d'ora non ammesso l'ingrassamento ope- rato in tutto 0 in parte con fagioli, comunicando questi alle carni un'odore nauseante insopportabile, e insipidezza alle me- desime; e quello con i residui della bollitura delle uve, volgar- mente graspe , pel sapore parimenti cattivo comunicato alle car- ni congiunto a bruito colore del grasso ; tollerato quello di ora- spe frammisto a ghianda ; lodato quello di farinacci uniti a fie- no, od anche a paglia salata e trinciata, con bevande in bian- co in poca quantità e più volle ripetute al giorno; premiato quel cultore che indica un metodo certo atto a ridonare l'ap- petito al bestiame in grascia che ad un tratto sì rifiuta di prender cibo. Conseguiranno il premio di prima classe, quelli che potran- no provare d'avere usato un metodo d'alimentazione del bestia- me facile a seguirsi, composto di sostanze di non molto costo, ma che pel loro assieme producono carni saporite , e per un tem- po abbastanza lungo, mentre l'ingrassamento sforzato è di gran lunga inferiore al lento e progressivo. Nel primo caso gli ani- mali si ricuoprono all'esterno soltanto di uno strato adiposo ; nel secondo l'adipe tapezza ì visceri tutti addominali, i reni in ispecie, s'insinua in ogni parte del corpo, e da ultimo ciascun fascetlo muscolare è rivestilo di vagina adiposa, circostanza che rende gratissime le vivande preparate con queste carni sucolenti. ArPENDlCE 513 Il premio di seconda classe, Io destinerei pel bestiame, an- che più grasso del già detto, ma ingrassato con alimenti di co* stOj e nella terza classe comprenderei le bestie meno grasse, quelle che lo furono con metodo non buono, non imitabile; avvertendo che in queste tre classi sono contemplate le sole razze da noi oggi possedute; mentre per la nuova da grascia che si ricerca ; un'apposita classe destinerei, tanta è l'impor- tanza della medesima; e lunghe diffìcili e dispendiose essendo le indagini per rintracciare individui aventi le forme e le con- dizioni necessarie per dare dal loro accoppiamento la razza ri- cercata. Traccierò adesso alcuni dei distintivi caratteri di que- sta, secondo mi detta la mente, attenendomi però alle norme pra- tiche di anzi esposte, acciocché questi servir possano di guida a quanti 'S'accingeranno all'impresa. Ossa minute, testa piccola, scheletro larghissimo, gambe corte, pelle fina, grossa musco- latura; ecco i priikipali caratteri domandati dalle teoriche : tra- smutare cioè l'inutile carcame in carne, svilupparne il tronco a spese delle estremità, e del capo; rivestire il tutto di pelle facilmente dilatabile; ed in una parola dargli forma Jppopota- mica, che è il dire ottenere l' intento. I Tori delta razza da lavoro saranno premiati con ì premi di quella da grascia, quante volte siano grandissimi e perfetti, e mancando o l'una, o l'altra qualità, entreranno nella seconda o terza classe: l'età loro più pregiata sarà dai due ai tre anni. £ qui aggiungo essere necessario cambiare il regolamento An- nonario oggi esistente, perchè esclude dalla pubblica vendita le loro carni j mentre per nulla perdono se vengono macellati dopo un anno di riposo dalla monta : invece che castrandoli alli 5 anni impiegano più di un anno a rimettersi in salute, e si per- dono due 0 tre anni di utile monta, usando delle precauzioni dette più avanti. Chiudo le osservazioni sul bestiame Bovino , e per conse- goenza la prima cattegoria, col proporre altro premio per quello che avrà ritrovato il mezzo di risvegliare la fame, e di ridonare il rumine al bestiame, specialmente da grascia, che li avesse perdati, usando avvicendamento di alimenti, o frammischiandovi sostanze le quali non sgrassino, e non diminuiàPano il latte o r alterino neìie lattanti. N. Ann. Se. Natur. SkriB III. Tomo 5, 34 514 APPENDICE 2. Al bestiame bovino per l' interesse agrlcolo-commerciale succede il Cavallino, al quale, rivolgendo l'esame, uniremo pur anco quello dei Muli, e dei Giumenti, non mancando anche que- sti animali d'importanza. Da vari anni è disfatta l'unica razza di cavalli che esisteva nella nostra Provincia, quella cioè della Palata Pepoli, che dava poledri apprezzati per le qualità e forme Olandesi, loro tra- smesse d.igli stalloni di quel paese , acquistati a questo fine dal proprietario della medesima il Sig. March. Guido Taddeo Pepoli; per conseguenza oggi non possediamo più alcuna razza, ma in- vece quasi tutti i contadini tengono un cavallo (femmina i più) ed i proprietari di prati valli, o risaie, chi più, chi meno, que- sto ramo coltivano. Perciò vediamo a quando a quando qualche bello e bravo puledro nostrano, per le cure d'intelligenti pro- prietari, mentre in generale mancano essi di forme e di sangue. Fra le forme diffettano a preferenza la testa, il collo, la coda; nella testa l'occhio piccolo, le orecchie grandi e mal si- tuate, lo sviluppo soverchio della mandibola inferiore ; nel collo, perchè breve e grosso, o lunghissimo, e sì l' uno che l'altro male atteggiati ; nella coda piantata bassa , e stretta al corpo. Questi diffetti tutti si migliorano col solo mutare i padri, e se i nuovi stalloni saranno di razze pregiate per forme ed energia, fuoco, e forza, le dette qualità trasmuteranno essi figli, e con ciò a- vremo cavalli belli, forti, e, come dicesi, di sangue atti a qua- lunque uso. Le madri pure hanno le loro influenze su la fbrma e qualità dei figli, ed a queste ancora giova rivolgere T atten- zione, per ottenere che gradatamente si cambino in individui aventi le condizioni volute a dare nascenti detti di puro san- gue : dissi gradatamente, mentre di esse si serve (come ognun sa) sinché per vecchiaja o malattia mancano alla vita , e perciò solo a gradi arriveremo alla condizione suddetta , quando cioè da una figlia migliorata ne nascerà una perfetta. Le madri trasmettono ai figli in parte le proprie forme, e sangue (l'età della madre influendo assai , per la parte che le spetta a questa seconda con- dizione) e fra le forme tiene il primo luogo la grandezza, ed il color del mantello. Date pure uno stallone grande ad una picco- la cavalla , ma non ne avrete un nascente della grandezza del padre; mentre l'alveo materno ha i suoi limiti segnati da na- APPENDICE 51S tura oltre ai qaali gli è impossibile distendersi, e ciò perchè i figli non compromettano le vite delle madri nell'atto del loro nascere : il puledro crescerà più della madre non eguaglierà il padre che con successive incrociature delle figlie con esso: e questo ragionamento vale per tutte le altre specie d'animali da me surricordate , le eccezioni trascurate. La viziata forma delle gambe, la curvatura delle posteriori fra le altre, detta ronco di dietro, dipende dal dare cavalli grandi , o ad alte gambe, a mezzane cavalle o strette di torso, per cui il feto è costretto ad una posizione innormale non trovando gli arti posto a cre- scere distesi. L'ampiezza del petto, la larghezza delle spalle, la finezza della pelle, e la qualità delle unghie, più dal padre che dalla madre dipendono; tuttavia quante volte si verificherà il caso di madre ben fatta si avranno nel massimo grado i van- taggi di già enumerati nella forma dei bovini, musculatura svi- luppata, cioè ben disposta, libertà di movimenti e forza; ed in quanto alla pelle, a tenore della sua finezza si rileveranno le forme, la musculatura e suoi tendini, e l'andamento venoso su- perficiale, cose tutte le quali tanto donano alla bellezza delle me- desime. La lunghezza e morbidezza del pelo dipendono dall'epoca della nascita del puledro, e dal modo nel quale si governa di mano e bocca quando è cresciuto. Le lune , e r ombra, collo in- grandimento dell'occhio saranno tolte; il restio, il gettarsi a terra, il non voler partire, l'indietreggiare, il trar calci, e molt' altri difTctti dipendono dalla eattiva imboccatura, dalla mano di chi guida , da fornimenti male addattati, e in generale dal cattivo metodo usato nel domare i poledri. Per le quali cose tutte le nostre cure debbonsi rivolgere nel far si che s'intro- ducano Stalloni il più possibile perfetti, nel dettare norme per le tnonte, e per le dome, e nel designare al premio quelli che ai dettati s'atterranno. I nostri vicini ci ammaestrano in questo ramo , avendo mi- gliorati i loro cavalli, col semplice mettere a disposizione de' proprietari, stalloni di belle forme, e col regolare le monte. Nel Modonese i padri della stalla ducale sono a disposizione delle cavalle dei possidenti, ed altrettanto si pratica nella Toscana. Nei Lombardo-Veneto si mandano in ogni Provincia cinque Stal- lini due da sella, tre da tiro, due da carrozza, uno da carri, e 516 APPENDICE da questo mezzo ottengonsi risultati bellissimi, anche sotto il rap- porto economico, avendo cavalli senza tenere razze, le quali sa- rebbero passive, come da noi, vendendosi con molto vantaggio! foraggi (e già il dissi delle cascine) mentre che una cavalla presso di un contadino porta più utile della spesa, e questo im- pianto perciò dobbiamo procurare di mantenere e di perfezionare al massimo grado, ricavando da esso vantaggi incalcolabili. Fra noi il posto dei Governo deve prendersi da società, o da particolari incoraggiati all'uopo, ecco la necessità di premi e grandi. Ben intesa la cosa non vi sarà più necessità dei me- desimi, essendo per se stessa di mollo lucro ; ma per determinare a ciò i speculatori ed obbligarli indirettamente ad introdurre qui cavalli di fioe razze, necessitano , ripeto, premi, e premi grandi. DifTatti nei tre mesi della monta Aprile, Maggio, e Giu- gno un padre può servire cento cavalle cuoprendo due volte nel giorno la stessa cavalla; duecento circa, se come nei mercati cuopra una sol volta la cavalla, poi concede la rivista; Il prezzo d'ogni copertura di cavallo ordinario è fissato dai 15 ai 25 pao- li; quello di un cavallo più scelto, ad un napoleone d'oro, e r esimio agricoltore teorico-pratico l'ottimo mio amico Sig. Tom- maso Rossi, ha ellevato il prezzo a due napoleoni d' oro, quando si è trattato degli stalloni nati dalla Pedrazzi, dalla Violi, dalla Baviera da lui posseduti ; questo prezzo potrebbe ancora essere aumentato, quando si trattasse di padri puro sangue inglese, od arabi; avvertendo però che non sarebbe più cosa di esteso commercio. Nel primo caso adunque si lucra all'anno, o 200 0 400 scudi circa, a seconda del metodo tenuto ; nel secondo dai 100 a 150 napoleoni d'oro esigendosi dai più due coperture nel giorno, ed anche la rivista; nel terzo caso dai 200 ai 300 na- poleoni parimenti d'oro; è questo un bel guadagno! e si noti che molti stalloni un mese dopo la monta possono essere attaccati sen- za pericolo. All'incontro però di questi guadagni, è a contropporsi il pericolo della inabilità, o della morte dello stallone; e quin- di devesi calcolare di rimborsarsi in tre anni di monta, non solo del loro costo, ma degli interessi ancora del medesimo alla re- gola del 5 per 100, più il mantenimento del cavallo, dispen- dioso assai nel tempo che cuopre (limitando agli 8 anni la me^ dia vita dei padri) Il perchè torna il già aperto qual corolario. APPENDICE 617 della necessità cioè di premi grandi pecuniari. Adunque quando nella mostra dei Pasquali si presentassero stalloni di puro sangue, coi debiti certificati, dell'età dai 4 ai 5 anni, li premierei col pri- mo premio ; quelli di razza estera , non di prima qualità , ed i nostrani sceltissimi, colla seconda classe; e destinerei ai nostra- ni, od esteri belli, ma non perfetti la terza. Un premio dovrebbe pure diriggere e migliorare 1^ monte, siccome cosa interessante al massimo grado i proprietari che fanno cuoprire cavalle, per non perdere il denaro della monta, e il puledro che inutilmente tante volte si aspetta. Assegne- rei per conseguenza tre classi di premi per quei proprietari di più padri, di due, di uno , i quali all'epoca della seconda espo- sizione potessero provare, mediante autentici documenti, che il maggior numero, o tutte le cavalle coperte sono pregnanti; cosa la quale nei tre, quattro, e sino sette mesi che passano dall'Aprile al Novembre puossi, quasi con certezza, dedurre per visita allo interno, o segni esteriori; e che questa generalità di pregnanze fu l'effetto delle precauzioni , diligenze, e cure usate nel senso di quelle che passo ad enumerare. Ampio locale per la monta, appartato; pochi o nessun inutile spettatore della monta che co' suoi gridi o ciance, distolga o lo stallone, o i cavallari dal lavoro; stallone avvezzato a non montare frettolosamente; cavalla pienamente in caldo, ben disposta con ceppi, ed inter- nata in una fossa a tenore della sua altezza , colle spalle più basse delle anche, acciò il maschio possa presto e bene intro- dursi, in posizione orizzontale, e non dal basso all'alto, e compiere V atto, quando si trova al massimo contatto del viscere fìgliatore. Smontato il padre, presto far muovere la cavalla per toglierla dall'estro venereo, sotto del quale emette molte volte unitamente alle mucosità vaginali, il seme maschile, restando forse per tal causa infeconda : e su questo proposito aggiungerei di usa- re la pratica trovata utilissima, di bagnare con ampia spugna in- zuppata in acqua fredda d' un colpo improvviso, le parti pudende della cavalla allo smontare del maschio, operandosi da questo colpo di freddo un movimento inverso nelle medesinse , facendosi assorbente cioè di innalante che era , pel qual cambiamento tol- gonsi dal caldo, e restano pregne per l'assorbimento dello sper- ma. Tali bagnature usansi con successo nelle vacche congiunte él8 ArPENOICE ad altre alle reni, ma queste ultime non consiglierei nelle ca- valle, essendo molto delicate in delta parte , e il più delle volte in sudore. Desideravasi avere un'allievo da una brava cavalla che avanzavasi in età , e si disperava d' ottenerlo per quanti ma- schi in anni, e per molte volte all' anno gii fossero stati dati , quando preso un cavallaro da rabbia, vedendo come seguitava a gustare il coito, partito il maschio, die di piglio ad un secchio d'acqua allora attinta dal pozzo, e con furia quanto ne conte- neva gittogli alla vulva ; tosto la cavalla presa da tremore ristette dall' emettere il seme, più non venne in caldo, e fu pregna. Molte precauzioni , e cure usano gì' Inglesi nella monta ; non danno che una sol volta il maschio ad una cavalla, pel prezzo di quattro lire sterline ( 20 napoleoni d' argento ) ed in forza di quelle le cavalle restano pressoché tutte pregne^ Di quanto van- taggio non sono le dette precauzioni pei proprietari? di quanto per quelli che tengono gli stalloni ? usando dell' ultima, e rifiu- tandosi la femmina di più oltre ricevere il maschio, potrebbero far cuoprire doppia quantità di cavalle , circostanza che raddop- pierebbe il reddito della monta. A quello adunque che tutte que- ste precauzioni e cure provasse di aver usate, assegnerei il pri- mo premio; il secondo a quello che nel maggior numero, e le più importanti avesse adempite; il terzo a quello che poche» ma dalla comune delle cose si fosse tolto. Ora delle dome, non ultima circostanza alla buona riuscita d' un cavallo. Molti poledri si viziano , si storpiano , periscono, per essere troppo presto assoggettati a fatica , o a fatiche su- periori alle loro forze; per essere male infrenati volgarmente imboccati; per essere attellati con fornimenti inadatti, che li pungono, li tormentano qua e là pel corpo ; e per essere mal di- retti nel corso, ed altre simili cause come ho superiormente ac- cennato. À risparmiare un tale guasto giova disporre premi ; i quali invogliano speculatori ad incettare i puledri all'età d'es- sere domati, per ammaestrarli con buon metodo, e porli poscia