5, /tè> f^--'- Selie SCIENZE NATURALI Serie III. Tomo Vili. (Luglio e Agosto i853) (pubblicato il iO Ottobre anno suddetto ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADEBIE. IXDICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO Piani e Rizzoli — Rendiconto delle Sessioni dell' Acca- demia delle Scienze pag. S Alessandrini — Catalogo del Gabinetto d'Anatomia Com- parata > 43 Repertorio Italiano per la Storia Naturale ...» 65 Annunzi di nuovi libri — Ercolani , innesti dei morbi contagiosi — GandoMi , cuore pnettmatico respirato- rio — Sehuitz , de struclura canalium aerifcrorum — Rcissiier, de auris-internae formatione — Wcy- rich , de struclura vasorum lymphaticorum — Na- iniaS) sui fluidi di persone che usarono di prepa- razioni di jodio — De Filippi, ricerche sul baco da seta » 83 APPENDICE Maitasia e. — Rendiconto della Società Agraria di Bo- lagna pag. 97 Sgarzi Prof. G. — Esperienze Chimico-Igieniche in- torno la malattia delle uve » i%'t Libri e Memorie presentale in dono » ivi Predieri -— La Esposizione Agraria-Industriale tenuta nella Villa di S. Michele in bosco » 101 Maroccbetti — Miglioramenti da introdursi nelC Agri- coltura bolognese » 113' Baroni B. — Fabbricazione di concimi artificiali . > 119" miOMl ANNAIA DELLE La Società Redattrice, inserendo ne' suoi Annali ^ le Memo' riè 0 Articoli originali, lascia agli Autori la responsa- bilità delle opinioni che essi emettono. ^//8^' NUOVI ANNALI DELLE SCIENZE NATURALI E RENDICONTO DEI LAVORI dell'accademia DELLE SCIENZE DELL' ISTITUTO DI BOLOGNA CON APPENDICE AGRARIA PUBBLICATI h/oé^o ca 2ucf*e^iona aec tyranroìtt ALESSANDRINI Cav. Dott. Antonio Prof, di Anatomia Comparata, e Medicina Veterinaria. BERTOLONI Cav. Dott. Antonio Prof, di Botanica. BIANCONI Dott. G. Giuseppe Prof, di Zoologia , Minerà- logia e Geologia. PIANI Dott. Domenico Segretario delI'Accad. delle Scienze. SGAUZICav. Dott. Gaetano Prof, di Chimica Farmaceutica. Serie III. Tom. TIII. SOCIETÀ EDITRICE Consiglio d' Amministrazione Alessandrini Prof. Antonio, t'residente Bianconi Prof. Giuseppe, Vice Presidenle. Bertoloni Prof. Giuseppe. Piani Prof. Domenico. Sgarzi Prof. Gaetano. Predieri Doti. Paolo, Segretario ed Economo. Elenco dei Membri appartenenti alla Società Editrice Alessandrini Prof. Antonio. Bertoloni Prof. Giuseppe. Bianconi Prof. G. Giuseppe. Botter Prof. Luigi Francesco. Contri Prof. Giovanni. Da Via Marchese Dottor Luigi.,-- Fagnoli Dott. Giuseppe. Giacoraelli Dott. Enrico. Grandi Dottor Giacomo. Minghetlì Sig. Marco. Pizzardi Marchese Luigi. Predieri Dott. Paolo Salina Conte Camillo. Sassoii Avvocato Enrico. Sgarzi Prof. Gaetauo. ^-N REIXDICOIVTO SELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DELL'ISTITUTO DI BOLOOHA {Continuazione , vedi T. VII. pag. 229.) 12.^ Sessione ordinaria. 10 Febbraio 1853. L'Accademia ha ricevuto in dono dalla Società R. di Edimburgo la P. III. del Voi. XX. TransEz. e i Processi delle Sessioni 1851-52; e dall'I. Accademia di Russia il Bulleltino della Classe' Fisico-Malem. T. IX e X, e della Classe Storico-Filologica T. IX. Legge il Presidente Prof. Antonio Alessandrini una sua Memoria intorno l'anatomica struttura d^l formichiere medio, Myrmecophaga Tamandua Cuvier, Myrmecophaga lelradactyla et tridactyla Linn. Fatto un sunto storico dei principali lavori anatomici pubblicati intorno a questo animale, il Cav. Alessandrini dà conto delle indagini da lui istituite onde aggiungere quanto d'interessante poteva essere sfuggito agli osserva- tori che lo precedettero, in causa specialmente di non es- sersi ai medesimi presentale quelle favorevoli circostanze che rendere poleano esatti o completi i loro sludj. L'esame pertanto dello scheletro appartenente ad uno 6 RENDICONTO ACCADEMICO di questi animali in eia consislenle gli ha fallo conoscere, che nel medesimo esistono 19 coste, delle qnali dodici sono vere, e cioè congiunte al lungo sterno ad evidenza composto di nove elementi, o centri di ossificazione, di- sposti in unica serie longitudinale notabilmente prolungala da robusto processo ensiforme terminato da larga carti- lagine. Lo sterno islesso poi, quantunque per la massima parte di sua estensione sia piuttosto ristretto, presenta però l'e- stremità sua anteriore ossia il manubrio ben largo, e ro- busto arrivando alla larghezza di tre centimetri , ed alla lunghezza di due, in seguito di che le prime coste esse pure assai robuste si congiungono mediante brevissima car- tilagine verso la metà della linea laterale a questo primo pezzo sternale;, e lungi dall' unirsi fra loro da destra a sinistra come indicano i Signori Pander e Ballon fra l'e- stremità sternale delle due prime coste s'interpone il non breve spazio di tre centimetri. E così pure sebbene le e- slremità sternali delle coste che seguono s'avvicinino l' una all'altra molto di più per la ristrettezza dei pezzi sterna- li, giammai arrivano a toccarsi, se si eccettuino le ultime due alle quali veramente lo sterno è sovraposto. E seguitando l' Accademico aggiunge , che i pezzi dello sterno che seguono il primo sono bensì brevi ma molto grossi, mostrando piuttostochè la forma laminare quella di un cubo di otto millimetri , e che la regione sternale delle coste vere, già ossificata molto per tempo, pervenuta in prossimità dello sterno si biforca occupando così più dei due terzi inferiori della linea d'unione di ciascun pezzo sternale, di guisa che l'altra terza parte rimanendo al di- sopra della inserzione delle coste ha potuto indurre nel- l'errore i Signori Pander e Dalton di credere cioè che lo sterno sia collocato tutto intero al di fuori, e superior- mente alle coste. Siccome poi non solo rispetto al numero delle verte- RENDICONTO ACCADEMICO 7 bredel torace e quindi a quello delle coste corrispondenti, sono discordi gli autori, e tale diversità di pareri si rife- risce ancora a parecchie altre regioni della spina, così il Prof. Alessandrini dopo avere ammesso che il numero complessivo dei pezzi vertebrali nell'individuo da lui de scrino è di 73, annovera quattro zone vertebrali del cranio 7 vertebre cervicali, 19 dorsali, 2 lombari, 6 del sacro 35 caudali. Esaminato poscia il modo col quale congiun gonsi le ossa innominate col sacro, ed indicata la strut- tura della pelvi, prende il Cav. Alessandrini ad esame gì arti di questo animale, e mostra che le estremità anteriori prevalgono in robustezza alle posteriori, che nella regione della spalla manca bensì la clavicola, ma che attesa la particolare struttura della larga scapola la corrispondente regione si rende per questo capace di validissima attività, massime nell'azione dell'arrampicarsi. E portando da ultimo le sue indagini specialmente sui piedi anteriori fa conoscere come anche questi piedi siano forniti di cinque diti distinti, dei quali il medio è robu- stissimo mentre il pollice, ed il minimo ben piccoli si compongono soltanto del metacarpo, e di una falange, e rimangono nascosti fra 1 1 parti molli. Data l'anatomia dello scheletro appartenente all'indi- viduo suindicato, passa l'Accademico alla succinta descri- zione di un piccolo individuo della medesima specie, mor- to od ucciso appena nato^ notando quelle particolarità re- lative alla di lui struttura che non vennero descritte dal Rapp; ed indicando poscia le differenze che nlevansi in varii sistemi a seconda della diversa età di questi animali. Dà fine alla sua preziosa memoria coli' istituire un con- fronto dei sistemi ed apparecchi appartenenti alle tre spe- cie del genere formichiere, mediante il quale confronto dimostra l'intima relazione che esiste fra le tre specie isles- se, e l'impossibilità di formarne anche soltanto dei sotto- generi distinti, come pure si credette da taluno poterlo 8 RENDICONTO ACCADEMICO fare, in vista principalmente della statura, e degli esterni caratteri di generale conformazione a prima vista di noa tanto lieve importanza. IS."" Sessione ordinaria. 17. Febbrajo 1853. L'Accademia riceve in dono dai rispellivi Autori le opere seguenti ; Medici Cav. Prof. Michele — Memorie sulle Accademie di Bologna. Pacini Dott. Filippo — Sull' organo elettrico del Gim- noto, ed altri pesci elettrici. Strobel Dott. Pellegrino — Malacologia Trentina. Disp. IV. Baravelli Dolt. G. B. — Parole relative a lettera Mala- godi sulla litotripsia. Riflettendo il Prof. Paolini, che coloro i quali cerca- rono di determinare il modo d' azione tanto fisiologico quanto terapeutico delle acque termali della Porrella sul- l'animale economia, per la maggior parte invece di atte- nersi alle risultanze della pura os^ervazione, e della nuda esperienza, modellarono come egli dice i loro giudizj a seconda dei sistemi diversi di medicina che a mano a mano si succedettero nelle scuole in questi ultimi secoli, dimo- stra per ciò come andassero errali il Bassi ed il Zeneroli perchè partigiani delle teorie meccaniche, e chimiche ai loro tempi dominanti vollero colle medesime spiegare gli effetti, e stabilire il valore terapeutico delle indicate acque, e come pure pel propagarsi fra noi le Browniane teorie er- rasse il Bacchelli annoverando le acque islesse fra i ri- medj stimolanti, od iperstenizzanti; e perchè in fine non mollo dopo avvenuto per opera specialmente di Rasori e di Tommasini un totale rivolgimento delle dottrine patolo- giche, e terapeutiche cadessero non pochi in un errore af- fatto opposto dichiarando quelle terme dotate di un'azione RENDICONTO ACCADEMICO 9 diametralmente contraria alla suindicata , e cioè deprimente, o controslimolante. In seguito di che il Prof. Paolini no- tando come molto più al vero si accostasse lo Zecca al- lorché coir appoggio dei falli dichiarò quelle fonti godere della facoltà di aperire, resolvere, atque debiles partes corroborare} non oramise per questo di prevalersi di nuo- ve accuratissime indagini, ed osservazioni onde riescire a confermare quanto era già slato 11 anni or sono da esso lui dichiarato , e cioè che le acque termali della Porreita non solo sono fornite delle indicale facoltà, ma ben anco di un'azione chimico-organica, vale a dire idonea a cor- reggere le viziate qualità dei fluidi, e dei solidi del cor- po. In prova di che^ dopo avere egli affermato che le dette acque sonosi da annoverare fra le salso-jodico-sol- forale, e che le medesime per l'analisi fatta dal Prof. Cav. Sgarzi contengono una materia organica cui questi diede il nome di ^oo/ìiogene, la quale rende l'azione loro al corpo vivo più omogenea, fa conoscere che l'acqua del Leone, e delle Donzelle prese per bevanda non solo agi- scono come lenienli, e lassative, ma che iu generale tanto queste acque quanto quelle delia Puzzola e della Porretla vecchia operano pure un'azione universale sui liquidi e sui solidi del corpo, giacche dopo la bevanda insinuan- dosi nella massa del sangue mediante l'assorbimento delle vene sono trasportale nelle più riposte parti dell' organismo. E provato che i principii fissi mineralizzanti disciolli in quelle termali usale per bagno, sono durante il bagno slesso dalla pelle assorbiti in un coi principii gazosi in esse abbondevolmenle contenuti, passa a scandagliare gli effetti immediali che si manifestano nell'umano organismo per la introduzione delle acque istesse, e massime per mezzo della bevanda. In seguito di che egli crede poter dichiarare che fra le ricordale termali, in ispecie quella della Porretla vecchia agisce tonicamente al pari della china, e degli amari. ' 10 RENDICONTO ACCADEMICO Ricorrendo poi alle indagini che ritenne opporliine onde stabilire le mutazioni che le acque istesse inducono in alcuni umori, e nel solido vivo, sebbene non trovasse nel sangue da lui e dall'egregio Dotf. Rota esaminato, l'a- cido solfo-idrico, ed osservasse soltanto quel!' umore di un colore più scuro dell'ordinario, ed il di lui coagulamento più tardo e meno resistente, con forti argomenti per altro cercò di provare che non per questo poteva essere lecito a chicchessia di negare, che i principii medicamentosi del- l'acqua bevuta penetrassero nel torrente della circolazione sanguigna. Cimentate pure le urine dopo la bevanda delle sud- dette acque; osservò che le medesime rendono le urine stesse affatto neutre, che queste non danno giammai indizio di alcalinità, che in esse non si rinviene l'acido solfo-idrico, il quale per altro trovò nel sudore. La secrezione della bile ancora per la ingestione di tali acque andrebbe se- condo il Prof. Paolini soggetta a notevoli modificazioni. Per le quali esposte cose l'Accademico conchiude che se è molto ragionevole il supporre, che per l'introduzione nel corpo delle Porretlane acque termali rimane modificata la crasi del sangue^ se i fatti pienamente ne dimostrano modificata quella di alcuni umori dal medesimo originali, non potrà per certo mettersi in dubbio che eguali cangia- menti patiscano nel modo di essere, nella chimica composi- zione, nella costituzione insomma gli altri fluidi, ed i solidi, e non si potranno quindi, come già aveva egli indicato, più naturalmente, e logicamente interpretare i salutari muta- menti da esse loro originali che per un'azione aperienle, risolvente, e ad un tempo chimico-organica. Sessione straordinaria del 17 Febbraio 1853. Dopo la seduta ordinaria si trattengono gli Accade- mici dei due primi Ordini, già invitali con polizza, per RENDICONTO ACCADEMICO 11 l'aggiudicazione del premio Aldini sugl'Incendi per l'an- no 1852. La Commissione nominata nella sessione 11 Novem- bre 1852 avendo letto il suo rapporto , il Presidente di- chiara aperta la discussione. Ma prolungandosi questa di soverchio, il Presidente usando della facoltà accordatagli dall'apposito Regolamento, sospende la sessione, aggrega alla Commissione altri Colleghi, che unitamente a' primi prendano in ponderato esame i punti controversi, e rife- riscano in altra sessione da riguardarsi come continuazio- ne della presente. 14,^ Sessione ordinaria. 24 Febbraio 1863. Un agnello morto nell'età di quattro mesi mancante degli arti posteriori fu sottoposto alle anatomiche ispezio- ni del Dott. Enrico Giacomelli, il quale nella suddetta adunanza informò questo consesso intorno a quanto gli fu dato rilevare mercè le indagini da esso lui fatte. Non poche invero furono le innormalilà anatomiche degnissime di rimarco, che l'Accademico potè sottoporre ai propri studi, ma ciò che maggiormente lo colpì, e che crede non sia stato per anco da alcuno osservalo si fu , che mentre in quell'animale la mancanza degli arti po- steriori era completa , e non esistevano neppure in rudi- mento le ossa innominate, l'esterno sviluppo del corpo dell'animale istesso non presentava alcun'alira innormalilà. E così pure era per l'Accademico assai rilevante, che sebbene come si è detto degli ossi cosciali non vi fosse la più che piccola traccia, ciò nullameno gli organi genito- urinari presentassero la più regolare struttura , e quan- tunque mancassero le quattro regioni degli arti posteriori (liverjamente da quanto in casi analoghi si osserva) la mdolla spinale mostrasse il bulbo addominale assai bene sviluppato. Pel quale fatto anatomico, e per molte notevoli 12 KENDICONTO ACCADEMICO considerazioni T Accademico si indurrebbe ad opinare, ch« lo sviluppo degli ani posteriori è da quel midollare bulbo indipendenle, come indipendenti l'uno dall'altro si riten- gono da insigni anatomici, e fisiologi tutti gli organi nei primi periodi di Jor« formazione. 15.* Sessione ordinaria. 3 3Iar^o 1863. In una dissertazione intitolata z= Specimina Zoologi- ca Mosambicana, Fase. VII = il Prof. cav. Bianconi de- scrive alcuni mammìferi spediti in dono alla Patria dal cav. Fornasini. Incomincia da un Quadrumane assai raro, e che man- ca anche alle principali CoMez'ionì , V Otolicmis crassìcaur datus di Geoffroy, da' Caffri dello Glie guerra, ài cui non si conosceva finora con certezza qual paese abitasse. Dicesi che è di tanta agilità, che dallo slare seduto spicca uà salto con cui prende gl'insetti di volo che fossero a tale distanza da credersi fuor di tiro. Sebben la coda sia ric- chissima di folto e lungo pelo, tuttavia non sembra ch'egli possa erigerlo^ e servirsene come si valgono gli Scojaltoli della propria. È forse l'unico dei quadrumani che offra uno straordinario allungamento delle ossa del piede. Dà l'Accademico in 2.° luogo una minuta descrizione di un Vlei'oiiO , che nom'iaa Cynopteres marginatus, e che non pare potersi ridurre esattamente ad alcuna delle spe- cie note, quantunque abbia grandissima prossimità col Ptcropiis tittaecheilits,e prossimità abbia ancora col P/é- ropus hottentotus , da cui però diversifica nel numero dei denti, avendone quésto 34 e quello soli 28. Chiudesi la descrizione osservando, che == se si amputasse il capo di questo Chirottero, esso sembrerebbe in tutto il capo ài un Quadrupede. Le narici e le orecchi, di Cane, e sempli- cissime non hanno alcun che di quelle espansioni men- branosc e foliacee che sono proprie della più parie iei RENDICONTO ACCADEMICO 13 Chirotteri. Al contrario gli occhi ponno dirsi non grandi , ma grandissimi a proporzione del corpo. Per cui qui s'in- contra Topposilo di ciò che è nei Pipistrelli per la mag- gior parte, cioè gli occhi piccolissimi, e le membrane folia- cee assai estese. Polrebbesi dunque congetturare che quelle membrane supplissero spesse volte agli occhi, e li surro- gassero in quanto servissero all'animale per dirigere il suo volo. Le esperienze dello Spallanzani persuadono di que- sto ; e già oggi è da tulli ammesso che le membrane o appendici nasali non servano soltanto all'olfalo, e le au- ricolari soltanto all' udito 5 ma che valgano principalmente ad estendere la superficie del corpo, affine di ricevere le delicatissime sensazioni provenienti dai corpi, o dai fluidi ambientila. Tra i quali fluidi nota l'Accademico che pri- meggierebbe l'elettrico, se fosse vero che al semplice avvi- cinarsi de' corpi fra loro, o allo scostarsi, variasse l'e- leltrica lor condizione, come sostiene il collega Dott. Palagi. Viene in 3.° luogo descritto un altro Chirollero del genere Dysopes. La specie nota a cui sembra avvicinarsi di più è il Dysopes tennis Hors. Evvi però questa difl"e- renza che il tennis dicesi avere il labbro inferiore coper- to di verruche ed altrove che nna serie di tali verruche cingono il suo margine; le quali, a meno che non siano minimissime, mancano nel nostro esemplare. Ma principal- mente diff"erenza vi ha nella lunghezza e proporzione del corpo, il quale nel nostro è lungo e quasi cilindrico. L'Accademico presenta poi altri due Chirotteri, ma di specie note, un Rhìnoloplms Clivosus, e un Nycticejus leucogaster. Presenta due esemplari della Talpa aurata, due esem- plari ^t\V Helamys caffer o Xengue dei Caffri, un Rosi- cante del genere Gcr6i//M5, e che fra le specie note si ap- pressa di pili al Gerbìllus pyramidum e al Gerbillus py- gargus. Presenta in fine le zanne del Cinghiale del Mo- zambico, che crede essere il Phascochaeres africanus , e 14 RENDICONTO ACCADEMICO le corna d'un Rinoceronte bicorne, che attesa la forma del secondo corno può credersi della varietà detta Rhino- ccros Br licei. 16.* Sessione ordinaria. IO Mar^o 1853. L'Accademia ha ricevuto in dono. Dal Governo Neerlandese — Flora Batava Fase. 169-172. Dalla R. Accademia di Napoli. — Rendiconto di Novem- bre e Decembre 1862. Dalla P. Accademia de' N. Lincei. — Sessione del 22 Feb- braio 1852. Dalla P. Accademia di Belle Arti di Bologna — Alti per la premiazione del 1852. Dalla Società Medica di Bologna. — Bullellino di Gen- naro 1853. Dalla Società Editrice — N. Annali delle Scienze Natur. Novembre e Decembre 1862. Accolla nelle sale chirurgiche del Ricovero una gio- vinetta claudicante in seguito di traumatica lussazione iliaca del femore destro avvenuta già da selle anni , e fervoro- samente chiedendo che in lei si facessero i più efficaci ten- tativi onde toglierle il visibilissimo diffelto da cui Irovavasi travagliala, il quale neppure polendosi debitamente correg- gere coi più adattati ingegni meccanici le impediva perciò di prestassi a quegli uffici da cui poteva trarre i mezzi necessari alla propria esistenza, il Rizzoli veduta l'irapos- sibiliià di effettuare l'immediata riposizione dell'osso lus- salo, conosciuta inapplicabile a simile lussazione la gra- duale estensione dell' arto corrispondente , dimostrata teme- raria, e nel tempo islesso inefficace la incisione sottocuta- nea dei forti vincoli che da lungo tempo fermo tenevano il femore nella innorniale posizione; e fatto invece riflesso alle felici e lusinghiere condizioni in cui trovavasi la nuova RENDICONTO ACCADEMICO 15 formatasi articolazione, dopo non pochi rilievi si decise onde porre ambo gli arti in equilibrio d'azione di effet- tuare non già la lussazione iliaca del femore non spostato, la quale trovò per molli titoli non sanzionabile, ma d'e- seguire invece la frattura artificiale di questo femore istes- so, e di accavallarne i due risultanti frammenti in modo da ridurre l'arto della lunghezza medesima del lussalo. Compila diffatto tale operazione colle regole tenute nel ben diverso caso in cui per la prima volta praticona, e col- locala la giovane nel letto a piani inclinati di Carle da esso lui modificato, ne ottenne quell'esito felice, che gli era paruto non potesse mancare, e del quale stimò bene rendere informato questo illustre consesso. 17.^ Sessione ordinaria. 31 3far^o 1853. Le gravi difficoltà che non infrequentemente riscon- transi nel curare quella penosissima e temibile tosse che da alcuni è nominala Coqueluche essendo in ispecial modo riferibili alla mancanza di cognizioni precise sulla natura della morbosità da cui questa tosse dee ripetersi, si fu in seguito di ciò che valenti patologi non trascurarono le più sensale investigazioni onde cercare di spargere almeno qualche luce su un argomento di tanta importanza. Ma i loro sforzi non furono troppo felici, le emesse opinioni tro- varono forti contradiltori , e vennero pure in questa adu- nanza mediarne un'assai erudita disseriazione sodamente combattute dal Gli. nostro Prof, di Clinica Medica Cav. G. B. Co.melli il quale però sebbene all'appoggio delle osser- vazioni che furono frutto della sua lunga e luminosa espe- rienza si sentisse tentalo a ritenere con alcuni la indicala forma morbosa dipendente da una neurosi, pure con sana prudenza si astenne dal dichiararla tale decisamente. E fatto piulloslo calcolo dei mezzi che meglio riescano a sanarla , non dimenticò quello dal Brofferio per lunga serie 16 RENDICONTO ACCADEMICO di anni con felicissimo esito adoperato^ il quale al nostro Accademico essendo pure riescilo giovevolissimo lo volle per questo raccomandare. Consiste codesto rimedio nel riscaldare della minuta ghiaja in una coppa di ferro, e dopo avere coperto il capo dell'infermo con lungo pannolino come praticasi comunemente nelle ordinarie suffumigazioni , nel versare sulla gliia.ja istessa un cucchiajo o due di acqua coobata di lauro ceraso e nel dirigerne il vapore alla boc- ca dell'infermo onde farglielo inspirare per sei, od otto volte nella giornata. In simile maniera regolandosi nei due primi giorni olliensi poco o niun sollievo, qualche volta anzi la tosse si esacerba, ma alla terza, o quarta giornata per lo più si mitiga il male, e d'ordinario alla oliava, od alla decima ha luogo la guarigione. Il Prof. Comelli però nel proporre questa cura non intende che la mede- sima si debba usare allorquando la Coquelnche è compli- cala a malattie più o meno gravi degli organi pulmonari siano esse indipendenti dalla medesima, o di lei conse- guenza, nei quali casi inculca invece di regolare il piano di cura in quel modo che le varie circostanze possono ad- dimandare. 18.^ Sessione ordinaria- 7 Aprile 1853. Ebbe in questi ultimi anni il Prof. Bellelli non infre- quente occasione di verificare quanto da un Borsieri, e da non pochi illustri moderni patologi venne dichiaralo intor- no il modo subdolo, proteiforme, temibile, proditorio, e spesso fatale con cui procede non di rado la eruzione mi- gliarosa primitiva, od essenziale, e trasse egli da ciò pro- fìllo onde ricavarne particolari considerazioni patologiche, terapeutiche, e cliniche. Prima però di esporle a questo consesso , il che si pro- pose di fare in altra adunanza, ragionò intorno uno dei casi gravissimi di migliare da esso lui curalo nella nostra EENDICONTO ACCADEMICO l7 cl/nica , e fece ciò in causa della singolare stranezza con cui tale malattia procedette. Esordì la raedesiraa con una flemmassia della retroboc- ca, alla 6.^ giornata di male l'infermo preseniò generale, e ben pronunziata itterizia e fenomeni così proteiformi le in- dicate manifestazioni morbose accompagnarono, da richie- dersi appunto l'avvedutezza, e perspicacia di espertissimo clinico onde poter esser preso dal sospetto che l'infermo si trovasse invaso dal morbo migliare. Ma giunti alla 7.^ giornata di malattia cominciando a presentarsi in alcuni tratti di cute delle granulazioni bianche cristalline, e que- ste in maggior copia sviluppandosi nei giorni successivi con tutti quei caratteri che sono proprii della migliare bianca primitiva, venne così pienamente confermato quanto dal Chiarissimo nostro Collega erasi sospettato. La malat- tia giunse a tal grado da fare disperare della vita dell' in- fermo, ma le indefesse e sagaci cure del Prof. Belletti, valsero a debellare e superare tutti quegli ostacoli che attesa la gravezza, molliplicità; e stranezza dei fenomeni morbosi che accompagnavano simile morbo, ne rendevano assai difficile il trattamento. Sessione straordinaria del 7 Aprile 1853. Dopo la seduta ordinaria si trattengono gli Accade- mici dei due primi Ordini, già invitali con polizza, per l'aggiudicazione del premio Aldini sugli Incendi per l'an- no 1852. Sentito il Rapporto della Commissione intera costitui- ta nella Sessione straordinaria del 17 Febbrajo p. p-, il Consesso giudica meritevole del premio 1' unica Memo- ria pervenuta al Concorso. Aperta la scheda, si trova es- sere Autore del premiato Manuale Pratico per gl'Incendi il Chiar. Sig. Prof. Cav. Francesco Del Giudice Direttore del Corpo degli Artigiani-Pompieri della Città di Napoli, N. Ann. Se. Natur. Sebie III. Tom. 8, 2 18 RENDICONTO ACCADEMICO lo Stesso che conseguì gli altri due premi Aldini pel 1843 e pel 1846. Poscia il Presidente nomina una Commissione per re- digere il programma per un premio Aldini sul galvanismo, composta degli Accademici Prof. Marco Paolini , qiial Capo , Prof. Lorenzo Della Casa e Prof. Domenico Santagata. 19.* Sessione ordinaria. 14 Jprile 1853. L'Accademia ha ricevuto in dono dai rispettivi Autori i libri seguenti ; Collenza Cav. Pietro — Di un Ermafrodito vivente. Pistocchi Dolt. Francesco — Malattie epidemiche 1849-61. Kendall Amos — Sulle pretese di Jackson all'invenzione del telegrafo elettrico americano. Ercolani Doli. Giambattista — Sullo Strongilo armalo. Mazzanti Dolt. Domenico — Uso del Malico contro i profluvi. Berti-Pichat Carlo — Corso di Agricoltura. Dispense 17-28. Gandolfi Prof. Giovanni — Medicina Forense. T. I. P. II. Fase. Vili. Leggesi Dispaccio dell'Emo Segretario di Stato, col quale partecipa, che avendo rassegnato al S. P. a nome dell'Accademia il Tomo III delle sue Memorie, la Santità Sua si è degnata accogliere benevolmente un tale omaggio. Il Prof. Cav. Sgarzi espone l'Analisi della Scorza della Chibaca salutaris di Bertoloni figlio (V. Sessione 23 Decembre 1862). Si presero dapprima 100 grammi di questa scorza che, spogliali dell'acqua igrometrica, si sottoposero suc- cessivamente al trattamento coli' Alcool, coli' Acqua Distil- lata, coir Acido Acetico Diluito. RENDICONTO ACCADEMICO Ì9 Dalle tinture alcooliche si ebbero 1. Traccie di un'Es- senza solida, bianca, solubile nell'alcool, insolubile nel- l'acqua, e che il forte sapore ed odore in un con tutte le apparenze disvelano formata di un principio analogo alla canfora, probabilmente facente funzione di base, e di un principio acre, che tulio porta a credere possa farla da acido; 2. Mannile; 3. Acido Tannico; 4. Glucosa; 5. Re- sina solubile nell'ammoniaca , altra nella potassa, altra in- solubile negli alcali. Dall'estratto acquoso si ebbe 1. Acido Pellico ; 2. Aci- do Tannico ; 3. Glucosa. Finalmente il trallaraenlo coli' Acido Acetico sommi- nistrò una materia , la quale si riconobbe per affine ed analoga agli albuminoidi o proteici conosciuti. Così della parte organica della scorza scoperto quanto ha di solubile nell'alcool, nell'acqua, nell'acido acetico diluito, era presumibile che non vi fosse più a vedere che il legnoso, 0 quel che è fibra, o scheletro vegelabile. A questo fine s'incenerì una quantità non tocca della stessa, ed egualmente di 100 grammi, che dopo il bruciamento e la calcinazione a forte fuoco residuarono in soli gram- mi cinque. Questa cenere fu lisciviata coli' acqua distil- lata bollente. Evaporata la soluzione, ed avutone un resi- duo di grammi 2,4, si assoggettò questo all'azione del- l'alcool concentratissimo, che ne disciolse quattro deci- grammi, i quali trattati col nitrato d'Argento, col Clo- ruro di Platino e coll'Ossalato d'Ammoniaca, si riconob- bero per un misto di Cloruro di Potassio, Cloruro di Cal- cio , e senza forse anche di Cloruro di Sodio. I due gram- mi lasciati intatti dall'alcool, si trovarono costituiti da Carbonato di Calce, Solfato di Calce e Carbonato di Po- tassa. Finalmente la parte indisciolta dall'acqua bollente sì trovò costituita da Solfalo di Calce, Ossido di Ferro, Carbonato di Calce, Carbonaio di Magnesia, Silice, e trac- cia d'Ossido di Manganese. 20 HENDICOWTO ACCADEMICO Le proporzioni poi de' componenti si veggono nel seguente Specchio. Parte Organica in 100 grammi. Essenza con specie di canfora, quantità indeterminata. Mannite. . Grani. 1,2 6,2 1,8 2,2 4,2 0,3 3,3 2,2 1,5 68,0 10.0 0,1 Acido Tannico reso insolubile . . Glucosa Resina solubile nell'ammoniaca. . nella potassa . ■ insolubile negli alcali. . Acido Pellico Materia Azotata Fibra legnosa, e sali . . • • Acqua Perdita Grammi 100,0 Parte Inorganica nella stessa quantità. Cloruro di Potassio\ di Sodio G'a™- 0,4,0 di Calcio j Solfato di Calce » 0,3,5 Carbonato di Calce » 2,2,0 di Potassa " l'6,6 di Magnesia. ....•" 0,1,0 Ossido di ferro » 0,1,7 di Manganese, Iraccie Silice » O'I'O Principi organici, come sopra . . . w 84,9,0 Acqua » lO'O'O Perdile " _^^ Grammi 100,0,0 RENDICONTO ACCADEMICO 21 Se i sintomi della mortai malattia di gola, che al Mozambico vien curata con siffatta scorza, inducono a credere che sia essa una specie d'Angina Gangrenosa, v'induce non meno, a parere dell'Accademico, la sua chimica composizione. Abbiamo appunto una essenza con specie di canfora; abbiamo abbondante l'acido tannico od un materiale astringente e tonico molto analogo a quello che nella china può riputarsi attivo nella circostanza di gan- grena; abbiamo de' principj resinosi ed in assai copia che intervengono al compimento di quello che l'esperienza ha indicato per la malattia medesima. Il farne riprova è ri- serbato ai Direttori di Clinici Stabilimenti. Alla dissertazione Sgarzi altra ne tiene dietro del Prof. Resplghi, il quale chiama l'attenzione della Accademia sulla importante questione del moto del pendolo semplice sotto l'influenza del moto rotatorio della terra. Accenna principalmente al singolare fenomeno previsto e verificato dal celebre Fisico Francese Leon Foucault del moto spon- taneo angolare del piano di oscillazione attorno alla ver- ticale e dopo di avere indicate le due vie seguite dai geo- metri per rendere teoricamente ragione di questo fenomeno» una fondata sulla teoria analitica dei moti relativi, l'altra sopra considerazioni puramente geometriche, fa notare che se i risultati ottenuti per esse soddisfanno alla spiegazione del fenomeno considerato nel suo èomplesso, non corrispon- dono certamente a quelle proprietà che l'esperienza ci mostra inerenti al fenomeno stesso e che sensibilnlente ne modificano la legge fondamentale, quali sono il moto co- nico del pendolo e la variabilità nel moto angolare del- l'apside della curva descritta dal pendolo in ciascuna oscil- lazione attorno alla verticale. Queste circostanze, dice il disserenle^ complicano la questione di maniera, da non permetterci di ravvisarla sotto wn punto di vista puramente geometrico svelandoci nel pendolo l'azione di forze acce- 22 RENDICONTO ACCADEMICO leralrici che dovrebbersi affatto escludere, qualora si vo- lesse ritenere il moto del piano di oscillazione come un moto apparente e totalmente geometrico, indipendente da qualunque forza acceleratrice. Conchiude quindi doversi seguire la via della analisi ripetendo la risoluzione della questione da principj dina- mici, facendo uso delle equazioni generali del moto col- r applicarle convenienlemenie al moto del pendolo, intro- dottevi tutte le forze acceleralrici che sensibilmente agi- scono sopra il pendolo slesso. E su questo particolare espone il dubbio che nelle equazioni a questo scopo impiegate siasi trascurato un elemento dal quale dipenderebbe in gran parte la spiega- zione delle suaccennate proprietà del moto del pendolo. Questo elemento è la variazione della forza centrifuga sviluppata dal moto rotatorio del pendolo attorno all'asse della terra, variazione prodotta dagli aumenti e decrementi subiti durante le oscillazioni dalla velocilà colla quale il pendolo si muove lungo il parallelo all'equatore, per la quale variazione si avrebbe a ritenere il pendolo soggetto ad una nuova forza acceleratrice da cui sarebbero modi- ficali i risultamenti finali del processo analitico in modo da corrispondere meglio a quanto ci viene dalla esperien- za presentato. Prima di venire alla risoluzione del problema ravvi- sato sotto questo nuovo punto di vista si propone di rica- vare le equazioni generali del moto di un punto relativa- mente ad un sistema di assi che con moto uniforme gira attorno ad una linea fìssa nello spazio, appoggiandosi su questo principio. z=. Per determinare il moto di un punto relativamente a tre assi che mantenendosi sempre nello stesso modo con- nessi ad una linea fìssa nello spazio girano attorno a que- sta con molo uniforme, si può fare totale astrazione da questo movimento e ritenere gli assi nello stato di quiete RENDICONTO ACCADEMICO 23 assoluta, purché in ciascun istante si intenda il punto mo- bile animato esso stesso di un molo angolare attorno a quella linea in senso opposto a quello, e colla medesima velocità angolare. =: Per determinare poscia il moto apparente dello stesso punto per un osservatore che partecipando al moto degli assi si giudica nello stalo di quiete, per le note leggi della prospettiva attribuisce al mobile la velocità angolare del- l'osservatore ma in senso contrario. Ricavate le equazioni generali del moto relativo le accomoda al caso particolare del pendolo introducendovi le forze acceleratrici che agiscono sul medesimo, e cioè i. La forza di gravità dirètta al centro della terra, la cui intensità si ritiene costante supponendo trascurabili in paragone al raggio della terra le distanze relative dei punti che occupa successivamente il pendolo nelle sue oscillazioni. 2. La forza centrifuga parallela all'equatore ed al me- ridiano rappresentala da — essendo u la velocità assoluta del pendolo lungo il parallelo all'equatore, ed r il raggio del parallelo su cui si move il pendolo. 3. La tensione del filo cui è sospeso il pendolo. 4. La resistenza dell'aria. Supposte piccolissime le escursioni del pendolo abban- donalo senza verun impulso a se stesso, trascurando la re- sistenza dell'aria, le equazioni generali si semplificano, e si prestano ad una prima integrazione, per la quale si ot- tiene la velocità angolare del piano di oscillazione attorno alla verticale. Determinando il valore di questa velocità per l'istante in cui il pendolo trovasi alla massima distanza dalla verticale in ciascuna oscillazione, si trova il piano di oscillazione investilo di una velocità nel senso del moto rotatorio della terra, velocità piccolissima nelle prime oscil- lazioni ma crescente nelle seguenti, dimodoché al princi- pio di ciascuna oscillazione si potrà ritenere il pendolo 24 RENDICONTO ACCADEMICO soggetto ad im impulso secondo il moto della terra per- pendicolare al piano di oscillazione, onde il suo moto si farà conico, e tanto più sensibilmente conico, prescindendo dalle resistenze, quanto piiì si prolungherà il fenomeno. Per nna seconda integrazione di questa equazione si determina la posizione dell' apside della curva alla fine di ciascuna oscillazione, e trovasi il medesimo dotato di un molo angolare attorno alla verticale in senso opposto a quello della terra con velocità variabile, minima al meri- diano ed eguale ad Jisencc, essendo h la velocità ango- lare della terra ed oc la latitudine geografica del luogo di osservazione, continuamente crescente verso il primo verticale dove si fa massima e sensibilmente maggiore di hsenoc. Questi risultali della teoria combinano sufficiente- mente colle leggi sperimenlalmenle dedotte dal disserente da una serie di osservazioni da lui istituite sopra un pen- dolo della lunghezza di 42"',50 circa sospeso colle debite cautele nella Chiesa di S. Petronio in Bologna. Poiché da queste osservazioni risulla. 1. Il molo angolare dell'apside in senso opposto al moto della terra variabile con velocità massima in vicinan- za al primo verticale dove fu trovala del medio valore di 0*^10' 45" di arco per ogni 1' di tempo siderale; minima al meridiano in vicinanza al quale si trovò del medio va- lore di 0°9'3l" di arco per ogni l' di tempo, mentre la velocità calcolala hsenoc per la latitudine di Bologna di 44° 29' 54'' si riduce a 0°10'30",6. 2. Il molo del pendolo non è piano ma conico e pro- cede generalmente in senso opposto al molo angolare del- l'aspide. 3. Il moto conico del pendolo è piccolissimo nelle prime oscillazioni e si rende sensibilissimo nelle seguenti, raggiugnendo in parità di circostanze il massimo al pri- mo verticale. Da ultimo il disserente dà ragguaglio del processo da BENDICONTO ACCADEMICO 25 lui seguito per determinare speriraentalmenle il valore della gravità per Bologna servendosi del pendolo suaccennato, dal quale processo ne risulta la gravità g per Bologna =:9ra,805553 essendosi ritrovalo per il pendolo che batte i secondi di tempo solare medio la lunghezza L — Om^ggsoio medio dei risultati pochissimo differenti ottenuti da due esperienze in proposito eseguite e convenientemente cal- colate. Confrontando questo risultata con quello di Ora5993538 che si ottiene per L dalla formola _ 9 Lz=.a-^hsenci mettendo in luogo del coefRcienti a,& ì loro valori nu- merici sperimentalmente dedotti dal Biot, egli trova la piccolissima differenza di — 0"! ,000028 differenza che lo stesso vorrebbe piuttosto attribuire alla geologica costituzione del terreno che ad inesattezza delle esperienze conscio a se slesso di avere in queste usate tutte le cautele ed avvertenze possibili per ottenere i dati per quanto è possibile precisi ed esatti. (5zt;2fo favoritoci daW Autore). Sessione straordinaria del 17 Aprile 1853. Convocati gli Accademici pensionati, o Benedettini, ad eleggere un Accademico del loro Ordine in sostituzio- ne del defunto Prof. Gioacchino Barilli, fra i diversi Sog- getti proposti a norma del prescritto dal Regolamento del- l'Accademia, vieue scelto il Sig. Doli. Paolo Predieri. 26 RENDICONTO ACCADEMICO 20.^ Sessione ordinaria. 21 Aprile 1853. L'Accademia riceve in dono i libri segiieniij Socielà Medica di Bologna — BuUellino fase, di Febbr. e Marzo 1853. Baravelli Doli. G. B, — Sul Carbonchio. Ponzi Prof. Giuseppe — Nuovo Cono vulcanico nella Val- le Latina. Appendice alla Memoria del 31 Decerabre 1848. Nuovi Annali delfe Scienze Naturali. Genn. e Febbr. 1853. Il Cav. Prof. Antonio Santagata, non godendo di ben ferma salute, adempie all'obbligo de' pensionati col man- dare il figlio suo Prof. Domenico a comunicarci una dotta ed elegante disseriazione sui Bagni Pubblici egli Esercizi Ginnastici. Tali istiiuzioni'deir antica sapienza, d'una incalcola- bile utilità igienica e sociale, sono state da' moderni non abbastanza curate. All'occasione che il nostro Municipio se n'è con molla saviezza occupato, l'Accademico ha dato novella prova di vasta erudizione e fino criterio, ripor- tando e discutendo quanto ne hanno pensato filosofi e me- dici di lutti i tempi, e adattandole alle condizioni della moderna Società, e alle particolari condizioni del paese. E quanto all'azione dell'acqua sul corpo umano, l'Ac- cademico propone alcune idee, che sembrano meritare di venir prese in attenta considerazione da' cultori dell'ani- male Fisiologia. (( Io non so (dice Egli) perchè non si accordi dai medici un'ampia ragione di operare i bagni le loro, mera- viglie coi semplici fatti fisici e chimici ai quali danno ca- gione. Non azzardo un giudizio, ma solo un dubbio pro- pongo. Questo dubbio è che i bagni introducano nel corpo una quantità di acqua sufficiente ad agevolare le operazioni RENDICONTO ACCADEMICO 27 fisiologiche e chimiche necessaiie alla vita per conservarla in salute, o per reintegrarla dalle molestie che gli agenti interni od esterni possan venir generando. Nota il Fran- ceschi che = l'illustre Mascagni, negando qualunque as- sorbimento venoso, ha posto in chiara luce la facoltà esclu- siva de' linfatici nell' assorbire qualunque principio si pre- senti alle loro avidissime boccucce =; e dietro questo ne conclude che = per la forza attraente de' linfatici deve il fluido acquoso versarsi in grandissima copia nel torrente delia circolazione, e mescolandosi col sangue, sortir di nuovo per i naturali emuntorj carico di principj escremen- tizi che, trattenuti dentro di noi, non mancano di esser cagione di una numerosa serie di mali =:. Ma questa ma- niera di spiegare l'azione dell'acqua entrata nel corso de' linfatici mi sembra, a dir vero, troppo superficiale e mec- canica, riducendosi semplicemente a considerarla come mezzo meccanico sottraente de' principj escrementizi. Lodo il Franceschi dell'aver concepita l'idea che grandissima sìa la copia deli' acqua che entra in circolazione , quando ancora non si avea che la notizia della facoltà assorbente de' linfatici messa innanzi dal Mascagni, mentre poi in questi ultimi anni si sono fatte esperienze colle quali in effetto si dimostra clie l'acqua è assorbita in copia abbon- dante, benché per fatto delle estremità venose piuttosto che pei linfatici stessi. Intorno alla quale quistione de' vasi assorbenti nella cute non entro a parlare, bastando al mio assunto che in effetto sia l'acqua assorbita e portata per tutto il circolo de' fluidi. Delle quali esperienze le più celebrale sono quelle di Falconner, per le quali pretende che un uomo adulto può assorbire in un bagno quarantotto oncie di acqua per ora, e quelle del Dolt. Westrumb che ha provato, che in un bagno tepido la pelle dell' uomo è suscettibile di assorbire diverse sostanze che sieno sciolte nell'acqua del bagno. Ma i medici ancor posteriori italiani e stranieri non credo che allribuiscano all'acqua così en- 28 RENDICONTO ACCADEMICO Irata pei linfatici tutta quella parte che mi sembra che abbia, e quale ho sopra accennata, e cioè che essa agevoli le operazioni fisiologiche e chimiche necessarie alla vita. Opinione che nasce dall' osservare tutto giorno l'influenza, dirò così, universale dell'acqua nelle azioni molecolari della materia. È l'acqua in certo modo il gran- de elemento universale temperatore della natura e di ogni organismo, e per essa massimamente si operano , come ge- nerale solvente dei corpi, le chimiche reazioni di essi ; né mai (si noti questo fatto) alle chimiche reazioni è sover- chia l'abbondanza dell'acqua, ma invece coli' abbondanza si ajutano. Per questo introduciamo col bere sì gran copia di acqua, per questo n'è carica l'aria, per questo intol- lerabile è il vivere in un'aria molto secca, la quale seb- bene spesse volte contenga più acqua che un'aria calda umideiia, non è però in quello stato che all'organismo conviene, J)erchè troppo ass.ottigliata appunto dal calore, mentre lo stalo diversò dei corpi muta di molto i loro at- tributi. Immaginiamo pertanto che un'acqua alquanto pura entri per tulli i linfatici e più per le vene della superfìcie del corpo e giunga direttamente o indirettamente ad oc- cupare le glandolo, dove le più delicate funzioni si fanno, e dove è a pensare che la più parie dei morbi incominci cogl' infarcimenti di esse, com'è costume di esprimersi. Non è ragionevole il credere che l'acqua dilati e diluisca quelle materie colà contenute , e le riduca in tale stato che meglio possano reagire fra loro, o meglio provare le azioni e gli effetti di fluidi operatori de' fatti e fenomeni fisiolo- gici e chimici dell'organismo? Argomento inoltre per me molto forte a sostenere questa opinione si è l'osservare la coudizione dei morbi, nei quali più aperta e spiegata è l'efficacia propizia de' bagni. La colica dei pittori , si dice, è quella che più di ogni altra riceve un incontrastabile be- nefìcio dai bagni. Secondano inoltre l'azione del mercurio, ne favoriscono l'assorbimento, e ninno ignora l'efficacia — RENDICONTO ACCADEMICO 29 loro nel frenare la salivazione: allontanano i parossismi gottosi, e favoriscono l'eruzione del vajuolo ecc. Or chi non vede in questi casi l'azion chimica dell'acqua venuta a contatto di farmachi o di veleni, o de' materiali qualun- que produttori di morbi? posciachè diluiti che sieno si riducan piiì blandi, e meglio si possa dalle forze fisiche e chimiche di fluidi superare, o governarne comunque la loro potenza; come piiì blando e benigno diviene quell'acido diluito con acqua, senza la quale corrode e distrugge qualunque organismo? Con che per altro non disconosco le altre maniere concomilanti di agire dell'acqua ne' bagni in fuori della chimica solvente. Piacerai solo di ammettere che questa forse in ogni caso non manca, potendosi va- riare ad ogni istante e per ogni benché minima causa il chimismo, dirò così, del corpo umano. D'altra parte è indubitabile che i solidi ancora del corpo, ed i nervi so- pratutto e le membrane che per tutto serpeggiano e si rav- volgono, debbano senza fine godere dell'essere per imbibi- zione inumiditi e irrorati , sicché perdano quella rigidezza e stringimento di parti che, pel mutato forse poter con- duttore dell'elettrico in esse parti, producono gli spasi- mi, le irritazioni, i convulsi, le epilepsie stesse e il tela- no, che trovano ne' bagni immenso ristoro. Il calorico infine e l'elettrico dalle diverse temperature e pressioni dell'acqua promossi, accresciuti o sottratti, notabili e grandi effetti producono certamente non solo per mante- nere quella temperie di coesione che è necessaria ai solidi ed ai liquidi animali, ma per cooperare insieme coll'acqua a dilatare e disciogliere le materie, e a reggere e favo- rirne le reciproche azioni, essendo il calorico dalla natura posto a freno della coesione, signore in certo modo di essa, solvente esso pure universale, e l'elettrico guida, principio ed effetto di ogni molecolare composizione. E l'acqua che entra e trapassa pe' meati piii inlimi de' tessuti ha una maniera d'influir sul calorico e sull'elettrico delle fibre e so RENDICONTO ACCADEMICO de' fluidi tutta propria e speciale, come è ben facile a dimostrarsi. Ed è mollo probabile ancora che l'acqua en- trata ne' vasi per le cslemità capillari abbia un potere od acquisti una maniera di agire diversa da quella colla quale essa opera introdotta per cibo o per bevanda , sic- come il fatto lo prova, e come per analogia di altri fatti congeneri si può sostenere, forse perchè conferisca alle trasformazioni stesse del sangue nelle estremità capillari, e a tulle quelle operazioni chimico-fisiologiche, che nella esteriore periferia del corpo si eseguiscono; qualora spe- cialmente si pensi che le iniluenze morbose non circoscritte rimangano ne' loro effetti a quelle parti dove si fanno pa- lesi, ma di esse tutto intorno l'organismo ne soffra. Ma lasciando ancora queste capitali ragioni degli effetti mira- bili de' bagni, diremo noi piccola quella che si desuma dalla nettezza del corpo? Non senza grande motivo di sa- nila la natura ha posto in noi la molestia e lo schifo del vedere nel volto e nelle vesti degli altri le ombre ancora, e le macchie della sozzura, e se nelle classi più infime della società, come oggi han costume di vivere, è più fre- quente una serie numerosa di malattie che nelle altre è più rara, è da attribuirsi in gran parte al sucidume, al quale prende abitudine, e dal quale è evidente che le fun- zioni della cute sono più o meno impedite e guastate; e così in proporzione si dica del trascurare che ognuno fac- cia il conveniente riguardo della persona, avendo sempre in pensiero che la ragione nell'uomo sta in luogo dell'i- stinto e de' preservativi accordali agli altri animali. » Sessione straordinaria del 21 Aprile 1853. Dopo la seduta ordinaria si trattengono gli Accademici dei due primi Ordini, già invitali con polizza, per nomi- nare un Accademico Onorario in sostituzione del Dottor RENDICONTO ACCADEMICO 31 Paolo Predieri promosso all'Ordine de' Pensionali. Il Pre- sidente propone l'Alunno Doti. Alessandro Palagi, il quale viene eletto con onorevolissimo parlilo. 21.* Sessione ordinaria. 28 Aprile 1853. Legge il Doti. Predieri il Discorso Preliminare d'un suo Trattato = Dei rapporti della Meteorologia colla Medicina, e dei vantaggi che si possono attenderne. = Le osservazioni e le deduzioni del filosofo naturale possono istituirsi o intorno a cose che non sono in nostro potere, o intorno a cose sulle quali abbiam facoltà d'agire. Le osservazioni e le deduzioni del primo genere non servono in generale che a soddisfar la nostra curiosila, o non hanno che un'utilità morale, come di portarci ad am- mirare le opere della Creazione, come di tenerci lontani dall'ozio, sorgente di pubblica non meno che di privata sciagura; Otium reges , otium beatas Perdidit urbes. Le osservazioni e le deduzioni del secondo genere non mancano mai di fruttificare a lor tempo vantaggi fisici e morali all'umanità, sebbene a prima giunta possano sem- brare non suscettive di pratiche applicazioni. Fra gì' infiniti esempi, che si polrebber recare in mez- zo, bastino i seguenti. Quando Herschel m'insegna che la materia di certe nebulose si va continuamente addensando verso il centro per formar col tempo astri novelli, non ha fallo avanzare d'un passo i miei materiali interessi, perchè io non avrò mai alle mani materia nebulosa da trastullarmi a impa- star nuovi mondi. \ 32 RENDICONTO ACCADEMICO Quando De Biich ed Humboldt, mostratomi il gran fenomeno del sollevamento de' monti per ignea forza, mi gridano =:: non li confidar troppo nella solidità della cro- sta terrestre che ti sostenta: quel che avvenne, può av- venire ancora =, se non intendono con ciò di mandarmi a vivere in barca, non vedo che mi dicano di piiì di quel- lo che faccia da una parte il mio Curato, il qual m'av- verte tuttodì che debbo star preparalo alla morte, e dal- l'altra parte il seguace d'Epicuro, cantando: n Per gli anni, e' hanno a nascere, M Tesoro io non farò. M Ch'io serbi per dimani ! w Follia! che san gl'insani, » Diman se vi sarò? Ma quando l'Autor della Teorìa del piacere metteva la lingua fra due metalli diversi, quando Galvani eccitava le convulsioni della rana , preparavano la decomposizion delle terre, preparavano il mezzo di favellare agli antipodi con più facilità e prontezza che non si parliuo da monte a monte due pastorelle di Svizzera. Giammai a mente creata sarà concesso di prevedere fin dove possano estendersi le applicazioni d'un agente na- turale, che ci sia dato dirigere a nostro talento. Or la Meteorologia, presa coli' Accademico nel senso più esleso della parola, se traila di certe cose su cui non abbiamo alcun potere, tratta puranco d'altre che possiam signoreggiare, e almeno indurvi sufficienli modificazioni. Forse non polrem mai impedire che grandini, e certo non potremo impedire che piova: non potremo impedire che l'immensa coda d'una cometa attraversi la nostra at- mosfera, e vi deponga principi deleterj e vi desti epidemie. Ma potremo medicar l'aria di certi luoghi, procurando scolo ad acque slagnanti, d'altri collo stabilirvi una co- RENDICONTO ACCADEMICO 33 piosa vegetazione, d'altri co! favorirvi la ventilazione, co- me bene avvisò il nostro illustre fondatore, quando fé' che Ravenna non restasse più sepolta fra gli argini del Montone e del Ronco; potremo all'incontro con pinete o altri boschi artifiziali moderar l'impeto di venti che noc- cia a certe località: e allorché meglio avremo studiato l'ozono, ed ogni maniera di miasmi o di princìpj salutari, potremo o direttamente combattere le azioni deleterie, o almeno neutralizzarle fra loro. L' Accademico con Vasta erudizione espose quanto in Meteorologia erasi operalo dagli Etruschi a noi ^ e con sot- tile intendimento venne esaminando quanto rimanesse a farsi in generale, e quanto in particolare nella provincia nostra, dove gli assidui osservatori non tradiscon certamente l'oraziano precetto == Nec quarta loqui persona laboret :=. E questi pochi son essi a sufficienza provvisti di mezzi? Di Bologna non chiesi; ma certo a Medicina non hanno comodità di studiare le variazioni del magnetismo terrestre. Pur s'ebbe in altro secolo comodità a Panzano di studiare i moti de' Satelliti, di Giove, e compor quelle Tavole fa- mose, onde invidiò Francia a Bologna il grande successore di Galileo! =: Sint Maecenates, non deerunt Marones =. Sessione straordinaria del 28 Jprile 1853. Dopo la seduta ordinaria si trattengono gli Accademici dei due primi Ordini, già invitati con polizza, per trat- iare d' un programma per premio Aldini. Letto il progetto redatto dall'apposita Commissione, viene approvato dal Con- sesso, e se ne ordina la sollecita stampa e diramazione. Sessione straordinaria delli 8 alaggio 1863» Convocati gli Accademici Pensionati per la nomina d' an Alunno in sostituzione del Doti. Alessandro Palagi N. Ann. Se. Natuk. Sekie III. Tomo S. 3 34 RENDICONTO ACCADEMICO promosso all'Ordine degli Accademici Onorarj, il Presi- dente propone il Doli. Giamballista Baravelli, il quale viene eletto all'unanimità- 22.* Sessione ordinaria. 12 Maggio 1853. Leggesi una xMeraoria inviala dall'illustre Orioli == De' fantasmi che si manifestano ne' sogni. == È intendimento dell'Accademico cominciare un lavoro suir immenso subbietto de' sogni. Havvene ad occhi aperti e vegliando; ve n' ha il più spesso dormendo. Havvene in altri stati che non son veglia né sonno. L'Accademico, conosciuta la vastità dell'argomento, lo dividerà in tante dissertazioni. In questa prima tratta solamente degl'idoli 0 fantasmi, che nel sognare, massime dormendo, spesso con tanta perfezione, e con tanta apparenza di verità ne si presentano agli occhi interiori della fantasia. Discussi i fenomeni osservati dagli autori piiì gravi nell'uora sano, e que' specialmente che l'Accademico ha per ben veni' anni coll'attenzione piiì scrupolosa osservati in se medesimo, i fatti de' sonnambuli, de' catalettici, de- gli eterizzati, i fatti degli amputati , de' miserissimi in cui restò distrutto od inerte l'organo della vista o dell'u- dito, ed esaminate le diverse ipolesi e sentenze , egli è condotto alle seguenti conclusioni. w Nel fatto la verità sembra questa: le impressioni durevoli che son fondamento alla memoria, e indi ai la- vori dell'immaginazione e della fantasia, si stampano in tutto il tratto il qual va dall'organo esteriore d'ogni senso fino al centro encefalico, sì fattamente collegate, che mai perfettamente 0 imperfettamente, riunite insieme o disgiun- te, non si rieccitano, a qualunque provocazione, senza che si rieccilino per lutto il tratto sul quale si stamparo- no: e ciò viene a dire, che non fa differenza , se la prima mossa parte dal senso periferico, o dal sensorio. Senza RENDICONTO ACCADEIffrCO 35 dubbio, in lutti i casi, la porzione efficace, rispetto al- l'anima, anzi la sola immediatamente efficace, è la cen- trale. Ma s'egli avviene che, per nn impedimento patolo- gico, 0 d'altro genere, dal lato della porzion periferica si proibisca la cooperazione di questa al risvegliamènto degli antichi sentimenti, e agli altri lavori della facoltà- d' immaginare e di fantasticare, basta allora, pur solo, il lavoro della parte encefalica, prolungato autoraaticamente verso la periferia tanto quanto può, acciocché non solo essi seniimenli si producano vivaci ed interi, come se nulla mancasse dal lato dell'organo, ma eziandio perche il luogo assegnalo loro dall'anima, se abitualmente è periferico, seguiti ad esserlo, ancorché la parte periferica, a cui l'a- nima debba assegnarlo, sia distrutta. Laonde ben potrebbe essere, in alcuni fantasmi de' sogni, che desto essendo, in tutto 0 in parte il solo cervello, ma non desto Teste- rior senso, le immagini fantastiche non altro campo aves- sero che la porzione svegliala , l'.occhio non partecipandovi per nulla, come in tutti i casi analoghi d'impossibilità di partecipazione )) 1 fantasmi immaginarli, che fanno il soggetto delle presenti nostre ricerche, in più guise par che avvengano. Talvolta colla cooperazione evidente dell'occhio in una col- r encefalo. Tal altra volta per solo mutamento sensoriale di quest'ultimo, l'occhio rimanendo inerte. Qualche volta in modo ailernalivo, secondoché la relina ora perde l'at- tività, ora la risveglia. E finalmente in alcuni casi, per un modo che rassomiglia al primo, ma ne differisce in questo, che l'organo esterno del vedere coopera sì col cervello, ma coopera per una sua forma di destamenlo, ch'io chiamerei destamenlo dal di dentro e non dal di fuori; cioè destamenlo sotto l'impero delle interne asso- ciazioni, e sonno più o men profondo agli esterni stimoli: con questo di più, che, quando però impedimento non v'è, l'occhio vi partecipa sempre, se non per altra ca- 36 RENDICONTO ACCADEMICO gione, alinea per legge d'abiUiale legame e di sinergia.» Le teorie passano , ma i falli restano per servire a successive teorie, finché si giunga alla vera: onde, qua- lunque esser possa il giudizio de' Filosofi sulla dottrina emessa dall'Accademico, crediam che si debba far tesoro delle seguenti sue osservazioni. )) Questo assai spesso notai: che nell' acconciarmi al dormire, o per la siesta pomeridiana, seduto sopra una seggiola a bracciuoli, o la notte adagiato nel letto, fatto prima o naturale o artificiale buio entro la camera e chiu- si gli occhi, succede in me quello che non so se iu tutti, ma che pur leggo notato in sé stessi dal Burdach, dal Goethe, e lungo tempo innanzi dal Cardano, or più or manco, secondo lo stato d'eccitamento nel qual mi trovo; ed è che, ora spontaneamente, ora a provocazione delle mie proprie e volontarie idee, ma con più frequenza nel primo modo, che nel secondo, mi si para innanzi alle pupille velate dalle palpebre, come se fossero scoperte, una successione di fantasmi; o faccie, o corpi interi, né già incerti nelle figure loro, coraechè il più delle volte da istante ad istante variali, ma tali e sì vivaci, che potrei, se fossi pittore, e se tanto fugaci quelli non fossero, con pennello ritrarli: e non ciò solo rispetto alle persone, ma eziandio rispetto ad animali quali che siano, a mostri, a luoghi noti od ignoti, salvo che, ancor quando noti, sempre o quasi sempre, la fantasia tantosto li trasfor- ma e li travisa o li deforma a legge di suo capriccio. V'è pur caso in cui queste immagini durano e stanno a bell'agio. Né già perciò io dormo, o non conosco la lor falsità, più però col giudizio interiore, che col senso. Intendo benissimo d' esser desto, o al più di sonnec- chiare. Quanto anzi più desto sentomi, m' avveggo che vie meglio obbediscono alla mia volontà, e si serbano e si governano a piacer mio. A che s'aggiunge che non di rado, per poco ch'io patisca certo interior tremito, il I RENDICONTO ACCADEIIIICO 37 quale talvolta m'invade, e più m'invadeva in meo senile età, si fanno innanzi a me, e si facevano circoli bianchi nell' aria , d' una luce morta , i quali rapidamente succedono a circoli, come sull'acqua tranquilla d'un lago quando vi si gettan sassolini; e dentro a' circoli accade l'evoca- zione degli spettri (faccie allora per solilo, senza corpo) die alternativamente ingrandiscono ed impiccoliscono dal microscopico al telescopico. w Studiando me medesimo , allorché i dianzi descritti fenomeni in me osservo, sento realmente il lavoro dell'or- gano esteriore, o mi par di sentirlo. M'accorgo spesso che una spezie di convulsione lo agita nel suo fondo. )) I circoli {sopradetti) sono d'un diametro apparen- temenle uguale a quello del bulbo. )) Curiosa è la particolarità, che le figure ora sono, siccome dissi, sole faccie, ora corpi interi, o prospettive, come le chiamano, più o manco vaste ed artifiziale. Posso ben asserire che, quando son faccie, ciò sopratutlo acca- de a quella immaginaria distanza, nella quale se si trovan persone reali, guardandole, il campo della nostra vista non ce ne lascia scorgere, ad un intuito, che la faccia sola; e nell'altro caso, ola distanza apparente si fa mag- giore, e tanta quanta si richiede' per abbracciare nel cam- po del vedere tutte le parli dell' obbiello, o sì veramente a poterlo comprendere da vicino lutto in un guardo, esso obbiello impiccoliscesi a proporzion di bisogno, w 23.^ ed ultima Sessione ordinaria. 19 Blaggìo 1853. (Le Sessioni sono state 23, perchè è mancata la Ses- sione 17 Marzo, essendosi dall'Università trasportala a quel giorno la festa di S. Tommaso d'Aquino). L'Accademia riceve in dono Dall'Istituto Smithsoniano — Lavori scientifici Smithsnriani T. HI e IV. 38 BENDICONTO ACCADEMICO Quinto Rapporto Annuale dell'Uffizio de' Reggenti, Bootli e Morfit. Sui progressi recenti nell'Arti Chi- miche. Istruzioni per preservare e trasportare gli oggetti di Storia Naturale. Girard. Bibliografia Americana Zoologica ec. pel 1851. Dall'Accademia di Se. Nat. di Filadelfia — Ruschenberger. Notizia sull'origine ec. della stessa Accademia. Dal Prof. Giuseppe Bertoloni — Relazione della S.'' Espo- sizione bolognese de' fiori. Dal Prof. Enrico Dal-Pozzo — Del Tavoli o corpi semo- venti. Avendo nell'anno 1851 il Gav. Gualandi notificate a questa Accademia le proprie osservazioni sui pellagrosi dementi accolti nel manicomio da lui diretto durante l'an- no 1850, in questa Sessione a meglio dilucidare alcuni punti di pratica importanza diede ragguaglio di quelli che furono da lui curali negli anni 1851 e 62. Quaranti^trè pellagrosi dementi vennero nell'anno 1851 affidati alle cure del nostro Accademico, Il uomini e 32 donne. Degli uomini uno però apparteneva a quelli del- l'anno antecedente non peranco uscito dallo Spedale, delle donne 10 pure erano fra quelle che nell'anno 1850 dallo stabilimento non erano uscite. . Parimenti 5 dei dimessi nell'anno precedente erano stati di nuovo ricevuti per la ricomparsa del male, e cioè 3 uomini e 2 donne. In quanto ai guariti nell'anno 1851 ed ai migliorati in modo da potere essere inviati alle proprie abitazioni si ebbero dei primi un uomo, e quattro donne, dei secondi due uomini, e cinque donne. Finalmente dei venuti e dei rimasti per l'anno 1852 si annoverarono di quelli 5 uomini, e 11 donne, di questi 3 uomini, e 12 donne; per cui la mortalità per RENDICONTO ACCADEMICO 39 cento nell'anno 1851 fu di 45, e 4/10 negli uomini, di 34 3/10 nelle donne; nel totale degli nomini , e delle don- ne di 37 2/10. Gli elementi statistici poi desunti dall'età, dalla professione, dal luogo di domicilio, dallo stato civile, e dai varii tempi dell'anno fecero conoscere che in quanto all'età, degli uomini due trovavansi fra i 40 e i 50 anni, 5 tra i 50 e i 60, e 4 tra i 60 e i 70, delle donne due dai 20 ai 30, 13 dai 30 ai 40, 7 dai 40 ai 50, 9 dai 60 ai 60, una dai 60 ai 70. Riguardo alle professioni, o mestieri due erano conladini, sette giornalieri , uno calzo- lajo, ed un accattone. Delle donne 8 conladine, 16 gior- naliere, 4 filatrici, due occupate degli affari di casa, e due accattone. Intorno al domicilio, degli uomini uno solo abitava il piano, e 10 dimoravano nelle regioni montuo- se; delle donne 14 abitavano nel piano, 18 nelle seconde. Rapporto allo slato civile, 11 erano gli uomini ammogliati, 20 le donne maritale, 7 le vedove, e 5 le nnbili. Final- raenie avuta considerazione alle stagioni sette uomini en- travano nello stabilimento in primavera, uno in eslate, e tre in inverno. Delle donne 15 in primavera, otto in estate, 5 in autunno , e 4 in inverno. Nell'anno 1852 i pellagrosi dementi venuti nello stesso manicomio furono 70, e cioè 33 uomini, e 37 donne. De- gli uomini 3 dovevano riguardarsi rimanenza dell'anno 1851, e 30 gli entrati nell'anno successivo. Delle donne 12 le rimaste, e 25 le entrate, come pure fra gli entrati dove- vansi considerare 11 individui esciti nell'anno precedente, e di nuovo soprafatli dalla medesima infermila, e cioè 6 uomini, e 6 donne. Sul numero dei guariti, e dei miglio- rali che già eransi portali alle loro abitazioni si poleron conlare dei primi 4 uomini , e sette donne, dei secondi 12 uomini, e selle donne. Riguardo ai morti entro l'anno, ed ai rimasti al finire di esso nello slabilimento pel 1853 potè stabilirsi di quelli 7 uomini, e 9 donne, di questi 9 uomini, e 14 donne. Finalmente considerala la mortalità 40 RENDICONTO ACCADEMICO per cento risultò di 21 2/10 negli uomini, 24 3/10 nelle donne, e nel totale fra uomini e donne di 22 8/10. Presi in considerazione gli eleineali statistici nell'anno precedente contemplali si riscontrò in quanto all'età, un indi- viduo dai 20 ai 30 anni , 2 dai 30 ai 40 , 9 dai 40 ai 50 , 8 dai 60 ai 60, 10 dai 60 ai 70, e due dai 70 agli 80. In quanto al domicilio 4 degli uomini abitavano il piano e 29 le regioni montuose. Circa le diverse professioni si rilevò che 8 erano contadini , 22 giornalieri , 1 muratore , e 2 accattoni. Delle donne 7 conladine, 17 giornaliere, 6 filatrici, 6 oc- cupale negli affari di casa, 5 calzetlaje, ed una facilrice di cappelli di paglia. Fatto il riflesso allo stato civile, 3 uo- mini appartenevano ai nubili , 27 agli ammogliali, 3 ai ve- dovi. Delle donne 13 alle nubili, IG alle maritale, e due alle vedove. Finalmente in rapporto alle diverse stagioni 14 uomini entrarono nello stabilimento in primavera, 6 in estate, 6 in autunno ed 8 in inverno, delle donne 15 in primavera, 11 in estale, 7 in autunno, e 4 in inverno. V^ Il Prof. Gualandi poi all'appoggio dei falli da esso lui osservali stabilendo che la Pellagra non è di sua natura assolulamenle insanabile, mostra per questo che coloro i quali tale la dichiararono, non fecero riflesso che ciò av- venne perchè gli individui che ne furono attaccali conti- nuarono a rimanere, o vennero dopo la guarigione di nuovo esposti a quelle medesime cagioni, per le quali la pella- gra si sviluppò, dalle quali ogni qualvolta si fossero com- pletamente allontanati la malattia non sarebbe, in molti casi almeno, ricomparsa, o non avrebbe certamente per- corsi i più temibili stadi. E finalmente 1' Accademico sempre sostenuto dalle proprie osservazioni dichiara che la serie dei sintomi ri- scontrati nei pellagrosi dementi inviali al di lui manicomio non fu mai tale da far nascere il concetto dell'entità pa- tologica ammessa dal Calmeli nei pazzi , e voluta dal Bail- larger nei pellagrosi dementi. A me, dice l'Accademico, non RUNDIGONTO ACCADEMICO 41 accadde giammai di riscontrare negli indicali fenomeni il delirio allegro, ed ambizioso in mezzo ad una indicibile miseria, ciò che qualche volta ho ritrovato nei pazzi, non rinfiammazione periferica del cervello nel maggior nu- mero dei casi, ma invece disordini slrnmentali ai visceri del basso venire, e singolari abnormità al midollo spinale^ non in una parola i traiti tulli patognomonìci, che più ca- ratterizzano la Paralisia generale degli alienali. Alla dissertazione Gualandi altra ne tien dietro del- l'Accademico Benedetlino Prof. Lorenzo Della Casa intito- lata = Considerazioni suU' Elettricità atmosferica a ciel sereno, e su alcuni fenomeni che ne dipendono. = Sono circa venti anni che il fisico francese Atanasio Pellier proclamò la terra essere in islato elettrico eminen- temente negativo, e cagionare perciò nell'almosfera, a cielo sereno ed asciutto, uno sialo elettrico positivo. Fino allora era slato avvertilo questo stato elettrico dell'atmosfera, ma non erasi fatto dipendere da verun altro stato elettrico op- posto. Molli fisici seguirono ben presto, e seguono anche adesso la sentenza del Pellier; e continuarono gli altri , e continuano, invece, a seguitare quella di prima. II Prof. Della Casa senza abbandonarsi all'una sentenza o all'al- tra, e inleso soltanto a riconoscere il vero sino a quel punto, a cui è possibile raggiungerlo nel presente stalo delle fisiche cognizioni, ha procurato, da prima, di ben fermare quale sia l'effetto elettrico, che si produce in un corpo conduttore, subilo che vien esposto all'aria libera, asciutta e serena. L'esperienza gli hanno dato a vedere, che un tal effetto consiste nello svilupparvisi una doppia elettricità: negativa nella parte superiore, e positiva nel- l'inferiore: questa con tendenza ad uscirne e a disperdersi nel suolo, e quella con tendenza a rimanere anzi dov'è, e massime poi a non discendere a terra , se anche con que- sta viene messo in comunicazione il corpo conduttore: la 42 RENDICONTO ACCADEMICO seconda quindi è iin'eleltricilà atliiala o di pressione, e la prima un' elellricilà indotta, come l'Accademico, seguen- do il Prof. Belli, trova comodo di chiamarla; e tutto l'ef- fetto, pertanto, non è che un fenomeno d'influenza elet- trica esercitata sul corpo conduttore. Il Prof. Della Casa ha fati' uso nelle sue esperienze d'uno strumento semplicissimo, che ha chiamato epirro- scopìo (indicatore dell'influenza), e consiste in una ver- ghetta metallica dell'altezza d'un piede circa, arrotondata alle sue estremità, ed avente nel mezzo un manico isolante, per opera del quale si solleva verticalmente nell'aria a toccare nello stesso tempo le palle di due eletiroscopii mollo sensibili del Bohnenberger , disposti in alto, e tanto l'uno al di sopra dell'altro quanto è lungo l'epirroscopio. Dai segni degli eleltroscopii ha potuto assicurarsi della qualità dell'influenza indicala. Ha, dipoi, considerato gli efl'elti elettrici, che dovreb- bono manifestarsi ne' tre possibili casi della sola terra in istato elettrico, della sola atmosfera in istato simile, e della terra e insieme dell'atmosfera in istato elettrico del- la stessa 0 di natura diversa, ed ha potuto conchiude- re: non potersi veramente precisare se la terra sia in ista- to elettrico, od in istalo naturale: essere però indubitato che l'atmosfera, quando è serena e secca, si trova in istato elettrico positivo; ed essere indubitato non meno, che l'in- tensione elettrica dell'atmosfera, subito al di sopra della superficie della terra, è sempre superiore a quella che po- tesse avere la terra slessa: di guisa che si può riguardare, clie solamente l'atmosfera sia in istato elettrico positivo con un' intensione eguale a quella che ha, diminuita del- l'altra che alla terra mai potesse competere. L'Accademico facendo osservare non potersi conseguen- temente ammettere la sopraccennala sentenza del Peltier, così soggiunge: « Egli (il Peltier) fu indotto ad dfi'ermare )) quello che si è precedenlemente espresso, massime dal RENDICONTO ACCADEMICO 43 ì) vedere, che il suo elellrometro (del quale qui tenni pa- » rola nella sessione 27 Maggio 1852), parlendo da un » piano qualunque, in cui l'avea, a suo dire, equilibralo, M se dava segno d'elettricilà positiva innalzandolo, dava » anche segno d'elettricilà negativa abbassandolo: mentre )) non pose ben mente, che il modo che teneva per equi- M librarlo, consistendo nel metterne in comunicazione il » gambo col suo globetto inferiore, non ad altro serviva w che a togliergli 1' elettricità attuata e positiva, che M l'influenza elettrica dell'atmosfera gli aveva cagionata )) nel posto in cui era, ed a lasciargli l'elettricità indotta w e negativa, che per essere nella palla sovrastante al M gambo, non potev' essere manifestata dall' ago situalo » nella parte inferiore dello strumento- Talché avveniva, » che abbassando r elettrometro, e perciò diminuendosi in )) esso l'influenza elettrica dell'atmosfera, l' elettricità in- w dotta negativa diventava libera, e si rendeva manifesta: ì) ed, in vece, innalzandolo, e facendovisi così maggiore JD r influenza elettrica , l' elettricità negativa indotta riceveva M un aumento, il quale determinava lo sviluppo di altret- w tanta elettricità positiva attuala, che facevasi manifesta M anch'essa. I segni elettrici, che si hanno per" l' alza- ci mento e l'abbassamento dell'elettrometro del Pellier si w spiegano adunque con somma facilità per la sola cre- )) scinta 0 diminuita influenza elettrica dell'atmosfera, e » senza ricorrere come quegli fece ad un'elettricità nega- » liva della terra. » Toccando, in seguito, l'Accademico di alcune espe- rienze già falle dal fisico berlinese Erman sino dal 1803, e rimaste finora inesplicate, moslra come la loro spiega- zione discenda assai facile dalla dottrina dell'elettricità po- sitiva dell'atmosfera da lui presa in esame e confermata. Moslra del pari, come della dottrina medesima sia una legiliinia conseguenza l'eletlrlcilà negativa che nelle ca- scale d'acqua si manifesta: e come sia il simigliarne del- 44 RENHICONTO ACCADEMICO l'elettricità de' zampilli acquei, i quali si addimostrano con elettricità positiva nella loro parte ascendente, con nejjaliva nella discendente, ed in apparenza allo slato na- turale, rna in realtà con elettricità parimente negativa nella sommila loro. Finisce con avvertire, che l' elettricità, sviluppata ne' corpi conduttori per l'influenza elettrica dell'atmosfera se- rena ed asciutta, avendo sempre una tensione debolissima , è malagevole accumularla nei coibenti armati; ma che, nulladimeno, ha potuto con un giuoco d'altalena riuscire a caricare con essa nello stesso tempo due bottigliette di Leida ^ delle quali una die' segno di positiva elettricità e l'altra di negativa, e che meno diflìcilmente ha potuto raccoglierla sull' elettrometro condensatore. ( Sunto favo- rìLoci dall' Autore.) Sessione straordinaria del 22 alaggio 1853. Convocalo l'ordine dei Benedettini ad eleggere il Pre- sidente pel nuovo anno accademico;, e formare l'Albo delle sedule scientifiche , si trovan proposti per la Presidenza gli Accademici Alessandrini, A. Bcrtoloni, Bianconi, Medici, Venturoli, fra' quali risulla eletto, o confermalo nella Presidenza^ il Prof. Cav. Antonio Alessandrini. Estralli poscia a sorte i nomi de' pensionati che do- vranno leggere nelle successive sessioni, risulta il seguente RENDICONTO ACCADEMICO 45 REGISTRO Dei giorni delle adunante scìenttiìche e degli Accademici pensionaùi che in esse leggeranno. 18i53« Novembre 10. Medici 17. Alessandrini 24. Comelli Gennaio 5. Bellelli 12. Fagnoli 19. Baroni 26. Della Casa Feebeajo 9. Respiglii 16. Briglienli Marzo 2. Piani 9. Venliiroli 16. Bertoloni Antonio 23. Berioloni Giuseppe 30. Gozzi 1834, Dicembre 1. Orioli 15. Predieri 22. Rizzoli 29. Paolini Aprile 6. Sgarzi 20. Contri 27. Calori Maggio 4. Saniagata 11. Bianconi 18. Gualandi 46 Catalogo degli oggetti e preparali più inte- ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata di Bologna , del Prof. Antonio Alessandrini. (Continuazione, vedi Voi. VII. Serie III. pag. 353) 1151. Id. Schìstocormus iissìsternalis , Gurli. = Mostro con spaccatura nel tronco, occupante lo sterno. Nato nel Comune di Bertalia presso il Colono Antonio Trebbi li 31 Marzo 1839. visse fino alle 6 pomeridiane del primo Aprile. Il cuore pendeva dalla ristretta apertura dello sterno. L'estesa de- scrizione di questo mostro accompagnata da due figure si può leggere nel Tomo 3." degli Annali di Storia Naturale, pag. 387. Nel Gabinetto si conserva diseccato l'individuo col cuore ed i vasi maggiori injettali a cera, aperto il torace dal si- nistro lato. Alessandrini, 1839. 1218. Id. Diceplialus subbicollis , Gurlt. = Mostro a dop- pia lesta, col collo semìdoppio. Nato morto li 29 Aprile 1831 presso Minerbio, a gravidanza compila. Si è conservala soltanto la doppia lin- gua colla faringe, laringe e porzione dell' aspera- arleria, essendo siali dispersi gli altri visceri to- racico-addominali. Singolarissima è la disposi- zione del sacco faringeo, che mostra inferior- mente cavità semplice, con doppia laringe con- fluente in una semplice trachea, la quale, mollo allargata nella regione membranosa, faceva quivi le veci anche dell'esofago, nello spirito. Id. 1831. 1219. Id. Cervello unitamente alla maggior parte della mi- dolla spinale dello slesso mostro. Essendo la co- lonna vertebrale enorraeraenle contorta, e nella CAT. DEL GAB. d' ANAT. COMP. 47 regione posteriore del tutto aperta^ quivi l'idro- rachile aveva macerata e totalnienle distrutta la midolla^ di guisa che si vedono soltanto le re- gioni cervicale , e porzione della dorsale. Tutta- via anche colà dove non più esisteva il funicolo midollare, vedevansi chiaramente le origini dei nervi spinali nuotanti nel liquame quasi sieroso, che riempiva il canale delia dura madre: questi nervi però non erano pervenuti a quella grossez- za e sviluppo^ che corrisponderebbe all'età del- l'individuo, e che si vedeva nella regione ante- riore. Id. detto. 1256. Id. Lo scheletro naturale dello stesso mostro. Pre- parato a secco dal suddetto. 1301. Id. Mostro con spaccatura nel corpo e ripiegato =Sc/iJ- stosomus reflexus, Gurlt. = È ripiegato in allo sopra se stesso in modo che la coda sta diconlro all'occipite. Nato in Ozzano a gravidanza compila il primo Maggio 1830. Fu raccolto e regalato dal Veterinario Sig. Angelo Puglioli. Conservato lo scheletro naturale a secco , preparato dal Sig. Dott. Antonio Vecchi. 1833. 1302. Id. Tutti i visceri del torace e dell'addome dell' an- zidetto mostro preparali a secco, iniettati in an- tecedenza a cola e cera, di colore diverso, il si- stema vascolare arterioso e venoso. Alessandri- ni, delt.o 1319. Id. Altro mostro, della stessa specie del precedente =: Schìstosomiis reflexus, Gurlt. = Rappresen- tato in questa tavola a un terzo dalla naturale grandezza. La naturale preparazione dalla quale si è tolta questa figura si conserva al N. 831 _, già descritto. Bellini, detto. 1320. Id. Tavola rappresentante alla metà della naturale grandezza gli organi genitali ed uropoietici dello 48 CATALOGO DEL GABINETTO Schistosorao ripiegato, lo scheletro del quale si è indicato di sopra al N. 1301. Bellini, dello. 1321. Id. Altra tavola, appartenente allo slesso mostro, e nella quale si rappresentano i visceri del torace e chìlopojelici; i primi nella naturale posizione, i secondi diblesi sulla tavola, e rappresentali alla metà della naturale grandezza. Id. dello. 1322. Id. Tavola rappresentante un terzo mostro della sles- sa specie = Scldstosomus reflexus , Gurlt. =: na- to a gravidanza compita nei suburbii, parecchia della Beverara li 9 Maggio 1830, e regalato al Museo dal Veterinario Sig. Gaetano Felicani. 1433. Id. Perocephalus agnatlms Jii/postomiis, Gurll. = Mostro colla lesta imperfetta, senza mascella in- feriore, e lunga apertura di bocca. Fu partorito a gravidanza compiuta nella Pieve di Cento il gior- no 24 Seitembre 1833 da femmina robusta, che aveva di già allre volle dalo alla luce individui Tegeli e ben conformali. la quest' ultimo parlo però fu necessario il soccorso della mano del Ve- terinario perchè il feto di già morto presenlavasi cogli arti posteriori od anche la colonna spinale era in singoiar modo distorta. Siccome la princi- pale mostruosità osservavasi nella testa, questa soltanto si è conservala, preparandola a secco dopo aver insellato a cera il sistema sanguifero. Caso raccolto e regalato dal Veterinario Sig. Vincenzo Fabbri, Alessandrini. 1383. Id. Disegno rappresentante il mostro intero, ridono ad un quarto della naturale grandezza. Eseguito dal Bellini ne! 1833. 1384. Id. Figura della lesta dello slesso mostro, ad un terzo della naturale grandezza, e nella quale si. dimo- stra principalmente la conformazione e la posizione della bocca, e degli altri organi esterni dei sensi. d'anatomia comparata 49 1392. Id. Disegno rappresentante nelle slesse dimensioni parte dei dettagli anatomici della lesta predetta, il rimanente dei quali è poi figuralo nelle altre due tavole conservale soUo i num. 1393. 1394. Id. 1466. Id. = Schìstosomus reftexiis , Gurlt. = La natu- rale preparazione del terzo individuo che mostra questa forma singolare di mostruosità, già deli- neala nella lav. notata al N. 1322. 1610. Id. = Pseudo hermaphroditus Hypospadiaeus , Gur. = Falso ermafrodito coli' uretra spaccala inferior- mente. Tavola in foglio, che lo rappresenta alla metà della naturale grandezza. L'individuo dal quale si è ricavato questo disegno, fu trailo dal- l'utero della madre, gravida al settimo mese cir- ca, nel pubblico macello della Città, li 25 Mar- zo 1836. Anche la lesta era mostruosa presen- tando gli occhi uniti, e la bocca irregolare; co- me nella sp. denominala da Gurll.r: Ci/cZojoi Pe- rostomus. =. Intero arrivava al peso di 29 lib- bre bolognesi. Da questo mostro sonosi ricavali molli altri disegni e preparazioni, come risulta dai Numeri seguenti. Bellini. 1836. 1556. Id. L'apparecchio uropoietico, e le parli genitali fuori di luogo del mostro predetto, conservale nello spirilo. Alessandrini. 1669. Id. Il fegato, injeltalo a cera dello stesso e prepa- ralo a secco. Id. 1616. Id. Il cuore coi vasi maggiori, il polmone e la re- gione superiore dell'esofago dello slesso, a sec- co. Idem. 1617. Id. La lingua in un coli 'osso joide dello slesso, nel- lo spirilo. Id. 1618. Id. Piccola porzione gonfia e disseccata di intestino dello slesso , aperta mostra, la propria cavità con- formata a foggia vescicolare minuta. Id. N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 8. 1 50 CATALOGO DEL GABINETTO 1620. Id. I! cervello dello stesso , tagliato in modo che fa vedere aperte le sue cavila o ventricoli, è con- servato nello spirito. Id. 1621. Id. Lo stomaco cogli omenti, a secco. Id. ' 1622. Id. Il teschio in pa^te macerato, e disseccato. Id. 1623. Id. Il rimanente dello scheletro, quasi interamente cartilagineo, conservato nello spirito,, e che si mostra innormalmente conformato in tutte le re- gioni, massime poi nel torace. Id. 1737. Id. Gli occhi, nello spirito; conservati interi. Id. 1611. Id. Seconda tavola in foglio con due figure. La pri- ma delle quali rappresentala testa di prospetto, e la seconda l'addome nella stessa posizione, onde per tal modo si appalesino le due forme della indicata mostruosità. Bettini. 