Ao c] 4 DI DIATOME CIE n "| n I 2 [Ca fa (i Zi A (do) ©) > D —._——___n miti ici ei ptt tn v s NN rat #4 n I ANS / x e i TÈ / ZA | gg i 419 (fn 2 N: Ù | FRAGILE! | | | Handle with Care ka _ . hl » % È i Rici " » n Pa x a ; i P ” SA «i ° i N x pd ì x Ù » | , a IT E, À — Tn #1 “i a Di SI, ta LATO STIA x i "7 de‘ Zali nale) 4 do aree 1 Pea eo Td e ATE R SP Dia ie AE Cern di 1 ATO AA I hr NUOVO GENERE E SPECIE DI DIATOMEA NOTA DEL CONTE ABATE FRANCESCO GASTRAGANE ESTRATTO DAGLI ATTI DELL'ACCADEMIA PONTIFICIA DE' NUOVI LINCEI ANNO XXXI, SESSIONE 11.8 DEL 417 FEBBRAIO 1878. TIPOGRAFIA DELLE SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE Via Lata, Num? 3. 1878 WA MREZENO si è 4 b @ . } (di C) où RIA ERIC E î i AR DIFESA ALT" LA si : È è LU % LI ; $ Pa 5 + l) , 4 È \ x y ‘ a st % Pi = e snai rane 7° x 3» SRG si # ' i e - d n d ei 6 » è bid Ù n ‘ Le pilo n . Ò Lal Tp NUOVO GENERE E SPECIE DI DIATOMEA Uagiarizie a soggetto di studio scelse la vita del mare nelle sue produzioni vegetali, si troverebbe poco corrisposto nelle speranze, se a campo di ri- cerche scegliesse il mare Adriatico nel litorale italiano, e particolarmente nel tratto appartenente alle Marche. La natura arenosa di quel fondo di mare, la poca profondità delle sue acque e la dolcezza del declivio litorale occupato in tutta la sua estensione o da arene mobili o da aggestioni brec- ciose, impediscono il tallire delle alghe lungo quelle spiaggie. Questa cir- costanza mi ha grandemente contrariato nelle mie ricerche intorno le alghe microscopiche, le quali per l'appunto sogliono vegetare o parassite su le alghe superiori o in denso strato muccoso, che suole rivestire le roccie o sommerse o appena emergenti dal seno del mare. Questo fece che nei primordi dei miei studj microscopici mi dovessi rimettere al caso per riconoscere qualche Dia- tomea, ricercandola fra le dejezioni dei molluschi, o nel contenuto dei loro stomachi. In tale genere di ricerche eseguite in simili circostanze potei re- putarmi abbastanza fortunato, avendo per tal modo scoperto belle e interes- santissime forme, le quali ignoravansi abitatrici dei nostri mari, come per tacere di altre l’Asterolampra Marylandica. Ehrbg. e l’Asteromphalos Brookei. Bail. Ma nello studio di tali piccole maraviglie io non mi era proposto sem- plicemente il conoscere e l’ammirare con sterile contemplazione la stupenda varietà e ricchezza di loro forme, ma intendeva precipuamente a studiarne i caratteri, le influenze, in una parola, a indagare la fisiologia delle Dia- tomee. Ma un tale studio non può farsi altrochè con il continuo osservare quelle minime creature ancora viventi, tentando sorprenderle nei momenti delle loro diverse evoluzioni biologiche, al fine di determinare per tal modo Ia precipua più diretta funzione della vita organica, la riproduzione. A tale scopo e più volte mi recai nell’Istria e nella Dalmazia, trattenendomi colà qualche tempo a raccogliere Diatomee, notarido e registrando man mano quanto sul momento mi era dato osservare, e il risultato di quelle ricerche conse- gnai in apposita Memoria, che ebbi l'onore di presentare a questa Accade- PF. ai - - A fg ky > a Ù URTO AMA RZ IT A00 00 E 5 a ì led Pel } ve Wire life È "o si A © "di Sali . S ue A { r sor boe sE AIDA GO e \s NUOVO GENERE E SPECIE DI DIATOMEA Cesiurizie a soggetto di studio scelse la vita del mare nelle sue produzioni vegetali, si troverebbe poco corrisposto nelle speranze, se a campo di ri- cerche scegliesse il mare Adriatico nel litorale italiano, e particolarmente nel tratto appartenente alle Marche. La natura arenosa di quel fondo di mare, la poca profondità delle sue acque e la dolcezza del declivio litorale occupato in tutta la sua estensione o da arene mobili o da aggestioni brec- ciose, impediscono il tallire delle alghe lungo