in commercio; od iuveee per quelli che stabiliranno cavallerizze in diversi punti della Provincia, nelle Castella , cioè, nelle Ville più popolate, presso le Borgate, nelle quali cavallerizze si do- massero i poledri de' possidenti dietro equo compenso. A stret- tissimo rigore si potrebbero obbligare tutti che banno poledFt APPENDICE 519 a domare, d'usare di questo mezzo; ma fra noi ciò avrebbe carattere di soperchieria , abbeDchè intenda alP utile, per cui sarà cura lodata delle Deputazioni Sezionali se si occuperanno di stabilire, e ben dirigere le cavallerizze consigliate; e queste saranno forse un reddito invece di una spesa per esse; reddito reso maggiore dal premio, se di felici risultati potranno produrre docu- menti; e daranno un onorato pane ad uomini capaci, oziosi in giornata, come sarà uno oggetto probabilmente di lucro per quanti le impianteranno. II requisito premiato più, sarà quello di domare i poledri colla pazienza, colle buone maniere, colla persua- sione, come direbbesi in una parola , e trascurato l' altro di giun- gere allo scopo, intimorendo il cavallo con tormenti d'ogni ge- nere. La prima classe si distinguerebbe dalla seconda a tenore delle cure usate , e del numero de' cavalli domati. I muli sono necessari per la montagna , si vendono con molto credito, possono essere anche usati in certi lavori del campo; la loro produzione, il loro miglioramento interesssano ; gioverà quindi premiare que' cultori che di questo ramo s'in- teresseranno. La grandezza , la perfezione delle forme , la do- cilità, saranno le cose ricercate pel primo premio; il numero sarà requisito pel secondo; e per questo, e pel terzo s'avranno a calcolo le norme segnate pei cavalli; la monta, e la doma loro rientrano nella categoria superiormente segnate parimenti pei cavalli. Nella collina ed al piano j coloni e biroccianti mantengono giumenti per la poca cura che esigono, e la poca spesa di loro mantenimento. Questo materiale di non molta forza , e di lento passo può trasmutarsi in un migliore, lieve essendo l'addizione della spesa di mantenimento, quante volte s'attengano al dettato di non mandare bestiame al pascolo ; ed il tramutamento con- siste 0 in un individuo femmina e grande della stessa specie, o in una cavalla; e con ciò si avrebbe il doppio vantaggio della maggior forza, passo più lungo, e produzione di Muli delle due specie, se le cavalle al momento sono piccole, e di non belle forme. La cosa vista sotto questo aspetto dovrebbe sola bastare ad operare la metamorfosi indicata ; ma qui pure i premi si ren- dono indispensabili per mettere in moto la rotina , e ne distri- buirei a quelli che si fossero uniformali al prescritto, e ne) 520 APPENDICE designarli m'atterrei al già detto pei cavalli^ compresa la mon- ta e la doma : e eoa ciò chiudo il mio ragionamento su la se' conda categoria. 3. Dei majali dirò brevemente, doversi solo al fine di loro vita esaminare e premiare, breve essendo essa , dedita tutta allo ingrassamento; e perchè compiesi appunto il loro sviluppo, del quale dovrebbesi giudicare, quando s'immolano per trasmutarli in saporiti cibi. Il rapporto del metodo tenuto Dell'alimentarli deve accom- pagnare d'obbligo questi animali alla mostra, e servirà, come si disse dei bovini da grascia, di guida al giudizio da pronun- ziarsi per la classe che a ciascuno compete, oltre agii altri re- quisiti dell'età, dall'uno ai due anni, della grandezza , della grassezza , della razza. Per i majali da monta, le condizioni a conseguir i premi della prima classe, consisterebbero nell'età dai due ai tre anni, e nella grandezza i mediocri, e gli aventi un sol requisito troverebbero compenso nella seconda e terza classe; e per essi tutti come perituri , domanderei una maggior libertà di macellazione, quando da un'anno più non montano, o quando per la grassezza più non sono atti a montare. 4. Le attuali razze di pecore sono piccole e danno per con- seguenza meschini redditi; le lane sono corte, e ruvide, e non possono servire in commercio che ad usi secondari, e non si ven- dono che a basso prezzo ; l' incoraggiamento può molto contri- buire a far migliorare questa specie. Il mezzo consiste nel eambiare i Montoni attuali in becchi esteri, non dirò in Meri- nos, ma in Mantovani, degenerazione di essi, per ora bastano} e in due al più tre generazioni si raddoppierebbero i redditi ingran- dendo: si venderebbero oltre il doppio le pecore, rivestendosi di fino e lungo pelo: solo in ciò fare è mestieri usare una pre- cauzione. I becchi Mantovani passati adulti al monte perisco- no dopo un anno, o a un di presso; come ovviare a questo inconveniente? In due modi: acclimatandone dei piccoli; e rimandando al piano gli acquistati adulti dopo la monta, per richiamarli al bisogno; in appresso i nuovi nati supplirebbero i padri esteri. Una sola osservazione mi permetterò in proposilo; perchè domanderò non reggono al monte i becchi Mantovani adulti? è l'aria ciie li uccide, o il pascolo che loro manca? io APPENDICE £21 opino per questa seconda causa , e redo il rimedio nel consi» glie più volte ripetuto di non mandare bestiame al pascolo, e potrebbe essere una prescrizione per questi. Avezzi a ricchi pa' scoli e freschi , il dover correre di qua^'e di là in traccia d' uno stelo d'erba, sotto la sferza di sole riverberato dal monte, sono per me cause trovate atte a produrre la loro morte. Non si te- ma per la vita delle pecore pregne di grande becco, come at- tualmente si fa, la ragione T ho delta più sopra, e i risultati ottenuti dal già ricordato amico Sig. Tommaso Rossi conferma- no il mio asserto. Ninna pecora ha sofferto nel parto; i nuovi nati sono oltre un terzo più grandi delle madri, più fìne le la- ne; e dalle unioni delle figlie coi padri si avrà ottenuta in bre- ve la razza grande. Ai grandi becchi , e pecore grandi a fine lane, conviensi il primo premio. Alle mezzane, per secondo grado d'incrocciamento, il secondo; il terzo agli allievi di prima incrocciatura^ ed ai becchi mezzani; il tutto da giudicarsi dietro le regole, ed epo- che assegnate alle specie già dette. Trascuro affatto le Capre essendo provato dare esse ai nostri proprietari poco utile, ed arrecare invece danno grande ai cam- pi. Noi non abbiamo che pochi monti alpestri, e questi circondati di terreno più o meno lavorato; quindi non siamo alla condi- zione di educare capre, mentre dovunque possono pascolare le pecore. 5. Fra i redditi dei coloni che coltivano le nostre Valli, enu- merasi il prodotto dell'annua pesca, e questo prodotto è su- scettibile di migliorare in qualità per nuove specie ricercate in commercio che s' introducano , e di raddoppiare in quantità quan- te volte si usino diligenze, la fecondazione artificiale per prima. Lo storione che ha vissuto [adulto per del tempo nelle no- stre valli, dietro rotture del Pò, e la Truta che cresce oltre la libbra nei laghi Lombardi, possono sostituirsi all'insipido Lucio, all'inutile Tinca, alla dura Orata, graditamente acclimatandole. Perderanno fosse del primitivo loro sapore, saranno però sem- pre preferibili alle specie suindicate, non fosse altro sotto il rapporto delie spina in esse cartilaginose, e poche. La quantità s'aumenta col solo tenere divisi gl'individui per età, destinando a ciascuno anno appartate fossa ; e colla doppia diligenza di te- 522 APPENDICE nere uniii gl'individui d'eguale grandezza, si toglie la AììIté" zione che fra loro oggi si opera. E di che si ciberanno dirà tal' uno P di molluschi, e vermi rispondo; e coltivando specie squisite c'è tornaconto ad alimentarle con paste. Si moltiplica poi all'infinito la quantità colla fecondazione artificiale: opera- zione facile ad eseguirsi dietro i dettati di Spallanzani ; mezzo dichiarato facile e sicuro anche dal dotto e chiarissimo amico Prof. Calori che più volte il ripetè. Consiste esso nel prendere una femmina ed un maschio che sieno perfettamente in frega , collo- carli sopra un vaso d' acqua , premere dolcemente il ventre della femmina che tosto emette le ova; operare altrettanto sul ma- schio che ejacula il seme fecondatore, e cosi successivamente pei tre giorni che sta in frega , non unendo mai i padri ai nuovi nati, perchè tosto li divorerebbero, e bagnandoli a quando a quando in acqua acciò non muoiano; e più facilmente^ prima prendere il maschio premerlo finché pel seme l'acqua s'è fatta bianchiccia, poi la femmina che ad ogni pressione laseierebbe cadere più ova in un acqua feconda. Operando di tal modo il pe- sce può facilmente essere cresciuto per annate ; diversamente quando in autunno si pescano le valli per mettere in vivaio il raccolto dell'anno, tenere divisi i piccoli delti scarti, per gran- dezze, ed assegnare ad essi le fossa a tenore del loro numero, perchè questi avrebbero a cibo i nuovi nati, mentte non tra- scurerei ogni anno di svilupparne artificialmente una parte. Chi contrasterà l'utile di questa pratica? nessuno; puf tut- tavia si cammina sempre col vecchio metodo. Premi d'incoragf giamento determineranno alle innovazioni ; l'utile ricavato le manterrà. A quei vallaroli pertanto che introducessero nelle loro valli il pesce delle due specie suricordate, od altre migliori delle attuali, alleso l'utile che ne verrebbe alla popolazione, la quale si emanciperebbe dall'acquisto di pesce marino, assegnerei il pri- mo premio, anche in vista delle spese indispensabili ad acqui- stare le semenze; e farei godere questo premio inoltre a quelli che svilupperanno colla fecondazione artificiale pesci di specie alimentari. 11 secondo premio lo darei a quelli che producessero documenti autentici d'aver aumentata la quantità, mediante la separazione degli individui per grandezze, presentandone sin- goli e veridici campioni in vivo. Il terzo si laseierebbe agli APPENDICE fi23 amatori che avessero artificialmente sviluppato pesce non ali- mentare, ma d'ornamento pel riflesso d'invogliare col fatto i vallaroli ad estenderne la pratica nelle specie da loro possedute. 6. Se verrà ai concorsi presentata una nuova specie d'ani- male volatile domestico, la quale presenti utilità nel diffonderla come la gallina Napoletana ; od una delle attualmente possedute migliorata per grandezza e per numero , come i Pavoni d' acqui- starsi a miglior prezzo, o deponente maggior numero di uova, e più grandi che per lo passato, queste si premierebbero col primo premio ; il secondo , ed il terzo disporrebbonsi per gli in- feriori scelti dalla comune dei possidenti ; e la stessa misura di premi manterrei per i grassi presentati al concorso di Pasqua. 7. Se nuove specie di bachi da seta verranno introdotte pregevoli per bellezza, e per resistere ai cambiamenti atmosfe- rici, e che difficilmente incontrino le malattie proprie ad essi sin qui conosciute, saranno distinte col primo premio; e lo stesso premio assegnerei a quei coltivatori i quali giungessero a pre- venire, a vincere, a debellare le malattie proprie ai medesimi, il gesso, il latte ecc. Il secondo si darà a quelli che presen- teranno bozzoli perfetti, educati con metodo facile a seguirsi; il terzo ai perfetti cresciuti coi metodi in uso. Alla mostra non solo dovrà presentarsi il seme, ma bensì i bozzoli in natura, ai quali sarà fatta morire la grisalide col sole, o col calore del forno. 8. Non dimentico di proporre premio a quei diligenti che toglieranno il miele dagli alveari senza uccidere le pecchie; a quelli che uniranno due poveri sciami, distruggendo una delle due api regine; a quelli che custodiranno, ed alimenteranno le api nell'inverno, e coltiveranno nell'estate piante proprie a dare pascolo abbondante , e ricco di miele alle medesime. 9. Alle Autorità locali, alle Deputazioni Sezionali, ai Fi- lantropi che giungessero a ridurre nella Provincia i Cani colo- nici (ciascuno entro le periferie di sua giurisdizione) in ma- schi, e di una sola specie docile, tenendo le femmine indispen- sabili alla razza appartate , e rigorosamente chiuse nel periodo del caldo venereo, prodif^herei premi e lodi, diminuendosi con questo semplice mezzo le precipue cause dello sviluppo della idro- fobia in essi, preservandone per conseguenza l'umanità, come 524 APPENDICE attestano per autentici fatti i chiarissimi Dottori Toffoli Luigia Jacopo Facen, e Capello di Roma. Molto resterebbe ora a dirsi dei miglioramenti da introdurre nella coltura dei campi, orti e giardini, ma per essermi un poco esleso sul bestiame, i limiti di questo lavoro non mei consento- no; mi limiterò adunque ad accennare in massa i lavori, e le innovazioni che meritano di essere premiate. 10. Le granaglie, siccome oggetto di prima necessità, esami- neremo anzi tutto, e le divideremo in tre classi da contraporre ai tre premi, non portando questa cattegoria classi differenziali j ed a tenore della loro importanza le piazzeremo in quella, che a ciascuna compete, per essere esenzialmente alimentare, alimen- tare , accessoria, forraggiera. I premi verrebbero destinati a quei coltivatori che provassero di aver aumentato il raccolto di esse^ confronto fatto coi vicini, tenuto a calcolo la condizione del terreno e dell' annata , ed i raccolti precedenti , mediante nuove cure, facili ad eseguirsi, e di poco costo, che mostrino cioè tornaconto tra il reddito ottenuto , e le spese impiegate. Le mostre non devono essere di grani scelti, ma tali che si trovano nei magazzeni ; s' ha da indicare la quantità del genere pro- dotto, se in piccola, come esperimento, se in estesa cultura, più la condizione se è vendibile, e dove. 11. Vuoisi assegnare un premio ai cultori della canapa e del lino i quali proveranno di aver ottenuto un prodotto maggiore d'essi articoli, con metodi meno costosi degli usati sin qui, e facili ad eseguirsi. 12. L'importanza di nuovo foraggio, tanto sotto il rapporto di eccellenza di esso, di abbondanza di prodotto, quanto sotto quel- lo di coltivarsi in terreno di data qualità, o pressocchè in tutti, farà assegnare al medesimo il primo premio, il secondo ai detti che s' accomodano solo a .speciali terreni. E qui giova proporre la coltivazione del Grano Saraceno o Polygoimm Fagopyrum L. il quale dà un abbondante prodotto in grani rotondetti, e pucr servire alla nutrizione dell'uomo, del bestiame Bovino, e Ca- vallino, ad ingrassare Majali , e gli animali Volatili domestici ; e co' suoi fiori fornisce un ricco pascolo alle Api. Questo grano è la risorsa dei terreni sabbiosi, granitici, freddi e mediocri; e può essere coltivato con vantaggio anche in terreni di mi- APPENDICE 525 gliore qualità. Serve da ultimo e come foraggio verde, e come pianta da sovescio. 13. Le ortaglie, i frutti, i fiori, e le piante nuove comesti- bili, 0 di prodotti commerciali perchè inservienti alle arti o me- stieri, saranno premiate a tenore delia loro importanza col pri- mo premio. Le coltivate sin qui, di grande sviluppo, squisitez- za, e bellezza, col secondo premio. 