S-iisif. IVFOVI AIVIVALI 3eue SCIENZE NATURALI Anno V. Tomo X. Luglio e Agosto 1843) {pubblicalo il 10 Ottobre) BOLOGNA 1845. TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERIB. AVVISO Questa Raccolta aumentata specialmente nella parte delle scienze economiche ed agricole, negli estratti e notizie scientifiche ed industriali, è divisa in due parti ; la prima contenente memorie ed articoli originali inediti pubblicati, come per l' addietro;, dai Professori Direttori col concorso dei soliti Collaboratori, ai quali altri si aggiunsero: l'al- tra parte ;, in forma di appendice, comprende gli oggetti nominali di sopra ed è affidala alla direzione di Carlo Berti Pichat editore e proprietario di questo periodico. Ogni mese verrà pubblicato un Fascicolo , ovvero per un bimestre un fascicolo doppio, e quando lo richiegga la materia, sarà corredato delle opportune Tavole. II primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata è fornito di un Fron- tispizio e di un Indice per la serie de' Volumi , e le Ta- vole di un'Annata saranno dodici all' incirca, come i fo- gli di cui si compone ogni volume saranno sempre più di trenta. Il prezzo d' associazione annua per tutto lo Stato Pon- tificio è di Scudi 3. I Signori Associati al Bullettino delle Scienze Me- diche potranno ricevere questi Nuovi Annali per soli an- nui scudi 2:50. II prezzo dee pagarsi per semestre anticipato, oltre le spese di dazio e porto per 1' estero. Si accetta il cambio con tutti i giornali scientifici , agricoli e tecnologici. Le Associazioni si ricevono in Bologna all' uffizio del Felsineo Piazza Santo Stefano N.** 96, al quale sarà diret- to quanto è relativo all' amministrazione ed all'appendice, e pel rimanente si farà recapito al solito dal Prof. Ales- sandrini via Altabella N.** 1637. S'intende che l'associa- zione debba continuare d' anno in anno quando entro No- vembre non siasi dato avviso in contrario. I^UOVI AWJIVALI X f^/!it'^,y y<^ '■\ ^«ifeiii viuZk^ ]\UOVI MMU SCIENZE NATURALI COIV APPEM»I€E ALESSANDRINI Cav. Dott. ANTONIO Prof, di Anatomia Comparata e Mediciisa Veterinaria. BERTOLONI Cav. Dott. ANTONIO Profess. di Botanica. GHERARDI Dott. SILVESTRO Professore di Fisica. SGARZI Dott. GAETANO Prof, di Chimica Farmaceutica. Aunvo T. Tomo X. ^^fì^ry^a S/a/Se. ne/Tè Syiaf/efic. 1845 €diahotatm Amadei Dolt. Aniadeo — Bagni Dolt. Gaetano — Baratta Dott. Quirico — Bertelli Prof. Francesco — Bertoloni Dott. Giacomo — Bertoloni Prof. Giuseppe — Biagi Dott. Clodoveo — Bianconi Dott. Giuseppe — Bianconi Dott. Gio. Battista — Breventani Dott. Ulisse — Bozoli G. Maria — Calori Prof. Luigi — Contri Prof. Giovanni — Davia Marchese Dott. Luigi — Ercolani Dott. Gio. Battista — Gualandi Dott. Giovanni — Muratori Dott. Paolo — Minghetli Marco — Ranuzzi Conte Annibale — Recchi Gaetano — Salina Conte Canimillo — Santagata Dott. Domenico — Soverini Dott. Carlo — Sca- rabelli Luciano. . Le Materie trattate in questi Annali risguarderanno al so- lito; l.*' la Storia Naturale propriamente detta, cioè la Zoologia ; Mineralogia ; Geologia e suoi diversi rami , la Geografia fisica, Geognosia e Geogenia; e la Botanica, com- presa r Anatomia e Fisiologia vegetale : 2.° l' Agricoltura : 3.** l'Anatomia e Fisiologia umana e comparata : 4.° la Me- dicina , la Chirurgia . e la Veterinaria : 5.° la Chimica e la Farmacologia : 6.° la Fisica , Meteorologia , Astronomia Fisica e Scienze Tecnologiche. DELL' AZION CHIMICA CONSIDERATA SOTTO L' INFLUENZA MEMORIA SECONDA GAETANO SGARZI MEMBRO PENSIONATO DELl' ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' istituto di BOLOGNA Letta nella seduta delli 27 Aprile 1843 dell' Accademia stessa G, 'rave argomento, Accademici Prestantissimi, egli è quello intorno al quale oso richiamare in oggi l'allenzion vostra; e se all'imponente qualità del medesimo applicassi la dovuta riflessione paragonandovi le mie forze, e non mirassi puranco al soddisfacimento di un dovere appog- giandomi air esperimentata vostra bontà, per certo mi a- sterrei dal farne parola siccome cosa di migliore consiglio, e da prudenza dettata : ma fin dall'anno precedente, quando v' offrii la prima parte de' miei pensieri sull' Azion Chi- mica, quando ne indicai un seguito, e quando dissi che restavarai a considerarla sotto l'influenza della For^^a Or- ganica, l'impegno era assunto, ogni riflessione diveniva frustranea , la lancia per così dire fu tratta ; non posso quindi esimermene altrimenti , e bisogna che in qualsiasi modo io raggiunga la mela. Tutto quello per me esposto in quell'incontro ha re- lazione, come ben sapete, al formare un concetto del- l'Azion Chimica che valga a chiarire alquanto meglio 6 sull'azion chimica r accozzamento delle molecole nella formazione dei corpi di quello che lo si possa iiilendeie colle teoriche ammesse intorno l'Affinità, ed azzardo un' opinione che non misi pare affatto assurda ed insussistente; imperocché il pensare che gli elementi della natura comechè costituiti ognuno di materia ponderabile, ma di differente qualità, per cui sono distintissimi fra loro, siano egualmente dotati d'una forza particolare di genere attrattivo, ma di modi assai speciali, per cui si differenziano l'un l'altro anche in questo rapporto : il supporre che una tal forza si esercita in ognuno in un de- terminato punto della massa, il quale punto perchè espri- me la risultante di tutte le azioni dei singoli punti mate- riali componenti l'elemento slesso può denominarsi ij suo centro d'attività; il ritenere che questo centro deve varia- re d'intensità nella varietà degli elementi, dirigerne i modi dell'unione reciproca, e concorrere alla formazione di un altro centro più complesso e più attivo a seconda che due, tre, quattro e più elementi insieme si associano in una molecola composta, il quale centro perchè esprime egualmente la risultante delle azioni dei singoli elementi che la compongono, si denomina parimenti il suo centro d'attività; il figurarsi che questo nuovo centro varia pur sempre nella sua intensità al variare delle molecole, pur sempre dirige le ulteriori unioni che ne susseguono, e determina pur sempre il multiforme andamento della costi- tuzione dei corpi ; il contrassegnare in fine in simil guisa r Affmilà considerandola quale forza propria, ed avente il caratteristico di For^a Tipo-diatesica perchè in fatto si appalesa atlratlivo-disposiliva ad un tempo,- lutto questo mi sembra suscettibile di qualche probabilità per analogia almeno coli' esercizio d'altre forze della natura, ferace di felicissime applicazioni per dare una spiegazione ai prin- cipali fenomeni dell' Azion Chimica, resistente all'appello della ragione per essere ammesso in via d' ipolesi. Se non che nello esaminare i fenomeni slessi dell'Azion DEL PROF. G. SGARZI 7 Chimica sotto la forma d'altrettante leggi o caratteristici della medesima, e nel rivedere la facilitazione che per l'intendimento vi somministra l'ipotesi d'una risultante di forze molecolari, e dei centri d'attività ritoccali qui sopra, si è dovuto riconoscer che certi agenti, sui quali erano fondate alcune delle ipotesi anteriori intorno l' Affinila, quantunque non possa sostenersi che ne sono essi la cau- sa princi|)alissima, vi operano però delle influenze singo- lari , e talmente modificano le maniere di congiungimento delle molecole nell'atto delle formazioni dei corpi, da ri- sultarne nei medesimi caratteri e proprietà le più differenti, ed opposte. Tali agenti sono in ispecialiià i derivali dalla Materia Imponderabile sia per emissioni sia per vibrazioni, distinti in calorico, luce, elettrico, magnetico, i quali o determinando certe distanze fra le molecole della Materia Ponderabile, o attivando certe tensioni delle loro rispettive forze, e senipre recando del cangiamento nei centri sì pri- mitivi delle molecole semplici , che conseguenti delle mo- lecole composte, necessariamente deggiono dar luogo a svariati aggruppamenti , quindi possono render ragione delle differenti forme, qualità, proprietà dei corpi che dal- l' unione loro ne vengono costituiti. E ciò trattandosi degl' Inorganici. Ora facendo passag- gio agli Organici, e volendo rintracciare il modo d'eser- cizio dell' Azion Chimica nell'atto di formazione dei mede- simi , mi si para innanzi un' opinione antica e rispettabile, che impone venerazione ed assenso, ma che non toglie pe- rò che si possa investigare, ed anco modificare, qualora il farlo sia in conseguenza di dati e di ragionamenti giusti egualmente che fondati. In veggendo che i Corpi Organici così numerosi e moltiplìci vengono nulloslante da piccola serie d'elementi, e che negl'Inorganici questi ascendono ad un novero di quasi sessanta varietà ; in considerando che negl'Inorganici gli elementi vi si trovano congiunti in pro- porzione determinala , seguono una progressione aritmetica g deli/ azion chimica nelle successive combinazioni dello stesso genere, si veri- ficano le ragioni dei multipli e dei subraiiltipli, dove s'in- contrano identici componenti, e le leggi degli equivalenti e delle sostituzioni, dove entrano eterogenei o principj di- versi che prendono il luogo d'altri, e che negli Organici, per lo contrario, non sembra darsi tale proporzione così stabilita e fissata, e la quale si ritiene anzi cosa non con- ciliabile quasi colla moltiplicilà de' composti che da sì piccol numero d' ingredienti derivano ; in meditando le pro- prietà dei composti che in generale sono consentanee alla qualità dei componenti, ai modi di composizione negl'Inor- ganici, e vi si riconosce unicamente quella modificazione recata dalla forma e dallo stalo aggregativo diverso nello slesso semplice o composto , dovechè negli Organici diffe- rentissime sono le proprietà né si riscontrano, rapporto a queste, le analogie suddette col genere di componenti o di composti, e nemmeno v' ha traccia in certe proprietà che manifestano di scoprirvi o di supporvi, come lo si può negl' Inoiganici , in certa tal qual maniera ed a priori , la composizione; dietro tutto questo fu ritenuto, e tuttora si vuole , che trattandosi della formazione de' Corpi Organici, elementi, processi d'unione, proprietà e caratteri siano differenti, all' Affinità 0 all' Azion Chimica subentri la For- za Organica, un'altra Chimica si dia oltre la Chimica morta o la minerale o l'inorganica, e cioè la Chimica viva, la vegetabile,!' animale, e coìQg\es&ì\amenle la Chi- mica organica. In verità una tale demarcazione infra i corpi della na- tura che nei rapporti d'altre scienze può stare benissimo, e può dirsi necessaria essenzialmente per assoluta varietà di forme esterne, e per ragioni d'esisleuza e di relazione coir universo, non è di stretto bisogno per la Chimica: mi pare anzi ammissibile unicamente per una traccia d'or- dine nello studio, e nei trattati della medesima; imperoc- ché sono d'avviso che l' Azion Chimica sia identica, ed DEL PROF. G. SGARZI 9 abbia analogo andamento tanto in senso organico che in senso minerale, si manit'esii sempre e porli sempre l'im- pronla de' suoi carallerislici in qualunque fatto d'opera- zione, quindi non possa nei risultali variare in guisa da rimanere secondaria in opinione di fiicollà, e coniala quasi per nulla nella formazione de' Corpi Organici. Né credia- te, 0 Signori, che ciò sia puramente fantastico in me, ed intenda pur solamente a dichiarare l'inutilità d'una distinzione della Chimica in Organica, ed Inorganica, la qual cosa ben poco sarebbe valulabile, e forse si rimarrebbe più veramente inutile della inutilità suddetta; bensì voglio, a compimento de' miei pensieri sull' Azion Chimica, che meco vediate l' Azion Chimica figurare nel regno organico, egualmente ohe nel minerale, siccome la foiza che tende ad unire gli elementi e serve alla costituzione dei corpi , ri- levandolo nei rapporti principalissimi della scienza^ e cioè 1." nelle molecole, 2.*^ nei modi coi quali s' uniscono;, 3.° nella qualità dei composti che ne risultano; nei quali punii, che sono i cardini su cui poggia e s'aggira la Chi- mica, alloraquando scorgerete tutta l'analogìa che lo ri- tengo che vi esista, converrete meco, io spero, che la Chimica, poiché si limita a trattare delle molecole mate- riali de' corpi , e della loro composizione , è una sola in ambedue i regni della natura, e che la Forza Organica, trattandosi dei Corpi Organici, vi esercita soltanto un'in- fluenza dello stesso genere di quelle operate dagl' Impon- derabili, e già calcolate nel primo lavoro, trattandosi de' Corpi Inorganici. E perchè a primo aspetto simile asserzione può aversi per assurda, e mi alienerebbe l'animo vostro. Accademi- ci Prestantissimi , luttoclìè pieno di benignità e cortesìa, con- vienmi innanzi tutto specificare alcune cose della maggior rilevanza, e che slimo opporlunissime a mia cautela, ed a comune schiarimento. Altro è corpo organizzato, altro corpo organico; per questo puossi intendere in islretlo 10 uuil' azion cuimica senso, il materiale di quello; l'uno viene necessariamenle dall'altro; ambidue concorrono all'esistenza degli Esseri viventi. Il corpo semplicemente organico è tale perchè o deriva, o forma parte dell'organismo, ed in esso più ri- marcabile è la composizione che la struttura; l'organizza- to immedialanienle costituisce l'organismo,, e in esso più si valuta la configurazione che gli elementi ; in conseguen- za il primo, perchè lo si esamina dal lato della qualità della materia, si vede che deve essere il prodotto dell' Azion Chimica, il secondo, perchè lo si osserva dal lato della sua forma e costruzione , si conosce che è di esclusivo do- minio della Forza Organica. Infatti prendiamo sott' occhio un Essere Organico qua- lun((ue, e prescindendo dal considerarvi gli esterni carat- teri che lo classificano nella scala e nell'ordine di fami- glie naturali, prescindendo dal considerarvi la promiscui- tà di liquidi, di parti molli, e di solidi che lo costituiscono, e segnatamente prescindendo dal considerarvi il continuo mutamento in causa dell' assorbire, dell'assimilare, del secernere, che in esso avviene, i periodi d'aumento^ di stato, di decremento, lo sviluppo, la durala, la morte, le quali cose tutte sono da ripetersi da una causa supe- riore, dalla suscettività cioè della vita, e quindi da una condizione estranea alle chimiche indagini, noi lo vediamo formato di tessuti, di vasi, di gemme per esempio da un lato, di membrane, di muscoli^ di nervi, di cartilagini, di ligamenli, d'ossa, e di organi per esempio da un altro lato; ora arrestandoci a questo complesso, vi troviamo un ammirabile congegno di parli legate in più stupendo accordo, e nelle quali la forma, i movimenti, la relazio- ne, tutto cospira ad un fine che ci sforza a piegare la fronte al supremo poter della natura , ed ecco i Corpi che diconsi organizzati , il cui valore consiste appunto nella forma, e che sono il prodotto della Forza Organica; se sospingiamo invece V investigazione su queste medesime DEL PROF. G. SGARZI 11 parli fino a volerne conoscere il materiale componente, scopriamo esistervi dal primo lato della sostanza Legnosa quando frammista a Gomnìa, a Fecola, a Glutine, quando ad Olj , ad Essenze, a Resine, a Tannino, a Sali, dal- l'altro lato rinveniamo Albumina , Gelatina, Fibrina quando jn unione con Muco, con Sierro, con Linfa, quando con Osmazoma, con Materia Grassa, con Sangue, con Acidi particolari, quando con Cerebrina , con Colestrina, con Oleati, Margarati , Lattati di Soda, quando in fine con Materie Coloranti, Estrattive, con Latte, con Bile, con Sperma, con Saliva, con Sudore, con Urina, ed ecco in tutti questi corpi quelli che diconsi Corpi Organici, il cui intrinseco unicamente desuniesi dalla composizione , e che provengono naturalmente dall' Azion Chimica. Ma siccome oltre la qualità dei componenti , non può a meno di non vedervisi in tali corpi una rimarchevole differenza di for- ma nella Sostanza Legnosa, per esempio, che ora presentasi a fibre, a tubi, ora a cellule, ora a rete; la stessa Fibri- na che abbiamo foggiala a filetti od a lamine, a cellule ed a canali, a strali ed a filtri di vario genere; la stessa Albumina identica negli elementi ma diversa nel Vegetabi- le, e nell'Animale, nella Caseina e nella Glulina, nella Proteina e nella Vitellina; la stessa Materia Grassa nel Fegato modificala in Colestrina, nelle Mammelle in Butir- rina, in Caprina, in Caproina , nel Cervello in Cefalota, Cerebrola, Eleencefol , Stcaroconola; così fa d' uopo con- venire che nell'atto che s'ingenerano tali sostanze , essen- doché si trovano nell'interno dell' oiganismo, sebbene pro- vengano da comuni elementi , i quali ubbidiscono alla lo- ro forza propria manifestante l' Azion Chimica ;, pure ri- sentano r influenza della Forza Organica in guisa che l'unione riesce in modi speciali, e ne seguono le varietà d'aggregali sopra notate. E perchè differenziano di forme questi aggregati, per- chè risultano lutti quanti da tre o quattro elementi tuli' al t2 dell' AZION CHIMICA più , perchè traggono origine da' processi vitali vi sarà ra- gione siilTicienle per escluder r Azion Chimica , per demar- care atTallo la loro formazione da quella degl'Inorganici, per istabiiirvi una Chimica particolare? Non lo credo cer- tamente, e poggiandomi sopra analoghi falli che s'incon- trano nel regno inorganico convengo a ripetere in via ge- nerale che il creato materiale consta di Esseri che sono uniformi nella massa, non suscettivi visibilmente d'aumen- to, 0 soltanto per soprapposizione di parti, durevoli per tempo indeterminato , e di Esseri che sono di massa ete- rogenea, suscettibili d'aumento per intrinseche elaborazio- ni , durevoli per determinati periodi. A tutti spetta una forma esteriore a seconda di un Tipo già prefisso dalla Mente Eteina ed un andamento interiore di parti vario in ciascun Essere quanto dissimile è l'esterno aspetto, sem- pre però a questo consentaneo e relativo. Tutti hanno una composizione propria, semplice negli uni , complessa negli altri, in certuni complicatissima, e la quale si risolve in pochi elementi rispettivamente alla moltiplicità degli Esseri medesimi. Ora adunque ogni cosa che riguarda simili Es- seri, in ultima analisi riducesi a composizione, e a for- ma; quale difficoltà nel commettere la prima all' Azion Chimica, alla Forza Organica la seconda, e questo unifor- memente, e generalmente per tutti? L' Organismo, all' in- fuori della funzione che le è propria nello stato di vita, non è che una forma. La forma a riserva dell'esser semplice oppure complicata non è che un andamento, una disposizione di parti. Le parti , a seconda che più , o meno composte , non sono che aggregati d' elementi. Gli elementi variano di natura, ma sono tutti dolali della forza propria superior- mente discorsa ; quindi che vieta il ritenere che in virtù di questa si attraggono e si uniscono non promiscuamente, ma in senso dei centri loro d'attività, e delle leggi che si conlengono nei caratteristici dell' Azion Chimica, e se binarj, ternarj tuli' al più in numero, sotlo condizioni dell' AZION CHIMIUA 13 puramente tìsiche, ed influenzali soltanto dagl' impondera- bili^ né vengono dall'unione degli elementi le parli os- siano i corpi così detti minerali , che seguendo un tipo speciale di formazione degli Enti , che ne deggiono venire, si ricongiungono fra loro, e danno origine agli Esseri Mi- nerali; oppure se gli elementi sonoternarj, o quadernarj di numero, ma sotto condizioni vitali, ed influenzali ol- treché dagl' Imponderabili , anche dalia Forza Organica, ne risultano dalla unione loro le parti, ossiano i corpi or- gani7^':{ati , che parimenti a norma del tipo di formazione speciale assegnato alla qualità degli Enti;, e dalla Forza Organica ricongiunti, passano a formare gli Esseri Or- ganici. Tale, 0 Signori, mi sembra lo specchio della natura con occhio chimico esaminata — Esseri Inorganici che de- rivano da p-arti che diconsi corpi minerali, i quali sono altrettanti aggregati d' elementi — Esseri Organici che risul- tano da parti che si chiamano corpi organizzati , i quali sono parimente aggregati d' elementi. Il materiale sì degli uni che degli altri é identico;, siccome uniforme il loro procedimento dalle parti, e quello di queste dagli elemen- ti. Tutti gli elementi ubbidiscono all'Azion Chimica Del- l'originare le parti , tutte le parti servono ad altra potenza nel costituire gli Esseri. Questa i)otenza nel regno inorga- nico è una delle tante forze della natura, che ignoriamo, nel regno organico è la Forza Organica che in mille guise ci è dato conoscere ed ammirare! E per vero al più semplice riflesso che si dia alla composizione degli Esseri della natura, non si può a me- no di scorgervi il duplice concorso di queste forze; impe- rocché delle leggi che presiedono, e dei fenomeni che ac- compagnano l'Azion Chimica nulla d'analogo e di comune si rinviene né in quell'incognita forza che dirige la co- struzione del regno minerale, né in quella forza conosciuta e detta organica appunto perchè dirige la costruzione del 14 dell' azion chimica rcijno organico. Si conosce il percliè il Carbonio s'unisce airOssifi^eno per formare l'Acido Carbonico, come il Cal- cio s'unisce allo slesso Ossigeno per formare la Calce , ed ancora come l'Acido Carbonico s'unisce alla Calce per formare il Carbonaio di Calce; ma nulla si sa inlorno al formarsi dell' Arragonile, dello Spato d'Islanda, dell' infi- nila varielà di Marmi che pur sono altrettanli Carbonati Calcarei; si sa cos'è la Silice, l'Allumina, l'Ossido di Ferro , la Calce ; ma ignorasi come siansene formali li Ba- salti, e le diversità che se ne incontrano ; si sa che i Gra- niti provengono da Feldspato, da Quarzo, da Mica, ma come ciò sia veramente s' ignora ; lo stesso dicasi delle Calcedonie, delle Agate, delle Pietre Focaie, dei Grès, delle Arene che si conoscono per differenti forme della Silice con minima mistura d' eterogenei ; ma non si conosce il procedimento di loro formazione ; in fine egli è allret- tanlo dei Filoni Metallici, dei Terreni, dell'insieme in- somma degli Esseri Minerali, de' quali intendiamo benis- simo la composizione delle parli , ma non la costruzione del tutto , e del nesso quale ci si presenta. Altronde pos- siamo in oggi segnatamente indicare cosa è lo Zucchero , il Legnoso, la Fecola, la Canfora, il Glutine; cosa sono le Essenze, le Resine, i Balsami^ le Gomme-resine, gli Alcaloidi; possiamo dire che C24 H40 N6 08 dietro 1' a- nalisi di Gay-Lussac e di Tbénard calcolata secondo le ta- vole di Berzelius, oppure C48 H37 N12 015 dietro quella di Dumas e Cahours somministrano 1' Albumina e le sue varietà; che un composto pressoché analogo ci dà la Fibrina e suoi affini; dalla quale Fibrina quando vi si associa dell'Acqua deriva la Gelatina, quando vi si unisce della Soda s'ingenera il Muco, quando vi si combina del Fosfato Calcare ne vengono le Ossa , oppur la Condrina modificata poi in Tendini ;, Ligamenti, Aponeurosi, Carli- lagini;che gruppi infine differenti di questi tre o quattro elementi , solo in diverse proporzioni, ofifrono la serie dei DEL PROF. G. SGARZI 15 Maleiiali Iruniediali de' Vegetabili , e degli Animali ; ma se vogliamo dar ragione come questi materiali concorrono in mille differenti guise alla fabbrica delle Fibre, dei Tes- suti , degli Organi, delle parti insomma cbe poscia con- vengono a costruire il tutto degli Esseri Organici; se vo- gliamo schiarire il modo eoa cbe procede la natura a simili formazioni ; se vogliamo conoscere le leggi fonda- mentali delle medesime, siamo in egaale condizione che per gli Esseri Minerali, quindi nell'ignoranza della causa che tali stupendi effetti produce. Finché si tratta d'accoz- zare degli elementi, di originare Ossidi, Acidi, Basi, Sali, Materiali Immediati, l'Azion Chimica, determinata quale l'abbiamo, ci è di scorta sufficiente, e fino al limite dei corpi minerali, e dei corpi organici, nel modo che sopra intesi, i suoi caratteristici , le influenze degl'imponderabi- li , e quella della Forza Organica somministrano mezzi ab- bastanza valevoli di spiegazione , e di intendimento. Ma quando si tenta indagare il movente della scelia degli Os- sidi Metallici che prestano ai Marmi la varietà ed i colori; la ragione delle macchie, e delle apparenze loro esterne; il perchè della loro forma e giacitura; quando si tenta in- dagare il movente della scelta degli elementi dei Basalti dei Graniti, del pari che delle Pietre e dei Terreni che formano la varietà degli Esseri Minerali ; la ragione de- gl' impasti particolari dei medesimi; il perchè delle ester- ne loro apparenze, forme, e giaciture; quando si tenta indagare il movente della scelta de' Materiali Immediati che entrano a comporre le radici, il tronco, le foglie, i fiori, i frutti ; le ragioni delle loro multiformi strutture e posi- zioni; il perchè variano cotanto da individuo ad individuo che ne sono venute Classi , Ordini , Specie così contrasse- gnale e distinte; quando si tenta indagare il movente della scelta fra la Fibrina, e l'Albumina, fra la Condrina, o la Cerebrina, fra Sali Organici o Sali Minerali per averne Muscoli 0 Vasi, Membrane o Nervi, Tessuto Cellulare o 16 dell' azion cuihica Glandiilare; !a ragione di un Encefalo, di un Ireneo, di estremila, degli Organi secretorj, escrelorj, sessuali, delle Parti interne, esterne, di relazione; il perchè delle forme, delle fisionomie, dei segni inservienti a caratterizzare le razze, le famiglie , gì' individui ; quando vuoisi tutto questo , non è possibile ottenerlo dall' Azion Chimica, applicarvi pur so- lamente per lumi le studiale leggi ed i caratteristici del- l'Affinità; non ricorrere conseguentemente ad una Forza d'ordine superiore, siccome pel regno organico si è fatto, appunto appoggiandosi alla Forza Organica. Che se ciò è avvenuto ed in forza di necessità trattan- dosi degli Esseri Vegetabili ed Animali , conviene necessa- riamente ancora trattandosi dei Minerali; a meno che non si volesse innalzare il concetto dell' Azion Chimica a grado più sublime, spingere l' attività dei centri conseguenti del- le molecole composte a fatti assai più ragguardevoli di un semplice accozzamento, dare al caratteristico di questa forza molecolare la maggior qualità possibile di forza Ti- po-diatesica; a tal che potrebbesi in allora estenderla oltre i suoi limiti odierni, farla servire ad ogni sorta di forma- zione, immedesimarla e confonderla colla Forza Organica. Qui però non c'è via di mezzo, gli Esseri Minerali ben- ché omogenei in tuttala massa, benché non offrano orga- ni, benché affatto dissimili dagli Esseri Organici, pure s'appalesano nella costruzione tanto ammirabili, si trovano nell'andamento delle loro parti tanto ingegnosi, sono nella loro esistenza e relazioni tanto interessanti , che meritano assolutamente d'essere tenuti analoghi agli altri Esseri in rapporto all' origine , e causa di formazione , stando per- altro sempre al materiale componente, quindi come negli uni vi si ritiene indispensabile il concorso della Forza Organica, così negli altri fa d'uopo ritenervi egualmente indispensabile il concorso d' una forza , per lo meno- ana- loga , e che accenneremo , siccome sopra , per forza inco- gnita ; oppure in brevi termini diramare la Forza Organica DEL PROF. 0. SGARZr 17 alla produzione piiranco degli Inorganici, o 1' Azion Chi- mica a quella degli Organici, ciò che può essere difTicile a comprendersi alla fralezza di nostre menli , non impos- sibile a farsi dall' Onnipotente Autore della Natura. Nel frattanto al mio assunto io credo suflìcientc l'ave- re esposta la di fl'erenza notabile fra Corpo organico, Corpo organizzalo. Essere Organico; l'avere distinto il rapporto del materiale e della composizione sotto il quale unica- mente la Chimica considera i corpi; l'avere veduto che altro è l'unirsi degli elementi per formare le parti, altro l'unirsi delle parti per formare il lutto dei medesimi cor- pi; l'avere esaminate le Forze che a tali unioni presumi- bilmente presiedono; e l'avere quindi specificata 1' analogìa grandissima che passa, in quanto a materiale costituzione fra gli organici e. gli inorganici. Ora questa analogìa molto piii chiara risultando ricercata nelle qualità delle molecole, nei modi coi quali s' uniscono , nel genere di composti chimici che ne derivano; quest'analogìa servendo mirabilmente a precisar il concetto dell' Azion Chimica nei fatti delle for- mazioni organiche esaminale al paragone di quelle degl'inor- ganici ; quesl' analogìa essendo la base fondamentale su cui poggia lo scopo del mio dire , senza più oltre divagare il pen- siero m' affretto a discorrerla nei punti più volte ricordali, e così sollecito il cammino che dalla meta ancora mi separa. In primo luogo delle molecole facendo parola, egli è indubitato che gli elementi sono comuni ai due regni della natura; se non che osservandosi che di tutto il novero dei fin qui conosciuti, e che si disse essere di quasi sessanta varietà, ben pochi appartengono al regno organico; osser- vandosi la differenza grande che esiste fra i corpi mine- rali ed i corpi organici , e di questi stessi fra loro , quan- tunque provenienti da così scarso numero d'elementi; ed osservandosi che di tanta differenza non sembra aversi la ragione nelle comuni leggi d'Affinità, o dell' Azion Chi- mica^ si desunse da questo principalmente il bisogno di N. Ann. Se, Natur. Anno 5. Tom. 10. 2 18 dell' azione chimica richiamare la Forza Organica, e di ammettere queir asso- luta demarcazione fra' delti corpi die noi tentiamo per que- sta parte di togliere opponendovi — Che il derivare i corpi organici in generale da Carbonio, Idrogeno, Ossigeno, ed Azoto^ e lo spettare gli altri elementi ai minerali non è per sé un argomento onde ritenere diversa la causa della loro unione; imperocché questi elementi sono pochi, ma non so- no però esclusivi del regno organico; sono pochi in ap- parenza, ma potrebbero esser assai di più in realtà; sono pochi di qualità, ma si potrebbero moltiplicare all'infinito nella diversità degli aggruppamenti fra loro. E qui è dove poggia sostanzialmente il mio convincimento d' analogìa intorno questo primo punto del paragone- Lasciamo che il Fosforo, lo Solfo, il Cloro, il Ferro, e verificate le sco- perte di Devergie^edi Orfila, anche il Rame, il Piombo, l'Arsenico, possono annoverarsi fra gli elementi organici, quindi sia ovvio il conoscere che questi elementi , del pari che il Carbonio, l'Idrogeno, l'Ossigeno , l'Azoto sono comuni ad ambo i regni e conseguentemente sia facile il vedere che in cotal guisa il loro numero puossi reputare maggiore ; massime poi se riflettiamo che si è ben lontani dal conoscerne tutte le qualità, dappoiché esistono degli odori , degl' elllavj , dei prodotti organici che ci sono noti per gli effetti che ne proviamo, o che vediamo, e dei quali non ne sappiamo affatto la natura ed i principj. Piuttosto degno di rimarco io stimo il propendere che si fa in oggi con moltissimo fondamento all' opinione che gli elementi organici siano a ritenersi non già gli atomi semplici del regno minerale sopra notati^ ma bensì le molecole com- poste che dal loro aggruppamento derivano; anzi, a se- conda de' miei pensamenti, sono fermo nel credere che la base 0 meglio i( radicale delle formazioni minerali sia una molecola od atomo semplice; che la base od il radicale delle formazioni vegetabili sia un atomo od una molecola per lo più binaria di Carbonio cioè , e di Idrogeno ; che DEL PROF. G. SGARZT f9 la base od il radicale delle formazioni animali sia un ato- mo od una molecola per lo più ternaria di Carbonio cioè, di Idrosfeno , e di Azoto. Siirse già un conflitto fra Dumas e Robiquct circa l'ammetter un radicale organico binario^ o ternario. Ap- poggiato il primo alla scoperta del Metilene, dell' Eterina, del Badilo ottenne l'accordo di molli dei Chimici Illustri del secolo; appoggiato il secondo a quella del Benzoilo, dell' Aldeyd, del Cinnamilo venne corroboralo dall'assenso di Liebigjdi Wohler, di Berzeiius, e librate in profonda bilancia le ragioni d' entrambi dal chiarissimo nostro Purgotli , se ne ricavò di conseguenza che i radicali orga- nici 0 simili al Cianogeno risultano di due soli elementi, 0 simili al Sulfo-cianogeno risultano di tre elenitnti. Augusto Laurent nella sua Teoria delle combinazioni organiche, ha manifestale delle idee consimili, e di più ha cercato di stabilire il rapporto fra l'Idrogeno ed il Car- bonio del radicale fondamentale , la qual cosa per non poche combinazioni assai felicemente ha ottenuto. Però do- ve non trova lale rapporto nella serie stabilita, egli si studia di supporlo esistente in antecedenza, e mutato per ragioni disdrogenanti, a lai che ne costituisce dei radicali derivati. Inoltre egli considera che le quantità dell' Idrogeno e dell'Ossigeno vi si trovino spesso divise parte nel radi- cale e parte fuori di esso, onde costituirlo quando neutro, quando basico, ed il composto un'Ossacido, un'Idracido, 0 un Idrobase. E trattandosi dei corpi ove entra l'Azoto sta pienamente attaccato alla teoria degli Amidi di Du- mas, formando cioè dell'Idrogeno e dell'Azoto non già il radicale fondamentale, bensì il corpo negativo che ad una combinazione positiva d'Ossigeno, e di Carbonio si trova unita. II celebre Liebig nel recente suo Trattato di Chimica Organica dietro le risultanze di molte e molte analisi pro- prie e di altri, avendo realmente constatata l'esistenza dei 20 uell' azion chimica radicali organici binarj , e dei ternaij ov' entra l' Azoto , ne aminelte degl' Ipotetici dove le manca il presidio del- l'esperienza, ed il lume dei fatti. Ma lungo sarebbe lo specificare per minuto quanti al- tri lavori possiede la scienza onde autorizzare questo pen- siero di molecole binarie, e ternarie in riga d'elementi organici; le ragioni che, a mio parere , valgono abbastan- za sono — che molte combinazioni, oltre le accennate, binarie, siccome 1' Essenza di Terebentina, la Benzina, il Garbile di Magnus, l'Elailo di Berzelius, il Mentene di Walther, lo Slyrol di Simon , la Cerosia di Dumas ec ec. e molte ternarie, siccome l'Ellenina di Geoffroy e Lefebu- ve, il Cuminol di Gerhardt, e Cahours, il Carvacrol di Schvveizer ec ec. si comportano nelle reazioni appunto quali corpi semplici, e nel regno organico fanno le veci e compiono gli ufficj degli elementi comuni nel regno mine- rale — Ghe altre combinazioni binarie e ternarie molto ana- loghe si originano per le stesse reazioni , e mediante i pro- cessi essenzialissimi di distillazione a secco, di fermenta- zione, di putrefazione, d'eremacausia siccome lo provano gli ammirabili risultati ottenuti da Fremy sugli Acidi gras- si , da Reichenbach sul Gatrame , da Fremy , Pellettier , e Walter sulle Resine ec ec. — Ghe in seguito dell'ammet- tere tali combinazioni binarie e ternarie quali principj ele- mentari, l'andamento di formazione degli organici com- parisce tutl' altro che misterioso, le leggi de' comuni com- posti vi trovano giusta applicazione, armonizza insomma nel più beli' accordo tutto il crealo. E trattandosi di quelle combinazioni ov' entra l'Azoto, cadute in maggior controversia per volervi Robiquet ed altri ammettere questo principio in combinazione binaria ed ammoniacale ; parmi che lo sviluppo dell'ammoniaca per r azione degli acidi o degli alcali, oltreché non è co- stante, quando pure avviene, siccome avvien sempre al- lorachè vi agisce il calorico in grado superiore, sia piiì DEL PROF. 0. SGARZt Zl facile reputarlo un prodotto anziché un edotto, dal mo- mento che in quei corpi ove esiste realmente l'Ammonia- ca, visi trova d'ordinario allo stato salino, vi si rinviene naturalmente un acido ancora , e più poi vi si riconosce un determinato rapporto di proporzione acquosa fra l'Os- sigeno di questo e l'Idrogeno di quella, ciò che non è constatato abbastanza in simili combinazioni organiclie co- me lo è nelle minerali ed inorganiche. Quindi ritengo mol- to probabile che queste combinazioni azotate siano esse pure da riguardarsi come ternarie, figurino nelle rc;izioni e nei composti egualmente quali corpi elementari , e che la natura differenzj in questo solo i corpi appartenenti ai due regni, che gli elemenli dell' uno sono semplici, quelli dell'altro sono composti; ed ecco un motivo più che suf- ficiente della diversità delle apparenze e manifestazioni che ne dimostrano i gruppi materiali conseguenti ossiano i corpi minerali, ed i corpi organici ; ecco agevolmente spa- rita una potissima causa della gran demarcazione fra loro ammessa, la scarsezzza cioè degli elementi; ed eccone tratto invece dalla molliplicilà di questi fondata sulla numerosa varietà possibile di tali combinazioni binarie e ternarie caratterizzate elementari , un grado di analogìa che si pare fondatamente pensato e dedotto. In quanto ai modi d' unione delle molecole elementa- ri, in secondo luogo, in vista sempre delle notate oppo- sizioni di caratteri e proprietà osservate nei corpi della natura, in vista del numero e qualità loro, e più in vista delle pressoché innumerevoli varietà e specie che se ne in- contrano, quando per la chimica rifulse l'epoca più bril- lante del costituirvisi la teoria delle proporzioni determina- te, si disperò in principio che tutte le combinazioni a qua- lunque regno appartengano potessero venire alle medesime leggi di formazione assoggettale. Tutlavolta a mano a mano che con maggiore esaltezza si analizzarono i materiali del regno -vegetabile, e del regno animale, e che dietro i dati 22 l>KIl' AZION CHIMICA oUenuli s'indussero i Chimici a riguardarli come lanlì com- posti ternarj e qiiadernarj , sebbene neppiir il minimo so- spetto nascesse cbe i loro elementi siano al modo stesso che nel regno fossile antecedentemente uniti in combina- zioni binarie primitive, fu peraltro questo un passo verso il precitato intendimento. Infatti non tardò Gay-Lussac ad osservare che l'Etere, e l'Alcool possono rappresentarsi per Acqua, e Gas Idro- geno-Carbonato. Le vedute di Dulong in seguito delle sue ricerche sull'Acido Ossalico; quella di Chevreul che ri- guarda i Corpi grassi per Eteri Anidri ; le opinioni di Dumas e Bonllay rispetto agli Eteri riguardati come Sali Idrati, 0 Anidri, analoghi ai Sali Ammoniacali; quelle di Serullas rapporto ai nuovi composti da essolui distinti per Solfati d'Etere^ e di Idrogeno Carbonato; i pensamenti d'Orioli sulle Gomme, Zucchero , Amido considerati come altrettanti Carbonati d' Idrogeno-Bicarbonato, siccome sul Legno, Acidi Vegetabili, Alcaloidi^ e molti principj Ani- mali veduti altrettanti Sali della stessa base Idrogeno-Car- bonata, oppure di combinazioni analoghe al Cianogeno; i rilievi fatti sulla natura della Naftalina studiala da Farady e divenuta oggetto di nuove esperienze in Francia presso Laurent , ed in Alemagna presso Reichenback, Oppermann , Wohler, e Liebig; le deduzioni che dall'analisi sul Can- fogeno operata da Liebig, e da Oppermann, si sono tratte intorno alla natura della Colestrina, che può riguardarsi co- me un Idrato di esso; le idee di Berzelius sulla natura della Chinina , della Cinconina, dell' Aricina considerate come diversi Ossidi dello stesso radicale; i riflessi infine dello stesso Robiquet, già citati, sull'alcalinità delle basi orga- niche ripclula dall'esistenza in esse dell'Ammoniaca; so- no tutti questi novelli modi di ravvisare l'intima composi- zione de' maleriali immediati organici , e successivi fonda- menti bastantemente solidi per istabilire che la natura non ha demarcato di tanta differenza, come si è pensato in ad- DEL PROK. G. StiARZI 23 dietro la costituzione chimica dei suoi prodotti, né sopra lina parte di essi ha sleso quel velo misterioso, ed asso- lutamente impenetrabile che si è voluto. Che anzi sia il contrario , e cioè che incontransi mol- tissimi fatti di Proporzioni determinale infra gli ori:;anici è quasi all'evidenza dimostralo da tutti quanti i lavori della moderna chimica. Diasi un'occhiata pur solamente alle es|)erienze di Farady e di Dumas sopra diversi com- posti di Idrogeno, e di Carbonio d'origine vegetabile; di Front , di Peligot , di Guerin-Varry sui Zuccheri ; di Crum , di Dumas, d'Erdmann , e di Laurent sull' Endaco; di Che- vroul e Braconnot, di Pelouze e di Boudet, di Bussy e Lecanu sugli Olj Fissi e sui Grassi; di Soubiran e Capi- laine, Blanchett e Selle, Gerhard! e Cahours sugli Olj Volatili, sulle Essenze, sugli Aromi; di Bonaslre ed Unverdorben ; Berzelius e Rose, Devillc e Mulder sulle Resine; di Oppermann e di Meyer , Dumas e Slass, di Hetlling e d' Hesse sulla Cera; di molli e parlicolarmento di Liebig sugli Acidi, di mollissimi, e particolarmente di Gerhardt sugli Alcali Organici; diasi «n'occhiata a tutta la ragionevolezza con che si può ritenere che le Gomme, le Fecole, il Legno provengano da un radicale C12 HI6 cui siano uniti 08 per costituire il Materiale Legnoso-Gom- raoso-Amilaceo, che poi congiunto ad un atomo d'Acqua dà il Legno, a due atomi d'Acqua dà la Fecola, a tre atomi d'Acqua dà la Gomma; che C12 H18 sia il radi- cale Zuccherino, al quale uniti 09 ne sorge il Caramel o Materiale Zuccherino, che poscia congiunto a due atomi d'Acqua dà lo Zucchero di Canna, a tre atomi d'Acqua lo Zucchero di Latte, a quattro quello dei Funghi, a cin- que quello d' Uva, d'Amido, di Frulli, del Diabete; che la composizione dell' Alcool e dell'Etere sta egualmente come Idrogeno Bicarbonato Deuto-idrato , Ossido d'Etile Idrato, Idruro d'Aldehyd Idrato il primo, Idrogeno Bi- carbonato Proto-idrato, Ossido d'Etile, Idruro d'Aldehyd 24 dell' azion chimica seinpliceiiienle il secondo; che ima combinazione di Car- bonio e di Idrogeno in varie proporzioni sì, ma di qnesti due elementi però sempre si è il radicale che nnilo a di- verse qiianiilà d'Ossigeno somminisira lutti quanti gli Aci- di Organici Vegetabili, e fra questi il Margarico e il Mar- garilico , l'Oleico ed il Riccinico differiscono per doppia proporzione di Ossigeno, il Tartarico, il Tarlrelico, il Tartralico, l'Itaconico, il Piro-citrico, ed il Ci traconico per un atomo o due d'acqua; che una combinazione di Idro- geno e di Carbonio insieme a due atomi d'Azoto si è la base d'ogni Alcaloide, e fra questi la Glaucina, la Glau- copicrina, la Chelidonina provengono da uno, da due, da^ tre atomi d'Ossigeno, così la Cinconina, la Chinina, l'A- ricina , e fors' anco gli Alcaloidi dell' Oppio ; degli Strycnox, e quelli d'altre Piante nelle quali l'analisi ne ha scoperte più varietà; diasi un'occhiata in fine alle svariatissime in- dagini di molti intorno alla Fibrina, all'Albumina, alla Gelatina, all'Urea, agli Acidi Urico, ed Uro-benzoico, Colico e Coleico , non che intorno ad altri Materiali im- mediati degli Animali, e si troverà di che essere convinti che gli estremi delle Proporzioni determinate, vale a dire la ragione multipla e submultipla negl' identici componenti, e nell'andamento delle reazioni ancora le leggi degli equi- valenti e delle sostituzioni dove sonovi eterogenei, come si verificano fra i minerali, parimenti fra gli organici esi- stono , e così nei modi d' unione , non meno che abbiam visto nelle qualità degli elementi loro^ risultarne la mag- giore possibile analogìa che si ricerca. Agevole per ultimo è il dimostrarvi, o Signori, che le qualità pure dei composti che risultano dall'unione degli elementi organici sono identiche a quelle che dall'unione degli elementi minerali derivano. Tutto il materiale liqui- do;, oppure solido, oppure aeriforme, che l'insieme del globo e dell' universo costituisce, e che non è organico, tolto dalla sua sede naturale, portato nel laboratorio, ed F)EL PROF. U. SGARZI 25 esaminalo nei rapporti della Chimica a che si ridnce? Si riduce a Corpi semplici, ad Ossidi, ad Acidi, a Basi e questi allo slato anidro oppure idrati ; a Sali , a Sutlo-sali , a Sopra-sali, a Sali doppi e questi parimenti anidri oppu- re idrati. Vediamo se tutto il materiale organico , che nei rapporti chimici esaminiamo egualmente tolto e separato dagli Esseri, di cui faceva jìarte, e portato nel laboratorio, si riduce alla stessa foggia di comiiosti , e siavi in questi l'identicità sopra enunciata. Già da lungo tempo si riconoscono degli Acidi, delle Basi, e dei Sali Organici; già esiste un comune accordo fra gli Scieniiiati intorno queste qualità di corpi fin dal- l'origine della Chimica, già di buon ora in questi corpi ci abituammo a ravvisarvi degli analoghi ai minerali, al- l'infuori dei radicali in questi semplici, in quelli binarj , 0 ternari. Peraltro sonosi considerati quali materiali im- mediali essi pure in unione ad una serie di sostanze che in nessuna guisa erano stimale dello stesso ordine, e della stessa specie di corpi. Infatti le Gomme, le Fecole, i Zuc- cheri, gli Olj , le Essenze, le Resine, l' Alcool ^ l'Etere, l'Albumina, la Fibrina, la Gelatina, il Muco, il Sangue, il Latte, la Bile, l'Urina non come corpi acidi, o basici, 0 salini si ebbero fin qui , ben&ì come gruppi speciali d'e- lementi in tutt'allr' ordine riuniti che negl'inorganici. Ma ammesso che necessita una distinzione de' corpi organici e de' corpi organizzati; ammesso che il limite della Chimi- ca è posto nei primi, e che fra essi appunto figurano le sostanze suddette; e quel che è più ammesso che gli ele- menti organici sono binarj , o ternarj quindi composti fa- centi fimzione di semplici s'ajìre una via facile e piana per dimostrare che queste medesime sostanze sono costituite come tutti i corpi chimici; reagiscono come Ossidi, come Acidi , come Basi ; si preseniano altrettanti sali più o meno composti siccome i minerali. Le Gomme, le Fecole, ed i Zuccheri precipitano gli 2G i>ell' azion chimica Ossidi Melallici , si combinano a questi ed agli alcali , e formano dei sali che sono poscia ridotti dagli acidi , dun- que sono dessi pure veri Acidi, cui nulla manca per esse- re così ritenuti e caratterizzati. Gli Olj , ed i Grassi deri- vano dalla combinazione della Glicerina cogli Acidi Oleico, Margarico e Stearico, quindi è certissimo che sono Sali. Le Essenze della Famiglia dei Cedri, quelle di Cubebe e di Pepe, quelle di Ginepro e di Sabina che all'analisi risultano perfettamente isoraere, stante la varietà dell'aro- ma che manifestano, stante l'unirsi ad esse l'Acido Idrc- clorico producendo corpi solidi cristallini , oppure liquidi che denominansi specie di Canfore, stante lo scomporre che fa la Calce tali Canfore riproducendo altrettanti corpi egualmente isomeri alle Essenze suddette, egli è lecito de- durne, che il composto CIO H16 che le forma, in prima origine, e che oHVesi di nuovo per l' azion della Calce, è un Corpo Basico, il quale in unione ad Acidi volatilissi- mi e sfuggenti alle chimiche indagini forma le Essenze medesime, e le quali conseguentemente si appalesano di diversi odori, si comportano nelle reazioni in modo ana- logo ai sali , e per sali sta assai bene il ritenerle. Veri Sali poi sono le Essenze di Valeriana^ di Garofani, e no- tisi che procedono dallo stesso comi)osto CIO H16 unito agli Acidi Valerico, ed Eugenico — Sali sono ptire le Essenze di Mandorle Amare, di Lauro Ceraso, di Fiori di Persico perchè procedenti dall'Acido Idrocianico , e dal- l'Idruro di Benzoilo. La Canfora, l'Essenze delle Laurinee, di Puleggio, d'Artemisia, di Cajeput sono Ossidi dello slesso radicale CIO H16, e corpi basici perchè suscettibili d' unirsi agli Acidi. Ossidi capaci d' unirsi a più d'Ossigena e costituire degli Acidi , siccome avviene fra i minerali, li abbiamo nelle Essenze di Cannella, d'Anaci , e di Senape, dalle quali perciò derivano l'Acido Cinnamico, l'Acido Anisico, l'Acido Sinapico. Ed un Acido si è veramente l'Essenza di Spiraea Ulmaria chiamalo Acido Saliciloso. Le DEL PROF. (;. SGARZI 27 Resine luHe o provengono da un Olio Esar/tcuo c/ìoonaa/ii- DI C. RONDAMI 36 ORDO DIPTERORUM FAMILIA* CoNOPSARi*. Lai. Fai. Meig. Mac. CoNOPiD* Weslw. CoisopsiNj?e. Rond. (Mera. 3) GENUS. Leopoldius. Mihi. Magno HetruriìE Duci Sgientiarum Promotori D. Charac. Generici. Circiler ut in genere Conope, excepta proboscide, quae hic brevis est, vix ultra episloraalera producta , membranosa, crassa, labiata. Slilus antennarura perfecte apicalis, distincle biar- liculalus, articulo exlremo mucronato. Species Erostratus Mihi. Char. Specifici. Masc. et Foem. Long. Mill. 10-11. Masc. Habitus Conopis fasciali. Foem. Frons nigra, vertice flavo. Proboscis rufescens. Antennae nigrae, articulo primo inferne rufescente. Thorax niger, callis humeralibus flavis. Metalhorax niger maculis laleralibns pallide flavi- cante-sericeis. Sculellura externe flavura basi nigra. Abdomen flavuia , segraentorum basi nigro-fascia- tum , duobus extremis segraentis saepe exceptis : fasciae interiores latiores; oranes margine postico plus mi- nusve irregulari, aliquando lateribus ferrugineo-tinctis. Halteres capitulo flavo, stipite fuscescente, basi fu- sciore. Alae paulosubfuliginosae, margine antico obscuriore. 36 INSETTI DITTERI Pedes flavi , femoribiis posticis macula nigra su- periori sub-intermedia , aliquando caeteris eliam fe- moribus sic maculalis, aut duobus tantum. Masc. Facies flavicante-sericea unicolor. Tarsi articulis extremis obscure-luteis. Foem. Facies flavicante-sericea, vitta nigra vel ni- gricante intermedia. Tarsi articulis extremis nigris vel nigricantibus. Abdominis segmentum sextum macula fusca saepe notatum. Habitat non rarissima in collibus sub-apenninis di- tionis Parniensis, tempore autumnali, flores mentha- rum diligens , sed lecta quoque in foliis quercus qua- rum pertluxos huniores sugil; et in iisdem semel ma- rem faerainae copuiatum inveni. La consistenza, la forma, la lunghezza molto diversa di un organo così importante come è (luello che è desti- nato al succhiamento delle sostanze, delle quali si alimen- tano gli insetti Ditteri , sono differenze organiche di gran- de entità, per le quali devesi genericamente separare co- desta specie dalle altre Conop5?nae, quantunque nel restan- te della loro conformazione non vi si scorgano calcolabili diversità , ragione che vuole senza alcun dubbio che le siano riunite nella famiglia medesima. Per questo genere che nuovamente unisco alle Cono- psinae, la famiglia conterrà attualmente due generi euro- pei distinti per carattere di grande importanza, mentre prima si componeva di un genere solo ad organizzazione quasi affatto uniforme. Per la qual cosa per ciò che riguarda la proboscide è necessario modificare le distinzioni caratteristiche della famiglia , come segue : Proboscis semper fere exilis, elongata, cornea; ra- rissimo brevis, crassa et membranosa etc. DI C. BONDANI 37 FAMILIA» MusciD^ Lai. Fai. Meig. Mac. Myodavite Rob. D. MisciNyE Rond. (Meni. 3.) SECTIO. Tachinaui^e Mac. Entoìiiobite. Rob. B. GEINUS* Albertia. Mihi. Regi Carolo Alberto sapientum remuneratori. D. SYNONIMIA. Stoiioxis. Mei-. Rampuiina. Mac. Characl. Generici. Proboscis longissima, filiformis, band biciibilala, labiis terminalibiis snbnullis. Anlennaruni articulus lerlius duplo circiler lon.'^ior secundo. Alisia nuda, arliculo .secundo paulo elongalo. Facies in medio nuda, seriebus fronlalibns et fa- cialibiis selarnm abbrevialis. Oculi nudi, satis dislanles in utroque sexu. " Alarum vena quinta externa apice piaecedenli coii- juncla salis longe a costali. Abdomen seligerum , setis raaximis margine et in medio segmenlorura. Species Pedemontana Meig. Descriptio Meigenii sic reforraanda. Masc. et Foem. Longit. Mi!!. 11-12. Facies et frons albicante-sericeis. Vitla fronlalis nigra reflexu subrubescente. Proboscis nigra, duplo et ultra longior capite. Palpi liitescentes, ultra episloniatem non producli. Thorax cinerascens, nigro-vittatus et punclatus. Squamae albissimae. 38 INSETTI DITTERI Alae fiiscescentes praeserlim margini antico el pro- pe venas. Pedes nigri, piilvillis albicantibus. Masch. Antennae nigrae, arliculis duobus primis superne riifescentibus. Sculellum externe rnfum interne nigrum. Abdomen nigricans, albicante-sericeo-tessellatum. Foem. Antennae articiilis diiobus primis oranino riifìs lerlio nigro, Scutelliim rufiira. Abdomen rufescens albido-sericeo-tessellatura , fascia intermedia lata longitudinali nigricante. Raro leda in appenninis Parmensibus , el prope Augu- stam Taurinorum. Giustamente il Macquart toglieva dal Genere Stomoxis la specie in discorso dove impropriamente collocavasi dal Meigen, ma io debbo credere che in una tale separazione egli non abbia potuto esaminare gli oggetti reali , perchè se fosse altrimenti, da quell'occulato osservatore che egli è, non avrebbe per certo riunite in un genere medesimo la Stomoxis Pedemontana, e la Tachina Longirostris del Meigen. Questa Tachina merita essa pure di formare un ge- nere distinto da quelli della sua sezione, ma non si può sicuramente congiungere in quello colla Stomoxis Pede- montana, imperocché il solo carattere interessante pel qua- le sembrano avvicinarsi è la lunghezza della proboscide: ma una tale somiglianza diventa di minore entità se si ha riguardo alle marcatissime differenze delle ali , delle an- tenne, delle setole addominali ecc., e diventa nulla, quan- do pongasi mente che nella lunghezza medesima dell'or- gano succhiatore vi hanno tali diversità che potrebbero bastare esse sole alla formazione di un genere distinto. Diffatti nella Tachina longirostris la tromba è bensì DI C. ROINDAWI 39 alqiiaiilo allunfjala ma non è lunghissima, ella è poco crassa , ma non già filiforme , terminata da labbra non molto grandi, ma non però subniille. Per le quali ragioni mi credo più che bastantemente autorizzato a separare dal Genere Ramphina una delle due specie di Tachinariae per le quali veniva da lui isti- tuito, formando colla specie Pedemontana il nuovo gene- re Albert ia. Ma per una tale separazione la diagnosi del genere Ramphina , del Dillerologo Francese , così ristretto ad una specie solamente, dovrà essere nel modo che segue ri- formata. Proboscis ultra epislomatem satis producta, sed non longissima nec filiformis; labiis distincfis apice in- structa. Antennarura articuli secundus et terlius sub-aequa- les lertio apice obiruncato. Alarum venae externae quarta et quinta sejunctira coslalem attingentes. Abdomiuis segmenta intermedia setis magnis in- strucla margine postico tantum etc. La femmina delV Jlbertia Pedemontana da. me de- scritta non fu conosciuta da nessuno degli scrittori Dit- terologi. Allorquando io non possedeva che un solo indi- viduo della medesima, la teneva per una specie distinta, da unirsi allo stesso genere della Specie Pedemotitana , e perciò come tale la distinsi col nome specifico di Rubri- gaster: ma in seguito avendone ottenuti parecchi individui dal mio cortese amico il Sig. Dottore Eugenio Berte ento- mologo di Parma, il quale mi assicurò di aver sempre trovati ne' luoghi stessi e nel tempo medesimo gli indivi- vidui coir addome nero e gli altri coli' addome rosseggian- te, ed avendo in seguito osservato che gli uni conservano costantemente i tarsi maschili , mentre gli altri presentano sempre i tarsi femminili, ho credulo non andar lungi dal 40 JNSETTI DITTERI vero considerando le differenze di colorito che trovandosi in qnosli come motivo di sessuale distinzione e non già, come prima credeva, specifica. FAMILIA» MusciD^. Lat. Fai, Meig. Mac. Myodarije Rob. D. MusciN^. Rond. (Mem. 3.) SECTIO. Leptopodit.*:. Lai. Opomyzid/^. Fai. Thelidomyd^e. R. D. GENUS. Rainieria. Mihi. Longobardi^ Vice-Regi scienti aruui cultorum Patrono. D. SYNONlMIA. Calobata. Fai. Meig. Charact. Generici. Epistonia et Facies omnino niidae; fronte selis ali- quibits exilibus instrucla. Ocnli distantes in iitroqne sexii ; nudi. Proboscis immodice incrassaia. Clypeiim ovale latnm porreclum. Antennarum articulus tertius elongato-subovatus, praecedeniibiis conjnnclira paulo longior: secundus seta longa , infera instrnctus. Arista anlennarnm nuda. Venae alarnm externae quarta et quinta ad verticem paulo convergentes: venae prima et secunda perfeciae et dislinclae. Abdomen basi non valde coarctatura; foeniinae di- stincte terebvatum, terebra lata. Pedes nudi : postici quatuor longissimi , duplo cir- ciler praecedentibus longiores: tarsis brevibus. lil e. RONDAMI 41 Species Calceata Fai. Charac. Specifici. Foeni. Long. Mill. 10-11. Nigcrrima. Facies nigricans , laevis , reflexu sub- albicante. Thorax niger , lateribiis vix snbcinerascenlibiis; la- leribiis prope coxas inlermedias nigro-pilcsus. Abdomen basi pilosiilum, pilis liirido-subalbicanti- bus: terebra levigata. Halleres nigiicantes. Alae fascia lata transversa et apice obsciire-fusciae. Pedes nigri, femoribus poslicis annido hitescente : larsis aniicis et poslicis articiilo primo albo. Habitat rarissima in planitie dilionis Parmensis, et in Europa Boreali. Di questa specie rarissima di insetto Dittero non ho trovato che la femmina e per due volte solamente sugli steli di una specie di Dolichos coltivato nella pianura in vi- cinanza del Pò nel territorio Parmigiano. Quantunque raccolta nel solo mese di giugno pure ella deve trovarsi anche nei mesi posteriori poiché si rin- venne nel mese di settembre in altri paesi da altri ento- mologi. Ella non fu conosciuta né dal Macquart, né dal Ro- biueau , né da altri scrittori recentissimi, ed è forse que- sto il motivo per cui non venne ancora separata generica- mente dalle altre LeptopodUe: quantunque però io non conosca che la femmina di questa specie, pure pei soli ca- ratteri della medesima non credo di errare se sono d'av- viso che debbasi per essa formare un genere nuovo. DifTalti ella non potrebbe congiungersi con qualche fondamento fra i generi della sua sezione se non se alle Calobate, alle quali fu riunita e dal Fallen e dal Meigen ; 42 INSETTI DITTERI principalmente perchè ha comune con esse la lunghezza dei piedi di mezzo e posteriori paragonali ai primi, che sono assai brevi: ma caratteri di molto valore comandano presentemente che questa specie venga staccala dal genere antico, e caratteri disliiilivi generici debbono reputarsi 1.^ La setola antennale non fornita di peli — 2.*^ La trom- ba di una grossezza straordinaria paragonabile soltanto a quella del genere Platìstoma. 3." Ed un Clìpeo sporgente non poco al di là dell' epistoma; allorquando nelle Ca- lobate si osserva 1' arista pelosa, la tromba assotti- gliata, e la mancanza totale o quasi totale del clipeo del- l' epistoma. Questa specie è la sola europea della sua divisione che abbia le ali con fascie colorale , e perciò quella che ren- derebbe erroneo il carattere delle ali prive di fascie colo- rale, che il Robineau attribuisce alle sue Telidomi- dae , le quali non sono altro che le Leptopodite ài Latreil- le ; se non ve ne fossero già delle specie esotiche così distinte. Un tale carattere però io tengo per fermo debbasi va- lutare soltanto valevole a distinguere l' una specie dall'al- tra , e non già come carattere generico, e molto meno come capace di distinguere divisioni di maggior latitudine. Siccome le larve note dei Ditteri di una lai divisione vivono dei fusti e delle frondi di vegetabili, mi è nata dub- biezza che questa specie in particolare nel primo stalo di sua esistenza possa vivere negli steli di quel Dolichos sul quale io 1' ho litrovata, e forse anche di altre piante analoghe a quello. DI C. RONDANI 43 FAMILIA* DoLicHOPODA. Lat. Fai. Meig. Mac. DoLicopiN^. Rond. (Mem. 3.) GENUS* LuDovicii's. Milli. Duci Carolo Ludovico Borbonio scientiarum Protectori D. Chaiact. Generici. Masc. Arista antennarum apicalis, longissima, api- ce spalhulala, biarticulata, articulo extrerao brevissi- mo , dimidiam pariem spalluilae efformante , a praece- dente siibindiviso, Antennarum arliciilus tertiiis basi latus apice siib- mncronatiis , praecedenlibus conjnnctim longior : inter- medi us brevis cum extremi basi fere confiisus. Organa copulatoria laniinis latis ciliatis, et fìmbriis instriicla. Tarsi omnes band dilatali. Foem. Arista antennarum dorsalis, nec biarticulata nec spalhulata. Antennarum articulus tertius minor valde praeceden- te, irregulariter obiruncatus; secundus maximus. Masc. et Foem. Alae ut in Dolichopo venosae. Proboscis brevis, transverse labiata. Species Impar. 3Iilii. Masc. et Foem. Longit. Mill. 3. Antennae rufo-lulescenles. Frons, thorax, sciilellum cuncla obcure viridi-aenea , sub-pulverosa , setisque nigris inslrucla. Thoracis latera plus minusve cinerascentia. Abdomen superne obscurissime virescenti - sub- aeneum: segmentis secundo et terlio superne fascia transversa, satis lata sublutca; ventre lutescente. Halteres lutei. 44 INSETTI DITTERI Pedes Inlescenles spinulis nigris inslriicti; larsis fuscis. Alae palilo fiiscescenles. Foem. Facies lata nivea. Arista antennariim nigricans. Masc. Facies linearis albissima- Arista nigra , apice alba. Organa copulatoria laminis, fimbriis, et ciliis pal- lide liitescenlibus. Habitat non freqiiens prope aqnas adiimbralas in colli- bus sub-apenninis Parmensibns, tempore aestivo et au- tumnali; in foliis arbiislornin coUigenda. Ella è stata un' utile scoperta il ritrovare l'accoppia- mento dei due sessi differentissimi di questa specie , poiché altrimenti per le molte e grandi diversità che si trovano in essi il maschio sarebbe stato genericamente distinto dalla sua femmina, e quello avrebbe formato il tipo di un ge- nere nuovo, mentre questa si sarebbe creduta una nuova specie da congiungersi con quelle dei Dolichopus. Nello studiare i caratteri di questa mia specie e le descrizioni delle Sibistrome, perchè a quelle molto vicina, ho dovuto convìncermi che l'una e le altre non devono sicuramente formare un genere slesso non solo, ma che le specie stesse delle Sibistrome devono pure esser disgiunte in due generi diversi i quali sarebbero ben distinti per carat- teri di entità. Della specie da me scoperta si deve per certo formare «n genere nuovo quantunque vicino alle Sibistrome, per- chè si distingue da quelle. 1.° Per la mancanza della dilatazione nei tarsi maschili. 2.° Per la lunghezza straordinaria del primo articolo della setola antennale e la somma brevità dell'articolo e- sliemo della medesima^ parimente nei maschi. 3.° Per la mancanza di ingrossamento intermedio nel- r arista maschile. DI C. ROINl»A]NI 45 4.° Per la setola slessa antennale della sua femmina la quale non è composta che di un solo articolo distinto. Si deve poi separare la specie Nodicornis dalle altre Sibis trome , perchè quella e queste hanno la setola delle antenne assai diversa tanto nell'uno come nell'altro sesso. Il maschio della Nodicornis si dislingue dagli altri maschi per l'ingrossamento rimarcabile apicale dei due articoli dell'arista. La sua femmina è diversa dalle altre femmine per la setola medesima la quale dev'essere di un articolo solo distinto. Quantunque questa femmina non sia ancor conosciuta, pure si deve tener per sicuro che debba avere l'arista an- tennale di un solo articolo, perchè questa è appunto la ragione per la quale non è ancor discoperta, quantunque il suo maschio in alcuni paesi si sia trovato assai comune, e devesi tenere per verità il dubbio di alcuni entomologi che ella si trovi confusa colle specie del genere Dolicho- pus; tanto più che dopo la scoperta del nuovo dittero^ non si può più essere nella incertezza che possa il ma- schio di una specie avere la setola dell'antenne di due ar- ticoli, ed inserta verso l'apice, mentre la femmina la pos- siede di \\n articolo solo, e dorsale. Per le cose qui riferite si deve concludere^ che le Sibistrome e la nuova specie devono formare un distinto gruppo nella Famiglia delle Dolicopine , il quale per ora si comporrebbe dei lre_genen„si:gueuti, così fra loro distinti. A. Mares tarsis duobus dilatalo-orbiculalis , et articulis duobus aristae elougatis. B. Arista in utroque sexu articulis duobus elongatis com- posita, apice haud incrassatis. Geis. Sybistroma. Mgr. BB. Arista in mare tantum biarliculala, articulis elon- gatis et apice distincte incrassatis- 46 INSETTI DITTERI DI C RONDANI Gen. Nodicornis. Mihi. Species vocabitur Wiedmani. Mihi» A. A. Maris tarsi nulli dilalalo-orbiciilali. Arista Masc. lan- lum biarliciilata , apice spaihuiala : Arliculo primo lon- gissimo , terminante brevissimo. Gen. Ludovicius. Mihi. ICONUM EXPLICATIO. Tabula I. FiG. 1. Caput Gener. Leopoldii 2. Idem Gen. Conopis. 3. Ala. Gen. Albertiae. 4. Caput ejusdem G. 6. Ala Gen. Ramphinae. 6. Caput ejusdem G. 7. Ala Gen. Rainieriae. 8. Antenna Gen. ejusdem. 9. Caput ejusdem. 10. Antenna Masc. Gen. Ludovicii. 11. Idem Foem. ejusdem. STATISTICA MINERALOGICA [Continuazione, vedi T. /X. pag. 385.) XIV. Val di Evola e di Era Cl. vi. Acque Minerali. 425 48 Chiaiini luogo A. Acqua acidula sulfurea alca- detLo Rostona lina. 426 49 Colle Montanino A. Acqua acidula jodica e salina sulla sinistra del di S. Leopoldo. Riguardio 427 50 Idem. A. Acqua della cecinella comu- nità di Palaja , acidula ferrugi- nosa. 428 51 Tenuta d'Alice A. Acqua di S. Andrea acidula, alcalina e ferruginosa. 429 52 Idem. A. Acqua di S. Clemente acidu- la, sulfurea^ alcalina, ferruginosa. 430 53 Bagno a Bacca- A. Acqua acida sulfurea, alcalina nella e ferruginosa. 431 54 Sulla destra del A. Acidula Jodica , salina e fer- Riguardi© ruginosa. 432 55 Bagno ad acqua A. Acqua termale a 29 gradi del bagno ad acqua a. 433 56 S. Miniato A. Acqua di Santa Gonda sotto 20 gradi. 434 57 Monte Bicchieri A. Acqua salina e colla calce com. diS. Miniato caustica. 435 58 Idem. A. Acqua sulfurea alcalina. XV. Val di Arno Inferiore ORICTOGNOSIA Cl. 1. Gassoliti. Fam. dei SlLIClDI. Gen. I. Silice. 436 1 Nelle Verruce nel- B. Quarzo jalino cristallizzato in le vicinanze di prismi. Diamante di Pistoja. Buti. 437 2 Idem. Idem unito al quarzo amorfo- Tarzo. 48 STATISTICA MINEnALOOICA XV. Val di Arno Inferiore 438 3 Fiume Borsa C. D. Calcedonio diaspro rosso. Pie- di Lorenzano tra focpja. 439 4 Cologuole B. Calcedonio diaspro rosso scu- ro come pure si trova a Parra- na. Diaspro. Genere Silicati d' Allumina. Argille diverse. 440 5 Colline di Loren- A. Argilla bigia. Terra da Sto- zano e di S. Re- viglie. golo 441 6 Colline di Loren- B. Terra gialla. Argilla per i Pit- zano tori. Sottogenere Feldspato. 442 7 Borsa Com. di Lorenzano Petroselce nera. Pietra focaja. Sostanze Silicee Allumiìiose mal conosciute secondo Beudant. 443 8 Bull B. Clorite terrosa sopra il quarzo. Silicati Magnesiaci diversi. 444 9 Idem B. Serpentino verdastro. Gabbro, 445 10 Gabbro Pisano B. Serpentino nero con mica bianca , vi è pure il verde cupo reticolato. Idem. 446 11 Valle Benedetta B. Seipentino nerastro e verde. Idem. 447 12 Monte Corbulone B. Serpentino verde cupo e bian- nella catena dei co. Idem. Monti di Livorno 448 13 Popogna presso B. Serpentino rossastro e bian- Livorno. co. Idem. 449 14 Monte nero so- B. Serpentino verde giallo e pi-.T Livorno bianco. Idem. 450 15 Gabbro risano A. Steatite compatta verdastra^ la steatite bigia si trova a Ca- lognole. 451 16 S. Giovanni alla A. Steatite schistosa verde. Pie- vena tra da sarti. GItU 49 XV. Val 17 18 19 20 21 22 di Arno Inferiore Borrano Monte S. Giuliano ed in basfiii Bagni di S. Giu- liano Monte della Ver- ruca Monti d' Oliveto presso r Arno Famiglia III. Carboisidi Gcn. VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta ros- sa e bigiastra. Abbalsano , Albe- rese. A. Calce carbonata lainellosa bianca con venature gialliccie, marmo: \i si trova pure quello bigiastro con venature gialle cu- pe. Marmo. A. Calce Carbonata gialliccia che ha una certa somiglianza col giallo pallido di Siena 3 vi è la gialliccia Dendritica; anche gial- la disposta a strati gialli e bian- chi , vi è la gialla con venature color di terra d' ombra, il/armo. A. Calce carbonata lamellosa ros- sa ; si trova anche nel Monte di S. Giuliano ma con macchie co- lor di terra d' ombra. Marmo. C. Calce carbonata lamellare ros- sa poco resistente, è usala per la inbrecciatura delle strade. Mar- Monte di S. Giu- liano Bagni di S. Giù- A. Calce carbonata bigia o Bar- liano \diglw, si trova pure ad Osciano di Pisa in diversi luoghi ai ba- gni dello sprofondo: presso i ba- gni di S. Giuliano vi è quella bigia venata di bianco. C. Calce carbonata cristallizzata a prismi. Borsa commi. di'C. Calce carbonata cristallizzala Lorenzano la cubi. Monti di Oliveto, C. Calce carbonata stalattitica candidissima, color di ruggine nei canali delle acque delle fonti di Pisa. Travertino. y. \Ny. Se Natit.. Anno 5. Tom. 10. 60 STATISTICA MINERALOGICA XV. Val 26 461 27 462 28 463 29 464 30 465 31 466 32 467 33 468 34 Val di Arno Inferiore 26 Monti di Olivelo Colognole Vicinanze di Cep- pato e Cave di S. Fridiano Monti di Ruti Lorenzano corso delle barche Monti di Buti Monti Pisani Buti nella Zam bra S. Gio. alla Vena, C. Calce carbonata osteolilica in cui vi si vedono delle ossa di Mammiferi rosiccliiatori. A. Calce carbonata conchiliacea, si trova pure a Parrana luogo dello r inferno. Liimachella. .\. Calce Carbonata Olitica gial- liccia. B. Malachite rame carbonato ver- de concrezionato sulla via che conduce a Pisa. Miniera di rame. Classe ITI. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere li. Siderossidi. B. Ferro oligisto o ferro ossi- dato rosso. GEOGNOSIA Classe I. Roccie Primitive. B. Serpentino compatto verde , quello verde scuro domina nei monti di Gabbro Pisano , Val- le Benedetta, Monte Corbulone , Monte nero. Gabbro. Specie Schisto. C. Steaschisto, si trova pure alla Verruca sotto Nicosia , ed in al- tri luoghi. Ferrucano. C. Schisto argilloso paonazzo. Pietra da Rasoj. Cl. II. RocciE DI Transizione. Sp. Macigno. A. Macigno selcioso bigio ros- sastro. Rosso si trova a Capro- na. Pietra arenaria. GIUU 51 XV. Fai 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 di Arno Inferiore Biiti Idem Monte idem Cave d' Olivete Casino delle Ca- rigiiane di Pon- tederà Bagno del Giun- co Marino di Lo renzana Livorno Passana Bagno antico di Noce Bagno d' Olivato Bagnetto di Vi cascio Tenuta di Agnano Cl. ih. Roccie Stratiformi. Specie gres. A. Gres bianco e giallo presso 1 paese e nella collina, venendo da Pisa a Vico Pisano vi si tro- va il bianco gialliccio. Pietra a- renaria. Cl. IV. Roggie d'Alluvione. A. Breccia silicea rossastra. Pie- tra per le macine. C. Breccia mista silicea e giada , si trova ancora nel monte della Verruca composta di giada e ser- pentino. Idem. B. Roccia calcarea bianca, ve ne è pure di quella grigia e rossa- stra. Idem. Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua jodica, salina, alcalina e ferruginosa. A. Acqua salina , alcalina. A. Acqua puzzolente sulfurea sa- lina ed alcalina. A. Acqua salina : tutte queste acque sono alla sinistra dell' ar- no 3 sulla destra dello stesso fiu- me vi sono A. Acqua acidula , salina. A. Simile. A. Acqua acidula salina. Ò2 STATISTICA MINERALOGICA XV. 480 481 482 483 484 Val \di Arno Inferiore XVi Asciano Pisano Acqua dei Bagni dello sprofondo appartenenti a S. A. R. Il Duca di Modena Idem 49, Idem 50 Bagni di S. Giu- liano di Pisa Val 485 di Cecina Tra vale A. Acqua acidula , acqua simile. A. Acqua prima occidentale alla destra , temperatura 26 , acidu- la salina. A. Seconda dalla stessa parte idem dell'ambulatorio idem. A. Ter^a dalla parte sinistra orientale, temperatura gradi 20, idem. A. Acqua del pozzetto molto cal- da, 36 gradi, salina e alcalina ; del Bagno di Giunone 32 gra- di simile ; della conserva mae- stra salina^ alcalina e ferrugino- sa ; della tinozza a doccia del N. 4. 33 gradi salina, alcalina e ferruginosa ; della Rolla del soc- corso idem ; di Cadaceoli e del rinfresco 16 gradi idem; Bagno della Regina, gradi 27, salina e alcalina; sorgente temperata del- la Regina 22 gradi;, idem della tinozza di N. 9. 28 gradi salina , alcalina e ferruginosa ; Bagno di Marte 30 gradi salina , ed alca- lina ; pei Nervi idem; degli Ebrei idem. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. dei Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo cristallizatoj alino, si trova pure a Castelnuovo di Val GIULJ 53 Val di Cecina Morite ruffoli Gerfalco Libbiano Monterulfoli Canneto Strido Gerfalco Mont. diLibbit Monteruffoli di Cecina ; a Monte RufFoli. Dia- mante di Pistoja. A. Quarzo cristallizzato traspa- rente di color verde. A. Quarzo amorfo biancastro , si trova pure nei pozzi delle ma- je o saline di Volterra ; e a stri- do sulla strada che conduce a Ripabella. Tarso. B. Calcedonio sanguigno con maccbie nere. Pietra focaja. A. Calcedonio bianchissimo 3 vi è pure color di latte ; bianco su- dicio 3 bianco rossastro; bianco con macchie color di miele; idem con strie verdi; celestognolo; colore di viola; color d'amati- sta; vi sono sedici varietà di tin- ta gialla 3 altri gialli paonazzi; gialli e verdastri; gialli e cele- stognoli 3 gialli e nell'interno bi- gi; gialli e sanguigni; gialli e color di lìore di pesco ; vi è pure il sanguigno e color di spigo 3 sanguigno e nero colore epatico 3 resiniforme rossastro , e color d' acciajo; resiniforme rossastro e bigio. Sono questi i famosi Cal- cedoni usati per i lavori di pie- tre dure a Firenze. B. Calcedonio bigio giallo 3 vi è pure il verde e giallo. Si potreb- bero usare come i precedenti. B. Calcedonio rosso e bigio. Id. B. Diaspro rosso sopra calce car- bonaia 3 vi si trova pure il Dia- spro rosso alternato colla calca- rea. Diaspro. B. Diaspro epatico. Idem. B. Diaspro rosso cupo. Idem. 54 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Val di Cecina 495 11 Montegemoli B. Rosso chiaro vi è pure quello rosso cupo. Idem. 496 12 Querceto B. Diaspro rosso sanguigno, vi è pure l'epatico; si trova anche alla Salla, ed a Castiglioncello. Idem. 497 13 CastiglionceIJo B. Diaspro rosso con rilegature bianche. Idem. 498 14 Nibbiaja distret- B. Vi sono molte varietà di Dia- to di Castelnuovo spro prodotte dal colore. Idem. della Misericor- dia com. di Ra- sigiiano Argille diverse. 499 15 Si trova per il A. Argilla comune, o plastica, tratto di molte terra da stoviglie. miglia nel Volter- rano. 500 16 Nibbiaja idem A. Terra gialla. Per far i colori. 501 17 Castiglioncello A. Bolo bianco. Terra per pul- lire i metalli. Id. Id. Monte Catini B. Terra da Follatori. Terra per le gualchiere. Sotlogenere Felspati. 502 18 Monti diGerfalco B. Petroselce di vari colori. Pie- tra focaja. 503 19 Serrazano presso B. Petroselce decomposto dagli i Lagoni efiuvi dei corpi medesimi. Idem. Silicati Magnesiaci diversi 504 20 Monte Gabbro C. Serpentino verde con dial- presso Travale lagio. Gabbro. 505 21 Galleraje presso C. Serpentino verde e bianco. i Bagni Idem. 65 Val 22 23 24 26 27 28 29 30 di Cecina Ripardella fosso del Mulino Monti di Castel- nuovo della Mi- sericordia Monte Catini di Val di Cecina Libbiano Bagni delle Gal- le raje Castellina Marit tiuiu Rocca Sillana Libbiano Idem C. Serpentino verde scuro, vi è pure a Rosiguauo luogo detto le fabbriche. Idem. B. Serpentino nero , si trova pu- re al Palazzone, alle Galleraie, a Monte Castelli , a Libbiano, a Moiiterufloli , a Strido e a Po- maja. Idem. B. Serpentino verde e nero , è pure alla Rocca Sillana , a Quer- ceto uell'istesso luogo al Monte Neo. Idem. B. Serpentino paonazzo e ver- dastro luogo detto le Pioniba- je , nei Monti di Serrazano , nei Monti di Querceto e RipaJiella presso il Mulino. Idem. B. Serpentino verde con mac- chie giallastre , a Monte Lispo contado di Bolgheri ed a Mon- te Cerboli. Idem. B. Serpentino verde scuro reti- colato e coii macchie bianche; si trova reticolato alle pianacce presso Monte Castelli ; a S. Dal- mazio ; a Riperbella ; ed a S. Pe- corajo nel medesimo distretto ; a Monte Gabbro di Travale. Idem. Serpentino con diallagio Me- talloide j è anche a Libbiano; a S. Michele delle Formiche , ed a Monte Ruffoli. Idem. Serpentino rosso e bianco ; a Monte Catini di Val di Cecina luogo detto Capociano si trova questo serpentino ; come a Mon- te Gemoli , ed alle caldarelle presso Micciano. Gabbro. A. Serpentino colore epatico , alla base del monte vi è ugual- 66 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Val di Cecina Sii 516 517 518 519 520 521 522 31 Monte dei Bagni di S. Michele del- le Formiche 32 Libbiano 33 Rocca Sillana 34 Monte di S. Mi- chele 35 Salita del Gabbri ideile Pomarancie 36 Monte Castelli 37 38 Lagoni di Monte Cerboli Lagoni di Castel nuovo niente questo minerale ; ed a Micciano. Idem. Silicati doppi a base di Magnesia di Calce e di Perossido di Ferro. A. Incrostazione di asbesto so- pra al serpentino. B. Asbesto fatiscente hianco, si trova pure a Micciano ed a S. Pecorajo contado di Ripabella. B. Asbesto bianco si trova pure a Querceto ed a Monte Castelli. B. Asbesto verde in fibre rego- lari e libre intralciate, come pu- re si trova alla Rocca Sillana, a Monte Cervoli , alla Castellina marittima , Monte Gemoli. C. Quojo di Montagna. C. Legno di Montagna verdastro; si trova eguulmeiite alla salita dei Gabbri delle Pomarancie, ma di colore gialliccio ; a Rocca Sillana; a Monte Cerboli; ed a Micciauo. Famiglia II. dei Roridi Genere Borossidi. A. Acido borico in pagliette sui bordi del medesimo; si trova pure presso i lagoni di Castel- nuovo di Val di Cecina. Salbo- race. Genere IL Borati. B. Ammoniaca borala o Masca- gnino , chiamato dal Mascagni Passolino. GUI1.J .^7 XVI. Val di Cecina Famiglia III. Carbonidi. Genere Carbon Fossile. 523 39 Alla Fornace del B. Lignite; si trova poi alle ca- Redi presso Ra- selle presso Volterra ; lignite di dicondoli buona qualità è al Muca jo in tre punti; e nel bosco di Berigno- ne luogo detto Pietra Lata. Car- l)on di pietra. 524 40 Fra i Ragni di S. C. Stipile o Carbon Fossile li- Michele e le Po- maccioso. Idem. ma rance Genere VII. Carbonati. 525 41 Cava del Pizzo A. Calce carbonata compatta presso Libbiano bianca , pietra litografica. Pie- tra da calcina, è qui adoperata per quest'uso. 526 42 Monte Guidi A. Calce carbonata compatta ne- jra. Pietra da calcina. 527 43 Bagni a Morba A. Calce carbonaia compatta ros- com. di Castel- sastra ruiiiifornie; vi è pure nuovo quella grigia e rossastra e la rossoscura. Idem. 528 44 Serrazzano A. Calce carbonata compalla scu- ra. Idem. 529 U Monti di Gerfalco A. Calce carbonata lamellosa , marmo gialliccio; la bianca si trova dentro il paese ; la bianca- stra alla Madonna del Sasso pres- so Gerfalco; vi è anche la bigia, la rossa con macchie grigiastre , e la paonazza con macchie grigie. 530 46 Idem. A. Calce carbonaia rossa pao- nazza. Lumachella. E stala ado- perata a Siena nel Duomo. Id. Id. Cornate di Ger- A. Calce carbonata slalattitica.si falco trova pure presso il bagno del- 68 STATISTICA MINUr.ALOGICA XVI. Val di Cecina le Galleraje in grandi masse. Travertino. 531 47 Libbiano A. Calce carbonata, si trova so- 532 48 Rosignano pra il serpentino. Idem. A. Calce carbonata stalattitica si trova a Carabigi, al Messo, ed a S. Rocco" 533 49 Vicinanze di Lib- A. Malachite rame carbonato biano verde , si trova anche a Mon- te Catini ; a Gerfalco dentro il marmo; a Libbiano verde ter- roso ; a Monte Ruffolli ; a Ri- pardella; a Monte Catini Galleria della Speranza. Miniera di rame. Famiglia dei Sulforidi. Genere Zolfo. 534 50 Lagoni di Castel- C. Gas idrogene zolforato , si nuovo trova pure ai Lagoni di Monte Cerboli. Id. Id. Idem A. Solfo nativo comune cristal- lizzato. 535 51 Lagoni di Monte Cerboli A. Solfo cristallizzato. 536 52 Micciano A. Solfo concrezionato , vi è pu- re a Libbiano , e fra il medesi- mo luogo e le Pomarance. Zolfuri Ferruginosi. 537 53 Gerfalco. A. Zolfuro di ferro o pirite^ o ferro solforato; si trova purea Travale presso il paese , al Mon- te Gabbro dell' islesso luogo , nelle vicinanze di Monte Castel- li , Castelnuovo nel macigno , a Monte Cerboli sopra il serpen- tino presso le saline di Volter- ra , a Monte Catini presso Capo GIUU 59 XVI. Val 638 539 540 541 542 54 58 di Genina Cave di Capo Or- ciano presso Mon- te Catini Orciano, a Gerfalco sopra il quar- zo. Pirite. Zolfuri di rame. A. Solfuro di rame giallo, nel me- desimo luogo si trova quello vio- letto e giallo, il blu nella prima Galleria , il blu e rosso nel me- desimo luogo , blu giallo e ros- sastro, come pure si trova in altri tre punti della stessa Gal- leria è egualmente nell'istesso luogo nelle antiche cave. Mi- niera di Rame. Zolforossidi. Presso i Lagoni jC. Acido solforico idrato , Olio di Caslelnuovo di Vetriolo sopra la calce sol- fata. Gessere di Voi- A. Gesso o calce solfata in cri- lerra | stalli aghiformi. Gesso. Monte Gabbro! A. Calce solfata fibrosa color presso Travale Gessere terra di Vol- madreperla : si trova pure a Mon- te Guidi , ai Lagoni di Caslelnuo- vo ; a Belforte in grandi cristal- li ; a Radicondoli , a Monte Ge- moli ; alle saline di Volterra ; alla castellina marittima cave dell'alabastro ; nel medesimo luo- go color di madreperla ; in cri- stalli minultissimi ai Lagoni di Castelnuovo, e di Monte Cerbo- li. Falsa Madreperla. A. Calce solfata saccaroide com- patta, o alabastrite nell'istesso luogo dell' agaliforme é la ne- ra la bianca j si trova a Radi- condoli 3 alle Pomarance nel luo- go detto Lacquesi^ a Querceto GO STATISTICA MINERALOGICA XVI. 543 544 545 546 547 Val di Cecina 59 60 61 Gessere di Vol- terra Lagoni (li Travale Idem 62 Idem 63 Saline o Moie di Volterra nella Trossa. Bianchissima si tro- va alla Castellina Marittima, a Pomaja, a Monte Cerboli, a Lib- biano; bruna bigiastra alla Ca- stellina Marittima ; bigia a Mon- te Guidi. Alabastrite. B. Esantolite sai di glaubero, si trova efflorescente nelle terre argillose , e specialmente nel mattajone bianco celestognolo. Sai di creta. B. Melanteria o ferro solfato , o vetriolo di Rame , è pure ai La- goni di Castehiuovo o in croste o unito a della terra argillosa bigia ; ed a quelli di Monte Cer- boli. B. Cianosi , rame solfato blu , o vetriolo di Cipro , nelle miniere N.° 5." di Capo Orciano presso Monte Catini. Pietra turchina. B. Allugane ; o solfato d' allu- mina , aliiime , Lagoni di Castel- nuovo, e di Serrazzano. Famiglia dei Cloridi Genere unico Cloruri. A. Soda Muriata, sai di cucina, sai gemma , si trova nel pozzo di San Giovanni , in quello di S. Leopoldoj pozzo della pagliera ba diverse cristallizzazioni dalla fibrosa a tutte le altre forme che prende questa Materia. Questi cristalli ora sono tinti in rosso, da giallo , da bigiastro , e se ne possono contare 18 varietà. Sa- le da cucina ; sale da condire. GlliU 61 XVI. 548 Val 64 549 I 65 ;50 5.')! 662 66 di Cecina Monte di Gerfal- co dalla parte delle Carline Monte Catini Famiglia dei Fluoridi. B. Fiuorino calce fluata di color bianco. Spato fluore. Famiglia dei Mangamidi. B. Braumite perossido di Man- ganese nero sopra schisto allu- minoso ; si trova pure a Castel- nuovo ed a Gerfaico in tre lo- calità vicine le une alle altre. Sapone dei vetraj. Vicinanze di Ger- C. falco 67 1 Monte Gabbro presso Travale 68 Vicinan. di Mon te Catini Famiglia dei Sideridi. Miniera di ferro nero. GEOGNOSIA Classe I. Roccie Primitive. Specie Serpentino. B. Serpentino ; è al di sopra dei bagni di S. Michele delle formi- cbe. Gabbro , vi si trova attor- no la calce carbonata compatta. Abbalsano ; alberese. Cl. II. RocciE di Transizione. Specie Macigno. \. Macigno; si trova pure a Gei- falco dalla l'arte delle Carline. Pietra serena. 62 STATISTICA MINERALOGICA XVI. Fai di Cecina 553 554 555 556 557 69 70 71 72 Monte Catini Travale Rocca Sillana Rosignano spiag- gia del mare 73 Acque minerali delle Galleraje Classe III. Roccie Stratiformi. Specie Calcarea. A. Calcarea bigia stratiforme j si trova pure a Fosini di color rosso : alle Carline della stessa tinta; nerastra a Serrazzano; e gialla a Rosignano. Pietra da calcina. Cl. IV. Roccie d'Alluvione. . Specie Breccie. B. Breccia silicea rossa scura a grani minuti; nel medesimo luo- go colle stesse tinte a grani gros- si. Pietra da Macine. B. Giada e serpentino verde e nero ; a Monte Gemoli serpen- tino verde e giada rossa e gial- lastra; a Monte Cerboli serpen- tino e calcarea bianca bruna e scura ; calcarea soltanto bianca alle cornate di Gerfalco. Pietra da macine. Specie Arena. A. Arena silicea coalita insieme dalla calce carbonata e forman- te il così detto tufo marino. Se ne servono 'lungo il mare per fabbricare le case , ed i ponti. Classe VI. Acque Minerali. A. Bagno delle Galleraje 32 gra- di, acque sulfuree saline, idem GIULJ 63 XVf. 558 >59 Val 74 75 dì Cecina Bagno a Morba Idem acqua forte acidula ferruginosa ; acqua rossa delle Galleraje aci- dula, ferruginosa ; acqua della fossa di Casteluuovo 33 gradi; della perla salina con 32 gradi. A. Della cappella acidula e fer- ruginosa 20 gradi ; cacio cotto 36 gradi sulfurea 3 delia scala 32 gradi sulfurea. Di S. Francesco. Di Santa Adelaide. Di Santa Desiderata. D. S. Camillo tutte sulfuree dai 20 ai 30 gradi. Bagno del Piano 36 gradi Di S. Leopoldo acidula ferrugi- nosa 16 gradi. S. Raimondo aci- dula sulfurea venti gradi. Di Santa Caterina 20 gradi, di S. Giuseppe idem. Bagno di S. Michele delle For- miche 36 gradi sulfurea bitumi- uosa ; di Casale jodica salina 15 gradi; di S. Felice ;, di Volterra saline : moje di Volterra saline, jodiche e bromiche ; di Asto- re, di Monte Catini sulfureo sa- line ; queste tre ultime sono alla temperatura atmosferica ; bagno della regina di Miemo 26 gradi acque alcaline, delle Calderelle 28 gradi . i salechi di Santa Lu- ce salina e alcalina insieme; le acque di Travale di Castel- nuovo e di Monte Cerboli non sono adoperate perchè bollenti. 64 STATISTICA MINERALOGICA XVII 560 561 562 563 Id. Val 76 77 78 79 Id. 5641 80 di Cornia Canipiglia Monte Calvi Idem Lagone di Monte Rotondo Monte Verdi Sotto Campiglia ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo jalino cristallizzato in prismi ; vi è pure nell' istesso luogo di color giallo. Diamante di Pislòja. B. Quarzo amorfo bianco e ros- sastro alle antiche miniere del ferro. Tarso C. Calcedonio impuro decompo- sto dagli effluvi de' medesimi Lagoni ; si trova anche alla fos- setta , a! nido dell'acquila pres- so Campiglia 5 nella medesima Comunità miniera dell' piombo, ed è color di rosa; vi è color di rosa e bigio in vicinanza di Monte Rotondo; al sasso Vol- terrano vi è colore di carne; ed alterato un poco dalle soluzioni dei Lagoni. Pietra focaja. B. Agata vicinanza del paese. Idem. B. Calcedonio diaspro di color rosso, si trova ancora presso Monteverdi. Diaspro. Genere II. Silicati di Allumina. Sottogeneri Granali. Cava del Piombo B. Granato comune, della Rocca di S. Silvestro Coni, di Campiglia Gll'U 66 XVII 565 566 567 568 669 570 571 Fai 81 82 83 84 85 di Corni a Monte Rolondo Rocchetle Contea della Gherarde- sca Monte Leo pres- so Mon. Rotondo 86 87 Rocca di S. Sil- vestro Com. d Campiglia Presso Serrazza no Lagoni di Monte Rotondo Presso i Lagoni di Monte Roton- do e del Sasso B. Kaolino, friabile, bianco; vi è pure quello compatto, dello slesso colore ; si trova pure pres- so i Lagoni del Sasso Volterra- no. Terra da Porcellane. B. Kaolino bianchissimo. Idem. B. CoUirite o pietra alluminosa gialla e verdastra; si trova poi alle Rocchetle nella contea della Gherardesca lo schisto allumi- noso rosso cupo. Vena dell' al- lume. Silicati doppi a base di Calce di Magnesia e di Perossido di Ferro. C. Attionite o Amfibola , si tro- va pure a Monte Calvi presso le antiche cave del piombo. C. Asbesto a piccole libre di co- lor verde. Famiglia dei Roridi. Genere 1. Borossidi. A. Acido Borico in Pagliette; si trova anche presso i Lagoni del fosso Volterrano. Salborace. Genere II. Borali. B. Boralo d'ammoniaca o Ma- scagnino , Sassolino datogli dal Mascagni quest' ultimo nome , perchè trovato presso i Lagoni del Sasso. .N AiNN. Se. Natdr. Anno 5. Tom. 10. 66 STATISTICA MINERALOGICA XVII Val di Cornia 572 573 574 575 89 Monte Verdi Gerfalco verso ponente 90 Suvereto 91 Rocchette Contea della Gherarde Famiglia III. dei Carbonidi Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta bi- gia e rossa ; si trova alla Fosset- ta bigia e giallastra. A. Calce carbonata lamellosa o marmo bianco ; a Monte Verdi vi è bianco con venature gial- le : alla Sassetta bianco e ros- sastro, vi è nello stesso luogo rosso ; a Suvereto vi è quella Bigia. Nella Contea della Ghe- rardesca vi è il brocatello di color rosso con macchie bigie , altro brocatello paonazzo con macchie gialliccie ed altre color di carne 5 nell'istesso luogo vi è il bardiglio bigio chiaro ; il bardiglio bigio a Monte Calvi Comunità di Campiglia ; e simile a questo si trova sotto la Roc- ca di S. Silvestro dalla parte della tenuta di Biserno e nella tenuta stessa vi è lo stesso bar- diglio eguale nella tinta. Marmi di diverse specie. A. Calce carbonata granulare bigiaslra o Marmo statuario, si trova pure nella contea della Gherardesca presso il Romitorio di S. Alberto nelle Cave sotto Campiglia ed a Caldane nella comunità dello stesso nome. Marmo. A. Malachite o rame Carbonato verde^ si trova pure il fibroso ver- de alle antiche miniere del ferro di Campiglia. Miniera di rame. 67 XVII Val di Cornia id. 92 Rocchelle Conica A. Azzurrite o rame carbonato della Gherarde- bill. Idem. sca ' Famiglia dei Sulforidi Genere I. Zolfo. id. 93 Lagoni di Monte B. Zolfo cristallizzalo si trova Rotondo pure presso i Lagoni del Sasso Volterrano. Genere II. Zolfuri. id. 94 Monte Rotondo e C. Idrogene solforato si svilup- del Sasso pa ai Lagoni. id. Id. Alle Rocclietle IJ. Argirose o Argento Solforato. Contea della Ghe- Miniera d' Argento. rardesca id. 95 Idem B. Galena argentifera Campiglia Monte Calvi. Miniera di piombo. «76 96 Sotto il nido del- B. Galena o piombo solforato si l' aquila trova pure .sotlo la Rocca di S. Silvestro. Idem. 577 97 Cave del Piombo B. Blenda o zinco solforato si del nido dell' a- trova pure a Monte Calvi ; ed quiia Coniun. di alla Cava del Piombo Rocca S. Canipiglia Silvestro. Miniera di Zinco. Solfuri ferruginosi. 578 98 Monte Rotondo A. Pirite o ferro solforato ; co- me pure è alle antiche miniere del ferro di Campiglia; nelle vi- cinanze di M. Verdi e presso la Fossetta. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere I. Siderossidi 579 99 Rocchette Contea B. Ferro Oligisto ; si trova alle dellaGherardesca antiche miniere del ferro di Mon- Miniere del ferro te Calvi comunità dì Campiglia; 68 STATISTICA MINERALOGICA XVII Val 580 581 382 Id. Id. Id. Id. 100 101 102 di Cornia 583 103 Monti del Sasso Volterrano In basso dei Mon- ti del Sasso Vol- terrano Sasso Volterrano Vicinanze di Cara- pigiia Idem Idem Idem Id. Idem al Sasso Volterrano alla Madon- na ; ed in vicinanza dei Lagoni dello slesso nome. GEOGNOSIA Cl. II. RocciE DI Transizione Specie Macigno. A. Macigno giallastro, quello bi- gio o pietra serena compone il Monte di Populonia. Pietra Se- rena. k. Calce carbonata compatta bi- gia, pietra da calcina. Abbalsano alberese. Classe IV. Roccie d'Alluvione A. Breccia silicea rossa a grani mi- nuti, a grani grossi rossi e bigi si trova nel territorio di Gerfalco presso il confine di M. Rotondo. A. Arena silicea con ossido di ferro. Classe VI. Acque Minerali. A. «Bagno della Leccia acque sulfuree temperatura 32. gradi. Acque di Monte Rotondo. A. Acqua forse ferruginosa, tem- peratura 26 gradi. A. Acque delle Pclagbe ferrugi- nosa , teuìperatura 27 gradi. A. Acqua del Lago dell' Edifizio del vetriolo sulfurea, salina e fer- ruginosa^ temperatura 26 gradi. 69 XVII 583 Id. Id. XVIII Val 103 Id. Id. Val di Corni a Vicinanze di Cam- piglia Idem Idem 684 585 586 687 588 589 di Perora Vicinanze di Mas sa Mariltinia Tenuta dell' Ac cesa presso Mas- sa Marittima Comunità di Mas- sa Marittima Ino godeltoRigalloro Si'arlino sulla via di Caldana Scabbiauo comu- nità di Massa A. Acque di IMontione; tempe- ratura 28. gradi acidula e salina. A. Acque delle Caldane lenito- rio di Canapiglia lemp. 28. gradi acqua salina. B. Acque bollenti dei Lagoni del Sasso, del Senazzano, della Lec- cia e di Monte Rotondo. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. FaMIGLU I. DEI SlLICIDI Genere I. Silice. B. Quarzo ametistico. Àmatisla. B. Quarzo cristallizzato jalino con tinta anietistica si tiova pu- re al poggio S. Cristofano. Dia- vìonte di i'islojo. A. Quarzo cristallizzato jalino bianco; si trova pure al Poggio alle Rochetle, a Scabbiauo, al Sodo dei Cavalli , al Foggio di S. Cristofano , alla Lecciala , al Poggio, al Monte. Idem. B. Quarzo amorfo bianco. Tarso. B. Semi opale. Pietra del Latte. 6 Monti dell'Accesa Genere IL Silicati d' Allumina. C.Collirite pietra alluminosa gial- la , vi è pure quella gialla a strati bianchi. Pietra da cui si cava l' allume. 