ì , h K i ..^^^r-su^ X 4' Y ^\ i NUOVO GIORNALE D ITA L I A • . SPETTANTE ALLA SCIENZA NATURALE, E PRINCIPALMENTE ALL'AGRICOLTURA, ALLL ARTI, ED AL COMMERCIO. TOMO PRIMO. In seguito alu Dodici Tomi , che ipormako i LA Prima Coli.ezicne col Titoìo di GIORNALE d'IT A LIA. IN V E N E Z I A, MDCCLXXVII. Apprefifo Benedetto Milocco in -Merceria . con LlCEnz^ DE' SVTEKIOKI, E TRI^ILEGI'O» a S V ^ E ^ e E i i E ^ 2 ji Il Signor Contb GIROLAMO ARNALDI SENATORE PRS$TANTIS«^«««* 'Oggetto importante \ a cui fu quefi' Opera ijlituita , quelh ef^ ^. ^ ., /^;^o di promuovere il rr.asgiore avanzamento della òcienTOi 'K^iturale. e principalmente il miglioramento deK agricoltura , i introduzione e a progrelTo delle .Arti , e l'aumento del Commercio ; e con ciò il ben e}- fere de'sudditi , h profperità della n^^ione , e "*«f»^^'«^«^;^ ^J-;^^^^^-^ . /. vera forra dello Stato ; non isdegnarono e Magiftrature Sravfme,^^^ soggetti per VohUth di natali , per Dignità , per Dottrina /^/i';^^;j:'i'^^ didichiararfene Trotettori zelanti , e impegnatijjìmi Mecenati ì e de Tiomi loro chiaritimi ne van fregiati Ì Volumi della prima Collezione Sorte del pari avventuro/a deftderando io di procurare al prefente pnrno Volume della nuova Collezione , non ho punto efrtato nella feelta del Mece- nate, che in V.E. ho riconofciuto per tutti i Titoli ragguardevohffhno . -m è qui il Im-o ài rammentar l'antica ^ohUtà di fua iUuflre Famiglia , ne le Cefìa , gli Onori , le Dignità de fuoi gloriofi Antenati : gU angujh amiti a 1 di ma Spìjlola non mi permettono di entrar in un argomento proprio a for- marne una Storia : diro foltanto , che V E. V. conofcendo che =? optiraus cjuifqiie cfl: nobilifllmus (a) , .giufla anche la Sentenxa =J Nobilitare iU luftres cxiflimato p non qui ex bonis & probis procreati funt , fed qui bonitatem & probitatèm profitentur (b), ha faputo con l' efercizio di tutte quelle flirta , di cui l' egregio ^nimo fuo è pienamente dotato^ ren- der vieppiù chiara in Lei la gentilixia Tslohiltài e con integrità e con gin- flizia operando nelle diverfe Magiflrature , e ne' varj Vffizj foflenuti in fer-^ vigio della Tatria , ndla Trefcttura di Chioggia , nei Configli Eccellentiffimi di Quaranta , nel Carico importantiffimo di .Avogador di Comun , integcrri- viarnente a graviffime efiraordinarie commiffioni in effo adempiendo ; e in quello di Configliere , fi è data a conofcere , fcmpre con zelo uguale , vero Cit- tadino , conforme alla immagine che ne reca il 'Padre della Romana Eloquen- za , e fommo Filofofo Cicerone ove dice :=: Qui periculum non timet , propofita invidia qui nihilo fé fegnius Rempublicam defendit , is vir vere & civis putandus efì (e) ; e in altro luogo =5 Civis eft is qui Patriam diligit, ac bonos omnes l'alvos incolumefque defìderat (d). Quefìo Volume pertanto alla validiffìma Trotezione di un vero Cittadin di Kepuhhlica , a quella cioè di F. E, ef[icac:ynente raccomando , fupplicanàola ad accoglierne la rifpcttofa offerta con quella Benignità medefima , con cui fuole tutto ciò riguardare, che a quagli Studj e a quelle Scienze appartiene^ le quali ficcome al Tubblico Bene tendenti , furono da Lei preferibilmente coltivate ; non meno che coloro , i quali , per quanto pojfono , T ^rte loro , e i loro talenti impiegano in vantaggio della Società . Lufingandomi di non ef- fere io da un tal numero efclufo , mi giova quindi fperare , che V.E. fi degnerà onorarmi del fuo rifpcttahilijfimo Tatrocinio , e mi concederà , ficco- me ardifco pregarla , che poffa inalterabilmente pregiarmi quale con profondo rifpetto mi dichiaro ( a) Velie), Patercul. (B ) Theoporapus apud Ani. & Maxim, fenn, isp, (e) Orat. prò Milone. (d) In Verretn, Di Vostra Eccellenza ( 2S JAN 25 j Vmìlifs. dlvòtìfs. cffequìoftfs. Serv'itor Benedetto Muocco, N. I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA 5PETTAWTE ALLA SCIENZA NATURALE , E PRINCIPALMENTE ALL" Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 2 0. Luglio 1775. Y LO fpirito d' inveftigazione , d'e- conomia , di metodo , che ani- ma nel noflro Sscolo tutte le colte Nazioni , produce di gior- no in giorno nuove fcoperte utili all' avanzamento delle Arti , delle Scien- ze, della Mercatura . La diftanza pe- rò de' luoghi , la moltiplicità , e il prezzo eccedente de' libri ftraniéri non permetterebbe che fi difFondeflero af- fai follecitamente fra noi le produzio- ni de' popoli rimoti , e con non mi- nore difficoltà fi fpargerebbono palla noftra Italia i vantaggiofi ritrovati de- gli uomini induftriofi che ne abitano Je contrade interiori , e prive d* una regolare corrifpondenza fra loro , fé i fogli periodici non agcvolaflfero que- fta comunicazione . Fra tutti gli al- tri che con varj titoli efcono da va- rie Città d'Italia il GioR-NALh: fpet- tante a//a Scienza J^atura/e y a//e .Jkrtl , a//' agricoltura , e al Commercio fi fu quello , che direttamente prefe per if- copo la pubblica utilità inqueftopro- pofito . Egli fu univerfalmente ben accolto , e (limato vantaggiofo , né r Italia fola, ma le Nazioni foraftie- re fovente ne profittarono ; e per ben dodici anni , ad onta di qualche dif- capito recentemente apportatogli da poco felici combinazioni, foftenne il fuo credito , e la diffufione . Com- piuto il numero di dodici Volumi che ponnofiareda fé, uè rincomincia adef- fo un nuovo corpo ; e forfè con auf- picj migliori di quelli co' quali l'al- tro è finito . Il piano a un di preflb ne farà il medefimo ; noi ci fludie- "ìiuovo Giornale d' Ital.Tova, I. I ^ remo di mettere i Leggitori a portafa di giudicare de' libri nuovi fpeitanti. alle materie convenienti all' oggetto noftro , prima d' acquiftarli; fpargere- mo con lieta diligenza le notizie utili che ci verranno comunicate; ne cer- cheremo fenza rifparmiare fatica ; e ci faremo- un dovere d' alternare in modo , e variare le materie , che I* Opera noflra non incorra la taccia di monotona , di prolifla fuor di bifo- gno , e di flucchevole. Cogli efìrattì de' Libri ci crederemo in neccffità d* oc- cupare i noftri Leggitori quanto fa- rà d* uopo per darne loro idee preci- fe , lo che non fi può fempre fare con poche parole ; agli annunzi di utili ritrovati daremo la fola necef- farla eftenfione , fopprimendo tutto r inutile apparato delle parole ozio- fe ; le cofe Agrarie che ci faranno comunicate riceveranno , in cafo d* eftremo bifogno , qualche difcreto ri- pulimento , onde fieno leggibili an- che alle perfone che il dialetto ru- rale non intendono perfettamente. Ci lufinghiamo con quelle attenzioni di meritare che i Naturalifti, gli Agro- nomi , gli Artidi , e i Commercianti Italiani vogliano concorrere a fommi- niftrarci ognuno dal canto loro mate- riali utili ed interelTanti . Per animarli a farlo noi non ci perderemo ora in vane parole ; la ficurezza di contri- buire con quello a! pubblico e al pri- vato vantaggio baderà certamente a difporre in favor noflro tutti gli ani- mi de' buoni Cittadini. À ' OsiiK" * Osservazion:i dì GiovAnni Lovnch /opra diverft pezzi del yiagi'io in £>a/mazia del Signor) ^bttte Alberto Fortis ; coli' aggiunta del/a vita di Socivizca. Venezia prejjo //Sanfoni 1776. itt 4. di pcig. 260. IL giovane Signor Giovanni Lovrich , di Sign, in Morlacchia, volle dar un faggio de'fuoi talenti anche pri- ma d'aver compiuto gli (tudj . Que- llo defiderio precoce di gloria, merita certamente degli elogj ; e lo fcopo eh' ei s' è prefifTo non merita giufta-- mente biafìmo , o cenfura . Egli à prefo a rettificare gli sbagli del Signor Abate Fortis y che trovanfr i\e\ Viaggio di Dalmazia da effb pubblicato due anni fono j né à ommefìfo d'aggiun- gere alle idee dateci da quefto Viag- giatore alcune nuove notizie fpettanti alle Arti , alTAgricohura , e perfino alla Storia Naturale di quel Regno . Lafciando da parte tutto ciò che fi trova d'oftile , e di pungente nell'e- fecuzione dell' Opera , e tutto ciò che potrebbono trovarvi di fcorretto i Filologi , noi parleremo folamente de' pochi fatti intereffanti , che a queflo noftro Giornale per natura loro ap. partengono. , Sin dal J. ir. della fua Opera, eh' ^ naturalmente divifa in tre Parti , il Signor Lovrtch entra a parlare di Sto- «fia Naturale; dopo d'aver occupato il primo con delle brevi afferzioni pìut- tofto che ricerche fpettanti alla Geo- grafia antica, dalle quali rifulta , che 'v' ebbero di molte e molte Città nel "picciolo diflretto di Cettina , ed una particolarmente di queflo nome , della quale però niun veftigio rimane fo- pra terra , niuna menzione nelle Sto- rie antiche, niuna precifa notizia nel- ■ i^ memoria degli uomini . Il corag- "gioL. Signor Lovrtch penetrò nelle caverne che danno foora il fiume Cet- tina , caverne che l'Abate Fortis avea creduto poteffero eflfere fiate antica- jnente frequentate dai ladri , o da' \\ Jelyaggi 5 c che il giovane Autore ^ ( dopo d'averlo negato alla pag. 12.) dice alla pag. 20. aver fervilo di do. micilio anche a un famofo afTaffino di ftrada de'noflri giorni , ed efTere fia- te vifitate ben addentro da più d* una compagnia di Morlacchi . Neil' orrida negrezza di quegli antri il noflro gio- vane Autore trovò dei pani di Zuc- chero , ora car.didijftmì , ora nero- candidi ... ed avverte eh' erano più graffi al fondo che verfo la cima . Da quelti pani di Zucchero forgenti dal fuolo, e da fimili pendenti dalle vol- te intefe il valente OfTervatore che fi formano le colonne , onde fono ador- nati i fotterranei fcavati dalla Natu- ra . Egli ci parla anche di colonna concave , e degli fcherzi flalattitici , che à trovato in que' baratri , fu quali fa di molte dotte congetture ; e d* un fiume fotterraneo , eh' era già flato fcoperto dall'Abate Fortis . Cor- regge magillralmente un errere di queflo Viaggiatore , che diede erigine 0 comunicazione alla Cettina col Lago di Bufco Blato , eh' è cinquanta miglia più fotto ; quantunque il Fortis non abbia detto quefta cofa , ma abbia fo- lamente riferito nel fuo Viaggio y Voi. II. pag; 72. le oflTervazioni de- gli abitanti , che afTerifcono d* aver notato un' analogia degl' incrementi del fiume con quei del Lago. Il Si- gnor Lovrich non dice poi d' effere flato al Lago medefirao , che trova fi ben addentro nel paefe Turco , e non fotto le fonti della Cettina ; né moflra d'aver fatto livellazioni o altra cofa tendente a flabilire quanto egli nuda- mente afTerifce . Noi abbiamo efami- nato tutti i luoghi, ne* quali il Signor Lovrich cenfura l'Abate Fortis nella fua Opera, e abbiamo trovato ch'egli lo h iempre con vivacità : ma lun- ga , e flucchevole cofa farebbe il fc- guirlo paflo per palTo . Non fi vuol però lafciar di notare che alla pag. 6o. ei corregge un errore dell'Abate Fortis , che indicò il fito d' una fonte faifa , forfè tre miglia lontano da quello dove fi trova vera- mente : ma non à 1' ingenuità d'ag- giun- giungere, che il Fortis parla di quel- •!♦ anche vero che tanti fecoU d' abban- la foiue , come di cofa da lui noa | vifitata , perché gliene fu fatto motto troppo tardi . Nel medefimo /. , ch'è il IX. l'Autore annunzia due fonti che giovano molto all' efpulfione del Cettico inveterato , cacciando il male alla cute . Un Medico avrebbe do- vuto trattare un po' più folidamente quello punto , che forfè non à bafe nella verità , e manca dell* appoggio d'accurate oflervazioni . Che le acque di rerlikay e di 5"/«p<*r«//rf poflfano mi- tigare gli effetti del Celtico invete- rato non è difficile da crederfi ; tutte ie acque leggiere Jo fanno ; ma non è facile il credere ad una nuda alTer- zione , per quanto pofìtivamente pof- fa eflere annunziata , che la lue in- veterata fi lafci efpellere dalla fempli- ce acqua. Il jT. X. è pieno di Patriotici voti pella coltivazione della Campagna di; Sign , che comprende quindici miglia di giro , ed è per due terzi incolta . II buon giovane Autore efclama „ O ,, tempi felici , in cui fi potrà efcla ,> mare con Orazio: Sterilifque diu palus , aptaque vemis Fìcinas urbes alit , is^ grave fentìt aratrum ! Egli conofce che un folo argine di fette miglia dal paffo di Han fino al- le angiiftie di TrigI ( eh' è il ripiego imaginato dal Fortis ) falverebbe la bella Campagna di Sign dall'impalu- damento , e la renderebbe atta a pro- durre grani, e befliami in abbondan- za ♦ Sembra ftrano che il Signor Lov- rich intendendo bene quella verità, e la facilità dell' efecuzione d'una tal arginatura abbia poi trovato Urano nel f. antecedente che il Fortis pendeflTe a credere , che i Coloni Romani del Municipio Equenfe ora rovinato , a- veffero cercato d' ovviare agli ftrari- pamenti fatali del fìume Cettina coli' arginarlo . E' vero che degli antichi argini non rimane veftigio : ma è ben * dono dovrebbono averli obliterati del tutto . Il Signor Lovrich à poi il torto di negare ai Romani dedotti in Colonia il genio agronomico ; tutti gli antichi monumenti ne fanno fede , ed oltre alle Storie ne fomminiflranó prove irrefragabili gli aurei Scrittori dg Ke rufiica che ci rimangono, ColumeU la y Varrone , Catone , "Palladio , ec. La feconda Parte dell' Opera del Signor Lovrich tratta de' cojlumi de' Morlacchi fuoi connazionali , intorno a' quali debbefi preftargli più fede che al Fortis Italiano . Sembra però che il giovane Autore abbia pretefo di ge- neralizzare le ufanze del proprio di- ftretto eftendendole a tutta la Morlac- chia , che à ben più valli confini . Quindi ne avviene eh' egli dall' una parte nega coraggiofamente fatti co- nofciuti da tutto il rimanente della Pro- vincia , e ftabilifce dall' altra come univerf .li alcune coflumanze , ed opi- nioni proprie del folo picciolo terri- torio dov' egli è nato . Ma di quello noi non dobbiamo far conto , De' 27. paragrafi di quella feconda Parte noi ne abbandoneremo il maggior numero ai curiofi , e da quattro o cinque trar- remo alcune notizie, che anno relazione col piano del nollro Giornale . Il Si- gnor Lovrich a. il merito d* aver ag- giunto parecchie cofe intereffanti alla relazione compendiofa dataci dal Si- gnor Abate Fortis de'coflumi di quel- la Nazione. Riporteremo tratto tratto le parole medefime del nollro Autore, jr. V. „ Ciò che deve poi ^r illra- „ biliare i più Colti popoli (i è » che ,, abbruciandofi la capannuccia a ,, qualche Morlacco j per una certa ,, naturai obbligazione concorrono tutti „ i Nazionali a rifarcirlo ; né un fi- „ mil fuffragio è circofcritio entro ì ,, limiti d'una Villa, ma pafTa diTer- „ ritorio in Territorio. ... Lo llenTo ,, accade in occafione della mortalità „ de' Bovi; fcambievolmentefra'Mor- ,, lacchi fi ripara al danno fofferto . " Qaello tratto fa molto onore ai buoni Morlacchi , ed ebbe il torto il Signor A 2 Abate 4 non gliene fu parlato . j, V* è una fpecie di bariletto che fi ,, chiama Fucia , in cui le Morlac- „ che o legandofelo con iinafnnedie- „ tre alle fpalle o ponendofelo fopra il capo vanno a prender 1' acqua da* luoghi pili vicini. Ovidio ci la- j, fciò fcritto ( fegue il giovane Aìt- y^ tore in una Nota ) che anche a' ji fuoi tempi le Mor/archs ufavano portar l'acqua fui capo: 3} 3) M 'Abate Fortts a non riferirlo : ma forfè ^ fpregevoli, attribuivano all' aglio que- fta fecottà j e prima di negarla fareb- be d' uopo aver replicato di molte fpe- rienze . U celebre vecchio Tommafo Varr riconofceva dall' aglio la fua ro- bufla longevità. JT.VII. ... „QiTalunqiTe debito s' iti-- j, centrane dal pii\ minimo d'una fa- , i,, miglia Morlacca fempre' fi fcrive '\\ ,„ nome dello Starefcina ( o fia Capò . ',j di càfa ) , s'egli foflfe cento miglia ,, lontano , " Quefta è per certo una Taggia provvedenza ; così i Capi di ,cafa anno un maggior interefife abeii' 'educar la famiglia ; e r rhercadantt fnort fono efpofti- a detrimenti , come I fra noi nell' affidare ài giovani non eman ipati le loro merci. Il ^.XXIM. ci dà un' idea della bar-- barie agronomica e veterinaria de* Morlacchi ; non v' à cofa nuova, O'- utile da ricavawie . Le campagne di Morlacchia fono il peggiorativo di* molte delle noftre d'Italia ,• i^ve que-' fte Arti Madri languifcono miferabil- mente, ad onta di quanto- la Sovranai Beneficenza ftudiafi di fare, perchè fi. propaghino i buoni metodi . Il Mor- 3> 3 Tcemina prò lana Cerealìa munera frangiti ' Jmpojìtoqt^e.gravem vertice portar aquantl' ' 5, I doni di Cerere , che dice Qvrdio yy che adopravano le Mor/acche , era 3, una fpezie di ciambella fatta di pa- jj glia , e pofla fopra il capo per por- „ tar con minor aggravio- il. pefo dell'acque . Ma 1" alTerzione à' Ovi- , dio de //a paglia invece d'i lana fem- ,, bra provarci , che !e ferve Roma- -, ne adoperafféro le ciambelle di lana 3, fui caip'O per portar l'acqua, come ,', ufano le Mor lacche ai tempi no ,, ftri . " E* fingo! are la ftiracchiatu- ra del piano fenfo di Ovidio fatta dal giovine Autore , o forfè da qualche altro meo giovine di lui ch'ebbe per- avventura mano in queft' Onera. Ovi- dio intefe di dire che le Donne de' Ceti' invece di pettinare, o filar lana, macinavano ; ed aggiunge poi, indi- pendentemente daqutftoefercizio, che portavano f' acqua fui capo. Nel JT. Vi. il Signor Lovricb inci- dentemente condanna i Morlacchi p'er- chè non piantano Ulivi i e fi dinien- ti'ca che , gen'^ralmente parlando , la temperatura del loro paefe non li fcff.e , come poco foffre anche le vi- ti . Egli cenfura anche il Fortis per aver attribuito aJl' aglio il merito di mantener lungamente robufti , e forti gl'individui , e di correggere la mala qualità delle acque fangofe , o palu- dofe . Gli antichi NaturaliRi , Topi lacco , e il Contadino Italiano fono fratelli in quefto ; non vogliono in- cominciar a fare ciò , che i loro ante- nati non fecero m.TÌ , pregiudizio fa- tale , che abbandonato a fé flcfifo ci ridurrebbe alla ghianda. Nel /.XXVI. il noftro Autore, eh' è addetto alla Medicina , parlando di quella de' Morlacchi ci dà per eccel- lente quella ricetta . „ Prendono de' ,, granchi da fiume, e vivi li pifla- ,, no bene bene ; dipoi gli app ica- „ no fulla pancia, ed una tal appli- , cazione eftema equivale ad urf pur- ,, gante il più forte . Arrivato io ia ,3 cafa d' un Mcrlacco , fui tefltmonio „ oculare d'un fimil prodigio". Noi crediamo di dover ripubblicare quello rimedio per vantaggio di que' poveri , che abitano le fponde de' fiumi , e a- veffero bifogno di purgarfi con pochi quattrini , e cc*i poco incomodo ; Si avrebbe però defiderato che il gio- nioni de' quali fono tuti' altro che ^ yine Autore avefle detto qualche cofa per '^ 5 per ifpiegaie il fenomeno . Degli al- 4* i' Sagittarius del Vofmaer , o fia il tri ritnedj de'Morlacchi noti facciamo parola , perchè l'Autore non moflra d'eflTerne perfiiafo ; ma di quefto fi è voluto far motto , fembrandoci quafi egualmente curiofo il cataplafma , e 1* approvazione afToluta del giovine Autore. La terza Parte , che contiene la viCa d'un famofo affaflìno ancor vi- vente , non à cofa che convenga all' uopo noflro . La memoria degli fcel- lerati , che difonoranol' umanità, non dOjVrebb'efifer mai creduta degna divi- vére lungamente. Londra* Some Memoirs , o/ the Life ec Me- morie della vita, e delle opere di Giorgio Kdwards , Membro della So cteta Reale , e dell'antiquaria di Londra . Londra prefTo J. Robfon 1776. m LA vita di qiieflo celebre NatUra- lifta prova in quanto favore fie- no gli uomini di genio anche ofcura- mente nati , e bafTamente impiegati , prefTo la Nazione Inglefe. Giorgio Ed- ivards contava fra' fuoi amici il cel. Duca di Richmond , il Signor rta>:s Sloane , il Dottor Mead , e il dottif- fimo Martino Folkes , che gli prefla. rono ajiiti nobilitimi . Egli era nato poveruomo del 16.94, ^ ^on del 177; ben provveduto , e onorato . Pubbli- cò quattro Volumi della Storta degli uccelli in 4. fig;.^ e tre Volumi di Spi- ctleg) dt Storia Klaturale per fervire d'Appendice alla prima Opera. A quelle Memorie della di lui vita fono unite alcune dcfcrizioni , e figu- re d'animali efotici, che non fi trova- no neir accennato corpo delle fue Ope- re. Il primo di quelli è il Coccodrillo anguftiroftro de! Gange (Narrow beak 'd Crocodile); e il fecondo è '1 Pefce- rana ( Frog Fish ) del Surinam > terzo è '; Fagiano ^y1irgus ; il il Mangia-ferpenti ( Snake Eaier ) del Capo di Buonafperanza ; il quinto fi- nalmente un quadrupede detto ,^4nr,k al ^rd in Arabo , Tervanek , e Siyah- Glusb in Perfiano . Fra quelli cinque animali il Pefce- Rana , conofciuto a Surinam col no- me vernacolo di Jakjes , à qualche raffomiglianza con quello, che non k guari il Signor Abate Battarra di ' Rimino à pubblicato col nome di Ba- tracofcele t cioè gambe-di-rana. Il Na- turalifta Italiano fi credette che que- llo animale fo/fe del tutto fconofciu- to ai Naturalifti , e di fatto egli ne, chiefe informazione aqualcheduno che non ne aveva mai udito far motto , quantunque fi trovi a lungo parlato di elfo nella Storia degl' Infetti dt Suri- nam della celebre Signora Sibilla Me- rian , e nel Mufeo del rinomato Olan- defe .Alberto Seba , Opere celebri » e fpeflb confultate da' diligenti Natura- lidi , ma non però ovvie . Oltre all' averlo creduto affatto nuova cofa il Signor Battarra lo fofpettò anche una produzione ibrida del pefce Gobio , e della Rana , moflTo a così opinare dalla ralTomiglianza del fuo Batraco- fcete con quelli due animali ; cofà che fcandalezzò un poco i riTpettatori delle leggi di Natura , e quelli che conofcono quanta differenza paflì fra gli organi generatori delie Rane , è quelli de' Gobj , e quanto lontane fìe-.' no quelle due fpezie 1' una dall' altra nella fcala degli efferi viventi . La Signora A/^rirt« n'avea però dette del-' le più belle fui propofito di quello animale; per la qual cofa forfè il Sii gnor Linneo lo avea ripollo fra' para^ dojft . Ora dobbiamo al fu Signor Ed- vvards la vera defcrizione, e la figu- ra di effo , un efemplare di cui lun- go ben mezzo piede confervafi a Lon- dra nel Mufeo del Dottore Fothergill.' Non à due fole gambe corr-e quello del Signor Battarra , e alcuni della Signora Merian ; ma ne à quattro ; le anteriori anno le dita feparate; ma' quarto -i^ non anno pollice . Le pofteriori anno cinque dita unite , o palmate , come le anatre, ec. La coda fomiglia a quel- la della Salamandra mafchio, per mo- do che v' è da pendere incerti fé fìa da farne una fpezie di rana caudata , o da farne una Lucertola acquajuola. Efiratto <£t?/ Discorso Accademico del 'HoBi.'e Signor Pietro CaRonelli di Coneghano , recitato nella Tubblica Sejfione di quelP accademia »Agrar:a ti dì 21 Maggio- 1770. TRovandofi il Territorio di Co. negliano, malgrado alla felice amenità della fua pofìzione, quafì del tutto sfornito d'ulivi , e quindi co- ftretto a procurai fi l'olio flraniero a cariillmo prezzo,, I'Accademia Agra- ria propofe il feguente Problema alla patrioiica diligenza de'fuoi Membri : Sperimentata lunga e malagevole la coltura degli Ulivi nel noffro Territo- rio , jf cerca fé da qualche vegetabile: con pia facilita , e in tempo più bre ve aver Jt poffa /' olia ; ed il modo di farlo , e di renderlo atto- a fervire di condimento alle vivande. Il Nobile Autore del Difcorfo di cui fiamo per dare reftratto , dovendo trattare d'un Problema complicato anziché no , giu- diziofamente prende aefaminare Tuna dopo l'altra le parti .. La prima e di fappofìzione , la feconda di ricerca . Avrebbe ferobrato ad un altro che non cadendo oggimai più in qnelìione pref fo di chi propofe il Problema fé la colfora degit ulivi fìa breve e facile, o lunga e malagevole nel Coneglia- refe , foflfe da pa/Tarvi fopra cerne a rofa d'ecifa ; ma non fembrò già lo ftclTo al Signor Caronellr che animato da vero zelo patriotico credette fuo prin- c pai dovere il difìlpare un pregindi- zo perniciofTfnmo . A quefl* oggetto ei frugò nelle antiche memorie , e negli fiorici monumenti , e trovò che ne' paffati fecoli v* avea gran quan. tità d'uliveti in quel territorio , per modo che i Conegliaiiefi ne faceano ^ ricco traffico in Germania . Lo Stata- to del paefe contiene provvidenze an- tichiflìme tendenti a mantenere nello flato di floridezza le piantagioni d'u- livi , e inflige pene pecuniarie gra- viffìme a' danneggiatori non folo ma eziandio ai coloni trafcuralori degli uliveti . Quefli fatti provano che quel clima , e '1 terreno furono ben lungi dall' efTere creduti poco amici dell' uli- vo . L'Autore però non fi ferma a que* tempi antichi , ma rinviene nel- le Storie diTrevigi del Bonifacio , che vifle fui finire del XVI fecofo ,. tefti- monianza della florida coltura deglr uliveti dugent'anni fono . Egli ragio- nevolmente da tutte qiiefle premeffe conclude che la coltura dell' ulivo e lunga , e malagevole nel Coneglianefe ne più né meno come negli altri paefi della medeflma temperatura . Prova-" to che ì Coneglianefi fono a punti pari cogli altri popoli nelle difficoltà, e lunghezza della coltivazione degli ulivi , è naturale che fi cerchi il per- chè adunque 1' abbiano abbandonata .- Il Signor Carcnelli trova che le tre epoche degli acutifllmi freddi da un fecolo e mezzo in poi fattifi fentire, cioè quella del 16 io , del 1650, e 1*" ultima del 1705) , facendo morire gli ulivi , fcoraggirono i Coneglianefi , meno oflinatr net riprifìnare le pian- tagioni di quello fiano fiati i Veronefi, i BafTanefi , gli Eflenfi, e tanti aftri popoli d' Italia , che alla medefima calamità furono foggetti. Non fi fer- ma il benemerito Cittadino dopo d'aver raofirato che ne' pa/Tati tempi fa coltura degli ulivi riufciva ,' ma profeguilce, e prova co' fatti che anche nell'età pre- fenfe vi riefconobeniflìmo i pochi uli- vi fuperftiti , che fparfi qua e là pel- le colline d* Ogiiano , di Collalbrigo fono anche trafcnrati del tutto, anzi maltrattati annualmente dar contadini prevenuti disfavorevolmente contro di effi . La riguardevole diffrazione di denaro , che fi fa dal territorio- per acquiflare l'olio da'fbraflieri, monta a IO mila Ducali l'anno; oggettodimol- ^ ta importanza , fpezialmente trattan- •♦• do fi doCi d' un dlflretto che à confini non ^ ampj. Il Signor Caronelli dìiuifce an- che le difficoltà della pretefa lunga e malagevole coltura dell'ulivo general- mente parlando ; e appoggiandofi al- la pofitiva afTerzione di Co/tmo Trinci , che dopo cinque anni promette ragio- nevole frutto al piantatore di queft' albero, rinvigorifce anche il pefo dell' autorità di un si celebre Scrittore con qualch'efempio del frutto abbondante refo da una piantagione d' ulivi in Col-Caprile dal Nobile Signor Anto- nio dal Giudice , e da un' altra de* PP. Camaldolefi della Rua di Felletto . Confutata , per così dire , la parte fuppofitiva del Problema , paffa il noftro Signor Caronelli a trattare la ricercativa . Il feme del Ravizzone , che fembrò generalmente opportuno a fupplire alla mancanza dell'olio d'u- liva , non è favorito dal Signor Ca- ronelli ; né le ragioni eh' egli addu- ce fono da fprezzarfi così di leggieri , come peravventura i prevenuti fareb- bono difpofti a farlo . I due Panegiri- Ili del Ravizzone dall'opere de' quali il Signor Caronelli con molta ingenui- tà , e buonafede trae le oppofizioni fue , mettono tali requifiti alla col- tura di quello vegetabile che mal fi convengono al Coneglianefe . Voglio. no che fieno preferite pella femina- gione di e/To le yalli di. buon fondo ; e quelle mancano nel Coneglianefe . Efigono molti ingrajft ; e i Coneglia- nefi ne anno penuria . Richiedono profondi lavori ; e nel Coneglianefe fj lavora a fior di terra anche pelle viti , e pel frumento . Fa molta im- preffione a' partigiani del Ravizzone 1' annuo frutto eh' ei rende , a con- fronto dell' Ulivo i che fta per lo me- no cinque anni inutile : ma riflette beniffimo il Signor Ct dell' udito fcoperti nel Granchio Ta- gU'O ^ e fu la bizzarra di luì vita , con curiofe note e ferie rifleflìoni ; air Ilìuflrijfitna Signora Laxjra Hassi, Bolognefe. Napoli 1775. Nella Stam peria Simoniana di pag. 136. Del T. A:itonio Mmafi , Domenicano , Trofejfore di Botanica Troika nella Sapienza di Koma. L'Editore i\ quefl' Opufcolo mo- flra d' eflTere il Signor Rocco Bovi , ProfefTore di Trigonometria nelle Regie Scuole del Salvadore a N.ipoli. Egli racconta in una Dedicatoria ben lunga alla rifpettabile Signora Laura Bajji , le gefte utili del P. Minafi , delle quali vogliamo far parola anche roi fu le di lui traccie. Il primo fer- vigio dal Naturalifla Domenicano refo alle arti fi è 1' aver ricavato dal gs- vere de' Foffili (così fi efprime il S'g. Bovi ) una nuova maniera molto fem. plice ed utihjfima a render bianca la ! carta da fcrivere , e farla riufcìre ben incollata anche fendo ii tempo ptevofo , e fpirando l' umido vento Sci- lacco. 2. Inventò un altro metodo per far rtufcire ogni altra bibula carta aita a poterjt ombreggiare coli' acque- rella . 3, Vuole che fi fappia ufiiver. fatmente il modo , onde rendejì prodi- oiofamente feconda , e fertile diviene la femenza d' ogni frumento , inzup- pandofi col nitro fciolto nell' ocqna pio- vana , prima di feminarjì. 4. Nel fio- rire degli ulivi vorrebbe fi fofpendef l^uovo Giornale d' Ital.Tom. l. fero fra ejp lanterne accefc , ed invif- chiate per prendere di notte le far- falle , perchè in pochi anni fi fpegnefTe la razza de' vermini pregiudizievoli alla derrata dell' olio . 5. Fece ricer- che fu la pietra obfidiana di Tlinio . 6. Trovò una creta pai pulimento I d" ogni armatura militare . 7. TraflTe ànW'^dgave d\ Linneo belliirimo, e lar- go papiro j e introdufle un lucrofo e nuovo capo di commercio nel Regno di Napoli colle fibre della medefima pianta , le quali , prima che penfaffe a fabbricar carta dell' alga marina ) a macerato nelle cartiere , e ne à ri- tratto carta niente inferiore a quella della Cina . Da quelle" fibre medefi- me à tratto fila' da telfere , e da far merletti , e blonde . Eletto ProfefTore creila Sapienza dalla S. M.diCLEMENTE XIV, fu fpedito nel Regno di nuovo per raccogliere produzioni d' ogni ge- nere , onde fondarne e arricchirne un Pubblico Mufeo di Stor a Natura- le j che manca in Roma tuttora , da che il Kircheriano , e la Metalloteca Vaticana fono povere cofe . 8. Il P. Minafi \\\\iSi^h il fenomeno de la Fata Morgana di Reggio in Calabria, del quale il Kircher y lo Scotto, l'Abate Conti ed altri parlarono . 5?. Trovò intero il Fucus giganteus dtil' Impera, to . IO, Scoperfe 1' anguis quadrupes del Javan, e lo qualificò dopo d'aver- gli odervato i forami dell' udito , per una lucertola anguma . 11. Moflrò che il Triton di Linneo , non è un ^ nuovo genere in "ìiatura , ma l' ifief- ^ B ftjf.mo IO Jijfimo animale amidtXììte nelle Conche Lepadi Balani . 12. Non fono di lui mercè p'm ignoti ^Z" interni mollufchì Termi delle ferpole . Vifitò prima d' ogni altro i vivi , e gli eftinti vulca- ni dell" Ifole Eolie , e gli fé ritrarre a colori naturali. 14. Scoprì che non fole le lave del Vefuvio , ma la pie- tra obfidiana eriandio , e il vetro ar- tefatto fi ripriftinano in iftato d' ar- gilla ; e latte quefte cofe nel breve giro di tre me/1 . 15. Acquiftò impero f« la Mofeta della Grotta del Cane , a fegno di ftarvi colla bocca immerfa nel vapore micidiale per ao e più mi- Muti fecondi, cofa che dal Signor JSox»/ r qualificata come nuovo , e inaudito fpeltacolo , e che dalla fama è ftata refa celebre fino alle regioni vicine al polo . Di tutte quefie fcoperte del P. Minafi , raccontate dall' Editore della di lui DifTertazione , abbiamo voluto far parola , perchè la fama del dotto Religiofo non fia rifueita in angufti confini , e per lo meno fi fparga an- che in quefla noflra parte d' Italia , dove il di lui nome non è abbaftanza conofciuto . Verghiamo ora alla Dif- fertazione eh' è divifa in XII. Capi- toli , de' quali renderemo conto in fuccinto . „ Al mare, Naturalifii, al mare , " efclama incominciando il P. Minafi j e profeguifce collo flile dell' uomo abituato a perfuadere dal Pulpito , facendo vedere la necejfita d' efaminare le marine produzioni pel maogior avanzamento della Storia ISl^a- lurale ; egli non iftà già fulle cofe generali , come parrebbe portaffe 1' af- funto fuo, ma divaga a parlarci mol- to del pinnotere di Tlmio , della Tor- pedine , della Remora, de' coftumi e proprietà de' quali viventi varie furo- no le opirHOfli , e poco o nulla anco, ra fappiamo. Chiude il Capitolo così: 3, Chi poi fa dire perchè quali tutti y, i granchi brachiurt del Ch. Linneo anno due porte della generazione ? forfè perchè due iftromenti anno i 3, loro mafchi ? ma pur così fono ar- 3, inati i ragni ; e intanto una è la 5i rima nelle lo» femmine; o faràper- 3> 5(f ^j avventura doppio il meato per fìii j, d* una maggior fecondazione de'lo- „ ro innumerevoliflìmi uovicini ? ma „ e non più di quelli ne producono „ gli altri granchi macrouri, ne' quali „ appare una foia naturale feffura ì jj ah ! che andar dietro a più altre „ cofe mei toglie sì la mole del libro, ,j come la fretta di narrar quelle , 3, alle quali ò dato cominciamento . ,j Laonde verremo all' intendimento : „ ed in quello fatto di Storia Natu- „ rale efporremo quel che ànnoretta- „ mente fcriito gli antichi ; in dove ,j àn errato ; che abbian altri ag- „ giunto -5 che refla da indagare ; j, non avendo noi altra mira nello ,j fcrivere , che fervire all' uomo sì „ peli' informazione della fcienza, co- ,, me per il comodo della vita . ** Nel II. Capitolo il P. Minafi rende conto della Difiinzione de' granchi idea- ta da Ariflotile , confufa da Plinio , specificata da Linneo : ed ove , e di cine vive , e come co' pefci , e colla nera ferpe contrafta alle volte il gran- chio Taguro . Tralafcieremo la prima parte di quello Capitolo , come quel- la che o è nota , o puot' efTerlo age- volmente ad ogni Naturalilla , che voglia ricorrere agli Scrittori fopra no- minati . Il Paguro abita fra gli fco- gli , e nelle arene ; fi pafce d'erbe , d" infetti , di patelle , e d' altri vivi , e morti animali .... A' guerra con tutti i fuoi fimili, e co' pefci a'quali fa ofFefa colle fue forcipi ; cofa eh' è venuto fatto d'ofifervare all'Autore fotte le limpide acque de' lidi Scillei . Egli ci«aflìcura d'efTere flato teflimonio ocu- lare d' un combattimento feguito fra un Paguro , e una ferpe nera al Ca- po Pafcì , nel quale la ferpe ebbe la peggio. La defcrizione di quello duel- lo è un po' troppo adorna , come lo è quell'a d' un fimile combattimento fra una vipera , e un Granchio d' acqua dolce offervato da un certo Matteo Kan- dazzo , uomo fempre occupato nel fuo podere , colla peggio della vipera ; il buon Matteo affìcurò al P. Minafi che *il granchio premunivafi di tempo in tempo tempo eolla virtù d' una certa fpet'te eC origano , d' onde ritornava più vi. gorofo pel fiero contrafto. Chi avereb- be mai detto , che i granchi abitatori dell' acqua conofcenero sì bene la bo- tanica terreftie ! Il III. Capitolo è del camminare del Paguro ; eiTo egua- glia in velocità il grtinchio curfore d' ^rijìotìle . Qiiefti animali fcorrono fempre a fghembo , perché . . . obli- que fono anche le piegature ed arti- coli de' loro piedi e braccia . Sog- giunge però cne camminano anche in avanti . . . , e all' indietro colla me- àefima velocita quando anno paura . Perchè adunque dire oziofamente che camminano fempre a fghembo ì II IV. Capitolo tratta della fcoperta de' tim- panetti dell' udito fcoperti nel Taguro , eh' è il principale oggetto della pifTer- tazione , quantunque ne formi una decimaquinta parte . Quella fcoperta non è veramente nuova ; gli antichi s' erano avveduti che i granch) avea- no r organo dell'udito, e i pefcatori Io fanno forfè dalla prima età dell' arte loro . Gli organi dell' udito of- fervati dal P. Minafi fono due t impa- netti coperti di fragil crofia , volti paralleli all' obbltquo camminare del "Paguro , coperti d' una bianca mem- brana, ec, L'Autor noftro fece parec- chie oifervazioni , per afficurarfi che i Paguri odono : ma non ne fece ve- runa per accertarfi che 1' organo da lui creduto acuRico fia veramente ta- le, nella qual cofa egli à peccato per certo d' ommiifione . Egli dovea o- flruirlo , guadarlo , frugarvi in varj modi per vedere fé il Paguro diveni- va fordo ; allora avrebbe avuto un diritto di proporci come fcoperta que- lla fua oflervazione . Nel V. Capi- tolo impariamo come campi il gran- chio nel verno , e dove in tempo di fiate foglia gettare la vecchia crojìa . Sudando di giorno , e gelando di notte il P. Mmafi tro'.ò c'ne anche nel verno quando è bel tempo il Paguro efce a predare, e che fra il principio di Pri- mavera e il Soiftizio rinnova la pelle a modo delle ferpi . Tlinio dopo i più ^ antichi Naturaliftì fapeva che veris principio feneHutem anguium more exuunt renovatione tergorum . L' Au- tore trova grand' analogia fra lo fpo- gliarfi de' granchj , e de' ragni, in- torno a* quali egli fece lunghi fludj nel!' ozio pacifico del Chioflro . Gli Antichi ^i credettero che le fpogliede' granchj fi cangiafTero in ifcorpioni ; Tlinio refe conto di quella opinione volgare , com* egli era folito di fare per una plaufibile diligenza anche de' più (Iravaganti pregiudizi. Nel Capi- tolo VI. è parlato di quello , e delle varie grandezze delle fpoglie de' gran- chi che provano fucceflìvi cangiamen- ti. L'Autore crede d'effer certo , che i granchi figliano una fot volta l' an- no , differenti in quello dai ragni , Il VII. Capitolo dovrebbe difcutere , fé i Vaguri raddoppino le loro copule , Ie fé lungamente vivano ; ma l'Autor noftro dopo d' avervi meffo quello ti- tolo ci rammarica incominciando a dire : Feggano ciò altri , cui gli ufif di lor vita , e '/ genio pella Storia l^aturale , danno loro tempo ed agÌ9 di giovar altrui per quanto vogliano . Veramente il minuto ragguaglio delle funzioni matrimoniali de' granchi noa è così importante che meriti di oc- cupare un Sanchez . Ad ogni mo- do fé anche non fofle dì giovamento alla Società , farebbe curiofa cofa il fapere fé atteji i raddoppiati ftromentt del loro feffo ami la j^atura in una fola copula , o in due d' accoppiar in- Jìeme queft' individui . Il buon P. Mi. nafi non vide gli abbracciamenti de* Paguri che una fol volta da ragazzo nel 1749. prima d' andar alla fcuolai e allora avrebbe potuto veder tutta l' amorofa trefca ; ma egli non capiva il feffo , e molto meno fapeva dìjlin- guere ambi i mafchili fproni , e le fem* minee rime . Noi non ci permette- remmo quelle maniere di dire fé non le trovaffimo nel teflo del noftro Au- tore, il quale certamente le usò aven- do prefente il detto, che, Caflis omnia \i- cafia . E" però (ingoiar cofa il trova- .•A> re in quello Capitolo gli organi gene- ir 13 z ratorj 11 »;aton de' ragni^ mlniKamenfe defcritri -p pomamo negare' al F. M^aji la do- T) „i r. A -1 - V i--_ ^^^^^ j,^^^ p^j fervore, col quale egli Ci applica- alla Storia Naturale: ma- guai a quefta Scienza , fé ciafcuna fpezie di viventi marini fofTe tratta- ta con sì lunghe Diflertazioni ! Quan- topiù le cognizioni noflre in si fat- ta materia fi moltiplicano , tantopiù diviene necefìaria la brevità . Noi ci fi a me però ferriati un po' a lungo fa- queft' Opufcolo perchè abbiamo un ve- ro intereffe ne! moflrare al monda- fcienziato , che- a gran torto l'Anoni- mo Autore del Corfo di Storia l^atu- : y^/g- pubblicato a Parigi del 1770 , e; meritamente corretto dal P. Mindjì ^ à paragonato i quattro generi d'infetti parafiti pidocchi , pulci , piattole , e cimici ai quattro rifpettabili Ordini Mendicanti , da' quali fono ufciti , ed efcono tuttora coltivatori delle fcien- ze , e dilatatori de' confini conofciuti- della Natura. dal Religiofo Autore , che à fcoperto fin anche la clitoride nelle ragne fem- mine , con occhio veramente linceo. I Naturaliflri deggiono fperare curio- fiflfìme notizie dal Trattato chelAu tor nofiro promette delia Kepubbltca de' IXainì . Sia una fola per avarizia della Natura , o replicata dalla di lei generofiià la copula de'granchj, tutti gli novicini dalla granchìejfa cottce- puti ( così l'Autor nodro nell' Vili. Capitolo) fono portati da e/Ta per circa (re mefi nell' utero ; poi nel parto per umbi i fiioi mecti li trasfe- rifce rte" e Rrtilagìnofì filamenti de' pe- duncoli fiotto la caia , e fira qu'efii gli agglutina a foggia de' grappoli d'uva. Indi fecolei fempre portandoli liceva, e fomenta per lo fpazio di giorni ven- ti ; /;;/?AMÉ'«/e fipiccand-oli con tutt" t filamenti de" peduncoli li depone full arena , 0 ne' crepoli della ghiaia , e d' altri fiajfolini come attorcigliati a ■un pampino- ritorto , d' onde sbuccian- do a capo di giorni quindici vendono fuori i granchiolini . Il muluo odio , e gli attacchi fra 7 Vaguro , e '/ Volpo di mare danno materia al Capitolo IX. II X. parla, degli ufi dtl Paguro ne' cibi , e nelle infermità.. I Calabrefi e i Siciliani litorali mangiano belli' , e crudi i giovani Pag-uri:, e cuociono i vecchi . E' attribuita a quello cibo lina virtià., f.ubaftringente , r.fforbente , ed edulcorante; Ci firetendette che ab- biano facoltà prefervativ^a dalla pefie. L' XI. Capitolo è antiquario; e vi fi ricerca perchè il Pagn 10 fofTe fra'fim^ boli delle ftatue di Drana Efefia , e perchè fi vegga ne' braccialetti- mili- tari , fi> le. monete , fu le gemme antiche fcolpito? Su di ciò paneremo, non efiendo materia che appartenga direttamente a quell'Opera periodica. L" ultimo Capitolo , che contiene al- cune riflejfioni fu /' interm ed efierne parti del Vaguro per ufo della feten- za , e dell' uomo , merita d' en'er let- to nella D.'flTertazione'medefima ; v' àn. uo delle cofe afiai curioft , ed ime- ' ^Ka/ifi de!l'\4cque di Chianciano , coli'' aggiunta di alcune Offeri^aztonì fu- l'aria fijfa . Siena , per ;/ Buidi ,. in ^.• L'Analifi dell'Acque, troppo a lun-- go traf urata re' paflati tempi , è torfe troppo coltivata- a' dì noftri ; e trattone le granii Opere de'' Signori Mònriet , Haulin , Venelle ed altrettali pochi grand" uomini , per la maggior parte i libri Idrologici fono di piccio- liffima importanza. I! cacoete di feri'- vere à moltipHcat ■ i trattati fopra d* un' acqua fola ;• quello è il c-afo del Libro che abbiamo pelle mani. Il Signor Dottor Pe/Z'^^rri Autore di quefl' Operetta incomincia alla larga di rnolto, e panebbe tentato di teffe- re una Storia dell'ufo delle acque Mi-. aerali in Medicina , e degli Scrittori che ne trattano ; ma quefla è una* così mefchina' , e digiuna ccfa , che vi fi veggono con d^fpiacere perdute parecchie pagine . Con egual noja {i- K/Ianti poi fino a un certo fegno. Non ^ leggono di malte <:q[c elementari', é •^ " a: pi-I M a' più novizi iniziati nella Chimica ^ teri efleriori bafla per dimoftrare a ben note , delle quali l'Autore fenza necefTità regala il paziente Pubblico , per fargli fapere , che fi è prefiflTo di confervare nello flato lor naturale i fali e le terre contenute nell" acque Minerali delle quali rifece 1' Arialiiì . Djpo queflr prolegomeni final.tiente incomincia a defcrivere le acque di Chianciano , delle quali promette nel titolo del libro una T^uova vAna- Ufi : ma alla pag. xv ritrattandoli in certo modo dal prefo impegno dichiara che non fi allunibera nul defcrivere , e notare ciò che farebbe neceffario per un' accurattjfimit xAnaìtfi , poiché la mig- gior parte delle cofe fono fiate bafian- temente notate dall' accurato primo'^na- Itfia , eh' è il celebre Djttor Baldaf- f(tri j Profeffore neli' Univerfità di Sie- na , la di cui Opera delle ^Acque di Chianciano è meritamente famofa . Quefle acque fono acidule fpiritofe, limpide alla forgente , ma foggette a inverdire , e a coprirfi d'un velo che rende i colori dell'Iride quando riten- gano un qualche tempo efpofte all' aria , e fenza moto . A'ia loro for- gente qua e colà trapelano ftillicidj d'acqua ( forfè l'Autore dovea dire cernitivi ) che depongono terre ocracee verdi , e cerulee . ,, Ne! recipiente jj dove l'acqua fono raccolte fi veg- j, gono varie fcaturigini . .. , che ven- jj gono interpe'latamente , e a sbotti j, interrotti , accompagnate da efplo- „ fione d' aria , e da un afrore fpi- ,, ritofo , che feafibilmente offende il ,, polmone irritandolo a fegno , che ;, fi fufcita la toffe , e vien impedi. 3, ta la Iibrrtà della refpirazione . In ,j quefto fii-?lTo tempo T acqua diviene „ fenfibil mente più calda , muta il 3, fuo color trafparente in verde sla- ,j vato , il fipore diventa più agro , j, e lo fpirito più potente''. Prima d' inno'trarfi nell' efame dell' acqua il Dottor Tetrucct rende ragione di tutti quefti fenomeni , e moRra credere di battere una ftrada , e dir eofe nuove , quantunque ne fia ben 2,urgi . La fola efpofizicne de'casat. /^ vide riufcire a bene il ripriftinamen- tutti i conofcitori che le acque di Chianciano contengono uno fpirito vo- latile , dell'acido vitriolico, del ferro ^ e una terra alTorbentej e di quefti ca- ratteri molti Scrittori a lungo ed al- cuni con difcreta brevità anno . mae- ftrevolmente parlato . 11 noftro Auto- re perde di molto tempo , e di molte parole per provare che là cuticola , o velo color d' iride delle fue acque noti è altro che il flogifto combinato colla terra bafe del ferro j cofa che non avea bifogno oggimai né di prove , né di tempo , né di parole . Egli fa poi una flrana raccomandazione alle acque di Chia.nciano dando da fofpet- tare ai Leggitori , che ih effe fi con- tenga anche un po' di rame. Noi non. Io vogliamo credere , ma fé lo credef- fimo faremmo ben lungi dall'avere la- crudeltà di configliarne la bibita agli ammalati . Per ifpiegare 1' acidezza , e fpiritofità delle fue acque l'Autore ricorre , com' è ben di ragione, alle- dottrine ed ofiTervazioni de' Signori Brovvnvig^ , Ranelle , Triefiley , Black ,- Imenei ec. Ei non é però fempre d'ac- cordo colle fue guide , e nel tempo medefimo , in cui attribuifce il gor- gogliamento , e r odore delle acque Chiancianefi allo fprigionamento dell' aria fiffa , afFerifce che non m.wca in- effe r acido vitriolico ben allungato nel veicolo acqueo ; e profeguifce dicendo che le minerali particelle del ferro co- flituifcono la parte principale de' fuoi componenti , come già fi è parlato , e provato abbaflanza ne' paragrafi ante- cedenti ; pereto contengono tutto ciò che V abbi fogna per fare un' aria fatfizta , che produce tutti quei fenr^menì pubblio cati dai celebri FilofofiBìàch, Jacquin , e Prieftley . Così parlando egli non è certamente d' accordo con quefl' ul- timo. Il noRro Autore per afficurarfi viep- più eh' è la vera aria fifa , eguals, alla fattizia , quella che fi Sprigioni dalle acque di Chianciano , ripetè gli efperimenti de! Signor Ma.c bride , e to delle carni fé mi corrotte . Egli a (Te- -^ rifce d' aver erpofio de* pezzi di car- ne frefca aUs correnti d'uria fijfct che ji fprigionA Ja quelle acque minerali , pelle ìpazio fin di venti giorni , e d' averne iminerfo nelle acque mede fime alcuni pezzi che incominciavano a imputridire ; i primi non (i gua- darono , i fecondi firiftabilirono. Quin- di , dice il Dottor Tetrucci , che fi j può con tutta ragione fofpettare che dalie acque Chiancianefi fi /viluppi una corrente W aria fiffa fimile all' artifi- ziale tratta da' liquori fermentanti , anzi a quell' ifieffa che fi /prigione dalie Mefiti , o Ndofete . Noi abbiamo ragione di fofpettare tutto l'oppoflo . Il Signor de Sauvages ofTervò già da qualche tempo (*) che le mofetepro- inoveano la corruzione, e ultimamen- te lo fperimentò l'Abate Fortis nelle grotte mofetiche di Latera , come ri- levafi da un cenno molto pofitivamen- te efprelTo, ch'egli ne à dato al chia- riflìmo Signor Dottor Virri , che tro- vafi inferito nell' effemeridi Letterarie di Roma (**) . ,, Molti cadaveri d' a- „ nimali grandi , e piccioli io ò tol- „ to ( dice queflo Naturalità ) da* „ luoghi coftantemente occupati dal ,, vapore mofetico , ed ò trovato, che „ oltre a* caratteri efteriori di sface- 55 lo , come a dire , pronta fepara- „ zione delle corna negli animali che „ le aveano , e agevole fquarciamen- „ to di cute ad ogni menomo urto , ,, effi tramandavano un fetore luri- „ diflìmo , e infopportabile . Così j, le carni frefche immerfe , con tut- ,, te le cautele atte a falvare dagli e- j, qui voci una fperienza , nell'ambien. „ te mofetico in ventiquattr' ore in- ,, verdirono , e fieramente puzzolenti j, divennero " . Non ertendo da met- tere in dubbio la verità di quell' oflfer. vazione , afTai circoftanziatamenre e- runziata ,reflaci da credere che il va- pore dell'acque di Chianciano fia dif- ferente dall' emanazione niofetica efa- minata dal Fortis , e da quella fu della quale replicò le diligenze il Si- gnor de Sauvages ; noi rifpeltiamo troppo il Dottor Vetruccì per voler mettere in dubbio l'efattezza delle di lui fperienze. Non lo feguiremo però nel lungo dottrinale eh' egli ci dà a prop^fito della quiftione fra i partigiani dell* acidum pingue del Meyer , e gli aria- fifTifti ; egli dice delle cofe belle e buone , ma anche comuni , e non fi vede bene che neceflltà aveflfe di dir- le. Generalmente in quefto libro man- ca la chiarezza , e 1' ordine , difetto , che combinato colla negligenza dello ftile lo rende inleggibile affatto. Una delle maggiori prove di confufìone fi è che dopo d' aver per le lunghe Q replicatamente lodato I* acutezza del celebre Signor Trieflley , e ufato nel di lui fenfo della denominazione dell' aria fiffa, e moftrato d'avere Tptr dif- ferenti fpezie d'aria , quelle che que- flo Sperimentatore Inglefe ci dà pfr tali , l'Autor noflro fcappa fuori cosi alla pag. Liir. „ Per tutte le furrife- „ rite cofe concludo finalmente , che j, tutte l'arie , che fi ottengono in ,, differenti modi , fono fempre uni- „ formi e le medefime , perchè non „ v' è che una fola fpezie d' aria..., „ Soggiungo di più , che quell' aria, „ che chiamano fiffa , non può mai ,, confiderarfi tale fé non è combina- „ ta ed unita ad un liogifto , il qua- ,, le porti feco con aderenza delle „ particole acido-faline .... poiché „ quell' aria da per fé fleffa non fi ,, può unire con parti faline fé non ,, che per mezzo del f^ogiflo , a cui ,, quelle ftanno aderenti . „ Il Dottor Tetrucci accumula prove di queEe fue propofìzioni tolte da' proprj efpe- rimenti , e da quelli de' Signori Ta-' gìoni il giovane , ed Abate Fontana, ^ Con queft' ultimo non va però totaU ^ mente (*) Effets di /' air , pag. 54. ap. Hiller . vj**) Efemeridi N. .., mente d'accordo, ed à ragione, al- 5^ La cofììtuziofie delle belle Vrovincìn iorchè Io fente afferire definitivamen- te che ,, levato l' acido naturale all' cria atmosferica effa diviene fijfa ; af- ferzione contraria alle fperienze più conofciute , e tanto oppofla al vero , che anzi la così detta aria fijfa pof- ilede per qualità coflitutiva l'acidez- za , o per io meno la prefenza dell' acido mafcherato , ma riconofcibile quando il fi voglia. Sarebbe defiderabile che l'Operetta del Signor Dottor Vetrucct ioi^e ftata fcritta con miglior metodo , e che le cofe utili e ben vedute delle quali è fparfa fonfero efpofle con un poco più di precifione, e di coerenza . La par- te analitica occupa le ultime pagine del libro dove non fi farebbe più afpettata , perchè già 1" aveano preceduta i Co- roUarj . Il titolo dell'Opera promette principalmente 1' Analifi dell' acque ^ e poi alcune offervazioni full' aria fijfa : ma delle acque v' anno brevi cenni fino alla pag. xxix , d'onde fino alla cxvi parlafi direttamente o indirettamente d' aria fiflfa j alla pag. cxvrr leggonfi quefte parole „ Chiuderò quefla mia j, relazione con un atto d'ammira- 3, zione verfo la provvida Natura " ... e più fotto „ Finifco finalmente "... Ma nemmeno quefta volta dice dav- vero; e l'Analifi delle acque viene do pò inafpettata , fenza verun annun- zio di Sezione o Capitolo a parte, ed occupa le xxx ultime pagine del li- bro , di cui il Signor Tetrucci fembra promettere una feconda parte, che par- lerà „ delle virtù medicamentofe delle „ acque di Chianciano , e delle azio- „ ;// curative in diverfe oftinatiflìme j, malattie." * dipendenti da quejio Seremjfuno Do- minio , e le recenti calamita da effe ' fofferte pelle rotte , ed inondazioni de' fiumi , rendono tanto intere/fanti le fcoperte che rifguardano il re- golamento delle acque , che noi ci crediamo in dovere di dar luogo ne* noftri fogli al feguente ancorché ano- nimo , Manifesto. LO flato afTai peri^'olofo , in cui trovafi oggigiorno la maggior parte de' Fiumi del noftro Continen- te , forma un argomeruo molto in- tereffante pe' Principi , e per le Na- zioni . Ne' luoghi ne' quali l'acque fcor- rono con poco declivio , cioè verfo le foci , r ingombro delle fabbie ha tal- mente alzati i letti , che quefli per lungo tratto di eflenfione fon fatti più alti di molto dell'Orizzonte delle cam- pagne adiacenti. Per difendere le fottopofte Provin- cie , e foflener l' acque in tanta al- tezza altro fin qui non s'è fatto d* ordinario , che rialzar di tempo in tempo le arginature, accrefcendo cosi la fpefa , e minorando più fempre la ficurczza . Quefte Arginature fono in più luoghi giunte a tal' eminenza :, che fembra un prodigio il vederle tuttavia reggere , e foftenerfi ; quin- di ad ogni anche mediocre gonfiar de' fiumi è ragionevole quell'alto fpa- vento , che riduce alla memoria del- le genti le già da lor vifte più volte lagrimofe irreparabili inondazioni di tanti vaftiflfimi tratti di Fondi uber- tofi , e feraci , divenuti paludofi , impraticabili , ed inutili ; per cagion delle quali rimafe an^he ben fovente o interrotta del tutto , o fofpefa per molto tempo la navigazione. Siffatti difordini fanno ad eviden- za comprendere , che a chi non vuo- le afpettarfi rovine fempre maggiori convien afTolutamente abbandonar il penfiero di rialzar le arginature de* Fiumi , z6 F\^«ii 7^^c fopra 'ailto irt quelle pai-- ti , deve per aeceiTità s' hanno a co- flruir di fola terra labile , e infuf- fiftente , pretendendo di portar con- tra natura per aria un Elemento di tanta forza; e mafifìme dappoi che la fperienza ha moftrato , che l' accen- nata altezza de' Letti va di giorno in giorno crefcejido a .grado , che toglie all' acque il declivio necefTario, e fa- cendole fcorrer più lentamente è csi^ gione , che Tempre maggior quantità di fabbie decubiti fui fondo ,_ e quin- di -concorra di continuo a rialzarlo. Il più ficuro , e forfè 1' unico fpe- diente non folo per prefervarfi da rovine maggiori , ma eziandio per redimere tutte quelle vaRe eRenfìoni di Terreni , che per 1' efpanfion de' Fjumi , o pel trapelamento degli ar- gini fi trovano fatalmente fommerfe , e divenute paludofe , egli è quello di fcavar le dette fabbie , e di fpro- fondar i letti de' Fiumi fino a quell' interna eftenfione , e in quella lati- tudine , e profondità , che richiede il bifogno , ^ far tal via mettere in ficuro tanti , e sì effenziali ogget- ti di Stato , di Popolazioni , di Pro- dotti , di Navigazione , e di Com- roercio . Ben fa ognuno , che quefle epe- razioni fono'molto difficili , lente, e difpendiofe . Ciò nulla oftante 1' in^ gegno umano , applicato fempre a W c5rMr di fpianarè in ógni matsrìa le! difficoltà , è giunto a trovare anche in queflo propofito il tnezzo di ren- der facile , e ficuro il confeguimen- ybàQ' fovra indicati efrenzialiffimi og- getti . E* piaciuto a Dio Signore , che dopo lunghe applicazioni , e difpen- diofe fperienze fiafi finalmente porta in modello una Macchina Idraulica con altre fuffidiarie di fingolar attivi- tà per ifgombrar le fabbie de" Fiumi, alzandole , e fpingendole a feconda della corrente fino ben oltre in Ma- re 5 e per internarfi collo fcavo lun- go r Alveo , in quella longitudine , latitudine , e profondità , che può ef- fer neceflaria , purché non s' incontri- no macigni , o fondi fafl'ofi ; a fupe- ^rare il qual inconveniente faranno ap- plicati nuovi ftudj , Mediante un tale fperimentato Edi- fizio quefte grandiofe operazioni fa- ranno efeguite con ficurezza, con fol- lecitudine , e con difpendio affai mo- derato , fempre in proporzione alla grandezza del lavoro, che dovrà farfi; e durante il corfo di quefto non fa- rà né interrotta , né impedita la na- vigazione . Queflo Edifizio potrà anche fervire per r efcavazione , e fgombro delie imboccature de' Porti ; lavoro , che ^, fi farà colla fteHa ficurezza, celerità, ^ e moderazione di fpefa. I? N. iir. NUÒVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. * 3. Agofto ijjó. Maniera di far il diaccia ne/i' Ud're Orientali , applicabile a tutti i paefi caldi , lontani dalle montagne ve- vofe. FR^ 1-e co fé alili ed aggrada voli in tempo di State deefi per certo con- tare il diaccio principalmente, il qua- }e manca pur troppo fpefTo , o non fi può avere in qualche anno che di molto lontano , e a prezzo eforbifan- te . Il calore ardenti(Tìmo dell'attuale ftagione difpone naturalmente a defi derare il frefco , e a parlarne . Non potendo far di meglio , noi comuni- cheremo a' noftri Leggitori il metodo praticato nell'Indie Orientali per fab bricarne , traendolo da una Lettera del Signor Roberto Ba-ker al Dottor Brocklesby , inferita nell' ultimamente pubblicato Volume delle Tranfazioni Filofofiche di Londra. „ La maniera di fare il diaccio ar- „ tifiziaie neir Indie Orientali elTen- •yj do divenuta un oggetto degno di j, fpeculdzione, io chiedo il permefTo di prefentarmi a voi col metodo ufato per fabbricarlo , in Allaha- bad , MotegiI , e Calcutta, fra i 25J e i 2ji gr. di latitudine Settentrio. naie . In quefl* ultimo paefe io non ò mai intefo dire che da veru- no fia ftato fcoperto diaccio natu- „ rale negli ftagni , cifterne, o altre „ acque raccolte infierae : né mai vi Sì 3> 3> 3> è ftato oflervato che il termometro, fia difcefo al grado della congela- zione i e folo ultimamente pochif- ^uQvo Giornale A' ItaUlom, I. "^ „ fimo ve n' è ftato fcoperto, maque- ,, fto molto di raro . Nel metodo di 5, fabbricar il diaccio ne' fuddetti iuo- „ ghi fi fuole raccoglierne una quan- „ tità ogni mattina prima del levar „ del Sole (trattone alcuni giorni ne' 1 „ quali lo ftato dell' atmcslera non è I „ favorevole , come dirò più folto ) ' „ per quafi tre mefi deli' anno , vale j, a dire da Dicembre fino alia fin di „ Febbraio. „ Il fabbricatore di diaccio , di cui j, io mi ferviva in AUahabad , nel ,, qual luogo principalmente ò badato ,, a quefta ricerca , ne ìqcq nel ver- „ no la quantità neceffaria a fiipplire „ agli ufi della tavola per tutta Ìj. „ ftagion calda . Il di lui metodo era „ il fegu-^nte : Sopra una larga fu- ,, perfide di terreno piano egli avea ,, fatto tre o quattro fcavi , ognuno ,, de' quali era largo circa trenta pie- „ di , e profondo due ; il fondo di „ quefti era coperto alla grofTezza di „ circa un piede con canne di zuc- „ chero , ovvero di fuftì fecchi di „ Maiz , o Giano d" India . Sopra di „ qucfto letto erano collocati in ordi- j, ne r uno dopo I' altro molti vafi „ grandi e piccioli di terra , che con- „ tenevano 1* acqua che il mio Diac- ,, ciajo voleva gelare. I vafi non in- „ vetriati erano groffi appena unquar- ,, to di pollice , profondi un pollice ,, e un quarto all' incirca , fabbricati „ d' una terra molto porofa , come ri- „ conofcevafi dall' efterna parte de" vafi „ medefimi , tutta la fuftan?* de'.qua- * «* ir ^, li era fiata penetrata dall' acqua ; „ Verfo l'imbrunire eflì venivano riem- „ piti d'acqua dolce ch'era fiata bollita, 5, e per allora lafciati nella furriferi- j, ta fituazione . Il Diacciajo vifitava „ le forte ordinariamente prima che il 5, Sole tra montafTe, e verfando in cane- „ ftre, che lafciavano fcappare l'acqua j, ancora liquida, tutto il contenutode* 3, vafi , raccoglieva il diaccio , che ,, poi di giorno in giorno fi portava „ al ferMtojo. Qiieflo fuol efifere pre- „ parato in qualche flto alto ed om- „ brofo, collo fcavare una fofTa qua- àJ 'fanta o cinquanta piedi profonda , 5, e foderata preventivamente di pa- 3, glia , indi con una rozza, fpezie di ,, coltrice . Colà il diaccio è battuto 3, ben bene con verghe, finché final- , mente pelle percome accumulato il '' freddo , di nuovo addiacci e formi 5^ una mafFa folida , e continua . L' '' entrata della fotta è diligentemente W difefa dall' aria eRerna con paglia, e coltrici a modo di fodera j un ',' tetto di faìafco copre al di fuori ogni ;^^'Cofa . E' qui necefifario il notare , ^, che la quantità del diaccio dipende „ materialmente dalla temperatura dell' aria i e per confeguenra è talvolta " accaduto che non fi fia potuto ot- tenere la congelazione . Peraltro -,,'' forfè ta metà della quantità dell' acqua ••" fi addiaccierà ; e io ò fovente ve- 3, duto tutto il contenuto ne' vafi raf- '' fodarfi in perfetta torta di ghiaccio . ',\ La leggerezza dell'atmosfera , ed' \\ ancora più la chiarezza e ferenità \\ tlella ftagione favorifcono la conge- ,'^ lazione j come il frequente cangia- mento di venti , e le nuvole ne \l fono ficuri preventivi . Io ò fre- -, quentementeoffervafo, che dopo una ',' notte acutiffimamente fredda alla ',' fenfazione del corpo umano , fi è ;• formato una fcarfa quantità di ghiac- cio; mentre un'altra volta, emen- do la notte tranquilla , ferena , e '' fenfibil mente più calda , il conte- ^' nuto ne' vafi fi era totalmente ge- ''-\ lato . la più fo'fe prova dell' in- " fiucnz» iella temperatura dell" aria à i^W fi à dal vedere I' acqua d' un vafo ,, più congelata in un luogo , che in „ un altro poco lontano, quantunque ,, fia trattata colla mcdefinaa prepa- „ razione. „ Per difcorrere iificaraente fopra „ queflo modo di fare il diaccio , fi „ può d4re che fofpendendofi iltermo- „ metro in aria lontano da qualunque „ altro corpo capace di comunicargli' „ calore , in varie parti della notte „ ne' mefi freddi di Dicembre , Gen- „ najo , e Febbraio , il mercurio di- „ fcenderebbe al punto della congela- ,, zione ; e che 1' acqua artifiziiofa- 3J 3ì niente collocata in fituazione fimi- le , contenuta ne' vafi porofi , e „ foflenuta da una foflanza poco atta „ a comunicarle il calore della Ter- ,, ra parimente fi addiaccia , e refla ,, in iflato di congelazione fino a tan- „ to che il calore della mattina le ar- „ rivi addo/To . Io credo che queflo fia „ polfibile ; è però d'uopo nel mede- „ fimo tempo eh' io ricordi , che duran- „ te la mia refidenza in quella parte „ del Globo , non ò mai veduto diac- „ ciò naturale . Non poffo afficurare „ che il termometro fia ononfiadifce- ,, fo al punto di congelazione duran- ,, te la notte , non avendovi io fat- „ to le neceffarie offervazioni : ma „ l'acqua in niun' altra fituazione che „ in quella de' vafi à moflrato difpo- „ fizione al congelarfi . Il clima pro- „ babilmente contribuifce di molto a „ facilitare la congelazionedell' acqua, ,, quando quella fia collocata di ma- „ niera che fi trovi fuor della porta- „ ta del calor delfa terra ; elTcndo ,, fiate , com' io ò notato più addie- ,, tro , quelle notti , nelle quali fì „ formò la maggior quantità di ghiac- „ ciò, erano perfettamente ferene, l'at- „ mosfera brufca , e leggiera , con „ pochiflima rugiada verfo la merza- „ notte . Molte onefte perfone , che „ attualmente trovanfi in Inghilterra , ,, ripeterono le medefime offervazioni, ,, nelle loro frequenti vifite fatte me- „ co alle fofle, e a'ferbato) del diac- „ cip . Se ben vi fi rifletta, apparifce .. .V... .„ che „ che la natura fpugnofa delle canne di sfc „ zucchero, e dei fufìi del Grano d'In- j, dia dà il pa/Taggio fotto i vafi all' aria „ fredda , la quale agindo full" efler- „ na parte di eflì può portar fuori „ per evaporazione a proporzione del „ calore . La foftanza porofa de'va- „ fi fembra egualmente ben difpofta „ per ammettere internamente 1' aria „ fredda ; ed eflendo la fituazione „ di efll elevata d' un piede dal pia- j, no del terreno, efTa preferva la fu- „ perficie dell' acqua dall' edere fcon- i, certata , mediante una picciola cor- „ rente d' aria; e così falva dalla di- ,, funione le particole rapprefe indiac- „ ciò. Il bollimento dell'acqua è ere- „ duto un preparativo neceflfario a s, quefto metodo di congelazione; ma ,, io non pretendo di determinare quan- „ to s'accordi queft" opinione col ra- „ ziocinio filofofico. „ Dalle riferite circoflanze appari- j, fce che l'acqua efTendo collocata in j, fituazione efente dal ricevere il ca- a, lore da qualche altro corpo , ed 5, efpofta con una larga fuperficie all' „ aria , può effere condotta a gelare , „ quando la temperatura dell' atmo- „ sfera fia a qualche grado vicino al 5, punto di congelazione della fcala „ del termometro di Fahrenheit : ed j, efTendo raccolta , ed an-maffata in 3, un largo corpo è quindi prefervata , „ e refa atta a congelare gli altri flui- „ di , duranti i bollori della calda fta- ,y gione . Per ciò fare vi è anche in „ quelle contrade uno ftabilito modo a di procedere; i forbeiti , le creme, „ e qualunque altro fluido che fi vo- ^, glia far gelare fi mettono in fottili jì recipienti d' argento , di forma co- 3, nica j che contengono intorno a una „ pinta , ed anno il coperchio lutato 3, con della palla j quffti recipienti j, fono collocati in un largo vafopie- i, no di ghiaccio mefcolato con dofe „ uguale di falnitro, e di falcomune; 3, un po' d' acqua difcioglie il diac- ,, ciò , e combina il tutto . Qiufla ,, compofizione prefentanean ente gela „ le cofe contenute ne* recipienti, alla 99 confiftenza medefimà , che anno Je ncftre creme gelate , e fimili ccfe in Europa : ma l' acqua femplice vi diviene tanto compatta che fi richiedono colpi di martello , e di coltello per romperla . Se fi appli- chi il bulbo del termometro a un pezzo di ghiaccio nell' accennato modo indurito , il mercurio preci- pita due e tre gradi fotto il punto di congelazione; coficchè da un'at- mosfera apparentemente non atta a produrre il diaccio naturale , il diac- cio artifiziale fi formerà , fi rap- prenderà , e fi accumulerà il fred- do a fegno di far difcendere il mer- curio anche difetto al punto di con- gelazione . Solo i vantaggi annaffi ad una tale fcoperta potevano in- durre gli Afiatici ( che de* princi- pali loro fludj anno per oggetto le delizie della vita , fra le quali fi può ben contare quefta , mentre io fono fiato fovente regalato di gela- ti in tempo che il teimometro (la- va a' gr. 120 ) ad iifare attenzione per profittare della brevifl ma dura- la del freddo nelle notti de'fopran- ncminati mefi. Eglino con un ben imaginato , e giudiziofo ritrovato afficurandofi di que' momentanei gra- di di freddo procurarono a fé me- defimi un conforto , refrigerio , e compenfo per alleggerire in alcun modo r intenfo calore della fiagio- ne (fiiva , il quale in qualche par- te dell'India farebbe malagevolmen- te fopportabile fmza il foccorfo di quella , e d' altre molte inven- zioni." # ne. He/aztoni d' ctlcunì viaggi fatti i.-i di-^ Storia di Poggibonfì fegue immedùi; verfe parti delia Tofcana per ojfer vare le produzioni naturali , e gii | antichi monumenti di e^t , dai Dot- I tor Gio: Targioni Tozzetti . Edi \ Itone feconda , con copiofe giunte . Tomo Vili. 1775. tamente un Catalogo di 15)8. piante di qiie' contorni teffuto da un Bota- nico anonimo del principio del Secolo paffato ; quello Catalogo à il merito di darci molti tK)mi vernacoli ufati da* contadini , melTi a confronto di quelli conofciuti da' Botanici. Le Col- Quell'Opera vantaggiofamente no- line della Valdelfa fono popolatiflìme ta anche fuor d'Italia , dove di floride Terre , Caftella , e Villaggi ; indinpndpn,fpmpnfe Aa >=.(T^ *>r, godono d' aria buona , d" ottim* acqua , e producono eccellenti derrate . Il loro fondo è d'argilla azzurrognola rfcchif- fima di corpi marini ; ideile altezze anno valli Urati di fabbia , d'agliaja, e di tufo tartarofo ; flrati di pietra forte non vi fi veggono , né velli g) di fuochi Vulcanici , Nelle grandi fpac- cature de' torrenti fi oflTerva però che qufRe gran malie d' argilla pofano fiv de' gran banchi , anzi fu vaRe ftrati- ficazioni di pietre che anno caratteri di antichità arcirtmotifllma , e natura differente affatto dalle fovrappofte ma- terie . Merita d' eìTer nominato fra i Caflelli della Valdelfa quel di Gambsffij, paTtico!arnrì(?nte come Patria del famo- fo Scultore Giovanni Cannelli , detto il Cieco da C<^'mb fmo II , quella d" una Donna fua am ca , quella d" Urbano Vili , del Ii>;ca di Bracciano , er. Nel tene- re di Montajone prcrTo Gc(mbf:ffi tro- vafi irna minerà di' rame , annida- ta in" una palla di Gabbro j e fra Gambaffi e Caflelfioreniino tiovafi una fonte non perenne d'acqua falfa , cono- fciuia f.tto il nome d' acqua di Villo ^ della quale gli abitatori di qi>e' con« torni fi fervono invece di quel- la del Tettncpo. Andrea Baccio nel- la fua celebre Opera de Thertms ne parlò : ma I' à ben pù illnflrata iU Chiariffimo Sig. Dottor 'hl'ccoia Bran- chi della Torre , vàlorofo , ed attivit fimo P.P. di Chimica nell' Univerfità di Pifa , facendone un'accuiatifima, e ben intefa Analifi, che fi trova in- zioni elevate, calde , ed apriche. A"a^ ferita tiel Viaggio del noftro Signor ^U-'ll' Opera vantaggiofamente no- ta anche fuor d' Italia , dove indipendentemente da effa era già celebre il nome del Signor Dottor Targioni Tozzetti pelle altre produ zioni del di lui ingegno, è ftata> così avidamente ricevuta da' Tofcani , e da' foraftieri , che l'Autore infaticabile fi è creduto- in dovere di r. produrla con aggiunte copiofe. De' fette Volu xni che negli anni addietro ufcirono al ia^juce , noi non ci crediamo in li btrTtà di parlare , volendo rifpettare I' ufo mantenuto fin dal principio del GroRNAiE D Italia di far motto fol- tanto de' libri recenti . Noi fentic»mo però vivamente la tirannia di quell'ufo, e crediamo che quelli fogli perdaiTo molto net dovere lafciar én parte un teforo di filofofiche ricerche, e di pa triotiche confiderazioni qua) è l'Opera del Signor Targioni Tozzetti . I Leg. .gitori noftri giudicheranno del tutto -da. CIÒ che faremo per comunicar lo- .'i'o analizzando quetl.. Volume, eqiuelli che lo f-guiranno .■ , La Storia Civile della ragguardevole Terra di P.-ggibonfi , nella Valdelfa , che giace fra Firenze e Siena occupa il principio di quefio Volume; noi non .V' ci fermeremo, perchè non è materia nollra . Sul fine di effa una curiofacofa nota il diligente Autore , ed e che in que' contorni , e fegnata mente nella Villa detta Strozzavolpe vedevafi un B fchetto dì Piftacch; che davano frutti buoni quanto quelli del Levante. Con quell' occafione il Signor Tar^ìomToz zetti nota alcuni altri luoghi di Tof- cana , ne'quali egualmente bene vive e fruttifica quell' albero , da noi cre- duto proprio folamenfe del Levante y e che lo è in fatto di tutte le fitua- Targioni Tozzetti , ftudiofiifimo quan- ;jj lo altro uomo mai di dare , e procu- rare alle perfone la dovuta lode , e nemiciflìmo di qualunque anche leg- giero fofpetto di plagio . Poco dopo i' Analifi deli' acqua di Pillo trovanfi alcune OfTervazioni fatte dal Sig. Dot- tor yaltancoli , di Gambali , fopra diverfe fonti d" acque di Caftelfioren- tino . Dopo d' aver fatto cenno della fonte calda di Montefpertoli , il no- ftroAutore pafTa aCertaldo, luogo de- gno d' eterna fama perchè in eflo na- cque Giovanni Boccaccio , il di cui fe- polcro , e la cafa fono oggetti di lo- devole curiofità pe' foraftieri . La quan- tità prodigiofa de' teftacei foflìli de' contorni di Certaldo arriva ad ifterili- re i terreni , come ce ne aflìcura il dotto e diligente Autor noftro . Dalla Valdelfa egli conduce i fuoi Leggitori nella ValJipefa , picciola Provincia del Fiorentino affai bella , fertile , popolata , e ben coltivata ; V indole del terreno è galeflrina , o arenaria, od'alberefe, anzicchè di cre- ta , o mattajone » La gran quantità d'Agliaja, che occupa lefommità del- le colline della Valdipefa , come occu- pa quelle della Valdelfa, chiama il no- ftro Autore ad offervare che a torto il Signor ài Buffon fi ftudiò di provare che quefta fpezie di fallì trafportati erano materie vetrificate ; il fatto fifico prova il contrario ; fono rottami di filoni , e (Irati antichi corrofi da* torrenti , in. di rotondati, e difangolati dalla flui- razione . Le belle vigne di San-Caf. fi a no , grò fifa Terra fu la via che da Firenze conduce a Roma , invitano l'Autore a parlare delle differenti col- ture che alla vite convengono ne* dif- ferenti fondi ; quelle de' San Caflìanefi fono per lo più maritate a' pioppi, e pur lunghiflìmamente vivono , e dan- no gran copia d' ottimo frutto • Tra San-Caffiano e Firenze , preflo D;cimo , è una Villa de'Marchefi lettori , nel- la quale folfva ritirarfj il celebre Let- terato del XVI Secolo Tietro rettori per attendere contemporaneamente agli ftiidj , e alla coltivazione de' fuoi pò- ; 21 deri ; colà egli fcriffe I' aureo Trat- tato deUe Lodi , e della Coltivazione degli Vlivi . Le notizie della Terra di S. Gemi- gnano in Valdelfa , comunicate al Si- gnor Targioni Tozzetti dal Signor Ca- nonico Bandint , deggiono interefìTar moltifTimo i Sangemignanefì , e forfè qualche altro Tofcano : ma farebbe inutile che ci trattencflimo a parlar- ne in fogli deftinati ad oggetti dif- ferentiflìmi dalla Storia , e dall'Anti- chità civile. Ben pili intereffante è il Difcorfo del noftro Autore fopra io fiato antico e moderno del I/'aldarno fuperiore , nel quale fono fparfi lumi bellifllmi di buo- na Filofofìa , e pregevoliffime noti- zie d* ogni genere . Meriterebbero d* effere riferiti in intero moltiflìmi tratti dell'Opera del Signor Targioni Toz» zettt : ma l* indole di quelli fogli ci toglie la libertà di fecondare il giufto defiderio noftro . A ogni modo però non ci poflìamo trattenere dal ricopia- re il principio del Difcorfo fopra il Fai dar no . «Qualora uno fi ponga ad efamina- re con filofofica attenzione la modc^r- na faccia di quefto Globo , che ci è toccato in forte d* abitare , facilmen- te verrà in cognizione , che egli in diverfi tempi fucceffivi ha fofferto mu- tazioni grandiffirae , ed appena cre- dibili. Traile molte cagioni , che verifi- milmente hanno potuto produrre in eifo Globo tante confiderabili altera- zioni , la più generale , e la più ef- ficace fembra effere ftata uno de' fuoi principali componenti , cioè V^cqua ; ma per altro malagevole imprefa fi è 1' accertare in qual maniera , ed in quali e quanti tratti di tempo l'Acqua abbia potuto effettuare opere sì grandi . Per vero dire , traile variazioni ac* cadute nel Globo Terracqueo per cagio- ne dell'Acque , fé ne contano parec- chie accadute a memoria d* Uomini ^i ma qutfte fono le menome i mentra andando indietro per il corfo di mol- ti fecoli , fé ne prefentano all' occhio filofo- filofofìco molte più ,. ed anche mag- giori , per diverfi gradi d'antichità feoipre più remota : talché quando fi -crede d' effer arrivati all' ultimo confine delle variazioni , ed a poter afTì curare, che una tal porzione com- ponente quefto Globo fia , per cosi dire , vergine , e tale quale fu in principio creata , e formata, dall' On- nipotente, e Sapientifllmo Avtore della Natura, bifogna confeffare, che troppo è corto, il noflro intendimen- to , e che quella ftefìTa porzione non è altrimenti primigenia , ma forma- tafi dall' ammafTo dì frantumi d'altre parti; che fé ben fi confiderano , nep- pur effe fono primigenie . Il Terre- no della noftra Tofcana ci fommini. fti'a molti confiderabiliHìmi efempj , di diverfe antichità di variazioni in eflò ac-cadute , e non ho mancato di no- tarle a luogo a luogo nelle precedenti Relazioni ; ma in alcune Villeggiatu- re autunnali , fette nella mia adole- fcenza , ho avuta la comodità di of- fervare due grandiffime mutazioni , che ha fe-fferto il noftro Valàavno dì fopra y una cioè , che ver ifimil men- te in antichi remotiflìrai tempi egli fia flato dalle Acque formato , 1' al- tra , che dipoi da alcuni fecoli in qua neceffaria mente ei fia ftato , ed in avvenire debba effere dalle Acque medefime diftrutto. ,, Coloro , che a' Naturalifti fanno fcioccamente un delitto delle propofi- zioni rifguardanti 1' antichità di que- llo Globo noftro , imparino dal no- ftro dotto , e prudente , e fuor d,' ogrri eccezione religiofo Filofofo , che le verità tìfiche dette e fentite con mo- dcftia ed umiltà non offendono, né pof fono mai offendere la religione. Le colline del f^a/darno di fopra fo- no comptifte di ghiaja , rena , e cre- ta , materiali provenienti dal disfa- cimento delle pietre de' monti fupe- riori . Il noftro Autore in poco più di 28 braccia à potuto annoverare ven- ti firati di quefte materie , o di pafte dalla miftione di effe dipendenti : ma il fuo «echio oflervatpre penetrò a 5fc molto maggiore profondità . Egli trat* ta fuperiormente il foggetto dell' ero- fioni , e trinciature de' monti fatte dalle acque de' torrenti e de' fiumi , a' quali principalmente fi debbe l'at- tuai figura della fuperficie del noftro Globo, fufceitibilé ancora di grandiffi- mi cangiamenti. Anche l'arte à con- tribuito a far cangiare afpetto al Fal- darno di fopra ; ed una via aperta all'Amo per Rignano , e 1' Incifa ne ■ afciugò una gran parte , eh'- era. -pa*i ludofa , ed incoltivabile, nn;;» b cv^t Gran varietà di foffili trovanfi pel Faìdarno di fopra, che l'Autore riduce a fei claflì . I. Degli artefatti umani . II. De' metalli e minerali. III. Delle pietre avventizie . IV. Dell'endemie. V. Delle parti di vegetabili . VI. Delle parti degli animali . Noi ci fermere- mo a parlare d« queft' ultima clafìe, non potendo in tutte le altre cinque feguire l'Autor noftro, che alle notizie di fatto fifico accoppia fempre una vafta erudizione appropriata , eccel-i lenti dottrinai i'^i ,é feliciflìmi penfieri- teoretici. Molte offa, d' animali terre- ftri à egli raccolto da quelle Colline, fra le quali gran quantità di corna di Cervi , razza d' animale della di cut efiftenza in Tofcana niuna memoria ' ci rimane ; v' à trovato offa e denti lupini, canini , bovini, pecorini, ca- ) vallini , ed alcuni che appartennero ad animali non conofciuti . Fra que- fti deefi contare un dente fimile ad un molare di Cavallo , ma ben 20 volte più grande , il quale non con- viene air Elefante , o ad altra be- ftiaccia nota ; fomiglierebbe a que* denti trovati fotterra ne" fobborghi di Vienna , e defcritti dal Bruckmanno nella fua Epiftola de G'gantum denti- bus . Ma la maggior quantità d'offa foffili ad animai terreftre appartenenti fono quelle d'Elefante , degne di prò-, fonda meditazione anche pella fitua- zione in cui giacciono fotto vafti ftra- ti marini , e pella mole eh' eccede talvolta la mifura degli Elefanti at- tualmente conofciuti fui Globo noftro. ^ Parecchi Autori parlarono di quefte ^ offa ofla del Fa/damo , e tutti convenne- "ì^ ro che apparteneriero agli Elefanti d' Annibale . II noftro Autore prò va con folidi argomenti fiorici , ciie non ponno efTere mai di beftie venu- te cogli Affricani in Italia ; Anni- bale non pafsò pel Valdnrno di [opra , e quando attraversò una parte di Tof- cana aveva un folo Elefante con fé ; cutti gli altri erano morti per viag- gio; gli Elefanti poi ò! Annibale era- no di razza Libica , vale a dire de' più piccioli che fi trovino. Per giu- dicare dell'antichità di quefte oflafof- fili bafta dire , che fi trovano talvolta l'otto agli ftrati ricchi di corpi marini ; e perchè non redi dubbio veruno che non abbiano preefiftito all' abbandono del mare , e non fi poflfa dire che a cafo , e fuor di luogo fi trovano, il tioftro Autore deferiva un pezzo di e qual afpetto diffe- rentiffimo dall'attuale , quali prodotti affatto diverfi dai prefenti portava egli ? quanti fecoli dovettero fcorrere perchè cangiaffe di fituazione , d' in- dole, di coflituzione \ Il volume finifce colla relazione d' un viaggio fatto dall'Autor noftro pel Valdarno di /opra fino a Cortona , in compagnia del celebre Tierantonio Mi- cheli . In quefta trovafi inferita una breve relazione delle Mofete di Late- rina , ftefa dal Signor Dottor Save- rio Manette , affai noto alla Repub- blica Letteraria , ed alcune oflTerva- zioni fatte dal Signor Targioni per rinvenire V Acidule del Ce/alpino'^ ( Lìb.x. de Metallicìs cap. ^. ) Effe fi trovano preffo Menzione , nel letto del fiume Caftro . La defcrizione di Cortona, e fuo Contado è d'un cer- to Giovanni BjandtneUi che- la ftefe fin dal i59t'; il chiarirtìmo Autor noftro i' à tratta da un Codice della Maglia- bechiana. cV.sshtìì v - l Il Signor Dottor Targiont tozzettt è tanto meritamente ed univerfalmeii- te celebre , che non à d' uopo de* noftri elog) . Ni uno però potrà trat- tenerfi dal replicargliene, in riflettendo, che folo in Italia finora egli abbia concepito ed in gran parte meflb ad efecuzione , fenza efTere aflìftito da mano Sovrana , il progetto di Coro- grafia Fifica riconofciuto per utile in fommo grado dalle Nazioni più col- te, ed efeguito in Francia per ordine del Ro con enorme difpendio. ■•♦ Maniera femplice y e poco difpendiofa dì render migliore , e più fina qua- lunque fpezie di formaggio . SI pigli del buon aceto bianco , o anche rodo, non potendone avere d' altra forta ; il roflTo dà un brutto colore alla crolla del formaggio, lochtì non fa il bianco, ma in foflanza poi pro- duce lo flenfo miglioramento interiore. Vuotifi l'aceto fu del nitro alcalizzato col carbone , o col tartaro ; e fi fe- gua a verfarne fino a tanto che fini- fca di fareffervefcenza . Avvertiremo, per que' molti che poflbno non faper- Io , che il nitro fi alcalizza facendo- lo detonare , o abbrugiare col carbo- ne polverizzato , o col tartaro. Si metta in cantina , o in altro luogo frefco il formaggio cui fi vuol ridurre a miglior qualità, e s' invol- ga bene in cenci inzuppati coli' ace- to faturato nel modo fopraccenna- to . Il formaggio dev' efifer lafciato così ravvolto per ventiquattr' ore . Dopo queflo tempo fi avrà 1' atten- zione di tener fempre umidi i cenci, e di e di voltar il formaggio ogni g'òriìòì ^ datura folidìiTlma . Se vlreflalTequal- fegiìitando per un mefe , e anche »|. che poco di fcopcito fi dia la cera di volendo qualche tempo di più. ' ' "" ^ .:.--^»» -.! r.,«ro a^- .-, Quella preparazione non è pregiudi- lievole per modo alcuno alla falute, com' è ben facile di conofcere dagl' ingredienti che vi fi adoperano . Il Signor Chazette , Ifpettore delle Mi- fiere di Sua Altezza Reale il Duca di Parimi , che à comunicato quello im- portante fegreto all' Accademia Reale delle Scienze di Parigi , per- mettendo che folTe pubblicato, afficu- ra che i formaggi più fecchi , e della pegglor qualità divengono eccellenti quando fi metta in opera quello fuo metodo. ^ìl^uova , e femplìce maniera d' inver^ niciare i lavori di ferro per prefer. varlt dalle ingiurie dell'aria ; fco- perta dal Signor de la Folle, Mem- bro dell'accademia dt Roano. SI faccia rifcaldarbene, non pprò a un grado vicino all' incandefcen za, il pezzo lavorato, al quale fi vuol dare la vernice ; fi prenda poi colle molle , o fi pofi in luogo opportii_ no , e prima che raffreddi fi firofini colla cera ben bene , per modo che ne rimanga tutto intonacato j indi fi rimetta fui carbone accefo , e fi giri ,per ogni verfo . Toflochè avrà finito di fumare fi levi dal fuoco . Il ferro rimarrà tutto inveftito d' u»a inverni- ^ nuovo , e fi rimetta al fuoco de' car- boni fino a che la vernice fi egua- gli . Lo fperma-ceti ufato in cambio della cera col metodo medefimo pro- duce una vernice color di rame. Que- llo nuovo modo d' inverniciare è fpe- zialmente comodo pe' piccioli lavori , non efigendo apparecchio , né tempo lungo , né fpefa confiderabile . Con fei grani di pefo di cera s' invernicierà perfettamente bene un lavoro di fer- ro lungo tre, o quattro pollici. Un' altra maniera fempliciffima ed economica d' inverniciare i chiodi , le lamine , ed altrettali pezzi di ferro da opera , è la feguente . Si faccia- no arroventare i chiodi , lame , o al- tri fimili lavori , e appena incomin- I ciano ad arroflìre s'immergano inolio j di lino , o altro qualunque anche di j minor prezzo . Si traggano poi fuo- ■ ri, e fi lafcino fcolare, indi fi afciu- i ghino ; un fottile intonaco nero re- I fiera aderente alla fuperficie de* fer- j ri. E certa cofa che impiegati i chio- di, e qualunque altra ferramenta nel- ! la coRrnzione delle barche , navi , ec. j faranno affai più difficilmente afTaliti dalla ruggine , che da tutti i navi- I ganti è riconofciuta palla princìpal \ cagione del deperimento de' vafcelli . Un chiodo inverniciato in quello mo- I do , conferva la fua crolla nera anche I nell'atto d'eflfere cacciato nel legna- me a colpi di martello . tP K IV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V • ■- IO. Agofto 177 Il Signor Kleker diffonde una Ii'<;fi, rifchiarafrire fopta una parte della Storia ì^iiturak , che fu fino a! p^js* fente ;fente ricoperta di folte caligini . Se le varie fpezie di niufco non l'embrarono fino ad ora un oggetto di molta impor- tar za , ben conofceremo 1' inganno noflro , allorché ne faremo la confi- derazione colle vifte del noflro Auto re . I Ts^atura/ijlt più accreditati ave- vano di già preveduto il legame , che unifce 1' un 1* altro i tre regni della natura, e fofpettavano di quel- la gradazione , per cui fi pafia da un efTere all' altro . Non ci affegna rono con tutto queflo qual (offe per "COSÌ dire quel punto di contatto, per 'Cui il regno vegetabile ed il regno a- nimale fi unifcono e fi confondono in fieme . Quefta fi era una fcoperta ri fervata al Signor T>^ekcr , e ad efla ci conducono le di lui oflfervazioni e i di lui efperiraenti fopra le varie fpezie di mufco . Siffatte piante , che calpeftiam tutto il giorno fenza ba- darvi , e delle quali ci erano inco- gnite le proprietà , meritarono le di lui attenzioni . Uno ftudio continua- to, una offervazìone collante e riflef fi va lo pò fero in fi tua z ione da eften- derci una buona iftoria di quefte pian- te , che innanzi a lui ci mancava . Si è creduto , che la radice fofìfe un' appartenenza effenziale , fenza di cui non poteffe alcun vegetabile vivere , ne crefcere. Il Sig. 'H^eker ù è aflìcurato colla efperienza , che i mufchi in gè- nerale ne fono privi . Tutto quello , che fi è confiderato come radici di quefle piante , non è di ufo alcuno pel nutrimento del mufco : fono el- leno femplicemente parti appropriate, che attaccano il mufco a que* corpi , fopra de' quali eglu nafce j ed i pori diquefta pianta efarainati con tutta Ja diligenza fono per così dir folita- fj ,'»on corrifpondono , e non comu- nicano fra di loro , e formano tut- tò all' intorno della fuperficie del muf- co altrettante bocche afforbenti l' a- midità dell' aria ne' tempi piovofi , afl finche la pianta ne riceva il necefìTa- rio alimento . Il noftro Autore fi perfuade , che l'acqua fola fia 'f ufficiente a nutrire « # e ad accrefcere fa mafTa del vegetabi- le , fenza eh' efìfa abbia bifogno dì altra raateria ftraniera : ei la confi- derà come il corpo della più femplico organizzazione , atto a cambiarfi o in terra , o in aria , a tnifura della modificazione particolare , che incon- tra , onde in feguito afiTimilarfi a quel dato vegetabile , con cui forma un tutto organico . Egli ha riconofciu- to nel regno vegetabile del pari che nel regno animale una fpezie di fca- la , in cui le piante gradatamente fi fieguono , tanto per la variata ma- niera della loro generazione , quanta eziandìo per la loro organizzazione comporta e fovra comporta . I vege- tabili , che fi propagano per via dei due feflì , fono relativamente ai bi- pedi ed ai quadrupedi quello , che fono i. mufchi in rapporto ai polipi in generale , i quali per opinione del noftro Autore fi riproducono col mezzo di una evoluzion fucceffiva e continuata , fenza feme , fenza èva , fenza organi fefluali » Ha egli offervato , che il mufco chiamato col nome di Riccia cryfiaHina dai Botanici , fi mol- tiplica per divifrone alla maniera di vari polipi , ed in particolare del po- lipo , che fu diftinto dal Tnmblif ^ col nome di tubiforme. Si era il polipj fino al p' efente con - fiderato come il folo partaggio , che dirti nguefTe il regno animale dal regno de' vegetabili , e che formaffe anche la concatenazione fra l'uno, e l'altro „ Le proprietà comuni ad alcune pian- te e ad alcuni animali , e che ugual- mente poflìedono individui coordina- ti da alcuni Naturalifti nel primo , e da alcuni altri nel fecondo regno , impegnarono il Signor '^eker a noti ammettere , che un folo regno or- ganico . Egli deride come fempli- ci fogni le note carattervftiche af- fegnate da varj Scrittori per ben di- ftinguer la pianta dall'animale; e di qui egli defame i fiooi argomenti per dimoftrare alcune eccezioni , le quali poi non permettono , che fi adotti veruno dei Icr fiftemi . Prova «1 no- ftro Uro Autore non e/Ter vi foftanza alcu- na , che meriti giuflamente il nome di zou/ìro ; e farà ognuno infallibil- mente d* accordo con efifolui , che le varietà della natura efcludono le con- clufioni e le lefjg^i generali. Il Signor l^eker rifgnarda 1' aria , r acqua , il fuoco e la terra come altrettante modificazioni di una unica e fola materia primitiva , diverfifica- ta all' infinito in tutti i corpi nata, rali , tanto per la loro femplicità , o per la loro complicazione, quanto per la variazione ammirabile delle lor for- me . Una tale opinione fembra pro- babile , accordandofi efìfa perfettamen- te col'e fcoperte, che fi fon fatte dai più rinomati e grand' uommi . Il cele- bre Signor de Macby y Dimoftratore di Chimica nella Univerfità di Varigi , ha letta in una affemblea della Reale Accademia de//e Scienze una fua Memo- ria , in cui egli afTerifce di e/fere per- venuto^ ridur l'aria inacqua , el'acqua in aria . II famofo Kouelìe col mezzo di varie diftillazioni fi credè giunto a cambiare l'acqua più depurata in una fottiliffima terra . Un efperimento di quefta fatta fi è poi ripetuto di nuo- vo dal prelodato Signor de Machy con una quantità di procefll del pan con- cludenti e decifivi. OfTerva inoltre ì\ Signor I^J^eker y che vi fono dei corpi organizzati di una natura sì lira vagante, che ben s'igno- ra , fé veramente fiano piante, ovvero animali , poiché la organizzazione , lo fviluppamento, la vegetazione , 1' incremento , la nutrizione , la irrita- bilità , la mollezza , la folidità, la natura coriacea , o cartilaginea , il moto , la propagazione per via di rami , per via d' iniernod) , per via di naturai divifione , e per via dei '^ ^ due feffi ; la privazione, o la efifteti- I za di quelle parti , la linfa prolifica del mafchio e della femmma ; l'aria , l'acqua , il fuoco, e la terra, che fé ! ne traggon col mezzo dell' analifi chi- ' mica ; e tante altre prcprieià enume- rate dal noflro Autore nella fua ope- ra , convengono per di lui fentinjin- to sì all' animale , che al vegeta- bile. Aveva il Signor Tsl^eker promefTo di dimcflrare la ftefla ferie e la flcfla catena eziandio tra il regno animale ed il vegetabile , e tra il regno vege- tabile e l'animale . Noi l'afpettiamo mipaz»eniemente . '«Tfl « « « « « N A. LA Società delle arti di Londra pro- pone peli" anno 1777 cento ghi- nee , o una medaglia d'oro d'egual valore , a chi le indicherà un modello invariflbile dì peft , e di mtfure , che pojfa effere ufate in qualunque tempo , e comunicato per tfcritio , 0 in figura a tutti coloro che dejtderaffero d' ejfer. ne informati . Per meritare il premip fa d'uopo che la fcoperia fia dimo- ftrata praticabile, con ragioni convi.a- centi , o colla produzione del mo- dello . Si deve notare , che per quanto s' appartiene alle mifure delle lunghez- ze , fi è cercato di determinarle coli' ajuto de' penduti ; ma quello fpedien- te è foggetto a molti inconvenienti conofciutj, e che ne impedifcono 1' ufo i fa dunque d' uopo cercarne un altro che polla effer ufato più ficu- ra mente . Sarà ammeffo al concorfo anche ogni foraftiere. 7<(óve//e ehg vìgunrèlaHO l'^grìco/tura ^ ^ "'•■ /e ^rti , e il Commercio . Trezzi Correnti de" Grani. Addì zj. Luglio 1776» Venezia a peso diLib 132. Io Staro. 5 MlRAN A MISURA VlNETA,' In "Piazza Mercantile Simile Da Tijfcri Si mi /e Da Fo ni ■•— **- Stmiis IO ■— 1. 17 -L. 15 — L. 17 -L. 16 — 1. — — 1. «^ InTubblico da tonfici — — I. — Simile ' ' i. • — Sago Turco ■• ■ 1 10 I. 5> LeGNACO a MISVRA VENETA . Tò^meritO'i .—. 1 1. 18 : *— ■■■'' Srmrle — Sorgo Tur CO' — 1 . 1 j : 5 — .- 1. 8 : 16 L. p : — Lazise a misura Veneta. Frrmento- Simìle Sorgo Turco— ►— s— • Simile "• -I. 16 : IO -L.17: — - L. 1 1 : IO ■ L. 1 1 ; — Vicenza a misttra Veneta, Fermento- -I. 18: — Simile' L I S: 6 Sorgo Turco . — L II : IO L. II : — Bassano a misura Veneta. Fermento ■ •— l iS : — : — òimi/e L.ibis '• — Sorgo Turco -■ ■■ ' — L. io ; — : — L. 11:12: — Formento — — - - Simile Sorgo Turco-^ — — L. 18 -«— L. 17 — 1. — 1.— 10 Rovigo a misura Veneta. Formento-"'-^^^ Simile ' Sorgo Turco — — -1. 15: 6 •i. 16 ; — -1. p : 5 1. 9 : — Treviso a misura Veneta. FormentO" — Simile Sorgo Turco 1. 15 : T2;i 1. ì/^: 7 ;. — L. 8 : 16: — 1. 5> : 6 ; — ESTE A MISURA VENETA. - ormento— S'mile Sorgo Turco ■ L. 15 : — t T. 1 6 : — -L. 9 : 12 L. 8:15 Bergamo a misura Veneta. Fermento ■ — • Simile Sorgo Turco L. 18 ; io;- L. 2 1 ; 6 : ■ 1.9:7;. 1. 1 1 : 2 : • PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. Formento ■ — Simi/e Sorgo Turco L. 2.4: IO •L. 22: IO ^ S3 N. V. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V' 17, Agoflo 177<5. I difordlni , e danni provenienti sì ^ alla fallite che all'economia de' par- ticolari da alcune pratiche oflina- tamente ritenute nelle Arti ad onta della ragionevolezza , e dell'urna nità , incominciarono già da qual- che tempo a deftare la Provviden- za de' Magiflrati , e de' Principi . In Inghilterra? e in Francia, dove a vergogna noftra fi perfezionano di giorno in giorno le arti , rinate fra noi , ed emigrate pur troppo pre- fio, fi penfa pivi feriamente che al- trove a moderare per quanto è pof- ilbile gì' incomodi , e • danni, che da lungo tempo furono creduti in- feparabili da effe . Il fapere che il Governo è difpofto a quefto dà co- raggio a coloro , che ne foffrono immediati difcapiti , ad implorare il foccorfo della Pubblica Autorità. Un efempio , utilmente applicabile anche ad alcuni de' paefi vicini a noi , ci viene fomminiftrato dalia feguente , Memoria /opra gli accidenti , a' quali fono e/pofti i garzoni Cappella) del la Città di Marfeglia , e [opra i modi di prevenirli ; del Signor Ma- CNAN , Dottore di Medicina. SOno molti anni , che i Garzoni Cappella) di quella Città fi dolgo- no roftantemente , che nell'acqua com- porta dai Fabbricanti per fegretare le pelli di lepre , e di conig^lio entrano degl" ingredienti pregiudizievoli alla ^ 'hljio vo C i ornale d' Jtal.Tom.l, S^ loro falute . Le loro doglianze rinno- vate con maggior iftanza nell' anno 1774 meritarono 1' attenzione degli Scabini , Luogotenenti generali di Po- lizia. I quattro Medici municipali eh* erano in quel tempo i Signori Monta^ gnie , I^aymond , Mìngaud , ed io, fu- rono convocati per qutfl' oggetto nel Palazzo Pubblico, e incaricali di fcri- vere confultivamente nel propofito. E' certa cofa , e rilevafi dalle rei- terate iftanze de' Garzoni Cappella] , e dagli allertati che non anno potuto loro negare i Medici addetti al fervi- gio de' poveri della Cafa di Dio , e dei diverfi Quartieri della Città , che gli Opera) , e fpecialmente quei che fabbricano Cappelli , fono foggetti a malattie , ed accidenti finiRri , come ftiramenti , tremor di membra , pa- ralifie , fputi di fangue , tifi , pallore di vifo, negrezza di denti, falivazione, perdita di guflo , e d' odorato. L' indole di queftì accidenti , e al- cuni dettagli delle operazioni dell' ar- te moftrano evidentemente , che il pe- ricolo nella fabbricazione viene dall' acqua di compojìzìone . I M.firi fabbri- catori la preparano eglino fl-ffi , ed in quefto confifte l'operazione del fe^ greto , che non è pm tale prefenie- inente . GÌ' ingredienti de' quali è comporta effcnzialmente 1' acqua dcflinafa a fe- gretare i peli fono Io fpirito di nitro , e il mercurio t Gl'ingredienti poi che altre volte vi fi mefcolavano a capric- cio, fono il precipitato bianco, il fu- E bli- ^4 blimato corrofivo , il nitro mercuria- ^ le , il precipitato roflb , l'olio . o vitriuolo di mercurio , il precipitato giallo , offìa turbith minerale , l'ar- fcnico , e fughi d'e be . La mefco- lanza dell' arfenico diiefi provenuta da uno sbaglio ; qualcun ava. vedu to metter in opera una foft.mza bian C3 com'è il precipitato bianco del ni. tro mercuriale , e fin d' allora s'avrà creduto 1' arfenico necrfTario all' acqua di compofizione : i fughi d'erbe fono fìati mtrodotti per n eglio maftherar il fegreto: per quanto poi appartiene agli altri ingredienti fuprammenlovati , trattandofi fempre di mercurio fotio^ var) afpeiti , è chiara cofa , che con- v^" tribuìfcono a render l'acqua fempre più mercuriale, e corrofiva . Eccoci adunque molti ingredienti r'u conofciuti pericolofi ; il mercurio cru- do divien corrofivo al niaflìmo grado d' attività toftochè fia difr olto dallo fpirito di nitro , o da fifFatto altro acido minerale ; i diverfi m-talli , o femimetalli , che fi fon ■ introdotti nell* acqua del fegreto , formano an- h'effi combinati cogli acidi minerali ^ fall più , o meno cauftci (a). I Madri Fabbricatori , che lono più e liti degli altri, nsettano opn' ingre- diente , eccettuando lo fpinto di ni- tri , e il mercurio; oell'ordioario fi fervono dell' acqua forte . Le ( a ) Con vifte economiche , o per altri motivi s'è trovato il modo d'ar- folTìrf , o fegretare le pelli con altre foluz'cni meiallirhe lafciando da parte le mercuriali ; le foluzioni più caufliche riefcono meglio, purché G pofTa fe- condo il bifogro fofpenderne l'azione corrofiva mediante una pronta efficcazio ne delle p' Ili . V tfi tto dell'acqua del fegreto fopra \e pelli è il penetrarne la teffì^ura , ì' unii fi alla foftanza graffa , untuufa , infiammabile, il fjrmare con (.ffa una compofj2ione faponacea , che rapprendendofi peli' evaporazione lafcia il ptlo in uno fiato di aridezza che Io rende fufcettibile d' efTere meg io divifo, e più ammorbidito fotto i colpi dell' arcione , e meglio difgraflato nell' operazione delle gualchiere . Qiufto è un ammorbidimento , e un d fgraflam nto di peli col mezzo degli acidi minerali , la cauflicità de* quali è fiata accrefciuta fin a, un certo punto dalle foftanze metalliche. Di tutti gì* ingredienti per fare 1' acqua del fegreto I* acido nitrofo , e il mercurio fono rìconofciuti pe' migliori ; oltreché quefla foluzione è una della più caT'ft'che , fi fa che fra tutti gli aridi il nitrofo è quello che penetra , e fcioglie più facilmente la materia infiammabile delle foftanze animali , e vege- tabili fenz' annerire la loro tt flit ara , o diftruggerla troppo prontamente coma fanno l'acido vitriolico , <^ V acido marino. Se l'acqua forte non foflTe rinvigorita dal mercurio , e/fa non avrebbe bafle- role azi^ine fcpra i peli. Se r acqua di comnofizione non foffe mitigata , o eh' efia agifie troppo luti- gsmente fui peli , tutta la fofianza , che li compone, fi frioglierebbe , il ner- bo del pelo farei'be diftrutto , e fi ridurrebbe in particelle friabili . Ciò acca- de quando s' impie hi un' acqua di fegreto troppo attiva , e che la di/feccazio- ne delle nelli fia troppo lenta ^ quindi il gran calore , che da principio ia agi- re più ffi-a'-emente qutfio liquore fu i peli , è ancor più neceflfario per aftret- tarn» I' af iuttamento. Q'iffie C ffervaz oni fopra 1' eflf'tto dell'acqua del fegreto , che pofTono of- fr 'e nuove, e utili prr-tichp air Operaio intelligente, mi fembrano p'-incipal- mcnte utili ptr prevenire le procedure capricciofe inconcludenti, e abufive. ?5 Le minime proporzioni fono dodici 5t teria di color roffo viviflìmo ch& un. ònciC d'acqua forte , e quattr' oncie ili mercurio , cui fi fa fciogliere age- volmente al calore del bagno di fab- bia , e che poi s' mdebohfce con due libbre d' acqua comune , lo che dà piii d'un* oncia di mercurio per ogni hbbra d'acqua di-tCompofizione* A Parigi fanno femplicemente fcio- gliere un' oncia di mercurio in una libbra d'acqua forte » indi allungano la foluzione con una libbra d'acqua comune, lo che dà un' oncia di mer- curio per ogni due libbre d' acqua di compofizione. V é dunque , fenza nulla efagerare, nella più femplice acqua di compofi- aione e Ja men carica d' ingredienti che s'adoperi in qutfta Città, il dop- pio di fali mercuriali che nell' acqua di Parifj . la primo luogo , v'avrebbe un pe- ricolo evidente pegli Opera j , fé foffe- ro direttamente efpofti ai vapori ef- panfibili, e roffigni che s'alzano dalla mefcolanza nel tempo della foluzione : ma non è verifimile , che la voglia di nafcortdere un pretefo fegreto induca i Madri fabbricatori ad efporfi eglino fteffi facendo T acqua di compofizione in luoghi chiufi ed angufli, d' onde i vapori poflano fpargerfi pelle officine. Nell'ufo che fi fa di quell'acqua per fegretare le pelli di lepri , e di co- nigli , e allorché quelle fi mettono ad afciuttare al Sole o in una ftufa, v'è molto da temere della negligenza de- gli opera) , che imprudentemente fi mettono le mani alla bocca , al nafo , o toccano i loro cibi * La ftufa non è pregiudizievole, perchè le pelli non fé ne traggono fuori fé non dopo eh' è raffreddata ; e poi rare volte fé ne fa ufo ne' noftri climi , perché il calore del Sole è un mezzo più pronto ed economico . L'inconveniente creale peglì opera) I che radono le pelli , che battono col le verghe i peli , e li cardano più d' una volta nella Ù.^([à officina, perchè refpirano quotidianamente molta polve re carica di fali micidiali. Qiiella ma- 4^' è quafi" tutta di pe'o di lepre o di cor ?5? E 2 ni gè le pelli preparate, non è altro che fale mercuriale unito alla fuftanza pin- gue i o combuftibile del pelo. E' ancor maggiore l* inconveniente nell'officina dove fi arciona , perchè la materia vi fi riduce in fiocchi , e fi rarefa prodigiofamente; fuori di là, e nel progreflb delle operaz ioni , l' ope- raio non avrebbe piill che temere , fa non {offe obbligato di premere a ma- ni nude i cappelli da lui fabbricati . Nel lovoro giornaliero per mezzo del quale la (loffia del cappello fi finifce di fgraffa'-e , e fi feltra a perfezione, r operaio afforbe fempre una quantità di particelle minerali pe' pori della pelle . Con una libbra di foluzione mercu- riale, vale a dire con tre libbre d'acqua di compofizione fi preparano tante pelli di lepre , o di coniglio , quante ba- llano per dare dodici libbre di pelo j è dunque facile il valutare a undipref- fo dal numero de' cappelli fabbricati, e con altri mezzi più efatti , la quan- tità d* ingredienti pericolofi, che paf- fano annualmente fra le mani degli opera) . Si confumano pella fabbrica de' cappelli intorno a trenta cantara di mercurio crudo , fenza contare quello eh' è mafcherato fotto altre forme. Nel corfo dell' anno, feicento perfo- ne incirca, uomini, e donne rinchiu- fe nelle officine radono, battono, car- dano , arcionano > e comprimono un* immenfa quantità di pelli preparata che contengono feflTanta cantara per !o meno di fali mercuriali . E' da di- (linguere quella claiTe d'opera) da un' altra clalTe egualmente nu nerofa , oc- cupata a tingere , e ad altre prepa- razioni de' cappelli . A Parigi i Garzoni cappella) non fono foggetti agli fieffi accidenti. Ec- co probabilmente il perchè ; l'acqua è molto meno carica di fali mercii- 'iali . Nel totale della palla de' varj cappelli che vi fi fabbricano entra ap- pena un terzo di peli fegretati , m'^n- tre la palla che s'adopera a Mcti^jilia Jiiglio fe^regato . A Parigi le offirine fono probabilmente più vafle , e al- meno il pedo dell'arcione à una fi- neftra dirimpetto all' opera jo . A Pa- rigi non (ì arciona che dimattina j a Marf(glia in qualunque ora; per mo- do che agli operaj che anno arciona- to la mattina la pafla di tre cappelli almeno , e deggiono follarli la fera , fuccedono all' arcione immediatamen- te degli altri, fenza che fia mai ven- tilato il luogo. Dopo tutte quefte conHderazioni fi à ragion d' aflerire , che la fabbrica de' cappelli in Marfiglia dovetf eflere pregiudizievole alla fallite degli ope- ra). Mezzi , e precauzioni per prevenire i fopr aindicati accidenti . Bifogna frequentar le officine per intendere quanto fia difficile nella mag- gior parte delle arti il confervar la falute degli operaj, fenza nuocere al- la perfezione del lavoro , e all' eco- nomia , due punti importanti, e i fo- li che facciano fiorire le manifatture . Si può fperare cionnonpertanto che le jnalattie ed accidenti, de' quali abbia- mo parlato , faranno molto rari in avvenire ; I. Se fi allontanino dagli operaj i vapori , che s'alzano dalle mefcolan- ze nell'atro di far l'acqua di compo- fizione , avendo attenzione di farla in luoghi ifolati , o fopra i tetti fuor della portata delle cffirine , in tempi opportuni , e a poco per volta . II. Se fi^no efcliifi dall'acqua di fompofizione lutti gì' ingredienti, che non foro efTenzial mente utili , e al- cuni de' quali , reagindo fra di loro, o non potendo compiutamente difcio- glierfi , occafionano abbondanti preci- pitazioni , che caricano le pelli fegre- tate fenza penetrare i filamenti de' pe- li , e rendono più pericolofa la polve del'e officine. III. Se faranno determinati in mo- do precifo gì' ingredienti affolutamen- te neceflarjj o riconofciutaineate mi- * gliori , come a dire Io fpirito di ni- tro , e '1 mercurio , e fieno ridotti alla minor poffibile quantità. IV. Se il Fabbricatore veglierà efat- tamente fu' fuoi operaj per indurli a non familiarizzarfi troppo colle mate- rie che maneggiano , e a non nuocere a fé medefimi per imprudenza. V. Se la perfona , che fegreta le pelli farà 1' operazione allo fcoperto , o fotto d' una tettoja feparata . VI. Se i tofatori , e cardatori non fi curveranno troppo fui lavoro. VII. In ogni officina fi terrà un ma- rtello pien d' acqua , onde gli operaj no/Tano lavarfi le mani prima di toc- care i loro cibi. Vili. Se le officine nelle quali fi car- da , e quelli dove fi arciona fieno va- da , coftrutte , e difpofiie in modo da effer ventilate agevolmente. IX. Sarebbe inutile il raccomanda- re ad operaj concentrati tutto il gior- no nel medefimo lavoro , che fi co- pri (Tero la bocca , e il nafo con un velo per non infpirare la polvere delie officine. Ma un mezzo di confervarfi che non debbono trafcurare, fi è il nojj andar digiuni al lavoro, di far ufo fre- quente di latte, e del burro , prefe- rendo i cibi oleofi , e graffi . Per quanto poi rifguarda allo fpe- ziofo mezzo eh' era ftato propello di dar facoltà efclufiva ad un Profeffore di Chimica di fare, e vendere ai Fab- bricatori r acqua di compofizione, fenza parlar qui delle fpefe , e ficur- tà indifpenfabili in tal cafo per pre- venire la diffidenza , le coriteftazio- ni , e gli abufi rovinofi particolar- mente pe' Fabbricatori medefimi , ba- llerà d' o/Tervare , che il proce/To fi- fico dell'acqua di compofizione è per fé fleffo femplice , né ricerca cogni- zioni , e precauzioni maggiori delle di già indicate; che per tal folo prov- vedimento non s'impedirebbe che l'ef- fetto dei vapori della mefcolanza , il quale peli' operajo è il men frequen- te , il men diretto, e quello cui ogni Fabbricatore può con maggior facilità allontanare j e finalmente che obblk gando gando i Madri , feiiz' eccezione, a prov- vedeifi dell' acqua del fegreto da un Chimico , non farebbe diminuita per modo alcuno la facilità d' ulteriormen- te comporla , potendo efla nuovamen- te ammettere, e fciogliere il nitro mer- curiale ed altri ingredienti. E dunque dimoftrato che queflo configlio , per Io meno , farebbe inutile. L'A'te de'Cappellaj à di già intefo fin dal principio dell' intavolamento di quello affare quanto importale il ri- durre , e fiflTare gì' ingredienti , e la quantità del mercurio da fciogliere nell' acqua di compofizione : quindi in una Radunanza generale del ^i Maggio 1774 prefe una Deliberazione approvata il dì i Giugno dal Parlamento , per cui è rifoliito che i Fabbricatori per fcgre- tare le loro pelli di lepre , e di coni- glio non potranno d' ora innanzi met- tere in difToluzione più mercurio di quello eh' è determinato dall' Abate Tslolkt nel fuo Trattato dell'Arte del Cappellaio ; che le Guardie-Giurate , e perfone deflinate da' Signori Luogo- tenenti Generali di Polizia faranno di frequenti vifite alle fabbriche di Cap- pelli , per prevenire gli abufi, e co- gliere fui fatto i contrafacienti , che faranno rigorofamente caftigati . Ani- mati da uno zelo umano ed onefto pella cqnfervazione de' loro opera) i Maftri fabbricatori non vorranno cer- tamente difprezzare i mezzi indicati per queft' oggetto , le precauzioni in- dicate loro da' Medici confultanti , e pili addietro eniinziate. ^7 5fe Avendo gli Autori dell* Antologia di Roma creduta non indegna di com- parire al Pubblico una Lettera d' un noftro Oflervatore diretta al celebre Signor Dottor Tirri , noi crediamo di poter fenza incontrar cenfura ri- produrla in quefto Giornale , come cofa che in qualche modo appartie- ne alla Nazione , quantunque trat- ti di fenomeni oflTervati in territori lontani, e d' Efiero Stato. lettera del Signor .Abate Fortis , fcrìt- ta al Signor Dottor Pirri , Midtco , e Filofofo nomano. Amico Carifs, HO rivifitato nel ritornarmene ver- fo Venezia le acque acide , e le grotte pericolofe di Latera. Da una di quarta , dove bolle a freddo peli' impulfo di fotto in fu dell'emanazio- ne mofetica una profonda pozza d'acqua acidiflìma , ho fatto eftrarre il cada» vere d' una capra annegatavi fin dal- la ftate dell' anno paffato , dopo la prima efcurfione in quelle contrade. Eccovi ciò che ve ne poflTo dire in fuccinto , e relativamente al difcorfo da noi tenuto pochi dì fono coftì . Per eftrarre il cadavere dalla buca il con- tadino, che io aveva meco, la prefe pelle corna ; quefle refifterono beniffi- mo al pefo dell'Animale morto, e pie- no d'acqua, dalla qual cofa prefi buon augurio dalla confervazione di e/fo . Mi fece però dubitare un cotal poco nel momento immediatamente fuflè- giiente una cert' aura di puzzore , che fi fparfe peli' aria nello ftrafcica- re la capra fuor della grotta ; ma il puzzore fu oltremodo mite , ehtn lon- tano dal convenire a un cadavere da tanto tempo morto . Il pelo era po- chiflìmo aderente alla cute , di ma- niera che al debole urto di un ba- ftoncello cedeva , e la lafciava nnda del tutto ; quefta era bianca , e in buono flato . Sparai la capra : gl'i'""- teftini erano anneriti , e in qnalciie ^ parte corrotti , del che facea fede un '^ odore 38 odore non laudevole , quantunque non s(^ affatto infopportabile , e cadaverico . Il fegato era indurito , e fcolorito ; cosi la milza : il polmone avea co- Jore di verd-oliva , il cuore trovavafi in uno ftdto di contrazione riccn jfci- bilifllmo, e di color pailido-iopo. EiTo ron die punto di fangue -.liorchè io Jo ebbi ferito ; ma ne ufcì in qual- che copia dalle a'i del fegato , a!lc quali d^-tti un taglio, e da'vii- cine , non erano note al Baccio , il quav le non ne fa parola nella fua Opera , come non lo furono a verun altro Scrit- tore di fonti medicate . Le guarigioni felicemente ottenutecoli* ufo dell'acque dì Riolo , e la totile efpulfione di irijlattie molefte , e fchifofe , come in grazia d' efempio fono i fiori bian- chi delle Sifnore, induffero il Signor Dottor angeli a penfare d' effer uti- le all'umanità , e a' propr) concitta dini in particolare rendendo note al pubblico le qualità di sì pregevoli for genti . L' acqua d' una di effe può ef fere fenza efitanza foflituita a' le acque del Tettuccio , e aver fi anche da noi qui con molto minore difpendio , evi tando pi' inconvenienti che potrebbe ro derivare da'a fraudolenta foftitu- 7Ìone d'-li' acqua marina , pur troppo frequentemt-nte praticata dacoloro, che dovrebbono fcupolofa mente efeguire le cr-iinazioni de' ProfefTori Medici , e fi emancipano per avarizia fino al porre in contingenza talvolta la vita degli ammalati. Il Signor D)ttor^»- leli ci fa fperare d' unire alle Noii- 59 zie delle fue acque anche qualche idea della coftituzione fofiìle di quelle con- trade poco vifitate dai Naturalifti , e dalla Nitura dotate di più d' un og- getto degno d" eccitare la curiofità degli amatori di si fatti ftiidj. L' at- tività , e i talenti del Signor Doitor ^4ngelì promettono una f-lice efecu- zior.e dell' Opera , cui abbiamo il piacer d'annunziare. D I J O N. L'Accademia delle Scienze , Arti ^ e B- !e L ftere di Dijon propo- ne pel 1777 1! feguente Problema . ,, Qaal (ia l* azione degli acidi fo- ,, pia I' olio , il meccanifmo della „ loro combinazione, e la natura del- „ le differenti compofizioni laponacee „ che ne rifu'tano . " Gli A itori fono invitati a indicare ne' tre Regni le più f-mphci produ- zioni naturali che partecipino d lio flato faponaceo acido; a tentare nuo- ve compofizioni in tal genere; ad ef- porre le loro proprietà generali , a Af- fare i loro particolari caratteri , non avanzando teorie che non fieno ben appoggiate ad òffervazioni , e a fpe» rienze . Le Memorie dovranno efifere fcritte in Francefe , o in Latino , e fpedite colle cautele , e formalità ufate in fomiglianti cafi . Il premio fondato dal Signor Mse.du Terrail , con efem- pio frequente ofgimai n^' Rr-gni Ol- tiemontani , e pur anrhe ta'o ir l'a- lia , è una Mejaglia a'jro di ìqo Lire di Francia. * MlLA' 40 M L A N Ó: IL Regio Ducale Magiflrato Came- rale di M.lano à pubblicato , che darà un premio di loo. zecchini a chi faià il primo a far ufo in gran- de tanto della torba come del car- bon foflìle in qualche fornace , fuci- na , o nella filatura della feta ; e fog- giugne che fpera , eh' i poflefìori del- le torbiere non vorranno trafcurar i vantaggi che poflbno loro efler offer- ti dall' efcavazione delle medefime ; e che in cafo diverfo faranno date quelle previdenze, che faran credute neceflTarie per accordare 1* indennità privata colla pubblica utilità. I patriotici ftud) del Signor Conte faòio ^fquino coronati da un efito fortunato fcoprirono nelle paludi di Pjgagna in Friuli grandiflìme ed ab- bondanti miniere d'ottima torba. Eali à non folamente melTa a profitto l'uti- Jiflìma fcoperta prima d' ogni altro in Italia, ftcendo ardere fino a ^o. volte fornaci vaftiffime di mattoni , e tego- Je , e calcina , ma l'à in varie occa. fioni annunziata al Pubblico , molTo dal nobile defiderio di vedere propaga- to il fuo fpirito d'indagine e le utili confeguenze di effo anche nelle altre Provincie dello Stato e dell' Italia tut- ta . li generofo premio promefTo dal Regio Magiftrato di Milano produrrà probabilmente effetti analoghi a quelli che la nobiltà d'animo , e il difinte- re/Tato fpirito di Patriotifrao à prodot- to in Friuli, dove ad onta dell' eviden. za d'un importante vantaggio fidivin 5fc' l' igtiofatlza ofìinata , e l' infidiofa ma- lignità. Sembra impoffjbile ( eppur a vergogna dell'umana ragione è troppo Vero ) che alcuni Friulani fiano coc-j ciuti a fegno di non voler nemme- no andar a veder le fornaci del Con- te ^Afqutno , per non moftrare la me- noma difpofizione a profittare della di lui utile fcoperta. M z. LA Società Reale delle Scienze ed Arti di Metz darà nell'anno ven- turo una Medaglia d' oro del valore Ji ^oo LireTdi Francia a chi avrà da- to il miglior Siflema al progetto ra- gionato d' una „ Coltivazione del- j, la vite atta a mantenerla fempre „ in vigore , fenza nuocer alla qua- „ lità del vino ; che fia egualmen- „ te praticabile ne' terreni dove fi vo- „ gliano piantar di nuovo le viti , e „ ne' già piantati da lungo tempo ; „ che convenga alla temperanza e al ,, fuolo del territorio di Metz j che „ fia meii difpendiofa dell' ufata, e „ per cui le vigne dieno prodotto „ eguale, fieno più di/efe dalla gran- ,, dine , abbiano le foglie meno efpo- „ fte a divenir roffe , e a feccarfi j e „ r uve fieno meno foggette a pati- ,, re , e maturino piij prefto . " La Società defidererebbe, che una tal Me- moria folTe accompagnata da un Ma- ^ nuale di coltivazione dettagliato chia- colano ancora la barbara ftupiderza ,s|^ ramente e in poche parole. •1 ifi: N. VI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. V: * 14. Agoflo 177^. Saggio dì Storia '^aturak deìh Stato Ecclefiafiìco. (*) TUtte le più eulte Nazioni (ì fo- no nel prefente fecolo rivolte ad oflTervare la ftruitiira del noftro globo , e la natura , e l' indole degli efTeri che lo abitano . Le attrattive di quefto ftudio , e l'utilità , che fé ne ricava per le utili arti , e per le comodità della vita , hanno refa la Storia Naturale la S:ierizi per così dire dominante del Secolo XVIII. Per ciò crediamo che noti difpiacerà ai noflri Leggitori , che noi prefentia- mo loro un' idea della Stona Natu- rale delle Provincie Meridionali dello Stato Ecclefiaftico , frutto d' alcuni anni di viaggio , di ofTervazioni , e di ftudio . Servirà almeno quefta no- ftra fatica a far vedere ai Foreftieri , che lo ftudio della Natura non è così negletto preflo noi , come alcuni an- che grandilTìmi uomini fi fono imma- ginati; e ci ftimeremo afTai fortuna- ti, fa quefte OfTervazioni potranno ef- fer rivolte ai vantaggi del bel paefe l^uovo Giornale d' ItaL Tom. I. ^ di cui abbozziamo I' Iftoria . L' ocu- ar ifpeeione dei luoghi , e de» feno- meni fatta col pili VIVO defiJerio di conofcer la verità delle cofe , e di nort rar iliufione a noi fteflfì , dovrebbe af- ììcurarne in qualche parte 1' efatter- za . Noi per altro non confidiamo ciecamente in noi medefimi , ed in- vitiamo gli Amatori delle utili fcien- ze , a ripeter fui luoghi le noftre of- fervazioni , a penetrar più avanti nel- le verità da noi indicate , o a mo- ftrarci gli errori , nei quali potremmo effer caduti . Tiano generale di quefte Ofervazioftìi- I VI On devefi afpettar da un Na- ' l.>| turalifta, che adotti le divifioni civili del paefe che imprende a def- crivere. Ha ftabilmente fi/Tate la Na- tura ie fue divifioni , per mezzo de* Monti, dei Mari, e delle grandi cor- renti d* acque , ed a quefte deve te- ner dietro chi Ci propone di feguirla. Gli Apennini traverfando Io Stato ^Pontificio dal Nord-Oueft, alSud-Eft, ^ F fepa- (*) Quantunque quefto faggio di Storia Naturale, per quanto fì appartiene al Regno folfile , non fembri dare idee molto efatte della coftituzione de Monti dello Stalo Ecdefiaftico , e alcuni Viaggiatori da noi Confultati ci abbiano fat- to oOervare qualche errore di fatto , noi abbiamo voluto pubblicarlo in quefti togli , come un pezzo atto a dar in pieno delle notizie di quelle contrade , ed utile agli Amatori della Scienza Naturale che viaggiano . Ci riferberemo a dare in feguito o le rettificazioni dell'Autore (che peraiche non conofciarao ) o quelle di qualche altro Naturalifta conofcitore del paefe. feparano naturaliìientc le ccnfrade fì- tiiate veifo l'Adriatico da quelle che riguardano il Mar Tirreno, rivolte a Mezzogiorno, delle quali foltanio ci proponiamo per ora di par'are. I più alti tra quefli Apennini fono d'una fempliciffsma bruttura, e com- pofli di materie, le ài cui parti fono aHai omogenee . Le montagne del fe- condo ordine , che da lor diraman- dofi determinano il corfo delle acque, e delle particolari correnti di aria in qaefto paefe , fono formate da diver- fifCtmì materiali applicati a ftrati , con differente ordine nei differenti luoghi ^kTE' giorno io. fpirante , verfo ;, J.^ le ore 21. fi èfentita inque- * ,, Ra Città una gagliarda fcolTa oriz- jj zontale di terremoto fenza che ab- „ bia cagionato verun danno , oltre j, 1' univerfale orrore , e sbigottimen- j, to . Molto più irapeiuofo fi è fen- j, tito però nella Provincia, con vario „ grado di veemenza fempre crefcen- „ te verfo le alte fituazioni de'mon- „ ti . Particolarmente nei diftretti di „ Maniago , e Medun due violentif- „ fime fcoffe , che s* intefero appun- „ to nello fteffo giorno, e negli fteffi „ momenti, apportarono gravifiìmedi- j, favventure . Le Ville di Pofabro, „ Andreis , Navarons , Tramonti di „ fopra. Tramonti di fotto, il Ca- „ nal di Campon , e luoghi adiacenti ,j ne furono orribilmente flagellati . „ In tntti li detti luoghi , le Cbiefe ,, e li Campanili fi veggono ridotti a „ ftato rovinofo , parecchie cafe ab- „ battute da' fjndamenti , e le altre ,3 infinitamente pregiudicate. La ftra- „ gè maggiore fi è verificata in Po- ,j fabro , ed Andreis . In Pofabro a ,5 riferva di alcune poche cafe rima- ,, fte in piedi , ma ancor quefte pe- ,, riclitanti tutte; le altre fono;iffatto „ atterrate, e la Villa è ora ridotta „ un ammafiTo confufo di falTi . Ad ,, Andreis la meta delle abitazioni fo- ,, no cadute da' fondamenti , e le aU j, tre refe inabitabili. Qielle povere ,, genti fono corrette di andar ramin- „ ghe cercando a filo nelle caverne e ,, nei bofchi . Infino ad ora undici ,, perfone fi contano rinvenute t^n\^ „ te, alcune colpite da'faffì ftaccatifl „ da' vicini monti , e le altre rimafte „ fepolte fotto le rovine delle proprie „ abitazioni . Nei momenti del fla- ,, gello erano quei villici al lavoro in „ campagna . Guai fé fofle avvenuto „ nelle ore che fono foliti ridurfi al „ ripofo nelle loro abitazioni! „ Ne' giorni 25 , e 26 fi fecero fen- „ tire nuove fcoffe a Maniago ; lo „ che prova che fotto le noftreMon- ,, tagne fuìTifte ancora la caufa qua- ,, lunque fiafi d' un effetto cosi fpa- „ ventevole . '* 4f K VII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA "^-Spettante alla ScIE^fZA Naturale, e principalmente all' AgRIGOLTORA , ALLE ArTI , Ep AL COMMERCIO. 51. Agoflo 1776. Dkl JakjeS 5 o fia Pescé-Rana ^ tarra s'è troppo innamorato della fua di Surincim nelf ^America Meridionale , Lettera del Signor Abate liberto Fortis , Membro dell' Accademia dell' Iftituto delle Scienze di Bolo- gna, della Società Reale di Siena , ec. al Signor Abate D. Gabrielio Dottor BrmeìU , Socio dell' Iftituto , Acca- demico Benedettino , e Prefetto de- gli Orti Botanici di Bologna , ec. IO mi ricordo d' aver alcuni mefi fono fatto coftì replicatamente pa- rola conVoi, Amico, e Collega Ama- tiflìmo , deU'Opufcolo pubblicato non ancora due anni fono dal Signor Aba- te Bctttmrn di Rimino fopra varj og- getti di Storia Naturale da eflb creduti affatto nuovi (*) ; e Voi mi avete fatto vedere di lui una Lettera ftam. patà fott' altro nome , nella quale io fono nominato , e richiefto in certo modo pubblicamente di mantenergli una promeffa fattagli, tendente a far- lo cangiar di parere fopra l'origine de- gli Entrochiti . AdefTo ch'io fono do pò le mie lunghe peregrinazioni Orit- tologiche ritornato alla quiete dome- nica, ò dato le mani fu quegli efem- plari d' Entrochiti atti a provare evi- «lentemente che il noftro Dottor Bai. "Hmovo Giornale d' Ita/.Tom. I. * opinione , fé quefta verità avefle og- gimai più bifogno di prova. Io afpet- to ancora ch'egli mi faccia l'onore di rifpondere alla lunga Lettera fcrit- tagli di corti fotto gli occhi voflri , nella quale lungi dal pretendere di far- gli autorità , e d'ottenere qualche de- ferenza da lui in merito del/a mia qua- lunque (ìafi fperienza nelle cofe fofifì- li, io gli refi conto di fatti dimoftra- tivi , che non lafciano più libertà di cercar luogo all'originale degli Entro- chiti fuori dell' ordine de' Zoofiti ; om- mettendo appoftatamente tutto ciò che poteva provare ìnfuflìftente , e con- traria alle Leggi della Natura la pre- tefa provenienza loro dalle code delle I^eloridi. E' probabile, che s'egli alla rifpettabilifrnna autorità del Signor j'e- guier non à ceduto , molto meno fi pieghi alla mia deboliflìma, quantun- que del pari appoggiata a* fatti deci- fìvi . S' egli me ne fcriverà , io gli manderò o le Figure , o gli Originali de' miei Entrochiti del Monte Venda negli Euganei i ma probabilmente re- fteremo ambedue nella noftra opinio- ne , poiché per vero dire gli Entro- chiti miei fono affai meno parlanti, cha quel belliflìmo pezzo del Mufeo Elettorale di Baviera defcritto e figu- rato dal mio valorofo Amico Dottor G Collini C) Jo: Antoni i Battarrae , ^rim. Thil. Trof. Epijiola , fek^as de re T^a-i turali obfervatìones compleilìns , Crimini 1774. '» ^' fii' Colliiìì nella Diflertazione pubblicata negli Atti di Gottinga, e da elfo fpe- dita in dono a codcfta noftra Accade- jnia dell' Iftitiito . La mancanza di Libri del meftiere àcertamenre la col- pa d'aver perme/To al Signor Dottor Battarra d'afcoltare il defiderio di da- re una nuova origine a quella fpecie di fofTile ; come per avventura pel la medefima eagione egli credette poco noti a' curiofi i Porpiti nummulari , che fonò fiati defcritti , ridefcritti , fi- gurati, e illuftrati pelle lunghe repli- catamente dal Calzolari , dal Lm- nio , dal Brttckmanno , dal Bottr CTJET , dal Gesnero , dallo Spada , dal Linneo , e dal noftro Celebre Dottor Tafcioni ToZZETTi , per ta- cere di molti altri ; non lalciando però da parte IoSchettchzero , che nel primo yiaggio ^hino e nell' Oritto- ^rafia Elvetica parla di Scogliere del- la Montagna Klein Ai;bric ^he ne fono piene zeppe . Dimodoché non è fciifabile VAhzie Battana^ che dice in fuo latino a quello propofito (jf. XIV. ) mcllrando di non aver letto 1' Opera dello Schei 'CHZERO , eh' egli pur cita : Si tempore Joannis JacobiScheuchzeri, quando itinera fua per ^Ipes inflitue iat , Mons Solidintt! non futjfet fyl fvofus , facili negotio defcriptionem hanc nofiram prueveniffet . Dov' è an che da notare , che lo S'cheuchzero non viaggiò pelle Alpi Friulane , ma fibbene pelle Svizzere ; e che Cor irons , e il Monte Soldino , dove fi trovano le Nummularie , non è vera- mente fra le Alpi . Ma di tutto qufflo non voglio adef fo farvi parola , né del rimanente di qntft' Cpufrolo del Dottor Battarra nofti^o ; mi fermerò folamente per ora al f. h dov* ei ci dà un pefciolino dell'Adriatico nuovamente fcuperto col nome di Batracoscele , ofTia gam be di rana. Egli propone quefla "fffe- zie d' animale, da lui creduto fìcnra- iTiente marino , come ancora non of- Sfe fervala iti veruna parte del Mondo ; nel che non é da rimproverarlo s'egli è in errore , dipendendo il fa pere che fu ofTervata molti anni addietro dall' avere de' Libri , che non fono ppr an- che mjito conuni in Italia . E' ben nuova cofa , e da non efìTerfi dovuta afpettare giammai , 1" opinione eh' ei ne pronunzia ; né in quella età no- ftra fi può vedere fenza forprefa , che fia paffata anche di volo pel capo d'un Pfofeffore di Filofofia . Ouid igitur fiatua/n ? Dice l'Amico noftro d'aver fuccintamente defcritto il fuo Batra- cofcele ; Trofe&o aut ran) poligoni , fenza legge, e fenza regola alcuna ; altre volte poi !e fue criftallizzazioni anno figura di piramidi a molti lati e troncate . In neffuno però di quefti cafi forma uà corpo folido, ma riverte fempiicemen- te r interno della cavità in cui ntro- vafi . Non è cosi di una Diufa fpa- tica marziale, che riempie le feffure, ed anche la fuperficie e le cavità del- la pietra calcarla , e dello Schirto, iti un luogo al Sud-Ert di querte Munta- ane preffo ai bagni M nerali di Sti- o:liano. Offervafi quefta tanto in mafll folidi , che nella fuperficie delle pie- tre , ed è formata di criftalli di fi- gura lenticolare , efattamente fimili alle mine di ferro fqiiamofe e lent. cola- ri . Dee notarfi che le tetre, e le pie- tre del fito , nel quale ritrovafi quefta fpecie di Drufa , fono piene di fegni evidenti di una confiderabiie quantità di ferro. Né tralafcieremo d'offervare ancora che quefta fpecie di Drufa , ma molto più minuta, ritrovafi nella cava li Allume Gregoriana (e), dovelapre- fenza , e l'azione del ferro fono fenfi- bil infime . Nelle roccie o pietre aggre- gate, delle quali appreffo parleremo, vi à della Drufa fpatica , le di cui crirtallizzazioni fonodi forma cubica (^) difpcrte a filoni, pieni di cavità é di feni. Le ifteffe crirtallizzazioni fpatofe cubiche fi trovano ifolate e difptrfein tutta la foftanza di querte roccie . Ui' altra forte di Drufa minuta ed irre- golariflìma trovali in molte cavità di una fpecie di marmo, che è l'unica che abbiamo offervaia in qucfte m )nraene. Q cfto (a) Si trovano di querte congerie di criftalli , che anno 2o , e ^o libbre di pelo. ( ^ ) Drufa fpatica , vel fpatum cryflallizatum pellucìdum po/i^onum . ^Htfàl, min. fp. 6i. (e) E' qaefto l'unico luogo a me cognito, nel quale s'offervano del'e fo- Itanze fnitofe in q'jella pietra calcarla , che ferve di marric all' al'uine . (d) Drufa fpatica f vsl fpatum cryftallizatum cubicum , ^X■dl. m.n. fp. tfi. var. 2. jy un" uva moflruofa . Lei Signor de Changeux. ;, T TN amico mi à fatto avere un Vj grappolo d'uva colto a Saii- digìione da un piede di vite, chenell" Orleanefe chiamafi ^-uvernat grìs . Qiiefto è un marmo duro nelle lue f^ parti , e refiftente agli acidi deboli , e molte volte all'acqua forte illeflTa , ma così ripieno di vani , e di cavità da per tutto , che febbene prenda un fuf- ficiente luftro , è però fempre fragile , e fpiacevole alla vifta . Il fuo colore è rofifo a cagione del ferro , le di cui ocre fono abbondantifìfime nel fito , dove quello marmo ritrovafi , e che fpeffo riempiono i vuoti che in effo efiftono . Noi fofpeitiarao che quella pietra fia formata dalla depofizione delle acque nei tempi pofleriori alla formazione della montagna in ima ma- niera analoga a quella, colla quale for- manfi gli Alabaflri , ed altre fimili pietre . E nel vero a confiderar tutta la fua ftruttura , le converrebbe a ma. raviglia il nome di Marmar ^labaflri- tss , che alcuni Naturalifli anno dato a una pietra molto fimile al marmo , di cui fi parla , ma di qualità molto diverfe. Quella è una fpecie di gefìfo, e queflo marmo d^lle Tolfa à fenza dubbio una dofe di terra argillofa o bolare , mefcolata alla terra calcarla , della quale è formato. Era perfettamente hìaturo ", e di groflezza ordinaria , compofto di tre diflinte varietà di grani. In una dell' eftremità del grappolo gli acini fono bianchiflìmi , nell' altra aflblutamente neri , e que' di mezzo fono metà neri e metà bianchi ; il fapore di tutti è lo ftefìfo per quanto mi fembra . I diverfi colori non fi ponno attri- buire all'influenza del Soie ; l'uva non è della fteffa indole che alcuni altri frutti , come in grazia d' efempio le pefche , che ricevono colore folamen- te dalla parte efpofla ai raggi del So- le i l'uva matura, e fi colorifce anche all'ombra delie foglie. Anatomizzando con diligenza quefl* uva, mi è fembrato di vedere coli' oc- chio armato la caufa del fenomeno i mi parve di rilevare che i vafi delli- nati a portare il fucco colorante alla fuperficie interna , e alla pelle degli acini neri eranfi oflrutti ; lo che fup- pollo parzialmente o totalmente, s'in- tende bene come alcuni acini dovet- tero efìTere del tutto privi di celore , e gli altri averne per. metà. V anno alcuni che pretendono, che ne' climi più caldi che l' Orleanefe , ed in Provenza nominatamente fi trovi- no uve fimili alla teflè defcritta ; al- tri però mi anno detto che non è vero {a) . A quello propofito , mi fembra co- fa degna d' effer notata , che ne' ter- ritori noflri talvolta fi veggono fulla medefima vite grappoli d' uva perfet- tamente bianchi, e grappoli neri./' (rt) Ne' contorni di Parigi v' è una fpezie d' uva molto raffomigliante " a quella , cui deferire il Signor de Changeux , e chiamafi rai/tn panache , Uva brinata. Nel territorio di Sens è conofciuta col nome di Uva Svìzzera. 