quelle spiaggie. Questa cir- costanza mi ha grandemente contrariato nelle mie ricerche intorno le alghe microscopiche, le quali per l’appunto sogliono vegetare o parassite su le alghe superiori o in denso strato muccoso, che suole rivestire le roccie o sommerse o appena emergenti dal seno del mare. Questo fece che nei primordi dei miei studj microscopici mi dovessi rimettere al caso per riconoscere qualche Dia- tomea, ricercandola fra le dejezioni dei molluschi, o nel contenuto dei loro stomachi. In tale genere di ricerche eseguite in simili circostanze potei re- putarmi abbastanza fortunato, avendo per tal modo scoperto belle e interes- santissime forme, le quali ignoravansi abitatrici dei nostri mari, come per tacere di altre l’Asterolampra Marylandica. Ehrbg. e l’Asteromphalos Brookei. Bail. Ma nello studio di tali piccole maraviglie io non mi era proposto sem- plicemente il conoscere e l’ammirare con sterile contemplazione la stupenda varietà e ricchezza di loro forme, ma intendeva precipuamente a studiarne i caratteri, le influenze, in una parola, a indagare la fisiologia delle Dia- tomee. Ma un tale studio non può farsi altrochè con il continuo osservare quelle minime creature ancora viventi, tentando sorprenderle nei momenti delle loro diverse evoluzioni biologiche, al fine di determinare per tal modo Ia precipua più diretta funzione della vita organica, la riproduzione. À tale scopo e più volte mi recai nell’Istria e nella Dalmazia, trattenendomi colà qualche tempo a raccogliere Diatomee, notarido e registrando man mano quanto sul momento mi era dato osservare, e il risultato di quelle ricerche conse- gnai in apposita Memoria, che ebbi l'onore di presentare a questa Accade- ina mia. Però, nel desiderio di ricercarmi un campo meno per lontananza disa- giato alle mie ricerche e più prossimo alla mia dimora estiva e autunnale, impresi a percorrere ed esaminare press’ a poco tutte le nostre spiagge Marchegiane. Nel punto, dove l’Italia più si avvicina alla Dalmazia e dipendente dal monte Conero, si protende sul mare un promontorio, al quale appoggiasi la città di Ancona, ivi sorta per l'opportunità che la configurazione di quello a forma di gomito le dava di avere un buon porto. A chi dal mare rivolgasi a rimirare Ancona dal lato di S. Ciriaco, che la sovrasta, non può non ap- parire in quella perpendicolare altissima parete rocciosa l’ incessante azione demolitrice del mare. Questa azione però viene ritardata dalla circostanza che le assise della roccia stratificata presentano le loro testate press” a poco nella direzione dei flutti, i quali incessantemente muovono all'assalto. À breve distanza dalla costa, quasi a testimonio delle corrosioni operate in lontane epoche dal mare, sorgono a pochissima altezza sul livello delle onde quattro scogli, che vanno successivamente deprimendosi nella direzione op- posta della terra, i quali però possono dirsi costituenti un solo scoglio. Questo punto va distinto con il nome di scoglio di S. Clemente, dove la tradizione locale accenna esservi sorta una chiesa consecrata a quel Santo Pontefice e martire. Il breve spazio occupato da quegli scogli o secche, 0, a meglio dire, le anfratuosità, che quelli presentano, è il punto delle nostre spiagge che presentasî, quale oasi nel deserto, rivestito di bella vegetazione di alghe diverse, che possano interessare lo studioso. La io ho passato più ore assorto nella contemplazione della infinita varietà di forma e vaghezza di tinta delle alghe, le quali vegetano rigogliose la dove continuo è il fla- gellare dei flutti. Di la ho riportato in più volte ciuffi di alghe diverse, le quali mì sì mostravano esuberantemente rivestite da infinita congerie di Diatomee. Nè potevo io ingannarmi sul fatto della presenza di numerosissime Diatomee su quelle