70 STATISTICA MINKRALOGICA XVIII 590 Val Id. 591 592 593 595 596 Id. 13 di Pecora Montione Monte Boinbuli Vicinanze di Mas- sa Marittima Scarlino e sue vi- cinanze Massa Marittima Città di Massa Idem Via di Lec- cia to Serra Bottini C. Collirite pietra alluminosa bianca formante i monti delle famose allumiere di questo luo- go. Idem. Famiglia IH. dei Carbonidi Genere Carbonio, Sottogenere Carbon fossile. B. Carbon fossile , non normale. Serve però come quello d' Inghil- terra. Genere VII. Carbonati. A. Carbonato di calce o calce carbonata compatta bigia. Ab- balsano alberese. B. Calce carbonata lamellosa o Marmo ordinario. A. Calce carbonata stalattilica o travertino; si trova pure al luo- go detto Bigalloro; Poggio al Montone , alle Mandrie della Lec- ciata , ed al Molin del Vescovo. Travertino. A. Calce carbonata stalattilica bigia , e gialla. Travertino. B. Malachite o rame carbonato verde , si trova pure alla Serra Bottini, al Rigalloro, a Pozzaja, Porta al ferro, a Montieriuo , a Scabbiano Poggio del Montone. Miniera di rame. B. Azzurrite o rame carbonato blù^ si trova ancora all'Accesa. Idem. 71 XVIII Val di Pecora 14 Serra Bottini 16 Fonti rauo di Gavor- Id. 17 18 Sena Bottini presso Massa Idem Poggio di Moutieriao Poggio alle Zane Porta al Ferro presso Massa Famiglia dei Solfuridi. B. Galena piombo solforato ar- gentifero, Poggio S. Cristofano presso Massa , si trova pure al Poggio , alle Velette , ed al Pog- gio al Montone. Miniera di Piombo. B. Pirite Ferro solforato in gran- di cristalli, si trova purealPia- strajo presso Massa; alla Serra Bottini ; ed al Rigalloro. B. Kalcosina o rame Solforato. Miniera di rame. Classe III. Crojocoliti Famiglia degli àrgiridi. B. Argento nativo Famiglia dei Sideridi. Genere Siderossidi. B. Ferro oligisto ossidato rosso 5 si trova pure al Poggio alle Ve- lette ; al Sodo dei Cavalli^edal Poggio al Montone. Famiglia dei Cupridi. B. Rame nativo. 72 STATISTICA MmERALOGICA XVIII Val 602 19 603 20 604 21 605 22 XIX. Val 606 1 607 2 608 3 di Pecora | GEOGNOSIA. Classe IV. Roccie d'Alluvione. Specie Breccie. Serra Bottini;B. Breccia silicea di color ame- presso Massa Monti di Gavor- rano Bagno di Gavor rano Idem di Merse (1) Scalvaja Tenuta di Luria- tistico. Classe V. Roggie Vulcaniche. A. Eurite bianca e nera , vi si trova pure della gialliccia e del- la bigia e rossa. Peperino Classe VI. Acque Minerali. A. Acque ferruginose 28 gradi di temperatura. A. Acqua delle venelle di Massa marittima 16 gr. di temperatura. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo cristallizzato ameti- stico. Àmanista. B. Quarzo amorfo ametistico si no Com. di Chiù- trova anche nelle vicinanze del sdino Presso Prata medesimo paese. Idem. B. Quarzo cristallizzato jalino bianco in cristalli isolati , si tro- (1) Nell'Introduzione per isvista di chi la copiò, fu posposta a quella dell' Arbia, e Ombrone la presente. GIUU 73 Val to di Merse Ciciano Monticiano sue Vicinanze Leccieto comuni- tà di Suicille A Prata luogo detto Petraja A Frosini luogo detto Scopeto Luriano strada della Pieve Torniella e sue Vicinanze vano i cristalli in gruppi a Boc- cheggiano , nella Montagna di Montieri, a Monticiano luogo (letto Canile^ ed a Monte Quojo. Diamanlc di Pisloja. B. Quarzo cristallizzato in cri- stalli isolati scuri , Monti. Idem. B. Quarzo cristallizzato; vi se ne trova anche di quello color gial- liccio ed altro grigiastro; nella comunità di Suicille presso Sti- gliano vi è in cristalli isolati ialini; come pure a Brenna; a S. Lorenzo , a Merse ; in vici- luanza dei Bagni di Petriolo. Id. B. Quarzo in cristalli isolati ne- jri detti dal popolo lacrime dei Santi. Idem. B. Quarzo amorfo bianco; bian- co e rossastro si trova in luogo detto i Castagneti presso Boc- cheggiano ; a Monticiano luogo detto Monte Quojo; a Scalvaja luogo Cuttari nel medesimo luo- go nella strada che conduce alla Forma ; di color bianco si trova a S. Lorenzo a Merse; al Bagno a Petriolo; nei monti di Boccheg- giano al Castelletto celebre per aver veduto nascere il Masca- gni. Tarso. B. Quarzo amorfo concrezionato color granato; si trova pure al podere detto casa nuova. Idem. B. Calcedonio impuro o pietra piromalica , pietra da fucile ; co- me pure si trova al podere della Casa Nuova presso Frosini. Pie- Ira focaja. B. Calcedonio color di latte; si trova pure a campo Torchi pres- 74 STATISTICA MINERAl-OOICA XIX. Val 616 617 618 619 620 621 622 623 di Merse 1 1 Chiusdino sue vi- cinanze Piata luogo det- to Petraja 12 13 14 15 Tornielle Idem 16 17 18 Boccheggiano luogo detto Ac qua Rossa Montagnola di Siena Comun. di Suicille Monticiano Cora, di Suicille so Montinieri , a Luriano ; come pure a Chiusdino luogo detto San Giusto; ed in luogo detto Purlo nelle vicinanze di Frosini. Pietra del Latte. B. Onice bianca e nera. Pietra focaja. B. Calcedonio diaspro verde e rosso ; si trova Rosso nella Mon- tagna di Montieri ; come pure a Chiusdino, a Scalvaja luogo det- to Luttori; a Frosini podere detto Casa Nuova. Diaspro. B. Calcedonio diaspro color di sangue con macchie Opaline. Idem. B. Calcedonio diaspro epatico con macchie grigie ; si trova an- che a Pari luogo detto le Pe- triccie ; e nella medesima co- munità sopra il Bagno delle Cal- darelle. Idem. B. Semi Opale. Pietra del Latte. Genere IL Silicati di Allumina. Argille diverse. A. Argilla comune bigia o terra da stoviglie ; si trova pure in molti altri luoghi della comuni- tà slessa di Suicille. A. Terra gialla; Montagnola di Siena luogo detto Personata. Id. A. Terra bianca da follatori pri- J ma cava, nel medesimo luogo seconda cava. Terra di purgo per le Gualchiere. 75 Val 19 20 21 22 23 di Uerse Silicati Alluminosi Fluoriferi. Bocche{jgiano:B. Mica verdastra, sulla Merse Montalcinellosue Vicinanze Suicille Osteria delle Serre All' Osteria delle Serre Coniun. di Suicille Colle NovoleConi. di Pari 24 Monte Acuto Co- munità di Pari Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde scuro ; è pure air Osteria delle Serse co- munità di Suicille ; il rosso e verde si trova a Prata luogo detto Petraja; il verde cupo nel- l'istesso luogo; a Pari presso Casale; a Vallerano comunità di Murlo. Gabbro. Quest'ultima va- rietà è stata impiegata nelle fab- briche di Siena. B. Serpentino verde cupo con Mica e diallagio;ed a Pari Col- le di Bell' Aria , all'Osteria del- le Serre vi si trova quello reti- colato bianco , e l' altro giallo con retatura paonazza , Gabbro. A. Steatite compatta di color verde. Pietra da Sarti. Silicati doppi a Base di Calce , di Magnesia e di Perossido di Ferro. Asbesto flessibile trova pure nel A. Attionite biancastro fosso di Carbone ed a Monte Acuto. A. Asbesto solido color bianco al Boschetto dell' Jacometti nello stesso luogo di color verde co- me pure nel colle di Bell'Aria comunità predetta ed ai bagni 76 STATISTICA HiNEr.ALOGICA XIX. I Val 630' 25 631; 26 632 633 634 635 636 27 28 29 di Merse Vicinanze di Mon- ti e ri Travale Montieri e sue vicinanze 30 31 Id( Montearenti Idem Bagni di Petriolo di Petriolo alterato dalle esala- zioni sulfuree. Famiglia Hf. Carbonidi Genere Carbonio. Sottogenere Carhon fossile. A. Lignite, si trova pure a Bel- forle sul fiume della Persa sot- to Falsiua a l'ari con solfuro di ferro nel Podere detto Argile. Carbon di Pietra. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta bi- gia di Luriano comunità di Chiu- sdino. Abbalsano , alberese. A. Calce carbonata lamellare ros- sa o marmo ordinario ; si trova pure a Frosini. A. Calce carbonata rossa con macchie gialle. Marmo. A. Calce carbonata lamellare o marmo giallo di Siena ; vi sono molte cave in questo monte e nei lati del torrente Rosia com. di Suicille e si possono ridurre a N.*^ 4 ; si trova egualmente a Spannocchia , a Radi, e in mol- ti altri luoghi. Marmo giallo di Siena. A. Calce carbonata lamellare di fondo paonazzo macchie gialle e color di rosa conosciuto in commercio col nome di Broc- catello di Siena. A. Calce carbonata stalattitica. Travertino. GIDU 77 Fai 32 33 34 36 37 38 di Merse Monlieri luogo detto Campo Tor- chi Fonte degli onci- II i Pari Ragni di Pelriolo Montagna di Mon- tieri Piata , Grilli Fonte a Idem Boccheggiano luogo detto le Mi- fi. Malachite rame carbonato verde , si trova pure alla prima cava del Romito , alla seconda dello slesso nome sopra schisto bigio 3 si trova egualmente a Monte Acuto. Miniera di rame. Famiglia dei Solfiridi. Genere Zolfo. A. Sopra solfuro d'Antimonio; si trova pure ai Ragni di Pelrio- lo ; e a Monte Antico. Anlimonio. Genere IL Solfuri. C. Idrogene solforato. B. Argirose, argento solforato; si trova pure agF antichi Forni fusorj presso Montiere. Miniera d' Argento. R. Galena , piombo solforato ; sì trova pure a Roccheggiano luo- go detto Acqua Calda ; a Span- nocchia , a Campo Tebaldo. Siilfuri Ferruginosi. Sulfuri di Ferro. C. Pirite, o ferro solforato co- lor d'oro; vi si trova pure co- lor di Rronzo, ed in Cubi se- parati neri. C. Solfuro di ferro giallo comu- ne ; si trova a Praia nel fosso del Gladino; al Sasso Ferrato; all' Acqua Calda ; e lungo la Merse ; presso Montieri , ed a Campo Torchi ; nelle Vicinanze 78 STATISTICA MINERALOGICA XIX. Val 644 645 646 647 648 649 650 651 39 42 di Merse Prato , Fonte a Grilli Spannocchia ca- va del piombo Montalcinello Luriano 43 Luriano luogo detto i Cossi Bagni di Petriolo Montieri cava di Caguano Bagni di Petriolo di Brenna ; a S. Lorenzo a Mer- se ; e presso i Bagni di Petriolo. Solfuri di Rame. B. Calckopirite, o rame piritoso, miniera di rame giallo ; si trova pure a Montieri cava di Cagna- no; ed all'altra di Campo Tor- chi. Mimerà di Rame. Solforossidi. B. Baritina , o solfato di Barite. A. Calce solfata cristallizzata; si trova pure a S. Galgano ; a Mon- te Siepi ; a Spannocchia ; ed a Bell'Aria; presso Pari di colore madreperla. Gesso scaglinola, Specchio d' Asino. A. Calce solfata fibrosa; si tro- va egualmente a Monte Siepi; a S. Galgano; al Castelletto patria del Mascagni; come pure a Span- nocchia. Falsa madreperla. A. Calce solfata saccaioide. Ala- bastrile bianca ; si trova egual- mente alle Case Nuove presso Frosini^ al Castelletto, a Bel- l' Aria presso il Ponte a Mace- reto. Alabaslrite. B. Melanteria, o Solfato di Fer- ro , o Vetriolo verde. B. Cianosi;, Rame solfato. Pie- tra Turchina; si trova pure a Pari luogo detto Fonte a Grilli. B. AUugene , allumina solfata ; si trova pure presso il Castel- letto. Alluìnc. GH'U 79 XIX. Val 652 653 654 655 656 657 658 47 dì Merse Boccheggiano sue vicinanze 48 Castagneti diBoc- cheggiano 49 Lungo la Merse sotto Boccheggia- no 50 51 53 Prata , Fosso del Vadino Prata cava del Guicciardini Monte Acuto di Pari Scalvaja via del- la Strada Classe III. Crojocoliti- Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. B. Ferro oligisto speculare ; si trova pure a Praia fosso del Va- dino, ed a Brenna Montagnola di Siena. Miniera di ferro. B. Ferro oligisto speculare pa- vonazzo. lilem. B. Ferro oligisto rosso ; si trova pure al luogo detto Acqua Cal- da ; al Pianale dello slesso no- me ; a Prato origine della Mer- se ; al Colle del medesimo luo- go. Idem. B. Ferro oligisto nero ; si trova anche al Colle del medesimo nome ; al Sasso Ferrato di Boc- cheggiano ; nelle vicinanze di Brenna. Idem. B. Ferro Limaccioso, si trova alla Fonte a Grilli; ed al Collej al Sasso Ferrato presso Boccheg- giano ; e nelle vicinanze di Bren- na. Idem. Famiglia dei Cipridi. B. Rame nativo. GEOGISOSIA Classe I. Roccie Primitive. B. Serpentino verde scuro. Gab- bro. (sarà continuato) RENDICONTO DELLE SESSIONI DELL'ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell' ISTITUTO DI BOLOGNA (Continuazione, vedi Tom. IX.. pag. 417O 15. Sessione. 16 Marzo 1843. Il Segretario offre all' Accademia il prrmo quaderno del correrne anno dei Nuovi Annali delie Scienze Naturali in nome dell'Editore proprietario di quesl' Opera periodi- ca il Sig. Carlo Berti Picliat. L' Accademico pensionato e Vice-Presidente Prof. An- tonio Alessandrini mette sotto gli occhi degli Accademici radunali una serie di preparati Zootomici , la succinta de- scrizione dei quali espone in uno scritto che intitola. (( Catalogo degli Oggetti più interessanti ricevuti in do- no dal Gabinetto d' Anatomia Comparata dopo la partecipazione fatta all' Accademia nella Sessione delli 2 giugno 1842 a tutto febbraio 1843. Dopo che ebbi l'onore di comunicare a questo illu- stre Consesso nella sessione delli 2 giugno dell'anno ac- cademico ultimo decorso una nota di oggetti offerti in do- no al Gabinetto d'Anatomia Comparata dell'Università, questo Stabilimento ha successivamente ricevuto altri re- gali di oggetti non meno interessanti , i principali dei quali verrò ora indicando , classificandoli sotto il numero stesso co! quale sono distinti nell'Elenco generale dei pre- parali del Gabinetto, affinchè all'occorrenza possa ciascuno DEL PROF. A, ALESSAINURINI M facilmente trovare ed osservare il proparato che viene 0 indicato o descrillo. N. 3304. Porzione di milza bovina nella sostanza del- la quale «esisteva nn j^rossissimo tumore vescicolare dalle sottili pareti del quale traspariva 1' umor lim|)ido acquoso contenuto, il che Io rendeva molto somigliante ai tumori formati dagli echinococchi , non rari nella milza e nel fegato di siffatti animali: ma apertoli tumore, dal quale ne uscì una lihhra e mezzo di liquido sieroso di color legermenle citrino, ed esaminato diligenlemenle colla len- te e il li(]UÌdo slesso e la faccia interna della parete della vescica che Io conteneva, trovossi trattarsi di una idatide semplice, o iunior vescicolare non animale ^ cioè non del genere di quelle che appartengono agli Entozoarii ; abben- chè la facilità colla quale la vescica uscì dall'inviluppo fi- broso che la tratteneva nella sostanza del viscere, e la I struttura e trasparenza delle di lei pareli la rendessero I somigliantissima e agli Echinococchi ed al Cenuro cere- I brale. Questa singolare vescica conservasi in un vaso a parte sotto il numero 3305. 3306. Parte di fegato vaccino trovalo di 28 libbre e raez- «0, peso mercantile bolognese, pieno in tutta la sua sostanza di tubercoli non molto grossi , ma freqtienlissimi e duris- simi, i quali, protuberando da tutta l'esterna faccia del viscere davano al medesimo una singolare apparenza pel contrasto del color bianco gialliccio dei tubercoli col fon- do rosso cupo della sostanza del viscere: le quali tinte perdendosi del tutto nel disseccamento;, e nella immersio- ne nello spirito dei preparali, ho fallo delineare a colo- ri, e per quanto si è potuto imitando i naturali, il visce- re sfesso ridotto nella figura (N. 3307.) alla metà della naturale grandezza. * Il diligerne Veterinario del circondario della città. Si- gnor Giacomo Giordani, che nel Luglio del 1842 fece do- no al Gabinetto di questi due preparati di anatomia pa- N. Ann. Se Natur. Anno 5. Tom. IO. 6 82 RENDICONTO ACCADEIttlCO tologica comparala, dichiarò ancora che , viventi gli indi- vidui cui appartennero, non inoi^lraronsi in verno modo in- disposti, e vennero deliiiali al macello per essere in età inoltrala: il bue soltanto che ojfiì il descritto fegato, pa- recchi mesi innanzi che fosse ucciso divenne molto pi- gro al lavoro, né rinipignamenlo riuscì in esso così fa- cile e copioso come nel compagno. 3311. L'egregio giovine toscano Signor Onorio Da Barberino, che negli anni 1839 — 1841 compì un corso di Veterinaria in questa Università, e ritornato in patria ebbe cura di parteciparmi le più interessanti osservazioni pratiche che andava facendo, e di inviarmi ancora molli ed importanti pezzi di anatomia patologica, uno me ne trasmise nel Luglio del 1842 meritevole di essere qui no- tato. Consiste questo in una porzione d'utero pecorino contenente un feto, già pervenuto al quasi totale compi- mento di sviluppo, e morto da circa tre anni. L'epoca della morte, come riflette nella sua relazione il Da Bar- berino, si poteva esattamente precisare, essendoché dopo il primo accoppiamento e fecondazione, avvenuta per lo appunto tre anni innanzi;, e pervenuto il ventre a quella mole che indicava prossimo il parto, senza che questo av- venisse, e senza che l'animale desse indizio di mal es- sere, tornò di nuovo a diminuire, ma non riacquistò giam- mai le naturali dimensioni ; agli ordinari periodi non ven- ne più questa pecora in calore, di guisa che non poten- done ottenere verun fruito il pastore la destinò a! macello, dopo averla resa quanto mai pingue. Trovato nell' aprirla V insolito tumore nell' addome venne da persona poco pratica staccato in modo da non potere poi precisare esattamente in qual regione dell' ute- ro fosse avvenuto l'incarceramento del feto: messo que- sto a nudo si vide che era ancora ricoperto dei propri inviluppi, che esistevano anche dei cotiledoni che univa-j no il corion alla faccia interna dell' utero, ma che eransi DEL PROF. A. ALESSAWDRIHI 83 del lutto disseccali gli umori dell'evo, e che l'amnio ade- riva quasi agli integumenti del feto. Questo poi raggrup- pato sopra se stesso ed indurito non mostrava indizio veru- no di putrefazione, ma solo la compressione esercitata sul medesimo e dalle pareli uterine, e dai circostanti visceri aveva prodotto la fusione ed assorbimento di gran parie dei più molli tessuti, e cominciava a vestire l'aspetto di un corpo prossimo ad essere ridotto all'ultimo grado di labe , e nel quale sembra che la sola pelle ricopra le ossa. 3420. Un secondo esempio di morie ed incarceramen- to di feto nell'utero, avvenuto in una pecora, e de! tutto identico ai precedente, mi fu inviato nell'agosto p. p. dal valente chirurgo condotto di Bagnacavallo Sig. Doti. Car- lo Busi: nell'uno e nell'altro caso questo fenomeno non aveva notabilmente disturbata la salute dell'animale; sol- tanto le funzioni dell'utero, alterate dalla continua pre- senza del corpo estraneo , non più si eseguivano normal- mente; né io conosco verun esempio in cui esistendo que- sta causa morbosa abbia avuto luogo il concepimento, ab- bencbè , verificandosi questo incarceramento del feto per lo più negli animali ruminanti, ed interessando una sola del- le corna od appendici dell'utero fosse libera la strada al- lo sperma per ascendere almeno fino ad una delle ovaje. Queste due osservazioni , e le moltissime altre con- generi già registrale nei fasli della Scienza, comprovano ancora che delle masse notabilissime di tessuti organici, che hanno di già perduta l'attitudine a vivere, ma che trovausi inviluppati da tessuti viventi, e sottraiti all'azio- ne diretta degli esterni agenti , e singolarmente dell' aria •atmosferica, si conservano per degli anni molti senza pas- • sare a putrefazione; e che la graduata compressione, e i la non mai cessante azione delle parti vive sui medesimi, ■ arriva grado grado a scomporli, a fonderli, e talvolta a sitfarne scomparire ancora qualunque traccia. Nei molti 84 REWDICOWTO ACCADEMICO casi di incaiceramenli di feti morti »eU' utero esistenti nel Gabinetto si dimostra chiaramente questo modo di lenta loro fusione ed assori)imento, fino a rimanere talvolta nella borsa, che da prima racchiudeva un feto prossimo a maturità, pochi frammenti delle di lui ossa più dure, che col tempo si sarebbero esse pure dissipate. Saviamen- te adoprano adunque quei medici e quei chirurghi che in molti casi di malattie affidano gran parte della cura ad una graduata e ben diretta compressione esercitala artifi- cialmente sulle parti e sui tessuti viventi. 3356. Tumori cistici del genere dei meliceridi esisten- ti nell'esofago di un vitello adulto. Anche questo pezzo patologico lo devo alle premure del lodato Sig. Onorio Da Barberino, il quale , riguardo alle cose spettanti all'infer- mo , nella sua relazione avverte , che già da sei mesi nel re- spirare l'animale faceva sentire un insolito suono or gra- ve, or di sibilo acuto, il che fece dubitare o di corpo estraneo, o di pseudomembrane formatesi nella laringe; giacché nelle prime visite la diligente esplorazione lungo il collo non faceva sentire veruna inormalilà: ben presto però, aumentatasi la difficoltà di respiro^ e divenuta diffi- cile pur anche la deglutizione, si fece apparente nella re- gione anteriore e superiore del collo un tumore, che creb- be con singolare celerità, rimanendo fisso tra la base del cranio , la faccia anteriore delle vertebre cervicali superio- ri, e la faccia posteriore della laringe, e dell' incomin- ciamento della trachea. Il pericolo di soffocazione da cui era ad ogni istante minaccialo l'animale, e l'essere qua- si del tutto impedito il passaggio al cibo, costrinsero il proprietario a destinarlo al macello. Staccato il pezzo patologico ed a me diretto nell'ultimo passato agosto vi- di, che fra la tunica musculare, e la vascolare-mncosa dell'esofago^ corrispondentemenle alla faccia posteriore della laringe, ed all' incominciamento dell' aspera-arleria, ma piegando alquanto sul lato sinistro, esisteva un volu- DEL PROF. A. ALESSAnORmi 86 minoso tumor cìstico, il quale protuberando molto verso r lineino cavo del canale ne ostruiva ([uasi del lutto il lume, comprimendo poi ad un tempd forlemente anche la tracliea e la laring;e. Un secondo tumore della stessa qua- lità, ma meno voluminoso del primo, pei lato sinistro della faringe ascendeva fin presso la base del cranio. Aper- ti ambidue se ne estrasse una materia pultacea inodora, quale si trova appunto nei meliceridi, ma quello che riuscì più singolare si fu la struttura della cisti che la racchiu- deva : giacché è bensì composta di tessuto celluioso fibro- so, come generalmente si osserva nei tumori cistici, ma disposto in grossi fasci intrecciali a foggia di rete, ed imitanti perfettamente 1' orditura trabecolare retiforme della faccia interna delle pareli ventricolari ed auricolari del cuore, delle quali imitava ancora la grossezza e la robustezza. 3378 - 3393. I sedici preparali di molto fine injezio- dì artificiali di tessuti ed organi appartenenti al corpo u- mano , e tolti i)er la massima parie da individui molto giovani , sono lavoro del valente Professore d' Anatomia Umana della Reale Università di Modena, Sig. Doti. Pao- lo Gaddi. Visitando egli questo Gabinetto di Notomia Cora- parata mostrai desiderio di vedere qualche saggio dalle sue infezioni, che sentiva molto lodate dalle persone pra- tiche di siffatte materie ; fu sollecito di soddisfare il mio desiderio , e nella serie dei preparali offeilimi parecchi sono injetali coli' acqua semplice di fonte colorata in ros- so dal cinabro per le arterie, ed in blu coli' endaco per le vene, secondo il metodo che indica nella Memmìsulle estremità periferiche, arteriose e venose delle pareti in- testinali, da lui pubblicata in Fano nel 1840; e le altre coir olio d'ulivo colorito nello slesso modo. Sì nelle une che nelle altre la injezioue è perfettamente riuscita ; e le injezìoni acquose a doppio colore delle pareti intestinali , olire la finezza e la eleganza , offrono ancora il vantaggio 8C BEWOICOISTO ACCADEMICO di potei' distinguere ie minime ramificazioni dell'uno e dell'altro sistema, dell'arterioso cioè e del venoso, per- chè i molli tentativi ed esperimenti eseguiti dal Gaddi lo hanno convinto che, con questo suo metodo dilììcilmente la materia giunta nell'un sistema entra nell'altro, il che molto sjìesso succede cogli ordinari metodi d' injezione. 3397-3413. Un altro egregio Professore della mode- nese Università, il Sig. Dolt. Giuseppe Generali, una volta anatomico, ora Clinico chirurgico nella medesima, mi fece pur dono ultimamente di parecchi saggi di minutis- sime e felici infezioni. Sono queste eseguile con metodo diverso da quello praticato da! di lui Collega, ma la ma- teria injeltata è sempre olio d' ulivo colorato or col ci- nabro, or col blu di Prussia, secondochè viene spin- ta per le arterie o per le vene: coli' idea però di ottene- re injezioni molto fine, ma tali da lasciar vedere chiara- mente l'andamento dei più minuti rami nelle parti Ira- sparenti coll'ajulo del microscopio, e come nell'animale vivente vi si vede scorrere naturalmente il sangue, cre- dette opportuno, come lo dichiara nell'articolo sopra tale argomento inserito nel N. 138 del Foglio di Modena, di far scorrere la materia, non già mediante la sola forza meccanica del sifone d'AneIio,ma mediante ancora la na- turale forza impellente del cuore e dei vasi , praticando la injezione nell'animale vivente. Consapevole dei tenta- tivi analoghi eseguiti negli andati tempi da Valico^ da Regnerò de Graaf, da Bartolino , credette più opportuno servirsi per l'esperimento di rettili anziché dei mammiferi prescelti dai nominali anatomici , e perchè nei rettili è più tenace la vita, ed in essi possono essere più lunghi e variali gli esperimenti, e perchè, anche senza prepara- zione, e come nell'animale del tutto vivo, si possono sot- toporre certe parti al microscopio , come p. e. il mesen- terio , 0 la membrana interdigitale ; per Io che i primi tentativi furono eseguili sulle rane , e riusciti felicemente DEL PROF. A ALESSANDRIRI. 87 )i estese poi anche ad altri generi d' amfibi le lucertole p. e., la testuggine d'Kiiropa. Varie porzioni di tessuti ed organi di siffatti animali costituiscono i diecisette prepa- rati nei quali la lente , ed il microscopio fanno vedere pieni della materia incettala i più minuti rami senza che sia avvenuta rottura, o sovverchio allargamento dei me- desimi, come accade servendosi nelle injezioni della so- la forza meccanica dei sifoni , il che suol essere poi cagione di gravi errori nel giudicare dell' intima tessitu- ra delle parli, delle comunicazioni vascolari^ del modo di conformarsi e di teiininare dei più minuti rami tanto del sistema arterioso che del venoso. Resta solo che un tal metodo sia in seguito perfezionato in modo da potere ad un tempo injeilare a colori diversi arterie e vene, on- de meglio si rendano manifesti i limili dei due sistemi, al che non è ancora potuto pervenire il nostro autore co- me lo confessa egli slesso nel citato articolo. \ 3414. A. B. Soggiornando da parecchi anni in Tosca- ! na , ed in vicinanza dei luoghi abitali una volta dagli an- 1 tichissimi Eiruschi, un Allievo distinto in Veterinaria di questa Università, il Sig. Vincenzo Lualti, lo interessai a tenermi informato se negli scavi che si van facendo in i quei luoghi, diretti singolarmente a rintracciare le tombe i dei nominati famosi abitatori d' Italia, venisse fatto di rin- I venire un qualche teschio abbastanza conservato da pote- i re determinare a quale delle razze, ammesse generalmen- I te nell'umana specie , avessero essi appartenuto. Conferito I avendo il Lnatti riguardo a questo mio desiderio col primo 1 Medico Ci>iidotlo di Chiusi, il valentissimo Sig. Dott. Fer- ' dinando Bruni, fu Egli tanto compiacente e generoso da cedermi ed inviarmi tosto due di siffatti teschi, sommini- strando ancora sui medesimi le seguenti notizie dichiara- te nella sua lettera delli 19 p.p. Novembre. I teschi che le ho spedito, dice egli, mi furono regalati dal fu Pietro Casuccini , due anni fa nel tempo che assistevo con esso 88 HENUICONTO ACCAUEMICO Lui a scavi praticati sopra un Poggio detto Foggio Ga- liella alla distanza di tre miglia circa dalla Città (s'in- tende di Chiusi) e in vicinanza del nostro Lago. Moltissi- me furono le tombe che in questo luogo si trovarono, in comunicazione le une colle altre per mezzo di lunghi e stretti viali, in guisa da formare"una specie di labirin- to: il monte intero ne era per così dire perforato in tut- ti i sensi. Il celebre Archeologo Signor Emilio Brown Segretario , e Vice-Direttore dell' Istituto Archeologico di Roma, veduta che ebbe la singolarità e copia di sif- fatte tombe volle descriverle e rappresentarle con disegni in nna Memoria che poscia stampò in Roma dedicandola a S. M. il Re di Prussia Protettore del nominato Istituto. Per molti oggetti, abbastanza conservati, raccolti in que- ste tombe fu deciso essere le medesime certamente state scavate dagli antichi Etruschi. È tra gli altri famoso il vaso ivi trovato sul quale sta dipinto il giudizio di Pari- de, e che si conserva, insieme a molli oggetti Etruschi, nel Museo di Chiusi formato dal lodato Casuccini. La tom- ba nella quale furono trovali i due teschi era scavala nel tufo come le altre , ed esposta a mezzogiorno ; parte della di lei volta erasi avvallala , ma rimossa con diligen- za la terra che ingombrava il piano della tomba o came- ra del sepolcro, si videro due letti funebri scavati in una delle pareti della camera, e presso questi giacevano i due teschi dei quali favello, e di uno soltanto trovossi anche la mascella inferiore. Da tutto questo pare adunque abbastanza compro- vata la derivazione dei medesimi da individui appartenenti alle antiche popolazioni dell' Etruria, la quale supposizio- ne è resa anche più verosimile dall'esame stesso anato- mico di tali cranii. Nell'Opera più interessante e più aulica che sia sla- ta pubblicata sopra tale argomento , le Decadi cioè della sua coUeTjone dei Crani delle diverse Genti, l'Illustre DEI. pnor. A. ALr.S!>AiSDniNi 89 Bliinienbaoh non ha né descrìdi né rappresentali Granii Elrnschi: nemmeno nell'Opera recentissima di Gerardo Sanditbrt — Tabulae Craniorum diversarum Nationum. Lugd- Batavorum 1838 — si fa menzione, almeno nei fascicoli fin (|iiì pubblicali, di teschi di cotesta celebre Nazione , per cui la più esatta descrizione e la |iiiì auten- tica alla quale possiamo riferirci è quella del celebre Dot- tor Antonio Garbigìietli nella sua Memoria che ha per titolo — Brevi cenni intorno ad nn cranio etrusco — fletta alla Sezione di Zoologia e d'Anatomia Comparata del secondo Congresso scientifico italiano, e pubblicata in mag- gio del 1841, Ora completa è la rassomiglianza che pas- sa tra questi miei teschi e la figura data dal Garbigliet- ti , come identiche sono le misure e le proporzioni delle diverse regioni del cranio e della faccia da lui segnale nella Memoria stessa. Viene dunque sempre pili a confer- marsi l'ipotesi che le più antiche popolazioni d' Italia ap- partenessero alla slessa varietà o razza Caucasica alla qua- le riferisconsi ancora gli alluali abitatori della Penisola: e questi fatti sono in opposizione diretta con alcuni dei sistemi immaginali dagli antiquari e dagli eruditi, e pei quali ritengonsi gli Etruschi di esolica i)rovenienza: cer- tamente non derivarono dalle antiche popolazioni libiche ed egizie, come si è pure preteso, perchè i molli teschi conservatici nelle antichissime mummie manifestano delle forme e delle proporzioni totalmente diverse dalle elru- sche. In tanta incertezza adunque, e mancando noi per quelle epoche molto lontane di documenti storici sicuri, molla luce potrebbe derivarne dall'esame di qiiesli resti autentici dei più antichi abitatori del Globo , dal loro con- fronto, ravvicinando quelli delle più lontane regioni, e stu- diando le analogie e le differenze degli altri che si può credere abbiano esistilo ad una medesima epoca. Uno stu- dio di questa natura mollo esteso e profondo è stalo fal- lo in questi ultimi tempi dal celebre Giorg. Sam. Morlon 90 BE5D1C()NT0 ACCADEMICO jier le varielà o razze Americane; fa duopo che colla stessa diligenza e perseveranza si proceda ancora nella ricerca degli avanzi delle ossee spoglie dei più antichi abitatori delle altre quattro parti del Globo. Certamente, come avverte anche il lodato Dott. Garbiglietti , dallo stn- dio di un solo cranio nessuna legittima conseguenza trar si potrebbe, ma da un diligente confronto di molti, ne possono emergere delle utilissime conseguenze a deluci- dazione principalmente delle tante questioni insorte sulle antiche origini italiche. 3446. Pochi sono fino al presente i casi di patologi- che degenerazioni del timo registrate dai pratici singolar- mente nei bruti, per cui riguardar si deve come molto utile ed interessante il pezzo che mi fu presentato nel primo giorno dell' ultimo passato febbraio dall' egregio Sig- Dottor Francesco Alfonso Malaguti, e consistente per lo apjuinio in una profonda ed estesa alterazione del ti- mo, trovata in un cane pastore adulto. Quest'organo straor- dinariamente ingrossato ed indurito non potendosi esten- dere molto verso la regione anteriore del torace per la resistenza opposta dalle prime coste assai robuste e poco incurvate in questi animali privi di clavicole, erasi diret- to verso la regione media e posteriore della cavità fino presso al punto in cui l'esofago attraversa il diafragma: veniva quindi dalla mole del tumore fortemente compres- so l'esofago, compressi pure e stirati con forza i nervi frenici e pneumogastrici , di guisa che l'animale dovette perire sotto gli urli di fiera tosse, e già pervenuto ad un grado notabilissimo di estenuazione per essere negli ultimi giorni quasi del tutto impedito il passaggio del- l'alimento pel canale esofageo. 3447. Il più volte nominalo veterinario Giacomo Gior- dani sui primi del corrente Marzo mi fece dono di un fe- gato di scrofa singolare , non tanto pel suo peso e volume, quanto per la forma di degenerazione che sembrava limi- DtL PROF. A. ALESSANl^RIN! 91 larsi principalmente al tessiUo celluioso interlobiilare. Lo aveva egli trovato in un individuo femmina di circa tre anni, di piccola razza, die aveva partorito due volte, ed ingrassalo, in forza delle |)iccole dimensioni del suo corpo, oltrepas- sato non aveva i nove pesi, l.o stato anlecedeMle di questo animale, la facilità colla quale erasi impinguato non ave- vano indotto nissun sospetto che trovar si potesse in esso qualche organica alterazione: fu soltanto nell' estrarne i visceri che trovossi il fegato notabilmente indurito, di pe- so e volume insolilo, arrivando alle undici libbre e mez- zo, ed eccedendo p,erciò di ben sette libbre quel peso che gli avrebbe polulo competere essendo sano. Ciò però che più particolarmente fissò la mia attenzione si fu l'esterio- re apparenza di questo viscere. Sopra un fondo di color rosso al(|iianto più fosco del naturale, massime in certi punti della sua faccia concava, vedevasi stracciata una rete a maglie anguste , ed a grossi cordoni , la quale estende- vasi a tutta <|uanta la di lui superfìcie. Sicuro che , o il dis- seccamento, 0 l'immersione nello spirito avrebbe dilegua- ta in gran parte questa singolarissima apparenza , volli che il Bellini ne eseguisse una copia, per quanto polevasi imitante il naturale, e finché il viscere di recente estratto dal corpo dell'animale conservava la naturale freschezza de' suoi colori. Un fegato così voluminoso presentava il sistema bilifero non svilup|)a(o in proporzione , anzi la ci- slifelea colle pareti avvizzite^ e quasi del tutto vuota, ap- pariva di mole molto minore di quella che compete ad un fegato sano. I tagli praticali dopo nella sostanza del visce- re dimostrarono poi chiaramente che la degenerazione li- mitavasi principalmente alla cellulosa interlobulare^ la quale, ingrossala ed indurita, manteneva i diversi aggrega- li, 0 piccole masse dei medesimi lobuli, del tutto separali e distinti , e come collocali entro le piccole aree circo- scrilie dalla nominala rete. 3449. L'ultimo rarissimo pezzo osteologico che indi- 92 nE>[JiC01NT0 ACCADEMICO cheiò consiste in una notabile porzione d« mascella infe- riore fossile appartenente al Rinoceronte: mi fu questa mandala sui primi del prossimo passato Febbraio dall'al- tre volle lodato veterinario Toscano Sig. Onorio da Bar- berino. Fu trovata a breve distanza dal Castello di Barbe- rino del Mugello , pochi piedi ai disotto del terreno col- tivalo, ed in un banco di tufo gialliccio , del quale aspetto quanto prima un saggio onde poterne determinare più fa- cilmente la qualità. Che questi grandi pacliidermi l'Ele- fante cioè, il Mastodonte, il Rinoceronte, i! Tapir abitas- sero , e si riproducessero sul snolo istesso che ora è da noi calcato può dirsi essere opinione dal maggior nu- mero ammessa, trovandosi ad ogni istante nuovi fat- ti che ne dimostrano l' aggiustatezza e la verità. Ed è pur vero altresì che più specie in ciascuno dei nomi- nati generi haimo qui esistilo, e che tutte sono diverse da quelle che or vivono in li)ntane regioni, trattandosi dei generi che non si sono interamente perduti, come lo è quello per esempio del Mastodonte. Queste ultime verità hanno ottenuta piena conferma pei lavori paleontologici inarrivabili dell'immortale Cuvier, il quale, rapporto al Rinoceronte distinse pure due specie fossili appartenenti anche all'Italia, vale a dire, il Rìnnoceros tìchorinus cui si riferisce anche la mascella trovata dal nostro celebre Giuseppe Monti a Montebiancano , illustrata poscia ed esat- tamente deleiminata dal Ranzani ; ed il Leptorlnnus: ma relativamente alle altre due V incisivus ed il minutus, quello,, cioè l'incisivo lo slablì solo sopra i caratteri osservati ini due grandi incisivi trovati presso Magonza e conservati J nella collezione del celebre Soemmerini; ; e questo, cioè il! minutus sopra diversi denti, frammenti di mascella infe-| fiore, e di altre ossa scoperte soltanto nel 1821 pressoi Moissac dipartimento di Tarn-et-Garrone. So che non tut-| te queste quattro specie di Rinoceronti fossili sono daii più moderni Zoologi credute fondate sopra caratteri ed og- UF.L FUOF. A. ALCSSAUbRini 93 geUì abbastanza numerosi ed evidenli , massime dopo i dubbi sparsi intorno a (inesto sofjgetlo dal De Christol nella sua interessante Memoria intitolala — Ricerche sui carat- teri delle grandi specie di Rinocercmti fossili — Annales des Se. Naturelles — 2. Serie T. HI. pag. 44. ; né questo sarebbe il momento opportuno per internarsi nella diffici- le discussione ; ma so altresì die delle quattro specie quel- la che è fondala principalmente sulle piccole dimensioni delle ossa, sulla piccolezza e variala forma dei denti tanto superiori che inferiori è la meglio stabilita, e che potrà reggere alla più severa critica: ora pertanto egli è ap- punto a questa specie del Rhinoceros minutus che appar- tiene la mascella di cui preseulemente ragiono, specie la quale perciò dev'essere aggiimta alle altre due d'Italia, gli avanzi delle quali sono da lungo tempo noti ai Naturalisti. Una sola SHperficialissima occhiala che si dia ai molari su- periori appartenenti al Thìcliormus od al Leptorhìnus , quattro dei quali denti conservansi pure nel Gabinetto di Nolomia comparata, di provenienza dalla Toscana e dono del lodato da Barberino, basterà per convincere i più dif- ficili, trattarsi di oggetti appartenenti ad animali bensì con- generi ma di specie diversa, e ciò tanto maggiormente in quanto che non è !a sola mole che li renda dissimili , ma la forma ancora delle loro linee salienti, e delle fossette delle corone, C(tme estesamente viene poi dichiarato nella citata Opera del Plinio Francese (1). ( sarà continuato ) (1) Il chiarissimo Sig. Piol". Giuseppe Balsamo Crivelli nella sua inle- NSSanUssima Mem. per servire all' illustrazione dei gi'amli mammiferi fos- sili dell'I. R. Gabinetto di S- Teresa in Milano {nihliottca italiana Tom. in. nuota tvit p. 297) tratta estesamente e ron sana critica anclie dei Rinoceronti. LETTERA I. DIRETTA AL CHIARISSIMO ED ILLUSTRISSIMO SIGNOR PROFESSORE E CAVALIERE G. B. AMICI, INTORNO ALLE CONTRAZIONI CHE PRODCCONSI NELL' ATTO DEL CHIUDERE , NON CHE IN QUELLO DI APRIRE IL CIRCUITO PRETTAMENTE NERVEO - MUSCULARE DELLA RANA. Ei «Ila già conosce che, fra gli animali i quali mani- festano un eleltricismo tutto loro proprio, le torpedini, con pochi altri analoghi pesci , primeggiano mercè la pro- duzione de' più singolari fenomeni noti fin dai più anti- chi tempi, quali sono specialmente la sensazione di tor- pore, e la scossa musculare che promuovono nell'uomo che li tocca o immediatamente con qualsiasi parte del suo corpo, 0 mediatamente con corpi umidi ovvero metallici. Ed Ella pure sa che dopo simili animali le rane, fra i rettili , manifestano nel più rimarchevole modo un elel- tricismo tutto proprio de' loro tessuti nerveo-musculari , discoperto mirabilmente da! Galvani sulla fine del secolo prossimo passato, e teorizzato con immenso vantaggio del- la Scienza Elettro-fisica dal genio di Volta. Né a Lei è ignoto che il precipuo fatto, pel quale il Galvani si fece (*) II Sign- Prof. G- Grimelli ci mandò le seguenti due Lettere elettro- lisiologiche romposle da Lui , esprimendoci il desiderio che le medesime ve- nissero inserite in questi Annali- Ben volontieri noi lo abbiamo soddisfatto, persuasi anche di fare con ciò cosa grata a' cultori degli analoghi stiidjj e quantunque la prima di esse Lettere sia stata di già pubblicata nel N. 12i, 9 settembre 1842 , del Foglio di Modena , pure crediamo che ciascuno di loro la vedrà con piacere riprodotta qui, essendo questa strettamente legata, quan- to al soggetto, coli' altra, che veile ora per la prima volta la pubblica luce. ( Nota dti Direttori ) Ili G. GRi.HELLI 95 avanti a dimostrare e a confermare I' accennato elettricismo intrinseco de' tessuti nerveo-mnsciilari, consiste nelle con- trazioni eleltro-lìsiologiche promosse pel semplice circuito stabilito mercè il conlatto immediato de' nervi crurali coi loro corrispondenti nuiscnli , escluso ogni esterno mezzo od agente. Ma da Galvani fino a noi , quanto fu agevole ed ov- vio ottenere le contrazioni della rana nell'atto del chiu- derne il pretto circuito nerveo-musculare , altrettanto rie- sci sempre ditTicile e rarissimo l'ottenerlo nell'alto di aprire il circuito slesso; singolari maniere di contrazioni ambe- due parimenti o|)portune a dimostrarle di origine elettrica , 0 di magistero elettro-fisiologico. E di fatto il circuito, for- mato addiicendo il solo pretto nervo crurale a contatto im- mediato del solo pretto musciilo corrispondente, ne addi- mostra tanto meglio un elettricismo intrinseco e tutto pro- prio de' tessuti organici nerveo-rausculari ^ quanto più sor- gono le contrazioni dei musculi compressivi, nell'atto co- sì di chiudere come di aprire ([uei circuilo; invero è sin- golare virtù delle azioni elettriche di promuovere le con- trazioni tanto nel momento del rapido invadere gli organi I del molo, quanto nell'atto del momenlaneo loro cessare, ' come lo addimostra l'applicazione dell'elellromotore voltaico I ai tessuti neiveo-mtisculari. Foste le quali cose mi parve inte- ressante per la scienza elettro-fisiologica il metodo da me rinvenuto, per ottenere coslantemenie le contrazioni tanto neir atto del chiudere , quanto nelT allo di aprire il circuito instiluito adducendo il solo pretto nervo crurale a coulatlo del solo pretti» musciilo corrispondente ; ed è appimto que- sto saggio sperimentale che ora io inJendo esporle in bre- vi accenti , e tanto più volontieri , quanto più ne riescirono confermati i risiillamenti , essendone Ella Icslimitnio ed ap- provatore inlelligenlissimo. Due sono i metodi per li quali il Galvani olieuuc le contrazioni della rana stabilendo il pretto circuito nerveo 96 LETTERA I. iniisculare; il primo consiste nel preparare la rana alla galvanica recidendone i nervi crurali in i)rossimilà del mi- dollo spinale, e nel ripiegare tali nervi in modo che toc- chino col loro estremo la sommila della co; rispondente coscia; il secondo consiste nel preparare la rana parimenti alla galvanica lasciando i nervi crurali congiunti alla co- lonna vertebrale, e ripiegando la coscia non che la gam- ba fino a portare l'estremità di questa a contatto di que' nervi; sì nell'una come nell'altra guisa sogliono produr- si le contrazioni nell'alto di chiudere simile circuito, ma assai di rado nell'alto di aprire il circuito stesso. Anzi il Volta considerando che le contrazioni , in siffatti modi ten- tate, di soventi non riescono nell'alto stesso di chiudere il circuito, propose come efficace mezzo all' effetto medesimo il contatto del tendine, procedente da! musculo gastrocne- mio , coi nervi crurali o coi muscoli dorsali , operato spe- cialmente coir interposizione di un liquore alcalino ; 1' Hum- boldt poi inlese ad agevolare e a rinforzare simili contra- zioni con agenti tanto alcalini quanto acidi _, o salini, ed inoltre avvertì che le contrazioni slesse si agevolano e rin- forzano ripiegando i nervi crurali fino a portarli a con- tatto con una parte della corrispondente coscia, spogliala delle st;e porzioni lendinose; ma in onta a tutti questi mezzi, proposti da sommi sperimentatori, quanto riuscì agevole ed ovvio ottenere le contrazioni della rana nell'atto del chiudere il circuito nerveo-nmsciilare , altretlanlo riu- scì sempre difficile e rarissimo l'ottenerle nell'atto di apri- re il circuito slesso. E pari risultanze, in proposilo, ot- tennero dai loro cimenti galvanici l'Aldini e il Valli, il Bellingeri e il Nobili, il Matteucci e il Marianini; il No- bili slesso od i! Mal!e»icci nello studiare e nel!' illustrare la corrente cleilrica [ropria della rana, quanto frequente- mente osservarono le contrazioni nel momento del chiu- derne il circuito nerveo-rausculare, altrettanto di rado le ottennero nel momento di aprire un tale circuito. Laonde DI 0. bRl«ELLI 97 poi io mi riputai fortunato quando , nello studiare simili falli galvanici, pervenni a rinvenire un semplicissimo me- todo per oltenere coslanlemente le contrazioni così nell'alto del chiudere comegin quello di aprire il circuito, che for- masi mercè il conlatto immedialo dei nervi crurali coi lo- ro corrispondenli muscoli , escluso ogni estrinseco mezzo od agente. Questo metodo , che offre la piò mirabile ed incon- trovertibile legge eletlro-fisiologica della rana, consiste neir addurre la superficie del nervo crurale, reciso presso la colonna vertebrale, a contatto immediato colla superficie trasversale dei muscoli della gamba, recisi presso l'arti- colazione del i)iede; nel momento di tale unione si com- piono le contrazioni, che cessano ben presto, e si rino- vano nell'altro momento di togliere quel contatto ossia di aprire il detto circuito (1). In varj modi poi si può ese- (1) Neir autunno del p. p. anno 1811 , studiando e sperimentalmente disaminando alcune osservazioni ed esperienze galvaniche , mi occorse di riscontrare la somma acconcezza del contatto della sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale delle fibre musculari degli arti ad- dominali per ottenere le contrazioni tanto nel!' atto del chiudere, quanto in quello di aprire il circuito prettamente nerveo-musculare della rana; ve- rificata ben bene tal cosa, comunicai in sul declinare dell'autunno stesso al chiarissimo ed illustrissimo Piofessore Stefano Cavaliere Marianini di avere rinvenuto un metodo per ottenere costantemente le contrazioni, nel pretto circuito nerveo-miisculare della rana, tanto nell'atto del chiudere, quanto nel momento di aprire simile circuito, e quel esimio Fisico ed EUetlricisla mi dichiarò subito , colle più confortevoli parole , 1' enunciatogli risnltamen- to nuovo , ed interessante, e quindi degno di essere pubblicato. Frattanto io continuai a verificare e a svolgere l'accennalo metodo , fra le vicissitu- dini delle successive stagioni inverno e primavera, ed anzi in sul principio di questa mostrai , in via di fatto sperimentale, i risultati del metodo stes- so al chiarissimo Professore Francesco Bordò, quanto dotto matematico, altrettanto cultore diligente degli studj elettrologici; e questo dottissimo Professoie , che assistette il Nobili nelle sue sperienze galvaniche sulla ra- na , gentilissimo come è, mi confortò oltremodo di sue lusinghiere parole. Proseguite quindi , in proposito , le mie osservazioni ed esperienze , alla perfine accennai il suddetto metodo in una scrittura [intitolata , At^imtnio N. Ann. Se. Natir. Anno 5. Tomo 10. 7 9B LETTERA I. | guire il combaciamento della sezione trasversale dei fila- \ menti del nervo crurale colla sezione trasversale delle fibbre de' muscoli della gamba; fra tali modi nno dei più age- voli e pronti si è quello di stringere fra le dita della ma- no sinistra la colonna vertebrale di una rana preparala alla galvanica, poi con forbice, tenuta nella destra mano, re- cisi alcuni filamenti di uno de' nervi crurali , non che l'estremità della corrispondente gamba, questa si ripiega fino a portare il suo estremo sezionalo a contatto della recisa estremila inferiore de' suddetti filamenti nervosi ; in lai guisa operando, sia colla rana pendente, sia distesa su un piano inclinato o orizzontale, si osservano le con- trazioni nell'atto che si chiude e si apre un simile circui- to. Siffatto circuito nerveo-musculare si rinforza compo- nendolo dei due arti di una stessa rana, divisi fra loro in modo che uno solo resti unito al corrispondente nervo cru- lale, mentre all'estremila della gamba di questo si con- giunge , con laccio , la sommila della coscia dell' altro ; che se si riuniscono in consimile serie ordinala i corpi di più rane, preparate alla galvanica, in tal caso tutti concorro- no in ragione del numero a rinforzare le contrazioni, cosi nell'atto di chiudere come di aprire un simile circuito pret- tamente nerveo-musculare. Se le singole rane in tal guisa riunite sono di recente e da pochi istanti preparale, tutte compiono il doppio ufficio di svolgere l'azione elettrica e di manifestarla colle contrazioni loro, mentre pochi istanti dopo la loro preparazione cessano di appalesare le contra- zioni; restando però capaci per |ìiù ore di suscitarle in altra rana di recente preparata, e interposta a compiere il circuito ; ne' quali modi di sperimentare giova sempre , sperimentale esposto all' Autore della. Giunta alla Collezione Galvanìana y inserita nel fascicolo di Aprile e Maggio 1842 del Giornale Letterario-Scientifico Mode- nese, e stampata e pubblicata, per estratto, nel prossimo passato luglio; e questo cenno storico della cosa non Ha forse inutile ed inopportuno. DI G. GRiniELLI 99 all'effetto delle contrazioni _, il cliiiidere e l'aprire il circuito mercè jil conlatto e distacco della sezione tra- sversale del nervo crurale , costiliienle 1' un estremo del circolo, colla sezione trasversale delle fibre miiscu- lari della gamba, costituente l'altro estremo del cir- colo slesso. Varie condizioni intrinseche e diverse influenze estrin- seche alle rane, concorrono poi a rendere gli accennati fenomeni elettro-fisiologici più o meno agevoli e duraturi. Io ho sempre visto e confermato appieno, che alla più fa- cile e durevole produzione di simili fenomeni sono ollre- modo opiioitnne le rane di tempera pilnitosa o nervea, e coi tessuti muscolari bianchicci, anziché le rane di tem- pera sanguigna pletorica , e coi tessuti musculari rossastri; oltre di che confermai sempre in simili sperienze, che quanto giova serbare il più possibilmente integro l'appa- ralo nerveo che cade sotto lo sperimento, allreitanlo giova rcscccare il sistema sanguigno in modo da rendere il più possibilmente esangui o dissanguati i muscoli corrispon- denti. Laonde all'effetto delle contrazioni predette necessita prevalersi di rane vigorose, con nervi bene sviluppati, e muscolatura bianchiccia, trucidate e dissanguate sollecita- mente, non diseccate ma ripiene dell'umidore natural- mente proprio de' loro tessuti nerveo-musculari. In ordine poi alle influenze esleriori si riscontra che la stagione più opportuna per tutti i fenomeni elettro-fisiologici proorj delle rane è la primavera , specialmente ne' suoi i)rimi te- pori, e in seguito l'autunno conlemperato da simili tepori; così è che gli effetti in discorso riescono minimi o nulli nell'inverno a temperatura verso lo zero, quanto nella estale a temperatura verso i venti gradi del termometro oltanligrado ; se non che talee l'influenza del calorico nella produzione de' fenomeni elettro-fisiologici, che i me- desimi si agevolano alquanto d' inverno elevando la tem- peratura ambiente fino ai dieci gradi circa, e d'estate ab- 100 LETTERA r. tassandola fino circa alla slessa gradazioiie (1). Di tal guisa io pervenni ad ottenere le suddette contrazioni in ogni stagione, accoraodandi) la lemperalnra alla migliore riescila dell'effetto coli' immergere le rane ancor vive, e mante- nerle a guazzo per qualche ora, in acqua ridotta alla tem- peratura di circa dieci gradi 5 vero è però che, oltre il ca- lorico, altre influenze atmosferiche, specialmente igrome- triche ad elettrometriche, or agevolano, or contrariano la produzione e la manifestazione de' discorsi fenomeni elet- tro-fisiologici ; e in proposito mi sembrarono finora sì va- ghe le relazioni di tali fenomeni colle vicende igrometriche ed elettrometriche dell'atmosfera, che non mi fu possibile stabilire ancora, intorno a simile materia, risultali abba- stanza precisi e categorici. Le ora dichiarate contrazioni, che otiengonsi nel chiu- dere e neir aprire il circuito stabilito adducendo a imme- diato contatto la sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale de' musculi degli arti addominali , ne guidano a riconoscere , all'un tempo, che la massima sen- sibilità della jana, mercè cui si scuote alle minime azioni (1) Io aveva già , alcuni anni addietro {Elettricità fisiologiro-medira , pag. 70, Modena 1839), rimarcata come opportuna agli effetti promossi dal- l' eli'llrico cstiinseco applicato alle rane, I' atmosfera temperata circa ai 10 gradi , e in seguito sono stato condotto a confermare tale osservazione in ordine eziandio ai fenomeni promossi dall' elettrico intrinsecamente pro- prio di simili animali. Ulteriori osservazioni ed esperienze comparative .ne guideranno poi a riconoscere se la temperatura dei 10 gradi , che è la me- dia del clima di Modena , sia in ogni lungo la piìi opportuna agli accen- nati effetti e fenomeni elettro-fisiologici ; ovvero se agli effetti e fenomeni Stessi convenga piultoslo, nelle varie regioni, la particolare temperatura media propria di cadaun clima. Fatto è che intorno a simile media tempera- tura parmi s' aggirino varj speciali fenomeni non solo fisiologici , ma anche fisici, e specialmenle meteorologici; cosi è che più volte mi è occorso di verificare , in ogni stagione, che il movimento termometrico versola tem- peratura media , combinato coli' incremento della indicazione igrometrica, e col decremento della barometrica , precede con tale costanza le meteore acquee , pioggia , neve , grandine , serbando tale relazione colle medesime , da offrire il più sicuro metodo per preconoscere e predire la prossima con- tingenza delle meteore stesse. Ul «i. GRniELLI 101 eleltriche, riscontrasi nella sezione trasversale di quel ner- vo, e che il massimo alllusso dell'azione elettrica, intrin- secamenle |)ropria della rana slessa, procede dalla sezione trasversale di que' muscoli. E ben considerando le vicende di simili contrazioni , dietro la legge elettro-fisiologica per la quale il corso più favorevole delle tenni correnti elet- tro-positive per promuovere le contrazioni, nell'atto del chiudere qualsiasi circolo elettrico, è quello di procedere a seconda delle divergenze nervose, mentre le sfesse miti azioni ek'ttri)-posilive, procedendo a norma delle confluenze nervose, promuovono le contrazioni j.iuttosio nell'atto o mo- mento di aprirne il circolo, si conchiude che nel suddetto circuito nerveo-musculare compiesi una particolare corrente elettro-positiva diretta dai musculi ai nervi, dalle gambe alle cosciCj dai piedi alla lesta; e già un afflusso elellrico, con simile direzione, resta altresì confermato dal galvan(!- metro , col quale chiusi i predelti circuiti si osserva la corrente elettro-positiva diretta, entro i tessuti nerveo-mu- I sculari , dalle gambe alle coscie , e , nel filo galvanometri- ! co, dalle coscie alle gambe. Un tale ripartimento ed affluf- . so elettrico , negli arti della rana, ossia lo stato e il corso I elettro-positivo verso la sonmiilà della coscia, e 1' eletlro- I negativo all'estremità della gamba, viene pure dimostrato ' dalle sensazioni che promuovonsi con simili circuiti sulla I lingua dell' uomo; in fatto chiudendo tali circuiti coll'in- j terporre la lingua stessa fra i loro estremi , si risente ne' punti toccati dall'estremo corrispondente alla sommità della coscia un leggero sapore piuttosto agretto e tirante all'a- I cidulo, già proprio dell'azione elettro-positiva, e ne' punii toccati dall'altro estremo, corrispondente alla sezione delle gambe, un leggero sapore piuttosto acre o tirante all'alca- lino, già proprio dell'azione elettro-negativa; maniere di fenomeni elettro-fisiologici che essi pure addimostrano nel- la rana un tale condensamento ed afflusso elettrico pel quale lo stalo elettro-positivo manifestasi verso la sommità 102 LETTERA. I della coscia, o a senso delle confluenze nervose non die vascolari, e 1' elettro-negativo verso l'estremila delle gam- be ossia a senso delle divergenze nervose e vascolari ; conclusione elettro-fisiologica, dalla (jiiale raccogliesi ezian- dio nna importantissima conferma col sussidio del conden- satore elettrometro, applicato convenienlemenle ai suddetti tessuti organici, in determinale condizioni di temperatura di stato igrometrico ed eletlrometrico dell'atmosfera am- biente. Per le quali cose si conchiude che è a considerarsi un elettricismo intrinseco e tutto proprio dei tessuti orga- nici specialmente musculari , il quale è poi a calcolarsi nelle pratiche applicazioni dell'elettrico estrinseco diretto su que' tessuti. Di tal guisa, in simili applicazioni , giova riconoscere cesi ì' elettrico intrinsecamente proprio de' tes- suti od organi del molo, come l'elettrico estrinseco ed applicato ai medesimi, or l'uno sommandosi coli' altro 0 mutuamente elidendosi, a seconda che procedono per lo stesso verso o per versi opposti, ed ora esaltandosi od infralendosi a vicenda per mutuo conflitto elettro-fisiologi- co. Dietro di che noi ne fia forse dato di farsi avanti a disaminare (isicamenle e fisiologicamente le varie vicende delle conlrazioui^ e de' rilassamenti musculari ne' diversi atti del chiudere, del tener chiuso, e dell'aprire qualsiasi circuito elellrico, e specìalmenle quello costituito dal- l'elettromotore voltaico. Ed eccole esposto alla breve in via di fatto e di dot- trina il metodo, da me rinvenuto, per ottenere costante- mente le contrazioni tanto nell'alto del chiudere, quanto nell'atto di aprire il circolo elettro-fisiologico stabilito, adducendo il solo pretto nervo crurale a contatto imme- diato del solo pretto muscolo corrispondente . Questo ■ stesso metodo io, non ha guari, esposi altresì al chiaris- ' Simo Professore di Fisica nella P. Università di Bologna ■ Dottore Silvestro Gherardi , che mi eccitò, con una sua; LETTERA I. ì)l 0- URinELM 103 scrittura indirittami , a varie considerazioni di Galvanismo fisiologico. Desidero quindi che questo mio jìiccolo saggio di stiidj sperimentali sia accolto come da Lei, che è uno dei più belli ornamenti della dotta corona che rifulge at- torno il sapiente monarca Toscano , così dal chiarissimo Fisico Bolognese inteso alle più dotte illustrazioni galva- niatie, (|uale attestalo di profonda e verace stima ed osser- vanza- Frattanto io mi pregio di dichiararmi. Modena 6 Settembre 1842. Obbligatissimo Devotissimo Servo P. G. Grimelli LETTERA II. DIRETTA AL CHIARISSIMO ED ILLISTRISSIMO SIGNOR PROFESSORE E CAVALIERE M. BUFALINI INTORNO ALLE CONTRAZIONI CHE OTTENGONSI NEGLI ATTI DEL CHIUDERE E DI APRIRE IL CIRCUITO COMPOSTO PER l' UNA PARTE DI TESSUTI NERVEO-MUSCULARI , PER l'altra di un SISTEMA ELETTROMOTORE IDROMETALLICO. Ije osservazioni e le esperienze relative alle contra- zioni, che ottengonsi negli alti o momenti del chiudere e dell'aprire il semplice circuito nerveo-musctilare della ra- na, ne dischiudono la via e ne guidano a considerare e a svolgere le contrazioni che produconsi negli atti o momenti di chiudere e di aprire il circuito composto per 1' una par- te dagli stessi tessuti nerveo nuisculari , per 1' altra di un sistema di corpi comunque elettromotori : di tal guisa si fa avanti a studiare le contrazioni muscolari nel più sem- plice loro procedimento, comparativamente disaminandole a fronte di quelle promosse mercè il più composto magi- stero elettro-fisiologico. Pel quale studio si avvia a ricono- scere la singolare elTìcacia del pretto circuito nerveo-mu- sculare nel promuoverne le contrazioni, e la influenza de' conduttori eterogenei interposti fra i tessuti stessi all'effetto delle contrazioni medesime ; laonde poi si riscontrano va- rie somiglianze e dissomiglianze fra le vicende e le leggi cui si attengono le contrazioni proprie del semplice circuito nerveo-musciilare, e quelle proprie del circuito composto degli stessi tessuti e di un sistema di corpi elettromotori. Diverse e pregevolissime osservazioni, in proposi lOj'di tali, leggi e di simili vicende, sono già state addotte da Gal-, vani e da Volta, da Humboldt e da Lehot, da Bellingeri 1)1 G. OUlUil.LLI 105 e da Nobili^ da Marianìni e da Malteiicci; ma in unta ai tentativi di sì esimj sperimentatori resta ancora ollremodo incollo il campo di siffatti studj elettro-fisiologici , intorno ai quali io ora ardisco, chiarissimo signor Professore, di sottoporre varj risultaraenti sperimentali al profondo di Lei giudizio. Il pretto circuito nerveo-miisculare della rana presenta le contrazioni con leggi e vicende varie a norma che si compie un tale circuito o con nervo e muscolo integri, o colla sezione trasversale or dell'uno or dell'altro; quando si adduce a contatto una parte della esterna superficie del nervo crurale con altra parte della esterna superficie del corrispondente musculo sogliono prodursi le contrazioni nel momento del chiudere e non in quello di aprire simile circuito; che se si porta a conlatto la sezione trasversale del nervo colla superfìcie esterna del muscolo, o vicever- sa^ le contrazioni produconsi più costanti e vigorose, ma sempre piuttosto nel momento del contatto che del distacco di tali parti; alla perfine, ins'.ituendo il circuito coli' ad- durre a combaciamento la sezione trasversale del nervo colla sezione trasversale del muscolo, si ottengono le con- trazioni così nell' alto o momento del chindcie come in (|iiollo dell'aprire simile circuito. Questa mirabile efficacia elettro-fisiologica del pretto circuito nerveo-musculare, quanto fu avvertita dal Galvani in ordine alla sezione tra- sversale del nervo, altrettanto sfuggì all'oculatezza del medesimo in rapporto alla sezione trasversale del musco- lo (Collezione delle Opere del Professore Luigi Galvani pag. 294 Bologna 1841); nò in proposito i cultori del Galvanismo soccorsero con osservazioni dirette a dimostra- re la predelta efficacia , tanto opportuna ad offrire le con- trazioni sia nell'alto del chiudere^ sia in quello di aprire il pretto circuito nerveo-musculare. Ma fatto è che simile circuito mercè il contatto immediato della sezione trasver- sale del nervo crurale colla sezione trasversale dei muscoli 106 LETTERA II. della gamba, dispiega la jiiù mirabile e singolare eflìcacia per prndiirre le cnnlraziorii predelle: lo che ne sembra avvenire, 1.° per la massima sensibilità propria della se- zione trasversale del nervo crnrale la cui mercè sorgono le contrazioni alle minime azioni elettriche, 2.° pel mas- simo aflUisso elettrico procedente dalla sezione trasversale delle corrispondenti fibre niusciilari , 3." pel sussistere tale sensibilità e simile aflUisso elettrico in relazione conveniente alle contrazioni suddette, 4." pel modo del contatto di nervo con muscolo opportuno al corso, ossia al flusso e riflusso elettrico valevole a promuovere le contrazioni stesse. Quale nervo inserviente ai moti volontarj il nervo crurale è assai più sensibile alle azioni elettriche di cor- rente e di scarica , che alle azioni meccaniche di urto e pressione, che alle chimiche saline, alcaline, acide ecc. (Elettricità Fisiologico-Medica pag. 28, 180, Modena 1839) ; oltre di che le impressioni esercitale dall' elettrico sul ner- vo predetto si contraddistinguono dalle meccaniche e dalle chimiche, avvegnaché le elettriche dispiegano una presso che pari eflìcacia tanto in istalo di vita quanto di morte recente, continuando assai più a lungo d'ogni altro agen- te a promuovere nel cadavere, comunque preparato, le contrazioni musculari ; s'arroge che operano e promuovo- no le contrazioni slesse così negli alti di scoccare o di trarre le scariche , come ne' momenti dell' istantaneo de- clinare 0 sospendersi delle correnti elettriche, comunque | applicate in qualsiasi tratto del cordone nervoso, e special- mente introdotte per la sezione trasversale del medesimo; d'ai- , tra parte le azioni meccaniche riescono tanto più efficaci il quanto più sono esercitate sul nervo in istalo di vita o della più recente preparazione, quanto più operano per vibrazione ossia col mezzo di uu corpo vibrante, e quanto più im- pressionano il nervo in prossimità del midollo spinale; le azioni chimiche pure dispiegano tanto maggiore potere nelj DI (;. GnlMFLLI 107 promuovere le contrazioni quanlo più sono ai)|>licale in istato di vita o di vitalità vigorosa, quanlo più procedono da certi speciali composti fra'qnali riscontrasi attivissimo ìi cloruro di sodio, quanlo più impressionano il nervo in pros- similàdel suo ingresso nella sostanza musculare. Perle quali cose la sensibilità del nervo crurale alle azioni elettriche, di qualsiasi origine resta sceverata dalla sensibilità del nervo stesso alle azioni meccaniche e chimiche sovraccennate, e quindi si è condotti a riferire a particolari azioni elettriche la massima sensibilità dalla sezione trasversale del nervo crurale ap|talesata colle contrazioni dei corrispondenti mu- scoli ; e di fatto tali contrazioni si producono dietro le mi- nime azioni elettriche applicale alla detta sezione nelle ra- ne sì morte come vive , ed eziandio asstipile coli' alcool o simili agenti, per lì quali restano sensibili all' elellrico , ad- divenendo insensibili alle ordinarie irritazioni meccaniche e chimiche (Elettricità Fisiologico-Medica pag. 65.... Mo- dena 1839); così pure osservansi sorgere simili contra- zioni percuotendo o toccando colla recisa estremila del nervo crurale un corpo conduttore o elettromotore o elet- trizzato , come una striscia metallica , o il tratto di con- giunzione di due metalli diversi, o un pezzo di muscolo eziandio isolato, mentre le contrazioni difettano e mancano air intuito percuotendo o toccando colla stessa estremità nervosa un corpo coibente quanto si voglia duro ed aspro, rome vetro e zolfo, ed anche dotalo di azione chimica come i un pezzo di sale sodico, j)otassico ecc.. La quale massima I sensibilità della sezione trasversale del nervo crurale alle mi- ! nime azioni elettriclic di qualsiasi origine o fisiologica o I fisica, costituisce la prima condizione opportuna a favorire I la grande efficacia del pretto circuito nerveo-musculare nel ' promuovere le contrazioni tanto nell'atto del chiudere , quanto in quello di aprire quel circuito. In ordine poi al massimo afflusso di azione elettrica procedente dalla sezione trasversale delle fibbre ranscniari 108 LUTTURA II. degli arti addominali, esso viene dimoshato dalle più co- stanti e vigorose contrazioni quali oltengonsi col portare a contatto di quella sezione il nervo crurale eziandio inte- gro ; così è che recidendo trasversalmente i predetti musco- li in qualsiasi punto compreso fra la sommità della coscia e l'estremità della gamba , e quindi adducendo la musculare superfìcie recisa a contatto del nervo integro si ottengono le contrazioni nell'atto del compiere il circuito; che se oltre la recisione delle accennate fibre miisculari si pra- tica anche quella del nervo crurale, in modo da addurre poi a contatto immediato ambe le sezioni trasversali , cioè la rausculare e la nervea , si producono le contrazioni nel- r alto così del chiudere come dell' aprire un simile circuito elettro-fisiologico. Per le quali maniere di e- sperienze si osserva poi che nell' addurre la sezione trasversale del nervo a contatto della sezione praticala verso la sonmiilà della coscia, si ottengono le contra- zioni piuttosto neir alto di chiudere che di aprire il circuito; mentre nell' addurre la slessa estremità nervosa sulla recisa superficie della estremità della gamba ol- tengonsi le contrazioni prevalenti nell' atto di aprire, anzi che in quello di chiudere siffatto circuito: il per- chè sempre più confermasi , nella sezione trasversale del- le fibre muscolari degli arti addominali , il massimo af- flusso di azione elettrica , intrinsecamente propria della rana, ed elettro-positiva alla sommila della coscia, ed elettro-negativa all'estremila della gamba. Laonde poi ve- rificasi ne' tessuti musculari degli arti addominali della rana uno stato elettrico in tale riparlimento, che l'azione elettro-positiva allluisce verso la sommila della coscia, ossia a seconda delle confluenze nervose non che vascolari ; mentre r azione elettro-negativa allluisce verso la estremità delle gambe, ossia a seconda delle divergenze nervose e vascola- ri : modo di riparlimento elettrico che osservasi tanto mag- giore quanto più prevale l'azione nervea sulla sanguigna, DI G. GRIMELI.I 109 e (luiiidi afleiientesi a un particolare rappoilo fra la pri- ma e la seconda. La sensibilità del nervo crurale e l' afflusso elettrico delle coriispondenti fibre ninsculari sussistono, nella ra- na, in tale relazione che il semplice circuito nerveo-mii- sculare , in istato sia di vita o di morte recente, manife- sta quella sensibilità e quell' afflusso colle più mirabili contrazioni; per la quale mirabilissima proprietà la rana sta al di sopra eziandio della torpedine, il cui circuito ner- veo-musculare non offre j>ari efficacia elettro-fisiologica, e le cui scariche elettriche valgono a promuovere le contra- zioni, anzi che su di se stessa, piuttosto su altri animali. Nella rana viva il predetto circuito offre le contrazioni tanto meglio (luanfo più si isolano i nervi e i muscoli dai cir- costanti tessuti, e nella spenta e preparala alla galvanica otiengonsi , per alquanti minuti , le stesse contrazioni ed anzi oltremodo vigorose ne' piimi istanti della preparazio- ne; e quando pure la rana medesima ha cessato dal con- Irarsi nierc»^ l' elettricismo suo proprio, continua per alcu- ne ore a dare riscontri di tale suo elettricismo col rin- forzare 0 indebolire il circuito di altra rana, a norma che ambe dispongonsi per lo stesso verso o per versi opposti. Dietro di che è manifesto che il vigore nerveo-musculare, e l'elettricismo fisiolcgico delia rana preparata alla gal- vanica sussistono per alcuni istanti in un particolare rap- porto, opportuno a promuovere le contraziooi , scadendo ben presto in modo da non offrire più le accennate con- trazioni ; nel quale i-Iato di cose poi si osserva che per la applicazione ai tessuti nerveo-iiaisculari della i)iù tenue e mite eleiiricilà estrinseca si rijiroducono le contrazioni tanto nell'atto del chiudere quanto in quello di aprire il circuito dell'applicalo elettrico. Nel semplice circuito nerveo-musculare il contatto del nervo col muscolo si appalesa oltremodo acconcio al corso e trascorrimento, al flusso e riflusso elettrico, valevole a no LETTEKVII. proimiovcre le conlrazioni ne' momenti così del chiudere come dell'aprire siffallo circuito ; in simile maniera di con- latto l'elettrico non incontra la resistenza al suo corso dall'uno all'altro tessuto organico, quale incontra nel pas- sare da corpo metallico o viceversa; così è che le contra- zioni riescono sempre maggiori e complete nel pretto cir- cuito formalo coli' addurre la sezione trasversale del nervo crurale a contatto immedialo della sezione trasversale de' corrispondenti muscoli , di quello che interponendo fra tali sezioni un corpo metallico eziandio dei più conduttori , come oro, rame ecc. Per la accennata agevolezza al cor- so e trascorrimento elettrico dal tessuto nerveo al muscu- Jare, e specialmente dalla sezione trasversale dell'uno a quella dell'altro, avviene che nel momento del contatto di quella con questa l'azione elettro-positiva fluisce dal muscolo al nervo con veemenza idonea a promuovere le contrazioni ; e sebbene il corso più favorevole delle tenui correnti elettro-positive per promuovere le contrazioni, nell'alto del chiudere qualsiasi circolo elettrico, sia ge- neralmente quello di procedere da nervo a muscolo, tul- lavolla le contrazioni stesse si ottengono anche dietro in- verso procedimento , qualora la forza nerveo-mnsculare sia in tutta la pienezza del suo naturale vigore (Elettricità Fi- siologico-Medica pag. 85... 96... 126... 275, Modena 1839). D'altra parte, nel momento di aprire il pretto circuito ner- veo-musculare, l'azione elettro-positiva necessariamente ri- fluisce dal nervo al musculo in copia sufficiente per rinno- vare le contrazioni; simile riflusso elettrico ne' tessuti ner- veo-musculai'i verificasi eziandio mercè l'applicazione del- l'elettromotore voltaico ai tessuti stessi, i quali perciò offrono le contrazioni nell'atto non solo del chiudere mar anche dell'aprire il circuito di tale elettromotore (Elettri- cità Fisiologico-Medica pag. 100 Modena 1839). Ma qualora si inslituisce il circuito composto per V una i parte de' tessuti nerveo-musculari , e per l'altra di un si- DI 6. UIIIUUI.LI 11 1 Sicilia eleilroinolore idrometallico , si otlengoiiorle contra- zioni con vicende diverse a seconda del vario stato dell'e- lettricismo fisiologico^ non che del vario vigore della for- za nerveo-miisculaie ; laonde poi al diversificare di simili circostanze si osservano varie le vicende delle contrazioni Degli atti del chiudere e dì aprire gli accennati circnili composti ; così è che quando la rana è ancor fornita di tutto l'elettricismo suo jìroprio, in un col pieno naturale vigore di sua forza nerveo-musculare, offre le contrazioni d'ogni maniera più costanti e gagliarde colla applicazione di una corrente elettro-positiva diretta dai muscoli ai nervi , anzi che da questi a quelli; parimenti, finché perdurano quell'elettricismo e quel vigore nerveo-musculare in tutta la naturale loro pienezza, le contrazioni sorgono più co- stanti e gagliarde dirigendo la corrente eleltro-ìositiva o dai nervi al midollo spinale, o dalla estremità della gam- ba alla sommità della coscia. Le quali vicende delle con- trazioni miisculari cominciano ben presto a variare , fino ad inverlersi , dietro il declinare dell'elettricismo fisiolo- gico, e del naturale vigore proprj de' tessuti nerveo-mu- sculari; di tal guisa avviene che la rana, sia viva o spenta, quanto più trovasi infralita nei suoi poteri elettro-fisiolo- gici , e nerveo-muscnlari , tanto più presenta le contrazio- ni costanti e vigorose allorché la applicatale corrente elet- ij Iro-posiiiva trascorre da nervo a muscolo, od anche sul isolo nervo verso il muscolo ; diolro le quali considerazioni ] si avvia altresì a spiegare il fatto che talora osservasi nel- I l'applicazione dell' elettromotore voltaico all'uomo stesso, i vale a dire la scossa più forte nell'arto comunicante col polo negativo che non è in quello comunicante col positi- vo. Quindi le leggi e le vicende delle contrazioni elettro- fisiologiche, che occorrono ne' circuiti composti per l'una parte de' tessuti nerveo-musculari, e per l'altre ili un si- stema elettromotore idrometallico, necessita disaminarle in I relazione al vario stalo dell' elettricismo fisiologico e alla 112 LETTERA li. sua complicanza col fisico, non che in relazione al vario vigore della forza nerveo-iniisculare e dell'applicata azio- ne elettrica. Nei predetti circuiti composti la complicanza dell'elet- tricismo fii^iologico col fisico non fu avvertila dal Galvani che, in proposito , ogni scaturigine elettrica derivò dai soli tessuti nerveo-musculari , e fu postergata dal Volta che, nella stessa materia, alla perfine dichiarò ogni origine e- lettrica procedente dall'arco umido o metallico , o idrome- tallico, interposto fra i nervi e i muscoli; e quindi tanto nella dotliina galvanica quanto nella voltaica restavano ine- splicabili, ed anche contradditorie, alcune vicende delle contrazioni promosse mercè i suddetti circuiti composti. Nella dottrina galvanica in fatto rimaneva in gran parte ine- splicabile la singolare efficacia dell'arco, specialmente me- tallico eterogeneo , nel promuovere le contrazioni; efficacia che però fu dal Galvani ragionata, con bello ingegno, ri- ponendola nelle facoltà dell' un metallo di trarre fuori l'elelliico dai tessuti organici, e dell'altro di introdurlo ne' tessuti slessi, considerando in tal modo una speciale maniera di transito dell'elettrico nel trapassare dall'uno all' altro conduttore sia contiguo sia continuo ; i quali con- cepiiDenti del sommo discopritore del Galvanismo se non valsero ad offrire la più completa ed esatta spiegazione dell'efficacia dell'arco conduttore, tornarono poi a questi giorni pregevolissimi in ordine alle osservazioni ed espe- rienze elettro-fisiche realmente confermanti i più singolari fenomeni che l'elettrico presenta nel trapassare dall'uno all'altro conduttore, e specialmente da conduttore metallico ad umido o viceversa. Nella dottrina voltaica poi, calcolan- do il solo elettricismo proprio dell'arco interposto tra ner- vo e muscolo , o delle coppie eterogenee comunque appli- cate agli organi del moto, restavano contradditorie varie ^ osservazioni relative alle contrazioni de' muscoli più o me- 1 no vigorose, promosse con aichi o coppie più o meno | DI (.. GRIMEI.LI 113 eleltromolrici : così è che il Volta, dopo di avere nelle sue prime sperienze galvaniche notata la speciale efficacia della più tenne scarica elettro-positiva tratta dalla bottiglia di Leyden, dirigendola a senso delle diramazioni nervose 0 da nervo a muscolo, per promuovere le contrazioni, in pro- gresso, col suo elettromotore alla mano variamente cimen- tato sui tessuti nerveo musculari delle rane, non riconfer- mò la prenunciata osservazione elettro-fisiologica ; maniera di osservazione che, a dir vero, quanto riscontrasi esatta operando sulla rana spenta o comunque scaduta dal natu- rale suo vigore nerveo-musculare, altrettanto appare con- tradditoria operando sulla rana viva e vigorosa, o della più recente preparazione galvanica. Alla perfine la compli- canza dell'elettricismo fisiologico, tutto proprio de' tessuti nerveo-musculari, col fisico, tutto proprio dell'arco idrome- tallico, venne rassicurata dal Nobili quando, col sussidio del suo Galvanometro, riconobbe nella rana una corrente diretta dai muscoli ai nervi, dalle gambe alle coscie, dai piedi alla testa; e quindi poi vide che institnendo, il circuito per l'una parte di nervo e muscolo , per l'altra di arco elettromotore teiiuissimo , si combinano due correnti le quali or si som- mano, or si elidono, a norma che procedono per Io stesso verso 0 per versi opposti: se non che lo stesso esimio spe- rirneniatore credette che col comprendere nell'arco elettro- motore il solo nervo resti evitala la predetta complicanza, la quale or giova avvertire che anche in tal caso verificasi , come risulta dalle contrazioni più vigorose quando la cor- rente elettro-positiva dell'arco ajiplicalo al solo nervo pro- cede verso il midollo spinale, anzi che verso il muscolo ; lo che riscontrasi tanto i)iù palese e manifesto quanto più si combinano sui tessuti nerveo-musculari e si complicano l'elettricismo fisiologico e il fisico in quantità prossima- mente eguali. Per le quali cose la or discorsa complicanza merita particolare considerazione a norma che o l' elettri- cismo fisiologico prevale sul fisico , o che questo e quello N, Ann. Se. Natur. Anno 5. Tom. 10 8 114 LETTER/V II. sono in quantità prossimamente eguali ^ o che il fisico pie- vale sul fisiologico. Quando si compie il circuito per mezzo del solo nervo e muscolo sorgendone le contrazioni , in tal caso l'elettri- cismo fisiologico intrinsecamente proprio de' tessuti ner- veo-musculari prevale sul fisico contingibile pel contallo de' materiali eterogenei nervei e musculari ; anzi le con- trazioni che produconsi in simile foggia di circuito si ri- scontrano attenersi a tali condizioni organico-vitali che additano un elettricismo fisiologico prevalente sul fisico, fino al punto ohe questo resta trascurabile a fronte di quel- lo : e già le più accurate osservazioni ed esperienze addi- mostrano ne' muscoli un potere fisiologico di condensa- zione elettrica non riferibile al principio fisico del contatto di materiali eterogenei. Dietro simile potere fisiologico di condensazione elettrica avviene appunto che, nell'alto di addurre il nervo a contatto del muscolo, questo discarica su quello il proprio accumulato eletlrico , e per tal guisa ne conseguono le contrazioni ; di fatto, qualora la rana pre- parata alla galvanica non si contrae pel naturale elettrici- smo suo proprio, riducesi abile ad offrire simili contrazioni esponendola ad accogliere e condensare ne' suoi muscoli una eìellricità estrinseca ed applicata ai muscoli slessi. A tal uopo si prepari una rana alla galvanica, quindi si ad- duca la superficie esterna de' muscoli crurali a contatto della superficie esterna de' corrispondenti nervi; in lai modo, all'alto del chiudere simile circuito, ordinariamente si osservano le contrazioni solo per pochi istanti , od anco minime o nulle; in questo slato di cose si diriga la cor- rente elettro-positiva di un'ordinaria coppia voltaica dalle coscie alle gambe della rana stessa, ripiegandone i nervi crurali colla corrispondente colonna vertebrale sulla som- mità delle coscie, e dopo alcuni minuti di tale continuata corrente sottratti i muscoli dalla medesima si riscontra- no avere ritenuto e condensato in sé tanto elettrico da 01 G.' GRIIUELLI 115 promuovere le conJrazioni coli' addiirli al contatto de' cor- rispondenti nervi crurali: varie altre osservazioni ed espe- rienze addimostrano ne' muscoli simile potere fisiologico di condensazione elettrica pel quale addivengono abili a promuovere le proprie contrazioni mercè il pretto circuito nerveo-musculare, ed indipendentemente dal principio fisi- co del contatto de' materiali eterogenei (Elettricità Fisio- logico-Medica, pag. 244... 258, 270... 