'OÌ Nuotato ixiofix 'Mutuo Già rn. J' Ititi. Tam.I n. 7 /"'y- -^* n N. V LI I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all' Agricoltura , alle Arti, ed al Commercio. * 7. Settembre i77<5. Viaggio Mineralogico del chiarifs. Signor Cavaliere Ignazio di Born ec . ■in alatne Lettere al celebre Signor , Jacopo Ferber, ora pubblico Tro- ■ fijfo^^ ti Mittéau in Curlandia . ^\ Temefwar 14 Giugno .U .'. T 3 LETTERA I. NEI viaggio che feci da Schemniz in qua , ninna cofa trovai che meritafle 1* attenzione d* un Naturali- fta voftro pari. Sarebbe flato un gran bene per me il conofcere la Botanica , perchè in tre interi giorni che confu- mai paflando le deferte pianure che conducono da Buda a Segedino , indi a Temefwar, avrei potuto profittarne efaminando le copiofe piante che vi fi veggono, e tefifendovene la defctiz io- ne. La fatalità però vuole , che mai io non abbia avuto 1* opportunità d'appli- carmivi . Non v'è in tutta la valla eftenfione degli Stati Auftriaci una fo la Cattedra di tal genere ,-. eccettuan- done Vienna , dove all'incontro man- ca quella di Storia Naturale. E' com- paflìonevolecofa, che nel tempo in cui le altre Nazioni con fatica, e difpen- dio incredibile vanno invefligando i più reconditi arcani della Natura , noi ce ne ftiamo oziofi , e nemmeno ar- riviamo a conofcere il proprio Paefe. Ma non ci trattenghiamo più a lungo fu di quello fpiacevole argomento , e partiamo alla mia Relazione.. Il Q-iarro argillofo , lo fchorl , e '^U9V9 Giornale d' lta/,Ton}.l. 5^ il glimm è la materia dij cui fono formati i monti da Schemniz fino a Buda come anche quelli eh' efiflono nella vicinanza di Cremniz o Schemniz. V è qualche fito, come a Teutfch- pilfen , dove fi vede praticato nelle cave d'argento e rame qualche flol- lo , che di recente è ftato continuato ne' monti ', ma con efito finora poco felice. Elfi monti fono per lo più co- perti d'uno Schiflo argillofo calcarlo. La pianura comincia preflb ^JC^aizer , picciola sì , ma amena Città alle fpon- de del Danubio , e prolungafi fino a I Temefwar , indi alla finiftra fino a Dobreczin, confine della Tranfilvania . In diftanza di circa tre ore trovai la Città di Peli, dov' io mi trattenni uti giorno ; quelle fuperbe fabbriche tutte erette , fui più fino gufto moderno , fono per lo più fatte di petrificazioni di corpi marini . La cava della pietra impiegatavi fta vicina a Buda , eh' è feparata da Peli mediante il Danubio. Quelle colline ubertofe e celebri pel preziofo vino che vi nafce , fonoeom- pofle di concrezioni calcarle, porofe, piene d' innumerabili Camiti, Turbi- niti, e Pettiniti ; irrefragabile prova, che que' contorni erano in rimoti tem- pi coperti dal mare . Sono famofi i Bagni caldi di Buda. Il Signor Lorena zo Stoker nella fua Thermografia Bu>ì denfis ne fa la Storia . Egli fuppone che lo zolfo , la calce , e il ferro ^i fi trovino in diflbiuzione.. Paflato Bu^ da incominciano le celebri Praterie dì ^^ Ketskomit , il fondo delle guali è una ^ H fab- •«;8 fabbia ripiena di frammenti di condii- ^ glie , glarea del Linneo , della qual materia fono anche i faffi , che qua e là fi trovano fparfi . Viaggiafi fpef- fe volte delle mezze giornate fenza trovar né alberi , né abitazioni , fuor- ché le polle pella cambiatura di caval- li. Qualunque però fia quello deferto , che s'eflende per ben 50. leghe , egli è molto utile pell'immenfo numero di buoi e armenti, che mantiene col pa- fcolo . Preflb Dobreczin in fito palu- dofo raccoglier! il fale alleali minerale nativo j che fi trova frammifchiato colla terra argillofa , con quefto fi fab- brica il bel fapone di Dobreczin , di cui fé ne fa ufo in tutta l'Ungheria. Redo per lungo tempo quello fale af- fatto negletto, fino che il Signor Dot- tor Stefano Wefpzreni , erudito Medi- co di Dobreczin , ed il Signor Giujlo Ciò: Torkos ne fecero analifi . l! pri- mo ne parlò con lod« nel fuo Tratta- to Tentamen ds inoculanda pefle . Lon- diìti 1755., e l'altro pubblicò una dif- fertaiiòne de Sa/e minerali alhalico na- tivo Tannonico. Pofonii 170^..- cj:: Anche il Signor Dottor GàbVìelìo Tazmandi , giovine , ma molto dotto Medico di Gomorra, per quanto ven- go afficurato da Vienna à non è mol- to dato alla luce una fua DilTerta- zione intorno all'origine , natura , e virtìt di elfo. PafTando per quella pia- nura vidi molti dormi di Tarde , o fiaiio Aquile grandi , con altri uccelli a me incogniti , che volavano fy' luo- ghi più paludofi . -■' ''( Paffàto il Tibifco di là'da Caniffa , il paefe diviene molto più ameno j fi vedono da per tutto piantagioni di alberi , campagne ben coltivate -j e cafe coloniche fparfe pel piano , og- getti tutti che cedano annualmente fpefe immenfe alla nodr' Augudifli- ma Sovrana.! Villaggi fono tutti re- golarmente fabbricati , ma le cafe co- drivite di pietre non cotte , per man- canza di legname , e coperte di can- ni', arundo , Ciaftun Villaggio à la iua Par^rocchidle, una Scuola Pubblica , vu\ Magazzino d» gratti., e uha Fatto- ria . Se viene a dabilirfi nti nuovo Colono , la munificenza della Sovrana gli aflegna una competente abitazione cogli utenfili neceflTarj , ed animali peli' Agricoltura , oltre un pezzo di terreno da metter in valore . Dopo dieci anni deve pagar la Decima del fuo prodotto , ed è in libertà di sbor- fare in conto di affrancazione del fon- do , che poi gli rimane in proprietà , quel più che vuole. Chi è buon Econo- mo trova da vivere agiatamente. Pel comodo degli abitatori farebbe però dato meglio, che i Villaggi in vece d' effer compodi di tre , o quattrocento cafe, folTero dati più piccioli ,' giacché alTegnandofi a tutte le famiglie un podere, ve ne fono di così lontani^, che vi vuole il cammino d'un' ora ad arrivarvi . LETTERA II. I J * 17 Giugno. IL "Sanato di Temefwar è quel trat- to di' paefe , che da' Geografi è no- minato Contado di Cfanader , o fia di Temes . Trovafi fituato in ^5. gradi di latitudine ; la fua edenfione è di 22. leghe in lunghezza e ne à 15. in 16. di larghezza ; è circofcritto a Setten- trione dal Fiume Maros, dalTibifcoà Occidente, dal Danubio a Mezzogior- no j e finalmente lo dividono a Levan- te la Tranfilvania , e la Valacchia dalla catena d" immenfi monti , che verfo quella parte fi ftendono . E/fendo adunque folo .da queda parte attacca- ta al Continente , fi potrebbe quafi confidcrare la Provincia come un'Ifo- la divifa in undici circoli , o fiano di- dretti , cioè Cfanader ,Czakova ,Szent, Andrafch » Szent Miklofch , Beczek , Uly Paiank , Verfchez ', Caranfabez, Lugofch , e Lipoer. Ciafcuno di quedi è fuddivifo in altre Porledarie , o pic- cioli Governi, che tutti dipendono dall' uffizio dell' amminidrazione eenerale , il quale poi è fogee;to alla D putazio- ne Camerale di Vienna , edendo il R.i- nato un bene allodiale della Sovra- Ila , fopra del quale il Regno £ Un- ♦(» Ordine Terefiano , Soggetto d'immor- " [tal merito peli' indefefTo ftio ftudio neir incivilire quelli Popoli , al qual fine à eretto delle Pubbliche Scuole, dove ogni Soldato è obbligato a maa- dare i proprj figliuoli . V'è poi un'altra Truppa Naziona- le detta Piajafchi , che Tempre fi trat- tiene verfo il confine della Tranfilva- nia , e Valacchia , occupando i pofti da Marga fino ad Orfova , col fine d' impedire non folo l'emigrazione degli abitanti ,' ma d' opporfi ai numerofi mafnadieri, che cercano d'entrare dal- lo Stato Ottomano ; è comandata dal Capitan Tietro Fnnfcha , che neli". ul- tima guerra col Turco era H iram-Baf- sà , o fia Capo de' Banditi, ed ebbe il merito di falvar dalie mani de" Turchi li defunto Imperator Francefco ,. di gloriofa ricordanza , allorché eflendo Gran Duca di Tofcana, alla tefta dell' Efercito Auftiiaco corfe quel gran pe- ricolQ a Cornua. Quella Nazione ha prodotto in ogni tempo valorofiflSmi , e fedelifllmi Sog- getti , e fi dee nominare ùa. quelli il vecchio Capitan Ducca , che a fron- te di tanti fegnalali fervigj prellati alla Sovrana , mai s' è potuto indur- re a chiedere la menoma ricompenfa , dicendo , che gii baft.iva di aver fatto il fuo dovere, e che lofapeflfela Corte. Nel mio foggiorno qui fui fempre la mattina allo fpuntar dell'alba de* (lato dal romore delle catene de' con-* dannati , che in tal guifa vengono condotti ai pubblici lavori. Le faccie gheria non à diritto veruno. Temef- war n* è la Capitale , Fortezza di gran confiderazione fituata nel centro del Paefe; ma per efifer in fondo alTai baffo fra pantani , e paludi , l'aria n' è poco falubre » e vi regnano di con- tinuo febbri infiammatorie. Qui rifiede il Comandante Generale , 1' Uffizio d' Amminiilrazione , il V'efcovo , ch'è Pre- fide nato dei Contado, il Capitolo de' Canonici, eie due Compagnie di Com- mercio Privilegiate, che anno il dirit- to efclufivo di trafficare pertutt'i Por- ti Aufiriaci negli Stati Italiani . La parte Orienta^ è la più montuofa , e maggiormente popolata ; nu eflendo piana, e paludofa , è difabitata l' Oc- cidentale. S'è proccuratodi trapiantare in quelle fue immenfe Pianure molte Colonie di Tedeichi venuti dai Circoli di Svevia, e del BaflTo-Reno . N~''quat- tro angoli .della Provincia fono fiat' erette le Fortezze di CanifTa , Semiin, Mohadia, e Lippa, tutte però di poca importanza . Due foli fono i Fiumi confiderabili di quello Paefe > la Te- mes , e la Nera; il primo e fiato refo navigabile pel mezzo d' un difpendio- fo Canale fcavato da Lugofch a Te- mefvVar , e Petervaradino ; tutti gli altri fono di nelTuna importanza . Il Paefe è per fefertilliffimo , fpecialmen- le pello fquifito vino roflb , e per le frutta che vi fi trovano in gran quan- tità, e/Tendovi bofcaglie intiere di pe- fchi , ciliegi , pruni ec. delle quali frut- ta Ci fa una fpezie di cidro . La col- tura de' Mori > de* quali abbondano» con varie altre manifatture introdottevi , Ci farebbero notabilmente accrefciute , fé forte vivuto più a lungo il celebre be- nemerito Generale , e WiniUro di Sta- to Conte de Mercy d'Argenteau , Co. mandante Generale e Prefidente del Bi- nato , eh' avea llefo il piano d' ame- liorazione. Il corpo di Truppe Nazionali eret- tovi recentemente, èconofciuto col no- me di Reggimento Illirico ; ed è at- tualmente comandato dal Tenente Co- lonnello Barone j';?x«^iTì, Cavaliere dell' fqua 1 i^e fmunte , e malaticcie di quelli abitanti, che fempre fono inco- modati dalla febbre, formano uno fpetJ tacolo naufeofo , e melanconico .So-; no poi II ito a vedere il canale , del quale vi feci motto più fopra , e mi trovai nel momento , che vi s'imbar- cavano alcune centinaia d* alveari d' api per trasferirli nelle vicine pianure , dove fi lafciano pafcolar tutta la Aia- te . Ogni fefifantina di tali alveari è affidata alla cura d'un uomo ; ma la maniera da colloro ufata per trarne la cera, e il miele non m'è piaciuta, H 2 L E T- LETTERA III. < ov ifui '.. , 20. Giugno. GLi Abitanti di queflo Banato fo- no j o Rafciani, o V^alacchi ; i Tedefchi non ne formano che la quar- ta parte. 1 primi fono Sciti d'origine, che anticamente abitarono la Dacia , ora nominata Servia . Il loro idioma è Slavonico, o fìa Illirico. La derivazio- ne poi dei Valacchi è ^ incerta j fi fuppone che fiano rimafugli delle Co- lonie degli antichi Romani ., o de' popoli da eflì fogg legati . Ches'eften- àcffe il dominio Romano in queRe contrade , chiara prova ne danno le molte urne , Ifcrizioni , e Medaglie , che bene fpeffo nella parte montuofa della Provincia , e lungi dal Danubio fi trovano . Gli abitanti della Valac chia grande parlano un idioma corrot- to; ma quelli della Tranfilvania anno una lingua più purgata , anfomiglian- do ad un latino guaito framinifchiato con parole, e pronunzia Italiana, co- me farebbe rame, mangiare ec. ■ II modo del loro vivere è barbaro ; non fanno che cofa fia religione, ar- ti , o fcienze . I bambini neonati ufano lavare nell' acqua calda , e in- volti in ruvide lane gli efpongono al- lo fcoperto , L'occupazione di quelli dai 5. fino alli 12. , o 14. anni è la cuftodia degli armenti ; dopo di che fi danno intieramente all' Agricoltura : alle femmine però infegnano a cuci- re, lavare, far il pane, filare , e gli altri efercizi domiefchi . Vivono per 10 più di forgo Turco , benché colti- vino oltre di quefto l'avena , l'orzo, il frumento , e i legumi . Avendo grande abbondanza di frutta , ne di- ftillano una fpezie d' acquavite , che chiamano Py.akie , di cui fanno gran- d'ufo. Quanto fono frugali nel vitto , al- trettanto fempiice è il loro veftito. 11 loro pane, cui chiamano >»a/aì , è ài forgo Turco fenza fale , cotto {"ot- to la cenere calda ; per companatico ufano pefci , latte , cacio, e frutta. \ t Portano calzoni bianchi lunghi di coi tone all' ufo Unghero , ma non così ftretti. Le pelli di bufalo fecche fenz' altra preparazione fervono loro di fcarpe ; portano la camicia fempre a- perta dinanzi col petto fcoperto , un giuftacore di lana con maniche lunghe, e in capo un berretto di pelle . Le donne anno una camicia lunga fino alle calcagna ; due grembiali , uno di- nanzi , e l'altro dietro fervono loro di gonnella; fono cinte da una fafcia fo- pra i fianchi;, portano igiubbettini di panno , e il capo fi adornano di cer- te paglie tefiTute , fopra delle qua- li pende un pannolino . Le fanciulle portano il capo fcoperto, ornandofi d' orecchini d'ottone , di margarite , e perle falfe , oppur anche con monete infilzate , a mifura de' loro modi . I matrimoni fi fanno affai per tempo, e fpeffo fi trovano appaiati uno fpo- fo di I-]. , e una fpofa di 12. anni. Alcuni meftieri fono quafi innati a cofloro ; non vi farà forfè alcuno fra efifi , che non fappia far il teffitore , o il carraio-. Le donne fono affai Jabo- riofe: l'ozio per effe è affatto sbandi- to . Se vanno al mercato portano le derrate fui capo , o pur portano feca i loro fanciulli, fempre però occupate colla rocca , che di continuo tengono al fianco. Non fi. può dire che v'ab- bia cofa necelfaria alla : fufTiftehza , che quefta gente non fappia fabbricar- la da fé ; c;uindi ne avviene che non fi trovano fra loro artifti , ma però nemmeno vi fi veggono queftuanti . La religione è apparentemente Greca non unita , foftanzialnvente non ne anno veruna . Le loro quadragefime, che fcrupolofamente ofìTervano, e nel- le quali non nTangiano né carne , né pefce , né latte, durano qnafi la me- tà dell' anno . Fuori del precetto del digiuno , per il quale anno un fuper- ftiziofo rifpetto , poco fi curano de*^ doveri di Criftiano , fembrando loro poter lecitamente commettere ogni al- tro delitto . I loro Papà fono le pit^ ignoranti crfnture della Terra ; né tut- ti, fanno correntemente leggere, occu-^ pan- pandofi cflì a guifa degli altri yillid nell'agricoltura , e nel badar agli ani- mali . Fanno però un traffico loro par- ticolare , comperando a difcreto prez- zo i peccati de* loro diocefani e con- giunti . Per quanta cura, e follecitudi- ne fi fia data l'Auguftiflì ma- Sovrana affin di trarre quelli popoli dall' igno- j janza, e fuperftizione, poco frutto fi- ' no ad ora fé n* è veduto . Le loro cerimonie , e riti Ecclefla- flici fentono più dell' ebraifmo , e gen- 'tiieGmo , che del Criftiano . Ad una femmina , per efempio , non è lecito l'ucc'Jer verun animale, di qualunque fpe-.ie egli fia . In occafione de'fpon- fa'i le fpofe ftanno tutto il giorno pre- redente involte in un velo ^ efiendo alle medefime lecito il baciare chiun- que loro s' accoda : ma nello flefTo ■ ^ lempo anno il diritto d'efigere per una tal compiacenza qualche regalo ; in Chiefa ftanno feparate dagli uomini . I t'anerali poi fono aflai ftravaganti. Por- tano alia fepoltura il cadavere del de- l'unto con urli , e lamenti orribili; pro- nunciate che abbiano i Papà alcune orazioni , lo calano nella foflfa ; indi con finghiozzi , dopo d' aver ramme- morato al morto tutt' i parenti che la- fciava , e quanto in vita avea di più caro , gli chiedono la ragione, perchè così li abbandona ? Copertolo poi di terra gli mettono al- capo una croce con unfafTo, acciò, come dicono, non diventi Vampiro , afpergendo il fe- polcro di vino , e profumi per ifcac- ciare le ftregherie j indi ritornati alla cafa tripudiano , e difpenfano del pa- ne di frumento pella falute dell* ani- ma del defunto , com' elfi dicono . Se quello è perfona comoda e ricca, re- plicano per più giorni , e tal volta pel corfo di fettimane intiere la libazione del vino , e de' profumi fui fepolcro. Gli onori , che impartifcono ai uno fpofo defunto fono fingolari ; fra le altre cofe piantano fopra il fepolcro una lunga pertica, alla quale viene dal- la meda Spofa appefa una ghirlanda di fiori , un fufo , e un pannolino fibilmenta allontanare dalle noftreChiei fé ; fé per avventura non poffono dì- fpenfarfi dal venirvi , fubito ritornati alle loro cafe fi lavano, e pulifcono. A^nno fpecialmente in orrore l'afperfio' ne dell' acqua fanta fatta colle fetole di cignale, perchè credono, chequefto li renda fporcat , o fia immondi; quin-- di fé mai fofpettano che tale acqua fanta aveflTe toccato i loro vediti , to- rto diligentemente li lavano . I Papà nelle loro funzioni in vece di afpergo di fetole ufano un mazzolino d' ilbpo legato infieme , per adattarfi al ver- fetto del falmo che dice; ^fperget me hyjfopo . La frafe di cui fi fervono di Frate cruce , manoiar crucs ec. non l'ò per lungo tempo potuta capire J finalmente venni a fapere efifer quefta la formola di giurar eterna amicizia fino alla morte; mettono per tale og- getto una picciola croce ne' vafi, fuor de' quali mangiano e bevono , giuran- do, e dandofi nello fteilb tempo la fe- de . Incontrandofi con sì fatta gente è neceffaria ogni avvertenza , perchè ordinaria aiente è un fegno che ordifco- no qualche afrafTlnio . A'nno poi degli altri giuramenti rifpettabili prelTo di loro, e li fanno proferendo le parole, giurar pe cruce , pe' p'ita , pe fare , cioè giuro per la Croce , per il pane, per il fale. Anche le loro leggi canoniche fono affai flrane . Il latrocinio , e 1* adulterio fono peccati ìeggierifTimi ; ma è molto grave quello di defiorare una donzella . Q^iantunque gli omici- dj fiano fra eflTi frequentiffimi , non' credono però i Papà d'aver la facoltà- d' afTolverli , dicendo efier quello un- cafo rifervalo al fole Dio . Lh loro- fuperflizione è così grande , che ogni' effetto naturale fpiegano per miracolo ;' credono per efempio che 1' eccliifi fo- lari provengano dal Demonio, che ia figura di dragone tenti di divorare il' fole ; per impedir adunque l'efecuzio- ne di quello attentato , e difender il mondo dalle tenebre univerfali , tira- no in quei momenti moItilTime archi- bugiate, ond'tgii fugga iinpa.utÌLa,.^* bianco. La loro fuperflizione li u pof- ^immaginano che certi piccio!; infesti. che in primavera fortono da una fpé- % lonca a Columbacz nel territorio Otto- mano, tanto infefèi, che arrivano fino a far perire gli animali, fieno Demo- ni : perchè vogliono che il Cavaliere S.Giorgio in quefla fpelonca medefima abbia recifo il capo ad un Demonio. I Valacchi poi non fi Serviranno certa- mente mai del legno di faggio per far- ne fpiedi da arroftire carni , o altro; perchè dicono che i Turchi d'eflTo for- mano le armi per offendere i Criftia- ni. Il fiipplizio della Forca è da coflo- ro deteflato fopra ogni altro , perchè credono che ftretto il collo 1' anima provi gran fatica ad aprirfi un altro fentiere per efcire dal corpo . L'igno- ranza loro è così grande, che nemme- no tutti conofcono le monete , Il tal- lero chiamano Leu , il fiorino florint , il mezzo fiorino Duet , e il da cinque grolTl ftrombi , Sono affatto ignari del- le mifure de' liquidi , e però ne' loro contratti vanno per tai cofe ali' incir- ca e a occhio . I! pefo più connine fra loro è 1' oka , che corrifponde ai 2i fanti de' naftri (*), ciafcuna oka dividono in^. Litre ,e quelle in loo. dramme . L' indole dei Rafciani è molto preferibile a quella dei Valacchi , perchè fono nobilmente arditi , intra- prendenti , amanti del traffico ; riefco- no ottimi foldati , e anche i loro Pa- pà fono meno rozzi e ignoranti j men- tre all'incontro il Valacco non fa cofa fia elevatezza d'animo, è fordidamen- te economo, pigro e nemico della fa- tica , come anche deli' arte militare ; s'uniformano però i due popoli nell'ef- fer ladri per natura , efchiavi fi può di- re de' Pcipà, e de' giudici loro nazio- nali . Nello fcrivere ufano de' caratte- ri greci , ma con qualche diverfità nel valore delie note . Aggradite, Amico- cariffi no , quello picciolo faggio, quaiunqu' egli fia ; b fpero Sufficiente a darvi una qualche idea dell'indole di quefla Nazione .^ Dimani profeguifco il mìo viaggio, e nelle fufleguenti mie Lettere fpero di trattare materie, che riufciranno di voftro maggior aggradimento. LETTERA IV. Orawiza 2;. Giugno «; e, STimo bene , Amico cariffimo , il rifparmiarvi la noja d' una pro- liffa defcrizione di tutti i piccioli Vil- laggi , che ò incontrato da Temef'^af fino a quefta parte . Vi dirò folo , che la valla pianura che arriva da Temefwar fino al Tibifco s' eftende per fei polìe , o fia 12. leghe fino "a Orawiza . Due ore prima d' arri- varvi vidi a delira del mio cammino alcune Colline d' argilla fchiflofa in- durita con delglimm, e a poco a po- co cominciai a falire quelle alture , fino a tanto ch'entrai nella valle, in cui giace la Città , dalla quale io vi ferivo. Qui lo fchillo argillofo fi per- de j e ricomincia a comparire la pie- tra calcarla alla Superficie . Il primo, mio paffo , appena che fui arrivato fu diretto a vifitare il Signor Deiiui AlTeffore al Direttorio Generale delle miniere , Soggetto molto Rimato per la Sua valla erudizione , e cognizione Specialmente in quella materia .. Fit mia difavventura , che l' arrivo, del Signor de Hegengarten , Cefareo-Regio Commiffario incaricato d' efaminare le Miniere di quella Provincia , e di re- golarle fecondo il proprio fuo piano , non abbia permeffo' ch'io m' iftruifit come defideravo . Avendomi egli pe- rò cortefemente comunicatoqualche lu- me, per quanto il tempo lo permife , ve ne dirò i rifultati . La Provincia del Banato fi divide in due parti prin- cipali ; r una di quelle è piana , l'al- tra, ch'è l'Aufirale, è montuofa erte-. ca di miniere. Fra quelle le più con- fiderabili fono quelle di ferro a Bog- fchan '?^ \ì z (♦) Vale a 'dire a ;i onde, ',y il Funto effendo di 14 oncie. fchàil colle nuove cave di Refchiza . l-'iù al Mezzo-giorno trovanfi quelle di rame a Dognazka Orawiza , Saska , Bafniak, e nuova Moldova. Le pianu- re circofcritte dai monti d'Orawiza , Saskaer , Bofniak , e da quelli che s" eftendono lungo il Danubio , e che dividono il confine, fono irrigate dai fiumi Nera , e Menifch , celebri peli' oro , che colle arene portano feco . Molto fé ne raccoglie nel circolo di Karanbefes , e particolarmente nel di- ftretto di Konigfeg . La direzione del- le miniere è fuddivifa in quattro di- partimenti , vale a dire Bogfchaii col- le anneffe nuove cave ^di Refchiza, Orawiza , Dognazka , e Saska , al- le quali fono fiate aggiunte quelle di nuova-Moldova . Ciafcun dipartimén- to dipende dalla Suprema Direzione generale , Tribunale di cui è prefide il Governatore della Provincia . Ne' tempi addietro tutto il miniflero ri- fiedeva a Temefwar ; ora però non vi refta che il Prefidenie , un Confi- gliere Referendario, e un Segretario: gli altri miniftri della Cancellarla , Compatifti , e Afieffori devono per più comodo trattenerfi in Orawiza . Ailo fleffo Tribunale è fogsetta la Podeftaria colle miniere di Resban , prefTo Varadino nell' Ungheria fupe- j iore . LETTERA V. Orawiza ^G. Giugno. ORawiza è la Città principale del- le miniere del Banato . S'inco- minciò a lavorarvi fin dal tempo , in cui quelle contrade erano foggette al Dominio Ottomano , ma in modo, e con profitto aflTai diverfo da quello de' giorni nollri . Appena fu paflTata la Provincia fotto lofcettro Cefareo , tut- to cambiò faccia ; a fpefe del Pubbli- co Erario furono ripriftinati gli anti- chi edifizj , e lavori , ve ne furono aggiunti degli altri , e '^\ permife a ciafcuno 1' attendere all' efcavazioni colla fola riferva di qualche ftollo per « conto Regio , e delle feguenti condi- zioni . Pei metteva Sua Maeflà ad o- gnuno d' intraprendere fcavazioni nel- le miniere , a riferva d'alcuni fiti , che reflano privativamente della Re- gia Camera . Niuna porzione de' mi- nerali , che fi cavano , può elTere di- llratta , né venduta ad altri che alla detta Camera , allo flabilito prezzo di fiorini ^6. per il rame , che poi dalla (Iella viene rivenduto a 45 , e più . D'ogni centinaio di rame raccolto 'ìi diffalcano dalla Camera L. f^ a titolo di Decima, nel dialetto de! p'aefe chia- mata Vrbura , In ogni miniera, che fi lavora , de- vono reflare due caratti ( o fia /^«,vu) per conto di Sua Maeflà , 1' uno de' quali è devoluto a benefizio della Con- fraternita de' poveri canopi , l'altro alla Chiefa . Il gius della nomina de' miniftri è fempre rifervato a Sua Maeflà j così quello di confermarvi i lavoratori. Dalle impofizioni delle bevande fi ricava il provento del falario , de* mi- niftri , e Computifti Regj . II carbone , le legna, e l'altre ne-. ceflTarie provvigioni fono fomminiftra- te alle minere dal Pubblico Erario al difcreto prezzo di 24. carantani per ogni Klafter di legna . Le condotte poi fono regolate dalli 5Ó. fino alli due fio- rini per Klafter , a mifura delle di- ftanze . La mercede degli uomini im- piegati nelle varie fatiche è di 12. ca- rantani al giorno ; anche le vettova- glie vi fono a prezzo difcretiffimo . Quefti e moltiflìmi altri faggi provve- dimenti tendono indubitabilmente fem- pre al maggior bene degli operaj , che in tal guifa godono d" un vantaggio reale fopra quelli di qualunque altra miniera . * PA- (^ PARIGI. IL Problema , che aveva propofto r Accademia delle Scienze per il corrente anno, era la Teoria delle per- turbazioni che pofiTono provare le Co- mete per r azione de' Pianeti . EfTa ici annuncia, che la Differtazione col- Ja epigrafe 'H.on jam prima peto Mne- ftheus nec vincere certo racchiude ri- cerche affai pregievoli . Non oflanre à creduto che lafciaffero molto a de- lìderare I. perchè 1' A. calcola fole le aberrazioni cagionate alla Cometa in una picciola parte dell'Orbita, e tra- lafcia r alterazione nella porzione di Orbita più dal Sole lontana , benché V effetto di effa poffa effere fenfibi- liffimo; li. perchè il metodo che pro- pone , erigerebbe per dar un rifultato fufficientemente efatto , che fi divi- deffe r Orbita della Cometa , e quel- la dei pianeti perturbanti in un gran- diffimo numero di parti ; e ciò ob- bligherebbe a calcoli molto più lun- ghi di quelli , che rifultano dai meto- di cogniti , benché quefti fieno peno- fiffimi ancor eglino; III. in fine per- chè l'A. non à avuto bafl:antemente riguardo all'azione , che i pianeti per- turbanti efercitano fui Sole , la qua- le, come fi fa , ancor effa fcompone di molto l'Orbita della Cometa . Per quelle ragioni l'Accademia propone di nuovo lo fteffo foggetto per il doppio premio dell'anno 1778. ^ T 'Accademia Re»ile delle Scienze nel- V t la Seffione tenuta il dì i6delpaf- fato Aprile fece annunziare al Sig. fo«- chy Segretario perpetuo, che il proble- ma propofto peli* anno prefente era rimeffo al 1778 con doppia ricompen- fa . Il foggetto del medefimo fi è la Teoria delle perturbazioni che le Co- mete pojfono provare peli' azione dei Tianeti . « « « « « STOCHOLM. -,1 LA Società Patriotica di Stockolm propone il confueto premio ono- revoliffimo a chi tratterà meglio il fe- guente Problema ; Come fi debba rimediare ai diverjì à inconvenienti della coltura ordinaria della Canape foprattutto nelle vicinan- ze della Citta ; per modo che quefla coltura necejfarijfuna al liegno di Sve- zia poffa ejjere condotta alla fua per- fezione ? L' oggetto importantiflìmo per fé ' fieffo non intereffa folamente gli Svez- zefi ; farebbe defiderabile che qualche Accademia noftrale prendeffe a farlo trattare feriamente . \ yS * uV. !-, tàViiR ^upr.i^ii. ■Al ìjl V" ;.vi3Ìii 6^. N. IX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all" Agricoltora , alle Arti , ed al Commercio . 'V v: 14. Settembre 1776. Kelazìonì d' a!cmt Vtcìggi fatti in di- verfe Tarti della Tofcana per ojfer- vare le produzioni ISlaturali , e gli antichi monumenti di ejfa , dal Dot- ror Giovanni Targioni-Tozzetti .£//- ntOy e di altri Scrittori . Versi Sciolti. VIIL Credulos Kque , & seque ofcitantes Recentiores Hiftoricos venditare prò veris , qua; aperte falfa funt . Exem- plum in tritico, quodverti in lolium , & in Scytbica pianta, cmnomehBora- mez , ex qua agnos nafci , ferio /'or?«- nitis Licetus,Senner:uSy alii aflìrmarunt. Epigramma Grjecum , & Latinum. I X. Noti doverli dallo Storico Natura le lafciar dioiTervare ogni menoma co fa nelle produzioni della Natura. Effe r fi mercè di tale attenzione fcoperta d al VaiUant y e fpiegata dal Linneo la g e- nerazione delle piante, e de' fiori , e il doppio fefTode'medefimi . Favola di zefiro , e d\ Flora. Ottave. X. Rede , ipfo tefle Buffonìo , a vete- ribusScriptoribus Botanicas fcientias mo- dum neceflìtatibus , & ufibus huma- nse vitas terminatum fuifTe . Laudabi- liorem proinde effe eorum utilem in- curiofitatem, tjuam inntilem recebtio- rum diligentiam . Endecasyllabi. XI. - -^^vel Sagacem Recentiorum in^ .obfervan- do diligentiam plerumquecedere in ma- ximum frudum hominibus . Sic de- teilum fuifTe , caufam morbi illius , qui initio hujus fa;:uli equinumgenus mifere vexavit , vermiculis adfcnben- darh efle cquorum vifcera lacerantibus'. Animalculorum horum ex f^itllifnerio defcriptio. Fàbula G/ * Treviso a misura Veneta; Simile • -L.17; 5 -L. 16 : 5 -L. 18: — -L. \6: IO -L.16 ; 5 -L. 17; — In Tubblico da Foieticìr: l. — ; — Simile • L. — : — Ser^o Turco •< - L. 1 1 : — L. — ; '— Vicekza a misura Veneta. Fermento- ' L. 18: — : — Simile- ' — L. 14 : 5 : — Sorgo Turco"^ — > — : — ' l. io: 5 : — 1. 12 : ^': — Lazise a misura Veneta. Fermento ■ Simile ' Sorgo Turco L. 18 ; — :<— L. 17; 5 ; :— L. II : 15 ; — L. 12 ; io; — Lecnaco a misura veneta. Fermento- Simile ■ Sorgo Turco— -L. 16: io: — -L. 14: 15 :> — - L. 1 1 : 2 : — L. ii:,7 ;;^ Miran a misura Vineta. Fermento - ■ ■ — Simile • Sorgo Turco" L. 15 -L. 16 L. — io 5 ESTE A MISURA VENETA. Formento— Simile Sorgo Turco • • L. 16 : — • 1.15:15 -L. 9 : — 1. io: io Formento Simile Sorgo Turco - L. 1 5 : 12 ■L. 16 : 4 -L. io; ■ — L. S> '' 6 Bassano a misura Veneta.' Formento — Simile • Sorgo Turco ■*— L. iS : 15 — L. 15 : I — L. 12 ; 12 L. 12; — Udine a misura Veneta. Formento — Simile • Sorgo Turco — 1 — Simile ' -L. 17: IO L. ' — : — • L. II : 12 Bergamo a misura Veneta. Formento — Simile Sorgo Turco -> — L. 18 : io; — ' L. 21 : 6 : — 1. 9 : 7 •• L. 1 1 : 2 : I PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. Fermento^ L. 22 ; IO L. 24 : IO ■L.*— : — Simile Sorgo Turco ■ RiMiNi A misura Veneta. Fermento- Simile Sorgo Turco • ^ -L. IO •L, li -L. — L. — IO 7> N. X. NUOVO GIORNALE D'ITALIA^ Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v t "irtoji'i. 21. Settembre 177^. L E T TE R A VI. Orawtóa 2,7 Giugno. LA valle , nella quale giace Ora- wiza , è circofcritta a mezzo- giorno dai monti di Wadarn , Cfilclo- va , e Temes; a Settentrione da quelli di Cofchowiz , Dilfaer , e Cornudil- faer. Sono que-fti , come tutti gli altri del 13anato, di facile falita , foltamen- te vediti di pini, f^gg), elei , ed al- tri alberi; fon© formati da unafpezie d'argilla feminata di fchorl , e di gra- ni glimofi , e flratifieata fopra uno fchifto pur arg,illofo , e mefcolato col glim. Vi fi vede talvolta anche la pietra arenaria , e la calcarla di grana fina . Nell'ultima di quefte fpezie di pietra fi trovano le cave del rame ; dico ca ve perchè fi conviene più ad eflTe que- flo nome , che quello di minere , non effendovifi infino ad ora trovato un filone, che continui oltre i 50. Klaf- ter, e che a tal altezza fi fprofondi . Mi portai jeri a vedere le minere di Cofchoviz , Le cave che attualmente vi fi lavorano, fono denominat£ Roc- co , Erafrao , Giacomo , Benedetto , Gabriello, Paolo, Genovefa , Filippo , Annunziata , Maria Terefa , e Ladis lao. La più ricca di tutte è il S. Roc- co, il di cui principale ftollo è volto a mezzo-giorno . La calcarla ne for. ma il pendio , e lo fchifto la parte orizzontale ; olfervai la medefima co- fa a Wardan , Cfiklova , eTemes con T^w^vo Gmnah d' Ital. Tom. L * quefla fola differenza , che talvolta tan- to il pendio che l' orizsontale è c^ra^ porto di pietra calcarla, e che la par- te oppofta è di pietra arenaria in ve- ce d'eflere di Schifto . Avendo il Sig. AfTefìTore Delìus in certo foglio .perio- dico, ch'efce a Vienna, fatto inferire una f uà Dirtertazione, nella quale af- ferifce effer regola infallibile, che nel- le miniere del Banato non fi può mai rinvenire il metallo fé non fra due qualità di fafifo di differente fpezie , mi propofi di comprovare coli' oculare offervazione tal verità . Pieno di que- lla idea volli efaminare il pendio de* monti di Cornudilfaer , 4ove trovafi la cava SS. Trinità. Quei canopi una- nimemente m' aflìcurarono che di fat- to la materia del pendio era calcarla, e le ftratificazioni orizzontali di pietra cornea . Ciò nonoflante portai meco de' faggi d'ambe le qualità di pietra; ma fattane diligentemente l'efperien- za coli' acciaio , e coli' acquaforte re- ftai difingannato , trovando che tanto r una , che l'altra era una pietra cal- carla ordinaria, granita, della medefi- ma fpezie . Quelli canopi denominano per pietra cornea la varietà che à gra- na più fina , e più diffìcile da iavo- rarfi ; quella volgare e non ragionevo- le denominazione itce prendere al Sig^. Deiius il fopraccennato sbaglio . Tro- vai anche altrove la medefima combi- nazione egualmente mal denominata. Le altre cave fono , il voler Divino, il nuovo Elia, Samuele, Mercy, Tad- deo, Giufeppe, e lo ftollo Regio. Aii% K che , 74 che ne' monti di Dilfaer qnei canopi malamente denominano pietra cornea Ja calcarla di grana fina . Le gallerie di quefte cave, é de' monti di Cornu- dilfaer, come anche quelle che trovanfi preffo Servati US fono nominate Ignazio, Carlo, Bernardo, Francefco de Paola, Simone, Marianna, la Fortuna , e il Nepomu.ceno . In quelle di Dilfaer, fono in pietra di gefifo ( Gipftein ) granita, bianca, e giallaftra , o nello fpato di gefìTo , che rifcaldato diviene fosforo ali'ofcuro . Non trovai altro di rimarcabile fuorché un'altra cava d' argilla bruna . Quelle che trovanfi ne' Monti di wadarn fono, la Conver- fione di S. Paolo, dove v'è del rame con argento, affai pieno però di parti arfenicali ; il Pellegrino , Nepomuce- no, Andrea, Gaetano , i quattordici | Protettori, e il nuovo Pietro, e Pao- lo. Quelle de'Monti di Cfiklova fono la SS. Trinità, Filippo Giacomo , Te- refa , Tecla, e il Giorgio . Finalmen- te quelle di Temes fono la B. V. ora prò nobis y Maria Finfiedel , Michiele, il nuovo Servazio , e Ignazio. Il Minerale comune che fi cava a . Orawira, è il Kiès di ramegiallaftro- Janguido , pyrites cupri pallide fiavus . Vedi Cronftedt jT. 15)8. così pure il Kiès di rame bruno neraflro , pyrites cupri grifeus^ ibid. che molte volte an- no la fuperficie di varj colori . Quelle Piriti fparfe [à' ocra fcura contenente del rame , chiamanfi qui Eruh-Erze e fi trovano fpecialmente nella cava della SS. Trinità de'Monti di Cornu- dilfaer . Probabilmente quefla ocra di rame è originata dalle piriti. Il rame bianco arfenicale defcritto da Cron. fiedt jT. i5>5). fi trova in quantità nella cava Converfione di S. Paolo ne' mon- ti di Wadarn , non così bianco però come quello di Heringrund nella Baf- fa Ungheria, eh' è più ricco d'argen- to, e contiene maggior quantità d'ar- fenico . Ne* monti di Wadarn nello ftollo Antonio, zo, anni fa fono fia- te fcoperte delle belliflìme Malachiti , ochra Feneris calciformis impura , in raccogliere. Acquiftai bensì iti belli f- fimo B!ù di rame criftallino della ca- va detta SS. Trinità . X fuoi criftalli fono bislunghi, a quattro faccie, moz- zi al di fotto . Così ebbi diverfi pez. zi d'ocra di rame color di mattone roflb , che in parte era tuttavia fiffa , e in parte 'difcioltafi in polvere ; i'una e r altra tingeva , e lafciava il colo- re. Qiefta fpezie non è fiata defcrit- ta dal Sig. Cronfledt , quando non fi forte intefo di metterla al §. ic)6. con quella diSunnerkog, oppure al §.19^. n. ^. con quella di Dal nell' Ollam- berg . Non ò trovato nemmeno che altri Miaeralogifti ne parlino. E' an- che pregevole una ocra rofìTa del color di cinabro , intieramente involta nel rame da me acquillata , così vivace , e bello elTenJo il fuo colorito , che li più efperti ancora lo crederebbero ci- nabro vero . Se avefle fondamento la fuppofizione di Cronfledt , che il ra- me nativo perdendo le fue parti ignee, fi trasformaffe in rame vetrificato ( Kupferglas ) fi potrebbe dalla ricca tenuta di quello eh' afcende alle L. 54, per centinaio concludere, che il rame vetrificato fciolto produce/Te ocra rof- fa . Non fembra però che fia probabi- le , attefa la grandezza de' pezzi che fé ne trovano. A motivo del fuo co- lore , nominafi queflo minerale di Cop- po . Per non effere quelle cave moltifìì- mo profonde fi fervono delle corde di ball per efti-arne la materia facendofi l'operazione con una fpecie di nafpo; quelle corde fono tanto buone , che durano 6. e talvolta anche 5). mefi . All'ingrelTo di dette cave ufano dare ad ogni perfona un lume; ogni galle- ria à H fuo capo , che non di rado lavora cogli altri , ed invigila fulla condotta de' canopi. I proprietarj ufa- no per lo più di fare un contratto con quefli capi , che prendono il lavoro fopra di fé, a maggior, o minor prez- zo in ragguaglio della tenuta del Mi- nerale, e della fatica nell'eflrarlo . Lo confegnano pofcia alle fonderie loro durata f ma non mi riefcì di poterne A afiegnate . Il più alto prezzo a cui Ci '^ paghi paghi quello - — ^ , Fiorini il centinajo j dove però l'efca- vazione riefce facile, non fi paga che dieci , otto, fei e per fino à due Fio- fini. Ne' monti di Cornudilfaer, dove il Minerale fi trova nello fpato di gefTo , e quindi il lavoro porta fom- ma fatica, fi paga uno a io. Fiorini il centinajo . La difciplina de* canopi fuol efTere efatta ; vi fi fono però in. trodotti degir abufì , e moltifllmi di- fordini , ai quali il Signor ComniifìTa- rio Hegengarten penfa di voler met- tere un ferio compenfo* 7^ LETTERA VIL Saskà , ^o. Giugno. JEri fera fcortato dà due Uflari , e alquanti Valacchi per garantirmi da' frequenti AfTafìTini fono arrivato qui. Saska é fitiiata a Mezzogiorno, diftante 4. ore da OraWiza ; i contor- ni ne fono belliflirai per le fertili cam- pagne , eftefe praterie, e ameni colìi, e bofchetti d'alberi fruttiferi. La ilra- da conduce fopra lo Schifto argillofo frammifchiato col Glim ; qua e là poi fi vedono pezzi di monti d'argilla gri. già talvolta col Glim, eSchorl, e tal- volta col Glim e granelli di Spato . La Città giace in una valle fra mon- ti calcarj coperti di fchifto. L' acqua piovana che ftacca ed ammoliifce quel- le particelle fcorrendo nella valle ri- vede di una fpecie di corteccia calca- ria le radici , erbe , e mufchi che trova . Le cave di rame efillono fra la pie- tra calcarla grigia , e una fpezie di fjilb micaceo mefcolato di granelli di bafalte ; la prima forma il pendia, e l'altra la parte orizzontale . Quella fpezie di fafìb grigio argillofo , col glim e basalte , è talvolta fparfo di piccioli grani di quarzo, e fpato ; in rifleffo dei ricchi filoni , che produce farà in avvenire fempre da me per brevità chiamato f affo metallìfero , per- fettamente aflbmigliandofi a quello che dal Linneo è così denominato , Non l'i CofcFiowIz è cn'14. ♦jj crederei d'ingannarmi in propofitodefV ' '•-'■- la derivazione de' fopraccennati farti micacei, quando fuppongo eh' eflfendo ancor molle la materia del faflfo me- tallifero , vi fi foffe ammucchiata fo- pra la calcarla , e che poi quelle par- ticelle fi fiano intrufe , e mefcoiate nella materia argillofa del fafìfo di fot- to , é che quindi provenga quella fpe- cie micacea . Un tremuoto , 0 altra violenta rivoluzione avrà poi alterato la naturai giacitura de' monti facen- do divenire inclinato ciò eh' era pri- ma orizzontale. Staccatefi finalmente le due qualità di faflfi , ch'erano 1' u- na fopra 1' altra > avranno iafciato del- le fpaziofe felTure , e dato adito alla formazione della materia metallica , tra la pietra calcarla inclinata , e il faffo micaceo orizzontale . Solo nell* anno 1740. fu di nuovo introdotto il lavoro regolato in quelle miniere, do- ve prima non fi fcavava che a gior- no. Avendo poi i Valacchi fcoperto delle antiche gallerie , l'ingrefTo della quali era ptturato da vecchi alberi ,, proccurarono di continuarle. Nora fo- lamente le gallerie, ma la gran quan- tità di fcorie di rame, e piombo, che fi veggono fu i più alti monti , e i veftigj di fucine comprovano l' anti- chità di quefte miniere . Mi forprefe però il non veder acqua di forte al- cuna in quel vicinato , cofa tanto ne- cSltaria a si fatti lavori. Io credo quin- di che gli antichi ufaffero de* folli col- la macchina ,0 che fondeflfero i me- talli in piccioli forni come ufano tut- tavia di fare i Villici nella RufTla , e nella Finlandia . Prefentemente fono così numerofe quelle cave di rame, e piombo , che fi riempirebbono molti fogli de' nomi di effe. Le princip.i!i però fono : il nuovo Niccolò , Terefj, Nepomuceno , e Filippo-Giacomo ; que- lla ultima è una delle più ricche de*.' contorni di Saska; la vifitai il giorno dopo il mio arrivo, e raccolfi colàdi- verfe Drufe calcarle , e di fpato di gelTo. I filoni fono qui , come in tut-T to Saska , entro lo fpato calcarlo o ■ gefifofoj rare volte nel quarzo . Nella K 2 foiii- * fomm'ifà de''iìiotft1 fitli^ti in mèzzo Senoniinati di S. Maria fi fono fatte innumerabili aperture , che per la lo- ro piccioìezza non meritano il nome di cava . Appena fmoflfa la prima ter- ra y e la cakaria che vi giace fotto, fi trova un faffo bruno ferrigno , che * rende 2 , s , 4^ fino a 6. Libbre di ra- me per cento ; lo trafportano alle fu- cine in facchi . La principale di que- fte picciole cave non à che 5. in 4. Lachter di diametro , e altrettanti in profondità» '''J Dnri.jf!; Il foprallodato SlinorDe/ìus parlan- do neir accennata fua DiflTertazione della generazione -de' metalli fi efpri- jne cosi: " Non è difficile che l' ac j, qua pofs' intieramente fcio^liere i ^j minerali facendoli cambiar fig'ura , j, ben intefo però , che ciò dico rela- „ tivamente alla figura della niafifa , 5, non mai delle parti metalliche ef- fenziali , eh' eternamente conferve- ranno la proprietà loro . Qaefto ac- cade facilmente net rame,.e in tut- ti quei minerali fpezial mente , che ànna molte piriti, eflfendo cofa no- toria, che l'acqua li può fcioglrere trasformandoli invitriob. Ne' mon- ti del Banato preffo la Città di Saska efifle una fila di monti , ne' quali^ la natura produce una fimile metamorfofi ; trovafi colà una ma- teria ferrigna fcura , che tiene j , 4 e fino é libbre di rame per centinaio'; è quefia ridotta in una fottìi polve- re , che certamente non era così originariamente , ma dovette aver la figura d'uria pirite piena di ra. me , che venne poi fciolta dalle molle acque piovane ivi penetra- te . L' acido dello zolfo mefcolato \, coir acqua fcorrendo per i canali 3, fotterranei s' uni alla terra che con „ teneva il ferro, tenendo a dietro, ,; come farebbe un filtro-, le particel- 3,' le del rame eh' erano nelle piriti; e „ quindi ne derivò la materia , che fi ,, vede " . Per quanto probabile fia quefta congettura, credo però, che il Signor De/ius abbia ommefTa una cir-^ coftanza. 5> 35 3Ì yy 3) 3Ì JJ J> 3> y> Si 35 33 35 35 33 ^3 33 33 » * Trovandofi I' òcra bruti» dì ra^tn* fopra la calcarla , parrebbe che le pi* riti prima di fciogUerfi non iftertera nd pendio j ma fé così fofìfe (lato , perchè gli antichi avrebbono fatto iti qiHfìl fito le gallerie, delle quali fi tro^ vano molti veftigj , e che il Signor Del'ms fuppone opera del tempo di Tra- /•■ino ? Elfi avrebbono certamente con maggior facilità potuto praticare gli fcavi a giorno , giacché s' eftendono i filoni in sì poca profondità. Non fi potrebbe forfè fupporre che al tempo de' Romani i xnonti avellerò un' altra forma , e che qualche gran tremuoto li aveffe fatti cambiar figura ? Sarebbe quefta ricerca degna d' un qualche va- lentuomo, non potendo io arrifchiar niente in quello propofi^to per non aver potuto fare €he-.momentan-=e òfTerva- zioni . Ne' monti più alti fono degne di confiderazione le ricche cave Bona, /^e/, Anna Rofìfna , Madonna della ne- ve , Vifitazione della B, V. e Bonifa- cio .^ Saska poi- è il luogo, dove piuc- chè in altre cave ò potuto arricchire il mio Mufeo . Vi ò raccolto tutte le poffibili fpezie di rame , fra le quali alcune che non fono ancora nòte ; nei-^ la cava Urbano ritrovai peczi di ra- me nativo nel quarzo con-ib-:aato corv argilla e fabbia , che avea la fuperfi- cie rilucente . Da quella del nuovo- Elia ebbi del rame nativo ramofo nell'- argilla bianca indurita',..Non è raro il trovare anche del rame nativo entro I' ocra verde e blò nella cava Ma- donna della iNeve ..Fra le altre cofe mi fu regalato un pezzo di rame na- tivo , di una grana che Cs ralTùmigHa affai all' argento nativo delle miniere Ji Giovan Giorgen-Statt nella Saflonia, e che frequentemente fi trova nella cava Bona-fperanza nel quarto infie- me col verde. Inq.uella di I;ilippo e, Giacomo fi .racicoglie il Citprum i'a/- tihure mimrahfatum folidum , texturk^ uidererminnta . Cronfledt jT. 1517. E' di 1 grana fiiTa e ^flslTibile , ed è chiama-r co coiYiimemente Lucberz . Suole abi«j tare nella calcarla ' grigia ;, ■fquamofa;,'; contenente da 65 fiiio- a!!e7o Libbre dib rame Fame per centinaio . Trovafi parimefl- 5fe e di quello criftallizza_to coh criftalli te nella cava Maria Brunii del rame vetrificato roffo di figura indetermina- ta ; Minerà cupri ca/ciformjs pura iji indurata , co/ore rubro , V. Cronftedt f. 197. entro il geffo bianco , colo- rito dal verde rame , e così del verde rame a raggi di fuperiormente beli' apparenza . Il Signor /)e/ius mi rega- lò un pezzo di quefto rame vetrifica- to e criflallizzato eh' eia compoflo d' innumerabili criftalli triangolari roiri , accumulati gli unifopra gli altri; que- fti con altra fpezie fomigliante all'al- lume ottangolare non per anche def- critta da altri , fi trovano nel rame delle cave Urbano e Vifitazione della B. V. dentro il fafTo rolficcio di grana fina come diafpro , cui feguendo le traccie di Cronftedt ff. 65. chiamerei diafpro contenente rame . Separando quefto rame dal criflallo, che à intor- no, rende 17 fino 15? libbre per ogni centinaio. Ne ò veduto alcuni pezzi, che s'erano intieramente cangiati in ocra di rame roflfo , confervandofiperò tuttavia nel centro ia figura del diaf- pro . Locchè mi fa agevolmente cre- dere che la qualità del minerale di cui parlai nella mia Lettera da Ora- wiza, poteiTe aver avuto origine da quella , e dai ricchi criftalli di rame vetrificato , che poi riefcono di tanta rendita . Fra le molte fpecie di verde rame , ochra cupri viridis , vìride montanum, che qui fono comuni, me ne iw portata una lucente , e a raggi arugo Lìnrìi-ei ; fono quelli raggi mol- to più concentrici che acuti, e larghi alla loro ellremità di circa una o due linee ; anche le Malachiti (1 trovano qui d' infinite varietà , e figure . Mi fu regalato un p;fzzo delle miniere di Reczban in Ungheria foggette alla giurisdizione, dell' Uffizio Generale del Banato ; quello non è che il verde- rame indurito a raggi dirugo Lrnnei , e li conferva tuttavia benché trasfor- mato in Malachite . Le cave Ur bane, e Ajuto-di.Maria danno dell' az zurro di rame indurito , cd.'ruleum mon- ucenti femidiafani . Per far piacere a' miei amici raccolil qui del Muim di rame della cava di Filippo e Giacomo, frammifchiato con della materia coni- bullibile lucente, chiamato t&rracom- bu(libile,'o fia Pech-Erz , che quando è puro non contiene che 7 in 8 Libbre di rame per centinaio , ma per Io più è unito a del verde rame , verde az- zurro, rame vetrificalo roflfo, e cri- llallizzato , e rame nativo ; per la qual cofa s' annovera fra i più ricebi minerali diSaska. OhreW pyritts cupri grifeus ^ Cronftedt §. 198. che qui fi denomina FFeisXrz , Terra bianca , vi fi trovano infinite altre pietre di rame . Ne' monti di mezzo vi è una cava di piombo con dell' ocra di color ca- (lagno chiaro, talvolta frammifchiata con dello fpato crillallino bianco di figura irregolare . Sopra le accennate terre bituminofe fi formano comune- mente criftalli azzurri in colonne efa- gone, ma che non contengono punto di rame , eiTendo puramente criftalli formati di Schòrl azzurro . Il celebre Saggiatore D^mbfcher aveami afljcura- to , che avea confumato grandiifimo tempo, e fatica ne! far le prove, fem- pre colla fperanza di trovarvi del ra- me , fino a che leggendo la prefazione del Lehman alle opere del Margraff (i era difingannato; perchè quel gran Chimico defcrive le fperienze fatte col Lapislazuli , e afiferma che nei più bei criftalli azzurri avea bensì fcoperto qualche picciola parte di ferro , nom mai però alcuna parte di rame . Per altro, eccettuato una Drufer entro lo fpato calcarlo , fopra la quale trova- vafi il criftallo efagono con tre faccia larghe , e altrettante più ftrette , con. un' eftremità triangolare , e l'atra dode- cagona compofla di cinque faccie , del- la quale dà il difegnoZ-/»;7(?o nelle fue Amenità Tom. I. Fig. 25. ed un'altra in ifpato di geflTo Piramidale , trafpa- rente , non trovai altro di particolare per ia mia raccolta ; di tutti quefti tamtm induratwn Cronftedt JT. 15)4; ^ foflìli farò parte con voi. . oì'.jv- N^ Pro- Progetto.' Del Signor ^ffejfore , e Direttore delle miniere del Sanato di Temefvvar Criftoforo , Tiangdt , Deliiis, per render più dolce il rame prefentato alla Cef, Reg. Camera. \ T Ulto il minerale di rame , fia abbondante d* arfenico che , di zoHo , o combinato con ambedue con- tiene oltre la terra non metallica una quantità di ferro colla fola differenza del più, o del meno . La mefcolanza del ferro appunto quando nel purificar il rame non fia tolto diligentemente in tutte le fue parti , è 1" unico mo- tivo per cui refta crudo; è ben vero, che 1' arfenico contribuifce a tale im perfezione , ma ciò accade fokantoal- iorchè fi trova unito col ferro , eh' effendo fciolto non può refiftere alla violenza del fuoco nella fufione , ma fvapora , fpeciatmente quando le ope- razioni delle rofte fi fanno colle do- vute buone regole , Chi adunque fi prefigge di voler avere un rame per- fetto, e dolce, deve invigilare , per- chè ogni particella ferrea verghi dili- gentemente purgata. Il metodo ufato prefentemente tende aquefiofine, ma «on è però del tutto perfetto , per le ragioni , che mi darò 1' onore di ad- durre . E' cofa notoria , che non v' è mez- zo più facile di diflrugger il ferro , che l'adoperare Io zolfo ; quantunque ttitt'i minerali di rame ne contenga- no per loro natura , non è però la quantità d' effo futficiente a produrne l'effetto . Quindi è che ne' primi co- li vi fi unifcono delle piriti di zolfo, acciocch' effo mefcolandofi col ferro le calcini in certo modo , e poi depu- rarlo perfettamente ne* Tegnenti coli. Un tal metodo fu adottato da' noftri maggiori , ne mai s'è fcoperto una maniera di operare con più facilità . V'à però una circoftanza che gnafta ogni cofa. E' dimoftrato dalla Chimi- ca metallurgica , che le-flelfe piriti di ferro : dunque quanto da una parte acconciano, guaftano dall'altra , vale a dire,' lo zolfo delle piriti diftrugge le particelle di ferro, ma non è poi baftante a confumare le proprie , fic- chi fempre fopravanzano quelle , che s' unifcono poi col minerale» Nella fe- guente rofla fi confuma il reftante zolfo per via di cementazione, ed ef- fo in quefla operazione diftrugge per dire il vero una parte del rimanente ferro, che refla nelle fcorie, ma fem- pre ne rimane nella fuffeguente ope- razione di rofettare il rame, tanto piiS che non vi refta fufficiente zolfo per diftruggere il refiduo efiftente del fer- ro» Si ofìferva dunque che fempre rie- fce il rame di miglior qualità dove i! minerale contiene meno quantità. di ferro e arfenico , e dove che trovano delle buone piriti di zolfo j e fé foflTe polTibile di ritrovarne di quelle che non contenelTero parte alcuna di ferro, è cofa certa che vi fi potrebbe fa;e il più pregevole e dolce rame che fi po- teffe defiJerare ; ma quefta è cofa che non fi può dare , non avendo la na- tura formate piriti di tal indole : con- viene perciò cercare di ottenere l'in- tento per opera dell' arte. E avendo Sua Maeftà Cefarea col deftinare mol- ti prem) invitato gì' intendenti per fuggerire ciò che credelfero meglio nel propofito , affoggetterò anche io debol- mente r umilidìma mia opinione de- pofitandola, qualunqu' effa fia, a' piedi dell' Augi.fto Trono Sovrano . Prima però d'andar pofitivamente nella ma- teria, mi fia perme/To di propor alcune regole molto neceffarie ed abili per il propofto effetto, e fopra l'oiTervaz io- ne delle quali doverebbero gli Sopra- intendenti delle fonderie aver tutta la cura , ed attenzione. Primo effendofi dimoftraJo, che nel- le rofte fanno il miglior effetto quelle piriti che contengono la poffibilmen- te maggiore quantità di zolfo , e il meno pofHbile di ferro , fi deve aver una fomma cura , e diligenza nel far- ne la {ceka; particolarmente è da evi-j zolfo contengono molte particelle di«A.tarfi di prendere quelle che conteneife- * SP ro ro in oltre anche dell' arfenlco , per- che unendofi le di lui particelle col ferro Tendono il rame efternamente crudo. i>arà dunque debito fpeziale de' Sopraintendenti il farne diligente efa- me. So che pur troppo peli' ordinario quefìo efame viene da effi negletto , attefa 1' inefperienza loro nella Chi- mica Metallurgica , che fi rende inca- pace di procedere all'analifi de' mi- nerali . Sarà adunque indifpenfabilmente ne- ceflario, che le prove , e le analifi fi facciano col mezzo della fublimazio- ne in vafi ben turati , metodo, che deefi preferire ad ogni altro come quello eh' è più certo ed accurato di quanti ne fiano (iati iutrodotti. Scelte per tal modo le migliori piriti devefi rivogliere Inattenzione alla giuda pro- porzione del minerale , che fi prende per aggiugnere a quello del rame , la qual porzione devefi regolare fecondo la qualità del minerale ; perchè per efempio fé quello contiene molto fer- ro, deve anch' edere <:onfeguentemente maggiore la quantità delle piriti, che vi s'impiega-. Anche in quella parte fi commettono errori malficc) ; dap- poiché molti Sopraintendenti delle fon derie per un' economia dannofa fono mjito fcarfi neir aggiugnere la quan- tità neceffaria delle piriti , per la qual cofa poi guafiano il rame . Non è giammai da configliare, che nella pri- ma fufione fi depuri troppo , perche in tal cafo rimane poca quantità di zolfo nella maffa , e nella fu/Teguente rolla , la non è poi fufficiente per di- ftruggere tutte le parti del ferro. Chi defidera aver il rame perfetto , non deve far , che la prima fufione dia più di 70. in 80. libbre per centi- naio. Se nella miniera vi fofifero intralciati de* minerali con delle piriti , e zolfo , che fi fondono fenza aggiugnere altri minerali che non contengono zolfo , come accade nelle fonderie a Schmol- niz , in tal cafo èneceffario , chetan- te il minerale come le piriti prima «iella fufione fieno arroftiti a fuoco dolce. Ila dimoflrazione dell' ipotefi è quella. Lo zoilo non diftrugge il fer- ro colle fue parti ignee, perchè eflen- do quello compollo d'acido vitriolico, e di flogiflo, quello fvapora nelle rolle dolci ; 1' acido vitriolico all'incontro penetra nel ferro , e lo riduce in cro- co dillruggendolo, e facilitandogli che nella fufione fi fepari , e fi depuri colle fcorie. Per quanto innegabile fia quello affioma , fi troverà ciò nono- flante chi fi opporrà , e fpecialmente fra quelli che non fanno attenerfi ad altro , che alle antiche confuetudini ; ma chi farà imparzialmente la prova, ne rimarrà convinto dal fatto. E* pe- rò da avvertire, che non fempre quel- la regola è generale. Imperciocché fé la fufione del rame affai abbondante di zolfo fi faceflfe coli' accoppiarvi al- tri minerali, che non contengono zol- fo , non riufcirebbe , perchè farebbe nocivo di fcemare le parti fulfuree colla prima fopra fuggerita dolce ar- roftitura . Non fi è poi detto fenza ragione , che quella prima arroflitura deefi fare dolcemente , perchè altrimenti fi cole- rebbe il minerale , e lo zolfo fempre più fi unirebbe col ferro e col rame , efìfendo notorio nella Metallurgia chi- mica, che lo zolfo pel mezzo d'una dolce cementazione in breve tempo diftrugge il ferro , e Io converte in croco , ma che in un fuoco violento fi nnifcono afìfleme le parti , oltre di che fi perderebbe inutilmente troppo zolfo, il quale nella fufione deve ol- tre la diflruzione del feiro, anche far andar in ifcoria le altre parti im- pure. Per le fleffe ragioni fi doverebbono migliorare molte cofe in quella fufio- ne; perchè un* arroflitura fia ben fat- ta, è neceffario l'efeguirla dolcemen- te , perchè lo fcopo per cui fi fa tale operazione fi è il depurare il metallo dalle parti fulfuree , ed arfenicali , il ridurre in rillretto il rame , e il far calcinare dall'acido fulfureo, e confu- mare le particelle del ferro ; quelli due oggetti fi otterranno fempre me-. glio ?0 glio con un' arroflitura piuttofto dol- ce, che in una veemente. Chi fi vo- lefTe perfuadere coli' efperienza pren- da ferro , arfenico , e zolfo , li lafci fondere aflìeme , poi riduca la maflTa in polvere , e lo torni a porre fu d' un fuoco lento ; troverà , che in bre- ve-tempo ogni cofa f va poterà , e vi rimarrà folo il ferro ; all' incontro mettendofi quelli in un violento fuo- co fi fonderà bensì , ma ogni cofa re- itera in mafia fenza punto fvapo- rare . TORINO. Tuberà Terree , Carmen Joannis Ber- nardi Vigi Hhetoric ce Trofe Iforis ijj6. Ex Typograohia Regia. I Tartufi ^ Toemetto dì Giambernardo Vigo TrofeJJore di Rettorica , tra- dotto dal latino iTj6. Ts^flla Stam- peria Reale. PArecchi Naturalifli de' fecoli paf- fati anno fcritto del Tartufo , fra' quali ^Ifonfo Ciccarelli , il di cui libretto è rariflnno , e Mnrco ^Aurelio Severino di propofito . il celebre Con- te Marfìgli avea raccolto di molte no- tizie per fervire alla Storia Naturale di quella produzione , ma prevenuto dalla morte non potè pubblicarle, quan- tunque averte di già dato loro una forma , e il titolo , di Storia Matu- rale de' Tuberi efculenti , per tentare lo fcoprimento della loro generazione . Intanto che le preziofe carte del Con. te Marfigli dormono fra le tenebre d* una Biblioteca , d'onde il patriotifmo ^ Bolognefe le farà un giorno o l' altro ^ ^ ufcire alla luce , il Signor Profefibre 0go di Torino ne à pubblicato un Trattatello in verfi , nel quale tratta la fua materia da Georgofilo , edaNa- turalifta . Vi fi trovano indicati i ca- ratteri del terreno conveniente ai Tar- tufi j il modo d' ammaeftrare i Cani che fervono alla ricerca di eflì , il tem- po e la maniera d' andarne in traccia , l* attenzioni che fi deggiono ufare nel trarli di fotterra , le varietà delle fpe- zie loro ec. L'Autore vi tratta la que- ftione fé vengano da feme , o da una concrezione di materie quafi fortuita, e parla dell' analogia loro co' funghi. E' un danno che quello libretto fia fcritto piuttollo in verfi che inprofa, e l'Autore ingegnofo non abbia potu- to confultare la Collezione di notizie di cui fecimo motto , e che non fi può baftevolmente mai raccomandare a chiunque aveffe vo2;lia di teflere una ragionata Storia de'Tuberi , PARIGI. L'Accademia Reale delle Ifcriz io- ni, e Belle-Lettere tenne un'Af- femblea per dare il premio alla Dif- fertazione che aveffe meglio trattato il tema feguente : Oliai foffe lo fiato dell'agricoltura preffo i Romani dal principio della Re- pubblica fino al fecolo di Giulio Ce- fare , relativamente al governo , ai coflumi , ed al commercio . Il premio era doppio , e fu accor- dato al Signor Dtimont fn dato r accejjit . al T.iyircere ?Y N. xr. NUOVO Gì ORNA LE/ D^ ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all'- Agricoltura , ALLE Arti , ed al Commercio . * ..fi ÌL 9,jvk. ..1 r Mf ' 28. Settembre 1776. ^ r-.L ETTERA Vili. Nova-Moldava -i. Luglio . LE tragedie alle qiiali 'gtornalmen.- te fi fentono efpofti a caufa de' malviventi i Viandanti , che girano per il Banato, mi fecero qua fi rinun- ziare al difegno di portarmi ali* ulti mo confine, dove il Danubio ci fepa- ra dallo Stato Ottomano ; ma eflendo mi poiafllcuratoche coftoro inferociva, no Iblo contro i terrieri , e rifpetta- vano Xempre i foraftieri , e fpecial- mente i Tedefchi , e che di più il ca- po de' banditi s' era impegnato col CommiflTario di Corte Hegengarten . eh' effo , e chi da lui dipendeva pote- vano liberamente girare fenz' alcun timore anche non avendo fcorte , ri- pigliai coraggio . Nulladimeno però mi feci accompagnare da 12. Miniftn dell'Uffizio delle miniere a cavallo, e da alcuni canopi a piedi ben prov- veduti di arme da fuoco. Appena ave vamo fuperate le alte montagne di Saska , ofTervai , che il Gneis fop a del quale s'erigeva -lo fchifto argilio- fo*^,' e la calcaria qua e là fparfa j continuava fino a Moldova. In molti fiti vidi delle picciole cave di rame , \t quali dopo brieve lavoro furono ab- bandonate 5 così portando l' indole de' monti in quede parti , dove il mine- rale non continua , che pochi piedi entro lo fchifto, e poi fi perde. Forfè che coli' andar degli anni ii cambierà «n Mulma di rame , xìome accadde a Isiuovo Giornali d'Ita/.Tom.L 5fe Saska ; nel qnal cafo i noftri poflert potranno fcavario con poca fatica . Fatto due ore di cammino fmontai ad una fucina di rame in -mezEO ad un folto bofco , dove trovai una nuo- va fcorta , che mi attendeva , com- porta di Miniftii delle miniere diMoI-i da 3 e da jo. canopi tutti ben arma- ti, che unitifi cogli altri che fino co- là mi avea no accompagnato, formava- no una rifpettabiliifima caravana . Fii ben grande il piacere che provai nell' abbracciare il Signor Dembfcher , già mio condifcepolo , e antico amico , ora Saggiatore in Moldova, foggetto , che alle più profonde cognizioni teo- riche, e pratiche mineralogiche accop- pia una valla erudizione di belle let- tere, ed è ben degno di cuoprire po- llo più luminofo . Da effo tra (Fi la maggior parte de' lumi , che fono per comunicarvi in quelli fogli. La gradi- ta compagnia di <:oSÌ degno uomo mi fece incontrar tutt' i rifchi , ai quali ci trovammo efpofti in 5. ore dicam- mirw per quel perigliofo bofco . Nel- la valla pianura alle fponde del Da- nubio, e alle falde de' monti giace la picciola Città ai Molda. Un diflacca- mento di milizie avea appunto albra tagliato la tefia , che mi mollrarono in un facco , ad un giovane capo di affalfini , che bravamente dlfendendofì co* compagni fuoi preferì di morire combattendo al renderfi prigione. La fera andai a Nova-Moldova , o fiaBof- I j niach ; riefcono affai deliziofe quelle ^ amene colline, dalle quali, fi fcuopre •58? L lungo 5.1 lungo tratto dello Stato Ottomano ; ma altrettanto difpiacere mi recò la trifta fimembranza delJe ricche iMinie- re di MardenbeJc nella Servia , che in lontananza fi vedono, e che ora fono affatto neglette fotto il Dominio de- gl'Infedeli . Spefi quefla giornata nel- la vifita delle miniere di quefti mon- ti , che fono S. Benedetto , f lorimon- te, e AndreaC. JLe cave più ofTerva- bili fra le prime fono 5. Barbara , la Santiffima Trinità , il Nepomuceno , la Speranza Divina, e li i^. Santi Pro- iettori . Dei fecondi Giufeppe , Tere- fa , Arciduciiefla Marianna , Pelagia , e Madonna del buon Configlio ; final- jnente degli ultimi, Andrea, Pietro , e Paolo , Antonio di Padova , Ilario, Tom«iafo, ed Elena . Tutte fono af- fai ricche, ma quella di Maria Tere- fa produce del bel piombo . La parte orizzontale è uno fchifto argillofo gri- gio, il pendio è di calcarla 5 l'uno e l'altra però fi erigono fopra il Cne':s . I lavori di quefte miniere fono anti- chidìmi , e fi continuano gli fcavi fui vecchio, fenza mai aggiugnere niente di nuovo. La vaflità delle cave, fpe- zialmente di quelle che fono ne'* mon- ti di Befedin , è incomprenfibile ; e quello, eh' è più da rimar^rarfi , tutto il lavoro vi è fatto a fcalpello, con tanta pulitezza , come fé fofTe trava- glio regolato di tagliapietra , quantun- que il faffo fia tanto duro, che appe- na le mine fanno l'effetto defiderato. Ma avendo in certi fiti ceduto il faf- fo, vi fono anche dell'orride fpelon- che , e precipizi . Sarebbe poi difficile lo fpiegare, perchè gli antichi Roma- ni , de' quali appunto fono quelli lavo- ri , abbino fceìto per lavorare il faflfo più duro e difficile . La forma degli ftolli non à poi niente di particolare, afTomigliandofi effi perfettamente a quelli di Schemniz . Le aperture , o bocche della cava Santiflìma Trinità fono di figura elliptica. Anche qui non fi profondano gli fcavi come a Saska; tutto il rimanente poi è fui piede di quelli di Orawiza . Il rame di quella parte è il più dolce di tutto il Bana- j ^ to, per il qual merito la camera Di- rettoriale delle miniere lo paga 4. Fio- rini al cento più che gli altri. Ritro- vano poi qui tutte «quelle altre quali- tà , delle quali parlai nelle mie Lette- re da Orawiza , e Saska . La cava Speranza-Divina produce del rame na- tivo di varie figure fopra il Quarzo; quando però è fopra la pirite grigio- fcùra fi riduce in unacalc^fomiglian- te alla polvere di mattone , perdendo poco a poco il colore , fino a che di- viene intieramente bianco, e fenz* al- cuna tenuta . Nella cava Nepomuceno e Barbara vi è il rame nativo della flefla qualità . In quella ^lell" Arcidu- cbeffa Marianna trova fi calce roffa cuprea, entro 1' asbéflo , e le piriti di rame. A S. Ilario vidi del rame vetri- ficato roffo , che raflfomiglia a fottilif- fimi fili di criftallo ; acquiftai anche alcuni pezzi
  • op- pure delle incroflazioni tartarofe , di quella fpezie che i Naturalifti chia- mano Thjito.biblia , che fono formate fopra l'erbe , e le radici, i tronchi e le foglie dei) frutici, o degli alberi che vi crefcono attorno(^). Un' altra fpe- fcie di concrezione , o di Pori come d' ordinario Ci appellano , è più ovvia della precedente in quelli monti, quel- la cioè che confile in una leggiera ma dura incroflaaione tartarofa fatta attorno alle diverfe pietre da una ter- ra calcarea , ocracea differentemente colorata y che riveftendole fi adatta al- la loro fuperfizie fenza p-rendere for- ma alcuna particolace (b) . Ma que- fte [{effe farti di Stalattite, o diTufo, fono in picciola quantità ; e non mai da paragonare agi' immenfi fpazj di * * paefe coperti di fimlli concrezioni , i quali oflervanfi in altri luoghi di que- fte Provincie fteffe di cui facciamo 1' Iftoria . Prima di paffar oltre nella defcrizio- ne di quefte montagne fa d'uopo, che ci arrediamo un momento a confide- rare la natura e le fpezie delle terre che in effe ritrovanfi . Quefta confi- derazione ci è tanto più neceffaria, quanto che dalla conofcenza di quefte terre dipende una più efatta cognizio- ne delle pietre, delle quali in appreffo parlar dovremo. Le terre, che in que- fti monti abbiamo offervato , ridur fi poffono I. alla terra vegetabile , IL alle Argille , IH. alle Ma-ghe , IV. alla terra , della quale fono formate le roccie , o pietre aggregate, V. alli Ghur, o Crete fluide metalliche, VI. alle Ocre , o terre propriamente me- talliche, VII. alle Sabbie o arene me- talliche. Noi ci riferbiamo di parlare a fuo tempo di quefle quattro ultime forti , e non efamineremo per ora , che la terra vegetabile, le Argille, e leMarghe (e) . La terra vegetabile non fi trova quafi mai pura in quefte montagne , ma dt ordinario effa è mifchiata alle Argille, alle Marghe, o a delle particelle ete- rogenee provenienti dai corpi foffili , o dai Minerali decompofti. Ciò le co- munica quafi fempre un color grigio giallaftro , cagionato anche in parte da una dofe di ferro, che trovafi dap- pertutto nelle Argille , nelle Marghe, e negli altri corpi tutti che quivi efi- ftono. (a ) Il maggior maffo di quefta forta di Stalattiti da noi veduto in quefti monti , è nella cafeata del rufcelletto che faceva girare le macchine della an- tica fonderia del piombo , fubito dopo l'edifizio fteffo . (ò) Voìus equeus cryftaceus , depofita materia concretus ochra Wal. min, fp. SOj. var. 2. (f ) Potremmo mettere in quefto catalogo anche la Turba , fé la picciola quantità che fé netrova, e la caufa accidentale, che la produce, lo permettef- fero. Efifte quefta fpezie di Turba nel fito ove da lunghiffimo fpazio di tempo tengonfi ; le legna per la fabbrica dell' allume, che ne confuma una quantità prodigiofa . Tutto quel terreno non è che del legno decompofto , e ridotto in iuna terra graffa , neriffmaa , e denfa q 9en fovente fibrofa, ftono . Ma qiiefta terra febbenC' mif- chiata noti è però in picciola quanti. tà , né la vegetazione è debole in que- lle montagne, anzi così gli alberi co- me le erbe, e gli altri vegetabili, fo- no forti e vigorofì , ed anno tutti i fegni di un fano ed abbondante nu- trimento. Le Argille fono di tutte le forti di terre quelle che quivi più abbondano, fopra tutto nelle parti della monta- gna rivolte al 'Sud-Ovefl o al Mezzo- giorno . Delle volte quefle Argille Ci trovano fole, bene fpefìfo unite collo Schiflo tenero , e fovente mifchiate con i filoni di Marga . Il loro co/ore è o rofTo , o giallognolo , o azzurra- ftro , femore però marziale , come 1' efperienza lo fa vedere . Anzi non fo- lo quefle Argille colorate, ma la bian- ca eziandio , in quefti monti , è tut- ta impregnata di ferro. Ilmontechia- mato dagli abitanti del Paefe il Tog- ato della Stella , rivolto a Mezzogior- no è qa.ifi tutto comporto alla fuper- fizie di un' Argilla bianca ecceflìva- mente dolce ed untuofa al tatto , e folamente interfecata da linee alquan- to più cupe dell'ordinario. Queft' Ar- gilla efpofta all' azione del fuoco fi arroventa , fenza però vetrificarfi che a grandilTimo (lento , ed a un fuoco (Iraordinario . Cavata dal fuoco refla di un color rofTo carico , e quelle li- nee , le quali prima erano foltanto più cupe, fi fcorgono divenute altret- tanti ftratìcelli fottilinimi di ferro, la di cui fuperfizie vetrificandofi a un certo modo prima dell'Argilla fteHa à prefo tutti i colori brillanti e variati a gorge de pigeon , che noi diremmo cangianti . Tutto ciò che refta dell'Ar- gilla dopo una tale operazione è an- che eflb fortemente attraibiie dalla Ca lOI ^ lamita . Tutte le Argille di quelli monti f fo£topofl« all' azione del fuoco danno prodotti fimili, febbene meno fenfibili che in quella ultima Argilla bianca, la quale non à per tanto l'apparenza tanto metallica , quanto le altre. ARTICOLO VI. LE Marghe {d) terre così utili per le Arti , e per l'Agricoltura , fi ofTervano quivi quafi dappertutto dove trovanfi delle Argille . La loro difpo- fizione è in filoni di differente grof- fezza , ed il loro ordinario colore è il bianco ^-& il cenerognolo, febbene al- le volte a quefti è frammifchiato il rofTo . Di tutte le fpezie di Marghe la più comune in quelli luoghi è quel- la , che i Naturalifti anno volgarmen- te chiamato Leucargilla {b), ed i no- ftri chiamano Majolica . La fua qua- lità d' indurarfi all'azione del fuoco, e di cuoprirfi di una fuperficie vetri- ficata , la rende propria all' ufo che faffene nella vita civile , per diverfe forti di vafi , e la proprietà d' attrar- re a fé , e d' incorporare il graffo la rende atta ad eftrarre le macchie da quefta caufa provenienti. Trovanfi al- le volte dei filoni di quefla Marga di- vifa in lame , ed in tenui ftraticelli, ma non è per tanto di fpezie diverfa, imperocché pochifTima fpuma produce neir acqua, ed à i caratteri tutti del. la Leucargilla . In molto minor quan- tità trovali l'H epatite bianca (0 » of- fia Glifcho marga, difpofta eziandio a filoni , ed alle volte in maffi , mif- chiata però con l'Argilla eicon la ter- ra ordinaria , ed in molti luoghi ri- dotta in uno (lato. Forfè altre fpezie di Marghe fi ri- trovano in quefti monti , ma noi non ab- * {a) La Marga é una terra tenace , grafia faponacea , che fa efFervefcen- za cogli acidi , ed acquifta un grado ecceffivo, di durezza efpofta che fia all' azione del fuoco. Una fpezie di Marga è il primo ingrediente della porcellana^ {b) Marga argillacea , pinguedìnem imbibens , calore indurabilis Wal. min, fp. 27. {d) Marga in aere deliqucfanj pìngue fackns Wal. min. fp. jo. abbiamo potuto chiaramente è ficura- mente riconofcervi , che le preceden- ti . L' efatta diftinzione delle Marghe, già dappersè in qualche modo diffici- )e per la loro fjmiglianza , e mefco- lanza coileArgilIe, è nelle montagne delia Tolfa più difficile ancora che al- trove . Niuna Msrga di quefli luoghi fa eftervefcenza cogli acidi , efTend.!. ne pregne , e faturate. L'unico effet- to fenfibile fopra di lorovien prodot- to dall'olio di vitriolo, che tingeque- fte Marghe bianche di un color vio- letto fcarico , che fi cangia dopo qual- che breve tempo in un bruno non mol- to cupo , fenza però dare fegno alcu- no benché minimo di fermentazione. L' acido nitrofo , per concentrato che fia non fa maggior effetto fu d' effe , che r acqua piovana ordinaria, Qie- fto fenomeno , non meno che i mol- t-i rapporti , e la fomiglianza che paf- fa fra la terra alliiminofa, e le Mar. ghe danno un fortifllmo fofpetto, che in naancanza ( a ) della vena princi- pale di alcune potrebbe quefto forfè eftrarfì dalle Marghe di qusfta monta- gna. In un tal cafo bifognerebbe mu- tar procedimento, imperciocché le fem- plici marghe , come fono queRe, ef- pofte al fuoco non fi calcinerebbero come la pietra alluminofa, ma arri- vate all' incandefcenza , s' indurereb- bero a fegno tale, che irapoffibile di- verrebbe r eflrarne I' allume, di cui poteiTero mai effere ftate impregnate. La Cote (h) o pietra arenaria, di- vide in molti luoghi , e foprattutto al Sud Oveft, il fito delle Marghe , del- le Argille: e degli Schifili , dalle pietre calcarle alluminofe , che occupano le pili alte fommità della montagna . Sem- ìfe bra che quefla Cote fia imoflratoorlz^ zontale , o almeno una fila di mafll di poca altezza difpofti in quella di- rezione (f) . Le fue parti fono grof- folane , di color grigio , ed il tutto della pietra é di una durezza eftrema , Le fefTure , delle quali quefle pietre abbondano in tutte le direzioni , fo- no efattamente riempiute da quella forte di Spato, a lame grofTolanamen- te lenticolari , fimile al marmo fali- no , e del quale abbiamo parlato di fopra nell' Articolo III. di quelle Me- morie . Nonoftante le difficoltà che le coti anno di loro natura ad effere matrici metalliche , quefla fpezie, di cui parliamo, é impregnata di ferro, o almeno abbonda di una terra mar- ziale , e di zolfo . Le fue felTure , e fpeffe volte 1' ifteffa fua fuperfìcie e- fterna , fono fparfe di Piriti (d) mar- ziali in forma di picciole foglie, di grani , o di criftallizzazioni di dif- ferente forma , fpefTo ottaedre , ma più fovente irregolari . Le pietre calcarle alluminofe, che vengono dopo quefta Cote , occupano nella cima del monte due per così dire catene di fommità di differen- tifTima direzione , una è diretta dal Nord-Oveft alSud-Efl, e l'altra dall' Oriente all'Occidente. La difpofìzione di quefla pietra è in idrati obliqui po- co inclinati all'Orizzonte 1' un dall'al- tro divifi da una leggiera mano di Ar- gilla , e nella gran varietà delle lora direzioni aventi perloppiù una ten- denza determinata verfo l'Oriente» Quella pietra non è uniforme , la fua compofizione è varia , e varia in con- feguenza la fua natura . Noi cerche- ^ remo di dare ai noftri Lettori 1' idea sp la (a) Il cafo è lontano , ma pojfbrle più di quel che fi crede. {b) La Cote è una pietra te trìfk abile , le dì cui parti, per lo più fenfibilì alia vifla , fono nna fpezte di arena. , o di polvere conglutinata . (f ) Cos particulis arenofis , incnquabilis , dura, Vttlgaris . Wall. min. fp.77. , (<<) La "Pirite » ti J> >> »y 3) 3> 3> 3> 5> 3) »> 5> J> }3 33 J3 33 33 33 3) 33 33 33 LA nafcente fama di quelle no- ftre acque eccita contro di efle molti netnici . A\ loro nume- ro j ed attenzione deefi probabil- ftiente 3a voce fparfa , e conferma, ta nell' opinione de' più, che quel turbine onde fu afflitta e percofTa nel paflTato mefe una gran parte del territorio Vicentino , abbia portato anche a noi la perdita irreparabile della noftra fonte d'acqua marzia- le . Fra i -difpi atteri di quella gior- nata noi non abbiamo la difgra2Ìa di dover contare anche quefto . L' acqua della Fratta , ch'è fiata dili- gentemente incartata , munita coli' opportuno fabbricato, e coperta dal- le ingiurie delle flagioni , è tuttora qua! defiderarono che fofTe le noflre precauzioni , non peranche imitate dai pofìTeditori di fonti più celebri , le quali pello flato d' abbandono , in cui giacciono ad onta della fre- quenza de* concorrenti fono di gior- no in giorno foggette a notabilif- fimi cangiamenti , che non pofTo- no al certo eflere creduti indiffe- renti ai Bevitori . Un oneflo defi- derio di far fapere il vero ci detta que'flo avvifo , e d fa desiderare che fia refo pubblico; etantoppiù, quanto che fappiamo da quella dif- feminazione efieie fiate ingannate perfone che fi moffero efprefifamen- te per bere le acque noflre , e per ripiego furono configliate da chi te- neva per fermo che le non ifgor- gafìfero più, apaflame in luogo loro dell' altre ." Noi ci preftiamo lantoppiù volon- ^ tieri a pubblicare quello Maniftflo quan- tochè fiamo ben perfuafi , che niuno poffa aver a male che il vero fi fac- cia noto . Le acque di Recoaro che fembrano efìTere indicate dagli Arzi- gnanefi non deggiono effer loro oppo- fte. Dall' analifi rifulta che quelle fo- no di natura più fpiritofa , e nelle qua- lità loro affai differenti , Oltredicchè le Recobarienfi anno una riputazione sì univerfalmenteftabiiita, che-farebba una gelofia fuor di propofìto il teme- re di quefle nuove venute , le quali però potendo agevolmente convenire ad alcune coflituzioni, che dalle acque di Recoaro riceverebbono troppo ur- to , meritano d' effere conofciute , e tenute in p^regio , Non crediamo fuor di propofito , dacché 1' occafione ci ii è prefentata di far parola d'Arzignano , V annun- ziare anche ai Nauualifli un fatto che li rifguarda più particolarmente che le acque, delle quali anno la proprie- tà pr$ ìndi'vifo co' Medici . Il Signor Abate 7). Giuliano Serpe , Arzigna- nefe, pofllede una Collezione di petre- fatti pella maffima parte da lui me- defimo raccolti ne' monti, vicini . II merito; della di lui ferie non è quello d'eflTer valla , e non può efferlo , per- ch' è circofcritta alle produzioni ma- rino-foffili Vicentine, ma à quello d' effere ■elegantiffima , e compofla di pezzi ottimamente confervati , e di contenere molti lapidefatti , de' quali non fono peranche da' Conchigliologi conofciuti gli originali. Il genio della Storia Naturale à più feguaci ne' mon- ti Vicentini che nelle altre Provincie del Dominio Veneto , e ne fanno buo- na teflimonianza le belle Collezioni del Signor Dottor- Afcj/7i«i , e del Si- gnor Dottor Fejìari in Valdagno , del Signor Dottor Turra e di qualche altro Studiofo in Vicenza, del Signor Berettoni a Schio , ec. * 104 Trezzì Correnti de* Crani, Addì 6. Ottobre 177^.; VekeZIA a peso diLib. IJ2. h Staro. jfe Treviso a misura Veneta." I» TiazzM Mercantile Simile ■ Da Tiftori Simile Da Forni •' — Simile • -L. 17: 5 ■L. 16 : 5 • L. t8 ; — •L. 16: IO «L. 16; 5 -L. 17 : — In Pubblico da Fonticir^ L. — Simile I- — ' — Sorgo Turco l. i i : — L. — ; *— Vicenza a misura Veneta. Forniento- -L. 18: —- Simile L. 14 : 5 : — Sor^o Turco ■ ' 1-« io : 5 : — L. 12: 4': — Lazise a misura Veneta. Tormento » Simile Sorgo Turco L. 18 ; — ;■ — L. 17; 5 : — L. II ; 15 ; — L. 12 ; io: — Lecnaco a misura veneta. VormentO' Simile • Sorgo Turco " — L. \6 : IO : — — L. 14 : 15 :•— -^- L. II : 2 : — L. 1 1 ; ,7 ; [— Miran a misura Veneta. Tormento Simile ' Sorgo Turco-- ■ ■L. 15 -L. 16 -L. — L. — IO 5 EsTE A misura Veneta. Tormento- Simile Sorgo Turco *• ■ L. 16: — .1.15:15 -L. 9 : — L. io; io Fermento Simile Sorgo Turco -L. 15 : 12 ■L. 16 : 4 •L. 10; — t. 9 : 6 Bassano a misura Veneta. Tormento ■ Simile '- Sorgo Turco ■ ■ ■■ *—L. 18: 15 :< — L. 15 : I :' — L. 12 ; 12 :• L. 12; — :' Udine a misura Veneta. FormentO' Simile ■ Sorgo Turco — • — w- Simile — -L. 17: IO L. — : — ed altre ,, ad arbitrio , ad ufurpato ri de' beni „ comunali bando e galera ; e nella i, ftefla pena di confifcazione ed altre „ ad arbitrio incorreranno tutti quelli, „ che in avvenire ridurranno a col- „ tura i prati pofti nelle valli, e pia- ,, nure , eccettuati que' foli prativi , ,, che aveffero bifogno di eflere rin- „ novati ec. " E' vero, che fiffatta Legge è fovra- namente provvida i ma è vero altresì, ch'eflfa non viene altrimenti efeguita ; che gli fvegri fi praticano tutto gior- no ; che fi dà effetto bensì a quella parte di effa, che permette di fvegra- re i prati delle valli e delle pianure all' uopo , ma non all'altra che im- pone di migliorarli e rimetterli a ufo di foraggi ; e che finalmente i Gover- natori delle Provincie , i quali foli pof- ^ della Legge , non fono informati op- portunamente delle infrazioni per im- pedirleo correggerle. Per rimediare a fiffatti inconvenienti gravilTimi, con- verrebbe, che foffero mefll in ufo va- lidi mezzi per ottenere una maggior vigilanza da' Governatori fuddetti , i quali ripubblicando fpeflfo la Legge , obbligando con penalità efeguite , e non folamente comminate, i Capi de' Commani ad avvertire delle trafgref- fioni, e tenendo un' Inquifizione aper- ta mai fempre contro degl* infrattori anche per mezzo delle denonziefegre- te , porrebbono certamente in breve tempo un argine alla difobbediente , e fconfigliata avarizia. E perchè le Com- munità fecondaffero più validamente, cioè per volontà e non per forza, que- lle vigili cure , farebbe peravventura il mezzo più opportuno quello d' in- tereflTarle nella confifcazione de" beni fvegrati . Per quanto poi rifguarda i prati cominunali, l'obbligare le Com- munità fuddette ad affittarli a'partico- lari, unitamente alla giurisdizione di pafcoleggiarli nei mefi almeno della State , colla condizione , che fofTero mantenuti a prato , dovrebb' eflTere per mio avvifo il miglior mezzo tentabi- le , perchè 1' intereffe loro proprio e diretto, le conduce/Te alla buona col- tura , e a' confegMcnti necefTarj effetti di efla. f. I L Se il mantenere i pafcoli può con- durci a gran paffi verfo l'oggetto de- fideratOjil moltiplicarli ci farebbe giun- gere immancabilmente in breve tempo alla meta . Gli argomenti degli Ac- cademici , le ragioni dimoftrative non produrranno giammai però cosi ficu- ramente queft' ottimo effetto come fa- rebbero gli eccitamenti del benefico clementifTimo Govèrno, il quale pro- poneffe qualche premio , o efime/Te dalle taffe que' beni arativi, che iPro- prietarj de' fondi in avvenire coltivaf- fero a prato , fino a tanto, che non O 2 ec- i©8 eccedefìTeio, per efempio, la terza par- te delle rifpettive tenute. L* interefle perfonale degli uomini, ben maneggia- to, è femprc flato il più valido degli argomenti , e fuperò in ogni tempo, e le opinioni, e l'inerzia, e gli ofta- coli. Ma come farà reale quefto inte- retTe , fino a tanto che il Penfionatico introdotto ne' tempi barbari dall' arbi- trio, e dalla violenza , e benché non autorizzato da leggi pofìtive, mante- nuto però dal coftume, renderà iniiti- Je r allettamento de' premj , che non ponno dar con efìfo in bilancia , ed jfpirerà la tentazione di diftruggere i paTcoli per non vederli rovinati dagl* indifcreti invafori, anzicchè promuove- re l'idea di moltiplicarli ì È' vero che quefìa iftituzione non avrebbe diritto di portar danni anche falle nuove pra- terie ; ma fé una legge efprefìTamen- te contraria non ne raffrenagli effetti alTolutamente , chi potrà aflìcurarfl dalla violenza, forza ed arbitrj de' Pa- llori , e dalle vefTazioni giornaliere , liti ingiufle, riffe, ed incommodi gior- nalieri ì Pregiudicata dal Penfionatico la buona diflribuzione, e l'ufo de' paf- coli , fi minora il numero de'beftia. mi ; per elfo i prati fomminiflrando la metà foltanto del prodotto cui da- rebbono naturalmente , anche fenza maggior coltura , cagionano neceffa- riamente un'altezza di prezzo nei fie- ni , che impedifce di allevare una mag- gior quantità d'animali , quando av- verrebbe il contrario, fé l'abbondanza poteffe renderne tollerabile il valore ; per affo principalmente, dopo le piog- ^ie , le pecore ed altri animali calpe- flano r erbe , guadano il prodotto fu- turo delle terre, e producono un con- fumo inutile di quel foraggio, che fa- rebbe flato fufSciente per altrettanti animali ben difciplinati e condotti ; per elfo finalmente la libertà fi trova danneggiata dall' efclufiva , i Proprie- tarj fpogliati del permanente poffeffo de' loro fondi ne trafcurano la coltura conveniente , vengono pregiudicale le viti, guaditi i gelfi da' nemici denti, devaftati i faiici, i pioppi e gli altri ^ alberi, e fi manca (che quedo é quel- lo cui ora dobbiamo confiderare ) per neceffaria confeguenza de' tanto defi je- rati bediami . Per levare radicalmente quedi incontradabili danni farebbe in- difpenfabile adunque il cercar di ot- tenere dalla Pubblica autorità, o la di- druzione totale del Penfionatico , o una Legge che affegnaffe agi' infeudati di effo un compenfo di equivalentofca- none in denaro, il quale foffe corrif- podo da' Proprietarj de' beni foggetti a quel gravame , come queda rifpet- tabile Società in altri tempi à faggia- mente fuggerito . In fiffatto cafo fi moitiplicherebbono da' Proprietarj de' fondi i Bediami pel confumo de' forag- gi ben didribuiti ed accrefciuti , e le Pecore montane troverebbono egual- mente e più comodamente la loro fuf- iidenza , come accade anche adeffo ne' luoghi dal Penfionatico efenti . jT. III. Le acque cotanto utili alla fertilità de' Prati, allorché fi poffa con elle con- venientemente irrigarli , non fi debbo- no confiderar tali generalmente, dac- ché non fi podbno avere all' uopo in qualunque luogo della Provincia , o perchè non vi fono forgenti dalle quali condurle , perché fono malamente di- dribuite , o perché finalmente le irri- gazioni (i fanno con tanto difordine , che i prati non poffono affolutamente rifentire il dovuto vantaggio . Un Pro- prietario di foli cento campi poffiede fovente tante acque , quante badereb- bono ad irrigarne una doppia quan- tità, in tempo che idi lui vicini non di raro ne fono affatto privi : non è permeffo mai di edrarne da' fiumi , benché fovrabbondino a una naviga- zione che potrebbe occupare due foli giorni per fettimana : fi vuol con- fervarle quotidianamente per ufo de' mulini in generale , mentre alcuni di effi non lavorano per una terza parte appena della giornata : e perché non fi perda la giurisdizione fu d'un bene ^ inoperofo , fi lafciano inaridire i vi- ^ cini fini prati nella più cocente Ragione. A qnrtìe effenziali cagioni di pregiu- dizio fi aggiunge la coltivazione , ben- ché per altri riguardi utile, delRifo , moltiplicatafi prodigiofa niente in que- fla Provincia. E(Ta ufurpa una quan- tità grandiffima di quelle acque , che dapprima fervivano per irrigare le pra- terie , che in parte danneggiate da così fatta mancanza , in parte fve- grate pella coltura del Rifo, e quin- di ridotte a fpazio rifleiTibilmente mi- nore , fcemano necenfariamente il nu- mero degli animali ; imperciocché fé dove mancano le fulTiftenze la Popo- lazione è minore , nello ftefTo modo la da tante cagioni prodotta dirainu- zior.e di foraggi fa decrefcere la quan- tità de' beftiami indifpenfabilmente . Per rimediare in parte a quelli nuo- vamente inforti difcapiti , uopo fareb- be di ripartire più univerfalmente ed opportunamente quelle acque, che ora fono impiegate , come abbiamo detto , per irrigar foltanto le campagne di alcuni particolari , per molti edifizj e per la navigazione ; converrebbe minorare il numero di quegli edifizj , che non lavorano tutta la giornata , tanto più che fabbricar fi potrebbono in certi luoghi dei mulini a vento, i quali fupplirebbono per alcuni di quel- li , che eziandio lavorano tutto il gior- no ; farebbe neceflario di obbligare chiunque à inveftiture fuperfl uè al pro- prio bifogno a doverle fublocare, ce- dere , o preftare mediante un oneflo compenfo , per alcuni determinati gior- ni delia fettimana ad altri bifognofi vicini ; e farebbe meftieri finalmente di ottenere la permiflìone di efrrarrc da' fiumi , con diverfioni, o con mac- chine fé fiano abbaftanza profondi , le acque che fopravvanzano alla na- vigazione , la quale in certi luoghi fi potrebbe reftringere a due o tre gior. ni ftabiliti per fettimana : co' quali mezzi fi contribuirebbe moltiiTìmo alla moltiplicazione de' prati , ed alla loro maggiore fertilità. * S. IV. 109 * La brevità delle affittanze , mercè della quale il Contadino refo mife- rabile involge nella propria rovina quella delle campagne , è un altra cagione fortiflTima di quel danno acni Vcn , dotti Accademici , tentate di metter riparo . Non una tuiba inu- tile di efteri mercenari foldati , cui è d' uopo ftrafcinare fotto alla sferza alle battaglie , fuol condurre alla vittoria ; ma l'afficura bensì un nu- mero anche inferiore di genti , che difendendo la patria fanno di con- tribuire eziandio alla propria ficurez- za , al proprio ben elìere . Non così '1 Contadino , che occupando per poco giro di tempo i campi non fuoi , viene flirafcinato fotto alla sfer- za del bifogno al lavoro prefente , penferà con profitto ad un avvenire, che utile farebbe unicamente al Pa- drone j a' fuoi emuli , ed alio Stato: ma lo farebbe colui , che affaticando fapeffa di dover un giorno raccogliere il premio de' propri fudori . Siccome il frutto di que' lavori , che rendono le terre veramente ubertofe , non fi raccoglie fennon in capo a molt' an- ni ; ficcome i prati artifiziali , la fe- mina e coltivazione de* quali è così neceffaria , non danno utilità confi- derabile fé prima non è fcorfo di moU to tempo ; il Contadino già ficuro di vederfi difcacciato , o di dover foffe- rire un gravofo accrefcimento delle af- fitanze in capo a pochi anni, trafcu- ra ogni cofa , e fnerva in vece le terre , eftendendo più del dovere le femine de' grani , né concedendo loro i neceffarj ripofi . S'egli coltivaffe una maggiore quantità di trifogli , di me- diche , fé non trafcuraffe i bromi , fra' quali il nominato F'ento/ana , mol- te altre gramigne, il fainfoin, le vec- cie , ed altre piante , che ben adat- tate a' terreni, ed a' climi differenti, fono ottime per formar i prati artifi- ziali , come fra gli altri il Chiariffi- mo Signor Stitpfer , che illuftrò pie- namente quefta materia , foftiene nei fuo no fuo Sdgg'o coronato dalTAccadenìla di Berna nel 1771 ; fé il Contadino tut- to qiicRo facefTe ne avverrebbe necef- fariamente l'abbondanza degli anima- li ; ajutato da eflì potrebbe attender meglio alla coltura delle terre a gra- no, tanto pii*i che quelle eflendo me- no eftefe egli averebbe maggior tem- po da impiegare onde renderle più feconde; l'abbondanza de' foraggi pro- durrebbe in confegnenza quella delle biade , e il Proprietario , e l'Affittua- k vi guadagnerebbero egualmente . Ma queflo necefritato a penfar di racco- gliere folamente quanto gli bafti per fupplire agli affitti e per vivere, non fi cura di fìffatti rifleflj, trafcura con eflì !e piantagioni delieviti, d&'gelfi, e d'?.Ì£ri alberi , 1' utile eziandio de' quali ridonderebbe folamente in van- taggio del Proprietario , o dell' Atfit- luale fuccelTore, ed anzi prima di la- fciar le campagne taglia la legna an- che immatura de' rivali , trafporta i concimi , lafcia mille altri indiz) di rovina , e partenJofene nulladimeno miferabile e precipitato , ffnza nep- pure aver talvolta pagato interamen- te r aflEuo , giuftiSca quel detto di Columella Ita certe me fert opinio , rem malam effe frequentem locatioKem fundi. Gl'Inglefi dopo un lungo efa- me convinti dall' efperienza di fiffatti mali , flabilirono alle affittanze \.m termine di vent'un anno . Io non di- rò , che fui loro efempio debbafi pre- fcrivere efattamente il medefimo pe- riodo alle noftre; ma farà fenza dub- bio un efficace rimedio a* danni , che dalla loro brevità rifentiamo, l'allun- garle alquanto oltre al coflume, a con- dizione, che gli affi ttuali debbanocol- tivare una proporzionata quantità del- le campagne a prato artifiziale , fe- condo gì" infegnamenti del Nobile e dotto voflro Confocio Conte y^}ello , e della Memoria del Celebre Signor Canciani , che riportò il premio della Pubblica Accademia di Udine . Da queflo cambiamento rifulterà imman- cabilmente il contrappoflo di que' ma- li, che V' ò accennati , e de' quali fa ift ogtiuno la deplorabile fperienza , e di più i Proprietarj rifcuoteranno pron- tamente gli affitti loro , che in altro cafo 0 fono inefìgibili , o ritardano e- flremamente. f /. V. Se la brevità delle affittanze é una ragione effcnziale della rovina de' Vil- lici , dannofa a tanti oggetti e fopra tutto a quello che abbiamo prefente- mente in villa , ella però non è la fola , né la prima. La povertà natu- rale, a cui fono condannati ve gì" in- cammina neceffariamente , la pigrizia eh' eflì malgrado a tutto non fanno fcuotere li conferma in effa per fem- pre . La prima è principalmente pro- dotta dal tenue ritratto de' giornalieri loro lavori , che rimanendo fempre lo fteffo e quando 1' anno è fertile , e quando è flerile, non può efTere pro- porzionato al valore delle cofe necef- farie pel miferabile loro vitto e vefli- to , e delia moltiplicità delle fefte , nelle quali non folo rimangono fenza guadagno veruno , ma anzi confuma- no nelle crapule, e nel gioco i tenui avanzi de' giorni feriali . La loro pi- grizia in fecondo luogo fa sì , che inerti e ftupidi non li procurino, ve- run guadagno pelle vernali 0 piovofe flagioni nel qual tempo contenti di trattenerfì in baje fra uno duolo di femmine che lavorano , o quel eh' è peggio reflando oziofaraente fulleofte- rie fra' viziofi , fi veggono fenza ri- morfo ufurpare da una quantità di efieri induflriofi(i quali vengono ogni anno fra noi nelle fuddette flagioni ) quel pane e quel denaro onde trarreb- bono una rnen penofa fuffiflenza , quan- do fcuotendofi dal loro letargo volef- fero efercitare le arti dello Spazzaca- mino, del Taglia legna, dell'Ammaz- za-porci , e d' altre facili , e fimili cofe . Da tutto queflo rifulta l'ine- vitabile confeguenza , che non poten. do fupplire a' bifogni naturali e moL tiplicati da' vizj a' quali 1' ozio gli abbandona , fono coflretti a contrarre in- iiifolvibili debiti co' Padroni fenza fpe- ranza di mai rimetterfi , e finalmen- te fi riducono a vendere coi pochi lo- ro mobili anche gli utili animali in vece di penfare a moltiplicarli , inve- ce di occuparfi de' mezzi atti ad ot- tenere quefto proficuo intento , inve- ce di efiere in cafo di afpettarne pa- zientemente i non rapidi , ma ficu- riflìmi effetti . Per togliere le cagioni di fiffatti inconvenienti farebbe adun- que meftieri di riparare alla povertà lagrimevole de' Villici , allorché di- penda da difgraziej da malattie o da careftie, pagando loro delle Socede o fieno animali a//a parte , come gene- ralnrente facevafi ne' tempi fcorfi , e ragguagliando il prezzo delia loro Opera al valore delle biade, come con plau- fibile efempio (labili il nobile , gene- rofo e benemerito Prefidente voflro , che a maggior lume fece pubblicare da qiiefta illuflre Accademia un ana- logo Problema per 1' arino venturo . Taluno efaminerà forfè allora fé foOe più utile cofa 1' intereffargli in tutti i prodotti , come Ì'ì pratica in altri kioghi ; ma a qualunque di quefti ri- pari fi voglia por mano , egli è cer- to, che le campagne lavorate con ze- lo ed affiduità , gli affitti delle cafe coloniche puntualmente pagati , la fiif fiftenza degl' infelici Opera) , che al- trimenti languifcono pella miferia e pella fame , e la moliplicazione de- gli animali faranno le confeguenze principali di quefti tratti di umanità , € recheranno a chi gli eferciterà non meno profitto che onore . In fecondo luogo il Sereniffimo Principe potrà fa- cilmente rifvegliare la naturale pigri, zia de^ Contadini efiliando tutti gli e- fteri , che vengono nel verno ad efer- citare le fopraindicate arti , ed allet- tando i fudditi con piccioli premj di denaro od efenzione da qualcheannuo aggravio , quando fi occupino in fi- mili efercizj , ed allevino un dato nu- mero d' animali bovini o pecorini, in proporzione de' campi che lavorano, o quando coltivino una determinata porzione di terra a prato ariifiziale j 1 1 r % giacche qatR; fono utili per modo , che il tbraggio d' un campo prativo artifiziale eguaglia quello di due cam- pi di prato naturale, purché fia egual- mente bene coltivato e non pafcoleg- giato in verun tempo dell'anno; dal- la qual verità rifulia facilmente la ne- ceflìtà d'impiegar ogni mezzo per in- coraggirne la moltiplicazione, §. VI. L'erbe cai peliate dagli animai! e rofe profondamente da' loro denti foffrono un danno confiderabile , dimodocchè né fi rimettono , né germogliano di nuovo vigorofamente fé non è prima paffato lungo tempo . Quefto non ac- cade già quand' elleno fono fegate , quindi il lafciar pafcolare gli animali minora le rendile de' prati , che ifte- rilifcono. Da un'altra parte tenendo- gli nelle ftalle fi raccoglie un' affai mag- giore quantità di concime , ed egli è molto più utile per fertilizzare le ter- re quand' è così aflìeme fermentato , che quando frefco e corrodente viene depofto dagli animali , abbandonati al pafcolo , fu* prati raedefimi . Venti animali bovini ne' cinque o fei meli della State , ne' quali il beftiame va al pafcolo j fé nodriti fieno d' erba verde faranno almeno cento venti car- ra di buon concime. Molti più campi s' ingraziano con quefto a differenza di quello fparfo dagli animali fu' pra- ti , che o viene di/feccato e ridotto in polvere dal Sole , o viene diftratto ed. involato da' vermi e dagl'infetti. Né iduedanni accennati , quantunque con- fiderabili , ( poiché abbiamo coftante- mente ofìlervato che la fcarfezza de* foraggi cagiona quella de' beftiami ) fono i foli però cui produce il lafciar- gli pafcolare anzicchè tenergli dentro a'ie ftalle : Un altro pregiudizio fié, che pafcolando effi podono facilmente contrarre delle malattie talvolta mor- tali o pelle pioggie , o pel Sole , o pei venti , alle intemperie de' quali fi lafciano efpofti ; o peli' erbe mor- <^ bidè troppo,© bagnate, o finalmen- * te 1 II te peli' aria infetta da qualche male ^ contagiofo, e per la vicinanza d' al- tri infermi animali . Di più, per cu- ftodirgli allorché pafcoleggiano è in- difpenfabile d' impiegare un numero conHderabile di perfone , che potreb- bono impiegarfi in altri lavori della campagna . Né faranno baftevoli tan- ti motivi a far cangiare un pericolo- fo coftiime ? e 1' ufanza paflfata in regola non lafcierà aprire gli occhi giammai fu* veri interelTi della Na zione in corpo, e de' Particolari quan- do tenendo gli animali dentro alle ftalle fi debbe ottenere evidentemente r economia del foraggio , 1' aumento del concime , la ficurezza della fa- Iute de' beftiami fuddetti , la maggior 'oro graffezza , e finalmente il mi- glioramento delle campagne , l' accre- fcimento delle biade, delle vigne , dei gelfi, della legna , e delle frutta , perchè non faranno maltrattate da fif- tatti animali, e miferamente "perdu- te? §. VII. Se gli uomini condotti più dall' il- lufione , che dalla realità non fagri. fìcaflero fovente i bifogni veri agi' im- maginar] , il luflTo delle perfone fa- coltofe non introdurrebbe nelle Cit- tà un numero di cavalli ecceden- te , danneggiando così i veramen- te utili animali bovini , che refta- ro privi d' una quantità confiderabi- le del foraggio migliore . Nel Ter- ritorio Vicentino dugento cavalli pro- babilmente il nodriranno per puroluf- fo , e quelli confumeranno mille e più carra di ottimo foraggio fecco , che ballerebbe pel mantenimento di cinquecento animali bovini . Quando fi potefTe fperare, che gli uomini fi perfuadefifero di rinunziare in villa dell' utile a una porzione del dilette-* vole , il rimedio a quello male fareb- be , che le Scuderie non contenefifero fennon quel numero di cavalli, eh' è precifamente neceffario al bifogno de- gli opulenti , e che quelli sfogaflero più vantaggiofamente il loroluffo nel- le Halle della campagna moltiplicando i tanto utili animali bovini e peco- rini, e allevando per razza belle, ro- bufle , e bene organizzate vitelle, le quali fi conferverebbono più fané, fa- rebbono maggiori lavori , farebbono più prolifere _, darebbono maggior co- pia di latte, e produrrebbono infom- ma moltiplicati vantaggi . In quella guifa fenza maggior confumo di fo- raggi s' otterrebbe quell'oggetto, l'u- tilità del -quale è Hata oggimai trop- po ripetuta, né à d'uopo d' e fiera ri- vantata . II fine nel foglio projjimo .' * .">'t ri 5, N. XV, N U O V O G I O R N A L E D' I,T A L I A Spettante ALLA Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V V K a 6. Ottobre 1776,, ., Fi»e della Memoria prefentttt a alla Tub- - blica Accademia à' agricoltura di ■ yicenza : Del Chiariamo Signor Dot- • tore Antonio Turra , Segretario '■dell'accademia medefima se. f. Vili. LE cagioni che v* ò efpofte fino ad ora , ornatinimi Accademici , del- la fcarfezza degli animali , fono re- lative a quella de' foraggi , e fotto quello punto di villa non mi rimane fennon ad accennare oltre ad effe, co- me di paflaggio, l'indolenza d'igno- ranza che non lafciano coltivare i pra- ti come farebbe d' uopo , che fanno trafcurare d' impiegar rifpettivamente e fecondo il bifogno de' terreni la ce- ntre , la fuligine, la fabbia graffa di torrente o di fiume , la marna , la ealce , ed altri generi di concime op- portuni , fra' quali fpecialmente il gef- fo con tanta utilità recentemente ef- perimentato dagli Accademici di Ber- na e da qualche altro ; che fanno che non s'abbia cura di dividere coli' ara- tro a coltelli ( metodo ignoto affatto nella Vicentina Provincia ) la fuper- fizie de' prati , allorché intralciata per l'annodamento delle antiche piante , non permette facile il corfo all' unii do neceffario , né libera la dilatazio- ne delle nuove radici j che non ecci- tano le genti a liberare i prati fud- detti dall' erbe dannofe all'altre erbe, o agli animali medefìmi ; che fanno tenere mal livellati i prati non irriga- ''^uovo Giornale d' Ital. Tom. I. !fc bili , locchè impedifce all' acque pio- vali di diflribuirfi egualmente fopr' alla loro fuperficiej e che finalmente non lafciano penfar a rinnovare que' prati , i quali fono invecchiati ]>er modo, che più non giovano per effì i fopraindi- cati metodi. Tutte quelle cagioni , che accennate portano feco il rimedio, pro- ducono , come abbiamo offervato , pe-, nuria di foraggi , e quindi fcarfezza negli animali j ma quelli vengono dan- neggiati e diminuiti eziandio diretta-, mente ne' loro individui . La deplo-> rabile ignoranza de' mezzi ficuri , on- de confervare e rendere lafalute a'be- lliami, è fra le altre una cagione cosà evidentemente forte della loro man- canza , che balla di folamente accen-^ narla . I dettagli farebbono inutili .' La pubblica Scuola Veterinaria ftabi-' lita in Padova con Sovrano Dscreto dell' Eccellentiflìmo Senato, fempre in- tento a' vantaggi della Nazione, pro- va ballevolmente quanto ne fofle co- nofciuta la neceffìtà , né quella ceffe- rà generalmente fé non fi moltiplichi- no gli Alunni , che approfittando di così illuflre ftabilimento portino eoa ficurezza la falute e la vita agli ani- mali finora traditi ed uccifi più che curati , e rimeffl . Io nulla ò a dire fu quello punto a Voi, Benemeriti Ac- cademici j Voi fofle de' più foUeciti neir approfittare dell' utile fondazio- ne ; Voi concorrendo eziandio colle fpefe invialle dei primi un Alunno in quel Collegio j Voi delle eccitamento e ftimolo agli altri ; ricevetene ora * fola- folamente le m'eiltate Iodi e pr¶ tevi a rifentirne i giovevoli , necef. far] e da Voi procciirati effetti . S. IX. [. 3(j fetto , che la diminuzione delle taf- - r fa , la femplicità , e '1 buon ordine L'Immatura morte de' vitelfi ca- giona un altro dannofiffimò inconve- niente . Quarti vengono ammazza- ti: del tenue pefo di ottanta , cento o poco più libbre, né fi confiderà che in breve fpazio di tempo e con pó- chiflìmo cibo oltre al latte della Ma- dre potrebbono giurigere a pefare mol- to più fenza perdere delicatezza o fa- pore . Se in confeguenza di quefto ri- flefTo eglino fi uccideflero con meno fretta, qutfl numero di vitelli, che in fei mefi vien confumato nella Provin- cia, bafterebbe per un anno intero, e da fiffatta economia ne averrebbe , che la metà di efTì potrebbe eflere alleva- ta per l'uliliffima moltiplicazione de' bovi." Il porre in vifta fiffatto incon- veniente è lo ftelTo che fuggerirne il rimedio ;' né io mi diffonderò fu que- llo articoltj , imperciocché non abbi, fognano molte parole per provare, che Jl grande è maggiore del picciolo, che 1' abt)ondanza è ì' oppoflo della fcar- fezza. Se otterremo così fatta abbon danza collo fcemare le uccifioni degli animali, noi faremo giunti allofcopo clic ci C amo prefillì. jf. X. ■'t'Articolo de' grav'amì Tegitimi ed abufivi ( (t) contribuifce non poco al- la mancanza degli animali ; i primi pefano forfè di foverchio fpezial men- te fui Contadino , i fecondi cai no- me e coir occafione degli altri produ- cono un danno forfè maggiore . Sa. rebbe quindi defiderabile che tutti i dazj venifTero ridotti a due , commer- cio e confumo , i quali efiTendo deter- minati pofitivamente non lafcierebbo- rwT a^drtQ a' Finanzieri di prevalerfi dell' opportunità per procurarfi van- taggi iilegitimi e generalmente dan- nofi , e produrrebbono queli* utile ef- forgenti d'abbondanza in tutti i ge- neri , anno prodotto e producono mai fempre ,- oruaque vengono impiegati . :a/i ashhi:> -. ^ x~xr $ L* ultima cagione rifleflìbile, che agli occhi m^iei s'^erlfce della deplorabile e tanto avanzata fcarfezza d'anima- li , è forfè l'uccifione che fi fa di elfi immaturamente. La gola degli uomi- ni impaziente e induflriofa èoggimai ridotta a tale , che if confumó di car- ni della tavola d'un Signore badereb- be per un grandifllmo numero di per- fone . Imperocché non fi denno fola- mente calcolare queJle che condite in varj modi , e prefentate fotto varj af- petti fi mangiano per vellicare lo fto- maco , il quale già viziato da fiffat- ta confuetudine fi è refo atono' ed in- capace di eccitare la' fame ; effo più non la ifenté , e una perigliofa' debo. lezza gli tiene il luogo di bifogno . Ma quefto, come fi è detto, non è tutto; il confumo delle carni che non appa- rifcono fotto alla naturale figura , e vengono impiegate folamente per fuc- chi , eftratti. , brodi , abbruciati , e fimili cofe è immenfo . Q lefto luffo delle tavole introdotto fa fagrificare un eforbitante numero d'animali , ed 41 rimettergli , come fi è dimoftrato» è da molte fortiffime cagioni refo dif- ficile . Poffano gli uomini illuminati allontanare finalmente quella ditScoI- tà , cedendo al ragionevole ; e poffa- no gli opulenti in particolare avvederfi che impedindo con uno fcialo malin- tefo Ja propagazione degli animali , fanno il peggio poflìbile per fé mede- fimi; poiché ammalati fra le loro ric- chezze , languidi in mezzo agli ono- ri j di vita breve malgrado alle moL te ragioni di efiflere , debbono alla complcflfità , e infaziabilità del man- giare , oggetto vile e fpregevole , un continuo male(Tere,e finalmente la mor- te ! Il iato medefimo dimoftra, che chi fa grand' ufo di pingui , troppo mi- natritivi , aromatici , e compodi ci- ^ bi , che fono gli oggetti del baongu- fto preferite deiìe tavole vive afTai me- no di chi ad una parca menfa ufa mo- deratamedte di cibi naturali , fempli- ci j non alterati , non mafcherati . Ma quelle verità faranno fempre fterili e inefficaci, fino a tanto che gli uomi- ni invece di contentarfi del leggere le efpofizioni de' loro danni quafi propo- fizioni accademiche deftitute di reali- tà , non giungeranno ad innamorarfi un po' più davvero della vita . Allora e deflj , e il Principe vi guadagneran- no egualmente ; ed aumentandofi la Popolazione fi aumenterà il numero eziandio de' beRiami , locchè fi defi- dera con tanta ragione. Conclusione. SE la fcarfezza delle mie cognizio- ni non mi fa per avventura iliu- Hojie , io mi lufingo di avervi , dotti ed ornati Accademici , baflevolmente dimoftrato le principali cagioni , dalle ■quali deriva quei danno che vifpronò ad eccitare altrui a proporne i rime- di . Io ve n' ò fuggerito forfè di trop- pi ; e una fnnefla efperienza ci dimo- ftra quanto fia vano lo fperare , che gii uomini rinunzino alle loro paflìo- ni in villa del ben comune , o fi fpo- glino d' un illuforio intere/Te prefente per adottarne uno permanente, reale, ma veduto in lontano . Non dipende poi da'fudditi folamente, ma dal Prin- cipe in particolar modo l'apportare de- gli utili cambiamenti in alcune parti, che fono cagione di pregiudizio. FofTe pur vero però che tanto fi dovefTe fpe- rare dal canto delle inclinazioni uma- ne , quanto attender poffiamo dal Cle- m?nti{fimo Principe noftro ! Premuro- fo fempre del bene de' Popoli , illu- minato fu' loro veri intereffi , Égli a- derirà tofto o tardi alle voftre rimo- ftranze ; ma gli uomini fempre in contraddizione con fé medefimi , de- fiderando il proprio bene e cooperan- do al proprio male, non rinunzieran- tìo dì leggieri al luffo , alla gola , 1 1 5 agli altri coflumi pafTati in natura , e folamente da grandi e forfè non defi. derabili -rivoluzioni potrebbe attenderli un cambiamento fignificante. Ad ogni modo egli è dover di chi fcrive il ri- cercare quanto più può efattamente le cagioni e gli effetti di quel male, a cui vorrebbe pur metter argine, quin- di neffuna di quelle cofe ò creduto dover ommett'ere, chefonofi prefentate al mio debole intendimento ; che fa ciò non è tutto, egli è almeno quan- to mi fuggerì il buon volere , onde cooperare con Voi al comune vantag- gio. Se a tutf i mali però da me di- moftrati non fi può rimediare , fé tutti i ripari propoftivi non fono efeguibili, il porne in ufo almeno una parte pro- durrà una parte proporzionata d" uti- lità . In quanto poi a me fi appartie- ne , fpero di avere fufficientemente foddisfatto al voftro Quefito ; imper- ciocché i miei fuggerimenti avendo in mira unitamente all' aumento degli animali la maggiore abbondanza de* concimi , e la migliore condotta ne* lavori delle campagne, eglino fono di- retti, oltre all'ottenere il primo in- tento, a migliorare i feminati ezian- dio , invece di recar pregiui 1 Prefazione. IL Signor ^er^o^/i conduce rapidamen- te i fuoi leggitori a dare un colpa d'occhio alla origine , ai progredì , airi lo Rato perfetto , e alla decadenza deli* Architettura , e al di lei riforgimento in Italia fino ai tempi à\ Andrea Val- ladio y della vita e delle principali Ope^; re del quale fa una fnccofa e ragiona-, ta Storia . Indi pafifando a far paro- la del trattato d'Architettura del me- defimo "Palladio, e alle moltiplici edi- zioni che ne furono fatte , ne rimar- ca le imperfezioni prodotte . da varie caufe, e. le differenze corfe anche tra. i Difegni ftampati e le regole dal 7^^/- ladio prefcritte , quando fi vogliano con-; frontare con le Fabbriche da efìTo efe- guite ed attualmente .efiftenti . Accen?, na quindi la necefilìtà dell'Opera pre-j fente, e rende conto in dieci paragrafi dell' economia della fleflfa, della difpo- fizione dei Difegni , dei Modani , o fia delle Sacome , e della efatta dili- genza , e de' ragionati confronti , che anno accompagnata la fua fatica , on- de porre fotto gli occhi del Pubblico le vere e reali mifure delle Fabbriche, e de' loro ornamenti colle più minute parti de' medefimi. Dalla Prefazione l'Autore pafla a Q. ragio- * ragionare del Teatro Olìmpico, dimo- flrando efifer eflb coflrutto fuJla forma dei Teatri antichi colle regole da Fi- truvio prefcritte . E perchè il detto Teatro non è di figura circolare , ma di figura elettica , perciò , affine di far rimarcare la corrifpondenza che pafiTa neir ordine , nella collocazione delle parti e del tutto infieme fra il Teatro antico , e 1' Olimpico, egli à giudiziofamente aggiunta una figura geometrica di quefto Teatro, e dentro la circonferenza efterna del medefimo à defcritto una figura circolare per- fetta , che comprende i quattro trian- goli , che dirigono e difpongono tutte 1« parti del Teatro fecondo la mente Nleglf Antichi . Quindi paflTa a dimo- ftrare per quali ftrade il TallaXìó fi fia condotto nella diftribuzione delle fue parti, che minutamente poi deferivo ; riflettendo fopra le modificazioni ufa- te dallo ftefTo per la diverfità delle due figure ; cofa replicatamente cercata , ma non trovata da altri . E per por- re in chiaro lume quefta eccellente Fab- bri<:a , il Signor Bertoni- la dà dife- gnata in cinque Tavole , cioè Pianta, ProfpettQ della Scena; Scalinata, Spac- cato ; evi aggiunge finalmente una tavola che rapprefenta le modinatiire degli ornamenti con tutto ciò ch'ène- ceffario per accuratamente dimoftrare una fabbrica ; avendo egli mifurate, difegnate, e co' numeri contraffegna- te anche le più minute parti ; metodo rigorofamente da effo oflervato in tut- ta r Opera . EfìTendo poi le Fabbriche del Talla- dio , eh' efiflono in Vicenza , rima- fte imperfette per la maggior parte , l'Autore' noftro colla fcorta della por- zione fabbricata , e dei Difegni del Talladio , le pubblicò terminate; ftu- diandofi nel medefimo tempo di met- tere in vifta tutto ciò che merita ri- fleflfione, accennando gli arbitrj intro- dottivi , e rimarcando le alterazioni che s' incontrano nelle mifiire pubbli- rate dal Tailadio medefimo, e dall'E- dizioni pofteriqri . alle Fabbriche efe- guite. -■^ '_ '-' • Jfc' Difcende poi alle Fabbriche, chepaf. fano per opera del Tailadio , e delle quali non v' è alcuna certezza che lo fieno, ancorché o partecipino di quel gufto , o derivino da quella Scuola : egli tratta quefta parte con giudizio- fa critica , e rende buone ragioni , onde potefne fondatamente dubitare. Q.uefta farà la prima volta , che le Fabbriche del celebre Tailadio verran- no compiutamente pubblicate ; prote- ftandofi l'Autore di non avere ommef- fa alcuna delle neceffarie diligenze per render l'Opera proficua al Pubblico ; né d' aver risparmiata fatica , né .fpefa per ridurla alla poflìb ile perfe- zione . Tutta l'Opera, fecondo la divifione accennata dall'Autore nella Prefazione a carte i^ , farà divifa in quattro Vo- lumi , e abbraccerà più di dugento Tavole intagliate in rame . Il primo Volume comprenderà le Fabbriche del- la Città di Vicenza : nel fecondo , e nel terzo fi riporteranno tutte le Fab- briche di campagna : fi riferveranno per il quarto le Chiefe di Venezia , ed alcune Fabbriche efiftenti in varj. luoghi dello Stato Veneto ; e nel fine del medefimo Volume fi troveranno anche le Fabbriche inefeguite, di cui WTalladio ha pubblicati i Difegni , in- fieme con qualche di lui cofa origina- le ancora inedita . . ^ Le Fabbriche co mprefe in quefto pri- mo Tomo ufcito alla luce , fono le feguenti : Il Teatro Olimpico . La Fabbrica del Conte Orazio Torto . La Fabbrica de*' .Conti Chiericati full' Ifola. Il Palagio" , per J'Eccellentifs. Capitano . La Fabbrica ;del Come Antonio Torto Babaran . La Fabbrica de' Nobili \3om\xx\ Falmarana Patrizi Veneti . La Fabbrica de' Conti Francefco e Fratelli Tiene . La Bafi- lica , detta il Palazzo della Ragione . La Fabbrica Porto , vicina al Caftel- lo .La Fabbrica de' Conti TrijfiTii dal Vello d'Oro . La Chiefa di S. Maria I Nuova. Il Maufoleo per il Conte Leo- ^^rìrrrdo Torto y in S. Lorenzo. La Fab- brica del Conte Bernardo Schio , ora polTeduta dal Signor Girolamo Fr an- ce/chini . L'Arco Trionfile, alle Scale del Monte Berico. Il Palagio del Cop- te Adriano Tiene. La Cafa detta del Palladio , ora pofìfeduta dal Signor Fran- cefco Faccio/i. Le Tavole del primo Volume fono •cinquantatrè , oltre all'Antiporta , che •rapprefenta il ritratto del Valladio in mezzo-bufto. : Continuazione delia Defcrizione Mi- neralogica delle Montagne della Tolfa . ARTICOLO VII. DI tutte le varietà della Pietra calcarla alluminofa , la più Tem- pi ice è quella che contiene maggior quantità di allume. E' quella una pie- tra bianca , e tenera a fegno di po- terli rafchiare con ogni corpo duro qualunque . La fua tenerezza però non la rende friabile, anzi è defTa di un' affai compatta flruttura. Le fue par- -ticelle fono eftremamente fine, e fe- condo 1' efpreffione dei Naturalifti per- fettamente impalpabili , graffe , e di un fapore alquanto falino ed aftrin- gente. Tanto effe che il tutto della pietra olfervate anche con vetri affai forti , fono della più perfetta opacità , ed eftremamente bibule di qualunque fluido; groffo , fpiritofo, o femplice che fia. Niuno effetto fanno gli acidi fu di effa di qualunque fpezie e for- za efllì fìano. Il fuoco violente la cal- cina , nella calcinazione efala un fu- mo fui fu reo , denfo j e forte, ma non fiiffocante, in qualche modo fimile al fumo della polvere da cannone. Dopo la calcinazione è egualmente refratta- ria all'azione degli acidi; ella s'imbe- ve in quello (lato facilmente dell* u- mido , ma quello non effettua la di lei compofizione , che dopo lungo fp.izio di tempo. ■"Quella pietra fempliciffima allumi- la ^ nofa è il punto di comparazione, dal * quale partir devefi per meglio conofce- re le varietà della pietra calcarla, dalla quale ricavafi l'allume. La pietra fem- plice, di cui parliamo , ritrovafi alla Cavacela , alla Cava di Rotella , e ge- neralmente parlando qualche , alme- no piccio'o flrato , ritrovafi in o- gnuna delle Cave dell' allume , ef- lendo quella 1' indizio il più certo che abbiano i minatori per incomin- ciare a cavarla . L' ifteffa pietra , ma friabile , meno compatta , e piii leggiera , piena di particelle lucenti , che non fo definire fé fiano fpatiche , o felenitiche, ritrovafi in alcune Ca- ve, ma non occupa tutto uno llrato. Una quantità di pietra argillofa di co- lore azzurraftro, divifa in grumi mi- fchiati con la pietra calcaria , forma degli Itrati interi . Quelli grumi fono divifi in lame come lo Schiflo , e dei piccioli ftraticelli filicei dell' ifleffo co- lore azzurraRro fono frammifchiati a quelle lame. Le cavità, che natural- mente devono efidere in una pietra di quella natura, fra un grumo e 1' altro di pietra argillofa, fono ripiene di concrezioni calcarle, come piccio- liffimi Stelegmiti. Ordinariamente gli orli di fimili ftrati di pietra fono eftre- mamente gialli , per la gran quantità di zolfo che quivi fi raduna, e che è fenfibile all'odorato, alla vifta, al gu- fto, e che fi può feHtire ancor meglio, mettendolo a prova mediante il fuoco. Qaefta forte di pietra così eterogenea è la meno buona, per ricavarne dell* allume , e vien d' ordinario rigettata dai minatori, fuorché nel cafo che la pietra calcaria , che ferve di cemento a quefti grumi argillofi , non dia fe- gno di effer fopraccarica di allume. Altri ftrati di pietra perfettamente cal- caria ritrovanfi formati allo deifo mo- do che i precedenti , di frammenti di pietre diverfe calcarle, cementate dal- la pietra calcaria fteffa , ma di diver- fa natura , e di più recente formazio- ne. Qaefta pietra è anch' effa ripiena di cavità , e di una apparenza molto ^ diverfa dalla pietra femplice allumi- ^ (X. z nofa. 1^4 n fa. Ella è molto migliore della pre- cedente per ricavarne dell'allume, ma molto inferiore però alla i»rima fpecie fempliee, della quale abbiamo parlato di fopra. Una forte di pietra , che à l'apparenza calcarla, ma che forfè à dell* argillofo , o del morgaceo nella fua compofizione, fenza efler penetra- ta dell'acido che fa l'allume, troyafi mefcolata in tutte le pietre allumino- fe di quefti monti. Ella non fi calci- na , non fi decompone , e dopo aver jrefiftito a tutte le operazioni , è di AJna durezza eftrema . Quella pietra ritrovafi tra le feccie che cavano dal- le caldaje nel tempo che difciolgono Ja calce alluminofa . Un'Ocra di ferro abbondantifiTima , jnifchiata colla terra calcarla allumi- nofa in una maniera affai irregolare e curiofa , forma nella Cava grande , e nella Gregoriana una fpezie di tuf- fo alluminofo bianco e roffo , che dal colore infuori fomiglia a quella pro- duzione vulcanica , che .i -Naturalifli ch'\ amano Lava, ad occhio di pernice . 'Le. ifteffe Ocre marziali riempiono fo- vente la feflfure delle pietre allumino- fe, in un modo, e in uno (lato tale da far .credere che le acque ordinarie, che,:ànno penetrato tra quelle feiTure , ye-le abbiano feco ftrafciuate . Il fer- to ifle&o tinge bene fpefso in rofso , in violetto , ed in giallo ferruginofo le j)ietre alluminofe , foprattutto nelle fuddette due Cave . Dei filoni per \o più orizzontali di iin' Argilla tenuif- fima ,. mefcolata con una gran quanti- tà di- quella Ocra , traverfano alcune volte gli ftrati della pietra allumino- fa ; fono effì filoni così ripieni di fo- ftanza metallica , che fi fondono e fi riducono in ifcorie vetrificate alla fem- pliee azione del fuoco della polvere che anno fervito a fiaccare dal corpo della montagna il mafso al quale a.p- partengono . La Cava grande, e la Gregoriana , ormai abbandonale, dalle quali rica- 5^vavafi l'allume rofso che ora ricavafi dalla Cava della Pacera , fono quelle in cui la prefenza del ferro è più fetv fibile. Oltre la gran quantità di Ocre marziali , ed il colore che anno quivi tutte le pietre , il ferro ritrovafi pu- riffimo in mina di Ematite , difpolio a leggieri ftraticelli fulla fuperfizie dei gran maflì di pietra alluminofa a {*• nillra della entrata della Cava grande. Noi ci riferbiamo di trattarne più a lungo, allorché parleremo del ferro di quefti montr , contentandoci per ora di far notare ai ncftri Lettori , che 1' efiftenza del ferro nelle pietre , daile quali ricavafi l'allume rofso , è Hata pofitivamente negata da . uno dei più gran luminari della Storia naturale (a) fidatoJì interamente alle altrui relazio- ni . Deve quello renderci cautiffimt neir adottar fiflemi fifici full' altrui fe- de, non facendo le relazioni chs una certezza morale molto inferiore alla fi- curezza delle proprie ofservazioni jCh* è quella che dentro i limiti dg^la mo-, deftia coftituifce il carattere della fifi^ ca. evidenza . Da tutte le fopradette Pietre rica- vafi l'allume ma non da tutte è pro- fittevole il ricavarlo . Le fpefe necef- farie per le operazioni fono di molto fuperiori al profitto che ritrar fi 'po- trebbe da alcune di quelle varietà di pietre alluminofe. In generale la mi- gliore sì per la quantità dell' allume , che per la facilità nell'eftrarnelo , è la pietra fempliee alluminofa, che abbia- mo in primo luogo defcritta , e la me- no buona, sì per la difficoltà , che per la poca dofe di allume che in fé con- tiene , è la pietra a grumi argillofi azzurrailri . Le altre fpecie di pietra fono giudicate più o meno buone dai minatori, a proporzione che fono dol- ci al tatto , Gompofie di parti fine , e che in qualche modo tingono leg- giermente di bianco , come le pietre gefifofe . ^ La quantità della pietra buona o me-- ^ diocre {a) JJnn. Sy,fl. Nat. T. IIL' diocre è in .generale fupàioV^^di mol- to a quella che è affolutamente cat- tiva . Quefta è Ja caufa principale del- la vafta eflenfione che anno la mag- gior parte delle cave di allume. Sono elTe. tutte cacate afcoperto , fenza gal- lerie , o pozzi jO' altro che indichi il bifogno che vi. è di andare: a cer- car lontano nelle vifcere della terra , il foffile che è 1' oggetto delle efcava- zioni (a). L'unica regola che quivi .'fi feig:nita nello fcavare , è quella di ,non fcoftarfi mai dalla vicinanza dei buoni (Irati, che i Minatori, che non li vedono mai che di profilo , foglio- no chiamar filoni . La Pietra fi eftrae dalla montagna mediante le mine a polvere , e finifcono di fiaccarla e di (romperla con deij picconi di ferro. La -poca fua durezza fupplifce ad alcuni difetti di arte nel far le Mine , alle qjali danno fuoco , gittandovi da lon- tano dei tizzoni ardenti , che fanno tirare al fegno nel picciolo focone del- ^ la mina con una deftrez^a mirabile La. pietra così fiaccata e rotta in pez- zi , vien dai Minatori divifaj la cat- tiva è gittata in un precipizio che fer- ve di fgombro alla cava, e la buona é trafportata ai forni di calcinazione, per dar principio a ricavarne l'allume. L' eftrazione dell'allume da quelle pietre fi fa mediante una calcinazio- ne i replicate lozioni , una diflfoluzio- ne , ed una criftallizzazione. La cal- cinazione fi fa ordinando le pietre in modo tale, che formino una volta fo- pra l'apertura di una folTa , tutta al di dentro ricoperta di una pietra che fi eftrae dalla cava dell' Uomo morto , e che è un aggregato di parti , etero- genee , della quale a fuo luogo par- leremo. Qiiefta pietra de\ì' Uomo morto è refrattaria all' azione del fuoco , o fia apyra nel linguaggio dei Naturalifli,, e molto propria in confeguenza a re- fiflere per un lunghiffimo fpazio di «t, tempo al fuòco violento , che vien V" meflfo ( a ) Di un numero con fider abile dì tn'tns così antiche , come attualmente la- vorate , che ho avuto occajione di vifitare in quefti ultimi quattro anni , non ,ne ho vedute altre , che facciano maggior piacére a vederle di quefle di allume della Tolfa . Ben lungi dal tetro spettacolo , che prefentano al 'ì<[aturalijl}a , le dimore dei metalli dentro le vifcere della Terra , che là fola ambizion , o U iuriofita dì vedere ì reconditi fiti dove la natura ha voluto celare ì fuoi fegreti ^ pojfono farvìfitàre fenza ribrezzo, e fenz^ orrore, dove laria avvelenata e mici- diale , l' eco fardo che ogni rumor produce in quei mahncoUci fxti , il debole lu- me delle lucerne , V accompagnamento degli fparutì ed anneriti opera) ; la fce^ ■ va confufa delle grotte , gallerìe , fcale \ trombe , e dei pozzi, per i quali di- fcendefi in quelle fepolture dei vivi , a molte centinaia di piedi fotterra , tutto infine fa fentire i pericoli , ai quali di continuo vi fi è efpoflo ; ben lungi , dì- co , da un tale fpettacolo , vedonfi alla Tolfa degli fcavì immenfi air aria aper- ta , dove tutto é pittorefco e fenza orrore . La Cava grande , e la Gregoriana foprattutto da lungo tempo abbandonate , fono degne di ejfer vifitate da chiun- que , e malto piti da un "Xaturalifia . V immenfita di quei concavi fitì , gli Jcherzi , che la vegetazione rinafcente ha prodotto in quelle rupi così diverfa- mente tagliate , i danni che il tempo ha cagionato nelle grandi mafie di fajfo ,: che la mano degli uomini avea fmoff'e , l'eco che ripete ogni rumore in quelle amabili folitudmt , il veder le operazioni della natura nella formazione di quei ■monti , la prefenza fenfibile dei princip} da lei impiegati nella generazione di a/cuni efieri , come il ferro e /' allume, che ivi di continuo fi riproducono ec.ec, tutto e propno ad ifpirare a un amante della natura un vivijfimo piacere , ed un ardente defiderio ■ dì -m.