alghe, ad onta che il luogo non mi presentasse agio a potere ad ogni volta ricorrere al microscopio. E qui mi sia permesso fermarmi alquanto a ricordare cosa, la quale può riescire vantaggiosa a conoscere a chiunque in simili circostanze intenda raccogliere Diatomee. Ho in diverse circostanze narrato, come la principale funzione di questi minimi esseri sia. il decomporre l’acido carbonico sotto l'influenza della luce solare; perciò nell’assimilare il Carbonio che quelli fanno, mettono in libertà l'Ossigeno , del quale possono fare loro profitto gli animali per mantenere la respirazione. Tale azione vitale è compita dalle =} — Diatomee quasi incessantemente, per cui quei ciuffi di alghe, che in seno all'onda cerulea del mare vedonsi rivestite di graziose gallozzoline, le quali all’appressare della mano sfuggono e vanno a rompere alla superficie; siamo fatti certi da tale apparenza che fra i loro tenui filamenti si annidano mi- riadi di maravigliose Diatomee. Guidato pertanto con tutta sicurezza da tale criterio mi rimaneva sempre l'imbarazzo della scelta, mentre ovunque mi volgevo specialmente in alcuni tranquilli recessi, che aprivansi fra quelle roccie, mi si presentava il lieto spettacolo di alghe di svariate forme e di colori smaglianti tutte rivestite da argentine o iridescenti bollicine di gaz, e all’appressarmi ovunque tutto attorno vedeva l’interminabile scoppiettio di quelle. La mia mente era as- sorta nel riflettere alla azione benefica, che a pro degli animali superiori la provvida Natura incessantemente esercita , adoprandovi le infinite miriadi degli umili ma stupendamente belli organismi del microcosmo, supplendo con il numero senza numero e alla importanza ed universalità dello scopo, e alla minima mole di ciascuno agente. Nell’imbarazzo della scelta io termi- nava per raccogliere poco meno che alla cieca alghe di diversa specie e da diverse posizioni per avere maggiore probabilità di incontrare varietà di specie. Non intendo enumerare qui le forme diverse di Diatomee da me raccolte allo scoglio di S. Clemente, che troppo lunga cosa sarebbe, nè mette conto il volere dare la flora delle Diatomee di quel luogo, amando meglio per ora lasciar la cura di farne speciale oggetto di studio ad alcun naturalista micrografo che potesse sorgere in Ancona. Solamente voglio qui ricordare come nel Settembre del 1872 fra le tante Diatomee, che ne riportai, la mia attenzione fu richiamata dal singolare aspetto di talune tenuissime forme lineari, le quali vedevansi aderire l'una all’altra per mezzo di piccolo istmo o cuscinetto jalino per angoli alterni da formare delle serie disposte a zig zag. La disposizione era precisamente identica a quella del genere Diatoma, e sì sarebbe potuto confondere con un D. Yalinum Kz. non scorgendovi in su le prime ombra di striazione. Ma non tardai guari a scoprire in quella problematica forma una singolarità tale da non trovare riscontro in alcuno dei generi conosciuti di Diatomee. Lungo un solo lato di quelle forme lineari ad estremità riquadrate, che non esitavasi a riconoscere come il fianco della cellula vedevasi al mezzo una figura di C, che non esisteva certamente nella parte opposta. Una tale singolarità attirò tutta la mia attenzione, mentre quella forma non avrebbe trovato alcuna analogia con ciò che noi conosciamo fra i diversi SE generi descritti di Diatomea, e quindi incontrastabilmente ne avrebbe de- terminato un nuovo genere. Però ad onta che mi sentissi intimamente per- suaso che l'organismo il quale io avevo sottocchio era una Diatomea vera, e non appartenesse ad alcun altro genere di alga unicellulare, pure mi, rimaneva l’accertarmi se le sue pareti fossero veramente silicee. E tali di fatti mi si mostrarono quando assoggettai il poco materiale, che conteneva quelle forme lineari a