1612. Id. Terza tavola nella quale il mostro è rappresen- tato giacente sul dorso, e coli' addome interamente aperto , per dimostrarvi i visceri nella naturale posizione. Id. 1613. Id. Quarta tavola, che rappresenta soltanto la re- gione media e posteriore del corpo, e dimostra la precisa posizione del cuore. Asportati poi i vi- sceri chilopojetici rendonsi manifesti i grossi tron- chi del sistema sanguifero injettati, e gli appa- recchi uropoietico e genitale. Id. 1614. Id. Quinta tavola l'unica figura della quale rappre- senta, sempre alla metà della naturale grandez- za, le regioni sottomascellare, cervicale, e tora- cica aperta, nelle quali si dimostra l'andamento dei principali tronchi sanguiferi, non che la po- sizione dell' aspera arteria e dei polmoni. Id. 1727. Id. =z Diprosopus fissipalatimis , Nob. := Mostro con doppio viso, e col palato fesso. Nacque in Porlonovo li 13 Aprile 1836 a gravidanza com- pita, essendo in tutto il rimanente ben confor- d'anatomia comparata 61 malo fu conservala la sola tesla, la quale è ai- quanto maggiore di quello compelerebbe ad un vitello a termine ben conformato. Quantunque a prima vista non bene si dislingua la sua compo- sizione, risultante cioè da due teste fuse insieme, e questo singolarmente per la semplicità di alcune parti, e per la singolare ed ampia spaccatura del palato, che per lo più s'incontra soltanto nelle teste semplici; tuttavia bene esaminata non si larda a ravvisarvi la vera composizione Irovandovisì il rudimento di un terzo occhio al basso della fronte , di due mascelle inferiori, e di doppia cavità ol- fativa. Sotto questo numero si conserva il teschio maceralo. L'intera tesla fu regalala dall' EcciTio Sig. Doti. Gio. Battista Baravelli, in allora Con- dotto a Porlonovo. 1726. Id. Il cervello tolto da questa slessa testa, mediante sezione orizzontale del cranio ,6 conservato nello spirito. Alessandrini. 1728. Id. Porzione della dura madre, tolta dalla lesta pre- detta dopo avere praticala nella medesima l' in- fezione a cera del sistema sanguifero, e nella quale si vede finamente injettata da ambi i lati la rete mirabile. Id. detto. 1729. Id. La doppia lingua unitamente alla laringe, lolla dalla ripetuta tesla, e col sistema arterioso pure injetlalo a cera. Id. dello. 1730. Id. L'occhio centrale tolto dalla lesta anzidetta, e che si vede evidentemente composto di due bulbi fusi insieme. Id. detto. 1624. Id. Tavola rappresentante di naturale grandezza la testa predella, veduta di fronte. Bellini. 1625. Id. Seconda tavola nella quale è rappresentata la base del cranio veduta nell' interno coi vasi e nervi cerebrali al punto del loro passaggio. Id. 52 CATALOGO DEL GABINETTO 1626. Id. Terza tavola con due figure la prima delle quali rappresenta il cervello veduto dalla faccia infe- riore; e la seconda dalla superiore. Id. 1699. Id. Quarta tavola l'unica figura della quale rappre- senta la sezione orizzontale dello stesso cervello dimostrante la forma ed estensione delle cavità ventricolari. Id. 1733. Id. =: Megalocephalus Hydrocephalus , Gurlt. = Mostro con testa grande idrocefalico. È di sesso femminino, nacque a gravidanza compiuta li 22 Aprile 1837 nella Parrocchia di S. Giovanni di Majola, Diocesi di Bologna, e fu mandato in dono al Museo dall'Egregio Veterinario della Par- rocchia di S. AppoUinare Sig. Carlo Calassi. In- tero fu trovato il Vitello del peso di 25 libbre bolognesi. La sola lesta conteneva 5 libbre e mez- , z' oncia di liquido sieroso. Sotto questo numero si conserva l'intero scheletro, in parte naturale, il quale, oltre 1' abnormità della testa, manca ancora delle nltime regioni nelle quattro zampe, e soltanto nella sinistra anteriore è visibile un ru- dimento di unghia. Alessandrini. 1732. Id. Porzione del cervello del predetto mos.tro, che [dal- l'idrocefalo interno si vede ridotto alla forma di sottile membrana, nello spirito. Id. 1731. Id. Tavola rappresentante il mostro intero, ridotto alla metà della naturale grandezza. Bellini. 2359. Id. = Megalocephalus emihydrocephalus , Nob. = Mostro con testa grande semi-idrocefalico. Nato nel Circondario di Bologna li 12 Giugno 1838. Visse quattro giorni;, allattandolo artificialmente, e venne ucciso destinandolo al consumo annona- rio, perchè in tulio il rimanente pingue e ben conformato. Si è quindi conservala soltanto la lesta, nella regione anteriore e superiore della D'aNATOH I COMPARATA 53 quale, corrispondentemente al frontale, vedesi que- st'osso cangialo in ampia borsa membranosa, che fu trovala piena di siero torbido, limitandosi il cervello, piuttosto piccolo, ad occupare la sola parte ossea del cranio. La mascella inferiore di forma semicircolare gira intorno alla superiore, che mostra la sua punta bifida, a secco. Id. 1997. Id. Il cervello tolto dalla testa predella mediante sezione orizzontale del cranio, nello spirilo. Id. 2022. Id. = Schistocormus fissisternalìs , Gnrit. = Mo- stro con spaccatura nel tronco corrispondentemente allo sterno. Caso offertosi all' Egregio Veterinario di Lugo Sig. Sante Carnevali sul finire d'aprile 1839. Essendo congiunta all'indicata mostruosità un'enorme idrope ascile, dovette il lodato Vete- rinario prima dì venire all'estrazione del feto, di già morto da qualche giorno, praticare sul me- desimo la paracenlesi, per la quale ne uscirono trenta boccali di limpido siero, e quasi altrettanto ne uscì poi dall'utero, tolto che fu l'ostacolo che vi opponeva alla di lui uscita, vale a dire estratto del tulio il mostro. La madre che aveva sofferto non poco per l'enorme peso del ventre, liberata del medesimo si rimise con tutta sollecitudine nella pristina salute e robustezza. Detratta con tutta di- ligenza la pelle dal mostro , si è conservata im- pagliala avendo avuto l'avvertenza di levare il mo- dello della testa in gesso, affinchè la preparazio- ne riuscisse più somigliante al vero. Alessandrini. 2117. Id. Scheletro naturale del mostro predetto, nel quale per la mole enorme del venire essendo rimasto diviso lo sterno, la regione toracica, e cervicale inferiore della spina si è contorta in modo sin- golarissimo , e le coste rivolte in alto passano al di sopra dei processi spinosi. Preparazione esegui- la dal Dott. Giovanni Ercolani. 64 CATALOGO DEL GABINETTO 2194. I(J. = Amorphus , Giirll., Am. cephalìcus nobis. :=. Mostro informe, ma composto principalmente degli elementi della testa, con pochi visceri. Il Veterina- rio Sig. Lugari assistendo nel giorno 14 Giugno 1834 nel Comnne di Spilamberto , Slati Estensi, al parto di una vaccina, perchè il travaglio si prolungava più dell' ordinario , notò che uscito na- Inralmente un primo vitello vivo e ben confor- mato, non che i dì lui inviluppi, dietro piccolo sforzo di contrazione dell'utero uscì una borsa globosa, perfettamente chiusa, somigliante ad un feto poco inoltrato nello sviluppo, e tuttora chiu- so nelle proprie membrane. Aperto il sacco ne sgorgò discreta copia d'acqua e se ne eslrasse il predetto mostro informe nel quale, ad un rudi- mento di lesta incompleta, è unita piccola porzio- ne di canale membranoso paragonabile a parte di intestino, sul mesenterio del quale inserivansi i di lui vasi ombelicali, che sonosi injettati a cera, nello spirilo. 1839. Dono dell' Eccmo Sig. Dolt. Arcangelo Crespellani modenese. 2195. ìd. Tavola in quarto colla figura dello stesso mo- stro, vediilo di fronte, di grandezza naturale; eseguita dal Bellini. 2196. Id. Seconda tavola, che rappresenta il mostro di fianco. Idem. 2343. Id. =: Schistocormus exomphalus , Guvh. ■=Mos[ro con ispaccaiura nel tronco, avente ernia ombeli- cale. Femmina nata a breve distanza dalla Città, e morta appena nata. Oltre l'anomalia di strut- tura che si desume dal nome, mancava ancora dell'apertura dell'ano, ed offriva anomalie anche in altre parli, come meglio si dirà in appresso. Sotto questo numero si conservano diverse parti degli occhi preparate a secco. Alessandrini, 1840. d'anatomia comparata 56 2378. 1(1. Gli stomachi unitamenle a porzione degli omenli, alla milza ed al fegato, del suddetto mostro, preparati a secco. Id. detto. 2399. Id. Porzione d'intestino, terminalo in cieca insac- catura, il quale costituiva l'estremità del tubo digerente del ripetuto mostro , e pieno di meco- nio costituiva gran parte del volume dell'ernia ombelicale. Corrispondeva all'intestino cieco, man- cando lutti i giri del colon ed il retto. Misurata la totale lunghezza del tubo fino allo stomaco si è trovata di quindici metri e duecento millimetri, essendo il peso e la lunghezza del corpo intero corrispondente a quella di un vitello di mole di- screta, e nato a termine; nello spirito. Id. detto. 2455. Id. Gli organi genitali ed uropoietici dello stesso mostro preparati a secco. Gli ureteri sono tron- cati presso il punto dove s'inseriscono in un pic- colo recipienle che si apre poi nella vagina. Avvi un solo rene collocato a sinistra, ma con doppio uretere. Id. detto. 2463. Id. Tavola che rappresenta nella naturale posizione, e ridotto alla metà l'apparecchio uropojetico- genitale del mostro predetto. Bellini. Id. 2464. Id. Seconda tavola che rappresenta il solo apparec- chio genitale, ma rimosso dalla naturale posi- zione onde meglio rilevare se ne possano le ano- malie. Id. detto. 2514. Id. = Nanosomus Pygmeus, Gurll. =i Mostro col corpo piccolo in forma di Pigmeo. Nato a termi- ne di gravidanza nel Comune di Persicelo li 4 Giugno 1840. 11 peso totale arrivava appena alle 26 libbre e mezzo bolognesi. Il disegno che si conserva sotto questo numero lo rappresenta ri- dotto alla metà della naturale grandezza. Bellini. 2515. Id. Apparecchio genitale maschile dello stesso mo- 56 CATALOGO DEL GABINETTO stro, rimosso dalla naturale posizione, e conser- vato nello spinto. Alessandrini, 1840. 2513. Id. La coroidea col sistema sanguifero injeltalo a cola e cera nelle arterie, nello spirito. Id. detto. 2516. Id. II cervello , pure col sistema arterioso injettato. Quivi le parti non sono molto deviate dallo slato normale; soltanto gli emisferi cerebrali sono mol- to appianati nella faccia superiore. Id. 2517. Id. I reni aderenti ai vasi maggiori mediante le ar- terie e le vene eraulgenti. Spogliati del tutto i reni stessi dell'esteriore cellulosa, e della capsu- la fibrosa, mostrano i villi della sostanza vasco- losa, in parte macerata, evidentissimi, e nuo- tanti nello spirito. Id. 2782. Id. Lo scheletro naturale del ripetuto mostro: oltre le moltissime alterazioni di forma e di mole delle diverse di lui regioni, e massime della testa, è , poi notabile la morbidezza, e la natura fibro-car- tilaginosa del medesimo, per cui si è dovuto con- servare nello spirito , ad eccezione della testa che si vede disseccata. Dott. Ercolani. 2524. Id. Lo stomaco, cui sta unita la milza e piccola por- zione del duodeno del predetto mostro, sempre col sistema arterioso injettato a cola e cera, è preparato a secco. Compito il disseccamento si è aperto il rumine e l'abomoso. Alessandrini. 2587. Id. Il fegato del medesimo nel quale la cava e la porla sono injettate con materia rossa, e la ve- na ombelicale in verde. È stranissima la confor- mazione di questo viscere perchè fortemente com- presso dalle inflessioni della spina, a secco. Id. 2588. Id. Il di lui cuore che presenta la singolare ano- malia di una sola cavità ventricolare nella quale si aprono con fori distinti tanto le due arterie, quanto le due orecchiette, nello spirilo. Id. d'anatomia comparata 67 2939. Id. zz Dicephalus subbicoltis , Ginh. z=. Mostro con doppia testa, e collo quasi doppio. Nato in S. Agata Comune della Provincia di Bologna li 6 Aprile 1841 in una stalla dell' Azienda dello Spe- dale di S. prsola di questa Città, e dall'Eccelsa Commissione Amministrativa del medesimo dato in dono al Gabinetto. Sotto questo numero si con- serva il teschio composto di due, disgiunti fino alla metà del collo , a secco. Alessandrini. 2940. Id. La lingua dello stesso colle sue adiacenze, uni- tamente al cuore, ed alle principali arterie del collo con injezione, nello spirilo. Ercolani. 2846. Id. Il cervello tolto dalla testa predetta, e composto di due masse encefaliche completamente disgiun- te. Id. detto. 2847. Id. Apparecchio uropojetico-genitale, rimosso dalla naturale posizione, e conservato nello spirito. Apparteneva al predetto mostro, la madre del quale coperta dallo stesso toro per due volte, una cioè la sera, e l'altra la mattina seguente, partorì trascorsi nove mesi ed un giorno senza che durante tutto il periodo della gravidanza nul- la avesse offerto di singolare. Id. detto. 2937. Id. =z Dìprosopus sejunctus , Gurlt. =: Mostro con doppio viso staccato. La sola testa fu acquistata in Giugno 1841 da un Contadino delle vicinanze della Città, il quale assicurò, che la madre du- rante la gravidanza nulla aveva offerto di insolito, e soltanto il parto era accaduto alquanti giorni prima dell'epoca ordinaria. Sotto questo numero si conserva nello spirito la doppia lingua. Ales- sandrini. 2938. Id. Il doppio teschio dello slesso individuo comple- tamente macerato, è diviso nelle singole ossa che lo compongono. Id. 68 CATALOGO DEL GABINETTO 2941. Id. ZI Fseudohermaphroditus microphallus, Gurll. = Falso ermafrodito con piccola verga. Conser- vate le parti genitali nello spirito; tolte da indi- viduo avente l'età di circa un'anno e mezzo, uc- ciso nel pubblico macello di Cento in Maggio 1841 nello stato della più florida salute. La ver- ga molto piccola si vede ripiegata spiralmente al perineo, e prolungandosi sulla sincondrosi del pu- be ivi discendeva verticalmente per piccolo tratto terminando in ampia apertura quasi in forma di vulva. I testicoli al momento dell'uccisione del- l'animale giacevano ancora nel!' addome , ma pres- so gl'inguini. Alessandrini. Dono dell' EcciTio Sig. Dott. Amadeo Amadei. 2998. Id. = Campilorrhinus lateralis, Gurlt. = Mostro con ijieguaglianza del naso, laterale. Il Disegno della testa di naturale grandezza. Il naso o grif- fo è breve ed irregolare, essendovi un solo foro nasale esterno, giacché la sinistra apertura era interna presso la punta del palato. Nel rimanente il corpo mostravasl naturalmente conformato, ma quantunque nato a termine, le sue dimensioni erano piuttosto meschine. Bettini. 1841. 2999. Id. Lo scheletro di questa stessa testa, che dimostra l'arresto di sviluppo dell' inlermascellare sinistro, mancante della punta e di tutta la regione pala- tina. Alessandrini, detto. 3109. Id. = Emprosthomelophorus trìscelus, Gurlt. = Nato nell'Appodiato suburbano di S. Egidio li 6 Ottobre 1841. La enunciata frase di Gurlt suona — Mostro con zampe sopranumerarie sotto il tron- co, a tre zampe posteriori, — Oltre la zampa sopranumeraria posteriore pendente da grosso tu- more emisferico, che occupava la posizione del- l'ano, mancava del tutto anche questa apertura, d'anatomia comparata 69 ed in luogo delle parli genitali eslerne era visi- bile una discreta appendice mimila di lunghi peli, e situata tra le zampe posteriori laterali, alla base della quale gemeva da piccol foro dell'ori- na, allorquando si comprimeva fortemente la re- gione posteriore addominale. Polendo deglutire con facilità il latte si tenne vivo quasi per cin- que giorni, e morì essendo riusciti vani i tenta- tivi per aprire l'ano e dar esito alle copiose ma- terie accumulate nell'addome. La gravidanza era già proceduta al suo termine naturale, ne aveva preceduta veruna causa atta a disturbarla. Sotto questo numero si conserva la pelle impagliala. Mostro acquistato mediante le premure del Vete- rinario Sig. Babinì. Dott. Notari. 3464. Id. Tavola con due figure rappresentanti le abnor- milà dei visceri addominali del mostro predetto ; la prima delle quali appartiene agli apparecchi uropoietico e genitale, unitamente alia cieca estre- mità del retto, diminuiti di un terzo della natu- rale grandezza. La seconda rappresenta queste stesse parti , ma aperte per dimostrare le rispet- tive loro comunicazioni. Bellini. 3465. Id. La naturale preparazione predetta coi vasi san- guiferi injellali a gesso, e preparala a secco. A- lessandrini. 3109. Id. Lo stomaco unitamente al fegato del ripetuto mo- stro , pure con injezione a gesso non solo nel si- stema sanguifero, ma anche nel biliare. Id. dello. 3024. Id. Il teschio intero ed in parte macerato dello stes- so mostro, detto. 3026, Id. Tutto il tubo intestinale del medesimo, gonfio e diseccato, dello. 3242. Id. = Diprosopus sejunctus ,G\ìx\{. =z Mostro con doppio viso slaccalo. Ricevuto impaglialo dal Mu- 60 CATALOGO DEL GABINETTO seo Zoologico dell' iiniversilà senza indicazione veruna; desumendolo dalla statura e sviluppo era certamente nato a termine. 3243. Id. = Opisthomelophorus tetrachirus, Gurlt. = Mostro con membra sul dorso , quattro arti ante- riori. Impagliato. Dal Museo predetto. 3244. Bue bufalo — JBos biibalus. = Mostro con doppio viso &lacc3ilo. !=: Diprosopus sejunctus , Gurlt = Impaglialo. Dal Museo predetto. 3309. Bue comune — Bos taiirus domestìcus, Linn. = Il teschio macerato di altro Diprosopo , ma di specie diversa , cioè il = Diprosopus dìstans di Gurlt. == perchè sono insieme connesse soltanto le regioni occipitali. Id. 3310. Id. ■=: Dìcephalus subbìcollìs i(^m\l. —Mo?,\.\'o colla testa e parte del collo doppii. Si conservano sol- tanto i teschi, ma incompleti, giacché essendo stati tolti da una pelle impagliata guasta dai tar- li mancano le mascelle inferiori e parte degli oc- cipitali. Id. 3273. Id. Gli ossicini dell'udito unitamente all'osso tim- panico della sinistra di queste teste. Alessandrini. 3306. Id. Porzione di un fegato vaccino del peso di 28 lib- bre e mezzo boi., pieno in tutta la sua sostanza di grossi e duri tubercoli giallicci, che appari- vano anche su tutta l'esterna superficie. Tranne un legger grado di dimagramento l'animale non aveva dato altro indizio di malattia, e fu desti- nato al macello perchè vecchio e pigro al lavoro, nello spirito. Dono del Veterinario Sig. Giacomo Giordani. Agosto 1842. 3307. Id. Il disegno rappresentante alla mela della natu- rale grandezza il suddetto fegato, è colle tinte il più che si poteva imitanti i naturali colori. Beltini. d'anatomia comparata 61 3326. Id. = Schistocormus fissiventralis , Gurlt. = Mostro con spaccaliira nel tronco occupante il ventre. Nato li 23 Aprile 1842 nel Comune dello Spirito Santo Appodiato di Borgo Panie;ale da madre gio- vane, che aveva partorito altre due volte regolar- mente, e che durante quest'ultima gravidanza nulla aveva offerto di singolare^ essendo stala assoggettala al lavoro, come si costuma, fino al momento del parto, che riuscì pronto e facile; giacché quantunque la gravidanza fosse a termi- ne, il feto non aveva né il peso né le dimensio- ni che competono allo stato naturale e nacque morto. Fatta una generale injezione al sistema sanguifero, si è conservalo l'intero mostro a sec- co. Alessandrini. Dono del Veterinario Sig. Se- rafino Tavani. 3344. Id. =r Schistocormus schistepigastricosternalis , Gurlt. z=. Mostro con spaccatura nel tronco di- viso il ventre e Io sterno. Estratto mediante il parto forzato dal Veterinario Sig. Angelo Puglio- li, nel Comune di Rastignano a breve distanza dalla Città li 6 Aprile 1842. Preparato a secco come il precedente. Id. Dono del lodato Vete- rinario. 3468. Id. = Schistoceplialus fis sipalatinus , Gwvìl. = Mo- stro con spaccatura nella testa interessante il pa- lalo. Estratto mediante il parto forzalo li 31 Mar- zo 1843 dal Veterinario di Calderara Sig. Busac- chi, giacché morto da qualche tempo il feto l'u- tero rimaneva inerte. Sotto questo numero si con- serva la figura della testa veduta di fronte, ridot- ta alla metà della naturale grandezza. Bellini. 3469. Id. Una seconda tavola colla figura della slessa le- sta, ma diversamente preparala, e veduta in al- tra posizione. Id. 62 CATALOGO DEL GABINETTO 3472. 1(1. Il teschio del liilto denudalo dello slesso mostro, che offre singolarissime anonaalie, massime nelle ossa costituenli la punta della mascella superiore in forza della divisione del palato. Doli. Ercolani. 2470. Id. La lingua coli' osso joide la faringe e la laringe del mostro anzidetto, conservala nello spirilo. A- lessandrini. 3471. Id. Un arto posteriore, ed uno anteriore dello sles- so mostro, conservalo coi legamenti per dimo- strare lo straordinario sviluppo dei medesimi, e come aveva proceduto oltre l'ossificazione, pel lungo soggiorno nell'utero oltre il periodo or- dinario, a secco. Ercolani. 3566. Id. Coda e porzione degl'inlegumenli della regione sacrale del ripetuto mostro, conservala a secco mostrando essa pure straordinario sviluppo nella lana massime del fiocco caudale. Id. 3584. Id. zr Schistocormiis scjiistepigastricosternalis = Mostro con spaccatura nel tronco diviso il ventre e lo sterno. Femmina nata ne! Comune di Vari- gnana Provincia bolognese la mattina delli 4 Lu- glio 1843 presso un Colono del N. U. Sig. Conte Mario Scarselli. La madre che altre volle aveva par- torito felicemente, in questa gravidanza non aveva dato indizio di malessere, né si era notala circo- stanza insolila che spiegar potesse il fenomeno. La mole notabile del mostro, lo strano suo ri- piegamento, imitante un completo opistolono ; il presentarsi colle zampe circondanti la testa, come avviene ordinariamente in questi casi, rese neces- sario il parlo forzalo che riuscì con molla diffi- coltà, per cui i visceri negli sforzi dell'estra- zione vennero lacerali e dispersi in gran parte. Sembra che fosse morto nell'utero da qualche tempo, essendo incominciatala scomposizione del- d'anatomia comparata 63 le parli molli; a secco. Ercolani. Dono del Vete- rinario Sig. Luigi Selleri. 3563. Id. Le parli genitali, e le vie orinarie del mostro predetto, nello spirito. Id. 3564. Id. Cuore e polmoni dello stesso. Id. detto. 3680. Id. = Megalocephalus Hydrocephalus , Gurli. rr Mostro con testa grande idrocefalico. Femmina Data li 10 Gennajo 1844 alla Selva in una pos- sessione denominata Casagrande. La madre piut- tosto vecchia, e clie aveva partorito molle altre volte, in quest'ultima gravidanza nulla aveva of- ferto di singolare. Il Veterinario Sig. Luigi Cal- legari di Vedrana chiamato a soccorrere l' anima- le, che da qualche tempo mostrava sforzi inani di partorire, assicuratosi della causa che si op- poneva al parlo, consistente in un vasto idrocefa- lo, procurò lo svuotamento del tumore pungen- dolo tra l'atlante e l'occipite dove mostravasi maggiormente proluberanle, dopo di che potè col- le ordinarie regole eseguire l'estrazione del fe- to per i piedi. La quanlilà del liquido sieroso estrallo fu all' incirca di quindici libbre bologne- si non avendo potuto misurarlo con precisione. Essendosi praticalo l'injezione ad olio e cera pei vasi del funicolo, di colore diverso nelle arterie e nelle vene, anche ì vasi degl'inviluppi cerebra- li, che si conservano sotto questo numero, ve- donsi distesi dall' injezione praticala dal Dissettore aggiunto Doli. Ercolani. La madre giovane e sa- nissima non aveva offerto durante la gravidanza alterazione di sorte alcuna, nello spirilo. Dono del Veterinario suddetto. 3690. Id. Parti genitali esterne coli' utero, le sue adiacen- ze, e l'intestino retto, nello spirito. Ercolani- 3691. Id. La milza dello slesso mostro nella quale si ve- 64 CAT. DEL CAB. D' ANAT. COMP. de il sistema venoso iìoamente insellato a cera di color verde, lolla la sierosa inviluppante il vi- scere. Id. Alessandrini. 3592. Id. Gli occhi interi conservali nello spirito, detto. 3680. Id. Lo scheletro naturale del ripetuto mostro , a sec- co. Ercolani. 3681. Id. Il di lui fegato stranamente conformato, e col- r apparecchio bilifero svìlupalissirao, nello spi- rilo. Alessandrini. 3705. Id. Il cuore del medesimo; è singolare per la con- formazione abnorme del foro ovale, e della val- vola che gli è opposta a qualche distanza. Id. detto. 4272. Id. Altro caso di mostruosità simile al precedente, cioè di un Megalocefalo Idrocefalo, nato nelle vicinanze di Cento li 22 Giugno 1844. Sotto que- sto numero si conserva il di lui scheletro artifi- ciale eseguito eoo molla cura dal Disselore Doti. Ercolani. Dono del Veterinario di Cento Signor Pio Rusconi. (sarà continuato) 66 REPERTORIO ITALIANO Vìiìi LA STORIA NATURALE 29. Geologia. Di alcune kicerche geonosticiie sulle Formazioni dei dintorni di Zara del Prof. Francesco lanza. {II. Pro- gramma dell'I. R. Ginnasio superiore in Zara 1851. ajmg. 72. ) Il Calcare ipparitico, che molto è diffuso in Dalma- zia , offre caratteri di molla somiglianza con quello dei Pi- renei, e del S-0. della Francia. Ma in Dalmazia alcuni strati del Cale, nummulitico , che pure vi è copiosissimo , sottostanno al Cale. Ippur. quantunque la maggior parte del Nummulitico sia sovrapposta all' Ippur. Di più alcune perturbazioni per sollevamento fan supporre che abbiansi due Formazioni distinte nel Nurnmul. super, e nell'infe- riore. Avendo trovata una Radiolites turbinata di rara per- fezione , r Airtore la descrive , ed aggiugne alcune osser- vazioni sopra certi fusti che si avvicinano alla Ippur. or- ganisans. Tuttociò si propone di trattare più diffusamente in altro lavoro coU'appoggio di grande collezione geogno- stica del Museo di Spalato, alla cui compilazione si ado- pera indefessamente. N. Ann. Se. Natuk. Siìuie III. Tom. 8. j 66 REPERTORIO ITALIANO 30. Mineralogia. Sul magnetismo polare di alcune Lave del Monte Vulture di a. scacchi. (Sunto nel Rendiconto delle Adu- nanze etc. della R. Accad. delle Scienze di Napoli 1852. n. 1. rag. 23.) Accenna primamente le osservazioni fatte dal Brei- slak avanti il 1761 e poscia dall'Humboldt, dal Guyton dall' Inguersen , e per ultimo le ricerche del Delesse intor- no allo svolgimento del Magnetismo polare nelle Rocce. Sul M. Vulture due lave di Augitofiro sono magnetipolari. E notevole che gli Augitofiri dei jjunti culminanti quan- tunque magnetici , non sono dotati di polarità. Altrove sono magneto-polari , ed offrono alcuni una deviazione di 35 gradi, altri una inversione della barra magnetica; mentre poi non mostrano virtù attrattoria sulla limatura di Ferro. 31. Mineralogia. ^ Sopra le specie di silicati del Monte di Somma e del Vesuvio le quali in taluni casi sono state prodotte per effetto di sublimazione Mena, di a. scacchi. ( Sunto nel Rendiconto dell' Accademia delle Scienze di Na- poli 1852. N. 4. pag. 104. ) Nel luogo detto Cancherone furono trovati in mezzo a bellissimi cristalli di Ferro oligisto , dei cristallini di Gra- nato , che tali sono addimostrati dalla forma , e dalla ana- lisi. L' origine di questi è patentemente la stessa di quella del Ferro oligisto cioè per sublimazione, come lo dimo- strano la ubicazione , la aderenza alla faccia esterna delle rocce, non nell'interno, ed uno splendore tersissiino delle PER LA STORIA NATURALE 67 SLiperlicie in mezzo a vapori che alterano profondamente la Leucite, e te. Al presente però fra le produzioiii recenti del Vesu- vio trovò r Autore vari Silicati , che repiita formati allo stesso modo, indotto dalle circostante additate. E crede che il Silicio possa sublimarsi in combinazione col Cloro , e col Fluore ; quali due sostanze ricorda mostrarsi nei va- pori vulcanici. Come prodotto di sublimazione enumera e descrive questi silicati , cioè Granato melanite , Àmfibolo , Sodalite , Feldspato vitreo , Mica , Pirossenio augite , Nef elina , Vdla- stonite? Sfeno , Fillipsite, Zeagonite, Comptonite , Ànalcimo , e Quarzo. Dalle quali sostanze qui riferite è facile argo- mentare come altri Silicati ancora di cgual genesi restino a scuoprirsi. 32. Mineralogia. Eleihenti di MiNERALoorv basali sui nuovi principi di crislallografla e di chimica , ed accompagnati da pratiche applicazioni economiche industriali, espo- sti dietro i più recenti e migliori sistemi dal Dott. FRANCESCO LANZA. Professore di Storia Naturale e di eco- nomia rurale nell'I. R. Liceo di Zara etc. Seconda edizione. Trieste Weis. 8.° 321. pag. Fondamenti di questo libro furono le opere de' eh. Dufrenoy , Beudant, Mohs, Haidinger e Catullo. A que- st' opera quasi elementare di Mineralogia farà seguito un' altra che 1' Autore promette , col titolo zz Tavole sinot- tiche di Mineralogia = nella quale verranno trattati ar- gomenti più elevati di mineralogia. Premesse le nozioni elementari, sono divisi i Minerali in 5 Classi l. Acrogeni- di ( Gas , acque , alcuni acidi liberi ) 2. Sostanze metalli- che autopsidi. 3. Sos. lapidee od heteropsidi. 4. Sos. piro- geniche. 5. Sos. fìtogeniche. 68 BEPERTORIO ITALIANO Ciascuna specie è illustrata co' suoi caratteri , con in- dicazione di località, e di uso, con figure, e colla sino- nimia di Mohs. 33. Zoologia. Storia naturale illustrata del Regno Animale , tratta dalle opere dei più distinti e moderni naturalisti italiani e stranieri ; con 4000 incisioni. Venezia. G. Antonelli. 1853. gr, 8.° Fase. 1. Proponsi r editore di fare una compilazione ordinata sul sistema scientifico , ma adattata alla capacità popolare , procurando di porre questa parte della Storia Naturale a livello di ogni intelligenza. Gli oggetti prescelti sono fi- gurati ed accompagnati da una descrizione che si riferi- sce parte ai caratteri zoologici, parte ai modi di vivere degli Animali. Mancano però citazioni di opere, cui poter ricorrere per maggiori notizie, e manca altresì un pro- spetto dal quale conoscere le partizioni dell'opera. Il i.° e 2." fascicolo comprende li Quadrumani in parte. L'opera intera non eccederà 80 Fascicoli, ognuno dei quali costa ima lira austriaca. 34. Geologia. Memoria sulle concussioni , e sui Tremoli , del socio NICOLA PERGOLA. (Sunto j, nel Rendiconto delle Adunanze etc. della R. Accademia delle Scienze di Napoli 1852. n. 1. j). 20). Scrisse il Pergola questo lavoro , nella infelice circo- stanza del Terremuoto di Molise del 26 Luglio 1805. Pre- messi alcuni principi di Dinamica , stabilisce vari Teoremi, come sarebbe , che un forte Terremoto non può spiegarsi per l'urto di certe masse solide rinchiuse nella nostra PER LA STORIA NATURALE 69 Terra , o per quelle delle arie , e delle acque ivi ascose; ne- anche dalla effervescenza o combustione di materie infiam- mabili, o dalle acque ridotte in vapori etc. E per contrario potersi bene spiegare supponendo una scarica elettrica , che si faccia da' corpi rinchiusi nella Terra all'Aria, os- sia per un Bolide etc. Coll'ajuto poi della Geometria sì può argomentare la profondità della cagione de' terrei'nuo- ti; e per questo stesso mezzo si spiegherrebbe l'ondula- zione della Terra , la costante direzione , e l' isocronismo di un tal moto. Finalmente si manifesta che gli edificj più robusti, sono meno resistenti dei più deboli in occa- sione di Terremoto. 35. Zoologia. Elementi di storia naturale ad uso delle prime classi del Ginnasio , esposti dietro i più recenti , e mi- gliori sistemi dal Prof. Francesco lanza. — Parte I. Zoologia. — Zara e Trieste 1851. Tip. Weis. 1. Voi. S."" 174. pag. Sono indicate le principali divisioni dei Vertebrati, per ognuna è accennata qualche Specie. Nelle altre Pro- vincie zoologiche le Classi e le primarie divisioni esposte , alcune specie sono citate e descritte a schiarimento. 36. Mineralogia. Pietre litografiche del bassanese. {Collettore dell* Adige 1853. 13. Aprile.) Una pietra, trovata ottima, stante le prove fattene^ per la litografia è stata osservata a Pavé nel bassanese; pro- vincia di Vicenza ove già sin da antichi tempi si estraeva ^er pietra da taglio. Volgarmente è chiamata Biancon di 7© . KF.PERTORIO ITAIIANO Pove. Le cave ne sono abbondantissime. L'Ingegnere An- tonio Maimeri fu quegli cbe osservò le buone qualità di questa pietra per la litografia. 37. Mineralogia. Pietre litografiche nei Comuni di Duiio , Crespa- doro , ed Altissimo nella Provincia di Vicenza. {Collettore dell'Adige 1853. 21. Mag.) Il Sig. Luigi Consolati ha trovato questa pietra , chi'. oggi si scava copiosissimamente per uso della Litografia, alla quale serve egregiamente, come ne fan fede gli espe- rimenti fatti a Verona , a Milano , a Venezia. È di un co- lor cenerino; per nulla sembra inferiore a quella di Ba- viera e somministra delle tavole sino della grandezza di metri 1:10, lung. m. 0:95 larg. ^,6 10 a 15 cent, di gros- sezza. 38. Entomologia. Osservazioni Zootomico-Fisiologiche sul Baco da seta del Dottore in Medicina e Zoojatria luigi patellani. Milano 1851. (Opusculo estratto dal — Giornale Agrario Lombardo-Veneto 1850,1851) pag. 30. 8.'^ Aveva già scritto il Sig. Giuseppe Grassi intorno alla malattia volgarmente detta Calcino, o Mal-del-segno. Chec- che sia delle osservazioni di lui , il Dott. Patellani descritta dapprima la larva di terza, come dicesi, e quarta età, non che allorquando fila, ed enumerate le parti della mede- sima, espone alquante cose intorno al vaso dorsale pul- sante, all' Intestino, ai Vasi setiferi ecc. In secondo luogo tratta della Crisalide , e di ciò che ne apparisce allo sguar- do ad occhio nudo detratto il Filugello , ed anche la pelle. PER LA STOÌWA NATURALE 71 In terzo luogo descrive la Farfalla sì per l' esterno , che per l'interno 5 ed opina che li vasi setiferi, ed intestinali della Larva, siano nella Farfalla cangiati in vasi proliferi. Rifei-isce poi ciò che si scuopre all' occhio sul Venne ( larva ) calcinico , e sul Verme negrone cioè il colore, la durezza, le alterazioni etc. Osservata poi la larva col microscopio espone poche cose della interna struttura di lei ; e poscia ciò che os- servò neir uovo, nel piccolo individuo che si svolge , e nel neonato. Finalmente cerca mediante esperimenti se il Cal- cino sia o no contagioso j e ne conchiude zr nel Calcino es- » sere qualche cosa , che porta l' alterazione nella facoltà » vegetativa dell'animale, e la riproduzion del contagio. :i: Ribatte poi alcune cose della memoria del Grassi. 39. Ittiologia. Importanza economica dei pesci e del loro allevamento artificiale, del Prof. Filippo de-filippi. Torino. Favale. 8.° pag. 25. Più che la Caccia ed i prodotti del Campo ad allon- tanare la Fame dalla Umana stirpe, mezzo principale, più sicuro 5 e più facile sembra l' uso dei Pesci. Il nume- ro infatti di alcune specie di essi è quasi infinito, e la generazione (esempio quella dello Storione ) innumerabile. Perlocchè si dovrebbe credere che la copia de' Pesci do- vesse essere inesauribile in perpetuo; ma la smodata pesca, e fatta in qualunque tempo dell' anno , ha prodotto scar- sezza in qualche luogo. È dannosa durante i giorni della riproduzione , perchè troppo si sottrae della nuova genera- zione. Al qual difetto si può supplire colla generazione artificiale, la quale è facilissima, ed è stata insegnata da Bloch, da Ue-Baer, da Rusconi, e dal Quatrefages. Av- vertenze perciò necessarie sono 1. che l'acqua non sia 72 REPERTORIO ITALIANO troppo profonda , 2. die le nova non soggiornino sovercliia- inente infeconde fuor del corpo materno, 3. che le nova siano sparse e non accumulate. Del i-esto li neonati sono da restituire ed affidare alla Natura ; e questi ripopolereb- bero in brevissimo tempo le spiagge ora deserte. Premesse queste cose, l'Autore propone alcune avvertenze per ista- bilire leggi colle quali ottenere questi vantaggi special- iHente per l'isola di Sardegna, che circondata da pesco- sissimo mare , pure soffre assai spesso penuria di Pesce. Cure non dissimili dovrebbero dedicarsi ai fiumi, ed ai la- ghi, nei quali possono introdursi specie utili, le quali vi mancassero. Ed intorno a questo sono date molte regole. 40. Malacologia. Sulla origine delle Perle, del Dottor f. de- Filippi Professore di Zoologia nella R. Università di Torino. Torino. Ferrerò 1852. 8.° pag. II. {Estratto dal Cimento Fase. IV.) Opinarono gli antichi, secondochè attestano Plinio e Dio- scoride, chele Perle fossero gocciole di rugiada fecondata dal Sole nel seno di Conchiglie marine. Chemnitz(l)5 Olivi, Linneo etc. credettero che si formassero le Perle per le riparazioni de' gusci, accumulandosi la materia perlacea ove aveansi guasti. Ma Stenone, Redi, e Bonrnon furon d' avviso che nucleo della Perla fosse un granello di ale- na 3 ovvero un ovicino secondo Home. Il Blainville dimo- strò che spesso mancava nelle perle qualsiasi nucleo 5 al che aggiugne l'Autore, che non esiste veruna via per la quale granelli di arena possano entrare fra il Pallio ed il guscio. Il quale Autore poi avendo istituito nuove osser- (1) Contro la opinione dello Chemnitz scrisse l'Avvocato Giuseppe Bon- vicini sull'Origine delle Perle nel 1792. (V. Opuscoli Scelli. Milano. T. XV. paR. 206. PER LA STORIA «ATURALE 73 vazioni intorno a quelle perle che sono prodotte dalle Unio , e dalle Anodonte, e sezionati moltissimi di questi animali che soprabbondavano di concrezioni perlacee , trovò in essi spessissinii intestinali, cioè i Distoma duplicatum Baer. — Allora sottoposte al Microscopio le Perle che in questi ani- mali sembrarongli più recenti, sempre vi rinvenne vestigi e residui dell' Elminto racchiusovi per entro. Perlocchè ri- petute moltissime osservazioni entrò nel sospetto che un Elminto costituisse sempre il nucleo delle Perle, Conseguen- temente ancora trovò che la copia delle Perle era mag- giore , minore , o nulla , ove maggiori , minori o nulle fos- sero le condizioni idonee allo svolgimento degli Elminti ; lo che egli prova in vario modo, e con vari esempi^ ad- duce anche l'esempio della Paludina vivipara la quale in alcuni paesi soltanto abbonda di Cercarie. Ove adunque si potesse ottenere la moltiplicazione degli Elminti sopra- detti, si otterrebbe del pari probabilmente quella delle Per- le: le quali sarebbero una produzione non morbosa, naa normale dei Molluschi. 41. Malacologia Enumerazione sistematica dei Gasteropodi terrestri e fluviatili dei diutorni di Pavia. Dissertazione inau- gurale presentata da rezia amanzio di Bellagio prov. di Como, il Feb. 1848. — Pavia. Fusi. 8.° pag. 32. Una brevissima descrizione dell' agro pavese sta in fronte al lavoro , sia riguardo alla topografia e idrografia , come per le altitudini dei luoghi, e la temperatura del- l'aria. Le specie che vi si enumerano sono tutte note, ed -appartengono ai generi Limax , Vitrina , Succinea, Helix, Achatina , Bulimus , Pupa , Clausilia , Cxjclostoma , Carychium , Limnaens, Physa, Planorbis,Valvata, Paludina, JScritina, 74 P.EPERTOr.lO ITALIANO Ancylus. Di ciascuna specie è diligentemente indicato il luogo ed il modo di abitazione, e sono notate le varietà. Si aggiugne un Catalogo delle opere citate , fra le quali sono le seguenti italiane. Brumati Ab. Leonardo. Catalogo sistematico delle Con- chiglie terrestri e fluviatili osservate nel territorio di Mon- tefalcone. Gorizia 1838. Jak. Mantissa in secundam partem catalogi testaceo- rum extantium in coUectione De Cristofori et Jan. Par- niae. 1833. Olivi Ab. Giuseppe. Zoologia Adriatica. Bassano 1792. PoBEO Carlo. Malacologia terrestre e fluviatile della provincia comasca. Milano 1838. Stabile Giuseppe. Fauna Elvetica. Delle conchiglie terrestri e fluviatili del Luganese. Lugano 1845. Villa Ant. e G. B. Catalogo dei Molluschi della Lom- bardia. Estratto dalle notizie naturali e civili sulla Lom- bardia. V. L Milano 1844. Villa Ant. e. J. B. Dispositio systematica conchylio- rum terrest. et fluviatil. coUectionis Villa. Mediolani 1841. 42. Zoologia. Regno animale per f. de-filippi, Dottore in medicina e chirurgia , Professore di Zoologia , Direttore del Museo zool. nella R. Università di Torino eie. etc. Milano. Vallardi 1852. 1. Voi. 8.° di pag. 301. Lire Ita!. 6. Diretta quest'opera alla istruzione della gioventù, è semplice , ordinata e procede dalle cose note a quelle che lo son meno. Nel Capo 1. si espone che siano gli Ani- mali, le loro parti, le funzioni, li sistemi con ricchezza di notizie, ed insieme assai brevemente, ed includendovi, i pili recenti progressi della Scienza. Parlasi ancora della PER LA STORIA NATURALE 75 Intelligenza 5 dell'Istinto, del Sonno, delle emigrazioni etc. Recata poi la Classificazione degli Animali nel Capo 2. Si tratta nel 3. de' Vertebrati, nel 4, degli Annulosi, nel 5. dei Molluschi, nel 6. de' Raggiati, nel 7. de' Protozoi. A ciascuna parte sono assegnati i caratteri prescelti con sagace sobrietà. Le Classi, gli Ordini, e le Suddivisioni, o qualchevolta li Generi sono citati , e distinti dalle carat- teristiche di maggiore rimarco, e notasi la Patria, in am- pio senso intesa. Una descrizione generale è posta in fron- te alle Classi, atta a fissare nella mente de'- giovani l'abito degli animali , alla quale non di rado sono aggiunte figure ; e poche parole sulle erronee opinioni volgari , sui modi di vivere degli Animali etc. Le stesse proporzioni , lo stesso ordine è osservato per qualunque parte dell' Opera. — Nel Capo 8. parlasi della Geografia zoologica . della diffusione delle specie, delle relazioni circa li caratteri degli Axii- mali e la loro abitazione , delle Regioni zoologiche 3 ed in- fine della Fauna dell' Italia. Il quale ultimo argomento è trattato sotto due punti di vista 1. scorrendo le singole classi degli Animali sono rapidamente enumerate quelle peculiari all' Italia , e quelle che le sono comuni con al- tre Faune. 2. Sono designate le regioni zoologiche, per co- sì dire , che distinguonsi nell' Italia : pel qual confronto emerge ima affinità fra la F. africana , e quella d' Italia meridionale , e dalle sue Isole , e fra la F. nordica , e quella d' Italia alpina. I nomi degli Animali nel corso dell' opera sono in Ita- liano e volgari ; nel fine poi è una Tavola di riscontro fra quelli ed i nomi latini sistematici, i francesi, inglesi e tedeschi. 76 nEPERTORIO ITALIANO 43. Malncologia. Notizie malacostaticiie sul Trentino, raccolte per cura di PELLEGRINO STROBEL di MilaDO, Coadiutoie pres- so la Biblioteca dell' Università di Pavia. — Pavia. Fusi 1851. 8."^ Dispense 1. a 4. pag. 114. Descrive l'Autore primamente il paese del quale si accinge a tessere la storia malacologica , circa questi capi cioè Confini, Estensione, Valli, Fiumi, Torrenti, Monti, Altitudini, Geognosia, Laghi, Paludi, Meteorologia^ e Col- tivazione. Ciascun capo è sviluppato quanto basta, perchè si acquisti cognizione del paese relativamente alla Mala- oologia. A ciascuna specie pertanto si notano le Anoma- lie, Mutazioni, Varietà, la Contrada nella quale è stata trovata, la dimora, cioè se abiti sui muri , fra l' erbe etc. , la Dispersione i Limiti della abitazione , Temperatura me- dia del luogo, Altitudine, Terreno, come sarebbe arenoso, calcare , porfiritico etc. Regione botanica. Dice grandissi- ma essere la influenza del suolo, e dei Vegetabili sulla vita dei Molluschi. Sono aggiunte, com'era bene conve- niente, le descrizioni degli animali, e delle Conchiglie j e le osservazioni , che cadono opportune. Le specie trovate dall'Autore nel Trentino, e da lui descritte sono le seguenti. — Cyclostoma elegans. Dr. — Pomatias Maculatum. Dr. — P. Henricae. Strobel. (for- se var. del P. patulum. Dr. ) — Pupula lineata. Drap. — Ca- rychium minimum. Muli. — Clausilia Dyodon. Stud. — C. bidens. Dr. — C. Stentzii. Ros. — C. basileensis. Fitz. — C. plicatula. Dr. — C. dubia. Dr. — Balea fragilis. Dr. — Pupa Avena. Dr. — P. frumentum. Dr. — P. pagodula. Des-M. — P. Ferrari. Por. — P. biplicata. Mich. — P. e- dendula. Dr. — P. minutissima. Jffarf. — P. doholura. Dr.\ ~ P. dolium. Dr. — P. muscorum. Por. — P. triplica- PER LA STORIA NATURALE 7J ta. St. — P. antivertigo. Dr. — P. p^'-graaea. I)r. — P. venetzii. Cher. — Bulimus obscursus. Dr, — B. monta- nus. Dr. — B. tridens. Br. — B. quadridens. Br. — B. radiatus. Br. — Achatìna lubrica. Mk. — A. acicula. Br. — Helix cincta. Àuct. — H. pomatia. Liti. — H. nemoralis. L. — H. candidula. Auct. — H. obvia. Hart. — H. Ambrosi Strobel ( prossima alla H. intermedia Fér. da cui differisce fascia 3. et 4. integris, umbilico angustiori etc. )— H. cin- gulata. St. — H. Preslii. Z. — H. hispana. L. — H. fru- ticum. Muli. — H. cinctella. Dr. — H. hyalina. Fér. — H. pulchella. Mul. — H. carthusianella. Dr. — H. stri- gella. Dr. — H. sericea. Mul. — H. ciliata. Yen. — H. in- carnata. Mul. — H. lurida. Ross. — H. leucozona. Zie. — H. personata. Lk, — H. holosericea. St, — H. obvoluta. Mul. — H. angigyra. Zi. — H. rotundata. Mul. — H. ru- derata. St. — H. rupestris. Dr. — H. fulva. Mul. — H. isodoma. Jan. — H. lucida. Dr. — H. nitidosa, Fér. — H. nitens. Mi. — H. cellaria. Miil. — H. glabra. St. — Succinea araphibia. Dr. — S. oblonga. Dr. — Vitrìna ^lon- gata. Dr. — Limax niarginatus. Dr, — L. cioctus. Mu. — L. cinereus. Mu. — L. laevis. Mu. — L. agrestis. L. — Arion bortensis. Fér. — A. subfuscus. Dr. — Un indice alfabetico, l'indice degli Autori, un Qua- dro che comprende i Molluschi acquatici del trentino ed osservazioni relative, e Tavole meteorologiche chiudono quest' opera ; nella quale sono sparse qua e là varie os- servazioni critiche intorno alle affinità di parecchie specie, e quindi sopra specie nominali, etc. 78 REPEBTORIO ITALIANO 44. Geologia Classificazioine dei Terreni stratificati delle Alpi tra- il Monte Bianco e la Contea di Nizza, del Cava- liere angelo sismonda Professore di Mineralogia nella R. Università di Torino. Torino Stamperia Reale 1852. 4." pag. 70. con 2. Tav. iit. color, (e Memorie della R. Accad. delle Scienze di Torino Ser. II. Tom. XII. ) Era fra Geologi questione intorno agli schisti con Be- lemniti , che nella Tarantasia alternano con istrati ne' quali sono Fossili del Periodo carbonifero. Un de' primi a sta- bilire tale successione o alternativa fu 1' Autore , il quale si oppose ai supposto ravvolgimento degli strati coli' ope- ra rr Osservazioni Mineralogiche e Geologiche per servire alla formazione della carta geologica del Piemonte. (R- Accad. di Torino. Ser. 2. T. 2. ) ^ e coli' altra = Memoria sui terreni stratificati delle Alpi ( Ibid. T. 3. ) = Oggi quella singolarissima alternativa non ha più bisogno di dimo- strazione. L' Autore si propone al presente di mostrare che li Terreni stratificati dell'Alta Savoja, passano ne' monti liancheggianti la sinistra sponda della vallata del Po 3 e la. perlustrazione eh' egli si assume versa sopra i singoli Ter- reni, cioè 1. Terreno cristallino. 2. Rocce infraliassiche. 3. Terreno antracitoso inferiore. 4, Calcare con fossili del Lias superiore. 5. Terreno antracitoso superiore. 6. Calcare degli ultimi tempi del periodo giurassico. 1. Terreno cristallino. Niun paese forse è più adatto per conoscere li teneni cristallini stratificati. Quivi l'Aut. vide una stessa Roccia cambiare più volte di struttura, e^ di composizione: vide le Arenarie compatte, e le Psam- miti passare in Quarziti ; gli Schisti argillosi in Ardesie ed in Ischisti lucenti; i Puddinghi argillosi etc. in Anageniti PER LA STORIA NATURALE 79 quarzose etc. il massimo grado di metamorlìsmo è nella -vicinanza delle Rocce plutoniane; e di là allontanandosi diviene minore. Trovò ancora una mirabile relazione fra le Rocce sedimentarie metamorfosate , e quelle che hanno cagionato il metamorfismo , del che un bellissimo esempio offre il Serpentino ; donde si comprende quanto sia grande r azione della sublimazione , ancora senza fusione della Roccia sedimentaria metamorfosata. Premesse le quali cose divide li Terreni cristallino-stratosi delle Alpi in 1. Gneiss plutonico, 2, Gneiss, micaschisto etc. primitivo, 3. Gneiss metamorfico. Assegna caratteri per distinguere ciascuna qualità. Quanto concerne ai primitivi pensa che pochi si ravvisino nelle Alpi, e farsi ogni giorno minori,, quanto più avanzano gli studi. Li Metamorfici poi essere coetanei^ 0 probabilmente posteriori al terreno Gumbriano , ed an- teriori al Carbonifero. 2. Rocce infraiiassiche: sono Puddinghe, Quarziti etc. inferiormente ; ed al di sopra sono schisti e Calcare con Beleraniti. 3. Terreno anlracitoso inferiore. È composto nella in- ferior parte di Ardesia , di Quarzite , e di Calcare schi- stoide; nella superiore di Puddingo quarzoso, e di Brec- cia calcare. Neil' Ardesia sono venette di Antracite , ed im- pressioni di \ t'getebili sovente convertite in talco ; le quali appartengono al periodo carbonifero. Agli strati di Arde- sia spesso s'interpongono strati che contengono Belemniti, Pentacriniti , Ammoniti del Periodo Liassico. 4. Calcare fossilifero sopraliassico. 6. Terreno antracitifero superiore- Che corrisponde alle Argille di Oxford inferiori. In questo terreno abbonda l'Antracite, che si trova in istrati, intercalati da Ardesie, [Psammiti, Calcari etc. j negli schisti dell' Ardesia sono in« dusi Vegetabili convertiti in talco. Molte cose sarebbero I cjui da riferire , che non ponno capire in un compendio. 1 Trattate le quali cose per ciò che spetta alle pendi- 80 REPERTORIO ITALIANO ci occidentali delle Alpi , passa indi a discorrere dei Ter- reni del pendio orientale ossia della sponda sinistra del Po. Cerca qui gli stessi terreni; che se in grazia del Me- tamorfismo presentansi molte differenze , hannosi tuttavia delle somiglianze geologiche per le quali la stessa serie di Terreni si possa quivi ancora ravvisare. Il Terreno antra- citifero inferiore ad esempio si presenta con degli schisti argillosi, interposti nella Quarzite, con vene di Grafite ( che può dirsi equivalere alla Antracite ) , quantunque manchino li fossili vegetabili etc. Segue un Capitolo sul Calcare degli ultimi tempi del- l'epoca giurassica: ed un altro sul Metamorfismo delle Roc- ce , nel quale primamente è studiato l' argomento teorica- mente ^ e si conclude che oltre il calorico , ha parte an- che la Elettricità, non che azioni chimiche che agirono in modo tutto particolare nella officina del seno della terra. Secondariamente disamina ciò che si riscontri nelle Rocce metamorfiche delle Alpi. Dove rilevasi che le stesse rocce Plutoniche sono metamorfosate , come a dire le Dio- riti sono cambiate in Protogine , ed in Serpentina. Queste vicende aveva già l' Autore indicate nella sua Memoria r= Notizie e schiarimenti sulla costituzione delle Alpi Pie- montesi (R. Accad. di Torino Ser. 2. T. 9. ) := La forza di metamorfismo si spiegò maggiormente nel lato orientale delle Alpi, perlocchè qua vennero più larvate le Rocce etc. Con altro capitolo cerca la giacitura delle Rocce stratificate nella catena alpina; e poscia altro sopra il sollevamento della Serpentina, e sul terreno diluviale; e per quanto con- cerne quest' ultimo, egli stima di dover rigettare la opinio- ne che le accumulazioni del deposito detritico siano pro- dotti di antichissimi ghiacciai , i quali per conseguenza avrebbero dovuto anche essere estesissimi « per contrario '. reputa che il Terreno diluviale delle Alpi si debba a > sterminate correnti -o fiunuuie nate pella quasi istarjta- i PER LA STORIA NATURALE 8t ^ nea liquefazione di antichi ghiacciai, e dalla rottura > degli argini dei laghi etc. » provando ciò con molte osser- vazioni ; e coir appoggio ancora di Breislak nella sua ope- ra rz Descrizione geologica della Provincia di Milano ; e di G. Di Collegno =: Note sur le terrain erratiq. du Revers meridional des Alpes. (Bullet. Soc- Géol. de France. Ser. 2. T. 2. pag. 281.) = Al quale terreno detritico si con- giunge il terreno arenoso soggiacente nel quale fossili Ani- mali e Vegetali moltissimi stanno racchiusi ; e la giacitura di questo concorda colla supposta azione di grandi tor- renti etc. senzachè facciano ostacolo le rocce striate. Qual Terreno diluviano sembra essere stato accumulato fra il Periodo Pliocenico, ed il presente. Una Nota intorno alla Memoria de' eh. Martius e Ga- staldi , di cui si dirà al N.** 50. ed un Riepilogo chiudono la Dissertazione , alla quale sono uniti un Quadro dei Ter- reni 3 e due Tavole di cui la prima Topografica-geo- logica rappresenta il paese fra il M- Bianco , e la Contea di Nizza ; e la seconda contiene i Tagli di quei Monti. 46. Geologia. Sopra un nuovo cono vulcanico rinvenuto nella Val di Cona. Memoria del Prof. Giuseppe ponzi Linceo. Roma Tipografìa delle Belle Ani 1853. (ed Atti dell' Àccad. de' Nuovi Lincei. ) Fra Civitella e Subiaco, e vicino alla Valle del Fiume Aniene è Val di Cona, appressandosi alla quale l'Autore trovò spessi Cristalli di Pirossenio, e laminette di Mica Irammisti al terreno marino. Da queste vestigia vulcani- che fu indotto ad intracciare il centro vulcanico dal quale esse derivavano. Alla base pertanto di un Monte posto nel confine fra Canterano, Subiaco, e Rocca S. Stefano rin- venne dei depositi vulcanici accumulati in un monticelloj N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 8. 6 82 REPERT. ITAL. PER LA ST. NAT. nel quale apparisce ancora figura di un Cono vulcanico. Il Monte è di Arenaria compatta , ed è adiacente al fiu- micello Cono. — Insieme alla figura dì Cono crateriforme van d'accordo le materie componenti cioè le ceneri, i la- pilli, spesso collegati in Peperini, e misti a scorie, ed a bombe. Benché oscuramente , apparisce una corrente di Lava nel lato Settentrionale del Cono, nel quale i depositi veggonsi brevi ed imbricati. Se ben si consideri questo Cono si scosta dalla zona vulcanica la quale scorre nelle pia- nure littorali , che sono al di là di una catena di non pic- cole eminenze. Quella linea nella quale sono i Coni Vul- sinio. Cimino, Sabatino, Laziale si arresta per ricompa- rire con i coni di Rocca Monfina ed i Campi Flegrei. In quella lacuna sono fuor di serie qua e là i minori coni. Dal che conchiude l' Autore , si può argomentare quale fosse la direzione e larghezza della frattura terrestre che permise lo sfogo alle forze vulcaniche. Il Cono vulcanico di Val di Cona spiega in qual mo- do ne' monti circostanti siano Pirosseni ecc. e toglie per- ciò i dubbi del celebre Brocchi in questo proposito. — E aggiunta nella memoria un taglio de' Monti fra Civitella e Subiaco, nel quale compariscono il Calcare ippuritico, il C. nummulitico, gli Scliisti, ed il Macigno, e le Ghiaje subapennine. ,c^s:::irs:?r'^:£r5^:2r^3a Ercolani DoU. Gio. Battista. — Ricerche comparative suir innesto dei morbi contagiosi. Articolo li. La pe- ripneumonia bovina, il vajuolo pecorino e la sifilide dell'uomo. — Giornale di Veterinaria, Giugno 1853. pag. 14. 1 Avverte fino dal principio l'Autore che i diversi scrit- ' tori accumularono sotto la denominazione di peripneumo- I nia bovina malattie di natura diversa ^ e che perciò non potevano essere fondate e giuste le deduzioni discendenti dai praticati esperimenti , e dalle non ben digeste osser- il vazioni. Che 1* innesto del vajuolo pecorino a preservazione i dallo sviluppo spontaneo di più grave malattia si consiglia j nelle orecchie e nella coda, per la facilità di amputare siffatte parti qualora insorgessero fenomeni locali molto ' gravi e la stessa cancrena ; pratica suggerita anche per l'innesto della peripneumonia epizootica; e che la sifiliz- I zazione tanto decantata in questi ultimi tempi non va esente da gravi inconvenienti. Discorse estesamente le quali cose viene l'Autore alle seguenti conclusioni. 1. Le errate dottrine storiche adoperate dai Veterinarj nelle ricerche sulla pleuropneumonia epizootica furono la precipua cagione degli errori , delle incertezze e dei falsi insegnamenti che durarono e durano tuttora. I 2. Se la pratica dell' innesto per questo morbo è nuo- l^a, il concetto teorico del medesimo fu proposto, discus- ! 60 e rigettato in Italia fin dallo scorso secolo. 3. Nei morbi contagiosi esantematici^ come nella pe- ripneumonia artificialmente prodotta , persiste un intimo 84 ANNUNZI rapporto di vicendevole itifluetiza fra il morbo locale ed eslerno, e lo stalo generale dell'organismo, che chiara- mente ed ordinariamente si vede cessare nei morbi esan- tematici, avvenuta che sia l'eruzione della materia mor- bosa esantematica. 4. Gli sludi recenti dei medici sulla sifilizzazione hanno introdotto nella medicina veterinaria, riguardo alla peri- pneumonia , errate dottrine di fatto, non comprovate ana- logie che riunite ad altri vecchi analoghi errori svisando ed alterando la verità minacciano gravi danni alla medi- cina degli uomini e degli animali. 5. La medicina umana se più presto , più facilmente e più sicuramente vorrà conquistare importantissimi veri, dovrà stendere la mano alla medicina degli animali ; che se questi non fossero, scriveva l'immortale Buffon, la natura dell' uomo sarebbe intieramente incompresa, e quan- to Egli diceva per la fisiologia, parmi sia ancora intera- mente applicabile alla patologia. Art. HI. — La peripneumonia bovina , il tifo bovino e' b. rabbia canina. — Giornale predetto, Luglio 18.53. pag. 48. Come avviene di qualunque novità anche il progetto di Willenis dell'innesto della peripneumonia all'intendi mento di impedire così lo sviluppo di malattia mollo più grave e pericolosa ebbe da prima molti fautori; ma all'en- tusiasmo ed alla credenza pressocchè generale, soggiunjjc l'Ercolani^ con cui la scoperta era stata accolla subentra il dubbio, l'incertezza e anche la denegazione assoluta dell' utilità dell' innesto antiperipneumonico. Quindi dal ponderato esame di quanto sul proposito venne fin qui pubblicalo dedurre se ne possono i corollarii seguenti. I. Per soli fenomeni di più o meno grave infiamma- zione, che si destano dietro l'innesto del virus peripneu- A IN NUNZI 85 tnoiiico no» possiamo giudicare avvenuto sicuramenle l' in- nesto preservativo. 2. Infatti tanto le osservazioni ed esperimenti dell'Ul- rich, quanto quelli della Commissione belgica hanno com- provato che delle bovine innestate^ e con pieno effetto della manifestazione delle pretese alterazioni locali pre- servative, non per questo andarono esenti dalla spontanea manifestazione della temuta malattia. 3. Lo sviluppo contemporaneo del morbo polmonare, collo svolgersi dei fenomeni locali proprii dell'innesto, lo svilupparsi il morbo durante il corso dell' innesto ; se questi fatti avvengono in stalle in cui esisteva la malattia ^ debbono essere giudicati con somma cautela , includendo un grave elemento di errato giudizio, non potendosi con certezza attribuirne gli effetti , ossia Io sviluppo della pe- ripneumonia, all'innesto. 4. I fatti osservati dall'Ulrich nel Belgio, di sviluppo della peripneumonia dopo l'innesto alla coda, in bovine abitanti stalle immuni da due anni dalla malattia, e più quelli narrati al Comizio agricolo di Dusseldorf^ di impor- tazione per l'innesto della peripneumonia in luoghi e stalle dove il morbo non era, confermano le antiche esperienze (li Vix sulla natura contagiosa della malattia. 5. Infine, le cose discorse in questo articolo , e com- pendiate nelle sovraesposte conclusioni, parmi che sfor- zino a giudicare che i fatti fino ad ora raccolti sul!' in- nesto antiperipneumonico non possono essere considerati che sotto il punto di vista empirico , vale a dire se le perdite ed i danni che cagiona l'innesto sieno maggiori o minori di quelli che cagiona lo sviluppo ordinario della peripneumonia, perchè ci mancano dati precisi per l'in- terpretazione scientifica , riposando questa solo sulla pre- cisa conoscenza degli effetti riferibili all'azione del virus, per distinguerli, se sarà possibile, dai secondarii dipen- denti da molte e diverse cagioni. 815 ANNUNZI GANDotFi Dott. Giovanni Prof, di Medicina Legale nella R. Università di Modena. — Descrizione ed ufBzii prin- cipali del Cuore imeumalico respiratorio inventato nel- r Aprile del 1853. Modena Tipografia Felloni in 8.° di,pag. 52 con tavola. Si tratta della descrizione e rappresentazione di una macchina metallica ingegnosissima ed utilissima mediante la quale si possono soccorrere con facilità , prontezza e sicurezza le persone, od anche gli animali, in prossimo pericolo di perdere lavila per asfissia, da qualunque cau- sa prodotta, o per aver deglutito sostanze venefiche, giac- ché si può agire ugualmente tanto sullo stomaco che sul polmone, e sottraendo le materie nocive, e introducen- done delle salubri e raidicinali. Neil' eseguire le quali ope- razioni, tanto difficili e pericolose servendosi dei mezzi e delle macchine usate fin qui, si procede colla massima sicurezza, essendo avvertiti mediante opportuni congegni della copia e qualità delle materie estralte ed introdotte, di ciò che rimane ancora entro i nominati visceri di no- civo ed inopportuno, e dell'istante nel quale fa d'uopo interrompere , o cessare del tutto dall' operazione. E dunque a desiderarsi che un ritrovato tanto utile sia ge- neralmente conosciuto e ne derivi così all'Autore la ben meritata lode, ed all'umanità sofferente un modo di soc- corso pronto ed efficacissimo. ScHULTz ErnestuS — Disquisitioncs de structura et textura canalium aeriferorum — Dissert. inauguralis. Dorpali Livonorum 1850. in 4.° pag. 35 cum tab. lith. — Sub auspiciis Prof. Reichert. Il giovine Autore dichiara fino dal principio di non vo- lere occuparsi della parte storica del suo argomento, essendo ANNUNZI 87 «tata la medesima ampiamente trattata di recente nelle due meni, dei dottissimi Signori Jac. Molescholt (De Malpi- ghianis pulmonum vesciculis. Heidelb. 1845. ) ed Arins Adriani ( De subliliori pulmonum slructura. Trajecti ad Rbenum 1847): passa quindi tosto a parlare della strut- tura intima del viscere , seguendo principalmente i detta- mi di Soemmering relativamente alla divisione dei bronchi in rami sempre pili esili, e sottoponendo ad osservazioni microscopiche delle esiiissirae lamiuette , tolte dalla su- perficie di polmone umano disseccato , ed estendendosi in una descrizione forse troppo minuta dell' apparenza retico- lata che offre questa sezione , giacché un tal metodo non può presentare all' osservatore che delle parti estremamente mutilate, ed una delle molte apparenze che si possono ottenere facilmente variando direzione ai tagli. I piccoli canali bronchiali (p- 9) che denomina Jroji- chiola terminano in cieche incavature^ comunemente dette cellule polmonali, ma che l'Aut. ama piuttosto denomi- nare alveoli, per la rassomiglianza colle cellule di un al- veare ; e siccome distinguere se ne possono delle mag- giori e delle più piccole, alle prime, con Rossignol ed Adriani, dà il nome di infundibula, chiamando aZteoii ter- minales quelli che occupano il cieco fondo degli infundiboli. La struttura dei canali aeriferi nel rimanente dei raara- roiferi è uguale a quella dell'uomo, almeno per ciò che ha relazione alle cose principali: male particolarità dette di sopra meglio dimostrare si possono nel polmone delle testuggini, dove sono visibili anche ad occhio nudo, per cui discende alla piìi minuta descrizione delle medesime (p. 11). Passando a parlare (Gap. II. pag. 12) della tessitura dei canali aeriferi, procede alle solite sezioni delie di lui pareti gonfie e disseccate. 11 segmento trasverso della re- gione cartilaginea, tolto dalla parte media anteriore del- l'anello, al microscopio ha r aspetto di una striscia ugua- 88 ANNUNZI le, larga circa tre quaili di linea, nel margine itileriio della quale scorre un sotlil strato di epitelio cilindraceo , nelle cellette del quale, tolto il preparalo dalla fresca trachea di animale di recente ucciso, vedonsi manifesta- mente cilii vibratili. Questo epitelio vibratile è sovrapposto a soltil strato di fibre longitudinali elastiche, cui aderisce lo strato di cellulosa uniente, indi ne viene la sostanza cartilaginea, per ultimo la lamina di tela uniente esterna. Alla più minuta descrizione dell'intima struttura dei quali strati si è poi servito dei soliti espedienti chimici l'uso cioè dell'alcali, e degli acidi acetico e nitrico: e- sperimei]ti che l'Autore estesamente descrive alla pag. 14 e seguenti. Osserva poscia che praticato un esame ana- logo sopra altra lamella tolta dal tessuto membranoso in- tercartilagineo si dimostra la tessitura medesima ^ ad ecce- zione naturalmente dello strato appartenente alla'carlila- gine. In simil guisa prosegue nel minuto esame anche del- la parte membranosa della trachea, rischiarando la descri- zione con opportune figure , nelle quali fa risaltare ancora l'apparenza e posizione delle cripte mucose e dei sistemi sanguifero, e musculare. Colla medesima esattezza compie ancora la descrizione delle pareti dei canali bronchiali in tutto simili a quelle della trachea , tranne la forma e con- sistenza variata dello strato cartilagineo. Reissner Ernestus — De auris internae formationc. Dis- sertatio inauguralis. Dorpati Livonorum 1841 in 4." pag. 53. cum tabula. Le ricerche dell' Autore versano principalmente sul- l'embrione degli uccelli seguito avendone lo sviluppo nelle uova della gallina incubale, proponendosi di proseguirle anche nei mammiferi e nell'uomo; non avendo però tra- scurato di notare in questa prima parte del lavoro una <'crta analogia , tanto nelle forme , che nel modo di for- ANM'NZI 89 niazione e sviluppo tra il laberinto degli uccelli e quello ^ei mammiferi, perchè anche in questi i canali semicir- colari p. e. mostrano la sola dilFerenza che l'estremità posteriore del canale esterno non si prolunga al disotto del canale posteriore. 11 primo rudimento della chiocciola è identico a quello del pulcino, soltanto nello sviluppo ulteriore meglio si dichiara nei mammiferi la forma spi- rale', e la costruzione complicata del suo canale, definen- dosi così sempre meglio le differenze che nell'organo com- pleto sono evidenti tra il laberinto degli uccelli e quello dei mammiferi e dell'uomo. Molto interessante è poi la parte storica che risguar- da i lavori in addietro pubblicati intorno a siffatto argo- mento massime da Emmert , Hochstetler , Huschke , de Baer, Ratke^ Valentin, Rod. Wagner, Reichert, Bischoff, Gùn- ther, Vogt , Erdl, e Remackj si potrebbe soltanto redar- guire l'Aut. di avere incominciato il sunto storico da un epoca troppo recente ( 1811 ), trascurando così gli interes- santissimi lavori di Malpighi, di Haller, di Scarpa, e dì tanti altri insigni anatomici che trattarono dello sviluppo dell'embrione e del feto, sì negli uccelli che negli altri Vertebrati: ed anche fra i più recenti scritti annoverando, quasi esclusivamente, quelli soltanto di Autori Germanici. Weyrich Enricds — De testura et structura vasorum lym- phaticorum, ratione simul habita vasorum sanguife- rorum. Dorpati Livonorum 1851. in 4.° pag. 30. cum tabula lith. Dichiara fin dal principio il Disserente di essere stato molto coadiuvato dall'opera e dai consigli del proprio Maestro il dottissimo Reickert , cui si professa altamente grato, nel raccogliere i materiali opportuni a questa me- moria, nella quale, premesso un sunto storico delle più importami osservazioni fatte sul proposito in addietro, 90 ANNUNZI viene alle seguenti particolarità da lui medesimo notale* Nel dutto toracico dell'uomo, cavallo, cane, gallo, adulti, aperto longitudinalmente e (issatane una parte con aghi sopra lamina di legno in modo che l' interna faccia della parete si veda libera in alto, apparisce sulla mede- sima un legger tomento , che facilmente può esser tolto, e sempre agendo sul preparato immerso nell'acqua: distesa la membranella sopra lastrina di vetro, il microscopio vi fa vedere dei nuclei oblonghi copiosi, il diametro mag- giore dei quali trovasi nella direzione dell' asse del vaso, cui si interpongono esilissime striature : questi nuclei or- dinariamente muniti sono di un solo nucleolo collocato nel centro, e le striature non rappresentano già delle fibre ma semplici piegoline: questo primo strato è il così detto epitelio , tolto il quale gli strati che succedono non pos- sono essere separati con tanta facilità, e mantenuti di- stesi sul vetro per sottoporli al microscopio ; tuttavia vi si può distinguere il tessuto uniente (cellulosa), una to- naca muscolare formata di fibre longitudinali e trasverse, ed i tessuti adventizii; esterni particolarità di struttura che meglio si dimostrano al microscopio, trattali al solito i tessuti coi reagenti acidi ed alcalini. Ai quali strali diversi delle pareti dei linfatici, enumerandoli dall'interno verso l'esterno, dà l'Autore i seguenti nomi. 1. La interna su- perficie od epitelio vibratile. 2. La membrana epiteliale. 3. La tela elastica. 4. Le fibre musculari, liscie trasverse. 5. Le longitudinali. 6. La membrana adventizia, che non si è curato di nominare. Nei vasi sanguiferi poi le pareli si compongono. 1. Del- le lamine epiteliali (epitelio, membrana cpileliale, tela elastica). 2. Delle fibre musculari liscie. 3. Del tessuto unienle (membrana adventizia). Quest'ultima è più robu- sta nelle vene, laddove nelle arterie prepondera la me- dia o muscolare. AISNCNZI 9t Namias Dott. Giacinto. — Esperienze chimiche su fluidi di Persone che usarono iiilernamente preparazioni di jo~ dio. — Memoria letta nel giorno 8 Gennajo 1852. al- l'I. R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti ed inserita nel Voi. IV. delle Memorie. Venezia 1852. L'Illustre Medico, già noto per molti altri lavori in- teressanti resi di pubblico diritto, parla da prima degli esperimenti del Foucart e da Lui medesimo eseguiti per determinare il tempo in cui il iodio non più si discopre nelle orine dopo che fu preso l'ultima volta; avvertendo per altro, che il citato aut. , non meno che il Dott. Mar- schall erroneamente dedussero da tali fatti che il iodio delle emulsioni iodate più lungamente dell' idroiodato di potassa rimanesse uei corpi. Mancarono inoltre di ritrac- ciarlo ne' fluidi di altra secrezione dove pure vi esiste. L' Autore quindi dalle attente osservazioni fatte in propo- sito ne deduce le seguenti illazioni. 1. L' idroiodato di potassa penetra facilmente nella circolazione più che le emulsioni iodate. 2. Non è giusta la dottrina dei Sig. Foucart e Mar. sellali, che dalla minore comparsa dell'iodio nelle orino inferiscono le emulsioni iodate più dell' idroiodato tratte- nersi ne' corpi. 3. Le emulsioni iodate operano tuttavia più energica- mente dell' idroiodato di potassa in alcuni malori^ attese le speciali proprietà che possegono. 4. In chi usa internamente l' idroiodato si può disco- prire "nelle orine , e nella saliva , ma più alla lunga in quel- le che in queste. 5. Fu veduto il contrario in casi di guasti renali ; lut- tavolta r azione vicaria delle glandole salivali non bastò a liberare dal principio eterogeneo l'animale economia, e i reni continuarono a separarlo colle orine per sedici gior- ■ni dopo che ne venne lasciato l'uso. 92 AKKDNZI 6. I leui hanno la parte precipua nell'espulsione del-' l'idroiodalo di potassa, ed è agevole nelle loro malattie una sua straordinaria permanenza nei corpi. 7. In tali casi i medici che lo prescrivono sono in dovere di prendere in esame le orine, onde regolarne r amministrazione. 8. Finalmente può anche accadere per la più lunga sua permanenza, e per condizioni particolari degli infer- mi, che esso entri nella costituzione de' materiali imme- diati organici. Breve Riassunto di alcune Ricerche Anatomico-Fisiologiche sul Baco da Seta comunicate dal Professore De-Filippi alla Società delle Scienze Biologiche di Torino nella tornata del 13 Luglio 1853. Tegumento. — Consta di 4 strali^ che procedendo dal- l'esterno sono: 1. Strato omogeneo sottilissimo e trasparente. 2. Strato pergamentaceo con cellule stellate (prelesi corpuscoli ossei di Plattner). Questi due strati che si rin- novano nelle mute, e sono composti di chitina, in prin- cipio di loro formazione risultano d'un bellissimo aggre- gato di cellule epiteliali che ben presto però si fondono in sostanza omogenea. 3. Strato di grandi cellule con materia densa, granu- losa^ opaca; esso tiene il posto del reticolo malpighiano. 4. Strato sottile elastico granuloso, sparso di olricelli trasparenti senza nucleo, munito di trachee: rappresenta il corio. É costituito, al pari dell'antecedente, di sostanza proteinica attaccabile dalla potassa caustica. Tessuto adqìoso. — E formato di lobi fogliacei ango- losi, uniti fra di loro agli angoli. Contiene cellule con globuli di grasso inviluppanti un nucleo trasparente, e ma- teria intercellulare proteinica. ANNUNZI 93 II grasso è assai difficilmente saponificabile. Questi lobi a poco a poco si atrofizzano finito lo stadio di larva: i lobi adiposi della crisalide e della farfalla sono di nuova for- mazione. Il grasso viene consumato nell' interno de' lobi stessi che si fanno trasparenti con grandi nuclei , attorno ai quali vedesi anche sovente non distrutta la membrana della cel> lula. 11 lobo che già altrove ho figar àio (Mem. anatomico- fisiologica sugli insetti ed in particolare sul baco da seta: tav. II. fig. 14) come un folicolo glanduloso dello stoma- co (di cui ha tutto l'aspetto) , è invece uno di questi lo- bi adiposi privo di grasso. Sistema digerente. — Consta di un breve esofago , di un lungo ventricolo e di un intestino parimenti breve. Le to- nache di lutto il tratto intestinale sono formate 1. Di uno strato esterno muscolare, costituito da fibre liscie trasverse e da grandi fibre longitudinali rigate, fra loro unite da propagini trasverse del miolemma. 2. Di uno strato ghiandoloso interno con grandi cel- lule lassamente congiunte da sostanza intercellulare. Questo strato interno si rinnova a periodi: il vecchio vien digerito. Non vi sono altri apparati ghiandolari annessi a questo sistema fuori de' vasi nialpighiaiii. L' assorbimento più at- tivo della parte liquida assimilabile del nutrimento si fa nella porzione dell'intestino che precede immediatamente il retto, e nella quale la materia escrementizia si rende solida e figurata. Vaso pulsante. — E formato da una parete sottilissima, fibrosa j contrattile. Non ha valvole nel suo interno. Non è fiancheggiato da regolari ali muscolari, ma da partico- lari fibre muscolari cave, ramificate , fra loro unite a gui- sa di rete. Le rigature trasverse visibili nella parte assot- tigliata di esse fibre, divengono ancora più distinte coli' ag- giunta di alquanto acido nitrico diluito. Nell'ultimo stadio della larva si venerano nella cavità 94 ANNUNZI di questi muscoli molle cellule nucleatc , clic poscia nella farfalla si sviluppano maggiormente, e restano a guisa di lobi aderenti alle fibre che si sono ristrette ed hanno per- duta la loro cavità. Ho pienamente verificato l'osservazione di Malpìghi , contradetta e falsamente interpretata da tutti i zootomi, sulla direzione altèrna della corrente sanguigna nel vaso pulsante della crisalide: ora, per alcune pulsazioni , dalla regione anale verso la cefalica, ora viceversa. Trachee. — Non è possibile distinguere più d' una sorta di trachee , né fuori di queste altri organi respiratori!. Le idee del signor Agassiz su questo riguardo non hanno al- cun fondamento. L' aereazione degli organi per opera de' vasi trachea- li è affatto locale. Ne' soli ganglii nervosi v' ha intreccio fra le trachee di destra e quelle di sinistra; in tutti gli altri organi vi ha perfetta limitazione lungo la linea mediana delle tra- chee de' due lati. E falso ciò che viene creduto universal- mente della libera circolazione dell'aria per tutta la lun- ghezza de' due grandi tronchi laterali che seguono la li- nea delle stigme. Nella porzione di questi tronchi situata fra ogni due stigme, v'ha uno spazio anulare, o meglio un nodo {sfintere di Lyonnet), in cui il filo spirale si in- terrompe, ed in sua vece trovansi tante minutissime punte dirette nel vano del nodo : 1' aria aderisce a queste punte in modo da formarvi un tappo che intercetta il passag- gio a nuov' aria. Vi sono anastomosi di rami tracheali di destra con quei di sinistra in rapporto di numero e di luogo co' cen- tri nervosi: ma in corrispondenza di queste anastomosi v' ha costantemente un nodo che fa ostacolo al passaggio dell'aria da un lato all'altro. Queste osservazioni compiono le esperienze già da me comunicate alla Reale Accademia di Medicina, sugli ANNUlNZi 90 effetti della chiusura parziale o totale delle stigme (1). Organi ghiandolari. — I due tubi lunghi e circonvo- luti del seritterio si uniscono in un condotto unico nella trafììa: in questo condotto sboccano pure i canaletti escrc- lorii di altre due ghiandolette sfuggite sinquì all'indagine de' zootomi , e che sono evidentemente destinati ad ag- giungere qualche nuova sostanza alla parte periferica del filo di seta. II seritterio si atrofizza, ma non scompare nella farfalla. I suoi residui si devono riconoscere in quelle ghiandole (1) Tali siyerienze riduconsi alle seguenti. Se chiudonsi con opportuno mastice tutte le stigme del baco, succede immedia- tamente paralisi generale e quindi morte. Chiudendo d'ambo i lati le quattro o cinque stigme anteriori , sopravviene la pa- ralisi alla regione corrispondente : lo stesso quando si effettui questa operazione sulle quattro o cinque stigme posteriori ; solo rimane ancora funzionalmente illeso il segmento che corrisponde al paio di stigme^chiuse prossimo alle stigme aperte. Se ot- turansi verso la metà del corpo tre stigme simmetriche per lato, la paralisi si manifesta all'istante nella parte corri- spondente al paio di stigme di mezzo. Quando invece si ot- turino tutte le sligme d' un lato , lasciando intatte quelle del- l'altro, il baco non soffre alterazione veruna né quanto alla sensibilità né quanto ai movimenti , sebbene in tal caso sia af- fatto intercptinta V aria alle masse muscolari di tutto un lato. L'intreccio delle trachee di destra con quelle di sinistra non ha luogo che nella catena gangliare , ogni ganglio riceve ' inoltre vasi tracheali dai due più prossimi ganglii fra i quali -, è compreso. La paralisi per chiusura delle stigme è cagionata dal cessato afflusso dell'aria ai ganglii nervosi. La paralisi totale o parziale provocata ne' modi indicati comprende i muscoli volontari ed il vaso dorsale , non già le fibre del tubo intestinale in cui si osservano tuttora valido contrazioni :, principalmente nella regione esofagea. 96 ANNUNZI ranciate situate ai iati del ventrìcolo , e che nella mia me- moria succitata ho creduto erroneamente per secretrici del- l'umore col quale la farfalla trafora il bozzolo. Altre due ghiandole giudicale da alcuni siccome salivali (ghiandole dissolventi di Lyonnet) versano il prodotto della loro secrezione nella cavità della bocca. Esse sono molto sviluppate uel baco prossimo a filar il bozzolo , atrofiche in quello che Io ha compito. La loro interna cavità è nel baco costantemente occupata da aria penetratavi nella masticazio- ne. E molto dubbioso che siano vere ghiandole salivali. Una moltitudine di vescichette unite fra di loro per pro- lungamenti dell' esterna niembrauella sono copiosamente sparse sotto la cute del baco, particolarinente presso i cespiti delle trachee, dai quali ricevono copiose diramazioni. Que- sti organi considerati come polmoni da Sprengel e Schroe- der van der Koik, sono vere ghiandole senza condotto e- scretore: esse rendonsi atrofiche nella farfalla. Sistema nervoso. — Presi in ispeciale considerazione it sistema de' nervi splancnici diviso, come è noto in due parti; una parte simmetrica, l'altra impari. Alla prima spettano due gangli situati a ciascun lato dell' esofago, e spiccanti rami all'esofago stesso, non che ai muscoli del ventricolo. Del secondo non ho potuto osservare che alcuni sottilis- simi filamenti esofagei provenienti dal ganglio frontale. Mal- grado ogni diligenza , non rinvenni alcuna traccia del nervo ricorrente descritto e figurato da Brandt (Isis 183|, tav. 7, fig. 3). Al suo preciso posto ebbi invece a trovare quattro rami tracheali congiunti in un nodo comune, simulanti un gan- glio, dal quale si diramino quattro nervi. La distinzione di un sistema nervoso splancnico da un si- stema nervoso animale anche negli insetti, già dimostrata a-, natomicamente, fu da me comprovata fisiologicamente, risul- tando dalle mie esperienze come la chiusura delle stigme in-j duca paralisi ne' muscoli che ricevono nervi dal sistema ani- male, e non in quelli che li ricevono dal sistema splancnicoJ 97 APPEIXDICE REIXDICOIXTO aecca SOCIETÀ AGRARIA DEILLA PROVINCIA DI BOLOGNA Sessione Ordinaria delli 8 Maggio 1853. Vengono presentati alla Società gli atti della 2/ Premiazione Agraria Provinciale di Ferrara. Il Fase. 1.° del Tomo IV delle Memorie dell' Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna , e un Opuscolo do- nato dall' Autore Sig. G. Scarabelli Gommi Flamini sulla Carta Geologica della Provincia di Bologna e descrizione della medesima. Importantissimo si è 1' argomento sul quale im- prende a leggere una sua ben composta e ragionata Memoria il Socio Ordinario Eccellentissimo Sig. Prof. Gaetano Sgarzi. Essa è da lui intitolata = Sunto Storico e Botanico ed alcune esperienze Chimico-Igie- niche intorno la malattia dell' uva. == A lutti è noto pur troppo come questo morbo abbia pur ora colto fieramente l' Italia nostra , dirò meglio , r Europa. A tutti pertanto rileva il sentir- ne alcuna cosa , per trarne , se non vantaggio , al- meno conforto per alcun rispetto. Incomincia 1' Egregio Autore dicendo come, svi- luppatasi da due anni questa malattia , ciascuno in- tendesse ad osservarla. Fu quindi scoperta una crit- N. Ann. Se. NàTUB. Sebie 111. Tomo 8. 7 98 APPENUrCE togama , e furon proposti riraedj. Egli stesso, il no- stro Aut. , si accinse a farne esperienze Chiinico-Igie- niciie, nel mentre che dal Chiarissimo nostro Pro- fessore di Botanica Giuseppe Bertoloni si traevano quante notizie spettano al morbo , riguardato bota- nicamente ; e dal Sig. Dottore Paolo Predieri quelle che alla Storia di esso si attengono. Si raccoglie pertanto che da assai Autori in varie olà più o meno remote , e nella nostra pur anche , sono rammentate e descritte viti ammorbale , e scar- se o prive del fruito. Berckeley chiamò quel fungo , ond' è il morbo , Oidium Tukeri ; e con esso nome va quella crittogama per tutta quanta 1' Europa. Segue la Storia de' luoghi invasi via via dal morbo ; di coloro che hanno continuato a par- larne, e delti varj suggeriti provvedimenti; sul che non si tacque pur anche la nostra Società Agraria. E queste cose tutte quanto tornano acconcie e gio- vevoli nella Memoria del Prof. Sgarzi, altrettanto, pel mio dovere esser breve, non possono in questo sunto aver luogo. E passando a ciò che si rapporta botanicamente alla malattia dell' uva, 1' autore della Memoria ne dà alcuni Corollarj del ricordato Prof. Bertoloni. Nel 1.° si dice onde venne il morbo , e come mano mano si diffuse. Nel 2." essere questa parassita dell' uva dell' ordine delle Mucedinee ossia Muffa, cui fu po- sto il nome di Oidium Tukeri. Si ricorda nel 3." Co- rollario chi ha parlato del morbo. Nel 4." si de- duce non essere quest' Oidium Tukeri di recente formazione. Il 5." porta il nome degli Italiani che più lodevolmente ragionarono e porsero disegni del APPENDICE 99 morbo. Si trae dal Corollario 6." essere quest' Oi- dium esclusivamente parassito dell' uva e delle parli erbacee della vite , né provare , sino a qui , sopra altre piante. Il 7.° ci fa sapere riprodursi quest'es- sere particolare per proprie spore o seminoli li quali necessitano del contatto dell' uva acerba o delle parti erbacee della vite ; e si opina che questa crittoga- ma sugga dall' uva V alimento come le radici delle piante terrestri lo suggono dalla terra. Si dice nel Corollario 8." come taluni stimano 1' Oidium della vite effetto anziché cagione della malattia , e che dapprima sia la vite internamente malata ; 1' Autore de' coroUarj però dissenta da questa opinione. Nel 9." si parla onde viva questa parassita e per qual modo rechi alla vite il gravissimo danno. Il 10.