14. Il caccio, i vini scelti, od immitanti li esteri, le sete fi- late , le canape e lini lavorati , e filati a macchine , il miele depu- rato, gli spiriti e liquori, le macchine rurali, gli utensili agri- coli , quelle che servono a trasmutare le materie grezze dei campi in sostanze commerciabili nuove o corrette che siano, a tenore della modificazione, od utile che presentano, dovrebbero premiarsi con tre premi diversi. Voi vedete, o Signori Prestantissimi, che unite queste classi di premi si può giungere alli tre mila scudi. Si troverà questa somma? o meglio, sarà necessario disporla come vi proposi? di tanto non mi lusingo; solo ripeterò che ove manteniate il principio stabilito come base di questo lavoro, quello cioè di far accompagnare al concorso gli oggetti tutti ad esso destinati da un rapporto autentico del modo col quale sonosi ottenuti ; e che al pari di me vi persuadiate dell' utile, che una simile pra- tica sarà per apportare alla nostra agricoltura , ammetterete la necessità dei premi pecuniari. Dal Vostro savio parere dipenderà la misura dei medesimi, e quante volte crediate di ottenere l'intento che determina e dirige un Concorso Agrario^ sotto forme fisse, con premi di dieci al posto di cento, ridurrete in questo caso le migliaia in centinaia, rendendo possibile ciò che al mo- mento mostrasi appena probabile. Gesso dallo intrattenervi , ringraziandovi pel benigno ascolto ehe deste al meschino mio lavoro, per la sua lunghezza doppia- mente noioso; e mi sarà di conforto e compenso grande, il sa- permi, di mia pochezza nell'argomento, da Voi benignamente compatito. 526 APPENDICE mmmuk all'inglese per uso dei polli Per fare economia di grani, e nutrir bene i polli, anche nella stagione invernale o di primavera , quando cioè riesce diffìcile a' medesimi di procurarsi dell'alimento, pensarono alcuni avveduti ed industriosi campagnoli esteri di preparare delle Verminaje. Questa pratica usata pure fra noi essendosi trovata utile e lodevole, crediamo di darne un cenno. Gompongonsi codeste verminaje con sostanze che facilmente si trovano nel podere, le quali senza spesa ve- runa, dopo avere somministrato il cibo gradito ai polli, servono tuttavia ad accrescere la quantità dei concimi per utile del podere medesimo. La preparazione loro è facile, e si eseguisce in autunno nella seguente maniera- Si forma in un angolo del cortile una profonda buca, la quale si cuopre nel fondo con uno strato di tocco, o di paglia mi- nuta per l'altezza di un palmo. Sopra il medesimo si stende della fiammata o sterco di cavallo in minore altez- za, il quale poi si cuopre di altro strato di terra per l'al- tezza di due 0 tre pollici. Al disopra di questa terra si stende o si versa del sangue di bue,odi majaIe,o di altro animale, unitamente a della feccia o vinaccia di uva, qualche poco di semola 0 crusca, od avena, delle budelle od interiori di animali tagliate minutamente, ovvero pezzetti di carne di cavallo 0 di altri animali di niun costo. Se il sangue non sia li- quido e fresco, ma disseccato od in polvere può servire egualmente stendendolo in proporzioni sufficienti. Dopo questo strato, si colloca nuova terra, indi della minuta paglia e della fiammata, poscia altra terra ed altre sostanze APPENDICE 627 organiche, fintantoché la buca sia piena, cuoprendo in fine tutta la mescolanza con letame per conservarvi fermenta- zione e calore. Si difende poscia il tutto con degli sterpi e delle pietre, onde impedire ai polli di razzolare e scom- porre gli strati preparati. Scorsi due o tre mesi , fra quelle sostanze già fer- mentate, cominciano a nascere vermini di varie specie e grandezza, come degli ascaridi, dei lombrichi ed altri, i quali crescono e vivono per vari mesi , succedendosi le une alle altre generazioni, e l'una specie alle altre. Quando si vogliano dare per cibo ai polli i vermini ottenuti, basta colla vanga portar fuori dalla buca tre o quattro globi del terriccio fermentato, e collocandoli da un Iato della letamaja, lasciare che 1 polli a loro talento razzolando e scomponendo il terriccio si provvedano del cibo di cui sono ghiotti, perchè difatti loro serve a con- servarsi in buona salute e pingui , ed anche a produrre molte ova, e ad abbreviare la covatura dei pulcini. P. Prédieri. 528 APPENDICE GOLTIYAZm DEI FORAGGI e piò specialmente del Panicum altissimum detto MoHA d' Ungheria. Pochi SODO oramai gli agronomi avveduti, i quali non abbiano posto attenzione alla viziosa costumanza seguita quasi generalmente dai contadini della nostra Provincia, d'impiegare nella buona stagione tutte le foglie degli al- beri, ed ogni foraggio verde, ricavato dai poderi nell'ali- mentare forse troppo lautamente le bestie bovine da essi educate, senza darsi alcuna cura di una distribuzione eco- nomica di quelle sostanze, parie delle quali seccate e te- nute in serbo per i mesi freddi dell'inverno, gioverebbe grandemente alla prosperità degli armenti, dei quali il nu- mero maggiore disgraziatamente è costretto a cibarsi in tale stagione di sole paglie o stoppie raagrissime, e poco nutrienti con danno della salute loro, e per conseguenza con pregiudizio dell'economia campestre. Un alimento sano e sostanzioso dato ai medesimi nei mesi invernali, risparmierebbe molta parte del foraggio ver- de, che gli educatori nostri sono costretti di dare alle be- stie in gran copia, non per conservarle in uno slato pin- gue e florido, ma per ridonare alle medesime le forze perdute, e per ricomporre il turbato meccanismo delle fun- zioni vitali loro. Mentre i coltivatori tutti, meno pochi ignoranti o ca- parbi, sono disposti a riconoscere la saviezza, e la ra- gionevolezza delle massime da me ora accennate, e men- APPENDICE 629 tre sono anche pronti ad amraeilere i vantaggi che ver- rebbero all'industria rurale di questi luoghi, dal fare un uso economico dei foraggi verdi nelle stagioni in cui ab- bondano, perchè parte di quelli avanzasse al bisogno dei presepi nei tempi rigidi dell'anno, pochi di essi mostrano col fatto di crederlo, 0 per dire meglio si lasciano vincere da ostacoli leggieri e facilmente superabili. Molli di essi a scusare l'inoperosità loro in questa parte di economia cam- pestre, adducono che l'erba medica esigge terre pingui, e lavorate profondamente, e perciò una spesa non piccola, che i trifogli richiedono concimi e terre buone, che le lupinelle non prosperano in tutte le qualità di suolo, e che per avere un buon prodotto da quelle occorrono lavori costosi e molta spesa nella compra deL seme; ed asserisco- no ancora che il formare prati naturali è cosa lunga ed assai dispendiosa. Per ultimo pongono in campo le sic- cità disastrose che si presentano qualche volta durante la primavera, e l'estate in questo clima le quali rendono poco vantaggiosa la coltivazione delle erbe e dei foraggi. Io non contrasterò la verità di questi falli ognuno dei quali me- rita di essere ponderato seriamente da ogni agricoltore ac- corto, ma dirò bene che quando il coltivatore esperto sap- pia addaltare le erbe alla natura, o come dicono i geologi, alla crasi del terreno nel quale devono crescere, la più gran parte delle diflicoltà che ho superiormente accennate verrà tolta, ed un prodotto copioso compenserà bastan- temente qualunque cura, ed ogni fatica adoperate Dell'ot- tenerlo. Generalmente parlando non havvi qualità di terra nella quale una specie particolare di erba non alligni e non cresca prospera e rigogliosa. L'arte dell'agricoltore sta nel conoscerla, e siccome il più gran numero di essi non può giovarsi delle dottrine insegnate dalla scienza chimica, perchè le analisi delle terre (che che ne' dicano alcuni scrittori moderni) sono operazioni sempre difficili , lunghe, N. Ann. Se. Nator. Serie. III. Tomo ò. 33 530 APPENDICE e laboriose, ed i risultamenti delle medesime il più delle volte non bastano ad appagare le giuste esigenze dell' a- gricollore, il mezzo più facile e più sicuro per arrivarvi è quello di consultare la natura, la quale ben di rado occulta i suoi mirabili ordinamenti a coloro che la inte- rogano con amore, e con perseverante studio. Spesse volte mi accadde di vedere terreni argillosi, e sterili nei quali era slata teiitata con molto dispendio e con poco profitto la coltivazione dell' erfijaro comune o lu- pinella, e mi fu dato di osservare fra le rade e tisiche piante di quel vegetabile crescere rigogliosamente dove il loglio, dove le festuche , e le dattili, e dove la sanguisor- ba detta volgarmente pimpinella, piante tutte che in molli casi possono servire come foraggio eccellente. Un chimico direbbe che colà l'edisaro non può prosperare, perchè non trova i sali a base di calce necessari alla sua nutrizione, .e che le graminacee, e la sanguisorba ricavando abbon- dantemente da quel suolo la silice di cui abbisognano vi- vono, e crescono in esso prosperose e vegete. L'agronomo invece approfittando degl'insegnamenti della natura rico- noscerà prontamente essere opera poco profittevole, e forse anche vana il coltivare la lupinella in un terreno di tale qualità, ed amando avere in quello un prato di copioso prodotto lo seminerà con loglieressa, con festuche, con dattili , 0 con altre graminacee addatte, ovvero con pimpinella allorché questa pianta dia un foraggio sufficiente, come molti agronomi asseriscono, la quale cosa non posso per ora assicurare perchè l' esperimentazione che ne ho intra- presa non è ancora compila. È obbligo di un agricoltore esperto il conoscere le specie più importanti delle piante che crescono indigene, e che somministrano un'alimento abbondante e sano alle bestie, ed allorché esso vede qualcuna delle medesime nascere spontanea nel suo campo e mostrarsi vegeta, e robusta non deve ommetlere di raccoglierne i semi ed espe- APPENDICE 631 rimentarne la coltivazione con piccole prove , sempre poco costose e facili, e molte volle produttrici di vantaggi note- voli. Veramente non conosco altro mezzo che possa sup- plire alla mancanza di cognizione delle dottrine fisiche, e chimiche, che pur troppo è comune nella classe degli agri- coltori, dovendosi a mio credere attribuire interamente alla medesima, il risultato molte volte poco favorevole della coltivazione di vegetabili, che si sono veduti e si vedono prosperare e dare un copioso prodotto in altri luoghi, ed anche in campi vicini. Per esercitare l'agricoltura con profitto è necessario, o sapere molto, od esperimentare mol- to; ed il coltivatore il quale non è abbondantemente pre- veduto di scienza agronomica, non è a biasimarsi se si tiene strettamente alle pratiche da lungo tempo esperimentate utili nel suo paese, e più particolarmente nello slesso suo campo, studiando però con ogni impegno di portare quelle alla maggiore perfezione possibile. Sopra tutto conviene che egli sia persuaso, che limitandosi anche a questo, il suo lavoro non sarà spregievole ed infruttuoso, quando voglia compirlo nel modo che conviene. Queste riflessioni, che qualcuno non giudicherà total- mente inutili, mi furono suggerite dalla considerazione di una pianta da foraggio coltivata da gran tempo in Fran- cia con un'utilità considerevole, ed esperimenlala da qual- che anno anche in Italia, e nella stessa nostra Provincia ove si coltiva dal dotto, e valente agronomo Sig. March. Ldigi Da-Via il quale ne ebbe il seme dal Sig. Bella di- rettore dell'Istituto agronomico nazionale Francese di Gri- gnon. Dessa è una graminacea annua della famiglia dei panici chiamata da' botanici Panicum al(issiinum,e dai col- tivatori francesi Moka o miglio d'Ungheria. Alcuni agricoltori, come accennai, ne intrapresero la coltivazione in differenti luoghi d'Italia, e non mancò chi disse essere quella migliacea di poca utilità, ed assai in- feriore nel prodotto al miglio comune, che alcuni coltivano 532 APFEnDIGE come foraggio. Altri invece la ricoDobbe vantaggiosa per ricchezza di produzione^ e la trovò convenientissima aire- conomia rurale del nostro paese. Queste opinioni benché opposte e discrepanti sono probabilmente vere l'una non meno dell'altra, dipendendo la differenza del risultamento dalla natura diversa del suolo in cui quella pianta fu col- tivata, e dalla condizione fìsica del medesimo, che è varia secondo la differente esposizione, giacitura, ed inclinazio- ne del campo. Convengo interamente col sapientissimo ed arguto Sig. Canonico Bellani, che bisogna andare molto a rilento nel proporre l'introduzione di nuovi vegetabili nelle nostre coltivazioni, ma quando qualcuno di essi sia stato provato con buon successo dai nostri agricoltori esperti e sinceri, e quando siasi da quelli riconosciuta la possibilità di col- tivarlo, e di ricavarne utilità, il tacere del medesimo sa- rebbe cosa biasimevole, e non consenziente allo scopo di questo periodico. Sino dall'introduzione del Moha in Francia gli agro- nomi Leclerc , TouHiN, ViLMORiN , 6 Hon pochi altri dissero che il suo prodotto di foraggio era superiore a quello del miglio, e del panico nostrale perchè i steli di tale pianta sorgevano più numerosi e più gentili. Essi accertarono che quello era un foraggio eccellente nelle terre leggiere e ben concimate di natura sabbiosa, o sabbia-argillosa, e queste cose tutte furono confermate dalle esperienze sino ad ora fatte dal lodato Sig. Marchese Da-Via in alcune sue otti- me terre leggiere collocate nel Distretto Sezionale agrario di Persicelo, ove l'erba medica dava poco prodotto. Il suddetto Vilmorin conobbe, che il Moha coltivato nei terreni calcari anche di buona qualità, non sommini- strava un prodotto che potesse stare al confronto di quello ricavato nelle terre sabbiose, e credo che questo fatto valga a spiegare il poco utile che alcuni ebbero dalla coltiva- zione di un tale vegetabile. APPENDICE 533 Nella condizione attuale del nostro clima noi abbiso- gniamo di foraggi i quali reggano nelle siccità talvolta prolungate che succedono nella stagione estiva , e nessuna pianta è più addalta del Moha, come lo provarono gli espe- rimenti fatti dal Sig. March. Da Via, il quale avendo seminato il Moha in primavera, ottenne un copioso, ed abbondante foraggio nella stagione della trebbiatura del frumento, epoca nella quale scarseggia ogni altra specie di foraggio, e non contento di ciò lo riseminò mescolato al grano turco Del luglio, e ne ebbe un abbondante e succoso foraggio verde nei mesi dell'autunno. In qualche Dipartimento della Francia, durante la siccità straordinaria del 1842, il Moha d'Ungheria fu la sola pianta da foraggio che compì in un modo perfetto le fasi della sua vegetazione, e che pro- dusse abbondante pastura, non avendo le altre potuto sop- portare l'inclemenza di un cielo veramente di bronzo. A questa qualità molto pregievole per la nostra agri- coltura si aggiunge l'altra non meno importante di essere uno dei foraggi più nutrienti, e le esperienze recenti del nominato Sig. Bella confermano interamente una tale cosa. Le prove comparative fatte dal medesimo del Moha, e della pianta del grano turco nell'alimentazione di vacche latta- iuole, presentarono un risultamento vantaggioso al primo, tanto per la produzione del latte, quanto per quella del barro, addimostrando i calcoli stabiliti con ogni esattezza che il Moha per qualità nutritive sta al confronto del grano turco come 154 sta a 100. È da annoverarsi ancora fra gli utili della coltivazione dì una tale pianta la poca quantità del seme impiegato, non richiedendosi di esso che sole 4 o 6 libbre al più per ogni nostra tornatura. E poiché il mio discorso riguarda il tema dei foraggi non sarà fuori di proposito l'accennare un'altra pianta che gli agronomi francesi, e del belgio assicurano gran- demente produttiva, e che al dire dei medesimi meriterebbe 634 APPENDICE di essere propagata ovunque, specialmente per la sua gran- de facilità di allignare anche nei terreni i più aridi, e sabbiosi, se per somma sventura non si mostrasse, almeno sino ad ora, intollerante i freddi rigorosi che qualche volta si fanno sentire in quelle regioni. Il vegetabile di cui parlo, e che si trova indigeno nel Portogallo, è una pianta annua della famiglia delle legu- minose non molto diversa dalla nostra lupinella , ed è co- nosciuto dai botanici col nome di Ornithopus sativus e volgarmente con quello di Serradella. Da^U agronomi del Belgio è giudicato un olliYno foraggio che arriva a matu- rità nel principio di primavera, e che s'innalza molto dal suolo e