protratta azione degli acidi azotico e cloroidrico concentrati, l’azione dei quali veniva stimolata dalla ebullizione, e da repli- cate aggiunte di clorato di potassa soppesto, per aumentarne di tanto in tanto l'azione ossidante di quegli acidi. Al cessare di qualunque sviluppo di gaz, fatto certo che nulla più vi esisteva accessibile all’ azione di quegli acidi dopo replicate lavande, che ne eliminassero ogni traccia di quelli o di sali, procedetti a montare le Diotomee così ottenute in preparazioni permanenti al balsamo di Canada. Fra le molte e diverse Diatomee di generi e specie note non tardai a incontrare con la maggiore mia soddisfazione le valve lineari della nuova Diatomea qua e là disseminate e presentantisi ora di lato ed ora di fronte, nella quale ultima posizione d'aspetto ravvicinavasi gran- demente alla valva di una Grammatophora, mentre vedevansi distinte nel centro da un piccolo anello rotondo, il quale però nella nostra forma, ve- duta di lato prende il profilo di un C. La difficolta di consultare tutte le diverse pubblicazioni su le Diatomee che videro la luce nelle diverse lingue, e che vanno sparse negli Atti delle varie Accademie e Società Scientifiche mi faceva dubbitare, che nel publi- care la forma per me nuova con islituirne un nuovo genere e specie, non avessi da aumentare l'ingombro della già soverchia sinonimia, indicando con un nuovo nome un organismo, il quale per avventura fosse stato da altri scoperto e prima di me nominato e publicato. Tale giusto timore fece sì, che nel Luglio del 1873 portatomi a Vienna nell'interesse di visitare 1’ Esposizione Universale, ricorressi all’ autorevole giudizio del distintissimo naturalista micrografo austriaco sig. Alberto Grunow, la squisita gentilezza del quale in altra volta io aveva sperimentata. A tale oggetto sottoposi al suo occhio sagace la Diatomea per me nuova, la quale esaminata da lui diligentemente fu parimente riconosciuta per una forma. non prima da altri veduta, e mi esprimeva il desiderio di averne copia. Se non che io mi trovai dispiacente di non potere sul momento soddisfare alla sua domanda, mentre il rima- nente della interessante raccolta disgraziatamente mi si era confusa nell’im- menso numero di materiali che ho ordinato e raccolto da tutte le parti. ih Però gli facevo promessa di portarmi di nuovo appositamente in Ancona, dove speravo fare di quella interessante alghetta nuova e più copiosa raccolta. Non di rado accade al Botanico, che avendo per avventura incontrato in una delle sue erborizzazioni alcuna pianticella fanerogama o pure un musco o un lichene o altra delle tante piante crittogamiche, la quale nel susseguente esame riconosce costituire una rarità, ne registra Ja località, rimettendo ad altra occasione il procurarne esemplari. All’accedere che quegli fa in altro tempo alla nota contrada e alla precisa località, quanto di fre- quente avviene che contro la sua aspettazione le ricerche più diligenti non lo rendono possessore di un solo campione della pianticella desiderata. Il simile arrivò a me nel seguente anno, quando quasi negli stessi giorni por- tatomi espressamente in Ancona e su l’istesso scoglio di S. Clemente rac- colsi copiosa messe di alghe infarcite di Diatomee, ma non fui fortunato di porre la mano su la forma desiderata. Così mi trovai nella dura neces- sità di rimettere ad altra occasione il far nuova ricerca di quella Diatomea, se pure la sorte propizia non fosse prima per favorirmi procurandomi quella curiosa forma da diversa provenienza. Nè in questa volta la fortuna tardò lungamente ad arvidermi. Nella tra- scorsa primavera il mio amico D. Matteo Lanzi cultore distinto degli studì crittogamici andato per pochi giorni a Napoli per giovarsi nella salute e per raccogliere in pari tempo alghe microscopiche marine