° ed ultimo corollario , discorrendo dei rimedj proposti contro lo sviluppo della parassita, viene pur troppo a dire non conoscersi generalmente il modo onde proteggere da quella la vite; la pratica c'insegna in taluni casi 1' usar della calce. Egli stesso il Prof. Bertoloni ha tentato questo mezzo detergendo i tralci con acqua di calce caustica e ben saturata ; e sino ad ora hanno essi conservato l' ordinario colorito di sanità. Procede quindi il Sig. Prof. Sgarzi alla parte di- rettamente sua, colle osservazioni chimiche 1." sulla qualità del vino proveniente dall' uva infetta ; 2.° se ingenerasi nella malattia alcun principio venefico ; 3.° se hanno a temersene dannosi effetti. Il grappolo eh' ei prese ad esperimento si fu dell' Uva Moscatel- lo; e in accurato disegno lo presenta, e dipinto già infetto dal morbo , e porge pur anco il tralcio e le 100 APPENDrCE sue foglie ; un disco su cui è disegnata fa Cripto- gama ingrandita al microscopio, e di essa tavola ci dà r Autore la dettagliata rispettiva dichiarazione. Tratto da quel grappolo d' uva il mosto , di una parte di esso se ne conservò il deposito , lo che fu pure eseguito in alquanto di mosto sano : e nel suno- minato disegno mostrasi ciò che vi si rinvenne; vale a dire li consueti identici corpi globulari sì nell' un mosto come nell' altro , né fu dato scoprire in loro ditferenza sotto verun rapporto. E proseguendo poi r esame sulla qualità del vino infetto , 1' Autore pre- senta uno specchio di comparazione fra i componenti del vino tratto dall' uva malata e dall' uva sana ; sul quale specchio distesamente e saggiamente par- lasi nella Memoria. Ma importantissima parte dell' esame era il ri- trarue, se nel vino malato contenevasi alcun principio veneQco. E , detto come si procedesse a questo esa- me , appresso replicati esperimenti s' ebbero , la Dio mercè, confortevoli risultati; lo che si dedusse tanto per prove chimiche come per esperienze sopra ani- mali di assai specie, pur anche sugli uomini. Che se non ostante si volesse continuare eziandio a dubitare di un veleno in questa pianta Crittogama , la quale è pure un fungo , avremmo in ogni modo onde prov- vedere a questo supposto danno , usando l' antidoto generale pei funghi , vogliam dire , il Tannino. E con questa conclusione compie l'Autore la sua Memoria di assai rilievo. . Ercole Malvasìa. LA ESPOSIZIONE AGRARIA-INDUSTRIALE TENUTA miiU VIIiLi DI S. MICHELE IN BOSCO A norma di quanto venne pubblicato nel programma 12 luglio 1852, la Commissione appositamente incaricata della Esposizione Agraria-Industriale, proponeva al Supe- riore Governo i nomi degl'individui che meritarono il pre- mio di una medaglia di prima o seconda classe. Sottopo- neva pure alla Inclita Società Agraria, ed all'Illustre Ca- mera di Commercio i nomi di alcune persone che meritarono lode distinta ovvero una premiazione in denaro per le cure adoperate a vantaggio della patria agricoltura, e della in- dustria manifatturiera. Pervenute 24 medaglie d' argento per la premiazione, 10 cioè pei premiati di 1.^ Classe, e 14 per quelli di 2/ Classe, la inclita Società Agraria pone- va alle stampe nel decorso mese gli Atti relativi alla me- desima. Credo quindi opportuno di pubblicare i nomi de- gl'individui premiali, ed anche i titoli degli oggetti pre- sentali alla Esposizione: e tanto più mi compiaccio di ciò fare, in quanto che per desiderio della nostra Società Agra- ria, e della Commissione preaccennata, avend' io stesi i ver- bali delle principali adunanze, e fatto parte delle due se- 2ioni, cioè Agraria ed Industriale, che esaminarono gli og- getti presentati , e votarono le proposte premiazioni , ho ÌD oggi ulteriore e novella compiacenza nel vedere pre- 102 APPENDICE miai» quegli individui che con vera ìraparzialilà e colla debita avvedutezza nell' autunno scorso furono proposti. Per tal guisa in questa seconda pubblica mostra bolognese ve- demmo onorarsi ed associarsi le patrie manifatture ai pro- dotti delle nostre campagne, quasi ad emularsi e confondersi nella ricerca dell'utile e decoro della patria comune. E se nelle manifatture la bolognese provincia non può per sua indole trovare tutto quel lucro che dai molti pro- dotti agrari ella ottiene, pure non si può a meno di convenire che la numerosa classe degli artieri, quelli spe- cialmente delle città e castella, per mezzo della Esposi- zione ottengono di far conoscere i pregi dei loro lavori , la novità, la varietà^ ed i miglioramenti introdotti; quindi di estenderne la ricerca ed il consumo, specialmente se alle predette doli si congiungono il buon gusto, la solidità del- la costruzione, ed il prezzo discreto di vendita; perchè colui che fonda il suo profìtto sul risultamento del mono- polio, delle tariffe, delle privative, e dei privilegi sotto qualunque nome si nascondono, non vive che palpitando; la sua sorte vacilla ad ogni istante, ed ogni riduzione di tariffa, il minimo perfezionamento, ovvero una sola con- correnza basta a distruggerlo, ed a sbalzarlo dalla sua se- dia di produzione. La consumazione procede in ragione composta della migliore qualità, e del minor prezzo; ed il maggiore guadagno non si rinviene, che nella maggior con- sumazione, la quale d'altra parte quando persista lunghi an- ni,è la prova dell'abbondante ricchezza di una popolazione. Laonde quella Esposizione nella quale si veggono i progressi, ed i miglioramenti nelle qualità proponendo ri- basso sui prezzi, sarà. sempre più meritevole di elogio, e diverrà la prova più parlante della ricchezza diffusa, dell'abilità dei fabbricatori , e della prosperità di ognuno. Né per avventura in questi tempi di calcolo e tornaconto vi sarà fra noi alcuno, il quale potendo procurarsi il buo- no ed il migliore prodotto, voglia lungamente contentarsi APPENDICE 103 4e\ callivo, e del peggiore, ancorché indigena e nazionale sia la origine e la provenienza, perchè è un fallo che cia- schediin consumatore mette sempre a calcolo, la qualità, la durala, ed il prezzo della merce. Non è già che per la indole del nostro Popolo sì pos- sa sperare di emulare in oggi le altre nazioni in fallo di manifatture, ma è pur vero che si ponno con ben inteso accrescimento dei prodotti, e degli oggetti di consumo ri- sparmiare notevoli spese. La vivace immaginazione del no- stro popolo come degli «omini del mezzodì dì Europa, è un fatto, non eguagliarsi colla ragione seria e calcolatrice degli ahilatori del nord, perchè entrambe sono due sorelle di indole differente. Gaja e vezzosa la prima è sostenuta dal passalo, trae nerbo dall'autorità, ed ha fede nell'av- venire! Cupa e severa la seconda si appoggia al raziona- lismo, allo esame, ed il dubbio la segue. Le nostre Pro- vincie, è già dimostrato, denno adattarsi alla parte che loro appartiene di rappres€ntare, sicché denno restar fe- deli alle usanze, che la tradizione le comanda, all'indole che hanno, e che il suolo ed il clima gì' impone; allon- tanandosi dalla loro strada perdono di vista la vera guida, e rinunziando al loro carattere non acquistano perciò quello che ad altri appartiene. Informata di questi sani principi la nostra Commissio- ne, avuto riguardo alle difficoltà di dare un pronto giudi- zio, innanzi di conoscere il parere del pubblico bologne- se, in questo anno ha stimato migliore consiglio di riunirsi nei giorni seguenti alla Esposizione, affinchè in unione ai Periti dell'arie, giudicare con ordine, e con pazienza gli oggetti presentali, e stabilire con precisione i vari gradi di merito, che pure si appartengono agli autori infra- scritti. Così adoperando con quel senno, e quella giu- stizia, che è propria di uomini onesti, esperti, ed im- parziali ha potuto sottoporre all'autorità del Superiore Go- verno il proprio opinamento, che è sialo approvato, es- sendone stali premiati i seguenti soggelli. 104 APPENDICE SEZIONE AGRARIA. Erano in prima giudicati distintamente meritevoli di premio li signori: Bertoloni Prof. Giuseppe. — distintissimo sempre pei SHoi studi e per le sue esperienze, il quale presentava alcune varietà di frutti da lui coltivati, di squisito sapo- re, e di non comune bellezza. Contri Prof. Giovanni — che espose un vello di pecora nostrale ricchissimo e bellissimo, col quale addi- mostrò come colle debite cure nella nutrizione di questi animali, e col praticare una sola tosatura annua, si possa migliorare il prodotto della nostra razza indigena. Da-Via March- Dott. Luigi — per gli esperimenti fatti con felice successo della piantagione della canapa, in confronto di quella seminata; per la cultura di tre varietà di barbabietole; della robbia tintoria; della moha ; del cardo de' lanaiuoli, e per avere presentate due giovani vaccine di singolare bellezza. Tutti questi però, rendendo grazie ai colleghi, che loro avevano impartito questo sfgno di distinzione, dichia- rarono di rinunziare al premio in favore di altri espositori, nel caso che dalla Superiorità fosse loro confermata que- sta onorificenza. Furono quindi unanimemente giudicali dalla intera Commissione meritevoli di premiazione i signori: Calzoni Alessandro, meccanico bolognese — che ha inventata, e poscia modificala lodevolmente una macchina per iscavezzare e gramolare la canapa. Sono stati eseguili gli esj^erimenli, dai quali si ebbe un buon risultato; pe- rocché dirompendo la canapa con questo ordigno, tron- casi Io stelo senza offendere la tiglia , e si tronca per mo- do che, scuotendo la raanella , se ne sceverano pronta- mente le lische, e si ha per tal guisa buon lavoro, e non poco risparmio di tempo. APPEISDICa lOÓ Calzolari Doti. £rco/f— che presentava alcuni esem- plari di piante della robbÌ3 di Avignone, prodotti da seme in copia da lui provveduto di Francia, e che esso ha este- samente coltivato, con belle speranze di felice risultaraento ; e di Una parte di quel sem« fu egli grazioso largitore alla Società Agraria, che lo distribuiva alle Deputazioni Sezio- nali per farne sperienza. GrabinsU Conte Enrico — il quale espose alcune piante di riso della Carolina, di bellissima vegetazione, che con diligenti cure egli riesce a climatizzare nel nostro paese; ed a ciò si aggiunge che la Provincia di Bologna va ad esso lui debitrice per avere introdotti grani diversi nella nostra cultura, fra' quali il frumento di Rieti e di Corneto, di cui forniva il seme a molti agronomi. Rigosa Massimiliano -^ che fece mostra di uno stal- lone e di N. 12 cavalle coi loro puledri, provenienti dalla antica razza coltivata dai sigg. March. Pepoli. Si apprezzano queste per vantaggio di statura, bellezza ed eleganza di forme; i loro puledri sono robusti e docili. Il sig. Rigo- sa intende a coltivare questa razza con assidua cura nella Tenuta detta la Bevilacqua, rendendo così un notevole be- neficio alla Provincia nostra, in simil genere fin qui de- ficiente. Spada Principe D. Clemente — il quale inviò trenta bestie bovine alla Esposizione. Sono queste un saggio della razza da lui coltivata nella Tenuta di S. Gabriele, e van distinte per robustezza, mansuetudine, e quasi perfetta si- miglianza tra loro; queste bestie vivono all'aperto, e co- me selvagge; pure all'occorrenza servono bene ed oppor- tunamente ai bisogni campestri. Una tale razza introdus- se il sullodato Principe, e la crebbe incrociando tori e- steri colle nostre vaccine, a tal che oggidì se ne ottenne un nuovo tipo indigeno assai pregevole. E questi tutti sono oggi onorati del premio in primo grado, riconoscendosi la importanza dell'operalo da essi in prò dell'industria e dei miglioramenti agrori. 106 APPENIiICE Furono poscia eletti all'onore del premio di seconda classe li signori: Bolognesi Cav. Avv. Giuseppe — per sette prege- voli e beile varietà di frumentone prodotte da semi venuti di Londra, non che per avena di Ukrania, e miglio russo. Bìanconcini Conte Biagio — per avere presentata, oltre a diversi altri oggetti, specialmente una tagliola per preparare la foglia di gelso da somministrare ai bachi da seta. Grandi Dott- Giacomo — che, ne' suoi poderi in Casigno, inteso al miglioramento della razza pecorina, accoppiava le nostre pecore con merini spagnuoli, ottenen- done meticci, le lane dei quali (da lui presentale) si ri- conobbero a colpo d'occhio molto superiori alle nostrali. Nanni Leverà Volt. Domenico — per un saggio di spirito di more di rovo {Rubus fruticosa,) di eccellente sapore, e fra noi (inora non conosciuto. Pedra^'^i Fincen^^o — che inviò due tori di razza Sviz- zera ammirabili per bellezza, mansuetudine, e per altre otlimp qualità, che quella razza distinguono. Ranw^^i Conte Annibale Vincenzo — il quale pre- sentò un alveare d'invenzione francese, ingegnosamente costrutto per raccogliere il prodotto delle api senza recar loro nocumento. Spalletti N. U. Già. Battista, di\ Reggio — che fece mostra di burro e di formaggio di grana, prodotti della sua Caseria in S. Agata, di ottimo gusto, e di confezione tale, che addimostra come, anche colla qualità dei nostri pascoli e foraggi, si possa, usando le debite cure, otte- nere un miglioramento in queto ramo d'industria campestre. Meritevoli poi di lode distintissima si riconobbero: La Dcputarjone Serjonale di S. Giovanni in Persi- celo — per la diligenza ed attività nel raccogliere e spe- dire alla Esposizione scelti prodotti agrari ed industriali. APPENDICE 107 La Deputazione Se'^ionale di Porretta — pur essa per diligenza ed attivila nello inviare prodotti montani de- gni di particolare rimarco; e li signori: Burìanì Francesco — per avere presentato un saggio di canapa di distinta qualità, e di copioso prodotto. Calvi Blarcliese Giuseppe — per aver fatto eseguire una scavezzatora da canapa dal meccanico Pacifico Grati ^ di provata utilità. Fornasini fratelli, di Poggio Renatico — che espo- sero un cavallo stallone baio-marrone allo palmi 6 1 di razza incrociata atto a migliorare la nostra razza. Gibelli Carlo — per avere fatto eseguire una scavez- zatora da canapa dal mec nella formazione di vini scelti, nella educazione di bestiami di razze pregiate? Onde però fin da ora per mia parte porgere un qual- che tributo ai campagnuoli che amano le innovazioni utili, e cercano di introdutle nei propri poderi, senza per esse dimenticare i miglioramenti già noti, credo opportuno ri- ferire in questo articolo quelle migliorie, che oltre le già note, ma non estese per anco ed adottate a sufficienza, do- vrebbero studiarsi, se non usarsi definitivamente. Queste migliorìe od innovazioni che formarono talvolta i temi dei concorsi ai premi pubblicati dalle Accademie , o non fu- rono dilucidati ed esperimentati , ovvero rimasero inefficaci per le tre cagioni principali che io accennava superior- mente, la ignoranza, la inerzia, la deficienza de' mezzi. Voglia il cielo che i tempi attuali sieno piìi favorevoli alle buone pratiche, perle quali io pure mi adopero di vederle adoperale in modo veramente utile ed esteso! 1. Esperimento. — Introdurre la cultura di una o più APPENDiCE 117 piante a seoie oleifero, intercalandole razionalmente nel- l'avvicendamento, e presentando il saggio dell'olio otte- nuto in una delle prossime Esposizioni Agrarie per essere giudicato. Quando il coltivatore cerchi documentare la sua esperienza, e ne dimostri il reale vantaggio colla esibizione della rendila e delle spese, egli è certo di ottenere dal Governo il premio di una medaglia, oltre l'utile ed il de- coro che certamente andrà ad ottenerne. 2. Esperimento. — La cultura della vite è suscettibile per certo di essere migliorata, sia nel metodo, che nella qualità delle uvej come ancora la formazione dei vini pilo senza dubbio migliorarsi per darne dei pregevoli, special- mente nella parte montuosa delia nostra Provincia. 3. Esperimento. — La coltivazione dei frutti potrebbe variarsi e divenire piìi produttiva ogni qualvolta si usino le debite avvertenze nella qualità deg^ innesti, nella po- tatura, nella coltivazione e piantagione degli alberi oc- correnti. 4. Esperimento. — Per quante sieno le specie e va- rietà attuali delle piante, chi è che non sappia potersi ac- crescere tuttavia mercè la introduzione in Provincia di una o più piante nuove per noi , da impiegarsi negli usi agrari, negli usi domestici, nelle arti, e nelle industrie. Avete voi una pianta che dia un prodotto molto sollecito per uso dell'uomo o del bestiame, quando avvengono delle penurie? oppure avete adottata la collivazijne di qualche altra pianta serotina, che seminata in ^^ .^no ed in luglio possa servire di nutrimento in caso di deficienza « caro prezzo dei cereali? Voi forse mi opponete la scar- sezza delle acque irrigatorie pur necessarie a tali coltiva- zioni estive? ma io dirovvi tuttavia che vi é modo di al- lacciare le iiorgenti, di conduttarle meglio, di accrescerne i prodotti coi pozzi modonesi, e con altri mezzi, sicco- «le si usa nel Belgio, in alcune provincia dell'Inghilterra, «d in alcune altre Italiane' 118 APPENDICE 5. Esperimento. — La conservazione e formazione dei concimi siccome si pratica in oggi dalla gran parte dei coloni non è quale si conviene al maggiore prodotto ed alla buona sua qualità. Molti hanno insegnato di riempiere le buche, di adombrare il concime con alberi, di racco- gliere le urine onde inaffiarlo, di mescolarvi terra e fran- tumi d'ogni maniera per raccogliere i gas, e fissarli con- venientemente. Eppure molti trascurano questi metodi che la sola esperienza ed il confronto può bastare per dimo- strarne il deciso vantaggio ! Si ricordi che i migliori po- deri sono quelli che meglio si concimano, e si lavorano con regole convenienti alle varie coltivazioni! 6. Esperimento. — Se non fosse stata pubblicata nel de- corso anno la Istruzione sul miglioramento della razza dei be- stiami, dalla Società Agraria, vorrei dimostrare io pure i difetti, e i danni che in oggi esistono nella educazione dei nostri bovini e delle pecore specialmente. Ora mi ba- sta di pregare i miei lettori a leggere quel libro, e ad usarne le pratiche indicate, perchè non saprei suggerire niente di meglio , e di più facile a praticarsi. 7. Esperimento. — Vi sono nella bassa provincia dei terreni che soffrono di umido per deficienza di scolo, ed altri ve ne sono nella parte montuosa che inaridiscono le piante, ed a guisa di terreni sterili perchè ferruginosi cola- no attorno, e stringono la pianta all'epoca delle pioggie fa- cendola morire. Pure in queste qualità di terreni potrebbero crescere piante di indole diversa da quelle fin qui usate; e la stessa ispezione di quei terreni dimostra che total- mente sterili non sono: ora se la lupinella muore nei ter- reni che soffrono di umido , perchè non si ricerca un fo- raggio fra le piante semipalustri? Perchè non si procura di raccogliere il seme di quelle piante che tuttavia cre- scono spontanee nel terreno che cola detto magnesiaco , ;tlluminoso? 8. Esperimento. — Gioverà pure niij)Iiorare le nostre At'PENDICC 119 niacdiine agrarie, ed anche quelle che servono alla indu- stria. Nel primo caso, ricercare di arare meglio la terra e con minore fatica dei bovini, ovvero di trasportare gli oggetti con maggiore facilità, è cosa molto utile al cam- pagnuolo. Nel secondo caso costruire e riformare gli utensili per la migliore estrazione dei vini, dell'olio, dei grani è pure cosa molto opportuna. Questi pochi esperimenti, per tacere di altri, dovreb- bero venire praticati dai nostri campagnuoli, certi di trarne non tenue profitto^ sia per uso proprio, come per utile degli altri che gli venissero adottando. Quando il Campa- gnuolo avrà ottenuto un certo profitto da qualche esperi- mento , e potrà avvisarne il pubblico nella occasione della Esposizione Agraria , egli ne otterrà il debito premio dal Superiore Governo, e quel che più monta la benedizione -dei posteri, la propria utilità, ed il patrio decoro. Li 30 Agosto 1853. - Diomede Marocchetti di Sassuolo. -■ — xr"Q)^>Qt<^\ — T- Fabbricazione dei concimi artificiali. Lettera del Dott. Bernardino Baroni di Lucca. Col programma pubblicato nel Monitore del 22 Giugno corrente N. 144, la benemerita ed illustre Accademia dei Georgofili ha dato un nuovo e potente incoraggiamento all'industria agricola della Toscana. E poiché ai paragrafi 6. e 7. del citalo Programma si promuove attivamente l'uso del Guano d'America o di Africa o di qualunque altra provenienza, e la fabbrica- zione di concimi artificiali, io stimo far cosa opportuna 120 APPENDICE e forse gradita all' Accademia , recando a cognizione di essa quanto segue : Che in sequela di accurati studj e d'esperienze com- parative felicemente riuscite, è stata intrapresa in^^ucca fino dall'anno scorso per cura di me sotloscrilto, in unione al Sig. Benedettino Landucci, già Prof, di Agronomia e allievo del celebre Filippo Re, la preparazione di com- posti e concimi artificiali supplementarii. Che^ non per avidità di guadagno, ma per sincero amore del proprio paese, e per cooperare in qualche modo allo sviluppo ed incremento della nostra agricol- tura e quindi della prosperità nazionale, si è istituita da quasi tre mési in apposito locale una fabbrica di tali com- posti ed ingrassi. Che parecchi possidenti, fattori, e coloni hanno ripe- tutamente acquistato questi nostri prodotti pel loro giusto valore ;, — più discreto assai di quello degl'ingrassi li- quidi usuali — , per sussidiarne praterie, canape, cereali leguminose e piante ortensi. Che tutti gli acquirenti, che ne fecero uso secondo le facilissime norme loro indicate all'atto della consegna, anziché muovere il minimo lamento sull'effetto da essi conseguito, dichiararono di esserne soddisfatti, avendo con modica spesa accresciuto la fertilità dei loro campi j e con nuove commissioni incoraggiarono questa impresa nascente. Che fra pochi giorni sarà compito del tutto un mec- canismo, animato da ruota idraulica, destinato ad elabo- rare certe sostanze occorrenti a formare le richieste com- binazioni; allora in questo stabilimento potrà prepararsi pure un composto artificiale equivalente al famigerato Gua- no, e anche di minor prezzo del medesimo, e senza dub- bio di maggior durata. Che i principj essenziali azotati, salini e fosfatici di cui si compongono questi concimi (i quali variano se- APPE^UICE 121 condo le qualità dei terreni e la costituzione chimica delle piante) si ottengono in gran parte col mezzo di residui e rifiuti che per lo innanzi andavano dispersi; e da ciò con- segue, come è facile ad intendersi, la loro economia, di- pendente ancora dalla minor quantità necessaria per otte- nere r ordinaria produzione. Che la comodità d'acquisto neppur manca ai nuovi composti in discorso, esser],do la fabbrica situata in pia- nura circa un mìglio distante da Lucca e sopra un ampio quadrivio di strade, tulle carreggiabili e dirette a diverse regioni delle più industriose; potendosi inoltre acquistare solidi o liquidi a beneplacito del committente perisparge- re i solidi o in copertura o a solco, trasportandoli senza fatica dovunque; ed applicare quei liquidi diluiti in dieci o pili volumi d'acqua, secondo la natura delle terre e dei vegetabili; il che può farsi con somma facilità, nel- l'alto della loro applicazione dallo stesso agricoltore. Che quei liquidi giovano parimente, nelle debite pro- porzioni, ad avvalorare i principi! fertilizzanti e nutritivi delle fece umane, togliendo ad esse ogni molesta e pu- trida esalazione; e ciò apparisce di doppio interesse igie- nico ed agronomico da meritare ^ per quanto sembra, maggior favore di quello avuto fin qui dalla Direzione Doganale del Compartimento, che dopo lungo esame ha deciso , non potere questi composti o concimi artificiali an- dare esenti dal dazio d' introduzione in città, come dispone la Legge a riguardo degli altri concimi ordinar]. Per non oltrepassare i limili della discretezza chiù- derò questi cenni sommarii , dichiarandomi pronto a som- ministrare ulteriori notizie, non che ad inviare saggi dei composti, esistenti ad ogni richiesta, e riserbandomi a presentar tra non molto un campione del suddetto Gua- no artificiale. Frattanto nel desiderio di assicurare agli autori di questa nuova introduzione quel po' di merito che potesse 122 APl'ENDiCE attribuirsi alla priorità del pensiero, si trasmette a cote- sta rispettabile Accademia dei Georgofìli per custodirsi ne' suoi Atti , r unita scheda segreta contenente le sostanze di cui si compongono quest' ingrassi artificiali. Gradisca ec- Lucca 26 Giugno 1853. Ossequiosissimo Doti. Bernardino Baroni Db'Guarinonk Di un nuovo marmo artificiale premialo dalla Società rf' Incoraggiamento di Padova. Antonio Cristofoli di Padova erasi da lungo tempo studiato di comporre un impasto pietroso che, a solidi- tà e bellezza non inferiori a quelle de' marmi più ricer- cati ^ congiungesse grande facilità ed estensione di utili applicazioni, e grande modicità di prezzo. Spese anni, sostanze, fatiche in infinite prove e riprove, finché rag- giungeva a perfezione il suo scopo. Scaglia (i) di masegna, con opportuno cemento gel- tata in sagome di ferro, e battuta sino a rifiuto di mar- tello ^ vi forma poi prosciugandosi uno strato di tale so- lidità, che resiste al martello, e manda suono come di marmo. La sola sega a sabbia ed acqua lo intacca e lo penetra; e segato e risegato da qualunque verso, con- serva intatti e precisi gli angoli e gli spigoli anche più (I) Estratto del Rapporto della Commissione: Sacchetti Ingegnere , Barone Onesti Fioravanti ed Ingegnere Trevisan, e dal Raccoglitore, anno I. pag. 182 e seguenti. APPENDICE 123 acuti. Su quello strato se ne forma un altro con fram- menti di marmo e cemento, e si consolida alla maniera del primo. I due strati fanno una tavoletta che sì orsa, si polisce e si lucida dentro la stessa sagoma. Da varie sagome varie figure, e per le tinte de' singoli marmi di- versificate all'infinito , i loro frammenti possono comporsi ad ogni più vario e variopinto disegno, e fino a giunge- re dalla tavoletta d' un solo colore al più complicato mosaico. Cosi diverse per dimensioni, figure, colori e disegni, e diversamente combinate fra loro le tavolette del Cri- stofoli, consentono ogni novità di composizione artistica. Con esse si costruiscono pavimenti, s' incrostano mu- ra e tetti, si rivestono tavole ed altri mobili di lusso. Per la costruzione d'un pavimento, disteso prima sulla impalcatura uno strato di calcinacci asciutti, onde to- gliere i difetti di livellazione , su questo si dispone 1' una tavoletta presso l'altra senza battitura. La grossezza com- plessiva delle tavolette e dello strato di calcinacci non arriva ai 5 centimetri. Poco cemento basta all'unione, e in breve fa presa. Per tale costruzione le impalcature non s' impregnano di umidità dannosa alle case e a chi vi soggiorna, non soffrono scuotimenti, non sono gravate da soverchio peso, né le stanze hanno a rimanere inabi- I tate per molti mesi : difetti che invece tutti e in sommo I grado si riscontrano nei pavimenti di battuto o terrazzo in uso in queste Provincie. Un pavimento fatto colle tavolette del Cristofoli costa poco più d' uno fatto con pianelle o quadri di terra-cot- ta, ed è senza confronto meno dispendioso d'un pavi- ' mento di marmo de' più comuni, benché possa superare j in pregio i bellissimi. Se il prezzo minimo della tavolel- I le è alquanto superiore al minimo de' comuni terrazzi, ! i tanti pregi , di cui si vantaggiano su questi , ben com- i pensano in fine del conto e ad usura la differenza, senza Ì24 APPENIMCE dire che solo attenendosi alle tavolette di tale miainio prezzo si ha un pavimento per Io meno eguale in bellez- za al battuto di maggior costo. Perciò è da credere che un giusto calcolo indurrà d'ora innanzi ogni intelligente proprietario a lasciare nella costruzione di nuovi pavimenti il dannoso battuto per le tavolette del Cristofoli. Così abbia sempre più largo spac- cio anche fra noi il prodotto d' una fabbrica che a que- st'ora dà pane a più decine d'operaj , e in breve sarà per darne a più ancora, anche perchè assistita dall'Ingegnere Agostino Sinigaglia . e perchè ha già ricevute commissioni da case mercantili di lontani paesi, come da quella de' fratelli Engelmann di Nuova Jork. Intanto il Cristofoli , che ha creata alla sua patria una industria^ la quale richiamava l'attenzione anche alla Esposizione universale di Londra, ben meritava da que- sta Società Padovana la sua maggiore medaglia d' oro di lire trecento. Tecnologia agricola. — Uso dei torsi del granturco. Di questo prezioso cereale si conoscono più specie, ma in agricoltura generalmente se ne coltiva una sola della quale sono varietà il granturco maggengo , e il sessantiuo, «d è la Zea mays L. Il Sig. Stefano de Marzell riuscì a preparare dalle canne, e dal torso del gran turco una ma- teria farinosa, la quale in seguilo all'analisi fattane dal Professore di chimica all'Istituto politecnico di Trieste, offre le più belle speranze nell' avvenire. Questa farina con- «iene 56 per 100 di amido, 9 per 100 di albume, e 35 per 100 di sostanza lignea; quindi soltanto 10 per 100 di APPENDICE f3& materia natritiva meno che la farina ricavata dal seme del gran turco stesso. Nel 1817 dalla farina ricavata fu fatto del pane il quale cagionò malattie, e financo la morte, essendoché allora non si sapeva separare le parti lignee delle canne del gran turco. Maggiore deve essere quindi la nostra ricono- scenza pel sig. Marzell, che con idefessa attività seppe as- soggettare, a chimica analisi gli accennati vegetabili, e pensare ai mezzi onde scernere con poca spesa le parli indigeste. Questa invenzione trovò già nel 1847 plauso in tutti i più rispettabili giornali. Ora le prove addotte per- suadono anche gl'increduli, che questa farina non solo è buona, quale foraggio, ma ohe il pane fatto con essa è molto saporito , e nutritivo. Così pure dalla slessa farina è possibile ricavare spirilo di 36 gradi con 15 a 20 per 100 di guadagno. 11 sig. Marzell impiegò le foglie del gran turco per farne carta da pacchi , la quale è bella e buona „ e meno costosa ancora di quella dì paglia. Lavori ed esperienze fatte nel podere sperimentale in Ferrara. Si sono anche in quest'anno rinnovati gli esperimenti di confronto sulle diverse maniere di piantare il gran tur- co (Zea mays ). Una superficie fu piantata nel modo ordinario , come dicesi a so/caro/o tracciando i solchi colla zappa. Un'altra coli' uso del rigatore a quattro coltri : una terza col pian- tamento a Settonce col fastello a piroli. À suo tempo si daranno i risultati di questi confronti col prodotto rispet- tivo. In fratlaulo non sarà inutile avvertire al risultato del lavoro coi diversi mezzi adoperali. Col rigatore si 126 APPENDICE arriva a tracciare i solchi in una mezz'ora circa sopra ogni stajo superficiale coli' impiego di qualtro animali. Non si tracciano i solchi colla zappa sopra una superfìcie uguale, che da 8 lavoratori in un'ora , e un quarto circa. Un uomo, e una donna impiegano una giornata circa di lavoro a piantare a settonce col piantatojo uno stajo di terreno. Da qui si scorge gran guadagno nel tempo, e per ciò nella economia della spesa in favore del rigatore. E assai rimarchevole il confronto fra le pezze assog- gettate al lavoro dell' estirpatore prima di piantare il fru- mentone , con quelle che furono soltanto pareggiate colle zappe. In queste vedesi il campo ingombratissimo di erbe tuttavia , nelle altre se ne scorge assai piccola quantità. Da qui avremo un risparmiò pel tempo , e sul prezzo delle scaricature, che vanno ad incominciarsi, e potranno farsi più diligenti sul terreno estirpato. La vegetazione non ma- nifesta ancora nessuna differenza. L'estirpatore lavora per ogni ora tre staja circa di terreno coli' impiego dì qual- tro animali. E da avvertire, che il terreno è di due sapori, e il gran turco per natura della rotazione adottata succede al trifolio. Lo strumento chiamato V estirpatore pel gran lurco sembra non convenire pei terreni delle roraagne, perchè non coglie 1" erbe d' appresso alle pianticelle , come può farsi colla sarchiatura a zappa. Intorno all'uso del rincalzatore del Sig. Burdin di Torino si daranno in appresso dei ragguagli positivi. APPENDICE 127 EFFICACIA DELL'ACQUA DI CALCE nella cura dei Porri, o Verrucche della Pelle specialmente degli Animali Bovini DI VINCENZO LUATTI Boa senza prima far grandcJa^gitaU Venemrao in parte dove '1 nocclilcr forte Uscite, ci gridò, qui è l'J-enlrata. Di questi tempi che tutte le menti si occupano di gran/- di scoperte, di astrusi problemi, di^ nuove invenzioni, frustrando a dritto o a rovescio le antiche , parrà strano a molti, che io, facendo quasi indietreggiare i secoli, mi dia a trattare un tema cotanto triviale e di sì poco conio quale può sembrare il presente, 'che il celebre7Mazza , nel di Lui, d'altronde dotto « Corso Completo dijChirur- gia Veterinaria » neppure ^stimò meritevole di|sua^atten- zione. Ma e perchè una scoperta , un ritrovato , un' utile applicazione (nel caso nostro) è meno strepitosa di un altra, meno importante, cesserà di esser tale? ed avere i suoi vantaggi? non meriterà d'essere conosciuta? E però seguendo una razionale interpretazione non mi è sembrato affatto superfluo e vano di esporre in questo povero scritto 'ciò che nel mio giornaliero esercizio mi corrisponde a meraviglia a debellare certe sorta di aH^ezioni della cute, che alle volte pongono il pratico nella più crudele per- plessità. Sono le Verrucche, o Porri (secondo la defìnizione contenuta nel Dizionario dei Sigg. Fontanelli ed Omodei ) 128 APPENDICE > escresceuze cutanee dure, rugose alla superficie, larghe » più o meno alla base, le cui radici s' approfondano mollo » nello spessore della pelle per via di filamenti bianchicci , » fitti, semi-fibrosi, e moltiplicatissimi ; la cui grossezza » negli animali per l' ordinario varia da una capocchia >> di spillo a quella di una mediocre mela ; quali ora in- » sorgono separatamente ed isolati, gli uni dagli altri j ed » ora occupano tutta una parte, o membro, e tal volta » ben anco tutta la superficie del corpo animale. » Lasciando dfi parte qualunque altra particolarità di porri, dagli scrittori indicati sotto diversi nomi, è mio intendimeuto di occuparmi soltanto di quelli ordinari casi che più generalmente accade di incontrare in pratica; e che, o pressoché lutto il corpo dell'animale, o quasi tutta una parte di esso (come sarebbe il contorno delle labbra, il musello, l'interno della bocca, tutta la faccia, la giogaja, uno, due o più membri, ecc.) è coperta di escrescenze porrose più o meno rilevate, fitte, conglo- merate, ammassale fra loro, e sempre crescenti in numero ed in volume per cui bellezza e pregio reale tolgono al- l'individuo che le offre, deturpando per tal guisa la par- te, o le parti prese che non si saprebbe come compren- derle sotto 1' ordinario trattamenlo curativo di queste anor- mali produzioni, in quantochè o non sarebbe compatibi- le coli' estensione di superficie pervertita, o colla delica- tezza od uffizio di alcune altre. Il cavallo, il bue, ed il cane, fra i nostri animali do- mestici sono quelli che a preferenza vi vanno più soggetti; ed in Chiana dove gli animali bovini sono in maggior nu- mero , è su questi che mi accade di osservare con più frequenza l' innormalilà in proposito. Per quanto risulta dalle mie osservazioni, in tutti i tempi, ed in tutte le età si manifestano le verrucche : la primavera e la gioventù sembra però favorire maggiormente il loro sviluppo, ciò che avvalorerebbe , a senso mio , l' opinione di certi au- AFPENDICE 129 tori (Bourgelal, Huzard, loggia padre ed altri) i quali fanuo dipendere la provenienza dei porri da uno stato di rilascialezza dei tessuti, da un temperamento molle, lin- fatico, e dall'acredine, e sovrabbondanza di questo fluido, essendo queste condizioni proprie e dell'età, e della sta- gione pel foraggio verde di cui gli animali fanno uso in detta epoca molto atto a produrre i menzionati sconcerti sì nei solidi che nei fluidi. Fino da tempo remoto l'estirpazione, la legatura, il caustico, il ferro, ed il fuoco hanno costituito il tratta- mento curativo dei porri, di cui è parola j ed ai nostri giorni ancora sembra non conoscersi un miglior metodo, essendoché in Francia gli stessi Signori Direttori e Pro- fessori della scuola Nazionale di Lione nel loro «Diction- naire General de Médecine et de Chirurgie Yètèrinaires » hanno lasciato scritto, che, Pour detruire les lìoireaux on emploie la legature V excision , et la cauterisation. Ed an- ch'io vìssi un tempo in questa felice persuasione, e tanti e poi tanti casi di porri e isolali e confluenti aveva vinto con i detti espedienti , che allorquando era domandato per animali porrosi, anche prima di vederli avevo la te- merità di assicurare il proprietario del buon successo. Ma ben presto sopravvenne 1' amara ora del disinganno. Era air incirca nella primavèra del 1834 quando una Signorina mi consultava relativamente ad un suo Cagnolino avente le fauci, il palato, la lingua, le gengive ed i labbri tutti coperti di piccole escrescenze porrose, e cosi fitte che pochissimi punti della mucosa buccale ne erano privi. In tale emergente dissi meco stesso, a che i caustici? a che il fuoco? il ferro qui a che serve? A dir vero non seppi a- qual partilo apprendermi. E solo a modo di esperimento feci usare i gargarismi di acqua salsa, poi quelli colia saponata , indi passai all' uso del ranno vergine ; ma a lun- go andare il cane si infastidì, si rese indocile, e diffidente d; lutti ; le parti alterale si conservarono sempre nello stato N. Ann. Se. Natir. Serie HI. Tomo 8. 9 130 APPENDICE di piiraa^ l'animale perdeva molta saliva, rendeva un fe- tore disgustoso, sicché per non conoscere un medicamento appropriato alla delicatezza della parte disorganizzata, mi trovai costretto di insinuare a Madamigella l'uccisione del di Lei joli petit chien. Né piii pensai per allora a simili mortificanti incontri, seguitando a trattare nei difalangi maggiori gli altri casi che mi si presentarono nell' ordina- rio modo. Ma ecco che nel Maggio 1851 il mio amico Sig. Dott. Matteini di Montepulciano mi fa vedere un suo Cucciolo da caccia^ la bocca, le labbra, e la lingua del quale era- ' no coperte di minuti porri, come nel precedente j e le fauci, e la volta del palato ne contenevano in tanta quan- tità, ed appianati gli uni su gli altri da rassomigliare ad una piastra o corazza tutta coperta di squame. Né la pra- tica né la lettura degli autori mi avevano per anco ap- preso un miglior metodo per isperare di poterlo trattare con più fortuna del primo , onde consigliai all'amico l'uso di una lunga soluzione acquosa di idro-clorato di Ammo- niaca da apprestarsi più volte al giorno, e lo persuadeva inoltre a dar tempo avendo osservato che tal volta i porri della pelle esterna dei bruti, forse col variare delle con- dizioni o igieniche , o individuali erano caduti spontanea- mente, per cui non era improbabile che anche nel nostro, cane, essendo giovanissimo, potesse avvenire il simile, quand' anco , come accade, il medicamento non portasse alcun buon effetto. Siccome l' ammalato era di belle for- me, di buona razza, così ben volentieri il Sig. Matteini aderì ai miei consigli. Alcun tempo dopo quest'abbocca- mento, ritrovai l'amico tutto contento, e desioso d'in- contrarmi perdile gU era stato detto , che bagnando la bocca del cane colla spuma che l'acqua di pioggia lascia tratto tratto lungo i rigagnoli per dove corre , egli sarebbe sicuramente guarito. Sebbene io non dividessi con Lui la decantata certezza , pure lo esortava ad esporre il cane alla APPENDICE 131 prova alla prima opportunità assicuraudolo che non avreb- be corso per essa alcun rischio. E di vero dopo tre o quat- tro giorni di pioggia ^ nei quali venne aspersa la bocca del nostro animaluccio quattro o sei volte al giorno colla preaccennala spuma, esso restò perfettamente ed arnera- viglia libero dal suo incomodo in modo superiore alle nostre speranze. Considerando io che la parte attiva del medicamento, doveva consistere nei sali calcari contenuti in dissoluzione nella spuma ^ mi proposi subito di esperimentare una so- luzione acquosa satura di calce nei diversi casi di porri delia pelle, ove per solito, quando erano parecchi, e fitti usavo di trattarli o con l'acido nitrico solo od unito a pochi grani di arsenico, con la legatura , e colla escisio- ne se erano meno confluenti; tanto più che da alcuni Scrittori è fatto cenno dell'uso dell'acqua di calce usa- ta allo esterno nella cura delle porrelte dei Cavalli man- tenute da una depravazione d'umori. E siccome aveva io appunto di quei giorni in cura un sopranno di Giuseppe Bennati lavoratore alle Ferriere della Reale Fattoria del- l'Abbadia, che per essere alquanto sproporzionato di for- me Esso destinava al macello, e che era così straordi- nanamente tempestato di porri, che io quantunque avessi fin d'allora veduti molti animali con parti estesissime por- rose, non rammentava l'eguale : tutto l'abito esterno, il mento, e segnatamente le due estremità anteriori di que- sto giovane individuo, al basso della regione del carpo erano siffattamente prese da porri grossi quanto un' ordi- naria noce, fitti ed affluenti fra loro in guisa da rasso- migliare precisamente al braccio imbraccialato del giuo- catore da pallone, e per i quali tutti i trattamenti locali esterni (tranne l'escisione, che non mi parve effettuabile atteso la grande estensione, che giusta l'espressione dello stesso Bennati, bisognerebbe sgusciare tutto il vitello) soliti da me usarsi con buon risultato in consimili incontri, con 132 APPENOrCE più la saleggiatura ed aspersione d' idro-clorato d'ammo- niaca, e gli empiastri di colchico (colchicum auturanale) alla voce Verucche nell'Enciclopedia Torinese, e nel Di- zionario Cera, non avevano arrecato alcun sollievo; sic- ché mi proponevo di fare sopra di esso il primo esperi- mento ; ma trovato il Bennati poco disposto a proseguire, dopo tante, ulteriori prove (1) anche per lo inoltrarsi la stagione delle maggiori faccende campestri i e per la poca fiducia che io stesso portava al rimedio da esperimentarsi ne dimise il pensiero per quella volta , ed acconsentì alla vendita del vitello. Fortunatamente quattro o sei giorni dopo venni do- mandato dal Meani lavoratore al Capannone della Reale fattoria di Bettolle per una vitella pure sopranna , della di lui stima, ancor essa piena di porri, quale per essere di bella e buona razza se si fosse potuto liberare lo avreb- be gradito assai. Tra questa ed il vitello testé mentovato non vi passava altra diversità, che il mento conteneva po- chissimi porri, la vita circa una metà meno, e più piccoli di quelli j ma la regione mediana dei due carpi ne erano coperte ad un dipresso, e a pressapoco della stessa gros- sezza come nel primo. Solo che per essere meno tempo che erano apparsi, e meno infastiditi non tramandavano ne sanie né fetore. Quindi, come è facile a convincersi, da me non si desiderava altro per mettere in esecuzione il mio proggetto di esperimentare la presupposta ef&caccia dell'acqua di Calce. E però senza curarmi di quella pre- parata dalle officine, perchè non cadesse dubbio sui suoi ef- fetti, ordinai immediatamente al Meani di trovare un cozzo (1) Allorquando il Veterinario disgraziatamente si in- contra in malattie di lungo corso, pertinaci, e che esigono insistenza, sono molti, anche fra le persone di certa istru- zione, che assomigliano al Bennati mostrandosi indifferenti, e poco frodivi alle prescrizioni del curante. APPENDTCF. 133 ili calcina viva, della grossezza di un uovo d'oca (una libbra e mezzo circa), di metterlo in una pentola con otto o dieci libbre d'acqua corrente; dopo otto ore co- lare quest'acqua, ed aggiungere alla colatura la presina di polvere che con la ricetta avrebbe portata dalla spe- zieria , consistente in sedici gr. di arsenico (acido arsenio- so), imperocché non volli affidarmi interamente alla sola virtù della calce: tornato dopo sei giorni alla visita fui in certa guisa sorpreso dal vedere i porri tanto presto notabilmente diminuiti, duri e come seccati. Rilevati dal Meani i buoni effetti ottenuti , bastò per- chè con diligente assiduità Egli bagnasse con una pezzet- tina di canapa intrisa nella soluzione uno ad uno lutti i porri più volte al giorno conforme gli aveva io raccoman- dato. Otto giorni più lardi , nella mia terza visita , di molti e molti porri non vi rimaneva più vestigio, e degli aggregamenti notati ai carpi non si scorgeva omai altro che alcuni punti conformati a guisa di pelle raggrinzata e seccata. Altro che nella gamba destra , l'azione dell'ar- senico, o che qualche volta venisse bagnala troppo ab- bondantemente, o che fra gli interstizi delle escrescenze ci fosse qualche esulcerazione non avvertita , cagionò una piaga con indurimento degli integumenti di circa due pol- lici di circonferenza , quale previa asportazione della parte disorganizzala facilmente cicatrizzò in breve tempo. Se- guiti! a trattare le rimanenze colla semplice acqua di calce falla nella maniera su indicata , e la vitella restò in breve libera di qualunque traccia di verrucche in modo superiore alla mia aspettativa. Un tal successo mi fece pentire di non aver fatto più premura di quello che feci al summentovato Bennati onde intraprendesse di buon grado a cimentare il nuovo pro- cesso curativo nel di lui vitello, e mi confortò ad usarlo con buona speranza nei casi che mi si sarebbero presentati in appresso. 134 APPENDICE Di falli dopo un mese circa, un'altra vitella del Drìn- goli , Conladino della predetta fattoria di Bettolle, e vicino del Meani, avente essa pure nelle gambe anteriori un gran- dissimo numero delle solite escrescenze, ed un' altra cioc- ca delle medesime al lato esterno della pastoja dell'arto posteriore destro , dette luogo ad un secondo esperimento , che istituii colla semplice soluzione di calce ^ cioè senza arsenico, e l'esito fu ugualmente, come nel primo, pie- namente felice. Similmente, un vitello di Giuseppe del Santo, lavora- tore della Reale fattoria di Acquaviva che portava da qual- che mese al musello gran numero di piccoli porri ( ciò che accade assai frequente di incontrar porri sulla detta parte nei vitelli, e così pure nel contorno delle froge na- sali, e nei sopra-cigli), venne prontamente liberato col mezzo di questo rimedio. Quale per essere addivenuto il mio pili facile, più semplice, più economico, e più sicu- ro specifico contro cotesta sorte di pervertita, vegetazione della cute, a tutto questo dì 15 Luglio 1853, vale a dire, in 26 mesi è stato da me prescritto almeno su venti indi- vidui ed in tutti col medesimo buon resultato, né i porri in alcuno di essi si sono mai più riprodotti (1). La diversità che mi è sembrato di notare fra l'azio- ne dell'acqua di calce sola, e quella contenente piccola dose di arsenico, si è di possedere quest'ultima un gra- do maggiore di attività della prima , che però i suoi effetti sono bastantemente pronti e sicuri in modo da poter fare (1) Se l'acqua di calce su queste innormali produzioni agisca in -modo specifico, neutralizzando cioè l'acrimonia della linfa e degli umori: o, come io opinerei, se agisca sulla pelle a modo di semplice disseccante, ed attenuante rin- forzando i tessuti e le fibre di essa in guisa da opporsi alla preternaturale vegetazione, ciò è quanto lascio a discernere alla saviezza del benigno Lettore. APPENDICE 136 eli meno di unirle un' agente terapeutico cotanto pericoloso massimamente fra le mani dei Villici. Mi rimane ancora di provare l'efficacia della nostra acqua nel porro (per l'ordinario unico) tanto facile a comparire al polpastrello, nella biforcazione delle falangi dei piedi posteriori dei bovini, che solitamente suol essere mollo pertinace e renitente agli altri metodi curativi, e di facile ripullulazione anche dietro all'estirpazione col taglio, oltrecchè si immaligniscono gli animali operati in modo che difficilmente senza l'impiego dei mezzi forzosi possonsi praticare su di essi le convenienti medicature alla parte operala; e però facilmente ognuno comprende di quanta utilità ridonderebbe la soluzione Acquosa satura di calce se in questo caso ancora riuscisse (come e spe- rabile) apportatrice degli ottimi risultati ottenuti nei casi sopra narrati. ■■«^5©^M^@^5>®^. >:)-') 136 RAPPORTO PROFESSORE GIUSEPPE niEKEGHIiM. Già da quattro anni una Società Mineralogica bo- lognese intende a procurare una nuova fonte di ric- chezza al proprio paese col cercare nelle Province di Bologna e di Ravenna i minerali di utile escavazione che vi si trovassero y e primamente i metalli. Bellissimi indizi esterni di Rame chiamarono l' attenzione della Società sopra Risano, luogo a 3 miglia circa al S. E. di Loiano: ove fece aprire , e sostiene con generosa som- ministrazione di somme f estesi lavori di esplorazione. Allo scopo però di conoscere^ preventivamente ai lavori^ il punto di Bisano , come altri parecchi del Bolognese ^ molti studi essa fece eseguire in vari tempi da valenti Ingegneri di Miniere e Geologi , i quali , presentando i loro rapporti di sommo interesse per la Società com- mittente , recarono 4mportante servigio alla geologia del nostro paese. Il più recente di questi Rapporti è quello del eh. sig. Prof Meneghini, che graziosamente ci viene dato da pubblicare in questi Annali. Nutrono fiducia li Redattori di potere poi aggiugnere di se- guito anche li Rapporti precedenti , persuasi che sarà sempre guardato con interesse ciò che serve ad esten- dere la cognizione geologica, ancor molto limitata, del Bolognese. Li Redattori. RAPPORTO -*>*>&s js^»^-*-*- 0, "norato del gradilo incarico di esaminare i terreni nei quali la r= Società Mineralogica Bolognese rr fa ese- guire i lavori di esplorazione, alla ricerca di un giacimento cuprifero, in prossimità di Bisano, e quindi suggerire quei tentativi che credessi opportuni, era mio primo dovere esa- minare allentamenle le condizioni geologiche del luogo e delle regioni circostanti. Un tale esame riusciva confortalo dai precedenti sludi del Bianconi, del Santagata e dello Scarabelli, non che dal confronto di essi terreni con quelli già tanto illustrati in Toscana dal Savi, e viemmeglio con altri della stessa provincia Bolognese, che ebbi la fortuna di visitare e studiare in compagnia di ess« mio maestro, il Savi. Quell'esame, per altro, era troppo rapido e par- ziale perchè io mi possa credere in grado di spiegare par- lilamente tutto quanto riguarda la geologia del paese, né ciò d'altronde è qui necessario, bastando all'uopo quella parte delle geologiche ricerche che si riferisce all'esplo- rato giacimento metallifero, ed è appunto a ciò che mi limito in questo primo Rapporto, che ho l'onore di pre- sentare alla benemerita Società. 138 APPENDICE ' 1. Situazione dei massi serpentinosi di Bisano. II primo soggetto, che credetti di dover prendere ad esaminare, si fu di determinare se i vari massi serpentinosi, che si trovano nel campo di esplorazione di Bisano, si pos- sano considerare come in posto nei luogo della emersione loro, ovvero se si debbano credere pervenuti da punti più 0 meno lontani, alla guisa dei massi erratici. Trovai, riguar- do a ciò, pienamente confermata la opinione già emessa dal Bianconi, dal Caillaux, dal Purgold e dallo Scara- belli, doverlisi cioè ritenere, almeno per la maggior parte, come realmente in posto, e validissime ragioni mi sembrò ravvisare in appoggio di essa opinione nelle seguenti os- servazioni : 1. La collocazione topografica di que' massi induce a crederli intimamente connessi cogli altri, così della chinata settentrionale dell' Apennino come della meridionale ed occidentale, nonché della Catena metallifera in Toscana. Fino dal 1838 mostrava il Savi che tutti tali affioramenti ofiolilici si possono riguardare come distribuiti in quattro zone quasi paralellamente dirette da N.O. a S.E. , al pari del- la catena apenninica, ed è appunto alla più settentrionale di quelle zone che appartengono i serpentini, che s'incon- trano lungo il Sillaro e lungo l'Idice, quelli di Rocca di Cà Brenno, di Monte Beni e di Sasso di Castro, al pari degli altri che, più ad occidente, sorgono tanto nu- merosi lungo il Brasimone e la Setta, lungo la Limentra ed il Reno, nonché lungo la Sella, zona che, più al N.O., chiaramente si manifesta nei così detti Salti del Diavolo fra Caslelnuovo de' Monti e la Val del Taro; mentre la seconda, che comincia da M. Gottero nella Valle' di Zeri nel Pontremolese, e comprende poi le masse grandiose di Monte Ferrato e dell' Impruneta , si estende a S.E. fino al gruppo de' colli serpentinosi di M. Aulo e di Anghiari APPENDICE 139 ìfjcll' Aretino. E siccome a questa principale direzione si associa, come sempre avviene, una direzione secondaria, più 0 meno esallaraente normale alla prima, così è bello ed istruttivo il vedere come i massi serpentinosi di Bisano si allineano esattamente cogli altri numerosissimi che s'in- contrano lungo il corso dell' Idice: la Fenarina, Fontanelle, Fornasaccia, Cà del Zonca, Gnrlino, ecc., e quindi con quelli maggiori e più elevati di Monte Beni e Sasso di Castro, ed oltre la cresta apenninica con quello di M. Fer- rato presso Prato , mentre quelli di Sasso-Nero, di Casoni fumanti, della Maltesca, di S. Zenobio, di Sassi rossi sotto al M. Canda e di Rocca di Cà Brenno formano una linea quasi paralella alla precedente alquanto più a SE. La piccola divergenza, che quelle due linee presentano, è in correlazione colla differenza che si osserva riguardo ad esse linee secondarie di frattura nelle altre zone successive, per cui nella più meridionale, che comprende l'Elba, il Gi- glio ed il Capo Argentaro, la declinazione ad oriente è molto minore, e la direzione ne risulta quasi meridiana. Questa differenza fra i due lati dell' Apennino, è mollo verosimilmente in un qualche stretto legame col fatto geo- logico del sollevamento dell' Apennino stesso , dovendosi, ed in esso sollevamento e nella eruzione delle serpentine, di- stinguere periodi diversi , che qui sarebbe fuor di luogo il definire e verranno in parte indicati nelle successive con- siderazioni. Basti intanto il notare che l'importanza di quella direzione secondaria delle rocce serpentinose e la corre- lazione che essa presenta con le condizioni stratigrafiche di questa parte dell' Apennino furono anche recentemente esposte dallo Scarabelli, convenendo quindi ed il ragio- namento e l'autorità del comune consenso nel farci riguar- dare come in posto i ràassi ofìolitici di Bisano. 2. Benché i lavori finora intrapresi non abbiano rag- giunto se non che una poco notevole profondila, pure sic- come essi lavori, t)Ure all'aver inconlralo alcuno di quei t40 APPENPICE tnassi , ne hanno anche comprovato incomparabilmente raag- ^/ore la estensione sotterra di quello che non sia alla su- perficie, così rimane intanto chiaramente dimostralo che non sono punto superficiali. Potrebbe forse taluno muovere il dubbio che, quand'anche profondamente sotterrali, pure non si trovassero nel luogo della originaria emersione, ma fossero invece depositali insieme al terreno che li include. Ma a tale supposizione si oppongono direttamente le con- dizioni del terreno stesso. 3. La condizione infatti precipua di quel terreno, tale che definitivamente risolve la questione, è che esso si vede decisamente modificalo dall' azione delle masse serpen- tinose. La mancanza di regolare stratificazione, che si os- serva nelle argille nelle quali è scavalo il pozzo e le gal- lerie che ne dipendono, come pure tulli i lavori che si annettono alla galleria Augusta, benché la stratificazione stessa rimanga parzialmente palesata dai frammenti tal- volta anche voluminosi ed estesi di calcare alberese, è con- dizione in gran parte comune ad un'ampia zona paralella al crinale dell' Apennino, fra Porrelta e Vergato, come e- saltamenle descrissero il Bianconi e lo Scarabelli. Ma a Bisano, oltre a ciò, la forma contorta dei frammenti di esse argille, la lucentezza delle superficie lisciale e la fre- quente colorazione in rosso, che spesso assume andamenti determinali e specialmente nella prossimità delle masse ofioliiiche, ove l'elemento magnesiaco è intimamente me- scolalo all'argilloso, fino a simulare una decisa pasta slea- tilosa di filone, palesano che hanno subito non solamente una potentissima azione meccanica di compressione e di prolungati e svariati movimenti , ma benanche una qualche azione chimica, che giustifica la denominazione di meta- morfiche che, senza esitanza, credo di potere assegnare a quella parte di esse argille, eh' è in maggior prossimità delle masse serpentinose. Sommamente interessante poi riesce il vedere i frammenti di alberese inclusi entro alla APPENDICE 141 roccia olìolilica, analogamente a ciò che fu osservato dal Brongniart e più particolarmente dal Bianconi, i quali così presentano irrefragabile documento della posteriorità delia eruzione alla deposizione del circostante terreno. 4. Finalmente, io credo che la emessa opinione abbia suo validissimo appoggio nella cronologia geologica di quelle rocce sedimentari comparativamente a quella delle eruttive, cronologia eh' è sempre fondamento principalis- simo e guida sicura nelle ricerche montanistiche. Essi de- positi sedimentari infatti appartengono, a mio credere, al periodo eocenico, non rimanendo altro possibile dubbio, riguardo all'epoca loro geologica, se non che fra il finire dell'Eocene ed il principiare del Miocene, come dottamente già discusse lo Scarabelli, il quale, nella recente sua de- scrizione della carta geologica della provincia Bolognese, fu appunto condotto alla prima di quelle due opinioni. Ciascuna delle fonti di caratteri che si sogliono impiegare nella distinzione geologica dei terreni: stratigrafia, litolo- gia e paleontologia, presa isolatamente, riesce insufficiente per questa porzit-ne settentrionale dell' Apennino , ma cessa ogni dubbio qualora si proceda nell'esame coli' appoggio del confronto. La cresta dell' Apennino è quivi formala da possenti strati di macigno, con pochi scisti argillosi inter- posti, possentemente dislogati, inclinati e spesse volte quasi verticali , con la generale direzione della cresta apenninica slessa, e con prevalente inclinazione a N.N.E. , ed è su di questa massa centrale che, così al settentrione come al mezzogiorno, viene ad appoggiarsi con evidente discordanza il terreno dell'alberese, costituito molto prevalentemente da scisti argillosi grandemente sconvolti e da strati più o meno scarsi di calcare alberese fucitico, spesso interrotti 0 discontinui in forma di arnioni lenticolari. Quelle im- pronte di fucoidi ne costituiscono 1' unico carattere paleon- tologico, e la estensione verticale di esso carattere, attraverso formazioni ben differenti e più antiche e più recenti, è 142 APPENDICE ormai generalmente ammessa. Mentre quindi la promiscuità di quei carattere paleontologico non può autorizzare ad ascrivere al Miocene anziché all'Eocene quel terreno del calcare fiicitico e delle argille scagliose, neppure la di- scordanza stratigrafica e la differenza litologica non sono sufficienti ad escluderlo dal periodo eocenico. E che anzi esso terreno sia intimamente connesso a quello del sotto- stante macigno lo si riconosce chiaramente e nel rimanente Apennino Toscano e nella Catena metallifera, ove se ne vede e la perfetta concordanza di stratificazione ed il gra- duato passaggio litologico, oltre alla generale promiscuità del carattere paleontologico costituito dalla presenza delle fucoidi. La sua separazione poi dal soprastante terreno mio- cenico, il quale manca nella chinata meridionale di quella porzione di Apennino ed è invece così chiaramente svilup- palo nella settentrionale, è contrassegnata da tutti insieme J caratteri, cioè, oltre che dalla discordanza delle strati- ficazioni tanto evidente in alcuni luoghi, come a Vergato ed a Loiano, anche dalla natnra litologica e dalla copia dei fossili. Rimane quindi dimostrato che quella parziale discordanza fra i due terreni del macigno e dell'alberese in quella parte dell' Apennino è un fatto locale, che non ha alcun valore geologico, e rientra nella serie di quelli innumerevoli, che concorrono a provare quanto esagerata fosse la importanza che per il passato si attribuiva a quel carattere così quale positivo come quale negativo, essendo ora posto fuori di ogni dubbio che terreni appartenenti a periodi geologici distinti e perfino ad epoche diverse si possono susseguire con una perfetta concordanza, anche in tratti vastissimi di paese, mentre altre volte invece par- ziali discordanze interrompono l'ordine delle stratificazioni del terreno medesimo. Rimarrebbe soltanto a spiegare come avvenisse in quella limitata porzione dell' Apennino un tale movimento durante il periodo eocenico, ma, senza spin- gerci ad indagare le cause, basta per noi segnare il fatto. APPENDICE 143 quale dalle su esposte considerazioni rimane comprovato, che mentre il rimanente dell' Apennino Toscano non emer- geva dalle acque se non dopo la deposizione di tutta la formazioae eocenica", e non conseguiva anzi il completo suo rilievo se non dopo anche il deposito dei terreni mio- cenici, nella porzione sua settentrionale, che divide Tosca- na dalla provincia di Bologna, aveva luogo un parziale sol- levamento e raddrizzamento delle stratificazioni del maci- gno, colle quali venivano quindi a discordare le slratifica- zioni delle argille scagliose e del calcare alberese, che suc- cessivamente si deponevano. Per ciò che spetta alla cronologia delle roccie ofloliti- che, gli studi del Savi, ai più recenti dei quali è mia for- tuna e mio vanto l'aver preso parte, hanno conseguilo l'im- portatitissimo risultamento di poter distinguere anche lito- logicamente le varie eruzioni serpentinose ed assegnare ad ognuna di esse una precìsa epoca geologica. La Ofiolite 0 Serpentina dialaggica è là più antica fra le nostre rocce serpenlinose. Tien dietro ad essa la Eufo- tide 0 Granitone, che frequentemente si mostra iniettala in diche e filoni per entro alla ofiolite , e penetrandola in tutti i sensi ha talvolta dato origine, colle ultime effumazioni delle sue iniezioni, a quella varietà particolare di Ofiolite che porta il nome di Ranocchiaia. Succede nell'ordine cronologico la Diorite colle sue numerose varietà. Essa ha talvolta struttura granitoide ed è allora facile il riconoscerla, come pure allorché assume la struttura porfirica trovandovisi disseminati più o meno copiosi cristalli di feldispato ortose, ed ha allora il nome di Ofite 0 Prasopiro. Spesso poi gli elementi ne sono così minuti ed inlimamenle uniti da costituire una specie di Afanile; e poiché questa roccia assume frequentemente all'esterno, e sulle superficie di contatto delle numerose fenditure che la attraversano , una colorazione rossa con- simile a quella del vero Gabbro rosso, così avviene che 144 APPENDICE talvolta si confondono le due rocce l' una con l'altra, e iK; ciò le interminabili questioni sulPorigine eruttiva o meta- morfica di esso Gabbro rosso. Qualunque sia la forrna li- tologica della Diorile, evidente è il posto che essa occupa nella serie cronologica delle eruzioni serpentinose , in quanto che attraversa insieme e la Ofìolite antica e la Eu- fotide, con diche e filoni, che talvolta hanno seguito le stes- se vie della iniezione Eufotidica, tal altra invece le interse- cano con affatto diversa direzione. Col nome di Serpentina di seconda eruzione comprese il Savi una serie di rocce litologicamente svariatissirae, ma tutte contemporanee, e, quello che più imporla per lo scopo industriale cui particolarmente mirano questi studi, tutte collegate insieme dalla essenziale ed esclusiva condi- zione di avere accompagnato le iniezioni metalliche. Il tipo di consimile roccia è una Serpentina priva di dialaggio, di color verde cupo, untuosa al tatto, facile a graffiarsi, con polvere bianca che compressa fra le dita dà la caratteri stica impressione dei minerali magnesiaci: ma vi si uni- scono frequentemente elementi minerali ben diversi e nu- merosi, fino anche alla quasi totale esclusione dell'ele- mento serpeniinoso. Fra i minerali accessori litoidei due sono i principalissimi: Silice e Spato calcare, il quale ultimo è talvolta cosi abbondante da costituire una parti- colare roccia oficalcica, alla quale i\ Pilla ha dato il nome di Spillite dialaggica. I due elementi , siliceo e calcare, dif- feriscono per altro fra loro riguardo alla provenienza, e mentre il siliceo è direttamente inerente alla massa erut- tiva e fu verosimilmente recato dai vapori acquei, come lo attesta la sua frequente forma calcedoniosa, il calcare invece è a derivarsi dal terreno attraverso il quale la eru- zione si effettuava, e ciò per l'azione dell' acido carbonico che necessariamente conviene ammettere avere accompagna to in grandi proporzioni quelle eruzioni. Quella partico lare roccia oficalcica non si associa quindi costantemente APPENDICE 146 alle altre rocce ofioliliche, e sempre poi occnpa la regione periferica delle masse erutlive, quasi costiluendo un pas- saggio fra le rocce erutlive e le metamorfiche, benché talvolta siasi evidentemente comportata alla guisa delle prime. I minerali metallici coi quali si accompagna la Ser- pentina di seconda eruzione sono i solfuri di ferro, di ra- me , e raramente di zinco e di piombo. Essi minerali me- tallici sono talvolta iniettati in filoni distinti attraverso le precedenti rocce ofiolitiche; piiì spesso sono disseminati con evidente contemporaneità entro all' una od all'altra delle numerose varietà di Serpentina di seconda eruzione. E fra queste varietà» o come roccia che le accompagnò, deve pure qui notarsi una Eufolide , litologicamente poco di- versa dalla precedente, ma geologicamente affatto distinta in quanto che di epoca molto più recente. Finalmente è a distinguersi un altro fenomeno, para- gonabile bensì alle eruzioni plutoniche in quanto alla via tenuta dai materiali che dalle viscere della terra si fecero strada all'esterno, ma diverso in ciò specialmente che ele- mento principalissimo ne fu l'acqua anziché il fuoco^ non senza per altro che questo pure vi intervenisse , in quanto che caldissime dovettero essere quelle acque. Bellissimi sono gli esempi che abbiamo in Toscana di questa eruzione idro- plutonica > dalla quale sono a ripetere alcuni dei più im- portanti giacimenti metalliferi, i cui elementi minerali pro- tengono, per la massima parte, dai terreni attraversati; e eosi, mentre in Val d'Aspra, per esempio, è il calcare cavernoso che costituisce la ganga della gran dica metal- lìfera, ed a Sassa presso Campiglia, predominando tuttora f elemento calcare, pure è ben evidente anche 1' ofioliiico, in altri luoghi invece e più frequenti, come Monte Catini, lliparbella , Terriccio , Castellina , M. Vaso ecc., sono esclu- sivamente gli elementi serpentinosi che costituiscono la ganga, ma tutti stritolati e rimpastati in quella specie di N. Akk. Se. Natue. Serie III. Tonto 8. IO 146 APPENDICE argilla slealitosa che denominasi pasta di filone e che;, compressa e lisciala Inngo il nuiro ed il tetto, ne forma la losima. In tali diche secondarie I (minerali metallici, al pari dei liloidei, si trovano in noccioli più o meno atlon- dali a superficie liscia o striata, tale che evidentemente manifesta l'azione meccanica da essi sofferta nel tragitto forse anche lunghissimo che dovettero percorrere, altro non essendo che frammenti di filoni iniettati, profondamente collocati nelle viscere della terra, o frammenti della Ser- pen^lina di seconda eruzione più o meno metallifera, svelti e trasportali in direzione ascendente da quei torrenti mo- tosi idrophitonici. La connessione, che frequentemente ri- sulta palese fra le diche secondarie impastate e quelle di serpentina di seconda eruzione, induce a riguardare e le une e le altre come prodotte dalla slessa azione, poten- dosi supporre tanto una immediata successione, quanto an- che una decisa contemporaneità. Si può infatti supporre che per le vie slesse seguite dall'ultima eruzione serpen- tinosa continuassero ad irrompere quelle acque plutoniche, e producessero le diche impastate in continuazione delle ofiolitiche e coi loro stessi materiali, come pure non è fuor di ragione l'ammettere che, mentre la parte profonda e centrale della massa eruttiva era prevalentemente formata da materiali solidi e più o meno compatti, nella periferica, e più superficiale prevalesse l'elemento idrico. Distinti così gli avvenimenti geologici relativi alla com- parsa delle quattro specie di rocce ofiolitiche, chiaramente ne risulta determinata l'epoca relativa dalle rocce sedimentari attraversate e metamorfosate. Le tre prime eruzioni ofioli- tiche precedettero incontrastabilmente il periodo miocenico, e fu durante l'eocenico che manifestarono la possente a- zione loro modificatrice sui terreni di esso periodo, doven- dosi ad essi riferire, e talvolta anche ai soltosfanti del periodo cretaceo superiore, le ftaniti, i diaspri ed i gab- bri rossi. I frammenti di quelle antiche rocce ofiolitiche APPENDICE 147 eosliluiscono in molli luoghi l' elemento principale dei- successivi depositi sedimentari iDiocenici , 'cioè il terreno terziario ofiolitico del Savi. La serpentina invece di se- conda eruzione non comparve che dopo il deposito dei terreni miocenici, che in molti luoghi evidentemente at- traversò ed in alcuni anche decisamente metamorfosò, sem- pre per altro con intensità molto minore di quella delle metamorfosi operate dalle precedenti eruzioni serpentinose. Applicando ora queste distinzioni alle masse ofioliti- clie di Bisano, la prima e piì» importante condizione ad avvertirsi è che esse, per la massima parte, sono chiara- mente riferibili alla serpentina di seconda eruzione, quella cioè che comparve dopo o durante il periodo miocenico, ed essendo esse masse incluse nel terreno eocenico, non possono evidentemente avere preesistito, né in quello né io altri luoghi circostanti, alla deposizione di esso terreno^ come sarebbe necessario ammettere qualora si volessero riguardare come massi spostali dalla originaria posizione loro ed accidentalmente dispersi quali massi erratici. 2. Natura del giacimento metallifero di Bisano^ Dimostrato così, anche colla scorta della cronologia dei terreni sedimentari e degli eruttivi, che i massi ofio- lilici di Bisano si possono con tutta ragionevolezza rite- nere come esistenti nella originaria posizione della eru- zione loro, troviamo nelle precedenti considerazioni una guida ad indagare anche le condizioni del giacimento me- tallifero, cioè a trattare dell'argomento che direttamente interessa la benemerita Società, ed allo studio del quale essa mi conferì l'onore di domandarmi un parere. Tre sono le condizioni dei giacimenti metalliferi nella formazione ofiolitica di Toscana, e quindi verosimilmente I anche nella limitrofa provincia di Bologna: filoni iniellali, diche serpentinose metallifere, diche secondarie impastate. 148 APPENDICE 1 filoni iniettali, come quelli del Castagno, dell' Imprnne- la, di Monte Castelli ecc., si presentarono finora sempre poco potenti, poco estesi, discontinui o più esattamente rotti e spostali dai successivi movimenti delle rocce incas- santi, e si hanno molti argomenti a riguardarli come in- timamente collegati alle diche metallifere di serpentina di seconda eruzione e da esse dipendenti. La serpentina di seconda eruzione è sempre più o meno metallifera, non sempre per altro per qualità e quantità di minerali metal- lici egualmente fertile. Ma, ovunque le diche si presentarono ricche di utili metalli, mostrarono sempre la parte fertile più 0 meno distinta dall'altra, e continuata indefinitamente in profondità, con frequenti connessioni di filoni iniettati e di compenetrazioni cupriche in quelle porzioni del ter- reno circostante che ne rimase modificato. Finalmente le diche secondarie impastate, che talvolta accolgono mara- vigliosa ricchezza di giacimento metallifero, bene spesso invece riescono o povere o sterili , ed in ogni caso la ric- chezza n'è infinitamente variabile ed irregolare, come è facile l'intenderlo in conformità alla assegnala origine loro. Nel campo di lavorazione di Bisano non si conosce finora alcun deciso filone iniettato, né mi riesci scoprire alcun indizio positivo di dica secondaria irapaslala; sola- mente nel masso N. 4. vidi una striscia di roccia ofiolilica decomposta che ne presentava l'apparenza, ma, seguendola ed esplorandola a qualche profondità, mi sembrò che sva- nisse e mancasse dei caratteri della pasta stealitosa che co- stituisce abitualmente esse diche. Così pure il tìloncello trovato a circa 60 metri dalla bocca della galleria Augu- sta, e seguito colla traversa per una trentina di metri, ha qualche somiglianza colle diche secondarie impastate, ma la pasta che lo costituisce non è stealitosa ed evidentemente proviene daìla unione degli elementi ofiolitici colle argille circostanti, e si può quindi con molla verosimiglianza ri- ferire alla emersione della serpentina ni seconda eruzione, APPENDICE 149 «^nale intendo che debbasi essere effelluala, ed or ora più chiaramente indicherò. Anche per semplice esclusione quindi si giungerebbe a qualificare il giacimento metallifero di Bisano, secondo gli indizi che finora se ne hanno, quale appartenente alle diche metallifere di serpentina di secon- da eruzione ; intorno a che sono qui a fare alcune altre considerazioni suggerite dalle condizioni che presenta il terreno, così alla superficie come nella profondità finora esplorata coi lavori sotterranei. E, dovendo parlare di que- sti ultimi, non posso qui astenermi dall' esprimere alla Società ìi grande soddisfazione che provai nel trovare quei lavori così egregiamente diretti e condotti , tanto per la opportunità della esplorazione alla quale furono in gene- rale saggiamente rivolti, quanto per la regolarità della ese- cuzione. JNè qui avverte solamente questa circostanza a ti- tolo di elogio a quelli che vi ebbero parte, bensì intendo anche accennare con ciò la favorevole condizione presentata dal campo di lavorazione che la Società imprese ad esplo- rare, inerente alla qualità del terreno che si attraversò e si dovrà ulteriormente attraversare coi pozzi e colle gal- lerie, terreno che si presta ad una facile lavorazione ed insieme regge e si sostiene, senza bisogno il più delle volte di armatura alcuna o solamente di poche e poco dispen- diose in alcuni punti, vantaggi i quali vanno così rara- mente uniti. Questa fortunata circostanza deve, a parer mio, incoraggiare a continuare i lavori di ricerca e ad intra- prenderne dei nuovi, anche quando i dati favorevoli fossero così scarsi che in altre circostanze, qualora ciré i lavori avessero a riuscire più difficili, lunghi e dispendiosi, si riguarderebbero come insufficienti ad inspirare fondate lu- singhe di utili risultamenli. Tanto dalla esplorazione ester- na quanto dall'attento esame di ciò che finora fu riscon- trato coi sotterranei lavori risulta chiaramente, come su- periornienle fu già accennato, che i massi ofiolitici di Bi- sano appartengono, per la massima parte, alla serie com- lòO APPENDICE ^resa sotto al nome di Serpentina recente o di seconda eruzione. Solamente i massi NN. 10,9 e 6 sembrano pre- valentemente appartenere alle precedenti eruzioni ofiolili- che , non senza per altro essere stali essi pure interessali dalla successiva, che diede origine agli altri massi, nei quali le rocce eruttive predominanti, benché svariate, pure sempre appartengono alle ofiolitico-siliceo-calcari , rima- nendo solamente qualche dubbio riguardo alla Eufotide, che le accompagna, se appartenga all'antica trasportala ed al- terata dalla nuova eruzione o se essa pure ne sia contem- poranea. Questo dubbio non ha alcuna importanza sotto all'aspetto industriale, mentre invece è importantissimo l'osservare che una porzione della roccia ofiolilica di se- conda eruzione è abbondantemente metallifera, e da essa sono a ripetersi i massi di bellissimo minerale che furono a più riprese, ed anche recentemente, incontrati così alla superficie come^nella profondità del suolo. Metalliferi prin- cipalmente si mostrarono finora i gruppi N. 2. eN. 4; e, lasciando per adesso di parlare di questo ultimo, deve principalmente osservarsi che i lavori sotterranei dimo- strarono quel masso N. 2. molto maggiormente esteso di quello che non apparisca alla superficie, per cui la pic- cola distanza da esso alla quale furono trovati, così alla superfìcie come nella escavazione del pozzo, i copiosi e ricchi blocchi di pirite gialla e pavonazza di Rame punto non contraddice alla idea che possano esserne originaria- mente dipendenti. Può sembrare a prima vista arduo a spie- garsi come i pezzi di minerale metallico e quelli tanto frequenti di svariate rocce ofiolitiche, che si trovano im- mersi nelle argille eoceniche e da esse avviluppati anche a qualche distanza dalle masse serpenlinose, possano esser- ne in diretta dipendenza, ma questa difficoltà svanisce qualora si consideri la storia di quella eruzione, quale dai «ircostanti fatti fisici riesco ad evidenza dimostrata. Numerosi ed evidenti argomenti dimostrano che la APPENDICE 151 Serpentina di seconda eruzione proruppe dalle viscere del- ia terra, non già in istato di decisa fusione ignea, ma piut- tosto in quello di più o meno completa e non uniforme pastosità, per cui le azioni da essa esercitate sulle rocce che attraversò dovettero prevalentemente essere meccaniche anziché chimiche. E se si rifletta inoltre che l'elemento acqueo, nelle verosimili condizioni di altissima temperie e di potentissima pressione, accompagnò quella eruzione, ci possiamo fino ad un certo punto render ragione dello stato in cui vediamo le argille di Bisano. Sarebbe infatti inve- rosimile il supporre che esse si trovassero tuttora allo slato originario di mollezza all'epoca di quella eruzione, che avvenne sul finire del periodo miocenico o dopo di esso, mentre le argille sfesse appartengono al precedente periodo eocenico. Rammollite quindi nell'atto stesso che venivano enormemente premute dalla massa eruttiva, che su di esse agiva a guisa di cuneo dal basso all'alto, dovettero non solamente rimanere compresse, ma contorte pur anche, an- nodate, accartocciate e spinte e rimosse in direzioni cur- vilinee e divergenti dal centro di azione, così come avver- rebbe di una massa molle e stratificata entro alla quale artificialmente si spingesse un corpo piramidale o cunei- forme ed irregolare. E poiché la massa premente, per Io stalo suo di incompleta mollezza e d'incoerenza, doveva, almeno nella periferìa, presentare delle parti pronte a dis- aggregarsi, per effetto della resistenza opposta dalla massa circostante all'azione della massa premente, così è ragio- nevolmente supponibile che quelle porzioni , avvolte nelle argille slesse, con esse poi venissero dislogale e portate a più 0 meno grande distanza dal movimento ulteriore ed ascendente della eruzione. È in fatti nello spazio com- preso fra gli afiìoramenti ofiolitici ed a sufficiente prossi- mità di quello fra essi, che anche all'esterno si manifesta come fertile, che furono trovali quei blocchi di minerale, i quali inoltre erano accompagnati da argille, il cui colo- 152 APPENDICE raraenlo in rosso alteslava la subìla azione delle rocce ofioliliche. Sembra quindi risnliare soddisfacenlemenle com- provalo da quanto fu esposto che quei pezzi di minerale metallico provengono da una dica di serpentina metallifera di seconda eruzione, di cui il masso N. 2 costituisce un af- fioramento. Sembrerebbe del pari potersi indurre che, avendosi un secondo affioramento metallifero nel masso N. 4, si po- tesse per quei due punti condurre una linea che segnasse la direzione della supposta dicaj ma, oltreché due soli punti sono sempre insufficienti ad una tale determinazione, è ancora a notare che il N. 4 si presenta bensì all'e- sterno ricco di pirite di ferro, ma non offrì finora alcun indizio di minerale cuprico. Ed è qui pure a notare che esistono altri affioramenti di Serpentina metallifera a più 0 meno grandi distanze, nella stessa porzione dell' Apen- nino Bolognese, come quello di Sasso Nero, e l'altro del- la così detta Cava dell'Oro presso Cà de' Lagari nella par- rocchia di Cà Nuova, in vicinanza alla confluenza del Bra- simone nella Sella, e verosimilmente molti altri pure se ne troveranno con più diligerne esame della Provincia. Sol- tanto quando si abbiano quindi più eslese osservazioni potrassi tentare di determinare su più ampia scala la ve- rosimile direzione delle diche utilmente metallifere. 3. Lavori di esplorazione da continuare. Due sono gli attuali piani di lavorazione: quello della galleria Emilia, che è il più profondo e che mercè il bel- lissimo pozzo ha doppia apertura all'esterno, che lo co- stituisce in opportunissima condizione di estesi lavori; e quello della galleria Augusta, ch'è prossimo ad esser po- sto in comunicazione col pozzo slesso ed a partecipare quindi a quel notevolissimo vantaggio. Lo spunto, quindi, della galleria che dall'Augusta si dirige al pozzo, ed alla APPENDICE 103 quale mancano soltanto pochi metri per essere compiuta, conseguirà ben tosto questo scopo, e tanto maggiormente invita a continuarlo, in quanto che per esso si giunse re- centemente al ritrovamento di numerosi pezzi di bella cal- copirite, i quali evidentemente facevano parte dello stesso giacimento già incontrato col pozzo, giacimento che da questo nuovo fatto della sua notevole estensione acquista maggiore importanza^ quale indizio della prossimità alla massa eruttiva da cui quei frammenti devono essere pro- venuti , attestando la sua connessione con una massa di tal natura la colorazione rossa delie argille che lo accom- pagnano. Indipendentemente da esso spunto, altri quattro ne sono in lavorazione, due nel piano inferiore, e due nel superiore. 1 primi sono diretti ai massi N.SeN. 6; i se- condi ai massi N. 3 e N. 4. Se in generale, in tutti i lavori di esplorazione dei gia- cimenti metalliferi, è regola d'arte il preferire sempre pos- sibilmente i pili profondi, come quelli che più facilmente possono condurre alla scoperta di ricchi concentramenti metallici, tanto maggiormente nel caso di Bisano questa massima deve essere tenuta in grandissimo conto. Ed in vero bisogna convenire, senza illuderci, non essere punto dimostrata la esistenza a Bisano di alcun deciso filone me- tallico; aversi invece solamente numerosi e valevoli indi- zi di una dica serpentinosa metallifera, della quale non si conosce ancora né posizione, né estensione, né ricchezza. Due motivi quindi ed egualmente gravi persuadono a spin- gere quanto più profondamente è possibile le esplorazioni; e perchè solamente a profondità è sperabile rilevare qual- che dato positivo sull'andamento e la estensione di quella dica, e perchè coli' aumentarsi della profondità dei lavori si aumenta pure la verosimiglianza della possibilità di tro- vare utili accumulamenti di minerali metallici nella dica stessa 0 decisi filoni iniettati da essa dipendenti. 