279, Modena 1839). E che a tale principio fisico non siano riferibili i feno- meni elettro-fisiologici in discorso, viene altresì dimostrato dalle contrazioni che ottengonsi per mezzo di un particolare circuito institui'.o col contatto immediato di nervo con nervo, 0 di muscolo con muscolo ; si prepari la rana galvanica , si recidano ambi i nervi crurali in prossimità della colonna vertebrale, si divida 1' una coscia dall'altra e si pieghi il nervo dell'una a modo di piccolo arco, indi alzato con cilindretto di vetro il nervo dell'altra si lasci cadere sopra il detto arco in guisa che tocchi simile arco nervoso nella sua estremità recisa non che in altro punto distinto, e quin- di si osserverà muoversi la gamba corrispondente o all'uno 0 all'altro nervo, e talora anche si osserveranno le contrazio- ni neir una e nell'altra gamba; il contatto immediato di mu- scolo con muscolo presenta esso pure le contrazioni qua- lora si compie il circuito adducendo la estremità della gamba della rana preparata alla galvanica a contatto de' muscoli degli arti toracici, o del tronco. (Collezione delle Opere del Prof. Luigi Galvani, pag. 323, Bologna 1841. Essai sur les Phénomènes Électriques des Animaux par M. Ch. Matteucci, pag. 76, Paris 1840). L'elettricismo fisiologico e il fisico si combinano poi in quantità prossimamente eguali qualora viene composto dai tessuti nerveo-musculari costituiti nella pienezza del naturale loro vigore, e da arco idrometallico a minima ten- sione e corrente elettrica ; quindi in simili casi si ottengono le contrazioni se l'elettricismo fisiologico e il fisico proce- 1 16 LIÌTTEKA li. dono per lo slesso verso, mentre procedendo per versi oppo- sti le eonlrazioni riescono minime o nulle. Di tal guisa collocando una rana viva e vigorosa, o di recente prepa- rata alla galvanica, in un circuito di tensione e di cor- rente appena indicale dal condensatore e dal galvanometro, si scuole se la tensione e la corrente elettro-positiva corri- spondono e procedono dai muscoli ai nervi, mentre la ap- plicazione ed il procedimento inverso della stessa tensione e corrente sono seguiti da contrazioni minime o nulle: fenomeni e vicende elettro-fisiologiche che si verificano fin- ché l'elettricismo fisiologico de' tessuti nerveo-musculari sussiste in quantità prossimamente eguale all'elettricismo fisico dell'applicato arco elettroniotore. Laonde poi avviene che tali fenomeni e vicende si osservano assai marcate e durevoli nelle rane vive preparale coli' alcool , ed assai meno durevoli nelle spente preparate alla galvanica; nel primo caso si serba a dilungo il naturale stato fisiologico proprio de' tessuti nerveo-musculari , e nel secondo ben presto declina simile stato fisiologico, fino al punto da invertersi le predette vicende delle contrazioni musculari. Una tale inversione di fenomeni elettro-fisiologici procede di pari passo collo scadimento della forza nerveo-muscu- lare, e per siffatta guisa le contrazioni alla perfine pro- duconsì solamente col dirigere la azione eletlro-positiva dai nervi ai muscoli. Agevolmente l' elettrrcTsmo fisico predomina sul fisio- logico qualora si comprendono i tessuti nerveo-musculari fra i poli di un elettromotore idromelallico di varie coppie; anzi quanto maggiore è l'ampiezza e il numero delle cop- pie voltaiche tanto più l'elettricismo fisico prevale sul fisiologico fino al punto che questo resta trascurabile a fronte di quello. In simile caso le contrazioni riescono pro- mosse, comunque sia diretta la corrente elettro-positiva, finché la forza nerveo-musculare sussiste in tutta la pienezza del naturale suo vigore ; ma al venir meno e all' infralirsi di tal i Di G. GRriHELM tl7 forza le contrazioni prodticonsi solamente quando l'azione elettro-positiva è diretta dai nervi ai muscoli ; e da ciò proce- dono le singolari vicende delle medesime negli atti distinti ed alternali di chiudere e di aprire il circuito dell'elettromotore idromelallico. Per le quali cose poi ne conseguono i particolari fenomeni elettro-fisiologici promossi sol sistema nerveo-mn- sculare volontario negli alti diversi del cliindere, dell'a- prire, del tener cliinso il circuito dell'elettromotore vol- taico: fenomeni e vicende variabilissime, a norma che trat- tasi di tessuti nerveo-musculari più 6 meno vigorosi , jiiù 0 meno infraliti, e a seconda dell'applicazione ai lessuli stessi di elettromotore più o meno energico per forza di scarica o per intensità di corrente (Eletlricilà Fisiologico- Medica pag. 96, Modena 1839). Il vario vigore della forza nerveo-mnsculare fu speri- mentalmente valutato dal Galvani e dal Nobili, in relazio- ne alle diverse vicende delle contrazioni muscolari promos- i'i se mercè gli archi galvanici , e le coppie voltaiche. Il Gal- vani, in proposito, stabiliva tre stati della forza nerveo-mu- sculare; il primo, nel quale ella è massima ossia valevole ad offrire le contrazioni mercè l'uso di arco omogeneo; il secondo, nel quale è media, in cui è d'uopo l'intervento I dell'arco eterogeneo per l'effetto delle contrazioni stesse; il terzo, nel quale è minima, in cui per la applicazione del I medesimo arco eterogeneo or sorgono or mancano le con- I trazioni a norma di varie circostanze, come il maggiore o minor riposo conceduto all'animale su cui si sperimenta, 0 la variata applicazione dell'arco predetto (Collezione delle Opere del Prof. L. Galvani, pag. 159 Bologna , 1841). Però il Volta, sebbene sagacissimamente calcolasse la massima sensibilità norveo-musculare della rana mercè cui si scuote alle uìinime azioni elettriche, non perciò ' tenne a calcolo le vicende varie deìlr; contrazioni muscii- ! lari a norma del diverso grado della forza slessa: di lai '' i guisa egli, senza alcun riguardo in proposito, si limitò 1 118 LETTERA 11. ad accennare in brevi accenti le osservazioni relative alle vicende delle contrazioni dietro la applicazione della me- desima corrente elettrica diretta alternativamente per versi opposti sugli stessi tessuti nerveo-nuisculari- Ma il Nobili, nella sua analisi sperimentale e teorica degli effetti elettro- fisiologici della rana , calcolò con bella sagacia le varie vicende delle contrazioni, considerate in rapporto a una costante azione elettrica operosa sulla forza nerveo-muscu- lare costituita in diverse gradazioni di suo vigore; die- tro di che riscontrò che la legge elettro-fisiologica, tanto illustrata dal Marianini, in ordine alle contrazioni pro- mosse dalle correnti elettro-positive avviate o dirette lungo i nervi verso i muscoli , verificasi unicamente qualora la forza nerveo-nuiscnlare è scaduta dal naturale suo vigore re- stando rimarchevolmente infralita; e così è che, sottoponendo la rana comunque preparata ed isolala all'elettromotore vol- taico , finché serba il naturale vigore de' suoi tessuti ner- veo-musculari, si contrae, per qualunque verso diretta la corrente elettrica sui nervi o dai nervi ai muscoli; mentre^ allo scadere e all'infralirsi la sua forza nerveo-rausculare, presenta le contrazioni di preferenza, od unicamente, quando la corrente elettro-positiva procede sui nervi verso i muscoli. Per le quali cose giova esaminare l'accennato infralimento della forza nerveo-rausculare in tutta la pos- sibile estensione sperimentale, e quindi in relazione al vario modo di preparazione dell'animale^ e alle diverse sostanze che comimque investono i tessuti organici, non che alla varia intensità delle applicate azioni elettriche sui tessuti nerveo-musculari, e alle diverse applicazioni del- l'elettrico stesso sui soli nervi o sui soli muscoli. Fra i varj modi di preparare la rana non se ne co- nosce alcuno abile ad assolutamente crescere il vigore ner- veo-nuisculare naturalmente proprio di simile animaletto||ii tolto di fresco da! suo luogo natio; in tale stato presenta le più complete contrazioni mercè il proprio circuito ner-Bi DI G. GRIAIELLi 1 19 veo-musciilare, non che dietro la applicazione di estrinse- che minime azioni elettriche ; e così è che simili fenomeni elettro-fisiologici riescono tanto meglio quanto meno le rane sono state sottratte dal loro luogo aprico , e quanto meno sono stale chiuse o adunate in angusti recipienti. La rana viva si sottopone alle azioni elettriche o chiudendola io vase di vetro, o assicurandola su tavola di legno, o trattandola coli' oppio, o col caffè, ovvero coli' alcool, e- lere, o simili agenti; chiusa in vase di vetro a fondo me- tallico, e munita sul suo dorso di una lamina parimenti metallica, basta porre in comunicazione il detto fondo di metallo coli' un polo dell'elettromotore voltaico, mettendo all'un tempo in comunicazione la predetta lamina metal- lica coli' altro polo dell'elettromotore stesso , per osservare le più complete contrazioni dell'animale; simili contrazio- ni, tanto più vigorose quanto più di recente la rana è stata lolla dall'aperta campagna^ oltengonsi eziandio nello Stesso animale assicurato per le sue zampe anteriori e po- steriori su tavola di legno, e sottoposto al predetto elet- tromotore. Che se si prepara la rana trattandola coli' op- pio o colle preparazioni oppiate, col caffè o colla caffeina ^ ella manifestasi, alla prima mite azione di simili agenti, alquanto esilarata; poi, alla continuata maggiore azione de- gli agenti stessi, addiviene soporosa e convulsa, offrendo le più singolari contrazioni non tanto all'elettrico quanto agli urti e alle vibrazioni dei corpi sui quali è distesa , o coi quali è toccata: d' altra parte , preparata la rana coli' alcool , coir etere, o simili agenti, ben presto soggiace a un par- ticolare sopore addivenendo insensibile alle ordinarie irri- tazioni meccaniche e chimiche , e restando ad un tempo sensibilissima alle azioni elettriche; nel qual modo di pre- parazione la sensibilità all'elettrico sembra non crescere oè diminuire, ma piuttosto serbarsi presso che immutata, in onta alla più marcata infezione sanguigna che producesi ne' tessuti musculari. Nella rana poi spenta e preparata 120 LETTERA II. alla galvanica la forza nerveo-musculare manliensi per al- cuni istanti vigorosa, pressocliè come nello stato di vita, ma ben presto scade e precipita dal naturale suo vigore ; questo scadimento di forza nerveo-musculare, e de' relati- vi fenomeni elettro-fisiologici, avviene più o meno rapido, a norma de' varj modi di instiluire la preparazione sud- detta. Se si sventra e divide il corpo della rana in guisa che il tronco, col capo _, cogli arti toracici, colla corrispon- dente cute, resti unito per li soli ed isolali crurali agli arti addominali, essi pure lasciali vestili della cute loro pro- pria, in tal caso la forza nerveo-musculare sostiensi più vigorosa e durevole di quello che avviene quando la rana stessa si prepara col decapitarla , e svestirla della sua cu- te^ collo sventrarla e ridurla alla sola colonna vertebrale unita per li annessi nervi crurali ai nudati arti addomina- li; così è che il tronco quanto più è lasciato ninnilo de' suoi organi e delle sue parli molli, e quanto più i mu- scoli sono protetti dalla cute loro soprastante, tanto più sussiste vigorosa la forza nerveo-musculare, e tanto più complete ottengonsi le contrazioni mercè le azioni elettri- che comunque dirette dai nervi ai muscoli, o dai muscoli ai nervi. Che se si prepara la rana riducendola alla colon- na vertebrale connessa per li nervi crurali ai nudi arti ad- dominali, in tal caso la forza nerveo-musculare scade e precipita rapidissimamente, cosicché le contrazioni più com- plete ottengonsi solo pochi istanti dopo tale preparazione , addivenendo ben presto incomplete fino al punto di pro- dursi sol quando la corrente elettro-positiva procede dai nervi ai muscoli; lo che avviene colla maggiore celerilà quando si recidono i nervi crurali dividendoli dal midollo spinale, e si tentano le sperienze relative alla massima sensibilità della sezione trasversale di que' nervi , le quali perciò debbono essere accuratamente insliluite e calcolale ne' primi istanti della preparazione. Le diverse sostanze che nelle sperienze galvaniche Ili G. cr.nirLLi 121 comunque investono i tessuti organici , e che mediatamen- te 0 immedialamenle operano sui nervi e sui muscoli , val- gono esse pure a mutare la forza neiveo-musculare, e a promuovere le varie vicende delle contrazioni : non ci ha sostanza che comunque a))plicata alla rana valga ad asso- lutamente crescerne il di lei naturale vigore nerveo-muscu- lare, e mentre l'oppio la rende più sensibile agli ordinarj stimoli meccanici, anziché alle azioni elettriche, l'alcool le toglie la sensibilità ai detti stimoli , lasciandole quella relativa alle azioni elettriche. La rana viva resta infralita oella sua forza nerveo-musculare pel conlatto di qualsiasi soluzione salina, alcalina, acida, usala a comporre l'e- lettromotore idrometallico; così è che aspersa, o posta a guazzo, 0 immersa nelle soluzioni acquee, eziandio le più diluite, di cloruro sodico, o di solfato zinchico, di potassa 0 di soda, di acido nitrico o idroclorico o simili, ne consegue un rimarchevole infralimento di sua forza nerveo-musculare; laonde agevolmente avviene che la umettazione delle parti organiche, mercè le accennale so- luzioni, non tanto favorisce l'insinuarsi dell'elettrico per entro a quelle parli, quanto infralisce la forza nerveo-mu- sculare e le conseguenti contrazioni. Nella rana poi, sia viva, sia spenta, il solo contatto dell'aria atmosferica ba- sta ad operare sui nervi e sui muscoli, posti a discoperto, infralendone la loro forza vitale: per l'azione ossigenante dell'aria i nervi ben presto perdono la albedine loro pro- pria assumendo un colore paglierino , e i muscoli contrag- gono all'un tempo una tinta rossastra, con notevole depe- rimento delle contrazioni elettro-fisiologiche: s'arroge che i tessuti nerveo-musculari appena posti al discoperto sog- giacciono alla più nociva evaporazione con dispersione dell'umido naturalmente loro proprio, ed oltremodo ne- cessario pel completo esercizio di loro forza vitale; né l'umettarli con acqua pura . o acquosa soluzione qualsiasi , vale a restituire loro quel particolare umidore ed ammoi- 122 LETTF.KA U. limento fisiologico, senza il quale le coiilrazioni si fanno subilo incomplete. Le applicale anioni elellriclie operano esse pure ad in- fralire la forza nerveo-nuisculare fino a lidurla allo stato paralitico or incompleto o relativo, or completo od asso- luto: cogli elellromotori a piccole e numerose coppie, e quindi a molta tensione e a poca intensità di corrente, ol- lengonsi bensì le più vigorose contrazioni ; ma a poco a poco susseguite negli animali vivi da paralisi incompleta 0 relativa , e ne' morti da paralisi completa o assoluta: gli elettromotori poi i quali constano di coppie in numero sufficiente per somministrare una tensione alla ad attraver- sare i tessuti organici, e di superficie estese per ottenere intensa corrente, sono oltremodo efficaci ad effettuare il rilassamento musculare fino alla paralisi più completa ed assoluta. Per le quali cose si osserva che, dietro la appli- cazione di simili elettromotori ai tessati nerveo-musculari costituiti in tutta la pienezza del loro naturale vigore, ne conseguono in sulle prime vigorose e complete le contra- zioni , le quali a poco a poco cominciano a declinare e a farsi incomplete , a norma dello scadere la forza nerveo- musculare per l'influsso delle successive scariche e conti- nuate correnti elettriche; così è che, qualora si reiterano successivamente gli alti di chiudere e di aprire il circuito elettromotore sugli stessi tessuti nerveo-musculari forniti del naturale loro vigore, si ottengono ne' primi momenti le contrazioni tanto nell'alto del chiudere come in quello dell'aprire il circuito predetto, e consecutivamente si osser- vano venir meno or le une or le altre, fino a prodursi soliamo quelle 0 queste. Che se si continuano per un cer- to tempo gli atti distinti ed alternati di chiudere e di apri- re il circolo, sempre per Io stesso verso , si illanguidisco- no gradatamente le contrazioni d'ogni maniera, manift-stan- dosi a poco a poco una particolare foggia di paralisi, re- lativa alle azioni elettriche continuatamente reiterate per DI 0. GRIMELLI 1*23 Io Stesso verso; e quindi invertendo la direzione delle slesse azioni elettriche osservansi risorgere le contrazio- ni con simili vicende, durevoli fino alla totale estinzio- ne della vitalità e della forza nerveo-raiisculare. Di tal guisa è manifesto che, finché tal forza organico-vitale mantiensi nella pienezza del naturale suo vigore, presenta le più complete contrazioni, comunque cimentata coll'elet- tromotore voltaico, e che, mano mano quella forza si in- fralisce per la continuala applicazione elettrica, le contra- zioni cominciano a farsi incomplete o difettose sino a man- care air iniutlo (Eleltricilà Fisiologico-Medica pag. 96, Modena 1839). La applicazione dell' elettrico o sui soli nervi o sui soli muscoli ne addimostra assai rapido l' infralimenlo della forza nerveo-motrice, cui poi tiene dietro quello della forza musculare irritabile. Quando si comprende nel cir- cuito di un elettromotore, di certa forza, il solo nervo costituito in tutta la pienezza del naturale suo vigoie, le contrazioni sorgono vivacissime e complete ne' corrispon- denti muscoli , qualunque sia la direzione delle azioni elet- triche sul nervo stesso: a tal uopo si prepari sollecitamente una vigorosa rana alla galvanica , poi si stringa fra il pollice e l'indice della mano sinistra la colonna vertebrale, lasciando pendenti dagli annessi isolali nervi crurali gli arti addominali, e quindi, impugnata nella destra mano l'una estremila di una ordinaria coppia voltaica di rame e zinco , si adduca l'altra opposta estremità della stessa coppia voltaica a contatto di un punto qualsiasi del pen- dente isolatissimo nervo crurale; dietro di che si otterran- no, finché i tessuti nerveo-musculari sono costituiti nel pieno loro naturale vigore , le contrazioni, sia che tocchisi il nervo colla estremità zinco elettro-positiva, o colla estre- mila rame elettro-negativa ; ma simili contrazioni ben pre- sto si fanno incomplete pel rapido infralirsi della azione ner- vea, e di tal guisa cominciano ad ottenersi o solo nell'alto 124 LETTERA li. del chiudere il circuito, o solo nell'atto di aprire il cii- cuito stesso, a norma che toccasi il nervo colla estremità 0 del rame o dello zinco della coppia predelta. In onta poi a simile primo infralimenlo del nervo, il muscolo serba ancora abbastanza vigore per offrire le contrazioni, qua- lunque sia il nervo pel quale le correnti elettriche lo in- vadono ; la quale proprielà del tessuto musculare sussiste tanto più a dilungo, quanto meno il tessuto slesso sog- giace a forti ed intense scariche e correnti elettriche va- levoli a presto snervarlo: ridoni poi i muscoli a quel grave spossamento ed infralimenlo di loro irritabilità, pel quale rispondono alle più energiche azioni elettriche colle più languide contrazioni, si osservano in tal caso simili contrazioni di preferenza, o unicamente, quando la cor- rente elettro-positiva procede dai tendini lungo le fibre musculari ai nervi; e alla perfine le estreme contrazioni delle fibre musculari sogliono osservarsi nelle fibre più prossime ai tendini. Per ultimo, fra le circostanze influenti alle vicende delle contrazioni musculari riscontrasi eziandio la varia estensione di superficie per la quale l'elettrico penetra ne' tessuti nerveo-musculari, e le diverse vie per le quali l'elettrico slesso trascorre ad invadere i nervi che dira- mansi ne' muscoli. Quanto maggiore è la superficie per la quale i conduttori o reofori dell' elettromotore vengono applicati sui tessuti nerveo-musculari della rana, tanto più complete e vigorose produconsi le contrazioni negli atti di chiuderne e di aprirne il circuito : così è che estendendo la applicazione di quei conduttori a buon tratto di super- ficie degli arii della rana, promuovonsi subito le più vigo- rose e complete contrazioni; mentre limitando l'applica- zione stessa a pochi punti degli arti medesimi si ottengo- no languide ed incomplete contrazioni. Parimente quanto maggiori sono le vie per le quali l'elettrico trascorre ad invadere i nervi motori, tanto più vigorose e complete M G. r.KIMELLl - 125 riescono ie contrazioni de' corrispondenti muscoli: di tal guisa avviene die quando si applicano i reofori di un elet- tromotore a due distinti punti del nervo crurale della ra- na, le cui parti superiori ed inferiori siano comunicanti in modo che l'elettrico trascorra non solo pel tratto ner- voso compreso fra i due reofori, ma anche per l'altra via di comunicazione fra le predelle parti superiori ed in- feriori dell'animale, in tal caso sogliono prodursi le con- trazioni più vigorose e complele sì nel chiudere come nel- l'aprire il circuito; che se i conduttori dell' elettromotore si applicano a due punii dello slesso nervo crurale, stando le parti superiori ed inferiori dell'animale isolate in modo che l'elellrico scorra ristreltamente lungo il tratto nervoso compreso fra i conduttori prcdelli , ne conseguono languide le contrazioni, e solo nell'alto odi chiudere o di aprire il circuito: maniere di osservazioni che non fiano poi mai abbastanza accuratamente insliuiite quando Iratlasi di esat- tamente precisare le vie e le direzioni per le quali l' elet- trico trascorre ad invadere gli organi del moto. Dietro le quali maniere di disamine si è condotti al- tresì a conciliare le discordevoli conclusioni che il Nobili e il Marianini trassero dalle parlicolari loro osservazioni ed esperienze intorno alle leggi e vicende elettro-fisiologi- che delle contrazioni (Nobili Memorie eie Voi. I pag. 35, Firenze 1834. Marianini Annali delle Scienze del Re- gno Lombardo-Veneto, Bimestre 1, 1834). Si consideri in fatti che il Nobili, per avere calcolato quelle leggi e vi- cende nel più speciale rapporto col vario vigore della for- za nerveo-musculare, conchiuse che, nello sialo del maggior vigore di tal forza, si ottengono le contrazioni, comunque diretta la corrente elettro-positiva sul nervo-, mentre il Marianini, per aver calcolalo le slesse leggi e vicende piut- tosto in relazione al vario modo di isolamento de' tessuti nerveo-musculari, conchiuse che si oltengouo le contrazio- ni solo quando la corrente elettro-positiva i)rocede sul 1-26 LETTERA II. nervo verso il musciilo: ma combinando all'un tempo si- mili procedimenli di osservazione e di esperienza si ri- scontra che realmente pel maggior vigore de' tessu- ti nerveo-musculari, eziandio isolati quanto fla mai pos- sibile, produconsi le contrazioni^ comunque diretta la corrente elettro-positiva sui nervi , e che pel maggiore iso- lamento de' tessuti nerveo-musculari, alcun po' infraliti, le contrazioni si ottengono solo quando la corrente elet- tro-positiva è diretta sul nervo verso il muscolo. Risulta- menti che verificansi pur anche in ordine ai nervi dell'or- gano elettrico della torpedine, costituiti nel maggiore pos- sibile vigore vitale , sui quali comunque diretta la corrente elettro-positiva dell' elettro-motore voltaico ne consegue la singolare azione e scarica elettrica procedente da quell'or- , gano maraviglioso (Matteucci Essai sur les Phénomènes Éleclriques des Animaux, Paris 1840. Archives de l'ÉIe- ctricité, Janvier 1842), Conchiudesì quindi che le leggi e le vicende elettro- fisiologiche delle discorse contrazioni musculari si riduco- no alle seguenti : 1. Nel più semplice circuito nerveo-musculare, instituito mercè il conlatto immediato della sezione trasversale del nervo crurale colla sezione trasversale de' corrispondenti muscoli, si producono le contrazioni complete, ossia^ tanto Dell'atto del chiudere quanto in quello dell'aprire simile circuito. 2. Nel circuito instituito mercè il confatto immediato della sezione trasversale del nervo colla esterna superficie del muscolo, o viceversa, si ottengono le contrazioni in- complete, ossia, nel solo atto di chiudere un tale circuito. 3. Nel circuito instituito mercè il contatto immediato della esterna superficie del nervo colla esterna superficie del muscolo le contrazioni manifestansi oltremodo incom- jdete ed agevolmente mancano anche all' intutto. 4. Nel circuito composto di più rane unite in serie ìM e;. (iKi.Mr.i M 127 aitlinata, coiii,'iiingendo la sommila delle coscie colla esfrc- milà delle gambe , si producono le contrazioni più o me- no complete e gagliarde in ragione del maggiore o mino- re numero di simili animali, e a norma del chiudere e dell'aprire il circuito mercè il conlatto e il dislacco o della sezione trasversale o della siii~ei(ìcie esterna de' nervi e de' muscoli. 6. Nel circuito composto per l'una parte de' tessuti nerveo-musculari forniti di tulio il naturale elettricismo fisiologico, e per l'altra di sostanze conduttrici il di cui eletiricismo fisico sia minimo o trascurabile a fronte del fisiologico, le contrazioni sorgono tanto più complete quanto più facile è il corso dell'elettrico dai tessuti organici alle interpostevi sostanze, e da queste a quelli. 6. Nel circuito composto de' tessuti nerveo-musculari costituili nella pienezza del loro eleltricismo , e di corpi elettromotori , il cui elettricismo fisico sia prossimamente I eguale al fisiologico, le contrazioni riescono tanto più com- ; pleie quanto più l'elettricismo fisiologico e il fisico si com- binano in modo che ambi procedano per lo stesso verso, ossia r elettro-positivo dai muscoli ai nervi I 7. Nel circuito composto de' tessuti nerveo-musculari dotati di tulio l'etetlricismo loro proprio, e di un sistema I elettromotore, il cui elettricismo fisico superi a dismisura I il fisiologico, ollengonsi le più complete contrazioni per ì qualunque verso siano dirette le azioni elettriche sui tes- I suti nerveo-musculari , 0 sui soli nervi , o sui soli muscoli. 8. In ogni maniera di circuito, semplice o composto, : finché la forza nerveo-musculare sussiste nel naturale suo vigore, le conlrazionì producousi complete dietro qualsiasi applicazione dell'elettromotore voltaico fornito di azione proporzionata all' uopo. 9. In ogni circuito al venir meno la forza nerveo- musculare le contrazioni cominciano a farsi incomplete e difettuse; ma ne' primi istanti del venir meno quella forza 128 LETTERA 11. DI G. GRIMEIXI supplisce a simile difetto 1' auinento della azione elellrica fino al punto di riprodurre le primitive contrazioni com- plete. 10. In qualsiasi circuito, qualora la forza nerveo-mu- sculare è scaduta in modo da offrire le contrazioni solo alle maggiori azioni elettriche, tali contrazioni riescono incomplete ottenendosi unicamente nell'atto del chiudere il circuito, quando la azione elettro-positiva procede dai ner- vi ai iiiiiscoli 0 sui soli nervi verso i muscoli , ed unica- mente nell'atto di aprire il circuito stesso, quando la sua azione elettro-positiva è diretta dai muscoli ai nervi o da questi al midollo spinale. Tali sono le leggi e le vicende elettro-fisiologiche che io amai sottoporre al profondo giudizio di Lei, chiaris- simo signor Professore e Cavaliere illustrissimo. E a tanto ardire mi fu sprone la lusinga di essermi attenuto ai ri- sultamenti immediati di quella osservazione ed esperienza, che Ella così sapientemente inculca ai cultori della Scien- za e dell'Arte salutare. Si degni conservarmi nella di Lei grazia e mi creda sempre di Lei Modena 4 Novembre 1842. Obbligatissimo Devotissimo Servo P. G. Grimelli. APPEM01€E I. AL CHIARISSIMO SIG?ÌOR ARAGO Segretario Perpetuo dell' Accademia delle Scienze di Parigi. E< eccomi di nuovo a compiere un dovere di ossequio e di gratitudine verso la S. V. Illustrissima e Chiarissima tributan- dole, come negli anni antecedenti, il sunto degli avvenimenti atmosferici in questa Città, nel corso dell'intero anno passato dal l.** Settembre 1842 al 31 Agosto 1843. Il Settembre 1842 fu straordinario e funestissimo non molto lungi di qui per la grande quantità della pioggia caduta , e spe- cialmente nei giorni dal 9 al 15. Noi ne contammo 14 de' pio- vosi, ma sempre a riprese, e in discreta quantità, menochè i giorni 11 , 12, 13 ne' quali piovve dirottamente; in questi giorni il barometro segnò 27 pollici e 3 linee, e ciò rcplicossi nel di 21 con pioggia moderata: il vento dominatore del mese fu il sud-ovest: la massima temperatura ascese ai 22°, 5 R., e fu nel giorno 9, la minima segnò 10°, e fu nella notte del 25. — L'Ot- tobre ebbe undici giorni piovosi ma non dirotti; venti alternanti fra il sud-ovest, il grecale, e il ponentale ; il massimo abbassa- mento barometrico ai 27 pollici e 3 linee nel giorno 20, in cui fu pioggia discreta; l'igrometro quasi sempre fra l'ottantesimo e il novantesimo grado ; la massima temperatura a 18.° nel di 21 , e la minima a .'>°,5 più volle , cioè nei giorni 10, 2G e 27. — Pio- vosissimo fu per noi il Novembre, avendo avuto 19 giorni, e specialmente i primi 12 , di un continuo cattivo tempo ; ma poi rimarchevoli furono le stravaganze de' venti ora nordici , ora ponentali^ ed ora meridionali: la prima neve al prossimo Apen- nino comparve nel di 5 ; altra neve alle colline circostanti il 18; il barometro ai 27 pollici e 3 linee nel di 26 piovoso e di vento meridionale gagliardo , ai pollici 28 nei di 19 e 20 con fortissi- ma neve all' Apcnnino .- circa al termometro ( come volcano N. Ann. St. Natlr. Anno 5. Tomo tO. o 130 APPENDICE queste circostanze ) non salì mai oltre al tredicesimo grado , ed abbassò straordinariamente fino al grado i nei giorni 7, 21 e 24. — Opposto , nelle apparenze atmosferiche , fu al Novembre il Di- cembre : quattro soli giorni di pioggia discreta ; otto di nebbio- si; venti dominatori di ponente; igrometro superiore sempre alli gradi novanta , ed il termometro pel massimo alli 8°,5 , pel minimo allo zero in quattro di, cioè alli 14, 21, 23, e 24: ma degna di molta osservazione fu la costante altezza del barometro in tutto il mese , giacché ( meno dei giorni 24 , 25 , e 28 ) ri- mase sempre superiore ai pollici 28 , e j si può dire senza esempio, toccò li 28 pollici e 3 linee nei giorni 4, 5, 6, e li 28 pollici e 2 linee in altri dodici giorni del mese. Nel primo giorno d'entrata nell'anno 1843 avemmo piovosa la notte , e quindi tempo bellissimo con un maximum termome- trico di gradi li, che fu ripetuto nei giorni 13 e 16: in tutto il mese l' istromento toccò lo zero sei volte sole , e segnò 1° nella notte del 4, e 2° in quella del 6; per tutto il restante si tenne ad una media di sette in otto gradi sopra al punto della congelazione. Quindi pochissima pioggia in tutto il mese ; giam- mai la neve, neanche in prossimità del paese; venti alternanti fra i ponentali ed i meridionali; nei soli giorni 17, 18, 19 un forte grecale con pioggia e marea , e nel 25 , alla notte, una forte brina; massimo abbassamento barometrico nel dì 16 a 27 pollici e 2 linee ; massima elevazione a 28 pollici e 1 linea nei giorni 4, 20, 21. E qui mi sia permesso il rammentarle. Chiarissimo Signore, come Ella segnalasse il di 12 di questo mese per la straordinaria bassezza barometrica, avvenuta in Parigi alle quattro antimeridiane, di 726mil.,2: noi, al contra- rio, in quel di avemmo il barometro costantemente a 747 mil. , 7 con una temperatura di 10 gradi; bensì alle cinque e mezza della sera infuriò il vento sud-est, che già dominava fin dal mat- tino, a modo tale che produsse un violento uragano, di assai danno si agli edifizi , sì alle campagne , e fu poi seguitato da una pioggia dirottissima, ma molto breve. Al contrario il Febbrajo , che ci diede tre volte il barometro a' 28 pollici, cioè ne' giorni 1, 2, 9, segnò uno straordinario ab- bassamento barometrico il suo di ultimo alli 26 pollici e 9 linee, os- sia alli 729 mil. , che poi fu seguitato da dodici giorni di pipg- APPENDICE 131 gCj come vedremo. E il mese corse con due soli giorni di nebbia densissima^ altri 13 di pioggia moderala, senza neve in città, con dolcissima temperatura, non mai inferiore ad i.°, e talvolta di 9.0, e quattro fiale di 11", il 19, 23, 25 , e 28. Avemmo qualche poco di neve ai colli vicini e forte marea nei di 13, 14; quasi sempre venti meridionali o di sud-est, che noi diciamo siroccali , forse inusitati o rari in tale stagione. Come io diceva, al 28 Fcbbrajo , in cui regnò un forte li- beccio ed una temperatura di gradi 11 pel maximum e di 8 pel minimum , successero dodici dì piovosi nel Marzo, con forte neve all'Apennino nel giorno sette: ho potuto misurare 100 linee di acqua caduta in codesti di, fortunatamente a riprese, senza grande violenza e senza neve da disciogliere ; per cui andammo esenti da quelle tristi conseguenze che, come male aggiunto a male, le basse di Bologna e di Ferrara dovettero deplorare. Nulla meno furonvi nel mese altri sei giorni di pioggia , e in totale quasi 9 pollici di acqua caduta , con un calore termometrico quasi costante fra li 9 e 10 gradi, e toccante il 14.** ne' giorni 25 e 26. Il di quattordicesimo, di cielo bellissimo, con vento po- nenlale, e maximum barometrico di 27 pollici e 9 linee, si estingueva tranquillo e puro, allorché, sulla mezz' ora di notte, ci apparve una luce straordinaria dall'ovest sud ovest al sud sud est, quasi in forma di trave, e con molta altra luce diffusa alla diritta, cioè verso il nord: sulle prime la giudicammo un giuoco di pura luce zodiacale, in quelle sere apparentissima;ma ripetutosi il fenomeno nelle sere 15 e 16, e rimanendo visibile a notte buja, e dopo lo spa- rimento dell' anzidetta luce , sospettammo di una cometa , la quale mostrossi poi in tutta la sua splendidezza le sere 17, 18, e sparve, dopo una languida apparizione, in quella del 19. La mancanza di ogni strumento privocci del piacere di osservarne il nucleo, e l'andamento: in quanto al nostro volgo, la vide, non ebbe a sbigoltirsene, e solo si compiacque di cavarne 1 soliti sinistri augurj. —L'Aprile, ed il Maggio non ebbero cose rimarchevoli. Se non che il primo una temperatura che toccò il 18" ne' giorni 9, 21, 22; quattro di con 100° d'umidità; due (T 11 e il 12) di neve ai monti, e marea; dieci di pioggia (linee 56 in tutto); venti sud-est e sud-ovest dominanti. Nel Maggio sei giorni pio- vosi (linee 27); abbassamento barometrico nel di 18 a 27 poi- 132 ÀPPENDIOK liei e 3 linee j umidità assai cospicua iu tutto il suo andare; rinnovazione di neve ai monti nel di 10; abbassamento termo- metrico dai 18 e 19" alli 7 e 6, con gravissimo danno dei filu- gelli; maximum di 21°,5 nei giorni 26 e 27; finalmente neb- bia densissima alle prossime colline nei di 24 e 25. Ma eccoci al Giugno, e quindi alla stagione estiva, che al pari dell' invernale è stata per noi avvertibile in causa del suo andamento non ordinario , moderato per calore , e spesso frammisto a pioggie discrete e quietissime. I venti dominatori del mese furono assai costanti, alternando fra il sud-ovest , e li siroccali : nel di 5 soffiò un forte sud-est, che portò l'igrometro a 20° : il barometro fu pel maximum alii 27 pollici e 9 linee , e pel minimum aili 27 pollici e 5 linee: l'igrometro sempre alto^ cioè indicante molta umidità: il maximum termometrico al 23° R. nel dì 29^ il minimum, di giorno, al 15° ,5 nel dì 11 ; par- tendo da questi estremi il termometro oscillò sempre con molta diversità nella notte, dove abbassò fino al 10°: furono dieci i dì piovosi; caddero in tutto lince 46 di pioggia, e, eccetto che nei giorni 15 e 24 in cui fu dalle linee 11 alle 14 , sempre moderata , a riprese, e poca. Il Luglio ha avuto 8 giorni di pioggia ( in tutto 20 linee ) , ma sempre breve, tranquilla, senza gragnuola , senza sviluppo manifesto di [elettricità: il dì 26 è stato straordinario per la grande pioggia e la neve caduta sull' Apennino, sebbene qui il tempo fu belio, e regnò un vento di ponente quasi continuato. I giorni 19, 20, 21, avvertili da me nei due anni scorsi per fortissimo calore , quest' anno diedero al termometro soli gradi 23 con un vento sud-ovest moderalo. Massimo innalzamento barometrico 27 pollici 8 linee , e minimo 27 pollici 4 linee 27 pollici 3 linee nei giorni 10 e 24 , in cui fu pioggia inter- rotta e discreta. Massimo calore, 2-5° R. , nei dì 6, 7 , 8 ; mi- nimo, 12°, nella notte dei 26, 27, 28; d'altronde nella gior- nata il termometro esterno oscillò sempre fra il 21° ed il 23°, con moltissimo squilibrio di temperatura dopo il tramonto del sole. Anche in quest'anno osservai alla sera dell' 11 al 12 Ago- sto una grande quantità di stelle cadenti , e sulla mezzanotte ne vidi cinque , nello spazio di pochi minuti, e d' una luce assai ros- sa , andare dal sud all'est presso alla costellazione di Cassiopea. APPENDICE 133 Il mese testé trascorso è stato rimarchevole per la totale man- canza di temporali, e di turbini, pel moderato calore, e quasi uniforme fra il 20** e il 22° R., sempre però col forte disquili- brio alla notte , in cui il tcrmometrografo diede talvolta un mi- nimo di 12° : vi avemmo quasi costante il barometro a 27 pol- lici e 8 linee, l'igrometro fra l'ottantesimo e il novantesimo grado, con cinque giorni di pioggia minutissima ed a riprese; l'unico di turbinoso, con vento grecale, fu il 5, in cui segui l'abbassamento barometrico a 27 pollici e 5 linee. In somma la State del (843 farà epoca da noi per l'uniformità della temperatura quasi costante e sempre moderata , per le brevissime piogge tranquille dei mesi di Giugno e Luglio, e per il dominio quasi esclusivo dei venti ovest, o sud-ovest . — Qui finisce il proposto sunto delle mie meteorologiche osservazioni. Voglia Ella acco- glierlo coir ordinaria sua benignità; mentre io, con profondo ossequio, passo a segnarmi Di V. S. lllastrissima Pesaro 1. Settembre 1843. Devotissimo Obbligatissimo Servitore G. Mamiani della Rovere. II. ISuir origine dello zolfo ue^ Tegetabili di lilEBIC Tutte le parti del corpo degli animali , la fibra de' mnsco- li, il tessuto cellulare, la sostanza organica delle ossa, la pelle, 1 peli ecc. derivano, come insegna la fisiologia, da un liquido circolante in tutto l'organismo, cioè a dire dal sangue. 1 princi- pi di questo sono somministrali agli animali dalle piante, e i carnivori vivendo ed alimentandosi del sangue e della carne de- 134 APPENLUCli gli erbivori , nel consumar questi s' appropriano le parli vege- tabili di cui gli erbivori stessi eransi nutriti. Da sperienze esatte risulta essere costituita la parte essen- ziale del sangue di due combinazioni sulfuree , I' una delle quali è l'albumina, la fibrina l'altra. Collo sbattere il sangue, tratto di recente, con una bacchetta, la fibrina vi si attacca in forma di filamenti bianchi ed elastici : e tale separazione si ottiene pur col riposo, perciocché il sangue si rappiglia allora in una gela- tina che a poco a poco si contrae , esso separasi in un li- quido giallastro chiamato siero, ed in un' intrecciatura di fili fibrosi quali a simiglianza d' una spugna racchiudono i globuli e la materia colorante del sangue. Lo siero componesi principal- mente d'albumina: esso gli comunica la proprietà di coagularsi col calore in una massa bianca elastica, proprietà particolari del bianco d'ova egualmente composto in gran parte A' albumina. Tolta dalla circolazione la fibrina presentasi allo stato di so- stanza interamente insolubile nell'acqua fredda, mentre l' albu- mina, tal quale trovasi nello siero e nel bianco d'ovo, si discio- glie nell'acqua in tutte le proporzioni. Infine un'altra sostanza destinata alla sanguificazione la si è un principio essenziale del latte , la caseina la quale costituisce l' unico alimento azotato che i giovani animali ricevano dalla loro madre. U albumina, la fibrina e la caseina distinguonsi da tutte le altre parti animali per la presenza dello zolfo contenuto ne' lo- ro elementi, non però allo stato ossigenato, né d'acido solfori- co^ né di solfato. L'albumina dell' ova sviluppa putrefacendosi dell'idrogeno solforato capace d' annerire l'argento, e in gene- rale i metalli trasformandone la superficie in sulfuri , e parimenti la fibrina e la caseina sviluppano nel putrefarsi lo stesso gaz, mentre si può d' altronde per molti mezzi dimostrare la presea- za dello zolfo nei detti corpi. II. È di fatto che i tre enunciati principi chimici derivano dal nutrimento degli animali^, cioè a dire dalle piante, e la chimica ha di recente sparso viva luce su tale argomento ed ha indicato sotto qual forma trovansi i medesimi nella vegetazione. Le pian- APPENDICE 136 te contengono ne' grani, nelle radici , e nel succhio certe com- binazioni sulfuree in quantità variabili, e sempre contenenti dell'azoto. Due di tali sulfuri riscontransi ne' grani de' cereali, ne' cotiledoni delle leguminose, de' piselli, delle lenti e de' fagiuoli, un altro accompagna sempre il succhio de' vegetabili , e special- mente in molta quantità quello de' molti legumi. L'esame delle proprietà e della composizione di questi sulfuri conduce a que- sto considerevole risultato che il principio solforato contenuto nel succhio delle piante è identico all' a/ftumma del sangue e del bianco d'ova, che il principio solforato de' cereali possiede le stesse proprietà e la stessa composizione della fibrina del san- gue, ed infine che la parte essenzialmente nutritiva de' piselli, de' fagiuoli, e delle lenti ha i caratteri e la composizione della caseina del latte. III. Quindi i principj solforati del sangue degli animali non so- no creati da questi ma dalle piante: se manchino nell'alimento de' medesimi non può in loro formarsi del sangue , e più un vegetabile ne contiene, più è desso atto a mantenere la vita animale. IMa in alcune famiglie di vegetabili, come per esempio nelle crocifere, esistono inoltre altre combinazioni sulfuree mollo più ricche di zolfo che noi sono i principj del sangue contenuti nelle piante. 1 semi specialmente di senapa nera , il rafano , il cre- scione , le cipolle, la coclearia, per mezzo della distillazione coli' acqua forniscono olii essenziali sulfurei rimarchevoli pel loro odore forte e penetrante. Ora siccome le combinazioni sulfuree non mancano in alcuna pianta , in alcun grano , e le piante coltivate per alimento del- l'uomo e degli animali ne sono soprattutto abbondanti, convien conchiudere che le medesime pel loro sviluppo abbian uopo d'un corpo solforato che somministri lo zolfo di tali combinazioni. Che se una pianta anche nelle circostanze più favorevoli man- chi di tal corpo solforato è evidente che non potrà fornirne le dette cojnbinazioni. L'aria^ eccetto tracce leggieri d' idrogene solforato appena apprezzabili, non contiene corpi solforati; è 136 APPENDICE dunque il suolo che offre alle piante lo zolfo necessario al loro sviluppo e le radici sono i soli organi capaci d' assorbirlo. IV. Per conoscere sotto qual forma lo zolfo trovisi nel suolo basta consultare la composizione delle molte sorgenti minerali sparse alla superficie della terra^ le quali tutte provengono da acqua di pioggia che filtrando attraverso de' terreni disciolgono nel lor passaggio tutte le materie solubili che le comunicano delle proprietà non possedute dall'acqua pura. In queste materie rìisciolte nelle acque di sorgenti e di fon- tane trovansi sempre de' solfati, e il liquido ottenuto colla li- sciviazione del leniccio flessibile de' campi o degli orti contiene sempre quantità assai facili a determinarsi di questi sali. Dopo ciò non rimane dubbio sull'origine dello zolfo nelle piante, e nello stato attuale delle nostre cognizioni è d'uopo ammettere ch'es- so derivi da' solfati, i quali disciolti nell'acqua sono assorbiti nel suolo dalle radici de' vegetabili. Il carbonato acido di calce, quasi sempre esistente nell' acqua di sorgente, fa si che rare volte trovansi sali ammoniacali , e specialmente solfati d' ammoniaca nelle acque minerali , perchè all' analisi il sale ammoniaco subi- sce una decomposizione per parte del carbonato di calce duran- te r evaporazione , e in conseguenza l' ammoniaca si volatilizza. 11 solfato d'ammoniaca è senz'eccezione secondo le idee at- tuali la combinazione sulfurea più acconcia all' assimilazione : esso componesi di zolfo e d'azoto, clementi utili alla vita delle piante, e che entrano nella composizione àelV albumina , della fibrina e della cascina vegetabile; e, ciò eh' è più degno d'at- tenzione, osservando la proporzione de' suoi elementi si può considerare come una combinazione d' acqua con equivalenti eguali di zolfo e d'azoto, di guisa che potrebbe offrire alla pianta vivente questi due elementi in seguito d'una semplice eliminazione d' acqua. APPENDICE 137 Le combinazioni vegetabili hanno per ogni equivalente di rolfo circa 27 equivalenti d'azoto; ond'è chiaro che la pianta dee ricevere assai più ammoniaca che non ne contiene il solfato di tal base , se tutto lo zolfo del solfato d' ammoniaca dee pur diventare parte integrante d' una di tali combinazioni. Havvi in ciò un rapporto simile a quello che presentasi nell'assimilazio- ne del carbonio e dell'azoto offerti alle piante nello stato di carbonato d'ammoniaca. Supponendo che questo sale contenga due equivalenti di carbonio per un equivalente d'azoto, bisogna evidentemente che la pianta s'assimili in oltre il carbonio di sei equivalenti d' acido carbonico per comporre uno de' principi azotati , giacché questi comprendono un equivalente d' azoto per otto equivalenti di carbonio. VI. La fissazione d' un solfato per mezzo d' un principio vege- tabilu suppone necessariamente che l'acido solforico si decom- ponga, sotto le stesse influenze che l'acido carbonico, in ossige- ne clie s'elimina ed in zolfo che rimane in combinazione. Se l'acido solforico si è introdotto nel vegetabile allo stato di sol- fato di potassa o di soda, le basi di questi sali restano in li- bertà dopo tale riduzione dell'acido solforico. Trovansi infatti tali basi nella composizione di tutte le piante coltivate , e di molle delle incolte , e vi si rinvengono o combinate con acidi organici, o, ciò eh' è più rimarchevole, coi principj solforati me- desimi contenuti nelle piante. — La cascina vegetabile contenu- ta ne' cotiledoni delle leguminose non si discioglie nell'acqua da se sola, ma nello stato in cui trovasi nelle piante è dall' acqua facilmente sciolta , e ciò in causa d' una certa proporzione di potassa e di soda. — Parimenti l'afftjfmuirt contenuta ne' succhi vegetali è sempre unita a soda , o potassa , e si può ritenere che la fibrina vegetale de' cereali, principio insolubile nell'acqua, fosse primitivamente per egual modo solubile, e siasi introdot- ta ne' grani coll'ajuto d' un alcali. In conseguenza la soda e la potassa de* solfati alcalini, che hanno fornito lo zolfo ai principj vegetali solforosi, o rimangono con questi combinati , o fanno parte di nuove combinazioni , o in- 138 APPENDICE fine rientrano nel suolo. Il solfato più diffuso è il gesso, o solfalo di calce, il quale in virtù della sua solubilità può passare diret- tamente nelle piante, o anche decomposto dal carbonato d'am- moniaca delle acque pluviali per venirvi allo stato di solfato d'ammoniaca. Una dissoluzione di gesso contenente sai marino o cloruro di potassio, come l'acqua di mare e la più parte delle sorgenti, può considerarsi come un miscuglio di solfato alcalino, e di cloruro di calcio. Quando si offre ad una pianta contemporaneamente sale mari- no, e gesso, essa agirà con la dissoluzione di questi due corpi, come se gli fosse presentato del solfalo di soda, e del cloruro di calcio: lo zolfo e l'alcali del solfato rimangono nel suo or- ganismo per comporne i principi solforosi ; il cloruro ed il cal- cio sono rejetti dalle radici. La qual decomposizione s' effettua nelle piante marine, e lo si può affermare con certezza; la soda e la potassa derivano dal sai marino o dal cloruro di potassio che soffre una decomposizione in presenza del solfato di calce o di magnesia. Lo stesso dee dirsi de' cereali , e di tutte le piante non contenenti calce, e alle quali lo zolfo si è offerto sotto forma di gesso. Quindi spiegasi l' utilità del sale marino per alcune specie di vegetabili. III. Cenni intorno al Xaliacco DI FIIilFPO BEIil,I]lI interiti nella Strenna parmense , Anno 2.° 1843 — Parma , Stamperia Rossetti. Questa pianta fu veduta la prima volta il 6 Novembre 1494 nell'isola di Haiti da due spagnuoli della spedizione di Co- lombo. Verso la metà del Secolo XVI fu introdotta da Francesco Hernandez da Toledo ne' regni di Spagna e di Portogallo. Gio- vanni Nicozio ambasciatore di Francesco II, appresso Sebastiano ACPBMUICE 139 re (li rortogallo (*) l'ebbe nel 1560 da un negoziante Fiammingo , e Linneo la denominava Nicotiana Tubacuw. Di poi fu introdot- ta in Francia,- in Italia, e in Aleuiagna. Del 1585 l' inglese Ca- pitano Drak ne arriccili il suo paese. I turchi non la conobbero che l'anno 1C05. A meglio di cento volumi sono slati scritti prò e contro l' uso di (jnesla pianta. I fulmini del Valicano la colpi- rono, e il re d' Ingiiilterra Giacomo 1. la dichiarò un'erba cat- tiva da estirparsi. Il Cesare Russo Michele Feodorowitch ne vie- tò l'entrala ne' suoi stati , prima sotto pena delle bastonate, poi sotto quella del taglio del naso, e in ultimo sotto l'altra della perdita della vita. Maometto IV. l'ebbe in orrore, e faceva im- piccare quanti erano sorpresi colia pipa. Elisabetta imperatrice di Russia la vietò ne'iuogi santi. Alla corte di Luigi XIV. era proibito di prender tabacco. In Isvizzera fino alia metà del se- colo XVil. il fumare era divietato sotto severe pene. In Berna era un Tribunale contro il tabacco , che durò sino alia metà del jecolo XVIIl. E dopo lutto questo l'uso n' è venuto generale in tutte le parti del mondo ; i Sovrani ne traggono una delle prin- cipali loro rendite, e il commercio se ne vantaggia. Quante con- liderazioni non olfre la storia del tabacco al filosofo!!! Questo ricaviamo dal bene iutessuto lavoro dell'egregio Si- gnor Filippo Bellini. Giuseppe Maria Bozoli. IV. Terra Vergine. La Vergine terra, correttamente parlando, è quella che non è mai stata disturbata dall'aratro, o da qualunque altro siasi stromento d'agricoltura. L'agricoltore ciò nulla di meno non sempre cosi strettamente confina 1' applicazione del ter- NOTA DEGLI EDITORI (*) Linneo nacque solo nel 1707 ed il nome di Nicotiana era stato impo- •to un secolo prima in onore di Nie.ot ambasciatore di Portogallo che al suo '•ritorno in Francia presentò qnesl' erba alla regina Catterinn de" Medici. 140 APPEWDiCE mine Vergin suolo; imperocché noi alle volte il troviamo ap- plicalo a terreni, i quali sono stati coltivati bensì in addietro, ma lasciati poi per si lungo volger d'anni in riposo da far presu- mere aver essi riacquistate le primitive proprietà. L'Agricoltura da qualche anno in qua ha avuto ricorso ad alcune scienze , e in partieolar modo alla chimica e alla geologia. La chimica , non è dubbio, ha operato molto di quello ch'era necessario e deside- rabile; ma, non poco resta a farsi ancora per ridurre l'a- gricoltura ad un regolare sistema. Una cosa, non pertanto, sem- bra al lutto mancare, ed è un accurato e scientifico esame della natura e proprietà della terra vergine in ordine a che le sue pe- culiari, eccitanti e stimolanti qualità sopra le produzioni vegetabili abbiano ad essere nel generale accuratamente determinate ; imperciocché fosse questo il caso , vi sarebbe ben poc' arte , dove un suolo si ritrovasse impoverito , nell' applicare il neces- sario rimedio a ritornarlo nel suo stato originario, o ad una condizione il più che possibile rassomigliante alla terra vergine. Per quantunque eccitante possa essere il principio, cui il suolo possiede , egli è innanzi tutto necessario di esporlo all' azione dell' atmosfera , onde questo principio possa essere chiamato in piena ed attiva operazione, imperocché, mentre continua ad es- sere tolto alla influenza del sole e dell' atmosfera , la potenza che ha sopra la vegetazione giace inerte ; è d' uopo perciò ben fìggersi in capo, che qualunque maniera di piante deriva una parte di nutrimento dall'acqua, e dalle costituenti parti dell'at- mosfera , e che per conseguente queste piante non dipendono in- teramente dalla feracità del suolo per tutto che loro occorre a portarsi ad uno stato di perfetta maturità. Gli Agricoltori hanno 1' abito di designare così tutte quelle terre, che loro sembrano essere state depositate a tale profon- dità da non poterle raggiugnerle col modo ordinario di agri- coltura ; e di qui é che molti di essi hanno introdotto la pratica dell'aratro tagliente, con che una parte di questa vergine terra è tratta alla superficie: la qual terra coli' essere meschiata alla porzione del suolo impoverito di forza produttrice, fa sì che l' intera massa grandemente si migliora , e diviene atta a dare per alcuni successivi anni bellissimi prodotti. Non pertanto convien badare, che r aratro tagliente non gitti sopra la superficie del suolo una AFPEISUK.I'. 141 terra di qualità inferiore, imperciocché, se quivi è defìcenzadi suolo di prim' ordine, 1' aratro facilmente non farebbe che portare alla superficie una terra di second' ordine , e recherebbe perciò un danno incalcolabile. Di qui è che tra' pratici agricoltori insorge tanta diversità di opinione a riguardo dell'utilità del sotto suolo, 0 dell'aratro tagliente; e sarebbe un assurdo il supporre, dov'è tanta diversità di suolo, che la medesima pratica avesse a sortire per tutto un esito felice. Non è nulla che meglio chiarisca della feracità della vergi- ne terra, come eziandio della necessità di dovere essere esposta all'azione dell'atmosfera, quanto il 'sistema di coltivazione adot- tato nelle nuove regioni; e, per esempio, l'alto Canada ne può dar norma. Le primitive foreste di questa contrada possonsi chia- mare vergini suoli. Quelle parti, persino dove sono piccioli albe- ri, e dove il bosco è chiamato aperto, possono essere traversa- te per ventine di miglia senza che vi si avvenga in un filo d'er- ba ; ma non appena le foreste sono rimosse sia col fuoco , sia altrimenti, e la influenza del suolo e dell' aria tratta in contat- to colla terra, o per Io meno colla sua superficie, che vegeta- bili produzioni prendono possesso del suolo e crescono vigorosa- mente. Egli è sopra questa superficie di suolo , che il grano cre- sce ne' nuovi stabilimenti, senza che l'aratro si sia impiegato, per queste due ragioni: la prima, perchè l'opera de' lavoratori è di assai cara; la seconda, per la diiTicoltà di arare la terra innanzi che le radici degli alberi sicno abbastanza decadute a non far più un forte inciampo all' aratro stesso. È necessario non pertanto che i semi siano coperti di terra: a questo effetto s' impiega un picciolo triangolare erpice , che abbia tanto di forza da cuoprire di un leggero strato di terra il seme. Per questo modo alle volte una, altre volte due, e an- che più raccolte si ottengono. Ma siccome la somma di questo suolo cosi messo in azione è picciola , non è a maravigliare , che dopo uno 0 due anni il terreno si manifesti esausto ; sebbene quivi i coltivatori continuino per assai degli anni a seminare sia fermento, sia segala (senza aver d'uopo d' aratro) insino a che vai la pena di farne raccolta. Ma questi stessi terreni, co- me sieno bene governati , continueranno per molti anni a dar buone raccolte, senza r.3Juto di niun' altra sostanza nel carat- 142 APPENDICE tere di letami : in tal caso si debbe avvisare a' mezzi di portare alla superficie successive porzioni di suolo: dapprima nel modo di già discorso ; quindi con superficiale aratura ; e finalmente con aratura più profonda: e con questi mezzi nuovi supplimen- ti di vergin terra saranno messi in operazione (1). Giuseppe M. Bozoli. (1) Dal pcnaj Magazine ' V. Fisiologia Vegetale Estratto di nota de' Signori INIIRBEIi E PAYEM letta all'Accademia delle Scienze il 9 Gennaio 1843. Quella materia glohuio-eelluUre clic precede l'apparizione delle cellule, e die si trova per tutto ove il vegetabile è nello stato di crescenza, in una parola il cambio contiene sempre de' corpi analoghi nella loro com- posizione elementare a quella che costituisce la materia animale, e per conseguenza sono azotati. Questi corpi sono in presenza de' principj imme- diali non azotati chimicamente composti di carbonio e d' acqua j tali sono la destrina , la gomma , 1' amido, lo zucchero , la gkicose , la mannite eco- Nel momento in cui la vegetazione si manifesta per mezzo dello svi- luppo delle cellule , comparisce la cellulosa nuovo principio immediato com- posto di carbonio e d'acqua come i sunnominati, e che si può considerare come il prodotto d'un' aggregazione di essi, o di loro trasformazioni. La cellulosa cresce in volume mediante la sovrapposizione di nuovi strati tutti simili fra di loro nella loro composizione chimica , e talora anche median- te l'aggiunta di principj immediati , come quelli costituenti le parti legno- se 0 il legno. Il condensamento delle pareti delle cellule e la scomparsa (depart) del- le sostanze azotate spiegano come il cuore in una quercia secolare conten- ga appena qualche millesimo d'azoto, mentre i giovani organi come le spongiole , le gemme, gli ovuli nascenti ne contengono molti centesimi, cioè dalle 10 alle 20 volte di più. In alcune specie di piante, certe parti dell'organismo sono soggette ad improvvise modificazioni , come lo prova il tessuto cellulare del perisper- ma, del dattero, e di molte palme. La produzione subitanea ed inattesa di considerevole quantità di cellulosa produce immediatamente nelle pareti del- le cellule molta spessezza e ciò eh' è più singolare, queste pareti pri- APPENDICE 143 ma cliiiise si muniscono di pertugi canaliculati che contengono come la ca- vità centrale una quantità considerevole di materia azotata. SI osservano simili pareti e pertugi nell' epoca della rapida formazio- ne del legnoso ne' noccioli , granelli de' frutti del mandorlo . del pesco , del noce , dell' uva , e nelle concrezioni sparse delle pere. Le quali concrezioni sparse non sono fisiologicamente parlando che noccioli imperfetti. (♦) Numerosi pertugi s' apron pure nelle cellule delle nervature delle foglie ed è probabile che per queste vie le sostanze azotate si diffondano nelle taervature , e nel parenchima. Durante il corso degli sviluppi delle foglie , e talvolta anche degli ste- li e delle radici , nelle cellule speciali contenenti masse di materia azotata , si operano secrezioni di diverse nature , e soprattutto di sostanze minerali le quali presentano in generale la forma cristallina. Non si può dubitare che le cellule speciali , e il cambio da esse contenuto non adempia- no secondo 1' occorrenza le funzioni di glandole secretorie o escretorie : d'onde consegue die il cambio presiede alla formazione, all'accresci- mento , ed alla moltiplicazione del tessuto cellulare. Ma nulla prova eh' es- so si combini colla sostanza costituente quest'organismo. È rimarchevole che i piccoli cristalli contenuti ne' vegetabili si formano nella sostanza stes- sa della linfa la quale ricompare nella sua prima forma quando con rea- genti venga espulsa la materia minerale. Né solo nell'interno de' vegeta- bili formansi depositi di materie inorganiche : è facilissimo rilevare la presenza di concrezioni calcari alla superficie della chara ispida , della cha- ra volgare ecc. La linfa è dotata della facoltà di separare la cellulosa , materia da prima estendibile ma che finisce col diventare concreta ed inerte. Tutte le parti solide del vegetabile , cominciando dalle cellule nascenti fino ai vasi esclusivamente, sono composte di cellulosa : ma a seconda dell'invecchiare di questi organi, la linfa diminuisce , restando però sempre liquida. Queste proprietà della cellulosa di tendere a diventar concreta ed iner- te , e del eambio di conservarsi sempre liquido permettono di stabilire del- le analogie fra le due grandi classi di esseri organizzati. In molti animali, il carbonato di calce , materia di composizione semplice costituente la mag- gior parte del loro inviluppo, e che entra nella composizione del loro sche- letro , non richiama forse fino a un certo segno le funzioni della cellulosa ne' vegetabili ? La linfa, quella materia molle, attiva, potente, che accre- sce il vegetabile , e vi mantiene la vita , non corrisponde forse a quegli ap- parecchi organici , per verità infinitamente piìi perfetti , ma che tuttavia adempiono analoghe funzioni negli animali? Da queste ricerche de' Signori Mirbel e Payen pare che la sostanza a- zotata accompagni sempre lo sviluppo de' nuovi organi vegetali , come già lo prova la decomposizione de' medesimi la quale ci offre proporzionalmen- te maggior copia di materia azotata ne' semi piìi che nelle altre parti del- la pianU , e quando questi germogliano, forse la sostanza slessa passa tut- ta nella nuova pianticella. Alcuni agricoltori hanno espcrimcotato degli olj ( ) A noi prrù sembrano nelle jjeie piuttosto specie Ai emetctnzt o callosità accidentali. 144 APPENDICE come ingrasso e non ne lianno ricavato alcun profitto; questo potrelybe spie- gare perchè siano così utili invece le sanse de' semi oleìferi come apparisce anco dal prospetto del valore comparativo degli ingrassi ( Vedi Appendice del fascicolo di Gennaio di questi Annali ) : conciossiachè da tali semi venga colla pressione estratto l' idrogene carbonato e rimangasi la materia azotata nelle sanse : forse gioverebbe analizzare i cotiledoni d' alcune sementi dopo sviluppate le pianticelle germogliate dalle medesime per conoscere se essi rimangano privi di ogni sostanza azotata , lo che spiegherebbe il passag- gio di questa se tutta o solo in parte , nel nuovo essere organizzato proce- dente da quei semi. C. B. P. VI. Aeroliti. Prèsso Utrecht siccome riferisce il Prof. VANRKES il 2 giugno scorso alle otto della sera essendo il cielo coperto s' intese per un raggio di 20 a 25 chilom. uno scoppio pari a quello di due o tre cannoni , poi il fischio d'un corpo che velocissimo traversi l'aria. Un paesano vide infatti qualche cosa cadere sovra un prato ed innalzare un turbine di polvere a grande altez- za : ed osservato di nuovo il luogo vi si trovò un foro conico largo in cima con in fondo una pietra nera ossia un aerolite del peso di 7 chil. penetra- tovi verticalmente fino a un metro di profondità cacciando a grande distanza la terra argillosa del foro escavato. In seguito alla distanza di 3 chilometri Si è estratto da un fosso im altro aerolite del peso di chil. 2,7 che si era veduto cadere contemporaneamente a quello. Tutti due sono di una fi- gura irregolarmente poliedrica a spigoli smussati , coperti di crosta nera e rugosa e nell' interno composti di sostanza grigia , granulosa con particelle brillanti di ferro meteorico , laonde appartengono alla specie più comune d' areoliti quali quelli caduti a 1' Aigle nel 1803 e a Stannera nel 1808 — A Renazzo nel Ferrarese prossimo a questa Provincia nel 1824 caddero cor- pi simili di composizione , e uno di essi fu dal chiarissimo Prof. Orioli spe- dito al celebre Vauquelin che ne fece 1' analisi pubblicata negli Annahs J.- Chimìe Ct de Phyrique _ ^^V-->x C- B. P. ( pubblicato il 10 Ottobre 1843. ) N.Auuali/rX. % ::J^ X Tav I '^J'.^. ^y/ Jr.é. ^, //. ■^Z ~^ */.• -/i^r- INDICE i DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO. ì l *^ Parte Prima. •i Sgarzi Prof. G. — Dell' azion chimica considerata sotto ^ l'influenza della forza organica. . ... pag. 5 RoNDANi C. — Quattro specie d' insetti ditteri proposti come tipi di generi nuovi » 32 , (ÌIV13 Cav. Prof. G. — Statistica mineralogica della To- scana pag. 47 Ai-KSSANDRiNi — Rendiconto delle Sessioni dell' Accademia delle Scienze » 80 Grimelli Prof. G. — Intorno alle contrazioni che prò- duconsi neW atto del chiudere e dell' aprire il cir- cuito prettamente nerveo musculare della rana . » 94 . Dillo stesso — Sulle stesse contrazioni nel circuito com- posto per V una parte di tessuti nerveo-musculari , per V altra di un sistema elettromotore idrometal- lico » 104 Appendice. ' IUahiaisi della Rovere Conte G. — Sunto degli avve- nimenti atmosferici nella Città di Pesaro dal i.° Settembre 1842 al 31 Agosto 1843 » 129 [iiEBiG — Sull'origine dello zolfo ne' vegetabili . . » 133 (Bellini Filippo — Cenni intorno al tabacco . . . » 138 IBozoLi Gius. M. — Sulla terra vergine .... » 139 [C. B. P. — Fisiologia Vegetale » 142 (iC. B. P. — Aeroliti » 144 BVLLETTIKO DELLE pubblicato per cura DELLA SOCIETÀ MEDICO-CHIRURGICA DI BOLOGNA Ogni raese'un fascicolo corredalo di tavole quando sia d'uopo. Sei fascicoli formano un Volume di fogli 27 circa. Prezzo dell'annuale associazione da pagarsi anlici- pataraenle Romani scudi 2, e con affrancazione fino ai confini scudi 2: 20, pari a ilaliane lire 12. IL FELSINEO Giornaletlo seltiraanale d'Agricoltura, Industria, Mo- rale ecc. Annua associazione scudi 1 : 20. Direzione all' Ufficio del Felsineo : Bologna Piazza S. Stefano N.° 96. È sortito il N. 3. dell' anno /F. ]\II0VI AIV1\ALI Seue SCIENZE NATURALI Anno V. Tomo X. Settembre e Ottobre 1843) (pubblicato li 8 Gennaio 1844 ) BOLOtiTfA Ìd44« TIPOGBAFIA SASSI «ELLB SPADESIB. Il Sig. associato /'^'^'^^■'-^■^^ è vivamente pregato a voler favorire l'importo deW associazione dell'annata 1843 —, all'Editore dei Nuovi Annali delle Scienze Naturali — officio del Felsineo, Bologna Piazza S. Stefano N.*^ 96. ^. AVVISO Questa Raccolta aumentata specialmente nella parte delle scienze economiche ed agricole, negli estratti e notizie scientifiche ed industriali, è divisa in due parli ; la prima contenente memorie ed articoli originali inediti pubblicati, come per l' addietro , dai Professori Direttori col concorso dei soliti Collaboratori, ai quali altri si aggiunsero: l'al- tra parte, in forma di appendice, comprende gli oggetti nominati di sopra ed è affidata alia direzione di Carlo Berti Pichat editore e proprietario di questo periodico. Ogni mese verrà pubblicato un Fascicolo , ovvero per un bimestre un fascicolo doppio, e quando lo richiegga la materia, sarà corredalo delle opportune Tavole. Il primo ed il settimo Fascicolo d'ogni Annata è fornito di un Fron- tispizio e di un Indice per la serie de' Volumi , e le Ta^ vole di un'Annata saranno dodici all' incirca, come i fo-r gli di cui si compone ogni volume saranno sempre più di trenta. Il prezzo d' associazione annua per tutto Io Stato Pon-f tificio è di Scudi 3. I Signori Associati al Bullettino delle Scienze Me- diche potranno ricevere questi Nuovi Annali persoli an- nui scudi 2:50. II prezzo dee pagarsi per semestre anticipato, oltre le spese di dazio e porto per I' estero. Si accetta il cambio con tutti i giornali scientifici , agricoli e tecnologici. Le Associazioni si ricevono in Bologna all' uffizio del Felsineo Piazza Santo Stefano N." 96 , al quale sarà diret- to quanto è relativo all' amministrazione ed all'appendice, e pel rimanente si farà recapilo al solito dal Prof. Ales- sandrini via Altabella N.*' 1637. S'intende che l' associa- zione debba continuare d' anno in anno quando entro No vembre noa siasi dato avviso in contrario. 1 I STATISTICA MirVERALOOICA Continuazione j vedi pag- 47-) XIX. Val 659 660 661 662 663 54 56 57 di Merse Monte di Scalvaja Vicinanze diBoc- che{>8Ìano Monte di Luriano Osteria del Lec- cio Com. di Pari 58 Chiusdiuo ìN. A^^■. Se. Katlr. Aimo 5. Specie Steaschislo, B. Steaàchisto; si trova pure a Boccheggiano; a i'eutolina; a Scalvaja j e nella Valle di Rosia. Verrucano. Classe II. Roccie di Transizione. Specie Macigno. A. Macigno di color grigio; si trova pure a S. Giusto presso Chiusdiuo; a Luttari presso Scal- vaja; al Ponte, al Macereto quel- lo rosso; ed in altri punti bigio nei Monti superiori. Pietra se- rena. Specie Calce Carbonata compatta. A. Calce carbonata compatta bi- gia ; si trova pure a Torniella. Abbalsano , alberese. Cl. IV. Rocce d'Alluvione. Specie Brecce. B. Breccia mista , rossastra , e bruna di quarzo, e giada; e si trova al Tonte , al Macereto, ed all'Osteria delle Serre. B. Breccia silicea di colore ania- tistico, si trova a Monlieri luo- go detto Campo Torchi; quella coloiata di rosso nelle vicinanze di Cliiusdino; come esiste nella Strada Maremmana di Luriano; nello stesso luogo alla RazzaJA fumo 10. llt ■ r ir-< 146 1 STATISTICA MIKEHALOGICA XIX. I Val 664 665 666 667 668 669 670 di Merse 59 60 Toraiella Acque di Boc- cheaaiano 61 62 63 64 65 Acqua del Castel- letto Mascagni Acqua di Mace- reto Bagni di Petriolo Acque delle Cal- dauelle sotto Pari Acqua del Morla- jone o Boria- vi è di Agata j e Corniola ; di quarzo bianco, e grigio a Fro- siui, podere della Casa Nuova; come pure gialla , e rossastra ai Campetti 3 a Scalvaja vi è la Breccia color di rosa e bianca, e di molte altre tinte ; bianca , e rossa è a Spannocchia ; a Pari presso l'Osteria del Leccio 3 ed in vicinanze dei Bagni di Petrio- lo. Potrebbero servire per i lavo- ri di pietra dura per farne vasi. Classe V. Rocce Vulcaniche. Specie Trachite. A. Trachite bianca , e bigia. Pe- perino. Classe. VI. Acque Minerali. B. Acqua del Seccatojo della Si- gnora Periccioli ; Acqua del Sec- catojo dell'Olio puzzulo, acidula, ferruginosa ; Acqua Calda , sali- na 3 Acqua superiore del Botro rosso , acida e ferruginosa ; Ac- qua Inferiore del Botro rosso. Idem. B. Acqua acidula sulfurea , al- calina, ferruginosa. A. Bagni di Macereto con 38 gradi di temperatura, sulfurea, e ferruginosa. Acqua sulfurea ferruginosa a 40 gradi di temperatura. A. Acqua sulfurea con 28 gradi di temperatura. Acqua jodica, e salina con 16 gradi di temperatura. Cll'U 147 XX. 671 672 673 674 676 Val d' Arbia , e Om- brane S. Fedele Comu- nità diCastelNuo- vo Berardenga Dievole ai Ba- gniacci Comunità come sopra Casa fosso Com. di Radda. Bosciano fuori della porta Ca- mollia di Siena Nocetto presso le Serre a Kapolano Asciano ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I.'Silicidi. Genere I. Silice. B. Cdcedouio impuro decompo- sto dagli effluvi dell'acqua mi- nerale. Pietra focaja. B. Calcedonio impuro nero, e grigiastro j si trova alle Serre, a Rapolano, nell'istesso luogo Ivi è di color verdastro j all'O- steria della Violante comunità d'Asciano vi è nero, e bianco, come pure di quello tinto di paonazzo. Idem. Calcedonio, diaspro, rosso e grigio. Diaspro. Genere II. Silicati d'Allumina. Argille diverse. C. Argilla pura gialliccia. Terra da Stoviglie fina. A. Argilla comune, Terra da Sto- vigile, ed in molti altri luoghi come al Monte Santa Maria ^ so- no a Rapolano. Armajolo. A. Argilla comune grigiastra id. , si trovano dei grandi spazi com- posti intieramente di questa ter- ra della maggiore esteusioi.e. Co- munità d'Osciauo, e nelle Co- munità del Terzo, e di Città presso Siena. Terra da Stoviglie. 148 STATISTICA MINERALOGICA XX. 677 Val d' Arbia, e brone Vagiialgli Olii- 678 8 Siena Pini Id. G79 680 Poggia A. Tiipolo giallo presso le Lo- doline; si trova anche nelle vi- cinanze di Rapolano di color bianco; e di quello giallo alle Serre, a Rapolano; a S. Fedele Comunità di Castel Nuovo Be- rardenga vi è la Terra gialla. Terra da polire i metalli. Famiglia III. Carbonidi. Genere Carbonio. Specie Carbon fossile. ai C. Lignite : si trova pure in Pe- scaja sotto la Fortezza di Siena; ed a S. Giusto Comunità di Mur- lo. Carbon di Pietra. Genere V. Carbonidi. Carbonossidi. Id. Mofela di Rapo lano Comun. d'Oscia- no e di Rapolano 10 Comunità di Rad- da C. Acido carbonico; è pure ai Bagni di Montalceto. Genere VII. Carbonati. Natron, soda carbonata, si trova in tutta l'Argilla bigia, fiorisce dopo le piogge , se sof- fia la tramontana, e nell'estate se si fa sentire l' azione del so- le. Sai delle grele. A. Calce carbonata compatta di [color verde in vicinanza di Barbi- schio; grigia si trova alla Casuccia presso Radda ; gialliccia , o pietra litografica si trova nell'istesso Iuoj>o ; nella Comunità di Castel 6IVLJ 149 Val 11 12 13 d' Arbia, e Om- brone Montalceto Coni, d' Asciano Siena Armajolo S. Ansano a Do- fana presso l' Ac- qua Borra Com. di Castel Nuovo Berardenga Serre a Rapolano Idem Nuovo, Berardenga Tenuta di Dievole vi è la coiripalta verde, ed alla Tenuta di Ticci vi è di colore epatico. Abbalsano , al- berese. A. Calce carbonata lamellare, rossa con venature bianche, mar- mo rosso. C. Calce carbonata stalatittica bianchissima dei condotti del- l'acqua di Fonte Branda. A. Calce carbonata stalatittica bianco-gialliccia cava della Por- careccia ; bianca grigiastra alla cava del Palazzo; e bianco su- dicia alle Acque minerali di Colle; ai Bagni di Rapolano vi è la compatta grigia , la bianca gial- liccia ; la bianca perfetta alla Cava del Boscarello presso Mon- talceto 3 alla cava dell' Andreini; presso il medesimo luogo vi è la bianca grigiastra ; come a quella del Franceschini ; la pia- nura attorno a Osciano al di sotto della terra vegetabile vi si trovano per tutte le diverse spe- cie di Travertino. A. Travertino di color gialliccio. C. Malachite , rame carbonato verde. Miniera di rame. C. Azzurite , o rame carbonato bleù. Idem. lùO STATISTICA IBINEnALOCICA XX. 687 Val 17 688 689 691 692 690 20 21 22 d'Arbia, e Om- brone Acqua Minerale di S. Fedele Cora, di Castel Nuovo Berardenga Mofeta dei Bagni di Rapolano Rapolano M. Olivete Mag gioie Comunità d' Asciano Nella stanza d'A- cqua acidula dei Bagni Armajolo , o di Colle. Ragni di S. Ansa- no a Dofana Cora, di Castel Nuovo Berardenga Famiglia dei Sulfuridi Genere Zolfo. A. Zolfo nativo j si trova pure a Dievole presso il Bagnaccio di Vogli ; ed all' altro Bagnaccio detto del Colorabajo^ ai Bagni di Rapolano si trova sopra il Travertino, e sotto forma d'in- crostazione sopra dei vegetabili j si trova pure all'Ajola, ove è una cava molto estesa di questo minerale. Genere IL Solfuri C. Idrogeno solforato. C. Sulfuro di ferro, o Pirite di ferro. Solforossidi. Gesso. A. Gesso, o Calce solfata cristal- lizzata. Gesso Scagliola o Spec- chio d' asino. C. Melanteria, o solfato di fer- ro ; si trova pure nella stanza dei Ragni di Rapolano; e nella Mofeta presso quest'ultimi Ra- gni. Vetriolo verde. Famiglia de' Cloridi Genere unico Cloruri. C. Soda Muriata sopra il Traver- tino all'acqua Borra. Sale di Cu- cina, 0 da Condire. GICU 151 XX. Val 693 d' Arbia, e Om- brone 23 Gajole 694 24 695 25 696 Classe III. Crojocoliti Famiglia dei Manganidi. A. Braunite, o Perossido nero di Manganese; si trova pure a Radda luogo detto Barlettajo; ai Bagniacci di Dievole Comunità di Castel Nuovo Berardenga; nella stessa Tenuta luogo detto il Madonnino; alle Serre a Ra- polano luogo detto Monte Mar- tino ; ed al Poggio S. Cicilia. Sa- pone dei Vetraj. Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. Cicilia B. Ematite rossa ; si trova anche Cora.diRapolano|nella Comunità di Castel Nuovo Berardenga luogo detto Terra bianca presso S. Fedele^ nel medesimo luogo vi è l'Ematite bruna. Matita , è simile a quella di Spagna. Serre a Rapolano 26 Gajole Monti Famiglia dei Cupridi. B. Rame nativo con aDtimonio. GEOGNOSIA Classe II. Roggie, di Tamsizione. Specie Macigno A. Macigno bigio, si trova an- che nei Monti al di sopra dei 162 STATISTICA JfmERAlOGICA XX. Val C97 698 699 700 701 702 27 28 29 d' Arbia, e Om- brone Monti dì Radda Asciano Monlalcefo Com. d'Asciano S. Fedele Vafflialffli 32, Comunità di Ca- stel Nuovo Berar- denga Bagni d'Armajolo, o di Colle. Pietra serena. A. Calce carbonata compatta , in molte località dei monti della Castellina, del Chianti , di Gojole di Castel Nuovo, Beiardenga vi regna questa pietra. Abbalsano , alberese. Cl. III. Terreni Stratiformi. A. Travertino antico, e Moder- no; si trova in questa Comunità occupare dei grandi spazj come pure nella Comunità di Rapola- no. Travertino. Cl. IV. RocciE d'Alluvione. A. Brecce miste, calcareo-sili- cee ; si trovano pure dentro^Sie- na piaggia della Morie , e fuori della Porla Fonte Eranda. Pie- tra da Macine da Molino. Cl. vi. Acque Minerali B. Acqua acidula sulfurea , e fer- ruginosa. B. Acqua del lato destro del Borro di Valli acidula;, e ferru- ginosa; del lato sinistro idem; del Colombajo di Dievole acidu- la sulfurea , e ferruginosa. B. Acqua di Percille Acidula fer- ruginosa, eguale è quella di Ber- gallo. Del Bottaccio al Borro del Canipese acidula , sulfurea , e ferruginosa. GIUU 153 Val 33 34 36 37 38 Val d Arti a, e Om- hrone Siena Coni, d' Asciano Bagno di Monlal- ceto. Com. diRapolano Dagni d'Armajolo o di Colle Castel Nuovo Be- rardenga Terzo di Camollia d'Orda Comunità di S. Quirico Ponte di Orcia Campiglia Rocca d' Orcia A. Acqua minerale sulfurea fer- ruginosa. A. Acqua minerale dei Bagni, acidula , sulfurea , e ferruginosa; acqua di Poggio Pinci ; idem con 13 gradi di temperatura ; acqua minerale di Noceto acidula fer- ruginosa. A. Acqua termale sulfurea fer- ruginosa 38 gradi. Termale della Mofefa deirislesso luogo acqua sulfurea ferruginosa ; acqua aci- dula presso i delti bagni fred- da ; acidula della Mofeta di Ra- polano ferruginosa. A. Acqua acidula sulfurea , e ferruginosa. A. Acqua Boria di S. Ansano a Dofana, acidula jodica , e salina, ha 20 gradi di temperatura. A. Acqua purissima del Serra- glio , si trova pure alle Forna- celle in vicinanza della prima. ORICTOGNOSIA Classf. I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere Silice. C. Quarzo amatistico in piccoli cristalli. Amatisla. B. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pistoia B. Quarzo cristallizzalo jalino a gruppi. Idem. 154 STATISTICA MINERALOGICA XXI. 712 713 714 715 Val 4 5 716 717 718 719 10 11 d'Orda Campiglia Idem Montalciiio l'ode- re del Loreto Campiglia sotto le Vigne S. Quirico Cave del Cornocchio Petrojo Comunità di Trequanda Podere delle cave presso Petrojo Campiglia sotto le Vigne B. Quarzo nero in cristalli iso- lati. Lamine dei Ponti. B. Quarzo amorfo sotto le Vigne; si trova pure a Montalciao luogo detto Petrimele. Tarso. B. Calcedonio verde ; a S. Qui- rico ve n'è del rossiccio. Pie- tra focaja. B. Calcedonio impuro rosso ; se ne trova anche presso il Vivo; quello giallo comune presso i Bagni di Vignone ; quello gri- giastro e bianco alla Villa della Ripa; presso il paese di Vigno- ni ; quello nero è a Petrojo po- dere della Terra. Idem. Genere II. Silicati d'Allumina Argille diverse. A. Argilla comune bigia , o da Stoviglie ; si trova in gran quan- tità in varj punti di questa Co- mune ; a Trequanda , ed a S. Gio- vanni d' Asso. Argilla comune biancastra ; è an- che questa terra bianca a Tre- quanda , che se ne servono per le padelle delle fornaci delle Vetrerìe. A. Terra gialla. Se ne servono per colore. Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde con dialla- gio ; vi è neir istesso punto quel- lo verde nero; il serpentino ros- so e bianco si trova verso il ponte d'Orcia Strada Romana. Gabbro. GII) Li 1&& XXI. Val d' Orda 720 12 S. Angiolo in Col- le Comunilà di iMonlalcino C. Diallagio metalloide. 721 i 13 Rocca d'Orcia A. Steatite verde compatta ; esi- ste pure al di sotto dei Bagni di Vignoni. Pietra da ^Sarti. Famiglia dei Carbonio!. Genere Carbonio. SoUogenere Carbon fossile. 722 14 Petrojo B. Lignite. Carbon di Pietra. Genere Carbonati. 723 15 Trequanda A. Calce carbonata compatta bi- gia ; si trova pure a Petrojo, la gialliccia a S. Quirico , la verde ai Bagni di Vignoni. Abbalsano, alberese; la gialliccia potrebbe servire per la Litografia. 724 16 Bagni di S.Filippo A. Calce carbonata stalalittica candidissima ; se ne formano i Tartari noli in tutta 1' Europa. 725 17 Bagni di Vignoni A. Calce carbonata slalatiltica giallaftia. Travertino. 726 18 Castel Nuovo del- A. Calce carbonata stalalittica , l' Abbate alabastro ; si trova anche presso i Bagni di Vignoni. Bellissimo'è quello di Castel Nuovo dell'ab- bate. 727 19 rienza A. Calce carbonata stalalittica compatta , o travertino si trova ai Bagni di Vignoni, ed il piano ove è fabbricata la città di Pien- za 5 è di questa materia. Id. 1(1. S. Onirico fosso A. Calce carbonata col fetido odo- del Mulinello re d'assafetida. Elruscite nobis. 156 STATISTICA MINERALOGICA XYII Val 728 729 730 Id. 731 732 733 20 21 22 Id. 23 24 25 d'Orda Bagni di S.Filippo Sorgente dei Ba gai di S. Filippo Ponte d'Orcia Famiglia dei Sulfcridi, Genere I. Zolfo. A. Zolfo nativo presso la sor- gente dell' acqua minerale di delti Bagni 5 si trova pure alla Mofeta sopra i bagni medesimi, e lungo lo scolo delle acque che l'alimentano; ed a Petrojo presso la cava del Vetriolo. Genere IL Solfuri. C. Idroffene solforato. Solfuri ferruginosi. Pirite , o ferro solforato in piccoli cristalli; vi è pure den- tro alcune Oliti presso S. Qui- rico ; e a Pienza sotto la forma globulare. C. Acido solforico idrato sopra calce solfata. A. Calce solfata cristallizzata ; si Mofeta di S. Fi- lippo Castel Vecchio Tenuta del Mar-; trova pure nelle grote di San chese del Monte Quirico; all'Acqua Puzzola pres- so Pienza , e nel Fosso del Ri- go sotto la stessa Città. Scagliola. A. Gesso, calce solfata compatta saccaroide bigia , e bianca ; è pure ai Bagni di San Filippo. Alabastrite. R. 3Ielanteria , ferro solfato della cava del Vetriolo di Petrojo , GessajolediCam- piglia Petrojo GIUU 167 Val 26 27 28 29 30 il' Orda Petrojo cava del- lo Zolfo Bagni di Yignoni S. Quirico Trequanda sue vicinanze Ponte d'Orcia anticamente vi era la fabbrica del Vetriolo , e vi son i ruderi dei fornelli. Vetriolo verde o di Roma. B. Allugene, solfatod' Allumina. Allume. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. A. Braunite perossido nero di Manganese j è pure nel Monte Mazzagoni tra i Bagni di Yigno- ni, e la Villa della Ripa ; in vi- cinanza di S. Quirico nelle Cre- te; a Petrojo, e a Palaja tra il fiume Lente, e Monte Laterone; a S. Angiolo in Colle Comunità di Montalcino. Sapone dei Vetraj. Famiglia dei Sideridi. C. Ferro oligisto rosso. Miniera di Ferro. Genere III. Ferrati. C. Calamita, o ferro ossidulato magnetico comune. GEOGNOSIA Cl. I, Roggie Primitive. Specie Serpentino. A. Serpentino rosso e ])ianco con (■ilegalure di Qujirzoj ueirislesso luogo vi è quello paonazzo, e bianco, e verde , e nero. Gabbro. 158 STATISTICA niNERALOGICA XXI. 739 Fai 31 740 741 742 743 32 33 34 35 d'Orda Fienza fosso di Costilati Bagni S. Filippo fosso della Ron- dinaja Monte Laterone fiume della Zan- cona Monte Laterone alla fonte Nuova Trequanda Cl. II. Rocce di Transizione Specie Macigno. A. Macigno gialliccio ; con egual tinta si trova ove è fabbricato il Castello di Monte Laterone; alla Ripa; alla Fonte Nuova; alla Madonna del Carmine ; e nel fiume Zancona presso il ridetto paese ; bigio si trova a Monte Giovi, a Montalcino, Piazza della Madonna , ed al Podere del Co- lombaio. Pietra Serena. A. Calce carbonata compatta ; è anche nei Monti di Rocca d'Or- I , nel monte di Vignoni , e nelle vicinanze di Montalcino. Abbalsano , alberese. Classe IV. Rocce d'Alluvione. Specie Brecce. C. Breccia Silicea a grani bian- chi e rossastri; bianca e bigia si trova a Montalcino fuori della Porta Castellana. Per le macine da Molino. C. Breccia mista siliceo-calcarea; si trova pure presso Pienza nel fosso del Rigo ^ ed a S. Anna; ai Bagni di Vignoni i cogoli sono ritenuti ora dal travertino bian- co , ed ora da quello gialliccio. Idem. Specie Arene. A. Arena silicea. Vetrerìe. Per uso delle CIVLI Ì59 XXI. Val 36 37 Id. 41 42 43 Val d' Orda Radicofani Ponte di Castel Morrò Bagni di S.Filippo S. Gio. d' Asso Pienza Bagni di Vignoni Idem Celamonli Salto alle pecore Castiglion d'Orcia d' Ombrane In- feriore Vicinanza di Roc- ca Strada Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua purissima. A. Sorgente più vicina ai Bagni sulfurea 42 gradi. Idem più lon- tana dai medesimi 40 gradi. Ac- qua della Madonnina del fosso bianco solfurea con 20 gradi. Acqua di S. Leopoldo acidula , sulfurea, e ferruginosa. A. Acqua del Bagnaccio sulfurea con 28 gradi. A. Acqua Puzzola acida , sulfu- rea , salina , e ferruginosa. A. Acqua del gran Pozzo arte- siano della Vasca Termale ferru- ginosa gradi 36. L'acqua di S. Giovanni ha gli stessi principj , ma la sua temperatura è di 27 gradi , e quella della stufa ne ha 20, e i principj sono i medesimi, A. Ultimamente è stata scoperta r acidula , salina , ferruginosa , fredda , del medesimo luogo. A. Acqua alcalina, e jodica. A. Acqua di Saula Vittoria jodi- ca 5 e salina. B. Idem. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Amalista alternata con Agata. Amatisla in massa. 160 STATISTICA MINERALOGICA XIX. 753 754 755 756 Val 757 758 d'Ombrane In- feriore Idem Montorsajo Rocca Strada Idem Fercole via Gros- setana 7 Moiitemassi B. Quarzo cristallizzato jaliiio, si trova pure a Batiguauo. Dia- mante di Pistoja. A. Quarzo amorfo bianco; si trova pure a Bolignano; il quar- zo giallo è pure a Montorsajo, e quello rosso, e bianco nei boschi di Paganicoj ed a Cala di Forno. Tarso. B. Calcedonio rossastro , e bigio di Rocca strada. A. Agata bianca lattiginosa; vi è a strati bianchi e giallicci; bian- ca, e paonazza a grandi strati; della medesima tinta a piccoli strati, queste varie specie d'a- gata sono state lavorate per la Reale Galleria di Firenze, che forman parte delle gemme , che si conservan in quello stabili- mento. L'agata rossa, e grigia- stra si trova anche a Monte- massi. Agata. B. Diaspro rosso , vi è pure alle Capanne di Civilella; di colore epatico a Sasso Fortino prima d'arrivare ai Gessi; e nel Fosso del Canale sopra al Paese di Rocca Tederighi; come si trova nel torrente Assina sotto Monte- massi. Diaspro. Silicati Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde reticolato; si trova nero con mica gialla alla Fonte dell'amore presso Roc- ca Tederighi, e presso il mede- simo paese , luogo detto Caccia- gallo, vi è quello rosso; il scr- GIUU 161 XXIII Val 13 14 d'Ombrane In- feriore Viciiiajize di Sas- so Follino Vicinanze di Roc- ca Tederighi Rocca Tederiglii Sotto il Paese di Rocca Tederighi Vicinanze di Roc- ca Tederighi Moutemassi Vicinanze di Roc- ca Strada pentino verde , e giallo presso l'Osteria di Fercole , e d'egual tinta si trova a Montemassi, e quello nero e bianco in luogo detto bulimacole presso Rocca Tederighi. Gabbro. C. Diallagio Metalloide. A. Steatite compatta verde, quel- la biancastra si trova in luogo detto Baliniora. Pietra da Sarti. Silicati doppi a base di Calce, di Magnesia , e di Perossido di Ferro. B. Asbesto flessibile, o filabile. Amianto. C. Asbesto compatto verdastro. C. Bissolite. Famiglia III, Carbonidi Genere I. Carbone. B. Carbon fossile. Al congresso di Firenze fu detto che aveva tutte le qualità del vero carbon fossile , ma non era normale ; produce gli stessi effetti di quel- lo d' Inghilterra. Il filone è per ora tenue. B. Lignite , si trova pure a Sasso Fortino luogo detto Acqua nera , e nelle vicinanze di Rocca Te- derighi. K . Anw. Se. Nat«r. Ann* 5. Tomo IO. 162 STATISTICA MINERALOGFCA XXI 11 Val 766 767 768 770 771 15 d' Ombrane In- feriore Sasso di Marem- ma 16 Vicinanze di Cal- dana 17 769 18 Tenuta dell'Albe- rese a ponente della Fattoria Sasso Fortino 19 Rocca Tederighi 20 Rocca Tederighi luogo detto Vi anale Genere VII- Carbonati. A. Carbonato di calce compatta rossa, a Sasso Fortino vi è la bigia, come a Giuncarico, e nelle vi- cinanze dell'antica Città di Ro- selle. Abbalsano , alberese. A. Calce carbonata lamellosa,o Marmo col fondo rosso ^ e di- verse altre tinte conosciuto col nome di Porta Santa dai Mar- misti. A. Calce carbonata granulare;, saccaroide bianca, o Marmo Sta- tuario. A. Calce carbonata stalattitica bianca, gialliccia è a Rocca Stra- > da,bigiaslra è a Botignano, co- me pure quella rossa; rossa , e bianca dentro il Paese di Mon- toisajo; rossa soltanto ai pog- getti presso l'acqua minerale, e grigia ai Bagni di Roselle. Tra- vertino. B. Malachite , o rame carbonato fibroso verde: nel 1834 faceva- no l'esfavazione della miniera, ma poi è stala abbandonata. Lo scavavano negli anni decorsi. Miniera di rame. Famiglia dei Sulfuridi. B. Calkopirite, rame piritoso, o i miniera di rame giallo l' estrae- i vano negli anni già decorsi. Ve- | triolo verde, o di rame. i GIULJ 163 XXII 772 773 r 774 775 Val 21 22 d'Ombrane In- feriore Luogo detto i Gessi Sasso For- tino Idem 23 Salmatraje della Pianura di Gros- seto 24 776 25 Grosseto Fercole vicinanze Zolforossidi. A. Gesso , o calce solfata cri- stallizzala. Gesso scagliolo , spec- chio d'asino. A. Calce solfata saccaroìde di color bianco , è in altri punti grigiastra , luogo dello i gessi. Alabastrile. Famiglia dei Cloridi. Genere Cloruri. Soda muriata con Terra. Sa- le da cucina, o da condire. Classe II. Leucoliti. Famiglia degli Idrargiridi. C. Mercurio nativo trovalo nella terra dentro la Città nel costruire una nuova strada. Classe III. Crojocoliti Famiglia dei Maisganidi. Genere Manganossidi. B. Braunile, Perossido nero di Manganese. Sapone dei Vetrai. 1C4 STATISTICA MINERALOGICA XXII Fai 777 778 d'Ombrane In- feriore 26|Rocca Tederighì 'luogo detto fos- so del Canale 27 779 28 Montemassì Castiglion della Pescaja 780 29 Sassofortino GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Porfido. B. Eurite verde grigiastra con macchie bianche. Specie Serpentino. B. Serpentino verde , e bianco con diallagio ; si trova pure a Rocca Teden'ghi lungo il fosso del Canale, ed in altro luogo con diallagio, e giada, luogo det- to Vignale. Gabbro. Classe 11. Rocce di Transizione. Specie Macigno. A. Macigno gialliccio con Mica pietra morta, monte ove è la fortezza ; vi è pure all'isola della Troja ove è fabbricala la Torre; ed alla Capanna dell'alberese nel monte dell'Uccellino. Pi'e/ro morta. Classe IV. Rocce d'Alluvione. Spìccie Brecce. B. Breccia silicea rossa , e bian- ca; a Montemassi vi è quella paonazza e grigia , e simile alla prima si trova a Botignano. Per GIUU 165 XXII Val 30 31 d'Ombrane In- feriore Alberese Poggio deli' Uccellino Rocca strada Vallaspra Sasso di Marem- ma Bagni di Roselle i lavori delle pietre dure , come vasi ce. B. Breccia mista con giada ri- legata dal Quarzo : ed a Sasso Fortino vi è quella silicea con frammenti di steatite. Pietra per le macine da Molino. Classe V. Rocce Vulcaniche. A. Trachite bianca , e gialliccia , ove è fabbricato il paese ; si trova pure dentro il Paese di Rocca Tederighi; e la grigia gial- liccia a Sasso Fortino , ed a Sassoforte. Peperino. Classe VI. Acque Minerali. A. Acqua Bolle , acidula , alcali- na , e ferruginosa. A. Acqua acidula, salina^ alca- lina , e ferruginosa. A. Acqua termale^ salina con 28 gr;idi di temperatura. 35 Bagno del Vesco-JA. Acqua salina con 16 gradi vo |di temperatura. Dei Poggclti , olA. Acqua minerale salina. Vi so- del Calvello Ino due sorgenti, che ambedue hanno la temperatura di gradi 24. Caldana C. Acqua termale intermittente. 36 37 Val d' Àlbegna , e Osa Monte ti ORICTOGNOSIA Cl. I. Gassoliti. Fam. dei Silicidi. Genere Silice. B. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pistoja. 166 STATISTICA MINERALOGICA XXIII 790 791 792 793 794 795 796 Val |d' Albegna , e Osa 2 1 Macchia tonda Monte inerano 797 Pereta Magliano e; Torre della gliata ta- Talamonaccio Bagni di Saturnia Idem B. Quarzo amorfo bianco , quello color di rosa si trova a Mouteti, come pure quello gialliccio , e altro bianco con venature ama- tistiche , e carnicine. Tarso. B. Diaspro a nastri rossi , e bi- giastro. Diaspro. Famiglia III. Carbonidi. Carbone. B. Lignite nelle vicinanze. Car- bon di Pietra. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata bianca fria- bile. Creta dei Francesi. A. Calce carbonata compatta bi- gia , si trova pure al Bagno della Regina presso l'antica Cosa, o Anzidonia ; spacco della Regina presso la slessa Città. Tramanda quest'ultima odor d'uova pu- tride percuotendola. Abbalsano , alberese. B. Calce carbonata stalattitica gialliccia ai Bagni. Travertino. A. Calce carbonata stalattitica compatta, travertino; si trova pure all'acqua dolce delle fonti di detta città, a Magliano nel suo impasto vi è della Silice. Idem. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Zolfo. A. Zolfo formato dalle acque minerali solfuree. GIVU 167 Val \d' Alhegna , e Osa IO Pereta A. Zolfo cristallizzato, e poi vi si dova ncll'islesso luoffo d'ogni tinta, e mescolalo colla terra, e con altre sostanze die forma le grandi zolfiere di detto nome. Solfuri Ferruginosi. i 1 Idem C. Solfuro di ferro o Pirite. 12 Idem A. Solfuro d'antimonio , o ^n/t- monio solforato aciculare a gran- di cristalli, a lamine, alla zoi- fiera. 13 Idem C. Solfuro d' arsenico ^ alla zol- fiera. Solforossidi , Gesso. A. Calce solfata cristallizzata , vi si trova neli'istesso luogo anche la calce solfala saccaroide bian- ca , o Alabastrile , e simil mine- rale si trova o Copalbio. Ala- bastrile. Id. Pereta B. IMelanteria ferro solfalo ve- triolo verde. 15 Idem P». Allunile, o sotto solfato alca- lino d' Allumina alle zolfiere. Allume. Famiglia dei Cloridi. Genere Cloruri. 16 Spacco della Re-|R- Soda niuriata ; o Sale di Cu- gina presso Aii- <^ ina , nella terra che si trova sidouia dentro la detta cavità. 802 14 Montemerano 168 STATISTICA HINERALOGICA XXIII Val d' Àlbegna , e Osa 805 806 807 808 17 Rocca Àlbegna 18,Monteti 19 20 Torre della Ta- gliata Rocca Àlbegna 809 21 Macchia tonda Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei^jManganidi. Genere Manganossidi. B. Braunite^ o perossido nero di Manganese], si trova tra il fiume Àlbegna , ed il torrente puzzola. Sapone dei Vetraj. GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Schisto. B. Mica schisto grigio giallastro. Classe II. Rocce di Transizione. Specie Macigno. B. Macigno schistoso bigio , si trova pure unito alla mica a Talamonaccio. Pietra Serena. Specie Calcarea Compatta. A. Calcarea compatta bigia ove era anticamente la Rocca al di sotto del macigno si trova a Talamonaccio. Abbalsano, albe- rese. Classe IV. Rocce d' Alluvione. Specie Breccia. B. Breccia silicea grigio-giallic- GIVLS 169 XXIII Tal 810 811 812 22 23 24 XXIV 813 814 815 d' Albegna , e Ojo Triatia Bagno di Satur- nia Talamonaccio Promontorio Ar- gentale , 0 Monte Argentale Costa di sforso Poitercole sotto il forte deliaStella Monte argentale S. Pietro eia , ve n' è anche della rossa- grigiastra. Pietra per le Macine da Molino. Classe VI. Acqce Minerali. A. Acqua della Casa Nuova aci- dula, ferruginosa. A. Acqua solfurea con 32 gradi di temperatura ; simile è quella delle Caldine di Saturnia 3 ma non è adroprata. A. Bagno superiore, acqua sol- furea , salina jodica , e alcalina con 32 gradi di temperatura ; egual natura chimica ha quella del Bagno inferiore , ma la sua temperatura , e di 26 gradi. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Amalista. B. Quarzo cristallizzato color di rosa ; nell' Isola rossa vi è pure questa varietà; il verdastro Isola I ossa; Cala del gesso vi è il bianco; come nel Fosso di S. Antonio; l'Amorfo in diverse tinte si tro- va a Porlo S. Stefano, a Por- tercole, all'Isola rossa, ed alla Torre del Tre di Natale. Tarso il quarzo amorfo; il cristallo, Dia- mante di Pistoja. B. Calcedonio diaspro rosso ; l'epatico è a S. Stefano; alla Cala dei Piatti; a Calagrande; ed a Campone. Diaspro. irò STATISTICA MIISERALOGICA XXIV Id. 816 Id. 817 818 819 Id. 820 Promontorio Ar- gentate , 0 Monte Argentale Roncauali B. Semiopale a S. Pietro. Pietra del latte. Genere IL Silicati d' Allumina. Argille diverse. Grotta dei Santi B. Argilla comune color di terra d'ombra. Terra da Stoviglie. Silicati Magnesiaci diversi. Id. Roncanali B. Serpentino verde con mac- chie giallicce ; a Calagrande in diversi punti. Cala dei Piatti. Gabbro. Cala Grande C. Biallagio metalloide. Fam. ih. dei Carbonidi Genere Carbonio. 6 Cala de' Piatti C. Lignite , o legno bituminoso. Legno pietra. Genere VII- Carbonati. Sotto la fonte del- B. Calce carbonata bianca fria- la Becarina bile, si trova pure alla Carpina sopra la Calagrande. Creta dei \ Fra ne e si. Id. Isola dell' Argen- B. Calce Carbonata compatta bi- tarola Igia scura. Abbalsano, alberese. Porto S. Stefa- B. Calce caibonata granulare. no giardino Lom- bardi o marmo bigiaslro , marmo ordi- nario ; è pure presso la Torre di Lividonia , tra la Calagrande e quella de' Piatti , al Capo del- l' uomo. GltlLJ 171 XXIV Promonlorio /ar- gentale , 0 Monte Argentale 821 9 Pori' Ercole grol- B. Calce carbonaia stalattilica , la dei Salili è pure alla Torre della Punta j al Molile delle Tre Croci ;rala- baslriiia nella Grotta de' Sanli; ed al Monte dell'Argenteria, so- no tulle di color bianco ; la ros- sa si Uova al Telegrafo, ed alla Piana di Biagio. Travertino , ed alabastro. 822 10 Isola Rossa C. Rame carbon. verde, o Ma- lacbite; è anche ai Roncanali. Miniera di rame. 823 11 Idem C. Azzurrile rame carbon. bleù. Idem. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Solforossidi. 824 12 Isola Rossa A. Gesso, o Calce solfala cri- stallizzata dentro terra gialla. Gesso scagliola, o specchio d' a- sino. 825 13 Cala grande A. Calce solfala saccaroide se- mitraspaienle; è pure alla Cala del Gesso. Àlabastrite. 826 14 Isola Rossa C. Melanteria. Ferro solfalo. Vetriolo verde. 827 15 Idem C. Alhigene solfalo d'Allumina. Allume. 828 16 Idem C. Cianosi o rame solfato. Pie- tra turchina. Classe HI. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. Genere Manganossidi. 829 17 Idem C. Braunile o Manganese ossi- dato nero. Sapone dei Vetraj. 172 STATISTICA niNERALOGICA XXIV 830 831 832 833 834 836 18 19 22 835 23 24 Promontorio Ar- gentale , 0 Monte Argentale Famiglia dei Sideridi. Monte Argentale B. Ferro oligisto rosso ; si trova presso il passo anche alla Cala de' Piatti ; ed a dello stagno d'Or- betello Isola Rossa Calagrande. Miniera di ferro. C. Ferro limaccioso nel Monte Argentale Valle del Campone. Idem. GEOGNOSIA Classe I. Rocce Primitive. Specie Serpentino. Roncanali B. Serpentino. Gabbro. Monastero dei B. Steaschisto verdastro; si tro- Passionisti |va pure al monte della Scaletta; alla Nunziata ; alla base del Mon- te dell'Argenteria; verde è al Pispino 5 e all' Isola Rossa. Ver- rucano. Capo dell' Uomo B. Schisto argilloso paonazzo ; Monte Argentale si trova pure alla Cala Grande; al Forte dei Piatii; ed ai Ron- canali. Specie Quarzo. Isola Rossa Quarzo amorfo in grandi mas- se di color bianco , al forte del- la stella ; alla Torre di Lividonia; ed a S. Stefano. Pietra da Rasoj. Classe II. Rocce di Transizione. Monte Argentale B. Macigno rossastro. Pietra are- a Campone naria. GlVtS 173 XXIV 837 25 838 26 XXV 839 840 Promontorio Ar- gentale, 0 Monte Argentale Monte Argentale Passo dello Sla- gno d' Orbetello Forte della Stella Montamiata Castel del Piano sue vicinanze Idem Classe III, Rocce Stratiforhiv B. Calce carbonata gialliccia e bianca , Calce terziaria ; è pure all' Isolotto di Portercole; all'Iso- la Rossa; Torre dell' Avvollore; al Monte delle tre Croci ; ed alla Carpiaa. Pietra da Calcina. Classe IV. Rocce d'Allovione. Specie Breccie. B. Breccia silicea bianca e gri- gia; bianca e gialliccia; vi è anche paonazza e bianca alla Cala Grande ; la Rossiccia è al Forte Filippo; è pure di diver- se tinte a S. Pietro; alla Vigna del Boncio; allo Forso; alla Sca- letta; alla Piana di Biagio, ed ai Roucanali. Per i lavori delle pietre dure. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo concrezionato bianco; Perle silicee, amiatite , o sanlite. B. Terra silicea friabile bianca. Si trova ove sono le Àmiatili. 174 STATISTICA MINERALOGICA XXV 841 842 843 844 845 Monlamiala Genere IL Silicati d' Allumina. Castel del Piano, | A. Terra di color di quella d'om- luogo detto Je Mazzarelle Abbadia di S.Sal- vadore Castel del Piano luogo detto Pia- nella bra , ed ivi è la terra gialla. Terra per la pittura. Famiglia III. Carbonidi. Genere I. Carbonio. A. Grafite, o lapis piombino, Piombaggine Podere dei Ire fos- sati ; è pure a Pian Caslagnajoj e dentro il paese di S. Fiora. Lapis. Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata conchigliacea spugnosa , Latte di luna e farina fossile^ è formata di tante spo- glie di univalvi, e bivalvi, di- scernibili soltanto col microsco- pio molto forte j, credo che sia questa la ragione , per cui la sua gravila specìfica è minore di quella dell'arena. Arcidosso luo,q:o B. Rame carbonato terroso ver- de , Malachite; vi furono aperte cinque cave , ma non ne otten- nero nessun resultato. Miniera di rame. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Solfuri ferruginosi. C. Pirite f o solfuro di ferro. dello Stribuglia- no Abbadia di S.Sal- vadore podere dei tre Fossati I GIVLJ 175 XXV Montamiata Vicinanze di Ca- stel del Piano 9 Fagji^eta di S(ri- bogliano Comu- nità d'Arcidosso 10 Sommità del M. Amiata Idem S. Fiora Idem Badia di S. vadore Sal- Solforossidi. A. Gesso, o Calce solfata cri- slaliizzala. Gesso scagliola , spec- chio d'asino. Classe IH. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. B. Ematite rossa , o ferro ossi- dalo roso. Alatila rossa. GEOGNOSIA Classe V. Rocce Vulcaniche. Specie Pomice. C. Pomice gialla con piccoli cri- stalli di feldispalo, si trova an- che nelle vicinanze di Castel del Piano. Pomice. Specie Lave. C. Lava pumicosa grigia , vi è anche la rossiccia, la gialliccia. A. Lava granitica; Trachite di varie tinte, si trova in tutta l'estensione della Montagna den- tro i limili vulcanici. Peperino. Classe VL Acque Minerali A. Acqua dei Ripacci del Vivo, acidula ferruginosa. Acqua Passante, o Santa, acidula ferruginosa. 176 STATISTICA niNERALOGIGA XXV 853 854 15 16 Montamiata Badia di S. Sal- vadore Idem A. Acqua Santa delle £ame del Carli. Idem. B. Acqua Puzzola , o forte , aci- 855 17 Bagnerà d' Arci- dula , sulfurea ; e ferruginosa. B. Acqua dei Bagnacci solfurea. 856 18 dosso Arcidosso ferruginosa. A. Acqua dei Bagnoli; ferrugi- nosa 5 con 18 gradi di tempe- ratura. XXVI Valle di Fiora ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famigia I. Silicio!. Genere I. Silice. 857 858 1 2 Poggio Paulorio com. di Piliglia- iio Fosso delle lami- nale tra Selvena e la Fiora C. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pisloja ; al ponte della Fiora vi è quello opaco. C. Calcedonio impuro grigio; a Sorano è giallo; come a poggio Bindi Comunità slessa. Pietra focaja. Silicati d' Allumina. Argille diverse. 859 3 Selvena fosso del Tintume B. Argilla comune bigia. Terra da stoviglie ; la terra gialla è nello stesso fosso; a Piligliano e a Sorano vi è la terra color d' ombra , quelle due ultime ter- re servono per la pittura. {sarà eontiniMto) MEMORIA PER SERVIRE ALL ILLUSTRAZIONE DEI GRANDI MAMMIFERI FOSSILI ESISTENTI NELL' I. R. GABINETTO DI S. TERESA IN MILANO , E CENNO SOPRA DUE MAMMIFERI FOSSILI TROVATI NELLA LIGNITE DI LEFFE PROVINCIA DI BERGAMO, del Professore GIUSEPPE BALSAMO CRIVELLI, Letta neW adunanza del giorno 19 Agosto 1841 dell' I. R. Istituto Lombardo — Giornale dell'Istituto stesso T. III. 1842. pagine 298 — 319. \ M< iolto interessante è questa Memoria dell'Illustre Na- turalista milanese, e per la rellifìcazione ed ampliazione delle cose già delle e stampale intorno i fossili tanto ce- lebri del nominato Museo, e per le nuove osservazioni che arriccliiscono la Paleontologia italiana di specie rarissime, rendendola per tal modo sempre più meritevole dello stu- dio e dell' ailenzione dei dotti, dei quali pure abbonda la Penisola anche in questo ramo delle Scienze naturali, tan- to utile e fertile di importantissime deduzioni. Veramente talee tanta è la gravità delle cose discorse nel la Memoria, così bene concatenale le une colle altre, e le une alle altre ne- cessarie, che non si presta ad un sunto od estratto , motivo per cui, consigliando coloro che vogliono veramente appro- fitlare della molla dottrina e dei nuovi fatti registrati in questo lavoro a leggerlo e meditarlo tutto intero, e come fu dettato dal suo Autore, ci limileremo ad indicarne i sommi capi solo perchè conoscere si possano le materie Irallale , e maggiormente risulti appunto la necessità di con- sultare l'originale. N. Amn. Se, Natur. Anno 5. Tom. 10. 