cespisce assai fitto. Per ora tacerò delle cose maravigliose raccontate dagli scrittori oltramontani di questo vegetabile, il quale quando sarà trovato veramente utile si potrà, lo spero, coltivare con successo migliore nel clima temperato dell'Italia, e mi contenterò per ora di rammentare, che il Governo Belgico persuaso che i soli discorsi accademici, e le mostre di pa- rata, benché utilissimi, fanno avanzare ben poco l'agri- coltura, propose un premio di 300 franchi all'autore della memoria migliore sulla coltivazione della Serradella, e che un tal premio è stato recentemente assegnato a certo Sig. MiCBiELS filtaiuolo di quel paese. Spero che i giornali Francesi pubblicheranno quella memoria premiata, e forse potrebbe accadere che la nostra industria agricola trovasse modo di ricavare vantaggio dalla coltivazione di quel vegetabile che credo nuovo per il no- stro paese. G. Orlandi. APPENDICE 635 MONTONE DELLA RAZZA DISLEY ( Vedi figura quinta ) — ■■>>>»*«<:-° — L'educazione e lo allevamento delle pecore di razze pregevoli, si è in genere un oggetto per se stesso difficile. Ben pochi campagnoli o pastori possiedono le qualità ne- cessarie per bene riescirvi; quindi di rado si pensa al mi- glioramento delle percore nostre, od anche volendo praticarlo non si conoscono , ne si usano le debile avvertenze. Fra le difficoltà, non ultima per certo, si è quella che risguarda la necessità di sorvegliare da se medesimo, e per molti anni di seguito , le giornaliere operazioni che si convengono alla nutrizione, custodia e propagazione degl' individui, nelle quali funzioni, come pure nelle altre che si riferi- scono alla formazione de' formaggi, od al taglio delle la- ne, se non si mantengono i giusti limiti nella qualità e quantità, si corre rischio di vedersi deteriorata in pochi mesi la razza, e tolto ogni buon prodotto ricercato. Di tali avvertenze, come per quello dello incrocicchiamento delle razze indìgene scadenti, colle estere di molto pregio, io già feci parola in due memorie pubblicate dalla Società Agraria; perciò a quelle dirigo il lettore che amasse di conoscerle. Backwell, celebre allevatore inglese, innanzi di ap- prendere colla propria esperienza i modi di migliorare le sue razze, ebbe a soffrire ingenti perdile; assistito però dal suo Governo, ottenne poi dopo lunghi anni i miglio- ramenti desiderati. Quslo allevatore, quantunque il più ce- lebre, non fu veramente il primo che abbia conosciuto 636 APPBRDICE l'importanza delle esperienze fisiologiche per ottenere buo- ne lane, perchè egli, più di queste, occupossi di ottenere una razza, che presto crescesse a mole stragrande^ e che pure in breve tempo, e col consueto nutrimento si impin- guasse assai più delle altre, presentando poi buona carne saporita. Daubenton si fu veramente il primo agronomo che conoscendo l'importanza della finezza, e delle altre buone qualità delle lane, siasi occupato con profitto di que- sto prodotto; quindi le istruzioni, ch'egli ne porge nel suo libro, debbono consultarsi da coloro che credono de- cidersi per questa industria. Si è in Inghilterra ove di presente trovansi le varietà le più perfezionale dei Montoni, e Pecore di pinura. Ivi quando occorre di migliorare certe razze scadenti , o si ricorre alla introduzione di scelti merini spagnuoli, o si prendono montoni da quelle contee, ove il miglioramento è manifesto da lungo tempo. In Francia invece sono in iscarso numero le razze perfezionate, e solo nel nord e nell'owest di quel territorio, si rinvengono razze di buone qualità, ma però inferiori alle inglesi suenunziale. La lana delle razze francesi ha meno robustezza delle prime; di sovente è feltrata, diseguale^ meno lunga, e non alta ai lavori di pregio. Le ossa poi di questi animali sono in genere, come quelle d' Italia , in proporzione molto grosse e pesanti , poco saporite le carni , ne atte ad un facile accrescimento ed impinguamento: li quali caratteri se d'ordinario vanno congiunti ad una maggiore robustezza negl'individui quan- tunque più piccoli, non per questo denno considerarsi buo- ni per le arti, ma di qualità inferiore, quindi da non ri- cercarsi. Le razze inglesi a lunga lana, sono però molto varie per gli altri caratteri che presentano meglio adatti alle arti , oltre il facile accrescimento cui pervengono quantunque di grande statura. La contea di Durham, di Yorek, e di Lincoln somministrano varie razze fluite di moltissimo pre- APPENDICE £37 gio, e se ne trovano delle stragrandi nelle due ultime con- tee; diminuiscono poi di statura nella contea di Leicester, facendosi invece più belle all'aspetto, quindi più propor- zionate. Si è nella contea di Durham, ove il Backewell produsse la razza pregevolissima detta Disley, della quale farò parola. Questa razza Disley (vedi figura 6.^) ottenutasi in ori- gine dallo incrocicchiamento dei merini spagnuoli, ha la lesta piccola, assottigliata, e senza corna; gli occhi grossi e sporgenti, le orecchie diritte, e sottili per modo da es- sere quasi trasparenti ; il collo è corto , e piccolo ; le spalle ed il petto assai larghe e pronunziate; i fianchi invece sono piuttosto corti; i quarti posteriori, quantunque assai sviluppati , lo sono però meno degli anteriori ; la statura poi è assai alta, complessa e gigantesca, per guisa che trovansi di spesso dei Montoni alti oltre i tre piedi di Pa- rigi, di un peso quasi doppio dei nostri indigeni. Nella formazione di questa razza, Backewell ebbe in mira di creare degli animali grandi e grossi , da potersi ancora ingrassare facilmente, e di buon ora, divenendo poi le carni di buon sapore; ma la lana di questa razza quan- tunque tenuta in molto pregio, è però scarsa in causa della grande pinguedine, sicché addiviene un prodotto seconda- rio. Trovasi la pinguedine in questi animali accumulata sopra le costole, nel dorso, nei reni, e nelle anche, in modo che direbbersi mostruosi e deformi ; ne è raro il ca- so, che in soli 15 mesi di età sieno accresciuti, ed impin- guati per modo da doversene far uso per cibo, innanzi che riescano di aggravio, e deteriorino. Nello slato di vera purezza questa razza di montoni abbisogna di cure più delle altre, poiché è dessa perfino inabile alla fatica di oon lungo viaggio, talché occorre per essa un quasi con- tinuo riposo. E poiché cade qui in acconcio di pai;]are della deli- catezza di queste razze pregevoli, non che della facilità di £;3S At>PErsi, quantunque essa pure di molto pregio e valore; bensì quelle di Kent e di Sussex sono tenute per le più fine, sia per la lun- ghezza e finezza dei fili, che per la robustezza loro. Il nutrimento che suolsi somministrare a questi ani- mali consiste nell'inverno, in due libbre per ognuno, di guajme o d'erba di secondo taglio, e di due in tre libbre di una mescolanza di patate, o di barbabietole, tagliate in pezzetti e lievemente salate. In altri articoli dirò poche parole dei Merini spagno- li, e dei modi di distinguere e giudicare con esattezza le varie qualità di lana, ed i caratteri speciali delle mede- sime. Voglio intanto lusingarmi che fra breve, la nostra Provincia e lo Stato Pontifìcio, potranno essi ancora con- lare molte greggie di razza migliorata, e venire per tal guisa seguitando l'esempio non solo degl'inglesi, ma dei nostri vicini di Toscana e Piemonte, che in quest'ultimo decennio se ne occuparono con qualche ardore, e con fa- vorevole risultamento. P. Pbedieri. APPENDICE 541 m MIGLIOR MODO DI ESAMINARE LE LAI GIUDICARE CON ESATTEZZA LE VARIE DIFFERENZE DELLE MEDESIME. ►♦♦**>t34***^ I perfezionamenti delle molteplici manifatture di lana si fattamente progredirono in questi ultimi tempi, che di- venne necessario al fabbricatore, lo esaminare con ogni di- scernimento, le minime differenze esistenti fra le une e le altre lane, innanzi di far uso delle medesime, onde, col ren- derle adatte alle speciali manifatture cui si destinano, rispar- miare d'altra parte degl'inutili dispendi. La finezza ed il lu- cido dei peli, la eguaglianza e morbidezza loro, la lunghezza e robustezza dei medesimi, prescindendo dal suo vario co- lorito e dal paralellismo, sono in oggi caratteri da cono- scersi con esattezza^ e da confrontarsi con ogni avvertenza, innanzi di porre in uso Tuna, piuttosto che l'altra qua- lità di lane nel tessuto che vuoisi far eseguire. Egli è per- ciò che seguendo le norme additateci nel 1843 dal Prof. Calamai^ ed anche da altri esatti osservatori in varie epo- che, mi farò a riferire brevemente quanto risguarda questo argomento, per rendere avvisati i lettori, come in altri paesi si apprezzino le differenze delle lane, e come sìa necessario, anzi urgente, occuparsi del perfezionamento delle nostre pecore, non solo sotto il rapporto della gran- dezza e robustezza della razza, ovvero della buona ed ab» 642 APPENDICE bondante qualità di carne e di latte delle medesime, ma sibbene per quanto risguarda i buoni caratteri delle loro lane; oggetto non facile ad apprezzarsi a dovere dal vol- gare osservatore , ma pur necessario se vogliaosi perfezio- nare fra noi le manifatture indigene di questa specie. E ciò è pili necessario in quantochè, l'esame delle lane nelle condizioni attuali delle nostre razze pecorine da miglio- rarsi, sarà per divenire di grande interesse a suo tempo; e la maggior parte dei pratici , sebbene con qualche fa- cilità ne conoscano le più notevoli differenze, (senza però poter dire sopra quali principi essi fondino i loro giudizi) tuttavia essi sono in istato di cadere in gravissimi errori. Avvegnaché la bontà assoluta o relativa delle lane per le differenti fabbricazioni non distinguesi dai soli caratteri sen- sibili, ma ancora da alcuni altri, che non si manifestano se non se col sussidio di mezzi fisici più idonei, che i no- stri pratici però finora trascurarono. In fatti se a tutti è facilmente dato il misurare la lunghezza del pelo, di contare il numero delle sue cur- vature ed ondulazioni, di giudicare in certo modo della resistenza che esso oppone a strapparsi, e di giudicare ancora se la lana sia leggiera o soffice, morbida al tatto, flessibile o arrendevole, come dicesi in arte, e infine se abbia un bel lucido serico, nessuno indubitatamente può co' soli occhi, col solo tatto, e col semplice criterio ^ sia pur grande, assicurarsi della finezza assoluta dei peli di essa, della loro maggiore o minore uguaglianza di dia- metro, della eguaglianza dei medesimi in tutte le parti loro, ossia della mancanza di alcuni ingrossamenti che so- glionsi riscontrare non poche volte, anche nei peli delle lane apparentemente belle, ma che però sono meno buone per certi lavori finissimi. Molto meno i pratici riescono poi ad assicurarsi coi soli mezzi comuni, della uguale gros- sezza di questi peli, sì alla cima, come nel mezzo, alle ra- dici, ovvero della forza necessaria a strapparli, per quindi APPENDICE 643 Stabilirne ia numeri esatti l'assoluta resistenza. Le quali ricerche, piuttosto lunghe, sembrano invero superflue, od almeno contrarie alle pratiche commerciali ; le quali nella ricognizione dei buoni o cattivi requisiti dei generi , vo- gliono mai sempre speditezza d'operare, e non complican- za; essendo inaiò d'altronde giustificate da quanto si rac- comanda dai buoni esercenti il lanificio, e da quanto in proposito è stato fatto e adottato dai Daubenton , dai Thaer , Thernaux, Young, Chevaliers ed altri molti. Prescindendo adunque da un esatto confronto oculare, fatto fra la qualità di lana che vuoisi esaminare, con altre estere certamente riputale, e conosciute idonee per quei lavori, come quelle migliori di Sassonia, di Inghilterra, di Slesia o di Moravia, il Calamai per far questo esame riferisce il metodo di conoscere la resistenza dei peli , e di far uso de! microscopio di Amici nella seguente maniera. Prende egli un piccolissimo fascette di quella lana, o di schiena,© del collo, della quale vuole conoscere la robu- stezza, procurando che sia di dieci peli. Tenendo stretto questo fascetto fra le dita, ne applica il capo sopra un pezzetto di carta, ed ivi lo fissa solidamente con un pez» zetto di cera lacca. Stirato quindi questo fascetto, affin- chè tutti i peli divengano paralelli, e raisuratone in essi UD pollice in lunghezza, fissa egualmente con cera lacca sopra altro pezzetto di carta, il punto del fascetto indicato dalla misura, contandone quindi i peli, perchè siano ap- punto dieci. Attacca di poi mediante cera, resa tenera colla Trementina, uno dei pezzetti di carta ad un punto fisso, per esempio, nella faccia laterale di un piano d'un tavo- lino, cosichè la carta attaccata al lato opposto del fascetto resti sospesa assieme al fascetto medesimo , ed a questa carta attacca, a poco a poco, tanti pezzetti di cera quanti ne occorrono per l'appunto a strappare il fascetto. )) Il peso della cera impiegata (dice 'il Calamai) mi rappresenta lo sforzo che è stato necessario. Ripetendo 644 APPENDICE l'esperienza più volte, sommando i pesi, e dividendo la somma per il numero dei peli impiegali nelle diverse spe- rienze, il quoziente mi da la forza media, che occorre a strappare ogni filo di quella lana, n La quale esperienza ripetuta sopra lane conosciute adatte al lavoro che si vuole eseguire, serve ad un confronto abbastanza soddisfacente. Quanto poi all' uso del microscopio nelle ricerche pre- accennate, specialmente riguardo a misurare il diametro del pelo, volendo far certo chiunque della precisione dei risultati che se ne ottengono , credo sia per gradire venire partecipando ai lettori, il metodo tenuto dallo stesso Pro- fessore, in quanto che non tulli conoscono il modo di servirsi di questo preziosissimo istrumento, specialmente in questi giudìzi di confronto. In questa operazione adunque di misura, giova bene lo specchio di riflessione del Prof. Amici, applicato aldi fuori, e nel fuoco dell' occulare, per averne, guardando questo specchio d'alto in basso, l'im- magine degli oggetti come dipinta sur un pezzo di carta, che sia posta sul piano stesso dov'è posato il microscopio. Si verifica prima di tutto, quanti diametri ingrandisce lo strumento collocato a quella misura che si desidera, per- chè adatta ad una nitida osservazione , ed in relazione alla forza visiva dell'occhio dell'osservatore, e del pelo della lana che si vuole osservare ; le cifre notate nei moderni microscopi del celebre Professore ponno servire per tale verifica. Frammezzo poi a due vetri si pone una piccola porzione di quel pelo che si vuole misurare, cercando sia bene steso, ed apparentemente eguale agli altri suoi com- pagni. Si sovrappone il pelo trasversalmente ad una piccola strisciola di carta, su cui siansi tirate col fino lapis Ire linee longitudinali e parallele, e si segna a destra ed a sinistra il contorno esatto del pelo; misurasi quindi a linea di pollice la lunghezza d'ogni diecina o serie di dia- metri dei peli , si somma poscia e si divide per 10. II quo- ziente dà una frazione di linea, la quale corrisponde alla APPEIHDIGE 545 media grossezza del filo o pelo della lana misurata. Sia per esempio linea 1,036 il totale delle tre misurazioni, e l'ingrandimento del microscopio 452; operando nel modo indicato si avrà, 103,6 : 30 X = 3,46; quindi 462:3,45X =: 134. Dunque la grossezza cercala è =: 1/134 di linea. Oltre il paralellismo dei peli, che forma uno dei ca- ratteri di buona tenuta delle lane e degl'animali, bisogna guardare alle ondulazioni dei peli, ed osservare se esse siano strette ed unite, ovvero larghe e disgiunte. Pare evidentemente (come ne avvertono tutti coloro che hanno scritto delle lane) che queste ondulazioni vadano d'accor- do colla finezza del pelo, e che perciò in quelle lane ove non mancano, costituiscono uno dei criteri che conducono facilmente, e quasi direi, indubitatamente alla cognizione la più approssimativa della finezza della lana crespata; talché in Germania le transazioni commerciali delie lane per maggior sollecitudine si fanno di spesso sopra questo numero delle ondulazioni per ogni pollice di lunghezza nel pelo. Le finissime di Sassonia, secondo quel che ne dicono i Tedeschi, contano in ragione della specie o va- rietà, dalle 20 alle 30 e perfino 36 ondulazioni a pollice di Parigi; e quanto più queste ondulazioni o zigzag sono in maggior numero, tanto più i peli sono fini, e meno resistenti, di altri che presentano numero di ondulazioni differenti; ben inteso che la resistenza va essa pure con- siderata relativamente ad ogni grossezza di pelo, ed in confronto con altri simili di grossezza, ma però diseguali nella resistenza ricordata. Le osservazioni pertanto prati- cate sopra le più elette lane di Sassonia e di Spagna, ne fanno conoscere che la grossezza di ogni pelo può giun- gere perfino ad 1/170 di linea , mentre- quelle osservale indigene, elette di Toscana o di Romagna, non arrivano ad l/IOO. Queste riflessioni sulle differenze dellelane e sui me- todi di giudicarne con esattezza i caratteri pregevoli posti N. Ann. Se. ISatcjr. Sbrie III. Tomo 3. 