164 APPEiNDICE Da ciò quindi sembrerebbe tosto derivarne che si do- vesse dare la preferenza ai lavori intrapresi nel piano della galleria Emilia, in confronto a quelli della galleria Augu- sta. Ma altre ed importanti considerazioni sono qui a fare. Il masso N. 5 ha una posizione così singolare, che a pri- ma giunta lo si crederebbe più di ogni altro (dopo il N. l) fuori di posto. Non credo per altro che lo si possa riguar- dare neppur esso come affatto superficiale; bensì sembra verosimile che la sua continuazione sotterranea si trovi notevolmente più a S.E. del suo affioramento. Non mi sorprende quindi che la galleria mossa alia sua ricerca, e lunga già oltre 100 metri, non lo abbia per anche rag- giunto, e crederei molto verosimile che^ continuandola nella direzione stessa, passasse oltre senza punto incontrarlo, senza che ciò ne dimostrasse la supeifìcialilà. Quando un esatto rilievo determinasse essere giunta la galleria verti- calmente sotto ad esso masso, bisognerebbe muovere una traversa, che penetrasse entro al colle dal cui fianco si vede sporgente. Siccome per altro nulla manifesta nell'affiora- mento che faccia parte della dica fertile, così i lavori verso ad esso diretti mi sembrano doversi riguardare come d'im- portanza grandemente secondaria. Consimili considerazioni sono pure a fare riguardo alla galleria che si dirige ai masso N. 6 e che, avendo già 108"™ di lunghezza, dovrebbe trovarsi vicina a raggiungerlo, qualora esso scenda verti- calmente nel suolo. E questo masso N. 6 merita ancor meno di essere fatto scopo di particolari lavorazioni , in quanto che, non solamente non si presenta punto metallifero alla superficie, ma anzi è uno dei pochi che appartengono alla ofiolite antica. Indipendentemente poi dallo scopo al quale sono di- rette le due gallerie or ora mentovate, credo importante l'osservare che il terreno entro al quale esse sono prati- cale presenta ovunque il medesimo carattere del quale si parlò superiormente, e che sembra direttamente comprovare APPENDICE 155 ;nn' azione modificaliice di non lontane masse ofioliliche, ■per cui si avrebbe argomento a credere che anche in quella porzione del campo di lavorazione potessero ascondersi a maggiore profondità di tali masse. Ma troppo ardita ed arrischiata sarebbe la nostra ricerca qualora si dirigesse soltanto alle verosimiglianze, tanto più che nel campo stesso della tentala esplorazione abbiamo altri punti nei quali alla verosimiglianza si unisce pure la probabilità di utili ritro- vamenti. Tale è principalmente il masso N. 2, e forse an- che il N. 3, che potrebbe essere ad esso connesso a non molla profondità. I lavori della galleria Augusta e quelli che ne dipendono hanno già dimostrato la estensione sot- terranea di esso masso N. 2 molto maggiore della super- ficiale, e la galleria attualmente diretta verso il masso N. 3 chiarirà ben tosto maggiormente le sue condizioni. Ma tali lavori sono affatto superficiali, e quando si continuassero nello stesso piano ben presto uscirebbero al giorno. E lo stesso è a dire della galleria diretta al masso N. 4, la quale, dopo aver esploralo la continuazione del masso N. 2 fino in rispondenza al piccolo masso X, ha ora abbando- nato il terreno ofiolitico, e sarebbe inutilmente continuata, non essendo, almeno per ora, punto necessario aprire una nuova comunicazione all'esterno, trovandoci già prossimi a conseguire la connessione del piano dell'Augusta col pozzo. 4. Nuovi lavori di esplorazione da intraprendere. Risultando chiaramente che, nello stato attuale della esplorazione, il masso N. 2 costituisce il centro al quale prevalentemente si devono dirigere le ricerche, ed essendo di per sé chiaramente evidente che queste ricerche si de- vono spingere a profondità , il primo lavoro che troverei -di dover suggerire sarebbe quello di una galleria, la quale, spiccandosi ad angolo retto dalla Emilia, a circa 100 metri 166 APPENDICE (li distanza dal pozzo, si dirigesse ad esso masso N. 2, essendo mollo verosimile che in tale posizione essa venisse ad incontrare anche la continuazione sotterranea del masso N. 3, il cui affioramento rimarrebbe alcuni metri più a N. O. I risuitamenti di tale tentativo suggerirebbero poscia i lavori ulteriori, e qualora, come è sperabile, fossero tali da incoraggiare a continuarli , sarebbe facile stabilire poi una nuova comunicazione col piano superiore, mercè un cammino ascendente, da questa nuova galleria alla Augusta. I numerosi blocchi metalliferi recentemente incontrati nello spunto della galleria Augusta diretto al pozzo mani- festano un fatto, che abbiamo già avvertito non rimanere punto isolato e senza importanza. E primieramente è da osservare che, prima di arrivare al giacimento metallifero, la galleria aveva incontralo copiosi frammenti di rocce ofioliiiche, non solamente frammisti a quelli di calcare al- berese ed insieme con essi giacenti nelle argille compresse e lustrate, ma anche decisamente avviluppanti ed inchiudenti pezzi dello stesso calcare. Devesi ricordare inoltre che il punto del quale parliamo trovasi precisamente in rispon- denza od in grande prossimità della regione nella quale ed alla superficie del suolo ed a poca profondità furono trovali i blocchi di bel minerale. Si deve quindi arguire che alla profondità nella quale si trova il piano della Emi- lia, ossia il fondo del pozzo, si possono incontrare nella stessa direzione delle masse ofiolitiche, le quali non af- fiorano all'esterno e che molto verosimilmente formereb- bero parie della dica metallifera. E poiché appunto in quel piano furono esplorale senza frutto le altre tre dire- zioni, io proporrei che si esplorasse ora questa quarta, la quale, anche dietro ai dati esteriori, presenta la maggior probabilità di riuscita. Vorrei quindi che dal fondo del pozzo si muovesse una galleria verso il masso N. 2, la quale verrebbe ad incontrarsi colla precedentemente pro- gettata ed esplorerebbe la regione più importante e che APPENDICE 157 si presenta con più lusinghiero aspetto. Giunte che fossero le due nuove gallerie in rispondenza al masso N. 2, sa- rebbe facile, qualora convenisse, dirigere nuovi lavori a maggior profondità, non potendosi temere che venisse a mancare la circolazione dell'aria, mercè il giuoco delle due lontane aperture esteriori, alle quali ne potrebbe fa- cilmente essere aggiunta una terza coli' accennalo cammi- no ascendente alla galleria Augusta. Sospenderei quindi per ora la continuazione dello spun- to diretto al N. 4 dal piano dell'Augusta, nonché quelli diretti ai massi NN. 5 e 6 dal piano dell'Emilia , e sostitue- rei i due nuovi lavori nel piano di questa ultima, ambi- due convergenti al medesimo punto del masso N. 2. Quando poi fosse terminata la comunicazione della galle- ria Augusta col pozzo, e terminalo pure lo spunto diretto nello slesso piano al masso N. 3, se la Società volesse dare utile impiego ai minatori che le resterebbero dispo- nibili, potrebbe intraprendere un qualche tentativo in pros- simità al masso N. 4, mercè un pozzo scavato nella più bassa regione sottoposta alla parte inferiore del masso stes- so volta a selienlrione, e quindi nella direzione dei massi NN. 2 e 3, sulla sponda destra del fosso che divide i po- deri dei signori fratelli Ugolini da quelli di S. E. il Prin- cipe Hercolani , per procedere poi con una galleria ad c- splorarne la i)arte profonda. 5. Sasso-Nero. Crederei inutile ripetere in questo rapporto quanto fu così doltamenle esposto dal sig. Purgold intorno alla lo- calità di Sasso Nero (1) ed alla opportunità di qualche (1) Nel rapporto che il sig. Ingegnere Alfredo Purgold inviava allo Società Mineralogica bolognese, dopo avere vi- 168 APPENDICE tentalivo in quel punto. I piccoli lavori infalli da esso Pur- goid proposti ed in parte esegnili fruttarono già la con- ferma dell'opinione da lui espressa della convenienza di un qualche piiì serio tentativo. Ed in vero la copia delle sfioritare di carbonato di rame e delle compenetrazioni e flloncelli di calcopirite nel piccolo masso di amalgama ofìolitico, che sporge sulla riva sinistra del Sillaro nel prato Laudi, di fronte all' elevato masso della Rocca .inspira fon« date lusinghe di un ragguardevole giacimento metallifero. La piccola trincea scavata al piede di quel masso mostrò due importantissimi fatti: aumentarsi colla profondità la sitate alcune località in Casola Valsenio ed in Sasso-Nero , si legge il seguente brano : » Entro la vallata del Sillaro ci fermò l'eruzione ser- » pentinosa di Sasso-Nero. Precisamente in facciata di essa » rupe, alla sponda sinistra del fiume, sporge un grosso bloc- i> co di serpentina, che alla sua superficie porta numerevoli » efflorescenze di verde rame, le quali anche s' internano en- » tro la crosta scomposta del Sasso. Non vi jmò essere un » dubbio su di ciò che quelle macchie verdi derivano real- n mente da sostanza di rame, e di fatti ove si riesce di ot- » tenerne qualche rottura fresca, non ancora decomposta , si » può non di rado osservarvi dei punti rilucenti , dei pezzet- » tini cristallini di pirite di rame , contenuti fra piccoli y> massi di spato calcareo e di quarzo latteo. Massi minerali » di maggiore entità per ora non si sono trovati, e neanche » qualche indizio che delle piccole particelle ne fossero re- y> golarmente distribuite , da presentarsi sotto la forma di un » filone. Ma non si può negare che con un certo grado di » probabilità possa supporsi che le medesime cause alte quali » le indicate efflorescenze devono la loro prima origine, os- r> sia quelle cause che in esso masso serpentinoso hanno in- « tradotto le particelle vwtalliche di rame, anche abbiano » prodotto e depositata qualche maggiore copiosità di quel me- APPENDICE 169 estensione del masso slesso , ed abbondarvi sempre mag- giormente gli indizi di minerale cuprifero. Risnllò per altro da quello stesso lavoro non potersi attaccare diretlamente all'esterno il masso né dalla parte del torrente, né da quella del monte, se non che con gravissimi dispendi. Ed essen- do anche qui applicabile la legge, che stabilisce doversi sempre spingere a qualche profondità gli escavi di esplora- zione per dedurne qualche utile risullamento, così io pro- porrei appunto un lavoro che conseguisse quello scopo, evitando il grave inconveniente dei danni che proverreb- bero ai lavori superficiali dall'azione distruttiva del tor- » tallo, e trattasi soltanto di rinvenire il punto della più in- » tensa loro azione. r> Il blocco serpentinoso , cui tutti siffatti indizi di rame » si pervengono, sporgendo in mezzo alla beletta ed alle » ghiaie che il fiume Sillaro vi ha ammucchiate e continua- y> mente depone , ci lascia perciò qualche incertezza intorno y> la sua estensione , e principalmente intorno a ciò se egli » veramente si trova nella posizione sua originale , o se sia » erratico, distaccato da qualche masso maggiore, e portato * all' attuale suo luogo per forze secondarie estranee alV atto y> della sua originazione. In quest'ultimo caso naturalmente » sar\a soltanto di un interesse assai subordinato e pas- » saggiero , se anche nello stesso blocco si avesse la fortuna » di rinvenire una maggiore quantità di minerale di rame, r> perchè innanzi di poterne profittare, ci rimarrebbe sem- » pre ancora a ritrovare il funto della provenienza origi- » naie del blocco serpentinoso stesso. Jo fer me sono molto » inclinato all'opinione, ch'egli non è erratico , ma in posto » suo originale: 1.° perche la prossimità della rupe di Sasso- » Nero addimostra con evidenza che in quei siti hanno » con energia lavorato quegli agenti naturali , all' azione dei » quali abbisogna di attribuire V origine anche di quel masso '» minore serpentinoso , in cui appunto si vedono gl'indizi 160 APPENDICE rente e della frana. Sulla sponda destra del Sillaro, ad un'altezza di circa 16 metri dal Ietto del fiume, è un ri- piano, che viene quasi ad occupare il centro dell'area trian- golare compresa fra i due massi serpenlinosi di Sasso-Nero ed un terzo, che si vede a poca distanza nella direzione di Sasso-Leone. In quel ripiano io scaverei , nel modo il più economico e colle dimensioni a questo oggetto le più opportune, un piccolo pozzo, e quando questo fosse giun- to a conveniente profondità sotto al letto del Sillaro, con- venienza che non potrà stabilirsi se non che sul dato della natura del terreno che s' incontrerà colla escavazione del » metallici; e credo che le cause le quali si presentano da vicino, » non occorre di cercare in lontano, 2.° Potrebbesi poi de- T> durre la provenienza di esso blocco dall' ora menzionata n rupe di Sasso-Nero , dalla quale facilmente egli potrebbe » aversi distaccato ed in seguito della somma ripidezza di » quel suolo, slanciato fino all'attuale sua posizione. Ma a » ciò si oppone l' importante circostanza , che entro la ri- » detta rupe di Sasso-Nero per ora non si ha incontrato nes- » sun indizio di Minerale di Rame, e che in generale la com- » posizione del Sasso-Nero presentasi ben differente da quella » del masso in questione , il qual ultimo sembrami assai piti » cristallino, mentre al Sasso-Nero tuttora si distingue la y> struttura delle rocce di sedimento, dalla sua sollevazione » perforate e più o meno metamorfizate. 3." Alla supposizio- ni ne infine che, mediante un corso più, lungo, quel masso ser- » pentinoso sia giunto sul presente suo posto, si oppone la » fortissima- sua mole, che almeno coli' attuale topografia del 1) luogo, e con quella portata d' acqua, che al giorno d'oggi y> possiede il fiume Sillaro, difficilmente potrebbe venir mes- » so in movimento. Sembrami risultare da tutto l' esposto » che non è irragionevole ritenere dunque il tanto citato » blocco non essere erratico, ma trovarsi in posto, almeno » finché non ne è positivamente provato il contrario. » APPENDICE 161 pozzo Stesso, muoverei dal suo fondo una galleria verso il masso cuprifero, esplorandone la estensione, la dire- zione e la ricchezza per poi potere sui risultamenti otte- nuti stabilire ulteriori lavori. Non è a dissimulare che nel progettato lavoro si andrà incontro alla possibilità di do- ver lottare coli' ostacolo dell'acqua, ed è principalmente sotto a questo riguardo che avvertiva non potersi determi- nare la profondità alla quale si dovrà scavare il pozzo pri- ma di procedere alla escavazione della galleria. Se col poz- zo s'incontra la massa ofiolitica,si può calcolare con suf- ficente verosimiglianza che non si avrà l' inconveniente dell'acqua. Ma se la escavazione rimane nel campo del- le argille e dell'alberese, potrebbe essere che nel pia- no di contallo di quel terreno coll'ofiolitico venisse ad irrompere una quantità d'acqua tale da porre in qualche imbarazzo. Siccome per altro a questa eventualità conver- rebbe necessariamente esporsi, qualunque fosse la direzione nella quale s'intraprendesse un lavoro su quel punto, così essa non può costituire un obbietto al progettato escavo, ma deve invece solamente metterci in guardia e farci quin- di premunire contro a quel pericolo, e ciò specialmente coll'approfondare il pozzo alcuni metri oltre all'apertura della galleria , e col corredarlo dei convenienti mezzi di estrazione tanto degli spurghi quanto dell'acqua. GONGLUSIOISI* 1. I massi serpentlnosi, che affiorano nelle vicinanze di Bisano, si possono, almeno per la massima parte, riguar- dare come esistenti nella posizione della originaria eru- zione loro. 2. Essi massi costituiscono gli affioramenti esteriori e superficiali di masse mollo maggiori , che profondamente de- vono connettersi fra loro, e dalle quali sono a derivare le pro- fonde modificazioni impresse a tutto il terreno circostante. N. Ann. Se. Natur. Serie 111. Tomo 8. 11 162 APPEPSDICE 3. Quei massi sono per la maggior parte costituiti da rocce ofioliticlie ed ofiolitico-siliceo-calcari, riferibili alla Serpentina di seconda eruzione. . 4. Esistendo peraltro in alcuni di qnei massi, e spe- cialmente in quelli segnali coi NN. 6, 9 e 10, rocce ofioli- tiche riferibili alle precedenti eruzioni, sia che abbiano a riguardarsi come collocali nella originaria posizione loro, sia che fossero spinti alla superficie dalla Serpentina re- cente, è ragionevole l' indurne che il campo ofiolitico, di cui si suppone la sotterranea esistenza, sia in parte costi- tuito dalle antiche eruzioni. 6. Alcuni dei massi, e specialmente quelli indicati coi NN. 2 e 4, anche nella porzione loro superficiale, si mo- strano metalliferi, ed è quindi supponibile che costitui- scano gli affioramenti di una o più diche fertili di utili e copiosi minerali metallici in mezzo alla massa della Ser- pentina di seconda eruzione, che suole essere tutta più o meno metallifera. 6. Di essi due massi di rocce metallifere, quello se- gnato col N. 2 merita per ora più particolarmente di es- sere diligentemente e perseverantemente esplorato, perchè anche in prossimità al suo affioramento presenta indizio di minerale cuprico, e perchè si trova in vicinanza della re- gione nella quale, così alla superficie come in qualche pro- fondità, s'incontrarono blocchi di bel minerale. 7. Per eseguire la esplorazione di esso masso e del- l'area ad esso circostante ad una qualche profondità, è conveniente dirigersi ad esso con due gallerie nel piano della Emilia, movendone una da essa medesima galleria Emilia a 100 metri di distanza dal pozzo, e la seconda dal pozzo stesso. 8. Per poter impiegare a questo scopo i mezzi dei quali la Società vuole attualmente disporre, si potrebbero intanto sospendere altri lavori meno importanti, quali sono quelli degli spunti diretti ai masso N. 4 nel piano del- l'Augusta, e N. 5 e N. 6 nel piano della Emilia. APPENDICE 163 9. Allorché sia terminata la comunicazione della gal- leria Augusta col pozzo, e sia giunta ad esplorare il masso N. 3 la galleria che dall'Augusta ad esso si dirige, si potrebbe tentare un qualche lavoro di esplorazione in prossimità del masso N. 4 mercè un pozzo verticale iff prossimità alla sua estremità settentrionale, e quindi con una galleria verso ad esso. 10. U sopravanzo di attività che risulta dalla sostitu- zione dei proposti lavori a quelli che verrebbero ad essere sospesi si potrebbe impiegare in un lavoro di saggio nel luogo detto Sasso-Nero, ove si dovrebbe scavare un pic- colo pozzo nel ripiano esistente sulla riva destra del Sil- laro, per muovere poi da quello una galleria verso il masso evidentemente cuprifero, che sta sulla sponda sini- stra del torrente stesso nel Prato Laudi. I risultamenli dei proposti lavori somministreranno, io spero, lumi ulteriori e più cospicui per dirigere la esplorazione, che la benemerita Società si propone di con- tinuare, ed io sarò ben lieto se la Società stessa mi ono- lerà nuovamente dell'incarico di servirla, nella speranza di poter con maggiori dati e con raddoppiala diligenza rispondere degnamente al conferitomi onore. professore Giuseppe Meneghini. V Pisa, 20 luglio 1863. APPENDICE. Ricevendo oggi (23. luglio 1853.) ulteriori notizie ) I dalla gentilezza del sig. Innocenzo Ronchi , incaricato 1 dell'assistenza ai lavori, mi compiacio di veder per esse confermato così il giudizio che mi sono formato intorno 164 APPENDICE ^ alla nalura del giacimento metallifero di Bisano, come pure quel grado di speranza di un favorevole successo che ho concepito, e che cercai di esprimere nell'unito Rapporto, al quale non credo quindi dover cambiare parte alcuna perchè ne risulti pili espressivo il significato, lasciandolo quale mi fu inspirato da un primo esame della località^ L'affioramento metallifero ora scoperto nel letto del fosso, che passa dinanzi e sotto alla entrata della galleria Augu- sta ha per me un grande significato, in quantochè viene in appoggio dell'idea che mi sono formato dell'andamento della dica metallifera, e quindi della importanza di diri- gere i lavori di ricerca prevalentemente sotto al masso N. 2. Mi confermo quindi sempre pia nella opportunità delle due proposte gallerie nel piano della Emilia, una cioè ad angolo retto da essa a 100 metri di distanza dal pozzo, ed una dal fondo del pozzo stesso. M'informa il sig. Ronchi che la gallerìa scavata per circa 50 metri in una direzione, che non era precisamente quella del masso N. 3, fu abbandonata ed ostruita. Quel- l'infruttuoso scavo ci fa presentire che anche colle due nuove gallerie proposte non si riuscirà forse immediatamente a risultati migliori , ma siccome ciò che ci proponiamo è di arrivare per quella via profonda al punto verso il quale importa prevalentemente dirigere le esplorazioni, così ritengo che quella considerazione non ne altenui gran fatto la importanza. Solamente mi credo in dovere di affacciare alla benemerita Società l'idea che , qualora giudicasse per il momento troppo numerosi i proposti lavori, quello fra questi due che merita, a mio parere, la preferenza è il primo, cioè della galleria diretta per la più breve strada ad angolo retto dalla Emilia al masso N. 2. a 100 metri di distanza dal pozzo. Dalle più esatte notizie ora avute rilevo che la galleria diretta al masso N. 4. nel plano delia Augusta, continuata nello slesso piano, non uscirebbe al giorno come mi era APPENDICE 165 Slato detto, ma rimarrebbe anzi di circa 18 metri inferiore al punto più basso della frana sotto alla quale dovrebbe passare. Considerando per altro che mancano tuttora 200 metri a scavare per condurre essa galleria al suo scopo, e con essa non si verrebbe ad esplorare esso masso N. 4 che ad una piccola profondila, così mi sembra, e per ra- gione di economia e per l'altro importantissimo oggetto di dirigere immediatamente la esplorazione a profondità mag- giore, che sia preferibile il piccolo pozzo che progettai in prossimità al masso stesso ed in rispondenza alla sua parte più bassa. Questo lavoro , come già espressi , non si dovreb- be intraprendere se non quando, per il compimento di quel- li che ora si continuano, restassero disponibili i mezzi a ciò necessari. Professore Giuseppe Meneghini. 166 DUE PAROLE SULL' ATTUAI PREZZO DEL GRANO CON INFINE ALCUNE TABELLE RELATIVE AI RACCOLTI ED ALLE INTRODUZIONI DEL MEDESIMO IN BOLOGNA. — o>>-^»«C£»»^^^-*- Nel fascicolo di Agosto 1852, di questi Annali delle Scienze Naturali ^ abbiamo pubblicato il Sunto del Rap- porto diretto alla Società Agraria bolognese^ dalia Com- missione incaricata per Io studio della malattia delle viti e delle uve. In questo anno dopo le cose dette nel de> corso, in causa delle difficoltà dell'argomento, ben poco di veramente utile abbiamo da aggiungere, nuli' ostante i molti sludi fatti nel decorso tempo. Contuttociò essendo- ci allora limitati a rispondere ad otto quesiti che ci era- vamo proposti (risposte che corrisposero pienamente ai fatti osservati in appresso) crediamo sia bene in questo anno dire alcune cose sull'esito degli studi praticati nei decorsi mesi ; sugli effetti del morbo che possiamo temere nelle uve dell'anno venturo; sulle pratiche o rimedi più convenienti a guarirle. Infine ad istruire i nostri lettori sulla quantità dei raccolti fatti nei decorsi tempi, riporteremo a piedi del presente articolo la distinta delle castellate di uva introdotte ogni anno nella nostra bologna dall' anno \ 573 a ^ues/rt parfe , dando per ultimo un'occhiata alla quantità dei raccolti di uva osservati in questa nostra provincia dall'anno 18t9 fino -al presente. 1. Intorno agli studj fatti dagli agronomi e botanici dopo il luglio 1852, quantunque a -dir vero questi si ab- biano a dire moltissimi, sia in ordine alle cagioni, alla sede, ed alla indole del morbo, come in relazione ai ri- medi adoperati per togliere Ja malattia delle uve affette, N. Ann. Se. Natur. Serie HI. Tom. 8. 12 178 APPENDICE tuttavia non si può a meno di esprimere la trista verità e convinzione, che cioè questi studi arrecarono finora poco profitto al carapagnuolo, il quale in Italia ed altrove sente tuttavia la inefficacia dei medesimi, e dei suggeriti rimedi, quindi la dispiacenza dei gravi danni del morbo. Molte opi- nioni furono esternate, molti rimedi suggeriti, ma la malattia a guisa delle epidemie od epizoozie ha voluto percorrere gli stadi di attacco, di sviluppo, e di accrescimento, fin- tantoché, cessata in appresso la condizione occulta che la manifestò e la mantenne, passerà a percorrere lo stadio di decremento. 11 Sig. Guèrin de Meneville, fisiologo e naturalista di moltissimo merito, con quella lealtà che Io distingue asse- riva nel decorso^ anno, che gli studi finora erano stati fatti senz'ordine, e con molta superficialità. « Il rapido esame, die' egli, che ho fatto in località diversissime di un gran numero di vigneti ammalati, mi ha mostrato quello che avevo di già detto sulla necessità di studiare questa ter- ribile malattia iti tutt' altre epoche, che non è il momento in cui si mostra coperta di oidium , poteva essere fondato. Cre- do non essere allora che l'uva si mostra invasa dalla crit- togama l'opportunità di praticare esperienze per cono- scere la causa della malattia j ma piuttosto in epoche varie, forse al cominciamento dell'anno, nelle radici, nei liqui- di della pianta, mediante osservazioni, dissezioni, e ana- lisi delicate, e minute fatte col concorso della pratica da sapienti esercitatissimi nei difficili studi di questo genere^ e sopratutto intieramente liberi da altre preocupazioni. » « Penso sia di quest' alterazione come di certa malattia degli animali , che i suoi effetti che potrebbero non essere che fenomeni consecutivi, si manifestino all'esterno per l'apparizione dell' oidium forse lungo tempo dopo l'azione delle cause che lo producono. Io quindi temo che le ri- cerche ed i tentativi che si son falli, e che si faranno ad. ipoche in cui 1' uva è invasa dàW oidium non possono rag- APPENDICE 179 giunger lo scopo meglio che una cura , la quale si dirigesse agli elfelti di una malattia invece di attaccarne la causa. » « Tutti i fatti che ho osservati nel corso del mio viaggio mi conducono a pensare che vi ha una causa pro- fonda di disorganizzazione nelle viti, cotne nelle patate, come nei bachi da seta, nei paesi in cui quest'insetto è coltivato in grande. Questa causa sembra essere un diffetto d'equilibrio nelle funzioni, sia questo un eccesso di vita- lità o movimento vitale troppo rapido, ovvero un dif- fetto di vitalità^ atonia ; indebolimento eccessivo. » « Forse queste due cause producono risultati simili, una malattia cioè il cui termine è crittogamico sotto certe condizioni. Può avvenire che le cellule elementari si mo- difichino, si trasformino in un vegetale molto inferiore, come egli è riconosciuto di già che certe cellule vegeta- bili possono trasformarsi in foglie o in radici, secondo che l'essere è collocato in tale o tal altra condizione. » « È possibile che queste cellule o particelle elemen- tari, dissestate ne' loro rapporti, nella loro composizione chimica, rendano l'essere che elleno compongono, adat- tato alla vegetazione crittogama i cui corpi riproduttori, dispersi ovunque, non possono svilupparsi che entro mezzi particolari; ed infine non vi sarebbe nulla di straordina- rio ad ammettere che gli attacchi di alcuni animali anche piccolissimi contribuissero a queste alterazioni, venendo a versare nella circolazione dei vegetabili un fermento, un elemento chimico suscettibile di modificazioni vitali. « « Per giungere a conoscere se la malattia della vile è dovuta a queste tre cause, o ad una di esse, sarebbe sie- cessario di fare degli sludi, e delle esperienze in tutto il corso dell'anno, e forse per più anni di seguito, percioc- ché non è alla sfuggita in un corso rapido come quello che ho fallo finora, e che non ha duralo che due mesi, che lavori simili possono eifetluarsì utilmente. » hi altro luogo del suo giudizioso scritto così si esprime. (80 APPENDICE < Considerando scilo questo punto di vista la questione della malattia parmi dover prender un nuovo carattere e uieritai'e studi speciali. Non si tratterebbe più a parer mio di cercare alcuni grappoli facendo perire la crittogama che li cuopre più o meno completamente, ma bisogne- rebbe intraprendere una serie di osservazioni e di espe- rienze continuate assiduamente per Io spazio di alcuni anni. » Le quali opinioni (che pur sono le nostre, e dimostra- no quanto siasi lontani dal ben fare) ciascheduno scorge come siano lodevoli e savie in rapporto del metodo da adoperarsi, e degli oggetti indicali, perchè più meritevoli di esame e di studio. Dopo r articolo di Meneville sortirono in Francia i la- vori del Béranger, del Dubois, e di altri molti, nel frat- tanto che in Italia pure altri scrini vennero pubblicali relativi alla malattia delle viti; ma sia per la difficoltà delio studio, sia per la indole oscura del morbo, ninno ha per così dire esaurito l' argomento , per guisa che le cose dette neir anno 1851 dal Ch. Prof. De Brignole nel suo lavoro sul Cramòo, denno aversi per le più complete e giudiziose che fìnora siano comparse. In questo anno altro modonese il- lustre nelle scienze fisiologiche e naturali, in una memo- ria diretta alla Società Agraria di Reggio esprimeva, che il morbo delle viti appartiene a quelle epifitie ricorrenti a periodi 0 cicli variamente prolungati con successione da luo- go a luogo, e con durata in ciaschedun luogo di circa tre anni. La malattia^ dice il Grimelli, non consiste solo nella criplogama o funghelto esteriore che attacca le uve, poi- ché questo si è un effetto di essa, ma invece a lui pare sia una interna condizione morbosa di forma cachettica curabile con esterni ed interni rimedi.se dal lato del tornaconto, e dìffìcollà locali non fossimo inciampati nella loro estesa applicazione. Questi fisiologi di molto merito hanno esaminato le AFPEIsniCE 181 piante affette, hanno scandagliato le ragioni e le osserva- zioni degli agronomi, e naturalisti clie li precedettero, sicché i loro lavori riassumono in qualche guisa le cose dette dagli altri, e ci ^lermettono di poter concludere in oggi che la questione ha bensì alcun poco progredito pei fatti osservati, ma che tuttavia rimane oscura nelle cagioni, come irresoluta neir applicazione di rimedi utili ed efficaci. Diciamo oscura nelle cagioni, perchè nuli' ostante che in oggi i sostenitori dell'oìd/o, cioè dello straordinario sviluppo di questa muffa sopra gli acini delle uve^ e delle foglie come causa prima del morbo siansi ormai ricreduti , collo ammettere la speciale predisposizione interna della, pianta, e sieno quasi convinti della erroneità della loro opinione dopo la lettura dei lavori preacennali^ e degli altri pub- blicali dalle Commissioni nominate dai Corpi Accademici più celebrati, che queste massime del morbo costituzionale ed interno sostennero e divulgarono, pure vi ha qualche naturalista che persiste nella opposta opinione. A comprovare la predisposizione nelle viti per contrarre il morbo ovvero ad esserne esenti , anziché ad ammettere lo straordinario sviluppo deW oidio in questi anni, serve pure l'osservare , che alcuni poderi di terreno argilloso e magro qua e là sono andati esenti dal morbo delle viti e dell'uva in tutto od in parte, forse perché la composi- zione chimica e fisica dei vari strati di quei terreni man- tiene nelle piante stesse una disposizione interna non op- portuna^ e diversa da quella che si rinviene nelle altre piante attaccate, esistenti nei terreni silicei e pingui; es- sendo poi nuilameno le une e le altre piante soggette egual- mente alla influenza dell' ifomiceto. 2. In quanto agli effetti che dovremmo attendere nel raccolto delle uve pel venturo anno, dopo avere esami- nato lo stalo e vegetazione delle vili nei vari terreni del monte e del piano , le quali furono trovale macchiate allo esterno nei nuovi tralci, fragili nel tronco, e cariate in 182 APPENDICE vari punii del midollo, e dopo avere conosciuto che in Francia e negli altri paesi ove comparve due o più anni prima di Italia, tuttavia continua di affliggere più o meno manifestamente le viti, non che per le ragioni espresse con qualche estensione nel Rapporto diretto alla nostra Società Agraria , siamo di parere che il morbo continuerà qualche poco ad infestare le nostre viti anche nel venturo anno. Però potendosi riassumere dalla quantità dei nostri rac- colti praticati , che la quantità delle uve malate in rap- porto alle sane fu di una quinta parte nell'anno 1851, di due quinte parti nell'anno 1852, e di tre quinte parli nel corrente 1853, così ci lusinghiamo stante quello al- trove avvenuto , che il morbo abbia esaurito il massimo suo periodo di invasione e di attacco, e possano i tristi effetti fra noi dimostrarsi meno gravi ed estesi. A ciò ci lusingano pure gli studi fatti negli scrittori che parlarono di malattie delle viti dai più antichi, come Teofrasto e Plinio, fino a Bernardino Ramazzini, ed a Targioni Tozzetti, i quali ultimi vissero l'uno nel secolo decimo settimo, r altro nei decorso secolo. Il Ramazzini parlando della malattia da lui esaminata nel Modenese verso l'anno 1689, dice che comparve alcun poco negl'anni precedenti, e che continuò tuttavia a presentarsi anche nel seguente. Lo stesso dice il Tozzetti essere avvenuto prima dell'anno 1767 , nel quale anno egli delineava la muffa , che noi pure vediamo eguale nella sua Alimurgia allora pubblicata in Firenze. Così la storia antica , le osservazioni moderne, e le opinioni dei naturalisti ci inducono a pensare che il morbo abbia già tocco il colmo dello stadio, e sia per declinare. 3. Sulle pratiche o rimedi trovati più convenienti , ci limiteremo a dire che intorno a questi bisogna distinguere i rimedi da applicarsi alla pianta, da quelli da usarsi sopra gli acini dell'uva. Fra i primi crediamo sia utile vangare profondamente il terreno' presso le pianta, impinguandola APPENDICE 183 con concime vecchio tratto dagli avanzi dei vegetabili, e ciò per favorire una straordinaria vegetazione che tolga lo stato cachetico da molti osservato nelle piante maiale. Al quale effetto il Grimélli loda pure di scoprire il ceppo pri- mario delle radici in un colle barbe, aspergendovi sopra polvere fina di zolfo nella quantità di una libbra per cep- po. Noi però, alieni da questa pratica, crediamo che la spesa grave del rimedio per la immensa quantità delle piante cui dovrebbe applicarsi, renda sconveniente per non dire impossibile l'uso di questo farmaco, che d'altron- de non è, per lo meno, sempre sicuro nel rjsultamento. Crediamo invece sia bene potare e tagliare coraggiosamente prima del verno ed all'epoca consueta le piante malate, lavando i capi ed i tralci con acqua ben satura di calce, giacché tale pratica non è dispendiosa, né prolunga di soverchio le ordinarie operazioni, e quel che più monta perchè è stata da noi e da altri trovata utile nel corrente anno. In quanto ai rimedi da usarsi sulle uve, non neghe- remo che giovi il combattere direttamente la crittogama malefica sul grappolo e sugli acini, mediante le bagnature con liquido detersivo del genere degli alcalini; ma tutta- via crediamo schiettamente che nella bolognese provincia per la maniera speciale di coltivazione delle viti assai alte e distese fra gli olmi , non che per le molle altre occu- pazioni dei nostri Coloni nel mese del Luglio e dell'Agosto non siavi tornaconto, quand'anche il prezzo del vino si avesse a sostenere il doppio del consueto. Chi frequenta le campagne, e conosce pienamente le difficoltà nelle famiglie coloniche ad eseguire per tempo e a dovere gli ordinari lavori del Luglio colla mietitura, raccolta dalle stoppie e trebbiatura del grano, e più lardi del grano turco j chi co- nosce ancora le altre più faticose e lunghe operazioni del rompere le terre, tagliar la canapa, contrattare bestiami, distribuire concimi, seminar fave da sovvcscio, ed ese- 184 APri;NurcE guire la macerazione della canapa, la scavezzatura, e grammollazione di essa nei mesi appunto di Luglio, Ago- sto e Settembre, dovrà convenire ingenuamente che i no- stri Coloni di pianura non ponno assolutamente lavare ad uno ad nno e con diligenza i grappoli dell' uva , potendosi solamente ciò fare alcun poco dai mezzadri delle nostre colline, specialmente nelle vigne, ove comode e basse si coltivano le viti. 4. Proseguendo l' argomento delle uve, riporteremo in prima le tabelle surricordate , 1' una cioè che si riferisce alla quantità delle castellate di uva introdotte annualmente in Bologna dall'anno 1573 fino al presente, e 1' altra quella dei raccolti avuti in provincia dall'anno 1819 fino al decorso anno. Castel- lale in- trodotte Castel- lale in- trodotte Castel- late in- trodotto Castel late ir li'odolte 1573 1374 1575 1576 1577 1578 1579 1580 1581 1582 1583 1584 1585 1586 1587 1588 1589 1590 1591 1592 1593 1594 1595 l59o 1597 1598 1599 4I2I0 1600 21480 1627 37332 1654 35060 1601 39600 1628 30465 1655 31510 1602 41820 1629 31112 1656 33820 1603 38901 1630 35060 1657 29,i00 1604 26920 1631 41723 1658 2S985 1605 37280 16:ì2 27650 •659 37420 1606 30775 16(3 28982 1660 25220 1607 325S0 , 16S4 33219 1661 276il0 1608 31783 1635 2 960 1662 38900 1609 32906 1636 37990 1663 36820 1610 31684 1637 26702 166J 40600 1611 35103 1638 31149 1665 30990 1612 33681 1639 25749 1666 26780 1613 3S739 1640 29238 1667 65300 1614 41991 1611 31996 1668 31680 1615 3H()80 1612 27603 1669 223 511 1616 34773 16 i3 2 1230 1670 21920 1617 46699 1614 21719 1671 16380 1618 27400 16Ì3 27033 1672 26900 1619 33621 1616 3I4S4 1673 40201 1620 340,iO 1647 36060 1674 36100 1621 3I6'.5 1648 30398 1675 34120 1622 38F65 1649 27191 1676 359(10 1623 29955 1650 25614 1677 49600 1624 39757 1651 35585 1678 41720 1625 33519 1652 V7823 1679 17901 1626 37495 ; 1653 2i-.837 1 1680 32048 27668 31820 25060 34521 32229 35750 38:-!98 4327) 32548 38412 32663 4116OO 39863 31836 30514 33019 32606 37(90 35126 30284 37735 31408 36007 34208 39997 40424 APPENDICE \U Castel- lale ìn- IroiJrtUe Castel- lale in- troilotle Castel- lale in- Irodotle Castel- late in- trodotte 1681 1682 1683 I68i 1685 I6S6 1687 1683 1689 1690 1691 1692 1693 1694 1695 1696 1697 1698 1699 1700 1701 1702 1703 170J 1705 1706 1707 1708 1709 1710 1711 1712 1713 1714 1715 34579 3'2n05 32059 36109 30540 23643 29670 32699 2i02l 23883 29267 27597 26719 25040 19998 23385 17639 27009 28S35 23535 25746 24962 33192 28313 4-2535 32431 42535 32431 15834 26537 30540 24193 30622 26199 21913 1716 1717 1718 1719 1720 1721 1722. 1723 1724 1725 1726 1727 17-28 1729 1730 1731 1732 1733 1734 1736 1736 1737 1738 1739 1740 1741 1742 1743 17H 1715 1746 1747 1748 1749 1750 36959 27224 25678 33U8 33793 28595 24789 3371» 27666 30062 3! -2-20 22642 41068 4-2051 38-286 29277 41164 29193 30339 31038 38-237 27139 31038 28805 21851 207-28 23129 20162 26903 21880 27863 28-207 25471 32944 25384 1751 21363 1786 1752 26124 1787 1753 31398 1788 1754 30209 1789 1755 34371 1790 1756 33708 1791 1757 29647 1792 1758 23730 1793 1759 18083 1794 1760 24828 1795 1761 25300 1796 1762 24336 1797 1763 23760 1798 1764 27057 1799 1765 21312 1800 1766 16638 1801 1767 22870 1802 1768 254-26 1803 1769 23080 1804 1770 18139 1805 1771 21990 1806 1772 2II74 1807 1773 34677 1808 1774 18377 1809 1775 26167 1810 1776 •27345 1811 1777 22192 1812 1778 25618 1813 1779 28976 1814 1780 32282 18!5 1781 31246 1816 1782 28032 1817 1783 29005 1818 1784 28505 1785 44432 18892 28808 33887 38366 29455 29491 30678 36649 31966 34470 29945 30300 27134 19201 10407 22772 31199 29314 261 17 29394 21361 25885 29U91 31913 21198 25-270 32612 17329 137-29 15852 17-214 I9i76 26858 o Castel- Racroll.' lei CiiStel- Raccolli s Castel- Raccolte lale In- in Pro- e lale in- in Pro ale in- in Pro- < trodotte vinci a < trodotte vincia •< trodotte! vincia 1819 1900» 56053 1831 31740 91417 1843 29870 94589 1820 26117 69778 1832 23212 81793 1814 15320 54558 1821 27092 76552 1833 25695 81101 1815 25776 769-25 1822 19162 54950 1831 24-267 70201 1846 23155 74973 1823 36186 1077-20 1835 25918 810-27 1817 28677 95974 182» 2b»33 81930 li 836 29578 66771 1818 23117 77194 1825 26'28( 77336 1837 26018 80237 1849 25158 85838 1826 22215 718») 1838 26281 77161 1850 2-2711 76018 18-27 26626 74412 il 839 29315 91327 1851 19574 62112 1828 27516 82056 '1840 35212 114911 1852 18934 1829 25300 81024 J18U 24210 85228 1853 8433 1830 26513 81162 ll842 25724 85180 t86 APPENDICE Ora da un tale esame si presentano a colpo d'occhio le deduzioni seguenti. 1. Che le introduzioni annuali in Bologna delle castel- late di uva furono maggiori nei due decorsi secoli ^ benché la popolazione della città non arrivasse alla cifra attuale, od almeno non l'abbia giammai sorpassata in quel tempo. 2. Che nelle annate ricordate da Ramazzini verso i! 1689, e nelle altre notate dal Targioni Tozzetti verso gli anni 1767, le quantità non tanto scarse di castellate intro- dotte in Bologna fanno credere che il morbo epidemico delle uve fosse men grave allora fra noi di quello che siasi presentato nella invasione attuale. 3. Che gli anni di scarso raccolto in questo secolo , oltre il 1799, furono il 1800, il 1819, il 1822, il 1841 ed il 1853, ben inteso che il raccolto di questo anno sem- bra essere più scarso, perchè di una sola quarta parte del raccolto medio annuale consueto , che ora è più di 80 mila castellate. 4. Che la massima quantità di castellate di uva in- trodotte in Bologna e conseguentemente il massimo rac- colto in Provincia si ebbe nell'anno 1597. Uua tale quan- tità corrispondente a 49,600 castellate introdotte nella sola bologna , benché straordinaria, ricorda i tempi di Strabone, il quale nel lib. 5. assicura che nel paese dei Galli Boi e limitrofi, cioè in questi paesi, tale era l'abbondanza del vino, che vi esistevano delle botti più grandi delle case. 5. Che furono ancora assai abbondanti i raccolti e le introduzioni degli anni 1617, 1662, 1785, poiché si av- vicinarono alla cifra suindicata del 1597. Nel corrente se- colo , oltreché la massima introduzione si fu negli ann< 1823 e 1840 perchè fu di 35 in 36 mila , si scorge che il raccolto medio è di un quarto inferiore a quello osser- vato dall'anno 1573 fino al 1800. Pare quindi che l'attua- le metodo di coltivazione sia più favorevule ai cereali ed altri prodotti, perchè accrebbero , di quello che alle viti, che scemarono notevolmente di numero e di prodotto. APPENDICE 187 6. Si conosce pure dalla ispezione delle tabelle , che ìa minima quantità del raccolto di uva si ebbe negli anni 1819, 1822, 1844, 1853. 7. Infine risulta da un tale esame , che in questi ul- timi 33 anni, la proporzione delle castellate raccolte, con quelle introdotte si è come tre ad uno , vale a dire che un terzo dell' uva raccolta nella provincia si introdusse in Bolo- gna; lasciando d'altra parte di considerare l'uva ed il vino colato che dalla vicina Romagna si introduce fra noi pel consumo del commercio e degli artigiani. Ciò è quanto abbiamo creduto riferire ai nostri lettori in ordine ad un argomento di opportunità, sul quale ci lusinghiamo non dovervi più ritornare nell' anno venturo , perchè già trattato estesamente dal Ch. Prof. Sgarzi da- vanti alla nostra Società Agraria, che ben presto pubbli- cherà la Memoria nel Volume settimo ; e perchè vogliamo sperare che il raccolto nuli' ostante la malattia delle uve sarà allora più che sufficiente al bisogno , specialmente se i Fattori ed i Campagnuoli vorranno indurre i propri Coloni a seguire le pratiche da noi superiormente indicate. Bologna li 30 Settembre 1853. P. P. o = e e 4,.- o j O — ce S o = o ce <2 M . ra 3 «> o ^ in . oo S • • 00 (N • ' • *ef • • ; I ■ o_o ^ * ' c ■ * ' c'o' ' *o' * O OH t« '/j o O '.« Z «3 o >o o • — 00 . vr o o o "o'o' ^ ^ ® W © O O CV5 "^ Co\c fc"tfs"t>.''M'* co >n *o"o o~o t^*"o'o'o'o"o"o"o . o_o_o ooooooooo o o o o o'o o"o" 00 *o o c^" o o o o o ^ o^o o_o ooooooo ooooo OOOOOOC^iOt^OO t^Oo" 0*0* (M ■— ■— *5f . ce Ct5 co ^o o_ .o _po o_o_o_o_o_o o_o_ _ooooo_ SS??2 " o o t>.'o"«^"o'^"'M'"o'o' 'e^o'oocT co e r«K -co . :^ O Ó c« Ò W O . o co et» ;o t^ 00 ^5• ^o_o_c> o o o o «ì ic o 4rs o !>,* o" . o o o »o r^ ic "^ .*o*«J*»ncot«.t^*^ O Qo'o 0*10 iOO* 5 .«QCO';oK'. oocito ..w •COQOt-'.OOClO o Off'IiCOiOi^tCOOt^Or^OOOC^OOoOOOCOCOOi^lUìtrSQOGOC^OaJCS P3, OSCIOS — ■— C^CS — (N '^'^"o'^CO (^^0 o'^-r^Tco ce''«f O**-'— Cr^'o'iD *C 00* -^ ' ce co (?1 O^ co O t^_ 00^ u^ O *rt O "ì O^ O CI O 30 C'I C^ cs oc OO CH »C O »-. 00 fcs. o ^ t^ -O co O» '-• 05 co l> CO co C^ O Oti 00 O t^ O T» •-' — ' 00 OO C^ O* fO ^ r*" «rj ^-* Ci i_+ +„+ + +j!-_l+j!:i_t±+i±i Itti +Ji±+ + + +,t- ^' ^O vji^CI, CCi^'iD^ ■. — àn(M'«3'«q«05iO^ " ^ COCO"— OtrtCDv*VT00a5C0t^tftCCWCCCCI>.r^b*C0'^C0iC0000o'o" — i" co" " ^ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + Il (M o o o^^ Qoco»nooo»noc^ ao^o i>oooaooo'5ococooG^«oooot>. fOCoc^coco»r5cococ5GOoofr^m*5*o»«feoiOcoi:ov»'vrcccct*b*— ^— co i0(MC-IO00rCt>.G0G0OOO*ftQ0iCC000C-l»0^"^Li?'rt0DO ' oooo i0'^*M»00»i^OOC^OOOCOOOOOOC1^0QOOOOOCOO_ ''(M" o'ot^4Ct^C0CD'"t^CsC0"00Ot^'wrC0^t'.000it^«^C0'o00OO*-*-i*^ to o co o o co -o oc o o (M o c^^ o u^ ce o c-i^ -CI o o iM co ir? co O « 00 "^ O ®(?^"o"oi co co"«t"^ co' ■n co -w-'cf — "v-ir4o'co cd'o ■^"co*'M o cd'co t^^t^-'o" + + + + + + + + + + T + + + + + + + + + + + + + + + -f+ + + ■co CI ox^c:t>^o»oco*»roc c:_i>.^o_t^^cc! — •«*■■.- «t i-:. c^ o_^cò co ^o o oo co co t^* OO' co* O in" co :0 fr*' co t?* co O ce oc 00 co oc 00* t^*" IO « tO* »0 co" »>•' CD 00 05 05 GO" c^ C4 c^ c^ CI c^ c^ CI e» tr» CI CI c^ (M c^ cs c^ c^ CI CI e» CI (T» CI c^ CI et CI CS C"» COOOOSCiCIOOSOOCOCDClCO— r^QOCOCO'fl'QC ■Ot-.Ot'OSCOO— COO'WC? 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L. 27. 6,95 27. 7,26 27. 7.12 CD O ^^ «^ ?^'c.?ìl?3 OD — QO »* i 'Sì _^ «K 00 " oó tlBQ C/3 «J e/) •w " ne BIBO BIBQ BIBQ '■" i; S 00 " » BIBO BIBG BIBO ipBoaa t/5 4J C/3 ipBDaa C/3 43 g .« «£> CS + + + m o ,,_ ^ o + + + Ifl (M ~" 1^ + + + co o c\ ft\ + + + O T-l O •< »- co — •<-< e^ + + + 05 00 O '« 00 "co" e^' \ + + o «. o *^ *" o o M + + + o o o *- es ■mt -r-. e^ + + + j-ipiie,iO illOllX Cd O — '[•Jmei e-im 3A3XÌ 0139 Buug BiqqaN BlSSoiJ jnoAiiM {III3J3S 00^ 05 ". 1 -. *?»« + + + 1 + ^\ o O 1 00 — co *•" '. 5^" + + + 1 + C5 t- xr co '^•^ in + + + I + eo co Od 1 Oi + + + 1 + + + +1 + + + t< 1 — + 1 + . s co OJ IN co + + + 1 + co «* o 1 '^ co ' .-> (N + + + 1 + M 1 " + + + 1 + «« r*. wi> t-^ C^ 1 *» + + + + o OS ra o »rt • i5 cs coco • i^i < e: o'o" • ©* 3 bjcnò O C/3 "^ O I liicAtd {(d OcoO — e* co o = O H _ W -3 s ■ o E-i V H 2 £2 eo owow ooo>w i^W o^ooo oooooooooooooooooo oo^o o^o oo^oo^ C0Q0b*O00l>.'«*00C0 t+++t+++++++++++++++++++++4++t+ OOG^COCOQOOOCIOOCOU^O CD^O t^OOOCJQOC^GO O^CS^C^^O^O^C^^OO^W^ '^CO(M « C^'>« «D t^To'o'o'b^'^^OCO CC »C l^T 00"" Cc' CO «"fl"* CO O CDCO^*^00cOb»t«- CSCI(NC^a3O0 O O^C^ 00 "^=o O OOC^^fi^^O^O O^»rt^"^'0 Cl^ °o'cì"'^CD'*0 o"oO o"o '-'•^-OOOJCìb^oOGOO r>.fr^t^<"*COOCt-«CiOOOOC^ I t^ o "^ t>. *o I . o t^ co e; (N ' Cd'ìo'cTo ctTo OOOCDt^OOOOOCOOOC5l:*ftN.t>.OOC505QOCOC3C500COCO « ìcsc^cic^c^c^c-ìc^c^cs tCco cooocccìOCìcocogo cot^-n-os — — cooo — •oo«i'io«'nCTiooot^ooco2;2J^S!iSSSS "> j cc'o' rfo'oi'o'o o o OD t»''oc"t»"5o't^"o»<= C5 t-Ti^TrCcoos 05 !>• co roos co co 00 2 ;o"o"o'oOOOOOt^COC0500C500t~.t»,C00003C5COOOO = COOO(10 'M c^ c^ c^ c< c< C-I c^i (^» C-I C-I CI CI r< g-i c-ì c^ CI c< CI ri T< '?^ "^ c< '^ "^ ^ g^ '^ > O co 1^ *— co -'"S t>i t^ t^ 3 — O O l^ e ■^ t>rO~3v"='o"o"o~o'o'o"t^"o"«rh."53 ^•"o'o'oo"t>.'"oO 0c"o5 C5 QO C5 O O 05 00 00 1 11.10 jQ ■ dC0^^»0CS*~*0DOO>— cwo^ . co C-. o — < (M *«!' «^ ce !?<•«!■"» 00 « GO »^ *rt c^ ©"co ^ £V5 o -o «a" + + +I + + + + I + + + + lt + + + e^e^iM s^ e^ IN C< (N 050 in ■M (M c^l I !M I Su »>• »^ t^ t^ C^ C-t (N C< .'pi CO |S ■~ o co o KIBQ « « s eiBO " o r: - Biea "g ipeosQ ipeoag N .- « .^2 + + + CO o^ o + T + cs o -* co co 00_ ^«o' co C3* 1x7 + + + co eoo — in o o + + + ^_l OJ ** 00 p» *? + + + oom CO c^ ^ ^o* co'' co c\ C^ + + + o m QO cs (M OS °ffl> «^ o (M (M + + + O O 05 c< + + cs + + + 1 + o'\ ■— «5 1 t^ co t~ CO ', CD + + + 1 + ^ (M . e-) \ + + ! + co o o 1 — "^co" l'i CD , co" cs e^ + + + 1 + \ + + 11 in ■-" r. 1 R, ^^ c\ CI M C-< . (M + + + 1 \ + il o a: « es • — H 2ii . • . w r.; CJ 1^ §"- -a; e :j Ot^cd u .. Eé' Ikvgano nuovo setne da olio. In seguito degl'ordini dati da S. E. il sig. Ministro della Marina Francese, colla Corvetta a vapore il Newton , che or i è entrata nel Porto di Brest, è giunta da Mogador una seconda condotta di grani o semenza di Argano. La pianta di que- sto nome, che trovasi nell'interior parte dello Impero di Ma- rocco, sopratulto nei contorni di Mogador, è come si conosce un albero il di cui frutto, dopo aver fornito un olio buono ed abbondante, porge ancora un eccellente cibo per il bestia- me nel panello o sansa, essendo questo pure impiegato anco- ra come ingrasso pei terreni. Il tronco dell' albero Argano, che non sorpassa giammai in quei paesi l'altezza di cinque metri, nuli' ostante che abbia talvolta perfino tre metri di circonferenza, è di spesso di un tronco solo, pure talvolta dividesi come l'olivo in molte parti o rami aderenti in guisa da formare un tronco solo composto di molti pezzi riuniti insieme. Si è già tentato in passato e con qualche successo di acclimatizzare questa pianta nella Fran- cia meridionale, perchè ivi sembra sia per riescire nei terreni gbiajosi e silicei. Il primo arrivo di grani, anzi di piante di Arga- no avvenne in Francia alla fine del decorso anno col mezzo della stessa Corvetta, e vennero quelle distribuite ai giardini delle piante di Parigi, Parpignano, e Montpellier, oltre alcune al- tre distribuite ad alcuni amatori intelligenti ed assidui per tali esperienze. In oggi come avvenne col primo arrivo, il sig. Mi- ìiistro predetto fa noto con pubblico avviso, ch'egli ha in di- sponibilità altra quantità di detto seme per i pubblici stabilimenti francesi , ed anche per quei particolari che ne facciano rego- lare dimanda. Nel porgere di ciò avviso agl'agronomi di queste contrade, facciamo pur noto, essersi da noi data la commissione di tali piante e di semi, onde esperimentarne l'uso, acclimatizzandole se fìa possiibile in queste nostre Provincie. P. P. Di un nuovo Marmo artificiale premiato dalla Società d' Incoraggiamento di Padova » 122 Uso dei torsi di G ratio turco » 124 Lavori ed esperienze fatte nel podere sperimentai'', di Ferrara » 125 LoATTi — Acqua di ealce nella cura delle Verruche dei Bovini » 127 MeNEGHiNi —Rapporto sui Minerali di rame in Bi' sano. . ... . . 0 136 P. P. — Due parole ìul prezzo del grano, e tabelle dei raccolti eie. > t66 Id. — Appendice alla relazione sulla malattia delle viti e delle uve con infine alcune tabelle dei raccolti ed introduzioni in Bologna » 177 Palagi — Tabelle meteorologiche dei mesi di Giugno e Luglio 1853 • 188 DeW Argano nuovo seme da Olio > 192 wii H ■MB»PC>ìg^-»»»». Debbo alla gentilezza del Ch. Prof. Giuseppe Bian- coni, i materiali che mi hanno servito, pella redazione del presente articolo , avendomi concesso il non piccolo fa- vore, di cavare i disegni di alcune filliti poco conosciute, che si conservano nel Pontificio museo di Storia Natura- le, della Celeberrima Università di Bologna, cooperando così all'onorevole e santo scopo, di vedere un giorno completamente illustrati, gli avanzi della Flora fossile Ita- liana, alla quale da parecchi anni sto prodigando tutte le piccole mie forze. Mi sia concesso quindi di rendere pubblica la mia ri- conoscenza, e di esprimere ancora una volta il voto, che dietro l'esempio generoso del Chiarissimo sullodato Pro- fessore, concedano una volta i possessori di filliti italiane, di trarre dall' oblìo le ricchezze, della nostra comune patria. Le poche filliti di cui intendo parlare, appartengono alle formazioni terziarie di jPor/i, Sinigaglia, Cavaceppo, Bobbio, e Sar'^ana: con mio dolore nulla posso dire della loro geologia, essendomi affatto o pressoché affatto scono- sciute e nemmeno mi è concesso con precisione di asserire, N. Ann. Se. Natur. Siìrie III. Turno 8. 13 194 DESCRIZIONE a quale periodo appartengono dei terreni di sedimento sn- periore, quantunque giudicando dalle specie comuni che conosco trovarsi in altre località, sembrÌDO tutte apparte- nere al periodo Mioceno (1). Ho creduto di dare quivi il disegno (Tav.I.)oltreccl]è delle specie nuove, anche di quelle conosciute, primiera- mente perchè provenienti da nuove località, in secondo luogo perchè le differenze che bene spesso si osservano nelle foglie provenienti da luoghi diversi, giovano mol- tissimo, a completare la storia deli' intero vegetale al quale appartenevano. Verona 20 Luglio 1853. Quercus Bianconianus , Massai, (fig. 1.*) Q. Foliìs basi subaequalibus, ovato-lanceolatis,acutiuscu- lis penninerviis margine cuspidato-dentalis, costa va- lida, nervis opposilis alternisve, 4-5 mill. inter se remotis, venis obsoletis. Abìt- Trovasi nei terreni lerziarii di Sar'^ana (Museo di Bologna.) Osser. Foglia lunga due pollici e mezzo circa, larga uno e mezzo. Si avvicina fra le specie fossili , ai Quer- cus Furcìnervis e Mediterranea Ung. , quantunque non si possa confondere con alcuna delle specie co- nosciute. (1) / terreni di Sinigaglia, come è già, noto ajìparten- gono al periodo mioceno; sopra essi veggasi la mia Enume- razione delle piante fossili miocene fino ad ora conosciute in Italia (Verona 1853), e'I mio Prodromus florae fossili» Senogalliensis {Milano giorn. dell' I. R. Istituto Loìnbardo 4.° con 4 tav.) DI ALCUNE PIANTE FOSSILI 196 È inlilolala al Ch. Prof. Giuseppe Bianconi, picco- Io ed indegno tributo ;, della molta mia riconoscenza- Quercus pseudo-castanea Gopp. (fig. 2.*) Q. Foliis oblongis repando-sinuoso-dentatis ; basi altenua- tis, apice acutis, nervis secundariis patentibiis sirapli- cibiis excurrentibiis — Gòpp. Beìtrg. tert. FI. Schl- pag. 18. tah. 3. fig. 1-2. Abit. Trovasi nei terreni terziarii di Forlì. (Museo Bolog. ) Osser. Foglia lunga dai 3 ai 4 pollici, larga uno od in quel torno. Le forme figurate dal Goeppert di questa specie, sono la metà più grandi di quella qui figurata, nulla meno sono tutte una stessa e medesima specie. La Castanea Kubinyi Kov. è molto simile alla specie del Paleontologo di Breslavia , e potrebbe forse essere una medesima cosa. Trovasi questa specie anche nelle marne argillose di Maltsch nella Slesia- Castanea atavìa Ung. (fig. 3.*) C. Foliis oblongis obtusiusculis v. acutis, basi angustata inacquali, petiolatis, grosse dentatis, nervo primario strido, nervis secundariis simplicibus pinnato. Ung- FI. V. Sotk. tdb. 10. fig. 5-7 pag. 34. — Massai. Enum. piant. fos. mioc. pag. 18. Abit. Trovasi nei terreni terziarii di Cavaceppo (Museo di Bologna.) Osser. Assai imperfetto è questo frammento, ma sufficiente per essere determinato. Questa specie trovasi copiosa anche a Sinìgaglia. Fagus Forumlivii Massai, (fig. 4.*) F. Foliis elongatis elliptico-Ianceolatis , obtusis penniner- 196 DESCRIZIONE viis, margine mucroniilato-dentatis, nervo medio stri- do, nervis secundariis oppositis allernisve sub angulo acuto egredienlibiis, 7-10 mill. inler se remotis, ve- ois conspicuis laxis subparalleiis. Abit. Trovasi nei terreni terziarii di Forlì ( Museo Bolog. ) Osser. Foglia lunga 6-7 pollici, larga due, circa, breve- mente picciuolata, con nervi e vene assai pronunciati. Si avvicina fra le specie fossili conosciute al Fagus dentata Gopp. , al Quercus Nimrodis Ung. Castanea atavia Ung. Fagus castaneaefolia Ung. e specialmente al primo, da tutti per altro si discosta pelle propor- zioni, pella forma e più di lutto pella disposizione dei nervi. Lo slesso dicasi del Quercus Simonyi Elling. Fagus ambigua Massai, (fig. 6.*) F, Foliis oblongis inJregris, brevissime petjolatis penniner- viis, apice subacutis, nervis simplicibus oppositis al- lernisve sub angulo acuto orìenlibus, 6-7 mill. inler se remotis — ( Fiv. Mem. soc. géol. Fr. tab. X. fig. 5 ). Sinon. Cornus ? ambigua Massai. Enum. piante foss. mio- cene pag. 23. n. 47. Abit. Trovasi nei depositi gessosi di Stradella presso Pa- via, ed in quelli di Sinigaglia. Osser. L'esemplare che descrivo è proveniente da Sintga- glia, e quantunque incompleto, è affatto identico colla finite indeterminata figurata dal Vivianì nelle Memo- rie della Società geologica di Francia. Acerites? incerta Massai, (flg. 6.*) A. Foliis (ovatis?) subcordatis, repando-sinuatis cuspida- tis, denlibus falcatis, nervis secnndarii, costae subae- qualibus, suprabasilaribus, extrorsum ramosis , al- ternis, rete venoso laxo, venis parallelis. ni ALCUNE PIANTE FOSSILI 197 Jbit. Trovasi nei terreni lerziarii di Forlì. Osser. Assai incerta è la denonainazione di questo cospicuo frammento, ma mancando tutta la metà superiore, è assai incerta la sua classificazione, non potendosi in- dovinare se fosse o no provveduta di lobi, e quanti fossero- Per altro se è lecito il fare un'induzione, sembrerebbe essere stata fornita di tre lobi, nel qual caso gli Acer trifoliatum A. Br. productum A. Braun. dubium Web. potrebbero essere mollo affini a questa, impronta, non però eguali, anzi pel collocamento dei nervi assai diversi. Il Platanus pannonica Etting. il Qiiercus grandidentata Ung. Betula macrophylla Etting., e qualche specie dei generi Populus, Betu- lites, Populites , Almìtes etc. potrebbero pure entra- re nei confronti, senza però avere precisamente i ca- ratteri di questo cospicuo frammento, che senza dub- bio sembra appartenere ad un vegetale sconosciuto. Acerites deperdiium Massai, (fig. 7.^) Foliis petiolatis, basi cuneato-altenuatis, palmato-tri- lobis , inciso-dentatis ( duplicato-serratis ) , acuminatis , lobo medio productissimo, lobis lateralibus valde mi- noribus, sinnbus acutis. Costa valida, nervis alternis ramosis arcuatis , venis flexuosis laxis. ibìt. Trovasi nei terreni terziari i di Forlì. )sser. Quantunque alquanto incompleta questa impronta, non può essere confusa col Liquidambar protensum Ung. e nemmeno coìV Acer trilobatum k. Hvnm. , che sono le sole specie fossili, che più se gli avvicinino. La foglia di questa specie è lunga quasi 4 pollici, e dovette toccare alla larghezza di quasi tre pollici. 198 DESCRIZIONE Alnus nostratum Ung. (fig. 8.") À. Foliìs petiolatis obovato-siibrotundis , penDìnerviis , inae- qualiter deoticulatis, nervis sub angolo acuto orienti- bus 6-7 raill. inler se reraolis, venis conspicuis re- ctis sub angulo recto e nervis secundariis orientibus. (Ung. chi. Prot. tah. 34. f,g. 1. Gerì, et spec. pag. 399.) Abk. Trovasi nei terreni terziarii di Forlì, e in quelli mioceni di Freìberg nella Sliria. Osser. Non differisce l'esemplare di Forlì, da quelli di Freìberg figurati dall' tinger, che per lo stato di una maggiore conservazione e perfezione, e perchè mostra distintamente le vene che non si osservano nella forma Ungeriana; del resto tutti i caratteri di forma e grandezza convengono. É molto affine fra le specie fossili eziandio al Carpinites macrophyl- lus e Populites dello stesso nome del Prof. GOpperl, per altro non può confondersi con alcuno. La foglia è lunga più di 4 pollici, e larga altrettanto. Comptonia ulmifolia Ung. (jfig. 9.^) C. Foliolis petiolatis ovato-lanceolatis, acuminatis , grosse dentatis, dentibus rbomboidalibus acutis approxima- tis, nervis secundariis pinnatis numerosis simplicibus- qiie , rete venoso obsoleto. — Ung. gen. et spec. pag. 394. — FI. v. Sotzk. tah. 8. (29) flg. 4-6. Abit. Trovasi nei depositi gessosi di Sìnigaglia (Museo di Bologn.) Osser. Aifatlo identica è quest' impronta con quelle figu- rate dal Prof. Unger, provenienti da Parsclilug nella Sliria. Foglia lunga 2 pollici circa; larga 9 linee. DI ALCUNE PIANTE FOSSILI 199 Dapìinogene polymorpha , Elling. (fig. 10.'') D. Foliis peliolatis coriaceis, e basi acquali saepins angu- stata lanceolatis v. obiongis acuminatisv. obtusis, in- tegerrimis triplinerviis, nervìs secundariis siiprabasi- laribus, extrorsum ranaosis, retiquis minoribus sub angulo 45.° orienlibus. — Ettìng. FI foss. v. Wien. pag. 16. tab. 2. -fig. 23-25. — Tradì, foss. Pfian^r. tab. I. fig. 10. Sinon. Ceanothus polymorphus A. Braun. Neu. Ihr. fùr Miner. 1845. pag. 171. — Ung. Chi. Prot. pag. 144. tab. 49. fig. 11-13. Gen. et spec. pag. 466. Abit. Località sconosciula. (Museo di Boiog. ) Osser. Una delle specie più diffuse si è questa, nei ter- reni mioceni di Europa, trovasi in falli nella Dal- mazia, a Bilin e Kutschlin nella Boemia, a Pars- chlug, Fohnsdorf , Eìbiswald, nella Stii'ia, a Sivos- rowice nella Galizia , ad Oeningen e Rodoboj nella Croazia, a S. Gallo nella Svizzera, ad iiTerwa/s presso Vienna. L'esemplare che descrivo è lungo 1 pollice e mezzo circa, largo 9 linee. k GlycyrrM^a Bobbiana, Massai, (fig. 11.*") Foliis pinnalisFjfoliolis ovato-ellipticis obtusis integer- rimis, penninerviis jSessilibus, nervis secundariis sim- plicibus allernis, sub angulo 45.° circiter egredien- tibus, 4-5 mill. Inter se remotis. Abìt. Trovasi nei terreni lerziarii di Bobbio. (Museo Bolog. ) Osser. Differisce dalla Glycirrìù'^a deperdita Ung. pella grandezza quattro volte maggiore, pella mancanza del picciuolo 5 pella forma e disposizione dei nervi. Qual- che specie dei generi Karwinskia, Nerìtium eie. figu- rate dal Prof. Unger, potrebbero essere confrontate 200 DESCRIZIONE coli' impronta di i?o66Jo, ma veruna potrà confondersi con essa. È larga 2 pollici e un terzo, larga uno e tre linee. Rhamnus Dechenii Web. (fìg. 12.^) R. Foliis petiolatis ianceolatis acuminatis integerrimis , pen- ninerviis, nervo primario gracili, secundariis paralle- lis subrectis v. leviter arcuatis sub simplicibus. Web. die Tort. FI der Nied. Brauiik- pag. 90. tàb. 6. fig. 2. — Etting. foss. P{. der Tradì, pag. II. Abit. Trovasi nei depositi gessosi di Sinigaglìa. (Museo Bologn.) Osser. Alquanto pili grande è il frammento qui descritto, di quello figuralo dal Weber, ])er altro conviene per- fellaraeute. La foglia è lunga 3 pollici, 4 se fosse in- tera, larga 1 e mezzo. Trovasi questa specie oltreché nella località sopra nominala, anche a Quegstein, Ofen- kaule, Rott. , HeiUgenkreu:{ eie. NOTA Le Pilliti di Forlì sono, alcune nel Gesso lamellare, ed altre nella Marna gessifera. — Quelle di Bobbio sono in un Gesso calcarifero, presso a vene di Lignite lungo il Torrente Monsone nella Provincia di Voghera in Pie- monte. Veggasi Ragazzoni Rocco, Dei combustibili fossi- li del Piemonte, Novara 1819. — Quelle di Cavaceppo vi- cino ad Ascoli nello Stalo Pontificio, sono in una Arena- ria molto micacea che appartiene al terreno delle Ligniti che irovansi nella stessa località, la cui Geologia è illu- strala dall'Orsini. — Quelle di Sinigaglìa sono in un Ges- so lamellare, altre in una Marna gessifera; sulle quali ha N Annali Serie 3 = T= Vili Tav.I c>f-f^ C^c/. A Uouiititneo. -ott«vÌ^x> lA^ *^ cJ^, ^^"1 ■<^%., f '"■■li-- N Annali S Tav: II. •rJt i„ U«^^ (D^^^.ni.'W.l \ Annali Serie 3^- T. Vili. ^-^^ F' '^>. i fv c^<^ i.t1 l/Hdt^ llrf/d U O/l '^Z- Tav: Il ■""•r /• K ft>ce^t' ANATOMIA COMPARATA 233 zando l' intestino fu causa di cancrena e di sol- lecita morte: a secco. Alessandrini. 1752. Id. Grosso calcolo di forma quasi sferica, del peso di boi. libbre tre once undici, trovato nel colon di vecchio individuo male alimentato. Diviso pure in due pel centro si vede marcatamente essersi il medesimo formato in più volle, separandosi naturalmente in tre distinte porzioni concentriche. Il diametro della sfera è 0'",124. 1815. Id. Altro grossissimo calcolo del peso di boi. libbre 9 once 4, trovato nel crasso di un cavallo del quale s' ignora la storia. Dono del Sig. Doli. Lui- gi Giorgi, 1835. 2139. Id. Grosso calcolo salivale estratto con addattala operazione dal condotto Slenoniano dal Veterina- rio bolognese Sig. Giacomo Giordani in Giugno 1839. È di forma irregolarmente ovoide, del peso di once 2|. Verso la metà mostra una prominen- za che protuberava dallo sbocco del condotto, il quale olire il maggiore ne conteneva molli altri più piccoli lino al peso di una dramma e cin- quant'ollo grani. 2157» Id. Pezzo di grosso calcolo intestinale estratto dal retto di individuo vivente da certo birrocciajo Gol- fieri alti primi di Agosto 1839. Tormentalo l'a- nimale frequentemente da dolori colici supponen- do che dipendere potesse in una data circostanza da sibale di feci indurite , introdotta la mano ed il braccio nel retto a notabile altezza s'incontrò nel calcolo che riuscì ad eslrarre con una lieve fatica e che ridusse in piccoli fragnienti, la mag- gior parte dei quali andò perduta. Il pezzo con- servalo finché era ancor fresco presentavasi sotto un bel colore verde chiaro tanto sulle due facce dei diversi strali, quanto su! luogo della frattura. 234 CATAI>OGO DEL fiABINETTO Estratto il corpo estraneo il cavallo non fu più molestato dalle coliche. Alessandrini. 3666» Id. Altro calcolo intestinale emesso per secesso da vecchia cavalla di anni 30, senza aver mai dato indizio né di coliche, né di mal essere. Dono del Terazziere Sig. Diana. Giugno 1844. 3867, Id. La lingua unitamente alla mascella inferiore di giumento, ucciso nell'ottavo giorno dalla nascita perchè la lingua bifida nella sua punta gì' impe- diva di succhiare facilmente il latte. Anche la mascella inferiore era divisa. 3939. Id. Piccola porzione di stomaco nella quale fra le tonache si era sviluppato un piccolo aleroma. Aperta la cisti a pareti molto dure appare la so- stanza gipsea contenuta. Da una femmina morta per accesso di perniciosa li 24 Settembre 1845, nello spirito. Dono del Veterinario Sig. Vincenzo Muratori. 3998. Id. Due porzioni d' intestino tenue di maschio adul- to nel mesereo delle quali esistono due grossissi- mi tumori cistici. Aperta la cisti in uno dei tu- mori, la sostanza contenuta ha la consistenza e l'aspetto di quella dei tumori encefaloidi. Questo animale andava soggetto a frequenti coliche in una delle quali sviluppatasi gagliardissima ente- rite ne rimase vittima in pochi giorni. Pezzo con- servato dal Dissettore Dott. Notari, nello spirito. 1846. 4306. Id. Tumore formatosi per la dilatazione di un con- dotto epatico e prodotto dall' accumulamento di molti distomi. Trovato dal Dissettore Ercolani in un cavallo da scarto. Id. Ottobre 1848. 1272. Cavallo Asino — Eqiius Jsinus, Linn. = Sto- maco con tumore della grossezza di un uovo di gallina nella sua regione media e nella faccia su- I)' ANATOMIA COMPARATA 236 periore, il quale conteneva, entro cellule comu- nicanti fra loro e colla cavità dello stomaco, no- labile copia dell' Entozoarto denominato dal Rn- dolphi Spiroptera megastoraa. Da individuo vec- chio e mal nutrito: nello spirito. Alessandrini. 1832. 1410. Id. Disegno che rappresenta alia metà della naturale grandezza lo stomaco predetto, veduto il tumore dalla faccia esterna, tagliate e sollevate la pe- ritoneale, e la mucosa che Io ricoprivano, onde meglio mostrarne i limiti. Bettini. 1411. Id. Seconda tavola nella quale si rappresenta il del- lo stomaco rovesciato, e vedonsi sulla superficie del tumore i molti fori di comunicazione tra le cellule e la cavità dello stomaco, l'interna faccia del quale si vede ancora sparsa di profonde in- cavature, che segnano i punti cui aderivano molte larve dell'Estro del cavallo. Id. 1636. Id. Un secondo stomaco, conservalo pure nello spi- rito, e che mostra la stessa forma di alterazio- ne. Da individuo vecchio, malaticcio e mal nutrito. Alessandrini, 1837. RUMINANTI. ^ 1134. Egionomo Amone, Ranz. — Capra Jmmon , Linn. = Calcoli trovati nello stomaco di una femmi- na, volgarmente denominati bezoar. Dal Museo Zoologico, 1828. 1136. Egionomo egagro — Capra oe^agrw, Linn. = Cal- colo di cistifelea. Id. 52. Bue domestico — Bos Taiinis , Linn. = Quattro egagropili di forma e mole diversa, Id. 63. Id. Un pezzo di calzetta di refe con intonaco nera- stro in forma di solida vernice, trovala nel ru- mine di individuo adullo. Id. 236 CATALOGO IJEL GABINETTO 703. I(J. Calcoli biliari trovati nel condotto epatico di gi(» vine vitello. Dal Museo d'Anatomia patologica umana dell'Università. 1822. 962. Id. Echioococchi tolti da un fegato di individuo a- dulto, che ne conteneva a migliaja, avendo per- ciò acquistato un volume enorme; nello spirito. Dott. Nolari, 1826. 1139. Id. Pezzo di calzetta aggomitolato ed incrostato di dura sostanza nerastra simile a quella che intonaca le egagropili. Trovala nel rumine di vecchio indivi- duo ucciso nel pubblico macello della Città. 1828. 12ò7. Id. Altra somigliante porzione di berretta, trovata pure nel rumine nella stessa condizione nel ma- cello del Comune di Calcara Provincia bolognese, in un individuo adulto, che giammai aveva dato indizi di malattia. 14 Settembre 1832. 1432. Id. Porzione d'intestino tenue di femmina adulta, il peritoneo del quale si vede lutto cosperso di lu- moretti o tubercoli in forma di minuti calcino- mi, e che esistevano tanto nel peritoneo che nella pleura e loro produzioni. Pezzi conservali dal Disseliore Doti. Nolari che trovò l'animale estre- mamente emaciato; nello spirito. 1834. 1438. Id. Altra porzione delio slesso intestino tenue, ma preparata a secco, e nella quale ciononostante è mollo evidente la degenerazione tubercolare. A- lessandrini. ' 1804. Id. Porzione di peritoneo staccata dalla faccia inter- na dei muscoli addominali dello slesso animale, e sulla quale anche più manifestamente si dislin- gue la notata alterazione; nello spirito. Dottor Nolari. H07. Id. Disegno rappresentante alla mela della naturale grandezza, ed a colori, una parte di tenue, cui sta unito anche il corrispondente mesenterio, colla 1>' ANATOMIA COMPARATA 237 <• notala degenerazione, che si vede estesa anche alla pleura in una porzione di polmone e di dia- fragma rappresentato nella medesimal tavola. Bet- tini. 1605. Id. Grosso calcolo biliare trovato nella cistifelea di un Bue ucciso nel pubblico macello della Città li 12 Agosto 1836. 1641. Id. Berretta regolarmente piegata , trovata nel rumine di individuo adulto ucciso nel pubblico macello delha Città, conservata e regalata dall'Ispettore Sanitario al macello stesso Sig. Coraellini: cifre il solito intonaco di materia nera, ed è singolare che i movimenti del rumine non gli abbiano fatto perdere le regolari pieghe che conservava all'alto della deglutizione. 1837. 1868. Id, Concrezione biliare trovala nella vescichetta del fiele di individuo adulto ucciso nel pubblico ma- cello. Regalato dal Preparatore di Chimica del- l'Università Sig. Dolt. Paolo Muratori, 1837. .1879. Id. Otto egagropili, di forma e grandezza diversa, trovate nel rumine di altrettanti individui adulti, uccisi in diverse epoche nel macello di Persicelo, raccolte e regalate dall'attuale Aggiunto alla Ve- terinaria pratica Sig. G. B. Gotti. 1838. 1968. Id. Degenerazione scirrosa in due tratti dell'intesti- no tenue di una vacca uccisa nel pubblico ma- cello nell'Ottobre 1838, e che fu destinata al macello abbenchè giovane perchè rapidamente de- periva nella nutrizione. L'ostacolo opposto dai vizio organico alla naturale progressione delle ma- terie era tale, che, sfiancatasi la sierosa, e di- sgiunte le fibre della muscolare, la membrana interna vascolare-mucosa protubera da questo spa- zio, formando così una cieca insaccatura di non piccola mole: nello spirito. Dono dell'Ispettore sanitario al macello Sig. Serafino Coraellini. 238 CATALOGO DEL GAIMMETTO 2389. Id. Notabile porzione d'intestino tenue di vitello col cieco e piccola porzione del colon. Una gran parte del digiuno si vede invaginala nell'ileo: qualità di lesione organica che produsse in breve la morte dell'animale. Caso osservato li 7 Febbraio 1840 dal Veterinario Sig. Antonio Malservisi : nello spirito. 2508. Id. Tumore sarcomatoso del mesenterio, il quale comprimendo una porzione dell'intestino tenue, ed impedendo il passaggio delle sostanze alimen- tari fu causa di morte ad un piccolo vitello pe- rito li 8 Marzo 1840. Dono del Veterinario di Minerbio Sig. Gaetano Pelagatti. Id. 2640. Id. Morbosa vegetazione emulante un gruppo di pseudo-membrane trovato aderente alla faccia e- sterna del rumine dì un Manzo d'anni 3 ucciso in Persicelo perchè tendeva ad un rapido dima- gramento, pare in forza di lenta gastrite. Questo slesso individuo presentò ancora degli enlozoari , cioè la =■ Taenia denticulata , Rud. = nei te- nui; e la ir Filaria labìato-papillosa , Nob. =: nella cellulosa eslra-peritoneale. Oggetti raccolti e regalati dal Gotti 20 Luglio 1840. Id. 2711. Id. Pezzo di calzetta nel modo solito intonacata di solida materia nerastra , trovata dal Veterinario Sig. Ippolito Mantacheti entro il reticolo di una vaccina morta di pneumonite in vicinanza della Città. Gennajo 1841. 2712. Id. Grossa egagropili, formatasi certamente entro il rumine di un Bue; ascesa poscia sotto i movi- menti di ruminazione verso la bocca, né potendo oltrepassare l'istmo delle fauci, insinuossi attra- verso delle parli molli lungo la faccia esterna di uno dei rami mascellari costituendo un tumore durissimo sensibile all'esterno, e che disturbava d'anatomia comparata 239 i movimenti di deglutizione, ed aveva l'apparen- za di un tumor cistico. Il lodato Mantacbeti prati- cata una proporzionata incisione nelle parti molli che ricoprivano il tumore ne estrasse questa ega- gropili, che apparisce in modo particolare schiac- ciata perchè stretta come si disse contro il ramo mascellare. Dono del Manlacheti stesso, detto. 2731. Id. Pezzo di pseudo-membrana intestinale tubifor- me, delia lunghezza di f^jSlO evacuato da una vacca proveniente dal Veneziano appena arrivata in una stalla di Poggio Renalico Provincia bolo- gnese: successivamente ne evacuò altri due pezzi anche di maggiore lunghezza mostrandosi tormen- tata da gravi dolori addominali, dopo di che pas- sò ad una perfetta e durevole tranquillità: nello spirito. Dono del Sig. Prof. Luigi Calori. Mar- zo 1841. 2970. Id. Egagropili trovata nel rumine di vitello lattante, I ucciso pel consumo annonario in S. Agostino pia- nura bolognese. Dono del Sig. Antonio Malservisi f Veterinario del paese. 1841. 1126. Id. Altra grossa egagropili trovata precisamente nel f rumine di una vacca morta di pneumonile li 20 1 Marzo 1841 nel Comune di Monte S. Pietro Pro- ^ vincia di Bologna, ed alla quale il Veterinario di fj Monteveglio Sig. Angelo Ghelfi praticò la sezio- 1 ne per ordine del proprietario. 3127. Id. Egagropili trovata pure libera nel rumine di Bue morto di peripneumonite dal Veterinario Sig. Fedele Mengozzi, e trasmessa al Museo dall'altro Veterinario delle Alfonsine Sig. Luigi Lugaresi li 21 Febbrajo 1842. 3192. Id. Piccola porzione di reticolo di bue nel quale si vede infissa una forcella da testa da donna in mo- do, che una delle branche trovasi tutta intera 240 CATALOGO [)i;i, GABINETTO anche entro lo stomaco, mentre l'altra, perfo- rate obliquamente le di lui pareti, insinuavasi di già verso il diafragma. Da individuo adulto ucci- so in Minerbio nell'Aprile 1842 per consiglio del Veterinario del paese Sig. Gaetano Pelagatti, che aveva di già prognosticata l'esistenza di un gua- sto organico irremediabile: nello spirito. 3240. Id. Nove egagropili di mole diversa, e che mostrano i peli a nudo non essendo per anche coperte dal- l'ordinario strato solido a foggia di cuojo. Dal Museo Zoologico. Giugno 1842. 3241. Id. Altre otto egagropili della stessa provenienza, ma perfette, cioè coperte dello strato solido co- riaceo. 3304. Id. Porzione di milza di individuo adulto, ucciso in vicinanza della Città in Luglio 1842, nella so- stanza della quale esisteva un grossissimo tumore vescicolare idatidoso, che a prima vista credetti fosse un echinococco. Aperta la vescica ne uscì una libbra e mezzo di fluido sieroso di color ci- trino diluito, il quale diligentemente esaminato non lasciò vedere veruna delle testicciuole che ve- donsi negli echinococchi. Né è da credersi che fosse nata scomposizione nel pezzo perchè estratto poche ore prima di esaminarlo ed appena ucciso il Bue. Nelle vicinanze del tumore maggiore ne esistevano dei più piccoli conservati sotto il nu- mero seguente. Dono del Veterinario Sig. Giaco- mo Giordani. 3305. Id. Il sacco vuoto dell' idatide predetta estratto con tutta facilità dall'incavatura che la conteneva, non avendo sensibile adesione colla sostanza della milza. Lo slesso vaso contiene anche parecchie delle più piccole vesciche. 3306. Id. Piccola porzione di fegato di femmina adulta, I d'anatomia comparata 241 che fu trovalo del peso di bolognesi libbre 28, e sparso in Uilla la sua sostanza di grossi e duri tubercoli giallicci , raanifeslissirai anche nell'ester- na superficie del viscere; nello spirito. Dono del sullodato Giordani 3 Luglio 1842. 3307. Id. Il disegno rappresentante alla metà della natu- rale grandezza il suddetto fegato, e colle tinte imitanti il più che si poteva i naturali colori. Beitini. 3330. Id. Fegato che fu trovalo del peso di boi. libb. 84 estratto da una vacca di mezzana statura e di 630 libbre di peso: era pieno di echinococchi in tutta la sostanza, ed anche disseccato mostra le ampie cavità in cui trovavansi accumulali. Destinata al macello perchè vecchia impinguossi discretamente, e le carni trovate di buona qualità furono desti- nale al consumo annonario. Uccisa li 5 Marzo 1842. Dono del Giordani. 3161. Id. Molti degli Echinococchi estratti dal predetto fe- gato: nello spirito. 3358. Id. Porzione di reticolo tolto da maschio adulto uc- ciso nel macello di Minerbio li 27 Ottobre 1842, e nella quale esiste un seno fistoloso, indicato dallo specillo, prodotto da una forcella da testa da donna, deglutita col cibo. L'azione dei suc- chi gastrici aveva intaccato il ferro in modo, che neir estrarla si ruppe in frantumi e non venne conservata. Dono del Veterinario Sig. Gaetano Pelagatti: nello spirilo. 3456. Id. Parecchie braccia di pseudo-membrana intesti- nale tubiforme , evacuata per secesso da una vacca dopo aver sofferto replicatamenle di coliche e di altri gravi disturbi addominali esprimenti lento processo di flogosi idoneo a produrre questo mo- do singolare di vegetazione morbosa. Aperte in N, Ann. Se. Natur. Serie III. Tom. 8. 16 t242 CATALOGO UEL GABINETTO mi punto le pareli del tubo si vedono composte di più strali , tutti però d' identica natura e nel- r interno cavo esistono rimasugli di vegetabili mal digeriti. Emesse le pseudo-membrane l'animale si rimise in piena salute. Dono del Veterinario dì Castel S. Pietro Sig. Selleri; nello spirito. Feb- brajo 1843. 3506. Id. Piccola porzione di reticolo di maschio adulto nel quale si vede infitta una spilla a testa di ve- tro , che aveva quasi interamente perforala la gros- sa parete del sacco, svegliando fenomeni di grave irritazione, pei quali il più volte lodato Veteri- nario Sig. Gaetano Pelagatti era venuto in sospet- to dell'esistenza di questa causa meccanica, e consigliato il proprietario dell'animale a destinarlo al macello; nello spirito. Aprile 1843. 3514. Id. Pseudo-membrana intestinale evacuata da un ma- schio adulto dopo lenta affezione addominale, e che al solito mantiene la forma di intestino tenue contratto: è della notabile lunghezza di 8"',020. Mandata da Persicelo dal Gotti li 19 Maggio 1843: nello spirito. 3524. Id. Due ampi sacchi sferici, a pareti robustissime, formatisi nel fegato di maschio adulto ucciso nel macello di Faenza in Maggio 1843, e slaccati fa- cilmente dalla sostanza del viscere, nello spirilo. Dono del Veterinario di quella Città Sig. Fran- cesco Maria Passanti. 3522. Id. La borsa esterna dei due grossissirai Echinocchi. esistenti nei predetti sacchi. Id. 3523. Id. Frammenti della più interna membrana della borsa predelta , cui aderiscono ancora in parte i minuti entozoarj. Id. 3576. Id. Piccola egagropili trovata nel rumine di un vi- tello di due anni ucciso in Arezzo li 25 Settem- » d'anatomia comparata 243 bre 1843. Dono dello Studente Veterinaria di quel- la Città Sig. Donato Benvenuti. 3685. Id. Parecchie concrezioni biliari, di non grande so-" liditàj trovate in copia nei condotti epatici di naa- schio adulto morto per lenta epatite. Dono del Veterinario Sig. Luigi Selleri di Castel S. Pietro. 3604. Id. dandole linfatiche indurile ed ingrossate, le quali protuberando entro porzione del cieco di un giovine manzo d'anni due ne ostruivano quasi interamente il lume, e furono causa di tabe mor- tale: nello spirito. Dono del suddetto. Marzo 1844. 3664. Id. Porzioni di pseudo-membrane intestinali evacua- te da un vitello dopo violenti coliche li 19 Mag- gio 1844. Dono del lodato Selleri. Nello spirito. 3739. Id. Porzione di milza enormemente ingrandita tro- vala in un maschio adulto morto improvvisamente nel territorio di Castel Bolognese li 23 Settem- bre 1841, e che isolata da tutte le altre parti fu trovata del peso di boi. libb. 38. È singolare la degenerazione della sua sostanza, convertita in granulazione pinguedinosa emulante la forma del pomo granato. Osservala al microscopio tale so- stanza non offriva i caratteri della vera pingue- dine, tolta anche dallo stesso pezzo, ma di pic- cole glebe e globelli del tutto irregolari: nello spirito. Inviata in dono dal Sig. Francesco Conto- li Veterinario di Castel Bolognese predetto. 3785. Id. Modello in cera della suddetta milza, tratto dal- la forma cavata dal pezzo finché era fresco, ed eseguito dal più volte lodalo Modellatore Sig. Giuseppe Astori. 4397. Id. Altro modello in cera, che in una sezione tra- sversa dimostra la forma e colori dell' interno tessuto dello stesso organo. Bellini. 3738. Id. Disegno a colori rappresentante di naturale gran- 244 CATALOGO DEL GABINETTO dezza la sezione trasversa della ripetuta milza, eseguila nella sua parte più grossa. Id. 3822. Id. Disegno rappresentante a colori, e di naturale grandezza porzione del fegato di maschio adulto, ucciso nel pubblico macello della Città sui primi d'Aprile 1845; fegato che era maggiore del dop- pio del naturale, e di tessitura piuttosto molle. La sua sostanza si vedeva nell'interno come di- visa in compartimenti di figura quasi circolare , mediante sepimenti giallicci, quando invece le aree interposte erano piene di sostanza molle, di color rosso cupo, che facilmente gemeva sangue, anche leggermente compressa. In tutto il resto l'animale mostravasi sano, soltanto non molto pingue, come lo dichiarò il Dissettore Doti. No- tari, che ne approvò la vendita per l'ordinario consumo. 3823. Id. Piccola porzione del fegato predetto conservala n«llo spirito, e che dimostra la singolare altera- zione notata di sopra. Dono del Notari predetto. 3933. Id. Cistifelea enormemente ingrandita, trovata in una vitella di 22 mesi, uccisa per Tordinario consu- mo in Arezzo, pingue e senza aver dato indizio di malattia: conteneva due libbre e nove once, peso mercantile toscano, di bile: a secco. Dono del Veterinario della detta Città Sig. Donato Ben- venuti. Settembre 1845. 4040. Id. Piccola egagropile, che fu causa della morte di un robusto Bue, perchè incarceratasi nel reslrin- giraento pilorico dell'abomaso impediva il passag- gio delle sostanze digerite dallo stomaco agli in- testini. Fatto accertato dal giovine Sig. Doti. Ma- rini di Loreto, che fu presente alla sezione, e trasmise al Museo la morbosa concrezione. No- vembre 1846. d'anatomia comparata 246 4041. Id. Incisivo la corona del quale è inleiamenlecoperla di grosso stralo di sostanza emulante la durezza dell'osso. Tra questa, che dirò vagina ossea in- viluppante la corona, e l'esterna faccia dello smal- lo vi si vede un altro strato di sostanza granu- lare di colore variegato di bianco e nericcio so- migliante al tartaro. Onde dimostrare la disposi- zione delle descritte sostanze, colla sega si è stac- cala porzione della corona. Dono del Chirurgo Sig. Doti. Gozzi. 1846. 4294. Id. Grosso calcolo trovato nella vescichetta del fiele di un bue da macello. L'umor biliare contenuto nella cisti di figura sferica piuttostocchè pirifor- me era molto denso. Dono del Sig. Doti. Fran- cesco Pislocchi. Ottobre 1848. 