12 178 MEMORIA Adottando l'Autore l'opinione di quei Geologi ì quali son d'avviso, che dei residui fossili d'animali mammiferi rinvenire non si possono se non se nei terreni terziarj, riflette ancora, che la prelesa eccezione a questa regola generale, dell'esistenza cioè di ossa di Didelfi negli schisti di Stonesfield , è del tutto svanita dopo che l'illustre De Blainville ha dimostralo appartenere tali ossa ad un genere di rettili sauriani che denominò Amphiterìum. Ad un ret- tile ugualmente si attribuiscono al presente le impronte di piedi trovate da Kaiip nell'arenaria screziala {Grès bìgarrè) d'Hildburghausen e per le quali formò il suo genere Chi- roterium, essendoché il celebre Buckland ollenne delle impronte del tutto simili facendo camminare delle testug- gini sopra della sabbia ;, e lo stesso Kaup entrò pure in questo sospetto avendo in seguilo dato il nome di Chiro- sauriis, allo slesso genere. Discorse le quali cose, e parlalo avendo ancora della recente scoperta di ossa di quadrumani, esistenti pure nelle formazioni terziarie dell'antico e del nuovo conti- nente , passa in seguito a dire dei seguenti fossili del Mu- seo milanese. Delphinus Cortesi, Desmoiilìns. Questo cetaceo fu tro- vato dal Naturalista piacentino di cui porla il nome nel territorio stesso di Piacenza, nel Comune di Chiavenna in un colle dello della Torrazza, che s'innalza piiì di due- cento piedi sopra il fondo del torrente Slramonle, nel Maggio del 1793. Abbenchè nel Gabinetto questo interes- sante pezzo geologico portasse il nome di Delphinus Pho- cacna, il Cortesi però nella memoria intorno al medesimo inserita nella Nuova scelta di Opuscoli stampati in Mila- no, aveva emesso l'opinione non poter essere il suo ceta- ceo riferito alle specie conosciute. Lo stesso Cuvier aveva asserito doversi ritenere questo delfino di una specie diversa da tutte quelle di questo genere che ci son note: il primo Autore che denominò il fossile col nome del suo scopritore DEL PROF. G. CRIVELLI 179 fu il Desmoulins. Di questo animale esiste nel Gabinetto la maggior parte dello scheletro. Delpuini's Brocchi , Balsamo. Era questo riunito al- l'antecedente sotto la stessa denominazione di Delphìnus Fhocaena, e di ambidue ne aveva il Cortesi parlato tanto ne' citati Opuscoli , quanto nei suoi Saggi Geologici pub- blicali nel 18iy in Piacenza. Di questo individuo esiste soltanto la mascella inferiore col ramo destro infranto , ma il sinistro intero della lunghezza ai q/^oi onn sedici denti per parte, la maggior parte dei quali perduti restandone la traccia soltanto negli alveoli. Delle altre parli dello scheletro esistono l'atlante, due altre vertebre cervicali, tre vertebre dorsali, delle coste e delle altre vertebre in- sieme ammassale e confuse, riunite essendo da un cemento sabbioso argilloso in guisa da lasciare in dubbio se tutte queste ossa appartengano allo slesso individuo. I caratteri sui quali l'Autore si fonda per stabilire la nuova specie sono desunti dal numero dei denti,, dalla forma della mascella, e da quella ancora del processo spinoso dell'aliante molto più lungo e robusto in questo di quello che si osservi nel Delphìnus Cortesi , shhtnchh il corpo della stessa vertebra dell'uno e dell'altro abbia le medesime dimensioni. Un'altra mandibola di delfino, continua l'Autore, viene citata dal Brocchi trovarsi in questo I. B. Gabinetto , che dichiara essere affatto petriflcata, e con la maggior parte dei denti che raantengonsi nello sialo naturale. A dir il vero io non posso ammettere che il masso pietroso che esami- nai, ove trovansi dei denti di delfino, come vengono ac- cennati dal Bronchi, sia una mascella; dirò solo che que- sti denti dovevano spellare ad un individuo piccolissimo, giacché sono più piccoli della metà di quelli del Delphì- nus Cortesi ai quali somigliano però per la forma, e tro- vansi, tranne alcuni pochi ^ mollo irregolarmente sparsi nel masso pietroso. 180 nEMORIA Baiaenoptera Cuvieru , Balsamo. Non trovando il no- stro Autore poggiale sovra basi cerle le determinazioni di questo inleressanle scheieho inconiplelo di balena date dal Cortesi e dal Brocchi, avendolo il primo riferito al Physeter macrocephahis ed il secondo alla Baìaena mu- sculus, adotta il parere dell' illustre Ciivier, il quale nella sua grand' Opera sui fossili, dietro quanto aveva in- torno a questo scheletro pubblicalo il Cortesi, e dal con- fronto de"» '•="'" "^*^' ^«^^rquali del Capo, del Mediterraneo e del Nord era venuto in sospetto che il fossile in discorso costituir dovesse una specie a parte. 11 Desmonlins infatti nell'articolo Balena del Dizionario classico di Storia Na- turale (tom.ll. p. 165) adottò questo parere^ e denominò la nuova specie Baìaena Cuvìerii intendendo di applicare un tal nome allo scheletro fossile descritto dal Cortesi alla pag. 53 dei suoi Saggi Geologici e disegnato nella tav. 111. fig. 1/, che è pure lo stesso oggetto di cui qui parla il nostro Autore, il quale però da forti ragioni è stato condotto a trasportarlo piuttosto nel genere dei Balenolteri. Giacea questo scheletro, al dire del Cortesi, sul dorso orientale del Monte Polgnasco il quale è 1*200 piedi più allo che l'alveo del vicino torrente Chiavenna, ed a 600 piedi circa sotto la sommità, negli strati azzurri seminati di marine conchiglie. Altra porzione di scheletro di grande cetaceo , com- posta di venti vertebre e 17 coste quasi tutte infrante, offre il Gabinetto ed è quello che fu trovalo dal Cortesi nella primavera del 1804 nel villaggio di Monlezago: cer- tamente siffatte ossa non appartengono al Caccialotto (Pliy- setermacrocephahis) come sospeliò lo scopritore nella sua prima memoria : non trovansi peiò in (ale sialo di conser- vazione da poterle delerminare con precisione per cui il milanese Naturalista non dà un nome specifico a questo fossile, e passa ad avvertire , che altre ossa trovansi in vi- cinanza di questo scheletro^ e sono un pezzo di mandibola DEL PROF. G. CRIVELLI 181 inferiore di balena ed un radio ; e che non sono questi i soli cetacei che il Cortesi ritrovò nei terreni lerziarj del Piacentino, giacché nel 1815 (come risulta dai suoi Saggi Geologici) ritrovò sovra un colle a destra del rivo di Mon- tezago , presso la sua foce nel Chero , una metà di man- dibola inferiore, molle vertebre e molle coste. Nell'anno 1816 trovò pure in un rivo che da Montezago mette foce nel torrente Chiavenna un altro schelelro'^di cetaceo , che estesamente descrisse ne' Saggi geologici, e che Desmoulins rilenendolo specie distinta , lo denominò Balaeiìa Cortesi, ma dall'ispezione della figura, sono sempre parole del- l'Autore^ anch'esso sembra piuttosto un balenottero. Elefante. ( Elephas primigenius, Blumenb. )■ I residui fossili appartenenii a questo genere di pachidermo furono fatti scavare dal Cortesi nel 1800 sulla vetta del monte Pulgnasco, ossia in quello slesso monte, sul dorso del qua- le, ed a 600 piedi dalla sommità;, fu pure trovalo il bale- nottero di cui si è detto or ora: giacevano in una terra rossiccia argillosa mista ad arena, che è superiore alla marna azzurra, nella quale come si è dello furono trovati gli avvanzi dei cetacei. Oltre le parti descritte dal Cortesi, e consistenti in una zanna, un femore, una tibia cui sta unito un pezzo di fibula, un omero, parte della mascella superiore ed un pezzo del lato destro della mascella infe- riore; il Gabinetto serba ancora un metatarso e tre falan- gi, pure del dito medio, varie vertebre conglutinale con delle coste infrante, porzione delle ossa del baccino con una prima vertebra cocigea , alla quale trasversalmente si saldò un pezzo dell'altra tibia, ed un osso semilunare e cuneiforme. Rinoceronte. (RMnoceros Leptorlùnus Cuv.) k torlo il De C/iristol nelle sue Ricerche sulle grandi specie dei Rinoceronti fossili credulo aveva che questo teschio riferir si dovesse alla specie denominala dallo slesso Cuvier Rlu Thicorhinus , per essere munito dell' osseo sepiniento 182 MEMOniA intermedio alle fosse nasali, mancando realmente questo setto nell'originale, ed avendo il citato geologo francese male interpretato i disegni, d'altronde esatti, che erasi procurato dal Must-o milanese. Fu trovalo questo teschio, unitamente ad altre ossa dello slesso animale, dal lodato Cortesi nel 1805 nel villaggio di Montezago presso la ba- se di un colle che sta alia destra sponda del Chero. A questa stessa specie pare riportare si possa anche la man- dibola inferiore trovata poscia dallo stesso Cortesi sopra il Monte Pulgnasco all'altezza di circa 500 piedi dall'alveo del vicino torrente Cliiavenna, giacente tra gli strati su- periori della sabbia rossiccia contenente molle conchiglie, mandibola disegnata nella tav. V. fig. 5 de' suoi Saggi. Rhinoceros De Filippi, Balsamo. JNella Lignite di Caudino presso Leffe il Sig. Felice Bolla trovò di recente cinque denti fossili spellanti ad una specie di Rinoceronte, e dovevano essere della mascella superiore sinistra: pei caratteri che presentano questi denti , e che l'Autore esat- tamente descrive, non potendosi i medesimi riferire a ve- runa delle specie state fin qui descritte, opina egli chela specie possa essere nuova e la dedica al valente naturali- sta Sig. Dottor De Filippi e come tributo d' amicizia e di slima, e perchè il medesimo ne aveva di già sospettata la novità. MoscHus? Il secondo fossile della lignite di Leffe fu trovato, dice per ultimo il Balsamo, in questo stesso an- no (1841) dal lodato Sig. Bolla, ma tanto sconvolto ed alterato che egli è, a vero dire, cosa ardila il volere de- terminarne la specie. Le ossa che appena si facevano ri- conoscere erano delle coste fratturate, delle vertebre scom- poste , e dei pezzi d'ossa lunghe qua e là sparse; rivolta però la mia attenzione sovra due denti e specialmente so- vra un'infranta zanna, mi accorai che i denti potevano essere due molari di ruminarne, e nacque così il sospetto che i residui del piccolo ruminante di Leffe possano spettare DEL PROF. G. CRIVELLI 183 al genere iJfo5c/m5, giacché a questa sola specie di piccolo ruminante altribuisconsi denti sporgenti dalle mascelle o vere zanne canine: ma siccome ora è noto che anche il Cerviis Muntjac è un piccolo cervo portante canini sporgenti non si può essere ben sicuri della prima determinazione, es- sendoché siffatti oggetti sono tanto fragili da non prestarsi al minuto esame necessario per sciogliere il "dubbio Sicco- me però vari individui del genere Moschus vennero trovati nel terreno sopracretaceo; il Sig. Pratt p. e. ne trovò delle ossa in una founazione d'acqua dolce nell'isola Wighl; il Sig. Peniland due specie ne determinò del Bengala; una indeterminala si riscontra nella Limonite d'Albe, ed un'altra è quella che fu trovata a Montebusan nella Fran- cia, così pare più probabile che le ossa di Leffe apparten- gano esse pure a questo genere di ruminante. Io però, conchiude V Autore, ne ho solo fatto un cenno perchè, pre- sentandosene l'occasione, possano essere i fossili di Leffe più attentamente esaminati , e perchè sia il Sig. Botta ani- mato ad attivare le sue ricerche nello scavo di lignite, per potere così giovare al progresso di una scienza di tanta importanza qual è la paleontologia, che somministrò utili lumi alla zoologia, senza della quale non si può progredire nello studio della geologia. {A. Alessandrini.) INTORNO UN ABSGESSO DI SINGOLARE NATURA ESISTENTE NEL CUORE DI UNA BESTIA BOVINA osservazione comunicata AL PROFESSORE AX.ESS AMDRZNX nel maggio 1842. Veterinario bolognese al servizio delle R. Possessioni di Toscana in Val di Chiana. Jjra presso a terminare il suo corso il dì 28 Aprile del corrente 1842 quando, casualmenle passando dalla casa di Luigi Bianchi lavoratore della Reale Fattoria diDolciano, Dell' estremo della Chiana, egli chiaraonirai a visitare una di lui vacca da razza, di anni cinque, già stata più volte madre, che da qualche giorno offeriva segni non equivoci di sconcertata salute. Aderendo all'invito, riscontrai la vacca, per la quale il Bianchi temeva, giacente in non ordinaria positura; adagiata cioè orizzontalmente sul ven- tre e sullo sterno, col collo allungato, muso disleso ap- poggiato sulla lettiera, orecchi dimessi, pendenti; pelo composto, pelle buona: occhio alquanto infossalo, un po- co lucente, a congiuntiva appena injellata: il calore del- l'alito della bocca, della lingua, normale; quello dei corni , delle orecchie , lungo la spina dorsale , ed alle estre- mità degli arti al disotto di questo grado; mentre elevavasi assai ai lati del torace, alle ascelle, ed agli ipocondrii. Costretta l'inferma ad alzarsi, Io fece di mala voglia, e OSSERVAZIONE DI V. LUATTI 186 con lentezza ; lentamente eseguì pure alcuni passi per acco- starsi alla manf^iatoja che vuota essendo di foraggio , diede indizio di desiderarne voltandosi verso di noi coi capo so- lamente, quasiché riuscissero penosi i movimenti del tron- co. Esplorato il movimento del cuore, lascialo alquanto in quiete l'animale, non mi fu possibile dislingnerlo chiaramente né colla mano, né medianle l'ascoltazione; era il polso fre- quente numerandosi dalle 80 alle 90 battute, piccolo, e poco resistente. La percusione del petto, la respirazione, l'aspetto delle mucose, la punta del muso, nulla offrivano degno di attenzione: dolorosa riusciva la pressione dorsale senza che però l'inferma mandasse verun gemito: andatura lenta, pesante, melensa. Un certo tremito della fibra accompa- gnava l'espressione di una fisonomia in cui era bene scol- pila l'impressione di cupo dolore e di penosissimo soffrire. Interrogato il Bianchi, disse averla acquistala da 15 mesi, che di recente era divenuta madre di vispa vitellina, conservandosi illare e briosa, essa stelle in carne a sufficienza per cui era ben lungi da sospettare in essa verun incomodo di salute, ed auzi la riguardava come la migliore della sua mandra. Senza manifesta causa nel dì 26 del citato mese raostrossi mollo malinconica; ma nella mattina del 27 ricomparve gaja, briosa; bebbe naturalmente buona porzione di acqua bianca, in seguilo mangiò e ruminò co- me nulla fosse; nella sera però ricomparve indisposta, sviUippossi la febbre, accompagnala da calore urente , che riprodusse l'angoscia, e la prostrazione. Ponderando le quali cose, ed anche il modo par- ticolare di giacitura ed il ripetersi frequente degli ac- cessi di oripilazioni , non stelli dubbioso nella diagnosi, e mi persuasi trattarsi di affezione precordiale molto gra- ve e pericolosa. Rapporto alla cura l'antiflngisiica sembrandomi la più conveniente al caso elfeltuai nel momento una sanguigna di otto a dieci libbre: coadiuvai la sottrazione sanguigna 186 OSSERVAZIONE prescrivendo 3ij di Digitale purpurea unita a cinque di nitro da amministrarsi ogni sei ore. Nella mattina del 29 oltre l'apparato sintomatico so- pradelto, trovai mancanza di ruminazione, svogliatezza nel cibarsi, respirazione affannosa e breve: ha passalo tutta la notte per lo più ritta in piedi, ed i movimenti dell'arto inferiore destro sembrano più torpidi. Il sangue estratto diede poco siero di color citrino-carico; duro oltre misura il crassamento; cotenna alla suiierficie di due linee di den- sità; cruore cupo resistente alla pressione, tenace al ta- glio, a rottura fibrinosa, pulita , ed avente tutti i caratteri, le condizioni tutte del sangue estratto sotto il dominio delle acute pluritidi reumatalgie e flogosi angìoitiche. Replico la sanguigna a otto libbre, ed alla prescrizione della digitale e nitro, aggiungo le abluzioni di acqua tiepida acidulata al torace. La mattina del 30, oltre la persistenza dei descritti fe- nomeni morbosi, trovai ancora che l'animale eseguiva i mo- vimenti con lentezza maggior di prima; all'arto posterio- re destro eravi claudicazione decisa, senza alcuna appa- rente lesione esterna: né il sopraggiungere di cotesto epi- fenomeno mi indusse a variare od a modificare la diagnosi j né il doveva io conoscendosi di già in pratica come dallo slravasamento di un liquido irritante entro il pericardio si sveglino dolori articolari ai membri; lo stesso Signor Tamberlicchi, nell'eccellente sua traduzione del Dizionario dell' Hurtrel, riporta un caso avvenuto al Mercier di endo- cardite con claudicazione alla sinistra estremità anteriore; ed avendo la mente ancor fresca della lettura dell'altro caso osservato e descritto dal Signor Fauvet (Giornale di Orvieto fase. 9, 10 anno secondo, pag.253), di un zoppica- raenlo avvenuto in un cavallo affetto da pneumo-cardite la- tente. Il respiro però era alquanto meno affannoso, il coa- gulo del sangue, estratto a due dita più in basso dalla prima incisione della jugulare sinistra, dava minore sepa- DI V. Satti 187 razione di siero del precedente, cotenna a tre linee, ed il crassamenlo ancor più consistente. Come che abbastanza palese fosse slata l'indicazione di nna terza sanguigna , re- putando il caso non frenabile coi mezzi dell'arie, ed il colono mostrandosi poco disposto a permetlerlo, anche per non essere tacialo di azzardoso, me ne astenni , sostituendo alla digitale 3iij di Tartrilo di potassa antimoniato da ri- petersi ogni sei ore. 1.° Maggio. 0 fosse che l'azione del tartaro emetico avesse di già mitigata la tlogosi , o perchè naturalmente si manifestasse remissione più marcala , certo è, che dopo tre dosi dell'emetico fu vista restituirsi la ruminazione, e trovai l'inferma giacente inclinata un poco a sinistra, con fisonomia animata bensì, ma in atteggiamento di sufficiente calma in tutto il resto, il che diede tanto da sperare al co- lono, da pregarmi ad ordinarle, invece della sanguigna, le slesse cartine di jeri , nell' attivila delle quali egli con- fidava assai. A malgrado dell' apparente miglioramento ebbi a notare che questa volia l'inferma si alzò a stento, e che alla claudicazione dell' arto destro si univa quella del sinistro, perloccliè raccomandai i bagni emollienti aci- dulati alla region lombare, ed alle articolazioni [lelvo-fe- morali rinnovando la prescrizione del tartaro emelico unito al nitro. 2, 3, 4. detto. Progressivo fu il peggioramento sino alla notte precedente il giorno 4 , al terminar della quale irruppero ben marcate recrudescenze di un forte cruccio, con gemito, e scuotinienli delle membra ben distinti, dopo di che sopravvenne la paralisi del treno posteriore, e quindi l'impossibilità di rialzarsi. Conlinuossi la somministra- zione del solito rimedio. Nel 6 vengono in scena i deliqui, le sincopi, passale le quali l'animale prende cibo, beve, e rumina alquanto. Alzato di tutto peso, senza che mostri di scuotersi od aju tarsi in veruD modo, viene adaggiato su di un abbondante lettiera- 188 OSSERVAZIONE Nel 6. Sincopi frequenti, aumento di stupidità, di ano- ressia; pel rimanerne come negli andati giorni. Nella visita del dì 8 la trovai prostrata, decombente sul lato sinistro: respirazione prolungata, profonda, la- boriosa; la espirazione compiesi con violenza, ed in modo precipitato, le aperture nasali sono dilatale: il polso estre- mamente abbattuto ed ondulatorio; continua un tale penoso stato sino alla morte a.^venuta nella mattina del 10 Mag- gio: cioè dopo 13 giorni di cura, e 16 circa dalla mani- festazione del male. Dalla sezione del cadavere fatta nella sera del giorno stesso rilevaronsi le seguenti cose. Abito esterno e sotto- cutaneo normale; normale la regione lombo-muscolare sa- cro-iliaca, e femoro-pelvina. Cavità Toracica — Nella regione media sternale m'in- contrai in un robusto cordone leganientoso anormale, di natura cellulare, proveniente da un'ammasso di tessuto cellulare, che inviluppava tutto attorno il cuore. Dedotte le coste apparve il polmone gonfio, bianco sbiadato, leg- gero,crepitante, enfiseraatico ; e tagliato era dove più, dove meno rossastro incettato; del rimanente sano. Il cuore a primo aspetto mi sembrò mancare di pericardio , e credetti ne potesse far le veci il denso strato di cellulare testé in- dicato; ma prestata un no' più d'attenzione ebbi tosto a convincermi di errore. Nell'eslerior faccia di esso cuore, e precisamente all'apice del ventricolo sinistro, lilevavasi un tumoretlo della grossezza di un uovo di pollastra, flutuan- te, di figura ovoide irregolare, a base ristretta, aderente al pericardio che quivi acquistato aveva tenacità, e densità maggiore che nel rimanente , e poggiando sul diaframma sembrava immedesimarsi con esso, anzi studiandomi di stac- carne la porzione adesa , trovai anche il diafiagma unito alle pareti dello stomaco, corrispoudenlemente al reticolo per l'estensione di parecchi centimetri, a tale che con ra- gione si poteva sospettare che un corpo straniero intro- DI V. HI ATTI 189 dolio nello stomaco si fosse diretto al cuore per quella strada, come pure spesse volle succede. Per quanta dili- genza però io usassi nello staccare la parete del reticolo unita al diaframma, non rinvenni né corpo estraneo né perlui^io che potesse dare appoggio alla supposizione; al- l'esterno il tratto aderente della parete stessa era ingros- sato del doppio, biancastro, calloso, ma sano nell'interno. Essendomi poi avvenuto di incidere profondamente il de- scritto tumore, ne uscirono parecchie once di un fluido leggero, scorrevole, color di canella ossia rosso di rugine. Per quest'apertura introdotto i;no specillo, giunsi senza ostacoli a farlo penetrare nel corrispondente ventricolo si- nistro del cuore; cosa che sommamente mi sorprese non vedendo passala una sola stilla di sangue entro il tumore. Slaccato allora il cuore, recidendo anteriormente i vasi sanguigni che Irova illesi da qualunque alterazione, e po- steriormente asportando con lui la porzione del diafragma aderente al tumore, mi fu facile lo staccare il pericardio, privo affatto del suo umor sieroso, passalo ad un lieve grado di ispessimento, api)licalo immedialamente e per tutta l'estensione sua alla superficie del cuore, al quale in molti punti aderiva. La parte del pericardio che passava sul ttunorelto vi aderiva fermamente, né si slaccò che con notabile sforzo, lasciando traccia di sua adesione in un orlo prominente e biancaslrc, che ne circoscriveva il limile. La faccia interna della parete del tumore sebbene liscia, e di colore olivastro, mostrava dei piccoli punti prominenti, radi, lucenti, somiglianti alle uova di aringa. Messo così a nudo il cuore trovai che sul fondo della cavità del tumore esisteva un'ulcera fistolosa, che perforando dal basso in alto obbliqiiamente la sostanza muscolare della parete del sinistro ventricolo penetrava in cavità. Il venlricolo slesso poi trovavasi riempilo per la maggior parte da una concre- zione fibrinosa, o poliposa, di figura triangolare, larga 5 oentimetri e grossa 3 nella maggior sua densità, e che si 190 OSSERVAZIONE diramava lungo 1' aorta pel tragitto di parecchi decime- tri. E questa concrezione, per quella parte che era con- tenuta nel ventricolo , la trovai perforala essa pure intera- mente dall'ulcera cardiaca che perveniva così e lasciava traccia di sé nello stesso setto mediano del cuore per l'e- stensione di parecchi millimetri. Il ventricolo destro conteneva egli pure altra concre- zione poliposa, che modellavasi a seconda della di lui ca- vità la quale ne era quasi totalmente ripiena, indi prolun- gavasi per l'arteria pulmonare assai in allo senza offrire verun punto di adesione alla parete del vaso. La sostanza del cuore tagliata apparve scolorata; e la superficie ester- na dell' orecchietta sinistra era segnala di macchie rosso- livide. II seno fistoloso scorrente pel ventricolo all' esterno ammetteva una grossa penna d'oca, progredendo ingran- divasi sino ad acquistare più d'un centimetro di diametro. Nel suo interno lo trovai guernilo di un fodero ben distin- to, di pseudo membrana densa, di color bianco-cinereo, che cangiavasi in giallo-paglierino nell' attraversare il poli- po or ora descritto, onde arrivare all'opposta parete del setto inlerventricolare, sul quale era visibile un largo disco biancastro costituente il fondo cieco del lungo seno. La concrezione poliposa aderiva alla parete ventricolare solo nei contorni del foro praticalo in essa dal prolungarsi dei seno fistoloso. Addome — Il rumine solo conteneva il po' di cibo preso negli ultimi giorni: gli altri stomachi, ed il tubo intestinale, totalmente vuoti , non mostrarono traccia veru- na di lesione: lo stesso dicasi del rimanente dei visceri di questa cavità. Limitandomi alla nuda esposizione di questo fatto, che mi è sembrato degno di trovar luogo fra i molti che oggi- giorno si van registrando negli Annali della Scienza, e ri- sguardanti le malattie, e lesioni organiche del cuore dei bruti , lascierò volontieri che altri di me più dotto si inoltri DI V. tUATTI 191 nelle ricerche clie riferir si possono alla causa efficiente il gua- sto organico singolarissimo ^ esclusa del tutto, per quanto sembra almeno, l'influenza di un corpo estraneo pungente ; e il procedere oscuro del male, che certamente deve avere avuto incominciamenlo mollo tempo innanzi che l'animale apparisse visibilmente infermo; e principalmente poi il tro- vare spiegazione al fenomeno ben strano del non essersi cioè né versato l'umore contenuto entro il tumore nella cavila del cuore, né passalo il sangue da questa stessa cavila nel centro dell' abscesso, abbenchè patente ne fosse la strada di comunicazione mediante il largo seno fistoloso descritto, ricerche tutte le quali meritano bene l'attenzio- ne delle persone dotte nell'arte medica e nella Scienza Anatomica, e che certamente torneranno io vantaggio della medesima. ^^^^^^4S^*" ANGELELLI MARCHESE MASSIMILIAINO DONATO A PEONIO DA SINESIO VESCOVO DI TOLEMMAIDE Il modo di rappresentare agli occhi , in una superfìcie piana, la figura di un corpo sperico o concavo, ulilissi- mo trovato a più maniere di buoni studi e massimamente all'astronomia, ricevette^ in Europa, se non intera perfe- zione, al certo grande miglioramento, nel finire del quarto 0 nel cominciare del quinto secolo appresso l'era volgare, per lo studio e la cura di Sinesio di Cirene che, a quel tempo, si trovava a Costantinopoli come legalo della sua patria all' imperatore Arcadie. E che io dica il vero, posso darvene , o Signori, questa prova; che lo slesso Sinesio spone la sua invenzio- ne, né si può errare sopra l'autorità di tal uomo, che, gli storici lutti e meglio le sue scritture mostrano avere sempre studiato di non lasciare giammai signoreggiare su- perbia nella mente, a fine di mantenere in se la virtù del- l'umiltà la quale propriamente è guardia di ogni altra virtù. Oltre a ciò si vuole por mente a questo, che Sinesio fece dono del suo lavoro ad uomo dal quale aveva ricevalo solenni benefizi, a Peonio, che era in grande sialo presso MARCU. U. AMC.ELELLI 193 rimpeiatore : talché , per questa considerazione ancora , rimane escluso ogni sospetto dell'integrità della fede di Sinesio il quale , tra per la naturale onestà e li rispetti debiti al benefattore, non altro poteva che nnostrarsi intero al dire e all' operare. Premesse queste cose che non mi parevano da tacere, piacciavi di udire ciò ch'Egli scrive al predetto Peonio: w II dono che io ti offero è tale, che sta bene a me darlo w e a te accoglierlo , il quale dono opera è delle mie cogi- w tazioni, per quel tanto che insegnommi la venerabile )) maestra (cioèlpazia) ed opera è della mano d'uomo va- )) lente, sopra ogni altro, in condurre l'argento » E ap- presso: w Sappi, che queir antichissimo Ipparco, significò, » come che oscuramente, che si potesse ridurre in piano )) una superficie sperica , conservando pur tuttavia la me- >> desima ragione anche nella diversità della figura, e fu il w primo che intese a questa considerazione. Noi , se troppo » di merito non ci attribuiamo, abbiam ritessuta questa w tela sino alle fimbrie e finita; perchè, nel lungo tempo )) intermedio , questo problema fu trascuralo e Tolommeo, » uomo d'intera dottrina, e i beati discepoli e successori di M lui, furono conlenti di conoscere le ore notturne, per w le sedici stelle segnate soltanto da Ipparco in questo stru- » mento. E veramente questi uomini sono da scusare se w intorno alle ipotesi si andarono faticando , intanto che w erano ancora imperfetti i migliori argomenti e la geome- )ì tria era quasi bambina lattante : » E più innanzi : a Co- )) me, intanto che si edificano le città, non altro si cerca w che ciò che è necessario alla loro salute e conservazione, w e, quando poi sonosi aumentale, non tanto per le cose )) che sono di necessità, quanto per la bellezza dei portici )) e dei ginnasi e per l'ampiezza del foro si spende mollo )) danaro: ugualmente interviene delle scienze le quali han- )) no principio con le cose solo di necessità e poi acqui- )) siano splendore, secondo che vengono prosperando. » IS. Ann. Se. Natur. Anno 5. Tom. 10. «:< 194 DEL PLAN15FERIO Non vi pare, o Signori, mostrata, per queste parole la qualità e la novità dell'opera di Sinesio? Della quale per quello che io m'intenda, stimo non avere parlato in modo conveniente alla rilevanza , gli scrittori della Storia delle matematiche e dell'astronomia, i quali anche tengono diverse sentenze. E prima di ogni altra cosa dirò, avere io potuto, per cortesia del Presidente di questa nostra Accademia, svol- gere, a beli' agio ?Z Trattato dell' uso e della fabbrica del- l' Astrolabio di Igna'^io Danti Frate Predicatore: senza trovare che quivi si faccia menzione di Sinesio. E simil- mente m'è avvenuto nel Trattato della Bescri'^ione della sfera celeste in piano di Claudio Tolommeo , tradizione di Ercole Bottrigaro: il quale trattato trovai unito all'ope- ra predetta, dove il Bottrigaro noverando fra li matema- tici greci, che hanno trattato dell'astrolabio, Proclo Dia- doco e Niceforo, tace Sinesio il quale, certamente innanzi Proclo Diadoco, aveva distesa la scrittura che dà materia al mio ragionamento. Però, stimando consiglio migliore rivolgermi ai più moderni ho trovato che Baylli si sta contento a dire che Sinesio fece dono di un astrolabio o planisferio da luì inventato, a Beonio: che la scrittura, onde V astrolabio era descrìtto, è perduta : ma nondimeno che il detto planisferio era grande e fatto secondo le regole della proiezione, nel quale, secondo che egli stima, l'occhio dell' osserva- tore si vuole tenere posto al polo. E Montucla: che v' ha una prefazione o lettera di Sinesio che contiene la descri- zione e gli usi di un astrolabio da lui inventato e mi- gliore di quello di Ipparco e di Tolommeo. Alla perfine Weidjer che , la descrizione di Sinesio rappresenta un istromento conforme ai nostri planisferi moderni. Adunque, secondo Baylli , è perduta la descrizione del planisferio di Sinesio; secondo Montucla e Weidler, non è perduta. E che sarà da dire , o Accademici , della diver- MARCH. M. ANGELULLI 195 silà anzi della contrarietà di queste relazioni ;. intanto che una sola è la scrittura di Sinesio, la quale tratta della materia che discorriamo? Io penso non mancare nei debiti rispetti ad uomini di tanta dottrina dicendo, che ebbero , per avventura, in pic- col conto la Scienza del Vescovo di Tolemmaide nelle cose della matematica: onde non furono pazienti abbastanza alla lettura del testo greco, il quale secondo l'uso di quei tempi è di stile alquanto rotto e poco chiaro: perchè es- sendo allora tenuta quasi una cosa, la filosofia e la teo- logia , stimavano i dotti che queste materie non fossero da umiliare con modi e parole comuni: ma da rendere de- gne di reverenza con istile di parlare lontano da ogni al- tro plebeo e pubblico, onde, acciocché io dica così, si fa- cesse a filosofia quasi tacilo onore. Sopra questa ragione, datomi a studiare, secondo il modo della mia possibilità, nel testo di Sinesio, al qua- le non si trova alcuna nota di critici o di filologi: mi pare di potervi mostrare, con molta probabilità che, per- duta è la scrittura dove Sinesio dichiarava l'artifizio, onde aveva rappresentato in una superfìcie piana la figura di un concavo: ma, quanto alla descrizione del planisfcrio, tanto è scrino nel testo che ci rimane, quanto credeva Si- nesio poter bastare ai dotti nella scienza della fìsica, per conoscere la disposizione e la ragione dello stromenlo , che poneva dinanzi da loro. E venendo subito al proposito, ponete mente, o Si- gnori, a queste parole del testo le quali, come che io né possa uè sappia tradurre che litteralmente, nondimeno penso che, così ancora, siano a Voi, che della vostra esperienza e dottrina potete adempire ogni mio difetto, suffi- cienti per mostrarvi la verità della mia opinione: « Intorno al w ridurre in piano, dice Sinesio, la predella superficie h concava , avendo noi slimalo che questa considerazione sia )) degna, per se medesima , «li molto studio, abbiamo fatto t96 UEL PLA[«ilSKERIO » una scriltma nella quale sono raccolti molti e necessari h teoremi, i quali abbiamo curato di mostrare e fare più w chiari, con materiale argomento, ponendo innanzi agli » occhi, in un bel planisferi©^ la figura del mondo. E » perchè l' intraprendimento nostro ne concede di taglia- M re, secondo la medesima ragione, così una superficie » piana come un concavo regolare: e perchè teniamo w avere fra loro anche maggiore relazione un qualunque » concavo e un corpo perfettamente sperico , abbiamo cer- » calo che questo piano sia concavato in apparenza e che » ogni altra cosa sia fatta in modo che, la vista di tale )> strumento , rammenti , al discreto spettatore , le cose co- )) me esse sono realmente. » Non si pare, per queste parole, che il planisferio era un argomento materiale che faceva più chiare le ragioni e i teoremi distesi in altra scrittura? Ma se di questi tace qui l'autore, non tace la disposizione del planisferio. Ecco alcune altre parole del testo: « Abbiamo qui ordinato gli n astri secondo li rispetti delle loro figure e fatto li cer- w chi, alcuni intorno gli altri e alcuni intersecati. Tutti )) poi sono, con brevi linee, tagliati in parli, ed ogni )> quinta linea è maggiore delle altre e distinta con nume- » ri segnali d'inchiostro nell'argento, w E qui l'Autore procede innanzi assegnando la ragio- ne di queste divisioni : mostrando come le figure fossero consentanee 1' una dell' altra: come alcune fossero segnate in forma di linee rette per lo riducimento di loro secondo che si paiono alla vista; e più altre cose ancora espone che io non riferisco, volendo usare discretamente la vostra cortesia: massimamente che le parole dell'autore sono age- voli a tradursi in quanto alla lettera: ma all'intendimento del senso chiuso in esse, è richiesta dottrina di filosofo, della (juale è in me difetto grandissimo. Nondimeno questo ancora non mi pare da tacere, che l'a al mio proposito, che Sinesio prima di finire la scrittura, MARCH. M. ANOEI.ELLI 197 avvisa Peonio, di avere posto nei plaiiisIVrio , die era d'argento come si è detto, una iscrizione di solid'oro e prima di mettere i versi della predella iscrizione, epilo{ja qnasi tutto quello che prima ha dello; a fine di dichiara- re i versi, i quali, se io ho saputo intendere il lesto, danno questo senso : w Sapienza trovò la via del cielo : » Mirabil opra del divin consiglio! » Vedi le curve spalle della spera: w Vedi li cerchi uguali , inegualmenle w Parliti. Guarda agli astri e dove Febo » In equa lance e giorno e notte libra, )) E allo Zodiaco obliquo e ai chiari punii M Dove, in mezzo del giorno, il sol declina. Adunque mi pare di poter conchiudere che due era- no le scritture di Sinesio : l' una ove sponeva la ragio- ne secondo la quale aveva segnato , in una superficie pia- na, un corpo sperico : e questa scrittura è perduta: l'altra, nella quale descriveva il planisferio fatto da lui, e questa si trova ancora fra le sue opere ; sì che vere sono le sentenze di Montuclaedi Weidler, non è vera al tutto la sentenza di Baylli. Ma tempo f^ omai che io dica il fine per lo quale ho discorso questa materia, anche troppo, per avventura, prolissamente. La storia delle Scienze , delle Lettere e delle Arti, è la sloria dell'ingegno umano: e se, nella Storia delle repubbliche e degl' imperii , l'ordinala succes- sione dei fatti è utilissimo argomento per conoscere chia- ramente le cagioni degli avvenimenti : cosa è pure di grande rilevanza, nello studio degl'ingegni, cercare, con esattez- za , e vedere , con ordine , i modi onde , nel correre del tempo, posero cura alle cose di filosofia: di che, spesse volle, si porla luce dentro l'oscurità e si trova scala a più cose che si paiono disgiunte per intervalli lun- ghissimi. 198 blil, PLA?(1SFERI0 A chi studia con mente riposata nella storia della filosofia naturale, può entrare, di leggieri, l'opinione che i greci, in quanto all'astronomia, fossero giovati dal pro- prio ingegno, più che dalle cognizioni dei Caldei o dei Babilonesi, delle quali avevano poca notizia. E gli Arabi, che intesero di poi a questa scienza , tradussero , nella lo- ro favella, i libri di Toloraraeo: e i norai^ che posero alle costellazioni, trassero, eccetto pochi, dal greco idioma e tali furono accolli anche dai Persiani. Adunque il trovato di un dotto greco, discepolo di Ipazia, il quale afferma avere migliorata, anche dopo Tolommeo , un' opera da Ipparco pensala e cominciata , non si vuole tenere in trascuranza. E perocché poco di ciò hanno detto gli scrittori della Storia delle Scienze: nulla il Petavio, commentatore di Sinesio e ricoglitore di più greche scritture ed anche di Ipparco , alle quali è materia l'astronomia e l' uranologia: ho inteso per le mie parole, di rimettere, dottissimi Accademici, nell' autorevole vostro giudizio l'opinione mia, che sia fatica bene impiegata porre studio nell'interprelare dirittamente e chiaramente il testo di Sinesio , a fine di acquistare novello argomento per vedere come e quanto, nello spazio di più di due se- coli, nel tempo che corse fra Tolommeo e Sinesio, avan- zasse la scienza delle matematiche e dell' astronomia e per quali modi. Né qui voglio anche tacere che Angelo Poli- ziano afferma, sopra l'autorità di Sinesio, essere stato Ipparco trovatore dell'astrolabio: talché parmi cosa degna allo studio dei dotti conoscere, come il predetto Sinesio, stimato, anche dai moderni, uomo di autorità nelle cose della matematica e dell'astronomia, abbia appunto cercato e trovato che vengano in perfezione gli argomenti trovati e praticati da Ipparco e da Tolommeo. E perocché io non sono da tanto da mettermi a questa impresa né da com- pirla degnamente^ ho stimato, per questa sposizione, dar- vi a conoscere il mio desiderio, che uomini, quali voi siete, UARCII. M. ARGELELLI 199 forniti d'intera dottrina di filosofia, pongano sollecita e nuova cura nell' interpretare il testo di Sinesio, emendar- lo, dichiarare il senso che si chiude nelle parole concise, e fra le varie interpretazioni che possono ricevere , scegliere la più conveniente al soggetto. Perchè ini pare che debba seguire di ciò, che si veggano più gradatamente e più naturalmente gli avanzamenti nello studio delle matemati- che e dell'astronomia. Certa cosa è che, in qualsivoglia storia , la trascuranza delle cagioni intermedie fra l' uno e l'altro fatto, li rende più maravigliosi che mirabili: e nella materia delle Scienze e di tutte le buone arti , il di- fetto di notizie, in lungo intervallo di tempo, ripugna alla mente, che vede gli ingegni non passare, ma saltare d'uno in altro pensiero. Che se l'opinione mia e il mio desiderio non sono diritti, sarà scusa all'errore, il naturale inchinamento a favellare delle cose , che l' uomo tiene in grande pregio. Im- perocché, lasciando stare l'utilità dello studio dell'astro- nomia, penso che fra le varie parti di filosofia, niuna altra sia che l'avanzi in nobiltà. Tiene Clemente di Ales- sandria che Àbramo, mirando intentamente l'ordine ma- gnifico del Cielo ^ si desse a contemplazione, ciò vuol dire accostamento di animo a Dio per elevazione dalle cose ter- rene. E veramente l'Astronomia leva la mente da terra e la conduce in alto a muoversi ordinatamente insieme cogli astri: onde sente, allora più che mai^ il calore delle di- vine scintille, che porta chiuse dentro di sé, della virtù divina. Ma senza allegare altre autorità né più abusarmi della pazienza vostra, finisco il ragionamento con le parole di Sinesio che fanno veramente al mio proposito. La Scienza dell' astronomia , procede senza contro- versie per dimostrazioni , e sono a lei ministre la geo- metria e l'aritmetica, le quali da ognuno si possono chiamare , acconciamente e senza errore , regola della ve- 200 DEL PLANISFERIO rità. Oltre a ciò 1' aslionomia è scienza gravissima che forse può essere scala per salire a cose più venerande e più antiche: ed io quasi la tengo barca per passare alla recondita teologia. II beato corpo del Cielo è materia sug- getta air astronomia: e il movimento di questo corpo, pare ai migliori filosofi stupenda imitazione della mente umana. DELL'ABATE PIETRO PILLORI GIULIO BEDETTI DI BOLOGNA SUL PRETESO RITROVAMENTO DELLE EFFEMERIDI GAXXLEXANE DEI SATELLITI DI GIOVE <£i)ttti't5stma Signore Ei illa mi ricerca , carissimo signor Dottor GiuHo , di qual sentimento io sia nella questione insorta fra il signor Eugenio Alberi , ed il commendatore Vincenzo An- TiNORi, intorno il preteso ritrovamento delle effemeridi galir leiane sulle stelle medìcee, e come si pensi dai più a que- sto proposilo. Se debbo confessarle la veri là , poco mi sono occupato a parlarne con altri; pure ben volentieri m'induco a mani- festarle la mia opinione^ mosso da un sentimento di stima per Lei-, e per ciò che mi pare secondo verità. Co' dati e cogli scritti che abbiamo, vedo che può giungersi a schiarire così questo fatto , da lasciar nel lettore allafìne un'idea giusta e distinta d'una questione, che col trattarla s'è intricata non poco, per la troppa modestia e riservatezza di una parte, e per l'audacia, da prima, e poi 202 LETTERA pe' cavilli dell'altra. Credo perciò necessario riassumere la questione fin dal principio^ ed esaminarla coir andamento del raziocinio e dei fatti , onde il nostro giudizio non sia l' effetto della passione o del caso. L'uomo prudente prima di dire: ve- dete se ho ragione? — deve mostrare la convenienza e ragio- nevolezza de' suoi giudizj. Ella dunque vede che quando per tal via ci saremo condotti a prendere un partito, bi- sognerà convenire che questo deve esser quello di tutti gli uomini prudenti e sensati. Veniamo al fatto. Il Sig. Eugenio Alberi, giovine non privo d' ingegno^ direttore della Società editrice in Firenze, e della nuova edizione delle opere di Galileo, nello svolgere i codici ga- lileiani della Palatina, credè d' aver ritrovate le effemeridi sui satelliti di Giove costrutte per opera di Galileo e del P. Renieri ^ delle quali, dal Viviani al Libri, si deplorava la perdita. Pieno la mente ed il cuore di questo grato resulta- mento (scriveva egli) delle sue indagini, diresse subito un memoriale a S. A. L e R. il nostro Sovrano , in cui gli annunziava la fatta scoperta. Domandava in esso la con- cessione di far noto officialmente questo avvenimento, e già confidava che quelle tavole (che non esistevano) si do- vessero denominar Leopoldine (1). Scriveva di più, che il P. Gio. Inghirami, ammirato d' una tanta scoperta, pro- digava i tesori della sua scienza a lui (2) (e par che ne avesse bisogno davvero I), ed al Sig. Celestino Bianchi suo ajuto. Né diversamente scriveva al cav. prof. Gio. Battista (f) V. Memoriale a S. A. I. e R. il Granduca, 14 Aprile 1843, nella Dichiarazione del cav. Anlinori. (2) Il P. Gio. Inghiratiìi, uomo di quella scliietezza che ognuno sa, scri- veva, dopo tre mesi da questa scoperta, al cav. prof. Ciò. Battista Amici, che il Sig. Celestino Bianchi di rado gli ti era presentato , e toitanto per doman- dargli alcun libro di cui abbisognasse per l' intento suo ; e che il Sig- E. Alberi dovè persuadersi, che ^om o nulla poteva contare lulV opera lua, a cagioa «Ielle stato infelice de' suoi occhi. dell' ab. p. pillori 203 Amici, ed al commendatore Vincenzo Antìnori (1). Questi, che venl'anni sono fu direttore e compilatore del catalogo dei manoscritti galileiani ;, s'oppose al vanto di un tal ritrova- mento 0 scoperta dell'Alberi, perchè, avendo più volte po- tuto vedere le materie in questione , sapeva che quei codici non contenevano le annunciate effemeridi ^ ma solamente calcoli e studj per la compilazione di quelle. Ed Ella ben m' insegnerebbe che era suo preciso dovere il farlo per due giusti e potenti motivi Perchè sarebbe sembrato che egli non avesse conosciuto ciò che aveva descritto a catalogo; e perchè, destinato da S. A. I. e R. il Granduca ad assistere alla nuova edizione delle opere galileiane, non poteva permettere che s'an- nunziasse i/ ritrovamento d'un' opera, che non esisteva. Onde rescrisse all' Alberi , che, a suo parere, egli non aveva fatto altro ritrovamento che quello già notato nel catalogo dei manoscritti del Galilei (2). Qui la questione, per me, si presenta doppia. Si tratta d'esaminare, e di decidere se quei manoscritti contengano le effemeridi di Galileo e del P. Renieri sulle stelle me- dicee, poi, in caso che no, qual ritrovamento o scoperta ab- bia fatto l'Alberi: cosi sarà necessario non solo d'esami- nare gli scritti dell'una parte e dell'altra, ma di far co- noscere ancora ciò, che dal Viviani al Libri è stato detto 5U questo proposito. (1) Lettera del 14 Aprile 1843-. Veti. Dichiarazione del car. Antinori. (2) L^llera del 10 Maggio 1813 : Vcd- ultime Parolt d' Riigfiiio Alberi. •204 PARTE PRIMA Se ',i Codici galileiani in questione contengano le annun':{ìate effemeridi di Galileo e del P. Renieri sulle stelle medicee. oJii; Esaminiamo questa parte, prima coli' andamento del raziocinio, e poi colla scorta dei fatti. Qui si hanno due contendenti; l'Alberi, che annunzia con tre documenti diversi e sostiene d'aver ritrovate le perdute effemeridi galileiane sulle stelle medicee, ed il cav. Anlinori , che gli si oppone. A questo punto del nostro scritto difficilmente potrebbe dirsi ad uno di loro: voi siete quello che avete ragione. Osservo però di pas- saggio, che la questione s' aggira in materie astrono- miche, e che, vertendo fra un letterato di professione ed un riputalo scienziato, non potrebbe darsi di bestia affatto a chi tenesse dall'ultimo. Il nostro Sovrano, a cui appartengono quei preziosi manoscritti, volendo schiarir questo fatto, nominò una commissione composta di due celebri astronomi , i quali dopo aver prese in esame le materie cagion della disputa decidessero fra la sentenza del cav. Antinori e quella del- l'Alberi. Il cav. prof. Gio. Battista Amici , ed il prof. Otta- viano Fabrizio Mossotti, astronomi di molto nome in Euro- pa, furono quelli incaricati di dire il loro sentimento. Essi , dopo avere esaminate ^e carte in questione , non solo riferi- rono che QUEI MANOSCRITTI NON CONTENEVANO LE ANNUNZIATE EFFEMERIDI E TAVOLE , ma di più piomosscro il dubbio — se dell' ad. r. i'ILLOlW ^t$è da Galileo e dal P. Kenieii queste fossero mai state condotte acorapinienfo (I). Chiusero poi il loro rapporto riferendo le precise intitolazioni dei codici, ed affermando che queste corrispondevano perfellamenle colle materie contenute in essi (2) . Pareva dunque che a questo punto l'Alberi dovesse confessare il suo errore. Qual male? Niente di più facile che ingannarsi in un secolo, in cui di lutto si vuol parlare e decidere, e non si prova ribrezzo a giudicare ardita- mente delle azioni e delle opere più grandi dei nostrf maggiori. Oh come è possibile. Ella mi chiederà, che l'Alberi voglia persistere nella sua opinione, dopo l'esame ed il rapporto di giudici, come egli scrive, tanto esquisiti in queste materie? (3) L'Alberi asserisce, che quel rapporto concorda con ciò che egli ha scritto intorno alle materie contenute io quei codici, perchè con molta astuzia finge, che quel rapporto sia in relazione colla sua prima lettera intitolata al P. Gio. Inghirami. Abbiasi sempre presente, étie al rapporto dei professori Amici e Mossotli non die luogo quella lettera, ma bensì il memoriale diretto a S. A. I. e R. il Granduca: poiché l'Albori, per confonder le menti e ricoprire i suoi errori, ISTITUISCE SEMPRE IL CONFRONTO FRA IL RAPPORTO E QUELLA SUA PRIMA LETTERA, la quale Stava a mutar lo stato della questione. Al giudizio del cav. Antinori e dei professori Amici e Mossotli s' unì quello del comm. Gio. Plana astro- nomo regio a Torino, il quale, dopo avere esaminati gli (t) Questo dubbio, che in sé tenderebbe ad escluder affatto l'esistenza delle annunziatt effemeridi , Venne afferralo dall' Alberi per scendere alla di- scussione die, se r effemeridi non ebbero esistenza, quei materiali liaoo tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee. (2) Rapporto a S. A. I. e R. il Granduca, 17 Aprile 18i3. (3) Ultime Parole di E. Alberi pag. 7. 206 LETTERA scritti dell'una parte e dell'altra, rispose all'Alberi: io non posso per ora dirle altro se non che aderisco al pa- rere emesso dai signori Amici e Mossotti (1) . Per ora dunque abbiamo da una parte il giudizio di tre astronomi, e dall'altra quello d'un letterato. Ma solamente il comm- V. Antinori ed i professori Amici e Mossotti hanno veduto quei manoscritti, ed esami- nate quelle materie? Anche il prof. Gio. Battista Venturi, prima di pubblicare le sue memorie e le lettere inedite di Galileo, aveva veduti i codici galileiani della Palatina, ed ottenuto il permesso di pubblicare ciò che più faceva al suo scopo. Egli dovè esaminare attentamente tutte quelle materie, né vi rinvenne le perdute effemeridi; altrimenti ne avrebbe annunziato fin d'allora il ritrovamento, mentre non ignorava che si deploravan perdute. Il prof. Guglielmo Libri ancora potè vedere que' mano- scritti, e forse gli avrà esaminali prima di portare nella sua Istoria delle matematiche il lamento del Viviani e degli altri, né trovò che contenessero le note effemeridi. Anzi scrive |r Alberi (sebbene ciò sia falso) che il Libri pure conobbe il suddetto catalogofonde vorrebbe farci credere che il Libri stesso si fosse ingannato colle effemeridi in ma- no! Ma il Libri abbia conosciuti o no quei manoscritti , sia vero 0 no ciò che scrive l'Alberi — che egli pur conobbe quel catalogo — , il lamento di quello sulla perdita delle effemeridi è sempre ragionevole e giusto , ed il signor Arago ingiustamente, su di ciò, s' é levato contro di lui: ma di questo a suo luogo. Qui Ella potrebbe rispondermi, che anche l'Alberi in- fine ha il voto del decano degli astronomi in Europa, del P. Gip. Inghirami. Adagio. Le dirò primieramente che il P. Inghirami, in cui l'umiltà é tanta, quanto grande la dottrina, e che in queste materie, senza temad'er- (1) Lettera al Sig. Alberi . 13 Giugno 1843- dell' ab r. piLLORi 207 rare, può tenersi maestro di coloro che sanno, non ha mai preteso d'essere inallucinabile , né credo l'Alberi Io repu- ti per tale. Sappia Ella adesso, che egli non si è punto mescolato in questa faccenda. Di lui non abbiamo che una sola lettera, nella quale non fa parola in verun modo della questione, e tratta solo dell' impegno da esso col signor Alberi con- tratto circa r illustrazione dei manoscritti galileiani io questione (1). Ma supponiamo per un momento che il P. Inghirami aderisca all' Alberi, ed esaminiamo di dove venga la convin- zione di lui, ed in qual conto debba aversi il suo giudizio, in questo caso. Dissi supponiamolo per un momento, perchè mostrerò poi molto brevemente ed all'evidenza che il P. Inghirami è del sentimento del cav. Antinori, e non dissen- te che apparentemente dai professori Amici e Mossolti, e dal commendatore Plana. Trattiamo del primo caso. Da che verrebbe la convin- zione del P. Inghirami, ammesso che ei sia della opinione d'Alberi? Egli slesso lo scrisse: « dopo avermi (il signor Alberi) convinto, con saldissime ragioni, essere appunto quei MSS. che da tanto tempo si deploravano come perduti (2)...)) Dunque la convinzione di questo astronomo è conseguen- za delle ragioni d'uno dei contendenti. Ma poiché al Sig. Alberi, nel calor della compiacenza, avvenne d'ingannarsi scrivendo a S. A. I. e R. il Granduca, e dovè rettificare ciò che in quel memoriale e nelle lettere all'Amici ed al cav. Antinori avea scritto d'inesattezze, così può supporsi che, nel calor della compiacenza, abbia parlato con poca (1) Lettera al prof. Amici, 9 Luglio 1843. (2) Qui il p. Gio. Inghirami mi perdoni I' ardire; non si è mai de- plorata la perdita di qun manosrritti , ma di quelli che contenevano, secondo il Viviani e gli altri, l' KFFKMf-Rini omai pebfkzionate. Che se queste non hanno mai avuto esistenza, se quei materiali sono tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle stelle medicee, allora non si sarebbe deplorata la perdita di quti manoicrittì , ma si bene dì tali eh, non sarMero mai eiittiti. 208 LETTETRA precisione al P. loghirami. Ma lasciamo le congetture , ed esaminiamo di qual peso potrebbe essere, in tal caso, il giu- dizio di questo. Mi pare che non potrebbe aversi nel conto di quello dei professori Amici e Mossotti ; giacché costoro in questo giudizio gli stanno necessariamente al di sopra, per la circo- stanza di avere essi st6»si esaminati quei codici , e riferito su quelle materie. Onde il giudizio del P. Inghirami in questo caso potrebbe andare con quello del comm. PJana, perchè ambedue giudicano, non dairispezione oculare dei materia- li disputati , ma dagli scrìtti e dalle ragioni dei contendenti. Pure il loro sentire in questa controversia è diverso, perchè il giudizio di essi è fondato sopra documenti che | sono in opposizione fra loro. Quello del cav. Antinori, dei j professori Amici e Mossotli, e del corara. Gio. Plana si " fonda sul memoriale diretto al Granduca, in cui s' annunzia .1 la scoperta fatta delle perdute effemeridi ; quello del P. | Gio. Inghirami su documenti assai posteriori e diversi, j perchè in essi non si fa più parola né di effemeridi, né di j scoperta. 1 Con questa distinzione, stimatissimo Signor Dottore, j scendo a mostrarle che il P. Gio. Inghirami è affatto diìl ji SENTIMENTO DEL CAV. AntINORI. | Le lettere intitolale a quel!' astronomo non hanno relazio- 1 1 ne alcuna col memoriale diretto al Granduca, e con quelle il scritte, nel calor della compiacenza, al prof. Amici ed al cav. I ' V. Antinori. 11 P. Gio. Inghirami è venuto in scena quando la | questione era incominciata da molto tempo , quando già era slato disleso il rapporto al Sovrano, che escludeva il ritro- vamento delle controverse effemeridi. L'Alberi, nelle due i lettere dirette al sopra lodato astronomo, non fa più parola i della nota scoperta, prende un linguaggio affatto nuovo,! e, nella seconda , finge di più che la questione abbia avuto ORIGINE dalla PRIMA LETTERA AL MEDESIMO INTITOLATA. Orai vuol Ella conoscere /' ar^e delf Alberi per ricoprire il suo dell' AB. P. PILLORI 209 errore, e la connivenza del P. Insliirami al sentimenlo del comm. Anlinori? Ci vuol poco. Le due lettere inti- tolate a questo astronomo trattano, non più della scoperta delle effemeridi, ma di lavori e di fatiche di Galileo e del P. Renicri sulle stelle medicee: ed i calcoli ^ e gli studj, e i materiali contenuti in quei manoscritti non sono la- vori e fatiche di Galileo e dell'altro sulle medicee? Ecco dunque che il P. Gio. Inghirami è palesemente del sentimento del cav. Antinori , dei professori Amici e Mossolti , e del comm. Plana ; perchè, non avendo egli avu- to parte nella questione della scoperta, intende per fati- ca e per lavoro di Galileo e del P. Renieri sulle stelle medicee, non già le ati madiate effemeridi e tavole (che si volevano intitolar Leopoldine\) , ma il contenuto di quei manoscritti. Che se poi il P. Gio. Inghirami crede che quei calcoli e studj siano tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fe- cero in quel genere d'operazioni, questa è un'altra que- stione. La controversia fra il signor Alberi ed il cav. An- tinori non ha avuto principio da ciò, né mai s'è pensatp a decidere sulla assoluta integrità di quei materiali. j Resta ora ad esaminare la condotta del signor Cele- stino Bianchi (il quale pure ha la sua parte nella pubbli- I cazione delle opere galileiane), che ci sembra non del I tutto lodevole. ] 0 il signor Celestino Bianchi era certo che i mano- scritti in questione contenevano le controverse effemeridi, ed in questo caso doveva farsi a sostenere il giudizio d'Al- ' beri, come ajuto di esso, in ciò che riguardala parte delle matematiche. 0 conosceva che Alberi s'era ingannalo, e allora ci sembra elio fosse stato del suo onore lasciare d'es- sere ajuto in materie matematiche d'uno, che volea far da sé, e sludiavasi d'abbagliare il pubblico. 1 Potrebbe dunque il silenzio del Bianchi interpretarsi a I proprio favore dall'una parte e dall'altra, se circostanze I N. A.\N. Se. Natur. Auno 5- Tom- 10. 14 210 LETTERA gravi e notabili non ci persuadessero a ritenerlo favo- revole al cav. Anlinori, Infatti se il Bianchi si fosse accertato che quei manoscritti contenevano le annun- ziate effemeridi, come è credibile che egli, matematico di professione, non volesse prender parte a favore del suo direttore, nella controversia insorta col cav. Anlinori? È egli possibile che il Bianchi volesse , colle effemeridi in mano, ricusare l' onore di confondere due astronomi di nome europeo ? Se il Bianchi si fosse accorto che quei manoscrit- ti contenessero ciò che dall' Alberi si annunziò , sono per- suaso che egli sarebbe venuto in campo assai prima di lui, poiché meglio di lui poteva appropriarsi la gloria di quella scoperta. Ma preferì di rimanere in silenzio , forse perchè pensava bene che Amici e Mossotli bastassero soli a far ta- cere l'Alberi se fosse stato possibile! Mi pare che il solo riflesso di vedere Alberi in oppo- sizione con uomini sommi , con giudici sì esquisiti in que- ste materie (1), potrebbe essere argomento bastante per farci concludere la non esistenza di queste ritrovate effemeridi. Ma un argomento più solenne assicura il nostro giu- dizio, e fa più bella la vittoria del cav. V. Antinori — la RITRATTAZIONE DELL' ALBERI MEDESIMO — . Dopo il rapporto fatto dai professori Amici e Mossotti , l'Alberi confessò apertamente i suoi errori, scrivendo al P. Gio. Inghirami : « quello che veramente dice la mia lettera a V. P. R. non è già che io abbia scoperti quei mano- scritti (2) , I QUALI per lo contrario stanno esattamente CLASSIFICATI nel catalogo della Palatina Affermando dunque l'Alberi d'essere alieno dalla scoperta di quei lavori (3), e confessando che quei ma- noscritti SONO ESATTAMENTE CLASSIFICATI, vicnC COn CÌÒ 31 (1) Ultime parole pag. 7. (2) Lettera al P. Ciò. Inghirami, 10 Giugno 1853. (3) Lettera al P. Ciò- Inghirami, 10 Giugno 1843. DELL* AB. P. PILLORI 211 ritrattare la scoperta annunziata nel memoriale a S. A. I. € R. il Granduca, e nelle lettere dirette al cav. prof. Amici ed al comm. Aniinori, e quindi a dichiarare apertamente che non contengono più le annunT^ìate effemeridi e tavole, ma calcoli e studj per la compilazione di quelle: imperocché se i codici sono esattamente classificali, non ponno con- tenere materie diverse da quelle indicate nei titoli. Con ciò mi par dimostrato all'evidenza che quei ma- noscrilli non contengono le annunziale effemeridi, che si volevano intitolar Leopoldine; perciò è nulla di per se stessa la pretesa scoperta. Onde, costando per le parole dello stesso Alberi che queste effemeridi sono un tempo esistite (subito che scri- veva e credeva d'averle ritrovale); sapendosi dal Viviani che erano per consegnarsi alle slampe, e che, quando morì il P- Renierij tutto era in ordine per la pubblicazione (1); costando dal rapporto dei professori Amici e Mossotti , e dalla confessione d'Alberi;, che i manoscritti in questione non le contengono, la conseguenza non è difficile a con- dursi: — r effemeridi sono andate disperse , e di questa fa- tica a ragione si deplora tuttora la perdita — (2). (1) Faltroni letlere inedile d' nomini illustri T- I. pag. 74. noi. (2) A questo punto, a mio giudizio, termina realmente la questione in- sorta dall'annunzio della scoperta delle effemeridi. Ciò che Dgs' ì' ^'^"i aneriice — che qiiei materiali siano completi, e clie Galileo e Renicri non andassero più oltre in quel genere d" operazioni — è una questione pro- mossa da Ini per ripiego, e clic egli ha continuala quasi da se. 212 LETTERA PARTE SECONDA I Concesso per un momento che i materiali contenuti nei manoscritti controversi siano tutto ciò che Galileo e Henieri operassero sulle medicee , quale scoperla, o ri- trovamenlo abbia fatto l'Alberi , e se sia di quei codici e di que' materiali, che dal Viviani al Libri si deploraron perduti. Pochi giorni prima che fosse reso di pubblica ragione il rapporto dei professori Amici e Mossotti, il signor Al- beri, accortosi d'avere annunziato il ritrovamento d'una opera che non esisteva, s>e ne fuggì sotto l'ombra del P. Gio. Inghirami. Senza far più parola della pretesa sco- perla delle effemeridi, prese un linguaggio tutto nuovo, e nelle due lettere dirette a questo cel. astronomo, escendo di questione, s'accinse a provare l' integrità di que' materiali. A ciò, per ora, rispondo che la controversia fra l'Al- beri ed il comm. V. Antinori non ebbe origine da questo, ma dall'avere quegli annunziato il ritrovamento delle con- troverse effemeridi in carte, che contenevan tutt' altro. L'avere poscia fatto passaggio dalla nota scoperta alla discussione — se quei materiali sieno completi — ,e l'esser venuto alla conseguenza eccessiva, che GaVileo ed il P. Re- nieri nessun altro lavoro conducessero sulle medicee, è stata questione che l'Alberi ha fatta quasi da sé, ed in cui ninno s'è voluto intricare. Pur non ostante voglio am- mettere, per un momento, che Galileo e Renieri notr giungessero a formare un buon sistema di tavole, e più,* che lutto quanto fecero sulle medicee siano i materiali ' | dell' AB. P. PILLORI 213 contenuti in quei codici: perchè _, in questo caso, il Sig. Alberi vanta l'onore d'aver fatto un ritrovamento, od una scoperta ? Scopritore io chiamo colui che fa conoscere l' esistenza d' una cosa anteriormente sconosciuta; ritrovatore colui che a casOj o nel farne ricerca fa il ritrovamento di cose smarrite. Quindi a giusta ragione dir si possono scopritori Colombo e Galileo, perchè qnegli faceva conoscer l'Ame- rica, questi dall'osservatorio di Padova i Satelliti di Giove; cose per lo innanzi sconosciute al mondo. Così Elena fu rilrovatrice della croce di Cristo ; poiché, mentre si era certi che un tempo era esistila, non sì sapeva più che cosa ne fosse avvenuto. Ma l' effemeridi di Galileo e del P. Renieri o HANNO AviJTO ESISTENZA, o ISO. Se 1' hanuo avuta una volta, che l'Alberi o altri le restituisca alla luce, e di costui potrà dirsi CHE l' uà ritrovate; o non hanno avuto mai esistenza, ed allora non si può far luogo per esse uè a scoperta né a ritrovamento di sorta. Ma i manoscritti in questione, quando anche contengano tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee, niuno potrà vantarsi d'averli scoperti, o ritrovati adesso. Non potrà attribuirsi la gloria d' averli scoperti , perchè i calcoli , gli studj , tutto ciò infine che Galileo ed il P. Renieri avranno fatto sulle medicee, per arrivare alla corapilazion delle tavole, deve un tempo essere stato conosciuto. Non potrà gloriarsi d'averli ritrovati adesso, I. perchè non mai di quei materiali e di quei manoscritti s'è deplorata la perdita, e II. perchè si sapeva, anche per testimonianza d'Alberi, ch'essi erano stali precedentemente (20 anni fa!) riconosciuti dal cav. Antinori , ed esattamente classificati (1) . Dunque qual gloria potrà venire all' Alberi , quan- d' anche arrivi a provare che quei calcoli e studj sono tutto ciò che Galileo ed il P. Renieri fecero sulle medicee? (t) Lettera al P. Ciò. Ingliirami, 10 Giugno 1843. 214 LETTERA Non quella d'averli scoperti; d'averli ritrovali neppu- re (come inediti erano stati citati dal cav. Antinori): dunque avrà il merito di pubblicarli, se pure stimerà pre- gio dell'opera il farlo; e forse lo stimerà di tutti ^ secondo r uso utile ai direttori delle Società intese a dare delle nuove edizioni. Ma in questo io sono dell' opinione dei soprallodati astronomi, cioè che di tutte queste osservazioni dovrebbe farsi una giudiziosa scelta , perchè nello stato attuale della scienza non sarebbe possibile di trarre un utile partito {fuorché dall'editore) dalla maggior parte di questi lavori di Galileo e del P. Renieri sui satelliti di Giove (1) . Con ciò mi pare che resti provato chiaramente, che il Sig. Alberi non£ha fatto, come aveva annunziato, alcun ritrovamento, o scoperta. Non credo dovermi impegnare a sostenere che da Galileo e dal P. Renieri le suddette effemeridi sieno state costruite, perchè il dimostrarlo all' evidenza 1' ho per cosa assai difficile. Mi sembra però che con buon fondamento si possa tenere che sì; mentre in alcuni luoghi dei mano- scritti, tante volle citali, si rimanda alle tavole messe a PULITO, la di cui esistenza in quei codici fu esclusa affat- to dal rapporto , e dalla confessione e ritrattazione d' Alberi. Di più interpolatamente a quelle materie si trovano degli appunti presi da Galileo di denari pagati in acconto al macellaro, o alla donna sua di servirlo ec ec ; onde non è ammissibile che quelle fossero le materie omai in ordine PER consegnarsi ALLE STAMPE, E LE TAVOLE MESSE A PULITO. Credo poi che, per rimaner persuasi che Galileo ed (1) V. Rapporto cit. . e Lettera del Plana al comm. Anlinori, 5 Giu- gno 1843. dell' AB. P. FILLOBI 215 il P. Renieri non arrivassero a formar tavole buone , pel loro tempo, bisognerebbe provare prima che il Viviani avesse mentilo affatto a questo proposilo, e die gli allri avessero tolta cecamente qnesla notizia da lui (1). Che sebbene il Sìg. Alberi parli di V. Viviani con pochissima slima, scrivendo che V inavvedutezza d'una frase inconsiderata nella vita del suo maestro può nel Viviani scusarsi , se si considera' età sua giovanile di 17 anni (2), pure il conto in cui lo lenea Galileo, e la sti- ma universale, cui già godeva, ci obbligano ad affermare che Viviani non fosse capace di portare nella vita del suo mae- stro, opera per cerio di maturo consiglio, una frase in- considerata in materia di astronomia. Riporterò dunque le parole del Viviani e del Libri al solo oggetto di conoscere di quali materie siasi deplorata la perdila, e se, come scrive l'Alberi, quelle che si repu- tavan perdute sieno i raanoscrilli e i materiali in questio- ne; poiché, anche su questo punto mutando egli pensieri e parole, riferisce il compianto di loro alla perdila ora d'una materia, ed ora d'un' altra. Scrive il Viviani che nel 1648, quando il P. Renieri AVEVA OMAI m ORDINE DI PUBBLICARE LE EFFEMERIDI CON TAVOLE E CANONI cc cc. fu soppraggiunto da repentina ed improvvisa malattia, per la quale si morì, ed in questo accidente fu, non si sa da chi, spogliato il di lui studio delle SUDDETTE OPERE GiX PERFEZIONATE, e quasi di lutti gli scritti ed osservazioni , tanto delle consegnategli dal (1) Scrive il Viviani -. ,, quando il suddetto P. Renieri aveea ornai in ordine il pukhlìcart It effemeridi con le tavole e canoni ec. CC- SÌ IllOrì , e in qUeStO acci- dente fu , non Si sa da chi , spogliato il di lui studio delle suddette opere ornai perfezionate, e quasi di lutti gli scritti ec ,, (Opere di Galileo Voi. I. p. 80. Firenze 1718). E Monsignor Angelo Fabroni -. „ . . V avrebbe certamente pub- blicala (!• opera egregia delle tavole ed effemeridi dei pianeti di Giove) se nel 1618 , quando avkva tutto i\ onnmF. per la pinBucAzioNE , non fosse mancato di vita „ (Lettere inedite di uomini illustri T. I. pag. 74 noi-) . (2) Lettera al P. Gio. Inghirami, 12 Maggio 1813. 216 LETTERA Signor Galileo, che delle proprie sopra queste mate- rie.. .(1). Dunque a sentenza del Viviani, versalissimo in queste materie, e da cui tulli gii altri fino al prof. Guglielmo Libri hanno lolla la riportala notizia;, ciò che fu involato dallo studio del P. Renieri furono i canoni, le tavole e LE EFFEMERIDI GIÀ PERFEZIONATE , ed altri scrilli relativi alle medesime. Ora non essendo stato provato che queste effemeridi GiX PERFEZIONATE non abbiano in fallo esistito , e non essendosi verificalo il ritrovamento di esse dall' Alberi pomposamente annunziato, il lamento dei sullodaii scrittori rimane sempre ragionevole. E quando pure l'Alberi riu- scisse un giorno a provare, che Galileo e Renieri non giungessero a formar queste tavole, il lamento di coloro, che ne hanno deplorata la perdita, sarebbe caduto su cose che non avrebbero avuto esistenza. Ma concedutogli ancora che l'abbia già provato, non comprendo come egli da ciò possa inferire, che quei manoscritti contengano tutte quelle materie identiche, le quali si trovavano nello stu- dio del P. Renieri, allorché fu spoglialo; ed inoltre come possa asserire, che quei materiali sieuo 1' ultimo grado di perfezione, a cui poterono arrivare Galileo ed il P. Renieri in quel genere di operazioni. E qui mi sia permesso di prendere in esame la que- stione che s'è agitata a questo proposito fra il Sig. Arago ed il professore Guglielmo Libri nell' Accademia reale di scienze a Parigi. Se il Sig. Arago vorrà farmi l'onore di leggere queste quali che sieno riflessioni ;, spero che si persuaderà d'esse- re stato fuor di questione col Libri, indottovi a poco a poco dall'astuzia d'Alberi, il quale riferisce il lamento del Libri alla perdila ora d' una materia , ed ora d'un' al- tra. Infatti il Sig. Arago sul principio annunziava all'Ac- ci) Opere di Galileo Voi. I. pag. 80. Firenze 1718. dell' AB. P. PILLORI 217 cademia di scienze: « la découverte qu' il a fatte (Alberi) des maniiscrits qui renferment tous les travaux de Galilée et de son disciple Renìerì sur les saiellìtes de Jupiter (1). Siccome non è credibile cbe il Sig. Arago non sia stato informalo da che la questione avesse principio, bisognerà dire che a questo punto 1' Alberi l'abbia tratto in inganno; poi- ché la pretesa scoperta di lui non coash[e\ a neWadécoiwerte des manuscrils ec, ma nella découverte delle effemeridi fra quei manoscritti. Cosicché non essendosi poi avverato che quei manuscrits contenessero le perdute effemeridi , la sco- perta cade di per sé, e non si può trasportare dalle effemeridi a materiali e manoscritti, che contengono tult'altro. Ed il Li- bri gli rispondeva a ragione — de ne pas comprendre cette annonce — , poiché l'Alberi dovè necessariamente rinun- ziare A questa scoperta quando s' accorse che le materie, che credeva d'aver ritrovate in quei codici, non vi esisteva- no. Al che il Sig. Arago replicava: « qu' il importai t peu que ces manuscrits eussent été découveris par 31. Al- beri ou par d' autres , et que le pnint essentìel été, que 31. Libri (qui, au dire de M. Alberi, avait dù les con- naìtre, corame ayant élé chargé avec M. Antinori de les examiner) avait déclaré, que ces ècrits avaient peri (2). Primieramente il Sig. Arago doveva riflettere che in fatto la questione non consisteva su chi avesse scoperto quei manoscritti (i quali avaient été découverts par 3T. Antinori longtemps auparavant (3), e i quali stanno da 20 anni esaltamente classificali nel catalogo della Palati- na (4)), ma sulla scoperta delle effemeridi, che si reputa- van perdute. Ma il Sig. Arago passò dalla questione sulla scoperta delle effemeridi a quella dei manoscritti, che con- tengono gli studj ed i calcoli per la compilazione di quelle, (1) Srance du 14 Aoiit 1843 , Extrait des comptes rcndiis ce. (2) Extrait des comptes reodus ec. .Bilance da 14 Aoùt 1843. (3) Ibid. (4) Lettera d' Alberi al P. Ciò. Ingliirami , 10 Giugno 1843. 2t8 LETTERA e da ciò prese occasione di far rimprovero al Libri di aver nella Istoria delle raalematiohe deplorata la perdita di mate- riali , che un tempo egli potè esaminare. Vediamo dunque se ciò sia vero. Il Libri rispose ad Arago - qu' il été complétement ine- xact que ces manuscrìts eussent été soumìs à son exa- men -, ed aggiunse - qu' il ne Ics avait jamais viis - (1) . Io non potrei con altri argomenli appoggiare cotesta as- serzione del Libri. Però concederò, prima che questa osservazione venga fatta dal Sig- Arago , che Libri poteva aver domandalo d'esaminar que' MSS. (poiché sapeva che MSS. di Galileo conservavansi nella Palatina), avanti di por- tare nella sua Istoria il lamento del Viviani e degli altri. Ma io coi Signor Arago voglio mostrarmi più gene- roso del Libri; gli concedo che questi abbia veduti ed esa- minati quei codici , di più;, che ne abbia diretto il catalogo, e, se vuole, che l'abbia dettato egli stesso. Qual conse- guenza vorrebbe il Sig. Arago condurre da ciò? Che il Libri non abbia conosciute le materie contenute in quei co- dici? Primieramente gli risponderò, col rapporto dei profes- sori Amici e Mossotti, che i titoli di quei manoscritti CONCORDANO PRECISAMENTE CON LE MATERIE IVI RACCOLTE (2); -quindi gli dirò, con Alberi, che quei manoscritti stanno ESATTAMENTE CLASSIFICATI (3) . Dunquc, per ora, se il Libri conobbe quel catalogo, non s'ingannò sulle materie con- tenutevi. Ma il cel. Sig. Arago potrebbe rispondere che ciò ri- donda a maggior disdoro del Libri, il quale a déclaré que ces ecrits avaient péri, dopo averli esaminati e conosciuti. Qui col Signor Arago fa d'uopo intendersi bene, partir da un principio, o stabilire una massima. (1) Séance dii 14 Aoùt 18Ì3. (2) Rapporto a S. A. I. e R. il Granduca, 17 Aprile 1843. (3) Lettera al P. Ciò. Inghirami, 10 Giugno 1843. dell' AB. P. PlLLORt 2t9 Il Libri nella Istoria delle malematiche scrisse: « Re- nisri . . . . vit à son Ut de mori ses manuscrits pillés et dìspersés ec. (1) . A che il col. Sig. Arago crede che debba riferirsi la frase ses manuscrìts dìspersés? Libri non ha fallo allro, a questo punto, che ripetere quello che dal Vi- viani, dal Montucla, dal barone di Zach e dal Santini fu scritto relativamenle alle carte involale dallo studio del P. Renieri; cosicché egli, con le parole ses manuscrìts, intende di deplorar la perdila di quelle carte che contenevano le materie indicate dai surriferiti scrittori (2). Ora abbiamo mostrato che Viviani chiaramente deplorò la perdita delle tavole, canoni ed effemeridi (3) ornai perfezionale ed in pronto per consegnarsi alle stampe, come di quasi tulli gli scritti relativi alle medesime; nel che fu seguitalo in certa maniera dagli altri scrittori. Ma siccome questi canoni , ta- vole, ed effemeridi non sono stale più restituite alla luce, non regge che le citale parole del Libri si rendano al tutto inopportune (4), quand' anche i manoscritti in questione avessero fatto parte della collezione de' scritti involati alla morte del P. Renieri; imperocché mancano in essi quelle benedette controverse effemeridi. Ma forse il Sig. Arago non vorrà prestar fede alle mie parole , cioè che la frase - ses manuscrìts dìspersés - debba riferirsi alle carte che contenevano le perdute effemeridi. È cosa troppo giusta, onde m'accingo a convincerlo colle parole slesse di colui, che egli prese a difendere. Leggo in una lettera d'Alberi, scritta al cav, prof. Gio. Rallista Amici, il seguente paragrafo . . . Fra i ma- noscritti di Galileo ho scoperto le sue effemeridi dei sa- telliti DI Giove ec. , quelle effemeridi, la cui disparizione (1) Hisloirc (Ics Malliémntìqiies ec. T. IV. pag. 278. (2) Albvii Ieller.1 al prof. Ciò. Battista Amici i Vcil. DicliiarazioDe di questo, G Luglio 1813. (3) Viviani , Vita di Galileo , Firenze 1718 pag. 80. (i) Lettera del Signor Alberi al P. Ingliirami , 12 Maggio 1843. 220 LETTERA VENNE DEPLORATA finora da tulli gli astronomi d'Europa ec. incominciando dal Viviani medesimo fino al Barone di Zach, al Santini, ed lltimamente al Libri (1). Dunque , Signor Arago , per confessione d' Alberi tltti GLI ASTRONOMI d'EuROPA FINO AL LlBRI HANNO DEPLORATA LA DispARizioNE DELLE EFFEMERIDI ! E voi , nella Accade- mia reale di scienze a Parigi, faceste rimprovero al Libri d'aver deplorata la perdita, non delle effemeridi, come av- verte l'Alberi, ma di carte che contengono altre materie. Ma non è vostra la colpa ; egli vi ha scambiate le carte in mano due volte, per ora, senza che ve ne siate accor- to: una volta riferiva — ses manuscrits — alle carte che contenevano le perdute effemeridi ; dopo a quelle che con- tengono gli studj ec. per la compilazione delle medesime; Dio sa la terza volta quel povero ses manuscrits a che cosa verrà riferito! PARTE TERZA Esame degli scritti del Signor Eugenio Alberi , e del Poscriptum aggiunto al suo opuscolo — ultime parole ai suoi avversari — (2). Chiunque si faccia a porre a confronto fra loro gli scrìtti del Sig. Alberi, vi tvo\erà ài ]eg£;\evì contraddizioni non poche, né lievi; il che fin da principio poteva far dubitare della sua annunziata 5co;?erm- Più, in quelli pub- blicati dopo il rapporto, vi scorgerà un modo d'espri- mersi ambiguo, un dispiacere del primo passo fallo, ed (1) Lettera al prof. Gio. Battista Amici ; Ved. Dichiarazione di que- sto. (2) Ultime parole di E. Alberi ec. Bologna Tip. Tiorchi. dell' AB. P. PILLORl 221 UD vivo desiderio di trovarsi d' accordo co' suoi avversari (1). lofalli nel memoriale a S. A. I. e R. il Granduca, e nelle prime ledere al prof. Gio. Ballista Amici ed al comm. V. Anlinori annunziava la scoperta delle effeme- ridi galileiane, sulle stelle medicee, continuate dal P. Ranieri (2). Quindi nelle lettere al P. Gio. Inghirami ed al prof. Fabrizio Oilaviano Mossolli scriveva, che la fatica di Ga- lileo intorno i salellili di Giove, rilenula dal Viviani al Libri per distrutta, esisteva nei manoscritti palatini (3): espressione vaga ed ambigua, e mollo diversa dalla ante- cedente, perchè può contenere l'antecedente medesima, e può essere usata a significare i soli tentativi coi quali Galileo ed il Renieri studiavano di stabilire la teoria dei movimenti delle medicee; tentativi, che sono appunto il contenuto nei manoscritti dei quali si disputa. Così scriveva in seguito: di non polerglisi onestamente negare, che i lavori in discorso sieno veramente tutti quanti i lavori condotti da Galileo e dal Renieri sidle me- dicee (4). E con questo modo di dire si allontanava sempre più dalla questione, perchè scendeva a discutere sulla integri- tà di quei lavori: infine nessuno gli aveva negato, che i ma- teriali contenuli in quei codici non fossero lavori di Ga- lileo e di Renieri sulle stelle medicee. Ma il Sig. Alberi un tempo faceva consistere la sua scoperta non in lavori in genere , ma ne precisava le ma- terie, scrivendo d'aver rinvenute in quei manoscritti le perdute effemeridi di Galileo e del P. V. Renieri sulle medicee (5). (1) Vedi la seconda lelteia al P. Gio. Inshirnnii, 10 Giugno 1853. (i) Memorialo e lettere del 14 Aprile 1813. (3) Leltcr« 12 Maggio e 16 Aprile 1813. (4) Ultime parole di Eugenio Alberi e. 14. (5) Lettera al prof. Amici : Vcd. Dichiarazione di questo. 222 LETTERA Quindi nel maggio partecipava al comm. Antìnori: posso accertar l'esistenza dei lavori di Galileo sulle me- dicee DA Lei intraveduta (1); mentre poco tempo dopo assicurava al P. Gio. Inghirami clie il comm. Anlinori aveva esattamente classificati quei manoscritti (che con- tenevano LA FATICA DALLO STESSO AnTINORI INTRAVEDUTA). Leggevasi poi nel Dizionario biografico del Passigli, all'art. Galileo, il seguente parag. « Dalla morie di Galileo fino ai nostri giorni si deploravano come perdute le Effe- meridi dei satelliti di Giove. Il Cassini, il Montucla, lo Zach e quanti altri ebbero a trattare di questa importante materia fecero giusto lamento di tal perdita (delle effeme- ridi); ma il signor Alberi ha felicemente scoperto per INTERO tali effemeridi, chc SÌ giaccvauo indicate e con- fuse sotto altri e diversi titoli (2). » E quasi nel tempo stesso l'Alberi scriveva al P. Inghi- rami , non solo d' essere alieno dalla scoperta di quei lavori e di quei manoscritti, ma di più, che egli non li descriveva con altre parole che con quelle medesime del catalogo (3). — Dunque il Sig. Alberi riportando ad literam le intitolazioni (4) di quei manoscritti si univa col comm. Antinori a confondere le materie, contenute in essi, sotto altri e diversi titoli! Scriveva prima al prof. 0. F. Mossotti : « percorrendo ec. tutti i calcoli contenuti nel codice V. della stessa Par- te IH, i quali, o alcuni dei quali ponno offerirci chi sa quanta comodila a scoprire veramente -fin dove e per quali vie Galileo in quest' ordine di operazioni fosse giun- to (5). .. . — Dunque il Sig. Alberi fino a questo giorno 16 Aprile 1843 non aveva potuto rilevare -jin dove e per (1) Lettera al comm. Antìnori, 6 Maggio 1853: Ved. Ultime parole p. 6. (2) Ved. Dichiarazione del cav. Antinori pag. 7. (3) Lettera al P. Gio. Inghirami, 10 Giugno 1843. (4) Ibid. (5) Ultime parole ec-. Lettera al prof. Mossotti, pag. 5. dell' ab. p. pillori 223 quali vie Galileo fosse giunto in guest' ordine d' opera- d^ionil AI più si lusingava che tali calcoli o tutti , o alcuni gli avrebber oflerlo comodila a rilevarlo. Come dunque fa- ceva il 14 Aprile 1843 ad avvertire il cav. Gio. Balli- sta Amici ed il comm. Aminoli di avere scoperto in quei manoscritti le perdute effemeridi , se due giorni dopo non sa- peva -fin dove GMeo fosse giunto in guest' ordine d' ope- razioni? E qui mi sia lecito il fare anche una piccola osser- vazione sopra r ultima leiiL-ra del Sig. prof. 0. F. Mos- solti. Scrive questo eh. astronomo: « che, avendo il Signor Alberi ammesso ultimamenle d'aver rettificalo ciò che, nel calore della sua compiacenza,, aveva lasciato correre d'ine- satto nei suoi primi scritti, e le osservazioni di quelli scritti essendo appunto, come il Sig. comm. V. Anlinori ha dichiarato, quelle che hanno, piultosto della prima let- tera al R. P. Inghirami, dato motivo alla diiferenza insor- ta, è ornai guesta cosa da dimenticarsi (1) ». Che la questione insorgesse non dalla prima lettera al P. Gio. Inghirami, ma dai documenti coi quali l'Alberi annun- ziava la scoperta delle perdute effemeridi , non s' ha nes- sun dubbio. Ma quel — è ornai guesta cosa da dimenti- carsi — mi par che non corra; poiché, per dimenticarla, bisognerebbe che il Sig. Alberi sinceramente e chiaramente avesse confessale le sue inesallezze. Ma io non trovo che uno rettifichi il suo errore, come scrive il Sig. Mossotti dell'Alberi, quando fa passaggio ingannevolmente da una questione a tuli' altra, facendo vista di essere consequente. Se poi il Sig. E. Alberi è tanto delicalo da rettificare ancora ciò che scrive con poca esatiezza, vogliamo spe- rare che presto rilratterà quel suo Poscriptum, che scendo ad esaminare. (I) Lettera spedila di Lucca , 16 Agosto 1843. 224 LETTKRA In quel poscrìptum nulla v' è che possa dirsi ine- satto ; ma le poche osservazioni che vi sono sembran parlo d'una crassa ignoranza, o d'una fina malizia. Con- tiene alcune appuntature scipite, e qualche motto pungen- te, ad onta che gli avversari abbiano serbato con Alberi nobii contegno , non avendo fatto altro che pubblicare con tutta esattezza documenti di lui: così ei sapeva bene, che la somma riservatezza di uno di loro era stata cagione che egli avesse potuto sostenersi un poco più nella mal augurata disputa. Il Sig. Alberi dunque non so con quanto convinci- mento E BUONA FEDE scriva, in quel poscrìptum, che il comm. Antinori è in contraddizione con se stesso per avere usala, scrivendo delle opere di Galileo, la parola effemeridi nel seguente paragrafo, tratto dalle sue Notizie sull'Accademia del Cimento. )> Consegnava (Galileo) al discepolo P. Vin- cenzo Renieri olivelano ec ec, perchè ne terminasse l' ef- femeridi, tutte le sue osservazioni sui satelliti di Gio- ve... (1). Al che nota il Sig. Alberi : « terminar l' effemeridil Ma il chiaro scrittore, che ha voluto redarguir me intorno V uso di questo vocabolo , doveva sapere ec ec » (2) . O qui il Sig. Alberi non ha inteso ciò che ha letto, ovvero, con assai di malizia, vuol prender un'altra volta in torto senso le parole del cav. Antinori. Il quale l' ha redar- guito, non v' ha nessun dubbio, sulla parola effemeridi quando era usata da lui a significare materiali contenuti nei manoscritti in quistione , non quando a denotare l' atlan- tica fatica di Galileo e del P. Renieri , di cui a ragione tuttora si deplora la perdita. E chi non è privo d'intelletto può conoscere che in questo senso l' usò il comm. Antinori nel- r opera sopraccitata. Ed il Sig. Alberi fu tanto convinto di esserne stato redarguito a ragione, che, dopo le sue prime (t) Notizie istoi'iclie relative all' Accademia del Cimento pag. 80. (2) Non trascrivo le insolenze clic seguono. dell' AB. P. PILLORI 225 scrillure schiccherate nel calor della comitiacenza, mai più nei suoi scritti vi portò la parola — effemeridi — . Ma ora, per divergere anche un'altra volta dalia que- stione, vorrebbe far credere che la controversia col comm. Anlinori fosse insorta non dall'annunzio della sua scoperta delle effemeridi j ma sulla loro reale esistenza un tempo. Ecco il leal modo eòa cui il Sig. Alberi ritratta le sue inesattezze e millanterie! Il secondo rabbuilo, che in quel poscriptum Viea dato dal Sig. Alberi al comm. Anlinori, è di avere dettato nelle surriferite Notizie che » sul momento di godere il fruito (il P. Renieri) di laute e sì lunghe fatiche, morì all' im- provviso, e le di lui carte, fosse ignoranza o malizia, di- sparvero )){\) — INè aggiunge , scrive il Sig- Alberi , che più si rinveni'.sero — (2). Amerei di sapere quando queste carte, che contenevano le perdute effemeridi sulle stelle medicee, sieno state rinve- nute! 11 rapporto dei professori Amici e Mossotti escluse già r annunziato ritrovamento. Voi, Sig. Alberi, scrivete d'aver rellilìcato ciò, che nelle vostre prime lettere vi lasciaste sfug- gir d'inesatto, e che era appunto la scoperta delle effemeridi : dunque come poteva il comm. Anlinori pubblicarne il ritro- vamento nel 1841 , se ancora non sono stale trovale? Dove e quando è stato provato che queste effemeridi non abbiano un tempo avuto esistenza, e che i materiali in questione sieno tulio ciò che Galileo ed il P. Renieri facessero in quel genere d' operazioni , e che quelli sieno le carte lulle ed identiche involate alla morte del P. V. Renieri? 11 corani. Anlinori, dettando quelle Notizie, dovette ne- cessariamente, circa a questi avvenimenli, valersi degli scrit- tori che ne avevano Iratlato, onde non poteva narrarli (t) Notizie siili' Accailemia del Cimento pag. 38. (2) Ultime parole pag. 17. K. An.\. Se, Natur. Anno 5. Tomo 10. 226 LETTERA ^-TM diversamente dal Vlviani , dal Montucla , dallo Zach e da- gli altri. Ed il Sig. Alberi scriveva pure: a io medesimo col Vi- viani , col Cassini, coli' Almagesto, col Montucla e con tutti gli altri (fra i quali ci può entrare il coram. An- tinori) deploravo la perdita di questa capital fatica di Galileo w. Dietro tutto ciò si lasci pur eh' esclami con un illustre scrittore : w che è opera onorevole riconoscere il merito dove apparisce, il dimostrarlo dove non è osservato, il discoprirlo dove si nasconde: chi manca a questi doveri è un cattivo cittadino; ma chi con male arti tenta di nuocere agli in- gegni, è un iniquo ed un tristo (1) ». Chiude poi il Sig. Alberi quel poscriptum dando le sue estreme parole al cav. Ferdinando Tarlini. E qui pure, ma senza avvedersene, fa una scoperta; poiché né Ella, né altri avranno prima saputo che il cav. Ferdinando Tarlini fosse profeta! (2). E tale egli lo appella per avere, nel rap- porto all' ultima adunanza degli scienziati del 1841, lette queste parole: w In questa raccolta (delle Opere del Gali- lei) lo scienziato potrà abbracciare tutto l'insieme della filosofia di Galileo, e facilmente ritrovar quello ancora, che ha invidiato il tempo (3) w. Ella, stimatissimo Sig. Dottore, non vorrà credere che l'egregio cav. Ferdinando Tarlini, pronunziando queste parole, intendesse di garantire al pubblico una edizione delle opere del gran filosofo, in cui facilmente si sarebbe potuto ritrovare quello ancora che il tempo aveva invidiato. Che se quella fu , come cer- tamente è, una espressione di desiderio e di buon augurio, in questo modo l'Alberi potrebbe levare delle profe7j,e anco dal Casamia, e dal Baccelli. (1) Resini, Luisa Strozzi. (2) UUimc parole ecc. pag. 18. (3) Rapporto Iclto il di 30 Scttenil)ic 1811. dell' AB. r. piiLORi 227 Molle altre riflessioni avremmo potuto fare, a scapilo del Sìg. Alberi , inlorno ai suoi scritti ; ma ci sembra che delle mende gliene abbiamo notate abbastanza , per po- ter giudicare francamente che egli abbia il torto. Co- sì mi dispenso di farle parola di certe puerili osser- vazioni, che non arrossì di produrre sulle stesse Noti- zie dell'Accademia del Cimento dettate dal comm. An- linori. Ella sa meglio di me con quanto piacere ed applauso furono lette, e si leggano tuttora quelle Notizie, di cui diversi giornali sì nazionali che esteri resero conto con molle e schiette lodi ; né di poche furono cortesi al chiaro scrittore gli scienziati convenuti in Firenze non solo da ogni parte d' Italia ma perfino dall'ultima America (1); né di poche Corpi scientifici , e uomini dottissimi in ogni maniera di lettere , che da tulle parli si levarono ad ap- plaudire, in privato, l'Autore del suo nobilissimo lavo- ro, fino a proclamare questo il più solido monumento — Monumentuni Mre perennìus — , che a' nostri dì eriger si potesse a quella grande Scuola A levarsi contro cotanto senno non vi voleva che un Alberi ; il quale già non ha provalo pudore d'alzarsi a giu- dice e biasimare certi avvertimenti di una lettera , d' argo- mento astronomico, del coram. Gio. Plana - del profondo au- tore de la théorie du mouvement de la Lune (t) Tailiiii: Rappiirlo rall<> agli srionziati err. 228 LETTERA RIEPILOGO 1 1 Poiché noQ so darmi a credere che tutti coloro , ai quali verrà in mano questo scritto , abbiano la pazienza di leg- gerlo , e dubitando ancora con qualche fondamento di non essermi condotto in questa noiosa istoria con quell'ordine e quella chiarezza, che sarebbe stato necessario per lasciar nel lettore un' idea giusta e distinta della questione, così non mi sembra fuor di proposilo esporla nuovamente per capi, affinchè il lettore possa facilmente conoscere , e quasi a colpo d'occhio, come avesse origine, e su che oggi si aggiri. Così potrà ancor giudicare se fin dal principio da una parte vi corresse l'errore, e quindi^ per ricoprirlo, vi gio- casser l'astuzia e i cavilli. 1. Il corani. Vincenzo Anlinori, sono venti anni e più, fu il direttore e compilatore del catalogo dei raano- scrilli di Galileo e sua scuola ^ che si conservano nella I. e R. Biblioteca dei Pitti. 2. Le cose tutte contenute nei manoscritti, sui quali verte la dispula, furono dal nominalo comm. V. Anlinori giudicale — materiali raccolti da Galileo e dal P. Renieri sulle slelle medicee — . dell' AB. P. PILLORl 229 3. Dal Viviani, discepolo di Galileo, sapevamo che, quando morì all'improvviso il P. V. Renieri, le tavole, i ca- coni e le effemeridi sulle stelle medicee erano per consegnarsi alla stampa. 4. Da ciò deducevasi, che queste tavole, almeno secondo il Viviani , dovevano essere state condotte a compi- mento. 6. Ciò premesso, il Sig. Eugenio Alberi, direttore della nuova edizione delle Opere di Galileo, nello svolgere i manoscritti della Palatina credè d' aver ritrovale queste tavole ed effemeridi , e tanto più facilmente, per lui inesperto, che i materiali contenuti in quei codici eran affini con ciò che egli v' immaginava. 6. Pieno la mente di questo ritrovamento, ne diede avviso, in un memoriale, a S. A. I. e Reale il Granduca , e, per lettere, al cav. prof. Gio. Battista Amici ed al comra. V. Antinori, 7. Questi gli si oppose, dicendo: che badasse bene, perchè quei codici non contenevano più di quello, che indica- vano i loro titoli , cioè calcoli e sludj per la com- pilazion delle tavole, ma non queste, che egli intan- to scriveva d'aver ritrovate. 8. Il Granduca, patrono di questa nuova edizione, deside- roso di schiarir questo fatto nominò i due professori d'astronomia cav. Gio. Battista Amici , e 0. Fabrizio Mossotli ad esaminare ie materie in questione. 9. I nominati professori riferirono a S. A. I. e R. il Granduca in favore affatto del comm. Antinori; cioè che le annunziate effemeridi e tavole non esistevano, e che quei manoscritti contenevano una collezione di materiali, che Galileo ed il P. Renieri andavano raccogliendo per la costruzion delle tavole. 10. Fin qui la questione rimase segreta. 11. Pochi giorni prima che dal comm. Antinori fosse pub- blicato il rapporto de' suddetti con una lettera diretta al 230 LETTERA chiarissimo comru. Gio. Plana, il Si^- E. Alberi, reso accorto del suo errore, pubblicò una lellera lai. ital. intitolata al prof. Gio. Inghiraìiii: fu questa il pri- mo documento a conoscersi relativo alla controversia. 12. lu essa lellera il Sig. E. Alberi non fa parola, come era suo dovere, della già incominciala questione, e neiìpure fa molto di scoperta di effemeridi e tavole; ma traila di fatica e lavori di Galileo e Renieri sulle stelle medicee, e presùme di provare l'assoluta inte- grità dei lavori medesimi. 1.3. Pubblicalo poi l'anzidetto rapporto, corse generalmen- te l'abbaglio che fosse diretto a confutare la lettera al P. Gio- Inghirami , non conoscendosi ancora i docu- menti privali che l'aveau motivato , cioè il memoriale al Sovrano e le due lettere, in cui si annunziava la scoperta delle medicee effemeridi. 