36 546 APPENDICE in uso fuori d'Italia, quando verranno accettate di buon grado dai nostri allevatori di pecore, e dai nostri nego- zianti, ci faranno conoscere essere le nostre popolazioni inoltrate in queste speciali industrie; ma finché si vedranno le 80,000 pecore del boidgnese, e quelle in maggior nu- mero della romagna così neglette, piccole, e coperte di lane solo adatte a grossolani lavori, io continuerò a gri- dare, esser pur necessario pensare a migliorarle, innanzi di occuparsi sul serio ad estendere le manifatture di que- sta specie. La Toscana fino dall'anno 1828 introdusse non po- chi individui di razze estere riputatìssirae, e successiva- mente nel 1837 le reali tenute della Badiola e delTAlbarese ne ebbero dei greggi ripnlatissimi , che in oggi pure con- servansi e si estendono ad altri tenìmenli. In Piemonte allo scopo di migliorare le razze, nel 1790 traevansi 30 belle pecore dalla Provenza, e nel 1792 ivi 300 pecore di Segovia venivano distribuite, mela nella Sardegna, e metà alla mandra di Chivasso. Col tempo que- ste si accrebbero per modo, che nel 1844 erano 13000 circa, delle quali 5600 conservavano ancora i caratteri del- la razza pura originaria. In appresso i fratelli Brun ave- vano così diffuse le belle pecore delle loro greggie, cheal dire dello Stefani, nel decorso anno 1850, il numero dei merini esistenti in Piemonte, poteva calcolarsi a ben più di 14000. Queste felici esperienze praticate dai nostri vicini , var- ranno a far risolvere i nostri possidenti della montagna, ad occuparsi con attenzione di una industria, nella quale a ben riescìrvi, nuli' altro vi manca se non se la volontà, le cure, e la perseveranza. P. Predieri. APPENDICE 647 SOCIETÌ AGRARIA DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA DEPUTAZIONE SmONALE DI POGGIO RENATICO >>>l»t»t»»»*»»- Ci rendiamo solleciti di pubblicare il discorso che il Sig. Doti. Giuseppe Fornasini^ Direttore della Deputa- zione Sezionale del Poggio , leggeva ai Soci nella pri- ma adunanza ivi tenutasi nel giorno 7 dello scorso aprile. Quella Deputazione era l'unica nella Provin- cia, che per le circostanze dei tempi trascorsi^ non aveva potuto organizzarsi per intero, né corrispondere a dovere colla Società Agraria centrale, siccome ne pre- scrive V articolo 7." del Regolamento. In oggi però da quanto si è praticato in quella prima adunanza ^ e nella seconda del 6 maggio , non che dai vari riscon- tri ricevuti , siamo lieti di poterla annoverare fra quelle che più sono animate da spirito di attività , e provve- dute di istruiti Soci; talché ne speriamo anche per suo mezzo un bello avvenire , ed un progresso alla nostra agricoltura. I Compilatori. 648 APPENDICE DISCORSO d'apertura letto dal direttore signor DOTI. GIUSEPPE FORNASINl in occasione della prima admianza dei Soci, tenutasi nello scorso Aprile. » Destinato a presiedere questo rispettabile consesso, » quasi privo di cognizioni teorico-praticlie di Agricoltura, ìì io non saprei come sopportare il carico affidatomi, quando » mancasse il sussidio della vostra esperienza, e dei mol- a ti lumi nella direzione delle operazioni campestri. Nella )) speranza del concorso vostro, per soddisfare ai quesiti, » ed alle interpellanze della Società centrale di Bologna, » ho accettato la nomina di Direttore di questa Deputa- )) zione Sezionale; ma avrei di che molto scoraggiarmi , se ìì dovessi misurare la mia pochezza sulla importanza della » missione, conoscendo che a lutt' altro soggetto sarebbe ìì convenuto il ministero che mi venne conferito. M Noi pertanto, onorevoli colleghi, avremo da inlrat- )) tenerci nelle conferenze di turno, di materie risguardanti ìj l'industria Agricola, come quella, che alla nostra So- » cietà sta al disopra di tutte le altre, e che compren- » dendo gli elementi della grandezza nazionale delle pò- )) polazioni, viene reputala, a buon dritto, la più utile » ne' suoi effetti, là più dilettevole nella pratica applica- » zione, la più morale nel suo scopo. — Ogni Governo )) civile pone le più attenti cure nel proraoverla, nell'io- » coraggìarla , nel diffonderla , poiché conosce io essa la » sorgeole di ogni ricchezza , e la causa principale del APPENDICE 649 n ben essere della Società; la quale, quanto maggiore sarà » l'interessamento nell' esercitarla, tanto più facilmente )) potrà godere di quelle comodità alle quali ìncessante- » mente aspira , come sollievo alle indefesse cure in quel- » la spiegata. M il Governo nostro , per mezzo del Ministero del Com- n mercio e dell'Agricoltura penetrato della verità, che il » miglioramento della condizione degli abitanti di un paese )> eminentemente agricola, come il nostro, dipende dal M maggiore possibile impegno nel coltivare i terreni, Iia )) saviamente raccomandata la istituzione di Deputazioni )) Sezionali per U nostra Provincia, e noi per organo del- » rillma Società Agraria di Bologna, siamo destinati a M far parte di una di esse, col far capo in questo Comune » per le spedite comunicazioni cogli altri del distretto. ì) Questa Superiore determinazione che mira alla più M sollecita cognizione dello stato di coltivazione della no- )) stra Provincia in ogni stagione, anzi in ogni mese del- M l'anno, onde formare una statistica agraria ben compen- )> diata sulle risultanze ottenute, è provvida ancora per quei » comprensori ai quali preme, o di approffittare dì una )) invenzione utile, o di una pratica migliorata, o di una u scoperta importante, o di far conoscere un comune bi- u sogno di nuovo impianto di scoli, di radicali riparazio- » dì alle ai^inature dei Fiumi, di provvidenze efficaci al i) disalveamento di acque alluvionate, di correzione, o co- » struzioni di strade principali, di misure di beneficenze 1) per il troppo caro dei generi di prima necessità. — Per M tali avvenibili emergenze, e quando fia d'uopo, che le M rappresentanze Comunali debbano in qualsiasi incontro, M far ricorso all' Autorità del Governo , non mancheranno M le Deputazioni Sezionali di far causa comune con esse, » affinchè si possano più facilmente ottenere quei provve- )> dimenti , che valgano a minorare i disastri , o a conse' u guire lo sperato benefìzio. 6Ò0 APPENDICE » Queste considerazioni, che bastano a raccomadare » l'interesse, che ciascun Socio deve spiegare per ren- ì) dere proffiUevole , e decorosa la istiluzione, e secondo le » provvide viste della Superiorità, addimostrano sotto ogni » aspetto, quanto sia conveniente, che venga incoraggiala, ì) e sostenuta con tutti quei mezzi dei quali possiamo » disporre. » Ed io non posso invero convenire nella opinione di » coloro, i quali riguardano l'impianto di questi corpi )> accademici come tendenti soltanto a promuovere inova- ì) ziooi, ridicole, dannose, o per lo meno inutili in que- » sti luoghi dove, secondo essi, la coltura delle terre è M all'apice del perfezionamento. — Queste massime, che )ì nella classe incolta dei coltivatori sarebbero scusabili, )) sono assolutamente da riprovarsi in chi gode fama di » buon agronomo, e per posizione sociale è tenuto in j) conto di erudito, e civile cittadino. E senza entrare nella » parte speculativa dell'Agrologia;, allenendomi soltanto » ai fatti, che tuttodì ci occorre di osservare si hanno prove » ben convincenti della erroneità di tali principj. » Ed invero la svariatezza dei melodi nella pianta- )) gione, nella scella, e nella potatura degli alberi; la ri- D duzione di molli terreni tuttora incolti ; la poca cura » nel conservare ed estendere gli erbaj , e i prati naturali, » col porli in un giusto rapporto col bisogno di alimen- )> tazione del bestiame da educare; la trascurata confezione >> dei letami; la riflessibile degl'ingrassi minuti; la scar- » sita degli strami da lettiera; gli avvicendamenti mal re- » golali; la cattiva costruzione delle stalle per i bovini; » la imperfezione delle razze degli animali cornuti, cavai- )) lini, e suini; l'empirismo nella cura veterinaria di essi; » le molle correzioni da farsi agli strumenti rurali; la w ignoranza dei migliori precetti enologici per la forma- )) zione dei vini; la mancanza di un codice agrario, e di )> un sistema di educazione campestre, sono titoli, a mio APPENDICE 651 M avviso, ben sufficienti, per occupare qualsiasi agronomo j) a stabilire dettami, e norme particolari , che concorrano )) a rendere più perfetta la coltivazione della nostra pro- )> vincia, e a convincersi, che se molto si è fatto, mollo « ci resta ancora a fare per ridurla a quello stato di M floridezza alla quale dobbiamo aspirare. » Che se per una parte ci è forza di convenire nella )) verità delle accenate cose, per l'altra noi abbiamo dì i) che compiacerci nel vedere, che questo nostro territorio M sezionale, il quale nel principio del secolo presente of- » riva l'aspetto di una immensa boscaglia, dove le acque n disalveate del Reno si soffermavano per tutto l'anno con 1) tanto danno degli abitanti, e della proprietà, ora ci fan- » no mostra di floride campagne, di fiorenti praterie, di » fertili risaje, di bassi fondi vallivi stabili, tanto ricer- )) cati, e necessari per la nostra coltivazione. » Ed io non saprei come addimostrare di quanta lode » sieno meritevoli quei possidenti, ed agenti, che hanno a contribuito coli' opera loro, a redimere questi terreni, » alti allora a produrre soltanto alghe, e materiale da fuo- )> co, praticandovi una industria attiva, e ragionata; av- )> vegnachè a tutti e noto, che molli latifondi, che a quel- li l'epoca miseranda avevano un tenuissimo censo (de- I) sunto dalla poca, e quasi ninna rendita, che si perce- )) piva, ora sono saliti a tal valore, e ricercatezza, da 1) parificare i più pregiali del Bolognese. » E che ciò sia voi ben lo sapete, o rispettabili col- )) leghi , che fruite del benefizio degli eseguiti migliora- )> menti , e che nella sicurezza di vederli continuati col- )) l'usato impegno, vi renderete sempre più benemeriti )> della patria, e dei vostri concittadini. » Approfittiamo adunque di questa provvida istiluzio- ì> ne col comunicarci le nostre idee, i nostri progetti, le I» nostre osservazioni, concorriamo con iscambievole inlel- 1) ligenza a rendere sempre più produttiva la coltura delle BÒ2 APPENDICE » nostre terre, e ripudiando le speciose, e spesse volle » fallaci teorie degli agrologi oltramonlani , senza scon- u venire però nei ritrovati ingegnosi di esperimentala uti- » lità, cerchiamo di perfezionare i metodi, che sono più » adatti alla giacitura, e qualità dei nostri terreni, alla M posizione commerciale, e ai mezzi d'industria che sono A» io nostro potere. M Così operando avremo fatto ciò che per noi si po- j» leva, contenti di poter corrispondere coli' opera nostra » alle lodevoli mire della Società primaria, inlenta sem- a pre co' suoi lumi, ecolle più savie elucubrazioni all' av- » vanzamento della nostra territoriale coltivazione. )t Prima però di dar termine a questo mio discorso, me- » schino di concelti e di fìorilezza di modi, io verrò fa- » cendo a voi, o Signori, una proposta, che non mi sem- » bra del tutto priva di opportunità, poiché intende alla M più precisa conoscenza delle pratiche faccende, e dello )) stato igienico, e terapeutico del bestiame minuto, e da w lavoro. » Nell'Album dei Soci componenti questa Deputazione n Sezionale, io rilevo, che non sono stati notali alcuni de' » contadini e dei veterinari esercenti nei Comuni del Di- M stretto; e coraechè io mi compiacia di trovarvi nomi ri- » spettabili per nascila, per sapere, e per attitudine a so- » praintendere, a dirigere le operazioni campestri, mi 1) duole pur anche, che sieno direi quasi escluse due clas- )> se di persone, che io considero della più utile impor- }) tanza per la conservazione ed avvanzamento delle agri- )> cole intraprese. M Le loro consultazioni accademiche potranno, a mio » avviso molto giovare allo scopo per il quale sono isli- M tuite queste conferenze, e quando avvenga di dover fare M loro interpellazioni sopra articoli di assoluta opportunità i) ed attinenti al loro ministero, noi conosceremo più da » vicino la loro opinione, accoglieremo i loro riferimenti. APPERDICB 553 M e dopo averli aoDalizzali, e discussi, delibereremo a » seconda delle massime, che saranno per prevalere. — » E siccome quattro sono i Comuni del Distretto Seziona- » le, così sarei di subordinato parere di proporre alla M Socielà Agraria centrale, e quindi alla Superiorità, che )) ai Soci attuali venissero aggregati quattro veterinari, e » quattro contadini reggitori, e più stimati della Sezione, )) i quali col loro esempio, e colla insinuazione, sapreb- i) bero far apprezzare agii altri della loro condizione quel- » le particolari operazioni, e trovati, che nel loro pratico )) esercizio fossero convinti di dover seguire. — Io sarei )> in tal modo ben lieto di vedere completala la nostra M Deputazione, e quando voi onorevoli colieghi foste per » convenire nella mozione, avrei fondata lusinga che la M Società primaria di Bologna ci sarebbe cortese di sua n approvazione. » Non terminerò queste mìe parole senza raccoraan- M darvi la diligenza alle nostre tornate, e la perseveranza » neir insinuare le buone pratiche campestri col senno e » coH'esempio; perchè, o Signori, già vi debb' essere no- » lo, che se fu sempre difficile persuadere al bene, fu » però molto più difficile il farlo praticare. «^^S^^:짩^ 664 AppEROice ISTRUZIONE INTORNO AL MIGLIORAMENTO DELLE RAZZE DEI BESTIAMI CHE PIÙ DIRETTAMENTE SERVONO ALL'AGRICOLTURA Annunziamo con vero piacere, come la Illma Com- missione appositamente incaricata dalia nostra Società Agra- ria, abbia già dato alle stampe dei Sassi, la Istruzione promessa, intorno al miglioramento dei bestiami, affinchè per essa, e per la diffusione gratuita ed estesa, che la So- cietà stessa intende di praticare pel ben pubblico, si ab- biano a togliere, od almeno a diminuire le cagioni che de- teriorano i nostri bestiami, promuovendone invece quelle peculiari pratiche rurali più lodevoli ed appropriate, che servono al miglioramento desiderato. La Istruzione anzidetta, la sorveglianza dei pratici più avveduti, la distribuzione di premi a coloro che si occupano con profìtto di questo argomento, la esposizione di bestiami più belli, e la forza dei buoni esempi, sono tutti mezzi coi quali in vari modi si cerca di raggiungere l'utile scopo. Noi pertanto non sapremmo se non se lo- dare vivamente, ed appoggiare, per quanto è da noi, gli sfor- zi della benemerita Società, la quale non curando spese e fatiche, tende a raggiungere, anche per questo importantis- simo oggetto, la meta prescritta dal proprio regolamen- to; siccome dalla semplice lettura del Proemio, e dei Ca- pitoli sotto indicati, che compongono il piccolo libro, si fa manifesto. APPEMDICB a&B Indice delle materie. Castolo 1° — Si espongono le cagioni per le quali le razze dei nostri bestiami sono scadute al confron- to di altre dei paesi vicini. Cap. 2." — Avvertenze da aversi dai Coloni per miglio- rare i bestiami coi mezzi clie essi possiedono. Cap. 3." — Come sia necessario ed opportuno una mag- giore coltivazione di foraggi o prati artificiali, di tuberi e radici, sia per nutrir meglio il be- stiame, che per allevarne individui in numero maggiore, affinchè meno si fatichi nei molti la- vori, e sieno le terre meglio concimate, e più produttive. Cap. A.