4412. Id. Punta della mascella inferiore di veccjiia fem- mina colla dentatura logora in modo singolaris- simo; qualità di alterazione che pare sia stata prodotta dall' alrito della parte scabra della lin- gua yr che questi animali sogliono frequentemente cacciar fuori per lambire gli orli delle aperture nasali. Dono del Gotti. Gennajo 1850. 4452. Id. Grosso fuso da torcere trovato nell'omaso di in- dividuo maschio adulto ben pingue, proveniente da Crevalcore, e destinato pel macello della Por- retta dove venne ucciso nella prima settimana di Settembre 1850. Lo stomaco non offriva altera- zione veruna, ma il legno è di quel color cupo colla levigatezza che è propria di certe egagro- pili. Dono del Farmacista di colà Sig. Gio. Bat- tista Gentili. 4476. Id. Parecchi calcoli di cistifelea trovati in un bue ben pasciuto ucciso peii l'ordinario consumo. Mag- gio 1851. Dono del suddetto Sig. Gotti. 4607. Id. Porzione d'intestino colon di grossa vitella pros- 246 CATALOGO DEL GABINETTO sima a compire il secondo anno, uccisa perchè travagliala dal volvulo- Nel dello inteslino esiste ' per lo appunto notabile intussussezione causa in- namovibiie della raalallia : nello spirito. Dono del Veterinario di Minerbio Sig. Gaetano Pelagatti. Giugno 1851. 45*29. Id. Piccola porzione d'intestino tenue di Manza d'an- ni tre con invaginaraento. Il Veterinario di Castel S. Pietro Sig. Seller! , che ne ha fatto dono al Mu- seo avvertiva che l'animale, senza causa a Ini co- gnita, cominciò a ricusare il cibo e la bevanda, cessò dal ruminare, emettendo poche feci sangui- nolenti con estrema ambascia. Gli furono ammi- nistrate pozioni oleose s,enza buon effetto; il male rapidamente aumentò di guisa che nella terza giornata dall'invasione cessò di vivere: nello spi- rito. Giugno 1851. APPARECCHIO UROPOJETICO MAMMIFERI ^ UOMO 4477. Renella emessa da un vecchio di 66 anni, dopo lun- go decubito di due mesi reso necessario da altra malattia. Maggio 1851. FIERE 2922. Cane domestico — Canìs familiarìs, Linn. = Ve- scica straordinariamente ingrossata ed indurita nelle sue pareti , nella prostata della quale erasi formato un vasto abscesso in forza di infiamma- d'anatomia comparata 247 zinne svegliatasi per ferita. Essendosi cicatrizzata l'esterna apertura l'abscesso si ruppe nell'addo- me, e l'animale perì di lenta tabe nel giro di tre mesi. Dono del Sig. Dolt. Francesco Pistocchi. Giugno 1841. Nello spirito. 4017. Id. Calcoli uretrali composti di piccoli globuli as- sieme agglomerati, trovati lungo l'uretra di un poraero morto per iscuria. Questo animale, trat- tato troppo lautamente dal padrone, prima di am- malarsi era divenuto straordinariamente pingue. Incominciata la malattia, che ha durato quasi due mesi , mostrandosi da prima sotto la forma di semplice dissenteria, frequentemente vomitava parte del cibo, senza dimagrare notabilmente. Fatta la sezione del cadavere dallo studente Veterinaria Sig. Telesforo Corona , il calcolo maggiore tro- vossi presso il collo della vescica, gli ureteri e le pelvi dei reni erano pure allargati per la copia di urina che contenevano. Aprile 1846. 4028. Id. Vescica con pstese esulcerazioni al collo, ed alla porzione d'urtjira cinta dalla prostala , effetto di violenta cistite prodotta da cause comuni. Pez- zo patologico regalalo dal Veterinario Sig. Vin- cenzo Muratori li 23 Aprile 1846. 4423, Id. Calcoli di vescica trovati in un mastino ucciso in Persicelo li 18 Febbrajo 1850 per sospetto di idrofobia. Dono dell'Aggiunto Sig. Gio. Battista Gotti. PACHIDERMI 608. Porco domestico — Sus scrofa, Linn. = Vescica orinarla aperta longitudinalmente, entro la quale è contenuta una grossa pietra : nello spirito. Dot- tor Nolari. 248 CAT. DEL CAB. d' ANAT. COMP. 860. Id. Due pietre trovate entro la vescica di due ma- schi dell'età di nove mesi, uccisi nel macello della Città per l'ordinario consumo. Detto. 1412. Id. Apparecchio orinario enormemente ingrandito, e per volume e per robustezza in forza di un re- ) stringimento verso l' estremità dell' uretra , che im- pediva la uscita libera delle orine. Gli ureteri hanno il diametro degli intestini tenui della pecora, e la lunghezza di un buon terzo maggiore del na- turale, in guisa che ripiegavansi a zie zac onde occupare l'ordinario spazio in lunghezza: a sec- co. Alessandrini. {sarà continuato) -"'^fS'ììSlS^^'Q^ 249 ODONTOGRAFIA {Continuazione, vedi Voi. IV. Serie III. pag. 454) Gen. Petaurus. — La formola dei denti in questo, co- me nel precedente genere è soggetta a variare: nel Pet. Sciureus e Pet- ilaviventer la mascella superiore ha cin- que molari che funzionano ; fra questi e gli incisivi vi sono tre denti i primi dei quali dir si possono falsi molari , ed il terzo corrisponde al canino. Nella mascella inferiore i veri molari che agiscono sono quattro soltanto: nei Petan- ri Sciureus, Flavwenter e Macrurus sono stati determi - 3—3 nati 40 denti disposti come segue: incisivi r— j ; canini 1—1 . • 3—3 , . 4—4 ., , n . n - — -', premolari - — -; molari -; — ;. Nel Petanro Pigmeo 1 — 1 3—3 4—4 i denti sono ridotti a 36: e Iroyansi disposti come segue: 3 3 1— I 3 3 3 3 incisivi- — •; canini - — -; falsi molari - — -; molari — r per la quale notabile differenza a ragione il Desraarest formò col Petauro pigmeo il sottogenere Jcroèfl^es, avendo di già il Sig. Waterhouse notala una tale differenza con- frontata questa colla dentatura delle altre specie. Gen. Phascolarctus. La mancanza dei falsi molari ano- mali e dei canini inferiori, che si è trovata costante nelle specie del genere fino ad ora conosciute, costituisce il ca- rattere principale del Genere. Nel Phas. fuscus, Desm. i 30 denti di cui è munito si dispongono nel modo seguente: 250 ODONTOGRAFIA 0 O '14 -il Jt F incisivi - — -; canini ~„ ; falsi molari 7^^; molari -^. 1 — 1 0 — 0 1 — 1 4 — 4 Gen. Hypsiprimnus. Potoroos. — Que-lo genere of- fre la medesima dentatura del precedente, abbenchè la figura generale del di lui corpo ne sia ben diversa. La fig. 21 della lav. (I.) dimostra la porzione anteriore d Ila testa di questo animale, veduta dal lato destro; la forma però di alcuni denti gli è affatto propria e caratteristica, e sin- golarmente quella dei falsi molari (b). Formola della den- , ,A ■ ■ ■ ■ 3--3 . . 1-1 " , . , . 1-1 fatml: incisivi ——; canmi r—r; falsi molari 7—;; mo- lari ^ = 30. 4—4 Gen. Macropus. Kangaroos. — La condizione normale dei denti permanenti si può esprimere nel modo seguen- .... 3—3 . . 0— 0 , , . , . 1—1 te: incisivi .— - ; canini ■ — ; falsi molari - — -; mola- l-?*i 0— 0 1—1 4—4 ri j^ = 28. La principale differenza confrontato col ge- nere precedente sta nella mancanza dei canini superiori esistenti in quest'ultimo in condizione da agire, mentre il Blacr. major lattante ne è fornito, come pure alcune delle piccole specie anche adulte, come il Macr. fulviventer , Ogilby; ed il Psilopus , Gould. Relativamente alle specie fossili, dei Kanguri gigan- teschi sono slati scoperti nelle medesime caverne dell'Au- stralia che contenevano denti e mascelle dell'estinto gran- de Dasiurus lanìarius, animali che probabilmente furono preda, e quindi contemporanei, delle T/iy/acme gli avanzi delle quali , presentemente essendo esse pure perdute, Iro- vansi nel Continente dell'Australia. Due interessanti pezzi di mascelle di tali Kanguri sono dall' Aut. delineati nella tav. 101 e gli originali si conservano nel Mus^o della So- cietà Geologica di Londra, e furono già altra volta de- scritti dall' Owen slesso nel rendiconto della spedizione DI R. OWEN 251 nell'Australia del Nobile T. Milchel. Londra 1838 in 8.' Voi. 2. pag. 361. tav. 29. Gen. Phascolomys. Wombat- — Per la forma pesante ed irregolare del tronco , per le zampe brevi e robuste que- sto animale tanto differisce dal Kanguro, quanto rassomi- glia al Koala per l'esterna forma generale e la mancan- za della cod.. Nei più importanti caratteri però desunti dai denti, e dal canale alimentare il Wombat differisce più dal Koala di quello che questo si allontani dai Falangisti, e dai Kanguri. 2 La dentatura è ridotta al tipo dei Roditori: incisivi j canini -; falsi molari - — -;. molari - — - = 24. U 1 — 1 4 — 4 Dìprotodon. — Le caverne ossifere, ed i depositi su- perficiali di alluvione dell'Australia hanno dimostralo aver vissuto colà in antico dei Marsupiali di gigantesche dimen- sioni. La grande zanna incisiva conservata nel Mus. del R. Collegio dei Chirurghi di Londra offre un diametro verticale di un pollice e mezzo ed il trasverso di quasi un pollice. Questo animale ha come il Wombat cinque denti molari da ciascun lato della mascella inferiore. Nototherium. — I molari nella forma e modo di im- piantarsi somigliano a quelli del gen. precedente, ma ne esistono soltanto quattro da ciascun lato della mascella inferiore, la quale manca totalmente di incisivi, carattere che facilmente lo distingue dal gen. precedente, da cui diversifica anche per la minore estensione della sinifisi. Man- ca pure di canini o zanne, motivo per cui l'Aut. deno- mina una specie di questo gen. Nototh. inerme. Struttura dei denti nei Marsupiali. La dentina j lo smalto ed il cemento offrono gli slessi caratteri microscopici comuni agli altri mammiferi. 262 ODOWTOGRAFIA CAPITOLO VI. Denti dei Roditori. Il carattere essenziale che offrono i denti in quest'Or- dine di Mammiferi lo abbiamo nell'esistenza di un gran dente incisivo ricurvo da ciascun lato, cui tien dietro un esteso spazio vuoto che precede i molari ; formano però eccezijone le Lepri, Conigli e Pikas, o Lepri di Siberia senza coda, che nella mascella superiore hanno un piccolo dente posteriormente ai normali: il loro aumento è peren- ne ^ diversa alquanto la forma e la mole nei superiori e negli inferiori. La parte del dente che protubera dall'al- veolo ha anteriormente un robusto strato di smallo, e do- vunque uno strato di cemento, sottilissimo colà dove si stende sullo smalto. Le varietà che subiscono questi incisivi riferisconsi alla grandezza proporzionale, al colore, ed alle scabro- sità, 0 solcature della faccia anteriore. Così nel Forchetto d'India, nel Jerboa e nello Scojatolo l'estensione degli incisivi non supera della metà quella dei molati; nel Coypu sono uguali, laddove nel Bathyergus ed Oryclerorays su- perano del doppio i molari. Nel Coypu, nel Castoro, AgU- ti ed alcuni altri lo smalto degli incisivi ha un bel colore aranciato splendente. Nei gen. Orycteromys , Oiomys, Me- riones, Gerbilla, Hydrocherus, Lepus e Lagomys la loro superficie anteriore è solcata longitudinalmente. I molari sono sempre pochi , impiantati obbliquamente e taglienti di sbieco, ed è variabilissima la loro forma. In alcuni sono senza radice Wombat , Toxodon, Elasmoterio; alcuni han- no brevi radici, che si sviluppano molto tardi, parecchi altri le presentano proporzionali. I Pioditori a molari senza radice comprendono le fa- miglie. 1. Lepri; Lepus, Lagomys. — 2. Chinchillas, La- ì)i u. owEN 255 goslomus, Lagolis, Cliincliilla. — 3. Cavies; Abrocoraa, Oclodon, Schizodon, Poephagomys, Ctenomys. — 4. Molli dei Voles, Hydrochaerus , Dolicholis, Kerodon, Cavia. — 6. Houtias { Capromys ) ; Lemmus , Arvicula eccellualo l'Arv. riparia. Quelli a molari con radici brevi od incomplete e che si sviluppano tardi sono i generi Castor; Hystrix; Coelo- genis; Dasyprocla; Spalax; Myopotamus ; Euryotis ; Asco- rays, ed Aplodontia. Ne mancano poi le famiglie degli Scodatoli, Gliirri, Sorici e Gerboe. Questo diverso modo di impiantamento dei denti pare sia in relazione colle di- verse abitudini, modi di alimentarsi e qualità dei cibi. De- scrive a lungo e rappresenta con figure l'intima tessitura massime dei denti del Castoro. Nel trattare del modo di successione dà le seguenti forraole relativamente al .numero dei molari in ciascuna mascella. Lepre o Coniglio - — - ; Lagomys ; — - ; Scoja- 5—5 5—5 5 5 tolo - — t. Le famiglie dei Dormici > Istrice, Echimyidae, 4 — 4 4—4 Octodon, Chinchylla e Cavia t^.> '• -l 2-2 ,, , „ seguente: incisivi - ; can. — :; prem. - — - totale 20. Tale semplicità di dentatura è poi in armonia colla bre- vità e semplicità del canale alimentare, come fu di già av- vertito. Le specie frugivore, da taluno denominate volpi vo- lanti, e dai Francesi Roussettes, sono le maggiori del- l'Ordine, costituiscono il Gen. Pteropus e presentano la 2—2 1—1 formola dentaria seguente: incls. - — -; can. . — .; prem. " 2—2 1 — 1 g;™l.|=|-.o,.32. L'Aut. ha studiato anche l'intima struttura di questi denti rappresentandola con addattate figure, e relativamente al modo di succedersi nell'intero Ordine dei Chiropleri osserva che accuratissime e minute sono le osservazioni contenute nella =: Mémoire . . . Memoria zoologica ed anatomica sul pipistrello comune o marino, di Rousseau, inserita nel Magazzeno di Zoologia del 1839. =: Negli Sco- jattoli e nei vampiri i denti decidui sono di già spuntati fuori delle gengive prima della nascita, e poco dopo ca- 2—2 1—1 SZS''^'"- 1^' 2—2 lari -— - tot. 22. L' Ani. in un feto di Pteropus a tale gra- do di sviluppo da mostrare la testa della lunghezza di un pollipe e mezzo trovò la serie dei decidui composta co- 2-2 1-1 , 2—2 „. me segue: incis. - — -, can. - — -, mol. „ — ~ 20. ^■"■^ 1*^~1 A^^m {sarà continuato} N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 8. 17 258 S0PR4 mi PIANTA FOSSILE DELLA PROVINCIA BOLOGNESE LETTERA DEL DOTTOR A. MASSALONGO AL CHIAR. GEOLOGO GIUSEPPE SCARABELLI D'IMOLA. Carissimo Amico Eccoli, quantunque un po' lardi , il risultato delle mie indagini, intorno allo stranissimo fossile che scopristi nei calcari schistosi mioceni, che coprono i gessi di Sassatello nella provincia Bolognese. Prima di tutto permettimi di scolparmi di averti fatto sì lungamente attendere questa piccola illustrazione; dappoiché oltre all'essere stalo lun- gamente indisposto della mia salute, siccome li è noto, fui occupatissimo in altri lavori già cominciati, e che non poteva interrompere senza grave scapito dell' argomento che trattava: ed altresì perchè trovandomi imbroglialissimo nella determinazione del tuo fossile, ho voluto prima, se- condo è mio costume, sentire il giudizio di coloro che sono di me più versati in questa scienza, affinchè meno imperfettamente che mi fosse possibile, potessi corrispon- dere alla fiducia che in me collocasti. Ora però che ho potuto ragranellare qualche cogni- zione di proposito, non li farò ulteriormente attendere, avvertendoti insieme, che il parere che ora ti espongo non è del tutto mio, ma in gran parte del chiar. Prof. Unger : DI DNA PIANTA FOSSILE 259 e questo li dico peixhè abbi maggiore slima di quanto e- spongo, e per non farmi bello delle alimi cognizioni. Voglio tuttavia innanzi significarli (rette o fallaci che siano) le opinioni che mi passarono pella mente , prima che nell'altrui autorità fossi costretto a mutare consiglio. Quando infatti mi inviasti il disegno del tuo fossile, fui obbligalo a teco risguardare quelle impronte , siccome do- vuto ad un qualche fiore (Tav. 111. fig. b), che come ti scrissi avrebbe potuto appartenere a qualche specie dei ge- neri Cetonia, Berendtia, Sendelia , o Ciicubalites , o Car- pantholites , ma quando mi comunicasti l'esemplare, co- minciai a dubitarne fortemente, non polendo comprendere come parli così delicate di una pianta avessero da lasciare sulla roccia una impronta cotanto profonda, da toccare ad una 0 due linee di altezza. In secondo luogo' colpirono la mia attenzione quelle piccole linee punteggiate che si osservano in ambe le ta- vole (fig. a. a. a. etc), le quali così vicine a quel pseudo- fiore, mi aveano la faccia di ramoscelli a foglie embricale ;, siccome si osservano in molte Ericacee, ed in molle altre famiglie di piante, come p. e. in qualche specie dei generi PhylachnejCony^a, Jrgyrocome , Achillea , Brunia , Pas- serina, Erica, Bloeria, Struthiola, Penaea, eie, per cui avrebbero potuto, entrambi queste impronte, apparte- nere ad uno slesso vegetale, di cui Tuna (fig. b. b. b.) fosse il fiore, l'altre (tìg.a.a.a. eie.) fossero i ramoscel- li. — Esaminando però con molta attenzione le linee pun- teggiate, non potei scorgere traccia veruna dell'asse a cui avrebbero dovute essere attaccate, ed eccoli un nuovo osta- colo che mi impediva di procedere più oltre nella deter- minazione. Sospettai quindi le linee punteggiate per spiche di qualche Graminea, o fruiti di qualche Crucifera o Le- guminosa, conoscendo quanto le spiche di qualche specie del genere Paspalum, e le silique e legumi di qualche specie dei generi Turrilis, Erysimum, Eriicaria (Erysi- -*(Ì0 DI D^A riAINTA l'OSSILU iniim clicirantiioidcs, Enicai'ia Aleppica, Turriti^ glabro t'tc. ), Lotus, Mcliloiiis , Indigofora eie. (I) hanno di so- migliati/a con quelle |iiinteggiatnre, specialmente se ì friitli di quesli generi sicn» spOf^liali delle loro valve. Tulli que- sti caslelli all'aria però si sfasciarono, allorché verìflcai allro non essere quelle punleggiatnre così regolari che crislalli/za/ioni , che i)assavanu talora da una parte all'ai- | tra la roccia- i Rin)aneva adunque ancora il credulo flore da decifrare, i avvegnaché la sua forma regolare e vorticosa, escludeva j ogni sospetto di accidentalità, dovendo senza dubbio la sua esistenza alla presenza di qualche organico corpo. — Fin qui arrivarono le mie vedute, il resto che sono per dirti ,| é in gran parte merce del Ch. Unger. Inviatogli il tuo fos- | sile, trovò ragionevoli le mie osservazioni , ma mi espresse senza diibbii il suo parere, che i creduti fiori fossero in- vece frulli a chiocciola (Legumina cochleata) di qualche Papilioiiacea, dell'ordine delle Lotee od Edisaree. — Que- llo suo giudizio é il migliore che si possa abbracciare, ((nuiiliinquc un ostacolo sorga pella defìnitiva determina- { zioiie, quale si ò quello del non vedere traccia veruna di j semi, sulle impronte, per cui dovrassi rimettere alla fu- j tura scoperta di migliori esemplari , la completa illustra- j zione del tuo fossile. I Ti pungerà forse il desiderio di sapere a quale genere delle due Tribù nominale, più si avvicini il fossile Bolo- gnese, ed io sono a soddisfarti, quantunque nulla sopra I ciò mi comunicasse il sullodato Professore. Fra lutti i ge- neri delle Loteciiiì Edisaree , cUe fiavanniì circa 200, i soli generi Medicaio, e Scorpìurus sono quelli che produco- (1) Mollixsìinc felci hanno anche somiglianze colle lince pun- teifgiote in qne.Mionc , e citerò fra le altre le foglie del IMalyzo- ma niicropli.viliini liroui. e l' in/lorcKcenza rW/'Onoclca sciisìbi- lls (Limi.) (/t#'0|»iii()glossiiiii palmaliini (Linn.) eie. etc. rArmali Seri. 5M.VIJI Tav II r^i dii DI UNA PIANTA FOSSILE 261 HO frulli a chiocciola, e specialmente sono simili al fossile in questione le specie seguenti : Scorpiurus vermiculata , Medicago radiata , orbìculata , circinata, scutellata etc. , per altro con grandi differenze, che unitamente alla cir- costanza dei non vedere i semi, mi conducono a sospet- lare, in opposizione al Prof. Unger , che forse non appar- tengano nemmeno questi legumi alle due tribù nominate, ma piuttosto alle Dalbergìeae e probabilmente ad un ge- nere affine alli attuali Pterocarpiis- Se in falli conosci qualche specie di questo genere che vive oggidì nell'Asia Tropica, p. e. il Pterocarpos hemiptera, e specialmente il Pterocarpos aptera, sarai convinto dell'estrema somi- glianza che presentano le impronte Bolognesi con quei le- gumi. Ti ripelo per altro che gli esemplari sono troppo imperfetti per potersi assolutamente decidere, e starà al tuo zelo e premura il procurarmi migliori impronte, por mettermi in caso di servirli con più felice ventura e pro- fìtto. // tuo affezwnatissimo A. Dott. MASSALONGO. 262 L'Ateneo Italiano, Raccolta di Documenti e Memorie re- lative al progresso delle Scienze Fisiche. Anno F. PROGRAMMA Nell'epoca in cui viviamo l'attività dell' intelletto, l'ardire dei tentativi, il numero delle scoperte e la fecondità dei risultati ci mostrano chiaramcnle a quale alto grado sono giunte le scienze. Noi scorgiamo l' umano ingegno aprirsi ogni dì novelle vie, e lasciare in esse una traccia luminosa del suo passaggio. Nelle scienze fisiche lo studio de' fenomeni i più astratti è giunto ad un' applicazione pratica da destar meraviglia: lo studio delle proprietà della luce 5 è giunto alle produzioni fotografiche : lo studio della compressione dei gas, alla macchina a vapore; lo studio dei fenomeni misteriosi della pila di Volta, alle ^ comunicazioni elettriche, le quali in pochi secondi trasporterebbero la parola umana da un'estremità all'altra del mondo. Ma quanto più attivo è il movimento, tanto più rapido è il desìo d' investigare , di conoscere , di generaliz- zare colla maggiore pubblicità i suoi importanti progressi. Questa causa ha prodotto l'idea dell' Ateneo italiano. Lo scopo della presente raccolta scientifica non è già una pubblicazione speciale destinata solamente ai scienziati, ma un mezzo di agevolare, per quanto è pos- sibile, la conoscenza di tutti i progressi successivi delle scienze fisiche, ponendola alla portata di tutti. L'esempio di molti uomini zelanti ed eruditi i quali in varie parti del mondo civilizzato, consacrano la loro ANNUNZI 2tì3 vita alla pubblicazione o alla spiegazione delle nuove scoperte e de' nuovi fenomeni, che arricchiscono ogni giorno la scienza , ci ha spimi a tale divisamento in favore dell'Italia nostra, la quale non trovasi certamente all'ultimo grado fra le incivilite nazioni ; che anzi sembra una predestinazione di questa classica terra di fornire quasi sempre gì' ingegni che hanno dato i primi impulsi alle più importanti scoperte. Questa periodica pubblicazione adunque è aperta a tutti gli uomini d'ingegno che vorranno onorarla del loro concorso, ed a tale scopo un posto importante verrà riserba- to per gli articoli di fondo, che gli saranno inviali. Ed affinchè riesca agevole a tutti di conoscere e d' apprezzare lo stato giornaliero della scienza ne' suoi varii sviluppi nelle diverse nazioni d'Europa, darassi regolarmente un rendiconto di tutte le adunanze delle Accademie delle scienze di Francia, d'Italia, d'Inghilterra e di Germania. La bibliografia troverà il suo posto nelle pagine dei nostri volumi, dove verranno analizzate ed annunciate tutte le opere importanti scientifiche a misura che vedranno la luce, e perciò s'invitano gli autori e gli editori di partecipare senza ritardo le loro varie pubblicazioni. L'ateneo italiano, come si dirà in appresso, verrà pubblicato in Parigi in fascicoli mensili di 64 pagine almeno i quali alla fine dell' anno formeranno un volume di circa 900 pagine in S.*', diviso in due parti o semestri, ornato d'un buon numero di disegni intercalati nel testo. Ogni fascicolo sarà diviso in quattro parti: I.° articoli di fondo; 2.° Accademie delle scienze j 3.° bibliografia ; 4/' scoperte e notizie. Ciascun semestre verrà accompagnato da un frontispizio e da una tavola di materie , ed il volume annuale sarà chiu»|"- chenologia , queste piante non erano state studiate che li^ dietro i loro caratteri esteriori, e avevano poco o niente ;)j tenuto conto della struttura interiore cioè della loro ana- ,i\ tomìa. E per questa ragione, e a causa ancora della loro |jl natura proteiforme che si modifica di tante maniere secondo U|i il cangiamento delle Matrici, dell'esposizione e dell'eie- ili vazione , che alcuna classificazione di queste piante non |0j ANNUNZI 285 lia potuto ancora arrivare a quel grado di solidità sistema- tica a cui sono pervenuti gli altri rami della Botanica. Molti Grittogamisti celebri si sono dedicati con solle- citudine allo studio di questa parte della Botanica , e , per delle vie diverse, sono arrivati a dei risultati più o meno solidi , ma nello stesso tempo ì più disparati , adottando un tal carattere piuttosto che il tal altro; e se Àcharius, cercando di fare sortire la scienza lichenologica dai con- fini stretti in cui Linneo 1' aveva circoscritta , non la estese che troppo, Fries W. Mejer e molti altri gli hanno fissato dei limiti troppo ristretti. I celebri Fée, Eschweider , Flotow , Montagne, ed in particolare i due primi tentarono una nuova prova, e fu- rono forse i primi che disseccando queste piante con lo scalpello anatomico, ci diedero dei veri generi naturali. Ma quantunque le loro ricerche profonde non si siano li- mitate solo ai licheni i più sviluppati , esse non si sono poi stese in un minuto esame a quelli che sono i più di- menticati e i meno conosciuti , come i licheni pustulosì che , per la loro piccolezza sembrano sottrarsi a un profondo studio. Sono questi ultimi che sono stati 1' oggetto specia- le degli studi del Prof. Massalongo nel suo lavoro intito- lato: Ricerche sopra l'autonomia etc- Approfittandosi dei lavori di quelli che l'hanno preceduto in questa carriera, il giovane professore ha studiato questi esseri nei loro luo- ;ihi natali, con un esame paziente e minuto; e tenendo conto delle loro variazioni durante vari anni, e osservan- do nei diversi gradi della vita gli organi carpomorfi di queste piante , egli ha cercato di fissare i limiti del loro sviluppo sino che gli è stato dato di seguire la specie. Egli dunque ha fatto in questo lavoro l' istoria com- pendiata di tutte quelle specie di cui egli ha conosciuta di modo certo l'essenza specifica; ne ha ristretto i limiti riunendo tutte le forme che procedono da uno stesso tipo comune; e riunendoli egli ha fissati molli generi di cui 286 ANNINZI egli ne descrive 71, fra i quali 21 sono nuovamente pro- posti da lui. Egli ha in seguito rappresentalo con la più gran pre- mura e la maggior precisione possibile , in 64 tav. , le teche (Sporenschlauch e li Spori {Sporen) di tutte le specie da lui descritte, dietro un medesimo ingrandimento micro- scopico, affine che si potesse rilevare a colpo d'occhio i segni caratteristici della forma e della grandezza. È inutile di ricordare che 1' Autore descrive in que- sto lavoro molte specie nuove , quello che rende il suo libro utilissimo alia scienza e indispensabile a quelli che la coltivano, è eh' egli fissa un punto d'appoggio coli' aiu- to del quale i lichenologi possano finalmente una volta intendersi fra di loro in quello che risguarda la classifi- cazione di queste specie. Oltre questo lavoro, dello stesso autore sta per pub- blicarsi un altro intitolato : Memorie Lichenografiche con un' appendice alle Ricerche sui Licheni Crostosi, ove sono descritti i licheni foliacei, i frutticolosi , le collemacee , le caliciie ecc. lavoro arricchito di 34 tavole rappresentanti le Teche ed i Sporidi!, di diverse specie. Questo lavoro unito al precedente; di cui egli è come il supplemento, forma una riunione di conoscenze lichenologiche del più alto valore , e che non può mancare di essere molto utile a quelli che coltivano questo ramo della Botanica. Verona Luglio 1853. Heru. F. Munster. * Nuovi Libri. Lereboullet Dott. A. (Professeur de Zoologie et d'Anato- mie coniparée etc. à Strasbourg, Membre de l'Acad. Im. des curieux de la nature). — Recherches sur 1' A- natomie des organes genitaux des animaux vertebres. ANNUNZI 287 Memoire couronné par l' Àcadèmie des sciences de Paris, publié par l' Académie Imperiale de curieux de la nature. Avec 20 Plances. I. Voi. in 4. 1851. Zeis Doli. E. '(Professore e Protomedico a Dresda, mem- bro dell'Accademia degl'indagatori della natura). — Articoli di anatomia patologica e di patologia dell'ar- ticolazione femorale, gran 4. con sei tavole in foglio. 1851. Se. 1. 20. Gravenhorst Dott. I. L. C. (Consigliere segreto , Professore e Direttore del Museo Zoologioo di Breslau). — Dei Pseudosaura e dei Brachypoda e di altri rettili della specie dei sauri, e dei molluschi che si trovano nel Museo Zoologico di Breslau dell'Università, gran 4. con 19 Tavole. 1851. Talleri 4 e 15. CaruSj D. C. S. (Consigliere medico etc. ). — Lo scheletro del capo del Zeuglodon Hydrarchos. Esposto per la prima volta e disegnato in completo esemplare, gran 4. con 2. Tav. 1850. Prezzo. — 25 grossi. Mayer Dott. C. (Professore di anatomia e fisiologia, e Di- rettore del Museo anatomico dell'Università di Bonn). — Articoli sull'anatomia dell'elefante e degli pachy- derma. gran 4. con 9 Tavole. 1848. Talleri 3. 10. Bibra , Dott. E. Su alcuni prodotti patologici degli uccelli e dei mammiferi, gran 4. con Tavola 1848. 12. Gòppert Dott. H. R. (Professore all'Università di Breslau). — Sulla conoscenza dei Balanofori, e particolarmente delle specie dei Rhopalocnemis Jungh. gran 4. con 5 tavole. 1848. Talleri 1. 20. 288 AMNUNZI Charpentier-Toussaint (consigliere primario delle minie- re). Figure degli ultimi insetti (Barbitistes Ocshagi). Lavoro a cui ha preso parte Ocskag von Ocskò e Mees di Esenbeck. gran. 4. con una tavola. 1850. 6. Goldfuss Doti. A. (Consigliere della reggenza e Professore di Zoologia, e Mineralogia a Bonn, Direttore eie.) — Rimasugli di ossa dell'animale muschio ritrovati nella creta, gran 4. con due tavole. 1848. Prezzo Tali. -. 15. -^T^^^lSrSS^^^^' 289 REPERTORIO ITALIANO VìlW LA STORIA NATURALE 46. Malacologia. MOLLUSQUES MEDITERRANÈENS , Observés , déCFÌtS , figU- rés , et Crorao-lithographiés d' aprés Nature sur des modéles vivants , par j. b. verany , ouvrage dedié a S. M. le Roi Charles Albert. — Première partie — Cepha- lopodes de la Mediterr. — Génes iniprimérie des sourds-miiets. 1851. gran 4.° 132 pag. con 43 tav. color. Prezzo Fr. 80. Sino dall'anno 1824 l'Autore aveva intrapreso a cer- care , ed illnsttare le ricchezze che chiude in seno il mare italiano. Egli stesso fattosi pescatore , raccoglitore , del pari che descrittore e pittore incominciò il lavoro continuandolo sino al giorno d' oggi nel quale può dare in luce ^ molte osservazioni, e specie nuove di Cefalopodi. Un Prospetto di classificazione de' Cefalopodi comin- cia r Opera ; e ne segue la esposizione , e quasi direbhesi descrizione di ciascun carattere che si adopera nei Cefa- lopodi Dibranchi. Poi descrive che cosa siano i Cefalopòdi i in generale ; ed aggiugne un cenno storico sugli studi che sono stati fatti intorno ad essi. Egli è veramente mirabile che Aristotile conoscesse così questi animali , che da' mo- derni poco siasi aggiunto per quanto concerne la loro storia, e ben di raro l' abbia colto in errore quanto alla Anato- mia dei medesimi. Del resto molti dotti scrittori hanno di- scorso della Fauna Mediterranea ; specialmente però ne trattarono Raffmesque Précis de Semiologie. Carus, Icones N. Ann. Se. Natub. Serie III. Tomo 8. 19 290 KEPEUTORrO ITALIANO saejìiarum in littore Mediterraneo collectarum ( N. Acta Leop, Nat. Ciir. T. XII. I. part. pag. 3!8) — Poli, Mollusca utriusquG Siciiiae. — - Delle Chiaje, Memorie sulla Storia e notomia degli Animali senza vertebre del Regno di Napoli. -- Risso^ Histoire natur. des princijìales productions de r Eu- rope merid. — Blainville, in Diction. des Sciences naturel- les. — Philippi, Enumeratio molluscor. Sicil. — Verany, negli Atti dell'Accademia di Torino e nella Guida di Ge- nova. — Cantraine, Malacologie mediterr. — Ruppel, Let- tera al Prof. Cocco. {Giornale di Gabinetto di Messina) — Krohn , e Férnssac etc. Molte cose vengono registrate in- torno alle maniere di vìvere di questi animali ; alle mi- grazioni etc. Appresso parla degli Octopodi , de' quali de- scrive li Generi e le Specie una ad una. Ciascuna spe- cie nota è corredata di Sinonymia accuratissima, di frase latina , descrizione , misure , variazioni di colori secondochè l'animale è adirato, o intimorito etc, della indicazione di abitazione di speciali maniere di vivere, della volgare xiomenclatnra , e della Istoria. Appartengono agli Octopodi li Generi Eledone , Octo- pus. Argonauta. Le specie Nuove che vi vengono riferite sono. 1. Ele- done Genei, Verany. ( El. Aldrovandi var. ) 2. Octopus Salutii. Veran. « 0. corpore rotundato glabro , et irregulariter verru- >'■ coso, capite mediocri et rotundato brachiis elongatis, y> sub-aequalibus , umbella mediocri. » — 3. Oct. Cocco. Ver. » 0. corpore ovali , tenuissime granulato et tuberculato, la- » teribus et membrana caeruleo marginatisi brachiis sub-ae- » qualibus. » — 4. 0. Defilippi. Ver. 0. corpore rotundato , » glabro ; brachiis longissimis inaequalibus: oculis unicirrha- » tis. » — 5. 0. Alderii. Ver. 0. corpore conico elongato et » acuminato , glabro , capite parvo rotundato , brachiis me- s diocribus 5 umbella minima. » — 6.0. Eoellikerit. Ver. O. » corpore bursiformi, conico rotundato, et postica acumi- » nato; brachiis inaequalibus , aceta])ulis sessilibus , mena- PER LA STORIA NATURALE 29t » braiia exigua super, nulla subtus conjunctis. » — 7.0. Ca- » rena. Ver. 0. covpore rotundato , postica acuminato , ca- » pite brevi ; biachiis inaequalibus , acetabulis subpedicula- » tis explicatis , meinbrana umbellifera exigua et incom- » pietà ; ostiis aquiferis subtus duobus. Ai Decapodi appartengon li generi Sepiola , Rossia , Sepia, Sepioteuthis , Onychoteutbis , Loligo , Histioteutbis , Loligopsis. — Le specie nuove sono. 8. Sejnoteuthis sicula. Rupp. « S. corp. ovali oblongo , postice rotund., antice trun- » cato, super subacuto , svibtus leviter concavo : alia latera- » libus in medio corpore latioribus ; corpore cnm alis leviter » ovato. Lamina dorsali cartilaginea. » — 9. Onycoteuthis kro- hnii. Yer. «0. corp. cylindrico sub -fusiformi, apice acumina- » to , alis cordato-rhomboideis , mediam longitudinem sacci » aequantibus:bracbiis tentacularibus unguibus uni seriatim » armatis. » — 10. Omjch. Owenii. Ver. 0. corp. conico acu- » minato ala rhomboideo-sagittata , ter quintam sacci longi- » tudinem occupante. » - ti. Loligo Berthelotii. Ver. L. coi-p. » carneo, pellucido, cylindrico, elongato, apice rotund. 3 j> alis rbomboideo-rotundatis , diraidiam sacci longitudinem » occupant. lamina dorsali ovali-lanceolata, ant. attenuata. » — 12. Lol. Mannorae. Ver. L. corp. carneo, pellucido, )j cylindr. elong, apice subulato, alis cordato-subulatis , ve' » cord.-acumin. ; lamina dorsali, ovali-lanceolata, apice plus » minusve stiliformi, antice attenuata. » - 13. L. Meneghina^ » Ver. L. corp. carneo , conico , apice acuminato, alis rotun- » datis non dimidiam sacci longitudinem occupantibus^ la- » mina dorsali cornea.. » - 14. L. Alessandrinii. Ver. L. corp. > carneo , cylindrico , elongato , leviter conico , apice rotun- » dato, alis rotundatis, ter quintam sacci longitudinem occu- » pantibus , non sacci extremitatem superantibus. » — 15. L. Bianconi. Ver. L. corp. carneo , cylindrico, conico elonga- j> to , apice acuminato , alis cordato depressis : dimidiam cor- » poris longitudinem occupantibus , lamina dorsali , cornea » flexibili, lineari-lanceolata , infundibulo terminali prae- 292 REPERTORIO ITALIANO » dita. 16. L. Coindetii. Ver. L. corp. carneo, pellucido, cylin, » leviter fusiformi postire acuminato, alis conjunctis alatn » corti ifornic-m , depressran efformantib., tentaculis pedun- » culatis retractilibus: lamina cornea lihearì, antice dilatata, » postice infundibulo conico praedita. » 17. L. Pillae. Ver. L. » corp. carneo conico-fusifoi'mi , post, acuminato, alis trian- » gul. conjunctis , alara rhomboideam efformantibus , tenta- » ciilis pedunculatis , retractilibus, lamina dorsali, cornea^ » lineari, antice dilatata^ post, infundibulo conico praedita. » — 18. L. Iluppelli. Ver. « L. corp. campanulifoi'mi , an- » tice truncato, post, attenuato; alis semicircularib. , con- i> junctis , alani r-otundatam , post, bilobam efformant. dimi- » diam sacci longitud. occupantib. ; brachiis inaequalibus » sex membrana ampia conjunctis , duo liberis , tentacula- » ribus retractilibus. Lamina dors. cornea ovali-lanceol., » antice attenuata postice acuminata. » — 19. Loligopsis Zigaena. Ver. « L. corp. gelatinoso , hyalino , cylindrico- )i fusiformi, antice truncato, post, subulato, alis conjun- » ctis, alani post, trilobam, antice bilobam efformant., )i sextam sacci partem occupantibus; capite minimo^ ocu- » lis pedunculatis ; brachiis aequalibus minimis, tentacu- » lis longis , filiformibus , et per totam longitudinem ace- » tabulatis. Lamina .... Circa alla Argonauta Argo apporta alcune osservazioni dalle quali si conchiude che l' animale è il fabbricatore della Conchiglia. E sul finire dell'Opera dedica un para- grafo alla quistione dell' Hectocotylus ; nel quale addotte le opinioni di Delle Chiaje, Koelliker, e Siebold, e riferite le osservazioni sue proprie ne trae per conclusioni 1. che l' Hectocotylus dell' Octopus nulla altro è se non che un braccio caduco dell' animale ; qual braccio porta gli orga- ni mascolini e probabilmente questi organi si svolgono pe- riodicamente. 2. L' Hectoc. dell'Argonauta ed il Tremo- ctopus differiscono da quello dell' Octop. suddetto. 3. Che questi Hectocot. non ponno essere braccia del Cefalopodo PER LA STORIA NATURALE 293 al quale aderiscono , perchè sono picciolissimi e perchè giammai, che sappiasi, manca il braccio iti cpiesto cefa- lopodo. Le -^3 tavole portano figure diligentissime, rappre- sentanti con colori al naturale tanto le specie nuove, quanto le specie già note. ^57. Malacologia. Catalogo dei molluschi terrestri e fluviali della Pro- vincia bresciana con alcune osservazioni sulle principali abitudini e luoghi di dimora dei mede- simi , di Gio. battista spinelli. Brescia 1851. Tipogra- Ga Speranza. 4." pag. 32. Nella provincia bresciana 139 specie di Molluschi ave- va raccolto l'Autore in 10 anni di ricerche tanto terrestri che fluviatili, e n'aveva fatto dono all'Ateneo bresciano. Il Catalogo di questa collezione si è quello or qui pub- blicato , al quale vanno aggiunte alcune osservazioni ge- nerali. Il Catalogo comprende li generi, le specie ^ li nomi degli autori che le illustrarono e sono citate le loro ope- re j per ultimo i luoglii di dimora dei Molluschi ed osser- vazioni relative. Sia ad esempio in Àrion Marginatus. Drap. » (Hist. Nat. pi. g. fig. 6.) Comunissimo nelle vigne e ne- » gli orti. Sta di giorno nascosto sotto i sassi ed i legni » fracidi, ed esce di notte a danneggiare i luoghi col- » tivati. =: Nelle osservazioni generali poi tocca l' Aut. la descrizione della Provincia bresciana, ne riferisce alcune altitudini , ed accenna qualche cosa della Agricoltura e dei laghi di Garda, Iseo, ed Idro, non che dei Fiumi. Accenna poi quali di tali Molluschi siano commestibili, in qual tempo si sveglino dal letargo invernale, quali amino i Colli , le pianure, li boschi etc. Alcune specie, ei nota, l| godono di una meravigliosa fecondità = ma conducono 294 REPERTORIO ITALIANO anche una vita esposta a mille pericoli, ed a mille ne- mici. etc. z^ Segue la Sinonimìa dei Molluschi annovera- ti, ed una tavola litografica in cui sono figurate la Pupa Val-Sabina Spinelli , Lymnaeus solidulus Spin. , Ànodonta Idrina. Spin. ed Unio Sjìinelli Villa. Di queste specie le tre prime son nuove e sono descritte nei propri luoghi nel Catalogo. -iS. Geologia. Memoria sulla struttura geologica delle Alpi degli Apennini e dei Carpazj di Sir Roderik Impey Mui- chison. Traduzione dall' Inglese ed appendice sulla Toscana dei Professori Cav. p. sayi , e g. meneghini. Firenze. Stamperia granducale. 1850. 8.° 1. Voi. di pag. 528. con Tav. litogr. La pregevole opera del chiar. Murchison è stata in certa guisa , donata all' Italia mercè di questa versione , alla quale è accresciuta importanza dalle Aggiunte sulla Geologia italiana dei Prof. Savi , e Meneghini. Sul princi- pio del Volume hassi un elenco delle opere del chiar. Savi intorno la geologia stratigrafica della Toscana le quali quantunque siano notissime , tuttavia è opportuno di regi- strare , per lo scopo che mi son proposto , di rendere il Repertorio più ricco ch'egli e possibile. 1. Lettera al Sig. Girolamo Guidoni , contenente osservazioni geologiche sul Cam- pigliese. 1829 (Nuov. Giorn. de' Letter. nn. 45,47). 2. Ca- talogo ragionato di una collezione geognostica contenente le Rocce piti caratteristiche della formazione del macigno della Toscana 1830. (id. n. 50). 3. Sul Mischio di Serravezza 1830. (id. n. 51.). 4. Lettera al Sig. G. Guidoni concernente osservazioni geognostiche sui terreni antichi toscani 1832. (id. n. 63.) 5. Sulla scorza del Globo terrestre, e sul modo di studiarla 1832. (id. n. 66.). 6. Tagli geologici delle Alpi PER LA, STORIA NATURALE 295 Apuane e del Monte Pisano, e cenno sull' Isola d' Elba \Sdì. (id. nn. 70,71). 7. Carla geologica dei Monti Pisani 1833. 8. Alterazioni plutoniane sofferte dalla Calce carbonata com- patta 1838 (id. n. 78). 9. Memoria per servire allo studio della costituzione fisica della Toscana Pisa. 1837, 1839. 10. Sopra i carboni fossili dei terreni miocenici della ma- remma Toscana, Pisa 1843. — 11. Considerazioni geologiche sull' Apennino Pistojese. Firenze 1845. — 12. tulla costitu- zione geologica dei Monti Pisani. Pisa 1846. — 13. Consi- derazioni sulla struttura geologica delle Montagne Pietrasan' tine Massa 1847. — Di queste opere alle quali son do- vute le primizie della Geologia Italiana , forse dovrà dirsi di più in altro luogo. Già neir opera stessa del Murcbison sono molte cose intorno all' Apennino , che vengon comprese da pag. 169, a pag 212, ove si parla delle Formazioni italiane in ge- nere , ed in particolare della Giurassica , della Cretacea , della Eocenica, dalla Miocenica, 3 della Pliocenica, non elle dell' altre più recenti d' Italia. Ma sono dei Professori Savi e Meneghini le Conside- rnzioni circa la Geologia stratigrafica della Toscana (pag. 279 ) delle quali la prima parte tratta delle Rocce : la se- conda del posto che ad esse compete nella serie geologica; la terza dei Fossili trovati sin qui ne' Terreni toscani. — Parte 1.* (pag- 282). Le Rocce di cui qui si parla ^sono^ 1 . il Ferrwcano cioè Anagenite quarzosa e Schisti, de' quali la parte superiore dimostra una origine acquea , la infe- riore poi presenta a grado a grado la natura cristallina, e pa'ssa al Gneiss ; vale a dire quest' ultimi sono metamor- fici. Li Fossili animali qui sono ancora incerti ; ma nel luogo detto Torri presso Jano recentemente scopersero gli Autori de' Fossili vegetali di molto pregio, vale a dire molte specie di Pecopteris, di Odontopteris, di Neuropte- ris , di Calamites, etc. in unione a vene di Antracite. 2. Calcare grigio-cupo senza selce. 3. Calcare salino. 4. Cai- 296 KEPERTORIO ITALIANO care ammonitifero. 5. Scliisti varicolori. 6. Calcare grigio- cupo con silice. 7. Schisti galestrini, e Calcare. 8. Arena- naria. Macigno e Calcare Alberese che sono, di tutti i pre- cedenti , i superiori ed i più recenti. La parte 2.^ (p^g. 307 ) tratta del posto che compete alle predette Rocce nella Serie geologica. Le quali sono studiate in serie discendente, ed ultima quindi è la For- mazione del Verruca no la quale negli anni jarecedenti, per la mancanza dei fossili , fu collocata in uno o in altro posto. Ora però li Fossili sopradetti Pecopteris etc. ap- partenendo tutti alla Formazione carbonifera , ne con- segue che con ogni probabilità il Verrucano appartiene a tale Formazione ; non trascurano però alcune considera- zioni intorno agli strati antracitiferi della Tarantasia. Tutto quanto è discusso in questa parte , vien compendiato ed esposto in un Prospetto generale della Geologia toscana, posto in fine dell' Opera. La Parte 3.^ (p^g- 345) contiene l'elenco dei Fossili che sono stati trovati in Toscana più antichi del periodo terziario eocenico. Li fossili sono descritti con ordine to- pografico ( ad es. Foss. della Spezia , delle Alpi Apuane etc. ) e ad un tempo ancora stratigrafico. Li Fossili , in gi'andissimio numero , per lo più sono descritti ed illustrati quantunque siano di specie note ; molti inoltre sono af- fatto nuovi , che ; stante la copia , non è dato ne anche di poterli qui registrare. La quale parte terza poi è da aversi come un Prodromo della Paleontologia Toscana, della quale gli Autori si occupano con ogni imijegno. Finalmente molte note od appendici sono aggiunte, delle quali la maggior parte concernono li Fossili iiltima- mente scoperti 5 altre invece sono intorno alle relazioni della Molasse coi Gessi; circa il Calcare delle Allumiere 5 le Caverne e Brecce ossifere; le Mofete, Soffioni ed Acque minerali ; le Rocce vulcaniche Tefriniche , granitiche etc. ; le masse Ferree ed Amfiboliche, le Diche, i Filoni etc; I PER LA STORIA NATURALE 297 io Rocce Ofiolitiche, dolomitiche j il Gesso, il Salgem- ma , etc. La Tavola prima (pag. 278) offre li tagli del Hoher- Sentis. La seconda (pag. 522) i Tagli del golfo della Spe- zia, delle Alpi apuane etc. ■*"• Ittiologia. NOUVELLES ESPÈCES DE POISSONS par M. le Doct. PH. DE FILIPPI Professeui- de Zoolog. à 1' Univers. de Tiirin. (Evlrait de la Revtie et magasin de Zooionie N. 4. 1853 pag. 8.) Le specie che vengono descritte in questo Opuscolo sono 1. Labrax Osculati De-Fil. « L. cinereo argenteu«, » Fusco aeneo longitudinaliter lineatus : denticulorum hn- » guaUiun insula unica ovali. Squam ser. 56 -. — D. ^ Vi- ^- fs' H- "^ ^^^'^^ Ontario. — 2. Clinus Feranyi. De- Fil. « C. pinna dorsali analique cum caudali continuis. » D, 30. C. 5. A. 22. , H. in M. Mediterr. - 3. Gasterc pelecus securis De-Fil. « G. abdoinine cultrato valde con- » vexo. Pinna anali radiìs 44. » H. in Rio Napo. — 4. Chal- cinus Mullerii De Fil. « C. pinna caudali radiis medianis » elongatis lobo super, et infer. truncatis. D. 10. A. 28. » H. Rio Napo. — 5. Tetra gonopterus Mexicanus De Fil. » T. linea laterali integra. Striga in utroque latere, lon- » gitudinali, mediana, argentea macula nigra caudah. D. » 10. A. 22. » H, in lacu prope Mexicum. — 6. Loricaria scolopacina De Fil. « L. rostro longo subulato : radiis ex- » tremis pinnae caudahs elongatis. D. 7. A. 6. » H. in ri- vis prov. Venezuelae. — 7. Doras papilionatus. De Fil. « D. » scutis laterahbus 18 papihonaceis 5 aliis 5 ovalibus i > » dorso ; regione Inter pinnam adiposam et caudalem ni - 298 REPERTORIO ITALIANO » da. D. -^ A. 12, » H. in fi. Aniazonam. — 8. Auche- D niptcrus Heckelii. De Fil. « A. galei scutellis regulariter » dispositis, qKfoium novem circutn scutum verticis; ra- » dio osseo in pinna dorsali pectoralibusque longissimo , po- » stice serrato. D. -. P. •=. A. 5.» H. in Rio Napo. — 9. Muraena auloptera. De Fil. « M. riniae branchialis lim- » bo cutaneo esuberante, pinnulae fistulosae ad instar. » H. prope ins. Mauritii. — IO. Scyllium . . . . n. sp. ? De Fil. « S. aculeorum in regione dorsali sei'iebus duabns. » H. in M. Mediterr. Più lavori di Ittiologia ba scritto il Pr. De-Filippij avendone fra mani alcuni ^ stimo opportuno qui menzio- narle. — I. OssEYi\ AZIONI intorno alla Embriogenià de' Salmo- nidi del Sig. C. Vogt. (inserite nel Giornale dell' I. R. Istit. Lombardo. T. 5. 1842). Adduce argomenti ed osservazio- ni contro varie opinioni del Vogt. — 2. Sukto di alcune OSSERVAZIONI suW embriogenià de' Pesci di Filippo De-Filippi. Milano 1845. 8. pag. 24. con 2. Tav. color. — Sino nel 1841 negli Annali di Medicina di Milano uscirono alla luce le prime idee di quest' opera , colla quale 1' Autore inten - de di meglio dicliiarare il proprio argomento contro il Vogt. Nuove osservazioni perciò egli adduce intorno allo sviluppo delle Uova del Gobius fluviatilis Bon. e deìV Aspitis Albo- rella. De Fil. che sono corredate di opportune tavole. — 3. NouvELLES oBSERVATiows siir V Embrijogeme des Poissons. (in Annales des Sciences Naturelles. Zool. T. VII. Feljbr. 1847.) — Vertono queste osservazioni sopra lo sviluppo della Clupea Finta Cuv. e si estendono maggiormente quelle intorno al Gobius fluviatilis. Evvi aggiunta una Tavola. — 4. Osservazioni sopra una Razza vioslruosa, di cui si dirà al Numero 57. PER LA STORIA NATURALE 299 50. Geologia. "Essai sur les terrains superficiels de la Vallèe du Po , aux environs de Turin , comparés à ceux du Bassin Helvetique : par MM. ch. martins et b. Ga- staldi, Versailles Impr. Beau. 4.° — pag. 44. con una Tavola litogr. Li Terreni fle' quali qui si ragiona porrne numerarsi dall'alto al basso così: 1. Formazione glaciaria, cioè anti- che Moraines, e terreno glaciario sparso. 2. Formazione acquea vale a dire il Diluvio alpino senza fossili, le Al- luvioni del Pliocene, e gli strati marini che vi sottostanno. Un antico Ghiacciajo può vedersi nella Valle di Su- sa , dove giunse partendo dai vertici de' Monti Taèor, M. Cénis, e M. Genèvre con un intervallo di 80 kilora. Mani- festansi in più luoghi le Rocce striate e levigate ; e sono fra Alpignano , Trana , e Rivalta, Moraines ora terminali ora laterali. Queste sono descritte dagli Autori, ed illu- strate con una figura; esse elevansi talvolta sino a 150 metri. — Hannovi non rari Massi erratici , dei quali al- cuni presso a Musinet misurano sino a 2500 met. cubici ; sono essi composti di Serpentino , di Eufotide , di Amfibo- flite e Diorite. Col nome di terreno glaciario sparso , ossia di Moraine )rofonda intendono gli Autori una mescolanza di fango |( lelim ) di ciottoli rotolati , o levigati , che durante il cam- linare del Ghiacciajo si frappongono fra il Ghiaccio ed suolo ; cosicché il Ghiaccio scorra sopra di essi. Molte vestigia di questo miscuglio s'incontrano nella Valle di Susa. Un altro Ghiacciajo fu nella Valle di Aosta , e disceu- leva dal Monte Bianco, e dal M. Rosa pel tratto di 130 ùl. Alcuni piccoli ghiacciai restano ancora oggidì nel ver- Ijsante del M. Bianco , notevoli pel grandissimo loro accre- 300 REPERTORIO ITALIANO snere o diminuire di lunghezza. Ma nel restante del Paese sottoposto Rocce rotondate {ìiioutonnées) , levigate, striate e solcate, in unione a Moraines laterali poste talvolta al- l' altezza di 650 metri sul fondo della Valle , e Massi er- ratici di mostruosa grandezza attestano nel modo più de- ciso l' antica esistenza di un esteso ghiacciajo. Sarei interminabile se volessi registrare tuttociò che vjen recato dagli Autori ; perciocché essi diligentemente descrivono li molteplici tronchi dell' antico Ghiacciajo le singole Moraines, ed il terreno glaciario sparso. Vengono appresso paragonati l'antico Ghiacciajo di Aosta , con quello del Rodano , ed apparisce corrispondersi r un 1' altro per molti caratteri. Da queste cose diffusamente esposte dagli Autori, e raccolte insieme, è manifesto che questi ammassi di Fram- menti di Rocce , e delle arene e del fango , non possono essere state condotte dall' alto delle Alpi per opera di cor- renti acquee , e ne anche di Fango. Ninna delle cose che dai torrenti o dai cataclismi di acqua suol essere operato si riscontra qui ; e tutto ciò che suol esser prodotto dai Ghiacciai qui si ravvisa. E sono questi I. Massi erratici a spigoli acuti e taglienti. 2. Ciottoli striati. 3. Roccie de' contorni rotondate e striate sino alla altezza di 600 metri. 4. Moraines. 5. Solchi nelle rocce adiacenti , orizzontali quando la valle è larga , ed ascendenti quando si restrin- ge etc. etc. Per conseguenza quei frammenti e massi sono stati trasportati da antichi ghiacciai. In seguito vengono gli Aut. a dire del Colle di Torino, la cui base è di terreno Miocenico , e la cui stratificazione è molto variamente inclinata. La parte inferiore inoltre di questo terreno abbonda di ciottoli , e di frammenti, e per- ciò è detta di Conglomerato ; la superiore è terreo arenosa , e diccsi a ij/o/asse. Li Frammenti sono di Serpentino, Dio- rite, Amlibolite e Micaschisto, non di rado di grandissima mole , e simili alle Rocce che sono nelle prossime Alpi. Que' PER LA STOKIA NATURALE 301 massi però che stanno sui vertici delle Colline sono stati probabilmente trasportati dalle acque. Le Formazioni acquee. 1. Diluvium alpino, è com- posto di ciottoli rotolati tanto minori quanto sono più lon- tani dalle Alpi , dalle quali veggonsi originati. Giammai sono angolosi e striati j e mai vi si rinvennero fossili or- ganici. Il Diluvium alpino sta sopra al terreno pliocenico , e sotto al glaciario antico. Esso fvi accumulato in varia spessezza , ed in varj luoghi non lontani dalle Alpi per opera di corsi d'Acque. 2. Alluvioni del Pliocene j ossiano alluvioni con ossa di Pachidermi. Trovansi queste nella più bassa valle del Po , orizzontali j e marine contraddistinte da parecchie Conchi- glie. Si mostrano a Biella presso Cervo , ne' contorni d' Ivrea a Strambinello , Mazze e Tina , e stanno sotto al Diluvio Alpino. Nelle Valli dell' Astigiano sono coperte da ciottoli, arene ed argille di origine fluviatile, fra le quali recente- mente fu rinvenuto uno scheletro di Mastodon angustidens. ( V, Sismonda. Proceedings of the geolog. Soc. of London T. VI. pag. 252. — Bullet. Soc. géol. de France 2. Ser. T. 7. p. 49.) La quale alluvione pliocenica sottostà essa stessa al Diluvio alpino , come può rilevarsi per molti ar- gomenti. Finalmente un paragone fra li terreni superficiali della Valle del Po , con quelli della bassa Svizzera da per ri- sultato che in entrambi trovansi egualmente le Moraines il terreno glaciario sparso , il diluvio alpino privo di fos- sili, e le alluvioni con ossa fossili;, li quali tutti nel Pie- monte posano sul terreno pliocenico marino , e nella Sviz- zera stanno sopra la Molasse miocenica. Una tavola topografica^ è aggiunta, che mostra il pae- se della perlustrazione narrata , ed offre i tagli ed il pro- spetto de' Monti, e de' Colli de' quali è caduta que- stione. 302 REPERTORIO ITALIANO 61. Vertebrata. Vertebratorum sY^opsls in Miisaeo inediolanense ex- tanlium quae per Novara Orbem Cajetaniis Oscu- lati collegit Aunis 1846-47-48. Speciebus novis vel minus cognitis adjectis, nec non descriptioni- bus atque icoaibus illustralis, curante e. cornalia. Mediolani 1849. gr. 4.° pag. 15. cum tab. 1. lit. Il Dottor Osculati ha arricchito il Museo di Milano con animali di America ^ nel modo stesso che Fornasini ha fatto pel Museo di Bologna dall'Africa or. (1) ed il Bom- pani pel Museo di Modena dal Brasile (2). Fra li quaranta circa Mammiferi nominati dall' Autore Sonovi le seguenti specie nuove. Vespertilio Osculati. Corn. « V. rostro-brevi ^ > auriculis nudis, trago parvo nec non acuminato, veliere » pilis bicoloribus apice rufo fasco , basi nigro conflato. » Patagio ampio caudam totam , longitudinem corporis ae- » quantem , involvente » H. secus FI. Napo. — Lepus De-Filippi Corn. « L. supra ex nigro-fusco flavidoque va- » rius , intensiore regione postica dorsali j suhtus albidus , » nucha macula laete flavicante notata; pedibus infra ci- » nereis; auribus brevibus, cauda brevissima quasi nulla » H. in sylv. Quixos. — Bradipus trivittatus Corn. Fig. 1. 2. » B. Podiis omnibus falculis tribus longissimis praeditis , » capite pilis brunociuereis frontem versus directis, vesti- » toj vitta longitudinali interscapvilare nigerrima duabus » aliis innixa . . . Spatio inter vittas aureofulvo , pilis se- » riceis, brevissirnìs ornato. Long. corp. poli. 16. » H. ad Fi. Amazonum etc. — Degli uccelli più che cento 'spe- cie sono registrate , ma uiuna v' ha che sia nuova. Soltanto (1) V. retro N. 10. ci infra N. 53. (2) V. N. 55. PER LA STORIA NATURALE 303 è citato il Geli. Beliochora istitnito dal Ch. De-Filippi nel- r Opuscolo (li cui accennerò in fine del presente numero. Di Rettili sono 40 specie e più ; delle quali sono nuove le se- guenti. Podocnemis sexluberculata. Coin. Fig. 3. « P. testa » ovata, sterno fortiter adhaesa^ hoc sex tubercnlos prae- » bente secus margines laterales , caruncula mentalis \ini- >) ca. » H. in fl. Amazonum. — Pentonix americana. Com. » Testa oblonga , in medio coarctata^ minime carinata scu- » tis distincta olivaceo-brunneis flavo maculatisi tribus » lineis castaneis circumdatis. » H. ad fl. Novaeboracum. — Phryniscus ignescens. Gorn. « Pr. lateribus granulosis. ob- B scure maculato, gala cinerea , abdomine , coxis, palmis » plantisve sanguineo rubescentibus « H. prope Quito. — Piìx di cento specie di Pesci sono indicati , fra le quali e- numeransi di nuove. Labrax Osculati, De-Filippi (I). — Haemulon faestivus. De-Filipp. — Pomacentrus Ranzani. De-Filipp. — Chrysophoris cornutus. De-Filipp. — Catosto- inus Hechelii. De-Filipp. Sono illustrate inoltre con nuove descrizioni la VandelUa cirrhosa? Cuv- Val. Fig. 4. e 5. e il Vastres gigas. Cuv. L' Opuscolo del ch. De-Filippi di cui sopra ho fatto menzione, è una parte del Catalogo del Museo di Milano , con questo titolo ::z Musaeum Mediolawewse. zz Ànima- Uà Vertebrata Classis IL Aves. Mediolani. Martiil817. 4.° pag. 32. Annoverati gli Uccelli della Collezione Milanese , so- no aggiunte illustrazioni di due Generi nuovi , e delle se- guenti specie nuove: Salicaria italica, De-Fil. — Formi- civora Genei , De-Ffl. — Garrulax vittatus, De-Fil. — Pa- chyramphus dimidiatus , De-Fil. — Ceblejjyris hictuosus , De- Fil. — Gruucalus torquatus , De-Fil. — Lanius leracopis, De-Fil. — Tamnofhilus Janit , De-Fil. — Li Generi nuovi che stabiliscousi sono questi: 1. fl^e/ìoc/jera , De-Fil. ( sept. (<) Vedi Numero 49. 304 REPERTORIO ITALIANO 1846.) — Carpornis, Gray. (Dee. 1846.) — « Rostrum ar- » cuatum capite brevius , basi ampia , culmine rotundato , » mesorliinio elevato, in fronte anguloso. Nares oblongae » in medio longitudinis vnaxillae , prope margines , setis » nonnullis obtectae. — Ptilosis mollis, sublaxa. Remiges » 3.^ et 4.^ longiores 1. et 2.* versus apicem intus emar- » ginatae. — Cauda récta, aequalis. » — 2. Euchlornis De- Fil. « Rostrum breve , basi minus ampia quarn in gen. Co- » tinga : apice denticulato. Ptilosis laxa , non squamifor- » mis. - Remiges primores non angustatae ut in Cotingis. » Color viridis in pictura praevaleus. » 52. Geologia. Peregrinazione stalislico Fitologica fatta dal Dottor GIUSEPPE BERGAMASCHI ucUe Valli Camonica , Seria- na , Brembana. Pavia. Bizzoni. 1853. 8.° pag. 116. Prez- zo lire austr. 2. 25. Quantunque quest'opera riguardi principalmente la Botanica , vi si accennano tuttavia dall' Autore alcune cose spettanti alla Geologia. Indicansi ad esempio le cave di Vulpinite. nel territorio di Volpino presso al monte Castel- lo j le cave di Ferro spatico 'di Traversognolo , Gaviera, Loveno, Mallono etc. etc. le Ardesie , ed altre Rocce; ma di ciascuna son dette poche parole. E aggiunta una Ta- vola delle altezze de' Monti attornianti le indicate valli etc. Dalla pag. 20 sino alla 116,6 tutto un Catalogo di Piante ivi raccolte. 305 APPEIVDICE SUL VALORE NUTRIT8Y0 DELLE SOSTANZE ALIMENTARI TEL BESTIAME. Gli animali ed i vegetabili sono essenzialmente formati degli stessi elementi, cioè composti si gli uni che gli altri di certi principii minerali , d' ossigeno , d' idrogeno , di carbonio e d' a- zoto: per cui necessariamente la prosperità degli uni inchiude quella degli altri. •n II vegetale, dice Malaguti (1), trova nell' aria e nella terra gli elementi che egli organizza a profitto dell' animale ; ma que- st' ultimo alla sua volta, dopo aver tratto da quelle materie or- ganizzate il calore che gli è necessario , li riconduce all' aria ed alla terra sotto forme che rendono facile al vegetale il suo la- voro d' organizzazione. Riconduce all' aria il carbonio e l' idro- geno sotto forme di gas acido carbonico e di vapor d' acqua colle vie della respirazione; riconduce alla terra l'azoto e gli elementi minerali sotto forma d' urea e di sali terrosi ed alcalini col mezzo dell' evacuazione. 55 r> Ne risulta che, senza i vegetali , l' esistenza degli animali sarebbe impossibile, e senza gli animali i vegetali perpetuereb- bero la specie senza migliorarla, n n Eccoci dunque arrivati con fisiologiche considerazioni allo stesso punto in cui arriva il coltivatore colle considerazioni pra- tiche. Il dotto ed il pratico sono d' accordo su questo punto , che gli alimenti del bestiame si trasformano in carne, in forze ed in concime, n Da ciò consegue naturalmente che quanto migliore sarà la qualità dell' alimento , tanto più si guadagnerà in qualità della carne e del concime , ed in forza. (1) Lezioni (li Chimica agraria. Torino 1850. pag. ì70. N. Ann. Se. Natub. Serie HI. Tomo 8, 20 306 APPENDICE Il nutrimento del bestiame dee variare, e varia in effetto, secondo le stagioni , le località e le circostanze, e ciò onde man- tenerlo sempre in buono stato di salute , e tenerne eccitato l'ap- petito. Siccome diverse sono le sostanze che ponno servire e ser- vono all' alimento del bestiame , che la razione può essere com- posta di due , tre , 0 più sostanze differenti , e che queste sostanze non hanno e non possono avere la stessa efficacia nutritiva, così fa duopo conoscere il rapporto che fra loro esiste , onde poter regolare la razione in modo che non vi sia consumo, e che l'a- nimale si conservi sempre convenientemente. Per conoscere questo rapporto , ossia per paragonare fra loro le diverse sostanze alimentari avuto rignardo alle loro pro- prietà nutritive, si è generalmente convenuto di adottare per unità di misura il fieno di prato naturale di prima qualità^ di modochè quando si dice , p. e. che la paglia di frumento ha 3,35 di valor nutritivo, vuol dire che si richiedono chilogrammi 3,35 della medesima per sostenere nello stesso grado l'energia vitale d' un animale , o perchè i suoi organi digestivi trovino una stes.sa quantità di materia assimilabile, come con un chilogrammo di buon fieno. I seguaci della teoria francese sui letami, cioè che la potenza fertilizzante dei medesimi debba essere classificata in ragione della quantità d' azoto contenuta , hanno pur creduto di poter classificare colla stessa regola le piante alimentari, attribuendo maggior efficacia nutritiva a quelle che maggior quantità d' azoto contengono. Sembra però che questo non sia assolutamente vero , imperocché noi sappiamo che l'azoto contenuto in una razione di pane di segala sta a quello contenuto in una di pane di fru- mento nel rapporto di 23 : 30 ; eppure vediamo l' operajo che man- gia il pane di segala vivere egualmente bene , o almeno con po- chissima differenza, e produrre Io stesso lavoro dell' operajo che si ciba con pane di frumento; vivere e manlenersi bene anche le popolazioni che si nutrono di riso, di patate, di formentone, la cui razione non ne contiene che 15 o 20. Il Sig. Gasparin ha osservato inoltre che l'uso del caffè può, senza inconveniente, far diminuire di un quarto, o di un terzo la razione alimentare 0 perciò la quantità di azoto. In ultimo è ormai provato che i fosfati , i quali abbondano nei semi alimentari , non solamente APPENDICE 307 hanno grande influenza , ma debbonsi considerare come essenziali nell'alimentazione animale. Per le quali cose non potendo ac- cettare la proporzione dell' azoto come scala di nutrimento per gli animali, convien basarsi sugli esperimenti pratici. Ma per quanto diligenti ed accurati questi sieno , si è ri- conosciuto essere difficilissimo determinare il valore comparativo dei diversi foraggi, dipendendo esso dalla s^pecie dei bestiami, dalla loro destinazione, dalla natura del suolo che ha prodotto il foraggio, dalle località, dalle circostanze atmosferiche più o meno favorevoli durante il tempo della raccolta , dal modo im- piegato per questa raccolta, dal grado di maturità dei foraggi stessi , ecc. In certe sostanze , come nei residui di fabbriche , nella crusca, nei panelli, nella polpa di barbabiettole , ecc., influisce assaissimo la perfezione delle macchine, e del lavoro industriale, per cui può dirsi che questi prodotti variano nella loro composizione e valor nutritivo, secondo che varia il modo di fabbricazione ed il sistema impiegato. Di più il Sig. L. Moli, nel Journal d' Agricidture pratique 3. Sèrie T. VI. p. 221^ assi- cura che tutti gli alimenti, eccettuato il fieno ed il foraggio verde, a tutte altre cose eguali, variano di valore nutritivo se- condo la proporzione nella quale compongono la razione. Tutte queste difficoltà sono inerenti alla natura delle cose, e perciò inevitabili , quindi fin d' ora si può riconoscere il mo- tivo per cui siavi tanta disparità nelle tabelle degli equivalenti dei foraggi redatte da diversi agronomi , in diverse circostanze e località, e l'impossibilità assoluta di stabilirne una che sia matematicamente rigorosa. Siccome però la precisione matema- tica non si può pretendere nelle cose sperimentali, e siccome pel mio scoiK), che è quello di determinare la quantità annua di foraggio necessaria al mantenimento di un certo numero di be- stiame (1), non è tale precisione assolutamente necessaria, così ho cercato di riunire i dati dei pratici più accreditati Italiani, Inglesi, Tedeschi e Francesi, compendiandoli in una tabella, coli' avvertenza che per comodità di calcolo ho preso dei numeri (1) Questo arlicolo fa parie lii un capitolo lisgnardante il cosi detto utile (li stalla, inserto in un lavoro sulla stima dei Fondi rustici, che (luanlo- prima, speio, sarà ultimato e pubblicalo. 308 APPENDICE rotondi, servendomi di due cifre decimali, l'ultima delle quali, nei casi dubbi, aumentata di qualciie unità anziché diminuita, per essere sicuro di avere piuttosto abbondanza clie scarsezza. In questa tabella ho pure notato il numero che esprime la quantità d' azoto contenuto in ciascuna sostanza , da cui poi ri- sulta la tabella teorica degli equivalenti secondo la scuola fran- cese, onde si possa vedere a colpo d'occhio se, e quanto la teoria differisca dalla pratica, per iscoprire poi, e riconoscere la ragione della discrepanza. Siccome l'azoto è, se non l'unico, almeno il più impor- tante elemento per stabilire 1' efficacia del concime , così quanto più azotati saranno gli alimenti , tanta maggior quantità d' azoto conterrà il concime : quindi da tale tabella teorica potremo ri- levare in qualche modo la maggiore o minore efficacia dei con- cimi relativamente all'azoto. Dissi in qualche modo imperocché non tutto r azoto contenuto negli alimenti presi dal bestiame viene reso nelle egestioni , perchè una porzione è sviluppata sotto forma gazosa, e un'altra viene assimilata per la produzinc della carne e del latte. Donde risulta che maggiormente azotati sa- ranno i concimi dei bovi adulti, che quelli dei vitelli e delle vacche. I numeri esprimenti la scala degli equivalenti delle diverse sostanze relativamente all' azoto che contengono , nella massima parte sono quelli riportati nella citata opera del Malaguti a pag. 172, e solo ve ne ho aggiunti alcuni tratti dalle chimiche esperienze del Boussingault: in quanto agli altri che mancano, spero quanto prima saranno determinati con esperienze dirette, e allora li pubblicherò unitamente ai numeri (dedotti da espe- rienze pratiche locali ) indicanti il valor nutritivo , secondo la pratica, di quelle sostanze alle quali nella seguente tabella non ho potuto assegnare che il numero della scala teorica. Rapporto ai numeri indicanti gli equivalenti dei foraggi in pratica , quando quelli dati dai diversi autori per una determi- nata sostanza erano poco dissimili fra loro , e non tolti l' uno dall'altro, ho preso la media; ma se qualcuno di questi numeri si scostava assai dagli altri , l' ho trascurato , ed ho preso sola- mente la media dei rimanenti, in maggior numero, più prossi- mi fra loro. E questo perchè gli esperimentatori che ho consultato APPENDICE 309 ( e credo nessuno averne trascurato ) sono partiti da diver- se basi , e non sono stati sempre nelle loro esperienze gui- dati dagli stessi principi!. Cosi, per esempio, i risultati di Thaer sono in gran parte basali sulle analisi autiche di EinhofF, e qual- cheduno solamente dedotto da esperienze dirette; quelli di Block hanno per base osservazioni pratiche bensì , ma egli li ha com- binati con altri dati relativi alla cultura del suolo , ed al prezzo nei mercati delle sostanze alimentari; quelli di Petri sono in parte dedotti da esperienze fatte sopra montoni, ecc.; dimodo- ché riscontrandosi grande discrepanza tra mio ui essi e gli altri, si cadrebbe certamente in errore più grave a prendere la media fra tutti, anziché fra quelli soli che più fra loro si avvicinano. TABELLA indicante il valor nutritivo delle sostanze alimentari pel bestiame essendo preso j)er unità di misura il buon fieno delle piraterie naturali. Veccie Piselli Fave Fagiuoli Frumento Castagne Marroni d' India Formentone Farina d' orzo e di saraceno Segala Orzo Girasole 310 APPENDICE 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 Ghianda Avena Saraceno Crusca di frumento . . Crusca di segala . . . Trebbiatura di frumento , If. Panelli di semi oleosi, e residui della vinificazione. Panello di lino 55 di madia sativa ■)•) di colza ^ . . . . 5:1 di camelline 51 di canapa V di papavero ■)■) di noce ■>•> di faggiuola Residui d'uva disseccati all'aria (Malaguli). Residui della vinificazione (Giulio Pagezy), Residui dell'uva dopo la distillazione (Id. ). III. Foglie secche. 30 Foglie secche ben preparate di pioppo del ; Canada 31 i 55 55 d' olmo (1) 32 1 51 " di tiglio . 33 j 51 51 di rovere . 34 I 11 51 d' acacia . IV. Foraggi secchi. ,35 Sano-fieno tagliato avanti la fioritura . . 36 Trifoglio in fiore , ed anche tagliato avan- ti la fioritura 37 Spergula 1,43 0,60 0,68 0,52 0,55 0,62 0,85 0,95 51 1,10 1,35 1,60 0,22 0,46 0,23 51 0,23 0,50 0,21 51 0,27 51 0,21 51 0,22 51 0,35 55 0,68 0,75 51 1,60 51 3,20 1,34 0,70 51 0,70 0,79 0,73 1,25 0,76 1,60 51 55 0,88 0,75 0,90 51 0,90 APPENDICE 311 QUALITÀ DELLE SOSTANZE ALIMENTARI 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 Erba medica Buon fieno dei prati naturali Veccie nere Guaime di trifoglio Buon guaìme dei prati naturali .... V. Paglie secche. Paglia di lenticchia n di pisello 55 di fave n di veccia n di topinambour Loppa di piselli , avena e fi'unieuto . . . Silique di colza fermentate Gambi di colza Loppe di segala e d'orzo Paglia di saraceno 55 d' orzo 55 d'avena 55 di miglio Seccumi di patate Paglia di frumento (2) 55 di farro 55 di segala (3) Gambi di formentone con le foglie secche sul piede VI. Foraggi verdi. Cime e foglie di formentone dopo la fecon- dazione (4) Foglie di patate Gambi e foglie di topinambour .... Cime di frumento Fieno-greco Trifoglio tagliato in fiore Equivalenti a 1 cliilogr. di buon (ieno secondo la Teoria 0,83 1,00 1,01 1,14 0,64 55 55 3,10 55 55 2,68 55 2,40 4,60 3,83 55 2,09 3,30 35 3,65 Fra tic 0,90 1,00 1,00 1,00 1,05 1,47 1,48 1,50 1,50 1,60 1,70 1,72 55 1,80 2,00 2,33 2,50 2,50 3,00 3,35 3,40 4,00 4,00 35 2,80 55 3,00 3,11 3,30 35 3,50 35 3,60 3,11 3,90 312 APPENDICE QUALITÀ DELLE SOSTANZE ALIMENTARI Teoria Pratic 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 Spergula Veccia , erba medica , e sano fieno in fiore. Ferrane di segala, orzo ed avena in fiore e addiirite Ferrane di segala, orzo ed avena avanti la fioritura Erba di prato naturale Foglie di cavoli Foglie di barbabiettole VII. Radici. Patate cotte Patate crude Topinainbour Carote Barbabiettole di Slesia Rutabaga Barbabiettole campestri Rutabaga con le foglie Patate conservate in sotterranei .... Rape Navoni eolle foglie Cavoli pomali 3,11 53 33 33 33 2,30 4,20 4,20 4,25 4,50 4,50 5,00 6,00 55 1,70 3,19 2,10 3,48 2,20 3,82 3,00 6,69 3,10 6,76 3,25 5,48 3,50 35 3,50 3,83 4,00 8,85 4,75 55 4,85 4,11 5,66 (1) Nessun autore che io conosca ha detcrminato il valor nutritivo della foglia d'olmn. lo v'ho applicato il numero 0,70, non già perchè In abbia ricavato da esperienze dirette , ma perchè, dietro anche l' interpellazione di diversi pratici , ho creduto sia quello che veramente convenga , tanto più che coincide presso a poco con quello delle altre foglie già esperimentate. Cosi alle cime di frumento , e al fieno-greco ho assegnati rispettivamente li numeri 3,50 e 3,60 perchè la pratica insegna , che le prinrie sono un poco piìi nutritive del secondo, e questo alquanto piii nutritivo ilei trifoglio, il quale è rappresentato dal numero 3,90. (2) Il Malaguti assegna nella scala teorica degli equivalenti ii numero 4,26 alla paglia di fruraenlo nuota , ed all' antica il numero 2,35; nella APPENDICE 313 APPLICAZIONI DELLA PRECEDENTE TABELLA. Supponiamo stabilita la razione dell'animale in regola del 3 per 100 del di lui peso vivo , e che si abbia un bue del peso di chil. 400, per cui la sua razione giornaliera sia di chil. 12 di buon fieno. Se vogliasi sostituire una porzione di tale fieno con una o piìi sostanze alimentari diverse , non si ha che a mol- tiplicare il numero, o numeri indicanti quesiu ^.rzione per la cifra che rappresenta il valor nutritivo delle sostanze da sosti- tuirsi. E ciò si rende chiaro pei seguenti esempi. I. Vogliasi sostituire 4 chil. di fieno con della fava in gra- ni secca : si avrà la nuova razione composta di 8 chilogrammi di buon fieno, più 4X0,38= a chil. 1,52 di fava. IL Vogliansi sostituire 3 chil. di fieno con veccia, e 3 con panelli di semi di colza, la razione diventerà chil. 6 di fieno , più chil. 3X0,36=; chi!. 1,08 di veccia, più chil. 3X0,50= chil. 1,50 di panello. III. A 3 chilogrammi di fieno vogliasi sostituire della cru- sca , e ad altri 5 della paglia di frumento: la nuova razione sarà composta di chil. 4 di fieno, più chil. 3X0,95= 2,85 chil. di crusca, jììm chil. 5X3,35= 16,05 chil. dì paglia di frumento. scala pratica poi attribuisce alla pajjlia nuova il iiiimi'ro 4,50, e nulla al- l'antica. Pel numero teorico ho preso la media dei due numeri riportali dal Malaguti, perchè appunto la paglia che nelle stalle cominciasi a consumare ordinariamente sul finire dell'autunno, non luiò dirsi ne nuova uè antica; e pel numero pratico poi ho adottato il 3,35 che coincide col teorico , e risulta dalla media di molte esperienze. (3) Per la paglia di segala mi smio regolato in modo analogo a quello che ho detto per la paglia di frumento. (4) All' opposto di lutti i foraggi i ganiiii e foglie di formentone sono meno nutritive secche, che verdi, esscudo le prime rappresentate dal nu- mero 4,00, e le seconde da 2,80, 314 APPENDICE IV. Invece della suddetta razione di 12 chilogrammi di fie- no, se ne voglia una contenente sano-fieno per nna metà di va- lore nutritivo , e paglia di grano pel rimanente , si avrà ciiil. 6X0,88= chil. 5,28 di sano-fieno , pYt cliil. 6X3,35= chil. 20,10 di paglia di frumento. V. Vogliansi sostituire 8 chilogrammi di fieno con delle pa- tate, e gli altri 4 con panelli di colza, si avrà chil. 8X2,10=; chil. 16,80 di patate crude, più chil. 4X0,50=5 chil. 2,00 di panelli di colza. E cosi dicasi di qualunque altra razione si volesse formare , composta di diverse sostanze alimentari. OSSERVAZIONI 1.^ Nella tabella riportata io suppongo che le sostanze ali- mentari siano di prima qualità, allrimenti questi numeri do- vrebbero essere necessariamente aumentati nella ragione inversa della quantità di principii nutritivi contenuti nella sostanza stes- sa, i quali possono variare moltissimo. Siccome però anche nel- l' unità di misura, ossia nel fieno, può variare l'efficacia secon- do le località e la fertilità del terreno, cosi tale tabella dovrà considerarsi più esatta quando trattasi di confrontare foraggi ricavati dalla stessa località e nello stesso fondo , di quello che se si dovessero paragonare fra loro foraggi di differenti fondi e paesi. 2.^ I diversi esperimentatori da me esaminati , e dai quali ho dedotto i numeri della precedente tabella non hanno tenuto conto (e non lo potevano ) d' una circostanza osservata da lungo tempo , cioè che ogni sostanza alimentare ha un influenza diversa sopra l' orrjanizzazioìiQ degli animali ai quali si somministra j, e che alcune fra esse favoriscono la secrezione del latte, altre la formazione della carne , ed altre l' energia musculare. Quindi è che r educatore del bestiame può bensì servirsi della suddetta tabella per conoscere se si trova avere sufficiente foraggio per APPENDICE 315 l' aHmentazione del medesimo in massa , ma deve poi regolare r alimento stesso secondo la natura e lo stalo particolare di ciascun animale , e le proprietà speciali dei foraggi , che nella tabella non possono essere marcate. Per esempio , sapendosi che le leguminose sono le piante eminentemente buone per 1' abbon- danza e qualità del latte , dovrà somministrar queste alle vac- cine a preferenza del fieno, il quale favorendo più particolar- mente la forza muscolare e V energia , sarà somministrato ai bovi da la'voro, o delle barbabiettole , dei piselli, delle fave, dei re- sidui di distilleria, ecc. , i quali essendo Specialmente atti a pro- dur carne, dovranno essere somministrati alle bestie da ingrasso. Rapporto alle qualità dei foraggi è stato inoltre osserva- to che: a ) l' orzo è più proprio ad ingrassare dell' avena , ma seni-, bra non convenire alle vacche da latte , perchè comunica a questo un sapore alquanto amaro ; b) il guaime deve darsi piuttosto alle vacche da latte, e alle bestie da ingrasso , che alle bestie da lavoro ; e) le patate crude favoriscono assai la secrezione del latte, e le cotte servono meglio per l'ingrasso; d ) le barbabiettole convengono meno che. le patate alle bestie da latte, ma convengono più per l'ingrasso; e) il cavolo dà al latte un sapore disaggradevole; f) la carota rende il latte insipido e butirroso; g) la foglia di vile rende il latte leggiero, e aggradevole, ma dandogli un sapore leggermente acidulo , esso inaci- disce prontamente, ed è pochissimo butirrcso; h) il castagno d'India produce un latte grasso^ ma amaro; i ) il navone dà un latte acquoso e pallido ; k) il fieno greco somministra un odore e sapore disgustoso alla carne ed al latte; l) la crusca è emolliente e rinfrescante, e conviene partico- larmente alle bestie convalescenti , alle quali fa d' uopo blandire le vie digestive; m) la natura mucillaginosa dei panelli di semi oleiferi li rende specialmente proprii alle bestie ammalate, o allattanti, come pure alle bestie vicine a sgravarsi , alle quali essi panelli favoriscono il parlo. 316 APPENDICE La distribuzione delle diverse sostanze alimentarie in gene- rale deve farsi colle seguenti avvertenze: Alle bestie pregne debbono somministrarsi alimenti leggeri , nutritivi, e d'una facile digestione; Alle vacche che nutriscono e a quelle da latte , cibi che favo- riscono la secrezione del medesimo ; Alle bestie da lavoro sostanze nutrienti e nello stesso tempo influenti ad aumentare l'energia e la forza musculare; E le sostanze nutrienti si, ma debilitanti possono conser- varsi per le bestie da ingrasso. 3.*^ Si sono fatte poche esperienze per determinare il mi- glior modo d' amministrazione dei foraggi al bestiame , e non è ancora bene provato se col mezzo di certe preparazioni fatte nelle sostanze alimentari si facciano variar molto le loro pro- prietà nutritive , se p. e. la panificazione aumenti l' efficacia dei grani , se i foraggi facciano più elFctto verdi o secchi , bagnati 0 asciutti , cotti 0 crudi , fermentati o non fermentati , ecc. , ed è quindi inutile riportare queste esperienze dalle quali nulla di positivo può dedursi. Non credo però inutile il far conoscere i risultati delle prove del Sig. Landct relative al rapporto fra il peso dei medesimi foraggi allo stato verde e secco , per essere esse molto esatte e per distinguersi dalle altre che finora si co- noscevano, avendo egli tenuto conto minutamente dello stato di ogni pianta e delle diverse specie componenti il foraggio speri- mentato. Secondo il Sig. Landet a 100 ciiilogrammi di foraggio verde corrispondono nel Fieno chil. 36 allo stato secco Erba medica r> 26,53 Trifoglio giallo (medicagolu- pullina) -n 34 Sano-fieno V) 32,33 Trifoglio comune V) 28 Si avverta che i diversi fieni erano da lui sperimentati dopo cinque giorni di seccagione, e sette giorni d'ammassamento. 4.^" Da recentissime esperienze del Sig. Lebreton, riportale nel Journal d'Agr. pr. 3. sèrie T. VII. pag. 221. — 20 Sept. APPENDICE 317 1853 , risulta che se è vero clic ima data quantità di materie nu- tritive produce sempre un qualche effetto quando è consumala da animali all' ingrasso , e specialmente da animali da lavoro , que- sto non si verifica sempre nella produzione del latto, e qualche volta accade che aumentando il valore nutritivo della razione, invece di avere aumento di latte, si ha diminuzione, ossia un risultato negativo. Le sostanze che producono un tale effetto, secondo il Sig. Lebreton, sono gli alimenti fermentati, e parti- colarmente la polpa di barbabiettole. 5.^ La Natura nella formazione degli animali ha propor- zionato r apparecchio della digestione alla composizione chimica delle sostanze che loro servono d'alimento; per cui negli erbi- vori, destinati a cibarsi di sostanze la cui quantità di principi! nutritivi è molto scarsa in confronto del loro volume, gli or- gani costituenti tale apparecchio sono più ampi di quelli degli omnivori, ed assai piìi ancora in confronto di quelli dei carni- vori. Somministrando pertanto alle bestie bovine per qualche tempo una razione sproporzionata al volume , cioè maggiore o minore di quella che richieggono le pareli del loro stomaco , si abituano queste ad una maggiore o minore dilatazione con pre- giudizio alla salute degli individui. Da ciò risulta essere dannoso nutrire il bestiame con ali- menti esclusivamente verdi ( a meno che non siano somministrali in razioni piccole e molteplici , oppure si tengano le bestie con- tinuamente al pascolo), percliè quantunque questi siano più fa- cilmente assimilabili dei secchi, pure è troppo grande il volu- me che di essi richiedesi per avere i principii nutritivi necessa- ri alla razione normale. Per la stessa ragione sarà dannoso nu- trire il bestiame di sola paglia , e si dovrà invece far uso con- temporaneamente a questa di alimenti che in poco volume con- tengano molti principii nutritivi come i grani, o i panelli di semi oleosi. Medesimamente risulta che somministrando ad un aniipale la sua razione in cibi molto nutritivi sotto piccolo volume, non si soddisfa alle esigenze dell'organizzazione, ed esso deve soffrire l'impressione della fame. In generale devcsi regolare la razione del bestiame, di qual- siasi sostanza composta , in modo che il volume della medesima 318 APPENDICE difTerìsca poco da quello delta razione in fieno, la quale anche per ciò deve servire come unità di misura. 6.^ Finché gli animali son giovani , conviene avvezzarli ad una buona nutrizione , né troppo eccitante, né riscaldante perchè gli stenti fatti soffrire ai medesimi nel primo periodo di loro vita non si riparano giammai. 7.^ È sconveniente passare bruscamente da una qualità d' a- limento ad un'altra, dal verde al secco, e conviene sempre disporvi gli animali gradatamente mescolando per dieci, o quin- dici giorni l'alimento che sta per finire col nuovo che si vuol somministrare. 8.^ La regolarità è della massima importanza nell^ alimen- tazione del bestiame , e l' abbondanza del nutrimento non dà tutto l' effetto che può sperarsi , se non è accompagnata da una buona distribuzione; per la qual cosa conosciuta una volta la quantità d'alimento da darsi ad un animale, devesi sempre se- guitare a dargliela completa e regolare : ed è grandissimo errore quello di crescere la razione in certe epoche d'abbondanza, per doverla poi diminuire nelle epoche di scarsità. Imperocché a ri- mettere una bestia che ha sofferto per scarsità di cibo , occorre ben pili alimento di quello che siasi risparmiato diminuendone la razione j oltre di che, rimessa che sia, cagionerà maggiore spesa per seguitare a mantenerla in quello stato, di quello che fessevi giunta con una razione sempre completa e regolare. Molto maggior danno poi si ha, se per insufFicienza di nutri- mento tocchi soffrire ad una vacca, giacché non è la sola per- dita immediata nel valore delia medesima , la quale può sempre calcolarsi, ma é la perdila nell'avvenire sopra gli allievi, che è incalcolabile. 