14. Istituendo dunque il confronto fra il rapporto e la lettera lai. ital. diretta al P. Gio. Inghirami, pareva che l'Alberi ed il comm. V. Anlinori non s'inten- dessero, perchè anche i materiali contenuti in quei codici potevano certo chiamarsi lavori di Galileo sulle stelle medicee. 15. L'Alberi profittò di questo errore del pubblico; sa- pend(> elle restavano tuttora inedili i suoi documenti , in cui s'annunziava la scoperta delle effemeridi, di- resse una seconda lettera al P- Inghirami, ove, ^no;e;2- do che la questione fosse insorta dalla sua prima let- tera diretta a questo astronomo, si duole che il comm. Anlinori non l'abbia interpretata a dovere. 16. Prega dunque in (juest' ultima il sullodato commen- datore a voler considerar meglio lo spirito di quella sua prima lettera lat. ital., che così avrebbe conosciuto che egli non s' appropriava scoperta alcuna di effeme- ridi ec , come il cominendatoie islesso scriveva al Plana nella lettera unita al rapporto Amici e Mossotli. DELL* AB. P. PILLORI 231 17. Così l'Alberi fingeva d'aver dimenticato un memo- riale al Granduca, e due lettere, che erano là ad at- testare il suo 5£^arrone della scoperta delle controver- se elTemeridi. 18. Per questo torlo modo d'agire del Sig. Alberi, il comra. Anlinori fu costretto di pubblicare una dichiarazione, a cui unì il memoriale diretto al Granduca e le due lettere, cagioni insieme della controversia; memo- riale e lettere che per un riguardo all'Alberi fino a quel giorno s'eran tenute segrete. 19. Allora il pubblico si disingannò, e conoscendo il mo- tivo del rapporto vide onde slava la ragione, e vide pur anco che la lettera prima diretta al P. Inghirami mutava affatto lo stato della questione. 20. Ed ecco , s'io non erro , la causa per cui il comm. Gio. Plana esprimeva all'Alberi : (( .. . mi pare di non aver bene inteso in che consista il punto della questione n : poiché mentre egli sapeva che era insorta da un memo- riale, in cui s'annunziava la scoperta delle effemeridi, invece questi gli scriveva che il proposilo delle sue let- tere al P. Gio. Inghirami era di voler provare l'inte- grità dei suddetti materiali sulle medicee. 21. Se il conim. V. Anlinori si fosse mosso a pubblicare subito, unitamente al rapporto, il memoriale e le due lettere, vere e piime cagioni della questione^ 1' Alberi non avrebbe potuto confonder tanto le menti, né va- riare più volle l'aspetto alla questione medesima. 22. Onde, conosciuti tulli i documenti, ed esaminandoli in queir ordine in cui potevano essere pubblicati, resulta : 23. Che il Sig. E. Alberi da principio annunziò con tre documenti la scoperta da esso fatta delle tavole e delle effemeridi di Galileo sulle stelle medicee; 24. Quindi^ senza far più parola di questa scoperta, con altri scrini scese alla discussione, se i materiali con- tenuti in quei codici fossero completi ; 232 LETTERA 25. E circa a ciò crcflè di poter inferire che Galileo ed il P. Renieri nessun allro lavoro conducessero sulle medicee; 26. E che di questi materiali , non già delle carte che con- tenessero le medicee effemeridi, Viviani e gli altri aves- sero deplorata la perdita. Chiunque può decidere su questo fatto modo di ragio- nare. Noi pertanto, dietro ciò che abbiamo riferito , siamo a^lveUi , per amore della ragione e del vero, di venire a questa CONCLUSIOIVE I. Le carte involate dallo studio del P. V. Renieri, quelle che contenevano le controverse effemeridi, e delle quali è sfata deplorata la perdita, non sono ritrovate. II. Consta che i codici galileiani in questione non le con- tengono, e ciò da diversi documenti, dall'esame delle materie, e dal rapporto d'astronomi di professione, a' quali poi aderì anche l'Alberi. III. Dunque che cosa contengono quei manoscritti ?. . . . Una collezione di materiali che Galileo ed il P. Re- nieri andavano raccogliendo per la compilazion del- le tavole ed effemeridi, o, come scrive l'Alberi, lavori sulle stelle medicee. IV. Questa raccolta di lavori del Galilei e del Renieri è intera? Distinguo: 0 l'integrità vuoisi riferire a quella sola fatta di lavori che è contenuta in quei codici, ovvero a tutto quanto sulle medicee abbiano operato Galileo e Re- nieri. Dopo un attento esame delle materie, dotti del me- stiere potrebbero rispondere adequalamente della proposta integrità nel primo senso. Nel secondo senso, il precipi- tare l'ardita sentenza, che Galileo ed il P. Renieri nessun dell' AB. P. PILLORI 233 altro lavoro sulle medicee conducessero che questi , che s' hanno, è, a nostro avviso, un calpestare temeraria- menle le più autorevoli testimonianze e sprezzare argomenti della più fondala presunzione (È un lasciare e- sposto il gran Galileo alla taccia di poco men che insen- sato, ma cerio d'imprudenlissimo per essersi per più ri- prese impegnalo di proprio molo , in faccia del mondo in- tero, e a tuli' uomo in notorie celebri negoziazioni , fonda- mento, mezzo, ed anima delle quali erano, non una farra- gine di lavori indigesti simile a quella che si conserva nella Palatina, ma appunto i canoni, le tavole, le effemeridi de' Gioviali satellili'perfezionale quanto mai polevan essere da Lui , cioè, secondo lo stato della scieiT^a a' tempi suoi ; è un far passare ed esso ed il P. Renieri per niillanlalori , e tanto incauti, che soliamo gli evenli i più forluili e le disgrazie le più inaspeltale, che sopravvennero a mandar a monte quelle negoziazioni , potevano salvare da non essere tantosto scoperti e morlifìcali. . . . Sospetti ingiuriosi , dub- bj indegni che fanno ribrezzo, e che non senza una gran- de esitazione ci siamo risolti d'esprimere qui, per la tema che il promuoverli , tuttoché in difesa di quelle anime grandi e sincere , il dar occasione di discorrerne possa sembrare manco di riverenza inverso di loro) (a). Ad ogni modo (a) Nota di un direttore degli Jnnali. Bisogna crcilore elle qiicsle bruite consegMenze , clic a noi pure pajono disccnilorp necessaiiampnle dalla pre- messa sentenza , non siano slatc prevfilule , o non abbiano fallo paura al Sig. Eugenio Alberi nel dellare la prefazione — Al Lettore — clie si legge nel terzo Tomo, uscito non lia gnari , della nuova edizione delle Opere del Galilei dirella da lui. Imperorcliè egli , con una impeilurbab^J^ilìi da far meraviglia e pirla , e clic ri sembra ben anclic fare un gran Iorio al Siio non comune ingegno, vi pone, come l'osse rosa già passala, mercè di lui, in conio di verilà inconcussa, come non rnntiaslala ed incnnlraslabile, elle tutti i latori di Galileo e del Genieri tulle medicee ti trotino nella Palatina di Firenze , die a torlo tiansi reputati perduti sino ad oggi, rioè fino a lui eli» li annunziò etittenti in quella hihlioteca. Questo almanco è il senso clic a noi ha fatto il seguente passo della suddetta prefazione ( pag. X-XI), che però abbiamo riportato fedelmente qui, acciò lutti possano vedere e giudicare. — La scoperta, vi si accenna, della 234 LETTERA Slimiamo che tutti i discreti, ed anco i piiì schifiltos^i s'accomoderanno su di ciò ai relli e riservati sensi del cav. Anlinori; il quale pensa che, 1' Alberiana opinione della ASSOLUTA integrità di quei lavori, per essere univer- salmente consentita, abbisogni del voto di astronomi di professione, dedotto da più lungo e maturo esame sopra i Codici, sulle lettere edite ed inedite e sopra le Opere a stampa relative (V. sua Dichiarazione pag. 8-9). POSCRITTO Avevo già data la lettera precedente alla slampa , quan- do, percorrendo nuovamente la prima lettera del Signor Alberi al P. Gio. Ingliirami , mi accorsi che egli si era fallo lecito DI MUTILARE UN PASSO DEL ViviANi nella vita di Galileo, cerio per ridurlo in modo da potersi riferire ai materiali in questione (1), dei quali solamenle ei vor- rebbe che dal Viviani slesso si fosse deplorala la perdila. quale maggiormente si compiacque il Galilei , fu quella Je' satelliti di Giove, . . . colla quale . ... si otteneva un nuovo e assai più siruro mezzo di tutti gli altri conosciuti per determinare la longitudine terrestre — . Poi SÌ Seguita ap- puillino COài. „ I IdfOri rondottì da Galileo, e dal suo discepolo e continuatore padre Renieri , intorno questa importantissima materia, reputati perduti sino ad oggi, ed eii' ttenti per lo contrario nella preziosa raccolta degli autografi Galileani della /. e J?. Biblioteca Palatina de' Pitti ( come albiamo avuto luogo di annunziare con lettera pub- blica in data del 12 maggio p, p* al chiarissimo astronomo padre Giovanni Inghirami) , faranno da noi fatti di pubblica ragione nel quinto ed ultimo volume di questa prima Classe delle Opere di Galileo „ ( V. un pssso della Par. II. della pres. Lett. ) . (1) A questo osgello puie il Sig. Allìeii , in quella slessa lettera ci- tando un passo di IMons. Angelo Fabioni, non ne riporta clit, 1' ullinio pe- riodo , ommettendo sludiosamenle il primo, clic a quello ha relazione, per- chè ivi al solito si fa parola delle cflemeiidi. dell' Afi. P. PILLORI 236 Riferirò qui sotto il citato passo, prendendolo esat- tamente dalla vita di Galileo dettala dal Viviani in forma di lettera, dalla quale sembra sicuraraenle che il Sig. Al- beri l'abbia tolto ;, sebbene studiosamente, forse, non ne citi r edizione. w Poicbè nel 1648, quando il suddetto Padre Renieri » AVEVA OMAI IN ORDINE DI PLBBLICARE (cOmc l' AllCZZe M Loro asseriscono d'aver vedute) le effemeridi con le » tavole e canoni .... elaborali su gli studi e precelli w conferitigli dal Sig. Galileo, e conseguili da esso nelle » vigilie di tanti anni, fu il dello Padre sopraggiunto da » repentina e improvvisa malattia, per la quale si morì: (di qui incomincia il passo riportato dal Sig. Alberi) » in questo accidente fu, non si sa da chi, spogliato il W suo studio delle suddette OPERE GIÀ PERFEZIONATE {CÌOè delle effemeridi tavole e canoni), « e quasi di tulli gli )) scritti ed osservazioni, tanto delle consegnategli dal Sig. » Galileo, che delle proprie sopra questa maieiia (l)w. 11 Sig. Alberi ha ommesso, a malizietla, — delle sud- dette OPERE GIÀ perfezionate — (2), per poter riferire il la- mento del Viviani non già alla perdita delle effemeridi, ma a quella di materiali, in genere, sulle medicee. Ecco con quali saldissime ragioni il Sig. Alberi si faceva a convincere il P. Gio. Inghirami ! . . . Questo solo può essere argomento bastevole a persua- derci che lo stesso Alberi non crede in buona fede che quei MSS. contengano tutta intera la fatica di Galileo e di Renieri sulle stelle medicee. Anzi par che egli stesso rico- nosca l'impossibilità di poterlo provare con buone ragio- ni , poiché non avrebbe avuto ricorso a sutterfugi sì me- schini, non degni di leale scritloie. (1) Opere di C. Galilei : Edizione fiorentina del 1718 pag. 80. (ì) Lettera del ^ ^- Alberi al P. Gio. Ingliirnmi, 12 Maggio 18«, not. 1. pag- 2. 236 LETTERA Che il Sig. Passigli si sia potuto decidere a fare in- serire, fra le giunte e correzioni al Dizionario biografico, un articolo, che sta anche in perfetta contradd^ìone con ciò che scrive l'Alberi (1), non deve recar maraviglia; per un tipografo, poter dare agli associati una carta di più di slampa , è qualche cosa. . • . Mal si potrebbe comprendere come il P. Gio. Inghirarai, versatissimo nell' istoria, accettando la dedica di quella lettera non si accorgesse di tali raggiri. — Ma egli è uomo d'antica fede e probità, e misura gli altri da sé — . Di Firenze 20 Ottobre 1843. ■ a.^>^B5» <1) Nel Dizionario biografico, ove si annunzia la scoperta delle effe- meridi fatta dal Sig. Albori, si dice, clie queste giacevano indicate e confuse sotta altri e diiiersi titoli; mentre il mcdcsimo Signor Alberi lia protestato aperta- mente più volte d'essere alieno dalla pretesa scoperta, e che quei MSS. furono esattamente classificati dal cav. Antinori. Ved. Lettera al P. Inghirami 10 Giu- gno 1843, e Parte terza della presente Lettera. MINERALOGIA \ji facciamo solleciti d'inserire ne' nostri Annali un interessante Arlicolo inedilo (che viene consegnalo da un no- stro Collaboratore , anicchilo di noie illiistralive da lui falle) di un uomo che con fervido amore collivò le naturali Scien- ze, parzlalmenfe la mineralogia , la geognosia , e la geologìa, cioè dell'egregio Sig. Dottore Gaetano Sennoner di Venezia, dimorante però da molli anni nella Metropoli dell'Impero germanico, nella quale in agosto 1841 , mandò, dopo breve malattia acuta, l'ultimo fiato, con sommo universale ram- marico de' coltivatori delle scienze della Natura: poiché non vi ha Gabinetto sulla nostra penisola mineralogico o geologico, pubblico, o privalo, cui egli non abbia sommi- nistrato e minerali rari , sia di quegli già noti, sia di que- gli di recente scoperti, e rocce pregevoli riguardale dal lato della loro giacitura geognostica. Visitò molle località dell' Ilalia, e non poche della Germania; in unione al signor Professore di Vienna Parlsch escursionò accuratamente il bacino dov' è situata la summen- zionata Capitale, formalo da Presburgo a Persenbeug , e da Olniiitz a Semering, inchiudendovi i margini montuosi: Contiene questa grande superficie le rocce (sono parola dell'annunzio che diede la Biblioteca Italiana Tomo LXXX pagina 138) di quattro sistemi di Monli, e di quelle sva- riale e importanti formazioni , non escluse le volcaniche , 238 HINERALOGIA per cui è tanto celebrala sì geognostica situazione. Que- sto Articolo che pubblichiamo, riguarda una escursione fatta da lui negli Apennini di Piacenza, dove scoprì vari minerali interessanti, e dove con accuratezza descrisse varie rocce con quella sagacilà di geologo che le è propria; mostrando iu oltre essere bene instruito anche nella ar- cheologia. Siamo certi che gli Cultori della Scienza mineralo- gica ed anche geologica^ ci sapranno grado, lo speriamo almeno. GITA NEGLI APENNINI DI PIACENZA E SCUOPRIMENTO DI ALCUNI MINERALI. del dottor con note del signor CONTE C. SALINA Gì ria da lungo tempo aveva intenzione di percor- rere l'interno degli [Apennini poco conosciuti finora e meno esaminali dalla parie del niodonese, del parmigiano e del basso piemonte. La qiianiìlà sorprendente dei vari Serpentini, di Eufolidi, di Diallagi e d'altre pietre nia- gnesifere, delle quali questa catena in certe situazioni sommanienie abbonda, mi provocò, per così dire, ad in- traprendere questo breve bensì, ma disastroso viaggio, in cui mi promisi di fare qualche nuova scoperta. Aggiungasi, che [un fabbricatore di Milano, il quale con certa pietra romana della da sarto, inlendea azzardare degli esperi- menti in grande; si offerì d'essermene compagno. Questa pietra, vero Talco-steatite, è f>orla[o, sono molli anni, in sacchi da certi paesani e lo smerciano ai droghieri e anco ai sarti. Esser cosa facile, credetti, l'indagare la località donde provenga, ma non era così; questi negoziami gelosi del loro secreto procurano di disimpegnarsi dal rispondere ade- qualamente, ed allorché sono messi alle strette, fìngODO di 240 GITA dire il vero, confidando, sotto il suggello del più gran mi- stero, per venire la pietra dai dintorni di Roma o rinve- nirsi snlle alle vette del Piemonte settentrionale, o della Svizzera 5 e così credono almeno allontanare il curioso dal vero sito. Avuta però ogni attenzione al dialetto che par- lavano cotesti rozzi negozianti, m'accorsi poter essi essere stabiliti nei monti del genovesato, Io che in me maggior- mente si confermò, sapendo che quei luoghi abbondano di serpentini e d'altre pietre magnesifere. Arrivato quindi in Piacenza non tardai a recarmi presso il Presidente di quel Tribunale civile, il nobile sig. Cortesi, che per la scoperta di numerosi ossami di quadrupedi, e particolarmente di quella Balena fossile, che poi avea ceduta, non senza una insignificante somma, al cessato Governo italiano, si acquistò tanta fama ed onore. Credetti con fondamento ottenere in lui, qual conoscitore della Provincia e de' suoi monti, se non mollo esatte, però alquante nozioni sul minerale desiderato , e sopra altre rocce e pietre. — Gentilmente accolto visitai il suo museo; ma con mio rammarico dovetti osservare che se non vidi neppur un saggio della desiderata pietra, non potei nep- pur ravvisare traccia d'una Collezione geognostica od orit- lognostica di sorta. Ad eccezione di grande quantilà d'os- sami di varj animali fra loro confusi, scavali nelle vicine colline di trasporto, di molti a.'Timassi di pietre argillose indurite a zone d'altro colore, pelle quali ha stabilito di segarli , onde servirsene per tavole, per cornici da camino od altro, non potei ammirare che ciottoli dei fiumi d'ogni volume e degli stillicidi, per grotte artificiali. Non avvi sistema, non ordine, non diligenza nel conservarle, non v'è modello o gesso per confrontare le ossa. Devo qui permettermi una qualche digressione, e porre in vista uà errore quasi comune a tulli gli amatori e professori di Storia naturale in Italia. D'onde dipenda che la massima parie de' Professori non insegna che sui libri , ragiona e NEGLI APENiNlNI DI PIACENZA 241 disputa sopra le pietre, rocce senza averne il campione e quando lor viene fra le inani un minerale , una roccia , non li conoscono, sebbene talvolta comunissimo; così gli amatori , fra i quali annoverar vorrei , anzi dovrei, gì' In- gegneri Civili, i Farmacisti ed i Chimici, la cui messe principale sono le pietre, i metalli , le terre, le sabbie che si fanno venire da lontano, attesa la mancanza fra noi di memorie, e di libri, che risguardano la geologìa, la mineralogia applicata ad altri studj affini? leggono e ri- leggono e finalmente quando si tratta di convertire la teo- rica in pratica sono costretti di voltare indietro e d' addot- tale ciò che l'ignoranza soltanto ha consagrato. La man- canza totale di raccolte sistematiche, colla sola autopsia e la frequente manipolazione delle quali efficacemente in- traprender si possano simili studj , ne è il solo motivo. Oltre a questa mancanza, a cui neppur i pubblici stabi- limenti ponno far fronte, per la ragione che i Direttori di essi non comprendono, per la massima parte, il van- taggio degli studi di mineralogia, credendo che non esi- stono se non per trastullo degli scolari, e sciacquando i fondi assegnati dal Governo piuttosto in belle scanzie o tavole , 0 in qualche uccello o quadrupede male imbal- samato e ben presto corroso dai vermi , a questa mancanza , dico, si aggiunge un'altra circostanza, la quale non meno che la prima contribuisce molto a far questa scienza re- star fra noi ancor bambina. Niuno o ben pochi rompono la monotonia delle loro sedentarie occupazioni, e si slan- ciano nei monti , sprezzando il freddo , il caldo e tutti i disagi, a cui devono esporsi per imparare in questo grande libro della natura. Hic inde talvolta quei granchi, che molti di essi vanno prendendo quelle critiche alle quali si espongono da parte degli Oltramontani , i quali , dicia- molo per nostra vergogna, non risparmiano spese, fatiche per venire ad esaminare le nostre sì celebri valli e mon- ti, pubblicando poscia delle nostre contrade celebrila e N. Ann. Se. Natvii. Anno 5. Tom. 10. 16 242 GITA miracoli, a cui noi tanto vicini non avevamo neppur so- gnato. Spiacemi al sommo il dover confessare esser pas- sali per la nostra patria i tempi, in cui i Fortis , gli Arduini, gli Spallanzani, gli Pini ecc. tanto si sono me- ritati della medesima, e che se eccettuar vogliamo un Brocchi, sacrificatosi alla scienza, un Mar^ari-Pencati , un Borson, un Malacarne, ed un Catullo ecc., i quali per altro non passarono di molto i nostri confini, non ci abbia ora nessuno che azzardi gite lontane ed interes- santi ; opere solamente col mezzo di personali confronti delle proprie sue contrade o di quelle a lui vicine con quelle d' altri paesi ; si giugne ad acquistare fondate co- gnizioni e vantaggiosi risultali. Conseguenza di tutto ciò si è che pochissimo sono conosciuti gli apennini di Parma , di Piacenza e di Modena ; poco ha fallo la Sardegna , la Corsica, 1' Elba;, e le Isole criconvicine, la Romagna, il Friuli, gli Abbruzzi, le Puglie e le Calabrie; ancor meritano diligenza ed esame la Toscana, l'Umbria ed i contornì di Roma ; finalmente il genovesalo , le valli di Brescia di Bergamo, e la Valtellina attendono più nu- merosi esaminatori, i quali alla scienza unir sappiano e costanza e coraggio. Causa generale la poca emulazione, il poco amore, le critiche circostanze del tempo, l'egoi- smo che giornalmente va crescendo, le comodità e 1' effe- minatezza della nostra maniera di vivere, per cui s'abbo- risce ogni sorta di disagi, il numero dei quali in simili viaggi non è piccolo ed insignificante. Fn questo lugubre quadro però eccezione ne fa il Piemonte, il cui Governo con tutta possa anima e ravviva questa sì vantaggiosa scienza, dalla quale nascono quasi tulle le comodità del- la vita. Esso è l'unico, in Italia, che invia in Ger- mania ed in Francia bravi giovani per attingere alle fonti le necessarie nozioni, le quali un giorno arricchiranno la Patria, che assolda degli uomini periti; i quali percor- rere devono la Sardegna ; per noi ancora non è se non 1 NEOLI APENNINI DI PIACENZA 243 lina (erra incognita ; esso è il solo che abbia organizzato e provveduto di ottimi maestri una scuola a Moutiers (1) in Savoja sul far di quella di Schemnitz in Ungheria e di Freyberg in Sassonia- Esso gareggia solamente colla to- scana in arricchire , di anno in anno il pubblico museo di Storia naturale in Torino, e di fondare un gabinetto pa- trio, che contenga tutte le rocce, i minerali, i metalli e le terre dello Stato. Deluso nelle mie aspettazioni d'ottenere da Cortesi qualche notizia sulla località della Steatite o d' altri mi- nerali, e non trovandosi in Piacenza altro amatore Natura- lista, che m'avesse potuto informare, m'incamminai verso i monti. J Ponte d' Olio 12 miglia lontano dalla città , non ci era fatto d'udirne cosa in proposito; anco il tor- rente 0 fiume Niire che bagna il più di questa borgata e distrugge, per quanto sta nel suo potere, tutto il piano della lunga valle, ci lasciò al bujo, perchè qui null'altro seco trascina che marne, argille e rocce calcaree seconda- rie ridotte in ciottoli e frammenti. — Passammo da quivi nella Valle di Trebbia separata per una stretta linea di colli pure di trasporto dalla valle, ove ci trovavamo. Tra- versati a sinistra con fatica i ripidi colli giungemmo dopo 6 miglia di cammino al terribile Trebbia , sul quale gel- tate erano due lunghe tavole malsicure, onde vallicarlo e passare al Castello di Travi, il quale érgesi sulla sinistra del fiume sopra una rupe che lo domina. Desso è proprietà della nobile famiglia degli Anguissola , il più anziano de' quali, il Sig. J^:^o, copre la carica di Podestà in questo piccolo paese composto di pochissime casuccie e d'una meschina chiesuola. — Entro questo Castello lontano da ville e borgate, anzi da ogni abitazione, sito quasi de- serto al pie d' un alto monte ; tutto privo di vegetazione , piantato sopra un angolo del medesimo, che sovrasta al (!) Clic fu iiisliluila dal governo napoleonico. 244 GITA fiume devastatore, e da cui godesi d' una speciosa vista sull'intiera trista e deserta valle tanto verso Bobbio, quan- to verso la pianura , abbiamo trovato la vera e cordiale ospitalità; in cui l'egoismo non avea per anco impestata l'Italia. I primi segni d' un Serpentino , d' un Talco e della Steatite, avemmo in questo luogo. Ci fu narralo ancora che paesani della valle superiore di sovente passino cari- chi di simili pietre da sarto. 11 fiume stesso contribuì non poco a persuaderci esser noi arrivati in vicinanza di pietre magnesiane , così pieni di speranza ci mettemmo il giorno dopo in viaggio per la valle superiore scortati da una guida. — C'internammo dunque di buon mattino nel de- serto. Così, e non altro, deesi chiamare questa orrida valle, ai tempi dei romani, come la tradizione vuole, e molto più tardi ancora, una delle più floride in Italia, per cui passò una gran strada, e vuoisi averla traversata l'armala romana, dopo essere stata battista da Annibale alla Trebbia. Per ben dieci miglia non si vede una villa, né sull'una né sull'altra riva del fiume. Tutto il piano della lar- ga valle coperta é di gliiaje, sassi e sabbie, ed il tor- rente spaude or qua, or là le sue limpide acque, secondo il suo arbitrio , non lasciando traccia veruna di coltura 0 di boschetto. Niun argine, ninna diga ad eccezione de' monti, che lo ritenga, niun opera che difenda dai guasti di sì terribii acqua, che ben trenta volte all'anno cambia il suo letto e tutto distrugge sul suo cammino. Una casa isolata sulla destra all'ingresso d'una più orrida valle ancora si è il solo oggetto che consola l'occhio del viag- giatore. È luogo di riposo per i mulatieri, che si inter- nano in quei monti piacentini. Ninna strada battuta; soli impraticabili sentieri per ben destri pedoni conducono al confine dello stato Sardo. I monti monòtoni coperti per la più parte da rari cespugli , o da pochi legni di basso fu- sto da principio presentano e marne ed argille indurite NEGLI APEiNNrNI DI PIAGENZA 2i5 grigie 0 giallognole, più tardi delle rocce calcaree ros- signe, di formazione jurassica, intersecate da grandi ara- massi d' Eufotidi, e di Serpentino carico di ferro ossi- dulato; le valli trasversali formale già dalle rajtide acque che si gettano in Trebbia, mostrano degli Scisti argillosi di color rosso dilavato e ciottoli ben grossi di steatite nera prossima a decomposizione, scorgonsi qua e là sparsi nel- l'acqua, che li avrà strascinali dalle vette dei monti vi- cini. In «n sito presso il sentiero ravisasi della fioritura d'un sale, che dietro il sapore, esser sembra Magnesia solfata. In un altro di là del Trebbia avvi una piccola cava di così detto Verde antico, cioè d' una roccia calcarea bianca frammista di serpentino verde chiaro, che riceve buon pulimento ed assomiglia alla pietra delta Verde di Polcévere nel genovesato. È facile il distinguere quivi il passaggio dal calcareo al talcoso, il quale diviene in se- guito sì predominante, che tulle le rupi nude appajono nere o verdi scure, abbenchè ancora alternino molti cal- carei con rocce magnesiane. Dopo cinque ore di penosissimo cammino, sen2a mai trovar anima vivente, esposti ai cocenti raggi del sole sen- za rinvenir ombra di sorte, e stanchi dai continui saliscendi arrivammo finalmente alla frontiera piemontese nel villag- gio di Li'^'^ore. \ edesi in lontananza, perchè su d'una balza , che sporge sino alla metà della valle e restringe violentemente il corso dell'acqua in modo che forma per cosi dire una chiusa. Giustificatosi il motivo del nostro viaggio nell'Ufficio ricevitoriale, ci inoltrammo entro la de- liziosa pianura. Campi , prati , vigneti , alberi di varie spe- cie, agricoltori affaccendali , case ripiene di genie , tutto ci fece obbliare i disagi sofferti. Poco dopo ravvisammo la piccola città di Bobbio, cui danno qualche risalto alcuni campanili, il Duomo, due o tre palazzi, ed un ponte di pietra sulla Trebbia a tre vetuste ed irregolari arcate. Poco a presso entrammo sopra un breve stradone per la 246 GITA porta di cillà. — Bobbio residenza d'nn vescovo dipen- dente da Genova, d' un Tribunale, e d' una Vice-Intendenza amnainistrativa, era un giorno città florida e rinomala. Le sue contrade, le chiese ed alcuni palazzi , come non meno una ceri' aria di cortesia e di maniere gentili de' suoi abitanti ne fanno ampia prova ; dopo la cessione fatta dal- l' Imperadore al Re di Sardegna tutto si cangiò. Le strade divennero impraticabili , e dimenticate : il commercio con Genova prese altra direzione, e col commercio disparve l'agiatezza degli abitanti, questi caddero in miseria. Il convento di San Colombano , da.\ qaale uscirono tanti per- sonaggi illustri , fu trasformato in Caserma. — Il vino forma la rendita principale di questi buoni abitanti; quella della seta è mediocre; tutto il resto dee esser richiamalo dal- l' interno del Piemonte. La superficie del territorio sul quale stanno la città ed i fondi ben coltivali , può avere presso a poco una cir- conferenza di 10 a 12 miglia, ed io sono persuaso che dessa formata si sia un giorno dall'accidente d'uno smot- tamento, 0 caduta del monte, che gli sta a ponente, pel quale si arriva a Voghera, la quale riempì la valle,, re- strinse il fiume ^ respingendolo dirimpetto, ed innalzò il terreno sovra ogni pericolo d' allagamento o di devastazio- ne per parte di esso. Infatti il suolo va dal ponte sino al monte sempre innalzandosi in guisa d' un anfiteatro assai inclinato, e la città stessa ha varie contrade che non sono niente meno che piane. Il materiale sul quale tutto riposa, consiste in grossi frantumi di rocce argillose e marnose, ji, ovunque sempre le più disposte a decomporsi e le più pe- ( H ricolose a' terreni ed abitazioni, che sotto o sovra si ri- !h trovano. j L' antica città di Feleìa non è essa stata pure sepolta ( da un simile smottamento? Tra questi frantumi, i quali ( | per altro in grandezza superarono i massi più grandi che ! I io abbia mai veduto , ci furono mostrati da un medico delle NEGLI APENNINI DI PIAGENZA 247 palle sferiche argillose di vari volumi, le quali rompen- dole rappresentarono in mezzo delle cavità, che erano ripiene di Barite solfata e di Calce carbonata e qualche volta anco di Strori'^iana solfata sempre in forma di pic- coli bensì, ma distinti prismi regolari compressi. In questa città non avvi alcuno che si dedichi allo studio geognoslico e mineralogico, benché i monti invitar sembrino a queste scienze. La numismatica ci parve che fosse piuttosto coltivata, trovando noi alcuni signori che ne tenevano belle collezioni. — In Bobbio finalmente av- remmo degli indizj certi intorno alla così detta pietra da sarto. Ci si diceva che codesti paesani venivano da Ottone, borgo situato nella valle superiore del Trebbia, e che il minerale trovavasi in quei monti vicini. Recalici sul luogo avemmo il piacere di rinvenirvi il Talco-steatite bello, verde in rognoni ed in tale copia e di facile escavazione, che, senza molta fatica, e con poca spesa si avrebbe po- tuto caricare più di cento mila rubbi sul momento. — Esaminando i contorni m'accorsi che i filoni della steatite traversano il fiume, innalzandosi dall'altra parte in linee verticali , ed oblique nel serpentino. Giudicai dunque che nei monti dello stato piacentino pure ci sarebbe dato di rinvenire quanto si andava cercando perciò cambiammo direzione voltandoci verso levante. — Ritornati a Bobbio visitammo l' aulico convento situato nel più bel posto della città in cui visse l'irlandese Colombano, e il ponte che data dal tempo dei Visconti. Risolvemmo di passare nella Val di Nure. Fuori d' una sola casa non trovammo altro abitato, né indizio di confine o di Slato. Ben presto per- demmo di vista la Valle di Trebbia, qc\ internammo nelle gole di questo pericoloso e ripido giogo. Il piede, e sino alla metà del monte , il terreno di trasporto e di alluvio- ne , che gli é appoggiato , non permette la disamina del suo nocciolo; pare per altro che vi predomini il calcare della formazione intermediaria ; gli strati sono verticalmente 248 GITA inclinali senza orma alcuna d'esseri organizzati. Pel geo- gnosta non v'è alimento alcuno; il botanico solo trova di che saziarsi, dalla metà del monte incomìnchnìe argille e le marne e finalmente sciiopresi una catena di rupi nude biancastre, le quali esaminale da vicino appariscono essere Calcare di transizione formare la vetta del vero monte, al quale le altre terre e rocce non sono attaccate che a guisa di mantello. Appena valicata questa giogifja priva d'ogni arbusto e coperta d'un' erba secca e grossolana poco atta a nutrire il bestiame, si entra in una tal quale pianura intersecata da profondità ripiene d'acque stagnanti e suscettive di qualche coltura. Le rocce che sporgono da questa pianura e che s' alfacciano nude e tetre , mostrano essere nere o verde scure , e avvicinali più d' appresso dan- no a riconoscere il Serpentino, carico di particelle di ferro , nel quale le meteore operano con gran veemenza la decomposizione e l'annientamento. La terra attorno pare arsa e non permette che alcun lavoro vi riesca. Più ab- basso incontransi degli spazj pure privi d'ogni verdura, ma seminati di ciottoli d'ogni volume del dello Serpentino nero, fra i quali appariscono pure delle Steatite verdi, bianche e rossastre. Questo ci servì di guida, e ci animò ad usare più diligente attenzione. Infatti non durò molto, che in una vallata formata apertamente dalle acque pio- vane, rinvenimmo la Steatite sul posto e in filoni assai più larghi di quelli sulla sinistra del Trebbia. Tutto il terreno era sparso di cotesti pe^^^ì , i quali esposti all'aria, al sole ed all'acqua subiscono un'alterazione;, divenendo neri o macchiati di {rosso. Quanto più ci abbassammo verso il Nure, tanto maggiormente incontrammo in rocce talcose eserpentinose. Dopo ben 5 ore di tragitto giungemmo alla minerà (1) di ferro delta delle ferriere di Val di Nure, (I) Mi permetto anch' iodi addottare questo vocabolo, invece dell'altro miniera come stava nel manoscritto , quantunque comunemente usato, aven- domi persuaso le ragioni che 1' Amico nostro in proposilo produsse in una NEGLI APENISINI DI PIACENZA 249 l'unica che esista nel ducato di Parma e Piacenza. Edi- fizi qui non esistono _, se eccettuar si voglia una mescliinis- sinaa casuccia che serve di deposito agli utensili di questa minerà. 11 vicino castello di Ferriere silo nel fondo della valle ed attacco al torrente , permette che i minatori ed altri operaj facciano giornalmente queste due brevi miglia , per riposarsi in seno delle loro famiglie, dalle fatiche avute durante il giorno. Vicino all'acqua avvi il forno per fondere il minerale, attacco a lui una fucina che mette in ope- ra parte della ghisa, la maggior parte della quale per altro giugne sulla schiena di mulo a Riva presso il Ponte dall'Olio, ove stanno gli Appaltatori della minerà. Nei soli giorni di mercato, ove degli speculatori di Bettola, grossa terra , 12 miglia più abbasso verso la pianura, trasportano delle biade, ammirasi qualche vivacità, ed in questo consiste tutto il commercio, abbenchè per la sua favorevole e fa- cile comunicazione con Santo Stefano , e Chiavari ^olvth- be esser più attivo e vantaggioso. Presa il giorno dopo una guida che ci accompagnasse per i monti circonvicini, ritornammo tosto in compagnia di molli operaj alla minerà, che contribuisce non poco per dare sostentamento a parecchie famiglie. In un gran piano declive e tagliato da' ruscelli in varie guise, di modo che veduto di lontano sembra esser ondulato, si innalza una rupe di forse mezzo miglio di circonferenza, consi- stente interamente di Serpentino verde oscurissimo alquanto ontuoso e compatto. Qui entro trovasi in enormi ammassi il ferro, che si fonde alle Ferriere. Egli è il ferro ossi- dulato ài Hauy, ossia il Mugnet Eisenstein di Werner, ricco in modo che rende se non più, almeno 1' ottanta- Nota posta nella traduzione di un Articolo interessante sulla Gremoviu (mese
  • NEGLI APENWINI PI PIACENZA 269 nella quale ammirasi V Eufoiide, qualche bel Dìallaggio metalloide. Così p. e. due miglia prima d' arrivare alla Béttola un'intera rupe di Gabbro si presenta e dimostra aperlamenle che il Serpentino ed il Gabbro si estendono per tutta la catena Ligure del mare sino alla pianura Lom- barda. 11 fondo di questa roccia è d'un color biancastro, «he inclina al verdognolo, la sua frattura è compatta, ma alquanto scagliosa. Diviso il Diallaggio per traverso, ossia in senso perpendicolare, alle sue lamine, presentasi senza lustro e di color nerastro. La tenacità di quest' Eufotide 0 Gabbro permette che riceva un bel pulimento , ed allor- ché il piano delle lamine si presenta al piano della se- zione ne riesce la più bella pietra che possa ammirarsi nei monumenti dell'arte, particolarmente in Roma. In Sasso- nia e nel ducalo di Bayreulh di Baviera formano tali lavori con mezzo dei quali si procurano la sussistenza. Béttola chiamato nelle stampe Borgo San Gìovamii della Béttola era un giorno assai fiorito ; ma per le piene del fiume esposto a sommi pericoli ne ha scemato la popola- zione; è il capo luogo di tutta questa valle. Il Nure di- vide in due parli disuguali il paese, quella a destra è la più antica , l'altra a sinistra la più agiata. Il torrente è di 4 piedi più alto della superficie delle case a sinistra, im debole muro serve loro di riparo contro il suo impe- tuoso urto ; ma pure ad ogni tratto di tempo spariscono al- cune cose dal suolo. La porzione a destra è ora alquanto più sicura dalle inondazioni, ma nullameno è esposta ad altro non meno spaventevole disastro. Il terreno su cui giaciono queste case non è stabile e fermo, e la natura sua non lo permeile. Una marna argillosa calcarea, che facilmente hi decompone, cede all'urto superiore, e sfugge di sottovìa. Nel 1800 manifestossi una simile corrente ter- rosa 0 frana al di sopra del borgo , ed a lenti passi avvan- zossi contro il mulino, in cui molte case sparirono innanzi agli occhi degli abitanti che appena ebbero tempo di vuotarle. 260 r.iTÀ Alla Béttola ci siamo lasciati indurre a passar il pic- colo raoQte a destra ed esaminare la dissoUerrata città di Veleìa, che fu sepolta;, o , per dir meglio , riempiuta da una simile frana. — Sortendo dal torrente Nure prendemmo sulla destra sponda la via breve bensì, ma aspra e mon- tuosa , chiamata di Pradello, e passalo un folto boschetto in tutta la sua larghezza ci vedemmo nella valle del Chero il quale, traversando con tutti i fiumi del Ducalo, la Via Emilia, bagna il leggiadro borgo di Monticelli, e gettasi in Po; dopo un viaggio di 12 miglia ci trovammo final- mente alle ruine di Veleia. Veleia è posta sul colle detto Negra, fra la villa di Monte qA i monti Moria e Rovinas so , ne\ covàvmt f}i\ Ol^a di Falle di Tolta, parrocchia di Macinisso. A levante confina col paese di iJwi^ig^aiio, a mezzo giorno colle poche case di Villa delle Ocche; verso ponente scorre il torrente Riofreddo , al di là del quale si trovano i villaggi di Carignone , Macinisso e Monte, al pie del colle passa ru- moroso il Chero. La storia poco o nulla ci ha lasciato di questa città, e ci sarebbe ancora ignoto il luogo, ov' era situato questo municipio romano , se non si fosse trovata la così della Tavola alimentaria di Traiano esistente ora uel museo di Parma. Questa tavola , che è il più grande de' monumenti scritti in bronzo che ci rimangono, contiene l'obbligazione 0 strumento di 1,044,000 sesterzii investiti in fondi , la cui rendita annuale serviva ad alimentare 281 fanciulli (e non 279 come scrive Antolini, nella sua Opera Le rovine dì Veleìa Parte I. p.3), fra maschi e femmine. In essa è notato l'uso della somma totale, la nomenclatura de' fondi obbligali, de' loro confini , e di ciascuno de' pos- sessori che li obbligarono , le stime dei fondi [medesimi e le somme per le quali erano ipotecati. (t) Clii fosse vago di vedere una stupenda spiegaziore di siffalta Ta- vola , può trovarla nell' opera di Don Pietro lama Prefetto del Ducale, NEGLI APEISNIN! DI DACEINZA 261 Il popolo di Veleia fu soggiogato dai romani 595 anni dopo la fondazione di Roma, sotto il console M. Fulvio Nobiliore. Sino al quarto anno dell'impero di Tiberio i Veleiati ebbero solamente villaggi; dopo altri 56 anni (cioè nell'ottavo anno circa di Vespasiano) Plinio fa men- zione di un oppido Feleiatio , e siccome Cluverio ci fa noto che r oppido di Plinio vale lo slesso che la città dei Veleiati , di qui sembra potersi fissare che in fra il quarto di Ti- berio e l'ottavo anno di Vespasiano^ quesl' antica popola- zione cominciasse ad avere allora soltanto una città. Que- sta dev'esser l'epoca in cui Veleia ebbe i superbi pub- blici edifizi , e in cui salì a tanto grado di ricchezza. Ma probabilmente nel 4." secolo di Cristo, presso a poco nel tempo dei primi successori di Costantino, avvenne una spaventevole catastrofe, e la città sparì dal suolo ^ come non vi fosse mai esistita. — In qual modo siffatto avveni- mento accadesse , è tuttavia in quistione. Avvi una tradizione fra i paesani, che la tengono per cosa indubitata, che una frana terrosa dei monti Morìa e Rovinasso V abbia sepolta. Questo è certo almeno che Veleia è coperta di massi e di rocce enormi, identiche affatto con quelle de' vicini sud- detti due monli. Dopo 14 secoli e mezzo circa fu rinvenuta la sopraccitata tavola di bronzo da un agricoltore di Maci- nisso distante da Piacenza 21 miglia. Nel 1747 dissotterrò questa tavola in un campo presso una vecchia muraglia, essa pesava libbre 600 di 12 oncie l'una; senza la cor- nice era larga piedi parigini 8, pollici 11, e linee 6, alla piedi 4, pollici 4, e linee 4; e colla cornice larga e alta due pollici di più. Fu ritrovata rotta in vari pezzi, dei qiiali parte furono venduti a Borgo San Donino, nel parmig- giano, parte nella città di Cremona, parte altrove. I due generosi canonici di Piacenza gli signori Costa e Roncovieri Museo di Parma, così intitolala — Tavola alimentaria Vcleiate di Traiano — (Parma , Carmignani 1819 in iniarto ) . 262 GITA avutone seniore prevennero loslo il pericolo che si smaris- sero e si perdessero questi preziosi avanzi dell'antichità, acquistandoli con indicibili cure e gravi dispendi. Piacesse a Dio che simili esempi spesso ci avvenisse di commen- dare! Una tale scoperta eccitò gran rumore presso i let- terati; e molti furono gli eruditi che ne formarono argo- mento de' loro studi; fra' quali meritano speciale menzio- ne Maffei, Muratori, e Gori. Dopo 13 anni l'Infante Don Filippo di Borbone , Duca di Parma , ordinò che in Ma- cinisso s' incominciassero gli scavi nel silo stesso ove fu trovato la indicata Tavola. La speranza non fu punto delusa. Fu scoperta la piazza piena di distrulli monu- menti , si ritrovarono molte ruine di edifizi pubblici e privati, statue di marmo, e di bronzo, lapidi e pie- Ire preziose lavorale. I lavori continuarono sino nel 1765; fu allora sospeso ogni ulteriore escavazione. — Parecchie volle furono i medesimi ripresi; ma nel 1796 furono no- vellamente interrotti per le circostanze colamitose de' tem- pi. Le più preziose e belle cose, emigrarono a Parigi il dì 27 giugno 1803, le quali vennero nuovamente re- stituite li 26 febbraio 1816, all'indicato Ducale Museo, ove ora sono esposte all' ammirazione dei cultori degli stu- di archeologici. LETTERA AL SIGNOR NATURALISTA DI MILANO x/éiQio i:/inne>* 184 Angelelli March. Massimiliano — Del Planisferio donato a Peonio da Sinesio Vescovo di Tolemaide . » 192 PiLi.ORi Ab. Pietro — Sul preteso ritrovamento delle effemeridi Galileiane dei Satelliti di Giove , Lettera al Dottor Sedetti » 201 Sennoner Dott. Gaetano — Gita negli apennini di Piacenza, Mem. postuma con note del Sig. Conte C. Salina ...» 239 Catullo Dott. Tom. Ant. — Lettera al Sig. Antonio Villa naturalista di Milano » 263 Programma di premi proposti dalla R. Accadetnia di Se. e Lettere di Brusselle » 271 BULLETTINO DELLE pubblicato per cura DELLA SOCIETÀ MEDIGO-GHIBURGIGA DI BOLOGNA Ogni mese un fascicolo corredato di tavole quando sia d'nopo. Sei fascicoli formano un Volume di fogli 27 circa. Prezzo dell'annuale associazione da pagarsi antici- patamente Romani scudi 2, e con affrancazione fino ai confini scudi 2: 20> pari a italiane lire 12. IL FELSINEO GiornL'-— settimanale d'Agricoltura, Industria, Mo- rale ecc. Annua associazione scudi 1 : 20. Direzione all' Ufficio del Felsineo : Bologna Piazza S. Stefano N.° 96. È sortito il N. 31. deW anno IV. ■^■Ji;.-i UOVI AWÌIVALI SCIENZE NATURALI (S^l^r ^IPS>2S9S)3(S3 Anno V. Tomo X* Novembre e Dicembre 1843) {pubblicalo li 27 Marzo 1844 ) BOLOGNA 1644* TIFOGBAFIA SASSI NELLE SPADEA1E. AVVISO i\rrivata la prima Sepie d«gii Annali delle Scien^ie Naturali aì'Tomo X.° , la Società Editrice, che riprende la pubblicazione del giornale secondo le norme seguite a tutto il 1842, incomincierà col fascicolo di Gennajo del corrente anno una nuoira Serie , mantenendo cogli Associati le condizioni già segnate nel Programma delli 26 febbraio 1840, e cioè: Ogni mese verrà regolarmente pubblicalo un fascicolo del giornale, e quando lo ricbiegga la materia sarà cor- redato delle opportune tavole. Ciascun fascicolo sarà composto di cinque fogli di stampa : il primo ed il settimo fascicelo d' ogni annata verrà fornito di un frontispizio , ed il sesto e dodicesimo dell'in- dice delle materie contenute in ciascun volume. Il prezzo d'ogni fascicolo è di bajocchi venticinque romani pari ad Italiane lire 1. 34: e sarà pagato all'atto della consegna del medesimo. Dagli Associati all' estero e fuori di Bologna si dovrà pagare un semestre anticipato, che importerà paoli quindici romani pari ad Ital. lire 8. 05: non comprese le spese di dazio e porto che stanno a ca- rico degli Associati. Le Associazioni si ricevono in Bologna dal Presidente della Società Editrice Professore Alessandrini in Via Alla- bella N- 1637, e da tutti gli altri componenti la Società slessa, r Elenco dei quali si darà nel 1.° fascicolo. S' inten- de che l'associazione debba continuare d'anno in anno quando entro Novembre non siasi dato avviso in contrario. STATISTICA MINERALOGICA (Continuazione vedi pag. i4'^-) XXVI Valle di Fiora 860 861 862 863 864 865 Pitigliano. Pitigliano Poggio al Tesoro Luogo detto Pie- tra Rossa tra S Fiora e la Trinità Poggio alla Cro- ce presso l'Elmo di Soaria Vicinanze di Pi- tigliano A Catappio pres- Iso la Fiora N- Ann. Se. Natii». Anno 5. Tom Genere Granati. Idocrasa o granato dei Vul- cani, si trova nelle vicinanze del paese ; al Poggio Paulorio ; alla Valle Palombaja ; a Turano^ ed alle Grotte di Pitigliano , ed a Soana ed a Sorano. Anfigene granato bianco, o leucite, nelle vicinanze della Terra di Pitigliano; ed al Pog- Igio Paulorio 3 nella Tufa vul- canica vi è calcina. Silicali Magnesiaci diversi. B. Serpentino verde, si trova tra Seivena e la Trinità nel fosso delle Carminate 3 verde con ri- legature bianche di calce car- bonata e pietra rossa fra la Tri- nità e Santa Fiora ; rosso verde e bianco poggio alla Croce pres- so l'Elmo di Soana. C. Diallaggio Metalloide. A. Steatite compatta grigia pie- tra da sarti : la verdastra si tro- va nel fosso delle Carminate fra la Trinità e Seivena. Famiglia III. dei Carbonidi. Genere I. Carbonio. C. Lignite o legno bituminoso. 10. 274 STATISTICA niNERALOGICA XXVI Valle di Fiora Carbonossidi Genere VII. Carbonati. 865 9 Pitigliano Poggio A. Calce carbonata stallaltitica Paulorio bianca si trova alla cavelta di Selvena ; al pozzo dell' orco di Pitigliano nel fiume prochio pres- so il medesimo paese al bagno di Finetta edlal bagno di San- ta Maria dell' Aquila. Famiglia dei Sulfuridi. Genere I. Zolfo. 866 10 Selvena alle Zol- A. Zolfo nativo sopra pietra cal- fanaje carea ; si trova anche sopra de- gli schisti nel medesimo luogo. Genere II. Solfuri. 867 11 Selvena A. Cinabro mercurio solforato rosso e grigio. 868 12 Idem luogo detto A. Solfuro d' antimonio , o an- le Gavette timonio solforato a raggi fibroso e aciculare ed in pagliette nel fosso della Canalaj si trova pu- re fibroso nelle vicinanze di Sorano. 869 13 Fosso della Cana- C. AUumite o allume solfata. la dalla parte del- Allume. le Zolfanaj e pres- so Selveaa ' CÌVLÌ 275 xxvil Valle 14 di Fiora S. Fiora luogo detto Acquatello 15 Fosso del Tintu- me di Selvena 16 17 Vicinanza della Trinità. Convento Trinità della Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Mangaisidi. Genere Manganossidi. B. Braunite, ossido nero di Man- ganese ; si trova pure a Selvena fosso della Canala; e a Pitigliaiio nel fosso del Prochio. Sapone dei Vetraj. Famiglia dei Sideridi. Genere IL Siderossidi.. C. Ferro oligisto rosso ; si trova anche nel fosso deìla Canala. Miniera di ferro. GEOG^OSIA Classe I. Roggie Primitive. Specie Serpentino. B. Serpentino verde e giallo ; con giada a pietra rossa. Gabbro. Cl. il Roggie di Transizione. Specie Macigno. A. Macigno selcioso grigiastro, a pietra rossa , si trova pure nel Bosco tra la Trinità e la Sei- vena, al Poggio della croce pres- so r elmo di Soana, a Piligliano luogo detto Turrano. Pietra Se- rena. S76 STATISTICA niKERALOGIGA XXVI Falle di Fiora Cl. hi. Roccie Stratiformi. 874 18 Tra Pietra rossa A. Calce carbonata stratiforme e S. Fiora. bigia; si trova a Selvena nel fosso delle Carminate ; alla corte del re presso Pitigliano; ed al Poggio alla croce all' elmo di Soana. Pietra da Calcina. Cl. IV. Roggie d'Alluvione. Specie Breccie. 875 19 Tra S. Fiora e A. Breccia silicea grigia e gial- il Convento della lastra; la Breccia calcarea gri- Trinità fine della gia , e bianca a Selvena. Pietra Macchia per le macine da Molino. Cl. V. Roggie Vulganighe. Specie Lave. 876 20 Pitigliano sue vi- C. Lava, ve ne sono otto varìe-i cinanze tà; e due nella valle Palombaria. 877 21 Idem Fosso del C. Lava vetrosa nera; si trova Prochio nella Fiocca di Sorano; a Piti^ gliano al Lago di Menzano. 878 22 Pitigliano presso C. Lava granitica o Peperino, il Pantano trachite. 879 23 Sorano C. Lava anfigenica; come pure è a Pitigliano; nella valle Pa- lombaria. 880 24 Vicinanze di Pi- tigliano C. Roccia idrocrasica. 881 25 Presso Sorano C. Roccia Basaltica bigio chiara^ detta a strati presso la cascata dell'acque di Sorano. 882 26 Idem C. Roccia augitica o pirossenica, 883 27 Vicinanze di Pi- C. Roccia augitica in massa coiQ> tigliano patta di color scuro. GIULJ 277 XXVI Valle 884 885 XXVII 28 29 Val 886 887 888 889 di Fiora Pitigliano Idem e sue vici- nanze di Paglia Vicinanze di Ra- dicofani. idem. Bagni di S. Ca- sciano Vicinanze di Ra- dicofani 890 Specie Pomice. B. Poùiicie biancastra; si trova pure bigia nelle vicinanze di So- rano, come pure a Soana. Specie Tufa Vulcanica. C.Tufa vulcanica nera con antige- ne, si trova in altre 23 località, si trova pure a Sorano, ed a Soana. ORICTOGNOSIA Classe I. G assoliti. Famiglia I. Silicidi. Specie I. Silice. C. Quarzo cristallizzato jalino; vi è anche in questi contorni quello color di fumo, che sì trova dentro le materie vulca- niche. Diamante di Pistoja. C. Agata bianca e verdastra . Agata. B. Calcedonio impuro. Pietra da fucile. C. Specia albite, varietà obsi- diano. Fadiiglia dei Cabbonidi. Genere VI. Carbonili o Ossalati. Presso i Bagni di S. Casciano C. Acido carbonico in diversi luoghi. 278 STATISTICA MINERALOGICA XXVII Val 891 892 893 895 896 li Paglia Presso i Bagni di S. Casciano. Vicino alla Doga- na del paese di S. Casciano Genere VII. Carbonati. B. Carbonato di calce stallatti- tica. Travertino. B. Manganese carbonato cristal- lizzato col lucido quasi metallico. Monte Felcioso S Gio. della Contea 10 11 Bagni di S. Ca- sciano Nel Rifiuto dei Bagni di S. Ca- sciano Vicinanze di Ra- dicofani Famiglia dei Solfuridi. Genere Solforossidi. A. Gesso o calce solfata cristal- lizzata bianca e grigia. Gesso sca- gliola^ e Specchio d'asino. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Manganossidi. B. Braunite, o perossido nero di manganese. Sapone dei vetraj. Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. C. Ferro oligisto rosso. Miniera i ferro. GEOGNOSIA Cl. II. Roccie di Transizione. Specie Calcarea. A. Calcare compatta bigia, Ca- stell'Azara ove è fabbricato il paese. Pietra da Calcina. Abbai- sano, alberese. GIUU 279 XXVII Val 12 13 14 16 di Paglia Idem alla cappel- lina Rocca di Radi- cofani Idem Idem Idem Id. Id. Id. Id. Id. Classe V. Roggie Vulcaniche. C. Lava granitica grigia o tra- clìile con peridoto di color gri- gio, nell'islesso luogo vi è an- che quella bianca grigia, rossa e bianca. Peperino; Lava leuci- tica è nelle vicinanze di Mon- torio. C. Basallo color rosso granuloso con quarzo jalino o lava basal- tica , se ne trovano altre otto varietà. C. Basalto propriamente detto, bruno , bigiastro ; a grandi pri- smi tetragoni ve ne sono altre 6 varietà. B. Pomice rossastra, Rocca di Radicofani, e ve ne sono 4 va- rietà, a Montorio vi è la grigia. B. Tufa volcanica rossa o Poz- zolana; vi si trova pure la bi- gia a Montorio, a Castelluttieri, a S. Giovanni delle contee nel Monte dello Zampino presso Casteir Àzzara. Bagni di S. Ca- sciano. Idem Idem Idem Idem Classe VI. Acque Minerali. Acqua del Bagno grande 34 gradi sulfurea ferruginosa. Acqua di S. Lucia a 21 grado. Della doccia della testa fer- ruginosa 28 gradi. Bagno di S. Antonio, strato su- periore 28 gradi, inferiore gra- di 30 ferruginosa. Bagno di S. Maria 36 gradi ferruginosa. M STATISTICA MINERALOGICA XX VII 901 Id. Id. Val 16 Id. Id. Isole 902 903 904 905 906 907 di Paglia Bagni di S. Ca- sciano Idem Idem di Giannutri e Formiche Giannutri Porto dello Spalmadore Isola delle For- miche Giannutri Cala Maestra Idem Isola delle For- miche Giannutri Porto dello Spalmadore Bagno di S. Giorgio 34 gra- di solfurea ferruginosa. Acqua della Ficoncella Pota- bile 34 gradi sulfurea ferrugi- )sa. Del bagno d' Apollo ferrugi- nosa con 28 gradi di tempera- tura. ARCIPELAGO TOSCANO ORICTOGNOSIA Famiglia dei Carbonidi. Genere VII. Carionati. B. Calce carbonata grigia com- patta. Pietra da Calcina. B. Calce carbonata grigia ros- sastra. Idem. B. Calce carbonata lamellosa gri- gia ; e la bigia rossastra si tro- va alle formiche. Idem. Calce carbonata stallattitica bianca gialliccia, e la rossastra alle Formiche. Travertino. B. Calce carbonata stallattitica color di miele o Alabastrina; eguale si trova a Giannutri por- to dello Spalmadore. Alabastro. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere II. Siderossidi. B. Ferro oligisto speculare ; vi è pure nello stesso luogo il fer- ro oligisto micaceo, e quello argilloso. CIl'LJ Isole 908 909 910 di Giannutri e Formiche Isole delle For- miche Porto dello Spal- madore a Gian- nutri Isola delle For- miche XXIX Isola 911 912 del Giglio Luogo detto Sco- peto Alla Vena B. Ferro oligisto rosso sopra la calce carbonata. GEOGNOSIA Classe IV. Roccie d'Alluvione. A. Breccia silicea bianco giallic- cia. A. Breccia calcarea grigia bian» ca e rossa ; nell' Isola di Gian- nutri sommità della batteria , vi è quella bigia con rilegature ne- re; alla Cala Maestra, nera e bianca di recente formazione; ed al di sopra dei Monti del Porto dello Spalmadore vi è la bian- ca e bigia* È usata per costruì' re le fabbriche. ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere Silice. B. Amatista in pèzzi, si trova pu- re a Catannetta ed alle saline. B. Quarzo cristallizzato jalino; al Serotino; a S. Francesco; ed agli srovinati che è di color rosso ; si trova pure di color bianco opaco alla cava del fer- ro; alla cava dell'allume; alla Colettiua color di rosso ; al Sas- so del Padiglione di color gial- lo ; alla secca , al Serotino , alla 282 STATISTICA MINERALOGICA XXIX Isola 913 914 915 916 917 del Giglio S. Francesco Via della Marina A S. Francesco Allo Serotino Idem 918 Idem Piata , a S. Francesco vi è quel- lo color di rosa ; ed alla Piana quello simile al Topazio. Dia- mante di Pistoja. B. Quarzo amorfo color ama- lislico; color di granato alla Piata, e finalmente quello gial- liccio alla cava; alla Piata; ed alla Piana. Tarso. B. Calcedonio diaspro rosso con venature bianche. Diaspro. Silicati d' Allumina. Argille diverse. B. Kaolino. Terra da porcellane. B. Idem. Feldspato celestognolo compatto. Silicati alluminosi Flouriferi. B. Mica color di bronzo, vi si trova nello stesso luogo cri- stallizzata a prismi , a pagliet- te, e ve ne sono altre quattro varietà nello stesso luogo. Silicati alluminosi che racchiu- dono dell' acido Borico. B. Turmalina nera di un pezzo di diametro di uà pollice e 4 linee ve ne sono 34 varietà nel- lo stesso luogo dipendenti dalla varia disposizione dei cristalli; si trova pure alla Secca; alla Fontaccia, a Cotannetta; alle Saline. GIULJ 283 Isola del Giglio Marina 10 11 12 13 14 15 Grotta di Tergo Cala Galena ed allo Srovinato Alle Saline Alla cava dell'al- lume Cava del Gesso Idem Cava dell'allume 16 Idem Silicati Magnesiaci diversi. Serpentino verde con macchie gialle ve ne sono altre tre varietà. FAItriGLIA DEI CabBONIDI. Genere VII. Carbonati B. Calce carbonaia granulare grigiastra o bai diglio ; si trova pure alla cava del gesso. Marmo ordinario. Se ne servono per far la calcina. B. Malachite o calce carbonata verde , cava dell' allume , vi si trova pure fibrosa. Famiglia dei Sulfuridi. Genere Solfuri. C. Galena o piombo solforato. Miniera di Piombo. C. Solfuro di ferro, o pirite. Sulforossidi. Calce solfata cristallizzata. Gesso scagliola o specchio d'asino. A. Calce solfata saccaroide, ve ne sono tre altre varietà. Gesso alabastrite. C. Cianosi o rame solfato blìi ed è mescolato col solfato di ferro. Allume. le. Allume o allumina solfata, latlorniata da terra gialla. 284 STATISTICA MINERALOGICA XXXI Isola 927 17 928 18 929 930 931 19 20 21 del Giglio Cava del ferro Marina Alle Saline S. Francesco Grotta di Tergo Classe III. Crojoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere li. Siderossidi. A. Ferro speculare , ve ne sono due altre varietà; si trova alla cava di Tergo ; alla cava d' al- lume; ed alle saline. Miniera del ferro. GEOGNOSIA Classe I. Roggie Primitive. Specie Granito. A. Granito bianco e nero si tro- va nella salita del Paese, alla Piata in due luoghi; all'Acqua Selvaggia ve ne sono sei varie- tà, al Serotino vi è col fondo rossastro ; come pure all' Acqua Selvaggia e alla Piata; alla pun- ta del Lazzaretto bianco con punti minuti neri. Alla marina vi son delle grandi cavate dai Romani, ma grezze. A. Serpentino verde chiaro con diallagio al Franco, come pure si trova alla marina ed alla cava del gesso. Gabbro. B. Quarzo leggermente amatisti^ co. Tarso. B. Steaschisto color di spigo; si trova anche al Franco; ed alle saline. Verrucano. r GÌVLI 285 XXIX 932 Itola 22 933 934 XXX 23 24 Isola Saline S. Francesco di Monte Cristo 935 986 del Giglio Grotta di Tergo Monastei-o di S. Mamiliano Cala Maestra A. Calce carbonata granulare bianca saccaroide o marmo; co- me pure è alla cava dei gessi, e dell'allume. Marmo. Cl. IV. Roggie d' Alluvione. Specie Breccie. B. Breccia silicea bianca e ros- sa. Per i lavori delle pietre du- re , come vasi. Cl. vi. Acque Minerali. À. Acqua acidula salina e fer- ruginosa. ORICTOGNOSIA. Classe I. Gassoliti Famiglia I. Siligidi. Genere Silice. B. Quarzo cristallizzato jalino; ve ne è anche di quello amorfo bianco gialliccio ed amorfo ros- so. Il primo è il Diamante di Pistoja , il secondo il Tarso. Genere II. Silicati d' Allumina. Argille diverse. B. Kaolioo o terra da Porcellane. 286 STATISTICA MINERALOGICA XXX Isola di Monte Cristo Sottogenere Granati 937 938 3 4 S. Mamiliano Idem B. Granati comuni, nel granito presso S. Mamiliano. B. Feldspato in cristalli separati. Silicati alluminosi con acido borico. 939 5 Cala Maestra C. Turmalina nera in prismi cor- tissimi dentro il granito. Silicati Magnesiaci diversi. 940 6 Idem B. Serpentino bianco e verde. Gabbro. Famiglia dei Carbonidi. Genere VII. Carbonati. 941 942 7 8 Idem Idem B. Calce carbonata saccaroide nei monti al disopra della Cala raendolina. Marmo. C. Calce carbonata laraellosa bianca e rossa in grossi Broc- chi erratici nella Cala maestra. Marmo. Classe III. Crojogoliti. Famiglia dei Sideridi. Genere IL Siderossidi. 943 9 Idem B. Ferro oligisto micaceo : for- se venuto dalle antiche miniere. GIULJ 287 XXX Isola 10 11 di Monte Cristo Sommità del M. al di sopra della Leciala Cala Maestra Idem Idem spiaggia Idem Cala Mendolina GEOGNOSIA Cl. I. Roggie Primitive. B. Granito bianco gialliccio e nero; si trova in molte altre lo- calità vale a dire: Grotta di S. Mamiliano; Monastero dello stes- so nome; Cala maestra; nella Cala mendolina; nel fosso della sorgente dell' acqua della Cala maestra ; Cala del Diavolo , con altre 9 varietà. Potrebbe pì-en- dere un bel pulimento , ed in con- seguenza si potrebbe impiegare nei lavori architettonici. B. Granito rosso con macchie nere ed altri con macchie bian- che e nere in grandi brocchi. È simile al granilo orientale. Specie Porfido. B. Eurite verde con giada , pun- ta di Levante. Mulina. C. Porfido nero con macchie rosse e bianco erratico. Cl. II. Roggie di Transizione. Specie Macigno. B. Macigno giallastro fatiscente in pezzi erratici. Pietra nntta. A. Calce compatta bigia con ri- legature bianche. Servir potreb- be per fare la Calcina. STATISTICA mUSERALOGICA XXX Isola di Monte Cristo 950 XXXI 16 Elba 951 952 953 Punta di levante o sulla sinistra per entrare nella Gala Maestra e Isole dipendenti Cl. IV. Roggie d'Alluvione. B. Breccia silicea gialla verda- stra. Isola jola di Palma- Sotto il Paese di S. Piero in cam- po Isola dell'Elba Grotta di levante Isola di Cerboli ORICTOGNOSIA Classe I. Gassoliti. Famiglia I. Silicidi. Genere I. Silice. B. Quarzo amatistico cristalliz zato ve ne sono sette varietà dipendenti dalla gradazione del a tinta. Amatisla. B. Quarzo cristallizzato jalino, si trova pure al Capo Calamita presso Capo Livere; alla mari- |na di Campo Promontorio d' Is- chia 3 alla grotta d'oggi presso campi ; alla Muffola , e nell' Iso- la di Cerboli vi è quello ver- dastro, grotta di mezzo giorno ; quello nero si trova alle miniere del ferro di rio (Elba) a Fito- vaglia presso S. Piero in cam- po (Elba) vi è l'amorfo rosso. B. Quarzo jalino bianco e par- te verde sopra calce carbonata rossa : quello gialliccio e rosso amorfo si trova a Fitovaglia pres- so S. Piero in Campo, bianco con venature a Chiassi vicinan- za del medesimo luogo. t>ia- manie di Pistoja. CIUU 289 Elba e Isole dipendenti A Isola di Palma jola Campo di Balbo presso S.Piero in Campo (Elba) Campo di Balbo (Elba) Fossi della For tezza del Falcone Porto ferrajo (El ba) S. Quirico pres so Rio Isola del- l' Elba Campo di Balbo Isola dell' Elba 10 Capo liveri (Iso- la d'Elba) 11 12 Grotta d' Oggi presso S. Piero in Campo Isola del- l' Elba Miniera del Ferro di Rio Isola del- l'Elba C. Quarzo concrezionato bianco interposto agli strati della Ama- tista ; a Campo grotta d' Oggi vi è il concrezionato bigio . Tarzo. B. Calcedonio bigio. Pietra fo- caja. B. Quarzo agata, ve ne sono quat- tro altre varietà. Agata. B. Calcedonio puro nerastro e- patico. Calcedonio. B. Calcedonio diaspro rosso e bianco 3 si trova pure a Poma- jo in vicinanza di Rio; e nel medesimo territorio a S. Cate- rina rosso e giallo a nastri. Diaspro. B. Opale nobile. Pietra dal Latte. Silicati d' allumina C. Distene, o cianite nel Mica- schisto. Argille diverse. B. K aolino o argilla per fare porcellane presso il medesimo paese, luogo detto Chiassi; co- me a Pimonte presso Marciano Isola dell'Elba. A. Terra gialla ; si trova al Rea- le presso Lungone assai Cupa; come pure vi è quella gialla chiara; e di questa stessa tinta si trova al Palazzo della Tom- mara coni, di Marciana, l'erra per la pittura. N A>N. Se. iNatib. Anno 5. Tom- 10. 19 290 STATISTICA MINERALOGICA XXXI 963 Elba 13 964 965 966 967 968 969 14 15 16 19 e Isole dipendenti Presso Porlo Fer- rajo (Elba) Grotta d'oggi presso S. Piero in Campo (Elba) Vicinanze di Rio Isola dell' Elba Grotta d' oggi presso S.Piero in Campo Idem Idem Capo calamita presso Capo Li- veri (Is. d' Elba) A. Tripolo giallo sotto il forte della Stella , è ancora sotto il forte del Falconej a grotta d'Oggi presso S. Piero in Campo; a S. Caterina presso Rio; paonazzo e grigio Cala dei Tufi Isola di Cerboli e rosso sanguigno nello stesso luogo. Terra per polire i metalli. Specie Smeraldo. B. Acqua marina, o Berillo nobile Celestagnolo; vi è quello verde mare nello stesso punto ; ed an- co a S. Rocco. Pietra preziosa^ o gemma. Sottogenere granati. B. Granato nobile dentro la gan- ga si trova a Capo Liveri; al Capo Calamita ; a Rio luogo det- to le Bucaccie. Genere Feldspato. B. Feldspato bianco di varia cristallizzazione, ve ne sono do- dici varietà, B. Feldspato pietra labrador. id, A. Pirite grigiastra. Famiglie Siliceo Alluminose mal conosciute secondo il Sig. Beudant. C. Clorite. GIULI 291 XXXI £ii,a 0 Isole dipendenti 20 21 23 24 Grotta d' oggi presso S. Piero in Campo (Elba) Grotta di Caldo a S. Piero in Cam- po Isola d' Elba 22 Grotta d'oggi pn S. Piero in Campo Idem 25 Cala dei Cavoli Cora. S. Piero in Campo Capo calamita Coni, di Capo Li- veri Is. dell'Elba Silicati alluminosi flouriferi. A. Mica radiata nera e grigia ; nello stesso luogo color di bron- zo a grandi lamine ; nera a pri- smi dentro il granito j vi è 1' ar- gentina, l'auriforme nello stes- so luogo, come pure vi si tro- va separata e disposta a schisto. B. Minerale micaceo (Epidolile) nel quale probabilmente esiste la Lilina , in alcuni punti si tro- va verde ed in altri gialliccia con lucido metallico. Silicati alluminosi con acido borico. C. Turmalina rossa. C. Turmalina verde, turmalina verde e rossa idem, Isola del- l' Elba. C. Turmalina nera nel distretto dello stesso paese si trova al di sotto del medesimo ; a Secento ; alla fonte del Prete; a Grotta d'Oggi 3 al capo Calamita , Valle buja presso S. Piero in campo, e se ne trovano in altri Punti dodici varietà dipendenti dalla cristallizzazione. Silicati non Alluminosi. C. Hilvellile o jemite; si trova pure alla marina di Rio presso al forte. 292 STATISTICA MINERALOGICA xxxij jEiia e Isole dipendenti 976 977 978 979 980 981 26 S. Caterina pres so Rio Isola del- l'Elba 27 Calamità Com. di Capo Liveri 28 S. Cateriaa pres- so Rio 29 30 31 S. Rocco presso S. Piero in Ba- gno (Elba) Idem Torre della Ma- rina di Rio (Elba) Silicati magnesiaci diversi. A. Serpentino verde e nero ; si- mile si trova allo Schioppo Co- munità di Marciano e sotto il Palazzo della Tonnara ; verde e nero con diallagio sotto il forte della Stella presso Porto Ferra- jo (Elba), vi è anche verde e paonazzo sotto lo stesso forte ; si trova pure allo Schioppo; ed a S. Caterina in vicinanza di Rio; ve ne sono 6 varietà. Gabbro. B. Serpentino paonazzo con lar- ghe venature di quarzo. Id. C. Diallagio cristallizzato metal- loide. Silicati doppi a base di calce magnesia e perossido di ferro. C. Asbesto pieghevole o amian- to color di legno, nello stesso luogo vi è color di seta bian- ca ma poco filabile. Asbesto comune bianco ver- dastro, si trova allo Schioppo com. di Marciano e ve ne sono quattro altre varietà. Specie attionite. C. Antibola a piccoli raggi ver- di cupi sopra quarzo; vi è nello stesso luogo sotto diverse cri- stallizzazioni e forma 3 varietà. GIULJ 293 xxxr ì 982 983 984 985 Elba e Isole dipendenti 32 33 34 35 Alle buche di Rio Isola dell' Elba All'Acqua Mine- rale di Rio Isola dell' Elba Fahiglu III. Carbonidi. Genere I. Carbonio. Specie Antracite. A. Antracite compatta nera, vi è la lamellosa e vi è anco la friabile. Se ne servono per fare il colore nero, che è adoprato dai pittori, e verniciaj. Genere VI. Carbonossidi. A. Àcido Carbonico. Cala dei Tufi Iso- la di Cerboli Nella com.di Lon- gone Genere VII. Carbonati. A. Calce carbonata compatta gri- gia ; si trova anche all' Isolotto dello Scoglietto presso Porto Ferrajoj sotto il forte del Fal- cone della medesima Città vi è la verdastra e la rossa; la cal- ce carbonata compatta argillosa color di sangue alla cala dei tufi Isola di Cerboli. Àbbalsano, alberese secondo la tinta , tutte son pietre da calcina. A. Calce carbonata granulare saccaroide bianca , martno sta- tuario, è alle seguenti cave, cava d'Oro, Mustolone, capo d'Arco^ capo della Capanna, Muti, e alle Canelle, si trova anche sulla strada che da S. Piero in campo conduce alla Valle dei Cavoli; è pure nella 294 STATISTICA MINERALOGICA XXXI Elba 986 36 987 37 988 38 989 39 990 40 Id. Id. Id. Id. 991 41 e Isole dipendenti Schioppo Com. di Marciano Isola di Cerboli grolla di mezzo giorno Buche del Po monte Comuailà di Marcina Reciso Cora, di Campo Com. di Marciano luogo detto il Prochio. A. Calce carbonata stratiforme bianco e verde, si trova pure al porticciuolo presso Rio chia- mata , cigolino. B. Calce carbonata stallattitica alabastrina , dell' Isolotto dello Scoglietto presso Porto Ferra- jo. Travertino. B. Malachite o rame carbonato verde fibroso ve ne sono quat- tro altre varietà ; si trova a Re- ciso com. di S. Piero in Campo. Miniera del rame. B. Azzurite rame carbonato blu. Idem. Fadiiglia dei Nitridi. Genere II. Nitrati. Com. di Marciano B. Nitro. Potassa nitrata presso il palazzo della Tonnara. Famiglia dei Sulfuridi. Genere IL Solfuri. B. Solfuro di ferro ;, pirite o fer- ro solforato giallo, si trova an- che alla torre della marina di questo luogo nelle cave del mar- mo delle canelle comunità di Lungone. B. Leberchise o pirite magneti- ca si trova al capo Calamita : e in vicinanza della torre della marina di Rio. C. Galena piombo solforato. M- niera di Piombo. Presso r Acqua Minerale di Rio Com. di Capo Li- veri Forte della Stella Porto ferrajo Iso- la dell' Elba GIULJ 295 Elba 42 43 44 46 47 e Isole dipendenti Torre della Ma rina di Rio Idem Cava del gesso Comunità di Mar ciano Acqua Minerale di Rio Grotte di S. Gio vanni dirimpetto a Porto ferrajo Forte del Falco- ne presso Porto ferrajo C. Solfuro di cobalto miniera di cobalto o solfuro di questo metallo con Arsenico. C. Solfuro di arsenico. Sulforossidi. A. Calce solfata saccaroide bian- ca e bigia ; si trova pure al Por- chio. B, Melanteria : Ferro solfato : Ve- triolo verde concrezionato; è a Capo Liveri luogo detto le Fran- cesche presso il Capo Calamita; unito alla terra gialla al Palazzo della Tonnara Comunità di Mar- ciano. Classe II. Leucàliti. Famiglia degli àlluiuinidi. Genere IL Corindonio. A. Smeriglio o corindonio gra- nulare di color di ferro. Quasi nero si trova sotto il Forte della Stella. E usato per dare il lu- cido alle pietre , ed ai metalli , è inferiore a quello di Levante. Classe III. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. Genere Manganossidi. B. Braunite o perossido di man* gauese nero sopra diaspro; si trova pure alla cosi delta cava dell'ottone sulla strada che da 296 STATISTICA MINERALOGICA XXXI Elba 998 48 999 49 1000 e Isole dipendenti Miniere di ferro di Rio Torre Com. di Rio 50 Presso il paese di S. Piero in Campo Porto Ferrajo conduce a Rio. Sapone dei Yetraj. Famiglia dei Sideridi. Genere IL Siderrossidi. A. Ferro oligisto , ferro micaceo e speculare ve ne sono 25 va- rietà j se ne trova una miniera anche sotto il palazzo della Ton- nara com. di Marciano , vi è pure alla cava dell'ottone di- rimpetto a Porto Ferrajo; a S. Piero in Campo presso Chiassi; nella comunità di Lungone vi è la miniera del Reale , e nella comunità di Rio vi è la miniera di Pitamone; quella presso la Torre della Marina di detto luo- go ; ad Acqua viva ; e presso il Capo di Pero. Miniere di ferro. Genere III. Ferrati. A. Ferro magnetico o calamita ed in gran quantità in diversi punti al Capo Calamita , che ha preso questo nome per l' ab- bondanza di questo minerale. GEOGNOSIA Classe I. Roggie Primitive. Specie granito. A. Granito bianco con punti neri in altre otto località, vale a dire Cala de' Cavoli, Seccheto, Infernaccio delle Colonne , Valle GIIILJ 29t XXXI Elba 51 52 e Isole dipendenti Id. Com. di Rio a S Caterina Grotta d'oggi S Piero in Campo Sotto il forte del- la Stella vie. Ca- po Liveri Monte del Voller- najo della Cornea, grotta d'Oggi pres- so S. Rocco , Marina di Campo, e dentro il Paese dello stesso nome; si trova pure a S. Ilario; al Poggio di Marciano , alla Ma- donna dello stesso nome ed al- l' enfola presso Marciano, in vi- cinanza di Porto Ferrajo e di Lungone. Specie serpentino. A. Serpentino composto di dial- lagio e giada come pure in S. Piero in Campo alla Cala dei Cavoli , nella comunità di Mar- ciano, allo Schioppo, al Palazzo della Tonnara, le due Isolette chiamate i Gemini e la Penisole della Stella comunità di Capo Liveri. Gabbro. A. Quarzo biancastro amorfo. Tarzo. Specie steaschisto. B. Steaschisto verdastro, couic pure al Capo Calamita e al di- sopra di Rio e varie altre lo- calità. Vcrrucano. Specie schisto argilloso. B. Schisto argilloso verdastro e si estende dal Capo Pero fino a Lungone. 298 STATISTICA MINERALOGICA XXXI Elba e Isole dipendenti Cl. il Roggie di Transizione. Specie macigno. 1004 54 Nucleo dell'Isola di Palmajola A. Macigno giallastro siliceo. Classe IV. Roggie d'Alluvione. Specie arene. 1005 55 Cala dei Tufi Iso- la di Cerboli B. Arena silicea coalita insieme. Tufo marino. Classe VI. Agque Minerali. 1006 56 Rio di^S. Caterina Acqua minerale acida e fer- ruginosa eguale a quella di Vi- gneria. XXXII Isole di Gorgona e Pianosa ORICTOGNOSIA Glasse I. Gassoliti. Fasilglia Silicidi. Qenere I. Silice. 1007 1008 1 2 Gorgone Torre dei Militari Idem Cala di Sci- rocco A. Quarzo cristallizzato jalino. Diamante di Pistoja. Quarzo amorfo bianco; vi è anche di varj altri colori presso il Forte; allo Scolo principale; alla Madonnina; ed alla torre Vec- chia. Tarzo. 6IVLJ 299 XXXII Isole di Gorgona e Pianosa Genere IL Silicati d' allumina. Argille diverse. 1009 3 Fonte della Bolle A. Argilla comune o plastica o Isola della Pia- da stoviglie sotto gli strati della nosa calce carbonata conchigliacea. Silicati magnesiaci diversi. 1010 4 Orti dei frati Iso- B. Serpentino verde; Rio della la della Gorgona Gorgogna il verde cupo si trova allo Scolo principale di detta Isola. Gabbro. Silicati doppi a base di calce magnesia e perossido di ferro. 1011 5 Idem Asbesto color bigio. Fariiglia II. DEI Cabbonidi. Genere VII. Carbonati. 1012 6 Isola della Pia- A. Calce carbonata conchigliacea. nosa riunita da grani minuti di gra- nito ove sono scavate le case sotterranee. Lumachella. 1013 7 Luogo detto S. A. Calce carbonata conchigliacea Gio. Isola della oolitica grigia coalita insieme. Pianosa 1014 8 Idem A. Calce oolitica a grana minuta di color grigio giallastro del Monte Gian Filippo. Se ne ser- vono per murare. 300 STATISTICA MINERALOGICA xxxiii Isole 1015 1016 1017 1018 1019 1020 di Gorgona e Pianosa 10 11 12 13 14 Ospizio della Gor- Rio della Gorgo- na Piano dei Morti Del Monte ove è la Torre vecchia Monte Gian Filip- po Isola Pianosa Estesa a quasi tut- ta la superficie dell' Isola sudd. Classe HI. Crojocoliti. Famiglia dei Manganidi. Genere Manganossidi. B. Braunite perossido di man- ganese nero. Sapone dei Vetraj, GEOGNOSIA Classe I. Roggie Primitive. A. Serpentino verde scuro, si trova pure al pian dei Morti e quello verdastro e bianco con diallagio e giada forma il mon- te della Torre vecchia. Gabbro. Specie micaschisto. C. Micaschisto color piombato Isola della Gorgona; si trova pure tra il Forte e la Madonnina. C. Steaschisto grigio verdastro in divei'si altri punti. Verrucano. Cl. IV. Roggie d'Alluvione. A. Calce carbonata oolitìca com- patta serve per uso della fab- bricazione della case. A. Calce carbonata conchiglia- cea di bivalvi.- Serve per la co- struzione delle fabbriche. Si tro- va circa due terzi di braccio sotto la terra coltivabile. Giiju 301 Nella parte Geognostica sotto il nome Macigno è indi- cata qualunque specie d'Arenaria, cosa non approvata dai teorici, raa può esser utile, per quelli, che adoprano tali pietre, che sono il maggior numero, e per i quali ho scritto il presente Saggio; non dovendosi considerare la par- te Scientifica, che come una parte accessoria, essendo nostra intenzione di dare delle indicazioni per le masse e non per i dotti , che non hanno bisogno di noi. I medici vi tro- veranno l'indicazione delle acque minerali, e delle sostanze medicinali , che contengono , e però potranno tra quelle far la scelta , onde adattarle ai vari casi di malattia. RElVDICOrVTO DELLE SESSIONI DELL* ACCADEMIA DELLE SCIENZE dell'istituto di BOLOGNA Continuazione Vedi pag. 80) Ma pongo fioe a questa mia indigesta dicerìa chieden- dovi perdono, 0 Signori, se ho troppo a lungo abusato della vostra pazienza , e ricordandovi che è stato soltanto un piccolo brano del Catalogo dei preparati del Museo Zootomico, che ho inteso di comunicarvi oggi, e per sod- disfare al desiderio dell'ottimo e valentissimo nostro Pre- sidente, e per mostrarmi grato, e tributare un giusto e meritato omaggio di lode a quei generosi, per le cure dei quali il Museo si arricchisce di continuo di nuovi ed inte- ressanti oggetti. Io studio dei quali non potrà a meno di non essere fertile dei più utili risultati ad ampliamento e perfezionamento della Scienza Zootomica. 16. Sessione. 23 Mar%p 1843. Si legge lettera dell'Eccellentissimo Sig. Doli. Cristo- foro Negri di Milano colla quale accompagna il dono di f DEL PROF. A. ALESSANDRINI 3(»3 due interessantissime Memorie :, la prima delle quali, ope- ra dello slesso Negri , porta per titolo — Del vario grado d'importanza degli Stati Odierni. Milano 1841 in S.° — e la seconda, appartenente all'Eccellentissimo Sig. Dott. Antonio Madini, tratta — Del corso del fiume Hindmend nel Segistan secondo Abu Ishak-El-Farssi-El. Isstachri. Traduzione. Milano 1841 in 4.° Libro che non trovasi in commercio. Impedito per malattia dall' intervenire all' adunanza l'Accademico pensionato Prof. Vincenzo Valorani manda la sua Dissertazione d'obbligo, la quale viene letta dal- l'altro Accademico Dottor Marco Paolini. Tratta l'Autore in questo, che Egli chiama Ragionamento, di una qui- slione importantissima all'esercizio clinico, e che risguarda i propugnatori della Medicina attiva e quelli della Medi- cina aspettativa , facendosi strada così a parlare — Delle for%e medicatrici della natura. — I seguaci della medicina aspettativa, veneratori super- stiziosi di tutto quanto venne consigliato dalla antichità, sostengono, dice l'Accademico, che non si debbe mai tur- bar la natura allorché è disposta ed intenta alle sue a- zioni , e che debbe il medico rimanersi spettatore ozioso delle mutazioni che spontaneamente succedono nel malato. Gli altri per nulla confidando in queste naturali forze, e non riconoscendo altro potere che quello che loro viene dall'arte, operano, né si rimangono dall'operare insino a che scorgono un movimento innormale, che essi stimano pericoloso; senza attendere né ai giorni, né alle fasi del- la malattia, né ai cambiamenti che in quella naturalmen- te hanno luogo. Da quale delle due bande deciderera noi star la ragione? Seguono opposte vie e 1' una e l'altra medicina; e tanto fra loro si discostano e si dilungano, che di esse può dirsi ciascuna veracemente tenere gli estre- mi. I quali comeché in alcuni rari casi sieno con successo 304 RENDICONTO ACCADEMICO consigliali e seguiti; non pertanto saranno sempre giudi- cati pericolosi dal Savio, quando vogliansi adottare per norme ordinariie, anzi quando se ne facciano dettami in- concussi di medica sapienza. Ondechè^ continua sempre l'Autore, non avremo ritegno alcuno d'affermare, che chiunque ha fior di senno non potrà pronunciarsi favore- vole né all'una né all'altra fazione di Medici: seguire gli uni e gli altri l'errore, e per contrario cammino e quelli e questi egualmente allontanarsi da quel giusto mezzo, in che ora agendo, ora temporeggiando, giusta le circostanze, tutto è riposto il magistero dell' Arte. In prova della quale proposizione va l'Accademico esponendo degli esempi dall' esercizio pratico dedotti, i quali dimostrano, la necesità di attenersi nei diversi casi ora all'uno ora all'altro dei due metodi, ed i danni che dal trascendere o nell'uno o nell'altro derivare ne posso- no all'infermo, conchiudendo poscia, che la medicina che fonda sua ragione unicamente nell' aspettare è medicina da insensati e da stupidi: quella che in tutto all'arte si affida, e non è intesa che ad operare, é medicina perico- losa e turbolenta. Dalle quali due opposte sette di Medici , io mi trovo, dice r Autore , condotto spontaneamente a parlare di quel- r attività specifica e propria dell'organismo vivo, mercè la quale esso tende a conservare il naturale suo stato, e rende vano, il più delle volte, lo sforzo di tante potenze nocive , che sono di continuo operose al suo annientamen- to. Attività riconosciuta dagli antichi medici sotto il nome di forza conservatrice e raedicatrice della natura, e che al- tri dissero salubre meccanismo della macchina o 'potere conservatore. Di che ancora più volontieri discendo a tener proposito pensando che vi fu alcuno, non ha gran tempo, che mentre bandiva con le stampe la crociala alle dottrine eccitabilistiche , mentre rimproverava tortamente l'erroneo concetto della passività della vita a due celebri Uomini , DEL PROF. A. ALESSANDRINI 305 uno dei quali m'onoro d'avere qui presente e ascoltante (1), tacciava poi di esclusivi eccitabilisti dinamici il rima- nente dei Professori della Scuola Bolognese, accusandoli implicitamente di rigettare dal loro insegnamento la dot- trina ippocratica delle forze medicalrici, delle crisi ^ dei segni prognostici della soluzione dei morbi. Accusa incom- portabile e sopra ogni dire ingiustissima! Sendochè non solo questa scuola si mantenne ognora ossequiosa venera- trice al sommo padre dell'arte, fondando con esso ogni potere della medicina sui poteri della natura ; ma , ciò eh' è a dire maraviglioso , tenendosi, quasi direi, nel mezzo a tanta divergenza di opinioni quanta ve ne ha oggi in pa- tologia , seppe rannodare alle stesse dottrine eccitabilisliche i veri ippocratici^ l' aotocratismo della natura, la ragione potissima dei circoli e periodi critici delle malattie. Ed io medesimo, sono sempre parole dell'Accademico, per la qua- lità appunto delle materie che più da vicino risguardano la mia Cattedra , intesi , già da gran tempo , in quella mi- glior maniera che le mie scarse forze comportavano, a dar- ne non ultimo l'esempio. Ma facendosi sempre più addentro nell' argomento, viene l'Autore a dimostrare mediante ripetuti esempi scelti con fino discernimento, ed esposti con rara facondia, che in tutto quanto l'universo vi ha un potere conservatore, che variamente nelle sue produzioni fa spiccare, dove più dove raPHo operosa la sua presenza. S'ingrandisce poi, prosegue 1' Accademico , nelle nostre menti il concetto e l'evidenza di questo potere conservatore, se ci facciamo a considerarlo nei fenomeni della materia organizzata e vìvente , i principali dei quali , e certamente dipendenti da questo principio, sono da lui nel suo Ragionamento am- piamente esposti e dichiarati , deducendone gli esempi tanto dal regno vegetabile che dall'animale. Uà questo potere (1) n Professore Michele Medici. N. Ann. Se Natur. Anno 5. Tom. 10. 20 306 RENDICONTO ACCADEMICO che veglia costantemente alla conservazione degli esseri organizzati e vivi, questa propria macchinale azione dei nostri corpi, per cui resistiamo, a modo di esempio, ad alto grado di temperatura;, e ne prevenghiamo, e ne elidiamo i tristi effetti, questa salubre azione, io dico, cesserà adunque di essere , cesserà di avere valore alcuno al di là della stato normale ? Se si ricorre al ragionamen- to, sembra per verità insinuarci il contrario, giacché nel risanamento di un morbo la natura adopera quei poteri stessi pei quali ottiene l'adempimento dei negozi della vita costituita in sanità: e se si consulti il fatto clinico e la esperienza cresce a molti doppi nell'animo la persuasione, che anche in istato di malattia questo provvido potere non rimette di esercitare, fin dove può validamente, il suo officio. Perchè poi non si paja che tutto questo tenga luogo di gratuita asserzione, e io dia per provato ciò che an- cora potrebbe per taluno esser soggetto di discussioni e di contese, raccogliamo continua l'autore, alcuni de' tanti fatti qua e là sparsi nella fedele istoria de' mali , e sor- prendiamo la natura nell'atto stesso che opera le sue ma-^ raviglie: e qui viene numerando una buona serie di casi pratici tolti dalle diverse classi di malattie e nei vari pe- riodi delle medesime, non trascurando nemmeno quelli della così della opportunità o predisposizione ad amma- larsi, e che troppo lungo riuscirebbe, e non lo compor- terebbe nemmeno la qualità di questo lavoro ed il Rego- lamento dell' Accademia, di qui esporre anclie solo in suc- cinto; mi limiterò quindi a trascrivere soltanto 1' ul- timo brano della dotta Memoria perchè dichiara altamente il modo di sentire dell' Autore intorno a questa difficilissima ed utilissima materia. C-ondotle le parole a questi termini, conchiude egli, se io abbia o nò raggiunto il mio tema lascio a voi di giudicarlo. A me basta l'avervi fatto apertamente cono- scere quali siano le massime da me professate intorno que- ta DEL PROF. A. ALESSANDRINI 307 slo punto gravissimo di medico dottrinaraento. Massime che primamente appresi dai più venerati codici della sapiente anticliilà, e che, avuta poscia occasione le cento volte di verificare e di confermare nella privata mia pratica;, mi feci debito sacro d'istillare vergini e pure, quali io l'ebbi raccolte, nelle menti dei Giovani alla mia instituzione af- fidati. Ai quali mentre vo ognora ripetendo, che mollo e più che molto può la natura ^nella curazione de' morbi senza l'intervento dell'arte, niente affatto, niente l'arte senza il soccorso della natura; non mi rimango poi mai dall' avvertirli, che non poche malattie, non essendo sempre con sicurezza vinte dalle sole forze dell'organismo, che altre noi potendo essere se non dopo un certo corso di tempo , che in alcune queste forze mostrandosi languidis- sime e quasi manchevoli, e in altre, per contrario, so- prammodo rigogliose ed eccedenti ; non mi rimango mai dell'avvertirli del quanto incomba ad essi lo studiare, per ogni miglior guisa, di tenere il mezzo fra questi estremi, tra il non apprezzarle per nulla, e il troppo ciecamente confidarvisi ; e al letto degli inferrai colla guida dell' osser- vazione e de' fatti, rettificando le teoriche e le dottrine, d'apprender per tempo a interpretar la natura, e farsi da tanto d' ajutar la natura con la natura medesima. 17. Sessione. 30 Mar'^o 1843. L' Accademico Dolt. Giulio Bedetti legge un — Rag- guaglio delle due Memorie del Prof. Pietro Callegari di Ravenna presentate all' Accademia dal Presidente Professor Silvestro Gherardi nella Adunanza del dì 12 del corrente anno. La prima delle quali è intitolata » Di alcune alfie )) applicazioni del calcolo simbolico stabilito nella Memoria » che ha per liloìo ; Di alcun uso della soctraTjojìC , e di- » visione algebrica, e della facile dimosrta^ione di al- ti cune proposi7^iùni , che ne deriva »;e la seconda: h Di 308 BBNDICONTO ACCADEMICO » alcuni problemi, e teoremi sul triangolo, e sul qua- )) drilatero circoscritto, ed inscritto al circolo. — Che utilissima sia l'opera di coloro, i quali si stu- diano di dare ordine alla analisi matematica riducendo sotto pochi capi le verità, di che la scienza nostra si va tuttodì arricchendo , e da più semplici principj derivandone la dimostrazione , non fa mestieri , che io spenda parole a provarlo. Già l' anno scorso ne toccai poche cose nel rag- guaglio della Memoria del Prof. Callegari , cui fa seguito la prima delle due dette di sopra: e quelle poche furono per avventura troppe per voi, A. S., che ben vi sapete, quanto l' ordine giovi ad ogni [luaniera di disciplina. Narrai allora, in qual guisa l'Autore trasformasse il primo mem- bro della equazione generale di grado m ; come si valesse utilmente di un nuovo simbolo per ridurre in più brevi termini la sua trasformata; e quali e quante proposizioni felicemente ne discendessero. Furono esse tante di nume-^ ro, e prese da tante diverse parli della analisi, che a buon dritto s'abbia a meravigliare, che alla Memoria del passato anno altra Memoria sullo stesso argomento succe- da. Imperocché da quell'una formola che fu da noi indi- cata colla lettera (A) e da quel suo simbolo derivarono il principio degli indeterminati di Cartesio, il binomio di Newton, le formole delle combinazioni, moltissime pro- posizioni su numeri figurati, più teoremi numerici;, de' quali il teorema di Fermai non è che caso particolare. Ma in quella stessa Memoria l'Autore ci avvisava, aver legger rissimamente toccato delle applicazioni della sua formola alle equazioni, e riserbarsi a trattarne diffusamente altra i volta: ciò, che egli ha fatto nel paragrafo secondo della j, pfima delle due anzidette Memorie. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 309 §. I. Di alcune serie. Le cose contenute nel paragrafo primo non possono comodamente dirsi a parole. Di che mi starò contento ad esporvele colla maggior brevità. Da alcune delle forraole simboliche già dimostrate nella Memoria dello scorso anno si derivano due maniere di sviluppare l'uno e l'altro de* due prodotti (3c-t-t/— m-t-l) (x-^y—m-i-2) {x-\-y) ^') 1.2 m (x—y—m-i-ì) (ac-y— m-t-2) (x—y) ^ ' 1.2 m Il primo prodotto (I) può rappresentarsi per la serie '(x—m-+-t)....x (x—m-i-^)..-.x y 1 . 2 m "* 1 . 2...(m-l) * t "*" _ . (x—m-i-S) X jj(ij-l) ^•••^■^ 1.2...(m-2)T:T-^----*- y(t/— 1) (y— m-4-l)^ ■*" 1 . 2 .t3 m ' 0 per l'altra j'ix—m-*-l)....x (x—m-i-i)...(x-t) y 1 . 2...fn "^ 1 . 2 . . . (m-1) " T "^ (x-m->-l)..(j:-2) t/(t/-f-l) ^•••< 1 . 2...(m-2)* 1.2 t/(y-+-l) (t/-t-CT-i) ^ 1 . 2 .2- ... m 310 RENDICONTO ACCADEMICO La serie (B) è quella di Fander monde intorno alle potente, che egli ciiiamò di second' ordine. L'altro pro- dotto (II) si svolge pure sotto le due distinte forme /(x—m-i-l)...x (x— m-t-2)....x _ ^ 1.2 m 1 .2...(m-l) ' T"*" (x—7n-^3)....x ^ ì/(t/-t-l) ^ _^ ^•••< 1.2...(m— 2) 1.2 ?/(y-»- 1 )....'(ì/-Hm— 1) . 1.2 m (x—m-+-i)....x (x— m-<-l)...(3c-l) ^ ^ _^ 1.2 m " 1.2... .(m-1) ' T (x-ffl-Hl)....(x-2) 7/(?/— 1) _^ ^•••^"^ 1 . 2....(m-2) •1.2 1 m i quali due ultimi sviluppi hanno co' due primi strettissima affinità. Così sono direttamente dimostrate le prime quattro formole del Sig. Lebesgue; e similmente potrebbonsi le altre dodici ritrarre. Queste sedici formole fornirono a Lebesgue la dimostrazione di un teorema del Jacohi, ed altre elegantissime applicazioni. Mentre l' Autore procede passo passo nella ricerca di quelle quattro formole , altre e non meno utili conseguenze va cogliendo per via; delle quali due principalissime no- teremo soltanto. E prima il teorema di Vandermoijde con- tenuto nella formola (B) viene esteso ai cosi delti fatto- riali; per che abbiamo di presente due dimostrazioni ele- mentari di quel teorema più universale; l' una d'./4wp(^rej l'altra dei Callegarì. Ed a questo proposito dirò, che provvidenlissirao consiglio dell'Autore fu quello di accen- nare alcun uso di colali formole analitiche ; perocché pò- i DEL PBOF- A. ALESSANDtllNI 311 trebbe a taluno sembrare, che esse si fossero lussureg- gianti frasche^ o sterili fiori, che non avessero a dar ve- run fruito. U Ampère, dice l'Autore, per mezzo di quel teorema si fa strada ad esporre (che è quello che più importa) un assai utile teorema del Sig. S tarivi He , pel quale si fa passaggio allo sviluppo in serie delle funzioni circolari ; ciò che costituirebbe certamente un bel nesso tra le funzioni puramente algebriche, e le trascendenti. Non tace però una opposizione, che potrebbe farsi alla I dimostrazione deW Ampere; avendo egli cangiato in quan- tità immaginaria un elemento, che si era assunto reale, e come tale dovevasi mai sempre ritenere. La seconda conseguenza si è la soluzione del seguente problema del Sig. Coste, appartenente alla teoria delle combinazioni, w Siano m le palle tra bianche e nere collo- )> cate in un'urna; supponiamo da prima, che siano » (m—s) bianche, ed s nere ; poi che ve ne siano {m—s — 1) )) di bianche, ed (5-t-l) nere; indi (;r2--5— 2) bianche, ed )) ÌS-+-2) nere, e così di mano in mano; si devono estrar- M re (t-i-s) palle, tra cui ve ne siano f bianche, ed 5 nere : )) si dimanda, quale è il numero totale delle combinazioni, o n dei mutamenti. » Il quale problema è risoluto dalla for- inola (m—t~s-¥-ì) (m—t—s-t-'2)....(m-^ì) 1.2... a-+-5H-l) §. II. Dì alcuni teoremi intorno alla teorìa generale delle cqua:{ioni. Il secondo paragrafo dividesi in due parli ; nella pri- ma applica l'Autore il suo calcolo simbolico alle equazioni complete, nella seconda alle equazioni a due soli termini. Di tutta la prima parte è fondamento la proposizione, che segue : )) Denotale con ^i,%,^2 '* radici reali pò»- , « silive della equazione 312 RENDICONTO AGCADEHIGO m m — 1 m —2 X -hA X -+-A X -f-...-+-A=i:0, 1 2 m » che supporremo disposte per ordine di grandezza de- M crescente , esse comprenderanno a due a due una radice » della equazione r m—I -] m—\ r m— 2 -n m— 2 (a)..\ 1-i-h \x -t- \ 1-i-h JAac-*- — -hA=:0, L 1 J L 1 J 1 m-l a a a 2 3 4 M se sarà ft , non >• 1, ne ■< — , —, — , )) La qua- a a a 12 3 le proposizione viene stabilita per questo, che il polinomio (a) riceve valor positivo sostituendo ^^ nel luogo della»;, a a 2 3 se sarà h non > \, né •< — , — , ; e per lo con- fi a 1 1 trarlo sostituitovi ^2 invece della x acquista valor nega- a a 3 4 tivo , ove si pigli h non > l,nè e in quella stessa guisa, F'O' che dalla m m—\ m— 2 X -j-A X -+-A X -»-... H-A == 0 1 2 m si trasse la {a), così dal quoto ottenuto per quella di- visione, che sarà della forma m—\ m—2 (b) X -t- B X -f- -H B =0 1 m-t si otterrà una terza equazione [w— 2 -| r m— 3 -i m— 3 P 1 1 m— 1 n r "1—2 -j m— 2 m-2; dove ai coefficienti B , B , . . . . B sonosi restituite le 1 2 m—1 quantità rappresentate da essi. Indicando poi con a\a',a . . . 