per sottoporle ad esame, ne ebbe dal Ch. Professore Dorn un piccolo ammasso di alghe rac- colte nei magnifici acquari della Stazione Zoologica di Napoli con tanto amore da lui fondata e diretta. Quelle alghe ricchissime in Diatomee il Lanzi con molta liberalità volle meco divise, ed io intendo in questa oc- casione rendergliene pubbliche grazie. La prima ispezione che intrapresi di quelle alghe (con quanta mia soddisfazione non occorre dirlo) mi presentò in sufficiente copia la Diatomea tanto desiderata, che sei anni prima io avevo incontrato in Ancona. Nè trascurai di profittare del momento per assicurarmi facendo all'istante diverse preparazioni di quella rara forma. Questa io volli fare con nuovo metodo, per il quale le Diatomee serbassero fedelmente la loro caratteristica disposizione, rimanendo ordinate in lunga serie a zig zag. Tale sistema di preparazione riesce opportunissimo special- mente quando trattasi di Diatomee o filamentose o disposte in serie, e in una parola in tutti quei casi nei quali la posizione dei frustuli può (come nel nostro caso) fornire un dato caratteristico. Lo stesso metodo vuolsi ado» fn perare nel preparare raccolte di Diatomee pelagiche, delle quali molte non sono suscettibili per la loro squisita tenuità di essere assoggettate al brutale trattamento degli acidi, come per esempio alcune RAyzosolenie, le Eucampia i Chetoceros e i Bacteriastrum. In tutti questi casi si procuri avere le Diatomee isolate dalle alghe su- periori, prendendo alquanto del liquido torbido, che ritrovasi in fondo al vaso, nel quale venne serbata l’alga, che videsi carica di frustuli diato- macei. Il lievissimo deposito venga replicatamente lavato con acqua distil- lata, la quale dopo la quiete di qualche ora verrà diligentemente decantata. Tale osservazione deve essere ripetuta più volte sin che sia dato ritenere che l'acqua rimanente su le Diatomee non tenga più in soluzione sali o altre simili sostanze, le quali nell’evaporare dell’acqua su la lastrella di vetro sottile abbiano da lasciare questa e le Diatomee, che: vi si deposero, inquinate da incrostazioni. Allora sopra apposito piccolo tavolinetto me- tallico, il quale suole adoperarsi a montare le preparazioni e ad introdurre il balsamo o simile cemento resinoso con l’ applicazione del calore, il quale balsamo serve a riunire il vetrino al portaoggetti; si collocano in serie al- trettanti vetrini o coprioggetti, i quali devono essere diligentemente puliti. Sopra ciascun vetrino si versino alcune goccie del liquido, che tiene in so- spensione le Diatomee, curando preventivamente di scuotere ad ogni tanto il tubetto nel quale furono poste in serbo. Al tavolinetto metallico si sot- toponga una lampada a spirito regolata in modo da dare una piccolissima fiammellina cosicchè abbia da riscaldare lentissimamente i vetrini per eva- porarne il liquido sopranatante. In seguito portato il vetrino con le Dia- tomee sovrapposte sopra piccola e sottile laminetta di platino, questa viene tenuta alla parte superiore di una buona fiamma a spirito, la quale |’ ab- bracci e l’arroventi per modo da bruciare e incinerarne tutta la parte organica, la quale non sia silicea. Si protragga l’azione della fiamma sinchè ogni minima traccia di sostanze carbonose venga esportata in condizione di acido carbonico, ciò che sarà riconosciuto al graduale intero decoloramento di qualunque punto della lastrella di vetro. A tale momento giunti non rimane altro che agglutinare il vetrino su il portaoggetto con alquanto balsamo di Canada, che con il mezzo del calore vi si introduce per capillarità, in modo che le Diatomee vi si trovano immedesimate e protette nello spessore della preparazione se pure non si reputasse più conveniente e opportuno l’appli- care il vetrino rovesciato sopra un cerchio di