-ggior mente conofcerla. Tl6 niefTo in opera per calcinare le pietre alluminofe. Le (offe delle quali par. liamo 5 anno una porta in un lato , per la quale fi introducono le legna necefTarie a mantenere il fuoco . Ac- cendefi quefto di ordinario al tramon- tare del Sole, e dura fino qua fi al far del giorno . Un fumo denfiflìmo efa- ]a da quefte pietre che vengono per ogni verfo circondate e penetrate dal- ie fiamme . Il punto giufto di calci- nazione è allor quando un odor no- labile di zolfo incomincia a farfi fen- tJre nei vapori di quefle fornaci , Gli operai che fono di guardia procurano di eflinguere il fuoco al primo appa- rire dei fegni di quella giufta calci- nazione, per prevenire il pericolo di una eccedente cottura la quale rende- rebbe quefte pietre dì una fiffatta dii. rezza , che impoffibile farebbe il de- comporle dopoi mediante le cofluma- te lozioni , e vano riufcirebbe ogni procedimento per eftrarne 1* allume . Dopo che té pietre fono raffreddate , gli opera; lafciano per una feconda cal- cinazione quelle, che per cafo potef- fero non efifér cofté, e trafportano le 9ltre al Villaggio delle Allumiere dove far deggionfi le altre operazioni. Trafportate che fono in quefto luo- go , vengono ammucchiate in una pi,a?za a ciò deftinata, in fiti lunghi, molto fimili ai larghi viali di unavil- fa e circondati di fofTi. ripieni diacqua alluminofa , refiduo delle antecedenti criftallizzazioni di allume. Degli uomi- ni a ciò deftinati inaiano ogni gior. no con Ia.rghe pale quefto vafto am- maifo di calce, e facilitano perquefto mezzo la mutuafeparazione delle parti della pietra e lo fviluppo dei princip) in eflfa contenuti . Quaranta giorni di quefte ripetute lozioni fono fufficienti per ottenere quefto fine , ed il fegno più ficuro di ciò , e un' aria di efflo- refcenza che incomincia ad olTervarfi fulla di lei fuperficie. Quefto è il pun- to giufto di portarla nelle caldaje , do- ve devefi mettere in diffoluzione . ^ • ARTICOLO Vili. LE Caldaje , ove twettefi in dififo- luzionela calce alluminofa , fono ftabilmente fabbricate, fuorché il fon- do , che è mobile , e di rame . Un fuoco continuo e forte , è me/fo in opera per riscaldarle, acciocché la dif- foluzione fi acceleri , e fia più com- pita . La quantità dell'acqua di que- fte caldaje, è a quella della materia che vi fi mette in diflbluzione in una proporzione almeno di trenta a uno, relativamente alla maffa. Due uomini fono di continuo impiegati a vieppiù ajutare quefta operazione , rivoltando profondamente con due pale la ma- teria , che è nell'acqua , e movendo- la per ogni verfo . Un altro opera jo che dirigge il lavoro è fempre occu- pato in levar via le pietre refratta- rie , delle quali abbiamo parlato nell* Articolo VII. di quefte memorie , ed una materia come fabbia , grofìblana e fquamofa, la quale è indiffolubile nell'acqua, e chiamafi Merdaccio nel linguaggio degli opera) . Una lunga pratica à loro infognato il punto giu- fto di faturazione di quell'acqua , dal fuo colore , e afpetto , e dalla quan- tità e qualità della fua evaporazione , e da quefto fi regolano per ammorza- re il fuoco e per far paffare quella li- fcivia nei vafi , dove fi opera la cri- ftallizzazione dell'allume . Qaeft:' ultima operazione fiefeguifce in una ftanza temperata, piena di gran vafi di legno quadrati , fopra tutti i quali paffa un canale , che conduce la lifcivia in qualunque di efiì fia da riempirfi. Riempiuto che fia unvafo, incomincia f allume a criftallizzarfi fo- pra le pareti del vafo , o qualunque altro corpo che gli pofTa fervire di ba- f e , e fi precipita al fondo una pordo- ne di materia dell' ifteffa natura del Merdaccio , ma più fina . La criftal- lizzazione fi perfeziona in pochi gior- ni , ma varia di molto e nella preftez- za e nella bontà , fecondo la varia diC- pofizione dell'atmosfera . Di ordina- rio j la crofta di allume, cheformaS ia in nti.vafo à otto onove poTIid di groffezza, e i Criftalli dai quali è for- mata non àano forma regolare , e determinata efìfendo tutti aggruppati e confufi . Le punte che fporgono in fuori però fono delle piramidi quadra- te , parte di figura ottogona , che è la propria dei criftalli dell' aiume. . Allor quando la criftallizzazione è terminata , vuotafi il vafo , e quell" acqua pafla in una conferva , dalla quale fi cava mediante una macchina , per fervirfeue nelle : lozioni , e nelle dinbluzioni avvertire -Queft' acqua è impregjiata di parti alluminofe rinite ancora alla terra , che loro ha fervi- to di Madre , e coli' impiegarla nelle fufTeguenti operazioni quefte parti fi fviluppano , e vanno in profitto del- la fabbrica - La loro quantità è così grande;. che nel fedimenra, che quefl' acqua depone ( oltre il forte fapore * ,1^7 allamiiiofo , che Tempre vi è fenfibr- le ) offervanfi in alcune ftagioni dell* anno dei criftalli di alliirae perfetta- mente ottogonì , ma nei quali la fo- la orditura per così dire è terminata, efCendo ogni lato di quelli criftalli fat- to concavamente a fcala , come i caf- foni delle volte' nelle Chi^fe' , e -ne- gli altri gi-an pezzi di Architettura . Nelle fecchie , e nelle tavole della macchina deftinate a riportar fu queft' acqua offervanfi delle ftalattiti di quel- la forta , che'-a4cuni Natura'fifti chi^ mano Vndu/agines , e delle altre fatte come delle Stelegmiti racemofe, tutte formate da una terra calcarla ftniflì ma , unita ad una quantità foprabondant e di allume, che èanchecriftallizzato in minutiffimepuntefuUa loro fuperficie. Dopo la criftallizzazione T allume è puro ,'e in iftato di effere impiegati) nel commercio (fl) . Noi non fegui- ■ "' .:■.:■ remo (a) Ouefio ramo di commercio é uno dei piùvantaggipji allo Stato , o fi con- fiden j come prodotto , o come manifattura , o come capo di Finanze . Ter il Sovrano egli è una conjìderabik entrata fijfa ,• e per lo Stato egli è cagione di- retta 0 quafi diretta di una popolazione di "/.'in 800. perfone quaft tutte di or'i. gine forefiiera . Et fofliene un poco la bilancia del commercio cogli efleri^ , già d' altronde troppo di/uguale , e che fenza quejlo capo lo farebbe molto di più . Secondo i dati , che ci è flato pojftbile di raccogliere, quefto ^Allume ha fatto en- trare nello Stato Ecclejìaflico circa ventifei mìllioni di feudi B^omani . Sarebbero forfè di più, ma fino al tempo del grande k^o^moCW\g\ y che le mi fé in valore, la lord fama era fupertore al loro prodotto, e ninno degl" Imprefarj prima di lui aveva fatto fortuna in queir appalto, come cojìa dalla Ifcrizione pofta nella Chiefd del Sughero nei bofchi della Tolfa. Eccola per diftefo , acciocchì gli amatori della StvrJa Italiana conofcano quefto monumento delle opere di un uomo sì celebre , D. O. M. MONTIBUS . HIS . QUOD . NULLI . ANTEA . CONTlGIT ALUMINIS. FABRICIO . LUCRUM . ESSE . MAGNUS AUGUSTINLIS. CHISIUS. ACUMINE. INGENII. ILLO. COPIOSE ' EXACTO. VENUMQUE. TOTI . CHRISTIANO. ORBI. DATO IKGENTEM. SIBI. LAUDEM. COMPARAVIT. TANTI. NUMINIS AUSPICIO . FRETUS . QUI . ^DEM . HANC . A . SUBERE DICTAM. PRO. FELICISSIMIS . VOTIS . CONTSTRUXIT -EDIFICATO. QUE. IN. MA, SEPTIMIANA. MIRO. SUMPTU PALATIO. SACELLO. QUICQUE. IN. MONIMENTUM . AD FLAMINIAM. PORTAM. PARIO. LAPIDE. EXTRUCTO. ROM^. ViTAM. LUCULENTAM. PROBE. DUCENS . QUiEViT SAL. N. MDXXIL In una Lapide pofla in faccia alla precedente fi vede che Filippo Sergardi Tefo^ rierc — Fifci Àpoft. Decanus. le aveva fatte mettere in quel fito nel 152J. -laS remo più avanti, imperocché dovè il •commercio delle cofe incomincia , la loro Storia Naturale fìnifce. Ci crede- remo bensì permertb l'efporre al no- ftro lettore le confeguenzedituttociò, che abbiamo fino ad ora narrato, ac- ciò egli poi pofla formarfi una idea ade- guata della formazione naturaledi queft' allume nelle montagne della Tolfa , fulla quale i Naturalifti anno avanzato del- le fingolariflìme opinioni , che la fola ifpezione ragionata dei fenomeni può confermare o diftruggere . , J/ fsgufto nei fogli venturi . *! er; -) ù\ occCl Ci' lìluflrìjjìmì Signcri Trejìdenji ' delle Scuole Vubblicbe dell' llluflrìjfma Citta di Brefcia Avvisano CH' è flato già depofitato' il Pre- mio di cento Zecchini per chi faprà meglio foddisfare alle condizio- ni della prefente ricerca , diretta ali- utilità di quelle Scuole , e di quelle di tutta la Provincia. Efporre in venticinque Novellette , o vere o tratte dal verifimile le pri- marie virtù pratiche , le quali formi- no quafi un corfo di Morale Filofofia . Tra quefle dovrà fpiccare fìngolarmen- te l'amore de' noftri fimili , per non dire un certo entufiafmo pertuttociò, che tende a fòUevare e render felici gli uomini , e all' oppoflo 1" avverlìo- ne , e l' orrore per tutto ciò che ten- de ad opprimerli e a renderli in qua- lunque modo infelici . Vi dovrà pure aver luogo quella j^rndenza regolatri- Sfc ce dell' umati vivere , per cui l'^uomò avvezzandofi di buon' ora a mettere tra loro a confronto , e a pefare i beni e i mali , e a fempre determi- narfi nell' operare a feconda della mag- gior fomma di quelli , e della minore di quefli viene a comporre colla pri- vata la pubblica felicità. Qiiefte Novelle devono eflere adat- tate alla capacità di giovanetti dagli otto in circa, fino ai dodici, o quat- tordici anni . Saranno fcritte in pur- gatiffima Lingua Italiana, piacevoli, fpiritofe , fparfe, di tratti vivi ed ani- mati, e di patetiche immagini, atte in fomma a dilettare gli animi dei gio- vanetti , ad infiammarli della virtù ,: e ad arricchire la mente d'idee ade- quate e proficue, la lingua di efpref- fioni proprie ed eleganti , e il cuore di utili e generofi fentimenti . Sapranno i Signori Concorrenti fé per muovere più facilmente l'animo de' Fanciulli convenga meglio , che le perfone introdotte nelle Iftorielle fieno della tenera età loro piuttofto che di un' età provetta. Gli Autori fpediranno le loro Ope- re franche di porto entro 1" Ottobre dell'Anno 177S. dirette al Signor Pre- fetto degli Stiidj Pubblici di Brefcia , unite ad un viglietto fuggellato col loro nome e colla loro dimora.' ".\ Delle fole Novelle giudicate degne di premio faranno aperti i viglietti , e gli Autori avranno immancabilmen- te il premio entro l'Anno fuddetto da* Signori Prefideoti. . E perchè meglio riefca l'opera i*zv- vifa , che farà premiata ciafcuna No- vella con una Medaglia del valore di quattro Zecchini , cafo che tutte quel- le di un folo non la meritaflero . Il Giudizio farà dato da tre eletti dell' H? Univerfi'tà di Padova. JL^ JO '\ a\ .zwnfioaCI .\\o(\k \i\A lif N. X VI I. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. ¥ « 9 «' 9. N-ov£nibrc 177^^. LETTERA Del Signor Francesco Griselini al Signor Giovanni Ardxjino , ove fi reca notizia delle foffili produzioni organizzate , che trovanfi nel Ban- nato dì Temefvvar . Chiariffimo Sigtiore. Temefwar 2 Settembre 1776. VEramente, Signore, fono troppo tardo a dare rifpofta alla fua ul- tima pregiatiffima Lettera del pafiTato mefe di Luglio , in cui mi ricercò alcuna delle ofTervazioni , che vado facendo in quefta vafta Provincia , sì poco efa- minata , sì poco trafcorfa da' Viaggia- tori , da* Naturalifti , benché ad ogni riguardo meriti d* efifere conofciuta . Ma quali ofTervazioni fceglierò tra quel- le da me fatte , che poflTan meritare la di lei confiderazione , e quella de- gli eruditi e dotti Amici fxioi , cui forfè ella non tralafcierà di farle ve- dere \ Per i Sapienti della Natura è bello e pregevole tutto ciò eh' entra nel dettaglio delle produzioni della me- defima d'ogni fpecie , d'ogni e qua- lunque ordine . E poiché Ella, Signo- re, deve aver veduto le Lettere ftam- pate in lingua Tedefca del Chiariffi- rao Signor ConfìgUere di Born , no- ftro comune Amico , al Signor di Fer- ber addrizzate, in cui egli reca la def- criziona delle foffili produzioni del Re- gno minerale , onde va ricco il Dan- nato ; ora dunque io darolle una fuc- '237 N. XVIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. * ■ i4< « 16. Novembre 177^. LETTERA XIII. Nagyag i^. Luglio. quefte vicine il primo luo- POrtatomi a vifitare Mi nere , fu Cfertes go verfo Ponente , nel quale mi fer niai . La Cava d'Argento della San- tiflìma Trinità fu già , ^o anni fono , dal mio Padre fatta lavorare con mol- ta utile; noi) potendofi però per il fito malagevole praticare uno Stollo pro- fondo, e mancando le Macchine per levare 1* acque , e aggiungendovifi la difficoltà del lavoro pella durezza del. fafTo , appena feguita la di lui morte fu abbandonata. I monti fino a Cfer- tes fono tutti di fafìTo metallifero co- perti di Schifto argillofo grigio comu- ne . Il monte Bogai , nel quale tro- vafi la fopraccennata Minerà j è di pie- tra cornea grigia compatta , che con- tiene del Minerale vetrino fifib , con Oro, di qualche rendita . Riefce così duro quefio faiTo , che nemmeno la polvere vi fa molto effetto . E' ben ridicolo il ricordo che dà il già cita- to Gefuita Fridwalzki di ammollire i faflì col lardo , e colla polvere . Pre- fentemente una Compagnia d'Interef- fati à ripigliato i lavori facendo fare un nuovo Stollo in notabile diftanza dal primo abbandonato; io però cre- do , che per quanto ricco potefs' effe- re il Minerale che caveranno, non fa- ranno giammai compenfati della fpe- fa . Negli altri circonvicini monti vi Jk onefta utilità negli fcorfì anni a chi vi lavorava ; non fono però effe co- me le altre in pietra cornea , ma nel faffo Metallifero. Poco lungi da Cfer- tes vi è una Fonderia , ma per Io più inoperofa , perchè in molti mefi dell* anno vi manca l'acqua. Qui fono (la- te condotte più centinaia di centinaia di Minerale di Rame, fui quale fubito che farà flato affortito, efeparato dal cattivo , cofa che non fi è fatta da principio , penfano a fare una nuova efperienza, effendovene ben | da fcar- tarfi . Ne* monti di Foarag erano tem-. pò fa molte altre Cave; ma fono ora del tutto abbandonata . Que" Paefani mi anno afficurato che fi era colà tro- vato dell'Oro nativo non fquamofo , ma fiffo come il Minerale vetrino. Di Cfertes paffai a Topliza ; la materia di quei monti è pura argilla grigia, frammifchiata col Glimmer , Schorl, e grani di Quarzo , impafto che fempre da me viene nominato per faffo Me- tallifero, coperto d'argilla fchiflofa . I filoni fono nella materia Qyarzofa con dell'Oro , e fi dirigono da Mez- zo giorno a Settentrione . In quello e nel Monte Magura fono degni di of- fervazione gli Stolli Nepomuceno , e Martino , dove fi vuole che appena fmoffo il faffo fi fia ritrovato l'Oro . Anche i nominati Rocco , Arciduca Pietro, San Giufeppe, l'Annunzia ta^, Floriano, e Francefco di Paola , oltre l'Oro nativo, producono dell'altro Mi- nerale ricco di tal metallo . Nel mon- é qualche Cava d' Oro, che refe un' ^tq Maifchier fi è fatto un nupvoStol Innovo Giornale d' Ita/. Tom. 1. lo lo detto Maria Vittoria , per tentar di ripigliare gli antichi abbandonati lavori . Si trovano delle Cave d'Oro anche nel monte de'Pefcatori , che fo- no nominale Barbara, Saverio, e San- tilTima Trinità , dove una volta fi trovò molto Oro nativo j ora però lungamente vi fi travaglia fenza pro- fìtto alcuno . Sogliono quelli Interef- fati dar molte volte le Cave a parte agli Scavatori , vale a dire , devono gli operaj travagliare per loro proprio conto, rilafciando poi al Padrone quel- la parte di utilità che anno ftabilito . Ne" monti di Topliza fi trova alcune volte dell'Oro nei filoni di Piombo , come accade pur anche a Fuezes, eh' è un po' pilli diftante verfo Sera . La qualità del fafTo del monte di Malul , e degli Stolli , nelle Cave Santiflìma Trinità , e Barbara, è del tutto con- fihfiile a quello di Topliza . Nelle vi- cinanze di Fuezes fopra il fafTo Me- tallifero , invece del folito Schifto ar- giliofo , giace uno Schifto bigio-bian- caftro micaceo , che fciolto dall' aria raffembra un' argilla comune , e col quale fanno gli argini del fiume, ben- ché con poco effetto; imperocché am- mollendo le acque pian piano la terra gli argini fi rompono , come con no- tabile danno avvenne nella fcorfa Pri- mavera. ;Nello Stollo Clemente prefTo Fue- zes, fi trova dell'Oro nativo entro il Talco Gì pfeo- Spatofo bianco pelluci- do. Dirimpetto poi a quefto , ne'Monti di Malul, é Trfztyan, luogo aliai ce- lebre pei ricchiflimi filoni d' Oro , e grandìofi pezzi di Minerale coli' Oro nativo , che produce . Corre nella Tranfilvania per allioma infallibile che l'Oro nativo non poflTa eflere fennonsé nella fuperfizie orizzontale de' mon- ti. Io bramava ardentemente di rile- varne la verità col fatto, giacché non mi fembra poffibile che per sì lungo tempo fi abbia potuto trovare tanta quantità d' Oro nativo , fé non n' efi. ftelTe anche nelle profondità . Ma il Padrone ereditario di quelle Minere il Conte Stefano Gyulai con eflrema dif- ;fc facoltà permette a perfone intendenti il vifitarle , e mai a chi fa elTere in fervigio Regio. Sento poi che i lavori vi fieno peifimamente diretti da un Valacco , di modo che non fi può en- trare nelle Minere fenza manifefto pe- ricolo di vita. Io dovetti perciò con- tentarmi di efaminare la qualità del faffo , che é affomigliante a quella di Fuezes . Se quella ricca Minerà folTa diretta da Perfona intendente rende- rebbe incomparabilmente più di quello che fa al prefente.Ma l'indole del Valacco é tale , che troppo fi abbandona al proprio interefle , credendo fempre di ,far meglio il fatto fuo , feguendo il confueto ftile ; ile penfa di arrecare pregiudizio a chi gli dà il pane . Tal volta quelli Miniftri diftraggono frau- dolentemente dei più bei pezzi di Mi- nerale , e li vendono a' curiofi ; così é accaduto a me di acquiflarne di bel- liflimi nel Mercato di Deva . E' ben .vero che fi é procurato di rimediarvi con nuovi regolamenti . Ma il to-> gliere intieramente 1' abufo è impof- fibile . La flefla fera mi portai a Borcza ; quelli monti fi attaccano con quelli che' neir entrare nella Tranfilvania io vedeva divifi dal fi«rae Maros , ma tutti fino a Deva fono compolli di fallo- Metallifero, coperti di Calcarla ,Schi-^ fio e Sabbia . Nelle vicinanze di Borcza vi è qualche monte compollo di pezzi caduti giù da montagne maggiori , e uniti aflime con certa materia argil- lofa indurata, formando una fpecie di Breccia . La Minerà Regia differifce nella fua qualità dal fafTo Metallifero , effendovi frammifchiati grandiffimi pez- zi di Spato . Lo Stollo fuperiore, det- to Anna , è fatto entro la Calcarla , che ftendendofi fopra la defcritta ma- teria copre le intere Valli ; i più balli continuano nel faffo fabbioniccio fino che arrivano all'Argilla. Nelle Cave fi trova della Blenda e del Piombo , che tengono Oro, e Argento : io ne ho acqui- flati alcuni pezzi dove 1' Oro è vifi- bile fopra la Blenda. Nello Stollo più ^ profondo , di circa io Lachier , vi è *VS V **■* una IJ^ «ria Caverna argillofa , che contiene;!? Oro nativo in mezzo al Talco di una prodigiofa quantità di fafll rafTo- miglianti a palle tonde , ed ovali for- mate di Spato Calcario diafano, flri- fciate di bianco latteo , non trafpa- renti fimili nel colore alle onici . Quefti Canopi poi anno una gran- diflìma antipatia co' monti compofti di Calcaria , Calcarius albus parttculìs granulatis mirììmìs ; perchè dicono che taglia i filoni, e confeguentemente ro- vina le Minere; errore, fecondo me, manifefto , imperocché io penfo, giu- llo la mia Teoria , che i monti già fofTero formati allorché vi fi ammuc- chiò fopra la calcaria. Il Minerale di Piombo con Blenda tiene ordinaria- mente tre loti di Argento, che ha i6 Danari d' Oro per marca . Per lavare i Metalli dimeno rendita fi fabbricano attualmente ^ peftatoje fìmiii a quelle diSchmniz: rendono quelli 8 libbre per ogni centinaio, con 2 fino allióloti di Argento, che anno un loto per marca d'Oro . Non ebbi poi tempo di andar a vedere tutte le altre Cave delle vicinan- ze di Boicza, contentandomi dell' acqui. fio di alcuni pezzi di ciafcunadi elTe , dei quali eccovi il Catalogo. Pirite contenenteOro nell'Argilla az- zurra , argilla comunis plaftica c*:- riilefcens di Herfigan , nei lavori che il continuano fugli antichi . Pirite contenenteOro in Pietra Cor- rea nera , da Ginel vicino a Boicza ; mi fu detto che colà fi trovi dell* Oro nativo. Argento nativo di figura capillare fopra la Blenda e Piombo , pure di Ginel . La pietra m' infegnò che tut- to il monte era comporto di fafTo Me- tallifero. Del Quarzo contenente Argen- to delle antiche Minere di Ruda , e Kerzcur . I lavori non vi fono di al- cuna confiderazione ; non vi fi raccol- gono che i Minerali inferiori negletti dagliAntichi , come fanno nelle Mi- nare di Lazur , e Kulzen . Li porta- no poi agli Edifizi per cavarne qual- che provento. Oro nativo in Spato Calcario , di Str^viza . figura Stellare radiato , pur da Stra- viza . Oro nativo entro il Cobalto grigio chiaro . O' fatta 1' efperienza di porre filila coppella un pezzetto di quello Cobalto, che lafciò addietro un gra- nellino d'Oro; conchiudo da. ciò, che anch' efifo ne partecipi . Queflo fi tro- va nelle Minere di Straviza ne* monti Gefuina, e Dimbul. Piriti d*Oro in argilla nera fchiflofa indurita , dello Stollo S. Croce in Ca- jonell. Pirite d'Oro fopra il Quarzo; dello Stollo Ajuto-Divino, in Cajonell. Blenda e Piombo con Oro . Gakn* pcirticu/is mcijoribus mìcantibus ; entro 1' argilla bianca indurita diKisbanya. Si è colà di recente formata una Com- pagnia per coltivare quefta Minerà. Minerale roffo con Oro e Quarzo di Tratka, luogoun'ora diflantedaTrsz- tian . Il filone fcorre entro il fafTo Me- tallifero. Blenda e Piombo nel Quarzo ; di Offen.Banya , vicino aZalathna. An- che in codello luogo fi è da poco in qua formata una Compagnia per la- vorare ricca Minerà di Piombo recen- temente fcoperta . Non fi fa il mo- tivo perchè fofTero fiate abbandonate le Cave antiche , la ragione addotta dal P. FridvvaUky è uno de* fuoi fo- liti fogni . La qualità del fafTo è di quello che io chiamo Metallifero, con dell* Argilla Schiftofa . La grofTezza poi de' filoni , la moltiplicità delle Care antiche , e le vefi:igie di ben 50 for- ni , ch'efiflevano una volta , fanno. buon prefagio all'imprefa. Non effendomi poi flato poffibile l'avere alcun pezzo delle altre .Minere della Tranfilvania , né altre notizie interefTanti , per non lafciare imper- fetta quella mia Relazione , aggiun- gerò almeno i loro nomi , traendoli dall' accennata Mineralogia Tranfilva- nia dell'Autore Gefuita. Die' egli che a Nagy-alraas verfo Sera di Zaiathna , vi fieno ne' monti *di Rudile Babà , e Petrafak delle Mi- S 2 nere ÌJ^O nere d'Oro entro il Talco , e una certa qualità di fafTb , ch'egli denc mina Spatho-Tyrites , A Poiana ne' monti di Vertes , an- che negli ftcfTì contorni , afTerifce ef- fervi delle Minere , il di cui Mine- rale d' inferior qualità viene cavato dai Valrrchi . Nel 1742 , cadute ef- fendo copiofe pioggie , fcoperfero ne' monti di Dimbul Kupiatra un filone di Quarzo azzurro.bigiointrnfocoirOro nativo che fi dirigeva da Mattina a Sera. Ebbe però quefto la forte di tutti gli altri filoni della Tranfilvania , vale s. dire , prefto fi perdette . Dalla de- fcrizione che ne fa il T. Fridvvahky rilevo che il filone fia in Pietra Cor- nea , Tetro fi/ex. Ne' monti detti Vallizkureth vi è indizio che v'abbiano delle vene d'oro . Tutti i Minerali , che i Valacchi efca- vano da' monti di Cfertes , fono por- tati a Porkure , dove li fanno fonde- re, e depurare per proprio conto. Pretendefi che nel monte Mayura prefifo Krosbanya , Borgo del Comita- to di weifìfemburg , fia un filone di due Klafter di eftenfione, con Oro. Il modo come fi lava 1' Oro ve Io defcriverò allorché farò il gira della Tranfilvania , per paffare nella bafifa Ungaria . Ma ritornando ora col penfiero a Nagyag , credo opportuno accennarvi altresì alcune delle Minere d' ferro, e piombo, che ù trovano a Mezzogior- no di là dal fiume Maros . La principale di feTO è certamente qiìella che trovafi nel Concitato di Him- yad, tre ore lontano da Vaida-Hun- yad , porta a Mattina , vicino al Vil- laggio di Gyulla . 11 Minerale non vi fi trova conìe al folito in filone , ma in grandi ammaffi di 6 in 8 Klafter di eftenfione j benché poi quefli rao- ftrino di piegare a Mezzogiorno , non inclinano però alla profondità. La pie- tra del Monte Kropilel , nel quale fo- no quefte Minere , è uno Schifto ar- gdlofo bigio , e grigio . Il Minerale è un" ocra di fèrro rofTb fcuro , fotto al quale ben foveate fi trova ddC/as- ^ kopf , coperto di minutifTimi criftalli di ferro , fui fare appunto del filone Ajuto-Divino nella Boemia. Lo chia- mano quelli Canopi fior di ferro, ben- ché il P. Fridvvalikj fuppone elTer Talco . Quefto Minerale fi fonde in certi piccioli forni , poi fi manda ai ma- gli che fono lungo il fiume Cferna per effere ridotto in ifpranghe . Del lavoro di ogni forte di ferrareccie vi- vono quafi tutti i Valacchi, eCingari ; effi ufano piccioli forni co' Mantici a mano fatti di pelli di becco , e molto commodi . L'origine di quelle Minere è rimotiflìma ; ne fa fede un' antica Ifcrizione trovata a Oflrow nel Cir- colo di Hunyade , nella quale viene fatto menzione Colkgn Fabrorum . Il citato Gefuita crede che da ciò abbia prefo il nome lo Stretto paffo detto Torta di ferro , che dalla Tranfilvania conduce nello Stato Ottomano. Vicino alle fponde del fiume Maros preffo al Villaggio Kifmunes fi trova del Minerale di piombo nello Schifto argillofo , che vien raccolto da una privata Compagnia d* IntereflTati . la picciola diftanza della ftradafono del- le Colline di pietra calcarla ripiene d" incredibile quantità di Turbiniti , Conchiglie , ed altre Petrificazioni, delle quali ne raccol fi un gran Cacone . I monti, che incominciano al fiume Ma- ros devonfi confiderare come il piede di quegli altifllmi che fcorrono per la Valle di Haczekaer , che poi fi unif- cono a quelli di Granito , da' quali è feparata la Tranfilvania dalla Mol- davia . Eccovi fedelmente ragguagliato dì ogni mia fcoperta. Devo però aggiun- gere che vicino all' Imboccatura del profondo Stollo San Giufeppe , prefìTo Nigyag ofìèrvai una Collina di circa 15 Lachter di altezza a Sera , com- pofta da innuraerabili pezzi regolarmen- te conneffi larghi un piede circa di faffo metallifero,, che occupò tutta la mia attenzione. Non rni fembrò cer- tamente artefatta, o lavoro degli an- 4^ tichi j e nemmeno , che in quei eoa- "^ torni r^.] torni mai fofle Minerà di tal qualità ;|j maiio dritta . Lafciai a finiflra nelle di faflfo . I pezzi poi fono così mera- vigliofamente conneflì, che non vi fi • fcorge verun' altra materia fra mez- ; 20 . Si potrebbe a prima vifta conget- • turare , che prima dell' induramento di quei faiTi un qualche tremuotoavef- fe prodotto queflo fenomeno ; ma a- nalizzandoli non vi fi trova poi alcu- na parte Vulcanica . La grana loro è pili groffa del folito fafTo Metallifero ' • delle vicinanze di Na^yag ; perciio- ! tendovi fopra dà una fpezie di fuono ^ ! e nemmeno per lunghini mo tratto all' i intorno fi è mai fcoperto il menomo i •indizio di qualche Vulcano . Q.aan- j do vi farò parte de' Minerali raccol- ti vi unirò anche un pezzo di que- j fto , pregandovi a voler paragonarlo i con quello Schifto di cui fono compo- ' fìi gli antichi monti Vulcanici Euga- nei del Padovano j per dirmene poi il voftro fenti mento. Termino la prefente , che mi fem- bra già foverchJa-mente lunga , rifer- bandomi a darvi maggiori notiziecolle fulTeguenti mie lettere. LETTERA XIV. Flodwìnz 2^ Giugno. STanco , ed eftremamente affaticato dair eccedi vo caldo giunfi ad un Villaggio vaiacco , dove eccettuatone poc'erba pei cavalli non trovai la me- noma cofa da riftorarmi . Il mio Al- bergatore era un povero barcaiuolo, che condottomi fotto un tetto di pa- glia fece fervire per ufo di tavola una Botte, fulla quale mangiai di quelle poche provigioni che avea portato me- co da Nagyag; me la feci poi fervi- re di Scrittorio per ifcrivereciò che in quella mia leggerete . Io era partito da Nagyag il dì 2j. fubito palTato i monti di faffo metal- lifero coperti di Schifto, calai in una pianura , che fi eftefe per due ore , interrotta però qua e colà da qualche picciolo Colle arprillofo, fino a che ar- vicinanze del villaggio Bobolna Colli- ne compofle di piccioli faflTolini roton- di, legati affieme dall'argilla , confi- mili a quelli ch'io avea veduto a Bo- icza. O' qui ofìTervato che i Colli che declinano verfo il fiume non fono co- sì duri , ne quelle ghiajoline tanto confiftenti nell' argilla come quelle , che Hanno piià fopra . Da bel principio credei quefto fenomeno cagionato dall' aria , dalle pioggie , o dall' efalazio- ni del fiume, che poteffero aver am- mollito la malfa j ma mi difingannai però allor quando alla metà del pen- dio del monte vidi un pezzo di pie- tra cotta incorporata colle ghiaje , lo che mi fece congetturare, che le pie- tre, argille, e faflì foffero ftati colà portati , e deporti dal fiume , e che pofieriormente fi fia formata la Col- lina . Forfè i monti fituati a Setten- trione , e quelli di Boicza riconofcono la fteffa origine , giacché fono della ftefla indole ; e col benefizio della pia- nura fi farà il fiume Maros pian pia- no fcoftato dal mezzo giorno, piegan- do verfo Settentrione . Di là dal fiu- me è la tanto celebre pianura diOlap dove fi trova dell'Oro. Si eftende effa per molti migiiaja di Klafter , la fu- perficie n'è di fabbia, e faflTolini; ap- pena fmo/Ta quella per la profondi- tà di due Klafter lavandofi la terra, « la fabbia fi raccoglie dell'Oro. Sot- to a quella viene poi uno Schifto ar- gillofo indurato , che non dà indizio di contener cos' alcuna. Quella gran pianura è circondata a mattina, e fera da monti, che fi uni- fcono a quegli altiflimi che dividono la Valacchia dalla Tranfilvania ; a Set- tentrione fcorre il fiume Maros . Per r ofTervazione da me fatta quella fab- bia non può derivare, che dalle innon- dazioni. E' certo che l'Oro colà noaè generato, e ch'efTendone dalle acq'.ie, e pioggie fiaccate le particelle da quel- le numerofe, e ricche Minere , e ve- ne d'Oro , vengono poi a deporfi in quella fabbia. Mi conferma a crederlo rivai al fiume Maros, che fcorre alla j^ l'efperienza, che nei fiti' dove un fé-. *^ colo 141 colo ta s' avea raccolto , e purificato ^ ia fabbia , al giorno preferite fi torna -a raccoglierne con ottimo efito . La fera giunfi a Carlsburgo, bella , e af- fai beo coftiLitta Fortezza, luogo del- la mia ìiafcita . La fua fituazione e amena ; tutto all'intorno vi fono del- le colline di calcarla, coperte di Sebi, fio argillofo. La Fortezza è fabbrica- ta fopra un' eminenza , appiè della quale è la Città . Ho trovato colà un Gentiluomo Unghero , che veniva da Torda iftruttifllmo del Paefe, e del mo- do con cui raccolgono 1' Oro dalla labbia; egli mi diffe , che tutti i fiu- micelli, rufcelli , e torrenti , e gene- ralmente tutte le acque ftraripate por- lavano feco dell'Oro. Aggiunfe che il più ricco di tutti era il fiume Ara- nyos , cui gli Scrittori di quefta Pro- vincia paragonano col Tago . Oltre i pochi Valacchi che abitano alle fpon- de de' fiumi , fono per lo più i Cin- gari , che attendono a raccogliere , e lavare le fabbie aurifere , Fa però d'uopo diftinguere i Cin- f^ari Tranfilvani dagli Ungari ; quelli fono oziofi , vagabondi dediti alle ra- pine, e ladronecci; i Tranfilvani all' incontro fono induftriofi , inftancabili, e tutti attenti a procacciarfi un one- fto mantenimento. Si occupano, o nel meftiere di fuonatori , che per lo più paflano in Boemia ; o fono artefici di fèrrarezza ; o attendono al negozio di cavalli, ed altri animali, ma la mag- gior parte s' impiega nel lavar la fab- bia d'Oro, e/Tendo c(fi peritiffimi de' fui che ne fono più , o meno ricchi. Lo ftromento per quefta lavatura è una Tavola larga z in ^. piedi , e 4. in 5. di lunghezza , con un orlo pur di legno all' intorno: fopra di quefta flendono un panno di Lana, e vi get- tano la fabbia ben bagnata coli' acqua. Le particelle che anno Oro reftano quindi attaccate al panno, il quale poi viene diligentemente lavato, el'acqua paflata per un finitimo fetaccio ; nel- la materia che refta addietro vi è l'O- ro. Se poi la fabbia fone gro/Ta o me- Ichiata con piccioli faflolini, allora fan-^ no delle fefTure nell'orlo eh' è intorno alla tavola dà lavare , nelle quali fi fermano le particelle più grofTe , dove poi fovente trovano dell' Oro nativo. Tale è il metodo, che ordinariamente fi pratica a Topanfalva , e Abranya, In altri fili poi della Tranfilvania tifa- no fcavare delle forte, e riftagni , ne* quali fanno pafTare 1' acque che fcor- rono dai monti , raccogliendo in tal modo la fabbia, di cui poi fannoquell' ufo , che vi deferiti da Kerpenes . IlCinnabro di Zaiathna trafportato dal fiume Ampoi , e dalle acque piovane giù dalle antiche Cave di Argento vi- vo , viene nella fteffa guifa raccolto . Vivono poi molti di quefti abitanti coir andare in cerca de' piccioli avan- zi d'Oro, che talvolta trovano nelle abbandonate Cave , che poi depurano dalla terra , e dal minerale coll'ajuto di quefti edifizj . FLimeffomi quefta mattina in viag^ gio , e pafTata un'altra amena, e ben coltivata pianura giunfi a Enged . Là Città è pofta in vicinanza de' monti Calcari, effa è tutta fabbricata di faf, fo arenario giallaftro .unito colla cal- laria , nella quale fi veggono innu- merabili conchiglie petrificate . Vi è qui un'Accademia Pubblica, e va rj Col- legi per ufo de' Proteftanti Riforma- ti . Le colline compofte dello fteffo fafTo arenario continuano da Enged fino a Foldwinz. Rimedio cofìtro alle malattie del Fru- mento , e metodo per accrefcerne ti prodotto , fperimentati con ef.to feli- cijftmo dal Signor D. Giambattifta Barelli, e da lui comunicati al "P. D. Ferdinando Bellini C.R.S. D All' anno 1770. fino al 177J. per quanti rimedi adoperafli , che pur molti ne praticai , non ho potu- to mai liberare interamente il frumen- to dal così detto mal del carbone, né dalla ruggine, onde le fue piante fo- no mal conce , Nel 177;. di tre ri- medi. medj , ufatì in addietro feparatamen- te e quafi invano, feci una fola co m- pcfizione, e d'allora in poi ho fem- pre raccolto tutto il frumento libero affatto dalle fuddette malattie , e da quante altre fogliono infeftarlo . Ec- covi il mio apparecchio. Milla a fuf- ficiente copia di cenere di rovere ho fatto bollire tanta quantità d' acqua , quanta ne richiedeva a proporzione la Temenza che voleva adoperare. Dopo la necefTaria bollitura levata dal fuo- co la caldaja , e lafciata rifchiarar la lifciva , la feci verfare accuratamente in un'altra caldaia fenza commovere là cenere caduta, al fondo . Gettando pofcia nella lifciva una libbra di cal- ce fpenta all' aria unita ad una lib- bra di fterco bovino , con un baftone tanto la dimenai, che {temperata per ogni parte fi diffufe egualmente. Con quell'acqua afperfi la femente che in un de' lati aveva la lanuggine anne- rita dalla farina del carbone attacca- tàfele nel tempo della battitura j e 1' andai ravvolgendo, e rimefcolando in maniera , che tutta ne reftaflTe bagna- ta ■. Perchè lofio fo/Te rafciutta , la feci diftendere ili largo fpazio, e quin- di in lin campo già preparato colla debita coltura , la feminai , Con que- fto metodo io raccolfi un frumento mon- diflìmo, quando quello del mio Vici- no era lutto pieno di carbone e di ruggine . L' anno feguente provai a feminareuna porzione di frumento non preparato colla fuddetta lifciva , equafi tutto dal carbone e dalla ruggine fi trovò guado. Nello fteffQ anno 1774 penfai alla maniera di accrefcere la raccolta del mio frumento , ed ecco come vi fon riufcito . Preparai la femente fecondo il metodo pocanzi defcritto , e pel terzo giorno d'Ottobre l'ebbi tutta fe- minata . Avrei ciò prima efeguito , ( e la cofa farebbe riufcita ancor me- glio ) fé non aveffi temuto , che pel clima in qualche autunno nei noflri paefi tepidifTimo, non foffe troppo pre- do montato in canna , e non aveffe quindi potuto reggere alla forza delle '4V ^ nevi , e dell'arie fredde . In un cam- po volto all' Oriente fottopoflo al no- vello mio ulivetto , dopo d' avere ben concimato il terreno da cui l'anno in- nanzi avea raccolto ottimo gran tur- co, feminai men frumento d" una quarta parte d" uno flajo Comafco . Crebbe, e la minor diftanza dall'una all' altra pianta era di circa tredici pollici di Parigi». La rarezza delie piante eccita- va le rifa negli Spettatori, i quali di- ,ceano , che per quell' anno avea la- ' fciato il campo oziofo. Venne il tem- po della maturazione e della meflfe , e allora avveduti del loro inganno fe- cer elogi alla mia induftria . Si mol- tiplicarono talmente i germi del fru- mento , che da ogni cefpuglio fi al- zavano dalle quarantacinque fino alle fettanta canne , ficchè il grano parea feminato foltifllmo . Le fpighe erano così lunghe che la minore conteneva fettantacinque grani perfettamente ma- turi . Quefta flraordinaria abbondanza mi obbligò a rincalzarlo come fi pra- tica col gran-turco , temendo che il grave pefo non mi flerpaffe le radici. La raccolta fu di tredici flaja di fru- mento ricolmo, pefante, enettiflìmo, cioè del 52. per a.,' e fé circa a una terza parte non me n* aveffero divo- rato le paflere annidate in un bofco vicino , il prodotto farebbe montato oltre al 70. per i. In un altro campo rivolto parte ad Occidente, e parte a Settentrione, ove lo feminai piìì fpef- fo, perchè il terreno era chiufo tra i filari delle viti non più larghi di tre braccia, ne raccolfi per ogni ftaio quat- tro moggia e mezzo , e il frumento era fano , ma non però così bello , come il fopràccennato. Se nel campo volto air Oriente il grano fi foffe fe- minato fecondo 1"" antica pratica , da uno flaio di femenza non fi farebbe raccolto più di un moggio,' e ne' cam- pi che guardano l'Occidente, e il Set- tentrione il prodotto non farebbe flato che di un moggio e mezzo per due ftaia di femenza . Se quefle efperienze riufciffero con eguale felicità anche ne' ^ vafli terreni, qua! vantaggio non ne ver- * M4 verrebbe all' Umanità ! Io Io defile- rò . ':=: Quand' anche il total prodot- to con quello metodo non riufcifle mag- giore dell' ordinario , qual vantaggio non ritrarrebbefi dal fol rifparmioche fi farebbe di tanta feraenza, che inu- tilmente or fi profonde ? Dal calcolo fatto da un Agronomo Inglefe , e da noi riferito nel Voi. VI. p. loS. rifulta, che in Inghilterra feminando i grani a 6. pollici foli di diftanza un dall'al- tro , rifparmierebbefi ogn'anno tanto frumento, quanto ballar poteflTe a man- tenere 8 50 , 000 perfone , dando a ciaf- cuna una libbra di pane al giorno . Or feminandoli fecondo l' egregio Au- tore di quella memoria alla diftanza di 12 o ij. pollici , il rifparmio fa- rebbe almeno del doppio . Nella an- notazione all' Opufcolo del fuddetto Inglefe fi è accennato , che nello Sta- to di Milano , ove comunemente con- fumafi per ogni pertica un mezzo ftajo di femenza , vale a dire circa a 20. libbre e mezza di 12. once , diftri- buendo i grani a fei pollici d* inter- vallo batterebbero 4 libbre e mezza ; or feminandoli alla diftanza d'un pie- de farebber baftanti due fole libbre, e un quarto , dal. che rifulta , che dove attualmente s'impiegano 5? ftaja di femenza, più non s'impiegherebbe che uno folo ftajo . Lafciam noi qui a ciafcun PofTefTore il calcolare il pri- vato vantaggio eh' ei caverebbe da un rifparmio dell' SS. in circa per 100. ; ed a chi ha parta nella pubblica Eco^ nomia il valutare a quanto afcendereb- be il vantaggio pubblico. Ma il vantaggio e privato e pub- blico non fi riftringerebba al fol rif- parmio della femenza . Lo fteflfo to- tal prodotto fi è qui fopra veduto quan- to nefca maggiore ; ed ogni ragione ci invita a credere che dal medefimo metodo praticato colla medefima efat- tezza , lo fteffo effetto aver fi debba in qualunque terreno . Qiiello almeno a cui non poflìam tenerci dall' efortare ogni faggio Proprietario, è di tentar- ne la pruova . Qui però a due cofe convien riflettere.; i. che il pr^giudi- ^"zio delia vecchia confuetudine ha trop- pa forza preffo de' Contadini , e che fé attentamente non fi veglia fopra di loro , fi impiegan quefti fovente a bel- lo ftudio a far che ogni nuovo efperi-. mento riefca alla peggio: 2. che dall*> efito di un fol anno mal fi può giu- dicare del vantaggio o difavvantaggio , di un nuovo metodo . Convien repli- carne le pruove per più anni di fegui- to, e affinchè il danno non fia troppo fenfibile, quando riefcano male, con- vien per eflTe deftinare a principio un piccolo fpazio di terreno, e accrefcerlo poi o fcemarlo, fecondo che 1' efito è felice, o infelice. Una delle cofe, che per Tefecuzione del metodo di cui fi tratta fpaventerà maggiormente gli A- 1 gricoltori , è la maggiore fatica , e la perdita maggiore di tempo che fuppor- ranno di dover fare nella feminaz ione. . Ma anche a quefto v'ha un pronto ri- medio. In varie parti d'Italia per fe-i.. minare a proporzionate diftanze le fa-; ve, e il gran-turco fi ufa il feguente fempliciffimó e comodiflìmo ftromen- to . Ad un legno orizzontale lungo tre braccia .0 più fon conficcati di fotto.agli 'eguali intervalli parecchi denti perpeì^-^ ^dicolari parimenti, di legno, e aldi forb pra è fiflfo nel mezzo un lungo raaniHii co , con cui loftromento fi regge. Coni quefto due perfone feminano un largo, campo in pochifTirao tempo. Arato,-! ed agguagliato coli' erpice il, terreno l" una di effe va innanzi, e premendo in terra il defcritto ftromento vilafcia tanti buchi quanti fono i denti ch'egli ha ; 1' altra ( al qual ufficio può impie-, garfi anche un fanciullo ) vien dietro, ediftribuito un grano di femente inii ciafcun buco , il ricopre col piede. EU troppo manifefto qwanto facilmente Ipi ftromento medefimo adoperar fipotreb-'; be anche alla Geminazione delfrumen-: to, e quanto eflTo accelererebbe il .lavoro . Più non refta axl. avvertire fé non che la diftanza fra.i denti dell' accennato ftromento, e -la loro profondità da ciafcuno dee proporzionarfi alla diverfa natura del fuo terreno. =; M5 N. XIX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Natorale , e principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. 13. Novèmbre i77<^. Kefazioni d" alcuni Viaggi fatti in dì-v^ vole numero d* anni ì nuovi Coloni Terfe parti della Tofcana dalDottor^ Giovanni TargioniTozzetti. ^0/. IX.' Firenze iiy6. I N"OI abbiamo promeflb fin dal Num. IH. di quefti fogli dì dar un efiratto del Difcorfo intorno alle caufe , e ai rimed'j dell' infalubrita della Maremma Tofcana , contenute nel Volume Nono de' Viaggi del cele- bre Dottor Targtoni Tozzetti . Eccoci a mantenere la noftra promefla. La Maremma che ftendefi dalla Ma- gra fino al Tevere fu anticamente la piìi popolofa , e deliziofa- parte della Tofcana . I Popoli venuti dall'Orien- te che l'abitarono ne* più remoti fe- coli , e che peli' antichità del loro in- colato furono creduti , e chiamaronfi aborigini, la prefcelferoa confronto del- le regioni mediterranee ; e in efTa a preferenza fiffaronfi gì* invafori Ombri, Pelafghi , e Lidj . Il N. A. deferifce e riportafi interamente, per quanto fpet- ta alla Storia più rimota di quelle contrade, all'Opera del dotto Monfig. Guarnaccij Volterrano , delle Orìgini Italiche . Gli uomini foraflieri nello sbarcare trovarono certamente la Tofcana de- ferta , e coperta di folti bofchi j come molte parti difabitate dell' America trovarono ne' primi loro viaggi i Por- toghefi , e gli Spagnuoli . La felicità del terreno , e la dolcezza del clima favorirono la moltiplicazione per mo i poterono diftenderfi anche fra terra , e probabilmente incominciarono a di- bofcare il Valdarno , e la Valdichia- na . La parte più afpra , e montuofa della Tofcana rimafe veflita di bofca- glie impenetrabili fino ai tempi vici- ni alla venuta di G. C. : di tal fatta erano lefelveArfia, Albunea , e Cim- cinia , della quale ultima rimane an- cora una parte fu la Montagna di Vi- terbo. ,_ Le più antiche, e confiderabili Cit- tà della Maremma Tofcana erano Lu- ni, Pifa , Volterra, Populonia , Vetu- lonia , Rofelle, Saturnia , e Cofa , due fole delle quali , vale a dire Pifa , e Volterra adefifo fufllftono ; delle altre fi vedono appena lagrimevoli ruine . Quefte otto Città erano popolatiffime, come confta dalla Storia delle loro fpe- dizioni navali, ed aveano per certo i loro rifpettivi Territori coltivati a pro- porzione della popolazione. Forfè non avranno goduto d'una perfettiflìma fa- lubrità , da che pochi fono i luoghi marittimi, che fieno efenti da malat- tie endemie: ma ad ogni modo la po- polazione vi fioriva , e l'Agricoltura del pari. Ne' contorni di Vetulonia , di cui adeflo appena fi può determi- nare la fituazione , e dove adeHb è orrida bofcaglia, v' erano anticamente viti con pedali groflìffimi . Virgilio attefta che coli' Agricoltura Fortis He- truria crevit . Prima di cadere fotto il giogo de' Romani la Maremma To- do, che dopo il giro di un ragione- ^fcana refpirò un'aria non cattiva: ma Tiuovo Giornale d' Ita/.Tom.l. sp X le le difcordle interine delle Città , le guerre civili , le rotte alle quali andò foggetta la Nazione volendofi battere contro i Romani, cangiarono perfino all'afpetto del paefe. La giornata fa- noofa al Lago Vadimone nel 470. di Roma finì di rovinare i Tofcani , che à' indipendenti divennero Sudditi de* Romani . I tentativi che fecero repli- catamente per ifcuotere il giogo non fervirono che a fpopolare vieppiiì il paefe . I Romani per ragioni di Stato lo lafciarono andare in deperimento : ma giunto poi quello a un certo fe- gno penfarono a rimetterlo fé fofle fta. to poflìbile: ma era omai troppo tar- di, e la defolazione vi avea cacciato troppo profonde radici . Indarno vi fu- rono mandate Colonie ; le campagne linfalvatichite, la popolazione ridotta a poco non permifero il dilatarfi mol- to a" nuovi Coloni. Alle caufe predette di fpopolazione, e al confeguente ab- bandono, s'aggiunfe nel crefcere del- la Repubblica di Roma l'emigrazione de' più comodi abitanti , e la fete di ampliare i proprj poderi eh' ebbero i Signori Romani , che mettevano a col- tivare i loro immenfi Territori degli fchiavi comprati , e non famiglie di contadini. L'imbofca mento, i riftagni delle acque, e l' infeparabile infalubri tà dovette crefcere neceffariamente a proporzione che fi avanzavano fiffatti difordini. Quindi non è da flupire fé al tempo di Trajano la Maremma era riputata raalfana, come apparifce dal- le Lettere di T/inio il giovane , da Sì- donio Apollinare ^ àa Flavio Fopifco , da Rutilio J^umaziaìio , e da altri Scrit- tori. Se tanto difcapito foffrì la Ma- remma Tofcana fotto 1" Impero Ro- mano, quanto non dovett' effa peggio- rare nel tempo delle incurfioni , defo- lazioni , e ftragi barbariche ? Dalla de- cadenza del Lazio, e di Roma fteffa, che divenne infalubre, e quafi difabi- tata fi può far un calcolo d'approffi- mazione . I Goti , i Greci , gli Un- gari , i Longobardi vi fecero ftragi orribilifljme. Quelli ultimi dopo d'aver conquiftato la Tofcana , e d'averne ^ fpenta pella maflìma parte la fcarfa ,' e debole popolazione, divifero il pae- fe in tanti Feudi militari . Da queir Epoca incominciò il riforgimento del- le contrade mediterranee : ma la Ma- remma rimafe falvatica , e fpopolata, perchè il male era troppo avanzato per poter elTere fradicato del tutto. Ad ogni modo il Dottor TargiontToz- zetti à dato de' documenti incontrafta- bili della florida popolazione di qual- che diftretto della Maremma ne' tem- pi di mezzo. In generale però le ma- lattie medefime , che a* giorni noftri vi regnano vi fi raentennero anche al- lora , e abbiamo dall' Autore della £r?- vis Hiftorìa Qrdinis Tretdicatorufn il quale vilTe nel principio del XIV Se- colo che locus ille fuos habitatores de- vorat Jìcut dìcunt ipft habitatores ejuf- dem loci. Gli Sforici de' tempi fulTe- guenti , e gli Scrittori tutti fino a* dì noftri che della Maremma incidente-» mente dovettero far motto, tutti d' accordo ne parlano come d' un pae- faccio da beftiame, e non abitabile da uomini, fé non fé in alcune ftagioni dell'anno. Bafti per tutti gli altri la teftimonianza del Segretario Venezia- no Vincenzio Fedeli , Refidente pella Sereniffima Repubblica prelTo Ccfimo I. il quale in una fua Relazione dice che Io Stato Sanefe che comprende co- me ognuno fa la maffima parte della Maremma, non conteneva allorquando pafsò fotto il Dominio del Gran Du- ca più di quarantamila abitanti . Da quel tempo in poi fi moltiplicarono i Sut,gerimenti per rinfanicare quelle Contrade; e molte volte in molte par- ti fu tentato di farne qualche cofa ; ma in pieno ( almeno pella Maremma Sanefe ) tutte le fpefe e le fatiche fu- rono gettate al vento. BenPifa rifor- fe un poco; e Livorno crebbe di pian- ta, e fi popolò dal fondo d'una pala- de fetidiflìma e inabitabile . Tanto puote il Commercio , e una difcreta dofe di libertà ! Chi à viaggiato pella Maremma Sa- nefe può folo avere una giufta idea dell'incredibile cambiamento, che vjè fegui- feguito anche da' balTi tempi all'età noftra . Nel centro delle bofcaglie , e dei deferti non folo vi fi ritrovano le rattriftanti rovine d'antiche Città , e di Cartella , ma eziandio le veftigia di cafe ruftiche , e muri a fecco fatti dagli Agricoltori in tempi meno ri- moti . Non il folo imbofchimento de' ter- reni ottimi pella coltura ma lo frego- Jamenio dell' acque , che abbandonate •a fé medefime incominciarono in varj luoghi ad impaludare, refe l'aria pe- di fera . Quello malore crebbe d'anno in anno a mifura che mancarono le braccia atte a dare fcoli artifiziali agli ftagni , che fcemò ne' Padroni de' fon- di la ragion d' interefTe che poteva di- fporli a farvi delle bonificazioni. La malfanìa delle Maremme fi dice avere tre gradi; il primo è de' luoghi ne* quali niun uomo à lunga vita , e non vivono i parti delle Donne ; il fecondo è de' luoghi dove ancorché malfani vivono i fanciulli fino all'età virile; il terzo di que' luoghi dove fi vive un po' più a lungo, ma fofTren- do fempre delle febbri eftive. Non è meraviglia fé un tratto dì paefe così malfano à pachi abitatori ; ve ne farebbero ancora meno fé non vi fodero tratto tratto relegati alcuni per pena , e volontarj non vi calafle- ro nel tempo d'Inverno gli alpigiani per cuftodire beftiami , per coltivare terreni , per far carboni , tagliar le- ^na , ec. Alcuni di coftoro fi affezio- nano talvolta al paefe, e vi fi domi- ciliano , reclutando per tal modo la popolazione che diminuifce ; ma la maffima parte andando e ritornando o muore negli Spedali di Siena , e di Piftoja, o lafcia finalmente le offa per quelle ftrade felvaggie e deferte , dove fi vedono frequentiffìmi tumoli difaffì all'ufo antico, checoprono i morti di difagio, e di febbre. Per lo che fi può non a torto dire che la Maremma non folo devorat habitat or e. ■ fuos , ma quelli ancora delle più elevate, e falubri par- ti della Tofcana. Le caiife dell' infalubrità Maremma. ^ H7 na fi ponno ridurre a due principali clalfi . La prima di quelle che dipen- dono dalla faccia del paefe; la fecon- da di quelle , che fi deggiono al cat- tivo regime degli Abitanti, Chi fente parlare della Maremma fenz'effervi flato, fa ne fa un' idea di- verfiflìma dal vero , credendo che fia un gran tratto di paefe tutto paludo- fo . Ma il fatto fi è che v* anno delle pianure in ifcarfa quantità , molte colline, e una catena di monti con- fiderabilmente elevati . Ad ogni modo tutta quella vada contrada, poco più poco meno, è infalubre , e talvolta i luoghi fituati in alto fono peggiori che quei del piano. Paganico, in gra- zia d' efempio, è un paefe dove non può allignare popolazione , ed è in luogo elevato , ancorché chiufo fra monti ; dal canchero al malanno è me- glio ftare a Grò/Tetto ili pianura, do- ve la gente è tutta malata, e gonfia, e gialla , e verde , e debole , ma pur campa . E' però vero , che i monti più alti generalmente parlando fono la parta meno lungamente infalubre della Maremma . Le caufe della loro malfanìa fono avventizie , e nel pia- no fono pur troppo permanenti . Le bofcaglie , che coprono le falde , e le cime dei monti , trattengono i vapori nocivi che i venti follevano dalie ftef- fe terre litorali , dove la mefcolanza delle acque fluviatili colle falfe, Tim. putridimento delle alghe, e dei recre- menti marini , il temporario afciuga- mento de' paludi nel tempo d' eftate dee renderne l'aria oltremodo carica , Pella ragione medefima fono malfalle le valli enche più elevate, e le fom- mità delle Colline, fu le quali depon- gonfi gli effluvi rifpinti , e trattenuti che fieno dai monti maggiori allorché i venti li portano a nuotare in elfi . Qiteflo rifpingimento od arredo che fia manifeflafi particolarmente pella gran- de umidità, a cui le Colline di quel- le contrade vanno foggette ; efla ren- de l'aria notturna eftremamente fred- da ed umida anche in tempo di fiate di modo che fa d' uopo ripararfi così T 2 bene bene viaggiando di notte per quo' Ino- ^ ghi come d' inverno piovofo fi fareb- be in altre regioni . Ad onta di tutti i ripari è afTai fconfigiiato chi viaggia dopo il tramontare , o prima dell'ai- zarfi del Sole in Maremma , come lo e chi vi cammina di giorno nella Ca- gione calda. Nell'uno , e nell' altro cafo la fconfigliatezza può di leggie- ri coflare la vita. Ma la pianura di Maremma oltre a quefli guai comuni co' monti, e con le colline à i fuoi proprj , che ne ren- dono fataliflìma l'abitazione. Afcol- tiamo lo fteflb Signor Targionì , che li deferiva . „ La pianura Maremma- „ na è di terreno grafìfo, e femprepiù ,j ingrafTato per la putrilagine de' folti j, Vegetabili de' quali è riveftito, perciò „ di fua natura inzuppa molto d'umi- „ dita , la quale melTa a leva dal ca- „ lore dell'Aria , vi fa fermentare le „ fyftanze Vegetabili, Animali ,e Fof- „ fili che vi trova , e fprigionandone „ i Sali volatili , anche fetenti e cau- „ flici , rifale poi in alto in forma di ,, vapore, imbevuta di effi Sali , ed „ infetta l'Ammosfera. Se ella potef- -,^ fé mutarfi di contìnuo , ed eflère 3, agitata da' venti , non farebbe, che j, poco o punto di pregiudizio, come „ accade in tante altre Maremme di 3, clima fimile al noftro ; ma appun. ,, to quefta Ventilazione le refta im- „ pedita dalle folte , e rigogliofe Bo- „ fcaglie delle quali è veflita. „ „ I Paiuli fono, o fiffi , o tempo- „ rarj, cioè Lag^Jf , Taduli , Lame, e „ fiumi che fpagliano. Ora quefti fo- „ no in non gran numero , e di non „ grand* eftenfione nelle Maremme , „ anzi ci fono anche nell' Italia mol- „ ti paefi affai più paludofi che la „ Maremma, eppure non fono di gran „ lunga tanto infalubri . Ma che fto ,, io a cercar' efemp; nella Lombardia, „ qando nclln Tofcana medefima avia- „ mo i Paduli di Fucecchio , e di „ B'tent'ina , e quelli delle chiane , 3, i quali non fono pefliferi neppure ,, la decima parte di quello che fieno „ i Paduli della Crcffàtana , anche mi- ^ \^ norl d* eftenfione ? La ragione dì „ quefta enorme differenza fi è , che „ nella Tofcaùa fuperiore, i contorni ,, de' Paduli fono domeftichi , e ben ;, ventilati, ficchè Ilaria non v' inca- „ daverifce, per dir così , né diventa „ velenofa , dovecchè i Paduli delle ,, Maremme fono circondati d^ irn- ,, menfe Bofcaglie , le quali e tengo- „ no imprigionati gli Effluvi di efli „ Paduli, e ne moltiplicano la mali- ,, gnità colle loro proprie Efalazioni. „ Vegetano in effi Paduli infinite Pian- „ te acquatiche , traile quali alcune „ piene di Sughi alcalici fetentiffimi , „ e d' indole cauftica , come per ca- „ gion d'efempio certe fpecie di Ca- „ ra j_ à' Idroceratnfi/lo , e di Tot amo- ,, geto . Vivono altresì in efli Paduli ,, molte fpecie di Pefci , ed infinite „ d* Infetti , molti de' quali fono fe- ,, tentiffimi anche vivi; finalmente vi „ fi fmaltifcono gran parte degli fcoli „ delle adiacenti Montagne, inzuppa- „ ti di putrilagine di Vegetabili , di „ efcrementi , e di putrilagine cada- „ verofa d'Animali, e di falfedine di ,, Bulicami ec. Tutto va a finire ne' ,, Paduli , nelle Lame , o ne' Fiumi, „ che fpagliano: e qual effetto crede- ,, mo noi feguirà da sì fi;rano mefcu- iì glio , particolarmente in ftagione „ calda ,• quando il Sole sferza la fu- ,, perfide de' Paduli, promove ed av- ,, valora la Fermentazione putrefatti- „ va , e ne fa efalare in alto i Sali 3, volatili uniti a'Vapori Acquei? Que- „ fto argomento delle malattie caufa- 3, te dall' Acque putrefcenti , è ftato „ trattato magiftralmente dal gran 3, Lancifi , nslla fua Opera de l^oxìis 3, Taludum Effluvi is , ed in una Dif- 3, fertazione Medica inaugurale , inii- „ folata de Morbis ab ^Aquis putre- „ fcentibus , difefa nel 174S. in Ley- 3, den dal Signor Gto: Enrico O^de Am- 3, burgefe 3 ed ivi fiampata in quarto : „ ficchèionon ci trovo niente da aggiu- 3, gnere, efolamente mi vedo inobbli- „ go di proporre a* Lettori quefte due O- jjpere,percofe veramente utili edecifive. U fine nel foglio projjìim . L E T- LETTERA XV. Claufgnburgo 28. Luglio. 149 SOprafatto dalla più orribile procel- la , che abbia veduto alla vita mia , e da una dirotta pioggia , che continuò due ore, giunfi il dì 24, ver- fo la mezza notte a Torda . A Fòld- winz comincia ad alzarli il monte , fino che giunge a dominare Torda j vedendofi tutto all' intorno colline , che fi fono formate fopra i monti , la natura delle quali non potei ricono, fcere; la fnppongo però calcarla grigia fimile a quella de' monti che arrivano fino al fiume Aranyos. Di là da; eflb circa mezzora dilìanti dalla Città di Torda j fi trovano le faline ne' monti di Schifto argillofo; tutto all' intorno fono picciole colline di calcarla. Non è da dubitare , che dette faline non fiano fiate originate dal Mare ; e che tutti quefii contorni non ne fiano ftati un tempo coperti; lo dimoflrano le innu- merabili petrificazioni , che fi trovano da Enged fino a Torda , e di là fino a Claufenburgo .- La qualità delle nu- merofe colline calcarle, e le frequenti cave di fale danno forza mia fuppofi- zione. Sopra di quell'eminenza fi tro- va una pianura con del faffo alcalino fino trafparente; il fondo di efìfa ben- ché non lo fappia di ficura fcienza , fofpetto debba eflTere di Schiflo . Qua' lavoratori , i quali non penfano ad al- tro che al loro profitto , non fi cura- no di far ulteriori ricerche. Sul terre- no , che è fopra il faffo alcalino , fpunta da per tutto il fale comune , che acquifìando durezza pel calore del fole fa comparire bianca tutta la fu- perfizie . Può elTere che quefto pro- venga o dalle fotteranee efalazioni fa- line , o dalle parti alcaline , che le pioggia conducono giù dalle minere del fale . Le cave fono da per njtto intorno. Allorché fi è penetrato fot- terra dai tre fino ai fei lachter , e tro- vato il fale , fi forma nel mezzo del- la buca fotterranea un pozzo a cono, peli* apertura del quale fi cava la ma- Sfe teria , moltiplicandofi il numero degli fcavatori a mifura eh' elfo cono fi al- larga. La maffa del fale è di jo. in 40. lachter di groflezza ; eflTo è forma- to tutto d'innumerabilifottililTìmi (Irati ora orizzontali, ora ondeggianti dell* altezza di uno fino a due piedi . So- no feparati gli uni dagli altri da po- ca terra argiliofa della groffezza d'u- na fchiena di coltello. Sogliono i Ca- nopi difi:accarne intieri flrati con fot- tili legni armati di ferro; nelcheufa- no diligenza, perchè fé i pezzi non for- pafsano ilpefodiSo. libbre, non viene ad eflTi abbonata la fattura dello fca- vo , che è di mezzo grofso per ogni pezzo, d'involgono poi nella paglia, e li trafportano con carri a Carlsbur- go , donde pafsano col comodo del fiume Maros nel Tibifco , e di là per tutta r Ungaria. Li compagnia di altri cinque Amici andai a vedere la cava 5. Terefa , do- ve tutti fummo polli dentro a una fpezie di facco fatto a rete, dove non avevamo altro di libero che la tefla , e così fummo calati giù nella profon- dità ; fopra di noi vi era una trave fulla quale flava a cavalcioni un Ca- nopo , che con un legno ci fcoflava dalle pareti , onde non vi percuotefiTi- mo. Ofservai , che per io. Klafter con- tinuava l'Argilla indurita prima di ar- rivar al fale . Nella fleffa Argilla , e nella fuperficie della materia Ialina avea- no fatto un picciolo flollo per ifcolare l* acqua , e impedire , che non penetraf- fe avanti ; altro picciolo dolio era dai lati per comodò ai Canopi di poter andar, e venire. Vi diflì già che Ci fa la fcavazione in figura conica ; non poteva quindi non efifere precipitofa la difcefa , perchè fempre perpendico- lare . Le fcale dritte in piedi fono di corda con dei tappi di ferro, che fer- vono per gradini ; e quando alcuno vi fcende , o fale, fi muovono con vee- menza. Eppure que' Canopi fono così franchi come fé foffe una fcala delle più comode, quantunque la profondità di quel Baratro fia di 50 , 40 e più * Lachter. Qjando giunfimo all'imbjc- V catara 150 calura della mafTa del fale fu nii gran colpo d' occhio il vedere alia profon- dità di S3 Lachter infiniti lumi , da* quali quella Caverna era rifchiarata per ufo dei Canopi , che lavorano. Calati finalmente al piano , e ufciti dalla rete, nella quale flavamo impri- gionati , trovammo il Direttore della Minerà , che con molta cortefia ci fe- ce vedere ogni cofa , facendo gettar dall'alto un gran fafcio di paglia ac- cefa , acciò col chiarore della fiamma poteflìmo ben vedere 1' interno della maravigliofa Grotta , che veramente è un oggetto forprendente . Efaminata la poca Terra argillofa , che divide gli Tirati del fale, la trovai paftofa , e maneggiabile ; mefTa alquanto fulla lingua lafciò un difguftofo e puzzo- lente acido a guifa di cacio fracido . Il diametro del fuolo è prefentemen- te di quattordici Klafter. Oltre di que- fta cava ne fono quattro altre ancora, cioè S. Antonio più profonda , e Ca- los che à fefìfanta Klafter di altezza , e cinquanta di diametro. Le altre più antiche fono del tutto abbandonate , ripiene di acqua , e fervono di Bagni per alcune malattie. In quefte Minere fi trovano de' pezzi di fale trafparenti con entro delle vifibili gocciole di ac- qua , altri con pezzetti di mufco in- clufo, e una gran quantità di Lapis Ktimìfmalis Tranfilvanìdi ^ defcritto dal irukmano . Ne" contorni circonvicini vi è del Geffo , eAlabaftro. Ricercan- dofi da che provenga , che tal forte di pietre fieno vicine alle faline , fi potrebbe proporre la queftiorie fé for- fè r acido del fale comune folvendofi in vitriolo formaffe ii GefToJ Di quel- lo eh* efifte dentro le faline dell' Au- ftria Superiore, e di Marmaros ne ten- go varj pezzi ; ma qui non {"i trova dentro alle faline, ma, come dilfi, in qualche diftanza . Ufcito dalla Mine- rà offervai con iftupore infiniti am- mafTì di pezzi di fale rotti , che {ì gettano via fenza fame alcun ufo , e guai con tutto ciò a chi ardiffe ap- propriarfene la menoma parte ! Io non efaggero dicendo , che la quantità di * quedo fale rifiutato afcenda a molti millioni di centinaia , de' quali una gran quantità fi confuma annualmen- te a pura perdita fciolta dalle piog- gie . Queflo difìdpamento inutile non fi vede folo qui , ma anche nelle Mi- nere di Vizak , Calos , Szek, Dees\ e fpezialmente a Parait , che in ab- bondanza fupera ogni altra. Lo fciocco GefuitaEridwalzki, ben- ché creda inefauribili le faline della Tranfilvania, efclama tuttavia contro d'un tal inutile difllpamento, e nella fua celebre Mineralogia Dacionte perfettamente ifolato vi fieno pervenuti quefti faffi , i quali certa- mente non polTono efTere caduti da monti più alti. Non fi può far altra congettura, fé non fi vuol credere che" r innondazione univerfaledal Mare gli abbia qui portati. Neil' amena valle appiè di detto monte giace Claufenburgo, la miglio- re. » re , e pi^ popolata fra le Città della ^ Tranfilvania . Dalle antiche ifc.rizioni riportate dal P. Fridvvahki , che qui fi fono ritrovate, apparifce ch'era fe- de di una Colonia Romana . Le fab- briche tutte , e le ftefle mura della Città fono coftruite di un fafTo grigio- giallaftro arenario , e di pietra calcarla piena di petrificazioni , delle quali que- fti contorni fono dei più abbondanti che mai io abbia veduti . Nella gran quantità non ò però ravvifato veruna cofa diflinta . Nella mia dimora a Claufenburgo , mi venne la curiofità di vifitare il tante voltecitatoP. Fr/^- vva/zki , che vi abita. Lo trovai tut- to circondato di minerali, faflì , e pe- trificazioni , che baftantemente fanno conofcere il fuo genio ; nel difcorfo poi riconobbi un uomo affatto fpoglio di cognizioni nella Storia naturale , con una tefta così confufa , e idee sì ftravaganti , che certamente non po- trà mai in tali materie difcernere il vero dal falfo . Quefto male gli viene dalla mancanza di metodo ne* fuoi ftu- dj , e dall'inopia di buoni Libri piut- tofto che da mala volontà. Un eccef- fo di amor patriottico lo fpinfe a fcri- vere la fua Storia Mineralogica della Tranfilvania , fenza riflettere che gli mancavano tutti i capitali occorrenti . Gli ballò di dire il nome delle Mine- re , Cave, e Stolli, d'accozzare adìe- me le notizie vere , o falfe , che a- veva intefe dai Canopi, e d'irapaftic- ciarvi qualche antica erudizione , o Diploma , fenza mai far parola della qualità , natura , e cambiamenti de' monti , e di quelle altre notizie tan. to necelfarie a chi fi accinge ad una tale imprefa . Contuttociò la fua ri- puta^zione preffo la Nobiltà Tranfilva- na è grandiflìma : quefti Signori cre- dono eh' egli fia il maggior Natura- lilla dell' Europa , e configliano con eflb lui in tutte le occorrenze. Quin- di ne avviene , che finifcono di fcaU dargli il capo, e ch'ei non fi cura di piij illuminarfi. Il buon Padre medita ui voler pubblicare delle altre Opere, e di voler infegnar una nuova ma- niera di far le tegole pe' coperti delle Cafe , ufando dell' asbeflo , che qui fi trova in quantità j vuol formare la carta dalle foglie di alberi , e fimili cofe. CoH'ajuto dì quelle impofture , e colla vile adulazione, che pratica verfo quefli Nobili à faputo ottenere dagli Stati della Tranfilvania un' an- nua penfione di joo. Fiorini , acciò poHa continuare le fue efperienze , Lo pregai a volermi far vedere il faffb Gyalupopì , col quale vuol fare il Bor- race, come promette a pag. i_}s). de* fuoi Saggi , ma avendolo minutamen- te efaminato , trovai che gli manca- vano tutte quelle parti , che fi richie- dono al Borrace. Égli mi fece poi ve- dere il fuo flagno ficulo di cui parla a pag. 104. ma quello non é che una Blenda nera criftallina di Kapnik nel- la Tranfilvania , dalla quale certamen- te in eterno non fi caverà un caratto di flagno. Finalmente credette di far- mi una gran diftinzione moftrandomi quel Criftallo con entro l'Oro , di cui ne ha fatta la defcrizione a pag. 177. pred icandolo per uno flupendo porten- to della Natura ; ma nemmeno quefto mi colpì , "perchè fubito mi accorfi , che non era fé non un vetro, nel qua. le era dipinta una ghirlanda d'oro, cofa che in Boemia fi compra in quan- tità per pochi Carantani . Vedete adun- que da quello qual fede fi pofTa pre- Ilare al fuo racconto di aver veduto de' grappoli d' Uva , che avea no gli acini d'oro; quefte fono le belle eru- dizieni delle quali è ripiena la fua mal leffuta 5 e peggio digerita Opera . Jo: An. i5i Jo: Antonii Scopoli S.C.R. b^ ^pofl. Majefi. in monetariis , isn montani- fticis Con fili arii , Mineralogia Tro- fejjoris Tublict , iy^c. isr>c. is^c. Cri. ftollographìa Ungarica . Vars 1. e.v- hibens chryftallos indolii terrtd: , cum figuris rariorum Trag^s apud Wol. fangum Gerle 1776. IL nome folo del Signor ProfefTore Scopoli bafta per far l'elogio d'un' Opera . Tutto ciò eh' è ufcito dalla di lui dotta , e diligentiflima penna è ftato avidamente ricevuto dagli ama- tori della Storia Naturale . La Bota- nica , l' Infettologia , la Chimica , la Mineralogia fono ftate egualmente ben trattate dal di lui raro ingegno ; la Criflallografìa non àche invidiare alle altre diramazioni della Scienza Natu- rale da eflTo illuftrate . L'abbondanza di criftallizzazioni, e la meravigiiofa varietà di efìfechetro- vafi nelle Minere di Schemniz nella baflTa LTngaria non poteva eflère or- dinata fecondo i metodi delle Criftal- lografie più univerfalmente ufate, co- me in grazia d* efempio fi è quella del Signor B^omé de l' Isle . Colpito da tan- ta novità e copia di cofe il Signor Con- figliere Scopoli concepì il progetto di raccogliere quanto più poteva varietà di criflalli ; le fottopofe ad un efame diligente, le defcrifle, le ordinò .Fat- to eh' egli ebbe quella fatica , fi pro- curò dalie altre Minere d' Ungaria , e da quelle di Kremnitr fingolarmente un' altra abbondante raccolta , e dal rifultato di tutte le fpezie radunate ebbe ampia materia pT dare un Vo- lume confiderabile alla Prima Parte del- la Criflallografia Ungarica , che noi an- nunziamo . ^ Quella prima divìfione contiene i . I crifialU d' indole terrea. Eflft fono dif- pofti in tre Dijìribuzioni y quelle invarj Ordini ciafcuna . Nella prima Difiri- buzione ftanno i cn\ia\\\ calcarei -, i ca- ratteri coflitutivi degli Ordini fono i dieci feguenti ; Tuberofi , Fibrofi , Tur- riti , Lebbrofi jSquammofi , Peltati ,La- mellofi , Rugofi , Tubulofi, Anomali. "NellcL feconda Difiribuzione trovanfi dif- pofti i Criflalli gejfofi in fette ordini; cioè di Fibrofi, Romboidali , Lamel- lofi , Crillati , Cubici , Efagoni , Prif- matici . La terza Diflribuzione contie- ne i criftalli quarzofi , gli ordini de* quali fono due foli Legittimi , eSpurj, il primo de* quali è fuddivifo in /ew- plici , e compofii , e il fecondo in cru- ftacei , e zoomorfi , o fitomorfi . Quattrocento fettantaquattro defcri- zioni formano il corpo di quella Pri- ma Parte , e fono accompagnate da XIX Tavole in rame , che contengo- no oltre dugento figure delle fpezie più ofiervabili , e rare . L' incifione non è di quella nitidezza che per una tal Opera farebbefi creduta neceflaria a Pa- rigi, e a Londra , e v' è quella sfu- matura difpiacevole , che confonde fo- vente gli oggetti , e che dovea elimi- narfi a qualunque collo da un libro fatto per rilevare le più picciole diffe- renze ; ad ogni modo però le Tavo- le ballano quali fono pe' Conofcitori , che afpetteranno avidamente il fecon- do Volume di quella curiofa del pari che utile fatica . Coloro che fi fono lludiati di raccogliere ne' loro Gabi- netti gli accidenti de' crillalli , e che ne anno fovente pagato alcuno a ca- ro prezzo fi troveranno ben poveri do- po d' avere folamente fcorfo coli' oc- ^ chio le Tavole dell' accuratiffimo Cri- sg? ftallografo dell' Ungaria , ^U' N. XX. NUOVO GIORNALE DMTALIA; Spettante ALLA Scienza Naturale, e principalmente all» ' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . /II.' ; i ■■>?.% -br. ', '-': 50. Novembre ijj6. Fise delle Rslazìonì d' alcuni Viaggi^ „ fazione , piuttofto V accrefce , e 1 fatti in diverfe pani della Tofcana dal Dottor Giovzmù Targioni Toz- zetti ec. ::S E i PaJuli di Maremma flenfero Tempre pieni d'acqua, il nocu- 5, mento loro farebbe meno fenfibile . „ e non vi fi farebbe tanta putrefa- „ zione: il peggio fi è, che la mag- „ gior parte di loro , a* primi caldi „ dell' eftate reftano profciugati , ed „ in tal cafo il loro letto ribolle , in- „ fieme con tutte le putrilagini che „ conteneva, e diventa peftilenziale , „ facendo fcoprire fino da lontano col „ fuo fetore la maligna qualità. Mol- te Lame fono nella Tofcana fupe- riore , come allo Smannoro , allei^?. fate del Veggio a Cajano , e nel Tiafto di Ttfto'ia ec. e molti de' di lei fiumi fpagliano , e fanno delle 3> ì> >) 3) S> . _ . j, Lame , le quali a' primi caldi dell' ,, eftate fi profciugano come in Ma. y, remma , ^ eppure non pregiudicano j, che pochilTìmo, e di rado a'circon- „ vicini abitanti, a cagione della ven- „ tilazione , e della pronta mutazione „ dell'aria. ,, Di peggiore indole fono i Paduli „ di Maremma , ne' quali all', acqua „ dolce fi mefcola o di continuo , o „ in certi tempi , la marina , come „ parmi fia quello di Fada , le Cai. „ dane , quello di Scarìino , quello di „ Cafiiglìone della Vefcaiaec. nel qual j, cafo il Sale marino , che comune- p mente fuole prefervare dalla iputre I il 33 3> 33 33 33 33 33 Wtovo Giornale d' Jtal. Tom. I. ^ avvalora:. -Le ragioni di quello fe- nomeno fi poffono vedere preflfo il ,, Doni , a car. 87. e 100. 104. e pref- 3, fo gli altri Filofofi. „ La pianura di Maremma contut- ,3 tochè inzuppata d'umidità, non ha 3, punta d' acqua buona a beverfi da- gli Uomini , ed è per queflo capo ancora infalubre. Pur troppo fé ne accorgono i miferi Butteri (col qual termine fi efprimono i Cuftodi del- le Mandre di Cavalli , e Bovi ) ed i miferi Operar] che fegano e bat- tono il grano nelle Pianure, i quali 3, tormentati da penofafete, fi azzar- „ dano a bevere le acque che trova- 3, no in certi pozzacci della Pianura , ,3 e ne rifentono ben prefto le oftiu- 33 zioni nelle vifcere del bafTo ventre, „ donde poi ne fegue la cacherà . „ I pregiudizi che fa il Mare alla „ falubrità delle Maremme fono gran- „ diflfìmi , ed io ne ho toccate fom- „ mariamente le ragioni a car. 40. del ,, Tomo II. e a car. 481. del II. a „ car. 272. del IV. , ed altrove . I „ principali fono: i. l'impedito o dif- „ ficultato fcolo dell'acque della Pia- „ nura 2. il tramandare che fa co' „ fuoi venti gran copia di fuoi vapo- 33 ri , e l' efalazioni peftifere della Pia- „ nura. 11^ dotto Autore che molti anni fo, no à vifitato una parte della Marem- ma , non è ftato forfè allora a porta- ta d'oflervare ciò che noi abbiamo of- fervato ultimamente nella Pianura di V Grof. 1 ^. GiolTcto, vale a dire che dopo l'argi- nstiire dell' Ombrone quelle campagne, la fuperfizie delle quali in gran parte debbefi alle torbide- di eflb , fi fjno di molto abbaffate, e che 1' abbaflTamen- to è arrivato al fegno d'e/Tere piùbaf- fo del livello del mare . Quindi ne avviene che d'anno in anno compa- lifcono ne'feminati de' gran vani, ne' qaali il falfo che penetra di fotterra alla fuperficie uccide ogni germoglio. La medefima origine fi deve afifegnare alla grofTezza , e ottufa falfedine del- le acque di tutto quel piano . Il Sig. Canonico Jacopo £o/drJai di .Groflèto , diligente ofTervatore , e.icoJtifllmo , à dato una memoria fu di qaefto propo- pofito. Sembra che ai danni di quello Sventurato paefe congiurino ad un trat- to gli elementi , e gli uomini ; dicefi provato dai regiftri che dopo 1' argi- nature dell' Ombrone perifce un mag- gior numero di gente nella Città di GrolTeto di quello ne perifTe per lo innanzi. E' certo che gli fpagliamenti de' fiumi fono dalla Natura deftinati ad alzare i terreni baffi , e che niun paefe à tanto bifogno di profittarne , quanto quelli che fono poco lontani da un mare , che vifibilmente di fe- colo in fecolo fi alza di livello , e, quantunque agli occhi del vulgo l'ap. parenza poflTa moltrare il contrario , tende a guadagnare fopra le terre . Ma ritorniamo al noftro Autore; che dopo d' aver indicato lecagioni di mal- fanìa irifeparabiti dalla configurazione della Maremma , pafTa a. quelle che dipendono unicamente dall'atmosfera . ,, Le finora brevemente accennate , „ fono le caufe d' infalubrità delle „ Maremme j infeparabili dal terreno: „ altre ve ne fono dipendenti dall' „ Ammosfera che lo cuopre; le qua. ,, li riconofcono la loro origine dal- „ la natura medefima del terreno . ,, Primieramente il Cielo delle M dovuto alla negligenza dell* ama- nuenfe , che à trafcritto 1* articolo concernente l'acqua acidifìGma vitrio- lica diLatera, analizzata dal dili- gente Signor Antonio Galvani . Noi noti ci crediamo in libertà di differir- ne la correzione alla fina del Volu- me , troppo eflTendoci a cuore quanto rifgugrda l' eftimazione del vaJorofo giovane Chimico, che dà di fé fempre noaggiore , e ben fondata efpettazio- ne . Ecco adunque ciò che conviene fia corretto alia pagina 9^ Vin. 2S . Dove fi legge : ,, quefio , decompofio „ coli* alkali fiffo, feparava ti ferro in „ ijlato preffocchè metallico , cioè fot- ,, to la forma del fopradefcritto pre- „ cipitato qua fi nero , " devefi leg- gere così : '* quefto, decompofio coli" al- kali fiffo, feparava il ferro non già fiot- to r apparenza metallica , cioè in for- ma del fopradefcritto precipitato traen- te al vero , ma bensì in ifiato metal- lico a fomtglianza delP Etiope mar- ziale . *'■ ìéTÒ Trezzì Córrenti de' Granì. ^ Lecnacò a misura A'INETA ." Addì 6. Novembre 177^. t^-^' Venezia a peso diLib. 152. lo Staro. In "Piazza Mercantile • Simile ■ -wl Da Vìftort ■fi"' Simile- Da Forni — Simile • , L. l5): — •L. i^ : 15 • L. 18 :-io • L. 15) ; — «L. iS ; — -L. — ; — luTukblico da Fonticir^—r- L. iS : -Uib Simile • S»rgo Turco ■ L. — : — -L.ii : 5 L. — : i— Treviso a misura Veneta. Fermento— —— — Simile Sorgo^Turco -L. 15 : li:- •L. 1(5 : 5) •:. -V. io: 5 ;• L. IO ;r— ; EsTE a misura Veneta. Tormento- — Simile Sorgo Turco ■ ■L.15: 5 ■ L. 16 ; — -L. IO ; 1 5 L. 12; 2 MlRAN A MISURA VeNETX/ '' Tormento Simile ■ Sorgo Turco- L. 17: 15 -L. i8;«— -L. — : — L. — : — Rovigo a misura Veneta. Formento ■ — Simile • Sorgo Turco -L. 14: — • L. 1 5 : 12 •L. IO ; i; L. II ; 2 Formento^ L. iS ; 6 :• -' — -L. 16 : 16: .- L. 12 ; 4 ; L. 14 : 4 : Lazise a misura Veneta. Simile Sorgo Turco— —^ Formento . ■ ■ Simile ' Sorgo Turco 'L. 17:^ — :- ■ L. i(S: 15 :, L. 1 1 ; IO : L. ij : — : Udine a misura Veneta. Formento— • Simile • Sorgo Turco — ■ — Simile ' L. iS : '— L. 10 : IO L. — : — Bassano a misura Veneta. Formento———- Simile' Sorgo Turco *— L. iS; s — L. iS .•' — — L. IO ; 8 L. 11: 16 Vicenza a misura Veneta. Formento- -L. iS Simile ■ L. 15) : 16 Sorgo Turco 1 — l. io : 6 L. 14: ' — PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. Formento- Simile Sorgo Turco L. 25: I5> ■ L. 24: IO • L.»— : — * 1^1 R XXI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza NATokALÉ, e PRiNcir.'HLXfÉTj^E all' Agrigoltbra , alle Arti, ed >»^l Commer.cio , V = '■Hi T 7. Dicèmbre ijj^. L'ET T E R. A ab <>r -ai:i ti-' /)*/ StgHof Francesco Griski-in! «/ Chiarijftmé Signor Giovanni Ar DUINO , [opra una fpccis di perni. ciofi infetti d$tti Mofche Golum- bacenfi , che affalgotto i Buoi , le "Pecore , ì Cnt'uUt , e i Ma'uili , e ne fanno Jìrage , nslLt Servi a , n$l Baftìsato di Te>nefvvar , e neUn Fa- lacchia Occidentale. ChiariflitócrSlgnoi-e. Bai C omento de' T.T. f rane e fra - < ni d'^rat in Ungheria li, 5;. Set- t8mbr9 177^. TAnti fono i Viaggi intraprefi in quefto fecole dagli Sfudiofi del- la Natura , tante fono le froperte da elfi fatte in cadauno dei Regni della medefima , che ormai v* ha chi crede, che poco più rimanga a vedere , a fcoprire , e a deferi vere . Ma quanto Itiai j Chiariffimo Signor Giovanni, i" ingannano coloro , che così pcnfa- no ! Io non parlerò di tante Regioni dell* Univerfo , in cui ancora non fi è penetralo , e non di quelle , che liell* Europa fteflfa rimangono ad efa- minàie . Di quefte n' è una il Dan- nato di Temefwar . Le genti di Let- tere non fono ancora informate , eh' entro , e nelle vicinanze di tale Pro- vincia efiftono non poche reliquie del- la Romana ^ràndegza ; che medaglie e monete aÀai del fuperiori , med) , Is^uovo Ciorntile d' Ital. Tom. l. ^ e bafll tempi dell' Impero awien fj- vente.j che lì difotterrino da* fuoi t€r^ reni, e che que* tra gli a'iitatori Ban- natici , che diconfì Falachi , fono I difcendenti di que' Latini Colonifti , i quali vi fi ftabilirono , dopo che 1' Imperadore ISlérva Tra}a>ìo ebhe fatta !a conquifta di quefta , e d' ogni altra parte dell'antico Regno Dacico . Così parimenti i Naturalifli nonfo» no bene al fatto , come la gran Ma- dre provvide eifa Pfo^'incia con ef^Y beranea de' fuoi te- fori . Che i di lei monti, altri fcofijefi , dirupati ed or- ridi alla vifta, -altri di gratifilmo aC- petto, quelli di un folo , e quelli di più generi di materiali ccrnipofti , fem- bran così formati per efTefe i*. ogget- to delle oflerraz ioni de' più rifchiaras. ti Orittologi ; che mentre in una clsf- fe degli fteffi manca ogni forta di ric- cheeze dei Plutonico Impero , un'al- tra ne va delle fteiTe arricchita, eden- dovi numerofe |^ fojine di più forta di metalli , e di. minerali , oltre che in una terza efiftoio affai reliquie d^ corpi organizzati dei Regni vegetabi- le ed animale come nella precedente mia Lettera deUi.3. corrente le ne die- di notizia. . :».- : . Acque ànnovi sì al monte, che aI piano dotate di mediche falubri virtù, tra cui quelle termali ce'ebratifTinre di Meadia, che dagli antichi Romani effendo fiate già rot>fegrate ad Erco- le, e dirizzatovi un tempio , Ù.H\ìe ed are , diftirtguonfi jnjcora eoi nome di Terme Erculee, Ma tutto ciò è po- X co: * co: Le dirò che i Wrfetii della parfé piana di quefto Paefe fono ubertorini- tn'i , e capaci d'ogni produzione, tan- to per gli ufi economici , quanto per quelli delle arti , e delle manifatture , e fin del Setifizio ; potendo in quefto il Dannato arrivar ad emulare ogn' altra Regione dell'Europa: che i Bo- tanici pofTon trovarvi ampia merte , onde accrefcere di nuovi individui 1' ampia famiglia de* Vegetabili : che il Paefe fteflfo è adattatiflimo , riguardo alla fua coftituzione , alla moltiplica. EÌon degli animali domeftici , onde an- co negli antichi tempi i fuoipredjno- minavanfi Tafcua B.o>nanomm : che nelle di lui bofcaglie v'ha copia gran- de di quelli falvatici ; che i fuoi fiu- mi abbondano di pefci; che infinito è il numero de' volatili d'ogni genere , e che fin tra gì* Infetti fonovi delle fpecie rarifìfime e forpretidenti , che an- cora non caddero fotto l'efame dei Na- turalifli medefimi . Tali fono gli efigui mofcherini, de* quali volevo darle notizia nell' anzi- detta mia Lettera , e dal che fare ri- mafi interrotto dalla mia improvvifa partenza da Temefwar perquefta Cit- tà d'Arat , onde vedere nell'ampia vicina pianura un militare accampa- mento. Nella quiete d' una cella del Convento de' PP. Francefcani , ove tro- vomi alloggiato, colgo quefti momen- ti di una notte, in cui non poflb chiu- der l'occhio, per trattenerla fu i men- tovati mofcherini . Non fon eglino di maggior gran- dezza delle tanzare. D'iconCimofcbedi Golumbach , zittio che provengono dai contorni del caftcllo di tal nome nel- la Servia fuHa diritta fponda del Da- nubio. Siffatti mofcherini volan a dor- mi sì vafti ed eftefi , che fimulano nell' aere , come delle nuvole , le quali in lontano pajon adunamenti à\\ den- fo fumo, o come di quelle colonne di vapori , eh' ergonfi in alto a manie- ra di gran trombe fuUa fuperficie del mare. Nel mefe di Giugno dell'anno fcor- fo, in cui feci un viaggio di quattro 5(è interi giorni fui detto fiume, da Sem- lino , Città della Contea Sclavonica del Sirmio in faccia a Belgrado , fino a Scupareck, per l'intento di veder» parecchie reliquie di Romane Antichi- tà, che reftano fulle di lui rive , co- minciai a fcoprire di fiffatte niofche, e ad averne coperto tutto il miocap» potto , appena paffata Semendria ; e così ne offervai al di là del fito vor/ ticofo di elfo fiume , detto Taéla/ìa , nonché al pafTo di Ma/a Columbigna , e più in su ancora , Fermatomi iti taccia ad Ogradina per delineare gli avanzi di una ftrada , fatta tagliare nelle vive rupi de* monti dall' Impera- dore Trajano y ed i grandiofi ornamen- ti che circondano un' ifcrizione incifa nel faffo alla tefta d' e(Ta ftrada , ri. cordomi , che i detti mofcherini mi colpivano nella faccia a millioni , ed in un modo , che fui piìi volte in procinto di abbandonare l'intraprefo lavoro. Era quello il tempo della lo- ro ultima comparfa , in cui fono mo- lefti , ma non perniciofi , come in due altre anteriori . Segue la prima ordi-i nariamente dopo li io., o li 15. d'A- prile; e la feconda pafiata la metà di Maggio , ora un pò più pretto , ed ora un pò più tardi . Le pioggie , e i venti gagliardi li difpergono ', ed abbreviarto il "ctnfo della loro vita naturale , nel qual ca- fo riefcono meno fenfibili i danni che. arrecano; ma fé la primavera, ed i principi della' ftate corrano afciutti, a vi regnino benigne aureite orientali ^ allora eglino eftendono U corfe , ifi; colonie innumerabili, 'da un lato oltre Orfova , Czernix , Vidino e Nicopoli nella Dizione Turcica , e dall' altro difpergonfi almeno in ^re Diftretti del Bannato, cioè di Uypalanca, diMea- dia , e di buona parte di quello di Werfchez. E' un prodigio della Prov- videnza, che rvón volino più lontano, che non portino più oltre le ftragi . , Si fcagliano queft' infetti in nume- ro infinito , ed indifferentemente , tan- to fopra i buoi e le vacche , quanto centra le pecore, le capre, i cavallj ., . l .\-A\- «d ' ed i majali, de'quali nulla vale il bai- ^ loro buoj nell* atto che li tentv^i zare , il dinfienarfi , il percuoterfi i fianchi e le ^''OPP- colla coda, equa- Innqu* altro violentiamo movimento, affinchè gii abbandonino. Cuoprono in un niomento tutte le parti de' corpi de'noedefimi, fhe fono rade o fpoglie di peli j come il petto, ed il mento j fi attaccano alle fteflTe rabbiofamente ; entrano dentro dei forami delle nari- 'ci , e delle orecchie; circondano leor- "bite degli occhi ; penetrano nell' orifi- trio del retto , e della altre parti pu- 'dende, e così all' intornò circondano i •capezzoli delle mammelle delle fem- mine di tutti i detti animali , e fpe- cial menta delle vacche. Il loro alto muggire , il belare lamentevolmente, il nitrire ferocemente , e il grugnire in modo ftraordinario , nonché il cor- Tererapidiflìmamente, e fm lofcagliarfi nelle a le vifitare il luogo natio di queft' „ infetti , che fi dice effere efclufiva- „ mehte una caverna fcavata in uno 5j fcoglio calcarlo alla fponda meridio- j, naie del Danubio , oltre duo or* jj lontano dal paefe di Columbach . „ Nemmen io ò veduto la Defcrizio- ,5 ne di effi pubblicata dal Naturalj- ;, Ra Danefe : ma dirò ifloricamentc „ quello che ne so per propria fpe- jj rrenza . Non fi può negare che mi- „ gliaia e migliaia di queft* infetti „ fcappino fuori annualmente da quel- j, la caverna . Da quella coftanza di „ nafcimento i Valacehi fuperftiziofi, „ ed ignorantiflìmi favoleggiarono , che 5, preffo a quella caverna feguì la j, battaglia fra S. Giorgio , e il Dra- 5j go infernale , e che dalla di lui te- ,, ila j gettatavi dal Santo Cavaliero 3, dopo d'averla tagliata, nafca un sì ,j dannofo malanno. Ma è ben chia- „ ra cofa che ia caverna intanto le ,, vomita d'anno in anno^, in quanto „ è un luogo acconcio a confervare „ le ova di quefta malnata fpezié nel- ,, la ftagione rigida , onde fieno poi ,, atte a fvilupparfi in primavera \ fi- „ mili precauzioni vediamo efTere u- ,, fate, da quafi tutte le fperie di mo- 5, fche. Dicefi che sbuccino dalle gaU „ le d'una forte di quercia, o di lec- „ ciò di picciola ftatura , allorché la „ tepida pioggia di primavera viene „ a bagnarle ; e così a un di prelTo ,, ne fcrifle \\S\gnor Ke me he f eh , Me- ,, dico ordinario di Temefwar. L'en- „ fiagioni prodotte dalle loro punture ,, najl 1^7 Z Worl fono punto differenti da quelle ^jj „ notare ; che gli animali di pelo „ che le picciole vefpe, o le zanzare ^ producono pungendo; fono però più nocive perchè le mofche di Colum- „ bach anno per iftinto d' offenderà le ,, parti più molli degli animali . £fTe „ s'infinuano nell'ano , e nelle pu- „ dende; volano agli occhi , s* intro- „ ducono negli orecchi , nelle narici, „ e nella gola. Quindi fi chiudono le „ vie alTufcita degli efcrementi , è „ impedito il refpiro, e ne fegue ben j „ prefio che gli animali ofFefi muoja- ,, no affogati . Forfè anche quefta è „ la ragione, per cui nel corfodidue ,j anni , eh' io ò paflati in vicinanza 3, del luogo d'onde viene quella dan- „ nofa razza d'infetti , non ò mai „ udito que' gemiti e que.' clamori or- j, ribili degli animali , de' quali parla „ il Signor Grifelini. E' verifTimo che „ non ogni anno quella influenza è „ del pari peflifera; ed è anche vario jy il tempo della durata di e(Ta . Nel „ 1770 fino alla metà d'AgoIlo anno „ innondato tutto il paefe ne'contor- ',, ni di Buda, ma recarono poco nocu- ',, mento. Sparifcono peli' ordinario fui 3, finire di Maggio o prima della me- „ tà di Giugno , per pofcia ricompa- 3, rire alla metà di Marzo purché la ,, ftagione fia raddolcita . Si crede che „ la Lihella ( a Venezia conofciuta 3, fotto nome di Corùgolo ) fia il ne- „ mico di quell'infetti, e quindi è ac- 3, cettiifimo a' Pallori di quelle con- „ trade . Il fumo di ftrame accefo , „ delle canne , del letame gli allon- 3, tana , e quanto è più denfo , tanto 35 più ficuro riparo prefta agli anima- 3, li . E' maravigliofa cofa a vedere 3 5 con qua! empietà i bruti irragione- 3, voli fi affollano d' intorno al fuo- ,j co per isfuggir dall' incomode mof- ,, che . I prefervativi ufati fono la fu. ,, gna , o bitume terreflre , e la fu- ,, gna porcina mefcolata coli' a/fen- j, zio , applicate in linimento alle più „ delicate parti del corpo ; prenten- j, defi anch' efficacifìfìmo per medica- „ re 1' enfiagioni prodotte dalle pun- ,j ture r olio di Scorpione . E' da nero fono più foggetti alla mole- „ dia di quelle mofche di quello fie- no gli altri . Abbjtfno ne' luoghi „ umidi ,. e ne' cespugli all' ombra „ queft' incommodilfimi animali ; ne „ io poflb finire di meravigliarmi del- „ la perfeveranz^ del Signor. Gr'ìfslìnì, „ che avendone a migliajad' intorno „ alla faccia, à potuto,' finire di far- „ ne il difegno. A me una fola pun-' „ tura à fatto perdere per tre giorni ,, interi la voglia di difegnare. „ La flruttura del loro corpo é dì- „ ligentemente defcritta dai Sigaot: C7r/V ,, filini. Sono fimiJiifiing alle, mpf- „ che comuni , ma aflai p.i.ù picelo-. „ le ; fono però più grandi di quel-^ „ le che fi vedono intorno all' aceto',; ,, o al vino.. Ripenfando alla diyerfi-' „ tà. de' gradi de' cattivi effetti'cbéj „ producono ,. fofpetterei ch,é foffer,o,. „ di più d' una fpezie . Col Signor „ Brun>7Ìch non ò parlato nel àì lui' j, ritorno da que' luoghi : egli coli* „ ufo del fuQ buon microfcopio Ingle- 3, fé avrà facilments potuto fcoprire, „ la verità. *! 1 '.V M B M O n I del Signor Thomè dell'accademia del- le Scienze di Lione , e della So- cietà d'agricoltura della mede/ima Città, Sul Gambo de' Lupini . )n v' ha nell'Economia alcun oggetto , che rigettar fi debba , o negligentare . Un faggio e intelligente coltivatore fa mettere a profitto tutto ciò che la Natura gli prefenta; il più piccolo foggetfo l'oc- cupa, ed è l'argomento di fua fpe- colazioni. Così nulla la'ciando perde- re di ciò che può fervire a moltipli- I care le fue produzioni , e a diminui- 4^ re le fue fpefe , congiunge alla fod- ^ dis- disfazioiie di fervlre la patria ', l'av- / vantaggio di giovare a' proprj inte- reflì . Il Lupino è una pianta affai nota : forma un gambo di 2 a ^ piedi , e produce un legume d' un amaro fapo- re , cui però perde nell' acqua bollen- te. In ogni maniera credefi che fia un cibo necevole , poiché troppo difficile a digerirfi. Il gambo ferve di cibo al beftiame in mancanza di pafcolo mi- gliore., e gli fi dà il grano fteffo la- nciato per qualche tempo in acqua . L'ufo più conofciuto de* Lupini è di fervirfene come d' ingraffo. Ma v'è un ufo ben pm vantaggio- fo , che può farfi del gambo de' Lu- pini. Qpando tal pianta è giunta alla maturità fi miete , ftendefi fu 1' aja , fi batte, fé ne coglie il grano, e '1 re. fto s'adopera a (trame . Penfai , che rompendo i gambi diverrebbero conci- me piih facilmente ; e mentre faceafi quéft' operazione m* avvidi , che il gambo era ricoperto d' una certa filac- cia fimile a quella della canape. Volli tttttare fé pótea dal Lupino trarfi il mcdefimo vantaggio, che dalla cana- pe ifteffa : raccolti come potei alcuni vecchi gambi , li lafciai per alcu- ni giorni nell'acqua , e fattili quin- di ben feccare al fole , ne fiaccai ia- 1 ,- cllmente i fili ; que' foli pero de'pi>\ 'minuti ramofcelli: dal gambo princi- pale, benché pur ne pare/Te coperto , non potei fiaccare i fili, e ciò forfè a cagione della fua vecchiezz'. . Ho fatta efaminare quella filaccia a un cordajo , il quale mi ha afll- curato , che filar fis può egualmen- te bene , che ja canape , e formari» ne corde egualmente forti , tanto più fé un po' dì canape fiavi fram- mifta . Propongomi in qucft' anno di por- tar più oltre quefia mia fperienza , fervendomi di piante recenti , ap- pena che fé ne farà toltovia il grano • L'acqua allora in cui farannofi ma- cerare , farà più calda , e più arden- te farà il fole , che li farà fecca- re , le quali cofe potranno molto con- tribuire al buon fucceifo . Renderò in appreffo conto dell' efito . Intat;- to ho voluto prevenirne il pubbli- co, perchèaltri pur tentino qi'.eila me- defima fperienza . Quando il conta- dino non ricavafle che la materia da far le corde che gli abbifogna- no dai gambi de' fuoi Lupin-i , avreb- be fempre fatto un guadagno confide- revole per un povero circondato da bifogni. i«>9 N. XXIL NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. * V' 14. Dicembre I77<5. D'tfcorfo Julia Torpedine , recitato rteW ;fc radunanza annuale della 'Regia So. cieta di Londra ai 50. di "ì^ovem- bre 1774. dal Signor Cavaliere Ba- ronet {a) Pringle Vrefidente , 41 « « « « * « » » K it^ » « Sicnori . TTSfendo da alcuni anni ftata rimef- T^A fa al voflro Prefidente , e al vo- uro Configlio (^) la difpofizione del- la medaglia del premio annuale fon- dato per una donazione del Cav. Ba. ronet Goffredo Copley ; eflì anno avu- to fin qui la buona ventura di foddif- fare a quefta confidenza in lor pofta , in maniera da ottenere puranche la voftra approvazione. Veramente la lo- ro eftrema dilicatezza per tutto ciò che riguarda l'onore della Società , e la lor deferenza all'opinione degli al- tri favj Membri che la compongono , fono fiate sì fattamente I* obbietto del- la loro attenzione , che difficile flato farebbe , che effe non gli avefler di- j retti a quelle Opere , che meritavano] meglio quefla onorevole diflinzione a voflro nome . Eflì lufinganfi , «he in ^ T^uovo Giornale d' Ita/. Tom. I. quefta occafìone non faran meno ar- venturati di quello che flati fiano per l' addietro . Perciocché fé voi rammen- tate le diverfe efperienze contenute nell'ultimo volume delle voftra Tran- fazioni , potrete pur ricordarvi , che febbene abbiate con premura applau- dito ad un gran nurnero d' effe con un piacere particolare, avete però udi- to il ragguaglio delle fperienze fatte da M. FFalsb fulla Torpedine non fo- lo pei fatti nuovi, e forprendenti con- tenuti in quefto fcritto; ma eziandio per la pena , che egli is* è tolto in quefte ricerche , e pel tempo che vi ha confunto . Ma affinchè laifcelta del voftro Con- figlio j ancor più liberamente venga confermata da* voftri fuffragj , per- mettetemi di efporvi in fuccinto ciÀ che èftato fatto in quefta parte della Storia Naturale avanti che M. VFaIsh tentale le fue efperienze , e che vi richiami inapprelÌTo alcune delle prin- cipali eh' egli ha efeguito, affinchè men- tre rendiamo giuftizia al noftro degno Collega , niuno fia defraudato degli encomi dovuti alle fue fatiche. Eflendo la Torpedine una fpezie dì Razza j affai comune nel mare Medi- Y ter- (fl) In Inghilterra fi dà quefto nome a' Cavalieri, il di cui titolo pafTa a' dif cendenti , il titolo degli altri Cavalieri femplici muore con eflì . {b) La Società Reale è governata da un Prefidente e da un Coafiglio for- mato d'un certo numero di Membri che fi cangiano ogni anno. 17® terraneo , ella è fiata Infìn da' tempi più remoti conofciuta da' Greci . Un libro attribuito anticamente ad Ippo- crate è il primo che ne faccia men- zione, e quantunque ne parli folo co- me d* un pefce che può mangiarfi, il folo nome però di vapxn finonimo di torpore, che quefto libro gli attribui- sce , bada per indicar la cognizio- ne , che gli Antichi aveano de' fuoi effetti . Vlatone quafi contemporaneo à' Ippocrate ne conofceva certamente gli effetti come fembra dallo fcherze- vole paragone che fa di Socrate con quello animale, e che mette in bocca a Menone nel dialogo che ha quello nome, ^rijiotele fuodifcepolo ne trat- ta particolarmente nella fua Storia de- gli Animali . La Torpedine, dice egli , s'afconde nella fabbia , e nel limo , e mentre gli altri pefci nuotano fopra lei e la toccano, ella gli intorraenti- fce di modo , che li piglia , e li mangia . Per pruova di ciò ei ri far i- fce che truovafi nel fuo ftomaco an- che il muggine, che è il piti fnellodi tutti i pefci. Ma febbene Cripte le fapeffe che il tocco della Torpedine intormentiva gli altri pefci , fembra aver ignorato che queft* effetto ftraordinario fi traf- metteffe ancora agli altri animali, che non la toccaffero fé non colla frappo- fizione di un baftone , di una corda, o d' una lancia , fenomeni sì curiofi, ch'ei non avrebbe lafciato di parlar- ne , fé avuto n'aveffe cognizione . Potrebbe darfi nondimeno , che non gli foffero flati affatto ignoti, ma che rigettati gli avefle come favolo fi , cf- fendo fra tutti gli Antichi quello che fembra effere flato il più guardingo contro deirimpoftura. Finalmente ef- fer potrebbe puranche , che ne aveffe rimeffo il ragguaglio a qualche luogo d' un libro , che fi è fmarrito dap- poi , e eh' egli aveva intitolato Rac- coati maravigltofi . Tutto quello però che ^riftotele riferifce della Torpedi- ne non era fondato che fulteflimonio de' Pefcatori , come il dichiara ei me- defimo cfprcffatnente . In que* tempi , ^ come pure parecchi fecoll appreffo , ' l'umano orgoglio fprezzar faceva le fperienze , e non lafciava pur fofpet- tare , che con operazioni sì baffe e sì meccaniche apprendere fi poteffe a ragionare, e a fcoprir le cagioni delle cofe. ^rijlotele medefimo, quell'am- mirabile ingegno quefta verità igno- rava , e fé aveffe giammai intefo, che per ifcoprire le caufe onde nafcon gli effetti della Torpedine un Naturalifla Britanno avea paffate le Gallie per recarfi infino all' ©ceano Atlantico a fare fulle fue fponde migliaja d'efpe- rienze felici fu queflo pefce , non è da dubitare , che polla ei non aveffe quella novella alla tefla de* fuoi linc- eo itti maraviglìofi . Il Cancelliere Ba- cone è flato il primo che abbia fco- perto e combattuto queflo errore figlio della profunzione , e sì contrario a' progreffi dell' umane cognizioni . Umi- liando la vanità dell' Uomo egli ha flefo il poter di lui fu tutte l'opere della Natura . Egli il primo ha infe- gnato dover noi co' fudori della fron- te acquiflar la fcienza , come il pane procacciamo ; ed io ofo afferire che l'Opere di quella Società faranno urt teftimonio perpetuo della verità della fua dottrina . Teofrajìo il faggio Difcepolo e fuc- ceffor d' ^rJJIote/e fembra effere flato più iflrutto che ii fuo Maeflro intor- no a ciò che alla Torpedine appartie- ne . ateneo rapporta , che nel fuo li- bro degli animali venefici queflo Filo- fofo ha offervaio , che le Torpedini irafmettono la fenfazione di intormen- timento attraverfo a' bafloni , ed alle lancie nella mano de' Pefcatori che le tengono . E poiché ho citato ^/ffe- neo , quantunque non fia fecondo l'or- dine de' tempi , aggi ugnerò eh' egli parla di D'filo di Laodicea , come d* uno il qual detto avea ne' fuoi com- mentar) fui la Teriaca di TJ-c , termine la cui fi- gnificazione è ofcura: ed è certamen- te alla prima di quelle efpreffioni che allude Clattàianne^nto forella noflra primogenita, ma che ebbe troppo bre- ve efilienza . ATcuni de* più celebri membri di quell'Accademia ftimando ben degno della loro attenzione il cer- car a fondo la verità di ciò chela Sto- ria naturale della Torpedine riferiva , fi valfero della vicinanza d'un mare pieno di quelli pefci per farne le fpe- rienze. Tledi uno àe'GenJ più illumi- nati e più fublimi di quel fecolo die- de il primo cominciamentOi ei fu in feguito fecondato da BorelH e da Ste- non fuoi colleghi ; finche Z.or^;?z/V7; fuo difcepolo s' immerfe tutto nelle me- defime ricerche, e pubblicò fu quefto fojigetto un curiofo trattato. Il primo palfo di Kedi fu di diftin- giiere colle efperienze le proprietà del- la Torpedine, che eran reali, da quelle che mal a profjofito le erano ftate an- ticamente attribuite dal volgo, e da' Filofofi . Egli unì a quefte ricerche la notomia del pefce medefimo , e fu il primo, chedefcrivelTecon qualche pre- perché egli fembra che niuno degli ^ cifione quelle foftanze irregolari col locr.lt locate da ciafcun lato della fpina preffo alla tefla , confrderandole come muf- coli j cuichiamòquindi mufcolì falcati^ immaginando che quefli lanciaffero del- le particelle producenti la fenfazione dell' intormentimento più o men for- te , fecondo che l'animale era più o meno eccitato a mettere quelli orga- ni in azione. Siffatta ipotefi fu im- mantinente abbracciata da Lorenzini , inJi da Clitudio Veraut , ma il pri- mo non concependo in qual guifa po- tefTer tali particole pafTar dal corpo dell' animale in un altro fenza un con- tatto immediato , contraddifTe dipoi, fé così fi può dire , I* evidenza de" proprj fenfi , negando la fenfazione eh' egli avea dovuto provare in toc- car la Torpedine con un battone, con vina lancia j o con altro fimile argo- mento . E' non può crederfi altrimen- ti , quando pure non voglia dirfi, che gli individui , fui quali fi faceano le fperienze foffero troppo deboli per met- ter fuori tutta 1' energica azione della loro fpecie . il faggio jSore/// fi ingannò allo fleffb modo e per le fteflTe cagioni ; ma non ammettendo egli il lanciamento di par- ticelle, che ferifìTer la mano di chi il pefce toccava o immediatamente ocol mezzo di un baflone, o d'altro corpo intermedio , attribuisce invece quella fenfazione ad una fpecie di viva o- fcillazione delle parti toccate, ofcilla- zione che l'anima eccita a fuo pia- cere ; e paragona quell'azione a quella di una corda affai tefa , in cui fi de- ftino rapide vibrazioni. // rejìante in altro foglio . Temeswar. IL Signor Francefco Crif&Uni , già Compilatore del Giornale d'Italia, e conofciuto per varie altre letterarie fatiche, indi pafTato a dirigere le nuo- ve colture nel Banato di Temefwar, ed ora finalmente in premio de'fervi- gj colà preftati eletto per Segretario ^ della Camera Economale di Milano , nel breve foggiorno fatto nella detta Provincia raccolfe di molte offervazio- ni , che meritano d' efTere pubblicate. Il Libraio G'ufeppe Hetmerl ne à pub- blicato il feguente Profpetto . ,, Avendo io determinato di met- ,, tere fotto il torchio la nuova Opera ,, intilulata : Saggio di Storia Civile e „ 'naturale del Banato di Temefwar „ fcritta in Italiano dal Signor Fran- „ cefco Grifelini, e tradotta in Lati- „ no dal Signor Ernefto Neuraann , „ Varroco di Temefwar , mettendo ,, il teflo a fronte della verfione , ò „ filmato neceffario 1' imitare il co- ,, fiume degli altri flampatori , ed in- ,, virare ad affociarfi gli eruditi , ed „ amatori della Storia. „ L'Autore dell'Opera è conofciu- „.to abbaflanza per molti eruditi li- „ bri da lui pubblicati , e quindi fa- „ rebbe inutile il diffondermi nelle di ,, lui lodi . A me per vero dire è di „ grandifTimo eccitamento il fapere, ,, che r Eccellenti/Timo Prefidente del- ,, la Cefarea Regia Amminiflrazione, „ già deflinato dagli AuguflifTimi Prin- ,, cipi ad impieghi più gravi nella „ Gallizia , e Lodomiria , il Signor „ Barone di Brigido , Cavaliere pro- ,-, fondamente dotto in ogni forta di ,, Scienze, favorifce l'Autore , e le „ di lui utili fatiche con fomma iibe- ,, ralità. Il Signor Grifelini à divifo „ in tre parti la fua Storia, d'ognu- ,, na delle quali farò motto in poche „ parole, gli eruditi poffono formarfi „ una qualche idea dell'economia di „ tutta r Opera e giudicare , non fo- „ Io dell' intere/Tante amenità di efiì , „ ma eziandio dell'utilità. „ La prima Parte comprende laSto- „ ria civile del Banato da' tempi Ro- „ mani ( dalla qual età primieramen- ,, te fu conofciuta nelle Storie quella ,, Provincia ) fino ai noflri . L'Auto- „ re parla de' Popoli abitatori del Ba- ,, nato di Temefwar, e principalmen- „ te de'Valachi, e della lingua loro, „ degli Zingani , o fia Faraoni , de' „ Rafciani, e de'cofliimi di ognuno „ d' efìTi fi ii 3> 3} 33 33 33 3) 3> JJ »3 9> '74 d'efll Popoli . Così rende conto del- * le Colonie condotte in qiiefta con- trada colla topografica defcrizione di effa . Egli tratta finalmente delle antichità Romane , e barbariche , fcoperte fino ad ora nel Banato , e nelle vicine regioni ; lo che per cer- to avverrà che lìa gratiflìmo agli eruditi , e ai coltivatori dell'anti- chità, molte cofe inedite trovando- vi fi , e molte ricorrette, e ripurga- te dagli errori da' quali erano ftate deturpate in ufcendo alla luce. „ La feconda Parte verfa intorno alla Fifica coftituzione del Banato di Temefwar , e in primo luogo vi fi tratta della pianura, e fue di- ,, vifioni , della diverfità de* terreni , „ de' fiumi, delle paludi , de' canali , „ delle fontane ; indi delia provincia ,, montana , e della origine di efla, , delle meravigliofe caverne , delle vafte bofcaglie, delle pietre, delle mi- 5, nere abbondanti, e de* loro metalli, ,, de'fiumicelli auriferi , e delle acque j, medicate, o vogliamo dire termali. „ La Parte terza finalmente tratta j, dell'agricoltura prefente del paefe , „ e degli oggetti di erta, come anche ,, del modo d'ampliarla , e renderla 5, meglio intefa , e più utile . Vi fi „ trovano fa di queflo propofito al- „ cuni piani economici , che ridotti „ alla pratica potrebbono efleredi gran ,3 vantaggio al Banato, e forfè ad al- ,, tre Provincie. „ Perchè nulla manchi a queft'O- jj pera io ò (limato conveniente cofa „ l'adornarla quanto più mi farà pof ,, fibile i farà quindi ftampata in fo- ,!, glio , colla carta , e caratteri fimili ,, a quelli del prefente Manifefto.' Vi ,, fi troveranno almeno venti Tavole „ in rame difegnate con molta dili-> ,, genza dall' Autore medefimo , in ,, Carta Reale , con una Topografica „ del Banato corrett^flìma ; e per dir jj tutto in una parola , io m'impegno ,, religiofamente a nonommettere cos' j, alcuna che poffa contribuire a ren- j, der nitida ed accurata l'efecuzioae ,, di quell'edizione» * „ Oguun può vedere che una tal Opera efige non folo fatiche gran- diflìme , ma anche fpefa graviflìma. e fuperiore a quella che può foffe- rire la mia Stabilita qui da pochi anni . Quindi fono coftretto di ri- chiedere un'anticipazione da quel- li, a' quali fta a cuore 1* erudizio- ne, e le fatiche utili contenute nel libro eh' io propongo . „ Il Prezzo pegli Affociati ridotto alla maflìma polfibile tenuità farà di fette Fiorini , quattro de' quali faranno pagati anticipatamente , e gli altri tre al ricevere il libro fi- nito . Ai non-afTociati cofterà dieci Fiorini . Le anticipazioni faranno ben pagate al mio Negozio in Te- mefwar , al Signor FFeigant a Peft, al Signor Echterling a Buda , ai Si- gnori Zatta , e Vafquali in Vene- zia ; in Vienna , Praga , Zagabria, e faranno ricevute al Ne- gozio del Signor Trattner . I nomi degli Affociati faranno , come (i conviene , ftampati in fine del li- bro , al qual fine fono pregati di dar in nota efattamente i loro ti- toli , dignità , ec, „ Intorno al tempo in cui l'Opera potrà eflere perfetta, finora non pof- fo dire cos' alcuna di certo. Quello folo pofìfo afficurare, che fé alla fi- ne di Gennajo 1777. avrò trovato trecento Affociati , io darò mano all'Opera in Febbra)o per finirla , e fpedirla fino a Vienna a fpefe mie net mefe di Dicembre dell' anno medefimo . Se poi la mia fperanza riufcirà vana , e non troverò il nu- mero defiderato d' Affociati , quelli che avranno pagato l'anticipazione la riceveranno indietro efatlamente rendendo U mia quietanza. Matteo Giufeppe Heimerl [Trìvi/egiato Stampatore deW >Ainmir3Ìflrazione Ce- farea Kegin . LET- L ET T ERA XVlI. Nagy Banya 6. Agofto. ESfendomi io prefifTo di voler vi fi- tare tutte le Minerà fottopofte alla Giurifdiaione di quello Infpettora- to, fu Kapnik la prima verfo la qua- le mi rivolfi: e/Ta è porzione de* Beni Camerali , fituata nell' ultimo confine de' Comitati di Szathmd, e Marma- ros , appartenente al Principato della Tranfiivania , già una volta fotlo quel- la Camera , ma ora per più como- do affoggettata all' Infpettoiato di Na- gy Banya . Quelli altifllmi monti fo- no di Granito , ma tutta rupi , e fi eftendono fino ai Karpatfch nel Comi- tato di Marmaros ; fono talvolta an- che di Schillo argillofo col Glimmer : la valle in cui giace Kapnik, è tutta circondata da monti . Vi è un' antica tradizione, che già fino fui cadere del XVI. fecole i Principi di Tranfiivania aveflfero dato principio ai lavori in quella Minerà , e che quindi folTe da- to il nome ad una di quelle Cave di Sto//» del Trìncìpe , ma che non ren- defle annualmente, che fole 4. in 500 Marche di Argento , i! quale contene- va pochiflìrno Oro. In feguito pene- tratevi le acque impedirono talmente i lavori , che a poco a poco reftarono interamente abbandonati. Nel 174J. fu propello, ma non ab- bracciato, il progetto di ripigliar i la- vori. Finalmente nel 1748. fi è dato principio da una Compagnia d'Interef- fati , che col cenfo di 800. Fiorini aveano ottenuto dalla Camera la Ca- va Giufeppe . Vi fono qui molti mon- ti , che non furono per lo paflato ten- tati , ne' quali però prefcntemente fi fono cominciati gli flolli denominati Aiuto di Maria , Barbara , Giufeppe , Giufeppina , Kapnik oflìa Stollo Un- garo , Erzbach , Terefa , Clemente , Pietro Paolo, e Crifloforo: ognuno di quelli viene coltivato da una Compa- gnia d'Intereffati . La direzione loro è da Settentrione al Mezzo-giorno decli- nando da Sera a Mattina . La ma- 175 téria e un faflo bianco filTo affomi- gliante al noflro Metallifero, differen- done folamente perchè contiene fpruz- zata qua, e là qualche macchia di Li- tomarga bianca. Gli altri monti , che non tengono Minerali , fono compofti di un fallo ceruleo , che alle volte batte fuoco ; tutti poi fono in alcuni fiti coperti di Schillo argillofo» L'ac- cennato Stollo del Principe fi trova ora avanzato per 417. Klafter entro al monte, incurvato però al quanto per fecondare la qualità del faffo . Il filo- ne , che è di 4. in 5. Klafter , corre entro uno Spato color di rofa fpruz- zato colla Minerà di Argento col Ra- me , e Antimonio folgorato . In una Galleria nel pendio vi è una fpelonca con Piombo , e Blenda . In profondità di altri 14. Klafter vi fono altre pic- ciole Gallerie antiche , ma ripiene d" acqua, che ora fi penfa a levare coli' ajuto dello Stollo generale. Nella Ca- va Pietro Paolo vi è del Quarzo bian- co fpruzzato della fopradetta Minerà d' Argento , che contiene Oro , e così fi trova qua , e là aggruppata certa Terra giallaflra chiara , fina , e netta, che pure contiene Oro. Fra il Quarzo fi oftervano alcune picciole aperture, nelle quali fi è intrufa una fpecie di Antimonio grigio, e giallo chiaro , il quale parimente fi fcopre entro l'Ar- gilla bianca , che corteggia il filone, il quale mi afficurano riefca piia ricco d'Oro appunto nel fito dove vi è del Talco. Nella Galleria orizzontale mi compiacqui fommamente di veder una Drufa , che avea la Superficie tutta coperta di piccioli cubi : allorché volli (laccarne uno , trovai che tutta la malfa era tenera , compolla di terra calcarla non ancora indurita . Un fe- nomeno quafi confimile rincontrai po- chi giorni prima della mia partenza di Schemniz nella Cava S. Antonio di Padova, dove nel letto dello Stollo prin- cipale a Settentrione del filone trovai un cubo grande , che da prima cre- detti elTere un cubo fpatofo , vuoto nel mezzo; ma toccatolo colle mani riconobbi ch'era tutto tenero, e ma- neg- «eggiabilè , potendofene coti fomma tt: facilità levare i piccioli cubi che vi erano fopra; fpremutolo poi con qual- che forza ne forti 1' acqua . Qiiefto prova che la natura tuttavia forma criftallij e che quei che fi trovano in tanta copia a Schemniz non erano nel loro principio che ammaflì molli ed umidi. Nella Galleria ^}uto di Ma- ri* vi è una fpecie di Argilla induri- ta fpruzzata , con della Pirite conte- nente Oro. Tutti gli altri filoni fono di uno Spato roffo chiaro fpruzzato di minerà d'Argento mifta col rame e coir antimonio folforato , contenente Oro , che è più abbondante a mifura che il colore della terra è più rofllc- cio: la terra argillofa tenera per lo più divide le Cave ricche , dai monti che non contengono Minerale. Lo Stol- lo principale di Kapnik era di già avanzato 700. Klafter nel fafTo Metal- lifero bianco fotto la direzione del prelodato benemerito , ed erudito Si- gnor de Gerfdorf . Le Gallerie , e i filoni fono belli, e ricchi; ma a mi- fura che vanno fprofondandofi vi fi di- minuifce la tenuta dell'Oro. Dicono però che abbiano idea di profeguire per altri 500. Klafter , e che vogliano pe- netrare fino fotto alla Cava la più lontana dallo Stollo del Principe. Dittante un'ora da Kapnik fi trova ne* monti di Rota una Cava, che vie- ne lavorata per conto di una Compa- gnia d'Intereflàti . Il filone fcorre fra il fafTo di coJor verde conqualche pie- tra calcaria frammifchiata , che for- ma il pendio . La parti giacente , o •. il Ietto e di fatTo Metallifero. Le Vene poi fono di Qiiarzo bianco mefcola- to con Blenda e galena di Piombo , che contiene molto Oro , alle volte an- che vifibile . Sono qui moltiflìme pe- flatoje infervienti per depurare il Mi- nerale di fcarfa tenuta , che fi cava in grandiflìma quantità . Nella coftru- zione Ioro,e nel metodo,che vi fi ufa,non fono diflìmili da quelle della BaflaUnga- ria . Per fondere i Minerali vi fono ;. fonderie, con S. forni : tutto l'Argento, e Oro che fi raccoglie viene confegnato alla Zecca di Nagy-Banya . Il modo di fondere è in tutto confimile a quel- lo che fi pratica a Schemniz . Nel tempo che prefiedeva all' Infpettorato generale il Signor de Gcrfdorff , egli fece 1' efperimento di mettere fra il Minerale che faceva fondere una por- zione di fale , che iece venire dalle fatine di Marmaros, colla fperanza d* impedire che il fuoco non volatiliz- zafTe particelle di Argento , ma l'ef- fetto fu , che fi trovò un maggior difcapito di I per cento . Non fono però fenza fofpetto , che non vi fia (lata qualche malizia fra mezzo , im- perocché mal foffrono quelli lavorato- ri, che s'introduca qualunque benché minima novità . Vi è qui un capo de'^ Canopi , che ha fotto di fé altri fub- alterni, e tutti dipendono dall' Infpet- torato Generale di Nagy Banya ; elfo ha la facoltà di giudicare le differen- ze che inforgono fra gì" Intereflati del- le Compagnie, che fanno lavorar que- lle Minere, regolandofi a norma dello Statuto delia Tranfilvania. 177 N. XXIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' ;isAGRICp,l>TURA,, ALLE ArTI , ED AL COMMERCIO . ■MÉiMiiMM '« «e ■ * 21. Dicembre i77), le f he à; jl;^ ipedefi n>e .proprietà ; fé pnir raiTomiglia alla figura che ce, n' àn dà- to quefti Viaggiatori , e Autóri di Sto- ria naturale. Lo fteffo giudizio io fa- rei volani iepi-,, del Congrus monfiruofus deU'f.IfidÀa ,:^i cui pairla i£a«jr/«i- . Éfi- terei ,per,ò)Ìu .qtieM'anguijJa , che for- ma l' argomento d' uno fcritto com». nicaio a quefta Società daJ Dottor Ga- ie , e W cui Autore lA. Bateman avea foggiornatp .yent* anni a Surinam . Quel ch^ fembrami rifaltare con qualche grado di certezza da quefti yarj racconci fi è , che le proprietà elettriche non fon riflrette fra i pefci a quella fpecie di razza, che fi chia- ma "Torpedine , né a quella fpecie di Gymnotus, che dicefi Gymnotus e/eéfri- cus, ma' che la iiatura ha dotato del- le medefune facoltà varj altnabitato- ri dell'acque, febbene noi non li co- * nofciamo ancora fé non imperfetta- mente. Ora per render giuftizia agli Auto,- ri , che i primi àn parlato del G^-w^o- tiis eleSlrhus , e a quelli particolar- mente, che anno originariamente fof- pettata una fomiglianza fra gli effetti della Torpedine , e quelli di .fai an- guilla elettrica, come puranche fra i loro effetti rifpettivi, e que' della boc- cia di Leida, io ò creduto dicevole il ricordare in quella occafione i loro no- mi , quantunque io abbia luogo di giudicare , che il noftro degno Colle- ga non abbia tolto da alcun di loro r idea di far le fue fperienze , ma u- nicamente da ciò ch'egli aveva letto intorno alla Torpedine in Autori che mai non penfarono certamente a ri- ferirne gli effetti ad una cagione elet- trica , e di cui eziandio una buona patte viveva affai prima che le leggi dell'elettricità foffer note. Finalmen- te gli effetti del Gymnotus non erano flati peranche offervati affai da vici- iTiO y <^. metjpi ancora paragonati eoa quelli^ dell'apparato elettrico , perchè dir fipotefle con alcuna precifione fino a qival fegno la Natura aveffe portata r analogia fra gli uni e gli altri. : )I\erciò noi. dobbiamo z ÌÀ. Fyalsh j?onjjfpia«ieinte leprim? fperienze. che iiano ftater fatte fulla Torpedine per ifìabilire la natura elettrica, ma ezian- dio un numerofo feguito d'altre fcel- te efperienz^ fu quella ^oggetto , fic, cptne: pure parecchi effetti ed elegan- ti difegni così dell'animai tutto in- tero, come d'alcuni de' principali fuoi organi quali fi yeggono dopo la diffe- zione . Ma circa a quefl' ultima par- te la Società infieme con M. VValsh dee molto ad irrv altro^ Men?bro , iJ Sfgnor G/'o; Hunter, che à (fornito peif queflo modo un confiderabile fupple- mento all' efame anatomico di quello animale fatto già da Kedi , Stenon e Lorenzini . Io debbo pur anche infor- marvi che febbene M. VValsh vi ab- bia meffo fott' occhTò làTelàztóné dèl- ie principali fperienze , le fue occu- pazioni però non gli anno ancora per- nieffo meflTo di defcrlvere minutamente tutte ^ le ciutofe particolarità ch'egli à avu- to occafione di ofTervare nel corfo del- le fué'ricerdle,^ come io ne poflo far teftimonio , avendomi ufata la genti- lezza di iafciarmi fcorrere il giornale ch'egli à tenuto di tutte le fue efpe- rienze. Fin dalla prima M. FFalsh difco- perfe la qualità elettrica di quei flui- do che la Torpedine à diftinto si da gran tempo, attraverfando quello flui- do i medefimi conduttori che il flui- do elettrico , come 1' acqua , i me- talli , i fluidi animali, ed efTendo in- ttercettato dalle, medefime foftanze , particolarmente dal vetro e dalla ce- ra lacca , che ai fluido elettrico chiu- dono il pafTaggio. La fomiglianza tra quelli due fluidi non fi riftrinfe alla fola circoftanza anzidetta ; M. FVahh riconobbe , ed è una delle fue più lu- minofe fcoperte, che quello pefce non folo accumula in una parte del fuo ■corpo una gran quantità di materia elettrica , ma è munita eziandio di una certa organizzazione difpofla co- me la boccia di Leida . Quindi allor- che una fuperficie della parte elettri- ca j per efempio quella del dorfo , ■era carica di quella materia, o come noi diciamo era in uno flato politi, vo, l'altra fuperficie j cioè quella del ventre n'era priva, oflla era in uno flato negativo, di maniera che l'equi- librio riflabilivafi , formando una co- municazione tra le due fuperficie per •mezzo dell'acqua , de' metalli, o de' fluidi del corpo umano . \3n Uomo appoggiando una mano fovra una del- le fuperficie poteva coli' altra per mez- zo de' fuoi proprj fluidi far il giro necelfario per la trafmiflìone , e rice- vere all' iftante la fcofla , vale a dire provar la medefima fenfazione , che la materia elettrica ci fa fentire paf- fando attraverfo le noftre braccia e il noftro corpo dall'interno della boccia di Leida alla fua armatura , oflìa al- la foglia di Ragno , ond'è veftita e- fteriormente . Balla fare attenzione al- la feguente efperienza che )A.FFahh » kct a la B^ochelle in prefenza dell'Ac- cademia di quella Città , per ricono- fcere quanto mirabile è quello giro , e quanto ei raiTomiglia a quello dell* elettricità . Fu polla una Torpedine viva fu d' una tavola coperta d' una tovaglia bagnata; cinque Perfone ifo- late fi pofero intorno ad un'altra ta- vola, e due fili d' ottone ciafcuno del- la lunghezza di tredici piedi furott fofpefi alla foffitta con funicelle dife- ta . Un filo pofava con una delle fue eflremità fuUa tovaglia bagnata , e coir altra era immerìb in un vafo pie- no d' acqua porto fulla feconda tavo- la , fu cui erano quattro altri vafi fi- milmente pieni d'acqua . La prima Perfona mife un dito nell' acqua del primo vafo , ove era immerfo il filo^ e un dito dell'altra mano nel fecon. do , e così fecer gli altri fucceflìva- mente finché tutti comunicalTero fcam- bievol mente per via dell'acqua conte? nuta ne' vafi . Immerfa uua eflremi- tà del fecondo filo nell' ultimo vafo M, VFalsh toccò il dorfo della Tor- pedine coir altra ellremità del mede- fimo, e all' illante le cinque Perfone fentirono una fcoffa , che in nulla non differiva da quella dell' efperienza di Leida , fé non che era pKi debole ; M. VValslo che non era nel cerchio di traf- miflTjone , non fentì nulla . Fu ripe- tuta quefl' efperienza più volte con e- guaie fucceflb anche con otto Perfo- ne : e ficcome ella è (lata defcritta da M. àe Seignette Maire della Hoche/k , e uno de' Segretari dell'Accademia di quella Città , e pubblicata nella Gaz- zetta di Francia , niente manca alla fua autenticità . Perciocché febbene noi abbiarno la maggior confidenza nella fincerità , e veracità del noftro degno Collega, tuttavolta agli occhi del Pub- blico la certezza de' fatti dev' effers rafforzata dal teftimonio di coloro che non v" aveano altro interede , fuor- ché quello dell'amore della verità e del fa pere . Egli è per quefto che tan- to maggiore obbligazione noi abbia- mo a M. VVctlsh : ei non ha fatto le fue efpericnze in fegreto, ma fé così (ì può Il fine in altr» foglio . 181 fi può dire in faccia a tutto il Mon- jf ■do , e nel paefe medefimo , che die la nafcita al celebre nètrumur, la cui riputazione come Fifico non poterà foifFire che un piccolo pregiudizio a proporzione del credito che acquifta- vano le fperienze dell' avventurato Straniero . E veramente la condotta de* faggi Accademici , e della Hochelle, € in feguito di VaYrgi allorché quelle •efperienze vi furono conofciute fu ta- le inverfo del loro Ofpite , che ben moftrò altamente in quefta occafione , ■come neir altre , che fon efll veraci amatori del fapere e delle cognizioni, - pò à lungo in una Galleria reftai fa- prafatto d-al medefimo sì attamente, che a grande ftento fui portato fuori e reftai 15 continue ore fenza dar il mer nomo fegno di vita. Mi fi era enfia», ta la bocca, ripieni di fangue gli 00 chi e mi trovai rattratto di tutte le membra . Dopo alla Divina aflìfteni. za. aferivo la mia ricupera unicamen- te all' indefeffa attenzione del bravo Medico di Nagy-Banya > e all'amore del Signor Ifpettore Generale de Ger- ham , nella cafa del quale alloggio , Felfo-Banya è una delle piiì antiche città Minerali , dove da molti fecoli erano introdotti i lavori . Da un Pri- vilegio conceflò dal Re Lodovico IL nel 152J. fi rileva, che quefti abitan- ti fino d'allora non aveano altro mo- do da foftenerfi . Le turbolenze, e le guerre che affliffero 1' Ungaria furo- no caufa della loro totale decadenza , fino a che nel 1685). s' incominciò di nuovo a penfarvi .. L' Imperator Leo- poldo nel feguente anno i6pò vendè le Minere alla Regia Camera per 25420 fiorini , efentando con un ampio Di- ploma tutti gli abitanti i« |»erpetuo da qualunque Impofiziòne , e aggra- vio ; <][uindt tornarono a rifiorire i la- vori . La principale Cava , che ora fia in riputazione , è quella di Bor- kut. kilt. La qiralità del faflo è Pietra Cor- nea grigia Tetrofilex ; il modo che paticavaao di sforzarlo col faoco , che tiiifciva fénza regola , e metodo, produceva delie fpelonche , che mi- nacciavano di crollare ogni moraen- ta , e nelle quali non fi poteva en- trare fé non con manifefto pericolo, di vita , ancorché grande fia il numero dri coloro che fi. arrischiano . a cercar il Minerale > che poi portano alle pe- ftatoje. Da una di quelle mi fu porta- ta una. Stalattite leggeriffima , raflb- ririgliante all' ambra gialla roJTiccia , vetrina dalia parte dove fu fpezz^ata. , ma che pofta Ail fuoco né ii fcioglie, né rende il menomo odore . Ritorna- to eh' io fia a Cafa farò fopra di efla qualche oflervazione. . La^ parte tanto giacente , che pen- dente ddlaCava di Borknt è di Pietra Cornea ; il filone ii eftende nella grof- fezza di un Klafter ora più , ora me- no : la. qualità però del Minerale è inferiore , non rendendo che al più 2 loti di Argento per centinaio, il quale contiene 20 Danari d'Oro per marca . Il filone della Cava maggiore è fino di 6 Klafter , ma le Gallerie fanno orrore per il pericolo ; alle volte in- contrano del Minerale , che tiene fino I.6.- Loti di Argento per centinaio. In un'altra fibra di quella vena fi cava dello zolfo rofrofiflTo, e alle volte criftal- lizzato {Sandraca) giacente fopra il Qiiarzo latteo criftallizzato, e talvolta fopra l'orpimento giallo; e così dello Spato trafparente fufibile con dentro dello zolfo roflfo . Si trova pure dell' Antimonio grigio piumofo , con cri- (lalli di Quarzo aderenti; dell'Antimo- nio rofTo, e dicolor verde d'erba. Dell' altro ancora grigio a groflì raggi fopra prifma di Spato fufibile , lungo 2 in j oncie, avente dei Criftalli d'Antimo- nio in for^pa d'aghi . Diflì già che fi praticano qui i lavori ne' monti col fuoco; ma ciò fegue in modo di- verfo da quello ufano a Felfo-Banya per motivo della diverfità del fallo . For- mano adunque prima un'apertura col- lo fcalpello, poi la fanno ialtare colla * 18^ polvere-, écosì penetrano pere ,9, 1-2, e finca 15 Klafter. Incominciano quin- di le Gallerie, facendo firailraente un' apertura di un piede, nella quale me*»: tono delle legna grofle due oncie , e 'lunghe un piede , che fanno ardere . li fuoca mollifica il fafìfQ ; e i Ca- , uopi facilmente lavorano . Còsii fe4' guono. fsmpre ,.e quello è il metodo^ meno difpendiofo, giacché un KJaftef| di efcavazione non viene a;Co(tajre mai» più di 15 fiorini , con: altri 2, o ,j di., fpefa di legne ; ma fi richiede che 1*^ qualità del faflb fia aflaiT dpra acciò.