9.^^ Nelle località ove si possa supplire alla lettiera collo strame vallivo, e purché questo sia venduto e prezzi moderati, il miglior impiego che si possa fare della paglia é di sommini- strarla come alimento ai bestiami. Ma se si volesse farle acqui- stare maggioie efficacia, converrebbe disporla in tanti strati della grossezza di circa 30 centimetri alternati con eguali strati di fieno, o foraggi leguminosi secchi per metà e ben calcati, colla quale operazione ottiensi una leggera fermentazione che migliora la paglia facendole acquistare una porzione del succo APPENDICE 3l9 dei foraggi verdi. Sarebbe inoltre lodevol cosa gettare alla su- perficie dei diversi strati un poco di sale, il quale, essendo molto cercato dai ruminanti , è indizio che gli è utile , e poi favorisce la digestione ed eccita l' appetito. Vantaggiosa pra- tica è pure quella usata in diversi luoghi del Modenese di fare la mischia della paglia col fieno quando questo è anche sul prato e secco per metà, e riporre il tutto cosi mischiato nel fienile. Sarà poi utilissimo lo sminuzzare tanto la paglia , quanto la mi- schia nella stagione invernale, onde se ne consumi meno che si può. 10.^ Un grande vantaggio nell' economia amministrativa può ricavarsi dal far uso della tabella degli equivalenti , sempre però avuto riguardo a quanto si è detto rapporto al volume de- gli alimenti. Suppongasi, per esempio, che uno abbia dei fo- raggi in abbondanza e che sia determinato di venderli : egli os- serverà nella tabella quale gli somministri l'alimento a miglior mercato, secondo i prezzi correnti, e quello riterrà per vender gli altri : e viceversa nel caso di dover comprare. Oppure aven- do un foraggio che nel mercato si venda ad alto prezzo , lo potrà vendere per comprarne un altro , una razione del quale , secondo la tabella , equivalga ad una razione del primo ma costi meno. A dilucidazione di questa cosa non credo inutile il seguente prospetto nel quale si vede il confronto fra il valore di una ra- zione in fieno, e quello della razione stessa in altre sostanze alimentari , le più usuali fra noi , coli' avvertenza che i prezzi addottati non sono quelli dell'anno corrente, potendosi questo dire eccezionale, ma presso a poco i medii degli anni trascorsi. Supponendo che il valore del fieno sia di romani Scudi 0,60 ogni 100 libbre bolognesi, e che il costo di una razione di que- sto sia rappresentato dal numero 100 il costo di una razione d' erba medica a Se. 0,55 il 100 sarà rappresentato da 82 55 Lupinella ... a Se. 0,50 .... 73 " Paglia di frumento . •>o 0,28^. . . . 156 55 Avena in grani » Fava in grani. 55 Panelli di colza 55 Patate crude . 1,00 .... 103 1,00. ... 63 0,90. ... 75 0,10 .... 140 dal quale quadro risulta, fra le altre cose , che mantenendosi li 320 APPENDICE suddetti prezzi, la razione più costosa è quella in paglia, e la meno dispendiosa quella in fava. Nella assoluta mancanza di esperimenti locali, pubblicando la precedente tabella ho creduto far cosa grata ai nostri agri- coltori , i quali dalla medesima , e dalle riflessioni che vi ho aggiunto potranno avere qualche guida onde proseguire quei miglioramenti ai quali han già dato opera nell' importantissimo ramo dell'educazione del bestiame. Ing. EUGENIO CANEVAZZI. -=^»'?ì^ai§®^-- APPENDICE 321 Coltivazione del Gvano saraceno e dei Clii*ani affini» Nel decorso mese di Marzo, abbiamo pubblicato in questo periodico, clie fra le varie esperienze che si slavano praticando, eravi pur quella che si riferisce alla ricerca, se veramente convenga fra noi la coltivazione del Grano Saraceno (Polygonura Fagopyrura e Tartaricum) sia come biada e foraggio per gli animali, ovvero come alimento per l'uomo, siccome già si usa in alcune parti della Rus- sia: ora avendo potuto in questo anno accrescere la pic- cola quantità di Grano Saraceno pervenutoci nel decorso annO;, ed avendola distribuita in vari comuni della nostra Provincia, crediamo in oggi sia ben fatto pubblicare una Istruzione intorno al miglior modo di coltivare questo cereale, onde la esperienza altrui serva di guida agli agro- nomi che nel prossimo e nei venturi anni ameranno intra- prendere questa coltura. Il grano saraceno si coltiva per ottenere un alimento al- l' uomo, cioè come pianta cereale nutriiiva, per segarne con falce la pianta avanti la fioritura ad oggetto di usarla come foraggio, e per sotterrare la pianta stessa, cioè per farne soverscio coli' aratro e bonificare la terra. E pure utilissimo come genere di coltivazione atta a migliorare i fondi, intercalare, e sussidiarla ad altre colture; infine si usa come pascolo alle api. Diffatli il saraceno offre in paesi estesissimi il più sicuro e più abbondante mezzo di loro sussistenza. La di lui farina assai nutritiva , se è poco suscettibile ad essere convertita iu pane (perchè sprovvista di quella sostanza !N. Ann. Se. Natub. Sebie ili. Tomo 8. 21 322 APPENDICE vegeto-aniraale o sia glutine che i] frumento possedè più di qualunque altro grano), tuttavia siccome è bianca e leggera, così dà una polenta molto saporita, delicata, e di una facile digestione. Non è però che nei paesi freddi, dove lo si semina come raccolta principale: altrove jviene giustamente considerato siccome prodotto secondario (1). Anche i cavalli e i majali (2) amano il grano sara- ceno franto o concassato; e può in tutto o in parte van- taggiosamente essere sostituito all' aiyewa. Diventa utilissimo anche alle pecore lattanti. I bestiami cornuti e lanuti si cibano volentieri della paglia del saraceno; ma siccome difficilmente si dissecca nella stagione già innoltrata, me- glio vale il servirsene come letto o strame. Tutti poi, a ri- serva dei montoni che lo preferiscono secco. Io amano co- me foraggio verde o vi si assuefanno facilmente: infine alle vacche accresce la qualità e la bontà del latte. (1) Nel primo caso si semina in primavera e riesce assai meglio dopo le patate e le rape, di quello che sia dopo i cereali; e nel secondo, si semina in estate sopra le terre che hanno già prodotto il frumento, la segala;, e qualunque altra raccolta, Quest' ultima maniera deve adottarsi nelle nostre jiianure ^ perchè come raccolta prima , esso non produce bene fidi paragonabili a quelli che si hanno dai cereali; allo incontro è più utile assai del frumentone, che di troppo si usa fra noi a scapito dei ter- reni. Rade volte e forse mai, si sparge del concime sul terreno che deve alimentare il saraceno come raccolta sussidiaria. Eppu- re è un errore : devesi sempre concimare il terreno quanto è ne- cessario , ovvero seminarlo dopo un prodotto che ne abbia doman- dato in abbondanza. (2) In Germania s' ingrassano assai bene i majali col sara- ceno: però non si- riducono al segno di togliere loro la facoltà locomotiva. Ma da noi che li vogliamo grassissimi, non si otter- rebbero tuli con questo grano , e difficilmente ancora colla polenta fatta colla di lui farina. APPENDICE 323 Come forai^gio verde ptiò venire falcialo o consumato sul posto. Si badi però che il pascolo degli steli in pieno fiore, induce, nelle pecore specialmente, uno stato di eb- brezza, che le fa cadere, e rimaner giacenti per qualche tempo. La testa di questi animali si gonfia, e gli occhi si fanno rossi ed immobili; però cotesto stato particolare cessa ben presto e non ha piiì funeste conseguenze. Né il saraceno è coltivato solo per nutrimento dell'uo- mo e degli animali; esso è molto stimato anche come so- vescio 0 ingrasso verde, e come (ale riesce infatti di grandissimo vantaggio; forse verun altra pianta sommini- stra un ingrasso più economico , e si riduce più presto in terriccio. In alcuni luoghi si usa falciare il primo seminato e fare del fieno, come col trifoglio e coli' erba medica; e sol- tanto il secondo si sovescia per lo ingrasso di quei cara- pi che devono essere seminati a grano avanti l'inverno. In questo ultimo caso si ravvolta nel terreno colla van- ga 0 anche coli' aratro, e lo si seppellisce profondamen- te quani'è possibile. Un terreno spossato verrà bene in- grassato col saraceno, se questo per la terza volta si seminerà in autunno per sovesciarlo alla primavera, e per seminarvi in appresso ddl colsat o del ravettone, del- le carote , delle rape. La coltivazione del saraceno sembra ancora più van- taggiosa a migliorare i terreni, e come intercalare; perchè questa pianta rende al suolo più che non riceve, nutren- dosi d'aria come tutte le piante abbondanti di foglie, e soffocando tutte le erbe nocive, perfino la gramigna (tri' ticum repens, (1). (l) Qualcuno credette imputargli il difetto di smungere il terreno. Ma siccome a motivo della sua organizzazione, e del suo modo di vegetazione , esso trae gran parte del nutrimento dal- l'atmosfera, perciò il difetto supposto è figlio di uno spirito di 324 APPENDICE Il saraceno fornisce ancora molto nutrimento alle api, qilalora si semini in modo che la fioritura abbia luo^'o nei mesi di luglio ed agosto in un terreno sabbioso ed in una calda esposizione. Se avviene cbe manchi il trifoglio od altro foraggio , se la grandine ha devastalo Jl frumento, se la di lui raccolta è stala cattiva, prezioso diventa il saraceno, che allora si semina come sussidiario sulle stoppie. Nulla però deve aspellarsi, seminandolo dopo la metà di agosto — come erroneamente proponeva il Ri^'^i — e in tempi di grande siccità, perchè in tali casi non può nascere che dopo la pioggia 5 e se pure incominciar potesse a fiorire, le fre- scure e le brine di ottobre renderebbero vana ogni speranza. La coltivazione è relativa all' uso che vuoisi farne della pianta. Come cereale , il saraceno richiede un terreno lavorato profondo, cioè non superficiale. Prospera nei terreni argillosi e forti, purché non siano troppo umidi; ma pre- ferisce e dà prodotti più abbondanti nei terreni sabbiosi e leggieri , non troppo magri , né troppo grassi , non troppo secchi, né troppo umidi; riesce bene eziandio anche nei terreni siliciosi e cretacei di mediocre qualità, ed in quelli di recente dissodali, mediocri, ed alquanto arenosi. Il saraceno come cereale richiede una coltivazione diligente, e almeno un triplice lavoro. Dove poi lo si col- tivi come prodotto secondario — locchè è più generale il caso — così ben di sovente basta graffiare la terra se fosse leggiera, usando rusticana da tiro; e se fosse forle basta fenderla con l'aratro. La cosa però più necessaria è quella di dar scolo alle acque. sistema, e forse di una inesattezza di osservazione. Di/fatti, se nelle nostre campagne succede al frumento ed alle segale — pro- dotti assai smungenti il terreno — , e lo si sparge senza veruna preparazione del snolo, come aspettar ci potremo un buon prò dotto senza che pure vieppiù si s frulli il terreno ? APPENDICE 325 Si semina da aprile al 16 giugno; ed è saggio l'aforisma: che entro a quest'epoca chi più tardi lo semi- na, più ne ha copioso il raccolto (1). Si sparge a mano alla rinfusa siccome il frumento, ma assai rado perchè la pianta ramifichi: in certi casi , cioè quando si desidera una soprabbondanza di seme è vantaggioso spargerlo a file, né la semente debb' essere troppo interrita. Dì poi le piante non richieggono che una erpicatura, mentre la loro co- piosa e larga fronda ricuoprendo il terreno, non permette l'allignamento delle male erbe. Come foraggio si sparge più fitto, e più ancora se deve servir per soverscio (2). Si può ottenere un foraggio precoce, oppure tardivo. In buon clima e in buona esposizione si può ottenere una raccolta anticipata col seminarlo nei mesi di novembre o dicembre, massime nei terreni più leggieri , ove molto im- porta il conservare quani'è possibile l'umidità dell'inver- no; e seminandone ogni quindici giorni (dal mese di aprile fino a lutto agosto) si otterrà un foraggio abbondante sino alla fine della buona stagione. Quindi quello seminato in aprile si potrà cominciare a segarlo al principio di giu- gno, qualora però qualche gelo tardivo non l'abbia dan- neggialo, e così di seguito. Il saraceno ha il grave inconveniente di fiorire per la metà di sua durata, cioè per il corso di un mese e mezzo; e perciò matura i semi assai irregolarmente. Il coltivatore deve adunque rassegnarsi di perdere i primi e gli uiJimi semi, e accontentarsi di godere di quelli, che (1) Seminato più tardi non porta frutto che assai rade vol- te , perchè è sensibile ai venti di tramontana e di levante : in tal caso non lo si fa che per valersene come foraggio o come so- verscio. (2) Quindici a venti chilogrammi di semenza bastano per ogni mezzo ettaro di terreno, e due mesi dopo seminato, può venire sotterralo con vantaggio. 326 APPENDICE nomineremo intermedii. Perciò quando crede giunto il mo- mento favorevole _, conviene usare di tutte le precauzioni opportune perchè le sementi non cadano. E queste precau- zioni consistono: 1. nello scegliere il punto di maturità de! maggior numero dei grani , lo che si riconosce alla sola ispezione del campo; 2. nello scegliere possibilmente un tempo umido, o almeno scansare le ore calde del gior- no, e tagliare o strappare gli steli soltanto alla mattina, prima cioè che gli effetti della rugiada siano intieramente cessali; 3. nel mettere sul momento gli steli in manelli di mezzana grandezza, e nel riunire insieme a dozzine i piedi in terra, o attraversandoli con una pertica o separandoli alla loro base in tre fasci ; 4. nel coprire la loro testa con paglia, 0 con altri manelli di saraceno già formati, aperti ed allargati in modo, che gli uccelli non possano man- giare il grano; 5. nel lasciarli così sul campo, fintanto che gli steli, e per conseguenza le foglie ed i frutti, siano intieramente disseccati; 6. nel levarli dal campo con pre- cauzione per gettarli in una carretta tutta intieramente fo- derata di tela; 7. nel deporli in un portico difesi dalle stragi del pollame e dei sorci Nei terreni arenosi può sostituirsi utilmente al trifo- glio, e nei ghiajosi e spossati può succedere con jantag- gio alla segala^ invece deWaveìia, siccome accostumasi, qualora però si faccia, precedere un periodo di riposo. Come coltivazione sussidiaria, il saraceno può essere seminato dopo la segale e il frumento , sia ad uso di fo- raggio, come anche per raccoglierne il grano, qualora la messe fosse assai precoce, e la stagione favorevole. Può unirsi il coltivaraento del saraceno con quello del trifoglio e dell'erba medica, seminandolo in autunno dopo di avere erpicato; egli nasce coW erba medica nella primavera, e soffoca tutte le erbe più triste, li trifoglio col- tivato sotto il saraceno rende nel primo anno^un taglio e serve in appresso di pascolo ; può anche precedere i pomi APPENDICE 327 di terra. Se viene seminato al principio di marzo rende molto foraggio nel maggio successivo, che è la stagione migliore per piantare i pomi di terra. Assai importante è la scella della specie di saraceno più adatta ai diversi usi di coltivazione. Il saraceno di Tarlarla {P. Tar tur icum) olive di es- sere più produttivo, e di dare grano più abbondante di farina, è pure più rustico del comune, ossia resiste molto meglio alle gelate di primavera e di autunno, e quindi può essere seminato più presto o più lardi. Ma il grano è vestilo di corteccia così amara , che è mestieri le- varla se vuoisi renderne gustosa la farina. Inoltre la fiori- tura n'è molto più lunga, e quindi la raccolta del grano più difficile. Per tali ragioni il saraceno di Tartaria de- v'essere preferito come foraggio o come ingrasso verde; e il comune (P. fagopyrum) vale assai meglio per la rac- colta del grano come cereale. Si è detto da alcuni di preferire a questi il Filucchio dei campi (Polygonum convotvulus , Linn.) perchè regge al freddo e matura i suoi semi tutti ad un tratto (1); e allo stesso scopo si è suggerito il Filucchio dei cespugli (Polyg. dumentorum, Linn.). Ma queste piante — che siamo ahi- tuati a riguardare siccome nocive alle raccolte — non sa- ranno certamente coltivate fra noi, o tutto al più non potrebbero adottarsi che nei terreni rotti di recente e di rea qualità; mentre i fertili debbono sempre riserbarsi alle consuete produzioni di una utilità comprovala. E, in ogni caso, si dovranno seminare soltanto ad oggetto di forag- gio; essendo che sono ricercale da tutti i bestiami, e spe- cialmente dalle vacche e dai montoni. P. P. (t) Se codesti fducchi fossero coltivati, si avrebbe nei semi un buon alimento pegli animali da cortile. 328 APPENDICE \ CENNO SUL VANTAGGIO CHE SI PUÒ RICAVARE DAGLI ANIMALI MORTI. ►♦>*^5^-«^.*^ La ripugnanza somma che ognuno serba pei cadaveri degli animali morti per qualche infermità, è senza dubbio il principale motivo per cui i medesimi furono finora ri- gettati, e sepolti nella terra come oggetti pericolosi. Infatti è prescritto che una bestia di qualunque specie siasi, tosto morta , debbasi sotterrare in fossa scavata profondamente , affinchè nessuno possa impadronirsi di quegli avanzi, ed è appena qualche volta concesso al proprietario di profittarsi della pelle; ma questo è un vecchio pregiudizio che non dovrebbe più sussistere, ora che siamo illuminati da altre nazioni , e dal buon senso stesso , che le sostanze organiche, in qualunque stato o grado di alterazione trovinsi , possono in un modo 0 nell'altro, previe le dovute precauzioni, es- sere vantaggiosamente adoperate (1). Della pelle. Ognuno conosce di quanta importanza siano le pelli de' bestiami, e la mano d'opera che esigono prima di consegnarle al commercio; è dunque inutile arrestarsi a parlare delle medesime: diremo soltanto che i lembi inutili, e le raschiature delle pelli formano un ottimo con- cime quando siano misti convenevolmente colla terra. Del grasso. Il grasso si estrae da sotto la pelle, alla circonferenza del cuore , dagli intestini , dal peritoneo , dalle ( 1 ) Aon è ])crò conveniente , né jn'udente V utilizzare le be- stie morte di affezioni carbonchiose; queste debbono sotterrarsi senza eccezione alcuna. APPENDICE 329 varie membrane contenule nell'addoraine, dal mesenterio, dal mediastino, ed in fine se ne riscontra tramezzo ai muscoli, li grasso fuso e convenientemente preparato serve a conservare e rammollire i cuoi , facilita il giro delle ruote delle vetture e di tante altre macchine ungendone i perni; è necessario nella fabbricazione del sapone, serve alle illuminazioni, ed alla formazione delle candele. La materia grassa degli animali non serve direttamente per concio. Dei tendini. I tendini sono le parti bianche, fibrose, resistenti, che uniscono i muscoli alle ossa, e sono chia- mati nervi dal volgo; quelli che scorrono lungo le quat- tro gambe sono i migliori, i più grossi e facili a sepa- rarsi. I tendini servono a diversi usi : essi si fanno seccare per vendersi ai fabbricanti di colla forte, ovvero cotti e misti colle palate trite formano un alimento molto nutri- tivo per i polli ed i maiali. Non convengono i tendini per uso di concime, stante la difficoltà di ridurre i medesimi in polvere: del resto sarebbero un ricco ingrasso azotato. Delle corna e 'Roccoli. Questi avanzi degli animali si vendono ai fabbricanti da tabacchiere, da pettini, e agli ebanisti, ai fabbri ferrai per formarne manichi da stro- menti taglienti d'ogni genere; i residui inferiori o difet- tosi di tali sostanze servono ai fabbricanti del Weu di Prus- sia; da questi materiali si estrae parimenti l'olio erapireu- niatico. Infine la sostanza cornea raschiata serve d'ingras- so specialmente agli olivi, ai gelsi, ed alla canapa. Della carne. La carne degji animali e segnatamente quella dei cavalli, tagliata a pezzi, e cotta nell'acqua ia una caldaia coperta, coli* addizione di piccola dose di sali, costituisce un eccellente alimento pei cani, pei maiali, e pei volatili domestici d'ogni specie, e facilita la feconda- zione di questi ultimi. Quando si voglia trarre utilità dal- la carne per concime ;, conviene parimenti farla cuocere, quindi srccare nel forno; dopo si riduce in polvere, che si 330 APPENDICE mescola con una quantUà di terra nella proporzione di sei volte tanto più di peso, e così preparata si sparge sui seminerii con grande vantaggio. Questo concime attiva mollo la vegetazione della Canapa e degli erbaggi ortensi. Del sangue. Il sangue degli animali che muoiono o si aramazzano per malattie , dopo seccalo al forno, e quin- di mescolalo con una quadruplicata dose ;di terra, si può conservare in barili, casse, o sacchi, in luogo ripa- rato dall'umido, per concimare la terra al bisogno; des- so è un concime superiore a tulli gli altri, eccettuato quello della carne ridotta in polvere, come si è dello di sopra. 2?e' visceri. I visceri degli animali morii, come so- no il fegato, i polmoni, le cervella, il cuore e le slesse intestina colle materie fecali in esse contenute, possonsi ridurre in minuti pezzi con uno stromento tagliente, e queste sostanze mescolate con terra perfettamente asciutta nella proporzione di sei volle il volume delle suddette, formano un miscuglio da spargersi subito sul suolo da concimarsi, ovvero da conservarsi in fosse coperte di terra per la stessa occorrenza. Delle ossa. Gli ossami delle bestie sono di un'impor- tanza da meritare attenzione tanto rapporto alle arti , che per l'agricoltura; primieramente dalle ossa cilindriche e fresche delle gambe, spogliale dalla carne, si può eslrarre una materia grassa chiamata midolla , da serbarsi per le meccaniche d'ogni sorla, e specialmente si usa quella di bue odi montone; quella di cavallo è mollo ricercala per ali- mentare la combustione nelle lampade de' smaltisti, ve- trai, e nelle fabbriche di false perle. Il prodotto estratto dagli ossami rolli, mediante l'ebullizione, e posto in re- cipienti convenevoli, serve pei fabbricanti da sapone, ed è ottimo per rammollire i cuoi d'ogni sorta; ed in altra guisa preparalo se ne ottiene un grasso fresco alto per lubrificare gli assi delle ruote de' carri e vetture, ed ugnere APPENDICE 331 le vili, i cardini, i torchi e simili. Le grosse ossa intiere vengono destinale ai tornitori per essere lavorale e con- vertite in opere d'arli e mestieri. Le ossa sottili e spon- giose , inutili per fabbricanti da tabacchiere e d'altri lavori , vendonsi per formare colla detta di pesce, o colla d'ossa; e le ossa infrante e sminuzzate sono utilizzale dai fabbricanti di carbone animale, e prodotti ammoniacali. Finalmente quando le ossa siano slate in qualunque maniera triturale, gli agricoltori possono direttamente trarne utile per concime. È poi noto l'uso del carbone di ossa, ed il gran consumo che se ne fa nelle raffinerie de' zuccheri , e nelle arti di- verse. Il sistema di utilizzare gli animali morti di malattia, od altrimenti ammazzati per affezioni pericolose, non an- cora abbastanza divulgalo, né gran fallo conosciuto da noi, è lultavia da mollo tempo usato con mollo van- taggio in Inghilterra, in Francia ed Alemagna, come ci riferisce il chiar. sig. Payen, manifatturiere chimico, uno dei compilatori dell'opera intitolala Maison nistìqne du XIX siede , da cui abbiamo attinto le principali cogni- zioni contenute ia questo articolo col puro e semplice scopo di diffondere le medesime, e nello slesso tempo to- gliere dalla niente dei nostri campagnuoli pregiudizi ten- denti a sepellire sotto terra tante sostanze, da cui si può trarre dei prodotti a benefizio delle arti, del commercio, e segnatamente dell'agricoltura. P. P. 332 AppENorcE LONGEVITÀ DEI SEMI. Una questione interessantissima per rorlicollura pra- tica, non meno che per la fisiologia vegetale, ma cbe tuttora è non poco oscura , si è quella che riguarda la durata della vitalità dei semi. Tutti i giardinieri sanno che i semi delle specie coltivate perdono in breve tempo la virtù germinativa, quando sono stati raccolti e conser- vati giusta i metodi usuali. Gli autori generalmente asse- gnano pochi anni alla durata di cotesta vitalità. Ma tale durata è ella poi realmente così limitata, e la natura non avrebbe qualche risorsa nascosta per conservarla molto più a lungo, ed eziandio in alcuni casi pressoché all'infinito? S' inclinerebbe a crederlo , quando osservasi ciò che suc- cede in seguito alla distruzione delie foreste, e quando sentonsi raccontare certi fatti accidentali, ma che però sono stati osservali da uomini ilkiminali e degni di fede. Egli è un fatto costante, e che si è osservato in tutte le regioni del globo, che dopo la distruzione d'una fo- resta vedesi comparire nel luogo già da essa occupato una nuova vegetazione affatto diversa. D'onde mai essa proviene? Manifestamente dal suolo, in cui erano sepolti i suoi semi, e dove erano ritenuti da un profondo letar- go per mancanza d'aria, di calore, e delle altre condi- zioni necessarie alla germinazione. La foresta essendo spa- rita, i semi sonosi trovali in condizioni più favorevoli. Ma riflettasi da una parte all'antichità di quella foresta, che occupava il suolo da secoli, e fors' anche da migliaia d'anni; dall'altra alla poca probabilità della supposizio- ne che quei semi spesso voluminosi , siano stati traspor- tati dai venti, massime quando nel circostante paese non APPENDICE 333 si iiovan piante di quella specie , e non si potrà a meno di conchiudere che i vegetali che succedono ad una fore- sta distrutta, provengono, almeno in parie, da semi se- polti sul luogo prima della nascita della selva. Comunque ardita ed inverosimile possa sembrare a prima vista una tale ipotesi , sono accaduti di tanto in tanto dei fatti analoghi, ma non identici, per cui essa ha acquistato un certo grado di probabilità, e che non pos- sono altrimenti spiegarsi. Sulle terre smosse nei lavori di strade ferrate, o nell' escavazione di canali più o meno pro- fondi, sono apparse delle piante spesso diiferenii da quel- le sin allora osservate nella contrada. Giuocoforza è adun- que il credere che quei semi erano profondamente sepolti nel suolo da tempo immemorabile, e che si sono conser- vali intatti sino all'epoca in cui il trasporto delle masse di terra che li coprivano, permise che provassero le in- fluenze atmosferiche e germogliassero. Fra molti esempi di longevità dei semi , si è citato quello di semi di frumento trovati negli antichi sarcofagi dell'Egitto, e che posti in terra, a quanto dicesi, ger- mogliarono. Un dentista di Dorchester, chiamato Mac Lean, or sono sedici anni , desiderando conoscere le alterazioni che un lungo spazio di tempo può far provare ai denti uma- ni, fece scavare presso Maiden-Castle, in presenza di molli amatori d'archeologia, uno di quegli amichi tumuli celtici, che trovansi ancora in gran numero nella parte sud-ovest dell'Inghilterra. Ad una trentina di piedi (circa 9 metri) dalla superfìcie del suolo si trovò un feretro con- tenente un residuo di scheletro, e diversi oggetti che sem- bravano aver servito d'ornamento alla persona sepolta. Una minjiziosa osservazione del contenuto di questo fere- tro fece ancora scoprire tra le ossa, e sopra un punto che aveva dovuto corrispondere allo stomaco del morto, una materia secca, friabile, nericcia, simile ad un vecchio ter- 334 APPENDICE riccio , e che venne raccolta dal sig. Blac-Lean. Esami- nandola alia luce e con attenzione, si conobbe che essa conteneva un gran numero di piccoli corpi ovoide! che si riconobbero facilmente per semi di lampone, sebbene il loro invoglio fosse molto alteralo. Sei di questi semi furono consegnati al duca di Sussex, presidente della So- cietà d'orticoltura, il quale li fece seminare in vaso posto in calidario , essendo allora inverno. Dopo alcune setti- mane, qualtroidi quei semi germogliarono e produssero piante di lampone, di cui una perì poco dopo; le altre Ire sopravvissero e crebbero; esse esistono ancora oggidì nel giardino della Società d'orticoltura di Londra. Questo fatto è attestato dal sig. Lindley, il quale non dubitò di ammettere che quei semi erano dell'epoca degli antichi Bretoni, e contemporanei per lo meno dell'invasione dei Romani nella Gran-Bretagna, cosicché avrebbero avuto circa 1900 anni d'esistenza. In quanto alla circostanza del loro sotterramento, egli suppone che il guerriero tumulato fosse stato ucciso pochi momenti dopo d'aver mangiato dei lamponi, i cui semi non ebbero tempo di essere alterati dai sughi digestivi dello stomaco. Si potrebbe forse aggiungere che i semi di lampone sono dotati d'una vitalità eccezio- nale, poiché sembra provato che se ne seminò con succes- so di quelli che avevano subito un'ebollizione prolungata nei reci|)ienti nei quali preparansi le conserve di lamponi. Unallro fatto, ancor più straordinario, è quello che riguarda il germogliamento di semi che senza esagerazio- ne si possono chiamare fossili. Alla distanza di un quarto di miglio da Melrose, sui margini della Tweed, in Iscozia, trovasi una cava di sab- bia coltivata da gran tempo. Questa cava, che si trova nel fianco di una collina fatta intieramente di terreno di sedimento, trovasi a 15 o 20 metri al disopra del fondo attuale del fiume. Un lavoratore, impiegalo ad estrarre la sabbia, trovò un giorno, in uno strato di depositi situati APPENDICE 335 a 8 metri al disotto della superficie del terreno, una certa quanlilà di rimasugli di piante, di cui alcune avevano an- cora i loro semi. Il proprietario, trovandosi presente quan- do si scoprirono a quei vegetali fossili, li raccolse e li inviò al Kemp, il quale ne mandò uno al sig. Zmrf/ey. Questi due dotti fecero seminare i semi trovati fra quei frantumi, e riuscirono entrambi a farne germogliare la decima parte. Essi produssero piante di quattro specie , cioè il Polìj' gonum convolvulus, il RiMnex acetosella , e gli Atrìplex patula e angustifolia. Il sig. Kemp considera il terreno in cui erano depo- sti quei vegetali fossili, come formato dalle alluvioni della Tweed in un'epoca, in cui questa parte del paese era occupata da un lago le cui acque giungevano all'altezza degli strati in cui trovansi oggidì i depositi di piante e di altri prodotti organici. L'esistenza di questo lago non può porsi in dubbio da un geologo, ed all'epoca in cui esso esisteva, sonosi formati quei terreni d'alluvione, e per conseguenza sono stati sepolti quei vegetali coi loro semi. Nessuna storia ne fa menzione, non altrimenti che del- l'abbassamento delle acque della Tweed in seguito alla rottura degli argini che circoscrivevano il baciuo del lago. Egli è certo d'altronde che quando i Romani giunsero nella Gran-Bretagna, il suolo di questa parte della Scozia aveva presso a poco la figura che presenta oggidì. Da que- ste riflessioni siamo naturalmente indotti a conchiudere che i semi, di cui trattasi, risalgono ad una prodigiosa antichità, forse sino all'epoca paleoteriana, che credesi aver preceduto quella dell' apparizione dell' uomo sopra questo globo. Del sig. Naudin. 336 APPENDICE 4NALISI DI lATTE provenienle da Vaccine affette di febbre aftosa. DI CARLO LAVENA In un articolo pubblicato nel riputato Giornale di Veterinaria {Febbrajo 1853. pag. 303) che si pub- blica in Torino, Troviamo una tabella dimostrante le qualità e quantità delle sostanze che presentaronsi al- l' analisi del latte di Vaccina sana, comparato col latte di Vaccine malate di febbre aftosa in periodo acuto ed in quello di declinazione. L' analisi essendosi praticata colle debite diligenze dal chimico Carlo Lavena di To- rino crediamo di presentarla ai nostri lettori colle de- duzioni eh' egli ha creduto ricavarvi. I Compilatori. APPENDICE 337 !l!fin|osu! i|es niqnios !|BS BS01]BI 0 Buinei euiuinqiG pa 00) Jsd ojjna 001 J9il BnbDv ailBi I9p 9S0\00 EIU3J3 ip ^inuenj) o o 09 co M eÀ •<* O o o « IT» >!»• o O »" t> 00 o> 00 o u -. o ò o S£ o e S .s o 3 bCSB sa «» t» o " auuoQ oidoasoiiBi 'le iiBuSas ipejo ^uinBg 0J131U -oaje ,||03 B^isuaQ I|]0jdB|7| OpO]3IU |03 ODI J9 de metal poli de 7 à 8 centimètres de diamètre , et avoir » raontré qu'on pent, en le touchant, l'équilibrer dans (1) AnnaUs de Chimie et de Physique , S.nie Sèrie, t. ir, pag. 385. APPENDICE 369 X une couche quelconque de 1' atmosphère de manière que » les feuilles d' or de l' instrnmeat tombent droites, et mar- X quent zèro, il ajoule: » Au lieu de rester dans la couche où l' instrument a'éte » équilibrè, si le temps est sec , froid et le ciel parfaitement » sereio, il suffira, dans notre climat, de i'élever de 3 » décimètres pour avoir 20 defjrés de divergence avec les » feuilles d'or, mais cette divergence est bien plus coa- » sidérable si la temperature est de IO à 15 degrés au-des- » sous de zèro depuis plusieurs semainesj l'èlèvation d'un » seul déciraètre suffit pour projeter les feuilles d'or con- » tre ies armatures: sous un ciel pur , le signe èiectrique » est loujours vitré. Si pendant la journée il s' est forme » beaucoup de vapeurs, il faudra, pour oblenir une mèrae » intensité d' action , lever l' instrument d' autant plus haut , » que l'air en contiendra davantage. Ayant obtenu cette « manifestation d'une électricité vitree, si l'on baisse l' in- » strument pour le replaceràla hauteur première où l'é- » quilibration a élé failc, les feuilles retombent à zèro; » si ensuite on le descend au-dessous de ce point, d'une » quantité ègale à celle qui 1' a surpassé d'abord^ les feuil- » les divergent de nouveau, mais alors leur signe est con- » traire, il est résineux. Eu replacant l' instrument au point » du dèpart, il retombe de nouveau à zèro. Ainsi, au-des- > sus de ce point, il donne un signe tJJtrc; au-dessous , il j> donne un signe résineux et il reprend son équilibration en » le replacant au point de dèpart (1)». Alla quale sentenza del Sig. De la Rive debbo rispondere che nel ripetere gli spe- rimenti del de Saussure (2), e quelli appunto descritti dal Peltier, ebbi a convincermi che i fenomeni elettrici ottenuti (1) Bibliolhéque Universelle de Genève, citata. (2) Voyage dans les Àlpes, Genève 1786 t. II. Chap. XXVni, pag. 202-267. N. Ann. Se. Nìvtub. Sesie III. Tomo 8. 24 370 APPENDICE da quegli esperimenti non dipendevano dall' elettricità d'influenza dell'atmosfera, cagionata dallo stato elettri- co negativo della terra, come pretende il Pellier, né derivavano dall'azione dell'elettricità propria dell'atmo- sfera, come vuole il de Saussure; perciocché i feno- meni da me osservati non corrispondevano a quelli in- dicati e voluti dalle due predette teorie. In fatti sia che si ammetta la teoria di Peltier, o quella del Saussure ogni strato atmosferico dovrebbe essere elettrizzato meno po- sitivamente dello strato che gli sovrasta ; talché un con- duttore innalzato da un punto dato nell'atmosfera libera ed asciutta, dovrebbe acquistare lo stato elettrico dello strato a cui viene trasportato, né potrebbe tornare allo stalo di prima, se non percorrendo nel discendere altreì- tanlo spazio, quanto ne percorse nel salire; e lo stesso dovrebbe accadere nell' ascendere il conduttore, già abbas- sato da un punto, per ritornare al luogo di partenza. Sif- fatta legge non si verifica sperimentalmente; perciocché se, dopo di avere innalzato'un corpo da una stazione qua- lunque;, si faccia discendere, lo stato elettrico positivo, che aveva acquistato nell'ascesa, si cangia in negativo nell'atto stesso ;, in cui comincia a discendere, e la ten- sione di questo slato elettrico cresce nella discesa ognora più; di modo che il corpo, tornalo al luogo d'onde partì, trovasi in uno stato elettrico negativo ben sensibile; e, variando l'esperimento, se dal luogo di partenza si faccia discendere il corpo, e poscia ascendere esso torna alla stazione in istalo elettrico positivo assai manifesto; men- tre secondo le due teorie dovrebbe il corpo in ambidue i casi, ricondotto al luogo di partenza, tornare allo stato naturale. La qual cosa è delta esplicitamente dal Peltier nel citato § 13 con queste parole: « Ainsi, au-dessus » de ce point, il donne ( l'électrométre) un signe vitré; » au-dessous, il donne un signe résineux et il reprend sou » é':|uilibralion en le replacant au point de départ ». Tor- APPENDICE 371 nano egli è vero le foglie d' oro o le paglie degli eleltro- nietri sulla verticale, o allo zero della graduazione j ma vi tornano in uno stato elettrico, e se più non divergono ciò avviene perchè si trovano nello stesso stato elettrico di tutto Tistruniento : il quale stato elettrico si può esplo- rare dallo sperimentatore coi mezzi consueti. Alle cose dette si aggiunga che se le variazioni elettriche , che av- vengono nei corpi nell' allontanarsi o avvicinarsi fra di loro, derivassero dallo stato elettrico ( o proprio , o d'in- fluenza) degli strati atmosferici ognora più positivi iti ragione di loro altezza, non dovrebbero apparire al- lorché i corpi, rimanendo in un medesimo strato atmo- sferico, si muovano orizzontalmente; ma il fatto dimo- stra ancora che tutti i corpi quando per linee orizzontali si allontanano o si avvicinano fra loro, cangiano il loro stato elettrico allo slesso modo che lo cangiano ^ muovendosi per linee verticali od obblique. E affinchè abbiano luogo queste variazioni elettriche, non fa d'uopo che i corpi sieno prima equilibrali, o ridotti allo stato naturale; perciocché le predette variazioni elettriche avvengono nei corpi, come sopra si è detto, nell'atto che si allonta- nano o si avvicinano fra di loro sia che si trovino allo stato naturale, sia che si trovino nello stato elettrico acquistato nel reciproco loro allontanarsi, od avvicinar- si; e l'atto di avvicinamento, o di allontanamento scam- bievole dei corpi non si deve tenere, come taluno po- trebbe credere, quale cagione efficiente di questi fenomeni elettrici; ma bensì quale cagione occasionale dei vicenda- voli cambiamenti di stato elettrico ne' corpi. 5. In quanto alle condizioni prescritte dal Peltier in questi termini : « Si le temps est sec , froid et le eie! par- » failement serein, il suffira , dans notreclimat, del'éle- > ver ( l'électromèlre ) de 3 décimètres pour avoir 20 de- » grès de divergerne avec les feuilles d' or, mais celle di- » vergence est bien plus considérable si la lempéralure est 372 APPENDICE » de 10 à 15 degrés au-dessous de zèro depuis plusieurs sc- » maines » esse non sono da tenersi per necessarie all'avvi- cendarsi degli enunciali fenomeni elettrici ; perciocché dopo molti esperimenti variati per molte guise all'aria aperta, in luogo chiuso , sulla cima di altissima torre , al monte , al mare, di giorno, di notte, a qualunque stato di cielo, a tutte le stagioni io Ito costantemente osservato all'avvici- narsi, od allontanarsi de' corpi fra di loro il succedersi di que' fenomeni elettrici j e quando pur tal volta sia av- venuta inversione nelle vicendevoli elettrizzazioni dei cor- pi assoggettati all'esperimento, sempre mi sono avveduto provenire da alcune cagioni estrinseche ed accidentali^ le quali a chiunque vorrà sperimentare si parranno manife- ste. Per la qual cosa dopo così grande varietà di speri- menti, di sì generale costanza di fenomeni mi persuasi che le accennate variazioni elettriche, le quali si manifestano nei corpi al reciproco loro allontanarsi, od avvicinarsi per qualunque direzione, non dovessero già ripetersi dal pas- sare i corpi attraverso di strati atmosferici elettrizzati po- sitivamente a diverso grado in relazione di loro altezza ; ma sibbene dall' azione scambievole dei corpi; azione im- mutabile, costituente una proprietà generale di tutti i corpi. 6. Dopo di avere il Sig. De la Rive riportato il § 13 della Memoria di Peltier tocca degli esperimenti descritti dal Sig. Prof. Volpicelli nella lettera al Sig. Arago (I), e comincia dagli sperimenti eseguiti con tubo di vetro , vuo- to di aria, entro il quale sieno fatti muovere corpi di qualunque natura , che col loro allontanarsi, od avvicinarsi alle pareti metalliche del tubo producono costantemente gli accennati fenomeni elettrici. Non dubita pertanto il Sig. De la Rive affermare che: « lei le frotlement de ce » corps roulant contre la paroi en verre du tube doit né- (!) Comptes rendus hebdomadaires , citati. APPENDICE 373 » cessairement 1' électriser (I) ». Ma se pur si volesse con- cedere che nell'esperimento fallo col tubo vi avesse svi- luppo di elettricità per attrito, dico che tutti i corpi che si muovono sopra levigate pareti di vetro dovrebbero elettriz- zarsi e rendere elettrizzati gli altri corpi di una sola ed uni- ca maniera; ed in tale ipolesi le manifestazioni elettriche nelle ghiere metalliche del tubo dovrebbero mostrarsi con- formi allo slato elettrico dei corpi moventisi nel tubo , e non essere costantemente, siccome avviene, positive nel loro allontanarsi, negative nell' avvicinarsi. Si aggiunga che, se l'egregio Fisico avesse ripetuto tali sperimenti, ei si sarebbe avveduto di leggeri che le manifestazioni elet- triche in quella guisa ottenute , non tornano proporzionali nella loi:p intensità ai minimi , od ai grandi movimenti dei corpi ruotanti nel tubo; perciocché avrebbe egli osservalo apparire sempre quelle vicendevoli manifestazioni elettriche con uniforme intensità sia che i corpi percorrano con varia celerilà lungo Je pareti del tubo, sia che, oscillan- do su di un punto di quelle, si allontanino, o si avvici- nino anche per poco alle basi metalliche del tubo mede- simo. 7. Se in fine il Sig. De la Rive avesse anche speri- mentato coir apparecchio descritto dal Sig. Prof. Volpi- celli (2) formato non già « de deux boules, doni l'une » mobile s'approche, en descendant ou en montani, de » la lìxe (3) » ma bensì composto di un'asta isolata ter- minata a globo e ruotante per mezzo di un manubrio intorno ad un punto stabile, avrebbe veduto nel muovere quell'asta o a circolo-, o a minori tratti, o a foggia di pen- dolo diventare essa in tutta la sua estensione elettrizzata (1) Bibliothéque Univer selle de Genève^ citata. (2) Coììiptes rendus hebdomadaires , citati. (3) Bibliothéque Universelle de Genève, citata. 374 APPENDICE conforme al principio enunciafo. Si muova pure un'asta terminala o no a globo in qualsivoglia maniera , sia lenta- mente, sia celeramente , e sempre si osserveranno gì' in- dicati fenomeni elettrici secondo ch'essa si allontanerà, o si avvicinerà al suolo, o ad altri corpi in qualunque mo- do collocati. E poiché quest'asta può farsi muovere per mezzo di funi o di altri corpi isolatori, stando l'espe- rimentatore a molta distanza da essa , così ci sembra ap- parecchio idoneo a togliere ogni dubbio , che pur sorges- se nell'animo di taluno, avervi qualche parie alla pro- duzione di tali fenomeni elettrici od una elettricità qua- lunque animale, od una elettricità comunque sviluppala per attrito dalle vesti dello sperimentatore. 8. E se il Nicholson, anziché sperimentare coli' appa- recchio da lui immaginato, composto {di tre globi iso- Iati di metallo, due fissi e nel medesimo piano , facendoli al bisogno comunicare insieme, e l'altro mobile che per manubrio avvicinava e allontanava ai primi, avesse invece sperimentato con solo due globi similmente isolati uno mobile e l'altro stabile, oppure mobili ambidue , ei si sa- rebbe accorto che i due stati elettrici per tal mezzo ot- tenuti e senza confricazione e senza comunicazione colla terra, non erano punto dipendenti dallo stato elettrico op- posto dei due globi immobili, giacché li avrebbe ottenuti con due globi solamente, e questi avrebbe trovati sempre elettrizzati allo stesso modo in relazione al reciproco al- lontanarsi od avvicinarsi fra loro ; e non si sarebbe servito ancora a spiegare l'azione del suo istrumento come egli stes- so dice , del principio del Fisico napolitano Tiberio Cavallo , e cioè: « Che le minime differenze di elettrizzazione nei » corpi , tanto cagionata dall' arte , quanto dalla natura , non » possono completamente distruggersi in alcun tempo defi- li nito (I) »; che certamente cotaii fenomeni elettrici non (1) Philosophical Trans., t. LXXUl , /?. 404, citata. APPENDICE 375 potevano essere cagionati né da minime, né da grandi dif- ferenze di elettrizzazione comunque eccitata e permanente nei eorpi ; perciocché, lenendo que' fenomeni elettrici nella loro produzione un andamento uniforme ed una leg- ge costante non potevano essere originati che da una ca- gione ugualmente uniforme , ugualmente costante ; ed, espe- rimentando di quella guisa, il Fisico inglese si sarebbe ben avveduto di questo, e, forse, avrebbe detto prove- nire que' fenomeni elettrici da un'azione scambievole dei corpi attuata nell' allontanarsi o nell' avvicinarsi recipro- camente. Bologna. 26 Ottobre 1853. 376 APPENDICE RICORDATEVI DEL POMO DÀ TERR4 La scarsezza dei cereali di questo anno, induce l'av> veduto campagnuolo, a rivolgere il pensiero alla cultura dei prodotti succedanei, che meglio si prestano per cibo delle famiglie coloniche ; perchè se mai si avessero a ripetere i tristi raccolti di grano anche nei prossimo anno, si abbia con quelli un utile ripiego. Fra i succedanei , a vero dire, primeggia il l'omo di terra o la Patata , la quale oltre essere gradita ai coloni perchè di buon sapore , nutriente, e sa- lubre, si presenta assai produttiva anche quando le piog- gia abbondanti danneggiarono il frumento. Più di ogni al- tro alimento accessorio il pomo di terra offre fino dal 16 secolo, un abbondante nutrizione alle povere popola- zioni di quei paesi specialmente che lo coltivano in molta estensione. Per lungo tempo fu disprezzato fra noi il Pomo di terra, ed in Francia ancora , nuli' ostante gli sforzi per- severanti del benemerito Turgot in prima , poscia del Par- inantier, ed altri agronomi francesi. Sembra difatti che con questa cultura si possano in questo secolo rendere impos- sibili quelle sì tremende caiestie, che in altri lontani tem- pi desolarono il mondo decimandone le popolazioni. Nella sola parte orientale della Francia il Ministro di Agricoltura nell'anno 1845 assicurava , che quella coltivazione era di 600,000 ettari di terreno, dai quali venivano prodotti 55 mi- lioni di ettolitri di patate ; cioè 3 ettolitri e mezzo per ogni abitante di quei vasto territorio, in oggi invece la produ- zione nella sola Francia può valutarsi di circa 200 milioni di ettolitri, nuli' ostante che quelle popolazioni facciano uso tutte più o meno di cereali. La patata ha pure il van- taggio di produrre quattro volte più di sostanza nutriente pel uomo in una estensione determinata di terreno, di quel- lo die la stessa estensione coltivata a frumento, come per replicate esperienze venne dimostrato da Antonio Roville, e da altri agronomi riputati. Pertanto ricorderemo ai no- stri lettori ed ai campagnuoli , che nell'anno venturo è quanto mai necessario estendere questa coltivazione in ogni podere, obbligando ogni colono in marzo a piantare una quantità tripla almeno del consueto in buon terreno, con- cimato^ e lavorato profondamente. Una tornatura di buon APPENDICE 377 terreno ben coltivata può dare circa 12 mila libbre di pa- lale , mentre nella peggiore ipotesi può contarsi sopra cinque o sei mila libbre, come ogni annosi verifica anche fra noi. Ora con tale abbondante e nutritivo prodotto, chi non vorrà ammettere il vantaggio di questa cultura per ogni colono, il quale troverà nelle patate il succedaneo opportuno per cibo a lui ed alla sua famiglia, sia misto al pane^ ovvero usandolo in qualche altra guisa condito come buon alimento. E se nel venturo anno i cereali ab- bonderanno ai coloni mezzadri, come amiamo di lusin- garci, non servono forse le patate per cibo del bestiame ed ai majali specialmente? Su via adunque! si prepari da ognuno, e si accresca la piantagione delle palate, e si ricordi ancora agli altri il bisogno di praticarla da tutti. Occultate per tempo Je piccole patate, e non avendone di queste serbatene delle altre per tagliarle a suo tenipo ad uso di seme. Acquistatene, e chiudetele intanto, perchè le donne di casa non le usino, e vi manchino poi quando le vorrete adoperare nel prossimo marzo, ed aprile. Se noi avessimo da parlare a dei campagnoli che non praticassero questa cultura da molti anni , cercheremmo di persuaderli con sode ragioni, e con fatti positivi j ma nel bolognese la coltivazione delie palate è sufficientemente noia ed estesa da non abbisognare oggi che un semplice ricordo. Nell'anno 1820 il prodotto della patata in questa provincia era mollo piccolo, perchè poco eslesa ne era la coltivazione i esso fu soltanto di libbre 40,932: invece nel decennio seguente (1819 al 1828) il raccolto medio delle patate fu per ogni anno di libbre 134,650. Dall'an- no 1829 al 1838 fu poscia molto maggiore, perchè giun- se alla cifra di libbre 578,495, mentre il medio raccolto di ogni anno nel decennio dal 1839 al 1848 fu quasi dop- pio, cioè di libbre 932/540. A. ciò si aggiunga che nel decor- so anno fu poi molto più abbondante, essendo arrivato alla bella quantità di libbre 1,420,159. Queste cifre dimostrano bastantemente il buon esito di questa coltivazione, e fa- cilmente persuadono ai campagnuoli la convenienza di ac- crescerla noi venturo anno. Dimostrano pure che in Agri- coltura le coltivazioni niiglioii procedono lentamente. D. Mauocchf.tti. 378 APPENDICE REGOLAMENTO per lo Studio deW Agraria agi' Ingegneri , appro- vato dalla S. Congregazione degli Studi. Articolo 1. Lo studio dell'Agraria è obbligatorio per tutti quelli che vorranno conseguire la Patente d' Ingegnere , o di Agrimensore. 2. Gli studenti che si applicano al corso delle Mate- matiche nelle Università primarie nell' intendimento di de- dicarsi alla professione dell'Ingegnere, dovranno frequen- tare le lezioni teoriche e pratiche di Agraria nella Univer- sità slessa per due anni. Quale biennio comincierà col- r ultimo anno del corso teorico Matematico, e si compirà col finire dei primo dei corso pratico. 3. Chiunque vorrà dedicarsi alla Agrimensura dovrà frequentare le lezioni tanto teoriche che sperimentali di Agraria per un anno, prima però di intraprendere il corso biennale di pratica secondo i vigenti regolamenti. 4. Gli aspiranti all'esercizio della Agrimensura po- tranno attendere al prescritto Studio dell'Agraria o nella Scuola Universitaria o in qualunque altra Scuola pubblica approvata, o finalmente presso un Professore privato^ qua- lora abbia questi ottenuto dalla S. Congregazione la facol- tà di insegnare questa scienza. 5. Tutti coloro che da ora innanzi vorranno conse- guire la Patente di libero esercizio, o come Ingegneri o come Agrimensori, saranno obbligati a presentare cogli altri requisiti la Pagella, o altro autentico documento, che comprovi aver eglino atteso con profitto alle Lezioni di Agraria in esecuzione degli Art. 2 e 3. 6. Non sarà rilasciata la Patente di libero esercizio sia agli Ingegneri sia agli Agrimensori se nell'esperimento prescritto a riconoscere se siano abili all'esercizio delle suddette professioni , non daranno eziandio saggio tanto APPENDICE 379 in isciillo come verbale di aver essi alleso con profitto allo studio dell' Agraria. 7. Dall'esame suddetto sono esenti i soli allievi della Scuola degli Ingegneri di Roma , quali essendo ascritti nella così delta scala di merito, ottengono la Patente senza al- tro speciale esperimento secondo i §§ 29 e 44 del Regola- mento della Segreteria di Stato del 25 Giugno 1823. Que- sti però non potranno da ora innanzi essere ammessi agli esauìi annuali se non esibiscono la Pagella della Scuola di Agraria da loro frequentata con prolitto , in esecuzione dell'Art. 1. 8. II Professore di Agraria nelle primarie Università interverrà agli esami che daranno gli Aspiranti, onde es- sere abilitati all'esercizio dell'Agrimensura in tutte le al- tre Università ove trovasi di già istituita la Cattedra , benché non sia Universitaria : ed ove questa non sia per anche isti- tuita, r esperimento del Candidato anche sull'Agraria sarà devoluto al Collegio Filosofico , dopo che avrà riconosciuto col mezzo di autentico documento avere il Candidato at- teso con profitto allo studio prescrittogli nell'Art. 3. 9. Tutti coloro che attendono al corso Filosofico-Ma- tematico nelle primarie Università per essere abilitati alla professione d'Ingegneri non pagheranno alcuna lassa per l'ammissione alla scuola di Agraria sia teorica , o pratica, facendo questa parte per i medesimi del corso degli Studii loro prescritti , e per il quale ottennero già l'ammissione. 10. Coloro che frequenteranno le Lezioni di Agra- ria o nelle Università o altrove per essere in seguito abi- litati all'esercizio dell'Agrimensura non saranno per ora soggetti alla tassa di ammissione, restando in vigore la legge delle consuete propine da pagarsi al conseguimento della Patente. 11. La abilitazione all'esercizio della professione di Ingegnere e di Agrimensore resta soggetta a tutte le altre Leggi e disposizioni vigenti, in quanto non vengano mo- dificate dai presenti Articoli. Rologna. Li 19Seltembre 1853. > £ o ^, li ,5! 4 ®°^. :^ raj z '^ _^ > ò ò o w .*> — > 6 n > O o^o o o t> o vr o o o '^^^5"10 *J^Q0O^OOOOOO O co O c^ u^ ^*^ 1^ i— Tiv r^ i/^ , — ^, rvi"^-," oc c^ IO o c-t o ce o o o ^o IO »i? O «O *fl' o o_o_o_o •^ » O » 'O _ o_o^o o_o_ooooooooooooooooc. oo cooooocsoooc-io^'Oc^ iO 0**0 c^^creTiri'o^cc cT • o«3iovT*^ouìt^i>t^»ooio*o»o»0'»0'*rco;o;o;ocot^oo>0'0«ooi£)cc^!r*o»«r'. .o -M :■: 00 -ri w r-; o o 30 o) «n iO «o e 'rj t-* ci .Oìt^'0 z^/Ncoo o"ci vf r-t im' ro Ci' et — '^'^^o'•'^*cd'r>.''l>.'"^J"o'^0 to"»rì''»3t'"to^v-" 01 V-1 (M CI Ti t-i C-* C-I C^ e» '^1 '.1 (T* ro oo_co o_o «o c^t» ^ o »^ re o c^ co fr'. o co o (N o oo o ««r i-^ C-l^^COC^ — CDGOt>«CO|-^CSO'3DC;G5aoC?COCOCJ50»— TICIC^I— — 'c^ o'*- — ' Cd" C-I d C4 (Tt et -^ — — -* — 1 — — — > -^ — ■»- e* CI TI (C> et CI (M C^ SM C-I CI C) +++Ì++++++++++I ++++++++++++++++ 00 GO rO_^ O ri (^ O O co O M co O O O O O O t>. 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OC ^ O — ^ o S »0 ««P ^ej" •q' 54,7 66,9 46.3 3 100 1-^ "e "e o c eco c< — s;» J±L_ + ++I + u^t>. t*^ IO (M «^ C-I Ica + + + U t^**(M 1 CO "ocDfM' o' + + + I + H-16,0 -1-18,7 1 -^ b- O fC ►J 00 00 00 00 C^ C^ co lOO -3 QO" QO co* 00* *n OO *^ c^ CO o ^ + + + OD 00 'ti OO o o °co 00 00 + + + CJ 00 OO IN + + + O es e^ oc o IN e-i IN + + + o 00 + + + «^ o IN C^ + + + .00 t» + 1 + + + + 1 + + + + i + IN + co cjT + + 1 + + + +1 + „o_ oo_ co I — + I + + + irs o I — O 00 (N — + + IN (N + I 1 cV W > ^ S «*^00*srOCS;£t^t^l>.G000G0 1"*t :}a)a3c>.b«i>'t^t<»t>>aot»wcoosO •^*t^005t^QOI>»t>.COasO t*i;o;cocot>.oo?Dcò»ò*oi;o o rN »n o o t/3 o in co »o" f*5 ^tfl'o «cTco lo «ó o'o'cì irs'c^ 1-^ CI inci co « — " '^iO;OOOOt^5DGOt>.XlOiCiQO|««C;OOQOCOI>-b*l^»>.t^l>»QOtD^CO ■ OO00t>-Xit-G0OwC:-0CCSwC3'OCiC0C030t-«t»0CC^t>-<0»>» + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + -f + + + OOOaOOC'ÌQO'nOOrO'^O — 005iOQO^CiaOCDC5000C50b»CCiC^O '^:i^*^.n"--l>.:c^-"ot>^cooGOt^^*c:"^•oo:o^*oo<:^05C^'»aoo'«1'•co ++++++++++?+++++++++++++++++++ COQOCV**OKÌ(MQOOOl^COCCC^OÌO-N** — C0CI^OC-irCO(MC3O»^ °— — — i>.ocoocO'.TO'^***^»f:iinu^'>r;eo*?f'*^«nco:0':D«n io'cm ■•- co •si' ++T+++++++++++++T++++++ +++++++ CC^QOO OQOfOCOinoOOr-%OCOOO»ni>.OCMOOOOin ^,c^ oo '=5^'?^_ — (M o r* o co ■^"co «^ »n co "«r IO *^ CD :d »^ co'-^f*'»» o co cd cd '«p «o co ■^ co •* ++T++++++++++++ +++++++++++++++ wo;o(Mooooor>ia:oc^co'3ocO'nsc^oo»*iocow^o>rtoooo_^ ^u^ ^".fì oo — -«■ ^^ :d t^ iO o ot- cot-.oo.rtt^cocooo'ao'o't-.'^^^^oco ITf +■+ + + + + + + + + + + ! + + + + + + + + + + + + + + O'nixioc^oooooO'^coai'^ooco'^oot^s^ococot^cDcocn»^. o_t^_o^ ^^ci"— (MO) — '^ ir5"ooO'0»0'<*'jrsiD»n»ocoo*^ .oy3':D':D*ot^'Mff^co^2 +T+++++T+++++++++tiiii+i+i++++ ° y^ a> x^" <^ ^ <=>' '^ c^ y^ '^ '^ -^ —" '^ ^ ^ "^ ■"''fo — "'^' co'^^'^cococooc^ «rsoro — oo^O'TtcoirirocO'QOGCc^icDTO'rt^oooirtc^O'O^Ow^t-.co ^ o'tN^'y? «00'^ .'«'' i>''oo'oì"arCTJ" 00 1^ Qo'coo:roo"aj"t^ ';d co *«f cjo ^ o oo ! r^ t^ l-^ t>» h* <^ rs. l-^ 1^ < . l>. t>. (> t^ t-. t^ b. t>. r- t-«. b» t^ t^ I (Mc^. t-. «^ >^^ I TI CI (T) ^1 C^ T» CS (M < oocD:-";O:DOr0'30:o;DC0' a,r-»t^i-*»^t>»^»t^' I (T» e» ff» C^ i-t-i?i??^*::t:^. t:?::£::S:;t:t:;i:sJ:;^ts 1 -M o^ CI -^ c^i CI «s^» c^ e^ « (.M cs cs CH c) e» e» e^ gs CI g^ CI r l'a^stSoSSS;;! 2 § 2 s s ?3 2 s s ??. fJ.K ^. . i» r* In. »>. ts. t*t^t^»^t^*^^»^tì^:^*r;t:' * t/S CD »>> 00 G^ ^ tiT CD »-* co C5 O ■^- C4 e vrt" o o t^ 20 c^ ^= 384 APPENDICE Produzione artificiale di polvere dura come il y^\^^dmante per mezzo deW elettricità. MA-M'"'' -- »-fr*-&-h-t3« US \V\ Nella tornata del 5 Settembre tenutasi dall' Accademia delle Scienze in Parigi , il eh. I*r. Despretz annunziò fra le altre cose, come egli sia riuscito, per mezzo della lenta volatilizzazione prodotta con una corrente d'induzione, di convertire il carbone puro di zucchero in piccolissimi cristalli ottaedri dotati della proprietà di pulire i rubini , proprietà che appartiene esclusivamente al diamante. Già eransi dal medesimo dotto e sagace sperimenta- tore col fuoco della pila avuti cristalli perfettissimi da molti corpi: per averli eziandio dal carbone vi sarebbero bisognate delle coppelle che reggessero al fuoco più dei carbone istesso, e queste non vi sono. In luogo adunque di domandare i diamanti al carbone fuso, li ha richiesti al carbone volatilizzato. All'un dei capi d'un pallone di vetro pose un cilindretto del più puro carbone di zucchero, grosso un centimetro; all'altro un fascette di 12 fili di platino, colle punte discosto dal carbone quasi sei centi- metri. Tolta l'aria dal pallone, e facendovi per oltre ad un mese circolare sempre la corrente d'induzione del so- lito suo apparato di Ruhmkorff, animalo da quattro ele- menti della pila di Daniel, trasse quei fili di platino co- verti d'uno straticello nero di carbone. Il microscopio mo- strò al sig. Despretz , ed al sig. De Lafosse celebre cristal- Jografo, dei piccoli ottaedri neri, e altri ottaedri bianchi opalini. Il sig. Goudin, peritissimo di pietre dure, saggiò quella polvere al polimento dei rubini, e la trovò corri- spondente ed eguale al diamante. L'intento cercalo avea conseguito il sig. Despretz, se doveva egli stare alle sue proprie osservazioni, ed al giudizio di uomini così periti. 11 converliie adunque il carbone in diamante, che si an- nunziò possibile solo colla elettricità, ora sembra dal fatto comprovato, mercè l'ingegnosa ed instancabile perseve- ranza del sig. Despretz nel cimentare alle correnti della pila i corpi anche più refraltarii. C. C. Predieri — Notizie sui raccolti della Canapa bolognese dall'anno 1819 al 1853 pag. 365 Palagi — Variazioni elettriche dei corpi che si allon- tanano ed avvicinano fra loro > 365 Marogchetti — Ricordatevi del Pomo da terra . . » 376 REGotAMENTO per lo studio dell'Agraria .... » 378 Palagi — Osservazioni Meteorologiche » 380 Produzione di polvere dura come diamante colla elet- tricità » 384 AVVERTIMEIVTO Ogni mese, ovvero in ogni bimestre verrà pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo ricliiegga la ma- teria sarà corredato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo mensile sarà composto di sei fogli di stampa: il primo ed il settimo fascicolo d'ogni annata verrà fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'indice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo semplice è di bajocclii ven- ticinque romani pari ad italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Dagli Associati al- l'estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani^ pari ad Ital. lire 8. 05 : non comprese le spese di dazio e porto che stanno a carico degli Associali. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Signor Professore Cavaliere Antonio Alessandrini, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l' Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare, d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato- avviso in contrario. Coloro che desiderano associarsi al solo Repertoric Italiano Giornale di Zoologia Mineralogia e Geologia che costa uno Scudo romano, e si pubblica entro i fascicoli degli Annali , dovranno dirigersi al Sig. Cav. Prof. Giusep; pe Bianconi al Museo di Storia Naturale. Gli altri poi che amassero di ricevere separatamentl l'Appendice Agraria che porta anche il nome di Propa^ gatore Agricola e costa annui Scudi 1. 80 romani , dovrannj dirigersi al Sig. Prof. Alessandrini suddetto, ovvero al Residenza della Società Agraria situata nel locale dell'ai lieo Archiginnasio in Piazza del Pavaglione. UOVI AI\J1\ALI 3eu6 SCIENZE NATURALI Serie III. Tomo Vili. (Novembre e Dicembre i853 ) (pubblicato il 6 Marzo armo 1854. ) BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SFADERIE. Ii\5>ICE DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOI Alessanduini — Catalogo del Gabinetto d'Anatomia Com- parata pag. 38Ì Ambrosi — Elenco sist. delle piante fanerogame del Ti- rolo italiano » 4 PoLETTi — Cisti avventizia del cenuro cerebrale Tavola ir. . . .4 Frontali — Della sifilide vescicolare » 4 Repertorio Italiano per la Storia Naturale ...» 4 Annunzi di nuovi libri » 4 Galvani — Programma di un Periodico d' Agricoltura Teorico-pratica » 4 APPEINDIGE Santagata e Bevilacqua — Rendiconti della Società Agraria Bolognese > 4 Bevilacqua L. — Rapporto delle cose praticate dalla So- cietà Agraria nelle vacanze estive . . . . . » 5 Bbrtoloni — Ragguaglio della nuova coltivazione pra- ticata col Durra *...,» 51 Bertelli — Esperimenti sull'uso del Durra {Olco di Caffreria) ; » 5 MiNGHETTi — Descrizione del Podere di Tiptree Hall . » 52! Sassoli — Dei Comunali. Ragionamento del Conte G. Massei » 521 Orlandi — Valore nutritivo , e valore venale delle so- stanze alimentari » 53! 385 Catàlogo degli oggetti e preparati più inte- ressanti del Gabinetto d' Anatomia Comparata di Bologna , del Prof. Antonio Alessandrini. (Continuazione , vedi \pag. 201.) 1409. Id. Disegno in foglio rappresentante di naturale gran- dezza l'apparecchio predetto. Pezzo patologico in- teressante trovato li 6 Dicembre 1833 dal Vete- rinario Sig. Angelo Puglioli nel pubblico macel- lo in individuo giovine ben pingue destinato al- l'ordinario consumo 5 e che non offriva indizio di malattia. Bellini. 1740. Id. Calcolo renale, di mole discreta trovato in indi- viduo giovine macellato a Persicelo. Dono del Golii 1837. ,1976. Id. Altro calcolo orinario trovalo nella vescica di femmina adulta perita per lenta cistite. 2310. Id. Vescica orinaria che fu trovata col sistema san- guifero mollo injeltalo, perchè conteneva i nume- rosi e minuti calcoli conservati in una scatoletta unita alla preparazione. Questo stato preternatu- rale però non aveva per nulla influito sulla con- dizione generale dell'animale, che erasi impin- gualo straordinariamente arrivando al peso di 400 libbre boi. quando fu ucciso per l'ordinario con- sumo in Novembre 1839: a secco. Dono del Sig. Doli. Demetrio Rasi Medico-Chirurgo nei Suburbj. )27. Id. Piccolo calcolo vescicale trovato in individuo d'ol- ìN. Ann. Se. ìSatur. StaiE III. Tom. 8. 25 386 CATALOGO DEL GABINETTO to mesi ucciso pel consumo annonario nei snbiir- bj in Ouobre 1841. Dono del Veterinario Sig. Giacomo Giordani. 3077, Id. Calcolo orinario trovato nell'uretra presso la sna estremità libera in un raajaletto di mesi die- ci, che appariva perfettamente sano, e venne hc- ciso nel macello di Persiceto in Novembre 1841. Dono del Gotti. 3112. Id. Altro calcolo orinario di mole discreta fermatosi nell'uretra, e trovato in iinmajaledi 18 mesi uc- ciso in Città nel Gennajo 1842. Dono del Sig. Dottor Paolo Predieri. 3716. Id. Calcolo di vescica, trovato io giovine maschio ucciso nei pubblico scannatoio della Città in Set- tembre 1844. Dono dello studente Veterinaria Sig. Donalo Benvenuti , Toscano. 3769. M. Rene di individuo dell'età di un anno, ucciso nell'Appodiato di S. Lazzaro li 10 Ottobre 1844 coli' apparenza della più perfetta salute, nel qual rene furono trovate due grosse idatidi semplici nella parie centrale della sua sostanza, le quali aperte, ed evacualo l'umor limpido che le riem- piva, si è conservato il pezzo nello spirito. Dono del lodato Giordani. 2840. Id. Piccolo calcolo estratto dall'uretra tagliandola in prossimità dello scroto in un raajaletto di cinque mesi. Operazione eseguita con esito fortunato dal Veterinario di Calcara, Provincia di Bologna, Sig. .Alessandro Branchini. 3845. Id. Grossa pietra trovata nella vescica di maschio di poco pili di un anno , ucciso nel pubblico scanna- lojo della Città coli' apparenza della più florida salute. Dono del Veterinario di Vedrana Sig. Lui- gi Callegari. 3967. Id. Altra pietra di piccola mole, trovala pure nella d'anatomia comparata 387 vescica di un majale apparentemente sano ucciso in Forlì, e regalata al Gabinetto in Dicembre dal Veterinario di quella Città Sig. Dotf. Tomma- so Tarn beri ice hi. 3999. Id. Calcolo di vescica tolto da nn majale ncciso nello scannalojo di Bologna in Febbrajo 1846. Dono del Dissettore Doti. Nolari. 4248. Id. Sacco in forma di idatide vescicolare molto al- Uinj^ta, trovalo aderente al lembo anteriore del rene destro in individuo giovine, che appariva del tutto sano, pel consumo annonario in Persicelo li 18 Gennajo 1848. Dono dell' Aggiunto Sig. Gotti , nello spirilo. 4290. Id. Rene convertito in una comidicala borsa mem- bianosa, coli' uretere straordinariamente allargalo e tortuoso. Il rene ed uretere dell'opposto lato trovavansi nella condizione naturale. Trovato acci- dentalmente nel pubblico macello dei suini della Città li 23 Dicembre 1847. Dono del Veterinario Sig. Lamborghini. 4582. Id. Calcolo di forma quasi sferica, del diametro di 25 millimetri , tratto dal rene di un porco ucciso in Lugo ai primi di Novenibre 1851 ben pingue e sano. Raccolto e regalato dal Veterinario della detta Città Sig. Sante Carnevali. 1636. Cavallo comune — Equus Caballtis ,h'mrì.z=:Gro-&i 5 acris L. > lanuginosus L. » poiyanthemos L. (et nemorosus DC. ) — so- pra Agordoy Livinalongo, Canal S. Bovo. » repens L. » bulbosus L. » Philonolis Ehrh. — da Salorno a Mezzo Te- desco, Valsugana orientale ecc. » sceleratus L. — Valsugana ecc. » arvensis L. — Trento, Rovereto ecc. » parviflorus L, — Lago di Garda presso Gar- gnano (Dott. Facchini). Callha palustris L. Trollius europaeus L. Helleborus niger L. — Tremals di Val di Ledro, Spinate, Campo S. Marino ecc. I) viridi» L. — Lago d'idro, sopra Turano per Moerna, M. Suriste ecc. » foetidus L. — presso BiZJfl, sotto Condino, Giu- dicane , Arco ecc. Aquilegia atrata Koch. — prati e pascoli montani. » pyrenaica DC. — Lodron, Campobruno , Val di Vestina, Fassa, Portole, alle Neve ecc. Delphinium Consolida L. — Campi di Trento, Rovereto, Terlago ecc. — manca nella Valsugana orien- tale. » elatum L. — luoghi erbosi alpini delle vette di Fcltre , Morsupian ecc. Aconitum Anthora L. — Monti di Tesino in Valsugana. 438 ELENCO SISTEMATICO Aconitum Napelins L. » variegalum L. > paniculatuni Lam. » Lycoctonura L. Àctaea spicala L. Paeonia officinalis L. — M. Baldo ,Garniga,Lef re in Val- sugana. Berberideae Vent. Berberis vulgaris L. Epiroedium alpinum L. — M. Civerone in Valsugana , da Vigolo a Scanujypia, sopra Lizzana e Marco, da Salorno a S. Michele ecc. Nymphaceae DC. Nymphaea alba L. — lago di Tublino, Salorno ecc. Nuphar luteum Sm. — laghi montani di Terlago, lago di TublinOf di Gei, Salorno ecc. Papaveraceae DC. Papaver alpinum L. — alpi di suolo calcano e granitico. > Argemone L. — Tiene verso Bregazzo (Dott. Facchini). j> Rhoeas L. X dubium L. Cbelidonium majus L. Fumariaceae DC. Corydalis cava Schw. K. » fabac^a Pars. — Valsugana fra le sciepi. > solida Smith. DELLE PIANTE FANEROGAME 439 Corydalis lutea DC. — Oppio, M. Baldo , Stenico , Gazza ecc. » Gebleri Ledeb. — sopra 5. Jakob ( Doti. Facchiui). Fumaria officinalis L. » Vaillantii Lois. colla varietà fior, albidis. Cruciferae Juss. Matthiola varia DC — Benaco sotto e sopra il confine. Nasturlium officinale R. Br. » amphibium R. Br. — lago d'Oppio, Slavini di Marco , Terlago ecc. » anceps Rchb. — sotto S. Paul (Dott. Facchini). » sylvestre R. Br. » palustre DC. Barbarea vulgaris R. Br. Turritis glabra L. Arabis brassicaeformis Wallr. — monti temperati; Stenico, Campogrosso ecc. * alpina L. » saxatilis Ali. — Tiarno di sopra per Àmpola, Ca- stelcorno ecc. » Gerardi Bess. » hirsuta Scop. « ciliata R. Br. — M. Boudon, Fedaja, Giiidicarie , Selteselle , Badia , S. Pellegrino ecc. » muralis Bert. — Cadin sollo Salar no (Dott, Facch. ) > Halleri L. — Campogrosso, Spinale ecc. » Turrita L. — Trento territorio dell' Adige. » pumita Jcq. — M. Baldo , Sconuppia , Vette fel- trine ecc. » bellidifolia Jcq. — Luoghi erbosi umidi subalpini e montani. » caerulea Hanke. -— Badia , Valsorda , Ampezzo ecc. Cardamine asarifolia L. — alla Bergamasca di Darzo, in Giudicarle. 440 ELENCO SISTEMATICO Cardamine alptna W. — Cengiello fra Conseria e Cima d'isla , Cima di Logorai, Montalone ia Valsugana ecc. » resedifolia L. > impatiens L. » hirsuta'^L. > pratensìs L. » amara L. colla varietà ^) hirta. » trifolia L. — Valsugana inferiore alle Tezze ecc. Dentaria enneaphyllos L. — Panereggio , Broccon , Civerone , Puisle in Valsugana ecc. » digitala Lam. — sopra il Pian della Fagezza , Tombèa , Brocon per Ronco , vai Caldiera, mon- te Frazzon sopra le Tezze in Valsugana ecc. » pinnata Lara. — Moernae al confine di Bondon. » bulbifera L. — Vallarsa sopra Camposilvano ecc. Sisymbrium officinale Scop. » Columnae L. — strada per Bolgiano. » pannonicum Jcq. — Laas (Dott. Facchini). » Sophia L. — Trento ecc. » strictissimura L. — Val di Sole {Dolt. Facchini ). » Àlliaria Scop. > Thalianura Gaud. Braya alpina St. Hp. — Kals in monte Palberg ( Dott. Fac- chini). Erysiraura cheirantholdes L. — Campi delle Tezze in Val- sugana inferiore. » rhaelicum DC. — Monti di Tesino in Valsugana ecc. » cheiranthus Pers. — Monte Suerta in Valsugana ecc. » helvelicum DC. — Val di Sole (Dott. Facchini). Brassica campestris L. — Salorno, Valsugana ecc. * Rapa L. Sinapis arvensis L. Erucastrum obtusangulura Rchb. — Trento, Riva ecc. Diplolaxis lenuifolia DC. — Trento , Rovereto ecc. Alyssum W^alfenianum Bernh. — Vette feltrine , luoghi are- nosi alpini. DELLE riANTE FANEROGAME 441 Alyssum calycinum L. Farsetia incana R. Br. — Bolgiano, Bruneck verso Wels- berg (Dolt. Facchini). • clypeata R. Br. — Trento alle Laste. Lunaria rediviva L. — Monte Primolano e Pontarso in Valsugana. Pelrocallis pyrenaica R. Br. — M. Portole, Vette feltrine ecc. Draba aizoides L. — Boudon, DerocCa, \elte ài Feltre ecc. » Zahlbruckneri Host. — Contrin , sopra Cam-po della Selva (Doli. Facchini). • Sauleri Hoppe. — Fassa, confine di Livinallongo e Badia. » lomenlosa Wahlenb. — sommila del giogo Lorsei (Doli. Facchini). » frigida Saul. — Montatone, Padon , Sojal ecc. Traunsteinei'i Hoppe. Johannis Host. — Fassa, Panereggio ecc. Wahlenbergii Harlm. — Fassa colle varìela a) fladnizensis Wulf. j ^) lapjwnica W; 7) laevigata Hpp. incana L. — Schlern , Gardena (Doli. Facchini). Thomasii K. (confusa Ehrh. ) — Schlern (Dolt. Facchini), verna L. Cochlearia saxatills Lamk. — Trento, Rovereto, Valsuga- na, Fiemme ecc. » brevicaulis Facch. — Cima dell' 0/»io, JVero seconda, Camerloi in Fassa (Dolt. Facchini). » Arnioracia L. — Primiero. Camelina saliva Crantz. — Trento, Rovereto ecc. » dentata Pers. — Fassa. Thlaspi arvense L. » perfolialura L. » alpestre L. — Valsugana, M. Baldo ecc. » praecox Wulf. M. Suriste ai confini Veneto orientali. » alpinum Jcq. — Alpe Àngei, Vette feltrine, Aga- croia ecc. , 442 ELENCO SISTEMATICO Thlaspi rolundifolium Gaud. — Boudon, Campogrosso , Set- telaghi in Valsugana ecc. Bisculella laevigata L. Lepidium Draba L. » campeslre R. Br. — Cavalese, Bolgiano, Rovereto ecc. » ruderale L. — Bolgiano (Dott. Facchini). » graminifolium L. — Gargnano, Bolgiano ecc. Hutchinsia alpina R. Br. — Campobruno , Campogrosso , Lan- ciada , Portole , valle di Sella in Valsugana ecc. » brevicaulis Hopp. — Montalone ecc. » petraea R. Br. — Boss' Trento ,Salorno , Rovereto. Capsella Bursa pasloris Mònch. « pauciflora K. — M. Talóga , in Canale S. Bovo, Boss' Trento, Lodrone ecc. Aethionema saxatile R. Br. — Valsugana , Trento , Rovereto , Giudicarle ecc. Isatìs tinctoria L. — presso Lagen verso S. Pietro (Dott. Facchini ). Neslia paniculata Desv. — Centa, Brentonico , Rovereto, valle di Pala ecc. -. Bunias Erucago L. — a mezzodì di Avio. ^ Rapistruin rugosum Ali. — Nomi, distretti di Riva ed Ar- co, sopra Cognola ecc. Raphanus Raphanistrum L. — sotto la Pieve di Tesino , dalla Varda a Caravaggio di Pine ecc. Cistineae Dunal. in DC. HfcUanthemum Fumana Mill. » oelandicuin Wahlenb. — colle varietà «) glabrum, ^) hirtum (alpestre Rchb. ) , 7) to- mentosum (Gistus canus Jcq. ). » vulgare Gaertn. — colle varietà oc)tomcnto- sum, ^) hirsutum, Carthusianorura L. » atrorubens Ali. — Rabbi , Ulten superiore, valle di Sella in Valsugana ecc. » Seguieri Vili. — colle ;varietà ex) asper Rchb. , P) sylvaticus Hopp , y) collinus W. K. » neglectus Lois. — alpe Benna in vai di Non (Doli. Facchini ). » glacialis Hànke. — Sommità delle alpi granitiche^ Fassa y Posteria orientale ( DoU. Facchini). » deltoides L. — prati di collina dal Kals alla val- le di W. Maltrei (Dott. Facchini). » sylvestris Wulf. » superbus L. — Campobruno ecc. » monspessulanus L. — colle varietà (J) plumosus Spreng. 5 'y) oilpesfm Hoppe. — Marzola, so- pra Cei, Lizzana, vai di Vestina, Frazzon di Tezzo ecc. DELLE PIANTE FANEROGAME 446 Saponaria Vaccaria L. — Sardagna. » officinalis L. » ocymoides L. Cucubalus bacciferus L. — fra 1' Adige ed il lago di Cal- daro (Dott. Facchini). Silene gallica L. ~ Monte di Roncegno in Valsugana , cam- pi sterili ed incolti. » italica Pers. — fra Vezzano e fra Massenza, Doss' Trento, Valsugana ecc. > nutans L. » Otites Smith. » inflata Sm. — colle varietà ^) angustifolia, y) al- pina (Cucubalus) Lana. » Pumilio Wulf. » conica L. — Seravalle (Dott. Facchini). » Armeria L. — Val di Cadin, alle Coste di Predaz- zo ecc. » saxifraga L. » quadrifida L. » alpestris Jacq. — alpe Cimonega, Primiero, Deroc- ca, Doss' d' Abramo j S. Pellegrino, Fedaja ecc. » rupestris L. » acaulis L. Lychnis Viscaria L. — Gardena, Rovereto, Valsugana ecc. » Flos-cuculi L. » coronaria Lam. — presso Borgo e Levico in Val- sugana. » FIos Jovis Lam. — Marzola di Trento. » vespertina Sibth. » diurna Sibth. Agrostema Githago Linn. Alsineae,BC. Sagina procumbcns L. 446 ELENCO SISTEMATICO Sagina saxalilis Wiemm. — Col del Veni ( Dott. Facchini ). » subulata Wimm. — fra Levico e Pergine ( Dott. Fac- chini). > glabra K. — valle di Terragnolo e Colsanto. Spergula arvensis L. Lepigonium rubrura Wahlenb. Facchinia lanceolata Rchb. — Duron in Fassa, Mendana e Montatone in Valsugana ecc. Alsine aretioides M. et K. — Fassa e distretti circondanti. » biflora Wahlenb. — alpe di Crepeina ( Dott. Facchini). » Iflricifolia Wahlenb. — colla var. liniflora (Arena- ria ) L. — Tortole , Maranza ecc. » austriaca M. K. — Campogrosso, Derocca, S. Pelle- grino, Vette di Feltre ecc. » verna Darti, colla varietà ^ Gerardi W. — Lagorai, Spinale. » recurva Wahlenb. — Tolvà verso Cima d' Asta , La- gorai, Pelugo Montalone ecc. » rostrata Koch. — Val Venosta al M. Sonnenberg (Dott. Facchini). » fasciculata M. K. — alle Laste di Trento, Rovereto. y> tenuifolia Wahlenb. — Riva. Cherleria sedoides L. — Portole, Scanuppia ecc. Mbehringia muscosa L. » Ponae Fenzl. — Madonna della Corona, Salar- no, Tezze, Primolano ecc. » polygonoides M. K. — Campogrosso , Ampezzo, Vette feltrine ecc. « trinervia Clair. Arenaria serpyllifolia L. » ciliata L. — Boudon, Spinale, S. Pellegrino ecc. » bifiora L. — Viose, Cima d'Asta, vai di Moena , Pelugo, Sadole, Valsugana ecc. j Arduini Vis. — Vette feltrine, ecc. Holosleum umbellatuni L. DELLE PlAtSTE FANEROGAME M7 Stellarla cerastoides L. » nemorum L. > media Vili. > graminea L. » Frieseana Seringe. ; — Sadole (Dott. Facchini). » uliginosa Murr. colla var. ^) apetala. Malachium aquaticum Fries. Cerastiuni glomeratum Thuili. * brachypetalura Desp. » semidecandrum L. » glutinosum Fries. » triviale Link. » sylvaticum W. et K. — fra Grigno ed Ospedale, valle di Sella, Castelnuovo in Valsugana. 1 latifolium L. — Campogrosso, Logorai 8262' ecc. B alpiiium L. colla varietà -y) lanatum Lam. 1 ovatum Hopp. — da S. Martino per Jurebel. » arvense L. colla var. y) suffruticosum L. Lineae DC. Linum viscosum L. — Turichio, Mcndola, Roncegno e valle di Sella in Valsugana ecc. » tenuifolium L. i alpinum Jcq. — Campogrosso, Lanciada, Tombèa, Neve, Sagron, vai di Stua in Primiero ecc. » calharticum L. Ualvaceae Brown. Malva Àlcea L. colle varietà P) ifaZtca PoUin. , ly) fastigiata Cav. ( Morenii Pollin. ). » sylvestris L. > rotundifolia L. Althaea officinalis L. Hibiscus Trionuni L. — Valfloriana all'Avisio (Dott. Facch.). 448 ELENCO SISTEMATICO , Tiliaceae Juss. Tilia grandifolìa Ehrh. » parvifolia Ehrh. Hypericineae DC. Hypericura perforalum L. colla varietà ^) angustifolium. » humifusura L. — pascoli montani di Tesino in Valsugana. > quadrangulare L. — alla Bécca sopra Camposil- vano. Lanci a da ) alle Neve , S. Pellegrino ecc. > tetrapterum Fries. — sopra Chiaran, da Revò a Fondo, sopra Montagna, Valsugana ecc. » monlanum L. > hirsutucn L. » Coris L. — Rupi di Garniga yerso Trento, fra Cei e la Bécca. Àcerineaé DC. Acer Pseudoplatanus L. — sotto la Madonna della Corona in iM. Baldo, Bondon di Giudicarie, Fassa , Valsugana ecc. » plalanoides L. — Madonna della Corona, Bondon di Giudicarie, Frazzon delle Tezze, valle ^«ja- na ecc. » campestre L. Geraniaceae DC. Geranium macrorrhizum L. ■ — M. Suerta in Fatojfana ecc. » phoeum L. — Campogrosso, Camjìiglio, Fassa, Primiero, Valsugana ecc. DELLE PIANTE FANEROGAME 449^ GeraDium nodosura L. — Giudicane ecc. » sylvaticum L. » pratense L. — alla Chiusa , Ritten ( Dott. Facch. ). » palustre L. — Pusteria assai diffuso (Dott. Facch.). > sanguÌDeum L. » argenteura L. — Cima di Tesi fra valle di Le- dro e Lanciada , monti Cavallara ed Agaro in Tesino. » pyrenaicum L. — Fassa, sopra Vezzano, Calda^ ro , Spor maggiore ecc. » pusillum L. » Bohemicum L. — Gummer (Dott. Facchini). » dissectura L. > columbinuni L. I rotundifolium L. > molle L. > divaricatum Ehrh. > robertianum L. Erodiuni cicutarium l'Her. Balsamineae Rich. Impatiens noli tangere L. Oxalideae DC» Oxalis Acetosella L. 1 strida L. — campo a nord di Sacco, Valsugana ecc» > corniculata L. - Varignan, Tenno, Santa Massenza ecc. Rutaceae Juss. Ruta graveolens L. Dictamnus Fraxinella Pars. — Santa Massenza, Rovereto^ Doss' Trento ecc. N. Ann. Se. Natur. Serie III. Tomo 8. 29 4Ò0 ELENCO SISTEHATICO Celastrineae R. Br. Evonimus europaeus L. > latifolius L. Rhamneae R. Br. Paliurus aculeatus Lara. — Arco. Rhamnus cathartica L. 0 saxatilis L. > pumila L. » Frangula L. / Terebintaceae Trib. DC. Pislacia Terebinlhus L. — Santa Massenza , Doss' Trento , Rivalla , Arco ecc. Rhus Cotinus L. Papilionaceae Linn. Spartium junceura L. — M. Ertone presso il lago di Garda. Sarothamnus Scoparius Wimm. — valle di Riccomasino in Giudicarie ( Dott. Facchini), Genista tinctoria L. j> germanica L. Cytisus Laburnum L. > alpinus Mill. » nigricans L. i » sessilifolius L. — sopra Gei, Pieve di Bon , Spor maggiore , Rovereto , Trento. > hirsutus L. » purpureus L. » radiatus Koch. — Derocca alla sommità, Lanciada, alle NevBj Centa ecc. DELLE PIANTE FANEROGAME 461 Cytisus aigenteus L. — Chiaran d' Arco , sopra Santa Mas- senza , Oppio ecc. Ononis spinosa L. > hircina Jacq. » Columnae Ali. — Santa Massenza, Riva ecc. » Nalrix Lino. — Valsugana, Male ecc. > rotundifolia L. — Boss' Trento, Predazzo ecc. Anthyllis Vulneraria L. s montana L. — Marzola verso Susà. Medicago saliva L. > falcata L. » lupulina L. » orbicularis Ali. — Trento alle Laste. » Gerard i W. K. Willd. — Trento. » minima Lam. — colle varietà ^) mollissima Spr., y ) viscida. » carstiensis Jcq. — Valsugana presso Sciirelle. Trigonella monspeliaca L. — Schlanders (Dolt. Facchini). Melilotus macrorrhiza Pers. — Leifers presso Bolgiano. (Dott. Facchini). » alba Desr. » ofBcinalis Desr. » coerulea Lam. — Pusteria negli orti , Castello presso Merano ( Dolt. Facchini ). Trifolium pratense L. colla varietà 7) nivale (F. p. alpi- num Hoppe). I medium L. » alpestre L. » rubens L. » ochroleucum L. — Fi emme , Fassa ecc. » incarnatum L. — Valsugana presso Borgo. » arvense L. » scabrum L. — Tclve , Arco ecc. » stri a tu m L. » fragiferum L, 452 ELENCO SISTEMATICO Trifolium alpinum L. — Mblten, Colem, Bondon ecc. s montanum L. > repens L. » pallescens Schreb. — Cima del Frate , Montalone , Palberg , Campitello ecc. » caespitosum Reyn. — Tremals, M. Baldo a nord (Dott. Facchini). » hybridum L. » badiuni Schreb. » agrarium L. j» procumbensL. colle varietà «) majus (campestre Schreb. ) ; ^ ) minus ( procumbens Schreb. ). » patens Schreb. Dorycnium suffruticosum Vili. » herbaceura Vili. Boiijeania hirsuta Rchb. — da Revò a Fondo (Dolt. Facch. ). Lotus corniculatus L. colle varietà y) villosus Thuill., S) tenuifolius L. Tetragonolobus riliquosus Roth. Galega ofiìcinalis L. Colutea arborescens L. — a ponente di Berò, lago d'Idro, Santa HJassenza, Valsugana ecc. Phaca frigida L. — Pusteria orientale (Dott. Facchini )j Vette di Feltra ecc. > alpina Jcq, — Padon fassano , Valsorda interiore. Vette feltrine ecc. » australis L. Oxytropis uralensis DC. — Duron, Gardena sotto Orhsei, cima del Frate ecc. > campestris DC. - Fassa, Settelaghi in Valsugana ecc. « pilosa DC. — luoghi calidi e temperati. B montana DC. Astragalus purpureus Larak. — sotto Bellamonte di Fiem- me, Agordo ecc. > Onobrychis L. — Trento , Rovereto , Terlago ecc. DELLE PFAINTE FANEROGAME 463 Astragalus alpinus L. ( Phaca aslragalina DC.) — Bondon, Derocca, Lanciada, alle Neve ecc. > vesicarius L. — Val Venosta (Dolt. Facchini). » Cicer L. Male, Valsugana ecc. » glycyphyllos L. — Valle di Caditi, Mendola , Ziano , Valsugana , Fassa ecc. I depressus L. — alle Neve. » excapus L. — Schlanders a nord-ovesl, a nord di Laas (Dolt, Facchini). » monspessulanus L. — Val di Non, da Gargnano a Limone (Dott. Facchini). Coronilla Einerus L. » vaginalis Lam. — Susà, fra Corano e Dajano (Dott. Facchini). » montana Scop. — Vallarsa , a levante ed a po- nente del Benaco , Cengialto , Spidiri alle Tez- ze ecc. a varia L. Hippocrepis comosa L. Hedysarum obscurum L. — Val di Sella presso Borgo, Vet- te feltrine ecc. Onobrychis sativa Lam. Vicia pisiformis L. — dalla Zambana di Trento a Terlago. » syl valica L. » cassubica L. » dumentorum L. — Valsugaìia nella valle d' Oneo pres- so Borgo , a Caudino ecc. » Cracca L. » villosa Roth. » sepiura L. > lutea L. — Gandelberg presso Grieg (Hausmann). D sativa L. » angustifolia Roth. » cordata VVulf. » lathyroides L. — Bolgiano , Vadena ecc. (Dolt. Facch.). 