S-iisif. IVFOVI AIVIVALI 3eue SCIENZE NATURALI Anno V. Tomo X. Luglio e Agosto 1843) {pubblicalo il 10 Ottobre) BOLOGNA 1845. TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIB. AVVISO Questa Raccolta aumentata specialmente nella parte delle scienze economiche ed agricole, negli estratti e notizie scientifiche ed industriali, è divisa in due parti ; la prima contenente memorie ed articoli originali inediti pubblicati, come per l' addietro;, dai Professori Direttori col concorso dei soliti Collaboratori, ai quali altri si aggiunsero: l'al- tra parte ;, in forma di appendice, comprende gli oggetti nominali di sopra ed è affidala alla direzione di Carlo Berti Pichat editore e proprietario di questo periodico. Ogni mese verrà pubblicato un Fascicolo , ovvero per un bimestre un fascicolo doppio, e quando lo richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. II primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata è fornito di un Fron- tispizio e di un Indice per la serie de' Volumi , e le Ta- vole di un'Annata saranno dodici all' incirca, come i fo- gli di cui si compone ogni volume saranno sempre più di trenta. Il prezzo d' associazione annua per tutto lo Stato Pon- tificio è di Scudi 3. I Signori Associati al Bullettino delle Scienze Me- diche potranno ricevere questi Nuovi Annali per soli an- nui scudi 2:50. II prezzo dee pagarsi per semestre anticipato, oltre le spese di dazio e porto per 1' estero. Si accetta il cambio con tutti i giornali scientifici , agricoli e tecnologici. Le Associazioni si ricevono in Bologna all' uffizio del Felsineo Piazza Santo Stefano N.** 96, al quale sarà diret- to quanto è relativo all' amministrazione ed all'appendice, e pel rimanente si farà recapito al solito dal Prof. Ales- sandrini via Altabella N.** 1637. S'intende che l'associa- zione debba continuare d' anno in anno quando entro No- vembre non siasi dato avviso in contrario. I^UOVI AWJIVALI X f^/!it'^,y y<^ '■\ ^«ifeiii viuZk^ ]\UOVI MMU SCIENZE NATURALI COIV APPEM»I€E ALESSANDRINI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di Anatomia Comparata e Mediciisa Veterinaria. BERTOLONI Cav. Dott. ANTONIO Profess. di Botanica. GHERARDI Dott. SILVESTRO Professore di Fisica. SGARZI Dott. GAETANO Prof, di Chimica Farmaceutica. Aunvo T. Tomo X. ^^fì^ry^a S/a/Se. ne/Tè Syiaf/efic. 1845 €diahotatm Amadei Dolt. Aniadeo — Bagni Dolt. Gaetano — Baratta Dott. Quirico — Bertelli Prof. Francesco — Bertoloni Dott. Giacomo — Bertoloni Prof. Giuseppe — Biagi Dott. Clodoveo — Bianconi Dott. Giuseppe — Bianconi Dott. Gio. Battista — Breventani Dott. Ulisse — Bozoli G. Maria — Calori Prof. Luigi — Contri Prof. Giovanni — Davia Marchese Dott. Luigi — Ercolani Dott. Gio. Battista — Gualandi Dott. Giovanni — Muratori Dott. Paolo — Minghetli Marco — Ranuzzi Conte Annibale — Recchi Gaetano — Salina Conte Canimillo — Santagata Dott. Domenico — Soverini Dott. Carlo — Sca- rabelli Luciano. . Le Materie trattate in questi Annali risguarderanno al so- lito; l.*' la Storia Naturale propriamente detta, cioè la Zoologia ; Mineralogia ; Geologia e suoi diversi rami , la Geografia fisica, Geognosia e Geogenia; e la Botanica, com- presa r Anatomia e Fisiologia vegetale : 2.° l' Agricoltura : 3.** l'Anatomia e Fisiologia umana e comparata : 4.° la Me- dicina , la Chirurgia . e la Veterinaria : 5.° la Chimica e la Farmacologia : 6.° la Fisica , Meteorologia , Astronomia Fisica e Scienze Tecnologiche. DELL' AZION CHIMICA CONSIDERATA SOTTO L' INFLUENZA MEMORIA SECONDA GAETANO SGARZI MEMBRO PENSIONATO DELl' ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto di BOLOGNA Letta nella seduta delli 27 Aprile 1843 dell' Accademia stessa G, 'rave argomento, Accademici Prestantissimi, egli è quello intorno al quale oso richiamare in oggi l'allenzion vostra; e se all'imponente qualità del medesimo applicassi la dovuta riflessione paragonandovi le mie forze, e non mirassi puranco al soddisfacimento di un dovere appog- giandomi air esperimentata vostra bontà, per certo mi a- sterrei dal farne parola siccome cosa di migliore consiglio, e da prudenza dettata : ma fin dall'anno precedente, quando v' offrii la prima parte de' miei pensieri sull' Azion Chi- mica, quando ne indicai un seguito, e quando dissi che restavarai a considerarla sotto l'influenza della For^^a Or- ganica, l'impegno era assunto, ogni riflessione diveniva frustranea , la lancia per così dire fu tratta ; non posso quindi esimermene altrimenti , e bisogna che in qualsiasi modo io raggiunga la mela. Tutto quello per me esposto in quell'incontro ha re- lazione, come ben sapete, al formare un concetto del- l'Azion Chimica che valga a chiarire alquanto meglio 6 sull'azion chimica r accozzamento delle molecole nella formazione dei corpi di quello che lo si possa iiilendeie colle teoriche ammesse intorno l'Affinità, ed azzardo un' opinione che non misi pare affatto assurda ed insussistente; imperocché il pensare che gli elementi della natura comechè costituiti ognuno di materia ponderabile, ma di differente qualità, per cui sono distintissimi fra loro, siano egualmente dotati d'una forza particolare di genere attrattivo, ma di modi assai speciali, per cui si differenziano l'un l'altro anche in questo rapporto : il supporre che una tal forza si esercita in ognuno in un de- terminato punto della massa, il quale punto perchè espri- me la risultante di tutte le azioni dei singoli punti mate- riali componenti l'elemento slesso può denominarsi ij suo centro d'attività; il ritenere che questo centro deve varia- re d'intensità nella varietà degli elementi, dirigerne i modi dell'unione reciproca, e concorrere alla formazione di un altro centro più complesso e più attivo a seconda che due, tre, quattro e più elementi insieme si associano in una molecola composta, il quale centro perchè esprime egualmente la risultante delle azioni dei singoli elementi che la compongono, si denomina parimenti il suo centro d'attività; il figurarsi che questo nuovo centro varia pur sempre nella sua intensità al variare delle molecole, pur sempre dirige le ulteriori unioni che ne susseguono, e determina pur sempre il multiforme andamento della costi- tuzione dei corpi ; il contrassegnare in fine in simil guisa r Affmilà considerandola quale forza propria, ed avente il caratteristico di For^a Tipo-diatesica perchè in fatto si appalesa atlratlivo-disposiliva ad un tempo,- lutto questo mi sembra suscettibile di qualche probabilità per analogia almeno coli' esercizio d'altre forze della natura, ferace di felicissime applicazioni per dare una spiegazione ai prin- cipali fenomeni dell' Azion Chimica, resistente all'appello della ragione per essere ammesso in via d' ipolesi. Se non che nello esaminare i fenomeni slessi dell'Azion DEL PROF. G. SGARZI 7 Chimica sotto la forma d'altrettante leggi o caratteristici della medesima, e nel rivedere la facilitazione che per l'intendimento vi somministra l'ipotesi d'una risultante di forze molecolari, e dei centri d'attività ritoccali qui sopra, si è dovuto riconoscer che certi agenti, sui quali erano fondate alcune delle ipotesi anteriori intorno l' Affinila, quantunque non possa sostenersi che ne sono essi la cau- sa princi|)alissima, vi operano però delle influenze singo- lari , e talmente modificano le maniere di congiungimento delle molecole nell'atto delle formazioni dei corpi, da ri- sultarne nei medesimi caratteri e proprietà le più differenti, ed opposte. Tali agenti sono in ispecialiià i derivali dalla Materia Imponderabile sia per emissioni sia per vibrazioni, distinti in calorico, luce, elettrico, magnetico, i quali o determinando certe distanze fra le molecole della Materia Ponderabile, o attivando certe tensioni delle loro rispettive forze, e senipre recando del cangiamento nei centri sì pri- mitivi delle molecole semplici , che conseguenti delle mo- lecole composte, necessariamente deggiono dar luogo a svariati aggruppamenti , quindi possono render ragione delle differenti forme, qualità, proprietà dei corpi che dal- l' unione loro ne vengono costituiti. E ciò trattandosi degl' Inorganici. Ora facendo passag- gio agli Organici, e volendo rintracciare il modo d'eser- cizio dell' Azion Chimica nell'atto di formazione dei mede- simi , mi si para innanzi un' opinione antica e rispettabile, che impone venerazione ed assenso, ma che non toglie pe- rò che si possa investigare, ed anco modificare, qualora il farlo sia in conseguenza di dati e di ragionamenti giusti egualmente che fondati. In veggendo che i Corpi Organici così numerosi e moltiplìci vengono nulloslante da piccola serie d'elementi, e che negl'Inorganici questi ascendono ad un novero di quasi sessanta varietà ; in considerando che negl'Inorganici gli elementi vi si trovano congiunti in pro- porzione determinala , seguono una progressione aritmetica g deli/ azion chimica nelle successive combinazioni dello stesso genere, si veri- ficano le ragioni dei multipli e dei subraiiltipli, dove s'in- contrano identici componenti, e le leggi degli equivalenti e delle sostituzioni, dove entrano eterogenei o principj di- versi che prendono il luogo d'altri, e che negli Organici, per lo contrario, non sembra darsi tale proporzione così stabilita e fissata, e la quale si ritiene anzi cosa non con- ciliabile quasi colla moltiplicilà de' composti che da sì piccol numero d' ingredienti derivano ; in meditando le pro- prietà dei composti che in generale sono consentanee alla qualità dei componenti, ai modi di composizione negl'Inor- ganici, e vi si riconosce unicamente quella modificazione recata dalla forma e dallo stalo aggregativo diverso nello slesso semplice o composto , dovechè negli Organici diffe- rentissime sono le proprietà né si riscontrano, rapporto a queste, le analogie suddette col genere di componenti o di composti, e nemmeno v' ha traccia in certe proprietà che manifestano di scoprirvi o di supporvi, come lo si può negl' Inoiganici , in certa tal qual maniera ed a priori , la composizione; dietro tutto questo fu ritenuto, e tuttora si vuole , che trattandosi della formazione de' Corpi Organici, elementi, processi d'unione, proprietà e caratteri siano differenti, all' Affinità 0 all' Azion Chimica subentri la For- za Organica, un'altra Chimica si dia oltre la Chimica morta o la minerale o l'inorganica, e cioè la Chimica viva, la vegetabile,!' animale, e coìQg\es&ì\amenle la Chi- mica organica. In verità una tale demarcazione infra i corpi della na- tura che nei rapporti d'altre scienze può stare benissimo, e può dirsi necessaria essenzialmente per assoluta varietà di forme esterne, e per ragioni d'esisleuza e di relazione coir universo, non è di stretto bisogno per la Chimica: mi pare anzi ammissibile unicamente per una traccia d'or- dine nello studio, e nei trattati della medesima; imperoc- ché sono d'avviso che l' Azion Chimica sia identica, ed DEL PROF. G. SGARZI 9 abbia analogo andamento tanto in senso organico che in senso minerale, si manit'esii sempre e porli sempre l'im- pronla de' suoi carallerislici in qualunque fatto d'opera- zione, quindi non possa nei risultali variare in guisa da rimanere secondaria in opinione di fiicollà, e coniala quasi per nulla nella formazione de' Corpi Organici. Né credia- te, 0 Signori, che ciò sia puramente fantastico in me, ed intenda pur solamente a dichiarare l'inutilità d'una distinzione della Chimica in Organica, ed Inorganica, la qual cosa ben poco sarebbe valulabile, e forse si rimarrebbe più veramente inutile della inutilità suddetta; bensì voglio, a compimento de' miei pensieri sull' Azion Chimica, che meco vediate l' Azion Chimica figurare nel regno organico, egualmente ohe nel minerale, siccome la foiza che tende ad unire gli elementi e serve alla costituzione dei corpi , ri- levandolo nei rapporti principalissimi della scienza^ e cioè 1." nelle molecole, 2.*^ nei modi coi quali s' uniscono;, 3.° nella qualità dei composti che ne risultano; nei quali punii, che sono i cardini su cui poggia e s'aggira la Chi- mica, alloraquando scorgerete tutta l'analogìa che lo ri- tengo che vi esista, converrete meco, io spero, che la Chimica, poiché si limita a trattare delle molecole mate- riali de' corpi , e della loro composizione , è una sola in ambedue i regni della natura, e che la Forza Organica, trattandosi dei Corpi Organici, vi esercita soltanto un'in- fluenza dello stesso genere di quelle operate dagl' Impon- derabili, e già calcolate nel primo lavoro, trattandosi de' Corpi Inorganici. E perchè a primo aspetto simile asserzione può aversi per assurda, e mi alienerebbe l'animo vostro. Accademi- ci Prestantissimi , luttoclìè pieno di benignità e cortesìa, con- vienmi innanzi tutto specificare alcune cose della maggior rilevanza, e che slimo opporlunissime a mia cautela, ed a comune schiarimento. Altro è corpo organizzato, altro corpo organico; per questo puossi intendere in islretlo 10 uuil' azion cuimica senso, il materiale di quello; l'uno viene necessariamenle dall'altro; ambidue concorrono all'esistenza degli Esseri viventi. Il corpo semplicemente organico è tale perchè o deriva, o forma parte dell'organismo, ed in esso più ri- marcabile è la composizione che la struttura; l'organizza- to immedialanienle costituisce l'organismo,, e in esso più si valuta la configurazione che gli elementi ; in conseguen- za il primo, perchè lo si esamina dal lato della qualità della materia, si vede che deve essere il prodotto dell' Azion Chimica, il secondo, perchè lo si osserva dal lato della sua forma e costruzione , si conosce che è di esclusivo do- minio della Forza Organica. Infatti prendiamo sott' occhio un Essere Organico qua- lun((ue, e prescindendo dal considerarvi gli esterni carat- teri che lo classificano nella scala e nell'ordine di fami- glie naturali, prescindendo dal considerarvi la promiscui- tà di liquidi, di parti molli, e di solidi che lo costituiscono, e segnatamente prescindendo dal considerarvi il continuo mutamento in causa dell' assorbire, dell'assimilare, del secernere, che in esso avviene, i periodi d'aumento^ di stato, di decremento, lo sviluppo, la durala, la morte, le quali cose tutte sono da ripetersi da una causa supe- riore, dalla suscettività cioè della vita, e quindi da una condizione estranea alle chimiche indagini, noi lo vediamo formato di tessuti, di vasi, di gemme per esempio da un lato, di membrane, di muscoli^ di nervi, di cartilagini, di ligamenli, d'ossa, e di organi per esempio da un altro lato; ora arrestandoci a questo complesso, vi troviamo un ammirabile congegno di parli legate in più stupendo accordo, e nelle quali la forma, i movimenti, la relazio- ne, tutto cospira ad un fine che ci sforza a piegare la fronte al supremo poter della natura , ed ecco i Corpi che diconsi organizzati , il cui valore consiste appunto nella forma, e che sono il prodotto della Forza Organica; se sospingiamo invece V investigazione su queste medesime DEL PROF. G. SGARZI 11 parli fino a volerne conoscere il materiale componente, scopriamo esistervi dal primo lato della sostanza Legnosa quando frammista a Gomnìa, a Fecola, a Glutine, quando ad Olj , ad Essenze, a Resine, a Tannino, a Sali, dal- l'altro lato rinveniamo Albumina , Gelatina, Fibrina quando jn unione con Muco, con Sierro, con Linfa, quando con Osmazoma, con Materia Grassa, con Sangue, con Acidi particolari, quando con Cerebrina , con Colestrina, con Oleati, Margarati , Lattati di Soda, quando in fine con Materie Coloranti, Estrattive, con Latte, con Bile, con Sperma, con Saliva, con Sudore, con Urina, ed ecco in tutti questi corpi quelli che diconsi Corpi Organici, il cui intrinseco unicamente desuniesi dalla composizione , e che provengono naturalmente dall' Azion Chimica. Ma siccome oltre la qualità dei componenti , non può a meno di non vedervisi in tali corpi una rimarchevole differenza di for- ma nella Sostanza Legnosa, per esempio, che ora presentasi a fibre, a tubi, ora a cellule, ora a rete; la stessa Fibri- na che abbiamo foggiala a filetti od a lamine, a cellule ed a canali, a strali ed a filtri di vario genere; la stessa Albumina identica negli elementi ma diversa nel Vegetabi- le, e nell'Animale, nella Caseina e nella Glulina, nella Proteina e nella Vitellina; la stessa Materia Grassa nel Fegato modificala in Colestrina, nelle Mammelle in Butir- rina, in Caprina, in Caproina , nel Cervello in Cefalota, Cerebrola, Eleencefol , Stcaroconola; così fa d' uopo con- venire che nell'atto che s'ingenerano tali sostanze , essen- doché si trovano nell'interno dell' oiganismo, sebbene pro- vengano da comuni elementi , i quali ubbidiscono alla lo- ro forza propria manifestante l' Azion Chimica ;, pure ri- sentano r influenza della Forza Organica in guisa che l'unione riesce in modi speciali, e ne seguono le varietà d'aggregali sopra notate. E perchè differenziano di forme questi aggregati, per- chè risultano lutti quanti da tre o quattro elementi tuli' al t2 dell' AZION CHIMICA più , perchè traggono origine da' processi vitali vi sarà ra- gione siilTicienle per escluder r Azion Chimica , per demar- care atTallo la loro formazione da quella degl'Inorganici, per istabiiirvi una Chimica particolare? Non lo credo cer- tamente, e poggiandomi sopra analoghi falli che s'incon- trano nel regno inorganico convengo a ripetere in via ge- nerale che il creato materiale consta di Esseri che sono uniformi nella massa, non suscettivi visibilmente d'aumen- to, 0 soltanto per soprapposizione di parti, durevoli per tempo indeterminato , e di Esseri che sono di massa ete- rogenea, suscettibili d'aumento per intrinseche elaborazio- ni , durevoli per determinati periodi. A tutti spetta una forma esteriore a seconda di un Tipo già prefisso dalla Mente Eteina ed un andamento interiore di parti vario in ciascun Essere quanto dissimile è l'esterno aspetto, sem- pre però a questo consentaneo e relativo. Tutti hanno una composizione propria, semplice negli uni , complessa negli altri, in certuni complicatissima, e la quale si risolve in pochi elementi rispettivamente alla moltiplicità degli Esseri medesimi. Ora adunque ogni cosa che riguarda simili Es- seri, in ultima analisi riducesi a composizione, e a for- ma; quale difficoltà nel commettere la prima all' Azion Chimica, alla Forza Organica la seconda, e questo unifor- memente, e generalmente per tutti? L' Organismo, all' in- fuori della funzione che le è propria nello stato di vita, non è che una forma. La forma a riserva dell'esser semplice oppure complicata non è che un andamento, una disposizione di parti. Le parti , a seconda che più , o meno composte , non sono che aggregati d' elementi. Gli elementi variano di natura, ma sono tutti dolali della forza propria superior- mente discorsa ; quindi che vieta il ritenere che in virtù di questa si attraggono e si uniscono non promiscuamente, ma in senso dei centri loro d'attività, e delle leggi che si conlengono nei caratteristici dell' Azion Chimica, e se binarj, ternarj tuli' al più in numero, sotlo condizioni dell' AZION CHIMIUA 13 puramente tìsiche, ed influenzali soltanto dagl' impondera- bili^ né vengono dall'unione degli elementi le parli os- siano i corpi così detti minerali , che seguendo un tipo speciale di formazione degli Enti , che ne deggiono venire, si ricongiungono fra loro, e danno origine agli Esseri Mi- nerali; oppure se gli elementi sonoternarj, o quadernarj di numero, ma sotto condizioni vitali, ed influenzali ol- treché dagl' Imponderabili , anche dalia Forza Organica, ne risultano dalla unione loro le parti, ossiano i corpi or- gani7^':{ati , che parimenti a norma del tipo di formazione speciale assegnato alla qualità degli Enti;, e dalla Forza Organica ricongiunti, passano a formare gli Esseri Or- ganici. Tale, 0 Signori, mi sembra lo specchio della natura con occhio chimico esaminata — Esseri Inorganici che de- rivano da p-arti che diconsi corpi minerali, i quali sono altrettanti aggregati d' elementi — Esseri Organici che risul- tano da parti che si chiamano corpi organizzati , i quali sono parimente aggregati d' elementi. Il materiale sì degli uni che degli altri é identico;, siccome uniforme il loro procedimento dalle parti, e quello di queste dagli elemen- ti. Tutti gli elementi ubbidiscono all'Azion Chimica Del- l'originare le parti , tutte le parti servono ad altra potenza nel costituire gli Esseri. Questa i)otenza nel regno inorga- nico è una delle tante forze della natura, che ignoriamo, nel regno organico è la Forza Organica che in mille guise ci è dato conoscere ed ammirare! E per vero al più semplice riflesso che si dia alla composizione degli Esseri della natura, non si può a me- no di scorgervi il duplice concorso di queste forze; impe- rocché delle leggi che presiedono, e dei fenomeni che ac- compagnano l'Azion Chimica nulla d'analogo e di comune si rinviene né in quell'incognita forza che dirige la co- struzione del regno minerale, né in quella forza conosciuta e detta organica appunto perchè dirige la costruzione del 14 dell' azion chimica rcijno organico. Si conosce il percliè il Carbonio s'unisce airOssifi^eno per formare l'Acido Carbonico, come il Cal- cio s'unisce allo slesso Ossigeno per formare la Calce , ed ancora come l'Acido Carbonico s'unisce alla Calce per formare il Carbonaio di Calce; ma nulla si sa inlorno al formarsi dell' Arragonile, dello Spato d'Islanda, dell' infi- nila varielà di Marmi che pur sono altrettanli Carbonati Calcarei; si sa cos'è la Silice, l'Allumina, l'Ossido di Ferro , la Calce ; ma ignorasi come siansene formali li Ba- salti, e le diversità che se ne incontrano ; si sa che i Gra- niti provengono da Feldspato, da Quarzo, da Mica, ma come ciò sia veramente s' ignora ; lo stesso dicasi delle Calcedonie, delle Agate, delle Pietre Focaie, dei Grès, delle Arene che si conoscono per differenti forme della Silice con minima mistura d' eterogenei ; ma non si conosce il procedimento di loro formazione ; in fine egli è allret- tanlo dei Filoni Metallici, dei Terreni, dell'insieme in- somma degli Esseri Minerali, de' quali intendiamo benis- simo la composizione delle parli , ma non la costruzione del tutto , e del nesso quale ci si presenta. Altronde pos- siamo in oggi segnatamente indicare cosa è lo Zucchero , il Legnoso, la Fecola, la Canfora, il Glutine; cosa sono le Essenze, le Resine, i Balsami^ le Gomme-resine, gli Alcaloidi; possiamo dire che C24 H40 N6 08 dietro 1' a- nalisi di Gay-Lussac e di Tbénard calcolata secondo le ta- vole di Berzelius, oppure C48 H37 N12 015 dietro quella di Dumas e Cahours somministrano 1' Albumina e le sue varietà; che un composto pressoché analogo ci dà la Fibrina e suoi affini; dalla quale Fibrina quando vi si associa dell'Acqua deriva la Gelatina, quando vi si unisce della Soda s'ingenera il Muco, quando vi si combina del Fosfato Calcare ne vengono le Ossa , oppur la Condrina modificata poi in Tendini ;, Ligamenti, Aponeurosi, Carli- lagini;che gruppi infine differenti di questi tre o quattro elementi , solo in diverse proporzioni, ofifrono la serie dei DEL PROF. G. SGARZI 15 Maleiiali Iruniediali de' Vegetabili , e degli Animali ; ma se vogliamo dar ragione come questi materiali concorrono in mille differenti guise alla fabbrica delle Fibre, dei Tes- suti , degli Organi, delle parti insomma cbe poscia con- vengono a costruire il tutto degli Esseri Organici; se vo- gliamo schiarire il modo eoa cbe procede la natura a simili formazioni ; se vogliamo conoscere le leggi fonda- mentali delle medesime, siamo in egaale condizione che per gli Esseri Minerali, quindi nell'ignoranza della causa che tali stupendi effetti produce. Finché si tratta d'accoz- zare degli elementi, di originare Ossidi, Acidi, Basi, Sali, Materiali Immediati, l'Azion Chimica, determinata quale l'abbiamo, ci è di scorta sufficiente, e fino al limite dei corpi minerali, e dei corpi organici, nel modo che sopra intesi, i suoi caratteristici , le influenze degl'imponderabi- li , e quella della Forza Organica somministrano mezzi ab- bastanza valevoli di spiegazione , e di intendimento. Ma quando si tenta indagare il movente della scelia degli Os- sidi Metallici che prestano ai Marmi la varietà ed i colori; la ragione delle macchie, e delle apparenze loro esterne; il perchè della loro forma e giacitura; quando si tenta in- dagare il movente della scelta degli elementi dei Basalti dei Graniti, del pari che delle Pietre e dei Terreni che formano la varietà degli Esseri Minerali ; la ragione de- gl' impasti particolari dei medesimi; il perchè delle ester- ne loro apparenze, forme, e giaciture; quando si tenta indagare il movente della scelta de' Materiali Immediati che entrano a comporre le radici, il tronco, le foglie, i fiori, i frutti ; le ragioni delle loro multiformi strutture e posi- zioni; il perchè variano cotanto da individuo ad individuo che ne sono venute Classi , Ordini , Specie così contrasse- gnale e distinte; quando si tenta indagare il movente della scelta fra la Fibrina, e l'Albumina, fra la Condrina, o la Cerebrina, fra Sali Organici o Sali Minerali per averne Muscoli 0 Vasi, Membrane o Nervi, Tessuto Cellulare o 16 dell' azion cuihica Glandiilare; !a ragione di un Encefalo, di un Ireneo, di estremila, degli Organi secretorj, escrelorj, sessuali, delle Parti interne, esterne, di relazione; il perchè delle forme, delle fisionomie, dei segni inservienti a caratterizzare le razze, le famiglie , gì' individui ; quando vuoisi tutto questo , non è possibile ottenerlo dall' Azion Chimica, applicarvi pur so- lamente per lumi le studiale leggi ed i caratteristici del- l'Affinità; non ricorrere conseguentemente ad una Forza d'ordine superiore, siccome pel regno organico si è fatto, appunto appoggiandosi alla Forza Organica. Che se ciò è avvenuto ed in forza di necessità trattan- dosi degli Esseri Vegetabili ed Animali , conviene necessa- riamente ancora trattandosi dei Minerali; a meno che non si volesse innalzare il concetto dell' Azion Chimica a grado più sublime, spingere l' attività dei centri conseguenti del- le molecole composte a fatti assai più ragguardevoli di un semplice accozzamento, dare al caratteristico di questa forza molecolare la maggior qualità possibile di forza Ti- po-diatesica; a tal che potrebbesi in allora estenderla oltre i suoi limiti odierni, farla servire ad ogni sorta di forma- zione, immedesimarla e confonderla colla Forza Organica. Qui però non c'è via di mezzo, gli Esseri Minerali ben- ché omogenei in tuttala massa, benché non offrano orga- ni, benché affatto dissimili dagli Esseri Organici, pure s'appalesano nella costruzione tanto ammirabili, si trovano nell'andamento delle loro parti tanto ingegnosi, sono nella loro esistenza e relazioni tanto interessanti , che meritano assolutamente d'essere tenuti analoghi agli altri Esseri in rapporto all' origine , e causa di formazione , stando per- altro sempre al materiale componente, quindi come negli uni vi si ritiene indispensabile il concorso della Forza Organica, così negli altri fa d'uopo ritenervi egualmente indispensabile il concorso d' una forza , per lo meno- ana- loga , e che accenneremo , siccome sopra , per forza inco- gnita ; oppure in brevi termini diramare la Forza Organica DEL PROF. 0. SGARZr 17 alla produzione piiranco degli Inorganici, o 1' Azion Chi- mica a quella degli Organici, ciò che può essere difTicile a comprendersi alla fralezza di nostre menli , non impos- sibile a farsi dall' Onnipotente Autore della Natura. Nel frattanto al mio assunto io credo suflìcientc l'ave- re esposta la di fl'erenza notabile fra Corpo organico, Corpo organizzalo. Essere Organico; l'avere distinto il rapporto del materiale e della composizione sotto il quale unica- mente la Chimica considera i corpi; l'avere veduto che altro è l'unirsi degli elementi per formare le parti, altro l'unirsi delle parti per formare il lutto dei medesimi cor- pi; l'avere esaminate le Forze che a tali unioni presumi- bilmente presiedono; e l'avere quindi specificata 1' analogìa grandissima che passa, in quanto a materiale costituzione fra gli organici e. gli inorganici. Ora questa analogìa molto piii chiara risultando ricercata nelle qualità delle molecole, nei modi coi quali s' uniscono , nel genere di composti chimici che ne derivano; quest'analogìa servendo mirabilmente a precisar il concetto dell' Azion Chimica nei fatti delle for- mazioni organiche esaminale al paragone di quelle degl'inor- ganici ; quesl' analogìa essendo la base fondamentale su cui poggia lo scopo del mio dire , senza più oltre divagare il pen- siero m' affretto a discorrerla nei punti più volte ricordali, e così sollecito il cammino che dalla meta ancora mi separa. In primo luogo delle molecole facendo parola, egli è indubitato che gli elementi sono comuni ai due regni della natura; se non che osservandosi che di tutto il novero dei fin qui conosciuti, e che si disse essere di quasi sessanta varietà, ben pochi appartengono al regno organico; osser- vandosi la differenza grande che esiste fra i corpi mine- rali ed i corpi organici , e di questi stessi fra loro , quan- tunque provenienti da così scarso numero d'elementi; ed osservandosi che di tanta differenza non sembra aversi la ragione nelle comuni leggi d'Affinità, o dell' Azion Chi- mica^ si desunse da questo principalmente il bisogno di N. Ann. Se, Natur. Anno 5. Tom. 10. 2 18 dell' azione chimica richiamare la Forza Organica, e di ammettere queir asso- luta demarcazione fra' delti corpi die noi tentiamo per que- sta parte di togliere opponendovi — Che il derivare i corpi organici in generale da Carbonio, Idrogeno, Ossigeno, ed Azoto^ e lo spettare gli altri elementi ai minerali non è per sé un argomento onde ritenere diversa la causa della loro unione; imperocché questi elementi sono pochi, ma non so- no però esclusivi del regno organico; sono pochi in ap- parenza, ma potrebbero esser assai di più in realtà; sono pochi di qualità, ma si potrebbero moltiplicare all'infinito nella diversità degli aggruppamenti fra loro. E qui è dove poggia sostanzialmente il mio convincimento d' analogìa intorno questo primo punto del paragone- Lasciamo che il Fosforo, lo Solfo, il Cloro, il Ferro, e verificate le sco- perte di Devergie^edi Orfila, anche il Rame, il Piombo, l'Arsenico, possono annoverarsi fra gli elementi organici, quindi sia ovvio il conoscere che questi elementi , del pari che il Carbonio, l'Idrogeno, l'Ossigeno , l'Azoto sono comuni ad ambo i regni e conseguentemente sia facile il vedere che in cotal guisa il loro numero puossi reputare maggiore ; massime poi se riflettiamo che si è ben lontani dal conoscerne tutte le qualità, dappoiché esistono degli odori , degl' elllavj , dei prodotti organici che ci sono noti per gli effetti che ne proviamo, o che vediamo, e dei quali non ne sappiamo affatto la natura ed i principj. Piuttosto degno di rimarco io stimo il propendere che si fa in oggi con moltissimo fondamento all' opinione che gli elementi organici siano a ritenersi non già gli atomi semplici del regno minerale sopra notati^ ma bensì le molecole com- poste che dal loro aggruppamento derivano; anzi, a se- conda de' miei pensamenti, sono fermo nel credere che la base 0 meglio i( radicale delle formazioni minerali sia una molecola od atomo semplice; che la base od il radicale delle formazioni vegetabili sia un atomo od una molecola per lo più binaria di Carbonio cioè , e di Idrogeno ; che DEL PROF. G. SGARZT f9 la base od il radicale delle formazioni animali sia un ato- mo od una molecola per lo più ternaria di Carbonio cioè, di Idrosfeno , e di Azoto. Siirse già un conflitto fra Dumas e Robiquct circa l'ammetter un radicale organico binario^ o ternario. Ap- poggiato il primo alla scoperta del Metilene, dell' Eterina, del Badilo ottenne l'accordo di molli dei Chimici Illustri del secolo; appoggiato il secondo a quella del Benzoilo, dell' Aldeyd, del Cinnamilo venne corroboralo dall'assenso di Liebigjdi Wohler, di Berzeiius, e librate in profonda bilancia le ragioni d' entrambi dal chiarissimo nostro Purgotli , se ne ricavò di conseguenza che i radicali orga- nici 0 simili al Cianogeno risultano di due soli elementi, 0 simili al Sulfo-cianogeno risultano di tre elenitnti. Augusto Laurent nella sua Teoria delle combinazioni organiche, ha manifestale delle idee consimili, e di più ha cercato di stabilire il rapporto fra l'Idrogeno ed il Car- bonio del radicale fondamentale , la qual cosa per non poche combinazioni assai felicemente ha ottenuto. Però do- ve non trova lale rapporto nella serie stabilita, egli si studia di supporlo esistente in antecedenza, e mutato per ragioni disdrogenanti, a lai che ne costituisce dei radicali derivati. Inoltre egli considera che le quantità dell' Idrogeno e dell'Ossigeno vi si trovino spesso divise parte nel radi- cale e parte fuori di esso, onde costituirlo quando neutro, quando basico, ed il composto un'Ossacido, un'Idracido, 0 un Idrobase. E trattandosi dei corpi ove entra l'Azoto sta pienamente attaccato alla teoria degli Amidi di Du- mas, formando cioè dell'Idrogeno e dell'Azoto non già il radicale fondamentale, bensì il corpo negativo che ad una combinazione positiva d'Ossigeno, e di Carbonio si trova unita. II celebre Liebig nel recente suo Trattato di Chimica Organica dietro le risultanze di molte e molte analisi pro- prie e di altri, avendo realmente constatata l'esistenza dei 20 uell' azion chimica radicali organici binarj , e dei ternaij ov' entra l' Azoto , ne aminelte degl' Ipotetici dove le manca il presidio del- l'esperienza, ed il lume dei fatti. Ma lungo sarebbe lo specificare per minuto quanti al- tri lavori possiede la scienza onde autorizzare questo pen- siero di molecole binarie, e ternarie in riga d'elementi organici; le ragioni che, a mio parere , valgono abbastan- za sono — che molte combinazioni, oltre le accennate, binarie, siccome 1' Essenza di Terebentina, la Benzina, il Garbile di Magnus, l'Elailo di Berzelius, il Mentene di Walther, lo Slyrol di Simon , la Cerosia di Dumas ec ec. e molte ternarie, siccome l'Ellenina di Geoffroy e Lefebu- ve, il Cuminol di Gerhardt, e Cahours, il Carvacrol di Schvveizer ec ec. si comportano nelle reazioni appunto quali corpi semplici, e nel regno organico fanno le veci e compiono gli ufficj degli elementi comuni nel regno mine- rale — Ghe altre combinazioni binarie e ternarie molto ana- loghe si originano per le stesse reazioni , e mediante i pro- cessi essenzialissimi di distillazione a secco, di fermenta- zione, di putrefazione, d'eremacausia siccome lo provano gli ammirabili risultati ottenuti da Fremy sugli Acidi gras- si , da Reichenbach sul Gatrame , da Fremy , Pellettier , e Walter sulle Resine ec ec. — Ghe in seguito dell'ammet- tere tali combinazioni binarie e ternarie quali principj ele- mentari, l'andamento di formazione degli organici com- parisce tutl' altro che misterioso, le leggi de' comuni com- posti vi trovano giusta applicazione, armonizza insomma nel più beli' accordo tutto il crealo. E trattandosi di quelle combinazioni ov' entra l'Azoto, cadute in maggior controversia per volervi Robiquet ed altri ammettere questo principio in combinazione binaria ed ammoniacale ; parmi che lo sviluppo dell'ammoniaca per r azione degli acidi o degli alcali, oltreché non è co- stante, quando pure avviene, siccome avvien sempre al- lorachè vi agisce il calorico in grado superiore, sia piiì DEL PROF. 0. SGARZt Zl facile reputarlo un prodotto anziché un edotto, dal mo- mento che in quei corpi ove esiste realmente l'Ammonia- ca, visi trova d'ordinario allo stato salino, vi si rinviene naturalmente un acido ancora , e più poi vi si riconosce un determinato rapporto di proporzione acquosa fra l'Os- sigeno di questo e l'Idrogeno di quella, ciò che non è constatato abbastanza in simili combinazioni organiclie co- me lo è nelle minerali ed inorganiche. Quindi ritengo mol- to probabile che queste combinazioni azotate siano esse pure da riguardarsi come ternarie, figurino nelle rc;izioni e nei composti egualmente quali corpi elementari , e che la natura differenzj in questo solo i corpi appartenenti ai due regni, che gli elemenli dell' uno sono semplici, quelli dell'altro sono composti; ed ecco un motivo più che suf- ficiente della diversità delle apparenze e manifestazioni che ne dimostrano i gruppi materiali conseguenti ossiano i corpi minerali, ed i corpi organici ; ecco agevolmente spa- rita una potissima causa della gran demarcazione fra loro ammessa, la scarsezzza cioè degli elementi; ed eccone tratto invece dalla molliplicilà di questi fondata sulla numerosa varietà possibile di tali combinazioni binarie e ternarie caratterizzate elementari , un grado di analogìa che si pare fondatamente pensato e dedotto. In quanto ai modi d' unione delle molecole elementa- ri, in secondo luogo, in vista sempre delle notate oppo- sizioni di caratteri e proprietà osservate nei corpi della natura, in vista del numero e qualità loro, e più in vista delle pressoché innumerevoli varietà e specie che se ne in- contrano, quando per la chimica rifulse l'epoca più bril- lante del costituirvisi la teoria delle proporzioni determina- te, si disperò in principio che tutte le combinazioni a qua- lunque regno appartengano potessero venire alle medesime leggi di formazione assoggettale. Tutlavolta a mano a mano che con maggiore esaltezza si analizzarono i materiali del regno -vegetabile, e del regno animale, e che dietro i dati 22 l>KIl' AZION CHIMICA oUenuli s'indussero i Chimici a riguardarli come lanlì com- posti ternarj e qiiadernarj , sebbene neppiir il minimo so- spetto nascesse cbe i loro elementi siano al modo stesso che nel regno fossile antecedentemente uniti in combina- zioni binarie primitive, fu peraltro questo un passo verso il precitato intendimento. Infatti non tardò Gay-Lussac ad osservare che l'Etere, e l'Alcool possono rappresentarsi per Acqua, e Gas Idro- geno-Carbonato. Le vedute di Dulong in seguito delle sue ricerche sull'Acido Ossalico; quella di Chevreul che ri- guarda i Corpi grassi per Eteri Anidri ; le opinioni di Dumas e Bonllay rispetto agli Eteri riguardati come Sali Idrati, 0 Anidri, analoghi ai Sali Ammoniacali; quelle di Serullas rapporto ai nuovi composti da essolui distinti per Solfati d'Etere^ e di Idrogeno Carbonato; i pensamenti d'Orioli sulle Gomme, Zucchero , Amido considerati come altrettanti Carbonati d' Idrogeno-Bicarbonato, siccome sul Legno, Acidi Vegetabili, Alcaloidi^ e molti principj Ani- mali veduti altrettanti Sali della stessa base Idrogeno-Car- bonata, oppure di combinazioni analoghe al Cianogeno; i rilievi fatti sulla natura della Naftalina studiala da Farady e divenuta oggetto di nuove esperienze in Francia presso Laurent , ed in Alemagna presso Reichenback, Oppermann , Wohler, e Liebig; le deduzioni che dall'analisi sul Can- fogeno operata da Liebig, e da Oppermann, si sono tratte intorno alla natura della Colestrina, che può riguardarsi co- me un Idrato di esso; le idee di Berzelius sulla natura della Chinina , della Cinconina, dell' Aricina considerate come diversi Ossidi dello stesso radicale; i riflessi infine dello stesso Robiquet, già citati, sull'alcalinità delle basi orga- niche ripclula dall'esistenza in esse dell'Ammoniaca; so- no tutti questi novelli modi di ravvisare l'intima composi- zione de' maleriali immediati organici , e successivi fonda- menti bastantemente solidi per istabilire che la natura non ha demarcato di tanta differenza, come si è pensato in ad- DEL PROK. G. StiARZI 23 dietro la costituzione chimica dei suoi prodotti, né sopra lina parte di essi ha sleso quel velo misterioso, ed asso- lutamente impenetrabile che si è voluto. Che anzi sia il contrario , e cioè che incontransi mol- tissimi fatti di Proporzioni determinale infra gli ori:;anici è quasi all'evidenza dimostralo da tutti quanti i lavori della moderna chimica. Diasi un'occhiata pur solamente alle es|)erienze di Farady e di Dumas sopra diversi com- posti di Idrogeno, e di Carbonio d'origine vegetabile; di Front , di Peligot , di Guerin-Varry sui Zuccheri ; di Crum , di Dumas, d'Erdmann , e di Laurent sull' Endaco; di Che- vroul e Braconnot, di Pelouze e di Boudet, di Bussy e Lecanu sugli Olj Fissi e sui Grassi; di Soubiran e Capi- laine, Blanchett e Selle, Gerhard! e Cahours sugli Olj Volatili, sulle Essenze, sugli Aromi; di Bonaslre ed Unverdorben ; Berzelius e Rose, Devillc e Mulder sulle Resine; di Oppermann e di Meyer , Dumas e Slass, di Hetlling e d' Hesse sulla Cera; di molli e parlicolarmento di Liebig sugli Acidi, di mollissimi, e particolarmente di Gerhardt sugli Alcali Organici; diasi «n'occhiata a tutta la ragionevolezza con che si può ritenere che le Gomme, le Fecole, il Legno provengano da un radicale C12 HI6 cui siano uniti 08 per costituire il Materiale Legnoso-Gom- raoso-Amilaceo, che poi congiunto ad un atomo d'Acqua dà il Legno, a due atomi d'Acqua dà la Fecola, a tre atomi d'Acqua dà la Gomma; che C12 H18 sia il radi- cale Zuccherino, al quale uniti 09 ne sorge il Caramel o Materiale Zuccherino, che poscia congiunto a due atomi d'Acqua dà lo Zucchero di Canna, a tre atomi d'Acqua lo Zucchero di Latte, a quattro quello dei Funghi, a cin- que quello d' Uva, d'Amido, di Frulli, del Diabete; che la composizione dell' Alcool e dell'Etere sta egualmente come Idrogeno Bicarbonato Deuto-idrato , Ossido d'Etile Idrato, Idruro d'Aldehyd Idrato il primo, Idrogeno Bi- carbonato Proto-idrato, Ossido d'Etile, Idruro d'Aldehyd 24 dell' azion chimica seinpliceiiienle il secondo; che ima combinazione di Car- bonio e di Idrogeno in varie proporzioni sì, ma di qnesti due elementi però sempre si è il radicale che nnilo a di- verse qiianiilà d'Ossigeno somminisira lutti quanti gli Aci- di Organici Vegetabili, e fra questi il Margarico e il Mar- garilico , l'Oleico ed il Riccinico differiscono per doppia proporzione di Ossigeno, il Tartarico, il Tarlrelico, il Tartralico, l'Itaconico, il Piro-citrico, ed il Ci traconico per un atomo o due d'acqua; che una combinazione di Idro- geno e di Carbonio insieme a due atomi d'Azoto si è la base d'ogni Alcaloide, e fra questi la Glaucina, la Glau- copicrina, la Chelidonina provengono da uno, da due, da^ tre atomi d'Ossigeno, così la Cinconina, la Chinina, l'A- ricina , e fors' anco gli Alcaloidi dell' Oppio ; degli Strycnox, e quelli d'altre Piante nelle quali l'analisi ne ha scoperte più varietà; diasi un'occhiata in fine alle svariatissime in- dagini di molti intorno alla Fibrina, all'Albumina, alla Gelatina, all'Urea, agli Acidi Urico, ed Uro-benzoico, Colico e Coleico , non che intorno ad altri Materiali im- mediati degli Animali, e si troverà di che essere convinti che gli estremi delle Proporzioni determinate, vale a dire la ragione multipla e submultipla negl' identici componenti, e nell'andamento delle reazioni ancora le leggi degli equi- valenti e delle sostituzioni dove sonovi eterogenei, come si verificano fra i minerali, parimenti fra gli organici esi- stono , e così nei modi d' unione , non meno che abbiam visto nelle qualità degli elementi loro^ risultarne la mag- giore possibile analogìa che si ricerca. Agevole per ultimo è il dimostrarvi, o Signori, che le qualità pure dei composti che risultano dall'unione degli elementi organici sono identiche a quelle che dall'unione degli elementi minerali derivano. Tutto il materiale liqui- do;, oppure solido, oppure aeriforme, che l'insieme del globo e dell' universo costituisce, e che non è organico, tolto dalla sua sede naturale, portato nel laboratorio, ed F)EL PROF. U. SGARZI 25 esaminalo nei rapporti della Chimica a che si ridnce? Si riduce a Corpi semplici, ad Ossidi, ad Acidi, a Basi e questi allo slato anidro oppure idrati ; a Sali , a Sutlo-sali , a Sopra-sali, a Sali doppi e questi parimenti anidri oppu- re idrati. Vediamo se tutto il materiale organico , che nei rapporti chimici esaminiamo egualmente tolto e separato dagli Esseri, di cui faceva jìarte, e portato nel laboratorio, si riduce alla stessa foggia di comiiosti , e siavi in questi l'identicità sopra enunciata. Già da lungo tempo si riconoscono degli Acidi, delle Basi, e dei Sali Organici; già esiste un comune accordo fra gli Scieniiiati intorno queste qualità di corpi fin dal- l'origine della Chimica, già di buon ora in questi corpi ci abituammo a ravvisarvi degli analoghi ai minerali, al- l'infuori dei radicali in questi semplici, in quelli binarj , 0 ternari. Peraltro sonosi considerati quali materiali im- mediali essi pure in unione ad una serie di sostanze che in nessuna guisa erano stimale dello stesso ordine, e della stessa specie di corpi. Infatti le Gomme, le Fecole, i Zuc- cheri, gli Olj , le Essenze, le Resine, l' Alcool ^ l'Etere, l'Albumina, la Fibrina, la Gelatina, il Muco, il Sangue, il Latte, la Bile, l'Urina non come corpi acidi, o basici, 0 salini si ebbero fin qui , ben&ì come gruppi speciali d'e- lementi in tutt'allr' ordine riuniti che negl'inorganici. Ma ammesso che necessita una distinzione de' corpi organici e de' corpi organizzati; ammesso che il limite della Chimi- ca è posto nei primi, e che fra essi appunto figurano le sostanze suddette; e quel che è più ammesso che gli ele- menti organici sono binarj , o ternarj quindi composti fa- centi fimzione di semplici s'ajìre una via facile e piana per dimostrare che queste medesime sostanze sono costituite come tutti i corpi chimici; reagiscono come Ossidi, come Acidi , come Basi ; si preseniano altrettanti sali più o meno composti siccome i minerali. Le Gomme, le Fecole, ed i Zuccheri precipitano gli 2G i>ell' azion chimica Ossidi Melallici , si combinano a questi ed agli alcali , e formano dei sali che sono poscia ridotti dagli acidi , dun- que sono dessi pure veri Acidi, cui nulla manca per esse- re così ritenuti e caratterizzati. Gli Olj , ed i Grassi deri- vano dalla combinazione della Glicerina cogli Acidi Oleico, Margarico e Stearico, quindi è certissimo che sono Sali. Le Essenze della Famiglia dei Cedri, quelle di Cubebe e di Pepe, quelle di Ginepro e di Sabina che all'analisi risultano perfettamente isoraere, stante la varietà dell'aro- ma che manifestano, stante l'unirsi ad esse l'Acido Idrc- clorico producendo corpi solidi cristallini , oppure liquidi che denominansi specie di Canfore, stante lo scomporre che fa la Calce tali Canfore riproducendo altrettanti corpi egualmente isomeri alle Essenze suddette, egli è lecito de- durne, che il composto CIO H16 che le forma, in prima origine, e che oHVesi di nuovo per l' azion della Calce, è un Corpo Basico, il quale in unione ad Acidi volatilissi- mi e sfuggenti alle chimiche indagini forma le Essenze medesime, e le quali conseguentemente si appalesano di diversi odori, si comportano nelle reazioni in modo ana- logo ai sali , e per sali sta assai bene il ritenerle. Veri Sali poi sono le Essenze di Valeriana^ di Garofani, e no- tisi che procedono dallo stesso comi)osto CIO H16 unito agli Acidi Valerico, ed Eugenico — Sali sono ptire le Essenze di Mandorle Amare, di Lauro Ceraso, di Fiori di Persico perchè procedenti dall'Acido Idrocianico , e dal- l'Idruro di Benzoilo. La Canfora, l'Essenze delle Laurinee, di Puleggio, d'Artemisia, di Cajeput sono Ossidi dello slesso radicale CIO H16, e corpi basici perchè suscettibili d' unirsi agli Acidi. Ossidi capaci d' unirsi a più d'Ossigena e costituire degli Acidi , siccome avviene fra i minerali, li abbiamo nelle Essenze di Cannella, d'Anaci , e di Senape, dalle quali perciò derivano l'Acido Cinnamico, l'Acido Anisico, l'Acido Sinapico. Ed un Acido si è veramente l'Essenza di Spiraea Ulmaria chiamalo Acido Saliciloso. Le DEL PROF. (;. SGARZI 27 Resine luHe o provengono da un Olio Esar/tcuo c/ìoonaa/ii- DI C. RONDAMI 36 ORDO DIPTERORUM FAMILIA* CoNOPSARi*. Lai. Fai. Meig. Mac. CoNOPiD* Weslw. CoisopsiNj?e. Rond. (Mera. 3) GENUS. Leopoldius. Mihi. Magno HetruriìE Duci Sgientiarum Promotori D. Charac. Generici. Circiler ut in genere Conope, excepta proboscide, quae hic brevis est, vix ultra episloraalera producta , membranosa, crassa, labiata. Slilus antennarura perfecte apicalis, distincle biar- liculalus, articulo exlremo mucronato. Species Erostratus Mihi. Char. Specifici. Masc. et Foem. Long. Mill. 10-11. Masc. Habitus Conopis fasciali. Foem. Frons nigra, vertice flavo. Proboscis rufescens. Antennae nigrae, articulo primo inferne rufescente. Thorax niger, callis humeralibus flavis. Metalhorax niger maculis laleralibns pallide flavi- cante-sericeis. Sculellura externe flavura basi nigra. Abdomen flavuia , segraentorum basi nigro-fascia- tum , duobus extremis segraentis saepe exceptis : fasciae interiores latiores; oranes margine postico plus mi- nusve irregulari, aliquando lateribus ferrugineo-tinctis. Halteres capitulo flavo, stipite fuscescente, basi fu- sciore. Alae paulosubfuliginosae, margine antico obscuriore. 36 INSETTI DITTERI Pedes flavi , femoribiis posticis macula nigra su- periori sub-intermedia , aliquando caeteris eliam fe- moribus sic maculalis, aut duobus tantum. Masc. Facies flavicante-sericea unicolor. Tarsi articulis extremis obscure-luteis. Foem. Facies flavicante-sericea, vitta nigra vel ni- gricante intermedia. Tarsi articulis extremis nigris vel nigricantibus. Abdominis segmentum sextum macula fusca saepe notatum. Habitat non rarissima in collibus sub-apenninis di- tionis Parniensis, tempore autumnali, flores mentha- rum diligens , sed lecta quoque in foliis quercus qua- rum pertluxos huniores sugil; et in iisdem semel ma- rem faerainae copuiatum inveni. La consistenza, la forma, la lunghezza molto diversa di un organo così importante come è (luello che è desti- nato al succhiamento delle sostanze, delle quali si alimen- tano gli insetti Ditteri , sono differenze organiche di gran- de entità, per le quali devesi genericamente separare co- desta specie dalle altre Conop5?nae, quantunque nel restan- te della loro conformazione non vi si scorgano calcolabili diversità , ragione che vuole senza alcun dubbio che le siano riunite nella famiglia medesima. Per questo genere che nuovamente unisco alle Cono- psinae, la famiglia conterrà attualmente due generi euro- pei distinti per carattere di grande importanza, mentre prima si componeva di un genere solo ad organizzazione quasi affatto uniforme. Per la qual cosa per ciò che riguarda la proboscide è necessario modificare le distinzioni caratteristiche della famiglia , come segue : Proboscis semper fere exilis, elongata, cornea; ra- rissimo brevis, crassa et membranosa etc. DI C. BONDANI 37 FAMILIA» MusciD^ Lai. Fai. Meig. Mac. Myodavite Rob. D. MisciNyE Rond. (Meni. 3.) SECTIO. Tachinaui^e Mac. Entoìiiobite. Rob. B. GEINUS* Albertia. Mihi. Regi Carolo Alberto sapientum remuneratori. D. SYNONIMIA. Stoiioxis. Mei-. Rampuiina. Mac. Characl. Generici. Proboscis longissima, filiformis, band biciibilala, labiis terminalibiis snbnullis. Anlennaruni articulus lerlius duplo circiler lon.'