1 ^ «J 314 RENDICONTO ACCADEMICO le radici reali e positive della (6) disposte per ordine di grandezza decrescente, si conchiuderà nuovamente, che tra due di quelle radici consecutive cadrà una radice della a' d 2 3 equazione (e), purché /i sia non t> 1 , né -«1 — , — , 2 a' a! 1 2 Ritorna poscia l'Autore alle radici multiple; e mu- tata forma alla equazione derivata prima, esprime in altri termini le condizioni, per le quali ci facciara certi della esistenza di radici multiplici. Una proposta equazione ha due radici eguali, se con essa sussista pur quella, che nasce dalla proposta moltiplicando ordinatamente i suoi termini per quelli della progressione aritmetica 0,1,2,3 {m—\),m. Avrà una radice tripla, se con quelle due abbia luogo ancora la equazione, che nasce dalla seconda delle soprad- dette moltiplicandone ordinatamente i termini per quelli della progressione aritmetica 0,1,2,3 (m-2) , (m-1). Ed estendendosi alle equazioni , che abbiano un nume- ro r di radici eguali, dimostra, che w quando una equa- w zione ha r radici eguali , se si moltiplicano i termini )) di essa successivamente fino al r"""" inclusivamente pei )j poiinomii costituiti da tanti termini di numero eguale w all'indice del posto di essi termini presi di seguito dai M diversi ordini dei numeri figurati, incominciando dal pri- M mo ordine, e col termine denotato dal detto indice, e w poscia gli altri (m— rn-l) termini rimanenti di detta equa- » zione, se si moltiplicano per poiinomii di r termini presi )) all'indicato modo dai diversi ordini dei numeri naturali;) w e se di più i termini di tutti cotali poiinomii si molti- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 315 i) plìcano rispettivamente per le quantità indeterminate (0) (I) (2) (r-1) » a , oc , oc , .... a , si ha una equazione , che w ancora è soddisfalla da una delle r radici eguali. » Del qual teorema la regola di Hiidde è un caso particolare. Fin qui delle equazioni complete; ora vengono le ap- plicazioni alle equazioni binomie. In questa seconda parte si dimostrano da prima gli elegantissimi teoremi di già conosciuti intorno alle radici della unità; e cioè: m 1.** Che le radici della equazione x — lirO possono rappresentarsi per le m potenze successive di una mede- sima quantità. 2." Che due qualunque di quelle m radici non possono essere eguali. 3.° Che il quoto di due qualvogliansi di esse è pur m radice della equazione x — 1—0. 4.** Che se il prodotto di un numero qualunque delle m radici della equazione x —1—0 si divida pel prodotto di altrettante qualsiansi , oltiensi una radice della equazione medesima. 5.° Che esistendo insieme le due equazioni hw ìcw X —1=0 ; X —1=0, esisterà pure con quelle la terza X —1=0; quando h e k siano numeri tra di sé primi. i II nostro Gabriello Manfredi fu il primo , che ridu- cesse le equazioni binomiali e le convertibili in altre equa- zioni di grado minore, e ne facilitasse mirabilmente Ja 316 EENDIGONTO ACGADEIflGO risoluzione. I Matematici che vennero dopo, moltissimo ampliarono, e più semplici resero le dottrine del Man- fredi. Novellamente Gascheau , e lo Sturm le hanno di bei teoremi accresciute. Di questi teoremi prende ora il nostro Autore a trattare. La equazione y -1=0 n divisa per y (y—t) ci dà n j «— 1 - j id)...y -i- ^ -*- y H- -t-.... -4- 7/ -»-«-♦- 1=0^ n n—\ y y y Si ponga y -*- — = ? ; e si indichi con S , S , S ,..• y 12 3 ciò che di mano in mano diviene il primo membro della (d), quando n pigli successivamente li valori 1,2,3...: sarà facile cosa esprimere i valori di S , S , S , . . . . 12 3 in funzione ài ^^ e per via d'induzione ritrarne il valor generale S . Qui appar manifesta V utilità del simbolo n stabilito dal Callegari: tanta è la eleganza di quel valor generale. Da questo con lievissimi mutamenti di forma si deduce la eguaglianza S =?. S — S 5 n n—\ n— 2 della quale, siccome è stato detto più sopra d'altre for- molo analitiche, potrebbesi far poco pregio^ se lo Sturm non se ne fosse giovato a dimostrare , che la equazione S =0 espressa per q; ha le radici sue tutte reali , ineguale n DEL PROF. A. ALESSANDRINI 3t7 e comprese entro i limiti — 2 e -4- 2, e però, che le radici della equazione (d) sono tutte ineguali, ed imma- ginarie. Denotando poi con U la funzione di :{, che rappre- n (y -^"nl. si senta il binomio {y -t-"^)^ si mostra che parimenti esi- ste la equazione U = 55 . U — U n «— 1 n—2 Ed a questa succedono altri teoremi, alcuni de' quali mi fermerò soltanto ad annunciarvi. » Divisa una delle funzioni S per la sua derivata n l 1 » S si ottiene per residuo ridotto la derivata S del- n w— 1 M la funzione S presa con segno contrario. » n—l » Se si divida la derivata di S per la derivata di n » S , il resto della divisione , privato d' un fattore nu- n— 1 » merico , sarà eguale alla derivata della funzione S «—2 i> presa con segno contrario. » E questi due teoremi sono del Sig. Gascheau n La derivata prima di U è esattamente divisibile n I) per n. n Finalmente chiude l'Aut. questa prima Memoria colla ^«pplicazion del suo calcolo simbolico alle frazioni algebriche razionali, che sì riducono arr. Ove stabilisce la nota re- 318 RENDICONTO ACCADEMICO gola, per la quale se ne determina il vero valore, e co' suoi simboli lo rappresenta. Resta ora, che diciamo della seconda Memoria con- tenente problemi e teoremi sul triangolo, e sul quadri- latero circoscritto, ed inscritto al circolo. Nell'esordio di questa Memoria ricorda l' Autore , quante siano le elegan- tissime proprietà, che in questi due rettilinei scoprirono i Geometri; tante veramente, che potrebbe credersi, che il tentalo di rinvenirne di nuove fosse cosa al tutto va- na, od assaissimo difficile. )> Nulladiraeno, così segue a dire l'Autore, l'analisi e la sintesi messe a nuove prove » ne fanno raccorre qualche spica da renderne ricca an- )) cora la messe abbondante già fatta. In questo scritto )) pertanto si faranno vedere alcune proprietà, che forse » non erano state osservale, principalmente... nel quadri- )) lalero circoscritto, ed inscritto al circolo » Due sono le parti, o i paragrafi, in che la memoria naturalmente dividesi ; nel primo parlasi del triangolo , nel secondo del quadrilatero circoscritto al circolo, o nel circolo inscritto, §. I. Del Triangolo. Tutto, che comprendesi nel paragrafo primo, ha sua origine dalla risoluzione del problema: )) Descritto su cia- » scun lato di un triangolo qualunque un triangolo iso- » scele avente alla base un dato angolo, si vuole de- » terminare 1' espressione analitica dei lati del nuovo » triangolo risultante dal congiungere i vertici di que' » tre triangoli isosceli simili. » I tre lati del costruito triangolo sono dati in funzione dell'angolo alla base de' triangoli isosceli, e de' lati, e della superficie del trian- golo dato. Quindi l'Autore ricerca quali relazioni debbano esistere fra i lati del proposto triangolo, perchè il trian- golo costruito sia equilatero; e se sia possibile, e come si possa determinare l'angolo alla base de' triangoli isosceli I DEL PROF. A. ALESSANDRINI 319 in guisa, che a quella medesima condizione si soddisfac- cia. Alla prima ricerca le sue formole rispondono , che il triangolo costruito saia equilatero, se equilatero sia il triangolo dato; alla seconda, che se sopra ciascun lato di un triangolo qualunque si costruisca un triangolo isosce- le, che abbia alla base angoli di trenta gradi, si otter- rà un triangolo equilatero dal congiungerne i vertici a due a due con linee rette: ovvero, che se sopra ciascun lato di un triangolo si costruisca un triangolo equila- tero , e si congiungano i centri di gravità de' nuovi trian- goli , nascerà un triangolo pure equilatero. Ai quali teo- remi ne aggiunge altri tre, de' quali i due primi sono: 1° » Se sopra ciascun lato di un triangolo si co- » struisce un triangolo isoscele e rettangolo al vertice, e )) poscia si uniscono con linee rette i vertici di tali Iriaa- » goli isosceli, la somma dei quadrati dei tre lati del trian- » golo risultarne equivale alla somma dei quadrati dei lati » del triangolo proposto più dodici volte la superficie » dei triangolo medesimo. » 2° (( Se si costruiscano sopra uno stesso lato di un » triangolo dato due triangoli equilateri contrapposti di » vertice; e se dal vertice del dato triangolo opposto a M quei lato si guidino rette ai due vertici de' triangoli, M equilateri, si ha la somma dei quadrati dei tre lati del M dato triangolo eguale alla somma dei quadrati di quelle w due rette. » Que' triangoli isosceli simili, che si costruirono sui lati, e all'intorno di un triangolo, si considerano ora de- scritti internamente, e congiungendone i vertici se ne ot- tiene un terzo triangolo. Di questo ancora si esprimono i lati deducendone le formole da quelle, che spettano ai triangolo, che prima fu costruito, col solo mutamento di segno all'angolo alla base de' triangoli isosceli. E del- l'une, e dell'altre formole si vale a dimostrare questo no- tevolissimo teorema: n Descritti due triansoli isosceli so-» 320 RENDICONTO AGCADEIHIGO J » pra ogni lato di un dato triangolo , contrapposti fra ìì loro , e che abbiano gli angoli alla base prima di 30° ; » secondo di 45° ; terzo di 60° ; se poi si uniscono i ver- w tici a due a due e de' triangoli isosceli esterni, e degli M interni ; si hanno due triangoli , ne' quali la somma de' » quadrati dei lati è nel primo caso eguale alla somma )) dei quadrati dei lati del triangolo proposto; nel secon- M do eguale al doppio di cotal somma ; nel terzo al quin- n tuplo. n Né vogliamo passar sotto silenzio questo almeno di altri quattro teoremi; cioè: m se si congiungono li vertici M dei triangoli isosceli interni, ed esterni costituiti sui j n lati del triangolo dato con gli angoli alla base di » trenta gradi, tali triangoli si avranno, che la somma )) delle loro aree sta alla semi-somma dei quadrati dei Iati M del triangolo proposto , come il seno al coseno di 30°. m Da ultimo si dimostra questa elegantissima proprietà: )) tutti i triangoli, che si ottengono congiungendo i vertici « dei triangoli isosceli, qualunque sia l'angolo di questi )) alla base, hanno il centro di gravità coincidente eoo )) quello dei proposto triangolo, m S. II. Del trapezio circoscritto ed inscritto al circolo. In questo paragrafo sono quattordici teoremi derivati tutti dal problema seguente: « Trovare le espressioni dei )) due lati diseguali paralleli del trapezio circoscritto adi » un circolo coi due lati convergenti eguali, in funzione! M del raggio del circolo inscritto, e dell'angolo adjaceniei » alla base maggiore: w Ma di que' teoremi credo vi basti udire una nuda esposizione. Teorema I. Se sulla circonferenza di un circolo in-, scritto al trapezio coi due lati convergenti eguali si pren-i de un punto alla distanza di un raggio dall'uno dei due lati paralleli, e da esso punto si abbassano le perpendi- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 321 colari sui due lati eguali convergenli , la loro somma è coslanlemente eguale al diametro di quel circolo inscritto, qualunque sia l'angolo compreso dai lati convergenti, e dalia base maggiore. Teorema 11. Il perimetro del trapezio circoscritto al circolo coi due lati convergenli eguali sta ad otto raggi, come il seno totale al seno dell'angolo, che fanno i lati convergenli con un de' lali paralleli. Teorema 111. 11 quadralo del diametro del circolo in- scritto è eguale al retlangolo dei lati paralleli. Teorema IV. Conducendo dal centro del circolo in- scritto le rette alle due estremila di uno dei lati conver- genli , il rapporto de' quadrati di quelle rette eguaglia quello de' due lati paralleli. Teorema V. Ed il rettangolo di quelle due rette equi- vale alla metà dell'area del trapezio. Teorema VI. E la somma de' quadrati di quelle due rette equivale al rettangolo compreso dai lali paralleli del trapezio sommati insieme, e dalla metà di un lato con- vergente. Teorema VII. E l'angolo compreso da quelle due rette è coslanlemente retto. j Teorema Vili. La somma dei quadrati delle diagonali ' equivale alla somma dei quadrali dei iati convergenti più I il doppio rettangolo dei lali paralleli. I Teorema IX. L'angolo delle due rette, che vanno dal ' centro del circolo insellilo alle due estremità della base minore, è eguale all'angolo d'inclinazione. Teorema X. Congiunti i punti , in cui la circonferenza del circolo inscritto è tagliata dalle relte congiungenli il I centro co' vertici del trapezio circoscritto, si ha un tra- pezio inscritto tale, che la somma dei quadrati dei lati e(iuivalc al doppio del quadralo del diametro. i Teorema XI. E i suoi lali paralleli sono nel medesimo ' rapporto de' lali paralleli del trapezio circoscritto. N. A>N. Se. Natuh. Anno 5. Tom. 10. 21 322 RENDICONTO ACCADEMICO Teorema XI[. E l'area di quel trapezio inscritto eqiiU vale al quadrato della sua altezza. Teorema XIII. E il quadrato della sua diagonale egua- glia la metà del rettangolo dei lati paralleli del trapezio Gircoscritto, più il rettangolo dei lati paralleli dell' in- scritto. Teorema XIV. Il quadrato della diagonale del trape- zio circoscritto equivale alla somma dei quadrali dei Iati non paralleli del trapezio circoscritto, e dell'inscritto. Anche l'Alunno dell' Accademia Dottor Giovanni Gua- landi legge il seguente transunto delle due Memorie del Sig. Doti. Leopoldo Biaggi di Padova che trattano — Della vera sede della febbre, e della struttura di alcune parti del cervello — e che vennero presentate all'Accademia, in nome dell' Autore , nella seduta delli 10 p. p. novembre, Quanto mi è gradito e onorevole. Accademici sapien- tissimi, l'incarico impostomi dall'illustre Preside, di ri- ferirvi cioè le più importanti notì'^ìe contenute in queste due Memorie del Doti. Leopoldo Biaggi di Padova, ah trettanto mi è incerta e dubbiosa cosa, se io sarò per riu- scire a far ciò in modo adatto e di vostro comune soddir sfacimento. Mi confortano però le cortesi vostre maniere, e il generoso animo vostro, e mentre vorrete, io spero ; scusare la pochezza dell'ingegno in me che per la prima volta a tale assunto m'accingo, accertar vi posso, che mi avrete sempre gralissirao alla compiacenza vostra, e sempre più volonteroso di rendere al possibile meno inde^ gna di Voi ogni mia fatica. Dirò adunque due essere le memorie contenute nel libro consegnatomi ; la prima che tratta della vera sede della febbre, l'altra della struttura di 'alcune parti del cervello. Della prima ho creduto bene riportar qui un breve pi l'iepilogo che 1' autore istesso ha posto infine della sua me^ ! DEL PROF- A. ALESSANDRINI 323 morìa, sono sue parole, w Parlando della condizione pa- M tologica della febbre semplice, ho descritto l'aspetto che » presenta nei cadaveri l'infiammazione esterna del cuore M quando è leggera, e quando è grave. )) Ho detto dove principalmente sia la leggiera, e per- » che si trovi in quel luogo. M Ho detto i caratteri che la distinguono dalla con- » gestione. )) Ho dati i segni anatomici dell' infiammazione mu- M scolare del cuore grave e leggera. ;> Ho dato quelli dell'infiammazione della superficie )) interna del cuore , leggiera e grave. » Ho detto che nella febbre non c'è la sola cardite, » comunque questa sia la causa prossima della febbre » semplice, anzi ne sia l'unica causa. j) Ho provato che la febbre è sempre una cardite, ma » che non ogni cardite è sempre accompagnata dai feno- n meni caratteristici della febbre. )) Ho provato che l'arterite non può esser causa del- » la febbre; ella n'è quasi sempre una composizione. » Ho provato che la febbre effimera è una vera car- )) dilc, semplice il più delle volte- )) Ho provato che le febbri intermittenti sono carditi » nel periodo di loro piressia. )) Ho detto che la febbre non è una nevrosi, uè di- « pende da lesione del sistema nervoso spinale cerebrale. )) Ho esposto l'utilità della mia teoria. )) Ho creduto utile il dare le forme patologiche sotto » cui si presenta l'infiammazione del cuore, allorché co- » glie il cuore sinistro in confronto del destro. ») Mi sono occupato in alcuni siti , secondo occorreva, i) dell'anatomia del cuore, e sotto punti di vista interes- » santi al medico pratico, )) Ho dato qua e là, e nel fine delle avvertenze ai ») medici che si occupano dell'anatomia patologica. 324 REMDICONTO ACCADEMrCO w Questa Memoria intera cancella molte linee registrale » ne' libri scientifici di Medicina. Essa però fu scritta con » animo leale e rispettoso verso tutti quelli che avessero w anche errato, i quali non pertanto coi loro studii, e col M nobile amore a questa scienza se ne resero benemeriti. )) Chiunque avesse obbiezioni contro le esposte teorie, )) prima di rigettarle potrebbe farmele note , giacché sen- » domi io occupato assai a lungo di tale argomento , fa- )) cilissimaraente potrei essere in grado di dare una con- M vincente risposta, » Ho letto questo epilogo per ricordare soltanto i risul- tati esposti in questa Memoria, e mi astengo dal darne più minuto rapporto, giacché ne è già stata stampata da anonimo scrittore un'analisi critica negli Annali Medico- Chirurgici compilati per cura del Dott. Telemaco Metaxà Voi. 7.° Anno 4.° N.° 3 e 4 Agosto e Settembre 1842. Da questa meglio che dalle mie parole è dato esalto rap- porto dei minuti particolari di questa memoria, mentre però vi è esposta ancora un' acerbissima critica all' egre- gio Autore. Della seconda non è a mia cognizione essersi pubblicata nessuna relazione o critica analisi , perciò sarà ora mio debito di brevemente a Voi nel miglior modo per me possibile renderne palesi li punti più importanti, avendo cura eziandio di usare quasi sempre delle frasi e delle parole dell'autore per essere esponitore più fedele di sue dottrine. E dapprima l' egregio Autore espone , come, essendosi applicato ad indagini fisiologiche sui nervi e sul cervello, ha dovuto studiarne diligentemente la fabbrica, e come nel far ciò gli sembra d'avere scoperto numerosi errori! in cui incorsero gli scrittori dell'anatomia di quel viscere, e d'avere anche rinvenute alcune cose ignorale, d'alcune delle quali forma il soggetto di sue parole. Si fa dapprima a parlare della struttura dei peduncoli DEL PKOF. A. ALESSANDRINI S25 del cervello e del Ponte del Varolio, e si oppone a quel pensamento^ com'egli dice, di lutti gli anatomici, che cioè il detto ponte sia una commissura fra i due lobi del cer- velletto. Io credo però non potersi dire assolutamente che tutti gli anatomici opinino ciò mentre il Ponte del Varolio è stato riguardato quale commissura dei lobi del cervel- letto soltanto dopo i lavori del Gali. Espone quindi il Biaggi anatomicamente, e con analoghe figure, la descri- zione delle suddette parti dividendole per tre tagli longi- tudinali verticali , 1' uno a sinistra passante per il Ponte del Varolio e pel peduncolo trasverso del lobo sinistro del cervelletto; l'altro per la linea mediana, e l'ultimo a de- stra ove passa la piramide destra. Esaminate le superficie sezionate ne ha rilevato che i peduncoli trasversi del cer- velletto in luogo di continuare nel ponte del Varolio, di- scendono in gran parte nella metà anteriore dei peduncoli del cervello ; che la corteccia midollare del ponte imme- diatamente, 0 mediatamente per via de' fascetti bianchi delle piramidi e della sostanza midollare de' corpi olivari entra pur essa nei peduncoli del cervello; infine che nella linea mediana la sommità corticale bianca del Ponte del Varolio discende per la via dello strato arciforme del Pon- te stesso nello strato bianco interposto fra le piramidi ed i cordoni tereti^, e quindi entra nei peduncoli cerebrali. Con altre anatomiche deduzioni conclude che il cervelletto ed il Ponte sono direttamente congiunti alla metà anteriore dei peduncoli del cervello , e si possono chiamare perciò uno sviluppo della estremità inferiore dei peduncoli, co- me lo è il cervello della estremità superiore. Descritta così la struttura di tali parti, passa a trarne al- cune fisiologiche conseguenze coll'osservare le differenze che riscontransi nel cervello dei fanciulli appena nati, e col paragonare e spiegare i risultati di molte esperienze dall'au- tore stesso fatte so[)ra animali vivi. Ne ritrae che il di- fetto di regolarità nei movimenti dopo la lesione del cer- 326 RENDICONTO ACCADEMICO velletlo può dipendere da lesione delle facoltà intelleltuali, e può dipendere anche alle volte da offesa di parli le quali sono vicine al cervelletto. Dunque ne deduce che molle parli contenute nell' asse cerebro-spinale , offese che siano, danno pure origine a movimenli disordinati , ad alterazio- ni ne' consueti moti dell'animale, perchè anch' esse ^ co- me il cervelletto sono legale in un punto, ossia ad una certa altezza coli' organo molore. Dalle sue esperienze, e da' suoi ragionamenti egli conclude che l'organo coordi- natore dei movimenli non ha sede particolare, e si oppo- ne al Rolando ed al Flourens che nel cervelleilo lo collo- carono. Il difetto di coordinazione dei movimenli, dice egli, dipende tanto dal cervelletto quanto dal cervello; tanto dipende dalla lesione delle facoltà intellelluali, che deter- minano il genere dei movimenli , e dalla lesione degli or- gani dei sensi, quanto da quella dell'organo slesso del moto, che sta in rapporto con quegli organi, e delle varie parli di cui consta. Inoltre fa notare che le lesioni tutte tanto del cervello che del cervelletto, e delle altre parti corapo- nenli l'asse cerebro-spinale presentano bene spesso una forma particolare dei movimenti ; forma che se si unisca- no ad essa i segni delle offese funzioni intellelluali, o di quelle dei sensi può diventare caratlerislica diagnostica, e di una utilità grande al medico pratico. Di tulle queste diverse forme di disordinali moli si propone di dare con fedeltà un' esatta descrizione quando pubblicherà le sue esperienze. Descrive poscia i peduncoli sì inferiori , che superiori del cervelletto , e fra le varie particolarità che egli vi scorge, trova che il Wilbrand s' illuse credendo , che dai processi del cerveletto al cervello discendessero fibre nella midolla spinale, come pure poco appresso facendo osservare che la sostanza cinerea della parie posteriore della midolla spi- nale, ed a cui vengono le radici posteriori dei nervi spi- nali, è continua nel pavimento del 4.° ventricolo;, coperta DEL PROF. A. ALESSANDRINI 32? dal tenue epitelio del medesimo, come pure che è conti- nua colla sostanza cinerea delle eminenze quadrigemine > avverte che non rettamente ha delineata questa sostanza cinerea l'illustre Arnold nelle sue Tabulae cerebri. Turici cditae. Vennerai desiderio di confrontare tali tavole ana- tomiche dell'Arnold, ed il Chiarissimo Collega Vostro Prof. Cav. Alessandrini unico, io credo, posseditore di que- st'opera nella nostra città, per quella gentilezza che gli è propria mi ha permesso con mio sommo piacere l'os- servarla. Avrei desideralo ancora confrontare col cadavere e le suddette figure dell'Arnold, e quelle del Biaggi, onde precisamente poterne riferire le minime differenze, ma sarebbero stati indispensabili varj pezzi di cervello da molto tempo rimasti nell'alcool onde indurirsi, e da alcuni po-^ chi che ho osservati non ho potuto chiaramente confermare la opinione del Biaggi ; anzi avendo ammirato la nitidezza grande e la verità e delicatezza di quelle d'Arnold, e al- l'incontro essendomi non tanto piacciuta la rozzezza ed oscurità di quelle del Biaggi, maggiormente inclinerei a creder quelle piiì che queste consentanee alla verità. Compita la descrizione di cotali anatomiche differenze da Ini trovate ed illustrate intorno alla struttura di tali parti del nerveo sistema , a queste appoggiato 1' egregio autore annunzia per conclusione della sua memoria co- stituire le eminenze quadrigemine, unitamente al collo dei talami dei nervi ottici, un organo tale del cervello, per la di cui opera si ha il senso del dolore, dietro una lesione di quelle parti che sia atta a produrlo. Di più dice che ciò costantemente emerse dalle sue numerose esperienze; ed è per lui indubitato che nelle anzidette due regioni , e non in altre parti del cervello, risieda il senso del do- lore, come pure ritiene per certo, che in quelle due re- gioni risieda 1' organo del tatto , siccome il senso di dolore e di molestia ha tante gradazioni, alcune delle quali si confondono con quelle del piacere, e del tatto. E qui giovi 328 RENDICONTO ACCADEMICO il ricordare che io faccio uso mai sempre delle frasi stesse dell' autore. Stabilisce per le sue esperienze che la parte poste- riore della midolla spinale, e la sostanza cinerea ivi con- tenuta siano fuor d'ogni dubbio, similmente che le emi- nenze quadrigemine, sensibili; all'opposto della parte an- teriore della midolla stessa, e della sostanza cinerea in questa parte situata, che non lo sono punto, questa so- stanza cinerea anteriore della midolla , dice il Biaggi , es- sere l'organo del moto. Inoltre che l'una di queste due sostanze grigie, quella cioè ch'egli chiama motrice, di- stinguendola dall'altra, che appella sensifera , forse è tut- ta 0 in parte identica a quella oscura, che distingue in due metà anteriore e posteriore i peduncoli del cervello, perchè da essa a lui sembra, che nascano le radici del terzo pajo. Finalmente che la sostanza cinerea è l' organo o ristrumento principale che genera le funzioni del cer- vello. Dessa è l'organo che produce le raaravigliose fun- zioni di quel viscere. È insomma, sono suoi termini, co- me nella pila le lamine metalliche e l'acqua acidulata so- no l'apparato vero che sviluppa quel fluido, ed i fenomeni elettrici. Tutte queste scoperte che egli qui brevemente accenna s'immagina sieno per riescir al lettore inaspetta- te, ma protesta, che riceveranno il debito ed interessante sviluppo colla pubblicazione delle sue numerose importan- tissime esperienze. Riepiloga per ultimo come tutti i sensi abbiano due organi: uno cioè esterno, l'altro interno, e del senso del tatto pone l'esterno nella pelle, e l'interno nel collo dei talami, nelle eminenze quadrigemine, e nella loro coda^ 0 appendice, o prolungamento, cioè la sostanza cinerea della parte posteriore della midolla spinale. La funzione del moto dice avere essa pure i suoi due organi; l'inter- no nella sostanza cinerea del cervello, e della midolla spinale nella sua parte anteriore ; 1' esterno è costituito , DEL PROF. A. ALESSANDRINI 329 dai muscoli. Spiega poi come la natura abbia cosi estesa- mente distribuiti gli organi interni del tatto, e del moto col far riflettere, che questi devono avere una grande massa in confronto degli altri, che hanno una superficie immen- samente più ristretta, da cui ricevono le impressioni, e con cui sono in rapporto. Termina la sua memoria con al- cune altre nuove osservazioni sulla disposizione dei fili componenti l'intima tessitura della sostanza cinerea, e col dare alcuni avvertimenti sul modo di indagare la fabbrica del cervello per non essere illusi dal coltello anatomico, e dal modo di eseguire le anatomiche sezioni. Alla vostra sapienza, Accademici dottissimi, io rimet- to il giudizio su questi lavori del Biaggi, né oserò dire una sola parola di critica, sì perchè si propone l'egregio autore di pubblicare le prove di quanto ora asserisce, si perchè conosco esser troppo ardua cosa , e per me nell'a- natomia sì inespe?!o, impossibile, da meritarmi invece, se io la tentassi, la taccia appo voi di troppo ardito e pro- suntuoso. 18. Sessione. 6 Jprile 1843. Viene partecipata Lettera del Segretario dell'Accade- mia delle Scienze dell'Istituto di Francia Sig. Flourens, colla quale riscontra di aver ricevuto il V. Volume dei Nuovi Commentar] inviato dall'Accademia io dono all' Isti- tuto stesso. In nome dell'Accademico corrispondente Sig- Fran- cesco-Orazio Scortegagna è offerto all' Accademia un di lui opuscolo col titolo — Obbiezioni del Sig. Conte Porro in- torno alla Nota del Dott. Scortegagna sulle Nummoliti , seguita dalla seconda Appendice di quest' ultimo — Arti- colo estratto dal bimestre V. 1842. degli Annali delle Scien- ze del Regno Lorabarbo- Veneto, in 4.° di pag. 5. 330 RENDICONTO ACCADEMICO Il Prof. Ghepardi Presidente dell' Accademia legge una sua Memoria, il di cui oggetto si potrà comprendere dal seguente titolo che vi ha apposto: — Indagini speciali sul- le rapide variazioni a cui soggiace la corrente voi liana collo stabilire ed interrompere alternativamente a dati in- tervalli il circuito della pila eccitatrice della medesima, ossia coir alternare gl'intervalli di attività e di riposo del- la medesima, e prime esperienze sopra un mezzo sem- plicissimo per ostare a tali variazioni e sostenere a lungo r intensità della corrente , senza troncare il circuito e sen- za cambiare 0 rimutare chimicamente il liquido della pila: un tale mezzo agisce come una sorgente novella di elet- tricità, e merita di essere ascritto nel novero di simili sor- genti— .Proponendosi l'Autore di ritornare sopra questo suo lavoro , sarebbe inopportuno di aggiungere qui altre dichiarazioni sul medesimo. 19. Sessione. 20 Aprile 1843. L' Accademico corrispondente Prof. Oronzio Costai offre in dono i fascicoli 1.° e 2.° degli Annali dell'Acca- demia degli Aspiranti Naturalisti, stampati in Napoli nel corrente anno. L' Accademia riceve ancora il quaderno 126 della Flora Batava dei Signori Jan Kops ed /. E. van der Trappen nel quale contengonsi le figure ed illustrazioni delle seguenti piante — Tav. 641. Paris quadrifolia — 642. Sherardia arvensis — 643. Arenaria tenuifolia — 644. Leucrium aestivum — 645. Pulraonaria officinalis. Lesse poscia la sua Memoria d'obbligo l'Accademico pensionato Prof. Gioacchino Barilli , e cominciò dall' an- nunziare il suo proponimento dell'illustrazione delle pre- parazioni onde è ricco il Museo Anatomico-Patologico della DEL PROF. A. ALESSANDRINI 331 nostra Università di cui egli è il Direttore: proponimento lodevolissimo pel decoro dello stabilimento, e per la uti- lità che si può derivarne alla scienza patologica, e alla pratica medicina: avvegnaché alla descrizione delle orga- niche innormalilà, che è la 1.^ così delta materiale parte della scienza, egli dichiara di volere soggiugnere la 2.* che è la diligente ricerca delle attenenze che ha l'effettiva organizzazione innormale colla causale infermità che la generò: affine che per tal modo, ove sia concesso, apra- si adito alla S."" parte, meta suprema dei medici studii, cioè alle ricerche diagnostiche e terapeutiche delle malat- tie che abbiano ragione di somiglianza colla generatrice dei guasti descritti. In quanto all'ordine del lavoro sceglie l'Autore il metodo anatomico, piuttosto che qualsiasi altra regola di Nosologia — perchè gli ottimi, Bonnet, Morgagni, Pal- letta, Scarpa, Baillie^ Sandifort, Lobstein,ec. hanno così fatto nelle loro opere — perchè le Nosologie organiche che si veggono specialmente oggidì in buon numero da alcuni proposte, anziché persuadere hanno servito a deter- minare gli altri a cercarne delle nuove: il che prova la loro imperfezione — perchè in fatto pratico , come la mente dello studioso si soddisfa della coordinazione dei fatti giu- sta la ragione scientifica della anatomia, così spesso si disagia contemplandoli distribuiti per regola ontologica di Nosologia: per esempio la dilatazione dell'aorta, e la ossificazione delle sue pareli anatomicamente vicine: le quali nosologicamenle considerate anderebbero divise e di- scorse l'una sotto l'ordine del morboso volume, l'altra in quello della morbosa struttura. E qui esaminata , e per razionali obbiezioni discussa la opinione del Geoffroy S. Hilaire rispettiva alla essen- ziale distinzione delle anomalie dalle innormalilà organi- che, entra tosto in materia, e incomincia a parlare degli scheletri. 332 RENDICONTO ACCADEMICO Diciotto ne possiede il Gabinetto per {speciali innor- malilà osservabili, oltre alcuni altri che lo sono meno. Di essi sei sono stali descritti dal Prof. Rodati: uno dal Prof. Mondini: uno dal. Prof. Calori: su di alcuno dei quali non ostante la predelta descrizione 1' autore crede di dovere collocare qualche annotazione specialmente ri- volta ad adempiere il debito della 2.^, o 3.^ parte dell' Ana- tomia Patologica sopraccennale. Il t.° è scheletro arliflcialmente connesso posto al N.° 1.° della serie del Museo, pezzo pregevolissimo, che offre l'esempio del Rachismo veramente universale: de- scritto dal Prof. Rodati , e con belle tavole rappresentato negli Opusc. Scienlif. Voi. 1.° pag. 277. Lo scheletro naturale al N. 2 , e 1' altro al N. 3 sono di feti semestrali colla innormalità speciale dell' Anence- falia e con altre esse pure notabili descritti nell' Op. cit. Voi. 2. p. 363. Quello del N. 4 è esso pure naturale ottiraeslre, gemello , colla universale oligotrofia , offerendo lo sviluppo all' incirca trimestrale: descritto Op. cit. Voi. 2. pag. 365. Quello del N. 5 naturale spetta a feto novimestre con diastasi insigne alle suture del cranio per idrocefalo;, ed atrofia alla parte posteriore delle vertebre per idrorachite. Op. cit. Voi. 2. p. 365. L'ultimo dei sei scheletri (N. 565) descritti dal Prof. Rodali è nei nuovi coramentarii dell'Istituto Voi. 1. p. 32, e appartiene ad un feto che ebbe le principali innormalità nella pelvi ed arti inferiori, dei quali le membra sono in gran parte fuse insieme e chiuse nel comune moncone. Lo scheletro al N. 620 è di mostro a due corpi con- giunti colla parte inferiore del tronco per la fusione di molti organi, dei due bacini, e di due ani inferiori: de- scritto estesamente dal Prof. Mondini nei Nuovi Commen- tarii Voi. 1. p. 255. Infine al N. 727 è posto lo scheletro di un feto anen- DEL PROF. A. ALESSANDRINI 333 cefalico con altre speciali innormalità descritto dal Prof. Calori in memoria Ietta all'Istituto il Febbraio dell'anno passato. Altra innormalità dell'Universale Rachismo si addi- mostra per lo scheletro N. 37 della serie, naturalmente preparato, e alquanto descritto dal Prof. Rodati Op. cit. Voi. 3 p. 397. Siccome però il lodato Prof, in tale descri- zione si propose;, piucchè la ossea, la innormaliJà mu" scolare, così l'autore si trattiene principalmente su di alcune particolarità della 1." non tocche dal Prof. suUodato: e ciò tanto più volontieri , quanto che esse sono in diretta dipendenza con delle circostanze che rimasero ignote al predetto, e che egli ha avuta la felice occasione di racco- gliere intorno alla vita del soggetto cui appartenne lo sche- letro. Pertanto accennate alcune innormalità rachitiche del teschio, descrive due singolarissime contorsioni che fa la spina in senso diverso l'una dall'altra. La 1.^ che inco- mincia innanzi la metà dorsale con che essa volgesi per acuta e grande convessità al lato sinistro, seco tirando le coste: dal che procede che il torace e il bacino invece di essere nello stesso prospetto della faccia si osserva per singolare irregolarità voltalo non poco a destra di quella. La 2.^ contorsione spetta alle ultime vertebre dorsali , alle lombari, e al sacro, nel quale tratto la spina fa un'acu- tissima convessità all' indietro: onde anche tutta la parte superiore del tronco è portata indietro rispetto alla pelvi, e costituisce così una specie di rarissima gibbosità di tale scheletro. E siccome a causa di questa conformazione, quan- do l'uomo voleva slare sui piedi, la linea di gravità sa- rebbe rimasta fuori dei calcagni , ed egli si sarebbe rove- sciato all' indietro; così a tirare innanzi tale linea egli era obbligato a inclinare il tronco all' avanti e mettere in fles- sione i femori, cosa che gli divenne abituale, onde esso scheletro a qualche disianza , ed in prospetto parerebbe 334 RENDICONTO ACCADEMICO quasi preparato nella positura di uomo seduto: illusione che si prendeva facilmente da chi .vedeva per la prima volta quest' uomo quando viveva. Di siffatta condizione organica ragionando dimostra r Autore come il camminare dovesse costare a quest' uomo doppia fatica degli altri, dovendo egli contemporaneamente adoperare una massa muscolare e delle forze complicate il doppio di quelle che adoperano gli altri nello stato norma- le. Imperocché pel lato destro nell' alzare il femore, af- fine di farlo procedere secondo il prospetto della sua fac- cia, doveva anche portarlo cogli adduttori notabilmente indentro : e per adoperare nello stesso intendimento il si- nistro dovevano i flessori del femore, e gli abduttori con- temporaneamente contraersi. E questo era forse il meno: perchè trovandosi i femori per la positura sopraddetta dello scheletro già molto piegali, l'individuo a voler camminare era obbligato a piegarli al massimo ed ultimo grado: e ad ottenere ciò eragli indispensabile il cercare estesi ap- poggi cogli arti toracici , cioè mettere in contrazione i loro muscoli, che è quanto dire affaticarsi moltissimo. Ed ecco perchè mai sempre egli avesse bisogno del bastone per ap- poggiarsi : e poi avvanzando nell' età lo adoperasse a tutte due le mani: e infine gli abbisognassero ancora le stam- pelle: e ciò non ostante non potesse mai camminare che a grande e visibile stento , e durare brevissimi tratti , met- tendosi ad ogni momento a sedere , o appoggiandosi al muro, e nondimeno facilmente e frequentemente cadesse, e con molta difficoltà si rizzasse. Così narrate le cose di fatto anatomico, e discorse le circostanze patologiche dell' individuo, con proponi- mento terapeutico conclude 1' Autore potersene derivare non poca utilità pratica Medica e Chirurgica studian- do affine di provvedere in altro caso consimile di soccorso abituale il grande elevamento dei femori , e così prevenire la facilità, e la specialità precipitosa del cadere di tali sog- bEI, PROF- A. ALESSANDRINI 335 {jelti; onde sono le percosse in essi assai più pericolose che in altri: come appunto fu 1' ultima dell'uomo in di- scorso, che gli portò la commozione del cervello irrepa- rabilmente mortale. Lo scheletro al N. 38 è un pezzo pregevolissimo , che alla guisa del N. 37 superiormente discorso il Prof. Rodati aveva adoperato (Op. cit. Voi. 3. p. 398) a numerare le principali innorraalilà muscolari che esso presenta. Siccome però la loro importanza è legata colle innormalità dello scheletro, così viene nel proposito dell'Autore il discor- rere intorno alle patologiche relazioni delle une e delle altre. Sono quelle dei muscoli a vero dire assai singolari, per- chè i flessori tutti degli arti superiori ed inferiori furono fino dalla nascila privi del normale sviluppo longitudinale , onde l'individuo bambino non potè mai distendere bene né brac- cia né coscie : e queste e quelle nei loro movimenti si di- mostrarono assai incerte e tremanti : e tale imperfezione col correre dell'età si mantenne;, e anzi si accrebbe : onde si veggono essi arti ripiegati e ristretti sul tronco come li riteneva l'individuo quando era vivo. Siffatta cortezza poi fu veramente organica e com- plessiva , e non già contrazione della sola fibbra mu- scolare, perchè nell' istesso fresco cadavere tentando di stirare i vasi, le membrane, ec. , questi organi invece di cedere ed anche solo minimamente allungarsi si rom- pevano. Riguardo allo scheletro , oltre la contorsione della spina al principio del dorso, che è la sola accennala dal Prof. Rodati, è una innormalilà notabile la molla disproporzione che esiste fra le ossa del tronco e teschio paragonale con quelle degli arti: essendo queste tanto per lunghezza che per grossezza assai meno sviluppate di quelle: in guisa che, se il tronco e il teschio corrispondono all'ordinario sviluppo di un maschio di circa 12 o 13 anni, che era 336 RENDICONTO ACCADEMICO l'età del giovinetto, gli arti tanto superiori che inferiori non dimostrano che quella iu circa di 9 o 10. E avvi an- cora un'altra irregolarità ben osservabile, che è il diffe- rente sviluppo osseo degli arti di un lato , rispetto a quello dell'altro: perchè il sinistro superiore è un pollice più corto del destro, e così è degli arti inferiori. Cercando poi la spiegazione delle sproporzioni descritte, l'Autore ragio- na: che per la mancanza dell'esercizio in che furono co- stretti a stare gli arti mancando uno degli agenti salutari precipui che la natura adopera ad avvalorare la circola- zione sanguigna nelle membra, attraverso delle quali i va- si sono distribuiti , era conseguenza inevitabile quella che avessero da mancare le sequele organiche di essa circo- lazione, vale a dire la nutrizione di riparazione e di svi- luppo che nelle prime età denno eseguirsi colla massima alacrità. Invece di che il capo, il collo, il tronco donati alla condizione incirca normale dell' esercizio dei mu- scoli poterono seguitare nel fisiologico rispettivo pro- cesso di sviluppo che nella vita precedente avevano in- trapreso. Al N. 42 è uno scheletro di feto che nacque morto in parto gemello , esso offerente la mole dei sei mesi : men- tre r altro nacque vivo e colla mole e sviluppo all' incirca normale di un novimestre. Oltre alla innormalità predetta ha Io scheletro della tibia destra solamente ìa 3/ parte superiore, e questa stremata nella grossezza, e finita in cono acutissimo, con frattanto la fibola solo un po' ar- cuala, ma intera, e articolata col piede. Di qui assume l' Autore la ragione patogenica del fatto pensando la imperfezione suddetta essere proceduta da qualche compressione, la quale o abbia impedito il re- golare sviluppo della gamba, o data origine ad alcun pro- cesso morboso distruttore: della quale malattia locale es- sersi in progresso risentita tutta la macchina; e quindi ri- tardalo l'universale sviluppo, e venuta la consunzione , e DEL PKOF. A. ALESSANDRINI 337 infine la morte del feto, in modo e cammino non dissimile da quello che succede nelle età dopo la nascita. Lo scheletro N. 611 è di fanciullo che cadde in mo- struosissima obesità, di cui si ha nel museo il modello fedelmente rappresentato in islucco. La storia di questo fanciullo riferisce la abitudine presa fino dall'infanzia di alimentarlo eccessivamente, onde fino da quella età ecces- sivamente impinguato divenne pigrissimo e avverso al mo- to. Lo scheletro quindi ha delle particolarità direttamente attenenti alle circostanze predette: perchè posta l'altezza sua complessiva che è all' incirca la comune ai maschi della sua età, cioè dai 12 ai 13 anni, gli arti superiori si dimostrano alquanto più corti che non si conviene a ta- le tronco: e gl'inferiori lo sono notabilmente di più. Ri- spello al diametro trasverso le diafisi dei femori, tibie, e fibole sono sottilissime, e oltre la debita proporzione grossissirai i loro capi: ed essi schiacciati ^ e approfondale dentro alla grossezza dei capi delle tibie le facce colle quali esse si articolano coi condili dei femori : e così è nella articolazione delle -tibie cogli astragali. Alle ossa de- gli arti superiori la sottigliezza delle diafisi , e la grossez- za dei capi articolari segue , in minor grado però , le spro- porzioni predette. Rispetto alla generazione di tali e singole ossee con- dizioni , come ancora della sopraddetta mostruosa obesità l'Autore con disleso patologico ragionamento incolpa, al- meno principalmente la abituale mancanza dell' esercizio muscolare. E così, come già il Cirillo, il Foresto, ed al- tri fecero, rammenta la necessità di correggere di buon ora il vizio frequente fra le nutrici, specialmente mercena- rie, di alimentare eccessivamente i bambini sì per l'ambi- zione di mostrarli molto pingui, come per farli cessare dal pianto, e tenerli lungo tempo addormentati. Ancora tre altri piccoli scheletri di individui idroce- falici descrive l' Autore. Il primo N. 698 appartenne ad N. Ann. Se. Natlr. Anno 5. Tomo 10. 22 338 RENDICONTO ACCAhEMICO individuo che morì nel venire alla luce per parlo lungo e stentato, portato da madre sana per gravidanza felice fino circa al compimento del nono mese. Aveva la lesta assai voluminosa specialmente alla parte superiore e posteriore con turgidezza maggiore al lato destro , tale per vasto idro- cefalo colle pareti del cranio assai manchevoli di ossifica- zione. Il torace sensibilmente più lungo del normale offerì 13 vertebre dorsali, e quindi 13 coste, 8 delle quali sono le vere. L' altro scheletro N. 640 fu di individuo di sesso fem- minile che nacque vivo verso il compimento del nono me- se, con capo assaissimo voluminoso nella parte posteriore, con deficiente ossificazione al cranio, e manifestissima flut- tuazione. Si dimostrò tosto l'infante molto ammalato, di- venne soporoso, rifiutò l'alimento, e in pochi giorni mo- rì. Nella sezione del capo sgorgò molto siero sanguinolen- to: apparve floscia la dura meninge, moltissimo il cervello: larga diastasi si vide e si vede alla sutura coronale, più a lato sinistro che destro: così alla sagittale: massima poi essa è alla lamdoidea. Il torace pure assai lungo ebbe, e dimostra 13 ver- tebre dorsali, e 13 coste, delle quali 8 sono le vere. II terzo scheletro N. 453 appartenne a infante che nacque abbastanza bene sviluppato nel corpo , ma con capo amplissimo , il cui cranio per tutta la parte superiore ap- parve mancante di ossificazione, manifestamente pieno di fluido acquoso. Si vide l'infante subilo ammalato, tenden- te al sopore, poco propenso a prendere alimento: onde prima di un mese morì. Aveva vastissimo idrocefalo, con edema attorno al cra- nio, versato il quale, venne sotto occhio la grande man- canza di ossea estensione nei temporali e occipitali , i quali separati per larghissima diastasi sono continui con una espansione membranosa, tenace, estesissima che compie la teca del cranio medesimo. DEL PROF. A. ALESSANDRINI 339 20. Sessione. 27 Aprile 1843. Questa Società Medico-Chirurgica offre al solito in do- no all'Accademia il Biillettino delle Scienze Mediche, fa- scicolo di Febbrajo e Marzo del corrente anno. Si partecipa lettera d'invito al quinto Congresso Scien- tifico italiano che si terrà in Lucca nel prossimo Settem- bre, lettera diretta all'Accademia dal Presidente generale del Congresso stesso Sig. Marchese Antonio Mazzarosa. L'Accademico pensionato Prof. Gaetano Sgarzi legge la sua Dissertazione d'obbligo che intitola — DelV aT^ìon chimica considerata sotto V influen'^a della for-^a organica — Memoria seconda — Essendo questo interessante lavoro già pubblicato per intero alla pag. 6 di questo volume de- gli Annali ci dispenseremo dal tenerne qui di nuovo discorso. Anche il Sig. Dottor Enrico Giacomelli è dal Presi- dente ammesso a leggere la Storia di una singolarissima degenerazione del cuore da lui osservata seguendo la pra- tica del Ch. Sig. Dott. Ubaldo Daveri Direttore pei cro- nici e pei venerei di questo Spedale di S. Orsola. La mia attenzione venne un giorno particolarmente richiamata, di- ce il Dott. Giacomelli, sopra di un infermo dell'età di 43 anni^ maestro di ragazzi, la giacitura, i lineamenti della faccia, ed il gravissimo soffrire del quale facevano presa- gire assai prossimo un fine letale. Riguardo allo slato an- tecedente del medesimo si seppe soltanto aver egli abusato frequentemente del vino e del cibo, e che da parecchi anni pativa nella stagione estiva di vertigini che dissipavansi me- diante un largo salasso. I principali sintomi che mi si offersero in questo in- fermo, prosegue sempre il Giacomelli, nel brevissimo pe- 340 RENDICONTO ACCADEMICO riodo che sopravvisse furono: sonnolenza, faccia pallida, estrema debolezza di membra, difficoltà di respiro, remi- niscenza perduta, polsi piccoli, frequenti e tesi, evacuazio- ni delle orine e delle feci soppresse. Gli fn prescritto un salasso ed un purgante drastico; nel giorno seguente non si vide verun miglioramento, lo stesso dicasi dei successivi giorni, abbenchè si praticasse un nuovo salasso e si conti- nuasse nell'uso dei drastici dai quali si ottenevano pure dejezioni alvine sufficienti, fino alla sesta giornata in cui, aumentandosi sempre il sospetto di grave lesione ai pre- cordi, si praticò colle dovute regole anche l'auscultazione mediata ed immediata: dimostrò questa quasi del tutto il- leso il polmone; ma rapporto al cuore confermavasi il so- spetto di lesione organica sì per la qualità del rumore sen- sibile tanto nella sistole che nella diastole^ sì perchè ad ogni trenta battute tardava alcun poco, non però in guisa da produrre marcata intermittenza , la sistole. Onde for- marmi una più chiara idea delle qualità di alterazione che esister poteva al centro della circolazione progettato avevo di ripetere l'esperimento nel giorno seguente, ma le fre- quenti sincopi avvenute nella notte avevano di già tolto di vita l'infermo. Sc'^ione del cadavere istituita 23 ore dopo la morte. Discreta injezione ai vasi cerebrali, poca copia di siero ros- signo raccolto nei ventricoli. Polmoni ingorgati di sangue, del resto poco distanti dalla condizione naturale. Cuore di mole ordinaria, di co- lor rosso dilavato con molto adipe verso la base dei ven- tricoli , a pareti piuttosto floscie e deboli , nelle quali però , stretto colla mano l' intero organo , sentivasi profondamente una insolita resistenza. Staccatolo dal polmone lasciandolo unito soltanto ai più grossi tronchi vascolari si venne ad un più minuto esame del medesimo, ed aperte del tutto le di lui cavità trovossi che la resistenza incontrata nello stringerlo, come si è detto di sopra, dipendeva da un'os- DEL PROF. A- ALESSANDRINI 341 sea lamina sviluppatasi nella parete ventricolare destra: aveva questa lamina una forma ovale ma piuttosto irrego- lare, il diametro maggiore estendevasi a ben cinque cen- timetri, ed in molti punti mostrava la grossezza di due millimetri. La superficie di questa lamina aderente all' en- docardo era piuttosto uguale e liscia, ma quella rivolta verso l'esocardo, cui pure quasi completamente aderiva la lamina in discorso essendosi attrofizzate le fibre musculari interposte, era irregolarmente solcata, collocandosi in que- sti solchi i pochi fascetti di fibre musculari rimaste anco- ra nella parte di parete ventricolare occupala da una tale sostanza ossea, la quale appariva formata principalmente a spese del tessuto celluioso che naturalmente si interpone tra gli strali musculari interni e l' endocardo , e Ira gli esterni e l'esocardo, non risparmiando nemmeno la finissi- ma cellulosa che mantiene uniti e si interpone ai lacerti rausculosi della parete ventricolare, del che ne davano un indizio le linee prominenti che rendevano, come si è detto, I solcata l'esterna faccia della ripetuta lamina ossea. Un I processo di ossificazione, consistente in esili ed irregolari 1 ma frequentissime laminelle trovossi pure nella faccia in- I terna della prima porzione dell'aorta, le quali anzi mo- I stravano come una gradazione nella loro consistenza, in guisa da stabilire i diversi gradi del processo ossificante, perchè dalla consistenza cartilaginea, sensibile in alcune di esse, si passava grado grado all'ossea durezza, ed alla struttura granulare evidentissima. In altri luoghi poi la slessa faccia interna dell' aorta offeriva una particolare de- generazione essendosi convertita, non solo la sierosa, ma parte ancora della fibrosa , in una specie di pulte caseosa. Punti eslesi di ossificazione s'incontravano pur anche nei principali tronchi nati dall'arco dell'aorta, e singolaris- sima poi era l'ossea totale degenerazione delle pareti anche delle arterie coronarie non solo nei tronchi loro ma per- sino nei rami di mezzo calibro. 342 RENDICONTO ACCADEMICO Conchiude il Giacomelli per ultimo non essersi nel caso riferito trovata una totale corrispondenza tra i feno- meni osservati, almeno nell'ultimo periodo della vita di questo infermo, e le degenerazioni mostrate dalla sezione del cadavere; essere pure singolare l'integrità delle val- vule dei fori arteriosi e venosi del cuore congiunta a tanta degenerazione delle pareti vascolari, e della stessa cellu- losa dell' endocardo e delle pareti ventricolari, come pure la nutrizione ed abbondanza della stessa sostanza del cuore congiunta a tanta alterazione delle arterie coronarie; dalle quali considerazioni , e da parecchie altre che per amore di brevità si taciono è indotto a credere, che le narrate de- generazioni anziché attribuirle , come generalmente si cre- de, all'effetto di lento processo flogistico, sieno riferibili piuttosto ad alterato processo di assimilazione. 21. Sessione. 4 Maggio 1843. Si legge lettera del Segretario perpetuo della R. Ac- cademia di Scienze e lettere di Brusselle Sig. J. Quetelet, in data delli 19 Agosto 1842, colla quale partecipa all' Acca- demia nostra di aver ricevuto i sei volumi delle Memorie dell'Istituto Italiano che le furono inviati in dono. Con altra lettera poi delli 11 Ottobre, anno predetto, lo stesso Segretario partecipa pure all'Accademia nostra l'invio dei seguenti libri offerti in cambio dei Nuovi Commentar^, e già depositati, in un colle lettere, nell'Archivio. Nouvelles Mém. — Nuove Memorie della R. Accade- mia delle Scienze e Belle Lettere di Brusselles. Tomo XV. ivi 1842 in quarto Bulletin des Séances — Bullettino delle sedute della R. Accademia di Scienze e Lettere di Brusselle. Tomo IX. Parte l.'' e N. 7-8 della 2.^ Parte. Brnsselles 1842. in 8.* Annuaire — Annuario della R. Accademia delle Scienze DEL PROF. A. ALESSANDRINI 343 e Belle Lettere di Brusselle, Anno Vili, ivi 1842 in sedicesimo. Da palle dell'Accademico corrispondente Prof. G. Zara- boni viene offerto un esemplare della sua Memoria ristam- pata — Suir Elettromotore perpetuo, istruzione teorico-pra- tica ec. Verona 1843 in 8.'^ — L'Accademico pensionato Prof. Gio. Francesco Contri passa in ultimo a leggere la sua Dissertazione d' obbligo nella quale tratta — Della Istrw^ione Agraria. — In due ragionamenti ch'ebbi già l'onore di leggere, dice il Professore^ in questa nostra Accademia negli anni 1832, e 1834 (1) vi tenni discorso dello studio dell'Agri- coltura, consideralo sempre sotto quel generale aspetto nel quale si debbe riguardare nelle scuole, ma però esaminando nel primo la relazione di esso studio coli' esercizio dell'Arte secondo uu fine diverso alquanto da quello proposto nel secondo. Nel primo le mie ricerche erano tendenti ad in- vestigare la natura dell'Arte Agraria in generale onde me- glio dirigere l' istruzione a quello scopo che è primario nella medesima, vale a dire al miglioramento della prati- ca , ed al procacciare ai coltivatori sode e sostanziali co- gnizioni. Nell'altro le osservazioni furono tutte dirette ad esaminare quali parti di studio, quali scienze ausiliari, , quali mezzi debbano riputarsi meglio conducenti ad un' al- j Irò scopo, meno sostanziale in apparenza bensì e più in- ! diretto, ma a vero dire pili fondamentale nello studio ! medesimo; quello cioè di avere un'insegnamento Teorico- Pratico elementare , e qual si conviene propriamente alle scuole. (1) Qucsf ultima Memoria clic porta il titolo — Generati Osservazioni intorno all' insegnamento dell'Agronomia nelle Scuole — è già inserita itt questi Annali Tomo IX. quaderno di Aprile e Maggio 1843 pag. 36*. 344 RENDICONTO ACCADEMICO Tuttavia in veruno di qne' Ragionamenti non mi pro- posi io mai per oggetto delle mie ricerche il rintracciare se poi realmente e quanto sia necessaria l'Istruzione Agro- nomica, e se quel genere d'istruzione che ne risulta per r Agricoltore nei!' un caso e nell'altro ben si convenga, ed egualmente, a qualsiasi classe, a qualsiasi ordine di persone, e se per tutti indistintamente, e sempre possa essere utile e necessario l'elementare scolastico insegnamento. Ecco il soggetto che allora fu da me ommesso, e che presente- mente intendo di trattare colla maggior possibile brevità. E qui r Autore passa a dire come in un Paese di Agricol- tura l'istruzione agraria sia non solamente utile, ma ne- cessaria a chiunque ; perciocché le relazioni di Società nella vita Civile mettono chiunque nel bisogno di conoscere a sufficienza quegli oggetti di cui si nutre, sui quali traffica, coi quali si procaccia i principali comodi della vita, pei quali esercita le arti secondarie, e per cui vede manife- stamente riprodursi così il generale sostentamento del po- polo , come il particolare alimento all' industria ed al com- mercio : ed a questa mancanza appunto di necessaria istru- zione attribuir si debbono i tanti errori che sul conto del- l'agricoltura si vanno insinuando tra i diversi ceti della Società, partendo dal più abbietto e meschino bifolco, ed ascendendo al più dovizioso Proprietario. Ma onde togliere dalla massa del popolo la perniciosa ignoranza vorremo noi credere, continua l'Accademico, che un medesimo ge- nere di insegnamento ugualmente, ed indistintamente per tutti convenga? Sarà facile il dimostrare, che se per tutti pure è necessaria l'istruzione, non per tutti però debb' es- sere eguale , e comunicata allo stesso fine, e coi mezzi me- desimi ; e diffatti siccome le diverse classi nelle quali pure viene distinto il consorzio sociale non hanno tutte coli' arte agraria una relazione medesima, diverso ancora debb' es- sere l'utile 0 il danno che ne derivi secondo la varia po- sizione, e grado degli individui che le compongono, e DEL PROF. A. ALESSANDRINI 345 secondochè questi sieno più o meno addottrinali , più o meno ignoranti. Tutti quelli pertanto che per condizione sociale, e per circostanze di luogo possano meglio api)roflillare degli stu- dii di un'elementare Filosofia, l'insegnamento agronomi- co può tornare di molta utilità, e non dovrebbe anzi es- sere per essi che conseguenza degli altri studii. In questa categoria vanno compresi non solo i Proprietari , ma tutti quelli ancora che per maniera diretta o indiretta sorveglia- no e dirigono o le proprie coltivazioni o le altrui; tutti quelli poi principalmente che dovendosi occupare in grande dell' Agricoltura, e degli affari economici, e di commercio, interessa che ben veggano per quali vie, parte occulte, par- te manifeste, or si anima or si avvilisce l'industria, e come possano e la ricchezza pubblica , e la prosperità pri- vata conciliarsi per mezzo di savii regolamenti , e come per lo contrario dall'urto degli interessi spesse volle, in un paese di natura propria fornito di ottime disposizioni , possano le improvvide discipline dar luogo ad un dannoso disequilibrio, ed arrestare la riproduzione, facendo ad essa sotlentrare il malcontento e la miseria. Ninno poi dovrà maravigliarsi, prosegue l'Accademico, ch'io escluda dall' insegnamento agronomico^ collocandoli in una sezione a parte , tutti i lavoratori , perchè gli è ben chiaro, che se ad essi pur conviene una istruzione, ella non dovrà essere né a quella uniforme nei modi , né come quella diretta al fine di rendere o dotto , o almeno bastan- temente collo chi ad essa intende. Per fare acquisto di una surtìchente cultura è d'uopo un'applicazione estesa, com- pleta ed assidua agli studii, il che distrae fin dalla prima fanciullezza il lavoratore dagli esercizi di abitudine, fino a cagionargli avversione ed innalitudine al lavoro: né si dica dai sostenitori di una contraria opinione, non essere poi necessaria quella completa istruzione che vaglia a rendere il lavoratore abbastanza coito, poiché l'esperienza pur 346 RENDICONTO ACCADEMICO troppo ne dà a conoscere quanto una mezzana istruzione sia più perniciosa della stessa ignoranza. S'aggiunga, che nella coltivazione non è tanto necessaria in tulli la cultura scientifica, quanto lo è più veramente l'accorgimento, e l'attività. Onde poi avviene che anche dall'ammaestramento di pochi possa diffondersi r istruzione a molli, comunican- dosi la medesima per principii, per imitazione^ per buon esempio. Ma in qualunque guisa ciò avvenga è troppo ne- cessario ed utile ;, che l'istruzione discenda dalle superiori classi alle inferiori, e dai pochi al maggior numero. Chiun- que abbia un po' di pratica delle cose di villa avrà di certo le mille volle esperimentato qual miglior parlilo può trarsi da un operajo affatto rozzo, e che sa ben eseguire un dato lavoro per sola materiale abitudine, che non da colui che vuole ragionarvi sopra , e s' arroga , e presume d'entrar nello spirito, e nelle viste di chi lo ha ordinato; donde poi ha origine l'equivoco, la mala intelligenza, e r eseguimento non più ben diretto al suo vero fine. Onde allora tutto il sapere, e l'arte debbo adoperarsi da chi ordina, e sorveglia i lavori, per far quell'impiego di cia- scun operajo secondo l'indole e l'attitudine di cui il veg- ga fornito. Ma r operajo coltivatore non è sempre un semplice e materiale esecutore de' lavori. Egli è spesse volte un tal lavoratore che dee nel tempo stesso e saper eseguire, e saper dirigere le operazioni. Dee qualche volta sape- re immaginarle ancora , e variarle , secondo che le cir- costanze il vogliano. Specialmente il colono parziario^ il mezzadro, il reggitore è quel tal uomo che debb' essere partecipe in sé delle qualità del proprietario, e di quelle del semplice operajo. È però ben difficile il definire qual sia quel genere d' insegnamento che più gli convenga , quale la classe di persone cui affidarlo , perchè veramente riesca di quella utilità che vuoisi in tanta importanza, in così grande estensione del soggetto; e qui l'Autore dopo avere DEL PROF. A. ALESSANDRINI 347 passali in rivista i diversi melodi proposti, od anche posti in pratica , da agronomi riputalissimi , ed averne anche nella maggior parie di essi dimostrala o l' insufficienza o la innammissibililà conchiiide col dire w Mostrata per le predelle ragioni la difficoltà e quasi M impossibilità di formare scuole acconcie al bisogno dei )) lavoratori, quale mai potrei assegnare utile compenso a » questo difetto? Certa cosa è che la morale istruzione de' » conladini affidata è ai Parrochi esclusivamente, i quali » per uffizio del loro ministero deggiono eziandio conoscere M l'ordine delle famiglie, e provvedere con carità e prudenza n che non si turbi l'ordine stesso, e turbato prontamente » si racconci. E nell' esercizio di questo santo ministerio w chi non vede come è di necessità al Parroco di scorrere M talvolta le ragioni della cultura dei campi, del miglio- M ramenlo di essa, del procacciare abbondanza di frutti? » Né già la cognizione di tali cose è straniera agli studi » ecclesiastici , come giudicar si potrebbe se argomentar » si volesse da ciò soltanto che osserviamo nelle contrade jj nostre. Valgami im prova del mio asserto il solo regi- » strarvi i nomi di Malenotli , Bellani , Landeschi, Abbate, )) De Capitani, Paoletli, e ciò siavi confermazione di )) quanto ho dello, » 22. Sessione. 11. Maggio 1843. In nome della R. Accademia delle Scienze di Torino vengono offerti in dono i Tomi I. e IV., seconda serie, delle sue Memorie. L'Accademico pensionato Prof. Francesco Mondin! legge nna sua Memoria nella quale iratla — Bi un abnorme con- forma-^ione delle parti genitali osservata in una bambina — Nel giorno 12 Settembre 1840 mi fu presentato, dice l'Ac- cademico, un infante novimeslre, da poche ore partorito 348 RENDICONTO ACCADEMICO da certa Ballarmi Rosalia in Rizzoli^ e del quale appariva equivoco il sesso; al primo aspetto però si venne in so- spetto trattarsi, relativamente alle parti esterne, di quella specie di mostruosilà degli organi genitali maschili chia- mata Ipospadia , e particolarmente della forma che ne co- stituisce il terzo grado, in cui cioè esiste un vero pene, ma deformato, privo del canale dell'uretra, l'esterna aper- tura della quale , sotto forma di un foro rotondo , è col- locata al di sotto della radice del pene, ed a qualche di- stanza dalla medesima. Considerando però che le due pro- minenze integumentali collocate ai lati del pene imperfo- rato, non tanto perchè non contenevano i testicoli, quanto per la loro posizione non già pendenti al di sotto del cor- po, che emulava il pene, ma ai lati del medesimo, non si potevano paragonare ad uno scroto diviso in due distinte parti ; ma piuttosto avevano l' aspetto delle labbra maggiori muliebri; al riflettere che il foro rotondo dal quale veni- vano emesse le orine presentava un diametro maggiore di quello , che ha in istalo normale l' apertura esterna del- l' uretra ; dall' avere finalmente compreso che introdotto uno specillo entro al foro stesso si entrava ia un breve canale di un diametro maggiore di quello che offre il canale del- l'uretra, entrai in sospetto che non si trattasse già di ipospadia, ossia di organi appartenenti al sesso maschile, ma piuttosto di organi spettanti al sesso femmile modifi- cati nella loro esterna regione , e non esitai più a giudi- care femmina un siffatto individuo per cui al sacro fonte le venne imposto il nome di Claudia. Questa bambina, continua l'Accademico, era di già, quando la visitai la prima volta, in istato tale di salute e di emaciazione da dubitare di lunga esistenza. Morì di fatto dopo 40 giorni, ed ottenuto dai genitori di Lei il permesso di notomizzarla, premessa l'artificiale injezione dell'aorta discendente, onde poter meglio seguire l'andamento dei vasi nelle parti morbosamente conformate, e fatta levare DEL PROF. A. ALESSANDRINI 349 la forma in gesso delle parli genitali esterne dal valentissi- mo Modellatore anatomico di questa Università Sig. Giusep- pe Astorri, venni all'esame anche delle parti interne spet- tanti a questo apparecchio genitale cosi stranamente con- formato all'esterno. Aperto il bassoventre avverrossi appieno col fatto il parere da me emesso perchè esistevano, soltanto in modo particolare modificati, tutti gli organi muliebri interni: così per esempio le trombe Falloppiane, in un coi funicoli a foggia di legamenti pei quali le ovaje hanno rapporto d'unione col fondo dell'utero, erano stirate in un col pe- ritoneo per r apertura interna del corrispondente canale inguinale, a modo da rappresentare due sacchi erniari! di- stinti. E quantunque non si osservassero i legamenti ro- tondi ^ cionullameno sembrava che i legamenti stessi di- venuti più corti avessero stirati quei prolungamenti peri- toneali a fondo cieco chiamati i diverticoli di Nuck, ed in un con questi le trombe falloppiane. Siccome poi lo stato di 'Stiramento era più a sinistra che a destra, ecco perchè anche il fondo dell' utero si offriva al sinistro lato. Levate le parli genitali esterne ed interne in un colla vescica orinaria fuori di sito, e denudate per la massima parte del peritoneo, si scoprirono così due canali che andava- no a terminare uniti nell'unica esteriore apertura collocala al di sotto della prossima clitoride; uno dei quali canali, situato anteriormente , era l' uretra , il posteriore poi rap- presentava la vagina^ la quale pel tratto di circa un pollice offriva un diametro uguale a quello dell'uretra; poscia per altro tratto quasi uguale si allargava circa per tre quarti di più. Osservossi poscia continuo alla vagina un corpo ci- lindrico anteriormente, e posteriormente alquanto compres- so, il quale e per la forma, e pel rapporto che aveva col peritoneo si deve ritenere per l'utero, tanto più che dal di lui fondo sorgono due cordoni rotondi , le vere trombe Falloppiane, esse pure di struttura abnorme mancando 350 RENDICONTO ACCADEMICO dei padiglione , e del loro naturale canale. Le ovaje erano unite ai lati del fondo dell'utero mercè la slessa duplica- tura del peritoneo che abbracciava la tromba, ed avendone aperta una non apparve nel di lei interno veruna traccia delle vescichette di Graaf. Il taglio longitudinale di tutto il canale della vagina dimostrò poi e il punto preciso nel quale aprivasi in essa l'uretra, e dei rudimenti di membranelle esistenti presso l'estrema apertura della vagina stessa; i quali certamente rappresentavano e l' imene incompleto, e dei rudimenti di piccole labbra o ninfe, dimodoché si ebbe così la com- pleta dimostrazione che trattavasi realmente di un indivi- duo del sesso femminino, ma nel quale le parti genitali sì esterne che interne molto si allontanavano dalla loro na- turale struttura. Le cose esposte furono poi dall' Accademico colla mas- sima chiarezza dimostrate e mediante degli esattissimi di- segni^ e coir ostensione del modello in cera delle parti esterne , e della naturale preparazione di tutti gli organi interni. Anche l' Accademico pensionato Prof. Gio. Battista Co- melli legge in questa Sessione una sua Memoria nella quale tratta — Della necessità di ben definire mediante pratiche osservazioni il modo d' agire di certe sostanze me- dicinali, e riferisce infine dei casi di inveterate affezioni ve- neree guarite coli' idriodato di potassa , giusta il metodo del Ricord. — Non essendo ancora, per confessione dello stesso Ac- cademico, le osservazioni sue spettanti alla prima parte del titolo della Memoria^ né pel numero, né per la va- rietà pervenute a quel grado d' importanza che meritar possa veramente la confidenza del pratico, attenderemo per darne parte al pubblico che Egli, come lo promette, partecipi all'Accademia il risultato ultimo di queste sue interessan- DEI, PROF. A. ALESSANDRINI 361 tìssime osservazioni ed esperienze , ed ora diremo soltanto in succinto dei casi che riferisconsi alle guarigioni ope- rate dall' idriodato di potassa. Era già corsa la fama, dice l'Accademico, di alcune guarigioni assai rilevanti , e quasi portentose , ottenute dal Dottore Ricord nella sifilide mediante il induro di potas- sio, effetti eslesi ancora a molle forme di malattie reuma- tiche acute, quando si gridò altamente contro il pericolo di adoprare un siffatto rimedio alle dosi cui arrivarono e il lodato Ricord e parecchi altri medici , citandosi anzi a tal proposito dei casi in cui gli infermi giammai poterono to- lerare il Joduro anche a lievissime dosi. Ma non si tardò molto a scoprire la sorgente di così fatta quasi inconcepi- bile divergenza di opinioni: i fenomeni pericolosi annun- ziati da taluno dipendevano dalla presenza del jodio nello stato di purezza nella preparazione propinata come rime- dio, per cui, servendosi invece dell' idrojodato di potassa spoglio del tutto del jodio libero, le alte dosi non solo non arrecavano verun nocumento, ma anzi apportavano 1 mi- gliori vantaggi. Tentai quindi il primo esperimento sopra di un robusto giovine nel quale, a liberarlo dagli effetti di inveterata sifilide, erano tornati vani lutti gli ordinari tentativi dell'arte. Oltre i generali fierissimi dolori osteo- copi che di continuo lo tormentavano, era tale lo dimagri- mento, tanto gagliarda la tosse, ed ostinate le veglie, da metterlo quasi alla disperazione , e da predirne vicinissimo l'esito il più funesto. Prescrissi quindi con ogni sollecitu- dine 20 grani di joduro di potassio sciolto in cinque oncie di infusione di semi di anisi, a cui feci unire un'oncia di siropo concentralo di salsa parilla , e dieci dramme di siropo di papavero , da consumarsi a cucchiaiate den- tro le 24 ore. Tale presso a poco è anche la ricel- ta del Ricord, se si eccettui il siroppo d' opio, che tiene il luogo di quello del papavero. Passai dopo due gior- ni alla mezza dramma, e vedendolo tolerato e seguito da 352 RENDICONTO ACCADEMICO evidentissimo tniglioraraenio , non tardai ad arrivare alla dramma, senza che il mio cliente avesse a provare distur- bo veruno di stomaco, o qualche altro riflessibile accidenlej contento anzi del sempre crescente miglioramento, dopo avere continuato nell' uso del rimedio per tre intere setti- mane , volle imprudentemente lasciarlo , ritenendosi perfet- tamente guarito. Tornato alle consuetudini primiere, rino- varonsi , come lo dovevano, gli antichi morbosi fenomeni , non però tanto gagliardi ; ripreso di nuovo il metodo pre- scrittogli , e continuato per altri 30 giorni consecutivi tro- vossi in fine interamente guarito. Nello stesso tempo giaceva infermo nella mia Sala dello Spedai Maggiore, continua sempre l' Accademico , un giovine calzolaio di buon aspetto , e di eccellente costitu- zione, quivi accolto per doglie articolari lenti e croniche, residui di ripetute sifilidi, in altro Spedale a riprese tem- porariamente domate coli' ordinario trattamento curativo antisifilitico , ma che già da due mesi rinnovatesi infierivano più che mai. Sottoposto anche questo infermo all'accennato metodo del Ricord , le doglie si alleviarono , scomparve quasi del tutto anche un esantema , pure d'indole venerea, che rendeva la superficie del di lui corpo macchiata quasi a guisa di marmo a più colori. Ma impaziente di tornare agli usati stravizii , e contento dell' ottenuto miglioramen- to, volle a forza partire dallo Spedale, non permettendoci di vedere del tutto compiuto l'esperimento. Da queste due osservazioni ne risulterebbe un giudi- zio molto favorevole al metodo posto in pratica, e tutto il vantaggio attribuire si dovrebbe al joduro, giacché nel secondo esperimento non si unì alla pozione nemmeno il siropo di salsa paril la, rimedio che, come ognun sa, tanto decantasi nella cura della sifilide: ma a confermarmi vie più in questa idea, prosegue l'Accademico, mi proposi di esperimentarlo in quanti altri casi mi capitassero di osti- nate e ribelli aifezioni celtiche tanto difficili a vincersi fin DEL PROF. A. ALESSANURINI 3ò3 qui dai soliti praticali pericolosi trattamenti antivenerei ; e intanto volli pure studiarne la decantata efficacia nel- l'artrite, per cui in breve spazio di tempo lo posi in pra- tica, portando sempre il rimedio alle più forti dosi, in sei indivìdui di diverso sesso, età e costituzione, tre dei quali furono in breve guariti , in un quarto non si ottenne no- tabile alleviamento al male, e negli ultimi due la malattia raostrossi piuttosto ribelle, per cui rissanarono più lenta- mente, e fu d'uopo ricorrere nello stesso tempo ad altri compensi terapeutici, e singolarmente ai ripetuti salassi. Oltre i riferiti interessanti casi di malattie gravissime e ribelli trattate col joduro di potassio ad alle dosi impie- gato, viene il Comelli sul fine della sua Memoria a dire ancora di una ostinatissima paraplegia, e di una cefalea con esostosi al capo, che durava, ribelle ad ogni rimedio, da più di otto mesi , guarite mediante il deuto-cloruro di mercurio fatto passare nell'infermo mediante la Pila di Volta, metodo già suggerito ed esperiraenlato con allre so- stanze dai celebratissimi Cigna e Rossi di Torino. Quei mercuriali che in copia, e sotto diverse forme amministra- ti nei due casi surriferiti dipendenti da antica affezione si- filitica, erano del tutto riusciti vani ; applicati sotto la nuo- va forma , imbevendo cioè di una satura soluzione di deu- to-cloruro i dischi interposti alle coppie metalliche della Pila, produssero i più felici risultati e restituirono in bre- ve spazio di tempo alla più completa salute due individui, sul ristabilimento dei quali nulrivansi i più forti dubbi, veduta l' inutilità di tanti altri rimedj posti in pratica. N. AiNN. Se. Nati'r. Anno 5. Tom. 10. 23 354 RENDICONTO ACCADEMICO 23. Sessione. 18 Maggio 1843. In nome dell' Autore Prof. Cav. Giovanni Santini , Ac- cademico corrispondente, sono offerte in dono le seguenti sue Memorie. 1. Calcolo delle perturbazioni prodotte dall'azione di Giove e di Saturno negli elementi elitlici della Cometa detta di Biella. Venezia 1842 in quarto. Dal Tomo 1. delle Me- morie dell'I. R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. 2. Intorno al calcolo degli oculari per i cannocchiali astronomici. Venezia 1842 in quarto. Dalla stessa colle- zione. Dallo stesso Prof. Santini in nome dell'I. R. Accade- mia di Scienze , Lettere ed Arti di Padova viene diretta alla nostra Accademia la — Relazione delle Memorie lette in quell'Accademia negli anni 1840, e 1841, redatta dal Se- gretario perpetuo Dott, Andrea Conte Citadella Vigodarzere. Padova 1842 in ottavo. Da parte dell'Editore viene pure inviato in dono un esemplare del nuovo giornale intitolato Rivista Ligure, Anno I. fase. 1 e 2, stampato in Genova pei tipi del R. Istil. de' Sordo-Muti. Aprile 1843, in ottavo. Il Prof. Antonio Santagata , Accademico pensionato , legge una — Memoria intorno ad alcune particolarità osser- vate nelle ceneri dell' Olmo e del Pioppo. ~ Queste par- ticolarità si furono, che abbrucciando come di ordinario si fa nei nostri camini delle legna di olmo e di pioppo , queste lasciavano per residuo delle ceneri non omogenee^ come per consueto si osserva, ma di diverso colore e di diversa consistenza, essendo alcune polverulenti^ altre invece forte- mente agglutinale in forma di globuli. Impegnato l'Autore a rispondere alla quistione a lui fatta sulla cagione di que- ste differenze vi si accinse col mezzo di vari esperimenti DEL PROF. A. ALESSANDRINI 365 chimici immediali sulle ceneri slesse e sopra altre ricava- te nel debito modo da porzione del medesimo legno che avea date quelle ceneri ; ed in questa Memoria egli espone i suoi lavori e le deduzioni che ne ha tratte. Al quale ar- gomento egli si fa strada coli' annoverare rapidamente le opinioni degli antichi e de' moderni botanici e sperimen- tatori snl modo di nutrizione delle piante e sull' introdursi in esse piante delle inalerLe minerali che rimangono poi residue alla combustione e che producon le ceneri. La di- ferenza pertanto di composizione che mediante l'analisi è risultala fra le ceneri conglobate, le polverulenti e quelle traile dal legno presentato e da altro legno della medesima ([ualilà non riesci tale da far supporre nei componenti la causa di quel curioso fenomeno. Era dunque forse da ricercare nelle condizioni partico- lari nelle quali eransi trovate quelle ceneri, e difTatti osser- vando bene la superficie esteriore vedevasi attorno attor- no in molti punti qnasi vetrificala mentre poi nell'interno dei globuli apparivano legni di carbonizzazione tnttor su- sislente. Polverizzale inoltre quelle ceneri e sottoposte ad una forte torrefazione in crogiuolo di argento diminuivano di peso e dietro ancora i cimenti chimici si trovava che una porzione di materia vegetabile rimaneva ancora in i- stato forse di minuta carbonizzazione: e d'altra parte la superfice esteriore vetrificata e la quantità della potassa e della silice facevano conoscere avvenuta una composizione di queste due sostanze confermata ancora dall'analisi. Per le quali cose si argomentava che un forte calore avesse pro- dotto la vetrificazione esteriore di una massa di cenere nel mentre che non era ancora compiuta nel mezzo di que- sta massa la combustione del legno, il quale rimasto così racchiuso e so.ggetto ad un forte grado di calorico si ri- duceva in un carbone minuto bensì e poco visibile, ma più tenace mollo dell'ordinario, siccome è proprio del carbone assoggettato ad una forte temperatura. Il qual carbone in 356 RENDICONTO ACCADEMICO tale stato acquistando nell'interno dei globnli una dispo- sizione in certo modo reticolare sosteneva all' intorno la materia incenerila del vegetabile , la quale inoltre circondata dalla crosta esteriore che abbiamo dello, produceva appunto quei globuli. E così rispondeva l'Autore alla domanda a lui fatta del come quei globuli avessero principio , e le va- rietà di colore che si osservavano in|quelle ceneri le attri- buiva ad una varia disposizione molecolare delle medesi- me ceneri. Anche il Segretario perpetuo dell' Accademia Prof. Cav. Gio. Battista Magislrini legge la sua Memoria d' obbligo nella quale tiene discorso — Intorno al difficile problema della sìstemaT^ione idraulica delle tre Provincie di Bolo- gna, di Ferrara e di Ravenna — Di questo problema interessantissimo manca tuttora, dice T Accademico, una soluzione atta, se non a soddisfare invariabilmente a tutti i bisogni , che da tanto tempo la reclamano , a far cessare i più gravi, e più frequenti^ e tulli almeno ridurli entro limili tolerabili. Enumerate, descrille, e classificale le cause perturbatrici annue, e di lungo periodo, per le quali il presente sistema dei fiumi delle tre Provincie tiene sog^ getle le campagne coltivale, e le popolazioni al disastro delle innondazioni, e al dispendio frequente, insopportabile del chiu^ dimento delle rotte, il Prof. Magislrini espone un suo ragio- nato progetto di un canale di sicurezza comune lungo l' ar.. gine destro del Pò , e sinistro del Reno , e PrimarO;, desti-» nato a ricevere le acque di sormonto delle piene alterne dei due fiumi , e scaricarle per quello dei due capi nell' Adria- tico , or nella direzione di Primaro, or in entrambe le di- rezioni, secondochè la piena dell'uno, o dell'altro fiume è cagionata da burrasca del mare , o soltanto da esuberanza d'acque superiori. La quale diversione d' acqua puramente superficiale sul fianco delle arginature, che potrà ripetersi anche dal lato opposto dei due fiumi , preserva gli argini . DEL PROF. A. ALESSANDRINI 3o7 della principale ordinaria cagione di rovina, e le adiacen> ti campagne non rimangono più soggette che al versamento dell'eccesso della piena sopra la capacità dell'alveo dei due fiumi, versamento che il soggetto esterno canale rende innocuo, e può rendere anzi benetìco alla navigazione in- terna, e all'Agricoltura. 24. ed ultima Sessione ordinaria. 24 Maggio 1843. L' Accademico pensionalo Prof. Domenico Gualandi legge pel primo un suo lavoro nel quale si propone di continuare a narrare i falli più singolari di mentale alie- nazione da Lui osservati nello Stabilimento di S. Orsola, facendo seguilo così a parecchie altre Memorie sullo slesso soggetto comunicale all' Accademia negli anni andati. Trat- tasi di certo Luigi Donini bolognese d'anni 30 copista da musica, accolto nel Manicomio di S. Orsola li IO Gennajo 1828 affetto da 3Ionomania Morìa di Sauvages. D'abito scrofoloso , proveniente da parenti inquinati da morbo cel- tico , ebbe a soffrire fin dall' infanzia diverse forme di mali e singolarmente delle ostinate oflalmili che gli avevano in- debolita in singoiar modo la vista. Trovavasi ricoverato per malattia nello Spedai Maggiore quando suU' incominciare del 1828 diede i primi indizi di pazzia credendosi un uo- mo singolare, e destinalo ad operare grandi imprese. Ca- duto anche in questo slato di demenza ricordava e narrava esattamente tulle le cose accadutegli ed i mali sofferti fino al 30 anno|j ma pervenuto co' suoi racconti a quest'epoca parlava come uomo del tutto fuor di senno ed in confor- mità della qualità del delirio da cui era travagliato. Nel lungo spazio di tempo trascorso dalla sua accettazione nel- lo Spedale all'epoca della morte avvenuta li 25 Settembre del 1842 mai diede indizio di cessare dal suo delirio , tor" 358 RENDICONTO ACCADEMICO narono vani tulli i lenlalivi di cura diretti e a sanare la mente, ed a correggere il di lui fisico, massime della in- veterala affezione scrofolosa. Neil' nllinio periodo di sua vita fu preso da paraplegia , da abscessi profondi ed esul- cerazioni in diverse parti del corpo che lo condussero in- fine a perire di marasmo. Praticata la sezione del cadavere 24 ore dopo accadu- ta la morte si è trovato injettalissimo il cervello in tutta la sua superficie e specialmente nel sistema venoso, di guisa che nei grossi rami comunicanti col seno longitudi- nale superiore esistevano grumi di sangue abbastanza den- si da potere essere estratti sotto forma di concrezioni po- lipiformi cilindriche. Tutta la sostanza del viscere era di color più fosco, e di consistenza maggiore del naturale- Concrezioni polipiformi esistevano pur anche nei princi- pali tronchi arteriosi provenienti dalle carotidi interne, cioè la callosa , la silviana e la retrograda. La massa cerebrale era poco sviluppala corrispondentemente ai lobi anteriori e medii^ ma invece il cervelletto offriva dimensioni nota- bilissime, il che si troverebbe, secondo l'opinione di alcu- ni recenti fisiologi , in accordo colla tendenza che ha sem- pre mostrato questo soggetto anche nel suo delirio ai pia- ceri sensuali tentando, quando non poteva altrimenti, di soddisfarli col darsi in preda al più brutale onanismo. La consistenza che appariva nella sostanza superficiale del cervello era propria aftcora della più profonda, come lo manifestarono le sezioni praticate in tutte le direzioni onde esaminare lo stalo anche delle interne parti di quest'or- gano. Una singolare anomalia apparve altresì nel destro nervo ottico, nel centro del quale esisteva una piccola ca- vità tubiforme, del tutto vuota, a pareli levigalissime, e che si estendeva per lutto quel tratto del nervo che pog- gia sulla gamba del cervello, arrestandosi alla disianza di cinque millimetri dall' aja quadrala. Nella dura madre, corrispondenleraente al centro del sello falcalo , esisteva una DEL PROF. A. ALESSA^DRINI 351) piccola lamina ossea- Anche la midolla spinale mostrava il sistema sanguifero injettalo in quella proporzione stessa che si è notala nel cervello , invece la di lei sostanza era per tutta la sua estensione più molle del solito. Ili quel tratto poi che scorre dal secondo dei nervi dorsali fin sotto r inserzione del quarto e quindi per 1' estensione di ben due pollici, offeriva un notevolissimo ramraolimenlo, o meglio scomponimento, che la sezione trasversale del funi- colo midollare dimostrò interessare tutta intera la sostanza dell'organo. Corrispondentemente al luogo della descritta lesione del midollo esisteva pure nel dorso un tuoior cistico del genere degli alterromi , il quale essendosi approfondato verso la spina si univa ad una carie molto estesa della se- conda e terza vertebra dorsale, carie che internandosi nella regione laterale sinistra delle due nominate vertebre , ne aveva scomposti i processi trasversi , le coste corrispondenti , la regione anulare, ed una parte persino del loro corpo, di guisa che la dura madre pel notabile tratto indicato trovavasi a contatto e colle ossa cariate ^ e colla cisti del nominato tumore. I visceri delle altre due cavità non mo- strarono alterazioni meritevoli di rimarco. In ultimo pjssa l'Accademico a descrivere estesamente la conformazione esteriore del cranio, e mediante una fi- gura , che rappresenta la sezione verticale del medesimo nella direzione della sua lunghezza fa vedere quali fossero le parti dell'organo le più sviluppate e preponderanti , onde trarne argomento per spiegare la forma costante del delirio che per tanti anni afflisse questo infelice. Anche l'Accademico Prof. Luigi Calori legge in que- sta sessione una sua Memoria — Sul troncamento del fu- nicolo ombelicale del feto umano ancor vivente entro V n- tero , e sulle cause che possono produrlo — . Dimostra da principio l'Autore con sode ragioni la erroneità dell' opi- 360 RENDICONTO ACCADEMICO nione emessa dal Bmdach onde spiegare questa singolare anomalia^ che cioè ridurre si possa la medesima ad un arresto di sviluppo dello stesso funicolo, i vasi del qua- le vegetando dall' addome dell' embrione per dirigersi a formare la placenta, d'improvviso s'arrestino prima di essersi messi in relazione cogli inviluppi onde ottenere così dalla madre l'opportuno alimento , terminando liberi ;, e con cieca estremità, entro il sacco stesso dell' amnio, ne crede che a far crescere a mole notabile il feto bastar possano 0 i materiali contenuti nell'ovulo, o quelli della vescichet- ta ombelicale , od il liquore dell' amnio , come pure vor- rebbe l'Alemanno fisiologo. Questi casi suppongono non v' ha dubbio, sostiene l'Accademico,, che la placenta già esistesse, e che un tempo il funicolo con essa si conti- nuasse e comunicasse; suppongono una scomparsa, se non forse una trasformazione di quella in altra sostanza per effetto di malattia, e vogliono essere registrati fra le alte- razioni patologiche: non sono un diffetlo di primitiva for- mazione, ma un effetto di diformazione ^ di disfacimento. A conforto della quale sentenza adduce Egli la seguente os- servazione : Certa Maria Tassinari di S. Benedetto di piano , sposa di 25 anni e madre di due figli, dopo avere sofferto sul principio della sua terza gravidanza, che fu nell'Ottobre 1841 , di febbri periodiche intermittenti ostinatissime, fu colla a' primi d'Aprile del seguente anno 1842 da una resipola alla faccia, a debellare la quale fu bisogno di un trattamento antiflogistico piuttosto energico. Sul finire della malattia partorì felicemente un mostro anencefalico nel quale l'egregio Sig. Dott. Merighi^ che lo raccolse e lo diresse all' Autore colle opportune note relative alle cose precedute, osservò pure che nato morto il mostro non era stato d' uopo di tagliare il cordone ombelicale, che si vide già troncato da sé entro l'utero e da qualche tempo per essere del tutto impervio : diffatti altra piccola porzione di DEL PROF. A. ALESSANDRINI 361 esso funicolo, essa pure impervia nella estremità, fu poi tro- vata aderente alla placenta emessa poco dopo dalla parto- riente. Pervenuto il feto mostruoso nelle mani dell' Acca- demico assicurossi , mediante la injezione dei vasi, che erano le arterie completamente ostruite nell'estremità; tron- cata la vena mostrava nella estremità un esilissimo forel- lino, ma per notabile tratto del suo andamento nel cor- done era resa impervia da denso coagulo sanguigno: se- guendoli poi neir addome del feto trovoUi in parte diversi da quello che sogliono essere nella naturale condizione delle parti , varietà che descrive e rappresenta esattamente con apposite figure. Questo fatto dimostra adunque evi- dentemente che per un tempo vi fu comunicazione tra feto e placenta, il che doveva pur essere, mentre mancando per arresto di sviluppo e la placenta e il funicolo, come qualche volta avviene, l'embrione poco cresce, muore sol- lecitamente, uè può al certo arrivare , come in questo caso, allo stato di feto sufficientemente sviluppato. Ma , chiede a se s.'esso in fine l'Accademico, da quanto tempo prima della nascita del mostro si effettuò il troncamento del cor- done ombelicale? Quali furono le cause che lo produsse- ro? Come potè il feto sopravvivere non più comunicando colla placenta e coli' utero? A queste difficilissime quistioni cerca l'Autore di rispondere dimostrando con forti argo- menti, e colla scorta dell'esame dello stesso pezzo patolo- gico , che non poteva essere molto antica la lacerazione del cordone; che molte osservazioni ed esperimenti praticati e riferiti da autori gravissimi dimostrano potere il feto so- pravvivere per notabile spazio di tempo, tolta qualunque comunicazione cogli inviluppi e colla madre, e morto an- cora preservarsi per lunghissimo tempo illeso dalla pu- trefazione. Finalmente per quel che riguarda la causa pro- dutrice della lacerazione, dopo aver posto mente a diverse ipolesi più 0 meno probabili si arresta in quella che Io attribuisce alla brevità dello slesso cordone, ed all' esistenza 362 RENDICONTO ACCADEMICO di briglie le quali partendo dal feto , giacché una realmen- te ne esisteva, non che dalla faccia interna dell' amnio, strozzassero e quasi allacciassero il cordone stesso, il quale esulceratosi poteva poi con tutta facilità nei movimenti un po' violenti del feto del tutto troncarsi. A sostegno della quale probabile ipotesi riferisce l' Autore il caso di un em- brione di tre mesi, che pure delinea in apposita figura, nel quale alla brevità del cordone associavansi sei contor- sioni del medesimo, ed una strozzatura operala da forti briglie parecchie delle quali aderenti agli integumenti del feto , ed altre alla faccia interna dell' amnio , avrebbero cer- tamente prodotto anche in questo caso l'effetto della lace- razione del funicolo, se non fosse accaduto l'aborto in- nanzichè 1' embrione fosse passato allo stato di feto e fos- sero incominciati i movimenti del feto stesso, i quali avreb- bero con tanta maggiore facilità occasionata una tale rot- tura. Per ultimo in assenza dell'Autore,!' Accademico Doti. Ulisse Breventani legge uno scritto — Sulla amputazione della gamba al ter^o inferiore e sopra un apparecchio semplice e poco costoso col quale far camminare quelli che la subirono. — Questo è il titolo della Dissertazione che r Accademico pensionato Prof Cav. Paolo Baroni ha mandato all' Accademia siccome gli era d' obbligo nel corrente anno. Mostra in questa sua lucubrazione le ragioni ed i fatti che avvalorano 1' opinione di coloro che anche nell'amputazione della gamba credono di do- ver seguire il precetto generale di star lontano dal tron- co più che sia possibile, e per ciò di fare 1' amputa- zione anche al terzo inferiore; e mostra sia mal fon- dato il comune pensamento de' Chirurghi di dovere in tutti i casi amputare la gamba cinque dita trasverse sotto il ginocchio in qualsiasi parte del piede e della gamba ri- siegga il male per cui si decide dell'operazione. Esamina DEL PROF. A. ALESSANDRINI 363 poscia un passo di Par?t), il quale sembra abbia fallo in- clinare i Cliirnrghi in qiieslo pensamenlo, ove il dello ce- lebre Autore avverte alcune circostanze non ben calcolale dai Chirurglii che gli succedettero, e cioè: che gli ampu- tati al terzo inferiore della gamba si facevano camminare con uno stivalello mal fatto al quale dovevasi lo stiramento della cicatrice e l'ulcerazione del moncone, e quindi la necessità di stare in letto per guarirne; ovvero, facendo- gli far uso di una delle gambe di legno ordinarie, ed il moncone essendo lungo, urtavano contro i corpi presso i quali passavano. I quali inconvenienti dovevano, dice giu- stamente il Baroni , attribuirsi ai mezzi de' quali si ser- vivano per far camminare i malati e non al metodo di amputare, il quale non potevasi non riconoscerlo il mi- gliore e certamente il meno pericoloso. Indica quindi il Baroni come si siano falli diversi ten- tativi poco fruttuosi e dai Francesi ed eziandio dagli Ita- liani onde distogliere i Chirurghi dall' uso inveteralo di amputare la gamba in tutti i casi al terzo superiore, detto luogo di elezione; e a ciò pare non abbia potuto contri- buire né manco il favorevole rapporto fatto , non ha guari, dal Velpeau e adottalo dall'Accademia R. di Medicina di Parigi sulle proposizioni di Arnal e Marlin , i quali par- teggiavano per r amputazione alla parte inferiore della gamba, e proponevano l'uso di una gamba artificiale da loro inventata. — E siccome il rapporto del Velpeau non è abbastanza conosciuto ed il pratico esercizio ha fornito al Baroni de' falli i quali potrebbero servire a convalidare alcune proposizioni che trovansi nelle conchiusioni di detto rapporto, e a togliere incertezze che in altre si rinvengo- no, crede bene il nostro Accademico fissare l'attenzione de' Colleghi sulle delle conchiusioni e sopra i fatti da lui osservali. Le Conchiusioni sono le seguenti: 1." w Che l'amputazione della gamba al terzo infe- 364 RENDICONTO ACCADEMICO riore è notabilmente meno pericolosa che l' amputazione al luogo di elezione. )> 2." » Che con questa amputazione è possibile di pro- curare all'infermo dei mezzi di protesi, che conservino le funzioni del ginocchio , e tolgano quasi completamente l'ap- parenza della deformità. » 3.