454 ELENCO SISTBIVATIGO ErvuiD hirsufum L. » telraspermura L. — Badia (Doli. Facchini). Lalhyrus Aphaca L. — Trento ecc. » sphaei'icus Relz. — Bolgiano , Chizzola , Mori ecc. 9 selifolius L. — Vezzano, Santa Massenza ecc. > hirsulus L. — presso Salerno (Dott. Facchini). > luberosus L. — Viils (Dolt. Facchini). » pratensis L. » sylvestris L. » latifolius L. — fra Moerna e Turano (Dott. Facch.), i> heterophyllus L. — Comelico , Livtnallongo ecc. » palustris L. — Bolgiano , Tezze presso il Brenta. Orobus vernus L. » variegatus Ten. — Àldeno, fra la Zambana e Terlago. » tuberosus L. — sopra Dargo , Lodron, Bondon di Giudicane. » luteus L. — monte di Figo in Fassa, Ampezzo, Primiero, Vette feltrine ecc. » Clusii Spreng. (Vicia oroboides Wulf. ) Valsugana pascoli di Tervagola in Tesino ecc. » niger L. — Trento, Rovereto, Caldera , Valsugana ecc. Caesalpineae R. Br. Cercis Siliquastrura L. — Avio, Riva al monte Brione. Amygdaleae, Juss. Prunus spinosa L. » insititia L. — Bondon di Giudicarle. » aviura L. » Padus L. • Mahaleb L. DELLE PIANTE FANEROfiAME 466 I Rosaaeae Juss. Spiraea Aruncus L. s Ulmarìa L. » Filipendula L. Dryas octopetala L. — Primiero, Valmgana , Fassa ecc. G sa&atilis L. Fragaria vesca L. » elatior Ehrh. — Tiers, MendolUf Ampezzo (Dott. Facchini). » collina Ehrh. Comarum palustre L. — lago di S. Pellegrino, da Palù alla Regnano di Pine ecc. Potentina supina L. — Salorno , Valsugana. » norvegica L. — prati d' Imer in Primiero. » rupestris L. > auserina L. » recta L. — Boss' Trento, fra Caldera ed Eppan. » argentea L. > collina Wib, » reptans L. » aurea L. » salisburgensis Haenke. — Ttvrichio, Derocca, Lan- ciada, M. Baldo, Manasso ecc. 456 ELENCO SISTEMATICO Potentina verna L. » grandiflora L. — Vlten , Cima del Frate, monti di Torcegno e Telve in Valsugana ecc. • minima Hall. fil. — alpi calcari. » frigida Vili. » alba L. » caulescens L. » nitida L. — Derocca , Boudon , Vttte feltrine, Ma- nasso, Portole ecc. • Fragariastrum Ehrh. — sotto Artillon ( Dott. Fac- chini ). Tormentilla erecta L. Sibbaldia procumbens L. — Cima d'Asta, Ciolera, Monta- Ione, Nardemolo ecc. Agrimonia Eupatoria L. Rosa spinosissima L. — Nortglio , verso Terragnolo da Ro- vereto ecc. » alpina L. » cinnamomea L. — Bolgiano (Br. Hauemann). » rubrifolia Vili. — Nuovatedesca , Livinallongo (Dott. Facchini). » glandulosa Bellardi. — Val Venosta (Dott. Facchini). » canina L. colle varietà «) vulgaris, ^) dumetorunij Thuill. , 7) collina Jcq., S) sepium Thuill. » rubiginosa L. » tomentosa Smith. » pomifera Herm. — Tesino verso Tolvà. » ciliato-petala Bess. — Rovereto per Vallonga (Dott. Facchini). > arvensis Hiids. » gallica L. — sotto Hafling per Merano, Fasso (Dott. Facchini). DELLE PIANTE FANEROGAME 457 Sanguisorbeae Lindi. Alchemilla vulgaris L. > fissa Schumm. = 5. Pellegrino , Kasern ( Dolt. Facchini). > alpina L. = Alla Viosa verso Canal S. Bovo, Setteselle ecc. » pentaphyllea L. =r Alla Colem di Val di Sole (bolt. Facchini). » arvensis Scop. Sanguisorba officinalis L. zz da Latsch a Slanders ne' pra- ti; contro Joblach (Dott. Facchini). Poterium Sanguisorba L. Pomaceae Lindi. Crataegus monogyna Jcq. Cotoneaster vulgaris Lindi. > tomentosa Lindi. Mespilus germanica L. Pyrus communis L. colla var. ^) tomentosa. Z2 Mendola, Gummer (Dott. Facchini). > Malus L. Àronia rotundifolia Pers. Sorbus domestica L. » aucuparia L. « Aria Crantz. » torminalis Crantz. = Vallonga di Rovereto, Egna , Trento a nord della Vela. » Chamaemespilus Crantz. Onagrariae Juss. Epilobium anguslifolium L. 458 ELENCO SISTEMATICO Epilobium Dodonaei Vili. n Fleischeri Hochst. — Valle d' Ulten e vai Camo- nica ( Dott. Facchini ). » hirsututn L. » parviflornin Schreb. » moutanuQi L. » palustre L. » tetragonum L. » roseum Schreb. » trigonuta Schrank. > origanifolium Lam. » alpinum L. Oenothera biennis L. Circaea lutetiana L. » intermedia Ehrh. » alpina L. Halorageae Brown. Myriophyllum verticillatum L. ] Iago inferiore di Àntholz » spioatum L. ; (Dott. Facchini). Bippurideae Link. . Hippuris vulgaris L. — Seiseralpe , Bolgiano ( Dott. Facchini ). Callitrichineae Link. Callitriche slagnalis Scop. » vernalis Kùtz. — fossi di Vergine per Caldonazzo. Ceratophylleae Gray. Ceratophylluni subraersura L. — stagno di Ghirla ( Doti. Facchini ). DELLE PIANTE FANEROGAME 459 Ceralophyllura deinersum L. — Salorno,]ago meridionale di Pine, porto di Riva, fossi di Trento ecc. Lythrarieae , Juss. Lylhrum Salicaria L. Peplis Portula L. — Ritten presso Bolgiano (Br. Hausmann ). Tatnariscineae Desv. Myricaria germanica Desv. Philadelpheae Don. DC. Philadelphus coronarius L. Cucurbitaceae Juss. Bryonia dioica Jacq. Portulaceae Juss. Portulaca oleracea L. Montia fontana L. — da Moena a S. Pellegrino, Valsuga- na sopra Torcegno ecc. Paronychieae St. Hill. Herniaria glabra L. — Fiemme , Fassa, Trento alle Laste, sopra Lizzano, Rabbi ecc. Sclerantheae Liuk. Scleranlhus annuus L. » perennis L. — presso la Chiesa di Wangen (Dott. Facchini) 460 ELENCO SISTEMATICO Crassulaceae , DC. Rhodiola rosea L. — alpi frigide. Sedutn Telephium L. » Aaacampseros L. — Monte Vesi sopra Catnpei di Lanciada ( Dott. Facchini). » Cepaea L. — Giudicane { Dolt. Facchini ). * hispanicum L. — vai di Vestina sopra Turano. » villosum L. — Duron, Seiseralpe (Dott. Facchini). » atratum L. — Altissimo di M. Baldo, Vette feltrine ecc. » annuum L. I album L. » dasyphyllum L. » acre L. y> sexangulare L. » repens Schl. 1) reflexum L. colla var. ^) rupestre L. Sempervivum tectoruio L. » Wulfeni Hoppe. — sopra Valgion , vai di Breguzzo ecc. » Funkii Br. — Fassa, Ulten ecc. » monlaimm L. — l'olvà verso Cima d'Asta, Valgion , Golem , Montalone , Badia in solo dolomitico. » arachnoideum L. — Canal S. Bovo, Ulten, Telve , P ergine per Levico ecc. » hirtum L. — Madonna delia Corona al M. Baldo. » areiiarium Koch. — da Junichen a levante fino a Strassen (Dott. Facchini). Cacteae DC. Opunlia vulgaris Mill. — Trento.. Bolgiano. DELLE PIANTE FANBROGAIBE 46t Grossalarieae DC. Ribes Grossularia L. — sopra S. Giacomo di M. Baldo, da Lienz a Mattrei (Dolt. Facchini). s alpinum L. — contro Toblach, Badia {HolLfacch.). n rubrum L. » petraeum Wulf. — sopra Àntholz, Tredespin (Dott. Facchini). Saxifrageae Vent. Saxifraga Aizoon Jacq. » elatior M. K. — alle Neve, Àgnerola, Broccon di lessino, M. Trazzon delle Tezze ecc. j> crustala Yest. — Coi santo, Cima dell' Oìkio, Fette feltrine ecc. » mutala L. — Lodron, Ronchi d^ Àia , alpe Lora, da Susà alla Marzola , Bondon , Cei , valle di Sella e moute Civeron in Valsugana ecc. » Burseriana L. — Cornetto di Bondon, Listolade di Agordo, M. Venègo alle Tezze, cima del- l' Olino ecc. » squarrosa Sieb. — Cimonega di Primiero , Sagron, Penìa, monte di Vigo ecc. » caesia L. — Campogrosso , Derocca , Bondon , Spi- nale, Ampezzo, Vette feltrine. Cima del Frate ecc. » opposilifolia L. — Bondon, Morsupian, Golem ecc. » biflora Ali. — Kals ( Dott. Facchini ). » aspera L. — alle Viose verso Canal S. Bovo , Con- seria, Montalon , Monti di Torcegno e Ron- cegno , in Vulsugana ecc. » bryoides L. — Tolvà verso Cima d' Asta , Cima d'Asta, Logorai, Conseria, Settelaghi ecc. (sarà continuato} 462 CISTI AVVENTIZIA DEL CENURO CEREBRALE DEL VITELLO OSSERVAZIONE DEL PROFESSORE LIONELLO POLETTI Uno de' fatti , die esprimono più chiaramente la ten- denza dell'organismo alla propria conservazione, è il for- marsi di qnelle membrane, che sorgono ad inviluppare certi prodotti morbosi , o corpi stranieri provenienti dal- l'esterno, e sottraggono ai loro malefici influssi i tessuti in seno ai quali o a contatto dei quali prendono sede. Ma se questa tendenza considerata come semplice facoltà di produrre un effetto, dev'essere generale e costante, per mancanza di condizioni necessarie a renderla efficace, e fors' anche per l'ostacolo di conlrarj elementi, si rimane alcune volte inoperosa. E veggiamo persino sotto la pre- senza di uno stesso prodotto patologico, di un identico parassita, quando manifestarsi, quando non apparire una cisti. E veggiamo ancora in quest'ultimo caso l'appari- zione di quel mezzo prolettore non essere sempre il fatto ^ più comune, e per l'opposto poter essere il più raro. Di ciò n'è prova il Cenuro Cerebrale, attorno a cui così di rado si forma un inviluppo ascittizio, che passano vite di elminlologi senza che loro sia dato di vederla. Dal che si viene poi alla erronea conclusione, che il Cenuro cerebrale OSS. DEL PROF. l. POLETTI 463 sia costantemente acistico, che nessuna membrana Io divida mai dal tessuto del Cervello (1). E poiché certi errori si confermano pel tacersi di falli che valgono a smenlirli; e perchè la troppo generica illa- zione di alcuni potrebbe ora trovare fondamento nelle au- torevoli parole dell'illustre Cruveilhier (2), così mi sono determinalo a dare conto di una osservazione , che feci , sino dal 1850, sul Cervello di un Vitello, e la quale ri- sguardando e risolvendo un punto tuttora controverso della storia degli Entozoi , confido sia per venire di buon grado accolta. I Cenuri erano numerosi ed occupavano gli emisferi cerebrali. Ve n'erano di periferici, che svoltisi nell'inti- mo delle circonvoluzioni, le avevano, a così dire, sdop- piate^ giugnendo con parte della loro circonferenza sino a livello della superficie dell'organo: ve n'erano di pro- fondi. Uno sporgeva dalla faccia interna del peduncolo ce- rebrale sinistro, ed uno più piccolo vi era donlro. Dallo stesso lato ve n'era uno nel corno inferiore del ventricolo. Questi era nudo ed in un punto era aderente: nudo era (1) Nel Dizionario Classico di Medicina interna ed esterna j all'Articolo Policefalo, Articolo che è di Giulio Cloquet , si legge che questo entozoarlo è sempre mancante di cisti. Vedi la tra' duzione Italiana. Nel Dizionario di Medicina j, Chirurgia ed Igiene Veterina- ria di Hurtrel d' Arboval , all' Articolo Capogiro^ là dove si parla del Cenuro cerebrale del Bue è scritto — che le pareti dei Cenuri non sono separate dalla polpa cerebrale da veruna membrana. — E all'Articolo Idatidi, tò dove si discorre della Idatide Cerebrale (Cenuro)^ si dice egualmente ^ che questo verme è sempre man- cante di cisti. Vedi la traduzione Italiana. C- (2) Dans plusicurs cas de cernire , que j' ai eu occasion d' ob- server dans le cerveau de mouton, il n'y avait pas de Kyste ad- ventif. V. Traité d'Anatomie pathologique géiìérale 1852. T. 2. Annotazione in calce alla pagina 91. 464 OSSERVAZIONE quello che sporgeva dal peduncolo. Tutti gli altri , erano contenuti ciascuno in una cisti accessoria ; in conseguenza di che non istavano punto a contatto immediato della so- stanza del Cervello. La parete della cisti avventizia del cenuro (stando a ciò che ho veduto nel caso, di cui parlo) è semi-traspa- rente, e facile a lacerarsi. Od è sottilissima e di aspetto cel- luioso, od ha un aspetto di membrana sierosa, ed è talora divisibile in istrati. La sua superfìcie interna è liscia ed applicata alla vescica comune del cenuro: la esterna che nelle cisti più sviluppate è pure levigala, per mezzo di tessuto celluioso, aderisce al tessuto cerebrale, che qual- che volta se ne lascia slaccare con facilità; quasi fossero due parli semplicemente contigue , qualche allra non con- cede, che una difficile separazione, e che diviso, rimane pur esso con una superfìcie uguale, e si mostra totalmente inalterato. La cisti dei profondi è chiusa: quella dei peri- ferici ora è chiusa, ed ora è aperta. È chiusa in alcuni, e nel suo segmento esterno od è coperta soltanto dalla pia madre e dalla aracnoide o lo è pure da un velo tenuissimo di sostanza cinerea: è aperta in altri, e l'orlo dell'aper- tura, la quale corrisponde alla sommità delle circonvolu- zioni, è continuo coli' aracnoide e colla pia madre, for- mando con esse un margine comune circolare. Dove la cisti corrisponde alle aree d' inserzione dei piccoli vermetti, ivi in qualche caso, sulla superficie interna, offre altret- tante macchie rilevate, scabre, di colore giallo-arancio, ma con una parte pallida, centrale. Quel colore dipende dal deposito di una materia gialla, densa, pultacea, che si può togliere di leggieri raschiando col coltello; dopo di che la cisti rimane, come in tutto il resto, semi-diafana e sottile. Una porzione di tale materia spalma pure i pic- cioli animali, e nei loro inlestizj^ la superficie esterna della vescica caudale. Ho stimato opportuno di aggiugnere , rappresentate in DEL PROF. L. FOLETTI 465 quattro figure, alcune delle preparazioni, che si conser- vano nel Gabinetto di questa Università, onde le mie pa- role trovino maggior fede, e possano essere più agevol- mente comprese. I possibili stravenamenli di materiali alti ad organiz- zarsi, e ad assumere foggie e tessitura di membrane, spie- gano la origine della cisti, come di altri elminti , così del Cenuro cerebrale, senza ricorso a trasformazione degli elementi istologici della slessa sostanza del Cervello, la quale infatti nel mio caso non ha mostrato veruna altera- zione. La pressione continua e progressiva de' Cenuri peri- ferici, non contrastata da sufficiente resistenza, né se- condata da sviluppo ugualmente progressivo del sacco che li racchiude, spiega l'apertura dell'esterno segmento di questo. Lo che forse fa parte di una serie di fatti succes- sivi , con cui il Cervello tende a liberarsi da quelle mo- leste produzioni; e sarebbero i seguenti: arresto di svi- luppo, distensione, atrofia, aprimento e contrazione delle cisti: espulsione de' Cenuri, loro passaggio, morte e con- sumazione nella cavila aracnoidea. Sarebbero fatti analo- ghi a quelli che occorrono negl' invogli di certi acefalo- cisti , dalla interna superficie de' quali veggiamo separarsi una materia prima molle, quindi cretacea e credula tu- bercolare, e questa investire le acefalocisti contenute, e le cisti fibrose, contraendosi, stringerle e, a così dire, soffocarle, ed esse venirne finalmente distrutte. Ferrara 20 Dicembre 1853. N. Ann. Se. Natur. Serik 111. Tomo 8. 30 466 OSSERTAZIONE TAVOLA IV. Spiega:{ione delle figure. Gli oggelli sono rappresentali colle lora dimensioni naturali. Fig. 1.* Porzione di emisfero cerebrale. a) apertura esterna della cavità contenente un cenuro periferico. b) porzione di cisti avventizia di altro cenuro pe- riferico, isolata e veduta dalla sua faccia e- sterna. Il cenuro \fu estratto. La cisti, sotto la manualità necessaria per isolarla, ha sof- ferto lacerazione, ed ha perduto della sua forma. Fig. 2.* Altra porzione di emisfero cerebrale. a) Circonvoluzioni. b) Superfìcie interna della cisti avventizia di un cenuro periferico, e) porzione della cisti isolala e veduta dalla fac- cia esterna. Anche in questo caso l'orlo della cisti cor- rispondente all'apertura esterna, dietro la manualità necessaria per isolarla, è rimasto disleso , lacero e deforme. d) grosso strato di cervello, che aderiva alla ci- sti, isolato e veduto dalla superficie interna. Componesi esternamente della sostanza gri- gia; internamente di una lamina di sostan- za bianca. e) altro strato sottile di cervello, che aderiva alla cisti in e), isolalo e rovesciato e formato pure internamente da sostanza bianca. Annali Serie òl T= Vili. Tav. IV. rJL. / G.Veiiiletfiim: àls ti il v Miliardi ilii :r. uiei.-x. Lt : h>% DEL PROF. L. POIETTI 467 Fig. 3." Cisti avventizia fuori di luogo. a) superficie interna. Vi si veggono distinte tre macchie rilevate e scabre, le quali corrispon- devano alle aree d'inserzione dei piccoli ver- fflelti, e dove la cisti spalmata di materia pultacea, ora non più gialla per l'azione dell'alcool, apparisce più grossa ed opaca. Fig. 4.* Cisti avventizia di un cenuro profondo. a) grosso strato di cervello, che copre la parte esterna della cisti, formato dalle sommità di alcune circonvoluzioni cerebrali e da una sot- tile lamina di sostanza bianca. 6) Parte principale della cisti, che s'immergeva profondamente nella sostanza bianca di un emisfero. L'apertura è artificiale, e ingran- dita dal peso del cenuro. e) Cenuro. 468 SIFILIDE VESCICOLARE La sifilide vescicolare descrilla da Rayer, e da Gibert sollo la forma dell'eczema, osservata anche da Bauraès,e da altri sotto quella della varicella è molto rara. In questo si accordano tutti i Sifìlografì. La descrizione dunque di questa forma sifilitica , che io ho veduta da poco tempo non sarà del tutto inutile. V. T. uomo di circa quaranta anni nubile, di tempe- ramento linfatico, di derivazione non mollo buona era am- malato spesso di febbri interrailtenli , ed in genere di af- fezioni epato-spleniche per avere fino dalia fanciullezza fre- quentato in causa di commercio i luoghi paludosi del basso Ferrarese. Affetto alcuni anni addietro di una blennorea non la curava per niente, e nelle sue abitudini fisiche, e morali palesava quel esaltamento proprio in genere delle organizzazioni mal disposte, e passava dalla crapula al letto, dal letto alla crapula. Intanto si formavano dei re- stringimenti callosi all'uretra, avveniva la stranguria, e la blennorea cessava dopo averlo atteggiato tutto a più gravi patogenie. Movimenti innormali di flussione alla vescica, ed agli organi ipocondriaci rendevano necessaria una cura antiflogistica, nella quale il sangue estratto diveniva sem- pre un coagulo molle senza siero ^ ed assai simile alla gelatina. La blennorea scomparsa appariva di nuovo col decrescere dei fenomeni flogistici , ed il muco era verdo- gnolo come quello di molli tabidi nell'ultimo stadio di lente afi"ezioni toraciche. Nondimeno egli potè alzarsi, e riprendere a poco a poco le sue abitudini , e sebbene dod SIFILIDE VESCICOLARE 469 sorgesse in lui figura alcuna di sifilide costituzionale la sua salute non rislabilivasi, e poi egli abborriva quello scolo continuo. Consultò molti medici e fu sottoposto al- l'uso dei balsamici, e dei mercuriali. La blennorea dimi- nuì nuovamente, ma vi fu mestieri per gran tempo della candeletta nell'uretra, di ripetute sottrazioni sanguigne generali, e locali, di empiastri ammolienli di bagni. La secrezione abituale del muco-pus risorse ancora, ed egli incominciò a sentirsi molto meglio tanto che io lo consi- gliai a non temere di quella, ed a pensare piuttosto di nutrirsi di più, ed a cavarsi d'adosso quell' abito cachetico. Sarebbe forse lo scolo in qualche accidentalità della vita cessato da se, esservi maggiore speranza di guarigione nel- l'aumento della forza riproduttiva che in qualunque altro mezzo. Ed in vero dopo alcuni mesi era egli molto con- tento e la materia blennoragica erasi fatta scarsa, bianca e filamentosa. Ma le abitudini di ordine non erano forse pos- sibili nella sua costituzione organica perchè dopo poco tempo acquistò in un coito infetto un'ulcera al prepuzio. La medicò da sé per circa quindici giorni spargendovi so- pra della polvere di Deutossido di mercurio. Preso poi da febbre con apparenze di gastrica chiamò un medico. Qui nuove sottrazioni di sangue, e cura affatto antiflogistica. Sul finire del quarto settenario tutta la faccia si copre di tanti punti bianchi rilevali , che crescono, e si raggrup- pano a guisa di vajolo confluente colla somiglianza della varicella. Sul tronco ancora , e sugli arti appariscono altri luraorelii acquosi più grossi, ma assai meno spessi, e molti avevano intorno un'areola di color sbiadato di ra- me, che con una specie di sfumatura confondevasi col bian- co della cute. La vescichetta era floscia quasi diafana , e pareva vota, ma da essa usciva un umore puriforme che condensavasi in parte formando una crosta bruna, ed in parte macchiava di scuro la biancheria. Il medico disse trattarsi di una specie di vajolo arabo. Aveva egli forse 470 SIFILIDE VESCICOLAHE dimenticata l'ulcera sempre aperta del prepuzio , e le ma- lattie precedenti dell'individuo? Passano quaranta giorni, ed il vajolo è sempre verde; alcune vescichette si seccano, ne sorgono altre, e sul suo corpo intero se ne vedono sem- pre in ogni stadio di formazione. Di più quel infelyie aveva perduta ormai la voce, non deglutiva più alcuna maniera di liquidi, ed appena qualche cibo solido, aveva sempre la febbre, e l'aspetto di un tabido. Se le vescichette fos- sero stale vere pustole potevasi in ogni caso dubitare al- meno di sifilide pustolosa flisacea , che potrebbe mentire il vajolo se dall' eliologia e dalle complicazioni non si aves- se un'induzione bastante per la diagnosi. Non c'è poi da farne meraviglia se la sifilide si presenta in tali forme eru- live acute. Già è nota l'idea di un contagio solo archetipo tanto sostenuta dal celebre Pucinotti , e l'illustre Thiene ha dimostrato che la forma primitiva della lue era quel- la di un esantema generale. Altri poi hanno anche par- lato della sua diffusione in via acuta. La bolla di Aleppo, la fiamboesia dell'Africa meridionale, e delle Indie occi- dentali, i radesyge della Svezia , e della Norvegia, i Siwen della Scozia sembrarebbero varietà del vajolo, ma i migliori osservatori vi trovano maggiore analogia colla lue venerea, e lo stesso Thiene li dichiara una modificazione di essa. E tornando all'infermo dirò, che all'epoca suddetta della infezione, e nello stato descritto fu veduto da me, e dal Sig. Dott. Tamburini di Lugo vecchio medico di molta, e ben meritata fama educato dal celebre Testa alla medi- cina classica. Sentivasi intorno al letto di Lui un'odore come di pelli conciale di fresco, e l'ulcera del prepuzio verso la corona del glande era di figura quasi rotonda non molta estesa, ed un poco concava, piena di materia sierosa quasi liquida. Nella bocca noi trovammo vera ulcera, ma dai segni razionali sembra certo che sulla faringe e sulla laringe vi fosse la medesima eruzione vescicolare, e che da essa poi nascesse la respirazione con sibilo, e gorgo- SIFILIDE VESCICOLARE 471 gliamento, la grande difficollà di deglutire, l'alterazione della voce^ e la smania dell'ammalato. Dalle quali cose la natura sifìlitica dell'affezione appariva da se, ed io vi riconobbi subito la forma vescicolosa, e direi quasi, che mi compiacqui di poterla osservare a mio agio. Nel viso, nella fronte^ sul tronco, sugli arti aveva la figura di una varicella molto fitta, e quasi confluente. Il Sig. Dott. Tam- burini convenne affatto con me. Bravi chi diceva davanti a noi, che quella affezione non poteva essere sifilitica per- chè mancava dei dolori osteocopi. Spectatum admissi risum teneatis amici? La cura fu stabilita in accordo alla dia- gnosi. Decotto del Salvatori mal deglutito , liquore del Wan- swielen col sciroppo del Cuisinier e gli oppiati, dai quali il malato era sempre sollevato. I bagni non furono tollerali. La condizione delle vie della respirazione, e della de- glutizione migliorò abbastanza presto, ma l'eruzione cu- tanea seguitò ancora per più di Irp mesi. Le croste erano indolenti, tenaci, attaccate molto, e gemevano un umore denso di cattivo odore , e facile a condensarsi. Cadendo non lasciavano di sotto ne esulcerazione, né cicatrice come il vajolo ma una macchia molto simile a quella che lascia la mosca di Milano, di color rosso più o meno vivo fin^ alla porpora. E di queste macchie è ancora dipinto tulio il corpo dell'infermo mentre le rameesono scomparse. Di più si vedevano sempre nuove bollicine sorgere qua e là ■e disseccarsi presto senza lasciarvi segno. Le quali cose non sono mollo conformi a queste parole di Baumès n Colte )) syphilide (vésciculeuse) peu commune, très-peu grave, w et se lerminant d' une manière très-simple, n'exige au- M cun trailement externe parliculier. » Ora dopo sei mesi il nostro sifilitico si rimette assai lentamente, ed abban- dona per poco il letto. Forse in costui l'elemento venereo non è ancora spento affatto, ovvero ha lasciato nell'eco- nomia animale guasti cosi profondi da crearvi quella par- ticolare cacolrofia celtica, che lascia un'impronta così ca- 472 SIFILIDE VBSCICOLARE ralteristica sul solido vivo, e nella quale il sangue arterio- so 0 prima, o dopo perde la sua forza plastica per quel circolo di azioni vitali, nei quale si è smarrita la mente di tanti medici metafisici. Presso di noi le malattie vene- ree quando non sono mollo gravi non vengono general- mente dalla plebe , e da contadini curate ed io ho potuto studiarle abbandonate a se stesse in tutto il senso della parola. Quando cessano i fenomeni primitivi ed i seconda- re si osserva spesse volte quella particolare discrasia sud- detta e che io ho curata con tanto vantaggio coi preparati di jodio e di ferro, con lauta dieta, e meglio poi con un'aria di campagna molto ossigenata. In tale cacchessia il virus non è distrutto affatto, e sebbene non apparisca più per alcuna delle forme morbose note può ancora pro- pagare la sifilide congenita come tutti sanno. » Quand' je vois un pére, et une mère qui n'ont actuellement aucun symptóme de syphilis (le pére seule- ment avait eu antérieurement la vérole) donner le jour à quatre enfants qui meureut avec des pustules , et autres symptòmes syphilitiquesj quand je vois ensuite un cin- quiéme enfant se couvrir de pustules semblables a trois ou quatre mois , et infecter deux nourrices ; quand je guéris cet enfant pardesbains de sublime, et un traitement mer- curiel; enfin quand après un traitement anti-vénérien ad- rainistré aux parenls je vois quatre autres enfants jouir de la plus parfaite sante depuis plus des dix ans, com- ment ne pas admettre que le virus a exislé dans le sperma du pére, qu'il est passe de l'enfant à la nourrice? ». Con queste parole dell'illustre Lallemand intendo di far riflet- tere che può esistere una maniera di sifilide mancante dei sin- tomi della primitiva, e della secondaria , ed alla quale poi con ragione si potrebbe applicare il nome di terziaria. Il qual nome adoprato secondo il modo del Chiarissimo Ri- cord è certamente inutile nella scienza come altri ha fatto giustamente osservare. Intorno a che io por dirò che Ture- SIFILIDE VESCICOLARE 473 trite virulenta secca è priva rare volle di dolori osleocopi messi dai Francesi fra i sinlomi terziarj. Il nome di lue terziaria non indica dunque secondo la mia idea una nuova entità patologica nella sifìlide, né alcuna forma direi quasi acuta con segni proprj , ma una discrasia celtica , una cacolrofia 5MJ generii, che succede spesse volle alle affezio- ni secondarie o non curale affallo, o curale senza profillo. Quando ho parlalo altrove di sifilide con forme terziarie ho accennato allo stalo morboso in discorso, e poiché questa distinzione non gua«^la i fatti di alcuno io me ne servirò anche in altra opportunità. Francesco Frontali. Solar olo 16 Dicembre 1863. 474 REPERTORIO ITALIANO PER LA STORIA NATURALE ->*>*-fe^ 5«j«-*«-»- 53. Zoologia. Specimina zoologica mosambicana quibus vel novae vel minus notae aniraalium species illustrantur cura j. JOSEPH! BIANCONI in Lyceo magno bonon. naturalis hi- storiae Professore. Bononiae. Ex Typogr. Academ. Scientia- rum 1850 ad 1852. Fase. I. ad VI. — (4.» pag. 88. cum Tab. 14. col. et Memorie dell'Accademia dell'Istituto delle Scienze di Bologna Tom. i.° e seg.) Il Cav. Carlo Fornasini bolognese che dimora da più anni nel Mozambico ha arricchito il Museo della sua Pa- tria , raccogliendo egli stesso gli oggetti , ed inviandoli sino alla sua Città generosamente a proprie spese. Già de- gli Insetti da lui mandati si è detto al N. 10. Ora degli altri animali descritti nell'opera nostra qualsiasi. Nel l.° Fascicolo dato in luce il 4 Febbrajo 1847 si parla di molte Conchiglie, tutte però specie note. Fra Pe- sci dubitativamente descrissi V Ostracion Fornasini. Nob. » 0. tetragonus , spinis 4 horizontalibus , duabus in fron- » te 5 2 ad unum: aculeo verticali retroverso in dorso » — Fra' Rettih vi è il Typhlops For/iastnù". Nob. « (Ophtalmi- dion Bibr. ) T. Corpore iuliformi , superne albido. Ventre, » capite , et cauda flavescentibus. Scuto verticali magno , » ovali, antice lato- Cauda brevissima vix acuminata. Lon- git. tota poli, 2. lin. 4. » — Tijphlops Schlegelii. Nob. ( Ony- chocephalu? Bibr.) « T. cauda brevissima, apice aculeata reperì, ital. per la ST. NAT. 475 » scuto verticali ovato antice apertissimo. Corpore superne » viridi-nigrescente', infame flavescente, lateribus colore dor- » si maculatis. » Alcune illustrazioni ho aggiunte intorno al Chamaeleo dilepis. , Typhl. Eschrichtii , e Euchnemis viridi- flavus. Vi ha una Nota intorno all' umbilico de' Saurii in seguito di averlo osservato in un giovane individuo del Cha- maeleo dilepis, nel quale è una fossetta umbilicale assai patente , perchè ivi la linea ventrale addiviene doppia. Il qual vestigio del funicolo umbilicale resta ancora negli individui vecchi , come ben si vede nel Cham. vulgaris , C. subcroceus, C. dilepis adulti. Anzi ciò stesso potei os- servare in altri Sauri, per esempio nei Tupinambis, Igua- na, Anolis , Agama, Platydactylus etc. etc. Negli Ofidii la sutura umbilicale resta assai presto occultata dagli in- tegumenti ventrali. Nel Fase. 2.° pubblicato nel 1848 toccai la quistio- deir Hemidactylus Mabuya Cuv. del Mozambico che si av- vicina però all' H, frenatus. — Poi l' Euchnemis Fornasinii. Nob. « E. supra albida : fascia dorsali obscure rubra ab » oculis ad anum usque. Fascia utrinque laterali dilutiori » ad crura producta. Subtus fuliginosa. Cute etc. » — Euck. Salinae. Nob. « E. corpore turgido; supra undique obscure » viridi ; subtus ex virescente brunescens. Gnla et labia di- » lutiora. » — Dendrobates Inhambanensis. Nob. « D. bufo- » niforniis. Lingua discoidea, postice biloba , et libera. Di- » gitis 2. et 4. siibaequalibus 1. omnibus minimo, digitorum » anticorum discus tympani magnitudine ; posteriorura an- gustior. Dorso nigrescente , fasciis lateralibus aliaq. , coc- cigea, albis. » Ho nominato altri Ptettili , cioè Àgama acu- leata , Typhline Cuvierii. Wieg. , Psammosa^lrus moniliger Schl. , Vipera arietans Schl. Il Fase. 3.° del Fabb. 1849, porta 1. Degli Uccelli. Cinnyris discolor? Vieill. dal quale però differiscono gl'in- dividui del Mozambico per una macchia di bellissimo co- lor violaceo Incente posta sull'angolo superiore delle ali. 476 REPERTORIO ITALIANO ( È la Nectarinia natalensis. Jardine ). L' Opaethus africanvs. Viel. — 2. Dei Rettili. Àcontias plumbea. Nob. « A. capite po- » stice latissirao, depresso arte oculos ad apicem attenuato. » Corpore uiidique crasso , brevi , depresso , cauda conica , » brevi apice truncata. Squamarum series 18 in trunco. Co- li lor mento excoepto, undique plumbeus. » Dendrophis pseu- do-dipsas. Nob. « D. capite brevissimo, supra ex viridi fu- » scus 5 subtus ex flavido nebulosus , gulà , et lateribus sub- » ocularibus albidis , caeteris capitis partibus brunescenti- » bug. Se. v. 187. Se. subc. 100? etc. » Naja Fula-fula.'Noh. » N. Capite brevissimo turgido , sento rostrali latissimo , » superne rotundato, lateribus liberis; squamis vhomboedris, » antica levibus postice carinato-tubercnlatis. Cauda brevis- » sima mucronata, conica: maculis transversis in dorso ni- » gris. )) — 3. Delle Conchiglie. Molte specie di qiieste ven- gono enumerate , ma tutte note ; notandone però alcune varietà. — 4. Dei Zoofiti. Indicansi la Tubipora musica ab- bondantissima nelle spiagge del Mozambico, e la Vioate- rebrans. Duvern. Questo Spongiario terebrante , o litofa- go è racchiuso entro al guscio di uno Strombus miris- Dianae (1). Nel Fase. 4.° del 21 Febbi-ajo 1850 primamente è pa- rola di alcuni Uccelli ; cioè Ardea purpurea Linn. , Sterna caspia Pali., Plotus Melanogaster Lath. , Psittacus Mayerii Rupp. , Moerops mìnutus Lev., Coracias naevia Lin. , var. Macronyx flavicollis Rupp. , Centropus superciliosus Rupp. , Porphyrio smaragnotus Temm. , Charadrius melanopterus Rupp. — 2. Di Rettili; Testudo geometrica hhi. var., Ster- notherus nigricansF Dum. var. , Tropidosaurus capensis Dnin. Bib. , Àblcpharus Menestriesii Bibr. — 3. De' Molluschi. Enu- merate alcune specie una nuova ne arreco cioè il Triton (1) Sopra questo genere pubblicai 1' opiisculo — Sopra alcuni Zoofiti descritti sotto i nomi di Cliona celata Grant. TVoa INaido etc. Nuovi Annali di Se. naturali ili Bologna Tom. VI. Ser. I. PER LA STORIA MATURALE 477 Ranzanii Nob. — T. testa fusiformi subtrigona , transver- » sim obscure sulcata et striata , flavo Tubescente ; anfra- » ctibus superne angulatis , ultimo transversim sulitriangu- >• lari , ad angulos tuberculo lato instructo , latere sinistro » bituberculato , dextero incavato ; fauce postice aperta , » columella nigro maculata, e auda recta longiuscula. » — 4. De' Zoofiti, la Madrepora abrotanoides. In grazia poi dell' esame della Testudo geometrica , venni aggiungendo al- cune osservazioni intorno all'accrescersi delle squame cor- nee delle Testugini sulle quali veggasi il Numero seguente. Il Fase. V del Gennaio 1851 dopo registrate alcune Conchiglie, versa intorno a' Crostacei. E sono le specie seguenti Chorinus aries Latr. — Micippe aculeata Nob. « M. » rostro declivi , diviso , divaricato lateribus integris pilo- » sìssimìs. Antennis depressis ad latera pilosis. Acnlea 2. » in linea longitudinali ad regionem storaacbalem ; alia 2 » in lin. transverse ubi dorsum declive versus anvim de- » scendere incipit; et 2 majora Inter insertiones 3. et 4. » extremitatis etc. » — Lambrus serratus M. Edw. var. mo- sambicana Nob. , Cancer limbatus M. Edw. , C. Savignyi M. Edw. — Etisus macrodactylus Mus. paris. « E. bracbiis un- » dique levibus, unico tuberculo in metacarpo. Carneus, » rubro punctulatus , cbelis magnis nigris. » — Vidi que- sta specie di Crostaceo nel Museo di Parigi ancor inedita, e che per gentile assenso del cel. Milne Edward , io pub- blicai. — Galene Fornasinii Nob. « G. thorace Tubescente , » raaculis duabus maguis violaceis ; fronte biloba , lobis > tridentatis ; dentibus lateralibus quatuor laxis , ultimo » posteriori magno , a capite valde remoto. » — Lupea tran- quebarica M. Edw. , Thalamita crenata Latr. , Doto sulca- tus Deh., Macrophtalmus carinimanus Latr. , Calappa tuber- eulata Fabr. , Matuta Victor Lat. , Dromia Rumphii Herm. , Ranina dentata Latr. var., Palinurus ornatus Bosch. > Qua e là sono portate osservazioni e note circa le va- rietà etc. Ed in questo quinto fascicolo sono continuate le 478 REPERTORIO ITALIANO osservazioni sulle Squame Cornee delle Testugini, delle quali al numero seguente. Il Fase. VI del Febb. 1852. comprende 2 Rettili cioè la Calamaria niicrophthalma Nob. « C. supra undique plum- » beo-nigra j subtus albescens , serie macularum nigrescen- » tium in ventre medio »; ed è indicato il Tropidonotus scaber. L'argomento del settimo Fascicolo saranno i Mam- miferi. 15 Tavole litografiche accompagnano le descrizioni delle specie nuove ; delle quali 12 spettano ai Rettili : 1 ai Molluschi ; e 2 appartengono ai Crostacei. 54. Erpetologia. De incremento . . . Intorno agli ingrandimenti delle squame cornee delle Testugini del Prof. g. Giu- seppe BIANCONI, (congiunto coli' opera precedente ) con ta- vole 3 litogr. Parte 1.* — E manifesto che uno stesso numero di squame si contano ne' giovani individui , come ne' vecchi. È pure manifesto che in entrambi le età una parte è co- mune ed eguale cioè 1' Arsola primigenia ; la quale da sola cuopre i neonati , e negli adulti è circondata da linee in maggiore o minor numero. Queste linee sono le vestigia degli accrescimenti che si fanno paralellamente ai lati dell' ^reoZa primig. in numero maggiore sopra uti lato, minore sur un altro , onde essa resta eccentrica , o cen- trale. Inoltre la Capsa dorsale della Test, geometrica gio- vanissima è suborbiculare, ed oblonga assai nell'adulta. Dunque 1' accrescimento dello scudo osseo è maggiore nel diametro longitudinale che nel trasversale j ed in quello sono 5 squame, in questo 3 donde si comprende che di egual passo procedono gli aumenti della Capsa e delle PEI» LA STORIA NATURALE 479 squame , quanto ai loro margini. Le squame marginali hanno 1' Àr. primigen. sul taglio della capsa ossea , e gli aumenti si fanno in modo singolarissimo tanto nella su- jjeriore che nella inferiore pagina di essa capsa. Singolari sopra tutte sono le squame Nucali , Gulari etc. etc. Parte 2." — Staccate le squame cornee appariscono sulla Capsa ossea de' solchi che rispondono ai margini delle medesime. Non combinano colle suture dell'Osso, ma anzi son posti in contrario : tuttavia fra gli uni e le altre passano importanti rapporti. Enumerati pertanto gli elementi ossei della Capsa , si esaminano i solchi : de' quali i longitudinali si uniscono co' trasversali sulla faccia del- l' osso sì ne' giovani, come negli adulti j descrivonsi le loro ubicazioni , e quindi le aree dell' osso , che sono coperte dalle squame cornee nella Test, graeea , T. tabulata , T. caretta, Ennjs lutaria , Terrapene concentrica etc. Appresso argomentasi per quali ca.use, V Areola primigenia addivenga or centrale or eccentrica sulle squame cornee, e dissi « es- » sere l' Ar. priniig. centj^ale , ed aversi un accrescimento » simmetrico all' intorno di essa quando l' Ar. posava so- » pra e nel mezzo di uno scudo osseo vertebrale, ovvero » sopra una sutura; ed eccentrica, qualora l'Areola posa » sopra un frammento di scudo. » Congetturai poi « che » gh aumenti delle squame facevansi in ragione delle su- » ture ossee j le quali cadono verso uno o verso altro de' » margini cornei. » Seguono alcune ipotesi intorno alla genesi , ed al modo di crescere delle lamine cornee. Supposi adunque che l' or- gano secernente la sostanza cornea fosse racchiusa ne' sol- chi e che alimentasse le lamine che crescevano in grazia del dilatarsi della Capsa ossea. Tal organo poi essere forse come una duplice serie di bulbilli secretori, delle quali una servisse pel margine della squama destra , l' altro della sinistra etc Il solco coincide tuttavia sulla sutura longitudinale dello sterno. 480 REPERTORIO ITALIANO L' Areola primigenia occupa gli stessi elementi ossei , e le parli di essi che occupa la lamina cornea quando è grande. Le squame cornee sembrano servire all' uso accen- nato dal Dumeril, cioè per rinforzare, e connettere gli elementi ossei per se già dapprima disgiunti. Molte altre questioni che resterebbero da sciogliere che lascia ai Geo- metri ed agli Anatomici da trattare (V. Num. 70), Tre tavole litografiche servono a rappresentare la Capsa os- sea, e le squame cornee colle loro varie linee di incre- mento. 56. Zoologia. Donativi fatti nel 1852 ai vari gabinetti presso la R. Università degli studj in Modena dal Professore Dott. Luigi Bompani modenese. Relazione del Dot- tor PIETRO DODERLEIN Professore, Direttore del Museo di Storia Naturale nella detta Università. Modena. Tip. Moneti. 1852. 8.0 di pag. 37. Descrive l' Autore questo dono , che è l' ottavo che fece r illustre Bompani al patrio museo. De' precedenti fece un cenno nel lavoro di cui diremo più. abbasso. Fra le molte cose mandate dal Bompani , spettano alla zoologia le seguenti. 1. Mammiferi in numero diecisette , fra quali descrive un Gatto, che gli sembra essere probabilmente una varietà selvaggia del domestico. 2. Uccelli de' quali ha avuto 285 pelli. Intorno alle quali egli nota il Buteo vulgaris proveniente dal Brasile; la quale derivazione ove fosse bene accertata stabilirebbe una stazione non ancora avvertita per questa specie europea. 3. Rettili in numero di 12. Ricevette il Trigonoceph. Jararaca di quattro piedi e mezzo di lunghez- za ; di un colore olivastro , e sul dorso brunastro. Ivi si disegna una doppia serie di macchie oscure, di figura eemilunata. Altra simile con angolo acutissimo è sul capo; PER LA STORIA NATURALE 49)% un disco corneo ottuso è nell' estremo della coda. Quali particolarità però serabrangli indicare una varietà piuttosto- chè una novella specie. 4. Due pesci. 5. Molluschi parec- chi, ma non tutti (come pure li pesci) de' mari del Brasile. Le specie quasi tutte, registrate dall' Autore, sono ar- ricchite di notizie intorno alla loro forma e figura, alle par- ticolari maniere di vivere che sono indicate dai viaggiatori, od intorno all' ufficio e parte che esse hanno nella econo- mia della Natura. Tali specie, benché tutte note, rendono più ricca la insigne collezione zoologica modenese. Notizie degli aumenti generosamente procux'ati al- l' Orto Botanico ed ai Musei di Storia naturale e di Ana- tomia uella R. Università di Modena dal Sig. Dott. Luigi Borapani Modenese; date dai Prof. De Beigwoli, Doder- LEiw, e Gaddi. Modena Capelli 1845. 8.° pag. 15. Lo stesso autore dice in questo Rapporto di avere ri- cevuto dal Brasile mandati dall' illustre donatore medesi- mo Dott. Luigi Bompani gli oggetti seguenti. Mammiferi — Bradypus torquatus Geof. — Sciurus niger — Gulo bar- barus Gav. — Mycetus ursinus P. Max. — Midas chryso- pygus Nat. — Celus robustus P. Max. — Uccelli Diomedea cornuta Tem. — Rettili Alligator cynocephalus Dum. — E molti insetti. 56. Paleontologia. Paleontologia del regno di napoli, lavoro di oronzio GABRIELE COSTA , presentato il 24 Settembre 1848 {Atti del- l' Accademia Pontaniana Voi. V. pag. 233. a 433. Naiìoli Tip. Tramatcr. 1853. 4.«) In questo grande lavoro , del quale sarebbe impossi- bile dare relazione per ciascheduna parte , vengono illu- strati dall'Autore li Fossili animali che vennero scoperti N. AN^. Se. Natuk. Serie III. Tomo 8. 31 482 REPERTORIO ITALIANO sin qui , esibendone descrizioni , critiche osservazione , ed indicazione dei luoghi , ne' quali sono stati trovati. II Capo I. comprende i Mammiferi dei generi Phoca , Palaeoceros Costa 'zz Gornua parum ramosa , quasi conica , et » leviter incurva , compressa , contorta ; superficie tuber- » culis ovato oblongis frequentissimis tecta , vel reticula- » ta. zz. Bos , Hippopotamus, Tapirus, Elephas, Delphi- nus, Balaena, e Synodontherium Costa intorno al quale resta ancora oscurità. Nel Capo 2. indicansi Rettili del genere Crocodilus. Nel capo 3. tratta dei Pesci. Quivi riferisconsi le opere italiane di antica data cioè la Ittiologia Veronese (i) e la Getterà del Cavolini (2) nelle quali si parla della Ittiolo- gia fossile. Sono poi annoverati molti generi fra quali han- Dovi de' nuovi li seguenti. 1. Megastoma zz Os amplum, » ultra oculos productum ; ossa intermaxillaria extendibi- » lia. Dentes supra et infra crassi valde , numero pauci , » alterni. Pinna anal. parva et remota : caudal. bifurca sub- » equiloba etc. rz: 2. Histiurus, zz Caput ibreve, valde » elatus. Pinna caud. amplissima longa debilis. Crista ce- » phalica. Dorsalis angusta, ventralibus opposita ; hae me- » diocres ; pectorales parvulae. Abdomen carenatura, scu- » tulis magnis osseis tectum. Dentes parvi , rotuudati in interno margine maxillae scheleton molle, zz 3. Sauropsi- dium zz: Gorpore squamis ovatis tenuibus coucentrice stria- » tis tectum. Dentes rotundatis in maxillis et faucibus. )■ Pinna dorsalis unica , ventralibus opposita. Analis valde » remota: caudal. bifurca etc. ZZ (1) Ittiologia Veronese, gr. fnl. di pag. 323 con 76 tavole, rajipreseii- tanti 123 specie di Pesci fossili , per massima parte traili da Veslana nuova fra il Veronese ed il Vicentino, e formanti le collezioni del C. Lod. Mo- scardi, e di Fr. Calciolari ( Brugnatclli I8I0 nnoia descrizione). (2) Cavolini Apenninorum montinm Campaniam amliientìum pliysica disquisitio ad generales orbis nostri catastroplias, quas olim subiit, prae- cipue cognoscenda». Forse nell'anno 1809. PER LA STORIA MATURALE 483 Le specie nuove sono in troppo numero da poterBÌ qui registrare. Il Capo 4. è de' Crostacei , e vi si descrivono due specie nuove, una delle quali sembra avvicinarsi alle Trilobiti. Cap. 5. Dei Cefalopodi ; ivi è descritta l' Ammonites filosus Costa. Il Cap. 6. comprende li Gasteropodi : de' quali le se- guenti sono specie nuove. — Nerinea elongata Cost. — N. elata Cost. — Pyramidella exigua Cos. — Mitra fasciata Cos. — M. plicata Cos. — Cerithium disfar Cos. — Murex asperrimus Cos. — Cap. 7. degli Acefali. Sono specie nuove — Mytilus inflatus Cos. — Chama rudis Cos. — Corbula spinosa Cos. — Cardium pectinoideum Cos. — Iphigenia acuticostata Cos. — Il genere Iphigenia è così definito dall'autore rz Con- » cha equivalvi, ineqviilatera, valde convexa , cordiformi, » naticis turgidis , apice spiraliter antice revoluto. Cardo » sinixter sulco profundo incavatus etc. zz Cap. 8. Dei Brachiopodi. Cap. 9. Degli Ortoceratiti, Ippuriti etc. Intorno alle Ippuriti si estende l'Autore^ ed assume di provare che ZZ le Ippuriti 5 poche eccettuate , appartengono al regno » vegetale zz (pag. 408) cioè alcune spettano ai Zoofiti, prossime alle Cariofillie ed alle Turbinolie (1); altre poi fornite di forme assai singolari sembrano doversi ascrivere fra vegetabili propriamente tali ( pag. 417) e probabilmente prossime alle umbellifere dei generi Àpium, Ferule etc. Chiudono questa prima parte della Paleontologìa Na- poletana 15 Tavole, nelle quali vengono figurati gli og- getti illustrati nell'opera. (1) V. Reperlorium llaliciim N. 4. pag. 8. 484 REPERTORIO ITALIANO 67. Ittiologia. Nota sopra una singolare mostruosità di una Razza del Dott. FILIPPO DE FILIPPI. Professore di Zoologia nella Università di Torino. (Estratta dai Nuovi Annali di Storia Naturale di Bologna 1853 Tom. V. pag. 65 con Tav. litogr. Fu pescato nel mar di Sardegna itn individuo mo- struoso di Trigon pastinaca ; nel qóale le pinne pettorali non erano congiunte col capo, e delle fessure branchiali quattro eran poste sui lati del collo , e la quinta quasi impercettibile sulla faccia inferiore del corpo. Il Capo as- sai grosso era munito di una verruca nella parte dorsale. Confrontato ciò che dal Leukart si nota intorno alli cam- biamenti morfologici delle Torpedini , crede l'Autore, che in questo individuo restassero permanenti le forme tran- sitorie dell' embrione. Dal che probabilmente siamo con- dotti a conoscere qualche cosa dello stato embrionale di questi pesci. 58. Entomologia. Stopja della tentredine produttrice delle Galle delle foglie del Salix Russelliana. Memoria di ach, costa. Letta il 26 Agosto 1849. (Atti dell'Accademia Pontaniana Voi. VI. Napoli. Tip. Tramater 1852. 4.» pag. 281 a 295.) Li celebri Redi e Vallisnieri descrissero pe' primi la Galla, e l'Insetto che la genera sulle foglie del Salix russelliana. Affine di completare le loro osservazioni, non che quelle del Reaumur, l'Autore con somma diligenza studiato r Insetto ed il suo lavoro , descrive ogni cosa .det- tagliatamente. Divide la materia cosi : 1. Storia della origine della Galla e della metamorfosi PER LA STORIA NATURALE 486 dell'Insetto, in essa vengono descritti, la Galla sulla Fo- glia, il soggiorno invernale, la deposizione delle Uova, la vita della Larva , il Bozzolo , e la educazione dome- stica della medesima, lo sviluppo dell'Insetto, e la du- plice generazione di esso in un anno. 2. Descrizione dell' Insetto ne' diversi suoi stati. Qui sono registrate le singole parti della Larva, come della Ninfa, e dell'Insetto perfetto, non che i colori. Questa Tentredine appartiene ad un nuovo genere, cioè il gen. Pontania =r Antennae setaceo-filiformes, 10 articulatae. » Alae antice cellula radiali unica , cubitalibus quatuor , » secunda duos nervos recurrentes recipiente, zz La specie poi è Pontania gallicola Costa zz P. nigra nitida , ore squa- 1 mula pedibusque pallide flavescentibus, tarsis posticis fu- » scis; alis hyalinis iridizantibus , nervis fuscis, stigmate » fugco pallidoque. zz Una tavola rappresenta l'Insetto, la Larva, la Ninfa, e la Galla. ^ ^ S9. Ittiologia. Di un nuovo pesce della Famiglia de' Gadini pescalo nel Golfo di Napoli il 3 Febbraio 1846. Memoria del Prof. or.ONZio costa letta nel 1846 {Atti dell'Acca- demia Pontaniana Voi. V. pag. 171 a 182. Napoli Tipogr. Tramatcr 1853.). Due individui di un Pesce del genere Merlucius de- scrive l' Autore zoologicamente , ed anatomicamente , ag- giuntevi le figure in tre Tavole. La specie è cbiainata Mer- lucius uraleptus Costa, zz corpore fusiformi , valde ventri- y> coso , quammaxime attenuato in extremitate poster, zz 486 RCPERTonio italiano 60. Carcinologìa. Nesidea nuovo genere di Entoraoslracei dell' ordine degli Oslracodi , o Ciproidi. Nota del Prof, oron- zio costa, letta li 26 Aprile 1846. {Atti dell'Accademia Pontaniana Voi V. pag. 183 a 188. — Napoli Tipogr. Tra- mater. 1853 ). Sul lido presso Nisita fra' Fuchi e fra' Balanidi è stato trovato questo Ostracode , che viene ascritto ad un nuovo genere intermedio fra le Citeree ed i Ciproidi. La Specie è Nesidea hirta Costa ; zz N. valvulis ovalibus vi- >. ridescentibus nigro-aculeatis , cruce albìda ; pedibus lon- » gissimis , gressoriis 5 nigris, anterioribus triangulatis, po- » sterioribus simplicibus. zz In una Tavola è effigiato l'Animale e le sue parti. 61. Malacologia. Note malacologiche d' una gita in Valbrembana nel Bergamasco di pellegrino strobel. Per servire ad una topografia generale delle Provincie Lombarde. ( Giornale dell' I. R. Istituto Lombardo. T. 2. ). Sono noverate le specie di Molluschi terrestri , e d' A- cqua dolce che vivono in Val Brembana , le quali sono del genere Liraax, Vitrina , Goccinea, Helix, Bulimus, Achatina, Pupa, Clausilla, Cyclostoma , Pomatias, Lim- naeus , Ancylus , e tutte note , in numero di 4 1 , eccet- to le Clausilia Balsamo Strob. =: C. testa subumbilicata » ventiicoso fusiformis , rufo-lurida , nitida tenuft : anfra- » ctus super, laevesj sutura anfractuum subsequentium » costulato-striata , linea albida papillifera ornata .... PER LA STORIA NATURALE 487 » apertura pyriformi ovata : peristoma continuum hreviter » solutum vel affixum , . . cervix tumida, costulato stria- » ta etc. = CI. Brembiana Strob. zz CI. testa rimata fu- s siforrai , solidiuscula , rufa , late costata ; apertura ovato » pyrif. basi vix canalicul. periostoma continuum vix so- » lutum , limbatum, reflexiusculum , albo-luridum; cer- » vix subsulcata etc. zr Pomatias Porro Str. :=. P. testa » subimperforata , turrita cinereo fulva regulariter costata ; » costae altae . . . apertura rotundata, albo lurida; peri- » stoma subdirectum , duplex, exterius utrìnq. auritum , » reflexum etc. Sono poscia additate molte varietà e descritti gli ani- mali e riferite molte osservazioni , tanto per riguardo alla forma , colore 5 deformità delle conchiglie , e confronti del- le specie più pi ossime , quanto circa alle regioni abitate , non che ai luoghi, ed alle pietre sulle quali vivono. Sono aggiunti 1. una Tavola delle altezze a cui abi- tano gì' indicati molluschi. 2. Altra tavola nella quale sono registrati li terreni ( per es. il Calcare etc. ) sui quali sog- giornano li Molluschi. 3. La enumerazione dei Molluschi che vivono nella Provincia Bergamasca. 4. L' elenco de' Gasteropodi terrestri della provincia comasca. 5. Il con- fronto fra r una e 1' altra regione rispetto ai Gasteropodi terrestri, e 6. una Nota intorno allo sviluppo delle zone nelle Helix nemoralis , e Pomatia. Intorno al che reputa l'Autore cosa di somma importanza lo studio delle specie^ e delle varietà , in grazia del quale dovremmo essere con- dotti verso li tipi ; ossia verso la specie della Natura. Mancano le Zone ne' giovani : primamente si svolge la Zona media, ossia la terza; poi la 4.% la 5." la l.'' e la 2.* — La terza è di tutte la più costante ; le altre più fa- cilmente mancano, ma se diasi la 4.* e la S.'' quasi sem- pre si ha la 3." etc. Riferisce in proposito l' Autore le os- servazioni di Martens , e le estende con altre proprie. — Un Catalogo chiude quest' opera. 488 REPERTORIO ITALIANO < 62, Geologia. Intorno ad una nuova classificazione delle Calcaree Rosse Aniìiionitìclie delle Alpi venete. Memoria del Prof. Cav. Tommaso Antonio Catullo , membro effeltivo dell'I. R. Istituto. (Inserita nel Voi. V. delle Me- morie deiri. R. Istituto Veneto di Scienze, Lett. ed Arti) Venezia. Tip. Cecchini 1853. di pag. 57. con 4. Tav. lit. Di questa Calcarea rossa ammonitifera più cose scris- se l'Autore, specialmente nell'opera conosciutissima, che registrerò abbasso. Premesso che di assai cresce ogni gior- no il numero delle osservazioni sul sincronismo delle zone elle paleozoicamente erano reputate dissimili , giudica che questa Calcarea rossa debbasi estrarre dal sistema creta- ceo, quantunque alle volte alcuni fossili siano promiscui. — La Calcarea rossa pertanto è da dividere in due ordini cioè 1. Epiolitica inferiore che è la più antica , e contiene varie Ammoniti le quali non rinvengonsi nei Calcari supe- riori. 2. Epiolitica superiore, che è scissile, arenacea con fossili ora suoi propri ora comuni col terreno rieocomiano; e di più si intercala fra gli strati del Calcare bianco neo- \ comiano. — Dietro lo studio dei Fossili apparisce essere proprj del Calcare neocoraiano l'Antinomia diphya,e del- foi'dea, le quali mai rinvengonsi nel sottoposto calcare epio- litico ; ma quivi mostra rinvenirsi , ed essere proprj r.(ln- tinomia angusta , dilatata ed angulata. Adduce l'Autore molte indicazioni intorno alla esten- sione topografica di questi terreni, ed intorno alla sovrap- posizione dei medesimi , lo che dilucida con figure ; e in- fine intorno ai fossili che per entro ad essi terreni si veggono. De' quali fossili molti descrive di nuovi, ed i già conosciuti illustra. Fra' primi sonovi queste specie Àmmonites turgescens Cat, , A, Doderlinianus, A. Fontana CjlL, A. Tornatilis Ca.t. , PER LA STORIA NATURALE 489 A. benianus Cat. , A. albertinus Cat. , A. toblinianus Cat. , A, Canossa Cat., A. benacensis Cat, A. exhornatus Cat., A. Venantii Cat., A. contiguus Cat., A. livianus Cat., A. Salina Cat., A. quinquccostatus Cat., ^. emaciatus Cat., vi. Zignii Cat., ^. capitanei Cat., j4. nodulosus Cat, — Con un'Appendice l'Autore svolge l' argonaento rela- tivo al fissare il posto che compete nella serie geologica ai terreni descritti ; ed appresso passa ad indagare quale posto geologico convenga ai Fossili vegetali , che si estrag- gono dagli strati di Chiavon , Salcedo , e Novale, i quali dal Prof. Massalongo sono attribuiti ai ten-eni eocenici : e che l' Autore attribuisce ai miocenici : indotto a ciò da molte considerazioni, ed osservazioni, che troppo lungo sarebbe il qui riferire. Vengono aggiunte alcune note, e 4 Tavole litogr. nelle quali sono figurate le nuove Ammo- niti. ' — L'opera dapprima menzionata si è Saggio di zoologia fossile, ovvero osservazioni sopra li petrefatti delle Provincie Austro-Venete con la descri- zione dei monti entro ai quali si trovano, di Tommaso Aktowio Catullo. Padova 1827. 4.° — 348. pag. con 8. Tavole litografiche. Quasi innumerevoli sono le cose trattate in quest' opera spettanti la Geologia , e la Paleontologia , sopra argomenti di grande rilievo. Sono descritti ed illustrati li Terreni , ed i Fossili; agitate quistioni generali di geologia, e toccati più argomenti riguardanti la mineralogia delle arti. La storia della geologia italiana vi è narrata eruditamente ; e da questa non possiamo astenerci dall' estrarre alquante indicazioni a corredo maggiore del nostro Repertorio. Sono citate le opere seguenti delle quali più estesamente altrove. Baldassaeri, Sopra il sale della Creta. Siena 1750. 8.° Ivi è distinta la differenza fra li fossili delle marne suba- pennine senesi, e quelli dei terreni inferiori. Bevilacqua Lazise, Illustrazioni mineralogiche e sta- tistiche alla corta del dipartimento dell' Adige. Verona 1812. 8.0 490 REPE()T. ITAL. PER LA STOR. NAT. Id. , Dei combustibili fossili esistenti nel Veronese. Verona 1816. 8.» Breislak, più opere che saranno altrove riferite. Brocchi, idem. Brignoli di BrunhoiF, Dissertazione intorno alla clo- rite. Modena 1818. 8.° CoRWiAKi , Trattato mineralogico sopra Agordo. Vene- zia 1823. 8.0 Da Rio, più opere, delle quali altrove. FoRTis Alberto , idem. Mairoki da Pokte , id. Maraschihi , Sulla formazione della Rocce del Vicenti- no. Nella quale sostenne che la Dolerite era roccia di tra- bocco. Marzari, opere varie, etc. Moro Lazzaro , Dei corpi marini che si trovano su monti, Venezia 1740. Pasiri, più opere. PiKi, id. Scortegagna , id. SoLDAHi, Delle Terre nautilitiche della Toscana 1780. Siena. Nelle note in mezzo a molti argomenti trattati , si hanno la storia delle scoperte fatte intoino ai Graniti mo- derni, nella quale figurano il For ti s, Marzari, Napione e r Arduini. Dna nota sulle opinioni emesse dai Geologi in- torno alla origine dei trappi ; ed altre le quali tornerà op- portuno riferire per esteso altrove. 491 MoiiN DoTT. Raffaele i. r. Assistente all' Istituto fisiologico di Vienna. Sullo scheletro deW Accipenser Ruthenus. Con tavola. (Dalla puntata di Luglio 1851 delle se- dute dell'i, r. Accad. delle Scienze di Vienna). Esposte da prima le descrizioni dello scheletro di que- sto pesce di G. Moller nel trattato dei Mixini, e di L. Agassiz nelle ricerche sui Pesci fossili, viene 1' Aut. a par- lare parlitamente, ed in tanti distinti articoli, 1 . della cor- da dorsale; 2. delle vertebre ; 3. del cranio ; 4. delle bran- chie; 5. dell'apparecchio per la masticazione; 6. delle e- stremità superiori; 7. delle estremità inferiori; 8. delle pinne natatarie dorsale ed addominale, traendone in fine le conclusioni seguenti. 1. Che lo scheletro dell' Accipenser Ruthenus non è uno scheletro cartilaginoso quale veniva considerato dagli ittiologi, ma che si ossifica tosto che l'individuo attinse un determinato periodo di vita. 2. Che r ossificazione di questo scheletro fa una ec- cezione singolare a quella di tutti gli altri organismi, per- chè le sue cartilagini primitive non ossificano mai , e la sostanza ossea si forma per deposito secondario allo stesso modo come le ossa piane del cranio umano. Perciò siamo costretti a conchiudere che la divisione dei pesci in cartilaginosi ed ossei non esiste in natura , non essendo questo Storione un pesce più cartilaginoso dell' JEsoa; Lucius, del Polypterus Bichir , ed altri di tal fatta e che deve assolutamente occupare quel posto che gli assegnava nel sistema il genio d'un MùUer, vale a dire trovarsi allato del Polypterus fra i Ganoidi. 492 ANNUNZI Heckel per altro ci insegnava che i Ganoidi nelle dif- ferenti catastrofe che cangiarono la faccia della terra sn- birono differenti metamorfosi, che i loro scheletri nei tem- pi della prima formazione consistevano solamente d'una cor- da dorsale nuda la quale portava processi spinosi ossifi- cati ^ che neir epoca jurasica cominciarono a formarsi gli ar- chi delle vertebre superiori ed inferiori; e nella forma- zione terziaria questi archi si unirono , imprigionarono la corda dorsale, e formarono una colonna vertebrale per- fetta che conservano ai nostri tempi. V Accipenser Ruthenusè un Ganoideo, ora nessuno oserà più dubitarlo , ed il suo scheletro porta il tipo di quello dei Ganoidei dell'epoca jurese. Esso adunque non può aver esistito ai tempi della prima formazione ma deve datare la sua origine da un epoca a noi piìi vicina. Lo scheletro cartilaginoso era certamente proprio una volta alla famiglia degli Storioni, perchè anche oggidì, come ho dimostrato , gli archi inferiori delle vertebre non ossificano mai. Ora per altro lo troviamo in gran parte ossificato. Sembra quindi che col perfezionarsi delle parli componenti uno scheletro anche il tessuto di queste parti gradatamente progredisca , e che ora questo tessuto nella detta famiglia da cartilaginoso diventi osseo. Ella è questa una legge che si può estendere a tutti i condrolerigi?.. . Ardua è la sentenza , e moltiplicate e rigorose investiga- zioni soltanto condurranno appena a sciogliere questo pro- blema. MoLiN DoTT. Francesco Raffaele — Sulla callosità farin- gea dei Ciprini. IMemoria moifologico-fisiologica Ietta la sera delli 28 Novembre 1850 all'i, r. Accademia delle Scienze in Vienna. La faringe dei Ciprini ricopre, immediatamente dietro il palato contrattile, un disco del processo spinoso info-, ANNL'MZl 493 l'iore dell' osso occipitale , sul quale disco è situata una lamina di forma e grossezza differente , dura e tenacemente attacata al medesimo mediante il molle tessuto della fa- ringe: questa lamina per la sua struttura e consistenza pare denominare si possa callciità faringea. L'Autore as- serisce di aver studiato la struttura di quest' organo nel Cyprimis carjno , Tinca christis , Barbus fluviatilis , Àbra- hamis brama, Leuciscus dobula e Chondrostoma nasus- Questa sostanza ha un colore giallognolo è diafana, fresca ovvero imbevuta d'acqua ha la consistenza d'una cartilagine, secca è dura come una pietra. Le osservazioni microscopiche ne dimostrano il tessuto composto di cel- lule poligonali conlenenti ciascuna un nucleo , perfetta- mente uguali alle cellule dell'epidermide. Queste cellule spariscono verso la base dove si trova in loro vece uno strato di nuclei sparsi in un blastema omogeneo, ed im- mediatamente sopra la generativa non si vedono più nem- meno i nuclei 5 ma il blastema omogeneo soltanto. La su- perficie della matrice è ricoperta da papille ordinate in linee quasi paralelle all' asse longitudinale e corrispondenti alle incisioni della superficie inferiore della lamina, allo stesso modo come le papille della matrice delle unghie. I caratteri morfologici corrispondono adunque perfetta- mente a quelli di lutti gli altri tessuti di sostanza cornea/, ed è così dimostrata vera la proposizione emessa da prin- cipio. Relativamente però alio sviluppo non si può spiegare secondo la teoria di quello dell'unghia. Le callosità si svi- luppano sempre dall'intera superficie della matrice ^ e le cellule d'una generazione posteriore spingono all' insù quelle delle generazioni precedenti, in modo che si può immaginare il tessuto composto di altrettanti strati quante sono le generazioni. Nei sili della matrice corrispondenti ad una porzione più grossa della callosità, le papille sono più spesse e più alte che nei siti corrispondejili alle por- 494 ANNUNZI zioni più sottili ; quindi la loro lunghezza sta in ragione diretta collo sviluppo della lamina. Conchiuderemo quindi che il tessuto in discorso essendo eguale al tessuto epi- dermoidale e per conseguenza a quello dei calli, e svi- luppandosi nel modo col quale si sviluppa una callosità ordinaria , esso non potrà venir distinto da questa, e sarà bene addattato il nome da me proposto di callosità farin- gea ; ed innopportuni e male applicati gli altri tutti fino ad ora addottati p. e. di lamina faringea, incudine, massa pietrosa, sasso dei ciprini e simili. PROGRAMMA. Diffusasi la fama, (che è il parlare dei più ) della In- stltuzione di questa Conferenza Agraria dominicale dei Fat- tori o Agenti di Campagna , dentro e fuori di questa De- legazione Apostolica di Urbino e Pesaro, per l'ottimo e proficuo metodo adottalo, che quello è di andare in cerca della verità, col mezzo della discussione, nacque in molti , il desiderio di vedere quali argomenti furono trattati, quali conseguenze furono dedoUe , e quali vantaggisi eb- bero in prò della nostra Agricoltura , che è il primo e su- premo pensiero a cui mirarono, e mirano le locubrazioni de' componenti la stessa nostra Conferenza. Tutti si mo- strarono ansiosi di vedere se le pratiche tradizionali in uso, sono o no buone: in quest'ultimo caso chiedevasi quali si possono ad esse sostituire. In mezzo a tanta an- sietà di voleri, molti vi furono che dentro e fuori di Con- ferenza Fattori, Possidenti, ed alcuni Socii ordinarii, si mostrarono desiderosi che tutto quello fosse proposto, meditato, discusso, vaglialo, comparire dovesse^ a mezzo della stampa, innanzi al pubblico, col fine che diffon- dendosi le cognizioni agragrie , anderebbero a benefìzio ANNUNZI 495 anche del semplice agricoltore, che sarebbe instruilo, di quaato fu nella Conferenza sviluppalo, a mezzo del pro- prio spirituale Pastore , qualora però si associasse a que- sto Giornaletto, che sarà molto proficuo, trattando di co- gnizioni pratiche, sorrette dalla teorica. Chi ne fu Io Institutore della Conferenza, a tale vo- lere^ e a tanta esigenza, si sentì scoraggiato, pel timore che incute il severo giudizio del pubblico; ed anche per- chè, dietro quanto ne avvertisce il Vate venosino (1)^ di consultare, cioè prima di assumere una grave Impresa, la forza de' propri omeri ; d' altronde sapendo che lo stesso inesorabile giudice, allorché gli è noto la reità e pura intenzione dei giudicati, che è quella di propalare, e met- tere in circolo le cognizioni più utili dell'agricola scienza , e di comunicarle ai più lontani, compatisce, e mostrasi più indulgente e benigno. Sotto l'egida di questi sentimenti, noi di buon grado accondiscendemmo ai voleri della Conferenza, e statuim- mo di pubblicare in ogni quindecimo giorno un Foglietto di otto facciale del formato e carattere conforme al pre- sente Programma, col titolo di — Ape ossia i Fattori in discussione — Periodico d' Agricoltura Teorico-pratica — ; il prezzo di cui sarà di Se. 1. 20 all'anno; sarà accresciuto il prezzo di qualche bajocco , allorquando vi sarà qualche lavoro litografico da condecorare la stampa. Si pagherà anticipatamente in ogni semestre. Il bisogno sia popolarizzola la scienza de' campi , in- sieme all'arte, la più vecchia del mondo, quella cioè, dice l'inclito professore Cosimo Ridolfi (2) , che fu sempre abbandonata alle mani più rozze, agl'ingegni meno col- tivali, sia la più d'ogni altra difficile , c'induce ad indos- sarci sì oneroso pondo, cercando con ogni diligenza dì (I) Orazio. Arte Poetica, vers. 58, e seg. {2} Giornale Agrario Toscano, voi. /Z, p. 157. 496 ANNUNZI imitare la rustica Rondinella , che purifica 1' aria atmosfe> rica di miriadi d' insetti che la contaminano. Non ommelteremo di porre, nel nostro Periodico a quando a quando, articoli alle Scienze Naturali, le mi- gliori pratiche della Provincia, dello Stato, e dell'Italia, senza però tralasciare le straniere che riguardano la Ru- stica Economia. Come non taceremo, per debito di giustizia, le gesta di que' generosi campioni d'ambi i sessi, che i nomi loro furono consegnati ne' sacri Dittici , che si distinsero e co- me valenti agricoltori, e co«ie fervorosi seguaci del Divino Legislatore; per cui morali e sublimi cristiane virtìi, me- ritaronsi d'asseie annoverali tra i Santi. Di questi esem- plari ha molto bisogno la classe de' cullivatori de' campì' £ noi avventurati se si ottenesse col mezzo di noi, addi- venissero loro imitatori ! Questo è il piano da noi ideato, e nutriamo fiducia sia per essere dal Pubblico intelligente gradito. Le associazioni si riceveranno in Pesaro, dal legatore di libri s^ignor Francesco Bertuccioli, via del Corso N. 228, e nelle altre città dai principali librai. Pesaro a' dì 4 Settembre 1853. // Moderatore GALVANI Prof. DOMENICO. 497 APPEIVDICE REI\[DICO]\TO aeita mm\ AGRARIA DELLA PROVIICIA DI BOLOGNA '>>>«»<<:<:' Sessione straordinaria delli 2 Maggio 1853. Si apre questa seduta col farsi lettura dal Sig. Cav. Marco Minghetti del Rapporto della Commis- sione incaricata dell' esame del disegno e descrizio- ne del nuovo Trebbiatoio del Sig. Giuseppe Guioni di Milano da esso presentato al Superiore Governo onde riceverne la privativa nello Stato , e da S. E. il Sig. Ministro del Commercio a questa Società in- viato onde riceverne sul merito dell' istrumento e sulla convenienza di accordarla , il savio suo parere. Viene lodato ed approvato il giudizio esposto in esso rapporto ed a pienezza di voti rimane stabilito si risponda relativamente a S. E. il prelodato Sig. Mi- nistro a nome della Società. Lettosi in appresso 1' Art. Vili degli Statuti del- la Società circa la elezione annuale del suo Presi- dente, vengono invitati dall'attuale Presidente Sig. Marchese Doti. Luigi Da Via li Soci Ordinari a volere venire alla formazione della terna da presentarsi a N. Ann. Se. Natcr, Serie 111. Tomo 8. 32 498 APPENDICE tal fine al Superiore Governo , e ciò con mezzo di schede e successiva votazione segreta. Formatosi in tal modo la terna viene sciolta la seduta. Luigi Bevilacqua f. f. di Segr. Sessione ordinaria delti 29 Maggio 1853. Letto e approvato il Verbale della sessione ante- cedente il Vice Segretario presenta alla Società le Opere seguenti venute in dono alla Società medesima. Metodo semplice e naturale per coltivare i bachi da seta j dono dell'autore Sig. Lorenzo Regona; poi a nome della Reale Accademia delle Scienze di Na- poli — // Monte Vulture e il Terremoto del 14 Agosto 1861 Relazione fatta all'Accademia delle Scienze di Napoli dai Soci Luigi Palmeri ed Arcangelo Scacchi. — Relazione sulla malattia delle Vite apparsa nei con- torni di Napoli fatta dalla Commissione di quella Reale Accademia. ~ Rendiconto delle adunanze della R. Ac- cademia delle Scienze Anno 1852 fascicolo i." A nome poi delle rispettive Accademie di Lio- ne le seguenti Opere ~ Mémoires de V Académie na- tional des Sciences , Belles Lettres et Arts de Lyon, Classe des Sciences Nouvelle Serie Tome l.**"' — Annales des Sciences Physiques et Nalurelles d' Agriculture et d' In- dustrie, pubhliés par la Société Nationale d' Agricul- ture etc. S."»* Serie Tom, S."** Premiere partie: Année 1850. Idem 2.'^^ partie Année 1861. — Annales de la Société Lineènne Année 1850-52. — per ultimo per parte dell' Autore Sig. Prof. Giuseppe Bertoloni, Re- lazione intorno alla 3.* esposizione dei fiori della Città e Provincia di Bologna. APPENDICE 499 Il Sig. Prof. Contri e il Sig. Prof. Santagata, intrattennero la Società l' un dopo 1' altro con di- scorsi verbali intorno alla utilità e convenienza di profittare di quel concime che si produce in gran copia nelle città e che in Bologna va quasi tutto perduto. — Erano occasione a questi ragionamenti gli ultimi discorsi del Sig. Prof. Santagata letti alla Società e le proposte ed inviti che egli facea alla Società, medesima perchè non solo fosser promossi da essa agli opportuni lavori i proprietari delle case, ma perchè, per ragione di pubblico e privato inte- resse e per fondare soprattutto un Institulo Agrario, si facesse operatrice o conduttrice essa stessa di co- tali lavori. Richiamò il Sig. Prof. Contri all' attenzione del- la Società quanto egli avea già pubblicato nella Me- moria sua presentata agli Atti dell' Accademia delle Scienze nell'anno accademico 1849-60, la quale ha per titolo = Del Progresso Agrario considerato nel- l' Economia degli Ingrassi in questa Provincia di Bo- logna. =. E perocché le cose in essa Memoria pub- blicate venivano a dimostrar chiaramente l' impor- tanza di questo argomento , e potevano riescir nuo- ve a non pochi della Società , essendo quella Me- moria indirizzata ad altra Accademia , cosi il Sig. Prof. Contri lesse una parte della Memoria slessa di- lucidandone opportunamente le idee. — Né qui pren- deremo a riassumere in breve le dotte e ingegnose considerazioni di quella Memoria , essendo già fatte di pubblica ragione , e ci contenteremo di riportar pochi brevi periodi di essa, che esprimoDO in certa guisa il concetto principale della intera Memoria, SOO APPEMDICE "^ la qual vuol mostrare il poco o nulla di Progresso fatto da noi nella Economia de' concimi, e sono i seguenti : = Generalmente vengono accusati i col- » tiratori bolognesi come poco economici perchè so- » stengono a furia di denaro che va all' estero una » coltivazione utile nell' apparenza , per molti dan- » uosa nella sostanza. Vengono accusati , e non a » torto , perchè fanno getto del proprio squisito in- » grasso , e si mettono nella necessità di procurarsi » con grave sbilancio dalla Dalmazia , dal Veneto , » dalla Lombardia , dal rimanente d' Italia, e si vor- » rebbe perfino dalle Americhe, a caro prezzo in- » grassi di niun valore relativamente al loro costo. » Vengono accusati di poco attenti osservatori , anzi » d' imitatori privi di criterio , perciocché nel de- » corso de' secoli , non dico di anni , ancor non » appresero che 1' uomo produce giornalmente una » sostanza ingrassante la quale è preziosissima , » che dai vicini Toscani tutti , ma specialmente dai » Lucchesi, di giorno in giorno si raccoglie con ogni » cura, e senza danno della salute, mentre per lo » contrario con eguali cure e maggior dispendio si » adopera ogni giorno per farne getto nelle pubbli- » che fogne dai bolognesi. = E più innanzi = I ri- » petuti miei viaggi in Toscana , le lunghe e repli- » cate mie dimore in Lucca , come servirono ad » ammaestrarmi intorno a molte cose importantis- » sime e di Agronomia e di Pratica Agraria , così » contribuirono a confermarmi nella primitiva idea » e successivo Progetto della costruzione dei Bottini » alla maniera di Lucca. = Sopravvenuto poi all'Accademia il Sig. Professor APPENDICE 601 Santagata, che mancava al principio di essa, fu in- vitato dal Sig. Prof, Contri e dal Sig. Presidente a porre in prospetto quelle idee e quelle osservazioni che egli credesse bene di notare sulla raccolta della menzionata sostanza ingrassante e preziosa prodotta dall' uomo : al quale invilo aderendo , tenne alquanto lungo discorso , eh' egli stesso si offerse , a ciò in- vitato , di stringere in breve in iscritto ; e che , ri- dotto in succinto e trasmesso da lui alla Società si unisce al verbale presente. = Il parlar de' concimi ( egli dice ) è fastidioso da un lato , utile e necessario e però virtuoso dall' al- tro. — Rifugge il pensiero , dirò così , dalla mate- ria de' concimi , ma il richiamano ad esso la pietà ed un' urgenza pressante di bisogno non sol pel pri- vato ma pel pubblico bene. — La terra dà sostegno alle piante , il concime vi dà 1' alimento e la vita , e dalle piante ne vien 1' alimento e la vita dell' uo- mo. Gli antichi stessi lo videro e del concime ne fe- cero un Dio : i fiamminghi , saggi e avveduti pel loro interesse, usano ancor oggi giorno nel discorso loro volgare di chiamar l' Ingrasso bottino l'Anima del- l' Agricoltura : e son pur famose le leggi della Chi- na per evitare ogni più piccola perdita di esso con- cime ; il quale, dai chinesi dato alla terra del fru- mento senza ingrasso di stalla, rende un prodotto mirabile senza erbe di zizzania , che si producono dai semi frequenti che si trovano ne' concimi di cavallo 0 di bue : e non v' ha infine , non dico scrittore ma meschino esercente dell' Arte agraria che non riconosca il concime come principal fon- damento dell'Arte stessa. E nondimeno come prece- S02 APPENDICE don le cose nelle nostre Provincie ? Non è necessario che il dica , ma non può mai dirsi abbastanza. Non è solo Bologna che perda tutto intero il concime che direm di Città, mentre poi acquista di fuori per un 600 mila scudi di concimi per anno, ma altre e maggiori città lo perdono tutto , o a meglio dire il disperdono, e rare beu sono quelle città che ne traggano tutto il profìtto. — È fastidioso il parlar de' concimi , e par che le orecchie più delicate si turbino al discorso di essi, e frattanto l' ignavia e la torpida e cieca abi- tudine sopportano i mali dell' abbandono di essi. Sentiste ora ripetere dal benemerito ed illustre Se- gretario Prof. Contri il danno gravissimo economico che soffre Bologna da quella perdita. Che se gradite ancora espressa in altre cifre più eloquenti e par- lanti delle stesse parole cotesta perdita di concime nel nostro paese, supponiamo di parlare del terzo solo di esso ingrasso che possa sicuramente e fa- cilmente raccogliersi per indicare il minimo della raccolta che può farsi. Dati pertanto gli estremi del- le analisi del Berzelius, che danno per termine medio il 3 per cento di Azoto e il 10 per cento di Fosfati di Calce e di Magnesia ; e dato che ogni individuo produca all' incirca un 300 chilogrammi per anno : e calcolando solo 1' azione dell'Azoto , mentre i Fo- sfati sono essi pure utilissimi alle piante , si ammetta col Boussingaull che ogni 100 chilogrammi di Azoto ne' concimi corrisponda al prodotto di 60 chilogram- mi di grano e ne risulta che dal terzo degli abitanti soli di Bologna si ha 1' alimento per far produrre alle terre 11,386,382 chilogrammi di Grano, paria libb. bolognesi 31,312,650 ossiano Corbe 173,958. APPENDICE 503 Che se si parli sol dell' Orina è provato cbe lib- bre 100 di essa contengono più Azoto che non libbre 1300 di sterco di Cavallo ; che ogni chilogrammo di Ammoniaca perduto col guastarsi dì quella equivale alla perdita di 60 chilogrammi di frumento : e che per ogni libbra di orina si ottiene una libbra di Frumento. — In una parola ; La quantità dell'Azoto è misura della qualità de' concimi _, e il prodotto dal- l' uomo è il più ricco d' Azoto. Questa è sentenza pronunziata dai Chimici illustri Payen e Boussingault dietro i confronti , le esperienze , le analisi praticate da essi sopra 84 materie diverse ( Mémoire sur les Engrais). Ma non solo i concimi azotati dan più ab- bondante raccolto ma il fanno ancora più ricco di Glutine, che è la fibrina vegetale alimentatrice spe- ciale dell' uomo. E qual meraviglia ? La Natura tutto produce per bene , e il bene è tanto maggiore quanto sono meglio seguite le sue intenzioni. Dell' utilità de' Fosfati ecco ciò che ne scrive Giusto Liebig nella sua Lettera IX delle sue Lettere Chimiche = Nelle grandi città dell'Inghilterra si consumano i prodotti dell' agricoltura patria ed insieme anche quelli della straniera , ma da una immensa superficie non tornano più ai campi le parti elementari costitutive indispensabili alle pian- te. Gli ordinamenti radicati ne' costumi e nelle abi- tudini del popolo e proprii di quel paese rendono difficile , e forse impossibile il raccogliere la smi- surata copia di fosfati ( sostanze importantissime , sebbene contenute nella terra in piccolissima quan- tità), che ogni giorno sono gittati ne' fiumi sotto forma di escrementi solidi e liquidi. Noi vedem- 504 APPENDICE rao succedere per i campi inglesi cos'i esausti di Fosfati questo di singolare , che 1' importazione delle ossa ( del fosfato calcare ) dal continente ne accrebbe come per incanto la rendita del doppio 1 Continuandosi però l' esportazione di queste ossa in ugual proporzione il suolo della Germania de- ve restarne a poco a poco sprovveduto con tanto maggior discapilo , in quanto che una sola libbra di ossa contiene l' acido fosforico di un quintale di frumento. = Ma lasciando ancora i dati teorici , e le spe- rienze degli altri (che non son da lasciarsi) e ri- guardando invece gli effetti già comprovati nella coltura stessa della Canepa secondo i sistemi di nostra agricoltura dirò , che per esperienze già praticate più anni da valenti agricoltori si è po- tuto conoscere che colle materie fecali si può ot- tenere quella quantità di Canepa che una triplice spesa d' ingrassi stranieri non serve a produrre ; con questa reale e costante differenza che ogni sorta d' ingrasso straniero è in massima parte con- sunto nella vegetazione della Canepa ; mentre le materie fecali lasciano un tale avvanzo , e rendono un tale booifìco da dupplicare il raccolto del Gra- no neir anno susseguente senza bisogno di dare alle terre altro alimento. Or perchè sopportar tanto danno se possiamo evitarlo ? — Ma quel danno ancora è leggiero in con- fronto di altro senza fine maggiore; voglio dire il disturbo , il sudiciume , il fetore che ne vengono die- tro ; disturbo e sudiciume più o meno incomodo a tutti, accompagnato sempre dalla corruzione dell'aria AIPPENDICE 605 benché inavvertita , la quale è occasione continua al- lo sviluppo de' miasmi , ed è poi di fatto ancor oggi pestilente e malefica a moltissimi di quella plebe che dimora ne' quartieri più abbietti della Città. Chi non lo crede s' interni in essi quartieri e vi osservi le case e gli abituri più vicini ai ristagni delle soz- zure, e vegga gli squallidi e macilenti abitanti di es- si , e poi richiegga a se stesso se debba in se sof- focare la pietà che gli parla , e se possa sperarsi nettezza e salubrità in quella gente finché dura un tale stato di cose. Senza contare che gli smaltitoi acquidotti , aperti come son nelle bocche , son na- scondigli e strade ed agguati alle macchinazioni dei ladri , che per essi han sfondati più volte i terreni de' fondachi e li han rapinati. Non è mai stato scusabile un tale disordine , ma al punto in che son oggi le scienze e le arti , mi si conceda di dire , che il sostenerlo ancora sarebbe indegno pei privati non solo ma pei go- verni. Secondo i nuovi sistemi di raccolta non sono più da tenere in tutte le case que' vasti ricettacoli chiamati Pozzi neri, dai quali spesso trapelano l'a- cque a infradiciare li muri o a guastar 1' acque po- tabili, 0, dove convenga ancora il tenerli, non è più necessario ammorbar l'aria de' quartieri circostanti della città con il lor vuotamente. Col sistema de' Bottini mobili separatori e di- sinfettatori sono piccole botti che rimangono sempre inodore e che possono stare dovunque ne' fondi delle case o negli angoli de' cortili o delle rimes- se , se pur non si vuole porle sotterra , dove ba- stano ancora i semplici bottini mobili non separa- 506 APPENDICE tori; e dove convengano i Pozzi, vi hanno le pom- pe ed i liquidi disinfettanti per guarentirsi da ogni molestia nel lor vuotamento. Dopo lunghissimi studi ed esperimenti si è giunto infine ad ottenere con certezza ed economia la di- sinfezione delle materie. La scoperta nel carbone del- la proprietà assorbente dei gas vi ha conferito di mol- to ; e la scoperta di essa ancora nei carboni terrosi e la felice applicazione di questa alla disinfezione delle materie 1' ha in certo modo compiuta. L' Ac- cademia delle Scienze di Parigi giudicò di somma importanza quest' ultima applicazione e scoperta , e ne volle onorare il Salmon, suo autore, conferendo- gli il premio di 8000 franchi delegato dal Monthion a benemerenza delle scoperte industriali più utili alla salute dell' uomo. E più innanzi si trovò nei Solfati la facoltà di arrestar 1' Ammoniaca che dalle materie si fugge. Il metodo che oggi per tutta la Francia si adopera consiste appunto semplicemente neir uso de' miscugli di polveri carbonose e di sol- fati di ferro per le materie solide , e delle solu- zioni di solfati per le liquide, facendone però sempre la raccolta , 1' estrazione e , prima o dopo, la sepa- razione , cogli apparecchi suaccennati secondo i bi- sogni. Prima ancora del Lavoisier si fecero molti tentativi meccanici e chimici per ottener questi ef- fetti ma con poco vantaggio. Il Lavoisier studiò per sei mesi continui la qualità delle arie prodotte dalle materie ; ed in appresso si sono continuati i medesimi studi per ottenere da essi una maggior perfezione di effetti nelle grandi masse riunite. E coir esempio di tanto uomo faceano gli altri corag- PPENDICE 507 gio di seguirne gli studi. Trovo riferito dal Ragaz- zoni nel Tomo XVII pag. 302 del «uo Repertorio di Agricoltura dell'Aprile 1853 un nuovo Processo di disinfezione delle fogne , macelli , latrine ecc. sco- perto e annunziato dal chimico Sussex ; e riporterò qui le stesse parole del brevissimo articolo = Il chi- mico Sussex ha avuto il coraggio di conGnarsi per più anni presso la Sentina Bondy e di moltiplicare con perseveranza non comune i lavori onde otte- nerne la disinfezione , e vi è giunto. Infatti ha tro- vato che ponendo a contatto il Silicato di Soda coi prodotti delle fogne , dei macelli e delle latrine se ne ottiene la immediata coagulazione in forma ge- latinosa , d' onde in numero di 48 ore si ha la tra- sformazione in una massa polverosa secca, utile sem- pre come letame , e affatto simile al Guano , ed anzi il ^etame non solo viene così conservato ma ancora migliorato perchè nulla perde colla evaporazione. Cotali siffatti risultati ha sperimentato all' Eliseo , alla Prefettura di Polizia , a Orleans in faccia ai delegati del Congresso agricolo , all' Istituto Agro- nomico di Versailles, ove in bacini contenenti 146 metri cubici di materie ha ricavato dopo 48 ore una polvere secca da potersi trasportare nei sacchi alla campagna. Questo processo potrebbe essere molto utile per la salubrità degli Ospedali , e per lo in- grassamento dei nostri campi senza danno degli abi- tanti z= Ogni proprietario di casa può costruirsi per se gli apparecchi opportuni alle speciali occorrenze, ma volendo pur proQttare de' vantaggi de' nuovi sistemi di raccolta è necessario in generale che le 608 APPENDICE materie si esportino tratto tratto dalle case senza che vi si riducano mai in gran copia ; la qual cosa è una briga più gravosa che utile se ognuno voglia per se praticarla in sua casa , naa diviene invece uti- lissima e lieve se si colleghino insieme i proprietari delle case per farne una Impresa Sociale. E già nume- rose Società formate per Azioni, e grandi Stabilimenti eretti con forti capitali di milioni di franchi dagli uo- mini doviziosi e cospicui delle diverse città della Francia hanno fatto esperienza de' sistemi di più sicu- ro successo, e noi non abbiam che a imitarli in gran parte. Preservare pertanto la casa da molti danni e molestie : preservare il paese dalle infezioni del- l' aria : provvedere al bisogno comune di salubrità e nettezza : render le terre con minor dispendio più produttive e più pingui : e creare inflne una indu- stria nuova e non piccola per dar pane e lavoro a molti della più misera plebe, che è quanto dire con ciò educarli , ordinarli e renderli utili e buoni , avrebbe ad esser lo scopo primario di sì benefica ed utile Impresa; la quale poi renderebbe in com- penso un guadagno ed un profitto pecuniario non piccolo ai cooperatori di essa o Azionisti. — Questa proposta d' Impresa non ha che un ostacolo a vin- cere : quello d' essere nuova in paese inerte anco- ra alle industrie, e di apparire ai men veggenti di- sgustosa e meschina. Ogni altro ostacolo è nulla al confronto della facilità e convenienza di superar- lo. E infatti è certissimo che un' Impresa Industria- le di tal natura , che si distenda e trapassi d' una in altra contrada, ha un avvenir gigantesco: e come APPENDICE 509 Impresa Sociale divien potente a ottenere il suo effet- to, e ripara a un disordine grave che esiste, ed è crea- trice di un ordine che la Natura comanda : e per questa doppia ragione non solo riesce degnissimo e decoroso a tutti il prendervi parte , ma i privati e 1 governi hanno interesse e dovere strettissimo di favorirla per tutti i paesi e sopra tutto nei nostri, che sono ben a ragione chiamati Agricoli per eccel- lenza. ^ Santagata. «= '■» » « e «e e: ° — Col vocabolo Comunali intende di parlare l'egregio autore dei beni Comunali, che egli non definisce ma di- vide in tre classi considerandoli sotto questi tre rapporti di qualità, di proprietà, e di partecipazione ai prodotti. Nel primo rapporto i Comunali sono terre prative, pascolive, boschive, vallive, lande ^ brughiere, terre vane e vaghe, ossia inutili, incolle. Sono terre, parte di natura più o meno ferace , e quindi suscettive di coltura, o di più o me- no larghi miglioramenti e prodotti; parte affatto sterili, intrattabili, improduttive. Nel secondo rapporto , sono terre la cui proprietà spetta colletivamente ad uno o più comuni ; talvolta a ti- tolo oneroso, cioè colla corrisposta di un annuale tributo, censo, canone, o riconoscimento qualunque, fosse anche il fumo di un cappone, all'originario Signore: tal altra affatto libera e gratuita. Sono terre gravate di una sosti- tuzione perpetua: avvegnacchè i membri de' comuni muo- iano, ma il corpo morale non si eslingua giammai: sono terre di una successione indefinita di un fedecomesso per- petuo, di cui la presente generazione non ha che l'usu- frutto: infine sono mani morie. Nel terzo ed ultimo rapporto, ossia del modo di go- dimento e partecipazione alle rendile de' Comunali , esso è pur molteplice e vario. V'hanno de' Comuni ove i Co- munisti fruiscono gratuitamente del diritto di pascolo e di N. Ann. Su. N\tur. Serie III. Tomo 8. 