^ior secundo. Alisia nuda, arliculo .secundo paulo elongalo. Facies in medio nuda, seriebus fronlalibns et fa- cialibiis selarnm abbrevialis. Oculi nudi, satis dislanles in utroque sexu. " Alarum vena quinta externa apice piaecedenli coii- juncla salis longe a costali. Abdomen seligerum , setis raaximis margine et in medio segmenlorura. Species Pedemontana Meig. Descriptio Meigenii sic reforraanda. Masc. et Foem. Longit. Mi!!. 11-12. Facies et frons albicante-sericeis. Vitla fronlalis nigra reflexu subrubescente. Proboscis nigra, duplo et ultra longior capite. Palpi liitescentes, ultra episloniatem non producli. Thorax cinerascens, nigro-vittatus et punclatus. Squamae albissimae. 38 INSETTI DITTERI Alae fiiscescentes praeserlim margini antico el pro- pe venas. Pedes nigri, piilvillis albicantibus. Masch. Antennae nigrae, arliculis duobus primis superne riifescentibus. Sculellum externe rnfum interne nigrum. Abdomen nigricans, albicante-sericeo-tessellatum. Foem. Antennae articiilis diiobus primis oranino riifìs lerlio nigro, Scutelliim rufiira. Abdomen rufescens albido-sericeo-tessellatura , fascia intermedia lata longitudinali nigricante. Raro leda in appenninis Parmensibus , el prope Augu- stam Taurinorum. Giustamente il Macquart toglieva dal Genere Stomoxis la specie in discorso dove impropriamente collocavasi dal Meigen, ma io debbo credere che in una tale separazione egli non abbia potuto esaminare gli oggetti reali , perchè se fosse altrimenti, da quell'occulato osservatore che egli è, non avrebbe per certo riunite in un genere medesimo la Stomoxis Pedemontana, e la Tachina Longirostris del Meigen. Questa Tachina merita essa pure di formare un ge- nere distinto da quelli della sua sezione, ma non si può sicuramente congiungere in quello colla Stomoxis Pede- montana, imperocché il solo carattere interessante pel qua- le sembrano avvicinarsi è la lunghezza della proboscide: ma una tale somiglianza diventa di minore entità se si ha riguardo alle marcatissime differenze delle ali , delle an- tenne, delle setole addominali ecc., e diventa nulla, quan- do pongasi mente che nella lunghezza medesima dell'or- gano succhiatore vi hanno tali diversità che potrebbero bastare esse sole alla formazione di un genere distinto. Diffatti nella Tachina longirostris la tromba è bensì DI C. ROINDAWI 39 alqiiaiilo allunfjala ma non è lunghissima, ella è poco crassa , ma non già filiforme , terminata da labbra non molto grandi, ma non però subniille. Per le quali ragioni mi credo più che bastantemente autorizzato a separare dal Genere Ramphina una delle due specie di Tachinariae per le quali veniva da lui isti- tuito, formando colla specie Pedemontana il nuovo gene- re Albert ia. Ma per una tale separazione la diagnosi del genere Ramphina , del Dillerologo Francese , così ristretto ad una specie solamente, dovrà essere nel modo che segue ri- formata. Proboscis ultra epislomatem satis producta, sed non longissima nec filiformis; labiis distincfis apice in- structa. Antennarura articuli secundus et terlius sub-aequa- les lertio apice obiruncato. Alarum venae externae quarta et quinta sejunctira coslalem attingentes. Abdomiuis segmenta intermedia setis magnis in- strucla margine postico tantum etc. La femmina delV Jlbertia Pedemontana da. me de- scritta non fu conosciuta da nessuno degli scrittori Dit- terologi. Allorquando io non possedeva che un solo indi- viduo della medesima, la teneva per una specie distinta, da unirsi allo stesso genere della Specie Pedemotitana , e perciò come tale la distinsi col nome specifico di Rubri- gaster: ma in seguito avendone ottenuti parecchi individui dal mio cortese amico il Sig. Dottore Eugenio Berte ento- mologo di Parma, il quale mi assicurò di aver sempre trovati ne' luoghi stessi e nel tempo medesimo gli indivi- vidui coir addome nero e gli altri coli' addome rosseggian- te, ed avendo in seguito osservato che gli uni conservano costantemente i tarsi maschili , mentre gli altri presentano sempre i tarsi femminili, ho credulo non andar lungi dal 40 JNSETTI DITTERI vero considerando le differenze di colorito che trovandosi in qnosli come motivo di sessuale distinzione e non già, come prima credeva, specifica. FAMILIA» MusciD^. Lat. Fai, Meig. Mac. Myodarije Rob. D. MusciN^. Rond. (Mem. 3.) SECTIO. Leptopodit.*:. Lai. Opomyzid/^. Fai. Thelidomyd^e. R. D. GENUS. Rainieria. Mihi. Longobardi^ Vice-Regi scienti aruui cultorum Patrono. D. SYNONlMIA. Calobata. Fai. Meig. Charact. Generici. Epistonia et Facies omnino niidae; fronte selis ali- quibits exilibus instrucla. Ocnli distantes in iitroqne sexii ; nudi. Proboscis immodice incrassaia. Clypeiim ovale latnm porreclum. Antennarum articulus tertius elongato-subovatus, praecedeniibiis conjnnclira paulo longior: secundus seta longa , infera instrnctus. Arista anlennarnm nuda. Venae alarnm externae quarta et quinta ad verticem paulo convergentes: venae prima et secunda perfeciae et dislinclae. Abdomen basi non valde coarctatura; foeniinae di- stincte terebvatum, terebra lata. Pedes nudi : postici quatuor longissimi , duplo cir- ciler praecedentibus longiores: tarsis brevibus. lil e. RONDAMI 41 Species Calceata Fai. Charac. Specifici. Foeni. Long. Mill. 10-11. Nigcrrima. Facies nigricans , laevis , reflexu sub- albicante. Thorax niger , lateribiis vix snbcinerascenlibiis; la- leribiis prope coxas inlermedias nigro-pilcsus. Abdomen basi pilosiilum, pilis liirido-subalbicanti- bus: terebra levigata. Halleres nigiicantes. Alae fascia lata transversa et apice obsciire-fusciae. Pedes nigri, femoribus poslicis annido hitescente : larsis aniicis et poslicis articiilo primo albo. Habitat rarissima in planitie dilionis Parmensis, et in Europa Boreali. Di questa specie rarissima di insetto Dittero non ho trovato che la femmina e per due volte solamente sugli steli di una specie di Dolichos coltivato nella pianura in vi- cinanza del Pò nel territorio Parmigiano. Quantunque raccolta nel solo mese di giugno pure ella deve trovarsi anche nei mesi posteriori poiché si rin- venne nel mese di settembre in altri paesi da altri ento- mologi. Ella non fu conosciuta né dal Macquart, né dal Ro- biueau , né da altri scrittori recentissimi, ed è forse que- sto il motivo per cui non venne ancora separata generica- mente dalle altre LeptopodUe: quantunque però io non conosca che la femmina di questa specie, pure pei soli ca- ratteri della medesima non credo di errare se sono d'av- viso che debbasi per essa formare un genere nuovo. DifTalti ella non potrebbe congiungersi con qualche fondamento fra i generi della sua sezione se non se alle Calobate, alle quali fu riunita e dal Fallen e dal Meigen ; 42 INSETTI DITTERI principalmente perchè ha comune con esse la lunghezza dei piedi di mezzo e posteriori paragonali ai primi, che sono assai brevi: ma caratteri di molto valore comandano presentemente che questa specie venga staccala dal genere antico, e caratteri disliiilivi generici debbono reputarsi 1.^ La setola antennale non fornita di peli — 2.*^ La trom- ba di una grossezza straordinaria paragonabile soltanto a quella del genere Platìstoma. 3." Ed un Clìpeo sporgente non poco al di là dell' epistoma; allorquando nelle Ca- lobate si osserva 1' arista pelosa, la tromba assotti- gliata, e la mancanza totale o quasi totale del clipeo del- l' epistoma. Questa specie è la sola europea della sua divisione che abbia le ali con fascie colorale , e perciò quella che ren- derebbe erroneo il carattere delle ali prive di fascie colo- rale, che il Robineau attribuisce alle sue Telidomi- dae , le quali non sono altro che le Leptopodite ài Latreil- le ; se non ve ne fossero già delle specie esotiche così distinte. Un tale carattere però io tengo per fermo debbasi va- lutare soltanto valevole a distinguere l' una specie dall'al- tra , e non già come carattere generico, e molto meno come capace di distinguere divisioni di maggior latitudine. Siccome le larve note dei Ditteri di una lai divisione vivono dei fusti e delle frondi di vegetabili, mi è nata dub- biezza che questa specie in particolare nel primo stalo di sua esistenza possa vivere negli steli di quel Dolichos sul quale io 1' ho litrovata, e forse anche di altre piante analoghe a quello. DI C. RONDANI 43 FAMILIA* DoLicHOPODA. Lat. Fai. Meig. Mac. DoLicopiN^. Rond. (Mem. 3.) GENUS* LuDovicii's. Milli. Duci Carolo Ludovico Borbonio scientiarum Protectori D. Chaiact. Generici. Masc. Arista antennarum apicalis, longissima, api- ce spalhulala, biarticulata, articulo extrerao brevissi- mo , dimidiam pariem spalluilae efformante , a praece- dente siibindiviso, Antennarum arliciilus tertiiis basi latus apice siib- mncronatiis , praecedenlibus conjnnctim longior : inter- medi us brevis cum extremi basi fere confiisus. Organa copulatoria laniinis latis ciliatis, et fìmbriis instriicla. Tarsi omnes band dilatali. Foem. Arista antennarum dorsalis, nec biarticulata nec spalhulata. Antennarum articulus tertius minor valde praeceden- te, irregulariter obiruncatus; secundus maximus. Masc. et Foem. Alae ut in Dolichopo venosae. Proboscis brevis, transverse labiata. Species Impar. 3Iilii. Masc. et Foem. Longit. Mill. 3. Antennae rufo-lulescenles. Frons, thorax, sciilellum cuncla obcure viridi-aenea , sub-pulverosa , setisque nigris inslrucla. Thoracis latera plus minusve cinerascentia. Abdomen superne obscurissime virescenti - sub- aeneum: segmentis secundo et terlio superne fascia transversa, satis lata sublutca; ventre lutescente. Halteres lutei. 44 INSETTI DITTERI Pedes Inlescenles spinulis nigris inslriicti; larsis fuscis. Alae palilo fiiscescenles. Foem. Facies lata nivea. Arista antennariim nigricans. Masc. Facies linearis albissima- Arista nigra , apice alba. Organa copulatoria laminis, fimbriis, et ciliis pal- lide liitescenlibus. Habitat non freqiiens prope aqnas adiimbralas in colli- bus sub-apenninis Parmensibns, tempore aestivo et au- tumnali; in foliis arbiislornin coUigenda. Ella è stata un' utile scoperta il ritrovare l'accoppia- mento dei due sessi differentissimi di questa specie , poiché altrimenti per le molte e grandi diversità che si trovano in essi il maschio sarebbe stato genericamente distinto dalla sua femmina, e quello avrebbe formato il tipo di un ge- nere nuovo, mentre questa si sarebbe creduta una nuova specie da congiungersi con quelle dei Dolichopus. Nello studiare i caratteri di questa mia specie e le descrizioni delle Sibistrome, perchè a quelle molto vicina, ho dovuto convìncermi che l'una e le altre non devono sicuramente formare un genere slesso non solo, ma che le specie stesse delle Sibistrome devono pure esser disgiunte in due generi diversi i quali sarebbero ben distinti per carat- teri di entità. Della specie da me scoperta si deve per certo formare «n genere nuovo quantunque vicino alle Sibistrome, per- chè si distingue da quelle. 1.° Per la mancanza della dilatazione nei tarsi maschili. 2.° Per la lunghezza straordinaria del primo articolo della setola antennale e la somma brevità dell'articolo e- sliemo della medesima^ parimente nei maschi. 3.° Per la mancanza di ingrossamento intermedio nel- r arista maschile. DI C. ROINl»A]NI 45 4.° Per la setola slessa antennale della sua femmina la quale non è composta che di un solo articolo distinto. Si deve poi separare la specie Nodicornis dalle altre Sibis trome , perchè quella e queste hanno la setola delle antenne assai diversa tanto nell'uno come nell'altro sesso. Il maschio della Nodicornis si dislingue dagli altri maschi per l'ingrossamento rimarcabile apicale dei due articoli dell'arista. La sua femmina è diversa dalle altre femmine per la setola medesima la quale dev'essere di un articolo solo distinto. Quantunque questa femmina non sia ancor conosciuta, pure si deve tener per sicuro che debba avere l'arista an- tennale di un solo articolo, perchè questa è appunto la ragione per la quale non è ancor discoperta, quantunque il suo maschio in alcuni paesi si sia trovato assai comune, e devesi tenere per verità il dubbio di alcuni entomologi che ella si trovi confusa colle specie del genere Dolicho- pus; tanto più che dopo la scoperta del nuovo dittero^ non si può più essere nella incertezza che possa il ma- schio di una specie avere la setola dell'antenne di due ar- ticoli, ed inserta verso l'apice, mentre la femmina la pos- siede di \\n articolo solo, e dorsale. Per le cose qui riferite si deve concludere^ che le Sibistrome e la nuova specie devono formare un distinto gruppo nella Famiglia delle Dolicopine , il quale per ora si comporrebbe dei lre_genen„si:gueuti, così fra loro distinti. A. Mares tarsis duobus dilatalo-orbiculalis , et articulis duobus aristae elougatis. B. Arista in utroque sexu articulis duobus elongatis com- posita, apice haud incrassatis. Geis. Sybistroma. Mgr. BB. Arista in mare tantum biarliculala, articulis elon- gatis et apice distincte incrassatis- 46 INSETTI DITTERI DI C RONDANI Gen. Nodicornis. Mihi. Species vocabitur Wiedmani. Mihi» A. A. Maris tarsi nulli dilalalo-orbiciilali. Arista Masc. lan- lum biarliciilata , apice spaihuiala : Arliculo primo lon- gissimo , terminante brevissimo. Gen. Ludovicius. Mihi. ICONUM EXPLICATIO. Tabula I. FiG. 1. Caput Gener. Leopoldii 2. Idem Gen. Conopis. 3. Ala. Gen. Albertiae. 4. Caput ejusdem G. 6. Ala Gen. Ramphinae. 6. Caput ejusdem G. 7. Ala Gen. Rainieriae. 8. Antenna Gen. ejusdem. 9. Caput ejusdem. 10. Antenna Masc. Gen. Ludovicii. 11. Idem Foem. ejusdem. STATISTICA MINERALOGICA [Continuazione, vedi T. /X. pag. 385.) XIV. Val di Evola e di Era Cl. vi. Acque Minerali. 425 48 Chiaiini luogo A. Acqua acidula sulfurea alca- detLo Rostona lina. 426 49 Colle Montanino A. Acqua acidula jodica e salina sulla sinistra del di S. Leopoldo. Riguardio 427 50 Idem. A. Acqua della cecinella comu- nità di Palaja , acidula ferrugi- nosa. 428 51 Tenuta d'Alice A. Acqua di S. Andrea acidula, alcalina e ferruginosa. 429 52 Idem. A. Acqua di S. Clemente acidu- la, sulfurea^ alcalina, ferruginosa. 430 53 Bagno a Bacca- A. Acqua acida sulfurea, alcalina nella e ferruginosa. 431 54 Sulla destra del A. Acidula Jodica , salina e fer- Riguardi© ruginosa. 432 55 Bagno ad acqua A. Acqua termale a 29 gradi del bagno ad acqua a. 433 56 S. Miniato A. Acqua di Santa Gonda sotto 20 gradi. 434 57 Monte Bicchieri A. Acqua salina e colla calce com. diS. Miniato caustica. 435 58 Idem. A. Acqua sulfurea alcalina. XV. Val di Arno Inferiore ORICTOGNOSIA Cl. 1. Gassoliti. Fam. dei SlLIClDI. Gen. I. Silice. 436 1 Nelle Verruce nel- B. Quarzo jalino cristallizzato in le vicinanze di prismi. Diamante di Pistoja. Buti. 437 2 Idem. Idem unito al quarzo amorfo- Tarzo. 48 STATISTICA MINEnALOOICA XV. Val di Arno Inferiore 438 3 Fiume Borsa C. D. Calcedonio diaspro rosso. Pie- di Lorenzano tra focpja. 439 4 Cologuole B. Calcedonio diaspro rosso scu- ro come pure si trova a Parra- na. Diaspro. Genere Silicati d' Allumina. Argille diverse. 440 5 Colline di Loren- A. Argilla bigia. Terra da Sto- zano e di S. Re- viglie. golo 441 6 Colline di Loren- B. Terra gialla. Argilla per i Pit- zano tori. Sottogenere Feldspato. 442 7 Borsa Com. di Lorenzano Petroselce nera. Pietra focaja. Sostanze Silicee Allumiìiose mal conosciute secondo Beudant. 443 8 Bull B. Clorite terrosa sopra il quarzo. Silicati Magnesiaci diversi. 444 9 Idem B. Serpentino verdastro. Gabbro, 445 10 Gabbro Pisano B. Serpentino nero con mica bianca , vi è pure il verde cupo reticolato. Idem. 446 11 Valle Benedetta B. Seipentino nerastro e verde. Idem. 447 12 Monte Corbulone B. Serpentino verde cupo e bian- nella catena dei co. Idem. Monti di Livorno 448 13 Popogna presso B. Serpentino rossastro e bian- Livorno. co. Idem. 449 14 Monte nero so- B. Serpentino verde giallo e pi-.T Livorno bianco. Idem. 450 15 Gabbro risano A. Steatite compatta verdastra^ la steatite bigia si trova a Ca- lognole. 451 16 S. Giovanni alla A. Steatite schistosa verde. Pie- vena tra da sarti. GItU 49 XV. Val 17 18 19 20 21 22 di Arno Inferiore Borrano Monte S. Giuliano ed in basfiii Bagni di S. Giu- liano Monte della Ver- ruca Monti d' Oliveto presso r Arno Famiglia III. Carboisidi Gcn. VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta ros- sa e bigiastra. Abbalsano , Albe- rese. A. Calce carbonata lainellosa bianca con venature gialliccie, marmo: \i si trova pure quello bigiastro con venature gialle cu- pe. Marmo. A. Calce Carbonata gialliccia che ha una certa somiglianza col giallo pallido di Siena 3 vi è la gialliccia Dendritica; anche gial- la disposta a strati gialli e bian- chi , vi è la gialla con venature color di terra d' ombra, il/armo. A. Calce carbonata lamellosa ros- sa ; si trova anche nel Monte di S. Giuliano ma con macchie co- lor di terra d' ombra. Marmo. C. Calce carbonata lamellare ros- sa poco resistente, è usala per la inbrecciatura delle strade. Mar- Monte di S. Giu- liano Bagni di S. Giù- A. Calce carbonata bigia o Bar- liano \diglw, si trova pure ad Osciano di Pisa in diversi luoghi ai ba- gni dello sprofondo: presso i ba- gni di S. Giuliano vi è quella bigia venata di bianco. C. Calce carbonata cristallizzata a prismi. Borsa commi. di'C. Calce carbonata cristallizzala Lorenzano la cubi. Monti di Oliveto, C. Calce carbonata stalattitica candidissima, color di ruggine nei canali delle acque delle fonti di Pisa. Travertino. y. \Ny. Se Natit.. Anno 5. Tom. 10. 60 STATISTICA MINERALOGICA XV. Val 26 461 27 462 28 463 29 464 30 465 31 466 32 467 33 468 34 Val di Arno Inferiore 26 Monti di Olivelo Colognole Vicinanze di Cep- pato e Cave di S. Fridiano Monti di Ruti Lorenzano corso delle barche Monti di Buti Monti Pisani Buti nella Zam bra S. Gio. alla Vena, C. Calce carbonata osteolilica in cui vi si vedono delle ossa di Mammiferi rosiccliiatori. A. Calce carbonata conchiliacea, si trova pure a Parrana luogo dello r inferno. Liimachella. .\. Calce Carbonata Olitica gial- liccia. B. Malachite rame carbonato ver- de concrezionato sulla via che conduce a Pisa. Miniera di rame. Classe ITI. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere li. Siderossidi. B. Ferro oligisto o ferro ossi- dato rosso. GEOGNOSIA Classe I. Roccie Primitive. B. Serpentino compatto verde , quello verde scuro domina nei monti di Gabbro Pisano , Val- le Benedetta, Monte Corbulone , Monte nero. Gabbro. Specie Schisto. C. Steaschisto, si trova pure alla Verruca sotto Nicosia , ed in al- tri luoghi. Ferrucano. C. Schisto argilloso paonazzo. Pietra da Rasoj. Cl. II. RocciE DI Transizione. Sp. Macigno. A. Macigno selcioso bigio ros- sastro. Rosso si trova a Capro- na. Pietra arenaria. GIUU 51 XV. Fai 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 di Arno Inferiore Biiti Idem Monte idem Cave d' Olivete Casino delle Ca- rigiiane di Pon- tederà Bagno del Giun- co Marino di Lo renzana Livorno Passana Bagno antico di Noce Bagno d' Olivato Bagnetto di Vi cascio Tenuta di Agnano Cl. ih. Roccie Stratiformi. Specie gres. A. Gres bianco e giallo presso 1 paese e nella collina, venendo da Pisa a Vico Pisano vi si tro- va il bianco gialliccio. Pietra a- renaria. Cl. IV. Roggie d'Alluvione. A. Breccia silicea rossastra. Pie- tra per le macine. C. Breccia mista silicea e giada , si trova ancora nel monte della Verruca composta di giada e ser- pentino. Idem. B. Roccia calcarea bianca, ve ne è pure di quella grigia e rossa- stra. Idem. Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua jodica, salina, alcalina e ferruginosa. A. Acqua salina , alcalina. A. Acqua puzzolente sulfurea sa- lina ed alcalina. A. Acqua salina : tutte queste acque sono alla sinistra dell' ar- no 3 sulla destra dello stesso fiu- me vi sono A. Acqua acidula , salina. A. Simile. A. Acqua acidula salina. Ò2 STATISTICA MINERALOGICA XV. 480 481 482 483 484 Val \di Arno Inferiore XVi Asciano Pisano Acqua dei Bagni dello sprofondo appartenenti a S. A. R. Il Duca di Modena Idem 49, Idem 50 Bagni di S. Giu- liano di Pisa Val 485 di Cecina Tra vale A. Acqua acidula , acqua simile. A. Acqua prima occidentale alla destra , temperatura 26 , acidu- la salina. A. Seconda dalla stessa parte idem dell'ambulatorio idem. A. Ter^a dalla parte sinistra orientale, temperatura gradi 20, idem. A. Acqua del pozzetto molto cal- da, 36 gradi, salina e alcalina ; del Bagno di Giunone 32 gra- di simile ; della conserva mae- stra salina^ alcalina e ferrugino- sa ; della tinozza a doccia del N. 4. 33 gradi salina, alcalina e ferruginosa ; della Rolla del soc- corso idem ; di Cadaceoli e del rinfresco 16 gradi idem; Bagno della Regina, gradi 27, salina e alcalina; sorgente temperata del- la Regina 22 gradi;, idem della tinozza di N. 9. 28 gradi salina , alcalina e ferruginosa ; Bagno di Marte 30 gradi salina , ed alca- lina ; pei Nervi idem; degli Ebrei idem. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. dei Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo cristallizatoj alino, si trova pure a Castelnuovo di Val GIULJ 53 Val di Cecina Morite ruffoli Gerfalco Libbiano Monterulfoli Canneto Strido Gerfalco Mont. diLibbit Monteruffoli di Cecina ; a Monte RufFoli. Dia- mante di Pistoja. A. Quarzo cristallizzato traspa- rente di color verde. A. Quarzo amorfo biancastro , si trova pure nei pozzi delle ma- je o saline di Volterra ; e a stri- do sulla strada che conduce a Ripabella. Tarso. B. Calcedonio sanguigno con maccbie nere. Pietra focaja. A. Calcedonio bianchissimo 3 vi è pure color di latte ; bianco su- dicio 3 bianco rossastro; bianco con macchie color di miele; idem con strie verdi; celestognolo; colore di viola; color d'amati- sta; vi sono sedici varietà di tin- ta gialla 3 altri gialli paonazzi; gialli e verdastri; gialli e cele- stognoli 3 gialli e nell'interno bi- gi; gialli e sanguigni; gialli e color di lìore di pesco ; vi è pure il sanguigno e color di spigo 3 sanguigno e nero colore epatico 3 resiniforme rossastro , e color d' acciajo; resiniforme rossastro e bigio. Sono questi i famosi Cal- cedoni usati per i lavori di pie- tre dure a Firenze. B. Calcedonio bigio giallo 3 vi è pure il verde e giallo. Si potreb- bero usare come i precedenti. B. Calcedonio rosso e bigio. Id. B. Diaspro rosso sopra calce car- bonaia 3 vi si trova pure il Dia- spro rosso alternato colla calca- rea. Diaspro. B. Diaspro epatico. Idem. B. Diaspro rosso cupo. Idem. 54 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Val di Cecina 495 11 Montegemoli B. Rosso chiaro vi è pure quello rosso cupo. Idem. 496 12 Querceto B. Diaspro rosso sanguigno, vi è pure l'epatico; si trova anche alla Salla, ed a Castiglioncello. Idem. 497 13 CastiglionceIJo B. Diaspro rosso con rilegature bianche. Idem. 498 14 Nibbiaja distret- B. Vi sono molte varietà di Dia- to di Castelnuovo spro prodotte dal colore. Idem. della Misericor- dia com. di Ra- sigiiano Argille diverse. 499 15 Si trova per il A. Argilla comune, o plastica, tratto di molte terra da stoviglie. miglia nel Volter- rano. 500 16 Nibbiaja idem A. Terra gialla. Per far i colori. 501 17 Castiglioncello A. Bolo bianco. Terra per pul- lire i metalli. Id. Id. Monte Catini B. Terra da Follatori. Terra per le gualchiere. Sotlogenere Felspati. 502 18 Monti diGerfalco B. Petroselce di vari colori. Pie- tra focaja. 503 19 Serrazano presso B. Petroselce decomposto dagli i Lagoni efiuvi dei corpi medesimi. Idem. Silicati Magnesiaci diversi 504 20 Monte Gabbro C. Serpentino verde con dial- presso Travale lagio. Gabbro. 505 21 Galleraje presso C. Serpentino verde e bianco. i Bagni Idem. 65 Val 22 23 24 26 27 28 29 30 di Cecina Ripardella fosso del Mulino Monti di Castel- nuovo della Mi- sericordia Monte Catini di Val di Cecina Libbiano Bagni delle Gal- le raje Castellina Marit tiuiu Rocca Sillana Libbiano Idem C. Serpentino verde scuro, vi è pure a Rosiguauo luogo detto le fabbriche. Idem. B. Serpentino nero , si trova pu- re al Palazzone, alle Galleraie, a Monte Castelli , a Libbiano, a Moiiterufloli , a Strido e a Po- maja. Idem. B. Serpentino verde e nero , è pure alla Rocca Sillana , a Quer- ceto uell'istesso luogo al Monte Neo. Idem. B. Serpentino paonazzo e ver- dastro luogo detto le Pioniba- je , nei Monti di Serrazano , nei Monti di Querceto e RipaJiella presso il Mulino. Idem. B. Serpentino verde con mac- chie giallastre , a Monte Lispo contado di Bolgheri ed a Mon- te Cerboli. Idem. B. Serpentino verde scuro reti- colato e coii macchie bianche; si trova reticolato alle pianacce presso Monte Castelli ; a S. Dal- mazio ; a Riperbella ; ed a S. Pe- corajo nel medesimo distretto ; a Monte Gabbro di Travale. Idem. Serpentino con diallagio Me- talloide j è anche a Libbiano; a S. Michele delle Formiche , ed a Monte Ruffoli. Idem. Serpentino rosso e bianco ; a Monte Catini di Val di Cecina luogo detto Capociano si trova questo serpentino ; come a Mon- te Gemoli , ed alle caldarelle presso Micciano. Gabbro. A. Serpentino colore epatico , alla base del monte vi è ugual- 66 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Val di Cecina Sii 516 517 518 519 520 521 522 31 Monte dei Bagni di S. Michele del- le Formiche 32 Libbiano 33 Rocca Sillana 34 Monte di S. Mi- chele 35 Salita del Gabbri ideile Pomarancie 36 Monte Castelli 37 38 Lagoni di Monte Cerboli Lagoni di Castel nuovo niente questo minerale ; ed a Micciano. Idem. Silicati doppi a base di Magnesia di Calce e di Perossido di Ferro. A. Incrostazione di asbesto so- pra al serpentino. B. Asbesto fatiscente hianco, si trova pure a Micciano ed a S. Pecorajo contado di Ripabella. B. Asbesto bianco si trova pure a Querceto ed a Monte Castelli. B. Asbesto verde in fibre rego- lari e libre intralciate, come pu- re si trova alla Rocca Sillana, a Monte Cervoli , alla Castellina marittima , Monte Gemoli. C. Quojo di Montagna. C. Legno di Montagna verdastro; si trova eguulmeiite alla salita dei Gabbri delle Pomarancie, ma di colore gialliccio ; a Rocca Sillana; a Monte Cerboli; ed a Micciauo. Famiglia II. dei Roridi Genere Borossidi. A. Acido borico in pagliette sui bordi del medesimo; si trova pure presso i lagoni di Castel- nuovo di Val di Cecina. Salbo- race. Genere IL Borati. B. Ammoniaca borala o Masca- gnino , chiamato dal Mascagni Passolino. GUI1.J .^7 XVI. Val di Cecina Famiglia III. Carbonidi. Genere Carbon Fossile. 523 39 Alla Fornace del B. Lignite; si trova poi alle ca- Redi presso Ra- selle presso Volterra ; lignite di dicondoli buona qualità è al Muca jo in tre punti; e nel bosco di Berigno- ne luogo detto Pietra Lata. Car- l)on di pietra. 524 40 Fra i Ragni di S. C. Stipile o Carbon Fossile li- Michele e le Po- maccioso. Idem. ma rance Genere VII. Carbonati. 525 41 Cava del Pizzo A. Calce carbonata compatta presso Libbiano bianca , pietra litografica. Pie- tra da calcina, è qui adoperata per quest'uso. 526 42 Monte Guidi A. Calce carbonata compatta ne- jra. Pietra da calcina. 527 43 Bagni a Morba A. Calce carbonaia compatta ros- com. di Castel- sastra ruiiiifornie; vi è pure nuovo quella grigia e rossastra e la rossoscura. Idem. 528 44 Serrazzano A. Calce carbonata compalla scu- ra. Idem. 529 U Monti di Gerfalco A. Calce carbonata lamellosa , marmo gialliccio; la bianca si trova dentro il paese ; la bianca- stra alla Madonna del Sasso pres- so Gerfalco; vi è anche la bigia, la rossa con macchie grigiastre , e la paonazza con macchie grigie. 530 46 Idem. A. Calce carbonaia rossa pao- nazza. Lumachella. E stala ado- perata a Siena nel Duomo. Id. Id. Cornate di Ger- A. Calce carbonata slalattitica.si falco trova pure presso il bagno del- 68 STATISTICA MINUr.ALOGICA XVI. Val di Cecina le Galleraje in grandi masse. Travertino. 531 47 Libbiano A. Calce carbonata, si trova so- 532 48 Rosignano pra il serpentino. Idem. A. Calce carbonata stalattitica si trova a Carabigi, al Messo, ed a S. Rocco" 533 49 Vicinanze di Lib- A. Malachite rame carbonato biano verde , si trova anche a Mon- te Catini ; a Gerfalco dentro il marmo; a Libbiano verde ter- roso ; a Monte Ruffolli ; a Ri- pardella; a Monte Catini Galleria della Speranza. Miniera di rame. Famiglia dei Sulforidi. Genere Zolfo. 534 50 Lagoni di Castel- C. Gas idrogene zolforato , si nuovo trova pure ai Lagoni di Monte Cerboli. Id. Id. Idem A. Solfo nativo comune cristal- lizzato. 535 51 Lagoni di Monte Cerboli A. Solfo cristallizzato. 536 52 Micciano A. Solfo concrezionato , vi è pu- re a Libbiano , e fra il medesi- mo luogo e le Pomarance. Zolfuri Ferruginosi. 537 53 Gerfalco. A. Zolfuro di ferro o pirite^ o ferro solforato; si trova purea Travale presso il paese , al Mon- te Gabbro dell' islesso luogo , nelle vicinanze di Monte Castel- li , Castelnuovo nel macigno , a Monte Cerboli sopra il serpen- tino presso le saline di Volter- ra , a Monte Catini presso Capo GIUU 59 XVI. Val 638 539 540 541 542 54 58 di Genina Cave di Capo Or- ciano presso Mon- te Catini Orciano, a Gerfalco sopra il quar- zo. Pirite. Zolfuri di rame. A. Solfuro di rame giallo, nel me- desimo luogo si trova quello vio- letto e giallo, il blu nella prima Galleria , il blu e rosso nel me- desimo luogo , blu giallo e ros- sastro, come pure si trova in altri tre punti della stessa Gal- leria è egualmente nell'istesso luogo nelle antiche cave. Mi- niera di Rame. Zolforossidi. Presso i Lagoni jC. Acido solforico idrato , Olio di Caslelnuovo di Vetriolo sopra la calce sol- fata. Gessere di Voi- A. Gesso o calce solfata in cri- lerra | stalli aghiformi. Gesso. Monte Gabbro! A. Calce solfata fibrosa color presso Travale Gessere terra di Vol- madreperla : si trova pure a Mon- te Guidi , ai Lagoni di Caslelnuo- vo ; a Belforte in grandi cristal- li ; a Radicondoli , a Monte Ge- moli ; alle saline di Volterra ; alla castellina marittima cave dell'alabastro ; nel medesimo luo- go color di madreperla ; in cri- stalli minultissimi ai Lagoni di Castelnuovo, e di Monte Cerbo- li. Falsa Madreperla. A. Calce solfata saccaroide com- patta, o alabastrite nell'istesso luogo dell' agaliforme é la ne- ra la bianca j si trova a Radi- condoli 3 alle Pomarance nel luo- go detto Lacquesi^ a Querceto GO STATISTICA MINERALOGICA XVI. 543 544 545 546 547 Val di Cecina 59 60 61 Gessere di Vol- terra Lagoni (li Travale Idem 62 Idem 63 Saline o Moie di Volterra nella Trossa. Bianchissima si tro- va alla Castellina Marittima, a Pomaja, a Monte Cerboli, a Lib- biano; bruna bigiastra alla Ca- stellina Marittima ; bigia a Mon- te Guidi. Alabastrite. B. Esantolite sai di glaubero, si trova efflorescente nelle terre argillose , e specialmente nel mattajone bianco celestognolo. Sai di creta. B. Melanteria o ferro solfato , o vetriolo di Rame , è pure ai La- goni di Castehiuovo o in croste o unito a della terra argillosa bigia ; ed a quelli di Monte Cer- boli. B. Cianosi , rame solfato blu , o vetriolo di Cipro , nelle miniere N.° 5." di Capo Orciano presso Monte Catini. Pietra turchina. B. Allugane ; o solfato d' allu- mina , aliiime , Lagoni di Castel- nuovo, e di Serrazzano. Famiglia dei Cloridi Genere unico Cloruri. A. Soda Muriata, sai di cucina, sai gemma , si trova nel pozzo di San Giovanni , in quello di S. Leopoldoj pozzo della pagliera ba diverse cristallizzazioni dalla fibrosa a tutte le altre forme che prende questa Materia. Questi cristalli ora sono tinti in rosso, da giallo , da bigiastro , e se ne possono contare 18 varietà. Sa- le da cucina ; sale da condire. GlliU 61 XVI. 548 Val 64 549 I 65 ;50 5.')! 662 66 di Cecina Monte di Gerfal- co dalla parte delle Carline Monte Catini Famiglia dei Fluoridi. B. Fiuorino calce fluata di color bianco. Spato fluore. Famiglia dei Mangamidi. B. Braumite perossido di Man- ganese nero sopra schisto allu- minoso ; si trova pure a Castel- nuovo ed a Gerfaico in tre lo- calità vicine le une alle altre. Sapone dei vetraj. Vicinanze di Ger- C. falco 67 1 Monte Gabbro presso Travale 68 Vicinan. di Mon te Catini Famiglia dei Sideridi. Miniera di ferro nero. GEOGNOSIA Classe I. Roccie Primitive. Specie Serpentino. B. Serpentino ; è al di sopra dei bagni di S. Michele delle formi- cbe. Gabbro , vi si trova attor- no la calce carbonata compatta. Abbalsano ; alberese. Cl. II. RocciE di Transizione. Specie Macigno. \. Macigno; si trova pure a Gei- falco dalla l'arte delle Carline. Pietra serena. 62 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Fai di Cecina 553 554 555 556 557 69 70 71 72 Monte Catini Travale Rocca Sillana Rosignano spiag- gia del mare 73 Acque minerali delle Galleraje Classe III. Roccie Stratiformi. Specie Calcarea. A. Calcarea bigia stratiforme j si trova pure a Fosini di color rosso : alle Carline della stessa tinta; nerastra a Serrazzano; e gialla a Rosignano. Pietra da calcina. Cl. IV. Roccie d'Alluvione. . Specie Breccie. B. Breccia silicea rossa scura a grani minuti; nel medesimo luo- go colle stesse tinte a grani gros- si. Pietra da Macine. B. Giada e serpentino verde e nero ; a Monte Gemoli serpen- tino verde e giada rossa e gial- lastra; a Monte Cerboli serpen- tino e calcarea bianca bruna e scura ; calcarea soltanto bianca alle cornate di Gerfalco. Pietra da macine. Specie Arena. A. Arena silicea coalita insieme dalla calce carbonata e forman- te il così detto tufo marino. Se ne servono 'lungo il mare per fabbricare le case , ed i ponti. Classe VI. Acque Minerali. A. Bagno delle Galleraje 32 gra- di, acque sulfuree saline, idem GIULJ 63 XVf. 558 >59 Val 74 75 dì Cecina Bagno a Morba Idem acqua forte acidula ferruginosa ; acqua rossa delle Galleraje aci- dula, ferruginosa ; acqua della fossa di Casteluuovo 33 gradi; della perla salina con 32 gradi. A. Della cappella acidula e fer- ruginosa 20 gradi ; cacio cotto 36 gradi sulfurea 3 delia scala 32 gradi sulfurea. Di S. Francesco. Di Santa Adelaide. Di Santa Desiderata. D. S. Camillo tutte sulfuree dai 20 ai 30 gradi. Bagno del Piano 36 gradi Di S. Leopoldo acidula ferrugi- nosa 16 gradi. S. Raimondo aci- dula sulfurea venti gradi. Di Santa Caterina 20 gradi, di S. Giuseppe idem. Bagno di S. Michele delle For- miche 36 gradi sulfurea bitumi- uosa ; di Casale jodica salina 15 gradi; di S. Felice ;, di Volterra saline : moje di Volterra saline, jodiche e bromiche ; di Asto- re, di Monte Catini sulfureo sa- line ; queste tre ultime sono alla temperatura atmosferica ; bagno della regina di Miemo 26 gradi acque alcaline, delle Calderelle 28 gradi . i salechi di Santa Lu- ce salina e alcalina insieme; le acque di Travale di Castel- nuovo e di Monte Cerboli non sono adoperate perchè bollenti. 64 STATISTICA MINERALOGICA XVII 560 561 562 563 Id. Val 76 77 78 79 Id. 5641 80 di Cornia Canipiglia Monte Calvi Idem Lagone di Monte Rotondo Monte Verdi Sotto Campiglia ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo jalino cristallizzato in prismi ; vi è pure nell' istesso luogo di color giallo. Diamante di Pislòja. B. Quarzo amorfo bianco e ros- sastro alle antiche miniere del ferro. Tarso C. Calcedonio impuro decompo- sto dagli effluvi de' medesimi Lagoni ; si trova anche alla fos- setta , a! nido dell'acquila pres- so Campiglia 5 nella medesima Comunità miniera dell' piombo, ed è color di rosa; vi è color di rosa e bigio in vicinanza di Monte Rotondo; al sasso Vol- terrano vi è colore di carne; ed alterato un poco dalle soluzioni dei Lagoni. Pietra focaja. B. Agata vicinanza del paese. Idem. B. Calcedonio diaspro di color rosso, si trova ancora presso Monteverdi. Diaspro. Genere II. Silicati di Allumina. Sottogeneri Granali. Cava del Piombo B. Granato comune, della Rocca di S. Silvestro Coni, di Campiglia Gll'U 66 XVII 565 566 567 568 669 570 571 Fai 81 82 83 84 85 di Corni a Monte Rolondo Rocchetle Contea della Gherarde- sca Monte Leo pres- so Mon. Rotondo 86 87 Rocca di S. Sil- vestro Com. d Campiglia Presso Serrazza no Lagoni di Monte Rotondo Presso i Lagoni di Monte Roton- do e del Sasso B. Kaolino, friabile, bianco; vi è pure quello compatto, dello slesso colore ; si trova pure pres- so i Lagoni del Sasso Volterra- no. Terra da Porcellane. B. Kaolino bianchissimo. Idem. B. CoUirite o pietra alluminosa gialla e verdastra; si trova poi alle Rocchetle nella contea della Gherardesca lo schisto allumi- noso rosso cupo. Vena dell' al- lume. Silicati doppi a base di Calce di Magnesia e di Perossido di Ferro. C. Attionite o Amfibola , si tro- va pure a Monte Calvi presso le antiche cave del piombo. C. Asbesto a piccole libre di co- lor verde. Famiglia dei Roridi. Genere 1. Borossidi. A. Acido Borico in Pagliette; si trova anche presso i Lagoni del fosso Volterrano. Salborace. Genere II. Borali. B. Boralo d'ammoniaca o Ma- scagnino , Sassolino datogli dal Mascagni quest' ultimo nome , perchè trovato presso i Lagoni del Sasso. .N AiNN. Se. Natdr. Anno 5. Tom. 10. 66 STATISTICA MINERALOGICA XVII Val di Cornia 572 573 574 575 89 Monte Verdi Gerfalco verso ponente 90 Suvereto 91 Rocchette Contea della Gherarde Famiglia III. dei Carbonidi Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta bi- gia e rossa ; si trova alla Fosset- ta bigia e giallastra. A. Calce carbonata lamellosa o marmo bianco ; a Monte Verdi vi è bianco con venature gial- le : alla Sassetta bianco e ros- sastro, vi è nello stesso luogo rosso ; a Suvereto vi è quella Bigia. Nella Contea della Ghe- rardesca vi è il brocatello di color rosso con macchie bigie , altro brocatello paonazzo con macchie gialliccie ed altre color di carne 5 nell'istesso luogo vi è il bardiglio bigio chiaro ; il bardiglio bigio a Monte Calvi Comunità di Campiglia ; e simile a questo si trova sotto la Roc- ca di S. Silvestro dalla parte della tenuta di Biserno e nella tenuta stessa vi è lo stesso bar- diglio eguale nella tinta. Marmi di diverse specie. A. Calce carbonata granulare bigiaslra o Marmo statuario, si trova pure nella contea della Gherardesca presso il Romitorio di S. Alberto nelle Cave sotto Campiglia ed a Caldane nella comunità dello stesso nome. Marmo. A. Malachite o rame Carbonato verde^ si trova pure il fibroso ver- de alle antiche miniere del ferro di Campiglia. Miniera di rame. 67 XVII Val di Cornia id. 92 Rocchelle Conica A. Azzurrite o rame carbonato della Gherarde- bill. Idem. sca ' Famiglia dei Sulforidi Genere I. Zolfo. id. 93 Lagoni di Monte B. Zolfo cristallizzalo si trova Rotondo pure presso i Lagoni del Sasso Volterrano. Genere II. Zolfuri. id. 94 Monte Rotondo e C. Idrogene solforato si svilup- del Sasso pa ai Lagoni. id. Id. Alle Rocclietle IJ. Argirose o Argento Solforato. Contea della Ghe- Miniera d' Argento. rardesca id. 95 Idem B. Galena argentifera Campiglia Monte Calvi. Miniera di piombo. «76 96 Sotto il nido del- B. Galena o piombo solforato si l' aquila trova pure .sotlo la Rocca di S. Silvestro. Idem. 577 97 Cave del Piombo B. Blenda o zinco solforato si del nido dell' a- trova pure a Monte Calvi ; ed quiia Coniun. di alla Cava del Piombo Rocca S. Canipiglia Silvestro. Miniera di Zinco. Solfuri ferruginosi. 578 98 Monte Rotondo A. Pirite o ferro solforato ; co- me pure è alle antiche miniere del ferro di Campiglia; nelle vi- cinanze di M. Verdi e presso la Fossetta. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere I. Siderossidi 579 99 Rocchette Contea B. Ferro Oligisto ; si trova alle dellaGherardesca antiche miniere del ferro di Mon- Miniere del ferro te Calvi comunità dì Campiglia; 68 STATISTICA MINERALOGICA XVII Val 580 581 382 Id. Id. Id. Id. 100 101 102 di Cornia 583 103 Monti del Sasso Volterrano In basso dei Mon- ti del Sasso Vol- terrano Sasso Volterrano Vicinanze di Cara- pigiia Idem Idem Idem Id. Idem al Sasso Volterrano alla Madon- na ; ed in vicinanza dei Lagoni dello slesso nome. GEOGNOSIA Cl. II. RocciE DI Transizione Specie Macigno. A. Macigno giallastro, quello bi- gio o pietra serena compone il Monte di Populonia. Pietra Se- rena. k. Calce carbonata compatta bi- gia, pietra da calcina. Abbalsano alberese. Classe IV. Roccie d'Alluvione A. Breccia silicea rossa a grani mi- nuti, a grani grossi rossi e bigi si trova nel territorio di Gerfalco presso il confine di M. Rotondo. A. Arena silicea con ossido di ferro. Classe VI. Acque Minerali. A. «Bagno della Leccia acque sulfuree temperatura 32. gradi. Acque di Monte Rotondo. A. Acqua forse ferruginosa, tem- peratura 26 gradi. A. Acque delle Pclagbe ferrugi- nosa , teuìperatura 27 gradi. A. Acqua del Lago dell' Edifizio del vetriolo sulfurea, salina e fer- ruginosa^ temperatura 26 gradi. 69 XVII 583 Id. Id. XVIII Val 103 Id. Id. Val di Corni a Vicinanze di Cam- piglia Idem Idem 684 585 586 687 588 589 di Perora Vicinanze di Mas sa Mariltinia Tenuta dell' Ac cesa presso Mas- sa Marittima Comunità di Mas- sa Marittima Ino godeltoRigalloro Si'arlino sulla via di Caldana Scabbiauo comu- nità di Massa A. Acque di IMontione; tempe- ratura 28. gradi acidula e salina. A. Acque delle Caldane lenito- rio di Canapiglia lemp. 28. gradi acqua salina. B. Acque bollenti dei Lagoni del Sasso, del Senazzano, della Lec- cia e di Monte Rotondo. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. FaMIGLU I. DEI SlLICIDI Genere I. Silice. B. Quarzo ametistico. Àmatisla. B. Quarzo cristallizzato jalino con tinta anietistica si tiova pu- re al poggio S. Cristofano. Dia- vìonte di i'islojo. A. Quarzo cristallizzato jalino bianco; si trova pure al Poggio alle Rochetle, a Scabbiauo, al Sodo dei Cavalli , al Foggio di S. Cristofano , alla Lecciala , al Poggio, al Monte. Idem. B. Quarzo amorfo bianco. Tarso. B. Semi opale. Pietra del Latte. 6 Monti dell'Accesa Genere IL Silicati d' Allumina. C.Collirite pietra alluminosa gial- la , vi è pure quella gialla a strati bianchi. Pietra da cui si cava l' allume. 70 STATISTICA MINKRALOGICA XVIII 590 Val Id. 591 592 593 595 596 Id. 13 di Pecora Montione Monte Boinbuli Vicinanze di Mas- sa Marittima Scarlino e sue vi- cinanze Massa Marittima Città di Massa Idem Via di Lec- cia to Serra Bottini C. Collirite pietra alluminosa bianca formante i monti delle famose allumiere di questo luo- go. Idem. Famiglia IH. dei Carbonidi Genere Carbonio, Sottogenere Carbon fossile. B. Carbon fossile , non normale. Serve però come quello d' Inghil- terra. Genere VII. Carbonati. A. Carbonato di calce o calce carbonata compatta bigia. Ab- balsano alberese. B. Calce carbonata lamellosa o Marmo ordinario. A. Calce carbonata stalattilica o travertino; si trova pure al luo- go detto Bigalloro; Poggio al Montone , alle Mandrie della Lec- ciata , ed al Molin del Vescovo. Travertino. A. Calce carbonata stalattilica bigia , e gialla. Travertino. B. Malachite o rame carbonato verde , si trova pure alla Serra Bottini, al Rigalloro, a Pozzaja, Porta al ferro, a Montieriuo , a Scabbiano Poggio del Montone. Miniera di rame. B. Azzurrite o rame carbonato blù^ si trova ancora all'Accesa. Idem. 71 XVIII Val di Pecora 14 Serra Bottini 16 Fonti rauo di Gavor- Id. 17 18 Sena Bottini presso Massa Idem Poggio di Moutieriao Poggio alle Zane Porta al Ferro presso Massa Famiglia dei Solfuridi. B. Galena piombo solforato ar- gentifero, Poggio S. Cristofano presso Massa , si trova pure al Poggio , alle Velette , ed al Pog- gio al Montone. Miniera di Piombo. B. Pirite Ferro solforato in gran- di cristalli, si trova purealPia- strajo presso Massa; alla Serra Bottini ; ed al Rigalloro. B. Kalcosina o rame Solforato. Miniera di rame. Classe III. Crojocoliti Famiglia degli àrgiridi. B. Argento nativo Famiglia dei Sideridi. Genere Siderossidi. B. Ferro oligisto ossidato rosso 5 si trova pure al Poggio alle Ve- lette ; al Sodo dei Cavalli^edal Poggio al Montone. Famiglia dei Cupridi. B. Rame nativo. 72 STATISTICA MmERALOGICA XVIII Val 602 19 603 20 604 21 605 22 XIX. Val 606 1 607 2 608 3 di Pecora | GEOGNOSIA. Classe IV. Roccie d'Alluvione. Specie Breccie. Serra Bottini;B. Breccia silicea di color ame- presso Massa Monti di Gavor- rano Bagno di Gavor rano Idem di Merse (1) Scalvaja Tenuta di Luria- tistico. Classe V. Roggie Vulcaniche. A. Eurite bianca e nera , vi si trova pure della gialliccia e del- la bigia e rossa. Peperino Classe VI. Acque Minerali. A. Acque ferruginose 28 gradi di temperatura. A. Acqua delle venelle di Massa marittima 16 gr. di temperatura. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo cristallizzato ameti- stico. Àmanista. B. Quarzo amorfo ametistico si no Com. di Chiù- trova anche nelle vicinanze del sdino Presso Prata medesimo paese. Idem. B. Quarzo cristallizzato jalino bianco in cristalli isolati , si tro- (1) Nell'Introduzione per isvista di chi la copiò, fu posposta a quella dell' Arbia, e Ombrone la presente. GIUU 73 Val to di Merse Ciciano Monticiano sue Vicinanze Leccieto comuni- tà di Suicille A Prata luogo detto Petraja A Frosini luogo detto Scopeto Luriano strada della Pieve Torniella e sue Vicinanze vano i cristalli in gruppi a Boc- cheggiano , nella Montagna di Montieri, a Monticiano luogo (letto Canile^ ed a Monte Quojo. Diamanlc di Pisloja. B. Quarzo cristallizzato in cri- stalli isolati scuri , Monti. Idem. B. Quarzo cristallizzato; vi se ne trova anche di quello color gial- liccio ed altro grigiastro; nella comunità di Suicille presso Sti- gliano vi è in cristalli isolati ialini; come pure a Brenna; a S. Lorenzo , a Merse ; in vici- luanza dei Bagni di Petriolo. Id. B. Quarzo in cristalli isolati ne- jri detti dal popolo lacrime dei Santi. Idem. B. Quarzo amorfo bianco; bian- co e rossastro si trova in luogo detto i Castagneti presso Boc- cheggiano ; a Monticiano luogo detto Monte Quojo; a Scalvaja luogo Cuttari nel medesimo luo- go nella strada che conduce alla Forma ; di color bianco si trova a S. Lorenzo a Merse; al Bagno a Petriolo; nei monti di Boccheg- giano al Castelletto celebre per aver veduto nascere il Masca- gni. Tarso. B. Quarzo amorfo concrezionato color granato; si trova pure al podere detto casa nuova. Idem. B. Calcedonio impuro o pietra piromalica , pietra da fucile ; co- me pure si trova al podere della Casa Nuova presso Frosini. Pie- Ira focaja. B. Calcedonio color di latte; si trova pure a campo Torchi pres- 74 STATISTICA MINERAl-OOICA XIX. Val 616 617 618 619 620 621 622 623 di Merse 1 1 Chiusdino sue vi- cinanze Piata luogo det- to Petraja 12 13 14 15 Tornielle Idem 16 17 18 Boccheggiano luogo detto Ac qua Rossa Montagnola di Siena Comun. di Suicille Monticiano Cora, di Suicille so Montinieri , a Luriano ; come pure a Chiusdino luogo detto San Giusto; ed in luogo detto Purlo nelle vicinanze di Frosini. Pietra del Latte. B. Onice bianca e nera. Pietra focaja. B. Calcedonio diaspro verde e rosso ; si trova Rosso nella Mon- tagna di Montieri ; come pure a Chiusdino, a Scalvaja luogo det- to Luttori; a Frosini podere detto Casa Nuova. Diaspro. B. Calcedonio diaspro color di sangue con macchie Opaline. Idem. B. Calcedonio diaspro epatico con macchie grigie ; si trova an- che a Pari luogo detto le Pe- triccie ; e nella medesima co- munità sopra il Bagno delle Cal- darelle. Idem. B. Semi Opale. Pietra del Latte. Genere IL Silicati di Allumina. Argille diverse. A. Argilla comune bigia o terra da stoviglie ; si trova pure in molti altri luoghi della comuni- tà slessa di Suicille. A. Terra gialla; Montagnola di Siena luogo detto Personata. Id. A. Terra bianca da follatori pri- J ma cava, nel medesimo luogo seconda cava. Terra di purgo per le Gualchiere. 75 Val 19 20 21 22 23 di Uerse Silicati Alluminosi Fluoriferi. Bocche{jgiano:B. Mica verdastra, sulla Merse Montalcinellosue Vicinanze Suicille Osteria delle Serre All' Osteria delle Serre Coniun. di Suicille Colle NovoleConi. di Pari 24 Monte Acuto Co- munità di Pari Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde scuro ; è pure air Osteria delle Serse co- munità di Suicille ; il rosso e verde si trova a Prata luogo detto Petraja; il verde cupo nel- l'istesso luogo; a Pari presso Casale; a Vallerano comunità di Murlo. Gabbro. Quest'ultima va- rietà è stata impiegata nelle fab- briche di Siena. B. Serpentino verde cupo con Mica e diallagio;ed a Pari Col- le di Bell' Aria , all'Osteria del- le Serre vi si trova quello reti- colato bianco , e l' altro giallo con retatura paonazza , Gabbro. A. Steatite compatta di color verde. Pietra da Sarti. Silicati doppi a Base di Calce , di Magnesia e di Perossido di Ferro. Asbesto flessibile trova pure nel A. Attionite biancastro fosso di Carbone ed a Monte Acuto. A. Asbesto solido color bianco al Boschetto dell' Jacometti nello stesso luogo di color verde co- me pure nel colle di Bell'Aria comunità predetta ed ai bagni 76 STATISTICA HiNEr.ALOGICA XIX. I Val 630' 25 631; 26 632 633 634 635 636 27 28 29 di Merse Vicinanze di Mon- ti e ri Travale Montieri e sue vicinanze 30 31 Id( Montearenti Idem Bagni di Petriolo di Petriolo alterato dalle esala- zioni sulfuree. Famiglia Hf. Carbonidi Genere Carbonio. Sottogenere Carhon fossile. A. Lignite, si trova pure a Bel- forle sul fiume della Persa sot- to Falsiua a l'ari con solfuro di ferro nel Podere detto Argile. Carbon di Pietra. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta bi- gia di Luriano comunità di Chiu- sdino. Abbalsano , alberese. A. Calce carbonata lamellare ros- sa o marmo ordinario ; si trova pure a Frosini. A. Calce carbonata rossa con macchie gialle. Marmo. A. Calce carbonata lamellare o marmo giallo di Siena ; vi sono molte cave in questo monte e nei lati del torrente Rosia com. di Suicille e si possono ridurre a N.