° j) Che la gamba artifiziale la quale meglio soddisfa fino ad ora a tutte le indicazioni in tal casone quella im- maginata e fabbricata dal Sig. F. Martin, w 4.*^ » Che con questa gamba le persone che abitano le grandi città e che vivono nell'agiatezza, e non sono costrette a faticare, potranno darsi a tutte le occupazioni relative ai bisogni ordinari della vita sociale. » 5.'^ » Che per gli operai ai quali incombono lavori penosi , i paesani , gli abitanti di campagna in generale , per i poveri principalmente , e per tutte le persone che non sono a portata di ricorrere ad un buon meccanico è ancora dubbio, se l'amputazione sopra-raaleolare debba essere preferita all'amputazione al luogo di elezione. » 6.° M Che trovare un meccanismo sensibilmente meno complicato , d' un prezzo minore , e che potesse essere fab- bricato da per tutto sarebbe render un vero servigio all' U- manità. » I fatti osservati dal Baroni relativi a quanto abbiam detto così li compendieremo. Gli si presentò il primo, sono più di due luslrij nello Spedale Provinciale e Ricovero di Bologna in un ragazzo di 16 in 16 anni il quale amputò al terzo inferiore della gamba , usando il processo consiglialo dal Prof. Salerai , cioè facendo un lembo posteriore che assottigliò alquanto, per cui la cicatrice non si fa al centro del moncone, ma bensì, alla parte anteriore, ed usò per quanto si ricorda la sutura interrotta. Ottenuta la guarigione abbisognava ado- perare la solita gamba di legno sulla quale poggia il gi- nocchio piegato , oppure soslituirvene una che potesse sup- DEL PROF. A- ALESSANDKINI 365 plirvi sostenendo il peso del corpo caninoinando e lascian- do libero il moto del ginocchio, servendo anzi co' suoi movimenti alla progressione. — L' apparecchio proposto dal Salemi gli sembrò non convenire nel presente caso e pel suo costo e perchè anche a parer suo faceva sostenere parte del peso del corpo al moncone^ ossia alla cicatrice. Egli è per ciò che il Baroni fece costruire un cono di le- gno a pareti molto sottili;, e tutto cavo internamente, tron- calo superiormente, tagliato a modo da adattarsi alla gam- ba poco sotto il capo della fibola ; troncato pure inferior- mente e congiunto ad un bastone simile affatto a quello col quale terminano le gambe di legno ordinarie. Alla parte superiore un cuscinetto imbottito di crine che girava attorno all' interno del cono troncato e lo sorpassava di poche linee servì a rendere meno aspro il contatto di qu£- sto strumento colla gamba ^ ed a difendere le protuberan- ze di questa che dovevano appoggiare su quello. Al lato esterno questo strumento si prolungava con una stretta ap- pendice fin sopra il ginocchio, ad essa era fissato un laccio che passando all' intorno della coscia serviva a ritenerlo in sito senza impedire che seguisse i movimenti del ginocchio- Dopo pochi minuti che questo apparecchio erasi applicato, questo ragazzo correva per le sale con molta franchezza e velocità, e continuò a servirsene colla maggior facilità e non mostrando che gli cagionasse il più piccolo incomodo pei varii giorni nei quali si trattenne nell' Ospedale dopo la guarigione. Un altro caso si presentò al Baroni, nove anni circa or sono^ in un giovane di circa 25 anni. In questo fu da lui fatta l'amputazione poco sopra i malleoli ed usò del metodo circolare disseccando però gl'integumenti onde ave- re migliore cicatrice. Avea questo giovine interesse di na- scondere la deformila che per ciò era nata, e non si pot^ usare il nuovo artificio su indicato, ma procuratagli una gamba arlifizìale di apparenza naturale potè tornare alla sua 366 RENDICONTO ACCADEMICO professione di caffettiere e slare in piedi gran parte della giornata camminando senza che si accorgesse della muti- lazione sofferta. Avvenne che pel lungo uso guastatasi la prima gamba artiftziale poggiò sul moncone e la cicatrice si lacerò. Nonostante continuò nel faticoso suo mestiere , ed il Baroni avendolo riveduto alcuni anni dopo mentre si serviva di altra macchina alquanto rozza ma più solida della prima, camminava ancora in modo da nascondere, se non compiutamente , al certo in modo da non essere facil- mente conosciuto il suo difetto. Riferiti i quali fatti prende ad esame le su riportate conchiusioni del Velpeau. E qui convenendo più o meno nelle prime quattro; rispetto alla quinta che, cioè, l'am- putazione al terzo inferiore o sopra-malleolare sia ancora dubbioso che debba preferirsi all'amputazione nel luogo di elezione per gli operai a' quali incombono lavori peno- si , pe' paesani ec. , dice il Baroni di non poter convenire, perocché l' apparecchio che fu da lui applicato al suo pri- mo operato gli pare che anche i poveri , anche quelli che abitano in campagna e lontani da buoni meccanici posso- no farne uso: giacché esso (sono sue parole), » non è molto più costoso di una delle gambe di legno sulla quale si poggia il ginocchio piegato, non è diffìcile a costruirsi, non risultando che di una serie di pezzi di legno di noce assieme uniti con colla e mantenuti in sito all' estremità da due sottili cerchi di ferro, o da due forti legature di spago ; né vi ha pericolo che si guasti o scomponga , od abbisogni 1' opera di abile meccanico per accomodarlo , né porta incomodo come ho veduto non solo in quel ragazzo, ma in altri casi in cui applicai quest'apparecchio dopo l'amputazione di coscie(e ciò serve a conferma dell' uti* lità del detto semplice apparecchio e a dimostrazione come sia di più eslesa applicazione); parendomi (siccome il fatto jni dimostrò poi) che valesse assai meglio far camminare, gì' infermi senza togliere loro l' articolazione del femore I DEL PROi'- A. ALESSANDRINI 367 col bacino, come si pratica coli' ordinaria gamba di legno. Una donna e due ragazzi si servono di questo cono nel quale introducono il moncone delle coscie e poggiano l' i- scbio sopra di esso munito di cuscino senza che rechi loro incomodo o dolore; e camminando assai meglio che colla gamba di legno ordinaria su cui poggia la coscia piegata. » Rispetto alla sesta conchiusione per ultimo — Che cioè )) sarebbe rendere un vero servigio all' Umanità il tro- vare un meccanismo sensibilmente meno complicato, di un prezzo minore , e che potesse essere fabbricato da per tutto pare giustamente al Baroni che a ciò si sia soddisfatto col meccanismo adottato nel suo primo operato: né si aumen- terebbe molto di costo, né si allontanerebbe dalla sempli- cità, se volendo come nella gamba del Martin far sostenere il peso del corpo in parte o in totalità all'ischio si pro- lungasse, 0 al lato interno, o ad ambedue i lati un'asta, 0 di legno , o di metallo , che articolandosi a cerniera a livello dell'articolazione del ginocchio coll'apparecchio de- scritto si esle.idesse sino all' ischio ove un cerchio di legno munito di una viera di metallo o legato con spago e mu- nito di cuscinetto servisse a farvi poggiare l'ischio come negli amputati alle coscie. u Se dunque i fatti provano, così termina il nostro Accademico, il tutto in breve riassumendo, che l'amputazione al terzo inferiore è meno pericolosa, meno dolorosa, di più pronta guarigione; se gl'infermi possono dopo questa meglio nascondere con gamba artifi- ziale la loro deformila e camminare assai meglio che gli amputati al terzo superiore; se chi non ha mezzi di pro- curarsi la gamba di Martin od altra simile, può cammina- re bene coli' apparecchio da me proposto, il quale, se non m' inganno , presenta e grandissima semplicità e poco co- sto e facilità di essere costruito da per tutto ed è difficilissi- mo che si guasti , come avviene delle macchine complica- te , e con ciò si tolgono le obbiezioni fatte dai Chirurghi a (iiiesto metodo per le persone povere ed abitanti lontano 368 RENDICONTO ACCADEMICO da abili meccanici; e se di tali vantaggi meco converrete Accademici Prestantissimi, io credo che, conosciuti questi argomenti e convalidati dalla vostra autorità, vorranno i Chirurghi seguire anche per l'amputazione della gamba il precetto generale di amputare lungi dal tronco più che sia possibile ed esporranno con ciò i malati a minori pe- ricoli , quindi un numero maggiore ne sarà salvato ; col vantaggio altresì di avere l'arto mutilato più utile agli usi della vita, di quello che avrebbero avuto, se si fosse se- guita la pratica ancora in uso generalmente » . syas^^a (^^©(aSJ® 3^2(2223 SUL DISTRETTO PESARESE DEL SIC. PROF. coiVTE cmsEPPE hiamijlIii delIìA rovere Jr ino dall'anno 1502. CammiJIo Leonardi Pesarese gran medico e filosofo delT eia sua aperse qui lo studio de' mi- nerali nel suo Speailiim Lapidum, ulliraaraente rararaen- lato con molta lode dall'Egregio Prof. Libri nella storia delle matematiche in Italia. Venne quindi alla luce(1774) l'opera di G io. Battista Passeri jfona dei fossili dell'agro pesarese dai dotti assai conosciuta; ma di una epoca ancor lontana dai progressi, e dalle nozioni geognostiche dell'età presente. Poscia parlarono sui prodotti del territorio di Pesaro li signori Professori Brignole e Bodei alami cenni sulle produzioni naturali del Dipartimento del Metauro anno 1813; ma il fecero per incidenza e direi quasi alla sfuggita; ne parlò altresì, ma non di proposito, il cele- bre Brocchi nel catalogo ragionato di una raccolta di roccie 1817. Dicevano que' primi alla pagina sedicesima: a Candellara castello del Pesarese e alla così detta punta degli schiavi nella catena di colline di alluvione che lun- go il mare si estendono da Pesaro alla Cattolica trovansi due sorta di grès terziario, il primo a cemento argilloso, ed il secondo a cemento calcare, e vengono entrambi impie- gati negli edificj. Le colline poi (pag. 17) denominate di Sòria non lungi da Pesaro sono quasi interamente formate di calce solfatica compatta, della specolare o selenite e della fibrosa. Nelle fenditure degli strati di queste sostanze N. Ann. Se, Natir. Anno 5. Tom. 10. 24 370 VEDUTE GEOGNOSTICHE abbiamo rinvenuta una piccola qiianlilà di petrolio e del muriato di Soda, o sai gemma in islato di fioritura e in mezzo vi stanno i filoni di carbon fossile che ne suppe- ditano tanto la varietà sfogliata che la compatta. Il monte Accio e il monte Ardizio che sono le due colline fra le quali giace la città di Pesaro , sono pieni zeppi di una marma bianchissima friabile , in cui predomina la calce di circa due terzi, atta a molli usi economici singolarmente per migliorare e correggere le terre soverchiamente argil- lose. — Ed alle pagine 19 e 22 accennano l' arena terebran- te ed il fungites isauricus, una propria del lido verso la cattolica, l'altro del letto dell'Isauro; ambidue già descritti ed illustrati dal Passeri. Il Brocchi nel suo catalogo ( pag. 308 e 309) descrive l'arenaria bigia composta di grani di quarzo e di squam- mette di mica argentina, sparsa di piccoli punti neri della punta degli schiavi identica a quella di Cingoli ; descrive le due varietà della medesima; il gesso di colore bigio simile nella frattura alla volpinìte ed in mezzo alla marna bigia, la stessa marna con ischeletri di pesci e fiUiti ; il ferro argilloso sotto forma di grossa etite nel sabbione cal- careo del monte Ardizj ; e finalmente l'arena giallognola- calcare-silicea con isquammetle di mica dei M nte Luro. Tralascio di notare con Lui e le scorie trasportate dal ma- re, e la lava di Firenzuola e le arene terebranti o bianca- stre del lido , sendo le prime assolutamente erratiche e le seconde bastevolmente conosciute. Piacque infine al Sig. Vito Procaccini Ricci di rammen- tare , ( osservazioni sulle gessaje del territorio senigalliese Roma 1828), e la suddetta arena terebrante, e le filliti Monte Accio, e l'arenaria di quel luogo: piacquegli di riandare, (esercitazioni dell' Accademia Agraria Pesarese Anno ir. Sem. II. 1834) le particolarità di Monte Luro; ed oltre la descrizione della mica giallastra, del macigno (50* petrefatti marini, e di qualche pezzo porfiroidicQ I SUL DISTRETTO PESARESE 371 arrotolato^ cose già viste e raccontate dal Passeri , nessuna altra riferì da interessare le geognostiche ricerche dei dotti naturalisti. Né io potrò veramente registrare molle sco- perte 0 d'assai peregrine: gioverammi sibbene il ragionare sui caratteri, le giaciture, le circostanze geologiche dei terreni e dei fossili in loro racchiusi: descriverò minuta- mente quello che a tutt'oggi si è rinvenuto di più rimar- chevole nel distretto. E vorrei pure in tal guisa seguitare l'esempio degli altri cultori delle scienze naturali, che sludiansi a tutt'uorao di far noti i prodotti mineralogici del proprio paese non solo , ma di tessere insieme quella geognostica topografia Italiana che il mondo scientifico in- voca^ e che noi tutti dobbiamo con ogni studio allestire. Assumo dunque per base del mio lavoro la carta geo- metrica e grafica del distretto: osservo la postura della Città lungo il lido adriatico con due colH uno a diritta e l'altro a sinistra di lei, cioè V Ardipo e V Accio: veggo sul di dietro una valle angusta detta della Foglia o dd- Y Isauro fiume per nostra ignavia tortuoso e padrone dei più fertili campi , fiume che presso a poco divide in due porzioni uguali tutto quanto il piano sottoposto: miro due catene di colline quasi messe in cerchio, 1' una più bassa e bene ricoperta di vegetazione, facile all'accesso, di forme rotondate, l'altra più alta, a luogo a luogo iste- rilita, con creste più culminanti e meno discordi da quella del non lontano appennino. Per la qual cosa delineando una estensione rimpetto al mare di circa un miglio e un quarto fra i primi gradi dell' Ardizio e quelli dell'Accio, con due serie circolari di colline una che cammina dal Sejore all' ^r:{illa per Novillara , Mombaroccio , Monte Gaudio, Montelevecchie, e risalendo al Tavullo va alla Tomba, Monte Luro, le Gabiccie, Castel di Mezzo, Fi- renzuola; l'altra a lei sottostante che abbraccia Culibano, Candellara, Monte l'Abbate, Ginestreto, S- Angelo, Mon- tecchio. Pozzo, S. Germano, S. Colomba, l'Imperiale, 372 VEDUTE GEOGNOSTICHE Caprile: racchiudendo in questo circo naturale un piano non più esteso di quattordici mila tavole nella totale sua superficie, quasi sempre interrotto dal fiume Isauro, avrò pienamente stabilita la forma o la costituzione geografica del Distretto Pesarese. E toccando in sulle prime di codesta doppia serie di colli che a guisa di anfiteatro si mostrano, vogliamo for- se asserire la più gran parte di loro appartenere alla for- mazione quaternaria di alcuni autori ; o piuliosto ai grup- pi detti pliocenico vecchio e nuovo dal Lyell? Quivi in- fatto si hanno le sabbie micacee a grana fina , bianchiccie, superiormente cariche di ossido ferroso; quivi si veggono a luogo a luogo le argille plastiche, e fra quelle i ciot- toli calcari misti a sabbie siliciose; quivi ritrovansi le mar- ne con entro il gesso amorfo o quello cristallizzalo; e qui- vi il grès 0 l'arenaria tanto calcare quanto quarzosa; tut- to questo per il gruppo antico. Per rispetto al pliocene moderno, abbiamo pure i terreni tritonici o marini che contengono le marne dette generalmente subappennine , e sono divise nel sistema inferiore, a strali, con la parte più 0 meno*dnra, racchiudenti molle conchiglie fossili, o no- doli di lignite, intercalate agli strati del gesso; e nel si- stema superiore con ciottoli arrotolati e strati di sabbia giallastra unita all'argilla o racchiudente i massi di grès calcarifero. Non può d'altronde negarsi in alcune colline la esistenza dei terreni di trasporto, divisi in due depo- siti, l'antico, di ciottoli arrotolati simile a quello della vallata della Senna , ovvero che in una spessezza di 2 a 8 metri contiene sabbia, breccia, ciottoli più o meno volu- minosi ed appartenenti a diverse roccie primigenie, cioè granili, gneiss, sieniti, porfidi, calcari primitive; quali esistono entro ai monti veronesi e comaschi. E qui alla ve- ce degli avanzi organici di quadrupedi non più viventi nelle nostre contrade, troviamo esseri marini o conchiglie pon più viventi nel sottoposto adriatico. Passando al secondo SUL DISTRETTO PESARESE 373 deposito , ossia al moderno , vediamo in alcune delle nostre superiori colline la massa delle sabbie unita agli strali argillosi racchiudenti molta quantità di ghiaja, e sormontata qualche volta da una marna gialla assai com- patta che porta conchiglie terrestri o fluviali , ovvero sem- plici grup|)i di conchiglie marine identiche in tutto a quel- le che oggi vivono nel nostro mare. Finalmente al plioce- ne moderno sembrano appartenere e il così detto Monte Accio e il Monte Ardizio, come si rileva dalla loro costi- tuzione e dai prodotti che somministrano: riconosciamo insomma nelle colline del Pesarese i due terreni terT^iario e di antico trasporto. Dappoiché non sono esse formate di materie provenienti direttamente o indirettamente dalla distruzione delie rocce preesistenti, e gli strati di marna, di sabbia non sono quasi sempre interrotti da qualche ban- co di arenaria , o da qualche vena di materia carbonosa e di gesso, senza altre sostanze metalliche fuori che l' ocre o gli ossidi ferrosi in alcune rare località? E pel terreno di antico trasporto, non abbiamo forse in più siti i ciottoli calcari e quelli di rocce primitive, quali mostrano di es- sere stati ricoperti da una gran massa d'acqua, mare o lago che si fosse ; non abbiamo i detriti della valle tutti di sabbia e di argilla provenienti (come da per tutto) dal disfacimento delle antiche rocce specialmente quarzose, e dalle sostanze in istato di decomposizione, come feldispa- ti, miche, scisti ecc. le quali ridotte a molecole terrose fecero in quelle remote epoche una pasta coli' acqua, e dal- l'acqua ivi accumulata si deposero ? Non abbiamo fra i ter- reni di trasporto , il tofo calcare , e il ferro idrato , e le miche a riprese, e i legni o le ligniti in più luoghi? Né io so vedere in questa nostra geognosia tanta rassomiglian- za, quanta altri immaginò, coi terreni dei contorni di Pa- rigi ; dove sono formazioni speciali e diverse affatto ; come sarebbe la calcare a ceriti , la siliciosa , la creta nella par- te inferiore , e i depositi di acqua dolce interposti a quelli 374 VEDUTE GEOGNOSTIGHE di provenienza marina. E noi non abbiamo in verun luo- go la calcare così detta appennina che l'illustre Brocchi paragonava a quella dì alcune montagne alpine circondan- ti la pianura di Lombardia lungo i terrilorj di Como, di Bergamo, Brescia e Verona; né traccia alcuna scuoprim- mo di quella serpentina che lo stesso Brocchi presumeva costituire la base nascosta degli Appennini, e sulla quale volea sapere con sicurezza se innoltrandosi più verso il sud si rinvenisse o nò nei dipartimenti del Musone e del Tron- to. Sono però qui li depositi di sabbia calcarea e di mar- na bigia 0 turchina, i quali (al dire del Brocchi) costi- tuiscono la maggior parte del suolo subappennino, e for- marlo quei sedimenti delV antico mare come pure i mon- ticelli che sì stendono lungo i dipartimenti del Reno , del Rubicone, del Musone, del Tronto pag. 63 della conchi- gliologia fossile subapenninà). Qui è quella marna argillo- sa 0 terra di colore grigio chiaro o piombino carico che trae all'azzurrigno, segnatamente quando sia inumidita e qualora abbondi di allumina , stemperandola nell' acqua rie- sce duttile e tenue come l' argilla ordinaria ; (1) qui è la se- lenite, ed in lei lo zolfo bastantemente puro, a noccioli e di color citrino: qui sorgenti salse (2): qui le etiti ;, e l' a- rena giallognola calcare che deve risguardarsi come Z'mZ^ì- mo sedimento del mare e che generalmente sovrasta alla predetta marna grigia (3). Codesta arena anche qui talvol- ta contiene squammette di mica argentina e quantità di gra- ni silicei; tal' altra è affatto silicea, benché mostri la stes- sa tinta giallognola proveniente da un miscuglio di fer- ro (4). Quella che il Brocchi disse formare la massa prin- cipale del suolo tra Macerata ed Ancona si ripete qui as- sai volte; e in lei si contengono (a Monte Luro) le valve (1) Brocclii loc. cit. pag. 75. (2) A Montecchio. (3) Brocchi p. 75, (4) Brocchi p. id. SUL DISTRETTO PESARESE 375 dei pettini marini egregiamente conservale (1). Qui sono le tracce di quell'ultimo abbassamento del mare avvenuto a diversi intervalli e con successive irruzioni (2) ; qui 1' uni- formità di livello, già notata dal Targioni in Toscana , fra le sommità dei colli marnosi e dei tufacei; qui frammisti alla marna gli strati di salda pietra che hanno la direzio- ne e r inclinazione medesima degli strati marnosi , coi qua- li furono congiuntamente depositati; e vale a dire l'are- naria composta di fini grani quarzosi e di squammette di mica argentina, impastati in un cemento calcareo-argillo- so ; arenaria che ha conformità, ma non identica natura» con la pietra serena di Toscana , vera grauwake contenen- te piccolissima o ninna parte di sostanza calcare. Volendo slare infine alla classazione geognostica del Brongniart, che è quella ultimamente adottata e posta in uso pei terreni Modenesi dai chiarissimi Professori Brigno- le e Reggi (3) , il territorio o distretto Pesarese formalo quasi lutto nel periodo Giovìo avrà per la classe degli al- luviali i limosi e i ciottolosi ; per quella dei lisj i calcari erratici, i silicei, i salini; e toccando ai nettunnici (del secondo periodo) avrà qualcosa nella classe àe' clismici e qualche altra in quella degli i'^emu La nostra valle di fat- to è tutta ricoperta dell'humus vegetale il più fertile, e a luogo a luogo di argilla figulina meschiala spesse volte nelle parli o sezioni medie alla sabbia siliceo-calcare, ed ai sedimenti ocracei; argille che l'Isauro va depositando nelle sue torbide;, senza confondersi ai molli ciottoli cal- cari di ogni dimensione, alle ghiaje, e alle breccie delle quali va carico il proprio letto. Piacemì intanto di avver- tire che il grès o l'arenaria che si trae dai colli Accio, S. Marina, Ardizio e molli altri, la quale viene adopera- ta per selciare le contrade della Città , è dura , di colore (1) Brocchi loc. cit. pag. 77. (2) Vedi il terreno della Tomba. (3) Saggio d' istoria aatnrale degli Stati Estensi. Modena 1840^ 376 VEDUTE GEOGNOSTICHE cinereo, con istrisce giallognole, facilmente riducibile col martello a piramidi qiiadratjgolari , e sembrami in tutto conforme alla descritta dal D'Aubuisson fra i terreni ter- ziarij di Carcassonne (1): il suo cemento è affatto siliceo; e in ciò parrai abbia a rettificarsi quello cbe di lei scrive- va il Prof. Brignole nel luogo citato. L'altra arenaria det- ta di Candelora è la pietra da fabbriche, senza dubbio impastata in un cemento calcare, di colore bianco sudicio, a superficie piuttosto scabra, non resistente ai grandi col- pi, tenera a lavorarsi ^ ed assumente all'aria una certa tinta olivastra, che molto pregio le accorda per li rinve- stimenti di decorazione. Conviene distinguerne la qualità che rimane sulla superficie delle carriere , la quale per es- sere mista le più volte a delle parti argillose, o per una sua peculiare decomposizione, trovasi facilmente friabile, e si denomina in paese cappellaccio, come noi diremmo cappello 0 letto della cava- Ma eccoci al percorrere il distretto, avvertendo che nel disegno geognostico (2) abbiamo adombrate con la tin- ta 1.^ la generalità della formazione sotto il nome ed il colore adoperati dall' Omalius d' Halloy pei terreni moder- ni; con la 2.^ e la S."" i terreni alluviali; con la 4.* il terreno eocenico ; con la 5.^ il clismico ; con la 6.^ il to- faceo siliceo-calcare assai frequente; gli altri colori indi- cano le varietà che a quando a quando sorgono in mezzo a codesta formazione terziaria e che io considero come sem- plici accidentalità della medesima. Sono in tutto 16 tinte, cioè 6 per le formazioni a terreni principali, 10 per le va- rietà, 0 diciam meglio per le loro interruzioni. La valle (come diceva) è tutta coperta dal terreno «/- luviale limoso che varia nella qualità del suo limo, ora (1) Vo!. 2. pag. 437. (2) Questo disegno io aveva preparato da unire alla presente Memoria : ma certe considerazioni mi lianno suggerito di diflferirne a miglior tempo la stampa. SUL DIStRETTO PESARESE 377 marnoso ed ora sabbioso e sempre a contatto coi ciottoli per Io più calcari che ci trasportano i torrenti ed il fiu- me Foglia. L'argilla che se ne trae serve a fare in moltis- sime località mattoni , tegole e stoviglie in Città •- note so- no abbastanza le nostre majoliche o terraglie che pure in gran parte resistono al fuoco ; e togliendo a quelle argil- le ogni sorta d'impurità, bene cavandole, e correggendo- le, abbiamo per risultato una bella terra da cotto, conia quale ultimamente si modellarono piccole statuette venute al grado di colore e di consistenza che hanno quelle di Toscana. Mancano in codeste argille i corpi marini fossili; invece esistono delle conchiglie d'acqua dolce, ed altri segnali di un'epoca recente. Le profondità alle quali veg- gonsi le argille, sono per lo più mediocri; alternano con le sabbie e con la ghiaja minuta; affettano diverse tinte ma sempre nella scala dei rossi languidi, dei cinerei, e turchinicci. Però le argille pesaresi saranno a collocarsi fra quelle tiegli Euganei e del Vicentino, o piuttosto fra le altre delle Provincie Austro-Venete, Toscane e Modenesi? Riguardo alle marne stratificale, se ne veggono alcuna volta nel piano dell'Isauro ; ma sono in prossimità anzi al fianco delle prime colline terziarie poste specialmente al sud-owest della Cina, e rasentano il letto dei fiume, per cui è da supporsi che formino la continuazione degli strati soprin- corabenti che in più luoghi si mostrano chiaramente, e meglio sotto Montelubbate al passo della Foglia. Circa al terreno alluviale ciottoloso sono da considerarsi quelle immense congerie che il Foglia o Isauro trasporta sino alla foce e che tutte provengono dalle montagne dell'Urbinate: la massima parte sono in tale grandezza di volume che il Brogniart fissò fra la ghiaja e l'ovulare; benché si vedano talvolta e maggiori e di specie diversa. Sono da annove- rarsi fra i ciottoli dell'Isauro quelli di selce piromaco di marmo bianco-nero, di selenite setosa , di marmo bianco- rosso, di arenarie più o meno compatte, di marne indù- 378 VEDUTE GEOGNOSTICHE file e crepolate , di vari breccìoni calcari eie. Rammenterò qui, come in luogo opportuno, i celebri ciottoli descritti dal Passeri e che contengono nel loro interno delle con- chiglie agatizzate o almeno rese allo stato lapideo, e che per lo più appartengono alla specie dei pe/^m? , e irovansi con una delle valve aderente o quasi stampata nella roccia calcare durissima del ciottolo, con tutta la bianchezza del suo involucro e con la distinta configurazione del genere. Accennerò altresì quegli altri ciottoli che il Passeri chia- mava opliti 0 armature dicendoli pietre rivestite di una scorza nera sicuramente metallica (p. 232) ma che in real- tà sono brecce calcari con un rivestimento di marmo nero compallissimo. La linea de' terreni alluviali limosi e ciot- tolosi si prolunga per tutto il corso del Fiume , cioè dalla Città sino a Montecchio , come appunto ne mostrano le due tinte della carta geognostica. Per le colline circostanti , la loro formazione in gene- rale appartiene ai terreni delti lìsj , e la più comune è quella del tofo siliceo-calcare giallastro , che in molti luo- ghi alterna con altre formazioni ed alla Tomba col terreno diluviale, o clismico, o saturnio che si voglia dire. Si consideri quel tofo, quasi come una ossatura de' nostri còlli e quindi si abbia mente alle marne e ai depositi di ghiaje calcari e di arene silicee che lo ricuopre. Egli ha una consistenza lapidea^ superficie alquanto scabra, facil- mente si decompone all'aria, passa dallo stato solido lito- morfo all'informe cellulare e qualche volta arenoso. In questo nostro terreno terziario pesarese del secondo perio- do , havvi il risalto paralello quasi alla massa in genere dell' apennino per una zona più o meno larga secondo le pendenze più o meno declivi, e le sue interruzioni si mo- strano principalmente nei punti di Monte l'Abbate, Gine- streto , S. Angelo, Montecchio , Monte Levecchie. Una estolle a Monte Gaudio e S. Maria la quale sembra doversi attri- buire al periodo eocenico, ed è celebre infatti l'argilla SUL DISTRETTO PESARESE 379 smetìte sotto l'ospitale di Monte Gaudio. L'andamento delle serre (di crete, arenarie, tofo etc.) concorda coli' an- damento della base apennina fino al mare, del quale le colline più centriche furono un giorno mutilate. E il Pas- seri diceva (pag. '25) — V Ardirlo e l'Accio dalla parte del territorio sono la metà di loro stessi , e V altra metà si è profondata nel mare. — L'Ardizio è tutto di tofo nel versante del mare, è quasi tagliato da quella parte a picco e s'innalza dal livello della costa per metri 40 circa , distandone il più e in qualche tratto per un tiro d' archibugio : i massi del tofo calcareo-silicioso hanno un colore giallognolo all'ester- no e ocraceo al di dentro , mostransi a strati paralelli al piano con una ertezza di 3 metri per alcuni luoghi ; ha le parti esteriori rotondate o diremmo a costole di libri: se ne distaccano per li denudamenti e per le intemperie pezzi di grossissimo volume, che affettano sempre una forma tendenre alla parallelepipeda , e se ne traggono buo- nissime piane da porsi alle pareti de' forni. L'altro dosso del monte è formato in qualche luogo dello stesso tofo più compatto, in qualche altro di arenaria grigio-giallognola di consistenza compattissima ed atta anch'essa alla confe- zione delle strade: vi abbonda quella marna che descris- sero il Brignole ed il Bodei, e quel terreno siliceo-argil- loso-calcare cui piacemi riportar qui l' analisi leste fattane dal Sig. Prof. Botter Silice . . , . .44 Calce 17 Allumina . . .31 Ossido di ferro ... 5 COD tre parti di perdita. Ed il descritto terreno si protrae sino al torrente Se- jore: ricorderò di lui le celebri efjfi che trovansi con tanta frequenza in mezzo a quegli strali tofacei verso le marina , la più parte grossi come le ova di gallina e perfeltamenle 380 VEDUTE GEOGNOSTICHE chiuse ; per cui scuotendole vi si ode il traballare dei grani del ferro idrato in esse contenuto : ricorderò quei piccoli massi rotondati di un colore alquanto rossigno e che per entro racchiudono picciole ghiaje calcari , ovoli o rognoni di lignite nel primo grado di carbonizzazione: ricorderò finalmente le stalagmiti o concrezioni tarlarose che le acque scorrenti per mezzo al dosso del monte depongono ne' pub- blici serbatoi delle nostre acque e delle quali ho meco un esemplare per più riguardi osservabile: ricorderò le bom- be tofacee con entro i rognoni di lignite che furono già accennate dal Passeri, come altresì le concrezioni calcari 0 tortuose delle nostre fonti nella citata sua opera : bensì a riguardo del preteso marmo bianco-nericcio che Egli ci- tava, come appartenente al terreno dell' Ardizio, non solo io non ho potuto verificarne la esistenza , ma temo che non possa in quella formazione aver luogo. Scorre alla falda di levante del monte Ardizio il tor- rente Sejore, dove cominciano i ciottoli primitivi, che io già descrissi minutamente nel Progresso di Napoli (Anno 1835). Le colline sovrastanti sino a Novillara^ cioè quelle che trovansi sul confine del Distretto e nei territorj di Trebbiantico e dei Condotti sono, come già dissi, costi- tuite di materiali sciolti, argille, ciottoli erratici tanto cal- cari quanto primigeni ; e sebbene a luogo a luogo appa- risca il solito tofo calcare ed anche micaceo, pur tuttavia si può dire che la generalità loro è di formazione argil- loso-vegeto-ciottolosa. E nel comune di Novillara esistono varie carriere di tofo a durezza mediocre ma in istrati re- golari; ed evvi il solfato di calce o gesso comune in un podere che oggi spetta al Sig. Professore Meli. Innoltran- dosi di là sino a Candellara, e lasciando da una parte Ca- vignano del territorio fanestre (dove cominciano le forma- zioni di grès calcare), trovasi codesta specialità geogno- stica del nostro Distretto, sotto il nome di pietra di Can- dellara. La quale sendo in tanta copia e di tanta bellezza SUL DISTRETTO PESARESE 381 da fornire materiali per qualsivoglia decorazione , speriamo che la munificenza dell' Imperiale Casa di Leuclemberg cui appartiene, vorrà presto riaprirne le carriere a comu- ne vantaggio e lustro, e risparmio economico. Di qui vo- lendo ripiegare i! cammino per Monte L'Abbate, trovere- mo le marne di varia qualilà e specialmente la turchinic- cia, a strati, bene compatta, come chiaro si vede dalla parte del Fiume: sonovi unite le altre marne giallognole, e le terre alluminose da mattoni o stoviglie che in quel luogo e a Ginestreto, a Pozzo, a Montecchio si costruisco- no. Valicando il Foglia o l'Isauro passiamo alla sua sini- stra e troviamo una uguale serie di colline quasi di pari elevazione e di terreni da per tutto uniformi. Di fatto ab- biamo marne e tofì calcari a Montecchio, Pozzo, S. Ger- mano^ Roncagli, S. Colomba, Imperiale, Caprile ; senon- chè meritano qualche avvertenza le ligniti di S. Germano precisamente nel luogo detto patarìna presso il ponte di cotto; e quelle di Roncagli già nominate dal Passeri ; me- ritano pure considerazione i gessi del medesimo Roncagli e di S. Colomba che sono, i primis di una grana piuttosto grossa ma capaci però a tulli gli usi comuni. Fra quelli di S. Colomba è da rimarcarsi una specie somigliante al marmo carintio di colore cinericcio, tutta macchiata di bianco, da servire per uso di piane o altro ; non che quel- la opaca a strati sottili; così pure la lucida o trasparente da modelli; tutte tre citate dal Passeri alla pagina 55 del- l'opera sua, e delle quali esistono gli esemplari in que- sto suo gabinetto mineralogico. Tornati per tal guisa alla Città, prendiamo ora a de- scrivere l'altro monte sovrastante alla marina che dicesi Accio per la illustre dimora fallavi un giorno dal grande tragico latino; e quindi dalla linea de' colli lungo la co- sta adriatica, passiamo alla seconda serie circolare delle colline più alle, per ricondurci al luogo d'onde siamo partili. 382 VEDUTE GEOGNOSTICHE I primi gradi dell' Accio, oggi San Bartolo, co- minciano a pochissima distanza dalla Città, e il suo dor- so somiglia nella formazione a quella dell' Ardizte, pre- sentando il tofo calcare giallognolo, e a luogo a luogo il terreno gengoso; la qual cosa avviene sempre lungo la linea de' Cappuccini, dell' Imperiale, Caprile e tutto il ver- sante della parte che sta sopra alla via Flaminia la quale mena al TavuUo ed alla Cattolica. Ma diversa è assai la struttura e la geognosia dalla parte del mare: la sua incli- nazione è più dolce di quella dell' Ardizj , sebbene quasi lo pareggi nell'altezza; il suo declivio è come direbbesi a scalèa, quasi tutto formato di terreno vegetale e da un certo cretone cinereo come agglomerato in massi rotondati: tutto ciò fin sotto all' Imperiale ; ma di là comincia la pen- denza detta di S.3Iarina, ed ivi trovansi quelle estese for- mazioni del grès siliceo cinericcio o giallastro già più so- pra rammentato, e del quale si pavimentano tutte le vie del territorio. Ivi stanno quelle carriere di gesso che il Broc- chi paragonò nella frattura alla volpinite e che riceviamo in massi informi , con qualche tendenza alla figura mam- mellonare: abbonda la selenite cristallizzata a ferro di lan- cia, trasparente j e non manca la lenticolare opaca; evvi altresì lo zolfo a noccioli racchiuso , come suole, nel ges- so; e qualche rara traccia di petrolio, appunto come suole vedersi nelle carriere del solfato calcare di terza formazio- ne. Non lascerò di dire come in mezzo a quei banchi, specialmente alla punta degli schiavi o meglio al promon- torio di Focara, esiste una certa arenaria più grossolana e meno resistente al martello , la quale tiene raccolti nel suo seno dei nodoli di vero carbon fossile; il quale si ri- produce a strati mediocri fra i banchi del gesso e dell' are- naria comune. Questo ha luogo specialmente nelle cave dell'Imperiale Casa di Leuctemberg e in varj possedimenti annessi. Debbo ricordare qui l'arena terebrante del lido, così chiamata dal Passeri; e le sue ittioliti e fìUiti che si SUL DISTRETTO PESARESE 383 rinvengono o fra gli strati più compatti del gesso o fra quelle marne che alternano con lui; ambidue allo stato dì scheletri , e nel colore, nelle specie (per riguardo alle sole ittioliti) simili interamente a quelle di Sinigaglia , tante volte descrit- te dal Sig. Vito Procaccini Ricci. Un suolo a beli' incirca uguale si prolunga fino all'estremo di quei colli verso il Tavullo; e Firenzuola residenza altaale del chiarissimo Conte Paoli, e Castello di Mezzo, e le Gabicce sono quasi tutti di una identica formazione; vale a dire di genghe e di tofo grossolano calcare-silicioso ; disposte verso il m'ara in gradini , nudi di vegetazione , o assai aridi e formanti quella linea sopramarina che nel paese si disegna col no- me di ripe. Ommellerò di parlare del territorio di Grana- rola e di Gradara , come per nulla interessanti alle vedute geognostiche ; e mi dilungherò piuttosto su quelli di Monte Luro e della Tomba. La prima località era stata osservata dal Passeri , e vi avea constatato la pietra lumachella, il macigno da lui così nominato, le molte conchiglie allo stato fossile, non che le tracce di lignite nel fosso presso alla Tomba. E tutte le osservazioni di quel dottissimo sonosi confermate; senonchè la pietra lumachella è rara, ed il macigno non altrimenti un prodotto delle acque dolci, me sibbene una concrezione calcare delle acque marine; diffatto la roccia non è grana fina , travertinosa , ma per contrario a pezzi amigdaloidi , impastata entro un cemento silicioso, e tutta greramila di bivalve marine, fra le quali primeggia il pet- tine della specie dai naturalisti delta ostrca striata. Ma di maggiore considerazione è meritevole l'altro monte a lui sottoposto e denominato la Tomba. Io già descrissi quel luogo negli Annali di Storia Naturale di Bologna (Anno IV. Tomo VII. pag. 402 e Tomo Vili. pag. 5). Ivi dimo- strai l'importanza di codesto terreno di antico trasporto o clismico che vogiiam dire , facendo considerare la spe- cialissima giacitura e mistione de' ciottoli primitivi con 384 VEDUTE GEOGNOSTfCHE moltissime conchiglie marine, le alternative degli strati di sabbia seliciosa e in tutto simile a quella del nostro lido. Ivi descrissi la qualità delle rocce alle quali i ciottoli ap- partennero; le specie di univalvi e bivalvi che allo stato calcinato si mostrano intercalate ai ciottoli; 1' ertezza, l'inclinazione, la profondità di quegli strali raaravigliosi. Ora mi conviene arrogere , che essendo tornato sul luogo , mi è sfato fatto di aumentare di altre sette specie il nu- mero de' fossili marini; per la qual cosa ammontano a dodici^ cioè 4 specie di ostree , 3 di anomie , 1 di dentali, l'arca ìnflata, la voluta striatala , il turbo duplicatv.s , la nerita helicìna etc. e nutro speranza che meglio istu- diando quel terreno^ potrò qualche cosa soggiungere a quanto di già pubblicai nel citato giornale Bolognese. Scendendo da quelle altezze di circa metri 200 sopra il livello del mare, si viene ai colli così delti di Montec- chio. E qui è da rimarcarsi il terreno quasi costantemente gengoso alternante cok qualche deposito di ciottoli calcari^ e con le marne turchiniccie: ma la formazione predomi- nante è quella della creta assai sterile, biancastra^ e in alcuni luoghi, come alla Palla^^ma sopra Po^^o basso, somministrante alcune sorgenti di acqua salsa. Codesta formazione prolungasi al di là del fiume, comprendendo in gran parte i territorj di Ginestreto, S. Angelo, Monte Ciccardo. Nella prima ubicazione sono a rimarcarsi le carriere di gesso allo stato amorfo , specialmente nei po- deri della famiglia Fa'^i ; l' arenaria grossolana e da fab- briche in S. Angelo, precisamente in una tenuta del Ca- pitolo presso al torrente V ap sella; e quei grandi ciottoli calcari che vengono a luogo a luogo depositati ne' fossi delti del gatto e del bagarino. Di Monte Ciccardo andando verso al Farneto e Mon- te Gaudio e Santa Maria , ci troviamo in un terreno di lut- l' altro periodo,, e che a me sembra potersi giustamente tribuire s\V eocenico, ma su ciò mi propongo di tenere SUL DISTRETTO PESARESE 385 più lungo discorso in altra occasione. Dal versante dello slesso Monte Ciccardo a Montebaroccio si scende in una valle che è tutta percorsa dal torrente l' Arzilla , limite del Distretto verso Fano; e qui abbiamo nuovi fatti e nuovi fenomeni geognostici da osservare. E dapprima, nel letto di quel torrente o nei luoghi dove egli scorre più grosso, rinvengonsi varj pezzi di lignite che a quando a quando porta i caratteri di un vero carbon fossile o almeno con qualche grado di bituniinizzazione: sono ovvii colà certi ciottoli di lignite che hanno la superficie tutta screpolata mostrante ancora la rete o l'epidermide legnosa. Quindi vengono i deposili di ciottoli quarzosi o primitivi di pic- cola mole e che io rinvenni in molta copia nel podere Betti; sono quarzi di varie specie e colori, giade, rocce feldispaliche e magnesiache: i quarzi abbondano per mo- do che si proponeva di raccoglierli , come già fecesi in Trebbiantico e Tomba per uso di queste nostre fabbriche di stoviglie e vetri, le quali ne hanno avuto un notabile profitto e nei loro composti e nelle vernici esteriori. Ecco pertanto la terza ubicazione del Distretto Pesarese in cui trovasi considerevole raccolta di rocce primitive arrotolate, senza che assegnar si possa con qualche probabilità la lo- ro vera e originaria provenienza. Al Monte S, Giovanni nelle vicinanze di Mombaroccio è ila rimarcarsi l'arena bianchiccia siliceo-micacea; e al di sotto verso Po^t^uoIo una carriera di schisto argilloso cinereo ottimo per uso di cote: nella stessa valle di Mombaroccio, incominciando al nord-owest del Borgo Sante esiste il solfato di calce che ripetesi nei poderi Vedastc , Boni, nelle vicinanze delle mura castellane, nel fondo della Casa di Leucleniberg detto il Portone, e finalmente nel beneficio di S. Liborio ora tenuto a colonia da un cerio Bar tolucci; in questo ul- timo luogo esiste una grande carriera che provede i cir- costanti paesi; è in molla parte cristallizzato, per il che di quella scagliola servonsi gli artisti negli oggetti di N. Ann. Se. Natlr. Anno 5. Tom. 10. 25 386 VEDUTE GEOGNOSTICHE lastrichi e decorazioni somiglianti: in codesta valle final- mente sono assai frequenti i tofi e i ciottoli calcari, e le marne consuete^ tanto lungo il corso dell'Arzilla quanto nelle vicinanze di Candellara e ]Novillara, d' onde siamo partiti. Molte località citate in questo mio scritto , esigono una attenta e minuta disamina, con descrizioni, tagli e profili; le quali cose mi propongo di porre ad etfetto quando tem- po e comodo mi si presenti per rendere meno difettosa e più interessante la geognosia di questo Distretto Pesarese, SOPRA DIVERSE CONCHIGLIE VIVENTI CHE SONO STATE ESTRATTE DAL FONDO DEL MARE E CHE NON ERANO CONOSCIUTE AL GIORNO d'oGGI SE NON CHE ALLO STATO FOSSILE. In una lettera in data di Xanlhus (Asia minore) il Sig. Forbes scrive — Sino ad ora io ho continualo le mie ricerche esclusivamente intorno alle Cicladi, e sulla costa Sud-Ovest dell'Asia minore. Mediante pescagioni (1) a tra- verso all' Arcipelago e lungo la costa di Licia, io sono riu- scito ad ottenere degli Animali Marini da profondità anco- ra sconosciute, a più di cento, e duecento Falhoms (brac- cia). Il suolo a questa profondità è assai uniforme ; egli è composto di un sedimento bianco, probabilmente di molta spessezza , che si estende attraverso al Mediterraneo Orien- tale , gli Animali , che sopra vi vivono non variano molto a distanza di 300 miglia. Ad una profondità di 200 Fathoms , io ho trovato dei Molluschi dei generi Tellina, Corbula, ed Arca, degli Annelidi affini alle Serpule, parecchi Cro- stacei , e delle Opliiocoma. Trovansi quasi alla stessa pro- fondila dei Zoofili. Il limo per 200 Falhoms^ è pieno di Conchiglie di Pleropidi , e di altri nuotatori. Fra i risul- tati delle mie pescagioni io citerò in particolare delle Con- chiglie viventi analoghe a molte specie terziarie supposte estinte. In un' altra lettera in data di Macri, (Asia Minore) si legge — Io ho ora eseguito alcune pescagioni attra- verso r Arcipelago di Serigo sino in Licia. Durante due (I) Draguages. 388 CONCHIGLIE VIVENTI mesi io ho accompagnato il nostro piccolo Svhooner (Go- letta) su queste coste, e ho pescato ogni volta che mi è stato possibile tenendo registro di tutti i risultati ; l'acqua è profonda, e questi risultati saranno di tanto più interes- santi, quanto che sino a questo giorno veruno ha pescato a profondità tanto grande (100, e 200 falhoms); ne se- guiranno io credo grandi schiarimenti per la geologia. Una cosa sorprendente si è che le specie le più caratteri- stiche fra le Conchiglie, a questa profondità, sono preci- samente le specie conosciute sino ad ora soltanto allo sta- to fossile (I). (Institut. N. 463) (1) Quale avvenire si apre per la Geologia se ricerclie di questo ge- nere vengano estese, e portate a maggiori profondità! Per questa via i nostri posteri forse possederanno con tanti altri l'animale delle Ammoniti : forse .... ma non conviene per ora avventurare di più. Se il tempo por- terà questo risultato che il ragionamento sembra far presentire , quante modificazioni a certe leggi di Paleontologia! Quante conseguenze del più alto rilievo per la Geologia! Intanto anche il gruppo delle Trilobiti sembra escire dal novero delle Famiglie estinte , per le osservaziom fatte dal Gap. Ross nei mari antartici. ( V. The Anual of Nalur. History London 1842. pag. 395. ) . ( Un Redattore ) SOPRA ALCUNI FATTI RELATIVI ALLA FLORA FOSSILE. DEL SIG. GOEPPERT Il Sig. Perrotet ha scoperto nelle vallate di Nilgheres lina Felce arborescenle, ed una Cicadea il di cui tronco era forcuto ; questi sono fatti molto utili per la Flora fos- sile; egli è dello stesso genere la scoperta di un Lycopo- dium di un mezzo piede (di Germania) ed alto di 25 piedi fatte dal Sig. Junghuha a Sumatra sopra un altipiano di 3750 piedi di elevazione. (Neues Jahrbuch etc, N. 1 del 42.) MORREN CARLO NOTA RISGUARDANTE DELLE OSSA FOSSILI TROVATE NEI TERRENI PRESSO BRUSSELLE. rino dal 1828^ dice l'Aut. , avevo dimostrato l'esi- stenza di ossa appartenenti alle quattro classi di animali vertebrati nei terreni delle vicinanze di Briisselle: da que- st'epoca mi sono principalmente assicuralo, che quelle dei batraccini e degli ofìdiani sono delle più comuni tra questi avvanzi antichi, circostanza curiosa e che ha fissato l'atten- zione di diversi celebri geologi, come D'Omalius d'Halloy Fischer, Boiié ecc. I miei primi lavori erano stali falli a St.-Josse-ten-Noode, più tardi ne praticai degli altri a Forét ; presentemente noterò una località di più , quella di Uccie dove una cava di sabbia in attività presenta gran copia di somiglianti ossa : come già asserii nelle preceden- ti osservazioni , sono contenute in una sabbia che sembra stala traslocala, ed agglomerala entro delle cavità, o me- glio scolatoi, che penetrano mollo innanzi sotto gli strati di silice. Le più copiose sono le ossa dei batraccini, vi si distinguono facilmente quelle degli arti, delle vertebre, delle mascelle inferiori , le ossa del cranio , ed in singoiar mo- do lo sfenoide, tanto facilmente riconoscibile, le scapule ecc.. Il genere di rana è fuor di dubbio il più abbondan- te: ciò non ostante in una prima visita vi ho pure rac- colto delle coste di un piccolo mammifero , e qualche osso nORREn CARLO 391 appartenente a degli uccelli. D' Oraalius nelle diverse sue pubblicazioni sulla geologia mi ha eccitato a fare di pub' blico diritto le mie antecedenti osservazioni sopra siffatte ossa : mi prevalgo di questa circostanza onde prender data pel ritrovamento della nuova località, riserbandomi di ri- ferire tra non molto all'Accademia in una Memoria, ac- compagnata da tavole, sififatte notizie spettanti alla Pa- leontologia. i Bulle t tino delV Accad. R. di Brusselle, seduta delti 8 Ottobre 1842.) GITA NEGLI APENNINI DI PIACENZA E SCUOPRIMENTO DI ALCUNI MINERALI del dottor con note del signor CONTE C SALINA ( Continuazione e fine. Fedi pag. 237. ) Sulla riva sinistra del Chero dirimpetto alle mine di Veleia osservammo i rinomali fuochi sotterranei; es- si sono in numero di 15 e paiono tanti piccoli Volcani. Volta, Spallanzani ed Amoretti ne scrissero d' avvan- taggio su di essi. Il fondo del terreno ne dee esser som- mamente paludoso , tanto più probabile perchè suU' orlo del torrente. Secondo Volta non sono che Ga^ Idrogeno carburato che sgorgando dalla terra , accendesi all' aria e brucia qual bel fuoco giallo-ceruleo. — Continuammo il nostro viaggio per Piacenza passando Villa di Brene ed i casolari di Rustigasso ed arrivammo al monte di San Ge- nesio, il passaggio di cui è di circa due miglia. Salendo su quella montagna e avvanzatici fin presso la vetta sopra una strada presso che piana, abbastanza grande per co- moda carreggiatura e a sito a sito larga anche 15 piedi, cominciammo a vedere tingersi d'un pallido colore, che parca inclinar al celeste, le scarpe e calzette della guida e le unghie dei cavalli , che avevamo preso dalla Bettola, mentre tutti questi oggetti erano divenuti biancastri per la NEGLI APENNINI DI PIACENZA 393 polve della strada percorsa; anco i miei stivali verdeggia- vano , ma solo ove erano polverosi e non ove era alla sco- perta la loro naturale tinta nera. Gettato sulla strada un fazzoletto bianco pareva pure verdognolo, ninna alterazio- ne che fosse sensibile potemmo scorgere nei fazzoletti d'al- tro colore, e nemmeno ne' nostri capelli neri. — Molti scienziati tentarono di scoprirne l'origine. Taluno pensò che procedesse da rifrazione dei raggi solari nata dalla costitu- zione del luogo circondato da piante, ma è falsa tal opinio- ne, perchè quel colore avventizio non apparisce su tntti gli oggetli. Altri sospettò che l'aria ambiente contenesse qualche principio volatile minerale, e questo era il pen- siero di Volta. Infine si pensò che quel terreno contenesse una quantità di Rame, ma dopo istituita l'analisi non ve ne fu ritrovato, e così rimane tuttavia misterioso quel co- lore. Il fenomeno senza dubbio proviene dalla natura del sito, poiché dopo il tratto di 3 a 400 piedi diminuisce, ed il color verde cessa affatto. La strada è d'un fondo argil- loso tinto d'ocra rossa e alternativamente spalleggiata ora da arbusti , or da alte piante. Sovra le sta a destra la vetta della montagna, e v' ha a sinistra il pendio della medesima, or più, or raen dolce; sì nell'uno che nel- l'altro lato il terreno è analogo a quello della strada. — Chi sa se quel color non sia accidentale ed illusorio pro- dotto dal vivo color rosso di quello stretto di strada? / Fisici lo potranno agevolmente spiegare.— Discorrendo sul colore come due ciechi arrivammo a 3Tadonna del Piano e poco dopo a Lugagnano. Sulla strada fin qui mi sor- presero i molti ciottoli marnosi di vario volume e di fi- gura rotonda come quelli che vedemmo a Bobbio. Nella loro cavità trovai dei cristalli di Calce carbonata, in uno di gran peso e dimensione ne rinvenni della bellissima Barite solfata cristallizzata in prismi grossi e lunghi un pollice e più. Limpidi e trasparenti come il cristallo, di color biancastro che inclina al giallo pallido, sono d'assai 394 GITA più belli di quelli di Royat e de la Courtade presso Vic- -Le Corate nell' Auvergne. Lugagnano chiamalo nella Tabula Traiana: Fundus lucanianus è un bel Borgo, agiato e pieno di vita; per- notammo a Castellarquato. Qui incomincia il terreno ter- ziario , ceppo di conchiglie calcinate , d' ossa di quadru- pedi e di Fitoliti, e termina ove incomincia la pianura. — A poco a poco i monti impiccoliscono, e divengono colline; queste pure vanno perdendosi e sull'ultimo labbro apparisce Arquato. Il terreno di tutto questo tratto di pae- se da noi percorso è^ ad eccezione delle valli, occupato esclusivamente dalle acque, ottimo ad ogni coltura, con- sistendo in marne, ed argille, misto di molta calce car- bonata. Tutte le piante , alberi ed arbusti dell' Italia su- periore vi prosperano; i vini sono eccellenti, l'industria è più che zero, e ciò perchè colle due Capitali e coi vi- cini borghi mancano buone e facili comunicazioni. Il fieno, il grano , il grano turco viene consumato nei contorni. I boschi pieni di bellissime querele, faggi e castagni non rendono ai proprietarj vantaggio alcuno, se eccettuar vogliamo le castagne, il carbone ed un poco di pascolo. — Ammirammo a Castel Arquato il monumento eretto allo Sforma Conte di Santa Fiora, la collezione de' petrefatti dell'Ingegnere Sig. Rocca, e le sorgenti di proprietà dei Signori Remondini , che sta nel centro del paese, e che contengono in gran quantità il carbonato di calce che si precipita allorché l'acqua si presenta al contallo dell'at- mosfera per cui si diffonde l' eccesso dell' acido carbonico , che lo tenea disciolto. Sono astretti i proprietari ad es- purgare sovente i condotti, onde mantenere all'acqua il libero corso. — Partiti da Castel Arquato passammo ra- pidamente Mulin dell'Arciprete, e pervenuti alla Via Emilia traversammo Fioren^uola e in poche ore giungemmo a Piacenza. APPENDICE I. RAPPORTO DELLA CENSURA della Società Agraria della Provincia di Bologna per riferimento delle risoluzioni prese dalla me- desima insieme alla Commissione incaricata del Piano Sperimentale. LETTO Nella Convocazione Generale del Corpo Accademico delti 31 Agosto 1843 (1). L'accostarsi dell' incominciamento del venturo anno agrario, e l'essere di già entrati in quell'epoca in cui si predispongono per esso i lavori, e le coltivazioni diverse , richiama l'attenzione della nostra Società sopra quegli oggetti che si riferiscono alle sperienze da instituire in varie situazioni della Provincia, se- condo le risoluzioni prese dal Corpo Accademico nella Sessione straordinaria delli 29 Gennajo dell'Anno corrente. Per la qual cosa la Commissione incaricata di proporre, e dirigere le spe- (1) Mentre viene disposto quanto occorre per la pubblicazione di nn Rendi- conto Accademico destinato a dare un ristretto ragguaglio delle Sessioni della Società Agraria della Provincia di Bologna non si è creduto opportuno l'atten- dere detta pubblicazione per dare alcuna notizia delle risoluzioni prese da essa Società relativamente ai lavori, ed alle sperienze proposte per l'Anno Agrario 1813-44. A tal fine viene qui inserito il Rapp. della Gens, di detta Società, che avendo riportato l'approvazione del Corpo Accademico, contiene parimenti in ristretto l' indicazione delle suindicate sperienze : alla direzione , ed ispezione delle quali fu già fino dall'anno scorso destinata una Commissione, che con apposito regolamento, e per la coad.jnvazione de' Socj Corrispondenti delle singole Sezioni in cui è ripartita la Provincia, si occupa di predisporre, e sorvegliare i predetti lavori , per indi raccoglierne i risiiltamenti , che in se- guilo potranno formare anche argomento in parte alla sopraindicata pubbli- cazione del Rendiconto. Il Regolamento sopracceinialo è ostensibile negli Alti della Società, e sarà comunicalo a chiunque, seguendo le prcscrilte di- scipline, intenda di occuparsi di siffatti oggetti sperinienlali. 396 APPENDICE rienze medesime avendo raccolto in un Prospetto dimostrativo quelle proposizioni che a non pochi Membri della Società è pia- ciuto di fare in riscontro della Circolare 16 Febbraro scorso, ed avendo presentato questo Prospetto ai Socj Ordinarj nella Stra- ordinaria Convocazione delli 7 p. p. Maggio , accompagnandolo con verbale estratto de' suoi atti , ora rendesi necessario di por- tare tutto questo a cognizione dell'intero Corpo Accademico, co- municando insieme al medesimo la proposta di quelle sperienze che per le deliberazioni prese dalla nostra Censura si opina di dovere intraprendere nel prossimo Anno. E per riportare in succinto tuttociò che forma il soggetto dei riferimenti di detta Commissione seguiremo l'ordine tenuto dalla medesima nel ricordato Prospetto, in cui vengono divise le sperienze come in tre diverse categorie, sotto le tre indicazioni di Lavori, Ingrassi e Vegetabili. Alle quali tre divisioni se ne aggiugne una quarta di genere diverso per quegli esperimenti che il nostro Socio Onorario Sig. Dottor Amadeo Araadei propose in una sua interessantissima Me- moria letta nella Sessione 13 Marzo del corrente Anno intorno alle relazioni delle acque di pioggia coli' Agricoltura, ed al modo di valutarle. Oggetto di speciali ricerche flsiche, e che quan- tunque si riferisca a tutti gli altri sopraindicati , pure non ha con veruno di essi una particolare attinenza. Quanto ai primi poi molli sono i lavori che vengono pro- posti dal nostro benemerito Socio Onorario Sig. Carlo Berti-Pi- chat. Egli richiama soprattutto l'attenzione della Società sull'ar- gomento importantissimo delle Colmate di Monte, onde procac- ciare stabilità alle terre in pendio, e cosi ad un tempo bonificare i luoghi scoscesi, e preservare da maggiori danni le pianure per le quali scorrono i sottoposti fiumi. Propone ancora l'introdu- zione delle fabbriche di formaggio per associazione , ed una nuova rotazione di sei anni assai bene ragionata, e molto economica. Ed in quello che riguarda gì' Ingrassi , le latrine chiuse ^ e le latrine mobili pubbliche e private , i concimi preparati artificial- mente con soluzioni atte a preservare il Frumento dai Zabri: la Canapa coltivata per uso di strame , pratica di già proposta, ed introdotta dal nostro Socio Corrispondente Sig. Pedrazzi : il misurare la forza fertilizzante degl' ingrassi : il misurare la APPENDICE 397 reale feracità , e 1' accaduta estenuazione di un suolo , so- no tutti oggetti di molta importanza ai quali l' Illustre Acca- demico richiama le cure sperimentali della nostra Società. Come del pari egli la invita alla cultura di molte piante utilissime, fra le quali il Cavolo Arboreo, il Colzat, ed altre brassiche per alimento dei bestiami: non che del Poligono tintorio, della Melica, della Veccia per foraggio in verde, e cosi pure della Sag- gina per alimento dei majali, e delle due nuove piante oleifere l'Arachide, e la Madia coltivate in confronto 1' una dell' altra. Finalmente la piantagione delle Robinie già proposta da alcuni pel rinselvamento della parte montuosa della Provincia , ed anche recentemente raccomandata dall' altro nostro Socio Onorario Sig. Dott. Luigi Pancaldi è pure vivamente , e ben ragionevolmente insinuata dal Sig. Berti-Pichat fra i molti utilissimi oggetti che egli propone nel suo riscontro alla Circolare 16 Febbraro; in cui altresì esibisce, oltre una ragguardevole estensione boschiva nei Comuni di Pizzocalvo, e del Farne, un appezzamento di terreno nell' Appodiato di S. Silvcrio in luogo detto Malavolta , diviso in quattro campicelli per 1' estensione di Tor. 7 e mezzo circa , e da Lui già coltivato fin' ora ad uso sperimentale. Nei quali terreni egli si offre di eseguire i relativi lavori a proprie spese senza altro incarico alla Società che di dirig'erio disponendo essa, ed ordinando ogni cosa a suo pienissimo talento. Sonvi in Agricoltura molle pratiche di ordinaria coltivazione intorno alle quali si hanno le regole generalmente bene deter- minate e concordi, ma tuttavia l'uso comune non se ne fa gran carico, ed anzi il più delle volte affatto non le osserva. Siffatti oggetti sono stati presi principalmente in considerazione nelle sue proposte dal nostro Socio Ordinario e Censore Sig. Ing. Giuseppe Berti. Egli propone di confrontare il prodotto del Frumentone piantato come dicono a terra nuova con quello che si abbia da terra arata, e concimata in estate ; altro simile con- fronto propone fra'l frumentone svettato, e non sveltalo, e fra quello svettalo molto per tempo, e quello cui si tronchi la ci- ma a stagione più avanzata; egualmente propone di paragonare con tutta esattezza il prodotto del Frumentone piantato fitto con quello di altro simile messo rado in piena parità di circostanze. Bramerebbe inoltre che fosse tentata la coltivazione di esso Fru- 398 APPENDICE mentone con varietà primaticcie onde poterne fare più per tem- po il raccolto, e lasciar modo in appresso ad una miglior cul- tura del terreno. Egli propone altresì di mettere a confron- to la Medica seminata senza mistura di altre piante, e lavo- rata con divelto, o con ravagliatura, con quella seminata mi- sta , e con soia aratura ; e di mettere pur anche a confronto gli effetti delle diverse maniere di rifenditura , e degli altri la- vori estivi per la preparazione de' Canapai. Indi poi rivolge egli pure la sua attenzione al rinselvamento, e per la media mon- tagna propone il Pino , per l' alta 1' Abete. Insieme alle quali proposizioni offre il proponente per la scelta del terreno su cui instituire le sperienze due notabili estensioni, l' una di Tor. 250 nel Comune di Manzolino , 1' altra di Tor. 1280 in S. Nicolò di Argenta ; né si dubita di dover accettare anche questa seconda esibizione quantunque fuor di Provincia , giacché , quando trat- tasi di sperimentare, qualunque notizia si acquisti può sempre tornar utile per una qualche località, e non può mai essere superfluo il procacciarsela ovunque. Il Socio Ordinario, e Direttore dell'Orto Agrario Signor Prof. Giuseppe Bertoloni nelle sue laboriose , ed utili escursioni per la nostra Provincia non ha potuto osservare senza rincre- ficimento molte estensioni di terreno sui colli condannate ad una quasi assoluta sterilità, perchè composte di quella terra, cui volgarmente dicono calcinello, nella quale eccessivamente predomina l' elemento magnesiaco , che è la caust. della sterilità medesima. A miglioramento della condizione di que' terreni il Sig. Professore consiglia di tentarvi la semina di qualche pian- ta di facile riescila , e più specialmente AeW Inula Viscosa, poi- ché pare la sola che in alcuni degV indicati luoghi sterili spon- taneamente cresca. 11 Signor Dottor Gaetano Bagni Socio Onorario nel suo ri- scontro non indica argomento veruno per esperienze da tentare, ma però esibisce due porzioni di terreno sulle quali inslituirne, se cosi piaccia alla Società. La prima è di estensione Tor. 27 nel Comune di Minerbio, l'altra alla Galeazza Pepoli di Tor. 8. Il Socio Ordinario Sig. Prof. Giovanni Contri nel riscontro da lui dato relativamente agi' ingrassi si fa a proporre intorno ad essi d'instituire tali sperienze da eseguirsi in grande, e APPENDICE 399 concludenti in modo di poter risolvere la tanto agitata quistio- ne , se sia più utile l' impiego del letame fresco , o quello del decomposto. E relativamente alla coltivazione in particolare di qualche vegetabile propone quella dell'Arachide, della Madia, e della Canapa come piante oleifere, considerando inoltre que- st' ultima come pianta buona per far letto , e per ricavarne in- grasso. Offre poi alla scelta della Società quella porzione di ter- reno che meglio a lei piaccia sopra una estensione di circa 300 tornature lungo la Savena in sulla destra nel Comune del ledo. L' uso della Calcina per ingrasso, (in quel preciso senso che i Francesi esprimono colla parola amendement) j ed il tentativo di seminare la Medicago falcata, ovvero qualche altra pianta analoga in quelle terre tanto aride e magre da non ammettere neppure la coltivazione della Lupinella, sono le sperienze pro- poste dal March. Dolt. Luigi Davia nostro Vice-Presidente, il quale mette a disposizione della Società 14 Tornature di terreno in S. Matteo della Decima, Quartiere di S. Giovanni in Persiceto. Il SIg. Presidente March. Pietro Davia esterna il suo desi- derio di vedere col fatto , e per diretta sperienza stabilita l' ef- ficacia, e valore relativo dei diversi ingrassi animali, vegeta- bili, e misti più in uso nella nostra Provincia; ed esibisce per terreno da destinarsi agli esperimenti una estensione di 7 Tor- nature nel Comune di S. Maria in Duno. Sperienze egualmente interessanti, e dirette al fine medesi- mo all' incirca relativamente all'uso de' concimi vengono pro- poste dal nostro Socio Ordinario Sig. Dott. Filippo Guarmani, il quale per utilità dell'istruzione desidera che fra gl'ingrassi da sperimentare vengano preferiti i più comuni. Il Socio Ordinario Sig. Conte Gaetano Isolani in seguito dell'aver osservato che i terreni meno fertili sono più sottoposti ai danni de' bachi che divorano il Frumento, avvisa di tentare come preservativo un'abbondante concimazione, sperimentando a questo fine diversi generi d'ingrassi. La quale proposta è ac- compagnata dalla esibizione di un appezzamento di terra di due tornature (e più anche se occorra ) facenti parte di un fondo di collina nel Comune di S. Martino in Casola. Il nuovo nostro Socio Corrispondente Proprietario, e Colti- vatore nell' Alta Montagna Bolognese Sig. Lorenzo Lorenzini 400 APPENDICE indirizza tutte le sue proposte a miglioramento di quella parte tanto trascurata della nostra Provincia , e le Chiuse ne' fossi , e ne' rii per frenarne l' impelo ; i ciglioni alla maniera Lucchese per poter lavorare liberamente le terre senza incontrare gì' in- convenienti, e i danni tanto comuni alla coltivazione montana; le colmate in fine già tanto raccomandate da altri sono i lavori più importanti che egli mette in vista alla Società. Come pure la coltura delle Rape, de' Pomi di terra, della Lupinella per foraggio, quella dei lupini per sovescio, quella del Gelso bianco, e del Gelso nero, scegliendo le varietà più adattate al clima, ed alla situazione di quelle terre, vengono dal Sig. Lorenzini proposte alla Società siccome oggetti meritevoli di essere in som- mo grado promossi pel bene universale di que' paesi , ne' quali per dar luogo a qualche esempio di buona coltivazione, ed in- stituirvi sperienze egli offre alla Società medesima undici diversi appezzamenti di terreno per la estensione complessiva di 12 Tornature in sul confine Toscano. Anche un altro nuovo Socio Corrispondente per la Sezione di Budrio il Sig. Dott. Gio. Battista Menarini fa la sua proposta richiamando le cure dell' Agrouomo a riparare il danno gravis- simo che deriva dalla dispersione delle orine , e facendo cono- scere quanto economico sarebbe il preparare adatti recipienti per raccoglierle, ed indi asportarle in ciascun giorno fuori de' luo- ghi più frequentati, con notabile vantaggio della pubblica sa- lute , e con immenso guadagno della coltivazione per l' aumento della quantità, ed efficacia delle materie ingrassanti. Avvi poi un argomento al quale non è da maravigliarsi se siasi concordemente rivolta 1' attenzione di molti, tanta si è l'importanza di esso, ed è questo l'imboschimento , e migliora- mento delle parti più sterili del Colle. Ben ricordate , o Signori, come siansi accennate superiormente le relative proposte del Signor Carlo Berti-Pichat , del Sig. Ing. Berti, del Sig. Dott. Pancaldi ; ed ora nel riferire le proposizioni del Sig. Ing. Fran- cesco Monti, e del Sig. Ing. Raffaele Slagni bisogna pure di bel nuovo rammentarvelo, avvisando che il primo di essi mette alla disposizione della Società Agraria un'estensione ^indefinita di terreno ne' Comuni di Musiano, e di Gorgognano : l'altro, oltre alla moltiplicazione delle piccole Querele ;ne' cedui col APPENDICE 401 mezzo della propaggine, altre quisiioni di genere diverso si fa a proporre , e cioè se sia dannoso il potare i gelsi riducendoli a foggia di Arancio; se sia meglio porre in Maggio i magliuoli conservati nella sabbia, o in Marzo serbati nell'acqua; se nei terreni silicei , e sciolti si possano risparmiare le scoline senza danno. Il N. U. Signor Alessandro Zucchini poi propose di cercar modo economico , e facile per distruggere il musco nel cotico delle anticbe praterie naturali, e di sperimentare ne' terreni bassi della nostra Pianura il Sorghum halepense per foraggio; offrendo alla Società pe' suoi esperimenti diverse porzioni di ter- reno parte a Prato, parte a Valle, o a bosco, o a coltura va- ria, nelle Comuni di Poggio Renatico, di Ponzano, di Monte Veglio, di Serravalle , Zappolino, Tiola, e Majola. Né le sole quisiioni di pratica utilità generale hanno forni- to argomento di ricerca fra le proposizioni fatte da nostri Socj, perchè non fu ommesso pur anche qualche soggetto di piacevo- lezza agronomica , ed il Socio Ordinario Sig. Ispettore Pietro Pancaldi propose per motivo di sperienza la propagazione arti- ficiale de' Tartufi. Tuttociò contiene il Prospetto presentato alla Convocazione straordinaria della Società tenutasi il 7 del p. p. Maggio, ed in seguito del verbale riferimento della Commissione Sperimentale ricevutosi per essa l' incarico di provvedere in unione alla Cen- sura quanto potesse occorrere per la scelta , ed eseguimento delle cose proposte, sopravvenne frattanto nel successivo Giugno altro soggetto d' importante ricerca. Perchè vedendosi molto di mal animo dal nostro Comune l'andar dispersa l'ingente quantità di sangue derivata annualmente dalla uccisione de' Bovini nel Pub- blico Macello senza tentare di convertirla in alcun uso indu- striale S. E. il Sig. Marchese Senatore ne scrisse premurosa- mente alla nostra Società invitandola a sperimentare l'uso del sangue per ingrasso, ed esibendo a tale effetto l'occorrente ma- teria. La quale proposta degna dello zelo del Proponente fu im- mediatamente rimessa alla Commissione Incaricata delle Spericn- ze ; dalla quale essendo stata accolta con tutto l'interessamento, venne stabilito , che questa sperienza ancora dovesse far parte nella serie delle proposte. Anzi fino d'allora si fu d'opinione di N. Ann. Se. Natur. Anno 5. Tomo 10. 26 402 APPENDICE parteciparla ai Signori Direttori dell' Orto Agrario^ perchè senza ritardo si procedesse ad incominciare l'esperimento. Ed una tale opinativa venne di poi approvata dalla Censura nella successiva adunanza delti 12 p. p. Luglio; nella quale adunanza parimenti la Censura medesima si fece carico dell'incombenza ricevuta dal Corpo Accademico relativamente al contenuto del surriferito Pro- spetto. Intorno a cui era comune desiderio de' Sig. Censori, ed insieme de' Signori Componenti la Commissione dì poter trala- sciare ogni scelta fra i diversi argomenti proposti , siccome tutti molto commendevoli , e degni delle cure della Società. Ma per runa parie l'incertezza de' mezzi disponibili per provedere a cosi vasta materia , per l' altra la difficoltà di avere ovunque chi minutamente, e dettagliatamente corrisponda nelle diverse località per quelle indagini che si richieggono alla esattezza delle sperienze , e soprattutto di presente mentre è ancor nuova la cosa ; ne hanno persuaso di soprassedere in quest' anno differen- do la generale esecuzione del piano, e limitandosi agli esperi- menti di più agevole esecuzione , e di meno indaginosa esigenza. Intanto però ove si tratti di qualche sperienza di non gran- de impegno per le spese non si vuol tralasciare di mettere a profìtto Io zelo, e l'operosità de' Signori Proponenti, e soprat- tutto la generosità di que' benemeriti che oltre alla proposizio- ne degli argomenti , ed alla esibizione del terreno , si sono an- che proferti di eseguire il tutto a loro spese , e carico. Al qual fine verranno essi interpellati per quelle intelligenze necessarie al regolare andamento de' lavori, e delle coltivazioni, e per mettersi di concerto colla Commissione Direttrice. Quanto poi alla specialità degli oggetti viene adottato: 1.° Di promuovere gli sperimenti intorno alla Madia saliva incaricandone i Signori Direttori dell' Orto Agrario , il Signor Ing. Berti, il Sig. Carlo Berti-Pichat , il Sig. March. Dottor Luigi Davia , ed il Sig. Professor Contri. 2P II paragone degli effetti diversi del diverso lavoro nelle terre che si preparano pel Frumentone , per la Canapa , e simili viene affidato alle cure del detto Sig. Ingegnere Berti, del Sig. Ing. Pietro Paloiti , e del detto Sig. Prof. Contri. ZP II tentativo di semina o di trapiantagione per moltipli- APPENDICE 403 care l' Inula viscosa nelle terre sterili , come non potrebbesi meglio raccomandare ad altri che al Ch. Sig. Prof. Giuseppe Bertoloni proponente, cosi si spera che non debbano ricusarsi di coadiuvarlo in ciò li Signori Ingegnere Francesco Monti , Carlo Berti-Pichat , e Conte Gaetano Isolani, siccome quelli che o per analogia di proposte, o per qualità di terreno in vicinanza delle loro possidenze saranno meglio in istato di tentare l'esperimento. 4." Dal confronto fra 1' uso del letame fresco , e del letame decomposto, e del notarne gli effetti diversi vien dato il carico al Sig. Prof. Contri. 5.° Verrà pregato il Ch. Sig. Professore Antonio Santagata di voler favorire i risultamenti delle sue coltivazioni della Me- dicago falcata, interessando insieme la sua gentilezza per pro- curarne il seme alla nostra Società, alTinchè specialmente possa giovarsene il Sig. March. Dott. Luigi Davia , ed il Sig. Conte Gaetano Isolani, i quali si troveranno probabilmente a portata di estendere tale sperienza. 6." Per gli utilissimi confronti intorno all'efficacia diversa de' varj ingrassi verranno ufficiati li Signori Ingegnere Berti, Dottor Filippo Guermani , Alessandro Zucchini, Marchesi Pietro e Luigi Davia, e Dottor Gio. Battista Menarini. 7.° Anche il Sig. Ing. Rafaello Stagni verrà interessato per la esecuzione degli sperimenti da Lui proposti intorno all'imbo- schimento, ed alle viti: e per quello che riguarda l'imboschi- mento co' Gelsi, se ne darà parte ancora al Socio Corrispon- dente Sezionale Sig. Lorenzo Lorenzini , perchè gli piaccia di occuparsi dell'impresa da Lui proposta. 8.° La partecipazione di queste risoluzioni , come sarà di norma a ciascuno de' Proponenti incaricati , per accingersi ad intraprendere le sperienze particolarmente a Lui affidate , così servirà di notizia per gli altri ancora , affinchè , se ad essi piac- cia di estendere , e variare i tentativi per qualunque delle pro- poste, ed in qualunque località, possano farlo, uniformandosi nel metodo alle generali prescrizioni adottate dalla Commissione Direttrice. Ecco i riferimenti che la nostra Censura in unione alla Commissione Sperimentale era in debito di comunicare a questa Illustre Società, dalla quale attende que' lumi, e quelle rifles- 404 APPENCICE sioni che le sieno giovevoli per la melodica effettuazione delle ideate sperienze, cui sarà ora necessario di procedere senza ul- teriore ritardo. II. Eia Tromba ad aqiia di Dietz riTen- dicata al RasielIìI e al CataIìIeri ^ con Tarie notizie -- Articolo del professor Ghebardi --• Se non m'inganno a partito, ciascuno, anche non troppo intelligente di cose mecaniche, vorrà consentirmi l'assunto, sol che getti l'occhio sull' unita Tav. II, aiutandosi però della seguente dichiarazione a percorrerne le figure. Le figure I, 2, 3 rappresentano la Tromba alla Dietz, se- condo il pili comune modello sotto cui è venuta a noi di Francia ed è stata costruita da alcuni nostri Mecanici, dal 1825 a que- sta parte. Furon esse disegnate sopra il modelletto a giorno di tale strumento posseduto da questo Gabinetto Fisico della P. Uni- versità , e fabricato dal valente Mecanico Amadori. E il mo- delletto è conforme alle descrizioni che s' hanno della Tromba di Dietz in molti libri moderni di Mecanica e di Fisica (V. tra gli altri — Persoti éléments de Physique, 1836, Par. I, pag. 214, §. 535, fig. 183, Pompe de DMx ); è pure conforme allo sbozzo in istampa che, fino dal 1828, ne diede il nostro Ingegnere A. Zambonini (che doverosamente menziono avendomi egli avvertito, già tempo, deiJa quasi identità della Tromba di Dietz con una del Ramelli ) nell' Avviso d' associazione alla sua — Raccolta dei disegni di tutte le machine in esercizio nella Provincia di Bologna — . Ma in molte Opere ancora descrivesi collo stesso nome di Tromba di Dietz uno strumento, che è alquanto diverso dal rappresentato nelle fig. t^, 2, 3, e che si suol riguardare qua! simplificazione dello stesso , ignorando io poi se quel Mecanico lo abbia effettivamente costruito, ed abbia creduto d'averlo ima- ginato egli , anche con questa forma di maggiore semplicità , il APPENDICE 405 che per altro sembra. La Tromba alla Dietz di cui parliamo aJesso e quella della fig. 9, copia esatta della figura che si richiama dal — Nuovo Dizionario Universale Tecnologico ecc. — nella de- scrizione appunto della Tromba di Dietz (V. l'cdiz. di Venezia Tom. 13 pag. 342). Similissima a questa è la tromba ricordata dal cel. Navier alia pag. 579-80 del suo ajìplaudito Libro — Ré- sumé des Iccons données à V École des ponts et chaussées etc. — , e segnata nella figura 97 del medesimo: termina egli il suo cenno con questo motto: — Des pompes construites sur ce principe sont exécutées à Paris par M. Dietz — . Il disegno della fig. 8 della Tavola nostra fu calcato sopra la figura dell'ingegno mecanico speciale , che dislingue la tromba ad aqua proposta al Capit. 38 Fig. 38 della famosa raccolta di machi- ne del Ramelli (1) dalle uiolle altre trombe in questa descritte, ma specialmente da quelle dei Capit. che precedono il citalo, le quali sono tutte a moto alternativo di va e vieni , per lo più rettilineo, come nelle antichissime attribuite ad un Ctesibio. Nei Capit. consecutivi 39 , 40 , e 49 , .51 , 52 veggonsi trombe , l' in- gegno principale delle quali ha analogia più o meno col ripor- tato da noi (2); tulle queste sono a molo rotatorio continuo. — E qui siami lecito l' osservare di volo che la menda di poco semplici, rimproverala dal principe degli storici di nostra Lette- ratura alle machine del Ramelli ( Si. della Leti. II. T. VII, P. Il, L. II, C II, §.38), è forse mal fondata. Guardando all'ingrosso l'intero apparato con cui il dotto Capitano mette in azione ciascuna delle sue machine , può questa per avventura sembrar complicata ; ma per lo più è lusso , sfoggio , complicanza d' accessorj , non già della vera machina , cioè dell'ordigno particolare per cui ciascun apparato si differenzia dagli altri, ordigno che talvolta, come nel presente nostro caso , ritrovasi figurato a parte in un angolo (1) Le diverse et artificiose machine del Capitano Agostino Ramelli dal Ponte delta Tresia , Inycgniero del Christianissimo Re di Francia ecc., com- poste in lingua Italiana et Francese , a Parigi in casa del' autore con privi- legio del Re, 158S. Il riliatlo dell' Aiit., a tergo di questo frontispizio del- I" Opera in foglio, piuttosto rara , porta in cima questa epigrafe — Auyusti- nus de Ramellis de Masanzana wlalis suw anno LVII --. (2) Quella del Capit. 39 assomiglia moltissimo alla tromba che ora ci si dà per -- Tromba americana di Farcol — ( Pompe américaine , dite de Farcol, S- 534 pag. 213-14 lìg. 182 dell' Op. e Part. cit. di M. Persoli). 406 APPENDICE dello sfarzoso rame , e non dà nell' occhio di tutti — . Il Borgnis descrive due di queste trombe Ramelliane, quelle cioè che cadono sotto i Capitoli 40, 49 della suddetta Opera, nel Volume — Des machines hydrauliques Paris 1819 — del suo cospicuo — Traile complet de Mécanique appliquée etc. — (V. pag. 35-36 del cit. Voi.); ma non tocca punto della tromba del Gap. 38 , a cui si riferisce la nostra fig. 8 : forse l' egregio scrittore , che per lo più rico- nosce egualmente le antiche e le moderne invenzioni , quelle d' una nazione come quelle d' un'altra , avrebbe fatto ragione pur anco di quest' ultima, se M. Dietz avesse data fuori la sua avanti del 1819. Le figure 6, 7 richiamano alla memoria l'Idrocontisterio del P. Bonaventura Cavalieri , quale è descritto e figurato sotto la Proposizione 39 e ultima della sesta ed ultima delle sue immor- tali Esercitazioni Geometriche {Exercitationes Geometricae sex etc. Bononiae 1647, pag. 537 a 541 ). Rapito egli da morte cruda im- maturissima mentre stava per publicare queste Esercitazioni, impedito di produrvi più altre cose meditate (1), volle aggiun- gervi in fine l'anzidetta Proposizione — De Hydracontisterio , hoc est Vose aquarum eiaculatorio — , distolto certamente dal ba- dare che tra le mecaniche o idrauliche communali una tale Pro- posizione avesse più presto luogo, di quello che tra le geome- triche subliniissime di tutta quanta l'Opera, e che il suo meto- do degl'indivisibili, da tutte l'altre Proposizioni confermato ed aggrandito, da questa ricever non potesse alcun lustro. La Pro- posizione, tanto eterogenea in queir Opera, valeva però a far rav- visare nell'Archimede redivivo del Secolo XVII, come nell'antico, un mirabile concorso della maggiore potenza intellettuale per le più sottili astrattezze geometriche, e della felice inclinazione per discenderle alla più usuale ed utile pratica: della qual cosa io potrò più avanti porgere un altro argumento, ignorato fin qui, a coloro cui prema ora il conoscere l'intera gloria del grand' uomo. Finalmente le fig. 4 , 5 della stessa Tavola nostra mostra- no la tromba ad aqua che , sulla traccia dell' Idrocontisterio del (1) . . . . cum novo impediar morbo quo et plura alia cogor hic prceter- millere lypographo instante etc. (Op. cit> pag. 540) . APPENDICE 407 Cavalieri , ed a titolo di riverenza verso il maggiore matematico dell' antico Studio di Bologna , io mi feci costruire tre anni fa , per uso della Scuola e del Gabinetto di Fisica della P. Univer- sità, dall'abilissimo Mecanico di Firenze sign. Wolf, rinomato fabricatore degli apparati magnete-elettrici dell'illustre Nobili. So che il mio collega ed amico il Gli. Prof. P. Giorgi sen fece ripetere un modello simile per la sua Scuola ; come so che un nobile signore di questa Città ebbe caro di acquistarne un si- mile, fabricato qui dal suddetto Amadori : Tromba Cavalieri ven- gono doverosamente chiamati da noi. Passerò adesso ai particolari di ciascuno degli strumenti fi- gurati nella Tavola. Siccome questi son tratti tutti da un mede- simo tipo, 0 ideati sopra un principio unico, così la dichiarazio- ne del primo di essi abbrevia quella degli altri. Figure 1 , 2 , 3 — Tromba cosi detta alla Dietz della prima maniera — . Fig. 1. A — Scatola annuiare fissa (Cassa annularc d'al- cuni, Botte annulaire de' Francesi): BB — Condotto interno dell'aria e dell' aqua: CC —Alette, o Palette, o Tramezze mobili: D — Tubo di pressione o di salita dell' aqua; h — Ghiera a vite serrata sulla piastra o fondo corrispondente della Scatola , per la quale Ghiera passa a sfregamento l' albero od asse di rotazione della machina. = Le due piastre o fondi della Scatola, nella Tromba alla Dietz del suddetto Gabinetto, son di cristallo, onde lasciano vedere il giuoco interno della machina =. Fig. 2. — Sezione perpendicolare all' asse della Tromba — . E,D — Tubi d'aspirazione e di pressione (il tubo E è d'aspira- zione , e D di pressione se la Ruota giri in modo che nella parte superiore vada da D ad E ) : ffffff — Ruota , o Pezzo annu- iare volubile portante le quattro Alette CCCC, e munito d' un sol fondo, dalla parte opposta al manubrio della machina: f'f — Vano corrispondente all'unico fondo anzidetto: GGG — Ec- centrico fisso, che serve di guida o d' appoggio , dal lato dell' asse del molo, alle Palette condotte in giro dalla Ruota: k — Albero 408 APPENDICE od Asse di rotazione della machina: i — Tramezza o valviila di pressione. Fig. 3. — Sezione secondo l'asse —. hh — Ghiera a vite suddetta: L — Altra Ghiera a vite, ma ceca, invitata sulla piastra o fondo corrispondente della Scatola , e accogliente a sfre- gamento l'Albero. Figure 4,5— Tromba Cavalieri costruita dal Signor Wolf — . Fig. 4. — Sezione della machina normale all' asse di ro- tazione — . Fig. 5. — Sezione secondo Passe istesso — : AAA — Sca- tola cilindrica fissa: BB — Condotto dell'aria e dell' aqua: ce — Alette : E,D — Tubi d' aspirazione e di pressione : fff — Pezzo cilindrico eccentrico volubile : i — Valvola di pressione : ni — Elastri a verme: n — Maschio a cui s'appicca il manubrio. Figure 6,7. — Idrocontisterio del P. Cavalieri. Fig. 6. A — Scatola cilindrica fissa {Capsula rotunda del Ca- valieri): E,D — Tubi d' aspirazione e di pressione: p — Fondo 0 Coperchio della Scatola dal quale sporge il Pezzo cilindrico vo- lubile interno : o — Manicotto ossia Colletto, che abbraccia a sfre- gamento la parte sporgente anzidetta, {Collum Cav. ) : L — Pozzo. Fig. 7. — Sezione perpendicolare all' asse della Scatola, in- grandita — . BBB — Condotto dell'aria e dell' aqua: C — Ala 0 Pala unica, d'un sol pezzo {Tabella Cav.); la lunghezza a a di questa Pala dev'essere eguale appuntino alla corda bb, che passa pel centro r del seguente Pezzo : ff — Pezzo cilindrico o Subbio eccentrico volubile (r?/w?panMm excentricum Cav.): Di — Tramezza fissa ( Diaphragma , locus diaphragmate claudendus Cav. ) : 6 B — Altra Tramezza fissa , in prolungazione della pre- cedente, contro cui la Pala va a sfregare da un capo, e n'è man- tenuta coli' altro capo in contatto della interna parete della Scatola A A. APPENDICE 409 Figura 8. — Tromba del Uamelli — . AA — Scatola cilindrica fissa ( Sopracoperta , Couierlure del Ramelli ) : D,E — Imbocca- ture de' tubi di pressione e d'aspirazione: BB — Condotto del- l'aria e dell' aqua: CCCC — Alette (Piastre, Platines Rara.): ffff — Pezzo cilindrico eccentrico girevole {Ruota eccentrica, Roue eccentrique Rara. ): k — Asse di rotazione. Figura 9. — Tromba così delta di Dietz della seconda ma- niera — Sezione perpendicolare all'asse di rotazione — . A A — Scatola cilindrica fissa (Cassa circolare Diz. Tecn.): BB — Con- dotto dell'aria e dell' aqua: CCCC — Alette: D,E — Tubi di pressione e d'aspirazione: ffff — Pezzo cilindrico eccentrico girevole {Nocciolo eccentrico Id. ): mmmm — Elastri a verme. Nessuno vorrà ora negarmi che la Tromba di Dietz non ap- partenga primitivamente al Ramelli. Non si può opporre neppure che l'Eccentrico immobile di quella della prima maniera, impie- gato in cambio dell'Eccentrico mobile della Ramelliana, la dif- ferenzii vantaggiosamente da questa: imperocché (senza altre ragioni, che sarebbero pronte) a provare l'insussistenza di ciò basta il fatto dell'essersi abbandonato, o riguardato utile dai pra- tici e dai teorici l'abbandonare l'Eccentrico immobile per con- vertire la stessa Tromba nella più semplice della seconda ma- niera, la quale, a dirla schietta, tanto assomiglia alla Ramel- liana, che son due gocce d'aqua. Parmi adunque che sul conto di questa machina sia avvenuto, ne' tempi nostri, al Ramelli, appunto appunto il simile di quel che gli avvenne ne' tempi suoi per colpa di certi ladri domestici, e che colle proprie parole di lui riporterò qui in nota (1). Questo torna pure a confermazione . (1) .... la qtial (Opera $ua) prego di core, quanto più posso, ogni nobile spirto tli voler accuratamente leggere et rileggere senza arrestarsi alla roza scorza della lettera : ma con sottil giiidicio penetrare gli altissimi secreti et reconditi, clic con maraviglia grande li si presenteranno a tntte le liore. Et non fare come alcuni domestici ( clie per modestia non mi pare da nomi- nare) li quali col darmi titolo di virtuoso in apparenza lodando me , ma però in esistenza se stessi honorando , m' hanno levato clandestinamente molti Di- segni particolari: et a quegli lior aggiungendo et diminuendo alcune inutili minuzie, da lor vani capricci inventate; et lior stravolgendoli, over in altra 410 APPENDICE di ciò che asserisce il cel. Libri , nella sua Istoria delle Scienze matematiche in Italia , sul Volume delle machine di Ag. Ramelli : . . . le livre de Ramelli (cosi vi si legge alla pag. 46 del Tomo 4) pcut encore étre consulte uvee fruii , et nous avons vu de nos jours reproduire quelques-unes des machines qu' il contieni par des per- sonnes qui ne le cilaient pas. 11 P. Bonaventura Cavalieri dice candidamente (come vedre- mo), sul principio della suddetta Proposizione, dall'osservazione di quale tromba, ben diversa dalla Ramelliana illustrata da noi, ei fosse condotto all'invenzion della sua, e non si può non cre- derglielo. Ma si volesse ancora pensare che egli lavorasse su quella del Ramelli, almeno piò dirsi che l'avrebbe perfezionata. E vaglia il vero , cosa fanno nella Tromba Ramelliana , e analo- ghe, le quattro Palette invece di due sole? Aumentano, inutilmente per l'effetto, e dannosamente per la potenza motrice, gli attriti della machina. Sembra che nessuno di coloro, che hanno di- scorso sulle Trombe dette alla Dietz, abbia riflettuto che una Pa- letta diviene inutile per l' effetto , ogni qualvolta 1' altra, che le viene dietro nella rotazione, ha trapassata l'apertura d'aspira- zione ; eppure è chiarissimo che allora delle due non lavora util- mente , non aspira che quest' ultima , e che lo sfregamento della prima dev' esser vinto dalla potenza, senza un prodotto corrispon- dente ; adunque gioverà levare questa : dicasi il medesimo di una della rimanente coppia. Ora nell'Idroconlisterio sono appun- to due sole Palette, né più né meno del bisogno, formate dal- l' unica Tavola che col Timpano concepisce un moto rotatorio , e insieme un moto alternativo di va e vieni rispetto all' asse dello stesso Timpano. E l'accorto Mecanico di Firenze, di sopra lodato, non cosi tosto senti da me un cenno della machina del Cavalieri, messa a confronto con quella del Dietz, che pronunziò la superiorità della prima, giusto per l' economia delle tramezze mobili con essa osservata. Pare che il Cavalieri formasse la sua Tromba di legno , men- tre il Ramelli raccommandava di far la sua di metallo, di metallo parte distornandoli, per coprire i furti loro; gli anno poi, cosi mutilati, at- tribuiti colle stampe a se stessi proprij , con desiderio di comparire alla pre- senza del mondo ornati di belle piume ecc. — (V. Discorso aìli benigni lettori). APPENDICE 411 per lo più si fanno le Trombe alla Dietz, e di metallo mi fabri- cò la sopra descritta il Sig. Wolf. E par bene che di legno la prima debba maggiormente resistere , o prestare più lungo servi- zio , ove venga foggiata al modo che il suo inventore ci lasciò scritto: imperocché il rigonfiamento portato in questa materia dall' aqua assorbita può compensare o soccorrere a lungo il lo- goramento degli attriti, e mantenere le parti a stretto contatto fra di loro, senza uopo di molle. Cosi la pensano varj Mecani- ci da me interpellati a proposito. Certo è che dalla maniera con cui parlano dell'Idrocontisterio l'Autore suo, e quelli massimamen- te che lo videro agire , si fa luogo a credere che desse un gran- de effetto, e per molto tempo patisse l' azione senza guastarsi. Il P. Urbano D' Aviso nella Vita del Cavalieri, maestro suo, ci lasciò scritto: . . . aggiunse nel fine (delle Esercitazioni) la fabrica d' un Istroìnento per alzar l' aqua , che non so se altro simile se gli possa uguagliare, stante la semplicità del composto, e la gran forza con la quale caccia l' aqua. Questo Istromento l' aveva fatto fare , e messo in opera su la sponda del pozzo del Convento dove stava , cfie dopo la morte del detto Padre venuto in mie mani lo donai al Serenissimo Carlo Secondo Duca di Mantoa, che me lo chiedctte per servirsene nel suo Giardino di Marmi- rolo (1). Ma primo fra tulli motivò di questa invenzione, al pa- ri che di tutte le altre invenzioni, ed Opere, e virtù del Cava- (1) V. pag. XIX della cit. Vila , premessa alle due edizioni del 1682 e del 1690 , Roma per il Mascardi e per il Molo , del Trattato della Sfera ecc. fatte dal D' Aviso, la prima sotto il suo nome solo, e la seconda sotto quel- lo del Cavalieri ed il proprio. - Il Sig. Francesco Predari , adetlo alla Biblioteca piiblica di Milano, nel suo recente articolo sid Cavalieri toccando dell' Ope- retta in discorso , edizione del 1690 , erra coli' asserire : Trovammo citala in più autori un' edizione di quest'Opera del 168'2 ^ ma è certamente questa mede- sima ( del 1690) erratamente citata, giacché quella del 1690 è fuor di dubbio edizion prima ( quantunque vi si legga, alla pag. XXIII, Iterum Imprimatur, e Reimprimatur alla XXIV I !) • Nella Biblioteca Corsiniana di Roma esistono ambedue le edizioni ; ce ne ba assicurali , con graziosissimo foglio del 12 Set- tembre p. p. , il Cli. Sig. Prof. Abbate Rezzi , Prefetto della medesima. — Lo .stesso Sig. Predari, dopo di avere toccato della machina idraulica , di cui il D' Aviso fa inventoie il Padre Bonaventura , aggiunge -. Noi crediamo sia un disegno di essa quello che scorgesi dopo ( deve d\r prima ) della pag. 512 delle sue Exercitationes geometricae --; ma non è da dubitarne, enei passo surriferito vede ognuno che ciò dice espressamente lo stesso D" Aviso. 