< il fuoco vi poiTa- operare con effetto.; In quella Cava principale appunto n' è; di tal fatta la qualità , eh' è unafpe- cie di Diafpro , nel quale farebbe djf^ ficililTimo il poter penetrate collo. fcaUj pello , e troppo difpendiofo 1' adop^; rarvi la polvere. Io però farei di opi-. nione che fi appiglialfero a, lavorare, come fi pratica in tutti gli altri, luo-, ghi ; conciofiacchè per quanta diligen- za facciano , non poflTono certamente, ovviare di non far delle caverne e fefr fure grandi , dove non poten,dofi ap^. plicare delle armature , rimane fem-, pre una cofa pericolofa . Oltredicchè il fuoco fublima le Piriti, e altre ma- terie mezzo-Metalliche , le efalazioni delle quali unite al fumo non poflTono che riufcire perniciofiflìme alla falute, e fagrificare bene fpeflfo la vita de' poveri Canopi ; v' anno poi altri mol- tifTimi inconvenienti ancora, che trop- po lungo farebbe il ricordarli .' Molti Canopi fono qui impiegati nelle vec- chie Gallerie cadenti per levar i falli acciò non precipitino fopra i nuovi lavori; con tale incontro trovano per lo più degli fcelti Minerali; perlochè la loro mercede non è che di foli 8 fio- rini al Klafter cubico . La profondità della Cava grande è folo di 70 Klafter, fcorrendo il filone tra il faflb Metalli- fero . Tutto all'intorno della Minerà di Felfo Banya cammina uno Stollo ge- nerale , profondo 454 Klafter .Per lo pafifato aveano una Macchina idrauli- ca che levava 1' acqua dagli Stolli all' altezza di óLachter, ma ora più non efifte efifle , e fi fervono di Trombe . Gli Edifizj per depurare il Minerale , che vanno per conto Regio a Felfo Ba- nya , fono ottimamente collocati , e ferviti . Due fono le Fonderie , una che è Regia con 6 forni , e l' altra di due foli , che appartiene alla Città . Tutto r Oro , e l'Argento che fi ca- va fi confegna alla Zecca di Nagy Banya . A qualche Compagnia d' In- terelTati , li di cui lavori non fono per anco incamminati fino a tanto che s* inoltrino, viene abbonata l'Ar- gento in ragione di fiorini 20. e 20. Carantani , e l'Oro in ragione di 77^ Zecchini Ungheri per marca. A tutti gli altri non fi abbona l'Argento che a fiorini 17. e 1' Oro a 75. Ungheri la Marca . A quello Direttor Genera- le della Minerà fpetta la Giudicatura delle differenze che inforgono , deci- dendole a norma del Codice Maflìmi- liano. Avendomi il fatale accidente acca- duto tolta la poflìbilità di vifitare le altre circonvicine Minere , e le Saline di Marmaros, non poffo con miofpia- cere darvene la relazione: vi diròfolo che fui accurato che effe Saline fieno interamente circondate da Monti di argilla fchiftofa Glimmericcia, che poi fi vanno ad unire con quei di Kar- patfch. In quel faffo fi trovano bellif- fimi Criftalli Qiiarzofi ottangolari del- la figura dell'allume, che fiaccati dalle acque piovane fi trovano talvolta an- Sfeche ne'Rufceili; quelli fi raccolgono, e fono denominati Pietre di Marma- ros ; fono duriffimi e fembra che fie- no puliti dalla natura. Entro le Sali- ne vi è del Ceffo bianco fino trafpa- rente a fottili ftrie . Dicefi che nel 1645. vi foffero impiegate più di 200. Perfone nel cavar Oro , e Argento ;: il luogo però al prefente è preffo che-- fpopolato . Nel 1751. fi cominciò a lavorar una Cava per conto della Cit- tà di Nagy-Banya , ma finora l'effet- to non è flato molto profpero. A Lapos-Banya nella Signoria di Miztolfalu , appartenente al Co: Ka- roli , è una catena di Monti, ne' qua- li fono le Minere di Miz-Banya, e di Sargo-Banya; quefl:' ultima à buoni fi- loni entro il faffo metallifero con O- ro , e Argento , ma molto più Oro. Nelle Gallerie trovafi del Minerale di Piombo ; nella prima Minerà vi è del Rame . Tutto l'Oro , e Argento di quefte parti fi confegna alla Regia Zecca di Nagy-Banya . Anche nella Signoria di Ololap vi era qualche ca- va d'Oro. Il Rame nativo che fi tro- va vicino al villaggio Illoba è fopra la Blenda di Piombo. Nel fiume Sza- mos , che fcorre a quella parte, fi pe- fcano tal volta delle buone Aringhe. Le acque minerali eh' efiftono nelle vi- cinanze di Nagy Banya fono in con- fiderazione per le loro pregevoli qua- lità . * i85 N. XXIV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente aLl* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. * V! 28. Dicembre i77<^. . L.E.T T E R A fii)iji '■)r.;ìO ili ili Zìe/ llobil Signor Giambattifta Barba- ro del Tsi' F. Signor Bernardo , So- cio della Tubblica accademia Geor- gica di Tadova , al Chiarijfuno Si- y gnor Giovanni Arduino Vubblico .Soprintendènte all' agricoltura , ec. fopra una M'-tcchina a vento inven tata dal Signor ^bate Belloni per i afciugare i Campi dall' acqua fta- . gnante . Cavarzere jo. Novembre 1776. Pieno di giubbilo vengo a partecipa- re a V.S. IllurtrifìTima la bella fco- perta del noftro Abate Antonio Dot- tor Belloni ( Soggetto già noto al Pub- blico per altre fue produzioni Fifiche, e Matematiche, ) il quale fempre in- tento agli fludj , che più imrhediata- mente intere/fano 1' umana Società, ci, ha inventata una iMacchina a ven- to per afciugare i noftri campi che mancano di fcolo, la quale, a parlarci fenza efagerazione , è l'opera più u- tile ed eccellente che polla defiderarfi in tale propofito . Ella fa quanto in- ^luftriofi fiano gli Ollandefi , ed altre Nazioni d' Europa , per coftruire Mu- lini a vento, che afciughino i campi dall'acqua; ma Ella fa altresì , quan- to fia incomoda quella forta di Muli- ni , che per la pofizione delle loro ali non fono fempre efpofti a tutt' i ven- ti , e che perciò ad ogni cangiamento richieggono di elTere rivolti fecondo la "Nuovo Giornale d' Ital. Tom. I. s: direzione del nuovo vento ; ed in ol- tre fa , quanto fiano difpendiofi e per la fabbrica , e pel manteniinento , e per la cuflodia. AH' oppofto il valoro- fo noftro Belloni ha inventato .e co-, ftrutto un Mulino orizzontale , eh' è femplicirtìmo per fé fteffo , e di po- chifiilma fpefa ; eh' è. mobili0ìmo! , e fempre efpofto e pronto a qualunque- direzione di vento ; che non ha bifo- gno di alcuna cuflodia d' uomini, e che porta una quantità d' acqua , per dir il vero , forprendente . Io dubito di non poter qui , fenza il prefidio di un Modello , o almeno di un- Dìfe- gno , abbozzarle una qualche idea del-, la (Iruttura e del meccanifmo artifi- ciofiflìmo di quello Mulino ; ma alme- no faprò darle un' idea degli effetti meravigliofi che ho veduti io ftefTj co" miei propri occhj. Tutta l'eiTenza del nuovo Mulino confifle in 96. portelle , o fia fìneflre di tavola , alte piedi 4 , larghe once 6 , le quali aggirandofi fopra i loro per- ni per un quadrante di circolo , allo fpirare di ogni mediocre vento fi met- tono tutte in uffizio ( ed è cofa ben curiofa il vederle ) , fi aprono alter- nativamente e fi ferrano , con quella legge, che 72. di effe fempre sfuggo^ no la direzione e l' impeto del vento , e le altre 24. l'incontrano in guifa , che vengono fempre ad efporgli una fuperficie di 52. piedi quadrati: perla qual cofa il Mulino refta in tal ma- niera invertito dal vento , e pollo iri che le fud- dette ^ moto con tanta celerità i?6 dette portelle appena fi rendono vifi- bi!i agli occhj di chi le ofTerva . Men- tre così gira il Mulino, fta attaccata al di lui affé ( già perpendicolare all' orizzonte, all' oppofto degli altri Mu- lini ) lina Ruota dentata , la quale per mezzo di un rocchello fa girare con fomma velocità una Coclea d'Ar chimede di i^. oncie di diametro . Quella Coclea prende 1' acqua daicam pi feminati , e slanciandola fopra un argine dell" altezza di tre piedi , la fcarica in una valle che mette capo negli Scoli naturali , e quindi in Ma- re . Ho detto all' altezza ài tre piedi, perchè di più non richiede il bifogno de' Proprietarj dei fuddetti campi ; ma per altro è della natura di quella Mac- china , di portar l'acqua all'altezza di fei , otto , ed anche più piedi . E' tanta poi la quantità d'acqua ch'efla porta , che nella fola notte dei 25. fpirante ( ed io fteffo con centinaia di perfone ne fummo teftimonj ) fece calare tre oncie l'acqua fcolaticcia di cento campi , cioè quella eh' era rac- colta nelle fofle , e che in alcuni lìti cominciava a ftraripare ne' feminati. E quantunque la Macchina fi met- ta in azione ad ogni mediocre vento, nondimeno riflettendo L'Abate Belloni, che i venti fpecialmente inqueftano- ftra parte d'Italia , non fono sì fre- quenti ed ordinar] , come lo fono in Ollanda, ed altrove, perciò ha coftriit- ta la detta Macchina sì mobile e leg- giera , che un fol uomo ( ed anche un fanciullo ) può in mancanza di vento farla agire, e gittare una fuffi ciente quantità d'acqua. Un altro grandiffimo vantaggio por- ta quefta Macchina , che ficcome in tempo d'Inverno ferve ad afciugare i campi dall'acque, afportandole ne'luo- ghi paluflri e negli Scoli ; cosìintem pò d' Eftate prende nuovairente dai luoghi bafll e paluflri le ftefìfe acque , e le afporta ne' campi per irrigazio- ne ed innaffiamento de' feminati. Io tengo anche per certo , che que- lla Macchina o dal fuo Inventore , o altri ufflzj , come a macinar biade i tabacco, e far altre polveri, alle gual- chiere de' panni , alle cartiere , a fpre- mer olj , fegar legnami , cavar fanghi, in fomma a tutti quegli ufi , a' quali fpecialmente dai valorofiflìmi Ollandefi vengono deflinaii i loro Mulini. Ma qualunque pofTa effere il defti- no di quf-da Macchina in avvenire , io fono più che contento del folo de-' {lino prefente , ed io , e tutt' i miei Circonvicini tenghiamo per certo , di vederci ben preflo raddoppiate coli' ufo di quelle Macchine le noftre en- trate; giacché per l'infelice condizio- ne degli Scoli di quafi tutto il Polefi- ne, del baffo Padovano , e del Doga-. do , prefentemente vanno perduti per quattro dita d' acqua , per mezzo pie- de, ed al più per un piede , migliaia e migliaia di fertiliffimi campi . Io fo quefla lunga relazione a Voftra Signo- ria Illuftrifrima , perchè fono certo. , eh' Ella per quel zelo efemplare con cui fa promovere con tanta lode i vantaggi della Società , oltre alle al. tre doti fingolari che adornano la ri- fpettabiliffima fua Perfona , non faprà intendere fé non con fommo gradi- mento un sì bello ed utile ritrovato. Io fono ec. Fine del Difcorfo fulla Torpedine , re- citato neW Adunanza annuale della Kegia Società di Londra ai 50. di Ti da quella ri- cerca , che voi farete ben toflo in gra- do di far novelle fcoperte in ciò che la Natura à di più nafcofio. Non te- mete d' accodarvi al fuo velo (a). Animato dalla prefenza di quella Com- pagnia sì illuflre, e sì felice nelle fue intraprefe io ofo affermare che la Na- tura non à alcun velo, che il tempo,, e le fperienze continuate non giunga- no a follevare . Mirate nel foggetto di cui trattiamo i piogrelTì dello Spi- rito umano , offervate i Filofofi nell" origine de' tempi come i figli del Mon- do {b) traftuUati , e foddisfatli dalle novelle fullaTorpedine , ftarfi così in- differenti intorno alla loro certezza come intorno alle cagioni d'effetti sì ^ ftravaganti . Quello pefce era per lo- ^ ro ( a) Si allude al paffo della Memoria di M. VVttlsh , ove dice ; l^oi qui ci accoftiamo eli velo della Ts^atura , che l'Uomo non può alzare, {b) Efpreflione del Cancelliere Bacons ^ ro un emblema , un geroglifico, una figura di difcorfo, una fcherzevole al- Jufione, o tutt'a! più un foggetto da terft ; ma il Mondo col crefcere nel!' età avanzandofi nel fapere , rigetta fimili bagatelle . Gli Interpreti della Natura nella maturità de' tempi fan- no delle efperienze , ne cavano delle induzioni , ftanno in guardia contro alla loro immaginazione ■,' s' affidano ài fatti , e-J al rapporto de' fenfi ; e col mezzo di quefie ani felici^ fquar- ciando il velo della Natura , un vile e abbietto animale truovan armato del fulmine , di quel fuoco terribile e ce- lefte riverito dagli Antichi come l'ar- ma formidabile del folo Padre de' Numi . Vtì/ità delle nane »e' Giardini , Osservazione Del Signor D. tradotta dal Francefe . I Ciardi nieri per l' ordinario, e i Con- tadini tutti fanno la guerra a tutti gli animali, che trovano fui loro ter- reno ; li confiderano tutti come ni- mici , cui giova diftruggere , e de' quali vorrebbefì , fé pofTibil fofTe , e- fierminare la genìa . Che tendan lac- ci alle talpe , e diano la caccia ai rofpi , ed agli infetti , che rodono le radici delle piante , è giudo ; quefli animali fono nocevoli : ma v' è dell' inumanità a incrudelire indiftintamen- te contro tutti gli animali , che ven- 5fe gono fu 1 noltn terreni ; e ciò è tan- to più biafimevole , quanto che ope- riam noi fovente contro il noflro pro- prio intereffe , diflruggerdo degli ani- mali utili, il foccorfo de'qualiè preflfo che neceflario per difenderci contro al- tri inimici , che mal fi conofcono , o fi trafcurano (a) . Tale è la Rana . Qaefl' anfibio in- nocente per fé lìefiTo , a cui ognuno fa la guerra fenza fapere perchè, me- rita la noflra compaflìone, anzi lano- ftra riconofcenza . Ci fa molto più bene , che male ; e fé ci ruba un po' d' erbetta, o ci reca qualche altro dan- no , di cui però finora non fi fa ac- cufare, lo compenfa abbondantemen- te coi vantaggi, che ne ricaviamo. Non parlerò qui delle virtù fue me- dicinali , né del piacevole quanto fa- lubre cibo che efla ci fomminifira ; parlerò folo dell'utilità reale, che la inoltitudine di rane procura ai noflri giardini ; e tanto più volentieri ne parlerò , quanto meno è conofciuto il vantaggio che efla ci fa . Aveva io pure , ficcome molti al- tri , la cattiva abitudine di uccidere, a modo di paflTatempo , quante rane venianmi tra piedi , o vsdeami vici- ne ; ma il cafo fece che conofceflì un giorno il danno che faceva a me ftef- fo . Un amico propofemi per guari- re da un incomodo una certa prepa- razione del cuore , e del fegato di quell'animale: bifognava perciò aprir la rana vivente fui dorfo , e ftrap- parne quelle parti . Io '1 feci , e vidi in parecchie alcuni pezzi di gufci di -j^ lumache della fpecie di quelle , che ^ fono (rt) Tra gli animali vantaggiofi ai giardini meritano il primo luogo le Civette , e altri fimili uccelli notturni , che fanno la caccia ai topi, alle tal- pe, e ad altri animali perniciofi per la maniera con cai guadano le erbe e le piante , e difficili a diftruggerfi , perchè non efcon di fotterra che nella not- te . Molti uccelletti , che chiamar fi fogliono di becco gentile , pafcendofi d* infetti pur giovano alla vegetazione , ma quefti nuoccion anche talora , poi- ché alla Primavera fi pafcon de' teneri germogli, o li rompono per cercar in elfi ?.r infetti . // Trad, 190 fono ftiifciate a bel colori . Pareami ^ a principio inconcepibile, che una Ra- na potefTe inghiottire nna Hffatta lu- maca col guf. io ; ma dopo reiterate ofTervazioni m' accertai , che ciò fuc- cedeva infatti , e che anzi le Rane aveano in tali lumache il loro prin- cipal nutrimento. Q^iierra fcoperta ftimmi di grandif fimo piacere, poiché io ben fapeva il danno che da fifFatte lumache venia- ne a! giardino. Nuocciono e/Te alle gio- vani piante, ne rodono le più tenere parti , e ne lordan le altre coi loro efcrementi ; non la perdonano ad al- cun legume , né agli alberi fteffi , di cui mangian le foglie , e i teneri germi. Aveva olTervato che tai lumache vedeanfi in grandiffimo numero ne' tempi piovofi , o di forti rugiade; e che folean frequentare le fponde del canale , ove erano molte erbe come- ftibili , e legumi , le quali cofe non potei mai difendere dal guafto che ne facean le lumache , fino a che il ca- fo non femmi conofcere il nimico di quefte , e '1 folo capace a diflrug- gerle . Cominciai allora a lafciar tranquil- le le Rane , e ordinai alle mie gen- ti , che non le inquieta/Ter mai per non interromper la caccia continua , eh' efTe faceano di lumache . PofìTo afficurare , che mi trovai ben conten- to della compiacenza , che ho avuta per le Rane, e che fenza ufare d'ai- «$» (ro efpediente o rimedio fon giunto a difendere i miei legumi dal danno , che loro ogni anno le lumache reca- vano . Sono flato convinto per molte olTervazioni fatte , efier le lumache il più gradito nutrimento delle Rane, il cui ftomaco ne digerifce facilmente il gufcio ; e quefto, abbondando di fai volatile , perfettamente le ingrafla . Appare quindi eflfervi tanta inumani- tà, quanta imprudenza a uccidere un animale , che non e' incomoda punto, e che riefce di si gran vantaggio al- le erbe, ai legumi, e alle piante di- ftruggendoneil più nocevol nimico ( : ' — : — -L. 17 : 12 :•— .-L. 15: 15): — L. ij : 8 : — La2ise a misura Veneta. FormentO Simile Sorgo Turco, ■L. 17: — •L. 18: — L. 15 : — L. 12 ; IO Vicenza a misura Veneta. Formento- Simile • L. 15?: 16 L. 17 : 12 Sorgo Turco .— L. i$ : io ; L. 13 ; 4 Treviso a misura Veneta. Tormento- Simile L. 17: S L. 15 : 18 Sorgo Turco— - — > L. r i ; — L. IO ;i — FormentO^— >-^ — Simile • Sorgo Turco -L. 15: 15:—- -L. 14: 2 ; — - L. 1 2 ; 9 : 5— L. II : 16 : — ' EsTE A misura Veneta. FormentO Simile ■ Sorgo Turco • L.i6: 15 L. 15; 5 -L. II : 12 L. 1 2 : — Bassano a misura Veneta. Fermento Simile ■ Sorgo Turco -» — L. 22 : 5 — L. iS : s — L. 14 ; 5 L. io: 8 Miran a misura Veneta. Fermento • ' Simile — Sorgo Turco- >— L. ip : V— - L. 18 : io -L. — : — L. — ; — PIAZZE ESTER E. Genova a misura Veneta. FormentO • — Simile Sorgo Turco ■ L. 2^ : 9 : — L. 2j : 15) : — RiMINI A MISURA VENETA. Formentt — ■ — ■ .!;^'1;> ti\ Simile - Sorgo Turco ■ -<> ■ L. 14 : •— ■ L. 1 3 ; ' — -L. 7 : io L. 8 ; — :i Ri . 13: ■'■mia ol«o- ^ ■ ^ ir.iìz ulorn Bh lu.> .oii.-.jfcft 193 N. XXV. NUOVO GIORNALE D' IT A LIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' ÀGRICOLTaRA , AJ^LE ArTI , ED jAL; COMMERCIO . v: 'V ;3»£ii.;;5-.uOJ 2i fOon .V. 4. Gennaf'o 1777. Ricerche fu uìtft legge getrera/e della - pittura- y ojfta Memoria fu la fufibì- iita'\ e dijfolubUita de' Corpi reta tivameme alla ler maffa , ove s' in fegna pur la maniera di ricavare facilmente , e fenza fpefa , una ma- teria alimentare da molti Corpi , ne' - 'ifuali dianzi non ricenofc&afi ^c. del i.)iS'Ì£n9r Changeux. r ' h i Efpofiziojte della legge generale, TAIora un fuoco , che relativa- mente a un dato corpo è atti vo a fegno da diflruggerlo , relativa- mente ad altri corpi non produce il menomo effetto ; e un calore , che farà eftrcmo per certi animali , farà per alter un eftrerao freddo . La mag- gior, parte degli animali microfcopici, che fv iluppanfi , ed anno vita per un determinato grado di caldo , pei ifco no ove quefto maggior divenga o mi rare : il menomo cangiamento nel frado- favorevole alla vita di quelli animaletti , divien per eflì un freddo, o un caldo eftremo . Quelle ed altre offervazioni , che in appreffb faremo, inoUrano all' uomo anche il meno i- ftruito , che il fuoco agifce differen- tifllmamente fu le diverfe foUanee. Agifce pur con grandiflima diffe- renza , e forfè pel medefimo princi- pio, fu un corpo ifleffo ne' diverfi ftati di divifione in cui quello fi trova ; e l'oggetto di quella Memoria fi è di T^Kovo Giornale d' Ital, Tom. I. 5t far vedere , che v' àa quello riguardo nella Natura una legge generale a cui foggiace ogni fpecie di materia; cioè che r azione del fuoco è così relati- va alla mafia de" corpi , che prcnden^ do due porzioni eguali d' un medefi- mo corpo , r una tanto minori pfla'^ coli prefenterà al fuoco , quanta for- pafferà l'altra in Superficie . Quella, legge è feconda , e può divenir uti-, lifTìma nelle fue confeguenze. Accrefcete il fuoco all'infinito , la refillenza de* corpi più folidi fi ridur- rà a zero ; dividete all'infinito i cor- pi, e '1 più leggiero fuoco li confu- merà colia facilità medefima . Una prova di ciò faranno le feguenti efperienze fatte fa i tre regni della, natura . Le ricerche a farfi fu quella mate- ria poflbno ridurfi a un problema, la. cui foluzione dev' efTere rifguardata come uno de' fondamenti d' ogni buo- na Teorìa chimica , e può condurre all' arte sì ricercata , e sì poco cono- fciuta di mifurare il fuoco ; tal pro- blema può annunziarfi in quelli ter- mini. ^ ..,. .^■: ] '3;:-, ., ,. Oual è la differenza dell' azione del fuoco fu un medefimo corpo relativa- mente alla fua majfa , pili a quali fon» t gradi della fufibilita , e della difjo^ lubilità d'an corpo ne' fuoi differenti flati d' attenuazione pojpbile ? Da ciò che abbiam detto appare che l'azione del fuoco fia relativa al- la mafia de" corpi. Or fuppon^hiamo ^che un corpo fia attenuato fecondo S? 13 b quella 154 qucfta progrelTione difcetidente 9 > * , »f* 7.^>5>4>^ ,2,i,ì, 1 . ec. j razione del fuoco s'accrefcerà fecondo una prò - greflìone afcendente , che non può ef- fere determinata fé non dalla fomma delfe fuperficie cagionate dalla divifio- ne. Qiiefta progrefllone molto utile a conofcerfi deve , fenza dubbio , aver \ fuoi limiti . Ma ove comincia , e ove termina ella ? Quanto al primo punto e'fembra mollo diflScile ad af- fegnarfi. Alcuni minerali divifi ih pie- di cubici non fembrano più facilmen- te fonderfi di quel che facciano divifi in pili grofle maffe ; nfja la fufibilirà s'accrefce fenfibilmente ove riducanfi a pollici cubici . Se 1' attenuazione fpìngafi oltre, la prontezza della fu- fione può divenire eftrema ; onde ri- guardo al fecondo punto , vale a dire riguardo ai termine della progreflìo- ne, è certo, che per noi finifce nell* iftante, cioè nella più piccola porzio- ne di tempo, che poflìamo immagina- re. Evvr un limite però nell'attenua- zione di ciafcun corpo , e v^ è per confeguenza un limite nell'azione del fuoco fu di effo. Perciò le due prece- denti progreflìoni , che noi lafciamo rndetermrnate , delle quali una crefce a proporzione che I' altra diminuifce, non faranno conofciute fino a che non fi potranno fiflfar loro; de' termini , i quali dalla natura rf* ogni corpo di pendono . Sappiamo folo che la divifibilità fi- fica de' corpi all'infinito non fi conce- pifce più di quello fi concepifcano 1' addizione, e la moltiplicazione all'in- finito. Sappiamo pure che il fuoco , comunque poflenfe , e attivo egli fia , con fa che fcomporre gli aggregali ; e deve dazione fua effer ben limita- ta , poiché non agifce , che feparando ^fi elementi , i quali fi ricombinano dopo d* efferc ftati feparati , e forma- rio de' nuovi individui . Appare per- tanto che la progreffione fecondo la quale i corpi s' attenuano finifce in zero; eia progreffione analoga , fecon- do cui crefce l'azione del fuoco, dev' cfCà pur termiaarfi a un punto collante * I I. Idta ^mrale deli' ut Una e^i quefi» Qiiefta legge, cioè che la fufibiliià, e la diffolubilità de' corpi fon relative alla loro malfa , abbenchè puramente generica , può nulladimeno divénrrfl affai vantaggiofa per le confeguenzc, che fé ne didurranno. I. Dando luogo a nuove efperien- ze , ci farà meglio conofcere la na- tura de'corpK \ • ^. Additandoci il modo di fottomet- tere i corpi ad Agenti , che non avea- no dianzi alcuna prefa fu di eflì , ci darà campo di variare le analifi all' infinito . Giò efporremo rapidamente in quello capo , convenendo altronde d' alcune modificazioni , che la natu- ra de' corpi deve apportare a qucfta legge. I. Sebbene gì' individui del; regno minerale fembrino efigere il ^jìù gran fuoco per effere fcompofli , devonfi pe- rò ofTervare diverfe gradazioni nell* amminiftrazione di quefto fuoco, quan- do s'intraprerhja l* analifi d'un fate, d'un metallo, o d'un minerale: fe»- za quefta precauzione i loro prodotti confondonfi , e non fe ne ricava al- cun lume fn la loro natura ; laddove ufando quella precauzione ottener fi potranno fu la natura di tai corpi del- le ficure cognizioni. Lo fteffo avviene nell' analifi vege- tale: a qualche grado al di fopradell* acqua bollente i vegetali fi fcompon- gono in una maniera che par confu* fa ; e quefta fcompofizione è tanto più pronta , quanto più violento è il fuoco . Che fé fi fapeflfe quale per ognuno de* vegetali fia il termine fiffo del caldo in cui danno i loro differenti prodotti nel loro ordine naturale , e nella maggior purezza , meglio giu- gtieremmo fsnza dubbio a conofcere la foro natura. Chi crederebbe che l'aceto potefTea forza di coobazhne produrre dell'al- cali CiW votatifé , e per cosfegaenia con- fonderfi coi corpi che fembrano d'una natura affoliitamente oppofla allafuaj tppure è qiiefio un parado^To , che fi dimoflra in Chimica * Egli e perchè v' à un grado di fuoco che conviene alla rcompo{izione à' opni corpo , e ove taf grado s' oftrepaflfi , quefto cor- po , pei fuoi prodotti , confofideff co' Tuoi contrari. ': ' ' Tutti i corpi "anno defie qualità , cioè delle durezze , dei pefi , de* fa- pori , che sfalla loro maffa diperìdono, e dalla teflntura delie loro parti in- tegranti . Tra '! fiore y il cui odore e quafi infenfibile, e quello- , che pel troppo forte odore offende ; tra l'or- ganizzazione dilicata di certi funghi, e quella del /egfio di ferro ; tra le e- manaiioni , che fvaporano al meno- mo calore, e quelle che appena al piiì violento fuoco (T manifeftano, v'ànno indefiniti gradi ; tutti quefti gradi fo- no occupali, e ognun d' eflTi è un ter- mine fi(To , fenza la cognizione del quale t mefìrui ferviranno piuttofto a cangiar le natura del corpa che a fcom porlo, Diffatti fé l'azione del fuoco , e degli altri meflrui è relativa alfa ma f- fa de* corpi , parmi, che quefta maffa debba entrare come elemento nelle ri- cerche, che fi faranno per afTegnare Je mifure de* difTblventi ; e ficcome fjno al dì d'oggi , di ciò non s'è te- nuto conto , è egli ftrano , che la fcompofìzione de' corpi abbia dati sì pochi fumi fu la loro natura , e che 1' analiH Chimica non abbia ancor leggi > ■ ' ■ II. La legge che noi ftabilianio fu fa diffolubilità de' corpi , tanto me- glio ci farà conofcere la natura degli ÈfTeri, quanta che per effa fi eflendo- no i limiti della Chimica , fottomet- tcndo i corpi alfe più deboli potenze, e a quelle medefime, che non aveano sfcuna prefa fu di efiì . N' abbiamo un efempio nel Mercurio. Quefto mi- nerale quando è moItinTimo divifopuò tr'Tere fciolio dal più debole degli aci- di , cioè dal vegetale , a cui refifte ^ z'i'flabilita , ma non fa che confer »9< ;|i: quando e m mafTa . Tre proceflTi an- no i Chimici per ridurre il mercario in particelle tenuiffinie , cioè fa tri- turazione , la digeftione , o la preci- pitazione contendente . Nel primo pro- ceffo nttettefi il mercurio rtell' acq^a , e per mezzo del movimenta che le s' imprime , e che .fi continua lungo tempo, fi difunifconojle parti del mer- curio , fi rompe fa loro coefione , e fi ri folve quafi interamente in una pol- vere grigia, che l* aceto fcioglie faci- liffimamente. Nel fecondo procefTò fi fa digerire il mercurio fui fuoco : quefto fluido, infinuandofi nella mafTa del mercurio , 1' agita inceffan te men- te , e fenza fcomporla la riduce in una polvere rofficcia , che l'aceto fcio- glie con fecilità. Nel terzo ^i (a fcio- gliere il mercurio nello fpirito di ni- tro , fi precipita con un alcali , fi e- dulcora il precipitato coli' acqua di- ftiUata bollente per ifpogliare il mer- curio dell'alcali , e dell'acido , che k portato feco : diviene allora d'una in- diffolubilità , che dà prefa all'aceto. Quefìe manipolazioni, e alcune al- tre , che rapportanfi ai tre modi pre- cedenti y ci fanno vedere che il mer- curio, fino a che refta in maffa, noni dà alcuna prefa all'acido vegetabile; ma che quefto acido ifteffo può dive-- nire fuo diflòlvente , ed acquifta un' azione proporzionale alla divifiofie del mercurio . Apporteremo di aò altri efempj . II J. Confider azioni fu una c/afe di corpi , che fembrano far eccezioni alla leg- ge generale. Vanno molti corpi poro fi, e d'una teffilura affai dilicata , ì quali , folo che fiano immerfi in una picciolaqnan-, tità d*un meftruo atto a fcioglierli ». tofto ne vengono fciolti j e qualunque fiane la mafTa , cedono egualmente! all'azione di quel meftruo. Ciò pare opporfi alla legge generale da noi dian- * Bb 2 maria . i9<5 maria . Per farlo chiaramente cono- tf; lato. Le foglie d'oro cedono all'atio- fcere efaminiamo la diflblnzione dello zucchero , e della calcina nell'acqua. -•'-Mettafi una maffa di zucchero in un vafo , che contenga una piccola quantità d'acqua : quefta s' infiaueià ne' pori dello zucchero, e ne diftrug- gerà la testura . E onde vien' egli quell'effetto ? Ciò avviene perchè lo zucchero , effendo un corpo fomma. mente porofo , forma un'aggregazio- ne di tubi capillari . Qaefta aggrega- zione è dilicatiffima. L'acqua, afcen- dendo ne' tubi in virtù dell' attrazio- ne , o di qualunque altro principio , agifce fu le più piccole particelle del- lo zucchero , e le fcioglie in licore. L' acqua pertanto agifce fu lo zuc- chero , come fu un corpo ridotto ad lina divifione eftrema. L'efempio della calcina prova la verità medefima. Quando il fuoco col fuo moto à formata un* infinità di pori in una pietra calcare , quando à' diftrutto il cemento naturale, cheren- deala refiftente all'acqua , tal pietra diviene d' una tefiTitura porofa , e tin' aggregazione di tuibi capillari:. L'acqua, che allora n'è il meftrua, portafi con vivacità in que' tubi , e ne bafta una piccola quantità per togliere alla pie- tra tutta la fua foli dita , poiché allor l'acqua agifce fu particelle faline ter- rofe infinitamente piccole. , ^e divife . Bafta no quefti efempi per.dimoftrare, che l'azione de' diffolventi fu ì corpi di tenitura porofa , e dilicata , con- ferma la legge generale , anziché di- firuggerla . E/per te me fu i Minerari. ' Un minerale , o un metallo qu^a- lunque , a cagion d*efempio 1' argen- to , quando è ridotto a piccioliflìma mafia, fìmile , per efempio , a quel- la, che ferve a coprire le fete , onde formanfi i galloni , fi liquefa inflan- taneameiite alla fiamma d' una can. dela . Lo fteflb avviene col vetro f^-^ ne dello fpirito di vino, e deli' etere. Quando fono fpezzate nei libretti dei battiloro , (ì faldano per mezzo dei caldo infenfibile cagionato dal batte- re del martello. Seguendo la progref- fione d' un attenuamento eftremo ve- defi che fi può ridurre un metallo fi- nìnimo , e duriifimo a uno flato , iti cui Ha capace di foffrire la fu fione, e fois' anche la fcompofizione a un ca- lore sì piccolo ,'i che fia a noi infen- fibile , e minore del calore del noftro corpo . Sembra effer quello il gran fecreto della Natura . Efl'a per. mezzo di at- tenuazione portata al grado, eflremp può coir azione del più piccolo calo- re produrre nel fen della terra la fcom- pofizione, e la ricompofizione di tut- te le pietre y'sitrefcenù eziandio , o ignefcenti , e 4e'..minerali ,. e metalli Pj,n perfetti ►^r) ni. 11 vetro in maffaé indiffolubile dair acqua : perciò fé ne fanno de' vafi , ma , ove riducafi in fottilifllma pol- vere , divien diffol ubile quafi -al pari d' un fale . Infatti facciafi bollire tal polvere , e fi vedrà quanta ne refla fufa per quella femplice operazione , Qiianti rifultati ignoti finora non a- vremmo noi , fé fi efponelTe il vetro così divifo ai diverfi meftrui , cono- fciuti in Chimica? Le pietre vetrofe^ le felci, i diamanti ec- portati al piìi alto grado di divifione fentono l'azio- ne de' meftrui più deboli . Ma fvi- lupperò altrove quefto curiofo argo- mento.. .■,-'■.; ..... Veggiamo , che tutti i metalli per- fetti , o imperfetti fono nella loro Su- perficie alterati dall' aria , dair,acqua, e da* fall fparfi nell'atmosfera;: queft* alterazione fi chiama ruggine. L'Oro, e l'Argento, benché in minor grado, foggiacciono però efll pure a quella legge generale di diftruggimewto . Ciò avviene , perchè le fuperficie efteriori de' metalli fono particelle che trovanfi allo fcoperto , e divengono perciò più difTolubili , che le altre. Ha dimoftra- to il Signor Homberi , che 1' acqua fem- ^97 'fempllce peRata, o macinata, per così ^ vafi che nella fufione di quella lima dire , lungamente co' metalli, e coli' •oro fleflb , glifcioglie perfettamente; ciò fa coli* a gire fu la loro fu perfide, "cioè fu le prime loro particelle. Se fi tritura della limatura di ferro in una quantità d" acqua fufficienfe , fé ne ottiene una polvere nera cono- fciut? folto il nome d' etiope mar- %iàte'ì quert' éx.\op^ à quali tutte le •^Vo'prietà ilei fei-ró', ed è attratto dal- la calamita ; ma fé e f ponga fi fempli- ^emente la limatura all'azione infen ■fibile dell'acqua, fi fcompone affai più pcrfettameiité, -e-fi riduce in una ter- rà màriiaFé rofifJcc^a , conofciuta fot- to il "ritome di ZOj non foggiacciono ali* azione del fuoco elettrico; il che, a mio parere , pro- viene del non effere la carta e '1 ve- tro ridotti alla eftréma divisone . Se fi prefentafTe alla fcinti Ita elettrica del vetro filata ^ o fcfiìato a taf fotti- gliezza da edere quafr impalpabile, la Scintilla non agirebbe fit lui , e non giugnerebb^ella fina a liquefarlo t Ometto d'i proporre uil ter lori efpe. rienze ,e folo diweggo r , non è egli forprendente che la maniera d' agire del fuoco fembri sì differente , ben- che ella fia forfè la fteffe in origine ed eflènzial mente ? e non dev^^efla la varietà della fua azione attribuirli allo ftata de'corpK, fu- quali s*^ efèrcita , vale a dire , aila maniera con cui fo- no organizzatr , alla loro tenacità , fòlidità , e fopra tutto alla loro mag- giore, o minor maffà ? - E' proprietà del fuoco fo fcom porre e- 'I diftruggere,^ e pare che a ciò ten- dano tutti i fuoi sforar ^ qualunque fiali, la foffanza a cui s*^ applica re Eccome a quelli sfor2EÌ oppongond for- temente la marta , e la folidita- de' corpi., appare, che , ove quelli fieno portati at grado mafllma di divisone, trovar fi debba molto minor differen- za nella loro fcompolTzione per via dèi fuoco .. Se conofceffimo 1' ultimo termine della dlvifibilità ( attuafe , offia meccanica ) della materia , po- tremmo fbrfe produrre all' identità i prodotti della fcompofirione , e veri- ficare la bella e grande idea di molti Filofoft fu ]' omogeneità della ma- teria » - E^ pur veroflmile , che , ove fi co- nofceffero l rapporti dell* azione del fuoco colla divifione della materia , fpiegar ii potrebbono gli effetti dell' elettricità , e del fulmine . L* uno e f' altro fembrano altro non elTere che a; materia fteffa del fuoco iti «no fta- ^ ^ te particofare ; <^el fuoco fottife , e che avviciiiafi forfè alla purezza dell' elemento, non agifce per l'ordinario* che fu le parti le piCt divife de* cor^- pi ^ e ove incontri fi in grofle martjs agifce fu quella parte di effe, che fo- no in una divifione eftremar tali fono gli fpiritt animali ne' viventi; gli o|; efferziali > e. ciò che chiamafi anim» vegetale nelle piaJ«e»;e 'I flog ilio nel regno minerale .. Diffajtti Telettricit^ produce delle convulfion'r ner nervi , ne' quali Hanno gli fpiriti animali , ? fi fa quali avvantaggi abbiane rica- vati la Medicina r l'elettricità agifce" fu le fibre delle pia ntre » efa Ita U loro odore , ne accelera> l'accrefcinipn^o r ed atbiaina oflervato pocanzi , che calcina i metalli , ove fiano grande- mente divifi , privandoli allora del loro ffogifto . Qyando il fulmine , cy il fuoco elettrico dìflrugge inreramenr te i corpi-, ciò proviene percb^ il fuo- co e allora accumulato in gran quan-^ tità , e forfè accumulandofi acquift^^ mag^giori qualità diftVuttive j come il fuoco artificiale» Epperienze fu ì Vegetabili.- Si fanno fu i vegetabili molte efpe- rienze ,, e fé ne pofTono fare moltif- fime altre ^ le quali provano eflfere la. dilTohibilità di que' corpi relativa alla lor maffa . Tutti i grani delle piante farinofe, quali fono il frumento', la- fegala , Torzt) , l'avena , il rifo ec. ,. ove fiano finamente polverizzati, pre- flamente riduconfi^ iti una gelatina a- liraentare per mejrzp'' dell' acqua', if che non farebbono fé non affai diffi- cilmente ,. ove foffcro itr maffa . pi quefl' ultimo flato' a ridurli in pafta richiedereoDefi un fuoco lungo, e vio- lento' . La farina diviene attilfima al- la fermentazione, cioè "^paffa per tutti I gradi di fcompofiiione ,, di cui i ve- getabili fono capaci, la qiaal cofa cer- tamente non fanno i grani con tanta facilità : egli è per mezzo della divi- fione.. (ione i che à&\ grami iéìie piante le :tre , che le efperienxe 4i me fatte f« guminofe, ààììe mandorka e da tatti / i frutti d'una natura oleofa ricaviamo le diverfe fallante , che entrano nel- la loro compofizione . Si peftaito , fi fmiauEiano ie erbe , e le radici de^ femplici per farne eftratti , o altre pre- parazioni farniaceutiche « La manie- ra cdn coi a fa la carta , ci porta a trredere , che le fibre idle piante , e fors' ahche dei vegetabili, prà .duri , tidur fi pofTano per mezzo della divi- fione eftrema docile parti in una ma- teria gelatinofa , e in una para mii- cilagiiie . Io lo! diròc ^oche' cofe fu una ttiatei-ia' defna àét»:>€utiofitki de' Filofófl , indicando la efperienze che poflbnotentarfi , efperienze , cbeavran certamente buon etitoJi'i;p ck - Il lino , e '1 canapo dopo d* eflere fiati teflfuti , e ridotti a tela ,. diven- gono , per mezzo d*i nf ufiont , tedi ripetute' tritiiraaiom , un vero p/in»» ; chitm , che avvicraafì afiia natura del le foglie delle piante : richramafi in qualche maniera al loro prillino fla- to , ed è quello parenchimo che for- fna là' cairca , Quella -materia ^elati- ftofa^ ove foilè purgata àa.\\e ioimon- dezze , preparata con 4iligertza , e ibpra tutto edratta dalle fibre di ve getabili fcelti , non potrebb' ella ef- fere alimentare quanto la gelatina , che ottiéftfi dai grani fa r inoli > QUe- ftò problema non è tanto fenza fon- damento, qoanto parer lo può a prr- hia villa , e v' anno de' tempi infe- lici , ne* quali la foluzione potrebbe molto intereifare l'umanità. PofTo di- gli effetti della divisone de' corpi re- lativamente alla toro difTolubilÌLà. ,. ni' anno, provato non effervi né le- ; gfto , né altra materia vegetabi le » che non poffa fervire. di nutrimento all' uomo. ' Certamente le foftanze farmofe , e ileguminofe non fom le fole fra le ve- • gelali , cbe.fomifcano una materiat .gelatinofa , :1« i^uai poiHa divenire i- limentare . Già da lungo tempo fon» in ufo i pomi mettafi un' oncia di quefta polvere ia una pinta e mezza , o due piote ài brodo, ne rifufta un alimento fanif- fimo, e sì foftanziofo , che un uomo» ne refta nudrrto per ventiquattt'ore (ii!c o sn');s6f5trm noa inolsbari * 3:« iisicbiET sn sì rIIs)<^ fil 9) ( giùo^* una volta quefteabhiz ioni»»-. ^ ^ss-b S. Si lafcerà: feccare; la- Stalla ; fi terrà aperta affinchè; l'aria: vi circoli liberamente , e ralcuni giorni dppo ^•' imKìanrarà con latte di calcina .i '> ficjf. Quelli mezzi , faranno fufficientì per le Stalle di recente infettate, nejr le quali le circoftanze del luogo non permettano, d' accender un vivo fuo- co ;„e.bÈfta allora gettare fui carboni un mifto di fior di zolfo e di nitro che detoni con moderazione, e di cui ^\ può regolare a talento la dofe. Gio- virrà 'a wrcrnare" q u efto' f uocor -a-g li- an- goli , e alle cavità dianzi b^ ri- .pulite.;-, T:,o-y-x^ tjvc ì>:Vmu i? Ck) 4. Si avrà una particolare attenzio- ^ * 'ij Ì*-i'i'' 'iiiit Rìil; Bii^iin l<\->S$to .KUp^fi'ibfJ olisil^ MOÌ v)ilKb tii^niffi ^''m'^ '^ ",■'■■'■'■" "' "■", "^ ' •''''^ '• e o^vait ir e.-gnis^^t'e : .• ihr:.«p . «nsfltlfiOD ftJ fifcr ooi^tifi , "^rvi^ìifids tv. f.Jnr.i p rt^'.i ^.-À': •51.. .lUYs 201 N. XX VI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. v: >4e « II. Gennaro 1777. LETTERA Del Signor Conte Kinsky al Signor Ca- valiere de Born , fopra alcune offer- 'vabili cofe in fatto di Mineralogìa . e di Litologia . Tratta da una Collezione di cofe rif- guardanti la Storia T^aturale ec. St. del 1775. in Tede [co. PErmettete , o Signore , eh' io vi renda conto d' alcune ofiTervazioni fatte nelle mie picciole gite per la Boemia . Rivolgendomi da Stiz , nel diftretto di Beraun , alla finiftra verfo Ginez corteggiai non interrottamente Montagne argillofe , nelle quali fi e- ftendono i filoni delle Minere di ferro di Horzowez e Ginez , e quelle di piombo argentifero di Przibram («). Merita la voftr* attenzione una cofa ch'io ò o/Tervato a Ginez . Nel Ietto d* un torrente , eh' è fuori di Stiz , I lungo la via maeftra che da Ginez con- "Is^woix» Giornale d' Ital. Tom. I. % duce al fiume Beraun, nel quale mette capo il torrente medefimo , ofTervai una gran quantità di ghiaje quarzofe fluitate] io defiderai di fcoprire il luo- go j d' onde precifamente venivano , ed ebbi il piacere di rinvenirlo . Pref- fo di Ginez, verfo Przibram, la vet- ta conoidea del più alto monte , nel diftretto di Beraun , detto Plefchi- wetz , è formata totalmente di Quar- zo . Alla parte occidentale di que- llo Monte fembra di vedere di lon- tano una forta di muraglia , venti pertiche alta , e jo. lunga all' incir- ca; ma avvicinandovifi poi fi ricono- fce eflTere veramente una macia di ru- pe quarzofa , rovinata e fconnefTa da un lungo tratto di tempo . Sotto di quelle rovine prolunganfi parecchie co- lonne quarzofe prifmatiche , alte tre , e quattro piedi , come fogliono effere le bafaltine. Esaminando più diligen- temente quelle colonne quarzofe, io offervai nella rupe medefima una gran *k quantità di felTure parallelogramme . ^ Ce Se (a) Sarà forfè grato a* Leggitori che defiderano di conofcere la flruttura delle montagne da Praga fino a Stiz , la feguente annotazione. I contorni di WeifTenberg o Montebianco , fubito fuori di Praga fono formati d'arena pro- dotta dallo fcioglimento della pietra arenaria fchiflofa , che ne compone le più alte cime . La cote continua fino a Dufchnik ; colà poi fi fa vedere lo fchi- fto argiilofo a cui è foyrappofta . Di tale fchifto fono compofte tutte le mon- tagne fino a Beraun, e di là fino a Stiz , dove la pietra calcarla è Uefa fopra di effo . La via che guida a Pilfen è fempre condotta in coda di quelli. monti argillofi ; ma il Signor Conte abbandonò la ftrada maeftra a Stiz, per voltare a Ginez . 101 Se non m' inganno , quelle colonne fo- no Rate prodotte dall' azione dell'acqua piovana, o di nevi liquefatte, che in- finuatafi nelle feffure della rupe, indi gelata coladdentro prendendo un mag- gior volume deve aver allontanato da tutti i lati della colonna quadrango- lare la foftanza delia rupe medefima , «che la circondava , lafciandola per tal modo i folata. Estendo il Monte Plefchiwez fimile ad una piramide quadrangolare tron- cata , la di cui pianura fuperiore à cinque miglia Italiane di lunghezza e due e mezzo di largo , e veggendofi tutto air intorno di efTo frammenti fciolti, e Ifolati difaffoquarzofo, non fi può dubitare, che la di lui fommi- tà non fia (lata una volta più alta di molto . Centotrenta pertiche al di là di queflo Monte Plefchiwez fi trova un altro ammaflb di frammenti quar- zofi irregolarmente ammonticchiati , che pella fua figura è fomigliantiflì- mo al Plefchiwez , e quindi è chia- mato il picciolo Plefchiwez . Io non credo d' ingannarmi penfando , che le pietre quarzofe del torrente vengano da queflo Monte . Tutte le ftrade all' intorno di Ginez , e in Ginez ifleflb fono feminate di quefti frammenti , dalle quali le acque piovane li trafpor- tano nel torrente , che poi gli fcarica rei fiume Beraun. Generalmente le pietre filicee di Boe- mia fi trovano come nel luogo loro nativo in quefti contorni . La rupe , fulla quale fu fabbricato il Caflello de! Regio Territorio di Zbirov è di diafpro grigio; quefta per ordine della Maeftà del Defunto Imperatore Fran- cefco Primo, ch'era Amatore, e Pro- motore della Storia Naturale fu puli- ta da una parte. Intorno a Ginez , e nei monti vicini , fi trova una gran quantità di Breccia unita infieme da un glutine di diafpro, formata di pie- tre quarzofe , e non di raro anche di bafaltine. Tutte quefte pietre di na- tura filicea pofano fopra ftrati argil- lofi che loro fervono di bafe. Alcune centinaia di pafìfì dalla via ::jj dì Ginez verfo Przibrafn fi alzano due colline di Schifto argillofo grigio nero folliato , intorno alle quali fi trova una quantità proJigiofa di Entomblithus paradoxus del Linneo , detto anche Trilobites . In qualunque luogo di quel- la via , verfo il Villaggio worafniz , queflo petrefatto fi trova fenza molto cercare alla fuperfizie del terreno; al- la profondità di tre , o quattro piedi fcavando nonl'ò mai trovato. O' mol- to cercato per raccoglierne parecchi di ben confervati , ed ebbi la buona for- te di riufcirvi. Ritornato che fui alla mia cafa, la prima occupazione alla quale mi ap- plicai fi fu il fare un confronto de* miei petrefatti colle Tavole del Sup- plemento alla grand' Opera di Knorr Num. IX., IX a, IX b, IXc, IXf. Si fa da'conofcitori che l' Entomo- lito paradoffo , il Doudley fojftl , e il Trilobites è lo fteflb petrefatto. Deci- deranno altri fé quelle prominenze tu- bercole, fimili a verruche, le quali fi vedono nel capo di quefto animale te- flaceo fieno occhi , o corna , e fé 1* Qnifcus Entomus fia un Anomalo di eflb; E' però ficura cofa che i Trilo- biti nella coftituzione loro naturale a- veano la facoltà di allungarfi ed ac- corciarfi , perchè fi trovano in ambe- due gli flati. Fra un gran numero di eflì ò fatto difegnare i feguenti Num. I. Entomolito col fuo guf io naturale rapprefentato dalla parte fu- periore, la quale corrifponde perfetta- mente al Num. IL che rapprefenta la parte concava dell' impresone di efifo. Num. III. La parte convella d' un Entomolito intero, in cui i Tubercoli vicini al capo non fi diftinguono be- ne. Chi faprà dire per qual ragione l'impreflìone della parte conve^a di quefti corpi non fi trovi fempre nell' argilla fu di cui pofano? Num. IV. Capo dell' animale colla fua cafiìde . Due ligamenti fegnati a \\ potrebbono dar motivo ai Litologi di <^ trattare l'importante punto fé qnefto ^ En- Entomolito Ha una varietà degli al- ^ tri , e fé bifogni arricchire per e/To la Nomenclatura. Niim. V. Capo capidato ma fenz* occhi , o Tubercoli . Num. VI, Entomolito , la di cui parte deftra è tutta fepoUa nell'argil- la fchiftofa . Num. VII. Tefla capidata fenz' oc- chi . Num. Vili. Varietà di quedo Ento- molito , che poco più poco meno è la medefima, che Linneo à fatto incide- re nel Mufeo Teffiniano , Tavola III. num. 2. Num. IX. Scheletri di parecchi £n- tomoliti aggregati. Quelli pezzi fono difegnati dal na- turale , e quelli che troverò in avve- nire faranno deftinati per voi. In que' monti verfo il Nord è una cava di ferro ,• il filone è nel pendio del Monte, e diretto quafi orizzontal- mente. La Minerà è Haematttes Len~ tiformis , fi cava a piccioli pozzi; il più profondo è di iS. pertiche . Non vi fi trovano floUi ; i pozzi non an- no communicazione fra loro , e que- fla è la cagione per cui il lavoro fpef- fo è interrotto , mancandovi la circo- lazione dell'aria. Mi fembra che que- lli mancanza d'aria fia aumentata , per- chè al difopra de' pozzi non fi trova veruna fabbrica né tettoja, per la qual cofa 1' acqua vi cade dentro , e v'im- || putridifce ; anche i raggi del Sole per- ^ pendicolarmente cadendo fopra i poz-vp zi impedifcotiola circolazione. A mez- zo viaggio fra Ginez , e Horzowez , {\ trova appiedi del monte Woftrow un filone largo tre pertiche ; per in- commodarfi meno que' Canopi lavo- rano quefl-i Minerà eh' è di Ematite roflfa del Cronfledt come fi cavano nel- le petraje i fàffì da fabbrica ; quindi molta buona minerà è gettata via col- le pietre inutili . Da quanto vi feri- vo, mio caro Amico, voi potete com- prendere che quelli Signori fenza pren- derfi la briga di conofcere i principi teorici e pratici dell'Autore àeWlntro- duziom all' arte di far le Cave (a) , e delli Signori Qppel , e Delius , ca- vano francamente le Minere . Anche i diverfi trattati de' modi di fondere le Minere di ferro, e del fabbricare i forni , divengono colà fuperflui , co- me per tutte le Minere che trovanfi lungo la catena de' monti, che fiien- donfi fino in Baviera. Vi faccio riflet- tere a quello, perchè non credefle che una tal goffa maniera fi praticafTe fo- lamente a Ginez ; effa è adottata u- niverfalmente in tutto quel vaflo trat- to di paefe. La maniera , con cui fondono la Mi- nera è la feguente . Mettono nel for- no fei (b) caneftre di carbone , poi otto picciole madie' quafi fei o fette volte minori in capacità di Minerà, e una metà di madia di pietra calca- ria ; e così alternano finché il forno è ripieno . Sofpendono dal mettere carboni , e Minerà fino a tanto che la malfa fia abbacata . Due volte in C e 2 venti- ci) Berìchts vom Bergbaue ec. L'Autore anonimo, n'è il Signor X^r;?. {b) sc^l'^'vingeti , da noi tradotto per caneftra , è un arnefe fatto di cortec- cia d'alberi di forma elittica , il di cui affé maggiore è di tre piedi , il mi- nore poco più di due . In Ungheria lo Schvvingen fi chiama FÙl'.-jass . Il carbone che vi fi può contenere pefa intorno a libbre venticinque. Il Troge , da noi refo per madia , è di legno pur di figura elittica , come le conche dt* noflri muratori, e le culle, e le madie dei Morlacchi non à più di due dita di profondità , e da quindici fino a dieciotto pollici di lunghezza , fopra dieci o dodici di largo. Il pefo del minerale che vi fi può contenere è vario fecon- do la varia indole della Minerà . ventiqiiatti* ore pungono il forno , e ne ricavano ogni volta un regolo di ferro detto da loro Oca dì dodeci fino a 14 centinaia . Il ferro di Ginez così ricavato è dolce, e fé ne fanno fila , che lì fpar- gono in commercio , e fono graditi da' Mercanti. I fopraftanti a quefte Mi- nere mi anno voluto far credere d'a. vere provato a mefcolare il minerale col carbone perchè il flogifto di eflfb carbone fi unifce più intieramente col- ia Minerà , e mi afllcurarono d'aver cercato di tenere il forno fempre pie- no di carbone , e minerale affinchè quefto non fentiffe troppo predo 1' e- ftrerao fuoco , e gradatamente fi rif- caidaffe: ma che anno trovato che le noflre fottigliezze teoriche a nulla fer- vivano nella pratica . Io avrsi loro Volontieri rifpofto , che i faggi fon- dati fulle leggi incontrovertibili della Fifica j non poffono mai condurre all' errore ; che forfè effi non avranno u- fato di tutte le manipolazioni necef- farie a una tal riforma j che un folo faggio sbagliato ( come dice il gran ^iujfchembroeck) prova tanto poco quan- to un folo fperimento ben riufcito ; che le prove concludono folo nel ca- fo che le circoftanze tutte fieno fiate o/Tervate colla mafilma efattezza, fen za della quale i raziocini fono fog- getti a di grandi fallacie. Ma tutto quefto farebbe flato inutile;- poiché a- vrebbono intefo di ributtare i miei ar- gomenti colla pretefa loro fperienza , e colle regale tramandate ad effi da- gli, antichi . E' certo che il miglior mezzo di promuovere tali migliora- menti farebbe che i proprietarj di tali fabbriche fi voleffero dar penfiero di efa minare i lavori fecondo le regole della Fifica; di fìar in attenzione del- le fperienze , e fcoperte che fannofi tutto giorno nelle varie parti d'Euro- pa i di ripeterle ; di farne ufo ; e trovandole utili di farle efeguire con rifoluzione . Ma quando è mai flato poffibile' il far intendere a quella por- zione de' noftri connazionali , il de- ftitio de' quali è di poffeder terreni , ^ che non potranno mai trarre il maf- fimo vantaggio da' loro fondi fenza conofcere la Fifica , la Storia Natu- rale , e la Scienza Economica loro compagn.ì ? E quando mai coloro che fono fcielti per educare la gioventù nobile ebbero cura d'iftillare per tem- po quefta verità ai loro allievi , fa- cendo Joro comprendere che in una Biblioteca di Gentiluomo poffono fta- re aflìeme Linneo col VVinio , Muf- fchembroéck e VVolfio collo Striivio , ^Valerio col Batheux , i Trattati dell' Accademia di Svezia col Giornale En- ciclopedico , e il Teatro dell' Arti , e Manifatture coli' Oracolo Giuridico > Qiial Precettore cercherà d' infegnare quefii principi a'fuui giovani allievi? Quando mai ... ma voi ridete in ve-, dere, ch'io mi lafcio andare colla mia folita chimera, e faccio delle crie con- tro la negligenza che fi à nell' educa- re i nobili; ma rimettetevi in ferioj Io ritorno a Horzowez . Nella pianura fra Stiz , eSerowiz, circa vent'anni fono accidentalmente fu fcoperto uno firato di Litantrace ; qualche tempo dopo il medefimo fi fcoprì anche a Horzov-zez .Subito fot- fo la terra campeftre fi trova colà uno ftratodi cote , indi il Litantrace , ocar- bon foifile , in cui fi veggono tratto tratto alcune impreffioni di vegetabi- li: ma il rimanente è folido da ogni parte, e fparfo di pirite fulfurea . Lo firato di Litantrace è groflfo fei perti- che, e à per bafe Io fchifto argillofo; à un' eftenfione molto confiderabile , a fegno che vi è a queft' ora flato la- vorato fino a centoquindici pertiche j lo fcavano indifferentemente cosi a pozzi , come a flolli. Que' Canopi fo- no tanto beflJe , che invece di lafcia- re de' pilaftri o foftegni naturali nelle cave , mettono tutto a netto , e fo- no poi obbligati ad incontrare la fpefa e la fatica di foflenere la volta fupe- riore a forza di legname. Il Proprie- tario intende egualmente bene 1' eco- nomia ; egli fa ufo a dritto e a rove- fcio del carbon fofììle per cuocere bir- ^ ra , per una fabbrica di vetri , pelle fornaci di pietre cotte , e per altret- tali cofe . Io ò avuto particolare attenzione viaggiando pe' monti della Boemia Nleridionale, in ofTervare i graniti per verificare la Teoria della loro anti- chità. Che direfte voi , Amico mio, s' io avefll trovato de' lapidefatti nel granito, o per bafe del granito l'ar- gilla , o la terra calcarla ? Ma non temete, no , che la voftra opinione patifca . Io ò fempre coftantemente trovato il granito inferiore a tutti gli altri ftrati di terra. Al monte Polin, preflfo alla Città diKlattau, alla par- te occidentale fi vede lofchiflo fovrap- pofto al granito. Il monte Kozerow, anch' elfo vicino alla flefìa Città , è compofto di granito; nella di lui fom- mità fi cavano, e lavorano pietre cai- carie da fabbrica , e da far calcina . In uno ftretto paflfo fra Pilfen , eKlat- taii Ci vede manifeftamente la divifio- ne dello fchiflo argillofo dal granito che gli è pollo folto . La parte infe- riore della montagna Kuen al confi- ne del Vefcovato di Pafifavia è tutta di granito . Alle vette delle più alte montagne cioè a Kuen e Ahnbergnon potei falire , perchè fono impraticabili ; e io mi era propofto di viaggiare pelle ftrade che fi polTono praticare . Nel monte Blansko , uno dei più alti che fieno ne' contorni di Krumau , la pie- tra calcarla è immediatamente foprap- pofta al granito. Non lontano daKa- plitz , lungo la via maeftra fi vede Io fchifto argillofo^ fovrappofto al gra- nito. Ti'ifpofla del Signor Cavaliere di Born alla precedente Lettera del Signor Conte di Kinsky • * L E voftre ofTervazioni , Signor Con- te , arricchifcono di nuovi fatti la Storia Mineralogica della noftra Pa- tria . Io le ò inferite nel Giornale del- le mie ofTervazioni fatte fu le mon- tagne della Boemia , e un giorno o l'altro ne farò ufo. D.icchè mi trovo * 20^ attualmente un po' d'ozio , mi pro- curerò il piacere di fcrivervi alcune annotazioni fu le cofe da Voi com- municatemi . E' indubitabile cofa che il Monte Qaarzofo prefTb Ginez merita molta attenzione. Non abbiamo che pochif- fime relazioni di così grandi ammalTì di quarzo . VVallerius dice , che gli efempj di fififatti maffi fono rariflTimi. Gerhard racconta nel T. I. de' fuoi additamenti alla Storia Minerale, pag. S7. , che il Monte Flinsberg in Slefia è tutto^coparto di quarzo purifllmo . Il Signor Valhxs nel fuo Viaggio fat- to per alcune Provincie dell' Impero Ruffo à veduto nella catena de' Monti Kirgisj alcuni gruppi quarzofi . Il Si- gnor "piccola 'Federico Scheffel nel fuo Trattato delle proprietà de' Monti Mi" nerali nota , che il Monte Bergfofen, Nafafield , nella Marca Lapponica di Pithea , e Kiedkievara , nella Lappo- nia Lulenfe , pofìTono fervire di pro^ va , che veramente efiflono delle ru- pi , e fé fi può arrifchiar di dirlo , delle intere Montagne quarzofe . Fi- nalmente anche la rupe quarzofa preflTo Freudenftein in Sadonia oflfervata da me efattamente pochi mefi fono norj è certamente d' altro che di puro Quarzo , e dica poi quel che vuole in contrario il Signor Brunich nelle fue annotazioni alla Mineralogia del Cronftedt . Ma fra tutti quelli mon- ti quarzofi fembra che il voftro di Ginez fia il più degno di rimarco pel- la fua circonferenza . Le felci fluvia- tili , fotto il qual nome s' intendono in Boemia le pietre difangolate bian- che quarzofe , anno certamente la lo- ro origine da quel monte , come an- che la medefima fpezie di pietre che fi trovano in altri luoghi della Boe- mia vengono da fimili filoni , o 'da rupi quarzofe . Sotto quello nome le felci fluviatili negli altri paefi s' in- tendono indifferentemente tutte le pie- tre fluitate ;. e v'ebbono de' Litologi che divifero le felci fluviatili dalle campellri unicamente perchè quelle fi trovano ne' letti de' fiumi , e quelle pelle 1 o5 pelle campagne. Ma come mai il luo- ^ go nativo d'una pietra può fommini- ftrare un carattere diftintivo ; io ò fpefTo raccolto di quefte pietre vaganti lungo gli alvei de* fiumi , e pei cam- pi , né ò mai potuto riconofcere in eflfe caratteri differenti da quelli che anno ne* monti che ne fono compo- fti . La corteccia bruna da cui fono veftiti i ciottoli fluviatili, e della qua- le alcuni Litologi anno voluto formare una carattenftica differenziale , pro- viene a mio credere da una terra mar- ziale che loro fi è agglutinata d'in- torno per viaggio, e che poi fi è in- durata al grado del diafpro » Il nu- cleo di quella fpezie di ciottoli veftiti è fempre o quarzo , o agata, o diaf- pi'o più fino , o focaja» Tutto quello eh* io poffo e voglio volontieri accor- dare ai Litologi Ct è che in alcuni fiu- mi fi depong» nel fondo laj loro pretefa materia gdatinofa ; molti Na- turalifti rifpettabili e degni di fede lo aflicurano ; ma le altre pietre che fi trovano ne* tetti de' fiumi fono certa- mente figlie degli ftrati delle monta- gne . Io non poHo finora comprende- re come il Configliere Aulico Signor F'p^a/cb , che à pur tanto merito nel- la Litologia , abbia potuto aderire a quefta ftrana opinione fopra la genefi delle felci fluviatili .,, Sappiate , fcriv' 3y egli al Signor Sammt Schroefer ) j, che ordinariamente nelle felci flu- „ viatili non fi trovano ne fi ponno ' „ trovare corpi eterogenei ; elTì non j., fono che pietre congelate , ne fi „ rinvengono che a gruppi generatifi „ nelle cavità occidentali de* monti ,, quando vi fi è infinuata e riftagna- ,, ta dell' acqua carica di fottiliflìma ,, arena ; l'acqua fufleguente riempie „ poi tutte le cavità con una polvere ,,. mumidita, e refa quafi untuofa , e ,, faponacea al toccare ; di quelie de- 3, pofizioni di polvere a poco a poco yy fi producono congelazioni , che fo- „ no poi felci fl;uviati!i ► " Secondo '. * „ quefli ipotefi s' intende agevolmetr- ,, te dall' una parte il perchè in tali „ felci raridlmamentes' incontrano cor- ,, pi eterojjenei , e dall' altra il per- „ che quelle felci affettano la figura ,, rotonda , e mai {\ trovano angolo- ,, fé . Imperocché io poffo tanto cre- ,, dere che fieno arrotondate dall'acqua, ,, come io poffo credere che in lutto ,, il mondo fi trovi un luogo nel qua- j, le effe felci fieno firatificate." Voi ben vedete Signor Conte , che quefta Ipotefi non è che una chimera accozzata dal Signor VFalch nel fu» Gabinetto . Dove mai fonofi vedute quefte cavità rotonde nelle quali fi ge- nerano le felci \ E che bifogno à la Natura di fondere in un modello fif- fatte pietre , alle quali la fola flui- tazione poteva dar loro la forma che anno ; E perchè colla fottìi polvere trafportata dalle acque del Sig. FFa/ch non potevano effere anche condotte picciole conchiglie che poi fi farebbo- no coagolate infieme colla maffa fili- cea ^ E come quefte pietre generate nelle cavità fcappano elleno fuori ? Se noi proporremo al Signor FFcilch di viaggiare con noi pelle montagne do- ve ^i trovano intere rupi di quarzo ^ diafpro , e focaja , o di fare una paf- feggiata fotterra dove s' incontrano sì di frequente criftallizzazioni drufiche agatacee , quarzofe , ed ametiftine, e pofcia di far dei faggi chimici per co- nolcere la- fomiglianza di quefte pie- tre colle felci che trovanfi nei mede- fimi monti, accetterebb'egli l'invito? Egli che non conofce i foffili fé non allora che fono radunati nella fuaftan- za , né mai à vifitato i loro luoghi nativi ? egli che à tanta paura del fango delle minere , come della pol- vere del carbone , credendo che sì la chimica come la cognizione topica de* luoghi dove nafcono i folfili fiano fu- perflue ad un Litologo («)? Il refla m avvenire.- ELEN- (^t) Job. Erns Emmanuel Vf^alch , d^is Steinrekh \Siftematifch entvvorfeft lyói.. rella Prefazione ► m ¥ M ^ * ELENCO Deg/i argomenti propofii dalla Usale ^cjuuiemia di Mantova pel concor- fo ai Tremj dell'anno 1777. , e delle Sejfioni da tenerjt nel medeft- mo ^nno , Arcomenti. Q per la Filofofia, Uali Canali fi potefTero tipri- ftinara , o fcavare di nuovo nel Territorio Mantovano per vie pili ampliare il, commercio, e fa- cilitare le importazioni , ed afporta- jcioni delle manifatture , e derrate. per le Matematiche . * Facendofi le piene del Po per ge- nerale oflTervazione Tempre più fre- quenti , ed elevate , ed innalzandofi vie maggiormente il fondo del fuo letto , per cui è pure necelTario un fempre maggiore rialzamento d' argi- ni ; indagare le principali cagioni di quelli effetti , e quali pofTano effere i rimedi atti a procurare uno flato il più coflante al letto di queflo Fiume, €d impedire così il maggiore rialza- mento de' fuddetti argini . per le Fijìche. * Se nel cafo di ficurezza del Me- dico , che vi fia raccolta di marcie in qualche parte del corpo , convenga 1' ufo della china-china . per le Belle - Lettere . Qual fede fi debba avere ai Poeti neirifloria. l tre primi argomenti fegnati coli' allerifco , perchè propelli per la fecon- da volta , riporteranno ognuno il pre- mio duplicato di due Medaglie di 50. 107 Fiorini l'una ; e il quarto il folitp Premio di una Medaglia. Si avverte, che le DiflTertazioni de* Concorrenti ai Premj debbono effere fcritte in Idioma Italiano , o Latino, e trafme/Te all' infrafcritto Segretario avanti il fine d* Ottobre del 1777. « franche di porto , e colla folita cau- tela di due diverfi Motti , o di dua Emblemi , uno in principio della Dif- fertazione , e 1* altro in foglio figil- lato a parte , per maggiore libertà de* Concorrenti , e per la neceflaria cau- zione dell'Accademia. S E IONI. * Differita la diftribuzione de' Premj per le Diflertazioni ddl' Anno fcorfo al giorno più comodo ai doveri del Direttorio , ed al Pubblico , fi a- priranno leSeflìoni dell'Accademia del- le Scienze, e Belle Lettere fui fine di Novembre 1776. , e nella prima il Si- gnor Abate D. Giofeffo. Mari , uno de' Cenfori della facoltà Matematica , e Profe/Tore della medefima nel i^. G/«- najto, farà la Prolufione. Negli altri mefi poi , e ne' giorni da deputarfi di mano in mano , leg- geranno nelle folite Seflìoni una rif- pettiva Produzione i fegueoti Sogget- ti, cioè Il Signor lì. Gio'.Battifla delS.R.L Conte d'Arco , Accademico votante , e uno de' Direttori della Colonia del- le Arti , e Meftieri , in Dicembre; Il Signor Dottor Felice ^fti , R. Pro- tofifico , o uno de'Cenfori della facol- tà Fifica, e il Signor Girolamo Olfat- to , Individuo della Colonia Medico- Chirurgica , in Gennajo ; Il Signor Abate D. Giovanni ^ndrei^ in Febbrajo j Il Signor Abate D. Gìufeppe Bozzo- li , uno de'Cenfori della facoltà delle Belle Lettere , e ProfefTore di Lingue orientali nel R.Ginnafio inMarzo; Il Signor Dottor Ts[iccola Bartoccinì^ ProfeflTore di Fifica fperimentale , e di Chimica nel R. Ginnafio, in Aprile; li toS Il P. D. Ce/are BaUmottt Oliveta- Jfc no ; Profeflbre di Logica, e Metafifica nel R. Ginnafio, in Maggio. Oltre le indicate Seflìoni regolari menfuali , fi prefterà l'Accademia al difcreto arbitrio di ciafcun Accademi- co , che volefle produrre qualche al- tra Diflfertazione, o Memoria , o che non potefle in una fola efaurire l'Ar- gomento, che fi fofle propofto. Così pure piacendo a'Signori Acca- demici ftranieri , come ne fono viva- mente pregati, di concorrere anch' effi al bene della Reale Società col man- dare al Segretario qualche dotta loro Produzione faranno quefte recitate nel- le Adunanze, come fé gli Autori fof fero prefenti , e regiftrate negli Atti . Gli Autori delle DifTertazioni men- fuali dovranno , prima d'ufcire dalle Seffìoni, confegnarle al Segretario. Que' Signori Accademici , che fono tuttora debitori de' Ragionamenti re- citati negli Anni fcorfi , fono pregati di non differirne ulteriormente la con. fegna , affinchè non reftino gli Atti imperfetti. DOpo l'Epifania la Colonia Medi- co-Chirurgica darà principio al le fue folite efercitazioni da efeguirfi nella feguente forma . Il Signor Dottor Francefco Pico , Medico Collegiato , e Soprintendente della detta Colonia , darà un Corfo Anatomico diftribuito in 17. Lezioni , all'atto delle quali il Signoj- Gio: Bat- tila Concordi, Chirurgo > e R. Profef- fore dell' Arte Oftetricia , prefenterà le rifpettive preparazioni delle parti. Il Signor Chirurgo Pietro Antonini darà il. Lezioni fopra alcune parti della Chirurgia , facendo di mano in mano , quando farà neceffario , le cor rifpondenti magillrali operazioni fopra un Cadavere. Con Avvifo a parte faranno a fuo tempo indicati i giorni di tali Lezioni sì Anatomiche, che Chirurgiche. Slmilmente comincieranno verfo il fine di Novembre le private unio- ni Accademiche della fera- alle ore 24. e fi terranno coli" ordine, e modo pre- fcritti nelle particolari Regole dei di- verfi Corpi , e giufta il qui fpecificato turno: cioè Il Lunedì la conferenza della Colo- nia Agraria ; Il Martedì quella della Colonia Me- dico-Chirurgica; Il Venerdì le private efercitazioni della Filarmonica ( per le pubbliche da farfi nel Teatro Scientifico fi darà di mano in mano 1' Avvifo a par- te ); Il Sabbato le conferenze Scientifiche, e di belle Lettere; La Domenica quelle della Colonia delle Arti e Meftieri , ma nelle ore del dopo pranzo . IVarj efercizj poi dell' Accademia delle belle Arti, che fono comin- ciati fin dal principio di Novembre , fi continueranno per tutto l'Anno, a riferva de' giorni di vacanza, fecondo le fue particolari Coflituzioni , e con- fuetLidini; onde faranno fempre aper- te le Scuole di Difegno , e Pittura , col comodo ancora del Modello per copiare il nudo ; degli Elementi di Geometria , dell' Architettura Civile, e della Profpettiva ; e degli Ornati per le diverfe profelfieni. Ciò: Girolamo Carli Segretari» perpetuo , sg? Ì09 N. XrVII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' 4;Q^JCPLT0RA , ALLE ArTI , ED AL COMMERCIO . :'■■! V '%• i8. Gennaro 1777. Fif7e della ^ìfpófla del Signor Cava,^ q{j Uere di Boni alla precedente Let- tera del Signor Conte dtKxnsky > VEngo adeflb all'altro oggetto della voftra Lettera j vale a dire agli Entomoliti di Ginez . Da gran tempo io bramava d'avere un efemplare perfet- to di qaefto foffile; ma mi riiifcljfem- pre impoffibile l'ottenerlo dalla quan- tità innuraerabile d' Entomoliti rotti, è giiallati , che trovanfi nelle monta- gne de' contorni di Praga nelle pietre calcarle . A voi dunque , Signor Con- te , dobbiamo quella fcoperta . Le Fi- gure che mi avete comunicato fono del tutto conformi alle Tavole del Si- gnor Knorr y fuorché nelle protuberan- ze fimili a verruche che l'animale à dalle due parti del capo . Nemmen- io negli entomoliti che fi trovano nel- la pietra calcarla de' contorni di Pra- ga ò potuto vedere quelle protuberan- ze , che però ben fi veggono ne'Djud- tey foffils d' Inghilterra . L' aver voi trovato quello petrefatto in uno fchi- fto argillofo è una circoftanza che me- rita attenzione primieramente perchè neir argilla fono fempre rari i petre- fetti, e perchè in fecondo luogo quell* argilla dove gli avete rinvenuti ap- partiene a monti primarj dov' è fem- pre rara cofa il trovare lapidefatti . Io credo d'aver ragione di mettere que' monti argillofi di Ginez fra i primarj, perchè fono una continuazione di quel- li ne' quali fi trovano i filoni argenti- feri di Przibram , ed anche perchè 1* Innovo Giornale d' Ital. Tom. 1, ^ • argilla mifta' t"Ò!t un po' di mica in Boemia forma fempre la feconda llra- tificazione delle pietre , come lo fa in Saffonia il Kneiss , in Ungheria il faflfo metallifero , e in altri paefi la pietra cornea : ma io non nego però che qùell" argilla non poffa effere (lata prodptta fott' acqua. La genefi delle pietre prt^ mitive è finora un miflero impenetra- bile per noi , e forfè rimarrà fempre tale : ma cionnonoflante noi potremo appoggiandoci ad accurate fperienze ed ortervazioni giudicare dell'antichi- tà relativa fra le varietà delle fuddet- te pietre. Sia che fupponghiamo que- lli (Irati argillofi provenienti dal fedi- mento d'acque mobili, o dalla decan- tazione delle parti argillofe d' acque (lagnanti fopra il granito , fempre farà, coerente che fi poteflTero infitiuare in fiffitte depofizioni anche degli animali teflacei . iVla d'onde vien poi chenell' argilla più antica fiffatte petrificazioni fieno sì rare ? Voi fteffo fcrivete , che alla profondità di tre piedi nonnepo- tefle ritrovar più. Potrebb" efìTere forfè che 1* acido, che alcuni Chimici pretendono d' aver tro- vato nell'argilla , vi aveflfe dillrutto i teftacei ? O forfè fi potrebbe dire che i teftacei fofìfero abbandonati colà dal mare in tempo del fuo riflufTo, e ve- iiifìTero poi ricoperti dall' argilla porta- ta giù da* monti fuperiori per qualche gran calata d'acque piovane ? Quello farebbe il modo di trovar una ragio- ne per cui r impresone degli entomo- liti non fempre fi vede nell'argilia fot- Dd topo- 2TO topofta , che non poteva riceverne il tipo, s'era indurata prima che fopra di efTa fonTero depofitati . Ma , fia co- munque di quello, è femprepregievo- lifiTima ofTervazione 1' aver rinvenuto de" perrefatti in un'argilla che Ci fuo- Je riporre fra le materie de' monti pri- mar) . Voi avete poi , o Signore , le mille ragioni di dolervi della maniera di fon- dere il ferro in Boemia indipendente- mente dalle cognizioni teoriche , o pratiche fondate fu le leggi della buo- na Fifica . E' veramente un' inconfe- guenza , che fenza badare fé il forno efiga ora una maggior quantità di minerà , ora maggior copia di carbo- ne vi fi mettano fempre quantità de- terminate . OlTtredichè una gran par- te del carbone fi confuma in pura per dita, perchè la bocca del forno è trop- po grande , e non tenendolo poi fem- pre pieno molti gradi del calore fi per- dono inutilmente , i quali ptrebbono fervire ad arroflìr la minerà fé ve ne forte anche nella parte fuperiore . Io non voglio quindi concludere che l'ar- roflitura della minerà fia unacofa af- folutamente neceffaria , come afiferì il Signor Thelaus («) nel fuo Trattato dell' arroflire la minerà di ferro: che anzi fono dell'opinione del Signor C^i'"- theufer (^) il quale à molto ben di- moftrato che 1' arroftitura della Mine- rà di ferro non è affatto neceffaria , opinione appoggiata anche alla fperien- za , ad onta però di tutto quefto, la Minerà che fi troverebbe nella fupe- rior parte del forno farebbe a poco a poco rifcaldata , compenetrata dal flo- gifto del carbone , e per tal modo dif- pofta alla fufione , in luogo che col metodo che ufano la Minerà cade to- lto nel mezzo del forno, e arriva bruf- camente ài ma{Tìmo grado di calore; d' onde non altro può nafcere fennon fé che una porzion della Minerà le di cui particelle non fono per anche com- penetrate dal flogifto del carbone fia interamente diftrutta , e in confeguen- za una quantità proporzionata di me- tallo perduta . E vero eh» la grand' abbondanza della Minerà di ferro noti fembra richiedere una fcrupolofa eco- nomia : ma trattandofi d'un confumo ragguardevolifllaio di carbone che va a male pella gran bocca del forno non proporzionata colla fua capacità , la cofa merita rifleffo . Ma , come voi a- vete oflervato , tutti quelli difordini fuflìfteranno fino a tanto che gli uo- mini abbandonando le affurde pratiche antiche non fi determineranno a pro- fittare degli ajuti ragionevoli della Fi- fica , e della Chimica . Le rifleflìoni che voi fate fopra la flruttura della Terra e fopra i cangia- giamenti fofFerti dagli ftraii petrofi mi danno motivo di communicarvi de* penfieri fimili , che mi fono palTati pel capo nel mio viaggio alle Terme Ca- roline. Nella mia Lettera fopra l'eftinto Vulcano d'Egras feci menzione delle ftratificazioni terree daAitzedlitz fino a Kutenplan * Lo Schiflo argillofo di quell'ultimo luogo copre il granito; continua poi a parte delira fino al Villaggio di Gramling , e di eflb fono anche comporti tutto all' intorno di Kutenplan i monti di S. Michele. In uno di quelli prefTo Kutenplan trovanfi de' filoni d* Argento aflai ricchi , ne* quali particolarmente trovavafi la Mi- nera d'Argento vitrea, e la Minerà di Argento rcffa . Ma la mancanza d'a- ria , e le mofete che fi trovavano ne- gli antichi lavori di quelle cave anno \j? ob- (rt) Kleine Abhandlungen einiger gelehrten ausScweden. Lipjìa ijóS. Tar- te II. pa^. 265. (If) Karthcufers mineraiogyfche Abhandlungen. T. h a Ciejfen 1771.' obbligato il Signor Conte di Halm- haufen ad abbandonarle, ancorché tan- to prometteflTero. Le antiche cave d* intorno al Monte di S. Michele erano pur efTe fcavate nello Schifto argillo- fo. Poco lontano da Gramling verfo Toepel fi cava nell' argilla una Mine- rà di ferro che fi adopera pelle fab- briche di Toepel . Più oltre invece di qiieft' argilla fchiflofa comparifce lo Schifto corneo, e vi fi trovano anche frantumi ifolati di granito che pro- vengono dal monte fuperiore che n' è tutto comporto : accidentalmente quefto granito nafcondefi più volte folio gli flrati di Schifto corneo . Tuttala Mon- tagna di Gramling fino al \xrefchko- wiz è piantata d* abeti e pini . Colà finifcono le felve , e incominciano campagne piane feminate a grano , che fono tutte fparfe di petrofelli, e rottami di quarzo. La pianura conti- tinua fino al Monaftero di Toepel; in lontananza fi veggono le Montagne , che cingono quelle campagne tutto d' intorno . I terreni coltivati continua- no anche oltre Toepel , ma al Villag- gio Ladenes vedefi di nuovo fcappar fuori il granito , ma poco dopo fi na- fconde fotto gli ftrati di Schifto cor- neo che vengono di Prochemuth . Que- llo Villaggio è vicino ad un monte ifolato di granito , che à anche due colline pur di granito a* fuoi lati. Il terreno è qui tutto roflTo , e marziale, ma cionnonoftante ferve ai feminati . Lo Schifto corneo accompagna fempre le colline di granito, e i campi , e le ftrade ne fono fparfe , come anche di rottami di diafpro , fino a Gofmack dove io Schifto argillofo fi cangia in ifchifto corneo . Il Villaggio Teiffing è fabbricato fopra lo Schifto corneo; dopo di eflb verfo la valle trovafi ar- gilla. Di là verfo Tabor , nel bofco di Kilines, fi trovano fopra il grani- to colonne bafaltiue ifolate tetragone, pentagone, ed anche efagone , le qua- li vennero fecond' ogni apparenza dai monti vicini . Anche il vecchio Ca- lvello Engeishaufen è fabbricato fotto un conico, e ifolato monte di grani- si? in to . PaflTato quefto Villaggio verfo le Terme veggonfi per ogni dove fram- menti di bafatte , e di gran'to , e di queft' ultimo poi fono compofte tutte le Montagne all' intorno delle Terme ifteffe. Ouefte Montagne granitofe fer- vono di bafe all'argilla fchiftofa nella quale fi trovano i nobili filoni di Joa- chimfthal ! Venendo dalle Terme a Joachimfthal fi vede preflTo al Villag- gio Oberbrand manifeftamente com« lo Schifto argillofo giaccia fopra il granito. Quanto defidererei che i Viaggiato- ri Naturalifti faceflTero più fpeflìò di quefte offervazioni fopra gli ftrati pe- trofe per illuftrare in tal modo la Geo- grafia Fifica della noftra Patria ! Ma è troppo picciolo in Boemia il nume- ro de'Mineralogi. Quando mai imite- rem noi l'efempìo della vicina SalTo- nia, la quale attualmente a fpefe del Governo fa efeguire una Carta Mine- ralogica di tutto l'Elettorato! Le piàn- te di quefta Carta fono levate da va- lentuomini , che fono anche pratici delle dimore fotterranee j Le altezze delle Montagne fono tutte mifuratò col Barometro; gli ftrati petrofi, e le loro relazioni , e quanto può fervira ad illuftrarne la Storia Naturale è fe- gnato in effa. A dirlo in una paro- la quella carta potrà fervire di Mo- dello per tutte le Nazioni , che vor- ranno penfare ad acquiftarfi una giu- fta cognizione della ilruttura della terra . * Di Fìng Ili -tii: Fine delle Ricerche fu una legge gè- nerale della Ts^atura , ojfia Memoria : fu la fufib'ilita , e dìjfolubilita de' Corpi relativamente alla lor maffa , ove s' infegnapur la maniera di rica- vare facilmente , e fenza fpefa^ una . materia alimentare da molti Corpi , ne' quali dianzi non riconofceafi ec. del Signor Changeux. FAte macerare i legni più duri , e anche i medicinali , e poi ridu ceteli in polvere impalpabile, voi ve- drete con forprefa , che la maggior parte vi daranno una gelatina , la quale perderà tutte le qualità del le- gno , quafi fola ritenendone la qua- lità alimentare; ritojneranno ,ad efTe- re un femplice parenchimo fenza fa- por vivo y come lo erano all' ufcir .della terra. Se le piante acri , vele- nofe , quando fon tenere ancora , e jnettono appena i loro primi rami , fcorgonfi infipide, e fènza qualità no- tevoli j egli e perchè fono imbevute d' una grandiffima quantità d'acqua, la quale annega , direni così , e divi- de all' infinito le loro particelle , la ftemma le rende molli, parenchimato- fe , e gelatinofe ; or egli è facile a concepirfi come la divifione edrema delie loro, parti , e l'ebullizione pof- fon loro fendere le qualità primiere . La caftagna d'India perde quafi per queflo mezzo folo, la fua acrimonia j e fé le ghiande anno nudriti i primi uomini , egli è certamente perchè le preparavano fecondo quefio proceflb. In fomma a mio credere , pochi fo- no gii alberi che non fiano capaci a fornire del nutrimento agli uomini in tempo di penuria . Con quefli principi fi può ancora render ragione, perchè v'abbiano de- gli alimenti falutari ad alcuni anima- li , e nocevoli ad altri : gli alimenti non fono in fé ftefll ne buoni , né cattivi : tutto dipende dalla ftruttura delle vifcere ; baftano quefte per di- videre un corpo ? egli farà alimenta- 1^ . fi iU V re per 1* animale che a tali vifcere ;, e farà veleno per un altro animale., le cui vifcere fiano d.i differente ftrut-i tura . Tutto ciò che fidigerifce èbuo-' no, e nutre . In una niedefima fpe- zie d' animali , a ragion d'efempio,, tra gli uomini pel medefimo princi- pio , ciò che è fano ad uno ftoma- co , è nocevole ad un ajtro . L' arte, però fupplifce alla natura, e per mez- zo di fempliciflìmi procfflì pofllam nu- trirci di certe foftanze , che fenza di efll farebbonci perniciofe . Ciò può anche fornire ai Medici , e ai Natu- raliRi de' lumi fu 1' omogeneità della materia, fu la natura delle piante, fui metodo di amminiftrarle, fu la lor maniera d'agire nelle malattie ec. Una prova de' vantaggi che poffo- no ricavarfi per le Arti dalla divifio- ne de' corpi portata quanto oltre fi può, I' abbiamo dall'efperienza fatta da unCartajo à' Ifjembourg . Gli èriu- fcito per quefto mezzo di fare con paglie, fcheggie , e rafchiature di le-, gno un'eccellente carta, che à mol- to rapporto con quella , che in 'Alle- magna chi a ma fi di Schaejfer . Sono già fcorfi fedici fecoli dacché un Man- darino trovò il fegreto di fare una car- ta egualmente bianca , meno denfa , e pii'i lifcia della ncftra . La carta del- la Cina, che crediamo fatta colla re- ta , è formata folo di bambagia , e s' adopera a tal ufo la corteccia del gelfo , dell'olmo , e delle piante di cotone : e ove la prima corteccia e- fteriore fia troppo dura e gro/ìbìana prendefi la feconda fempre più lifcia e più molle. Il Bambou , con cui fi fanno le canoe de' Ventagli , leStuoje, ed altre opere, tagliafi in aflìcelle, e iinmergefi in acqua fangofa , affinchè n maceri : quando le afficelle comin- ciano a imputridire , fi cavan fuori », fi lavano , fommergonfi nella calci- na , e finifcono d'imbiancarfi al Sole dopo d'effere fiate divife in filamenti. Infondonfi poi in una caldaja bollen- te , e quando veggonfi ridotte in una palla fluida , fiendonfi a fottili fi:rati . Le forme fono fottili, e ]un;ghe, e fé ne ne ricavano de' fogli di dieci o dod - ci piedi , e anche di più , cine poi- fi I 11 (Ira no j e fi perfezionano coli' a'iu- rne , e col talco. Eigli è evidente, che con proceffi analoghi farehbefi prefTo noi della carta con un gran numero di cortecce , e d' altre materie vege- tali : tutta r opera f Io fon d'opinione che feci limitaf- fimo al mezzo femplice ufato dalla Natura, vale a dire , alla fcompofi- zione per mezzo della divifione eftre- ma , e alla ricompofizionè per mez- 20 del moto , e delle varie mifture , C otterrebbonO de* rifultati non meno fingolari , e più iflruttivi , che non fon quelli che ci danno le analifi for- zate , o i proceffi violenti de' Chimi- ci . Leggiamo nelle Memorie dell'Ac- cademia di Bologna , che impaftando lungo tempo della farina , e aggiun- gendovi dell'acqua a mifura , che 1' impaflamento le ne fa perdere , que- fla femplice miftura cangia talmente di natura , che fé futtomettafi alladi- ftiilazione, fé ne ricavano i medefimi principi , che dalle foftanze animali . V l. Efperknze fugVt ammali . Ciò che de' minerali , e de' vegeta- bili fi è detto, s'applica agevolmente agli animali . Il mezzo di ammol- lire, e fciògliere le più dure parti del- la macchina animale , come a dire le eorna, le ugne , il cuojo , 1' avorio ec. fi è quello di dividerle quanto più e * •j^ pofljbiie . Le fraglie de'croftacei , e. de' leftacei , le fpine de' pefci , le pen-j ne degli uccelli , le barbe della bale-1 na ec. per mezzo della triturazione, • e dell' infufione fi fcomporranno , e potranno anche fornire una materia alimentare . Le carni tagliandole e fminuzzandole , ridurrannofi in una pura mucilagine, e per mezzo di que- lla manipolazione fé ne otterranno co- piofe gelatine in poco tempo , e con pochiffimo fuoco. Io riguardo agli animali riftringe- rommi per ora ad efporre ciò che ho apprefo dall' efperienza fu le offa lo- ro , rimettendo ad altro tempo 1' ef- pofizione di molti altri fatti non me- no importanti , né men curiofi . V 1 1. * -ih-1 9ìJ^ il • Efper'tertze fu le offa degli animali. ^ Si fa che colla macchina di Papino f\ ammollifcono le o/fa , e f\ riduco- no ad una gelatina alimentare ; ma quefl' invenzione di cui molto fi parlò a principio , non ha. prodotti tutti i vantaggi che fé ne afpettavano . La macchina di Papino è una pentola for- te , il cui coperchio ne chiude efatta-, mente la bocca : per fervirfene met- lonfi in effa le o/Ta con una piccola quantità d' acqua , fé ne chiude la bocca , legandone con catenelle , o uncini di ferro il coperchio , ed ef- ponfi a un gran fuoco : l'acqua ri- ducefi in vapori, e fcioglie le offacoii tanta violenza , che divengono molli come la carne. S' è pretefo che tali- offa potefTero così fervire di nutrimen- to agli uomini j ma di raro quefl:' ef. perienza riefce.;., e, quando le o/fa fo- no ammollite a fegno di e/Tere man- giabili, il gufto empireumatico (offia il fapor d'abbruciato ) le rende fem-' pre difaggradevoli , e aflblutamente inutili. Secondo Ja noftra teoria farà age- vol cofa il cangiar le offa degli ani- mali in una foftanza nutritiva eccel- lente, e di cavarne de" fughi, o bro- di. di, egualmente faliibri, e pia dilicati. che i brodi cavati dai mufcoli , e dal- la carne. Qiieft'oggetto cotanto im- portante per 1' umanità menta ben le noftra confiderazioni'. Le offa fono compofle di due parti, cfTia di due foftanze; una ègelatino- fa, e nutritiva , ed è, per quanto ò potuto afficurarmene j la parte più pura e più atta a dare un buon fu. go; non contiene, ficcome i mufcoli, de! fangue groflTolano , e degli umori d'ogni fpecie: è accompagnata da un graffo dolce , che chiamafi midolla , e la fua natura è una linfa ben elabo- rata . L'altra fpecie di foftanza, che compone le offa è una terra feleni- tofa , o calcare; quella ferve di bafe, e loro dà la durezza. Nella macchi- na di Papino la violenza eccelTìva del fuoco confonde infieme le due foftan- ze"; eia terra» che v'è in molta ab- bondanza , è affai nocevole allo flo- maco . Il pane , che ne'miferi tempi della Lega fecero i Parigini con ofì'a di morti pelle e macinate , cagionò loro delle malattie terribili p'eggiori della fame lleffa . Or quando pure fi falfe perfezionata la fuddetta macchi- na , il che non è per anco riufcito , e- fi fofle refa capace non folo di am- mollire, maeziandio difciogliere per- fettamente le offa , non farebbefi con tutto ciò procurato agli uomini un be- ne tanto grande , quanto fi fperava. Ma ove le offa riducanfi in uno Ha- ta da fentire l'azione d'un caldo me- diocre , e tale che folamente fcioiga la parte nutritiva , atterra fll 1' og- getto , che l-'apina proponevafi , im- * maginando la fua Macchina . Io ciò ò tentato in confeguenza della riferì-, ta teoria. Ho limate delle offa di dif- ferenti durezze' , e ne ò meffa la li- matura in pentole comuni , a un af- fai mediocre fuoco : tutte quelle of- fa, dopo un brevifflmo tempo , vaia a dire, in meno d' un'ora di ebnili-; zione, mi anno date delle gelatine fa-, porite , e riftoranti , quanto quelle , che traggonfi dalla carne . Le groffe lime de' fabbri fono ottime per lima- re le offa de'groflì animali^, comedo* buoi , de' vitelli ec. , e alcuni cucchiai di quella limatura o polvere daranno una quantità grandififima di gelati- na (fl) , che fi condirà col fale, e fé fi vorià con aromi. Le fecciedella li- matura bollita depongonfi al fondo della pentola , o della caffettiera a mifura che il licore fi raffredda , e (i coagula : fi feparano allora col col- tello , e non è punto neceffario paf- farlo allo (laccio . Le piccole offa de*, volatili devono effere peliate per ri-. cavarne il fugo per mezzo dell' ebul- lizione , e in quello proceffo danno un fugo deliziofò. La Medicina può trar buon partito da quelle gelatine , facendole ammi- niftrareneglisfinimenti, rilafciamenti , o altri mali , ne' quali abbifognt di forti riftoranti . Ma anche tra i fani , quanti infelici che non poffono com- prare la carne , non potrebbono con poca o niana fpefa valerfi delle offa che reftanoa* macelli, o che gettanfi fuor delle cucine, o che avanzano al- le tavole de' ricchi ? Le offa che fo- no Hate bollite fono egualmente pro- prie (- come non fui prefente quando fepelli- rono il cadavere per cui era fatta la fof* fa , tornarono allora a ricoprirle di terra . Indi a non molto però ebbi nuova óccafione di farefcavareneJme- defimo luogo , e le offa fteffé rinven* ni , fé non che il cranio era flato in- franto . Mifurai dunque le offa , che trovai intere , e che feci riporre nel- la Chiefa pereffere vedute da curiofi. Le offa delle cofce fono di 25 pollici , 1* offo della gamba dal ginocchio alla curvatura del piede , pollici 18 ; il piccolo cavicchio pollici 15 ; le offa delle colle pollici io , e aljte 6 poi-, liei dal bacile d^II" offa -delle cofce j Quando, le Offa delle; gambe , delle cofce, e del dorfo fono meffe infieme formano urta lunghezza , che forpren- de r offervatore .E" certamente dif- fi<;i 1 e t rovar uo m i nii^ idosì g^and i .; pu^ re , fé vogliamo -credere oal.iSignon Sturlefon ,:Xaì'\ .uomini aoa,' erano rari ai t.empi del Re In^s Sta/flanfànsx^ che preffo il Monaflero di Wreta abi- ^tavano. ! -e:: ■0 0*F, . .b io»! 'an O'.t ii-i mfildds .£ : »n -il 3 , i" r.t-'D if!.:'ji:'oarn " ai7 N. XXVIII, NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Com[.mercio . V '* « 25. Gennaro 1777. Efperìenze fatte aìla Grotta, del Cam 5fe ne' giorni 15. 22Ì e Z'y.Gennajo ijj6. da^ Signori Bartolommeo , e Giufep- j pe Mozzi , e dal Signor Francefco Ì.atap\e , fcritte da quefl' ultimo , e comunicate al Signor ^bate Fortis // dì 6. l^ovembre del medejìmo anno (a) . E/per lenze del dì 15. Gennajo . LA Grotta del Cane è intorno a quattro miglia lontana da Na- poli, partendo dal Palazzo del Re, e circa due miglia e mezzo dalla Grot- ta diPofilipo. Dal Lagod'Agnano non è più lontana qhe trentacinque paffi , e cinquanta partì dalla ftrada maeftra. Trovafi quafi alia radice d' una di quelle colline che circondano il detto ^ "ISiuovo Giornale d' Ital. Tom. I. S? Lago, e che fono totalmente compo- fte di materie vulcaniche ; per modo che la Grotta medefima è fcavata nel tufo Vulcanico gialiaftro , arenofo, e terrofo fparfo di picciole pomici fimili a quelle dalle quali è ftata coperta la Città di Pompeja . La Grotta è più alta del livello del Lago venticinque, 0 trenta piedi ; vi fi monta per un piano inclinato da una dozzina di partì , a prenderlo dalla ftrada . I con- torni fono tutti ingombri di rovi, fpi- ne, ed altre piante felvaggie del pae- fe. La profondità di erta Grotta, mi- furandola dall' ingreflb fino ali* eftre- mità , è d' intorno undici piedi del Re ; trovafi chiufa da una porta artai groflblanamente fatta . E' larga gene- ralmente tre piedi ; ma verfo il mez- zo è un po' meno angufta ; e l'altez- za, che nell'ingrertb è di cinque pie- E e di , (a) Il dotto ed onefto Signor Latapie incominciò a conofcere le mofete d'Italia ne' contorni det Lago di Bolfeno a Latera , dove le ortervò prima d" ogni altro il Signor Abate Fortis , che lo configliò a portarvifi , e ve lo di- rertfe con lettere. V ebbe in Tofcana chi fi diede al Signor Latapie per prima fcopritore di quegli antri mefitici , e quindi il Viaggiatore Francefe fcrirte , che le Mofete di Latera erano già conofciute a Siena : ma chi gli avea detto qiiefto non era mai ftato in qua' luoghi . II Signor Latapie fapendo che ftava- no per pnbblicarfi le oflervazioni del Signor Fortis a Londra , gli communicò amichevolmente le fue fperienze della Grotta del Cane , permettendogli eh' ei fé ne fervirte come d' appendice . L'indole di quefti fogli non fopportando che fiano inferiti i lunghi dettagli fu le cofe di Latera, abbiamo creduto di fervire al pubblico inferendovi quefto articolo più breve ,e ripieno d'orterva- aioni importaniiflìme. di , e cinque pollici (a) diminuifce ^ fempre fino a che divien nulla all' e- ftreraità oppofla , dove la volta fi riu- nifce al fuolo . Qtiefla volta è fefTa trafver fai mente verfo il mezzo , e la fenditura dirigefi verticalmente, aven- do dieci piedi nell' una e nell' altra dimenfione; quindi le pareti fono af- fai profondamente fpaccate da entram- bi i lati a una larghezza che va fem- pre diminuendo, ma che all'aprirfi à più che un piede di divaricazione. Oltre quefta gran fenditura avvene anche un' altra a mano delira , che fcorre longitudinalmente pella parete lino al fuolo, ed è una dipendenza del- la prima . Sopra il fuolo, o piano inferiore di quefta Grotta regna il vapore mofeti- co , la di cui altezza , per quanto vien detto , varia fecondo le ftagioni. Effa non è attualmente che a quattro pollici , e non era né più né meno elevata l'ultima volta che rofleryam ino, che fu nel dì 2. diGennajo^ Fa- ceva oggi un sì gran vento , eh' efla era eftremamente agitata , e talora fpariva del tutto pello fpazio di a)cu. ni minuti fecondi] allora il fuo effet to era quafi nullo , e l'aria che noi vi refpiravamo non era punto diverfa dall'atmosferica, e fpezialmente vici- no airingrelTo, ancorché noi mettefli- mo la bocca propriamente fui terre- no. Allorché il vapore é nel fuo fia- to naturale fi diftingue fotto l'afpet- to d' una denfa nuvola che copre tut- to il fondo della Grotta , e deL quale poche parti fi alzano al di fopra c'è! livello comune, non eflendo difpofte a mefcolarfi coli' aria pura atmosferica , che riempie tutto il rimanente del fot- terraneo , come fi rileverà dalle fpe- rienze feguenti . Quefta nuvola man- tiene un' umidità continua nel terre- no: ma ficcome fovente vi fi mefcola di molt* acqua di pioggia, e talora ve ne gettano i curiofi , non fi dee attri- buire alla nugola tutto 1' umido della Grotta. Anche le pareti fono umide dal piano fino al fegno dove arriva il vapore mofetico, e vi fi oflervano co- perte d'una forte di mufco finitimo di bel color verde ne' luoghi , che non fono a portata di fubire lo sfrega- mento de'veftiti o de' piedi de' curiofi; quefti luoghi però fonovi affai rari a cagione del frequente concorfo degli ftranieri, che non vogliono mai par- tire da Napoli fenz'aver vifitato que- fta celebre Grotta . Quindi ne viene l'impoflìbilità di giudicare dello ftato naturale delle pareti , del fuolo , e del- la volta ; non folp gli sfregamenti continui de'veftiti , ma anche il fu- mo delle torcie, che fervono alle fpe. rienze, vi deve produrre delle altera- zioni. Abbiamo oflervato fotto la par. te piCi alta della volta alcune efflore< fcenze biancaftrefenfibilinìme , le quali pofte fa la lingua fi difciolfero imme- diatamente, lafciandovi il fapore pre- cifo del nitro. Il Signor de la La)ìde ^ che negò l'acidezza alla mofeta (aci- dezza però che farà dimoftrata dalle ffverienze noftre più fotto ) nega an- cora che fi formino nella Grotta efflo- refcenze faline di forte alcuna . Il cane , di cui fi ferve il Cuftode della Grotta pel'a folita fperienza , che certamente à dato il nome di Grotta de/ Cane al luogo , é un animale sì avvezzo agli effetti del vapore, e for- fè anche così fmaliziato a fingere più convulfioni di quello che veramente ne provi , per eflTere più pretto libera- to da una molefta fimzione , che gli conviene ripetere talvolta fino a die. ci. (rt) Il Signor de la Lande dice nove piedi d'altezza, r prefe quefto errore iirÀbate Richard , che 1' avea prefo dall' ^ddijjon , il quale fembra averlo tolto da da Bernardo Connor ; non è il folo cafo nel quale i Viaggiatori fi ricopino eternamente. T^ota dell'Editore. ì ci , e quindeci volte il giorno, c'henot Credemmo appropofito di non L-rvir- cens, e di condurre con noi da Na- poli una cagna robuRa , e vivaciflì- ma j della razza de' cani da caccia or- dinar] , e del tutto nuova alla fperien- ia , per cui doveva fervire . II cane del Cuflode non vive ordinariamente più di dodici, o quindici mefi in que- fto meftiere ; è molto più flup'do , e lento che gli altri cani , e verfo il fi- ne delta fua vita getta continuamente bava dalla bocca . Rovefciammo la cagna nel vapore; appena efTa v'ebbe immerfo il capo, che fi die a gridare acutamente palio fpa^io d' un minuto , e mezzo: refi- "ftè un po' più a lungo e potè aver forza baflevole per levarfi da fé ; ma in capo a due minuti , e mezzo vi rimafe diftefa. Le fue convulfioni creb- bero fempre a gradi ;. e la fua lingua divenne fempreppiù pagonazza . EfTa apriva la bocca a tutto potere, e pie- gava il capo verfo il petto a fcofie , continuamente; le gambe gli fi tefe- ro , e tutto il corpo univerfalmente tremava; fparfe quantità d'urina. La lafciammo in quello flato per cinquanta minuti -, indi la ritirammo dalla Grot- ta. Nello fleffo momento le fue con- vulfioni celiarono ; e in meno d' un quarto d' ora efTa avea riacquiflato forza baflante per follenerfi , dopo d' avere fparfo efcrementi liquidifìfimi in abbondanza : ma gli occhi avea flra- lunati , facea del/a bava, gridava trat- to tratto, e pativa degli sforzi di vo- mito accompagnati da tremiti . Venti- cinque minuti dopo la ritornammo nel vapore mofetico; e rincominciarono i medefimi fìntomi . Chiufimo quella volta la porta della Grotta ; circoflan. za che riufcì funefla alla cagna , che dentro al termine di nove minuti cef- sò di vivere, fenza che l'aria aperta abbia potuto recarle il menomo gio- * ti9 ^vamento. Quello fatto prova quanto il vento e tutte le agitazioni dell'a- ria eflarna diminuifcano gli effetti del vapore mofetico , non permettendo eh' ei fi condenfi , e per confeguenza ac- quifli tutta l'energia di cui è fufcetti- bile. Quindi è che per provarne i ve- ri effetti fa d* uopo non folamente chiudere la porta diligentemente nel tempo che vi fi fanno fperienze, ma turare eziandio il buco fattovi nella parte inferiore dal Cuftode , probabil- mente ad oggetto di far ifvaporare la mofeta anche a porta chiufa. Una gatta vigorofirtìma immerfa' nel vapore col nafo a terra cacciò to- rto un grande flrido , e fi dibatté con violenza pello fpazio di due minuti all' incirca ; dopo di che non potè rial- zarfi, e foffrì gli fleffì accidenti chela cagna, ma con molto minori convul- fioni . EfTa apriva la bocca , e cerca- va di refpirare con forza , ma quali fenza flrepito , e fenza moto . Avea gli occhi ftrabuzzati , e refiflè meno della cagna , poiché ancorché 1' aria eflema liberamente entraffe nella Grot- ta , effendone aperta la porta , la po- vera beftia morì dopo quaranta mi- nuti . Un pollo poflo nella mofeta im- mediatamente aprì la bocca , flefe il collo, chiufe gli occhi, e fece lunghe infpirazioni agitandofi , tendendo le gambe, e le dita , e fpargendo efcre- menti . Due minuti dopo noi lo cre- demmo morto, perchè non facea piùi alcun movimento ; ma le convulfioni lo riaffalirono fubitamente , indi cefiTaro- no. Lo traflìmo dalla Grotta alle tre ore, e un quarto, fenza troppo lufin- garci che riviveffe ; ma effo rinvenne a poco a poco , e in meno di dieci minuti erafene fuggito ne* cefpugli ; fu riprefo, e rimeffo nel vapore , do- ve in fette o otto minuti morì dav- vero {a). E e 2 Aven- (a) Vi debbe effere una gran differenza fra la Mofeta della Grotta del Ca- ne e quelle di Latera , ancorché varj effetti , e qualità abbiano comuni . In quelle ultime un agnello di quattro mefi morì irreparabilmente nel termine di oue minuti , e gli nomini vi muojono talvolta in poco più. T;^ota de/I' Editore. Avendo noi fparato fu! latto iftelTu ^ quefti tre animali lì trovarono pieni di fangue i loro polmoni , e le vene iugulari , L' orecchia deftra del cuore era turgidiffima , e neraftra nella ca- gna, mentre la finiflra non avea quafi fubito verun' alterazione né nei volu- me , né nel colore . Il cuore della gat- ta punto con una fpilla diede fegni lortifTimi d'irritabilità; quello del pol- lo un po' meno; quel della cagna nien- te . Cionnonoftante il Dottor Serao^ , il più celebre Medico di Napoli , afle- rifce che i foli fegni d'alterazione eh' egli abbia offervato negli animali fat- ti morire nelle mofeteconfìftevano nel- la flaccidezza del polmone » Noi, fen- za entrare in difcufiloni , ci contente- remo di riferire quanto abbiamo vedu- to nel propafito » Tre blatte , della fpezie maggiore che abita nelle cucine , refifterono più di fei minuti ;. allorché non raovette- 10 più le gambe , le traflTrmo fuori , e fembrarono ripigliare il primo vigo- re . Non ci ricordammo di rimetterle di nuovo» Uà groffo ragno doraellico , meffo nel vapore , camminò pel tratto di dieciotto pollici, ma fempre ritardan- do gradatamente nel moto ;. morì do- po un minuto e mezzo. Abbiamo noi fleffi infpirato , col mezzo d'un tubo di vetro d'alTai lar- ^o diametro , il vapore mofttico in abbondanza fenza rifentirne verun in- commodo ; è un po' pungente dapprin cipio , ed oppreffìvo , ma fi può abi. tuarvifi affai preflo . La più forte fen- fjzione è al nafo , e al palato , né fapremmo a che meglio affoaiigliarla, che alla fenfazione cagionata dalla fe- napa in quanto alla forza :. ma é dif- ferentilfima in quanto al fapore eh' é piccante ed aggradevole ; noi lo pa- ragoneremmo a quello d' uno fpirito di nitro leggermente etereo , ed al- quanto fulfureo , ed acido . Il vapore infpirato mettendo la borea a terra é molto più forte , e allorché noi face- vamo que/ìa fperienza folamente per un quarto di minato ci Centivamo il petto opprertb, e una grandiflìma dif- ficoltà di refpiro ; ma noi reftammo in piedi nella Grotta buona parte del giorno, dalle undici ore fino alfa fe- ra , fenza foffrirvi verun incomodo. I noftri piedi, eh' erano continuamert- te immerfi nel vapore fino al difopra della clavicola, non fi trovarono in- torpiditi , né perdettero il fenfo come quelli dell' Abate i^iV/j^ri ; vi abbiamo foltanto fentito un calore che ci fem- brò un po' meno che il doppio di quello dell'aria elìerna . Perciò fofpet- tiamo che v'abbia di molta efaggera- zione in quel tratto de' Viaggi del Ri- chard , come ve n' à in molti altri , ne' quali fa il declamntore , come nel defcrivere il carattere de' Napoli* tani. Alle dodici ore , dodici minuti e mezzo pofimo due piccioli Termo- metri nella Grotta , fatti arabedue col mercurio , di circa un piede d' altezza , la collante elevazione de' quali era di gradi 51. e mezzo, fe- condo le divifioni di Fahrenheit . L' uno era un picciolo Termometro In- glefe fatto di metallo , Sfiato iti un tubo di vetro; il mercurio vi fila- va a 50. gradi » Immerfimo quella nel vapore verfo il mezzo ddla Grot- ta , e fu fofpefo 1' altro alla volta ,. dove r aria mefìtica e quau infenfi- bile alla refpiraaione . Nove 0 dieci minuti dopo , il Termometra Ingle- fe erafi- alzato nella mofeta a gra- di So. e mezzo , e quello ch'era fof- pefo era falito a' gradi 6j. né 1' une né r altro s' alzò di più quantunque li lafciaiEmo a lungo ne' loro rifpet- tivi luoghi. Si vede quindi che l'aria della Grotta aperta era più calda cho quella dell' atmosfera ambiente gra- di 15. e mezzo , e quella del vapore gradi 50. e mezzo . La relazione di quelli due eccelli ancorché doppia fem- bra più confiderabile a confronto d^' gradi di calore dell'interno , e del di fuori della Grotta , valutati folamen- te dalle fenfazioni eh" eccisano: ma per giudicare ancor meglio di tali re- lazioni farebbe d'uopo avere Termo- metri metri affatto fimill (a) . Chliifa che 5ft fu la porta , il Termometro ch'era nel vapore montò a gradi 82. e il fo- fpefo a 70.; in queft' iihiino cafo ia relazione delle differenze degli eccelli è divenuta minore, perchè l'aria del- ia Grotta participò alquanto del calor e dell'indole del vapore inferiore. Con una grande e buona firinga fe- cimo diverfe fperienze fopr' alcuni li- quidi , afllcurandoci prima cha la fi- ringa forte piena del vapore col firin- garcene nella bocca . Verfammo i li- quidi in piccioli bicchieri di criftallo , e dopo d'averli porti nel vapore gli abbiamo impregnati di efTo con repli- cati colpi di piftello , indi gli abbia- mo paragonati cogli fleffì liquidi che avevamo lafciato all'aria libera fenza iniettarvi vapore , per ben ofTervarne le differenze. Il btte , e '1 vino non ci fembra- rono fubire verun cangiamento di co- lore, né di fapore; divennero veramen- te un po' tiepidi . L' acqua parimenti impregnata di vapore in un picciolo bicchiere non dava quafi verun fegno d'acidulità; ma allorché ne riempimmo per metà ! ima caraffa di collo anguftiilìmo , che Uava immerfa nel vapore , lo fteffo numero di colpi di piftello vi produf- fe un faporetto acidulo fimile a quel- lo dell'acque di Spa , o di S. Lucia a Napoli . La foluzione d'argento pell'scido nitrofo non ci fembrò patire verun* alterazione. Lo fciloppo di viole non mutò co- lore . Un ferro ben calamitato che lafciam- mo per ben tre ore nella mofeta nulla perde della fua qualità . Un pezzo di pane frefco , e fcro- ftato non vi contraffe verun fapore ftraniero. ^ II Tornafole fciolto , ed allungato in molt' acqua non foffriva alcun fen- fibile cangiamento allorché vi ^\ firin- gava il vapore tenendolo nell'aria li- bera; ma allorché il picciolo bicchie- re in cui era contenuto fu immerfo nella mofeta , alcuni colpi di piftello gli commanicarono un color di rofa vinofo torbido , la di rui intenfità s* aumentò fempre in ragione della quan- tità del vapore di cui s' impregnava ; divenne finalmente color di fuoco . Qaefta fperienza ci recò un gran pia- cere ; perch'è decifiva , e dimnftra che v'à dell'acido nel vapore della Grot- ta del Cane . Dopo di quefto fatto deggionfi contare per nulla tutte le ragioni negative riferite dal Signor di la Lande , e da altri Fifici per pro- vare che quefta mofeta non contiene acido. L'acqua di calce, che noi avevamo lafciato ripofare lunghiffimo tempo , fino a che foffe limpidiffima , e tran- fparente , s' è turbata a gradi , ed à formato nugoli denfidìmi , ancorché bianchi al maggior fegno , allorché l* ebbimo immerfa nel vapore , e injet- tatovene replicatamente . Vi fi è for- mato finalmente un precipitato di calca abbondantiffimo. Allorché noi ebbimo verfato dell' acido nitrofo , e dell' aci- do vitriolico fulla medefim' acqua di calce , effa non ne fu confiderabilmen- te turbata e fece una piccioliffima nu- gola, che fi foftenne coftantemente al- la parte fuperiore del liquido, mentre all'oppofito quando v* ebbimo verfato fopra l'alkali volatile, l'acqua fi tur- bò, e condensò, ma molto meno che prima , e con affai meno color bian- co di quello moftrava nella Grotta. Quefta offervazione conferma il detto del Signor Malouin , che la calce , la. di cui principal bafe é di natura al'ka- Ima , contiene però diverfe porzioni di (rt) ^ddijjon nel fuo Fiaggìo d' Italia dice che il calore del vapor della Grotta del Cane è quafi nullo: ma ^ddijfon non aveva Terreo -netro. di parecchi fali, l'acido del quali fvi- liippafi allorquando vi fi affjnde un alkali. Oiieflo fenomeno dell'acqua di calce condenfata, e precipitata dal va- por mofetico è degniffimo d'o/terva- zione, e fembrerebbe provare , come quello dell' acidulità dell'acqua comu- ne prodotta dal vapore medefìmo , fé «on r identità, per lo meryo la gran /àfTomiglianza di elfo vapore coli' aria fiffa , della quale s'è tanto parlato dai Fifici, e dai Chimici di tutta l'Euro- pa dopo gli efperimenti del Dottor Black , e del Etottor Macbrids , che fono ftati i primi a chiamar l'atten- zione dei dotti fu d' un tale og- getto . Vn Elettrometro fatto con una pic- fiola palla di fugherò appefa ad un fil di feta , ed immerfa nel vapore deK la Grotta, rimafe immobile , e fenza dar alcun fegno che in quel luogo fi eontenefTe elettricità . Tutti i lumi accefi j. forti , o deboli the fietlo, fi fpengGno nello fteffo mo- tnento, in c^Ui toccano la mofeta. Noi abbiamo provato a bruciar della can- fora , del filtro , e dello zolfo , facen- do prirtja là fperienza con ognuna di quelle matet-ie a parte, indi colla me- scolanza di tutte infieme . La canfora fi fpenfè un po' men prontamente che le lorCie da vento di pece , e le can- dele di fègo ordinario j lo zolfo refi- Rè piò dell'altre cofe , ma però fi fpenfé giunto che fu al fuolo della Grotta . Abbianfió cefcato invailo d' accender. vi la polvere d' archibugio , feguen- do il metodo ordinario di firaili fpe- rienze , vale a dire , incominciando un folco di polvere fuori della mofe- ?a , e facendovelo finire dentro : fi ve- drà però come fiamo riufciti ad ar cenderla qualche giorno dopo > ma è cofa nota che non fi pno tirare un colpo di piftola nel vapore , e che il focile non vi promuove fcintille colli- io alla felce ioca.ja. * Due plcciole bilaiKle da faggi, ca- ricate dall'una parte di p fi di rame, e dall'altra di fugherò, pofte in equi- librio avendo i funicelli di eguale lun- ghezza , non foffrirono alcun traboc- camento ; r equilibrio perfide anche dopo che noi ebbimo accorciati i fu- nicelli d'una delle due bilancie per modo che uno de' piatti fi trovafìTe nella mofeta , e l'altro nell'aria pu- ra atmosferica ; lo che prova che le denfità di quefti due mezzi non diffe- rifcono fenfibilmente , ancorché le al- tre proprietà loro fieno differenti. Riempimmo due vefciche, 1' una cot' vapore della mofeta , l'altra coli' aria efterna , prefa fuor della Grotta ; en- trambe fi diflefero colla medefima for- za , e alcuni giorni dopo erano po- chiffimo inflaccidite , e confervaronO' ^quafi lo flefTo grado di tenfione. Que- (ìo fatto prova ,. che ^aria del vapo- re di cui fi tratta non folamente è elaftica , ma lo è q.uafi tanto quanta l'atmosferica, fé non lo è di più j e^ quindi ci f^smbra che non fia una mancanza d' elafticità d' aria quella- che fa perire gli animali porti nella mofeta , come tanti Fifici anno cre- duto , e fra gli altri Bernardo Con- nor , Medicò l-*olacc0 , che à com» pofto efpreflamente un Trattato per provarlo C'*)* Sperienze fatte il dì 22, C^nnajo .. • Era brutta giornata; foSìava vento impetuofo , e cadde molta pioggia interrottaKiente ; quindi la mofeta à fofFerto delle variazioni confide* rabili . Primieramente noi efaminammo due- piccioli pezzi di carne fimili , che a- vevamo fofpefo nella Grotta , T uno' prefTo alla volta , 1' altro nella mofe- ta , nel giorno 15. Gennajo . Erano entrambi corrottiffimi , ma ancor piìi dell'altro quello ch'era nella mofe- ta , il Iktoré del quale era ùifopporta'» bilfe. (^) De ^intrìs kthjferis ^ Oxon. 1^55. Libro aflki raro bile. Otieflo pezzo avev' aflbrbito tanf :t acqua qia . ;EiTe da principio rimafono per qualche tem- po immobili ; pofcia i loro movimenti divennero frequenti^ mettevano il ca- po fivori dell'acqua efpe/To anche ufci, vano affaittp fuori del vafo. In capo a tre quarti d' ora morirono , Il cuore di quella, che mori prima, diede fe- gni d* irritabilità. Un Rofpo introdotto nel vapore re- fillè pili, d' un'ora, dopo d' efìfervi fla- to poflo pili d'una volta. Le ftie flri- da furono meno frequenti , e men forti che nell' aria pura ; il ventre gli fi gonfiò di molto j e quafi fino all'ulti- mo minuto l'animale faltava fuori del- la mofeta con tanto vigore, eh' è fla- to d" uopo ferraarlovi dentro per una zampa. Allorché fu aperto, gli fi tro- vò il polmone deliro tefo come un pallone, del volume d'una grolTa uli- va, mentre il polmone Cniflro non era pii?t grande che un pifello , roffigno, e fenz' alcuna dilatazione. Una Mofca , dopo d' ti^^re fiata un minuto e mezzo nella mofeta rimafe priva di movimento: ma rimeflfa nell' aria libera efla ritornò al fuo flato na- turale , e volò via dopo mx minuto . Abbiamo voluto verificare l' interef- fante fperienza , che ^ddtjfon , che fembra efTere flato il primo a cui fia caduto in penfiere di farla , afficura d'aver ripetuto tre volte nel fuo Viag- gio d'Italia {a). 11 i Dividemmo in due parti longitudi- nalmente vm peezo di canna fecca , e lo collocammo obbliquamente nella mofeta p$.r mod^ che- utja bielle fue eflremità flava appoggiata fui fuolo della Gioxta in un piatto, e quindi era immerfa in tutto il vapore, mentre 1* altra eflr^miti flava appo;fgiata alU parete fuori dejj'. ambiente mofetico;. indi . rletnpipQ.mQ di polvere d' affrhibu- gjo tutto- il canale della canna dal ion- ico del piatto i]no all' eflremità oppo- fla , mettendone anche nel piatto me- defimo. intorno alla canna . Tollochè ebbimò appiccalo jj .faoco pel mezzo d' unp xolfanelJo alla polvere fpperio- rgj, e/Ia iion folo bruciò fino alla mo- feta , ma profeguì ardendo fino al fi- ne del canale immerfo nel vapore , per modo che non ne. rimafe wx gra- no né nella canna , né fui piatto, né fui fuolo della Grotta , dove noi n'a- vevamo lafciato cadere fopra il fango di .cui la fuperijcie di effa è formata. Dapo quella generale deflagrazione di tutta la polvere, la Grotta rimafe in- gombrata d'un denfo fumo, che fer- viva di veicolo per innalzare la mofe- ta; noi potemmo affai ben diflingue- re in refpirando quel fumo il vapore eflraneo , che vi fi era mefcolato , e che ayèa tutti i caratteri della mofeta indebolita . Quella differenza che fi oflerva fra le fiaccole che fi fpengono appena che toccano la fuperlicie del vapoj-e, e la polvere che s* infiamma fino anche al fondo di effa , viene fe- cond' ogni apparenza dalla continua regenerazione dell' aria atmosferica pel^ le detonazione del nitro . La fperien- za furriferita fomminiflra uno de' mi- gliori mezzi per rendere accefTibili ( almeno per qualche minuto ) tutti i luoghi refi pericolofi dalle mofete ; imperocché 1' aria atmosferica intro- dotta a viva forza nella mofetica ne indebolifce di molto mefcolandovifi la I qualità perniciofe. . // fine in altro foglio . {a) MdJJfo'ns Travels , nell'articolo de* contorni di Napoli. 214 Trezzi Correnti de* Granì. Addì 12. Gennaro 1777. .Venezia a peso diLib. 152. lo Stara Jn Tiazza Mercanti^ ■ Simile ■ Da Tijìori Simi/e- Da Forni — Simi/e ■ ■'L. 17 -L. 16' -l.t8 -rL. 17 — L.' — — L. ' — In Tubblico da Fonticirr^-^ L. — Simile • ■ ■- " — L. — Sorgo Turco L. 1$ 1. — IO Lecnaco a misura veneta. Tormento' » ■ Simile Sorgo Turco——— -L. 18 : ~ : -L. 17; 12 ; »-L. 13: 19; L. ij ; S ; Lazise a misura Veneta. Tormento Simile ' Sorgo Turco L. 18 : — ■ 1. 17; — L. 13 : — L. 12 ; IO Vicenza a misura Veneta. Tormento- Simile — Sorgo Turco — • — r- -L. ip: 16 ■L. 17 : 12 -L. 15 : IO L. 12 ; /\ Treviso a misura Veneta. Tormento- ■ Simile - Sorgo Turco- — i-*- L. 17: S L. 15 ; 18 L. 1 1 ; — t. IO :•— Rovigo a misura Veneta.' Tormento i — Simile • Sorgo Turco -L. 1 5 ; 15 -L. 14; 2 -1.12; p L. II ; 16 Este a misura Veneta. Formento- -T»L. 16 : 15 -L. 15; 5 — L. 11:12 L. 12; — Bassano a misura Veneta. Simile ■ Sorgo Turco Tormento Simile ■ Sorgo Turco -►— L. 22 ; 5 — L.iS : i -- I" H • 5 L. io: 8 Miran a misura Veneta. For mento ■ Simile ■ Sorgo Turco- — L. ip -L. 18 -L.— L. — IO PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. Formento Simile Sorgo Turco L. 2^ ; p L. 2j : 15) • L.»— : — Rimini a misura Veneta. Formento ■ Simile - Sorgo Turco ■*■ L. 14: ►— : — L. 15 : — : — L. 7 : IO • — L. 8 ; — : " * 1} ^ ...q U-: v;: ...-■. ^. ^^^^:' KiX IX".".- ^ V '• ^ ^''^^ '' ' - j:, ri-r. • ' !'s"> «'f'J-'ivK cTì'i ^ ' -ful il i '^ 2fi:jisfi3vni b , iL3:q, SU £-)lÌ5 Oliò NUOVO GIGRNA Spettante ALLA Scienza Natoral%'', e principalmente all' Agricoltora , alle Arti , ed al Commercio . Ih P." -»U ìb »!iiq f ^^^,^^ì) Febbraro !rv- FÌTie delie Efper lenze fatte alla Croi- ;fc . ^ta del Cane ne' giorni 15. 2-2. e 25. \ Cennajo ijj6. da Signori BanoÌQm- meo , e Giufeppe Mozzi , e dal Si- _-.gnor Francefco L-Atapìe , fcritte da quefi' ultimo , e comunicate al Si- ^rrgucrr-j^l^atePoTÙs il dì 6. 'govern- are del medejlmo anno . < 1'- -!(- UNa fecond'efperienza del -^ledeu- mo. genere ci riufd egualmente bene, Riempimmo una canna di pol- vere, d'archibugio ordinaria j e/Ta era più' elevata che la mofeta , e trova- ya(j fermatf verticalmente nel fuolo del|la Grotta ; vi diedimo fuoco perdi fopra,- tutta la polvere fi accefe fino al , fondo che toccava il fuolo , bru- ciando affai lentamente , e formando una bella fontana di fuoco , Il Cane del Cuflode della Grotta mefiTo nel vapóre immediatamente do- po quefla fperienza à fofFerto colla prontezza folita le convulfioni , an- corché ne forte flato efente allorquan- do ve l'avevamo immerfo un quarto d'ora dopo il primo de' noftri fperi- ^ .• . Jluovo Giornale d' Ital, Tom. I. Nr ^777'' SÈV3Ì3 fifbijp ■jq f>I oluif'j or!)' menti d'oggi fopra !a polvere .Forfè v'ebbe que(^a difFeiienxa perchè nell' ultimo cafo il vapore della mofeta non avea peranche avuto, tempo di mefcolarfi; col fximo della polvere. Comunque fi a però , I^ ccjfa,^ W.^'^M? nuòve prove. : 3 .■?(:■ H'^n-^o A^-iì f.rn Noi ci fiamp rihchiufi , -ftandocene in piedi nella Grotta , la di cui porta er;^ ben chiufa innanzi che il vapore foffe turbato pella deflagrazione della polvere, e v' abbiamo fentito un gra- do di calore alcun poco piìi confide- rabile ; la fenfazione prodotta dalla mofeta aveva anch' ella un po' più d' energia . Noi fiamo perfuafi cionon- noftante che vi fi pofla dare] a lungo fenza _ perire , ed anche fenza r ifen- tirne incomodo. S'egli è vero , come fi racconta a Napoli, che due rei fat- tivi racchiudere da D.Pietro di To- ledo vi morirono in poco tempo , e che un afino fartovi condurre dal Re Carlo Vili, durante il fuo foggiorno in Napoli vi morì prontamente , fa d'uopo che il vapore ' aveflfe allora molto maggior forza , ed elevazione , il che p?rò{ non. fembra credibile {a). I-M- '?■ - V •: Ff Noi («) Bernardo Connor dice, che il Viceré D, Tìetro volle fare una femplice fperienza fu d* uno fchiavo Turco, fenza intenzione di farlo morire, ma che la prova fu mortale. Probabilmente il poveruomo vi fu colcato colla tefta im- merfa nel vapore, come fi fa degli animali , e allora l' effetto non è piti ftraordinario . .,. ,, ^ . ■ . .^6 Noi avevamo un eccellente Baro- metro colie fuddivifioni di "ì^onius ^ alto circa tre piedi , d' invenzione af- fai nuova ed utiliflìma per oflervare differenze piccioliffime fino ai centefi- mi, e ai millefimi di linea. Il Signor Ciufeppe Mozzi V à portato da Lon- dra , come anche i due piccioli Ter- mometri , de' quali ò di già parlato, e l'Igrometro di cui parlerò or ora. Il Barometro s' è alzato nella mofeta a 29. gr. 2. decime , e quattro centefime] cflb è rimafto a quefla elevazione an- che allorché ebbimo chiufo la porta. Sofpefo dipoi fuori della Grotta , eflb calò a2p.gr. una decima, efettecente- fime . Per tal modo , ad onta delle variazioni dell'aria è dimoftrato, che l'ambiente mofetico è più pefante dell' atmosferico , poiché in èrto il Baro- metro ambedue le volte s* alzò , pri- ma fette centefime, e poi cinque ceti- tefìme. Noi non^temmo darci awe- •dere che quefla eccedenza di pefo 'fi debba femplicemente, come alcum Fi- fici lo pretendono, ad emanazioni me- talliche, e non air elafticità . L'eia- flicità dell' aria mòfética ci fembra poi provata dalla permanente tenfi o: ne delle vefciche , che rifulta da urtò degli fperimenti noflri riferita più àd- 'dietfo. ' : Ripetemmo le fpérienze tetmòme- triéhfe, fervendogli fempre delle divifio- rii ,di Fahrenhe'ìt^, come quelle che fòi- no le- piiYcoAirnòde ed efatté. Ave- vamo , oltre ai due fuddétti, un tèrzo Termometro lafciato all' aria .libera . Il picciolo ' Termometro 'Smontò nella mofeta da 5S | a 8^ vale a dire 14} e quello eh' era àppefo àWk volta del- la Grotta montò daf 56 [ al 60 { , vale a dire 5 «« . Quindi la differenza del calore del vapore a quel del retto della Grotta eflendo nel dì prefente di 20 I era più conCderabile che. quel- la del, dì 15. Gennaio partalo di 5 |. ^■'Uii' Igrometro di. Londra , il dv cui indicatore , fatto d'un' arifta di fpica d' avena trovafi chiufo in un cilindro di ottone fimile a una burtbla < girò dal o. al ^5. nello fpazio di tre quar- jfc ti d'ora nella mofeta, ed è verifimile che fé ve 1' avertìmo lafciato più a lungo , erto avrebbe fatto il giro di tutto il quadrante;' ; fe forfè" cu più ; ma fi fa che per la mancanza d'un punto firtb determinato fu I' umidità naturale dell'aria le fperienze di que- lla fpezienon infegnano molto. Una moneta d' argento , e una di rame non anno fofferto verun' altera^- zione fenfibile nella mofeta , quantun- que noi le abbiamo lafciate fui fuolo della Grotta più di tre ore ; d'onde rilevafi che la porzione fulfurea del vapore , che noi crediamo m^fcolata cogli altri elementi della mofeta, àthh' ertere piccioliflìma , o invol.ùtiflìma ; il vapore ch'efce dalle fumajole' della folfatara , mezzo miglio lontaiìo dal- la Grotta, annerifcé l'argento,^ il ra- me immediatamente. Ripetemmo anche le npftre prime fperienze fopra la foluzionedi torna- fole, con qualche differenza, e n' eb- bimo i medefimi rifultati . Venti col- -pi di piftone della noftra firinga die- dero alla tintura di tornafole un bel- lifllmo color roflo , beii diverfo.'dà quel violaceo , che il tornafole' pfen- de da per fé* e principalmente (iuaii- do fia f^iotto in acqua calda . Il tor- nafole fciolto nell'acqua' del L-ago d* Aghano, e hell' acqua diftillata dìfede il riiedefimo colore col mèd!?.fimo nie- ■todo'v"^ ì::-h ■■' : ' ■ ■•'. •"' Efpermsnti.del di. ^2$, Gewtia}.^^^ _,ni Abbiamo efpofto alla mofeta molte laftrè di vetro , la pofizione obblitjna dèlie ^uali permetteva che la porzio- ne del vapore che vi fi firtava colarti» a goccia a goccia in altrettanti pic- cioli vafi di maiolica . Eftratto eh' eb- bimo quello licore , che credevamo doverte darci qualche fegno d' acidez- ' zi , ci trovammo ingannati^ allorché lo provammo coli* alcali firtb, è colla tintutà di tornafole. Sembra che )a parte, che fi fepara dal vapore attac- ♦ candofi al vetro , fia precifàriiente I3' ^ più plA acquofa , éH infipida , e fcevra d* ogni altro principio . Qiiefte fono le fpcrienze, che noi ab biamo fatto alla Grotta del Cane col- la maggior efattezza che ci fa pof- •fibile. - V anno .i ri altri luoghi d'Italia pa- recchie mofete a un dì prefTo fi .miii pegli effetti a quella che fervi alle noftre efperienze. Di tal fatta fo- no quelle de'iìagni di S. Filippo pref- •fo Radicofani in Tofcana , e quelle ali Latera preffo al Lago di Bolfeno . Qaefte ultime riefcono opportuniflìme per farvi delle fperienze in grande perchè fono d' un'elevazione enorme. Il Signor Abate Fortis , Naturalifta Veneziano , fta per pubblicare una fe- rie d'oflervazioni fatte alle mofete di Latera , eh' egli à fcoperto , ed efa- minato prima d'ogni altro. I rifultati delle di lui oflfervazioni e* infegneran- no certamente de' fatti intereffanti ed atti a fpargere nuova luce fu. la natu- ra delle mofete Vulcaniche , LETTERA XIX. Schemnitz 5. Settembre . E' Stato ben grande il mio pati- mento tbfferto in dieci jziorni di viaggio da Nagy-Banya a quella parte nel cagionevole flato di falute nel* quale mi trovo , non potendo fenza ajuto né entrare, ne ufcire dalla Car- rozza ; quefta dolorofa circoflanza non mi permife di efaminare la qualità de' Monti eh' io attraverfava. La ftrada pre- fa era per lo più per la pianura, la- fciando a dritta i Monti Carpazi , ^e il Tibifco a finiflra . Schmolnitz è fituato al principio di quei Monti; jo aveva difegnato di paflare per di k\ i ma mi farei fcoftato troppo , in tempo che il cattivo (lato in cui mi tt^ovo non permette dilazione . Nelle Campagne, e nelle famofe Vigne pref- fo Tokay fi trova fpeffe volte de'pez, ^ 4i7 * zi di Lava. nera, e Cerulea vetrificata Tumex Fitreus Linnai , benché fino ad ora non mi foffe riufcito di fco- prire alcun Monte che (offe flato Vul- cano . La Collina dove precifamenta nafce il preziofo Vino di Tokay è' di Schido argillofo , fenza verun indizio Vulcanico , io credo perciò che quefla Lava provenga dalli Monti Carpazi, dove fé ne vede di molta , e dello Zol- fo nativo ancora , e che dalle acque fieno fiate portate a quefla parte. Li- na giornata lontano da Alt-Sohl fi trovano le Montagne, che fono diret- te a mano deflra per il Comitato di Luptan , e poi s'attaccano alle Car- pazie . Riufcendomi affai molefle le fcofle della Carrozza , mi vi arrampi- cai camminando meglio che potei. In quefli contorni ho veduto molti pezzi fmoflì di Granito , del quale fuppon- go fieno formati quei Monti , benché coperti di Argilla Schiftofa ; mi fu det- to che colà vi era qualche cava di Piombo , e di Rame . Memoria fopra i luoghi Minerali , che dipendono dall' Infpettorato di Schmolnitz . NEI tempo medefimo , in cui io arrivai a Schemnitz , trovai > che la nuova della difgrazia accadu- tami eravi precorfa ; e come la fama fuole accrefcere fempre pella via qual- che cofa al vero, eravi fparfa la vo^ ce della mia morte. La mia prefenza era quindi molto opportuna per con- vincere la mia famiglia della falfità di quefta novella. Fra le molte lette- re che mi attendevano colà le voflre furono le prime ad effere aperte. Sic- come io mi rallegro del voftro felice ritorno in patria , così non poffo poi perdonarvi di non aver fatto meco quefto viaggio . Q.uanto piii accurate farebbono fiate le mie offervazioni, e a quanti oggetti m'avrefte voi fat- to porre attenzione , che effendo folo mi fono sfuggiti ! Io ò foddisfatto in parte al voftro defiderio trafcrivendo tuttociò che mi è accaduto d'offerva- ff 2 re; ^-3 ré*.: 'ma io non' fo fef farò capace di far^i una compiuta defcnzione , o teo- ria delle varie forti di Montagne Un- gariciie rendendovi conto delle fpezie di pietre , onde i più alti , i Qiedj,ei più baffi monti fonò^ comporti , e de' Minerali che ivi' fi trovano ; Il mio maggior affare adeffo fi è il ricupera- le le mie forze ; poi farebbe d" uopo ch'.io vi parlaflì delle Montagne che fi trovano nella Bafifa Ungheria , ed anche delle cave , e fabbriche di Sch- moinitz . Quanto appartiene al primo di quefti due punti io vi foddisferò nella feguente lettera ancorché io fia imbrogliato, noneffendomi quefta vol- ta portato a Schraolnitz . Se voi vo- lete contentarvi d' uno sboazo fat- to alla sfuggita da me ne' partati an- nJ-V-'e ritoccato fu le defcrizioni al- trui , poflb rendervi fervilo . Ma vi avverto che quefte annotazioni fono imperfette , mentre io aveva in quel tempo -troppo poca fperienza , e co- gnizione , né mi, credeva che oflerva- zioni di tal fatta poteffero fervire ali* ivanzaramtò dèfl^ Storia Naturale. Schmolnitz adunque e una celebre terra nell'Ungaria faperiore annove- rata fra i Beni Camerali Regj . E' fi- tuala oiella, Contea di Zips , alle' fal- de dei Monti Carpàzj , nota già fino ai tempi de' Conti di Zapolia, e Bat- teriche occupano tanto luogo nell'an- tica Storia dell' Ungaria ..Ferdinando III. Imperator cede la Signoria di Zips, € Schmolnitz ancora alli Conti diCfaky, li quali appalt.irono ordinariamente le Minere ^ è il oiegozio di: Racie ai fo- raftieri.Sep -Tra tifi; nel 1671. li due fratelli ContiFrancefco, e Steffano re- ftaronopur divife le Minere in parti eguali .ItìviJ 11 ppatoG pofcia il primo nella fatriofa ribellione del Tekely. , iteftò la foa porzione neHo fteffo an- no confifcàta e incamerata a benefi- zio del fifco . Non conofcendofene il valore furono pérqualche tempo date in affitto a varie, perfone, fino che lo fteffo-com padrone Conte Steffano Cfaky ìe prefe fopra di fé pagando! un? an- UBO CefifO'. di quattfo mille fiorini . Sfe Tre anni dopo fece la Camera riiva Compagnia col medefimo per profe- guir i lavori a conto comune: allora fu -che vedendo i MiniRri che l'.utile afcendeva. a 148^1 J fiorimi , ne av- vertirono la Camera, la quale contrat- tò col Conte Cfaky per Tàcquifto del- ia fua porzione delle Minere , e delle Terre di Schmolnitz , e Stoos ancora , cedendogli in compenfo l'intera por- zione della ; Signoria di Zips , che al fratello era (lata confifcàta , Commiip tò pure la giiarifdi2ione che il Conte avea fupra la metta della Te;'ra di Schwadler con altri Beni Camerali. Si- no da quel tempo divennero le Mine- re di intiera, ragione Regia , e furono fottommeffe alla direzione della Camera di Kafchau , non ricavandofi però quei vantaggi che fi erano afpettati . Si venne alla rifoluzione di mandarvi l nel 1757. un particolar Ifpettorè , e finalmente nel 174S. fu eretto un Su- premo Tribunale , compwfto dell' Am- miniftratore Generale, d'un Ifpettorè, d'alcuni AffelTori, ed altriSubalterni , con facoltà di giudicare le materie ci- vili, e politiche, e di vegliar alla con- dotta dei vicini Comitati dell" Unga- ria Su-periore , regolandofi a . tenore del Codice Maffimiliano , e delle Leggi municipali dell' Ungarià, avvocandoli le appellazioni dal Tribunale di Nagy- Banya ► Incarico dell' Ifpettorè fi è di amminiftrare le Caffé delle Mine- re , Fonderie , Bofchi , di prefiedere all' acquilto de' Metalli , e di render conto di ogni cofa alla Cefarea Re- gia Camera di Vienna . Il Ragionato Pubblico deve far l' efame di tutti i conti , e far rilevare all' Ifpettorè i difordini che fcopriffe . Da quefto Ti^ii bunale dipendono le Mmere di Schraol- nitz , Stoos , Swadler, Ginfiedel , Gol- Iniz, Krumbach, Boratsbod , e Wagen- drùffel , tutte nel Comitato di Zips; come pure Mez^nflein Superiore , e amteriore ,i Tobschau , e Rofenau nel Comitato di Corejorra , e IglO' o fia Neudorf , e wallendorf pur re nella Contea di Zips in quella ^^ porzione eh" è foggetta alla Polonia. Hp Li -Li Manti di ScHtìiòìriitz fono' dì^ScJii-sj: {in argillofo ceruleo frammifchiato col Glimmer. Tre fonò 'l' filoni ptrincipali, xhe anno la loro direzione a mattina, *e dédinptt'o' 3' fettentrione 75. gradi •incirca'. Le-Gaillerie fono tutte paral- iele , dHfcoflé zo. Klafter- una . dall' al- tra, e'iti alcuni Piti dove s'incutevano "di' foli- 12 j e talvolta meiia-ancora . Le fpelonche che tra mezzo C: trova- rlo ^ nón-fono di mofta tenuta ; co 1 ■ptiré riefcono incoRanti i filoni: molte Vòlte fi allargano per lungo tratto f:?n- 2à 'dar materia di utilità alcuna . Bru- scamente poi divengono ricchi ; qua- lunque picciola varietà di Sinfo , o di •pofizione ne fa alterare la qualità , efTendo poi oflervabile che dovè' man- ta la differènza della qualità del Sa f- Tó , ■ i! •'filone diventa affatto, inutile . 