*^ 4 ; si trova egualmente a Spannocchia , a Radi, e in mol- ti altri luoghi. Marmo giallo di Siena. A. Calce carbonata lamellare di fondo paonazzo macchie gialle e color di rosa conosciuto in commercio col nome di Broc- catello di Siena. A. Calce carbonata stalattitica. Travertino. GIDU 77 Fai 32 33 34 36 37 38 di Merse Monlieri luogo detto Campo Tor- chi Fonte degli onci- II i Pari Ragni di Pelriolo Montagna di Mon- tieri Piata , Grilli Fonte a Idem Boccheggiano luogo detto le Mi- fi. Malachite rame carbonato verde , si trova pure alla prima cava del Romito , alla seconda dello slesso nome sopra schisto bigio 3 si trova egualmente a Monte Acuto. Miniera di rame. Famiglia dei Solfiridi. Genere Zolfo. A. Sopra solfuro d'Antimonio; si trova pure ai Ragni di Pelrio- lo ; e a Monte Antico. Anlimonio. Genere IL Solfuri. C. Idrogene solforato. B. Argirose, argento solforato; si trova pure agF antichi Forni fusorj presso Montiere. Miniera d' Argento. R. Galena , piombo solforato ; sì trova pure a Roccheggiano luo- go detto Acqua Calda ; a Span- nocchia , a Campo Tebaldo. Siilfuri Ferruginosi. Sulfuri di Ferro. C. Pirite, o ferro solforato co- lor d'oro; vi si trova pure co- lor di Rronzo, ed in Cubi se- parati neri. C. Solfuro di ferro giallo comu- ne ; si trova a Praia nel fosso del Gladino; al Sasso Ferrato; all' Acqua Calda ; e lungo la Merse ; presso Montieri , ed a Campo Torchi ; nelle Vicinanze 78 STATISTICA MINERALOGICA XIX. Val 644 645 646 647 648 649 650 651 39 42 di Merse Prato , Fonte a Grilli Spannocchia ca- va del piombo Montalcinello Luriano 43 Luriano luogo detto i Cossi Bagni di Petriolo Montieri cava di Caguano Bagni di Petriolo di Brenna ; a S. Lorenzo a Mer- se ; e presso i Bagni di Petriolo. Solfuri di Rame. B. Calckopirite, o rame piritoso, miniera di rame giallo ; si trova pure a Montieri cava di Cagna- no; ed all'altra di Campo Tor- chi. Mimerà di Rame. Solforossidi. B. Baritina , o solfato di Barite. A. Calce solfata cristallizzata; si trova pure a S. Galgano ; a Mon- te Siepi ; a Spannocchia ; ed a Bell'Aria; presso Pari di colore madreperla. Gesso scaglinola, Specchio d' Asino. A. Calce solfata fibrosa; si tro- va egualmente a Monte Siepi; a S. Galgano; al Castelletto patria del Mascagni; come pure a Span- nocchia. Falsa madreperla. A. Calce solfata saccaioide. Ala- bastrile bianca ; si trova egual- mente alle Case Nuove presso Frosini^ al Castelletto, a Bel- l' Aria presso il Ponte a Mace- reto. Alabaslrite. B. Melanteria, o Solfato di Fer- ro , o Vetriolo verde. B. Cianosi;, Rame solfato. Pie- tra Turchina; si trova pure a Pari luogo detto Fonte a Grilli. B. AUugene , allumina solfata ; si trova pure presso il Castel- letto. Alluìnc. GH'U 79 XIX. Val 652 653 654 655 656 657 658 47 dì Merse Boccheggiano sue vicinanze 48 Castagneti diBoc- cheggiano 49 Lungo la Merse sotto Boccheggia- no 50 51 53 Prata , Fosso del Vadino Prata cava del Guicciardini Monte Acuto di Pari Scalvaja via del- la Strada Classe III. Crojocoliti- Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. B. Ferro oligisto speculare ; si trova pure a Praia fosso del Va- dino, ed a Brenna Montagnola di Siena. Miniera di ferro. B. Ferro oligisto speculare pa- vonazzo. lilem. B. Ferro oligisto rosso ; si trova pure al luogo detto Acqua Cal- da ; al Pianale dello slesso no- me ; a Prato origine della Mer- se ; al Colle del medesimo luo- go. Idem. B. Ferro oligisto nero ; si trova anche al Colle del medesimo nome ; al Sasso Ferrato di Boc- cheggiano ; nelle vicinanze di Brenna. Idem. B. Ferro Limaccioso, si trova alla Fonte a Grilli; ed al Collej al Sasso Ferrato presso Boccheg- giano ; e nelle vicinanze di Bren- na. Idem. Famiglia dei Cipridi. B. Rame nativo. GEOGISOSIA Classe I. Roccie Primitive. B. Serpentino verde scuro. Gab- bro. (sarà continuato) RENDICONTO DELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' ISTITUTO DI BOLOGNA (Continuazione, vedi Tom. IX.. pag. 417O 15. Sessione. 16 Marzo 1843. Il Segretario offre all' Accademia il prrmo quaderno del correrne anno dei Nuovi Annali delie Scienze Naturali in nome dell'Editore proprietario di quesl' Opera periodi- ca il Sig. Carlo Berti Picliat. L' Accademico pensionato e Vice-Presidente Prof. An- tonio Alessandrini mette sotto gli occhi degli Accademici radunali una serie di preparati Zootomici , la succinta de- scrizione dei quali espone in uno scritto che intitola. (( Catalogo degli Oggetti più interessanti ricevuti in do- no dal Gabinetto d' Anatomia Comparata dopo la partecipazione fatta all' Accademia nella Sessione delli 2 giugno 1842 a tutto febbraio 1843. Dopo che ebbi l'onore di comunicare a questo illu- stre Consesso nella sessione delli 2 giugno dell'anno ac- cademico ultimo decorso una nota di oggetti offerti in do- no al Gabinetto d'Anatomia Comparata dell'Università, questo Stabilimento ha successivamente ricevuto altri re- gali di oggetti non meno interessanti , i principali dei quali verrò ora indicando , classificandoli sotto il numero stesso co! quale sono distinti nell'Elenco generale dei pre- parali del Gabinetto, affinchè all'occorrenza possa ciascuno DEL PROF. A, ALESSAINURINI M facilmente trovare ed osservare il proparato che viene 0 indicato o descrillo. N. 3304. Porzione di milza bovina nella sostanza del- la quale «esisteva nn j^rossissimo tumore vescicolare dalle sottili pareti del quale traspariva 1' umor lim|)ido acquoso contenuto, il che Io rendeva molto somigliante ai tumori formati dagli echinococchi , non rari nella milza e nel fegato di siffatti animali: ma apertoli tumore, dal quale ne uscì una lihhra e mezzo di liquido sieroso di color legermenle citrino, ed esaminato diligenlemenle colla len- te e il li(]UÌdo slesso e la faccia interna della parete della vescica che Io conteneva, trovossi trattarsi di una idatide semplice, o iunior vescicolare non animale ^ cioè non del genere di quelle che appartengono agli Entozoarii ; abben- chè la facilità colla quale la vescica uscì dall'inviluppo fi- broso che la tratteneva nella sostanza del viscere, e la I struttura e trasparenza delle di lei pareli la rendessero I somigliantissima e agli Echinococchi ed al Cenuro cere- I brale. Questa singolare vescica conservasi in un vaso a parte sotto il numero 3305. 3306. Parte di fegato vaccino trovalo di 28 libbre e raez- «0, peso mercantile bolognese, pieno in tutta la sua sostanza di tubercoli non molto grossi , ma freqtienlissimi e duris- simi, i quali, protuberando da tutta l'esterna faccia del viscere davano al medesimo una singolare apparenza pel contrasto del color bianco gialliccio dei tubercoli col fon- do rosso cupo della sostanza del viscere: le quali tinte perdendosi del tutto nel disseccamento;, e nella immersio- ne nello spirito dei preparali, ho fallo delineare a colo- ri, e per quanto si è potuto imitando i naturali, il visce- re sfesso ridotto nella figura (N. 3307.) alla metà della naturale grandezza. * Il diligerne Veterinario del circondario della città. Si- gnor Giacomo Giordani, che nel Luglio del 1842 fece do- no al Gabinetto di questi due preparati di anatomia pa- N. Ann. Se Natur. Anno 5. Tom. IO. 6 82 RENDICONTO ACCADEIttlCO tologica comparala, dichiarò ancora che , viventi gli indi- vidui cui appartennero, non inoi^lraronsi in verno modo in- disposti, e vennero deliiiali al macello per essere in età inoltrala: il bue soltanto che ojfiì il descritto fegato, pa- recchi mesi innanzi che fosse ucciso divenne molto pi- gro al lavoro, né rinipignamenlo riuscì in esso così fa- cile e copioso come nel compagno. 3311. L'egregio giovine toscano Signor Onorio Da Barberino, che negli anni 1839 — 1841 compì un corso di Veterinaria in questa Università, e ritornato in patria ebbe cura di parteciparmi le più interessanti osservazioni pratiche che andava facendo, e di inviarmi ancora molli ed importanti pezzi di anatomia patologica, uno me ne trasmise nel Luglio del 1842 meritevole di essere qui no- tato. Consiste questo in una porzione d'utero pecorino contenente un feto, già pervenuto al quasi totale compi- mento di sviluppo, e morto da circa tre anni. L'epoca della morte, come riflette nella sua relazione il Da Bar- berino, si poteva esattamente precisare, essendoché dopo il primo accoppiamento e fecondazione, avvenuta per lo appunto tre anni innanzi;, e pervenuto il ventre a quella mole che indicava prossimo il parto, senza che questo av- venisse, e senza che l'animale desse indizio di mal es- sere, tornò di nuovo a diminuire, ma non riacquistò giam- mai le naturali dimensioni ; agli ordinari periodi non ven- ne più questa pecora in calore, di guisa che non poten- done ottenere verun fruito il pastore la destinò a! macello, dopo averla resa quanto mai pingue. Trovato nell' aprirla V insolito tumore nell' addome venne da persona poco pratica staccato in modo da non potere poi precisare esattamente in qual regione dell' ute- ro fosse avvenuto l'incarceramento del feto: messo que- sto a nudo si vide che era ancora ricoperto dei propri inviluppi, che esistevano anche dei cotiledoni che univa-j no il corion alla faccia interna dell' utero, ma che eransi DEL PROF. A. ALESSAWDRIHI 83 del lutto disseccali gli umori dell'evo, e che l'amnio ade- riva quasi agli integumenti del feto. Questo poi raggrup- pato sopra se stesso ed indurito non mostrava indizio veru- no di putrefazione, ma solo la compressione esercitata sul medesimo e dalle pareli uterine, e dai circostanti visceri aveva prodotto la fusione ed assorbimento di gran parie dei più molli tessuti, e cominciava a vestire l'aspetto di un corpo prossimo ad essere ridotto all'ultimo grado di labe , e nel quale sembra che la sola pelle ricopra le ossa. 3420. Un secondo esempio di morie ed incarceramen- to di feto nell'utero, avvenuto in una pecora, e de! tutto identico ai precedente, mi fu inviato nell'agosto p. p. dal valente chirurgo condotto di Bagnacavallo Sig. Doti. Car- lo Busi: nell'uno e nell'altro caso questo fenomeno non aveva notabilmente disturbata la salute dell'animale; sol- tanto le funzioni dell'utero, alterate dalla continua pre- senza del corpo estraneo , non più si eseguivano normal- mente; né io conosco verun esempio in cui esistendo que- sta causa morbosa abbia avuto luogo il concepimento, ab- bencbè , verificandosi questo incarceramento del feto per lo più negli animali ruminanti, ed interessando una sola del- le corna od appendici dell'utero fosse libera la strada al- lo sperma per ascendere almeno fino ad una delle ovaje. Queste due osservazioni , e le moltissime altre con- generi già registrale nei fasli della Scienza, comprovano ancora che delle masse notabilissime di tessuti organici, che hanno di già perduta l'attitudine a vivere, ma che trovausi inviluppati da tessuti viventi, e sottraiti all'azio- ne diretta degli esterni agenti , e singolarmente dell' aria •atmosferica, si conservano per degli anni molti senza pas- • sare a putrefazione; e che la graduata compressione, e i la non mai cessante azione delle parti vive sui medesimi, ■ arriva grado grado a scomporli, a fonderli, e talvolta a sitfarne scomparire ancora qualunque traccia. Nei molti 84 REWDICOWTO ACCADEMICO casi di incaiceramenli di feti morti »eU' utero esistenti nel Gabinetto si dimostra chiaramente questo modo di lenta loro fusione ed assori)imento, fino a rimanere talvolta nella borsa, che da prima racchiudeva un feto prossimo a maturità, pochi frammenti delle di lui ossa più dure, che col tempo si sarebbero esse pure dissipate. Saviamen- te adoprano adunque quei medici e quei chirurghi che in molti casi di malattie affidano gran parte della cura ad una graduata e ben diretta compressione esercitala artifi- cialmente sulle parti e sui tessuti viventi. 3356. Tumori cistici del genere dei meliceridi esisten- ti nell'esofago di un vitello adulto. Anche questo pezzo patologico lo devo alle premure del lodato Sig. Onorio Da Barberino, il quale , riguardo alle cose spettanti all'infer- mo , nella sua relazione avverte , che già da sei mesi nel re- spirare l'animale faceva sentire un insolito suono or gra- ve, or di sibilo acuto, il che fece dubitare o di corpo estraneo, o di pseudomembrane formatesi nella laringe; giacché nelle prime visite la diligente esplorazione lungo il collo non faceva sentire veruna inormalilà: ben presto però, aumentatasi la difficoltà di respiro^ e divenuta diffi- cile pur anche la deglutizione, si fece apparente nella re- gione anteriore e superiore del collo un tumore, che creb- be con singolare celerità, rimanendo fisso tra la base del cranio , la faccia anteriore delle vertebre cervicali superio- ri, e la faccia posteriore della laringe, e dell' incomin- ciamento della trachea. Il pericolo di soffocazione da cui era ad ogni istante minaccialo l'animale, e l'essere qua- si del tutto impedito il passaggio al cibo, costrinsero il proprietario a destinarlo al macello. Staccato il pezzo patologico ed a me diretto nell'ultimo passato agosto vi- di, che fra la tunica musculare, e la vascolare-mncosa dell'esofago^ corrispondentemenle alla faccia posteriore della laringe, ed all' incominciamento dell' aspera-arleria, ma piegando alquanto sul lato sinistro, esisteva un volu- DEL PROF. A. ALESSAnORmi 86 minoso tumor cìstico, il quale protuberando molto verso r lineino cavo del canale ne ostruiva ([uasi del lutto il lume, comprimendo poi ad un tempd forlemente anche la tracliea e la laring;e. Un secondo tumore della stessa qua- lità, ma meno voluminoso del primo, pei lato sinistro della faringe ascendeva fin presso la base del cranio. Aper- ti ambidue se ne estrasse una materia pultacea inodora, quale si trova appunto nei meliceridi, ma quello che riuscì più singolare si fu la struttura della cisti che la racchiu- deva : giacché è bensì composta di tessuto celluioso fibro- so, come generalmente si osserva nei tumori cistici, ma disposto in grossi fasci intrecciali a foggia di rete, ed imitanti perfettamente 1' orditura trabecolare retiforme della faccia interna delle pareli ventricolari ed auricolari del cuore, delle quali imitava ancora la grossezza e la robustezza. 3378 - 3393. I sedici preparali di molto fine injezio- dì artificiali di tessuti ed organi appartenenti al corpo u- mano , e tolti i)er la massima parie da individui molto giovani , sono lavoro del valente Professore d' Anatomia Umana della Reale Università di Modena, Sig. Doti. Pao- lo Gaddi. Visitando egli questo Gabinetto di Notomia Cora- parata mostrai desiderio di vedere qualche saggio dalle sue infezioni, che sentiva molto lodate dalle persone pra- tiche di siffatte materie ; fu sollecito di soddisfare il mio desiderio , e nella serie dei preparali offeilimi parecchi sono injetali coli' acqua semplice di fonte colorata in ros- so dal cinabro per le arterie, ed in blu coli' endaco per le vene, secondo il metodo che indica nella Memmìsulle estremità periferiche, arteriose e venose delle pareti in- testinali, da lui pubblicata in Fano nel 1840; e le altre coir olio d'ulivo colorito nello slesso modo. Sì nelle une che nelle altre la injezioue è perfettamente riuscita ; e le injezìoni acquose a doppio colore delle pareti intestinali , olire la finezza e la eleganza , offrono ancora il vantaggio 8C BEWOICOISTO ACCADEMICO di potei' distinguere ie minime ramificazioni dell'uno e dell'altro sistema, dell'arterioso cioè e del venoso, per- chè i molli tentativi ed esperimenti eseguiti dal Gaddi lo hanno convinto che, con questo suo metodo dilììcilmente la materia giunta nell'un sistema entra nell'altro, il che molto sjìesso succede cogli ordinari metodi d' injezione. 3397-3413. Un altro egregio Professore della mode- nese Università, il Sig. Dolt. Giuseppe Generali, una volta anatomico, ora Clinico chirurgico nella medesima, mi fece pur dono ultimamente di parecchi saggi di minutis- sime e felici infezioni. Sono queste eseguile con metodo diverso da quello praticato da! di lui Collega, ma la ma- teria injeltata è sempre olio d' ulivo colorato or col ci- nabro, or col blu di Prussia, secondochè viene spin- ta per le arterie o per le vene: coli' idea però di ottene- re injezioni molto fine, ma tali da lasciar vedere chiara- mente l'andamento dei più minuti rami nelle parti Ira- sparenti coll'ajulo del microscopio, e come nell'animale vivente vi si vede scorrere naturalmente il sangue, cre- dette opportuno, come lo dichiara nell'articolo sopra tale argomento inserito nel N. 138 del Foglio di Modena, di far scorrere la materia, non già mediante la sola forza meccanica del sifone d'AneIio,ma mediante ancora la na- turale forza impellente del cuore e dei vasi , praticando la injezione nell'animale vivente. Consapevole dei tenta- tivi analoghi eseguiti negli andati tempi da Valico^ da Regnerò de Graaf, da Bartolino , credette più opportuno servirsi per l'esperimento di rettili anziché dei mammiferi prescelti dai nominali anatomici , e perchè nei rettili è più tenace la vita, ed in essi possono essere più lunghi e variali gli esperimenti, e perchè, anche senza prepara- zione, e come nell'animale del tutto vivo, si possono sot- toporre certe parti al microscopio , come p. e. il mesen- terio , 0 la membrana interdigitale ; per Io che i primi tentativi furono eseguili sulle rane , e riusciti felicemente DEL PROF. A ALESSANDRIRI. 87 )i estese poi anche ad altri generi d' amfibi le lucertole p. e., la testuggine d'Kiiropa. Varie porzioni di tessuti ed organi di siffatti animali costituiscono i diecisette prepa- rati nei quali la lente , ed il microscopio fanno vedere pieni della materia incettala i più minuti rami senza che sia avvenuta rottura, o sovverchio allargamento dei me- desimi, come accade servendosi nelle injezioni della so- la forza meccanica dei sifoni , il che suol essere poi cagione di gravi errori nel giudicare dell' intima tessitu- ra delle parli, delle comunicazioni vascolari^ del modo di conformarsi e di teiininare dei più minuti rami tanto del sistema arterioso che del venoso. Resta solo che un tal metodo sia in seguito perfezionato in modo da potere ad un tempo injeilare a colori diversi arterie e vene, on- de meglio si rendano manifesti i limili dei due sistemi, al che non è ancora potuto pervenire il nostro autore co- me lo confessa egli slesso nel citato articolo. \ 3414. A. B. Soggiornando da parecchi anni in Tosca- ! na , ed in vicinanza dei luoghi abitali una volta dagli an- 1 tichissimi Eiruschi, un Allievo distinto in Veterinaria di questa Università, il Sig. Vincenzo Lualti, lo interessai a tenermi informato se negli scavi che si van facendo in i quei luoghi, diretti singolarmente a rintracciare le tombe i dei nominati famosi abitatori d' Italia, venisse fatto di rin- I venire un qualche teschio abbastanza conservato da pote- i re determinare a quale delle razze, ammesse generalmen- I te nell'umana specie , avessero essi appartenuto. Conferito I avendo il Lnatti riguardo a questo mio desiderio col primo 1 Medico Ci>iidotlo di Chiusi, il valentissimo Sig. Dott. Fer- ' dinando Bruni, fu Egli tanto compiacente e generoso da cedermi ed inviarmi tosto due di siffatti teschi, sommini- strando ancora sui medesimi le seguenti notizie dichiara- te nella sua lettera delli 19 p.p. Novembre. I teschi che le ho spedito, dice egli, mi furono regalati dal fu Pietro Casuccini , due anni fa nel tempo che assistevo con esso 88 HENUICONTO ACCAUEMICO Lui a scavi praticati sopra un Poggio detto Foggio Ga- liella alla distanza di tre miglia circa dalla Città (s'in- tende di Chiusi) e in vicinanza del nostro Lago. Moltissi- me furono le tombe che in questo luogo si trovarono, in comunicazione le une colle altre per mezzo di lunghi e stretti viali, in guisa da formare"una specie di labirin- to: il monte intero ne era per così dire perforato in tut- ti i sensi. Il celebre Archeologo Signor Emilio Brown Segretario , e Vice-Direttore dell' Istituto Archeologico di Roma, veduta che ebbe la singolarità e copia di sif- fatte tombe volle descriverle e rappresentarle con disegni in nna Memoria che poscia stampò in Roma dedicandola a S. M. il Re di Prussia Protettore del nominato Istituto. Per molti oggetti, abbastanza conservati, raccolti in que- ste tombe fu deciso essere le medesime certamente state scavate dagli antichi Etruschi. È tra gli altri famoso il vaso ivi trovato sul quale sta dipinto il giudizio di Pari- de, e che si conserva, insieme a molli oggetti Etruschi, nel Museo di Chiusi formato dal lodato Casuccini. La tom- ba nella quale furono trovali i due teschi era scavala nel tufo come le altre , ed esposta a mezzogiorno ; parte della di lei volta erasi avvallala , ma rimossa con diligen- za la terra che ingombrava il piano della tomba o came- ra del sepolcro, si videro due letti funebri scavati in una delle pareti della camera, e presso questi giacevano i due teschi dei quali favello, e di uno soltanto trovossi anche la mascella inferiore. Da tutto questo pare adunque abbastanza compro- vata la derivazione dei medesimi da individui appartenenti alle antiche popolazioni dell' Etruria, la quale supposizio- ne è resa anche più verosimile dall'esame stesso anato- mico di tali cranii. Nell'Opera più interessante e più aulica che sia sla- ta pubblicata sopra tale argomento , le Decadi cioè della sua coUeTjone dei Crani delle diverse Genti, l'Illustre DEI. pnor. A. ALr.S!>AiSDniNi 89 Bliinienbaoh non ha né descrìdi né rappresentali Granii Elrnschi: nemmeno nell'Opera recentissima di Gerardo Sanditbrt — Tabulae Craniorum diversarum Nationum. Lugd- Batavorum 1838 — si fa menzione, almeno nei fascicoli fin (|iiì pubblicali, di teschi di cotesta celebre Nazione , per cui la più esatta descrizione e la |iiiì auten- tica alla quale possiamo riferirci è quella del celebre Dot- tor Antonio Garbigìietli nella sua Memoria che ha per titolo — Brevi cenni intorno ad nn cranio etrusco — fletta alla Sezione di Zoologia e d'Anatomia Comparata del secondo Congresso scientifico italiano, e pubblicata in mag- gio del 1841, Ora completa è la rassomiglianza che pas- sa tra questi miei teschi e la figura data dal Garbigliet- ti , come identiche sono le misure e le proporzioni delle diverse regioni del cranio e della faccia da lui segnale nella Memoria stessa. Viene dunque sempre pili a confer- marsi l'ipotesi che le più antiche popolazioni d' Italia ap- partenessero alla slessa varietà o razza Caucasica alla qua- le riferisconsi ancora gli alluali abitatori della Penisola: e questi fatti sono in opposizione diretta con alcuni dei sistemi immaginali dagli antiquari e dagli eruditi, e pei quali ritengonsi gli Etruschi di esolica i)rovenienza: cer- tamente non derivarono dalle antiche popolazioni libiche ed egizie, come si è pure preteso, perchè i molli teschi conservatici nelle antichissime mummie manifestano delle forme e delle proporzioni totalmente diverse dalle elru- sche. In tanta incertezza adunque, e mancando noi per quelle epoche molto lontane di documenti storici sicuri, molla luce potrebbe derivarne dall'esame di qiiesli resti autentici dei più antichi abitatori del Globo , dal loro con- fronto, ravvicinando quelli delle più lontane regioni, e stu- diando le analogie e le differenze degli altri che si può credere abbiano esistilo ad una medesima epoca. Uno stu- dio di questa natura mollo esteso e profondo è stalo fal- lo in questi ultimi tempi dal celebre Giorg. Sam. Morlon 90 BE5D1C()NT0 ACCADEMICO jier le varielà o razze Americane; fa duopo che colla stessa diligenza e perseveranza si proceda ancora nella ricerca degli avanzi delle ossee spoglie dei più antichi abitatori delle altre quattro parti del Globo. Certamente, come avverte anche il lodato Dott. Garbiglietti , dallo stn- dio di un solo cranio nessuna legittima conseguenza trar si potrebbe, ma da un diligente confronto di molti, ne possono emergere delle utilissime conseguenze a deluci- dazione principalmente delle tante questioni insorte sulle antiche origini italiche. 3446. Pochi sono fino al presente i casi di patologi- che degenerazioni del timo registrate dai pratici singolar- mente nei bruti, per cui riguardar si deve come molto utile ed interessante il pezzo che mi fu presentato nel primo giorno dell' ultimo passato febbraio dall' egregio Sig- Dottor Francesco Alfonso Malaguti, e consistente per lo apjuinio in una profonda ed estesa alterazione del ti- mo, trovata in un cane pastore adulto. Quest'organo straor- dinariamente ingrossato ed indurito non potendosi esten- dere molto verso la regione anteriore del torace per la resistenza opposta dalle prime coste assai robuste e poco incurvate in questi animali privi di clavicole, erasi diret- to verso la regione media e posteriore della cavità fino presso al punto in cui l'esofago attraversa il diafragma: veniva quindi dalla mole del tumore fortemente compres- so l'esofago, compressi pure e stirati con forza i nervi frenici e pneumogastrici , di guisa che l'animale dovette perire sotto gli urli di fiera tosse, e già pervenuto ad un grado notabilissimo di estenuazione per essere negli ultimi giorni quasi del tutto impedito il passaggio del- l'alimento pel canale esofageo. 3447. Il più volte nominalo veterinario Giacomo Gior- dani sui primi del corrente Marzo mi fece dono di un fe- gato di scrofa singolare , non tanto pel suo peso e volume, quanto per la forma di degenerazione che sembrava limi- DtL PROF. A. ALESSANl^RIN! 91 larsi principalmente al tessiUo celluioso interlobiilare. Lo aveva egli trovato in un individuo femmina di circa tre anni, di piccola razza, die aveva partorito due volte, ed ingrassalo, in forza delle |)iccole dimensioni del suo corpo, oltrepas- sato non aveva i nove pesi, l.o stato anlecedeMle di questo animale, la facilità colla quale erasi impinguato non ave- vano indotto nissun sospetto che trovar si potesse in esso qualche organica alterazione: fu soltanto nell' estrarne i visceri che trovossi il fegato notabilmente indurito, di pe- so e volume insolilo, arrivando alle undici libbre e mez- zo, ed eccedendo p,erciò di ben sette libbre quel peso che gli avrebbe polulo competere essendo sano. Ciò però che più particolarmente fissò la mia attenzione si fu l'esterio- re apparenza di questo viscere. Sopra un fondo di color rosso al(|iianto più fosco del naturale, massime in certi punti della sua faccia concava, vedevasi stracciata una rete a maglie anguste , ed a grossi cordoni , la quale estende- vasi a tutta <|uanta la di lui superfìcie. Sicuro che , o il dis- seccamento, 0 l'immersione nello spirito avrebbe dilegua- ta in gran parte questa singolarissima apparenza , volli che il Bellini ne eseguisse una copia, per quanto polevasi imitante il naturale, e finché il viscere di recente estratto dal corpo dell'animale conservava la naturale freschezza de' suoi colori. Un fegato così voluminoso presentava il sistema bilifero non svilup|)a(o in proporzione , anzi la ci- slifelea colle pareti avvizzite^ e quasi del tutto vuota, ap- pariva di mole molto minore di quella che compete ad un fegato sano. I tagli praticali dopo nella sostanza del visce- re dimostrarono poi chiaramente che la degenerazione li- mitavasi principalmente alla cellulosa interlobulare^ la quale, ingrossala ed indurita, manteneva i diversi aggrega- li, 0 piccole masse dei medesimi lobuli, del tutto separali e distinti , e come collocali entro le piccole aree circo- scrilie dalla nominala rete. 3449. L'ultimo rarissimo pezzo osteologico che indi- 92 nE>[JiC01NT0 ACCADEMICO cheiò consiste in una notabile porzione d« mascella infe- riore fossile appartenente al Rinoceronte: mi fu questa mandala sui primi del prossimo passato Febbraio dall'al- tre volle lodato veterinario Toscano Sig. Onorio da Bar- berino. Fu trovata a breve distanza dal Castello di Barbe- rino del Mugello , pochi piedi ai disotto del terreno col- tivalo, ed in un banco di tufo gialliccio , del quale aspetto quanto prima un saggio onde poterne determinare più fa- cilmente la qualità. Che questi grandi pacliidermi l'Ele- fante cioè, il Mastodonte, il Rinoceronte, i! Tapir abitas- sero , e si riproducessero sul snolo istesso che ora è da noi calcato può dirsi essere opinione dal maggior nu- mero ammessa, trovandosi ad ogni istante nuovi fat- ti che ne dimostrano l' aggiustatezza e la verità. Ed è pur vero altresì che più specie in ciascuno dei nomi- nati generi haimo qui esistilo, e che tutte sono diverse da quelle che or vivono in li)ntane regioni, trattandosi dei generi che non si sono interamente perduti, come lo è quello per esempio del Mastodonte. Queste ultime verità hanno ottenuta piena conferma pei lavori paleontologici inarrivabili dell'immortale Cuvier, il quale, rapporto al Rinoceronte distinse pure due specie fossili appartenenti anche all'Italia, vale a dire, il Rìnnoceros tìchorinus cui si riferisce anche la mascella trovata dal nostro celebre Giuseppe Monti a Montebiancano , illustrata poscia ed esat- tamente deleiminata dal Ranzani ; ed il Leptorlnnus: ma relativamente alle altre due V incisivus ed il minutus, quello,, cioè l'incisivo lo slablì solo sopra i caratteri osservati ini due grandi incisivi trovati presso Magonza e conservati J nella collezione del celebre Soemmerini; ; e questo, cioè il! minutus sopra diversi denti, frammenti di mascella infe-| fiore, e di altre ossa scoperte soltanto nel 1821 pressoi Moissac dipartimento di Tarn-et-Garrone. So che non tut-| te queste quattro specie di Rinoceronti fossili sono daii più moderni Zoologi credute fondate sopra caratteri ed og- UF.L FUOF. A. ALCSSAUbRini 93 geUì abbastanza numerosi ed evidenli , massime dopo i dubbi sparsi intorno a (inesto sofjgetlo dal De Christol nella sua interessante Memoria intitolala — Ricerche sui carat- teri delle grandi specie di Rinocercmti fossili — Annales des Se. Naturelles — 2. Serie T. HI. pag. 44. ; né questo sarebbe il momento opportuno per internarsi nella diffici- le discussione ; ma so altresì die delle quattro specie quel- la che è fondala principalmente sulle piccole dimensioni delle ossa, sulla piccolezza e variala forma dei denti tanto superiori che inferiori è la meglio stabilita, e che potrà reggere alla più severa critica: ora pertanto egli è ap- punto a questa specie del Rhinoceros minutus che appar- tiene la mascella di cui preseulemente ragiono, specie la quale perciò dev'essere aggiimta alle altre due d'Italia, gli avanzi delle quali sono da lungo tempo noti ai Naturalisti. Una sola SHperficialissima occhiala che si dia ai molari su- periori appartenenti al Thìcliormus od al Leptorhìnus , quattro dei quali denti conservansi pure nel Gabinetto di Nolomia comparata, di provenienza dalla Toscana e dono del lodato da Barberino, basterà per convincere i più dif- ficili, trattarsi di oggetti appartenenti ad animali bensì con- generi ma di specie diversa, e ciò tanto maggiormente in quanto che non è !a sola mole che li renda dissimili , ma la forma ancora delle loro linee salienti, e delle fossette delle corone, C(tme estesamente viene poi dichiarato nella citata Opera del Plinio Francese (1). ( sarà continuato ) (1) Il chiarissimo Sig. Piol". Giuseppe Balsamo Crivelli nella sua inle- NSSanUssima Mem. per servire all' illustrazione dei gi'amli mammiferi fos- sili dell'I. R. Gabinetto di S- Teresa in Milano {nihliottca italiana Tom. in. nuota tvit p. 297) tratta estesamente e ron sana critica anclie dei Rinoceronti. LETTERA I. DIRETTA AL CHIARISSIMO ED ILLUSTRISSIMO SIGNOR PROFESSORE E CAVALIERE G. B. AMICI, INTORNO ALLE CONTRAZIONI CHE PRODCCONSI NELL' ATTO DEL CHIUDERE , NON CHE IN QUELLO DI APRIRE IL CIRCUITO PRETTAMENTE NERVEO - MUSCULARE DELLA RANA. Ei «Ila già conosce che, fra gli animali i quali mani- festano un eleltricismo tutto loro proprio, le torpedini, con pochi altri analoghi pesci , primeggiano mercè la pro- duzione de' più singolari fenomeni noti fin dai più anti- chi tempi, quali sono specialmente la sensazione di tor- pore, e la scossa musculare che promuovono nell'uomo che li tocca o immediatamente con qualsiasi parte del suo corpo, 0 mediatamente con corpi umidi ovvero metallici. Ed Ella pure sa che dopo simili animali le rane, fra i rettili , manifestano nel più rimarchevole modo un elel- tricismo tutto proprio de' loro tessuti nerveo-musculari , discoperto mirabilmente da! Galvani sulla fine del secolo prossimo passato, e teorizzato con immenso vantaggio del- la Scienza Elettro-fisica dal genio di Volta. Né a Lei è ignoto che il precipuo fatto, pel quale il Galvani si fece (*) II Sign- Prof. G- Grimelli ci mandò le seguenti due Lettere elettro- lisiologiche romposle da Lui , esprimendoci il desiderio che le medesime ve- nissero inserite in questi Annali- Ben volontieri noi lo abbiamo soddisfatto, persuasi anche di fare con ciò cosa grata a' cultori degli analoghi stiidjj e quantunque la prima di esse Lettere sia stata di già pubblicata nel N. 12i, 9 settembre 1842 , del Foglio di Modena , pure crediamo che ciascuno di loro la vedrà con piacere riprodotta qui, essendo questa strettamente legata, quan- to al soggetto, coli' altra, che veile ora per la prima volta la pubblica luce. ( Nota dti Direttori ) Ili G. GRi.HELLI 95 avanti a dimostrare e a confermare I' accennato elettricismo intrinseco de' tessuti nerveo-mnsciilari, consiste nelle con- trazioni eleltro-lìsiologiche promosse pel semplice circuito stabilito mercè il conlatto immediato de' nervi crurali coi loro corrispondenti nuiscnli , escluso ogni esterno mezzo od agente. Ma da Galvani fino a noi , quanto fu agevole ed ov- vio ottenere le contrazioni della rana nell'atto del chiu- derne il pretto circuito nerveo-musculare , altrettanto rie- sci sempre ditTicile e rarissimo l'ottenerlo nell'alto di aprire il circuito slesso; singolari maniere di contrazioni ambe- due parimenti o|)portune a dimostrarle di origine elettrica , 0 di magistero elettro-fisiologico. E di fatto il circuito, for- mato addiicendo il solo pretto nervo crurale a contatto im- mediato del solo pretto musciilo corrispondente, ne addi- mostra tanto meglio un elettricismo intrinseco e tutto pro- prio de' tessuti organici nerveo-rausculari ^ quanto più sor- gono le contrazioni dei musculi compressivi, nell'atto co- sì di chiudere come di aprire ([uei circuilo; invero è sin- golare virtù delle azioni elettriche di promuovere le con- trazioni tanto nel momento del rapido invadere gli organi I del molo, quanto nell'atto del momenlaneo loro cessare, ' come lo addimostra l'applicazione dell'elellromotore voltaico I ai tessuti neiveo-mtisculari. Foste le quali cose mi parve inte- ressante per la scienza elettro-fisiologica il metodo da me rinvenuto, per ottenere coslantemenie le contrazioni tanto neir atto del chiudere , quanto nelT allo di aprire il circuito instiluito adducendo il solo pretto nervo crurale a coulatlo del solo pretti» musciilo corrispondente ; ed è appimto que- sto saggio sperimentale che ora io inJendo esporle in bre- vi accenti , e tanto più volontieri , quanto più ne riescirono confermati i risiillamenti , essendone Ella Icslimitnio ed ap- provatore inlelligenlissimo. Due sono i metodi per li quali il Galvani olieuuc le contrazioni della rana stabilendo il pretto circuito nerveo 96 LETTERA I. iniisculare; il primo consiste nel preparare la rana alla galvanica recidendone i nervi crurali in i)rossimilà del mi- dollo spinale, e nel ripiegare tali nervi in modo che toc- chino col loro estremo la sommila della co; rispondente coscia; il secondo consiste nel preparare la rana parimenti alla galvanica lasciando i nervi crurali congiunti alla co- lonna vertebrale, e ripiegando la coscia non che la gam- ba fino a portare l'estremità di questa a contatto di que' nervi; sì nell'una come nell'altra guisa sogliono produr- si le contrazioni nell'alto di chiudere simile circuito, ma assai di rado nell'alto di aprire il circuito stesso. Anzi il Volta considerando che le contrazioni , in siffatti modi ten- tate, di soventi non riescono nell'alto stesso di chiudere il circuito, propose come efficace mezzo all' effetto medesimo il contatto del tendine, procedente da! musculo gastrocne- mio , coi nervi crurali o coi muscoli dorsali , operato spe- cialmente coir interposizione di un liquore alcalino ; 1' Hum- boldt poi inlese ad agevolare e a rinforzare simili contra- zioni con agenti tanto alcalini quanto acidi _, o salini, ed inoltre avvertì che le contrazioni slesse si agevolano e rin- forzano ripiegando i nervi crurali fino a portarli a con- tatto con una parte della corrispondente coscia, spogliala delle st;e porzioni lendinose; ma in onta a tutti questi mezzi, proposti da sommi sperimentatori, quanto riuscì agevole ed ovvio ottenere le contrazioni della rana nell'atto del chiudere il circuito nerveo-nmsciilare , altretlanlo riu- scì sempre difficile e rarissimo l'ottenerle nell'atto di apri- re il circuito slesso. E pari risultanze, in proposilo, ot- tennero dai loro cimenti galvanici l'Aldini e il Valli, il Bellingeri e il Nobili, il Matteucci e il Marianini; il No- bili slesso od i! Mal!e»icci nello studiare e nel!' illustrare la corrente cleilrica [ropria della rana, quanto frequente- mente osservarono le contrazioni nel momento del chiu- derne il circuito nerveo-rausculare, altrettanto di rado le ottennero nel momento di aprire un tale circuito. Laonde DI 0. bRl«ELLI 97 poi io mi riputai fortunato quando , nello studiare simili falli galvanici, pervenni a rinvenire un semplicissimo me- todo per oltenere coslanlemente le contrazioni così nell'alto del chiudere comegin quello di aprire il circuito, che for- masi mercè il conlatto immedialo dei nervi crurali coi lo- ro corrispondenli muscoli , escluso ogni estrinseco mezzo od agente. Questo metodo , che offre la piò mirabile ed incon- trovertibile legge eletlro-fisiologica della rana, consiste neir addurre la superficie del nervo crurale, reciso presso la colonna vertebrale, a contatto immediato colla superficie trasversale dei muscoli della gamba, recisi presso l'arti- colazione del i)iede; nel momento di tale unione si com- piono le contrazioni, che cessano ben presto, e si rino- vano nell'altro momento di togliere quel contatto ossia di aprire il detto circuito (1). In varj modi poi si può ese- (1) Neir autunno del p. p. anno 1811 , studiando e sperimentalmente disaminando alcune osservazioni ed esperienze galvaniche , mi occorse di riscontrare la somma acconcezza del contatto della sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale delle fibre musculari degli arti ad- dominali per ottenere le contrazioni tanto nel!' atto del chiudere, quanto in quello di aprire il circuito prettamente nerveo-musculare della rana; ve- rificata ben bene tal cosa, comunicai in sul declinare dell'autunno stesso al chiarissimo ed illustrissimo Piofessore Stefano Cavaliere Marianini di avere rinvenuto un metodo per ottenere costantemente le contrazioni, nel pretto circuito nerveo-miisculare della rana, tanto nell'atto del chiudere, quanto nel momento di aprire simile circuito, e quel esimio Fisico ed EUetlricisla mi dichiarò subito , colle più confortevoli parole , 1' enunciatogli risnltamen- to nuovo , ed interessante, e quindi degno di essere pubblicato. Frattanto io continuai a verificare e a svolgere l'accennalo metodo , fra le vicissitu- dini delle successive stagioni inverno e primavera, ed anzi in sul principio di questa mostrai , in via di fatto sperimentale, i risultati del metodo stes- so al chiarissimo Professore Francesco Bordò, quanto dotto matematico, altrettanto cultore diligente degli studj elettrologici; e questo dottissimo Professoie , che assistette il Nobili nelle sue sperienze galvaniche sulla ra- na , gentilissimo come è, mi confortò oltremodo di sue lusinghiere parole. Proseguite quindi , in proposito , le mie osservazioni ed esperienze , alla perfine accennai il suddetto metodo in una scrittura [intitolata , At^imtnio N. Ann. Se. Natir. Anno 5. Tomo 10. 7 9B LETTERA I. | guire il combaciamento della sezione trasversale dei fila- \ menti del nervo crurale colla sezione trasversale delle fibbre de' muscoli della gamba; fra tali modi nno dei più age- voli e pronti si è quello di stringere fra le dita della ma- no sinistra la colonna vertebrale di una rana preparala alla galvanica, poi con forbice, tenuta nella destra mano, re- cisi alcuni filamenti di uno de' nervi crurali , non che l'estremità della corrispondente gamba, questa si ripiega fino a portare il suo estremo sezionalo a contatto della recisa estremila inferiore de' suddetti filamenti nervosi ; in lai guisa operando, sia colla rana pendente, sia distesa su un piano inclinato o orizzontale, si osservano le con- trazioni nell'atto che si chiude e si apre un simile circui- to. Siffatto circuito nerveo-musculare si rinforza compo- nendolo dei due arti di una stessa rana, divisi fra loro in modo che uno solo resti unito al corrispondente nervo cru- lale, mentre all'estremila della gamba di questo si con- giunge , con laccio , la sommila della coscia dell' altro ; che se si riuniscono in consimile serie ordinala i corpi di più rane, preparate alla galvanica, in tal caso tutti concorro- no in ragione del numero a rinforzare le contrazioni, cosi nell'atto di chiudere come di aprire un simile circuito pret- tamente nerveo-musculare. Se le singole rane in tal guisa riunite sono di recente e da pochi istanti preparale, tutte compiono il doppio ufficio di svolgere l'azione elettrica e di manifestarla colle contrazioni loro, mentre pochi istanti dopo la loro preparazione cessano di appalesare le contra- zioni; restando però capaci per |ìiù ore di suscitarle in altra rana di recente preparata, e interposta a compiere il circuito ; ne' quali modi di sperimentare giova sempre , sperimentale esposto all' Autore della. Giunta alla Collezione Galvanìana y inserita nel fascicolo di Aprile e Maggio 1842 del Giornale Letterario-Scientifico Mode- nese, e stampata e pubblicata, per estratto, nel prossimo passato luglio; e questo cenno storico della cosa non Ha forse inutile ed inopportuno. DI G. GRiniELLI 99 all'effetto delle contrazioni _, il cliiiidere e l'aprire il circuito mercè jil conlatto e distacco della sezione tra- sversale del nervo crurale , costiliienle 1' un estremo del circolo, colla sezione trasversale delle fibre miiscu- lari della gamba, costituente l'altro estremo del cir- colo slesso. Varie condizioni intrinseche e diverse influenze estrin- seche alle rane, concorrono poi a rendere gli accennati fenomeni elettro-fisiologici più o meno agevoli e duraturi. Io ho sempre visto e confermato appieno, che alla più fa- cile e durevole produzione di simili fenomeni sono ollre- modo opiioitnne le rane di tempera pilnitosa o nervea, e coi tessuti muscolari bianchicci, anziché le rane di tem- pera sanguigna pletorica , e coi tessuti musculari rossastri; oltre di che confermai sempre in simili sperienze, che quanto giova serbare il più possibilmente integro l'appa- ralo nerveo che cade sotto lo sperimento, allreitanlo giova rcscccare il sistema sanguigno in modo da rendere il più possibilmente esangui o dissanguati i muscoli corrispon- denti. Laonde all'effetto delle contrazioni predette necessita prevalersi di rane vigorose, con nervi bene sviluppati, e muscolatura bianchiccia, trucidate e dissanguate sollecita- mente, non diseccate ma ripiene dell'umidore natural- mente proprio de' loro tessuti nerveo-musculari. In ordine poi alle influenze esleriori si riscontra che la stagione più opportuna per tutti i fenomeni elettro-fisiologici proorj delle rane è la primavera , specialmente ne' suoi i)rimi te- pori, e in seguito l'autunno conlemperato da simili tepori; così è che gli effetti in discorso riescono minimi o nulli nell'inverno a temperatura verso lo zero, quanto nella estale a temperatura verso i venti gradi del termometro oltanligrado ; se non che talee l'influenza del calorico nella produzione de' fenomeni elettro-fisiologici, che i me- desimi si agevolano alquanto d' inverno elevando la tem- peratura ambiente fino ai dieci gradi circa, e d'estate ab- 100 LETTERA r. tassandola fino circa alla slessa gradazioiie (1). Di tal guisa io pervenni ad ottenere le suddette contrazioni in ogni stagione, accoraodandi) la lemperalnra alla migliore riescila dell'effetto coli' immergere le rane ancor vive, e mante- nerle a guazzo per qualche ora, in acqua ridotta alla tem- peratura di circa dieci gradi 5 vero è però che, oltre il ca- lorico, altre influenze atmosferiche, specialmente igrome- triche ad elettrometriche, or agevolano, or contrariano la produzione e la manifestazione de' discorsi fenomeni elet- tro-fisiologici ; e in proposito mi sembrarono finora sì va- ghe le relazioni di tali fenomeni colle vicende igrometriche ed elettrometriche dell'atmosfera, che non mi fu possibile stabilire ancora, intorno a simile materia, risultali abba- stanza precisi e categorici. Le ora dichiarate contrazioni, che otiengonsi nel chiu- dere e neir aprire il circuito stabilito adducendo a imme- diato contatto la sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale de' musculi degli arti addominali , ne guidano a riconoscere , all'un tempo, che la massima sen- sibilità della jana, mercè cui si scuote alle minime azioni (1) Io aveva già , alcuni anni addietro {Elettricità fisiologiro-medira , pag. 70, Modena 1839), rimarcata come opportuna agli effetti promossi dal- l' eli'llrico cstiinseco applicato alle rane, I' atmosfera temperata circa ai 10 gradi , e in seguito sono stato condotto a confermare tale osservazione in ordine eziandio ai fenomeni promossi dall' elettrico intrinsecamente pro- prio di simili animali. Ulteriori osservazioni ed esperienze comparative .ne guideranno poi a riconoscere se la temperatura dei 10 gradi , che è la me- dia del clima di Modena , sia in ogni lungo la piìi opportuna agli accen- nati effetti e fenomeni elettro-fisiologici ; ovvero se agli effetti e fenomeni Stessi convenga piultoslo, nelle varie regioni, la particolare temperatura media propria di cadaun clima. Fatto è che intorno a simile media tempera- tura parmi s' aggirino varj speciali fenomeni non solo fisiologici , ma anche fisici, e specialmenle meteorologici; cosi è che più volte mi è occorso di verificare , in ogni stagione, che il movimento termometrico versola tem- peratura media , combinato coli' incremento della indicazione igrometrica, e col decremento della barometrica , precede con tale costanza le meteore acquee , pioggia , neve , grandine , serbando tale relazione colle medesime , da offrire il più sicuro metodo per preconoscere e predire la prossima con- tingenza delle meteore stesse. Ul «i. GRniELLI 101 eleltriche, riscontrasi nella sezione trasversale di quel ner- vo, e che il massimo alllusso dell'azione elettrica, intrin- secamenle |)ropria della rana slessa, procede dalla sezione trasversale di que' muscoli. E ben considerando le vicende di simili contrazioni , dietro la legge elettro-fisiologica per la quale il corso più favorevole delle tenni correnti elet- tro-positive per promuovere le contrazioni, nell'atto del chiudere qualsiasi circolo elettrico, è quello di procedere a seconda delle divergenze nervose, mentre le sfesse miti azioni ek'ttri)-posilive, procedendo a norma delle confluenze nervose, promuovono le contrazioni j.iuttosio nell'atto o mo- mento di aprirne il circolo, si conchiude che nel suddetto circuito nerveo-musculare compiesi una particolare corrente elettro-positiva diretta dai musculi ai nervi, dalle gambe alle cosciCj dai piedi alla lesta; e già un afflusso elellrico, con simile direzione, resta altresì confermato dal galvan(!- metro , col quale chiusi i predelti circuiti si osserva la corrente elettro-positiva diretta, entro i tessuti nerveo-mu- I sculari , dalle gambe alle coscie , e , nel filo galvanometri- ! co, dalle coscie alle gambe. Un tale ripartimento ed affluf- . so elettrico , negli arti della rana, ossia lo stato e il corso I elettro-positivo verso la sonmiilà della coscia, e 1' eletlro- I negativo all'estremità della gamba, viene pure dimostrato ' dalle sensazioni che promuovonsi con simili circuiti sulla I lingua dell' uomo; in fatto chiudendo tali circuiti coll'in- j terporre la lingua stessa fra i loro estremi , si risente ne' punti toccati dall'estremo corrispondente alla sommità della coscia un leggero sapore piuttosto agretto e tirante all'a- I cidulo, già proprio dell'azione elettro-positiva, e ne' punii toccati dall'altro estremo, corrispondente alla sezione delle gambe, un leggero sapore piuttosto acre o tirante all'alca- lino, già proprio dell'azione elettro-negativa; maniere di fenomeni elettro-fisiologici che essi pure addimostrano nel- la rana un tale condensamento ed afflusso elettrico pel quale lo stalo elettro-positivo manifestasi verso la sommità 102 LETTERA. I della coscia, o a senso delle confluenze nervose non die vascolari, e 1' elettro-negativo verso l'estremila delle gam- be ossia a senso delle divergenze nervose e vascolari ; conclusione elettro-fisiologica, dalla (jiiale raccogliesi ezian- dio nna importantissima conferma col sussidio del conden- satore elettrometro, applicato convenienlemenle ai suddetti tessuti organici, in determinale condizioni di temperatura di stato igrometrico ed eletlrometrico dell'atmosfera am- biente. Per le quali cose si conchiude che è a considerarsi un elettricismo intrinseco e tutto proprio dei tessuti orga- nici specialmente musculari , il quale è poi a calcolarsi nelle pratiche applicazioni dell'elettrico estrinseco diretto su que' tessuti. Di tal guisa, in simili applicazioni , giova riconoscere cesi ì' elettrico intrinsecamente proprio de' tes- suti od organi del molo, come l'elettrico estrinseco ed applicato ai medesimi, or l'uno sommandosi coli' altro 0 mutuamente elidendosi, a seconda che procedono per lo stesso verso o per versi opposti, ed ora esaltandosi od infralendosi a vicenda per mutuo conflitto elettro-fisiologi- co. Dietro di che noi ne fia forse dato di farsi avanti a disaminare (isicamenle e fisiologicamente le varie vicende delle conlrazioui^ e de' rilassamenti musculari ne' diversi atti del chiudere, del tener chiuso, e dell'aprire qualsiasi circuito elellrico, e specìalmenle quello costituito dal- l'elettromotore voltaico. Ed eccole esposto alla breve in via di fatto e di dot- trina il metodo, da me rinvenuto, per ottenere costante- mente le contrazioni tanto nell'alto del chiudere, quanto nell'atto di aprire il circolo elettro-fisiologico stabilito, adducendo il solo pretto nervo crurale a contatto imme- diato del solo pretto muscolo corrispondente . Questo ■ stesso metodo io, non ha guari, esposi altresì al chiaris- ' Simo Professore di Fisica nella P. Università di Bologna ■ Dottore Silvestro Gherardi , che mi eccitò, con una sua; LETTERA I. ì)l 0- URinELM 103 scrittura indirittami , a varie considerazioni di Galvanismo fisiologico. Desidero quindi che questo mio jìiccolo saggio di stiidj sperimentali sia accolto come da Lei, che è uno dei più belli ornamenti della dotta corona che rifulge at- torno il sapiente monarca Toscano , così dal chiarissimo Fisico Bolognese inteso alle più dotte illustrazioni galva- niatie, (|uale attestalo di profonda e verace stima ed osser- vanza- Frattanto io mi pregio di dichiararmi. Modena 6 Settembre 1842. Obbligatissimo Devotissimo Servo P. G. Grimelli LETTERA II. DIRETTA AL CHIARISSIMO ED ILLISTRISSIMO SIGNOR PROFESSORE E CAVALIERE M. BUFALINI INTORNO ALLE CONTRAZIONI CHE OTTENGONSI NEGLI ATTI DEL CHIUDERE E DI APRIRE IL CIRCUITO COMPOSTO PER l' UNA PARTE DI TESSUTI NERVEO-MUSCULARI , PER l'altra di un SISTEMA ELETTROMOTORE IDROMETALLICO. Ije osservazioni e le esperienze relative alle contra- zioni, che ottengonsi negli alti o momenti del chiudere e dell'aprire il semplice circuito nerveo-musctilare della ra- na, ne dischiudono la via e ne guidano a considerare e a svolgere le contrazioni che produconsi negli atti o momenti di chiudere e di aprire il circuito composto per 1' una par- te dagli stessi tessuti nerveo nuisculari , per 1' altra di un sistema di corpi comunque elettromotori : di tal guisa si fa avanti a studiare le contrazioni muscolari nel più sem- plice loro procedimento, comparativamente disaminandole a fronte di quelle promosse mercè il più composto magi- stero elettro-fisiologico. Pel quale studio si avvia a ricono- scere la singolare elTìcacia del pretto circuito nerveo-mu- sculare nel promuoverne le contrazioni, e la influenza de' conduttori eterogenei interposti fra i tessuti stessi all'effetto delle contrazioni medesime ; laonde poi si riscontrano va- rie somiglianze e dissomiglianze fra le vicende e le leggi cui si attengono le contrazioni proprie del semplice circuito nerveo-musciilare, e quelle proprie del circuito composto degli stessi tessuti e di un sistema di corpi elettromotori. Diverse e pregevolissime osservazioni, in proposi lOj'di tali, leggi e di simili vicende, sono già state addotte da Gal-, vani e da Volta, da Humboldt e da Lehot, da Bellingeri 1)1 G. OUlUil.LLI 105 e da Nobili^ da Marianìni e da Malteiicci; ma in unta ai tentativi di sì esimj sperimentatori resta ancora ollremodo incollo il campo di siffatti studj elettro-fisiologici , intorno ai quali io ora ardisco, chiarissimo signor Professore, di sottoporre varj risultaraenti sperimentali al profondo di Lei giudizio. Il pretto circuito nerveo-miisculare della rana presenta le contrazioni con leggi e vicende varie a norma che si compie un tale circuito o con nervo e muscolo integri, o colla sezione trasversale or dell'uno or dell'altro; quando si adduce a contatto una parte della esterna superficie del nervo crurale con altra parte della esterna superficie del corrispondente musculo sogliono prodursi le contrazioni nel momento del chiudere e non in quello di aprire simile circuito; che se si porta a conlatto la sezione trasversale del nervo colla superfìcie esterna del muscolo, o vicever- sa^ le contrazioni produconsi più costanti e vigorose, ma sempre piuttosto nel momento del contatto che del distacco di tali parti; alla perfine, ins'.ituendo il circuito coli' ad- durre a combaciamento la sezione trasversale del nervo colla sezione trasversale del muscolo, si ottengono le con- trazioni così nell' alto o momento del chindcie come in (|iiollo dell'aprire simile circuito. Questa mirabile efficacia elettro-fisiologica del pretto circuito nerveo-musculare, quanto fu avvertita dal Galvani in ordine alla sezione tra- sversale del nervo, altrettanto sfuggì all'oculatezza del medesimo in rapporto alla sezione trasversale del musco- lo (Collezione delle Opere del Professore Luigi Galvani pag. 294 Bologna 1841); nò in proposito i cultori del Galvanismo soccorsero con osservazioni dirette a dimostra- re la predelta efficacia , tanto opportuna ad offrire le con- trazioni sia nell'alto del chiudere^ sia in quello di aprire il pretto circuito nerveo-musculare. Ma fatto è che simile circuito mercè il contatto immediato della sezione trasver- sale del nervo crurale colla sezione trasversale dei muscoli 106 LETTERA II. della gamba, dispiega la jiiù mirabile e singolare eflìcacia per prndiirre le cnnlraziorii predelle: lo che ne sembra avvenire, 1.