° — Dell'uso del sale marino per utile del bestia- me bovino, e pecorino. Cap. 6.<> — Miglioramenti da farsi alle stalle, ai porcili, alle mandrie, quando si presentino le opportunità. Cap. 6.** —Avvertenze ad aversi nella condotta alle fiere, ed ai mercati, e nella formazione dei medesimi, Don che nella contrattazione dei bestiami. Cap. 7.° — Norme pratiche da seguirsi quando si voglio- no migliorare le nostre razze, mediante la intro- duzione di maschi di altre razze nazionali o stra- niere, avuti però in molto pregio. Cap. 8.** — Diligenze e metodi che occorrono per la intro- duzione di bestiami di razze straniere. Cap. 9.° — Malattie più comuni al bestiame, e metodi per impedirne la diffusione e lo sviluppo. Delle cure igieniche piii opportune, e degli abusi del salasso e di altre pratiche dannevoli. Cap. 10.° — Vantaggi che ridondano ai proprietari, ed alla provincia quando si ollengono i migliora- menti desiderati. 556 APPENDICE II piccolo trattatello, di circa cento pagine di stampa, compilato con ogni diligenza dal relatore della Commissione, verrà pubblicalo in sedicesimo di foglio al finire del giugno, e corredalo di opportuni disegni topografici, ove il biso- gno Io richiede. A questo Manuale diretto ai fattori ed alle persone di campagna, terrà dietro ancora un Almanacco pel contadino, nel quale in breve, ma con ragioni più ovvie, non meno però concludenti, e con chiari esempi talvolta ancora in forma di proverbi , o di massime e sentenze inconcusse e provale, si insinueranno ai coloni le buone pratiche, facendo loro conoscere i danni di alcu- ne altre, che per consuetudine e pura imitazione essi co- stumano di seguire. Onore adunque alla provincia bolognese che prima delle altre, ponendo a profitto i vantaggi della slampa nella diffusione delle cognizioni d'ogni maniera, saprà con una ben intesa generosità, procurare ai proprie* tari di bestiami utili nuovi, o non comuni, ed essa poi potrà raccoglierne quel frutto, di gratitudine, di ben essere, e di agiatezza pubblica, che pure non mancherà a suo tempo di manifestarsi. I Compilatori. 667 ARTE PRATICA DELLA BUONA ED UTILE AGRICOLTURA divisa io quattro parti DEL SIGNOR CAMILLO ZUCCHI AGENTE AGRARIO Un opuscoletto contenente le dne prime parli di que- sto lavoro, vide qui la luce da qualche giorno, sortendo dai tipi di Antonio Chierici. Quel libro si presentò con modestia rara al pubblico, e più specialmente ai possidenti di terre ed agli agenti di campagna, ai quali si domanda una modica retribuzione di soli paoli 4, e quindi del dop- pio per l'acquisto del volume intero, che si annuncia di circa 230 pagine in S.** ' La missione che ci siamo imposti di propagare le no- tizie che si riportano all'esercìzio dell'industria rurale, ed al progresso della scienza agronomica, non ci permet- teva di lasciar passare inosservata questa pubblicazione no- vella, e perciò ci siamo creduli obbligali di leggere atten- tamente il libro del Sig- Zucchi, per dare un cenno breve del medesimo ai nostri lettori. La prima cosa che da noi si riguarda nelle opere in- dirizzate dagli scrittori italiani ai connazionali, si è il modo del dire, e la proprietà dei vocaboli adoperati dall'autore, perchè sarebbe desiderio nostro il vedere diminuito il nu- mero dei tanti figli ingrati che fanno uno strazio orrendo della favella materna. Fortunatamente nel caso in cui ora ci troviamo, e per quanto riguarda la filologia, la sferza della critica ci cadde di mano^ allorché leggemmo la pre- fazione fatta dall'autore al suo volume, nella quale si rac- conta con ingenuità ammirabile che a altri opuscoli da esso pubblicali in passato, furono giustamente criticali dai 55S APPENDICE moderni scrittori e letterati per ripetuti errori di ortogrfla e di esposizione » confessando l'autore « di essere affatto imperilo dello scrivere e del leggere la lingua italiana, della quale non ebbe mai pretesa di essere maestro ». Per parte nostra non troviamo cosa che sia a dirsi in opposi- zione al Sig. Zucchi , e crederemo di fare alto scortese e villano contrastando alla di lui sentenza. Mentre ci sentivamo inclinali ad un giudizio mite, ci affrettammo a leggere le pagine del libro del Sig. Zucchi nelle quali trovò conveniente l'innestare le nozioni che riguardano la fisica, l'astronomia, la meteorologia, la fi- siologia vegetale, e le altre scienze elevate, le quali per vero dire stanno molto al di sopra della sfera in cui è concesso di spaziare liberamente ad un agente agrario^ quale l'autore del libro dice di essere. Quando ei si determi- nasse di pubblicare una nuova edizione della di lui opera, sarebbe nostro avviso che non dimenticasse di aggiungere nel proemio una ulteriore confessione ingenua, anche per questa parte del suo lavoro che si riporta alla scienza. Quel diligente agronomo ci perdonerà se forse con troppa arditezza gli manifestiamo, che non ci piace gran fallo che nel suo trattalo, a guisa di negromante, astringa quasi per incantesimo « le piante, le semenze, i sassi, e le pietre a parlare con chiara voce, e con un muto, e mal articolalo linguaggio m come mostrò di voler fare nella pag. 17 del suo libro. Quand'anche possedesse una bac- chetta magica di tanto potere, lo consiglieremmo a tenerla prudentemente nel fodero, per non dare luogo ad equivoci, e forse ad inconvenienti gravi. Crediamo che presterà fede alle nostre parole, quando voglia considerare che se tac- ciono presentemente i buoi, i muli, gli asini, le roveri, i cavoli, le zucche ed altri somiglianti esseri irragionevoli che cicalavano tanto ai tempi di Esopo, vi deve essere la sua buona ragione, e che non sarebbe cosa improbabile che questo silenzio si avesse a spiegare con un proverbio APPENDICE 659 antichissimo, ed assai noto, il quale dice « che un pe^'^o corre il cane ed un pe^T^o la lepre. » Egli converrà con noi che se qualcuno deve correre sarà bene che almeno per adesso tocchi al cane il farlo. Senza riguardare più oltre alla sintassi, allo stile, al inerito scieniifico, ed alla distribuzione ordinala delle ma- terie contenute nello scritto del Sig. Zucchi, ci fermeremo a considerarlo nella parie che comprende esclusivamente l'e- sercizio dell' agricoltura , e siamo lieti di potere tributare la meritata lode al valente pratico, il quale mostrò col di lui lavoro di avere un buon corredo di cognizioni agronomiche da esso acquistale con lunga esperienza. Ogni agricoltore intelligente ravviserà ottime le teorie, che furono date nel- l'Art. I.° sui concimi , e sul modo di formarli , e desideriamo caldaraenle^ che le poche pagine che rinchiudono quell'ar- tìcolo siano Ielle, e meditate dal numero maggiore dei no- stri agricoltori , i quali pur troppo abbisognano di istru- zioni facili , e chiare su questo ramo importantissimo dell'e- conomia campestre. Non è meno utile suggerimento quello dato di non protrarre la seminagione della canape alli 20 del marzo, come qui si usa dai più seguendo una costu- manza antica poco ragionevole, ma di eseguirla nell'ulti- ma settimana del Febbraio, sempre che la stagione, e lo slato del terreno il consentano. Troviamo egualmente ec- cellenti i precelti dati sul modo di correggere le terre che sono troppo argillose , o troppo leggiere, o sabbiose , di lavo- rarle convenevolmente e nei tempi opportuni, come pure quelli che si riferiscono alla piantagione, ed al governo de- gli alberi , ed ai modi di ottenere una produzione precoce, ed abbondante dalle piante orlensi , e dagli alberi fruttiferi. Nella parte di quel lavoro sin qui pubblicata, si ve- dono esposti con chiarezza bastevole, non pochi metodi nuovi di pratiche agricole ideali dall'Autore, e quelli ci sembrano di facile eseguimento, ed utili, e perciò li cre- diamo meritevoli di essere csperimenlali. Notammo in quelli 660 APPENOICE la proposta della seminagione autunnale precoce del tri- foglio comune mescolato al grano, asserendosi che con tale metodo si può falciare quel foraggio nell'anno susseguen- te, ed avere sul finire dell'estate vacuo il terreno per al- tre coltivazioni. Non è a noi nolo, che questo metodo sia stato messo in pratica da alcuno, e desideriamo che esso possa reggere alla dura prova dell'esperienza. Taceremo, per amore di brevità, di non pochi altri pre- gi di quel libro, e solo commenderemo il divisamento del- l'autore di avere dedicato un capitolo del medesimo all'e- sposizione di alcuni precetti di filosofia morale, quali con- vengono allo stato ed alla condizione degli agricoltori, e ci sembra che lo scrittore entrato nel vestibolo del tempio innalzato a quella scienza astrusa non vi abbia trovata l'op- posizione, che sino ad ora contrastò a lui l'accesso in quello che è consacrato alle scienze filologiche, non che alle fisiche e naturali. Ci permetteremo una sola osservazione prima di dare termine a questo articolo. Il Sig. Ziicchi nell'e- sporre i precetti morali suddetti, mostra di credere che quando il padrone abbia fatto i conti al colono mezzadro, ed abbia consegnata al medesimo una copia di quel con- teggio, possa essere sicuro che né il colono né alcuno de* snoi, ardirà più di stendere la mano sopra i prodotti che formano la parte dominicale. Il rimedio sarebbe senza dubbio di facile applicazione, ma disgraziatamente non presenta troppa probabilità di esser efficace. Preghiamo l'agronomo esperto che lo ha suggerito, di dedicarsi qual- che poco allo studio della storia naturale, e siamo certi che con tale mezzo arriverà a conoscere che le mani di molti dei nostri magnifici soci mezzadri, hanno qualche rassomiglianza alle zampe degli animali del genere faelis, i quali mossi da naturale istinto, danno di piglio ai pesci ed alle carni che si parano loro innanzi, non riguardando essi se ciò avvenga prima o dopo il pa^lo. G. OniAnDi. APPENDICE M ^a(DSJ4i(§^ ^ fersero poco, e che solamente in alcuni luoghi, cresciuto in seguilo il rigore della stagione, e comparse le brine notturne, le cucurbitacee ed altre piante dicotiledoni n^te di recente perirono e si riconobbe ancora che colà le gem- me tenere e gentili delle viti, non che quelle dei gelsi, e degli alberi fruttiferi provarono qualche danno. L'aria più mite e temperata del maggio riparò in gran parie i guasti precedenti , e le campagne si sarebbero ve- stite di lieta verzura se qualche benefica pioggia avesse appagali i voti dei coltivatori. N. Ann. Se. Natob^ Sesie HI. Tomo 5. 37 562 APPENDICE Il Maggio che i poeti dipingono con colori vaghi e seducenti, quando tolto il prestigio del linguaggio delle muse viene riguardato con occhio prosaico dall'osservato- re campestre, purtroppo accade di frequente che si presenti con un aspetto tutt' altro che gajo e ridente, e ben lo sanno molti agricoltori della nostra Provincia i quali come ci fanno conoscere i rapporti delle Deputazioni Sezionali Agra- rie viddero percossi dalia grandine caduta ove più, ove meno grave nel giorno l.**, nel 12.*^ e nel 27.° del mese i seminati e le campagne in estensioni assai vaste dì ter- reno con danni rilevantissimi, contandosi a centinaia di mi- gliaia le libbre di canape che si credono perdute, per ta- cere delle molle altre derrate campestri che saranno me- nomate perchè colpite da quella terribile meteora. Rattristati dal racconto di questi mfortuni domandiamo a noi stessi perchè nei nostri luoghi non si faccia qualche cosa che sia più delle parole per rendere meno grave la condizione dei possessori di terre e degli agricollori che sono percossi dalla grandine, e perchè non si formi a tale intendimento un'associazione di possidenti, la quale con- cediamo senza difficoltà che al suo cominciare sarà di po- chi, ma progredendo con ordinamenti saggi, e con una economica amministrazione sorvegliata dal Superiore Go- verno non può farsi a meno che non divenga molto este- sa , e forse generale. Leggiamo in pubblici fogli che una Compagnia di questo genere che ha da poco tempo com- prese nelle sue operazioni l'assicurare i contribuenti con- tro i danni della grandine^ e che esiste sino dal 1836 nelle Provincie Venete , estende presentemente le sue ope- razioni nella vicina Toscana valendosi di un capitale at- tivo disponibile il quale supera i ventiquattro milioni jdi lire austriache. Se le persone che 'appartengono a questa Congrega assicuratrice fossero occupate dal 1836 in cui vennero in determinazione di stabilire anche l'assicura- zione contro i danni della grandine a studiare il modo di APPENDICE 563 porla in effetto, e di farla agire regolarraeDte, esse non avrebbero preseiileraente a disposizione loro per fare fronte agli impegni assunti l'ingente somma accennata superior- mente, e dal 1836 a questa parte non avrebbero pagata l'altra non meno cospicua somma di circa cinque milioni delle lire suddette ad 11,627 danneggiati dalla grandine che furono assicurali dalla Società stessa in tale spazio di tempo. Crediamo che quei Signori al fine di vedere coro- nato con buon successo il divisamento loro abbiano poste in campo parole poche e fatti molti, ricordando essi op- portunamente che un economista dottissimo lasciò scritto che le parole sono femmine , ed i fatti maschi. Per tomaie alla parte dei riferimenti delle Deputazioni Sezionali Agrarie che si riportano allo stato delle campa- gne nostre vi diremo brevemente , o Signori , che il fru- mento il quale nei mesi passati in causa del freddo, e della siccità vegetava con lentezza ora si mostra generalmente abbastanza robusto e promette un prodotto abbondante; eccettuandone però qualche relatore del piano solamente quello che cresce in terreni magri ed asciutti. Le pioggie stemperate e continue cadute nell'autunno passato obbli- garono molli coltivatori dei luoghi bassi della Provincia a protrarre la semina del frumento al Gennaio, ed ora siamo lieti di potervi annunziare che i relatori di quelle regioni ci raccontano che le pianticelle di detta cereale dopo es- sere nate assai bene, ed avere tallito abbondantemente danno ora speranza di messe copiosa, benché la fruttifica- zione delle medesime sia in ritardo. Le informazioni che ci sono date dello stato della pianta del grano turco non possono essere più favorevoli aspettan- dosi però in molti luoghi l'effetto benefico di una sufficiente pioggia mancando la quale il prodotto di quel vegetabile poirebbe essere compromesso gravemente: Mentre le fave invernenghe le quali si mostrano ca- riche di bacelli , e non offese da ruggine o malume prò- 664 ìppeudice \ mettono ricolto abbondante, le maizuole sono quasi inte- ramente perdute, ed in generale le piante delle marzenghe soffersero per il freddo che le percosse in primavera, ed assai più per la