molle cemento colorato, che a mezzo di apposito tornetto si sia formato sul portaoggetto, perchè le Dia- TSO RE tomee ne rimanessero custodite da qualunque azione esterna in seno a uno strato di aria e ad ogniora pronte all’ osservazione. Alcune preparazioni al balsamo fatte per abbruciamento, nelle quali eravi un numero di frustuli della nuova Diatomea io volli portar meco a Londra nella scorsa estate. Colà ebbi il piacere di far presente di alcune di quelle a diversi distinti micrografi e diatomologi, pregandoli darmene il loro avviso; ma nessuno mi potè indicare a quale specie o anche pure a qual genere potesse appartenere, cosicchè quella forma, egualmente che a me, rimaneva nuova a tutti. Uno di quei signori spinse la sua gentilezza fin a ricercarne l’autorevolissimo giudizio del Ch. Micrografo americano il Professor Hamilton Smith, il quale confermò l'assoluta novità di questo delicatissimo organismo, del quale attendeva il nome che io con il diritto di scopritore gli avrei imposto. Ed ultimamente il gentilissimo mio intermediario mi scriveva da Londra che lo stesso Professore Smith desiderava avere da me il materiale racchiudente quella forma per poterla pubblicare fra le sue preparazioni tipiche di Diatomee, quali esso con tanto utile della scienza va pubblicando, aggiungendomi contemporaneamente la notizia che alcuni esemplari della nuova Diatomea eransi ultimamente incontrati in una raccolta recente Ame- ricana di Barbados. 3 La principale e più cospicua caratteristica di questa nuova forma consiste in un loculo centrale o anello, del quale va distinta una delle due valve, che compongono il frustulo. Tale circostanza mi ha suggerito il nome, sotto il quale debba andare designato tal genere, che chiamerò Cyclophora. Quello che esprima tale anello io non lo saprei intendere: solamente io dirò sem- brarmi costituito in un loculo o nicchia centrale, che sembra aprirsi all’ e- sterno della valva. Una circostanza io ricorderò su la quale richiamò la mia attenzione da solerte osservatore quale è il Dott. Lanzi, che l’endocroma, il quale in piccole masse distinto vedesi occupare la cavità del frustulo, mai si vedeva dentro il suindicato loculo. Parmi dovere essere fuori di dubbio, che questa particolarità ognora costante serve a fare intendere, che quel loculo è chiuso all’interno, dove perciò viene a limitare la cavità fru- stulare. Nell’osservare attentamente i diversi frustuli mi apparve abbastanza evidente, che questa nuova Diatomea anche essa risulta formata da due valve distinte, le quali l’una all’altra si riuniscano per mezzo di due anelli ab- bracciantisi l’un l’altro, e che costituiscono la così detta zona connettente. Da questo ne consegue ‘che le due valve devono differire nella grandezza fra loro, cosicchè l'una abbia l’asse longitudinale alquanto maggiore che To ee Zcas MISE l'altra. E così realmente accade nella forma che andiamo esaminando, nella quale sinora non una sola volta m'è accaduto vedere che la valva munita di loculo centrale non sia precisamente la più piccola. Quindi è che mi ap- parve quasi certo, che la valva munita di loculo sia l’inferiore; quasi che quel loculo accennasse ad un centro di aderenza, per il quale nella prima volta si adattò ad un fulcro qualunque la forma archetipa o primigenia, dalla quale derivò per discendenza la serie che abbiamo sott'occhio. Ecco intanto la definizione che credo dare di questo genere: Cyclophora n. g. Frustula tabulata-rectangula; vel in fascias conjuncta, vel soluta, sed isthmo gelineo alternatim concatenata ; a fronte oblonga, linearia, vel parum inflata; valvis inaequalibus, quarum una anulo vel loculo centrali instructa. Individua vivunt in aqua marina. Questo nuovo genere apparterrebbe alle Achnanthee per la circostanza rimarchevolissima delle sue valve