° per la massima sensibilità propria della se- zione trasversale del nervo crnrale la cui mercè sorgono le contrazioni alle minime azioni elettriche, 2.° pel mas- simo aflUisso elettrico procedente dalla sezione trasversale delle corrispondenti fibre niusciilari , 3." pel sussistere tale sensibilità e simile aflUisso elettrico in relazione conveniente alle contrazioni suddette, 4." pel modo del contatto di nervo con muscolo opportuno al corso, ossia al flusso e riflusso elettrico valevole a promuovere le contrazioni stesse. Quale nervo inserviente ai moti volontarj il nervo crurale è assai più sensibile alle azioni elettriche di cor- rente e di scarica , che alle azioni meccaniche di urto e pressione, che alle chimiche saline, alcaline, acide ecc. (Elettricità Fisiologico-Medica pag. 28, 180, Modena 1839) ; oltre di che le impressioni esercitale dall' elettrico sul ner- vo predetto si contraddistinguono dalle meccaniche e dalle chimiche, avvegnaché le elettriche dispiegano una presso che pari eflìcacia tanto in istalo di vita quanto di morte recente, continuando assai più a lungo d'ogni altro agen- te a promuovere nel cadavere, comunque preparato, le contrazioni musculari ; s'arroge che operano e promuovo- no le contrazioni slesse così negli alti di scoccare o di trarre le scariche , come ne' momenti dell' istantaneo de- clinare 0 sospendersi delle correnti elettriche, comunque | applicate in qualsiasi tratto del cordone nervoso, e special- mente introdotte per la sezione trasversale del medesimo; d'ai- , tra parte le azioni meccaniche riescono tanto più efficaci il quanto più sono esercitate sul nervo in istalo di vita o della più recente preparazione, quanto più operano per vibrazione ossia col mezzo di uu corpo vibrante, e quanto più im- pressionano il nervo in prossimità del midollo spinale; le azioni chimiche pure dispiegano tanto maggiore potere nelj DI (;. GnlMFLLI 107 promuovere le contrazioni quanlo più sono ai)|>licale in istato di vita o di vitalità vigorosa, quanlo più procedono da certi speciali composti fra'qnali riscontrasi attivissimo ìi cloruro di sodio, quanlo più impressionano il nervo in pros- similàdel suo ingresso nella sostanza musculare. Perle quali cose la sensibilità del nervo crurale alle azioni elettriche, di qualsiasi origine resta sceverata dalla sensibilità del nervo stesso alle azioni meccaniche e chimiche sovraccennate, e quindi si è condotti a riferire a particolari azioni elettriche la massima sensibilità dalla sezione trasversale del nervo crurale ap|talesata colle contrazioni dei corrispondenti mu- scoli ; e di fatto tali contrazioni si producono dietro le mi- nime azioni elettriche applicale alla detta sezione nelle ra- ne sì morte come vive , ed eziandio asstipile coli' alcool o simili agenti, per lì quali restano sensibili all' elellrico , ad- divenendo insensibili alle ordinarie irritazioni meccaniche e chimiche (Elettricità Fisiologico-Medica pag. 65.... Mo- dena 1839); così pure osservansi sorgere simili contra- zioni percuotendo o toccando colla recisa estremila del nervo crurale un corpo conduttore o elettromotore o elet- trizzato , come una striscia metallica , o il tratto di con- giunzione di due metalli diversi, o un pezzo di muscolo eziandio isolato, mentre le contrazioni difettano e mancano air intuito percuotendo o toccando colla stessa estremità nervosa un corpo coibente quanto si voglia duro ed aspro, rome vetro e zolfo, ed anche dotalo di azione chimica come i un pezzo di sale sodico, j)otassico ecc.. La quale massima I sensibilità della sezione trasversale del nervo crurale alle mi- ! nime azioni elettriclic di qualsiasi origine o fisiologica o I fisica, costituisce la prima condizione opportuna a favorire I la grande efficacia del pretto circuito nerveo-musculare nel ' promuovere le contrazioni tanto nell'atto del chiudere , quanto in quello di aprire quel circuito. In ordine poi al massimo afflusso di azione elettrica procedente dalla sezione trasversale delle fibbre ranscniari 108 LUTTURA II. degli arti addominali, esso viene dimoshato dalle più co- stanti e vigorose contrazioni quali oltengonsi col portare a contatto di quella sezione il nervo crurale eziandio inte- gro ; così è che recidendo trasversalmente i predetti musco- li in qualsiasi punto compreso fra la sommità della coscia e l'estremità della gamba , e quindi adducendo la musculare superfìcie recisa a contatto del nervo integro si ottengono le contrazioni nell'atto del compiere il circuito; che se oltre la recisione delle accennate fibre miisculari si pra- tica anche quella del nervo crurale, in modo da addurre poi a contatto immediato ambe le sezioni trasversali , cioè la rausculare e la nervea , si producono le contrazioni nel- r alto così del chiudere come dell' aprire un simile circuito elettro-fisiologico. Per le quali maniere di e- sperienze si osserva poi che nell' addurre la sezione trasversale del nervo a contatto della sezione praticala verso la sonmiilà della coscia, si ottengono le contra- zioni piuttosto neir alto di chiudere che di aprire il circuito; mentre nell' addurre la slessa estremità nervosa sulla recisa superficie della estremità della gamba ol- tengonsi le contrazioni prevalenti nell' atto di aprire, anzi che in quello di chiudere siffatto circuito: il per- chè sempre più confermasi , nella sezione trasversale del- le fibre muscolari degli arti addominali , il massimo af- flusso di azione elettrica , intrinsecamente propria della rana, ed elettro-positiva alla sommila della coscia, ed elettro-negativa all'estremila della gamba. Laonde poi ve- rificasi ne' tessuti musculari degli arti addominali della rana uno stato elettrico in tale riparlimento, che l'azione elettro-positiva allluisce verso la sommila della coscia, ossia a seconda delle confluenze nervose non che vascolari ; mentre r azione elettro-negativa allluisce verso la estremità delle gambe, ossia a seconda delle divergenze nervose e vascola- ri : modo di riparlimento elettrico che osservasi tanto mag- giore quanto più prevale l'azione nervea sulla sanguigna, DI G. GRIMELI.I 109 e (luiiidi afleiientesi a un particolare rappoilo fra la pri- ma e la seconda. La sensibilità del nervo crurale e l' afflusso elettrico delle coriispondenti fibre ninsculari sussistono, nella ra- na, in tale relazione che il semplice circuito nerveo-mii- sculare , in istato sia di vita o di morte recente, manife- sta quella sensibilità e quell' afflusso colle più mirabili contrazioni; per la quale mirabilissima proprietà la rana sta al di sopra eziandio della torpedine, il cui circuito ner- veo-musculare non offre j>ari efficacia elettro-fisiologica, e le cui scariche elettriche valgono a promuovere le contra- zioni, anzi che su di se stessa, piuttosto su altri animali. Nella rana viva il predetto circuito offre le contrazioni tanto meglio (luanfo più si isolano i nervi e i muscoli dai cir- costanti tessuti, e nella spenta e preparala alla galvanica otiengonsi , per alquanti minuti , le stesse contrazioni ed anzi oltremodo vigorose ne' piimi istanti della preparazio- ne; e quando pure la rana medesima ha cessato dal con- Irarsi nierc»^ l' elettricismo suo proprio, continua per alcu- ne ore a dare riscontri di tale suo elettricismo col rin- forzare 0 indebolire il circuito di altra rana, a norma che ambe dispongonsi per lo stesso verso o per versi opposti. Dietro di che è manifesto che il vigore nerveo-musculare, e l'elettricismo fisiolcgico delia rana preparata alla gal- vanica sussistono per alcuni istanti in un particolare rap- porto, opportuno a promuovere le contraziooi , scadendo ben presto in modo da non offrire più le accennate con- trazioni ; nel quale i-Iato di cose poi si osserva che per la applicazione ai tessuti nerveo-iiaisculari della i)iù tenue e mite eleiiricilà estrinseca si rijiroducono le contrazioni tanto nell'atto del chiudere quanto in quello di aprire il circuito dell'applicalo elettrico. Nel semplice circuito nerveo-musculare il contatto del nervo col muscolo si appalesa oltremodo acconcio al corso e trascorrimento, al flusso e riflusso elettrico, valevole a no LETTEKVII. proimiovcre le conlrazioni ne' momenti così del chiudere come dell'aprire siffallo circuito ; in simile maniera di con- latto l'elettrico non incontra la resistenza al suo corso dall'uno all'altro tessuto organico, quale incontra nel pas- sare da corpo metallico o viceversa; così è che le contra- zioni riescono sempre maggiori e complete nel pretto cir- cuito formalo coli' addurre la sezione trasversale del nervo crurale a contatto immedialo della sezione trasversale de' corrispondenti muscoli , di quello che interponendo fra tali sezioni un corpo metallico eziandio dei più conduttori , come oro, rame ecc. Per la accennata agevolezza al cor- so e trascorrimento elettrico dal tessuto nerveo al muscu- Jare, e specialmente dalla sezione trasversale dell'uno a quella dell'altro, avviene che nel momento del contatto di quella con questa l'azione elettro-positiva fluisce dal muscolo al nervo con veemenza idonea a promuovere le contrazioni ; e sebbene il corso più favorevole delle tenui correnti elettro-positive per promuovere le contrazioni, nell'alto del chiudere qualsiasi circolo elettrico, sia ge- neralmente quello di procedere da nervo a muscolo, tul- lavolla le contrazioni stesse si ottengono anche dietro in- verso procedimento , qualora la forza nerveo-mnsculare sia in tutta la pienezza del suo naturale vigore (Elettricità Fi- siologico-Medica pag. 85... 96... 126... 275, Modena 1839). D'altra parte, nel momento di aprire il pretto circuito ner- veo-musculare, l'azione elettro-positiva necessariamente ri- fluisce dal nervo al musculo in copia sufficiente per rinno- vare le contrazioni; simile riflusso elettrico ne' tessuti ner- veo-musculai'i verificasi eziandio mercè l'applicazione del- l'elettromotore voltaico ai tessuti stessi, i quali perciò offrono le contrazioni nell'atto non solo del chiudere mar anche dell'aprire il circuito di tale elettromotore (Elettri- cità Fisiologico-Medica pag. 100 Modena 1839). Ma qualora si inslituisce il circuito composto per V una i parte de' tessuti nerveo-musculari , e per l'altra di un si- DI 6. UIIIUUI.LI 11 1 Sicilia eleilroinolore idrometallico , si otlengoiiorle contra- zioni con vicende diverse a seconda del vario stato dell'e- lettricismo fisiologico^ non che del vario vigore della for- za nerveo-miisculaie ; laonde poi al diversificare di simili circostanze si osservano varie le vicende delle contrazioni Degli atti del chiudere e dì aprire gli accennati circnili composti ; così è che quando la rana è ancor fornita di tutto l'elettricismo suo jìroprio, in un col pieno naturale vigore di sua forza nerveo-musculare, offre le contrazioni d'ogni maniera più costanti e gagliarde colla applicazione di una corrente elettro-positiva diretta dai muscoli ai nervi , anzi che da questi a quelli; parimenti, finché perdurano quell'elettricismo e quel vigore nerveo-musculare in tutta la naturale loro pienezza, le contrazioni sorgono più co- stanti e gagliarde dirigendo la corrente eleltro-ìositiva o dai nervi al midollo spinale, o dalla estremità della gam- ba alla sommità della coscia. Le quali vicende delle con- trazioni miisculari cominciano ben presto a variare , fino ad inverlersi , dietro il declinare dell'elettricismo fisiolo- gico, e del naturale vigore proprj de' tessuti nerveo-mu- sculari; di tal guisa avviene che la rana, sia viva o spenta, quanto più trovasi infralita nei suoi poteri elettro-fisiolo- gici , e nerveo-muscnlari , tanto più presenta le contrazio- ni costanti e vigorose allorché la applicatale corrente elet- ij Iro-posiiiva trascorre da nervo a muscolo, od anche sul isolo nervo verso il muscolo ; diolro le quali considerazioni ] si avvia altresì a spiegare il fatto che talora osservasi nel- I l'applicazione dell' elettromotore voltaico all'uomo stesso, i vale a dire la scossa più forte nell'arto comunicante col polo negativo che non è in quello comunicante col positi- vo. Quindi le leggi e le vicende delle contrazioni elettro- fisiologiche, che occorrono ne' circuiti composti per l'una parte de' tessuti nerveo-musculari, e per l'altre ili un si- stema elettromotore idrometallico, necessita disaminarle in I relazione al vario stalo dell' elettricismo fisiologico e alla 112 LETTERA li. sua complicanza col fisico, non che in relazione al vario vigore della forza nerveo-iniisculare e dell'applicata azio- ne elettrica. Nei predetti circuiti composti la complicanza dell'elet- tricismo fii^iologico col fisico non fu avvertila dal Galvani che, in proposito , ogni scaturigine elettrica derivò dai soli tessuti nerveo-musculari , e fu postergata dal Volta che, nella stessa materia, alla perfine dichiarò ogni origine e- lettrica procedente dall'arco umido o metallico , o idrome- tallico, interposto fra i nervi e i muscoli; e quindi tanto nella dotliina galvanica quanto nella voltaica restavano ine- splicabili, ed anche contradditorie, alcune vicende delle contrazioni promosse mercè i suddetti circuiti composti. Nella dottrina galvanica in fatto rimaneva in gran parte ine- splicabile la singolare efficacia dell'arco, specialmente me- tallico eterogeneo , nel promuovere le contrazioni; efficacia che però fu dal Galvani ragionata, con bello ingegno, ri- ponendola nelle facoltà dell' un metallo di trarre fuori l'elelliico dai tessuti organici, e dell'altro di introdurlo ne' tessuti slessi, considerando in tal modo una speciale maniera di transito dell'elettrico nel trapassare dall'uno all' altro conduttore sia contiguo sia continuo ; i quali con- cepiiDenti del sommo discopritore del Galvanismo se non valsero ad offrire la più completa ed esatta spiegazione dell'efficacia dell'arco conduttore, tornarono poi a questi giorni pregevolissimi in ordine alle osservazioni ed espe- rienze elettro-fisiche realmente confermanti i più singolari fenomeni che l'elettrico presenta nel trapassare dall'uno all'altro conduttore, e specialmente da conduttore metallico ad umido o viceversa. Nella dottrina voltaica poi, calcolan- do il solo elettricismo proprio dell'arco interposto tra ner- vo e muscolo , o delle coppie eterogenee comunque appli- cate agli organi del moto, restavano contradditorie varie ^ osservazioni relative alle contrazioni de' muscoli più o me- 1 no vigorose, promosse con aichi o coppie più o meno | DI (.. GRIMEI.LI 113 eleltromolrici : così è che il Volta, dopo di avere nelle sue prime sperienze galvaniche notata la speciale efficacia della più tenne scarica elettro-positiva tratta dalla bottiglia di Leyden, dirigendola a senso delle diramazioni nervose 0 da nervo a muscolo, per promuovere le contrazioni, in pro- gresso, col suo elettromotore alla mano variamente cimen- tato sui tessuti nerveo musculari delle rane, non riconfer- mò la prenunciata osservazione elettro-fisiologica ; maniera di osservazione che, a dir vero, quanto riscontrasi esatta operando sulla rana spenta o comunque scaduta dal natu- rale suo vigore nerveo-musculare, altrettanto appare con- tradditoria operando sulla rana viva e vigorosa, o della più recente preparazione galvanica. Alla perfine la compli- canza dell'elettricismo fisiologico, tutto proprio de' tessuti nerveo-musculari, col fisico, tutto proprio dell'arco idrome- tallico, venne rassicurata dal Nobili quando, col sussidio del suo Galvanometro, riconobbe nella rana una corrente diretta dai muscoli ai nervi, dalle gambe alle coscie, dai piedi alla testa; e quindi poi vide che institnendo, il circuito per l'una parte di nervo e muscolo , per l'altra di arco elettromotore teiiuissimo , si combinano due correnti le quali or si som- mano, or si elidono, a norma che procedono per Io stesso verso 0 per versi opposti: se non che lo stesso esimio spe- rirneniatore credette che col comprendere nell'arco elettro- motore il solo nervo resti evitala la predetta complicanza, la quale or giova avvertire che anche in tal caso verificasi , come risulta dalle contrazioni più vigorose quando la cor- rente elettro-positiva dell'arco ajiplicalo al solo nervo pro- cede verso il midollo spinale, anzi che verso il muscolo ; lo che riscontrasi tanto i)iù palese e manifesto quanto più si combinano sui tessuti nerveo-musculari e si complicano l'elettricismo fisiologico e il fisico in quantità prossima- mente eguali. Per le quali cose la or discorsa complicanza merita particolare considerazione a norma che o l' elettri- cismo fisiologico prevale sul fisico , o che questo e quello N, Ann. Se. Natur. Anno 5. Tom. 10 8 114 LETTER/V II. sono in quantità prossimamente eguali ^ o che il fisico pie- vale sul fisiologico. Quando si compie il circuito per mezzo del solo nervo e muscolo sorgendone le contrazioni , in tal caso l'elettri- cismo fisiologico intrinsecamente proprio de' tessuti ner- veo-musculari prevale sul fisico contingibile pel contallo de' materiali eterogenei nervei e musculari ; anzi le con- trazioni che produconsi in simile foggia di circuito si ri- scontrano attenersi a tali condizioni organico-vitali che additano un elettricismo fisiologico prevalente sul fisico, fino al punto ohe questo resta trascurabile a fronte di quel- lo : e già le più accurate osservazioni ed esperienze addi- mostrano ne' muscoli un potere fisiologico di condensa- zione elettrica non riferibile al principio fisico del contatto di materiali eterogenei. Dietro simile potere fisiologico di condensazione elettrica avviene appunto che, nell'alto di addurre il nervo a contatto del muscolo, questo discarica su quello il proprio accumulato eletlrico , e per tal guisa ne conseguono le contrazioni ; di fatto, qualora la rana pre- parata alla galvanica non si contrae pel naturale elettrici- smo suo proprio, riducesi abile ad offrire simili contrazioni esponendola ad accogliere e condensare ne' suoi muscoli una eìellricità estrinseca ed applicata ai muscoli slessi. A tal uopo si prepari una rana alla galvanica, quindi si ad- duca la superficie esterna de' muscoli crurali a contatto della superficie esterna de' corrispondenti nervi; in lai modo, all'alto del chiudere simile circuito, ordinariamente si osservano le contrazioni solo per pochi istanti , od anco minime o nulle; in questo slato di cose si diriga la cor- rente elettro-positiva di un'ordinaria coppia voltaica dalle coscie alle gambe della rana stessa, ripiegandone i nervi crurali colla corrispondente colonna vertebrale sulla som- mità delle coscie, e dopo alcuni minuti di tale continuata corrente sottratti i muscoli dalla medesima si riscontra- no avere ritenuto e condensato in sé tanto elettrico da 01 G.' GRIIUELLI 115 promuovere le conJrazioni coli' addiirli al contatto de' cor- rispondenti nervi crurali: varie altre osservazioni ed espe- rienze addimostrano ne' muscoli simile potere fisiologico di condensazione elettrica pel quale addivengono abili a promuovere le proprie contrazioni mercè il pretto circuito nerveo-musculare, ed indipendentemente dal principio fisi- co del contatto de' materiali eterogenei (Elettricità Fisio- logico-Medica, pag. 244... 258, 270... 279, Modena 1839). E che a tale principio fisico non siano riferibili i feno- meni elettro-fisiologici in discorso, viene altresì dimostrato dalle contrazioni che ottengonsi per mezzo di un particolare circuito institui'.o col contatto immediato di nervo con nervo, 0 di muscolo con muscolo ; si prepari la rana galvanica , si recidano ambi i nervi crurali in prossimità della colonna vertebrale, si divida 1' una coscia dall'altra e si pieghi il nervo dell'una a modo di piccolo arco, indi alzato con cilindretto di vetro il nervo dell'altra si lasci cadere sopra il detto arco in guisa che tocchi simile arco nervoso nella sua estremità recisa non che in altro punto distinto, e quin- di si osserverà muoversi la gamba corrispondente o all'uno 0 all'altro nervo, e talora anche si osserveranno le contrazio- ni neir una e nell'altra gamba; il contatto immediato di mu- scolo con muscolo presenta esso pure le contrazioni qua- lora si compie il circuito adducendo la estremità della gamba della rana preparata alla galvanica a contatto de' muscoli degli arti toracici, o del tronco. (Collezione delle Opere del Prof. Luigi Galvani, pag. 323, Bologna 1841. Essai sur les Phénomènes Électriques des Animaux par M. Ch. Matteucci, pag. 76, Paris 1840). L'elettricismo fisiologico e il fisico si combinano poi in quantità prossimamente eguali qualora viene composto dai tessuti nerveo-musculari costituiti nella pienezza del naturale loro vigore, e da arco idrometallico a minima ten- sione e corrente elettrica ; quindi in simili casi si ottengono le contrazioni se l'elettricismo fisiologico e il fisico proce- 1 16 LIÌTTEKA li. dono per lo slesso verso, mentre procedendo per versi oppo- sti le eonlrazioni riescono minime o nulle. Di tal guisa collocando una rana viva e vigorosa, o di recente prepa- rata alla galvanica, in un circuito di tensione e di cor- rente appena indicale dal condensatore e dal galvanometro, si scuole se la tensione e la corrente elettro-positiva corri- spondono e procedono dai muscoli ai nervi, mentre la ap- plicazione ed il procedimento inverso della stessa tensione e corrente sono seguiti da contrazioni minime o nulle: fenomeni e vicende elettro-fisiologiche che si verificano fin- ché l'elettricismo fisiologico de' tessuti nerveo-musculari sussiste in quantità prossimamente eguale all'elettricismo fisico dell'applicato arco elettroniotore. Laonde poi avviene che tali fenomeni e vicende si osservano assai marcate e durevoli nelle rane vive preparale coli' alcool , ed assai meno durevoli nelle spente preparate alla galvanica; nel primo caso si serba a dilungo il naturale stato fisiologico proprio de' tessuti nerveo-musculari , e nel secondo ben presto declina simile stato fisiologico, fino al punto da invertersi le predette vicende delle contrazioni musculari. Una tale inversione di fenomeni elettro-fisiologici procede di pari passo collo scadimento della forza nerveo-muscu- lare, e per siffatta guisa le contrazioni alla perfine pro- duconsì solamente col dirigere la azione eletlro-positiva dai nervi ai muscoli. Agevolmente l' elettrrcTsmo fisico predomina sul fisio- logico qualora si comprendono i tessuti nerveo-musculari fra i poli di un elettromotore idromelallico di varie coppie; anzi quanto maggiore è l'ampiezza e il numero delle cop- pie voltaiche tanto più l'elettricismo fisico prevale sul fisiologico fino al punto che questo resta trascurabile a fronte di quello. In simile caso le contrazioni riescono pro- mosse, comunque sia diretta la corrente elettro-positiva, finché la forza nerveo-musculare sussiste in tutta la pienezza del naturale suo vigore ; ma al venir meno e all' infralirsi di tal i Di G. GRriHELM tl7 forza le contrazioni prodticonsi solamente quando l'azione elettro-positiva è diretta dai nervi ai muscoli ; e da ciò proce- dono le singolari vicende delle medesime negli atti distinti ed alternali di chiudere e di aprire il circuito dell'elettromotore idromelallico. Per le quali cose poi ne conseguono i particolari fenomeni elettro-fisiologici promossi sol sistema nerveo-mn- sculare volontario negli alti diversi del cliindere, dell'a- prire, del tener cliinso il circuito dell'elettromotore vol- taico: fenomeni e vicende variabilissime, a norma che trat- tasi di tessuti nerveo-musculari più 6 meno vigorosi , jiiù 0 meno infraliti, e a seconda dell'applicazione ai lessuli stessi di elettromotore più o meno energico per forza di scarica o per intensità di corrente (Eletlricilà Fisiologico- Medica pag. 96, Modena 1839). Il vario vigore della forza nerveo-mnsculare fu speri- mentalmente valutato dal Galvani e dal Nobili, in relazio- ne alle diverse vicende delle contrazioni muscolari promos- i'i se mercè gli archi galvanici , e le coppie voltaiche. Il Gal- vani, in proposito, stabiliva tre stati della forza nerveo-mu- sculare; il primo, nel quale ella è massima ossia valevole ad offrire le contrazioni mercè l'uso di arco omogeneo; il secondo, nel quale è media, in cui è d'uopo l'intervento I dell'arco eterogeneo per l'effetto delle contrazioni stesse; il terzo, nel quale è minima, in cui per la applicazione del I medesimo arco eterogeneo or sorgono or mancano le con- I trazioni a norma di varie circostanze, come il maggiore o minor riposo conceduto all'animale su cui si sperimenta, 0 la variata applicazione dell'arco predetto (Collezione delle Opere del Prof. L. Galvani, pag. 159 Bologna , 1841). Però il Volta, sebbene sagacissimamente calcolasse la massima sensibilità norveo-musculare della rana mercè cui si scuote alle uìinime azioni elettriche, non perciò ' tenne a calcolo le vicende varie deìlr; contrazioni muscii- ! lari a norma del diverso grado della forza slessa: di lai '' i guisa egli, senza alcun riguardo in proposito, si limitò 1 118 LETTERA 11. ad accennare in brevi accenti le osservazioni relative alle vicende delle contrazioni dietro la applicazione della me- desima corrente elettrica diretta alternativamente per versi opposti sugli stessi tessuti nerveo-nuisculari- Ma il Nobili, nella sua analisi sperimentale e teorica degli effetti elettro- fisiologici della rana , calcolò con bella sagacia le varie vicende delle contrazioni, considerate in rapporto a una costante azione elettrica operosa sulla forza nerveo-muscu- lare costituita in diverse gradazioni di suo vigore; die- tro di che riscontrò che la legge elettro-fisiologica, tanto illustrata dal Marianini, in ordine alle contrazioni pro- mosse dalle correnti elettro-positive avviate o dirette lungo i nervi verso i muscoli , verificasi unicamente qualora la forza nerveo-nuiscnlare è scaduta dal naturale suo vigore re- stando rimarchevolmente infralita; e così è che, sottoponendo la rana comunque preparata ed isolala all'elettromotore vol- taico , finché serba il naturale vigore de' suoi tessuti ner- veo-musculari, si contrae, per qualunque verso diretta la corrente elettrica sui nervi o dai nervi ai muscoli; mentre^ allo scadere e all'infralirsi la sua forza nerveo-rausculare, presenta le contrazioni di preferenza, od unicamente, quando la corrente elettro-positiva procede sui nervi verso i muscoli. Per le quali cose giova esaminare l'accennato infralimento della forza nerveo-rausculare in tutta la pos- sibile estensione sperimentale, e quindi in relazione al vario modo di preparazione dell'animale^ e alle diverse sostanze che comimque investono i tessuti organici, non che alla varia intensità delle applicate azioni elettriche sui tessuti nerveo-musculari, e alle diverse applicazioni del- l'elettrico stesso sui soli nervi o sui soli muscoli. Fra i varj modi di preparare la rana non se ne co- nosce alcuno abile ad assolutamente crescere il vigore ner- veo-nuisculare naturalmente proprio di simile animaletto||ii tolto di fresco da! suo luogo natio; in tale stato presenta le più complete contrazioni mercè il proprio circuito ner-Bi DI G. GRIAIELLi 1 19 veo-musciilare, non che dietro la applicazione di estrinse- che minime azioni elettriche ; e così è che simili fenomeni elettro-fisiologici riescono tanto meglio quanto meno le rane sono state sottratte dal loro luogo aprico , e quanto meno sono stale chiuse o adunate in angusti recipienti. La rana viva si sottopone alle azioni elettriche o chiudendola io vase di vetro, o assicurandola su tavola di legno, o trattandola coli' oppio, o col caffè, ovvero coli' alcool, e- lere, o simili agenti; chiusa in vase di vetro a fondo me- tallico, e munita sul suo dorso di una lamina parimenti metallica, basta porre in comunicazione il detto fondo di metallo coli' un polo dell'elettromotore voltaico, mettendo all'un tempo in comunicazione la predetta lamina metal- lica coli' altro polo dell'elettromotore stesso , per osservare le più complete contrazioni dell'animale; simili contrazio- ni, tanto più vigorose quanto più di recente la rana è stata lolla dall'aperta campagna^ oltengonsi eziandio nello Stesso animale assicurato per le sue zampe anteriori e po- steriori su tavola di legno, e sottoposto al predetto elet- tromotore. Che se si prepara la rana trattandola coli' op- pio o colle preparazioni oppiate, col caffè o colla caffeina ^ ella manifestasi, alla prima mite azione di simili agenti, alquanto esilarata; poi, alla continuata maggiore azione de- gli agenti stessi, addiviene soporosa e convulsa, offrendo le più singolari contrazioni non tanto all'elettrico quanto agli urti e alle vibrazioni dei corpi sui quali è distesa , o coi quali è toccata: d' altra parte , preparata la rana coli' alcool , coir etere, o simili agenti, ben presto soggiace a un par- ticolare sopore addivenendo insensibile alle ordinarie irri- tazioni meccaniche e chimiche , e restando ad un tempo sensibilissima alle azioni elettriche; nel qual modo di pre- parazione la sensibilità all'elettrico sembra non crescere oè diminuire, ma piuttosto serbarsi presso che immutata, in onta alla più marcata infezione sanguigna che producesi ne' tessuti musculari. Nella rana poi spenta e preparata 120 LETTERA II. alla galvanica la forza nerveo-musculare manliensi per al- cuni istanti vigorosa, pressocliè come nello stato di vita, ma ben presto scade e precipita dal naturale suo vigore ; questo scadimento di forza nerveo-musculare, e de' relati- vi fenomeni elettro-fisiologici, avviene più o meno rapido, a norma de' varj modi di instiluire la preparazione sud- detta. Se si sventra e divide il corpo della rana in guisa che il tronco, col capo _, cogli arti toracici, colla corrispon- dente cute, resti unito per li soli ed isolali crurali agli arti addominali, essi pure lasciali vestili della cute loro pro- pria, in tal caso la forza nerveo-musculare sostiensi più vigorosa e durevole di quello che avviene quando la rana stessa si prepara col decapitarla , e svestirla della sua cu- te^ collo sventrarla e ridurla alla sola colonna vertebrale unita per li annessi nervi crurali ai nudati arti addomina- li; così è che il tronco quanto più è lasciato ninnilo de' suoi organi e delle sue parli molli, e quanto più i mu- scoli sono protetti dalla cute loro soprastante, tanto più sussiste vigorosa la forza nerveo-musculare, e tanto più complete ottengonsi le contrazioni mercè le azioni elettri- che comunque dirette dai nervi ai muscoli, o dai muscoli ai nervi. Che se si prepara la rana riducendola alla colon- na vertebrale connessa per li nervi crurali ai nudi arti ad- dominali, in tal caso la forza nerveo-musculare scade e precipita rapidissimamente, cosicché le contrazioni più com- plete ottengonsi solo pochi istanti dopo tale preparazione , addivenendo ben presto incomplete fino al punto di pro- dursi sol quando la corrente elettro-positiva procede dai nervi ai muscoli; lo che avviene colla maggiore celerilà quando si recidono i nervi crurali dividendoli dal midollo spinale, e si tentano le sperienze relative alla massima sensibilità della sezione trasversale di que' nervi , le quali perciò debbono essere accuratamente insliluite e calcolale ne' primi istanti della preparazione. Le diverse sostanze che nelle sperienze galvaniche Ili G. cr.nirLLi 121 comunque investono i tessuti organici , e che mediatamen- te 0 immedialamenle operano sui nervi e sui muscoli , val- gono esse pure a mutare la forza neiveo-musculare, e a promuovere le varie vicende delle contrazioni : non ci ha sostanza che comunque a))plicata alla rana valga ad asso- lutamente crescerne il di lei naturale vigore nerveo-muscu- lare, e mentre l'oppio la rende più sensibile agli ordinarj stimoli meccanici, anziché alle azioni elettriche, l'alcool le toglie la sensibilità ai detti stimoli , lasciandole quella relativa alle azioni elettriche. La rana viva resta infralita oella sua forza nerveo-musculare pel conlatto di qualsiasi soluzione salina, alcalina, acida, usala a comporre l'e- lettromotore idrometallico; così è che aspersa, o posta a guazzo, 0 immersa nelle soluzioni acquee, eziandio le più diluite, di cloruro sodico, o di solfato zinchico, di potassa 0 di soda, di acido nitrico o idroclorico o simili, ne consegue un rimarchevole infralimento di sua forza nerveo-musculare; laonde agevolmente avviene che la umettazione delle parti organiche, mercè le accennale so- luzioni, non tanto favorisce l'insinuarsi dell'elettrico per entro a quelle parli, quanto infralisce la forza nerveo-mu- sculare e le conseguenti contrazioni. Nella rana poi, sia viva, sia spenta, il solo contatto dell'aria atmosferica ba- sta ad operare sui nervi e sui muscoli, posti a discoperto, infralendone la loro forza vitale: per l'azione ossigenante dell'aria i nervi ben presto perdono la albedine loro pro- pria assumendo un colore paglierino , e i muscoli contrag- gono all'un tempo una tinta rossastra, con notevole depe- rimento delle contrazioni elettro-fisiologiche: s'arroge che i tessuti nerveo-musculari appena posti al discoperto sog- giacciono alla più nociva evaporazione con dispersione dell'umido naturalmente loro proprio, ed oltremodo ne- cessario pel completo esercizio di loro forza vitale; né l'umettarli con acqua pura . o acquosa soluzione qualsiasi , vale a restituire loro quel particolare umidore ed ammoi- 122 LETTF.KA U. limento fisiologico, senza il quale le coiilrazioni si fanno subilo incomplete. Le applicale anioni elellriclie operano esse pure ad in- fralire la forza nerveo-nuisculare fino a lidurla allo stato paralitico or incompleto o relativo, or completo od asso- luto: cogli elellromotori a piccole e numerose coppie, e quindi a molta tensione e a poca intensità di corrente, ol- lengonsi bensì le più vigorose contrazioni ; ma a poco a poco susseguite negli animali vivi da paralisi incompleta 0 relativa , e ne' morti da paralisi completa o assoluta: gli elettromotori poi i quali constano di coppie in numero sufficiente per somministrare una tensione alla ad attraver- sare i tessuti organici, e di superficie estese per ottenere intensa corrente, sono oltremodo efficaci ad effettuare il rilassamento musculare fino alla paralisi più completa ed assoluta. Per le quali cose si osserva che, dietro la appli- cazione di simili elettromotori ai tessati nerveo-musculari costituiti in tutta la pienezza del loro naturale vigore, ne conseguono in sulle prime vigorose e complete le contra- zioni , le quali a poco a poco cominciano a declinare e a farsi incomplete , a norma dello scadere la forza nerveo- musculare per l'influsso delle successive scariche e conti- nuate correnti elettriche; così è che, qualora si reiterano successivamente gli alti di chiudere e di aprire il circuito elettromotore sugli stessi tessuti nerveo-musculari forniti del naturale loro vigore, si ottengono ne' primi momenti le contrazioni tanto nell'alto del chiudere come in quello dell'aprire il circuito predetto, e consecutivamente si osser- vano venir meno or le une or le altre, fino a prodursi soliamo quelle 0 queste. Che se si continuano per un cer- to tempo gli atti distinti ed alternati di chiudere e di apri- re il circolo, sempre per Io stesso verso , si illanguidisco- no gradatamente le contrazioni d'ogni maniera, manift-stan- dosi a poco a poco una particolare foggia di paralisi, re- lativa alle azioni elettriche continuatamente reiterate per DI 0. GRIMELLI 1*23 Io Stesso verso; e quindi invertendo la direzione delle slesse azioni elettriche osservansi risorgere le contrazio- ni con simili vicende, durevoli fino alla totale estinzio- ne della vitalità e della forza nerveo-raiisculare. Di tal guisa è manifesto che, finché tal forza organico-vitale mantiensi nella pienezza del naturale suo vigore, presenta le più complete contrazioni, comunque cimentata coll'elet- tromotore voltaico, e che, mano mano quella forza si in- fralisce per la continuala applicazione elettrica, le contra- zioni cominciano a farsi incomplete o difettose sino a man- care air iniutlo (Eleltricilà Fisiologico-Medica pag. 96, Modena 1839). La applicazione dell' elettrico o sui soli nervi o sui soli muscoli ne addimostra assai rapido l' infralimenlo della forza nerveo-motrice, cui poi tiene dietro quello della forza musculare irritabile. Quando si comprende nel cir- cuito di un elettromotore, di certa forza, il solo nervo costituito in tutta la pienezza del naturale suo vigoie, le contrazioni sorgono vivacissime e complete ne' corrispon- denti muscoli , qualunque sia la direzione delle azioni elet- triche sul nervo stesso: a tal uopo si prepari sollecitamente una vigorosa rana alla galvanica , poi si stringa fra il pollice e l'indice della mano sinistra la colonna vertebrale, lasciando pendenti dagli annessi isolali nervi crurali gli arti addominali, e quindi, impugnata nella destra mano l'una estremila di una ordinaria coppia voltaica di rame e zinco , si adduca l'altra opposta estremità della stessa coppia voltaica a contatto di un punto qualsiasi del pen- dente isolatissimo nervo crurale; dietro di che si otterran- no, finché i tessuti nerveo-musculari sono costituiti nel pieno loro naturale vigore , le contrazioni, sia che tocchisi il nervo colla estremità zinco elettro-positiva, o colla estre- mila rame elettro-negativa ; ma simili contrazioni ben pre- sto si fanno incomplete pel rapido infralirsi della azione ner- vea, e di tal guisa cominciano ad ottenersi o solo nell'alto 124 LETTERA li. del chiudere il circuito, o solo nell'atto di aprire il cii- cuito stesso, a norma che toccasi il nervo colla estremità 0 del rame o dello zinco della coppia predelta. In onta poi a simile primo infralimenlo del nervo, il muscolo serba ancora abbastanza vigore per offrire le contrazioni, qua- lunque sia il nervo pel quale le correnti elettriche lo in- vadono ; la quale proprielà del tessuto musculare sussiste tanto più a dilungo, quanto meno il tessuto slesso sog- giace a forti ed intense scariche e correnti elettriche va- levoli a presto snervarlo: ridoni poi i muscoli a quel grave spossamento ed infralimenlo di loro irritabilità, pel quale rispondono alle più energiche azioni elettriche colle più languide contrazioni, si osservano in tal caso simili contrazioni di preferenza, o unicamente, quando la cor- rente elettro-positiva procede dai tendini lungo le fibre musculari ai nervi; e alla perfine le estreme contrazioni delle fibre musculari sogliono osservarsi nelle fibre più prossime ai tendini. Per ultimo, fra le circostanze influenti alle vicende delle contrazioni musculari riscontrasi eziandio la varia estensione di superficie per la quale l'elettrico penetra ne' tessuti nerveo-musculari, e le diverse vie per le quali l'elettrico slesso trascorre ad invadere i nervi che dira- mansi ne' muscoli. Quanto maggiore è la superficie per la quale i conduttori o reofori dell' elettromotore vengono applicati sui tessuti nerveo-musculari della rana, tanto più complete e vigorose produconsi le contrazioni negli atti di chiuderne e di aprirne il circuito : così è che estendendo la applicazione di quei conduttori a buon tratto di super- ficie degli arii della rana, promuovonsi subito le più vigo- rose e complete contrazioni; mentre limitando l'applica- zione stessa a pochi punti degli arti medesimi si ottengo- no languide ed incomplete contrazioni. Parimente quanto maggiori sono le vie per le quali l'elettrico trascorre ad invadere i nervi motori, tanto più vigorose e complete M G. r.KIMELLl - 125 riescono ie contrazioni de' corrispondenti muscoli: di tal guisa avviene die quando si applicano i reofori di un elet- tromotore a due distinti punti del nervo crurale della ra- na, le cui parti superiori ed inferiori siano comunicanti in modo che l'elettrico trascorra non solo pel tratto ner- voso compreso fra i due reofori, ma anche per l'altra via di comunicazione fra le predelle parti superiori ed in- feriori dell'animale, in tal caso sogliono prodursi le con- trazioni più vigorose e complele sì nel chiudere come nel- l'aprire il circuito; che se i conduttori dell' elettromotore si applicano a due punii dello slesso nervo crurale, stando le parti superiori ed inferiori dell'animale isolate in modo che l'elellrico scorra ristreltamente lungo il tratto nervoso compreso fra i conduttori prcdelli , ne conseguono languide le contrazioni, e solo nell'alto odi chiudere o di aprire il circuito: maniere di osservazioni che non fiano poi mai abbastanza accuratamente insliuiite quando Iratlasi di esat- tamente precisare le vie e le direzioni per le quali l' elet- trico trascorre ad invadere gli organi del moto. Dietro le quali maniere di disamine si è condotti al- tresì a conciliare le discordevoli conclusioni che il Nobili e il Marianini trassero dalle parlicolari loro osservazioni ed esperienze intorno alle leggi e vicende elettro-fisiologi- che delle contrazioni (Nobili Memorie eie Voi. I pag. 35, Firenze 1834. Marianini Annali delle Scienze del Re- gno Lombardo-Veneto, Bimestre 1, 1834). Si consideri in fatti che il Nobili, per avere calcolato quelle leggi e vi- cende nel più speciale rapporto col vario vigore della for- za nerveo-musculare, conchiuse che, nello sialo del maggior vigore di tal forza, si ottengono le contrazioni, comunque diretta la corrente elettro-positiva sul nervo-, mentre il Marianini, per aver calcolalo le slesse leggi e vicende piut- tosto in relazione al vario modo di isolamento de' tessuti nerveo-musculari, conchiuse che si oltengouo le contrazio- ni solo quando la corrente elettro-positiva i)rocede sul 1-26 LETTERA II. nervo verso il musciilo: ma combinando all'un tempo si- mili procedimenli di osservazione e di esperienza si ri- scontra che realmente pel maggior vigore de' tessu- ti nerveo-musculari, eziandio isolati quanto fla mai pos- sibile, produconsi le contrazioni^ comunque diretta la corrente elettro-positiva sui nervi , e che pel maggiore iso- lamento de' tessuti nerveo-musculari, alcun po' infraliti, le contrazioni si ottengono solo quando la corrente elet- tro-positiva è diretta sul nervo verso il muscolo. Risulta- menti che verificansi pur anche in ordine ai nervi dell'or- gano elettrico della torpedine, costituiti nel maggiore pos- sibile vigore vitale , sui quali comunque diretta la corrente elettro-positiva dell' elettro-motore voltaico ne consegue la singolare azione e scarica elettrica procedente da quell'or- , gano maraviglioso (Matteucci Essai sur les Phénomènes Éleclriques des Animaux, Paris 1840. Archives de l'ÉIe- ctricité, Janvier 1842), Conchiudesì quindi che le leggi e le vicende elettro- fisiologiche delle discorse contrazioni musculari si riduco- no alle seguenti : 1. Nel più semplice circuito nerveo-musculare, instituito mercè il conlatto immediato della sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale de' corrispondenti muscoli, si producono le contrazioni complete, ossia^ tanto Dell'atto del chiudere quanto in quello dell'aprire simile circuito. 2. Nel circuito instituito mercè il confatto immediato della sezione trasversale del nervo colla esterna superficie del muscolo, o viceversa, si ottengono le contrazioni in- complete, ossia, nel solo atto di chiudere un tale circuito. 3. Nel circuito instituito mercè il contatto immediato della esterna superficie del nervo colla esterna superficie del muscolo le contrazioni manifestansi oltremodo incom- jdete ed agevolmente mancano anche all' intutto. 4. Nel circuito composto di più rane unite in serie ìM e;. (iKi.Mr.i M 127 aitlinata, coiii,'iiingendo la sommila delle coscie colla esfrc- milà delle gambe , si producono le contrazioni più o me- no complete e gagliarde in ragione del maggiore o mino- re numero di simili animali, e a norma del chiudere e dell'aprire il circuito mercè il conlatto e il dislacco o della sezione trasversale o della siii~ei(ìcie esterna de' nervi e de' muscoli. 6. Nel circuito composto per l'una parte de' tessuti nerveo-musculari forniti di tulio il naturale elettricismo fisiologico, e per l'altra di sostanze conduttrici il di cui eletiricismo fisico sia minimo o trascurabile a fronte del fisiologico, le contrazioni sorgono tanto più complete quanto più facile è il corso dell'elettrico dai tessuti organici alle interpostevi sostanze, e da queste a quelli. 6. Nel circuito composto de' tessuti nerveo-musculari costituili nella pienezza del loro eleltricismo , e di corpi elettromotori , il cui elettricismo fisico sia prossimamente I eguale al fisiologico, le contrazioni riescono tanto più com- ; pleie quanto più l'elettricismo fisiologico e il fisico si com- binano in modo che ambi procedano per lo stesso verso, ossia r elettro-positivo dai muscoli ai nervi I 7. Nel circuito composto de' tessuti nerveo-musculari dotati di tulio l'etetlricismo loro proprio, e di un sistema I elettromotore, il cui elettricismo fisico superi a dismisura I il fisiologico, ollengonsi le più complete contrazioni per ì qualunque verso siano dirette le azioni elettriche sui tes- I suti nerveo-musculari , 0 sui soli nervi , o sui soli muscoli. 8. In ogni maniera di circuito, semplice o composto, : finché la forza nerveo-musculare sussiste nel naturale suo vigore, le conlrazionì producousi complete dietro qualsiasi applicazione dell'elettromotore voltaico fornito di azione proporzionata all' uopo. 9. In ogni circuito al venir meno la forza nerveo- musculare le contrazioni cominciano a farsi incomplete e difettuse; ma ne' primi istanti del venir meno quella forza 128 LETTERA 11. DI G. GRIMEIXI supplisce a simile difetto 1' auinento della azione elellrica fino al punto di riprodurre le primitive contrazioni com- plete. 10. In qualsiasi circuito, qualora la forza nerveo-mu- sculare è scaduta in modo da offrire le contrazioni solo alle maggiori azioni elettriche, tali contrazioni riescono incomplete ottenendosi unicamente nell'atto del chiudere il circuito, quando la azione elettro-positiva procede dai ner- vi ai iiiiiscoli 0 sui soli nervi verso i muscoli , ed unica- mente nell'atto di aprire il circuito stesso, quando la sua azione elettro-positiva è diretta dai muscoli ai nervi o da questi al midollo spinale. Tali sono le leggi e le vicende elettro-fisiologiche che io amai sottoporre al profondo giudizio di Lei, chiaris- simo signor Professore e Cavaliere illustrissimo. E a tanto ardire mi fu sprone la lusinga di essermi attenuto ai ri- sultamenti immediati di quella osservazione ed esperienza, che Ella così sapientemente inculca ai cultori della Scien- za e dell'Arte salutare. Si degni conservarmi nella di Lei grazia e mi creda sempre di Lei Modena 4 Novembre 1842. Obbligatissimo Devotissimo Servo P. G. Grimelli. APPEM01€E I. AL CHIARISSIMO SIG?ÌOR ARAGO Segretario Perpetuo dell' Accademia delle Scienze di Parigi. E< eccomi di nuovo a compiere un dovere di ossequio e di gratitudine verso la S. V. Illustrissima e Chiarissima tributan- dole, come negli anni antecedenti, il sunto degli avvenimenti atmosferici in questa Città, nel corso dell'intero anno passato dal l.** Settembre 1842 al 31 Agosto 1843. Il Settembre 1842 fu straordinario e funestissimo non molto lungi di qui per la grande quantità della pioggia caduta , e spe- cialmente nei giorni dal 9 al 15. Noi ne contammo 14 de' pio- vosi, ma sempre a riprese, e in discreta quantità, menochè i giorni 11 , 12, 13 ne' quali piovve dirottamente; in questi giorni il barometro segnò 27 pollici e 3 linee, e ciò rcplicossi nel di 21 con pioggia moderata: il vento dominatore del mese fu il sud-ovest: la massima temperatura ascese ai 22°, 5 R., e fu nel giorno 9, la minima segnò 10°, e fu nella notte del 25. — L'Ot- tobre ebbe undici giorni piovosi ma non dirotti; venti alternanti fra il sud-ovest, il grecale, e il ponentale ; il massimo abbassa- mento barometrico ai 27 pollici e 3 linee nel giorno 20, in cui fu pioggia discreta; l'igrometro quasi sempre fra l'ottantesimo e il novantesimo grado ; la massima temperatura a 18.° nel di 21 , e la minima a .'