412 APPENDICE lieri, un Fangarezzì , Arciprete del vicino Poggetto , in una sua funebre Orazione per le esequie dello stesso Cavalieri, Orazione ignorata finora , a mia saputa , dai molti biografi del grand' uo- mo, e della quale in altro incontro mi propongo dare un sunto. Forma la medesima la seconda parte d'un libricciolo stampato a Bologna pel Monti nel 1648 (cioè pochi mesi dopo la morte del Cavalieri) (1). Alla pag. 104-5 del medesimo si legge adunque: Universis invisa, portentosus machinarum, experienlia, mirifìcum in Hydracontisterio Machinamentariorum se molitus est, He- roni haud imparerà ; ac neque per impossibiles actionum conatus , sed per expertos actorum exitus aggressus est, qtialiterque ingenio- sitate mira prae altam lacimm profimditatem evacuare , et exsic- care ticeat , artificiose praemostravit . — Ma come io liberamente professo d'essermi indotto a dettare questo scritto pel precipuo scopo di produrre qualcheduna delle cose , che m' accadde di rac- cogliere intorno il Cavalieri , col proponimento di comporre tanto- sto di tutte l'altre un lavoro quale che sia da sottoporre, co- me gentilmente ne sono invitato, al celebre Geometra assunto- si di tessergli l'Elogio per la Solennità del Milanese Congresso, cosi confido che mi si perdonerà se , fuor del presente subbiet- to , riporto un altro passo del libricciolo del Dott. Arciprete Fan- garezzi. Riguarda questo una non conosciuta invenzione machi- nale del nostro P. Bonaventura , confermante ad un tempo la prontezza di suo ingegno in simile materia , e la ria qualità di morbo che fin dalla fresca età lo martoriò (a), e lo spense a soli 49 anni di sua vita mortale: Hinc mittere silentio non debeo , quod pedibus incedere e diutino crurum languore interdictus , versatile sibi vehiculum ingeniosè machinatus sit , quo summorum digito- rum , quibus integris tantum pollebat , beneficio se ageret ex arbi- trio, et actum se rotaret utrinque , qui inventa aliorum ingenijs machinamenta iam architectatus fuerat (pag. 110-11). Il Cavalieri poi entra a trattare del suo Idrocontisterio con (1) Eccone il frontispizio: lUuslrissimisBononiaeSenalorihus, Panegyricae Querimnniae in Parentalibus Bernardini Cattanei etc. Nec non Bonavenlurae Carniera J eguali , Philosophiae et Theologiae Dodoris praeslanlissi mi , el Fel- sineo in Archigymnasio Lecloris Malhemalicae de sero Primari j , Recusae , Ad- diclae a Jo. Francisco Fangareccio Sacerdote, Philosophiae, et Arlium ae I.V. D., el Podieti Archipresbytero. Bononiae . Typis Jacobi Montij 1648. APPENDICE 413 queste esalte parole ( pag. 537 ) : Cum incidissem in illam viachi- nam Hydraulicam , quae cxtrahit , et proijcit aquas meritò duarum rotulnrum , quartim dentes ita sibi adhaerescunt , ut dum moven- tur, vel ipsi aeri transitum interdicant , et includuntur Vose ova- li, ut pluribus notum est , cuius nescio quis fuerit inventar ; arti- ficium summè admiratus sum. Sed etc. =. Ed eccoti un' altra trom- ba dalla barba bianca , che si dà per freschissima dal Diz. Tecn. su citato, e in quella stessa pagina in cui viene descritta la co- sì detta Tromba di Dietz : chiunque sei potrà persuadere para- gonando questo preambulo del Cavalieri coli' articolo — Tromba di Bramah — in tale pagina (342 Tom. 13) disteso (1). E ponendo fine qui al mal digesto Articolo, non sarà forse fuor di proposito del tutto che , in riprova della superficialità presente de' nostri studj analoghi , fatti sui Dizionarj compendia- ti, sui Manuali per tutti, sulle Descrizioni àt' Brevetti d'Inven- zioni spirati e non ispirati, eccetera , accenni qualmente la stes- sa tromba, così bene stampata nelle riferite linee del sublime Gesuata , si ritrovi descritta e figurata in un' Operetta curiosa d'un tal H. Van Hetten , della quale s' hanno due edizioni, una del 1624 di Pont à Mousson , la seconda del 1627 di Lyon con Aggiunte. Porta essa il titolo — Recreation mathematicque com- poste de plusiers problemes plaìsants et facctieux etc. . La pre- detta Tromba adunque vi si osserva alla pag. 165-66 dell' ultima (1) Nelle Sale del Gabinetto Fisico dell'I. R. Musco di Firenze, tra gli striimenli antichi, colle illuminate e commendabili cure di un Anlinori ivi raccolti ed ordinati (a gloria della Toscana e dell' intera Nazione ) , fa bella mostra di se un modello attivo di questa machina , il giuoco interno della quale vedasi pinlo distintamente sul coperchio della cassetta per 1' aqiia ali- mentatrice della tromba. Ksso vi si conserva fin dall'anno 1776. Hassi poi memoria certissima dell' esistenza del medesimo fino dal principio del XVII Secolo, in quanto che trovasi esso registrato, tra i mobili e stipclleltili del Palazzo Pilli, in un inventario di quel tempo. Queste particolarità io appren- deva , non ha guari, dalla viva voce del valente e gentile Sig- Dott. Puliti, Preparatore nel suddetto Gabinetto- — Essendo il Museo di Firenze , la Dio mercè e de' Grandnchi , e del Regnanle in ispecie, come un magnifico libro da molti anni aperto agli occhi di lutti nel cuore del più bel paese del mon- do , visitalo da ogni maniera di dotti e di curiosi nazionali e stranieri , può far maraviglia che ai compilatori del Dizionario Tecnologico francese, che ai curatori dell' edizione italiana del medesimo sia rimasto ignoto afTatlo un co- tale testimonio dell' antichità della invenzione del discorso organo idraulico. 414 APPENDICE edizione. Siffatta Operetta è assai commendevole agli eruditi di simili cose. A loro la raccommando per un cotal problema suH'Eo- lipila , che segna un primo passo importante verso le nostre ma- chine a vapore non poco, per mia fede, analogo a quello che è re- gistrato in un'Opera nota del Branca alquanto posteriore alla medesima ; per un altro problema sul Termometro ( del 1624 ! ) ; per un altro, che nomina i cannocchiali di Galileo, assegnando cosi per aggiunto distintivo di essi il nome di questo ( Lunettes de Galilée — solo 15 anni dopo la scoperta di essi fatta a Padova. . . a proposito di certi scrupoli sul vero loro inventore ! !) ; e in som- ma per varj altri curiosi problemi e giuochi , non del tutto giuo- chi , di Mecanica e di Fisica , i quali l' autore spigolò in Ope- re , più conosciute a' suoi tempi che adesso , del Cardano , del Porta, ecc. , non senza profittare però in qualche punto (co- sa notevole per allora) del Galileiano risorgimento delle nomi- nate scienze, nel fiore del quale ei viveva e dettava la commen- data Operetta. (a) pag. 412. Mi sono prevaluto d' una breve visita che ho fatto a Firenze ne' passati giorni , per chiarirmi d' un punto in- teressante sulla carriera scientifica del P. Cavalieri , col soccorso dell' Uomo a cui è famigliarissimo tutto che concerne il Galilei e la sua Scuola, come ogni tratto di nobile cortesia (vede cia- scuno che intendo parlare del Ch. Sign. Comm. V. Antinori). Perciò m' è dato di poter fregiare il presente Articolo d' un bel passo , opportunissimo in questo luogo , di una delle varie Let- tere del Cavalieri a Galileo , che si dovettero per quell' oggetto consultare ; Lettere , sia detto per incidenza , spiranti tutte 1' a- morevolezza maggiore , la maggiore confidenza nelle cose più in- time della vita , non che degli studj , che regnava tra di loro ( a pieno smentimento di chi ha voluto insinuare I' opposto , a carico del P. Gesuata). La Lettera in discorso è data di Bologna 18 Agosto 1637, ed ha per argumento precipuo di confortare Ga- lileo nelle sue tribolazioni di spirito e infermità del corpo , sotto il cui peso dover trarre vecchiaia per se stessa affannosa mal si sentiva egli , e se n' era più fiate amaramente doluto col tenero APPENDICE 415 e confidente amico. Ora il P. Bonaventura , dopo avere rammen- tato al Galilei che, di adlizioni morali ^ e gravi al segno da torgli continuamente la più desiderata pace, la pace in casa, egli ne aveva la sua parte, e che indarno, come a lui era noto, s'era sforzato di liberarsene , e se le doveva sopportare con rassegna- zione , chiude cosi la Lettera consolatoria , volgendosi alle pro- prie infermità fisiche : „ Discorro seco in questa guisa per pro- ,, cacciare a me stesso ancora qualche consolazione, che mi ,, trovo forse in peggiore stato di Lei, attesa la qualità del „ tempo, nella quale anch'io, privo dell'uso de' piedi, sono fat- „ to vecchio in gioventù e mezzo vivente nel miglior corso della ,, vita mia. Consolisi dunque meco, e speri che chi di noi più „ intende e vede i nostri bisogni, soccorrerà a quelli in modo „ da noi non penetrato , quando 1' amore verso di lui ce Io fac- ,, ci meritare „ . La Lettera , sottosegnata — Fra Bonaventura Cavalieri — , fa parte della nota Raccolta di MSS. che appar- tenne al Senatore Nelli. 416 APPENDICE III. NOTIZIE STORICHE SULLA TROMBA NAPOLEONE SEI. FHOF. GHEHARDX L' analogia di questo Articolo , quanto al soggetto che vi ho di mira, col precedente, e la richiesta che me ne venne da per- sona dotta , mi furono sprone a metterlo fuori , quantunque com- posto da molto tempo per mio uso soltanto , e di poco o niun momento. Neil' anno 1808 usci in Milano , per la Stamp. R. , un Opu- scolo in ottavo, di pag. XVIII e 72 con una Tavola in rame, in- titolato — Tromba Napoleone , ossia nuova machina idraulica destinata al vario sollevamento dell' aqua — , del quale Opuscolo si legge un Transunto molto ben fatto , fregiato ancora dell' in- dicata Tavola rappresentante la machina , nel — Giornale della Società d' incoraggiamento delle scienze e delle arti stabilita in Milano — (V. Tom. IV, N. X, Ottobre 1808, pag 69 a 79). Inventore della machina, come autore dell'Opuscolo, vi appari- sce Monsignor Can. Carlo Castelli, quegli stesso che nel 1785 aveva publicatoun altro Opuscolo col titolo di — Ventilatore Idrau- lico imaginato e descritto dal Proposto Carlo Castelli — ( Mila- no) —, un breve estratto del quale vedesi nel Tom. Vili degli — Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti (Milano 1785, pag. 127 a 130). Ma il medesimo Castelli, tre anni prima, cioè nel 1782, aveva descritta (V. Tom. V de' menzionati Opusc, pag. 3 a 10), sotto il nome d' Idrobalo del Sig. Cav. Litta, una ma- china di questo suo amico e mecenate , dalla quale , a detta di lui stesso (pag. XXX del cit. Ventilatore ecc.), prese l'idea del suo Ventilatore Idraulico. Di forma che , essendo la Tromba Na- poleone un perfezionamento di questo Ventilatore , il quale in so- stanza è V Idrobalo del Litta con qualche modificazione, che si credè utile introdurvi per facilitare la fabrica e l'uso dello stesso strumento, puossi senza fallo asserire che la Tromba Napoleone del 1808 è l' Idrobalo Litta del 1782 perfezionato. Giova anzi ri- flettere che, mentre il Castelli, nel Ventilatore, aveva creduto API-ENDICE 417 di dover dirigere verticalmente, coli' idea di scemare gli attriti della machina , l'albero portante le pale, il quale nell' /rfrofcaio è orizzontale , ci ristabili ^ nella Tromba Napoleone, la orizzontale direzione dtl predetto albero: questo però tanto nella Tromba, quanto nel Ventilatore venne munito di due pale, mentre l'idro- balo n' ha una sola, con che ciascuna di quelle machine riusci- va come un Idrobalo doppio, quasi sotto lo stesso volume che era necessario aìV Idrobalo semplice del Litta. Gioverà ancora sapere, dietro la testimonianza del Castelli {Opusc. sceL Tom. V art. cit.), che il Conte Cav. Agostino Litta aveva presentata al- l'Acadeniia II. di Mantova una sua Dissertazione sull' /rfroèa/o, e che quell* Academia coronò d' una doppia medaglia d'oro l'in- venzione mecanica collo scritto di lui. Il Litta però non potè nep- pure veder publicata dalla stessa Academia la sua Dissertazione, poiché in quel torno mancò ai vivi. Fu allora che il Castelli, per riverenza e grato animo verso di esso, publicò la suddetta de- scrizione dd\' Idrobalo sotto forma di Lettera al cel. Bossut, al quale il Lilla medesimo, fino dal 1781, aveva promesso di de- dicare la descrizione di questa nuova tromba da aqua , come si può vedere nella Lettera del Litta stesso al Bossut stampata nel Tom. IV de' ricordati Opusc. scel. ( Milano 1781 , pag. 145 a 163), Oggetto precipuo di questa Lettera, anzi estesa Disserta- zione, del Litta, era il mostrare i capitali difetti delle ordina- rie e più viete trombe da innalzar aqua , pe' quali ei riputava che simili trombe dovessero omai lasciarsi e sostituirsi con al- tre più acconce al loro scopo, contrariamente all'opinione dello stesso Bossut , che, neir /rf/'orfina?jnca, aveva posta questa senten- za : essere siffatti organi idraulici i più proprj al loro scopo, e potersi solo desiderare di vederli perfezionati nella materiale costruzione, acciò tenessero meglio il vuoto, ne fossero diminuiti gli attriti , rese più obedienti le valvole ecc. ; nel che per al- tro ei confessava restare ancora un vasto campo da eserci- tar l'industria degli Artigiani (V. Traile élém. d'Hydrodyn. Tom. I, Par.], CU, §. 139, p. 114, ediz. di Parigi del 1775). — Dall'esposto risulla che la Dissertazione superiormente ricor- data del Lilla sul suo Idrobalo dovrebbe far parie degli Atti della R. Academia di Mantova, che non ho potuto consultare. Ciò dcducesi particolarmente dal passo, che segue, della suddetta Lei* N. Ann. Se. Natir. An\o 5. Tom. 10. 27 418 . APPENDICE tera del Castelli al Bossiit: Le prove, e i dettagli (dei pregi, e della costruzione dell' Idrobalo ) , voi li potrete rilevare neW este- sa Dissertazione premiata^ che V Àcademia stessa (di Mantova) darà fra non molto alla luce {Opusc. cit. Tom. Y , pag. 4). Dalla quale Lettera del Castelli non sarà male riportar ancora questo passo, con cui essa termina (Id. pag. IO): mi rimane a pre- garvi che vi compiacciate di confrontare la Descrizione per me fattavi di questa machina con quella che un corrispondente del Gior- nalista di Bouillon (Journal de Pliysique) ha fatto publicare qual invenzione di un Letterato Svedese, perchè rilevandone voi le essenziali differenze possiate col vostro giudizio rendere alla ma- china del mio Mecenate anche la lode della novità , che si è tentato d' involarle. Il fatto è però che questa lode della novità non ap- partiene all'invenzione del Litta, e analoghe, che ad un ben limitato segno. Trombe ad aqua, consistenti, come V Idrobalo del Litta, in un corpo di tromba a scatola o cilindro chiuso, en- tro cui si mette in molo rotatorio-oscillatorio uno stantuffo for- mato da un albero che porta un nocciolo fornito di palette, le quali dietro se lasciano un vuoto in cui accorre 1' aria e poi l'aqua, e davanti se premono l'aria e poi l' aqua, ritrovansi de- scritte e figurate in Libri di machine del XVI Secolo. Basti per ciò accennare la tromba disegnata nella Fig. LUI e spiegata nel Capit. LUI;, car. 80-81^ dell' Op. del Ramelli — Le diverse et artificiose machine ecc. —, tromba troppo. somigliante all' /dro- balo del Litta, e più al Ventilatore Idraulico del Castelli, perchè non si vegga molto agevole il passare da essa a questi. Ignoro se il Litta ed il Castelli abbiano renduta giustizia su di ciò a quel loro antico compatriotta. Ma so bene che il dotto autore del Transunto sopra citato dell'Opuscolo del CaslelH — Tromba Na- poleone— dice appunto questo, parlando della tromba del Litta: tromba che , sebbene nel congegno abbia molta somiglianza con una di quelle che disegnale veggonsi sin dal Secolo XVI dal nostro Ra- melli (1), pure può dirsi un nuovo e ben pregevole ritrovato (^dtg. 69-70 del cit. Tom. iV del Giorn. della Soc. d' incoraggiamento ecc.). Anziché nuovi ritrovati, io chiamerei l' Idrobalo Litta , il (1) In nota vi si cita l'Op. — Le diverse el artificiose machine ecc. , Tav, 1,111 [ag. 83 : però invece di questa pagina si deve leggere', come abbiamo mosso noi , car. 80-81, APPENDICE 419 Ventilatore e la Tromba Napoleone del Castelli , la Tromba da incendj di lirainah, àescr'Ma dal Borgnis (1), ristaurazioni più o meno pregevoli di trombe inventate, descritte, e racconimandate all' uso pratico da 300 anni ormai a questa parte , 100 anni avanti (si noti bene) che al lume dell'esperienza Torricelliana si scoprisse il vero principio dell' azione delle più antiche trom- be, e di esse. Considerando poi che trombe cosi di questa maniera , come dell' altra che viene detta alla Dietz ( non dilferenti sostanzial- mente fra di loro che nel moto dell'albero portante le palette, rotatorio-oscillatorio nelle une, rotatorio-continuo nelle altre), furono in voga due e tre secoli fa , vennero poscia abbandonate e caddero quasi in dimenticanza , poiché sulla fine del pr. p. Se- colo, e nuovamente in tempi più vicini a noi, i suddetti Litta, Castelli, Bramah , Dietz, ecc. riuscirono a dar per nuove delle trombe riolto simili a quelle, si è facilmente portati a concludere che le medesime non presentino in effetto tutti que' vantaggi, che sono vantati da' loro veri o supposti inventori , a fronte delle antichissime note a ciascuno, le quali non furono giammai con- dannate alla dimentitanza , serviron da tempo e servono negli incendj , ed in altri bisogni più communi della vita. Sarebbe dun- que un bel argumento da ripigliare quello trattato dal Litta nella sopr' addotta Lettera al Bossut , ora che i progressi delle Arti mecaniche hanno portati alle più viete trombe que' maggiori per- fezionamenti che questo celebre matematico vi desiderava, acciò mantener potessero sulle trombe d'altra foggia la preminenza che, secondo lui, meritavano (2). (1) Traile de Méc. appliq. , §• 485 , pag. 165 del Volume — De» Machines llytlrauliques — Paris 1819. (2) Ho dovuto in questi giorni prender contezza d' un MSS. , in cui il predetto argumento viene trattato egregiamente , quantunque di quello non Sia né I' imico né il principale. Altro non posso ora aggiungere su di ciò, fuorché il MSS. uscirà di sicuro al publico , per cui la parte di questo che prende interesse a simili cose potrà essere buon giudice del mio asserto. — Voglio sì aggiungere un avvertimento rispetto alla sentenza del Bossut , sulle anllcliissime trombe idrauliche , riferita piìi sopra e rammentata qui in tìne ; l'avvertimento è che la sentenza venne tralasciata affatto da lui nelle ultime più compiute edizioni delia sua IdrodtKamica , quello del I7S6 e 17C6 (le pri- 420 APPENDICE Ma qualunque sia per essere il risultato di tale confronto, valgano quel che san valere le trombe , delle quali si è ragionato nel presente Articolo e nel precedente , niuno vorrà disdirmi que- sta mia finale conseguenza — che il merito principale dell' inven- zione di esse appartiene ad Ingegni di due o tre secoli fa, e, secondo ogni verisimiglianza, tutti nostrali, mentre a moderni Fisici e Mecanici spetta la sola lode d'averle perfezionate — . me edizioni sono del 1771 e 1775); talché potrebbe credersi che allora ei non si volesse pifi impegnare a sostenere quella sentenza , o che vi rlnun- ziasse, in considerazione delle suddette Lettere ( del 1781 e 1782) dei Litta e Castelli. Non è poi da tacere che neppur oggi manca, fra rispettabili Idrau- lici, chi tenga e propali sentenza discorde colla prenotata del Bossut, come cia- scuno potrà riconoscere in questo passo , che si trascrive da recente riputata Opera : — Pompes rotalives — Le mouvement de rotalion continu produit gé- néralement un plus grand ejfet qae le mouvement allernalif: deux mécaniciens distingués , Bramah en Anglelerre et M. Diels en Frane e , ont essayé de pro- curer aux pompes les avantages du premier — ; si continua quindi col dare un' idea del mecanismo della Tromba di Dietz sopra una figura simile alla Fig. 2 dell'unita nostra Tav. Il; il passo è del — Traile d'Hydrauliqiie etc. par J. F. D'Abuisson De Yoisins (§. 457, pag- 538-89 dell' ediz. del 1840 di Parigi ) — . APPENDICE 421 IV. Ijettera indiretta air egregio sig. Prof. Oaetako Ngabzi moderatore della Con- ferenza Agraria in Bologna. PRECLARISSIMO SIGNOR MODERATORE. Di Casa 16 novembre 1843. Eccole la soluzione del Quesito che le piacque, e volle, nella passata Conferenza (10 corrente), alla insufTicienza mia affida- re , cioè , — Se vero sia che le piante estenuino il terreìw soltanto ( almeno per la maggior parte ) dopo la fioritura — . Vorrei es- sere laconico; ma per non essere oscuro, dovrò allontanarmi da siffatto proponimento, amando sopra lutto la chiarezza: sarò quin- di escusato se non potrò attenermi alla promessa. Ho statuito di valermi e dell'autorità di antichi scrittori, e dell'esperienze, e delle opere de' moderni fisici ed agronomi , per togliere dal- l'animo ogni dubbiezza. — È un fatto in agricoltura riconosciu- to da Columelia Lutio Giuno Moderato (che viveva nella prima metà del secolo primo dell'Era cristiana) fino a' di nostri, che le piante poco o ìitilla ricavano dalla terra sino al tempo della fioritura. 11 sovescio che si effettuava fino a quel tempo, chia- ramente lo dimostra : " Si tamcn eam viridem desecta confestim aratrum subsequatur , et quod falx reliquerit , priusquam inare- scat , vomis rescindat , atque óbruat ■ id enim cedit prò stercorc; nam si radices ejus desecto pabulo reliclae inarùerint , succum om- nem solo auferunt , vimque ierrae àbsument ,, (1). Il tempo pre- scritto di togliere o seppellire le piante è la fioritura , perchè al- lora cedit prò stercore, e ciò non si potrebbe asserire se le medesime togliessero dal campo più di quello non hanno ricevuto. Può de- siderarsi più chiara espressione? Il nostro bolognese giureconsulto e agronomo Pier de* Cre- scenzi ripete anch' egli le stesse cose: favellando però delle fave (1) Coliim. !.. r.. M. Cap. XIV pag. 411. cdll. F.ipsiae 1735. 422 APPENDICE ci fa sapere, che le sole sue radici sono sutricienti di compen- sare al terreno quell'alimenlo che la pianta si era appropriato. " Di questa generazione di legumi la terra non si olfende , e mas- simamente se le radici si lasciano nella terra. Delle veccie discor- rendo cosi si esprime : ed ha la veccia questa proprietà , che mie- tuta verde se con quello che sulla terra rimane, il campo incon- tanente si ari , come il letame ingrassa la terra , cosi lo ingrassa essa ; e se arata quando le radici sono secche , rimuove il succo dal campo „ (1). Passiamo ora a vedere ciò che hanno detto, ed operato i moderni. Ci gode l'animo che un italiano il Sig. Giu- seppe Antonio Giobert di Torino aveva già cinquant' anni fa di- mostrato che le graminacee vegetano bene nella pura sabbia lavata e privata di terra, col solo benefizio della irrorazione dell' acqua. Ma giunto il tempo della fioritura , la vegetazione s'incomincia ad illanguidire; e ciò dimostra apertamente che hanno bisogno allora di nutrimento maggiore, il quale viene dalla terra somministrato (2). Questo lavoro , del sullodato pro- fessore, particolarmente relativo all'agricoltura piemontese, pure fu dettato con tali considerazioni , con tanto corredo di esempi di chimica dottrina , con sì saldo fondamento di esperienze fatte dai migliori agronomi di tutt'i tempi, e da lui stesso, che quel lavoro fu, ed è tutt'ora giudicato^ un classico Trattato sull'ar- gomento dei concimi ; e non v' ha dubbio che non esercitasse una grande influenza sulla pratica generale. A conforto maggiore del- l'opinione giobertiana, porteremo una convincentissima esperien- za del Sig. Teodoro De Saussure. " J' ai assayé, egli dice, de (aire développer des semences de féve , de harìcot , de pois , de cres- son , en leur donnant pour siipport du sable pur , ou crin de cheval contenu par des entonoirs , qui fdtrer V eau distillée surabondante , dont je les arrosais. Elles ont fleuri le plus souvent , mais leurs graines n' ont jamais pu murir. J' ai cependant varie ces experien- ces avec tout le soin possible pendant cinq années consecutives, Gio- bert G. A.; Hassenfratz , et d' autres naturalistes m' avaient (1) Creseent. lib. Ili Cap. XXIII. (2) Del sovescio e nuovo sistema di cultura fertilizzante senza concio. Memoria della Reale Società Agraria , ora Accademia , di Torino , voi. X. APPENDICE 423 précède dans les mémes recherches , sans obtenir des résultats pluf heureux (1). Rimane ora di far vedere in quale conto si tengano in oggi le esperienze tutte de' moderni fisici ed agronomi esperiraenta- tori riportando non solo i fatti , che sono parlanti agli occhi di tutti, ma si ancora le ragioui fisiologiche per cui ciò avvenga. Mi seguiti, lo prego, la Sua attenzione , eh' io m' affretto di tra- scrivere e gli uni, e le altre. Sono uomini pari ai primi insigni , che tutta meritano la fede nostra. Ascoltiamo il Sig. Morel De Vindé Corrispondente della pri- ma classe dtW Inslituto di Francia, che esprimesi molto bene in proposito. " Gli agricoltori esperimentati hanno osservato, che ninna fra le piante ch'essi coltivano, stanca la terra, se esse non portano seme. Che sino al tempo della fioritura inchiusiva- mente , esse sembrano dover tutto il loro sviluppamento all'acqua, e all'atmosfera soltanto; ma che al contrario al momento della fruttificazione tutto formasi a spese della terra : che questo solo atto la esaurisce eccessivamente di tutti gli elementi che può loro somministrare ,, . " La mia esperienza mi ha pienamente convinto della verità di questa osservazione. Fra i molti fatti che potrei addurre, ne esporrò due soli „ . " Primo. Quando nelle rotazioni mie semino vecce di prima- vera sopra terra maggese, io soglio prima concimare la terra per disporla alle cereali, che hanno a succedere. Se al momento che è in fiore la veccia, io la fo tagliare per foraggio, il mio in- grasso nella terra non è per niente sminuito, e le cereali che vi succedono , lo ritrovano tutto intero. Se al contrario io per- metto, che maturino le veccie il seme loro, tutto il profitto del- l' ingrasso è assorbito , e la terra è spossata ,, . " Secondo. Uno de' miei fitlaiuoli , uomo intelligente, e non ostinato, ha ricevuto da me l' invito di sopraccaricare costante- mente, e tutti gli anni i suoi campi a maggese , a condizione di non mai lasciare crescere alcuna di queste raccolte a maturità : solamente gli ho ingiunto di lasciare qua , e là nei campi alcuni (t) Rctherclies Chimiques sur la végt-talion- pag. 345, édìt. de Paris, Anno I80<. 424 APPENDICE metri quadrati, ne' quali alle piante per esperimento, si lasciassero maturare i loro semi. I miei ordini sono stati fedelmente eseguiti, e i grani che hanno succeduto a questa raccolta furono sempre magnifici, eccettuatine i metri quadrati, in cui le piante erano venute a maturità , furono raccolte per semi ; in questi metri quadrati la differenza era talmente sensibile ;, che rimaneva evi- dente, che in quegli spazi la terra era stata tutto affatto spos- sata ^ esaurita di ogni sorta di mezzo di fecoudità ,, (1). E chi potrà rivocare in dubbio siffatte asserzioni frutto di esperienze si accurate ? La fisiologia vegetale non dovrà anch' essa prestarsi per viemeglio spiegare il fenomeno perchè ciò avveuga? Fra gli Agronomi , e qualcuno ancora fra gli Agricoltori , non vi è , che non sappia, che nelle sementi due cose vi sono sensibili : cioè, il germe, in cui sono tutti gli rudimenti della pianta avvenire: poi una massa di materia farinosa , talvolta unita all' olio che l'Autore Supremo della Natura ha destinato a due importanti funzioni. L'una, di conservare il germe sintanto che è inerte; l'altra, di alimentarlo quando la germinazione sarà sviluppata. Nessuno ignora a' dì nostri, che per mezzo della germinazione, la materia farinosa delle sementi sì altera, e soffere de' cangia- menti, per cui sono mutate le sue fisiche e chimiche proprietà. Prendasi il grano, per esempio, prima della germinazione, la fa- rina è àmido e glùtine, di cui né l'uno, né l'altro si scioglieran- no nell' acqua. Dopo la germinazione la maggior parte di questa materia amidacea già è mutata in materia zuccherina , in mu- celaggine , che 1' acqua iscioglie. E chi ignora che è in tale mo- do, e per queste mutazioni, che il Birraio muta l'Orzo, e il Frumento in un liquore vinoso? Nella farina è adunque un ma- teriale abbondante di nutrimento destinato dalla natura ad al- lattare la pianta neonata. — Chi ha osservato il germinare di una fava, o di un fagiuolo, ha certamente veduto che prima an- cora che la piuma o la pianticella si mostri da una parte, una radicella si fa vedere dall' altra ; che due lobi si gonfiano per diventare poi quasi foglie : e questa è la parte in cui stava la materia farinosa. I lobi o cotiledoni sono l'organo del nutri- mento^ il ricettacolo o serbatoio della materia alimentatrice. (1) Biblioth. Brilt. Agricult. Anglaise. Tom. XIV pag. 229. APPENDICE 425 Un fenomeno degnissimo di attenzione , ed osservato da tut- ti, si è, che mentre la pianta cresce, la materia alimentare dei lobi 0 cotilèdoni si diminuisce nella proporzione medesima della crescenza; e che la totale consumazione di questa materia, coin- cide poco più, poco meno con quel tempo stesso ;, nel quale le piante cominciano spuntare il fiore. Per la quale cosa non è me- raviglia che due cose accadano : la prima, che le piante possano vegetare sino a questo periodo della vita loro in pura sabbia , che non può loro somministrare alimento, del quale non abbi- sognano, perchè abbastanza ne rinvengono nel materiale proprio farinoso del seme , che va mutandosi in materia zuccherina , e mucosa. La seconda, che sino a questo periodo della vita poco 0 nulla ricevono dalla terra , che forse non avrebbe materiale di nutrimento conveniente a questo loro stato d'infanzia. Si osservi la melica ( Sorghum vulgare Pers. ) e vederemo nel suo fusto formarsi un apparato tuberculare di nuove radici : si può dire la prima, radice seminale, destinata ad assicurare un appoggio: queste ultime, coronali, destinate al nutrimento, che allora la pianta ha da ricevere dalla terra, perchè colla consu- mazione della materia farinosa, ha cessato di esistere l'organo istesso per cui la ricevevano, cioè i cotiledoni. La cosaistessa, quantunque meno osservata , ha luogo nel grano. 11 celebre Hunter 1' ha si bene descritta, che sarebbe non lieve mancanza il mutilarla. " Il grano, die' egli, ha due sorta di radici. Le prime, vengono immediatamente dal seme ; le altre, partono dalla ceppaia un po' più tardi. Dirò seminali le prime , le ultime coronali ,, . " Le raMci seminali escono dal seme nel tempo slesso, che il germe sviluppasi. Il qual germe non meno, che la farina de! grano, nutrisce la pianta in inverno, prima della formazione delle radici coronali. Pendente tutto questo spazio di tempo, il grano è ripieno di un sugo lattiginoso, che alimenta la pianta alla primavera , quando la pianta ha acquistato una forza sufll- ciente, getta dalla corona molli filamenti, che si dirigono obli- quamente in basso; e diventano altrettante radici. Queste ser- vono a nutrire la pianta sino a perfetta maturila. Un condotto finissimo serve di comunicazione con le radici seminali. Questo condotto è una parte essenziale alla pianta ; ed è più lungo , o 426 APPENDICE più corto, secondo che il seme fu messo più o rneno profondo sotterra. Perciocché è assai rimarchevole , che la corona o cep- pala è sempre situata immediatamente alla superficie della ter- ra, qualunque sia la profondità alla quale la semenza fu sotter- rata. Siccome lo accrescimento della pianta dipende dallo assor- bire che più 0 meno vigorosamente fanno le radici coronali, non è meraviglia , se esse vanno a fissarsi vicino alla superficie della terra , ove sono aiutate da influenze ambienti più o meno fa- vorevoli „ . j. Quando il seme è sotterra, il condotto di comunicazione è poco lungo, e le gelate debbono essere più attive sopra la pian- ta. Questa allora poco perfetta dalle radici seminali , conviene che la distanza tra le une, e le altre sia sullìciente. Se la corona è bene nutrita dalla seminale in inverno, essa cestisce molto in primavera, e si sa, che dal cestire dipende l'abbondanza della raccolta. „ Qui finisce l'Hunter. L'aria atmosferica serve di nu- trimento alle piante, e lo assorbimento loro sta in proporzione della loro succulenza. Le fave, le veccie, a foglie succulenti ri- cevono più dall'aria, che non il grano, la segale , l'orzo, l'a- vena, quindi stancano meno la terra. Per la stessa ragione poco 0 nulla ricava dalla terra la segale sino al tempo della fioritu- ra, perchè, oltre della materia alimentare delia semenza, lo stato di succulenza in cui si trova sino a quel tempo, l'abilita a molto ricevere dall'atmosfera. Per l'opposto quando più è a- vanzato il grado di maturità, fattesi più consistenti, più dure le foglie, e perciò più succulenti, poco dall'atmosfera (perchè i loro stomi (1) sono ostruiti, e resi inattivi), e molto più dalla terra debbono assorbire ; e in ciò vi è ragione di afferma- re che allora la stancano. In generale , parlando della nutrizione de' vegetabili , e del- le piante annuali , la traspirazione di cui è abbondante , sono quelle che spossano maggiormente il terreno: i piselli, le fave. (1) Achille Richard gli considera come organi destinati alla inspirazione, ed espirazione dell* aria , e servono unicamente alla respirazione dei vegeta- bili. Amici fu il primo che sostenne siffatta opinione, e quel che cale fnron» pei primi osservali nell'epidermide da Malpighi , e da Grew. APPENDICE 427 la saggina , comunque il loro gambo , e le foglie loro sieno suc- culenti, spossano meno il terreno, perchè traspirano poco. (1) La pianta non si limita a succliiare nel tempo della frutti- ficazione nel suolo i principi nutritivi che vi sono contenuti : es- sa imi)icga eziandio alla formazione dei semi i sughi nutrienti che sono stati dalla elaborazione deposti nei tronchi, e nelle ra- dici ; perciò esse si essiccano, s'immagriscono^ e non presenta- no più che un tessuto legnoso. Dipende dalla ignoranza di que- sto principio , che si segano quasi sempre troppo tardi gli pra- ti siano naturali, o vero artificiali; il tempo più favorevole per questa operazione, è quello della fioritura: se si aspetta che il frutto sia formato, si rimane esposti a due inconvenienti ; il pri- mo si è di ottenere un foraggio che sia troppo secco, e sprov- veduto in gran parte de' suoi sughi nutritivi; il secondo quello che il vegetabile che ha compiuto la grande opera della ripro- duzione sua, solo scopo che l'Autore della Natura gli ha indi- cato^ non può più vegetare con vigore, nel corso dell'anno. Si può sviluppare ed appoggiare quest'ultimo principio con degli esempj. I prati che si segano prima della fruttificazione danno abbondanti guaimi o guaiùmi , che si possono raccoglie- re molte volte all'anno: le piante da foraggio vivaci, (2) ira- piegandovi le medesime cure, possono essere mantenute in que- sto stato di produzione per più anni ; ma se si segano soltanto dopo la formazione del frutto, la pianta si stanca, e la ripro- duzione diventa minore. Un prato artificiale costantemente segato al tempo della fio- ritura , il terreno può dare diversi raccolti senza ingrassi , ma se si è lasciato fruttificare, si è costretti di dare nuovi conci al- la terra , se émasi sia mantenuto in vigore. A confortare viemaggiormente le addotte dottrine portc^p r opinione di uno de' più accreditati Agronomi del Regno (1) Bibiolh. Briltani. Voi. V. pag. 499- (2) Epiteto dato alle piante clie vivono più dì tre anni, ed ora perdono in inverno il loro frutto , ma vive conservano le radici loro, ed ora conser- vano gli uni, e le altre. Esempj. Iasione perennis Persoon, Myagrum pe- renne , Lassertia perennans , Lunaria rediviva etc. ( Dirtionnaife Des Terme» Usidès Dans Les Sciences Nalurelles par lourdan. Nouveaux Élémens De Botani- que. par Richard. ) vm APPENDICE Lombardo- Veneto, e ciò che fu emesso , in questo proposito, nella Quarta Riunione degli Scienziati Italiani eh' ebbe luogo in Padova. In quanto al primo cosi si esprime in favellando del sove- scio. " E da notarsi una circostanza degna della più grande at- tenzione; ed è, che nella vegetazione le piante sottraggono dal- la terra sino ad un certo periodo poco assai , poi ad un altro un poco più; e ad un terzo periodo della vita sottraggono la massi- ma quantità della materia che il campo deve loro somministrare. II campo somministra pocìiissimo di materiale alle piante dall'e- poca della germinazione sino a quella del fiorire ; somministra mediocre dose di materiale dalla fioritura sino alla formazione del seme; ne somministra la massima quando la semenza, il germe che la natura ha destinato alla riproduzione, e i mate- riali che sono destinati a conservarlo, si perfezionano. „ (Ele- menti di Agricoltura Teorico-Pratica. Voi. II., pag. 75.) In quanto alla seconda trascriverò le stesse parole e del Sig. Conte Freschi, e del sullodato professore, che emisero in pro- posito di combattere, il primo, l'opinione di qualche agricol- tore, che il trifoglio incarnato sfrutti il suolo a differenza del- le altre leguminose, asserendo smentita dalla propria esperien- za^ mentre questa gli fé conoscere eh' esso lo migliora ed ot- timamente Io dispone al grano turco. Il secondo concorre all' avviso del Freschi, e spiega I' accennata opinione con dire: che siccome le piante in generale non rubano al suo- lo i principj alimentari che dal momento in cui fioriscono e fruttificano, cosi quegli che ha falciato il trifoglio sover- chiamente maturo, avrà giusta ragione di apporgli questa colpa. Da ciò il Freschi , e con esso il Moretti , traggono ar- gomento a condannare il difetto troppo comune fra gli agricoi- tori, di ritardare soverchiamente la raccolta dei fieni, lascian- do che le erbe graniscano ; donde la povertà delle successive rac- colte e il progressivo deterioramento dei prati. (Adunanza del di 19 Settembre 1842 pag. 50-5 degli Atti della Quarta Riunione de- gli Scienziati Italiani. ) Chi fosse vago di ulteriori notizie sullo spossamento delle piante cereali e leguminose che cagionano al terreno nel tempo del maturamento dei semi loro, può leggere l'Articolo II. del Capitolo VI. pagina 221 della — Economia Rustica del Signor APPEMblCB 429 Professore Luigi Granata, celebre Agronomo napoletano, seconda edizione di Napoli, non volendo dilungarmi di più per non istanca- re più oltre la Sua, e la sofferenza di coloro che ascolteranno questa mia lunga epistola. Spero di avere soddisfatto all'obbli- go mio, ch'era di spiegare e risolvere il Quesito, sopra espo- sto , cioè " Se vero sia che le piante estenuino il terreno soltan- to (almeno nella maggior parte) dopo la fioritura. „ Pregola ad iscusare se questa meschina fatica mia non ha corrisposto alla Sua, ed all' aspettativa della Conferenza ; la bre- vità del tempo concessomi non mi ha né anche conceduto di far uso della limae labor di Orazio. Sono con alta e sincera stima Di Lei Egregio Signor Moderatore. Umil.mo , Dev.mo, ed Osseq.mo servidore. Domenico Dott. Galvani. AVVERTIMENTO Non intende l'Autore della lettera siano da generalizzarsi in totalità questi principj, né ritiene, dopo quanto fu opposto da varj Membri della Conferenza, (24 Novembre prossimo passato) siano dessi applicabili a tutti i prati, ed a tutte le piante, bene sapendo che la lattuga, il guado, l'indivia, il navone, il ta- bacco, la cipolla, il ravanello, il cavolo, molto ismagriscono il terreno, quantunque s'impieghino alloro uso prima della frut- tificazione. Lo slesso pomo di terra é una di quelle piante che ismagrisce grandemente, ed essa produce talvolta pochi grani. L'esempio delle rape prodotto dal Signor Segretario, e quello del Sig. Minghetti Filippo della canape, non che le esperienze ri- portate dallo slesso Signor Moderatore mostrano essere elleno tante eccezioni alle regole di sopra enunziate. 430 Appendice V. ELETTROMETALLUaGIA ITALIANA ( Articolo estratto da una Memoria concernente varie Notizie spe- rimentali elettrometallurgiche ed elettromediche del prof G. Grimelli , da lui letta nella seduta 19 dicembre 1843 della Reale Accademia di Scienze ec. di Modena , e pubblicato nel Foglio di Modena N. 272 , 8 Febbraio 1844 ) . Nella civile vita della umana famiglia V uso , quanto utile altrettanto esteso , dei materiali metallici, ha di leggeri e di so- vente guidato alle più singolari osservazioni relative al vario modo di comportarsi dei metalli eterogenei posti in mutuo con- tatto, e all'un tempo investiti da sostanze umide. Le varie sen- sazioni di sapore promosse dai metalli più salificabili e solubili negli umori saiivali, mentre sono a forma di regoli per 1' un loro estremo applicati sulla lingua, per l'altro restando impugnati fra le mani inumidite, hanno agevolmente condotto alla singo- lare antica esperienza di applicare due pezzi metallici dissimili, p. es. piombo e argento, in mutuo contatto sulla lingua, pro- muovendo così il più risentito sapore acidulo austero ; quindi poi il costume di preferire alle tazze e ai bicchieri di metalli quelli piuttosto di materiali terrei vetrificati, all' uopo di sorbire e gu- stare in tutta la loro schiettezza i più graditi liquori. Nel quale proposito è anzi oltremodo mirabile il riscontrare raggiunti ed avvertiti di buon'ora i più delicati risultamenti di osservazione e di esperienza. Cosi è, presso noi , vecchia pratica l'introdurre un pezzo di ferro entro il vase di rame contenente succhi vege- tabili, riscaldati e in raffreddamento, all'oggetto di prevenire ogni nocumento metallico, come in realtà si previene stante che, pel contatto del ferro col rame, quanto più il primo si fa atto alla produzione della sua ruggine innocua , tanto più il secondo resta inetto alla formazione del verderame male- fico. Non di rado fu altresì avvertito da accurati osservatori che negli ordigni artistici, o nei tuotiumenti storici , dall' accop- APPENDICE 431 piare parti metalliche eterogenee ne seguiva fra queste una par- ticolare corrosione, di leggieri evitata congiungendo piuttosto pezzi melallici omogenei ; e realmente fra due metalli in contat- to occorre, in sulle prime, che quanto più 1' uno si calcina o ossida , tanto più resta prevenuta la calcinazione o ossidazione dell'altro, e in seguilo poi il materiale ossidato vale esso stesso a promuovere la distruzione eziandio del vicino metallo. Nelle quali maniere di fenomeni , già da tempo empiricamente notati , alla perfine è stato dato di conoscere , con procedimento scien- tifico, la secreta parte elficacissima ohe vi ha l'elettrico; di tal guisa nei circuiti idrometallici restò dimostrata la più pronta decomposizione dell' acqua in un colla salificazione dei metalli , stante un particolare sviluppo e corso di elettricismo ; disco- primenti splendidissimi dovuti alle originali osservazioni ed espe- rienze del Galvani e del Fabbroni , del Volta e del Brugnatelli. Dietro le famose scoperte del Galvani furono infatti ben pre- sto dal Fabbroni notate sugli archi e circuiti composti di metalli eterogenei, investiti da sostanze umide, le più singolari vicende elettrochimiche di scomposi/ione acquea e di salificazione metal- lica ( Fabbroni G. Memoria intorno alla causa della termossida- zione dei diversi metalli mediante il loro contatto, letta alla So- cietà dei Georgofìli di Firenze 1793. Sur l'action chimique des dif- férens metnux entr'eux à la temperature de l'atmosphcre, et sur l' explication de quclques phénomcncs galvaniques , Paris, 1799). E sulle stesse osservazioni ed esperienze del Galvani inoltratosi il genio di Volta a creare il portentoso suo elettromotore idro- metallico, furono subito , in tale strumento possentissimo, avver- tite dal Brugnatelli le più singolari proprietà elettrochimiche dispiegate sui diversi metalli ed entro le soluzioni metalliche. Per lo studio poi ben diretto di simili proprietà delle correnti voltaiche ne sorse la elettrometallurgia o galvano-plastica , ossia l'arte per la quale, mediante le correnti elettriche, vengono ridotte e precipitate dalle loro dissoluzioni le sostanze metalli- che, restando raccolte e plasmale o sulla superficie di altri me- talli, o entro stampi predisposti a talento. Una tal arte, che per- viene a padroneggiare T elemento del baleno e della folgore fino a*ridurlo in seno all'acqua come vampa fondente i metalli ezian- dio più refratlarj al fuoco, questo portentoso magistero rifulgo 432 APPENDICE fra i progressi gloriosi della moderna scienza fisico-chimica ri- volta alle più utili applicazioni pratiche ; e appunto per la glo- ria e l'utilità di simili procedimenti giova il riconoscerli in ogni estensione possibile, cominciando dalla loro storia sperimentale, che finora , a dir vero , ne sembra offerta in un modo assai in- completo e manchevole al vero. Mentre infatti l'italiano fisico-chimico professore Luigi Bru- gnatelli , che non ha la fama pari al sommo merito , fin dal principio del corrente secolo dimostrava e proponeva col mezzo dell'elettromotore voltaico le dorature dei metalli, e in seguito osservava altresì e segnalava particolari processi elettrometallur- gici di varie leghe metalliche, né il Brugnatelli ne simili di lui intraprendimenti si riscontrano menzionati nella storia sperimen- tale dell'elettrometallurgia {Histoire de l' électrometallurgie ec. , Nouveau manuel compiei de galvanoplastie ou Èlcments de V électro- metallurgie ec. ; par M. Smée ec. Ouvrage publié par E. de Va- licourt , Paris, 1843). Però il nostro esimio elettricista prof, cav, Stefano Marianini, fin dai primi momenti delle fastose vo- ci alzate all'estero in proposito di elettrometallurgia, accennava le belle cristallizzazioni d'argento e di altri metalli già ottenute, mercè l'elettromotore voltaico, dal di lui maestro in Pavia L. Brugnatelli, avvertendo all'un tempo che un esperto artista di orificeria in Pavia stessa gli dichiarava fin dall'anno 1818 che colla pila del Volta s'indora con molta facilità e a buon mer- cato {Metodo per ottenere i bassi rilievi in rame senza apposito elettromotore voltaico , Lettera I al dottor Pietro Marianini (nota) , Iride Novarese n. 26, 27, Anno 1840). Dietro il Marianini poi l'egregio prof. Zantedeschi ripetea le osservazioni del chimico di Pavia relative ai trasporti e depositi delle sostanze metalliche operati dalle correnti voltiane sopra alt rimetalli, e all' un tera- 1)0 il coltissimo dott. G. B. Bianconi rimarcava il fatto dell'ore- fice pavese, il quale fin dall'anno 1818 dichiarava di avere ap- preso che colla pila s' indora agevolmente (Zantedeschi, Memo- ria I di elettrotipia, Venezia 1841. Bianconi, Cenni intorno al- l'origine ed ai progressi deW arte galvanoplastica, Nuovi Annali delle scienze naturali. Luglio 1841, Bologna). Giovi quindi ora 'jui riferire le prime prove di eleltrodorature , ed eziandio di particolari elettroleghe già ottenute dal Brugnatelli , e da lui APPENDICE 433 Stesso pubblicate pareccbi lustri avanti la promulgazione delle odierne famosissime pratiche elettrometallurgiche : maniere di no- tizie sperimentali che ne sembrano tanto più opportune ed inte- ressanti , quanto più si appresentano abili ed utili per dirigere ed avanzare ad ulteriori progressi i recenti metodi di galvano- plastica. Appena escito dalle mani del Volta il suo elettromotore idro- metallico, l'esimio chimico di Pavia fu subito tratto ad osser- varne i più singolari fenomeni elettro-chimici , e quindi cominciò fin dall' anno 1800 ad avvertire nell'elettrico voltaico siffatte pro- prietà chimiche, per le quali il polo positivo esercita una parti- colare azione salificante e solvente i metalli, che restano poi ri- dotti e precipitati sul polo negativo (Bnignatelli L. Memoria siil- l' ossielettrico ec. Annali di chimica ec. tomo XVIII, Pavia 1800. BrugnateUi L. Elementi di chimica ec, tomo II, Pavia 1803). Tale proprietà ed efficacia dell' elettrico voltaico fu ben presto dal Rrugnatelli stesso diretta sulle soluzioni metalliche le più facili ad offrire la ripristinazione del metallo loro proprio, inten- dendo cosi a trarne le più utili applicazioni ; e per simili ricer- che riscontrate opportune le soluzioni degli ammoniuri metallici, le rivolse all' uopo di munire con uno strato di metallo prezio- so e resistente alle ordinarie ossidazioni le superficie dei metalli infimi e non resistenti alle ossidazioni stesse ( Annali di chimica ec. , tomo XXI, pag. 118, Pavia 1802). Laonde il nostro chi- mico preclarissimo fino dall'anno 180-5, nel rendere conto al pub- blico delle principali osservazioni e scoperte fatte in chimica , nel 1804, dopo avere riferite le straniere, modestamente conchiude: ,, anche noi abbiamo ottenuto V anno scorso degli utili risultati colle nostre ricerche abbiamo l'atto vedere come V animo- niuro d' oro possa servire a dorare V argento per mezzo della pila voltaica. „ ( Annali di chimica ec tomo XXII, pag. 22, Pavia 1805 ) . Egli è quindi manifesto che mentre il BrugnateUi già 40 anni sono insegnava il più elegante processo di elettrometal- lurgia , rimasto poi dimentico fra le famose vicende di quei tem- pi , d' altra parte il De La Rive, l'Elkington, il Ruolz , quat- tro anni or sono, riproducevano simile processo;, surrogando alle soluzioni degli ammoniuri, quelle dei cloruri, degli ossidi, dei cianuri d' oro , e sostituendo ai circuiti voltaici fatti di due me- N. Ann. Se. Natir. Aano 5. Tomo 10. 28 434 APPENDICE talli diversi e un liquido solo, quelli a due metalli e a due li- quidi dissimili opportunamente fra loro .comunicanti {Nouveau marnici compiei de galvanoplastie ec. , pag. 10, 227 , 246, 253, ec. Paris 1843 ) . La discorsa proprietà ed efficacia elettro-chimica e metal- lizzante delle correnti voltaiche fu inoltre considerata dal Bru- gnatelli in ordine alle soluzioni composte di più metalli, alla simultanea riduzione dei metalli stessi, alla loro precipitazione in istato di particolari leghe ; maniere di osservazioni e di espe- rienze eleltrometallurgiche che il chimico di Pavia sostenne al- tresì e svolse vieppiù contro le obiezioni d'un illustre scienziato, G. — L. , e che alla perfine sono state esse pure , per consimili vie, riprodotte e riconfermate, dietro le osservazioni e le espe- rienze specialmente relative alle elettroleghe di oro e di rame , di stagno e di rame {Giornale di fisica, chimica, storia natura- le, ossia Raccolta ec. dei prof . Brugnatelli ec. tomo IX , pag. 145, tomo XI pag. 130, Pavia 1816, 1818. Manuel ec. de galvano- plastie ec, pag. 233^ 242, 278, Paris 1813). Nel quale pro- posito torna opportuno l'avvertire che il Brugnatelli riconobbe eziandio la somma facilità di precipitare, mediante le minime correnti voltaiche , dalle soluzioni di solfato di rame , o pure o miste, il relativo metallo più o meno pretto od allegato, a se- conda di varie circostanze; notò quindi la estrema agevolezza colla quale le più miti correnti elettriche dirette eiuro una so- luzione di solfato di rame valgono a ridurre il metallo disciolto e a concretarlo sulla superficie di altri metalli, non che degli stessi carboni costituiti in istato elettronegativo (Giornale di fi- sica, chimica , e storia naturale ec. , tomo XI, pag. 130, Pavia 1818 ) . Dalle quali osservazioni ed esperienze mosse poi la par- ticolare maniera di elettrometallurgia 0 galvanoplastica dei bassi rilievi in rame , fondata appunto sull' accennata proprietà delle correnti elettriche dirette entro le soluzioni di solfato di rame, e sulla felice idea del Jacobi di operare mercè con>eniente elet- tromotore per raccogliere entro predisposte ac<:oncie forme il metallo ridotto e plasmato {liouveau manuel de galvanoplastie ec. , pag. 11 ec. , Paris 1843). Questi fatti incontrovertibili , e simili notizie sperimentali , fiano poi tanto più opportune nello sialo attuale dell'elettro- APPENDICE 435 metallurgia, quanto più necessitano ancora assidui studj accu- ratissimi, all'oggetto, per 1' una parte, di ridurre le elettrodo- rature a tale stato di purezza metallica e di forza d' aggrega- zione molecolare da offrire una resistenza e una eleganza pari a quelle delle ordinarie dorature a fuoco, e, per l'altra parte, al- l' oggetto di estendere i processi galvanoplastici fino ad ottenere pezzi e forme di elcttroleghe non ottenibili colla fusione ignea. Fia quindi utile l'esaminare comparativamente le elettrodoratu- re del lìrugnatelli eseguite coli' ammoniuro d' oro , del De La Rive col cloruro d' oro, dell' Elkington coli' ossido d'oro, del Raolz col cianuro d'oro, per rintracciare in questi varj metodi i par- ticolari rispettivi pregi e difetti. Esame tanto più importante ed utile , quanto più diretto a simplificare le complicate teorie , a prevenire le molliplici anomalie proprie degli odierni processi di elettrodorature , e ad offrire quindi all' un tempo, in un coi più semplici princii>j, le più agevoli pratiche acconce a quei co- stanti uniformi prodotti, che sono tuttora reclamati dalle arti. Nota di un Direttore degli Annali. Rileggendo con attenzione tutti i passi del Brugnatelli citati nel precedente Articolo, c'è paruto che in questo si esagerino un momento i titoli del Chiarissimo Chimico Italiano suU' Elettro- metallurgia moderna, specialmente quanto è alla Jacobiana Galva- noplastica. Il motivo, addotto nell'Articolo, della lunga dimenti- canza del processo di doratura elettro-voltaica insegnato dal Brugnatelli nell' anno 1804 , è evidentemente inopportuno ed in- competente, massime per un autore di cui si citano lavori ana- loghi del 1816 e I8I8. Nell'occasione purtroppo frequente in cui siamo noi altri Italiani di dover rivendicare a nostrali qual- che ritrovato, del quale stranieri s'abbellano, dobbiamo scru- polosamente guardarci di pretender troppo. — Ma non è certo un pretender troppo il richiedere che la Storia dell' Elettro- metallurgia faccia onorevole menzione del Brugnatelli: in ciò noi aderiamo di buonissimo grado coli' egregio e dotto autore del presente Articolo per reclamare sull' ommissione com- messa, a questo proposito, da M. Smée ; ommissione tanto più 436 APPENDICE biasimevole, in quanto che non erano mancate in Italia, come s' è veduto nell' Articolo , voci distinte a proclamare i diritti di quel benemerito Professore di Pavia sull' invenzione dei processi metallurgici voltaici, appena questi vennero rivolti a tecniche applicazioni. Del resto que' diritti furono rivendicati e divulgati, a suo tempo, anche dal Ch. Prof. Majocchi ne' suoi applauditi Annali di Fis.j, Chim. , e Matem. (pag. 215-16 del Voi. 3, Ago- sto 1841), e dal perspicace estensore di questo Felsineo, che citava una indicazione de' processi di doratura elettro-chimica del Brugnatelli, contenuta nel Giornale del Gagliardo fino del 1807 {Felsineo An. II, N. 41, 8 Marzo 1842) (1); sono poi stati di corto rivendicati e propalati sulle tracce del Majocchi, gli stessi diritti del Prof. Luigi Brugnatelli , nel Supplimento al Nuovo Dizionario Univ . Tecnologico , etliz. di Venezia , all' arti- colo Indoramento Indorare. Basterà tutto questo perchè tutti gli stranieri ad una voce facciano ragione in ciò al Brugnatelli, a questo Uomo tanto benemerito, non che dell' Italia, di loro stes- si, se non altro per le importanti produzioni periodiche alle quali è congiunto il suo nome? Pare che si, a giudicarne almeno da un accuratissimo Opuscolo sulla Galvanoplastica che abbiamo sot- t' occhio , e che è intitolato — Traile de Galvanoplastie par J. L (Juin 1843 Paris) — : alle pag. 34 e 39 viene menzionato il Brugnatelli , e in una nota , nella prima di esse , vien difeso da una cotal menda , attribuitagli da M. Boquillon , rispetto all'esposizione delle sue prime esperienze di precipitazione, tra- sporto, e deposizione elettro-galvanica. (I) Questa citazione è interessante , poiché è l' unica , a nostra notizia , clie sia stata desunta da «n'Opera di que' tempi diversa da quelle dello stesso Brugnatelli , e non meno diffusa delle medesime. È dessa la — Biblioteca di Campagna ecc. —, Giornale mensile che usciva in Milano per le cure di Ciò. Battista Gagliardo. L' articolo che riguarda il soggetto in discorso vi si legge alla pag. 185 del N. XXIX , Febbrajo 1807 -. è notevole anche per la sola sua intitolazione, che è questa : — Arti e manifatture — Maniera d'indorare le medaglie , ed i fini pez:ii d' argento col Galvanismo , del Sig. Brugnatelli P. Professore di Chimica della R. Università di Pavia — . APPENDICE 437 VI. Signore Fino dalla prima Riunione Scientifica Italiana, venne richia- mata r attenzione dei Fisici agli studj Meteorologici (a) , pei quali da quell'epoca in poi si è andato risvegliando l'ardore, in specie degli oltramonlani ; riconosciuta sempre più la impor- tanza di essi e la necessità di ridurre le varie e vaghe osserva- zioni che si vanno facendo ad uno scopo più certo e più utile, non solo per condurre questa parte della Fisica allo splendore a cui sono ridotte le altre , ma perchè potesse appunto, dall'attual progresso di queste, pigliare maggior consistenza, bisognosa cosi come ella è deH'ajuto e del concorso di tutte, fu desiderato un piano generale in proposito, che fosse consentito da tutti gli osservatori. Ora mentre della compilazione di questo si occu- pa una Commissione espressamente nominata alla Riunione di Lucca , a promovere ed avvantaggiare siffatti studj , non che a facilitare il lavoro della Commissione medesima e la necessaria intelligenza tra gli osservatori , stimiamo che possa essere intanto opportuno l'andar raccogliendo tutte le osservazioni spettanti alla Meteorologia ed alla Fisica Terrestre, che si fanno nelle varie Provincie d'Italia, per quindi, riunite, ordinate e ridotte ad una uniformità di linguaggio, pubblicarle in tanti Prospetti numerici e grafici, i quali agevolino il colpo d'occhio sull'an- damento dei diversi fenomeni in tutta 1' estensione della nostra Penisola. Questi Prospetti da primo imperfetti ed incompleti, po- tranno coir andar del temjio sempre più perfezionarsi e comple- tarsi , come quelli che porranno in maggiore evidenza i bisogni della Meteorologia, e suggeriranno il modo più idoneo a soddi- sfarli , avviando cosi al grado di Scienza anco questa parte della Fisica, importantissima, perchè prende a considerare fenomeni (a) Vedi la Memoria stilla necessità di stabilire un regolare sistema di osservazioni di Fisica terrestre ed atmosferica , letta alla Sezione di Fisica ndla prima Riunione degli Scienziati, stampata in Firenze nel 1840. 438 APPENDICE i quali interessano grandemente la nostra salute, 1' Agricoltura ed il commercio, e la quale ci sembra che non possa essere uti- lizzata a dovere , se non quando si raccolgano e si presentino riuniti i risultati delle parziali osservazioni, falle sopra una superficie , se non tanto vasta , quanto è vastissimo il campo dove si producono i fenomeni dei quali si occupa, certo il più che si può vasta ed estesa. In questo concetto credo far cosa grata annunziando che S. A. I. E R. IL Granduca di Toscana commette al sottoscritto Direttore del Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze d' in- vitare tutti gl'Italiani Cultori delle Scienze Fisiche, le Accade- mie Scientifiche, i Medici, i Botanici, i Direttori dei Giardi- ni^ gli Agronomi, gl'Ingegneri, gli Uflfìciali delle nostre Mari- ne , e tutte quelle persone che abitano o si trovano in luoghi importanti per la geografica posizione, ad inviare i resultati delle loro osservazioni di Fisica Atmosferica e Terrestre a questo Stabilimento Scientifico, il quale si farà quindi innanzi deposi- tario di un Archivio Meteorologico Centrale Italiano, siccome lo è di già, e dell'Archivio generale delle Riunioni Scientifiche d'Italia, e dell'Erbario Centrale, e della raccolta Geologica e Mineralogica Italiana; se non che, mentre a rendere utili questi due ultimi depositi , può quasi bastare la ispezione delle respel- live collezioni, l'Archivio Meteorologico Italiano non può essere condotto ad utilità , senza che i fatti in esso raccolti vengano regolarmente ordinati e resi di pubblica ragione complessiva- mente, colla maggior sollecitudine possibile: e questo è appunto quello che si anderà d'ora in poi facendo, collo scopo e nel modo che si propone, e con quella frequenza che verrà richie- sta dalla importanza e dalla copia dei materiali riuniti, non che dalla prontezza colla quale ci saranno comunicati. Non è scarso certo in Italia il numero degli Osservatore Meteorologici, ed anzi in varie parti di essa può dirsi esisterne quasi uno per grado ; né solo le osservazioni che si fanno nei locali, e dai Fisici espressamente a ciò destinati , possono essere preziosissime alla scienza , ma quelle ancora raccolte da perso- ne coscienziose sullo stato del Cielo , dell' Atmosfera e del Ma- re (6), sulla forza e direzione dei venti, sulla durata e quantità (b) Rispetto allo stato del cielo ognun vede quanto possa essere impor- APPENDICE 439 della pioggia , sulla comparsa delle nevi , dei più ovvjfenomeni elettrici, degli aloni, de' parelj , delle iridi , corone ecc. , colle accurate indicazioni di ogni più particolare circostanza che ac- compagni questi comuni fenomeni, non che tutti quei dati, desu- mibili dalle osservazioni dei fenomeni periodici relativi , che pre- sentano il regno dei Vegetabili e quello degli Animali (e). Finora sid'atte osservazioni non furono né raccolte né pub- blicate, 0 lo furono , come quelle della massima parte degli Osservatori Meteorologici , parzialmente ed in ristretto, valen- dosi per questo di Gazzette o di Giornali Politici o Letterari, cosicché le molte osservazioni non furono né sono il più delle volte curate né lette, e restarono e restano inutili, oziose, iso- late e quindi infeconde , e più per consuetudine che con inte- resse vero della scienza continuate. Non cosi potrà accadere quando esista un luogo espressamei.iìe destinato a ricevere, di- sporre e pubblicare tutte le parziali e locali osservazioni meteo- rologiche , le quali figureranno in tanti quadri generali rappre- sentanti quegli andamenti e quelle leggi che potranno col tem- po costituire la scienza in questione. Quindi ci lusinghiamo che non senza gioia possa essere ac- colta da tulli la notizia che in questo I. e R. Museo Fisico, centro di altre acclamate ed importanti scientifiche Istituzioni , saranno ricevute e raccolte le osservazioni di Meteorologia e Geografia fisica che si fanno in tutta la nostra Italia , e che , citandone scrupolosaraenle la provenienza e le persone a cui spettano, i risultamenti di esse verranno di tempo in tempo pub- blicati complessivamente nel modo più chiaro e più idoneo a far conoscere il procedimento giornaliero, annuo, periodico ed ac- cidentale dei fenomeni di cui si tratta , in tutta la superficie della nostra Penisola e del mare che la circonda. tante pct nostro scopo aggiungere alle consuete osservazioni , la figura delle nubi e la loro posizione relativa ai punti cardinali , specialmente per quelle prossime all' orizzonte. (e) A maggiore schiarimento si riportano qui alcuni dati che per I' og- getto elle ci proponiamo possono aversi dagli esseri organici : per esempio r epoca dell' arrivo e della partenza degli animali migratori, dello sve- gliarsi ed assopirsi dei letargici , dell' apparire e sparire di alcune specie, 440 APPENDICE Non è da dubitare che non sieno per rispondere volonterosi al nostro invito , ed alla illuminata intenzione del Granduca Leopoldo II, tutti quegli animi gentili cui punge l'amor della scienza e l' onore del loco nativo , i quali inviando le loro os- servazioni si compiaceranno corredarle dell'esatta indicazione del luogo ove sono state fatte, della elevazione di esso dal li- vello del mare, della estensione dell'orizzonte visibile (notando il nome dei principali punti terrestri che lo limitano ), della po- sizione e descrizione dei respettivi istrumenti; e nel trasmettere le relative lettere o carte potranno munirle del seguente in- dirizzo All'Archivio Meteorologico Italiano Neil' I. e R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze sicuri che del ricevimento di esse sarà dato loro pronto riscontro. Dall' I. e R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze Li 8 Gennaio 1844 XL DIRETTORE VINCENZIO ANTINORI dello spuntare dfllle gemme delle piante , della fioritura , della fruttificazio- ne, ec. particolarmente avvertendo il riscontro di quei dettati ammessi co- me canoni dagli agronomi pratici , e che sembrano figli dell' esperienza di più secoli. APPENDICE 441 VII, PIETRO SACAZE DE GASTON montanaro de' Pirenei. Mentre io prendea i bagni alle acque calde ne' Bassi-Pirenei, facea a un tempo frequenti escursioni nelle valli e nelle mon- tagne circostanti. Desideroso com'era di riunire alcuni de' più rari minerali del paese ;, m'informai per tutto, se qualche pae- sano nelle sue escursioni al pico del mezzodì d'Ossau, avesse per avventura riuniti de' campioni di granato nero, di quarzo vio- letto, e de' brillanti pezzi di cristallo di roccia; e mi venne in- dicato in un villaggio di montagna, ad alcune leghe dalle acque calde, un paesano, di cui tutti parlavano con sentimenti d'al- ta stima , e che si dicea forte versato nella botanica. Questo bo- tanico rurale è Pietro Sacaze de Gaston. Il villaggio di Bagès, ove ha stanza , è situato sur una montagna , a una mezza lega dal villaggio di Béost, cui domina a pìco, e a una lega circa da Laruns , comune eh' è situata parimenti sulla strada des ea- ux-bonnes. Nella mia prima visita non trovai che il padre di Sa- caze de Gaston, un uomo venuto a molta età, cui facea corona una numerosa famiglia di figli e di nepoti. Egli possedea uno di que' caratteri calmi e indipendenti quali si trovano sovente nel- le montagne bearnesi, e nel paese basso. Al tempo dell'impero, egli avea disapprovato la ricostruzione di un trono ereditario ed ebbe dato il suo voto negativo sul registro aperto in ogni comu- ne. Come fu stabilito l'Impero, cede alla espressione della vo- lontà generale, e il suo esempio non rimase senza influenza in un paese, dove antichi legami poteano dare una fisonomia più nobile a degi' intrighi personali. Alla mia prima domanda il ve- gliardo rispose: „ non v'ha dubbio, è mio figlio il botanico che voi cercate: è escito di casa in questo punto; ma non andrà a molto che sarà di ritorno , e voi intanto potrete accettare una ospitalità di famiglia „. Io aspettai, dirigendo il discorso per 4A2 APPENDICE modo d' acquistare qualche particolare sur una famiglia , il cui generale aspetto mi andava a genio. Sopra gli scogli accumulati con disordine scorgeasi il vil- laggio di Bagès , che si avanzava sulla cima de' precipizii come per sorvegliare con gelosia la fecondità delle circostanti vaili. Alla 'ìstremilà di questo villaggio si presentava una natura più dolce : de' boschi e de' pascoli ornano i fianchi scoscesi della mon- tagna. La casa di Pietro Sacaze è l' ultima del villaggio, e la prima presso la verzura. Due porte a ferriata vi conducono , una delle quali dà sul giardino, e 1' altra è all' estremità del villag- gio. La casa è propria, il giardino ben coltivato, i campi riden- ti da tutte parti. Siccome Sacaze tardava ad arrivare, così io mi decisi di trar partito dalla mia escursione per andare aux eaux bonnes. 11 vecchio mi fu di guida tra boschi e sentieri si deliziosi che un pittore paesista si sarebbe recato a fortuna di poter mirare. Quando ci separammo, e' mi disse, che suo figlio il botanico si sarebbe trovato il vegnente di alla fiera di Béost per vendervi del bestiame, e che mi vi aspetterebbe. Io di fatto con alcuni amici mi vi trassi. Traversammo il campo della fiera, chiedendo di Gaston , e un curato del paese me 1' indicò. È un uomo di quarantanni, alto della persona, svelto, con occhio vivo. Nel suo aspetto è quella distinzione naturale che dà un' in- telligenza elevata. Appoggiato al suo bastone presso alle sue vac- che , rispose con amenità e precisione alle mie domande. Qual- che ragguaglio d' antichità locale, che mi trovai in istato di dar- gli , mi conciliò il suo interesse , ed egli mi si oireri di satisfa- re alla curiosità , che gli manifestai sulla estensione de' suoi stu- dii in una visita che mi farebbe il di vegnente. — 31i tenne la parola. Una persona dotata di molto spirito , ch'ebbe veduto Sa- caze con me, e che intendea pure alla botanica pratica deside- rò di assistere al nostro colloquio, e avvisò che la presenza di lui non poco contribuirebbe a dar maggiore vivacità alla con- versazione di Gaston. Desiderai sapere come ne' suoi verdi anni fosse nato iu lui il gusto della poesia e della musica , talenti pe' quali era distinto nelle montagne ; come gli si fosse destato in- nanzi tratto il gusto della botanica , poscia quello della minera- logia ; quai soccorsi avesse trovato negli uomini e ne' libri; co- me avesse potuto dcciferare l'enigma delle classificazioni latine ; APPENDICE 443 quanto tempo vi avesse impiegato , qiial punto avesse aggiunto nella carriera scientifica , e se si sentiva forze da tanto a per- severarvi. Io scriverei le pagine più attraenti , se potessi soltan- to riprodurre nella loro poetica semplicità i particolari di que- sta vita da pastore. Sacaze è meridionale ; il suo linguaggio ha del colorito, e le sue idee sono a mille doppii più vive che non il suo parlare. Egli mi narrò, che fino dal maggio della vita eb- l)e avuto, al pari de' suoi fratelli, l'incarico di custodire i be- stiami appartenenti alla famiglia — Al primo verdeggiare delia primavera , il pastore parte per la montagna colle sue vacche , e i suoi montoni, e non ritorna al paterno tetto che al primo nevicare. Solo col suo armento, in mezzo agli scogli, e soven- te alle nebbie che cuoprono d' un denso velo la valle , la sera e' trova nella sua capanna un riparo contro l'oragano, un let- to di foglie. La vita è sempre la medesima, senza avvenimenti e senza cure, imperocché gli orsi sono rari e timidi, i lupi si allontanano per tema degli orsi, e un latticinio basta a' suoi bi- sogni. Che fare in quest' ozio si completo? A cui comunicare i pensieri tristi o allegri? Il pastore più vicino custodisce il suo armento sur un colle a vista d'occhio, ma separato per una le- ga d'abissi. L'aria più rarefatta accorcia, egli è vero, l'appa- renza della distanza, ma su questi pichi isolati non è che ben da lontano che si riconosce la presenza di un amico, e la voce si estingue innanzi di aver valicato il primo scoglio. E allora che la poesia e la musica si danno la mano, e vengono a sup- plire al difetto de' mezzi di ordinaria comunicazione. — Le care rimembranze della vita domestica e de' piaceri campestri avca- no renduto Sacaze poeta : il bisogno di comunicare altrui le in- time sensazioni lo dispose alla musica. Sacazs mi cantò alcune stanze ; di cui egli stesso ebbe composto le parole e la musica ; l'arietta era triste e appassion;;ta siccome sono tutte quelle de' montanari, lo mi feci a richiedere la ragione di questa tenden- za generale della musica di montagna, e la sua spiegazione fu giusta ed ingegnosa : ,, Isolato per mesi e mesi intieri sur un pico di montagna, il pastore prova il bisogno di comprendere che non lunge da lui esistono esseri che vivono come lui e sentono con lui : la voce ordinaria non può valicare i sommi gioghi e i burroni delle moa- 4Vl APPENDICE lagne : il canto soltanto , e una certa maniera di canto può per- venirvi. Se il canto fosse vivo, non giugnerebbe che indistinto al lontano pastore , spezzato come sarebbe dagli echi che lo as- salgono nel suo passaggio. Ond'esso giunga netto e per conse- guente più espressivo, è d'uopo, che ogni suono sia lentamen- te prolungato, e i finali un poco acuti. Questi suoni prolunga- ti , questo canto non isvariato , ha sempre qualche cosa di so- lenne e di melanconico. Udite la musica da chiesa : essa non altrimenti procede che per suoni lenti : s' indirige , non ad un orecchio , ma ad un sentimento , cui va a cercare nelle più re- condite pieghe del cuore , come appunto adopera la nostra , con questo, che i suoni, ne' templi più vasti, non possono perder- si e trovansi concentrati in ampie volte , che li ritengono per rimandarli a tutti, donde la forza e la maestà che distinguono quella musica , mentre noi deggiamo aver ricorso a' suoni acu- ti , che rammentano sempre i lamenti e i dolori. I nostri istru- menti di montagna sono costruiti su' medesimi principii, e i lo- ro suoni sono soltanto profondamente melanconici per voi , abi- tanti delle città. Alla fine delle nostre lunghe giornate , quando ci giugne nella solitudine che ne circonda un suono di voce uma- na , portata a noi di balza in balza , e trionfante della loro op- posizione, allora il nostro cuore si riscalda, è siccome la visi- ta di nn amico lungo tempo assente. La voce cessa e la nostra le risponde, per andare a risvegliare altrove i medesimi senti- menti. Essa non perviene ad un solo , ma parla a un tempo a dieci altri esseri come noi, che vediamo, che cerchiamo, e di cui riconosciamo la presenza al novello canto che parla al no- stro. Poco a poco gli scogli si animano : una specie di lotta di canto s'impegna, lotta di cuore piuttosto che di voce, lotta che mette in moto tutte le simpatie , e ci prepara qualche ora buo- na per la solitudine che va a succedere. ,, Mi si fa credere — gli dissi — che voi, Sacaze, non an- diate satisfatto al ripetere le melodie antiche che vi furono tra- dizionalmente trasmesse, e che in quella vece abbiate composto qualche canzone, aggiugnendovi delle melodie nuove, nate in voi? ,, Che volete — egli mi rispose — che un pastore, igno- rante ed isolato , faccia della sua immaginazione, quando si ac- Al'rENUICE 445 cende al fuoco di care rimembranze, se non addiviene un poe- ta? La nostra lingua bearnese è dolce, ingenua, flessibile: le parole hanno un'armonia naturale che si collega col canto; e il nostro accento è di già una regola per l' orecchio , nel tem- po stesso che il canto ne sforza a racchiuderci in certi limiti e che la rima, si facile per noi, ne suggerisce naturalmente il metro. Un lamento , un rammarico , un desiderio , si fa strada di leggieri nelle nostre strofe : lunge dal voler piacere agli al- tri per un giuoco di spirito che non perverrebbe al loro orec- chio abbiamo un costante monologo con noi stessi , e il canto indica solo agli altri la espressione di questo monologo. Tutto è detto quando il sentimento arriva armonioso al nostro orec- chio per le parole , e a quello degli altri pel canto. Non è poe- ta nelle montagne che non abbia cominciato con delle canzoni. Ma qualche volta l'esercizio, cui ne conduce la passione di un' arte, ci prepara e ci eccita a composizioni più serie, e forse rovistando in alcune delle nostre capanne voi trovereste de' pic- cioli drammi non senza interesse per chi preferisce la vita sem- plice e il vero. Io non so, se gli altri approveranno i miei sag- gi in questo genere, ma ciò che v' ha di certo si è, ch'essi m' hanno fatto passare delle ore assai liete. Quanto all'abitu- dine ch'io ho acquistato di creare, o per dir meglio di aggiu- stare più 0 men bene alcune melodie a' miei versi, ciò trae da un'altra maniera di esistenza, che n' è propria nel Villaggio di Bagès, dalla vita di famiglia, e dalla vita patriarcale. Voi vi siete recato presso mio padre , ed avete potuto vedere come noi tutti siamo rassembrati sotto il suo vecchio braccio. Siamo in undici tra fratelli, e nepoti , e presso che tutte le famiglie di Bagès sono cosi riunite sotto la medesima autorità di famiglia. Insino al loro matrimonio, qualunque ne sia la età, ì garzo- netti e le donzelle restano sotto il paterno tetto: dopo il ma- trimonio, la nuova coppia si unisce all'una delle due famiglie come porta il bisogno, e continua a stare sotto l'autorità del capo comune. E non crediate già, che noi abbiamo la preten- sione di valor meglio di voi, perchè persi lungo volger d'anni abbiamo conservato questi costumi patriarcali. Non è dubbio , SI falli costumi producono buoni e dolci sentimenti , ma la loro conservazione è l' effetto, non del nostro proprio carattere, ma 446 APPENDICE 8i bene della nostra situazione fisica. Voi avete veduto Bagès : vi sembra egli, che i suoi abitanti , condannati a trovar per tutto declivi rupidi e scoscesi tanto nelle loro strade come ne' loro campi, tanto ne' loro boschi come nelle loro praterie, vivendo nella regione degli oragani e delle valanghe, possano avere il medesimo modo di esistenza come i pacifici abitanti delle pia- nure? A Bèost, e a Laruns, le biade si seminano, e si raccol- gono ne' loro rispettivi tempi: si sa in qual dì fa duopo sega- re il fieno, e quanti ne occorrono per farlo seccare; in qual di è mestieri attaccare i cavalli e i buoi per lavorare, o per tra- sportar le messi. L' uomo isolalo della valle ha più di forza , imperocché può giovarsi e del tempo, cui prevede, e degli ani- mali , cui dirige. Nella nostra montagna di Bagès è tutto all' op- posto. Non cavalli, non muli, non buoi possono essere impie- gati alla coltura d' un terreno posto su de' pendii sì rapidi , al trasporto delle nostre messi , della nostra legna , de' nostri fieni. Quali ruote, qiiai traini potrebbono resistere ad urti di sco- gli sì incisivi? Quali animali per robusti che fossero potrebbero portare il menomo peso su per balze così perpendicolari ? E sta- to quindi giuocoforza che l'uomo si giovasse dell'uomo: abban- donato alle sole sue forze contro gli attacchi giganteschi della natura , avrebbe per fermo dovuto soccombere. Non è se non col- lo agglomerarci che abbiam potuto resistere. Quando una procella minaccia il nostro guaime, sì prezioso per noi, deggiamo soc- correrci a vicenda : tutti debbono avere in mira il medesimo obbietto : salvar la raccolta ! e le spalle di tutti debbono ricevere il loro fardello. Che farebbe qui un uomo solo , di grazia , quan- do con tante braccia riunite al medesimo scopo conduciamo noi stessi una vita sì precaria? Tagliar la legna per l'inverno, la- vorar le terre , trasportar le messi e i fieni , tutto ciò debbesi operare colle sole forze dell' uomo , e questo non già quando si vorrebbe , ma d' improvviso , nell' istante , che la vostra presen- za è richiesta altrove, nel minuto fatale, cui ne prescrive il rumoroso muggir della tempesta, imperocché dopo questo minuto tutte le cure tornerebbero a nulla. Ecco l'imperiosa necessità che ne riunisce, ecco il principio conservatore della nostra vita di famiglia. Ma quando sono passati i travagli de' campi, quan- do la neve ha fatto rientrare sotto i tetti gli armenti e i pa- ArrEwuiCE 447 stori quando tutti hanno a passare presso il focolare le lunghe sere d'inverno, quando la neve fa sparire le strade e chiude le porte delle case per non lasciare libere all'aria che le finestre superiori , per qual modo allora rallegrare le lunghe veglie? La musica ritorna con noi dalla sua emigrazione campestre e ani- ma le domestiche pareti com' ebbe rallegrata la solitudine. Mio padre, allorché gli verdeggiava il fiore dell'età desiderabile, era un cantante e un musico non comune. I suoi figli, che vollero camminare sulle orme da lui segnate, si dettero del pari alla mu- sica. Noi tutti bene o male suoniamo , e nelle lunghe veglie in- vernali improvvisiamo de' concerti alla nostra maniera. Egli è per questi concerti di famiglia, che io ho composto alcuni pezzi destinati a nostro diletto soltanto „ . Ma , Sacaze — ripresi a dire — con queste disposizioni poetiche , come surse in voi il gusto delle scienze , e dell' idioma latino, che vi .serve d'interprete e di regola? — La necessità! mi diss'egli: è dessa che vi spiega la mia vita individuale come quella di famiglia. Ho sempre avuto, al pari de' miei fratelli, da quello in fuori che vesii l'abito de' cherci, il mio mese a custodire il bestiame nella montagna. Ebbi alcune vacche maia- le : acquistai il Manuale del Veterinario. 31i s' indicavano le pian- te, di cui dovea fare uso per le malattie de' miei animali, e me se ne dava la descrizione scientifica non che i nomi : avrei ama- to meglio d'averne tracciata la figura. Come riconoscerli nel mezzo di questa moltitudine di fiori, che imbalsano l'aria de' nostri scogli? Tosto che mi fu dato di recarmi alla Cillà , mandai per un farmacista, cui sapea essere di sciènze naturali peritissimo, e il venni pregando di additarmi le piante indicate nel mio libro. Me ne fece vedere una sessantina, ch'io di leg- gieri riconobbi. Sotto cadauna di queste piante posi il nome ac- cennato dal mio libro: era un nome latino. Il farmacista , come vide la mia alacrità nello istruirmi delia nomenclatura botanica, di cui m'era duopo, mi prestò de' viaggi scientifici ne' i'ireuei. fra' quali la Flora de' Pirenei de la Perouse , in cui sono de- scritte a meglio di dugenlo piante le quali io riconobbi a' sem- plici tratti che ne vengon dati : vi posi sotto del pari i loro no- mi. La mia nomenclatura si arricchiva , ma in disordine , e m'era necessario di stabilire in tutte le mie nozioni e ne' miei fiori 448 APPENUiCE una classificazione qualunque a riconoscerli. Comprai Linneo, ch'era di sovente citato ne' miei libri; e siccome la nomencla- tura di Linneo è in Ialino, cosi io mi cacciai nel capo quanto di latino facea mestieri per ritenerla , e poco a poco fai sicuro del fatto mio. Non è fiore ne' Pirenei che non sia per me un amico famigliare. Pervenni eziandio a farne legittimare qual- cuno che non era conosciuto, e a far dare ad altri un nome. Il mio erbajo , che vi mostrerò , è a dovizia fornito di tutte le nostre piante in tutte le loro varietà. Quando mi verrà fatto di porlo in modo da poter comparire agli occhi del mondo, inten- derò a rettificare alcuni errori della scienza. La scienza è divenuta per me un culto, cui non cesserò mai di consacrarmi con ardore, lo mi do a credere , che la Città di Pan si laseierà persuadere di formare un giardino di piante de' Pirenei, e sarei felice d'impiegare tutte le mie forze all'utile di questo stabilimento. Quando vi si assentisse , io potrei comin- ciare a metterlo in buona via , e quando a quando mi vi reche- rei dalle mie montagne, che l'animo non mi patisce di abban- donare la terra natale e il mio vecchio genitore. Ho rinunciato al prendere stato per non allontanami dalla mia famiglia ; ed ora che mio padre ha aggiunto l'età di ottantadue anni, non vo' avvelenare colla mia assenza la felicità che mi cagiona la sua veneranda canizie. Farò di più : voi adoperate di tutto a per- suadere i vostri amici del Consiglio Municipale di Pan , che tor- nerebbe utile alla scienza di riunire in un Museo tutt'i minera- li delle nostre montagne , ed io mi presterò anche per questa parte. La scienza mineralogica è stata ed è pure una delle mie passioni: in fatto è difficile qui il separare il culto delle roccie da quello de' fiori, onde si fregiano. Ho di già cominciato a formare una collezione di cose mineralogiche , ed io ve la ofFero per la Città di Pau „ . Qui termina la serie de' ragionamenti di Sacaze , che è per fermo uno degli uomiui più intelligenti, in che mi sia avvenuto su quelle montagne (1). I. A. C. BUCHON. (1) Il presente articolo tu cosi ridotto e volto in italiano da Giuseppe Maria Bozoli. APPENDICE 440 Vili. Sulla Flora deir Algeria - generali indicazioni del Prof. Boy de IS. Tiìvcemt. L'A. dopo avere dichiarato essere iinuiinente ia pubblica- zione de' lavori della Commissione dell' Algeria, di cui è preside , creata fin nel 1839, e fra i quali formerà un capitolo impor- tante la Flora Barbaresca, espone all' Accademia delle Scienze di Parigi (3 Luglio 1843) alcune considerazioni sulla vegetazione dell'Algeria, onde si possa avere qualche idea delle ricchezze agricole che la Francia può sperare dalla sola conquista rima- stagli dopo il 1790. La qual Flora sarà in gran parte dovuta al Capitano Durieu de Maisoniseuve botanico già noto per la sco- perta di nuove piante recate dalle Asturie. 11 DesfontaiiSES nella sua Flora atlantica pubblicata l'an- no VI della repubblica francese enumerò circa 1500 vegetabili fra i quali comprese 50 coltivati nel paese benché non indigeni per dare un' idea dell' agricoltura moresca ed araba , altre 50 specie raccolte verso la piccola Sirta , e quindi straniere alla re- genza. La nuova Flora conterrà più di 3000 vegetabili cioè 1800 spe- cie omesse fino al giorno d'oggi. Nella Flora atlantica 250 specie cosi presso all'Europa erano state scoperte dal Des Fontaines , e poscia furono rinvenute ne' versanti orientali o meridionali del- la penisola iberica , che si può considerare come la destra spiag- gia d'un largo fiume di cui l'Algeria sarebbe la sinistra ; e 1' a- nalogia di queste due rive è tale da potersi ritenere che quan- do saranno state compiutamente studiate non presenteranno più differenza notevole sia in geologia sia in zoologia sia in bota- nica sia ne' rapporti climatologici. Soggiugne l'Aut. aver egli in- dicata da lungo tempo questa somiglianza rimarchevole delle due contrade , non essere sempre esistito il braccio di mare che le N. An:». Se. Natur. Anno 5. Tom. 10. 29 450 APPENDICE separa , le prove averle argomentate dal confroiuo delle produ* zioni naturali couiiini ad ambe le regioni, e riconosciuta la so- miglianza geologica completa da terreni simili evidentemente di- sgiunti, persistendo le testimonianze di faccia nelle pareti op- poste delle scissure. Egli avea inoltre veduto le medesime specie di piante caratteristiche ornare con egual profusione un suolo della slessa natura sotto identico clima , e scoperti certi anima- li anche nell'ordine più elevato dell'organismo riputati esclusi- vamente Africani, ed egualmente indigeni sul prolungamento betico mentre rimangono stranieri agli altri jtunli d'Europa benché di faccia e vicini all'Airrica. Aveva egli tentato di pro- vare che il cataclismo onde nacque ciò che la prima antichità chiamava colonne d' Ercole era avvenuto ameraoria d' uomini , ne molto prima de' tempi eroici. 1 suoi viaggi dal 1840 al 1842 lo aveano convinto di non essersi ingannato su ciò che avea pub- blicalo nel 1823 e 1826. La collezione erbaria dell'Algeria era così incompleta che la funerogamia ha somministrato all' Aut. , sessanta piante inedite, alcune delle quali degne d'ornare i giardini : i nuovi generi non saranno che tre ma decisi e non recusabili dai più dillicili bota- nici. Le crittogame nelle 3 provincie dell' Affrica francese sono meno abbondanti delle fanerogame : 1' /jmhìhs delle valli, le roc- cie, i vccohj alberi non se ne adornano egualmente che altrove non perchè l'atmosfera non vi sia umida e calda, ma per cau- sa degl' incendi che §'' indigeni hanno costume di accendere al- la superficie delle campagne alla fine dell'estate. Nondimeno la crittogamia ha somministrato diversi oggetti interessanti ne' luo- ghi scampati dalla devastazione , e il mare soprattutto ha prodi- gato ottime collezioni d' idrofitologia. Si rileveranno tre generi solidamente stabiliti, e 400 specie fra le quali 60 imperfettamente conosciute potranno aver pregio di novità. V agricoltura illuminata dal quadro delle ricchezze vegeta- bili dell'Africa francese, le domanderà de' vini secchi o spirito- si rivali a quelli di Spagna, di Madera, o delle Canarie : oltre il miglior tabacco dell'Universo, de' cotoni più belli degli America- ni, della cocciniglia pari a quella del messico, degli olj , della seta perfetta , quasi lutti i frutti del mondo fra i quali molti ac- conciamente disseccali serviranno a una esportazion prodigiosa, APPENDICE 451 con tani' altre derrate senza parlare de' cereali sì comuni e si rinomati una volta nel suolo barbaresco per la loro quali- tà. Quelle sabbie erranti , quelle mobili arene tanto esagerate dai detrattori dell'Algeria non esistono e la pura sabbia infecon- da trovasi appena nel fondo delle baje ove sfogano alcuni tor- rentelli per cui in qualche punto si ha l'apparenza di dune ben meschine in confronto di quelle dell'Olanda, del Belgio ec. Al contrario dice l'Aut. non v'ha paese ove esista più terra vegeta- le più profonda e migliore come in Africa ove si veste per due terzi dell'anno di superba vegetazione: immense foreste resisto- no da tempo immemorabile a fiamme periodiche, e riduconsi pel dente del gregge che succede al fuoco, come umili makis prima di sparire dalla superficie d' un suolo calcinato ma che nelle sue viscere ne tutela le radici come in riserbo. L' inverno è più dol- ce , e più temperato l' estate che ovunque altrove , eccettuate alcune ore di scirocco verso l'epoca canicolare; l'acqua potabi- le generalmente freschissima circola da per tutto ove il vanda- lismo europeo guastando i numerosi condotti assidua cura dei barbari Turchi, non die causa a disseccamenti o ristagni dive- nuti principal sorgente di colpevole insalubrità. L' innumerevoli osservazioni climatologiche del dotto collaboratore Acinè, e la flora d'Algeria provano che la Francia non possiede altra colo» nia a lei paragonabile. La fisononiia della vegetazione quasi tutta arborescente o sotto legnosa è comune a quella dell' Andalusia de' paesi di Mur- cia, Valenza, delle grandi isole del Mediterraneo, dell' Italia na- poletana, del Peloponneso, del mezzodì della Natòlia e fors' anco del Libano. I Cactus però e gli Agave che vi si veggono , pon- no solo esservi stati introdotti da due secoli al più, mentre tan- ti vegetabili indigeni sono scomparsi per causa degli incendj dell'Arabo vagabondo, pe' quali è divenuto rarissimo il Castagno, il Leccio, il Lauro, e più ancora il Cedro che non trovasi più che in alcune pendici atlantiche più rimote verso l' interno : for- tunatamente vuoisi ancora assai comune in alcune regioni del vero aliante , ossatura dell' impero di Marocco. In mezzo a questo generale aspetto oflerto da duecento le- ghe di costa visitata, distinguemmo, dice l' .\ut., tre sotto regio- ni botaniche per diverse specie di piante che le caratterizzano, e quali chiama 452 APPENDICE l.** Numtdica orientale dalle punte di Bizerte verso quelle di Collo ^ e di cui la Calle sarebbe il centro, ricca de' vegetabi- li comuni alle parti assai temperate d' Europa , massime sui ver- santi occidentali dalle coste cantabriche a quelle della manica, con alte foreste e funghi analoghi ai nostri , la flora di queste parti è molto somigliante a quella delle asturie^ delle lande acqui- taniche , e dell' Armorico. 2° Mauritanica di cui il Sahell d'Algeri occupa allo incir- ca il centro, ed ha un carattere più mediterraneo. Non vi si veg- gono vegetabili acquitani o bretoni misti a quelli d' un opposto emisfero: ma nel mentre che il Dattero non vi matura ancora, il Banano vi porta frutti squisiti lo che dee tanto più sorpren- dere perchè la patria del Banano è fra i tropici assai lontani, mentre quella del Dattero sembra essere Billduldgérid cosi vicino all' Algeria. 3.° La ..l,T \. Tavll mmcE DELLE MATERIE COl^TENUTE IN QUESTO FASCICOLO. GiDLJ Cav. Prof. G. — Statistica mineralogica della To- scana . ^ pag. 273 Alessaisdbini — Rendiconto delle Sessioni dell' Accademia delle Scienze » 302 Mamiani Della Rovere —• Vedute geognostiche sul Di- str«UP- P^vtr.^^. .,.. ^ ......,.,. » 369 FoRBES — Conchiglie trovate viventi, per V addietro co- nosciute soltanto nello stftto fossile » 387 GoEPPERT — Sopra alcuni fatti relativi alla Flora fos- sile , » 389 MoRREn — Fossiti trovati nei terreni presso Brassel- lee » 3M SbxisiQnbr Bo.fTs G^ET^ijo -n Git^ tf^gli ^enitt^ di Piacenza, J^ifm. postuma