siccità continuata dell'Aprile e del Maggio, ed il prodotto delle medesime sarà senza dubbio scarso eccet- .tuati soltanto alcuni pochi luoghi freschi per vantaggiosa composizione di suolo, o per altre circostanze favorevoli. I rapporti che abbiamo soli' occhio ci fanno conoscere che varia fu V epoca della seminagione della canapa poiché alcuni agricoltori la eseguirono negli ultimi giorni del Febbraio mentre altri la ritardarono sino dopo la metà del Marzo. Notammo con diligente attenzione i riferimenti delle risul- tanze dì quelle pratiche diverse, e vedemmo che in gene- rale le medesime risultano favorevoli alla semina precoce, e contrarie alla tarda. Tutti i relatori accertarono nei rap- porti passati l'uniformità delle sviluppo delia canapa, se- minata nel Febbraio, e lo stato incerto, e stentato della germinazione di quella che fu aOìdata alia terra nel marzo inoltrato. I rapporti ultimi non lacciuno che le pioggie cadute in qualche luogo nel Maggio furono assai giovevoli alla pianta della canapa perchè resero prospera , e rigo- gliosa anche quella che era in ritardo per le ragioni ac- cennate di sopra. Vorremmo, o Signori, potervi partecipare che i col- tivatori di questa pianta servente all'industria e che ha una importanza assai rilevante nell'economia campestre di que- sti luoghi sono consolati dalla fiducia di una produzione abbondante , ma disgraziatamente prevediamo sin d' ora che non pochi di essi dovranno contentarsi di averne una mediocre, e buon per loro se il prezzo elevato farà equili- brio alla mancante quantità. Le laraentanze per la poca produzione delle erbe, e dei foraggi ricavali dai prati tanto naturali quanto artifi- ciali sono comuni, vedendosi quelle espresse in tutti li rap- porti delle Deputazioni Agrarie, talché possiamo dedurre APPENDICE 666' dai medesimi che nell'infera Provincia le erbe soffersero grandemente per i freddi ultimi dell'inverno, e che la vegetazione loro fu stentata^ e meschina in causa della mancanza di calorico e della conveniente umidità. I rela- tori suddetti confidano nelle pìoggie abbondanti le quali non possono mancare in un tempo non remoto, e sperano che le erbe , ed i foraggi tardivi, come pure quelli di secon- do, taglio avranno incremento abbondante dalle medesime. Crediamo che in tanta penuria di foraggi, la quale pur troppo non è illusoria: i nostri coltivatori solerti non resteranno colle mani in mano. Essi ben conoscono che con qualche poco di concime si possono convertire in buoni prati artificiali anche nel cuore della stagione estiva i campi divenuti vacui dopo il raccolto dell'orzo, delle fave, e di altri marzaiuoli. Le mescolanze fatte di rooha d'Ungheria, ed anche del panico o del miglio comune col grano turco, e colla veccia, le altre della segale col trifoglio incarnato servono mirabilmente a questo scopo a norma delle qualità diverse delle terre, e mentre danno un copioso prodotto nell'autunno non depauperano il suolo come accade sovente quando si coltiva il solo grano turco per avere foraggio. Le viti palesano una vegetazione assai prospera, e l'abbondanza dei grappi da indizio di ricco prodotto. Non è a nostra notizia che la malattia la quale nello scorso anno fu funesta a molte delle medesime abbia sino ad ora minacciato di ricomparire nei filari delle nostre viti. For- innatamente non si ode alcuna lamentanza su questo par- ticolare in alcun luogo d'Italia benché esse si facciano ora sentire molte e gravi in qualche regione della Francia. Egli è però vero che da qualche settimana la malattia suddetta si manifestò a Como nel Milanese sul gambo e sulle foglie delle rose, e che è stata osservata recen- temente in due siepi della rosa bengalense poste lungo un rigagnolo di un orto nella città di Verona, nonché in alcune altre specie di rose nell'orto botanico-agrario di \ 666 APPEIftìICE della Cina, ma ciò non deve dare alcun timore perche ben sanno i botanici che il fiinghetlo parassita il quale nell'anno passato intaccò molte viti si trova frequentemente sulle rose come sulle zucche, e su altre cucurbitacee, e che è indispensabile una condizione particolare dello slato dell'atmosfera perchè esso possa trovare nutrimento suffi- ciente sulle foglie e sugli acini della vite, e che una tale condizione deve considerarsi eccezionale almeno nel nostro clima. Sono poche le relazioni che abbiamo dello stato dei bachi setiferì nelle diverse Sezioni della Provincia, ma quelle ci fanno conoscere che in alcuni luoghi vivono prosperosi e vispi. Non ci è ignoto però che molti educa- tori di quegli inselli preziosi lamentano la mortalità di una gran parte dei medesimi , e lo stato infermiccio di quelli che rimasero vivi. Il ribasso notevolissimo del prezzo della foglia dei gelsi accaduto improvvisamente, benché quella non sia troppo abbondante, ci fa ritenere non pic- cola la perdila dei bachi sofferta da una gran parte degli edacatori dei luoghi suddetti. Essi secondo il consueto ne accagioneranno l'inclemenza della stagione senza punto dubitare che il successo infelice dell'industria loro può dipendere interamente dai metodi viziosi che essi seguono nell'educazione del baco, e da quelli peggiori del gover- no dei gelsi. Chiuderemo o Signori il nostro rapporto coli' annun- ciarvi che qualche corrispondente del piano mostra di te- mere che nelle valli , le quali sono mancanti di acqua pe- renne, le radici delle piante palustri essendo rimaste in secco nel tempo della stagione invernale abbiano sof- ferto per i freddi rigorosi , e per i geli cui furono sog- gette nel passato aprile, e quindi nel tempo in cui la linfa di quei vegetabili cominciava a porsi in movimento per dare sviluppo alle gemme novelle. G. Orlandi. 56r NOTIZIE DIVERSE Bopva i progressi deli* agt*icoiiMfa bolognese» L'attitudine o la indole di nn popolo per una indu- stria, è già stabilito, conoscersi dal numero grande delle persone che a quella si applicano, e dal profltto che per l'uso continuato se ne manifesta. Ogni altra osservazione o ragionamento torna vano, se non appoggia sopra que- sta solida base; e noi di ciò siamo troppo persuasi per trattenerci a dimostrarlo. Ora la popolazione bolognese , bisogna convenire, ha forse più di ogni altra d'Italia, l'altitudine e la passione per la industria agraria, colla quale difatti, e con alquante manifatture, sostiene le ingenti spese del quotidiano con- sumo, quello della manutenzione, e continuo accrescimento degli stabili, non che la spesa per le vistose tasse attuali. Quella pur anco sostiene che si riferisce alla esporta- zione in denaro delle rendite ai grandi proprietari che vi- vono all'estero, lasciando ancora un margine sufficiente, perchè in generale la infima classe possa tuttavia nutrirsi di buon pane di frumento, e di buone carni, bere abbon- dante vino^ e cuoprirsi con decenza, abitando casali suffi- cientemente vasti ed appropriati. Oltre il continuo accrescimento dei nostri prodotti e dei bestiami che comprovano questa verità, e che fin dal 1834 portarono la cifra dell'estimo censuale a Se. 19,021,777 :65, cioè superiore ad ogni altra provìncia dello Stato (il quale sappiamo essere allora censito per Se. 161,527,113) sonovr poi certe classi di persone attive che si studiano tuttora di innovare^ di accrescere, di perfezionare la nostra agri- coltura: e noi già in questo giornale abbiamo riportate varie pubblicazioni in proposito, mentre le belle memorie della benemerita Società Agraria , e la Esposizione agraria del decorso ^nno (quantunque, per così dire, questa fosse improvvisata) lo dimostrano bastantemente. Ora però daremo un cenno, di quanto, a nostra notizia, tuttavia si pratica e si studia di fare da taluni per il meglio della bolognese agricoltura. Macchine. — Lasciando in disparte di accennare quelle £68 APPEifDice macchine che più direttamente si riferiscono alle mani- fatture, come quella costruita alla Canonica per filare lino e gargiolo, e le altre per tessere a macchina od a spola volante situate aWa J'orta Lamme , e per tingere con vapore ad alta pressione i cotoni di un bel rosso di Adria- nopoli, che da due anni agisce in Persicelo, noi ricorde- remmo la macchina che si sta costruendo in ferro e legno dair Ingegnere Filippo Lisi, collo intendimento di arare la terra senza il concorso dei buoi. Alcune esperienze già praticate fanno sperare che il Lisi potrà diminuire quelle difficoltà, che si riferiscono alla poca velocità osservata ed allo spostamento necessario al finire di ogni solco. Del re- sto col semplice ingranaggio e volanda or ora sperimentato, ottiene forza più che sufficiente per un profondo solco io durissimo terreno. — Una macchina per la formazione dei tubi e tegole di terra ad uso del drenaggio o delle fogne, trovasi già in attività di servizio a Castel Maggiore , mercè le cure del Sig. Marchese Luigi Pizzardi. Una Società di agronomi ha pure fatto venire dalla Francia una macchina di ferro fuso , per scavezzare e gra- roollare canapa e lino, onde nello stesso Castel Maggiore confrontarne i risultamenti colle altre già inventate e co- struite fra noi per simile intendimento. Il fonditore e costruttore di macchine, Calzoni, ha esso pure costruito un macchinismo in ferro fuso per lo stesso intento: talché pel concorso di queste variale maniere, si può essere certi del miglioramento nell'arte , e dell'appli- cazione eslesa alla pratica rurale, con risparmio di tempo n«;I lavoro, e con vantaggio della salute dei nostri coloni. Tralasciererao di ricordare altro meccanismo od ar- gano per arare, già provalo dal Marabini, per ricordare con piacere che la Società Agraria ha ordinata di Francia un Seminatoio a macchina, col quale invece del grano seminando la Canapa sopra le morbide e liscie culture dei Canapuli, risparmiare almeno la metà della semenza , col- locandola pure a quella regolare distanza e profondità che si conviene al suo bello accrescimento. Un modello di altra macchina per arare profondamente col uso di un solo pajo di buoi , si è costruito da un gio- vine dilettante di meccanica, il quale in oggi ha sottoposto il suo macchinismo al giudizio di persone capaci e pro- vette, innanzi di farne eseguire la macchina in grande. Alpuni altri modelli di macchine si stanno pure costruen- APFEnDICE 569 do per uso del pubblico in occasione della futura Esposizione, e ne piace quivi di ricordare di un Xaz^a radici della gran- dezza necessaria per nettare e lavare dalla terra le grosse barbabietole con sollecitudine^ girando a dritta il lamburro, facendole poi sortire pulite nel sottoposto canestro con un semplice giro a sinistra. Questa utile macchina di poco costo, trovasi già disegnala in un catalogo di macchine agra- rie, pubblicalo dal Governo Belgico, che è sialo di recente spedito in grazioso dono alla Società Agraria da S. E. il Sig. Ministro Jacobini. Chimica applicata. — È nolo come, dopo le esperienze dello inglese Claussen, siansi fatte altrove delle esperienze, per ridurre il tiglio di canapa eguale alla lanuggine o pe- luria dei cotone, onde sostituire quella nei molti lavori ai quali questo serve con profitto. Il costo del cotone es- sendo fra noi di circa dieci bajocchi per libbra, e di quat- tro 0 cinque potendo essere quello della canapa o sloppa ridotta a cotone, ne viene che oltre l'utile nel consumare un genere indigeno, vi sarebbe un risparmio notevole di spesa. Consimili esperienze, con altro intendimento tenta- vansi fra noi nel decorso anno dal Sig. Conte Bianconcini ; in oggi sonosi di nuovo intraprese con questo fine , essendosi fin d'ora constatata dal Sig. Predieri la buona azione del bagno di sottocarbonato di Soda, e dell'acido Solforico diluito, per dividere estremamente il tiglio cilindrico della canapa , in fetuccie lineali esilissime. Sappiamo che una Commissione appositamente nominata si incarica di ese- guire opportune esperienze in proporzioni più notevoli , onde riferirne l'esito alla Società Agraria. La Chimica agraria ha pure in questo anno formato il soggetto di lezioni nelle scuole tecniche comunali Aldini e Valeriani; ed ivi la scuola di Fisica nel venturo anno, dicesi, debba trattare delle sue applicazioni all'agricoltura. Il Sale agricola che si vende in commercio, poiché viene spesso rifiutalo dal bestiame, conveniva studiarne le cagioni, se cioè siano esse nella proporzione dei compo- nenti per abuso dei rivenditori, ovvero nella qualità e specie di rancidume , o putrefazione del panello. Il Prof. Sgarzi occupatosi di ciò, ha dimostrato dipendere il rifiuto da questa ultima cagione, ed essere conveniente il praticare la mescolanza più di frequente, e con panello fresco. Piante. — Vedemmo già nel decorso anno donato di premio il Sig. Gio. Minelli per la bella collezione di piante 670 APPENDICE coni-fere in vivajo collivate in Corlicella: questo lodevole stabiliraenlo, elle serve ollimamenle ad uso puliblico, con- tinua sempre ad accrescersi per estendere in provincia la coltivazione di questi begli alberi da lavoro ed ornamento. La stessa Società Agraria in via di esperimento faceva una seconda coltivazione di larici , pini , ed abeti in un appezzamento di terreno, dalla medesima acquistato per questo oggetto nel comune di Castiglione. Oltre lo estendersi le coltivazioni di barbabietole di Slesia, in questo anno si è tentata la cultura di una va- rietà di barbabietole di straordinaria grandezza coltivata in Anversa, spedita pure alla Società Agraria da S. E. il Sig. Ministro di Agricoltura e Commercio. Si è pure tentata la cultura del Poligonum Tartaricum, o Grano saraceno di Russia, il quale in quei paesi, oltre il servire per far del pane e delle minestre, serve pure per biada agli animali grossi , per nutrimento ai volatili domestici , ed ancbe serve bene come pianta da utile sovverscio. — Anche il Molla o Panico di Ungheria si è seminato in vari luoghi, per co- noscerne viemmeglio fra noi la sua utilità, già nota per la straordinaria altezza cui perviene questo foraggio, d'al- tronde assai gradito al bestiame. Il Sig. Marchese Luigi Da Via per conoscere fin da ora il buon effetto della piantagione regolare del seme di canapa, onde trarre profitto dal seminatoio pel grano, ha nello scorso , e nel presente anno, piantata regolarmente una porzione di un canapulo a filari regolari, contenente le piante di canapa equidistanti fra loro. La bella ve- getazione delle piante, la eguaglianza loro al confronto della canapa seminata a mano, dimostrano fin d'ora il van- taggio che andrà ad ottenersi in risparmio di semente, colla macchina appositamente costruita per piantare la canapa ad eguale distanza e profondità, e con sollecitudine come venisse seminata a mano volante. Diremo in seguito di altre esperienze, in proposito di nuove piante, ma special- mente di una incominciata nel decorso anno dal Sig. Doti. E. Calzolari per coltivare un nuovo ed ottimo foraggio in quelle porzioni di terreno argilloso e magnesiaco, detto che cola, nel quale la Spagna non alligna e male vi cre- scono li altri foraggi consueti. Defl'Taziowi Sezionali. — Questa istituzione che si è da poco tempo accresciuta colla Deputazione del Poggio Renatico, dimostra viemeglio lo interessamento ch'essa prende al progresso dell' agricoltura. Oltre la regolarità APPENDICE 671 delle corispondenze ordinarie, quasi liille hanno già riscon- trato inlorno alla Piantagione delle viti, inviando dei rapporti , ove accennano le qualità di uve che deggionsi coltivare a seconda delle locaiiià, sia per avere migliore e più abbondante prodotto di vino, come ancora perchè le varietà di piante resistano maggiormente ai freddi geli, al monte come al piano, in terreno sciolto o tenace, pingue 0 magro che sia. Le stesse Deputazioni inviarono i rap- porti sulle grandini cadute fin ora, che pur troppo non furono né poche, né sempre arrecarono leggiero danno. Per questi rapporti, allorché saranno trascorsi molti an- ni, e tutti sieno pervenuti ed esposti colla migliore pre- cisione, si potranno ricavare delle deduzioni utili alla fìsica ed alla statistica della provincia. Intanto dai medesimi le- viamo questi cenni per norma dei nostri lettori. 