'Le Gallerìe fono entro 1' argilla ofcu- ra grigia , fra-mmifchiata col Quar- zo , e di raro collo Spato , effendo •appunto effa la materia colla quale incominciano, e terminano i filoni, da che derivò il provèrbio de* Canopi , che it Quarzo dà , e toglie il Mi- ^nerale. ■ Fra mezzo 1 filoni principali fi tro- vano entro lo Schifto Argillofo degli ammaflì di Pirite J ne vidi uno in pro- fondità di 75 Klafter, ch'era affai pre- gno di Zolfo , e conteneva da una a due libbre di rame per centinaio . I Canopi che fono intendentidì ni del Minerale lo affortifcono e confegna- ho menfualmente ne' Depofiti pubbli- ci . Per ogni centinaio di minerale , che contiene dalle li alle 2^- libbre idi rame , ricevono in pagamento* io carantani ; per quello che refvde dal- ie j alle ^6J- libbre di rame 15 Caran- tani ; p.*r quello dalle 7 alle iij- lib- bre 20 'Carantani , e finalmente per il piil ricca di 12 libbre per centìnajo 30 Carantani . Nella conffena a mo- tivo dell' Umido , e bagnata fi com- putano libbre 103 per libbre 100. Il Sego , e la Polvere che adoperano i Gan'opì , e che ai medefimi fi fom- ìniniftfa viene diffalcato d Ile loro mer- cedi . Ne' pubblici Depofiti fi fa Taf- * fortimento de* Minerali , feparanda quello che- contiene Argento , che fi manda alla fonderia per partire . Il Minerale di Schmolnitz -è per lo più Pirite di Rame gialla > colla fuperfi- cie di var) colori , talvolta? anche in-^ tieramente giallo , o fpruzzato leg- germente collo Schiflo grigio fcuro 'i Oltre il Rame che fi cava dalle Mi- nere , fé ne (à ancora annualmente da ioo© centinaia del cementato. .Ef- fendo tutte le acque chefcorrono dal- le Cave pregne di particelle di rame fciolte dall' acido del Vitriolo , fi fa che r acqua fcorra per altri antichi filoni ancora, acciò fempre più s'im- pregnino: poi coli' -a)uto di macchine fi conduce per Gallerie foderate di la- mine di ferro , il quale ricorporandofl cogli acidi vitriòlici , forma il rame, che fi depone come una belletta, che di tre in tre giorni fi diftacca dal fer- ro acciò non formi una corteccia , 0 impedifca 1* ulteriore foluziorle. Quan^? to è maggiore il declivio pel quale tali acque cadono fopra il ferro , più preflo fi forma il rame ; ogni quat- tro fettimane fi pulifcono le Gallerie, levando il Rame deporto, e rimetten- do il ferro confumato. » Vi fono poi qui moltiffimi altri E- difizj per lavare e preparare i Mine- rali he' quali fi impiegano le donne, i vecchi j ei fanciulli, de' quali nella State fé ne contano da 200 , e circa 60 in Inverno. La fopraccennata preparazione del rame artefatto rende annualmente da 600 centinaia . Gli Edifizj , e Mac-^ chine di Schmolnitz ricevono il mo- vimento dal rufcello che fcorre per quella Valle . Per levare Io zolfo dai Minerali troppo impregnati di effoàn-j no eretto certi forni lunghi dalli tre' ai 6 Klafter , e larghi due , che co- munemente anno i^ bocche , ognuna con molti fori perchè poffa ufcire lo zolfo . Nel forno fi mettono tre Klaf- ter di legnaora più ora meno, anor-- ma del recipiente con' tre carra di car-' bone fopra , poi uno ftrato alto uni piede di Minerale , dal quale fi vUol eftrar- eftrarre Io zolfo , poi mi alfiQ ftrato di Minerale già preparato , final men. te uno di Pirite di rame , e così fino alla foiiiraità . ^j fi; ^ : n - -1 . Uno di 'quefli riorni contiene .ordinai: riamente 5 miljac^ntinaja di Minerale, cui lafciano continuamente bruciare per 12 in 14 mefi . Il Minerale fpruz- zato collo Schifto glimmer è jl più fa- cile a purgarfi . Lo zolfo ben depu- rato., e preparato fi vende ai Mer- canti , o fi adopera nelle pubbliche polveriere . Quando fi voglia fare il fiore di zolfo fi purifica nuovamente \o zolfo comune; la quantità di quel- io s che fi raccoglie è , (ji circa 200 centinaia l'annoj L?. Pirite ^ello zol- fo abbruciatp fi 'adopera per far il Vitriolo j j^v^ non e0endone! grande il conf«nio non fé ne fa gran quantità . Due fono le fonderie diSchmolnitz, Una in mezzo al Bofco diSchwadler , dove nel fondere il rame prendono.due quinti cjiMinerahs abbruciato o fia ar- roftito, duequinti diMinerailecrndo, e un quinto di rame dolce di Gollniz, che tutto affieme fatino nuovamente ar- roflire (^ieci volte, dal che poi viene 0 rame nero , o fia crudo : per pu- rificarlo e addolcirlo fi torna a. fon- dere coli' jaggiunta di qualche porzio- ne di piombo e fi^ manda poi ai Ma- gli, de* quali qui ne fono due per ri- durlo in laRre . La tenue quantità di i^rgento , che contiene non fa che tor- ri il conto a partirlo . Qiiello poi di più ricca tenuta fi ■ parte nella guifa che .fi pratica per tutta l' Ungaria baf- f a. L'Argento che qui .fi raceoglie a- f'cende 4fi ,i2opt fiiip a:. A^cK): marche 1 anno.o-A sHt r'iyi'iin :*;, <.i;., ;•; La Direzione di quéftl Bòfdii è'af fidata alla vigilanza; di una, feparata Deputazione . Benché, poi quelle Mi- nere fieno tutte di ragione Regfa-, fi permette, ciò non oftante talvolta lo fcavo a qualche Compagnia d'Interef fati i a condizione però , che. atte- nere, (lei. Regolamentp 175 j, non ifca- vino jnrTprofoflflità , eh* è, -privativa ri- fervata alla Qamer^ .:(^.. , •■-n-:: j ,(3k.yeadovj jorft'jda^to. lqiiia,Ich? Mea di 11 ' quefte Minere,,palTerò a dirvi qualche cofa delle altre circonvicine ancora. Stoos è parimente fituata nella Con- tea di T'I^ps ed è , come vi diflì , di- pendente da Schmolnitz, pafìTato in pro- prietà della Regia Camera nella gui- fa accennata. Ora fi trova qui il Re- gio Uffizio delle Minere di ferro , il quale provecje 1' occorrente per Je Mi- nere di Schmolniz e pelle altre anco- na di quella Giurisdizione . Vi fono qui tre Magli dove annualmente fi ri- ducono 5 milla ce+itinaja di ferro, ma che per lo più fi confumano nel fab- bricare il rame di cementazione . ì filoni fono fra Io Schifto . L' ocra è roffa ofcura Hnqtites carulefcens , Cihfr., in, profondità diventa Minerale di ferzo filir^. In qualche fito fi trova- no de' gruppi di Minerale, di rame bianco , del quale in 8 anni che fi è raccolto fi fono formati foli 6^centinaja', Scwadler è una Terra , che come le altre o per ragione di iFifco, odi per- muta venne in potere dellaÀ^^ Ca- mera. Sono molto- confiderabili i Ì5of- chi che fi trovano tutto all'intorno , in mezzo a uno de' quali è pjantata la Regia Fonderia j nella quale fi cola annualmente duemilla centma/a di ra- me di rofetta . E' permefTo alla gen- te del Conìune di fcavare il rame , che trovano fra, il fafTo Schifiofo-ar- gillofo col GÌimmer, lo che e un og- getto di circa quattro milla centina/a all' anno. La Cava fi denomina Car- lo Borromeo , ed in eflTa la Camera prende ui) InterefTe della terza decira* quinta parte . ' Ginfzedel , altro Borgo della Con- tea di Zips appartiene tuttavia al Co: Cfakyi Le Cave erano un tempo af- fai ricche, ma decaderono per diifi- cjenza della nece/Taria legna , tuttavia produce annualmente due milla centi^ naja di rame. ;,Le Minere di Goljni.z fono più an- tiche ancora di quelle 4i Schmolnitz , fituate ancor effe nella Contea di Zips, e appartengono al prefatto Conte Cfa- ky. I filoni fono ricchi , e fi lavora- no per cpnto -di una Compagnia d'Ia- teref- tereflati , nV quali Indie la Carne- »jj ra à qualche caratto d' interefìTe : efla ne fa lavorare alcune altre anche per cónto pfop^ioV Ìà'_^-DfH&iidh6' del fifó- ne è verfo' matfiin^ventfò allo Sckifto Corneo peli' eftenfione di póó. "LaVh- ter , e di molta profondità. Le Galle- rie fono nel Quarzo bigio qua e là fparfo neltó'fpa'to , nel -'q^ale fi 'pro- vano delle' Piriti^e- altre' qualità -ii M^ineralfr di ì-ame éfiè rende 15. libbre per ogni centinajOj con 5. fino alti 12 ^òti di Argento . Vi è qui -uh Fatt-ore Regio per accudire iagli^lVavi che'fi fanno per contò della- Cainiiefa', coA'^a!- tri f4ioi Subalterni ',- e' ii^Oi 'Càhèptl E' da • compiangerfj ché'^per "la^ fcar-- lezza della legna 'no*! pbfTa nò mag- giormente progredire quefté Minfere . Tutta la quantità dJ rame che -qui an- nualmente fi cava, tanto per conto della Cantera, che di partrcoiàri àfcèn-' de a circa feimilla centinaja. . • • •'■'■' Anche Krumbach terrà neltà Con- tea di Zips appartiene al Conte Cfa- ki , e vi fono buone Minere di' ferro entro lo Schifto argillofo . Sotto la Giurifdizione di quello Signore fono due ricche Minere di rame una a Zlowinka fuperiore , e 1' altra è a Zlowinka anteriore , che fi lavorano per conto di Compagnie d' IntereflTa- ti , li quali per loro comodo ereffe- ro 4. fonderie , e alcuni magli entro il bofco, che a tal motivo retta mol- tiflimo pregiudicato. La quantità del rame , che annualmente cavano afcen- de a duemilla centinaia circa. La terra di Boratfóhod , o fia Wa- gendrufìfel nello ftefTo Comitato di Zips appartiene alla famiglia Modafch . La Camera Regia à la proprietà della ventèlima -parte delle Minere, le qua- li come anche quelle di Babir, eBind nel Comitato di Gomorra, tutte fog- gette alla Giurifdizione del Tribunale di Schmolniti. fono ricchiflìme, even- gono fatte lavorare da Compagnie d' ìnterefTati ,• il fuo prodotto è di tre milla centinaia di rame per ogni anno. MezzenfeifFen fuperiore, e anterio- re e così JoflTan , fono picciole Città ^^ ^^i nHCàmitatoAbaviuar di' Cagione del Monafteio de'Premonftratentt -di Ja-nTó; quei :Manti: fi àt'iaèóàftd' a- quelli -di Karbilbchf la.t:qùàlftà fófty è unòSchli fto^^rg Topfchau , Città Vfci'na* a! fiutile GoUniz :è fituata tttl Comitato di Go- morra . ; La Camera 'll^gf^-'póffiedff la vencefima jparte'-at'i'^uelle Minere,'^ nelle quali i due' pri'ncipà-14 fifònfi^ror^^ ronò nello Sc-b irto argi'Hor<>':'^r'Ià^vorF vanno ''per col«0' delle Compagnie-;' Sótto la giurifdizione di quello Tribù-' riale Minerale che fi cava nel- le accennate Niineri?,, è di quattordici milla centinaia annue delle Compa- gnie, e feug,pill^.. .quello, d^leRfigie Cambre.,;, uw'.h < .''^'^ (>■•)' ■'■P .!^o .100 oflifi'jì ol f. ' -I T r.-i f; O , r *^ -* ■ ' '^ ' " ; ; : .'•...■ . ..1 S,teetta per tnv^fìtìcìar^ i pefci ^ etf , altri animali^ fenza che i loro co- • lori patifcano . )ì Plglifi una libbra d'acqua ben pura, e vi -fi faccia fcioglicre della gom- ma arabica quanta ne potrà portarg fenza perdere la trafparenza. q Vi fi getti poi del fai marino blanr co , quanto vi fé ne potrà fciogliere. Si metta fu quefiia mefcolanza tan- to allume di rocca quanto è gro^Ta una fava , fottilmente polverizzato . Allorché tuttja la mefcolanza avf4 fatto corpo fé ne invernicino i pe- fci , ed altri animali a più mani , e fi I^fcino afciugare in un luogo che nonifia né troppo umido , né troppo caldo. . Quefta compofizione feryje anche a ritenera le impreflìoni dell' alje delle farfalle;, .1 orioì 3nori:5t<ì oibr/p ib fjnoisib'lnuiO w Efiu an' ■ ' ' ' ' ••» r, •'.' •"■'ììb 'i ■. . - S il ti Sfi) , e>ìi S -.1.... i;«ijp i' , ii r>t)n5 ; labncì .^^ oi -aniDonafl.; - - . • '^^P ^^ '?,'^^,'' • . / :i li y '. ^ ■ oHJif •! '1 ob.-nVI 6ii o , clsl i||| .r!57 o .arnifUriiOi-jor ..TT K5Vr. oiUlvJ ib B "5 Ollsiìllj .OMflR IflTJO i9q -w; loD ; r,:r:-j!w-i , a? NUOVO GIORNiÀLE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' AgRICOLTORA , ALLE A ^Tjl , ED AI^ .CqHMERGlQ. ■'!l v >* « * •8. Febbraro 1777. LETTERA XX. Schemnitz 7. Settembre . IO nonpofTo, amico carlflìmo, pren- dermi l'affunto di darvi una com- piuta, e dettagliata Storia dell' origine di tutte le Città montaniftiche della baffa Ungheria , né del loro incremen- to, delle macchine, e lavori metallur- gici •che vi fi fanno . Quella farebbe opera di più anni , e formerebbe di molti Volumi. La credo poi anche fa- tica fuperflua , giacché il Dottiamo Signor Severini Vice-Rettore di quelle Scuole Proteftanti , à con grand' Eru- dizione , e precifione efaurita quella materia nella fua opera deg/ì antichi abitanti , e dell' origine delle Minere di Schemniz. Una defcrizione poi di- ftinta di tutte le Macchine Idrauli- che Uà per ufcire in breve per opera del noftro Voda , che farà forfè fegui^ tata da altre illruzioni per ben dirli gere i lavori delle Minere , qualora venga pafto ad efecuzione il provedi- mento della Cefarea - Regia Camera Minerale, che à ingiunto alli Profeflb- ri di quell'Accademia Mineralogica a fcrivere nel propofito per iflruzione della Gioventù , onde poi l'opera fia flampata a fpefe Regie . Qtiind' io non farò altro che aggiungere qualche picciola mia oflTervazione intorno alla qualità di quelli Monti. Vi dirò adun- que che quelli , ne* quali efiflono le ricche Minere di Schemniz , comin- ciano aderigerfi alle fponde del fiume ^ 'ì^uovo Giornale d' Jtal.Tom.l, \^ Gran; fono di qualità Schillofa , e 11. attaccano a^ loro vicini compofti di falTo duro anch'elfo argillofo grigio , mefchiato collo Schorl e col Quarzo , e talvolta eoa Grani di Spato cal- carlo . ,[_f In quella qualità , eh' io denomino. Saflfo Metallifero, elìflono i filoni tan- to a Schemniz , che a Kreraniz ; la catena di quelli Monti fi unifce con. quella de' Carpazi . ; ' Verfo il Villaggio chiamato Glaf- shutte che flanella Valle dietro Schem- niz , e in altre vicinanze delle Città montaniftiche fi trova qualche colli- na di Calcarla grigia , che fi attacca pur anch al pendio , o fi erige talvol- ta fino dall'eminenze de' Monti. I tre filoni principali delle Minere di Schemniz , che fcorrono come ò detto entro il Saffo Metallifero, feguo- no la fteflìffima direzione che à il fiu- me Gran , col .quale ftanno fempre parallelli . Efli mantengono quefta di- rezione perfino nelle curvature , co- me chiaramente lo moftra la carta Topografica di quelle Minere , fatta dal primo Intendente delle Minere Zipfer. II maggiore fra quefti filoni fi de- nomina dello Spedale j elfo fcorre da fettentrione verfo il mezzo-giorno fra [e /^.3 e le 24. ore , e la fua inclina- zione da occidente in oriente da 50. fino a 70. gradi . Ne' luoghi più fettentrionali quello filone era ftatoattraverfato dalla Com- pagnia di S. Niccolò , e fu trovato Gg nella rella profondità di niun valore. II fi- lone è in un' argilla ammollita dail' acqua, grigia, e mefcolata collo fpato. Le gran zecche che fi vedono al di fuori fanno fofpettare che il filone al giorno fofiTe affai ricCo«,,^„ ^ Nelle iVIinere più a mezzo-giorno , e fpezialmente nello Stello Michele che fi lavora per conto di una Com- pagnia d'Intereflati e nel Regio Pa- cher-Stollo fi cavano de' minerali da pifta ma di molta rendita. Il filone è compoflo di Quarzo , di Galena , e Sinopia ricca d' Oro . Anche in quel campo di Pacher-StoII il filone è più largo; per efempio nella Galleria ven- tefima in una profondità di 127. per- tiche; contando dalla bocca del pozzo S. Elifabetta efifo à una larghezza di i/j. pertiche e fé fi contano i frammez- zi fterili anche di 18. Quefla larghez- za à dato origine al metodo di lavo- rare le Minere a traverfo. Ne' mede- fimi contorni la Compagnia de' tre Re Magi , e quella di Pacher-Sioll dalla Superficie a giorno fino alla Galleria tredicefima , cioè a dire in profondità di 87. pertiche cavano Minerali ric-hi d'argento, i quali fotto la detta Gal- leria fi cambiano in Sinopia da pifta . Anche pi^n a mezeodi v^rfo il termi- ne di; ; Windfchacht nel luogo detto Rifs-Si^^ben , fi unifce al filone prin- cipale un'altra vena d'argilla biacca, che Tempre poi 1' accompagna alla parte pendente ; e colà inc-amincia ad eflere il filone argentifero. <■ - " Nell'argilla molle della' Vena pen- dente fi trovano ammalTì folitarj di Spato con pezzi di Quarzo , che ten- gono 4. 35. lotom di Argento per centinajo. Final-mente' al luogo detto fili Vierzen- Handkuengten nel Regio cam- po di Wmdfchacht , il filone cambia natura formando qua e là , de" pezzi rotti di Quarzo , uniti con pirite fa- tifcente, e ocra marziale bruna , for- fè contribuente 3I maggior prodotto in Oro di quefte Minere . Avvertendofi pe- rò che qualora vi fia frammifchiato dello Spato , il Minerale diviene più ricco. Nella parte pendente del Mon- te alla diflanza di circa 100. pertiche dal filone principale detto dello Spe- dale fi trova la Vena di S. Giovanni . I filoni fono entro T argilla bian- ca , fterile alle volte nel Quarzo me- tallifero , e qualche volta il Mine- rale è a breccioline nell'argilla; quan- do fi arriva circa alla metà fi vedono molti faflì fciolti di natura filicea e criftalli di Stagno, che per lo più fo- no fpezzati e molte volte del Mine- rale fciolto , che non è di veruna tenuta. Le Cave che fi fanno al filone de# nominato dello Spedale fono, il win.d- fch^cht, Pacher-Stoll , i tre Re , il Glanzenberg , S. Michaele , e lo Stolr lo principale di Dilln , eh' è il pia fettentrionale . Non devo qui ommet- tere di avere nella rifleffibile profon- dità di S51. pertiche fra mezzo alla Sinopia folida trovato de'Torpiti petrji- ficati (a). Io tengo un pezzo di Sif nopia con varie impreflìoni di porpi- ti , e uno di quelli corpi folitario che entra efattamente in una di effe im» preflìoni . Interrogati quei Lavoratori fé ne avelTero veduti degli altri , tu* di (fero che non erano rari, ma che li gettavano come cofa inutile. Per quanta diligenza io abbia fatta non mi è riufcito di trovarne alcun* altra. (a) l Porpiti non fono che Madrepore petrificate . Madrepora fimplex fub- tiis plana , annnlis concevtricìs , fupra Convexa Vmbilico impreffo , lamenis approxjmatis , in fiiperficie f^ranidofis , delle quali fé ne trova nelle fai ine di Gmunden nell' Auftria Superiore della granezza d' u n'Ugna fino a quella di un T'ugno , che per quanto mi è noto non furono per anco da nelTuno defcritte. .Annotaz, dtli" Edit. Tedefco. altra , per farne parte a qualche' arni._ ^ Miiiere noi? ut ca. Merita poi ben nn maturo efame come poflTa una tal Petrificazione ef-' fer entrata entro la ma/fa di un Mon- te che non è accid'entale , ma certà- .mertte dei Prfmitivi . Se intorno vi fonerò deffff coFfine di Catcaria erette fopra aFtri monti , fi potrebbe fare qualche congettura, ma come vidiffi, fiforr di quelle dalla parte pendente 'non trer ne fono . Forfè l'enigma può cffere fciolto così ; Voi vi ricordate d'eira collina a Strione di Schemniz d'etra il Calomio . Intorno ad efTa fo- no flati trovati piò volte de' turbiniti, e bivalvi petrificati , de' quali io ne fengo nella mia collezione . Non po- trebb' eflere che nel momento che fi è formata, le acque in qualche modo, aveffero portato tali animaletti col gu- fcio entro qualche apertura del mon- te, in cui fi andava formando la Si- nopia , e che poi la materia aveffe riempito tutto quel vacuo , e refìafTe la petrificazione immerfa nella Sino- pia medefima} La ftefìfa derivazione fi potrebbe- afTegnare ai pezzi di diafpro errante che ò veduti nei filoni della parte pendente della cava S.Giovanni, come fopra ho detto. Il fecondo filone principale fi deno- mina Biberftoll , che fcorre in diftao- za di loo. a 150. pertiche , e più, nella parte giacente di quello dello Spedale , col quale mantiene fempre una fomigliante direzione , e inclina- zione. La materia del filone confifte di Spato gialliccio , e rofaceo mefcolato col Qiiarzo in cui fi vede della Sino- pia , e più ricche Minere. La parte pendente verfo il filone dello Spedale non produce che Sinopia e galena da pifta . Ma la parte giacen- te à un Argilla cerulea della larghez- za d'uno, due, e fino a quattro piedi ripiena di breccioline di Minerale di Piombo che tiene da due a 5. lotoni di Argento per centinaio. A fcttentrione non è fiato feguitato fi filone ne trovato così ricco come quello dello Spedale. Lo Stollo Smitt. mer dà de' Minerali da pilla , e delle più mezzodì è II * Pozzo di S.Amalia famofo pella mac- china aerometrica erettavi dal Soprin- tendente delle macchine Giufeppe Car- lo Hill. Non molto diflante è la Vena di S. Daniele, che portandofi nel filone prin- cipale Terefa , mette poi nel filone di Biberftoll, e lo fa più ricco. In diftanza di 150. pertiche della parte giacente s' incontra lo Stollo principale Terefa che à la flefla cor- relazione cogli altri. I filoni fono pie- ni di Sinopia, e di galena ; vi fono però delle Vene dove il Minerale è più ricco, e la Sinopia contiene dell'Oro. , In una di effe alla metà quafi del Monte fi fono ttovate ghiajoline ro- tonde da I. fino I i. oncie di Diame- tro compofte di faffo metallifero ; co- me poi quefti di figura così differente dal folito poffano effer colà pervenu- te, è un arcano. Aggiungerò finalmente che i filoni fi lavorano all' ingiù in profondità di più di 200. pertiche, dove tuttavia fi continua a cavare de' ricchi Minerali, e della Sinopia che contien molt'Oro. Tutta quefta vafta Minerà di Sche- mnitz è circondata da uno Stollo ge- nerale denominato l'Imperadore Fran- cefco , che fi è cominciato nel 174S. a Hodritz un miglio difcofto da Sche- mnitz , e fi è felicemente terminato nel 1765. effo è condotto fempre nel faffo metallifero . Queft* opera merita r approvazione degl'Intendenti giacché fembra impoffjbile , che attefo la du- rezza del faffo , e 1' altezza , e lar- ghezza delle Gallerie fi abbia potuto venirne a capo in sì breve tempo. Al prefente fi continua ad allargarla ef- fendovifi da per tutto fatto degli fcoli per raccogliere tutte le acque delle Cave . Le altre Minere foggette alla Giurifdizione di Schemnitz fono Ci- fenbach, e Hodritz una lega difcofto da qnefta Città. Le loro cave princi- pali fono , la nuova Speranza , lo Stollo principale Hofer, \x^indsleut, e S. Antonio di Padova. La qualità de* Monti è generalmente di faffo m-tal- G g 2 life- ii,6 lìfero . I filoni fi dirigono come à Scheranirz da feitentrione a mezzo- giorno . Ne' Monti di quella Valle a fettentrione è qualche altra Minerà la- vorata per conto di Compagnie. Alla parte meridionale è flato fatto in al- tri Monti uno Stollo detto Ognifìfanti, che va per conto della Regia Camera. Qiiel Minerale era tempo fa ricchiffì- rno'y ora però benché fia divenuto di mezzana tenuta , non lafcia di prò- durre una generofa rendita. In quefta Minerà eirendofi rotte due Cave con- tigue e ridotte in una fola , ne fu prodotta una vafla Caverna , per fi- curezza della quale fi fono dovute fa- re delle grandiofe armature , e pun- telli di altri falTi . In uno di quefti trovai fcolpito il raillefimo 777. non farebbe forfè quefta una prova dell'an- tichità della Minerà ? La qivalità- del Monte è come iti quafi tutti gli altri di Argilla grigia . Nelle Cave Finfterort , e Brenner- StoU vi è del Qyarzo Squamofo con- tenente Oro con le fquame talmen- te fottili che fi può foffiarle via . La Cava S. Antonio n-uovo à della fteffa materia . Avanzandofi più a fera , e palTato il fafTo metallifero fi trova det- to Schifto argillofo con Vene di ferro, e di piombo. Lo fteffo è aEifenhach; e nel fito dove incomincia^ lo Schifto vi è del iMinerale di ferro , e belliflì- mi pezzi di Calamita . Ommetto qiì di accennare ie altre picciole e nume- rofe Cave , che fi lavorano per con- to di Compagnie e che non fono di importanza . IJn" ora diftante da Scheranitz fi trova la città di Dulln , o fia Belo- Banya . La qualità di quei vicini Monti è la ftefìa di quelli di Sche- mnitz ; non fembra che anticamente quelle Minere foffero di alcuna confi- derazione , non trova ndofi fatta men- zione negli antichi Regiftri che del folo ftollù principale i quello denomi- nato S. N4CCo!ò va per conto della Camera. Ho trovato qui dei fallì tra- forati dalle Mine, marcati col mille- fimo 16SJ. A quello propofito diròj # che Kos/er nella fua Opera Specchia dell'ylrti Mineralogica a/Terifce che dall' Ungheria foflTe Hata portata nella Germania i' Arte di fpezzare i Monti colle Mine di Polvere . Il Bayero all' incontro foftenta che il primo Inven- tore nel 16 ij. fofle Martino VVeigolà di Freyberga , lo che viene autentica- to dagli atti di quell* Accademia .Mi- neralogica . Non potrebbe forfè quella mia fcoperta provare, che qui fi fofle primieramente introdotto un tal ufo? La cava Ajuto dì Maria fi dirige da fettentrione a mezzogiorno j contiene efla delle Piriti con Oro , e viene la- vorata per conto di Compagnie . PiìS; verfo fettentrione fi è cominciato lo- (lollo S. Anna. Di là di Reichau a mezzogiorno> vi è lo ftollo Moder entro Qiiarzo contenente Oro , che a refo un buon utile agli Intereflati. A mezzogiorno' giace la città di Biigganz o fia Bak-i- Banaya . I Monti vicini fono ancor elfj della qualità di quella di Sche- mnitz . E' tradizione che le antiche Minere fofiTero rilevantijflìme , ma che poi decadefìFero a motivo delle turbo- lenze, e delle Guerre jc-a ^\ penfa a rimetterle. Nella Giva Ladislao fi tro- va dell'Oro,, che talvolta ha granelli vifibili . Per dar moto- alle numerofe macchine Idrauliche fi fcava attual- mente nelle pertinenze di Steinbach un vafto Lago a fpefe Regie. Bittro Bugganz quello Schi.^o am- mucchiato ha formato de' Monticelli , e alture , dopo de' quali incomincia la Pianura che continua per Tyrnau fino a Presburgo . A fettentrione alle falde de' Monti di ICarpatsk preffo la città di Modem vi fono delle Vene di un Minerale di Piom-bo con asbeflo entro lo Schifto corneo. Nelle colline calca- rie fituate a fettentrione fi fa d'el.'ar calcina bianca fina ; effe Colline fi eftendono fino alli Bagni di Glashat- ten , che fono celebri per moki mali. La depofizione di quelle acque è un tofo raefcolato coli* ocra-di ferro. Del- ftelfa materia {\ veggono formate del- le intiere Erainenz:e nate probabil- mente niente alloràchè le acque (correvano qua e là , prima , che fodero raccolte in un Serbatoio. ' ' Dietro le fonderie fituate a Glashit- ton ripiglia lo Schillo argillofo, di cui fono compofte quelle atture , e conti- nuano interrotte foltanto da qualche picciola valle fino à Crentz . Le pia- nure che incominciano di qua dal Vii Jaggio- Loholka fono molto amene ; fulla ftrada vicina vi è della Pietra .cornea Schiftofa bianca Vetrofi/ex af- fomigliante alla Calcedonia ; vi è in- trufa qualche petrificazione di Coralli, o Piante marine. E' probabile che tai pezzi fi fieno diftaccati dai Monti pref- fo Leskowiz fopra Cremniz , e che il Rufcello che vi fcorre gli abbia qua tradotti , efTendovi colà degl* interi (Irati dei detta Pietra cornea bianca lattata , e trovandofi pure in quelle Campagne dei pezzi erranti belliflìmi di diafpro, e agata. Li Monti diKre- mniz fono compofti di fafìTo metalli- fero, le di cui Vene fono ricchiiTìme d'Oro. I filoni fcorrono entro il Quar- zo bianco fiflfo , nel quale vi è del Minerale, e della Pirite ricche d',Oro , tenendo fino ^. quinti per centinaio ; benché la Minerà fi fia fino ad' ora profondata a 150. Lachter continua la fua buona rendita . La direzione fua e da mezzogiorno a fettentrione . I La vori fi fanno parte per conto della Regia Camera , parte per conto della città di Kremni z , e parte a conto di Particolari. Nello Stollo del Refi tro- va del Talco grigio. Per la quantità di Minerale che alla giornata fi cava fono flati nelle vicinanze eretti molti edifizj che (tanno folto la direzione del benemerito Signor VVetram. PrefTo a Ifchavo;a è una Minerà di Piombo nel.Glimmer azzuro mifchia- to coli' Argilla , che credo fi eriga fo- pra il fallo Metallifero. Gli alti Monti della flefifa qualità dividono Kreraniz , da NeufohI , fopra li quali afpefeRe- ie fi è formata una ftrada Maeftra per comodo di poter trafportare i Mi- nerali da Kremniz alle fonderie di Neu- fohI. Vicino all'altura Skalkaevvi un ^ Monte di fabbia grigia con dello zol- fo roffo . Alla parte oppofla de' Monti giace Tajova ove fono le fonderie Regie: non molto difcofto in una Cava di Schiflo vi è dell' argilla azzurra con orpimento criftallizzato. ^ur'tpigmen- tum Cry fi all'i fatum Cryftatlis Tolyedris . Tutti i Monti fino alla Città di Neu- fohI diftante un'ora fono Calcar); è quella ftefla fituata alle fponde del fiume Grom . In diftanza di un'altra ora vicino al Villaggio Jacub fi tro- va il Monte Baram di Schifto argillo- fo coperto di Calcarla , nel quale fo- no pochìflìme Vene di Rame . Avvi- cinandofi a Herrengraund fpunta nuo- vamente lo Schifto argillofo cinericcio frammifchiato col Glimmer . In quei Monti fono varie Minere . I filoni fcorrono da fettentrione a mezzogior^ no, ma fono poi interrotti da un'al-f> tra vena che paflfa framezzo ad effi , di Schifto argillofo marziale di ferro. Colla fperanza di nuovamente incon- trarli fi è praticato entro la Calcarla uno Stollo per 27S. Klafter, ma fino ad ora indarno. La materia de' filoni è di Schifto argillofo comune , che fi dì- ftingue dall' altra qualità del Monte dal folo Glimmer che v' è frammi- fchiato . Non di rado fi trovano le Minere anche in Quarzo, e in GefTo. Le Piriti rendono S. a io. libbre di Rame per centinaio , fenza però al- cuna parte di Argento } vi fono poi delle altre Piriti grigie che contengo- no fino a 16. e 17. libbrecon ^.e io. e pia lotoni di Argento; Alcune vol- te vi fi è trovato de' bei pezzi di Mi- nerale bianco. Vedi Cronftedt jf. 15)5?., del Rame Vetrinogrigio Criftallizzato Cuprum FitratUm Cryflalltfatum Cry- ftallis dec plartìs tetraedns ; del Verde rame. Blu di rame, Mala^ chik e Vitriolo bianco di forma ("a- pi'lare Halotrichum . Scopoli . Qiefto Vitriolo criftallizzato fi attacca nelle Minere intorno al legname, e Io con- ferva lungamente , non eflTendovi me- morie d' uomo che mai fia fiato ne- ceffario di mutarlo . Tutti i Minerali che che fi trovaiTO a Hetrengmnd conten- * gono Oro : contano quefte iViineie un età di ^. Cecoli:; la proiondità loro è dì 150. pertiche incirca . Colà fi- fa del Rama dì ciinento che però non-^feen- de a 40. in 50. centinaia 1' anno. Si fa parimente il Verde rame Viride Montanum »ativum ; conducendofi le acqua nelle vecchie Gallerie abbando- nate , dove impregnandofi degli acidi vitriolici paffano in un Recipiente di legno accomodato con molte Tavolet- te , dove fi forma intorno il Verde rame , e paflTando poi per circa 12. a^tri fimili Caflfoncini forma la degra- dazione de' colori che poi afciutti fi mandano ai RegjMagaraihì diVienna. A comodo di pulire e preparare li copiofi Minerali che fi raccolgono in (^uefti contorni neJIe antiche abbando- aate Cave fi fono piantati infiniti £- difizj colli quali fi forma annualmente dai 5000. centinaia' di r^Pme. Per met- 20 di uno Stollo fi paffa da Herren- g e Sa^ chodoJma fi trova dell* ocra di ferro nera indurita, mefcoLata con delle Ve- trificazioni gialle , nere , e di altri colori . La qiìsntità del ferro che vi fi raccoglie è fufìRciente per 1' ufo delle Minere di Schemniz-, Kremniz , e Neufohi. Sopra Rhoniz , e Liptau incomin- ciano i Canali che conducono per il fiume Gran i legnami a Neufohi . Quei Monti intorno fono di Calcarla, Sopra lo Schifto Aigillofo , la qualità de' Monti più avanti verfo Schemniz è di Saffo Metallifero . A mezza (irsàs; di Schemniz , lad- dove fi divide il' cammino fi'a Kre- mniz e Neufohi di là dal ponte fuil fiume Gran vi fono alcuni granelli di Argilla e faffetti rotondi di Granito rodo , chiaro, uniti aflìeme colla Cal- ciarla , che probabilmente faranno de- rivanti dai Monti di Karpatfch , la Materia de' quali farà fiata trafportata dal fiume-. Anche la città di Libet è foggetta alla Camera di Neufohi -^ non; è elTa però di alcuna confiderazione,. benché una volta aveffe ricche Minere , che fono decadute per le turbolenze. Alcune poche cave folaraente entro allo Schifto argillofo vengono lavorate a conto di particolari . Polnik è pure foggetta a qwefta Camera . Entro allo S:hifto di quei Monti vi fono de" Mi- nerali di ferro, e delle Calcedonie di varj colori. La città di Kcnigsberga o fia V^u- Baffya nel Comitato di Borfcha , edi- fcofta qualche miglio da Schemniz , ha una Valle circondata da' monti , una parte de' quali e di SaflTo metallifero' e Taitra di altififimi Monti di granito i he derivano da quelli di Karpatfch - Nella cava della Mi nera Regia forma il granito la parte giacente, e il SafiTo metallifero pendente. I fikmi fono en- tro il Quarzo con pirite grigie ricche d'Oro . Le poche altre cave di nit'n conto vengono fatte lavorare da par- ticolari , ma con poco profitto . In que- (to luogo nel 172 1. il Sig. //wrro Te/* ter „ «f^ ttr , iltiglcfe ; Illi , -nja fw po- chi anni dopo abbandonata .- Eccovi ► deferi tto tattociò .che xrredo idegno del- la voftra attenzione. Se la mia fallite \o permetterà p.enfo nella profifìma £ftate di £ar un giro pei Monti di Kar- patfch m .Compagnia del Signor geo- poli ^ .e del celebre T'oda. Il primo verr rà coli' Idea di .raccogliere tutte le Piante , e gl'Infetti , il fecondo per fare alcune efperienze matemat-iché , ed io per fare delle oflervazioiH Mi- jneralogiche . L E T t E'R A ,.., j ne/ signor D. Aleffandro Volta , a/'. Signor Giufeppe Klinkofch K. Con- .figliere , "Pubblico e Trimario Vro- fejfore di anatomia neW Vniverfita : di Vraga , e Membro della P^eale Società delle Scienze di Gottinga. Maggio ijj6. HO ricevuto alcune fettimane fo- no fotto coperta a me diretta, e marcata dell' offizio é\ Praga uno Scritto Tedefoo , che tratta in parte del mio Elettroforo perpetuo (a). Sic- come ho fermo nell' opinione , effere J' Autor medefimo , che abbia voluto obbligarxni coli' inviare a me quella * itrafinetitergli io ppr« alcuni f©gli Ita- jijaOTida 1^$ puJbhl-icati; l'a,ntv> fcorfo lift ;imNQpena jpe^r^iodira (^0 concernen- li iJ iHed:6ri,n30 Elettfpforo . Non feo- za dilficokà ho io ,p©tuto intendet^.^ Signore ,, cotello viofìre aT-edefco, atte- fa la poca cogiiizioniè , che ho di ca- lai lingua ; di che ,mi duolr pu-r affai. 5e VOI .trova fte xmi ila «led^fima dit ficoltà riCpetto al mio Italiano* , fta- rebbero tra di npji h cofe pari . Se non che io ^veigjio pur procurare di rendermi o più frufabile , o ben si,nche piai heaemerit.Q di -koì \ accofi>|>A§nan;- do ,1 ft^ii .i,H>preffi con aJcupa cofa fcritta di mia oiìaflo , calla meglio che mi verrà fa«o m una lingua^ che non è ,»è la yoftra né la .mia,, ma che laravvi fen^a éakhio pi^j fa- mi^lUte che. 1' Italiana (e). ' Non mi forprende punto,, S^gnoreì, che voi fliraiate dover diffalcar mpìi^ da quel merito e vanto é^ìV Elettro/a- ro, che il volfo de' filici , /Iccorae voi dite , troppo preoipitofamentiC^U ha accordato. .L'am-miraziotTe , che molti ne prefero ha oItrepa(Tato, e quel- lo ch'io poteva a buon dritto preten- dere, e ciò che avrei mai potuto fpe- rare. Si è tenuto in conto di unafco- perta mia propria quello , ch'io fui ben lontano dall' attribuirmi , vai a dire un nuovo gegere di Elettricità , offìa una nuova maniera di eccitarla . Si può vedere per altro, ch'io faceva intendere affai chiaro col primo an- nunzio che ufci del mio nuovq appa- recchio nella Scelta d' Qpufcvli di Mi- lano ML*nL;/' *''°'° f ',?"^i^? ^^'■'"o è il feguente = Schreiben den thierifchen ^TrliTTr/ t-^\'V^^Ì^ "^'''^'^ erfetzende eUtrifche Kraft betreffend. Kmskv^£lthef:? R^ '"^°^'^^ ^- ^- ^''^ ' ''' ^" "^^^" Fran. Crafen vo.ì Paf^T-T^f ~ .^ f ' K.K. Kammerer, und General feld wachtmeifter. alfT^ Jml;t«7, TU' ^^•"•^i'^ concernente il Magnetifmo animale , e la per fé ^norCaZT ' elettricità d. G/«/^/,p.r^rf . Xlinkofch Confi.lière ec. al Si- ri ^"""'^ //'"''f'o ^'^'^y Cavaliere di Malta , Marefciallo di Campo ec. {b) S. accenna quella Scelta d'Opufcoli te. ^ (O La prefente lettera fu dall'Autore fch-tta in Fraiicefe. -4* lano per il ttiefé d'AgoRo (<:), e piCi apertamente ancora colla lettera al Dr. Trieftley in data de' io. Giugno , pubblicata in appreflb nella medefima Scelta (b), ch'io non avea fatto al- tro più , che tener dietro , e dar rifai- to a un ramo di Elettricità , che già era noto fotto il nome di E/et tric ita Vindice. Tanto non vien egli indica- to dai termini fteffi , onde ho cogno- minata 1' Elettricità del mio apparato Vindice indeficiente ì Ma poi anche in termini più formali mi efprimeva nel. la fuccennata lettera a Trieflley : ba- lla vederne il fecondo paragrafo , ove, dopo avergli detto , che i fatti ch'io era per riferire appartengono sW Elet- tricità Vindice; e che egli da ciò im- maginerebbe tofto , che fi tratta d'una, hftra ifolante veflita e /nudata a vi- cenda della fua armatura » vengo a fpiegare in qual maniera fono riufcito coli' ajuto d' un' armatura più conve- niente , e col furrogare alle confiiete Jaftre di criflallo altre di refìnofa ma- teria a rendere cotefta Elettricità di una forra ftupenda , e di una durevo- lezza ancor più maravigliofa . JJf Ma non folamenté ho lo fatta meti- 2ione dell'Elettricità Vindice nel mo- do che fi e veduto: ho parlato ezian*- dio della teorìa di elTa , e fatto capo delle fue leggi come di già ftabilite ,*- Ho detto in un luogo; ficcarne richie- de la teorìa dell' Elettricità Vindice: fui fine poi della lettera mi trattengo a parlare d' una contrarietà di fenti- menti tra me e il Padre Beccaria fui conto dell' Elettricità dell' armatura in virtù della [carica , e per l' atto dello fnudamento j e mi argomento di com- provare con nuovi fatti quella mia opinione avanzata già in uxia lettera latina al medefimo \?aàre Beccaria ìm- preflTa fin dall'anno 1769. (f) , nella quale molto mi occupava a fvilup- pare coteflo principio dell' Elettricità Vindice . Il fiits in altro foglio , ^ !)ai3 ib jjf.t Oi 'ihy-^-Wo\. 'Vili. pag. 127. e feg. ih) Voi. IX. pag. 5?r. e Voi, X. pag. 84. te. (f ) De vi affraliva ignis ele&rici ac phanontenis tftdf pendentibus» h o' 24> N. XXXI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. * • ■ » 15. Febbraro 1777. Fhe della LETTERA Del Signor D. AleflTandro Volta , al Signor Giufeppe Klinkofch B,. Con- igliere , Vubblico e Tritnario Tro- fejfore di anatomia nell' Vniverjlta di Traga , e Membro della lieale Società delle Scienze di Gottinga ec. E Gli è dunque fuor d' ogni dubbio e contrafto, ch'io era ben lungi dal pretendere alla fcoperta della fo- vente menzionata Elettricità Vindice , od a quelle fue leggi già coiiofciute e ftabilite ; comechè io volgerti in mente già da gran tempo , ed or più di propofito mi fludii di riformarne alcuna, anzi pure un de' precipui ca- pi della teorìa. Che fé poi alcuni co- me voi dite , mi hanno gratuitamen- te attribuito un merito e una lode , che per nulla ragione mi fi devono , e contro cui io piotedo, a chidovraf- fene far carico? a me non già. D'uo- po è però convenire, che molte per- fone dovettero formare appunto quel giudizio, che ne formarono, attefochè le fperienze dell' Elettricità yindice lungi ben erano dall' effer famigliari: infatti il numero di coloro, cheavean- le ville non è già grande, e affai più fcarfo {\ troverà di chi le aveffe da fé fteffo efeguite compitamente fopra le confuete laflre dì vetro ; non effendo il riufcir di quefta maniera sì agevole, "innovo Giornale d' Ital. Tom. I. 5fc bensì frutto di fomraa diligenza e de- flrezza , conceflo foltanto alla mano de' più efperiraentati . Ora toftochc comparve il mio apparato , i di lui effetti tanto più grandi e forprenden- ti, quanto facili ad ottenerfì, dovette- ro colpire e fermar gli occhi di tutti ; il nome imponente di Elettroforo Ter- petuo concorfe pur anche a far crefce- re quella fpecie di fiord i m en to j infine r amore del nuovo e del maravigliofo indufTe a credere, che tutto Jo fofTe , di forte che accoppiando all'invenzio- ne del nome e dell' apparato quella pur- anco del genere di elettricità , venne così indiflintamente attribuita ognicofa al medefìmo Autore. Giudo è bene , che per rivendicare il merito a chi è dovuto , io venga fpogliato di quello che mal mi con- viene j ed io con pieno animo accon- fento a quello , e mi fo foHecito an- cora di contribuirvi . Guardimi per- tanto il Cielo, ch'io muova lamento contro di voi. Signore, perché impre- fo abbiate di farlo j debbo , e voglio anzi fapervene grado ; folo mi credo permefTo di porvi fott' occhio che non fi fon fatte da voi le parti in tutto giufle , perciocché attribuito avete al Padre Beccaria ben più di quello, che non gli fi compete , ponendo 1' Elet- tricità yindice in villa di fcoperta tut- ta fua . Epino dietro i! celebre fperi- ^^ mento de'Gefuiti di Pekino (a), Syot- SD? H h mer (rt) Comment. Petrop. 1755. mer con le fue calze di feta (a) , Ci- gna con una ferie di fperienze analo- ghe prodigiofamente combinate e va- riate , e in gran parte nuove (è^ à'^- ro aperta qnefta bella carriera , nella quale entrato il Padre Beccaria vi à fatto di vero i più gran prógreffi , giu- gnendo a ftabiiire delle leggi, femplici e luminofe. Parlo di alcune di quelle leggi oflìa canoni , non già di tutte e nuilamente delle fue Teorìe , cui ò avuto fempre in mira di oppugnare lifpetto ad uno de' precipui capi (ciò che anche mi provai di fare nella let- tera latina menzionata ) , e fui mi applico prefentemente più di propofi- to a riformare, come già accennai. Ritornando ora al mio apparato , mi pare aver lafciato abbaftanza in- tendere, che io ne riduco tutta la no- vità , per quanto è della fua corru- zione, alla miglior foggia d' armatu- ra , ed allo ftrato rejìnofo foflituito al- la laflra di vetro : quanto poi fla de gli effetti , all' intenjìta coflante dei fegni elettrici , e vera perennità di eflì : ciò che vale a ^^^ -- ^^p-^""' cai num.5>55. al P^o- a conchuifo novellamente- , I. Che sii ifolanti c]pnri. " rrk e e^nS^at^o^d^^HT^' ^'"^'^"^ 'r"^'''^' ^' ^"-''^ to'd'etS: ,, il. E cne nell atto del difgiungimento la ripigliano. " Ora ftudiandomi io d, ribattere quefte fue ragioni , mi fermai fingolarmente intorno alta prTma io5 i'T? r ' ^"''' '''?/"' ^'^'' P""''^' ^ ^^''^^'^^ 'a q^eflione ^ Ècco come da lui fi propone. „ Primamente io ofTervo , che nell' atto chea buio " tr-^r ZJ^'"" "^^ "r '"?i'"° ' ^^P'-^ ^"' ''^ « ftropicciato .né' fuT „ ceffiv. luogW del progreiTlvo difguingimento appare un folco di lucè, in con- „ feguenza del qua e ogni parte ultimamente difgiunta dà già i conVéniemi „ fegn. d. elettricità a differenza della parte , che refta ancora aderente là „ quale, fintantoché refla aderente, non dà niuniffimo fegno . Eppe Hi detto „ folco, cu. o enervato anche ne'fuccefllvi difgiungimenti , a me vale di po^ ,. va fign.ficantufima della elettricità . che il naftro dopo lo ftropicciarienTj „ aveva d.fmefra nel deferente piano, e che nell'atto dello ftrop ce amento , (deve dn^:/^:u.gune.to)aa ripigliando". Egli opina adunque 7Eamoi? cafo più determinato ; ed efperin,entiamo fopra%n quadro di\etro giTcchè conviene egli nello ftabilire num. 554. „ Che la legge della elettricità v nd ci „ ne le lamine ifolant, compatte, v. g. nelle laftre di cr.ftallo .generalmente „ e la M, che la legge de la elettricità vindice ne' corpi ifolanti rari vT , ne naftn ") che quando la faccia del vetro é elettrica\-« pi^ eie fi ^p.* plica la fua ve/?., offia una fottìi lamina metallica , vi deponga realm=me tuta la fua elettricità cioè il fuoco ridondante , che poi vengf a rSia e dal a vefte medefima nell' atto del difgiungimento; in confeguenla, che U atti di luce, che ne fpuntano, feguano lo fcorrimento del fluido elettrico dal a det- ta 7-./?. alla faccia del vetro fnuda'ta. Non poteva egli altrimenti conchiudere ne fuoi prmc.pj; 10 conch.uder doveva l'oppofito ne' miei . Stabilendo io che la faccia ifolante del vetro febben applicata alla lamina metallic non iepoSf g.a tutto 1 fuoco ridondante, ma ne ritenga buona parte ; che perciò „r fa l';ro':7;fl'lT"'°T'K"''T\^'''^ ^^^^ '^"^'"^' onL ottenere, '^fnLgod "cappato d^òco'rti;:°n^ '^'.T '' ^ '^^^ P'' '■'■"^P^'^'^- ^^^- de"'flu,^o nicappato diro cosi nelle pani del vetro medefimo ) un fupplem-nto a aue Ilo o, come amere, chiamarlo , un egu:/^ùrio di c.i,/,../.rcheTnd nafca la adefione della vefte colla faccia del vetro , l'azione tutti r'ivolta indietro , e -44 z'.one ringoiare, ch'anno queR: corpi imprelTa; e rivolgendo pure in mente di confervare tenacemente l'elettricità le idee , onde io mi era argomentato di la niuna apparenza de' fegni al di fuori ec; che in una parola , divenga la velie elettrica per difetto , mentre la faccia del vetro persevera ad elTerlo per ecceffo , flandofi un. te: (labilendo , dico , tali principi ne veniva in feguito , che la luce , che appare per lo fnudamenio , debba effer luce del fluido che fcorre dal vetro elettrico in più alla, lamina elettrica in meno . In mio fenfo adunque que' difcorrimenti di luce non dinotano l'elettricità, che eflinta già, venga di bel nuovo ad indurli; ma fibbene la permanente ed attuale nella fac- cia del vetro con la contraria nella velie, che fcappa in parte e fi diflìpa. Fra quelle contrarietà il fatto femplice mente dovea decidere; e ben mi par- ve 5 che il folo contemplar attentamente la forma , che vefton que' tratti di luce baftar potelTe a por la cofa in chiaro. OlTervai difFatto, che caricata una lallra di vetro , e fcaricatala , neil' atto indi di alzar con fili di feta la lami- retta metallica, che veftiva la faccia ridondante ^ i piccoli getti di luce non avevan più la figura di fiocchi fpandentifi dalla lamina al vetro ( come effer dovrebbono nella fuppofizione del P. Beccaria ) , ma quella anzi di luce af- fluente alla fteffa velie , con apparire pixi che altrove diftintiflìme le fiellette agli orli, e fugli angoli di effa . Il contrario accadeva fnudando l'altra faccia deficiente del vetro : la foglietta metallica divenuta nella fcarica , fecondo i miei principi , elettrica in pia tollochè alzavafi fpandeva d'attorno belliflìmi fiocchi . Fui dunque ficuro non per confeguenza folo de' meditati principi , ma per dirette offervazioni , e prove di fatto , che la faccia della ladra all' atto dello fnudamento non ripigliava il fuo primo fuoco ridondante a fpefe dirò così della velie , che anzi quella ne tirava a fé per rifarfi d' un già fofferto fpogliamento ( il contrario s' intenda nello fnudamento della faccia difettiva): che dunque la luce trailo difgiungìmento mirava non già ad indurre elettricità in ambedue, bensì a diflìpar la efiRente , fegnatamente quella della vefte. Al- lora conchiufi , che ove trovaflì mezzo di foffocare , od impedir in molta par- te queRa luce, che vuol dire un cotal difperdimento di elettricità , ottenuta 1' avrei più vigorofa nella veRe feparata , e di tanto appunto più vigorofa , quanto a minor elfufione di luce folle lafciato luogo. Il mezzo mi fuggerì ben toRo , come era ovvio; il trattava di fcanfar ogni angolo nell'armatura , ef- fendo dagli angoli, e dalle punte fingolarmente , che fcappa l'ettricità; tanto ò io praticato, furrogando alle fottili lamine metalliche per armatura quella foggia di feudo convenientemente groRb , ben rifondato e forbito. Or l'evejuo rifpondendo per intiero all' efpettazione , nuovamente e invinci- bilmente cenfermò la opinion mia : che 1' atto dello fnudamento non va indu- cendo elettricità, piuttoRo ne eccita a difliparfi ; che in confeguenza quella , che moRrano rifpettivamente contraria la faccia ifolante , e /' armatura fepa- rate 1' aveano già prima flando unite; che finalmente nell' ifolante. è parte della flelTa , e propria fua eltttricità , di quella cioè , che regnava prima dflla fca- rica ( onde pare , che converrebbe di chiamarla col termine piano di permU' nente , anziché con quello più fpeciofo che proprio di vindice ) ; neil' arma- tura fi è l'elettricità contraria indotta mercè il toccamento o fcarica, per l'a- zione appunto di quella permanente intefa a portare tal fatta di equilibrio che fon venuto a djRin^er col nome fdi equilibrio per compenfo . Ma non è qui luogo di Rendermi intorno a queRo fecondiifimo principio , che abbraccia quello > *45 dì fpiegare quefla tenacità meJefima Del l'imanente pare non fi poffano in una- lettera al Dr. Vriefiky fin dal metter in confronto i piccoli faggi di Maggio del 1772. (a). Epiito e di Wìlke fopra Io zolfo , e altre quello delle atmosfere elettriche , anzi è lo (leiTo in fondo , e che verrò am- piamente fvogliendo, e confermando nella Memoria già da qualche tempo pro- in eflTa. , (a) „ Un corpo ( diceva io), che lo ftrofìnamento ha refo elettrico, è un j, corpo , in cui la dofe di fuoco elettrico è alterata , e che fi sforza con. „ tintiamente di riftabilirfi. $i conviene generalmente , che quefto sforzo fia ,, corrifpùndente alla quantità di fuoco tolto od accrefciuto ; ma io vado più ,, innanzi , e foflengo aver altrc=sì un rapporto colla coìtituzione del corpo j, medefimo . E non fi à egli fondamento di fupporre , che quanto più un „ corpo avrà di elaterio , di folidità , che è quanto dire più parti riunite ,. „ le quali reagifcano contro un dato grado di elettricità , tanto più predo giu- „ gnerà a fcuoterla di doffo , e a liberarfene ì In quella fuppofizione , e per ,, tal verfo ben fi vede, che il vetro la vince fopra ogn' altro corpo elettrico, „ come refine , legno tolto ( di cui ora parliamo ) feta ec Lo sforzo , „ che fa il vetro per vomitar in feno del conduttore il fuoco , onde tende a. ,, disfarfi è il più vivo ed energico .... per breve che fia il tempo in cui „ fta a fronte del Conduttore , troppo v'incalza di fcaricarfi di quello fuoco, j, per non ifgorgarne una quantità confiderabile .... La quantità del fuoco „ porto in moto negli altri corpi ( legni , refine ec. ) è fpelle fiate più gran- 3, de, ma quello moto è men vivo, e pigro anziché no . . . .In quella iner- „ zia , fé mi è lecito dir così, ch'anno tai corpi di cacciar fuora , e comu- ,, nicare ad altri la loro elettricità , io trovo la fpiegazione di alcune altre ,, particolarità mDlto confiJerabili : a cagion d' efempio come un cilindro di ,, legno toflo , un baflone di ceralacca llrofìnati , febbene attirino una leggier ,, foglia in dillanza affai più grande, che non fa un ballone dì vetro , non ,, s' affrettino poi di rifpignerla , né con tanta vivacità , come fi fa da eHo 5, vetro : come togliendo , e riponendo alternativamente le armature a una ,, ialtra di legno o di refina dopo la fcarica , le vicende dell' elettricità , che ,, fi è .chiamata vìndice , fi protraggano a più lungo tempo , e i fegni non 3, s' eflinguano che affai lentamente. " Quelle idee potran fembrare ardite , e non abballanza fviluppate : confefTo io pure , che non rendono adequatamente ragione della prodigiofa differenza , che pafTa tra le refine e il vetro , rifpetto alla virtù di ritenere I' elettricità: in quello ordinariamente non fi mantiene che pochi minuti , in quelle non giorni , ma fettimane e mefi . Ciò nondimeno le ò volute qui recare, per ef-. fer quelle idee che mi àn mefKo fulla via di giugnere a farmi pairone d' un* elettricità , che ò potuto a buon dritto chiamare indeficiente. Ad afTegnare pe- rò la compiuta ragione della fuccennata tlifferenza , altro non rimane, che di far conto dell' umido , e della grande affinità che à con quello il vetro , lad- dove pochifTima ve n' anno i corpi refinofi . Ma come ? Se anche appannata coli' alito della bocca , o col vapore di acqua bollente la faccia della refina punto o poco fmarrifce della fua elettricità ; quando al contrario il vetro fpo- gliato ne viene fenza pur contrarre vifibile appannamento ? Non i inporta ; ò detto , doverfi far^ conto dell'umido , e della affinità del corpo elettrico con quello umido : qui Ha il forte . Nella Memoria , che fio preparando verrò a rif. 1/^6 altre rc-rme fiife , col mio Ektirbforo per coiìto della grandezza degli effet- ti . E forfè che -gli fi vorranno para- gonare le fperienze di Beccaria colle fue laflre di criftallo veftite di fottil i lamine metalliche 5 Ognuno, io credo, ha dovuto riconofcere la fuperiorità a quefto riguardo del mio apparato : voi. Signore, sii , voi medcfimo la ricòno- fcete , e mi fate 1* onor di dire , che gli amatori me ne deggiono faper gra- do . Grado dunque mi fapranno ( tal è la mia Infinga ) della coflruzione d" un apparecchio cosi femplice, che tien luogo d'una buona macchina per tut- te le fperienze ordinarie , col quale, anzi fi pofTono diverfificare di più ina niere, e faciliflìmamente; apparecchio, che può farfi tanto piccola da effer portatile in tafca , oppur grande a qual fi voglia fegno , onde averne' effetti fuperiori a quelli di qualunque altra macchina (a) ; di cut l'attività mal- grado i tempi e l'aria men propizia poro 0 punto vien a perdere j che in- fine ( e quello è il maflìmo fuo pre- gio ) pn6 coitfervarper Tempre Telet- uiciià uoa. volta impreffavi , cioè a dire fen^a che faccia meftieri ricorrere ad un novello ftrop-icci amento , o ad elettricità fbrarjiiera * Ecco du'oque ove m€tte capo tutta la mia pnetOTa alla novità : egli è d' aver inventalo ,' o < fé quefto ancora fembra troppo forte ) perfezionato co- tal apparsilo al fegno di riunire tutti g'i accennati vantaggi , e ridotto a giairjdiflìmo comodo per tutti . Infatti <].uanti di qudii apparati veduti non fi fono Cpar'fi e moltiplicati in poco terapa? Tantt» già non fuccedette co- gli apparecchi di Epino ^ di Cigna, di 'ii Jìeccar ia , che puf qualcuna , invidio- fo forfè della confiderazione e grido, che fi acqiiiflò i'J mioEIettroforo, non cefTan per anco di pò gli incontro. Ho nominato Cigna , perché fé v' à perfona , che fi fia portata più vi- cina alle fperienze mie full' Elettrofo- ro , e, dirò così , vi abbia prelufo , egli è deffo Signor Cigna {b). E' cer- to almeno, ch'ei pervenne avanti di me a caricare la caraffa per mezzo della elettricità vindice , o fimmeria- va , com' egli amò appellarla .- e ciò ricevendo nel pomo della caraffa la f. mtilla di una lamina di piombo te- niiis con fili di feta ifolata , allorché dopo avervi applicato od accertato ber» davvicino un naflro fortemente elet- trizzato, e dopo aver toccata col di- to effa lamina , ne ritirava brufca- mente il naflro , replicando poi tante volte quefto giuoco, quante baftaffercr fcintille ad una tal carica . Ma non è meno certo, che con un fimile appa- recchio non fi può fperare di caricare una boccia che debolmente y e ciò an- che con molta pena ed imbarazzo , laddove nulla v'à di più facile che il' caricarla convenientemente, e ad ogn* oia coir Elettroforo , e sì anche coti uno da tafca . Mi cade ora a propofito di doman- • dare , fé un tal nome , che conviene tanto propriamente al mio apparec- chio ,« e che è fiato comunemente a- dottato, converrebbe di pari a quello di Cigna , o a quel d' Epino, o alle laflre de-l P. Be^carin . Accordiamolo loro pure." ficuramente però , ch-e quefl" altro termine di perpetuo, il qual com- pete a tutto rigore al mio Elettroforo, niuno penfa tampoco di appropriarlo^ a qual- * rifchiarare quefto punto importante : qui folo dirò effermi accertato con efpe- rienze dirette*, che il vetro può trova rfi in circoftanze di nia-nt^nerea più gior. ni l'elettricità , e quel eh' è più, di non lafcìarfela involare ramperò dall'a- lito della b;)cca , che lo appanni vifibiJmente, appunto come un fimile appan- namento non r invola al'e refine . (a) Vedi Voi. XII. di quefta fcdta d' Opufc. paf.. 9J. ec. (i>) Mifcel. Taunn. toxa. j. 17.65. De novis quibusdam experimsntis Eh- Bricis , a qtia:lfifia.- degli altri . Sfido tutti gH elettrizzanti „ fé alcun d' eflì con la- dre di criftallo , o con calze di feta- applicate a laminette fottili di metal, lo può perpetuare l'elettricità, anzi folò mantenerJa , fenza nuovo UroCì- namento, o fenza prenderne altronde in impreftito , a molti giorni . Vi fi giug,nerebbe , ne, fon ben d'accordo, colla coppa e mafìTa di zolfo d' Epino, Cierce il giuoco di caricar la boccetta, e portarne indi, il fondo a fcorrere fulla faccia fleiTai dello zolfo; al qual giuoco però ivè eilb, né alcun altro a giammai penfato , avendolo io , per confeflìone degli fttfiTi. miei oppofitori, e ritrovato ed infegnato il primo. Non è già poco per me , che effi faccian cafo di quello giuoco della boc- cetta, intantochè ne apporta la perpe- tuità dei fegni elettrici ; s' eglino ri- ftringono a ciò lutto il merito della mia fcoperta , e i pregi dell' Elettro- foro , non me ne chian^erò fcontento, quantunque vi fia apparenza almeno , ch'io poterti pretender-e a qualche co- fa dipiii . Ella è finalmente quefta perennità dei fegni , e cotefto giuoco Angolare della boccetta,, che ho fatto tanto valere , e f u cui ho piij di tut- to appoggialo ne' miei primi ferini. A quello luogo non poffo lafciar di manifeflare, che non fui già foddisfat- to del conto , che rende dell' Elettro- foro la lettera dell' Abate /^r^ae^ {a), nella quale niente truovo detto di que- fta importante operazione della boc- cetta , fia ad oggetto di rianimare per fé (lelfa l'eletricità indebolita, ed in- nalzarla al più alto grado d' intenfiià, fia per renderla realmente perpetua . Egli però nulla verifimilmente veduto avea di quanto erafi da me ferino e pubblicato, e non conofceva l'Elettro- foro, che fui rumore pervenutogliene, e dietro alcune poche fperienze di fref co da lui fatte. Non fo attribuire ad alira cagione che quefta da una parte H7 ^ là confid'énza , con cui parla di qual- che fenomeno come foHfe da lui fco- p€rto , dall'altra il filenzio tenuto ri- guardo a tante altre fperienze, di cui io avea dato il dettaglio . Non vi fi parla punto della maniera di animare un con l'altro una ferie di Elettrofo- ri ; ne della facilità di cambiare a ta- lento, ofTia rovefciare l' elettricità ful- lo flrato refinofo : niuna parola della fua mirabile tenacità , che regge non che a difpetto di un* aria vaporofa , ma all'infulto dell'alito della bocca i nulla del mezzo fingolare di fpegner- la cotefta oRinata elettricità ec. Tor- no a dire, non fon punto foddisfatto del ragguaglio , che il Signor Abate Jacquet fi è Accinto a dare del mio Elettroforo , comechè egli ne abbia molto innalzato il pregio , dichiaran- dolo un nuovo apparecchio , che fior' dìfce i più. abili Elettrizzanti . Rico- nofco , che quefta efpreflìone è alquan- to efagerata; e apprendo da voi , Si- gnore , che lo Ilordimento non fu , né è di tutti , concioflìacchè abbiatef faputo lenervene voi così in guardia , che prefo non ne rimanefte . Avete fatto ancor più r fono fiele colla vo- ftra lettera fiampala a fare fvenir co- tefto abbagliante ftupore dagli occhi pure dei prevenuti ^ e io non dubito , punto , che la ripuiazion grande di cui godete, non abbia prodotto l'effet- to pretefo, e forfè , chi fa ? oltre il giuflo . Non intendo qui parlare della fcoperta dell' Elettricità vindice : ho abbaftanza palefato fopra ciò i miei fentimenti , cioè, che ben lungi di dolermi con voi d' alcun torto , ho occafione anzi d' elfervi tenuto . Mi lagno foltanto di ciò , che quefto vo- ftro ferino tende di più a diminuire il pregio dell'Elettroforo, prefo anche in qualità di femplice apparecchio o ftromento, giacché ne lo fa compari- Jt, re fenza il corredo de' fuoi più fingo- SP^ lari vantaggi: mi lagno , dico , uni- caraen- (rt) Lettre d'un ^bbè de yì0nne a un de fes amis de Tresbourg fur l'Eie- firoùhore perpetuai, Vienne 1775. camente dello fcritto, nofi già di voi, Signore , cui fo la giuftizia di crede- re , che non avete voi cercato di ce- lare quefli vantaggi , ma che non li conofcevate per anco, giudicato avendo dell' Elettroforo dietro la lettera di Vien- na , e un picciol numero di fperienze. Ór dunque. Signore, io mi promet- to da voi un giudizio più favorevole, quando ricavate abbiate delle notizie più compiete da quefta parte di de- fcrizione accompagnata da alcune fi- gure , che vi trafmetto , e dopo che ripetute avrete da voi medefimo le mie fperienze più capitali . Sono in vero impaziente d'intendere ciò che farete per dire di quel giuoco fingola- re della boccetta per rianimare l'elet- tricità languente , ritorcendola a mo- do di dire , contro fé fteffa ; e della durazione perpetua dei fegni , che per tal mezzo fi viene a procurare. Dopo la defcrizione fuccinta , che voi qui vedete nei fogli ftampati , ho fatto un gran numero di fperienze, le quali fomminiftrano molto lume per la teorìa delle atmosfere , e dell' jLhttricita vindice , che ho pubblicate in parte , e in più gran parte rifervo per la Memoria , che ho promeflfo. Amerei' pure farvene parte, fé i limi- ti di una lettera me Io permetteffero : per angiifti però che fiano vuo' farmi luogo a comunicarvi un' ofTervazione, che concerne direttamente la coftruzio- ne deli' E/ettroforo . Con tutta la buo- na fede deggio confenar un inganno da me prefo . Ho inculcato in più d' un luogo, che lo ftrato refinofo deb ba e(Tere fottile, in difetto di che non agirebbe di lunga mano così bene: in vero io riguardava ciò come il più efifenziale alla grandezza degli effetti ; m'ingannai. Non mi rincrefce la con- felfione d'un errore , maffime che a rinvenir fui giufto m' infegnarono le fperienze d' nn Principe illuminato, che in mezzo alle cognizioni cftefe in ogni genere di utili e fublimi fcienze, e a quella più difficile di governare, nutre un gufto particolare per le na- turali cofe , e fa trovar de' momenti ^ da confecrare ai tratteniftienti di Flfì- ca , e che non à poco contribuito a a dar grido e voga al mio Elettroforo, per mezzo d' uno che ne inviò al Si- ,gnor iHgen houfz. Egli è dunque pro- vato e coftante > che la fpeftezza di più linee, e fin d'alcuni pollici nello flrato refinofo non toglie all' Elettro- foro di agire vigorofiflìmamente , come io avea avanzato j febbene poi, adir tutto , una minore fpeffezra fia prefe- ribile per altri riguardi; e fono : pri- mieramente che uno ftrato fottile , ol- tre r ufo come Elettroforo , può fer- vire di un buon Quadro Magico , va- le a dire ricevere una grande carica ,' e dare una violenta efplofione ; ciò^ che uno ftrato troppo groffo non giu- gne mai a fare , com' è noto per i principi delle cariche. Per un medefi- mo principio lo ftrato fottile vi offri- rà lo fpettacolo della comparfa dei fe- gni elettrici dalla parte del piatto o la- ftra inferiore (tenendola ifolata) pref- fochè tanto vivi quanto quelli che dà lo feudo ofTìa laftra fuperiore ; ma fé lo ftrato di refìna fia affai groffo , il giuoco del piatto verrà meno in tutto o in parte della forza . Da ultimo quello che ancor più merita d'effere confiderato fi è , che la virtù di rite- nere r elettricità è minore in uno ftra- to groffo, che in un fottile: in un dì quefti potrete trovar elettricità ancor inerente dopo tre o quattro mefi ien- za averla mai in tutto quel!' interval- lo rianimata , come ho io efpcri meri- tato, laddove in. quelli non'vi fi man- terrà un mefe . Del rimanente per quanto riguarda le fperienze ordina- rie dell' Elettroforo, Io ftrato di refina groffo può fervir a un diprefTo egual- mente , col vantaggio anzi di non effer così foggetto a fcrepoìare : lefcin- tille che darà \o feudo follevato faran- no abbaftanza forti per mettere in vi- fta l'errore , in che io fon caduto a- vanzando il contrario, e di cui ho a- vuto già luogo a difingannarmi , ed or l'ho di ritrattarmi, e ne godo , co- me anche godrò di farlo pubblicamente . «A, Fdo l'onore di effere ec. H» N. XXXII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. — » » 22. Febbraro 1777. L E T T E R A XXL Schemnitz i^. Settembre . MI ricordo beniflìmo d' avervi det- to , che i Monti de! Bannato , dell' Ungaria ,. e della Tranfilvania erano comporti di Granito , Schifto, Calcaria, Pietra cornea , e faflb are- nario; la quiftione ora è quali di que- lli fieno i più antichi , che rapporto abbino quegli ftrati , e come una di quefte qualità fia fucceflfa all' altra j da tale foluzione dipende unicamente la teoria di quefti Monti . Che i più alti fieno confeguentemente anche i più antichi non vi à dubbio, ma con- viene effere affai circofpetti nei deci- dere per evitare de' grofll sbagli ; per- chè talvolta ne anno fotto degli altri ch'efiftevano certamente prima , che fi erigeffe fopra d'eflì l'altra materia. Così per efempio guardandofi i Mon- ti di Karpatfch dalla parte dove fono le Minere fi crederebbe che foflero di Calcaria , e Schido , e pur fi incorre- rebbe nello ftefTo errore di uno che voleffe foftenere trovando alla fuper- ficie d'un Monte della gramigna, che dunque tutto il Monte foffe di gramigna . Odiando però fi efam'mino bene i Mon- ti di Karpatfch fino al fiume Marma- ros, e così quelli che dividono la Mol- davia dalla Tranfilvania , e che in- cominciano ad ergerfi preffo werfchez nel Bannato fi trova che la loro bafe , e per dir così il loro Midollo è Gra- nito . 7Ì.U0V0 Giornale d'Ita/. Tom. I. ;fc Per afficurarmi del fatto ordinai a Perfona mia dipendente , peritirtì na , e pratichiffìma dei Monti di Karpatfch, che ne vifitaffe ogni angolo , fino al- le più alte cime , e mi portaffe da ogni luogo un pezzo di pietra ; lo che' efeguito trovai che in fatti tutto era Granito. Se farete attenzione alle mie Lettere, vi diflì che di quefta qualità fi vedeva a Konigsberga che formava la parte giacente di quel Monte , e lo Schifto la pendente , lo che prova che queft' ultimo si era attaccato fopra il' primo. La gran catena di Monti dietro Alt-Sohl nella baffa Ungaria è pure di Granito benché coperto di altra ma- teria , e quefti fcorrono fino a Kar- patfch dove • mantengono Tempre la ftefTìflìma qualità. II Signor Deliut nella fua breve dif- fertazione fopra i Monti è dello fteffo fentimento . Conchiudo adunque che i più alti Monti noli* Ungaria , fono certamente quei di Granito , ed è molto offervabile , che quefta fpecie mai fi erige fopra altra qualità di faf- fo, non potendofene addurre fino ad ora alcun efempio. Inoltre è fomma- mente facile laddove fpunta il Grani- to , il diftinguere le altre qualità che fono di più frefca data , né fi à fin ora fcoperto luogo veruno in cui il Granito formi ftrati , unito ad altro faffo . Se oflTerverete attentamente la Storia Mineralogica di altre Provincia ancora troverete Io fteffo. Non voglio I però con tutto ciò che credefte che la * Malfa del noftro Globo foffe tutta di I i Gra- Granito ; fi potrebbe forfè dare che internandoci in una profondità alla quale non ancora- -fiamo penetrati , e forfè non mai penetreremo , vi folTe qualche altra fpezie di pietra fu di cui incominciaflè il Granito . Mi ba- fiera per ora di ftabilire , che quelli fieno i più antichi ftrati che fieno flati fcoperti, e che le ofTervazioni fatte fu quelli dell' Ungaria lo comprovi . In quelli che colà efiflono non fi è finora trovata alcuna vena ricca . Che fé fi parli di quella di Althandler preffo Konigsberga effa è fra il Granito , e faffo metallifero ; forfè Tefori nafco- fii faranno riferbati a' noflri poderi , giacché in altri paefi fi fono trovati in queflo de' ricchi filoni. La feconda qualità di Monti i che probabilmente averanno avuto origine pofleriore è quella degli argillofi, nella qual Categoria comprendo, l' argilla col Quarzo, Glimmer, Schifto corneo. Ar- gilla Schiflofa , e SaflTo metallifero. Dello Schiflo corneo fono nell: Unga- ria,, pochi efempj , di interi : Monti ; averete folo dalle mie Lettere offer- vato , che a Modem nel Comitato di Presburgo , alle falde de' Monti di Kar- patfch vi fiano delle Minere di Piom- bo in tal qualità di fa (To, e che, lo fWfq .accada ^-.iluskowa. I filonj^ pe- rò riefcono variabili , flretti , e da po- ca temuta . Del X»e/V ritrovai nella cava Simone e Giuda a Dognazka nel Bannato , dove in quella ricca Minerà di Rame formava il fuolo del più profondo piano. Tra Saska e Moldo wa vidi degl' interi Monti di quella qualità, ma fpogli di ogni Minerale. Solo a Schemniz fi è efeguito il grande ftoUo r Imperator Francefco , prelTo Hodortfch in tale materia , dove fo- rw) delle vene di Quarao che conten- gono Oro . Reda adunque fuor di queftione che la miglior qualità dei Monti certamente fia quella del SafiTo metallifero, il quale ho diviatamen- te oflTervaio , che a Konigsberga fuc- cedeva immediatamente al Granito . Lo comprovano anc;he le più ricche Mincfe d' Qro , e Argento di Sche, * t mniz , Ivremniz , Felfo-Banya , Kap- nik, Nagy Banya, Kagyag, Fufos , e Bonzaer , dove quei preziofi Metalli fi generano folamente in quella quali- tà di pietre ; Dello Schifto argillofo fono formati i Monti di Schmolnitz , Neu-Sohl, Ifchavoja , e buona parto di quelli del Bannato , e così le Sali- ne di Torda , Marmaros , e Sonas . Le cave di rame che vi fi trovano fono- però variabili , i filoni piccioli, e per lo. più fra la Calcarla . Quelli della terza qualità , che fa eccettuiamo i Monti occidentali , pof- fiamo credere fieno i più recenti- , fo- no i Calcar] ; fé ne trovano molti nel Bannato che fi erigono fopra 1' Argil- la . In quelli di Orawiza efidono delle buone- Minere di'r^me , a cosi- pure a Saska, e Moldava. Dietro Na- gyag ,vicino al Villaggio Barfcha iti Tranfilvania, ho veduto de' Monti di Argilla , eh' erano fiancheggiati dalla Calcarla, e continuavano fino a Glut,, .ma le loro vene di rame erarjo afT^i; fcarfe . Di quelli accennati in fuora ,;; fia nel Karpatfch , in Moldavia , iti Tranfilvania, o in altri luoghi , non, mi ricordo di aver feniito che nella Calcarla che fi erige fopra il Granito. m^i fi .(ollefo trovata altre Minere. E% .dunque] f^cil^;.ka una cava di rame che era dentro la Calcaria , e la parte pendente formata dallo Schifto ; po- trebbe darfi che appunto Ja pendente fi fofle diftacrata per qualche acciden- te, e che caduta giii dalli Monti più alti la materia fchiflofa abbia forma- to quella che ora è giacente . Anche lo Schifto rofib che copre Nagyag , Boiza , e Zalathna nella Tranfilvania, e quei vicini contorni averà avuto una prefibchè confimile origine . L' Argilla indurata non potendofi facil- mente fciogliere dalla Calcaria è ti motivo per cui mai fé ne trova negli ftrati groflì , né compone Monti inte- ri , come fi vede della Calcaria , e in quella pietra , eh' è mefchiata colle (talattiti. Dall' impatto poi delle Par- ticelle Calcarle , e Argillofe venute qui da* Monti fi è formata la Mica , che in alcuni Paefi fi adopera con gran vantaggio , ma che in quefte noftre parti fi trafcura . Non vi rechi poi meraviglia fé non pongo la Pietra-cor- nea né affolutamente fra' monti anti- chi j come nemmeno fra gli acciden- tali . Sono ancora perplefìfo , nA fo de- cidere quefto punto . Vi dilli già che la ricca vena d'Oro nominata la Ma- donna di Loreto ne' monti di Facebay era nella Pietra cornea , ftraiificata fopra lo Schifto, ma quefia dà un vi- fibile indizio che folfe nata da qual- che pofleriore innondazione . Similmen- te le Petrificazioni che fi veggono nel- la ftefìTa Pietra-cornea bianca nel Mon- te vicino al Villaggio Lehotka prefTo Kremniz mi danno una certa ficurez- za che più tofto fi debba porla fra i Monti accidentali , che nò. Se poi fof- fe vero che la Calcaria fofTe origina- ta dallo sfaccimento delle Conchiglie, e che per tal ragione fi doveffe por- la fra i Monti accidentali , quanti millioni di raillioni di que' corpi non farebbonfi richrtfti per formar la fola Minerà di Felfo Banya , o la cava di Loreto a Facebay , che pure non fo- no delle più grandi , I filoni poi che fi trovano entro la Pietra* I pietra-cornea fono più ugnali, feguen- ti , e ricchi di quelli che fono entro lo Schifto argillofo e la Calcaria , e tengono ( come dalla mia Relazione averete veduto ) dell'Oro , e Argen- to. Se veramente andaHero pofti nella clafTe de' Monti antichi bifognerebbe che nece/Tariamente aveflfero la loro origine contemporaneamente colia Cal- carla , giacché non ho mai veduto , che la Pietra cornea fi fia ftratificata fopra la Calcaria , ma fempre fopra Io Schifto. Forfechè dalle oflervazioni che faranno in apprefTb fatte fi rile- verà fé anch' efTa , come la Calcaria , e l'Argilla fchiftofa fi debba veramen- te porre fra \%. clafle de* Monti acci- dentali . Qualunque poi fia 1' origine delle due fpecie , è fuor di dubbio , che la loro efTenza deriva dall'acqua, fia poi che nel momento che la Terra forfè dal Caos efll fi fieno alzati,- o che fe- condo il fiftema di Linneo , allora quando le acque fommerfero tutta la terra fieno Arati formati dalla precipi- tazione, criftallizzazione , e foluzione de'corpi degli animali e de' vegetabi- li , o che fuffeguentemente fi fieno ammucchiati per opera delle fteffe acque. ' Doverei finalmente far anche qual- che cenno de' Monti originati da' fuo- chi fotterranei de* quali nell* Ungaria refta qualche veftigio, come della La- va nera che fi trova prefTo Tokay , e di quella de* Monti di Karpatfch : ma dovendone parlare con fondamento è indifpenfabile eh' io abbia prima vifi- tato diligentemente que' luoghi , Io che mi riferbo di fare quando averò fepiiftinata la mia falute ; e aggiun- gerò allora delle nuove ragioni! che comproveranno fempre più le Teorie che ò avanzale. L * M5 LETTERA XXH. Schemnitz 18. Settembre. 'Ultimo difpaccio ricevuto dalla Corte mi reca l'ordine di do- vermi immediatamente porur a Pra- ga per affumervi il PoRo di Confi- glier Ctfareo delle Minere in luogo del Conte Colloredo . Non fo fé mi abbia a confolare di una tal promo- zione ; è ben vero che miglioro con- dizione ; ma dall' altro canto mi è tolto il piacere di continuare leofìTer- vazioni fu' monti di Karpatfch , ch^ vi aveva promeflb , in compenfo del- le quali vi darò qui folto il Catalo- go di tutti i Minerali che fi trovano nella bafla Ungaria. Oro nativo vifibile . Quefto difficil- mente fi trova nella Regia Minerà di Schemnitz , quantunque tutto quel Minerale contenga dell'Oro . Solo nel Gennajo decorfo fi fcoperfe entro una vena dello Stollo principale 1' Im- perator Francefco verfo Io Stollo Bi- ber un Minerale tenero intrufo con delle criftallizzazioni vetrine, che con- teneva 1270. Lotoni di Argento per centinaio , e nel quale fi è potuto di- flinramente vedere 1* Oro nativo ; quefto è il primo di tale qualità , che qui io abbia veduto . Ma non è poi cosi raro nelle altre cave , che fi la- vorano per conto di Compagnie , tro- vandofene frequentemente in figura ca- pillare fopra il Quarzo, e la Minerà vetrina, fpecialmente nelle denomina- te Hofer , e S. Antonio di Padova . A Xremniz poi l'Oro nativo fi trova frequentemente per lo più in figura fquamofa. Nel mio Mufeo tengo un pezzo di Quarzo ferrigno nel quale fi diftingue l'Oro nativo , trovato nello Stollo Ladislao di Bugganz . Voi po- tete adunque comprendere, chela mag- gior parte dell'Oro, che fi raccoglie nella bafifa Ungaria proviene dai Mi- nerali di mezzana qualità, fra li quali fi deve particolarmente annoverare la fino- -54 {inopia , che contiene Oro fopra d" o- ^ pni altro; quefl' è compofla di un Me- fjuglio di Diafpri roffi, e fcuri , diO- ró , d'Argento, di Piombo , di Zin- co , e di Piriti . In tale materia è la Galleria principale denominata dello Spedale dove— fa ne trova di dii- rillìma che batte fuoco , benché tal- volta fé ne trovi anche di tenera e raflomigliante al Bolo roflb , che per lo più à figura rotonda e giace fopra il Quarzo , o fopra la finopia folida . Il Signor Configliere Scopo/i lavora prefentemente all' Analifi di quella Si- nopia per inferirla ne'fuoi Anni Ifto- rico-Naturali . ■ Della Sinopia gialla menzionata dal Cronftdt non fo formarmi idea, quan- do egli non intendefle parlare di ogni forte di Diafpro che tiene ferro ; an- che noi nel Monte detto Calvario e nel filone dello Stollo Bacher trovia. nio Diafpri a' quali diamo il nome di (ìnopte ma le gettiamo come affatto inutili. Quelli poi che contiamo tra i Minerali di mezzana qualità , e che i-engono Oro , fono rofG . Della flefifa qualità vi è altro Minerale dal|, quale fi cava dell' Oro, ed è il Q,a a vzo fer- rigno , che fi trova a Bugganz , e pa- rimente il Dendritico variegato dello Stollo dell'Imperatore a Hodriz .[ Da replicate cffervazioni fi vede che il Qtiar^o marziale quafi fempre tiene Oo . Sonovi poi anche delle Piriti dalle quali feparato che fia il Piombo, e la Blenda rendono molte Oro. Quel- le pelò di Konigsberga fono pur ric- che dell' altre. L'Argento nativxs è in quefte parti molto più raro che 1' Oro. Nella mia dimora qui non ho potuto averne che due foli pezzi , uno della cava vec- chia S, Antonio di Padova, e l'altro di quella di Terefa . Nel primo fi ve- de 1* A'-gento in fottiiiffimi fili come capelli fopra il Quarzo . Il fecondo è una Pirite giallo-chiara , dove pare che fpunti 1* argento j quello poi mi è carifllmo perchè fmentifce 1' affer- zione del Signor Hemkel , che non fi dia A-^gcrio nativo fopra la Pirite. -, D' altre forte di Minerali di Argento ne abbiamo moliifTime, cioè Glas-Erz o fia Minerale vetrino, di figura Criftallina , da quelli Canopi chiamato Weichgewachs , B^ofchgevvaehj i è pure uiv Minera- le vetrino con iViolto zolfo ; qualche volta contiene 500. e qualche volta 80. 70. e fino foli 12. lotoni per ogni centinaio. Tutto quello che in quello propofito avanza il Signor Jujìi nei fuoi fcritti Chimici , è fenza fonda- mento: forfè il Signore Scopo/ilei darà qualche analifi più giufta. Hothgulden fi trova in Schemnis parte di figura criflallina, e parte fo- lidoj quello di Kremniz tiene dell'O- ro . Nello Stollo vecchio S. Antonio ne ho trovato di Dendritico fopra Quarzo bianco, e nello Stollo S. An^ na di Rudain traKonigsberga , e Sche- mnitz di quello che contiene Piriti, Anche di quello il Signore Scopoli at- tualmente fta facendone 1' analifi. Il Weifgulden fi trova preflbchè fo.* lo a Schemniz , contiene dell' Oro attaccato al Quarzo bianco. Feder Erz grigio del vecchio Stollo S. Antonio è differente da quello di Saffonia ; imperciocché quello è com- pofto di criflalli capillari , e il noflro à la figura flellare entro il Quarzo bianco. Queflo è un Minerale ricco , che riceve bel pulimento , e allora ft vede diflintamente la figura flellare , e l'Argento nativo fpruzzato d'Anti- monio . I pezzi però fi trovano foto qua e là fparfi . 1/ Feder Erz bianco non ii trova altrove fuori di qui . Alcuni anni fo- no fé ne trovò frequentemente nella cava vecchia Ogniffanti a Hodriz , ma non fu curato . I fuoi criflalli bianchi fi afTomigJiano al Minerale Corneo bianco criflallino aciculare , e, fi trova entro a! Quarzo di ferro . Il Canfekothiges Silber Erz , o fia lo llerco di Oca argentifero della flef- fa figura defcritta da Valerio Spec. sor. N. I. di co'or giallo ,• verde, e rofficcio fi trova nella Minerà di Win- difchlenten preflo Schemniz , e tiene circa circa Soo. Lotonl di Argento per cen- tinaio . La Mulma di Argento bianca , o gialla 0 fcura, fi trova parimeiite nel- la Minerà di Windifcblentam , contie- ne talvolta loo. 50. e talvolta folo 6. e j. lotoni di Argento per centinaio , tal volta vi fi fcopre i' Argento nati- vo . Nella cava S. Giovanni fi trova pur anche dell'argilla bianca che tie- ne ^. fino 6. lotoni di Argento . Il Feld S pitto con Argento di color giallo , roflfo , o bianco , di grana grof- fa , che diventa fcura , o nera met- tendola nel fuoco, ma appunto allora fi diftinguono le fue particelle Qtiar- zofe, tiene 4. fino a S. lotoni di Ar- gento, e trovafi nelle cave Siegelsberg e Criftina . Il Signor Brunnich nelle fue aggiunte alla Mineralogia di Cron- Redt jr,5 5. defcrive quella di color az- zurro , che fi trova nella cava nuova S. Antonio di Padova , e eh' è affai ricco. Blenda argentìfera. Io non conofco quella Blenda rotonda da Cronftedt ac- cennata al JT. 175. Potrebbe darfi , che un tempo fa qui fé ne foffe ritrova- ta j ma ficcome non v' è forfè luogo al mondo, dove regni maggior negli- genza che in quefto nel raccogliere Mufei di Minerali o dove fi abbia mi- nor premura d' iftruirfi , così non mi fu poilìbile d'averne veruna notizia. Intanto e fuor di ogni dubbio che tut- ta la Blenda ritiene Argento ; elTa è di colore fcuro , e fquamofa . Ne ho però veduto anche di gialla , verde , e femidiafana j quafi affatto bianca; e così un'altra qualità , ch'era criftal- lizzata . La Minerà (iti Tìombo , tutta sì la granellofa , che la fquamofa contiene Argento. Frequentemente fi trova nel- le Minere di windifchlenten tra la Mulma dello Spato di Piombo di vari colori, bianco, grigio, e talvolta an- che azzurro. La Minerà di Tlame , Se ne trova talvolta nel filone principale detto del- lo Spedale , ma più frequentemente nelTHermgrund a Neu-Sohl . Del re- r, '^ ^15 fi:o non vi fono altre N^ualità , fé no» le Piriti gialle, e grigie. // Fahl Ert è. il verderame . i II Minerale di ferro, ii trova a Rof- niz , Thaifolz , Brinile, eLibeten, ma è per lo più Emattite di color giallo, e blò . Hcematites Coerulefcens Ì3r> fia^ vefcens . V. Cronftedt jT. 20j. Fra que- lla fpecie fi annovera come raro. Il Glaskopf di Boinik, fopra la cui. fuperficie vi fono delie Punte di 2. in 2. ~ oncie, colle eftremità coperte di Calcedonio blò . Nelle Fornaci di Vetro , e nelle fonderie di Piombo' a Czernowiz adoperano del Caffo -ferri-' gno , che fi trova a Schemniz , e Ho- driz. Mi ferabra che quello non fia ,. che la folita Argilla azzurra indurita dei Monti di Schemniz, nellg quale fia- penetrato il ferro, «^ri-lrfjp s> Il Mercurio , nqn fi trova qui mai nativo , Il Minerale però di Cinabro; non è raro , e meriterebbe foffe la- vorato: quando fi trova con degli al- tri Minerali ricchi fempre contiene qualche danaio d' oro per centinaio . Nel tempo della mia dimora qui fé ne è trovato a Scegeisberg nel wind- Schacht , e nella cava S. Giovanni , fempre dentro l'Argilla bianca molle. Lo Spiefglas , o fia Antimonio fu ritrovato nello fcorfo anno nello Stol- lo j. He di figura ftellare fui Quarzo bianco. E' per altro cofa affai difficile il trovarne a Schemniz : bensì a Kre- mniz fé ne trovano deibelliffimi pez- zi criftallizzati di figura acicolare . Deli' Antimonio con Oro nativo fé n* è veduto , benché rare volte a Ma- gurka. Corre voce , che una vo'ta vi foffe a Konigsberga dell' Antimonio roffo. Io tengo nella mia Raccolta due curiofi pezzi : uno è Antimonio che al di fuori è roffo , l'altro è compo- flo di tanti criftallì Antimoniali , le punte de' quali fono ricoperte di un fottile Gufcio bianco ; ambedue fono di Konigsberga. Cronftedt fa la defcri- zione di pezzi fimili . L" ^r fenico , non fi trova mai nell* Ungaria baffa nella fua figura femi- metallica , nò polverofo , Per quefto mo- 1^6 motivo i Hoflri Canopi non vanno foggetti a tante malattie come quel- li della Boemia , e dftlla. SaflTonia . Nell'efcavare una flrada tra Kremniz, e Neu-Sohl fi è trovato prertb Skalka fra gli flrati della Pietra, arenaria dell Arfenico roflo a sfilacci. Lo Zolfo non fi trova che nelle Pi- riti fiflb, e tal volta di figura capilla- re cilindrica , e in ogni altra figura criftallina . Dell'orpimento di Thejo- va vi ferirti già nelle antecedenti mie Lettere . Il Fitrìolo fi trova in gran quantità bianco , verde, giallo , e bruno. Neil' Herrengrund a Neu-Sohl ve n* è dell' azzurro, e color di rofa ; quefl' ulti* mo per io piCi è macchiato coli" az- zurro chiaro, e tiene fempre racchiu- fa qualche gocciola d'acqua, che vifi- bìl mente fi muo^e . Fra la fpecie Vi- trioliche annovero pur anche i' Halo- Sfc trhhìum' dei Signore Scoponi , giaccfic non mi pofTb perfuadere , che fia di un genere diverfo ; effo fpunta negli ftolli di Schemniz , Kremniz , e Neu- S'ohl . Non vi dico poi nulla delle altre pietre e terre di quelli contorni ; fi ri- chiederebbe troppo tempo per defcri- vere le innumerabili variazioni di quar- zi , e criflalli fpatofi che vi fi trova- no . Supplirò però un giorno quando avrò terminato il mio Index Fojfilium che penfo di pubblicare nel venturo anno . Le molte mia occupazioni non mi permettono di fcrivervi più da quella parte . Parto per Vienna , da dove avrete mie novelle. * 25r N. XXXIJI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all* Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. I. Marzo 1777. LETTE R A XXIII. Vienna 15? Ottobre . SOno ormai 8 giorni , che giunfi a Vienna ; il non aver materia degna della voftra attenzione fu il mo- tivo per il quale non vi ò fcritto . Non mi difFouderò poi in ragguagliar- vi diquefta Metropolijgiacché fiete fuf- ficientemente informato del buono, e del cattivo che v è . Quante volte non avete meco deplorato , che fra le in- finite cofe che la Corte fece a predel- le arti e dèlie Sienze , fiafi dimenti- cata affatto la Storia naturale , non effendovi ne ProfefiTori, né Mufei in- fervienti ail'Iflruzione della Gioventù. Se vi foffero fiate perfone che aveffe- ro del genio per Ci fatti ftudj , non averebbero mancato di fuggerirlo all' AuguftilTìma Sovrana , che con quella Regia Magnanimità che fpira in ogni fua azione non avrebbe mancato di fubito provedervi , tanto avendo elTà a cuore l'incremento, e perfezione di quella Univerfità . Ma la difgrazia vuole , che il Van-Swieten quantunque fia gran Letterato in ogni altra facol- tà , fia affatto digiuno e alieno da quella , e quindi non fi curi a pro- moverla . Colla fcorta delle voflre erudite of- fervazioni , vifitai il Mufeo Cefareo , e lo trovai per appunto qual me lo avete defcritto. Una fola cofa om- mettefle , ed è quel pezzo grande di Lava nera vetrificata trovata in una '>^Koi'o Giornale d' Ital. Tom. I. 35r Campagna dell' Ongaria . Effa era nafcofta in un angolo della danza , e ci volle difficoltà a rinvenirla , non effendo in eftimazione, né conofciuto il fuo pregio. Fanno bensì gran cafo del grappolo di uva trovato nella Tran- filvania cogli acini , come dicono di oro , e della Vite contornata da un filo d'Oro , e parimente della fpica d'Oro nata dalla terra. Sia detta però fra noi , che Tappiamo cofa fieno fif- fatte cofe , o che vi è una grande Ciarlatanaria , o che prendono per Oro un liquore refinofo giallo . Per quello riguarda la fpica d'Oro faran- no pochi che non fi accorgano della manipolazione . Che poi nella terra fi fieno trovati de* pezzetti d' Oro non è niente da meravigliarfi . A chi non è noto di quante ricchezze, e pompa ufavano in ogni tempo gli Ungari * Qualche pezzo di lavoro di tal Metal- lo trovato nel mietere il frumento , non può egli a quella ignorante gen- te aver fatto credere quello che non è ? Io ftefTo comperai in Ungaria un filo d'Oro trovato preflTo Andrasfalva, cre- duto un portento prodotto dalla na- tura, e mani fellamente fi vede eh' è ar- tefatto . Riflettafi che tali cofe per lo più fi trovano nelle vicinanze di Tokay , e Alt Sohl , luoghi dove an- ticamente fi fono date varie Battaglie, e dove feguirono notabili devaflazioni . Ora avendo gli Antichi l' ufo , come lo anno tuttavia i Moderni di ornare le Scìable, le Selle , e i finimenti di ^cavalli e altre cofe fimili d'Oro, pof- sS^ K k fono 7Tg- fono picciole particelle eflere andate fmarrite , e confufa con la terr^ i e quindi deriva 1' inganno che colà nel- la nella terra nafta t' Oro. Ma ritor- nando al MufeD, oltre i fuperbi pez- zi di Minere d'Oro , e d'Argento che vidi , mi forprefe fopra ogni cofa la preziofa , e incomparabile Raccolta del- le Gemme , e fpecialmente i Diaman- ti mezzo bianchi , .è mezzo roflt , 8 mezzo bianchi e mezzo gialli . Non è poi poiTibile nel breve fpazio di po- che ore il prender in efame ogni co- fa ; dovendofi il foraftiere contentare di vedere alla fuggita . OiTervai però che vi mancavano tutte la variazioni de' Minerali, le trasformazioni di una qualità di faffo neil' altro, e altre fif- fatte ferie iftruttive . Veggendo tutto quel Gabinetto, un Intendente deve conofcere , che v( lì è radunato una quantità di pr^zio- fe produzioni piuttofto che formato un Mufeo da ftudio, mancandovi perfino la maggior parte de'fo0)li rari degli Stati JErediiarj .: Se lo ftudio della Sto- ria naturale foffe maggiormente colti- vato , e fé vi foffe chi giudiziof«men- te defcrivcHela preziofìtà di quefto Mu- feo , ne verrebbe in confeguenza che ben molti anderebbero.a gara neil* ar- ricchire quefto fu perbo Monumento del bel Genio del defunto Cefare , mai aj?ba. ftanto pianto dalleMufe, il quale con Regia Munificenza , e colla profufio- ne di enorme fomme Io à fatto rac- cogliere. ^ Anche il Signor Configlier Jaqnin nel tempo che fi trovava in Ungaria avea incominciato a raccogliere un bel Mufeo di Minerali da effo poi di mol- to ampliato j ma non ebbe finora il tempo di ordinarlo , e defcriverlo . Non fo fé averete prelfo di lui vedu- to l'Oro nativo nel F^ajferBley, Mo- lyb-diena delle Cave di Rhima^ombat tra Neu Sohl , e Schemniz . Quclio orto Botanico affidato alla di lui So- praintendenza diverrà bea prefto uno de* più copiofi , e perfetti dell' Eu- ropa. '.^ . all'j^ -?' il temp© non mi à permelfo di àn- ^ dar a trovare il Signor Configlier Mj' ghd , tanto verfato negli Studj Bota- nici , e del quale mi avete detto tan- to bene . / s *'/'', fi r Il Mufeo del Sigtìor' M/^»« ^k- tore di Corte ricco di Minerali, con- tiene due fole cofe , che meritano di effer ammirate j il rimanente non in- tereffa gran fatto un Conofcitore. Qiietlo de* P.P. Minoriti fembrapiù torto una Galleria di cofe rare, che uno -Studio. di Storia Naturale . E' bensì d* un incomparabile pregio una prezio- fa raccolta di Conchiglie, che un Sa- cerdote Secolare abitante ali» Torre roffa tiene in vendita. Io vado poi fre- quentemente a vifitare il comun ami- co Signor De Moli Agente dell'impe- ro; mi fono già occupato da tregioFt mi per vedere la fua bella Raccolta di Minerali , copiofa fpecialmente delle più belle Petrificazioni . L'erudite no- tizie ch'egli mi dà nel moftrarmi ciafcuii pezzo m'iftruifcono molto più di quel- lo farebbe una Pubblica lezione . Sa- rebbe lagrimevole cofa che dopo la di lui morte una così preziofa Raccolta andaffe diflratta , come è da teme.rfi >' non efTendo tra' di lui figli alcuno che che vi abbia gufto . 0\ veduto poi con gran piacere il Mufeo. di queft' Accademia de'No.bJli, non vi dico già che contenga x^ofc di gran merito ; ma nii piacque perchè dà fperanza di introdurvi il genio per confimili ftudj, e che col tempo tra U nobile Gioventù ^\ poffano formare de' Mecenati , che fieno Protettori, Jella' Storia, Naturale. ,/Ogni uno de* Con- vittori à la fuaparticolarepicciola Rac- colta di Minerali, Conchiglie, ed In- fetti . Il dotto Pr. Sch^ffermiller fi oc- cupa attualmente aó^ un'opera nella quale defcrive tutte le farfalle .che fi trovano intomo a Vienna 5 anche qua- rto può far invogliare la Gioventù- 1 PP, delle Scuole Pie , e nelle Ac- cademie di Savoja , e LeVvenburg fo- no Sate da poco in qua erette Catte, dre di Mineralogia , e vi fi penfa ora ad accrefcere le Raccolte. ^ Mi fpiace che a Praga dove dov:ò SK kr- ■fermarmi non vi {la chi .^óUivi i no- ftn ftudj, fuorché, il Signor Configlier T^rtìmer ,• baftàntemente eonofciuto ■|>er la vafta fua Erudizione . Aitate- mi , $ Credetemi , che fono ■ :^i.j A or',; "^ ÙS SE;R V A^IO NI Ì5^ bef S'^fior ConJìfDere di Kocz'ian in- ' torno /' ufo di lavar l' Oro • in TranfilvaniiX . ' Tra le molte prerogative delle quali 'va adorna la Tranfilvania una ve n'è di rifleflìbile , che da' fuoi fiumi fi raccoglie dell' Oro . Sembrami queflo un oggetto di troppa importanza per lafciarlo di villa nel Viaggio che feci . Il lavarlo , e raccoglierlo per tutto il Bannato è un meflieró, del qu^legodo- tio dirò così la privativa i foli po- 'veri ■ Cingari , quindi mi rivolfi ad •eflì per rilevare il modo deil'operazio- Tje. Scielfi per tanto il fiume Nera , The irriga il bel tratto di Paefe diAl- mafch , e che porta feco molt' oroj ■fatto venire alcuni più periti Zingari , ■feci fare la prova folto a' miei occhi ■preflTo al Villaggio di Bofchosvifz . La loro deftrezza nel lavoro mi forprefe ■Verarnente ; giacché in pochi minuti ^lyotei. fcoprire fui loro fetaCcio alcun granello d'Oro nativo del valore di qualche groffo , avendomi gli ftefìTi fatto vedere fra quello' che già prima aveano raccolto qualche pezzetto della groffezza di un Pifello. Dopo di "aver bene efaminato il modo della opera- zione, e fatte le mieoffervazioni, eh' efporrò in feguito, mi rivolfi a inda- gare d'ionde veramente provenifTe l'Oro, giacché era chiaro che noti potea nei fiume generarfi. Rilevai adunque, che r Oro non raccoglievano folamente d-ìlla fanghiglia del fiume , ma che alle fponde fcavavano anche delle io{{^ di quattro e più piedi, dallequali cavavano una fpecié di melletta , che conteneva in fé ancora più Oro di (fbella 'che traevano dal fiume , e mi alTìcu- rarono , che quanto più gonfio era il fiume tanto più rendeva dell'Oro, ma :(: che viceverfa al tempo delle magre d' acqua, come accadde nel 1769. do- vevano cercarlo nell'efcavazioni ddlà terra . Per aver una giuda Idea , ed effere al fatto di qualunque particolarità vol- li ocularmenfe efaminare le efcava- zioni e ogni contorno del fiume Nera, del quale a maggior intelligenza itni- fco il difegno. A. Sarà il fiume Ne- ra che dafettentrione fcorre a mez- zo giorno, 15. La fponda alla dritta?. C. Una picciola eminenza comporta di vàrj (Irati. D. e E. La pianura, che dalla fponda fi eflende fino alle falde de' monti per il tratto di circa 100. pertiche, e che infenfibilmente (i va innalzando. ' Il Terreno alla fponda è comporto di ftrati ; il primo è una cotica di gramigna comune profondo i di pie- de: il 2. una creta che continua per 2. piedi; fiegue una terra calcarla coti breccioline profonda folo i. \ piede, ma così dura , che conviene adoperar là zappa per ifmoverla, e finalmente viene quella che contiene Oro , eh' è un mefcuglio di ghiajoline , e fabbia facile a fmovere. I Cingari in diftan- za di 50. pertiche del fiume cavano quefta terra , e ne lavano fuori 1' O- ro. Per quanto ho potuto fcoprire dal- le buche, o fia foflTe già fatte benché foffero piene di acqua il fondo era di Schifto, e come più abbaffo nel fito E. vi é una notabile vena di Carbone fof- file, così e da congetturarfi che dopo Io Schifto fucceda la Micca , e final- mente il Carbone. Da tutto ciò conchiudo i. che l'O- ro non nafce nd*iìumi , ma che vi fi trova per accidente; perché fé vi na- fcefife bifognérebbe the fi trovaffe tan- to nelle piene , che nelle magre , del che viene dall' efperienza dimoftrato il contrario 2. che provenga adunque da fiti, donde gli fia facile l'efTer dall' acqua afportato s- che confeguente- mènte i pezzi /laccati fieno agevoli da fmoyerfi acciò pollino eflTer tratti dai Torrenti che poi fi vanno a fpandere ^ nel fiume. ^ Kk 2 N.I Nel profegulre il mio Viaggio per il Dannato ho trovato non pochi ve- fligi che fanno credere , che", anche agli Antichi Romani folte nota tal Arte . OlTervai di piià che aveano an- cor eflì dei Terreni che contenevano Oro , e che faranno ftati in qualche fito 6. e più pertiche elevati dal li- vello del fiume . Nella Tranfilvania preflb il Villaggio Olah Pian fono in, numerabili Cave ^antiche a piana terra , d' onde anticamente cavavano ia materia da cui lavar fuori rOro, e quello in fiti da' quali i fiumi fono lontani . Si comprova adunque che quelle al- ture dove fi trova J' Oro non fieno un ammaffo formato a poco a poco dalle depofizioni del fiume, perchè vi fi vede in alcuni luoghi un" altezza dove mai l'acqua potè arrivare, e tal- volta vi fono de' fiti , che naturalmen- te non poflono nemmeno efìfer irrigati dall'acqua. Che fé foffero un ammaf- fo portato là dal fiume coli' andar del tempo , non capifco perchè folo qui fi irov i 1 Oro , e non anche fra la coti- ca eficriore , come naturalmente de- verebbe effere , fé il fiume lo aveffe , portato fu!le fponde. Abbiamo adunque argomento a cre- dere j che tali firati contenenti Oro tragganola loro Epoca dal Diluvio uni- verfale . Piantato un tal fiftema , ri- marrebbe da efaminare , fé tutto quel fatto egualmente produceflfe l'Oro. Crederei ragionevole il decidere per 1' affermativa fpingendomi a facilmente crederlo \ che gli Antichi Romani a' loro tempi incominciarono tai lavori preffo ai fi,umi , e continuavano nella Terraferma per loo. e più pertiche, fermandofi poi folamente perchè al- zandofi il Terreno , fffi non fapeva- no formare degli ftolli : per lo che profeguire il lavoro con ifcavazioni in profondità farà loro fembrato troppo Coftofo. •■):■:: . • ." . La citcoRanza de* poveri Cingarl è quafi la fteflTa . Effi non pofTonoappro- fiitarfi che folo di quell'Oro , che i fiumi trafpoitano dagli firati fituati ^ t alle fponde , e di quello che pofTono fcoprire levando la cotica del terreno. Riputando io intanto quella mani- polazione , per cofa di fomma impor- tanza, configlierei che dove s' inco- mincia ad alzare il terreno fi prati- cane uno Stollo , per ifcoprire per quanto tratto fi mantenga ubertofo di Òro , che fé fi eftendeffe molto ne' monti , meriterebbe la pena di far tai lavori con metodo , e in molta quantità . Ufano al prefente i predetti Cinga ri di fervirfi di un Tavolone, lungo' ciica una pertica , e largo la metà > il quale all'angolo fuperiore ha una cavità , da dove fino al fondo fono IO. o 12. fcavi. Effi vi gettano fopra la fabbia , e poi continuano a verfare acqua ; la fabbia leggiera , e inutile cade giù da per fé ; quello che rcfta nelle fiflfure fi raccoglie, e fi fa paf- fare per il fetaccio ed è Cro . Quefta operazione però fanno con tanta ne- gligenza che perdono vifibilmente mol- to di quefto preziofo metallo , oltre quelle Parìicelle di ricco Minerale, che per mancanza di cognizione get- tano via, nel quale coll'occhio arma- to fi diftingue perfettamente l'Oro. Devo a tutto ciò aggiungere un'oC- fervazione da me fatta nel Bannatc di Temefwar, che merita rifieffo; ed è che tutti i monti , che fono fituati lungo i fiumi ricchi di Oro non fono compofti di fafifo duro , ma di firati faiifcenti, e che danno indizio di ca- ve di Carbon foflile, e di allume. Sembra regola indubitata , ch'effo Carbone ficgua fempre dove fia Oro , e che in certo modo gli ferva di fiio» Io, e non è improbabile che forfè contribuifca molto alla fua genera- zione . Almeno fi è fempre ritrovato che in tutte le fponde de' fiumi , do- ve fi raccoglie Oro , vi fia del Car- bone. I noftri fiumi Danubio , ed Ens potrebbero darci qualche chiarezza nel propofito . Le fponde da Vienna fino a PafTavia fono piene di Carbone; io per ciò non dubito che faeendofi del- le efperienze fi deverebbe rinveniir dell' dell' Oro ; e tion farebbe certamente 9? imitile qualora Ci faceflfe qualche ten tativo col metodo delle fui ite Re gole . 1<a faldatura , ma fa- ^ cllita foiamente la calcinazione , e il ridurlo in ifcoria, e con ciò folofcorre fopra il rame, ed effendo collo fteffo ra- me liquefatto in perpetuo moto , non è dubbio che diftruggerebbe tutte quelle particelle di ferro refidue , e le ridur- rebbe in ifcorie , lafciando il rame per- fettamente puro. La quantità di falda- tura da mettervi doverebbefi regolare a mifura della quantità del rame, che fi purifica ; la dofe potrebb' effere 6. in 8. libbre per ogni centinaio. Per quanto poi riguarda il rofettare, crederei che per diftruggere ogni parti- cella di ferro doveflfe ballare lo zolfo co- mune , come fi vende dai Droghieri . II ferro non à nemico più formidabile che lo zolfo, ed è cofa notoria, che quefto non aggredifceverun altro Minerale fino a tanto che trova la menoma parte di ferro col quale poterfi incorporare . Si do- verebbe adunque fubito che il rame fi tro- va liquido porvi de' pezzi intieri di zolfo perdueo tre volte , coprirli di carbone e procurar poi diligentemente la feparazio- ne delle fcorie di ferro , e zolfo ; ma con-' viene avvertire di non adoperare maggioc quantità di zolfo di quella eh' è neceHaria per diftruggere il ferro , non folo per rif- parmio di un'inutile fpefa, ma anche per- ch'effe zolfo allorché à confumato il ferro, non s' incorpori col rame , e produca una dilazione nel lavoro ; a prevenireil qual difordine molto contribuirà fé il rame nero farà fiato fatto con tutte le avver- tenze fopra enunziate . A ragguaglio a- dunque del ferro, che fi ftimerà cheefìfo rame nero contenga , bafterebbe per ogni centinaio di rame ^.4.3! più 5. lib. di zolfo' per depurare tutto il ferro che contenere. Quefto piano , e fpecialmente l' ultima accennata operazione è del tutto nuova , da me ideata ,eche mai per anco è fiata pofta in pratica,- effendo del tutto fempli- ce , appoggiata a ragioni , e fondamenti metallurgici, e di pococofto, non du- bito, che quando I" Eccel fa Camera Ce- farea ficompiaceffedi farne farei' efame, e le proveda imparziali fonditori , e che vi ufaffero la dovuta attenzione , il ra- me fofle per riufcire dolcilfimo, puro, e di eccellente qualità. // f/:e nel foglio projjìno . t "l^^ N. X,XXIV. ^.. '1! /. I i.. O NUOVO GIORNALE; Pf ITALIA Spettante alla Scienza Naturale , e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . ,^0 V' 8. Marzo 1777. Fi/te de/h L E TT E.R A XXIir. 5t APPENDICE. ABbiamo ^ià più fopra chiaramen- te dimoftrato eh* è fempre van- taggiofa cofa che nel colo del rame, le piriti che fi aggiungono abbiano me- no particelle di rame , che fia pofìTibi le ; ma ficcome quefte piriti fulfuree per Io pili fi trovano affai pregne di ferro, e di più che talvolta pernecef fìtà non fi è in cafo di fame fcelta avendovene una qualità fola , fuggeri- rei per rimedio , che invece di unire al Minerale di rame le fteffe piriti co- me fi trovano, fi fondeffero prima da per fé, per generare le parti zulferet, mentre in tal fufione la maggior par- te del ferro che contienfi nelle piriti fé ne va colle feerie , e la MafTa refi- dna , che fi denomina Rego/o , non è quafi d' altro compofta che di puro zolfo; raccogliendoli adunque quel Re- golo , riducendolo in pezzetti, e me- fcolandolo col rame produrrebbe ilde- Uderaio effetto j con la fola differen- za che in tal cafo fi aggiunge alla fufione del Minerale di rame la fola metà del 'B^egoh , invéce dell' intera quantità di piriti che altrimente fi ave- rebbe adoperato . Si otterrebbe con tale operazione l'effetto, che le piriti di zolfo già depurate poteffero con maggior forza., e facilità' diftruggere tutto il ferro , e ridurre il- rame (. offervandofi nelle arrofliture ciò che^ 'ì^uovo Giornale d' Ital, Tom. I. ?F ò di fopra avveTtito) ad una vera per- fezione e defiderabile dolcezza . E* ve- ro che fi potrebbe dire , che con tali avvertenze fi moltiplicano le arrófti- ture; ma anche fopra di ciò vi è che rifpondere , e conviene riportarfi alla decifiohe- della fperienza . Perchè feb- bene per la fufione delle piriti fi con- fumaffero de' carboni, e che per confe- goenza, di quefto e della maggior fat- tura dellj opera) , il rame venifse a coftare qualche cofa di più , non è pe- rò da pòrfi in dubbio, che riufcirebbe indicibilmente meglio di quello riefce- rà adoperar le piriti in natura . Sce- mandofi poi anche la quantità di effe che fi aggiunge al Minerale di ra- me nella fufione , fi rifparmierebbe cónfeguentemente del! carbon , 1' ope-i razione fi farebbe in meno tempo , e"; il colo riufcirebbe con maggior facili-: tà , le quali cofe tutte fé fi vogliano ben calcolare fi troverà , che 1' appa- rente maggior difpendio viene larga- mente compenfato dagP infiniti altri Vantaggi , che fé ne ricavano, e che umilmente fottopongo ai diligenti efa- mi di chi a ciò farà dedinato. In .... - '■\ '^•'>'->fjo-;q ni EÌIcJl'b -9Ìh*m ,;!tl'ì em f.Ksb fìi^l^q \.\ ENO- .66 ENOLOGIA A i : ,\ 'V T 'n ■ '^-T ^ Ohfervations dìjlóftcal ec. aae' Offkr- tiazjonì Storiche Critiche Mediche fopra i vini degli antichi, e fopra /' analogia che ji trova fra quefii vi- ni y e i moderni, con ojfervaziont gè ^' nera/i intórno ai principj , e alla qualità dell' acqua ec. del Signor O- doardo Barry Baroneto . Londra preflb Caddi . AL tempo ddl* antica Roma m que' fecoli d' Epicurelfmo ', ne' quali i Padroni del Mondo fi dimenti- cavano fralle delizie della tavola pur troppo fpeffo della loro grandezza , e la loro libertà l' Italia .fomminiftrava. parecchie fpezre di vini atté.afoddis- fare nel tempo fiefTo la' painotre- della gola e la magnificenza d^lla fpefa. Il vino MafTico , il Falerno , il Cecubo non doveano mai mancare alle cene dei grandi ., - e vi naanterieanq l' alle- grezza della compagnia , e l'obblio delle coCe ferie precifamente corale le bottiglie fanno ai giorni noflri . Noi non poniamo indovinare a qual dei liqaori Italiani ofati . altualnqente raf- fomtgh'aflfero i* vini antichi ;r.ma per qoefta. ragione noiixireatbmo ,che Tipoft la dire dai Foraftieri francamente che l'Italia Moderna come non produce piò veri Romani , cosi non produce più quei vini che faceano le loro de- lizie. E certa cofa che poco più po- co meno la temperatura di quefta bel- la parte d' Europa trovafi nel medefì- mo flato in cai era anticamente ; il confronto della maniera di coltivare le viti nella Campagna di Roma , e nel Regno di Napoli coi precetti de- gli Antichi Georgici fa conofcere , che anche fu quello punto non v'è un af- fai rifleflibile cambiamento; e fembre- rebbe quindi che la fola difcrepanza fra gli Antichi e i Moderni Abitatori d'Italia in propofito di vino debba ri- peterfi dalla maniera di farlo, manie- ra che à certamente fofFerto grandiffi- 5fc me alterazioni, e forfè più in bene che in male. Egli è certo che ficcomeniuii galantuomo de* tempi noftri potrebbe trovare ben imbandita una t^vofà di piatti lavorati fecondo i precetti di ^picio , così nefìfuno potrebbe agevol- mente accoftumarfi a bere i vini pre- parati fecondo la maggior parte de' metodi infegnati da Vlinio . Comunque" pjéLfd: fia di quella l*OpcJ ra del Signor Barry è curiofa nel tem- po fteflb e pregevole. Le di lui ricer- che fopra la natura e i principi del vino in generale, fopra la differenza dei t.e;frei\i , dei elimi , della coltura delle viti, della preparazione de* grap- poli , della fermentazione ec. Io met- tono a portata d' accermare con qual- che probabilità le particolari qualità de" vini degli Antichi , e ì- metz\ co* .quali fi potrebbono anche ai giorni no- (ìri ottenere . Egli à fondato tutte le predette ricerche fu delle operazioni chimiche, delle quali non fi può ave- re completa idea fennon leggendo l* Opera inedefima . Il Signor Barry con- futa i' opinione di quelli chó attribuii fconò al tartaro del vino varie malat- tie , e fra le altre le concreziorti pe- trofe delle giunture e dei condotti u- rinari* A queflo propofito gli cade in. acconcio di^ fare l' enumerazione degli Storici , de' Poeti , e de' Medici eh* an- no parlato con qualche precifione del vino antico, di cui non folo fi facea grand' ufo per le delizie della vita , ma altresì pella conferva z ione ., e ri- (labilimento della falute . L" Autore entra in un lungo dettaglio delle pra* tiche degli Antichi per preparare e confervare i vini, com' anche dei mo- di che ufavano per falfificarli, e dar loro differenti concie ; a quelle parti- colari difquifiziùni. egli aggiugne una defcrizione del fumarium ; L* oggetto dei calori graduati e replicati del fu- marium fi era 1' attenuare a poco a po- co la téflTitura vifcofa dei vini , e il feparare le parti più gxoflfe:. Ufavanoi I di tramutare! il vino da. xm vafo arli.'; H altro per riporlo finalmente 'allonch'.; V era divenuto limpido e tràfparerfte . ^ Tro- Troviamo nei libri degli Antichi va- rie prefcrizioni , che ci fanno conofce- re gl'ingredienti a' quali effr davano la preferenza per rifchiarare i loro vi- ni . Edi adopravano il fale in natura o calcinato , le mandorle amare , il bianco dell'evo , e principalmetite la colla di pefce; e fé quelli diverfi in- gredienti non facevano buon effetto, vi aggiugnevano dell'arena odel mar- mo polverizzato ; non fi trova però mai come qualche erudito volle far credere che avelTero fcUto ufo dell' ar- . fenico o di qualunque altro corpo mi- nerale venefico , o d' indole perico- lofa. /'"'• ; Per farci ' meglio conofcere le prati- che degli Antichi il S\gr\ùr Barry com- menta varj paffi delle Odi d'Orazio; il primo è quello della ottava cJelj.lib, Hic dies , anno redeunte , fefius Corticem adflriSlum ptce ditrto- Tebit ^ntpbora fumum biberti infli- tuto' Conjjt/e tulio, Oyaz'te , die' egli, defcrive in quella "Ode la ceremonia che fi praticava /«ef- Undo a mano y come noi direlTjmo, l' 'anfora ne'giorni di fefta ; e nel me- defimo tempo ma con ordine inverfo profittando della poetica libertà ci dà la defcrizione di quanto- faceafi in tale occafione . Egli dice che fa d'uopo ■prima" cavare il turacciolo, il quale era di fugherò coperto di pece , e parla del vapore aromatico di cui l'anfora era fiata impregnata prima che it vi- no vi folTe meffo dentro, e il proprie- Tario vi fcriveflfe fopra il nome del Confole indicante 1' anno corrente . vjjifft' Ode , die' egli , à imbrogliato lutt'i Commentatori che non fapeano le pratiche ufate in fimili cafi ; efiì applicarono al vino col quale non a- veano punto che fare le parole unica- mente relative all'anfora, confondendo il fapore forte che il vino acquiflava a poco a poco nel fumar ium con quel vapore volatile di cui 1' anfora era * * per così dire fatnrata prima che ti vino vi fi metfeiTe dentro. Un altro palfo à' Orazio tratto dal- la ventefima prima Oàc del 5. lib. dà occafione al Signor Barry d' entrare a far parole della differenza di vigore nei vini antichi. L'anfora coetanea d' Orazio perchè riempiuta fotto il Con- folato di Manlio , ancorché conteneffe vrno di forfè più che trenta anni , non era d' una qualità diflinta pel fuo vi- gore . Mejfala Corvino eh' era in quel giorno Re del convito voleva che fof- fero mefciuti lan^uidiora vina . Il Si- gnor Barry crede che quefio languidia^ ra non fignifìchi già i vini di minor forza, ma fibbene quelli chepeiia lun- ga età aveano acquiftato un grado dì confidenza che li rendea tardi al flui- re j noi pendereflìrao a credere , o che come s" ufa ai tempi noftri anche fral- le bottiglie piii annofe degli Antichi vi foffero grandifllme differenze di for- za , o che la foverchia confidenza di alcune fpezie di vini efigendo che foffero diluiti , e per confeguenza in- deboliti , Orazio aveife intefo di par- lare di quelli . Il noftro Autore dopo d'aver parla- to dei vini foraftieri 0 naturali, o ar- tefatti ch'erano in pregio preffo i Ro- mani, paffa a trattare di. quelli che V Italia medefima fomm ini tirava ,. fra i quali primeggiavano il Mafllco, il Fa- lerno, il Gecubo , il Sorrentino tutti prodotti dalla Campania, che anche a" giorni noftri dà una buona Quantità di perfetti vini conofciuti fotto il no- me à\ Lagrima di Tsl^apoli , di Mofca- dello di Sorriento ec. Tre fpezie di Falerno principali erano conofciute da- gli Antichi , che afpettavano a giudi- carne quando il vino avea già dieci , o quindici anni ; la prima era forte e dura , la feconda dolce e meo vigoro- fa; la terza leggiera e debole, che ap- punto per quelle; fue qualità fi refe celebre nelle tavole degli uomini di rango che non amavano d* ubbriacarfi, come il vino di Scopalo è filmato per la medefima ragione fra noi . Dopo i vini della Campania venivano quelli L I 3 di t69 ài Tivoli, dì Tofcolo', ilSetinOj l'Ai- buneo che fi traevano dai contorni di Roma . Sembra ftrano che il Signor •Barry non abbia teffuto un Catalogo agevoliflìmo da farfi dei molti e buo- ni vini che danno attualnaente i con- torni di Napoli , e quelli di Tivoli , -di Frafcati , di Genzano , e d* altri molti luoghi vicini a Roma, dai quali pafìfa quello liquore alle tavole dei più dilicati Signori . Dopo alcune difcuflìoni fopra la quan- ■tità e i prezzi dei vini antichi ne' varj •tempi il Signor Baryji indaga le prepa- razioni che fi faceano loro fubire pri- ma di metterli a tavola , preparazioni che principalmente confiftevano neli* al- lungarli coir acqua calda , e pofcia metterli in frefco nella neve. I noflri ghiotti di buona bottiglia non invele- ranno certamente il dejjert di Mece- nate , o di Lucullo , Per non eccedere i confini prefcrit- tici dair indole di quelli fogli quando fi tratti d*^ oggetti mediocremente in- terelTanti , noi paflFerfimo rapidamente ■col falò accennarle fopra le curiofe notizie raccolte dal Signor Barry in- torno al frequente ufo che faceano i Romani dell'acqua calda, e alle botte- ghe dove fi vendeva , conofciute da^ gli Eruditi fottoi il nome di Tberma- po/ia^ V E TER I N A RIA. -un i OìJol !j'j!i.'.'ì;'i-ì' in 7 ÌJli:\. ;: Confetture fépra h Hìalattta epizootica che regna pelle Trovine ie della Fran- cia , à^l Signor Brafdor Trofe0ore Regio àr 'Chirurgia , OGnuno fa che un'irritazione mee^ canica efercitata fopra fuperlì- 2ie fenfibili può produrre. nell'econo- mia Animale i maggiori difordini. La prefenza dei vermi nello ftomaco , ne- igl' interini, ec. fa nafcej' dei fintomi de' quali non si fofpetterebbe la rela- zione colla lor caufa , fé le re.plicate efTervizioni non aveflèro infegnato che ^ la perdita della vida e della voce, fa paralifi, la .pleurisia.,^ed altri mali po- tevano dipenderne,- . Fernelio riferifce la Storia d' un Sol- dato che morì dopo venti giorni di malattia, e dopo d' eflfer divenuto furio- fo , nel nafo del quale trovaronfi due vermi irfuti. I vermi cagionano o ben più fo- vente rendono complicate alcune febbri molefte eh' anno caratteri di maligni- tà . Nell'uno e nell'altro cafo la loro influenza è fempre pericolofa ; fé ne troverà facilmente la ragione ripenfan- do alle diverfe maniere , nelle quali quelli infetti nuociono ; ma èdaoffer- vare che l'efercizio troppo lunao , o troppo violento dell' azion mufcolare pu,ò produrre nei fluidi una perverfio- ne .fimile a quella che rifulterebbe dall' azione dei raiafmi putridi . Legged nella Storia dell'Accademia Reale del- le Scienze di Parigi ( anno ij66, ) 1' offervazione comunicata dal Signor Morand di due Macella; attaccati d' antrace e d' altri fintomi, dopo che o- gnuoQ d'efifi avea ammazzato un bue eh* era (lato efaminato e trovato fa- no ; non fi potè niente dedurre dalle ofifervazioni fatte fui cadaveri degli A- nimali;^ fennonchè fecondo ogni verifi- miglianza elfi aveano fatto foverchia fatica, nel qual cafo- il folo eccefìfo di moto avea occafionato fenomeni di ma- lignità. Poflbno dunque eflèrvi malat- tie putride ,- la caufa delle quali noti dee ripeterfi dai miafmi perniciofi, ne dall'intemperie dell'aria, o delle fta- gioni i verità conofciuta, ma ch'io- doveva neceilariamente ricordare. Checché ne pofla effere io ò credu- to di dover efporre le idee che mi an- no fatto nafcere gli fcritti concernen- ti la- malattia epizootica che affligge le Provincie meridionali del Regno . Trovo che eccettuandone alcuni pochi' fintomi queìlo, morbo à molta confor- mità con quello che affliiTe i cani nel 176J. La vacillazione del capo, le con- vulfioni, la debolezza delle parti pò- iìeriori , I-a fp^fTatezza , la melanconia, 1* abbaflamento degli orecchi , le Arida lam°n"- lamentevoli, e ciò eh' è ancor piùof. ^ fervabile il gonfiamento degli occhi. Io fpurgo continuo del moccio dalle narici, e queflo fovente icorofo e me- fchiato col fangue nero trova tofi nell' aprire i cadaveri alloggiato negli an- fratti del nafo, e diftefo nella trachea arteria, mi fembrano ftabilire un'of- 'fervabile analogia fralle due malattie. Nel fuddetto anno io feci delle of- fervazioni fulla malattia dei cani , e ne fparai moki . Trovai che quafi tut- ti avevano nel labirinto delle narici un verme di fpezie incognita j molti ne aveano due . La circofpezione che in tali cafi è neceffaria fece eh' io pro- ponevi come una femplice ipotefi nel- la mia Memoria l'opinione che ripete da queft* infetti la malattia e i fuoi fintomi , che generalmente fi poflbno con tal fuppofizione fpiegare ; quefta memoria trovafi inferita nel fefto to- mo delle Memorie di Fifica e di Ma- •tematica prefentate all' Accademia del- le Scienze . Ciò che fi può dire con ficurezza in queflo propofito fi è, che bene fpefiTo fi veggono alcune malattia gravidìme aver fine coli' evacuazione dei vermi. Io non pofTo dire fé ven' abbia nel ìiafo de' buoi come n* ò trovato nel na- fo dei cani ; la fomiglianza però dei fintomi , e fopra tutto lo fiato del na- fo ofifervato nei buoi vivi e ne' loro cadaveri darebbe ragione di fofpettar- lo. Non fi fono per dir il vero finora trovati vermi negli animali che furo- no, aperti ma non fi può rigorofamen- te concluderne che non ve ne fiano fi- noatantochè le ricerche non fieno fia- te efpreffamente dirette a quefl' ogget- to , e mi fembra che in circoflanzesi calamitofe debba effer permeffo ad un Cittadino perchè queflo fofpetto fi ve- rificane; poiché finalmente fé folte ve- ro che i vermi irritando in varj mo- di la membrana pituitaria dotata , co- me ognun fa , di fquifitiifimo fenti- mento occafionaffero i fintomi dai qua- li é afflitto il befliame, ne feguirebbe- ro importantiflìmi corollarj. Si potrebbe allora render ragione del- ^ a(<9 la maggior parte dei fenomeni , della malattia , della Tua qualità contagiofa, e forfè anche della poca utilità rica- vata dalle precauzioni ufate contro il contagio ; potendo effer agevolmente le ova di quefl' infetti portate molto Jontano dai venti. ; ^Vb e > Si vedrebbe perchè finora ne fia flato inutilmente tentato più d' un me- todo curativo ; a diftruggere il verme dovrebbefi afpirare unicamente , e i falaffi , gli evacuanti , i cauterj ec. non poffono alfolutamente condurre a queflo fine. Allorché col mezzo di ulteriori ri- cerche r ipotefi fi trasformaffe in veri- tà reale, fi conofcerebbe la via da fe- guirfi per curare quefla malattia feli- cemente ; locchè farebbe molto ancor- ché reflaffero da trovare i mezzi fi- curi per uccidere o far ufcire i vermi omicidi . Queflo farebbe T oggetto di nuove fperianze ; e deefi fperare che variando e replicando i tentativi fi giugnerebbe a fare delle utili fco- perte. Nell'iflruzione pubblicata per ordi^ ne del Re viene prefcritto che fi la- vino le narici, la lingua , e il palato coir aceto nel quale fia flato infufo per molte ore l'aglio. Non fi può ragio- nevolmente fperare che i vermini al- loggiati nelle cavitàj' del nafo de* buoi poffano effere incomodati gravemen- te e sloggiati per una fimile lavatura, perchè non fi fa come farla tirare bea in fu dagli animali j l'aria farebbe più atta nel movimento della ifpirazione a portare per tutta l'eflenfione loro quelle foflanze nelle quali fi foffero riconofciute le proprietà defiderate . Si potrebbono anche forfè combinare i due metodi . Boerhaave rikrike la Storia, ch'egli medefimo chiama terribile, d'una gio- vine di Rotterdam , i di cui fei feni pituitari erano pieni di vermi che cre- fceano d'ora in ora: egli la guarì u- fando una leggiera fumigazione di cin- nabro, e facendole tirar fu pel nafo una decozione di tabacco nell' acqua comune , il di cui ufo continuo kce ufci- 170 Mfc'ne \ verm\ . Herman. Bverbaaveprtt. ;{j teri piti maravigli'ati 'In leggenda alf ^^. ^Acad. 79. La mia fpecolazione potrebb' efiere mna cbin>era ; ma farà fempre la chi- mera d' un buon Cittadino . La gran- dezza del flagello, rinntilità di tutto ciò eh' è flato porto in ufo finora mi ferviranno di fcufa . Nella crudele cir- ^Toftanza, che riduce a fagrificare leJje- fiie ammalate , e una parte ancora delle fané, io ò creduto di ^lotere ef- porre le mie congetture appoggiate al- le ofTervazioni in un cafo analogo . Se qiiefte poiTono promuover idee più Juminofe , io ne farò affai contento; fé non ferviranno a nulla ninno potrà biafimarmi perchè mi fono fludiato d' «fler utile» L I T O L O G L A. Marmerà Ì3r> adfines aliquat lapidei C9- hribtu fuis ex primi curavit is> edi- rf;> AdamusLadovicus Wirfing . cioè: - Marmi e pietre congeneri , miniati a cxh/orr natura/i e pubb/icrati da Ada- mo Lodovico wirfing. Norimberga prejfo V Autore 1776^ IL marriTO è forfè la pwodazlone na- turale che fi divide nel maggior numero^ di fpezie, e che fino ad ora è ftata meno efattaraente dell'altre ciaf- fificata . Noi vediamo fotto il nome di marmo nei libri degli Artidi non folo, ma eziandio in quelli dei Natu- rai ifìi che dovrebbono, effere più fcru- polofi e.precifi , indicate pietre diflfe- rentilfirae per natura . Chi non trove- rebbe ftrana in grazia di efempio la -confufione delle pietre calca rie colle vitrefcenti ftabilita anche ns\ I>izio nario Oritfografi^ro , che pur è lavoro d'un celeberrimo uomo , e per tutt" i titoli rifpeltabile ? Noi fiamo reftati for- prefi incontrando nell' articolo Marmo la definizione che mette i marmi tut- ti propriamente detti fralle pietre cai- -carie quantunque v'abbiano moltiffimi rari marini mifti : ma iìamo reftati articolo granito queft' altra definizio- ne , forte di marmo rojjo diverftficata Àa differenti co/ori , definizione , che r Autore prefe dal Signor Hi//. Di quella forte d' incongruenze fi trova uti gran numero sfortunatamente an- che negli Scrittori fiflematici , e viene fenza dubbio dal non aver ancora i Naturalifli convenuto infiemecolla de- bita precifione dei nomi da darfi alle difTerenti produzioni della natura . II progetto del Signor P'Virfìng fé fo/fe efeguibile in tutta l'eflenfione che fa- rebbe neceffaria, e colla precifione che ^\ può fperare dalla pazienza e dalla intelligenza Germanica , toglierebbe tut- te le confijfioni in queflo propofito. Una ferie di marmi incifa fottilmente Il e colorita al naturale farebbe certa- mente ben preflo accompagnata da un efattilfimo Nomenclatore, dal quale fi vorrebbono eliminare futt'i finonimi , come quelli che ad altro non fervono, fuorché ad in->brogliare e confondere le noftre idee . La cognizione di quella' parte della Litologia diverrebbe \".ix fa- cile ad acquifèarfì ^ le frodi dei vendi- tori di pietre ({ fcoprirebbono più fa- cilmente; ed ogni equivoco nelle com-^ raiffioni di quello genere farebbe tol- to. II Signor fyirfing è il primo per quanto noi fapiamo che fia entcato in quefto nuovo campo dell' Arte Incifo- ria ; ed egli fi lufinga di pcter dare agli Amatori una ferie completa di tutte le fpezie i vafiio progetto, e dif- ficilmente efeguibile, fé fi confideri la quafi infinita quantità delle combina- zioni delle quali è fufcettibile la ma- teria lapidofa . In qualche collezione di fofìTili fi contano oltre a trecento fpezie di noarmi , ma è certa cofa che dilatando le indagini fé ne raccogiie- rebbono più di mille. Sino a qiTefla ora l'Autore nofìro à pubblicato fettanta otto fpezie di mar- mi rapprefentate in tredici Tavole, alle quali à unito le defcrizioni in Latino, in Tedefco, Egli à cercato' d"^ imitare le degradazioni naturali dei colori , ^^ quanto più efatiameiite gli è flato pof- ^ fibi- (ìbile, e fé f! fuo l)uImo non à potu- to dare, alle ftampe il pulimento del marmo egli Jo k però maneggtóto sì beile, che meri,ta d'e/Ter incoraggito in sì lodevole imfWèra dagli AmàtoH. Le fpezie da lui pubblicate finora fi tro- vano tutte nei contorni di Norim- berga , ST?^l ib a Oj. ■» ».'!l#rrnt', « -^ LETTERA "jbr Monjhttr Stuclrey Simon ai Do^' tor Maebride. 1-7 :;,i5 rrrj , rrpj~ 'ibn 5'; UN'' mèro acci 5'enfé- avendo fcoper- to ciò che nefTun Naturahfla a- vea giammai avuto occafione di ve- dere , ed è flato il foggetto di qual- che diFpatà fra le perfone a cui ne ho fatto il racconto , mia" obbligato a mettere in ifcritto il femplice fatto per incamminar altri fulla ftrada di tentar cofe maggiori intorno a quello argomento . icmo tre mefi all' incirca che io flava affettando alcune corfchi- glie in nn cafTettoj fra effe «ranvi al- cuni gufci di lumache , Li trafll &ì là , e diedili a mio figlio ( fanciullo d" intorno a dieci anni ) che in quel n'ientre era pur ^lì meco nel gabi- netto. At'fabbato feguente, ilfanciul- 1t> nel traftuilarfi co'gufci, li gettò iii un tefìo da fiori, cui riempì d'acqua, e la mattina appre/To versò in un ba- cino. Venuta occafione di farne ufo, offervai che le lumache erano ufcite dal gufcio . Efaminai tofto il figliuo- lo, che mi aflicurò elTere quelle deflTe di cui alcuni giorni innanzi io gli a- vea fatto prefente, foggiunfe di aver- ne poco più di altrettante e me le recò . Ne gettai una nell' acqua , e dopo mezz'ora la vidi metter fuori le corna e il corpo, che elfa a gran pe- na portava, forfè per debolezza. Co- municai al Maggiore Vallancy e al Dottor Speri quella forprendente fco- perta , ed eglino il fabbato prolfimo mi onorarono d' una loro vifita per efaminare le lumache : avendole mef- 27 X- fé nell'acqua , fi trovò che una fola era viva , quella appunto che io vi avea intìmerfo alctmL giorni ijinanzi , imperciocché forti dal gufcio , e lo poFtò fui fuò doffo intorno intorno al catino. Io fupponfo che le altre fian morte per eifere ftate tenute tropp9 lungam.ente nell' acqua ; perchè dal tempo della prima fcoperta io ve le lafciai (lare fino alla D->ii)enica fe- guente , quando io verfai i' acqua le lumache eflendo tuttavia fuori del gu- fcio , e in apparenza morte, Reflaro- no in quello flato fino al martedì di notte , e allora trovai che s' e/ano ri- tirate nel loro gnfcioj e febbene iq le abbia pia volte dappoi meflo nell" ac- qua , non diedero mai fegno alcuno di vita. I Dottori Onin e Kutt^ mi fe- cero la grazia di efaminare in diverti tempi, la lumaca che era vira ; é di- mofirarono uno fi s aordina rio piacere di vederla ufcire dal fuo ricetto in cui era fiata cohfirfata per Io fpazio di oltre 315. anni , imperciocché pel tratto di tanto tempo io portò con Ve»' rità aiecertare d'averla poffeduta; CcJ come mio Padre morì nel Gennajo del 58. nella cui collezione di foflìli erano quelle lumache , e per quanto io poflb fapere , è probabile che già le averte da molti anni prima che giu- gnefferó alle mie mani. I gufci erano piccioli anai che no, e di quella fpe- cie che ha un fondo bianco liflato a-v bruno. Dal tempo della fcoperta in poi ho ferbato quella lumaca in un carafino col coperchio traforato , per lafciarvi penetrare 1* aria ; mentre fio fcrivendo ha tutti gli indizj di robu- flezza e di falute. Io mi compiacerò fommamente , fé quello fchietto rac- conto che ve ne ho fatto invaghirà altri a tentare cofe maggiori fu d'un argomento di tal fatta. Sono ec. * GIAR. - 272 r ■ »t * * « K f GIARDINAGGIO. ir.!J} f r ' Agricoltura, alle Arti, ed a^ Commercio . ** * ij. Marzo 1777. ■ 0SSERVAZI0>II Sopra il Colchico de/ Signor Héll Membro àella Società Eceno. mica di Eirna ec. 111 Colchico conofciiitò dia'i noftri Con- tadini fotto nome di fctffran è una. pianta ' vivacifTima del numero delle alefìTifarmache , Co/chicum commune C. B. P. 67. I. R. H. 54S. Colchicum au tutnna/e L.S.V. 485. J.Tournef. clalT. jj. {(?