>°,5 più volle , cioè nei giorni 10, 2G e 27. — Pio- vosissimo fu per noi il Novembre, avendo avuto 19 giorni, e specialmente i primi 12 , di un continuo cattivo tempo ; ma poi rimarchevoli furono le stravaganze de' venti ora nordici , ora ponentali^ ed ora meridionali: la prima neve al prossimo Apen- nino comparve nel di 5 ; altra neve alle colline circostanti il 18; il barometro ai 27 pollici e 3 linee nel di 26 piovoso e di vento meridionale gagliardo , ai pollici 28 nei di 19 e 20 con fortissi- ma neve all' Apcnnino .- circa al termometro ( come volcano N. Ann. St. Natlr. Anno 5. Tomo tO. o 130 APPENDICE queste circostanze ) non salì mai oltre al tredicesimo grado , ed abbassò straordinariamente fino al grado i nei giorni 7, 21 e 24. — Opposto , nelle apparenze atmosferiche , fu al Novembre il Di- cembre : quattro soli giorni di pioggia discreta ; otto di nebbio- si; venti dominatori di ponente; igrometro superiore sempre alli gradi novanta , ed il termometro pel massimo alli 8°,5 , pel minimo allo zero in quattro di, cioè alli 14, 21, 23, e 24: ma degna di molta osservazione fu la costante altezza del barometro in tutto il mese , giacché ( meno dei giorni 24 , 25 , e 28 ) ri- mase sempre superiore ai pollici 28 , e j si può dire senza esempio, toccò li 28 pollici e 3 linee nei giorni 4, 5, 6, e li 28 pollici e 2 linee in altri dodici giorni del mese. Nel primo giorno d'entrata nell'anno 1843 avemmo piovosa la notte , e quindi tempo bellissimo con un maximum termome- trico di gradi li, che fu ripetuto nei giorni 13 e 16: in tutto il mese l' istromento toccò lo zero sei volte sole , e segnò 1° nella notte del 4, e 2° in quella del 6; per tutto il restante si tenne ad una media di sette in otto gradi sopra al punto della congelazione. Quindi pochissima pioggia in tutto il mese ; giam- mai la neve, neanche in prossimità del paese; venti alternanti fra i ponentali ed i meridionali; nei soli giorni 17, 18, 19 un forte grecale con pioggia e marea , e nel 25 , alla notte, una forte brina; massimo abbassamento barometrico nel dì 16 a 27 pollici e 2 linee ; massima elevazione a 28 pollici e 1 linea nei giorni 4, 20, 21. E qui mi sia permesso il rammentarle. Chiarissimo Signore, come Ella segnalasse il di 12 di questo mese per la straordinaria bassezza barometrica, avvenuta in Parigi alle quattro antimeridiane, di 726mil.,2: noi, al contra- rio, in quel di avemmo il barometro costantemente a 747 mil. , 7 con una temperatura di 10 gradi; bensì alle cinque e mezza della sera infuriò il vento sud-est, che già dominava fin dal mat- tino, a modo tale che produsse un violento uragano, di assai danno si agli edifizi , sì alle campagne , e fu poi seguitato da una pioggia dirottissima, ma molto breve. Al contrario il Febbrajo , che ci diede tre volte il barometro a' 28 pollici, cioè ne' giorni 1, 2, 9, segnò uno straordinario ab- bassamento barometrico il suo di ultimo alli 26 pollici e 9 linee, os- sia alli 729 mil. , che poi fu seguitato da dodici giorni di pipg- APPENDICE 131 gCj come vedremo. E il mese corse con due soli giorni di nebbia densissima^ altri 13 di pioggia moderala, senza neve in città, con dolcissima temperatura, non mai inferiore ad i.°, e talvolta di 9.0, e quattro fiale di 11", il 19, 23, 25 , e 28. Avemmo qualche poco di neve ai colli vicini e forte marea nei di 13, 14; quasi sempre venti meridionali o di sud-est, che noi diciamo siroccali , forse inusitati o rari in tale stagione. Come io diceva, al 28 Fcbbrajo , in cui regnò un forte li- beccio ed una temperatura di gradi 11 pel maximum e di 8 pel minimum , successero dodici dì piovosi nel Marzo, con forte neve all'Apennino nel giorno sette: ho potuto misurare 100 linee di acqua caduta in codesti di, fortunatamente a riprese, senza grande violenza e senza neve da disciogliere ; per cui andammo esenti da quelle tristi conseguenze che, come male aggiunto a male, le basse di Bologna e di Ferrara dovettero deplorare. Nulla meno furonvi nel mese altri sei giorni di pioggia , e in totale quasi 9 pollici di acqua caduta , con un calore termometrico quasi costante fra li 9 e 10 gradi, e toccante il 14.** ne' giorni 25 e 26. Il di quattordicesimo, di cielo bellissimo, con vento po- nenlale, e maximum barometrico di 27 pollici e 9 linee, si estingueva tranquillo e puro, allorché, sulla mezz' ora di notte, ci apparve una luce straordinaria dall'ovest sud ovest al sud sud est, quasi in forma di trave, e con molta altra luce diffusa alla diritta, cioè verso il nord: sulle prime la giudicammo un giuoco di pura luce zodiacale, in quelle sere apparentissima;ma ripetutosi il fenomeno nelle sere 15 e 16, e rimanendo visibile a notte buja, e dopo lo spa- rimento dell' anzidetta luce , sospettammo di una cometa , la quale mostrossi poi in tutta la sua splendidezza le sere 17, 18, e sparve, dopo una languida apparizione, in quella del 19. La mancanza di ogni strumento privocci del piacere di osservarne il nucleo, e l'andamento: in quanto al nostro volgo, la vide, non ebbe a sbigoltirsene, e solo si compiacque di cavarne 1 soliti sinistri augurj. —L'Aprile, ed il Maggio non ebbero cose rimarchevoli. Se non che il primo una temperatura che toccò il 18" ne' giorni 9, 21, 22; quattro di con 100° d'umidità; due (T 11 e il 12) di neve ai monti, e marea; dieci di pioggia (linee 56 in tutto); venti sud-est e sud-ovest dominanti. Nel Maggio sei giorni pio- vosi (linee 27); abbassamento barometrico nel di 18 a 27 poi- 132 ÀPPENDIOK liei e 3 linee j umidità assai cospicua iu tutto il suo andare; rinnovazione di neve ai monti nel di 10; abbassamento termo- metrico dai 18 e 19" alli 7 e 6, con gravissimo danno dei filu- gelli; maximum di 21°,5 nei giorni 26 e 27; finalmente neb- bia densissima alle prossime colline nei di 24 e 25. Ma eccoci al Giugno, e quindi alla stagione estiva, che al pari dell' invernale è stata per noi avvertibile in causa del suo andamento non ordinario , moderato per calore , e spesso frammisto a pioggie discrete e quietissime. I venti dominatori del mese furono assai costanti, alternando fra il sud-ovest , e li siroccali : nel di 5 soffiò un forte sud-est, che portò l'igrometro a 20° : il barometro fu pel maximum alii 27 pollici e 9 linee , e pel minimum aili 27 pollici e 5 linee: l'igrometro sempre alto^ cioè indicante molta umidità: il maximum termometrico al 23° R. nel dì 29^ il minimum, di giorno, al 15° ,5 nel dì 11 ; par- tendo da questi estremi il termometro oscillò sempre con molta diversità nella notte, dove abbassò fino al 10°: furono dieci i dì piovosi; caddero in tutto lince 46 di pioggia, e, eccetto che nei giorni 15 e 24 in cui fu dalle linee 11 alle 14 , sempre moderata , a riprese, e poca. Il Luglio ha avuto 8 giorni di pioggia ( in tutto 20 linee ) , ma sempre breve, tranquilla, senza gragnuola , senza sviluppo manifesto di [elettricità: il dì 26 è stato straordinario per la grande pioggia e la neve caduta sull' Apennino, sebbene qui il tempo fu belio, e regnò un vento di ponente quasi continuato. I giorni 19, 20, 21, avvertili da me nei due anni scorsi per fortissimo calore , quest' anno diedero al termometro soli gradi 23 con un vento sud-ovest moderalo. Massimo innalzamento barometrico 27 pollici 8 linee , e minimo 27 pollici 4 linee 27 pollici 3 linee nei giorni 10 e 24 , in cui fu pioggia inter- rotta e discreta. Massimo calore, 2-5° R. , nei dì 6, 7 , 8 ; mi- nimo, 12°, nella notte dei 26, 27, 28; d'altronde nella gior- nata il termometro esterno oscillò sempre fra il 21° ed il 23°, con moltissimo squilibrio di temperatura dopo il tramonto del sole. Anche in quest'anno osservai alla sera dell' 11 al 12 Ago- sto una grande quantità di stelle cadenti , e sulla mezzanotte ne vidi cinque , nello spazio di pochi minuti, e d' una luce assai ros- sa , andare dal sud all'est presso alla costellazione di Cassiopea. APPENDICE 133 Il mese testé trascorso è stato rimarchevole per la totale man- canza di temporali, e di turbini, pel moderato calore, e quasi uniforme fra il 20** e il 22° R., sempre però col forte disquili- brio alla notte , in cui il tcrmometrografo diede talvolta un mi- nimo di 12° : vi avemmo quasi costante il barometro a 27 pol- lici e 8 linee, l'igrometro fra l'ottantesimo e il novantesimo grado, con cinque giorni di pioggia minutissima ed a riprese; l'unico di turbinoso, con vento grecale, fu il 5, in cui segui l'abbassamento barometrico a 27 pollici e 5 linee. In somma la State del (843 farà epoca da noi per l'uniformità della temperatura quasi costante e sempre moderata , per le brevissime piogge tranquille dei mesi di Giugno e Luglio, e per il dominio quasi esclusivo dei venti ovest, o sud-ovest . — Qui finisce il proposto sunto delle mie meteorologiche osservazioni. Voglia Ella acco- glierlo coir ordinaria sua benignità; mentre io, con profondo ossequio, passo a segnarmi Di V. S. lllastrissima Pesaro 1. Settembre 1843. Devotissimo Obbligatissimo Servitore G. Mamiani della Rovere. II. ISuir origine dello zolfo ue^ Tegetabili di lilEBIC Tutte le parti del corpo degli animali , la fibra de' mnsco- li, il tessuto cellulare, la sostanza organica delle ossa, la pelle, 1 peli ecc. derivano, come insegna la fisiologia, da un liquido circolante in tutto l'organismo, cioè a dire dal sangue. 1 princi- pi di questo sono somministrali agli animali dalle piante, e i carnivori vivendo ed alimentandosi del sangue e della carne de- 134 APPENLUCli gli erbivori , nel consumar questi s' appropriano le parli vege- tabili di cui gli erbivori stessi eransi nutriti. Da sperienze esatte risulta essere costituita la parte essen- ziale del sangue di due combinazioni sulfuree , I' una delle quali è l'albumina, la fibrina l'altra. Collo sbattere il sangue, tratto di recente, con una bacchetta, la fibrina vi si attacca in forma di filamenti bianchi ed elastici : e tale separazione si ottiene pur col riposo, perciocché il sangue si rappiglia allora in una gela- tina che a poco a poco si contrae , esso separasi in un li- quido giallastro chiamato siero, ed in un' intrecciatura di fili fibrosi quali a simiglianza d' una spugna racchiudono i globuli e la materia colorante del sangue. Lo siero componesi principal- mente d'albumina: esso gli comunica la proprietà di coagularsi col calore in una massa bianca elastica, proprietà particolari del bianco d'ova egualmente composto in gran parte A' albumina. Tolta dalla circolazione la fibrina presentasi allo stato di so- stanza interamente insolubile nell'acqua fredda, mentre l' albu- mina, tal quale trovasi nello siero e nel bianco d'ovo, si discio- glie nell'acqua in tutte le proporzioni. Infine un'altra sostanza destinata alla sanguificazione la si è un principio essenziale del latte , la caseina la quale costituisce l' unico alimento azotato che i giovani animali ricevano dalla loro madre. U albumina, la fibrina e la caseina distinguonsi da tutte le altre parti animali per la presenza dello zolfo contenuto ne' lo- ro elementi, non però allo stato ossigenato, né d'acido solfori- co^ né di solfato. L'albumina dell' ova sviluppa putrefacendosi dell'idrogeno solforato capace d' annerire l'argento, e in gene- rale i metalli trasformandone la superficie in sulfuri , e parimenti la fibrina e la caseina sviluppano nel putrefarsi lo stesso gaz, mentre si può d' altronde per molti mezzi dimostrare la presea- za dello zolfo nei detti corpi. II. È di fatto che i tre enunciati principi chimici derivano dal nutrimento degli animali^, cioè a dire dalle piante, e la chimica ha di recente sparso viva luce su tale argomento ed ha indicato sotto qual forma trovansi i medesimi nella vegetazione. Le pian- APPENDICE 136 te contengono ne' grani, nelle radici , e nel succhio certe com- binazioni sulfuree in quantità variabili, e sempre contenenti dell'azoto. Due di tali sulfuri riscontransi ne' grani de' cereali, ne' cotiledoni delle leguminose, de' piselli, delle lenti e de' fagiuoli, un altro accompagna sempre il succhio de' vegetabili , e special- mente in molta quantità quello de' molti legumi. L'esame delle proprietà e della composizione di questi sulfuri conduce a que- sto considerevole risultato che il principio solforato contenuto nel succhio delle piante è identico all' a/ftumma del sangue e del bianco d'ova, che il principio solforato de' cereali possiede le stesse proprietà e la stessa composizione della fibrina del san- gue, ed infine che la parte essenzialmente nutritiva de' piselli, de' fagiuoli, e delle lenti ha i caratteri e la composizione della caseina del latte. III. Quindi i principj solforati del sangue degli animali non so- no creati da questi ma dalle piante: se manchino nell'alimento de' medesimi non può in loro formarsi del sangue , e più un vegetabile ne contiene, più è desso atto a mantenere la vita animale. IMa in alcune famiglie di vegetabili, come per esempio nelle crocifere, esistono inoltre altre combinazioni sulfuree mollo più ricche di zolfo che noi sono i principj del sangue contenuti nelle piante. 1 semi specialmente di senapa nera , il rafano , il cre- scione , le cipolle, la coclearia, per mezzo della distillazione coli' acqua forniscono olii essenziali sulfurei rimarchevoli pel loro odore forte e penetrante. Ora siccome le combinazioni sulfuree non mancano in alcuna pianta , in alcun grano , e le piante coltivate per alimento del- l'uomo e degli animali ne sono soprattutto abbondanti, convien conchiudere che le medesime pel loro sviluppo abbian uopo d'un corpo solforato che somministri lo zolfo di tali combinazioni. Che se una pianta anche nelle circostanze più favorevoli man- chi di tal corpo solforato è evidente che non potrà fornirne le dette cojnbinazioni. L'aria^ eccetto tracce leggieri d' idrogene solforato appena apprezzabili, non contiene corpi solforati; è 136 APPENDICE dunque il suolo che offre alle piante lo zolfo necessario al loro sviluppo e le radici sono i soli organi capaci d' assorbirlo. IV. Per conoscere sotto qual forma lo zolfo trovisi nel suolo basta consultare la composizione delle molte sorgenti minerali sparse alla superficie della terra^ le quali tutte provengono da acqua di pioggia che filtrando attraverso de' terreni disciolgono nel lor passaggio tutte le materie solubili che le comunicano delle proprietà non possedute dall'acqua pura. In queste materie rìisciolte nelle acque di sorgenti e di fon- tane trovansi sempre de' solfati, e il liquido ottenuto colla li- sciviazione del leniccio flessibile de' campi o degli orti contiene sempre quantità assai facili a determinarsi di questi sali. Dopo ciò non rimane dubbio sull'origine dello zolfo nelle piante, e nello stato attuale delle nostre cognizioni è d'uopo ammettere ch'es- so derivi da' solfati, i quali disciolti nell'acqua sono assorbiti nel suolo dalle radici de' vegetabili. Il carbonato acido di calce, quasi sempre esistente nell' acqua di sorgente, fa si che rare volte trovansi sali ammoniacali , e specialmente solfati d' ammoniaca nelle acque minerali , perchè all' analisi il sale ammoniaco subi- sce una decomposizione per parte del carbonato di calce duran- te r evaporazione , e in conseguenza l' ammoniaca si volatilizza. 11 solfato d'ammoniaca è senz'eccezione secondo le idee at- tuali la combinazione sulfurea più acconcia all' assimilazione : esso componesi di zolfo e d'azoto, clementi utili alla vita delle piante, e che entrano nella composizione àelV albumina , della fibrina e della cascina vegetabile; e, ciò eh' è più degno d'at- tenzione, osservando la proporzione de' suoi elementi si può considerare come una combinazione d' acqua con equivalenti eguali di zolfo e d'azoto, di guisa che potrebbe offrire alla pianta vivente questi due elementi in seguito d'una semplice eliminazione d' acqua. APPENDICE 137 Le combinazioni vegetabili hanno per ogni equivalente di rolfo circa 27 equivalenti d'azoto; ond'è chiaro che la pianta dee ricevere assai più ammoniaca che non ne contiene il solfato di tal base , se tutto lo zolfo del solfato d' ammoniaca dee pur diventare parte integrante d' una di tali combinazioni. Havvi in ciò un rapporto simile a quello che presentasi nell'assimilazio- ne del carbonio e dell'azoto offerti alle piante nello stato di carbonato d'ammoniaca. Supponendo che questo sale contenga due equivalenti di carbonio per un equivalente d'azoto, bisogna evidentemente che la pianta s'assimili in oltre il carbonio di sei equivalenti d' acido carbonico per comporre uno de' principi azotati , giacché questi comprendono un equivalente d' azoto per otto equivalenti di carbonio. VI. La fissazione d' un solfato per mezzo d' un principio vege- tabilu suppone necessariamente che l'acido solforico si decom- ponga, sotto le stesse influenze che l'acido carbonico, in ossige- ne clie s'elimina ed in zolfo che rimane in combinazione. Se l'acido solforico si è introdotto nel vegetabile allo stato di sol- fato di potassa o di soda, le basi di questi sali restano in li- bertà dopo tale riduzione dell'acido solforico. Trovansi infatti tali basi nella composizione di tutte le piante coltivate , e di molle delle incolte , e vi si rinvengono o combinate con acidi organici, o, ciò eh' è più rimarchevole, coi principj solforati me- desimi contenuti nelle piante. — La cascina vegetabile contenu- ta ne' cotiledoni delle leguminose non si discioglie nell'acqua da se sola, ma nello stato in cui trovasi nelle piante è dall' acqua facilmente sciolta , e ciò in causa d' una certa proporzione di potassa e di soda. — Parimenti l'afftjfmuirt contenuta ne' succhi vegetali è sempre unita a soda , o potassa , e si può ritenere che la fibrina vegetale de' cereali, principio insolubile nell'acqua, fosse primitivamente per egual modo solubile, e siasi introdot- ta ne' grani coll'ajuto d' un alcali. In conseguenza la soda e la potassa de* solfati alcalini, che hanno fornito lo zolfo ai principj vegetali solforosi, o rimangono con questi combinati , o fanno parte di nuove combinazioni , o in- 138 APPENDICE fine rientrano nel suolo. Il solfato più diffuso è il gesso, o solfalo di calce, il quale in virtù della sua solubilità può passare diret- tamente nelle piante, o anche decomposto dal carbonato d'am- moniaca delle acque pluviali per venirvi allo stato di solfato d'ammoniaca. Una dissoluzione di gesso contenente sai marino o cloruro di potassio, come l'acqua di mare e la più parte delle sorgenti, può considerarsi come un miscuglio di solfato alcalino, e di cloruro di calcio. Quando si offre ad una pianta contemporaneamente sale mari- no, e gesso, essa agirà con la dissoluzione di questi due corpi, come se gli fosse presentato del solfalo di soda, e del cloruro di calcio: lo zolfo e l'alcali del solfato rimangono nel suo or- ganismo per comporne i principi solforosi ; il cloruro ed il cal- cio sono rejetti dalle radici. La qual decomposizione s' effettua nelle piante marine, e lo si può affermare con certezza; la soda e la potassa derivano dal sai marino o dal cloruro di potassio che soffre una decomposizione in presenza del solfato di calce o di magnesia. Lo stesso dee dirsi de' cereali , e di tutte le piante non contenenti calce, e alle quali lo zolfo si è offerto sotto forma di gesso. Quindi spiegasi l' utilità del sale marino per alcune specie di vegetabili. III. Cenni intorno al Xaliacco DI FIIilFPO BEIil,I]lI interiti nella Strenna parmense , Anno 2.° 1843 — Parma , Stamperia Rossetti. Questa pianta fu veduta la prima volta il 6 Novembre 1494 nell'isola di Haiti da due spagnuoli della spedizione di Co- lombo. Verso la metà del Secolo XVI fu introdotta da Francesco Hernandez da Toledo ne' regni di Spagna e di Portogallo. Gio- vanni Nicozio ambasciatore di Francesco II, appresso Sebastiano ACPBMUICE 139 re (li rortogallo (*) l'ebbe nel 1560 da un negoziante Fiammingo , e Linneo la denominava Nicotiana Tubacuw. Di poi fu introdot- ta in Francia,- in Italia, e in Aleuiagna. Del 1585 l' inglese Ca- pitano Drak ne arriccili il suo paese. I turchi non la conobbero che l'anno 1C05. A meglio di cento volumi sono slati scritti prò e contro l' uso di (jnesla pianta. I fulmini del Valicano la colpi- rono, e il re d' Ingiiilterra Giacomo 1. la dichiarò un'erba cat- tiva da estirparsi. Il Cesare Russo Michele Feodorowitch ne vie- tò l'entrala ne' suoi stati , prima sotto pena delle bastonate, poi sotto quella del taglio del naso, e in ultimo sotto l'altra della perdita della vita. Maometto IV. l'ebbe in orrore, e faceva im- piccare quanti erano sorpresi colia pipa. Elisabetta imperatrice di Russia la vietò ne'iuogi santi. Alla corte di Luigi XIV. era proibito di prender tabacco. In Isvizzera fino alia metà del se- colo XVil. il fumare era divietato sotto severe pene. In Berna era un Tribunale contro il tabacco , che durò sino alia metà del jecolo XVIIl. E dopo lutto questo l'uso n' è venuto generale in tutte le parti del mondo ; i Sovrani ne traggono una delle prin- cipali loro rendite, e il commercio se ne vantaggia. Quante con- liderazioni non olfre la storia del tabacco al filosofo!!! Questo ricaviamo dal bene iutessuto lavoro dell'egregio Si- gnor Filippo Bellini. Giuseppe Maria Bozoli. IV. Terra Vergine. La Vergine terra, correttamente parlando, è quella che non è mai stata disturbata dall'aratro, o da qualunque altro siasi stromento d'agricoltura. L'agricoltore ciò nulla di meno non sempre cosi strettamente confina 1' applicazione del ter- NOTA DEGLI EDITORI (*) Linneo nacque solo nel 1707 ed il nome di Nicotiana era stato impo- •to un secolo prima in onore di Nie.ot ambasciatore di Portogallo che al suo '•ritorno in Francia presentò qnesl' erba alla regina Catterinn de" Medici. 140 APPEWDiCE mine Vergin suolo; imperocché noi alle volte il troviamo ap- plicalo a terreni, i quali sono stati coltivati bensì in addietro, ma lasciati poi per si lungo volger d'anni in riposo da far presu- mere aver essi riacquistate le primitive proprietà. L'Agricoltura da qualche anno in qua ha avuto ricorso ad alcune scienze , e in partieolar modo alla chimica e alla geologia. La chimica , non è dubbio, ha operato molto di quello ch'era necessario e deside- rabile; ma, non poco resta a farsi ancora per ridurre l'a- gricoltura ad un regolare sistema. Una cosa, non pertanto, sem- bra al lutto mancare, ed è un accurato e scientifico esame della natura e proprietà della terra vergine in ordine a che le sue pe- culiari, eccitanti e stimolanti qualità sopra le produzioni vegetabili abbiano ad essere nel generale accuratamente determinate ; imperciocché fosse questo il caso , vi sarebbe ben poc' arte , dove un suolo si ritrovasse impoverito , nell' applicare il neces- sario rimedio a ritornarlo nel suo stato originario, o ad una condizione il più che possibile rassomigliante alla terra vergine. Per quantunque eccitante possa essere il principio, cui il suolo possiede , egli è innanzi tutto necessario di esporlo all' azione dell' atmosfera , onde questo principio possa essere chiamato in piena ed attiva operazione, imperocché, mentre continua ad es- sere tolto alla influenza del sole e dell' atmosfera , la potenza che ha sopra la vegetazione giace inerte ; è d' uopo perciò ben fìggersi in capo, che qualunque maniera di piante deriva una parte di nutrimento dall'acqua, e dalle costituenti parti dell'at- mosfera , e che per conseguente queste piante non dipendono in- teramente dalla feracità del suolo per tutto che loro occorre a portarsi ad uno stato di perfetta maturità. Gli Agricoltori hanno 1' abito di designare così tutte quelle terre, che loro sembrano essere state depositate a tale profon- dità da non poterle raggiugnerle col modo ordinario di agri- coltura ; e di qui é che molti di essi hanno introdotto la pratica dell'aratro tagliente, con che una parte di questa vergine terra è tratta alla superficie: la qual terra coli' essere meschiata alla porzione del suolo impoverito di forza produttrice, fa sì che l' intera massa grandemente si migliora , e diviene atta a dare per alcuni successivi anni bellissimi prodotti. Non pertanto convien badare, che r aratro tagliente non gitti sopra la superficie del suolo una AFPEISUK.I'. 141 terra di qualità inferiore, imperciocché, se quivi è defìcenzadi suolo di prim' ordine, 1' aratro facilmente non farebbe che portare alla superficie una terra di second' ordine , e recherebbe perciò un danno incalcolabile. Di qui è che tra' pratici agricoltori insorge tanta diversità di opinione a riguardo dell'utilità del sotto suolo, 0 dell'aratro tagliente; e sarebbe un assurdo il supporre, dov'è tanta diversità di suolo, che la medesima pratica avesse a sortire per tutto un esito felice. Non è nulla che meglio chiarisca della feracità della vergi- ne terra, come eziandio della necessità di dovere essere esposta all'azione dell'atmosfera, quanto il 'sistema di coltivazione adot- tato nelle nuove regioni; e, per esempio, l'alto Canada ne può dar norma. Le primitive foreste di questa contrada possonsi chia- mare vergini suoli. Quelle parti, persino dove sono piccioli albe- ri, e dove il bosco è chiamato aperto, possono essere traversa- te per ventine di miglia senza che vi si avvenga in un filo d'er- ba ; ma non appena le foreste sono rimosse sia col fuoco , sia altrimenti, e la influenza del suolo e dell' aria tratta in contat- to colla terra, o per Io meno colla sua superficie, che vegeta- bili produzioni prendono possesso del suolo e crescono vigorosa- mente. Egli è sopra questa superficie di suolo , che il grano cre- sce ne' nuovi stabilimenti, senza che l'aratro si sia impiegato, per queste due ragioni: la prima, perchè l'opera de' lavoratori è di assai cara; la seconda, per la diiTicoltà di arare la terra innanzi che le radici degli alberi sicno abbastanza decadute a non far più un forte inciampo all' aratro stesso. È necessario non pertanto che i semi siano coperti di terra: a questo effetto s' impiega un picciolo triangolare erpice , che abbia tanto di forza da cuoprire di un leggero strato di terra il seme. Per questo modo alle volte una, altre volte due, e an- che più raccolte si ottengono. Ma siccome la somma di questo suolo cosi messo in azione è picciola , non è a maravigliare , che dopo uno 0 due anni il terreno si manifesti esausto ; sebbene quivi i coltivatori continuino per assai degli anni a seminare sia fermento, sia segala (senza aver d'uopo d' aratro) insino a che vai la pena di farne raccolta. Ma questi stessi terreni, co- me sieno bene governati , continueranno per molti anni a dar buone raccolte, senza r.3Juto di niun' altra sostanza nel carat- 142 APPENDICE tere di letami : in tal caso si debbe avvisare a' mezzi di portare alla superficie successive porzioni di suolo: dapprima nel modo di già discorso ; quindi con superficiale aratura ; e finalmente con aratura più profonda: e con questi mezzi nuovi supplimen- ti di vergin terra saranno messi in operazione (1). Giuseppe M. Bozoli. (1) Dal pcnaj Magazine ' V. Fisiologia Vegetale Estratto di nota de' Signori INIIRBEIi E PAYEM letta all'Accademia delle Scienze il 9 Gennaio 1843. Quella materia glohuio-eelluUre clic precede l'apparizione delle cellule, e die si trova per tutto ove il vegetabile è nello stato di crescenza, in una parola il cambio contiene sempre de' corpi analoghi nella loro com- posizione elementare a quella che costituisce la materia animale, e per conseguenza sono azotati. Questi corpi sono in presenza de' principj imme- diali non azotati chimicamente composti di carbonio e d' acqua j tali sono la destrina , la gomma , 1' amido, lo zucchero , la gkicose , la mannite eco- Nel momento in cui la vegetazione si manifesta per mezzo dello svi- luppo delle cellule , comparisce la cellulosa nuovo principio immediato com- posto di carbonio e d'acqua come i sunnominati, e che si può considerare come il prodotto d'un' aggregazione di essi, o di loro trasformazioni. La cellulosa cresce in volume mediante la sovrapposizione di nuovi strati tutti simili fra di loro nella loro composizione chimica , e talora anche median- te l'aggiunta di principj immediati , come quelli costituenti le parti legno- se 0 il legno. Il condensamento delle pareti delle cellule e la scomparsa (depart) del- le sostanze azotate spiegano come il cuore in una quercia secolare conten- ga appena qualche millesimo d'azoto, mentre i giovani organi come le spongiole , le gemme, gli ovuli nascenti ne contengono molti centesimi, cioè dalle 10 alle 20 volte di più. In alcune specie di piante, certe parti dell'organismo sono soggette ad improvvise modificazioni , come lo prova il tessuto cellulare del perisper- ma, del dattero, e di molte palme. La produzione subitanea ed inattesa di considerevole quantità di cellulosa produce immediatamente nelle pareti del- le cellule molta spessezza e ciò eh' è più singolare, queste pareti pri- APPENDICE 143 ma cliiiise si muniscono di pertugi canaliculati che contengono come la ca- vità centrale una quantità considerevole di materia azotata. SI osservano simili pareti e pertugi nell' epoca della rapida formazio- ne del legnoso ne' noccioli , granelli de' frutti del mandorlo . del pesco , del noce , dell' uva , e nelle concrezioni sparse delle pere. Le quali concrezioni sparse non sono fisiologicamente parlando che noccioli imperfetti. (♦) Numerosi pertugi s' apron pure nelle cellule delle nervature delle foglie ed è probabile che per queste vie le sostanze azotate si diffondano nelle taervature , e nel parenchima. Durante il corso degli sviluppi delle foglie , e talvolta anche degli ste- li e delle radici , nelle cellule speciali contenenti masse di materia azotata , si operano secrezioni di diverse nature , e soprattutto di sostanze minerali le quali presentano in generale la forma cristallina. Non si può dubitare che le cellule speciali , e il cambio da esse contenuto non adempia- no secondo 1' occorrenza le funzioni di glandole secretorie o escretorie : d'onde consegue die il cambio presiede alla formazione, all'accresci- mento , ed alla moltiplicazione del tessuto cellulare. Ma nulla prova eh' es- so si combini colla sostanza costituente quest'organismo. È rimarchevole che i piccoli cristalli contenuti ne' vegetabili si formano nella sostanza stes- sa della linfa la quale ricompare nella sua prima forma quando con rea- genti venga espulsa la materia minerale. Né solo nell'interno de' vegeta- bili formansi depositi di materie inorganiche : è facilissimo rilevare la presenza di concrezioni calcari alla superficie della chara ispida , della cha- ra volgare ecc. La linfa è dotata della facoltà di separare la cellulosa , materia da prima estendibile ma che finisce col diventare concreta ed inerte. Tutte le parti solide del vegetabile , cominciando dalle cellule nascenti fino ai vasi esclusivamente, sono composte di cellulosa : ma a seconda dell'invecchiare di questi organi, la linfa diminuisce , restando però sempre liquida. Queste proprietà della cellulosa di tendere a diventar concreta ed iner- te , e del eambio di conservarsi sempre liquido permettono di stabilire del- le analogie fra le due grandi classi di esseri organizzati. In molti animali, il carbonato di calce , materia di composizione semplice costituente la mag- gior parte del loro inviluppo, e che entra nella composizione del loro sche- letro , non richiama forse fino a un certo segno le funzioni della cellulosa ne' vegetabili ? La linfa, quella materia molle, attiva, potente, che accre- sce il vegetabile , e vi mantiene la vita , non corrisponde forse a quegli ap- parecchi organici , per verità infinitamente piìi perfetti , ma che tuttavia adempiono analoghe funzioni negli animali? Da queste ricerche de' Signori Mirbel e Payen pare che la sostanza a- zotata accompagni sempre lo sviluppo de' nuovi organi vegetali , come già lo prova la decomposizione de' medesimi la quale ci offre proporzionalmen- te maggior copia di materia azotata ne' semi piìi che nelle altre parti del- la pianU , e quando questi germogliano, forse la sostanza slessa passa tut- ta nella nuova pianticella. Alcuni agricoltori hanno espcrimcotato degli olj ( ) A noi prrù sembrano nelle jjeie piuttosto specie Ai emetctnzt o callosità accidentali. 144 APPENDICE come ingrasso e non ne lianno ricavato alcun profitto; questo potrelybe spie- gare perchè siano così utili invece le sanse de' semi oleìferi come apparisce anco dal prospetto del valore comparativo degli ingrassi ( Vedi Appendice del fascicolo di Gennaio di questi Annali ) : conciossiachè da tali semi venga colla pressione estratto l' idrogene carbonato e rimangasi la materia azotata nelle sanse : forse gioverebbe analizzare i cotiledoni d' alcune sementi dopo sviluppate le pianticelle germogliate dalle medesime per conoscere se essi rimangano privi di ogni sostanza azotata , lo che spiegherebbe il passag- gio di questa se tutta o solo in parte , nel nuovo essere organizzato proce- dente da quei semi. C. B. P. VI. Aeroliti. Prèsso Utrecht siccome riferisce il Prof. VANRKES il 2 giugno scorso alle otto della sera essendo il cielo coperto s' intese per un raggio di 20 a 25 chilom. uno scoppio pari a quello di due o tre cannoni , poi il fischio d'un corpo che velocissimo traversi l'aria. Un paesano vide infatti qualche cosa cadere sovra un prato ed innalzare un turbine di polvere a grande altez- za : ed osservato di nuovo il luogo vi si trovò un foro conico largo in cima con in fondo una pietra nera ossia un aerolite del peso di 7 chil. penetra- tovi verticalmente fino a un metro di profondità cacciando a grande distanza la terra argillosa del foro escavato. In seguito alla distanza di 3 chilometri Si è estratto da un fosso im altro aerolite del peso di chil. 2,7 che si era veduto cadere contemporaneamente a quello. Tutti due sono di una fi- gura irregolarmente poliedrica a spigoli smussati , coperti di crosta nera e rugosa e nell' interno composti di sostanza grigia , granulosa con particelle brillanti di ferro meteorico , laonde appartengono alla specie più comune d' areoliti quali quelli caduti a 1' Aigle nel 1803 e a Stannera nel 1808 — A Renazzo nel Ferrarese prossimo a questa Provincia nel 1824 caddero cor- pi simili di composizione , e uno di essi fu dal chiarissimo Prof. Orioli spe- dito al celebre Vauquelin che ne fece 1' analisi pubblicata negli Annahs J.- Chimìe Ct de Phyrique _ ^^V-->x C- B. P. ( pubblicato il 10 Ottobre 1843. ) N.Auuali/rX. % ::J^ X Tav I '^J'.^. ^y/ Jr.é. ^, //. ■^Z ~^ */.• -/i^r- INDICE i DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO. ì l *^ Parte Prima. •i Sgarzi Prof. G. — Dell' azion chimica considerata sotto ^ l'influenza della forza organica. . ... pag. 5 RoNDANi C. — Quattro specie d' insetti ditteri proposti come tipi di generi nuovi » 32 , (ÌIV13 Cav. Prof. G. — Statistica mineralogica della To- scana pag. 47 Ai-KSSANDRiNi — Rendiconto delle Sessioni dell' Accademia delle Scienze » 80 Grimelli Prof. G. — Intorno alle contrazioni che prò- duconsi neW atto del chiudere e dell' aprire il cir- cuito prettamente nerveo musculare della rana . » 94 . Dillo stesso — Sulle stesse contrazioni nel circuito com- posto per V una parte di tessuti nerveo-musculari , per V altra di un sistema elettromotore idrometal- lico » 104 Appendice. ' IUahiaisi della Rovere Conte G. — Sunto degli avve- nimenti atmosferici nella Città di Pesaro dal i.° Settembre 1842 al 31 Agosto 1843 » 129 [iiEBiG — Sull'origine dello zolfo ne' vegetabili . . » 133 (Bellini Filippo — Cenni intorno al tabacco . . . » 138 IBozoLi Gius. M. — Sulla terra vergine .... » 139 [C. B. P. — Fisiologia Vegetale » 142 (iC. B. P. — Aeroliti » 144 BVLLETTIKO DELLE pubblicato per cura DELLA SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI BOLOGNA Ogni raese'un fascicolo corredalo di tavole quando sia d'uopo. Sei fascicoli formano un Volume di fogli 27 circa. Prezzo dell'annuale associazione da pagarsi anlici- pataraenle Romani scudi 2, e con affrancazione fino ai confini scudi 2: 20, pari a ilaliane lire 12. IL FELSINEO Giornaletlo seltiraanale d'Agricoltura, Industria, Mo- rale ecc. Annua associazione scudi 1 : 20. Direzione all' Ufficio del Felsineo : Bologna Piazza S. Stefano N.° 96. È sortito il N. 3. dell' anno /F. ]\II0VI AIV1\ALI Seue SCIENZE NATURALI Anno V. Tomo X. Settembre e Ottobre 1843) (pubblicato li 8 Gennaio 1844 ) BOLOtiTfA Ìd44« TIPOGBAFIA SASSI «ELLB SPADESIB. Il Sig. associato /'^'^'^^■'-^■^^ è vivamente pregato a voler favorire l'importo deW associazione dell'annata 1843 —, all'Editore dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali — officio del Felsineo, Bologna Piazza S. Stefano N.*^ 96. ^. AVVISO Questa Raccolta aumentata specialmente nella parte delle scienze economiche ed agricole, negli estratti e notizie scientifiche ed industriali, è divisa in due parli ; la prima contenente memorie ed articoli originali inediti pubblicati, come per l' addietro , dai Professori Direttori col concorso dei soliti Collaboratori, ai quali altri si aggiunsero: l'al- tra parte, in forma di appendice, comprende gli oggetti nominati di sopra ed è affidata alia direzione di Carlo Berti Pichat editore e proprietario di questo periodico. Ogni mese verrà pubblicato un Fascicolo , ovvero per un bimestre un fascicolo doppio, e quando lo richiegga la materia, sarà corredalo delle opportune Tavole. Il primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata è fornito di un Fron- tispizio e di un Indice per la serie de' Volumi , e le Ta^ vole di un'Annata saranno dodici all' incirca, come i fo-r gli di cui si compone ogni volume saranno sempre più di trenta. Il prezzo d' associazione annua per tutto Io Stato Pon-f tificio è di Scudi 3. I Signori Associati al Bullettino delle Scienze Me- diche potranno ricevere questi Nuovi Annali persoli an- nui scudi 2:50. II prezzo dee pagarsi per semestre anticipato, oltre le spese di dazio e porto per I' estero. Si accetta il cambio con tutti i giornali scientifici , agricoli e tecnologici. Le Associazioni si ricevono in Bologna all' uffizio del Felsineo Piazza Santo Stefano N." 96 , al quale sarà diret- to quanto è relativo all' amministrazione ed all'appendice, e pel rimanente si farà recapilo al solito dal Prof. Ales- sandrini via Altabella N.*' 1637. S'intende che l' associa- zione debba continuare d' anno in anno quando entro No vembre noa siasi dato avviso in contrario. 1 I STATISTICA MirVERALOOICA Continuazione j vedi pag- 47-) XIX. Val 659 660 661 662 663 54 56 57 di Merse Monte di Scalvaja Vicinanze diBoc- che{>8Ìano Monte di Luriano Osteria del Lec- cio Com. di Pari 58 Chiusdiuo ìN. A^^■. Se. Katlr. Aimo 5. Specie Steaschislo, B. Steaàchisto; si trova pure a Boccheggiano; a i'eutolina; a Scalvaja j e nella Valle di Rosia. Verrucano. Classe II. Roccie di Transizione. Specie Macigno. A. Macigno di color grigio; si trova pure a S. Giusto presso Chiusdiuo; a Luttari presso Scal- vaja; al Ponte, al Macereto quel- lo rosso; ed in altri punti bigio nei Monti superiori. Pietra se- rena. Specie Calce Carbonata compatta. A. Calce carbonata compatta bi- gia ; si trova pure a Torniella. Abbalsano , alberese. Cl. IV. Rocce d'Alluvione. Specie Brecce. B. Breccia mista , rossastra , e bruna di quarzo, e giada; e si trova al Tonte , al Macereto, ed all'Osteria delle Serre. B. Breccia silicea di colore ania- tistico, si trova a Monlieri luo- go detto Campo Torchi; quella coloiata di rosso nelle vicinanze di Cliiusdino; come esiste nella Strada Maremmana di Luriano; nello stesso luogo alla RazzaJA fumo 10. llt ■ r ir-< 146 1 STATISTICA MIKEHALOGICA XIX. I Val 664 665 666 667 668 669 670 di Merse 59 60 Toraiella Acque di Boc- cheaaiano 61 62 63 64 65 Acqua del Castel- letto Mascagni Acqua di Mace- reto Bagni di Petriolo Acque delle Cal- dauelle sotto Pari Acqua del Morla- jone o Boria- vi è di Agata j e Corniola ; di quarzo bianco, e grigio a Fro- siui, podere della Casa Nuova; come pure gialla , e rossastra ai Campetti 3 a Scalvaja vi è la Breccia color di rosa e bianca, e di molte altre tinte ; bianca , e rossa è a Spannocchia ; a Pari presso l'Osteria del Leccio 3 ed in vicinanze dei Bagni di Petrio- lo. Potrebbero servire per i lavo- ri di pietra dura per farne vasi. Classe V. Rocce Vulcaniche. Specie Trachite. A. Trachite bianca , e bigia. Pe- perino. Classe. VI. Acque Minerali. B. Acqua del Seccatojo della Si- gnora Periccioli ; Acqua del Sec- catojo dell'Olio puzzulo, acidula, ferruginosa ; Acqua Calda , sali- na 3 Acqua superiore del Botro rosso , acida e ferruginosa ; Ac- qua Inferiore del Botro rosso. Idem. B. Acqua acidula sulfurea , al- calina, ferruginosa. A. Bagni di Macereto con 38 gradi di temperatura, sulfurea, e ferruginosa. Acqua sulfurea ferruginosa a 40 gradi di temperatura. A. Acqua sulfurea con 28 gradi di temperatura. Acqua jodica, e salina con 16 gradi di temperatura. Cll'U 147 XX. 671 672 673 674 676 Val d' Arbia , e Om- brane S. Fedele Comu- nità diCastelNuo- vo Berardenga Dievole ai Ba- gniacci Comunità come sopra Casa fosso Com. di Radda. Bosciano fuori della porta Ca- mollia di Siena Nocetto presso le Serre a Kapolano Asciano ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I.'Silicidi. Genere I. Silice. B. Cdcedouio impuro decompo- sto dagli effluvi dell'acqua mi- nerale. Pietra focaja. B. Calcedonio impuro nero, e grigiastro j si trova alle Serre, a Rapolano, nell'istesso luogo Ivi è di color verdastro j all'O- steria della Violante comunità d'Asciano vi è nero, e bianco, come pure di quello tinto di paonazzo. Idem. Calcedonio, diaspro, rosso e grigio. Diaspro. Genere II. Silicati d'Allumina. Argille diverse. C. Argilla pura gialliccia. Terra da Stoviglie fina. A. Argilla comune, Terra da Sto- vigile, ed in molti altri luoghi come al Monte Santa Maria ^ so- no a Rapolano. Armajolo. A. Argilla comune grigiastra id. , si trovano dei grandi spazi com- posti intieramente di questa ter- ra della maggiore esteusioi.e. Co- munità d'Osciauo, e nelle Co- munità del Terzo, e di Città presso Siena. Terra da Stoviglie. 148 STATISTICA MINERALOGICA XX. 677 Val d' Arbia, e brone Vagiialgli Olii- 678 8 Siena Pini Id. G79 680 Poggia A. Tiipolo giallo presso le Lo- doline; si trova anche nelle vi- cinanze di Rapolano di color bianco; e di quello giallo alle Serre, a Rapolano; a S. Fedele Comunità di Castel Nuovo Be- rardenga vi è la Terra gialla. Terra da polire i metalli. Famiglia III. Carbonidi. Genere Carbonio. Specie Carbon fossile. ai C. Lignite : si trova pure in Pe- scaja sotto la Fortezza di Siena; ed a S. Giusto Comunità di Mur- lo. Carbon di Pietra. Genere V. Carbonidi. Carbonossidi. Id. Mofela di Rapo lano Comun. d'Oscia- no e di Rapolano 10 Comunità di Rad- da C. Acido carbonico; è pure ai Bagni di Montalceto. Genere VII. Carbonati. Natron, soda carbonata, si trova in tutta l'Argilla bigia, fiorisce dopo le piogge , se sof- fia la tramontana, e nell'estate se si fa sentire l' azione del so- le. Sai delle grele. A. Calce carbonata compatta di [color verde in vicinanza di Barbi- schio; grigia si trova alla Casuccia presso Radda ; gialliccia , o pietra litografica si trova nell'istesso Iuoj>o ; nella Comunità di Castel 6IVLJ 149 Val 11 12 13 d' Arbia, e Om- brone Montalceto Coni, d' Asciano Siena Armajolo S. Ansano a Do- fana presso l' Ac- qua Borra Com. di Castel Nuovo Berardenga Serre a Rapolano Idem Nuovo, Berardenga Tenuta di Dievole vi è la coiripalta verde, ed alla Tenuta di Ticci vi è di colore epatico. Abbalsano , al- berese. A. Calce carbonata lamellare, rossa con venature bianche, mar- mo rosso. C. Calce carbonata stalatittica bianchissima dei condotti del- l'acqua di Fonte Branda. A. Calce carbonata stalatittica bianco-gialliccia cava della Por- careccia ; bianca grigiastra alla cava del Palazzo; e bianco su- dicia alle Acque minerali di Colle; ai Bagni di Rapolano vi è la compatta grigia , la bianca gial- liccia ; la bianca perfetta alla Cava del Boscarello presso Mon- talceto 3 alla cava dell' Andreini; presso il medesimo luogo vi è la bianca grigiastra ; come a quella del Franceschini ; la pia- nura attorno a Osciano al di sotto della terra vegetabile vi si trovano per tutte le diverse spe- cie di Travertino. A. Travertino di color gialliccio. C. Malachite , rame carbonato verde. Miniera di rame. C. Azzurite , o rame carbonato bleù. Idem. lùO STATISTICA IBINEnALOCICA XX. 687 Val 17 688 689 691 692 690 20 21 22 d'Arbia, e Om- brone Acqua Minerale di S. Fedele Cora, di Castel Nuovo Berardenga Mofeta dei Bagni di Rapolano Rapolano M. Olivete Mag gioie Comunità d' Asciano Nella stanza d'A- cqua acidula dei Bagni Armajolo , o di Colle. Ragni di S. Ansa- no a Dofana Cora, di Castel Nuovo Berardenga Famiglia dei Sulfuridi Genere Zolfo. A. Zolfo nativo j si trova pure a Dievole presso il Bagnaccio di Vogli ; ed all' altro Bagnaccio detto del Colorabajo^ ai Bagni di Rapolano si trova sopra il Travertino, e sotto forma d'in- crostazione sopra dei vegetabili j si trova pure all'Ajola, ove è una cava molto estesa di questo minerale. Genere IL Solfuri C. Idrogeno solforato. C. Sulfuro di ferro, o Pirite di ferro. Solforossidi. Gesso. A. Gesso, o Calce solfata cristal- lizzata. Gesso Scagliola o Spec- chio d' asino. C. Melanteria, o solfato di fer- ro ; si trova pure nella stanza dei Ragni di Rapolano; e nella Mofeta presso quest'ultimi Ra- gni. Vetriolo verde. Famiglia de' Cloridi Genere unico Cloruri. C. Soda Muriata sopra il Traver- tino all'acqua Borra. Sale di Cu- cina, 0 da Condire. GICU 151 XX. Val 693 d' Arbia, e Om- brone 23 Gajole 694 24 695 25 696 Classe III. Crojocoliti Famiglia dei Manganidi. A. Braunite, o Perossido nero di Manganese; si trova pure a Radda luogo detto Barlettajo; ai Bagniacci di Dievole Comunità di Castel Nuovo Berardenga; nella stessa Tenuta luogo detto il Madonnino; alle Serre a Ra- polano luogo detto Monte Mar- tino ; ed al Poggio S. Cicilia. Sa- pone dei Vetraj. Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. Cicilia B. Ematite rossa ; si trova anche Cora.diRapolano|nella Comunità di Castel Nuovo Berardenga luogo detto Terra bianca presso S. Fedele^ nel medesimo luogo vi è l'Ematite bruna. Matita , è simile a quella di Spagna. Serre a Rapolano 26 Gajole Monti Famiglia dei Cupridi. B. Rame nativo con aDtimonio. GEOGNOSIA Classe II. Roggie, di Tamsizione. Specie Macigno A. Macigno bigio, si trova an- che nei Monti al di sopra dei 162 STATISTICA JfmERAlOGICA XX. Val C97 698 699 700 701 702 27 28 29 d' Arbia, e Om- brone Monti dì Radda Asciano Monlalcefo Com. d'Asciano S. Fedele Vafflialffli 32, Comunità di Ca- stel Nuovo Berar- denga Bagni d'Armajolo, o di Colle. Pietra serena. A. Calce carbonata compatta , in molte località dei monti della Castellina, del Chianti , di Gojole di Castel Nuovo, Beiardenga vi regna questa pietra. Abbalsano , alberese. Cl. III. Terreni Stratiformi. A. Travertino antico, e Moder- no; si trova in questa Comunità occupare dei grandi spazj come pure nella Comunità di Rapola- no. Travertino. Cl. IV. RocciE d'Alluvione. A. Brecce miste, calcareo-sili- cee ; si trovano pure dentro^Sie- na piaggia della Morie , e fuori della Porla Fonte Eranda. Pie- tra da Macine da Molino. Cl. vi. Acque Minerali B. Acqua acidula sulfurea , e fer- ruginosa. B. Acqua del lato destro del Borro di Valli acidula;, e ferru- ginosa; del lato sinistro idem; del Colombajo di Dievole acidu- la sulfurea , e ferruginosa. B. Acqua di Percille Acidula fer- ruginosa, eguale è quella di Ber- gallo. Del Bottaccio al Borro del Canipese acidula , sulfurea , e ferruginosa. GIUU 153 Val 33 34 36 37 38 Val d Arti a, e Om- hrone Siena Coni, d' Asciano Bagno di Monlal- ceto. Com. diRapolano Dagni d'Armajolo o di Colle Castel Nuovo Be- rardenga Terzo di Camollia d'Orda Comunità di S. Quirico Ponte di Orcia Campiglia Rocca d' Orcia A. Acqua minerale sulfurea fer- ruginosa. A. Acqua minerale dei Bagni, acidula , sulfurea , e ferruginosa; acqua di Poggio Pinci ; idem con 13 gradi di temperatura ; acqua minerale di Noceto acidula fer- ruginosa. A. Acqua termale sulfurea fer- ruginosa 38 gradi. Termale della Mofefa deirislesso luogo acqua sulfurea ferruginosa ; acqua aci- dula presso i delti bagni fred- da ; acidula della Mofeta di Ra- polano ferruginosa. A. Acqua acidula sulfurea , e ferruginosa. A. Acqua Boria di S. Ansano a Dofana, acidula jodica , e salina, ha 20 gradi di temperatura. A. Acqua purissima del Serra- glio , si trova pure alle Forna- celle in vicinanza della prima. ORICTOGNOSIA Classf. I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere Silice. C. Quarzo amatistico in piccoli cristalli. Amatisla. B. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pistoia B. Quarzo cristallizzalo jalino a gruppi. Idem. 154 STATISTICA MINERALOGICA XXI. 712 713 714 715 Val 4 5 716 717 718 719 10 11 d'Orda Campiglia Idem Montalciiio l'ode- re del Loreto Campiglia sotto le Vigne S. Quirico Cave del Cornocchio Petrojo Comunità di Trequanda Podere delle cave presso Petrojo Campiglia sotto le Vigne B. Quarzo nero in cristalli iso- lati. Lamine dei Ponti. B. Quarzo amorfo sotto le Vigne; si trova pure a Montalciao luogo detto Petrimele. Tarso. B. Calcedonio verde ; a S. Qui- rico ve n'è del rossiccio. Pie- tra focaja. B. Calcedonio impuro rosso ; se ne trova anche presso il Vivo; quello giallo comune presso i Bagni di Vignone ; quello gri- giastro e bianco alla Villa della Ripa; presso il paese di Vigno- ni ; quello nero è a Petrojo po- dere della Terra. Idem. Genere II. Silicati d'Allumina Argille diverse. A. Argilla comune bigia , o da Stoviglie ; si trova in gran quan- tità in varj punti di questa Co- mune ; a Trequanda , ed a S. Gio- vanni d' Asso. Argilla comune biancastra ; è an- che questa terra bianca a Tre- quanda , che se ne servono per le padelle delle fornaci delle Vetrerìe. A. Terra gialla. Se ne servono per colore. Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde con dialla- gio ; vi è neir istesso punto quel- lo verde nero; il serpentino ros- so e bianco si trova verso il ponte d'Orcia Strada Romana. Gabbro. GII) Li 1&& XXI. Val d' Orda 720 12 S. Angiolo in Col- le Comunilà di iMonlalcino C. Diallagio metalloide. 721 i 13 Rocca d'Orcia A. Steatite verde compatta ; esi- ste pure al di sotto dei Bagni di Vignoni. Pietra da ^Sarti. Famiglia dei Carbonio!. Genere Carbonio. SoUogenere Carbon fossile. 722 14 Petrojo B. Lignite. Carbon di Pietra. Genere Carbonati. 723 15 Trequanda A. Calce carbonata compatta bi- gia ; si trova pure a Petrojo, la gialliccia a S. Quirico , la verde ai Bagni di Vignoni. Abbalsano, alberese; la gialliccia potrebbe servire per la Litografia. 724 16 Bagni di S.Filippo A. Calce carbonata stalalittica candidissima ; se ne formano i Tartari noli in tutta 1' Europa. 725 17 Bagni di Vignoni A. Calce carbonata slalatiltica giallaftia. Travertino. 726 18 Castel Nuovo del- A. Calce carbonata stalalittica , l' Abbate alabastro ; si trova anche presso i Bagni di Vignoni. Bellissimo'è quello di Castel Nuovo dell'ab- bate. 727 19 rienza A. Calce carbonata stalalittica compatta , o travertino si trova ai Bagni di Vignoni, ed il piano ove è fabbricata la città di Pien- za 5 è di questa materia. Id. 1(1. S. Onirico fosso A. Calce carbonata col fetido odo- del Mulinello re d'assafetida. Elruscite nobis. 