34 530 APPENDICE far legna nei Comunali, jus lignandi et pascendi , senza altra regola e condizione eccetto quella del primo occu- pante. Ve ne ha degli altri ove quel diritto è in certo modo vincolato, disciplinato: non potendosi guidare il be- stiame nei pascoli e far la legna nei boschi Comunali, che Ottenutone il permesso dal Magistrato Municipale, o sotto il pagamento di una prescritta tassa proporzionata al nu- mero de' differenti bestiami e alla estensione del bosco. V'ha eziandio de' Comunali ove tutte le rendile sono rac- colte da una rappresentanza, amministrante per l'interesse comune; quindi distribuite ai Comunisti, in certo deter- minato modo e misura. Ve ne ha infine di quelli, ove pe- riodicamente, per esempio ogni dieci, o più o meno an- ni, mercè della sorte o in altra guisa determinata dallo statuto, vengono i Comunali distribuiti ai cointeressati, e partecipanti, i quali pel detto numero d'anni fruiscono le rendite della parte che loro toccò in sorte. Discorre quindi dell' origine loro , e gli sembra assai probabile che la traggono dal medio evo, che fu per così dire la cuna delle moderne sociali istituzioni , e della pre- sente civiltà; ed altro non sieno nella maggior parte i Comunali che terre infeudate o sub-infeudate alle genti di tutta una Parrocchia, di tutta una Borgata, di tutto un Paese ecc. terre rese libere, o con espresso o con tacito e presunto consenso delle parti : terre occupate e posse- dute di mero fatto e senz'altro titolo che il possideo quia possideo. Passa in appresso l'autore ad accennare i mali che da essi derivano sotto i tre rapporti economico, morale, e politico; nella qual parte del ragionameijto molto si estende corroborando le sue dottrine con quelle di celebri pubbli- cisti, che egli cita ad ogni pie sospinto. Nel rapporto economico egli dice essere i Comunali un gran male, perchè sono contrarli all'aumento delle sussistenze ed alla pubblica e privata ricchezza, e sono APPENDICE fiSi una proprietà collettiva, ìQalienabile e quasi mani morte. L'autore dopo avere messi innanzi i dati statistici intorno alle terre che in Europa non sono coltivate, o il sono imperfettamente, donde risulta secondo il Pequeur che metà del territorio d'Italia trovasi tuttavia al tutto incolta, o malissimo coltivata, e può tenersi col Thiers non essere occupata neppure la millesima parte del globo, viene a dimostrare la necessità della individuale proprietà coi di- ritti ad essa competenti, la necessità del lavoro e del ca- pitale impiegalo a rendere copiosamente fruttifera la terra, e ne conchiude che essendo i Comunali terre di proprietà collettiva, cui non vennero affatto associati l' instrumento lavoro e l'istrumento capitale, o lo fu debolmente, scar- samente, imperfettamente ne è dato dedurre con tutta si- curezza, che essi non rendono neppure un centesimo, un millesimo di quello che potrebbero ogni qual volta mercè dell'interesse privato, reso attivo e sicuro pel diritto del- l'individuale proprietà venissero coltivali a regola d'arte e di buona agricoltura. Il che viene comprovato dal fatto, poiché i beni Comunali si veggono in uno stato deplo- rabile in confronto ai terreni di privata pertinenza; i pa- scoli ed i boschi sono condannati ad una successiva indi- spensabile distruzione. — Qui mi si permeila un'osservazio- ne: parlando l'Autore de' beni Comunali, nella quale de- nominazione ha inteso comprendere eziandio i beni delle Partecipanze, io avrei desiderato che in luogo di citare il Rnzier, il quale parla di quei della Francia, fosse venuto a parlare direttamente dei nostri mostrando in quale stato ora si trovino, e di quali possibili miglioramenti, tolte di mezzo le proprietà collettive, sarebbero essi capaci , ed avrei pure desiderato che colla molla dottrina ed esperienza sua avesse addimostrato non punto iscemarsi , o solo in minima parte i notati inconvenienti per il modo tenuto dai Consorzi di distribuire parte del terreno comune per un dato tempo alle singole famiglie ammesse al benefizio , af- 532 APPENDICE finché mediante il lavoro lo coltivino e ne traggano il loro sostentamento. Egli è vero che di ciò è fatta parola più avanti, ma siccome nella nostra Provincia i Consorzii delle Partecipanze posseggono per l'estimo di Se. 330826:01 ed i Comuni per quello di Se. 45874:68, cosi sarebbe stato ottimo consiglio che specialmente sopra quelli il discorso si fosse esteso. Venendo al rapporto morale dice l'esimio Autore che la proprietà collettiva ingenera l'ozio: l'ozio è fonte di mal costume e di miseria: la miseria è consigliera di de- litti: malesuada fames et turpis aegestas-, imperocché cresciuti colle popolazioni i bisogni, i Comunisti crebbero del paro in audacia, e raffinarono l'ingegno per procac- ciarsi maggiore parte nel godimento de' beni d'uso co- mune; onde devastazione de' fondi comuni, sproporzione ed ingiustizia nel riparto dei prodotti, gare e vendette in- terminabili ed atroci. — Ma siami concesso di notare an- cor qui che il detto dell'Autore non può applicarsi che ai beni Comunitativi della Montagna, e non a quelli della pianura, pei quali si serba un altro modo di godimento. Finalmente nel rapporto politico asserisce l'Autore essere un gran male i Comunali, perchè sottraendo una parte del territorio ad una buona e produttiva coltura ac- cagionano l'emigrazione, tolgono un utile lavoro a quelli che rimangono, ed impediscono la libera trasmissione delle proprietà territoriali escludendo molti dal possedimento della terra, la quale è oggi più the mai la cosa più de- siderata, il premio più ambito, il termine finale dei lar- ghi sudori sparsi, delle gravi fatiche sostenute, delle eco- nomìe accumulate, de' piaceri non soddisfatti, e talvolta delle privazioni e degli stenti sofferti. Qui ha fine la pri- ma parte del ragionamento. Nella seconda l'Autore viene ad additare i rimedi da con- trapporsi ai mali di sopra accennali. Il rimedio radicale si è sostituire alla proprietà e all'interesse collettivi la proprietà e APPENDICE 533 l'interesse privali ; il che non può farsi che in due modi o colla persuasione , o col costringimento. Al primo è ostacolo l'inveterata contrarietà de' Comunisti, al secondo il diritto di proprietà: ma siffatti ostacoli non sono però insormontabi- li , come egli intende dimostrare benché poi nel processo del suo ragionamento, dimostrala pressoché invincibile l'opposi- zione de' Comunisti proponga di venire alla coercizione go- vernativa , la quale ove sia rivolta ali' utile comune, non viola il sacro diritto di proprietà ma lo regola e tiene entro giusti limiti a vantaggio della civile comunanza- À venire poi allo svincolo dei beni Comunali egli reputa miglior con- siglio procedere ad un'enfiteusi con facoltà di affranca- zione, 0 ad una vendita assoluta perciocché all' Autore sembra in teorica semplice e naturale, ma in pratica ma- lagevole, la partizione e l'assegnamento stabile ai Comunisti 0 per teste 0 per famiglie o per censo; a lui sembra inef- ficace ed illusoria la partizione e l'assegnamento mercé la sorte od in altro modo con diritto ai partecipanti di fruire le rendite delle rispettive quote per un corso di anni più 0 meno lungo, a capo del quale si torni periodicamente ed in perpetuo a nuove partizioni ed assegnazioni; e sli- ma pure poco profittevole la locazione, ed affittanza per lungo tempo sia per le gravi spese d'amministrazione , co- me per la gran differenza che intercede fra l'occhio de- bole ed appannato del mercenario, e quello acutissimo del padrone. A togliere di mezzo l'obbiezione, che alcuno po- trebbe per avventura recare innanzi dicendo che col propo- sto modo dell'enfiteusi o vendita de' beni Comunali si viene a diseredare gli avvenire per utile esclusivo dei presenti egli si fa a mostrare come potrebbersi col ricavalo inslituire nei Comuni foresi scuole elementari gratuite a dissipare l'igno- ranza, e a diffondere i benefici lumi dì una saggia istru- zione; potrebbersi istituire sale d'asilo per custodirvi ed educarvi i figliuoletti de' Campagnuoli e de' braccianti ; si potrebbero migliorare le strade od aprirne di nuove mas- 634 APPENDICE sime dove se ne patisce gran diffetlo; ed infine si potreb- bero sgravare in lutto od in parte i personalisti da alcuni balzelli die gli aggravano. Appresso altre obbiezioni egli s'occupa di combat- tere affermando non essere vero che tulle le terre dei beni Comunali sieno di lor natura sterili e che la spesa per dissodarle e coltivarle superi la rendita, come alcuni pretendono; che già l'esperienza, oltre il raziocinio, ha mostrato l'opposto in moltissimi paesi. E quanto alla pa- storizia, che ha bisogno di estesissimi pascoli, onde pa- recchi traggono argomento per opporsi alla alienazione de' beni Comunali, dice l'Autore che non è da sagriflcare ad essa 1' Agricoltura essendo provato che mentre la pa- storizia può far vivere sullo stesso spazio di terra una po- polazione dieci volte maggiore di quello che possa la vita selvaggia, la coltura triennale basta al decuplo, come la col- tura in rotazione biennale è sufficiente per una popolazio- ne decupla di quella mantenuta dalla triennale ; dice che non è da condannarsi ad una vita semiselvaggia e semibarbara , quale è la pastorale, una popolazione alta per l'indole, pel grado d'incivilimento, e per la natura del suolo e del clima a progredire e migliorare la propria sorte; dice che, supposto anco volersi favorire la pastorizia, questa avrebbe mediante lo svincolo e l'abolizione dei beni Comunali, migliore, piìi sicuro e copioso nutrimento convertendo in ottimi prati naturali ed artificiali gli estesissimi ma impro- duttivi pascoli, onde verrebbe a centuplicarsene la rendita anche in ben più ristretti confini. A difendere poi la proposta di valersi del coercimento governativo per raggiungere lo scopo divisalo si sforza l'Autore chiarissimo di provare tanto per raziocinio quanto per allegazione di falli che i Governi hanno non pure la facoltà, ma l'obbligo di moderare e regolare il diritto di proprietà secondo che il vero utile pubblico richiede, ed accenna ancora alla Notificazione del 29 Dicembre 1849 APPENDICE 636 Relativa alla francazione de' teneni gravali dalle servitù di pascere, far legna, seminare ecc.; la quale mostra in cerio modo essersi il Governo Pontificio messo nella via, che deve condurre al totale aboliraento dei Beni Comunali. Di sommo encomio è senza dubbio meritevole il Sig. Conte Avv. Massei , il quale fornito di largo censo appli- ca l'animo a quegli studi severi, che purtroppo (e se ne veggono e piangono tuttora i funesti effetti) sono general- mente trasandati , ed usando a lodevole fine le sue ric- chezze si studia di spargere i tesori delle raccolte cogni- zioni col pubblicare utili opere; e siccome questa, che ho annunciala, tende a promuovere l'agricoltura così ho sti- malo non fosse per tornarvi discaro l' ascollarne il brevis- simo sunto, che io ne ho fatto, perciocché l'agricoltura è come dice il Cibraiio, non solo pietosa nudrice ed au- raentatrice di popoli, ma consigliera di pace, maestra di morale, dispensiera di gioie tranquille, ed a tulli perciò deve slare a cuore il progresso e l'incremento di essa, ma sopra ogni altro a voi, onorevoli Signori (1), che appunto a tale fine qui vi riunite nelle nostre mensuali tornale, e predilegete quest'amica de' pacifici ulivi e benefattrice de' popoli sì per debito di vostro istituto, come per naturale vostra inclinazione. Prima di dar termine alle mie parole vi dirò ancora che l'opera del Sig- Conte Massei è ripiena d'insegnamenti cavali dalla scienza dell'economia politica essendosi egli, ogni volta che se ne porgeva il destro^ mollo diffuso per ribadirli nelle menti degli italiani troppo nel generale ignari di queste discipline, ed è fornita inoltre di tavole dimo- stranti quali sieno i Comuni della nostra Provincia che hanno beni Comunali, e quanti e di quale natura sieno. Ma intorno a queste tavole mi piace di osservare che forse (1) Questo sunto fu letto nelV adunanza 7 Settembre 1853 alla Depìit. Sez. Agraria di S. Giovanni in Persicelo. 636 APPENDICE avendo l'egregio Auiore seguita un'antica divisione del nostro territorio ha annoverato tra li Comuni qualche Ap- podiato 0 Parrocchia, e che tolte alcune Comunità di Montagna e le Parlecipanze, le quali posseggono beni, le cui rendite si fruiscono in comune e secondo i modi additali dall'autore, le altre tutte, seppure hanno possedimenti di terreno coltivabile, sogliono delle rendite consistenti per lo più in corrisposte d'affitto rinforzare la Cassa Coniunitativa a sgravio dei personalisti e censiti, od a sostenere le spese di qualche opera di pubblica uti- lità, laonde non sono ad esse applicabili le cose discorse dal Sig. Conte Massei nel suo libro , il quale facciamo voli che sia accolto con buon viso e Ifillo attentamente massime dagli abitatori della Montagna, dove s'incontra maggiore tontrarietà a qualsiasi innovazione, e dove sono terreni molto estesi al tutto abbandonati ed incolti appunto per- chè i prodotti loro vengono fruiti in comune. • Enrico Sassoli. <^^^^^^(s<^^Q^^v^>^ 637 RAPPORTO FRA IL VALORE NUTRITIVO, ED IL VALORE VENALE DELLE SOSTANZE ALIMENTARI \ ►♦♦**►£ J<9^^-*-« Tulli gli animali per vivere hanno bisogno di due specie distinte di alimenti, e cioè di materie plastiche composte di sostanze azotate serventi alla formazione del sangue, e dei principi costitutivi degli organi diversi , e di materie con- tenenti principi carbonati necessari ad alimentare la respi- razione, produrre il calore animale, ed opporre un'osta- colo all'azione esteriore distruggitrice dell'ossigeno del- l'aria. Agli alimenti della seconda specie è facile e poco co- stoso il provedere, essendo la maggior parte dei vegetabili abbondantemente proveduti di carbonio; ma non può dirsi altrettanto dei plastici forniti di azoto, specialmente quando si tratta dell'uomo, per il quale stando alle esperienze di fisiologi valenti l'unità media alimentaria di detta sostanza è di 18 grammi (poco meno di 2i3 di onc. boi.) per cia- scun giorno. Le parli verdi dei vegetabili sono poco atte a sopperire a questo bisogno , non contenendo il numero maggiore di principi azotati, o contenendone in pìccolissima quantità, e sproporzionata alla massa alimentaria che si dovrebbe introdurre nello stomaco. I semi delle piante, ed in spe- cial modo quelli delle cereali, e di molle leguminose, si prestano maggiormente all' uopo , perchè ricchi di azoto, e perciò atti alla nutrizione plastica, senza che la razione giornaliera dei medesimi da impiegarsi sia eccedente alla estensione, ed alla forza digerente dello stomaco. 538 APPENDtCE Siccome poi i delti semi delle cereali , e quelli del fru- mento in primo luogo, sono anche abbondanlemente forniti di principi carbonati , ne viene che i medesimi servono egre- giamente alle due specie diverse di alimentazione che oc- corrono all'uomo^ e che perciò sono considerali giusta- mente come l'elemento principale della nutrizione presso la più gran parte dei popoli civili della terra. Questo merito benché incontrastabile , non deve essere spinto tanto lontano da impedire, che non si prenda ad esame l'uso separato nell'alimentazione dell'uomo, di so- stanze che contengono i principi azotati, e di altre che siano provedute di principi carbonati, e che, raffrontato il valore venale col valore nutritivo di ciascuna delle mede- sime, allorché risulti pili economico il sostituire almeno in parte altre materie ai grani delle cereali, non si debba raccomandare con calore una tale pratica , la quale riesce vantaggiosa particolarmente alla classe più bisognosa delia società. Da lungo tempo gli studi dei chimici fecero conoscere che mentre il frumento contiene circa il 2 per IjOG di azoto, la carne di bue di qualità ottima compresovi le ossa, e quale si vende alle macellerie, ne ha poco meno del 4 per llOO, e quella di bestie magre e non fine, circa il 2 I|2 per liOO, e la pratica confermò pienamente questi dati della scienza avendo le esperienze del Sig. Payen dimostrato che un operaio nutrendosi di solo pane ne consuma ogni giorno in medio Chilog. 2 (Lib. 5.6), e che il medesimo facendo uso di Chilog. 0,250 (Lib. 0,9) di carne non ab- bisogna di più che di Chilog. 1 (Lib. 2.9) di pane. Nel modo che si ebbe la determinazione del valore nutritivo del frumento, e delia carne, si polé ottenere con eguale esattezza quello di tutte le altre sostanze principali che servono ad alimentare l'uomo, ed è veramente curio- sa la discrepanza molte volte grandissima, che passa fra il valore venale delle medesime, e la facoltà nutritiva di cui APPENOrCE 539 sono fornite. Allorché uno abbia fatto questo raffronto, è costretto di ritenere che il valore nutritivo di una gran parte delle dette sostanze alimentari sia comunalmente cal- colalo sopra dati empirici , e fallaci. La tabella seguente che comprende alcune delle dette sostanze mostrerà meglio di qualunque ragionamento la ve- rità di quanto fu esposto superiormente. Pubblicandola ora a comodo dei lettori lascio all'acutezza ed alla perspicacia di mente dei medesimi, il ricavarne le molte deduzioni di utilità pratica che possono aversi da quella. Dirò solo a maggiore chiarezza, che le cifre notate nella prima finca a sinistra indicano la quantità in peso delle sostanze alimentari rappresentanti la medesima unità 'nu- tritiva. Non deve cadere alcun dubbio sulla verità loro per- chè dedotte da molle esperienze, e credo da sicure de- duzioni scientifiche. Ognuno vedrà che ho applicato alle sostanze alimen- tari suddette il valore venale che attualmente è in corso nei mercati di questa Provincia, e che con un conteggio breve e facile, ho trovato il prezzo dell'unità nutritiva di cia- scuna delle medesime, ossia il costo della quantità di esse che produce il medesimo effetto alimentario. Equiva- lenti Alimento Peso della Corba boi. Costo della Corba Costo di Lib. 100 Unità nutritiva '««.a Libbre 100 Frumento Libbre 170 Se. 4.40 Se. 2. 47 Se. 2. 47 „ 120 Grano turco „ 160 „ 3. 10 .. «■ 94 .. 2.33 ^ « 84 Fava „ 162 ,, 3.20 „ 2. 03 „ 1.71 S2 „ 88 Fagioli saponi „ 170 .. 3. 40 .. 2. — „ 1. 76 O = ,, 92 Fagioli colorati „ 164 ,. 3. 20 „ 2. 03 „ 1.87 „ 133 Orzo „ no ,, 1. 50 ,, 1.29 „ 1. 71 ja o " = ^ ,, 107|Castagne ,, 2. 40 .. 2. 57 ,, 466:Patate • .. 1. — „ 4. 66 „ 50, Carne di bue „ 4.50 .. 2. 2;; ■J3 ,, 70 Carne di vacca ,. 3. - ,,2. 10 540 APPENDICE Da questa tabella risulta che gli equivalenti delle di- verse sostanze alimentari notate nella medesima sono ba- sati sul valore nutritivo del frumento rappresentato dalla cifra 100, la di cui unità nutritiva stando al prezzo attuale di quella derrata è di Se. 2. 47. È facile rilevare coli' esame della tabella suddetta che il valore venale di alcune delle indicale sostanze non cor- risponde al valore nutritivo delle medesime, ed ogni letto- re allento potrà senza bisogno di calcolo persuadersi che per alimentarsi nello stesso modo che si farebbe adoprando tanto frumento quanto se ne può avere per Se. 2. 47, al- lorché si sostituiscano a quello le palale pagandole bai. 25 il peso, si devono spendere Se. 4. 66 vale a dire sottosta- re ad una perdita di Se. 2. 19. Esso facendo bene i suoi conti acquisterà fra noi le pa- tate quando Libbre 466 di esse costeranno qualche cosa di meno di libb. 100 di frumento o di libb. 60 di buona carne di bue. In caso diverso le lascierà mangiare di buona vo- glia ai popoli di altre regioni più sellenlrionali delle no- stre, presso i quali il prezzo delle patate è inferiore e si accresce invece quello del grano. Resterebbe a farsi qualche osservazioncella sull'impie- go delle castagne nell'alimentazione dell'uomo considerata l'unità nutritiva attuale delle medesime, ma forse basterà il dello sin qui essendo esso più che sufficiente a mostrare la strada che è a seguirsi da chi voglia occuparsi di tali conteggi , i quali cerlamenle non sono di piccola impor- tanza. Persicelo, li 30 Novembre 1853. G. ORLANDI. (1) Negl'anni ordinariil prezzo delle patate all'ingrosso suol essere di baj. 40 o 50 ogni cento libbre, e quello del frumento di Se. 2. 40. Allora se non vi è vantaggio, non vi è neppure danno manifesto. APPENDICE ' 641 Alievaniento dei voiatiii domestici in Inghiliewa Fino adesso i coltivatori inglesi hanno allevati pochi volatili, ed era generalmente da essi ritenuto che le basse corti non arrecassero vantaggio. Da qualche anno però le idee sembrano cangiare, ed essendo diventala enorme l'im- portazione delle uova e dei volatili della Francia in In- ghilterra, si è eccitata naturalmente T emulazione dei pro- duttori nazionali. La recente introduzione della nuova razza detta della Cochinchina sembra aver fatto nascere delle speranze che nessun altra razza finora avea fatto concepire. Queste gal- line difatti producono moltissime uova, ed i polli che da queste nascono sono d' una taglia gigantesca. Sempre pronti ad afferrare tutti i mezzi atti ad aumentare il nazionale aliraentamento', per far fronte al prodigioso appetito che ogni giorno viemaggiormente fra essi sviluppasi , gli In- glesi hanno calcolato le innumerevoli ova e i grassi vola- tili che loro poteva somministrare la razza cochinchinese, e si sono messi in testa di provare. Allora si è manifestato uno di quei trasporti che caratterizzano gli Inglesi quando credono d'aver trovato una via nuova, e questa che è stala chiamata la manìa cochinchinese, coc/ìmc/ima marna, per far seguilo alla manìa delle strade di ferro, raìlway ma- nìa, ed a tutte le altre che li hanno successivamente oc- cupati, ha preso rapidamente delle straordinarie propor- zioni. La regina slessa si è messa alla lesta delmovimento. Siccome accade sempre in simili casi, si è formata ben presto una società per la propagazione delle belle razze 542 APPENDICE di polli. Questa Società che nel suo seno conta il Duca di Rulland, il Marchese di Saiisbury, i conti di Derby, di Slanhope, di Collenham , di Straubroke, di Harrington, di Ducie, di Clarendon , di Lichlfieid, ecc., vale a dire i più grandi signori, ed i più illustri uomini di stato, ha isli- luito a Londra un'esposizione annua di volatili, un con- corso e dei premi. Ciò che lo slato solo può fare negli altri paesi 1' Aristocrazia si picca di fare in Inghilterra, ed essa è sempre quella che fa le prime spese, e che si mette alla lesta in ogni genere di cose. La prima esposizione annua della società si è aperta a Londra alli 11 gennaio 1853: il locale sf Ito era il Ba- zar di Baker-Street, ove si tengono le esposizioni del be- stiame della società di Smithfìeld. Il successo è slato stra- ordinario, e si sono contati in una sola giornata fino a dodici mila visitatori. Secondo l'uso, ogni visitatore pa- gava alla porla uno scellino di diritto d'entrala, la qual cosa ha procurato alla società un prodotto grande di cui godrà la cominciala intrapresa. Le gabbie erano disposte in due linee nelle immense gallerie del bazar: se ne contavano quasi mille, di cui 600 circa per i polli, 50 per le oche, anitre, gallinacci, 250 pei piccioni, e 50 pei conigli. La sola razza cochinchinese aveva occupato 250 gabbie, e si numeravano più di 500 teste. Era slata organizzala una severa polizia affichè le ova nate durante 1' esposizione non fossero sottraile dai visi- tatori, ed affissi attaccali in ogni parte minacciavano di prigione qualunque li toccasse. Un catalogo stampato fa- ceva conoscere i prezzi che gli esponenti domandavano dei loro animali , che dovevano esser venduti all'incanto: qual- cuno de' prezzi indicali si riconosceva evidentemente proi- bitivo, giacché eranvi delle gabbie della razza cochinchi- nese valutate fino a 1000 lire sterline, ossia 25,000 fran- chi. Queste non eran messe in vendila che per la forma, ma ve ne furono diverse altre vendute a prezzi che ci sem- brano esorbitanti. ( APPENDICE 643 Il N. 81 di questa razza, che ha olteoiito il primo premio, e che conteneva un gallo ed una gallina di sette a otto mesi , appartenenti al Sig. lohn Bidvvel di Guilford, è stato venduto 49 lire e 7 scellini , ossia 1234 franchi. U N. 82 è stato venduto 694 fr. ; il N. 87 , 260 fr,; il N. 97, 390 fr. Nelle altre specie un pajo di volatili di Polonia è stato vnduto 312 fr. ; i piccioni più belli sono giunti a 126 fr. per pajo; ed un pajo d'anitre d'Aylesbury è ar- rivato a 150 fr. La vendita ha prodotto più di 25,000 fr. È impossibile di non riconoscere in questa cosa i se- gni di una seria industria che va a stabilirsi. Non avvi dubbio che gli Inglesi, una volta entrati in questa via, non arrechino alle razze dei volatili modificazioni simili a quelle che hanno introdotto nelle altre razze di animali domestici. Il principio di precocità vi troverà certamente una nuova applicazione. Ciò che li seduce nella razza co- chinchinese è forse meno il gran numero delle ova e la quantità della carne, di quello che la natura sedentaria, che permette di assoggettare gli animali ad una specie di stabulazione, < d' esperimentare sovr'essi i uiigliori pro- cessi di alimeniamenlo. Gli animali che ad essi non piacciono sono quelli delle razze comuni, e predatori, che costano meno in apparenza al coltivatore, ma che in realtà consumano mollo [più, perchè divorano i semi, ed è difficile avvezzarli ad un re- gime regolare. La Società inglese non solamente si è proposta lo sco- po di migliorare le razze dei polli, oche, anitre, gallinac- ci e piccioni, ma ancora di climatizzare e domesticare tutte le specie di volatili che non vi si rifiuteranno assolutamente, e che i diversi agenti britannici potranno raccogliere ne' due mondi. A. Remy. £44 RIAJ$SC]!¥TO del prodotto dei seguenti articoli in misura e pesi bolognesi, raccolti in tutto il Territorio della Provincia di Bologna nelle sottonotate annate. A completare le tabelle statistiche risguardanti i prodotti agricoli della bolognese provincia, alcune delle quali già da noi pubblicate nei precedenti fascicoli , crediamo sia utile od opportuno inserire in questo pe- riodico , le tabelle che risguardano le altre nostre der- rate , delle quali non abbiamo tenuto parola. Incomin- ciano le cifre statistiche dall'anno 1819^ e proseguono fino al decorso anno 1852 senza interruzione alcuna. Un esame ed un confronto attento e giudizioso prati- cato sulle medesime, dimostra anche in queste, come nelle altre tabelle pubblicate, quanto si accrescano le quantità dei nostri prodotti; mentre ci è noto d' altra parte che i loro prezzi di vendita furono progressivamente piutto- sto maggiori che inferiori, e ciò almeno nella media proporzione del primo colV ultimo decennio. Lode adunque agli agronomi bolognesi, che seppero dimostrare con fatti evidenti ed utili , avere essi accre- sciute le quantità dei prodotti ^ migliorandone ancora le qualità dei medesimi. Si prosegua pure in agricoltura ad usare studio , attenzione , fatica , e capitali , e si vedrà, che le cifre dei raccolti continueranno a cre- scere notevolmente anche negli anni venturi. Questo è il miglior modo per poter soffrire la gravezza delle im- poste , questo è quanto deve praticarsi nella nostra pro- vincia, e più di ogni altra industria o commercio. (I Compilatori) APPENDICE 545 Riso Prodotto Semi- na Gran- turco Prodotto Pomi da terra Orzo Prodotto Pro- dotto Fagioli Pro- dotto Castagne Maroni Prodotto Corbe 128,974 69,215 97,944 68,326 68,195 70,491 66,842 61,071 57,955 52,776 61,382 78,430 66,368 92,961 103,597 94,910 107,772 112,549 140,064 142,811 126,858 127,085 69,101 62,311 89,491 79,830 131,616 148,187 115,446 149,577 142,947 131,295 144,282 142,719 Corbe ' Corbe 10,220 6,386 7,764 6,308 6,767 7,381! 7,844 8,446 8,527! 7,982 8,146 8,212 7,634 8,505 9,278 9,431 10,503 9,592 10,258 10,803 10,756 10,884 11,381 7,447j 8,652' 8,4871 10,450, 11,470; 10,939 13,003 13,090 13,749 12,324 12,200 220,690 193,454 428,439 262,346 183,053 366,892 265,669 305,938 434,987 140,065 306,892 156,520 494,779 352,381 451,564 279,455 391,078 207,883 368,169 342,857 286,517 427,726 317,877 305,815 432,602 279,529 386,166 325,657 403,428 383,824 446,466 490,157 370,050 376,669 Libbre 288,663 40,932 102,852 94,943 39,481 114,583 164,157 152,471 257,661 90,760 372,278 378,792 553,670 378,364 493,094 396,925 658,501 616,765 848,996 1,087,567 721,692 1,016,981 915,784 685,723 1,039,238 824,207 1,360,263 821,382 983,543 555,589 1,129,865 1,241,828 1,291,547 1,420,159 Corbe Corbe 14,283 19,772! 30,193 16,917 14,855 17,055 15,762 19,863 15,509 13,888 18,168 13,482 23,994 16,470 16,477 19,489 20,209 32,789 31,851 28,676 23,440 32,984 26,239 28,557 35,744 23,078 30,009, 24,761 ì 21,868 30,111 28,641 i 22,995 25,242! 25,327! 5,166 6,574 18,672 5,650 4,842 16,231 3,630 8,747 11,618 5,989 9,550 2,730 14,160 12,422 19,574 3,949 14,688 9,375 13,605 11,318 3,329 11,200 7,845 9,911 12,538 8,308 14,192 9,240 11,357 10,053 9,072 14,871 11,703 4,060 Some 34,113 38,774 45,852 46,247 34,662 66,119 36,140 21,429 25,504 39,740 42,649 73,164 61,123 47,925 32,423 62,294 38,997 53,600 40,174 58,649 80,781 69,940 62,411 74,685 49,477 57,428 57,016 106,415 103,715 72,152 81,244 21.338 42,368 67,435 N. Ann. .Se. ÌNatur. Seiìie 111. Tonio 8. 35 546 APPENDICE COMPOSIZIONE DEL GIS DI LEGNO E RESINI. Fu già dai Giornali dato un cenno del nuovo proces- so di illuminazione a gas, nel quale si fa uso della legna con resina, in luogo di carbon fossile, ove fu dello in bre- ve gli utili che possono emergere dal sistema a cui accen- nano, in confronto del gas conseguito nei modi ordinarli. Diremo ora, che Marsiglia conta noveraila fiamme del gas di legnoresina, ed anche nomineremo la città di Heil- broun nella Baviera, ove riuscì con buon successo la nuova illuminazione, mentre Bayreulh.e varie città della Germa- nia, stanno disponendo 1' occorrevole per imitare Heil- broun. Il rinomato chimico Pettenkoffer , che si occupò con attenzione speciale di questo argomento, instituì l'a- nalisi chimica del gas di legnoresina lordo e purificato, ed ottenne tali risultamenti da poterlo mettere, non al pa- ragone soltanto, ma al disopra del gas illuminante delle compagnie di Londra e di Manchester. Ecco le indicazioni delle analisi di Pettenkoffer: Idrocarburo pesante (gas oleflco) 10,57 Idrocarburo leggiero . . . • 33,76 Ossido di carbonio 37,61 Idrogeno 18,05 Queste indicazioni si riferiscono al gas purificato, e da esse apprendiamo, che contiene il doppio di idrocarburo pesante in paragone del gas inglese, nel quale Frankiand non ne trovò al di là di 3, 4 a 5, 5 per 100. Ora detto idrocarburo è la porzione più splendida della fiamma; e poiché il gas di legnoresina ne è ricco, si spiega come se ne consumi meno dell'altro per conseguire un'eguale intensità di luce. G. S. F. APPENDICE 547 SETIFICIO. - IL METODO D' ASTI. Il Sig. Girolamo Asti di Spilimbergo presentava, in data del 9 passato settembre, alla Camera di Commercio in Milano, la dimanda colla quale esponendo, che dopo molti anni di studi ed esperimenti, essendogli riuscito di filare, binare, e torcere la seta con un solo apparato, ot- tenendo con un solo congegno la trama in luogo della seta greggia, per la quale invenzione aveva/ ottenuta la Patente di privilegio esclusivo, si rivolgeva a questa Ca- mera affinchè, importandogli di porre in evidenza la de- cisa utilità del suo trovato, volesse istituire apposita Com- missione, composta di persone versate nell'arte di trarre la seta^ la quale, in base agli esperimenti da istituirsi al- l'uopo in questa città, avesse ad emettere il suo gindizio sulla bontà, o meno, dell'esposta invenzione. Aggiun- geva pure, che 1' invenzione privilegiata ^deve rimanere tuttora segreta , e dichiarava di porsi a disposizione della Commissione che verrà eletta, e di manifestare alla me- desima il segreto, procedendo con es^ alle relative ope- razioni a proprie spese. Essendo difficile al tempo della prodotta istanza ^di riunire la Camera per la nomina della Commissione , e d'altronde apparendo l'oggetto d'importanza, il Presidente ha stimalo di eleggerla egli slesso, componendola dei si- gnori De Cristoforis nob. Luigi, Verza Alessandro, Ga- vazzi Pietro, Esengrini Giovanni, e Osnago Innocente, e pregandola a volersi occupare degli opportuni esperimenti, e farne poscia rapporto alla Camera, onde questa Rap- presentanza emettesse quel giudizio che avesse trovato del caso. Infatti furono eseguiti gli sperimenti ; ma la lodata Commissione non ha potuto ancora concretare il proprio Rapporto, pei motivo che il sig. Asti con successivi suoi 548 APPENDICE fogli, annunziava alcuni miglioramenti da verificarsi. — Laonde la Commissione va di nuovo a radunarsi in appresso non essendo slato possibile di farlo prima. Diremo in seguito ciò che la Commissione avrà cre- duto di stabilire in proposito. TELiI ELETTRICI. Ecco in qual modo l'inventore sig. cav. Boiielli spiega nella Gay^'^etta Piemontese questo suo ritrovato. » Chiunque abbia qualche cognizione della tessitura , sa che la medesima consiste in un semplice intrecciamento di fili: che l'apparenza dei tessuti varia secondo l'ordine, nel quale questi fili si dispongono; e che regolando con- venevolmente tale ordine riproduconsi i disegni i più com- plicati che possa immaginare la fantasia dell'artista. Un sì maraviglioso effetto, pel quale il tessitore eseguendo quasi macohinalmente la stessa manovra, come se si trattasse della tela la più grossolana, vede nascere sotto la sua mano le stoffe le più ricche, mentre che ottenevasi al- tre volte col mezzo di fanciulli che tiravano delle corde, rauìcchiati sotto al telaio, grazie al genio di Jacquard in oggi si produce per il semplice movimento che lo stesso tessitore dà ad una calcola. Quest'invenzione però, ab- benchè ammirabile, non lascia di avere delle esigenze, ed alcuni difetti ai quali sarebbe grandissima fortuna il po- tersi sottrarre. Anzitutto ad ogni passaggio di -un filo di trama occorre un cartone traforato [da buchi disposti in ordine corrispondente al disegno. Se si riflette, che per al- cuni disegni e per alcune stoffe occorrono perfino 40 mila trafori, e che d'ordinario ne occorrono da 1200 a 1600 per un disegno a colori non molto complicato , sarà facile immaginarsi di quale spesa e di quale imbarazzo essi deb- APPENDICE 6Ì9 bono essere, massime se si tiene calcolo, che migliaia di fabbriche cambiano persino quattro volle all'anno i cartoni ai loro telai , e che questi costano in media lire 15 al lOO. Se qua! principale inconveniente dei telai alla Jacquard può considerarsi questa enorme sua spesa, ve ne sono al- tri secondarli che ciò non ostante hanno una certa impor- tanza. Anzitutto il sussurro che fa il batleole del telaio, che deve dare un colpo d'una certa forza per respingere le bacchette in ferro, lo rende assai incomodo al vicinato e non permette di stabilirlo ovunque vogliasi, facendolo in- vece confinare nei quartieri i più lontani della città- I colpi poi dei battenti finiscono per danneggiare non solo i telai stessi, ma eziandio, pel continuo scuotimento che vi ca- gionano , i caseggiati dove si trovano. Viene in seguilo l'inconveniente delle molle, le quali assai facilmente o si rompono o cedono in modo da non avere piii sufficiente forza per respingere le bacchette di ferro. Tutti questi inconvenienti spariscono invece coli' intro- duzione dell'elettricità, la cui azione è così potente, così docile a lasciarsi dirigere, sì pronta ad agire od a cessare affatto. Non havvi più macchinismo complicato j cessa il rumore; non vi sono più molle; e vengono soppressi affatto i cartoni. La calcola del tessitore innalza i licci come ades- so si pratica ; porta i loro capi a contatto con altrellanti pezzi di ferro dolce avviluppati di fili di rame che una corrente elettrica magnetizza o smagnetizza a volontà; ed ecco alcuni licci restar sospesi, gli altri discendere, se- condo che dirigesi la corrente, ora negli uni, ora negli al- tri. — Tutto ciò si eseguisce dal telaio, il quale riesce di una semplicità sorprendente, e non occupa che il posto di un telaio da tela comune. Anche per dirigere l'elettricità non occorrono mecca- nismi, traduzioni o lettura di disegni. Una serie di punte disposte su di una stessa linea come i denti di un pettine, ciascuna delle quali comunica con una calamita, poggia 560 APPENlilCE sul disegno, il quale deve scorrervi sotlo. Questo dise- gno, fallo con una vernice sopra un cilindro di melallo in comunicazione con un polo della pila, farà sì che la cov- rente passerà soliamo laddove il melallo non saia coperto dalla vernice, e costringerà i licci corrispondenti a rima- nere sollevati, riproducendo con ciò il disegno quale uscì dalla mano dell'artista, e con insuperabile esattezza. A vece delle spese pel disegno quadrettato, per la sua lettura, pei cartoni, loro iraforatura ed unione, non vi saranno che quelle di disegno, e della manutenzione delle pile; e l'esperienza dei telegrafi ha già fatto conoscere quanto minima sia quest'ultima. Né viene di conseguenza che pei disegni complicati si risparmicranno circa i 3(4 dell'attuale costo, e per quelli comuni più della metà; avendosi inoltre il vantaggio che con qualche colpo di pen- nello si potranno variare o correggere i disegni, quando l'effetto sulla stoffa non corrispondesse all' aspeliativa; ciò che difficilmente si può eseguire coli' attuale sistema. E tacendo dei nuovi generi di tessitura che si potranno intraprendere mercè la soppressione dei cartoni , come tap- pezzerie istoriate e simili, noe rimane ad accennare che la facilità colla quale si potranno d'ora in poi variare i disegni con lieve spesa. )) Non sì tosto saranno assicurali i vari brevetti chiesti in Europa ed in America, verrà in apposito locale in To- rino esposto un telaio montalo sul nuovo sistema, il quale lavorerà accanto ad uno alla Jacquard, producendo la slessa tessitura e lo stesso disegno. — Qualcheduno che vi è stato liberamente ammesso, ha potuto dal confronto giudicare da per se stesso di quale e quanta importanza sia l'applicazione dell' elettricità alle tessiture, sicché dob- biamo congratularci^ che la più bella invenzione dell' anno 1853 si debba pure con altre molte ad un nostro italiano. — ■■>>>»*«:-^«i — PPENDICE 561 SuHa piantagione degli alberi {HaV Annotatore friulano) Si legge in un certo articolo sopra 1' Acacia: che soffre il taglio non solo , ma anzi reagisce con tal forza ov' è tron- cata, che sembra esser la sua divisa: " percosso m' innalzo » — e più avanti: spesso nei primi due o tre anni di una fatta piantagione di acacie, alcune e anche tutte, danno un' ap- parenza assai trista; non conviene attendere oltre, affinchè, come usasi dire , la pianta si rinforzi , che ciò è errore pa- radossale in orticoltura, ma anzi reciderla immediatamente al disopra , rasente il collo della radice ( nodo vitale di La- mark). Questa pratica, che deve essere ordinaria in generale a tutti gli alberi educati a vigoria , dà all' acacia un' atti- vità sorprendente. Queste ultime righe provocano specialmente a confu- tare queir articolo j paventando che molti si confermino nella perniciosa idea , che i tagli immisericordi delle piante, non solo non pregiudichino il loro robusto incremento e sviluppo, ma siano loro per tale scopo necessarj, Contra una simile opinione protestiamo altamente in faccia a lutto il mondo, come quella, che, pur troppo, tenuta per vera dal massimo numero dei nostri agricoltori , reca gra- vissimi danni. Non bisogna illudersi, come sbadatamente quasi tulli fauno, poiché, vedendo belle e rigogliose cac- ciate in seguilo al taglio', se ne compiacciono, e s'accie- cano contro al loro interesse, non volendo mai vedere, né riflettere, che l'individuo albero, sia che si tagli ra- sente terra, oche si scalvi , o soltanto si diradi ne' rami, perde assai del corrispondente dilatarsi delle radici nel terreno , e quindi dei mezzi d'ingrossarsi e rinforzarsi , che 562 APi'ENiiion è ciò che si brauia. Levando alle piante i mezzi di pro- durre molle foglie, si tojjlie così ad esse anche parie del uutriiuenlo che si procacciano mediante quelle dall' atmo- sfera , e ch'esse portano anche alle radici , facendole mol- tiplicare e progredire. Queste, altrimenti facendo, stanno in una certa relativa inerzia, anche se trovinsi in fondi buoni e concimati, mentre moltiplicandosi e dilatandosi cer- cano e trovano vieppiiì le sostanze contenute nel terreno. Recidendo, come si fa dai più, spieiatamente i rami delle piante , ed anzi con quasi maggior studio nei terreni ove meglio allignano , s' incontra uno scapilo grandissimo, trattandosi di milioni e milioni di piante. Questo si fa, colla persuasione di giovare, ai gelsi, alle viti, ed ai loro alberi di sostegno, nei primi dieci o dodici anni dall'im- pianto, nei quali appunto le piante potrebbero più che mai approfittarsi dei lavori del suolo e delle concimazioni che si facessero , e che sono decisivi per la formazione e per la buona o cattiva loro riuscita. La slessa mala pratica s'usa da taluno ne' semenzaj , e ne' vivaj , ritardando così coi tagli malintesi lo sviluppo delle piante. Così r ignoranza procaccia una volontaria e ripetuta gragnuola dannosissima ! I coltivatori possono agevolmente convincersi, che la cosa sia a questo modo, confrontando i due metodi di trattare le piante nei loro effetti. Bisognerebbe che di questo fatto tutti si rendessero persuasi , e che lo mostrassero ai coloni, onde sradicare una perniciosissima credenza. Se i coltivatori fossero dal fatto convinti, che meno legno verde si taglia alla pianta e più il ceppo s'ingrossa e diventa robusto, grande van- taggio ne verrebbe alla agricoltura. A. D'Angeli. APPENDICE 653 Sulla convenienza dì servirsi delle vacche da latte nel lavoro. Diversi agTonomi avevano opinato esservi un reale vantaggio ad impiegare le vacche da latte nei lavori cam- pestri, e il Sig. D'Angeville avea detto che calcolando a 20 centesimi il lavoro di un paio di vacche adoperate tutti i giorni, la diminuzione del latte non era che la quarta parte della somma prodotta dal lavoro. Ma recen- temente il Sig. Barone Babo, corrispondente della Società industriale d'Angers, a Weinhem (Germania) se n'è vo- luto assicurare in modo ancor piìi positivo, come rilevasi dal BuUetin de la Société industrie,lle d' Àngers. Scelse egli otto vacche tutte della stessa età, e che davano la stessa quantità di latte, e per un mese le fece tutte egualmente alimentare, ma quattro tra esse ebbero a fare giornalmente un lavoro moderato di una mezza giornata , mentre le altre quattro rimanevano tranquille alla stalla. Queste ultime diedero dentro un tale tempo 658 litri (boccali 506) di latte, le altre adoperate nel la- voro litri 616 (boccali 473 2i3)j dunque in compenso del lavoro le oziose avevano dato 42 litri (boccali 32 ì\3) di latte di pili. Si osservò inoltre che le quattro bestie oziose erano aumentate in peso in complesso di 18 chilogrammi (libbre 49. 8), mentre le altre quattro avevano perduto 6 chilogrammi (libbre 16. 7) in peso. 11 Sig. Barone de Babo calcola in seguito di ciò; che il lavoro delle vacche dopo un mese sia costalo 42 litri di latte a 20 centesimi l'uno, ossia fr. 8. 40, più 6 chil. di carne ad un franco il chilogrammo, ossia in tutto fr. 13. 40, per cui gli risulta il lavoro di 5 vacche centesimi 72 per giorno. Parmi però che qui abbia fatto un' oramis- sione, perchè quantunque la diminuzione del peso sia di 664 APPENDICE poca importanza, pure per essere precisi, e per la stessa ragione per cui si sono calcolati li 6 chilogrammi di carne perduta, debbonsi calcolare anche li .18 che si sarebbero guadagnati non facendo lavorare le bestie. Per la qual cosa , così facendosi dei prezzi medii vigenti qui da noi pel latte e per la carne si avranno: litri 42, ossia boccali 32 1(3 di latte a ba- iocchi 3 il boccale Se. 0. 97 chilogrammi 24 , ossia libbre 66. 3 di carne a baiocchi 4 i 2. 65 In lutto So. 3. 62 Dunque il lavoro di quattro vacche durante un mese è stato pagalo Se. 3. 62. Riducendo il numero dei giorni di lavoro a 20 in causa dei giorni feriali e piovosi, si avrà per il lavoro di quattro bestie baiocchi 18 al gior- no, vale a dire che il lavoro di una vacca verrà pagato ia ragione di baiocchi 4 li2 al giorno. E inutile avvertire che qualora il lavoro fosse troppo prolungato questo calcolo non sarebbe più lo stesso, ed avrebbesi maggior diminuzione nella carne e nel latte, e quindi un aumento nella valutazione del lavoro stesso. Adoperando però le bestie con moderazione vedesi che il lavoro delle medesime viene pagato a un prezzo estrema- menle modico, e che non avvi perciò interesse a tenerle oziose. E anche da osservarsi che il latte delle bestie oziose è pili butirroso di quello delle vacche da lavoro, e che que- sto influisce a degradare la qualità del formaggio, essen- dosi osservato che sorte formaggio migliore da una casci- na che riceva latte dalle oziose, di quello che da altra cascina , posta nello stesso circondario , ma che abbia latte di bestie impiegate al lavoro. 1. E. C. s-^K^ APPENDICE 565 S§lulle diverse qualità del latte prodotto dalla stessa i^aeca. Un coltivalore inglese ha fatto delle esperienze per conoscere se il latte che ricavasi da una vacca quando si munge è uguale in principio e in fine dell' operazione j esperienze che il Sig. F. Guénon dice di aver replicalo piìi volte, e di aver ottenuto risultati conformi a quelli del coltivatore inglese. Prese questi diverse tazze e le riempi successivamente del latte munto da una vacca fino all'ultima goccia: si as- sicurò, pesandole esattamente , che tutte le tazze conte- nessero la stessa quantità di latte, e trovò che la crema era minore nella tazza che conteneva il latte primo usci- to, e andava di mano in mano crescendo fino alla tazza in cui Irovavasi l'ultimo sortito. La proporzione esistente fra la crema contenuta nella prima tazza, e quella contenuta nell'ultima non era sem- pre costante^ e variava nelle diverse vacche sottomesse all'esperimento j ma si manteneva nei seguenti limiti : rap- presentando con 1 la crema della prima tazza, quella del- l'ultima variava da 10 a 16, vale a dire l'ultimo latte estratto nel mungere una vacca contiene dalle 10 alle 16 volte pili crema che il primo. Rilevasi da ciò qual danno possa aversi nel mungere imperfettamente le vacche, e quanto importi che questa operazione sia fatta a dovere j stantechè un poco di latte solo che rimanga da mungere può contenere alle volle la slessa quantità di crema di tutto quello che si è di già estratto. I. E. C. fi&6 APPEISniCE NOT[ZIE DTVERSE — Il socio cav. Baruffi, onde tenere a giorno l'ac- cademia di Agricoltura di Torino intorno alla sorte del Bombyx Cynthia, l'informa, che da lettera recentemente ricevuta dal governatore di Malta, sono colà pervenuti da Calcutta, in soli 40 giorni di viaggio j num. 70 boz- zoli, di detto Bombyx, i quali, fatti schiudere, diedero oltre 200 bachi, che con altri 100 che già si possedevano, formano una famiglia di più di 300 individui, i quali sono robusti e mangiano con avidità la foglia del Palma Chrisli (Ricino); che fattane l'educazione, compiuti i bozzoli e resasi per noi propizia la stagione per la loro educazio- ne, ne sarà fatto l'invio in Piemonte di una certa quan- tità , affinchè vedasi di acclimatare anche, in Italia questa pregevole razza di filugelli. — Le montagne dell' Himalaya vengono presentemente perlustrate accuratamente da botanici inglesi, che vi fanno raccolta di piante da naturalizzare nel proprio paese. Di- cono che su quei monti, i più elevati della terra, fra gli abeti e le querce ed altre piante simili alle europee, cre- scano di quelle che siamo usi a considerare come proprie delle ragioni tropicali , come bambù , palmizii, banani. Una nuova pianta può fare la ricchezza d* un paese. Perciò ogni nazione incivilita dovrebbe contare nel suo seno una So- cietà, la quale si prefiggesse lo scopo della ricerca di piante nuove d'altri paesi, e della naturalizzazione di esse nel proprio. Molte volte quell'utilità, che non si riconosce ancora in una pianta, può risaltare in appresso. APPENDICE 657 — Le conferenze tecniche di Torino si occuparono iu modo speciale dell'argomento dei privilegi che i governi accordano alle invenzioni, scoperte e miglioramenti rela- tivi alle arti ed alle industrie, e principalmente si tratten- nero a discutere se sia giusto riconoscere il diritto di pro- prietà degli inventori; se abolendo i privilegi s'indurrebbe apatia e stazionarietà nelle industrie; e finalmente se si po- tessero sostituire i premii ai privilegi per incoraggiare gli inventori. La conferenza decise essere giusto, che fosse ricono- sciuto un diritto di proprietà per le invenzioni, e, dopo avere discorso dell'influenza benefica che apportano le leggi protettrici alle invenzioni , per immaginare ed attua- re nuovi perfezionamenti alle industrie già in esercizio ,0 trovarne di sconosciute, venne a definire come il sistema dei premii mai potrebbe compensare gì' inventori dell'ope- ra loro, ed incuorarli alle spese, fatiche e perseveranza necessarie per tradurre in pratica le loro idee utili. IMè con questo fu esaurito il tema, per cui si deli- berò di continuarlo nell' adunanza prossima. Uno dei soci intrattenne già nella tornata del 2 la conferenza circa a certi miglioramenti da esso immaginati, esperimentati in parte, per depurare con lieve dispendio il gas illuminante dall'ammoniaca e dal solfo, senza che sia necessario mutare la disposizione attuale degli appa- recchi. Notò come taluno dei metodi precedenti al suo per la fissazione dell'ammoniaca, stante il bisogno a cui inducevano di moltiplicare i depuratori, non avevano ri- cevuta accoglienza estesa, e come altri già proposti non fossero sufficienti all'uopo, perchè non valevoli a tratte- nere tutto l'alcali volatile. Annunziò che rispetto al solfo, proponevasi nella ven- tura tornata, cioè quella del 8, di dar conto alla confe- renza delle prove che in allora avrebbe eseguite con un apparecchio capace di 8 a 10 chilogrammi di carbou fos- 558 APPENDICE sile. E di fallo nell' ullima adunanza , disse che lo spe- rimento eragli riusciulo pienamente, e che avendo in- slituili i cimenti col carbon fossile di Noceto , copioso assai di zolfo, avevai;e conseguila una fiamma pura, lim- pida, inodorosa, di belio splendore, tale da pareggiare, o poco appresso la fiamma del gas dei veri litantraci. Ag- giunse che sperava con questo ed altri accorgimenti da introdursi nella fabbricazione del gas illuminante, o vi si adoprino i combustibili minerali del paese, o si preferi- scano i legni resinosi , che tra breve il Piemonte potrà da se medesimo, coi proprii materiali, procurarsi a buon mercato la pubblica illuminazione, senza trarre dal di fuo- ri né carbon fossile né resine. — Si scrive dal sig. Avv. C. Gorghi , sopraintendente del dipartimento della statuaria al palazzo di cristallo in Nuova-York, la seguente comunicazione: « Oggi soltanto, 8 gennaio 1864, apparve in luce un opuscolo, nel quale sono registrati i nomi degli esponenti che il giurì ha creduti degni di medaglie o di menzioni onorevoli. Come all' esposizione di Londra, sono distribuiti in Nuova-York medaglie d' argento e di bronzo. Delle prime pochissimi ne furono giudicati meritevoli. Delle seconde, gli esponenti italiani riportarono un numero tale, che, in proporzione, nessun paese n'ebbe altrettanto. — Il battello a Vapore l' Argo ha compiuto un viag- gio intorno al mondo in 121 giorni. Mai tal grado di velocità non é stato ottenuto. Distanza percorsa, 27,900 miglia 5 consumo di combustibile, andando 830 tonnellate, ritornando 972; numero dei giorni, andata 59, ritorno 62. L' Argo ha sofferto violente tempeste e colpi di mare ter- ribili, particolarmente nelle vicinanze dell'isola della De- solazione nel mese di giugno 1853 ; ma per la sua buona APPENDICE 669 costruzione ba potuto resistere senza grandi avarie a lutti questi pericoli. — II professore Planavergne è l' inventore di una nuo- va locomotiva idraulica , la quale , invece di tagliar l' acqua vi rotola sopra. Essa è munita di quattro grandi cilindri, destinati a surrogare le ruote, e del suo propulsore Del- l'interno j non affonda nell'acqua, ma vi nuota sopra ; sì muove con una celerità straordinaria, e può trascinar die- tro una grande quantità di navi. La maggior o minor pro- fondità dell' acqua non reca alcuna variazione nella pre- stezza del movimento , che si calcola da 30 a 40 mi- glia all' ora. La celerilà è quasi eguale , tanto nell' a- scendere quanto nel discendere i tìumi, poiché la resisten- za della corrente si diminuisce nella misura in cui si au- menta la celerilà del movimento. — Abbiamo la compiacenza di poter annunciare es- sersi posto in attività un altro telaio elettrico del cav. Bonelli, direttore dei telegrafi, con un apparato costrutto dal signor Breguet a Parigi e qui poi ultimatosi , il quale lavora con effetto ottimo ed immancabile, producendo una stoffa larga 30 centimetri e con otto colori diversi, me- diante 24 elettro-calamite soltanto. Molte distinte persone assisterono al lavoro, e fra queste chiarissimi professori di tìsica e di meccanica^ non che abilissimi fabbricatori di stoffe di questa capitale e lutti manifestarono piena soddisfazione. L' inventore espose in quest' occasione il modo con cui ne fa 1' applicazione ai meccanismi Jacquard attuali che potranno così conti- nuare a servire cou leggere modificazioni, e questo meto- do venne pure dai pratici dell' arte pienamente approvato e riconosciuto utilissimo. Fra qualche giorno il cav. Bonelli potrà mostrarne un Jacquard così ridotto ed operativo. o60 APPEISOICE Da tulli quesli falli risulta, l'applicazione della elel- tricilà ai telai per le stoffe operate essere ormai un fatto compiuto ed assicurato il brillante avvenire di questa gran- de scoperta. — Dal ministro dell'interno, previa Sovrana autoriz- zazione , venne testé accordato al dottore Giuseppe Rìz- zelti , giovane cultore deli' arte salutare in questa capi- tale la somma di L. 1,000 a titolo d'incoraggiamento, pella stampa e la diffusione di un suo Trattato popolare d'igiene pubblica e privata, che ebbe a riportare in prin- cipal modo il premio a tal fine istituito dal benemerito dottore Pietro Strada, e che il Consiglio Superiore di Sa- nità , con suo favorevole parere riconobbe pregevole sotto ogni rispetto, reputandolo assai appropriato all'intelli- genza anche delle persone estranee alla medesima, e tale da riuscire utilissimo tanto ai privali quanto alle autorità locali nei frequenti casi per adottare provvedimenti igienici neir interesse delle famiglie e della popolazione di una iutiera località. — Vi è maniera facile di fabbricare legno arlificiale, con cui si può imitare qualsiasi legno più apprezzato che si voglia, ed averlo pastoso a sufficienza per imprimerlo cogli stampi e rappresentare bassirilievì, fogliame e scolture, da non sapersi distinguere da quelle in legno vero. Preparasi il composto con polvere di legno e colla forte o gelatina degli ossi , che si fa agglomerare e rassodare col mezzo dì una concia particolare di cui gli inventori Barth e Potin non pubblicarono il segreto. Forse il legno adoperato è conciante per sé, ed è misto a polvere di sostanze vegeta- bili ricche di tannino. Comunque sia , chi volesse accin- gersi alla prova, forse non avrebbe difficoltà insuperabili da vincere. APPENDICE ^61 ANNUNZI DI NUOVI LIBRI Operette agronomiche di G. F. M. Contri Professore di Agraria nella Pontificia Università di Bologna. Voi. 1.° prezzo baiocchi 50. Bologna Tipografia Governativa alla Volpe 1853. Per fornire di un testo il Corso di Agricoltura cui as- sistono gl'Ingegneri nella P. Università di Bologna, mi sono determinato di pubblicare quelle Lezioni, che a guisa di Prodromo contengono in ristretto tutta la materia, o a dir meglio le Proposizioni più fondamentali di detto Corso. Le due che servono come di proemio all'intero corso, vale a dire quella letta all'Orto Agrario il 18 novembre 1834, l'altra il 4 dicembre dello stesso anno, furono da me pubblicate in Lucca nel 1830 per le stampe del tipo- grafo Giusti, e perciò ora non si fa che ristamparle con piccolissime variazioni, e di ninna importanza. Non ho però voluto ommettere di notar questo, perciocché aven- dole io allora pubblicate come un saggio del metodo e dell'ordine che mi era proposto, e che già molti anni seguiva nel corso scolastico , contro del quale mi veniva- no promosse verbalmente molte difficoltà, sperai ancora di leggere o manoscritte, o per le stampe le difficoltà medesime, ed in questa guisa sperai altresì di potermi o istruire colle ragioni che si sarebbero addotte, o almeno difendere e sostenere le mie opinioni in faccia al pubbli- co giudizio. Trapassato un sì lungo tempo, e sempre de- lusa la mia aspettativa, ho finalmente presa la risoluzio- ne, come dissi da prima, di pubblicare uà ribtretto del- IN. Ann. Se. Natuk. Sjì;giu III. Tomo 8. 36 562 APPENDICE l'intero Corso; non tralasciando tuttavia di premettere al medesimo quella stessa epigrafe che allora vi posi in fronte — Dixi quam acceperim scientiam ut si quis ignorai di- scat, si quis scit nuuc ubi labar oslendat. — Fin qui 1' Autore. — Ora diremo che il primo volume già pubblicato contiene sedici lezioni in 200 grandi pagi- ne. Il secondo volume è ora sotto i torchi , e verrà ben presto pubblicato. Dopo le lezioni , si pubblicheranno an- cora molte sue memorie risguardanti argomenti agrono- mici assai interessanti. Crediamo superfluo parlare sul me- rito delle opere di questo nostro illustre Professore , giac- ché esso è noto a quei moltissimi che ebbero il piacere di ascoltarlo dalla cattedra , o che lessero varie delle sue accademiche produzioni. Ci limiteremo solo a dire, che in questi tempi di industria positiva , conviene che ogni Ingegnere ed ogni Proprietario campagnuolo esamini le savie ed utili dottrine ivi insegnate, e le buone ragioni e novità in esse contenute, onde istruito di quegi' ottimi principii sappia pigliare nuova lena nella conduzione dei terreni amministrati, e voglia persuadersi che siamo an- cora lontani da quei miglioramenti agrari, che pure si ha diritto e certezza di ottenere. (I Compilatori) Lezioni di Economia Rurale del Prof. Pietro Cuppari rac- colte e pubblicate per cura degli Uditori delle mede- sime. Pisa Tipi Nistri. 1854. 8.° Voi. 1. prezzo paoli 10 toscani. Le Lezioni del Prof. Cuppari raccolte da' suoi udito- ri , e rivedute dallo stesso Prof, saranno in numero non minore di quaranta. Bastantemente si raccomandano per l'importanza del soggetto, e per l'illustre nome del suo Autore. Saranno corredale di tavole diligentemente incise in rame. APPENDICE 563 STABlllMENTO D' ORTICOlimA di Giovanni Minelli in Corticella con recapito in Bologna Via Mascarella N. 1529. — Autunno 1853 e Primavera 1854. Il Direttore di questo Stabilimento, noto per la sceltezza ed abbondanza di specie rare, per la bellezza e vigoria delle piante conifere specialmente , e per la onestà e mitezza dei prezzi stabiliti , è stato due volte premialo dal Governo Pon~ tificio di onorevole medaglia, dietro proposta dei Signori Agro- nomi e Botanici incaricati delle due Esposizioni Agrarie pub- bliche, tenute nella Villa Legatizia presso Bologna, negli anni 1851 e 1852. Coadiuvato il Signor Minelli dal proprio fratello, e desiderosi entrambi di estendere la loro bella ed utile industria , pensarono di preparare un altro Stabilimento in Bologna nel grande orto detto di San Guglielmo , ove già fino nel decorso anno si recarono per tempo a praticarvi gli opportuni preparativi , trasportandovi parte delle piante col- tivate nei loro fertilissimi terreni di Corticella. Pertanto lo Stabilimento del Sig. Minelli , come si conosce ancora dalla seguente nota, è uno di quei molti Istituti industriali , che cresciuti in guest' ititi mo decennio onorano la città di Bolo- gna, e che vogliono essere raccomandati caldamente ai cul- tori di cose agronomiche e botaniche , certi noi essendo di far cosa grata ai medesimi, e di vederli contenti dei nostri consigli e suggerimenti. I Compilatori. Avvertenze. — La misura per far conoscere la gran- dezza dei vegetabili è il piede Bolognese. ■ L'imballaggio che potesse occorrere, che verrà fatto colla maggior cura, onde i vegetabili giungano a destina- zione in perfetta condizione, starà a carico dei Signori Committenti. La maggior parte dei Coniferi sono invaso, o educati al trapiantamento, sicuri di ottima riescita. Li prezzi sono ristrettissimi e non ammettono ribasso. 564 APPENDICE Alberi coniferi resinosi. Abies Canadensis » Khutrow in vaso , x Mot-inda » Piiisapò in vaso . » Balsamifera in vaso di piedi 3 a 4 > Picea Nigra di piedi 4 a 6 > » di p. 3 a 3 1(2. » > di p. 2 a 2 1|2 s > di oncie 8 a onde 10, il cento » Taxifolia di p. 2 a 2 li2 » Excelsa Dee. di piedi 6 » id. in vaso da p. 4 a 5 > Smithiana. »... Araucaria iaibricata da Se. 1 e 20 a s Brasiliensis Criptomeria japonica in vaso di piedi 4. » di piedi 3. Callitris Rhomboidalis Cephalotaxus tardiva . Cupressus sempervirens pyramidalis, ben ramifì- cali, robusti soggetti in vaso da p, 8 10. j> in vaso di p. 3 a 4 » orizontalis a torulosus elegans . » Rectinospora ericoides » Elegans . 1 Himaliensis Cedrus Deodara di piedi 3 a 4 in vaso > Libani in vaso da bai. 40 a Juniperus Comunis .... > Virginiana di piedi 4 a 4 1[2. » id. di piedi 3. So 3. — . 40 » — . 80 » — . 60 11 1. 20 s —, 60 > 50 1 — . 40 » — , 30 i 10. — * — . 50 » — . 80 )) — . 80 > 2. 50 > 3. — > 1. 50 > 2. 60 > 1. 80 » 1. 20 i 1. 20 > 1. > — . 30 * — . 10 » — . 50 * 1. 60 > 1. 20 » 1. 20 » 2. 50 > — . 60 » — , 20 J> — . SO > —r. 60 APPENDICE 6U 5 Junìperus Sabina . . . Se. — . 30 Cracovia in vaso . . . . I — . 70 Repanda » . . s 1. — Tetragona » ... 1. — Bedfordiana » . . . . — . 80 Japonica » ... 1. — Squamosa » . . . . — . 80 Glauca > . 1. 20 Goveniana > . . . 1. 20 Macrocarpa »... — . 80 Neoboracensis. ... — . 80 Oblunga pendula 1. — Larix Europea di piedi 5 a 6 da bai. 40 a — . ÒO Phyllo dadus trichomanoides , . . . 1. 20 Pinus Nigra di piedi 5 in 6 . — . 80 > » di piedi 3 a 3 li2 in vaso . — , 80 » Sylveslris da bai. 30 a — . 60 " » Lariccio da bai 30 a . — . 50 » Pinaster da bai. 30 a. — . 50 » Strobus in vaso di piedi 3 a 3 t|2 1. — > Halepensis in vaso di piedi 5 a 6 — . 50 X » di piedi 6 a 8 — . 60 X Lanceolata in vaso — . 80 » Pumilio Mughus. — . 50 » Canariensis, in vaso . t. — » Excelsa in vaso .... 2. 50 » Pinea molli putamine, in vaso . — . 80 > Pinea — . 50 > Pinea in vaso, robusti soggetti, con be 1- la ramificazione, da Se. 1 a . > 4. — » Caramanica in vaso . . » — . 80 » Pallasiana » ... » — . 80 > Argentea » ... » — . 80 > Monteryensis » ... » — . 80 Seguoj a gigaatea in vaso dì piedi 2 » 3. -- 666 APPENDICE Seguoja gigantea in vaso di piedi 3 Taxus baccalà da bai. 30 a . » erecta ...... > hibernica ( pyramidalis) Thuja pyramidalis o tataiica ben ramificate piedi 3 a 4 da baiocchi 30 a . > occidentalis in vaso di piedi 5 B > in piena terra di piedi 3 . > orientalis il cento > intermedia in vaso » fìliformis ..... » asplenifolia ..... Taxodium sempervirens di piedi 2 a 3 . » disticum Alberi sempreverdi. Magnolia grandiflora educate in vaso con bel portamento , alta di p. 5 a 6 da Se. 3 a. » in Taso di piedi 2 a 4 da Se. — . 60 a. s rotundifolia in vaso magnifico sogget- to con gran ramificazione, alto piedi 5 l[2 da fiore > praecox, da fiore .... . Se. 5. — > — . 50 n 1. 20 • > 1. — di > — . 40 > — . 80 1 — . 20 • j> 2. — n 1. — a 1. — > 1. — > 1 50 > _. 50 6. — 2. — 10. — 2. — Arbusti sempreverdi. Arbutus Unedo in vaso dai bai. 40 a Buxus balearica .... » sempervirens foliis variegat ^ Crataegus glabra in vaso da bai. 60 a > nepalensis. Corchorus japonicus Cotoneaster microphylla > . buxifolia . » thymifolia -. 60 -. 15 -. 15 -. 80 1. — -. 10 -. 60 -. 60 -. 60 APPENDICE Aucuba japonica da bai 10 a. Elaeagnus reflexa . . . : . Evonymus nepalensis sempervirens, robusti ce spogli , in vaso da bai. 30 a . > foiiis variegatis da bai. 30 a . Ligustrum japonicuin io grandi cespugli di pied 4 a 6 Laurus nobilis in vaso da bai. 10 a Mahonia aquifolium da bai. 40 a . > repens da bai. 40 a ; > intermedia da bai. 40 a . Mespilus japonica in vaso da bai. 30 a. Mirica cerifera . . . . . Punica granata Philliraea angustifolia da bai. 40 a Podocùrpus nerifolius .... » elongatus .... Prunus lusitanica da bai. 30 a » Lauro-cerasus da bai. 8 a . Rhamnus Àlaternus in vaso da bai. 10 a Vtburnum Tinus in vaso da bai. 10 a . > napalensis in vaso. Ilex aquifolium da bai. 20 a. Glycine Chinensis Lafus Carolinensis in vaso, robusti, di pied a 5 da bai. 50 a . Àgnostus Sinuatus — Stenocarpus Cuninghami Rhododendrum Arboreum » Pontìcum .... Se. 667 — . 30 — . 60 — . 40 — . 40 — . 30 — . 20 ~. 50 -. 60 — . 50 — . 50 — . 60 — 15 — . 50 — . 40 — . 40 — . 50 — 20 — . 40 — . 20 — . 40 -. 40 -. 40 — . 60 8. — 1. 50 — . 60 Camelia. Alba piena, ■ lineata, t nitida. Angelica. Alespina. Amabilissima. 668 APPENDICE Amabilis de New Yorh. Imbricata rubra, Allhaeeflora. Alrorubcns. Bella Àntonielta. Bancksii. Reali rosea. Beli' Irene. Conlessa Rambaldo. » Iride. » Baccioccbi. Coronide. Corallina. Candidissima. Cicogna. Calvilli vera. . Carsvelliana alba. Cooperii. Clotilde. Pelicatissima. Devoniana striata. Elphinstonia. Emilia grandiflora. Emilia bona. Flos virginica. Futung. Formosa. Francofurlensi. Frosthii. Gilliesii. Gran papillon. Grunnelli. Imperialis. Incarnata. Imbricata tricolor. > spiralis. Laciniata. Leana superba. La favorita. Lecbiana. Lady Graflon. Marguerite Gouillon. Monsortiana. Marchioness of Excta. Monti nova. Nobilissima. Previdenza. Platipetala. Penelope. Paeonaeflora. Parini. Pomponia variegata. Pregnans. Puera. Picturata. Petrarca, Panceri. Palladio. Pirzio. Punctata major. Plutone lineata. Pietà alba. Presleys queen Victoria. Rubra piena. RouUiui. Rosea nova. Rosea minima. Sulcata rosea. Scazzosi. Striata rosea. APPENDICE 569 Vooddsii rosea. Willhonia. Variegata, Venusta. Le varietà dette, che sono del massimo rigoglio hanno ognuna il prezzo da Sc> 1 a 2 a seconda della grandezza e rarità rispetliva. Tricolor, Tricolor Gieboldtii. Venere. Voxion. Rosai. Rosa microphylla carnea l'una . . .Se. — . 05 • semperflorens o di Bengale a bai 3 l'una, il cento s 2. — > ranunculata l'una > noisetliane l'una. j> alba piena semperflorens l'una » coir odore di Tè l'una Sambucus rosea .... Alberi d'ornamento, di piena terra a foglia caduca. Acer platanoides » negundo Ajlanthus glaudulosa Bignonia Catalpa • Elaeagnus anguslifolia — olivo di Boemia Fraxinus Ornus > nepalensis » crispa Fagus sylvatica Gymnocladiis Canadensis Haesculus Hippocastanura Juglans nigra — Noce del Canada Liquidambar sliriciflua . Liriodendrum Tulipifera . » — . 04 > — . 05 » — . 08 > — . 20 » — . 05 12 12 08 10 10 10 20 30 10 20 20 15 20 50 670 APPENDICE Mimosa Arborea . . . . > .Se. — .15 Slorus rubra ........ — . 08 Populus Caiiadensis ..... » —, 20 Paulownia Imperialis, puntata dì un sol anno da piedi 8 a 10, da bai. 20 a. > — . 30 Magnifico albero del Giappone d' una straordinaria ve- getazione, eccellente per viali o isolato, di foglie gran- dissime. Si cuopre ogui anno copiosameulte di bei fiori turchini d'un gratissimo odore. Platanus occidentalis da bai. 10 a Salisburia adhiantifolia Ginkgo biloba . . Salix babilonica — o piangente . Sophora Japonica ...... » penduta ...... Tilia Europaea — da bai. 15 a . Tamarix Gallica — da bai. 6 V uno e il cento Àcer campestris ...... Gletischia triacanthos Morus alba, gelso inestato al piede s alba sylvatica, da bai. 10 a Moretina da BroIIo di due anni il 100 da bai 50 a Populus Italica, o pioppe cipressine da bai. 8 l'una e il cento > Alba, o albero bianco Robinia Pseudo-acacia a bai. 8 T una e il 100 Vlmus canipestris, da bai. 8 a . X Americana inestata al piede a foglia larga, da bai. 12 a . Olmina da Brollo di due anni , il cento da bai 30 a Frutti. Albicocchi ........ — . 10 Barbatelle di Vite, il cento . . . . » 2. — Ciliegi ....,...» — . 16 » — . 12 » — . 60 > — . 08 » ^^. 25 > aiK 40 > — . 30 » 5. — i * -~. 08 » — . 12 » — • t2 j) — . 12 > 1. — > 6. > — . 08 » 6, ~ » — . 10 » — . 15 » — — . 60 APPENDICE 571 Cottogni, l'uno :...:: . ~. 08 Frutti inestati nani, varietà scelle. » ~. 20 » inestati di alta fusto - da bai. 25 a . . — . 30 Giugiole . — . 10 JUaroni corantìi > — . 20 Meli paradiso .— . 08 > di allo fusto » — . 10 Noci comuni ...... . . — . 12 Peri » — . 16 Peschi, a bai 6 l'uno e il cento . > 5. — Sorboli . —. 30 Susini, da bai lo a » —. 12 Altea da siepe il cento . i . . . . — . 15 3 S O ^ ce £ < •5 co OD 00 U3 * S E a> ziS>ow>w o OO OO O «5 OO •t^OOO'-COCC' • • = o <=> e: O O OO O O O o o ooo o QOt>»t*OOI>l>.030C;OOOOOOOOOiQOO=^050ìO*05CS^'^ o o o o o o ^OOOOOOOOlrt ooSoooot-»Soaso>ooa0500oc > o o o o ■o : (MoookO — r^-oooooooooooooo^NOCMoooooooo ce oooo':iJcoi>.<©o:>ooooooocjoodooooooci050oOooo -.* C005CDO00t*.^i.OOOOO o: >OOC30 0'<3iOOOO'0000< + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + _!+ + + + c^ino*nc.QOQcc^co *?f-r? ^oo*fl«cD^Ci»r5cc«Dt^cco — **oas'«3" — t^t>.ocsir^5DC^'-co e^_ift oe t^^ •«rOC^OO — ^^•^^C5000ff*'T^M*"'^0^00^^-OOOC5050iOOO^ OUÌOOCSiJ^OCOOOOlOQOWÌQOOCIOOCOOOOQOC^ o^o o_ tft^O^O_0_ '^c'--» + +"+ + +"+ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + ^ o> O) o ^ + + + + + + + + + + + + + + + + + + + tll±±ll±±±±± O ''ì O O O GO O C-l *!^ 5^ •« 12^ G^.^.'^^^^'^.'^V^-'^-^-'^-'^-'^-'*-'^- 4"+4'+ + i + + + + T + T + T + + T + T4- + + + + + . t>. »— c^ o co o ■ _ __ _^_ - co co — ^ì ., , -, _- - . . j o ^ 30 ^^ ■^- ^"^ " -■■ '^* co '^ "^ <"* *^ "" ^- ^ "^^ ■— ' "" ' '^ ?i c^ ì?i (M c^ c^ Vi c^ ir* c^ cs '^^ cs c^ cNcics'MtMg^gMtMtMg^CTe^ t^ »>. f^ 1^ t^ CN (M ff^ tri C-I . e S K^,S S ?!_§ 5^3 5| S S 2 S S o g o 2 ^.2 S S.S . ooo o — co — o— * ■— — o ■o o "= — lb-»-»t-^t^t-«t^t^t^l^*>*^^ .i^t^t-*ooooQOb»i>*»-*r>>i^t^i^ CS'NC^'M (MiT^C^CS'M'! i>-^i^^5::l^rS; ij^^oco** — cecero ce GO^O_C iQO»-'^o-^'— ™':o**iDao — eco — — «^ Cl, t^ b* t^ »^ ' otoc^sc'— r^-0'»oi O O co C5 hj co t^ o o .b«h.|>.|>.CO COGOh-»b»b>.»>.b**^*^ ; co o Ci •- co .■wrc — OCi-— co; "^^"^ C5t^Ol"*l>.OOt^COCSb* r^ t-' W t: t- 5:: t: S:: t: ?:; X; ?:; 5:3 t^r-^i-^fr^cocoQOcct^ 000 b* i-. b»' »^ »>^ C^ C^ (N ',S (M C^ C^ C^ . ai co t^ o cji_ GO^ co_ o 5' 0~t» O co |>.CDCDb»00COt>.b»ir5 »Mwr''WOJCOQOCC00' i o o c^ co 00 C't^ *■*_' tiyj«tCOOOOO*-' c-r^fr^b-.b*t*^^*^*7 •;?•;:' rtN.t-*t-*l>.b»»^b»J^b«-COQ0COGOb»b*l>t^b»tsi r'<— , *^ "rrì '-T^ =5 — -M c^ •"T o co «^ 00 e: o- ■— c^cowi-ocot^oooso-— ìOt>>co3:^o^^^^ —_^_*-L*-„-^ tri 'N c^ c^' '^' '^' '^' c^ "^"^ g^ C2_ _ o co oo co* CD ccT iiionx Cd iduiBT 3A3M H.2 opo S CUUg eiSSojc] = e ■|z *l ■2 >£ 2^S < a. ce 2 .5. o a>o> w>o 0> OO'' zo> .o . 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Francesco Grandi di Bologna, bramoso di ornare di una fonte perenne la deliziosa sua Villa suburbana in san Donnino , facendo assegnamento sulle molte cognizioni teoretiche e pratica perizia dell'ingegnere estense sig. dolt. Eugenio Canevazzi, poneva mano all'opera patteg- giando : che in caso di non felice riuscita , questi avesse gratui- tamente diretto il lavoro e prestato l' occorrevole meccanismo , intanto che egli avrebbe sostenuto tutte le altre spese della esecuzione. Vari e non lievi inconvenienti attraversarono il buon an- damento di questo lavoro, poiché avendo dapprincipio adopera- to il sistema dei tubi di legno, ne venne un incaglio che ren- deva frustraneo il più accorto e diligente travaglio; e così pure il sinistro incontro di due strati di sabbia , che portata in alto da una corrente di acqua sino all'altezza di due metri, toglie- va la speranza di una felice riuscita. Non ostante queste avver- sità , il sig. Francesco Grandi secondato dal tecnico cui erasi affidato , proseguiva imperturbabilmente il suo lavoro ; anzi non indietreggiava in faccia alla proposta di ripigliare da capo la terebrazione di un nuovo foro, e di sostituire i tubi di ferro a quelli di legno: a modo che, non ancora raggiunta la profon- dità di 40 metri sì ebbe il contento di veder sorgere l' acqua zampillante in tale quantità, da appagare interamente le viste del generoso imprenditore. Collocati i tubi di ascensione e misurata la quantità e l'al- tezza di questa sorgente artificiale, si è veduto che l'altezza del gettilo è circa di due metri al di sopra del suolo della circo- stante campagna. Perciò sia data la dovuta lode alla salda fidu- cia del munifico imprenditore, non meno che all'indefessa per- severanza dell'abilissimo ingegnere; e questo nuovo prospero risultamento valga ad animare quest'arte dei padri nostri, rin- giovanita dagli oltramontani mercè utilissimi miglioramenti delle macchine; arte magistrale altamente reclamata dai bisogni della pubblica Igiene e dall'industria di questa provincia. Giulio doti. Crescimbeisi. L I]\DIC£ DELLE MATERIE CONTENUTE NEL TOMO Vili. w»-fr^>a>g le < < < ^ LAVORI ORIGINALI Piani e Rizzoli — Rendiconto delle Sessioni dell'Acca' demia delle Scienze dell' Istituto di Bologna . pag. 5 Alessandrini — Catalogo del Gabinetto d' Anatomia Com- parata « 46. 201. 385 Bianconi — Repertorio italiano per la Storia Natu- rale » 65. 289. 474 Malvasia E. — Rendiconto della Società Agraria di Bo- logna » 97 Predieri — La Esposizione Agraria- Industriale tenuta nella Villa di S. Michele in bosco » lOl Marocchetti — Miglioramenti da introdursi neW Agri- coltura bolognese »113 Baroni B. — Fabbricazione di concimi artificiali . » 119 LoATTi — Acqua di calce nella cura delle Verruche dei Bovini , » 127 Meneghini — Rapporto sui Minerali di rame in Ri- sano » 1 36 P. P. — Due parole sul prezzo del grano, e tabelle dei raccolti etc » 166 Id. — Appendice alla relazione sulla malattia delle viti e delle uve con infine alcune tabelle dei raccolti ed introduzioni in Bologna » 177 Id. — DelV Argano nuovo seme da Olio . . . . » 192 Palagi — Osservazioni Meteorologiche . i> 188. 380. 572 Massalongo — Piante fossili terziarie dell' Italia meri- dionale , tav. I. IL III. » 193. 25S N. Ann. Se. Natur. Sebie IH. Tomo 8. 37 678 INDICE Canevazzi — Valore nutritivo delle sostanze alimentari pel bestiame » 305 Predieri — Coltivazione del Grano Saraceno . . . » 321 Id. — Cenno sui vantaggi che si ponno ottenere dagli ani- mali morti I 328 Id. — Notizie sui raccolti della Canapa bolognese dal- l'anno 1819 al 1853 ,355 Palagi — Variazioni elettriche dei corpi che si allon- tanano ed avvicinano fra loro > 365 Marocchetti — Ricordatevi del Pomo da terra . . » 376 Ambrosi — Elenco sist. delle piante fanerogame del Ti- rolo italiano » 433 PoLETTi — Cisti avventizia del cenuro cerebrale Tavola IV. .462 Frontali — Della sifilide vescicolare » 468 Santagata e Bevilacqua — Rendiconti della Società Agraria Bolognese » 497 Bevilacqua L. — Rapporto delle cose praticate dalla So- cietà Agraria nelle vacanze eslive i 510 BtRTOLONi — Ragguaglio della nuova coltivazione pra- ticata col Durra •....» 518 Bertelli — Esperimenti sull'uso del Durra {Olco di Caffreria) .• . 522 WiNGBETTi — Descrizione dei Podere di Tiptree Hall . » 524 Sassoli — Dei Comunali. Ragionamento del Conte G. Slassei » 529 Orlandi — Valore nutritivo, e valore venale delle so- stanze alimentari » 537 - P. P. — Prodotti diversi del bolognese raccolti dopo il 1819 .544 . Riproduzioni , Estratti ed Annunzi. Annunzi di nuovi libri » 83. 262. 281. 491 Libri e Memorie presentate in dono » 97 INDICE 679 Di un nuovo Marmo artificiale 'premiato dalla Società d' Incoraggiamento di Padova » 127 Uso dei torsi di Grano turco » 124 Lavori ed esperienze fatte nel podere sperimentale di Ferrara ..,..» 125 OwBN — Odontografia, sunto » 249 Programma, di premio della Soc. Medico-Chirurgica di Bologna » 275 Id. dell' Àccad. Medico-Chir. di Ferrara .... » 277 Naddin — Longevità conosciuta per alcuni semi. . i 332 Lavena — Analisi di latte proveniente da Vaccine af- fette di febbre aftosa » 336 P. P. — Fenomeno delle tavole semoventi spiegato fisica- mente dall' inglese Faraday » 345 Regolamento per lo studio dell'Agraria .... » 378 Despretz — Produzione di polvere dura come diamante colla elettricità » 384 Galvani — Programma di un Periodico d' Agricoltura Teorico-pratica » 494 Remy a. — Allevamento dei volatili domestici in In- ghilterra pag. 541 G. S. F. — Composizione di Gas Legno-Resina . . » 646 Asti — Metodo di filare , binare , e torcere la seta. » 547 BoNELLi — Descrizione di un Telaio così detto Elet- trico » 548 D'Angeli — Sulla potagione degli alberi . . . . » 651 Canevazzi — Della convenienza di servirsi delle vacche da latte nel lavoro x, 553 Id. — Diverse qualità di latte prodotto dalla stessa vaccina . : 555 Notizie diverse di Agricoltura e di Industria . . . » 656 Contri — Operette Agronomiche. - Lezioni Voi. i.° » 661 CuppARi. — Lezioni di Economia Rurale .... » 562 MiNELLi — Stabilimento d' Orticoltura in Bologna . » 663 Crescimbeni — I Pozzi Artesiani nel Bolognese. . » 576 Correzioni del Tomo VII. Pag . Lia. ERRATA CORRIGE 244. 22 Malacnone Malacarne 5J 23 intervertebrali invertebrati 247. 20 e 27 cocciniglia cocciniglina 250. 27 soffocaiio suffocatio Correzioni del Tomo Vili. Pag. Lin. 194. 13. Bianconianus BiancoDÌana 195. 28. Forumlivii Forilivii. 196. 29. secuudarii secundarìis Remy a. — Allevamento dei volatili domestici in /»- ghilterra pag. 641 P. P. — Prodotti diversi del bolognese raccolti dopo il 1819 » 544 G. S. F. — Composizione di Gas Legno-Resina . . » 646 Asti — Metodo di filare, binare, e torcere la seta. » 547 BoNELU — Descrizione di un Telaio così detto Elet- trico » 548 D'Angeli — Sulla potagione degli alberi .... » 651 Canevàzzi — Della convenienza di servirsi delle vacche ' da latte nel lavoro » 553 Id. — Diverse qualità di latte prodotto dalla stessa vaccina . a 555 Notizie diverse di Agricoltura e di Industria ...» 656 Contri — Operette Agronomiche. - Lezioni Voi. 1.° » 661 CuppAai. — Lezioni di Economia Rurale .... » 562 MiNELLi — Stabilimento d'Orticoltura in Bologna . » 663 Palagi — Osservazioni Meteorologiche ....;» 572 Crescimbeni — / Pozzi Artesiani nel Bolognese. . » 576 ^Xr- <.o AVVERTIMENTO- Ogni mese, ovvero in ogni bimestre verrà pubblicato un fascicolo del giornale, e quando lo richiegga la ma- teria sarà corredato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo mensile sarà composto di sei fogli di stampa: il primo ed il settimo fascicolo d'ogni annata verrà fornito di un frontispizio, ed il sesto e dodicesimo dell'indice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo semplice è di bajocchi ven- ticinque romani pari ad italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Bagli Associati al- l'estero e fuori di Bologna sì dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani, pari ad Ital. lire 8. 05 : non comprese le spese di dazio e porto che stanno a carico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Signor Professore Cavaliere Antonio Alessandrini, e da tutti gli altri componenti la Società stessa, l'Elenco dei quali si legge nel 1.° fascicolo di cia- scun tomo. S'intende che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. Coloro che desiderano associarsi al solo Repebtobio Italiano Giornale di Zoologia Mineralogia e Geologia che costa uno Scudo romano, e si pubblica entro i fascicoli degli Annali, dovranno dirigersi al Sig. Cav. Prof. Giusep- pe Bianconi al Museo di Storia Naturale. Gli altri poi che amassero di ricevere separatamente l'Appendice Agraria che porla anche il nome di Propa- gatore Agricola e costa annui Scudi 1. 80 romani , dovranno dirigersi al Sig. Prof. Alessandrini suddetto, ovvero alla Residenza della Società Agraria situata nel locale dell' an- tico Archiginnasio in Piazza dei Pavaglione.