&:. I. gen. 5. Lmn. Hefandna trigy tjia . Adanf. S. Fam, delle gigliacee fez. dei giacinti. Corrifponde alla ta vola 172. del/a Botanica meffa a por tata di tutti fecondo i/fifiema di Tour, nefort ; la 106. fecondo quello del Ca- valier Linneo, e la 17. fecondo ^«ìj» fon '. Si può vedere quella tavola, e la defcrizione che I' accompagna. Il fiore che comparifce nel mefe di Set- tembre in quali tutte le lingue è co nofciuto con un nome che annunzia l'Equinozio Autunnale e l'arrivo del tempo in cui la gente di campagna veglia, o lavora a lume di lucerna; in Francia fi chiama Feilleufe . Nef- fun animale mangia le foglie di que- fta pianta fia perchè abbiano un fapo- re difguftofo , fia perchè l' iftintò ifpiri alle beflie un' a vverfione ereditaria pel- le fue nocevoH qualità .Noi non ci perderemo in ricerche congetturali del- le caufe di quella awerfione degli A- nimali , ma cpntentandoci d' ammira re la fapienza del'là natura n"adorere- mo l'Autore ricevendo i di lui doni Jiiiivo Giornale d' Ital, Tom. I. * li * con gratituiJftie e cercando di trarne il maggior 'vantaggio poill^ile . H Colchico odiato dagli Animali è inu- tile nei prati non folo , ma ancora è nocivo perchè occupa il terreno fenza profitto-; è' comuniffimo in Alfazia ( come lo è pur troppo anche in Ita- lia ) ed ama i migliori prati e le or- taglie. Egli ripullula da4la fua radice bulbofa , ed anche fi moltiplica di fe- menta, le di cui granella ftanno rin- chiufé in una filiqua che forge dai mezzo delle foglie , e cade al tempo' della falciatura dei fieni. V anno dei prati ne'quali piucchè il terzo del ter- reno è coperto di Colchico ; ogn' una di quefte piante occupa per lo meno il luogo d' una pianta utile , ed ogni bulbo afforbe il nutrimento di molte » La diftruzione di fiffatti vegetabili è' una vera creazione di nuovo terreno ed un aumento reale del prodotto dei prati . Defiderando di giugnere a que- fto fine io ò fatto frappare quefte pian- te per molti anni di feguiio fui me- defimo prato fenza che la quantità ne diminuilfe fenfibilmente : il bulbo che reftava in terra rigerraogliava ogni volta , il che mi determinò a sbarbi- care il bu'bo medefimo allorché il fio- re sbucciava . Con una vanga ordina- ria io feci tagliare tutto all' intorno del fiore una piota di cinque o fai pol- lici in quadrato e difei o fette in pro- fondo; feci fava re i bulbi e rimettere la piota al fuo;fuog,o". Quefl" operazio-' ne non nuoce per alciin' modo all'er- ba_che fi riattacca precifamente come M m fé t'4 fé non fofle Rata toccata. Nel primo ^ potrà fempre ritornare al frumento." anno quello non baftò per diflruggere tuit'i Colchici; ì bulbi che noii ave- vano ancora cacciato i fiori e i femi caduti nella falciatura apparecchiaro- no una nuova maflTa di piante pell'an- no feguente ; quefte però non produf- fero femi perchè i foli bulbi che fio- rifcono poflono produrne , e il folo ri- «icdio dal quale fi pofTa fperare inca- po a qualche anno la total diftruzio- ne di qufifla pianta fi; è il raccogliere per alcuni autunni di feguito efatta- mente tutt" i fiori d'efìfa . L' accrefci- niento del prodotto dei prati paghereb- be da per fé folo abbondantemente quefla fatica : ma v' è un altro vantag- gio. U bulbo del Colchico dà una co- piofa quantità d* amido tanto buono quanto quello del frumento, e che può diminuire lo fciuppo di quella prima e preziofa derrata . Per cavarne 1' umi- do dopo d'aver fatto di ragazzi fpe- lare i bulbi , io gli ò fatti pillare ne* morta), indi ò gettato la p Ila in un mflello d'acqua ben chiara , l'ò ben rimefcolata , lafciato deporre la mor- chia , e verfato l'acqua imbiancata in un altro vafo . A capo di due o tre ore inclinando a poco a poco il vafo ne verfai l* afqua ; vi rimafe nel fon- do la fecula bianca che forma 1' ami- do, il quale cotto che fia forma un" eccellente colla ; fecco e macinato dà una polvere bianchiflìma che non con- ferva alcuna delle qualità venefiche del bulbo ; io ne ò fatto mangiare a vari ammali , e ne ò mangiato fenz' avvedermi del menomo nocumento . Se fi Rabiliflero fabbriche d' amido nelle Provincie, i prati delle quali fo. no infetti di quefta pianta , ne verreb- bero due preziofi vantaggi, vale a di- re il miglioramento dei prati ; e il rif- parmio del frumento. Se queftorifpar- ipio farà momentaneo reflerà perma- nentemente il miglioramento delle pra- terie , e allorché il Colchico farà eftir- pato del tutto , le fabbriche potranno effere provedute di patate, di caftagne d'India, e d'altre produzioni del Re- Quefla intraprefa non efige quafi pun- to fpefe anticipate ; i bulbi dei Col- chici potranno efTeré raccolti a pìcco- Iiffimo prezzo; le patate e le caftagne d'India anch'effe cofteranno poco più. Una macina per tritare i bulbi dei Colchici coftertbbe meno che gli Ope- ra) impiegati a piftarli . Si è veduto in vendita della polvere da capelli ch« cagionava pizzicore alla tefta . La cal- ce o qualunque altra produzione del Regno Minerale mefcolata colla fari- na può produrre quefto effetto ; ma non fi deve temerlo dalla polvere del Colchico , la di cui parte farinofa è la medefima che quella di tutti gli altri Vegetabili . Io tengo della farina di Colchico per farne la prova alla richiefta di chiunque, e dei bulbi per far conofcere con quanta facilità fi pofTa eftrarla . Potrebb'efTere che anche le Arti e i meftieri poteffero fare qualche ufo del- le foglie di quella pianta ; il fugo d* effa è cauftico, e dà un colore giallo, il quale mefcolato coli' azzurro produ- ce un bel verde. LONDRA ^ treatìfe on forefi trees ec. cioè , Trattato fugli alberi da bofco , che conìiene non folo il miglior metodo finora conofciuto di coltivarli , ma eziandio un gran numero di [coper- te nuove , ed utili rifultanti da mol- te fperieme \ vi fono aggiunte delle iftruzioni per piantare , difporre , 6 coltivare le jìepi vive in modo da renderle nello fpazio di cinque anni più belle , g forti di quello che non fi avrebbono in dieci anni col meto- do tifato finora] del Signor Gugliel- mo Boutcher . Londra , prefTo Mar- raji , IL legname diviene ogni di piìi raro in Inghilterra probabilmente pelle gno vegetabile , mancando le quali fi ^ ragioni medefime che a poco a poco ^'^ inca- incanfce, e divìen raro in molte par- ^ li (l'Italia, vale a dire pagi' intempe- ranti fvegramenti de' bofchi , pei la moltiplicazione delle fabbriche , de' camminetti domeflici , ec. Non aven- do per quanto noi fappiamo verun Italiano penfato ancora a darà alla Nazione un' Opera atta a prevenire una ulteriore careftia , noi crediamo benfatto di render conto dell'utile fa- tica del Signor Boutcher , che à fcrit- to per un paefe pofto in 'circoftan- TC per quefto afpetto fimile alle no- ftre. L'Autor© à divifo it fuo Lièro in trentafette Capitoli , ne' quali tratta de' varj alberi tanto indigeni quanto efotici , che fono adeflo coltivati all' aria aperta in Inghilterra . Egli vi à aggiunto un' appendice che rifguarda." Primo la propagazione degli alberi per via di Margotte, Secondo 1' arte d' iti- neflare. Terzo lefelve. Quarto il me- todo di difporre pel trapianto perma- nente gli alberi di già arrivati a una confiderabile procerirà nello ftato fel- vaggio. Il Signor Boutcher tratta tutti quelli punti infiflendo fu la propria fperien- za j\ e le procedure da eflfo indicate fono bene fpeflfo differentifljme daquel- le che fi fogliono ufare comunemente, e che trovanfi prefcritte dagli Agro- nomi. Molti Autori , in grazia d' e- fempiOj configliano che i giovani albe- ri fi allevino in un terreno inferiore a quello in cui fi penfa di trapiantarli permanentemente. L' Autor noftro dap- principio adotta quefta regola l ma la fperienza lo convinfe poi , che fé il terreno è troppo magro le piante non effendo nodrite che di fughi acerbi , divengono rachitiche, e facilmente pe- riscono . Per confeguenza egli racco- manda che fi facciano crefcere gli al- beri in un terreno fertile per fua na- tura anziché peli' abbondanza de' con- cimi ; e fuppofto che fia ftato necefla- rio il gettarvi del letame , vuole che fé gli dia tempo d' incorporarfi bene ron effb. I terreni leggieri , afciutti , e ben rivoltati da replicati lavori fo- no 1 più convenienti ^He piantagioni di feminarj. L'Agronomo Inglefe crede che uti mezzo infallibile per dar vigore alle piante fia l'accrefcere il volume delle loro radici j fu di quefto principio egli appoggia la maggior parte de* fuoi pre- cetti . La ragione , e la fperienza s' accordano a dimoftrare che quanto più radici à un albero tanto maggior nu-' trimento ei riceve, e che quanto mag- gior nutrimento egli à fucchiato tan- to più vigorofa dev' efCere la fna ve- getazione; ben intefo però che il nu- trimento fia fano , e di buona qualità. Ecco , per efempio , come il Signor Boutcher applica l'accennato principio alla coltura della quercia . Fate, die' egli, la voftra provvifio- ne di ghiande in tempo d'autunno: raccogliete in giorno afciutto quelle che cadono dalle querele più rigoglio- fe, e robufte ; fatele ben diftendere in luogo ventilato , e badate che fieno rimefcolate fino a tanto che fieno per- fettamente fecche . Allo ra mefcolate con effe della rena benafciutta, o ter- ra leggieaa ; e le difenderete per tal modo dai vermi, dall'umidità , e dal gelo, Verfo la metà di Febbra/o, o tofto- ché il tempo lo permetterà preparate la voftra terra con lavori opportuni che la rendano ben trita, e uniforme. Gettate le ghiande in acqua , e fceglie- te quelle fole , che anderanno al fon- do del vafo . Seminatele due pollici lontano l'una dall'altra, e fopra linee fra le quali reftino fpazi vuoti di iS. o 20. pollici ; poi copritele ; tenete il luogo ben netto dalle cattive erbe di qualunque fpezie , e fatelo rilavorare fovente . All'incominciare d'Aprile tagliate con una vanga ben arrotata le radici fino a quattro, o cinque pollici fotter- ra . Qiieft' operazione è necefTaria , per- chè la quercia caccia radiche tendenti alla figura conica , che divengono pre- fto legnofe , fono fprovvedute di fibril- le, e per confeguenza attraggono po- co nutrimento , e fcendono a fucchia- M. m 2 re re- dal tuta fncchi acerbi , e malfalli . In Autunno, fuppofto che. la vegeta- zione,^ ftat% vi_gortì^ , e iri cafp di- verfo , ^ prinwver^ ,- ripeterete la me- defima operazione . I pedali mal ve- nuti rimarranno nel feiiiinario , e due anni dopo faranno tagliati rafenteter. ra , per lafciarveli altri dueanni;. paf- fato quefto tempo fi fceglieranno,.i rampolli piiivigorofi per lafciarli fufiTi- llere tagliando gli altri. L'Autore con. danna l' ufo del piantatoio , che di tatti ryon può elTere fé non dannofo . . Gli albei'i così allevati , profeguifs' ejli , faranno d' una età ,. e d'una groflezza opportuna alla irapiantagio- ne in luoghi dove fi. convenga averli di ftatura grandicella. La quantità del- le^ ipro ra^ici,i;'J^ volume:, e-ilyjgqre de', tronchi' li metterà in iftiftori di- sefi-- fiere ai venti, più impetuofi, • , Volendo- però avere delle quercina di m.aggior procerità fi deggiono ufare dell'altre diligenze. Dopo d'aver, pre- parato un buon foi^do di.ierra beri lar votata prima; neli' Autunno , e.; poi al- la- fine di' Margq, o ài principio d' A- prile , farà neceflario 1* appianarlo , sbarbicarne le cattiv' erbe , e trarne a parte i fafli. Appena le querciuole mo- firera«no. le.^^i^ime gnofiei ; fé ? ne leve-' r-anno dai pr;imi0 femip?rio^ i più bgi, pedali per impiantarli in uh fecondo, ufando fempre, l'attenzione di mozza- relle radici , e £e v'a troppa chioma anche 1^ fibrille in parte/, poiché fé l'albero non è; fucilo ripianiato la fo- prabbondanza . 4ell.§ .radiche mplli fi fecca> e pu-Uefacendofi; può cagionare delle malattie alle querele. Si dovran- no parimenti potare tutti i rami di mala venuta j e non. ben fituati ;^ e fi avrà tanto maggior cura di non far cadere ; q[uakh? gemma verticale de' fcffti , quanto che una tal perdita non è riparabile fé non col taglio dell'ai, bero rafente terra . Efeguite le diligenze finora prefcrit- te , fi pianteranno i querciiipli due piedi e mezzo lontani l'uno dall'altro in file parallele in cinque piedi di di- ftanza . Sarà ben fatto l' annacquarli ^ tre o quattro volte ogni qijiTndicr glor^ ni. ,. e particolarmente fé Ja ftagione fia troppo arida . Se il terreno fia fer-r ti.le, dovranno reftare nel fecondo fe- minario quattro anni , fé farà magro 'cinque, o fei . Lo fpazio vuoto fra le irje dovrà effere lavorato annualmente, ;e le radiche ■nwzzate, e i rampolli po- '.tati come fi fa prima di trapiantare»' :I giovani rami pofTono e/Ter tagliati fenza temere d' inconvenienti ; non pe-' rò così i rami vecchi j ma fé la de-- formila .di quefti nltimi fembrafTe efi- gere una tal operazione , fi dovrebbe farla "nel m^fe di Marzo . Nel coi fo degli; 'anni prefcritti h coltura deve aver dato alle radici un'eftenfione con- fidera|)ile. ," e fé i querciuoli farannc> .Qistivpiantati In fufficiente terreno, la- ilQROh altezza dovrà effere di dieci in idodiici piedi ,; quelli che faranno ftati: tagliati dal pedale rafente terra vin- ceranno tutto gli altri in bellezza , e vigore. Per farli crefcere più predo il Svignai Eoutcber conjGglja di trapian- tarli .ancora idue volte , e peli' ultima piantarli a dodici piedi T uno dall'al- tro . Si crederà facil.'n^nte , die' egli , che pe'due primi anni dell' ultima tra- , piantagione fé fi avrà l' attenzione d* annacquarli tratto tratto , quando il ; terreno non. forte affatto trillo , efll 'faranno tanta cacciata, quanta fé non fofiTero mai ftati moflì . L'Autore tratta fucceffivamente di quafi tutte le altre fpezie d'alberi cam- p^ftri j e calcola il profitto ricavato d4 una piantagione d' alni . Un arpen- to di terra peffima produrrebbe fecon- do i di lui conti nello fpazio di ven. titrè anni il valore di più che dugen* ' to quaranta 2^^cchini . , Pari a n^Jó delle f^epi vive fatte di fpi- no bianco o nero il Signor Boutcher olTerva che rare volte effe corrifpon- dono al fine per cui fono piantate ; egli infegna a tagliarle dal piede per- I che i loro nuovi rampolli vengono sì [ numerofi,- e, ricchi di rami, che nel gi- 1 ro di pochi anni né anche i porci che I fi cacciano attraverfo d'ogni fiepe pof- •^ fono più penetrarvi . 5^ Final- ••-'Finalmenfe egli annunzia un'altra^ opera fu fa coltura de' frutta] , che fa- rà da lui p\jbbl4cata follecitamente , fe il Pubblico accoglierà favorevolmen- te quefta fua prima fatica. T'hiJìkàUfch Oekonoìpìfch B'tb/totek ec. cioè , Biblioteca Fijìco-Economica del Signor Gio: Beckmann , Trofeffore d' Economia all' Vniverfità di Gottin- ga , Membro di molte ^Accademie delle Scienze , ec. FRa i riguardevoli fervigi che ren- dono i Letterati alla Società do- vrebbono certan^ente annoverarfi quel- le compilazioni periodiche , Je quali ^on celerità fpargono dall' un' all' altra eftremità del Mondo colta le notizie delle utili produzioni degli uomini con. facrati alio ftudio . Il difetto però u- niverfale de' fogli Letterari periodici fi é r effere fuperfrziali , e il lafciar una nece^ità d'acquiftare le varie Opere che annunziano, a quegli che v'ànno interefife. La naufea che Cogliono mo- ilrar i Leggitori sfaccendati quando tro- vano ne' Giornali articoli un po' det- tagliati è la principale cagione di quel- la leggerezza che trovafi generalmen- te nelle analifi, o nelle notizie , egiu- dizj dati de' Libri nuovi. Il Signor Beckmann è da metter fuo- ri della Categoria degli Autori perio- dici volgari j ancorché un' opera pe- riodica egli ci dia da qualche anno , di cui è ultimamente ufcito il fettimo Volume. Trovanfi nella di lui Biblio- teca Fijico- Economie a , tutti i libri di Storia Naturale, d'Economia, e delle altre parti analoghe della Fifica an- nunziati non folo , ma fatti conofce- re pienamente col mezzo di buoni , e ragionati eftratti , per modo che chi non fi trova in iftato di moltiplicare le fpefe per provvederfi quotidiana- mente de' libri che sì abbondantemen- te produce l'Europa, può averne una giufla idea , ed affai dettagliata . Sem- bra imponìbile a prima vifta , ed è a 2. -77 per certo fempre meràvigliofa cofa a ben penfarci , che un fol uomo poflTa venir a capo d' un lavoro sì vafìo , e vario; ed ogni Amatore di quefli ftu- d) deve averne fomma obbligazione al, benemerito Signor Beckmann. Il primo Volume dell' Opera , che annunziamo, ufcì nel 1770. Ogni Vo- lume è comporto di quattro quinter- netti eh* efcono di tre in tre mefi . Ciafcun quinternetto contiene gli eftrat- ti di trenta , e talvolta di cinquanta Libri , o Trattati , i quali formano qualche volta pia di cento Volurni . La quantità di Libri, eh' efcs annual- mente a' dì noftri in Germania ,. me- rita molta rifleflìone . Il Signor Gat- terer nel fuo Giornale Storico ne an- novera dal 1765). fino al 1771. cioè a dire nel corfo di tre foli anni quattro- mila fettecento , e nove . Il Signor Beckmann non dà folamente notizie degli Autori Tedefchi , ma eziandio di quelli di tutto il refto d' Europa. Egli benefpeflò aggiunge delle illufira- zioni a quanto gli Autori anno fcrit- to fu le diverf« materie. Il vantaggio che gli Amatori delle Scienze ponno ritrarre dalla fatica del Signor Beckmann è grandiflìmo , e la mediocrità del prezzo deve invitarli a. farne l'acquifto. rt PARIGI. LE Jardinier prevoiant ec. Il prov^ vido Ctardiniero , Operetta che contiene in parecchie tavole la rela- zione delle operazioni giornaliere col tempo delle raccolte fucceffive , eh* effe preparano ; vi fono aggiunte le ore dell'Agricoltore. E' ftampata pref- fo Didot il giovane del 1776. a Pari- gi . Vi fi trova un Articolo" affatto nuovo , ed è quello della /celta delle buone razze» LON- '-7S » 4i « « « LONDRA» ^grìcultura de/i»eated ec. cioè , Tro- fpetto d' xA?rico!tura , ojfta guida compietti del Fermiere in cui fi trat- ta delle terre in generale y de' miglio- ri metodi di coltivarle , e di miglio- rarle per feminarvi del frumento , «rzo , avena , ceci , fave , vecce , Unticchie ec^ con ojfervazioni riguar. danti le cure che ricercano gli er- baggi naturali, o artifizi ali, ed alcu- ne tfiruzioni per concimare , lavora- - re y ingraffare , e feminare fecondo le coltivazioni antiche e moderne , solle comparazioni di effe appoggia- te alla fperienza^ del Signor Giifta- vo Harrifon Scudiere . Londra pref- fo Wilkie. I Trattati d* Agricoltura fi fono da pochi anni in qua moltiplicati per modo, che fé un ricco Cokiva torà vo- Jerte formarfene una perfetta Bibliote- ca, dovrebbe certamente fpcndei'e mol- to più di quello che fpende per ben popolare le fiie ftalle d'animali, le ri- uieffe d'attrezzi ruflici^ e la cantina di botti , e tini ► Se con qualche ragione fi deve (limare una disgrazia , che la gente di campagna opinata nel fegui- re fervilmente h praticheantiche len- za penfare fé fieno ,. o non fieno ra- gionevoli, , ntìn voglia pu'nto curarfi di leggere le ofTervazioni diligenti de- gli Agronomi Moderni , fa d' uopo an- che confèffare che farebbe 1' ecceffo della rovina, fé t' epidemia dei libri Georgici fi propagalTe pei villaggi in rutta la faa efìenfione . I poveri Con- tadini Jton faprebbero più da cbe par- te dell'aratro dovelTerO' legare i buoi. Fortunatamente prr6 i libri fcritti da- gli fpeculativi Abitanti delle Città , ed appoggiati a fperienye fatte in pic- ciolo, e non di raro anche a feraplici congetture , pafTano dalia bottega del Librajo ad ingombrare la Biblioteca del curiofo fenza recar difturbo veru- no alle metodiche occupazioni del co * fono. Non é già che noi crediamo inu- tile o dannofa T inclinazione del feco- lo noftro agli ftud; Georgici; Iddio ci guardi dal penfare così ingiuftamente verfo quegli Uomini benemeriti che s'occupano dell'arte Madre, e all'in- cremento d'effa confacrano le loropa- triotiche applicazioni ! Ma dall'altro canto ci crediamo permeflTa di credere, che fé prima di produrre trattati ma- giftrali gli Amatori d'Agricoltura mof- tiplicafìFero, dilataflero , e faceflero in varj luoghi , e climi, moltiplicare e di- latare le loro fperienze, probabilmen- te un minor numero di Libri Agro- nomici c'innonderebbe, e i pochi che [oflèro pubblicati farebbono d' una rea- le e colante utilità. Forfè nelTuno dei Libri e trattati che da trenta anni in peri fono ufciti nelle varie parti d* Europa, e formano di molte migliaia (ì può chiamare afìTolutanrente inutile; ma è poi certa cofa , che nefltino puà eflfcre in tutte le fue parti efeguibile e verificabile generalmente , In q^ueflo- (tato di cofe un compendio ben fatto e breviffimo di tutte le cofe veramen- te e dimortrativamente, utili che fi con- tengono replicate , mutilate , ed orar bene, ora male applicate nell'immenr- fa farraggtne degli fcritti Georgici, fa- rebbe un vero dono d' ineftimabile pre- gio pegli Agricoltori j purché il Goni- pilatore voleflTe degnarfi d'adattare in tutto e per tutto il fuo metodo e lo ftile al rozzo buon fenfo della daffe di perfone, alla iftruzione delle quali unicamente dovrebbe afpirare ► Lo fpi- rito degli Agricoltori fpeculativi per efìTere utile non deve alzarfi punto al di fopra dello fpirito degli Agricolto- ri pratici , Il Signor Harrifon fi è pro- pofto a un di preflb quefto piano ;: e- gli di raro deférifce alfe proprie idee ed ufa anche fobriamente delle proprie fperienze. La di lui Opera è un cen- tone dei precetti tratti dai migliori Scrittori illuftratt colle OHervazioni de' più efperti Contadini ; efla può palTare pel migliore Manuale dell'arte Agraria che abbiamo finora relativa- mente alla pratica. £fi.iji 279 Ejfayt re latini to,yÌgricu/ture , anà ru rat affairs ec. cioè. Saggi fui f ^grt. coltura e full' Economia rurale , Lon- dra preffo Cudell. SE quefla Opera che annunciamo potefle far un bene reale promo- vendo la buona Agricoltura efficace- mente farebbe da procurarne Ja ri- flampa iìi tutte le lingue dell'Europa; Ma il deflmo di queft' Arte\ fembra volere che fìa trattata molto e miglio- rata poco . Sarebbe certamente un* in- giuftizia r imputare la lentezza dei progrefTì eh' efìfa va pur facendo alla mokiplicità delle Opere che di giorno in giorno efcono dai torchi fu di que- fla intere/Tante materia . Qiiantunque fìa vero che per la maggior parte i Libri d'Agronomia non ànnocorrifpo- fto alle intenzioni de' loro Autori , per che le belle fpyecolazioni non fempre s'accordano colla fperienza , è poi an che veriffimo che un buon numero di Libri, i precelti de' quali fono appog- giali a mature olTervazioni , trovano un grande oracolo nella indocilità de" Contadini che fogliono preferire alla ragionevolezza più dimoflrata le anti rhe pratiche loro più afTurde . I faggi dell' anonimo Autor Inglefe non con tengono molto di nuovo; ma fembra- no cavati da buoni fonti. L' Autore vi mette anche fpeffo del fuo , e vi fi trova particolarmente un buon meto- do per convertire le cofte ripide dei Monti in terre atte al lavoro , molte ricerche fopra V intime qualità di ai- alcuni vegetabili , ed utiliffime ofler- vazioni e configli in propofito delle differenti fpezie di pecore. 4i « Oeconomìfche pfaktifche abbandlu»? voh der torfe ec. cioè , Trattato Econo- mico pratico della Torba, o terra in- fiitmmab/fe , del S'gnor Carlo , Bt- rone {(i Meidniger ; Praga , prelTo Gerle. Noi abbiamo avuto un benemeri- to'patriota che fcriHe un Trat- tato in lingua Italiana fopra la Tor- ba: ma poco frutto anno podotto le di lui infinuazioni per introdurla in un paefe dove la prefente abbondanza di legna non lafcia che i privati pen- fino alla fcarfezza ingruente , e alla deficienza futura , Eppure quefta ma- teria combuftibile , di cui unicamente fi fervono pegli ufi domelìici , e per quelli di molte arti parecchie Provin- cie , è un oggetto preziofo anche per quelle contrade, che anno della legna, ma che ne fanno un confumo eforbi- tante per fupplire ai bifogni d' una nu- merofa popolazione . Importa dunque moltiflìmc) che ogni paefe conofca qua. fla foftiiuzione alla legna , e fappia i mezzi di procurartela al cafo di bifo- gno, o in prevenzione , informandofi di tutti i metodi conducenti a trarne il maffimo poflìbile beneficio . Qiieflo è lo fcopo dell'Opera del Signor Ba- rone di Meidniger. Egli vi tratte del- le diverfe fpezie di Torba , del modo di fcoprirne le Minere , della maniera di lavorarle, dell' indole e propnetì degli ftrati fovrappoftivi , e dell' ufo che fi può fare di ciafcuna fpezie par. ticolarmente . Cinque opera] che la- vorino con buona intelligenza , pofTo- no cavarne in un giorno otto in no- vemila mattoni ; ogni mattone che dev' effer lungo quattordici pollici , e largo cinque o fei , pefa due libbre , e due oncie , e arde per tre ore di feguito fenza dar cattivo odore . E' dimortrato che la legna forte non du- ra in proporzione , e coda molto più: vi?» più : ma le dimoflrazionì divengono anch'effe inutiir contro roftinazione, e il pregiudizio. * ¥ * * * PERPIGNANA. IL faguente cafo merita d'effere pò- fio fotte gli occhi particolarmente di quelli che anno vafle cantine, nel- le quali fermentano di molte botti , e tini di vino in una volta . Due Abi tanti di Perpignano difcefero in una cantina che da qualche giorno era chia- fa j e nella quale fermentava un tino di mofto . Appena furono effi giunti vicino ad effo , che furono oppreflì e fatti cadere all' indietro dal vapore che n'efalava. La gente, eh' era al di fuo- ri , avendo intefo qualche picciolo lo- ro gemito mandò un uomo per foc- correrli ; ma quefti appena fu calato a baffo fubt la medefima forte dei pri mi; un fecondo volle fare il medefi- mo tentativo, ed appena fu alla me- tà della fcala che fentendofi affogare , kce fegno a quei ch'eran di fopra. i quali lo tirarono fu mezzo morto. Il Signor Bonafous Medico dell' Ofpi- tale Militare di Perpignano, effendo fla- to informato di quello accidente, fece aprire da ogni' parte la cantina per facilitare il corfo dell'aria, indi; vi fe- ce gettare una grandifìfìraa quantità d' acqua fredda , onde l'atmosfera ricu- peraffe della denfiià e fuTibilità atta a correggere la malignità del vapore . Pochi minuti dopo l'ultimo di quelli che n' erano ftati offefi incominciò ad effere agitato da moti convulfivi ; fu cavato fuori dalla cantina , ed appena fi trovò efpofto all' aria libera cadde in un vero delirio. Il Signor Bonafous lo fece fubito ftropicciare con dell'a- ceto e gliene fece tirar fu pel nafo ; in meno d' un quarto d'ora l'uomo fu totalmente fuor di pericolo . I due altri furono fimilmente tratti fuori privi di fentimenti , di moto , e di polfij cffi furono richiamati alla vita 5j« nella flcffa maniera , ma ben pili dif- ficilmente che il primo . La felice ri- cupera di quefti uomini fi deve al me- todo pubblicato per ordine del Gover- no dal Signor Tortn/ Membro dell'Ac- cademia delle Scienze di Parigi . Uri cafo. fimile è accaduto in Albi , e gli affogali eh* erano in numero di fette furono richiamati alla vita coU'afper- , fione dell' acqua fredda. ^nxeìgen von der Leipzi^er oeconomi' fchtn focietat ec. cioè Msmorte del- ia Società Economica di L'ipfia . Dre- fda , preffo Valther . OUefta dotta Società gode d'una celebrità giuftamente acquiftatafi ti" ic Compagnie fimili ad effa , pelle unii cofe che à prima d' ora pubblica- te. Il Volume che ultimamente è ufci- to alla luce confermerà la di lei ripu- tazione fondata full' importanza degli oggetti, de' quali fi occupa. Merita d' effervi diftinta la memoria concernente il grano detto di S. Giovanni}, eh' è una varietà di fegala che fuol effere jfeminata a quel tempo . Di quefta fi falcia l'erba due volte; una terza vol- ta vi fi mandano i beftiami a pafcolare; e finalmente fé gli lafcia cacciare la fpi- ca , che matura nel Luglio dell' anno feguente , rende l'otto per uno , e pefa più della fegala ordinaria nella propor- zione di 2S. a 25. Tutte le altre Me- morie fono del pari importanti peli* Agricoltura, e provano la cura parti- colare che à la zelante Società di con- facrare le fue fatiche al pubblico van- taggio . Noi non poffiamo diffonderci a par- lare con maggior dettaglio di quefta collezione, che non peranche è giunta fra noi , e ci troviamo nella difpiace- vole neceflltà di farne concifamente menzione full' altrui fede. ^ N. xxxvr. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltora , alle Arti, ed al Commercio. V ft z^. Marzo 1777, l^emotre fur les partìes eonjlttuantes ?t Ì3r< les combinaifons parttculieres de Jet farine , cioè Memoria [opra le parti coflituenti della farina , e fo- pra le particolari combinazioni d' ejfa . Del Siinor .Abate Poncelet , ' Parigi 177^. L'Attenzione del Governo per ri- metter in ordine tutte le pani dell* amminiftraeione , e per procurare la buona efìllenza di tutt' i Cittadini di qualunque condizione à dato occa fione a quefto Opufcolo intereflante . L' Autore à faputo da una perfona ri- fpettabilifllma e afTai conofciuta pel fuo amore della pubblica utilità , che alcuni abili artefici s' occupavano fe- rìamente per giugnere a perfezionare il pane degli Spedaii e delle Armate . Per corrifpondere alle mire patriotiche di qnefto benefattore dell* umanità il Signor Abate Toncelet à intraprefo le fperienze e le ofTervazioni , dì cui fia- xno per render conto. Volefle il Cielo che il di lui efempio producefle una generale emulazione almeno in tutti quelli che fono add etti allo flato JEc- clefìaftico , e fi credono quindi più ob- bligati a perderfi in poco utili contro- verfie di quello che ad occuparfi d'og- getti direttamente tendenti al pubbli- co bene. Quella memoria è compofta di due pani. La prima contiene una ferie di procedi chimici efpofti fenza preven- zione per alcun fiftema , fenza rela- zione ad alcun oggetto determinato, Tiuevo Giornale d'Ital. Tom. I. * e unicamente tendenti a far ben co- nofcere la natura delie farine. Qiiefta parte debb'eflfer Ietta tutta di feguito nell'opera: La feconda prefenta le ap- plicazioni , le ofTervazioni , e le prati- che rifultanti dall' efperienze. Ecco al- cuni di queftì rifultati . Tre foflanre a differenti gradi nu- tritive fi diflinguono nella farina ; 1' una che fi chiama fciloppofa a cagio- ne della fua affinità cogli fciloppl ; 1' altra glutinofa perchè e analoga alla foftanza mucofa o gelatinofa di cut fono formati gli animali; la terza a- midacea eh' è appunto l'amido. La fo- flanza fciloppofa ^ analago alla parte fierofa del latte, la glutinofa alla bu- tirrofa , e I' amidacea alla cafeofa . Quefl* analogia fra i prodotti dei due regni differenti è ben maravigliofa , ma non è del tutto affoluta; effa è ac- compagnata da molte differenze fenfi- bili . Fra tutt* i grani il folo frumen- to è quello che contiene quelle trefo- ftanze convenientemente dofate, e il fo- Io che dia nell'analifi riconofcibilmen- te la foftanza gelatinofa. L'orzo, e V avena danno molto falefoflanzialezuc- cherofo ch'equivale alle p rti fciloppo- fe ma non contiene una dofe baftevo- le degli altri principi necefTar/ per far un buon pane. Il grano Saracino , il Sorgo Turco , molti legumi non fono nutritivi fennon perchè contengono dell' amido , e fanno un peflìmo pane. La parte fciloppofa gli dà fapore , ed è falubre e conveniente all' Economia aninaale per il fuo fale faponaceo. La N n fc foflanza glutitiofa che non è ne gom- ina , né refina , ma che fomiglia all' una e all'altra facilita la nutrizione tenendo il pane affai divifibile. L' a- mido è nutritivo pella fua grande ana logia alla foflanza animale . Senza di lui non fi potrebbe mai far pane , ef- fo ne coftituifce la bafe e l' elVenza . Ma bifogna eh' egli fia mefcolato in ^iiifta proporzione con le altre foftan-' ze. La corteccia del grano , offia la crufca conterrà efla parti nutritive J L" Autore come molti altri Fifici pren- dendola per una foflanza legnofa avea creduto per lungo tempo che > la non contribuifTe punto alla nutrizione, ma co! mezzo di nuove fperienze diligen- temente fatte egli fi è convinto che quella parte corticale è un vero tefìfu- to di vafi deftinato a trafportar i fu- ghi nutritivi della pianta .nella capfu- la che racchiude e il germe , e tuttbc- ciò che à qualche relazione col man- tenimento , e collo fviluppo d'effa; che la capacità interiore di quella mol- titudine di vafi che formano la teni- tura: della crufca è unicamente ripie- na di fofìanza mucofa identicamente la fleffa che riempie il grano , e che noi conofciamo fotto il nome di fari- na ; che quefla farina poflìede fola in grado eminente la qualità nutritiva: d' onde ragionevolmente conclude che la crufca debb' effere atta ad alimen- tare in ragione della quantità di fo flanza mucofa contenuta nei vafi, de' quali è compofta . Oltredichè la, crufca ben trita e divifa dà un eccellente fa- pore al pane , e riempie lo flomaco fenza incomodarlo . Il Signor Abate di Tonceìet determinato a continuare le fue ricerche fopra quello articolo i-nterefrante fi propone ancora di dilu- cidare molti punti i quali non fono né provati colla neceffaria folidità , ne fviluppati fufficientemente in que- fla Memoria. Egli efaminerà fralle al- tre cofe qual fia la caufa dell* altera- zione fubitanea e invifibile dei grani, e delle farine ; in qual delle parti co- flituenti quell'alterazione fi faccia; fé vi foffe qualche mezzo atto a fervire ;jj di prefervativo confervando i grani e le farine permanentemente nel loro primitivo grado di bontà, e fé vi fof- fe un nmediòj pfr. riflabiJirli^ dopo guadati. ' . Se com'è da defiderare ,• egli riufcif- fe nella invenzione di quelli mezzi renderebbe per certo un elTenzialiflimo fervigio all'um nità, e aggiugnerebbe u n nujDvo ; enmretìfe." . gTa d'd ìfi TtìlSr^ yj alla curiofa e intereffante differtazio- ne di cui abbiamo in compendio efpo- flo il contenuto. l^erfuch e'wer Mìneralogifchen Befchyet- bung ec. cioè , Saggio d'una defcri- zione miììi^ra/ogjca del Ducato di Henneber^ , con una Stona compen- dio/a del!' arte del Ccnopo anfica , e moderna, del Signor A i'nadeoG\oe-> ber ec. ec. Ljpfia prelfo Crufius 177^. IL vero modo di fondatamente cono- fcere la Storia Nnfiderata come uno di quelli anelli . Effa è divifa in tre Sezioni; nella prima trovanfi defcritte le Montagne dell' Hennebergh : I folTi- li che vi fi trovano nella feconda, e nella terza la Storia dell" arte del Ca- nopo . I Mtneralogifli leggeranno eoa molto frutto quefla Opera, nella qua- le r Autore mollra quanto abbia va- lle cognizioni della materia. ^ VE. « * :«;M».'Kt#' -Di . ortriv E T E R I N Ai;R; I A. Ci:?}; ■ «Vie-) à .;jr--. ';;._ J. Riems voUftoendì'^ ec. eroe Ifiyuzio- ne pratica completa per falvare il beftiame gonfiato Ad Signor Giovan- ni Riertis. Berlino -preifo Hauder 9 Spener . • " E' Già conofciuto dagli Amatori della Veterinaria il metodo di cui fi tratta in quella Opera, la quale ten- de a provare che la fperienza profe- guifce a confermare gli effetti felici. Si tratta della puntura fatta al fianco flnjftro, nel mezzo , fra l'ultima co- fta fpuria e l' olTo dell' anca con un trocarto. Il ^gnoV Rienis , che tratta di queRa malattia aliai per le lunghe efaminandone anche le canfé, e pro- pónendo parecchi rimedj da tentarfì come preliminari , vuole che fi ado- peri un tale ftru mento a preferenza dd coltello, e che fi lafci il cannello •dentro alla ferita per facilitare l'ufci- ta all'aria. Gefchichte der einimpfung dee. cioè; '^^Iftèrid dell' inoculazione del beftiame "'[dt corna praticata in Danimarca alle "'"jpifedel FyS , eflratta dai regiftri per commijfione della Camera delle Finan- '' 'ne , dal Signor Gian Clemente Fode •■}^'''f)ottore , e Trofejforei Coppetihague '■■' preiTo Roih 1776. ^btib ■ E' Noto al pubblico che il Signor Camper d' Amfterdam è ftato il primo a proporre l'inoculazione della malattia dei befiiami, e ch'egli à of- fervato che le beftie giovani fino ai ire anni e le vacche difrefco foravate de* loro vite'li la fopportano piià facil- mente . Si è voluto introdurre quefla pratica in un luogo folo dove non riufcì fempre felicemente. Allorché l' inoculazione piglia le marcie che tra- manda la ferita fono ecceflìvamente fetide . N:! quarto giorno 1' animale i8^ *■ perde l'appetito, la tolTe incomincia,^ il fangue cavato col mezzo del falaf- fo fi coagula , e non fepara ferofità. Il decimo giorno fi può giudicare fé la beflia la porterà fuori ; impe- rocché la fua guarigione è annnn- ziata dal ritorno dell' appetito . Le prime inocul-^zioni fono fiate fatte fot- to la direzione del Signor ProfelTora Older . La malattia che gli animali contraevano per quella operazione era analoga a quella che gli attacca fpon- taneamente , ma meno violenta . Di dodici vacche inoculate una non fu ammalata , due morirono ,e nove gua- rirono perfettamente'. Nel mefe del Settembre feguente ne furono inocula- te fette, cinque delle qnali perirono. Un'altra volta ne morirono nove di dodeci j e in un quarto tentativo una di due. Nel 1771.. la fperienza fu più felice 5 di cento fé/Tanta inoculate ne morì una fola . All' apertura dei ca- daveri fi trovò che Io flomaco in tut- te era infiammato .; E' probabile che quella pratica avrebbe avuto anche da principio un efito più felice , fé noti fo/Te fiata mefìfa in ufo nel tempo che fa malattia regnava colla maggior forza . . m::^m «!ri#(r l« Handbuch der pferdevvifenfchafft i^c cioè manuale Ippiologia per fervire alle pubbliche lezioni . Del Signor Prifelius Capitano ai fervizio del Conte de/la Lippa . Lemgo preflTo Meyer 1776, IL Cavallo sì utile all'uomo ne'fuoi piaceri, nelle fue fatiche, e;fino an- che nel fuo furore guerriero merita che fi penfi feriamente alla fua con- feryazione. I progreffi dell' Arte Ve- terinaria riconofcono l'origine nell'a- micizia ch'abbiamo per quello compa- gno de'noftri viaggi, del noflro orgo- glio , e de* noftri pericoli ; ma quell" Arte è ancora ben lungi dalla fua per- fezione . Ad oggetto di dilatarne le cognizioni il noflro Autore infegna N n 2 qual 2^4 qual fia la miglior cofTìtuzione del Ca- vallo; a quai fegni efterioii fé ne pof- fa riconofcere la bontà ; 1' Arte di al- levare delle razze nobili , e quella d" iftruire i poliedri . Dopo d' aver parla- to dettagliatamente de' Cavalli egli paf- fa a defcrivere le fabbriche pilli adat- tate al loro nfo, le bardature, e final- mente tuttociò che à relazione a que- fta nobile fpezie d'animale e agli ufi che fé ne pofTono fare. Il Trattato del Signor Trifelius eh' è comporto di quat- tordici Capitoli à il merito d' eflere Icrilto con molta chiarezza e pre- ci fione. GIARDINAGGIO, IL Signor Kìves Agronomo di Cadel Naudary à propoflo come jl .mi- gliore fra 1 conofciuti finora ilféguen- te metodo di fare una piantagione di afparagi. Fa d'uopo cavare una fofla alla profondità di due piedi falla lar- ghezza di dieci , e lunga poi quanto Jo porterà l'edenfione dell' orto j riem- pierla di letame ben confumato : far- lo calcare lungamente coi piedi , e ri- mettervene di nuovo fino che la fofla re fia intieramente piena . Ciò fatto fi deve ftendervi fopra verfo la fine di Marzo all'altezza di fei pollici buona terra vegetabile ben trita , e ripurgata dalle pietre ; indi in tempo afciutto feminare fopra la fofla quattro file di grani d' afparagi parallele , due piedi lontane l'una dall'altra in ogni fen- fo . Si potranno metter due grani 1' uno preflb l'altro, vale a dire in di- fìanza di quattro pollici ad oggetto d' efler ficuri che uno almeno germogli ; fé germogliaflisro tutti due farà necef- fario lo sbarbicare la pianta n>en vi- gorofa affinchè ne refti una fola nella lontananza prefcritta di due piedi da tutte le altre. Il Signor B^ivej raccomanda di non gettar mai letame groflb • mal pre- parato fopra la fofla prima dell' inver- no , perchè quello diverrebbe il ricet- S^tacofo degl'infetti i quali dopo che"f« pioggie e le nevi n'ànno fciolto la fo- ftanza entrano nella terra e divorano le radiche. E' però neceflario d'anno in anno prima del verno lo fpargervi della nuova terra fina mefcolandola con quella dell' anno avanti. Sarà be- ne di far muovere due volte l'anno la terra tutto all' intorno della fofl!a in tempo d' eftaie per allontanarne la gramigna che cercafTe di aggrappar- vifi . Finalmente il Coltivatore che preferifle la bella qualità degli afpara- gi alla mediocre non incomtncierà a coglierne fennon al terzo anno . BOTANICA, NEH* Orto Botanico d'Edimburgo fi coltiva da ^oco in qua una pianta molto fingolare , che porta il nome di pianttt che fi muove . Il feme n'è venuto da Bengala. Il di 15. del mefe di Giugrw dell'anno paflatoque- flo vegetabile , a cui gli Afiatici at- tribuifcono virtìì , e qualità prodigiofe era giunto all'altezza di 15. pollici f i, fuoi movimenti anno incominciato verfo la metà di Maggio: eflì non di- pendono da veruna impulfione , ocau- fa efterna , ma da; una forza interio- re; un colpo di vento alquanto vio- lento li ferma . Alcuni Botanici credo- no che quefta pianta fi avvicini all' hìppoeripis , mefla dal Cavaliere I«/?- neo fra le diadelfie .Comunque fia di quello efla à le fue foglie divife in tre parti, e molto larghe all'eflremi- tà. Dalle differenti pofiture che aflii- mono durante il giorno è facile il co^ nofcere che feguono con molta efat- tezza il corfo del Sole . I loro pia forti , ed oflèrvabili movimenti fooo collaterali. ^ ENTO- ENTOMOLOGIA. SI vede a New Sud-Wallis una fpe- zie di formiche, le quali anno la proprietà di coftruire i loro nidi fu gli alberi . Quell'infetti fono di color ver- de erbaceo , e i loro formica) groflì come un pugno , e talvolta come la tefla d' un uomo . EfTì fono fabbricali di molte foglie larghe come la mano piegata per difotto, ed incollate verfo la punta onde abbiano la forma d' u- na borfa . Le formiche traggono dal proprio corpo il glutine, di cui fi fer- vono per tal effetto. Non fi è peran- che potuto ofiTervare come facciano a piegare le foglie, ma fono ftatevedu- le le migliaia di queft' infetti occupa- te a"<:onfervare la forma che loro avea- no data , mentre gli altri lavoravano ad incollarle aflleme , lavoro tanto più forprendente , quanto che quelle foglie anno un grado confiderabile d'elafli- cità , e non fi fa peranche come in- tendere che le formiche pofTano pie- garle , e tenerle così quanto loro bifo- gna . Si é provato a fconnettere alcu- ni di quefti nidi j e le foglie riprefero immediatamente la loro difpofizione naturale i le formiche afTalirono furio- lamente i diftruttori del loro lavoro . Ncn fappiarao peranche precifamente la grandezza di queft' infetti , né ulte- riori dettagli de' loro coftumi . St veggono fopra quaranta Tavole fu- j, perbamente miniata le figure di elfi ' difegnate dal naturale , ed incife da un eccellente bulino. Un Librajo eh' intraprendefle una tal" Opera in Ita- lia arrifchierebbe d'andar in rovina j in Inghilterra è così radicato e diffa- fo il genio della Storia Naturale che anche le Opere , le quali potrebbono confiderarfi piuitofto fatte per luffo , che coli' oggetto d' una immediata e fenfibile utilità, trovano prontamente un gran numero di Compratori. i O N D R A. The naturai hiflory of Britifb birds ec. cioè Ifloria naturale degli uccelli del- la Gran Brettagna del Signor Hayes Londra preflb Hooper. QUefta è forfè la più magnifica O- pera di Omittologia che fia (la- ta finora pubblicata . Vi fi trova primieramente in Latino e' in Inglefe Ja defcrizione efatta di tutti gii uccel- li della Gran Brettagna j indi vi fi Eflratto d'una Dijfertazione del Signor Daubenton intorno ali utilità del te- ner le pecore tutto /' anno all'aria aperta. Ac. R. delle Se. di Parigi . IL Signor Daubenton negli atti di queft* Accademia avea pubblicato una Diflertazione intorno al tempera- mento delle pecore, e alla loro rumi- nazione, in cui moftrava che de* quat- tro ftomachi, che in lor fi trovano co- me negli^ altri animali numinanti , il fecondo è deftinato quafi unicamente I a umettare le erbe da lor mangiate , avanti , che paflìn nel terzo , e che il liquore contenuto in quefto fecondo flomaco è fomminiftrato dalla ferofità del fangue, e dall' acqua eh' effe be- vono, la quale da queft' organo Ango- lare viene aflbrbita come da una fpu- gna . Da ciò il Signor Daubenton con- chiudeva ragionevolmente i. che alle pecore convien bensì dare a bere , per- chè il terzo ftomaco non attragga fo- verchiamente il fiero del fangue , ma convien dar a bere moderatamente , perchè egli non ceffi dall' altro cauto di attrarre quefta ferofità la quale di- verre"Bbe loro perniciofa ove foffe trop- po abbondante; 2. che conviene fchi- fare accuratamente tutto ciò che può troppo fcaldarle, perchè il fudore , e la trafpirazione foverchia efaurirebbe una parte confiderabile di quefta fe- rofità neceffaria alla loro digeftione , il che * \ iS6 n òhe potrebbe produrre- le' più fune- fise confeguenze . . ■■'■■■ Rifuliava da quefta teoria anatomi- ca che il raetoilo ■ irfato iiv Ifpagna , e ìr' Inghilterra di tenerle tutto l'anno anche in inverno all' aria aperta nel loro agghiaccio- fenza chiuderle nelle ftalle come fi fa altrove , è afifai mi. >5liore , e più ragionevole ; poiché ef- fendo <]uefti animali alFai ben coperti onde non aver a temere il freddo, àn molto al contrario a temer dal caldo; e il calor delle flalle , che lor procu- raci mal a propofito, non fa che alte- rare la loro fallite , e deteriorare le loro lane. Qtiefte ragioni determinaro- no il Signor Bauberjton a fperimenta- re il metodo praticato in Inghilterra e'in Ifpagna, «d eccone i rifultati.. J 'Una fiffatta maniera di governa-r le pecore richiede in primo luogo due fpecie di agghiacci un per la ftate , e F altro pel verno. Alla fiate può fer vite l'agghiaccio ordinario, vale a di- 1^ i-lfoi ito ricinto in campagna a per- lai chi ufo foltanto da una rete ove fi tengono alla notte dalla fine di Giu- gno fino alla metà di Novembre.- dee lblt^ avvertirfi di cambiare ogni ncJtre il -iuogo dell'agghiaccio, ed an- che^-due volte per notte, affi^ichè tut- coiilncrreivo pofTa profrttare fuCceffi- •wamente del concime eh' effe vi la- feiano. -oAll* inverno! , vale a dire dalla me- Jà di. Novembre infìno a Giugno le pecore, comunemente fi chiudono nel- ]« ftalle y dove fi- eccita neceffariamen- te^ un calore troppo fenfibile , oltre alle materie alcaline che fono e(Te co- rrette a refpirarvi ■, e che fan loro grandifTimo pregiudizio. Gra alle ftal- le il Signor Dattbsnton foftituifGe un agghiaccio domeftico formato nell'an- golo d'un cortile ;in maniera che da due lati fia chiufo dalle mura del cor- tile medefiino, e dagli altri due colle folite reti'. Il terreno dee quivi effer fatto in pendio per agevolare lo fcolo dell'acque; alle mura , ed alle reti s' attaccano le raftrelliere , per mettervi il fieno e la paglia , che devono alle ^ 1 \ * beftie fervir 'di cibo j la terra fi copre di fabbia per impedire il fango , e fé ne leva ogni giorno il letame. L' utilità di quefto agghiaccio efpo- fto cosV all'aria libera, e foftituito al- le ftalle, apparirà dalle feguenti fpe- riènze. Il Signor Daubenton ftabilitone uno in Borgogna , vi fece mettere ot- tanta fra pecore, e montoni di razze d' Auxois, e di RouffiUon con trenta- cinque venute di Marocco, di Fiandra, e d'Inghilterra. Queft' ultime eran de- boli , ftanche , ed in'termiccie pel lun- go viaggio. Furon quindi pafciute un po' meglio dell'altre a cui non davafi che della paglia, e uria libbra di fie- no al giorno quando non fi guidava- no a pafcolare. Di tutte quefte beftie non è perita che una fola a cagione d' una moltitudine di vermetti della groffezza d'un filo, e della lunghezza di tre o quattro pollici che aflediata l'aveano nella trachea, e ne' bronchi ^ malattia di cui nella Città di Mont- ba-rd , e nelle Ville circonvicine peri- rono lo Hqì^o inverno moitiffinie peco- re , e foprattutto nel Villaggio di Vil- liers diftante un miglio folo dal luo- go , ove erano le pecore del Signor Daubenton , una greggia di cinquecen- to capi fu ridotta a mano della metà. Di quaranta agnelli nati e allevati all'aria aperta, efpofti tempre al ge- lo, ai venti, alla pioggia , e alla ne- ve , nati per la piti parte da pecore accoppiate con arieti di lor più gran- di , il che dee di tanto affaticare la madre, fette foli fono morti, e queft-i di tutt'altro che di freddo , cioè una foffocato dal latte, che a forza gli ft- era fatto inghiottire, tre di fame, uno» di fuppurazione a! petto , e gli altri due d" altre malattie ; mentre nel vi- cinato, degli agnelli nati e crefciuti nelle flalle, più della metà fon morti- innanzi al mef- d'Aprile. Quantunque il Signor Dattbenton fi- Ha accertato colla dii'lfezione anatomi- ca , che niuno di quefli agnelli è pe- rito di freddo , pur quando anche ciò- fi temeflTe , due rimed) propone, l'uno di farli nafcer più, tardi , come i\ fa in Inghilterri , e in Ifvezia non ac- cordando alle pecore l'ariete che nell' Ottobre.; l'altroi di coprirli , icome fi pratica in Inghilterra , allorché nafco- no in una ftagiórte foverchianìente ri gida , fcaldarli a un fuoco dolce, dar loro un cucchiaio d'acqua di ginepro, metterli fé bifogna in un forno fcal dato con paglia feniplice, elafciarve'i (finché fìano rianiiriati , nutriti di tìan to' in tanto con qualche cucchiaio di latte caldo , e così tenerli per qualche giorno finché abbiano acquiftato affai vigore, onde fi pofiTano reftituire alla Madre. ,., . 1S7 • h-jT * .ir^.n*: LIPSIA. -il , UNa Società d' Agricoltura chiede la foluzione della qutftione fe- guente: Perchè la gramigna crefce el- la maggiormente ne' campi che non fono ftati ingra/Tati, che negli altri ; rnentre pare che l'ingraflTo favorir ne debba la riproduzione? Si può indiriz- zar la foluzione au Bureau des ^n nonces 4e Leìpfick . Non s' offre altro premio, che il piacere di fcoprire , e pubblicare un'utile verità. BRESLAVIA. LA Società Patriotica di quefla Cit- tà va a fare un* operazione eh' efige bensì del tempo , ma che dee neceffa ria mente produrre ottimi effetti. I diverfi membri di quefta Società di- moranti nell'altre Città, e Campagne fono incaricati di mandare a quefta Capitale diverfi faggi di tutte le fpe eie di terra , che trovanfi ne' luoghi ove abitano. La Società ne farà 1' e- fame, indicandone difFufamente la na tura, le proprietà , 1' ufo che d" effe può farfi , con quali ingraflì fi miglio- rino, a quali piante convengano, quai lavori formarfene potrebibono ec. % tt ¥ * * AGRICOLTURA. Karze ctukitunq^ fur das landvoìk , ec. cioè , Breve ijlruzione pegli abitanti dejla Citmpapna intorno alla pianta- gione y e coltivaxtone de i>afchi ^ j.Qn un calendario .diretto a que.Ji' ogget- to , del Signor G. L. M, Loiann» prefjo GralTet. Noi non conofciamo che il tìtolo di quefto Libro; ma V oggetto dell'Autore ci fembra tanto più degno di lode , quanto meno è intefa quefta parte d' Aericolturà in Italia. I dor- Halifti di Bugliorte non danno giudizio molto favorevole di queft' Opera , e fembra principalmente che 1' acculino d'urea foverchiamente concifa brevità, che' la rende ofcura . A ogni modo effi danno -qualche cenno d' approva- zione al configlio dell'Autore intorno alla fcelta del terreno per piantare nuovi bofchi , alla crefcita de'-quali ei ftima più opportuni i monti che il piano. Così fembra che invitino par- ticolarmente a leggere l'Articolo del- la coltivazione del Tabacco , il quale Ci trova in quefl' Opera non fappia- mo a qual propofito , non efTendO quefta pianta da bofco . E' però fem- pre ragionevole configlio il prendere una cofa buona dove fi trova , equina di anche da un Libro di Bofchi fa- rà ben pigliare una prefa di Ta- bacco . 3^ CHr- zSS V « V M '■^ « • « « • CHIMICA. Il Signor Gìuflo CrìftìanoHennìng Con- figlier Aulico di Coburg Meinun- gen, e Profeflbr di Morale a Jena , in un fuo Libro pubblicato non à molto a Halla preffo Gebauer , in- titolato Storia dell' anims degli uo- mini , e degli animali , riferifce il fatto feguente. UN Chimico da lui conofciuto ave- va ordinato che dopo la fua mor- te forte verfato fui cadavere già mef- fo nella cafla lo fpirito d' un fiafco da effo indicato , e che la cafla fofl"e poi inchiodata. Gli eredi efeguirono la di lui ultima volontà . Coloro che do- vettero portar la bara alla fepoltura trovaronla fi leggiera eh' ebbono la curiofità d' aprirla prima di fotterrar- la j rimafero attoniti non trovandovi il cadavere , ed efclamarono che il dia- volo fé l'era certamente portato via. Il Signor Profeflore Henning che non è flato teftimonio del fatto , ma che lo crede fulla parola altrui è troppo faggio per dar la colpa al diavolo di qucfto furto, come quella buona gen- te fi era creduto di dover fare . Egli crede che il Defunto Chimico avefl^e trovato il fegreto di concentrare lo fpirito di calce a fegno di divorare in breve tempo ofla , tendini , nervi , te. fenza lafciarne il menomo atomo . Se- guendo quella ingegnofa ipot^fi il fe- nomeno non è più meravigliofo . E' una deplorabile cofa che il Chimico prima di morire non abbia pubblicato il fuo fegreto , che avrebbe potuto fi- nire la guerra di difficile accomoda- mento fra i cimiteri , e la falute pub- blica. IDROLOGIA. Befchreibung des fchvvefelvaffer eC, cioè , Defcrizione dell' acqua fulfurea di Hafede nelle vicinanze d'Hildef- heim ; del Signor Federigo Augufto Meyer , Dottore di Medicina ec. a Htldefheim , ed Amburgo , preffé Bremdt. 1776. OUefla fonte meritava d'eflbre il- luftrata . Efla è abbondantifll- nia , e porta fette volte più acqua che la celebre fonte di Pyrmont . E' fred- da, ed oltre molto zolfo contiene lotf grani di terra , e quattro di fai alkali per ogni feflantina di libbre. Il Signor Meyer ^ come tutti i Termografi, van- ta di molto le virtù di queft' acqua, ed enumera le malattie, contro le quali ferve di poflente rimedio. Se avea ra- gione il Perfiano del Signor di Monte/- quieu , che veggendo pelle piazze , e pelle ftrade di Parigi tanti cartelli di Ciarlatani , che promettevano cure e- radicative d'una Litania di mali coli* ijifo de' loro balfami , e fpecifici , tro- vava quafi imponìbile che la gente di quella Capitale morifle , non avrebbe il torto chi credefle immortali gli Eu- ropei tutti valutando per quanto fuo- nano tutti i miracoli delie varie acque minerali che in tanta copia fono fpar- fe per quella parte di Mondo . Co- I munque fia della veracità de" prodigi raccontati dai varj Scrittori che ma- gnificano le acque loro , è certo che Tanalifi di quelle d' Hafede annunzia un valente Chimico i e le rifleflìoni opportunamente fparfe nel corpo del Trattato provano che il Signor Me- yer è guidato dalla buona Fifica , e debbe riufcire felicemente nella prati- ca della Medicina. * zS9 N. XXXVII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 25. Marzo 1777. ECONOMIA. Tratte ec. Trattato economico e fijtco degli uccelli da Tollajo , che contie- tte la defcrizione di effi, la maniera d' allevarli , moltiplicarli , nudrirli , medicarli , e trarne profitto pegli ufi della tavola non meno che per quelli della mediana , e di diverfe altre • arti , e meflieri . Parigi , prejfo La- " ' combe . IL laboriofo Signor Buc'hoz favore- volmente conofciuto pelle moke fue produzioni rifguardanti le varie parti della Storia Naturale à voluto dar mano ad un' Opera che mancava fino- xa alla pratica dell' economia interna sì rurale che urbana. Era giada qual- che tempo fra le mani degli Amatori il Trattato del celebre Signor di Reau mur [opra /' arte di far nafcere i pul- cini , e /opra i dettagli di effa : ma queflo fi riftringe , come tutti fanno alla fola razza de' polli. Qualchealtro Autore à parlato degli uccelli dome- ftici ora fuccintamente in piccioli trat- tàtelli, ora occafionalmente in grandi Opere d'Ornitologia, che nonpoffono agevolmente trovarli nelle biblioteche di coloro che denno penfare ad alle- varne. L'Opera che fi defiderava an- cora era un Trattato ragionevolmen- te eftefOj di facile acquifto , e chepo- tefs'efifere fludiato utilmente da quelli che per iftato fi occupano di quefto ramo d'economia. Il noftro Autore incomincia dal de- J^iusvo Giornale d' Ita!. Toti. L 'fi fcrivere le dieci fpezie d* uccelli che fogliono alloggiare ne' polla) ben ordi- nali , incominciando dal pavone che n'è il principale ornamento. Egli pre- fenta ordinatamente tutto ciò che rif- guarda la famiglia volatile , le pro- prietà alimentari d' effa , le medicinali, l'economiche. In ciafcun Capitolo egli fegue l'ordine medefìmo relativamen- te alle fpezie di cui prende a trattare. Noi ci contenteremo di render conto a preferenza di quello che rifguarda la fpezie de' polli ; sì perchè può ef- fere confiderato come il più impor- tante , sì anche perchè hafta per dare un'idea giufta, e vantaggiofa di tutta r Opera , eh' è lavorata fui precifa- mente medefimo metodo , e rivolta alla pubblica utilità . Quando avverrà mai che l'Italia noftra fi rivolga feria- mente a profittare di quefte utili fati- che dei dotti ftranieri , e i tratti eco^'^' nomici occupino nelle picciole biblio- teche campagnuole il luogo miferabil- ment« occupato da fciocchi Romanzi, o da libri egualmente inutili e per- niziofi ì Il Capitolo de' polli è divifo in fei Articoli , il primo de' quali rifguarda il gallo . Dòpo d' averne fatto la de- fcrizione interna , ed efiierna , che fuol precedere fempre tutte le altre oflTer- vazioni dell'Autore, il S\gr\oT Buc'hoz ne annovera , ed efpone le varietà , il canto , la fenfualità , il» numero di galline alle quali può ballare, l'amo- re eh' egli à per erte , l' importanza ;^ della fcelta di buon gallo, la maniera sg? Oo pi ù li)0 più vantaggiofa di prefentarlo alle gal- ^ line, l'acutezza della di lui vifta , la durata della vita , lo fpirito bellicofo, le proprietà medicinali , le moflrucfità alle quali è foggetio. Per nonommet- rere cos' alcuna che al gallo apparten- gafi il diligente Autore ricorda , e con- futa anche il vecchio pregiudizio po- polare dell'uovo che fi dice producano i galli invecchiati, ec. ''^^'" Pafifa indi il Signor Buc'hoz a de- fcrivere il cappone , e a fpiegare che ila il gallozza . Egl'infegna la maniera di caftrare i polli , previene degli ac- cidenti che poflbno accadere dopo una tale operazione, rende conto dell'anti- chità di quefto metodo j de' cangiamen- ti , e metamorfofi che fopravvengono ai galli caftrati , della perdita della lo- ro voce j del difprezzo che gli altri polli anno per efll , della dilicatezza che acquifla la loro carne , e infegna il modo d'ingranarli, ; -rr Vegnendo alla gallina il noftro Aù. tore fpiega i caratteri che la diftinguo- no dal gallo; parla delle varietà dief- fa, e particolarmente delle galline col ciuffo; del paefe loro naturale j della fcelta che fi dee fare per moltiplicar, ne la fpezie, della maniera di conofce- fe le pollaflre giovani ; della neceflìtà di disfarfi delle vecchie . Tratta poi del meccanifmo della copula ; delle o- va infeconde, e del perchè fieno tali ; del parto dell'uovo; della coftruzione dello ftomaco delle gallme ; di quella del loro tubo inteftinale . PafTa indi a parlare dell'alloggio convenevole alle galline; dell'utilità che fi ritrae dall' unire piccioli polla) al grande , per collocare in efll delle caneftre atte a fervire di nido , infegna a piantarvi dappreflb qualche albero, a tenervi un letamaio, e un verminajo ; prefcrive le ore del dar loro a mangiare , dell* aprire, e del chiudere i polla;; indica qual cibo amino, e quali vantaggi fi abbiano dal dar loro a mangiare la mattina piuttoflo che la fera , e nel medefimo luogo ; inculca la neceffità di raccogliere le ova , di ripulire , e profumare il polla jo ; rende conto d' ^ ' un metodo per far che le galline fac- ciano le uova , e covino anche d' in- verno ; accenna qual fia la Ragione migliore peli' incubazione , le atten- zioni che debbonfi avere pelle galline durante, quel tempo , le malattie alle quali fono foggette , e la medicatura che lor fi convi^ene ; e finalmente fi ferma fopra i diverfi metodi d' ingraf- farle, di preftar loro gli opportuni foc* corfi quando fieno graffe foverchia- mente, e non facciano piii uova, ec. La pollanca è'I foggetto dell' Arti- colo che fegue . L' Autore definifce il nome di pollanca , o Cappona , come dicefi fra noi . Egli rende conto dell' operazione, mediante la quale la gal. lina affume quefto nome, e diviene dì carne più delicata, e fuccofa . Quindi pafifa all'uovo, di cui pur dà^ la defi- nizione ,e annovera le fpezie diverfe; rende conto dell'anatomia dell' uovo di gallina, de' di lui princip) coftitutivi chimicamente efaminati, e degli acci. denti fingòlari che talvolta i; ofìTerva- no nelle ova. Spiega poi, giufta l'opi- nione del Signor de la Teyronie , ciò che s'intenda per ova di gallo, o gal' late ; infegna i modi di lungamente confervarle, e i fegni pe' quali fi co- nofce fé fiano frefche; paria delle fpe- rienze fatte per rimetterle in buono fiato dopo chefonofi guadate; del me- todo d' infalarle ufato a Malaga ; del- le utilità loro negli ufi della vita , e della medicina ,. ec. L'ultimo, e iljpiù interefifmte dei fei Articoli è certamente quello , i" cui trattafi de' pulcini, e della maniera d' allevarli . Il Signor Buc'hoz li fegue dal primo momento della loro forma- zione fino a quello dell'ultimo fvikp- po. Egl' indica la fituazione. della pic- ciola cicatrice, in cui fi trovano tutti i loro rudimenti. Spiega per qual ra- gione il pulcino non è mai a ca- po in giù nell' uovo ; di qual ma- niera vi fi nudrifca ; in qual pofitura vi fila durante V incubazione; inqnal modo efca dal gufcio ; che fieno le ova beccate , e d' onde ciò avvenga loro; perchè i pulcini variino nel tem- po pò dello sbiìfciare; e del pericolo che incontrano ufcendo p:ima del bifogno. Dall' abufo di mettere le ova nell'ac- qua allorché (tanno per edere beccate, egli paflTa alla defcrizione del pulcino ch'efce dal gufcio, ed entra fu quello propofito in dettagli economici . Pre- feriva leggi convenienti pella fcelta delle ova da mettere a covo, e confi- glia la preferenza delle più frefche . Indica il metodo di conofcere fé fieno atte all'incubazione; e confuta i pre- giudizi della maggior parte de'conta- iiini intorno al tempo più opportuno di metter le galline a covare . Fifìfa il numero delle ova che bifogna mettere fotto ad ogni gallina ; e fuggerifce il modo d'aver de' pollaflrelli in tempo d'inverno. Prefcrive i ripulimenti e profumi da farfì al luogo deflinato pella chioccia , e pei pulcini , e le precauzioni da ufare durante 1' incu- bazione . V anno delle chioccie, che durante il covo fono ghiotte , impa- zienti , capricciofe ; il noftro Autore | ìnfegna come fi debba porvi rimedio. Egli entra poi nel dettaglio delle at- tenzioni da ufare verfo i pulcini che fìanno per isbucciare, e dopo che an- no sbucciato; vuole che fiano lafciati tjn giorno fenza cibo , e addita poi qual fia il più convenevole ad eflì . Infegna un metodo per far crefcere in poro tempo i pollaftri ; e tratta de' vantaggi di fcegliere invece di chioc- cie i capponi, o le galline d'India per guidare i pulcini . Rende conto per eftefo del metodo degli Egiziani per far nafcere un gran numero d'ova ad un tratto, come anche di quello del Signor iii Heaumur , e d'altri moderni . Qualunque fpezie di calore ferve a quefl' oggetto , anche quel dell' uomo, purché fia al medefimo grado che quel- lo della gallina. All'arte di far na- fcere i pulcini il Signor dì Reatimur à aggiunto l'invenzione anche d'una chioc- cia artifiziale per condurli . Il Signor Bue box ne defcrive la coftruzione , riportandofi agli eflratti datine dal celebre Naturalifta Signor di Buffon , e dal Signor di Keaumur medefimo . Da quefla brevirtima efpòfiz ione ve- dranno abbaftanza i noflri Leggitori che il diligente Autore non lafcia che defiderare intorna alla materia cui tratta. Egli à inoltre l'arte di ralle- grare un poco l'acidezza del foggetto coir inferirvi i dettagli di qualche cu- riofa ufanza , o de' tratti di Storia che vi anno relazione , Noi ne fcegliere- mo alcuni , per dar un' idea anche di effi. Il pavone come alimento é di poco ufo ; la fua carne dura , fecca , e di malagevole digeftione lo fa tener lon- tano da tutte le buone tavole . Saèì' zier , che fcriveva più di centoventi anni fono , riferifce che nel fuo tem- po ufavafi di portare al pranzo nu- ziale delle perfone ricche un pavone che parca vivo col becco , e i piedi dorati . A tal oggetto gli cavavano la pelle, e dopo d'averne fatto cuocere il corpo con cannella, garofani ed al- tri aromi lo ricoprivano di bel nuovo, e lo recavano in tavola fenza che fem- brafìfe che foffe ftato mai cotto . Que- llo piatto era pegli occhi folamente , e non fi toccava . Il pavone reflava in tale flato parecchi anni fenza corrom- perfi , proprietà che fi ebbe come par- ticolare alla carne di lui. Gli Antichi {limavano le ova di quello animale molto più che quelle d'oca, e di gal- lina; ma i Medici moderni le filmano di pefllmo nutrimento. E' noto comunemente che v' anno dei galli, che combattono 1* un contro l'altro fino alla morte, cui prcferifco- no ad una fuga ignominiofa , Ma è rara cofa il vedere due galli egual- mente coraggiofi rifpettarfi reciproca- mente l'un r altro , come accadde a Chefter in Inghilterra , dove i duelli de' galli fono uno fpettacolo intereffan- te. Si volle metter alle prefe i dueva- lorofi galli , per fapere qual forte il più forte; gli fpettatori aveano tutti prefo partito per 1* uno de' due. Ma effi fi guardarono ben bene, e contro 1' efpettazione del pubblico , non fi batterono. Si provò per irritarli a get- tar loro del frumento ; ma elfi man-) O o z già- i9- giarono infiemé ; e pafTeggiarono pa- cificamente ; fu pofla fra di loro una gallina per eccitarli a gelofia; ma eflì fecero alternativamente il dovere , né moftrarono d'elTer gelofi . Il direttore dello fpettacolo li feparò , e coloiì lo- ro le penne affinchè non fi riconofcef- lero più : ma nemmen quefto ftrata- gemma giovò per far che rompeflero la loro pace. Si offerì ad ognuno de' due un altro gallo; ed immediatamen- te entrambi infuriarono, combatterono ardentemente, e vinfero gli avverfarj. Furono dopo di ciò lafciati di nuovo foli ; ed efiì fi ricompofero , moftran- dofi collantemente amici come prima . Noi fecimo oflTervare più addietro feguendo l'Autor noftro che il calor della chioccia non à una particolare virtù differente da quella degli altri calori per far isbucciare i pulcini , e che anche il calore umano può farlo . Eccone due efempj. Livia, moglie di Tibero Claudio l^ero , prima d'efferlo à' Augttjìo 3 era gravida , e defiderava ardentemente d'aver un mafchio . Per fa pere fé i fuoi voti avrebbono avuto effetto , effa ricorfe a tutte le fuperRi- 2Ìoni che allora correvano. Fra le al- tre cofe fi pensò di covare , e far na- fcere fui proprio feno un uovo per au- gurare del feffo del fuo figlio da quel- lo del pulcino . Ne nacque un pulci- no colia crefla , ed anch' effa partorì un figlio mafchio, che fu l'Imperador Tiberio . Gli Auguri non mancarono di prevalerfi del fatto per provare agi' increduli l-a veracità della loro Arte. La cofa medefima accadde alcuni anni fono a Parigi . Madamigella Michel , prefentemente moglie del Signor Fef- fard Incifore in rame covò nel fuo fe- no un uovo , d' onde nacque il pul- cino . Il piccione è l'ultimo degli uccelli domeftici di cui tratta il noftro Auto- re : effo à i fuoi particolari coftumi defcritti dal Signor di Buffon coti quel- la vivacità , e grazia , ed eleganza di flile, che lo rendono fuperiore a quan- ti anno trattato le materie medefime prima di lui . Eccone alcuni tratti ri- scavati dal buon vecchio ^Idrovandi y nftauratore benemerito della Storia Na- turale. I piccioni giovani non fi ac- coppiano mai colle colombe fenza pri- ma dar loro un bacio per difporle al piacere, e farfi preffo di effe una Tor- ta di merito . Ma i colombi vecchi meno delicati in amore, o perchè trop- po prefumano di fé medefimi , o per- chè abbiano un fentimento fegreto de' propr} diritti, non danno baci alle co- lombe fé non nell'atto medefimo dell' accoppiarfi . Se una colomba fi è la- fciata fedurre da un altro mafchio , il di lei marito fi fdegna , non la cu- ra più, e non le fi appreffa affoluta- mente, quando non lo faccia per ven- dicarfene . Si fono anche veduti duo colombi malcontenti delle loro rifpet- live femmine fare uncambio, e vivere pofcia in buoniffima armonia. Quanti uomini defidererebbero di poter fare lo fteffo! Il noftro Autore k feguito nelle de- fcrizioni degli uccelli domeftici i mi- gliori Scrittori d' Ornitologia ; peli a parte economica à prefo per guida it Signor di Buffon priricipalmente , ed à poi eftratto il meglio da tutte le Ope- re che fi trovano fu di quefto propo- fito. A' fattoi poi anche ufo di molte Offervazioni fue proprie , e delle fpe- rienze di perfone verfate in fiffatte occupazioni, l'autorità delle quali è cer- ta mente da preferirfi a tutti i tratta- tifti fpeculativi . Quindi ne viene per confeguenza che la di lui nuova Ope- ra debb'effere ricercatiffjma dalie per- fone che vogliono utilmente badare al loro pollajo, eh' è uno degli Articoli più importanti d^lla domeftica econo- mia sì di Città , che di Campagna <■ * VE- VETERINARIA. Kechercljes ec. Ricerche [opra le ma- lattie epizootiche , la maniera di cu- rarle , e di prefervarne i befliamì ; tratte dalle Mi>norie dell' accademia Reale delle Scienze di Stockoltn , dal Signor di Baer , Cappellani del Ke di Svezia , ajfocinto ordinario dell' accademia fuddetta , e corrifpon- dente di quella] di Tarigi. Parigi, prejfo Lacombe 1776. in 12. L'Accademia delle Scienze di Pari- gi avea chiedo al. Signor Baer la traduzione d'una Memoria origina- riamente fcritta in lingua Svedefe ful- la malattia de' beftiami . ,, In leggen- „ dola die' egli , vidi che vi Ci tro- 5, vavano citate altre difTertazioni pre- „ cedentemente comunicate alla So- j, cietà , e relative allo fleflb fogget- ,, to. Le volli efaminare i e credetti 3, che il pubblico vedrebbe con piace- ,j re , ed anche con qualche utilità j, tutte quefte Memorie unite , e tra- jj dotte in una lingua oggimai dive- ,, nuta quafi univerfale „ . Il volu- me, che annunziamo , contiene otto Differtazioni . Le prime tre fono del Signor Turfen ; la quarta del Signor "Sandifort ; la quinta del Signor Ber- gius ] la fefta del Signor Haartman ; la fettima dei Signori Zandt , Beyerjìen , e Biornlaììd; l'ottava è anonima . Fra quefti diverfi fcritti , meritalo tanto maggiormente d' efler diftinti quelli del Signor Turfen , che fu , parecchi anni fono , mandato dal Governo di Svezia a viaggiare pelle diverfe con- trade d'Europa , ad oggetto d'acqui- ftar nuovi lumi fopra la natura, e la cura delle malattie epizootiche . Noi tralafcieremo di parlare de' fintomi af fai conofciuti di quefte malattie; e ci fermeremo unicamente a parlare de* tnezzi curativi propofti del Signor Turfen . Toflochè una tal malattia fi è ma- rifeftata, fi il prÉnieramente un fa- * -9r ^ lafTo copiofo all'animale. 2. Si pren- de una libbra di fapone Veneto , e dopo d'averlo tagliato ben minuto fi mette in ventiquattro inguiftare d'ac- qua bollente, fi rimefcola fino a tan- to che fia del tutto difciolto; vi fi ag- giunge poi un pugno di nitro purifi- cato. Si dà ogni giorno un' inguiftara di quefta foluzione tepida all'animale, e non fi fofpende fé non quando eflb incominci ad aver la diarrea . 3, Si dee mettergli un lavativo di fumo di tabacco per accelerare lo fcioglimento delle feccie; quanto pili prefto quello fintoma comparifce, tanto maggiore è la fperanza di guarigione . 4. Si apra la bocca della beftia malata ; un' altra perfona colle tre prime dita della man deftra prende un pizzico di nitro beo polverizzato , e gliela mette dentro; l'animale fi lafcia poi in libertà per- chè poffa facilmente gettare la bava . 5. Nel principio della malattia l'ani- male non beve da per fefteflo; quindi farà a propofito di fargli ingojare ogni giorno tre o quattro inguiftare d'ac- qua tepida , nella quale fi avrà fatto fciogliere tre , o quattro grofli di ni- tro. 6. Sarà anche neceflario Io ftro- picciare la beftia con una fpazzolaper tenergli i pori aperti . 7. Se averte ri- tenzionCj d' urina gli fi amminiftrerà un ottavo d' inguiftara d'olio di tere- bintina mefcolato con due o tre rofli d'uovo, e coli* acqua. 8. Se l'anima- le averte la torte gli fi faranno piglia- re tratto tratto quattro o cinque cuc- chiaiate d' oglio di lino . 9. Quando la diarrea comparifce gli fi danno de' paftoni di corteccia éfterna di pino pol- verizzata , mifta con un roflb d' uovo, acqua, e quanta farina difegala ène- ceflaria per legare il tutto ; gli fi fa anche ingojare un mezzo quartuccio d'olio di lino . Quefti due medicamen- ti fi rinnovano di fette in fette ore fino a tanto che ceflì la diarrea ; allo- ra fi lafcia il primo da parte , e fi profeguifce col fecondo. Il Signor Sandifort Medico dell'Ha- ja crede che la malattia de' beftiami non fia altro che una febbre inflammr^ toria -94 toria putrida. ] che attacca principal- mente il petto j e gì' inteflini . I mi. gliori mezzi di prevenirla fono a di lui parere i falafli , le bibite acidula- te , e i iaffaiivi : ma fé l'animale è già ammalato fa d* uopo cercare d*^ im- pedire i progreffi. dell'infiammazione, di difimpegnare lo ftomaco , e gì* in- teflini dalle materie. peccanti che vi fi trovano, di togliere agli umori la lo- ro acrimonia putrida , di mantenere in vigore il corpa, e diminuire i fin- tomi diffavorevoli . Si dovrà dunque, dice il Signor Sandifort , fare fin dal principio una cacciata di fangue), è rinnovarla tante volte quante il bifo- gno lo richiederà. Si purgherà lo fto- maco , e gì' inteftini col mezzo d' un laflfativo rinfrefcante , come in grazia d*^efempio è il fai d' Inghilterra , Si daranno, anche ogni giorno all'anima- ]£. lavativi d' acqua , niiele , e nitro r In quanto poi fi appartiene all'acredi- ne putrida degli umori, per correger- Ì3l fi farà ufo degli acidi minejaìi , fra* quali principalmente del^ olio, di '^itriolo mefcolaio all'ordinaria bevan- da per acid alarla aggradevol mente . Durante I' amminiftrazione di quefti rimedi fi avrà cura di fortificare lo ftomaco dell'animale dandogli dell'ac- qua in cui; fia fiato bollito del pane. , „ Io òi medicata , dice l' Autore , 5, una vacca ,' alla quale dopo l' ufo „ de' neceflfarj purganti , ò- fatto pren- sy dere la Chinachina ; ne' giorni 4. ,j 5. 6. e 7»'. della fua malattia effa 3Ì, ingojò una. poziione comporta di fei „' oncie di quella corteccia bollite in „ quattro piote d'acqua fino alla ri- „ duzione della metà» Al. principio „ del quarto giorno ella era arnmala- ,y tiflìma : ma comparve ben prefto „ una favorevole crifi , per modo che 3, neir ottavo la beffia. mangiò con ,,, appetito, e ruminò. Nel dì medefi- „, mo fu condotta all'aria libera, dove „ prefe uft raffreddore si violento, che ,, due giorni dopo fu oecelTario il j, cacciarle fangue ; non ebbe da que- ij, fta operazione benefizio veruno , e >„ cotwinua a tofllre per un mefe di ^ ,, feguito fenra ingojare quafi altro „ che acqua panata , e una pozione ,, diluente che le fi amminiftrava o- ,, gni giorno v fi ebbe pariicolar at- ,, tenzione di tener il ventre libero „ co' lavativi. Finalmente la vacca fi „ riebbe, ed attualmente gode ottima „ falute " . Il Signor Sandifort affi- cura che quefto metodo iftefTo à fal- vato .una quantità di bovini , ed altre beftie cornute. 11 Signor Bergius nella fua DifTerta- zione ofTerva i. , che tutti i caratteri della maUttia,.de' beftiami annunzia- no eh' effa non è certamente una ma- lattia efantematica , ma fibbene una febbre maligna, putrida-, epeftilenzia- le pegli animali , ed anche pegli uo- mini in alcuni cafi. 2^ Che il prefer- wativo dell'inoculazione non è utile Te non fé nelle malattie efantemati- che , qual è il vajuolo- , ed altre sì fatte che fogliono venire per una fo- la volta . j. Che v' anno di molti efemp) d' animali , che dopo d'effer guariti dalla malattia , di cui li trat- ta ne furono di nuovo attaccati. 4.. Che per quella ragione farebbe per lo meno inutile 1' inocularli . 5. Che fi potrebbe anche tenere per dannofa una tale operazione, poiché di 112. beftie inoculare in Olanda dal Signor Cam: per\. ne fopravviffisro 45. fola mente. 6, Che 1* inoculazione d'una tal malattia avrebbe probabilmente delle confeguen- ze funefte pel contagio che fpargereb- be da ogni parte, e da cui niuno po- trebbe difenderfi . Inerentemente a que- lli fatti , ed òffervazioni il S\gv\or Ber- gius crede quefta inocuiazionenorr am- miffibiie ,, o i tentativi di effa infepa- rabili da grandiffime precauzioni . L'ultima Memoria contenuta in que- llo Volume rifguarda la feminagione , e Ì3k raccolta: AtVc.lJrtica urens^ eh" è là noftra comune ; e parla de' vantag- gi che fé ne poffono trarre sì per in- graffare i beftiami , come prr difen- derli da Ogni forta di malattia. Que- fta pianta, viene beniffimo nelle terre afpre , e petrofe che mal corrifpon- dono alla coltura ; f efifté al freddo , e ali- * airitttetnperié dell* ana; e 'balla feml- narla ima volta per averne durante. il corfo di ffiolii anni di feguito , puecfrè il luogo noii Ha troppo cai peftato da- gli animali. E' Gofa di fatto indubita- bile che nella Svezia i beftiami , che fi nudrifcono in buona parte d' orti- che , ingea/Tano tnolto , e :fono efenti dalle malattie episootiche, ' Quella Collezione à meritato l'ap- provazione dell'Accademia Reale delie Scienze di Parigi . La maggior parte delle oflTervazionl') e delle prefcrÌ2^ioni che vi fi trovano ,. va d'accordo c&n quelle de* Signori Tau/et, e Vicq-.j t©m* :di qu erta eccellente Opera , compilata la Itampa di altre Opere che fi' im- pedì la continuaziofie di quella » l'ha .finalmente ripigliata per condurla al fuo fine fenza ulteriori interrufcioifti , e con ogni' po'fll|)iie farlkcitbd-iHew E' noto già chequeft' Opera .fi ftànt-; pa per afTociazione al preazo di Lire tre Venete al tomo , e che fi difpen- fa al Negozio di benedetto Mìlocc* ! in Merceria pre/To il Ponte de* Bàrret*, ■teri ^1' infegna di óait* .Tomafo d* Acquino. : -; ' .; .firn- , .r^ Il fettimo tomo fiègué a tralta^a' degli Animali da mantienerfi in una pofTeflfìone , il che forma l'argomen- to del -Quinto Libro: ^ di cui la pri- ma parte fi iiitrova nel tomo prece- dente. La feconda parte, divifa in no- ve capitoli , tratta dei Volatili della bafla-corie , e primieramente del gal- lo e della gallina, delle loro fpecie,. della loro fcelta , e della maniera di- farli propagare . Si parla nei terzo capitolo delle oche e delle loro fpe- cie , e fi efaminano i vantaggi e i difavvantaggi che ne rifultano , infe- gnandofi nel quarto la maniera di far- le covare , di alimentarle , e d' in- granarle. Nel quinto fi trova efpofto quatito ricercafi per ben mantenere, ingranare e far propagare le anitre , Gli uccelli acquatici formano l'ogget- to del fello capitolo , e nel fettimo ed ottavo fi parla del cigno , del pa- vone e del fagiano, e nell' ultimo dei colombi. La terza parte è tutta impiegata a trat- ?9^ trattare dei pefci : vi fi confiderawo 5fc' i vantaggi che apportano le pefchie- i re , infegnandofi in feguitoi li ma- niera di far le pefchiere , di popolar- le; di confervare , nutrire, moltipli- care, e pefcare le varie fpecie di pe- fci . A pagine Si. trovafi un articolo molto intereflante, in cui fi efamma il lavoro delle terre praticato conca valli , e quello che fi fa con buoi , con alcune Ofifervazioni fopra l'Arti colo Fermier dell' Encìclepedia . Que- fto forma una continuazione al detto Libro quinto, in compimento delqua le trovafi aggiunta una Iflruzione pra tica del Signor Vompeo del S. K' L Barone di Brigida per ridurre alla più pofllbile perfezione, e per confervare le razze delle pecore, divifa in fette capitoli. Il tomo ottavo contiene le tre pri- me parti del fefto Libro , il quale è. deftinato a trattare dell' Agricoltura propriamente detta. Nella prima par- te fi parla dei principi della vegeta- zione , efaminandofi nel primo capi- tolo le parti delle piante , e la ma- niera in cui fi nudrifcono ; le radici e le loro fpecie , forme , eftenfione,. e modo con cui s' impregnano de' fuc chi nutritivi contenuti nella terra. Nsi quarto capitolo fi tratta dell' utilità delle foglie; indi nel quinto della nu- trizione delle piante, che nei feguenti capitoli provafi con varie ragioni ed efperienze effer la medefima per tut-^' te le piante . La feconda parte trat- ta della preparazione delle terre , e primieramente dei differenti metodi ef- perimentati per divider le molecole della terra; dei gradi di lavoro e dell' ufo del letame ; dei vantaggi che ri- fultano dagl* ingraffi e dai lavori ben combinati : indi della preparazione a frumento dei terreni a bofco , dei cefpugliofi , di quelli che fono flati già a prato artificiale, e di quelli che recano erba comune ; e final menta della maniera di confervar la terra in vigore mediante i lavori , e della na- tura della migliorazione praticata coi lavori . Nella terza parte fi viene a parlare degli ftromenti di Agricoltu- ra , e dei loro differenti ufi . Vi fi trovano defcritti gli aratri antichi , quelli che fi ufino in Inghilterra , la forma, 1' ufo ed i miglioramenti dell' aratro comune , quello a ruote, quel- lo a quattro coltelli : vi fi infegna la maniera di condur l'aratro, come pu- re il modo migliore e pia vantaggio- fo di lavorare i terreni in pendìo , e quelli umidi fituati orizzontalmente . Si trovano indi efpofti i vantaggi ri- fultanti dal lavoro in generale , dat metter in lavoro le terre pafcolive ,, e dal lavorar profondamente . L* er- pice e il rotolo offia cilindro formano l'oggetto dj-gli ultimi capitoli di que- Pia terza fiàrte , efponendovifi le dif- ferenti fona di detti ftromenti, la ma- niera di fervirfene, ed i vantaggi che f(3 ne ottiene . '. ^4?' N. XXXVIII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all*«* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. f^-.SE "* H' rflc,', M ^ Ir,. 'noi; 5. Aprile 1777. LETTERA Del Signor Francesco Griselini , al Chtarijftmo Signor Giovanni Ar- duino Soprantenciente alle Co fé agrarie nel Magiftrato Eccellentif [tino de' Vrovve ditori f opra li Beni Inculti , e Deputati all' agricoltu- ra , Socio di molte xAc endemie ec. j, Chiaridìmo Signore. Vienna p Marzo 1777. « p-pj Ratteriuto in TemefOvar da una pertinace febbre terzana , non fonomi partito da quella Città, che „ ai 14. del paflato Febbrajo , come- „ che ftaflì un poco meglio . La car- ,, rozza in cui ero rimafe arrovefcia „ ta nel marazzo di bzegedino dopo j, pafiTato ilTibifco. Tredici ore con- ,, timie rimafi tra quegli orrendi fan- ,, ghi , onde dopo due altri giorni di ,, viaggio ricadetti febbricitante , e ,, con un parofifmo sì crudele , che „ mi convenne rimanere a Chefche- „ met tre pofte fopraBuda fullaOfte- „ ria . Il giorno dietro ricevetti '1 fantiflìmo Viatico j e già mi cre- „ devo vicino al mio ultimo punto . ,, Dio Signore però volle prefervar- „ mi , e dopo nove giorni di perma- „ nenza in detto luogo , fonomi ri- ,, meffo in cammino, coficchc facen- '^^riovQ Giornale d' Ititi. Tom. I. * S5j j, do folo due pofte al giorno , per- ,, venni in Vienna ài <5. del corrente j, Marzo. „ Giovedì profllmo andrò ali" udien- j, za della Sovrana , dalla cui cle- „ menza fpero afTai , non per alcun „ merito mio, ma per le valide pro- „ lezioni di cui fortunatamente mi fa „ godere la forte . Oggi ho pranzato ,j col Signor Configgere di Barn m ,j fua cafa , eflendovi anche il dot- „ tiflìmo S\gnore à\ Sonnenfels, il Cu- j, flode del Mufeo Numario di Sua j, Maeftà , il ProfeflTore di Geometria „ fotterranea di Schemnitz Toda ^ al- ,, tri tre Profeflòri di quefta Univer- „ fità , nonché la Spofa colle belle „ Fanciulle di eflb Signor di Born . „ Egli mi ha fatto dono delle L tte- „ re a lui dirette dal Signor Ferber , „ e le cominciai a leggere con pia- ,, cere e profitto . Ella , S'ign&r Gio~ „ vanni, e le fue Ortervazioni e teo- „ rie vi vengono meritamente efal- ,, tate . Qua pure jeri ho ricevuto ,, in dono il magnifico libro del Sr- „ gnor Hamilton fopra.il Vefuvio , e ,, gli altri vulcani del Regno di Na- „ po!i , e della Sicilia . „ Domani definerò dal detto Signor „ Sonnenfels , e mercoledì dall' Ani- „ bafciatore della noftra Repubblica 3, S. E. Contarini . j, Oiiefla mattina però ho avuto 3, gran piacere contemplando a mio ,, agio il Mufeo Imperiale dicofeNa- „ turali . Qaedo è un teforo incfti- „ mabile per la qualità , e quantità P p „ fol. ,y de* pezzi che racchiude ( a ) . Sol- ^ „ tanto nelle produzioni marittime , „ non v'ha un'ordinata e compiutar „ ferie , mancandovi le produzioni j, coriacee, e Jegnofe , e fé avvi un' j, infinità di coralline , non fi vede „ un fuco, o altra delle tante piante 3, del falfo elemento . La ferie delle ,, conchiglie di tutti i mari , e de' „ polipari pietrofi è forprendente^ ed | i pezzi fono tutti infigni , e della | maggior bellezza . Nell'ordinedel- ' le cofe minerali la ferie delle cri- ftallizzazioni non può eflTer più fu perba , In quefto propofito Je dirò che vidi un enorme pezzo di cri- ftallo romboidale , da cui prorom- „ pe un altro pezzo di amianto che ; „ fembra almeno per la metà del fuo „ volume iramerfo nel criftallo me- „ defimo . Le pietre preziofe , e le ,, gemme d'ogni genere, veggonfi in j, natura , e lavorate , e incaffate in „ gioielli , o anelli , Vi è poi una „ ftanza grandifllma piena di quadri „ di rimefib di pietre lavorate nella „ Galleria di Firenze , ove v' hanno „ dei pezzi fingolari sì per il difegno , .„ e per la commettitura delle pietre j, medef'me, coficchè fembrano le più „ finite e ben intefe miniature . Un .„,, tavolino. di fimil. Jaypro , (o^ra,ciii«^ -si) J );t^i' orsob oit-<> rH im i'sS ,. i^ trovanfi rapprefeniaie le conchiglie più belle dei mari d' India , è un* opera degna veramente di qnefto ftupendo Gabinetto . Segue poi il Miifeo delle medaglie ] ma lo ve- drò domani infieme col ChiariflGmo Abate Toda , che ha abbandonato la Cattedra di Schemnitz per vi- vere quieto in qcr«fta Città. Egli è caro Amico del noflrp Cavalier Birri , uomo veramente di carattere eccel- lente , e di ottimi lumi ornatifll- mo . Il detto Mufeo di cofe Na- turali , di cui egli comincia a for- mar il Catalogo ragionato , rice- verà aflfai luftro dal travaglio di sì dotto foggetto . ,, Leldropali Vicentine fono in vo- ga in quefta Capitale. Il Cavaliere di Baj/iou mi ha ordinato di prov- vederne venti o trenta quando farò in Italia , ed Ella dovrà aflìftermi per farne la compera, fuppofto che nel Vicentino fé ne attrovino da vendere (è) . „Ho fcritto a Schemnitz al Signor di Scopo/i delle fatiche da Lei fatte fulla di lui Opera Mineralogica , e n' è fenfibiliffinjo , Finite le lezio- ni di quell'anno nella detta Città Minerale , in pafTando alla Catte- :M^ di §.<>tanicg in.J?^yi^j^.yerr^ egli '! , rMF' -VI H Iti (a) l^e/ Fiaggio mineralogico del Signor Cavalter Ignazio di Born , nell'Vn- garia , Bannato , e Tretnfilvania , ejìefo in XXIII. lettere , al celebre Signor 'ì^l- copo Ferber , ora Tubblico Vrofejfore a Mittau in Curlandia , che tradotto in ■italiano dall'originale tedefco , trovafi ftampato ripartitamele in.varj fogli del prefente volume , l'autore dice di aver vijttato il Mufeo di Vienna, e di averlo ritrovato affai fcarfo di produzioni naturali ec. ; ma che far ebbe fi in breve ar- riccbito ec. Così in foftanza egli s' efprime in una di effe fue lettere inferita in quefti ultimi fogli del ijjj. Ver togliere ogni dubbio di contraddizione tra quello che legge fi fcritto dal fuddetto S'gnor Cavalier di Born , e ciò che ora fcrive r efattijfimo Signor Grifelini , dobbiamo avvertire che le Lettere del prelodat» Signor Cavaliere poetano la data del 1774., /^ quale è fiata omeffa nella tradu- zione 0 per femplice dimenticanza , 0 per qualche parttcolar ragione da chi al^ lora attendeva alla compilazione di queflo Giornale . (a) Il primo Scuopritore di quefie Tietre nei monti Vicentini fi fu per t ap- punto nel 1758. // diligente Offervatore , e celebre "^aturalifia Signor Arduini , a cui è indirizzata la prefente Lettera . „ in Venezia , ed Ella conofcerà un ^ * * * * « ^^'■y „ bravo eJ eccellente uomo. ,, Il Signor Cavaliere Barone di „ Sperges , Referendario nel DecaRe- ,. rio degli affari d' Italia , fi è pro- ,, poflo di ridurre in Milano , ed in „ Pavia , i più bravi ingegni della i, noftra Italiana Nazione . La Cafa jV di quefto illudre Miniftro , è fo!o „ aperta per gli uomini di Lettere, e >, due giorni fa che vi fui a pranzo , ii vi erano venti uomini , che pote- V, van tutti figurare nelle loro rifpet- j. tive applicazioni nella Repubblica j, delle Lettere. Tra quefli il Signore j, Jaquìn , ed il Chiariflìmo Signor f/t? ' ,j Cranz. , del quale tra un mefe u- ,, fcirà il Volume I. della Storia di ,, tutte le acque Mediche dell' Euro- ,, pa; opera che farà di S. Tomi per j, Io meno in gran foglio. ,, Vienna è una belliflìma Città , ,, popolatifTìma , ed io vi ftarei in „ eterno . Tornerò non;limeno vofen- i, rieri in Italia . Rivedrò la cara 5, noftra Patria , e poi andrò a Mi- „ lano , dove penfo lafciar le offa , ,, fé il Cielo cosi abbia deflinato. ,, Di qua , penfo, che non partirò 3, fé non ad Aprile , e dopo di efTer- „ mi ben rimelTo in falute , che fer- j, ventemente imploro dalla Provvi- ,, denza . Addio , caro e generofo ,, Amico . La mi confervi nella fua ' „ flimati/Iima grazia ; continui acom- ,, patirmi , e mi creda quale immu- i, tabilmente mi proteflo „ hi V.S, iJ/uftr. e Chiari fs. j^Vmliifs. Obbltgatìfs. Sermìtcr viro ,i Griselini. D I S S H R T iv AZIONE Dell'accademico Signor ^bate Carlo LotTi J^obi.'e dì Ceneda , detta nella Tubblica accademia degli ^f- pìrantt di Belluno li z<^. Luglio \-jie. Viri Magni Majores nojìri .... annutn ita diviferunt , ut nonis modo die- bus urbanas res ufurparent , relì- quis vii ut rura^ colerent ; quod dum fervaverum in flit ut um, utrum- que confecuti funt , ut Ì2r cultura agros ftecundijfimos haberent , (yt ipfi valetudine jìrmiores ejjent .... Igitur quod nunc intra murum fere Tatres-famili<£ correpferunt reltBis falce , is^ aratro , ijn manus mo^ vere maluerunt in theatro, ac circo, quam in fegetibus , ac vinetis , fru- mentum locamus , qui nobir adve- hat , qui f aturi fiamus , ex Affri- ca, is^ Sardinia y ì^ navibus vin- demiam C4>ndimus ex In fui a Coa , Ì3^ Chia. Varrò. Lib. 2. de Re Ruftica. Ergo agite , Se proprios generatim difcite cultus Agricolae , fruftufque feros mollite colendo ; Neu fegnes jaceant terree: jurat If- mara Bacco Conferete Virgil. Georg. lib. 2. v. 25. Sia argomento della mia molta of- fervanza verfo 1' Illuftre Voftro Ceto, Accademici preftaniiflTimi, que- lla qualunque Differtazione , o Me- moria , che vi prefento benché lonta- no . Se quefta mia lontananza tolto non mi avefle la cognizione dell' onor fattomi d' edere io fcritto fra i Dif. fertatori del corrente anno Accademi- I co , m' avrei affaticato con più agio ^ per offerirvi un trattato più pieno , e Nr Pp 2 com- ?oo completo fopra una materia, che non ^ voflri Concittadini , e che occupa le vi potrà effcre fa non cara . Conciof- fiachè verfando fopra del migliorare i vofiri Vtm Belhinefi deve interefTare ógni vero Patriota . Infatti merita eflfa le più accurate ofiervazioni , e dili- genti fperienze , non folo a delizia di voftre menfe , e geniali convitti, ed a prefidio delia fanità, ma per ri- fecare in parte , e diminuire almeno un ramo di Commercio pafllvo , che trafportando altrove molto argento , infievolifce le forze della voftra Pro- vincia , ed è un pefo ben grave alla privata Economia nel quotidiano con- fumo , ancorché fia moderato, diVin foraftiero . Sarà 1* avervi recato un Teforo, fé io additandovi i mezzi di migliorare i voftri viiii , e in confe- guenzà di accrefcerli , ecciti la voftra induftrìa a tentarne la riufcita . Ho vera Infinga , che un giorno allegri per efito fortunato non più accagio- niate Tafprezza del voftro clima, che vi rende/Te i vini afpri , fcoloriti , infoavi ; ma condanniate de' paffati tempi la trafcurata coltura , fé finora goduto non avete il benefizio di avere un Vino j che ff",V Maeftofò i Imperiofo „ Vi palleggi dentro il core."^ Kedi , Ditirambo eppure ognun fa al dir d* altro Poe- ta , che Fra i benefizi, che ci ha fatti Iddio Non è mica il minor quello del Vino, Anzi fors' è il migliore al parer mio. Che fa l'uomo di mifero , e tapino - Felice, e- lieto i' e 16 colma di brio ; <• Ma non bifognapoi beverne un tino. Né fempre ftar col fiafco, e col bic- -- chiere, -i^Nè fare in quefto mondo altro me- <" fliere. -"^f^ " - ■ ■ioii-^>'\hl-i[ii>\-Bjcciardet, lib. 3. C.17. ■ Prima però d' avanzare cammino togliamo, fé è poflìbile, un pregiudi- ifio , che h— L. iS ; 7 .'— ^ -^L. lé : 17:^ — — L. ^ : 16 : — L. io :•— ;♦— Miran a misura. Veneta. 1 Formento Simile ■ Sorgo Turco-^ — L. 17 : io -L. — -L. — L. — Udine a misura Veneta. Formento- :, Simile- Sorgo Turco • L. i5> : io>* — r -L. IO : 6 ; — Bas&anoia MiJyaA Vbneta, ìm:j FormentO' •■ • — l. ■ ip" f -^'l f-»- Simile — L. j 8 : 1 5 : *— Sorgo Turco'. \r> y — --— ^— . 1^:12 j y^h — 1. M-: 3-;--: PIAZZE ESTERE. Genova a ìaisuiìa Veneta., Formento- Simile Sorgo Turco ■ - L. 2j : 9 ■1.21 : ,5 ■ L.»— ; — 3®5 N. XXXIX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. * * ■ * 12. Aprile 1777. Seguito della Dissertazione 5t De!/' accademico Signor ^bate Cario Lotti tlobtle di CeneJa , detta mila Vubblica accademia degli ^f- pirantt di Belluno /il-). Luglio 1776. Paragrafo Secondo. Modo di coltivare le viti. NON bada aver fatta fcelta di vi- ti , quando la coltura non cor rifponda, mentre le ottime viti infelvatichifcono fenza coltura. S )pra tale punto io non mi ftenderò mmu tamente narrandovi ciò che a quefta parte appartiene , mentre abbondano metodi da ofTervarfi nella loro colti- vazione ne' molti Scrittori antichi e moderni , che partitamente ammae- ftreranno chi folte ignaro di tale Agri- coltura . Siamo in un tempo , che forfè abbiamo più Scrittori, che Agri coltori , e fé meno fi foffe fcritto , e più operato , forfè l'Agricoltura me- glio farebbe promoffa , e perfeziona- ta . Dirò fole ciò che ftimo più a voi eflTenziale . Siccome la lunghezza del freddo, e l' incoftanza della prima- vera interrotta non di rado da neve, e da brina ritardan nel voftro clima il primo germogliar delle viti , ed il mancare troppo prefto il calor della State, e dell'Autunno impedifce che vengano a maturità ; così conviene a ciò provvedere con più ingegnofo , ed accurato provvedimento. Due fono ^ J^uovo Giornale d' It.\l, Tom. I. S' 1 partiti da prenderfi nel cafo vodro in riguardo alla coltura. L'uno è 1" e- lezione di fui più folari , ed efpofti i l'altro il tenere le viti a vigna . So- pra r uno, e l'altro mi fermerò al- quanto , credendo , che da ciò dipen- da fingolarmente il nuf^imetito defi* derato. Ottime fono per aver buoni Vini le terre leggiere , e faflTofe ; di que- fte voi abbondate . Per la loro leg- gierezza , e fcioltezza fono più fa- cilmente penetrate dal calor dei Sole, e il faflb mifto con effe prefto conce- pifce il calore vivifico del Sole, € più lungamente il conferva. Le terre com- patte, umide, argillofe anco negliot- timi climi rendono un Vino acido, e fcolorito, come è quello tutto del Fer- ra refe . Se dunque a tale ottima dif- pofizione delle vcftre terre Ci ag- giunga, la fìtuazione , fi otterrà mi- glioramento maggiore . Refo è cele- bre , e ripetuto 1' aflloma di Firgiiis ,, Hacchus amat Coiles . " I colli , maflìme i protetti degli alti monti , e difefi da' venti rigidi, colla pofizion loro obbliqua all' orizzonte ricevono i raggi del Sole più perpendicolari , e però di maggior forza ; e la loro gia- citura , che dfcende a china e pen- dio , meno faià adombrata , e però più al Sole fcoperta , e più irradiata . Se il fondo di quefti colli farà di tuffo, o d'altra materia fimile, meglio fi ot- terrebbe l'intento . Imperciocché noa penetrando la vite con profonde radi- ci, e amando il fondo afcmtto ecal- Q.q do. 5©^ do j tutto queflo opererebbe il tuffo , o finiil materia aflorbendo , quale fpon- gia, l'umor foverchio , e ritenendo Jungamente il caler concepito, diver- rebbe la vigna rigogliofa, e le uve p ù mature. „ Mitis in apricis coquitur vinde- mia fanis . Firgi/. „ Nec dubium quinvites tanto melio- j, ris faporis praebeant muftum , quan- „ to in editiora juga confurgunt," Co/ume/. lib. $. cap. i^. Infatti non appoggiam noi ai muri le uve, che ci fono foreftiere, e cre- diamo più abbifognare di caldo; e ve- diamo iarfi più mature mercè del ri- verbero del Sole, e della difefa da fred- di venti ? L' efpofizione poi p;ù propria è fra Levante, eM^-zzodì, odiandola vite tanto i venti Settentrionali, quan- to quei di Libeccio. „ Neve tibi ad Solem vergunt vi- neta cadentem." Georg, lib 2. v. 25)8. Concordano tutti gli Scrittori con il precetto Virgiliano. Ho detto di fopra la vigna ; con. cioifiacchè non occorre fperar uve ot- time, che in vigna, né vigna meglio che in colle . Abbiate un colle , una pendice, un poggio , una colla , che tutto torna allo fteflTo , volta al buon afpetto ; dividetela giù per la china in panche, in ifcaglioni larghi 6. od 8. piedi, ed aiti altrettanto, ìcftenuti da mura a fecco, fela china ha più di ^0. ili 50. gradi di declive. Le panche, o fcaglioni fi riempiano di terra buona , e leggiera. Ivi fi piantino i magliuoli con quelle avvertenze, che fi trovano fcritte da molti Autori, che è facile il confultarli. Grefciuta la vite, il ter- zo anno, o al più il quarto fi lega ai pali , ma non fi lafcia alzare più di quattro , o cinque piedi , perchè dal calore ripercoffo dalla terra rifente ella gran benefizio . Le mofcatelle , che dovrebbonfi coltivare in qualche copia, maturandofi prima delle altre, e co- municando grazia , e fapore ai vini, fi tengano più alte, e fi appoggino a * più forti foftegnì . E' di tal confeguen- za il propoflo metodo, che leviti la- fciate errare fu gli alti piopi non mai danno vino generofo; e da per tatto il vino di vigna è il più gentile , e fpiritofo . In queflo voffro c'ima do- vendofi cercare la maggior maturila pi ffibilc delle uve, non va oinefTo un metodo unico, e necefiario. Nei cam- pi , ove oltre il Vino vuolfi ricavare il grano , fi ufi almeno di tirare le braccia, o i capi della vite , e fi le- ghino a tirella , come dicono , 1' una contro la fua vicina , onde formino una continuata fpalliera, con avvedi- mento, che 1 grappoli fieno più verfo terra . Per tal modo faranno le uve più al fole efpofte , e rifentiranno il calore, che tramanda la terra. Da vigna dunque in colle aperto , e foJato , da vigna coltivata con li me- todi più accreditati, da vigna di viti fcelte, da vigna foftenuta dapali, che produca i grappoli vicin di terra avrete ottimo Vino di fapore, e di fpiritoad onta della predicata inclemenza d' un clima alquanto rigido . Nell'Inghilter- ra, in più luoghi della Germania, ne- gli Svizzeri, prefTo Berna fi fanno Vini fquifiti in una efpofizione , ed in cli- ma più iifpro del voflro. Vi potrà forfè ritrarre dall' intra- prendere il lavoro d* una vigna il ti- more di grave difpendio, con la dub- bietà di non conveniente prefitto. Non potendo io a ciò direttamente rifpon- dere , mancandomi i dati di un con- teggio efatto, m'appiglio a regiflrar- vi un calcolo , che vien fatto dal Celebre Scrittore Accademico Georgo- filo della Reale Accademia Fiorenti- na , e Parroco di Villamagna /). Fer- dinando Tao/etti , che praticiffimo di tali lavori ne calcola efattamente le fpefe , ed il profitto. Con quello avre- te un efempio, con cui polfiate rica- vare un riicontro adattato a norma della vollra Provincia. Egli dunque al cap. s> del fuo Trattato de' Fini di Tofcana in rifpofla al Quifito di quel- la Accademia forma il calcolo che fegue . ì> Scel- 507 „ Scelto un Terrtno di braccia Fiorentine 172?. che ridotte a braccia di Panno fono braccia 1600, e fanno braccia quadre 15^00» così difcorro, ,, Spefe per creare la Vigna, „ Per lo (cado, o mofla del fuddetto Terreno a L. ^. ogni 100. ,, braccia prezzo ufuale di tali lavori, fono Scudi Fiorentini N. 182: 6 „ Per braccia 260, muro, e per un Canale per lo fedo dell'ac- „ qua. Scudi — . . N, ^ì: »t Peggioramento di ferri, e polvere che pò tefle occorrere da rom- j, per maflfj, ed opere per piantare i magliuoli delle Viti Scudi N. 17; Si Sono Scudi N. 242: 6 „ Sopra la detta fomma convien conteggiare il frutto di tre an- ,, ni , nei quali non darà alcun prodotto , il che al 4. percen- „ to fono Scudi ' •— . — _ N, 25); i: „ Per li Pali occorrenti. Scudi — — — . , .„- , N, ^g; ; Somma la fpefa Scudi N. 308: „ Spefe annue per il mantenimento della Vigna , „ Per la vangatura , o zappatura , e per tutte le altre opere ne- ,, cefifarie a potare, legare, mondare le Viti, Scudi ■ >— N. 14: 2: „ Per mantenimento dei Pali, Scudi . N. 5: : „ Per concio, ed ingrafib , Scudi ■ N, s' • „ Vendemmia, e imbottatura. Scudi • ■ — ...... N. 1; 5: „ Somma la fpefa di mantenimento Scudi — — . N» 21: 5: : „ Aggiungali il frutto degli Scudi 508. impiegati per crear la VI- ,y gna al 4. per cento, Scudi • . , N. u; jr 4:10 „ Somma la fpefa annua Scudi ——4 N. ^4: : 4:10 „ Dimoflrazlone del prodotto, che darà la Vigna. i. Avvertali, che il metodo che Ci propone per ben piantare la Vigna è, che 5, le viti nei loro ordini, o filari Ci pongano due braccia Tuna dall'altra , gli „ ordmi poi, o filari fiano diftanti l'uno dall'altro 4. braccia, „ La Vigna polla col detto metodo riceverà N. j6oo. Viti : quelle daranno „ certamente una per l'altra libbre 3. di Uva per ciafcuna j ma per maggiore ,, Scurezza di calcolo mettiamo, che non ne diano più di 2. libbre e un terzo; „ faranno dunque libbre 8400. di Uva ,. che a io. Fiafchi il cento faranno la „ lomma di Barili 4^. „ II Vino di Vigna fi vende fempre a maggior prezzo d'ogni altro , onde „ potrebbe prezzarfi a Scudi 4. la foma j ma per tenerfi piti allo flretto fi Q q 2 prez- „ prezzi folo Lire 24., dunque barili 4;. daranno un prodotto !,y to di Scudi ,- ^ ■• . N. 72. ,5 I tralci delle potature fiano , Scudi — ■ 1 , N. 2., ,5 Una vigna piantata nel detto modo colla diftanza da fila a „ fila di braccia 4. ammette qualche prodotto di grano, fia Scudi N. 4. Somma l'entrata Scudi N.. 78. „ Si diffalca l'ufcita , o fìa la fpefa annua compr^fo il frutto del denaro impiegato nel far la vigna, Scudi .— . — N. 54; : IO — I —^ Refta l'avanzo al netto. Scudi N. 43: 6: 5: 2 3, Sicché gli Scudi 50S. fpefi nel ,, creare la vigna , oltre il frutto del j, 4. per cento comprefo nell' annue a, fpefe , daranno annualmente un i, guadagno di Scudi 14. per cento , j, che verrà in tutto a formare un 18. .yy per cento» ,, Non fi è calcolato il valore del >, terreno impiegato per la vigna , ,., eflendofi confiderato il luogo incol- 3, to , e fterile , e quindi fondo mor- „ to; pure fi calcoli , e fi detragga „ il 2. per cento per il valore del ter- 3y reno . ,, Detraggail ancora un a. per cen- "■„ to per dar tempo alle viti di pro- „ :dutre uva nella quantità prefa r re- 3, fiera fempre il prodotto del 14. per j, cento. y, La fpefa di formare fa vigna può 3, effere anche maggiore, fé fi fcelga 3, luogo ingombro di malTi , o affat- 3f to mancante di terra da dover por- j, tarla tutta a mano ; quello non fa- ,5 rebbe luogo da prsnderfi, mentre il „ frutto non rifponderebbe alia fpe- ,, La fpefa dei muri a fecco potrà „ importare di più del notato, maf- ,, fime fé dei fafiì non fé ne cavino „ abbaflanza dal luogo fle/To ; de- yy tragganfi anco perciò Scudi 4. di ,, prodotto : reflerà fempre una inve- „ ftita del IO. per cento almeno. " Fin qui il Titokttì compilato . A propofito di muri a fecco vi fono due belle Diflertazioni premiate dall' if- luftre Società di Berna fulla maniera di tagliare , fituare , ed unire le pietre nelle diverfe qualità di mura- glie. Dietro alla norma del trafcritto calcolo ridotto a mifure , a prezzi , a flima Bellunefe troverete fen pre un utiliffimo prodotto del denaro che im- piegherete in una vigna . Fatene almeno una prova in pie, ciolo , e dalla felice efperienza pren> derete il coraggio ad intraprendere- un' opera sì utile alla voflra Provin- cia , f Paragrafo Terzo. Della n^esdemmia , e fattura d&l Fino^ Già la vigna è piantata , e pen- don la uve in copia di pregie- voli qualità; già flanno per matiuarfi , ma converrà ajutarne la maturezza , perchè col finire d'Agoflo fra voi iJ Sole perde molto vigore , e le notti fono frefche , e col CTder di Settem- bre non di rado già da lungi fulle ci- me de* circoflanti monti mcflrafi il verno, e preRo frende alla valle, do- ve già imprime qualche leggiera orma notturno , e furtivo col brinare il prato r prato. Convien dunque coli' induflria ^ arrivata a maturità non può dar vi- fupplire a quefto difetto. Molte arti s'adoperano anche nelle Regioni più calde, eh» non e la vo- ftra , acciò fi conducano le uve a per- fetta maturità . Una delie più utili è di sfrondare le viti , acciò fcoperti i grappoli ricevano fenza ingombro i ragKÌ dei; Sole . Qued' arte da più degli Autori viene lodata da pochi fenza addurne buona ragione difap- provata . Ma in Tolcana fi pone in opera , ed è da quegli Scrittori con- iìgliata ; e fui Bolognefe V ho veduta io coftantemente ufaifi, anco per trar- ne utile foraggio, e grato a' buoi . Io non vi fuggerirò di praticare , come fi fa fingolarmente nelle Ifole di Levante, e in Cipro, cioè di tor- cere i gambi de' grappoli acciò l'uva non traendo più umor dalla vite fi maturi , e alquanto appaflìfca trafu- dando 1' umore acquofo . Elia è que- fta opera di troppa fatica e tempo in chi abbonda di uve. Altri con ottima riufcita lafciano pender le uve dalle Jor viti fino a No- vembre inoltrato , che tocche dalle brine ricevono una forza , e fpirito particolare . Qiieflo metodo di non cogliere le uve bianche, giacché nuo- ce ai vini roflì , o neri , fé non do- po che abbian fofferte delle brinate, e del freddo, come utiiiflìmo lo con- , ferma una lettera fcritta da alcuni amici di Moiffey Villaggio della Fran- ca Contea all'Autore del Giornale Ifto- rico di Francfort, e riportata nel det- to Giornale Part. j. fez. r. pag. jj^. Vi fi dice , che ;• efìb Auxonne al- cuni Signori di quella terra coftumano di non far vendemmiare le uve bianche, che dopo i primi ghiacci , la qual cofa rende i vini molto fuperiori in firza , e bontà a quelli dei lor vici- ri . E' vero j che da queflo metodo vengono a perdere la quarta parte del vino , ma fono ricompenfati di que- fta diminuzione dal grande migliora- mento , e maggior prezzo del vino . In generale non conviene affrettar no , che acido , fcolorito, infalubre. A feguire queflo necelfario configlio fi oppone il danno , che ne proviene ai PoffefiTori dalla avidità d' ogni ge- nere di genti, che guadano , e ruba- no quantità d' uve , anzi ne fanno quafi un totale faccheggio . Quella è una querela d' ogni paefe , maflìme nelle vicinanze delle Città , da dove ufcendo il popolo minuto in truppa, e la ragazzaglia infoiente e affamata, furtivamente fi gittano fulle uve a farne eccidio, e dopo aver empito il ventre , ne portano ancora nelle loro cafe, facendo per fé raccolta delle al- trui fatiche , e difpendj . A riparo di sì grave difordine alcuni rimedj altro- ve fi adoperano . Primo . La vigilanza dei contadini , che danno attenti , e rondano armati, maflìme la notte, a difefa dei poderi. Secondo. La aflìdua guardia di un Cuflode, che in Lombardia chiamafi Campato ; razza di gente facinorofa, e però temuta , e pronta all'armi. Terzo . Le Leggi tenute in ofler- vanza , le quali vietano che niuno vendemmii fuorché a tal tempo deter- minato , acciò il danno , che viene recato, didribuito in molti, fia aciaf- cun più leggiero. Le vigne di migliori uve fi tengono difefe da ampj fofTì , da forti fiepi , e da muraglie. Certo che ai ladri non fi fa riparo fcriven- do precetti . Vendemmiata a fuo tempo l' uva a giorno fsreno , in ora afciutta , ho veduto fui Bolognefe , e fo ricordarfi da molti Autori, che fopra duoje am- montata fi lafcia al Sole per un gior- no , acciò fvapori d' ogni umidità , e più atta fi renda ad una pronta fer- mentazione . Alla quale fermentazio- ne, che è di p/an confeguenza , come dirò , molto contribuifce la diligente pigiatura , per cui tutti i grani ven- gano rotti . Di più fé fi adoperi la diligenza di feparare il grano dal raf- po, che in Tofcana dicefi fpicciolare, fi avrà fempre un Vino più dilicato. la vendemmia . Qualunque uva non ^ Se il rafpo fermenta infieme coli' uv« ^ comuni- 510 comunica al Vino un fugo afpro, ed :j; auflero , e di più diminuifce la quan- tità , mentre non poco mofto te ne imbeve, ed inzuppa . E' facile l' efe- guire tale lavoro mercè una graticola di fil di ferro, come vi farà noto. Intorno alla fermentazione convie- ne , che ci fermiamo alcun poco ; fiacche è di molta confeguenza que- fio articolo . Senza fermentazione non fi può far Vino. Tre fono i fuoi gra- di , fpiritofa , acida , putrida . Fer- mentazione fpiritofa è il primo gra* do fenfibile d' alterazione, che prova- no tutti i corpi mucofi, dolci, e flui- di . Se manca di fluido la foftanza mucofa non può fermentare , e fer- menta a fatica , fé fìa fcarfa . Il fu- go vegetativo dell* uva rende fluida ia foftanza mucofa , e dà moto alla fermentazione. Della fpiritofa due fo- no i gradi .. Primo la tumultuofa, con cui cominciano a fcioglierft i principi del Vino ;, fecondo l' infenfibile , con la quale fi compiono le foluzionr , e fi feparano i principi , onde redi il Vino depurata . Finché dura T infen- fibile fermentazione dura il Vino ,. e fi conferva fano j fé fi altera , e fi faccia troppo gagliarda , Ci cangiano I principj vinofi , e acetifce , e im- putridifce.^ Però la fermentazione for- ma il Vino , e lo deforma . Un Vino ricco di principj è refo più perfetto ; ma fé ne è fcarfo , la gagliarda fer- mentazione pafia a farfi acida, e pu- trida . Ricco di principi fi forma il Vino , cioè d' aria , e di flogiflo , che ne fono la bafe , mediante una pro- porzionata fermentazione tumultuo- fa . Convien però renderla univerfa- le, fimultanea , rapidiffima ; perchè fé tutte ^le parti infieme non hanno mutata la prima lor qualità di mofto , paflferanno quale piùprefto, quale più tardi a fermentare» Quindi la tumul- tuofa durerà più lungamente , e il Vino per tale azione è fpogliatodi più parti de' fuoi principi fpiritofi, e vo- latili . La fermentazione univerfale fi ottiene con la pigiatura bene efegui là ,. onde tutti i grani Ceno pefti , 4 ^ fchlacciati in modo, che rendano tut- to il loro liquore . In Francia , e in Tofcana fanno ftancare più uomini robufti pifìando co' piedi le uve , e le ftringono fotto il torchio» Ma nelle ftagioni autunnali fredde» e piovofe , come fono per io più le voftre, come dovrafll procurare que- fta fermentazione univerfale ? Eccovi un fuggerimento , a cui vi prego di attendere, promettendomi che farà di fommo miglioramento a'voftri Vini , non folo dopo aver pofto in opera quanto di fopra v'ho detto della fcel- tezza delle uve , e la creazione delle vigne , ma ancora nello ftato prefen- te de'voftri vini . EfCi fono acidi , e fcoloriti per la ftefla acerbità delle uve -y all*^ uno, ed all' altro difetto fi può rimediare grandemente accrefcen- do la loro fermentazione nel tino^ Mr. ^ozier Scrittore celebratiflìmo intorno la maniera di fare i Vini ; il Signor Gio: Cojtmo Fili afranchi Fioren- tino nella fuaOenologia premiata net I77J. dalla Reale Accademia de'Geor- gofili y il foprallodato Tao/etti ci in- culcano per indubitato un metodo da effì ottimo fperimentato per levare T acerbità dei Vini 3, e renderli delicati ^ e du'revori- Effo è di gettare nelFa tina ove fafli bollire il vino, del mofto bollente per ben tre volte, quando cioè fi dà prin- cipio a vuotar le uve , quando il tino è a mezzo , e quando è pieno . La quantità del mofto bollente neceffaria ali* effetto , dietro alle prove fatte , deve e/fere un ottavo , o un decimo almeno di tutta lr« malfa dell' uva . La felice riufcita , dicono effi , di tal metodo lo ha in Italia , e in Francia confermato , e mefifo in credito . Ef- fendo le uve acerbe mancanti d' una fufficiente foftanza mucofa , e pregne d' un fucco troppo fluido ed acquofo , con quefto fi accrefce la prima , e fi fcema il fecondo . La quantità ha da eflere proporzio- nata alta maggiore, o minore acidità ed afprezza, che Ci conofce nelle uve- Monf. Maupin aiTicuraj d' avere roti ciò ciò migliorati i Vini buoni , e catti- si* vi . Efpone una prova da efTo fatta nel 1771. fopra il Vino fatto con uve neppure mezzo mature , il qviale pa- ragonato con cinque altri Vini degli ftcdì contorni fu trovato quafi affatto fpoglio d'acidità, e per tutti i riguardi molto migliore degli altri. Dice, che la quantità dei mofto cotto dato a qua- rto vino fu circa la fefta parte . Le uve, furono vendemmiate li 7. ed 8. di Ottobre , il Vino fu -cavato li ij ; ^ non fi tenne rei tino che cinque giorni. | A farvi meglio conofcere un meto- do il più conducente a migliorare i voftri Vini, e far loro cangiar natu- ra vi trafcriverò l' efperienza fatta l dal Taoìetti foprallodato nel 1775. , dalla quale rileverete i modi più mi- nuti da efeguirlo. „ Nel decorfo anno 177^., egli di- „ ce , in cui erano 1' uve pochifllmo „ mature, e inconfeguenza afpre , ed „ acide al fegno maggiore , giudicai „ che foffe da efeguire perfettamente „ il metodo divifalo , Prefi dunque „ r uve d'un campo, nel quale ma- „ turano ordinariamente meno , che „ in qualunque altro luogo di quefta „ valle , sì perchè la terra in una „ gran parte del campo è molto grof- „ fa , argillofa , ed umidilTima , sì „ percTiè vi fono molte viti inalbera- „ te , che fi caricano d' uva , e fono „ ancora molto adombrate, e coper „ te . Le feci potentemente , e lun- „ gamente ammortare , e nefecimet- ,, tere in un tino circa 25. bigoncie „ fenza rpicciolarle, j, Nello ftefìTo giorno , fatte fpiccio- „ lare più di cinque biconcie d' uve, „ le feci bollire in tre caldaje , ciaf- „ cheduna per tre, o quattro ore fino j, alla diminuzione d' un quarto in „ circa , e poi bollenti le feci vuo- j, tare in quel tino , che venne per- j, fetta mente pieno . In meno di 12. j, ore Io trovai nella maflìma fermen- j, tazione, che fi conferve perfeigior- „ ni . Nella fera del fefto giorno fi , ,, fvinò, ed avea un gran corpo, ma |; „ non fi potè dar giudizio delle fue ^ „ nuova Cagione comincia afarfical- SF „ da , „ qualità , perchè era ancor caldo , e „ poco tirato. Qiiefti due difetti non „ da altro procedevano, ched^ill'aver- „ gli dato troppo mufto bollente ; cioè ,, 5. in 25. , che fu poco meno d'un ,, quarto . Da quefto errore ne nacque „ una troppo gagliarda fcrmentazio- ,, ne . . . , Dalla fteiTa cagione ebbe „ origine il troppo calore , che fi j, confervò nel Vino oltre il dovere , j, onde non potè fare le fue d-pofi- ,, zioni Lo mutai il dì 6. d* ,, Aprile, e paragonandolo cogli altri ,j miei Vini fatti con uve a/fai mi- 5, gliori lo trovai di maggior corpo , ,, poco o niente acido e crudo , anzi ,, gradevole , dove tutto l'altro era ,, crudiffimo . „ Non eflTendomi riufcita bene !a ,, divifata fperienza pertfai a repli- j, caria , e fatte fpicciolare , ed am- ,, moftare efattamente circa dodici bi- „ goncie d'uve tratte dallo ftefifocam- ,, pò , le feci vuotare in un tino j, tornando a farle ammortare lunga- „ mente ben tre volte . Quindi fatta „ bollire poco più d' una bigoncia e ,, mezzo delie rtefife uve fino alla di- ,j minuzione d' un quarto ve le feci „ vuotare , e pieno il tino con effe „ lo coprii, ciò che feguì un fabbato „ fera alle fette. La mattina feguen- „ te la fermentazione tumultuofa era „ fortiflìma , e andò crefcendo fino „ al lunedì fera , nella quale feci il ,, faggio del Vino , e lo trovai mol- „ to caldo , e torbido . Il martedì ,, mattina era quafi nel medefimogr:- „ do . Dopo il mezzogiorno lo tro- ,, vai pochiflìmo caldo, ma non per- „ fettamente chiaro i penfai di poter ,, afpettare alla mattina Tegnente a fvi- ,, narlo . Ma tornato a faggiarlo alle „ S. della fera lo trovai niente cal- ;, do , perfettamente chiaro, di gran ,, corpo , di ottimo fapore , fpiritofo, ,, d'un acido appena fenfibile . Subi- „ to lo fvinai , ne empiei una botte „ di quattro barili , fenza faigli al- ,, tro governo . Siccome quefta botti- cella era in una rtanza , che alla 3^- ,5 da , e di più mi fi prefentò T 6c- jj cafione a mezzo il mefe di maggio jj del 1774 di mandarne una cafla in j, Sicilia , lo fcci infiafcare , e con ,, mia gran forprefa lo trovai d' un „ calore , d' un corpo , d' uno fpiri- „ to fuperiore affai al refto del mio „ Vino ; d" un fapore poi così vivo, „ e piccante, che appena lo fmortif- jj cono due terzi d'acqua." Dopo le felici , e replicate fperien- ze fatte da' lodati Autori , di cui v' ho trafcritto le parole a maggior chia- rezza , e iftruzione , non credo che vi pofTa nafcer dubbio , non efTere queflo metodo appropriato alle circo- ftanze voflre , mentre da voi fi ven- demmiano le uve fempre poco ma- ture , Né penfafle , dice Mr. Kozier, che tale manifattura di Vini col morto bol- lente fia nociva alla falute, che anzi fpogliato il vino della foverchia cru. dezza divien più falubre . „ Io,fog- jj giunge lo ftefTo , che ne ho tanto „ ftudiati i principi , ne comprendo ,, le confeguenze . Il mezzo , che io j, propongo, non può nuocere alla fa- 5, Iure. " Anzi i Vini crudi eflfendo ordina- riamente pieni di tartaro riefcono fii- gidiffimi, e da' Medici tenuti per mal fani . Si attribuirono ai Vini fatti d' uve immature le febbri purpuree, che fecero grandi flragi nel 165);. e 165)^. A tal forte di Vini viene datalacau- fa della terribile malattia conofciuta folto il nome di Colica di l^oitou . La ftefTa Facoltà di Medicina di Parigi confultata fu ciò dal Miniftero con Decreto 5. febbrajo 1772. fulla rela- zione di tre primi Medici Signori M^c- quer , Houx , e d'^rcet dietro le me- morie prefentate da Mr. Maiipin de- cife : „ Non fi può dubitare un mo- „ mento d' adottare un tal metodo „ per farne godere i vantaggi a tut- j, ta la Società .... Quefti motivi j, hanno indotto la Facoltà ad appro- ,, vare concordemente le fcoperte di ,j Mr. Maupin , come capaci di pre- St^;; venire i mali reali, e frequenti ca- „ gionati dai Vini di cattiva qualità, „ e di procurare un bene continuo al- ,, lo Stato, ed al Pubblico." I Vini di Spagna , e di Grecia, che pur fon fatti di uve di tanta matu- rità , fono in parte b Ihti , e ciò fi fa perchè durino lungamente ; e per la fteffa ragione i Vini di Tofcana iit tal modo fono governati. Né qutfta è già una nuova inven- zione , o fcoperta da farfene onore i moderni Scrittori; ma è un trovato de'noflri buoni Vecchj fino dal tempo de' Romani , che fé fi ftudiaflTero fi vedrebbe, che poco ci refterebbe a con* fultare i Moderni. I faniofi Vini loro, che fi bevevano dopo i jo. e 40. an- ni , quelli del Confole Manlio di Ortf- zio , quelli é^ ''Ì^Hovo Giornale d' Ital, Tom. I. gione , cene rende perfuafi una co- llante tradizione da tempi più rimo- ti. I Romani lo impararono dai Gre- ci, e 1 noftri Scrittori dai Romani . A confermazione ne citerò alcuni , Diofcoride lib 5. e. 5. ci infegna , che oltre l'idromele, che veniva compoflo di acqua , e mele , fi fa vino ottimo con porzione di mele , emofto di uve. „ Cum quinque congiis aufteri mufti, „ congio mellis , & falis Cyato fuf- „ fervefatlis. Vìrgil. Georg. ^. v. loi. ,, Dulcia melle premes, nec tantum dulcia , quantum „ Et liquida , & durum Bacchi do- mitiira faporera „ . Orazio Satyra 2. lib. 2. ver. 15. ---„ Nifi Hymettia mella Falerno „ Ne biberis diluta ._----, Così Varrom , e Columella , e Tli- nìo y e quanti di Georgica fcriflero in qua' tempi . Mr. tranne Autore d'una DifTertazione, che riportò ì' ^cceffit dall'Accademia di Limoge nel 1767. , attefta d'aver fatto ottimo il vino con una ottava parte di mele, e di pomi cotogni, ed il reftante mollo. Mr. Liger nella fua Mciifon Rujiique dice , che fi può cor- reggere un Vino afpro , ed acerbo , e renderlo buono , e dilicato prendendo del miele cotto, fpumato, paflato per un panno , e mefcoiandolo col Vino in ragione di ^. libbre di mele fopra libbre 2S0. di mofto. In Tofcana al- cuni particolari per delizia fi fono pro- R r vati U4 vati a farlo, e vi fono riiifcitl a me- ravìglia . La dofe prefcritta dal celebre , e più volte ricordato Mr. Hozier , che può pafTare per il Maeflro fommo in tale materia , eccovela . Si mefcola il mele a ragione di una libbra per fo- ma di Vino, e fi mette nel tino con le uve, le quali venendo premute , e peftate fermentano con efTo . Per efpe- rienza ripetuta dallo fleffo Autore per anni dodici, fu trovato un Vino raol- to fuperiore per generofità , fapore, e grazia agli altri. A voler per altro , che tale mefco- lamento riefca bene , conviene che il miele fia bene fciolto , e diftribuito egualmente in tutta la mafifa dell* u- va. Puro devefi il mele fciogliere in lina porzione di quel morto , che fi vuole correggere , e migliorare , onde poi meglio s'unifca al reflante. Fa d' uopo di pili , che il miele fia puro, e netto della cera . Un Vino fatto , dice il Signor J/il!afranchi , in quello modo per mohiplici prove non fi è faputo diflinguere dal fapore, o altro indizio per condizionato col miele. Che fé al prefcritto metodo di ren- der migliori i voftri Vini altra indu- ftria aggiungiate , crederò che poffiate ridurli perfetti. Facile fra voi è il tra- fporto ancor d: moflo da Ceneda al tempo della vendemmia. Fatevene ve- nire, ma dello fcelto, e più grato, maf- fime di collina. Di quefto bollente po- neteci un martello per ogni dieci del vortro , e meglio potendo uno, e mez- zo. Se farà nero darà colore, e gran dezza al vortro -, fé bianco di collina comunicherà dilicatezza particolare . Così con una botte di morto ne go- vernerete dieci del vortro, che ben vi pagherà il comperato. Vogliono alcu- ni , che riducafi parte del morto mi- gliore di uva più dolce , e matura , cuocendola a confirtenza di miele , dai Latini detto defrutum , da' Francefi vin-cuit , dagli Italiani fapa , e con erta fi conci il vino imbottato due, o tre volte all' anno , quando fi dà la piena alla botte fceraaia, o chefimu- * ta . Ottimo compimento è querto ai metodi già enunziati. Per renderlo più durabile, e dilica- to , e farlo men carico di colore è in cortume ancora dare lo zolfo al Vino. Nei vini prodotti da uve fcar.e di mucofltà dolce 1* aria è debolmente aderente , e nel fuo ftato naturale di Elafticità . Quella al minimo moto fi porta alla fuperfizie del liquore , e fa che il Vino o s'intorbidi , o fi gua- fti . Qaeft' aria dunque fi deve ritene- re in forma d' aria fiffa , e fé ne mo- dera la fua Elarticità con lo zolfo . La pratica di darlo al Vino da niuno meglio s' impara , che dai Francefi , preflTo i quali è in cortume fempre ne' Vini bianchi di Frontignano , di D'ardo, di S. Laurent &c. Si dà lo zolfo quan- do fi riempiono le botti , o meglio quando fi travafano . La zolfatura fi efeguifce con alcuni zolfini fatti di tela grolla ftata inzuppata nello zolfo liquefatto, e tagliata in iftrifcie come il dito minimo della mano . Di tali zolfini nel rravafare del vino la prima volta fé ne brucia uno o due dentro il cocchiume della botte, che fi vuota, neir atto che efce il Vino , il quale ufcendo attrae l'efalazione dello zol- fo ; e il fuo alito , che non è tanto forte da farfi fentire nel Vino , è ca- pace di dargli fpirito, e vivacità. Ornai, Accademici prertantifllmi, vi ho fatta una vendemmia di vin gene- rofo , ed eletto , ve 1' ho riporto nella cantina , altro non rimane , che me- fcerlo alle men fé , e che un giorno mi rallegri con voi d'un tal Vino, che non tema moftrarfi fra gli ottimi , an- zi fra molti riporti pregio fulle men- fe le più gentili , e nelle geniali me- rende . LE Selve del Territorio Veronefe, che per lungo tratto fi ertendo- no nelle Alpi Leffine , febben cariche di ottimo legname da cortruzione , a cagion dell' alpeftre loro fituazione , e della difficoltà, creduta in addietro invincibile , di trafportare al piano le piante f iante tag Hate , recarono fino a qae- éii ultimi tempi affatto neglette; e sì re'Ia Città di Verona, che in tutto quel vallo Territorio non adoperavafì che Jpgname proveniente da efteri Paefi . Quindi la Pubblica Accademia di A- gricoitara , intenta Tempre all'impor- tante oggetto di ,fua iftituzione , e in Vida al difpendio grandiffimo , a cui era foggetta la Nazione per la pro- vila dell' occorrente legname , rivolfe le fue applicazioni fopra ie fuddette Selve, cercando i modi di facilitar la difcefa e il trafporto delle piante, fìc- coine Je riiifcì di ottenere mediante le indagini dei fuoi benemeriti Socj da efla a tal uopo Deputati . In con- feguenza di che nel proffimo paflato anno furono tagliate 15^70. piantei, co- me apparifce dall' infertoAtteftato, ol- tre quelle tagliate nei due precedenti anni . „ Dagli Atti della Pubblica Acca- „ demia di Agricoltura confìa per le „ prefentate Fedi , come nelle Selve „ Lefììne tagliate furono fino a que- „ ftp giorno mille novecento fettanta „ piante dalle Perfone infrafcritte. ,, Da Antonio Mafieri nei „ Bofchi della Magnifica Cit- „ tà Piante N. ^75. „ Da Francefco Ferrari A- „ gente dei N.N. U.U. Co: „ Zenobio „ Da Bernardo Bonetti cel- „ le Selve di altri Partico- lari reo. 3) jj Da Felice Bombarda nel- „ le Selve di altri Partico- »} lari s. Dai Fratelli Mazzonelli 5, nella Selve di altri Parti- 3, colari prima di Agofto „ Dopo il detto mefe 70. 150, 5>oo. 275. „ In tutto Piante • N. 15)70. j, In Fede di che ec. ,, Zaccaria Betti Segr. Terpetuo . „ Dalla Pubblica Accademia di A- „ gricoltura di Verona quefto dì < „ Marzo 1777, ^' ^ La fovrana Munificenza dell' EcceU lentifs. Senato, informatene per Scrit- tura del M^gift-ratoEccellentiffimo fo- pra Ji Beni Inculti , e Deputazione all'Agricoltura , cui ne fu dall'Acca- demia fte/fa raffegnata 1* importante notizia, ha voluto nei modi più efficaci concorrere ad agevolare i mezzi, on- de refti vigorofamente profeguita 1" in- cominciata utililTima impiefa . La fteffa benemerita Accademia, ec- citata da un Atto del Configlio dei Xn. della Magnifica Città , ha invi- tato i fu©rSocj a prefentare in ifcrit- to per tutto il proflìmo mefe di Mag- gio i mezzi da effi creduti migliori, per difendere o tutte , o in parte di quelle Contrade della Città, che fog- gette vanno alle innondazicni del Fiu- me Adige; o i modi almeno per mi- norare quei dannofi effetti che fé ne rifentono ; onde raffegnare il frutto delle loro applicazioni al Magnifico Configlio dei XIL col mezzo di Scrit- tura da cftenderfi dal Segretario d'effa Accademia , nella quale verranno com- prefi tutti quegli utili Progetti, cha veni/fero agli Atti efibiti. II taglio delle Selve Lefllne , dalla maturità dell' Eccellentiffimo Senato ri- conofciuto di maflìma utilità , è uno dei moltiplici vantaggi , che dobbia- mo prometterci dalla iftituzione delle georgiche Società , e de' quali non pochi altri fonofi di già finora verifi- cati ; oltre quelli che da tempo an- teriore ha riportato l'Agricoltura me- diante le fcoperte , e le efperienze fatte , e che fi vanno felicemente fa- cendo dall' efpertiffimo e celebre Pro- feffore di Agronomia nei Campi della Pubblica Scuola in Padova . Ri EJìrattù Si6 Eflratt» dì due Memoria , una del ce- lebre Signor Hellot , fui la maniera di tingere in rojfo il cotone ed il filo ; /' altra del Signor ^ùate Ma- zeas prefentata alla Società diw4gri. coltura di Bretagna y [opra la tintura in nero ; con altre notizie rif guar- danti la compofizione di var) colori per far le tele ftampate ad ufo di Terjta e dell' Indie ec^ come pure dello Scarlatto . LE ricerche fatte iti quefti ultimi tempi da molti non fole Oltra- montani , ina anche dei noftri , per ritrovar la maniera di tingere il filo e il cotone in roflo di robbia , detto comunemente roJfo di ^ndrinopoli , come pure in nero, in guifa cheque- fti due colori accoppiafìfero la folidità alla bellezza ; e i prem) prapofti , e dati a coloro , a cui venne fatto di difcoprirla , fanno abbaftanza com- rprender 1' utilità e 1' importanza di quella invenzione . Non dubitiamo per- tanto , che gli Amatori delle Arti , e del Commercio non ci fappiano gra- do , che noi a benefizio di chiunque voglia profittarne la pubblichiamo , tratta dalle indicale due Memorie.. Della Tintura del Cotone in rojfo ^ Se fi hanno a tingere cento libbre di cotone , fi mette in un maftello la quantità di. acqua necsdaria , e cento e cinquanta libbre di foda di Alican- te rinchiufa in una tela rada . Il ma- ftello e/Ter d« forato ; affinchè fi poAfa fcoiare in un altro maftello , come fi pratica perle lifcive ofdinarie . L'acqua s'impregna del fai alcali della foda, e forma una lifciva , Quando la lifciva è paffata , fé ne fa la prova con dell' olio; fé imbianca, e fé l'oliofifram- niifchia e s'incorpora bene , fenza che fi fepari dalla lifciva fulla fua fu- perficie , è fegno eh' è impregnata di fall a fulHcienza. Fannofi in appreflfo * # due altre fimili lifcive , una con ce- nere di legno nuovo , e 1" altra con della calce . Come quefte tre lifcive fono fchiarate mettefi in un martello il cotone , che fi vuol tignerà , e fi bagna colle tre acque in proporzioni eguali . Quando fi è imbevuto bene di quelli, fali fi £a bollire tre ore, po- fcia fi lava nell' acqua corrente , in appreffo fi lafcia afciugare all' aria . Ciò fatto , fi mette il cotone in un martello, nel quale fi verfano cin- quecento libbre di forte lifciva di fo- da , e vi fi ftemperano dentro ben bene venticinque libbre di fterco di pe- cora o di montone, e del liquore de- gli inteftini col mezzo di un pcftello di legno , e di una fufficiente quan- tità della fteffa lifciva, palTando ogni cofa per uno ftaccio di crine . Come il mefcuglio è fatto a dovere , vi Ci verfano dentro dodici libbre e mezzo di buon olio di oliva ]. e quando il cotone è bene imbevuto di quefto li- quore , fi torce , e fi fa afciugare ; e quella operazione fi ripete fino atre volte : il liquore che da effo fi fpre- me quando fi torce deve lafciarfi ca- der nel bagno , e fi dinomina il fic- kiou , Lavafi dipoi il cotone ^ e fi ri- netta e fi purga da tutto 1* olio , al- trimenti r ingallamento non vi fi po- trebbe apprendere ed attaccare . Il co- tone dopo querta lavatura effer dee tanto bianco, come fé fi avefle me(to ad imbiancare fui prato . Il cotone ridotto a quefto rtato fi mette a molle per ventiquattr'ore den- tro a dell'acqua , che fi lafcia diven- tar tiepida , dopo aver in e(Ta fatto bollire venticinque libbre di buona gal- la polverizzata , e ciò addamandafi 1' ingallamento .j Si torce , fi fa afciu- gare , e mettefi pofcìa in un bagno di venticinque libbre di allume , e di altrettanta di lifciva di feda', e dopo avernelo cavato fuori fi ripete querta medefima operazione in capo a due o tre giorni; poiché fenza di quefto noit fi arriva ad ottener cotone di un bel rofìTo^ Dopo querta ftconda alluminazione fi fa afciugare , e metteiì a lavare- per tutta una notte nell'acqua corrente rin- ^ chiufo in un facco di tela rada . Si pafTa , ciò fatto , alla tintura : mettono mille e dugento , o mille e quattrocento libbre di acqua in una raldaja grande , e vi fi verfano den- tro venti libbre di fangue di bue li- quido per ogni venticinque libbre di cotone , e cinquanta libbre di robbia di Smirne , e non di Olanda . Met- tefi il cotone^ in quefla tintura , fi fa in efTa boli ire gagliardamente per una mezz'ora; fi torce , fi Java , e fi fa afciugare . Per avvivarlo fi paHa in apprefTo in una lifciva di ceneri di le- gno nuovo , nella quale fi fanno di- fcioglier cinque libbre difapone bian- co , e fi lafcia quivi bollire a fuoco lento da cinque in fei ore , avver- tendo di cuoprire il bagno , alfine di foffocar il vapore dell' acqua , che non fi lafcia ufcir , fé non per un tubo o condotto di canna di cinque in fei li- nee di diametro interno . Com' è a quello modo avvivato , fi lava ben be- ne, ed il roflb è perfetto. Ovvero , quando il cotone è afciu- gato dopo la prima lavatura , che fi è fatta dopo la tintura , mettefi a molle per un' ora nel fickiou , del quale fi è detto di fopra j e dopo a- verlo fpremuto e fatto afciugare , fi fa bollire in un'acqua di fapon bian- co . Qiiefto fecondo metodo rende il roffo affai ancora più viva , la compofizione dello fcarlatto è fat- ta , ed il liquore è di una bella dif- foluzione d* oro fenza nefluna feccia precipitata al fondo , e fenza neffun fedi mento nero. « « 3^' N. XLI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. ¥ m l fiUnoit> e Socio di quella tdi Lione. -lf.rjfi£iB HJT ib 5 li. A loi i li-n ' n-ii; -1Vénfel'te?i^pUS ,"'qtio ' poRert noflri ' tanì aperta nosnefcifTe, mirentur.'' ! ■■■,f '?in!ip -L Senec, l^at. qutefl. cap.2^. -b: ■ .