dissimili, mentre l’inferiore valva soltanto è distinta di un loculo centrale, come riscontrasi negli Achnanthes, negli Achnanthidium, nelle Cymbosira, e nelle Cocconeis. Ma differisce comple- tamente da quella sezione, e da tutti i surriferiti generi per il modo nel quale si dispongono. Sotto tale riguardo la Cyclophora dovrebbe enume- rarsi secondo la classificazione dello Smith (Syropsis of the British Diato- macee) alla prima tribù delle Diatomee nude, e fra queste alla sottotribù quarta, la quale comprende le forme riunite in serie a zig zag. Però il no- stro genere rimanendo marcatamente diviso dalle Achnanthee per il ‘costante caratteristico sistema di disposizione, e dalla sezione comprendente i generi Diatoma, Grammatophora, Tabellaria, Amphitetras, Biddulphia e Isthmia per l'importante circostanza della dissomiglianza delle due valve, viene op- portunamente a costituire un anello di congiunzione fra i due suaccennati gruppi. Il genere Cyclophora per ora non comprende altra forma all'infuori di quella da me prima ritrovata in Ancona (anno 1873) e quindi riportatami nella scorsa Primavera da Napoli, che ora nomino Cyclophora tenwis, n. s. per l'estrema tenuità e trasparenza delle sue valve. Eccone la definizione Cy. tenuis, n. s. a latere oblongo-rectangula, medio tumidula; valvis a fronte lineari-inflatis, polis rotundatis ; inferiori (?) valva loculo centrali rotundo instructa, in sectione subquadrato, interius patulo. Frustulorum longitudo = 0," 0455 — 0,"" 0551; Zatitudo = 0,"" o048 — 0" 0133. Mabitat Ancone ad scopulos Sancti Clementis, et Neapoli in aquariis. Sin dal primo momento che mi fui assicurato di aver sott'occhio le valve DADSRA C_ silicee di una nuova Diatomea, mi adoperai con ogni studio a riconoscere se le sue valve andassero distinte da strie o da punti, come suole aversi generalmente in tutti gli altri generi o specie appartenenti a questa fa- miglia di vegetali. La più accurata correzione dell’ immagine unita ai più poderosi ingrandimenti del Microscopio la diversa intensità di luce, la maggiore obliquità nella direzione dei raggi, tutto io adoperai ad ottenere l’intento. Fin ad oggi l’unico dettaglio, che ho potuto scoprire, sono alcune lievissime strie longitudinali nella superficie della doppia fascia o zona connettente, che riunisce le due valve, le quali strie longitudinali presentansi quasi minime pieghe di detta fascia. Quelle mi parvero reali strie o pieghe e rilievi positivi; e non credo poterle riguardare quasi illusive apparenze dovute all’interferenza dei raggi sul contorno delle valve e su il bordo estremo delle fascie stesse. Quindi è che anche per questa circostanza la nostra Diatomea differisce da quasi tutte le altre, le quali generalmente pre- sentano la superficie delle loro valve striate o punteggiate, e poche sono quelle che contemporaneamente presentino dettagli nei lati ossia nella zona di unione. Così ritengo dovere io riescire giustificato innanzi alla scienza nell’indicare un nuovo genere e specie da aggiungere alla di già difficile e complicata nomenclatura delle Diatomee, avendo io preventivamente usato ognii dligenza a rendermi certo di non designare con nuovo nome un or- ganismo di gia conosciuto. figo capa 109 tire DO tratta eh Cb) o Ltratiocga afro è Pattg | mul Hob aseizmioa nino, alpi nemviliaoi cigunesiatii obi oi costi isp: 100 psc Liiog oi ato orta tnobnodgle i, sibi siohaqua ala insiti iuie Usopioì artar nad si go2i gui Ò 6; } Dertt. _RiOR : ‘ tà ‘ L04g =, i ie ì (ib x x i be] E O | Va izal 440 DIE se ti hi sen vi s1sv00 vari ia n di nji > 210088 piero Miss Sto he i} oi (8. SITO ilfah siisiàsono i nola 8° DI LI LL *4 è P: “ / n x a si , v re Se a di tr x » e * È h n “ 5 , "61, tie i$ n al he è CI “ ” È de e Ì Fx SL 7 i ’ . | I se Pa n È. "= 7 * 4 . h ’ ' - nn v