156 STATISTICA MINERALOGICA XYII Val 728 729 730 Id. 731 732 733 20 21 22 Id. 23 24 25 d'Orda Bagni di S.Filippo Sorgente dei Ba gai di S. Filippo Ponte d'Orcia Famiglia dei Sulfcridi, Genere I. Zolfo. A. Zolfo nativo presso la sor- gente dell' acqua minerale di delti Bagni 5 si trova pure alla Mofeta sopra i bagni medesimi, e lungo lo scolo delle acque che l'alimentano; ed a Petrojo presso la cava del Vetriolo. Genere IL Solfuri. C. Idroffene solforato. Solfuri ferruginosi. Pirite , o ferro solforato in piccoli cristalli; vi è pure den- tro alcune Oliti presso S. Qui- rico ; e a Pienza sotto la forma globulare. C. Acido solforico idrato sopra calce solfata. A. Calce solfata cristallizzata ; si Mofeta di S. Fi- lippo Castel Vecchio Tenuta del Mar-; trova pure nelle grote di San chese del Monte Quirico; all'Acqua Puzzola pres- so Pienza , e nel Fosso del Ri- go sotto la stessa Città. Scagliola. A. Gesso, calce solfata compatta saccaroide bigia , e bianca ; è pure ai Bagni di San Filippo. Alabastrite. R. 3Ielanteria , ferro solfato della cava del Vetriolo di Petrojo , GessajolediCam- piglia Petrojo GIUU 167 Val 26 27 28 29 30 il' Orda Petrojo cava del- lo Zolfo Bagni di Yignoni S. Quirico Trequanda sue vicinanze Ponte d'Orcia anticamente vi era la fabbrica del Vetriolo , e vi son i ruderi dei fornelli. Vetriolo verde o di Roma. B. Allugene, solfatod' Allumina. Allume. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. A. Braunite perossido nero di Manganese j è pure nel Monte Mazzagoni tra i Bagni di Yigno- ni, e la Villa della Ripa ; in vi- cinanza di S. Quirico nelle Cre- te; a Petrojo, e a Palaja tra il fiume Lente, e Monte Laterone; a S. Angiolo in Colle Comunità di Montalcino. Sapone dei Vetraj. Famiglia dei Sideridi. C. Ferro oligisto rosso. Miniera di Ferro. Genere III. Ferrati. C. Calamita, o ferro ossidulato magnetico comune. GEOGNOSIA Cl. I, Roggie Primitive. Specie Serpentino. A. Serpentino rosso e ])ianco con (■ilegalure di Qujirzoj ueirislesso luogo vi è quello paonazzo, e bianco, e verde , e nero. Gabbro. 158 STATISTICA niNERALOGICA XXI. 739 Fai 31 740 741 742 743 32 33 34 35 d'Orda Fienza fosso di Costilati Bagni S. Filippo fosso della Ron- dinaja Monte Laterone fiume della Zan- cona Monte Laterone alla fonte Nuova Trequanda Cl. II. Rocce di Transizione Specie Macigno. A. Macigno gialliccio ; con egual tinta si trova ove è fabbricato il Castello di Monte Laterone; alla Ripa; alla Fonte Nuova; alla Madonna del Carmine ; e nel fiume Zancona presso il ridetto paese ; bigio si trova a Monte Giovi, a Montalcino, Piazza della Madonna , ed al Podere del Co- lombaio. Pietra Serena. A. Calce carbonata compatta ; è anche nei Monti di Rocca d'Or- I , nel monte di Vignoni , e nelle vicinanze di Montalcino. Abbalsano , alberese. Classe IV. Rocce d'Alluvione. Specie Brecce. C. Breccia Silicea a grani bian- chi e rossastri; bianca e bigia si trova a Montalcino fuori della Porta Castellana. Per le macine da Molino. C. Breccia mista siliceo-calcarea; si trova pure presso Pienza nel fosso del Rigo ^ ed a S. Anna; ai Bagni di Vignoni i cogoli sono ritenuti ora dal travertino bian- co , ed ora da quello gialliccio. Idem. Specie Arene. A. Arena silicea. Vetrerìe. Per uso delle CIVLI Ì59 XXI. Val 36 37 Id. 41 42 43 Val d' Orda Radicofani Ponte di Castel Morrò Bagni di S.Filippo S. Gio. d' Asso Pienza Bagni di Vignoni Idem Celamonli Salto alle pecore Castiglion d'Orcia d' Ombrane In- feriore Vicinanza di Roc- ca Strada Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua purissima. A. Sorgente più vicina ai Bagni sulfurea 42 gradi. Idem più lon- tana dai medesimi 40 gradi. Ac- qua della Madonnina del fosso bianco solfurea con 20 gradi. Acqua di S. Leopoldo acidula , sulfurea, e ferruginosa. A. Acqua del Bagnaccio sulfurea con 28 gradi. A. Acqua Puzzola acida , sulfu- rea , salina , e ferruginosa. A. Acqua del gran Pozzo arte- siano della Vasca Termale ferru- ginosa gradi 36. L'acqua di S. Giovanni ha gli stessi principj , ma la sua temperatura è di 27 gradi , e quella della stufa ne ha 20, e i principj sono i medesimi, A. Ultimamente è stata scoperta r acidula , salina , ferruginosa , fredda , del medesimo luogo. A. Acqua alcalina, e jodica. A. Acqua di Saula Vittoria jodi- ca 5 e salina. B. Idem. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Amalista alternata con Agata. Amatisla in massa. 160 STATISTICA MINERALOGICA XIX. 753 754 755 756 Val 757 758 d'Ombrane In- feriore Idem Montorsajo Rocca Strada Idem Fercole via Gros- setana 7 Moiitemassi B. Quarzo cristallizzato jaliiio, si trova pure a Batiguauo. Dia- mante di Pistoja. A. Quarzo amorfo bianco; si trova pure a Bolignano; il quar- zo giallo è pure a Montorsajo, e quello rosso, e bianco nei boschi di Paganicoj ed a Cala di Forno. Tarso. B. Calcedonio rossastro , e bigio di Rocca strada. A. Agata bianca lattiginosa; vi è a strati bianchi e giallicci; bian- ca, e paonazza a grandi strati; della medesima tinta a piccoli strati, queste varie specie d'a- gata sono state lavorate per la Reale Galleria di Firenze, che forman parte delle gemme , che si conservan in quello stabili- mento. L'agata rossa, e grigia- stra si trova anche a Monte- massi. Agata. B. Diaspro rosso , vi è pure alle Capanne di Civilella; di colore epatico a Sasso Fortino prima d'arrivare ai Gessi; e nel Fosso del Canale sopra al Paese di Rocca Tederighi; come si trova nel torrente Assina sotto Monte- massi. Diaspro. Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde reticolato; si trova nero con mica gialla alla Fonte dell'amore presso Roc- ca Tederighi, e presso il mede- simo paese , luogo detto Caccia- gallo, vi è quello rosso; il scr- GIUU 161 XXIII Val 13 14 d'Ombrane In- feriore Viciiiajize di Sas- so Follino Vicinanze di Roc- ca Tederighi Rocca Tederiglii Sotto il Paese di Rocca Tederighi Vicinanze di Roc- ca Tederighi Moutemassi Vicinanze di Roc- ca Strada pentino verde , e giallo presso l'Osteria di Fercole , e d'egual tinta si trova a Montemassi, e quello nero e bianco in luogo detto bulimacole presso Rocca Tederighi. Gabbro. C. Diallagio Metalloide. A. Steatite compatta verde, quel- la biancastra si trova in luogo detto Baliniora. Pietra da Sarti. Silicati doppi a base di Calce, di Magnesia , e di Perossido di Ferro. B. Asbesto flessibile, o filabile. Amianto. C. Asbesto compatto verdastro. C. Bissolite. Famiglia III, Carbonidi Genere I. Carbone. B. Carbon fossile. Al congresso di Firenze fu detto che aveva tutte le qualità del vero carbon fossile , ma non era normale ; produce gli stessi effetti di quel- lo d' Inghilterra. Il filone è per ora tenue. B. Lignite , si trova pure a Sasso Fortino luogo detto Acqua nera , e nelle vicinanze di Rocca Te- derighi. K . Anw. Se. Nat«r. Ann* 5. Tomo IO. 162 STATISTICA MINERALOGFCA XXI 11 Val 766 767 768 770 771 15 d' Ombrane In- feriore Sasso di Marem- ma 16 Vicinanze di Cal- dana 17 769 18 Tenuta dell'Albe- rese a ponente della Fattoria Sasso Fortino 19 Rocca Tederighi 20 Rocca Tederighi luogo detto Vi anale Genere VII- Carbonati. A. Carbonato di calce compatta rossa, a Sasso Fortino vi è la bigia, come a Giuncarico, e nelle vi- cinanze dell'antica Città di Ro- selle. Abbalsano , alberese. A. Calce carbonata lamellosa,o Marmo col fondo rosso ^ e di- verse altre tinte conosciuto col nome di Porta Santa dai Mar- misti. A. Calce carbonata granulare;, saccaroide bianca, o Marmo Sta- tuario. A. Calce carbonata stalattitica bianca, gialliccia è a Rocca Stra- > da,bigiaslra è a Botignano, co- me pure quella rossa; rossa , e bianca dentro il Paese di Mon- toisajo; rossa soltanto ai pog- getti presso l'acqua minerale, e grigia ai Bagni di Roselle. Tra- vertino. B. Malachite , o rame carbonato fibroso verde: nel 1834 faceva- no l'esfavazione della miniera, ma poi è stala abbandonata. Lo scavavano negli anni decorsi. Miniera di rame. Famiglia dei Sulfuridi. B. Calkopirite, rame piritoso, o i miniera di rame giallo l' estrae- i vano negli anni già decorsi. Ve- | triolo verde, o di rame. i GIULJ 163 XXII 772 773 r 774 775 Val 21 22 d'Ombrane In- feriore Luogo detto i Gessi Sasso For- tino Idem 23 Salmatraje della Pianura di Gros- seto 24 776 25 Grosseto Fercole vicinanze Zolforossidi. A. Gesso , o calce solfata cri- stallizzala. Gesso scagliolo , spec- chio d'asino. A. Calce solfata saccaroìde di color bianco , è in altri punti grigiastra , luogo dello i gessi. Alabastrile. Famiglia dei Cloridi. Genere Cloruri. Soda muriata con Terra. Sa- le da cucina, o da condire. Classe II. Leucoliti. Famiglia degli Idrargiridi. C. Mercurio nativo trovalo nella terra dentro la Città nel costruire una nuova strada. Classe III. Crojocoliti Famiglia dei Maisganidi. Genere Manganossidi. B. Braunile, Perossido nero di Manganese. Sapone dei Vetrai. 1C4 STATISTICA MINERALOGICA XXII Fai 777 778 d'Ombrane In- feriore 26|Rocca Tederighì 'luogo detto fos- so del Canale 27 779 28 Montemassì Castiglion della Pescaja 780 29 Sassofortino GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Porfido. B. Eurite verde grigiastra con macchie bianche. Specie Serpentino. B. Serpentino verde , e bianco con diallagio ; si trova pure a Rocca Teden'ghi lungo il fosso del Canale, ed in altro luogo con diallagio, e giada, luogo det- to Vignale. Gabbro. Classe 11. Rocce di Transizione. Specie Macigno. A. Macigno gialliccio con Mica pietra morta, monte ove è la fortezza ; vi è pure all'isola della Troja ove è fabbricala la Torre; ed alla Capanna dell'alberese nel monte dell'Uccellino. Pi'e/ro morta. Classe IV. Rocce d'Alluvione. Spìccie Brecce. B. Breccia silicea rossa , e bian- ca; a Montemassi vi è quella paonazza e grigia , e simile alla prima si trova a Botignano. Per GIUU 165 XXII Val 30 31 d'Ombrane In- feriore Alberese Poggio deli' Uccellino Rocca strada Vallaspra Sasso di Marem- ma Bagni di Roselle i lavori delle pietre dure , come vasi ce. B. Breccia mista con giada ri- legata dal Quarzo : ed a Sasso Fortino vi è quella silicea con frammenti di steatite. Pietra per le macine da Molino. Classe V. Rocce Vulcaniche. A. Trachite bianca , e gialliccia , ove è fabbricato il paese ; si trova pure dentro il Paese di Rocca Tederighi; e la grigia gial- liccia a Sasso Fortino , ed a Sassoforte. Peperino. Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua Bolle , acidula , alcali- na , e ferruginosa. A. Acqua acidula, salina^ alca- lina , e ferruginosa. A. Acqua termale^ salina con 28 gr;idi di temperatura. 35 Bagno del Vesco-JA. Acqua salina con 16 gradi vo |di temperatura. Dei Poggclti , olA. Acqua minerale salina. Vi so- del Calvello Ino due sorgenti, che ambedue hanno la temperatura di gradi 24. Caldana C. Acqua termale intermittente. 36 37 Val d' Àlbegna , e Osa Monte ti ORICTOGNOSIA Cl. I. Gassoliti. Fam. dei Silicidi. Genere Silice. B. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pistoja. 166 STATISTICA MINERALOGICA XXIII 790 791 792 793 794 795 796 Val |d' Albegna , e Osa 2 1 Macchia tonda Monte inerano 797 Pereta Magliano e; Torre della gliata ta- Talamonaccio Bagni di Saturnia Idem B. Quarzo amorfo bianco , quello color di rosa si trova a Mouteti, come pure quello gialliccio , e altro bianco con venature ama- tistiche , e carnicine. Tarso. B. Diaspro a nastri rossi , e bi- giastro. Diaspro. Famiglia III. Carbonidi. Carbone. B. Lignite nelle vicinanze. Car- bon di Pietra. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata bianca fria- bile. Creta dei Francesi. A. Calce carbonata compatta bi- gia , si trova pure al Bagno della Regina presso l'antica Cosa, o Anzidonia ; spacco della Regina presso la slessa Città. Tramanda quest'ultima odor d'uova pu- tride percuotendola. Abbalsano , alberese. B. Calce carbonata stalattitica gialliccia ai Bagni. Travertino. A. Calce carbonata stalattitica compatta, travertino; si trova pure all'acqua dolce delle fonti di detta città, a Magliano nel suo impasto vi è della Silice. Idem. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Zolfo. A. Zolfo formato dalle acque minerali solfuree. GIVU 167 Val \d' Alhegna , e Osa IO Pereta A. Zolfo cristallizzato, e poi vi si dova ncll'islesso luoffo d'ogni tinta, e mescolalo colla terra, e con altre sostanze die forma le grandi zolfiere di detto nome. Solfuri Ferruginosi. i 1 Idem C. Solfuro di ferro o Pirite. 12 Idem A. Solfuro d'antimonio , o ^n/t- monio solforato aciculare a gran- di cristalli, a lamine, alla zoi- fiera. 13 Idem C. Solfuro d' arsenico ^ alla zol- fiera. Solforossidi , Gesso. A. Calce solfata cristallizzata , vi si trova neli'istesso luogo anche la calce solfala saccaroide bian- ca , o Alabastrile , e simil mine- rale si trova o Copalbio. Ala- bastrile. Id. Pereta B. IMelanteria ferro solfalo ve- triolo verde. 15 Idem P». Allunile, o sotto solfato alca- lino d' Allumina alle zolfiere. Allume. Famiglia dei Cloridi. Genere Cloruri. 16 Spacco della Re-|R- Soda niuriata ; o Sale di Cu- gina presso Aii- <^ ina , nella terra che si trova sidouia dentro la detta cavità. 802 14 Montemerano 168 STATISTICA HINERALOGICA XXIII Val d' Àlbegna , e Osa 805 806 807 808 17 Rocca Àlbegna 18,Monteti 19 20 Torre della Ta- gliata Rocca Àlbegna 809 21 Macchia tonda Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei^jManganidi. Genere Manganossidi. B. Braunite^ o perossido nero di Manganese], si trova tra il fiume Àlbegna , ed il torrente puzzola. Sapone dei Vetraj. GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Schisto. B. Mica schisto grigio giallastro. Classe II. Rocce di Transizione. Specie Macigno. B. Macigno schistoso bigio , si trova pure unito alla mica a Talamonaccio. Pietra Serena. Specie Calcarea Compatta. A. Calcarea compatta bigia ove era anticamente la Rocca al di sotto del macigno si trova a Talamonaccio. Abbalsano, albe- rese. Classe IV. Rocce d' Alluvione. Specie Breccia. B. Breccia silicea grigio-giallic- GIVLS 169 XXIII Tal 810 811 812 22 23 24 XXIV 813 814 815 d' Albegna , e Ojo Triatia Bagno di Satur- nia Talamonaccio Promontorio Ar- gentale , 0 Monte Argentale Costa di sforso Poitercole sotto il forte deliaStella Monte argentale S. Pietro eia , ve n' è anche della rossa- grigiastra. Pietra per le Macine da Molino. Classe VI. Acqce Minerali. A. Acqua della Casa Nuova aci- dula, ferruginosa. A. Acqua solfurea con 32 gradi di temperatura ; simile è quella delle Caldine di Saturnia 3 ma non è adroprata. A. Bagno superiore, acqua sol- furea , salina jodica , e alcalina con 32 gradi di temperatura ; egual natura chimica ha quella del Bagno inferiore , ma la sua temperatura , e di 26 gradi. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Amalista. B. Quarzo cristallizzato color di rosa ; nell' Isola rossa vi è pure questa varietà; il verdastro Isola I ossa; Cala del gesso vi è il bianco; come nel Fosso di S. Antonio; l'Amorfo in diverse tinte si tro- va a Porlo S. Stefano, a Por- tercole, all'Isola rossa, ed alla Torre del Tre di Natale. Tarso il quarzo amorfo; il cristallo, Dia- mante di Pistoja. B. Calcedonio diaspro rosso ; l'epatico è a S. Stefano; alla Cala dei Piatti; a Calagrande; ed a Campone. Diaspro. irò STATISTICA MIISERALOGICA XXIV Id. 816 Id. 817 818 819 Id. 820 Promontorio Ar- gentate , 0 Monte Argentale Roncauali B. Semiopale a S. Pietro. Pietra del latte. Genere IL Silicati d' Allumina. Argille diverse. Grotta dei Santi B. Argilla comune color di terra d'ombra. Terra da Stoviglie. Silicati Magnesiaci diversi. Id. Roncanali B. Serpentino verde con mac- chie giallicce ; a Calagrande in diversi punti. Cala dei Piatti. Gabbro. Cala Grande C. Biallagio metalloide. Fam. ih. dei Carbonidi Genere Carbonio. 6 Cala de' Piatti C. Lignite , o legno bituminoso. Legno pietra. Genere VII- Carbonati. Sotto la fonte del- B. Calce carbonata bianca fria- la Becarina bile, si trova pure alla Carpina sopra la Calagrande. Creta dei \ Fra ne e si. Id. Isola dell' Argen- B. Calce Carbonata compatta bi- tarola Igia scura. Abbalsano, alberese. Porto S. Stefa- B. Calce caibonata granulare. no giardino Lom- bardi o marmo bigiaslro , marmo ordi- nario ; è pure presso la Torre di Lividonia , tra la Calagrande e quella de' Piatti , al Capo del- l' uomo. GltlLJ 171 XXIV Promonlorio /ar- gentale , 0 Monte Argentale 821 9 Pori' Ercole grol- B. Calce carbonaia stalattilica , la dei Salili è pure alla Torre della Punta j al Molile delle Tre Croci ;rala- baslriiia nella Grotta de' Sanli; ed al Monte dell'Argenteria, so- no tulle di color bianco ; la ros- sa si Uova al Telegrafo, ed alla Piana di Biagio. Travertino , ed alabastro. 822 10 Isola Rossa C. Rame carbon. verde, o Ma- lacbite; è anche ai Roncanali. Miniera di rame. 823 11 Idem C. Azzurrile rame carbon. bleù. Idem. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Solforossidi. 824 12 Isola Rossa A. Gesso, o Calce solfala cri- stallizzata dentro terra gialla. Gesso scagliola, o specchio d' a- sino. 825 13 Cala grande A. Calce solfala saccaroide se- mitraspaienle; è pure alla Cala del Gesso. Àlabastrite. 826 14 Isola Rossa C. Melanteria. Ferro solfalo. Vetriolo verde. 827 15 Idem C. Alhigene solfalo d'Allumina. Allume. 828 16 Idem C. Cianosi o rame solfato. Pie- tra turchina. Classe HI. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. Genere Manganossidi. 829 17 Idem C. Braunile o Manganese ossi- dato nero. Sapone dei Vetraj. 172 STATISTICA niNERALOGICA XXIV 830 831 832 833 834 836 18 19 22 835 23 24 Promontorio Ar- gentale , 0 Monte Argentale Famiglia dei Sideridi. Monte Argentale B. Ferro oligisto rosso ; si trova presso il passo anche alla Cala de' Piatti ; ed a dello stagno d'Or- betello Isola Rossa Calagrande. Miniera di ferro. C. Ferro limaccioso nel Monte Argentale Valle del Campone. Idem. GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Serpentino. Roncanali B. Serpentino. Gabbro. Monastero dei B. Steaschisto verdastro; si tro- Passionisti |va pure al monte della Scaletta; alla Nunziata ; alla base del Mon- te dell'Argenteria; verde è al Pispino 5 e all' Isola Rossa. Ver- rucano. Capo dell' Uomo B. Schisto argilloso paonazzo ; Monte Argentale si trova pure alla Cala Grande; al Forte dei Piatii; ed ai Ron- canali. Specie Quarzo. Isola Rossa Quarzo amorfo in grandi mas- se di color bianco , al forte del- la stella ; alla Torre di Lividonia; ed a S. Stefano. Pietra da Rasoj. Classe II. Rocce di Transizione. Monte Argentale B. Macigno rossastro. Pietra are- a Campone naria. GlVtS 173 XXIV 837 25 838 26 XXV 839 840 Promontorio Ar- gentale, 0 Monte Argentale Monte Argentale Passo dello Sla- gno d' Orbetello Forte della Stella Montamiata Castel del Piano sue vicinanze Idem Classe III, Rocce Stratiforhiv B. Calce carbonata gialliccia e bianca , Calce terziaria ; è pure all' Isolotto di Portercole; all'Iso- la Rossa; Torre dell' Avvollore; al Monte delle tre Croci ; ed alla Carpiaa. Pietra da Calcina. Classe IV. Rocce d'Allovione. Specie Breccie. B. Breccia silicea bianca e gri- gia; bianca e gialliccia; vi è anche paonazza e bianca alla Cala Grande ; la Rossiccia è al Forte Filippo; è pure di diver- se tinte a S. Pietro; alla Vigna del Boncio; allo Forso; alla Sca- letta; alla Piana di Biagio, ed ai Roucanali. Per i lavori delle pietre dure. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo concrezionato bianco; Perle silicee, amiatite , o sanlite. B. Terra silicea friabile bianca. Si trova ove sono le Àmiatili. 174 STATISTICA MINERALOGICA XXV 841 842 843 844 845 Monlamiala Genere IL Silicati d' Allumina. Castel del Piano, | A. Terra di color di quella d'om- luogo detto Je Mazzarelle Abbadia di S.Sal- vadore Castel del Piano luogo detto Pia- nella bra , ed ivi è la terra gialla. Terra per la pittura. Famiglia III. Carbonidi. Genere I. Carbonio. A. Grafite, o lapis piombino, Piombaggine Podere dei Ire fos- sati ; è pure a Pian Caslagnajoj e dentro il paese di S. Fiora. Lapis. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata conchigliacea spugnosa , Latte di luna e farina fossile^ è formata di tante spo- glie di univalvi, e bivalvi, di- scernibili soltanto col microsco- pio molto forte j, credo che sia questa la ragione , per cui la sua gravila specìfica è minore di quella dell'arena. Arcidosso luo,q:o B. Rame carbonato terroso ver- de , Malachite; vi furono aperte cinque cave , ma non ne otten- nero nessun resultato. Miniera di rame. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Solfuri ferruginosi. C. Pirite f o solfuro di ferro. dello Stribuglia- no Abbadia di S.Sal- vadore podere dei tre Fossati I GIVLJ 175 XXV Montamiata Vicinanze di Ca- stel del Piano 9 Fagji^eta di S(ri- bogliano Comu- nità d'Arcidosso 10 Sommità del M. Amiata Idem S. Fiora Idem Badia di S. vadore Sal- Solforossidi. A. Gesso, o Calce solfata cri- slaliizzala. Gesso scagliola , spec- chio d'asino. Classe IH. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. B. Ematite rossa , o ferro ossi- dalo roso. Alatila rossa. GEOGNOSIA Classe V. Rocce Vulcaniche. Specie Pomice. C. Pomice gialla con piccoli cri- stalli di feldispalo, si trova an- che nelle vicinanze di Castel del Piano. Pomice. Specie Lave. C. Lava pumicosa grigia , vi è anche la rossiccia, la gialliccia. A. Lava granitica; Trachite di varie tinte, si trova in tutta l'estensione della Montagna den- tro i limili vulcanici. Peperino. Classe VL Acque Minerali A. Acqua dei Ripacci del Vivo, acidula ferruginosa. Acqua Passante, o Santa, acidula ferruginosa. 176 STATISTICA niNERALOGIGA XXV 853 854 15 16 Montamiata Badia di S. Sal- vadore Idem A. Acqua Santa delle £ame del Carli. Idem. B. Acqua Puzzola , o forte , aci- 855 17 Bagnerà d' Arci- dula , sulfurea ; e ferruginosa. B. Acqua dei Bagnacci solfurea. 856 18 dosso Arcidosso ferruginosa. A. Acqua dei Bagnoli; ferrugi- nosa 5 con 18 gradi di tempe- ratura. XXVI Valle di Fiora ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famigia I. Silicio!. Genere I. Silice. 857 858 1 2 Poggio Paulorio com. di Piliglia- iio Fosso delle lami- nale tra Selvena e la Fiora C. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pisloja ; al ponte della Fiora vi è quello opaco. C. Calcedonio impuro grigio; a Sorano è giallo; come a poggio Bindi Comunità slessa. Pietra focaja. Silicati d' Allumina. Argille diverse. 859 3 Selvena fosso del Tintume B. Argilla comune bigia. Terra da stoviglie ; la terra gialla è nello stesso fosso; a Piligliano e a Sorano vi è la terra color d' ombra , quelle due ultime ter- re servono per la pittura. {sarà eontiniMto) MEMORIA PER SERVIRE ALL ILLUSTRAZIONE DEI GRANDI MAMMIFERI FOSSILI ESISTENTI NELL' I. R. GABINETTO DI S. TERESA IN MILANO , E CENNO SOPRA DUE MAMMIFERI FOSSILI TROVATI NELLA LIGNITE DI LEFFE PROVINCIA DI BERGAMO, del Professore GIUSEPPE BALSAMO CRIVELLI, Letta neW adunanza del giorno 19 Agosto 1841 dell' I. R. Istituto Lombardo — Giornale dell'Istituto stesso T. III. 1842. pagine 298 — 319. \ M< iolto interessante è questa Memoria dell'Illustre Na- turalista milanese, e per la rellifìcazione ed ampliazione delle cose già delle e stampale intorno i fossili tanto ce- lebri del nominato Museo, e per le nuove osservazioni che arriccliiscono la Paleontologia italiana di specie rarissime, rendendola per tal modo sempre più meritevole dello stu- dio e dell' ailenzione dei dotti, dei quali pure abbonda la Penisola anche in questo ramo delle Scienze naturali, tan- to utile e fertile di importantissime deduzioni. Veramente talee tanta è la gravità delle cose discorse nel la Memoria, così bene concatenale le une colle altre, e le une alle altre ne- cessarie, che non si presta ad un sunto od estratto , motivo per cui, consigliando coloro che vogliono veramente appro- fitlare della molla dottrina e dei nuovi fatti registrati in questo lavoro a leggerlo e meditarlo tutto intero, e come fu dettato dal suo Autore, ci limileremo ad indicarne i sommi capi solo perchè conoscere si possano le materie Irallale , e maggiormente risulti appunto la necessità di con- sultare l'originale. N. Amn. Se, Natur. Anno 5. Tom. 10. 12 178 MEMORIA Adottando l'Autore l'opinione di quei Geologi ì quali son d'avviso, che dei residui fossili d'animali mammiferi rinvenire non si possono se non se nei terreni terziarj, riflette ancora, che la prelesa eccezione a questa regola generale, dell'esistenza cioè di ossa di Didelfi negli schisti di Stonesfield , è del tutto svanita dopo che l'illustre De Blainville ha dimostralo appartenere tali ossa ad un genere di rettili sauriani che denominò Amphiterìum. Ad un ret- tile ugualmente si attribuiscono al presente le impronte di piedi trovate da Kaiip nell'arenaria screziala {Grès bìgarrè) d'Hildburghausen e per le quali formò il suo genere Chi- roterium, essendoché il celebre Buckland ollenne delle impronte del tutto simili facendo camminare delle testug- gini sopra della sabbia ;, e lo stesso Kaup entrò pure in questo sospetto avendo in seguilo dato il nome di Chiro- sauriis, allo slesso genere. Discorse le quali cose, e parlalo avendo ancora della recente scoperta di ossa di quadrumani, esistenti pure nelle formazioni terziarie dell'antico e del nuovo conti- nente , passa in seguito a dire dei seguenti fossili del Mu- seo milanese. Delphinus Cortesi, Desmoiilìns. Questo cetaceo fu tro- vato dal Naturalista piacentino di cui porla il nome nel territorio stesso di Piacenza, nel Comune di Chiavenna in un colle dello della Torrazza, che s'innalza piiì di due- cento piedi sopra il fondo del torrente Slramonle, nel Maggio del 1793. Abbenchè nel Gabinetto questo interes- sante pezzo geologico portasse il nome di Delphinus Pho- cacna, il Cortesi però nella memoria intorno al medesimo inserita nella Nuova scelta di Opuscoli stampati in Mila- no, aveva emesso l'opinione non poter essere il suo ceta- ceo riferito alle specie conosciute. Lo stesso Cuvier aveva asserito doversi ritenere questo delfino di una specie diversa da tutte quelle di questo genere che ci son note: il primo Autore che denominò il fossile col nome del suo scopritore DEL PROF. G. CRIVELLI 179 fu il Desmoulins. Di questo animale esiste nel Gabinetto la maggior parte dello scheletro. Delpuini's Brocchi , Balsamo. Era questo riunito al- l'antecedente sotto la stessa denominazione di Delphìnus Fhocaena, e di ambidue ne aveva il Cortesi parlato tanto ne' citati Opuscoli , quanto nei suoi Saggi Geologici pub- blicali nel 18iy in Piacenza. Di questo individuo esiste soltanto la mascella inferiore col ramo destro infranto , ma il sinistro intero della lunghezza ai q/^oi onn sedici denti per parte, la maggior parte dei quali perduti restandone la traccia soltanto negli alveoli. Delle altre parli dello scheletro esistono l'atlante, due altre vertebre cervicali, tre vertebre dorsali, delle coste e delle altre vertebre in- sieme ammassale e confuse, riunite essendo da un cemento sabbioso argilloso in guisa da lasciare in dubbio se tutte queste ossa appartengano allo slesso individuo. I caratteri sui quali l'Autore si fonda per stabilire la nuova specie sono desunti dal numero dei denti,, dalla forma della mascella, e da quella ancora del processo spinoso dell'aliante molto più lungo e robusto in questo di quello che si osservi nel Delphìnus Cortesi , shhtnchh il corpo della stessa vertebra dell'uno e dell'altro abbia le medesime dimensioni. Un'altra mandibola di delfino, continua l'Autore, viene citata dal Brocchi trovarsi in questo I. B. Gabinetto , che dichiara essere affatto petriflcata, e con la maggior parte dei denti che raantengonsi nello sialo naturale. A dir il vero io non posso ammettere che il masso pietroso che esami- nai, ove trovansi dei denti di delfino, come vengono ac- cennati dal Bronchi, sia una mascella; dirò solo che que- sti denti dovevano spellare ad un individuo piccolissimo, giacché sono più piccoli della metà di quelli del Delphì- nus Cortesi ai quali somigliano però per la forma, e tro- vansi, tranne alcuni pochi ^ mollo irregolarmente sparsi nel masso pietroso. 180 nEMORIA Baiaenoptera Cuvieru , Balsamo. Non trovando il no- stro Autore poggiale sovra basi cerle le determinazioni di questo inleressanle scheieho inconiplelo di balena date dal Cortesi e dal Brocchi, avendolo il primo riferito al Physeter macrocephahis ed il secondo alla Baìaena mu- sculus, adotta il parere dell' illustre Ciivier, il quale nella sua grand' Opera sui fossili, dietro quanto aveva in- torno a questo scheletro pubblicalo il Cortesi, e dal con- fronto de"» '•="'" "^*^' ^«^^rquali del Capo, del Mediterraneo e del Nord era venuto in sospetto che il fossile in discorso costituir dovesse una specie a parte. 11 Desmonlins infatti nell'articolo Balena del Dizionario classico di Storia Na- turale (tom.ll. p. 165) adottò questo parere^ e denominò la nuova specie Baìaena Cuvìerii intendendo di applicare un tal nome allo scheletro fossile descritto dal Cortesi alla pag. 53 dei suoi Saggi Geologici e disegnato nella tav. 111. fig. 1/, che è pure lo stesso oggetto di cui qui parla il nostro Autore, il quale però da forti ragioni è stato condotto a trasportarlo piuttosto nel genere dei Balenolteri. Giacea questo scheletro, al dire del Cortesi, sul dorso orientale del Monte Polgnasco il quale è 1*200 piedi più allo che l'alveo del vicino torrente Chiavenna, ed a 600 piedi circa sotto la sommità, negli strati azzurri seminati di marine conchiglie. Altra porzione di scheletro di grande cetaceo , com- posta di venti vertebre e 17 coste quasi tutte infrante, offre il Gabinetto ed è quello che fu trovalo dal Cortesi nella primavera del 1804 nel villaggio di Monlezago: cer- tamente siffatte ossa non appartengono al Caccialotto (Pliy- setermacrocephahis) come sospeliò lo scopritore nella sua prima memoria : non trovansi peiò in (ale sialo di conser- vazione da poterle delerminare con precisione per cui il milanese Naturalista non dà un nome specifico a questo fossile, e passa ad avvertire , che altre ossa trovansi in vi- cinanza di questo scheletro^ e sono un pezzo di mandibola DEL PROF. G. CRIVELLI 181 inferiore di balena ed un radio ; e che non sono questi i soli cetacei che il Cortesi ritrovò nei terreni lerziarj del Piacentino, giacché nel 1815 (come risulta dai suoi Saggi Geologici) ritrovò sovra un colle a destra del rivo di Mon- tezago , presso la sua foce nel Chero , una metà di man- dibola inferiore, molle vertebre e molle coste. Nell'anno 1816 trovò pure in un rivo che da Montezago mette foce nel torrente Chiavenna un altro schelelro'^di cetaceo , che estesamente descrisse ne' Saggi geologici, e che Desmoulins rilenendolo specie distinta , lo denominò Balaeiìa Cortesi, ma dall'ispezione della figura, sono sempre parole del- l'Autore^ anch'esso sembra piuttosto un balenottero. Elefante. ( Elephas primigenius, Blumenb. )■ I residui fossili appartenenii a questo genere di pachidermo furono fatti scavare dal Cortesi nel 1800 sulla vetta del monte Pulgnasco, ossia in quello slesso monte, sul dorso del qua- le, ed a 600 piedi dalla sommità;, fu pure trovalo il bale- nottero di cui si è detto or ora: giacevano in una terra rossiccia argillosa mista ad arena, che è superiore alla marna azzurra, nella quale come si è dello furono trovati gli avvanzi dei cetacei. Oltre le parti descritte dal Cortesi, e consistenti in una zanna, un femore, una tibia cui sta unito un pezzo di fibula, un omero, parte della mascella superiore ed un pezzo del lato destro della mascella infe- riore; il Gabinetto serba ancora un metatarso e tre falan- gi, pure del dito medio, varie vertebre conglutinale con delle coste infrante, porzione delle ossa del baccino con una prima vertebra cocigea , alla quale trasversalmente si saldò un pezzo dell'altra tibia, ed un osso semilunare e cuneiforme. Rinoceronte. (RMnoceros Leptorlùnus Cuv.) k torlo il De C/iristol nelle sue Ricerche sulle grandi specie dei Rinoceronti fossili credulo aveva che questo teschio riferir si dovesse alla specie denominala dallo slesso Cuvier Rlu Thicorhinus , per essere munito dell' osseo sepiniento 182 MEMOniA intermedio alle fosse nasali, mancando realmente questo setto nell'originale, ed avendo il citato geologo francese male interpretato i disegni, d'altronde esatti, che erasi procurato dal Must-o milanese. Fu trovalo questo teschio, unitamente ad altre ossa dello slesso animale, dal lodato Cortesi nel 1805 nel villaggio di Montezago presso la ba- se di un colle che sta alia destra sponda del Chero. A questa stessa specie pare riportare si possa anche la man- dibola inferiore trovata poscia dallo stesso Cortesi sopra il Monte Pulgnasco all'altezza di circa 500 piedi dall'alveo del vicino torrente Cliiavenna, giacente tra gli strati su- periori della sabbia rossiccia contenente molle conchiglie, mandibola disegnata nella tav. V. fig. 5 de' suoi Saggi. Rhinoceros De Filippi, Balsamo. JNella Lignite di Caudino presso Leffe il Sig. Felice Bolla trovò di recente cinque denti fossili spellanti ad una specie di Rinoceronte, e dovevano essere della mascella superiore sinistra: pei caratteri che presentano questi denti , e che l'Autore esat- tamente descrive, non potendosi i medesimi riferire a ve- runa delle specie state fin qui descritte, opina egli chela specie possa essere nuova e la dedica al valente naturali- sta Sig. Dottor De Filippi e come tributo d' amicizia e di slima, e perchè il medesimo ne aveva di già sospettata la novità. MoscHus? Il secondo fossile della lignite di Leffe fu trovato, dice per ultimo il Balsamo, in questo stesso an- no (1841) dal lodato Sig. Bolla, ma tanto sconvolto ed alterato che egli è, a vero dire, cosa ardila il volere de- terminarne la specie. Le ossa che appena si facevano ri- conoscere erano delle coste fratturate, delle vertebre scom- poste , e dei pezzi d'ossa lunghe qua e là sparse; rivolta però la mia attenzione sovra due denti e specialmente so- vra un'infranta zanna, mi accorai che i denti potevano essere due molari di ruminarne, e nacque così il sospetto che i residui del piccolo ruminante di Leffe possano spettare DEL PROF. G. CRIVELLI 183 al genere iJfo5c/m5, giacché a questa sola specie di piccolo ruminante altribuisconsi denti sporgenti dalle mascelle o vere zanne canine: ma siccome ora è noto che anche il Cerviis Muntjac è un piccolo cervo portante canini sporgenti non si può essere ben sicuri della prima determinazione, es- sendoché siffatti oggetti sono tanto fragili da non prestarsi al minuto esame necessario per sciogliere il "dubbio Sicco- me però vari individui del genere Moschus vennero trovati nel terreno sopracretaceo; il Sig. Pratt p. e. ne trovò delle ossa in una founazione d'acqua dolce nell'isola Wighl; il Sig. Peniland due specie ne determinò del Bengala; una indeterminala si riscontra nella Limonite d'Albe, ed un'altra è quella che fu trovata a Montebusan nella Fran- cia, così pare più probabile che le ossa di Leffe apparten- gano esse pure a questo genere di ruminante. Io però, conchiude V Autore, ne ho solo fatto un cenno perchè, pre- sentandosene l'occasione, possano essere i fossili di Leffe più attentamente esaminati , e perchè sia il Sig. Botta ani- mato ad attivare le sue ricerche nello scavo di lignite, per potere così giovare al progresso di una scienza di tanta importanza qual è la paleontologia, che somministrò utili lumi alla zoologia, senza della quale non si può progredire nello studio della geologia. {A. Alessandrini.) INTORNO UN ABSGESSO DI SINGOLARE NATURA ESISTENTE NEL CUORE DI UNA BESTIA BOVINA osservazione comunicata AL PROFESSORE AX.ESS AMDRZNX nel maggio 1842. Veterinario bolognese al servizio delle R. Possessioni di Toscana in Val di Chiana. Jjra presso a terminare il suo corso il dì 28 Aprile del corrente 1842 quando, casualmenle passando dalla casa di Luigi Bianchi lavoratore della Reale Fattoria diDolciano, Dell' estremo della Chiana, egli chiaraonirai a visitare una di lui vacca da razza, di anni cinque, già stata più volte madre, che da qualche giorno offeriva segni non equivoci di sconcertata salute. Aderendo all'invito, riscontrai la vacca, per la quale il Bianchi temeva, giacente in non ordinaria positura; adagiata cioè orizzontalmente sul ven- tre e sullo sterno, col collo allungato, muso disleso ap- poggiato sulla lettiera, orecchi dimessi, pendenti; pelo composto, pelle buona: occhio alquanto infossalo, un po- co lucente, a congiuntiva appena injellata: il calore del- l'alito della bocca, della lingua, normale; quello dei corni , delle orecchie , lungo la spina dorsale , ed alle estre- mità degli arti al disotto di questo grado; mentre elevavasi assai ai lati del torace, alle ascelle, ed agli ipocondrii. Costretta l'inferma ad alzarsi, Io fece di mala voglia, e OSSERVAZIONE DI V. LUATTI 186 con lentezza ; lentamente eseguì pure alcuni passi per acco- starsi alla manf^iatoja che vuota essendo di foraggio , diede indizio di desiderarne voltandosi verso di noi coi capo so- lamente, quasiché riuscissero penosi i movimenti del tron- co. Esplorato il movimento del cuore, lascialo alquanto in quiete l'animale, non mi fu possibile dislingnerlo chiaramente né colla mano, né medianle l'ascoltazione; era il polso fre- quente numerandosi dalle 80 alle 90 battute, piccolo, e poco resistente. La percusione del petto, la respirazione, l'aspetto delle mucose, la punta del muso, nulla offrivano degno di attenzione: dolorosa riusciva la pressione dorsale senza che però l'inferma mandasse verun gemito: andatura lenta, pesante, melensa. Un certo tremito della fibra accompa- gnava l'espressione di una fisonomia in cui era bene scol- pila l'impressione di cupo dolore e di penosissimo soffrire. Interrogato il Bianchi, disse averla acquistala da 15 mesi, che di recente era divenuta madre di vispa vitellina, conservandosi illare e briosa, essa stelle in carne a sufficienza per cui era ben lungi da sospettare in essa verun incomodo di salute, ed auzi la riguardava come la migliore della sua mandra. Senza manifesta causa nel dì 26 del citato mese raostrossi mollo malinconica; ma nella mattina del 27 ricomparve gaja, briosa; bebbe naturalmente buona porzione di acqua bianca, in seguilo mangiò e ruminò co- me nulla fosse; nella sera però ricomparve indisposta, sviUippossi la febbre, accompagnala da calore urente , che riprodusse l'angoscia, e la prostrazione. Ponderando le quali cose, ed anche il modo par- ticolare di giacitura ed il ripetersi frequente degli ac- cessi di oripilazioni , non stelli dubbioso nella diagnosi, e mi persuasi trattarsi di affezione precordiale molto gra- ve e pericolosa. Rapporto alla cura l'antiflngisiica sembrandomi la più conveniente al caso elfeltuai nel momento una sanguigna di otto a dieci libbre: coadiuvai la sottrazione sanguigna 186 OSSERVAZIONE prescrivendo 3ij di Digitale purpurea unita a cinque di nitro da amministrarsi ogni sei ore. Nella mattina del 29 oltre l'apparato sintomatico so- pradelto, trovai mancanza di ruminazione, svogliatezza nel cibarsi, respirazione affannosa e breve: ha passalo tutta la notte per lo più ritta in piedi, ed i movimenti dell'arto inferiore destro sembrano più torpidi. Il sangue estratto diede poco siero di color citrino-carico; duro oltre misura il crassamento; cotenna alla suiierficie di due linee di den- sità; cruore cupo resistente alla pressione, tenace al ta- glio, a rottura fibrinosa, pulita , ed avente tutti i caratteri, le condizioni tutte del sangue estratto sotto il dominio delle acute pluritidi reumatalgie e flogosi angìoitiche. Replico la sanguigna a otto libbre, ed alla prescrizione della digitale e nitro, aggiungo le abluzioni di acqua tiepida acidulata al torace. La mattina del 30, oltre la persistenza dei descritti fe- nomeni morbosi, trovai ancora che l'animale eseguiva i mo- vimenti con lentezza maggior di prima; all'arto posterio- re destro eravi claudicazione decisa, senza alcuna appa- rente lesione esterna: né il sopraggiungere di cotesto epi- fenomeno mi indusse a variare od a modificare la diagnosi j né il doveva io conoscendosi di già in pratica come dallo slravasamento di un liquido irritante entro il pericardio si sveglino dolori articolari ai membri; lo stesso Signor Tamberlicchi, nell'eccellente sua traduzione del Dizionario dell' Hurtrel, riporta un caso avvenuto al Mercier di endo- cardite con claudicazione alla sinistra estremità anteriore; ed avendo la mente ancor fresca della lettura dell'altro caso osservato e descritto dal Signor Fauvet (Giornale di Orvieto fase. 9, 10 anno secondo, pag.253), di un zoppica- raenlo avvenuto in un cavallo affetto da pneumo-cardite la- tente. Il respiro però era alquanto meno affannoso, il coa- gulo del sangue, estratto a due dita più in basso dalla prima incisione della jugulare sinistra, dava minore sepa- DI V. Satti 187 razione di siero del precedente, cotenna a tre linee, ed il crassamenlo ancor più consistente. Come che abbastanza palese fosse slata l'indicazione di nna terza sanguigna , re- putando il caso non frenabile coi mezzi dell'arie, ed il colono mostrandosi poco disposto a permetlerlo, anche per non essere tacialo di azzardoso, me ne astenni , sostituendo alla digitale 3iij di Tartrilo di potassa antimoniato da ri- petersi ogni sei ore. 1.° Maggio. 0 fosse che l'azione del tartaro emetico avesse di già mitigata la tlogosi , o perchè naturalmente si manifestasse remissione più marcala , certo è, che dopo tre dosi dell'emetico fu vista restituirsi la ruminazione, e trovai l'inferma giacente inclinata un poco a sinistra, con fisonomia animata bensì, ma in atteggiamento di sufficiente calma in tutto il resto, il che diede tanto da sperare al co- lono, da pregarmi ad ordinarle, invece della sanguigna, le slesse cartine di jeri , nell' attivila delle quali egli con- fidava assai. A malgrado dell' apparente miglioramento ebbi a notare che questa volia l'inferma si alzò a stento, e che alla claudicazione dell' arto destro si univa quella del sinistro, perloccliè raccomandai i bagni emollienti aci- dulati alla region lombare, ed alle articolazioni [lelvo-fe- morali rinnovando la prescrizione del tartaro emelico unito al nitro. 2, 3, 4. detto. Progressivo fu il peggioramento sino alla notte precedente il giorno 4 , al terminar della quale irruppero ben marcate recrudescenze di un forte cruccio, con gemito, e scuotinienli delle membra ben distinti, dopo di che sopravvenne la paralisi del treno posteriore, e quindi l'impossibilità di rialzarsi. Conlinuossi la somministra- zione del solito rimedio. Nel 6 vengono in scena i deliqui, le sincopi, passale le quali l'animale prende cibo, beve, e rumina alquanto. Alzato di tutto peso, senza che mostri di scuotersi od aju tarsi in veruD modo, viene adaggiato su di un abbondante lettiera- 188 OSSERVAZIONE Nel 6. Sincopi frequenti, aumento di stupidità, di ano- ressia; pel rimanerne come negli andati giorni. Nella visita del dì 8 la trovai prostrata, decombente sul lato sinistro: respirazione prolungata, profonda, la- boriosa; la espirazione compiesi con violenza, ed in modo precipitato, le aperture nasali sono dilatale: il polso estre- mamente abbattuto ed ondulatorio; continua un tale penoso stato sino alla morte a.^venuta nella mattina del 10 Mag- gio: cioè dopo 13 giorni di cura, e 16 circa dalla mani- festazione del male. Dalla sezione del cadavere fatta nella sera del giorno stesso rilevaronsi le seguenti cose. Abito esterno e sotto- cutaneo normale; normale la regione lombo-muscolare sa- cro-iliaca, e femoro-pelvina. Cavità Toracica — Nella regione media sternale m'in- contrai in un robusto cordone leganientoso anormale, di natura cellulare, proveniente da un'ammasso di tessuto cellulare, che inviluppava tutto attorno il cuore. Dedotte le coste apparve il polmone gonfio, bianco sbiadato, leg- gero,crepitante, enfiseraatico ; e tagliato era dove più, dove meno rossastro incettato; del rimanente sano. Il cuore a primo aspetto mi sembrò mancare di pericardio , e credetti ne potesse far le veci il denso strato di cellulare testé in- dicato; ma prestata un no' più d'attenzione ebbi tosto a convincermi di errore. Nell'eslerior faccia di esso cuore, e precisamente all'apice del ventricolo sinistro, lilevavasi un tumoretlo della grossezza di un uovo di pollastra, flutuan- te, di figura ovoide irregolare, a base ristretta, aderente al pericardio che quivi acquistato aveva tenacità, e densità maggiore che nel rimanente , e poggiando sul diaframma sembrava immedesimarsi con esso, anzi studiandomi di stac- carne la porzione adesa , trovai anche il diafiagma unito alle pareti dello stomaco, corrispoudenlemente al reticolo per l'estensione di parecchi centimetri, a tale che con ra- gione si poteva sospettare che un corpo straniero intro- DI V. HI ATTI 189 dolio nello stomaco si fosse diretto al cuore per quella strada, come pure spesse volle succede. Per quanta dili- genza però io usassi nello staccare la parete del reticolo unita al diaframma, non rinvenni né corpo estraneo né perlui^io che potesse dare appoggio alla supposizione; al- l'esterno il tratto aderente della parete stessa era ingros- sato del doppio, biancastro, calloso, ma sano nell'interno. Essendomi poi avvenuto di incidere profondamente il de- scritto tumore, ne uscirono parecchie once di un fluido leggero, scorrevole, color di canella ossia rosso di rugine. Per quest'apertura introdotto i;no specillo, giunsi senza ostacoli a farlo penetrare nel corrispondente ventricolo si- nistro del cuore; cosa che sommamente mi sorprese non vedendo passala una sola stilla di sangue entro il tumore. Slaccato allora il cuore, recidendo anteriormente i vasi sanguigni che Irova illesi da qualunque alterazione, e po- steriormente asportando con lui la porzione del diafragma aderente al tumore, mi fu facile lo staccare il pericardio, privo affatto del suo umor sieroso, passalo ad un lieve grado di ispessimento, api)licalo immedialamente e per tutta l'estensione sua alla superficie del cuore, al quale in molti punti aderiva. La parte del pericardio che passava sul ttunorelto vi aderiva fermamente, né si slaccò che con notabile sforzo, lasciando traccia di sua adesione in un orlo prominente e biancaslrc, che ne circoscriveva il limile. La faccia interna della parete del tumore sebbene liscia, e di colore olivastro, mostrava dei piccoli punti prominenti, radi, lucenti, somiglianti alle uova di aringa. Messo così a nudo il cuore trovai che sul fondo della cavità del tumore esisteva un'ulcera fistolosa, che perforando dal basso in alto obbliqiiamente la sostanza muscolare della parete del sinistro ventricolo penetrava in cavità. Il venlricolo slesso poi trovavasi riempilo per la maggior parte da una concre- zione fibrinosa, o poliposa, di figura triangolare, larga 5 oentimetri e grossa 3 nella maggior sua densità, e che si 190 OSSERVAZIONE diramava lungo 1' aorta pel tragitto di parecchi decime- tri. E questa concrezione, per quella parte che era con- tenuta nel ventricolo , la trovai perforala essa pure intera- mente dall'ulcera cardiaca che perveniva così e lasciava traccia di sé nello stesso setto mediano del cuore per l'e- stensione di parecchi millimetri. Il ventricolo destro conteneva egli pure altra concre- zione poliposa, che modellavasi a seconda della di lui ca- vità la quale ne era quasi totalmente ripiena, indi prolun- gavasi per l'arteria pulmonare assai in allo senza offrire verun punto di adesione alla parete del vaso. La sostanza del cuore tagliata apparve scolorata; e la superficie ester- na dell' orecchietta sinistra era segnala di macchie rosso- livide. II seno fistoloso scorrente pel ventricolo all' esterno ammetteva una grossa penna d'oca, progredendo ingran- divasi sino ad acquistare più d'un centimetro di diametro. Nel suo interno lo trovai guernilo di un fodero ben distin- to, di pseudo membrana densa, di color bianco-cinereo, che cangiavasi in giallo-paglierino nell' attraversare il poli- po or ora descritto, onde arrivare all'opposta parete del setto inlerventricolare, sul quale era visibile un largo disco biancastro costituente il fondo cieco del lungo seno. La concrezione poliposa aderiva alla parete ventricolare solo nei contorni del foro praticalo in essa dal prolungarsi dei seno fistoloso. Addome — Il rumine solo conteneva il po' di cibo preso negli ultimi giorni: gli altri stomachi, ed il tubo intestinale, totalmente vuoti , non mostrarono traccia veru- na di lesione: lo stesso dicasi del rimanente dei visceri di questa cavità. Limitandomi alla nuda esposizione di questo fatto, che mi è sembrato degno di trovar luogo fra i molti che oggi- giorno si van registrando negli Annali della Scienza, e ri- sguardanti le malattie, e lesioni organiche del cuore dei bruti , lascierò volontieri che altri di me più dotto si inoltri DI V. tUATTI 191 nelle ricerche clie riferir si possono alla causa efficiente il gua- sto organico singolarissimo ^ esclusa del tutto, per quanto sembra almeno, l'influenza di un corpo estraneo pungente ; e il procedere oscuro del male, che certamente deve avere avuto incominciamenlo mollo tempo innanzi che l'animale apparisse visibilmente infermo; e principalmente poi il tro- vare spiegazione al fenomeno ben strano del non essersi cioè né versato l'umore contenuto entro il tumore nella cavila del cuore, né passalo il sangue da questa stessa cavila nel centro dell' abscesso, abbenchè patente ne fosse la strada di comunicazione mediante il largo seno fistoloso descritto, ricerche tutte le quali meritano bene l'attenzio- ne delle persone dotte nell'arte medica e nella Scienza Anatomica, e che certamente torneranno io vantaggio della medesima. ^^^^^^4S^*" ANGELELLI MARCHESE MASSIMILIAINO DONATO A PEONIO DA SINESIO VESCOVO DI TOLEMMAIDE Il modo di rappresentare agli occhi , in una superfìcie piana, la figura di un corpo sperico o concavo, ulilissi- mo trovato a più maniere di buoni studi e massimamente all'astronomia, ricevette^ in Europa, se non intera perfe- zione, al certo grande miglioramento, nel finire del quarto 0 nel cominciare del quinto secolo appresso l'era volgare, per lo studio e la cura di Sinesio di Cirene che, a quel tempo, si trovava a Costantinopoli come legalo della sua patria all' imperatore Arcadie. E che io dica il vero, posso darvene , o Signori, questa prova; che lo slesso Sinesio spone la sua invenzio- ne, né si può errare sopra l'autorità di tal uomo, che, gli storici lutti e meglio le sue scritture mostrano avere sempre studiato di non lasciare giammai signoreggiare su- perbia nella mente, a fine di mantenere in se la virtù del- l'umiltà la quale propriamente è guardia di ogni altra virtù. Oltre a ciò si vuole por mente a questo, che Sinesio fece dono del suo lavoro ad uomo dal quale aveva ricevalo solenni benefizi, a Peonio, che era in grande sialo presso MARCU. U. AMC.ELELLI 193 rimpeiatore : talché , per questa considerazione ancora , rimane escluso ogni sospetto