- •■.. - . :. : ■ -^Vi Lione 1774. in quarto di pagine J^f6i'i,<>lt^^ J2. di Dedicatoria , Trefa- ziol^'^'-FÌogio dell' tAut ore , e Tavola delle rame mdiei^fe , con -dieci Tav»le in DI queft' Opera ufcita fin da tre an- ni addietro non fi è mai veduta alcuna notizia in queflo Giornale , e forfè in neflTuno dei tanti Fogli Let- terari che fi ftampano in Italia. Non dee WGat meravJgtìa , che in quefta per- altro coltiffima parte di Europa rari fi tta\àiia-j.. buoni. Libri Qitxàmsnlai, ni, fé mancano di effi perfin le noti- zie . V Opera che annunziamo è di un pregio e di un' importanza tale , che ben meriterebbe di elTere a van jj; (aggio della noflra Nazione , tradotta e pubblicata in Italiano , poiché effa intereffa non meno gli Studiofi della Storia Naturale, che tutti qiielli che godono invc-ftiture di Minère , e tutti gli Artefici principalmente di lavori e manifatture di Ferro . Quindi , febber» tardi, crediamo di far fempre cofa gra- ta a' noftri Lettori recando qui una qualche idea:_dL jcJò che' in efia con-* tienfi . Dopò una ben ragionata Prefazione fiegue l'Elogio dell'Autore pronuncia- to all' Accad. R. delle Sc. di Parigi dal Signor Ve Fauchy Segretario perpe- tua delia medefima . Noi premettere- mo alcune notizie, tratte, dall' Elogici, fttflb , rifguardaRti la Vita e gli Studi del noftro Autóre w Nacque il Signor [ars a Lione nel 1732. , e fece in quel [gran Collegio i.fuoi primi ftudj , fin-: jchè da fuo Padre^^ che n- erairìterelfa-ft jto, fu impiegatOitìellé'Minere.di Sain-J ;bel e di Cheiffyvln tale occafionefvi-V» 'lupparonfi il genio e le naturali difpo-^ fizioni del giovane yar/ per la Metal- ilurgia a tal punto, che veniva riguar.-. dato cohie una fpecie di fertonoeno ^^l jil che venuto a cognizione del Signop de F'alliere y in paiVando quelli a Lio-t ne volle vederlo , e ne rimafe sì con- tento , che giudicò -neceffario mandar- lo alla Capitale , per coltivarvi un così dìftinto e pteziofo talento. Jars fin da quel punto divenne in certo modo r Allievo dfllo Stato . Apprefe in due anni il Difegno , le Matemati- che, e la Chimica necelTariflìnia per giugnere ai veri principi della Metal- lurgia. Fu indi. dal Governo mandato alle Minere di Piombo di Poulavven i m; Bretagna j e 1' anno appreflTo a quel- le di I\)mpeah , e nell'Anjou a quelle di tarbon foffile ; e pochi(fimo dopo nell'AIfazia alle Minere di Sainte-Ma- rie aujc.Mines , e di Giromagny; do. pò di che ritornò a quelle di Sainbel gran forno per raffinare il Rame, che produflTe- agi' Intereffati un nfparmio confiderabile ; del qual forno comuni- ^«_ co poi la defcrizione all' Accademia . ^' Ri- Ritornato a Parigi, e recatovi appena Di? un anno ebbe ordine di portarli a vi- f;ute leMinere della Saflbnia , dell' Auftria, defila Boemia, dell' Cagarla, dt'l Tirolo , della Carintia , e- della i)tiria ; qutfto viaggio durò tre anni , e il frutto ne fu una gran quantità di buone Memorie fopra tutti gli og- getti che aveva offervati . .fij:vot- -. Dopo qusfto viaggio il Signor J ars 'fi prefentò per la prima volta all' Ac- cademia ,1 e vi lefle molte Memorie , che nel lyói. gli ottennero il titolo • diCorrifpondente , nel qual tempo , •freno a poco., fu afifociato a quella di Li'one . Indi fi portò alle Minere di -Sainbel e di Ghéiiry> dove fece coftrui- re un maglio per battere il Rame. ; Quivi ricevè J'oriline di paffar nella -Franca. Contea .p?r cercare delle Mine- te di Carbone , -dove Teftò un anno -'jiitetò i. Appena ritornato da quello "Viaggio fu mandato in Inghilterra per • acquiftarvi nuove cognizioni . Egli por- ^ò di colà molte importanti ollerva- -zioni, e tra le altre la maniera di la- vorare ti 'Minio . Daiantef il fuo fog- i^giomofm quel Regno fu afcritto co- me Socio fèraniéro all' Accademia del- le Arti. riabilita a Londra . In tutti i • fuoi viaggi fi occupò il Signor y^rj- nell' apprendere le lingue dei differenti ;i>aefl ne" quali trovavafi. «b Nel 1766. il'Mihiftero Io mandò a vifìtare le Minere del Nord , nel qual viaggio dimandò per compagno il fe- condo de' fuoi Fratelli, il quale avea , come egli , ftudiato la Metallurgia . Partirono i due Viaggiatori ben muniti ■di raccomandazioni , e fapendo che do- vunque doveano andare , il loro arri- vo era annunziatoai Miniflri del Re. 'Vilìtarono dappriaia la Olanda e le fue manifatture; di là parlarono nel Paefe -di Annover , e nelle Montagne dell' Hirtz , dove dettero quattro mefi : percorfero una parte della SalTonia , e della Contea di Mansfeld , donde paflfarono ad Amburgo, e di là a Co- penhague, e alle Minere di Argentodi Kongsberg in Norvegia , e finalmente nella Svezia , dove furono graziofiffi-.^, 9 ma mente accolti e intertenuti dalle Loro Maeftà, e dal Principe Reale , ora Re di Svezia. ,7^ j », Il frutto di quello laboriofo , e pe- ricolofo viaggio fuconfegnato al Con- figlio in fedici Memorie, dopo di che i due, Fratelli fi fepararono, ritornan- do il Cadeto a Sainbel , e II noflro Autore a Parigi, dove per ricompenfa ottenne un Dipartimento. Poco dopo il fuo ritorno , vacato per la morte del Signor Barca un pollo di Chimico, vi fi efpofe alla concorrenza col Signor Lavoijìer , reflando ambidue , in vifta ai loro meriti , approvati dal Re li 19. Maggio lyóSi Appena ammeflò air Accademia vi Ielle molte Memorie , ed una particolarmente fulla circola- zione dell'aria nelle MinereQsb fln.r/ Nel mefe di Luglio fu incaricato di andar a vilìtare differenti manifatture del Regno.: -egli percorfe quelle -del Berry , e del Borbonefe , e pafsòcon lo lleflb difegno in Auvergnai Ma ca- valcando negli ardori della Canicola fu attaccato da un colpo di Sole , per cui , nonoftaute i 'più pronti e . validi foccorfi, morì nel terzo giorno di ma- lattìa 20. di Agofto i76p.;Ora cheab- biam parlato dell' Autore , dei fuoi (ludj , e de' fuoi viaggi , paffiamo a dire qualche cofa dell'Opera. Il Signor G. Jars Fratello dell';Au- tore raccolfe gli Scritti del defonto ( che vivente avea già. pubblicato altre Memorie ) , terminò quei pezzi che non lo erano , prefentò e leffe alcune Memorie all'Accademia, e pubblicò il prefente Volume, nel quale 'fi conten- gono fedici Memorie , per la maggior parte fulle offervazioni fatte nei fuoi Viaggi Metallurgici alle Minere dei dif- ferenti Paefi da lui percorfi . La prima Memoria, che ferve d'In- troduzione, è una Differtazione fopra il Ferro e 1' Acciajo . La: feconda ci prefenta la defcrizione delle Minere e delle Fucine di Ferro e di Acciajo del- la Stiria, offervate daj nollro Autore nel 1758. Trovafi nella terza la de- fcrizione delle Minere e Fabbriche del Ferr» e dell' Acciajo nella Carintia- Ss 2 venen- . ■ •5r4 venendo in feguito alcune Note ed ^ OlTervazioni eftralle da una Memoria dei Signori Dangenouft e F^enàel fui lavoro del Ferro e dell' Acciajo nelle fiiddette due Provincie . La quarta Memoria tratta delie Fucine di Ferro e di Acciajo di Kleinboden nel Tiro- Io, dove il Signor Jars ^\ trovava nel i75p. Nella quinta ^\ hanno le Offer- vazioni fatte nel 1757. fopra una Mi- nera di Ferro in Boemia nominata Hulf Gottes Irgand i e nella fefta leg- gefi la defcrizione di una Fabbrica di Ferro-bianco , oflìa Banda flag,nata , ftabilita tra Heinrichs grun e Graftitz in Boemia . Le Minere e le Fucine di Ferro dell' Hartz , e quelle di Blanken- bourg nel Ducato di Brunswick tro- vanfi defcritte nella fettima . Quella che Hegue ha per oggetto le principali Minere e Fucine di Ferro della Svezia. Premeffa una notizia del Diritto della Corona, fopra le Minere , pafla l'Au- tore, alla defcrizione delle Minere di Ferro della Provincia di wermeland , di quelle di Nordmarck, di Persberg , e di Dannemora; delle Fonderie e Fu- cine di Soderfors in Roslagia , del raf- finamento del Ferro crudo, offia di pri- ma fufione, e della fabbrica delle Àn- core, il che forma uno degli Articoli della mafifima importanza. Le Fucine, la fabbrica dell' Acciajo per fufione, e quella dei Chiodi , e della Banda fta- gnata di Forfmarck; le Fucine diLof- ftad e di Akerby , e quelle di Ofter by, con quella fabbrica di Cannoni di Ferro, e con la maniera co'à pratica- ta per ridurre il Ferro in Acciajo, fo- no tutti Articoli contenuti in quefta ottava M-moria , la quale termina con un'idea generale, del prodotto del la Sve- zia in Ferro e in Acciajo , afcendente a circa quattrocento mila Schipfund {a}-. fopra la qual quantità fé ne «fportano •fuori del Regno da trecento a.trecen- ■■) .. * fo venti mila , pa/Tandone due terzi in Olanda e in Inghilterra , e il re- ftante in Fi-ancia, e nella Spagna. , La nona Memoria verfa fopta le principali Fucine di Ferro della Nor- vegia , quelle cioè di Laurwig , e di Mofìf , e fopra l' Acciajo per cementa- zione di Kongsberg . Nella decima fi trovano le Oflervazioni fatte nel 1765. fopra le Minere di Carbone di Neu- caftle in Inghilterra . L' undecima ci reca la notizia dei diverfi ftabilimenti del Ducato di Neucaftle , cioè la fu- fione del Ferro crudo , una macchina per forare e pulire internamente i tu- bi o corpi delle trombe , le manifat- ture di Ferro e di Acciajo., la ridu- zione del Ferro in Acciajo per cemen- tazione, la manifattura delle Lime , la fabbrica delle Seghe , ed altri lavo- ri . Nella duodecima fi trova la de- fcrizione di diverfe Minere. di Carbo- ne , di alcune Fucine da Ferro , e di altri utili ftabilimenti in Inghilterra . Vi fi parla delle Fucine di Ferro , e delle Minere di Carbone del Ducato di Cumberland , delle Fucine di Ferro di Clifton Furnace , dei Carbone di Whitehaven , di quello di Workington, e delle Fucine di Ferro dei fuoi con- torni ; delle Minere di Carbone di Worsleg nella Contea di Lancafter , di quelle della Contea di StafFord ; del Carbone di Neucafile Underline , e di quello della Città di Shefield , come pure della converfione del Ferro in Acciajo , che fi fa in detta Città , della fabbrica delle Lime, e di quella di anelli e di catene di Acciaio. Tro- vafi in quella che fiegue la defcrizio- ne delle Fucine di Ferro , e delle Mi- nere di Carbone di Carron preffo Fal- kire nella Scozia , e delle Minere di Carbone dei contorni di Edimbourg . La decima quarta Memoria tratta di molte Minere di Carbone, e di alcune Fuci- . (a) Zo Schipfund equivale prejfo a poco a tre Qiiintali pefo dì M.nco : eia- fcun QiTiniale è d'i cento libbre \ fìcché la indicata quantità di Ferro è all' in- circa di- cento e venti millioni di libbre. Fucine di Ferro dell* Aletnagna e de,^ Pjei'ì-Bafll olTervate' dal Signor fars nel 17Ó7. Sono quefle le Minere di Carbone del Paéfs di Liegi , quelle di Carbon fo(Tìle di AixJa-Chapelle , le Minere e Fucine di Ferro della Contea di Namiir, le Minere di Carbone del- la Weftfalia , del Ducato di Magde- boiirg ,di. Dielau, e di .Gibienftein : la detta Memoria vien terminata dalle Offervazioni .tatte nel. 1766. fulla Ter ra bitumiiiufa , e fui Legno fo'flìle di lieichlitz prelTo Halla , e da quelle fat- te nel 1759. fulle Minere di Carbone di Zwickau. La q'.iifidicefima Memo- ria veffa intorno alla maniera di pre- parare il Carbon minerale, altrimenti detto Carbon di terra , per foftituirlo al Carbon di legno nei lavori della - Metallurgia ; e la fedicefima , eh' è 1' ultima, contiene delle OfTervazioni ful- - la 'Circolazione de. l'aria nelle Minere, e i mezzi che devefi impiegare per manienervela. Siegue poi la fpiegazio- ne delle dieci Tavole , dopo la quale trovali una Notizia della Giurifpru- denza del Paefe di Liegi concernente le Minere di Carbon foflìle ; indi il Regolamento generale in materia di Crfrbon foffile dato nel 155)4. P^'' ^^ Provincia di Limbourg ; la rinnova- zione delle Carte., Franchiggie e Pri- vilegii dei Mercanti di Ferro del Pae- -fe e Contea di Naraur ec. ,• e final- mente gli Ordini e Regolazioni della Svezia fuUa polizia delle Minere. L'Opera è fcritta con tal precifione, che non è fufcettibile di un eftratto , quale avrefllmo defiderato per farne più individualmente conofcer il meri- -to;; al cha fuppliremo col ^riferire in fepu ito- alcuni degli articoli più inte- lefTanti , e quelli principalmente che rifguardano certi lavori e manifatture tratti dalle fuddette Memorie, lufingan deci che agii Amatori delle Arti non riufcirà difcara quefta noftra atten- zione. r-T * Su la Vur'tfic azione dell' ^rìa per mez- zo dei Fegetali , Memoria del Signor Cha n g e u X . DOpo le belle fpenenze del Signor Vrieflìey non fi può più dubita- re della qualità aflTorbente delle pian- te . I vegetali fparfi fu la fuperficie del Globo correggon 1' aria , e purifi- cano 1* atmosfera in virtù di quefta proprietà. Ma non farebbe egli un eftender troppo lungi il fìftema dell'aflbrbimen- to il voler attribuire tutte le qualità falutari delle piante a quefta fola ca- gione? Le piante odorofe, e le inodo- rofe medefime hanno i loro fpiriti ret- tori, la loro anima, a così dire, e la loro emanazione particolare, la quale combinando coi vapori infalubri , che il caldo fa ufcir dalla terra , li correg- ge e reftaura. La feguente efperienza fatta in gran- de non lafcia dubitare , che le piante non agifcano in due maniere fu i va- pori contenuti rell' aria; vale a dire, che alcune li correggano per mezzo delle loro emanazioni , mentre altri coli' alTorbimento li diftruggono . Le piante inodorofe agifcono^più per mezzo dell' aflbrbimento , che per mez- zo della combinazione, oiTia delle ema- nazioni: effe hanno un'azione diftrut- tiva, perchè privano , e fcaricano l' aria di vapori ,• e afllmilandofeli , la rendono più leggiera , più femplice , e più omogenea. Le piante odorofe agifcono più per combinazione , che per aflTorbimento : efalano da loro continuamente delle emanazioni , le quali frammifchiandofi all'aria, delle maligne fue qualità la privano; allora quefta divien più pe- fante, e più denfa . V'hanno per ulti- mo delle piante, i principj delle quali fono oppofti ai viz) dell' atmosfera , e devon correggerla principalmente col- la combinazione, cioè per mezzo del- le loro emanazioni ; le piante acide, a ca- a cagion d'efempio, diflniggono l'ai- * calicità, e la putridità dell'aria; e in tal cafo danno più , che non ri- cevono . ■ Efperienza. ■•' '• Per convincerfi della certezza di quelli principi fi può ripetere 1" efperi- mento feguente , che feci trovandomi in campagna al tempo della vendem- mia; eflb è facile , e a mio credere dimoftrativo. In un gran tino, che contenga del mollo in fermentazione, efponete fiic- ceflìvamente in un cedo contefto a larghi fori, d'una capacità proporzio- nata a quella del tino, alcune piante delle diverfe fpecie, di cui s'è parlato pocanzi : molte di quelle fminuiranno_ l'energìa del vapore del mollo ;, altre'' ne diminuiranno la quantità.rrià oic! i I. Le piante inodorofe indeboliranno ' l'effetto del vapore, diminuendone la' quantità; ma il fuo odore, e le al- tre fue qualità non cangeranno quali natura . - Dovrete quindi conchiudere che 1' aflorbimento in tal xafo farà ftato maggiore della combinazione ; poiché ogni combinazione produce natural- mente delle foftanze medie , che de' caratteri proprj alle foftanze combina- te partecipano. I!. Le piante odorofe tramanderan- no efalazioni confiderevoli , e faranno più o meno cangiar natura al vapore del mollo : in quello cafo 1' azione della combinazione farà maggiore, che quella dell' a ffbrbi mento. Se fi pefino le piante, che avranno fervito all' efperienza , non troveran- nofi aumentare fenlibilmente di pefo ; e fu quello punto non fi troverà alcu- na differenza tra le piante odorofe , e le inodorofe. Quello fenomeno mi for- prefe ; né avrei prima penfato che i vapori , di cui erano fiate imbevute , loro nulla , o quafi nulla di pefo ag- giugnelTero , mentre Triefl/ey attribui- ùe in generale alle piante un a(Tbrbi« mento prodigiofo {a). * Su il ■jr.oi. (a) Il Signor ^bate 'Kùzxtr , dalla cui Raccolta fi è tradotta quefla Memo^ ria , vi aggiugne una lunga nota , in cui tende principalmente a mettere in due" bio , fé /' atmosfera fia viziata , e nega che la fola vegetazione ejfer ne poffa la correttrice . Forfè riguardo alla feconda parte ha ragione ; ma che /' aria fia ta- torà , e in alcuni luoghi infetta fembra non polerfi mettere in difputd.E' vero y che le infermità epidemiche , e pefiilenzialt vengon generalmente dal contatto , anziché dalla refptr azione d' aria infetta ; ma quefla tal' aria pur v" é , e mille cotidiane fperienze mìfe^amente lo provano, ^nzi dopo /' Eudiometro immagina' to , ed efeguito dal chiarijftmo Signor D. Marfilio Landriani fu ipriacip} di Prie- ftley , calcolare fi poffono di tal' infezione i gradi. Dee convsnirfi però col Signor KAbate Rozier , che non fono fiate ancora abbaftanxa efaminate le feguenti qui. jlioni a tal argomento relative. ,, i. Se da un* azione immediata di una pianta „ in vegetazione fu un vapore, ovvero fé da una fperienza fatta nel voto, o „ fotto una campana, fi poffa conchiudere per ciò che.fuccede all'aria libera? „ 2. Se è pofTibile , che una Mofeta , a qualunque altro vapore perniciofo poffa ,, comunicare per qualche tempo la fua malignità all'aria libera ? ;. A quale „ diftanza quella perniciofa qualità può ella comunicarfi ? per quanto tempo ,, agifce ella? quali fono i certi, e ben dimollrati effetti , eh' effa produce ? // Trad. ìì * $tt alcune "Riproduzioni animali , Let- tera de/ ■ Signor ^bate DiCQUE- MARE di moire accademie &c> alSi- gnor ^bate Rozier ec.l òiiqoK; V'Ho fovente intertenuto fu le ri- produzioni animali , ed eccovi ora delle nuove offervazioni . Nel 1775 agli II. Marzo ho tagliati degli ane- moni di mare delTa prima fpecie, dia- metralmente, e in una direzione per- pendicolare alla lor bafe . Effi foften- nero a maraviglia qiiefta operazione, che fembra più d" ogn'altra propria a fcomporre l'economia animale , poi- ché divide le vifcere , e offende confi- derevolmente la bafe, parte egualmén te efi'enziale e delicatiflìma in molte fpecie. Le due metà fi fono ripiegate per formare ciaftuna un animale ro- tondo alla bafe, e conico, com'era il primo; ma la guarigione è fiata lun- ga; la congiunzione però s'è fatta in guifa , che non fé ne fcorgea più al- cun indizio fu la velie efterna ; il pic- colo orlo non era punto interrotto , e la bocca avea ripigliata la i'ua forma. Quelli mézzi animali , che cosi con- fèrva!, e che aveano prefa tutta l'ap- parenza di animali interi, ne faceano pur tutte le funzioni, comedi cangiar di luogo , d' inghiottire, di digeri- re ec. Sarete , fenza dubbio, curiofo di fa- pere , fé tali anemoni così nnabilitifi fi fono propagati . Non m' avviJi mai, che face/ìèr de' figli , né gli af- peitava , poiché non avea mai veduti j piccoli \y^«e/wo«; nafcère , fé non quando i groflì di quella fpecie erano ancora in mare , o appena ne erano tratti . Volendo portar oltre le fezio- iii , fei mefi addietro tagliai nella me- defima maniera , ficcome avea fatto dianzi, uno di quelli anemoni rifor- mati: pertanto ogni metà non era al lora , fé non un quarto iitW ^Anemone primitivo; ciò non oflante nehoavuto il medefimo fucceiTo j fé non che il rjllabilimento non è ancora sì perfet 527 to', la bocca è mal formata, ec; ma contuttociò uno di quelli quarti , vi- vendo a folo , dopo d' aver ripigliata la forma naturale nel mefe di Giugno ( 1775. ) diemmi un piccolo anemo- ni perfetto al pari di quelli , che na- fcono in mare , e del medefimo color della madre . Giudicate ora voi dellt mia forprefa , quantunque ove fi trat- ta di ollervazioni itatuiali io fia fem- pre apparecchiitto, a y^dere ogni più, lira na cofa ■. ou 00 '. i zn\{\ 1 j ! nr r, r, ■ Tràttafi qui foltanto della prima fpe- cie, e non già di quella , che nomino la quarta, e che, ficcome o/Tervai , fi moltiplica per mezzo di lacerazioni naturali o violente . In quella prima fpecie i piccoli formanfi nella più in- terna parte dell'animale ,, da cui na- fcono , or più or men grolTi , dalla bocca : pertanto , qualunque idea uno formifi di quelli animali, non fi potrà mai trovare un'analogia reale tra que- lle fezioni , e quelle , che fi fanno ai tronchi, e alle radici d'alcune piatite per moltiplicarle . Il piccolo anemone nuovamente na- to non è groflTo abballanza per dar luogo a fofpettare , che già da due anni flaffe formato, e pronto a nafce- re in quefla parte dell' .Anemoni pri- mitivo; poiché i piccoli di quefla fpe- cie, che ho confervati per ofTervarne 1' accrefcimento , fono crefciuti indie-- ci mefi del doppio del loro diametro, fenza che ini deffi la pena di nutrir- li : altronde quando i grandi .Anemo-' ni foggiacciono a qualche operazione, o ben anche a qualche incomodo mo- mentaneo, metton fuori tutti i picco- li, che in fé contengono . Io lafrio volentieri ad altri la cura di fpiegarq. quello fenomeno , e paflb all'efpofizi'o- ne d'altri fatti. Quelli pretefi animali completi for- matifi colla metà laterale d'un altro, come nella riferita efperienza (poiché qui non parlo delle fezioni 'parallele alla bafe ) non hanno forfè tanti mem- bri, quanti n' avea l'animale , di cui furono parte ; e in tal cafo tutto il maravigliofo di quefla operazione fi ridur- 3aS ridurrebbe a vedere cìafcutia metà , ciafcun quarto d'animale guarire del taglio, prender la forma , come me- glio pote(Te , dell* animale intero , e vivere a ogni riguardo come fé inte- ro forte veramente. Non ho potuto an- cor^ c'ò verificare colla neceflaria efat. tezz^, che mi liberi da ogni fofpetto d'errore: altronde gli anemoni ditale fpeeie non hanno tutti un egual nu-. mero di membri; e quei che ho tagliati ne avean moltiflìmi , coficchè affai dif- ficil cofa era il contarli . Poflfo bensì aflerire che 1' apparenza è la medefi- ma , e 1' animale ha tutte le fembian- ze d'efler compiuto : forfè egli mette dei nuovi membri fra quei che gli fo- no reftati ; la qual cofa non è fenza fondamento . E' certo che fi fanno molti cangiamenti in quefta riforma, che innumerevoli fenomeni offre allo fpirito meditatore . Potrera noi effer teftimonj di quefli fatti fenza ammi- rarli , e fenza trarne delle ifiruzioni fu l'economia animale , oggetto fem- pre preziofo? Coloro che hanno fcrit- to fu gli anemoni , o Ortiche di ma- re hanno confufi , fotto quefti nomi , degli animali affatto differenti ; non ne hanno conofciute che poche fpeeie; e di quelle più cofe hanno dette, nel- le quali fembra aver qualche parte V immaginazione . Inferite quindi qual fiducia aver fi debba in coloro , che non ne fono che l'eco, o che li com- mentano, e li conciliano fenza veder la natura . Sono ec. Collante 1* Eccellentiflìmo Senato nella provida fua maffima di am- pliare e favorire i Filato) da Seta nel- ^ io Stato , condifcefe col fuo venerato Decreto iS. Gennajo proffimo pafTato ad efaudire le iftanze dei Nobili S\^ gnori Conti Afperti , che con rilevan- te difpendio ampliarono in Bergamo .1 proprio Filatoio , rendendolo atto a ridurre perfettamente all' vifo Pie- moiitefe le Sete in Oi fogli e Trame, in erro fomminiftrando im'piego ai Sudditi Operaj ; quindi il Magiflrato EccellentiflTjrno dei cinque Savj alla Mercanzia con loro Terminazione dei 28. dello fieno mefe , approvata coti Decreto dell' Eccellentiflìmo Senato dei ij. Febbraio fuffeguente , concede che ie Sete grezze fuddite e flraniere, che pafferanno al lavoro nell' Edifizio dei fuddetti Nobili Signori Conti Afperti in Bergamo, e quelle che nel medefi- mo faranno ridotte in Qrfogli e Tra- me, per la fomma di Libbre dodici mille all'anno, debbano per anni venti: avvenire, principiando alle nuove Con*.' dotte dei Daz; di Terra Ferma , andari efenti da ogni Dazio d'IngreflTo, Ufci- ta , e Tranfito dello Stato ; dovendo eflfere fcortate dai necefìfarj Mandati , dei quali nella Terminazione fle/Ta è anneffa la Formula. Sarà poi dover dei medi fimi , per non cader dalla conceffa efenzione, 1': ofTervanza di quanto nella Termina- zione fuddetta viene ad eiTi prefcritto. Le efenzioni, i Premj, e gli Onori, che dalla Pubblica Munificenza vengon'com- partiti , fono i veri mezzi per inco- raggire i Popoli all' Agricoltura, alla introduzione e miglioramento delle Arti , e quindi all' ampliazione del Commercio, oggetti della maffima im- portanza per la Profperilà dello Stato, e della Nazione. 3^9 N. X L 1 1. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 5. Maggio 1777. Fabbrica di Ferro-bianco, ojftct Banda llagnata ifFr ddar tutto fino al gior- no , in cui Ci vuol ricominciare a ii:a- gnare. Allora , fedici o diciafTette ore innanzi, fi (a fuoco fotto la caldaja, acciocché lo Stagno fi liquei'accia , e diventi chiaro. Quando é ben fluido, fé ne prende con un cucchiajo , e fi verfa alTai da alio nel bagno, e ciò fi replica molte volte : indi f\ fchiuma, e fi continua la flefia operazione, fin- ché fia chiari/fimo, e ben netto. Al- lora fi provano i gradi dtl calore , tuffandovi dentro uno sfoglio di Ferro polito . Se quefto prendendo la (lagna- tura divien giallo, è fegno chif lo Sta- gno è troppo caldo ; fé pel contrario -egli è di un bel bianco, lo ftagno 'è nel fuorverò punto di calore (a). In quanto al Rame, che vi fi aggiugne, non fi può determinarne la precifa quantità : ciò dipende dalla qualità dello Stagno che fi adopera, come al- tresì da quella del Ferro che fi ha da ftagnare . Se fi mette troppo Rame , ie lamine, o sfogli non hanno un bel luftro , e fono nericci . Se per 1" oppo- (lo non ve n' è abbaftanza , lo Stagno) ■fi attacca agli sfogli troppo groffo. O dinariamente fi mettono due libbre •di Rame fr.pra un quintnk di centoe quaranta libbre di Stagno . Quando lo Stagno è nel punto di calor neceffario, vi fi mette una pia- ^^^ ^ lira di Ferro un pocogro/Ta, della lar- ghezza della caldaia , e lunga quant' è la profondità della caldaja (tefla . QueRa piaftra fi colloca perpendicolai- mente, e ferve foltanto di feparazic- ne tra i! gran bagno, dove fi metto- no gli sfogli , ed un piccolo fpazio , largo un pollice e mezzo, dove pari- menti fi tuffano. Quando lo Stagno è in fufione ben chiara , vi fi mette fopra un poco di fevo , che vi refta fubito liquefatto; vi fi verfa dell'acqua pura chi vi ca- giona un gonfiamento , e Io rende fchiumofo; i\ portano cento sfogli di Ferro tutti ammollati come efcono dall'acqua; fi mettono per di fopra la fchiuma, e con una tanaglia fi fanno entrare a poco a poco al fondo dello Stagno , in maniera che vi ftiano iti piano: fi portano indi altri cento sfo- gli , che fi fanno entrar nella ftef- fa maniera ; e vii fi lafciano incir- ca un quarto di ora . Si mefcola tiene con un baftone ; con [una fpecie di cucchiaio fi cava il feyo e 1' acqua che fono fopra il bagno , e fi metta in una terrina che fi ha lì dappreffo. Un uomo immerge indi una picciola tanaglia nel bagno, e ne tira fuori gli sfogli gli uni dopo gli altri : li pone orizzontalmente fopra due barre di Ferro , dalle quali s'innalzano due fi- le di punte, che fervono a foftener quefti sfogli; e vi fono delle) fepara- zioni per mettervene molti. ÌJn altro Operaio, parimenti con una picciola T t 2 tana- (a) loch fono oh sfogh dt Banda flagnata , che non fiano [oggetti ad aver d. le macche gialle ti che proviene dal troppo calore datoft allo Stagno, e ^^onj potrebbe evitarlo fenza pericolo di lafcar troppo Stagno fuglì shgli J^'etro alle fverienze fatte aal Signor Jars nella fabbrica di sLvagenel 'Ni- ch7fllLZ7. l'n'/ ''^'''^'""\^^' i"<^'cati dui tnconvenienti. Egli fugferl /o%ÌfT/jf'^''"''y P'''/",'^'' '^ fiagnatura pia eguale, e perrifparLr trip ' ^'' i'^'^'/'S' 'H^' ài Terrò le macchie gialle che ne rifultano AueiT. ': ^?? ^''^^"'' r^^^' '/'''''' P'^^ maccLtil'li fece bollire per tanaglia , prende ad uno ad uno que- ^ di fevo , onde la fnperficie del bagno (ti sfogli medefimi , e li tuffa nel lo- " vraccennato picciolo fpazio d' un pol- lice e mezzo, feparato dal gran bagno, cavandoli fubito fuori di mano in ma- no che li va immergendo , e li pone orizzontalmente fopra una inferriata con punte, fìniile alla precedente, ma più grande, fulla quale poffono ftare quat- tordici sfogli fenza tuccarfi , e fepara ti dalle punte. Su quefta inferriata gli sfogli fgocciolano . Quando ve ne fot' quattordici, un picciolo ragazzo pren- de il primo rhe vi è flato mtfT) , e gli altri di feguito. Frattanto un altro mette fulla inferriata dei nuovi sfogli, fecondo che li tuffa ne la caldaja , e ne li ritira. Il ragazzo che cava gli sfogli dall' inferriata li dà ad unafem mina, che li netta , per levarne una parte del graffo, con un pezzo di drap pò che tiene in ambe le mani , fre- f;andoli con delle fegature di legno . Tutto quefto lavoro fi fa preflilìimo, € fi può reftarne convinti facilmente dalla quantità che fé ne ftagna . Quando fi fon cavati dalla caldaia cento sfogli , vi fr mette lo Stagno che ha sgocciolato da quelli cavati ; inili del nuovo fevo , e di quello al- tresì che ha fervito al'a precedente o- perazione. Si getta nella caldaja deli' acqua frefca , la quale vi produre nuo- vamente un gran gonfiamento ; fime- fcola con un baflone, e fi portano al- tri cento sfogli ammollati nell'acqua; fi prendono tutti infiemecon una grof- fa tanaglia, e ft fanno entrar nel ba- gno, ma in guifa che pafìlao al ^on- do della ca!da;a al difolto dei cento reftativi dalla volta precedente. Si me- fcola ancora con un baftcne , fi cava il fevo e l'acqua , che fi vcrfa nella terrina già mentovata. Devefi peraltro aver l'atiet^zlone di lafciarvi un poco ne fia coperta , e fi cavano fuori gli sfogli gli uni dopo gli altri , conti- nuando Io fteffo che fi è detto di fo- pra . Quando le lamine o sfogli di Ferro- bianco fono (tati nettati in vicinanza alla caldaja con la fegatnra di legno, fi portano in una danza vicino ad un (ornel!o o ad una ftuffj , dove fi ten- gono caldi; indi una femmina li net- ta in una calTa con della ciufca di a- vena ; un'altra femmina li prende, e fa lo fteffo. Qi-iefle frmaiine hanno un pfzzo di drappo vecchiu , o di panni- lino in am'oe le m:ini . Gli sfogli paf- fano in feguito ad una terza femmi- na , la quale con un pannilino finifcc di nettarli . Siccome quefli sfogli in quella par- te, per la quale hanno fgocciolato , han- no lo Stagno più groflo che altrove j e fon pieni di gocciole ( •< T getti a ricevere , più terribili fi faran- no , e più fuiiefie. In ciafcun fecchio d' acqua da ab- beverarli fi metteranno venti goccie di àcido vitriolico rettificatifìTimo . Si netteranno le ftalle, portandone fuori il letame j fi profumeranno due volte al giorno, facendo fvaporare fopra il carbone ardente , o qualfiafi pietra in- fuocata , dell' aceto ; fi laveranno le creppie con l'acqua di calce, e fi fre- gheranno gli animali con uno ftrofi- naccio di paglia , onde aprirne i po- ri , e facilitarne 1' infenfibile trafpi- razione. LA pubblica Academia Georgica de- gli ^ntftamtci di Belluno ha pub- blicato i feguenti Quefiti per l'anno corrente 1777. j e la diftribuzione degli Argomenti da trattarfi nel corrente annex Accademico , e degli altri pel corfo del fecondo quadriennio* Q.U E S I T O Se l'ufo , che viene fatto in quefia Trovìncia de' Beni Comunali lafciati a godimento dalla Sovrana Munifi- cenza corrifponda agli oggetti del maggior pojftbile vantaggio , e qua- le potejfe effere V ufo del godimento fieffo più acconcio per ottenere gli oggetti accennati. La pubblica Accademia degli Anl- fliamid di Belluno propone per la fo. luzione dell' efpoftoQuefito il premio di una Medaglia d'oro del valore di fei zecchini, invitando a concorrervi ogni amatore della pratica Agricoltura, ec- cettuati gì' individui Accademici com- ponenti la flelfa. Saranno ricevute dal Segretario del- la medefima le Memorie tutte , che gli verranno indirizzate , o prodotta fin tutto il profljmo venturo Mefe di No- 34- Novtmbre , per indi enfere efamina- te, e giudicate dalla Società a fenfo, € a ftorma de' fuoi Capitoli onorati della Sovrana approvazione. Si renderà paiefe il folo nome dell' Autore , che avrà colla fua Memoria foddisfatto al Quefito , in modo di me- ritarfi lo (labilità premio ; e faranno abbruciati gli altri nomi , fenza di aprirli , fui fatto ifteflb. Si avverte però ciafcuno di annet- tere alla Memoria il proprio nome oc- cultato folto figlilo i poiché non farà liiandata alla Ballottazione Memoria alcuna , il cui Autore fi folle refe in qualche modo paiefe. Belluno ij. Marzo 1777. Q.t7 £ S t T O. •"'l'iCt fin : €on»fèmto lo fiato infelice , i» fui fi trovano li beni comunali deìlanofira Trovineia , additare i mezzi , onde ridurli a buona , ed utile coltiva- zione.^ Refla richiamato giufta le noftie Coltituzioni. il Qsiefito efpofto , av- vertendo ciafcun Accademico, e Cor- rifpondente, che viene perciò abilita- lo a produi-re le fue Memorie coi me- todi foliti per-' qualunque Seffione dtV «tino corrente, fino che fa ne ottenga U defiderata foIu^iÉ>ne. Q.U ESITI PRlVAtl, Da trattarfi nelle SefFiOOt dell'Anno 1777 j coli'ordine» e tempi , che ver- ranno prefcritti dalla Prefidenza , e Gonflglio di Banca . I. Se il metodo di góz^ernare gli ani- tnali bovini, che fi pratica nel la noftra "Provincia , fia il più adattato alla maggiòV moltipli- cazione , e miglior qttalità del- la fpecie . ]I. S& la coflitttzione prefe'nfe de' pra- ti^i B pafcoli dèi tlofiro Territo- rio fi trovi atta ad alimentari maggior numera de' beftiami , chs non alimenta'» ^' .' III. <^ualì potè fiero e fiere- i mezzi va- levoli , onde confeguire in que- fta Trovineia un maggior incre- mento de' befttami con reale eco- nomica milita dcllal^azione . ì L'Anno Accademico XIV. di noftra Salute 1777.-'. T iv.d->-RW\J-* ,- Tre fidente. '- Signor Ottavio Pap;ai-»i Cefa.*^ Co nfig/ieri . Monfig. Can. Francefco Perficiiii, Signor Giufeppe Coraulo. Cenforiv<\ S\gnoT Giovanni Sergnani ; Signor Co: Antonio Agofti . Segretario . Signor Co: Gabriello Barcelloni Corte. Ouefiore . Signor Co: Damiano Miari. . . Deputati all' Economiit^ ' Monfign. Can. Antonio Frizimelica, Signor Marchefe Andrea Fulcis. 16. .t'ó. 7- 27. 6. io. 25. 5. Gennaio Riduzióne prefcitta dalle noftre Coftituzioni . detto. Differtazione del P. lA.uin- > tonio Cazzetti de' Servi. r detto. Sefiìone Agraria. Febbrajo . Accademia pubblica , in cui fi cercherà: quale Studio piti fi convenga ne' luoghi fuor di com- mercio . detto. Dinertazione del Signor Sa- cri fta D. Giovanni Carelli . detto. Sefllone Agraria. Marzo . DiflTertazione del Signor Giovanni Capellari . detto. Seflione Aerarla. détto. Pubblica DilTertazione d'A- gricoltura del S\gnovTietroTrois . detto . Accademia pubblica fopra i M'ìfteri SS. della Tafiione del Hedentore . Aprile. Seffjone Agraria. IQo. IO. detlo . DiiTertazIone del Signor C'ufàpp^ Urbano Vagarti Cefu . 17. detto. SelTipne Ag'aria. 24. detto . Pubblica Di 6rerHzÌDive d'Ar gricoltura del Signor Co: Gcèrie/fv Earcelloni Corte . 8. Maggio. DiflTertazione del Signor l^iccolò G'UjJo J^avafa Farotti . 15. detto. Seflìone Agraria. 20. detto. Monfig. Can. £«f/> Dog/io- ni reciterà l'Orazione panegjrica del noftro Protettore S* B^n^rdi- tìo da Siena. . i^r o" • a8. detto . Pubblica DifTertazione di Agricoltura di Monrign.C«:n. frca- cefco Terficini . , . .•(••....] ; . 5. Giugno. S:'fllone Agraria «!.;;■{ -; 12. detto . Diffei-tazione del Signor Mainardo Taganì . 19. detto. SeflTione Agraria. 26. detto. Pubblica Dififertazione d'A- gricoltura del Signor Francefco ^Al- «-jr. paiir'i' - ^\^',\i.x,{\ ;{j [ffjioi iA./"" i.'' Luglio, Seflìona Agraria.,, "' \ IO. detto. DifTertazione dei-SignorA- bate D. oleandro Cajlr^dardo . 17. detto. S-flìone Agraria. 2^. détto .Pubblica Dvilerxazio.ne d'A*. •in 'gricoltura. dei Signor, /^.fo/x» 0-> , doardf . j\. Agoflo, Accademia pubblici fopra l'Argomento , che verrà oppor- tunamente propofto. 7, detto. DifTertazione del Signor Aba- -*; .. te Francefco Maria Colle . 14. detto. Sefiione Agraria. 21. detto . Pubblica DifTertazione d' Agricoltura del Signor Cav. fr^;»- . -cefco Co: Vilont . aS. detto. Riduzione .préfcritta dalle noftre Coftituzioni. Gabriello Barcellonì Corte Segret. Marzio Dogliont Cancell. dell'Ac- cademia . ■no fri 345 i t CAtalogo degli Accademici dtftinati alla trattazione, d^ile Materie A- grarie nel fecondo quadriennio , in gr,» dine, al Capitolo IV. dell/s Coft.ituzio- ni Accademiche pag, Ziy •< ■ ; I. Dell'Agricoltura degli Antichi , colla ferie de' tempi , e degli Autori. Monfg. Can, Lucio Doglioai, II. Pello Sfudio dell;e Teorie, e Pra- tiche di ogni forte d'Agricoltura pere- grina adattabile al Clima, ale terre, ed ai prodotti di quefta noftra Regione. Signor Co: Gabriello Barcelloni Cortt , III. Della coltura delle Vigne , q della' fscituVa- de' Vini * MonfigH. Can, Antonio Frizimeli^a . IV. Delia coltivazione de' Mori, e de' Bachi da Seta . . ; ij : ' Signor Giufeppe Cor aula, V., DeUe Piante da frutto . - ■< Monfig. Can. Francefco Terficini, VI. Della Botanica , e delle Pianta utili agli oggetti di Agricoltura , ài foraggio, e di commercio. ■ Signcr Co: Antonio xAgofiì . VII. Del tpiglioramento de', Campi arativi tanto in rapporto alia loro pre- parazione , quanto rifpetto ai metodo delle femine accomodabile alle diffe- renti fpecie de* grani, e de' terreni.,,.. Signor Giovanni Sergnani . > VIIL Del miglioramento de' Prati * Signor Ottavio Vagaci Cefa . ■> IX. Del governo degli animali boi vini, e dei gregge minyto. Signor Cav. Francefco C«: Tifoni ^ X. Della Veterinaria . / Signori Jacopo Odoardi , e Tie- tro Trois . XI. Dei Prodotti di quefta Provin- cia , e del loro confronto , della loro utilità rifpeitiva , ed introduzione de' nuovi. Signor Marchefe Andrea Fulcii, XII. De' Ripari ai Torrenti , e co- ftruzione degl'Iftromenti rurali. Signor cleniente Doglioni. XIII. Dei modi di dar a lavoro i ter- 344 terreni contemplati in ordine alle leg- gi , alle confuetudini , colle vide e- conomiche , e co' rifleflì ai vantaggi, che ne rifultano , e che fi potrebbe- ro attenderne sì rifpetto ai Proprieta- r) , che ai Coloni, ed Affittuali. Signor France/co Ripago, Approvato dai Voti dell'Accademia . Tratta dal Regiftro degli Atti dell'Ac- cademia degli Aniftamici , ec. Marzio Doglioni Cancell. « « « « . »».-<• Titmedio per guarire la malattìa de' be- filami j conofctuta volgarmente nel Taefe di Maine fotto il nome di malattia del Ragno. VEggonfi affai fovente nella cam- pagna dei beftiami in buona fa- Iute divenir all' improvifo prodigiofa- mente gonfj , e perire in pochiffimo tempo, fenza eflerfi riempiuti di trop- po o molto alimento: quefto male fi attribuifce a certi infetti, bruchi, ra. gni , od altri che ingojano infìeme con l'erba che mangiano sì nella ftal- la , che al pafcolo ; quindi vien detto colà la malattia del ragno. Qtiefta malattia richiede un pron- tiflìmo rimedio , e al primo accorger- fene, bifogna cavar fangue all'anima- le fotto la lingua , durante la quale operazione fi preparerà un battone di legno rotondo , per fargli una fpecie 5t di sbarra fufficientementè grofla , alla qu le fi attaccherà un pezzo di carna Ji porco magra , della piìi falata che fi potrà avere : fi metterà la sbarra m bocca alla beftia , attaccandola per le fue eflremità con una cordicina al- le corna dell'animale, che fi condur- rà fuori a camminare per molto tem- po , affinchè camminando e maftican- do la sbarra falivi copiofamente , e con ciò fi diffjpi prontamente e af- fatto la gonfiezza . Un poco di go- verno nel cibo e nella bevanda bafta poi perché non ne fucceda alcun ma- le. In mancanza di carne falata, con- vien foftiiuire un farchetto di fale , che farà preffo a poco lo fteflo ef- fetto. ■ :;»- '• - .li DAi torchi di F/-^»fÉ;/foRoj!/» Stam- patore in Siena fi darà alla lu* ce , tradotta dal Francefe nel Tofca- no idioma , l'Opera infigne intitolata / grandi .Annali dell' Impero della Chi' na copiati dal Tello originale Cme- fe del (a T. Giufeppe^nna Maria de Moryac de Mailla Gefuita Francefe , e M'Jftonarto al "Pechino ., e pubblica- ta in Parigi dal Signor Abate Crofier . L' edizione farà in ottavo , divifa in cinquanta Volumi. all' incirca, ciafcuno di trecento pagine, e il prezzo d' af- fociazione è fiiTato a Paoli tre al to- mo. Lo Stampatore fi efibifce di far- ne anche un'edizione Francefe , fé il ^ numero dei ricorrenti per quella farà ^ tale da poterla intraprendere . .\r \ ; .ni^-c av; ' l'.Ld t -OJ 345 *N. X L IV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V 17. Maggio 1777. "Proprietà de! frutto , e del legno de/r Ippocaftano , ojfìa caflagno d'India, detto volgarmente Marronier falvati- co . Memoria del Signor L. C. IL caftagno d' India è generalmente cotanto noto e moltiplicato , che pofTo difpenfarmi dal farne la defcri- zione. Quefl'albero non ha fervito fin- ora nei noftri Paefi , che per fempli- ce ornamento . Crefce egli , e fi com- piace in ogni forte di terreni e di ef- pofizioni ; il fuo progrelTo è prontilTi- nio; è di lunghiflìma vita; la f uà for- ma , le fue foglie , i fuoi fiori fono aggradevoli. Egli è il primo, che col fuo fugo , e colla fua verzura precoci annunzi la bella ftagione ; nondimeno fia per la inutilità del fuo frutto , e per 1' incomodo che cagiona nei paleg- gi cadendo dall'albero , convien con- fcffare che è da qualche tempo andato in difcredito . Gli fi van foftituendo degli altri alberi , che riefcono più ag- gradevoli o pel cangiamento di deco- razione, o per la novità della moda, ma che in realtà fono molto men utili. L' accidente ha fatto fcuoprire , che il frutto del caflagno d'India è proprio per alimentare alcuni animali dome- stici, e principalmente la vacca; l'ef- perienza ne lo ha confermato ; e non è a dubitarfi che mediante alcune at- tenzioni non pofiTa fervire ugualmen- te ai cavalli , ai majali , ai volatili della baffa-corte ec. Il detto fratto ha ancora molte altre proprietà , ugual- mente che il fuo legno. liuovo Giornale d' Ital. Tom. I. * ^ Il Signor Raimondo di S. Salvatore^ paffeggiando nel fuo Pdrco , s'avvide che le fue vacche fi fermavano fotto i caflagni d'India , e che ne mangia- vano il frutto ; e temendo egli che quello forte ad effe nocivo, fecondo il volgar pregiudizio che quefio frutto non è buon ei niente , ne avvertì la vacca- ra , perchè ne tenefle lontane le fufi vacche. Cortei gli rifpofe , che non era quello il primo anno , in cui fi accor- gfffe del guRo che avean le vacche per quello frutto ; eh' elleno lafciavaii la migliore erba per correr dietro al frutto fteflb; che ftavan bene , che il loro latte era ugualmente buono , e che finalmente quell'era tanto alimen- to rifparmiato. Su quella relazione il Signor di S. Salvatore attento non meno a ciò che riguarda l'economia rurale, che appli- cato a quello che può incoraggiare la buona Agricoltura, fi determinò di far raccogliere dei marroni d'India, e di confervarli al coperto aifin d'impedire il cattivo fapore , che potelTero acqui- llare reflando in inverno fuori fui la terra . Egli ha fatto provare a darne di fecchi nella flalla , e le fue vacche gli han mangiati con la fteffa avidità; ha continuato indi a farne dar loro la fera, quando dai campi ritornano al- la Italia, principalmente nella ftagio- ne , in cui non fi trova più erba ver- de da raccogliere per recarla alla dal- la : fé ne dà a ciafcnna vacca quanti' ne poflono Ilare nelle due mani uni- Xx te, ?4^ te, come fi fa dando I' avena ai ca- ^ valli. Il detto Signore aflìcura , che le fue vacche fi portano bene , e che il loro latte non è in niuna maniera al- terato né in quantità, né in qualità. Perfuafo dall' efperienza del Signor di S. Salvatore , ho voluto dimandare alla vaccara della mia campagna , fé ella fi foffe mai accorta che le fue vac- che fi fermaflero fotto i caftagni d'In- dia per mangiarne il frutto ; e la ri- fpofta fu precifamente laftefla, che ne riportò il Signor di S. Salvatore , ag- giugnendo, che fui principio che fé ne è accorta, tre anni addietro, ella du. rava fatica a tirarle lungi da quelli frutti , i quali venivano dalle ftefife preferiti per fino ai pomi , di cui non pertanto fono ghiottiflìme , feb- ben per effe pericolofiflìmi ; finalmen- te ch'ella le avea lafciate mangiarne, principalmente dopo che aveva ofìTer- vato, che le fue vacche , finché tro- vavano marroni d' India per terra , davano un ottimo latte , in maggior quantità, e che fi fono portale fempre benilfimo. Avendomi detto la vacca- ra, che mai erale venuto in penfiero di provare a dar alle vacche dei mar- roni fecchi nella ftalla , ne ho fatto lor dare di quelli, che il mio Giardi- niere avea raccolti per feminare, ed effe gli hanno beniffimo mangiati . In fe^uito ho fatto infranger di quelli marroni in piccoli pezzi , e gli ho tat- ti gettare ai miei cavalti , i quali alla prima non vi badarono : gli ho fatti mefcolare con un poco di avena ; ed una vecchia cavalla gli ha mangiati. Un altro cavallo ha fcelto 1* avena fcnza prender gufto ai marroni ( è ben vero ch'egli è un poco più delicato). Infatti mi fono accorto , che quei mar- roni , i quali non erano flati raccolti con diligenza, avevano un poco di o- dor di rancidume. Il Signor Lefebvre des Cormiers aflì- cura, che nelCaftello di Martignè fi ufa di far mangiare alle vacche i mar- roni d'India frefchi , e afferma , che durante il tempo in cui ne mangiano danno molto più latte del folito. Mi fovviene di aver fentito dire al- tre volte, che il marrone d" India era proprio per alleggiare i cavalli bolfi ; e quella è la ragione , per cui appel- lafi volgarmente cajìagna da cavallo^ e molti Manifcalchi in quello cafo fé ne fervono. Forfè potrebbe effer facile il trovar i mezzi di render quello frutto proprio per l'alimento dei cavalli, dei majali, dei volatili. Se fi levaflTe la fcorza del marrone, nella quale confitte tutta la fua amarezza, ilnocciuolo, non aven- done alcuna , non fi potrebbe grattu- giare crudo, e prepararlo con qualche lavatura, o in altro modo? Quefle fo- no delle nuove prove da farfi . Potrebbefi altresì palTar nel forno il marrone d' India , per feccarlo un po- co , e per infrangerlo più facilmente ; imperciocché non fi dubita , che non fi pofTa macinare in farina groffa, co- me fi fa di certa fpecie di fava , per darla ai cavalli , ed ai befliami . Il marrone d' India difficilmente fi fecche- rebbe a un certo punto, perche è graf- fo, e conferva fempre una certa umi- dità , che può impedir di ridurlo in farina fina {a). Non fi potrebbe anche metterli fot- to (a) alcuni anni fono fu annunciata una fpecie di candela , che pretende- 'va fi fatta con la farina del marrone d' India . Molte perfone hanno dipoi provato a far polverizzar di quefti marroni , ma non hanno potuto riufcir a feccarii , né a farne farina . Fi è tutta l' apparenza ^ che l'autore non r avejfe annun- ciata fotto quefta denominazione^ che per nafconderne il f egreto . E nonpertanto certo , che la bafe della materia principale di quefta candela , fecondo ladecom. pofizione che ne fu fatta ^ fojje una fpecie dt farina , che più volentieri fi at- tribuirebbe a quella , che fi pm far della pianta dell' amido. to la macina, coms Ci fa dei pomi per ^ farne il fidro , affi;i di fchiacciarli , il che formerebbe ima fpecie di pafta fa- cile a ftemperarfi > ^/ihro ufo del frutto del cajlagno d' India . II Signor Marcandier , nel iuoTrat. tato del coTiape , pruova che lifcivan- do ii canape annerato, e paffandolo poi per un'acqua di marroni d'India, fe- condo il metodo che ne fugsjerifce , egli divien più bello , e fi vende più caro dei canapi p;à belli, a' quali non fi fia data quefta preparazione ; e in- oltre che quefta medefima acqua ferve per infaponare i pannilini e le tele con poca fpefa , fenza 1' ajiito di nef- funa fpecie di fapone , né di turchi- no, o d'altri ingredienti; quefl' acqua dà naturalmente ai pannilini un oc- chio turchino . Il Signor Lefebvre des Cor/niers con- fermò quefta proprietà, facendone ufo nella propria cafa con buona riufcita; aggiungendo che la feccia o la depo- fizione di queft" acqua è ottima per in- granfar i maja^i , e i volatili: vi fi può mefcolar della crufca. Finalmente il mentovato SignorMJ»"- candier annuncia, che i drappi di la- na, le calze, le berrette che pafiTano, e fi digraffano al purgo, quando emen- do interamente purgate del loro graf- fo , Ci guazzino in queft' acqua, diven- gon piùmanevoli, più morbide , e me- glio difpofte a ricever 1' imprefiGone della tintura . Il medefimo afficura d' aver fatto -follare , e digraffare delle calze e delle berrette con la fola ac- qua di marroni d'India (<»). * H7 Maniera fempUcìJJtma di ftr l' acqua biaKca di marroni d' India , per ìm- biancare il canape annerato , infa- ponare i pannilini , le tele , e guaz- zare i drappi , le calte , le ber- rette dopo che fono fiate digraf' fate . Bafta pelar il marrone, indi grattu- giarlo con una rafpa da zucchero più fino che fi può . Due o tre marroni baftano per ogni pinta di acqua di pioggia , o di fiume : fi getta quefta materia nell* acqua dieci o dodici ore prima di fervirfene , per difcio- glierla e ftemperarla , mefcolandola di quando in quando; la fi cava dalla fec- cia mezzo quarto d* ora al più dopo l'ultima volta che la fi avrà ben me- fcolataj ciò 'ì\ può fare inclinando il vafo, oppur con una fcodella, allorché l'acqua é ancora bianca, e carica come una fpecie di acqua di fapone; effa fa della fchiuma , ed anche fcoppia . Per fervirfene, fi fa rifcaldar queft' sequa a fegno, che le mani non pofla- no foflferirla , e la fi adopera ugual- mente che l'acqua di fapone. Se i pannilini foffero troppo fpor- chi, e abbifognaffe adoperare il fa- pone, pochiiTìmo ne occorre per fre- gar femplicemente i luoghi dove ii fu- cidume é più tenace. La feccia , o depofizione che fi fa della materia grofla fotto queft' acqua bianca, è buona per i volatili , e pei majali . Troprietà del legno del cajlagno d' India . Qiiefto legno profcrltto nei tempi addietro da qualunque ufo , ed anche pel fuoco , non viene al giorno d' oggi riguardato con 1' occhio medefimo. Xx 2 Queft- ,./.^? ^^' ""^rrone d'India è pieno di fughi afir ingenti , alluminof , deterfvi , lijciviojt , e fapenacet. Marcandier, Traitè du Chanvre &c. Oiiert' albero una volta tagliato, fic- rome anche i fuoi rami , perde il fiio fugo nei freddi dell'inverno, principal- mente fé vien confervato fino all' au- tunno feguenie , e cuftodito per fei mefi al più al coperto. Egli arde co- sì bene come qualunque altra fpecie di legno, fenza annerare, e fenzafcop- piare al fuoco, come può fare men- tre confervi ancora l'umidità del fuo fucchio , e non fia perfettamente fec- ce . Ne fu fatta la prova per molti anni di feguito in parecch) luoghi. Queflo legno aflai porofo noni dà molte ceneri , ma fono eccellenti , e preferibili a quelle delle altre fpecie di legni, per le lifcive dell'imbiancamen- to dei pannilini e delle tele . Il tronco del caflagno d' India ta- gliato in buona ftagione , quando il fuo fucchio è interamente aneflato , può efT'er fegato per lungo in tavole di mediocre groffezza : elleno fon buo- ne nei lavori di Falegnami, come gli altri legni bianchi , pel ripieno dei quadrelli dei foffitti . Nel Caftello di Coulans fi vede degli appartamenti in- larfiati da molti anni con quefte ta- vo\e , che fi fono confervate bene. Quelle tavole convengono ancora be- ne ai Caflettaj, e ali* ufo d'altri Ope- ra). Gli zoccoli fatti di queflo legno fono leggieriffimi , ed ottimi nell' eftate . Finalmente al fuo frutto ridotto in polvere fi attribuifcono molte proprie- tà medicinali » Egli è un potente fìar- nutatorio , di cui non fi dee far ufo , che con fomma precauzione : contiene molti fughi afìringenti . alluminofi , ec. che meritano le ricerche delle perfone dell'Arte. Dopo tante utilità efperi mentale del legno, e del frutto del caftagro d'In- dia, puoffi piiJ ricufare a quell'albero l'antica accoglienza, con cui a prin- cipio fu ricevuto in Francia ? I diverfi iifi , che fi può ntrar dal fio frutto , devono impegnarci a farlo raccoglier diligentemeate fuUa pianta ; e così fi libererà i pafìTeggi dal folo incomodo, che può reiiderli fpiacevoli. *' f „4vvertmenti intorno alla Coltura dei Gel fi . UNo zelante Agronomo Fiorentino vedendo con rammarico che an- nualmente fi perdono molti Gelfi per la cattiva coltura che fi fa de'medefi- mi , e che perciò fi diaiinuifce il pro- dotto e lavoro della Seta con danno della Patria , ha cercato d' indagarne la caufa , indi 1' ha palefata , perchè fia rimofla da chiunque dee avervi intereiTe . OiTerva che dopo aver colta la foglia per i Bachi , cofiumano molti potare i Gelfi nel mefe ftefiTo di Giugno, in cui fiante la flofcia co- flituzione, e porofità del loro gentile legname, e il calor fucceflìvo dell' E- flate, quei tagli e ferite mai fi rirnar- ginnno bene j onde il legname fi apre, vi entra 1" acqua , e poi va in malora la pianta. Avyprio adunque non elTer quella ftagione da potare il legname , e che però tal fonzione fi dee fare a tempo nuovo, prima che i Gelfi met- tano la foglia, e non lafciarfi acceca- re dall' interefle, che dopo la potatura elliva col nuovo fucchio rimettano ver- gelli che facciano la foglia 1' anno di poi , quale non è nemmeno buona per i Bachi , benché a chi la \enit a pe- fo frutti lo fteflb della buona; e il fuo avvertimento è degno di tutta la con- fiderazione . Egli poi fi maraviglia , che per potare e cuftodire un Cedro , che fa un frutto grato in vero e odo- rofo , ma di miferabile profitto , Ci ab- bia tanta attenzione e cuflodia , e si poca per i Gelfi, che tanto fruttano; ma di ciò non è a maravigliarfi . Al Cedro penfa un pratico Giardiniere , che o ci ha il fuo utile , o è ben pa- gato a tal fine dal Padrone, a cui pre- me che le pianie del fuo giardino o di Città, o di Villa fiano ben tenu- te , e ci ha tutto l'occhio; ma quanti fono quei Padroni, che fi prendan pen- fiero de' poveri Gelfi r II Padrone gene- ralmente non fé ne intende, li valuta come una pianta ignobile non degna delle delle fue attenzioni , faprà di averli , ma non faprà talora ove fiano , o non anierà mai a vederli . Il Colono non fi prende pena di alberi , 1' utile de' quali è tutto del Padrone , e che a lui recano pi;ittofto dell' incomodo e del pregiudizio . Per caufa dei GilCi deve aprire il campo a chi viene a coglier la foglia, e aver occhio che non gli rubi, o gnafli quei prodotti , fui quali ha in terese . Col palla r colle fcale o gli fciupa il fieno , o i grani fpecial- mente fotto il Gelfo, ove i Cani fteflì per mangiar le more danno il gnafto alle biade: ficchè per lui farebbe me- glio che non foffero nel fuo Podere, e però non fi prende pena di ben al- levarli e cuftodirli j non ne apprende nemmeno l'arte, non risentendo alcun danno, fé vanno a male . Qialunque lìa dunque la caufa della decadenza e perdita de' Gelfi , è inutile qualunque iftruzione per toglierla , fé non vi è chi abbia impegno per la loro confer- vazione, e non fia praticato quanto dal detto Agronomo viene avverti- to (rt). Concorrendo la Pubblica Provvi- denza ne' modi più efficaci, cal- le particolari circoftanze più adattati , a favorire , e promuovere fempre più i vantaggiofi avanzamenti delle Arti e Manifatture dello Stato , efecutiva- mente a* Sovrani Decreti dell' Eccellen- tiffimo Senato , con Terminazione del Magiftrato Eccellentiflìmo de' Cinque Savj alla Mercanzia del dì 17. Marzo proflìmo pa/Tato , furono riconfermati * per uti altro qumdenmo avvenire i Privilegi concelfi alla Dita di Giam. battifici Erbijli Fabbricatrice di Panni ad ufo eftero in Verona. Con altra Terminazione poi del gior- no medelìmo gì' infrafcritti Fabbrica- tori di Panni ad ufo efiero in Schio , avendo comprovato legalmente di ave- re ciafcuno di eflì nello fcorfo anno 1776. travagliato venti , ed alcuni più Pezze di Panni ad ufo eftero da cm- quanta a felfanta braccia alla Pezza , reftano graziati per un Quadriennio di molte efenzioni fopra i fuddetti Panni ad ufo eftero, che verranno da ciafcuno di effi fabbricati ; e inoltre beneficati con altri opportuni provve- dimenti , diretti al giufto interefìTe di detti Fabbricatori , e al buon ordine delle loro Fabbriche . I Fabbricatori graziali fono i Signori Giulio ^ntO' nio Fanzo ; Gio: Battijl.i B^eghelin ; Giufeppe Sartori; Michiel Saccardo qu: Ifeppo; Gio: Battifla Comarolo qu: Gio- vanni-y Tietro Sardi qu: Zuanne ; Bor- tolo Senfeto qu: Tiero; Antonio Conte; Ciò: Maria Smiderle qu: Tauh; e ^f»' tonio Bragnola . A più valida eficura prefervazicne, e a maggior incremento delle Arti e Manifatture dello Stato , gli Eccellen- tiflìcni Signori Revifori Regolatori de' Dazj con loro Proclama dei 28. Gen- naro proffimo pafTato, approvato dall' Eccellentiffimo Senato con Decreto 27. Febbraro fuiTeguente, oltre alla proi- bizione generale di qualunque contrab- bando , onde non venga pregiudicato 1' intereflfe del Pubblico Patrimonio , refta rifolutamente , e rigorofamente vietata la introduzione in quella Città di (a) Il difetto della coltura ^^' Gelfi, di cui efclama V agronomo Fiorenti- no , faro, forfè vero nella Tofcana , febbene la quantità e U buona qualità di Seta chi vi fi raccoglie , poffano far creder niuttojlo il contrario ; ma non è così nello Stato della Serenijffna p.eùubbltca, dovi quefla ùianta fi coltiva con fom. ma attenzione , e viene generalmente riguardata e da' Vadroni , e da' Coloni con tutta parzialità , com; una dille più utili pel ricco prodotto che ne ri- fyJta . r r r 35Q di ogni forte di Manifatture toreftiere jjj proibite dalle Leggi , e fpecialmente i Panni di Lana , di Seta, o con Oro o Argento fabbricati in Paefi efteri ; ve- nendo dalla Pubblica Clemenza con- ceilo lo fpazio di due mefi da princi- piarfi il giorno della pubblicazione del Proclama (lefiTo , che fa li 28. dello fcadiuo Aprile , dentro il termine dei quali chiunque fi ritrovafife avere dei generi fuddetti proibiti, pofìfa darli in nota al Magiflrato medefimo , per man- darli fuori di Stato con un Mandato, che gli farà rilafciato Gratis; dopo il qua! termine non avrà più luogo il prefato indulto , e farà contro chiun- que venilTe fcoperto reo proceduto col rigor delle Leggi . Maniera dì verifcar una Riga , cioè (il ojftcurarfi fé ella fia perfetta- mente diritta^ Comune a differenti Artefici é la neceffità di aver delle Righe per- fettamente diritte . Gli Architetti , i Difegnatori , ed altri ne fanno un ufo continuo; ma le Righe, chequefti ado- perano , non han bifogno della perfe- zione di quelle, di cui devonfi fervire i Fabbricatori di frumenti matcmati- ci 5 per dirizzare e verificare diveifi ftromenti , particolarmente quelli che fervono nella pratica dell' Agronomia . In grazia di quelli ultimi pubblichia- mo il metodo , non di formar delle Righe perfette , ma di afìTicurarfi in- fallibilmente fé fiano perfettamente diritte » Peraltro gli errori, che noi fcoprire- tno nella dirittezza , non fono quelli che un valente Falegname , il quale dirizza un pezzo di legno con una pialla, fcuoprirebbe sbiecando la lun- ghezza del pezzo : fiffatti errori fon troppo groflìeri ; noi fupponiamo che la Riga , prima di effer pofta all'efa- ine, fia fiata dirizzata , quanto più è poffibiìe, coi metodi noti, i quali fo- * no la pialla , e la lima trattandofì del legno, e dei metalli; e per quefti an- che lo sfregamento di due Righe l'u- na contro l'altra-, di maniera che pri- ma di provar le Righe, fi giudichi che fiano perfettamente diritte . Gli erro- ri, che noi fcuopriremo con l' efame che ora efporremo, fon quelli che sfug- gono agli occhi i più efperti , e eh' è difficiliHlmo di evitare. Difponete la Riga fopra una pietra, o fopra qualunque altra cofa folidiffi- ma in modo , che la faccia che vole- te verificare fia diretta a qualche og- getto lontano, come per efempio alla Croce di un campanile dillante due o tre leghe; fermatela fulla pietra ocon del cemento che adoperano gl'Intaglia- tori di figlili, o con qualche altra ma- teria di fimil qualità. La pietra , fulla quale é affodata la Riga, deve avere all' incirca un pie de di larghezza fopra una proporzio. nata groffezza , e dev' efTer circa un piede più lunga della Riga che fi vu/ . verificare : in tutte quefte mifure il poco più o il poco meno non decide. Quefla pietra dee pofar con le fue eRremità fopra due altre pietre feda- mente fermate fu qualche macigno , di maniera che le tre pietre formino come una fpecie di banco, fui quale è collocata la Riga . Bifogna indi avere un picciolo ca- valletto di ferro o di rame con un piede in ciafcuna delle fue eflremità. QiieRi piedi fono le parti che devono pofar fulla faccia della Riga che fi vuol verificare. Sul corpo di quello ca- valletto a pofa un cannocchiale a due vetri conveffi , lungo quattro o cinque piedi : nel fuoco comun di quelli ve- tri vi fono dei fili che fi taglian tra loro ad angoli retti . Si indirizza il cannocchiale piantato fui cavalletto all' oggetto lontano in guifa , che le in- crocicchiature dei fili, di cui è guerni- to il cannocchiale fleflTo, corrifpondano a qualche punto rimarcabile di queflo og- getto. Difpofta così ogni cofa , e colloca- to il cavalletto ad una delle eflremità della Riga, fi farà queflo fcorrere lun- £0 go la Riga medefìma , guardando Tem- pre nel cannocchiale . Se avviene che il punto dell'oggetto lontano , fui qua- le fi fono puntati i fili del cannocchia- le , refti Tempre fotto i fili , fi deve efTer certi che la Riga è perfetta ; ma fa al contrario fi vede cangiar luogo, e abbandonare i fili , è certilfmio che vi è errore , il quale per quanto pic- colo eflTer pofTa , con tal mezzo ficu- ramente fi fcuoprirà. Si comprende bene , che a cagion del rovefciamento degli oggetti n^l cannocchiale a due vetri conveflì , i movimenti apparenti dell'oggetto lon- tano devono farfi in fenfo contrario a quelli che fi fcorgerebbero , fé il can- nocchiale non li rovefciafTe . Così qua- lora l'oggetto, verfo il quale fi fono indirizzati i fili , fi vede difcendere fotto il filo' perpendicolare , quello è un fegno che il piede anteriore del ca- valletto ( quello cioè ch'è alia parte dell'obbiettivo ) è difcefo in una cavi- tà della Riga. Se per l'oppofto fi ve- de l'oggetto afcendere al difopra del detto filo , fi conofcerà che il piede anteriore del cavalletto è montato fo- pra una elevazione o rialto della Ri- ga, oppur che il piede pofteriore è di- fcefo in una cavità; il che fi conofce- rà poi dai fegni che devefi aver fatto con la creta alle faccie laterali della Riga. Un punto femplice , per efem- pio, indicherà gli abbalTamenti del pie- de anteriore al difetto della vera linea diritta , e fi fegnerà allato alle ca- vità . Due punti per l'oppofto indi- cheranno le elevazioni al difopra del- la medefima linea diritta , e fi mar- cheranno allato ai rialti. 5fc Le differenze della faccia della Ri- ga all.a vera linea diritta faranno tan- to pili fenfibiii j quanto più lontano farà l'oggetto , verfo il quale fi avrà puntati i fili del cannocchiale : imper- ciocché faranno agli fpazj percorfi fo- pra l'oggetto lontano dal filo perpen- dicolare, come l'intervallo^lei piedi dei cavalletto è alla diftanza di quefti me- defimi piedi all' oggetto che fi of- ferva . Puoflì con quefto mezzo far moltif- fime efperienze ; fi può per efempio afficurarfi , fé le varietà della tempe- ratura dell'aria alterino , o nò la di- rittezza di una Riga , in guifa che foflTe diritta in una ftagione , e falfa in un' altra , finché ritorni la tempe- ratura che le conviene . Ciò che noi diciamo deve accadere, fé le parti che compongono la Riga non fono perfet- tamente omogenee, o ugualmente com- patte. Quantunque quefto metodo di veri- ficare una Riga non fia un mezzo per fabbricarne di perfette , come abbiam detto di fopra ; nonoftante fi avrà fem- pre fatto un paflfo verfo la perfezione coir aver ritrovato il mezzo dì fcuo- prire gli errori per quanto piccoli fia- no , e il luogo della Riga dove eflì fono. Almeno provando in quefta ma- niera le Righe fabbricate dai più v'- lenti Artefici, fé vi fi fcuopriflfero de- gli errori , quefto farebbe un mezzo infallibile per levar di tefta a quefti Artefici il pregiudizio che hanno di pretendere di eftere arrivati alla perfe- zione; e per confeguenza farebbe un ^ motivo per eccitarli a far dei nuovi S? sforzi onde arrivarvi. ?<1 Trezzt Correditi de* Granì. Addì 7. Maggio 1777. Venezia a peso diLib. 152. Io Stara « I» Tiazza Mercantile ■ Simile ■ ^ Da l^iftort Simile Da Fornì " — • Simile • -L. 17 -L. 17 -L. 17 ■L. 16 •L.— -L.' — In Pubblico da Fonticì'-^ — L. — Simile ■ — L. — Sorgo Turco i . > — L. — Legnaco a misura veneta. 5 IO 5 IO Tormento- Simile Sorgo Turco -L. 18: 6 : — -1. 15 : 16 ; — ■L. 12 ; 6 : — L. IO ; 5 : — Lazise a misura Veneta. F0rmento Simile Sorgo Turco 1. 17 ■ L. — L. 15 L. — IO Vicenza a misura Veneta. Tormento- Simile ' L. 1 8 ; 5 ; — ■■ L. 15) : 14: — Sorgo Turco— -^r—i — «— — l. 12 : 15: — L. io: 14; — Bassano a misura Veneta,' FormentO' Simile- Sorgo Turco ■ -» — L. ip ; 12:- — L. ip; 15 :'■ — - L. 1 1 : 1 7 : - L. 12; iS:- Udine a misura Veneta. FormentO — Simile ' Sorgo Turco "L. ip; 12 L. ■^:^- -L. 11:7 i. *—: — Treviso a misura Veneta. Fermento Simile Sorgo Turco——" ■ I- 17 • 7 •L. 14; 14 ■L. 8 : 16 L. IO ; 5 PIAZZE ESTERE. Genova a misura Veneta. FormentO- Simile - Sorgo Turco L. 28 : — L. 20 : 12 I * 35> N. XLV. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio . 24. Maggio 1777. Rela?-ione ^ ^orri il flel Fulmine caduto «e/Conduttore del- la Tubblica Specola dt Padova il dì II Maggio 1777. a S. E. // Signor Angelo Qjjirini , Senatore. Eccellenza, TAnte perfoncj poco al fatto del- la teorìa de' Conduttori , vifi- tando il noftro , mi chiedono , fé vi fìa flato mai fegno di alcun fulmine pafTato per efTo . Io rifpondo , che i' uffizio de' Conduttori è di traman- dare i fulmini fenza fegno , quando non fiano eforbitanti ; j^' intenzio- ne delle Punte e/Tendo di f(>ttirare in- fenfibil mente il fuoco elettrico, o ful- mineo dalla nuvola , come un fem- plice ago accoftato colle dita alla ca- tena della macchina elettrica, la fpo- glia in un iftante di tutto il carico , a fegno di non poterfene trarre fcin- tilla veruna j che però in occafione di temporali la materia di molti ful- mini, può e deve efTere ftatatrafmef- fa fenza fuoco vifibile né tuono ; e qualche fiammella che in cima alla lancia fofìTe forta , come fé ne vide in qualche cafo , non fu fcoperta da noi per l'oppofizione del fito , e per- chè nel furor de' temporali le perfo- ne non amano di ftar fuori ad ofTer. vare; eh' io bensì ebbi qualche volta fofpetto di fulmine fcefo per il Con- duttore , pel fragore vicino, ma che ^ "Innovo G iornale d ' Ita!, To qi . I. S? non potrei darne prova per mancan- za di fegni. Quefta volta però polliamo foddis- fare i curiofi , anche i più renitenti, ed increduli . Si deve quella pubblica relazione per giuftizia in comprova della pratica de' Conduttori medefinii per r ufo, e benefizio, che predano alle fabbriche ; e la fi deve da me a F. E. mio graziofo antico Mecenate, amatore di tutte le belle invenzioni, e primario promotore in quelli paefi de' Conduttori , coi difcorfi , e coli' efempio di quello eretto per difefa della elegante fua villa d'AItichiero, prova- to già con efperienza , come altrove ho fcritto. La Domenica dunque 11 del cor- rente Maggio ( 1777 ) dopo due ore di tuoni rimoti e profondi con appa- rato temporalefco di veYfo Olirò, che anche fparfe della gragnuola in qual- che villaggio del Padovano baflfe^^el Polefine ; verfo le ore 20 e mez2a dell'orologio Italiano fi fpinfe la nu- vola fopra di Padova: alle prime goCr eie di pioggia , come fpeffo accade , fcoccò una faetta . Io mi trovava nel piano di mezzo di quefta abitazione allronomica in un corridoretto efami- nando un Barometro, e parlando con un Milanefe . Non m' accorfi di ba- leno ; ma il fenfo del tuono e dell' efplofione fu così prcffimo e v4^vo, che diflì ficuramente al Milanefe : 0 nel Conduttore , 0 nella Specola , poiché fu da quella parte. Lo ft fìfo fu giu- dicalo dal Signor Abate Cerato , eh' Y y era 354 era nel piano di fopra facendo la 5jSj fua fciiold di Ai-chitettura, dagli Sco- lari , e da tutti gli abitanti di quefto Caftello . Parve che quefla faetta a- prinfe una cataratta dal Cielo , tanta pioggia precipitò immediatamente , e così pure fpeffo fuol accadere . Pochi mi- nuti dopo un gran lampo annunciò un' altra faetta , ^e infatti pochi fe- condi dopo fcoccò un tuono più fra- gorofo , e cadde in contrada di Santa Lucia , in una cafa abitata da certi Signori Guaraldi , ove per le danze iece varj difordini . ■ Tornando alla prima, il tuono ben- ché vicino fu tenue , come d'ordina- rla archibufata , anche meno, ma rau- co e rotto, come farebbe battendo fo- pra una padella , ftrafcinato per due o tre fecondi. Infatti parve faetta pic- cola , il che mi tenne tranquillo per le piccole "confeguenze che poteva a- vere prodotto nella fabbrica , febbene aveffe potuto uccidere un elefante, non che un uomo . Ceffata un poco l'orribile pioggia, e il romore del Cielo, falii la Speco- la per vedere fé vi f)(Te danno. Non trovando fegni di guaflo dentro la fab- brica, né pure odore di zolfo, vidi an- che il Conduttore in apparenza intat- to ; onde feguitando a piovere fin fe- ra , non avendo gente pronta per ef- fer fefla , me ne difcefi col penfiero , che foffe fiata la faetta tramandata fenza fegno , e di far meglio efami- nare ogni parte nel giorno feguen- te che vi farebbero ftate le maeftranze . Infatti il giorno dopo fu primo il Dottor Chiminelio , mio Nipote , e compagno di Studio , ad accorgerfi , che nella treccia de' tre fili di ferro componenti la catena , v'era un' a- pertura nel fito del primo anello, cioè fopra del primo e più alto braccio , immediatamente fopra del groflb tu- bo di vetro, per cui la catena pafìTa . Efaminàndo allora meglio le cofe , fi videro varie tinte nere di fumo, fpe- zialmente là dove fi dividono i fili dal primo nodo , o infarzione , ove fono incorporati in uno , e attac- V cati al braccio che parte dalla fpran- Fatti fai ire quelli maeflri moarato- ri , che effertdo (lati nd lavoro, allo- ra che fi pofe in opera il Conduttore, ben fi ricordano della fua pofitura in tutte le parti , verificarono lo fcofta- mento , o la (frappata de' fili al fito indicato; trovarono inoltre nel groffo cavicchio di. Vetro che traverfa e fo^ ftenta la catena fopra il detto primo tubo di vetro , qualche fcroftatura di colore , tutta frefca , con fumicazio- ne all' intorno ; ravvifarono la ferie delle fumicature. fparfe , e difcendenti per il tratto di molte braccia , paren- do , che il fuoco abbia giocato giran- do fecondo il tortuofo andamento ds' fili . E perchè io dubitava , che que- fte macchie poteffero efiere accidenta- li , prodotte dal tempo, dall'aria, dall* umido , mi nioftrarono, eh' erano mac- chie di fumo , che tingeva le mani differenti da altre accidentali , che vi fono; e tirata la catena toccai , e vi- di che infatti così era ; ciò che non lafcia dubbio, che non fia una fiamma difcefa giù per la catena. Io non poteva vederla pereffer dal- la parte oppofta, cioè a Levante, del- la Specola , il Conduttore trovandofi a Ponente, fé anche foiTi (lato fuori, ma di là dal fiume , a Mezzodì , e la riviera di San Michele ; a fera la riva della Saracinefca , o del ponte di legno . Era giorno di fella, onde non vien il folito concorfo di gente , fac- chini , barcaiuoli, artigiani, che fre- quentano quelle rive ; molti erano in Chiefa , la maggior parte chiufi in cafa . Non ollante dalla riva di San Michele , uno Scultore che paffava , e qualche perfona per fineflra focchiufa, vide la faetta, o la fiamma in figura di globo , da Mezzodì vibrarfi verfo la Specola ; e dalla riva di Saracinef- ca lo fteffo -fuoco fu veduto di qua ^ le vifuali dell' una e dell' altra riva andandofi ad incontrare nella Specola, che Ila quafi nell'angolo tra i due canali. Qiiefle perfone così atteftano d* aver veduto , ne alcuno dice , che la faet- ta ta cadeffe in altro luogo della vici. ^ orologio, al tira/ite del martello, (in- nanza , ficchè abbiamo d' avanzo prove per la realità del fatto. DifTì , che fu faetta piccola ; fomi- giiante a quella fpecie fecondarla, co- nofciuta tra l'altre dagli Etrufchi : Efi ctliud levìus fulmen , cui des- tra Cyc/opuin Scevitia jìammdeque minus , mi- nus cddidit ira: . Secondo la dofe , e l'impafto del fuo- co elettrico, che fi mefcola beninìmo con altre materie , che trafporta, na- fce la faetta, veemente o debole, con fiamma , o fenza, di fola vibrazione , quafi come la commozione di ieViedi di larghezza per ogni gombina . La lunghezza dell^ gombi- ne è di tefe quarantuna di fei piedi , e più quattro piedi ; gli operai devo- no contentarfi di fei danari per tefa e daranno inoltre ventuno per venti . ( Il Signor M-trchand , e i Proprietarj del diflretto di S. Giovanni non dava- no, che cinque danari per una mifu- ra di cinque piedi e mezzo , il che è un poco meno ). Qj-iede ventuna tefe importeranno dieci foldi ( moneta di Francia ) , e f u quello piede una gom- bina coderà diciannove foldi e fei da- nari , che moltiplicati per ottantatrè e un terzo faranno la fomma di ottan- tadue lire, dodici foldi, e nove dana- ri per arpenta, o cinquanta cinque li- re, un foldo, e dieci danari per juge- ro, che contiene due terzi di un' ar- penta . Siccome vi fono più gombine della larghezza di tre piedi e più di quel- lo, che fé ne trovino di minori, il ju- gero di terra colla ordinariamente me- no delle lirecinquantacinque; ma que- llo prezzo non può badar , che nelle terre le più facili a lavorar fi . Se fof- fero coperte di un grofifo cotico , bifo- gnerebbe farle lavorare avanti d' in- traprenderne lo fcavamento. Sefoifera un poco pietrofe, o imbarazzate dira- dici, converrebbe accrefcer la paga de- gli operai, a proporzion della difficol- tà del lavoro .' Io fo che in qualche luogo fono flati pagati in ragione di un foldo per tefa , ma credo che una fimile paga fia fiata fa ta piuttollo per carità, che per intereffe . Si può ben credere, che per quanto diligenti fiano gli opera; , fcappino lo- 10 fo alcune radici ,' che vegetano 1' an- ^ no dopo r operazione . Per obbligarli a farne efatta ricerca , e renderli più diligenti nella prima operazione, vi è 1' ufo di trattenere ad elfi dal loro fa- lario diciotto danari per lira , fintan- toché fia fatta quefta perquifìzione . Siccome guadagnano piiì mercanteg- giando, che non farebbero lavorando a giornata , così non fi trovano inco- modati dal ritardo di una piccola por- zione delle loro mercedi . Quefta perquifizione fi fa immedia- tamente dopo la raccolta , e prima di lavorar il campo per prepararlo a ri- cever la Temenza ; ma quando !'• ope- raio fia fiato negligente nel fuo primo lavoro , ei non vuole andar cercando la felce, che ha ripullulato in troppa quantità : perciò è neceffario aver 1' attenzione ch'egli fia efatto nella fua prima operazione. Nelle operazioni di tale fpecie ha regnato fino al prefente un difetto, il qual toglie una gran parte del frutto , che fé ne fperava' La felce vegeta u- gual mente bene nelle fiepi che circon- dano i campi , quanto nei campi fteflì. Finora quefta felce delle fiepi fi è tra- fcurata, dal che è avvenuto , che le fue radici fon paffate di nuovo nei campi , e a poco a poco li riempiran- no come prima. Per ovviare a fiffat- to inconveniente , è d' uopo afifoluta- mente praticare il primo mezzo , che fi è indicato , per far perir la felce . Ogni fettimana, o più fpe/To , finat- tantochè la felce pullula , convìen ta- gliarne i rampolli , che fi vedrà com- parir nelle fiepi , e nei circondari dei^ campi , il che non fi potrà fare colsg? piede 0 con la mano, ma fi farà cori dei farchieili , o con altri ftromenti comodi; e con tal mezzo , unitavi 1' eftirpazione, un campo farà per fem- pre liberato dalla felce. Oltre r ufo che fi fa delle radici della felce abbruciandole, e fpargendo- ne le ceneri fulle terre, ve n'ha un altro antichiffimo, e affai noto, eh' è bene di non omettere . Quefte radici fon graffe e vifcofe; fi fan bollire me- fcolate con un poco di crufca , dopo averle lavate . In tale flato fono buo- ne pel nutrimento dei majali , nel tem- po in cui le foglie dell' olmo non fo- no comuni. Quefti animali vi fi adat- tan beniffimo, quando provengono da terreni che non abbian loro comunica- ta dell'amarezza , ficcome fono ordi- nariamente i fabbioniccj. Quelle perfone, che dalla lettura di quefta Memoria fi fentiranno mofle ad intraprendere fiffatta operazione, avrati piacere d' intender , eh' effendo fiata letta alla Società Reale di Agricoltu- ra di Mans, il Signor Ferofi àeFerger Segretario perpetuo vi ha riconofciuto il procefTo medefimo , eh' egli ha te- nuto per la diftruzion della felce , tanto con 1' eftirpazione, che col taglio dei rampolli, procefTo che gli èriufci- to perfettamente. Con moltiffimo pia* cere io prefento loro un tale malleva- dore dei vantaggi che ad efTe io pro- pongo . Alcuni Contadini pretendono , che concimando un campo , il quale fia fiato ben lavorato, col letame di pe- cora, la maggior parte della felce pe- rifca nel primo anno , e la reftante nell'anno feguente. n ^61 - -, N. XLVI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA' Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura , alle Arti , ed al Commercio ., * CI ZI. Maggio 1777. Ci)Ttuy'a''è[èf' Nsipo fa.^itko,~detto voL jfj fet-vando però che il . terreno fia uraij garmentei Ravizzone , Juccìntatmn te defcritta , a riohiefta di preftiw. ti/fimo Terfonaggio , dal Signor ]?\g- tro Arduino Tubblico Vrofefjore di ■'■'c^grieòìiùfa' ne/fivài'tìerjitàdj Pa. S-^ifòVai^ - ■■'■•'■■■■ ....... , or;;vO(J a' si 6-. PEr coltivare il Ravizzone , pianta molto utile per la copia di buon olio e fano che fi ha da' fuoi ferai , devefi preparare- Ja terra nei modo ifèef • fo che praticafi per la feminatura del frumentOy erpicandola beniffimo, do- po arata V per iftrttolarne le eolie , e ridurne la fuperficie uguale. - Difpofto -così il terreno, vi fi fpar- ge. (opra là Temenza a ragione di un qiikrtiero ,' cioè di libbre dieci per ogni campo di terra : tutto raggua- gliato a mifyra Padovana . Per ogni libbre dieci , o fia per ogni quartie- fo di femi di efìfa Pianta , fi prendo- no tre quartieri -, a mifura , di terra fecca e ridotta in polve , oppure di cenere ,' d' di faBhia, e con la femen- za bene fi mefcola' , talmentechè ven- ga ad eflfere in tutto il volume ugual- mente diflribuita . Preparato tale mef- fcuglio , fé ne fa la feminagione, in- di vi fi fa paflfare fopra leggiermente r erpice , oppure im fafcio legato di fpini ftrafcinato dagli animali , per- chè moderatamente fi fotterri e fi cuo- pra . Il tempo opportuno per quella fe- minatura Ci è dagli ultimi giorni di Agofto alli primi di Settembre ; òf- "^J'/ovo Giornale d' hai, Tom. I. do ; e quando non lo fonfe , conver- rebbe afpettare' il; beneficio di qualche pioggia, o che almeno fi vedefTe im- minente , per non efporfi al pericolo che , per troppa' ficci là , i femi non germinaflero. ' , . a Il Napo falvatico ,0 Ci^ tlavizzàX ne, preparato nel modo anzidetto , può feminarfi anche fopra il frumentone A- mericano , detto grano.turco, cioè fo- , pra quello cinquantino , fubito dopo di averlo ricalzato , fenza nefTun' al- tra coltura j ma così facendo ,.riefce di prodotto molto minore .j , inoigiil Non efige quella fpecie di pianta, oltre al predetto, alcun altro coltiva- mento ,. e non refta che di farne la 'ricolta quanda fia matura , locchè Q conofce dal fuo totale ingiallimento d diffeccazione, che fuccede nel mefe-di Maggio. Giunta a perfetta maturità, fé ne fa la raccolta, tagliando le pian- te con falce da frumento , € diften- dendole fui campo ; ma fempre ma- neggiandole deliramente , perchè non fé ne llacchino e cadano le femenze , al quale oggetto d' uopo è di farne la mietitura di- buon mattino , quando trovanfi ancora umide di rugiada .Così dillefe fui campo lafcianfi feccare, in- di fi conducono ali* aja per batterle , fempre ufando tutta la diligenza che i femi , par troppo fcuotimento , non cadano e fi perdano. L' aja debb'eflfe- re ben foda , fenza crepature, e net- ta , e fé farà felciata, riufcirà mol- to meglio ; Battuto che fia il Raviz* Z z zone , ^52 zone , e feparatone 11 grano , e ri- dotto netto , quefto fi fa ben rifecca- re al Sole , poi fi conferva in luogo afciutto , oppure in granajo , fino al tempo di volerne trarre 1' olio , per ottener il quale fi procede nel mo- do medefimo praticato per quello dei femi di lino e di altri fitiiili . Qui però è da avvertire che 1* olio di "Ravizzoìe da ufarfi per condimen- to di vivande, deve eftrarfi fenza fuo- co . Macinati i femi, fannofi fpreme- re al torchio , e 1' olio , che n'efce, confervafi per detto ufo di cibi . La pafta rimanente , detta panello, fi fa molto bene fcaldare dentro di una cai- daja al fuoco , come fi pratica per 1' eftrazione dell'olio di lino, e caldif- fima fi ritorchia . Il fecondo olio, che così ne viene fpcemuto., è molto me- no puro del primo, e di un fapore fpiacevole di rafano:; ma è però buo- no per lucerne , e pel lanificio , e altri ufi. Un campo , a quefta noflra mifu- ra , fementatQ di Ravizzone , rende più o meno in proporzione della qua-, ì-ità della terra e della temp£t4e-- delle ftagioni , come avviene anche degli altri prodotti che fi coltivano ; e tal- volta fé ne ritraggono fino a dugento libbre , ed anche più di olio , Si ha pure il vantaggio che li campi cere- ftano liberi a tempo da poterli femen- tare di frumentone , il quale molto fuole prcfpcrarvi . Quanto migliore farà il terreno e meglio coltivato e letamato , tanto più riufcirà uberio- fo il prodotto del Havizzone , e quel- lo pure del frumentone , che fé gli farà fuccedere , fé non accadano fini- ftri infortuni (*).. •»-»-^i '♦* T»^F«.»^ -. .„-*<: De! Cancro volante . Sintomi di que- fta malattia ; Metodi curativo e pre- " fervativo -utiìm0nte praticati dal Tub^ blico Trofejfoyg' del Collegio Zooiatri' co di l^adova^,. , „ IL -Cancro ^^lante h. un'u-lifera can- cerofa , che vien fotto ', ed ^nche fopra la lingua dell' animale bovino, bianca in principip j rofla in f rogref- fo , e nera in fine . EflTa velocemente trafcorre d'uno all'altro luogo propa- gandofi o per at-toccamento , p per tatto mediato, ed immediato; efla r0* de, confwma , ed in, pochiflìrao tempo dìfiacca la lingua della infetta beftia-i quindi rendefi micidiale. I fintomi precedenti quella malattia fono la voracità dell'animale nel prea^. der il confueto cibo , la continua ipi? quietudine, l'abbondante falivaziane,„ il fiato più. o meno puzzolente, ec... {") La coltura del Ravizzone , e l'ufo del fuo olio per condimenio « per. altri bifogni , fono comuni da tempi immemorabili nella Lombardia di la dal Mincio . Ciò nondimeno , in quefte nojìre parti fu , fi può dire , ignoto quejlo rì- flejftbile "Prodotto fino all'anno \-j66. U Signor Arduino prenominato , che alcuni anni prima erafene proccurati i femi da Cremona , ed aveane fatti gli opportu- ni efperimenti , pubblicò nell'anno enunciato la fua Opera intitolata =; Memo, rie di OflTervazioni ', e di Sperienze fopra la coltura , e gli ufi di varie Pian- te ec. s Da quel tempo principiò a conofcerfi , e ^a lentamente introdurfi . Il fuo Olio viene confiderato più falubre del nofiro comune , e quando fiafi efprejfo con Ordigni ben netti , e fenza fuoco , non ha odore ni fapore fpiacevole , è particolarmente per friggere riefce ottimamente . Chi defidera di avere più pre- cifét notizia di quefla Tianta , può vederne la defcrizione e la figura , il modo di coltivarla i gli ufi economici ^ e le virtù medicinali nell' Opera anzidetta . ' ì\ fÌTnedio curativo , cfie contro ad ciTa venne efperimentato più facile, e più ficuro , confifte nel tagliare , ed eftrarre le parti fungofe eputredinofe, che giacciono alla fuperficie dell'ulce- ra, con uno ftromento trinciante, ov- vero con una forbice, fregando pofcia la piaga con un pannolino inzuppato della fe)2uente lozione , quale fi ado- prerà dieci o dodici volte al gior- no ^ 'finché fiafi perfettamente cica- trlÉzata; I^. .Aceto fortìjftmo quattro libbre ' S\ale armoniaco , Sale comune quat' tr' once per forte ; ,Ajfafetìda > Canfora , due once per forte . Avvertafi , che la Canfora dev' effe- te fciolta a parte in un poco di ac- quavite, non potendofi mefcolare nell' aceto per cagion della refina , di cui è compolla'. Le altre foftanze fi pefte- ranno minutifTimamente avanti di u- fiirle coli' aceto, ed ogni volta che fi dovrà far ufo di una tale compofizio- ne farà d'uopo fcuoterla, e ben bene riniefcolarla , Oltre alla predetta lozione fi ammi- nlftrerà mattina e fera a ciafcun am- malato, pel corfo di quattro o cinque giorni, un beverone comporto di due pugni di Bacche di Ginepro , quali fi faranno bollire in due libbre di acqua comune fino alla diminuzione di un terzo , indi fi colerà , e vi fi aggiu- gneranno due oncia di Teriaca fina. Gli animali , a cui verrà data quefta bevanda , fi terranno coperti con un panno qualunque, o colla paglia iftef- fa che loro ferve di Ietto, purché non fia bagnata dalla orina , o putrefatta dallo flerco . Si faranno pure macerar delle bac- che di ginepro in fufficiente quantità di aceto, le quali fi daranno due voi- te al giorno , frammifchiate nella cru- fca , alla dofe di una manata. Se poi l'ulcera diveniflTeconfiderabi- le, e faceffefi vieppiù profonda. I^. Tintura di Mirra , 7'intura di ^iloé , un' oncia per forte \ Spinto di Fino ott'oncie, fi mefcoli il tutto aflìeme , e fé ne freghi l' ulcera . Sarà eziandio neceflfario per la gua- rigion degli animali infetti , e per la prefervazione de' fani , di profamare fpelTe volte le Halle coli' aceto gettato fovra d'una pietra, o di un ferro ro- vente ; di aprir le fineflre della, raede- fima nelle ore più calde, di fi:rigliare fortemente la pelle degli animali , on- de promovere 1' infenfibil trafpirazio- ne; e di allontanare il letame , men- tre quello produce efalazioni putride e fetide . Il Rimedio prefervatlvo , da prati- carfi agli animali fani, confifle in una cacciata di fangue dalla iugulare , of- fia vena del collo, e quella operazio- ne farà feguita da frequenti lozioni alla lingua col mefcuglio fuddetto di aceto, fale armoniaco , fale comune, afTafetida , e canfora , e da bevande a- cidule nitrate, le quali fi faranno pren- der ogni mattina , fintantoché cefli l* Epizootia . Bt. ^ceto ^ mezzo bìcchìero ; T^itro grezzo i due onde ; uicqua comune, un fecchio. fi mefcoli , e fi dia all' animale . In- vece dell' aceto, e del nitro fi pofìTo- no foftituire dieci goccia di acido vi- triolico, avvertendo però di ben me- fcolarlo con 1' acqua nell* atto , che vi s'immerge , perchè altrimenti pre- cipiterebbe efCo al fondo del fecchio , e r animale non ne trarrebbe alcun giovamento . * ZZ 2 Ma- 3^^4 * ¥ * ¥ * Maniera di mi furar e l' ac ere [cimento graduale delle Tiafite . TRa tqtti coloro che fi occupano nei loro giardini, non v'ha nef- fiin0 che non fi prenda il piacer di confiderare , ed anche di mifurare i progreffi giornalieri delle piantechevi coltivano. La fola curiofuà balta per. impegnarli in un' oflfervazione cotanlo aggradevole; e qualunque mifura fer- ve allora ad eiTi per determinar queRi progreffi , dei quali provano un' inter- ita compiacenza . Ma coloro che riguar- dano lo fludio della Natura cooie un aflfar ferio,,e che per penetrar nei fuoi inifteri fi fiudiano di feguirla nelle fue operazioni quanto più davvicino è pof- fibile , fono poco foddisfatti tanto del- le mifure infedeli , che .fi adc^perano indiftintamente , quanto della maniera Ilefla di fervirfene. Sanno eglino, che l'aria più calda o più fredda, più fec- ca o' più umida, non folamente fecon- do . le Ragioni , i giorni e Je notti; ma ancora fecondo le differenti altez- ze de! Sole e della Luna fopra il no- ftro- Orizzonte , agifce fu i vegetali con una diverfità inconcepibile . Non ignorano , che la terra non è fempre della ftefla confiftenza , e che la im- presone dell' aria j.xhe agifce fòvra di efìTa ugualmente, che fopra tutti gli al- tri corpi , la raide or più molle , ed or più dura. Non è dunque a ftupirfi che non traggano, fé non delle cogni- zioni fuperficiali , e popò degne di un cffervatore , dalle mifure che fono in ufo y e che non fi può eflfer fificamen- te certi di applicare alla piania-nel. ll- to precifo dove fi erano collocate il giorno antecedente. iRrutti per mezzo del Barometro e del Termometro delia gravità e della temperatura dell'aria, mancano poi di uno ftromento per co- nofcer giuftamente I' ^ffctto dell'aria medefima fopra un vegetale . Noi ne ' daremo qui la defcrizione di uno, lu- fingandoci che per la fua efatterza e 3r i per la fua femplicità riufcirà accetto a tutti i Curiofi. Facciafi un pezzo di legno quadra- to , ben diritto , e di una convenevo- le altezza : dividafi^ perpendicolarmente, in tante parti, in quante fi crederà a propofito , nella maniera flelT^ che Ci divide una riga da Legnaiuolo .Vi fi adatti al difopra orizzontalmente un altro pezzo di legno, con una. picpip/t la.giiella aciafcuna eftremità , finita- vi in maniera , che vi polla, paflare dall'una all'altra un fattile filo di ìe- ta : ad una delle eRremità di quefto filo fi attacchi un piccolo pefo , e fi paffi r altra eftremità all' intorHo la fommità della pianta .• Si pianti in terra" fedamente- il pezzo di legnd per- pendicolare, e fi aiTTciiri con dei coìij, affinchè il ven^o non lo po/Ta né ro- vefciare, ne inclinare quando la terra {offe molle. Per ritrovar il giornaliero accrefci- mento di quella pianta , bifogna offer- var fino a qual grado, fegnato già nel legno peipendicolare , afcenda il nodo del filo paflato intorno alla pianta , oppure a qual grado difcenda ogni gior- no all'ora medefim.ì l'altra eftremità alla quale Ita attaccato il pefo . Con Ciò farà facile conofcer di giorno ia giorno r accrefcimento della pianta. , Utile per molti riguardi fi è quefta oHervazione. E(Ta ci fa conofcere quan, to-nutrimento riceva ogni giorno una pianta , e come quelle che fono, umi- de crefca no più prontamente delle fec- che: fi può confrontarle tra loro con certezza, giudicar della loro qualità, e del grado di quefta qualità con una efatia certezza , purché fieno uguali tutte le altre circoftanze. il Suf * Sul mìfliorcimiKto dei Tratì ahi ; full' utilità di divider le Terre in quat"- ■tro parti; è fu i mezzi di f^rti/rz- •Màr le Terre r¢emente m.ìrnate . Estratto DelÌ8 Memorie del Sig. Peltereaucc. I: Piati ahi, fecondo che qui intende . il Signor Teltereati , fon quei ter- reni che hanno dei rivoli , o piccioli fiumi , formati naturalmente nei vallo- ni', e prodotti a cafo dalla inegua- glianza del terreno in un paefe piano, -ma elevato. Qaefti terreni , a differenza di quel- le tertili praterie , che fono con- tinuamente rffrfrefcate dalle acque che bagnano le loro fponde , e che di quan- do in quando fono , per così dire , ri- novate da quel preziofo limo, di cui vengon ricoperte nelìe efcrefcenze de' tiumi, quefti terreni , dico , non fono fé non bagnati dalla caduta delle ac- que-, che difcendon dalle colline, fen- ea' xeftarne abbeverati. Quindi ne ven- gono la totale loro fterilità negli anni afcuuti , e la poca fertilità negli umi- di. Ma quantunque facili a impoveri- re, perché non fono fecondati da quel limo pingue che portano i fiumi , non fono però meno preziofi ; e tanto maggiormente noi dobbiamo fupplirvi •con i'indurtria . Per riufcirvi , le pendici , che- con- finano con quefti terreni, fempre col- •tivate, devono efier concimate con una fpecie diprotufione , affinchè le acque, che fcolaro dalla collina nel vallone, dilavando le terre fine , e i fali dei letami poflfano formare un limo fifìTo , il quale rallentando il lorocorfo, pro- curi un' irrigazione utile, un ingraflb favorevole , fenza deteriorar le terre coltivate, che quelle acque, per l' in- nanzi infruttuofe , non fanno che percorrere lentamente. La terra nuova , che dal lavoro ■ delle talpe viene alzata al difopra del- ^ * la fiìparficie dì queHlr'terneni ', fp^ifa. a p-'opofitO', ' favorendo l'ufo dellaj calce , le rende altresì più vive , e più abbondanti; raaficcome quefto in- grano, quantunque foveate riprodot- to , non potrebbe , attefa, la poca .fu a quantità, procurarvi un miglioranieii- to fenflbile , è facile fupplirvi coji la terra nuova, che ci vien fomminillra- ta da qualunque terreno incolto e .ab- bandonato . :;,'■. Quefta tejra a;mmucchiaià pel cor- fo di fei mefi , o di un anno , rivol- tata col badile , e finalmente fparfa, con ugu.-jglianza.fu tali terreni., Ji. fa fruttare, e rendere quelle felici; rac- colte, che moltiplicano, quanto fi può mai defiderare, la Temenza, del fieno^ che vi fi fparge ancora . '.--•jv Se il Signor Te/tereau non fa men- zione della fuliggine, delle ceneri , e dei- letami mefcolati e confumati co^ delle terre nuove, come di ingrafil pro- pri per migliorar , -quefti prati alti , ciò non è percliè egli' ne ignori la pro- prietà ; ma perchè come Coltivatore economo eh' egli è , li riferva per le terre a frumento . Così aggiungafi a' di lui primi mezzi di- miglioramento, premefle le neceffarie operazioni ,- una ben intc-fa incinerazione , la quale for- nifce un nuovo ingraffo quanto certo, altrettanto poco difpendiofo . Infatti fi confronti la fpefa della prcpofta incinerazione con quella che porta il confumo dei letami neceiìarj per migliorar i prsti, e fi dovrà coa- venire che quella dell' incinerazione è di molto minore , quantunque il be- nefizio che ne proviene fia uguale ; poiché la Superficie di un'arpenta di terra incinerata produrrà ottanta car- rate di concime, che diftribuito fopra quattro arpente di quefti terreni , di cui parliamo, non formerà che una fpefa di nove lire per arpenta. La deperdizione dei fali , che vien fempre cagionata da una produzione forzata, dice lo fteflb Economo, non può a meno di non impoverir la ter- ra , e quella principalmente , la qua- le poco foftanziofa per fé fte/Ta non dee }^6 dee la fua fecondità , che alla quan- tità di concimi di cui Ci carica : tali fono in particolare le terre di medio- cre qualità , delle quali fi sforza la produzione, dividendole in tre parti. L* efito delle mie fperisnze mi au- torizza a proporre di dividerle in quat- tro ; i vantaggi che ne nfulteranno fono evidenti : fuppongo un Podere di feffanta arpente di terra, con quat- tro arpente di prati alti, ed altre quat- tro di pafcoli , divifo in terzo : fi avranno venti arpente difpofte a rice- ver il frumento , venti pei grani mi- nuti, mentre le altre venti, in lavo- ro j fi prepareranno per feminarvi il frumento nell'anno feguente. Quefta coltura richiederà due aratri, due La- voratori , e almeno cinque cavalli , de' quali una per erpicare , o per rinforzar la muta in cafo di bifogno, Riftretto pei foraggi alle ftoppie delle terre in coltura , io non ho per fup- plirvi, che il prodotto di quattro ar- pente di prato , debole riforfa per nu- trir cinque cavalli, e gli altri beftia- mi , i quali devono , confumando i foraggi del mio Podere , moltiplicar- ne i letami ; m-a ficcome quefti fono necenTariamente in proporzion dei be- Uiami che fi mantengono in un Po- dere , così anche i beftiami fono in proporzion dei prati e dei pafcoli che lo compongono . Ora dividendo io le fefTanta arpente in quattro parti , un Lavoratore , un aratro, e tre cavalli battano per la mia coltivazione ; mol- tiplico i foraggi , diminuendone nel tempo ftefTo il confumo; rinforzo di letame le mìe quindici arpente , per- che diminuifco la quantità delle terre da letamare : ecco la mia conomia, da cui provengono moltiplicazione di granì, e abbondanza di foraggi. Nel- la mia divifione quindici arpente fe- minate quell'anno a frumento, refte- ranno in ripofodopo la raccolta; que- lla terra fecondata dai letami produ- ce , indipendentemente dalla mancan- za di coltura , un pafcolo c-^rto , e iornifce accidentalmente un foraggio , che fi riproduce da un giorno all'al- * (ro : quindi rifparmlo di fieno , nel tempo medefimo, che i letami fovrab- bondano , con un confumo neceiTario che ne fa una greggia, che queflo fo- raggio mi permette di ftabilire .Al- tre quindici arpente preparate periran- no feguente rtftano in lavoro, mentre altre quindici ricevon delle femenze, le quali fparfe in una terra bene fmi. nuzzolata , divifa , e per così dir ri- novata mediante il ripofo di cui ha goduto il prillo anno , e i fali; de* quali fi è impregnata nel fecondo , fi fviluppano più vantaggiofamente , e fornifcono un grano più netto, e più nutrito , che in qualunque altro ter- reno: quindi altresì delle raccolte tan- to più abbondanti, che i fali più mol- tiplicati le difendono dalle pericolofe influenze , che oppongonfi alla loro fertilità . Le ultime quindici arpente finalmente , con la fteffa attenzione feminate di avena , renderanno una raccolta il doppio maggiore , e tanto più fé fi avrà la precauzione di femi- nar con elfa del trifoglio di Olanda , il quale con la frefchezza , che man- tiene al pie dell'avena, ne facilita la produzione, ajutando lo fviluppamen- to del fuo germe. A tutti quefti vantaggi fi aggiu- gne non folamente il rifparmio d' un Lavoratore , e di un aratro, la com- preda e il mantenimento di due ca- valli ; ma fi rifparmia altresì la fe- menza di cinque arpente di frumento, di cinque arpente di avena, fenza con- tar che non fi ha più di quindici ar- pente di frumento , quindici di ave* na , e quindici di ftoppia da far ta- gliare . Un altro articolo ancora non meno intere/fante fi è , che la totali- tà dei letami di tutto il Podere , u- nendofi fopra quindici fole arpente, e ingraffandole copicfamente , richiede meno trafporti , e mcn fatica per di- ftenderli . La utilità delle marne , continua il noftro Economo , in mancanza di le- tami , in oggi non è più un paradof- fo : tutti i Coltivatori ne convengo- no, ma neduno ha faputo trovar l'ef- pediente |)ediente di non lafclar oziofa nel pri- mo anno una terra recentemente mar- nata; per fupplirvi due mezzi mi fon fembrati tanto più proprj , che i'efito ha fecondato le mie fperienze. Difpongafi gli Tirati aKern.itiva nien- te di marna e di letame :, i banchi precipitano <:on la fermentazione , e accelerano la fufion della marna , i cui fall più facilmente! fviluppati pre- curano fin dal primo anno un'abbon- dante raccolta ; e d' altronde quello metodo moltiplica i banchi a letame . Ma ficcome ogni marna non conviene a tutte le terre , e te mie fperienze non fi fono realizzate , che fopra una terra biancaftra , fredda e compatta di fua natura, è bene per le terre più mobili, e più facili ad arara di non co m por gli fi rati , che con una terra nuova , e jdel Jetame . Ammucchiata pel corfo di fei mefi , o di un anno , difpofla a ftrati fu i banchi, dopo ef- fere ftata faturata dalle orine degli animali , e dalle grondaie , a portata delle quali avrà potu-to imbeverfi , ef- fa prodorrà un effetto affai più fenfi- biLCy che la marjia, il cui mefcuglio è molto più utile nelle terre iredde , che in quefte leggiere. Cptifcoii di Ftjìca animale , e vegeta- bile dell'abate Spallanzani , Hegio Trofejjore di Storia K^atur/xle nelt ÌJniverJità di Tavia , Socio delle ac- cademie di Londra , de' Curiojt del- la l^atura di Germania , di Berlino, Stockolm , Gottinga , Bologna , Siena ec, aggiuntevi alcune Lettere relati- ve ad ejfi Opufcoli dal celebre Sig, Bonnet di Ginevra , e da altri fcrit- te air autore . In ottavo , due Vo- lumi con fei Tavole in rame . In Mo- dena 1776. Cinque fono gli Opufcoli contenuti in quella Raccolta . II primo , che abbraccia tutto il primo Volume, ha per titolo: OJfervazioni esperienze ^C-7 'ja intorno tigli Unìmaluccl delle Infuftoni, in occafione che fi efaminan^ alcuni articoli iella nuova Òpera del Signor di NeedhaiJi. E' divifo in dodici capi- toli comprefi in due parti. Nel priino capitolo trovali la fpofìzione delle nuove Idee del Signor dil^eedham in- torno al Siftema della Generazione; nel fecondo v'ha 1' Efarae delia prima Eccezione fatta dal Signor di Tsieed- bain a un efperimento del fuoco , ve» nendo nel fegueiìte 1' Efame della fe- conda Eccezione dello Iteflo Signor di TSleedbam all' efperienze del fuoco , ca- vata dal fup pollo fcemamento .di ela- flicità nell'aria rinferrata nei va fi pro- dotto dal foverchio ardore del fuoco . Nel quarto capitolo fon riferite le ef^ perienze fatte dall' Autore con le Uo- va ed Animali , Semenze e Piante fot- topofle a diverfi gradi di calore , enei quinto quelle fatte con Animàlucciin- fuforj , e loro germi fottopofti a diverfi gradi di freddo. Nel fello fi confide- rano più in grande , e in un modo più eflefo .gli effetti che produce il caldo e il freddo fugli Animali . Gli efperi- menti degli Ani malucci infuforj fotto- pofti a diverfi odori , e liquori , alla Elettricità, e al VotoBoileanotrovanfi nel fettimo capitolo . Neil' ottavo v* ha una novella difamina degli Argo- menti del Signor di Isljedham intorno all'origine degli Animali infuforj. Nei due che fieguotìo fon riferite le ma^ niere fingolari onde fi moltiplicano af- faiifime fpezie di. Animali infuforj,, iC dimoflrafi nell' undecimo , che più Ani- mali infuforj fono ovipari ; alcuni vi- vipari j e tutti nel fenfo più fl.etto ermafroditi ; e finalmente nel duodeci- mo , che detti Animali infuforj non fono ElTeri femplicemente vitali , fe- condo il penfare del 'l^eedbam , ma che hanno le vere e caraiteriftiche no- te dell'Animalità. Termina quello Vo- lume con due Lettere differtatorie del Chiariffimo Signor Bonnet all' Auto- re relative al Soggetto degli Animali infuforj . Il fecondo Opufcolo, eh' è il primo ^ del fecondo Volume , è intitolato : of- mP fer- n<5s , , /■' .fervationt'e Sperienze intorno ai Ver- 5fe micellì fpermatict dell' Uomo e ' degli A- nimali, nelle quali fi prende fingo lar- mente ad efaminare il famofo Stfl^ma delle Molecole organiche .Nel pi imo capitolo lì defcrivono i Vermicelli fper- matici dell'Uomo , e di varj Anima- li: nel fecondo trovafi la comparazio- ne delle OflTervazioni dell'Autore con quelle dei Levenoechio , e la confuta-^ eione di alcune opinioni circa la na- tura de' Vermicelli fpermatici . V'ha nel terzo un breve riftretto delle Of- fervazioni del Signor di Buffon fu i détti Vermicelli , con le rifleflìoni cri- tiche dell'Autore a quefte Oflervazio- ni , che continuano nel feguente , fa- cendofi indi il confronto tra i Vermi- ceUi fpermatici, e. gli Animalucci pu- tredinofi del feme. Nel quinto fi reca- no le confeguenze delle cofe anzidet- te, le obbiezioni del Signor di Buffon , e le rifpofte; e nel feftp fi trovano le nuove ofìTervazioni e fperienze dell' Autore , che tendono a determinare viemmaggiormente la natura dei Vermi- celli fpermatici , e le queftioni intorno ai medefimi. OJfervazioni e fperienze intorno agli animali , e ai Vegetabili chiufi neir ^ria è il titolo del terzo Opufcolo, trovandofi riferite nel pri- mo capitolo quelle fatte con le infu- fioni di femenze ;di piante, e con Uo- va di Animali , e gli Animali ftefiì foggettati all' aria chiufa . Nel fecon- do fono efpofte due principali opinio- ^ ni circa la cagione .del morire gli A- ^ -inA \y 'yffioaLnii.'lian «or; -sì ttx. ci a nimali nei vafì chiufi ;rìcercandofi f?i colai morte debba recar fi alla fuiintfita elafticità deh' aria ; e nel terz.o tìnal* mente fé la morte degli Aiìimah nei vafi chiufi fia cagionata dai loro àliti; e perchè in determinate circofianze i' aria chiufa tolga il nafcere alle fei menze, e all'Uova . Il quarto O'^xx^ fcolo è : Ojfervaztoni e Sperienze im torno ad alcuni .prodtgiofi animali', che è' in balìa delJ'Offervatore il farli tor> nare da morta a vtta\ Sono quefti il Rotifero , del quale 1' Autoreparti nel- la prima Sezione di queft' Opufcolo 5 il Tardigrado, le AnguUline delle tegos le , è iquelie del grano rachitico i di cui tratta nella Sezione feconda . L' ultimo Opufcolo ci prefenta le Offer- vazìoni e Sperienze intorno all' Origine delle piante delle Muffe. i';ì •u':f:,.^-j Noi ci fiam limitati a dar .notìzia di queft' Opera accennando femplice- mente i titoli degli Opufcoli , e gli oggetti trattativi in ciafcun capitolo, eftendo abbaftanza noto il merito del- le produzioni del Chiariflìmo .Signor Abate Spallanzani , il cui foto Noma deve interefTare tutti i Fifici ,■ e i. cu- riofi a leggere l'Opera ftefTav oilonrò L' Autore ci aflìcura di dare quan- to prima alle (lampe l'altra Opera del- le I{iproduzioni animali ,' da Lui pro- meflTa da più' anni , nìa che non potè prima d'ora ultimare per le molte e varie difficoltà che gli hanno attraver- fato r efeguimento di quella idea. D'i — Oiu ,1 sub rio:; \0 ' ■•j'i ;,■•>: ':ÌÌ.: ■' v', v-j y^ ^ i6^ "N. XLVII. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ep al Commercio. v: 'V 7. Giugno 1777. DELL' INFLUSSO LUNARE. Dissertazione Del signor Co: Carlo Maggi , detta li 27. xAprile dell' anno ijj^. in una pubblica adunanza dell' ^Accademia Agraria di Brefcia . Ipfa diesalios alio dedit ordine Luna Felices operum .... yirg' Georg, SOn nobili e amene sì le letterari^e imprefe , ma tanto i pafiTi primi, che in effe fi muovono , e incerti , e pericolofi a ragione mi fembrano, eh* io certo quivi fui primo volgermi al- la bella carriera , timorofo mi fento a lafciar quei folitario amico filenzio, che folo di fegreti non affatto illitte- rati ozj s'appaga. Pur fé d'altra par- te io penfoj ch'ella è poi l'affennata critica agitatrice quella che l' animo ìngentilifce , e coltiva, e con faggia ed accurata difciplina educandolo, al- le beir arti lo prepara , ed all' acqui- lo delle nobili fcienze, parmi che con più franca e coraggiofa maniera a fcuo- ter mi defti quella taciturna quiete , che fé non è difamabile perchè tran- quilla , e più cauta perchè incognita , bene fpeflb però ad una fevera aufte- ritade inclina , che l'animo e il cuo- re fin tra gli ftudj inrigidifce a ag- grava , o almen fempre e i' uno e 1' altro dall' utili imprefe allontana e Vj'ovQ Giornale d' Ital, Tom. L ^rallenta. Sebbene incerto ancora e ti- mido mi rimarrei, quando un più dol- ce obbietto non mi avvalorafTe lo fpi- rito : perocché in penfando, che par- lo poi in un luogo , ove non al^ro fi brama, fé non che di fovente {leggia- dri argomenti fi deftino ; e che parlo in fine ad una umaniflìma adunanza di benevoli Concittadini , e di coVtefi Accademici , i quali vorran tutto be- nignamente a qaella inefperienza con- donare , che o ignora la giufla pro- -porzion delle cofe , o non fa bene , fecondochè fi converrebbe , tra loro foavemente attemperarle ; certo un fimil penfiere così mi riconforta, e mi dà lena , che io non temerò neppure di ravvolgermi in oggi fulla tanto a- gitata , e variante quiftione dell' In- fluenza Lunare. E' vero , che quefla in addietro coi vani Orofcopj indiflinta e confufa , molto il numerofo ftuolo dei fìlofofici antichi pregiudizi moltiplicò: è vero , che forta una moderna luce arifchia- rare il pria così tenebrofo fifico Mon- do cogli orridi fantafmi d' una cieca Aftrologia divinatrice, per tal modo anche i fifici influffi ofcurò , eh' egli- no venner quafi col medefimo obbro- brio avviliti ; ma è vero altresì, che quelli furono due eftremi, e gli eftre- mi non fon mai fortunati . Ofcillò il pendolo, emblema dell' ingegno uma- no , alle contrarie parti ma com- piute le vibrazioni fatali, in più fe- lice mezzo finalmente venne a po- li, fare . A a a In- Ingegnofo, ma non felice I' Italiari sj; Galileo , poetico , ma non verace il Francefe Defcartes , mal s' apponeano iniornp a «quel fluflb del mare, fu cui non facevano altri Autori che andar vaoeggiando: ma venne un 'ì^evvton, e fpiegollo mirabilmente coli' azion della Luna. Pure il Mondo vorticofa- mente coi Cariefiani vortici fi raggi- rava , e l'attrazione fu vilipefa e 1' immortale Inglefe fu guerreggiato ; ma egli conduceva quafi con mano divina una verità , e la verità fu vittoriofa , e la poetica Filòfofia difparve , S* uni- rono infieme , e pafTeggiaron compa- gne la Geometria e la Fifica i ed agi' inviti della Reale Accademia di Pari- gi forfero e Daniele Bernulli , e 'J Mac- Laurin y e V Eulero , tutti e tre coro- nati del premio , tutti dalla detta a- zion della Luna quel maravigliofo fe- nomeno ripeterono. Gli ondeggiameri- ti del mare fi calcolarono , il fifleraa fi fé generale , e volò il Newtonianif- mo fin tra le galanti Biblioteche . Qiie- fta però fi fu il* epoca , che principal- I mente dalle polveri fcofCe , e rifvegliò di bel nuovo la noftra celeberrima in- fluenza : perchè vedendo, ch'era pure r azion della Luna quella che tanto agitava l'Oceano , credetter quindi , ed a ragione, parecchi Autori, che trop- po inautamente rigettati fi foffero al- cuni effetti, i quali poteano da quel principio venire, onde fi vedeano pro- cedere le cangianti maree. L'opinion forfè di nuovo con piÌ4 vigore , e 1' abbracciarono molti; ma opponendofi altri , formaron due partiti ; quefti non fi compofero mai , e gli animi fono tuttora divifi. Anzi queflo luogo medefimo farà ancor confapevole di chi dottamente con penfieri ne ragionò da quelli mol- to diverfi co' quali io fono per ragio- narvene in oggi . Avvegnaché fé tra tanta varietà d'opinioni è permeilo, eh' io pure quella avanzi , che dall' e- fame di varj moderni Autori mi fon venuta formando, dirò fenzapiù: che a me certamente pregiudizio nonfem- j bra , o deliramente di fdrufcita , ca- ,^ \ dente Ariftotelica Filofofia V offerire] che dee veracemente la Luna cagiona- re in parecchi corpi terreftri alterazio- ni ed effetti f nfibili . "Ecco ciò eh' io affermo ; ecco ciò che intendo , e in- tender dee oggi giorno ogni avveduto ingegno per Lunare influenza ; ed ec- co in fine ciò ch'io d' affermare non temo per una doppia azione , cheefer- citar dee or più or meno quel nottur- no Pianeta fui corpi terreftì i , La pri- ma col nome chiamerolla di fijìca a- zione 3 r altra d' azione meccanica , Qiefta r ho già accennata , perch' ella viene da quella attrazione, onde ezian- dio un imperito navigante s'accorge , che r acque del mare feguon periodi- camente e corteggiano il periodico cor- fo della Luna . ,L' azion fifica però , ecco che toflo ve la manifefto , né temo a dirvi eh' ella procede sì ve- ramente da que* raggi Lunari , ond' egli quello noflro cortefe fatellite , quafi notturno Sole , bene fpeffo con abbondante luce ne rallegra.. La pri- ma, è una fonte più ampia e più rea- le , ficcome quella cui il riforgimento fi dee della prefente quiflione: l'altra muove, non ha dubbio , da men ric- ca forbente ; pure ,. anch' ella è degna de' noftri fguardi . Siccome però elleno fon tra loro diverfe quefte due azioni, così conviene eh' io pur le diftingna , e pria dell'una, poi dell'altra vi ra- gioni. Anzi dirò primamente di quel»; la, che in ultimo v' ho additata, per-- che così dalla più femplice a quell'al- tra di maggiore importanza andremo paflTando, ambedue fcorrendolegià col- la maggior precifione. l. Penfaron dunque gli antichi , che i raggi della Luna fo/fero di fenfibil ca- lore dotati; maquefto calore non piac- que molto ad alcuni moderni , i qua-' li , da troppo belle e fpeciofe appa- renze animati , prefti furono a total- mente negarlo . Perocché riferifce il Mujfchenbroek , che la Hire , e fialet- te, e Hook, e Tfrhirhnaus j addenfati i rag. ra9;gi Lunari ile! fobo d'uno fpecchio iiltorio ; gli fecer cadere raccolti fovra fqiiifui Termoaietri d' ^montons , e Fahrenheit fenza che i liquori di que- lli niente per feafibil maniera fi dila- taffero. L'efperienze fon liiminofe , i bei nomi citati fon venerandi , e le carte di molti fé ne iafuperbirono. Q\ii però fiami permetto di diftingue- re due effetti , eh* elleno fecer quelle efperienze fui niraici della Luna. Al- cuni, e quedi furono i piti avveduti, altro non ne deduffero fé non ch'ella non potea quindi per mezzo della fua luce influire: né quefli forfè in allora argomentarono male ; benché per al- tro, tolto a quefla luce il calore, non mai le fi togtiea ne la materia, né il moto . Pure altri , fé più pafTionati , men certamente accorti , con general confegnenza ne iraffero , comechè New- toniani giurati, che non effen lo dun- que i raggi delia Luna né caldi , né freddi, la fua pretefa influenza altro non dovea elTere, che uno di quei ri- dicoli pregiudizi, i quali tanto figno- reggian nel volgo. Ma a quefli il vol- go potea rifpondere, ch'eglino troppo ufavano in ciò d' una liberale volga- riffima Logica . Potrei nominarvi de- gli Autori, e non ignobili ed eleganti, che anche in quell'ultima guifa argo- mentarono: ma io non amo la pom- pa dei nomi, e li lafcio; e tanto più volentieri , quanto niente vorrei mo- flrarmi inclinato, oVe necefluà non lo voglia, ad ifcovrire gli altrui lettera- ri , o fìlofofici delitti. Riguardo poi a coloro, che non molto fallace vianell' argomentare feguirono , permettetemi di procedere un po' lentamente , che le tanto famofe efperienze fulle quali fi fondano perderanno , fpero , oggi gior- no la troppo vantata lor forza. Il già a voi per quelle cofe notiflì- nvj Signor Abate Toaldo ProfelTbre d' Aflronomia a Padova , ( e di grazia fé gli animi fon prevenuti m' attenda- no , che tutto farà in fine giuftificato) egli , aggiungo, lamentafi, e a diritto, nel fuo Saggio Meteorologico , come i libri di Fi fica , tranne gli Autori del T7^. ^ Caffi , non faccian neppur menzione di quel celebre Montanari , che fperi- mentato avea in queflo genere , con un fucceflTo molto diverfo. Sentite com' egli ne parla. ,, Che la luce Lunare ,, fia di fenfibil calore dotata , queflo ,, ce lo addita l' efperienza d'uno fpec- ,, chio uflorio grande , col quale rac- „ colti i raggi della Luna, e fatti ca- ,, dere in un Termometro affai dili- ,, cato di moto , fi vede moflrar più ,, gradi di calore, che prima non fa- ,, cea : diffi d' uno fpecchio affai gran- ,, ds , e Termometro dilicato di moto ^ „ perchè con gli ordinar) , e di me- ,, diocre grandezza, e con Termome- ,, tri pieni d'altro che di aria , non ,, fé ne vede effetto fenfibile ,,. Cosi il Montanari. Ora, perchè le doglian- ze del Toaldo faran tanto ingiufte} Certo fé io ho ben confiderate le re- catevi parole del primo , parmi , che gran coraggio ci voglia per imputar- gli d' aver avute fu quello le traveg- gole agli occhi ; perocché le minute avvertenze, ch'egli va annoverando, e ripetendo circa gli ufati iflromenti, ciò che forma criterio di verità anche prefTo i più feveri Filofofì , moflrano apertamente , che con gran cautela dovette replicarne l'efperienze più vol- te. S'aggiunga, ch'egli nel medefimd libro àeW ,A[ìrologia convìnta di f alfa abbatteva que' di lei vani macchina- menti , nelle cui rovine , pienamente gli altri fi faceano, e fi fecer applau- fo di confondere, e rovinare eziandio le fillche influenze , e apparirà anche meglio non efTer punto ragionevole ch'ai travede/Te; mentre piuttofto do- vea effere inclinato a travedere in un fenfo contrario , voglio dire a sbandir quel calore , cui però la probabiliffi- ma verità del fatto gli faceva pro- teggere . Non pertanto qui diftinguo le cofe, e dico; che quando o '1 Montanari, o gli oltramontani ofTervatori d', imperi- zia tacciar fi doveffero fulla contra- rietà delle loro efperienze , io giufla la buona critica dovrei tofto accorda- ^ re, che piuttoflo le foreflieres'abhrac- ?J? Aaa a ciafife- ciaiTero , che quelle del noflro per al- tro valorofo Italiano pilofofo ; e per- chè dopo lui la deftrezza dello fperi- anentare s' è andata fempre piia raffi- nando; e perchè non a torto i nimici della Luna le diligenze vantarono de' mentovati fperimentatori . Ma niente v'ha bifogno di quefto , concioffiachè certe efperienze, che dalla temperatura dell'aria dipendono, bene fpeflTo in un luogo riefcono , e nel!' altro nò . Un gelido vento, un' acquofa efalazione, un tratto d'aria vaporofo ed umido , ecco ciò che foventemente il buon efito toglie di fimili cofe . Non potè il Caffmi vedere in Francia quelle macchie di Venere , eh' avea già a Bologna fcoperte ; e in vano in alcuni iuoghi della Zona torrida tentaronfi l'elettriche efperienze , probabilmente per la quantità dei vapori , onde l'aria è quali fempre ingombra . Pure chi dirà, che Venere non abbia anch' ella Je fue macchie , o che 1' elettricifmo >non formi uno de'piii nobili moderni fifte.ni ? Ora , perchè dunque qualche fimil cagione non può render dubbie quelle tanto vantate efperienze , che di giornale in giornale, e di dizionario in dizionario , in fomma di mano in mano a guifa d' abbaglianti oltrama- /ine merci con troppo applaufo anda- ron pafTando ì Ma sì, che con ragione ve ne farà dubitare il medefimo Signor Toaldo , quand' egli venga dicendovi , e che i jaggi della Luna raccolti con una lente in un bel diamante I' aveanrefo lucido ancor nelle tenebre ad un Eeccari , e che un Bouguer a confronto di quelli àzì Sole ad un fenfibii grado calcolati gli avea, e ch'eglino pafifati pel Te- jefcopio a vean ferita , eferivan la vifta degli Aftronomi , e fimihcofe. Perchè ferto elleno molto bene mi conferma- lono a credere , che non forte affatto Snfenfibile quel calore , della cui efi- ftenEa non volea ragione, eh' io punto dubitaffi é Imperocché fé domandava ai FiHci , che cofa era la luce , luce rifpondeanroi che particelle ignee la' formavano con rapidiffimo moto^ per * t ogni verfo agitatifllme ; e fe.chiedea loro della luce Lunare, diceanmi già, eh' ella era una luce da quella del fervenliflìmo Sole proveniente ; onde raggi, e raggi Lunari tutti importa- vano e calore , e moto ; moto , che preffo i migliori Fificì è poi anch'egli nuova cagion di calore. Fin qui però fé il Toaldo è flato almeno in qualche parte difefo, date- mi licenza di dirvi , eh' io mi fon compiaciuto di principalmente con quel- le cofe difenderlo, colle quali fa egli da sé medefimo le fue difefe. Ma non dubitate però , eh' io fon prefto a re- carvene una più magnifica apologia , ficeome quel.a, che e moftrerà aper- tamente il contefo calore, e per con- feflìon mofi;rerallo d' un più recente Francefe , che da per fé fteffo ancora prevenuto fi chiama contro la noflra influenza. Egli è quelli il Signor Du- hiimel du Monceau , il quale nel fuo Governo de' bofchi prendendo ad efa- minare la fervente quiflioue ; fé nel taglio degli alberi aver fi debba riguar- do o nò alle diverfe fafi Lunari , ci fomminiftrerà poi eziandio altro nobile argomento a favor della Luna : avve- gnaché febbene fuo nimico ingenua- nsente fi chiami , vedrete però , che non lafcia tnttavoita di quello conce- derle, che le fue accurate ofTervazioni le vengono attribuendo. Ma frattanto contentiamci , ch'egli parlando della luce Lunare ne profe- rifca quelle fteffe parole . ,, Con un ,, perfetto fpecchio uftorio fi eonofce „ chiaramente , eh' ella ci comparte „ qualche piccola quantità di calore ,,. Imperocché febben mitighi quel chici- ramente colla piccola {juantìta ; e tema quafi a fpiegarfi di più, afferendo pe- rò che gli fpecchj ullorj chiaramente il ealor moflrano della luce Lunare, convien dire, ch'egli, o altri fuor di dubbio ripetute abbiano ultimamente l' efperienze col medefimo felice even- to dal Montanari aflTerito ; altramente non avrebbe certo pei* veruiì modo la- fcia to di nominarne queir altre sì fa- raofej 0 quand'anche non ne aveflii; avu- avuto contézza, ciò che par improba- bile, non avrebbe però mai, pronun- ciate quelle tanto, deci fi ve parole , che forfè il cuor d'appaflìonati Filofofi po- trieno fgomentare: „ Con un perfetto j, fpecchio uftorio fi--conofce chiara- ,j mente , eh' ella ci comparte qualche „ piccola quantità di calore „. . Pofte le quali cofe , fé la ragione accorda a provar quefto calore, fé il Montanari afTerì , che i Termometri ne vennero alterati , e fé un moderno nemico della fua influenza il pronun- ciò apertamente, e apertamente in un paefe pronunciare il dovette. , ove s' era da prima da non ignobili fperi- meutatori negato ; parrai , che e 'I Montanari, e*l Toaìdo , e quanto a lor favore m'è parfo bene di cfirvi , fieno oramai certamente a fufficienza difefi, e, ammetter fi debba la realtà di quel calore , che fu troppo acremente im- pugnato, e sbandito . Sicché conchiu- derò francamente , che ficcoine la ve- getante natura , la quale adorna , e fregia la fuperficie f^erreflre , dal calor principalmente fi reggQ , e fifviluppa, e governa, poiché il calore efpande, e dilata, e move; e tutto nelle fifiche cofe non è che fcemamento , e accre- fcimento di moto ; e i moti che da prima fono quafi anche infenfìbili , nel dilicato operare della natura , bene fpeffo per mediate alterazioni vanno crefcendo , e divengono grandi: così non farà poi volgar pregiudizio , il dire, che i vegetabili feguir debbano in qualche loro fenomeno quella luce Lunare , che non folo è un rapidiffi- rao fluido, ma di più un fluido dica, lore dotato , e che in varia quantità nelle varie fue fafi , e i lor corpi ne inveRe , e quel fovraflante aere ne riempie, colla cui temperatura vanno eglino firettamente congiunti. Che a moflrarvelo poi altresì colla offervazione , e a compiervi, quanto vi projTiifi intorno al nominato Signor Duhamel y convien dirvi primamente \ ch'egli dopo quelle sì propizie parole confeffa, che dato però eziandio quaU ^h,^ rapporto reale tra h Luna e gli * ?75 Alberi , non faprebbe per" altro cono- fcere come precifamente applicar que- llo fi potenfe al punto del loro taglio. Eppure altri aveano già del fenomeno refo conto sì ht(\e, ch'io am(i^ moltif- fimo d'adottare la loro fpiega^ione; benché però fola mante fin dentro a que' limiti, che per prova bafliano del mio aflunto ; Avvegnaché io vorrei bene, che vi piacefTe di tenervi a me- moria com'io folo mi propofi di mo- ftrarvi non efler poi vaneggiamento il dire', che la Luna agir dee fenfibil- mente fai corpi terreftri : propofizio- ne , la quale da fé fteffa non obbliga punto ad efaminare le volgari opinio- ni riguardanti il prefente foggetto : opinioni tra le quali perchè ve ne ha molte di frivole affatto , e di nelTuti fondamento , e molte le quali troppo facilmente fembrano tali, benché noti lo fieno; quindi è che alcuni fovente- mente allargati , dirò così , le parole , e trionfano fcrlvendo pel contrario partito. Ma fé penfafifero, che altri in allora non combattono che il volgo , forfè fentirebbero rallentarfi loro in mano le pronte fibre di quella critica penna,' che col farfi mordace , troppo facilmente antifilofofica fafli e lufin^ ghiera . Tuttavolta fé alcune ve ne fono al- tresì di quelle volgari opinioni, lequali reggan veracemente , com' io lo credo, alla più fana Filofofia j e fovra tutto allorché prendanfi come dee in fine pig! iarle un Filofofo : ficcome però noi non dobbiamo entrar quivi in trop- po lunghi particolari efami ; così ri- guardo a quella particolar quiftione degli alberi , che certo non è indegna di filofofica attenzione , quel folo non pertanto cautamente dirovvi , onde a fufficienza la general mia propofizione verrà ancora dalle ofTervazioni molto ben confermata . Non ha dubbio , che le piante per via di fughi s'alimentano, e crefcono, i quali nelle interne lor vene .vie me- glio e in maggior copia difcorrono, che DÌù animati vengono dal| calore efterno. Quindi è , che al tramontare del ^74 ie\ Sole, raffreffdandofi le fibre legtio- fe , più lenta fjiffi la circolazione óe' detti fughi alimentatori , finch' egli nuovamente full' emisferio tornando , e le ravviva di nuovo col fuo fervido raggio , e ne fpiega le foghe , e ne riapre i fiori. In quelle notti però in cui 1' aere farà o più temperato , .o men rigido , meno perderann' effe di quel vivo interno tepore , onde ani- mati vengono, dirò così, i moli del- le loro vite ; e perciò trovando il So- le al nuovo fuo apparire e men chiufi que'pori , e meno quelle degP interni articoli fibre irrigidite , onde la loro anatomia ragiona, piìi pronta, equin- di maggior circolazione di fugo ne' lor dilicati meccanifmi ecciterà . Or , quefto debbe accadere nella Luna cre- fcente facendone il confronto colla ca- lante; imperocché reftando ella pre- fente al partirfi del Sole , ftrà quindi chemeno fi perda di quel calore , on- de l'afcefa de" fughi vietì favorita i lad- dove la calante forgendo folamente dopo il tramonto, con que'fuoi raggi, che baftavan dapprima a prolungar in certo modo la tiepidità dell'aere, e delle piatite, non varrà poi afufcifar- la di nuovo. E molto più fenfibili fa- ranno le differenze , fé per Luna cre- fcente intenderemo folo alcuni giorni avanti , e alcuni de pò al Plenilunio; come alcuni intorno al Novilunio per Luna fcema , o calante : imperciocché la prima per tal modo prefa , alloichè il Sole inclinando o ha piegato, o Ita per piegar dall'Orizzonte; ella fui no- ftro Cielo prefìntafi a temperarlo col fuo tepido raggio , e rsggio così co. piofo , che non più ofcure , ma lucide re vanno le notti, imiiatnn del gior- no ; ladJove c:ò non ad.;ivien nella caléPte, la quale prefa come fpiegato abbiamo di prenderla, folo d'un pic- colifllmo falcalo corno lumeggia. Sic- ché dunqpe nella crefcente p'ù che nella fcema dovranno effere le piante di fugo ripiene . ■ Qiii però m'arreflo , e vi dico, che le accorate ultime offervazioni del J)u hamsl confermarono quello affai bene: * i^ perché elleno moflraron fertipre , che appunto i legni tagliati a Luna cre- fcente eran piiV pefanti di quei , che tagliaronfi a Luha fcema , e quindi più ripieni di fugo; Udite > come egli fteflb faviamentene parla nel conchiu- dere il fuo articolo . „ Del reflo efTen- „ do le riportate efperienze (late efe- „ guite colla maggior efattezza , di- j, ventano fatti , da cui potrà chiuil- „ que tirare tutte quelle confeguenzé, ,, eh* ei riputerà ragionevoli. Awer- „ tirò folamente , che la differenza ,, del pefo nel punto del taglio , e ,, quando il legno é feccato , molto „ dipende dallo (lato dell'atmosfera ; „ s' ella è afciutta , fono anche più „ leggieri i legni: fé umida, fono più ,, gravi ; ma farebbe un accidente ,, molto fingolare , che 1' aria foffe ,, fempre (lata afciutta a Luna fcema, ,, ed umida a Luna crefcente. Quelli , ,, che meno di me prevenuti faranno „ contro l'influenza di quello Pianeta, ,, potranno forfè affermativamente con- „ eludere, eh' egli abbia qualche rap- ,, porto occulto coi legni , che fi ta- ,, gliano; né avrei a condannarli , poi- ,, che fé aveffi potuto fcorgere queRo „ poffibile rapporto , io crederei d'a- ,, ver fatte efperienze oltre il bifogno ,, per dimoflrarne l' efiflenza ,, . Fin qui il Duhame/: ma io v'ho data, fé mal non mi hifingo , una idonea ed acconcia fpiegàzione di quant' egli bramava vedere, e la quale mancò ìb- lo , perch'ei pure non diventaffe ami- co della Luna ; dunque non altro io farò , che feguir quella via da lui figgiamente apertami , conchiudendo in favore di quel non più ofr«//^o , com* egli il chiamò, ma molto bene rifchia- rato , e conofciuto rapporto. Ora fé v'ha ragione di credere, che i raggi Lunari' fenfibilmente agifcano !n fui vegetabili ; perché la medefima non dovrà aver luogo eziandio riguar- \o agli animati dilicatifTimi Corpi ? Non ignoro , effervi certo Autore , sì na ogni diritto iella Luna contrario , he facendola priva ancor d' atmosfe- a , e quindi traendone , che i raggi Lu- 375 Lunari dà efla rifleflì non • pofToti ef- 5^ in eflì, ficcome agili e prone! ad ogni fere in verun modo da quei del Sole diverfj , dacché non puòdirfi ,cheinmif- chiandofi con altri fluidi cangino di tem- peratura: ne conchiiiie , ciie sì pic- cola parte della Solar luce non ha da potere in fui viventi produr fenfibili effetti di forte. Ma fenza dire co! Eo fcovich nella fua Diflertazione appun to De Luna ^ttnofphcera , che quefto Pianeta fia però in un fluido imnierfo, più a quel dell'acqua , che dell'aria confimile, il quale per fino alle fom- mità giunga delle fue più alte Monta gne ; tfujda , che pel Piio fcopo var- rebbe forfè più dell' .atmosfera : dko, che la fentenza, che totalmente la ne- ga tanto è ingiufta , quanto quella , che sbandifce ogni influHIb ; e che'] Frjfi y efaminate le ofTervazioni di pa- recchi moderni, dà beniffimo alla Lu- na un po' d' atmosfera , e che conver- rebbe immaginare il. fuo globo come un levigatifìimo macigno per aflerire, che i raggi Solari in venendo da éflTo riflefll , non potefleroacquiftar ivi qual- che qualità , che da quelli del Sole li diftinguefle. Io non dico che l'acqui- ftino , ma dico , che non fi prova , che non la pofTano acquiftare , e che '1 dubbio non é condannabile . Perocché fé col Telefcopio chiaramente fcorgon gli A- flronomi , che la fua fuperficie di Fiu- mi abbonda , e di Mari ; e per qiial ragione farà aflTurdo il penfare , che ij calore del Sole molta copia vi ecciti d' ac- queied eterogenei vapori, iquali vengano poi incerto modo da quella luce'afforbiti, ch'indi viene in fulla terra rifleflfa ? : Sebbene aggiungo ancor fenza que- llo, che i raggi Lunari han da influir realmente fui corpi animati. Conciof- fiachè la Lunar luce , oltreché di ca- lore dotata, é di più un corpo realee vero , d' una velocità , e fottigliezza prefìTochè infinita fornito , atta ad in- finuarfi pe' minutiffimi pori nelle più intime parti di tutti i viventi . Ora fé non mancano dei fottililTimi fluidi , che innaffiano ed avvalorano la cor- porea macchina , a ragione fi potrà dire, che i raggi Lunari incontrandofi * moto , debban quindi commuoverli , e mefcerli, ed agitarli j e con ciò, l' animale economia alterando, produrne in confeguenza dei reali fenomeni . La conghiettura è molto piobabile i. e l'efpeiienza ce ne dà delle prove. In America certo , guai a quella Da- ma , che lungamente al lume pafleg- giafTe dei raggi Lunari ! Guai ad un Fomeneik fé in quelle regioni fotto quella luce nemica mal avvifatofi fof- it d' inftjtuiryi que'fuoi leggiadri dia- loghi, e di «Tioltiplicar nuovi M^ndi , e nuove grazie! Ivi , fé in una tavo- ; la di non dilicati Spagnuoli fi rrechi : del pefce , che fia fiato la notte ^fpo- .ftq alla Luna , eglino ancora il fanno, diftinguere ( tanto flofcio e fvaporatp, n'è divenuto ) ; e chiamarlo , conti' è. coftume, allunado . Gii uomini poi , che a Cielo aperto fotto i fuoi raggi, vi dormono, ne rimangono infulmat-. tino sì sfibrati e pefti , che non' più lor caderebbe in teda di dormire alla Luna fé dovefier anco diventarne En- dimioni . Tefi;imonio un mifcredente Europeo, che, per ifmentir rafìTerzio-. ni di que' paefani avendo voluto paf- far la notte d' un Plenilunio ad un'a-e perta fineftra , sì cara ne pagò , co- me riferifce 1' Enciclopedìa , la fua in- credulità , che rimafe fette in otto gior- ni fenza poter muovere né mani né piedi : oititno correttivo d' augurarfi forfè , fol però alla pena inflancabile. dell" Accademico mio avverfario , che sì crudelmente . affaticolla contro gì' influflì. So lien che LV Europea galan- teria , non che paventare i pafTeggi alla Luna , _par che anzi coi dettami della imperiofa moda, o della più biz- zarra Filofofia gli autorizzi . Ma voi , avveduti Poeti , voi avvertitela , che le matuiine emicranie, e le doglie, e i reumi non fol dalla notturna borea- le rugiada, ma anco dai raggi Lunari poflbn ben derivare , e raggi ancora I affai più fatali , che potrieno alle vol- te intrifl;ire eziandio ed imbrunire dei volti . Certo a ragionar feriamente, che alcuni mali dal moto 0 irritamen- to 33 5 33 to provenienti de' corpòrei fluidi ; ab- ^"^ bian qualche maggiore frequenza in que' tempi, ne' quali più ampia parte del difco Lunare, maggior quantità di luce , e per più fpazio di tempo fu noi verfa e diffonde , avvalorar lo po- trei con relazioni di Autori graviflìmi, che il mio dubbio confermerebbero . Ma , e per brevità, e per amor di mo- derna Filofofia^ , una fola recente ve ne recherò, che da una nota traggo, la quale fta negli avvertimenti al po- polo del Signor Tiffot . Uditela atten- tamente. „ Qui viene a propofito un j, cafo particolare d* un mio dolciffi 3, mo amico, il quale più e più fiate 5, m'ha narrata la trilla iftoria d'un 5, fuo male, che dal tredicefim' anno „ per fino al ventefimo primo ne Io „ ha travagliato . Non avea ancor 5, compiti i tredici anni , che nel Pie 5, nilunio d'Agofto all' improvifo fen 3, za alcuna manifefta cagione incap- j, pò in una acceflìone epilettica , 5, che fedelmente gli accadeva in o^ni „ plenilunio. Un certo pefo di teda , 5, ed ora certi capogiri , ed altre fiate 5, certi travagli di ftomaco erano gli 3, avvifi dell' epilettica acceflìone . I 3, parenti cercavangli ajuti , ma tutti j, erano inutili ; domandarono l'opi- „ nioni degli nomini più dotti , ma j, vedendo che alcun vantaggio non 33 gli predavano i fuggeriti rimedj, né volendofi perfuadere , che Luna , regit in epilepticis periodos ; ed a- vendo per frottole e ciancie le of- 3, fervazìoni di Tommafo Bartolino , 3, di Carlo Tifone, del Tu/pio, à' ^r- 3, chibctldo Titcarnio, di Kichardo Mead, ^ j, e di moki altri celebri uomini , on- * ;; de gli Atti di varie Società, edAci ,, cademie dimoftrano , efifervi alcuni „ mali , e principalmente nervofi ed ,, epilettici , i quali fembrano aver ,, alcun affare colle fafi della Luna , „ diedero ogni colpa del fuo male a „ tutf altro „. Dopo la qual narrazione , abbian pur anco, fé ciò è vero , la Quinti, me , e T^ormand rettamente l'^pmio- ni sbandite de'volgar giardinieri , co- me troppo lo vantarono alcuni , e par- ticolarmente il foavifTimo T luche ; che mentre non fol la ragione il prova , ma le più accurate offervaziorti altresì il confermano, che quel!' azion fificà della Luna , la quale nella fua luce è ripofta , fenfibilmente in fu gli alberi agifce ; e ciò quafì appieno per bocca d* un favio Autore , il mentovato Duha- mei, il quale da fé fte/fo , come avete udito , più inchinevol fi chiama all' opinione contraria ; e mentre poi in falle piante non folo , ma in fui po- rofi corpi ancor dei viventi , e v' ha ragione di credere, che la Lunar luce fenfibilmente influifca ; e l'efperienza prova, che alcuni mali ancor dei vi- venti , han da quefta fifica azione qual- che reale dipendenza ; io certo non avrò più bisogno d'andar qui rappor- tando var) effetti , i quali diconfi ef- fere ftati prodotti , e produrli tuttavia dalla medefmra luce , e de' quali pa- recchj me ne porgerebbe anco la tan- to a me favorevole Enciclopedia ; ma potrò fenz' altro affrettarmi di venir tofto a queir azione meccanica , che in elittiche vie traendo i pianeti{, fa poi , che la Luna tanto forte fi moftri in fuUe «eque del mare. Si profeguiràf ^■-> t if^oiS * t.v 377 *f. x^vrii NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all* Agricoltura, alle Arti, ed ai. Commercio. ■ « « 14. Giu^o 1777. Fine del/a' Dissertazione, ec. ^fc De/ Signor Co: Carlo Maggi. I I. E Qui lafciando certe Antinewto- niane voci , onde con difarmo- nica Filofofia contro le Lunari influen- ze eccheggiarono quefte pareti , affiti che veggiate fubito come politi ezian- dio , e valorofi ingegni penfano oggi- giorno fui prefente argomento, mercè di quella nteravigliofa nobiliffioia for- za , voglio recarvene certe parole , che così di pafTaggio ne feriva il Si- gnor d' Alembert nell'Introduzione a quelle sì famofe Hiflejponi fu/fa caufa generale dei venti, coil'applaufo e col premio del. 