17 Aprile: Querceto di Lojano, nessun danno — 27 detto: Comune di Belvedere, danno lievissimo— 1 Maggio: Budrie , Castagnolo e Tivoli nel comune di Persicelo , danno piuttosto forte, ma non molto esleso — 2 detto : Comune di Tavernola, danno lieve — 12 detto: Comuni del Poggio, Galliera . S. Agostino, danno piuttosto forte — 27 detto: Comuni di Malalbergo e Poggio , danni gravi ma parziali — 1 Giugno: Comune di Anzola, danno non molto grave, e limitato a pochi poderi — 4 dello: Gesso, Tizzano ed Amoia, danni lievi e parziali. Bestiami. — 1 bovini specialmente sono quelli pei quali sì cerca da qualcheduno ogni anno di migliorarne ed esten- derne le buone qualità della razza. Oltre i rinomati bovini del Sig. Principe Spada, il Sig. Vincenzo Pedrazzi di An- zola, il Sig. March. L. Da Via, ed il Sig. March. F. Gui- doni sonosi occupati di introdurre dal Polesine, e dal Ri- minese tori, manzuoli, e vaccine di bellissima razza. La Istruzione che si pubblica dalla Società Agraria, e gli al- tri eccitlamenti d'ogni maniera, oltre le molte cose già delle 0 pubblicate in proposito nel decorso anno, risvegliano il desiderio di allevare bestiami di belle qualità, e di avere ogni cura per essi; talché finora il danno della scarsezza dei foraggi, in causa delle poche pioggie cadute dopo il 20 Aprile, non si è fatto manifesto in modo allarmante, siccome sarebbe avvenuto in altri lenrpi. Nei seguenti fascicoli faremo conoscere altre innova- zioni , tentativi , e miglioramenti , dei quali in oggi però per mancanza di spazio, non possiamo far parola. 1 CoMPILATOP.I. e e > £ _ 3 o 1 a: 2 ■< ■5 CO c« 11 co . w "— ■ % 'rn tei w '/) J; .^ 'I ■ri-fì-='^ uà ^ -^ '^ *-J yj ui — 'g •n o o in < . . o • • . . . .o — =1 c= o o ... ooo o o o e • • . • Cd30»^r«i9>*^ CCC4-»CS^« Cì"o r«r +++++++++++++++++++ I ++++++++++ O3DOOa0OO'0t^^'5'«f0»ft00 O^O:' t^CSOWKNOff^QO'efOSOOCOCO + + + +?+ + + + + + +'+1 + + + + + + + + + + + + + + + + r*5-*OCOCOOW^C^ o'rV ao'**"'!^ ^**^*'QO*c^'^ co ^*kft — *c o t^ ce a: oo'o — or»" ooo'^a'Osooo iftocr^oocsooc^ooaj^ooaoo oo^c*_ os w_ao co co c^ o *«,"^(5»i*o c^":*^''«f50 c^"oo"o' —■'?■'* 'N -^Vro "*f r*. cc w't>* ^ _ae "^ co^e^_o^»o **« c^^oo co^oc t-»ffi o^ ^^i*«'o"os'o'-—*^" co ■.-"«0*05*0 e: — '— .-m'o ««ifaoou^t^aoo^-o — ■<— — "«S + T T +T i + + + + + + + + + + + + + I + + A'f'i'l^ + + t^-f^35*«"«^ir»*r!Oi«c^*No«o»j^*rt ojr* o o^ i."^ o co to oc co co oq^cs co oo ^c^ ^ oo' t>-" t*' co <3s Gt o to CD r-* ^'S t* o 00 cr: ff-j o o iir» "w «n ce 00 00 00 00 co •* 4^^-l- + + + + +T + T-|- + + + + + + +t+ + + + + + + i-l-t — ?4.QO^oo^'-« — oct^cc'^^^cot» — ost^coc* ■ — ó*b-.ocO'^cot^'OoocO'«!rcooo'. i!Ncot-'U'>r*B^t*co fo_^ffi__co r* co oq^«^ •^ io t^ t^ ai ^ Ci OS t*"cD^CO"o-«Ots. t,OCO*<9'*«)''t^OiC500CD.opOOfr* ^' L-^ t^ V* ii-(~c> OIOO?'— Cl'^*? «0 0«^»^ *00^*^^OCOU*S^*?00^-OOQOO'5* ^■^oocórioi'^T-» -z: ^-.^.Of>■o;cDc<»oc^^l:DO^-.iOocDO^*l5soo^»no»^ j o i-*'i>»"c>0» a>"aó"^-*'i^"cyroóo o"c^^. co o''«!'"«rcx!Oc^r*cocob*t^oococo C*'MC4'M'T^01'^\010<0<0<(M04C»C^OIC^»'M'»^ ce OS o oT— "— — co o + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +1^'+ + Il !>-»••«• '/5 CI CI «e» al »^ f-' h.'cVosoTMr^'o'o» gcTo"— os't^'»'' cs'w^f oo"o'«i-.'«n. oooot» K S 'O U10 C-- tS— «-»_«_«■«. «o> e: 1^ co c^_ ce CI .->r —_■—■«■_ co ce_—o ^ e: :tì ai OS t^ ^ ^'cc o"— 'o co-^ircc^sf^t^o oo <£>" co t^ t^ oo os »* ci ci ?! ci ci ?; ci CI ci S S ..-^ C) CI CI CI c< CI c< CI CI C< CI CI CI CI c< c« ' « i.?CO frTS cScoCl_C:o-t- — ce <£_0C«^ -ncc QCO-i-_COCC_'— CO__ " r^'cJm" C5 9d"oc cocci w^«co^ ec cccDt» t-ooor» ; ?:■ ;t- Jtj ►T^r^c[£j_cÌ.^^A^.^^ n^-w.~cc t^^o^s— :ì.'^:;22;:;*^ gr,gi?j?i^Sc;S?ì° 6 ■ • .2.... 9.:-..'^ . .'^.'^ . .® .2 . ,.2 'O »n o ò o o es o o o o * o -s c^ ^*^^C50t^c^oc^o'^^^>.0(^*<^^*flo»^^»^oooc^*rs^■«.^^^l>.c^»r^o*ccs e 5 o ;: Si Or co — ^* o"»>. ^ o oTo'o oV-'o'r^'o'oo" csfoo e^ *c o o os o « oo ** si> ;e »*. i>. o II iO 'V co ^ *0 <0 CA •• »• ce CQ ^ ^ CO O co ce co "<3* •*»• cs I «--j :5 C". vf 1^ e e* co CQCS co (T^ 5^ CN c^ ro ^ cs*-5^rQcococo^c>*«o O"S«0r^ — 3oot* co o*o o"c>. oo"io*'fo 'w t< o'o •.Tooosoeo — c^'^QOu^ OOOO — i^C^— lO^ 0:=tC^'03DOOa:OO»0tMOOO CO^t* |> QO OO Qt U^ co co o *o cD"t>» r* 4/5 t^.'ao'aj"— ^as"o — at'cs"— "co^"— o cs co o •«" o co co e» ■^ j- + + + + + + + + +ii +3j>.+3JiiiIi3j±+l'+'+ + c;»^r^c^t^''ìC5;5aoC5™«*.t^'-e^os^»e-i-"OiO>!ro>oooO'«' _+ + +iTrr + + + + + + TTTTT?T + + + + + +l-°+°+lT ooorO'^oao^<"Oso;DOOcoo^r< ocooocdo o co^go_o>_o -^^^c^ c-i^ -^ °co"— '"o'— "'m'-—"'^''" 'r*"« »--* o o' 'cr»o'»o"<:o oo*»^**^ zdt^*f><^ ao o oc to Qo"wf *--^ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +"+'++'+11 + oooo:ooo-^CT>oc»i-0'r;ooooc^'-«?ooooocot^o»A f^^^ ce o o ®0 tCr*"o3 o"os as"t*'o O o""l rO'T^fO'»^CO»*t«iOtO- CCCC*OCD50!DUÌ*0*OcO +++++++++++++++++++++++++++++++ . t^ o 'O ro o o ; ' o 00 ose* z: t>.t>.t-.l>»r*.b»t^^*tN.t>.b*»^l . t»» t^ r* I-* o'o' — " — ** cT ctT Qo" OO" CTt" O ci" C30 3o't>' l>r fr^ t^ r« 1^ t^ I . «^ b* r* *^ I osi-ro — T^ — cor*cD —(M •«vraoci^icocn»- caos'o"— *o"o5"«"oo"CTro*aroo'Qo"t^ t^ CD eo « ^ ^ ■M -«r — co *-* c*< io CD o co^^o^co >o "^ " ò os" 00 co cà o OS 00 00 co r* tN." o" *«f -yD C3r>.CD*«*'«iOt-00'? -H »?r — _ "" " — --. — -. o'o'o (>,' r** r-.* *>. r- H. r* !>. t» »>. t^. t^ ts. h* »* t^ ic^c^tNc^t^c^c*?* c^e^ r > !>. d 00 O^ «O e ■M C^ C-I CS CM CS ^ ?*? ?o 00 — — 00 "O (Ti tOO'OOSiOCSÒ^CDCOas (» ce '^'^o^*^_®,'".^ o~o"o"o'o"aroo"o5CTr*-*a>"QO*oo*aooo"r* tCo o òi -?T "S C4 'Ti Vi Vi CI >?< ?* ■:^' '^' -rt «ri ff-» e-< '^' 'g^ c^ g^ e-i oo elea VI u S 00 ^ 00 •«(•(N co IO © 1 + 0 — t-.2 •JPUBJO ~ • • 1 - °oo' + 0 00 + + "- ^ réoo iiioux — 'CO 1 ^ 05 a^ t^ o 00 S a. = il!: Bica 0 C5 *5f : «!f " 00 + o" »«'' + + 1 0 H s: $ 0 z II •a U u 0 z <=-*;■- 2 «^ 2 E .u 0 »o_ T co to — e^ oo" 0* + + -1- 8,9 -1-11,9 -1-13,2 -+-16.0 -4-14,8 -1-16,6 •«■' ni + 1 VI Piea £ - re 2 e £11. £ e||=: oó c« s 00 ui cA U "l CÀ ^. CA CO . .- iSzz bi . z b: uj z bj z z _ - '_« BIBG 0 0 t- (T-V CI avvenne u to Nord; 1 a stcss'or danneggia « " " 1^ + •« 00" + + BAROMETRO v_ Media Pressione Atmosferica in o; a> _ -:- t. oa ft! »^ hJ t^ _ »n to_os e! 1^ »^ »^ . co o_ 'O i t^ »^ fsT et CiCi fiT ** t^ t^ "J -^ E « :§ 05" s -^ E ■^ ■— oc ~ !pB33a + + -1-14,4 -4-13,5 -Hl6,3 -1-15,1 -1-13,5 -1-12,6 4, D— 0 ._ 0 •- •=! 'À ^ B co " 00 e|-^« 0 "= tn j^ vi •I t>.' cs CN| e^ 50 s ^ re ipeoaa '^ « ^ "". — .s " " co •^-z^-S ■ 0 sii 1^1 0 -o 0 0 'o 0 o_ . 0 o_ 0" .0" 0" C0_^ + 0»" 0" ! co" •E E S £-.£ e i •e + +1" f 0 e '«■=' re C CJ ._ e; -= ~ — ■» oé Q0_ + •n co 1 i T li' • — e-icc 4J = Ì|co + 0 co ', •< T + i- i-fii — re .i « 0" + ~ IO 1 e + t H '&. 1 1 ; tu ■ f- - ^-x-ig. INDICAZIONE DEI PREZZI MEDII DELLE PRINCIPALI DERRATE CAMPESTRI nell'ultima quindicina di aiAGGlO 1852. ^Frumento mondo Se. la corba 2. 72. 3 Frumento naturale,, 2. 62. 3 Frumentone ....,, C. 97. — Fava gross» 1. 81. - Id. minuta 1. 91. - Avena ,, 1. 14. 6 Fagioli saponi . . • ,, 1. 63. — Riso Pilato , le 100 {ti. 2. 37. 4 Carne dì manzo . . ,, 6. 25. - Id. di vitello . . ,, 7. 25. - Id. di castrato • ,, 5. 80. — Oliopercibodil.qua lità ,. 11. -. — Id. di2. qua- lità .....,„ 8. 50. — Fieno Se Erba medica .... Lupinella ,, Paglia , Canapedil. qualità ,, Id. di2. qualità ,, Id. di3. qualità,, 01 io da ardere di l.qu lità ,, Id. di 2. qualità .. ^Vinobian. nostrale ,, Semi di piante oleose,, Id. di erba medica ,. Id. di trifoglio . . „ Id. di lupinella. • ,, Id. di logliessa. . ,, le tOO lib. . — . 55. — . — 60. - , — . 48. — , -. 28. - . 5. 20. — 4. 95. — 4. 75. — a- 8. 20. — 7. 80. — la eorba 2. 55. — 2. 80. — le 100 lib. 7. — . - 5. 50. — 6. 50. - 3. 50. — MOVIMENTI COMMERCIALI. PAESI ITALIANI. Il prezzo del frumento è sostenuto nei mercati di Livor- no, Trieste, Venezia, e Genova mentre in quello di Ferrara accadono poche ven- dite, e con ribasso di prezzo la quale cosa si verifica anche in Verona ed in Legnago. Non avvenne alcuna contrattazione di grano turco in Ferrara , e quella ce- reale ebbe un qualche aumento nel mercato di Modena , ed in Trieste dopo un notevole ribasso si verificò un accrescimento di prezzo stante le ricerche fatte per r interno. 11 riso che ottcn le qualche favore in Venezia rimase senza compratori nei marcati di Verona , e di Legnago ed i prezzi furono presso che stazionari nel Modonese. L'olio restò in calma a Ferrara ed ottenne favore a Livorno, ed aumentò sensibilmente di prezzo nel mercato di Genova ove si raccontò che la floritura degli olivi nella Provincia di Bari ed in quella di Lecce non fu mollo lusinghiera. Pochi sono gli affari che si fanno nelle contrattazioni delle sete nei luoghi diversi d' Italia aspettandosi da tutti il risultato del prossimo raccolto dei filugelli che molti credono tardivo e che perciò determina i possessori di seta a stare fermi nelle pretese di prezzi elevati. PAESI ESTERI. Nella Francia i frumenti vegetano prosperamente, e danno speranza fondata di un raccolto abbondante. Colà come pure nei diversi luoghi della Germania e nell'Inghilterra i prezzi delle cereali sono in ribasso. Si ritiene ebe il prodotto della seta sarà copioso: pure nei mercati diversi i prezzi di quella derrata sono sostenuti , ad eccezione di Lione ove si verifica un qualche ribasso dei medesimi. Il prezzo delle iaae è ora ia aumento nei mercati diversi della Francia. C. 0. Ii\DICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL TOMO V. LAVORI ORIGINALI De Filippi — Storia genetica di un insetto paras- sito. Tav. I. pag. 9 Punì e Rizzoli — Rendiconto delle sedute delV -Ac- cademia delle Scienze pag. 16 e 201 AiEssANDRiM — Cotologo del Museo d'Anatomia Com- parata pag. 33, 230, 402 ScHEMBRi — Vocabolario dei sinonimi dell' Ornitolo- gia Europea pag. 61, 249, 424 Db Filippi — Sopra una singolare mostruosità d' una Ra'zza. Tav. II. w 66 Id. — Cenni sulla Tilìguerta dì Cetti . ...» 69 BoNàPARTE — Conspectus Syst. Herpetologiae et Am- phibiologiae ■. pag. 89, 477 Santagata e Predi eri — Rendiconti della Società Agraria pag. 98, 297, 481 M. Ann. Se N*Ti;it. Sebie III. Tomo &. tS \ 578 INDICE MiNGHETTi — Rapporto sul progetto di un'assicura- zione contro i danni della grandine . . pag. 124 Sassoli — Sul miglioramento del bestiame bovino w 132 Orlandi — Rapporto intorno ad un ragionato ed eco- nomico mer{7fi di nutrire il bestiame bovino, n 136 Lisi — Uso del Pettine Bianco per la mietitura del rìso, e notizie storiche sullo stesso istrumen- to w 1Ò2 Galvani — Escursione all' Instituto agrario di Pisa (continuazione e fine) » 176 Orlandi — Cronaca Agricola . ■ pag. 190, 377, 561 Palagi — Osserv. Meteorologiche - pag. 196, 388, 672 Orlandi — Pre^^i rnedi di derrate e movimenti com- merciali pag. 200, 392, 676 Massalongo — Animadversio in Lecideam Bolcanam Cyrii Pollimi » 283 Id. — Sopra le piante fossili dei terreni terziari! del Vicentino w 287 ToMBARi -- Sul Capostorno p. 289 , 466 Menzani — Sul modo di migliorare la razza peco- rina >' 329 Mazzanti — Intorno alV uso del Sai Marino pel be- stiame » 339 Cassarini — Dei modi onde provvedere al miglio- ramento del bestiame » 333 Predieri — Bue della razzO' di Durham. Tavola ni w 350 Baravelli — Breve indicazione della Pellagra nel Comune di Loiano '> 366 Orlandi — Coltivazione della robbia- tintoria . » 364 mniCE 379 lu. — Per fe^iùnamenio degli studi di veterinaria pas^. 373 MASSAtoNGo — Sprodictyon novum Lichenum Ge- nus . . M 393 Frontali — Osservazioni sulla Pellagra ...» 449 Bbrtoloni G. — Particolare alteraTjone delle Fata' te » 497 Lisi — Strumento per V estra'^ione delle radici del- l' Ononide spinosa -....» 500 Gavazzi — Riflessioni sulle Esposi'}{ioni Agrarie. . 603 FoRNAsiNi — Discorso d'apertura delle adunan'^e della Deput. ScT^ionale del Poggio. ...» 648 ISTRozioNE intorno al miglioramento delle ra%7^e del bestiame . , » 664 RIPRODUZIONI, ESTRATTI ED ANNUNZI Masson e Focillon — Applicazione delV elettricità, allo studio degli animali microscopici. . . » 72 UziGLio — • Analisi delle acque del Mediterraneo- » 76 De Filippi — Alcune osservazioni anatomico-fisiolo- giche sugli insetti in generale ed in particola- re sul Bombice del Gelso » 80 Predieri — Metodo del Guénon per conoscere le vac- cine lattifere » 145 1d. — Esperienze del Renault sulla ingestione di materie virulenti » 159 Mazzanti — Nuovo presame liquido del Turrini » 163 Resoconto intorno V invio degli artigiani bolognesi alla esposizione di Londra » 168 680 INDICB Orlandi — Economia sociale di Ellis tradotta dal Martinelli » 190 BoNcoMPAGM — Notizie della vita e delle opere di Gherardo Cremonese, e di Gherardo da Sabio- netta » 265 BuTTLER-KiNG — Sunto di un Rapporto sulla Cali- fornia » 272 Orlandi — Rivista dei giornali » 382 VisiANi — Flora Dalmatica » 44 1 Predieri — Ferminaja all'inglese per uso dei pol- li , «626 Orlandi — Coltivazione del Panicum altissimum. « 528 Predieri — Montone della ra^'^a Disley ...» 635 Id. — Sul miglior modo di esaminare le lane . « 641 ZuccHi — Jrte pratica della buona ed utile agricol- tura » 657 Notizie sopra i progressi dell' agricoltura bologne- se M 667 «^w^iSeiS'©^' ERR/^TA CORRIGE. Nell'Articolo — Perfezionamento del corso degli studi di Veterinaria — alla pagina 374 lin. 3 e 16. Bino Bini «i deve leggere Dino Dini Essendo corsi diversi errori di stampa che alterano il vero senso della memoria Gavazzi crediamo intanto di pubblicarne le correzioni. A pagina 507. linea 2. ordinato per venga ordinato — pag. 516. lin. 38 il già aperto per il già asserto — pag. 517. lin. 2. dei Pasquali per di Pasqua — p. 520. lin. 18. come perituri per come per i tori — pag. 520. lin. 16. e nella grandezza i mediocri per e nella grandezza; {mediocri — p. 521. lin. 35. fosse per forse — p. 523. lin. 11. possidenti per posseduti IMPRIMATUR Fr. Petrus Caj. Felletti O. P. Inq. Gen. S. 0. fy ORLKJim — Cohiv. dei foraggi e del Molla d'Ungheria » 628 pRKDiERi — Montone della ra^'^a Disley , con tav. n 536 Io. — Sid miglior modo di esaminare e giudicare le lane w SU FoRNAsiNi — Discorso d'apertura cdla Dsput- Se\. del Poggio ìì 548 Istruzione sul miglioramento delle ra:!^xed€i bestiami a 654 Orlandi — Rapporto sul libro del Zucchii Arte pra- tica della buona agricoltura >; 567 Noti'Zie diverse sopra i progressi dell' agric. boi. » 667 Orlandi — Cronaca Agricola a tutto Maggio. . » 661 Palagi — Osserv. meteorologiche di Aprile e Maggio m 672 Pre:[:^i medii di derrate e movimenti commerciali . w 676 cc<^cr^^fj@^5^©^>^ "^ AVVEUTIMENTO Ogni mese verrà regolanuente pubblicato un fascicolo^ del giornale, e quando lo ricbiegga la materia sarà ctt redalo delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di sei fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicolo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'alto della consegna del medesimo. Dagli Associati all'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato» che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porlo che stanno a carico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alla- bella N. 1637, e da tutti gU altri componenti la Società stessa, l'Elenco dèi quali si' legge nel 1." fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato av- viso in contrario.