dell'integrità della fede di Sinesio il quale , tra per la naturale onestà e li rispetti debiti al benefattore, non altro poteva che nnostrarsi intero al dire e all' operare. Premesse queste cose che non mi parevano da tacere, piacciavi di udire ciò ch'Egli scrive al predetto Peonio: w II dono che io ti offero è tale, che sta bene a me darlo w e a te accoglierlo , il quale dono opera è delle mie cogi- w tazioni, per quel tanto che insegnommi la venerabile )) maestra (cioèlpazia) ed opera è della mano d'uomo va- )) lente, sopra ogni altro, in condurre l'argento » E ap- presso: w Sappi, che queir antichissimo Ipparco, significò, » come che oscuramente, che si potesse ridurre in piano )) una superficie sperica , conservando pur tuttavia la me- >> desima ragione anche nella diversità della figura, e fu il w primo che intese a questa considerazione. Noi , se troppo » di merito non ci attribuiamo, abbiam ritessuta questa w tela sino alle fimbrie e finita; perchè, nel lungo tempo )) intermedio , questo problema fu trascuralo e Tolommeo, » uomo d'intera dottrina, e i beati discepoli e successori di M lui, furono conlenti di conoscere le ore notturne, per w le sedici stelle segnate soltanto da Ipparco in questo stru- » mento. E veramente questi uomini sono da scusare se w intorno alle ipotesi si andarono faticando , intanto che w erano ancora imperfetti i migliori argomenti e la geome- )ì tria era quasi bambina lattante : » E più innanzi : a Co- )) me, intanto che si edificano le città, non altro si cerca w che ciò che è necessario alla loro salute e conservazione, w e, quando poi sonosi aumentale, non tanto per le cose )) che sono di necessità, quanto per la bellezza dei portici )) e dei ginnasi e per l'ampiezza del foro si spende mollo )) danaro: ugualmente interviene delle scienze le quali han- )) no principio con le cose solo di necessità e poi acqui- )) siano splendore, secondo che vengono prosperando. » IS. Ann. Se. Natur. Anno 5. Tom. 10. «:< 194 DEL PLAN15FERIO Non vi pare, o Signori, mostrata, per queste parole la qualità e la novità dell'opera di Sinesio? Della quale per quello che io m'intenda, stimo non avere parlato in modo conveniente alla rilevanza , gli scrittori della Storia delle matematiche e dell'astronomia, i quali anche tengono diverse sentenze. E prima di ogni altra cosa dirò, avere io potuto, per cortesia del Presidente di questa nostra Accademia, svol- gere, a beli' agio ?Z Trattato dell' uso e della fabbrica del- l' Astrolabio di Igna'^io Danti Frate Predicatore: senza trovare che quivi si faccia menzione di Sinesio. E simil- mente m'è avvenuto nel Trattato della Bescri'^ione della sfera celeste in piano di Claudio Tolommeo , tradizione di Ercole Bottrigaro: il quale trattato trovai unito all'ope- ra predetta, dove il Bottrigaro noverando fra li matema- tici greci, che hanno trattato dell'astrolabio, Proclo Dia- doco e Niceforo, tace Sinesio il quale, certamente innanzi Proclo Diadoco, aveva distesa la scrittura che dà materia al mio ragionamento. Però, stimando consiglio migliore rivolgermi ai più moderni ho trovato che Baylli si sta contento a dire che Sinesio fece dono di un astrolabio o planisferio da luì inventato, a Beonio: che la scrittura, onde V astrolabio era descrìtto, è perduta : ma nondimeno che il detto planisferio era grande e fatto secondo le regole della proiezione, nel quale, secondo che egli stima, l'occhio dell' osserva- tore si vuole tenere posto al polo. E Montucla: che v' ha una prefazione o lettera di Sinesio che contiene la descri- zione e gli usi di un astrolabio da lui inventato e mi- gliore di quello di Ipparco e di Tolommeo. Alla perfine Weidjer che , la descrizione di Sinesio rappresenta un istromento conforme ai nostri planisferi moderni. Adunque, secondo Baylli , è perduta la descrizione del planisferio di Sinesio; secondo Montucla e Weidler, non è perduta. E che sarà da dire , o Accademici , della diver- MARCH. M. ANGELULLI 195 silà anzi della contrarietà di queste relazioni ;. intanto che una sola è la scrittura di Sinesio, la quale tratta della materia che discorriamo? Io penso non mancare nei debiti rispetti ad uomini di tanta dottrina dicendo, che ebbero , per avventura, in pic- col conto la Scienza del Vescovo di Tolemmaide nelle cose della matematica: onde non furono pazienti abbastanza alla lettura del testo greco, il quale secondo l'uso di quei tempi è di stile alquanto rotto e poco chiaro: perchè es- sendo allora tenuta quasi una cosa, la filosofia e la teo- logia , stimavano i dotti che queste materie non fossero da umiliare con modi e parole comuni: ma da rendere de- gne di reverenza con istile di parlare lontano da ogni al- tro plebeo e pubblico, onde, acciocché io dica così, si fa- cesse a filosofia quasi tacilo onore. Sopra questa ragione, datomi a studiare, secondo il modo della mia possibilità, nel testo di Sinesio, al qua- le non si trova alcuna nota di critici o di filologi: mi pare di potervi mostrare, con molta probabilità che, per- duta è la scrittura dove Sinesio dichiarava l'artifizio, onde aveva rappresentato in una superfìcie piana la figura di un concavo: ma, quanto alla descrizione del planisfcrio, tanto è scrino nel testo che ci rimane, quanto credeva Si- nesio poter bastare ai dotti nella scienza della fìsica, per conoscere la disposizione e la ragione dello stromenlo , che poneva dinanzi da loro. E venendo subito al proposito, ponete mente, o Si- gnori, a queste parole del testo le quali, come che io né possa uè sappia tradurre che litteralmente, nondimeno penso che, così ancora, siano a Voi, che della vostra esperienza e dottrina potete adempire ogni mio difetto, suffi- cienti per mostrarvi la verità della mia opinione: « Intorno al w ridurre in piano, dice Sinesio, la predella superficie h concava , avendo noi slimalo che questa considerazione sia )) degna, per se medesima , «li molto studio, abbiamo fatto t96 UEL PLA[«ilSKERIO » una scriltma nella quale sono raccolti molti e necessari h teoremi, i quali abbiamo curato di mostrare e fare più w chiari, con materiale argomento, ponendo innanzi agli » occhi, in un bel planisferi©^ la figura del mondo. E » perchè l' intraprendimento nostro ne concede di taglia- M re, secondo la medesima ragione, così una superficie » piana come un concavo regolare: e perchè teniamo w avere fra loro anche maggiore relazione un qualunque » concavo e un corpo perfettamente sperico , abbiamo cer- » calo che questo piano sia concavato in apparenza e che » ogni altra cosa sia fatta in modo che, la vista di tale )> strumento , rammenti , al discreto spettatore , le cose co- )) me esse sono realmente. » Non si pare, per queste parole, che il planisferio era un argomento materiale che faceva più chiare le ragioni e i teoremi distesi in altra scrittura? Ma se di questi tace qui l'autore, non tace la disposizione del planisferio. Ecco alcune altre parole del testo: « Abbiamo qui ordinato gli n astri secondo li rispetti delle loro figure e fatto li cer- w chi, alcuni intorno gli altri e alcuni intersecati. Tutti )) poi sono, con brevi linee, tagliati in parli, ed ogni )> quinta linea è maggiore delle altre e distinta con nume- » ri segnali d'inchiostro nell'argento, w E qui l'Autore procede innanzi assegnando la ragio- ne di queste divisioni : mostrando come le figure fossero consentanee 1' una dell' altra: come alcune fossero segnate in forma di linee rette per lo riducimento di loro secondo che si paiono alla vista; e più altre cose ancora espone che io non riferisco, volendo usare discretamente la vostra cortesia: massimamente che le parole dell'autore sono age- voli a tradursi in quanto alla lettera: ma all'intendimento del senso chiuso in esse, è richiesta dottrina di filosofo, della (juale è in me difetto grandissimo. Nondimeno questo ancora non mi pare da tacere, che l'a al mio proposito, che Sinesio prima di finire la scrittura, MARCH. M. ANOEI.ELLI 197 avvisa Peonio, di avere posto nei plaiiisIVrio , die era d'argento come si è detto, una iscrizione di solid'oro e prima di mettere i versi della predella iscrizione, epilo{ja qnasi tutto quello che prima ha dello; a fine di dichiara- re i versi, i quali, se io ho saputo intendere il lesto, danno questo senso : w Sapienza trovò la via del cielo : » Mirabil opra del divin consiglio! » Vedi le curve spalle della spera: w Vedi li cerchi uguali , inegualmenle w Parliti. Guarda agli astri e dove Febo » In equa lance e giorno e notte libra, )) E allo Zodiaco obliquo e ai chiari punii M Dove, in mezzo del giorno, il sol declina. Adunque mi pare di poter conchiudere che due era- no le scritture di Sinesio : l' una ove sponeva la ragio- ne secondo la quale aveva segnato , in una superficie pia- na, un corpo sperico : e questa scrittura è perduta: l'altra, nella quale descriveva il planisferio fatto da lui, e questa si trova ancora fra le sue opere ; sì che vere sono le sentenze di Montuclaedi Weidler, non è vera al tutto la sentenza di Baylli. Ma tempo f^ omai che io dica il fine per lo quale ho discorso questa materia, anche troppo, per avventura, prolissamente. La storia delle Scienze , delle Lettere e delle Arti, è la sloria dell'ingegno umano: e se, nella Storia delle repubbliche e degl' imperii , l'ordinala succes- sione dei fatti è utilissimo argomento per conoscere chia- ramente le cagioni degli avvenimenti : cosa è pure di grande rilevanza, nello studio degl'ingegni, cercare, con esattez- za , e vedere , con ordine , i modi onde , nel correre del tempo, posero cura alle cose di filosofia: di che, spesse volle, si porla luce dentro l'oscurità e si trova scala a più cose che si paiono disgiunte per intervalli lun- ghissimi. 198 blil, PLA?(1SFERI0 A chi studia con mente riposata nella storia della filosofia naturale, può entrare, di leggieri, l'opinione che i greci, in quanto all'astronomia, fossero giovati dal pro- prio ingegno, più che dalle cognizioni dei Caldei o dei Babilonesi, delle quali avevano poca notizia. E gli Arabi, che intesero di poi a questa scienza , tradussero , nella lo- ro favella, i libri di Toloraraeo: e i norai^ che posero alle costellazioni, trassero, eccetto pochi, dal greco idioma e tali furono accolli anche dai Persiani. Adunque il trovato di un dotto greco, discepolo di Ipazia, il quale afferma avere migliorata, anche dopo Tolommeo , un' opera da Ipparco pensala e cominciata , non si vuole tenere in trascuranza. E perocché poco di ciò hanno detto gli scrittori della Storia delle Scienze: nulla il Petavio, commentatore di Sinesio e ricoglitore di più greche scritture ed anche di Ipparco , alle quali è materia l'astronomia e l' uranologia: ho inteso per le mie parole, di rimettere, dottissimi Accademici, nell' autorevole vostro giudizio l'opinione mia, che sia fatica bene impiegata porre studio nell'interprelare dirittamente e chiaramente il testo di Sinesio , a fine di acquistare novello argomento per vedere come e quanto, nello spazio di più di due se- coli, nel tempo che corse fra Tolommeo e Sinesio, avan- zasse la scienza delle matematiche e dell' astronomia e per quali modi. Né qui voglio anche tacere che Angelo Poli- ziano afferma, sopra l'autorità di Sinesio, essere stato Ipparco trovatore dell'astrolabio: talché parmi cosa degna allo studio dei dotti conoscere, come il predetto Sinesio, stimato, anche dai moderni, uomo di autorità nelle cose della matematica e dell'astronomia, abbia appunto cercato e trovato che vengano in perfezione gli argomenti trovati e praticati da Ipparco e da Tolommeo. E perocché io non sono da tanto da mettermi a questa impresa né da com- pirla degnamente^ ho stimato, per questa sposizione, dar- vi a conoscere il mio desiderio, che uomini, quali voi siete, UARCII. M. ARGELELLI 199 forniti d'intera dottrina di filosofia, pongano sollecita e nuova cura nell' interpretare il testo di Sinesio, emendar- lo, dichiarare il senso che si chiude nelle parole concise, e fra le varie interpretazioni che possono ricevere , scegliere la più conveniente al soggetto. Perchè ini pare che debba seguire di ciò, che si veggano più gradatamente e più naturalmente gli avanzamenti nello studio delle matemati- che e dell'astronomia. Certa cosa è che, in qualsivoglia storia , la trascuranza delle cagioni intermedie fra l' uno e l'altro fatto, li rende più maravigliosi che mirabili: e nella materia delle Scienze e di tutte le buone arti , il di- fetto di notizie, in lungo intervallo di tempo, ripugna alla mente, che vede gli ingegni non passare, ma saltare d'uno in altro pensiero. Che se l'opinione mia e il mio desiderio non sono diritti, sarà scusa all'errore, il naturale inchinamento a favellare delle cose , che l' uomo tiene in grande pregio. Im- perocché, lasciando stare l'utilità dello studio dell'astro- nomia, penso che fra le varie parti di filosofia, niuna altra sia che l'avanzi in nobiltà. Tiene Clemente di Ales- sandria che Àbramo, mirando intentamente l'ordine ma- gnifico del Cielo ^ si desse a contemplazione, ciò vuol dire accostamento di animo a Dio per elevazione dalle cose ter- rene. E veramente l'Astronomia leva la mente da terra e la conduce in alto a muoversi ordinatamente insieme cogli astri: onde sente, allora più che mai^ il calore delle di- vine scintille, che porta chiuse dentro di sé, della virtù divina. Ma senza allegare altre autorità né più abusarmi della pazienza vostra, finisco il ragionamento con le parole di Sinesio che fanno veramente al mio proposito. La Scienza dell' astronomia , procede senza contro- versie per dimostrazioni , e sono a lei ministre la geo- metria e l'aritmetica, le quali da ognuno si possono chiamare , acconciamente e senza errore , regola della ve- 200 DEL PLANISFERIO rità. Oltre a ciò 1' aslionomia è scienza gravissima che forse può essere scala per salire a cose più venerande e più antiche: ed io quasi la tengo barca per passare alla recondita teologia. II beato corpo del Cielo è materia sug- getta air astronomia: e il movimento di questo corpo, pare ai migliori filosofi stupenda imitazione della mente umana. DELL'ABATE PIETRO PILLORI GIULIO BEDETTI DI BOLOGNA SUL PRETESO RITROVAMENTO DELLE EFFEMERIDI GAXXLEXANE DEI SATELLITI DI GIOVE <£i)ttti't5stma Signore Ei illa mi ricerca , carissimo signor Dottor GiuHo , di qual sentimento io sia nella questione insorta fra il signor Eugenio Alberi , ed il commendatore Vincenzo An- TiNORi, intorno il preteso ritrovamento delle effemeridi galir leiane sulle stelle medìcee, e come si pensi dai più a que- sto proposilo. Se debbo confessarle la veri là , poco mi sono occupato a parlarne con altri; pure ben volentieri m'induco a mani- festarle la mia opinione^ mosso da un sentimento di stima per Lei-, e per ciò che mi pare secondo verità. Co' dati e cogli scritti che abbiamo, vedo che può giungersi a schiarire così questo fatto , da lasciar nel lettore allafìne un'idea giusta e distinta d'una questione, che col trattarla s'è intricata non poco, per la troppa modestia e riservatezza di una parte, e per l'audacia, da prima, e poi 202 LETTERA pe' cavilli dell'altra. Credo perciò necessario riassumere la questione fin dal principio^ ed esaminarla coir andamento del raziocinio e dei fatti , onde il nostro giudizio non sia l' effetto della passione o del caso. L'uomo prudente prima di dire: ve- dete se ho ragione? — deve mostrare la convenienza e ragio- nevolezza de' suoi giudizj. Ella dunque vede che quando per tal via ci saremo condotti a prendere un partito, bi- sognerà convenire che questo deve esser quello di tutti gli uomini prudenti e sensati. Veniamo al fatto. Il Sig. Eugenio Alberi, giovine non privo d' ingegno^ direttore della Società editrice in Firenze, e della nuova edizione delle opere di Galileo, nello svolgere i codici ga- lileiani della Palatina, credè d' aver ritrovate le effemeridi sui satelliti di Giove costrutte per opera di Galileo e del P. Renieri ^ delle quali, dal Viviani al Libri, si deplorava la perdita. Pieno la mente ed il cuore di questo grato resulta- mento (scriveva egli) delle sue indagini, diresse subito un memoriale a S. A. L e R. il nostro Sovrano , in cui gli annunziava la fatta scoperta. Domandava in esso la con- cessione di far noto officialmente questo avvenimento, e già confidava che quelle tavole (che non esistevano) si do- vessero denominar Leopoldine (1). Scriveva di più, che il P. Gio. Inghirami, ammirato d' una tanta scoperta, pro- digava i tesori della sua scienza a lui (2) (e par che ne avesse bisogno davvero I), ed al Sig. Celestino Bianchi suo ajuto. Né diversamente scriveva al cav. prof. Gio. Battista (f) V. Memoriale a S. A. I. e R. il Granduca, 14 Aprile 1843, nella Dichiarazione del cav. Anlinori. (2) Il P. Gio. Inghiratiìi, uomo di quella scliietezza che ognuno sa, scri- veva, dopo tre mesi da questa scoperta, al cav. prof. Ciò. Battista Amici, che il Sig. Celestino Bianchi di rado gli ti era presentato , e toitanto per doman- dargli alcun libro di cui abbisognasse per l' intento suo ; e che il Sig- E. Alberi dovè persuadersi, che ^om o nulla poteva contare lulV opera lua, a cagioa «Ielle stato infelice de' suoi occhi. dell' ab. p. pillori 203 Amici, ed al commendatore Vincenzo Antìnori (1). Questi, che venl'anni sono fu direttore e compilatore del catalogo dei manoscritti galileiani ;, s'oppose al vanto di un tal ritrova- mento 0 scoperta dell'Alberi, perchè, avendo più volte po- tuto vedere le materie in questione , sapeva che quei codici non contenevano le annunciate effemeridi ^ ma solamente calcoli e studj per la compilazione di quelle. Ed Ella ben m' insegnerebbe che era suo preciso dovere il farlo per due giusti e potenti motivi Perchè sarebbe sembrato che egli non avesse conosciuto ciò che aveva descritto a catalogo; e perchè, destinato da S. A. I. e R. il Granduca ad assistere alla nuova edizione delle opere galileiane, non poteva permettere che s'an- nunziasse i/ ritrovamento d'un' opera, che non esisteva. Onde rescrisse all' Alberi , che, a suo parere, egli non aveva fatto altro ritrovamento che quello già notato nel catalogo dei manoscritti del Galilei (2). Qui la questione, per me, si presenta doppia. Si tratta d'esaminare, e di decidere se quei manoscritti contengano le effemeridi di Galileo e del P. Renieri sulle stelle me- dicee, poi, in caso che no, qual ritrovamento o scoperta ab- bia fatto l'Alberi: cosi sarà necessario non solo d'esami- nare gli scritti dell'una parte e dell'altra, ma di far co- noscere ancora ciò, che dal Viviani al Libri è stato detto 5U questo proposito. (1) Lettera del 14 Aprile 1843-. Veti. Dichiarazione del car. Antinori. (2) L^llera del 10 Maggio 1813 : Vcd- ultime Parolt d' Riigfiiio Alberi. •204 PARTE PRIMA Se ',i Codici galileiani in questione contengano le annun':{ìate effemeridi di Galileo e del P. Renieri sulle stelle medicee. oJii; Esaminiamo questa parte, prima coli' andamento del raziocinio, e poi colla scorta dei fatti. Qui si hanno due contendenti; l'Alberi, che annunzia con tre documenti diversi e sostiene d'aver ritrovate le perdute effemeridi galileiane sulle stelle medicee, ed il cav. Anlinori , che gli si oppone. A questo punto del nostro scritto difficilmente potrebbe dirsi ad uno di loro: voi siete quello che avete ragione. Osservo però di pas- saggio, che la questione s' aggira in materie astrono- miche, e che, vertendo fra un letterato di professione ed un riputalo scienziato, non potrebbe darsi di bestia affatto a chi tenesse dall'ultimo. Il nostro Sovrano, a cui appartengono quei preziosi manoscritti, volendo schiarir questo fatto, nominò una commissione composta di due celebri astronomi , i quali dopo aver prese in esame le materie cagion della disputa decidessero fra la sentenza del cav. Antinori e quella del- l'Alberi. Il cav. prof. Gio. Battista Amici , ed il prof. Otta- viano Fabrizio Mossotti, astronomi di molto nome in Euro- pa, furono quelli incaricati di dire il loro sentimento. Essi , dopo avere esaminate ^e carte in questione , non solo riferi- rono che QUEI MANOSCRITTI NON CONTENEVANO LE ANNUNZIATE EFFEMERIDI E TAVOLE , ma di più piomosscro il dubbio — se dell' ad. r. i'ILLOlW ^t$è da Galileo e dal P. Kenieii queste fossero mai state condotte acorapinienfo (I). Chiusero poi il loro rapporto riferendo le precise intitolazioni dei codici, ed affermando che queste corrispondevano perfellamenle colle materie contenute in essi (2) . Pareva dunque che a questo punto l'Alberi dovesse confessare il suo errore. Qual male? Niente di più facile che ingannarsi in un secolo, in cui di lutto si vuol parlare e decidere, e non si prova ribrezzo a giudicare ardita- mente delle azioni e delle opere più grandi dei nostrf maggiori. Oh come è possibile. Ella mi chiederà, che l'Alberi voglia persistere nella sua opinione, dopo l'esame ed il rapporto di giudici, come egli scrive, tanto esquisiti in queste materie? (3) L'Alberi asserisce, che quel rapporto concorda con ciò che egli ha scritto intorno alle materie contenute io quei codici, perchè con molta astuzia finge, che quel rapporto sia in relazione colla sua prima lettera intitolata al P. Gio. Inghirami. Abbiasi sempre presente, étie al rapporto dei professori Amici e Mossotli non die luogo quella lettera, ma bensì il memoriale diretto a S. A. I. e R. il Granduca: poiché l'Albori, per confonder le menti e ricoprire i suoi errori, ISTITUISCE SEMPRE IL CONFRONTO FRA IL RAPPORTO E QUELLA SUA PRIMA LETTERA, la quale Stava a mutar lo stato della questione. Al giudizio del cav. Antinori e dei professori Amici e Mossotli s' unì quello del comm. Gio. Plana astro- nomo regio a Torino, il quale, dopo avere esaminati gli (t) Questo dubbio, che in sé tenderebbe ad escluder affatto l'esistenza delle annunziatt effemeridi , Venne afferralo dall' Alberi per scendere alla di- scussione die, se r effemeridi non ebbero esistenza, quei materiali liaoo tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee. (2) Rapporto a S. A. I. e R. il Granduca, 17 Aprile 18i3. (3) Ultime Parole di E. Alberi pag. 7. 206 LETTERA scritti dell'una parte e dell'altra, rispose all'Alberi: io non posso per ora dirle altro se non che aderisco al pa- rere emesso dai signori Amici e Mossotti (1) . Per ora dunque abbiamo da una parte il giudizio di tre astronomi, e dall'altra quello d'un letterato. Ma solamente il comm- V. Antinori ed i professori Amici e Mossotti hanno veduto quei manoscritti, ed esami- nate quelle materie? Anche il prof. Gio. Battista Venturi, prima di pubblicare le sue memorie e le lettere inedite di Galileo, aveva veduti i codici galileiani della Palatina, ed ottenuto il permesso di pubblicare ciò che più faceva al suo scopo. Egli dovè esaminare attentamente tutte quelle materie, né vi rinvenne le perdute effemeridi; altrimenti ne avrebbe annunziato fin d'allora il ritrovamento, mentre non ignorava che si deploravan perdute. Il prof. Guglielmo Libri ancora potè vedere que' mano- scritti, e forse gli avrà esaminali prima di portare nella sua Istoria delle matematiche il lamento del Viviani e degli altri, né trovò che contenessero le note effemeridi. Anzi scrive |r Alberi (sebbene ciò sia falso) che il Libri pure conobbe il suddetto catalogofonde vorrebbe farci credere che il Libri stesso si fosse ingannato colle effemeridi in ma- no! Ma il Libri abbia conosciuti o no quei manoscritti , sia vero 0 no ciò che scrive l'Alberi — che egli pur conobbe quel catalogo — , il lamento di quello sulla perdita delle effemeridi è sempre ragionevole e giusto , ed il signor Arago ingiustamente, su di ciò, s' é levato contro di lui: ma di questo a suo luogo. Qui Ella potrebbe rispondermi, che anche l'Alberi in- fine ha il voto del decano degli astronomi in Europa, del P. Gip. Inghirami. Adagio. Le dirò primieramente che il P. Inghirami, in cui l'umiltà é tanta, quanto grande la dottrina, e che in queste materie, senza temad'er- (1) Lettera al Sig. Alberi . 13 Giugno 1843- dell' ab r. piLLORi 207 rare, può tenersi maestro di coloro che sanno, non ha mai preteso d'essere inallucinabile , né credo l'Alberi Io repu- ti per tale. Sappia Ella adesso, che egli non si è punto mescolato in questa faccenda. Di lui non abbiamo che una sola lettera, nella quale non fa parola in verun modo della questione, e tratta solo dell' impegno da esso col signor Alberi con- tratto circa r illustrazione dei manoscritti galileiani io questione (1). Ma supponiamo per un momento che il P. Inghirami aderisca all' Alberi, ed esaminiamo di dove venga la convin- zione di lui, ed in qual conto debba aversi il suo giudizio, in questo caso. Dissi supponiamolo per un momento, perchè mostrerò poi molto brevemente ed all'evidenza che il P. Inghirami è del sentimento del cav. Antinori, e non dissen- te che apparentemente dai professori Amici e Mossolti, e dal commendatore Plana. Trattiamo del primo caso. Da che verrebbe la convin- zione del P. Inghirami, ammesso che ei sia della opinione d'Alberi? Egli slesso lo scrisse: « dopo avermi (il signor Alberi) convinto, con saldissime ragioni, essere appunto quei MSS. che da tanto tempo si deploravano come perduti (2)...)) Dunque la convinzione di questo astronomo è conseguen- za delle ragioni d'uno dei contendenti. Ma poiché al Sig. Alberi, nel calor della compiacenza, avvenne d'ingannarsi scrivendo a S. A. I. e R. il Granduca, e dovè rettificare ciò che in quel memoriale e nelle lettere all'Amici ed al cav. Antinori avea scritto d'inesattezze, così può supporsi che, nel calor della compiacenza, abbia parlato con poca (1) Lettera al prof. Amici, 9 Luglio 1843. (2) Qui il p. Gio. Inghirami mi perdoni I' ardire; non si è mai de- plorata la perdita di qun manosrritti , ma di quelli che contenevano, secondo il Viviani e gli altri, l' KFFKMf-Rini omai pebfkzionate. Che se queste non hanno mai avuto esistenza, se quei materiali sono tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle stelle medicee, allora non si sarebbe deplorata la perdita di quti manoicrittì , ma si bene dì tali eh, non sarMero mai eiittiti. 208 LETTETRA precisione al P. loghirami. Ma lasciamo le congetture , ed esaminiamo di qual peso potrebbe essere, in tal caso, il giu- dizio di questo. Mi pare che non potrebbe aversi nel conto di quello dei professori Amici e Mossotti ; giacché costoro in questo giudizio gli stanno necessariamente al di sopra, per la circo- stanza di avere essi st6»si esaminati quei codici , e riferito su quelle materie. Onde il giudizio del P. Inghirami in questo caso potrebbe andare con quello del comm. PJana, perchè ambedue giudicano, non dairispezione oculare dei materia- li disputati , ma dagli scrìtti e dalle ragioni dei contendenti. Pure il loro sentire in questa controversia è diverso, perchè il giudizio di essi è fondato sopra documenti che | sono in opposizione fra loro. Quello del cav. Antinori, dei j professori Amici e Mossotli, e del corara. Gio. Plana si " fonda sul memoriale diretto al Granduca, in cui s' annunzia .1 la scoperta fatta delle perdute effemeridi ; quello del P. | Gio. Inghirami su documenti assai posteriori e diversi, j perchè in essi non si fa più parola né di effemeridi, né di j scoperta. 1 Con questa distinzione, stimatissimo Signor Dottore, j scendo a mostrarle che il P. Gio. Inghirami è affatto diìl ji SENTIMENTO DEL CAV. AntINORI. | Le lettere intitolale a quel!' astronomo non hanno relazio- 1 1 ne alcuna col memoriale diretto al Granduca, e con quelle il scritte, nel calor della compiacenza, al prof. Amici ed al cav. I ' V. Antinori. 11 P. Gio. Inghirami è venuto in scena quando la | questione era incominciata da molto tempo , quando già era slato disleso il rapporto al Sovrano, che escludeva il ritro- vamento delle controverse effemeridi. L'Alberi, nelle due i lettere dirette al sopra lodato astronomo, non fa più parola i della nota scoperta, prende un linguaggio affatto nuovo,! e, nella seconda , finge di più che la questione abbia avuto ORIGINE dalla PRIMA LETTERA AL MEDESIMO INTITOLATA. Orai vuol Ella conoscere /' ar^e delf Alberi per ricoprire il suo dell' AB. P. PILLORI 209 errore, e la connivenza del P. Insliirami al sentimenlo del comm. Anlinori? Ci vuol poco. Le due lettere inti- tolate a questo astronomo trattano, non più della scoperta delle effemeridi, ma di lavori e di fatiche di Galileo e del P. Renicri sulle stelle medicee: ed i calcoli ^ e gli studj, e i materiali contenuti in quei manoscritti non sono la- vori e fatiche di Galileo e dell'altro sulle medicee? Ecco dunque che il P. Gio. Inghirami è palesemente del sentimento del cav. Antinori , dei professori Amici e Mossolti , e del comm. Plana ; perchè, non avendo egli avu- to parte nella questione della scoperta, intende per fati- ca e per lavoro di Galileo e del P. Renieri sulle stelle medicee, non già le ati madiate effemeridi e tavole (che si volevano intitolar Leopoldine\) , ma il contenuto di quei manoscritti. Che se poi il P. Gio. Inghirami crede che quei calcoli e studj siano tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fe- cero in quel genere d'operazioni, questa è un'altra que- stione. La controversia fra il signor Alberi ed il cav. An- tinori non ha avuto principio da ciò, né mai s'è pensatp a decidere sulla assoluta integrità di quei materiali. j Resta ora ad esaminare la condotta del signor Cele- stino Bianchi (il quale pure ha la sua parte nella pubbli- I cazione delle opere galileiane), che ci sembra non del I tutto lodevole. ] 0 il signor Celestino Bianchi era certo che i mano- scritti in questione contenevano le controverse effemeridi, ed in questo caso doveva farsi a sostenere il giudizio d'Al- ' beri, come ajuto di esso, in ciò che riguardala parte delle matematiche. 0 conosceva che Alberi s'era ingannalo, e allora ci sembra elio fosse stato del suo onore lasciare d'es- sere ajuto in materie matematiche d'uno, che volea far da sé, e sludiavasi d'abbagliare il pubblico. 1 Potrebbe dunque il silenzio del Bianchi interpretarsi a I proprio favore dall'una parte e dall'altra, se circostanze I N. A.\N. Se. Natur. Auno 5- Tom- 10. 14 210 LETTERA gravi e notabili non ci persuadessero a ritenerlo favo- revole al cav. Anlinori, Infatti se il Bianchi si fosse accertato che quei manoscritti contenevano le annun- ziate effemeridi, come è credibile che egli, matematico di professione, non volesse prender parte a favore del suo direttore, nella controversia insorta col cav. Anlinori? È egli possibile che il Bianchi volesse , colle effemeridi in mano, ricusare l' onore di confondere due astronomi di nome europeo ? Se il Bianchi si fosse accorto che quei manoscrit- ti contenessero ciò che dall' Alberi si annunziò , sono per- suaso che egli sarebbe venuto in campo assai prima di lui, poiché meglio di lui poteva appropriarsi la gloria di quella scoperta. Ma preferì di rimanere in silenzio , forse perchè pensava bene che Amici e Mossotli bastassero soli a far ta- cere l'Alberi se fosse stato possibile! Mi pare che il solo riflesso di vedere Alberi in oppo- sizione con uomini sommi , con giudici sì esquisiti in que- ste materie (1), potrebbe essere argomento bastante per farci concludere la non esistenza di queste ritrovate effemeridi. Ma un argomento più solenne assicura il nostro giu- dizio, e fa più bella la vittoria del cav. V. Antinori — la RITRATTAZIONE DELL' ALBERI MEDESIMO — . Dopo il rapporto fatto dai professori Amici e Mossotti , l'Alberi confessò apertamente i suoi errori, scrivendo al P. Gio. Inghirami : « quello che veramente dice la mia lettera a V. P. R. non è già che io abbia scoperti quei mano- scritti (2) , I QUALI per lo contrario stanno esattamente CLASSIFICATI nel catalogo della Palatina Affermando dunque l'Alberi d'essere alieno dalla scoperta di quei lavori (3), e confessando che quei ma- noscritti SONO ESATTAMENTE CLASSIFICATI, vicnC COn CÌÒ 31 (1) Ultime parole pag. 7. (2) Lettera al P. Ciò. Inghirami, 10 Giugno 1853. (3) Lettera al P. Ciò- Inghirami, 10 Giugno 1843. DELL* AB. P. PILLORI 211 ritrattare la scoperta annunziata nel memoriale a S. A. I. € R. il Granduca, e nelle lettere dirette al cav. prof. Amici ed al comm. Aniinori, e quindi a dichiarare apertamente che non contengono più le annunT^ìate effemeridi e tavole, ma calcoli e studj per la compilazione di quelle: imperocché se i codici sono esattamente classificali, non ponno con- tenere materie diverse da quelle indicate nei titoli. Con ciò mi par dimostrato all'evidenza che quei ma- noscrilli non contengono le annunziale effemeridi, che si volevano intitolar Leopoldine; perciò è nulla di per se stessa la pretesa scoperta. Onde, costando per le parole dello stesso Alberi che queste effemeridi sono un tempo esistite (subito che scri- veva e credeva d'averle ritrovale); sapendosi dal Viviani che erano per consegnarsi alle slampe, e che, quando morì il P- Renierij tutto era in ordine per la pubblicazione (1); costando dal rapporto dei professori Amici e Mossotti , e dalla confessione d'Alberi;, che i manoscritti in questione non le contengono, la conseguenza non è difficile a con- dursi: — r effemeridi sono andate disperse , e di questa fa- tica a ragione si deplora tuttora la perdita — (2). (1) Faltroni letlere inedile d' nomini illustri T- I. pag. 74. noi. (2) A questo punto, a mio giudizio, termina realmente la questione in- sorta dall'annunzio della scoperta delle effemeridi. Ciò che Dgs' ì' ^'^"i aneriice — che qiiei materiali siano completi, e clie Galileo e Renicri non andassero più oltre in quel genere d" operazioni — è una questione pro- mossa da Ini per ripiego, e clic egli ha continuala quasi da se. 212 LETTERA PARTE SECONDA I Concesso per un momento che i materiali contenuti nei manoscritti controversi siano tutto ciò che Galileo e Henieri operassero sulle medicee , quale scoperla, o ri- trovamenlo abbia fatto l'Alberi , e se sia di quei codici e di que' materiali, che dal Viviani al Libri si deploraron perduti. Pochi giorni prima che fosse reso di pubblica ragione il rapporto dei professori Amici e Mossotti, il signor Al- beri, accortosi d'avere annunziato il ritrovamento d'una opera che non esisteva, s>e ne fuggì sotto l'ombra del P. Gio. Inghirami. Senza far più parola della pretesa sco- perla delle effemeridi, prese un linguaggio tutto nuovo, e nelle due lettere dirette a questo cel. astronomo, escendo di questione, s'accinse a provare l' integrità di que' materiali. A ciò, per ora, rispondo che la controversia fra l'Al- beri ed il comm. V. Antinori non ebbe origine da questo, ma dall'avere quegli annunziato il ritrovamento delle con- troverse effemeridi in carte, che contenevan tutt' altro. L'avere poscia fatto passaggio dalla nota scoperta alla discussione — se quei materiali sieno completi — ,e l'esser venuto alla conseguenza eccessiva, che GaVileo ed il P. Re- nieri nessun altro lavoro conducessero sulle medicee, è stata questione che l'Alberi ha fatta quasi da sé, ed in cui ninno s'è voluto intricare. Pur non ostante voglio am- mettere, per un momento, che Galileo e Renieri notr giungessero a formare un buon sistema di tavole, e più,* che lutto quanto fecero sulle medicee siano i materiali ' | dell' AB. P. PILLORI 213 contenuti in quei codici: perchè _, in questo caso, il Sig. Alberi vanta l'onore d'aver fatto un ritrovamento, od una scoperta ? Scopritore io chiamo colui che fa conoscere l' esistenza d' una cosa anteriormente sconosciuta; ritrovatore colui che a casOj o nel farne ricerca fa il ritrovamento di cose smarrite. Quindi a giusta ragione dir si possono scopritori Colombo e Galileo, perchè qnegli faceva conoscer l'Ame- rica, questi dall'osservatorio di Padova i Satelliti di Giove; cose per lo innanzi sconosciute al mondo. Così Elena fu rilrovatrice della croce di Cristo ; poiché, mentre si era certi che un tempo era esistila, non sì sapeva più che cosa ne fosse avvenuto. Ma l' effemeridi di Galileo e del P. Renieri o HANNO AviJTO ESISTENZA, o ISO. Se 1' hanuo avuta una volta, che l'Alberi o altri le restituisca alla luce, e di costui potrà dirsi CHE l' uà ritrovate; o non hanno avuto mai esistenza, ed allora non si può far luogo per esse uè a scoperta né a ritrovamento di sorta. Ma i manoscritti in questione, quando anche contengano tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee, niuno potrà vantarsi d'averli scoperti, o ritrovati adesso. Non potrà attribuirsi la gloria d' averli scoperti , perchè i calcoli , gli studj , tutto ciò infine che Galileo ed il P. Renieri avranno fatto sulle medicee, per arrivare alla corapilazion delle tavole, deve un tempo essere stato conosciuto. Non potrà gloriarsi d'averli ritrovati adesso, I. perchè non mai di quei materiali e di quei manoscritti s'è deplorata la perdita, e II. perchè si sapeva, anche per testimonianza d'Alberi, ch'essi erano stali precedentemente (20 anni fa!) riconosciuti dal cav. Antinori , ed esattamente classificati (1) . Dunque qual gloria potrà venire all' Alberi , quan- d' anche arrivi a provare che quei calcoli e studj sono tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee? (t) Lettera al P. Ciò. Ingliirami, 10 Giugno 1843. 214 LETTERA Non quella d'averli scoperti; d'averli ritrovali neppu- re (come inediti erano stati citati dal cav. Antinori): dunque avrà il merito di pubblicarli, se pure stimerà pre- gio dell'opera il farlo; e forse lo stimerà di tutti ^ secondo r uso utile ai direttori delle Società intese a dare delle nuove edizioni. Ma in questo io sono dell' opinione dei soprallodati astronomi, cioè che di tutte queste osservazioni dovrebbe farsi una giudiziosa scelta , perchè nello stato attuale della scienza non sarebbe possibile di trarre un utile partito {fuorché dall'editore) dalla maggior parte di questi lavori di Galileo e del P. Renieri sui satelliti di Giove (1) . Con ciò mi pare che resti provato chiaramente, che il Sig. Alberi non£ha fatto, come aveva annunziato, alcun ritrovamento, o scoperta. Non credo dovermi impegnare a sostenere che da Galileo e dal P. Renieri le suddette effemeridi sieno state costruite, perchè il dimostrarlo all' evidenza 1' ho per cosa assai difficile. Mi sembra però che con buon fondamento si possa tenere che sì; mentre in alcuni luoghi dei mano- scritti, tante volle citali, si rimanda alle tavole messe a PULITO, la di cui esistenza in quei codici fu esclusa affat- to dal rapporto , e dalla confessione e ritrattazione d' Alberi. Di più interpolatamente a quelle materie si trovano degli appunti presi da Galileo di denari pagati in acconto al macellaro, o alla donna sua di servirlo ec ec ; onde non è ammissibile che quelle fossero le materie omai in ordine PER consegnarsi ALLE STAMPE, E LE TAVOLE MESSE A PULITO. Credo poi che, per rimaner persuasi che Galileo ed (1) V. Rapporto cit. . e Lettera del Plana al comm. Anlinori, 5 Giu- gno 1843. dell' AB. P. FILLOBI 215 il P. Renieri non arrivassero a formar tavole buone , pel loro tempo, bisognerebbe provare prima che il Viviani avesse mentilo affatto a questo proposilo, e die gli allri avessero tolta cecamente qnesla notizia da lui (1). Che sebbene il Sìg. Alberi parli di V. Viviani con pochissima slima, scrivendo che V inavvedutezza d'una frase inconsiderata nella vita del suo maestro può nel Viviani scusarsi , se si considera' età sua giovanile di 17 anni (2), pure il conto in cui lo lenea Galileo, e la sti- ma universale, cui già godeva, ci obbligano ad affermare che Viviani non fosse capace di portare nella vita del suo mae- stro, opera per cerio di maturo consiglio, una frase in- considerata in materia di astronomia. Riporterò dunque le parole del Viviani e del Libri al solo oggetto di conoscere di quali materie siasi deplorata la perdila, e se, come scrive l'Alberi, quelle che si repu- tavan perdute sieno i raanoscrilli e i materiali in questio- ne; poiché, anche su questo punto mutando egli pensieri e parole, riferisce il compianto di loro alla perdila ora d'una materia, ed ora d'un' altra. Scrive il Viviani che nel 1648, quando il P. Renieri AVEVA OMAI m ORDINE DI PUBBLICARE LE EFFEMERIDI CON TAVOLE E CANONI cc cc. fu soppraggiunto da repentina ed improvvisa malattia, per la quale si morì, ed in questo accidente fu, non si sa da chi, spogliato il di lui studio delle SUDDETTE OPERE GiX PERFEZIONATE, e quasi di lutti gli scritti ed osservazioni , tanto delle consegnategli dal (1) Scrive il Viviani -. ,, quando il suddetto P. Renieri aveea ornai in ordine il pukhlìcart It effemeridi con le tavole e canoni ec. CC- SÌ IllOrì , e in qUeStO acci- dente fu , non Si sa da chi , spogliato il di lui studio delle suddette opere ornai perfezionate, e quasi di lutti gli scritti ec ,, (Opere di Galileo Voi. I. p. 80. Firenze 1718). E Monsignor Angelo Fabroni -. „ . . V avrebbe certamente pub- blicala (!• opera egregia delle tavole ed effemeridi dei pianeti di Giove) se nel 1618 , quando avkva tutto i\ onnmF. per la pinBucAzioNE , non fosse mancato di vita „ (Lettere inedite di uomini illustri T. I. pag. 74 noi-) . (2) Lettera al P. Gio. Inghirami, 12 Maggio 1813. 216 LETTERA Signor Galileo, che delle proprie sopra queste mate- rie.. .(1). Dunque a sentenza del Viviani, versalissimo in queste materie, e da cui tulli gii altri fino al prof. Guglielmo Libri hanno lolla la riportala notizia;, ciò che fu involato dallo studio del P. Renieri furono i canoni, le tavole e LE EFFEMERIDI GIÀ PERFEZIONATE , ed altri scrilli relativi alle medesime. Ora non essendo stato provato che queste effemeridi GiX PERFEZIONATE non abbiano in fallo esistito , e non essendosi verificalo il ritrovamento di esse dall' Alberi pomposamente annunziato, il lamento dei sullodaii scrittori rimane sempre ragionevole. E quando pure l'Alberi riu- scisse un giorno a provare, che Galileo e Renieri non giungessero a formar queste tavole, il lamento di coloro, che ne hanno deplorata la perdita, sarebbe caduto su cose che non avrebbero avuto esistenza. Ma concedutogli ancora che l'abbia già provato, non comprendo come egli da ciò possa inferire, che quei manoscritti contengano tutte quelle materie identiche, le quali si trovavano nello stu- dio del P. Renieri, allorché fu spoglialo; ed inoltre come possa asserire, che quei materiali sieuo 1' ultimo grado di perfezione, a cui poterono arrivare Galileo ed il P. Renieri in quel genere di operazioni. E qui mi sia permesso di prendere in esame la que- stione che s'è agitata a questo proposito fra il Sig. Arago ed il professore Guglielmo Libri nell' Accademia reale di scienze a Parigi. Se il Sig. Arago vorrà farmi l'onore di leggere queste quali che sieno riflessioni ;, spero che si persuaderà d'esse- re stato fuor di questione col Libri, indottovi a poco a poco dall'astuzia d'Alberi, il quale riferisce il lamento del Libri alla perdila ora d' una materia , ed ora d'un' al- tra. Infatti il Sig. Arago sul principio annunziava all'Ac- ci) Opere di Galileo Voi. I. pag. 80. Firenze 1718. dell' AB. P. PILLORI 217 cademia di scienze: « la découverte qu' il a fatte (Alberi) des maniiscrits qui renferment tous les travaux de Galilée et de son disciple Renìerì sur les saiellìtes de Jupiter (1). Siccome non è credibile cbe il Sig. Arago non sia stato informalo da che la questione avesse principio, bisognerà dire che a questo punto 1' Alberi l'abbia tratto in inganno; poi- ché la pretesa scoperta di lui non coash[e\ a neWadécoiwerte des manuscrils ec, ma nella découverte delle effemeridi fra quei manoscritti. Cosicché non essendosi poi avverato che quei manuscrits contenessero le perdute effemeridi , la sco- perta cade di per sé, e non si può trasportare dalle effemeridi a materiali e manoscritti, che contengono tult'altro. Ed il Li- bri gli rispondeva a ragione — de ne pas comprendre cette annonce — , poiché l'Alberi dovè necessariamente rinun- ziare A questa scoperta quando s' accorse che le materie, che credeva d'aver ritrovate in quei codici, non vi esisteva- no. Al che il Sig. Arago replicava: « qu' il importai t peu que ces manuscrits eussent été découveris par 31. Al- beri ou par d' autres , et que le pnint essentìel été, que 31. Libri (qui, au dire de M. Alberi, avait dù les con- naìtre, corame ayant élé chargé avec M. Antinori de les examiner) avait déclaré, que ces ècrits avaient peri (2). Primieramente il Sig. Arago doveva riflettere che in fatto la questione non consisteva su chi avesse scoperto quei manoscritti (i quali avaient été découverts par 3T. Antinori longtemps auparavant (3), e i quali stanno da 20 anni esaltamente classificali nel catalogo della Palati- na (4)), ma sulla scoperta delle effemeridi, che si reputa- van perdute. Ma il Sig. Arago passò dalla questione sulla scoperta delle effemeridi a quella dei manoscritti, che con- tengono gli studj ed i calcoli per la compilazione di quelle, (1) Srance du 14 Aoiit 1843 , Extrait des comptes rcndiis ce. (2) Extrait des comptes reodus ec. .Bilance da 14 Aoùt 1843. (3) Ibid. (4) Lettera d' Alberi al P. Ciò. Ingliirami , 10 Giugno 1843. 2t8 LETTERA e da ciò prese occasione di far rimprovero al Libri di aver nella Istoria delle raalematiohe deplorata la perdita di mate- riali , che un tempo egli potè esaminare. Vediamo dunque se ciò sia vero. Il Libri rispose ad Arago - qu' il été complétement ine- xact que ces manuscrìts eussent été soumìs à son exa- men -, ed aggiunse - qu' il ne Ics avait jamais viis - (1) . Io non potrei con altri argomenli appoggiare cotesta as- serzione del Libri. Però concederò, prima che questa osservazione venga fatta dal Sig- Arago , che Libri poteva aver domandalo d'esaminar que' MSS. (poiché sapeva che MSS. di Galileo conservavansi nella Palatina), avanti di por- tare nella sua Istoria il lamento del Viviani e degli altri. Ma io coi Signor Arago voglio mostrarmi più gene- roso del Libri; gli concedo che questi abbia veduti ed esa- minati quei codici , di più;, che ne abbia diretto il catalogo, e, se vuole, che l'abbia dettato egli stesso. Qual conse- guenza vorrebbe il Sig. Arago condurre da ciò? Che il Libri non abbia conosciute le materie contenute in quei co- dici? Primieramente gli risponderò, col rapporto dei profes- sori Amici e Mossotti, che i titoli di quei manoscritti CONCORDANO PRECISAMENTE CON LE MATERIE IVI RACCOLTE (2); -quindi gli dirò, con Alberi, che quei manoscritti stanno ESATTAMENTE CLASSIFICATI (3) . Dunquc, per ora, se il Libri conobbe quel catalogo, non s'ingannò sulle materie con- tenutevi. Ma il cel. Sig. Arago potrebbe rispondere che ciò ri- donda a maggior disdoro del Libri, il quale a déclaré que ces ecrits avaient péri, dopo averli esaminati e conosciuti. Qui col Signor Arago fa d'uopo intendersi bene, partir da un principio, o stabilire una massima. (1) Séance dii 14 Aoùt 18Ì3. (2) Rapporto a S. A. I. e R. il Granduca, 17 Aprile 1843. (3) Lettera al P. Ciò. Inghirami, 10 Giugno 1843. dell' AB. P. PlLLORt 2t9 Il Libri nella Istoria delle malematiche scrisse: « Re- nisri . . . . vit à son Ut de mori ses manuscrits pillés et dìspersés ec. (1) . A che il col. Sig. Arago crede che debba riferirsi la frase ses manuscrìts dìspersés? Libri non ha fallo allro, a questo punto, che ripetere quello che dal Vi- viani, dal Montucla, dal barone di Zach e dal Santini fu scritto relativamenle alle carte involale dallo studio del P. Renieri; cosicché egli, con le parole ses manuscrìts, intende di deplorar la perdila di quelle carte che contenevano le materie indicate dai surriferiti scrittori (2). Ora abbiamo mostrato che Viviani chiaramente deplorò la perdita delle tavole, canoni ed effemeridi (3) ornai perfezionale ed in pronto per consegnarsi alle stampe, come di quasi tulli gli scritti relativi alle medesime; nel che fu seguitalo in certa maniera dagli altri scrittori. Ma siccome questi canoni , ta- vole, ed effemeridi non sono stale più restituite alla luce, non regge che le citale parole del Libri si rendano al tutto inopportune (4), quand' anche i manoscritti in questione avessero fatto parte della collezione de' scritti involati alla morte del P. Renieri; imperocché mancano in essi quelle benedette controverse effemeridi. Ma forse il Sig. Arago non vorrà prestar fede alle mie parole , cioè che la frase - ses manuscrìts dìspersés - debba riferirsi alle carte che contenevano le perdute effemeridi. È cosa troppo giusta, onde m'accingo a convincerlo colle parole slesse di colui, che egli prese a difendere. Leggo in una lettera d'Alberi, scritta al cav, prof. Gio. Rallista Amici, il seguente paragrafo . . . Fra i ma- noscritti di Galileo ho scoperto le sue effemeridi dei sa- telliti DI Giove ec. , quelle effemeridi, la cui disparizione (1) Hisloirc (Ics Malliémntìqiies ec. T. IV. pag. 278. (2) Albvii Ieller.1 al prof. Ciò. Battista Amici i Vcil. DicliiarazioDe di questo, G Luglio 1813. (3) Viviani , Vita di Galileo , Firenze 1718 pag. 80. (i) Lettera del Signor Alberi al P. Ingliirami , 12 Maggio 1843. 220 LETTERA VENNE DEPLORATA finora da tulli gli astronomi d'Europa ec. incominciando dal Viviani medesimo fino al Barone di Zach, al Santini, ed lltimamente al Libri (1). Dunque , Signor Arago , per confessione d' Alberi tltti GLI ASTRONOMI d'EuROPA FINO AL LlBRI HANNO DEPLORATA LA DispARizioNE DELLE EFFEMERIDI ! E voi , nella Accade- mia reale di scienze a Parigi, faceste rimprovero al Libri d'aver deplorata la perdita, non delle effemeridi, come av- verte l'Alberi, ma di carte che contengono altre materie. Ma non è vostra la colpa ; egli vi ha scambiate le carte in mano due volte, per ora, senza che ve ne siate accor- to: una volta riferiva — ses manuscrits — alle carte che contenevano le perdute effemeridi ; dopo a quelle che con- tengono gli studj ec. per la compilazione delle medesime; Dio sa la terza volta quel povero ses manuscrits a che cosa verrà riferito! PARTE TERZA Esame degli scritti del Signor Eugenio Alberi , e del Poscriptum aggiunto al suo opuscolo — ultime parole ai suoi avversari — (2). Chiunque si faccia a porre a confronto fra loro gli scrìtti del Sig. Alberi, vi tvo\erà ài ]eg£;\evì contraddizioni non poche, né lievi; il che fin da principio poteva far dubitare della sua annunziata 5co;?erm- Più, in quelli pub- blicati dopo il rapporto, vi scorgerà un modo d'espri- mersi ambiguo, un dispiacere del primo passo fallo, ed (1) Lettera al prof. Gio. Battista Amici ; Ved. Dichiarazione di que- sto. (2) Ultime parole di E. Alberi ec. Bologna Tip. Tiorchi. dell' AB. P. PILLORl 221 UD vivo desiderio di trovarsi d' accordo co' suoi avversari (1). lofalli nel memoriale a S. A. I. e R. il Granduca, e nelle prime ledere al prof. Gio. Ballista Amici ed al comm. V. Anlinori annunziava la scoperta delle effeme- ridi galileiane, sulle stelle medicee, continuate dal P. Ranieri (2). Quindi nelle lettere al P. Gio. Inghirami ed al prof. Fabrizio Oilaviano Mossolli scriveva, che la fatica di Ga- lileo intorno i salellili di Giove, rilenula dal Viviani al Libri per distrutta, esisteva nei manoscritti palatini (3): espressione vaga ed ambigua, e mollo diversa dalla ante- cedente, perchè può contenere l'antecedente medesima, e può essere usata a significare i soli tentativi coi quali Galileo ed il Renieri studiavano di stabilire la teoria dei movimenti delle medicee; tentativi, che sono appunto il contenuto nei manoscritti dei quali si disputa. Così scriveva in seguito: di non polerglisi onestamente negare, che i lavori in discorso sieno veramente tutti quanti i lavori condotti da Galileo e dal Renieri sidle me- dicee (4). E con questo modo di dire si allontanava sempre più dalla questione, perchè scendeva a discutere sulla integri- tà di quei lavori: infine nessuno gli aveva negato, che i ma- teriali contenuli in quei codici non fossero lavori di Ga- lileo e di Renieri sulle stelle medicee. Ma il Sig. Alberi un tempo faceva consistere la sua scoperta non in lavori in genere , ma ne precisava le ma- terie, scrivendo d'aver rinvenute in quei manoscritti le perdute effemeridi di Galileo e del P. V. Renieri sulle medicee (5). (1) Vedi la seconda lelteia al P. Gio. Inshirnnii, 10 Giugno 1853. (i) Memorialo e lettere del 14 Aprile 1813. (3) Leltcr« 12 Maggio e 16 Aprile 1813. (4) Ultime parole di Eugenio Alberi e. 14. (5) Lettera al prof. Amici : Vcd. Dichiarazione di questo. 