'Accademia diBerlmo, che la ftabilirono appunto nell'azion della Luna.,, Tutti i Filici, die' egli, con „ vengono in oggi , che il fluflfo , e „ rifluflfo giornaliere dell' acque del „ mare , non può eflfere attribuito , a, che all^azione del Sole, e della Lu- 3, na. Qi-ialunque fìafì il principio di „ quefl' azione, egli èincontraftabile, 3, che per trafmetterfi fino all'Ocea- ,, no , ella ha da paffar prima per „ l'aria ond' egli è circondato, e muo- j, verne ed agitarne le parti , che ne „ compongon la mafifa . Dalla qual ,, rifleflìone ne fegue , che la forza 5, della Luna per commuoverquell'aria, ,, che noi refpiriamo, debb" eifer mol- „ to più grande di quel chefembrino | „ comunemente giudicarla i Filofofì. % Jit'.ovo Giornale d' Ital. Tom. I, ^ ,, Io non pretendo già d'adottare tutti j, i volgari pregiudizi , che corrono „ intorno a quefto fuggetto, ma l'a- „ zion della Luna fui mare eflfendo „ fuperiore di molto a quella del So- ,, le , uopo é di confeffare , che la ,, forza di quefto Pianta fulla noftra „ atmosfera tanto debb'efTere confi de- „ rabile, ch'ella ha da coilocarfi nel- „ le cagioni capaci di produrre neil' ,, aria dei cangiamenti , e delle alte- „ razioni fenfibili " .Così queU'^lem- bert , che non certo con Ariftotelici penfieri in tetta pafTeggia tuttogiorno le polite vie di Parigi , e fa frenare e domare col calcolo elementi auda- ci , che pajon quafi indomabili , E udite come le fegue il valorofo Padre Jacquier , che dopo d' efferfi avvici- nato aìJ'levvtott neJl* averne commen- tate le più elevate ricerche, così an- ch'egli tocca di pafTaggio nelle fue Inftituzioni Filofofiche il noflro argo- m^^nto : V»um obfervare fatis erit , aBionem Luna in aeremnoftrum longt maiorem effe , quam vulgo creditur a phficis. ^bfit quidein ut vanijfimade Lunari influxu imperita plebif [omnia ampleBamur ; at cum aHio Luna ai mare turbandum vim folarem longe fu- peret . fateri neceffum efi , hujus pia. net a aBtonem in arem noftrum maxi- mam effe , Ì3r> tantum , ut in noftra. atmo/phara plurimas diverfi generis mutatienes afferre pojftt , Ora , ed un confimi 1 linguaggio dagli Enciclopediftì tenuto negli arti- coli riguardanti queflo argomento , e Bbb la ^1% la famofa ^firo - meteorologia /a»a di Giovanni Goad , libro pubblicalo ~ in Inghilterra nella gran luce della Filo- fofia, e l'invito fatto da Jacopo Giu- rino , della Reale Società di Londra fin al chiarifllmo Signor MarchefePo- /eni circa alle meteorologiche offerva- zioni , invitarono pure e moflero il diligentifljmo Sig. Toaldo a collocare i fuoi ftudj fu quefto argomento ; ed eccone poi quel fuo bel Saggio , che febbene alle volte corteggiò forfè un po' troppo la Luna , fempre farà de- gno non pertanto di moltifllma lau- de . La quiftion fu polla in lume, e fu aperta la flrada ai veri efami , e '1 fuo libro cagionò delle metamorfofi in varj non ignobili ingegni . E' ve- ro , che il P. Abbate Colombo , altro valente ProfeflTore di Padova , entran- do dopo anch' egli in tenzone, moffe guerra ne' fuoi dotti Elementi di Filo- fofia naturale alla Lunare influenza ; ma fé credei di trovarvi ed un fevero efame , ed una , fé indiretta , però ben ragionata confutazion del Toaldoy reftai nondimeno nella mia afpettazio- ne pienamente delufo . Il Colombo cita il mentovato Ber. nulli riguardo alla variazion giorna liera del Barometro : ma il Toaldo avea prevenuta la difficoltà , nomi- nando e V^/embert , e '1 Frifi , eh' avean già dimoftrati gli errori del pri- mo . Io gli ho confultati , e fon del loro parere . Ma diftinguiamo il cai colo dall' opinion filofofica , che fé il primo è d' alta ricerca , non così lo è la feconda . Pure , il Bernu/li s'av- visò affai male non folameute nell' uno , ma ancora nell' altra ; il mo- ftrano in ambedue le cofe i mentovati famofi Geometri : ma quanto alla fé- conda , tanto è vero, ch'ella è aper- tamente fallace, che confutolla ezian- dio , e per altra via, il Belgrado, là dove molto prima combattè elegante- mente , e con affai di miglior nerbo gì' influiTi . Altro è però, che quella variazione ci debba efifere ; altro, che le oflervazioni la vengano conferman- do , perchè le molte accidentali ca- ^ gionl , che fan foventemente variare 11 Barometro , e di quantità molto maggiori , impedifcono , eh" ella fi manifefti. Il Godin , con la Condamine, e Bou~ giter, ne fcovrirono una al Perou , che vi fi facea fui mezzodì, e l'attribui- rono al calore del Sole ; piiì recenti oflervazioni moftrarono , ch'ella vi fi ripetea eziandio a mézza notte , e fa indi dedotta dai moti della terra , a mezzogiorno contrarj, e a mezzanot- te tra lor cofpiranti . Qijeft,' è 1' opi- nione , che mi piace di più , perchè fé alcuni n' accagionarono anche la. Luna , la mia ragione però, folo in- dagatrice del vero , non ne refta af- fatto contenta 3 avvegnaché lafciando, che i calcoli me la moftrano di minor quantità , ella dovrebbe altresì in tal cafo feguir un altro periodo . Sempre non pertanto e l'Alembert, e '\ Fr'ifi ^ e occorrendo anche il Belgrado diran- no, che il BernuUi non ebbe ragione : lo ripeto , perchè fembra , che il Co- lombo voglia con quefl' ultimo, ch'egli con abbagliante apparenza nomina af- fatto foliiaria, voglia dilE, dar crollo a tutto'. :^ii3D ans'. Del reflò fapete per qual parte i fuoi computi fu ron fallaci ? perchè tro- varono , che appunto la giornaliera variazion del Barometro dovea effer grande a difmifura ; cofa , che di molto favorirebbe la Lunare efficacia . E quanto alla fua opinione non vi penfafle , come diflì , eh' ella foffe qualche alto filofofìco arcano , onde poter dubitare . Perocché avendo egli trovata col calcolo una sì enorme va- riazione , la quale già punto fui Ba- rometro non fi fcorgea, fu quindi ob- bligato a render conto di tale incon- gruenza . Or la vera cagione non ne è , die' egli, che la elafticità dell'aria , la quale dee far premere egualmente tutti i luoghi della fuperfìcie terreflre . La veritable r ai fon n'en eft que Vela- flicité de l'air, qui doit fare preffer ègalement tous les e^idroits de la far. face de la Terre . Ma fé 1" aria do- vefTe premere egualmente in ogni Ino- * '■^79 go , l'altezea dd Barometro, 'cfee In- Jt po' fut'to il re{!o . Cual, che il 5^/. dica , come, dicono i Meteorologici , il fiio punto di variabile , dovrebbe efllere per os;ni dove eguale ; il che è falfo , moftranJo tutte l'olìei vazioni , cii'eila varia dall' Equatore ai Poli dunque iion è vero , che la elaflicità dell'aria debba ùr premere egualmai- te tutti i luoghi della fuperficie ferre- ftre. Anzi , come mai vi potrebb' eiTe- re in tal cafo la detta regolar varia 2Ìone"del!a Zona torrida fcopertafi in appreflTo dagli Accademici di Parigi ? In ciò avendo errato gravemente il Bernulli i non farà grave cafo , fé an- che, il Co/o/«^o ne adottò ,. ripetendo- Io , il paralogifmo. Ma qui m'affatico indarno, perocché poco ci fondiaranoi fu quefta variazion giornaliera . Bensì molto fu di quell'altra affatto diver- fa , che dee farli rifpettivamente nelle varie pofìzioni Lunari , e in partico- lar modo dalle quadrature alle fìzigie, e dai perigei agli apogei . Di quefta non parla punto il Colombo: o almen non la diftingue , e la confonde coli' altra: ma , e la teoria prova quafi con dimoftrazione , eh* ella v' ha da eiTere, e con undici anni d'o/fervazio- ni fatte in Norimberga ne dubita fìn- golarmente in favore un altro recente - ingegnofo Filofofo , il Lambert , in una fua Differtazione De variationibus al- titudinum Barometricarum a Lunapen- ■ dentibits , e coti più lunghi giornali meteorologici tenuti per quarantanni continui dal mentovato Signor Mar- chefe Toletìi , la conferma nriirabilmen- te il Toaldo. Laonde fìnch' ella non fi combatta, e fìlofofìcamente , vogliodir colle prove e non colie parole , io la crederò fempre fuor d'ogni dubbio, perchè troppo alla ragione e all'efpe- rienza conforme . Parlando dei venti generali concede il Colombo^ che principalmente dipen- dano dall' azion della Luna: fideven- tis perpetui! intra tropicos fantibus , agat , fatemtir nos utique , ipfos a So- lis , Lunaque curfu ^ Ì3^ attracììone pen- dere . Per me , io non fo vedere , co- grado accordale taoto ! Il Toaldo sì amico, della Luna non osò aifenrlo , e nominò quei Frifi , che m ciò di- fcorda óslW Alembert . V ^Ue'jo , e "I Muffihembroekio , e '1 Dampterio avean ripetuti quefti venti dal calore del So- le, li parere dei mentovati Filofofì è aliai conforme ai fenomeni : con^ più recenti offervazioni 1' ha confermato il 'l^ux , ed io in parte l'abbraccio, a tutto quello né meno appigliando- mi , che pur qui largamente mi con- cederebbe il Colombo, Confuta egli il non affatto recente, febben però anche oggigiorno non igno- bil librc?tto: De imperio Soìis , ac Lu- na in cprpora humana. Concedo, che il famofo Mead , qual n' è l'Autore, s'inoltraffe un po' troppo a favor del- la Luna : ma piacciavi di ridurre la cofa tra i debiti limiti, e poi feguirò ì non pertanto quefto nobile Inglefe , Protomedico illuftre di quel Monarca, che il Colombo potea lodare almeno nel metodo fìlofofìco e infìgne , che egli tiene . Molti , e tra quefli , due E^cidopedifli , ne] parlarono già con più di rifpetto . II celebre Francefe Sauvages feri/Te dopo fui medefìmo tuono , e con applaufo ne difefe a Montpellier una pubblica Tefi. l\ Me- nuret , appunto nel fuo articolo enci- clopedico, parlò bene del primo , ed abbracciò le cofe del fecondo . E tut- ti quefti faranno pei- me una buona apo'ogia . Ma io ancora la farò del Mead fu d' un importantiflìmo punto , che gli viene negato. Pretende egli , che l'a- ria debba più dilatarfi nelle fizigie, che nelle quadrature, ftante che 1' a- zione attrattiva è in quelle. fuor di controverfia molto più grande , Hinc inferi (dice il fuo Confutatore ) aerem fub Luna dilatar; , iy> magis in fyzi- giis, quam in quadraturis, maxime vé- ro in fyzigiis aquìno&io proximis . Poi colla folita franchezza foggiunge. Hoc autem illud efl , quod ego nego Ì3^ per- nego. Io non l'afferirò con tanta effi- me fi poffa conceder quefto , e negar ^ cacia, ma il proverò bene fortemente B b b 2 cosi . * ^8o COSI . L' aria ,deiratm5sfera più attrat- 5^ ta , come ogni Newtoniano concede , nelle fizigie ,' che nelle quadrature , più a fomigiianza dell'acque del Ma- re dovrà nelle prime elevarfi , che nel- le feconde. Ma s'ella generalmente fi eleva di più, ciò ha daefTere, perchè men gravitando al centro della terra, men graviti anco fulla fua fuperficie; dunque i fuoi ftrati più alla terra vi- cini , farann" anch' eglino in allora mol- to meno premuti . Ma lo fpazio dall' aria occupato, qual efla fi ritrova fal- la fu perfide terreftre ( per gli efperi- menti del Boyle , e del Miniotte y co- me fi può anco vedere preffo il Muf fche»broekio ) è d'ordinario in ragion mverfa dei pefi comprimenti ^ dunque quefto fpazio farà maggior nelle fizi- gie , che nelle quadrature , e però 1' aria più nelle prime, che nelle fecon- de dovrà dilatarfi ; ciò che fi dovea dimoftrare a favor del M^^fd. Diflì dimoftrare a favor del M'icd » perocché quefta prova tanto ad] una vera dimoftrazion s' avvicina, ch'ella puiuo non teme di dififìcoltà in con- trario. Certo niente vale in oppofito la parità , che adduce il Colombo dell' acque del Mare, pretendendo, che fic- come s' alzano elTe fotto alla Luna fenza dilatarfi, perchè quelle v'accor- rono, che fon per novanta gradi lon- tane ; così debba effere ancora deli' a- lia dell'atmosfera ,- che a fomigiianza di quelle, ha da alternare un fluao e riflufìfo analogo . Avvegnaché quefta , come ho detto poc'anzi, direttamente fi comprime come i pefi , che le fo- vraflano ; la-ddove vifibile è a tutti, che r acqua rifugge alla dote d' una fenfibile comprefllbilità . Onde l'aggiu- gneie che , etfi aer fub Luna d'tlatare- tur , cmjftor ^ magis elafiiciis aer ille, qui quadrante d'iftat a locis Lunert circa il Vento Generale della Zona torrida , da lui principalmente ripetuto dall' azion del- la Luna; nondimeno aggiungo , noa poterfi dubitare per altro , che molto fenfibilmente anch' effa contribuire vi debba , e ne faccio mallevadore ogni buon Newtoniano. Per la qual cofa al crefcere della medefima , egli pur do- vrà crefcere , e diventar più alto , e più veloce, e più forte. Or qui nota- te, che certiifima cofa è, per la rela- zion di moltiflìmi viaggiatori, che co- là fra i Tropici fempre gran quantità di vapori vi regna; parte de' quali coti abbondanti acquofe rugiade fcendono a riftorare que' popoli fui quali il Soie a piombo lancia i cocenti fuoi raggi; mentre altri alle eflremità appiccatifi delle più alte Montagne, per varj mefi continui feguitano a verfarvi una co- piofifTlma acqua , che fecondi vi man- tiene molti vaftiffimi fiumi , fenzachè fpeflTo gli abitanti di que'paefi , porti ne' luoghi più baffi , veggan cadere tra loro neppur una goccia di pioggia pel corfo d' anni interi . Pofta la qual verità, nel crefcere , e farfi più alto, per r azion della Luna, il vento di quella Zona; ficcome a guifa dell'ac- qua del Mare, anche l'aria ha da ef- panderfi , e premere dall' Equatore ai Poli , chiaramente fi fcorge, che iti allora maggior quantità di que* vapori dovrà in fulle Zone temperate diflfoii- derfi, nelle quali con altri unendofi", che qui fi troveranno , ed effendo pel vario calore, cui foggiace il luogo dal qual fi fono elevati, ( luogo per que- fto a varia alterazione difpoflo ) va- riamente elettrici , feco loro s' attrar- ranno, s'addenferanno , s' abbujeran- no; ed ecco neceffario il cangiamento di tempo . Oltreché, coli* azion della Luna di- ventando maggiore il predetto Vento Generale dei Tropici, molto maggior quantità di vapori dovrà innalzarvi ; ftantechè ella è già cofa certifTima , che lo ftrifciamento dell'aria ( ficcome erigi- 3 Si crìginariamente elettrica ) fui la fuper- fìcie della terra , e dell' acqua , che fon elettriche per comunicazione, allo fprigionamento ferve, anzi ali* eccita- mento dell'elettrico fuoco , e quindi alPafcefa de' vapori , che però allora dovrà efTer magg-ore . Onde fìcccme il Tluche fa vedere , che da tutti i Mari, che fono tra i Tropici, fi folleva ogni giorno Taltezza almeno d'una mezz' oncia d'acqua , mentre verfo i l'oli, lo fvaporamento appena afcende alla quantità d'una linea ; ( cofa la quale prova , che degli abbondanti vapori dei Tropici , parte ancora realmente fé ne diffonde verfo le terre polari a diffetarvi gli animali , e le" piante, ed a mantenervi le forgenti di nume- roliflìmi e vaftiffimi fiumi ) ben chia- ramente apparifce , che la maggiore azion della Luna più forte rendendo quel notifllmo vento ; e quindi per 1' elettrico fuocc^ in maggior copia ecci- tatovi, maggior rendendovi infieme 1' afcefa de' vapori ; e però più ampia quantità facendo che fé ne diffonda ai Poli , più probabil renderà , come ho fopra accennato , qualche ben decifa mutazion d'atmosfera . Attefe lequali cofe, a ragion parmi di poterne con; chiudere, che ne' più efficaci punti Lu- nari più debban efTer frequenti le mu- tazioni di tempo. Che a porvelo poi fuor d' ogni dub- bio, con lunghe ed accurate offerva- zioni , sì che t^nel fempre lodevoIeSi- gnor Toaldo tornerà in campo, il qua- le tal copia di Giornali MetecTrologici diligentemente raccolfe, che e riguardo al tempo, un fecola incirca abbraccia- vano , e quanto al luogo, fatti eranfi in varie parti del Mondo , fin dalla Martinica , alla Haja d' Hudfon , e da Copenaghen , e da Cxford , alla Chi- na. Né qui vi credefle già, eh' io le fue cofe ciecamente abbracciafTì r Per- chè fé Fortis nel Giornale d'Italia, prefentandone un , per altro nobiiif- fìmo eftratto , chiamò fempliciflìmo il metodo , onde fi fervi egli per recar ad efame, certo con lunga, ma tanto più ftimabile fatica , i detti lunghifli- * * mi giornali i io non pertanto rivolta- vi un più pene^ante , fé è permefTo di così dire , analitico fguardo , da quella verità guidato , che tantoj le contrarie , quanto le favorevoli cofe efamina e pondera , dicovi ; eh' egli non è un metodo convincente a deci- dere di certi limiti della quiftione, on- de pur fi decife , e dai quali io pre- fcindo . Ma lafciando, che facilmente fi potrebbe rencler tale , che di qutfti eziandio col poffibii rigore decidereb- be : efame importante , che ad altro luogo io riferbo , dacché mal conver- rebbe alla prefente Accademica cele- brità : aggiungo bene però, unica co- fa qual qui debbo moftrarvi , che nei rifultati di quelle lunghe offervazioni , la Luna ciò non oflante vi fignoreg- gia e trionfa. Imperocché effi moftra- rono , che quelle mutazioni dell' at- mosfera , le quali erano fiate come due nelle quadrature , non folo nelle fizigie, in cui 1' azion di quello Pia- neta faffi maggiore , erano poi diven- tate come fei ; ma , confermando d' aver molta dipendenza da quella forza nelle fizigie cadenti nel perigeo , in cui effa ( già per indubitati principi ) anche vie più maggiore fi rende , elle- no eziandio eran maggiormente cre- fciute, e fattefi come trentatrè, avean data così un' ammirabile gradazione, la quale e da per fé fleffa a meravi- glia convincente fi moflra , e molto più p°rchè va ivi congiunta con varj altri rifultati di fimil fatta.. Lafcio però, che un viaggiator va- lorofo , il Chanvalon , vie meglio l'o- pinion me ne confermi alla Martinica, il cui Cielo fé più è vicino alla linea, e quindi più foggetto all' azion delia Luna , più eziandio ne va , ne' fuoi cambiamenti , il periodico corfo fe- guendo ; né rammemoro , che il detto Autore il fuo Viaggio ne prefenti all' Accademia di Parigi , e l'Accademia glielo fregi dell' approvazione : ma mentre e la più recente Filofofia cal- cola una meccanica azion della Luna in full' atmosfera, e ne confermano le più eflefe offervazioni una fenfìbiliffi- ma e forte efficacia; nò, che non fa- ran dunque polverofe idee di Lunatici ingegni , folo in fulle carte pafciuti di troppo credula vaneggiante antichi tà , come altri , forfè troppo brillanti e gai , il vanno con mordaci detti vantando ; ma anzi ben degne faran quefte cofe de' più fav) moderni fiiofo- fici fguardi : propofjzione tanto più avanzata della prima , che aflTunfi a provare , quanto che ivi fol la forma parea convenirmi di timido Apologia uà, ed ora quella forfè non mi difdi- ce di prode afìTalitore. Che certo meravigliofa cofa ella è , e indubitata, che l'animato noflrodi- licatiffimo meccanifmo per varia fen- lìbil guifa ai cambiamenti fi rifente, e alle preffioni varie di quell' aere , che non folo ne circonda e preme , ma dà moto eziandio e vita , dirò co- Vi , al viver noftro . Perciocché , ri- guardo ai fuoi cambiamenti , fé gran parte di loro, dalla varia combinazio- ne , e quantità varia dell' elettrico fuoco dipende ; egli è certo altresì , per favia opinione de* più recenti Fifi- ci , che -noi fteflì internamente gran copia racchiudiamo di quefto fuoco, il quale ficcome di fottiliffima tempe- ra formato, quindi per infiniti meati coli' atmosferico comunicando, dee pe- rò agli sbilanci di quello egli pure alterarfi , e in confeguenza di fuo fta- to diverfo, diverfe fenfibili impreflìo- ni nella corporea macchina cagionare. Certo sì avanzata è oggi giorno l'E- lettricità , che non più chimerica , ma anzi tutta filofofica , è la paura d' una Dama, che al fragore s'agiti e fcuo- ta d'una procellofa nube, la quale fui di lei capo s'aggiri, le cui auree, od argentee fpille fono conduttori dell' elettrico fluido. Quanto poi alle preffioni varie del fovraflante atmosferico pefo , allorché i tepidi auftri , o le vaporofe nubi in- gombran quell'aere , che dalla Luna più fortemente attratto, per lei anco- ra vie più leggiero fi rende , e di mi- nor elaftica forza dotato; fé in allora i più forti eziandio , e i più vigorolì * men pronta ne fentono la refpiraz io- ne, ficcome da men vibranrefi fluido animata , che non fia delle fragili ftrut- ture, e delle più dilicate compleffioni? Ben quefto è il tempo, che medico oc- chio dee maggiormente fu di loro ve- gliare , e più , fé alcuna mai ne guar- dale, il cui circolator fluido turgido troppo ed abbondante, i cedenti argi- ni veniflTe alle volte con ruina urtan- do, affin che all'uopo , prefta ancora la prefaga mano , che di fanante fe- rita apportatrice , la copiofa ravvol- gentefi maffa ne fcemi j onde all' aerea sbilancio, i men compreffi , e quindi più gonfianti fievoli vafi , ahij all'in- terno urto , miferabile via non apra- no . Né fia già , che fé oggigiorno l'A- gricoitura fin dai più colti Miniftri ne' lor gabinetti fi ftudia , come un tempo efercitavanla ne' campi i Sena- tori Romani , io quafi di fua Juce ti- morofo , finga di non ricordarmene ; mentre e fiori, ed erbe , e frutti , e piante, del germogliar benigno e fer- tile , al propi-zio e temperato Cielo van debitori j onde e lej piantagioni, e i tagli -, e le raccolte , ad ^un- fuo cambiamento, or favorevole incontra- no , ed or contraria ftagione . Perchè fé un principio accennai, il quale, con non dubbj gradi di maggior probabili- tà, in certi periodici preveduti tempi, mutazioni di atmosfera ne annuncia, sì , che le conghietture probabili po- tranno foventemente dei vantaggi ar- recare anche a queft'arte tanto pre- gevole. Biondeggio a cagione d' efemplo le biade , ed a maturità già condotte , non ricufin fa falce del mietitore , ov- ver anche da quella recife , fien però nell'aperte campagne apertamente all' aere efpofle , o ivi giacciano pure i già tagliati fieni , dal Solar raggio ba- ftevolmente afciutti : e qui frattanto vicin fi prevegga qualche efficace punto Lunare, come farebbe , a cagione d' efempio , qualche fizigia , che fia an- cor perigea . Di gran lunga venendo allor alterata , e crefcendo moltiffimo la ?84 la forza agitatrìce dell'atmosfera, tnol- to crefcerà eziandio la probabilità, che tra quelle eftive torbide procelle, qual- cuna tremenda fé n'avvicini , che o con vento atterratore , o con rovina- trice tempefla rovini e ftermini quelle floride meflTi , o quei già bene ftagio- nati fieni!, con danneggiante acquofo nembo guadi ed innondi . Quanto op- portuna dunque e faggia cautela non fia ella mai, che avveduto Agricoltor folerte, vie piià non indugi, ma pron- tamente in difefo albergo , dalla cre- fcente Lunar attrazione , i cari frutti delle fatiche fue aflìcuri ! Laddove, fé r opportunità delle cofe lo riconduca ad una novella feminagione, la quale nei primi fuoi giorni afpetti e brami la benefica pioggia , allora facciafi pu- re , avanti 1* abitatrice fizigia , che deffa con più probabile felice evento i bene fparfi femi innaffierà. Ben, più ritardi in allora a fcioglier le ricche mercantili Navi , chi ne' ma- rini Porti franche, a lontane contrade, aflìcurolle; perchè e l'atmosfera, e'I Mare vie più sbilanciandofi , al com mercio, maggiormente trameranno qual che fatale sbilancio . Ch* io certo non direi mai, che Gefare non forte Cefa re anche quando, defcritta la borafca, la qual difperfe le Navi , che dalla Francia andavangli in Inghilterra , fer- mafi poi ad ofTervare come in quella nette caduto fofTe un Plenilunio . Ea- dent Holìe accidit , ut effet Luna Tle na , nofirìfque id erat incognitum . Q..ia{ì che volefTe dire, fé coloro dique'miei Naviganti avelTero badato alla Luna,non nVaverebbero in fine rovinate le Na- * vi. Siccome nel ritorno efpor non le volle a confimil ventura , ordinando, che in altro tempo a lui , d'Albione fi mandaffer gli oftapgì : quod propifi' qua die aquinoSltì , hiemi navìgationem fubpciendam non exifttmabat , Che certamente s" io qui fui compir di ragionarvi , da quefto luogo fatto nocchiero fu velato legno , non dirò full' Ippogrifo alla Luna , a qualche leggiadro mondo doveffi condurvi , oh sì , eh' io non efiterei niente a farmi in allora volgar volgariffimo piloto , e tra i più gravi penfieri della marina , quello accogliere eziandio di«venir pre- vedendo , colle mie fide Effemeridi a lato, le più efficaci agitanti pofizionì Lunari; e allora , e fofpender , fé il poteflì , per poco il corfo , o meglio , che in alto , fol guidarvi corteggiando le rive, o meglio, che alle rive , fol guidarvi nell'alto, fecondochè mi tor- nale più bene , per potervi fempre guidare francamente felici. Così fiate- Io ogn'ora, com' io interamente ve P auguro; e come, poiché la commovi- trice forza del Mare , fenfibilmente eziandio 1* atmosferiche vicende go- verna , non fol quell'arte tanto falu- tare , che alla confervazione veglia ftudiofamenie , di quanto videbb'effir piìj^ caro , ma e quella , che l'amene vohre campagne ha in cura , e quella ancora , che dai rimoti lidi , e le pel- legrine cognizioni , e i tefori vi porta, e le delizie, tutte e tre vi fapran gra- do fé degnerete d* uno fguardo beni- gno quefto, non già popolare ,. e inu- tile , e lieve , ma e faldo , e impor- tante, e gentile, e nobile argomento. I ih N. XLFX. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienza Naturale, e principalmente all' Agricoltura, alle Arti, ed al Commercio. V ¥ « 21. Giugno 1777. Fabbrica dì Lime dì Winlington-Mil- 5fe ler in Inghilterra ; ARTICOLO tratto dai Viaggi metallurgici del Signor J A R s . IN quefla Fabbrica per la manifat tura delle Lime fi adopera 1* accia jo ufcito dalla cementazione , lavora- to al maglio , e ridotto in quello che chiamafi acciajo comune . Con quello acciaio fi lavorano alla fucina le Lime di quella grandezza , e di quella grof- fezza che fi vuole , avvertendo di la- fciarle raffreddar fenza ammollarle nell' acqua,' ma perchè fiano ancor più te- nere pel taglio, alcuni le mettono tut- te infieme , durante la notte fopra una grata di ferro con un fuoco di carbon foflìle; aUri le mettono in un piccio- lo forno di riverbero , che confifte in uno fpazio per mettervi l' acciajo ' desinato per le Lime , fopra il quale v' ha un cammino ^ Da ciafcun lato vi fi fa un picciolo fornello a vento , per farvi fuoco col carbon foflTiIe . In quefto fornello fi rifcalda 1' acciajo per fette od otto ore , dopo di che fi po- lifce ogni pezzo fulla mola. L' acciajo così polito , lavorato , e refo tenero vien confegnato ai taglia- tori, i quali lo pofano fopra un pez- zo di piombo piano per tagliar il la- to ritondato . La piaftra di pioiìbo , fulla quale fi pofa la lima per tagliar l'altro Iato , è un poco incavata , e ',! J^uovo Giornale d' Ita/, Tom, I, v 11 riceve la impreffion della Lima da! Ia- to eh' è flato tagliato , frnza danneg- giarla. La Lima Ila attaccata fulla pia- lira di piombo per le fue eftre nitàcon dei pezzi di cuojo fififati al banco , fu cui lavorano gli Operaj . Le Lime fi tagliano con uno fcar- pello proporzionato alla qualità delle lime che fi vuol avere. Vi fi batte fo- pra con un martello un poco curvo dalla parte del manico . Vi fono degli Operaj di ogni genere per ciafcuna fpecie di Lime, perfin dei piccoli ra- gazzi di dieci in dodici anni , dal che fi può giudicare , che quella manifat- tura non fia molto dilScile . Tutta 1* arte confifle nel faper tenere lo fcar- pello nella medefima inclinazione, il che s* impara con la pratica , come anche nel pofarlo giufto , e con gran prefl:ez?a. E' (lato tentato più volte in quefla Fabbrica di far delle macchine a ruote per tagliar le Lime, ma non fi è mai potuto riafvirvi. Il metodo di temprar le Lime merita tutta l'attenzione. Il carbon che fi adopera per temprar le Lime , viene prima con una opera- zione fpogliato del fuo bitume . Que- llo carbone fpogliato delle fue parti bituminofe diventa tutto porofo , e leggieriflìmo; quando fi abbrucia par che non faccia fumo , e che dia una fiamma come il carbon di legno ; vie- ne chiamato cinders e coaks . Il Sig. Jars nella undecima Memoria , dove parla delle Minere di carbon foflìle di Newcaftle, deferivo la maniera checo- Ccc là ^S6 là fi pratica per ridurlo in f/Wm.!|f per rimetterla fopra un fuoco più graii- A Sheffield, dove pure è una Fabbri ca di Lime, f: fa il coak o cinders nel- la feguente maniera affai femplice. Si mette fui focolare una grandiflìma quantità di carbone; fi foffia finché fia tutto accefo , e fia diflrutta la fiamma e il vapor di bitume . Allora fi cava e fi eftingue con un poco di acqua . Quello è il coak con cui fi lavora le opere di acciajo . Quando fi ha una data quantità di Lime tagliate , fi portano alla fucma , dove vi è un tinozzo pieno di feccia di birra , in cui s* immergono , finché tutta la fuperficie ne fia bene ammol- lata . Si paffano indi fopra un muc- chio di certa materia, che l'Autore ingenuamente confefifa di non aver co- nofciuta , ma che fi affomiglia a del- la fabbia grolfa , e che gli fu detto effere un comporto di fai marino , e di unghie dei piedi di vacca bruciate e pillale groflTolanamente . Allorché dunque le Lime fono (late ammollate nella feccia di birra , fi paf- fano fopra il monte di fale e di un- ghie bruciate , onde intonicarne tutta la fuperficie, tanto per prefervare dal fuoco gì' intagli delle Lime , quanto per dar durezza all'acciajo . Allora fi fi difpongono quelle Lime fopr.i una barra di ferro , collocata dinanzi una grata , nella quale vi è un fuoco di carbone : non C\ accorta al fuoco , fé non quanto bafta perchè l'umidità del- le Lime pofTa fvaporar lentamente , e lafciar la indicata compofizione ade- rentiffima alla loro fuperficie . A mi- fura che le Lime fi vanno afciugan- do , fé ne portano molte a lato del focolare , dove è una piccola tavola , fulla quale è un piccolo mucchio del- la fuddetta compofizione. Si mette fui focolare del carbon preparato , olfia del cinders , e 1' operajo vi foffia col mantice. Allorché il carbone è accefo , l'iftef- fo Operajo prende una delle Lime , e la mette nei carboni, ma un poco lon- tano dal mantice , per evitar il trop- po calore . Vn poco dopo la ritira , de, dove può vederla , e giudicar dal fuo colore del grado di calore . Se fi accorge che il fuoco ne abbia guaftato la forma , il che avviene fpef- fiffimo , ne la cava fuori , e vi batte fopra a piccioli colpi con un martello di legno per raddrizza; la. Se vede che in qualche parte è fpogha della fum- mentovata cumpofizione , la applica fopra il mucchio di materia che e ful- la tavola: querta vi (ì attacca fubito. Rimette poi la lima nel fuoco , e quando ha acquiftato il grado di calore ch'egli defiJera , e che al Signor Jan parve di un rolTo di ciliegia , egli la cava dal fuoco , e immerge perpendicolar- mente la parte, eh' è tagliata, in una conca di acqua fredda : queft' acqua fi cambia a piacere. Si cava fuori la Lima , quando è fredda, per metterla in un'altra pic- cola conca piena di acqua . Allorché fi cava la lima dal fuoco per metter- la nell'acqua, rende molto fumo, dal che fi può conghietturare che vi rerti ancora della materia . Le Lime immerfe nella piccola con- ca, fi cavan fuori per nettarle con delle ferole forti , e con fabbia fina . QLiando fono ben nette fi gettano an- cora in una conca piena di acqua, in cui abbiafi ftemperata dell' argilla bian- ca ; e vi fi lafciano dentro finattanto- chè fi voglia portarle al magazzino per imballarle. L' intonicatura d'ar- gilla ferve a prefervarle dalla ruggine, finché fi afciugano e fi nettano bene prima di ungerle con l'olio per difen- derle parimente dalla ruggine nel tra- fporto dei viaggi. In quefto folo luogo Ci fabbricano dugento dozzine di Lime ogni fetti- mana , Il Signor J ars non ne ha qui veduto fabbricare, che di una mezza- na grandezza. Vicino alla Città di'ÌN^f- vvcaftle ha veduto fabbricarfenedi pic- ciole nel modo fteffo che a Winling- ton Miller, fé non che l'operazion di j temprarle n' é un poco differente . Si _l ha della feccia di birra affai denfa ; e ^ il noftro Offervatore fuppone che for- fé flavi mefcolata qualche altra cofa , perchè gli parve un fango. Si pafiano le Lime in qiiefto fango , per intoni- carne tutta la fuperfizie, e quindi fo- pra un mucchio di fai comune fenza mefcuglio, che é come una fabbia grof- f a , di cui s'involgono interamente ; poi Ci piantano per la parte del mani- co in una tavola , la quale quando ne è riempiuta fi- mette dinanzi al fuoco, acciocché le Lime poflTano afciugarvifi, dopo di che fi portano alla fucina. Si adoperano dei cinders preparati come quelli di cui fi fa ufo a win- lington Miller, ma ridotti iu pezzi più piccoli , preflfo a poco come nocciuo- le. Se ne mette in faccia la canna del mantice , e fopra vi fi adatta una pi- gnatta vecchia, od una padella di fer- ro in maniera , che venga a formare una picciola volta , fopra la quale fi mette un poco di cìndsrs . Sotto que- fta piccola volta , e fopra il cinders fi mettono tre, quattro, cinque, e fi- no a fei picciole Lime per fiata . L' Operaio dev'effere attentifllmo ad efaminare il grado di calore , perchè non ne refli guaflata la forma . Egli !e rivolta di tempo in tempo : a mi- fura che le vede di color di ciliegia , le va cavando dal fuoco, e le immer- ge perpendicolarmente in una fecchia d' acqua fredda , nella quale dilTero quegli Opera) al Signor y^rj- , ch'era- vi mefcolata della feccia di birra e del fale, di che egli dubbitò , perchè gli è fembrata un' acqua chiarillìma . V , immerfe egli la mano e avendola gu- fata l'ha fentita leggiermente falata : ciò forfè dipende dalle Lime che vi s' immergono , le quali ne confervino qualche poco fulìa loro fuperficie ; o che infatti fé ne faccia re.ìlraente di- fcioglier nell'acqua. In quella Fabbri- ca non fi adopera, per quanto dicono, giammai falnitro . Non fi fa ufo delle unghie bruciate, e il Signor/rfr/ ven- ne accurato , che il fale "è il capo principale per dar durezza all' acciajo. * S'T! Della Coltura, ufo, e vantaggi delTrU foglio maggiore rofTo , noto 'volgar- mente nella Trovincia di WLìine fot- to la denominazione di Trifoglio di Olanda ; con le cautele neceffarie che deefi avere nell' ufo che fé ne fa, per prevenire , e guarire la malattia , che quefto foraggio , ammini^rato in ver- de , cagiona ai befliami , quando ne mangiano eccejfìvamente : ARTICOLO tratto dalle Memorie della Società lieale dì .agricoltura della Ce- ner alita di Tours . Molle fono le fpecie di trifoglio, di cui non giova farne qui la diftinzione e l'analifi, poiché fi tratta folamente del trifoglio maggiore rof- fo : egli è generalmente abbaftanza noto, ma differente affai da quelli , che crefcono naturalmente nei noftri prati, e nei noflri pafcóli . Il trifoglio maggiore getta dei gam- bi fottili, diritti e rampanti, d' uno o due piedi di lunghezza, e alcune vol- te più , fecondo la natura del fuolo , in cui più o men fi compiace. Lefue foglie fono come quelle delle altre fpe- cie di trifoglio, ma molto più larghe, più folte , e i fuoi fiori più volumi- nofi ; le fue radici con lunghe , legno- fe, e gro/Te talora quanto un dito. Tra tutti i foraggi , che fi coltiva- no artificialmente , quefi:o è il men difpendiofo , di più pronta produzio- ne, e quantunque di minor durata, é non pertanto il più utile , e il più analogo alla coltura delle terre . Elfo non interrompe le loro produzioni, non occupa le terre arative, fé non in tempo del loro ripofo ; e lungi dall* alterarle, come fanno gli altri foraggi artificiali, quefto anzi contribuifce al loro miglioramento , e alla loro fecon- dità. Le foglie che feccandofi cadono in gran quantità fulla terra , e vi fi confumanoi le fue groffe e lunghe ra- Ccc z dici dici marcendofi ; quando fi rompe il terren col lavoro prima di feminarvi il frumento, ingraflano e dividono il fuolo, al che contribuifcono ancora i beftiami che vi foggiornano . Il trifoglio fi taglia almeno due vol- te per effer confervato fecco j e fino a tre o quattro volte , quando fi dà ai beftiami in verde; e in feguito ferve ad eflì di un'eccellente paftura duran- te l'autunno e l'inverno. E' cofa affai comune il veder rac- cogliere in un'arpenta di buon trifo- glio da ottanta fino a cento quintali, e più di foraggio fecco; e da 150. a 200., e fino a 250. libbre di femenza negli anni favorevoli;, e nei quali fi voglia prenderfene cura . Il trifoglio fa produrre alle vacche molto più bu- tirro , quando lo mangiano in verde . Tutti quefti vantaggi , i quali non ca- gionano che una mediocre fpefa flraor- dinaria , e il cui benefizio è evidente , devono incoraggiarci a moltiplicar un tal foraggio : quefla abbondanza di nu- trimento ci darebbe la facilità di mol- tiplicar? i beftiami; dal cherifultereb- bero ur|a maggior quantità d' ingraffi , il miglioramento delle terre , e necef- fariamente il ben effere del Colono , le cui terre negli anni di ripofo gli produrrebbero fovente più , che in quelli di coltura , lenza farne alcuna fpefa . Le terre afciutte , aride , compatte e renofe , ugualmente che le fabbie mobili e magre fono le meno proprie per coltivarvi il trifoglio. Egli fi com- piace nelle terre fané , nelle fabbie ^ graffe , nelle terre dolci , ed anche nel- le forti , vifcofe ed atte a produrre, che non fiano troppo limacciofe , fred- de, e umide; e riufcirà generalmente dovunque l'orzo profpererà. Puoflì feminare il trifoglio in au- tunno con le biade groffe, o con l'a- vena d* inverno nelle terre che fono in giro , cioè nel fecondo o terzo an- no di coltura ; altrimenti nell' an- no che dee precedere il ripofo delle terre. Allorché quefta pianta feminata in tale ftagione ha refiftito ai gran fred- di , effa divien più vigorofa , e più in iftato di foftener i feccori delle Ragio- ni feguenti , di quello che il trifoglio feminato in marzo. Ma in qualunque ftagione fi femini , la terra dev' effer fana , e il tempo fereno . Quando è feminato l'orzo o l'ave- na fecondo il metodo ordinario, fia in fckhi j fia in tavole , e trovJnfi fui terreno delle zolle di terra troppo grof- fe , come fuccede nelle terre forti, è bene romperle con la tefta della zap- pa: in feguito, in tempo il più quie- to che fi può, fi getta a mano la fe- menza del trifoglio , con la maggior pcffibile uguaglianza ( i ). Siccome quefta femenza, effendo eftremamente minuta, fciolta e rotonda, fcappa fa- cilmente tra le dita , così è neceffa/io mefchiarla con una uguale quantità di cenere, o con della fabbia , mefcolan- do , e rivoltando il tutto frequente- mente. Quefta operazione fi finifcecol raftrellar bene le picciole zolle per cuo- , V prirvi la femenza, \^ Ecco ( I ) Tsle/ nono Volume dell' Optra intitolata il Gentiluomo Coltivatore ec, ehs flampitft dal L'ibra'jo Milocco , fi vedrà quanto fia utile il [eminare il trifo- glio^ col femìnato'fo , ftrumento preffo noi abhaflanza noto, e tanto più, dacché re- centemente il Chiarijftmo Trofeffore di agronomia in Tadova Signor Pietro^ Ar- 4Juino ne ha inventato uno , di fempliciffima coftruzione , che fa molti uffiz} nei tempo flefo , s fi rende proprio per "varie fem^nze . Ouefio fi è per pruova ritro^ vato il più perfetto tra tutti quelli , che fono fiati prefentati a quel/a Vubblica Società Géorgìca , ad oggetto appunto di farne dei faggi , come fu riferito nei fogliti 5. Ottobre 1776» Ecco tutta la fpefa che rlchiedefi ^ per qiiefta coltura , comprefa la com- preda della femenza , che fi vende dai cinque agli otto, e fin dieci foldi ( di Francia) alla libbra : alcune volte ne baftano dieci o dodici libbre per arpenta , fecondo la natura del terreno ; nelle terre fortr principalmente vuol eflTere feminata fi^Ta . Quella femenza dee preferibilmenre efTer deli' ultima rac- colta , e dev'eflTer lincerà , cioè tolta naturalmente , e fenza artificio dalla fommità, o dalle capfule del trifoglio, e battuta come fi fa il frumento. Talvolta coloro che la raccolgono per venderla , fan feccare nel forno le tefte del trifoglio , per abbreviar l' im- barazzo di farle feccar al Sole negli anni umidi, il che altera la femenza; allorché quefta operazione non fia fia- ta fatta con circofpezione, eia femen- za abbia avuto un grado troppo forte di calore , il quale ne infievolifce il principio , fi può giudicar della fua bontà fchiacciandone diverfi grani ; fi può anche metterli nell'acqua, ofTer- vando fé precipitano prontamente : que'- li che ftanno a galla fi devon riget- tare . Allorché r orzo , e le altre biade giunte a maturezza fi fono tagliate , non convien mettervi a pafcolare nef- funa fpecie di befliami , né lafciarvi entrar le pecore né le oche ; la pianta non ha acquiftato ancora fufficiente for- za , e non è legata quanto bafta nel- le radici per non aver a temere di ef- fer danneggiata da quefti animali ; prin- cipalmente quando è (lata feminata in Marzo , la fi dse prefervar fino all' autunno. Finché quella pianta Ila fof- fogata fotto le biade, non può far gran progrefll ; ma quando fé ne trova libe- ra , e in piena aria , affa ne approfit- ta , e cuopre ben torto la terra . Deefi pure chiuder i terreni a trifoglio alla fine di Febbraio al più . Quando il trifoglio è nel fuo primo fiorire, e prima che perda i fiori , è neceflfario tagliarlo , feccarlo bene in un bel tempo , e ben voltarlo : quefta pianta , che abbonda jn nnicilaggine j .,. ed è molto acqaofa , efige in quefta operazione maggior cura, che gli altri foraggi , onde eflere ammucchiata e cuflodita fecca. La feconda erba richiede la fleffa at- tenzione, quantunque fia men umida della prima , e fi tagli in tempo del maggior caldo ; ma quando fi vuol raccoglier della femenza , o quando non fi è in neceflìtà di averne il guaì- me pel pafcolo , la fi dee lafciar ma- turare perfettamente prima di fegarla- quella feconda volta , per confervarla fecca . Si oHerverà, che quefla feconda er- ba è la fola che fia propria a dar del- la femenza di buona qualità j e per quello motivo efla deve avere acquifta- to il fuo grado di maturezza , il qual fi conofce efaminandone le prime e le feconde capfule ; non deefi trafcarar quefto profitto, ch'èconfiderabile. Al- cune volte negli anni buoni fi vede alcuni Coloni pagare i loro affitti con la femenza e col prodotto del trifoglio: in alcuni diftretti della Provincia- dì Maine , dove fi ha l' induftria di colti- varne , fi ricava una quantità confide- rabile di quefta femenza , che fi man- da nei paefi limitrofi, e negli efteri. Nei terreni precoci e atti a produr- re, e nelle annate convenevoli a que- fta coltura fi può fegar tre volte il tri- foglio per farlo feccare, e confervarlo; e fé ne ha eziandio un eccellente guai- me da pafcolare. Nel terzo anno non fi dee far che al più due raccolte di foraggio, le quali qualche volta fono anche meno abbon- danti di quelle dell* anno precedente , perchè al più tardi alla fine di Luglio ( fé non fi voglia lafciarvi il trifoglio per fervir di pafcolo fino al feguente Aprile ), e dopo avervi meflì per al- cuni giorni il beftiame, non fi dee dif- ferire a far romper quefto terreno con l'aratro, per difcuoprir e far perire le radici : un mefe appreflb fi ricomincie- rà l'operazion di quefto lavoro mede- fimo, per terminar di rompere tutto il terreno ; e in feguito un terzo : vi fi porteranno i concimi ordinar) , in man- 59© mancanza dei quali , fé il terreno è fteddo e umido, la calcina viva farà maraviglie : ne baderanno tre o quat. tre botti per ogni arpenta , o più fe- condo la qualità più o men produtti- va del terreno . QiieRo è un ingrafTo il men difpendiofo quando fifia a por- tata di una fornace, e quella materia vi fia a un prezzo mediocre . Preten- defi eziandio, che i terreni concimati con la calce fiano men foggetti a pro- dur biade caricfe: le ceneri del forno^ quelle della lifciva , e la fuliggine fo- ro parimenti buonifllme. Alcuni giorni prima delle femine fi mette la calcina in piccoli mucchj nel campo appena ufcita dalla fornace ^ come fi fa dei letami , e la fi lafcia così per due giorni : ella fi rifolve in polvere; indi la fi getta con la pala per cuoprirne il terreno . Allorché fi voglia mefcolar con la calcina gì' in- grafTì ordinar] , nel cafo che non fi abbia di quefli fé non la metà di quel' che ne abbifogneiebbe, vi fi fupplifce con una quantità proporzionata di cal- cina . Si pretende eziandio ch'effa fac- cia perire gV infetti che trovanfi nei letami. Qi.iando il piccolo trifoglio è defli- nato ad effere mangiato frefco , offia in verde dai beftiami , fi può fegarlo ogni giorno per portarlo alla dalla, o puoffi metter i befliami fui terreno a pafcolarvi : 1' uno e l'altro di quefii ufi efigono delle cautele , principalnien- te r ultimo. Per dare il trifoglio a mangiar nel- la dalla, non fi dee mai tagliarlo, fé non dopo che ne fia fvaporata la ru- giada : farà parimenti bene lafciarlo alcune ore, dopo tagliato , fui terre- no, fia per la prowigion del mezzo- dì, che per quella della fera ;. princi- palmente quello delia prima produzio- ne , il quale è fempre più pieno di fugo acquofo , che il fecondo . Del pri- mo non fé ne dee dare che moderata- mente, qualora i beftiami fono più af- famati, oppur fi dee darlo ad effi me- fcolato con altre erbe comuni . Quando non fi vuol fegar la prima * produzion di trifoglio , e fi deftina ad effer pafcolato dai beftiami, queftì non fi devono condur fui terreno , fé non dopo che ne farà fvaporata la rugia- da ; non fi dee nemmen lafciarveli la fera troppo tardi dopo il tramontai del Sole?. Conviene altresì non condurli la mattina direttamente fui terren del trifoglio all' ufcir dalla ftalla , quando fono affamati , perchè mangerebbero quefta prima erba con voracità, e co- sì ecceifivamente, che ne ftarebbero poi male : alcune volte fé ne fon veduti cader morti fui fatto iftefifo. Per pre- venir quefti inconvenienti , fi fan paf- fare in un altro pafcolo ordinario , dove fi trattengono per qualche tem- po , prima di entrar dove è il trifo- glio : è bene altresì non lafciarveli di feguito tutto il giorno : il paflaggio dei beftiami da un pafcolo all'altro conviene beniffimo al loro nutrimento. Q'jefte attenzioni fono iniportanti per ia prima erba del trifoglio; ma allor- ché quefta è mangiata nella prima fta- gione, la feconda erba nel calor della ftate non farà nociva: nell'autunno e nell' inverno fi lafciano i beftiami nei terreni di trifoglio ugualmente che ne- gli altri pafcoli .- Quefto nutrimento frefco , oflTa ver- de ingraiTa i beftiami affai prontamen- te: le vacche che ne mangiano danno più latte, e più butirro ; ma per dir vero di mediocre qualità. Il foraggio fecco di trifoglio fa un eccellente nutrimento d' irtverno , quan- do fia mefcolato a ftrati con le diffe- renti forta di paglie dopo la raccolta dei grani . Qiiefti foraggi così confervati per qualche tempo, fi comunicano le loro differenti qualità ; i beftiami li man- geranno bene , e fi manterranno fre- fchi e vigorofi. Siffatta abbondanza di foraggi procurerà al Colono t mezzi di mantenere un maggior numero di beftiami , e di aver quindi maggior quantità d' ingraffi per migliorar le fue terre , fovente efaurite e povere per mancanza di letami . II trifoglio, come abbiam già offer- vato. LE peregrinazioni degli O/fervatori Naturalifti , che riefcono quafl Tempre utili ai rifpettivi Sovrani de' ' vato , ha il doppio vantaggio fopra ^ gli altri foraggi artificiali, di noii in- terromper la coltura delle tene arati- ve , e compsnfare il Coltivatore ddla loro mediocre raccolta nel tempo del ripofo; non d può dunque abbaftanza configliare a far un ufo continuo e generale di quefto utiliflìmo foraggio . "Rirmdj escaci e ftcuri per guarire i beftiaint dalla, malattìa che loro ca- giona il trifoglio frefco , quando ne mangiano eccejftvamente . Toflo che fi fcorge che una beflia è attaccata da quefta malattia, da cui vien colta fempre all' improvvifo , e fovente anche fui terreno ifteiTo del trifoglio, le fi fa ingojare una libbra di olio di oliva , e fubito dopo la fi fa camminare. Ma il rimedio più ufi tato e più facile, perchè fi trova dap- pertutto, ed è alla mano della gente di campagna, egli è di condur fui luo go una vacca fana , di far ingojare alla befiia malata due fogliete di lat- te, e di farla fubito camminare prima di pa(To , e infeguito affai velocemen- te . La beflia non tarderà ad efTere perfettamente guarita , e in ifi;ato di ritornar alla ftalla : baderà folamen- te non darle trifoglio per ventiquattr' ore, fuppleudovi con altro nutrimen. to ordinario. A un bue {\ darà fino a tre foglietta di latte . Queflo rimedio non ha mai mancato di buona riufcita Articolo tratto dalla Continuazione al Gior- nale di Medicina. Haccolta di Opufcoli rifguardantt l' ac- qua -minerale acidula di Rapolano , nella Trovincia Superiore Sane/e . In Firenze 1776. ^ paefi , eh' efTì fcelgono per foggetto delle loro indagmi , tendono al fina del pubblico vantaggio per varie flra- de . Ricche fcoperte di tefori nafcofiii nelle vifcere della Terra fanno i Mi- neralogi ; i Botanici, e i Chimici mie- tono abbondantemente prolotti infer- vienti alla perfezicn'? ddle Arti ; i Zoologi eftendono i limiti della Veteri- naria , dell'Anatomìa comparata; e i Medici riportano nuovi ajuti all' uo- mo foggetto a pur troppo difficili , e pericolofe malattie . Da queft' ultima Claffe d'uomini utili alld Società fono fiate nel breve giro di mezzo fecolo mefife in onore, e in profitto innume- rabii quafi acque falutari , fparfe op. portunamente dalla benefica Provvi- denza in varie fituazioni del noftro globo , affinchè al bifogno foflTe mai fempre vicino, o difcretamente lonta- no il foccorfo. Ancorché sì fatte fco- perte intereffino principalmente la Na- zione, che poflìede le fonti falutari , ed ancorché fcemi la importanza loro relativa in ragione delle diftanze de* luoghi ; noi crediamo però , che me- ritino fempre una particolar menzione ne* noftri fogli i giuftì Elog; , che fon dovuti ai benemeriti fcopritori di effe: e ciò tanto maggiormente , quanto più le qualità dell'acque medicate fa- ranno tali, che poffano invitareanche i forafìieri ad accorrere in cerca di fa- Iute alle loro fonti. Di quefla fatta fi è l'acqua acidula di Hapolano , della quale dobbiamo la fcoperta ad una efcurfione crittografi- ca del chiarifllmo Signor Dottore S^r- tolammeo Mefny , Medico di Corte di Sua Altezza Reale il Granduca di Tofcana , Membro di molte ilKifiiri Ac- cademie, e conofciuto dalla Repubbli- ca Letteraria per varie fue produzioni concernenti oggetti di Fifica, e di Sto- ria Naturale. La fonte acidula di Ra- polano è intorno a un miglio lontana dai Bagni di quel paefe , affai cono- fciuti dai Naturalifli d' Italia per le loro concrezioni lapidee candidilfime , ed emole di quelle de' Bagni di S. Fi' lippo , refe famofe per la ingegnofa , e bel- e bella invenzione della plaflica flalat- titica del celebre Signor Dottor Lio- nardo de' Vigni . Il luogo , d'onde fcaturifce, ha tutte le apparenze d'efle- re flato anticamente abbruciato ; e il chiariffìmo Signor Dottor Mefny vi ha raccolto parecchie varietà di lave. Non contento della fìcurezza , che in- torno alla falubrità di quella nuova acidula davano i caratteri efteriori di effa , il noftro valente Medico volle, che foffe aflbggettata all' efame Chimico, e re affidò 1* analifi al Signor Uberto Hoefer , Amminiftratore della Farma- cia di Corte di S. A. R. a Firenze . Lungo farebbe il riferire qui le venti- quattro principali efperienze iftituite dal diligente Profeflbre ; e baderà ac- cennare , che il rifultato ne fu , che r acidula di Hapolano contiene ijinvi buona dofe di fpirito elaftico , della terra afTorbente, del fale di Claubero, del fai catartico , o 'ì ideo pondus nullum m Barometro mercurium exercet . Ecco il nerbo di tutta la fua confutazione : ma tre pun- ti farò ofTervare intorno a quello pe- riodo , che ne moftreranno in realtà rinfuffiftenza. In primo luogo , la qui addetta ra- gione , che fi pone in bocca al Ber- nulli, non fi trova punto nella di lui citata DifTertazione , che altro non può effere, fé non fé il fuo , Traiti fur [ti fiux Ì3r> reflux de la M^r , pour con- courir au prix du 1740., premio, che infatti ei guadagnò coW Eulero , e col Mac-Laurtno , come fi pnò vedere nei Principi Matematici del Tsievvtoncom- mentati dai chianffimi PP. le Seur , e Jacquier . Nel legger quelle cofe del Colombo , mi fece colpo il nome vene- rando del Bernu/li; ne cercai l'opera, e trovai allo fcolio XIV. del capitolo IV. , che la ragione ch'egli adduce , non è, che quella della elafticità dell' aria , che ho combattuta nella Differ- tazione. In effa ho detto, che la cita- zion del Bernulli era fatta con abba. gliante apparenza , non nominandofi i ce- ■^ i celebri Autori, l'Alembert, e*l FrU fi , che 1' hanno confutato fu quefto punto ; ora di più fi fcorge , eh' ella è vana, e falfa . Ma queflo non è eh' errore d' erudizione e di fat- to . Secondariamente fi fa vedere nel ci- tato periodo, che il mercurio non ha da innalzarfi nel Barometro , quando la Luna, giunta al meridiano, vi ele- va l'aria foggetta dell'atmosfera . Ma fé fi conliaeii la ragion del fenome- no , e le prime parole j che ne ho rapoortate , e quell'altre , che pari- mc-nte contro il Mead fi fcrivono, de! Barometro , qui fiusus tempore num- quam defcendit , neque tempore reflu- xus atto//itur ; apparirà chiaramente , che fi dovea moftrare tutto il contra- rio. Si dice a favor della Luna , che il mercurio ha da abbalfarfi ^ e qui fi prova, ch'egli non ha da innalzarfi . E' ella quefta una buona dialettica ì Lo fo ancor io , che argomentando così, fi potran chiamar favole di don- nicciuole i Lunari influlfi , e infultar- ne i Filofofi fautori . In terzo luogo, fé 1' intrinfeca for za dell'addotta ragione, con quella fi congiunga , che ho riportata nella Dif- fertazione, contro alla dilatazione dell' aria, e fi dica , che quella delle vici- ne colonne debba accorrere al luogo , a cui fovrafia la Luna , e quindi im- pj-dirvi la jvariazion del Barometro; concederò la prima propofizione, ma negherò la confeguenza. Avvegnaché, l' aria non può accorrervi , fé non per confervar 1' equilibrio ; dunque s'ella vi accorre, quell'equilibrio era tolto ; dunque non vale ricorrere ad efTo , per combattere la diurna variazion del Ba- rometro . Ed ecco i tre punti , che in- fìevolifcono affatto la confutazion del Colombo . Del refto in qualunque maniera ab- bia egli trattata quefta materia, fé mai pel fervore del fuo vivaciffimo genio, più , forfè , qualche urto ave/fe fegui- to di quegli .iffetti , che di leggieri fi fanno fentire anche negli animi lette- rati, anzi che la feverità e rettiiudi- ?9? ^ ne della buona Filofofia ; ciò niente ha da fcemare la ftima, ch'aver fi dee per un Profeflor eccellente, quale egli è celebrato : e a cui, certo , a gran delitto non fi può afcrivere , l'aver , forfè , un po' troppo fchernite quelle Lunari influenze , eh' eran già tanto cadute nel disdegno fatale della filo- fv;fica moda. Ma ritorniamo al Baro- metro . Il Ch. P. Frifi trova per la teoria , che la variazion giornaliera cagionata per r azion della Luna , ha da efler folamenre |g- di linea . E' noto , che una quantità infinita di cagioni acci- dentali alzano fpelTo , e deprimono il mercurio oltre due linee ogni giorno. Quella è una piccoliffima vatiazione ; quelle fono grandi e frequenti ; ed ec- co perchè la prima fenfibilraente non fi difceme. Niente di meno io ho aggiunto nel- la DiflTertazione , che poco io m'ap- poggio fu quefta variazione diurna ; e la cagione fi è, non folo perchè defla è piccoliffima, ma ancora , perchè fé mai ella concorrefiTe con altre cagioni alla produzione d'alcuni fenfibili effet- ti ; efìfendo quefti giornalieri e conti- nui , diftinguer non fi potrebbe qual parte vi aveffe" 1' azion della Luna. Bensì per indagarlo tornerà bene il ri- correre a que' punti Lunari , ne' quali' la forza di quefto Pianeta in altri s* accrefce , e in altri fi diminuifce . Non è di quefto luogo lo fpiegar la teoria di quefti punti , che fi può ve- dere prelTb varj Filofofi , nelle tratta- zioni del fluflb e riflulTo del Mare. Ma io prego i miei leggitori ad of- fervare attentamente , che quella pro- va, con cui ho moftrato nella Differ- tazione , che l' aria ha da pefar più nelle quadrature, che nelle fizigie, va- le ancora negli apogei riguardo ai pe- rigei , ne* quali i' atmosfera più attrat- ta , ha da gravitare affai meno. Ed ecco r altra variazion del Barome- tro , che ha da farfi ne" varj punti Lunari . Ora di quefta abbiam I* off«rvazio- ^ ni , che la confermano ; offervazioni , ^ Ddd a che ?95 che generalmente han da eCCer carini, me a tutti i Newtoniani ; perchè, conforme alla loro teoria , il Signor Abate Toaldo ha trovato realmente , che il mercurio, per quarant'anni d' o/ferva z ioni 5 era fiato in generale più alto nelle quadrature , che nelle fizi- gie , e più negli apogei , che nelli pe- rigei . Ma con qual efattezza egli ab- bia rifchiarato , e decifo quefto bel punto, come, con un metodo , a tal propofito convincente, ne abbia calco- lati i Giornali Meteorologici , e come, con quella moderazione , ed ingenuità ne abbia parlato , che è propria de' veri Filofofi , quefl' è ciò eh' io rimet- to a vederfi in quel fuo dottiflìmo faggio . E tanto bafti intorno al Ba- rometro . Vengo alle mutazioni di tempo » I I. Il Toaldo per rilevare la forza de' punti Lunari, notati ne' Giornali Me- teorologici , a cagione d'efempio , tut- ti i Noviluni, andò oflervando le mu- tazioni di tempo , che foflero accadu- te , o non accadute intorno ad effi . Per quefte s' intendono le decife piog- ge , gii aperti fsrenr , i gagliardi ven ti, le grandini , le nevi , in, fomma , quanto moftra una ben chiara varia- stion d'atmosfera . Formò due colon- re, Puna de' punti cambiami , o after, jnativi , l'altra dei non cambianti , o negativi. Erano cambianti , quando le mutazioni nafcevano anche dopo di loro , oppur li precedevano d' un gior .no, e alle volte eziandio di due , in que'cafì, cioè, fpecialmente , in cui è notiffimo ,. che le maree altresì ante pongono, o pof pongono di p ù . Cosi- notatili tutti di mefe in mefe , e d' anno in anno nelle lor rispettive co- jonne , le ndufle finalmente a fomme totali , e trovò , che quelle de* cam- bianti, d'una notabile proporzione, 1' altre dei non camb'anti eccedevano, € che ciò verificavafi , febben d fferen- tejìiente, ài qualunque punto Lunare. Qjiindi egli decife > che in ciafcunodi * eflfì , le mutazioni di tempo foflTeropià probabili per l'efficacia del noftro at- traente Satellite. Tuttavolta la confegnenza , in for- za di metodo, non è provata . Impe- rocché non altro , con elfo , fi viene a cercare, fé non fé , qnal fia la pro- babilità , eh' entro uno fpazio poco maggior di tre giorni, riferito ad un punto di Luna nafca , o non nafca qualche mutazion d'atmosfera . Ora fi trovò bene , che quefta probabilità favoriva le mutazioni , eflfendochè più furono i punti cambianti , dei non cambianti ; ma cofa prova mai , che ciò per beneficio delia Luna avvenif- fe? Si tratta di vedere , fé in certi tempi, ne' quali la fua azione fi cam- bia 3 fien più frequenti, o nò le mu- tazioni di tempo. Dunque bifogna cer- care quanto lo fieno ordinariamente; cofa che non fece il Signor Abate Toaldo) e convien cercarlo con ordine collante , voglio dir fempre , o nello fpazio di tre , ovver anco di cinque giorni , che è forfè meglio» Riduciam dunque il metodo ad uno flato migliore. N' Giornali Meteoro- logici , a tre a tre didribuiti i giorni, ( e ciò s' intenda ancora dei cinque ) s'efdmini , che ragione abbiano i ter- narj, entro a' quali fi variò l'atmos- fera , a quelli in cui venni fenfibile cambiamento non nacque; e tal ragio- ne indicherà , quanto fia probabile , che dentro lo fpazio di tre giorni fi camb>, o nò lo Rato del Cielo. Fat- to ciò, trovifi pure , dalle medefime oflTervazioni , e nella ftefìfa maniera, la probabilità di quello cambiarfi o nò , nel medefimo intervallo di tem- po , ma riferito ai punti di Luna ; ( ciò che folamente cercoflì dal Signor Toaldo , e neppure con coftanza d' or- dine ). E così flabilite le proporzioni, che indicheranno le probabilità , olTia frequenza , e numero de' cambiamenti tanto ordinariamente, quanto ne' pun- ti Lunari , baflerà paragonarle tra lo- ro , per decidere quanto fi defidera . La dimoftrazione n' è evidente da sé; ed ecco refo valido il metodo. Ora Ora nelle fizigie , per modo d'efera- ^ fuoi rifultati , fé per mancanza del pio y i' azioii della Luna s' accrefce molto più dell'ordinario, laddov'ella fi diminuifoe nelle quadrature . Nelle prime però afTerifco apertameate, che le mutazioni di tempo han .da efifeie più frequenti : neile feconde piacemi di dubitarne. In eife l'atmosfera è me- no attratta , e per confeguenza noti folo meno commofTa , ma eziandio più pefante , ficcarne abbiam veduto che Io conferma il Barometro . Laonde, in quelli cafi , i vapori , debbono per le leggi dell' Idroftatica-, maggiormente afcendere , e dilTìparfi , e quindi vie più favorire il fereuo : ma appunto per quefto fi potrebbe dubitare , che il Cielo in allora meno inclinaffe al- le altre mutazioni di tempo , prefele, come conviene, in generale. Ne qui la Luna vi perderebbe nien- te , poiché fé le mutazioni folfero in allora meno dell'ordinario frequenti , quella farebbe iftcfìTa ifleflìifima influen- za Lunare. E la ragione , in teoria, fé ne appagherebbe fors' anche di più, trovandoti molto congruente, che fof- fero più frequenti le mutazioni del!" atmosfera , quando l' azion , che , quando l' azion , che la commuove faffi maggiore, e meno , quando minore . Avvegnaché quelle forti ragioni, ch'ho addotte nella Dif fertazione, circa allo sbilancio del fuo- co elettrico, mancano nel fecondo ca- io, anzi, a dir meglio, diventano ne- gative. Non pertanto anche in allora cam- biandoli 1' azion della Luna dall'ordi- nario fuo andamento , ficcome a tal mutazione, lo flato eziandio del Cie- lo dee in qualche modo variare, quia di è , eh' io replico di non decider pun- to fu tale propofito. Dico bene , che farebbe defiderabile per mille ragioni , che genj amici ed induflri, con iftudj comuni , e del fa- vor dell' Accademie protetti , forgeflTe- ro una volta a por piena luce in un bell'argomento, ch'altro non implo- ra , fé non fé le lunghe offervazioni , accuratamente maneggiate , Il Toa/do i ne ha dato un nobile efempio , e i metodo non vagliono a deciderà degli efpofli limiti , parlan però altamente a favor della Luna . Eccoli pro(Tìma- mente ridotti a' minimi termini , tra i punti cambiami , e i non cam-. bianti. Primi quarti 743 : Ultimi quarti Equinozi difcendenti Equinozi afcendenti Luniftizj aullrali Luniftfzj boreali Apogei Pleniluni Perigei Noviluni Noviluni apogei Pleniluni apogei Pleniluni perigei Noviluni perigei }0Z 2| 2i 3 41 5 6 6 7 8 IO 33 I I I I I I I I I I I I I I avverta, prima che r aumento Dacché niente deve diflfimuiare chi folo cerca la verità: s' di procedere innanzi , de' cambiamenti nelle quattro combi- nazioni de' punti Lunari , non tutto ritfce favorevole alla' Luna , come lo penfa il Signor Toa/do , il quale noa olTervò , che avendo riferito qualche volta alle combinazioni dei detti punti cinque giorni, mentre ai punti fempli- ci, per lo più , folamente tre v^ ne attribuiva : ciò dovea far crefcere na- turalmente i cambiamenti dei primi . Non pertanto affermo, che quelle com- binazioni moftrano tuttavia aperta- mente il poter della Luna ; attefochè le congiunzioni perigee più di gran longa fi moftrano' efficaci non folo delle femplici congiunzioni , ma an- cora di quelle , che cadevano neU* apogeo. Qui però fi potrebbe chiedere, co- me quefte fizigie apogee , fieno più fficaci delle pure fizigie, mentre l'at- trazione effendo in ragion inverfa dei quadrati delle diftanze, e quindi , per l'apogeo, diminuendofi, ella dee a tal riguardo efTer minore nelle prime, che ^ nelle feconde. Al che ( quando non fi -§98 volefTe dire, che tal particolarità pro- venifle dai giorni di più attribuiti a quelli punti ) piacerebbemi di rifpon- dere, che ficcarne nell'apogeo la Lu- na, per notifllma legge, generalmente comune a tutti i pianeti , volgéfi nel- la fua orbita affai più lentamente ; in guifa , che di lei dicon gli Aflronomi, che mentre nel perigeo fcorre quindi- ci gradi , undici foli ne fcorre e/Tendo neir apogeo j quindi ha da nafcere , che nel tempo attribuito alle fizigie apogee, la fua azione deereftare, per maggior tempo » maggiormente con giunta con quella del Spie , attefoché con più lento moto fé ne va ella dal- la linea di congiunzione fcoflsndo. Or queRo non potrebb' egli render ragio- ne del 'onomeno l Niente di meno dico , che al pre- fente non fiam per anche in cafo d* entrar quivi in efami cotanto fottili . Dopo lunghe offervazioni , più accu- ratamente nel mededmó intervallo di tempo calcolate, potranno iFificifarfi onore altresì colle minute analifi, di più fìretti paragoni tra le forze , e i cambiamenti. Adeflb quefte diverriano pencolofc . E quanto all' importa-iuifllmo punto delle ben decife oflèrvazioni , fo che il /a Lande , e il Chanvalon riconofco- no, e in fui Mare, e in full'atmosfe- ra l'efficacia eziandio dei Lunar Equi- nozj, e dei Luniftizj . I rifultati del Toaido lo confermano , mofirando egli- no i detti punti più tffiaci deljequa. drature , etnie più ?o fono eziandìo falle marèe. Non pertaiuo^^ii in no- veri efcinii di Giornali Meteorofogici li vuleffr obbliare, con meno di com- puti recherebbe altresì più di vantag- gio alla nitidezza . Dilucidiamo bene le cofe, riguardo agli altri punti più efficaci , e poi tutto fi fchiarirà . Io ho afierito in generale , che le mutazioni dell* atmosfera debbon efTtr più frequenti allorché 1' azione , che agifce fui Mare , diventa maggiore . Or , chiunque paragonerà la teorìa di quella, cogli efpoili rifultati di quelle, troverà la mia oiTervazione, per quan- t to le offervazioni , e anco poi il fug- getto lo permettono, baflevolmente con- fermata , onde poter aderire, che tali cofe fon degne dell'attenzione dei Fi- lici ; perocché v'ha qui forfè un bel nafcente fiRema , pronto a fvilupparfi, ove non gli fieno ingrati delle debite cure. Dovefifer elleno torre ogni diritto alla L'ina , cofa affatto improbabile , anche quedofarà vantaggiofo. Adogni modo fi comporranno i partiti ; tanti fecoli contrarianti raccapricciano la MetaSfica Storia dell'ingegno umano; tal urto di colori in una bella que- flione fa. un cattivo ritratto della Fi- fica : e la teorìa Newtoniana , che che lis dicano alcuni , mi vi pare im- pegnata . Quanto ad alcuni medici Fenome- ni , de' quali farà permeffb dubitare ^ che abbiano qualche maggior frequen- za ne' più efK-pci punti Lunari; ognurj vede, ch'eglino egualmente meritereb- bono d'effere regiflrati & guifa delle Meteorologiche ClTervazioni . I parti , i meftrui , a cagione d'efempio , ed altri flufTì , o sbocchi dr fangue , e principalmente certi infulti d'afma , perchè non dovrebbono avere qualche maggicv' frequenza in que' giorni, ne' quali la Luna più attrae, e quindi la- fcia gravitar meno 1' atmosfera fui corpi umani ? Certo quelli fentimenti vengono confermati da molti valentif- fimi Autori: e s'io ho letto con pia- cere il Mead, un buon medico potreb- be leggerlo anche con frutto : poiché riguardo alT azione meccanica , egli prova veramente a meraviglia , che ella , per mezzo delle alterazioni dell" atmosfera , ha da commuovere, e tur- bare i fluidi del corporeo idraulico- macchinamento . Quanto alla Fifica , ei non ne parla punto , né la fa ma- teria del fuo iflituto : pure anch' efla potrebbe realmente aver qualche parte nei periodici fintomi d' alcun di qua' morbi , eh' egli folo ripete dalla Mec- canica ; dacché fé la varia quantità de' raggi Lunari dee variamente mo- dificare e l'aria ,; e i vapori dell'at- mosfera j fembra cofa molto probabile, che che alcune malattie cutanee, come di ^ ulceri , di puftule , e di volatiche ; debbano inafprirfi realmente al crefcer della Luna, e cedere all'oppofito, al- lorchc ella fi fcema; , come lo afferrna- ao alcuni preflanti Autori . A'izi , s" io non temeflì di offendere per av ventura 1' animo dilicato di qualche lettore gentile con oggetti men che politi de' quali uno fi è certo la fcab- bia ; direi , che un Enciciopedifla ri ferifce d' averla olTervata più volte aumentarfi ne' Pleniluni ; ed anco gua rita , rimettere in quf^fto tempo alcu- ne puflule, che fi dilTìpavano poi pe- riodicamente ; ed aggiugnerei ezian- dio, che il linguaggio dell' Enciclope dia in queflo , non è , che il lingnag gio del popolo , e dell' efperienza . E non potrebbon te ntarla gli Antiluna- ri? Ma guardi il Cielo , che noi con- vinti li vogliamo a tanto codo. Con eludiamo folamente , che il periodo di tutti quelli fenomeni tanto marita d' efTere confiderato , quanto quello delle mutazioni di tempo . Guai pe^ò, fé qualche incauto en- tra di mezzo con certe non efatte of- fervazioni! Per me , fu gli accurati «fami , io mi fo profeta a favor della Luna . Ma fi diflingua bene frattanto la profezia, da quanto è già ftabilito; imperocché qiiefla piccola problemati ca indagazione tanto non ifcema la robuflezza dell' Accademico Difcorfo , eh' anzi ad un occhio filofofico par- mi , che debba vie più avvalorarla . Nel primo ho efpofto quanto , da non brevi efami, m' è parfo bene di poter aflTerire : in quella ho toccato brevemente quel , che più potrebbe meritare 1' attenzion dei Filofofi in- dagatori < 1 599 « « « V « Intonaco inventato da! Signor Herzberg primo Efjttore della "Provìncia di SI. fia per prefervire dagl' tncenaj i tetti fabbricati di legno . IL Sienor Herzberg ha affoggettata quella fua invenzione con ottimo uiccelTo a molte prove , delie quali •ini riporteremo foltanto la feguente. Ha fatto fare a Bieslavia , alla porta :5* Ohian , un tetto di legno di cinque piedi nella fua altezza media, e lun- go e largo fedic'.* a' due lati di queflo tetto ne ha fatto coftruire due altri di floppia , dell'altezza e lunghezza di quattordici piedi. Il tetto di mezzo era di tavole d'appio , le quali ripofe- vano per metà le une fopra delle al- tre , e formavano im angolo acuto. L' interno di queflo tetto fu dapprima leggermente ricoperto di fugna , fopra la quale , innanzi che fi fofle feccata, fi ha gittato della fabbia fina e ftac- ciata. Dopo fi è fatta quella p-^emere e calcare con una tavola lifcia ed u- guale , per ricopritJa d'un fecondo in- tonaco , groffo un terzo di poi 'ice , e compoflo di un mefcugliodi calcefpen- ta , di argilla flemperata , di geflTo pe- fio , di limatura di ferro , e di pelo minutamente tritato. Si è me/Ta fopra di queflo corfo un'altra malta di cal- cina, di fabbia , di fangue di bue , e di limatura infirme mefcolati , ed una compofizione groiTa un terzo di polli- ce, e fatta di calce leggera , di latte agro, e d'uova, per prefervare e di- tendere dalla pioggia , e dall'umidità l'intonaco interiore, che rtfiller dove- va al fuoco- I due lati del colmo del tr-tto ; deflnato a foflt-nere la prova di quello elemento erano ricoperti di mattoni affai groflì Si è gittata della paglia fopra di quello tetto, e vi fi ha appiccto il fuoco , come pure a' due tetti vicini: quelli fono caduti in due minuti , ed hanno bruciato un quarto d'ora all' incirca. Paffatoqu; fi > tempo, dopo aver divelte , e fiaccate le groffe travi di uno di quelli tetti, furono fat- te 400 te collocare aliato del tetto 5 dove il vento ha renduto il fuoco più ardente e gagliardo. Il legno ha bruciato quat- tordici minuti fopra di quello tetto , il quale non n'è rimafto in veruna fua parte offefo , ed intaccato . Memoires Ì3^ Obfervations &c. Memo- rie ed Ojjervazioni racco/te dalla Società Economica di B-^rna , per /' ^Anno 1772. parte prima , e fecon- da : e per /' i/inno 177^. parte pri- ma y e fec&fida . Con figure , in ot- tavo iS'C. QUefti due tomi fono gli ultimi della pregievoliflìma Rarcolta delle Memorie ec. della Società di Berna , principiata nel 1760. Ci vien riferito , che la Società medefi- ma abbia deliberato di prof guir la pubblicazione delle fue Memorie ec. in una nuova Raccolta , in lingua Tedefca . Se ci perverrà qualche più precifa notizia , o il manifefto , non mancheremo di annunziarlo pronta- mente . Nel tomo del 1772. fi contiene; i. Elementi d' Agricoltura fondati fu i fatti , e le ragioni , ad ufo della gen te di campagna , del Signor Bertrand Taflore d'Orbe. 2. Memoria fulla ma- niera più vantaggiofa di raccogliere la femenza del trifoglio , del Signor Chaves . 3. Maniera di propagginare la vite fenza ingraflì , del Signor de * Saujfure ; é nella feconda parte una' Memoria fulla macinatura dei Grani . Nel tomo del 177^. trovafi dopo la Prefazione e 1' eftratto degli Atti , e ideile deliberazioni della Società : i. Memoria fui contagio dei Beftiami del Signor Ha/ler . 2. Iftruzioneed efperieu- ze fatte nel 1771. e 1772. fulla col- tura delle Patate , offia Pomi da ter- ra . ;. Efperienze fopra le differenti maniere di allevare le Api . ^ Conti- nuazione dello ftefìo argomento , del Signor S'g'J mondo Grouner. 5. Avvifo riguardante le prudve fatte per far del pane con le Patate . 6. Metodo infallibile per determinare il lievito della palla, e il calore del forno, per aver femore un pane buono e falu- bre. 7. OHervazioni tìfiche ed econo- miche fatte nel 1772. Nella feconda parte : i. Illruzione ed olTervazioni fulla coltura delle Patate , e fulla lo- ro utilità. 2. Sulla Coltura dei grani ftranieri . 5. Lettere fui mantenimen- to domeftico del Befliame . 4. Memo- ria per fervire di continuazione alle dette Lettere . 5. Avvifo fopra la col- tura delle Rape nel Baffo Argueu . 6, Nuovo metodo per formare degli fcia- nl artificiali per la divifione degli al- veari . 7. Efperienze fopra il frumen- to germinato . 8 Avvifo fopra alcu- ne piante raccomandate per forag- Ci riferviamo d' inferire nei fogli del nuovo Volume di quello noftro Giornale qualcuna delle più interef- fanti Memorie , che trovanfi nei det- ti due tomi , e di darne di alcu- ne altre fgmplicemente I* eftratto. 401 N. LI. NUOVO GIORNALE D'ITALIA Spettante alla Scienea Naturale, e principalmente all' AGRICOLT0RA f ALLE ArTI , ED AL C^OMMERGip . 0 v: 5. Luglio 1777. DELLE PIÙ' RECENTI *^ OSSERVAZIONI. C^ufcolo fecondo in aggiunta alla Dijfertaztone dei T^o- bile Signor Conti €arlo Maggi. Hinc tempeftates dubio praedifcere Caelo PofTumus .<« Vìrg. Georg. Siccome quando fcriffi 1' anno fcor- fo la Diflertaeione in un col pri- mo Opufcolo , alcune nuove Operette ali ufi ve al prefente argomento , o non erano ancor pubblicate , o non ancor pervenute alle mie mani ; così , fenza interromper la ferie delle mie idee già prima ordinate , ne farò quivi un pic- colo trattato a parte . In tal guifa fé le materie non faranno a rìgorofo me- todo ridotte, avrann'almeno queir ordi- ne , eh' elfe han tenuto prefTo poco nel venir alla luce, e chiari moflreranno, e diftinti i progreffi della noftra qui- filone. Per dar poi nondimeno al mio ragionare la miglior forma , che fia poflìbile , lo feguirò quella medefima della Diflertazione ; e dividere queft' altro Opufcolo , o Commentario , od Aggiunta che fi voglia chiamare^ , in due parti ; delle quali 1" una tratterà nuovamente della fifica azione j l'al- tra dell'azione meccanica. littovo Ciomak d' Ita/. Tom. L * Vengo toflo alla prima', e dico; cha l'afTerzion del Duhamei circa il calore de' raggi Lunari, alTerzione, eh' io re- cai veramente con qualche forta di com- piacenza perchè è rimarcabile e nuova in quella materia, oggi può effere cer- tificata nella maggior eftenfione . Im- perocché fé gli eruditi Scrittori del Caffè^ i quali poco più fecer per altro contro gi' influflì Lunari , che citare ed epiloga- re il Belgrado , vantaron molta certe notiflìme Fiorentine efperienze , che ag- giunte alle Oltramontane , non fenra ragione in allora , preferirono a quelle del Montanari ; lafciando altri Autori , che fégu irono nel celebrarle il medefi- mo ftile, adottato poi largamente anco dal noftro dotto Accademico Antilu- nare , il quale fu sì avverfo alla Lu- na, che (limò bene eziandio in un ina nuovo difcorfo di maltrattarne egual- mente i poveri influflì ; oggi è certo, che 1' ingegnofiflìmo Termometro del Sig. Ab. Fe^lice Fontana raoflra le va- riazioni prodotte dal calore Lunare in quella Firenze medefima . che lo sbandì. Ciò fi vegga al Num. XVIII. dell'^»- tologia del i775.,* e fi conchiuderà, io credo , che fé le parole del Duhamel y da me recate nella Diflertazionecontra l'Oltramontane efperienze , condanna- vano ancora le Fiorentine, oggigiorno non mi fi potea prefentare un pii*i beli* argomento, onde moftrarne pienamen- te r invalidità. Vero è , che il Termometro di quell^ E e e ef- 4©! efperfo OlTervatore è sì finamente or- ganizzato j che non a torto potrebbon dire alcuni , non provar efifo tuttavia molto calore ne' raggi Lunari . Anzi vero è altresì , che il Duhamel ( alia pag. 5^^. della Prima Parte del Governo dei bofchi j tradotto dall' Abate Perini , e riflampato a Venezia ) volendo far vedere come noftro avverfario, che il calor della Luna ha da agir debolmente fui corpi lerreftri , aggiugne, che ciò viene moftrato dagli effetti ftefTì , che la luce Lunare produce col foccorfo de- gli fpecchj più grandi , Contuttociò que- fto bafta a buon conto a provare , che tutti quegli Autori, i quali tanto van- tavano, che i più dilicati Termometri non ne venivano in alcun modo com- moflì , oggi dicono apertamente il falfo , e però s'han da riputare Autori antiquati. Un parto più avanti io farò al pre- fente , e lo farò all'ombra del Signor T'oaldo , il qual fé parve un po' trop- po ardimentofo nel faggio Meteorolo- gico fui calor della Luna ; ora i Fifici lo vedranno interamente giuftifìcatoda fé medefìmo. L^ Meteorologia applica- ta all' agricoltura , queft' è il titolo d'una fua Memoria pubblicata l'anno fcorfo , di cui mi riferbo a parlare in fui fine . Or bafti riportarne una no- ta , che fta alla pagina quadr^igefima feda . Eccola . j, Di recente ho provato in modo „ nuovo coir offervazioni comuni del „ Termometro , che la Luna rifcalda „ di fatto l'atmosfera più ne' giorni , j, che è piena, che quando è fcema , „ e più nella fua eftate , che nel fuo ,, inverno . Queft' è il foggetto d* una „ Memoria, non ancora flampata , che ,, farà nei Commentar) di Bologna „. Io defiderava veramente di render di- ftinto conto di quefte nuove cfperienze, ma il volume di que" Commentar] fi fa tanto defiderare, che m'è forza ri- mettere gli accurati e periti Offervatori a leggerle ed efaminarle da sé medefi- mi , toftoch'efle verranno alla luce in quel bramato volume; Diflì , gli accu- rati e periti Offervatori, perchè fé al- tri vorranno ancora e tentar fimili ef- feguenze pratiche pedano ricavarfì ; „ relativamente a quell'oggetto, dal- ,, le differenti 0(Tervazioni Meteoro- „ logiche fin ora fatte *' . Tal fu 11 problema propufto per 1* anno 177^, dalla Reale Società delle Scienze di Montpellier , e tal è l'argomento del- ia citata Memoria del Signor Toaldo , di cui avea promefTo di ragionare in fui fine , Ella fu indirizzata a quell* illufl'e Società , ed effa la riputò de- gna del premio. Il Signor Toitevin ne Ielle in una pubblica adunanza un di- pinto e lodevole eftratto , e il Signor Abate Rozier lo pubblicò nei fuo rino- mato Giornale. L'Autore 1* avea fcrit- ta nell'Idioma Francefe , e tal fu (la m- pata da quella Reale Società , che fi- aillò della fua approvazione l'influfTo Lunare , il qual ne forma la parte più nuova e più interefTante , Non ha mol- to il Signor Toaldo 1' ha data nuova- mente alla luce ad ufo della noftra nazione , tradotta da lui medefimo, dal fuo originale francefe, e perfezio- nata ed accrefciuta di molte beile of- fervazioni. Siccome però qui non con- viene, fé non quanto immediatamente riguarda il fifiema dell' influenza Lu- nare; così di quello parlerò folamen- te , lafriando e l'intreccio , e "1 meto- do, con CUI egli è proceduto alla fo- luzion del problema , E in primo luogo ognun vede, che omefla la prima parte dieffo, concer- nente l'influenza delle meteore fulU vegetazione; avendo domandato l'Ac- cademia , nella feconda parte, quali confeguenze pratiche fi poflan cavare dalle CfTervazioni Meteorologiche fin ora fatte, col prefentare così la qui- ftione nella fua più grande generalità, ella veniva a lafciar libera agli Au- tori la fcelta delle forgenti , alle quali attignere . Ora a due generi riduce il Signor Toaldo le varie confeguenze , che fi pofr.>n cavare dalle Oflervaz io- ni Meteorologiche; altre, ch'egli dice di fatto , e che ( trattene le variazio- ni del Barometro ) non molto appar- tengono alla prefente materia; altre , ch'ei chiama di previdenza ^ 0 di con. ghiet' ghkttura , e fon quelle appunto delle ^ una caufa determincìnt mutazioni di tempo . E cofa dunque " ' ' - ■• ftabilifce fu quefte ? Stabilifce r opinion popolare ^ ch'or comincia a divenire l'opinione dei Dot- ti , l'opinion, che ad onore degli an- tichi Scrittori romoreggia , e riforge or tra i moderni , l'opinione in fom- md da noi efpofta ed adottata di fo- pra , eh' aver debbano un periodo di- pendente dall' azion della Luna , fe- condo le varie fituazioni in cui effa fi trova per rapporto al Sole , ed alla Terra. Veggiam brevemente com'egli la prova in teoria. Non fi dubita più dell'azione, che Ja Luna efercita full' acque del mare^ ma lo ftefTo dee avvenire eziandio nell' atmosfera , come lo conferma il Baro- metro: dunque i fuoi cambiamenti deb- bono avere qualche real dipendenza dalla detta azione. \3v\ tal difcorfo è chiaro ed eviden- te: potrebbe fembrare in vero un po' troppo generale ed aflratto ; ma forfè col fuoco elettrico , e co' Venti Gene- rali , io potrei averlo avvalorato e particolarizzato abbaftanza . Riman dunque , che 1' offervazion lo con- fermi . Or quivi il Signor Toaìdo altro non fa, che rimetterfi all' ofTervazioni da lui efpofte nel Sttggio Meteorologico , Ve n' aggiugne ancora dell'altre , e ficcome il fatto va d' accordo colla teoria, ne conchiude indifferentemente la quiftione a fuo favore . Nientedi- meno, attefochè il fuo metodo d'efa- minarle rimane lo fleffo, noi non pof iìamo ammettere tal conclufione , che nei li-miti prefcritti nella prima ag- giunta . Anzi fé quello dotto Autore par , che non fenta il pefo di certa grave difficoltà , la qual facilmente fi può ridurre alla mia , farà bene perciò qui riportarla . Che fé alcuno ìnfifte(fe a dire C fon le fue parole ) che un tal accordo di mutazione di tempo co' pun- ti Lunari è cafuale , rtfponderò , eh' egli arriva troppo fovente , e d' una maniera troppo marcata , per non aver a. 411 Ma e qiial farà quella caufa , dico io? E come fi prova, che quelle infinite cagioni , che immediatamente concorrono ai cambia- menti di tempo, non polTano eflTer ta- li , che dentro lo fpaziodi cinque gior- ni rendano men probabii , che nò , u- na mutazion d'atmosfera? Certo fé tal forte la fua coftituzion generale, nien- te proverebbono le recate olTervaz io- ni . Dunque ad efaminare le cofe di- rittamente convien cercare la media probabilità delle mutazioni di tcmpp nel loro corfo ordinario , e paragonar- la con quella de' Punti Lunari , come ho fatto vedere nella prima aggiunta . Che fé 1 più acerrimi Antilunari fono flati in quefto sì benigni al Si- gnor Toaldo , che non han mai ifvi- luppato un punto si effenziale, fu cui avrebbon potuto attaccarlo a ragione; ben farebbe tuttavia da defiJerarfi , e da lodarfi al fommo , eh' egli medefi- m.o, compiuto il bel compendio d' A- ftronomia , che tra poco promette di dare al'a luce , confacrafTe qualche momento alla ricerca di quella media probabilità , che tanta luce potrebbe recare nel prefente argomento . Che piacere nel paragonarla con quella de* punti Lunari , da Lui ftabilita affai bene 1 Or co' Giornali Meteorologici alla mano, niente più facil di ftabili- re anche quefta ; e fé pel bene della più bella e moderna Filofofia , ei ne polTieJe sì rara copia, le fue cofe iRef- fé gli fi offron per rendergli quefta nuova ricerca più fpedita e più bre- ve , e par certo ancora , che gliela chieggano. Del refto , s'avverta e fi confideri con attenzione, che febbene tutti i ri- fultati delle fue ofTervazioni non va- gliano a provare partitamente, quanto potrebbon decidere maneggiati nei me- todo fovraefpofto , effi nondimeno con- fermano molto bene, che la Lana ge- neralmente inf3uifce fulle mutazioni di tempo. Io ne recherò i più rimarca- bili fuccintamente , e i Lettori ne giudicheranno. I. Ne'.punti Lunari, in cui più alte Fff a fon fon le marèe, più frequenti fon anco le mutazioni di tempo. 2. I gran ro- vefcj di pioggia , e lebiirrafche e pro- celle di mare, nafcono per lo più nel- la combinazione de' detti punti , o quand'eflì fi trovano ne'fegni equino- ziali. S' V'ha un circolo di ftagioni, e d'annate, cioè di pioggie, edi ven- ti, e di ricolte , il qual fi fuccede di etto in nove anni , conforme al giro periodico dell'apogeo . 4 Più fon fre- quenti le pioggie , e meno i fere^ù , ne' giorni delle fizigie, e de' perigei , che in quelli delle quadrature, e degli apogei ; come anche il difcorfo ce lo infinuava nella prima aggiunta . 5. Fi- nalmente maggiore è il numero delle pioggie giornaliere, che cadono al le- vare e ili tramontar della Luna, onel fuo pafTaggio pel meridiano, che quel- le le quali cadono nelle altre ore del gio'no. Ora, quefti fon fatti reali, avanzati dal Signor Toaldo coi calcoli alla ma- no delle più lunghe ed (;ftefe offerva- zioni. Che s'egli dice d'efporli ai ri- flefT) de' Fifici , perchè; i p.ù abili e più felici di lui pofTano efaminare e raddrizzare il tutto ; qual moderazio- ne più ringoiare di qtreft37Xerta men- te la miglj&r parte della più b-ella Me- teorologia a lui farà fempre debitri- ce di molto , e fegneià la data delle citate fue opere per epuca di finv,oIare avanzamento . Anzi fé il M^'V/t«, il Giurino , il Fon temile , il Duhamel rzc- comanda'ona tanto la continuazione e r efame delle Ortèrvazioni meteorolo- giche, perchè bene vedeano quegli ec cellenn Filofofi quali frutti fé ne po- trebbero cog!>iere ; or fi può dire a ra- gione , che quefìo noftro valorofo Ita- liano abbia in gran parte , e aflai fe- licemente fodd'sfjtto ai voti di que' predar tiflì mi Oltramontani . Refta , che in oggi non s'abbandonino sì bel- le ricerche , So ben , non oftante , avervi alcu- ni , i quali per verun modo accomo dar non fi fanno a tali idee; ma s'io niente poteflì avanzarmi in quefto , direi voleoiieri, ch'efll o ignari fi nio- ^ flrano delle recenti offervazioni , e della moderna, e buona Fifica, o po- co buoni ragionatori. Vero è, che an- che r erudito Signor Abate Vilati , Segretario zelantiflìmo della noftra Ac- cademia , e della Brefciana naturale iftoria benemerito al fommo , per un bel Saggio , che ne ha dato alla luce, non è di fifiema molto al noftro prò., penfo . Ciò non pertanto un giovine Accademico né forfè dovrebbe , né cer- to vuole contraftare con lui. Solamen- te, s' egli dopo efifere Rato nell'Acca- demia Spettatore tranquillo delle con- trarie difputazioni tenute fu quefto ar- gomento , nell' Opera del Cn//o , da ini corredata da varie , utili , e belle annotazioni, ha citato pel dlfinganno il Belgrado , fenza neppur far grazia al Toaldo di nominarlo, affin , eh' e fio ftimar non poflTa troppo a fé o difcor- tefs o nemica la Brefciana Accademia, io che l'ho tante volte con onor no- minato , terminerò ancora rallegran- domi grandemente con lui della fua nuova aggregazione a quella di Berli- no , e della graziofìlTiina lettera rice- vuta da quel Filofofo Monarca, gran- de non n^eno nel difcernere anche lon- tano e nel premiar i talenti , che nel condurre le vittoriofe armate , e nel conquiftar le provincie. Metodo per far perire radicalmente i G'unchi, le Canne, ed altre piante che crefcono nelle acque , e che s' innalzano al difopra della loro fU' perfide . I Canali e i fiumi producono incer- ti fondi dei giunchi, delle canne , e delle piante di differenti fpecie , le quali moltiplicatefi , e innalzandofi ai •iifopra delie acque', dove non fono di una certa profondità^, le guaRano, e fi oppongono all' utilità , che fé ne potrebbe ritrarre . I piccioli fiumi, le cui acque fcorro- no fopra terreni fangofi , trovanfi fo- veute colmati dalU, moltitudine delle Qi be ^ èrbe cattive che producono ; Qiiede* ritengono i fanghi , fermano il corfo delle acque , e le fanno rigonfiate ; da! che rifultaiio necefìfaria mente delle efcrefcenze , e dei ribocchi più fre- quenti, che innondando continuamen- te i terreni aggiacenti , ne formano , col foggiorno delle acque, degli ftagni inutili , che non producono più the delle erbe cattive j e quefle acque flra- vafate, e difalveate dal loro letto or- dinario, cagionano dei danni e delle perdite ai mulini coftrutti fu quefti fiumi . Da tutti fìfFatti pregiudizi , e dai mezzi che fi praticano per diminuirli, ne rifulta un altro non men gravofo e difpendiofo , che confifte nel doverfi annualmente nettare fino al vivo fon- do queftì piccioli fiumi . S;fFatta ope- razione, ripetuta ogni anno , e fem- pre con ifpefe grandiffime, fia in pri- mavera, fia alla fin dell' eilate , diflrug- ge una quantità prodigiofa di pefci , e ne fpopola fucceffl va mente queftì pic- cioli fiumi. Le macerie , che fi getta- no falle rive, gualtano e cagionano la ! perdita dei fieni, e del guaime , odia j dell'erba che viene dopo la prima fal- ciatura. Il nettamento delle partì fca- vate di quarti fiumi , fenza fcaricarli , diventa impofllbile, poiché non fi pof- fono mettere a fecco ; finalmente da quefli fiumi, nei quali le indicateope- razioni replicate ogni anno non impe- difcono che fi rinuovi j' ingombro , producendo delle nuove erbe , fi ha ogni anno le fteffe fpefe e i medefimi pregiudizi. Una operazione femplicifllma , re- plicata due volte in due ftagioni diffe- renti, e per due anni confecutivi , può rifparmiar quefle fpefe, prevenire tut- ti quefli inconvenienti gravofi e pre- giudicevoli , fenza efìfer obbligati ad abbaffar le acque in quefli canali, e nei fiumi , e fenza arreftare durante un tal tempo il loro corfo, e il lavo- ro dei mulini . Bafla tagliar il gambo di quefle pian- te nell'acqua ad uno, o due piedi fot- to la fiiperficie ordinaria delle acque 4M" alla metà di Maggio , e la feconda volta alla metà di Agoflo. Ciò facen- do regolarmente, come fi è detto , per due anni di feguito , fi farà perir le erbe , e il limo feguirà il fuo corfo fenza efferne trattenuto. QueRa operazione fi fa con la mag- gior facilità e preftezza , in pochiffi- mo tempo , e con poca fpefa , con delle falci, o uncini a coda lunga: Ci va nei battelli quando la larghezza del canale il richiede . Si può aflìcu- rarfi , che quella operazione ben fat- ta e ripetuta nelle flagioni e nei tem- pi indicati , farà sì che le acque Ci troveranno nette nel terzo anno ; e di ciò Ci potrà accorgerfene dopo il fecondo . In feguito 1' Autore aggiunge alcu- ni fuoi penfieri fopra i provvedimen- ti , e i mezzi più opportuni per far efeguire quefla operazione ; ma ef- fendo quefli relativi al Paefe pel qua- le egli fcriveva , fi rende del tutto fu- perfluo il qui riferirli. B.ifti offervare che non fi parla , fa non delle erbe che partono dal fondo, e fi alzano col gambo fino al difopra della fuperficie delle acque, e che ca- gionano i ma^ggiori pregiudizj . Vi fon delle acque che producono molte altre fpecie di erbe , le quali vengono affai folte, e fi alzano a mez- za acqua , e alcune volte fino alla fuperficie : quefle reflano fprofonda- te dalle grandi pioggie , ed eflinte dal tempo fereno e affai caldo ; fi cavano facilmente con degli uncini; e molte di quefle fpecie fi diflruggo- uo radicalmente , tirandole foventa fuori dell'acqua fenza abbaffarla. SuW utilità dell' ufo àelle terre , e ce- neri di Carbon foffile : del Sig>ìor Pouperon de Tilly. LA proprietà di quelle terre' mi- nerali fembra riconofciuta in tut- ta la Picardia , dove fé ne fa ufo da lungo tempo. Sono elleno leggiermeata infiain- infiammabili , e fon comp ofte di ar. gilla , e di lina piccola porzione di ma. leria fulfurea e bituminofa. Se i van- taggi di quefto nuovo concime fofTero una volta provati , qual benefizio non farebbe quello per 1' Agricoltuia J La icarfezza di quafi tutti gl'ingraffi, la difficoltà di averne , la fpefa eccefliva de'trafporti j che coloro i quali ne fan commercio aumentano ancor più; tut- ti quefli oggetti renderebbero il Car- bon foflìle degno della maggior confi- derazione. Quei Paefi , che abbondano di que- fta fpecie di minerale , poflTono pre- giarfi di avere un fondo inefauribile d'i ottimo concime ; poiché fon note nella Francia le di lui proprietà di fertilizzare un terreno. Il Carbon fof- ille non può effer confiderà to come un puro bitume , ma folamente come un compofio di parti argillofe e marnofe congiunte a delle parti oliofe , Hogifti- che e piritofe . Nella decompofizione di qucfto minerale trovafi primiera- mente un flemma acidiflìmo 5 unofpi- to fulfureo penetrantifTuno , un olio lenuilTimo, che aflTomiglia ade! nafta, un olio più grofib fimile al petrolio , nn fale acido come quello di faccino, una terra nera che riman nella ritor- ta, e la quale non è più infiammabi- le, e non fa più fumo. I principi fvi- luppali in quella decompofizione fem- brano ugualmente propij, ciafcun nel fuo genere, a fertilizzar le terre. Le parti faline devono metter in azione, divider e fminuzzolar le terre compat- te e fredde ; e le parti oliofe devono moderar 1' azion troppo viva degli a- cidi. Quindi fi può creder, che il Car- bon di terra, oflla Carbon fofìfile po- trebbe efler attifiìmo nello ftato fuo naturale ad ajutar la vegetazione. In tale ftato qucfto Minerale , confervan do interamente tutte le parti , che lo compongono , dee fare un ingrafTo di più lunga durata. Per lo contrario r azione del fuoco , fpogliandolo dei fuoi zolfi, e delle fue parti ontuofe , altro non lafcia nelle fue ceneri , che una leggiera porzione di fals alkali , jjj la quale quantunque propri Alma per fomminiflirare alla terra i principi del- la vegetazione, non può , per quanto pare , fertilizzar con tanta azione e con tanto vantaggio , come il Carbon foflile crudo , o i fuoi fiorimenti. II Signor Hcux fembra credere, che que- fto Minerale crudo non abbia la fteflfa proprietà delle fue ceneri per accrefcer la fertilità delle terre. Qiiefto vaiente Chimico mette il Carbon foflile nella clafte del bitume giudaico , dell'asfal- to, della pece minerale ec. che non fi può fciogliere, fé non col fuoco . Se cosi foffe, cioè fé il Carbon foflìle e i fuoi fiorimenti fofleio un pu:o bitu- me, farebbe difficile renderli proprj ad sjutar la vegetazione ; ma come ab- biamo di già offervato , il Carbon fof- file non può edere riguardato come un puro bitume , poiché eflb è com- pcfto di argilla, di piriti, di petrolio, di nafta, o di tal' altra materia olio- fa. Quefte fpecie di bitumi attenuati, per cosi dire , e divifi dal mefcuglio delle terre argillofe, che fanno la ba- fe di quefto minerale , non poflbno effere un oftacolo ad una più facile e più vantaggiofa vc-gii fazione . La fola efperienza farà la migliore iftruzione pel Coltivatore: quefte notizie, direm così, preliminari non poffono portare il neceffario grado di ficurezza : que- fto fi può avere foltanto da replicate efperienze . Sarebbe pertanto a defide- raifi, che ne veniffero fatti dei faggi da Uomini illuminati , ed offervatori diligenti e fedeli , i quali ne comuni- cafiero poi il rlfultato alle pubbliche Società di Agricoltura, onde forte per tal mezzo iftrutto il Pubblico dei van- taggi , che ritrar fi potrebbero dall'ufo di quefto minerale adoperato come con- cime. i Ma- l^L li ¥i * ¥ Maniera dì tìgnere il hfno ih fiero fino al midollo , DI non pora importanza ed utilità per alcuni Artefici può effere la co^nizion di quefto fegreto. Per anne- rire dunque il legno fino al midollo, bifogna lafciarlo primieramente a mol- le dentro l'aceto , e poi lafciarlo fec- care; sfregarlo in appreflfo con inchio- ftro da feri vere , lafciarlo feccar di nuovo, e dipoi tornarlo a bagnare con aceto . Ogni legno che , trattane la nerez- za , fomiglia all'ebano può annerirfi . Alla fovraefpofta maniera può aggiu- gnerfi ancr.e la feguente . Si piglino di qufcftì tali legni , e fi lafcino nell' ac- qua di allume per tre giorni , efpofti ài Sole, ovvero, in mancanza di que- fto , in qualche diftanza dal fuoco , finché l'acqua diventi un poco calda: pofcia fi prenda dell' olio di oliva , o di lino, e mettafi in una padella con tanto di vitriolo romano , quant'é la groffezza di una nocciuola , ed altret- tanto di zolfo ; vi fi facciano bollir dentro i legni ; quanto più vi rimar. ran dentro , tanto più annereranno ; ma il lafciarveli di foverchio li fareb- be diventar troppo fragili. Maniera di tignere il legno in qualfi. voglia colore fino al midollo . Piglifi di buon mattino dello fterco di cavallo frefco delia notte anteceden- te, del più umido che ritrovar fi pof- fa , colla paglia e tutto , e pofcia fi metta fopra ad alcuni pezzi di legno collocati di traverfo, ed incrocicchiati gli uni fugli altri, con un bacino , od altro vafo difotto, per ricevere quello che fgocciolerà , e fcolerà dal detto fterco : fé in una mattina non fé ne può avere a fufficienza , fa raffi la me- defima cofa da due in tre volte . Ben colato che fi avrà quefto fterco , met. teraffi in ogni vafo, dove vi farà que- fto liquore, tanto di allume di rocca, I 4M quanf è la groffezza di una nocciuofa ed altrettanto di gomma arabica , e quivi dentro fi metterà quel tal colo- re , che fceglieraifi , adoperando tanti va fi quanti fono i colori ; e p; fcia fi gitterà dentro in ciafcuno di quelli il legno che fi vorrà tignere , rnertendo il vafo al fuoco-, o al 5;ile; e quanto più di tempo fi lafcie.à il legno den- tro a quefto liquore , tanto più carico ne verrà m colore , sì dentro , come fuori , e non perdei à mai il fuo colo- re, né per acqua , né per altra cufa che fopra vi cada , tratto fuori che fia dal liquore , e feccato , M^tniera di guarire i Tolli dalla Tipita . Quando un pollo comincia ad ab- baflTar le ali , oppure a non fer- rarle efattamente contro il fuo corpo, bifogna efaminargli la tefta con attenzione. Vi fi troveranno due otre pidocchj , più p meno bruni , ed affai piccioli , che In pochi giorni arrivano a rodere talmente la teftì , che s' in- groffano quanto un feme di cavolo, o di navone. Quefti infetti fono la vera ed unica cagione della Ttpita . Per ammazzarli bafta lafciar cadere una goccia d'Olio di Balena fulla tefta del pollo , e fregarla un p.ico per diften- derlo . I pidocchj crepano fui f tto, e il pollo non avrà mai né pidocchj , ne Ttpita . I polli vi rimediano fovente da fé fteffi , o grattandofi , o cavan- dofi i pidocchj l'uno all'altro , come a oflTerva alcune volte . Ma il più fi- euro rimedio è l'Olio di Balena, eh* è infallibile, quand'anche l'animale fof- fe agli eftremi. * Dalla 4^^ ^ » » * • l> DAIla Stamperia Granduale in Fi- renze è ftata pubblicata un'Ope- ra molto erudita del rinomato Vadre Fmncefco Maria Soldini Carmelitano .Scalzo , intitolata de ^nima Bruto- rum Commentaria ec. L'Autore 1' ha divifa in fel capitoli ] nel quali efpd: ne dottamente tutte le opinioni dei Filofcfi che hanno penfato avere i Bruti un'anima riflefliva , e l' ha ar- ricchita delle più pellegrine erudizio. ni . Il libro è ftampato con fomma magnificenza , ed ornalo di rami e vignette ec. » * V* * * * * V* )t * » * * * * » * *»*»*»*** *******■»*****>**»**, AVVISO diBenedettoMilocco Stampatore 9 Librajo Veneto nella Merceria preffo il Tonte de' Berretteri all' Infegna di S. Tommaso d* Aquino . ECco nel prefénte Foglio terminato il Dscimoterzo Volume del Gior- nale d' Italia , offia del Volume Trimo del Nuovo Giornale ec. Io ne prometto li Continuazione con quello flelTo impegno , fervore , diligenza e puntualità, con cui fino ad ora, pel lungo corfo non inter- rotto di tredici anni ho la compiacenza e il vantaggio di produr con le mie ftampe quell'Opera, la quale non folamente in quefta colta Metro- poli e in ogni parte d* Italia , ma ancora nei Piefi tutti di Europa ha incontrato il più graziofo accoglimento, ed è afcefa a fommo grado di riputazione predo quelle virtuofe Perfone , che fi compiacciono dello Studio delle Cole Naturali , non meno che prelTo quelle , le cui appli- cazioni Ibn rivolte agli Studj Economici , in vifia alla utilità , la qual dee fenza dubbio derivare dalla diffufione di tutte quelle Notizie , che fiffnti Studj riguardano . Sicuro pertanto del favore dì_ uitti i Signori Afìfociati, li fupplico a volermi graziare colla folita anticipata corrilpon- fione, come han gentilmente fatto finora ; e nel tempo ftefiio , abbifo- gnando elli di altri Libri sì di noftra , che di foreftiera edizione , po- tranno onorarmi de' Loro Comandi , giacche trovandofi il mio Negozio fornito di copiofi Aflbrtimenti di Libri d'ogni clafl"e, potranno a lor pia- cere efiferne ferviti , e con molta agevolezza ne' prezzi , e con foUeci- tiidine nelle Spedizioni. Nel Foglio Num. L. pag. 400. , dove fi annunziano i Volumi nuovamente ufciti delle Memorie ec. della Società di Berna , fi è detto per errore 1771. e J772., e dee dire 1772. 1775. INDICE '' DEL PRIMO VOLUME Z) E L NUOVO GIORNALE D' ITALIA. Accademie , Società ec. Vedi Pro- blemi ce, Accrefcimeuto deliepiante; maniera di mifurarlo Pag. 564 Acqua cofmetica ec. 2^5 — - ftagnanie nei campi ; macchina per afciugarla 185 "' metodo di far perire le canne , i giunchi , ed altre piante , che vi nafcono 41 z Acque di Arzignano loj — — di Chianciano 12 di Latera 37* 97' MP — — di Riolo 557 ■ di Rapolaao I91 fulfuree di Hafedfi 288 Agricoltura; Opera fu di efla 278 Saggi ec, 275> Alberi da bofco: trattato fu d'eflfì 274 Alimentare materia : manTera di rica- varla da jnolti corpi ip;. 212 bilioni ( pott. Carlo ) j2i ^AnaUfi delk Acque di Chiafìciano 12 ■ di Latera 5)7. 159 Ancore; loro fabbrica ec. 557 Anemoni di mare : loro riproduzio- ne ^27 ^Angeli ( Dott. Luigi ) _j9 Animali ec. Fedi Beftiami . annali dell' Impero della China : Ope- ra ec. J44 Annegati; Società formata in Amfter- dam per loro ajuto S6 Arduino ( Giovanni ) 125?. 161. 185. 297. ^21 -—> ( Vietro ) fuo Seminatore 8p — — fua aggregazione alla Società Fi- iìograiìca di Lunden j2i — — tua Iftruzione filila coltura del Ravizzone ^ ^^^ Aria : purificazione di e/fa per mezzo de" Veget-ili 52 j Arnica : rimeìio per gli animali fe- riti 407 Arzignano: acque di quello luogo io; Afparagi ; metodo per farne una pian- tagione 284 ^fquiìio ( Co: Fabio ) fua notixia fui Tremuoto ec. 4$ B^er ( /■/ sig. ) 2^jr Balena : fuo olio , rimedio per i polii ^i^ Banda.ftagnata : fabbrica della ifteffa Barbaro ( 'J^loh. Giambattifla ) fua Let- tera l'opra una macchina ec. 18$ Barelli ( D. Giambattifia ) 14^ Barker ( Hobirto ) fua Lettera fulia maniera di fare il ghiaccio 17 Barry ( Qdoardo ) fua Opera fopra i Vini 26^ Beckmann ( Giovanni ) fua Opera 277 Bellini ( T. D. Ferdinando ) 142 Belloni ( Dott. Antonio ) fua macchi- na idraulica iS< Bergius ( // Signor ) ^94 Berna: Memorie ed ÓflTervazioni di quel- la Società ec. 400 Beftianii: modi di procurarne la mol- tiplicazione ec. 105. ir^ Irruzione per falvariie i gonfiati Ktoria della Inoculazione di e/ifì ivi . — — delle loro malattie ec 25» j della Peripneumonia dei bovini — ' ■ del <}aocro volante ^62 ■ ■ I metodo di guarirli dalia malattia G gg che 4^S che loro cagiona il Trifoglio ver- de. 391 — — rimedio contro le ferite dieflìec. 407 — — rimedio contro la malattia del Ragno ^44 Bertotti Scamoizì ( Ottavio ) fua Ope- ra d' Architettura 121 Hiblioteca fifico.economica ec. 277 Bofiafous ( /■/ Dott. ) 2Ò'o Born ( Cav. Ignazio dì ) fuo Viaggio mineralogico. 57. 75. 81. 91. 116. 157. 149. 15S. 175. 1S2. 227. 255. 249. 2^7. 265 . . Lettera mineralogica 205. 209 Bofchi : iftruzione fulla piantagione e coltivazione di eflì 287 Bovi (^ Dott. Rocco) fua Differiazione 9 Bouicher ( Guglielmo ) fua Opera fo- pra gli alberi da bofco 274 Bragolini ( ;/ Dott. ) Anfore di un'Ac- cademia ec. 70 Brafdor ( // Signor ) Congetture fulla malattia epizootica 268 Bruce ( Jacopo ) OlTervazioni fulla mirra 25 Britnetli ( Dott. Gabriello ) 49 Brunnich ( // Signor ) 166 Buchoz ( ;/ Signor ) fua Opera fopra gli Uccelli da poUajo 2S9 Ch'Ice: effetti forprendenti del fuo fpirito 288 Cali oli : rimedio contro queflo male Campi: macchina per afciugarli 185 Ca^^cro volante: malattia de'Buoi 362 Canne-: metodo per diftruggerle nelle acque 412 Canapo: ftoria di quell'arte 282 Cappella): accidenti a* quali fono ef- pcftì ^ $ì Carbon-fcflìle : utilità delle terre e ce- neri di elfo 413 Caronelli ( J^ob. Tietro ) Eftratto di un fuo Difcorfo accademico 6 Caftagno d'India: proprietà del frutto e del legno di quefta pianta 545 Cavalli : Opera fopra di eflì 28^ Changeux ( Monf, de ) fopra im' Uva moftruofa ^6 — — ricerche fu una legge univerfa-' le ec. 19J. 212 - ' fulla purificazion dell'aria 525 Chianciano: acque di queflo luogo iz Chigi ( ^lejfandro ) fua Lettera ec. 592 Coc'-u ( // Signor ) 295 Colchico : oilervazioni fopra quella pianta 27^ Concime fatto con la g'amigna 190 Conduttore della Specola d l^^dova 35^ — — della Torre del Palazzo pubbli- co di Siena 592 Cotone: tintura di elfo 516 Criftallographia Hungarìca , Opera del Signore Scopali 152 D^ubenton ( ;/ Signor ) fua Dif- fertazione ec. 28 5 Denus ( Crifioforo Trangdt ) Progetto per render più dolce il Rame 78. 261 Dembsher ( Francefco ) fua annota- zione riguardo alle Mofche Gol um- bacenfi ec. i 66 Defcrizione mineralogica delle Monta- gne della Tolfa 43. 54. 100. I2J I del Ducato di H^Tineberg 2S2 Dicquemare ( il Signor ) fu alcune ri- produzioni anunali 327 Differtazione fui governo delieviti, e facitura dei vini 299. J05. ^75 DilTolubilità e fufibilità de'corpi: Me- moria del Si?. Changeux 193. 212 Dolfin ( ?v(oè. ^Ivife ) fuo Seminato- re Se? Doulon (il Sig. ) fua traduzione ec. éS Duhamel de Moncheau ( /'/ Sig. ) S3$ EDvvards ( Giorgio ) Memorie del- la fua Vita, e delie fueOpere5 Elettroforo perpetuo 239. 241 Efperienze fatte in Padova con li Se- minatori ^9 — — fatte alla Grotta del Cane ec. 217. 225 *Abbrica di Ancore ec. — — di Lime ec. Sii Fai- Fabbriche di Ferro-bianco ' jz^ • . di Panni-lani dello Stato privile- giate j2S. 54^ Faccia ; acqua per prefervarla dalle macchie 2^5 Farina : memoria fu'Ie parti coflituen- ti la medefima 281 Fctff adoni {^b. Marco) fua Opera 1J5 Felce: mezzi di liberarne le terre 357 Per ber ( Gian Giacomo ) 57 Ferro : maniera d' inverniciarne i la- vori 24 metodo di difenderlo dalla rug- gine s^6 Ferro-bianco: fabbriche di efifo 529 Filo: fulla tintura di eflb 516 Fifioiogìa de' corpi organizzati , Ope- ra ec. 29 Fiumi: macchina per ifgombrarli dal- le fabbie 15. Fode ( Gian-Clemente ) Iftoria della Inoculazione del Befliame 2Sj Folie ( il Signor de la ) maniera d* inverniciare i lavori di ferro 24 Formaggio ; maniera di renderlo mi- gliore, e pn\ fino 2j Formiche: loro fpecie particolare 285 Fortis ( ^h. Alberto ) fuo Eftraito dell'Opera del Sig. Lovrich 2 Lettera falle Acque e Grotte di Latera 57 — — fui Jakjes , offia Pefce- ra- na ^C) •— — annotazioni falle efperienze fat- te alla Grotta del Cane 217. 225 ■ aggregalo alla Società Fifiografi- ca di Lunden 521 Frumento: rimedio contro le malattie di efiTo , e metodo di accrefcerne il prodotto 142 maniera di prefervarlo dagl'In- fetti ipi ■ metodo di prefervarlo dai Punte- ruoli ^^A Fruttai: modo di liberarli dai Ghiri 272 Fulmine caduto nel Conduttore della .Specola di Padova jjj caduto nel Conduttore della Tor- re del Palazzo pubblico di Siena 593 Fufibilità e diflblubilità de' corpi ce. 15)5. 212 4^^ Galvani ( Antonio ) Analifì delle Acque di Latera 97. 159 Gamberi difendono » fruttaj dai Ghi- ri _ 272 Gambo dei Lupini : memoria fu di effo 167 Gelfi : avvertimenti falla loro coltura ;48 Gentiluomo Coltivatore : contenuto dei tomi fettimo e ottavo di quefl' Òpera 295 Ceffo: Difcorfo del Signor Sukovv fu d' effo 272 Ghiaccio : maniera di farlo nelle Indie Orientali 17 Ghiri: modo di allontanarli dai frut- taj 272 Giardini : utilità, che apportano in erti le Rane 189 Giardiniero provvido ec. Opera ec. 277 Giunchi : metodo per farli perire nelle acque dove nafcono 412 Gloeber ( ^madeo ) fua Opera 2S2 Gramigna : concime fatto coti quella pianta 190 Granchio Paguro ; Differtazione fu i timpanetti del fuo udito, e fu la bizzarra fua vita y Grani: loro prezzi, f^edi Prezzi ec. Grano. Fedi Frumento, Grifelini ( Francefco ) fua Lettera fu le follili produzioni organizzate , che trovanfi nel Dannato di Te- mefwar 12^ . fulle Mofche Goiumb^cenfi 161 Prcfpetto della Storia del Danna- to di Temefwar ij$ — — fua Lettera contenente varie no- tizie ec. 297 Grojter ( Sig, ^b. ) ^44 Grotta del Cane: efperienze fatte alla medefima 217. 225 Crouner ( il Sig. ) Storia narurale del Paefe degli Svizzeri <58 Gualandris ( Dott. angelo ) aggregato alla Società Fifiografica di Lun- dea ìzi Ggè flaf. H^fenden ( Kìccardo ) ^55 Hamel ( Signor du ) ^^5 Harrijon ( Gufiavo ) fua Opera d'A- gricoltura 27S Hafede : Acque fulfuree di detto luo- go 288 Hayes ( U Stg. ) fua Opera 285 Uell ( il Stgii. ) fue OiTervazioni fo- pra il Colchico 27^ Hellot ( il Signor ) 316 Hinning ( Gi«j?o Crifiiano ) 2SS Henneberg : Defcrizione mineralogica di quefto Ducato 2?2 Herzberg ( //i'ij. ) fua invenziotie per prefervar dagl' incendi ec. 395? Hìggius ( z/ Signor ) fua efperienza chimica 407 Hoefer ( Uè^r/o ) Anali fi delle Acque di Rapolano ^p3 Hunter ( Guglielmo ) 25 JAkjes, offia Pefce Rana 45) Jars ( i/ Signor ) fuoi Viaggi me- tallurgici ^22. 525). 5^7. 585 Incendi : intonaco per prefervarne i tet- ti di legno J95? Infiammazione di petto de' befliami SS9 InflufiTo lunare : Di/Tertazione fu di eflo sé9. 377' S93- ^oì. 409 Inoculazione : Storia di quefta opera- zione praticata ne' beftianai a cor- na 2Ss infalubrità della Maremma di Tofca- na ; Difcorfo intorno alle caufe , e a' rimedi di efla 145. 15^ Ippio!>ogia: manuale di queft'Arte 285 Jppocaftano : proprietà del fruito e del legno di quefta pianta J45 Jftoria naturale degli Uccelli della Gran Brettagna : Opera ec, 285 KInskf ( Conte di ) Lettera mine- 1 alogica , e litologica 201 Klinkofìb ( Giufeppe ) 259. 241 L^tapie {Francefco) Efpertenze fat- te alla Grotta del Cane 217. 225 Latera,* Acque e Grotte di quefto luo- , ^* ■ . . 17- 97- 15^ Legno; maniera di tingerlo fino al mi- dolio ^i^ Lime : Fabbrica di effe ^85 Lotti ( ^b. Carlo ) fua Differtaziona fbpra i Vini ec. 25)9. 505. 513 Lovrich ( Giovanni ) fua Opera 2 Lumache ; O/Ter vaz ioni fulle raedefi- me 27 1 Luna : Diflertazione fopra i fuoi in- flufll ec. 5ép. sjj. 35)j. 401. 405^ Lupini ; Memoria fui loro gambo 167 M^cbrid ( // Dott. > 271 Macchina idraulica per nettar i fiumi dalle fabbie 15 • a vento per afciugarei campi i8f Maggi ( Coi Carlo ) fua Differtazione ec. fopra gì' Influflì lunari ^69, SU' 393' 401- 4°^- M'ìgnan ( // Dott. ) lua Opera 3^3, Malattia epizootica: Congetture fu d* erta Z6t Malattie epizootiche ; Opera fu le me- defime 293 del frumento : rimedio contro effe 142 Maniera di mifurar V accrcfeimento della piante 564 ■ di romper groflì maflì di Pie- tra 40S Manifefto , in cui fi annunzia una macchina idraulica 15 Maremma di Tofcana ; caufe e rimedj della fua infalubrità 145, 15J M^rmì e Vietre congeneri min iate ec. Opera del Signor VVirflng 270 Marronier falvatico : proprietà de/ frut- to e del legno di quefta pianta ^4^ Mazeas ( Signor ^b. ) 516 Meidniger ( Carlo di ) Trattato della Torba 27i> Memoria fopra i modi di moltiplicare i beftiami nel Territorio Vicenti- no 105. 11^ Memorie della Vita e delle Opere di Giorgio Edvvards 5 della Società economica di Lipfia 280 — — ed Offervazioni della Società eco-' nemica di Rema 400 %{efHf ( Samìomme» ) fua fcoperta Meyer ( Federico ^ugufio ) 288 Minafi ( P. Antonio ) fua Opera 9 Mifura dell* accrefcimento delle pian- te 564 Mirra : OfTervazioni fatte fopra di effa nell'Abiflìnia 25 Montalambert ( ti S'tg. di ) Metodo di prefervare i grani dai Punteruoli ^^4 .. . . . , Mori-bianchi : avvertimenti intorno la loro Coltura 54S Moyjac ( T>. Giufeppe ) fua Opera 544 Kiofcl\e Golumbacenfi ; Lettera fopra le medefime 16 1 Mofto in fermentazione ; effetti del fuo vapore 280 Mozé ( il S'tg. di ) fua Memoria ^57 Mozzi ( Bartolommeo , e Giufeppe ) loro efperienze fatte alla Grotta del Care 217. 225 Mujlel ( il Sig. ) fue efperienze fopra la Vegetazione . 406 XNjApo falvatico: fua coltura ^61 *ìs[_eker ( Tentale Giufeppe de ) fua O- pera 25? Notizie di Accademie , Società , ec. Vedi Problemi ec. OLio di Balena : fua efficacia nel guarire i polli dalla pipita 415 ,Opocalpafum ec. 27 Opufcoli di Tifica animale e vegeta' bile ec. Opera del Signor Abate Spallanzani $67 Oro : ofTervazione intorno l' ufo di la- varlo in Tranfilvania 259 Ortiche di mare. Fedi Anemoni. Offa umane di ftraordinaria grandez- za 216 Offervazionì di Giovanni Lovrich fo- pra diverfi pezzi del Piaggio in Dalmazia del Signor ^bate For- tis ec. 2 P oilladio ( Andrea ) fue' Fabbriche e difegni raccolti ed illuflrati 121 411 Pecore ; utilità di tenerle tutto l'an- no all'aria ^%% Tehreau ( ;/ Signor ) . Eflratto delle fue Memorie . ^65 Peripneumonia nei Beftiami 53^ Terthner ( ;/ Signor ). 255^ Pefce-Rana diSurinam detto Jakjes 49 Pefci ; ricetta per inverniciarli 252 Tetrucci ( ;/ Dottor ) . Sua Opera 12 Pianta che fi muove 284 Piante : modo di liberarle dai pidoc- chi 272 — i — maniera di mifurare il loro ac- crefcimento 3^4 Pidocchi : modo di liberar da eflì le piante 272 Pietre ; maniera di romperle facilmen- te _ 40S Pipita : metodo di guarirne i polli 4M Ttrri ( ;/ Dottor ). 57 Pollajo : Opera in quello argomento 285) Polli; metodo di guarirli dalla pipita 4M Toncelet ( Sig> ,/ibate ) . Sua Memo- ria ec. 281 Touperon de TiHy ( il Sig. ). 41 J Prati alti ; miglioramento di tali ter- reni 565 Premj ec. Fedi Problemi Prezzi dei Grani 32. 72. 104. 160.' 15)2. 224. J04. 552. Tringle ( Cavalier Baronet ) . Difcor- fo fui la Torpedine . i6p. 177. iS6 Trifelius ( ;/ Signor). Sua Opera 28^ Privilegi conceflì ad alcune Fabbriche dello Stato 528. 549 Problemi , Premj ec. "— • Della Società delle Arti di Loti, dra 31. i83 •— — " Dell' Accademia delle Scienze , Arti, e Belle Lettere di Dijon ^9 Della Società Reale delle Scien- ze ed Arti di Metz ^ 4» >■ Della Reale Accademia delle Scienze di Parigi. 64 — — Della Società patriotica di Stoc- kolm i'vi Dell'Accademia Reale delle If- crizioni e Belle-Lettere di Pari- gi 80 Della Al!- ..__ Della Società economica di Ber- na 87. ^00 . , Dell'Accademia Reale delle Scien- ze e Belle Lettere di Pruflìa 88 ,. Delle Pubbliche Scuole di Bre- fcia 128 , Pella Reale Accademia di Man- tova , , 207 - — Della Società economica di Li- pfia 2S0. 287 Della Società patriotica di Bres- lavia 2S7 . Dell'Accademia d'Agricoltura di Verona J14 Della Società Fifio-grafica di Lun- den 521 Dell'Accademia georgica di Bel- luno 541 Punteruoli : metodo di prefervar da effi i grani 1J4 o Virìni ( S. E. ^ng£h ). 555 XvAgiio : malattia de'beftiami 544 Rame: progetto per renderlo più dol- ce 78. 261 Rane; utilità che apportano nei giar- dini 185^ Rapolano : Acque di detto luogo jpi Ravizzone : fua coltura 7. 561 R,e!azioni d' alcuni Viaggi fatti in di- verfs parti della Tofcana ec. E- ftratto del Tomo ottavo di queft' Opera 20 ^ . — — Eftratto del Tomo nono 65. Hetzius ( ^indrea Giovanni ) 521 Ricetta per inverniciare i pefci ed al- tri animali , fenza che i loro co- lori patifcano 5^2 Kients ( Giovanni ) fua Irruzione per falvare il beftiame gonfiato 2S3 Riga ; maniera d'aiTicurarfi s'ella fia perf ttamente diritta 550 Rimedio contro le malattie del fru- mento 142 contro la malattia de' bfftia- mi cagionata dai trifoglio frefco 591 . . — per le fente degli animali fatte da cornata 407 Riolo : Acque di quello luogo ^p Riproduzioni animali ^27 ^ives (_ il Sig. ) Metodo per fare una piantagione di afparagi 284 Rozier ( Stg.^òate ) 327 Ruggine : metodo per prefervar da effa le opere di ferro. 5;^ S Afflano , o Colchico ; OlTervaz io- ni fu di eflfo 27 j Saggio di Storia naturale dello Stato Ecclefiafiico . 41 di defcrizioni e notizie del- le ^rti e mejlieri principali ec. Opera ec. 1^5 Sale comporto di Rame , e di Acido nitrofo : efperienza falla infiam- mazione e fuUa detonazione del medefimo 407 Sandifort ( il Sig . ) 2^} Scarlatto d'Ollanda : compofizione di quefìo colore 5.20 Scopali (Gìo: Antonio) fua Opera 152 Sculdham {Molineux) Defcrizione del- la Vacca marina 7 Scuole Pubbliche di Venezia : Profpet- to di un'Accademia recitatavi 7© Selve LefTìne ; taglio delle medefime 314 Seminatori : efperienze fatte con efl» in Padova S*» Società , Accademie , ec. Vedi Pro- blemi Soldini ( T, Francefco Maria) fuaO- pera . 416 Spallanzani ( ^^b. Lazayo ) fua Ope- ra 367 Stalle; maniera di difinfettarle 200 Storia naturale del Paefe degli Sviz- zeri 68 delle Anime degli Uomi- ni, e degli Animali 2SS Stuckey ( Si'nan ) Lettera fopra alcu- ne fcoperte rapporto alle luma- che 271 Sukovv ( il signor );. Difcorfo fopra il geflfo 272 T ^rgioni Tozzettì {Giovanni) fua Optra 20. 65. 145. 15^ ,___ aggregato alla Società Fifio- g-afica di Lunden 32F j*— *-— ( eh: Luigi ) ^ ivi Tela; maniera d' iiiiprimervi i colo- ri . . ^'7 Temefwar: foffili prodtizioni organiz- zate , che trovanfi in quel Dan- nato l^9 — — D' una fpecie particolare d' infetti che vi fi trova i6i .— profpetto di ona Storia ci- vile e naturale del dannato 173 Terre : utilità di dividerle in quattro parti, e mezzi di fertilizzarle J65 Thomè ( il Sig. ) Memoria fui gambo dei lupini 167 Tiburzius ( Tiburxio ) Relazione di ofla umane di Ilraordinaria gran- dezza 21(5 Tillet ( // Sig. de ) 5^5 Ti//j> ( Touperon de ) ^i^ Timpanetti dell' udito nel Granchio Paguro ^ Tintura del cotone , e del filo $16 Toa/do ( Dott. Ciufeppe ) Relazione del fulmine ec. 55^ • rammentato ec. 571 Tolfa : defcrizione mineralogica delle Montagne della Tolfa ^j. 5^. 100. 12^ Torba : Premio propofto a Milano per chi primo ne farà ufo 40 Trattato fulla medefima 279 Torpedine: D fcorfo fu d' efla j6p 177. 186 Tremuuto : Lettera fu quello accadu- to li IO. Ag,ofto 1776 /)S Trifoglio maggiore roflb : fulla coltu- ra , ufi , e vantaggi del medefi- mo JS7 Tuberà Terra, Carmen ec. 80 Turra ( Dot. sAntonio ). Memoria fu 4-5 i modi di moltiplicare i beftiami ec. 105. iij — — aggregato alla Società Fifio-gra- fica di Lunden j2i Y Acca marina defcritta 7 Vapore del modo : fuoi effetti 2S0 Uccelli; Iftoria naturale di quelli della Gran Brettagna 28 y ■ Da pollajo ; Opera fui loro governo ec. 28^ Vegetali: fulla purificazione dell'aria per mezzo di eflì ^25 Vegetazione : nuove efperlenze del Signor Mtijlel Copra di e/fa j^o6 Vermi : malattia epizootica da eifi ca- gionata 25S Viagiii metallurgici, redi Jars. Viaggio mineralogico, yedi Born . yicq d'^zir ( ;/ Sig- ) Irruzione ful- la maniera di difinfeitare le ftal- le 200 Fierthel ( // Sig. ) Offervazione fui concime fatto con la gramigna ipo Vigo ( Giambemardo ) fua Opera 8» Vini; Opeia fopra i medefimi 266 < D (Tertazione fopra di effi 299, 505- 3^3 Vino; effetti del fuo vapore aSo Ulivi; rottura dei medefimi 6 Viti ; Disertazione fulla loro coltura Folta ( D. ^lejfandro ) Lettera intor- no il fuo Elettroforo 25^. 2^1 Uva moftruofa jtf FFalsh ( il S'-g- ) i^P- 177. iSé. 18S yyirfing ( ^damo Lodovico ) fua O- pera fopra i Marmi ec. 270 I L FINE. '^ oìv?^ '^?> i 28 JAN 25 K *s-:.M. r-^-^:--*-: -'y'i "•'^' ■■ : •i»'^''^' ::.f;«pj^^ O