222 LETTERA Quindi nel maggio partecipava al comm. Antìnori: posso accertar l'esistenza dei lavori di Galileo sulle me- dicee DA Lei intraveduta (1); mentre poco tempo dopo assicurava al P. Gio. Inghirami clie il comm. Anlinori aveva esattamente classificati quei manoscritti (che con- tenevano LA FATICA DALLO STESSO AnTINORI INTRAVEDUTA). Leggevasi poi nel Dizionario biografico del Passigli, all'art. Galileo, il seguente parag. « Dalla morie di Galileo fino ai nostri giorni si deploravano come perdute le Effe- meridi dei satelliti di Giove. Il Cassini, il Montucla, lo Zach e quanti altri ebbero a trattare di questa importante materia fecero giusto lamento di tal perdita (delle effeme- ridi); ma il signor Alberi ha felicemente scoperto per INTERO tali effemeridi, chc SÌ giaccvauo indicate e con- fuse sotto altri e diversi titoli (2). » E quasi nel tempo stesso l'Alberi scriveva al P. Inghi- rami , non solo d' essere alieno dalla scoperta di quei lavori e di quei manoscritti, ma di più, che egli non li descriveva con altre parole che con quelle medesime del catalogo (3). — Dunque il Sig. Alberi riportando ad literam le intitolazioni (4) di quei manoscritti si univa col comm. Antinori a confondere le materie, contenute in essi, sotto altri e diversi titoli! Scriveva prima al prof. 0. F. Mossotti : « percorrendo ec. tutti i calcoli contenuti nel codice V. della stessa Par- te IH, i quali, o alcuni dei quali ponno offerirci chi sa quanta comodila a scoprire veramente -fin dove e per quali vie Galileo in quest' ordine di operazioni fosse giun- to (5). .. . — Dunque il Sig. Alberi fino a questo giorno 16 Aprile 1843 non aveva potuto rilevare -jin dove e per (1) Lettera al comm. Antìnori, 6 Maggio 1853: Ved. Ultime parole p. 6. (2) Ved. Dichiarazione del cav. Antinori pag. 7. (3) Lettera al P. Gio. Inghirami, 10 Giugno 1843. (4) Ibid. (5) Ultime parole ec-. Lettera al prof. Mossotti, pag. 5. dell' ab. p. pillori 223 quali vie Galileo fosse giunto in guest' ordine d' opera- d^ionil AI più si lusingava che tali calcoli o tutti , o alcuni gli avrebber oflerlo comodila a rilevarlo. Come dunque fa- ceva il 14 Aprile 1843 ad avvertire il cav. Gio. Balli- sta Amici ed il comm. Aminoli di avere scoperto in quei manoscritti le perdute effemeridi , se due giorni dopo non sa- peva -fin dove GMeo fosse giunto in guest' ordine d' ope- razioni? E qui mi sia lecito il fare anche una piccola osser- vazione sopra r ultima leiiL-ra del Sig. prof. 0. F. Mos- solti. Scrive questo eh. astronomo: « che, avendo il Signor Alberi ammesso ultimamenle d'aver rettificalo ciò che, nel calore della sua compiacenza,, aveva lasciato correre d'ine- satto nei suoi primi scritti, e le osservazioni di quelli scritti essendo appunto, come il Sig. comm. V. Anlinori ha dichiarato, quelle che hanno, piultosto della prima let- tera al R. P. Inghirami, dato motivo alla diiferenza insor- ta, è ornai guesta cosa da dimenticarsi (1) ». Che la questione insorgesse non dalla prima lettera al P. Gio. Inghirami, ma dai documenti coi quali l'Alberi annun- ziava la scoperta delle perdute effemeridi , non s' ha nes- sun dubbio. Ma quel — è ornai guesta cosa da dimenti- carsi — mi par che non corra; poiché, per dimenticarla, bisognerebbe che il Sig. Alberi sinceramente e chiaramente avesse confessale le sue inesallezze. Ma io non trovo che uno rettifichi il suo errore, come scrive il Sig. Mossotti dell'Alberi, quando fa passaggio ingannevolmente da una questione a tuli' altra, facendo vista di essere consequente. Se poi il Sig. E. Alberi è tanto delicalo da rettificare ancora ciò che scrive con poca esatiezza, vogliamo spe- rare che presto rilratterà quel suo Poscriptum, che scendo ad esaminare. (I) Lettera spedila di Lucca , 16 Agosto 1843. 224 LETTKRA In quel poscrìptum nulla v' è che possa dirsi ine- satto ; ma le poche osservazioni che vi sono sembran parlo d'una crassa ignoranza, o d'una fina malizia. Con- tiene alcune appuntature scipite, e qualche motto pungen- te, ad onta che gli avversari abbiano serbato con Alberi nobii contegno , non avendo fatto altro che pubblicare con tutta esattezza documenti di lui: così ei sapeva bene, che la somma riservatezza di uno di loro era stata cagione che egli avesse potuto sostenersi un poco più nella mal augurata disputa. Il Sig. Alberi dunque non so con quanto convinci- mento E BUONA FEDE scriva, in quel poscrìptum, che il comm. Antinori è in contraddizione con se stesso per avere usala, scrivendo delle opere di Galileo, la parola effemeridi nel seguente paragrafo, tratto dalle sue Notizie sull'Accademia del Cimento. )> Consegnava (Galileo) al discepolo P. Vin- cenzo Renieri olivelano ec ec, perchè ne terminasse l' ef- femeridi, tutte le sue osservazioni sui satelliti di Gio- ve... (1). Al che nota il Sig. Alberi : « terminar l' effemeridil Ma il chiaro scrittore, che ha voluto redarguir me intorno V uso di questo vocabolo , doveva sapere ec ec » (2) . O qui il Sig. Alberi non ha inteso ciò che ha letto, ovvero, con assai di malizia, vuol prender un'altra volta in torto senso le parole del cav. Antinori. Il quale l' ha redar- guito, non v' ha nessun dubbio, sulla parola effemeridi quando era usata da lui a significare materiali contenuti nei manoscritti in quistione , non quando a denotare l' atlan- tica fatica di Galileo e del P. Renieri , di cui a ragione tuttora si deplora la perdita. E chi non è privo d'intelletto può conoscere che in questo senso l' usò il comm. Antinori nel- r opera sopraccitata. Ed il Sig. Alberi fu tanto convinto di esserne stato redarguito a ragione, che, dopo le sue prime (t) Notizie istoi'iclie relative all' Accademia del Cimento pag. 80. (2) Non trascrivo le insolenze clic seguono. dell' AB. P. PILLORI 225 scrillure schiccherate nel calor della comitiacenza, mai più nei suoi scritti vi portò la parola — effemeridi — . Ma ora, per divergere anche un'altra volta dalia que- stione, vorrebbe far credere che la controversia col comm. Anlinori fosse insorta non dall'annunzio della sua scoperta delle effemeridi j ma sulla loro reale esistenza un tempo. Ecco il leal modo eòa cui il Sig. Alberi ritratta le sue inesattezze e millanterie! Il secondo rabbuilo, che in quel poscriptum Viea dato dal Sig. Alberi al comm. Anlinori, è di avere dettato nelle surriferite Notizie che » sul momento di godere il fruito (il P. Renieri) di laute e sì lunghe fatiche, morì all' im- provviso, e le di lui carte, fosse ignoranza o malizia, di- sparvero )){\) — INè aggiunge , scrive il Sig- Alberi , che più si rinveni'.sero — (2). Amerei di sapere quando queste carte, che contenevano le perdute effemeridi sulle stelle medicee, sieno state rinve- nute! 11 rapporto dei professori Amici e Mossotti escluse già r annunziato ritrovamento. Voi, Sig. Alberi, scrivete d'aver rellilìcato ciò, che nelle vostre prime lettere vi lasciaste sfug- gir d'inesatto, e che era appunto la scoperta delle effemeridi : dunque come poteva il comm. Anlinori pubblicarne il ritro- vamento nel 1841 , se ancora non sono stale trovale? Dove e quando è stato provato che queste effemeridi non abbiano un tempo avuto esistenza, e che i materiali in questione sieno tulio ciò che Galileo ed il P. Renieri facessero in quel genere d' operazioni , e che quelli sieno le carte lulle ed identiche involate alla morte del P. V. Renieri? 11 corani. Anlinori, dettando quelle Notizie, dovette ne- cessariamente, circa a questi avvenimenli, valersi degli scrit- tori che ne avevano Iratlato, onde non poteva narrarli (t) Notizie siili' Accailemia del Cimento pag. 38. (2) Ultime parole pag. 17. K. An.\. Se, Natur. Anno 5. Tomo 10. 226 LETTERA ^-TM diversamente dal Vlviani , dal Montucla , dallo Zach e da- gli altri. Ed il Sig. Alberi scriveva pure: a io medesimo col Vi- viani , col Cassini, coli' Almagesto, col Montucla e con tutti gli altri (fra i quali ci può entrare il coram. An- tinori) deploravo la perdita di questa capital fatica di Galileo w. Dietro tutto ciò si lasci pur eh' esclami con un illustre scrittore : w che è opera onorevole riconoscere il merito dove apparisce, il dimostrarlo dove non è osservato, il discoprirlo dove si nasconde: chi manca a questi doveri è un cattivo cittadino; ma chi con male arti tenta di nuocere agli in- gegni, è un iniquo ed un tristo (1) ». Chiude poi il Sig. Alberi quel poscriptum dando le sue estreme parole al cav. Ferdinando Tarlini. E qui pure, ma senza avvedersene, fa una scoperta; poiché né Ella, né altri avranno prima saputo che il cav. Ferdinando Tarlini fosse profeta! (2). E tale egli lo appella per avere, nel rap- porto all' ultima adunanza degli scienziati del 1841, lette queste parole: w In questa raccolta (delle Opere del Gali- lei) lo scienziato potrà abbracciare tutto l'insieme della filosofia di Galileo, e facilmente ritrovar quello ancora, che ha invidiato il tempo (3) w. Ella, stimatissimo Sig. Dottore, non vorrà credere che l'egregio cav. Ferdinando Tarlini, pronunziando queste parole, intendesse di garantire al pubblico una edizione delle opere del gran filosofo, in cui facilmente si sarebbe potuto ritrovare quello ancora che il tempo aveva invidiato. Che se quella fu , come cer- tamente è, una espressione di desiderio e di buon augurio, in questo modo l'Alberi potrebbe levare delle profe7j,e anco dal Casamia, e dal Baccelli. (1) Resini, Luisa Strozzi. (2) UUimc parole ecc. pag. 18. (3) Rapporto Iclto il di 30 Scttenil)ic 1811. dell' AB. r. piiLORi 227 Molle altre riflessioni avremmo potuto fare, a scapilo del Sìg. Alberi , inlorno ai suoi scritti ; ma ci sembra che delle mende gliene abbiamo notate abbastanza , per po- ter giudicare francamente che egli abbia il torto. Co- sì mi dispenso di farle parola di certe puerili osser- vazioni, che non arrossì di produrre sulle stesse Noti- zie dell'Accademia del Cimento dettate dal comm. An- linori. Ella sa meglio di me con quanto piacere ed applauso furono lette, e si leggano tuttora quelle Notizie, di cui diversi giornali sì nazionali che esteri resero conto con molle e schiette lodi ; né di poche furono cortesi al chiaro scrittore gli scienziati convenuti in Firenze non solo da ogni parte d' Italia ma perfino dall'ultima America (1); né di poche Corpi scientifici , e uomini dottissimi in ogni maniera di lettere , che da tulle parli si levarono ad ap- plaudire, in privato, l'Autore del suo nobilissimo lavo- ro, fino a proclamare questo il più solido monumento — Monumentuni Mre perennìus — , che a' nostri dì eriger si potesse a quella grande Scuola A levarsi contro cotanto senno non vi voleva che un Alberi ; il quale già non ha provalo pudore d'alzarsi a giu- dice e biasimare certi avvertimenti di una lettera , d' argo- mento astronomico, del coram. Gio. Plana - del profondo au- tore de la théorie du mouvement de la Lune (t) Tailiiii: Rappiirlo rall<> agli srionziati err. 228 LETTERA RIEPILOGO 1 1 Poiché noQ so darmi a credere che tutti coloro , ai quali verrà in mano questo scritto , abbiano la pazienza di leg- gerlo , e dubitando ancora con qualche fondamento di non essermi condotto in questa noiosa istoria con quell'ordine e quella chiarezza, che sarebbe stato necessario per lasciar nel lettore un' idea giusta e distinta della questione, così non mi sembra fuor di proposilo esporla nuovamente per capi, affinchè il lettore possa facilmente conoscere , e quasi a colpo d'occhio, come avesse origine, e su che oggi si aggiri. Così potrà ancor giudicare se fin dal principio da una parte vi corresse l'errore, e quindi^ per ricoprirlo, vi gio- casser l'astuzia e i cavilli. 1. Il corani. Vincenzo Anlinori, sono venti anni e più, fu il direttore e compilatore del catalogo dei raano- scrilli di Galileo e sua scuola ^ che si conservano nella I. e R. Biblioteca dei Pitti. 2. Le cose tutte contenute nei manoscritti, sui quali verte la dispula, furono dal nominalo comm. V. Anlinori giudicale — materiali raccolti da Galileo e dal P. Renieri sulle slelle medicee — . dell' AB. P. PILLORl 229 3. Dal Viviani, discepolo di Galileo, sapevamo che, quando morì all'improvviso il P. V. Renieri, le tavole, i ca- coni e le effemeridi sulle stelle medicee erano per consegnarsi alla stampa. 4. Da ciò deducevasi, che queste tavole, almeno secondo il Viviani , dovevano essere state condotte a compi- mento. 6. Ciò premesso, il Sig. Eugenio Alberi, direttore della nuova edizione delle Opere di Galileo, nello svolgere i manoscritti della Palatina credè d' aver ritrovale queste tavole ed effemeridi , e tanto più facilmente, per lui inesperto, che i materiali contenuti in quei codici eran affini con ciò che egli v' immaginava. 6. Pieno la mente di questo ritrovamento, ne diede avviso, in un memoriale, a S. A. I. e Reale il Granduca , e, per lettere, al cav. prof. Gio. Battista Amici ed al comra. V. Antinori, 7. Questi gli si oppose, dicendo: che badasse bene, perchè quei codici non contenevano più di quello, che indica- vano i loro titoli , cioè calcoli e sludj per la com- pilazion delle tavole, ma non queste, che egli intan- to scriveva d'aver ritrovate. 8. Il Granduca, patrono di questa nuova edizione, deside- roso di schiarir questo fatto nominò i due professori d'astronomia cav. Gio. Battista Amici , e 0. Fabrizio Mossotli ad esaminare ie materie in questione. 9. I nominati professori riferirono a S. A. I. e R. il Granduca in favore affatto del comm. Antinori; cioè che le annunziate effemeridi e tavole non esistevano, e che quei manoscritti contenevano una collezione di materiali, che Galileo ed il P. Renieri andavano raccogliendo per la costruzion delle tavole. 10. Fin qui la questione rimase segreta. 11. Pochi giorni prima che dal comm. Antinori fosse pub- blicato il rapporto de' suddetti con una lettera diretta al 230 LETTERA chiarissimo comru. Gio. Plana, il Si^- E. Alberi, reso accorto del suo errore, pubblicò una lellera lai. ital. intitolata al prof. Gio. Inghiraìiii: fu questa il pri- mo documento a conoscersi relativo alla controversia. 12. lu essa lellera il Sig. E. Alberi non fa parola, come era suo dovere, della già incominciala questione, e neiìpure fa molto di scoperta di effemeridi e tavole; ma traila di fatica e lavori di Galileo e Renieri sulle stelle medicee, e presùme di provare l'assoluta inte- grità dei lavori medesimi. 1.3. Pubblicalo poi l'anzidetto rapporto, corse generalmen- te l'abbaglio che fosse diretto a confutare la lettera al P. Gio- Inghirami , non conoscendosi ancora i docu- menti privali che l'aveau motivato , cioè il memoriale al Sovrano e le due lettere, in cui si annunziava la scoperta delle medicee effemeridi. 14. Istituendo dunque il confronto fra il rapporto e la lettera lai. ital. diretta al P. Gio. Inghirami, pareva che l'Alberi ed il comm. V. Anlinori non s'inten- dessero, perchè anche i materiali contenuti in quei codici potevano certo chiamarsi lavori di Galileo sulle stelle medicee. 15. L'Alberi profittò di questo errore del pubblico; sa- pend(> elle restavano tuttora inedili i suoi documenti , in cui s'annunziava la scoperta delle effemeridi, di- resse una seconda lettera al P- Inghirami, ove, ^no;e;2- do che la questione fosse insorta dalla sua prima let- tera diretta a questo astronomo, si duole che il comm. Anlinori non l'abbia interpretata a dovere. 16. Prega dunque in (juest' ultima il sullodato commen- datore a voler considerar meglio lo spirito di quella sua prima lettera lat. ital., che così avrebbe conosciuto che egli non s' appropriava scoperta alcuna di effeme- ridi ec , come il cominendatoie islesso scriveva al Plana nella lettera unita al rapporto Amici e Mossotli. DELL* AB. P. PILLORI 231 17. Così l'Alberi fingeva d'aver dimenticato un memo- riale al Granduca, e due lettere, che erano là ad at- testare il suo 5£^arrone della scoperta delle controver- se elTemeridi. 18. Per questo torlo modo d'agire del Sig. Alberi, il comra. Anlinori fu costretto di pubblicare una dichiarazione, a cui unì il memoriale diretto al Granduca e le due lettere, cagioni insieme della controversia; memo- riale e lettere che per un riguardo all'Alberi fino a quel giorno s'eran tenute segrete. 19. Allora il pubblico si disingannò, e conoscendo il mo- tivo del rapporto vide onde slava la ragione, e vide pur anco che la lettera prima diretta al P. Inghirami mutava affatto lo stato della questione. 20. Ed ecco , s'io non erro , la causa per cui il comm. Gio. Plana esprimeva all'Alberi : (( .. . mi pare di non aver bene inteso in che consista il punto della questione n : poiché mentre egli sapeva che era insorta da un memo- riale, in cui s'annunziava la scoperta delle effemeridi, invece questi gli scriveva che il proposilo delle sue let- tere al P. Gio. Inghirami era di voler provare l'inte- grità dei suddetti materiali sulle medicee. 21. Se il conim. V. Anlinori si fosse mosso a pubblicare subito, unitamente al rapporto, il memoriale e le due lettere, vere e piime cagioni della questione^ 1' Alberi non avrebbe potuto confonder tanto le menti, né va- riare più volle l'aspetto alla questione medesima. 22. Onde, conosciuti tulli i documenti, ed esaminandoli in queir ordine in cui potevano essere pubblicati, resulta : 23. Che il Sig. E. Alberi da principio annunziò con tre documenti la scoperta da esso fatta delle tavole e delle effemeridi di Galileo sulle stelle medicee; 24. Quindi^ senza far più parola di questa scoperta, con altri scrini scese alla discussione, se i materiali con- tenuti in quei codici fossero completi ; 232 LETTERA 25. E circa a ciò crcflè di poter inferire che Galileo ed il P. Renieri nessun allro lavoro conducessero sulle medicee; 26. E che di questi materiali , non già delle carte che con- tenessero le medicee effemeridi, Viviani e gli altri aves- sero deplorata la perdita. Chiunque può decidere su questo fatto modo di ragio- nare. Noi pertanto, dietro ciò che abbiamo riferito , siamo a^lveUi , per amore della ragione e del vero, di venire a questa CONCLUSIOIVE I. Le carte involate dallo studio del P. V. Renieri, quelle che contenevano le controverse effemeridi, e delle quali è sfata deplorata la perdita, non sono ritrovate. II. Consta che i codici galileiani in questione non le con- tengono, e ciò da diversi documenti, dall'esame delle materie, e dal rapporto d'astronomi di professione, a' quali poi aderì anche l'Alberi. III. Dunque che cosa contengono quei manoscritti ?. . . . Una collezione di materiali che Galileo ed il P. Re- nieri andavano raccogliendo per la compilazion del- le tavole ed effemeridi, o, come scrive l'Alberi, lavori sulle stelle medicee. IV. Questa raccolta di lavori del Galilei e del Renieri è intera? Distinguo: 0 l'integrità vuoisi riferire a quella sola fatta di lavori che è contenuta in quei codici, ovvero a tutto quanto sulle medicee abbiano operato Galileo e Re- nieri. Dopo un attento esame delle materie, dotti del me- stiere potrebbero rispondere adequalamente della proposta integrità nel primo senso. Nel secondo senso, il precipi- tare l'ardita sentenza, che Galileo ed il P. Renieri nessun dell' AB. P. PILLORI 233 altro lavoro sulle medicee conducessero che questi , che s' hanno, è, a nostro avviso, un calpestare temeraria- menle le più autorevoli testimonianze e sprezzare argomenti della più fondala presunzione (È un lasciare e- sposto il gran Galileo alla taccia di poco men che insen- sato, ma cerio d'imprudenlissimo per essersi per più ri- prese impegnalo di proprio molo , in faccia del mondo in- tero, e a tuli' uomo in notorie celebri negoziazioni , fonda- mento, mezzo, ed anima delle quali erano, non una farra- gine di lavori indigesti simile a quella che si conserva nella Palatina, ma appunto i canoni, le tavole, le effemeridi de' Gioviali satellili'perfezionale quanto mai polevan essere da Lui , cioè, secondo lo stato della scieiT^a a' tempi suoi ; è un far passare ed esso ed il P. Renieri per niillanlalori , e tanto incauti, che soliamo gli evenli i più forluili e le disgrazie le più inaspeltale, che sopravvennero a mandar a monte quelle negoziazioni , potevano salvare da non essere tantosto scoperti e morlifìcali. . . . Sospetti ingiuriosi , dub- bj indegni che fanno ribrezzo, e che non senza una gran- de esitazione ci siamo risolti d'esprimere qui, per la tema che il promuoverli , tuttoché in difesa di quelle anime grandi e sincere , il dar occasione di discorrerne possa sembrare manco di riverenza inverso di loro) (a). Ad ogni modo (a) Nota di un direttore degli Jnnali. Bisogna crcilore elle qiicsle bruite consegMenze , clic a noi pure pajono disccnilorp necessaiiampnle dalla pre- messa sentenza , non siano slatc prevfilule , o non abbiano fallo paura al Sig. Eugenio Alberi nel dellare la prefazione — Al Lettore — clie si legge nel terzo Tomo, uscito non lia gnari , della nuova edizione delle Opere del Galilei dirella da lui. Imperorcliè egli , con una impeilurbab^J^ilìi da far meraviglia e pirla , e clic ri sembra ben anclic fare un gran Iorio al Siio non comune ingegno, vi pone, come l'osse rosa già passala, mercè di lui, in conio di verilà inconcussa, come non rnntiaslala ed incnnlraslabile, elle tutti i latori di Galileo e del Genieri tulle medicee ti trotino nella Palatina di Firenze , die a torlo tiansi reputati perduti sino ad oggi, rioè fino a lui eli» li annunziò etittenti in quella hihlioteca. Questo almanco è il senso clic a noi ha fatto il seguente passo della suddetta prefazione ( pag. X-XI), che però abbiamo riportato fedelmente qui, acciò lutti possano vedere e giudicare. — La scoperta, vi si accenna, della 234 LETTERA Slimiamo che tutti i discreti, ed anco i piiì schifiltos^i s'accomoderanno su di ciò ai relli e riservati sensi del cav. Anlinori; il quale pensa che, 1' Alberiana opinione della ASSOLUTA integrità di quei lavori, per essere univer- salmente consentita, abbisogni del voto di astronomi di professione, dedotto da più lungo e maturo esame sopra i Codici, sulle lettere edite ed inedite e sopra le Opere a stampa relative (V. sua Dichiarazione pag. 8-9). POSCRITTO Avevo già data la lettera precedente alla slampa , quan- do, percorrendo nuovamente la prima lettera del Signor Alberi al P. Gio. Ingliirami , mi accorsi che egli si era fallo lecito DI MUTILARE UN PASSO DEL ViviANi nella vita di Galileo, cerio per ridurlo in modo da potersi riferire ai materiali in questione (1), dei quali solamenle ei vor- rebbe che dal Viviani slesso si fosse deplorala la perdila. quale maggiormente si compiacque il Galilei , fu quella Je' satelliti di Giove, . . . colla quale . ... si otteneva un nuovo e assai più siruro mezzo di tutti gli altri conosciuti per determinare la longitudine terrestre — . Poi SÌ Seguita ap- puillino COài. „ I IdfOri rondottì da Galileo, e dal suo discepolo e continuatore padre Renieri , intorno questa importantissima materia, reputati perduti sino ad oggi, ed eii' ttenti per lo contrario nella preziosa raccolta degli autografi Galileani della /. e J?. Biblioteca Palatina de' Pitti ( come albiamo avuto luogo di annunziare con lettera pub- blica in data del 12 maggio p, p* al chiarissimo astronomo padre Giovanni Inghirami) , faranno da noi fatti di pubblica ragione nel quinto ed ultimo volume di questa prima Classe delle Opere di Galileo „ ( V. un pssso della Par. II. della pres. Lett. ) . (1) A questo osgello puie il Sig. Allìeii , in quella slessa lettera ci- tando un passo di IMons. Angelo Fabioni, non ne riporta clit, 1' ullinio pe- riodo , ommettendo sludiosamenle il primo, clic a quello ha relazione, per- chè ivi al solito si fa parola delle cflemeiidi. dell' Afi. P. PILLORI 236 Riferirò qui sotto il citato passo, prendendolo esat- tamente dalla vita di Galileo dettala dal Viviani in forma di lettera, dalla quale sembra sicuraraenle che il Sig. Al- beri l'abbia tolto ;, sebbene studiosamente, forse, non ne citi r edizione. w Poicbè nel 1648, quando il suddetto Padre Renieri » AVEVA OMAI IN ORDINE DI PLBBLICARE (cOmc l' AllCZZe M Loro asseriscono d'aver vedute) le effemeridi con le » tavole e canoni .... elaborali su gli studi e precelli w conferitigli dal Sig. Galileo, e conseguili da esso nelle » vigilie di tanti anni, fu il dello Padre sopraggiunto da » repentina e improvvisa malattia, per la quale si morì: (di qui incomincia il passo riportato dal Sig. Alberi) » in questo accidente fu, non si sa da chi, spogliato il W suo studio delle suddette OPERE GIÀ PERFEZIONATE {CÌOè delle effemeridi tavole e canoni), « e quasi di tulli gli )) scritti ed osservazioni, tanto delle consegnategli dal Sig. » Galileo, che delle proprie sopra questa maieiia (l)w. 11 Sig. Alberi ha ommesso, a malizietla, — delle sud- dette OPERE GIÀ perfezionate — (2), per poter riferire il la- mento del Viviani non già alla perdita delle effemeridi, ma a quella di materiali, in genere, sulle medicee. Ecco con quali saldissime ragioni il Sig. Alberi si faceva a convincere il P. Gio. Inghirami ! . . . Questo solo può essere argomento bastevole a persua- derci che lo stesso Alberi non crede in buona fede che quei MSS. contengano tutta intera la fatica di Galileo e di Renieri sulle stelle medicee. Anzi par che egli stesso rico- nosca l'impossibilità di poterlo provare con buone ragio- ni , poiché non avrebbe avuto ricorso a sutterfugi sì me- schini, non degni di leale scritloie. (1) Opere di C. Galilei : Edizione fiorentina del 1718 pag. 80. (ì) Lettera del ^ ^- Alberi al P. Gio. Ingliirnmi, 12 Maggio 18«, not. 1. pag- 2. 236 LETTERA Che il Sig. Passigli si sia potuto decidere a fare in- serire, fra le giunte e correzioni al Dizionario biografico, un articolo, che sta anche in perfetta contradd^ìone con ciò che scrive l'Alberi (1), non deve recar maraviglia; per un tipografo, poter dare agli associati una carta di più di slampa , è qualche cosa. . • . Mal si potrebbe comprendere come il P. Gio. Inghirarai, versatissimo nell' istoria, accettando la dedica di quella lettera non si accorgesse di tali raggiri. — Ma egli è uomo d'antica fede e probità, e misura gli altri da sé — . Di Firenze 20 Ottobre 1843. ■ a.^>^B5» <1) Nel Dizionario biografico, ove si annunzia la scoperta delle effe- meridi fatta dal Sig. Albori, si dice, clie queste giacevano indicate e confuse sotta altri e diiiersi titoli; mentre il mcdcsimo Signor Alberi lia protestato aperta- mente più volte d'essere alieno dalla pretesa scoperta, e che quei MSS. furono esattamente classificati dal cav. Antinori. Ved. Lettera al P. Inghirami 10 Giu- gno 1843, e Parte terza della presente Lettera. MINERALOGIA \ji facciamo solleciti d'inserire ne' nostri Annali un interessante Arlicolo inedilo (che viene consegnalo da un no- stro Collaboratore , anicchilo di noie illiistralive da lui falle) di un uomo che con fervido amore collivò le naturali Scien- ze, parzlalmenfe la mineralogia , la geognosia , e la geologìa, cioè dell'egregio Sig. Dottore Gaetano Sennoner di Venezia, dimorante però da molli anni nella Metropoli dell'Impero germanico, nella quale in agosto 1841 , mandò, dopo breve malattia acuta, l'ultimo fiato, con sommo universale ram- marico de' coltivatori delle scienze della Natura: poiché non vi ha Gabinetto sulla nostra penisola mineralogico o geologico, pubblico, o privalo, cui egli non abbia sommi- nistrato e minerali rari , sia di quegli già noti, sia di que- gli di recente scoperti, e rocce pregevoli riguardale dal lato della loro giacitura geognostica. Visitò molle località dell' Ilalia, e non poche della Germania; in unione al signor Professore di Vienna Parlsch escursionò accuratamente il bacino dov' è situata la summen- zionata Capitale, formalo da Presburgo a Persenbeug , e da Olniiitz a Semering, inchiudendovi i margini montuosi: Contiene questa grande superficie le rocce (sono parola dell'annunzio che diede la Biblioteca Italiana Tomo LXXX pagina 138) di quattro sistemi di Monli, e di quelle sva- riale e importanti formazioni , non escluse le volcaniche , 238 HINERALOGIA per cui è tanto celebrala sì geognostica situazione. Que- sto Articolo che pubblichiamo, riguarda una escursione fatta da lui negli Apennini di Piacenza, dove scoprì vari minerali interessanti, e dove con accuratezza descrisse varie rocce con quella sagacilà di geologo che le è propria; mostrando iu oltre essere bene instruito anche nella ar- cheologia. Siamo certi che gli Cultori della Scienza mineralo- gica ed anche geologica^ ci sapranno grado, lo speriamo almeno. GITA NEGLI APENNINI DI PIACENZA E SCUOPRIMENTO DI ALCUNI MINERALI. del dottor con note del signor CONTE C. SALINA Gì ria da lungo tempo aveva intenzione di percor- rere l'interno degli [Apennini poco conosciuti finora e meno esaminali dalla parie del niodonese, del parmigiano e del basso piemonte. La qiianiìlà sorprendente dei vari Serpentini, di Eufolidi, di Diallagi e d'altre pietre nia- gnesifere, delle quali questa catena in certe situazioni sommanienie abbonda, mi provocò, per così dire, ad in- traprendere questo breve bensì, ma disastroso viaggio, in cui mi promisi di fare qualche nuova scoperta. Aggiungasi, che [un fabbricatore di Milano, il quale con certa pietra romana della da sarto, inlendea azzardare degli esperi- menti in grande; si offerì d'essermene compagno. Questa pietra, vero Talco-steatite, è f>orla[o, sono molli anni, in sacchi da certi paesani e lo smerciano ai droghieri e anco ai sarti. Esser cosa facile, credetti, l'indagare la località donde provenga, ma non era così; questi negoziami gelosi del loro secreto procurano di disimpegnarsi dal rispondere ade- qualamente, ed allorché sono messi alle strette, fìngODO di 240 GITA dire il vero, confidando, sotto il suggello del più gran mi- stero, per venire la pietra dai dintorni di Roma o rinve- nirsi snlle alle vette del Piemonte settentrionale, o della Svizzera 5 e così credono almeno allontanare il curioso dal vero sito. Avuta però ogni attenzione al dialetto che par- lavano cotesti rozzi negozianti, m'accorsi poter essi essere stabiliti nei monti del genovesato, Io che in me maggior- mente si confermò, sapendo che quei luoghi abbondano di serpentini e d'altre pietre magnesifere. Arrivato quindi in Piacenza non tardai a recarmi presso il Presidente di quel Tribunale civile, il nobile sig. Cortesi, che per la scoperta di numerosi ossami di quadrupedi, e particolarmente di quella Balena fossile, che poi avea ceduta, non senza una insignificante somma, al cessato Governo italiano, si acquistò tanta fama ed onore. Credetti con fondamento ottenere in lui, qual conoscitore della Provincia e de' suoi monti, se non mollo esatte, però alquante nozioni sul minerale desiderato , e sopra altre rocce e pietre. — Gentilmente accolto visitai il suo museo; ma con mio rammarico dovetti osservare che se non vidi neppur un saggio della desiderata pietra, non potei nep- pur ravvisare traccia d'una Collezione geognostica od orit- lognostica di sorta. Ad eccezione di grande quantilà d'os- sami di varj animali fra loro confusi, scavali nelle vicine colline di trasporto, di molti a.'Timassi di pietre argillose indurite a zone d'altro colore, pelle quali ha stabilito di segarli , onde servirsene per tavole, per cornici da camino od altro, non potei ammirare che ciottoli dei fiumi d'ogni volume e degli stillicidi, per grotte artificiali. Non avvi sistema, non ordine, non diligenza nel conservarle, non v'è modello o gesso per confrontare le ossa. Devo qui permettermi una qualche digressione, e porre in vista uà errore quasi comune a tulli gli amatori e professori di Storia naturale in Italia. D'onde dipenda che la massima parie de' Professori non insegna che sui libri , ragiona e NEGLI APENiNlNI DI PIACENZA 241 disputa sopra le pietre, rocce senza averne il campione e quando lor viene fra le inani un minerale , una roccia , non li conoscono, sebbene talvolta comunissimo; così gli amatori , fra i quali annoverar vorrei , anzi dovrei, gì' In- gegneri Civili, i Farmacisti ed i Chimici, la cui messe principale sono le pietre, i metalli , le terre, le sabbie che si fanno venire da lontano, attesa la mancanza fra noi di memorie, e di libri, che risguardano la geologìa, la mineralogia applicata ad altri studj affini? leggono e ri- leggono e finalmente quando si tratta di convertire la teo- rica in pratica sono costretti di voltare indietro e d' addot- tale ciò che l'ignoranza soltanto ha consagrato. La man- canza totale di raccolte sistematiche, colla sola autopsia e la frequente manipolazione delle quali efficacemente in- traprender si possano simili studj , ne è il solo motivo. Oltre a questa mancanza, a cui neppur i pubblici stabi- limenti ponno far fronte, per la ragione che i Direttori di essi non comprendono, per la massima parte, il van- taggio degli studi di mineralogia, credendo che non esi- stono se non per trastullo degli scolari, e sciacquando i fondi assegnati dal Governo piuttosto in belle scanzie o tavole , 0 in qualche uccello o quadrupede male imbal- samato e ben presto corroso dai vermi , a questa mancanza , dico, si aggiunge un'altra circostanza, la quale non meno che la prima contribuisce molto a far questa scienza re- star fra noi ancor bambina. Niuno o ben pochi rompono la monotonia delle loro sedentarie occupazioni, e si slan- ciano nei monti , sprezzando il freddo , il caldo e tutti i disagi, a cui devono esporsi per imparare in questo grande libro della natura. Hic inde talvolta quei granchi, che molti di essi vanno prendendo quelle critiche alle quali si espongono da parte degli Oltramontani , i quali , dicia- molo per nostra vergogna, non risparmiano spese, fatiche per venire ad esaminare le nostre sì celebri valli e mon- ti, pubblicando poscia delle nostre contrade celebrila e N. Ann. Se. Natvii. Anno 5. Tom. 10. 16 242 GITA miracoli, a cui noi tanto vicini non avevamo neppur so- gnato. Spiacemi al sommo il dover confessare esser pas- sali per la nostra patria i tempi, in cui i Fortis , gli Arduini, gli Spallanzani, gli Pini ecc. tanto si sono me- ritati della medesima, e che se eccettuar vogliamo un Brocchi, sacrificatosi alla scienza, un Mar^ari-Pencati , un Borson, un Malacarne, ed un Catullo ecc., i quali per altro non passarono di molto i nostri confini, non ci abbia ora nessuno che azzardi gite lontane ed interes- santi ; opere solamente col mezzo di personali confronti delle proprie sue contrade o di quelle a lui vicine con quelle d' altri paesi ; si giugne ad acquistare fondate co- gnizioni e vantaggiosi risultali. Conseguenza di tutto ciò si è che pochissimo sono conosciuti gli apennini di Parma , di Piacenza e di Modena ; poco ha fallo la Sardegna , la Corsica, 1' Elba;, e le Isole criconvicine, la Romagna, il Friuli, gli Abbruzzi, le Puglie e le Calabrie; ancor meritano diligenza ed esame la Toscana, l'Umbria ed i contornì di Roma ; finalmente il genovesalo , le valli di Brescia di Bergamo, e la Valtellina attendono più nu- merosi esaminatori, i quali alla scienza unir sappiano e costanza e coraggio. Causa generale la poca emulazione, il poco amore, le critiche circostanze del tempo, l'egoi- smo che giornalmente va crescendo, le comodità e 1' effe- minatezza della nostra maniera di vivere, per cui s'abbo- risce ogni sorta di disagi, il numero dei quali in simili viaggi non è piccolo ed insignificante. Fn questo lugubre quadro però eccezione ne fa il Piemonte, il cui Governo con tutta possa anima e ravviva questa sì vantaggiosa scienza, dalla quale nascono quasi tulle le comodità del- la vita. Esso è l'unico, in Italia, che invia in Ger- mania ed in Francia bravi giovani per attingere alle fonti le necessarie nozioni, le quali un giorno arricchiranno la Patria, che assolda degli uomini periti; i quali percor- rere devono la Sardegna ; per noi ancora non è se non 1 NEOLI APENNINI DI PIACENZA 243 lina (erra incognita ; esso è il solo che abbia organizzato e provveduto di ottimi maestri una scuola a Moutiers (1) in Savoja sul far di quella di Schemnitz in Ungheria e di Freyberg in Sassonia- Esso gareggia solamente colla to- scana in arricchire , di anno in anno il pubblico museo di Storia naturale in Torino, e di fondare un gabinetto pa- trio, che contenga tutte le rocce, i minerali, i metalli e le terre dello Stato. Deluso nelle mie aspettazioni d'ottenere da Cortesi qualche notizia sulla località della Steatite o d' altri mi- nerali, e non trovandosi in Piacenza altro amatore Natura- lista, che m'avesse potuto informare, m'incamminai verso i monti. J Ponte d' Olio 12 miglia lontano dalla città , non ci era fatto d'udirne cosa in proposito; anco il tor- rente 0 fiume Niire che bagna il più di questa borgata e distrugge, per quanto sta nel suo potere, tutto il piano della lunga valle, ci lasciò al bujo, perchè qui null'altro seco trascina che marne, argille e rocce calcaree seconda- rie ridotte in ciottoli e frammenti. — Passammo da quivi nella Valle di Trebbia separata per una stretta linea di colli pure di trasporto dalla valle, ove ci trovavamo. Tra- versati a sinistra con fatica i ripidi colli giungemmo dopo 6 miglia di cammino al terribile Trebbia , sul quale gel- tate erano due lunghe tavole malsicure, onde vallicarlo e passare al Castello di Travi, il quale érgesi sulla sinistra del fiume sopra una rupe che lo domina. Desso è proprietà della nobile famiglia degli Anguissola , il più anziano de' quali, il Sig. J^:^o, copre la carica di Podestà in questo piccolo paese composto di pochissime casuccie e d'una meschina chiesuola. — Entro questo Castello lontano da ville e borgate, anzi da ogni abitazione, sito quasi de- serto al pie d' un alto monte ; tutto privo di vegetazione , piantato sopra un angolo del medesimo, che sovrasta al (!) Clic fu iiisliluila dal governo napoleonico. 244 GITA fiume devastatore, e da cui godesi d' una speciosa vista sull'intiera trista e deserta valle tanto verso Bobbio, quan- to verso la pianura , abbiamo trovato la vera e cordiale ospitalità; in cui l'egoismo non avea per anco impestata l'Italia. I primi segni d' un Serpentino , d' un Talco e della Steatite, avemmo in questo luogo. Ci fu narralo ancora che paesani della valle superiore di sovente passino cari- chi di simili pietre da sarto. 11 fiume stesso contribuì non poco a persuaderci esser noi arrivati in vicinanza di pietre magnesiane , così pieni di speranza ci mettemmo il giorno dopo in viaggio per la valle superiore scortati da una guida. — C'internammo dunque di buon mattino nel de- serto. Così, e non altro, deesi chiamare questa orrida valle, ai tempi dei romani, come la tradizione vuole, e molto più tardi ancora, una delle più floride in Italia, per cui passò una gran strada, e vuoisi averla traversata l'armala romana, dopo essere stata battista da Annibale alla Trebbia. Per ben dieci miglia non si vede una villa, né sull'una né sull'altra riva del fiume. Tutto il piano della lar- ga valle coperta é di gliiaje, sassi e sabbie, ed il tor- rente spaude or qua, or là le sue limpide acque, secondo il suo arbitrio , non lasciando traccia veruna di coltura 0 di boschetto. Niun argine, ninna diga ad eccezione de' monti, che lo ritenga, niun opera che difenda dai guasti di sì terribii acqua, che ben trenta volte all'anno cambia il suo letto e tutto distrugge sul suo cammino. Una casa isolata sulla destra all'ingresso d'una più orrida valle ancora si è il solo oggetto che consola l'occhio del viag- giatore. È luogo di riposo per i mulatieri, che si inter- nano in quei monti piacentini. Ninna strada battuta; soli impraticabili sentieri per ben destri pedoni conducono al confine dello stato Sardo. I monti monòtoni coperti per la più parte da rari cespugli , o da pochi legni di basso fu- sto da principio presentano e marne ed argille indurite NEGLI APEiNNrNI DI PIAGENZA 2i5 grigie 0 giallognole, più tardi delle rocce calcaree ros- signe, di formazione jurassica, intersecate da grandi ara- massi d' Eufotidi, e di Serpentino carico di ferro ossi- dulato; le valli trasversali formale già dalle rajtide acque che si gettano in Trebbia, mostrano degli Scisti argillosi di color rosso dilavato e ciottoli ben grossi di steatite nera prossima a decomposizione, scorgonsi qua e là sparsi nel- l'acqua, che li avrà strascinali dalle vette dei monti vi- cini. In «n sito presso il sentiero ravisasi della fioritura d'un sale, che dietro il sapore, esser sembra Magnesia solfata. In un altro di là del Trebbia avvi una piccola cava di così detto Verde antico, cioè d' una roccia calcarea bianca frammista di serpentino verde chiaro, che riceve buon pulimento ed assomiglia alla pietra delta Verde di Polcévere nel genovesato. È facile il distinguere quivi il passaggio dal calcareo al talcoso, il quale diviene in se- guito sì predominante, che tulle le rupi nude appajono nere o verdi scure, abbenchè ancora alternino molti cal- carei con rocce magnesiane. Dopo cinque ore di penosissimo cammino, sen2a mai trovar anima vivente, esposti ai cocenti raggi del sole sen- za rinvenir ombra di sorte, e stanchi dai continui saliscendi arrivammo finalmente alla frontiera piemontese nel villag- gio di Li'^'^ore. \ edesi in lontananza, perchè su d'una balza , che sporge sino alla metà della valle e restringe violentemente il corso dell'acqua in modo che forma per cosi dire una chiusa. Giustificatosi il motivo del nostro viaggio nell'Ufficio ricevitoriale, ci inoltrammo entro la de- liziosa pianura. Campi , prati , vigneti , alberi di varie spe- cie, agricoltori affaccendali , case ripiene di genie , tutto ci fece obbliare i disagi sofferti. Poco dopo ravvisammo la piccola città di Bobbio, cui danno qualche risalto alcuni campanili, il Duomo, due o tre palazzi, ed un ponte di pietra sulla Trebbia a tre vetuste ed irregolari arcate. Poco a presso entrammo sopra un breve stradone per la 246 GITA porta di cillà. — Bobbio residenza d'nn vescovo dipen- dente da Genova, d' un Tribunale, e d' una Vice-Intendenza amnainistrativa, era un giorno città florida e rinomala. Le sue contrade, le chiese ed alcuni palazzi , come non meno una ceri' aria di cortesia e di maniere gentili de' suoi abitanti ne fanno ampia prova ; dopo la cessione fatta dal- l' Imperadore al Re di Sardegna tutto si cangiò. Le strade divennero impraticabili , e dimenticate : il commercio con Genova prese altra direzione, e col commercio disparve l'agiatezza degli abitanti, questi caddero in miseria. Il convento di San Colombano , da.\ qaale uscirono tanti per- sonaggi illustri , fu trasformato in Caserma. — Il vino forma la rendita principale di questi buoni abitanti; quella della seta è mediocre; tutto il resto dee esser richiamalo dal- l' interno del Piemonte. La superficie del territorio sul quale stanno la città ed i fondi ben coltivali , può avere presso a poco una cir- conferenza di 10 a 12 miglia, ed io sono persuaso che dessa formata si sia un giorno dall'accidente d'uno smot- tamento, 0 caduta del monte, che gli sta a ponente, pel quale si arriva a Voghera, la quale riempì la valle,, re- strinse il fiume ^ respingendolo dirimpetto, ed innalzò il terreno sovra ogni pericolo d' allagamento o di devastazio- ne per parte di esso. Infatti il suolo va dal ponte sino al monte sempre innalzandosi in guisa d' un anfiteatro assai inclinato, e la città stessa ha varie contrade che non sono niente meno che piane. Il materiale sul quale tutto riposa, consiste in grossi frantumi di rocce argillose e marnose, ji, ovunque sempre le più disposte a decomporsi e le più pe- ( H ricolose a' terreni ed abitazioni, che sotto o sovra si ri- !h trovano. j L' antica città di Feleìa non è essa stata pure sepolta ( da un simile smottamento? Tra questi frantumi, i quali ( | per altro in grandezza superarono i massi più grandi che ! I io abbia mai veduto , ci furono mostrati da un medico delle NEGLI APENNINI DI PIAGENZA 247 palle sferiche argillose di vari volumi, le quali rompen- dole rappresentarono in mezzo delle cavità, che erano ripiene di Barite solfata e di Calce carbonata e qualche volta anco di Strori'^iana solfata sempre in forma di pic- coli bensì, ma distinti prismi regolari compressi. In questa città non avvi alcuno che si dedichi allo studio geognoslico e mineralogico, benché i monti invitar sembrino a queste scienze. La numismatica ci parve che fosse piuttosto coltivata, trovando noi alcuni signori che ne tenevano belle collezioni. — In Bobbio finalmente av- remmo degli indizj certi intorno alla così detta pietra da sarto. Ci si diceva che codesti paesani venivano da Ottone, borgo situato nella valle superiore del Trebbia, e che il minerale trovavasi in quei monti vicini. Recalici sul luogo avemmo il piacere di rinvenirvi il Talco-steatite bello, verde in rognoni ed in tale copia e di facile escavazione, che, senza molta fatica, e con poca spesa si avrebbe po- tuto caricare più di cento mila rubbi sul momento. — Esaminando i contorni m'accorsi che i filoni della steatite traversano il fiume, innalzandosi dall'altra parte in linee verticali , ed oblique nel serpentino. Giudicai dunque che nei monti dello stato piacentino pure ci sarebbe dato di rinvenire quanto si andava cercando perciò cambiammo direzione voltandoci verso levante. — Ritornati a Bobbio visitammo l' aulico convento situato nel più bel posto della città in cui visse l'irlandese Colombano, e il ponte che data dal tempo dei Visconti. Risolvemmo di passare nella Val di Nure. Fuori d' una sola casa non trovammo altro abitato, né indizio di confine o di Slato. Ben presto per- demmo di vista la Valle di Trebbia, qc\ internammo nelle gole di questo pericoloso e ripido giogo. Il piede, e sino alla metà del monte , il terreno di trasporto e di alluvio- ne , che gli é appoggiato , non permette la disamina del suo nocciolo; pare per altro che vi predomini il calcare della formazione intermediaria ; gli strati sono verticalmente 248 GITA inclinali senza orma alcuna d'esseri organizzati. Pel geo- gnosta non v'è alimento alcuno; il botanico solo trova di che saziarsi, dalla metà del monte incomìnchnìe argille e le marne e finalmente sciiopresi una catena di rupi nude biancastre, le quali esaminale da vicino appariscono essere Calcare di transizione formare la vetta del vero monte, al quale le altre terre e rocce non sono attaccate che a guisa di mantello. Appena valicata questa giogifja priva d'ogni arbusto e coperta d'un' erba secca e grossolana poco atta a nutrire il bestiame, si entra in una tal quale pianura intersecata da profondità ripiene d'acque stagnanti e suscettive di qualche coltura. Le rocce che sporgono da questa pianura e che s' alfacciano nude e tetre , mostrano essere nere o verde scure , e avvicinali più d' appresso dan- no a riconoscere il Serpentino, carico di particelle di ferro , nel quale le meteore operano con gran veemenza la decomposizione e l'annientamento. La terra attorno pare arsa e non permette che alcun lavoro vi riesca. Più ab- basso incontransi degli spazj pure privi d'ogni verdura, ma seminati di ciottoli d'ogni volume del dello Serpentino nero, fra i quali appariscono pure delle Steatite verdi, bianche e rossastre. Questo ci servì di guida, e ci animò ad usare più diligente attenzione. Infatti non durò molto, che in una vallata formata apertamente dalle acque pio- vane, rinvenimmo la Steatite sul posto e in filoni assai più larghi di quelli sulla sinistra del Trebbia. Tutto il terreno era sparso di cotesti pe^^^ì , i quali esposti all'aria, al sole ed all'acqua subiscono un'alterazione;, divenendo neri o macchiati di {rosso. Quanto più ci abbassammo verso il Nure, tanto maggiormente incontrammo in rocce talcose eserpentinose. Dopo ben 5 ore di tragitto giungemmo alla minerà (1) di ferro delta delle ferriere di Val di Nure, (I) Mi permetto anch' iodi addottare questo vocabolo, invece dell'altro miniera come stava nel manoscritto , quantunque comunemente usato, aven- domi persuaso le ragioni che 1' Amico nostro in proposilo produsse in una NEGLI APENISINI DI PIACENZA 249 l'unica che esista nel ducato di Parma e Piacenza. Edi- fizi qui non esistono _, se eccettuar si voglia una mescliinis- sinaa casuccia che serve di deposito agli utensili di questa minerà. 11 vicino castello di Ferriere silo nel fondo della valle ed attacco al torrente , permette che i minatori ed altri operaj facciano giornalmente queste due brevi miglia , per riposarsi in seno delle loro famiglie, dalle fatiche avute durante il giorno. Vicino all'acqua avvi il forno per fondere il minerale, attacco a lui una fucina che mette in ope- ra parte della ghisa, la maggior parte della quale per altro giugne sulla schiena di mulo a Riva presso il Ponte dall'Olio, ove stanno gli Appaltatori della minerà. Nei soli giorni di mercato, ove degli speculatori di Bettola, grossa terra , 12 miglia più abbasso verso la pianura, trasportano delle biade, ammirasi qualche vivacità, ed in questo consiste tutto il commercio, abbenchè per la sua favorevole e fa- cile comunicazione con Santo Stefano , e Chiavari ^olvth- be esser più attivo e vantaggioso. Presa il giorno dopo una guida che ci accompagnasse per i monti circonvicini, ritornammo tosto in compagnia di molli operaj alla minerà, che contribuisce non poco per dare sostentamento a parecchie famiglie. In un gran piano declive e tagliato da' ruscelli in varie guise, di modo che veduto di lontano sembra esser ondulato, si innalza una rupe di forse mezzo miglio di circonferenza, consi- stente interamente di Serpentino verde oscurissimo alquanto ontuoso e compatto. Qui entro trovasi in enormi ammassi il ferro, che si fonde alle Ferriere. Egli è il ferro ossi- dulato ài Hauy, ossia il Mugnet Eisenstein di Werner, ricco in modo che rende se non più, almeno 1' ottanta- Nota posta nella traduzione di un Articolo interessante sulla Gremoviu (mese